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RECENSIONI
ALBERDI Ramon, Eh Salesians al barri de Sant Antoni. Barcelona 1890-1990. Pròleg
de Josep Maria Ainaud de Lasarte. Casa Salesiana de Sant Josep, Barcelona
1994, 368 p., 8 p. di fotografie.
Un secolo fa, il 18 marzo 1890, s'inaugurava a Barcellona l'Opera Salesiana di
Rocafort (così chiamata oggi dal nome della strada, nell'attuale quartiere Sant'An-
tonio). Era presente il Rettor Maggiore dei Salesiani, il Beato Michele Rua. Si tratta
della prima opera salesiana di Barcellona, poiché quella di Sarrià, sorta nel 1884 e
visitata dallo stesso don Bosco nel 1886, non formava ancora parte della città. La
celebrazione del centenario è stata occasione per disegnare un profilo storico dell'i-
stituzione, realizzato da don Ramon Alberdi, Professore di Storia della Chiesa pres-
so il Centro Salesiano di Studi Ecclesiastici «Marti-Codolar» (Barcellona). Scritto in
catalano, il volume attinge ad una precisa documentazione (come traspare dalle
note, raccolte alla fine di ogni capitolo).
L'opera nacque nell'ambiente del cattolicesimo sociale di Barcellona, con l'in-
tervento decisivo della Venerabile Donna Dorotea de Chopitea (1816-1891) e con il
suo aiuto finanziario. Lo scopo era di venir incontro ai problemi dei più poveri, spe-
cialmente della classe operaia, in un quartiere praticamente emarginato. L'immer-
sione in questa povertà spiega il nome con cui è conosciuta l'opera nei primi decen-
ni: «I Salesiani di Hostafranchs» (quartiere ai margini dell'Eixample o zona di
espansione urbanistica). Sono infatti presenti in un quartiere povero e puntano alla
formazione dei giovani (scuola e ricreazione), alla dimensione religiosa (cappella per
ragazzi e adulti). Non si dimenticano la musica (banda e coro), il teatro, le gite.
La cronologia si può schematizzare in due tappe di mezzo secolo circa: la prima
va dal 1890 alla Settimana Tragica di Barcellona (1909) e all'inizio della Guerra Civi-
le spagnola (1936); la seconda si apre con il dopoguerra (1939) e arriva fino ai nostri
giorni. Il libro tratteggia figure fondamentali, come la citata Dorotea de Chopitea,
don Antonio Aime (1861-1921), il primo direttore, conosciuto come «el apóstol de
Hostafranchs» per il suo zelo, don Guillermo Viñas (1879-1956) e alcuni direttori del
dopoguerra. Com'era da aspettarsi, il mezzo secolo più recente segna lo sviluppo cen-
trale; va però ricordata la perdita di documentazione per via dei saccheggi e incendi
che l'Istituto subì per ben due volte (1909 e 1936).
Al suo arrivo il primo direttore, il dinamico don Aime, si rese conto subito che
bisognava rimboccarsi le maniche, perché «c'era tutto da fare». Riesce a mettere in
funzione qualche aula e si adopera per aiutare le famiglie povere (mensa per i ragaz-
zi in bisogno), allestisce la cappella, organizza scuole serali per operai, giovani e
adulti. Con don Aime il seme si trasforma in albero e l'Istituto accoglie in pochi
anni centinaia di ragazzi (scuola, chiesa, oratorio). Accanto ai salesiani, anche le
Figlie di Maria Ausiliatrice iniziano e portano avanti una fiorente scuola.
Nei decenni che seguono la Settimana tragica (1909) e la guerra civile (1936-39),
la povertà dei mezzi fa apprezzare ancora di più lo slancio umano e religioso dei sale-
siani. La parola d'ordine è ricostruire e ampliare, per cancellare le ferite della guer-

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Recensioni
ra, sanando insieme il corpo sociale con il lavoro educativo. In questa «restaurazio-
ne» si avverte un chiaro sfondo tradizionale, con abbondanti pratiche di pietà che
riempiono le giornate, specialmente le feste salesiane. Il teatro, il coro e la musica
(«anima della casa salesiana») creano un clima di famiglia. L'oratorio, poi, dura tutto
l'anno: la casa salesiana non chiude mai, neppure nell'estate. Intanto non si dimen-
tica la pastorale più ampia: la nuova chiesa, inaugurata nel 1953, attira sempre molta
gente.
Sulla vita di Rocafort si fanno sentire durante un ventennio (1958-78) le pro-
fonde trasformazioni sociali, economiche e religiose. Si punta sul rinnovamento glo-
bale della scuola, migliorando anche la sua funzionalità. La chiesa, dopo un profon-
do abbellimento, viene inaugurata solennemente nel 1966. Mentre si celebrano i 75
anni della fondazone, si adempie così finalmente un vecchio sogno di don Aime.
D'altra parte, la novità liturgica postconciliare attira migliaia di persone. Il Centro
educativo si adegua alle novità del cambiamento sociale e legislativo, al nuovo clima
postconciliare, alla necessità di ospitare una maggior percentuale di collaboratori
laici.
Comunque, man mano che viene sottolineato il carattere scolastico dell'Istituto,
si avverte una graduale difficoltà nel continuare determinate attività, peraltro di
grande valore educativo, come il teatro, la musica e lo stesso oratorio festivo... No-
nostante la testimonianza e il sacrificio dei salesiani, specialmente da parte di don
Antoni Querol, l'oratorio chiude i battenti nel 1977. Alcuni spazi del tempo libero
sono, in qualche modo, trasferiti alla Colonia estiva di Castellnou de Bages (aperta
nel 1967). Si assiste ad un'evoluzione di certe forme particolari di vita associativa:
mentre quella gloriosa degli Ex allievi (Antiguos Alumnos) passa per momenti diffici-
li, ne fioriscono altre, come i Circoli Domenico Savio, ADSIS (per la formazione
di dirigenti giovanili). Vi si impegnano con successo diversi salesiani. Si promuove
l'Associazione dei Genitori, con svariate iniziative scolari e di tempo libero. Anche
la formazione cristiana, con il passare degli anni, si adegua alle mutate circostanze,
per quanto si riferisce alle pratiche di pietà tradizionali; gli Esercizi diventano gior-
nate di Convivenza (anche approfittando del nuovo Casal Don Bosco, presso il Cen-
tro «Marti-Codolar»). La coeducazione inizia già nel 1983-84 in modo progressivo e
senza particolari problemi.
Con l'avvicinarsi ai tempi attuali l'autore confessa il suo disagio per l'insuffi-
ciente distanza storica e il carattere frammentario di quanto si riporta. Lo storico
responsabile sa di dover tramutarsi in giornalista attento, raccogliendo i frammen-
ti con un certo ordine e passando in rassegna gli eventi più in vista dell'ultimo de-
cennio: tornano le attività formative e culturali come il teatro; la pastorale scolare
tenta nuove linee, in clima di maggiore libertà e dialogo di gruppi. Un esempio elo-
quente sono le nuove forme di associazione: i nuovi cooperatori giovani, Hogares
Don Bosco, le Mamme catéchiste, la «Messa dei Giovani», il C.A.E.R.-42 (Centre
d'activitats excursionistes Rocafort-42), ecc. La mancanza di spazio per le svariate
attività nuove ad acquistare nel 1981 altro terreno. Nel giro di pochi anni si riesce ad
avere attrezzature sportive di grande qualità (piscina, palestra, cortile); i tanti disagi
del cantiere (polvere e rumore assordante) sono ormai soltanto «storia passata».
Il volume si presenta molto bene, con un'accurata correzione di bozze (comun-
que, si corregga a p. 13 la ripetizione dell'ultimo paragrafo; si aggiunga a p. 94 n. 1,
che è stata pubblicata gran parte della tesi su don Variara: Julio Humberto OLARTE
FRANCO, De Agua de Dios al mundo, Bogotá: Ed. Margabby 1991, 598 p.). La preoc-
cupazione didattica dell'autore si ritrova in ogni capitolo del libro, con dovizia di

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Recensioni 175
quadri, grafici, statistiche, fotografie, ecc. Tra le magnifiche fotografie, segnaliamo
quella della visita di don Rua (pp. 86s), con una precisa didascalia che identifica le
21 persone della foto-ricordo e ne dà un breve profilo biografico. Non mancano
spiegazioni per quegli aspetti interni della vita salesiana in cui potrebbe smarrirsi un
lettore sprovveduto. In paragone con l'estensione concessa giustamente alle vicende
della Settimana Tragica di Barcellona (1909), notando le carenze del cattolicesimo
sociale del momento, sorprende la minore estensione e incisività con cui l'autore
tratta il capitolo, incomparabilmente più tragico, della Guerra civile spagnola (vi si
accenna piuttosto in grandi linee, nel presentare i direttori nel primo dopoguerra).
La rassegna grafica che chiude il libro segna anche visualmente il passaggio tra le
sofferenze iniziali (foto in bianco e nero) e l'esplosione di colori nelle foto recenti (al
passo con i nuovi livelli sociali e culturali). C'è da augurarsi che altre opere salesiane,
in occasione di una ricorrenza importante, trovino uno storico attento e tenace
come il Prof. R. Alberdi, per ricostruire il mosaico del loro vissuto sociale ed educati-
vo. L'autore mette in evidenza i tratti tipici dell'opera salesiana: formazione intellet-
tuale e morale, tempo libero, attenzione alla vita associativa. La loro profonda inte-
razione assicura il raggiungimento dello scopo fondamentale: dare una solida for-
mazione umana e cristiana ai giovani poveri, agli operai e alle classi popolari. La
creatività di Rocafort, ben dimostrata nel primo secolo di storia, è garanzia di fe-
condità culturale e cristiana per l'avvenire.
R. VICENT
BORREGO Jesús, Cien años de presencia salesiana en Sevilla-Trinidad, 1893-1993.
Historia de una crònica vivida. Escuelas Salesianas-Trinidad, Sevilla 1994, 659 p.
Los salesianos de la casa de la Santísima Trinidad, de Sevilla (España), celebra-
ron las fiestas centenarias de su obra durante el curso escolar 1993-1994. Y como
una de las piezas importantes de la efemérides deseaban tener un estudio monográfico
sobre la vida de la institución, tarea que habían confiado al historiador Jesús Borrego
Arruz. Este ha podido darles cumplida satisfacción publicando un voluminoso libro,
que apareció a mediados del año 1994.
El autor se propone hacer un trabajo propio de su profesión, recorriendo y ex-
poniendo paso a paso la trayectoria histórica de la presencia salesiana en la capital
andaluza. Para ello analiza el por qué del establecimiento de los salesianos en Sevilla
(págs. 19-50), el escenario que les tocó en suerte (51-91), la llegada y los primeros
pasos (92-139), el directorado de don Pedro Ricaldone (140-179), la etapa final deci-
monónica (180-217), la creación de la Inspectoría Bética bajo el gobierno del padre
Ricaldone (218-257), la casa de la Trinidad como centro y motor de la nueva Inspec-
toría (259-302), la sucesión del citado padre Ricaldone (303-346), las visitudes de los
años veinte (347-407), la problemática creada por la Segunda República Española,
la guerra civil y la postguerra (408-473), los primeros síntomas de los grandes cam-
bios (474-541), el período de los reajustes (542-597) y, en fin, las vivencias del tiempo
más cercano a nosotros (598-641). Una lista onomástica y el índice general (642-659)
cierran el estudio.
La importancia que, en su complejidad y proyección social, ha tenido la casa a
lo largo de cien años ha generado una gran cantidad de material historiográfico,
cuyo análisis y ordenamiento entrañan sin duda un trabajo enorme. Pero el autor no
se ha echado atrás. Lo ha afrontado con lucidez y valentía, sirviéndose sobre todo

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Recensioni
de la crònica de la casa que, a pesar de sus limitaciones inevitables, le ha prestado,
como dice, una «óptima pauta de redacción» (pág. 17). Tanto que no ha dudado en
hacerlo constar en el mismo subtítulo de la obra: Historia de una crónica vivida.
La documentación constituye sin duda una de las bases más sólidas de este traba-
jo, que le da al libro la categoría propria de las buenas monografías. En efecto, el
autor demuestra conocer bien los fondos documentales tanto del archivo central
salesiano de Roma como del local de Sevilla, y muy en concreto hace gala de poseer
en sus manos esa fuente testimonial, tan valiosa, del epistolario. Además el autor
tiene presente las aportaciones de la prensa periódica (salesiana y local) e, incluso, se
sirve discretamente de la propia experiencia.
Otra característica del presente estudio radica en esa visión conjunta que da de
las múltiples dimensiones que ofrece la vida salesiana en la casa de la Trinidad, la
cual, como efecto de su propio dinamismo, se convirtió en sede inspectorial, y, por
tanto, en núcleo de animación y coordinación de tantas actividades que surgen en su
entorno. Por este motivo, en las páginas del libro no sólo se alude a los diversos secto-
res de la misma casa —obra escolar, iglesia, oratorio festivo, editorial-librería, aso-
ciacionismo, pedagogía—, sino también a lo que es fruto de la acción de gobierno
llevada a cabo desde el centro inspectorial, como, por ejemplo, las nuevas fundacones
que van naciendo en la ciudad de Sevilla —San Benito de Calatrava, Triana, Resi-
dencia Universitaria Salesiana— o las iniciativas que superan ampliamente el interés
local, como la Escuela Superior de Catequesis, la Escuela Oficial de Magisterio de la
Iglesia, y, sobre todo, la Biblioteca Agraria Solariana —admirable creación del genio
y del empuje de «Don Pedro» (Ricaldone) y colaboradores—.
Situado en esta perspectiva, el autor toma pie para mirar hacia el exterior, y co-
nectar sin dificultad alguna con el campo político-social y, principalmente, religioso
de Sevilla y Andalucía. Ambas esferas —la interna y la externa— quedan implicadas
en una misma lógica de los hechos. Así, por ejemplo, las referencias a los obispos
que van ocupando la sede hispalense y, muy en especial, al beato Marcelo Spínola y
Maestre, son siempre sustanciosas, como también las alusiones que se hacen a doña
María Luisa Fernanda de Orleans, tan noble como cristiana y salesiana.
El aparato fotográfico que ilustra el texto es también muy valioso, aunque no
siempre es posible presentarlo de una manera brillante. Esas fotografías de portadas
de folletos, de programas de fiesta, de planos topográficos, tienen la virtud de acer-
car al lector de hoy al hombre del pasado.
No es posible que una obra de tanta envergadura como la presente no tenga al-
gún aspecto menos logrado. Porque, por una parte, el material historiográfico es,
como decimos, enorme y, por otra, el período que se estudia, muy extenso. En estas
circunstancias, es difícil mantener el esfuerzo de síntesis, evitando los peligros de la
dispersión y de la fragmentación. Así, los últimos capítulos, más cercanos a la actua-
lidad, suelen tener más de crónica y almacenamiento de datos que de una elabora-
ción historiográfica. Pero, tal vez, la dificultad más grande para un autor radica en
cómo verter los contenidos historiográficos y documentales en un molde de expre-
sión adecuado. En el caso presente, la lectura resulta útil y provechosa —dada la
riqueza informativa del texto—, pero no siempre fácil ni agradable. La abundancia de
comas, comillas y guiones (de diverso tipo), de paréntesis y corchetes dificultan sin
duda la lectura y la comprensión. Lo cual se agrava cuando la tipografía es deficien-
te a la hora de señalar los títulos y los subtítulos. En fin, el índice general debería
ajustarse mucho mejor al texto. En cuanto a las lagunas, pensamos que estas pági-
nas serían aún de mayor utilidad si hubieran venido con el soporte de un buen indi-

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Recensioni 177
ce onomástico, ya que la galeria de los personajes que transitan por ellas –comen-
zando por don Pedro Ricaldone -es altamente significativa.
Un libro como éste no se improvisa. Supone un trabajo de especialización pro-
longado y serio. Hay que felicitarle cordialmente al autor, porque nos ha dado a co-
nocer uno de los focos más dinámicos del salesianismo español de todos los tiempos.
La experiencia que él ha adquirido en el duro esfuerzo de la investigación y de la re-
dacción del libro ayudará sin duda a otros muchos estudiosos.
R. ALBERDI
BRAIDO Pietro, Juan Bosco, el arte de educar. Escritos y testimonios, con la colabora-
cón de José Manuel Prellezo García y Antonio da Silva Ferreira, «Fuentes y
Documentos de Pedagogía» 1. [Madrid], Editorial CCS [1994], 243 p.
MOTTO Francesco, Juan Bosco, cartas a jóvenes y educadores. «Fuentes y Documen-
tos de Pedagogía» 2. [Madrid], Editorial CCS [1994], pp. 279.
Presentamos a los lectores de «Ricerche Storiche Salesiane» los dos primeros
volúmenes de una nueva e interesante colección — «Fuentes y Documentos de Pe-
dagogía» —, que acaba de lanzar la Editorial CCS de Madrid.
El principal objetivo de dicha colección es poner a disposición del público de
lengua castellana escritos pedagógicos significativos de don Bosco, de sus colabora-
dores, de organismos autorizados de la Sociedad salesiana, de autores que se han
ocupado del fundador de los Salesianos y de su obra educativa.
Destinatarios principales de la misma son, entre otros: miembros de la Familia
salesiana; educadores en ejercicio, que quieran ponerse al día y encontrar orientacio-
nes en escritos de educadores cristianos autorizados; responsables de pastoral juve-
nil. La colección se propone también ofrecer a estudiantes y profesores de historia
de la educación textos y documentos de interés para profundizar aspectos significati-
vos de la pedagogía y de la praxis educativa.
Señalamos algunos de los criterios que se han tenido presentes en la prepara-
ción de los diversos volúmenes: se reproducen ordinariamente escritos completos; en
la selección de textos se procura ofrecer una muestra suficientemente representativa
de temas, aspectos y géneros diversos (reflexiones pedagógicas y experiencias educati-
vas; cartas y memorias; ensayos sobre escuelas humanistas y sobre centros de for-
mación profesional; documentos referentes a épocas y contextos culturales diversos).
En la Introducción general a cada volumen viene presentado el contexto histó-
rico, las características de la selección hecha, algunas orientaciones para la lectura,
principales temas desarrollados, interés y actualidad de los mismos.
Los escritos recogidos están precedidos de un breve comentario que «sitúa» el
documento (contexto, características peculiares, perfil del autor, aportaciones de
mayor relieve). El texto lleva además un aparato crítico esencial (explicación de tér-
minos o cuestiones particulares, breves perfiles biográficos de los autores citados,
notas históricas).
El primer volumen recoge, ante todo, los escritos pedagógicos de don Bosco,
organizados en tres bloques correspondientes a tres etapas: Fragmentos y documentos
(1845-1858), Primeras síntesis (1854-1864), Escritos programáticos y normativos
(1875)1883).

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Recensioni
Entre los «fragmentos y documentos» recogidos también en este volumen mere-
ce la pena destacar «los primeros juicios» sobre los escritos y la obra de don Bosco,
emitidos por autores contemporáneos: F. Ramello, N. Tommaseo, mons. Gastaldi.
El responsable de la edición, P. Braido, indica algunos criterios para la lectura y
la interpretación de los textos. La atención a los mismos resulta indispensable, si se
tiene en cuenta el diverso origen y calidad diferente de los escritos, la heterogeneidad
de los tiempos y de los contextos de su redacción.
Este volumen constituye un instrumento importante para profundizar en el
pensamiento pedagógico de uno de los mayores educadores cristianos del siglo XIX.
El segundo volumen, preparado por F. Motto, completa de forma significativa
el precedente. Se ofrece en él una cuidada selección de 170 cartas de Don Bosco a
jóvenes y educadores. El contenido de las mismas —de acuerdo con el enfoque gene-
ral de la colección— es exclusivamente, o con preponderancia, pedagógico. Entre la
nutrida correspondencia de don Bosco (se conservan más de 4.000 cartas suyas) no
siempre resulta fácil distinguir los temas específicamente educativos de los espiritua-
les, ya que don Bosco se siente siempre sacerdote y, en su acción, la labor evangeli-
zadora está íntimamente unida con el empeño de educador y fundador de institucio-
nes para jóvenes. Para evitar el riesgo de dejar textos valiosos, el responsable de la
selección ha preferido incluir también aquellas cartas que contienen motivos educa-
tivos, aunque «no siempre de manera inmediatamente perceptible».
Los títulos que llevan las cuatro partes de este segundo volumen ponen de relieve
los aspectos más relevantes: Educador de los jóvenes del colegio de Valdocco, Educador
de educadores en una nueva Congregación para jóvenes, Educador de educadores en una
floreciente Congregación, Educador-Padre de educadores en una Congregación exten-
dida en todo el mundo.
En la amplia Introducción general se destacan los aspectos y temas más intere-
santes, documentados con 'numerosos pasos tomados de las cartas originales.
La traducción de los textos italianos son de Alberto García-Verdugo, la traduc-
ción de los textos latinos (varias cartas del segundo volumen), de Rafael Alfaro.
Dado el carácter de la colección, hubiera sido útil añadir un índice analítico o,
por lo menos, de los temas principales. En el «índice de nombres propios» del pri-
mer volumen se advierten algunas lagunas.
Los dos volúmenes que presentamos cumplen ampliamente los objetivos que se
propone alcanzar esta nueva colección de «Fuentes y Documentos de Pedagogía».
La presentación tipográfica es esmerada.
J. M. PRELLEZO
DE OLIVEIRA Luiz, Centenario da presença salesiana no norte e nordeste do Brasil,
vol. I Dos primordios até 1932. Recife, Escolas Dom Bosco de Artes e Ofícios
1994. 188 p., ill.
Da giovane l'autore del libro era allievo di un oratorio festivo diretto dal salesiano
coadiutore Olavo Almeida. L'Almeida fu il primo salesiano del nord e nordest del Brasile e
il primo cronista dell'ispettoria, fece scuola a molte generazioni di giovani brasiliani e la-
sciò loro l'esempio del suo sapere e delle sue virtù. Alla sua memoria è dedicato il presente
volume. La prefazione è di Padre Raimundo Benevides Gurgel.

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Recensioni 179
Si narrano la fondazione e la inaugurazione del collegio del Sacro Cuore di Re-
cife, cercando di aiutare il lettore a capire le difficoltà degli inizi. Si presenta poi l'e-
spansione dell'opera salesiana nel nordest del Brasile, con le case di Salvador di Bahia
e Jaboatão. Dopo la visita di don Albera nel 1901, il nordest del Brasile diventò nel
1902 una ispettoria a sé stante. Segue il periodo in cui la nascente ispettoria si con-
solida nel Pernambuco, con l'orfanotrofio S. Gioachino, e in Sergipe, con la scuo-
la agricola e il noviziato della Tebaida e con l'oratorio festivo di Aracaju.
L'opera educativa dei salesiani viene premiata nel 1908 con il pareggiamento
del collegio di Recife al collegio nazionale di Rio de Janeiro. Ma la nuova organiz-
zazione delle ispettorie in congregazione unì l'ispettoria del nordest a quella del sud
del paese nel 1911.
Recife era diventata un centro della devozione al Sacro Cuore di Gesù; accanto
al collegio si diede inizio alla costruzione del grande santuario su disegno originale
dell'architetto salesiano Domenico Delpiano. Anche sulla rocca di Jaboatão si inco-
minciò a costruire un santuario a Maria Ausiliatrice per diffonderne la devozione
tra la popolazione del nordest.
Fu il periodo in cui si aprirono le missioni del Rio Negro negli Amazzoni e la
casa di Manaus, che dal 1921 serve di appoggio ai missionari che lavorano tra gli
indigeni di quel grande fiume. Primo prefetto apostolico del Rio Negro fu mons.
Giordano. Alla sua morte ebbe a successore mons. Pietro Massa, che incominciò a
costruirvi i grandi collegi — ognuno con la propria chiesa e ospedale — e diede un
nuovo orientamento all'evangelizzazione degli indigeni. In questo lavoro fu e conti-
nua a essere molto valido l'aiuto delle FMA.
A Recife don Teófilo Tworz fondò l'associazione degli ex-allievi salesiani. Essi
crearono una scuola notturna per insegnare gli adulti a leggere e scrivere, diedero
origine a una conferenza di S. Vincenzo de' Paoli e curarono la catechesi dei detenu-
ti nella carcere dello Stato. Nel 1926 vollero ripetere quanto si racconta nella vita di
don Bosco sul noto episodio della Generala. I detenuti che seguivano le classi della
catechesi nelle carceri vennero al santuario del Sacro Cuore per farvi la comunione
pasquale. Passarono poi tutta le giornata in collegio. A conclusione della festa ci fu
una sessione di «magie» del salesiano coadiutore Joaquín Guillón.
Con l'entrata del Brasile nella prima guerra mondiale i direttori provenienti da-
gli imperi centrali dovettero abbandonare la carica per cederla a salesiani italiani o a
quelli nazionali. Tra i nuovi direttori si distinse quello di Recife, don Carlos Leoncio
da Silva. Promosse il IV Congresso Salesiano in onore del Sacro Cuore di Gesù. In
diocesi fu l'organizzatore della Crociata degli Educatori Cattolici, che riuniva le
insegnanti delle scuole elementari per impiantare nelle scuole dello Stato il sistema
educativo di don Bosco. Chiamato più tardi dai superiori per dare inizio ad una uni-
versità salesiana in Brasile, non poté realizzare i suoi progetti perché da Torino lo
richiamarono in Italia dove fondò l'Istituto Superiore di Pedagogia, attuale Facoltà di
Scienze dell'Educazione dell'Università Pontificia Salesiana.
Intanto i salesiani dovevano abbandonare la Tebaida; aprirono allora un colle-
gio a Aracaju, accanto al preesistente oratorio.
Nel 1925 don Pietro Rota lasciò l'ispettoria del Brasile e il nordest si separò dal-
l'ispettoria di S. Paolo. Nuovo ispettore fu don Ambrogio Tirelli. A Bahia si diede
inizio alla costruzione del santuario di Maria Ausiliatrice, accanto al collegio sale-
siano.
Grandiose in tutte le case dell'ispettoria le feste per la beatificazione di don Bo-
sco. Nello stesso giorno in cui si procedeva a Roma alla beatificazione di don Bosco

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Recensioni
i salesiani davano inizio a un oratorio festivo nella città di Belém do Pará. Nel colle-
gio Don Bosco di Manaus i ragazzi delle missioni del Rio Negro si unirono a quelli
di Manaus per festeggiare il nuovo beato. Nel Recife presero parte ai festeggiamenti
le autorità civili e religiose e la fiorente colonia italiana. Un anno dopo i salesiani
andarono a Baturité nel Ceará.
Il periodo in esame si chiude con la nomina a ispettore di don Giuseppe Selva,
futuro prelato di Registro do Araguaia, il quale cercò di consolidare la situazione
economica dell'ispettoria e di provvedere a una migliore formazione del personale
salesiano.
Nonostante abbia uno scopo più informativo e descrittivo che critico e analitico,
il lavoro di Luiz de Oliveira si attiene strettamente a quanto si è riuscito a documenta-
re attraverso una ricerca storica condotta con molta serietà. Infatti, mentre procedeva
alla sua redazione, l'autore era anche l'organizzatore dell'archivio storico dell'ispettoria
di Recife. Con intelletto d'amore dedicò diversi anni a raccogliere quanto si poté tro-
vare sulla storia dei salesiani nel nord e specialmente nel nordest del Brasile. Avendo
lavorato per tanti anni in collaborazione con i salesiani nell'educazione della gioventù,
qualche volta il suo cuore lo tradisce ed allora si dilunga nella narrazione di alcuni
episodi singoli più di quanto lo permetterebbe il piano del libro.
Leggeremo con piacere gli altri due volumi che sono in preparazione.
A. S. FERREIRA
COMETTI Pedro, Dom Aquino Correa arcebispo di Cuiabá, vida e obra. [Brasília,
Centro Gráfico do Senado Federal 1994], 540 p., ill.
Nel 1894 i salesiani arrivarono nel Mato Grosso e vi fondarono la casa di Cuia-
bá. Tra i ragazzi che andavano all'oratorio festivo, attratti dall'amorevolezza con
cui li trattava mons. Luigi Lasagna, c'era Francisco de Aquino Corrêa, figlio di una
delle famiglie più conosciute nella Cuiabá di allora. Fattosi salesiano, quel ragazzo
prese la laurea in teologia nell'università Gregoriana, fu vescovo ausiliare e arcive-
scovo di Cuiabá. In un momento in cui sembrava che non ci fosse altra soluzione
per la crisi politica di quello Stato che il ricorso alle armi, mons. Aquino si presentò
come candidato di conciliazione. Fu eletto alla presidenza dello Stato e governò in
pace per quattro anni. Uomo di grande cultura, fu ammesso all'Accademia Brasilia-
na delle Belle Lettere. Lasciò tantissime pubblicazioni tra le quali si ricordano sem-
pre le lettere pastorali e le poesie.
È questa la figura che viene descritta da don Cometti, il quale ancora chierico
conobbe mons. Aquino e visse poi al suo fianco per tanti anni.
Il volume ha inizio con la presentazione fatta dal dott. Corsíndio Monteiro da
Silva, profondo conoscitore della vita e dell'opera di mons. Aquino su cui scrisse
diverse monografie e libri. Segue il testo del Cometti il quale si serve della ricca do-
cumentazione raccolta in proposito dallo storico Luis Philippe Pereira Leite, nono-
stante la cecità di cui è affetto. Inoltre ogni topico è illustrato dalle poesie e dagli
scritti nei quali lo stesso arcivescovo parla della sua famiglia e dei diversi luoghi e
momenti della sua esistenza.
È questo uno dei meriti del volume, il cui scopo è piuttosto narrativo e celebra-
tivo. Inutilmente il lettore vi cercherà una presentazione criticamente approfondita
dei momenti più importanti della vita ecclesiale e politica del Mato Grosso. Anzi in

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alcune pagine si deve lamentare che l'entusiasmo del Cometti per l'arcivescovo lo
faccia dilungare nell'elogiare, perfino ripetendosi, una figura che si loda da se stessa
con la propria vita e il proprio operato.
Un altro merito dell'autore è quello di saper presentare con un giusto dosaggio
i diversi aspetti della multiforme figura di mons. Aquino: il salesiano, il letterato, il
politico, il vescovo, l'asceta, l'uomo di Dio.
A. S. FERREIRA