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FONTI
«IL CRISTIANO GUIDATO ALLA VIRTÙ ED ALLA CIVILTÀ
SECONDO LO SPIRITO DI SAN VINCENZO DE’ PAOLI»
Analisi del lavoro redazionale compiuto da don Bosco
Daniel Malfait - Jacques Schepens
SIGLE E ABRREVIAZIONI
DHGE
= Dictionnaire d’histoire et de géographie ecclésiastiques, Paris,
Lib. Letouzey et Ané 1909ss
DIP
= Dizionario degli Istituti di Perfezione. Vol. V. Roma, Paoline
1974ss.
DTC
= Dictionnaire de théologie catholique, Paris, Lib. Letouzey et
Ané 1903-1972.
DS
= Dictionnaire de spiritualité, Paris, Beauchesne, 1933-1995.
P. STELLA, Don Bosco I... = STELLA P., Don Bosco nella storia della religiosità cattolica.
Vol. I: Vita e opere [Centro Studi Don Bosco. Studi storici 3].
Roma, LAS 19792.
P. STELLA, Don Bosco II... = STELLA P., Don Bosco nella storia della religiosità cattolica.
Vol. II: Mentalità religiosa e spiritualità [Centro Studi Don Bo-
sco. Studi storici 4]. Roma, LAS 19812.
INTRODUZIONE
Da anni sono incominciati gli studi sulla figura di don Bosco secondo le esigen-
ze della scienza storica.1 Essi forniscono una miglior conoscenza della persona e del-
1 cf P. STELLA, Don Bosco nella storia della religiosità cattolica. Vol. I: Vita e opere.
Roma LAS 19792, pp. 11-19 (d’ora in poi: Don Bosco I); IDEM, Bilancio delle forme di cono-
scenza e degli studi su don Bosco, in M. MIDALI (a cura di), Don Bosco nella storia. Atti del 1º
Congresso Internazionale di Studi su Don Bosco (Università Pontificia Salesiana – Roma, 16-
20 gennaio 1989). Roma, LAS 1990, pp. 21-36; IDEM, Apologia della storia. Piccola guida cri-
tica alle Memorie Biografiche di Don Bosco, ai suoi studenti dell’anno accademico 1989-1990,
68 p. [ciclostilato]; P. BRAIDO, Prospettive e iniziative della ricerca su don Bosco, in M. MIDALI
(a cura di), Don Bosco nella storia..., pp. 541-549; IDEM, Prospettive di ricerca su don Bosco,
in Ricerche Storiche Salesiane 16(1990), 253-267; IDEM, Una svolta negli studi su don Bosco,
in Ricerche Storiche Salesiane 19(1991), 355-375.

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318 Daniel Malfait - Jacques Schepens
l’eredità pedagogica dell’educatore di Torino. Un anello indispensabile nella catena
dell’impresa storico-critica è senz’altro lo studio delle fonti originarie. Tra queste fi-
gura il libretto, uscito per la prima volta nel 1848: Il Cristiano guidato alla virtù ed
alla civiltà secondo lo spirito di San Vincenzo de’ Paoli. Modello della carità operosa,
san Vincenzo era senza dubbio una figura di grande valore anche per don Bosco, non
soltanto sul piano teoretico, ma nella prassi quotidiana e nella realizzazione del-
l’ideale e della vocazione dell’uomo alla santità.
Nel presente studio si tratta soprattutto di presentare lo scritto, fonte importante
della mentalità religiosa e educativa di don Bosco. Punto di partenza sono i docu-
menti. In un primo momento si tenterà di dare uno sguardo ai documenti a disposizio-
ne. Per mancanza di manoscritti autografi o altri, lo studioso deve accontentarsi delle
varie edizioni a stampa e del materiale conservato nell’Archivio Salesiano Centrale
di Roma a loro riguardo. Dopo questa presentazione si entrerà nella genesi del li-
bretto. Fonte importante de Il Cristiano guidato è un libro originariamente francese,
scritto da A. J. Ansart, tradotto in italiano e uscito per la prima volta nel 1840 a Ge-
nova. A un’informazione sommaria sull’autore e sulla sua attività letteraria seguirà lo
studio del libro nella sua edizione italiana. L’analisi delle dipendenze de Il Cri-
stiano guidato dal libro di Ansart nonché degli accenti specifici dell’intervento di don
Bosco occupa la parte maggiore del contributo. Infine alcune considerazioni offrono
un quadro per collocare il testo di don Bosco nella sua mentalità personale e per
inquadrarlo nel contesto più ampio del mondo culturale e religioso dell’Ottocento
piemontese.
1. PRESENTAZIONE GENERALE DEI DOCUMENTI
Visto che del Cristiano guidato non esiste né un manoscritto autografo né una
copia manoscritta, basta dare uno sguardo alle varie edizioni a stampa e al materiale
archivistico relativo ad esse per presentare poi il contenuto del libro.
1.1. Descrizione delle edizioni a stampa
Tra il 1844 e il 1848 vede la luce una serie di libretti che, secondo F. Malgeri,
«cominciano a costituire il primo nucleo di una produzione destinata ai giovani, agli
ambienti popolari, alle classi incolte, allo stesso clero per aiutarlo nella sua azione re-
ligiosa tra il popolo».2 Di questi anni sono i primi libretti di don Bosco, anche quello
che costituisce l’oggetto del presente studio. Don Bosco vivente, sono tre le edizioni
a stampa de Il Cristiano guidato.3
2 F. MALGERI, Don Bosco e la stampa, in M. MIDALI (a cura di), Don Bosco nella
storia..., p. 442.
3 cf P. STELLA, Gli scritti a stampa di S. Giovanni Bosco. Roma, LAS 1977, p. 168.

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 319
1.1.1. La prima edizione a stampa
La prima edizione, di formato 80 x 122 mm., è pubblicata nel 1848 con il titolo:
«Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà secondo lo spirito di San Vincenzo de’
Paoli. Opera che può servire a consacrare il mese di luglio in onore del medesimo
Santo».4
Il titolo viene presentato in vari caratteri tipografici. Il termine «cristiano» in
caratteri grandi e graziosi attira subito l’attenzione. Vengono accentuate anche le pa-
role «alla virtù» e «alla civiltà», stampate in maiuscolo neretto. Pure il nome «San
Vincenzo de’ Paoli» viene scritto in maiuscolo. La parola «Opera», in corsivo, sem-
bra introdurre un sottotitolo. In caratteri semplici segue, in minuscolo, l’aggiunta:
«che può servire a consacrare il mese di luglio in onore del medesimo Santo». Poiché
le parole del titolo, fino all’aggiunta, vengono poste l’una sotto l’altra, il titolo occu-
pa quasi tre quarti del frontispizio. Separato da una greca, nel fondo della pagina si
trova il nome della città, «Torino», e la data in numeri romani. L’ultima riga indica la
tipografia: «Tipografia Paravia e Compagnia».
La seconda pagina contiene soltanto il testo seguente: «L’autore intende di go-
dere dei privilegi accordati dalle Regie Leggi, avendo adempito a quanto esse pre-
scrivono». Per quanto riguarda l’autore, la prima edizione uscì come libro anonimo.
Nonostante tale anonimità, non si dubita di indicare Giovanni Bosco come il vero
autore.5
Le pagine 3 e 4 («Al lettore»), non indicate nell’indice, contengono una presen-
tazione del libretto e sono stampate per la maggior parte in carattere corsivo, diverso
dal resto del libretto.
Dopo i «Cenni storici intorno alla vita di San Vincenzo de’ Paoli» (pp. 5-13),
don Bosco, come suggerisce il titolo del libro, presenta per ogni giorno del mese
di luglio una tematica sulla figura, sulla vita e sulla personalità del santo. I giorni
vengono presentati in maiuscolo, le tematiche poi in carattere semplice e corsivo, in
minuscolo. Alcune volte si va ad una nuova pagina per il giorno successivo, altre
volte no. Per distinguere i vari giorni, si usano, lungo il libro, diverse forme di greca.
L’elaborazione delle varie tematiche occupa quasi la totalità del libretto (pp. 14-281).
Dalla pagina 282 alla pagina 286 segue un omaggio a san Vincenzo in due for-
me diverse. Il libro termina con il seguente testo: «L’autore a nome de’ suoi divoti
questo libro dedica e consacra» (p. 286).
Con l’indice, ancora su pagine numerate (pp. 287-288), si conclude il libretto.
4 Torino, Tipografia Paravia e Compagnia 1848, 288 p.; la ristampa anastatica è ripor-
tata in: G. BOSCO, Opere edite. Vol. III (1847-1848). Roma, LAS 1976, [215-502]. (D’ora in
poi: [OE]).
5 cf P. STELLA, Gli scritti a stampa di S. Giovanni Bosco..., p. 26; IDEM, Don Bosco... I,
p. 242; IDEM, Don Bosco nella storia della religiosità cattolica. Vol. II: Mentalità religiosa e
spiritualità. Roma, LAS 19812, pp. 150, 444, 451 (d’ora in poi: Don Bosco II); P. BRAIDO,
Breve storia del «Sistema preventivo». Roma, LAS 1993, p. 97; IDEM (a cura di), Don Bosco
educatore. Scritti e testimonianze. Roma, LAS 19922, p. 6.

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320 Daniel Malfait - Jacques Schepens
1.1.2. La seconda edizione a stampa
La seconda edizione vede la luce molti anni più tardi, nel 1876. Il titolo, rimasto
identico, porta ormai il nome dell’autore, Giovanni Bosco. Sul frontispizio del libretto,
formato 85 x 135 mm., si legge: «Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà secondo
lo spirito di S. Vincenzo de’ Paoli. Opera che può servire a consacrare il mese di lu-
glio in onore del medesimo Santo, pel sacerdote Giovanni Bosco. Seconda edizione».6
La parola «cristiano», esattamente come nel titolo della prima edizione, occupa
sempre il posto più importante. Questa volta, le parole «alla virtù ed alla civiltà» ven-
gono messe l’una accanto all’altra e formano, in tal modo, una maggiore unità.
Tranne il nome dell’autore in un carattere elegante, il resto del titolo è molto simile a
quello dell’edizione precedente.
L’indicazione della seconda edizione si trova sotto il titolo, separato da una li-
nea semplice. Il libretto è ora stampato presso la «Tipografia e Libreria Salesiana»,
impiantata all’Oratorio nel 1862; il frontespizio ne porta anche il simbolo grafico.7
Accanto alla città, Torino, stampata sotto il simbolo grafico, si trova la data, questa
volta in cifre arabe. In basso i nomi di due succursali: «San Pier d’Arena, Ospiz. di
S. Vincenzo de’ Paoli» e «Nizza Marittima, patronato di S. Pietro».
Sulla seconda pagina si trova soltanto, tra due righe, stampata in maiuscolo
l’espressione: «Proprietà Letteraria». La dedica e la presentazione del libro «Al let-
tore» sono disposte diversamente, in carattere tondo, più grande che non il resto del
libretto. Perciò occupa una pagina di più della prima edizione (pp. 3-5).
Dopo i «Cenni storici intorno alla vita di S. Vincenzo de’ Paoli» (pp. 7-14)
incomincia a p. 15 la presentazione dei vari giorni e delle diverse tematiche riguar-
danti il Santo. Ormai i giorni non vengono più distinti da motivi ornamentali. Solo il
primo giorno viene distinto dal secondo con una semplice linea (p. 22); così anche
il secondo dal terzo (p. 27), l’ottavo dal nono (p. 86), il decimonono dal ventesimo
(p. 163) e il ventesimoquarto dal ventesimoquinto (p. 196). Le greche si trovano
soltanto dopo la dedica «Al lettore» (p. 5), sotto il titolo «Cenni storici...» (p. 7), alla
fine dei «Cenni Storici» (p. 14) ed all’inizio della parte sui diversi giorni del mese
(p. 15). I giorni si seguono, l’uno dopo l’altro, senza passare a una nuova pagina.
Dove finisce la presentazione dei giorni del mese si trova un’altra greca (p. 244).
Per quanto riguarda le tematiche dei giorni, poche sono le differenze tra la pri-
ma e la seconda edizione. Il tema della conformità con il divino volere (giorno vente-
simoquinto della prima edizione) è sostituito da quello sul papato, inserito nel giorno
ventesimosecondo. Gli altri temi poi si spostano nello stesso ordine.
Le pp. 245-249 contengono un omaggio «al glorioso S. Vincenzo de’ Paoli», di
nuovo in due forme come nella prima edizione. A p. 249 don Bosco conclude il libro
con la stessa formula della prima edizione: «L’autore a nome de’ suoi divoti questo
libro dedica e consacra».
6 Torino, Tipografia e Libreria Salesiana 1876, 252 p. La ristampa anastatica è riportata
nelle OE, Vol. XXVIII. Roma, LAS 1977, [1-252].
7 Sulla Tipografia Salesiana si veda P. STELLA, Don Bosco nella storia economica e
sociale (1815-1870). Roma, LAS 1980, pp. 246 e 366.

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 321
Dopo una pagina bianca segue l’indice (pp. 251-252). Dove nella prima edizio-
ne c’è scritto: «Fine», nella seconda si trova: «Con permesso dell’autorità Ecclesia-
stica», che sono le ultime parole del libretto, a fine indice.
Per la prima edizione del 1848 non si è potuto verificare nulla riguardo alla co-
pertina. Invece per la seconda edizione del 1876, si è potuto controllare che la prima
facciata della copertina presenta gli stessi dati del frontispizio salvo la data che risulta
del 1877.8 La seconda di copertina segnala dati del libro di don Bosco «Il Giovane
Provveduto; per la pratica de’ suoi doveri negli Esercizi di cristiana pietà; per la
recita dell’Uffizio della B. Vergine, del Vespro di tutto l’anno e dell’Uffizio dei morti
coll’aggiunta di una scelta di Laudi Sacre pel Sacerdote Giovanni Bosco», un volu-
metto in 32º di pag. 488, prezzo L. 0,60. In fondo a questo libro, dopo l’indice, si tro-
vano quattro pagine, non numerate, con un «Piano d’Associazione» per le «Letture
Cattoliche»; inoltre un elenco alfabetico delle «Opere musicali», con relativo prezzo,
della tipografia e Libreria Salesiana Torino. Alla fine dell’elenco c’è un annunzio spe-
ciale delle due ultime pubblicazioni, un’opera annunziata in spagnolo e la «Messa di
S. Michele a tre voci con accompagnamento d’organo del Maestro Giovanni De
Vecchi nº 239, L. 6». La terza e quarta di copertina offrono l’elenco dall’annata 19
(1871) fino all’annata 25 (1877) delle «Letture Cattoliche». In calce alla pagina viene
indicato il prezzo: «Prezzo del presente Cent. 40».
1.1.3. La terza edizione a stampa
La terza edizione, pubblicata nel 1887, meno di un anno prima della morte di
don Bosco, stampata nello stesso formato della seconda edizione, 90 x 145 mm., non
presenta grandi differenze.9 Sul frontespizio sotto il titolo presentato come nella se-
conda edizione, viene indicato «edizione terza». Sotto il nome di «Torino» e la data
in cifre arabe, con il nome della «Tipografia e Libreria Salesiana», appaiono vari no-
mi: S. Benigno Canavese, S. Pier d’Arena, Lucca, Nizza Mare, Marsiglia, Montevi-
deo, Buenos Aires. Per il resto tutto viene stampato come nella seconda edizione, con
un medesimo numero di pagine.
Si possono rilevare i seguenti dati sulla copertina. La prima facciata presenta gli
stessi dati del frontespizio. La seconda elenca alcune pubblicazioni della Tipografia
Salesiana di Torino, con l’invito: «Tolle et lege!». Nel caso si tratta di un «Catalogo
per ordine metodico» di opere della Biblioteca Poetica e della Biblioteca Amena.
Sulla terza e quarta facciata vengono presentate informazioni sulla Biblioteca Edifi-
cante, con letture amene ed edificanti e letture morali.
Come nel caso della seconda edizione il libretto contiene quattro pagine supple-
mentari non numerate, con pubblicazioni della Libreria Salesiana. Sotto il titolo
8 cf G. BOSCO, Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà secondo lo spirito di S. Vin-
cenzo de’ Paoli. Opera che può servire a consacrare il mese di luglio in onore del medesimo
Santo. Edizione seconda. Torino, Tipografia e Libreria Salesiana 1877, 252 (4) p.
9 cf G. BOSCO, Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà secondo lo spirito di S. Vin-
cenzo de’ Paoli. Opera che può servire a consacrare il mese di luglio in onore del medesimo
Santo. Edizione terza. Torino, Tipografia e Libreria Salesiana 1887, 252 p.

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322 Daniel Malfait - Jacques Schepens
«Opere per ordine metodico» figura un elenco della Biblioteca predicabile, in tre se-
rie: volumi in 16º, fascicoli in 8º e fascicoli vari; dati sui missali, opere liturgiche in
4º grande; pubblicazioni della Collezione Ascetica.
1.2. Documenti archivistici
De Il Cristiano guidato, come si è detto, non è stato scoperto finora nessun
manoscritto autografo di don Bosco. Non ci sono neppure copie manoscritte. Sono
invece disponibili le tre edizioni pubblicate durante la vita di don Bosco.
Accanto ad esse è rimasta una correzione autografa su un esemplare stampato
della prima edizione in vista della seconda. Il documento è conservato nell’Archivio
Salesiano Centrale alla posizione 133, sotto la nuova sigla di collocazione A
2300206. La segnatura del Fondo Don Bosco10 inizia con la microscheda 311 A 10 e
si conclude con la 314 A 11. Oltre al numero della collocazione scritta sulla busta in
cui è conservato il documento si trova l’informazione seguente: «Il Cristiano guidato
alla virtù ed alla civiltà secondo lo spirito di San Vincenzo de’ Paoli. Prima edizione
1848 interfogliata con correzioni autografe di Don Bosco in preparazione della se-
conda edizione (1876)».
Il documento non contiene la correzione dell’intero libretto, ma solo della parte
dal frontespizio alla pagina 192 della prima edizione. È una edizione legata interfo-
gliata, così che di fronte ad una pagina stampata si trova una pagina bianca per faci-
litare la correzione. La maggior parte delle pagine bianche porta il numero corri-
spondente alla pagina stampata. Dove non si è trovato un foglio bianco legato, se ne è
incollato uno, per es. tra le pagine 24-25, 40-41, 56-57, 72-73, 87-88 ecc.
La copertina del libretto, formato 75 x 120 mm., è di colore azzurino, carta leg-
gera come la carta bianca del resto del libretto, quest’ultima oscurata un pò dal tem-
po. Essa non porta il titolo ma indicazioni, in diversi manoscritti, circa la stampa del
libretto. In inchiostro nero — su di un medesimo manoscritto sconosciuto — si legge:
«Rev. Sig. D. Bosco si desidera che esca alla luce alla metà di Giugno, perché molti
ne vogliono far acquisto». Questo testo è cancellato da due righe verticali con una
penna forte e larga, apparentemente la stessa dell’autografo di don Bosco. Sempre in
inchiostro nero e con carattere più grande del primo testo, sta scritto: «Barale concerti
con Pelazza». Una seconda volta sotto il testo viene ripetuta a matita la stessa indica-
zione «Barale concerti con Pelazza»,11 forse scritta da un qualche archivista.
Le aggiunte e correzioni sul frontespizio sono le seguenti: in alto, a destra
un’altra informazione tipografica, in inchiostro nero, di mano sconosciuta «Corpo 9.
10 A. TORRAS, Archivio Salesiano Centrale. Fondo Don Bosco. Microschedatura e
descrizione. Roma, edizione extra-commerciale 1980, 629 p.
11 Pietro Barale (1846-1934), coadiutore salesiano, è stato direttore della libreria; cf P.
STELLA, Don Bosco nella storia economica e sociale (1815-1870)..., p. 528 e l’indice delle
persone, p. 621. Cf E. VALENTINI - A. RODINÒ (a cura di), Dizionario biografico dei salesiani.
Torino, Ufficio stampa salesiano 1969, p. 27. Andrea Pelazza (1843-1905), coadiutore sale-
siano, fu stampatore; cf P. STELLA, Don Bosco nella storia economica e sociale (1815-1870)...,
p. 536 e l’indice delle persone, p. 638.

1.7 Page 7

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 323
Formato Biblioteca». Segue, sotto una riga orizzontale, il titolo invariato. Solo alla
fine — in autografo — don Bosco aggiunge il suo nome come autore: «pel sac. Gio.
Bosco» e l’indicazione della edizione: «edizione 2a». L’anno dell’edizione in cifre
romane viene cancellato e sostituito da cifre arabe. Dal documento risulta che le
correzioni hanno conosciuto due momenti diversi. In inchiostro nero nel manoscritto
di don Bosco sta scritto 1874, ma a matita è corretta l’ultima cifra di 4 in 6, così che
la data diventa 1876. Il nome «Paravia e Compagnia» della tipografia è cancellato e
sostituito da «Tipografia e libreria Salesiana».
È ipotizzabile una correzione del testo in due momenti diversi, in riferimento
alla data corretta, al modo di correggere e all’autografo di don Bosco. Una volta la
correzione è fatta in inchiostro nero, autografo chiaro, classico e conosciuto di don
Bosco. Quanto al modo di correggere, a volte vengono cancellate una parola, una o
diverse righe, o la punteggiatura. In vista della seconda edizione vengono cancellate
parecchie volte le virgolette. In genere un testo da tralasciare è cancellato orizzontal-
mente o verticalmente. I piccoli cambiamenti sono fatti nel testo stesso. Altre modi-
ficazioni o aggiunte appaiono nel margine o sul foglio interfogliato. Di tanto in tanto
don Bosco indica con un segno nel testo stampato dove una correzione è da fare e
mette poi con un segno corrispondente il nuovo testo sul foglio bianco. In un secondo
momento don Bosco ha corretto il testo a matita. Si riconosce una stessa maniera di
cancellare, correggere ed aggiungere come prima. L’autografo a matita sembra meno
forte e meno sicuro, più irregolare e dà l’impressione di tremare.
Alcune volte, di mano diversa, si trova un nome in alto della pagina, scritto in
inchiostro nero. Possono essere riferimenti alle persone responsabili della tipografia.
Tali nomi sono: Pagliano (p. 5, 48), Baldacconi (p. 8), Benevello (p. 113, 129, 146).
La correzione della prima edizione in preparazione della seconda non riguarda
molto il contenuto. Si tratta piuttosto di cambiamenti tipografici o linguistici. Una
volta viene aggiunto il frutto del giorno, assente nella prima edizione (giorno deci-
moprimo). Altri cambiamenti costatati nella seconda edizione non si possono dedurre
da questo documento archivistico.
1.3. Il contenuto del libretto
1.3.1. La presentazione
Il libro si apre con un messaggio «Al lettore», in cui don Bosco chiarisce il si-
gnificato ed il motivo delle diverse parti del titolo. Si tratta di una guida «alla virtù»,
perché gli pare che non vi fu virtù che non abbia praticato san Vincenzo nei diversi
stati della vita. Si aggiunge «alla civiltà», perché il santo seppe bene praticare le mas-
sime e i tratti che si addicono al cristiano secondo la civiltà e prudenza del Vangelo.12
Si tratta di una guida «secondo lo spirito di San Vincenzo de’ Paoli», perché il
contenuto è «ricavato dalla vita di lui e da un’opera intitolata: «Lo spirito di S. Vin-
12 [G. BOSCO], Il Cristiano guidato..., p. 3 [= OE III, 217].

1.8 Page 8

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324 Daniel Malfait - Jacques Schepens
cenzo de’ Paoli».13 L’autore si limiterà a inserire alcuni detti della Scrittura. Egli ter-
mina la sua dedica con l’augurio che Dio, il quale suscitò san Vincenzo, faccia che
«la stessa carità, lo stesso zelo si riaccenda negli ecclesiastici affinché indefessi
adoperinsi per la salute delle anime; cosicché i popoli illuminati dalle virtù del Santo,
eccitati e mossi dal buon esempio de’ sacri ministri corrano a gran passi per quella
strada, che alla vera felicità l’uomo conduce: al Paradiso».14
1.3.2. Cenni storici
Quasi come un’introduzione don Bosco presenta alcuni «Cenni storici intorno
alla vita del Santo».15 Infatti, non è intenzione sua offrire un’immagine di san Vin-
cenzo de’ Paoli storicamente dettagliata e cronologicamente ben precisata. Dal
«compendio»16 si deducono solo quattro date: la sua nascita (1576), il ritorno dalla
schiavitù (28 giugno 1607), l’approvazione della sua Congregazione di preti seco-
lari (1632) e l’anno della sua morte (1660). Mentre manca l’informazione per una
cronologia della vita del santo, risulta più facile seguire il suo itinerario sulla mappa
geografica: Poy (Pirenei), Tolosa, Saragozza, Marsiglia, Nizza, Avignone, Roma e
Parigi.17
Di san Vincenzo vengono accentuate soprattutto i tratti che devono giustificare
il titolo del libretto. Del santo, che aveva quasi percorso «tutte le condizioni basse ed
elevate»,18 i «Cenni» presentano il contatto con gente di tutti i livelli,19 le qualità e
virtù 20 nonché le principali attività.21 In tutti i fatti è visibile l’intervento soprannatu-
rale.22 Le virtù e attività di san Vincenzo accennate saranno poi elaborate nell’inqua-
dratura dei diversi giorni di luglio come guida per consacrare questo mese in onore
del medesimo Santo.
1.3.3. Lo spirito di san Vincenzo inquadrato nel mese di luglio
Alla presentazione di ogni virtù e attività di san Vincenzo, don Bosco aggiunge
una proposta pratica, chiamata «frutto», da realizzare nella vita quotidiana. Nel pri-
mo giorno egli presenta il santo quanto al corpo, al cuore e soprattutto allo spirito.23
13 Ibidem, pp. 3-4 [= OE III, 217-218].
14 Ibidem, p. 4 [= OE III, 218].
15 Ibidem, p. 5-13 [= OE III, 219-228].
16 cf Ibidem, p. 13 [= OE III, 227]. Così chiama don Bosco stesso le pagine di questi
«Cenni storici».
17 cf Ibidem, pp. 5-13 [= OE III, 219-227]. I nomi vengono citati come sono nel libretto;
«Poy» è la versione di don Bosco per «Pouy» (oggi vicino a Dax), diventato nel 1828 «Saint
Vincent de Paul».
18 Ibidem, p. 3 [= OE III, 217].
19 cf Ibidem, pp. 5-13 [= OE III, 219-227].
20 Ibidem, pp. 5-13 [= OE III, 219-227].
21 Ibidem, pp. 5-13 [= OE III, 219-227].
22 Ibidem, pp. 5-7 [= OE III, 219-221].
23 cf Ibidem, pp. 14-22 [= OE III, 228-236].

1.9 Page 9

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 325
L’imitazione di Gesù Cristo è il tema del secondo giorno.24 San Vincenzo voleva
sempre aver il Cristo dinanzi agli occhi e lo esprimeva nelle sue parole, nelle sue
azioni, nei suoi consigli, con la sua fermezza, con la sua sottomissione, con il suo
zelo per la salvezza delle anime, con le sue mortificazioni, con tutta la sua condotta.
La riflessione del terzo giorno è dedicata alla carità del santo verso i mendicanti.25 La
sua carità fu inseparabile dalle sue azioni, così «che si può dire, la compassione es-
sere nata con lui».26 Don Bosco fa riferimento alla fondazione di ospedali, alle con-
fraternite della carità ed alle assemblee delle signore. Si riferisce anche all’opera del
Cottolengo sotto gli auspici di san Vincenzo de’ Paoli.27 San Vincenzo viene chia-
mato: «Padre dei poveri», titolo che gli conveniva «non solamente per la prontezza,
per l’estensione e per la perseveranza della sua carità, ma anche per i sentimenti di
tenerezza e di umiltà con cui l’accompagnava».28 La carità è presente anche nel
quarto giorno, ma ora riguarda l’amore del santo per Dio.29 Il suo più grande desi-
derio era «che Dio fosse più conosciuto, servito, adorato in ogni luogo, da ogni crea-
tura».30 San Vincenzo non si contentava di un semplice amore di affetto verso Dio,
ma rendeva questo amore effettivo con le opere. Il quinto giorno parla della carità di
Vincenzo verso il prossimo e specialmente verso i condannati alle galere,31 verso i
poveri della campagna e i prigioneri. San Vincenzo «metteva in movimento quanto lo
stato aveva di più grande per procurare ai disgraziati, che considerava come suoi fra-
telli, tutti i soccorsi della più attiva carità».32 Mentre il giorno quinto presenta il santo
soprattutto nella sua carità verso i carcerati, il giorno sesto parla dei suoi servizi resi
ad ogni ceto di persone:33 religiosi, religiose e ecclesiastici secolari. Accanto a questo
servizio va menzionata l’assistenza agli eserciti ed ai paesi che furono il teatro della
guerra: «in nessun tempo uomo alcuno meritò meglio di lui il nome di Padre dei po-
veri».34 Il giorno settimo è dedicato alle conversioni operate da san Vincenzo.35 Offre
un’enumerazione di diverse conversioni dovute al suo intervento. Il suo zelo si estese
anche a coloro che le nuove eresie avevano separato dalla Chiesa. La virtù che forse
costò più d’ogni altra al santo, cioè la dolcezza, viene presentata il giorno ottavo.36
San Vincenzo si ispirava all’esempio di san Francesco di Sales, praticando questa
virtù con ogni genere di persone e in ogni situazione, soprattutto con gli eretici. San
Francesco di Sales aveva ricondotto alla chiesa cattolica più eretici con la sua dol-
cezza che per mezzo della scienza. Anche san Vincenzo era convinto che soltanto con
24 cf Ibidem, pp. 23-28 [= OE III, 237-242].
25 cf Ibidem, pp. 29-36 [= OE III, 243-250].
26 Ibidem, p. 29 [= OE III, 243].
27 cf Ibidem, p. 30 [= OE III, 244].
28 Ibidem, p. 35 [= OE III, 249].
29 cf Ibidem, pp. 36-48 [= OE III, 250-262].
30 Ibidem, p. 37 [=OE III, 251].
31 cf Ibidem, pp. 48-60 [= OE III, 262-274].
32 Ibidem, p. 57 [= OE III, 271].
33 cf Ibidem, pp. 60-69 [= OE III, 274-283].
34 Ibidem, p. 69 [= OE III, 283].
35 cf Ibidem, pp. 70-84 [= OE III, 284-298].
36 cf Ibidem, pp. 85-98 [= OE III, 299-312].

1.10 Page 10

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326 Daniel Malfait - Jacques Schepens
la dolcezza si potevano ricavare dei frutti dalle missioni di campagna. Per il giorno
nono l’autore si ferma sulle devozioni particolari di san Vincenzo.37 Il santo aveva
un’altissima idea della Maestà infinita di Dio e un culto più particolare per i misteri
della SS. Trinità e dell’Incarnazione, dimostrava un rispetto forte per il SS. Sacra-
mento dell’amore di un Dio che vuole rimanere con gli uomini. Aveva anche una te-
nera devozione per Maria. Onorava particolarmente gli apostoli e aveva sempre nel
pensiero la presenza dell’Angelo custode. Aveva una devozione per san Giuseppe
assai simile a quella di santa Teresa. Il giorno decimo è dedicato all’equanimità dello
spirito.38 Per san Vincenzo quella situazione del corpo e dell’anima per cui un uomo
resta sempre tranquillo, sempre simile a se stesso, è uno stato che suppone il com-
plesso di tutte le virtù. La sua umiltà è la virtù che viene trattata nel giorno deci-
moprimo.39 Sono pochi i santi che hanno spinto l’umiltà oltre a quella di san Vincen-
zo. Il vizio opposto all’umiltà è uno dei maggiori mali che si possono concepire. La
riflessione del giorno decimosecondo considera la fede del santo.40 Egli temeva persi-
no l’ombra di ciò che poteva alterare la sua fede. L’alta idea che aveva della fede lo
induceva a comunicarla soprattutto a coloro che non l’avevano. Poiché in san Vin-
cenzo la fede e l’umiltà andavano insieme, egli ebbe la purezza e la pienezza della fe-
de. La fede animava le sue azioni e le sue parole; era la sorgente dei suoi giudizi e dei
suoi progetti. Con la fede vedeva ciò che gli occhi del corpo non possono vedere. Il
giorno decimoterzo è dedicato alle massime di san Vincenzo sulla morte, intorno alla
vocazione e riguardo alla comunione.41 La sua mortificazione è la tematica del giorno
decimoquarto.42 Nulla costa maggiormente alla natura umana che il seguire il Si-
gnore, perché significa rinunciare a se stesso e portare la propria croce. Il giorno de-
cimoquinto accompagna il lettore lungo le occupazioni del santo.43 Quel «servo inuti-
le»44 era occupato dal mattino alla sera: la sua vita era una continuazione di opere
buone. Non si capisce come abbia potuto svolgere tutto quel servizio: tante occupa-
zioni così disparate; ultimare un numero così grande di affari; rispondere ad una
massa di lettere; assistere le due compagnie da lui fondate. La pazienza viene trattata
nel giorno decimosesto.45 Questa virtù era molto radicata nella vita del santo, il quale
ebbe tante afflizioni, per non parlare delle tribolazioni nella propria persona o in
quella dei suoi figli. La riflessione del giorno decimosettimo mette in luce la virtù
della povertà,46 lo staccarsi dalle cose del mondo e il servirsene solo in quanto condu-
cono alla vera felicità. San Vincenzo diceva che la prudenza — la virtù trattata il
giorno decimottavo — deve tendere a Dio solo.47 La prudenza, intesa come un servir-
37 cf Ibidem, pp. 98-106 [= OE III, 312-320].
38 cf Ibidem, pp. 106-111 [= OE III, 320-325].
39 cf Ibidem, pp. 111-121 [= OE III, 325-335].
40 cf Ibidem, pp. 121-127 [= OE III, 335-341].
41 cf Ibidem, pp. 127-138 [= OE III, 341-352].
42 cf Ibidem, pp. 139-150 [= OE III, 353-364].
43 cf Ibidem, pp. 150-158 [= OE III, 364-372].
44 Ibidem, p. 150 [= OE III, 364].
45 cf Ibidem, pp. 159-168 [= OE III, 373-382].
46 cf Ibidem, pp. 169-175 [= OE III, 383-389].
47 cf Ibidem, pp. 176-183 [= OE III, 390-397].

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 327
si dei mezzi presenti per procurarsi un bene futuro, sceglie i mezzi, regola le azioni e
le parole e fa tutto con maturità, peso, numero e misura, consultando la ragione e di
più ancora le massime della fede. La reputazione della sua prudenza indusse san
Francesco di Sales e la madre de Chantal a pregarlo di accettare la direzione del loro
monastero di Parigi. Indusse pure Luigi XIII e la Regina a chiamarlo per consigli. La
virtù della castità viene trattata nello schema del giorno decimonono.48 San Vincenzo
era un uomo che aveva una grande padronanza di se stesso. Ciò nonostante era timido
come se avesse ai suoi fianchi l’angelo di Satana. Fu considerato, «e ben meritò di
esserlo»,49 come uno dei maggiori difensori della castità. Era così prudente nelle sue
conversazioni che non poteva esserlo di più. Non parlava nemmeno di castità, ma
di purezza, che secondo lui ha un senso più esteso. La gratitudine è la virtù offerta
il giorno ventesimo.50 La mancanza di gratitudine è un vizio che oltraggia Dio e gli
uomini. Ogni avvenimento atto a procurare la gloria di Dio e l’utilità della religione
cattolica era oggetto della gratitudine. Nei confronti degli uomini, san Vincenzo si
immaginava di non meritare alcun riguardo e fu molto sensibile per i più piccoli
servizi che gli si rendevano. Il giorno ventesimoprimo mette in luce il rispetto di san
Vincenzo verso i superiori ecclesiastici.51 Egli amava lo stato ecclesiastico in ogni sua
parte. «Rispettava Gesù Cristo nella persona del primo dei Pastori che lo rappresenta
sulla terra».52 Anche relativamente ai vescovi non era difficile per lui ubbidire loro.
Quasi tutti i vescovi lo guardavano come un padre. Verso di loro era «qual servo che
va e viene, secondo gli è ordinato di andare o di venire».53 Non permetteva che i suoi
parlassero male di ecclesiastici di cui non potevano parlare bene. A questo riguardo
don Bosco osserva: «Che grande unione e concordia vi sarebbe ai nostri tempi nel
clero se queste massime fossero tuttora praticate».54 San Vincenzo fu considerato sal-
vatore dei pastori e dei preti. Una delle attività più significative del santo viene pre-
sentata nel capitolo seguente, il giorno ventesimosecondo, dove si parla dei suoi ritiri
spirituali.55 San Vincenzo faceva conoscere alle genti la felicità religiosa che non ave-
vano ancora avuto e togliere i pretesti di cui sogliono servirsi per mascherare la loro
negligenza e la loro insensibilità. Il giorno ventesimoterzo presenta una tematica assai
diversa: la semplicità di san Vincenzo.56 Dice l’autore: «raccomandando ai suoi la
semplicità ha fatto senza volerlo il ritratto della propria».57 Per san Vincenzo la sem-
plicità era un dono che guida l’uomo direttamente a Dio e alla verità. Seguono poi
due riflessioni che parlano della sua relazione con Dio. Il giorno ventesimoquarto
48 cf Ibidem, pp. 183-191 [= OE III, 397-405].
49 Ibidem, p. 186 [= OE III, 400].
50 cf Ibidem, pp. 192-197 [= OE III, 406-411].
51 cf Ibidem, pp. 197-203 [= OE III, 411-417].
52 Ibidem, p. 197 [= OE III, 411]. Nella seconda edizione don Bosco inserisce tutto un
capitolo sul tema del papato, cf G. BOSCO, Il Cristiano guidato..., 1876, pp. 173-184 [= OE
XXVIII, 173-184].
53 Ibidem, p. 199 [= OE III, 413].
54 Ibidem, p. 200 [= OE III, 414].
55 cf Ibidem, pp. 204-214 [=OE III, 418-428].
56 cf Ibidem, pp. 214-220 [= OE III, 428-434].
57 Ibidem, p. 215 [= OE III, 429].

2.2 Page 12

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328 Daniel Malfait - Jacques Schepens
tratta della sua fiducia in Dio.58 Era questa fiducia che gli dava la forza di intrapren-
dere cose che i principi non avrebbero osato. Una volta sicuro che si trattava di una
cosa voluta da Dio, non temeva spese, né fatiche, né difficoltà. Nulla lo spaventava. Il
giorno ventesimoquinto presenta la sua conformità con il Divino volere.59 È a motivo
della sua fiducia in Dio che san Vincenzo riconosceva la volontà di Dio in ogni cosa:
nella malattia e nella salute, nella vita e nella morte, nella libertà e nella schiavitù, nel
guadagno e nella perdita, nel disprezzo e negli obbrobri. Il giorno ventesimosesto pre-
senta una riflessione sulla condotta del santo.60 Due finalità occuparono tutta la sua
vita: la propria santificazione e quella del prossimo. Vengono illustrate alcune caratte-
ristiche della sua condotta personale: la sua sapienza, la circospezione e la sua fer-
mezza. Il giorno ventesimosettimo presenta l’opera delle missioni.61 Esse vengono
definite come «esercizi pubblici in cui con istruzioni semplici ma robuste e patetiche
si procura d’indurre i popoli a piangere i loro peccati e ripararli con una sincera peni-
tenza ed a vivere santamente nell’avvenire».62 Vengono poi trattati alcuni aspetti di
quest’opera: l’organizzazione, le tematiche delle prediche, che cosa c’è da fare fuori
delle prediche, la prima comunione, ciò che si richiede dai missionari, la necessità
delle missioni. Il giorno ventesimottavo testimonia dello zelo di san Vincenzo per la
gloria di Dio e per la salvezza delle anime.63 Era uno zelo saggio, illuminato, invinci-
bile e scevro da ogni motivo d’interesse. La riflessione del giorno ventesimonono il-
lustra il disinteresse ed il distacco del santo dai beni della terra.64 Le persone più illu-
minate del suo secolo lo consideravano il più grande nel suo distacco assoluto dai
beni della terra. Il penultimo giorno del mese, il giorno trentesimo, presenta una ri-
flessione sulla sua morte.65 Dopo una introduzione, l’autore mette in rilievo che le
cose che possono turbare in punto di morte sono i peccati della vita passata e il dover
comparire davanti al Divino giudice. Due sono anche i tipi di uomini davanti alla
morte. Gli uni ridono della morte e burlano chi con opere buone vi si prepara. Per
loro la morte è il peggiore di tutti i mali. Per le anime buone, invece, non è così. Dio
stesso corre in loro soccorso, le conforta, le riempie di coraggio e di confidenza. Per
ciò che riguarda san Vincenzo, non aveva nulla da temere, tutto aveva da sperare. Era
privo di forze, che erano tutte consumate in opere di carità. Il giorno trentesimoprimo
offre un elogio per la festa del santo.66 L’idea di fondo, citata in latino «Dilectus Deo
et hominibus», viene sviluppata nel corso del testo. San Vincenzo ebbe il doppio van-
taggio di essere amato da Dio e dagli uomini. Questo elogio finisce con l’apprezza-
mento del suo grande amore per i poveri e per i più umili, in cui don Bosco dichiara
58 cf Ibidem, pp. 221-227 [= OE III, 435-441].
59 cf Ibidem, pp. 228-233 [= OE III, 442-447]. È un capitolo che non si ritrova nella se-
conda edizione.
60 cf Ibidem, pp. 234-242 [= OE III, 448-456].
61 cf Ibidem, pp. 242-253 [= OE III, 456-467].
62 Ibidem, pp. 242-243 [= OE III, 456-457].
63 cf Ibidem, pp. 254-259 [= OE III, 468-473].
64 cf Ibidem, pp. 259-266 [= OE III, 473-480].
65 cf Ibidem, pp. 267-272 [= OE III, 481-486].
66 cf Ibidem, pp. 272-281 [= OE III, 486-495].

2.3 Page 13

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 329
che la sua opera si continua fino all’oggi. Per la seconda volta nel libretto viene no-
minata la «Piccola casa della Divina Provvidenza sotto gli auspizi di S. Vincenzo de’
Paoli», «dove ogni sorta di miseria umana trova rifugio e sollievo».67 Chiede poi non
solo di ammirare le sue opere ma anche di adoperarsi per imitare le sue virtù.
Come detto prima, ogni riflessione viene conclusa con un ‘frutto’. Esempi di
queste proposte sono: riservatezza nel parlare, seguire Gesù nelle sofferenze, una ele-
mosina per amore di Dio, mostrare grande rispetto per le cose della religione, parlare
bene del prossimo, fare qualche astinenza in onore di Maria, fare buon uso delle
ricchezze, essere riconoscente per un favore ricevuto dal prossimo, evitare ogni sorta
di bugie, etc.
Seguono ancora due testi su san Vincenzo de’ Paoli. In modo sintetico viene of-
ferto uno sguardo sulla sua vita e la sua santità. Nell’ultimo testo viene indicato
l’anno della sua beatificazione (1729) e della sua canonizzazione (1736). Fu chia-
mato: «eroe della cristiana carità ed umiltà».68
2. LE FONTI DEL LIBRETTO
Non è difficile trovare le fonti usate da don Bosco per Il Cristiano guidato. Nel-
la prefazione «al lettore» egli stesso dichiara che il suo libro è letteralmente ricavato
dall’opera intitolata: Lo spirito di S. Vincenzo de’ Paoli, «inserendovi solo alcuni det-
ti della Sacra Scrittura sopra cui si fondano tali massime».69 Vari studiosi hanno in-
dicato come fonte del libro quello dell’autore francese, André-Joseph Ansart, tradotto
in italiano con il titolo: Lo spirito di S. Vincenzo de’ Paoli.70 Chi è questo Ansart?
Il raccogliere alcuni suoi dati biografici e letterari puo’ far luce sull’opera Lo spirito
di S. Vincenzo de’ Paoli onde capire in un secondo momento le dipendenze de Il
Cristiano guidato nei confronti dell’opera di Ansart e della sua traduzione italiana.
2.1. L’autore A. J. Ansart
2.1.1. Sulla vita dell’autore
Un tentativo di ricostruire una sintesi biografica71 fornisce i dati seguenti. Nato
a Aubigny-en-Artois, nella diocesi d’Arras, nel 1723, André-Joseph Ansart diventa
67 Ibidem, pp. 280-281 [= OE III, 494-495].
68 Ibidem, p. 286 [= OE III, 500].
69 [G. BOSCO], Il Cristiano guidato..., pp. 3-4 [= OE I, 217-218].
70 Si tratta del libro: A. G. ANSART, Lo Spirito di S. Vincenzo de’ Paoli ossia modello di
condotta proposto a tutti gli ecclesiastici, religiosi e fedeli nelle sue virtù, nelle sue azioni e
nelle sue parole. Prima versione italiana. II voll. Genova, Presso Antonio Beuf Librajo 1840; cf
P. STELLA, Don Bosco I..., p. 32; P. BRAIDO (a cura di), Don Bosco educatore..., p. 6.
71 cf Biographie universelle, ancienne et moderne ou Histoire par ordre alphabétique,
de la vie publique et privée de tous les hommes qui se sont distingués par leurs écrits, leurs ac-

2.4 Page 14

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330 Daniel Malfait - Jacques Schepens
religioso benedettino della Congregazione di San Mauro.72 Fece professione nell’ab-
bazia di Saint-Faron de Meaux, il 5 aprile del 1741. Successivamente è stato: pro-
fessore di retorica a Saint-Jean de Laon nel 1749, l’anno seguente lettore di filosofia
all’abbazia di Saint-Denis. Nel 1752 e 1753 insegnava teologia pure a Saint-Denis.73
Così aveva come titoli: «ex-professore di retorica, filosofia e teologia, procuratore
dell’abbazia regale di Saint-Denis».74 Nel 1760 si trova come sotto-priore a Saint-
Germain-des-Prés.75 Nel Capitolo del 1763 fu nominato amministratore dell’abbazia
Saint-Médard de Soissons. Nel 1774 si trova a Saint-Lucien de Beauvais. Dalle fonti
risulta difficile conoscere il momento in cui l’Ansart lascia la congregazione di San
Mauro, così come non è chiara la ragione per cui la lasciò. Mentre una fonte dice che
l’ha lasciata «in un modo poco onorabile»,76 un’altra dichiara: «per godere più libera-
mente i frutti del suo benefizio».77 La maggioranza delle fonti indica la seguente ra-
gione: «essendo stato nominato procuratore d’un altra casa di Benedettini, scomparve
col danaro che gli era stato confidato».78
Ma non si rende maggiore giustizia all’Ansart, ambientando il suo comporta-
mento nel contesto della storia della sua congregazione? C’è da segnalare che la con-
gregazione, dopo aver vissuto dal 1660 al 1714 un periodo di sviluppo, ha conosciuto
una delle crisi acute dal 1718 al 1735 e poi altre tra il 1754 e il 1783, negli anni cioè
in cui Ansart ne faceva parte. Il problema verosimilmente era quello di «conservare
una forma di vita, un ideale religioso malgrado i cambiamenti di mentalità e lo svi-
tions, leurs talents, leur vertus ou leurs crimes. Ouvrage entièrement neuf, rédigé par une
société de gens de lettres et de savants. Paris, Michaud Frères (1811), Vol. II, 231 (articolo di
A. J. Q. Beuchot); F. X. DE FELLER, Dictionnaire historique, ou histoire abrégée...; molteplici
edizioni, anche sotto il titolo: Biographie universelle ou dictionnaire historique des hommes
qui se sont fait un nom par leur génie, leurs talents, leurs vertus, leurs erreurs ou leurs crimes;
molteplici edizioni; il nome di A. J. Ansart figura nel Vol. 9 (Supplément au Dictionnaire Hi-
storique... Lyon, 1819), pp. 72-73; del Dictionnaire historique estistevano traduzioni italiane;
cf Dizionario storico ossia storia compendiata degli uomini memorabili per ingegno, dottrina,
virtù, errori, delitti. Prima traduzione italiana sulla settima francese... [Paris, 1827-1829]. Ve-
nezia, Gerolamo Tasso, 1830; Nuovo dizionario storico ovvero biografia classica universale
nella quale sono registrati per ordine alfabetico i nomi degli uomini celebri d’ogni nazione dal
principio della loro vita. Compilazione di una società di dotti francesi, pubblicata nel 1830,
Prima versione italiana con aggiunte. Torino, presso Giuseppe Pomba, 1831, pp. 206-207.
72 Sui Maurini: J. BAUDOT, Mauristes, in DTC, Vol. X, coll. 405-443; J. HOURLIER, Mau-
rini, in DIP, Vol. V, coll. 1082-1089.
73 cf P. DENIS, Ansart (André-Joseph), in DHGE, vol. III, col. 428.
74 E.-A. VAN M, Ansart (André-Joseph), in Dictionnaire de Biographie Française,
Vol. II, col. 1388.
75 Secondo J. Baudot, Saint-Germain-des-Prés fu la residenza del Superiore Generale a
partire dal 1631; cf DTC, col. 407 e col. 419.
76 J. DE GUIBERT, Ansart (André-Joseph), in DS, vol. I, col. 689.
77 cf Ansart (Andrea Giuseppe), in F. X. DE FELLER, Dizionario Storico ossia storia
compendiata, Vol. I, p. 344.
78 Già nel 1811 Beuchot indica questa ragione, cf Biographie universelle, ancienne et
moderne ou histoire, Vol. II, p. 231; anche in Nuovo dizionario storico ovvero biografia clas-
sica universale, Vol. I, pp. 206-207; F. X. DE FELLER, Ansart (André-Joseph), in Biographie
universelle ou dictionnaire historique [1847], Vol. I, p. 222; DHGE, Vol. III, col. 428.

2.5 Page 15

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 331
luppo dell’individualismo».79 Per segnalare un esempio: il 15 giugno 1765 ben 28
religiosi dell’abbazia di Saint-Germain si indirizzano al re per lamentarsi delle pra-
tiche introdotte nell’ordine dei benedettini, riguardanti il vestiario semplice e avvi-
lente agli occhi della gente, e le austerità estranee alla lettera della regola, scatenando
la «questione delle mitigazioni». L’azione fece scattare di nuovo l’agitazione in seno
alla congregazione di San Mauro. Benché diversi testi avessero completato le costi-
tuzioni, tutto sembrasse previsto e nulla lasciato indeterminato, sorsero comunque
difficoltà di ordine pratico, e talvolta anche discussioni su questioni di principio.
Queste difficoltà erano anche provocate da un’altra fonte di difficoltà in congrega-
zione. Dopo il periodo brillantissimo, dal 1630 fino al 1725, la congregazione conob-
be un periodo di decadenza, dal 1725 fino al 1780, in cui il giansenismo venne a di-
stogliere un certo numero di coloro per i quali lo studio manteneva ancora lo spirito
di pietà e di fedeltà alle loro osservanze.80 Quanto alle difficoltà nella congregazione,
il Baudot dice che il rinnovamento non si realizzava senza difficoltà.81 Riguardo ai
membri della congregazione leggiamo: «La Congregazione, lungi dal soffocare le
personalità, le ha piuttosto sviluppate; lo scarso numero di indisciplinati ha poca im-
portanza rispetto alla gran massa di religiosi regolari, anche se parecchi si rivelano
frondisti o critici; la galleria dei “Giusti” è imponente».82
Che Ansart, nel frattempo, sia diventato membro dell’«Académie d’Arras» e
dell’«Arcadia di Roma», si capisce meglio dalle intenzioni della congregazione e dal-
le sue opere. «È stata una sua intuizione comprendere quale posto potesse avere nella
vita di un religioso il lavoro intellettuale e averlo organizzato in maniera efficace».83
Vedeva un duplice interesse in questo genere di attività: procurare un’occupazione
che avrebbe consentito il progresso individuale spirituale dei suoi membri e sarebbe
servita alla Chiesa, nell’offrirle buone edizioni di testi antichi e utili strumenti di la-
voro. Continua J. Hourlier: «Inoltre, l’onore della congregazione ne guadagna e vasto
è il suo irraggiamento, riconosciuto dalla repubblica delle lettere, dal re, dal papa».84
Anche J. Baudot testimonia del primo superiore generale, Dom Grégoire Tarrise, che
prendeva molta cura della formazione intellettuale: «convinto che l’ignoranza aveva
provocata delle rovine terribili nei monasteri dell’Ordine, si impegnava tanto per far
fiorire le scienze nella congregazione».85
Lasciato i Maurini, Ansart entrò nell’ordine di Malta e ne diventò priore con-
ventuale. Si fece ammettere avvocato al parlamento, e dottore in diritto della facoltà
di Parigi. Infine fu nominato priore-parroco di Villeconin, in Seine-et-Oise, dove
morì intorno all’anno 1790.86
79 DIP, Vol. V, col. 1088; 1087-1088; DTC, Vol. X, coll. 406-411.
80 DIP, Vol. V, col. 1087; DTC, Vol. X, coll. 411-417.
81 DTC, Vol. X, col. 405.
82 DIP, Vol. V, col. 1083.
83 Ibidem, col. 1085.
84 Ibidem, col. 1085.
85 DTC, Vol. X, col. 417.
86 Solo una fonte dice chiaramente: «nel 1790», cf Nuovo Dizionario storico, Vol. I,
p. 207.

2.6 Page 16

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332 Daniel Malfait - Jacques Schepens
2.1.2. Attività letteraria dell’Ansart
Per i Maurini lo studio ed il lavoro scientifico aveva un’importanza primaria.
Secondo J. Baudot «la congregazione di Saint-Maur, dell’ordine di San Benedetto, ha
reso, per più di centocinquant’anni, servizi notevoli sul terreno delle scienze sacre e
profane».87 Ansart è da ambientare in questa tradizione. Ha pubblicato diversi libri di
contenuto vario. Seguendo in parte l’ordine cronologico del Baudot, è possibile pre-
sentare il seguente elenco delle opere stampate dell’Ansart:
Dialogues sur l’utilité des moines rentés. Paris 1768, in -12.88
Expositio in canticum canticorum Salomonis. [s.l.] 1770, in -12.89
Les aventures du chevalier de Lorémi ecrits par lui-même. Paris 1770, in -12.90
Histoire de saint Maur, abbé de Glanfeuil. Paris 1772, in -12.91
Sermons de Dom Sensaric. 4 voll. 1771, in -12.92
Manuel des supérieurs ecclésiastiques et réguliers, ou l’art de guérir les
maladies de l’âme, ouvrage utile a tous les fidèles dans toutes les conditions,
par M.A.P.C.D.L.O.D.M. (M. Ansart, prieur conventuel de l’ordre de Malte).
Paris 1776, in -12.93
Eloge de Charle-Quint, empereur. (1773-1777), in -12.94
L’esprit de Saint Vincent de Paul, ou Modèle de conduite proposé à tous les
ecclésiastiques. Paris 1780, in -12.95
87 DTC, Vol. X, col. 405.
88 Datata da Van Moé nel 1769; cf anche Catalogue général des livres imprimés de la
Bibliothèque nationale, Vol. III, col. 437-438.
89 Secondo Van Moé, nel 1771 questa opera esiste anche in forma latina. J. Baudot cita
il titolo latino e data l’opera infatti nel 1771; DTC, Vol. X, col. 425.
90 cf Dictionnaire de Biographie Française, Vol. II, col. 1388.
91 Solo P. Denis data l’opera nel 1771, cf DHGE, Vol. III, col. 428; Biographie
universelle, ancienne et moderne, Vol. II, p. 231.
92 cf DHGE, Vol. III, col. 428; Dictionnaire de Biographie Française, Vol. II, col. 1388;
sono le omilie di uno dei suoi confratelli, don Sensaric, predicatore del re.
93 Non sempre si indica il titolo nello stesso modo. Alcuni non mettono «ecclésiasti-
ques», altri tralasciano la seconda parte del titolo: «Ouvrage utile à tous les fidèles dans toutes
les conditions»; Il Berlière e il Van Drival la ritengono come opera originale. In realtà è una
traduzione o un’opera copiata letteralmente, in grande parte, dall’opera di P. Cl. Acquaviva:
«Industriae.... ad curandos animae morbos»; cf Dictionnaire de Biographie Française, Vol. II,
col. 1388; DS, Vol. I, col. 689.
94 Una traduzione dell’opera latina da J. Masenius (P. Jakob Masen) del 1654. È difficile
datare quest’opera. Dalla ricerca emergono tre date. La maggioranza indica la data del 1777.
È quella indicata già dal Beuchot nel 1811 e nei dizionari e biografie più tardi; cf Biographie
universelle, ancienne e moderne, Vol. II, p. 231; Dizionario storico ossia Storia compendiata,
Vol. I, p. 344; Biographie universelle ou Dictionnaire Historique, Vol. I, p. 222; soltanto il
Denis parla di una prima edizione del 1773 e di una seconda, del 1774, dove viene aggiunto il
testo latino; cf DHGE, Vol. III, col. 428.
95 È l’opera che fa parte di questo studio; si tornerà su di essa più avanti.

2.7 Page 17

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 333
Manuel des pèlerins de Sainte-Reine d’Alise, Vierge et Martyre. Paris, Vve
Hérissant, 1780, in -12.96
Histoire de Sainte Reine d’Alise et de l’abbaye de Flavigny. Paris, Vve Héris-
sant, 1783, in -12.97
Histoire de Saint Fiacre et de son monastère. Paris, Vve Hérissant, Th Bar-
rois jeune, 1784, in -12.98
Manuel des pèlerins de Saint-Fiacre. 1785.99
In alcuni studi vengono attribuite a André-Joseph Ansart opere che la Biograp-
hie Universelle attribuisce a un suo omonimo, Louis-Joseph-Auguste Ansart, prete,
nato a Aubigny nell’Artois, nel 1748100 e autore delle seguenti opere:
Bibliothèque littéraire du Maine. Châlons sur Marne 1784, in -8.
Vie de Grégoire Cortez, bénédictin, évêque d’Urbin et Cardinal, Paris, Vve
Hérissant, 1786, in -12.101
Ammettendo che i Maurini hanno compiuto in meno di due secoli un lavoro
importante nel campo scientifico, risulta anche che «non tutto ha lo stesso valore in
questa abbondante produzione: accanto alle cose migliori, si rivelano scritti di me-
diocre valore, per non parlare delle cose di nessun interesse».102 La valutazione sulla
qualità scientifica delle opere dell’Ansart non è tanto positiva. E. A. Van Moé parla di
una carriera «un po’ incerta».103 Valutazioni anteriori erano più severe verso l’Ansart.
Già nel 1811 Beuchot aveva formulato il suo giudizio: «Ansart era ignorante e pigro.
Si crede che abbia preso tutte le opere pubblicate sotto il suo nome dagli archivi del
regime e dalla biblioteca di Saint-Germain-des-Prés».104 Altri commenti si limitano a
giudicare le sue opere storiche, dicendo «che sono tenute in poco conto e che si pre-
sume le abbia egli involate negli archivi dell’abbazia di S. Germano dei prati».105
96 Per la prima volta si trova un’indicazione nel 1924. Alcuni autori la ambientano nel 1780,
il Van Moé invece la data nel 1782; cf Dictionnaire de Biographie Française, Vol. II, col. 1388.
97 Quest’opera viene annunziata già nel 1711.
98 Per molti anni appare il titolo: «Histoire de Saint Fiacre». Titolo completo nel DHGE,
Vol. III, col. 428; Dictionnaire de Biographie Française, Vol. II, col. 1388; DTC, Vol. X, col. 433.
99 Come per il Manuel des pèlerins de Sainte Reine, sono pochi gli studi che indicano
quest’opera; la si ritrova in: DHGE, Vol. III, col. 428; Dictionnaire de Biographie Française,
Vol. II, col. 1388.
100 Ansart (Louis-Joseph-Auguste), in Biographie Universelle ou Dictionnaire Histo-
rique, nouvelle édition, Vol. II (1854), p. 39: «C’est par erreur que, dans la 1ere édition de la
Biographie universelle, ces deux ouvrages sont attribués à A.-J. Ansart». La Biographie
française, le attribuisce a A.-J. Ansart; cf Vol. II, col. 1388.
101 Non è compito del presente studio indagare sul problema dell’autenticità delle opere
citate.
102 DIP, Vol. V, col. 1086.
103 cf Dictionnaire de Biographie Française, Vol. II, col. 1388.
104 cf Biographie universelle, ancienne et moderne, Vol. II, p. 231.
105 Nuovo Dizionario storico ovvero Biografia classica universale, Vol. I, p. 207;
DHGE, vol. III, col. 428.

2.8 Page 18

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334 Daniel Malfait - Jacques Schepens
2.2. «Lo spirito di s. Vincenzo de’ Paoli»
L’opera dell’Ansart da studiare in funzione de Il Cristiano guidato di don
Bosco fu pubblicato per la prima volta nel 1780 sotto il titolo: «L’Esprit de S. Vincent
de Paul ou modèle de conduite proposé à tous les ecclésiastiques, dans ses vertus, ses
actions et ses paroles».106 La prima traduzione italiana uscì a Genova nel 1840, con il
titolo: «Lo Spirito di S. Vincenzo de’ Paoli ossia Modello di Condotta proposto a tutti
gli Ecclesiastici, Religiosi e fedeli nelle sue Virtù nelle sue Azioni e nelle sue Parole
dal P. A. Giuseppe Ansart».107 Furono fatte traduzioni anche in altre lingue.108
2.2.1. La presentazione del libro fatta dal traduttore
Si tratta di una traduzione del libro in due volumi, senza menzionare il nome
del traduttore. Il testo è preceduto da un’introduzione, con una spiegazione del mo-
tivo della traduzione e un riferimento al libro originale e al suo autore. Due sono i
motivi esplicitati della traduzione. Innanzitutto il fatto che la lingua francese, pur es-
sendo pressoché universale, «forse è sconosciuta in quelle classi appunto presso le
quali la lettura di questa stessa opera potrebbe riuscire più vantaggiosa».109 Il secondo
motivo è il desiderio che la moltiplicazione delle esortazioni a praticare il bene possa
contribuire alla gloria di Dio e della religione.
Il paragrafo sull’autore non fa nient’altro che rendere lode all’Ansart, chiama-
to: «del celebre Ordine di S. Benedetto [...] noto e chiaro per varie sue produzioni
concernenti tutte materie di Religione».110 L’introduzione si pronunzia molto posi-
tivamente sul libro, inserendo anche la questione delle fonti dell’autore: «Perciò
nella sua prefazione indica le fonti da cui ricavò i materiali, allontanando così il so-
spetto di letterario artifizio, o di apposito studio di ammantare di risplendenti colori
quelle medesime azioni. E questa indicazione lo giustifica eziando dalla taccia di
plagio, che taluno forse si avvisò inconsideratamente di apporgli, poiché come storico
veritiero, non presenta che dei fatti, ed i fatti, comunque già detti da altri, non pos-
sono alterarsi».111
106 Titolo completo secondo il frontispizio: L’esprit de S. Vincent de Paul ou Modèle de
Conduite proposé à tous les Ecclésiastiques, dans ses Vertus, ses Actions et ses Paroles, par M.
André-Joseph Ansart, Prêtre Conventuel de l’Ordre de Malthe, Avocat au Parlement, Docteur-
ès-Droits de la Faculté de Paris, des Académies d’Arras et des Arcades de Rome. Avec le Por-
trait du Saint, et celui de Madame Le Gras, Fondatrice et première Supérieure des Sœurs de la
Charité, Prix, 3 liv. 12 fols relié. Chez Nyon l’ainé, Libraire rue du Jardinet, Quartier Saint-
André-des-Arcs, 1780. Avec probation et Privilège du Roi.
107 2 Voll., Genova, presso Antonio Beuf Librajo, 1840.
108 cf altre traduzioni: Der Geist des heiligen Vincenz von Paul. Oder: Muster eines vol-
lkommenen Lebens der Priestern, Ordenspersonen und allen Christen in dessen Tugenden,
Worten und Werken zur Nachfolge... nach der neuesten mit einer kurzen Lebensgeschichte des
heiligen vermehrten französischen Ausgabe, übersetzt von Michael Sintzel, 2 Voll. Regen-
sburg, Verlag G.J. Manz, 1844; The Spirit of St. Vincent de Paul, or, a Holy Model... translated
by the Sisters of Charity. New York, Mount St. Vincent, 1867.
109 A. G. ANSART, Lo Spirito di S. Vincenzo..., Vol. I, pp. VII-VIII.
110 Ibidem, Vol. I, p. VIII.
111 Ibidem, Vol. I, pp. IX-X.

2.9 Page 19

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 335
In un avvertimento sulle situazioni storiche in cui nacque l’opera, il traduttore
cerca di scusare l’ignoranza dell’autore sull’evoluzione ecclesiale posteriore. Lodan-
do san Vincenzo per tutto il bene che ha realizzato, conclude con l’augurio: «Possa il
presente quadro delle azioni e virtù di lui, accendere il cuore e dirigere la mano di chi
si farà a leggerlo, all’amore di Dio ed al soccorso del prossimo. Questo è il solo desi-
derio e l’unico fine dell’opera che si presenta».112
2.2.2. Il libro tradotto
Segue il libro che, benché stampato in due volumi, forma un’unica opera, divisa
in tre parti ineguali: prefazione dell’autore, lo Spirito di san Vincenzo de’ Paoli, «ri-
stretto della vita di S. Vincenzo de’ Paoli».
2.2.2.1. La prefazione dell’autore
La prefazione113 offre una visione generale di san Vincenzo, riassumendo la
sua vita, le sue azioni e le sue virtù nella massima «Dilectus Deo et hominibus». Le
attività di san Vincenzo, «nato per riparare a grandi mali»,114 si sviluppano intorno ai
seguenti punti forti: le missioni, il suo amore per i poveri, la sua cura per la riforma
del clero. San Vincenzo viene chiamato: «modello dei pastori, il padre dei miseri,
l’appoggio dei Vescovi, il consigliere dei Re, il riformatore del Clero, il difensore
della Chiesa, l’anima di tutto ciò che durante la sua vita, si fece di grande per la
gloria di Dio».115 L’autore conclude la prefazione con un’idea sullo stile del libro e
citando le fonti usate. Quanto allo stile: egli «deve sempre aver relazione col soggetto
su cui versa, e riferendo le azioni virtuose dei Santi non potrebbesi ben riuscire, se
non che descrivendole collo stesso spirito che le animò».116 Per questo motivo l’au-
tore non cerca di ornare l’opuscolo con fiori d’una mondana eloquenza, non apporta
nessun cambiamento al linguaggio del santo ed usa le sue proprie espressioni per
presentare un’idea.
Quanto alle fonti, l’autore riferisce le seguenti opere:117 la Vie du vénérable ser-
viteur de Dieu Vincent de Paul di Louis Abelly,118 la Vie de saint Vincent de Paul di
112 Ibidem, pp. XII-XIII.
113 Ibidem, Vol. I, pp. XV-XXIII; le nove pagine sono numerate in cifre romane, diver-
samente dal corpo del libro.
114 Ibidem, Vol. I, p. XVI.
115 Ibidem, Vol. I, p. XVIII.
116 Ibidem, Vol. I, p. XXII.
117 cf Ibidem, Vol. I, pp. XXII-XXIII.
118 cf L. ABELLY, La vie du vénérable serviteur de Dieu Vincent de Paul, instituteur et
premier supérieur général de la congrégation de la Mission. Paris, 1661; seguono altre edi-
zioni. Uscì una nuova edizione, aumentata della storia della canonizzazione del santo (1737) e
molti passi dei migliori scrittori su Vincenzo de’ Paoli nel 1823, ristampata nel 1832, 1835...
Una traduzione italiana uscì già nel 1677, da Domenico Acami a Roma: Della vita di S. Vin-
cenzo di Paolo. Fondatore e primo superiore generale della congregazione della Missione
e delle Figlie della Carità, Libri tre, Versione dal francese. Roma, Tipografia Salviucci 1847.
Su L. Abelly (1603-1691) cf A. RASTOUL, Abelly (Louis), in Dictionnaire de Biographie
Française, Vol. I, coll. 130-140.

2.10 Page 20

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336 Daniel Malfait - Jacques Schepens
P. Collet,119 un compendio della vita e delle virtù del santo, «stampata senza nome
d’autore, d’editore e di luogo», di un Breve compendio della vita e miracoli del
glorioso S. Vincenzo de’ Paoli, stampato nel 1742 e delle lettere dei Vescovi al comun
Padre dei Fedeli.
2.2.2.2. Il corpo del libro
Segue poi il corpo del libro. In quaranta capitoli, compresi nei due volumi,120
l’autore presenta san Vincenzo, «esponendolo in tutta la sua luce, collocando ognuna
delle particolari sue virtù in quel posto che le conviene».121 Segue il contenuto dei ca-
pitoli per mezzo dello schema dei vari titoli:122
Nel primo volume:
I
Amore del Santo per Iddio (1-11)
II
Associazioni di carità (12-21)
III
Della sua continua attenzione alla presenza di Dio, e della imitazione di Gesù
Cristo (22-29)
IV
Suoi avvertimenti ad un Superiore (30-40)
V
Suo carattere (41-52)
VI
Sua carità verso il prossimo (53-89)
VII
Sua carità verso i condannati alle galere (90-104)
VIII
Della sua condotta (105-114)
IX
Sue conferenze ecclesiastiche (115-128)
X
Della sua confidenza in Dio e della sua conformità al divino volere (129-140)
XI
Conversioni operate da S. Vincenzo de’ Paoli (141-160)
XII
Del suo disinteresse, e del suo distacco dai beni della terra (161-172)
XIII
Delle sue divozioni particolari (173-180)
XIV
Della sua dolcezza (181-194)
XV
Dell’eguaglianza del suo spirito (195-199)
119 A.G. ANSART, Lo Spirito di S. Vincenzo..., p. XXII; su P. Collet (1693-1770): cf R. LI-
MOUZIN-LAMOTHE, Collet (Pierre), in Dictionnaire de Biographie Française, Vol. IX, coll. 268-
269. Nel 1748 pubblicò una biografia su Vincenzo de’ Paoli: La vie de saint Vincent de Paul,
instituteur de la Congrégation de la mission et des Filles de la Charité, 2 Voll. Nancy, 1748;
nel 1764: Histoire abrégée de saint Vincent de Paul, Avignon, 1762; Paris, 1764; tradotto in
varie lingue, anche in italiano: Compendio della storia di S. Vincenzo de’ Paoli, Fondatore
della Congregazione della Missione, e delle Figlie della Carità dette Serve de’ Poveri, scritto,
ed arricchito di molti anecdoti importanti da Pietro Collet, prete della medesima Congrega-
zione, ed ultimamente tradotto dal francese da un divoto del Santo e dedicato all’illustriss. e
reverendiss. Signore Giovanni Lercar, Arcivescovo di Genova. Genova, Stampe di Paolo Scio-
nico, 1774.
120 Il primo volume contiene: la presentazione del traduttore, la prefazione dell’autore,
lo Spirito di S. Vincenzo de’ Paoli, ventidue capitoli. Il secondo volume: i capitoli rimanenti,
dal ventesimosecondo fino al quarantesimo capitolo ed il riassunto della vita di san Vincenzo
de’ Paoli.
121 A. G. ANSART, Lo spirito di S. Vincenzo..., Vol. I, p. XXIII.
122 Tra parentesi il numero delle pagine di ogni capitolo.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 337
XVI
XVII
XVIII
XIX
XX
XXI
Stabilimento della sua Congregazione (200-220)
Stabilimento delle Figlie della Carità (221-240)
Stabilimento d’uno spedale per i poveri vecchi e dello spedal generale (241-256)
Degli esercizi per gli Ordinandi (257-274)
Della sua fede (275-280)
Dell’umiltà di Vincenzo de’ Paoli (281-297)
Dopo il capitolo ventesimoprimo segue l’indice del primo volume. Il secondo
porta lo stesso frontespizio e comincia subito con il capitolo ventesimosecondo.
Nel secondo volume:
XXII Instituzione d’una Compagnia di Signore in favore dei poveri (7-19)
XXIII Instituzione d’un assemblea di Signori per lo stesso motivo (20-27)
XXIV Sue massime (28-42)
XXV Sue missioni (43-57)
XXVI Sua mortificazione (58-71)
XXVII Sue occupazioni (72-81)
XXVIII Sua pazienza (82-93)
XXIX Sua povertà (94-99)
XXX Sua prudenza (100-107)
XXXI Sua purità (108-116)
XXXII Sua gratitudine (117-123)
XXXIII Sua regola (124-133)
XXXIV Suo rispetto verso il Papa, i Vescovi ed i Pastori (134-141)
XXXV Suoi ritiri spirituali (142-155)
XXXVI Suoi seminarii (156-170)
XXXVII Servigi resi alle Comunità d’uomini, alle Comunità di Vergini, agli eserciti ed
ai paesi che furono il teatro della guerra (171-227)
XXXVIII Sua semplicità (228-234)
XXXIX Suoi talenti nel consiglio dei Re (235-247)
XL
Suo zelo per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime (248-256)
2.2.2.3. Osservazioni sul libro
Sulla struttura
Quanto alla loro lunghezza, i 40 capitoli variano più o meno dalle cinque alle
quindici pagine. Due capitoli, il sesto («Sua carità verso il prossimo») e il trentesi-
mosettimo («Servigi resi alle Comunità d’uomini, alle Comunità di Vergini, agli eser-
citi ed ai paesi che furono il teatro della guerra») colpiscono per il grande numero di
pagine. Nell’intera struttura l’unico filo conduttore sembra essere la figura di san Vin-
cenzo. Nella presentazione dei capitoli non si scopre una linea comune o una logica
di qualsiasi tipo, né storico, né teologico o spirituale. L’opera sembra piuttosto un
mettere insieme delle attività e delle virtù di san Vincenzo.
Basta, ad esempio, uno sguardo globale ai primi capitoli per vedere come essi
siano a se stanti. Perché interrompere il filo logico tra il primo (pp. 1-11) ed il terzo

3.2 Page 22

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338 Daniel Malfait - Jacques Schepens
capitolo (pp. 22-29) che trattano una tematica simile, rispettivamente l’amore di Dio
e l’attenzione alla sua presenza, con un capitolo sulle associazioni di carità? Il capi-
tolo quarto (pp. 30-40) sugli «avvertimenti ad un superiore» si collocherebbe meglio
più avanti, dopo la presentazione della persona in un quadro più ampio e dopo
l’illustrazione della sua capacità di accompagnare religiosi ed ecclesiastici.
Sarebbe stato più logico mettere insieme tutti i capitoli sulle sue virtù. Nel pri-
mo volume l’autore tratta la virtù della dolcezza e dell’umiltà, rispettivamente nel ca-
pitolo quattordicesimo (pp. 181-194) e nel ventesimoprimo (pp. 281-297). Seguono
poi, nel secondo volume, alcuni capitoli successivi sulle sue virtù. Verso la fine, di
nuovo staccato dai capitoli precedenti da altre tematiche, viene presentato il capitolo
sulla sua semplicità.
Accanto ai capitoli riguardanti la fondazione delle sue congregazioni e le sue
compagnie, altri trattano tipicamente la formazione del clero. Perché non vengono
messi insieme questi capitoli sulle conferenze ecclesiastiche (capitolo IX), sugli eser-
cizi per gli ordinandi (capitolo XIX) e sui suoi seminari (capitolo XXXVI)?
Il più delle volte dunque i capitoli vengono presentati indipendenti l’uno dal-
l’altro. Poche volte si scopre un riferimento esplicito ad un altro capitolo o un’espres-
sione di collegamento con un’idea espressa altrove nel libro.123
Sul contenuto
Quanto al contenuto, alcuni capitoli mettono l’accento sulle qualità e sulle virtù
di san Vincenzo; altri, invece, lo descrivono nelle sue attività apostoliche. Quanto alle
qualità e alle virtù, l’autore non offre considerazioni teoretiche. Si serve invece di
esempi concreti presentati spesse volte con nomi di persone e di luoghi francesi. Tali
testimonianze devono convincere il lettore delle varie capacità e virtù del santo. Ven-
gono inoltre inseriti spesso frammenti di parole di san Vincenzo e delle sue lettere
che trattano l’argomento in questione. Sono testimonianze del santo ai suoi figli o
brani di un discorso, di un dialogo o di una lettera alle persone alle quali dava consi-
glio. Ogni tanto l’autore sottolinea la propria affermazione delle virtù di san Vincenzo
con testimonianze di altre persone.
Accanto agli altri capitoli che figurano in gran parte ne Il Cristiano guidato di
don Bosco, un riferimento al capitolo decimoquarto sulla virtù della dolcezza puo’
servire di esemplare.124 Invece di iniziare con una considerazione generica circa la
dolcezza, l’Ansart la descrive come la virtù che più di ogni altra costò sacrifici a san
Vincenzo. Non si tratta soltanto di praticare la dolcezza verso coloro che la eserci-
tano verso di noi, ma di praticarla con chi offende e contraddice. Riferimenti a situa-
123 Scarsi riferimenti o collegamenti si trovano, ad esempio all’inizo del capitolo VIII
(Vol. 1, p. 105), tra i capitoli XXII («Instituzione d’una compagnia di Signore in favore dei
poveri») e XXIII («Instituzione d’un’assemblea di Signori per lo stesso motivo») (Vol. II, pp. 7
e 20); tra i capitoli XVI («Stabilimento della sua congregazione») e XVII («Stabilimento delle
Figlie della carità») (Vol I, pp. 200-220 e pp. 221-240). Nel capitolo XXIX l’autore si riferisce
al capitolo XII: difatti sono legati per il tema della povertà (Vol. II, p. 94). Un ultimo riferi-
mento si trova tra i capitoli XXXIII e XXXI (Vol. II, pp. 127-128).
124 cf Ibidem, Vol. I, pp. 181-194.

3.3 Page 23

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 339
zioni quotidiane illustrano questa affermazione. San Vincenzo ebbe a trattare con
ogni tipo di persone, dal trono del re fino alla capanna dei pastori. Fu veduto inter-
rompere il suo colloquio per ripetere fino a cinque volte la stessa cosa, sempre con la
medesima tranquillità. Carico d’affari, si lasciava interrompere trenta volte in un
giorno da scrupolosi. Il fondamento della sua dolcezza era la parola e l’esempio di
Gesù Cristo e la conoscenza dell’umana debolezza. San Vincenzo associava la forza
con la dolcezza. Non si trattava di una dolcezza che indeboliva lo spirito di fermezza
e di vigore. Una gran parte del capitolo riproduce parole di san Vincenzo sulla dol-
cezza125 e testimonianze di altre persone sulla pratica della virtù della dolcezza da
parte di san Vincenzo.126
Altri capitoli trattano delle attività di san Vincenzo: le sue associazioni di carità,
le sue conferenze ecclesiastiche, le conversioni operate da lui, la fondazione della sua
congregazione e di quella delle Figlie della Carità, la fondazione di ospedali, i suoi
esercizi per gli ordinandi, l’istituzione delle Compagnie in favore dei poveri, le sue
missioni, i suoi ritiri spirituali, tutti i servizi resi alle diverse comunità religiose, agli
eserciti e ai paesi in guerra. Elementi comuni in questi capitoli sono: i motivi e le ra-
gioni per queste attività o fondazioni, la loro origine e il loro sviluppo (senza grande
attenzione ai dati storici), aspetti di spiritualità ed elementi di organizzazione. In tutte
queste attività viene presentato un san Vincenzo saggio, che sempre consulta altre
persone e si affida a Dio, pregandolo prima di prendere decisioni. Anche in questi
capitoli vengono inseriti discorsi e parole del santo o di altri testimoni. Non manca
la menzione dei buoni frutti delle sue attività.
2.2.2.4. «Ristretto della vita di S. Vincenzo de’ Paoli»
Il capitolo quarantesimo si conclude con la parola «Fine», in fondo alla pagina.
Segue poi, dopo il corpo del libro, una terza parte, con il titolo: «Ristretto della vita
di S. Vincenzo de’ Paoli».127 Il titolo è stampato su una pagina nuova, a metà pagina
e viene ripetuto, dopo una pagina bianca, sulla pagina seguente in alto.
Il primo paragrafo spiega la motivazione di questa parte. «[...] non basta già di
ricorrere all’intercessione di quegli amici di Dio, né di cantare delle lodi in loro ono-
re, o di celebrarne con pompa le feste. Bisogna altresì studiare accuratamente la loro
condotta ed imitarne le virtù, in quanto lo permettono lo stato di ognuno e le diverse
circostanze nelle quali ci troviamo [...]. All’oggetto di aiutare i fedeli a seguire un tal
metodo di vita, si è giudicato a proposito di unire allo Spirito di San Vincenzo de’
Paoli un’esposizione breve ma fedele delle sue principali azioni, che le persone più
occupate d’altronde, purché col soccorso della grazia invigilino su di se stesse, po-
tranno facilmente meditare, ed in certo qual modo appropriarselo, conformandovi i
loro costumi».128
125 Ibidem, Vol. I, pp. 184-186; pp. 188-190; pp. 191-192.
126 cf Ibidem, Vol. I, pp. 192-194.
127 cf Ibidem, Vol. II, p. 257.
128 Ibidem, Vol. II, pp. 259-260.

3.4 Page 24

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340 Daniel Malfait - Jacques Schepens
Dopo l’indicazione dei motivi, incomincia subito una breve biografia di una
trentina di pagine, presentando il corso della sua vita. In seguito l’autore si ferma su
alcune delle virtù del santo, sulla sua fede, sul suo zelo, sulla sua carità, sulla sua
umiltà, sulla sua mortificazione, sulla sua devozione verso la Santa Vergine. Tranne il
tema della devozione verso la Madonna, sul quale l’Ansart si ferma poco e di cui
parla nel capitolo decimoterzo sulle «devozioni particolari» di san Vincenzo,129 sono
tutte virtù trattate nei capitoli precedenti sullo spirito di san Vincenzo, ed a cui aveva
dedicato un intero capitolo.130 Esempi diversi da quelli descritti dall’Ansart illustrano
queste virtù. L’attenzione prestata alle varie virtù, tenendo conto del numero delle pa-
gine, è molto disuguale. In un paio di pagine descrive la sua virtù di fede, come pure
il suo zelo. Alla carità dedica sette pagine, alla sua umiltà dodici e alla sua mor-
tificazione quattordici pagine. Finisce con la sua devozione mariana in due pagine.
Il «Ristretto della vita di S. Vincenzo de’ Paoli» termina con un riferimento ai
processi di Beatificazione e Canonizzazione del santo, mettendo in rilievo anche l’at-
tenzione ai miracoli richiesti dalla procedura dell’epoca.
Le ultime pagine, non numerate, offrono l’«Indice dei capitoli contenuti in
questo secondo volume».131
3. LA DIPENDENZA DEL TESTO IL CRISTIANO GUIDATO
NEI CONFRONTI DI ANSART E DELLA TRADUZIONE ITALIANA
Dopo la presentazione de Il Cristano guidato ed uno sguardo sulla sua fonte, si
pone il problema della dipendenza dell’uno dall’altra. In questo problema si è ad-
dentrato il Valentini in un suo studio,132 in cui offre, accanto all’«elenco delle tratta-
zioni storiche e pastorali che don Bosco tralasciò», un quadro delle dipendenze di-
rette.133 La presente ricerca sulla dipendenza non risulta così semplice o lineare come
il quadro del Valentini lascia trasparire. Non è difficile individuare capitoli di cui si ve-
de la dipendenza diretta. È altrettanto chiaro che mancano certi capitoli dell’Ansart nel
libro di don Bosco. Altri invece — ed anche in questo caso non è granché per indicare
la dipendenza — vengono adattati e modificati. Ma c’è anche il fatto che certe pagine
de Il Cristiano guidato non si ritrovano nell’Ansart, almeno nell’edizione del 1780.
129 cf Ibidem, Vol. I, pp. 173-180.
130 Le virtù trattate nel «Ristretto» si ritrovano nei seguenti capitoli: – sulla fede: capi-
tolo XX: Della sua fede (Vol. I, pp. 275-280); – sul suo zelo: capitolo XL: Suo zelo per la
gloria di Dio e per la salvezza delle anime (Vol. II, pp. 248-256); – sulla sua carità: capitolo VI:
Sua carità verso il prossimo (Vol. I, pp. 53-89) e capitolo VII: Sua carità verso i condannati alle
galere (Vol. I, pp. 90-104); – sulla sua umiltà: capitolo XXI: Dell’umiltà di Vincenzo de’ Paoli
(Vol. I, pp. 281-197); – sulla sua mortificazione: capitolo XXVI: Sua mortificazione (Vol. II,
pp. 58-71). Sulla sua devozione verso la Santa Vergine l’Ansart ha inserito l’idea nel capitolo
XIII: Delle sue devozioni particolari (Vol. I, pp. 177-178).
131 cf Ibidem, Vol. II, pp. 333-334.
132 cf E. VALENTINI, Due santi simili. Don Bosco e San Vincenzo de’ Paoli, in Palestra
del Clero 57 (1978) 22, pp. 1474-1497.
133 cf Ibidem, pp. 1477-1479.

3.5 Page 25

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 341
3.1. Un titolo diverso
Benché don Bosco riprenda le parole Lo spirito di S. Vincenzo de’ Paoli, il titolo
del suo libro è molto diverso. Non si tratta solo di una differenza esteriore di parole,
ma essa suggerisce anche un’impostazione diversa, a cui soprattutto il sottotitolo fa
riferimento:
Il titolo del libro dell’Ansart:
Lo spirito di S. Vincenzo de’ Paoli ossia
Modello di condotta proposto a tutti gli
ecclesiastici, religiosi e fedeli nelle sue
virtù nelle sue azioni e nelle sue parole dal
P. A. Giuseppe Ansart
Il titolo del libro di don Bosco:
Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civil-
tà secondo lo spirito di San Vincenzo de’
Paoli.
Opera che può servire a consacrare il me-
se di luglio in onore del medesimo Santo
3.2. La dipendenza dei capitoli
Anche nella loro globalità i libri differiscono. Mentre il libro dell’Ansart nella sua
traduzione italiana contiene due volumi con quaranta capitoli, preceduti da una intro-
duzione dell’autore e seguiti da un riassunto della vita di San Vincenzo, don Bosco ne
fa un unico volume con all’inizio i cenni storici intorno alla vita del Santo, seguito da
trenta capitoli sulle virtù e sulle azioni di Vincenzo de’ Paoli, inquadrati dai trentun gior-
ni del mese di luglio. Due brevi testi devozionali su san Vincenzo concludono il libro.
Pur nella dipendenza di don Bosco dall’Ansart, alcuni capitoli non entrano ne
Il Cristiano guidato. Sono i seguenti:
Dal primo volume:
Il traduttore
cap II
cap IV
cap VI
cap IX
cap XV
cap XVII
cap XVIII
cap XIX
Associazioni di carità
Suoi avvertimenti ad un superiore
Sua carità verso il prossimo
Sue conferenze ecclesiastiche
Stabilimento della sua congregazione
Stabilimento delle Figlie della Carità
Stabilimento d’uno spedale per i poveri vecchi e dello spedale generale
Degli esercizi per gli ordinandi
Dal secondo volume:
cap XXII Istituzione d’una compagnia di Signore in favore dei poveri
cap XXIII Istituzione d’un’assemblea di Signori per lo stesso motivo
cap XXXIII Sua regola
cap XXXVI Suoi seminari
cap XXXIX Suoi talenti nel consiglio dei re
Ristretto della vita di S. Vincenzo de’ Paoli
– della sua fede
– del suo zelo
– della sua umiltà
– della sua mortificazione
– della sua devozione verso la SS. Vergine

3.6 Page 26

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342 Daniel Malfait - Jacques Schepens
I capitoli tralasciati sono, dal punto di vista contenutistico, capitoli che in mag-
gior parte hanno a che fare con l’istituzione, l’organizzazione e la formazione delle
compagnie o delle congregazioni di S. Vincenzo o con il suo consiglio a singole per-
sone (a un superiore, al re). La questione dei motivi per cui don Bosco per il tema
della carità verso il prossimo abbia dato la preferenza alle pagine sulla carità nel «ri-
stretto» della vita di s. Vincenzo e non già al lungo capitolo sesto dell’Ansart sulla
sua carità al prossimo, rimane un problema aperto. Forse lo spirito pragmatico e fun-
zionale di don Bosco spiega il motivo della sua scelta per un contributo più corto.
Nell’indicazione dei vari capitoli che don Bosco prende dall’Ansart, si puo’ ten-
tare di precisare la differenza tra i capitoli dei due autori, partendo dal libro di don
Bosco del ’48.
DON BOSCO
Al lettore (3-4)
Cenni storici intorno alla vita di San Vin-
cenzo de’ Paoli (5-13)
giorno 1º
carattere di S. Vincenzo de’ Paoli (14-22)
ANSART
-----------
------------------
Vol I, cap 5º (41-52)
Suo carattere
Don Bosco tralascia i due difetti rimproverati a san Vincenzo: troppo lento a de-
terminarsi negli affari e dire troppo bene del prossimo e troppo male di se stesso;
omette anche due nomi di testimoni.134 Cambia alcune parole ed espressioni.
giorno 2º
Sua imitazione di Gesù Cristo (23-28)
Vol I, cap 3º (22-29)
Della sua continua attenzione alla presenza
di Dio e della sua imitazione di Gesù Cristo
Don Bosco tralascia la prima parte del capitolo dell’Ansart che tratta della con-
tinua attenzione di Vincenzo alla presenza di Dio e prende dal capitolo solo la se-
conda parte, cominciando dalla pag. 25. Di questa parte cancella due riferimenti a si-
tuazioni francesi.135 Il cambiamento di parole è molto ridotto.
giorno 3º
Sua carità verso de’ mendici (29-36)
Vol II, (294-300)
Ristretto della vita
Della sua carità
134 cf A. G. ANSART, Lo Spirito di San Vincenzo, Vol. I, p. 43 e 44. Si tratta di un com-
mento della madamigella de Lamoignon e del Signor de Lamoignon, Presidente al Parlamento
di Parigi.
135 cf Vol. I, pp. 26-29. L’autore racconta la storia del Principe Luigi XIII che abitava a
Saint-Germain-en Laye. Era molto malato. Una Signora di Motteville testimonia dell’atteggia-
mento del re che parlò sempre della morte come d’una cosa indifferente, d’un viaggio piace-
vole ch’egli doveva fare assai presto.

3.7 Page 27

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 343
Di questo capitolo don Bosco omette cinque righe di introduzione, alcuni nomi
francesi e cambia alcune frasi.136
giorno 4º
Amore del Santo per Dio (36-47)
Vol I, cap 1º (1-11)
Amore del Santo per Iddio
Don Bosco copia tutto il capitolo, tranne alcuni nomi francesi, e riscrive alcune
espressioni.137
giorno 5º
Sua carità verso il prossimo e specialmen-
te verso de’ condannati alle galere (48-60)
Vol I, cap 7º (90-104)
Sua carità verso i condannati alle galere
Nel titolo don Bosco aggiunge «verso il prossimo e specialmente», copia poi
tutto il capitolo, tralasciando alcuni nomi francesi,138 un esempio dell’impegno del
santo per le galere nel quartiere di San Rocco e alla fine alcune testimonianze.
giorno 6º
Servigi resi dal Santo ad ogni grado di
persone (60-69)
Vol II, cap 37º (171-227)
Servigi resi alle comunità d’uomini, alle
comunità di vergini, agli eserciti ed ai pae-
si che furono il teatro della guerra
Don Bosco tralascia, oltre a nomi e situazioni tipicamente francesi,139 parecchie
grandi parti: l’aiuto a diverse abbazie e la sua opposizione contro l’intrigo o contro le
superiore che non avevano lo spirito della religione; l’impegno del santo per l’abbazia
della Perrine e d’Estival e diverse altre comunità religiose; la fondazione delle Figlie di
‘Sainte Geneviève’; le Figlie della Croce; la sua idea e richiesta al vescovo di non do-
ver continuare la direzione delle Figlie della Visitazione; l’aiuto in certi posti in tempi
di guerra. Infine don Bosco tralascia tutta l’ultima parte dell’articolo, le pagine 204-227.
giorno 7º
Conversioni operate da S. Vincenzo de’
Paoli (70-84)
Vol I, cap 11º (141-160)
Conversioni operate da S. Vincenzo de’
Paoli
Don Bosco salta una pagina sulla schiavitù di san Vincenzo. Tralascia di nuovo
alcuni nomi di luoghi francesi140 e l’esempio della conversione di due signore che fi-
136 Nomi tralasciati sono quelli della città Genevilliers e delle prigioni di Châtelet e della
Conciergerie: cf Vol. II, pp. 296-297.
137 Nomi tralasciati: la Signora Presidente de Lamoignon, la duchessa di Mantova: cf
Vol. I, p. 3. Non viene detto che Monsignor de Brienne era vescovo di Coutances: cf Vol. I, p. 4.
138 Don Bosco tralascia il nome dell’Abelly: cf Vol. I, p. 91; situazioni francesi trala-
sciate: il nome del sobborgo Sant’Onorato: cf Vol. I p. 92; la conferma di S. Vincenzo come
cappellano Regio e generale di tutte le galere, su instanza del Duca di Richelieu che era
succeduto al signor de Gondi nella carica di Generale delle galere: cf Vol. I, p. 95.
139 Don Bosco non parla delle regole di Grandmont, di Prémontré, di Sainte-Geneviève,
di Chancelade: cf Vol. II, p. 172. Non cita il nome di Francesco di Maïda, Generale dei Padri
Minimi: cf Vol. II, p. 177; neanche i nomi dei monasteri delle Figlie di San Francesco di Sales
nella strada S. Antonio e quello nel sobborgo S. Giacomo: cf Vol. II, p. 192.
140 Don Bosco non cita il nome della contessa de Joigny al castello di Folleville, diocesi
d’Amiens e di Gannes, piccolo villaggio distante due leghe da Folleville: cf Vol. I, p. 144. Non

3.8 Page 28

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344 Daniel Malfait - Jacques Schepens
no allora non avevano fatto che un assai cattivo uso delle attrattive del loro sesso e dei
vantaggi della fortuna. Accorcia l’esempio della conversione del Conte di Rougemont.
giorno 8º
Della sua dolcezza (85-98)
Vol I, cap 14º (181-194)
Della sua dolcezza
Nella lista delle testimonianze circa la dolcezza del santo don Bosco tralascia
una delle testimonianze, quella del Signor De Lamoignon, e una parte di una senten-
za dello stesso san Vincenzo.
giorno 9º
Delle sue divozioni particolari (98-106)
Vol I, cap 13º (173-180)
Delle sue divozioni particolari
Di questo capitolo don Bosco cassa solo tre righe che si riferiscono agli uffizi
nella chiesa di S. Lazzaro a Parigi. Per il resto cambia solo alcune parole ed espressioni.
giorno 10º
Dell’eguaglianza del suo spirito (106-111)
Vol I, cap 15º (195-199)
Dell’eguaglianza del suo spirito
Accanto ad alcune parole, che don Bosco cambia, tralascia un riferimento
all’Abelly, una delle fonti usate dall’Ansart, e al processo verbale della canonizza-
zione del santo con una indicazione precisa della pagina.141
giorno 11º
Dell’umiltà di S. Vincenzo de’ Paoli
(111-121)
Vol I, cap 21º (281-297)
Dell’umiltà di Vincenzo de’ Paoli
Don Bosco tralascia alcuni nomi e situazioni francesi,142 alcuni esempi concreti
della sua umiltà. Omette poi la fine del capitolo in cui l’autore parla della pace come
frutto dell’umiltà e dell’orgoglio che produce la perdita dei grandi spiriti. L’umiltà e
la scienza devono accordarsi.
giorno 12º
Della sua fede (121-127)
Vol I, cap 20º (275-280)
Della sua fede
Don Bosco elimina solo una frase che si riferisce ad una situazione concreta
locale a Parigi (il cortile dei Quinze-Vingts).143 Sono cambiate poche parole.
giorno 13º
Delle sue massime (127-138)
Vol II, cap 24 (28-42)
Sue massime
parla neanche d’un signore che era di Savoia ritirato in Francia, allorché Enrico IV unì la Bres-
sa al suo regno: cf Vol. I, p. 147.
141 «Questo fatto che Abelly riferisce, si trova constatato nel processo verbale della sua
canonizzazione, pag. 309», Vol. I, p. 198.
142 Don Bosco non nomina M. Almera, una persona d’illustre nascita: cf Vol. I, p. 282; il
nome del vescovo di Saint-Pons che gli parlò a caso del castello di Mont-Gaillard, che dà il
nome alla sua famiglia: cf Vol. I, p. 283.
143 cf Vol. I, p. 276.

3.9 Page 29

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 345
Don Bosco tralascia un’osservazione esplicativa che introduce il capitolo sulle
massime del santo. Più avanti omette alcune delle massime, una che si applica alla
correzione di una religiosa della Visitazione, ed il racconto di una situazione vissuta
da Abelly che consultò san Vincenzo sulla domanda di mons. Foquet, sulla condotta
tutt’altro che edificante di certi religiosi.144
giorno 14º
Sua mortificazione (139-150)
Vol II, cap 26º (58-71)
Sua mortificazione
Accanto al cambiamento di alcune parole don Bosco trascura un riferimento
alla fonte del processo della canonizzazione di san Vincenzo,145 alcuni nomi francesi,
una testimonianza del suo successore, alcuni esempi di una mortificazione un po’ par-
ticolare (non farsi piacere di contemplare la bellezza e le varietà di una campagna),
due espressioni di Gesù come lezioni sulla mortificazione.
giorno 15º
Sue occupazioni (150-158)
Vol II, cap 27º (72-81)
Sue occupazioni
Lungo tutto il capitolo don Bosco omette certe frasi che indicano alcune occu-
pazioni di san Vincenzo. Tra esse: il fatto che l’arcivescovo di Parigi si serviva di lui
in molte occasioni; il rifiuto del permesso a certe signorine di entrare nei monasteri;
un’osservazione sulle lettere del santo; il suo aiuto al Madagascar, ai cristiani del
Monte Libano, all’Allegri. Sugli esercizi di devozione don Bosco salta la frase: «di
cui il Sant’uomo, abbenchè fosse sopraccaricato in ogni senso, non si dispensava
giammai».146
giorno 16º
Sua pazienza (159-168)
Vol II, cap 28º (82-93)
Sua pazienza
Don Bosco tralascia cinque illustrazioni della pazienza del santo. Una ha a che
fare con una spedizione al Madagascar, due con le sofferenze a causa della sua
malattia. Un’altra ancora con la morte di tre persone a lui care, ed infine un esempio di
una badessa perseguitata a causa di una riforma che voleva introdurre nella sua abbazia.
giorno 17º
Sua povertà (169-175)
Vol II, cap 29º (94-99)
Sua povertà
L’unica frase intera di questo capitolo che don Bosco tralascia è la frase intro-
duttiva in cui l’Ansart si riferisce ad un capitolo precedente. Liquida poi un riferi-
144 cf Vol. II, p. 37-40.
145 Prima di illustrare la mortificazione di Vincenzo, A. G. Ansart dice: «Per far cono-
scere fin dove portò l’una e l’altra non abbiamo che a seguire le tracce del processo di sua
Canonizzazione», Vol. II, p. 59. Le due espressioni di Gesù sono: «Se qualcheduno vuol venire
sulle mie traccie rinunzi a sè stesso e porti la sua croce», «Non omnes capiunt verbum istud»:
cf Vol. II, p. 68.
146 Ibidem, p. 79.

3.10 Page 30

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346 Daniel Malfait - Jacques Schepens
mento all’assistere al Consiglio presso la corte e il nome del primo medico del re in
una sua testimonianza sulla povertà del Santo.147
giorno 18º
Sua prudenza (176-183)
Vol II, cap 30º (100-107)
Sua prudenza
Don Bosco omette la citazione dei nomi di nobili francesi,148 che venivano per
consultarlo, e una situazione con un vescovo e un dotto ecclesiastico.
giorno 19º
Sua purità (183-191)
Vol II, cap 31º (108-116)
Sua purità
Accanto all’omissione di alcuni nomi, fra cui il nome della Madamigella Le
Gras e dell’Abelly a cui l’Ansart si riferisce di nuovo, don Bosco toglie l’osservazio-
ne che certi consigli di san Vincenzo al riguardo della purezza possono sembrare
strani ed altri più sorprendenti ancora.149
giorno 20º
Sua gratitudine (192-197)
Vol II, cap 32º (117-123)
Sua gratitudine
Don Bosco tralascia l’indicazione di un luogo150 e il fatto che la gratitudine del
santo, anche restituendo talvolta ai suoi benefattori, oltrepassava le sue forze. Trala-
scia poi anche l’osservazione che più di una volta accettò delle fondazioni solo per
essere riconoscente verso coloro che sembravano amarlo.
giorno 21º
Suo rispetto verso i superiori ecclesiastici
(197-203)
Vol II, cap 34º (134-141)
Suo rispetto verso il Papa, i vescovi ed i
pastori
Di nuovo don Bosco tralascia il nome dell’Abelly a cui l’Ansart si riferisce per
quanto riguarda le lettere di san Vincenzo.151 Quanto al suo rispetto verso i vescovi,
don Bosco tralascia alcune frasi, tra cui: «Quantunque non fossero tutti senza difetti»,
147 Si tratta del Signor Chomel, primo medico del Re. Egli testimonia: «Confesso che
restai stordito, quando vidi un uomo di tanto merito e di tanta riputazione alloggiato così mi-
serabilmente, che non aveva altri mobili se non quelli di cui assolutamente non potea far di
meno»: Vol. II, p. 96.
148 A. G. Ansart cita: «Io parlo di ciò che ho veduto, dice un testimonio degno di fede,
ed accompagnai io stesso il Principe de Conti, e i signori d’Urfè, e di Fénélon in una visita che
gli fecero, per sentire il suo parere sopra diversi affari», Vol. II, p. 102.
149 «Questi consigli sembreranno forse strani a molti, ma permettendo ad essi di credersi
più forti d’un venerabile Vecchio, che le vittorie passate e il gelo degli anni avean potuto
render sicuro, ci permetteranno da canto loro di non sopprimere alcune lezioni di cui altri
potrebbero profittare. Ne diede Egli su di questa materia di quelle che sembrano ancor più
sorprendenti», Vol. II, p. 114.
150 L’autore racconta una storia e dice: «Andando da Mans ad Angers nel tempo delle
turbolenze di Parigi cadde in un fiume e sarebbesi affogato, se un prete che l’accompagnava
non si fosse slanciato nel fiume per trarnelo», Vol. II, p. 119.
151 «Le lettere di quel sant’Uomo, che Abelly ci ha conservate», Vol. II, p. 136.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 347
«di cui la maggior parte erano a lui debitori delle loro dignità» ed alcune righe sui
consigli che dava loro. Omette poi un esempio del suo aiuto prestato ai sacerdoti. Per
il resto vengono cambiate poche parole.
giorno 22º
Suoi ritiri spirituali (204-214)
Vol II, cap 35º (142-155)
Suoi ritiri spirituali
In questo capitolo don Bosco tralascia parecchi brani. In uno si tratta della fi-
ducia in Dio per cominciare la casa di san Lazzaro. Un altro cita le ragioni per cui
alcune persone non pagavano per l’alloggio in quella casa. Un terzo testimonia della
grande quantità di gente che frequentava la casa. Quanto all’efficacia degli esercizi
spirituali, don Bosco tralascia un esempio di una diocesi che il vescovo volle rinno-
vare per mezzo degli esercizi spirituali e lo stesso fatto riferito alla diocesi di Genova.
Tralascia alla fine un passo sui servizi della casa per gli esercitandi.
giorno 23º
Sua semplicità (214-220)
Vol II, cap 38º (228-234)
Sua semplicità
In questo capitolo don Bosco omette solo due piccoli passi. Il primo è un’allu-
sione all’estensione e all’importanza di questa virtù per il santo. Alla fine tralascia
quattro righe di un discorso di san Vincenzo, in cui usa l’immagine evangelica del-
l’edificio costruito sopra salde rupi e non sulla mobile sabbia.
giorno 24º
Della sua confidenza in Dio (221-227)
Vol I, cap 10º (129-140)
Della sua confidenza in Dio e della sua
conformità al divino volere
Don Bosco ha diviso il capitolo dell’Ansart in due giorni. Per il giorno 24º
prende la parte sulla sua confidenza in Dio, dalla pagina 129 fino alla pagina 135.
Cambia l’inizio, tralasciando alcune righe dell’Ansart,152 modifica anche alcune pa-
role ed espressioni e tralascia il riferimento alla citazione di san Vincenzo sull’esem-
pio dei Rechabitti che loro padre spinse alla confidenza.
giorno 25º
Sua uniformità al Divino volere (228-233)
Vol I, cap 10º (129-140)
Della sua confidenza in Dio e della sua
conformità al divino volere
Per questo giorno don Bosco prende la seconda parte dello stesso capitolo del-
l’Ansart del giorno 24º, le pagine 135-140. Cambia l’introduzione e tralascia solo al-
cune frasi. Omette anche l’aggettivo «italiano» di un proverbio, che anche nell’edi-
zione francese è specificato come «proverbio italiano».153
giorno 26º
Della sua condotta (234-242)
Vol I, cap 8º (105-114)
Della sua condotta
152 «La confidenza in Dio è stata una virtù in S. Vincenzo cotanto eminente, che secondo
l’esempio del Padre dei credenti, Egli ha sovente sperato contro la speranza stessa», Vol. I,
p. 129.
153 «Dietro il proverbio italiano ch’è sempre bene l’aiutarsi un poco [...]», Vol. I, p. 138.

4.2 Page 32

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348 Daniel Malfait - Jacques Schepens
Don Bosco non utilizza l’introduzione dell’Ansart su questo capitolo in cui si
trova un’osservazione in rifermento agli altri capitoli del libro e indica il Vangelo
come il fondamento della sua condotta. Tralascia poi alcune righe che caratterizzano
la sua grande compassione ed alcune altre righe sulla sua esemplarità nell’osservanza
della regola.
giorno 27º
Sue missioni (242-253)
Vol II, cap 25º (43-57)
Sue missioni
Dal capitolo sulle missioni don Bosco non copia alcune righe sul caso di rifiu-
to delle missioni da parte delle parrocchie. Circa la funzione delle missioni, tralascia
l’idea che c’erano tanti altri impegni per i preti che non stavano al confessionale,
l’osservazione che anche gli ecclesiastici erano oggetto dello zelo, la discussione
sull’obiezione che le missioni erano troppo brevi per dare frutto. Alla fine omette al-
cuni dati concreti sullo zelo di alcuni preti per predicare le missioni e sul numero
delle missioni in quel tempo.154
giorno 28º
Suo zelo per la gloria di Dio e per la sal-
vezza delle anime (254-259)
Vol II, cap 40º (248-256)
Suo zelo per la gloria di Dio e per la sal-
vezza delle anime
È l’ultimo capitolo nel libro dell’Ansart. Don Bosco tralascia alcune frasi espli-
cative, poi un riferimento ad un’idea di san Tommaso e del Concilio di Trento. Trala-
scia pure una descrizione della situazione nel Madagascar e una risposta di Vincenzo
ad uno dei suoi che caratterizza lo zelo disinteressato. Infine omette la fine del capi-
tolo sulla morte di san Vincenzo.
giorno 29º
Del suo disinteresse e del suo distacco
dai beni della terra (259-266)
Vol I, cap 12º (161-172)
Dal suo disinteresse e del suo distacco
dai beni della terra
Accanto al cambiamento di alcune parole, di questo capitolo don Bosco trala-
scia diversi brani. Alcuni hanno a che fare con la perdita di una lite riguardando un
podere che gli venne tolto dopo la morte di coloro che glielo avevano venduto. Viene
tolto poi il nome di un testimone,155 una parola ai suoi sull’abbandonarsi a Dio, una
per la fondazione di una nuova casa ed un esempio sullo stesso atteggiamento di
fronte alle figlie della Carità.
giorno 30º
Sua preziosa morte (267-272)
----------------------
154 «In persona o per mezzo de’ suoi, ne fece almeno centoquaranta dal 1625 fino al
1632. La casa di S. Lazzaro, durante la vita del Santo, ne ha fatto essa sola pressoché sette-
cento, ed in molte di esse lavorò lui stesso con frutto. A questo numero già tanto considerevole
si aggiungano quelle che prima della sua morte ed in più di venticinque diocesi della Francia,
in Polonia e in Italia fecero i suoi figli che erano in esse stabiliti»: Vol. II, p. 56.
155 Questa è la testimonianza che ne ha fatto un antico dottrinario C. M. Le Bigot, «la di
cui giudiziosa deposizione sarebbe da noi riferita, se non pensassimo che i fatti sono in questo
genere le prove più concludenti, e che si leggono con minor noia», Ibidem: Vol. I, p. 169.

4.3 Page 33

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 349
giorno 31º
Elogio per la festa del Santo (272-281)
l I, Prefazione dell’autore (XV-XXIII)
Don Bosco conclude il suo libro con la prefazione dell’Ansart: una contempla-
zione del santo intorno all’espressione: «Dilectus Deo et hominibus». Di questa pre-
fazione don Bosco tralascia alcune singole parole. Elimina anche la ripetizione di «è
desso» o «desso è». L’Ansart lo ripete per sette volte. Tralascia un riferimento alla
sua fatica per la riforma del clero e il riferimento alla Signora Le Gras come prima
Superiora delle Figlie della Carità. Tralascia infine le frasi finali della prefazione
dell’Ansart in cui l’autore fa un’allusione allo stile del libro e alle fonti consultate.
Al Glorioso S. Vincenzo de’ Paoli (282-285) -------------------
A Vincenzo de’ Paoli (285-286)
-------------------
Quasi tutti i capitoli del libro di don Bosco si ritrovano nella traduzione italiana
dell’Ansart. Per quanto riguarda la loro successione, in genere si può dire che a don
Bosco non interessa l’ordine dell’Ansart. Alcuni capitoli conservano la stessa succes-
sione. Esempi possono essere i capitoli consecutivi dal giorno 13º al giorno 20º, coi
seguenti soggetti: le sue massime, la sua mortificazione, le sue occupazioni, la sua
pazienza, la sua povertà, la sua prudenza, la sua purità e la sua gratitudine. Di altri ca-
pitoli si deve dire l’opposto. Già per il terzo giorno, all’inizio dunque del suo libro,
don Bosco prende un capitolo dalla fine del secondo volume dell’Ansart, come pure
per il giorno sesto. Il più vistoso è forse il fatto che don Bosco conclude il suo libro
nel giorno 31º con la trascrizione della prefazione dell’Ansart.
3.3. Possibili tendenze nelle omissioni
Dentro i capitoli nei quali la dipendenza di don Bosco dall’Ansart sembra mol-
to chiara, si scoprono ancora elementi omessi o mutati. Diamo un elenco esemplica-
tivo piuttosto che esaustivo.
3.3.1. Un numero più basso di esempi
Ne Il Cristiano guidato don Bosco diminuisce il numero degli esempi o delle
testimonianze che sottolineano una delle virtù del santo o che sono affermazioni delle
sue qualità.156
Il Cristiano guidato, p. 73
Fra le conversioni in molte guise operate
dal Santo è singolarmente strepitosa quel-
la di un nobile signore savoiardo. Ritira-
A I, p. 145-146
Fra le conversioni che Dio operò a Chà-
tillon col ministero di Vincenzo, si ram-
menta quella di due giovani persone,
156 A I = A. G. ANSART, Lo Spirito di San Vincenzo...., I = Volume I; II = Volume II.

4.4 Page 34

▲back to top
350 Daniel Malfait - Jacques Schepens
tosi costui in Francia aveva passato tutta la
sua vita alla corte, e, come per l’ordinario
succede a coloro che la frequentano, ne
aveva preso i sentimenti e le massime.[...]
madama De la Chassaine, e madame Cajot
De Brunand, le quali ripiene dello spirito e
delle massime del secolo non avevano fat-
to fino allora, [...].
La conversione delle due signore fece na-
scere in tutto il paese molto credito verso
del Santo, ma non ve n’ebbe alcuna più
strepitosa, né più capace ad onorare le
sue fatiche di quella del Conte di Rouge-
mont. Era questi un signore di Savoia riti-
rato in Francia, allorchè Enrico IV unì la
Bressa al suo regno; aveva passata tutta
la sua vita alla corte, e, come pur troppo
per l’ordinario succede a coloro che la
frequentano, ne aveva preso i sentimenti
e le massime. [...]
Il Cristiano guidato, p. 96
[...] Potremmo produrre in gran numero di
testimonianze, ma valga per tutte quella
di Monsignor Fénélon Arcivescovo di
Cambrai. [...]
A I, p. 192
Potremmo produrre un gran numero di te-
stimonianze, ma siccome non tendono tut-
te che all’istesso scopo, non ne produr-
remo che tre. [...] Finalmente la terza
testimonianza è di Monsignor Fénélon
Arcivescovo di Cambrai.
Il Cristiano guidato, p. 178-179
Per dare una giusta cognizione della esten-
sione della prudenza di quel grand’Uomo,
[...]; della condotta tenuta nelle turbolenze
politiche del regno, e dei pareri che il suo
impiego e la carità l’obbligavano di dare.
Noi ne riporteremo un solo esempio.
Il Cristiano guidato, p. 256
Il suo zelo fu ancora invincibile: [...]? Un
uomo che, per provvedere a’ poveri di pa-
recchi ospedali, ebbe a superare difficoltà
d’ogni genere; un uomo che oppresso dal-
le infermità e nell’età di 80 anni faceva
delle missioni, predicava, confessava,
catechizzava i fanciulli; un uomo che,
quando trattavasi della gloria d’Iddio e del-
la salvezza delle anime, non temeva diffi-
coltà, non perdonava a fatica, non rispar-
miava a spesa [...].
A I, p. 103
Per dare una giusta cognizione della esten-
sione della prudenza di quel grand’Uomo,
[...], della condotta che tenne nelle tur-
bolenze politiche del regno, e dei pareri
che il suo impiego, o la carità l’obbliga-
vano di dare. Noi ne riporteremo due soli
esempi [...]
A II, p. 251-252
Il suo zelo fu ancora invincibile; [...]? Un
uomo che per procurare ai poveri gli spe-
dali di Bicetre e della Salpétrière ebbe a
superare difficoltà d’ogni genere; un uomo
che nel consiglio di coscienza seppe parla-
re innanzi ad un Ministro formidabile, co-
me avrebbe parlato al Tribunale di Dio; un
uomo che oppresso dalle infermità e nel-
l’età di 80 anni faceva delle missioni, pre-
dicava, confessava, catechizzava i fan-
ciulli; un uomo che nella spedizione del
Madagascar fu come Giacobbe, forte con-
tro Dio medesimo. Il cielo e la terra, gli uo-
mini e gli elementi sembravano armarsi
contro di lui. [...]

4.5 Page 35

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 351
3.3.2. Omissione di esempi poco edificanti
Nell’insieme dei numerosi esempi o testimonianze omessi,157 si puo’ mettere in
rilievo, ad esempio, quelli che testimoniano una condotta cattiva o poco edificante,
sia dei laici o dei religiosi o delle religiose, e le parole negative sul clero o la vita reli-
giosa. Per avere un’idea diamo alcuni esempi.158
Il Cristiano guidato, p. 70
Quando Vincenzo venne fatto schiavo, do-
po molte vicende fu a Tunisi venduto ad
un rinegato di Nizza. [...] La moglie di
questo era maomettana; ma scorgendo
nella modestia e nella pazienza dello
schiavo qualche cosa di grande, a cui non
era assuefatta, andava frequentemente a
vederlo alla campagna ove lavorava, e gli
faceva mille domande sulla religione de’
cristiani, sui loro usi e sulle loro ceri-
monie. [...]
A I, p. 142
Cadde egli in potere d’un rinegato origi-
nario di Nizza: [...]. Il rinegato aveva tre
mogli; l’una di queste era greca cristiana,
ma scismatica, l’altra era turca di nascita e
di religione, Vincenzo non qualifica la ter-
za; e fu la seconda che servì d’istrumento
alla misericordia di Dio. Ella scorse nella
modestia, e nella pazienza dello schiavo
qualche cosa di grande, a cui non era as-
suefatta. Andava frequentemente a vederlo
alla campagna ove lavorava, gli faceva
mille domande sulla religione dei cristia-
ni, sui loro usi, e loro cerimonie. [...]
Il Cristiano guidato, p. 129
Bisogna, secondo Vincenzo, cogliere il
momento opportuno per fare una corre-
zione fraterna. Io non so se i figli del seco-
lo gli perdoneranno la seguente massima:
[...].
A II, p. 30
Bisognava, secondo Vincenzo, cogliere il
momento opportuno per fare una corre-
zione fraterna. Un giorno gli fu fatta la
proposizione di correggere una religiosa
della Visitazione, il di cui spirito non era
bastamente tranquillo per profittare della
correzione meritata; [...]
Il Cristiano guidato, p. 200
Non si dee già credere che, divenuto un no-
vello Eli, Vincenzo dissimulasse qualora
dovesse parlare. Ma aveva imparato da S.
Francesco di Sales che la delicatezza ec-
clesiastica esige dei grandi riguardi, [...]
A II, p. 137
Non si dee già credere che divenuto un no-
vello Eli, Vincenzo dissimulasse quando
doveva parlare. Le sregolatezze d’un Par-
roco l’affligevano in un certo senso più as-
sai di quelle del resto della sua Parroc-
chia, ma aveva imparato da S. Francesco
di Sales, che la delicatezza ecclesiastica
esige dei grandi riguardi, [...]
157 Oltre quelli citati, vedere anche p. 62 (AII, pp. 173-176), p. 66 (AII, pp. 198-200),
p. 114 (AI, pp. 283-284), p. 143 (AII, p. 63), p. 146 (AII, p. 66), p. 153 (AII, p. 75), p. 160
(AII, p. 83), p. 163 (AII, p. 87), p. 164 (AII, p. 89), p. 178 (AII, p. 102), p. 196 (AII, pp. 121-
122), p. 205 (AI, p. 144), p. 240 (AI, p. 111), p. 256 (AII, p. 250), p. 259 (AII, p. 255), pp. 260-
263 (AI, pp. 162-168), p. 266 (AI, pp. 171-172), p. 279 (A Pref. p. XXI).
158 Altri esempi sono: [G. BOSCO], Il Cristiano guidato..., p. 60 (AII, p. 171), p. 64 (AII,
p. 178), p. 201 (AII, p. 138), p. 243 (AII, p. 43), p. 252 (AII, p. 57).

4.6 Page 36

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352 Daniel Malfait - Jacques Schepens
Il Cristiano guidato, p. 246
[...] Visitare e consolare gli ammalati, [...],
riconciliare i nemici, insegnare a’ maestri
ed alle maestre di scuola a ben soddisfare
a’ loro obblighi, [...]
Il Cristiano guidato, p. 248
[...]; finalmente umiltà profonda e dolcez-
za inalterabile soprattutto quando trattasi
di eretici.
Porremo termine a questo capitolo coll’a-
nalisi di un discorso che Vincenzo fece ai
suoi [...]
A II, p. 47
Visitare e consolare gli ammalati, [...], ri-
conciliare i nemici, ricondurre la pace fra
il Pastore ed il popolo, insegnare ai maestri
ed alle maestre di scuola a ben soddisfare
ai loro obblighi, [...].
Gli ecclesiastici dei luoghi in cui i Missio-
nari lavorano, sopra tutto quando ve n’è un
certo numero sono anch’essi l’oggetto del
loro zelo.
A II, p. 49-52
[...]; finalmente umiltà profonda, e dolcez-
za inalterabile, sopra tutto quando trattasi
di eretici.
Alcune persone bene o male intenzionate
adducono contro le missioni una difficoltà
che riducesi a dire, essere troppo brevi le
missioni per fare un frutto sul quale si pos-
sa far conto; [...].
Porremo termine a questo capitolo coll’a-
nalisi d’un discorso, che Vincenzo fece a’
suoi [...].
3.3.3. Omissione di nomi e di situazioni francesi
Un’ altra categoria di omissioni sono i nomi di persone o luoghi e i riferimenti a
situazioni tipicamente francesi. Spesse volte don Bosco le sostituisce con un nome
più generico.159
Il Cristiano guidato, p. 17
[...]; i più belli ingegni del suo secolo non
lo trovaron mai inferiore ad essi.
Il sant’Uomo era nemico [...].
A I, p. 44-45
[...]; i più belli ingegni del suo secolo non
lo trovaron mai inferiore ad essi, questa è
la testimonianza del Signor di Lamoignon
Presidente al parlamento di Parigi, ed
ognun vede qual peso deve avere la
testimonianza d’un Magistrato sì capace
d’apprezzare il vero merito.
Il sant’Uomo era nemico [...]
Il Cristiano guidato, p. 24
Quel principe fece venire a se Vincenzo. Il
Santo per annunziargli la morte, [...].
A I, p. 26
Quel Principe fece a se chiamare Vincenzo
de’ Paoli a Saint-Germain-en Laye, ove la
malattia l’aveva colto. Il Santo per annun-
ziargli la morte, [...].
159 Oltre agli esempi inseriti nel testo, si può ritrovarne altri, [G. BOSCO], Il Cristiano
guidato, p. 21 (AI, p. 48), p. 31 (AII, p. 296), p. 32 (AII p. 297), p. 34 (AII, p. 299), p. 39 (AI,
p. 4), p. 53 (AI, p. 95), p. 55 (AI, p. 99), p. 56 (AI, p. 100), p. 61 (AII, p. 172), p. 63 (AII,
p. 177), p. 65 (AII, p. 192), p. 65 (AII, pp. 195-196), p. 72 (AI, p. 144), p. 73 (AI, p. 147),
p. 75 (AI, p. 150), p. 85 (AI, p. 182), p. 97 (AI, p. 193), p. 101 (AI, p. 175), p. 113 (AI, p. 282),
p. 113 (AI, p. 282), p. 115 (AI, p. 286), p. 277 (A Pref, p. XVIII).

4.7 Page 37

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 353
Il Cristiano guidato, p. 38
Talché una signora avendolo inteso ragio-
nare, maravigliata disse alla regina di Po-
lonia: [...].
Il Cristiano guidato, p. 53
Luigi XIII acconsentì volentieri ad una
proposizione sì giusta, stabilì Vincenzo
Cappellano Regio e generale di tutte le
galere.
Nel 1622 Vincenzo andò a Marsiglia in
soccorso [...].
Il Cristiano guidato, p. 194
Camminando un giorno cadde in un fiume,
e sarebbesi affogato se un prete che l’ac-
compagnava [...].
A I, p. 3
La signora Presidente di Lamoignon aven-
do un giorno ascoltato un suo discorso, fu
talmente commossa da ciò che aveva inte-
so, che disse alla duchessa di Mantova, di-
venuta in appresso Regina di Polonia:
[...].
A I, p. 95
Luigi XIII acconsentì volentieri ad una
proposizione sì giusta, e con un brevetto in
data dell’8 febbraio 1619 stabilì Vincenzo
Cappellano Regio e generale di tutte le ga-
lere. Il Santo fu confermato in questa di-
gnità venticinque anni dopo sulle instanze
del Duca di Richelieu che era succeduto al
signor de’ Gondi nella carica di Generale
delle galere.
Nel 1622 Vincenzo andò a Marsiglia in
soccorso [...].
A II, p. 119
Andando da Mans ad Augers nel tempo
delle turbolenze di Parigi cadde in un fiu-
me e sarebbesi affogato, se un prete che
l’accompagnava [...].
3.3.4. Nomi e date precisi tralasciati
Frutto di uno stesso ragionamento sono le tante omissioni di nomi precisi e, una
volta anche, di una data precisa.160
Il Cristiano guidato, p. 66
La fedeltà di que’ degni ministri nel com-
piere il sacro ministero attirò le benedizio-
ni del cielo sui loro lavori; ne sostennero
la fatica con molto coraggio. Fra pochi
mesi contavansi già quattro mila soldati
che s’erano accostati al tribunale di peni-
tenza [...].
A II, p. 197
La fedeltà nel compiere le loro funzioni
attirò le benedizioni del cielo su que’ de-
gni ministri e sui loro lavori; ne sostenne-
ro la fatica con molto coraggio. Il 20 del
mese di settembre si contavano già quat-
tro mila soldati che s’erano accostati al
Tribunale di Penitenza [...].
Il Cristiano guidato, p. 140
[...]; nascondeva quanto poteva ridondare a
sua gloria. Il segretario del Re era stato
schiavo in Algeri e sapeva che Vincenzo
eralo stato in Tunisi. [...]
A II, p. 60
[...]; sopprimeva tutto ciò che poteva ri-
dondare a sua gloria. Il signor Daulier, se-
gretario del re, era stato schiavo in Algeri,
e sapeva che Vincenzo eralo stato in Tu-
nisi. [...]
160 Altri esempi sono: [G. BOSCO], Il Cristiano guidato..., p. 73 (AI, pp. 146-147), p. 113
(AI, p. 282), p. 114 (AI, p. 284), p. 142 (AII, p. 61), p. 151 (AII, p. 73), p. 153 (AII, p. 76),
p. 156 (AII, p. 79), p. 165 (AII, p. 90), p. 171 (AII, p. 96), p. 181 (AII, p. 106), p. 184 (AII,
p. 109), p. 187 (AII, p. 111), p. 225 (AI, p. 134), p. 256 (AII, p. 251), p. 261 (AI, p. 163),
p. 262 (AI, pp. 164-165), p. 264 (AI, p. 168), p. 265 (AI, p. 169), p. 265 (AI, p. 169).

4.8 Page 38

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354 Daniel Malfait - Jacques Schepens
Il Cristiano guidato, p. 182
Aggiungeremo a questa testimonianza
quella di quattro insigni personaggi, i qua-
li deposero nel processo verbale della Ca-
nonizzazione che Vincenzo era un uomo
[...].
Il Cristiano guidato, p. 266
Le ritirò da un luogo dove erano state chia-
mate, perché [...].
A II, p. 107
Aggiungeremo a questa testimonianza
quella di quattro altre persone, Giovanni
Isally segretario del Re, Giambattista Che-
valier consigliere al Parlamento, France-
sco di Lamoignon presidente del Parla-
mento e Claudio le Pelletier ministro di
Stato. Essi deposero nel processo verbale
della Canonizzazione, che Vincenzo era un
uomo [...].
A I, p. 172
Le ritirò da Mans ove erano state chia-
mate, perché [...].
3.3.5. Omissioni dei riferimenti alle fonti
Nessuna volta don Bosco cita il nome dell’Abelly, una delle fonti indicate dal-
l’Ansart. Tralascia ogni riferimento a lui e ad ogni altra fonte come alla vita di san
Vincenzo o ai verbali del processo di canonizzazione.161
Il Cristiano guidato, p. 109-110
[...] che aveva urtato in passando. Il Santo
essendosi gittato a’ piedi di colui, che l’a-
veva oltraggiosamente trattato, [...].
A I, p. 198
[...] che avea urtato in passando; questo
fatto che Abelly riferisce, si trova constata-
to nel processo verbale della sua canoniz-
zazione, pag. 309. Il Santo essendosi gitta-
to ai piedi di colui, che l’avea sì oltraggio-
samente trattato, [...].
Il Cristiano guidato, p. 136
[...], seduce qualche volta uomini pieni di
virtù e di lumi.
Vincenzo combatteva a ferro e fuoco la
maldicenza e la gelosia, [...].
Il Cristiano guidato, p. 188
[...], non si dubita che la sua pazienza e la
sua sagacità non gliele avessero fatte su-
perare. Però la pia volontà del Santo ven-
ne eseguita dopo la morte di lui da coloro
che eransi associati in questa buona opera,
A II, p. 37-40
[...], seduce qualche volta uomini pieni di
virtù e di lumi.
Il sant’Uomo fece conoscere l’estrema ri-
tenutezza, colla quale bramava che si usas-
sero le censure. Luigi Abelly, quello stesso
che scrisse la vita del servo di Dio, essen-
do in uffizio a Bajona, lo consultò a nome
di Monsignor Foquet che [...].
Vincenzo combatteva a ferro e fuoco la
maldicenza e la gelosia, [...].
A II, p. 112
[...], non si dubita che la sua pazienza e la
sua sagacità non gliele avessero fatte su-
perare come tant’altre. In questo modo ne
parlava il signor Abelly allorché pubblicò
la storia del servo di Dio; ma ciò che in
161 Nel testo indichiamo alcuni casi. Altri esempi sono: [G. BOSCO], Il Cristiano guidato...,
p. 49 (AI, p. 91), p. 97 (AI, p. 194), p. 139 (AII, p. 59), p. 199 (AII, p. 136), p. 265 (AI, p. 169).

4.9 Page 39

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 355
la quale venne felicemente condotta a ter-
mine.
quel tempo era una semplice congettura,
prese coasistenza pochi anni dopo la mor-
te del nostro Santo. La sua prudenza ed il
suo coraggio sopravvissero a lui nella per-
sona di coloro ch’eransi associati in que-
sta buona opera, ed essa è stata felicemen-
te condotta a termine.
3.3.6. Riferimenti interni ad altri capitoli
Don Bosco tralascia pure i riferimenti fatti dall’Ansart ad altri capitoli o altre
pagine del suo libro e considerazioni sul modo di lavorare per quanto riguarda lo
sviluppo del libro.162
Il Cristiano guidato, p. 21
Per ultimare il suo ritratto basterà aggiun-
gere, ch’egli si era proposto Gesù Cristo
a modello; [...].
A I, p. 51
Per ultimare il suo ritratto, basterà ag-
giungere, come lo dicemmo altrove,
ch’Egli si era proposto Gesù Cristo come
a modello; [...].
Il Cristiano guidato, p. 57
Così un solo prete, un povero prete mette-
va in movimento quanto lo stato aveva di
più grande per procurare a’ disgraziati, che
considerava come suoi fratelli, tutti i soc-
corsi della più attiva carità.
«Il frutto della missione, scrisse il Vescovo
di Marsiglia alla suddetta Duchessa, [...].»
Il Cristiano guidato, p. 127
Il pensiero della morte è il mezzo più effi-
cace per farci fuggire il male ed animarci
al bene. Questo pensiero suggeriva Vin-
cenzo per sostegno della virtù; tuttavia
non voleva [...].
A I, p. 101-102
Un povero prete metteva così in movimento
tutto ciò che lo stato avea di più grande per
procurare a dei disgraziati, che considerava
come suoi fratelli, tutti i soccorsi della più
attiva carità. Il suo zelo lo condusse ben pre-
sto dappoi a formare un progetto di assai
maggiore estensione, col di cui mezzo trovò
in fine il secreto di soccorrere in tutte le par-
ti della Francia e persino nei paesi stranieri,
un gran numero di miserabili, che manca-
vano d’ordinario di mezzi e di consolazio-
ni; ma parleremo in seguito di questo gran-
de avvenimento, e termineremo quest’arti-
colo con una lettera di Monsignor Gault Ve-
scovo di Marsiglia, diretta alla Signorina
Duchessa d’Aiguillon. «Il frutto della mis-
sione ha superato assolutamente l’aspetta-
zione che se n’era concepita. [...].»
A II, p. 28
Abbenchè queste riflessioni sieno staccate
le une dalle altre, le anime fedeli non le leg-
geranno per questo men volentieri, mentre
contengono delle regole di condotta. E per
cominciare, dirò, che il Santo suggeriva il
pensiero della morte qual pratica eccellen-
te per sostenersi nella virtù; tuttavia non
volea che questo pensiero occupasse [...].
162 Altri esempi: [G. BOSCO], Il Cristiano guidato..., p. 59 (AI, p. 104), p. 68 (AII,
p. 202), p. 169 (AII, p. 94), p. 178 (AII, p. 102), p. 189 (AII, p. 114), p. 256 (AII, p. 250),
p. 280 (A Pref pp. XXI-XXII).

4.10 Page 40

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356 Daniel Malfait - Jacques Schepens
Il Cristiano guidato, p. 234
Due oggetti occuparono tutta la vita di Vin-
cenzo, la sua propria santificazione, e quel-
la del prossimo. [...]
A I, p. 105
Abbenchè tutto ciò che abbiamo detto fin
qui basti per dare un’esatta nozione della
condotta del Santo, abbiamo nulladimeno
giudicato, che di queste parti sparsi qua e
là, se ne potrebbe formare un tutto capace
di istruire, e di edificare. I meriti d’un cri-
stiano, [...]. Due oggetti hanno occupato
tutti i suoi momenti, la sua propria santi-
ficazione, e quella del prossimo: cominciò
da se stesso e continuò col prossimo: [...].
3.3.7. Inserzioni apparentemente personali
Altre volte, invece, laddove sembra trattarsi di un intervento personale di don
Bosco, si ritrova la stessa formulazione già nell’Ansart.
Il Cristiano guidato, p. 68
[...]: ma il male essendo pressoché univer-
sale e il bisogno quasi estremo, bisognava,
se posso così esprimermi, moltiplicare col
buon ordine i soccorsi, [...] di quel paese.
Basti solo quanto avvenne a Metz per mol-
ti fatti particolari che troppo lungo sarebbe
il numerare tutti. [...].
Il Cristiano guidato, p. 129
[...]. Io non so se i figli del secolo gli per-
doneranno la seguente massima: essere
preferibile di trovarsi in preda agli insulti
ed alla rabbia dell’inferno, che vivere sen-
za croci e senza umiliazioni.
Il Cristiano guidato, p. 188
Confesso candidamente, che se non si co-
noscesse la corruzione del cuore umano,
[...].
A II, p. 202
[...]: ma il male essendo pressoché univer-
sale e giunto al più alto grado, bisognava,
se posso così esprimermi, moltiplicare col
buon ordine i soccorsi, [...] di quel paese.
In fatto di indigenza, le narrazioni circo-
stanziate rammentano l’abiezione dell’ar-
gomento; perciò sacrificheremo alla deli-
catezza del lettore il racconto di un gran
numero di particolarità, che sebbene mol-
to proprie ad edificare la carità, stanche-
rebbero nondimeno l’immaginazione. Ba-
sterà il dire che vi era a Metz e nelle sue
adiacenze un concorso sorprendente [...].
A II, p. 31
Io non so se i figli del secolo gli perdone-
ranno la seguente massima; essere prefe-
ribile di trovarsi in preda agli insulti ed
alla rabbia dell’inferno, che vivere senza
croci e senza umiliazioni: [...].
A II, p. 113
Confesso candidamente, che se non si co-
noscesse la corruzione del cuore umano,
[...].
Il Cristiano guidato, p. 279
Che diremo poi delle sue conferenze sulla
sacra Scrittura, [...]? Che diremo della mol-
titudine de’ seminari di cui fornì lo stabi-
limento [...]?
A Pref, XX-XXI,
Che dirò poi delle Conferenze sulla sacra
Scrittura, [...]? Che dirò della moltitudine
dei Seminari, di cui favorì lo stabilimento,
[...]?

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 357
3.3.8. Sui detti della sacra Scrittura
Una cosa può stupire: dopo l’introduzione in cui promette di aggiungere alcune
parole della Scrittura «inserendovi solo alcuni detti della sacra Scrittura sopra cui
si fondano tali massime»,163 don Bosco, in realtà, tralascia alcuni versetti o immagini
bibliche.164
Il Cristiano guidato, p. 115
«[...], ma il peggio è, che non ho alcuna
virtù che m’avvicini alle persone di cui
trattasi?»
Vincenzo parlava del corpo intero della sua
congregazione [...];
A I, p. 286
«[...], ma quel ch’è peggio, che non ho al-
cuna virtù che m’avvicini alla persona di
cui trattasi?» Se ad una vita così pura ed a
talenti così provati quali erano quelli del
sant’Uomo, devonsi aggiungere i senti-
menti che ebbe di se per trovar grazia in-
nanzi a Dio, si può ancora domandare al
pari degli Apostoli: Signore, chi potrà dun-
que esser salvo?
Vincenzo parlava del corpo intiero della
sua congregazione...
Il Cristiano guidato, p. 205
[...], ed in pochi mesi la casa di S. Lazzaro
fu quanto mai frequentata. Era uno spet-
tacolo il vedere nello stesso refettorio si-
gnori [...].
A II, p. 143
[...], ed in pochi mesi la casa di S. Lazzaro
fu frequentata più di quello, che lo era sta-
ta da un secolo. Lo stesso Santo la pa-
ragonava all’arca di Noè, ove ogni sorta
d’animali, grandi e piccioli, erano egual-
mente ben ricevuti. Infatti era uno spetta-
colo singolare il vedere nello stesso refet-
torio signori [...].
Il Cristiano guidato, p. 220
«[...]. Sono queste virtù tali, che io ne ho
grandissimo bisogno, e di una eccellenza
affatto incomprensibile.»
Frutto. Procuriamo [...].
A II, p. 234
«[...]. Sono queste virtù tali, che io ne ho
grandissimo bisogno, e di una eccellenza
affatto incomprensibile. Spero che ne get-
terete i fondamenti coi signori vostri con-
fratelli, affinché l’edifizio sia stabilito so-
vra salde rupi e non sulla mobile sabbia.»
Alcune volte si trova l’aggiunta di un versetto biblico, ma soprattutto dei brani
inseriti personalmente da don Bosco.
Il Cristiano guidato, p. 159
La pazienza è uno de’ mezzi sicuri per
giungere a salvamento delle anime nostre.
In patientia vestra possidebitis animas ve-
stras, dice il Signore. Questa massima era
A II, p. 82
Le afflizioni erano un nutrimento sì dolce
per Vincenzo, che languiva allorché non
era satollo, sia nella propria persona, sia
in quella de’ suoi figli.
163 [G. BOSCO], Il Cristiano guidato..., p. 4.
164 Accanto ai versetti presentati nel testo, possiamo fare riferimento ad altri esempi:
[G. BOSCO], Il Cristiano guidato..., p. 147 (AII, p. 68), p. 159 (AII, p. 82), p. 224 (AI, p. 132).

5.2 Page 42

▲back to top
358 Daniel Malfait - Jacques Schepens
sì altamente radicata nel cuor di Vincenzo
che languiva di afflizioni quando non ave-
va tribolazioni nella propria persona o in
quella de’ suoi figli.
Il Cristiano guidato, p. 28
[...] intenti a questi due oggetti, Dio per
amarlo, prossimo per beneficarlo. Transi-
bat benefaciendo
[...]
Qui vult gaudere cum Christo oportet pati
cum Christo.
A I, p. 29
3.4. Cambiamenti nel testo
3.4.1. Il modo di parlare di «Dio» e di «Gesù Cristo»
Oltre agli elementi tralasciati e alle aggiunte più decisive, va segnalato il fatto
che, tantissime volte, don Bosco scrive «Iddio» al posto di «Dio» dell’Ansart,165 e so-
stituisce il nome di Gesù o di «Figlio dell’uomo» con «il Salvatore».166
3.4.2. Di chi si tratta: di un uomo o una donna?
Altre volte si constata che don Bosco sostituisce una persona femminile con una
maschile o almeno non meglio identificata, oppure una persona ecclesiastica con una
non specificata.
Il Cristiano guidato, p. 67
[...]; procurò degli abiti ad un numero pro-
digioso di persone non solo del basso po-
polo d’ogni età e d’ogni sesso; ma ancora
ad una quantità di giovani distinti, che era-
no in grave pericolo; [...].
A II, p. 201
Vincenzo procurò degli abiti a quelli che
non ne avevano, cioè non solo ad un nu-
mero prodigioso di persone della feccia del
popolo d’ogni età e d’ogni sesso; ma an-
cora ad una quantità di giovani distinte,
che erano sul punto di perire in più d’un
senso; [...].
165 Benché ritroviamo ancora il nome «Dio» ne Il Cristiano guidato, tantissime volte
don Bosco lo sostituisce con «Iddio», cf [G. BOSCO], Il Cristiano guidato..., p. 20 (AI, p. 47),
p. 39 (AI, p. 4), p. 44 (AI, p. 9), p. 45 (AI, p. 9), p. 46 (AI, p. 40), p. 54 (AI, p. 97), p. 72 (AI,
p. 144), p. 77 (AI, p. 153), p. 79 (AI, p. 155), p. 92 (AI, p. 188), p. 116 (AI, p. 287), p. 122 (AI,
p. 275), p. 129 (AII, p. 30), p. 130 (AII, p. 32), p. 131 (AII, p. 32), p. 134 (AII, p. 35), p. 142
(AII, p. 62), p. 154 (AII, p. 77), p. 159 (AII, p. 82), p. 212 (AII, p. 151), p. 279 (A Pref, p. XX).
166 Invece di scrivere «Gesù Cristo», parecchie volte don Bosco lo sostituisce con «il
Salvatore», cf [G. BOSCO], Il Cristiano guidato..., p. 75 (AI, p. 150), p. 141 (AII, p. 60), p. 148
(AII, p. 69), p. 235 (AI, p. 107), p. 241 (AI, p. 113).

5.3 Page 43

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 359
Il Cristiano guidato, p. 127
«È cosa molto salutare il pensar all’ultima
sua ora, diceva ad una persona che ne ave-
va grande apprensione, il Figlio di Dio l’ha
raccomandato; [...].»
A II, p. 28
«È cosa molto salutare il pensare all’ultima
sua ora, diceva ad una signora, che ne ave-
va una grande apprensione, il Figlio di Dio
l’ha raccomandato; [...].»
Il Cristiano guidato, p. 226
Questo tesoro di confidenza in Dio gli ser-
viva per pacificare coloro che erano tenta-
ti di disperare. Un personaggio di condi-
zione elevata trovandosi in quella perico-
losa situazione gli domandò qualche rime-
dio al male che lo straziava.
A I, p. 134
Il tesoro di confidenza che Dio aveva col-
locato in seno del nostro virtuoso Sacer-
dote, gli serviva per pacificare coloro, che
erano tentati di disperare. Un ecclesiastico
di condizione elevata, che si trovava in
quella pericolosa situazione, gli domandò
qualche rimedio al male che lo straziava.
3.4.3. Chiarificazioni
Altre volte ancora don Bosco modifica un nome aggiungendo una specifica-
zione o mette il nome per chiarire la situazione.
Il Cristiano guidato, p. 90
[...]; come quando ha dato il nome di
amico al perverso Giuda traditore, e sof-
fri’ [...]
A I, p. 186
[...]; che ivi ha dato il nome d’amico al più
perverso cuore che siavi mai stato, e che
ivi soffri’ senza alcun lamento [...]
Il Cristiano guidato, p. 161
[...], e dirò con S. Francesco Saverio: [...].
A II, p. 85
[...] e dire coll’Apostolo delle Indie: [...].
Il Cristiano guidato, p. 275
Stabilitosi in Parigi, occupato in impor-
tanti incumbenze, [...].
A Pref, XVII
Stabilitosi nella capitale, occupato in im-
portanti incumbenze, [...].
3.4.4. Cambiamenti meno felici?
Nella dipendenza de Il Cristiano guidato dall’Ansart si riscontra ancora un altro
fenomeno: alcune delle frasi trascritte da don Bosco vengono stralciate dal loro con-
testo perdendo in questo modo il loro significato originale, che avevano nel testo del-
l’Ansart. Alcuni esempi possono confermarlo.
Il Cristiano guidato, p. 47
Tutta la vita del Santo è una prova ch’egli
agì costantemente in questo senso, e que-
sta prova verrà confermata dalle grandi
cose che andremo esponendo.
A I, p. 11
Tutta la vita del Santo è una prova ch’egli
agì costantemente in questo senso, e que-
sta prova verrà confermata dalle grandi
cose che andremo esponendo.
Questa conclusione del capitolo, don Bosco la trascrive dal primo capitolo del-
l’Ansart. Il suo significato viene giustificato di più dal suo posto alla fine di questo
primo capitolo. Trovandosi ne Il Cristiano guidato alla fine del quarto capitolo la
frase perde in un certo senso il suo possibile significato di apertura del libro.

5.4 Page 44

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360 Daniel Malfait - Jacques Schepens
Il Cristiano guidato, p. 64
[...] succede sovente ad un’altra, che ne
aveva poco più.
Le buone opere, di cui abbiamo finora par-
lato, non fecero dimenticare a Vincenzo le
figlie di San Francesco di Sales.
A II, p. 192
[...] succede sovente ad un’altra, che ne
aveva poco più.
Quando, [... (p. 179-192)].
Le buone opere, di che abbiamo finora
parlato, non fecero dimenticare a Vincen-
zo le figlie di San Francesco di Sales.
Questa frase nel libro dell’Ansart può riferirsi a tutte le opere raccontate nel
capitolo stesso, ai servizi resi a tutte le congregazioni religiose, accennate nelle pa-
gine 173-176 e 179-192, pagine che invece mancano ne Il Cristiano guidato. Inoltre
nell’Ansart si tratta del capitolo trentesimosettimo che si trova dunque in fondo al li-
bro. Ne Il Cristiano guidato, invece, a questo momento il lettore è arrivato al capitolo
sesto. Così anche il posto nel libro può dare tutto un altro significato a queste «buone
opere di che abbiamo finora parlato».
Il Cristiano guidato, p. 254
[...]. Quanto finora dicemmo prova il suo
unico scopo essere stato di distruggere il
peccato, [...].
A II, p. 248
[...]. Quanto finora dicemmo, prova che il
suo unico scopo fu di distruggere l’impero
del peccato, [...].
Il fatto che la frase nell’Ansart si trovi nell’ultimo capitolo del suo libro, giusti-
fica, più del suo posto nel capitolo ventottesimo ne Il Cristiano guidato, il significato
di «quanto finora dicemmo», come un riferimento finale al contenuto totale del libro.
Il Cristiano guidato, p. 278
Ma principale cura del santo Sacerdote
fu l’affaticarsi per la riforma del clero,
persuaso essere questo la sorgente, [...].
A Pref XX
Ma precipua cura del santo Sacerdote fu
l’affaticarsi per la riforma del Clero, per-
suaso essere desso la sorgente, [...].
Si tratta di una frase che don Bosco prende dalla prefazione dell’Ansart. Se te-
niamo presenti tutti i capitoli interi tralasciati, precisamente sulle congregazioni, sul
seminario e sugli ordinandi, ricordando anche i tanti esempi e le testimonianze trala-
sciate sugli interventi e sulle opere di san Vincenzo in favore dei religiosi ed ecclesia-
stici, sembra giusto chiedersi se don Bosco alla fine de Il Cristiano guidato trascrive
questa frase a ragione o a torto. Nel libro dell’Ansart il lettore almeno trova un nu-
mero maggiore di documenti per confermare questa affermazione.
3.4.5. Apposta o per sbaglio?
Come ultimo elemento nel contesto della trascrizione e della modificazione
dell’Ansart si deve segnalare che in alcuni casi don Bosco trascrive o cambia una
parola o una lettera. Aveva una intenzione? Si tratta di un errore? Esempi di tale
trascrizioni sono:

5.5 Page 45

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 361
Il Cristiano guidato, p. 21
[...], e pagò pure una volta le spese di una
lite che aveva guadagnato; [...].
Il Cristiano guidato, p. 71
Il momento della partenza non giunse che
dieci mesi dopo; [...].
A I, p. 48
[...], e pagò pure una volta le spese di una
lite che avea guadagnata contro gli abitan-
ti di Valpuiseau: fece di più; [...].
A I, p. 143
[...]; il momento della provvidenza non
giunse che dieci mesi dopo; [...].
Il Cristiano guidato, p. 80
[...]; aggiunse che coloro, i quali restavano
dissoluti e non s’impiegavano come dove-
vano, [...].
Il Cristiano guidato, p. 96
Potremmo produrre in gran numero di te-
stimonianze, ma valga per tutte quella di
Monsignor Fénélon Arcivescovo di Cam-
brai.
Il Cristiano guidato, p. 99
La sua modestia, il tuono con cui proferi-
va le parole che rammentano al sacerdote i
propri falli e la propria dignità; [...].
Il Cristiano guidato, p. 204
[...], ma era riserbato a Vincenzo di procu-
rar loro in questo particolare delle felicità
che non avevano ancora avuto, e togliere
a’ non facoltosi [...].
Il Cristiano guidato, p. 261
Lettera al signor Desbardas membro della
camera de’ conti.
Il Cristiano guidato, p. 264
[...], né di quelli della sua congregazione,
e nemmeno di quelli delle cose ecclesia-
stiche che aveva stabilite.
A I, p. 156
[...]; aggiunse che coloro che restavano
disutili e che non s’impiegavano come
dovevano, [...].
A I, p. 192
Potremmo produrre un gran numero di
testimonianze, ma siccome non tendono
tutte che all’istesso scopo, non ne produr-
remo che tre.
A I, p. 174
La sua modestia, il tuono con cui proferi-
va le parole che rammentano al sacerdote
i propri falli e la propria indegnità; [...]
A II, p. 142
[...], ma era riserbato al nostro Santo di
procurar loro in questo particolare delle
facilità, che non avevano ancora avute, e
togliere ai non facoltosi [...].
A I, p. 163
[...], ne scrisse al signor Desbordes, udi-
tore alla camera dei conti a Parigi.
A I, p. 168
[...], né di quelli della sua congregazione,
e nemmeno di quelli delle case ecclesia-
stiche ch’avea stabilite.
Il seguente schema rende più visibile la dipendenza de Il Cristiano guidato
dall’Ansart.167
167 Fra parentesi il numero delle pagine.

5.6 Page 46

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362 Daniel Malfait - Jacques Schepens

5.7 Page 47

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 363

5.8 Page 48

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364 Daniel Malfait - Jacques Schepens
3.5. Altri problemi
Per quanto riguarda la dipendenza rimangono ancora alcuni problemi da risolvere.
3.5.1. Il «Ristretto della vita di San Vincenzo de’ Paoli»
Al terzo giorno don Bosco presenta ai suoi lettori la «carità verso i mendicanti»
(pp. 29-36), specifica di san Vincenzo. In seguito consacra la riflessione del quinto
giorno alla sua «carità verso il prossimo e specialmente verso i condannati alle gale-
re» (pp. 48-60). La provenienza del contenuto del terzo giorno va cercata nell’ultima
parte dell’edizione italiana dell’Ansart, il cosiddetto Ristretto della vita di San Vin-
cenzo de’ Paoli,168 testo che non si ritrova nella prima edizione della versione origi-
nale francese dell’Ansart del 1780. Da una verifica limitata delle ulteriori versioni
francesi, risulta però che il «Ristretto» è già inserito, almeno nella riedizione del libro
del 1819, pubblicata a Lione.169 Il quinto giorno riprende quasi interamente il settimo
capitolo dell’Ansart; inserendo nel titolo le parole «verso il prossimo e special-
mente». Il testo del sesto capitolo dell’Ansart, avendo come tema «Sua carità verso
il prossimo»,170 non entra ne Il Cristiano guidato di don Bosco.
3.5.2. Altre fonti
Come si è visto, per la maggior parte don Bosco trascrive dall’Ansart. Per
quanto riguarda la fonte dei «Cenni storici intorno alla vita di San Vincenzo de’
Paoli» (pp. 3-15), una prima strada potrebbe portare al «Ristretto»171 che comincia
con una biografia di san Vincenzo. Ma a paragone degli altri testi trascritti da don
Bosco, le differenze fra loro sono notevoli. Ricerche tra le divulgazioni agiografiche
hanno portato alla raccolta Vite de’ Santi per ciascun giorno dell’anno in una edizio-
ne di Ivrea.172 La vita di san Vincenzo, offerta in queste pagine, rivela notevoli somi-
glianze con i «Cenni storici» di don Bosco. Corrispondono la lunghezza e il numero
delle pagine, la successione delle varie tappe della sua vita con gli stessi fatti ed
esempi. Parecchie volte tornano le stesse parole e le stesse espressioni. I «Cenni sto-
rici» dovrebbero dipendere da un testo simile a queste divulgazioni agiografiche.
Una nota di C. Massini conduce ad una ipotesi per quanto riguarda il capitolo
sulla «sua preziosa morte» (giorno 30º, pp. 267-272) de Il Cristiano guidato. Secondo
il Massini fu il p. Domenico Acami della Congregazione dell’Oratorio di Roma il
168 cf Vol. II, pp. 259-331.
169 cf A.-J. ANSART, L’esprit de S. Vincent de Paul..., 2 Voll., Lyon, Guyot 1819. Nelle
edizioni posteriori figura sempre l’«Abrégé de la vie et des vertus de S. Vincent de Paul», che
nella versione italiana diventa il «Ristretto». Essendo numerosissima la produzione agiografica
su san Vincenzo de’ Paoli, sarebbe necessario uno studio comparativo per verificare eventuali
dipendenze e sviluppi. Tale studio non entra negli obiettivi di questo contributo.
170 cf Vol. I, pp. 53-89.
171 Come fa E. Valentini, cf E. VALENTINI, Due santi simili. Don Bosco e San Vincenzo
de’ Paoli..., p. 1478.
172 [S.N.], Vite de’ Santi per ciascun giorno dell’anno. Tomo settimo che contiene le vite
de’santi del mese di luglio. Ivrea, Carlo Lorenzo Benvenuti. Librajo vescovile 1817, pp. 126-134.

5.9 Page 49

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 365
primo, che scrisse in lingua italiana, dopo gli autori francesi, la vita di S. Vincenzo
stampata in Roma l’anno 1677».173 Nel caso concreto si tratta della Vita di San Vin-
cenzo de’ Paoli. Fondatore e primo superior generale della Congregazione della Mis-
sione e delle Figlie di Carità scritto dal P. Domenico Acami dell’Oratorio di Roma.174
Accanto ad un’introduzione al lettore, a un «Sunto del ragguaglio della beatificazione
e canonizzazione di S. Vincenzo de’ Paoli» e, alla fine, a un avvertimento e a una no-
ta sull’istituzione delle Figlie della Carità, l’edizione del 1837 contiene due libri sulla
vita di San Vincenzo. Il capitolo XXXIV del primo libro si intitola: Della morte di
Vincenzo, e di ciò che la precedette e seguì.175 Il confronto di questo capitolo con quel-
lo di don Bosco sulla «sua preziosa morte» rivela una grande somiglianza. Nel rac-
conto dei dati della vita di san Vincenzo, dalla pagina 268 in fondo fino alla pagina
271, metà pagina, si riconoscono bene, e per la maggior parte letteralmente, le pagine
243-248 dell’Acami.176 Mettiamo qui, come esempio, alcuni testi a confronto.
ACAMI, Vita di S. Vincenzo..., p. 243
«Alle volte diceva ai suoi: «Fra pochi
giorni il cadavere di questo vecchio pecca-
tore sarà posto in terra, e ridotto in polve-
re, e voi lo calpesterete.» Altre volte riflet-
tendo al numero de’ suoi anni, esclamava:
«Heu mihi, quia incolatus meus prolunga-
tus est. Sono tanti anni, che io mi abuso
delle grazie di Dio; ah Signore, io vivo
troppo lungamente, già che non mi emen-
do, e che i miei peccati si vanno con l’età
moltiplicando».
Il cristiano guidato, p. 268
«Alle volte diceva a’ suoi: fra pochi giorni
il cadavero di questo vecchio peccatore
sarà posto sotterra, ridotto in polvere, e voi
lo calpesterete. Altre volte riflettendo al
numero de’ suoi anni esclamava: oh Si-
gnore, io vivo troppo lungamente già non
mi emendo, e i miei peccati si vanno col-
l’età moltiplicando».
ACAMI, Vita di S. Vincenzo..., p. 245-246
«Poco appresso uno de’ sacerdoti più an-
ziani della casa gli chiese la benedizione
per se, e per tutti quelli di congregazione sì
assenti, come presenti; ed egli fece uno
Il cristiano guidato, p. 270
«Uno de’ sacerdoti più anziani della casa
gli chiese la benedizione per se e per tutti
quelli della congregazione, tanto presenti,
quanto assenti. Fece egli uno sforzo per al-
173 cf C. MASSINI, Raccolta di vite de’ Santi per ciascun giorno dell’anno..., Vol. VII,
p. 211. Il nome di Acami viene segnalato anche in: Vite de’ Santi per ciascun giorno del-
l’anno..., p. 126.
174 Si sono potute ritrovare le seguenti edizioni: Vita del venerabile servo di Dio Vin-
cenzo de’ Paoli... raccolta da quella che già scrisse in lingua francese Monsignor Ludovico
Abelly... e pubblicata in italiano da Domenico Acami, Roma, Stamperia di F. Tizzoni, 1677;
Vita di San Vincenzo de’ Paoli. Fondatore, e primo superior generale della Congregazione
della Missione e delle Figlie di carità, scritta dal padre Domenico A[c]cami della Congre-
gazione dell’Oratorio di Roma, Torino 1737 [ristampata]; edizione quinta, arricchita di varie
aggiunte. Torino, Stamperia Reale 1837.
175 D. ACAMI, Vita di San Vincenzo de’ Paoli [1837], p. 243.
176 Almeno per le parti citate, il testo dell’Acami sembra molto vicino a quello di L. ABEL-
LY, La vie du vénérable serviteur de Dieu Vincent de Paul, instituteur et premier supérieur géné-
ral de la Congrégation de la Mission, divisée en trois livres. Paris, chez Florentin Lambert, rue
Saint Jacques, devant Saint Yves, à l’image Saint Paul 1661; moltissime riedizioni e rielabora-
zioni, soprattutto dopo la canonizzazione; cf anche Catalogue de la Bibliothèque Nationale.

5.10 Page 50

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366 Daniel Malfait - Jacques Schepens
sforzo per alzare alquanto la testa, e pro-
ferire le parole solite della benedizione: ma
dopo averne proferite distintamente alcu-
ne, mancandogli la lena proseguì il restante
sotto voce. La sera vedendolo i suoi total-
mente abbattuto, gli diedero l’estrema un-
zione, dopo la quale tornò in se, e passò
tutta la notte in una dolce, tranquilla, e qua-
si continua applicazione a Dio, e se talora
s’addormentava di nuovo, bastava per de-
starlo, parlargli di cose spirituali. E perché
si avvidero gli astanti che aveva divozione
particolare a quelle parole del Salmista,
Deus in adjutorium meum intende, Domi-
ne ad adjuvandum me festina, spesso gli
replicavano la prima parte del versetto, ed
egli pronto divotamente rispondeva. Do-
mine ad adjuvandum me festina.»
zare alquanto la testa e proferire le solite
parole della benedizione; ma dopo averne
proferite distintamente alcune, mancando-
gli le forze, proseguì il restante sotto voce.
La sera gli fu amministrata l’estrema un-
zione; e passò tutta la notte in una dolce,
tranquilla e continua applicazione a Dio.
Gli astanti accorgendosi che aveva una
particolare divozione a quelle parole del
Salmista: Deus, in adiutorium meum in-
tende; Domine, ad adiuvandum me festi-
na; mio Dio, porgetemi pronto aiuto; Si-
gnore, venite presto in mio soccorso; spes-
so gli replicavano la parte del primo ver-
setto, ed egli tosto rispondeva: Domine, ad
adiuvandum me festina».
ACAMI, Vita di S. Vincenzo..., p. 247-247
Sparsa la notizia della morte di Vincenzo
udissi per Parigi a dire: «è morto il santo.»
Piansero gli orfani, piansero le vedove, e
tutti li poveri esclamarono con lagrime, «è
morto il nostro padre, il nostro rifugio, il
nostro sostegno!» Sacerdoti e prelati, ca-
valieri e dame, senatori e principi prote-
starono [...].
Il cristiano guidato, p. 271
Sparsa la notizia della morte di Vincenzo,
udissi risuonare da ogni parte: è morto il
Santo. Piansero gli orfani, piansero le ve-
dove, e tutti i poveri esclamarono con la-
grime: è morto il nostro padre, il nostro ri-
fugio, il nostro sostegno. Sacerdoti, prelati,
cavalieri, senatori e principi, e assai più
quelli della sua congregazione, furono in-
consolabili.
Sembra possibile che don Bosco, direttamente o attraverso altre fonti, abbia
usato il testo dell’Acami per presentare il capitolo sulla morte di san Vincenzo.
3.6. L’elaborazione del libro dell’Ansart da parte di don Bosco
Sullo sfondo di ciò che precede emergono alcuni aspetti specifici da mettere in
rilievo circa l’elaborazione del libro dell’Ansart ad opera di don Bosco.
3.6.1. Un altro titolo
Una prima osservazione riguarda il titolo cambiato con cui don Bosco presenta
il suo libro. Non si tratta più soltanto di san Vincenzo de’ Paoli, ma del «cristiano»,
un’accentuazione che emerge visibilmente dalla stampa del frontespizio. Mentre
l’Ansart, stando almeno al sottotitolo della prima edizione, aveva previsto il suo testo
Lo spirito di San Vincenzo per gli ecclesiastici,177 don Bosco si rivolge al cristiano.
177 Nella prima edizione francese si parla soltanto di ‘ecclesiastici’: L’Esprit de S. Vincent
de Paul, ou modèle de conduite proposé à tous les ecclésiastiques, dans ses vertus... (1780); più

6 Pages 51-60

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6.1 Page 51

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 367
Differiscono dunque dall’inizio i lettori cui il libro è destinato. Secondo questa ottica,
si capisce anche perché don Bosco tralasci gli argomenti che trattano più spe-
cificamente la vita ed il mondo ecclesiastico o religioso. Nel 1848 don Bosco è al-
l’inizio della sua opera come scrittore, ma già dai suoi primi scritti si conoscono chia-
ramente i destinatari, come sottolinea P. Stella: «I lettori a cui si rivolge sono i suoi
giovani, gli artigiani, i contadini, i popolani del Piemonte, [...]».178 Un rapido sguardo
all’elenco degli scritti dell’educatore piemontese rivela la sua preoccupazione per il
cristiano-cattolico. Oltre a Il Cristiano guidato, nell’elenco si incontrano altri titoli:179
Il cattolico istruito nella sua religione (1853), La chiave del paradiso in mano al cat-
tolico che pratica i doveri di buon cristiano (1856), Porta teco cristiano ovvero av-
visi importanti intorno ai doveri del cristiano (1858), La figlia cristiana provveduta
per la pratica de’ suoi doveri negli esercizi di cristiana pietà (1878). La prolifera-
zione di questi titoli è ben spiegabile col concetto pedagogico che don Bosco esprime
in un contesto generalmente ispirato alla fede e alla pratica religiosa cattolica.
3.6.2. L’aspetto educativo dell’opera
Tornando al titolo del libretto, si tratta del cristiano «guidato». Se don Bosco
non avesse creduto nell’educazione e nella possibilità di ‘guidare’ i giovani forse non
sarebbe diventato il loro «padre e maestro».180 Vari sono gli elementi di tipo pedago-
gico che sottolineano questa preoccupazione pedagogica e che si ritrovano nel libro.
Il fatto di presentare prima i «Cenni storici intorno alla vita di San Vincenzo de’
Paoli» rivela in qualche modo la figura del maestro che don Bosco portava dentro di
sé. In questo contesto certamente non puo’ essere dimenticata la sua preoccupazione
principale, sottostante ad ogni «storia» che egli presentava al suo pubblico. È una
preoccupazione già proclamata nei primi sui scritti:
«Siccome l’esempio delle azioni virtuose vale assai più di un qualunque elegante di-
scorso, così non sarà fuor di ragione, che a voi si presenti un cenno storico sulla vita di
colui, il quale essendo vivuto nello stesso luogo, e sotto la medesima disciplina che voi
vivete, vi può servire di vero modello perché possiate rendervi degni del fine sublime a
cui aspirate, e riuscire poi un dì ottimi leviti nella vigna del Signore».181
tardi il sottotitolo viene allargato: cf ad esempio: L’Esprit de S. Vincent de Paul, ou modèle de
conduite proposé à tous les ecclésiastiques, religieux et fidèles, dans ses vertus, ses actions et ses
paroles, 2 Voll. Lyon F. Savy, 1827; la traduzione italiana è probabilmente stata fatta su una di
queste edizioni. Anche in italiano si legge nel sottotitolo: «Ecclesiastici, religiosi e fedeli».
178 P. STELLA, Don Bosco I..., p. 237.
179 cf P. STELLA, Gli scritti a stampa..., pp. 25-79.
180 cf P. BRAIDO, Don Bosco educatore..., p. 85.
181 [G. BOSCO], Cenni storici sulla vita del chierico Luigi Comollo, morto nel seminario
di Chieri. Torino, Tipografia Speirani e Ferrero 1844, p. 3 [= OE I, 3]. Altrove scrive: «Dedicato-
mi da più anni all’istruzione della gioventù [...] feci ricerca d’un breve corso di Storia Sacra prin-
cipalmente, ed Ecclesiastica, che fosse alla sua capacità adattato, [...]. I fatti [...]; quelli poi che
mi parvero più teneri, e commoventi gli ho trattati più circostanziatamente, affinchè non solo
l’intelletto venga istruito, ma il cuore eziando provi tali affetti da rimanerne non senza gran gio-
vamento spirituale compreso», [G. BOSCO], Storia ecclesiastica ad uso delle scuole utile per
ogni ceto di persone. Torino, Tipografia Speirani e Ferrero 1845, pp. 7-10 [= OE I, 165- 168]. E

6.2 Page 52

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368 Daniel Malfait - Jacques Schepens
È una preoccupazione che don Bosco ripeterà tanti anni più tardi, quando si
metterà a scrivere le Memorie dell’Oratorio:
«[...], perciò mi fo qui ad esporre le cose minute confidenziali che possono servire di
lume o tornar di utilità a quella istituzione che la divina Provvidenza si degnò affidare
alla Società di S. Francesco di Sales. [...]. Servirà di norma a superare le difficoltà future,
prendendo lezione dal passato; [...]».182
Un altro elemento pedagogico è l’inquadratura del testo nello schema di un me-
se, proprio del mese di luglio in cui la Chiesa celebra la festa del santo.183 La presen-
tazione di un pensiero sul santo deve invitare al coinvolgimento. La proposta di un
’frutto’ per ogni giorno rafforza l’invito ad impegnarsi. Questa inquadratura si ritrova
in altri scritti di don Bosco. Prima de Il Cristiano guidato, nel libretto Il divoto del-
l’Angelo Custode si incontra, dopo quasi ogni considerazione, una proposta di pra-
tica.184 Tecniche analoghe si ritrovano nell’Esercizio di divozione alla misericordia di
Dio 185 o nel Giovane provveduto 186 con le sue «Sette considerazioni per ciascun
giorno della settimana».187 Per la celebrazione delle Sei domeniche e la novena di
S. Luigi Gonzaga viene suggerita per ogni domenica una riflessione, una giaculatoria,
una pratica e una preghiera.188 Tra gli scritti di don Bosco, accanto a quest’ «opera
che può servire a consacrare il mese di luglio...», si ritrova anche Il mese di maggio
consacrato a Maria SS. Immacolata ad uso del popolo (1858), un Diario Mariano
ovvero eccitamenti alla divozione della Vergine Maria SS.ma proposti in ciascun
nella sua Storia Sacra scrive: «In ogni pagina ebbi sempre fisso quel principio: illuminare la
mente per rendere buono il cuore, e (come si esprime un valente maestro (1)) di popolarizzare
quanto si può la scienza della Sacra Bibbia, che è il fondamento della nostra Santa Religione,
mentre ne contiene i dogmi e li prova, onde riesca poi facile dal racconto sacro far passaggio
all’insegnamento della morale e della religione, motivo per cui niun altro insegnamento è più
utile ed importante di questo», G. BOSCO, Storia sacra per uso delle scuole utile ad ogni stato di
persone. Torino, Tipografi-editori Speirani e Ferrero 1847, p. 7 [= OE III, 7].
182 G. BOSCO, Memorie dell’oratorio di S. Francesco di Sales dal 1815 al 1855.
(Introduzione e note a cura di A. Da Silva Ferreira). Roma, LAS 1992, pp. 32-33.
183 cf C. MASSINI, Raccolta di vite de’ Santi per ciascun giorno dell’anno..., Vol. VII,
pp. 211-250.
184 cf [G. BOSCO], Il divoto dell’Angelo Custode. Torino, Tipografia Paravia e Comp.
1845, [=OE I, 87-158]. Varie considerazioni sono accompagnate da una proposta di pratica. Per
esempio p. 10 [= OE I, 96]: «Ossequio: ogni giorno almeno, mattino e sera nel recitar l’Angele
Dei, abbiate anche intenzione di ringraziar Dio della bontà usata a nostro bene nel darci per cu-
stodi principi così eccelsi».
185 [G. BOSCO], Esercizio di divozione alla misericordia di Dio. Torino, Tipografia Eredi
Botta 1846 [= OE II, 71-181]. Dopo l’introduzione con l’approvazione di questo esercizio e le
Indulgenze al medesimo concesse, l’esercizio viene presentato in sei giorni con la vigilia. Ogni
giorno contiene una riflessione sul tema della divina misericordia e si conclude con la proposta
di una pratica. Si veda per esempio p. 28 [= OE II, 98], p. 39 [OE II, 109].
186 [G. BOSCO], Il giovane provveduto per la pratica de’suoi doveri degli esercizi di cristiana
pietà per la recita dell’uffizio della beata Vergine e de’ principali vespri dell’anno coll’aggiunta
di una scelta di laudi sacre ecc. Torino, Tipografia Paravia e comp. 1847. [= OE II, 183-532].
187 [G. BOSCO], Il giovane provveduto..., pp. 31-50 [= OE II, 211-230].
188 cf Ibidem, pp. 55-66 [= OE II, 235-246].

6.3 Page 53

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 369
giorno dell’anno per cura d’un suo divoto (1862), Nove giorni consacrati all’augusta
Madre del Salvatore sotto il titolo di Maria Ausiliatrice (1870).189
Il titolo continua: guidato «alla virtù ed alla civiltà». Accanto al significato
apportato dallo stesso don Bosco 190 si riconoscono i primi tratti del binomio «buon
cristiano e onesto cittadino», non originario di don Bosco ma diventato una delle
parole chiavi della sua esperienza pedagogica.191
3.6.3. Sul modello di San Vincenzo
Guidato alla virtù ed alla civiltà, continua sempre il titolo, secondo lo spirito di
S. Vincenzo de’ Paoli. Da queste parole non si impara molto sui motivi della scelta da
parte di don Bosco di san Vincenzo. Questi a Torino certamente non era uno sco-
nosciuto, neppure per don Bosco. Lo ritroviamo anche in altri suoi scritti. Parlando
nella Storia ecclesiastica192 del Concilio di Trento don Bosco scrive:
«I frutti poi di questo Concilio furono durevoli e copiosi, molti eretici furono colpiti dal-
l’ira Divina con morti funeste. Si destò vivo zelo apostolico in un gran numero di operai
evangelici, i quali colla loro fatica e santità rammarginarono le piaghe fatte dagli eretici
alla Chiesa, e le ridonarono il fervore de’ primitivi tempi. Fra essi meritano principal
menzione s. Pio V, s. Teresa, s. Carlo Borromeo, s. Filippo Neri, s. Francesco di Sales,
s. Vincenzo di Paola».193
Alcune pagine più avanti segue la domanda: «Chi fu il fondatore della missione
di s. Lazzaro?» Don Bosco risponde in una pagina:
«Fu s. Vincenzo da Paola. Esso da Dio tratto dalla cura del gregge paterno a operare cose
grandi, vi corrispose maravigliosamente. Animato dal vero spirito di carità, non vi fu ge-
nere di calamità a cui egli non accorresse; fedeli oppressi dalla schiavitù dei turchi, bam-
bini esposti, giovani scostumati, zitelle pericolanti, religiose derelitte, donne cadute, ga-
leotti, pellegrini, infermi, artisti inabili al lavoro, mentecatti e mendici, tutti provarono
gli effetti della paterna carità di Vincenzo. A tal fine fondò la missione di s. Lazzaro in
Parigi, la quale si dilatò in ogni parte del mondo con grandissimo vantaggio di tutta la
cristianità; istituì anche la congregazione delle figlie della carità, che ha per iscopo pri-
189 cf P. STELLA, Gli scritti a stampa..., pp. 25-79.
190 cf [G. BOSCO], Il Cristiano guidato..., p. 3 [= OE III, 217]. Don Bosco scrive: «perché
questo Santo avendo quasi percorse tutte le condizioni basse ed elevate non fu virtù che in
questi diversi stati non abbia praticato. Si aggiungono quelle parole alla civiltà perchè egli trattò
colla più elevata e più ingentilita classe d’uomini, e con tutti seppe praticare quelle massime
e quei tratti che a cittadino cristiano, secondo la civiltà e prudenza del Vangelo, si addicono».
191 Per uno studio dello sviluppo e del contenuto di questo «buoni cristiani ed onesti cit-
tadini», cf P. BRAIDO, Buon cristiano e onesto cittadino. Una formula dell’«umanesimo
educativo» di don Bosco, in RSS 24 (1994) 7-75; IDEM, Breve storia del sistema preventivo...,
pp. 30, 55, 90; IDEM, L’esperienza pedagogica..., pp. 115-122.
192 Sulla Storia ecclesiastica, cf F. MOLINARI, La «Storia ecclesiastica» di don Bosco, in
P. BRAIDO (a cura di), Don Bosco nella Chiesa a servizio dell’umanità. Studi e testimonianze.
Roma, LAS 1987, pp. 205-237; IDEM, Chiesa e mondo nella «Storia ecclesiastica» di don
Bosco, in M. MIDALI (a cura di), Don Bosco nella storia..., pp. 143-155.
193 G. BOSCO, Storia ecclesiastica..., p. 305 [= OE I, 463].

6.4 Page 54

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370 Daniel Malfait - Jacques Schepens
mario l’assistenza degli ammalati negli ospedali. Quest’uomo poi affatto ammirabile,
chiaro per miracoli e virtù, specchio luminoso della Chiesa, splendore della Francia, so-
stegno delle missioni straniere, ottuagenario passò alla vita beata nel 1660».194
Nella quarta edizione della Storia ecclesiastica del 1871195 nell’epoca quinta, il
capitolo quinto contiene i seguenti temi: Giansenio, Nuove barbarie nel Giappone,
Castigo de’ persecutori, S. Giuseppe Calasanzio e le Scuole pie, S. Vincenzo de’ Pao-
li e i Lazzaristi, Progressi del Vangelo nel nuovo mondo. San Vincenzo viene presen-
tato come «opera meravigliosa della carità». Al testo del 1845, che in gran parte si ri-
trova,196 viene aggiunta una nota in cui don Bosco dice: «Gli stessi rivoluzionari fran-
cesi benché atei, non poterono ricusare la loro ammirazione a s. Vincenzo de’ Paoli e
collocarono la sua statua nel Panteon degli uomini benemeriti della patria. Voltaire,
quell’empio maestro d’ogni empietà, faceva grandi elogi delle Suore di Carità».197
San Vincenzo viene citato come una delle fonti del libretto pure nel Porta teco
cristiano ovvero avvisi importanti intorno ai doveri del cristiano:198 «La materia in
esso contenuta non è una ragionata istruzione, ma soltanto una raccolta di avvisi adat-
tati alla varia condizione degli uomini. Questi avvisi sono stati raccolti dalla Sacra Scrit-
tura, dai santi Padri, e specialmente dalle opere di S. Carlo Borromeo, di S. Vincenzo
de’ Paoli, di S. Francesco di Sales, di S. Filippo Neri, e del Beato Sebastiano Valfré».199
3.6.4. San Vincenzo: modello dei santi attivi
L’interesse di don Bosco per i santi e per le vite dei santi non deve meravigliare.
Perfino a proposito della Storia Ecclesiastica il Molinari afferma: «Si può asserire
194 Ibidem, pp. 327-329 [= OE I, 485-487].
195 G. BOSCO, Storia Ecclesiastica ad uso della gioventù utile ad ogni grado di persone.
Torino, Tip. dell’Oratorio di S. Franc. di Sales 1871, [= OE XXIV, 1-464].
196 Ibidem, pp. 308-309 [= OE XXIV, 308-309]. Dice il testo: «S. Vincenzo de’ Paoli e i
Lazzaristi. – La carità cristiana, che aveva già operato tante maraviglie, doveva operarne delle
nuove, e sotto qualche rispetto più mirabili nella persona di s. Vincenzo de’ Paoli. Da pastorel-
lo, che era, egli divenne collo studio e colle sue virtù sacerdote; quindi cadde schiavo dei
Turchi, poi a Parigi fu vittima d’una calunnia. Così imparò a compatire le miserie degli uomini.
Datosi al pieno esercizio della carità, non vi fu infortunio a cui egli non accorresse. Fedeli op-
pressi dalla schiavitù, bambini esposti, giovani scostumati, zitelle pericolanti, religiose dere-
litte, donne cadute, galeotti, pellegrini, infermi, artisti inabili al lavoro, mentecatti e mendici,
tutti provarono gli effetti della carità di Vincenzo. Per mantenere in fiore le sue opere di carità
egli fondò la congregazione dei sacerdoti della missione, detti Lazzaristi dalla casa di san Laz-
zaro in Parigi, ove cominciarono ad abitare; e la quale dilatò in ogni parte del mondo con
grandissimo vantaggio della cristianità. Istituì anche la congregazione delle figlie della carità,
che sulle prime ebbe per iscopo primario l’assistenza de’ malati negli ospedali; ma che poscia
si consacrò al servizio di qualunque sia istituto, ove la carità domandi l’opera loro, come
scuole, asili, ricoveri, carceri, orfanotrofii. Chiaro per miracoli e virtù, s. Vincenzo passò alla
vita beata in età di 80 anni nel 1660 (1)».
197 Ibidem, p. 309 [= OE XXIV, 309].
198 [G. BOSCO], Porta teco cristiano ovvero avvisi importanti intorno ai doveri del cri-
stiano acciochè ciascuno possa conseguire la propria salvezza nello stato in cui si trova. To-
rino, Tipografia di G. B. Paravia e comp. 1858 [= OE XI, 1-71].
199 Ibidem, p. 3 [= OE XI, 3].

6.5 Page 55

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 371
senza tema di smentite, che se i papi sono citati quasi solo per nome e per accenno, ai
santi sono sempre riservati diffusi medaglioni: ci si trova dinnanzi ad una vera e pro-
pria rassegna di personaggi dalla chiara volontà edificante e dall’impostazione am-
pollosa e miracolistica tipica del tempo»,200 o anche: «I “fatti più luminosi che diret-
tamente la S. Chiesa riguardano” sono certamente gli eroismi dei Santi, quali sono
presentati da don Bosco come l’antidoto più efficace contro l’eresia. [...] E mentre di
questi personaggi perfetti nell’amore si traccia una scheda, sui papi si dice ben
poco».201 Questo suo interesse per l’agiografia si esprime poi in altri suoi scritti sui
santi. Ne fanno testimonianza:202 Vita di santa Zita serva e di sant’Isidoro contadino
(1853), Vita di san Martino vescovo di Tours (1855), Vita di S. Pancrazio martire
(1856), Vita di San Pietro (1856), Vita di S. Paolo (1857), le varie vite dei sommi
pontefici S. Lino, S. Cleto, S. Clemente, S. Anacleto, S. Evaristo, S. Alessandro I, S.
Sisto. S. Telesforo... (1857- 1858), Cenni storici intorno alla vita della B. Caterina
De-Mattei da Racconigi (1862), Vita della beata Maria degli Angeli carmelitana
scalza torinese (1865), Vita di S. Giuseppe (1867). Non c’è da dimenticare intanto
che l’interesse di don Bosco va nella direzione di una pedagogia per la santità come
emerge dalle vite che scrisse sulle persone da lui conosciute. Si pensi alle vite o cenni
storici di Luigi Comollo, Domenico Savio, Michele Magone, Giuseppe Cafasso,
Francesco Besucco, «tipici saggi delle biografie edificanti, legate specialmente agli
ambienti collegiali ed ecclesiastici dall’era tridentina in poi. [...] Al fragile tessuto
biografico ancorato a pochi dati cronologici affida episodi classificati secondo lo
schema scolastico, moralistico e agiografico, delle virtù: spirito di preghiera, di inno-
cenza o di penitenza, pratica dei sacramenti, devozione a Maria SS., morte a corona-
mento di una vita che ha corrisposto alle divine grazie».203
4. BREVE TENTATIVO DI AMBIENTARE, MOTIVARE E GIUSTIFICARE
LA REDAZIONE DEL LIBRETTO
Nello studio del libretto ci si può chiedere quali furono i possibili motivi per cui
don Bosco l’ha pubblicato. C’è una ragione concreta? C’è stata una domanda da parte
di qualcuno? L’origine è forse del tutto casuale? Come il libretto è stato accolto?
È difficile scoprire cause precise per la pubblicazione del libretto. Mancano stu-
di sull’influsso e sulle connessioni dello spirito vincenziano con quello salesiano di
don Bosco.204 Non poche volte però vengono citati insieme Francesco di Sales, Vin-
200 F. MOLINARI, La «Storia ecclesiastica» di don Bosco..., p. 217.
201 Ibidem, p. 217.
202 cf P. STELLA, Gli scritti a stampa..., pp. 25-79.
203 P. STELLA, Don Bosco I..., p. 235. Sulla santità come ideale dei giovani cf P. STELLA,
Don Bosco II... pp. 205-225.
204 E. VALENTINI, Due santi simili. Don Bosco e San Vincenzo de’ Paoli, ..., 1474-1475.

6.6 Page 56

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372 Daniel Malfait - Jacques Schepens
cenzo de’ Paoli e don Bosco.205 Fatto è che dal 1848 esiste quel libretto «...secondo lo
spirito di Vincenzo de’ Paoli».
Sul perché della pubblicazione non si trova dunque una rapida risposta. P.
Braido però non si meraviglia del titolo: «Non è un caso che nel 1848, agli inizi degli
oratori, don Bosco ripresenti a lettori italiani con qualche aggiunta Il Cristiano gui-
dato [...] del benedettino francese Joseph Ansart (1723-1790)».206 Secondo lo stesso
autore già nel 1845 don Bosco manifesta «un’appassionata condivisione dello spirito
caritativo e dello stile di dolcezza e mansuetudine» che lo porta a simpatizzare con
altre figure, tra cui emerge indubbiamente S. Vincenzo de’ Paoli, come conferma la
pagina a lui dedicata già nella prima edizione della «Storia ecclesiastica».207
4.1. Una spiritualità vincenziana a Torino
Senza difficoltà si può indicare che Vincenzo de’ Paoli non era uno sconosciuto
nè in Piemonte, nè per don Bosco stesso. Potrebbe essere stata la diffusione della
fama del santo, un’affinità fra le due figure o la personalità stessa di don Bosco ad
aver favorito la pubblicazione del libretto.
Almeno due sono le ragioni che possono spiegare la diffusione del nome e della
spiritualità vincenziana, per lo meno nell’ambiente clericale piemontese. Accanto alla
spiritualità alfonsiana, salesiana e filippina che nel Piemonte trova la sua origine 208
per una grande parte nell’istruzione e nell’insegnamento del Convitto ecclesiastico,209
205 Qui rimandiamo solo alla testimonianza del Cardinale Alimonda in: Giovanni Bosco
e il suo secolo. Discorso tenutosi dal Card. Gaetano Alimonda nella Chiesa di Maria Ausilia-
trice nei funerali di trigesima il marzo 1888. Torino, Tipog. e Libreria Salesiana; cf G. BAR-
BERIS, Il Venerabile D. Giovanni Bosco e le Opere Salesiane. Brevi notizie ad uso dei Coopera-
tori Salesiani. Torino, Società anonima internazionale per la diffusione della Buona Stampa
19103, p. 40, col. II. Dice Alimonda: «[...] Ma forse tanto l’un santo quanto l’altro sta bene il
vedere in Giovanni Bosco, che tutti e due si specchiano in esso per la carità. Onde abbiamo tre
eroi somiglianti nella spiritual palestra del Divino amore, il De’ Paoli, il Sales e Don Bosco,
perché tutti e tre, come i tre garzoni della Bibbia gettati nel fuoco, quasi con una sola bocca
lodarono Dio, lo glorificarono e lo benedissero».
206 P. BRAIDO, Breve Storia del «Sistema Preventivo». Roma, LAS 1993, p. 97.
207 Sulla domanda chi fu il fondatore della missione di S. Lazzaro la risposta è: «Fu
s. Vincenzo da Paola. Esso da Dio tratto dalla cura del gregge paterno a operare cose grandi, vi
corrispose maravigliosamente. Animato dal vero spirito di carità, non vi fu genere di calamità a
cui egli non occorresse; fedeli oppressi dalla schiavitù dei turchi, bambini esposti, giovani sco-
stumati, zitelle pericolanti, religiose derelitte, donne cadute, galeotti, pellegrini, infermi, artisti
inabili al lavoro, mentecatti e mendici, tutti provarono gli effetti della paterna carità di Vincen-
zo» (Storia Ecclesiastica ad uso delle scuole utile per ogni ceto di persone [...] compilata dal
Sacerdote B. G. Torino, Tipografia Speirani e Ferrero 1845, pp. 327-328 [= OE I, 485- 486]);
cf P. BRAIDO (a cura di), Esperienze di pedagogia cristiana nella Storia. Vol. II: Sec XVII- XIX.
Roma, LAS 1981, p. 308, n 21; anche F. MOTTO, Le Conferenze «annesse» di S. Vincenzo de’
Paoli negli Oratori di Don Bosco. Ruolo storico di un’esperienza educativa, in J. M. PRELLEZO
(a cura di), L’impegno dell’educare. Studi in onore di Pietro Braido promossi dalla Facoltà di
Scienze dell’Educazione dell’Università Pontificia Salesiana. Roma, LAS 1991, p. 471.
208 cf M. MARCOCCHI, Alle radici della spiritualità di don Bosco, in M. MIDALI (a cura
di), Don Bosco nella storia... , pp. 157-176.
209 Sul Convitto Ecclesiastico cf P. STELLA, Don Bosco I..., pp. 85-102.

6.7 Page 57

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 373
una tradizione vincenziana si diffonde soprattutto a causa dei preti della Missione di
Vincenzo de’ Paoli. Animatore delle opere vincenziane in Piemonte fu il lazzarista,
influentissimo a Torino, padre Marcantonio Durando,210 amico e consigliere di Ca-
fasso, Cottolengo, Bosco, Murialdo e Allamano. Il Durando era superiore della casa
dei Preti della Missione fin dal 1831 e visitatore della Provincia Vincenziana del-
l’Alta Italia dal 1837.211 Della sua importanza testimonia il seguente giudizio: «Il
Padre Durando si impegnò attivamente su più fronti: formazione del giovane clero;
predicazione di esercizi spirituali e di missioni popolari; direzione e organizzazione
delle Figlie della Carità (le note suore cappellone, per suo interessamento e sotto la
sua guida le loro case passarono da due a quaranta tra 1831 e 1848); fondazione delle
Dame di Carità (1836); grande impulso alle missioni Estere in America del Nord,
Etiopia, medio Oriente e Cina; diffusione dell’Opera di Propaganda Fide in Piemonte
e Italia; collaborazione con la Marchesa Barolo nella fondazione delle suore Madda-
lene (1839); sostegno nella fondazione delle suore Clarisse-Cappuccine (1856); fon-
dazione delle Suore Nazarene, con l’aiuto di sr. Luisa Borgiotti (1865); impulso e
collaborazione a molte opere caritative, tra cui Le Misericordie e Le Conferenze di
San Vincenzo. Fu anche consigliere di Mons. Fransoni, intervenendo attivamente,
con equilibrio e prudenza, in difesa dell’arcivescovo e dei diritti della Chiesa nei mo-
menti di tensione con l’autorità civile; inoltre, in occasione delle leggi di soppres-
sione (1855 e 1866), si impegnò per riaprire il dialogo tra vescovi e governo libe-
rale».212 Anche Colombano Chiaveroti, arcivescovo di Torino (1818-1831), pre-
decessore di Fransoni, aveva già da qualche anno affidato ai Lazzaristi la formazione
dei chierici della città che non vivevano in seminario, i cosìddetti esterni, e la pre-
dicazione degli esercizi spirituali a tutti coloro che si preparavano a ricevere gli ordi-
ni. «Fu una scelta felice, poiché i Lazzaristi influenzarono notevolmente e positiva-
210 M. MARCOCCHI, Alle radici della spiritualità di don Bosco..., p. 168. Il Durando appar-
teneva ad una famiglia della borghesia piemontese. Due suoi fratelli furono noti liberali ed eb-
bero parte attiva nell’unificazione italiana: Giovanni (1804-1869) fu prima generale dell’eserci-
to pontificio (1847-1848), poi di quello piemontese, quindi senatore del nuovo Regno d’Italia
(1860); Giacomo (1807-1894) fu generale, deputato, ministro della Guerra e Ministro degli
Esteri (1862), infine Presidente del Senato (1884); cf G. BOSCO, Costituzioni della Società di
S. Francesco di Sales [1858]-1875. Edizione critica a cura di F. Motto. Roma, LAS 1982, p. 17.
211 Sulla Casa dei Preti della Missione cf A. GIRAUDO-G. BIANCARDI, Qui è vissuto Don
Bosco. Itinerari storico-geografici e spirituali. Leumann (Torino), Elle Di Ci 1988, pp. 123-
126. La Casa dei Preti della Missione (Via XX Settembre, n. 23) è stata ricostruita nel dopo-
guerra sulle rovine dell’antico monastero della Visitazione (Suore di San Francesco di Sales),
fondato nel 1638 da Santa Giovanna Francesca di Chantal. Le suore Visitandine vissero lì fino
alla soppressione degli ordini religiosi attuata dal governo francese nel 1801. La loro presenza
a Torino favorì la diffusione del culto e della spiritualità di San Francesco di Sales. Nella
Restaurazione l’edificio venne affidato ai Missionari di San Vincenzo de’ Paoli (1830). I Preti
della Missione, i Lazzaristi, sotto la guida del Padre Durando, subito costruirono una nuova ala
dell’edificio allo scopo di accogliere ecclesiastici e laici per gli esercizi spirituali.
212 A. GIRAUDO-G. BIANCARDI, Qui è vissuto Don Bosco..., pp. 125-126. Ancora sul Du-
rando: G. BOSCO, Costituzioni della Società..., p. 17: «Fu consigliere molto ascoltato da Mons.
Fransoni prima dell’esilio, ed in seguito partecipe della commissione arcivescovile incaricata
di coadiuvare il vicario nel governo della diocesi, sino alla morte di Mons. Fransoni».

6.8 Page 58

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374 Daniel Malfait - Jacques Schepens
mente il clero torinese, veicolando gli elementi più vitali della spiritualità sacerdotale
italiana e francese (specialmente quella derivata dall’oratorio francese del de Bérulle
e da San Francesco di Sales) e propugnando un modello di prete zelante nella pasto-
rale e santo nella vita personale».213
Un altro centro di irradiazione della spiritualità vincenziana in Torino in que-
sto tempo può essere considerata la Piccola Casa della Provvidenza che nel 1832 sor-
ge sotto gli auspici di Vincenzo de’ Paoli, una casa che accoglie gli infermi rifiutati
dagli altri ospedali per le loro deformità. Il Cottolengo, fondatore e primo superiore
dell’opera, aveva scoperto la sua vocazione nella lettura della vita di san Vincenzo
de’ Paoli.214
4.2. Legami di don Bosco con la spiritualità vincenziana
Don Bosco stesso è stato in contatto con ambedue le realtà. Quanto ai Lazzaristi
egli scrive, in riferimento al suddiaconato: «Nei dieci giorni di spirituali esercizi fatti
nella casa della Missione in Torino [...]».215 Don Bosco è stato per tre volte in questa
casa, non soltanto per gli esercizi spirituali del suddiaconato nel settembre 1840, ma
anche per quelli del diaconato (marzo 1841) e del presbiterato dal 26 maggio al 5
giugno 1841. Nella Chiesa della Visitazione il quadro sull’altare a sinistra è una rap-
presentazione di san Vincenzo de’ Paoli.216 Più tardi don Bosco ebbe rapporti perso-
nali con il Durando, verosimilmente poco «cordiali»,217 se si tiene conto del parere
del Durando sulla realtà di Valdocco, considerato un ambiente caotico, e del suo
esame dei primi abbozzi delle Costituzioni della Società Salesiana, anche ammesso
che volesse dare un apporto decisivo nel chiarire problemi di indole giuridica e l’im-
postazione della vita religiosa.218 Da parte sua don Bosco, in una lettera spedita al
can. Zappata, lo chiama indirettamente come uno delle «persone giudicate capaci ed
intelligenti in tali materie».219
213 Ibidem, pp. 123-124; cf A. GIRAUDO, Clero, seminario e società. Aspetti della
Restaurazione religiosa a Torino. Roma, LAS 1992, pp. 195-196.
214 M. MARCOCCHI, Alle radici della spiritualità di Don Bosco..., pp. 167-168.
215 A. da Silva FERREIRA (a cura di), G. Bosco. Memorie dell’Oratorio..., p. 95.
216 cf A. GIRAUDO-G. BIANCARDI, Qui è vissuto Don Bosco..., p. 126.
217 Ibidem, p. 126.
218 Sull’impressione del Durando su «Valdocco», scrive P. Stella: «La Casa di Valdocco,
casa laboriosa, diventa talora chiassosa e rumorosa: una casa che non pochi non comprendono
e disapprovano (come mons. Tortone o il P. Marcantonio Durando)»; «Don Bosco, come notia-
mo più volte, gode che i suoi chierici siano inseguiti in cortile dai giovani alunni quasi loro
coetanei, mentre invece il P. Marcantonio Durando se ne dimostra costernato»: P. STELLA, Don
Bosco II..., pp. 260 e 461. Per la reazione del Durando sugli abbozzi delle Costituzioni, cf
«Osservazioni del Sac. Marco Antonio Durando, Visitatore della Missione [sulle] Regole
o Costituzioni proposte ad osservarsi dalla Congregazione di S. Francesco di Sales» in:
G. BOSCO, Costituzioni della Società..., p. 235. Scrittura, priva di data, sottoscritta da C. Andrea
Astengo, segretario di mons. Alessandro Riccardi, in ASCVVRR, T 9.1; edito in MB VI,
pp. 723-725. Altri riferimenti: P. STELLA, Don Bosco I..., pp. 150-153.
219 G. BOSCO, Epistolario. Volume primo (1835-1863). Introduzione, testi critici e note a
cura di F. Motto. Roma, LAS 1991, nº 643.

6.9 Page 59

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 375
Di un altro stile sembrano essere stati i rapporti di don Bosco con la Piccola
Casa della Provvidenza, che per due volte viene citata nel libretto Il Cristiano gui-
dato.220 In collegamento con il libretto di don Bosco nelle Memorie Biografiche don
Lemoyne dedica un intero capitolo al Cristiano guidato.221 Secondo la sua versione,
per la pubblicazione del libretto don Bosco sarebbe andato dal canonico Anglesio,
successore del Cottolengo, con la proposta di acquistare 3000 copie per conto suo
(pagato poi dalla Contessa del Piazzo). I rapporti di don Bosco con il Cottolengo ri-
salgono a tempi anteriori. Già nelle ultime pagine della sua «Storia Ecclesiastica»
don Bosco inserisce una paginetta sul Cottolengo e la Piccola Casa. Introdotto dalla
domanda: «Qual altro avvenimento segnalò quest’anno?» don Bosco risponde:
«L’anno stesso della conversione del Ratisbona [1842] il 30 aprile in odore di santità
passò alla vita beata il Cavaliere canonico Cottolengo fondatore della Piccola Casa della
divina Provvidenza in Torino. Questo maraviglioso stabilimento cominciò da tenui
principii l’anno 1827, e senza reddito fisso, con solo quel tanto che la quotidiana divina
Provvidenza per mano dei caritativi le somministra, prosperò a segno, che presentemente
vi si annoverano presso 1800 persone d’ambi i sessi, tra storpi, invalidi al lavoro, ulce-
riosi, epiletici, ammalati d’ogni genere, orfanelli ed abbandonati; e questi tutti sono gra-
tuitamente ricevuti, con somma carità trattati, e del necessario sovvenimento provveduti.
Vi sono molte categorie di persone religiose addette alla direzione spirituale e temporale;
ogni angolo ispira carità e fervore. Questo è tutto regolato da un capo solo, il quale man-
tiene fiorente tutto lo spirito del fondatore».222
Don Lemoyne situa il primo incontro di don Bosco con il Cottolengo nel 1841.
Descrive l’avvenimento, servendosi di parole e di espressioni tratte dalla presentazio-
ne fatta da don Bosco nella sua «Storia Ecclesiastica».223 Secondo la testimonianza
del Lemoyne che si basa sul racconto del can. Domenico Bosso, il Cottolengo avreb-
220 Quanto alle citazioni della Piccola Casa della Provvidenza, trattando della carità di
san Vincenzo verso i mendicanti, il terzo giorno, don Bosco dice: «La città di Torino si gloria
di un ricovero sotto gli auspizi di S. Vincenzo, dove più centinaia di poveri, di storpi, mentecat-
ti, orfanelli, infermi, sordomuti ecc. trovano sollievo alle loro indigenze». Ed in una nota,
l’unica fatta in tutto il libretto: «Si allude all’opera Cottolengo detta Piccola Casa della Divina
Provvidenza sotto gli auspizi di S. Vincenzo de’ Paoli, in cui sono ricoverati oltre mille poveri
tra infermi ed abbandonati». [G. BOSCO], Il Cristiano giudato..., p. 30 [= OE III, 244]. La se-
conda citazione la ritroviamo nel fondo del libretto, nella riflessione per l’ultimo giorno, alla
fine: «[....]; infine a’ nostri giorni vediamo gloriosamente trionfare l’opera colossale detta Pic-
cola casa della Divina Provvidenza sotto gli auspizj di S. Vincenzo de’ Paoli, dove ogni sorta
di miseria umana trova rifugio e sollievo. Tali sono i frutti della semenza sparsa da s. Vincenzo
de’ Paoli, di quel grand’uomo caro a Dio ed agli uomini». [G. BOSCO], Il Cristiano giudato...,
pp. 280-281 [= OE III, 494-495].
221 MB III, pp. 378-387.
222 [G. BOSCO], Storia Ecclesiastica ad uso delle scuole [...] compilata dal Sacerdote
B. G., Torino, Tipografia Speirani e Ferrero 1845, pp. 385-386 [= OE I, 543-544].
223 cf MB II, pp. 65-67. Nella descrizione delle malattie, le stesse categorie ritornano.
Espressioni simili sono ad es.: cominciata da tenui principii; con solo quel tanto che la quoti-
diana Divina Provvidenza le somministrava per mezzo di caritatevoli persone; ogni angolo
ispirava carità e fervore.

6.10 Page 60

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376 Daniel Malfait - Jacques Schepens
be predetto l’apostolato futuro di don Bosco tra i giovani.224 Il Cottolengo muore il
30 aprile 1842. Il can. Anglesio gli succede.225 È da lui che don Bosco, secondo don
Lemoyne, andrà a presentare la pubblicazione del libretto.
4.3. Motivazioni legate alla personalità di don Bosco
Altre ragioni possibili della pubblicazione del libretto su Vincenzo da parte di
don Bosco vengono suggerite da P. Stella. Tra le numerose opere del Sette e dell’Ot-
tocento, libri e opuscoli francesi in lingua originale o in traduzione italiana della bi-
blioteca erudita di don Bosco, si trova anche l’opera dell’Ansart.226 Secondo P. Stella
bisognerebbe dire che: «Il meccanismo mentale del divulgatore porta don Bosco
invincibilmente a preferire come propria materia prima, piuttosto che le fonti, altre
divulgazioni».227
Un fattore da non trascurare sembra la personalità stessa di don Bosco. Essa si
caratterizza per il pragmatismo e per uno zelo fervente nel diffondere il bene, ad ogni
costo, servendosi anche della buona stampa: «Davanti a tanta mole di scritti la per-
suasione che matura è che essi nel complesso rispondono a una qualche esigenza pra-
tica, piccola o grande, della cerchia di persone e di fatti, a cui si rivolgeva l’attività di
Don Bosco. [...] egli scrive preoccupato, da una parte, di farsi intendere: di far pene-
trare e lievitare tra i giovani e tra il popolo la cultura cattolica; e dall’altra, prende la
penna quando sopravviene qualche necessità o utilità della sua opera sempre più
complessa. Nell’un caso e nell’altro egli viene incontro a un’urgenza basandosi su
quanto gli suggerisce la propria esperienza (fatti accadutigli); oppure ricorrendo a
quel che può agevolarlo nella rapida realizzazione di qualche opera divulgativa,
adatta “alla intelligenza di tutti”».228 Il Cristiano guidato può essere un esempio ti-
pico di questa affermazione. Per altro, secondo P. Stella, «la sua mentalità e la sua
spiritualità, per le risonanze che ebbero e per l’influsso che esercitarono, meritano di
essere considerate tra le più caratteristiche, più popolari e più feconde espressioni
dell’Ottocento italiano e trovano nel passato forse il parallelo più prossimo nella ca-
pacità di assimilazione, nella sintonia tempestiva con i tempi e con la capacità realiz-
zatrice di Vincenzo de’ Paoli».229
224 Don Lemoyne racconta: «Finito lentamente il giro di quella cittadella del dolore
cristiano, mentre D. Bosco era sul congedarsi, il venerabile Cottolengo, toccando e stringendo
tra le sue dita le maniche della veste di D. Bosco esclamò: “Ma voi avete una veste di panno
troppo sottile e leggiero. Procuratevene una che sia di stoffa molto più forte e molto consi-
stente, perché i giovanetti possano attacarvisi senza stracciarla... Verrà un tempo, in cui vi sarà
strappata da tanta gente!”». MB II, p. 67.
225 cf MB II, p. 119.
226 cf P. STELLA, Don Bosco I..., p. 240.
227 Ibidem, p. 238. Così diventa più comprensibile che don Bosco si serva del libro di
Ansart, piuttosto che del gran volume esteso di Abelly, al quale l’Ansart stesso fa riferimento
nella sua introduzione e poi ancora diverse volte nel corso del suo libro.
228 Ibidem, p. 237.
229 P. STELLA, Don Bosco II..., p. 506.

7 Pages 61-70

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7.1 Page 61

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 377
Riassumendo e cercando motivi e ragioni per la pubblicazione del libretto si de-
vono considerare altri aspetti del contesto storico, sociale e religioso, che non posso-
no essere sviluppati nel presente contributo. All’epoca il Piemonte si presenta in una
situazione storica, sociale e religiosa nella quale la figura, la preoccupazione, il me-
todo, la mentalità e la prassi di Vincenzo de’ Paoli non sono estranei. Non lo erano
nemmeno per don Bosco al dire di P. Stella: «Postosi ad assistere i bisognosi, era ine-
vitabile per Don Bosco rinnovare le esperienze del Calasanzio, di Filippo Neri, di
Giovanni Battista de la Salle, di Vincenzo de’ Paoli [...]».230 Interessante anche l’idea
di F. Motto, quando mette don Bosco a confronto con san Vincenzo: «Identico
dunque l’ambito d’interesse e di azione: la povertà; identico il fronte degli aiuti:
materiali e spirituali; identico lo scopo: religioso-caritativo; identica anche l’opzione
di base: la carità intesa come invito a vedere il povero quale persona da amare e
servire».231
4.4. Motivi per una seconda edizione
Per la seconda edizione del libretto, nel 1876, le circostanze sono alquanto di-
verse. Un motivo può essere connesso con la situazione culturale e religiosa, segnata
dalla polemica tra cattolici e protestanti, dalla convinzione che il cattolicesimo è l’u-
nico mezzo di salvezza e dall’idea d’un auspicato ritorno dei protestanti alla chiesa
cattolica.232 Da anni don Bosco aveva reagito contro l’influsso dell’evangelismo pro-
testante. Di fronte a questo «pericolo», secondo don Bosco, ci vuole una fede opera-
tiva. «Siamo in tempi — avrebbe asserito nel 1877 —, in cui bisogna operare. Il
mondo è divenuto materiale, perciò bisogna lavorare e far conoscere il bene che si fa.
Se uno fa anche miracoli pregando giorno e notte e stando nella sua cella, il mondo
non ci bada e non ci crede più. Il mondo ha bisogno di vedere e toccare [...] Il mondo
attuale vuole vedere le opere, vuole vedere il clero lavorare a istruire e a educare la
gioventù povera e abbandonata, con opere caritatevoli, con ospizi, scuole, arti, me-
stieri... E questo è l’unico mezzo per salvare la povera gioventù istruendola nella reli-
gione e quindi di cristianizzare la società».233 La sua apologetica, che si sintonizzerà
su quella della carità e dell’azione sociale, si porterà idealmente sulla linea di Vin-
cenzo de’ Paoli e delle Conferenze dell’Ozanam, «quasi cogliendo finalmente l’i-
stanza di chi, come Voltaire o Rattazzi o Crispi, si dichiarava indulgente davanti a
una buona azione e insuperabilmente nauseato di fronte alla controversie confessio-
nali e al dogmatismo religioso».234 In una tale mentalità, la presentazione di san Vin-
cenzo de’ Paoli, il padre della carità, si giustifica ampiamente.
Un altro motivo, piuttosto di carattere storico, è legato all’evoluzione delle
Conferenze di San Vincenzo de’ Paoli. Qui basta sottolineare il fatto che verso gli
anni 1870 le Conferenze hanno conosciuto una nuova crescita: «[...] il diffondersi in
230 P. STELLA, Don Bosco I..., p. 113.
231 F. MOTTO, Le conferenze «annesse» ..., p. 471.
232 cf P. STELLA, Don Bosco II..., pp. 119-145.
233 Ibidem, p. 131.
234 Ibidem, p. 131.

7.2 Page 62

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378 Daniel Malfait - Jacques Schepens
Italia delle Conferenze di San Vincenzo, trapiantate a Roma nel 1836-1842 e tosto
propagate nei vari stati italiani, specialmente nel Nord, benché non mancassero a loro
riguardo diffidenze e sospetti, particolarmente in Piemonte. Tra difficoltà interne ed
esterne le Conferenze riuscirono a superare le crisi dovute a campagne diffamatorie,
rinascendo dopo il 1870 e mirando a non confondersi con le altre organizzazioni del
movimento cattolico».235 Probabilmente questa rinascita delle Conferenze ha contri-
buito alla pubblicazione del libretto.
Anche le attività dello stesso don Bosco intorno agli anni 1874-1877 possono
aver influito sulla pubblicazione. Fra l’altro sono gli anni ’70 che vedono l’inizio del-
l’opera salesiana in Francia, a Nizza. Dalla storia del «Patronato di S. Pietro in Nizza
a mare», raccontata dallo stesso don Bosco nel discorso all’occasione dell’inaugu-
razione del patronato 236 e da studi di F. Desramaut,237 si apprende che la Conferenza
di san Vincenzo di Nizza era molto legata alla fondazione di questa opera. La preoc-
cupazione di don Bosco per la diffusione della sua opera in Francia, collegata alle
Conferenze di san Vincenzo, può essere un altro motivo che abbia favorito la reda-
zione del libretto. Fatto si è che nel 1876 esce una seconda edizione corretta da parte
di don Bosco.
4.5. Accoglienza immediata ed ulteriore
Secondo P. Stella il successo delle opere molto spesso è legato al mezzo edito-
riale e all’organizzazione pubblicitaria. Tipico, nel caso di don Bosco, è quanto viene
narrato a proposito de Il Cristiano guidato alla virtù.238 Non c’è da meravigliarsi che,
nel racconto di don Lemoyne, don Bosco parli di tremila copie. Vedendo il numero
degli esemplari dei primi libri che don Bosco pubblica, più di una volta parla dello
stesso numero di copie.239
235 G. PENCO, Storia della Chiesa in Italia, Vol. II, Milano, Jaka Book 1978, p. 263.
236 cf P. BRAIDO (a cura di), Il sistema preventivo nella educazione della gioventù (1877),
in P. BRAIDO (a cura di), Don Bosco educatore..., pp. 244-248.
237 cf F. DESRAMAUT, Don Bosco a Nice. La vie d’une école professionnelle catholique
entre 1875 et 1919, Paris, Apostolat des Editions 1980. L’autore tratta della storia dei primi
anni soprattutto nelle pagine 21-56, in cui parla di «les trois naissances du Patronage».; ID.,
Etudes préalables à une biographie de saint Jean Bosco, Vol. VI: Par delà les frontières
(1874-1878) [Cahiers Salésiens nº 22-23]. Lyon, 1990, pp. 79-90.
238 P. STELLA, Don Bosco I..., p. 246. Secondo P. Stella, il caso de Il Cristiano guidato è
un esempio tra tanti. «È difficile, per non dire impossibile, scoprire le infinite industrie di Don
Bosco per far scattare la molla della beneficenza, insieme a quella dell’indigenza, della buona
accoglienza alla sua attività e alle sue cose», Ibidem, p. 246.
239 cf P. STELLA, Don Bosco nella storia economica e sociale..., pp. 331-339. Della
prima edizione di I Cenni storici sulla vita del chierico Luigi Comollo (1844), furono tirate tre-
mila copie. Nel 1846 don Bosco stampò le Sei domeniche e la novena di San Luigi Gonzaga, di
cui furono tirate tremila copie. Il Giovane provveduto fu stampato nel 1847 in una tiratura di
10.000 copie. Della Storia d’Italia raccontata alla gioventù (1855) furono tirate 2500 copie.
Parlando delle «Letture cattoliche» (1853) ed indicando la quantità da stampare, l’autore dice:
«La tiratura iniziale fu forse di 3000 copie. Ma il numero delle richieste dovette superare le
previsioni. La direzione trovò utile ristampare i primi fascicoli per accaparrarsi i clienti»,
Ibidem, p. 357. Un po’ più avanti sulla versione francese delle «Letture cattoliche»: «Nel 1854

7.3 Page 63

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 379
Secondo le MB il libretto viene distribuito in «tutte le famiglie religiose della
Piccola casa delle Divina Provvidenza». Persino nel noviziato dei Lazzaristi a Chieri
questo libro era letto nel mese di luglio per onorare il santo Fondatore.240
Un altro riferimento al libro si trova in una lettera scritta da don Bosco, indiriz-
zata al padre rosminiano Giuseppe Fradelizio. Nel P. S. alla lettera si legge: «Mi rac-
comando per lo smercio del libro: Il Cristiano guidato alla virtù etc. a cent. 50 la
copia».241 La raccomandazione del libro non ha nulla a che vedere con il contenuto
della lettera. Accanto all’organizzazione funzionale riguardo ad alcuni libri, don Bo-
sco aggiunge un incoraggiamento ai Rosminiani e al loro fondatore, provati dalla
proibizione di due libri di Antonio Rosmini da parte della Sacra Congregazione del-
l’Indice, il 30 maggio 1849. Intanto don Bosco ne approfitta per raccomandare la dif-
fusione dei suoi libri.
Benché don Bosco fosse uno dei primi membri, come socio onorario, della
Conferenza di san Vincenzo de’ Paoli a Torino,242 e i rapporti reciproci rimanessero
molto stretti,243 sul libretto Il Cristiano guidato o su una personale venerazione verso
san Vincenzo 244 si trovano poche cose negli anni 1848-1876. Per questi anni le MB
testimoniano indubbiamente di una collaborazione frequente di don Bosco con le
Conferenze di san Vincenzo de’ Paoli. Concludere con le MB che don Bosco «cono-
sceva a fondo lo spirito di S. Vincenzo de’ Paoli e ne esponeva gli esempi e le mas-
sime»,245 richiederebbe uno studio critico-scientifico più ampio.
Alle volte si potrebbe avere l’impressione che don Bosco abbia dimenticato di
aver scritto il libretto ed anche ogni relazione con san Vincenzo. D’altra parte nella
redazione del Testamento del Sac. Bosco Gioanni di Castelnuovo d’Asti dimorante in
Torino, datato il 26 luglio 1856 e stampato nelle MB, viene presentato un elenco dei
libri da lui composti e compilati in cui ritroviamo Il Cristiano guidato alle virtù ed
alla civiltà, indicato come «anonimo».246 Un altro contesto in cui si scopre un rap-
fu cominciata una serie francese delle «Letture cattoliche». Ne erano destinatarie le aree fran-
cofone degli stati sabaudi [...]. Dei fascicoli 8-17, raggruppati in quattro volumetti, furono ti-
rate 3000 copie per ogni volume. La pubblicazione fu sospesa nel 1855», Ibidem, p. 359.
240 cf MB III, p. 387.
241 G. BOSCO, Epistolario I..., pp. 92-93,(43). Si tratta di una lettera già stampata in
MB III, pp. 530-531.
242 cf F. MOTTO, Le Conferenze «annesse»..., p. 469, n. 4; cf MB IV, p. 67.
243 cf F. MOLINARI, Le Conferenze di S. Vincenzo de’ Paoli in Italia nel secolo XIX, in
Spiritualità e azione del laicato cattolico italiano. Vol. I. Padova, Antenore 1969, p. 93: «Il
fondatore dei Salesiani, per così dire, era di casa nella Società di S. Vincenzo e col suo ardente
dinamismo le aveva reso molteplici servizi».
244 Sembra strano ma nel Bollettino Salesiano, che presenta sull’ultima pagina per ogni
mese i santi del calendario, per il mese di luglio non si trova mai il nome di san Vincenzo. La
lista per il mese di luglio è: 2. Visitazione di Maria Vergine; 8. Santa Elisabetta, regina del Por-
togallo; 14. S. Bonaventura, vescovo, cardinale e dottore di S. Chiesa; 25. S. Giacomo, Aposto-
lo; 26. Sant’Anna, madre di Maria SS.: cf Bollettino Salesiano 3(1879), luglio nº 7, p. 16.
245 MB IV, p. 68.
246 cf MB X, pp. 1331-1333. Introducendo il testo, l’autore scrive: «Per fortuna abbiamo
in archivio vari testamenti olografi del santo, due dei quali son degli anni anteriori a questo
quadriennio; ma non essendo stati pubblicati li trascriviamo qui, sicuri di far cosa grata al let-
tore. Il primo è del 1856, anteriore alla morte di Mamma Margherita».

7.4 Page 64

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380 Daniel Malfait - Jacques Schepens
porto di don Bosco con san Vincenzo tramite i Preti della Missione è la redazione
delle costituzioni. Uno dei cinque istituti di cui don Bosco ha tenuto presente le co-
stituzioni nel redigere i capitoli delle proprie costituzioni era la congregazione dei
Preti della Missione.247
Per quanto riguarda la citazione delle massime di san Vincenzo, le MB fanno
menzione di due momenti in cui don Bosco formula un’idea o un esempio di san Vin-
cenzo e dove viene citato di nome. Il primo si situa intorno al piccolo nucleo che don
Bosco formò nel 1854. Rispondendo ai partecipanti quanto al loro dubbio di poter
realizzare delle opere importanti, pur essendo in pochi, don Bosco si riferisce a una
massima di san Vincenzo, vicina a un testo de Il Cristiano guidato: «Nelle gravi ne-
cessità è tempo di far vedere, se veramente confidiamo in Dio. Credetemi che tre
operai fanno più che dieci, quando Dio vi mette la mano; e ve la mette sempre quan-
do ci pone in necessità di far cose eccedenti le nostre forze».248 È un’idea che fa rife-
rimento al capitolo sulla povertà di san Vincenzo e sulla sua confidenza in Dio.249 Un
altro momento si situa nel 1876, l’anno dunque della seconda edizione del libro, in
occasione dell’inizio dell’anno scolastico. Nella «buona notte del dì dei morti», più o
meno due settimane dopo l’entrata nell’Oratorio,250 don Bosco presenta ai giovani tre
articoli fondamentali del suo programma educativo: fuga del peccato, frequente con-
fessione, frequente comunione. Per illustrare e sottolineare l’idea della frequente co-
munione don Bosco racconta: «[...] io non voglio prescrivervi il tempo, ma voglio
però raccontarvi un fatterello. Prima però guardiamo l’orologio, che l’ora non sia
troppo tarda... Son solamente le nove e otto minuti. Ciò che voglio dirvi sono fatti
che si raccontano in cinque minuti. Vi era un cotal uomo solito ad andarsi a confes-
247 cf F. MOTTO, Constitutiones societatis S. Francesci Salesii. Fonti letterarie dei capi-
toli. Scopo, forma, voto di obbedienza, povertà e castità, in RSS 3(1983), p. 348: «Nel redigere
i capitoli delle costituzioni della società di S. Francesco di Sales, oggetto del nostro studio,
Don Bosco e gli altri compilatori hanno tenuto presente, in special modo, le costituzioni di
cinque istituti religiosi: i Preti della missione, i Redentoristi, gli Oblati di Maria Vergine, i
Sacerdoti secolari delle Scuole di carità, i Maristi». Sulle Costituzioni cf P. STELLA, Le costi-
tuzioni salesiane fino al 1888, in AAVV, Fedeltà e rinnovamento. Studi sulle costituzioni sale-
siane. Roma, LAS 1974, pp. 15-54; F. DESRAMAUT, Le costituzioni salesiane dal 1888 al 1966,
in AAVV, Fedeltà e rinnovamento. Studi sulle costituzioni salesiane..., pp. 55-101.
248 cf MB VI, p. 328.
249 Tutto un capitolo de Il Cristiano guidato parla della confidenza in Dio. Vi si legge la
frase: «[...] è questo il momento che bisogna far conoscere se abbiamo confidenza in Dio», [G.
BOSCO], Il Cristiano guidato..., p. 222. Nel capitolo sull’eguaglianza del suo spirito scrive che
soprattutto le disgrazie che sopportò fanno conoscere la sua eguaglianza. La sua risposta fu
sempre: «bisogna sottomettersi alla sua volontà, accettare tutto ciò che a lui piacerà d’in-
viarci», Ibidem, p. 109. E nel capitolo sulla fede, leggiamo: «Appunto nelle malattie la fede si
esercita mirabilmente; in esse la speranza sfavilla con maggior splendore; la rassegnazione,
l’amor di Dio e tutte le virtù trovano un’ampia materia d’esercizio», Ibidem, pp. 162-163. Ri-
guardo l’idea delle povertà, nel capitolo sulla povertà leggiamo la stessa frase seguente: il Sal-
vatore «incominciò da una mangiatoia e terminò sulla croce», Ibidem, p. 175.
250 cf MB XII, p. 554: «L’anno scolastico s’apriva allora generalmente dopo la festa dei
Santi; ma Don Bosco voleva che i suoi si trovassero nell’Oratorio un paio di settimane avanti
quella solennità».

7.5 Page 65

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Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà... 381
sare da S. Vincenzo de’ Paoli [...]».251 E si trova la storia raccontata ne Il Cristiano
guidato nel capitolo del giorno decimoterzo, sulle massime di san Vincenzo. Nella
buona notte don Bosco parla di «un cotal uomo solito», nel racconto di san Vincenzo
si tratta di una signora.252
Per altro attorno alla seconda edizione non si fa molto rumore. Come già ac-
cennato, nel 1877 esce un’altra stampa della seconda edizione ed una terza nel 1887.
Per ciò che riguarda le vicende del libretto dopo la morte di don Bosco si deve
segnalare che esce una quarta edizione nel 1898, sempre con lo stesso titolo. Questa
volta il libretto è inserito nella «Collezione Ascetica».253 È un’edizione identica alla
terza, salvo brevissimi ritocchi di natura tecnica. Sulla seconda di copertina, sotto
«proprietà letteraria» a pie’ di pagina, è scritto: «S. Benigno Canav. – Scuola Tip.
Salesiana (N. 1071-M)».
Intanto escono varie traduzioni del libretto. Le prime in lingua francese:
La vertu et les bienséances chrétiennes selon l’esprit de St. Vincent de Paul ou le mois
de juillet consacré à honorer ce Saint par Don Bosco, prêtre. Traduit en Français sur la
troisième édition italienne par l’abbé E. Matagne. Nice, Impr. du Patr. Saint-Pierre 1892,
395 pp.
Si tratta di una traduzione letterale del libretto. Il titolo è leggermente modifica-
to e «Al lettore» viene cambiato in «Préface de l’auteur». Il modo di stampare è
molto simile a quello italiano. Un’altra edizione segue nel 1910:
La vertu et les bienséances chrétiennes selon l’esprit de S. Vincent de Paul ou le mois de
juillet consacré à honorer ce Saint par le Vénérable Don Bosco. Traduit en Français par
l’abbé E. Matagne. 3º Edition. Turin, Librairie Salésienne 1910, 291 pp.
Il libretto è stampato in un formato più grande, ma si tratta della medesima
traduzione. A pie’ della seconda pagina è stampato: «Turin 1910 - Imprimerie Sa-
lésienne, Via Cottolengo, 32 (N. 2866 - 2M)».
Di un altro stile è una terza traduzione francese senza indicazione di una data:
Le Mois de Juillet consacré à Saint Vincent de Paul ou le chrétien formé à la Vertu et à
la Civilité selon l’esprit de ce Saint par le Vénérable Don Bosco. Traduit de l’italien par
B. Maria, licencié ès-Lettres. Nice, Imprimerie de L’Assoc. du Patronage St-Pierre [s.d.],
227 pp.
Il titolo viene tradotto letteralmente, ma capovolto. «Al Lettore» diventa di
nuovo «Au Lecteur». Alla fine del libro si aggiunge: «Al glorioso S. Vincenzo de’
Paoli». La carta usata per la stampa è di qualità migliore delle traduzioni precedenti.
Per ogni giorno del mese si passa ad una nuova pagina.
251 MB XII, p. 566.
252 [G. BOSCO], Il Cristiano guidato..., pp. 136-138.
253 G. BOSCO, Il Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà secondo lo spirito di S. Vin-
cenzo de’ Paoli. Opera che può servire a consacrare il mese di luglio in onore del medesimo
Santo. Edizione quarta. Torino, Libreria Salesiana Editrice 1898, 252 p.

7.6 Page 66

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382 Daniel Malfait - Jacques Schepens
Una traduzione spagnola, nella collana: «Lecturas Católicas», dell’anno: Febr
y Marzo 1923, Ano XXXVIII Ent. 466-67, è la seguente:
J. BOSCO (Vble), El Cristiano guiado a la virtud y a la cultura social según el espíritu
de San Vicente de Paul. Versión Castellana. Buenos Aires, Libreria del Colegio Pio IX
de Artes y Officios, 264 p.
È una traduzione letterale molto simile alle edizioni italiane, anche dal punto di
vista tipografico.
Dal 1933 esiste una traduzione inglese:
Virtue and Christian Refinement According to the Spirit of St Vincent de Paul or a month’s
devotion to St Vincent by Blessed Don Bosco. Translated by a sister of Charity. Intro-
dutions by His Eminence Cardinal Bourne and Very Rev. Father Souvay, C.M. Superior
General of the Priests of the Mission, and of the Sisters of Charity. Tonbridge, Alexander
Ousely Limited 1933.
Si tratta di una traduzione letterale, ma l’edizione e la stampa sono molto diffe-
renti dalle altre traduzioni e dall’edizione originale. È diventato un libro più grande e
più voluminoso, con una copertina forte, con il titolo del libro, l’autore e l’editrice sul
dorso, in caratteri d’oro. Ogni giorno ha una nuova pagina.