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FONTI
LE RICHIESTE DI FONDAZIONI A DON MICHELE RUA
DAL MEZZOGIORNO D’ITALIA (1888-1901)
Francesco Casella
I. INTRODUZIONE
Per uno sguardo sintetico del contesto storico-sociale e delle problematiche rela-
tive, rinviamo allo studio analogo fatto per l’epoca di don Bosco e che abbiamo se-
guito fino agli inizi del Novecento1. Il periodo preso in esame per questa ricerca ha
come termine a quo la morte di don Bosco (1888) e come termine ad quem la richiesta
fatta da don Michele Rua (1837-1910)2 alla Santa Sede della fondazione dell’ispettoria
napoletana (1901). Il decreto dell’erezione canonica porta la data del 20 gennaio 1902.
Le regioni prese in esame sono ancora quelle continentali dell’Italia meridionale.
All’esame della documentazione che occuperà la seconda parte, premettiamo
alcuni brevi cenni sulla successione di don Rua a Rettor Maggiore della congrega-
zione salesiana e la sua decisione di fondare l’ispettoria napoletana, sulle case aperte
da don Rua nel Mezzogiorno e i suoi viaggi nel sud tra il 1888 ed il 1901 ed alcune
indicazioni d’insieme in merito ai documenti delle richieste di fondazioni presentati.
1. La fondazione dell’ispettoria napoletana (1902)
In seguito all’aggravarsi della salute di don Bosco nell’anno 1884, il papa
Leone XIII invitò lo stesso a nominare un suo successore come amministratore e vi-
cario. Nella seduta del Capitolo Superiore del 24 ottobre 1884 don Bosco manifestò il
desiderio del papa ai membri del consiglio che gli proposero di nominare lui stesso il
vicario con diritto di successione e di amministrazione e di proporlo a Leone XIII per
l’approvazione3. Don Bosco, attraverso il cardinale Alimonda ed il cardinale Nina,
protettore dei Salesiani, il 27 novembre 1884 propose al papa come suo vicario don
Michele Rua. Leone XIII, felicitandosi con don Bosco, confermò la sua scelta, eleg-
1 Francesco CASELLA, Le richieste di fondazioni a don Bosco dal Mezzogiorno d’Italia
(1879-1888), in RSS 32 (1998) 53-61.
2 Ambrogio PARK, Bibliografia dei Rettori Maggiori della Società Salesiana dal primo
al terzo successore di don Bosco, in RSS 4 (1984) 209-220; Annali II-III; DBS 246-247.
3 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 44, seduta del 24 ottobre 1884; FDB
mc. 1881 D 3.

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68 Francesco Casella
gendo don Rua come vicario generale con diritto di successione4. L’elezione di don
Rua a vicario fu comunicata da don Bosco ai Salesiani l’8 dicembre 1885 mediante
una lettera circolare5.
Dopo la morte di don Bosco (31 gennaio 1888) sorse qualche dubbio in don
Rua e nel Capitolo in merito alla effettiva successione, per cui fu richiesta una deluci-
dazione alla Santa Sede. Leone XIII nell’udienza dell’11 febbraio 1888 concessa al
cardinale Lucido Maria Parocchi, protettore dei Salesiani, confermò don Rua come
Rettor Maggiore per 12 anni. Il decreto pontificio fu reso noto al Capitolo Superiore
nella seduta del 24 febbraio:
“D. Rua presenta il decreto della sua conferma per nomina del Papa a Rettor Maggiore
della Congregazione Salesiana per 12 anni, quindi narra dell’udienza avuta dal Pontefice
il 21 di questo mese. Il Capitolo delibera di mandare ai confratelli lettera che annunzi
questa nomina e insieme spedire i documenti che riguardano il fatto”6.
Il 7 marzo 1888 tutta la documentazione relativa all’elezione straordinaria di
don Rua a Rettor Maggiore fu inviata ai Salesiani a nome dei membri del Capitolo
Superiore7, mentre dell’udienza avuta dal pontefice parlò lo stesso don Rua il 19
marzo nella sua prima lettera circolare ai Salesiani8.
La strutturazione territoriale della congregazione salesiana in ispettorie, già av-
viata da don Bosco, ebbe durante il rettorato di don Rua uno sviluppo “celere ed im-
pressionante”9; infatti da 4 ispettorie (10 marzo 1879), si passò a 6 nel 1882, a 12 nel
1895, a 34 nel 190310. Dopo la morte di don Rua (1910) si manifestò l’esigenza di
una riduzione e di un riordino delle ispettorie, per cui queste scesero a 23 il 13 set-
tembre 191111.
Le regioni del Mezzogiorno d’Italia, compresa la Sicilia, all’inizio fecero parte
dell’ispettoria romana, fondata nel 1877. In seguito don Rua, con lettera del primo
novembre 1890, notificò ai Salesiani che a causa del moltiplicarsi delle case:
“Si dovette nelle scorse vacanze distinguere l’Ispettoria Romana da quella che si denomi-
nerà Sicula e straniera.
La prima comprende le Case di Roma, Faenza, Terracina e Macerata. Il Sig. D. Cesare Ca-
gliero ne è costituito Ispettore. La seconda comprende le Case della Sicilia colle altre di
Spagna, Austria ed Inghilterra. Rimane sempre Ispettore il Sig. D. Celestino Durando”12.
4 Francis DESRAMAUT, Don Bosco en son temps (1815-1888). Torino, SEI 1996, pp.
1271-1274.
5 MB XVII 280-282.
6 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 110, seduta del 24 febbraio 1888; FDB
mc. 1883 E 3.
7 [Michele RUA], Lettere circolari di don Michele Rua ai Salesiani. Torino, Direzione
Generale delle opere Salesiane 1965, pp. 15-24.
8 ID., pp. 25-31.
9 Tarcisio VALSECCHI, Origine e sviluppo delle ispettorie salesiane. Serie cronologica
fino all’anno 1903, in RSS 3 (1983) 252-273; ID., Le ispettorie salesiane. Serie cronologica
dall’anno 1904 al 1926, in RSS 4 (1984) 111-124 (in particolare le pp. 111-117).
10 RSS 3 (1983) 254-255, 257, 260-262, 267-273.
11 RSS 4 (1984) 116-117.
12 [Michele RUA], Lettere circolari…, p. 61 (il post scriptum).

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 69
Il Catalogo dei Salesiani del 1891, infatti, nell’elenco delle ispettorie riporta la
romana e la sicula, quest’ultima con le case annesse di Spagna, Austria, Inghilterra e
Svizzera13. I cataloghi successivi oltre a riportare sempre l’ispettoria romana, indi-
cano anche le variazioni dell’ispettoria sicula. Nel 1892 è chiamata ispettoria siculo-
ispana con case annesse di Spagna, Austria, Inghilterra, Svizzera, Africa e Belgio.
Nel 1893 compare la “ispettoria spagnuola” e quella sicula con le altre case annesse,
ma al posto della Spagna vi è la Palestina. Nel 1894 l’organizzazione è la stessa,
mentre nel 1895 compare la “ispettoria estera”, formata dalle case di Austria, Inghil-
terra, Svizzera, Belgio, Africa e Palestina sottratte alla sicula, più l’Italia con la casa
di Catanzaro, che non risulterà più nel 189614.
Dal 1897 al 1901 l’organizzazione del centro-sud dell’Italia restò la stessa, ma
nel frattempo il numero delle ispettorie nel mondo era aumentato notevolmente. In se-
guito a ciò il Capitolo Superiore, nella seduta del 31 agosto 1901, deliberò di chiedere
alla Santa Sede l’erezione canonica delle stesse: “Si facciano erigere le Provincie per
autorità Apostolica: ovvero le Ispettorie”15. Don Rua nell’elenco che presentò alla
Santa Sede ne inserì altre 11, tra cui l’ispettoria napoletana di S. Gennaro. La richiesta
del Rettor Maggiore fu pienamente esaudita con “il rescritto n. 3311/15 del 20 gennaio
1902”16. La decisione di don Rua di dar vita all’ispettoria napoletana fu possibile,
perché tra il 1888 ed il 1901 aveva aperto 7 case nel Mezzogiorno d’Italia.
2. Le case fondate da don Rua e i suoi viaggi nel Mezzogiorno dal 1888 al 1901
Dopo la casa di Brindisi aperta e chiusa da don Bosco (1879-1880)17, trascor-
sero 14 anni prima che don Rua potesse aprire la casa di Castellammare di Stabia
(Napoli) nel 1894. Nel frattempo si erano moltiplicate le domande per avere i Sale-
siani nel Mezzogiorno, infatti tra il 1888 ed il 1894 a don Rua erano pervenute 35
nuove richieste di fondazioni.
Motore della propaganda di ciò che i Salesiani operavano nel mondo, in parti-
colare nelle missioni, e del loro sistema educativo era il Bollettino Salesiano, che
giungeva nelle diocesi, nelle parrocchie e presso i singoli benefattori o cooperatori
salesiani; a ciò si aggiunsero i viaggi di don Rua verso il Sud, in particolare quello in
Sicilia del 1892 e l’altro in Sicilia e Tunisia del 1900, che suscitarono ovunque ammi-
razione per il suo zelo apostolico e per la sua carità; la diffusione delle Letture Catto-
liche, per quanto difficilmente quantificabile, e la vasta eco che suscitò il Congresso
di Bologna nel 1895 dei cooperatori salesiani.
Don Rua tra gennaio e marzo del 1892 fece il suo primo viaggio attraverso il
sud dell’Italia per recarsi in Sicilia18 e durante il tragitto visitò anche varie località del
13 Catalogo della Pia Società Salesiana, 1891.
14 ID., anni 1892, 1893, 1894, 1895, 1896.
15 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 194, seduta del 31 agosto 1901; FDR
mc. 4243 C 7.
16 RSS 3 (1983) 266.
17 F. CASELLA, Le richieste di fondazioni a don Bosco…, in RSS 32 (1998) 78-88.
18 BS 4 (1892) 74-76; Angelo AMADEI, Il Servo di Dio Michele Rua. Vol. I. Torino, SEI

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70 Francesco Casella
Mezzogiorno, che però non risultano nelle fonti citate. Tuttavia, dalla documenta-
zione che presentiamo nella seconda parte, si evince che don Rua, dopo essere stato a
Roma ed a Napoli, prima di andare in Sicilia fu a Pompei, a Castellammare di Stabia
ed a Cava dei Tirreni.
L’avv. Bartolo Longo, già in relazione con don Rua affinché i Salesiani assu-
messero la direzione dell’ospizio per i figli dei carcerati che stava fondando a
Pompei, il 14 gennaio 1892 gli scrisse per invitarlo a Pompei. Don Rua rispose il 18
gennaio da Roma: “Spero trovarmi costì mercoledì 27 corrente con un compagno, mi
fermerò due giorni, com’Ella dice, chiedendo però fin d’ora la facoltà di assentarci
durante il giorno per altre commissioni che abbiamo da compiere nei dintorni di Na-
poli”19. Le “commissioni” a cui doveva ottemperare erano le visite a Castellammare
di Stabia ed a Cava dei Tirreni. Di queste visite lo stesso don Rua il 9 marzo 1892
fece una relazione al Capitolo Superiore20. La visita a Cava dei Tirreni, quattro anni
dopo, fu ricordata anche dal sac. Stefano Apicella che era il promotore di una fonda-
zione salesiana nella cittadina. Infatti il 3 gennaio 1896, scrivendo a don Rua in me-
rito all’affidamento del santuario della Madonna dell’olmo, che disponeva di alcune
stanze, scriveva: “Così si conseguirebbe lo scopo per cui V. S. R.ma venne qui”21.
Compiuta la visita in Sicilia, nel risalire la penisola don Rua fu a Reggio Cala-
bria, a Squillace (Catanzaro) presso la baronessa Scoppa, a Taranto ed a Bari22, prima
di percorrere tutta la costa adriatica fino a Venezia per poi tornare a Torino.
Dal 1895 al 1901 don Rua ricevette altre 45 richieste di fondazioni dal Mezzo-
giorno, ma poté rispondere solo in parte a tali attese. Intanto dal 31 gennaio al 7
maggio 1900 don Rua, accompagnato dal segretario don Giuseppe Rinetti23, fece il
viaggio che lo portò in Sicilia ed a Tunisi24.
1931, pp. 572-580; Annali, II 218-220; Pio del PEZZO, Don Bosco mette radici in Calabria.
Ispettoria Salesiana Meridionale, Napoli 1992, pp. 65-68.
19 Cf richiesta n. 13 Pompei.
20 ASC D 969 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 143v, seduta del 9 marzo 1892; FDR
mc. 4241 E 2.
21 ASC F 722 S. Pietro di Cava dei Tirreni, lett. Apicella – Rua, Cava dei Tirreni 3 gen-
naio 1896.
22 ASC B 257 Giovanni Battista Francesia, cf Autobiografia (1838-1924), pp. 98-100.
Per una valutazione critica degli scritti di don Francesia, cf Eugenio VALENTINI, Giovanni Bat-
tista Francesia scrittore, in Salesianum 1 (1976) 127-168.
23 Giuseppe Rinetti (1854-1937), cf Dizionario biografico dei Salesiani, a cura di E. VA-
LENTINI – A. RODINÒ. Torino 1969, pp. 239-240 (d’ora in poi DBS). Altre abbreviazioni:
ABLSP Archivio Bartolo Longo Santuario di Pompei.
CC Civiltà Cattolica.
DE
Dizionario Ecclesiastico, a cura di Angelo MERCATI – Augusto PELZER. 3 Vol. Torino,
UTET 1953-1958.
DHGE Dictionnaire d’Histoire et de Géographie ecclésiastiques. Paris, Letouzey et Ané edi-
teurs dal 1912.
DIP Dizionario degli Istituti di Perfezione, diretto da Guerrino PELLICCIA – Giancarlo
ROCCA. Roma, Edizione Paoline dal 1974.
EC Enciclopedia Cattolica. 12 Vol. Città del Vaticano 1949-1954.
HC Hierarchia Catholica: Medii et Recentioris Aevi. Vol. VIII. Padova, Edizioni “Il Mes-
saggero di S. Antonio” 1978.
24 ASC A 431 Viaggi di don Rua, cf viaggio: Da Torino a Tunisi e viceversa (1900), cro-

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 71
Anche durante questo viaggio don Rua visitò alcune località del Mezzogiorno.
All’inizio del viaggio nel mese di febbraio fu a Caserta, a Napoli, a Castellammare di
Stabia, a Tropea (Catanzaro) ed a Villa San Giovanni (Reggio Calabria). Nel mese di
aprile, dopo essere stato nuovamente in Sicilia, fu a Reggio Calabria, a Bova Marina,
a Catanzaro, a Taranto, a Corigliano d’Otranto, a Lecce, a Brindisi, a Bari, a Fossa-
cesia (Chieti), a Pescina (L’Aquila) ed a Gioia dei Marsi (L’Aquila)25.
Sia durante il viaggio del 1892 che quello del 1900 don Rua, oltre che visitare
le comunità salesiane, incontrò anche vescovi, autorità locali, amici, benefattori e coo-
peratori salesiani, per cui si rese sempre più conto della situazione morale e sociale in
cui versavano le province meridionali dell’Italia, che con tanta insistenza chiedevano
aiuto. Egli diede una risposta a tale emergenza fondando, dopo Castellammare di
Stabia, altre 6 case tra il 1895 ed il 1901 e costituendo l’ispettoria napoletana di S.
Gennaro, come fra poco vedremo. Tutto questo fu possibile grazie al costante au-
mento del numero dei Salesiani nel mondo, che favorì l’apertura di molte opere.
Nel periodo in esame si ebbe questa crescita del personale26:
Anno
1888
1889
1890
1891
1892
1893
1894
1895
1896
1897
1898
1899
1900
1901
Professi
Perpetui
680
776
857
946
1047
1181
1301
1462
1660
1879
1999
2139
2226
2313
Professi
triennali
88
111
135
184
177
231
271
293
279
340
309
434
498
602
Totale professi Novizi
768
267
887
320
992
356
1130
460
1224
482
1412
536
1572
768
1755
801
1939
658
2219
939
2308
940
2573
964
2724
963
2915
901
Totale professi
e novizi
1035
1207
1348
1590
1706
1948
2340
2556
2597
3158
3248
3537
3687
3816
naca di don Giuseppe Rinetti, quaderni 1-7; FDR mc. 3004 A 4 – 3008 A 3; Ib., lett. Rinetti –
Belmonte; FDR mc. 3008 A 4 – 3009 E 1; ASC A 422 Rua Michele. Appunti per biografia,
Giuseppe Rinetti, Per la vita di Don Rua. Itinerario del Sig. Don Rua da Torino a Tunisi e vi-
ceversa, pp. 1-102; FDR mc. 3009 E 2 – 3011 C 7 (copia dattiloscritta); BS 4 (1900) 99-105;
BS 6 (1900) 164-167; BS 7 (1900) 186-190; A. AMADEI, Il Servo di Dio Michele Rua. Vol. II.
Torino, SEI 1934, pp. 563-597; Annali III 87-88, 252; Pio del PEZZO, Don Bosco mette radici
in Calabria…, pp. 68-74 .
25 Queste ultime tre località dal punto di vista amministrativo gravitavano allora verso il
meridione. A Gioia dei Marsi nel 1909 fu aperta una casa salesiana, che fu ascritta all’ispettoria
napoletana. In seguito passò alla romana e fu chiusa nel 1938; cf Pio del PEZZO, Castellammare
di Stabia, cento anni di salesianità. Don Raffaele Starace. Napoli, Nicola Longobardi Editore
1998, pp. 67-222.
26 ASC D 431 Statistiche generali (1862-1974), Prospetto compilato da don Enzo Bianco
il 18 maggio 1981.

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72 Francesco Casella
Mentre la fondazione delle opere ebbe il seguente andamento27:
Anno
1888
1889
1890
1891
1892
1893
1894
Totali
Fonda-
zioni
5
7
12
19
18
22
22
105
Case
soppresse
00
00
02
00
01
04
01
08
Totale
5
7
10
19
17
18
21
97
Anno
1895
1896
1897
1898
1899
1900
1901
Totali
Fonda-
zioni
20
30
27
22
16
13
22
150
Case
soppresse
01
05
05
06
00
00
05
22
Totale
19
25
22
16
16
13
17
128
Pertanto don Rua tra il 1888 ed il 1901 ha fondato 255 opere e ne ha chiuse 30,
con una differenza attiva di 225 case. Nello stesso periodo le opere fondate da don
Rua nel Mezzogiorno sono state 7, di cui una subito soppressa: Castellammare di
Stabia (1894) in provincia di Napoli: collegio28, Catanzaro (1894-1895): seminario29,
Caserta (1897): collegio30, Bova Marina (1898) in provincia di Reggio Calabria: se-
minario31, Alvito (1900-1922) in provincia di Frosinone32: collegio-convitto munici-
pale33, Corigliano d’Otranto (1901) in provincia di Lecce: istituto agricolo34, Napoli-
Vomero (1901): istituto35.
Dal punto di vista giuridico queste case, man mano che venivano fondate, erano
assegnate all’ispettoria romana, tranne Catanzaro che fu aggregata all’ispettoria
estera e Bova Marina che fu ascritta alla sicula.
Verso la fine del 1901 il numero delle opere aperte, le continue richieste di
nuove fondazioni ed il desiderio di continuare a rispondere ai bisogni di istruzione
morale e religiosa e di educazione, che il Mezzogiorno poneva in forma sempre più
drammatica – basti pensare al grave problema dell’emigrazione ed al perdurare del-
l’analfabetismo36 – costituirono dei motivi sufficienti per don Rua per chiedere la
fondazione dell’ispettoria napoletana, che comprese queste regioni: Molise, Cam-
pania, Puglia e Lucania, per cui giuridicamente le furono ascritte le case di Alvito,
27 ASC Anagrafe computerizzata, della Direzione Generale Opere Don Bosco.
28 Annali II 386-387; Pio del PEZZO, Castellammare di Stabia, cento anni di salesianità.
Vol. I, La realtà locale. Naapoli, Nicola Longobardi Editore 1996; ID., Vol. II, Don Raffaele
Starace. Napoli, Nicola Longobardi Editore 1998.
29 Annali II 387-388. Esperienza chiusasi tragicamente, per il ferimento mortale del di-
rettore don Fancesco Dalmazzo.
30 F. CASELLA, Marie Lasserre e la fondazione dell’istituto salesiano di Caserta, in RSS
30 (1997) 115-197.
31 Annali II 647-648; Luigi LACROCE – Santo SCIALABBA, I Salesiani a Bova Marina
(1898-1998). Messina, Edizione a cura dei Salesiani di Bova Marina 1998.
32 In quell’epoca Alvito faceva parte della provincia di Caserta.
33 Annali III 52-53. L’opera è stata soppressa nel 1922.
34 Ib., III 251-253.
35 Ib., III 253-258.
36 F. CASELLA, Le richieste di fondazioni a don Bosco…, in RSS 32 (1998) 57-61.

1.7 Page 7

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 73
Caserta, Castellammare di Stabia, Corigliano d’Otranto e Napoli-Vomero. L’opera di
Bova Marina, invece, continuò a far parte dell’ispettoria sicula37. Il 23 gennaio 1901,
scrivendo a don Paolo Albera, che si trovava in America38, don Rua aveva riferito:
“Qui però siamo sempre fermi a procedere con la maggiore lentezza nell’accettare nuove
fondazioni, dando sempre la preferenza all’Italia meridionale, dove, come sai, avvi magg[iore]
bisogno”39.
Questa considerevole attività di fondazioni nel Mezzogiorno – è da segnalare che
tra il 1902 ed il 1910 don Rua fondò altre 9 case – fu circondata tra il 1888 ed il 1901
da ben 80 richieste di nuove opere, che ora passiamo ad analizzare nel loro insieme e
che vanno a sommarsi alle 29 domande che erano già pervenute a don Bosco40.
3. Le ottanta richieste di fondazioni (1888-1901)
Delle domande pervenute a don Rua presentiamo ora alcuni quadri di orienta-
mento generale in merito alla distribuzione per anni, ai richiedenti, alla tipologia delle
domande e alla provenienza per regioni.
3.1 Le ottanta domande distribuite per anni
Anno
Numero richieste
1888
00
1889
01
1890
03
1891
08
1892
06
1893
08
1894
09
Anno
1895
1896
1897
1898
1899
1900
1901
Numero richieste
10
04
11
06
07
04
03
3.2 I richiedenti
Nel quadro sono tenuti presenti solo coloro i quali sono intervenuti nel periodo
preso in esame, anche se la corrispondenza è stata ripresa poi in tempi successivi. In
totale i richiedenti sono stati 132, suddivisi in due grandi categorie di persone: i reli-
giosi (93) e i laici (39). Tra i primi emergono i vescovi ed i sacerdoti, mossi da zelo
pastorale e desiderosi di migliorare la condizione dei ragazzi o delle popolazioni. Tra
i secondi segnaliamo in particolare i sindaci, preoccupati di favorire l’istruzione sco-
lastica, e l’avv. Bartolo Longo, che voleva i Salesiani a Pompei per i figli dei carce-
37 RSS 3 (1983) 268.
38 Giulio BARBERIS, Lettere a don Paolo Albera e a don Calogero Gusmano durante la
loro visita alle case d’America (1900-1903). Introduzione, testo critico e note a cura di Brenno
CASALI. (= Istituto Storico Salesiano. Fonti – Serie seconda, 8). Roma, LAS 1998.
39 ASC A 447 Corrispondenza, lett. Rua – Albera, Torino 23 gennaio 1901; FDR mc.
3838 C 6/9.
40 F. CASELLA, Le richieste di fondazioni a don Bosco…, in RSS 32 (1998) 67-149.

1.8 Page 8

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74 Francesco Casella
rati. È da notare, infine, tra i richiedenti anche un piccolo gruppo di 5 donne: la su-
periora di una comunità religiosa, una principessa, una baronessa, una cooperatrice
francese, la vedova di un cooperatore.
Religiosi/e
Numero
Laici
Numero
Cardinale
01
Sindaci e 1 Commissario Regio
15
Vescovi
33 Direttore Società Mobiliare di Firenze 01
Vicari Generali
03
Società Operaia Matera
01
Canonici
13
Direttore Giornale
01
Sacerdoti (parroci o curati)
39 Presidente Diocesano Opere Congressi 01
Priore Serra S. Bruno
01
Presidente Congregazione di Carità
01
Suddiacono
01
1 Barone - 3 Avvocati – 1 Notaio
05
Chierico Salesiano
01
Donne
04
Superiora comunità religiosa 01
Altri
10
Totale
93
Totale
39
3.3 La tipologia delle domande
Per un’esatta valutazione del numero delle richieste si terrà conto che a volte,
come si vedrà nella documentazione, da una stessa località si fecero più proposte. Le
domande per la scuola si riferiscono quasi sempre alla scuola elementare ed al gin-
nasio. Continua, dopo don Bosco, la domanda formativa a favore dei seminari dioce-
sani. Le suore FMA furono richieste da Pompei, Villa San Giovanni, Maratea e Greci,
mentre le suore della Carità di Nocera richiesero l’assistenza spirituale per la loro co-
munità e per l’educandato da loro diretto. Si noterà, infine, il numero delle richieste
di opere educative senza ulteriore specificazione.
Richiesta per
Scuola
Scuola arti e mestieri
Scuola agricola
Collegio – Istituto
Ospizio – Orfanotrofio
Ospizio figli dei carcerati
Oratorio festivo
Numero
23
09
02
11
03
01
10
Richiesta per
Seminario
Santuario
Parrocchia
Chiesa
FMA
Suore della Carità
Opera educativa
Numero
11
05
02
03
04
01
15
3.4 Le domande distribuite per regioni
Per ogni richiesta il quadro presenta la città di provenienza disposta in ordine
alfabetico nell’ambito della regione, l’oggetto della richiesta stessa, l’anno iniziale
della domanda e la posizione nell’Archivio Salesiano Centrale. Nell’arco di tempo
preso in esame a don Rua pervennero 34 richieste dalla Campania, 25 dalla Puglia, 14
dalla Calabria, 5 dalla Basilicata e 2 dal Molise.

1.9 Page 9

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Città
01. Anglona – Tursi
02. Matera
03. Moliterno
04. Montepeloso
05. Viggiano
Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 75
Regione Basilicata
Richiesta
Seminario (più altre richieste)
Scuola elementare
Scuola di arti e mestieri
Opera educativa – Seminario
Collegio
Anno
1895
1892
1894
1890
1894
Archivio (ASC)
F 966
F 984
F 986
F 986
G 003
Città
01. Acri
02. Castrovillari
03. Cetraro
04. Fuscaldo
05. Laino Borgo
06. Mesoraca
07. Montalto Uffugo
08. Rossano
09. San Giorgio Morgeto
10. S. Andrea Ionio
11. Serra San Bruno
12. Spilinga
13. Stilo
14. Villa San Giovanni
Regione Calabria
Richiesta
Parrocchia
Scuola
Scuola
Scuola di arti e mestieri
Istituto
Istituto
Scuola
Scuola
Istituto
Opera per missioni al popolo
Opera salesiana
Istituto
Scuola: ginnasio e arti e mestieri
Oratorio – Collegio FMA
Anno
1893
1899
1898
1897
1895
1901
1892
1899
1899
1893
1898
1900
1893
1894
Archivio (ASC)
F 964
F 973
F 974
F 979
F 982
F 985
F 986
F 994
F 996
F 997
F 998
F 999
F 999
G 003
Città
01. Acerra
02. Afragola
03. Altavilla Silentina
04. Amalfi
05. Angri
06. Avellino
07. Buccino
08. Capua
09. Carinola
10. Cava dei Tirreni
11. Greci
12. Itri
13. Laurino
14. Liveri
15. Marcianise
16. Montefalcione
Regione Campania
Richiesta
Collegio
Oratorio
Oratorio
Istituto – Scuola di arti e mestieri
Oratorio
Generica – Santuario – Collegio
Opera salesiana
Opera salesiana
Santuario
Istituto – Chiesa – Santuario
Istituto per SDB e FMA
Istituto
Ospizio
Scuola artistica
Orfanotrofio – Oratorio
Scuola
Anno
1894
1892
1897
1899
1896
1894
1891
1891
1892
1891
1894
1893
1901
1890
1899
1897
Archivio (ASC)
F 964
F 964
F 995
F 965
F 966
F 967
F 970
F 972
F 972
F 722
F 979
F 981
F 982
F 982
F 984
F 986

1.10 Page 10

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76 Francesco Casella
Città
17. Nocera
18. Nola
19. Ottaviano
20. Pescopagano
21. Pietramelara
22. Polla
23. Pompei
24. Rocca d’Evandro
25. Salerno
26. San Marco dei Cavoti
27. S. Maria Capua Vetere
28. Sessa Aurunca
29. Soccavo
30. Solofra
31. Sorrento
32. Telese-Cerreto
33. Vallata
34. Vitulano
Richiesta
Suore di Carità
Seminario
Scuola
Scuola
Scuola
Opera salesiana
Ospizio per i figli dei carcerati
Scuola agricola
Oratorio
Scuola
Opera salesiana
Scuola di arti e mestieri
Istituto
Scuola
Opera salesiana
Seminario
Opera salesiana
Parrocchia
Anno
1895
1895
1893
1897
1898
1895
1892
1899
1897
1896
1901
1894
1891
1893
1900
1895
1891
1894
Archivio (ASC)
F 988
F 988
F 989
F 990
F 991
F 992
A 441 e F 992
F 994
F 995
F 996
F 997
F 999
F 722
F 999
F 999
G 000
G 002
G 003
Città
01. Limosano
02. Sepino
Regione Molise
Richiesta
Scuola di arti e mestieri
Scuola
Anno
1898
1900
Archivio ASC)
F 982
F 998
Città
01. Altamura e
Acquaviva delle Fonti
02. Andria
03. Bisceglie
04. Bovino
05. Canosa di Puglia
06. Cerignola
07. Conversano
08. Foggia
09. Galatina
10. Gioia del Colle
11. Gallipoli
12. Grottaglie
13. Grumo Appula
14. Lucera
15. Manduria
16. Manfredonia
Regione Puglia
Richiesta
Convitto – Ginnasio
Chiesa
Seminario
Scuola: municipali e del seminario
Scuola
Opera salesiana
Seminario
Seminario
Convitto – Ginnasio
Oratorio
Scuola
Opera salesiana
Opera salesiana
Oratorio
Scuola
Scuola di arti e mestieri
Anno
1897
1890
1891
1897
1898
1897
1897
1895
1896
1899
1895
1893
1897
1898
1891
1900
Archivio (ASC)
F 964
F 996
F 968
F 969
F 971
F 973
F 975
F 978
F 979
F 979
F 979
F 979
F 979
F 983
F 984
F 701

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 77
Città
Richiesta
17. Minervino Murge
18. Muro Leccese
19. Nardò
20. Oria
21. San Marco La Catola
22. San Marco in Lamis
23. Sannicola
24. San Vito dei Normanni
25. Trani
Santuario
Opera salesiana
Istituto per artigiani
Seminario
Scuola
Istituto per scuola di arti e mestieri
Opera salesiana
Collegio
Seminario
Anno
1896
1897
1894
1895
1893
1891
1892
1889
1895
Archivio (ASC)
F 996
F 987
F 987
F 989
F 996
F 996
F 996
F 998
G 001
II. DOCUMENTAZIONE
1. San Vito dei Normanni (1889)
Il primo cenno sulla possibilità di aprire un’opera salesiana a San Vito dei Nor-
manni (Lecce)41 era stato fatto nel 1879 dal vescovo di Brindisi, mons. Luigi Maria
Aguilar, che amministrava anche la diocesi di Ostuni. Il vescovo, mentre trattava l’a-
pertura della casa di Brindisi con don Bosco, aggiunse: “Ancora in S. Vito (grosso
Paese della mia Diocesi amministrata di Ostuni) si potrà aprire un Collegio”42. La no-
tizia fu confermata nel 1880 dal direttore della casa di Brindisi, don Antonio Notario,
il quale, scrivendo a don Rua, diceva: “Non le parlo della proposta di Monsignore per
S. Vito poiché scrisse già Lui”43. Tuttavia a Torino in merito alla proposta di San Vito,
da una annotazione sulla lettera di don Notario, si rilevava: “Non sappiamo ancora
nulla”.
Nel 1889 la proposta di fondare una casa salesiana a San Vito dei Normanni fu
ripresa dal sac. Francesco Epifani, che metteva a disposizione, per l’installazione del-
l’opera, una sua casa di campagna, limitrofa al paese, composta da quattro stanze e
due salotti al piano superiore ed altrettanto al piano inferiore con cucina e refettorio.
In oltre avrebbe ceduto anche circa tre tomoli di terreno atto ad essere seminato e con
pochi alberi d’ulivo44.
Un’ultima proposta da San Vito dei Normanni giunse nel 1922. Il sac. Fran-
cesco Passante, arciprete curato e decurione dei cooperatori salesiani, scrisse a don
Albera per chiedere l’installazione di una scuola di arti e mestieri nella sua città, che
aveva, a suo dire, più di dodicimila abitanti45. La risposta del segretario generale dei
salesiani, di cui si conserva copia dattiloscritta, fu:
41 Oggi la provincia è Brindisi.
42 ASC F 675 Brindisi, lett. Aguilar – Bosco, Brindisi 14 aprile 1879; FDB mc. 257 E
9/11; cf anche F. CASELLA, Le richieste di fondazioni a don Bosco…, in RSS 32 (1998) 79.
43 ASC A 442 Corrispondenza, Notario – Rua, Brindisi 5 giugno 1880; FDR mc. 3778 B
1/4; cf anche F. CASELLA, Le richieste di fondazioni a don Bosco…, in RSS 32 (1998) 87.
44 ASC F 998 San Vito dei Normanni, lett. Epifani – Veneratissimo Signore, San Vito dei
Normanni 25 novembre 1889; FDR mc. 3138 A 11/12.
45 Ib., lett. Passanti – Albera, San Vito dei Normanni 13 ottobre 1922.

2.2 Page 12

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78 Francesco Casella
“Rispondo alla pregiata lettera da Lei inviata al nostro R.mo Superiore. L’estrema scar-
sità di personale in cui ci troviamo, a causa delle gravi perdite sofferte negli scorsi anni
per la guerra e le malattie, ci rende oltremodo difficile por mano a nuove fondazioni, po-
tendo a stento provvedere agli urgenti bisogni di quelle già esistenti. Questo ci costringe
a ricusare, con molto rincrescimento, più di un centinaio di profferte, anche vantaggio-
sissime e rispondenti a vere necessità locali”46.
2. Andria (1890)
Il canonico Saverio Cannone di Andria (Bari), cooperatore salesiano, il 21
giugno 1890, riproponendo in una forma più articolata una proposta già fatta il 7 feb-
braio 1885 a don Bosco47, domandò a don Rua di mandare un salesiano nella sua città
per assumere la cura di una chiesa:
“Molto Rev.do D. Rua, le scrivo sotto l’ispirazione di Dio e voglio che mi creda. Vengo
ad esternarle un mio voto e quindi una interessante preghiera. Non vorrei morire senza
avere provveduto ai bisogni di una chiesa di cui oggi sono Rettore, e che è stata da me
edificata anni addietro. Per la nequizia dei tempi non ha potuto essere dotata, mentre la si
può comodamente dotare, anzi arricchire per le buone disposizioni di tante famiglie
agiate che vogliono concorrere. Si è visto non trovarsi altro mezzo che farla Parrocchia
nominale, alla morte del Parroco sotto di cui trovasi quel rione, per acquistare la esterna
giurisdizione. Tanto desidera il Vescovo48; tanto desideriamo noi fondatori. A chi affi-
darne la cura? Hoc opus. Qui in Andria abbiamo altre 6 grandi parrocchie, ma sono
troppo lungi dal corrispondere allo scopo.
Manca la vera istruzione e specialmente quella dei ragazzi, che sono totalmente abban-
donati. Vorremmo fondare una parrocchia modello per l’istruzione dei ragazzi. Chi la di-
rigerà? Non sia mai un prete cittadino, e fosse anche un santo, faremmo una cosaccia
peggio delle altre. Non può essere che un prete salesiano. Iddio lo vuole, e da tanti anni
me ne sta ispirando il pensiero, e sebbene altra volta avessi ricevuto ripulsa dal suo an-
tecessore di f. m. per mancanza di soggetti, ora torno all’assalto, e le grido forte che
ascolti la voce del Signore.
Ed i mezzi, dirà V. Reverenza, ed i locali? Rispondo che tutto quello che vuole, tutto è
pronto. Vuole fin da principio un capitale di 20mila lire tra moneta e fondi? tutto è ap-
prontato. Vuole locali per fabbricare in prosieguo? Il terreno è a disposizione loro senza
bisogno di comprarlo. Vi è un Can.co di santa vita, mio cugino, che ha un bel palazzotto
ed un grande giardino in adiacenza della chiesa, ch’è disposto a lasciare tutto alla detta
chiesa, purché cadesse nelle mani dei Salesiani. Dunque Iddio lo vuole.
Da un altro parente prete già morto sono stati lasciati £. 4.225 in contanti proprio ad hoc,
e stanno pronte altre famiglie benestanti, sono pronte a concorrere sia con legati di
Messe, sia con altre prestazioni alla chiesa. Dunque Iddio lo vuole.
Tutto il suo sacrifizio da principio sarà di un solo prete salesiano, e poi vedrà che in pro-
sieguo sarà uno dei migliori centri. Ne verrà l’Oratorio festivo, poi il Convitto e poi tutte
46 Ib., lett. Segretario generale – Passanti, Torino 16 ottobre 1922.
47 F. CASELLA, Le richieste di fondazioni a don Bosco…, in RSS 32 (1998) 130-131.
48 Mons. Federico Galdi, nato ad Ogliara (rione di Salerno) il 25 gennaio 1823, fu ordi-
nato sacerdote il 26 settembre 1845; in seguito fu nominato prima parroco nel suo paese e vi-
cario foraneo (1847-1850), poi, laureatosi in teologia all’Università di Napoli nel 1851, profes-
sore nel seminario arcivescovile di Salerno e rettore dello stesso seminario (1865-1872); fu
eletto vescovo di Andria il 23 febbraio 1872; morì il 9 marzo 1899; cf HC VIII 101.

2.3 Page 13

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 79
le altre istituzioni belle dei Salesiani. Ci contenteremo dall’incominciare dal poco, e
questo poco sarà come la prima pietra che si viene a gettare in queste nostre Puglie, che
offrono un campo non ancora toccato dalle apostoliche fatiche dei salesiani...
Saranno progetti, è vero, senza base. Ma la base vera sarebbe l’accettazione per ora in
verbo di V. Reverenza. Con questa base certa potrò combinare col Vescovo, perché si
metta a creare una novella Parrocchia, ed ottenga il Regio exequatur. Ci vorrà forse un
po’ di tempo per tutto questo, meglio per loro. Fino allora sarà cresciuto il numero delle
vocazioni, dei preti, che Iddio manderà in loro aiuto, e conchiuderà con me che Iddio lo
vuole.
Questo progetto lo chiuderà prima nel Cuore di Gesù, di cui vi è una grande divozione in
quella chiesa, poi sotto il manto di Maria Ausiliatrice, indi sotto la protezione di S. Fran-
cesco di Sales, e poi mi risponderà. Una negativa farebbe svanire ogni bene da una città
popolata da 50mila abitanti, che si possono tirare ove si vuole con un filo di seta. O ai
Salesiani una chiesa o niente. Perdoni la mia arroganza e l’ossequio con tutto rispetto”49.
Don Rua il 30 giugno presentò la richiesta al Capitolo Superiore:
“D. Rua presenta le domande di aperture di case ad Andria con favorevolissime condi-
zioni; a Mullen vicino a Colonia, e altra vicino a Cracovia”50.
Tuttavia da un appunto autografo dello stesso don Rua vergato sulla lettera si
apprende che don Durando il 5 luglio rispose che era impossibile subito per man-
canza di personale e che non potevano prendere impegni fino al 1893. Il canonico Sa-
verio, però, un mese dopo, il 6 agosto 1890, scrisse nuovamente a Torino:
“Rev.do D. Rua, non s’infastidisca se si vedesse di nuovo aggredito da quest’altra mia,
Charitas patiens est. Con dolore mi rassegnai alla risposta negativa che V. Reverenza mi
mandava colla quale di un colpo recedeva ogni speranza di vedere i Padri Salesiani sta-
biliti in mezzo a noi...
Se per mancanza del personale i Rev.di non possono prendere nuovi impegni fino al 93
non ne viene di conseguenza che gli anni che vengono appresso non siano a loro disposi-
zione. Potrebbero fin da ora accettare il dominio della chiesa e titoli annessi e poi quan-
dochesia e piacesse a Dio venire in persona a esercitare il dominio reale. In questo frat-
tempo d’accordo col mio vescovo potrebbero nominare un loro rappresentante da sce-
gliersi tra i nostri sacerdoti da esercitare quale delegato i diritti della chiesa fino alla loro
venuta.
I dotanti della chiesa sarebbero pronti a stipulare il contratto di cessione di quello che in-
tendono lasciare alla chiesa, il quale contratto è da farsi con uno dei Padri che rappre-
senta l’Ordine. In questo frattempo pure avrebbero il comodo di aggiustarsi il locale a
modo loro, e disporre il tutto per la loro venuta. Le ricordo esservi molto locale a loro di-
sposizione. Questo possesso anticipato li terrà come legati a dover venire quandochesia
in Andria pria che prendessero altri impegni per altre domande che potessero venire
dopo di noi, e nell’istesso tempo mi lascerebbe in tale quietezza da poter dire: Nunc di-
mittis.
Se avessi praticato tanto con D. Bosco da 6 o 7 anni addietro da che incominciai a scri-
vere, oggi i Rev.di Salesiani sarebbero già insediati in Andria.
E chi ci assicura del personale dirà sempre V. Reverenza? Sono nel grado di risponderle
che: Unum dabis et centum accipies. Oh se i nostri giovani preti ed anche seminaristi ve-
49 ASC F 966 Andria, lett. Cannone – Rua, Andria 21 giugno 1890; FDR mc. 3023 B 4/6.
50 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 126v, seduta del 30 giugno 1890;
FDR mc. 4241 B 4.

2.4 Page 14

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80 Francesco Casella
dessero un sol prete salesiano in mezzo a noi, l’assicuro che una bella schiera di leviti
accorrerebbero ad ingrossare le loro fila...”51.
La lettera si chiudeva con la richiesta di informazioni per alcuni seminaristi che
volevano studiare dai salesiani e con l’invio di un’offerta per la chiesa del S. Cuore in
Roma. Don Durando rispose l’11 agosto dicendo che probabilmente qualcuno che da
Torino doveva andare in Sicilia si sarebbe recato prima ad Andria per visitare il
luogo.
Il canonico con lettera del 18 agosto accolse la proposta di don Durando; inviò
un’offerta da parte della signora già graziata da don Bosco, ma che ora si era nuova-
mente aggravata, perché si celebrasse una S. Messa all’altare della Madonna Auxi-
lium Christianorum e, infine, chiese nuovamente come regolarsi con i seminaristi che
avevano chiesto di studiare dai salesiani52. In seguito alla risposta del 21 agosto le
trattative subirono una battuta d’arresto.
Trascorsero quattro anni e il 30 aprile 1894 il canonico Saverio Cannone chiese
ancora una volta a don Rua di fondare un’opera salesiana ad Andria:
“Veneratissimo D. Rua... Andria, se nol sa, è città popolata da circa 50 mila abitanti a
poca distanza dalla stazione di Barletta, in territorio fertilissimo e salubre. È facile lo svi-
luppo delle buone vocazioni tra un popolo docile ed inclinato alla pietà. Oltre di che bi-
sogna riflettere che a pochissima distanza vi sono molti centri popolatissimi, come Bar-
letta di circa trentamila abitanti, Trani di altrettanti, Corato di trentacinque, Bisceglie di
venticinque, Molfetta di altrettanti, e poi Canosa, Minervino Murge, Ruvo, Terlizzi, ecc.
Io son del parere che sarebbe una grazia di Dio l’impianto di un Istituto Salesiano in An-
dria. Altra volta ne scrissi vivendo ancora quel santo uomo di D. Bosco; spero che la S.
V. R.ma sia destinato a compiere questo divisamento. Quando avrò appreso esser possi-
bile l’esecuzione del pio desiderio, sarà mio impegno far le pratiche opportune per l’im-
pianto. Non mancherà certo una chiesa, ed una casa per alloggiare sin dal principio i
benvenuti; e poi sarà cura dei benefattori provvedere per l’occorrente. Il bisogno di tale
istituto è sentito generalmente; quindi è facile convertire per quell’uso qualche benevola
disposizione. Io ne ho inteso parlare da più persone”53.
Poiché non ricevette risposta, il canonico il 29 luglio scrisse ancora a don Rua:
“Veneratissimo D. Rua, perché chi scrive sta troppo in basso loco, è giusto che resti ina-
scoltato. Io però farò come il mendico, e tornerò a battere finché piaccia a Nostra Si-
gnora Ausiliatrice ed alla S. V. R.ma di esaudire i miei voti.
La città di Andria nelle Puglie può essere un centro di osservazione salutare da parte del-
l’Istituto Salesiano, sia per oratori festivi, sia per studi e scuole di arti e mestieri. Vi è de-
siderio di buona disposizione in molti per bene accoglierli... Torno a ripetere che l’aper-
tura di una casa salesiana in Andria sarebbe una benedizione di Dio, ed una opera che
apporterà gloria al Signore e vantaggio molto al prossimo... Io temo che possa sfuggire
una occasione così propizia per procurare un tanto bene alla nostra città e un tanto van-
taggio specialmente alla gioventù...
Veneratissimo D. Rua, per la carità di Gesù Cristo si interessi di queste mie suppliche,
che interpretano i sentimenti di molti buoni sacerdoti e secolari di Andria. L’opera sale-
siana ne avrà anche incremento, perché sarà conosciuta in questi luoghi e troverà molti
51 ASC F 966 Andria, lett. Cannone – Rua, Andria 6 agosto 1890; FDR mc. 3023 B 7/10.
52 Ib., lett. Cannone – Durando, Andria 18 agosto 1890; FDR mc. 3023 B 11/12.
53 Ib., lett. Cannone – Rua, Andria 30 aprile 1894; FDR mc. 3023 C 1/2.

2.5 Page 15

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 81
cooperatori e cooperatrici. Le opere attuate e vedute sogliono eccitare meglio che le de-
scritte nel Bollettino o nei giornali, essendo che per molti questi sono lettera morta...”54.
Don Durando, però, in data 3 agosto 1894 rispose: “Ora impossibile; speriamo
più tardi”.
Trascorsero due anni e l’iniziativa passò al vescovo di Andria, mons. Federico
Galdi, che il 24 febbraio 1896 domandò a don Rua di assumere una chiesa santuario
nel paese di Minervino Murge, come vedremo più avanti55, ma la risposta fu negativa.
Dopo la morte di mons. Galdi, avvenuta il 9 marzo 1899, il vicario generale
della diocesi don A. Cataldi, il 9 aprile 1899, domandò a don Rua a nome del vescovo
ausiliare56, di assumere la direzione del seminario diocesano:
“Rev.mo Padre Superiore Generale, questo Ill.mo Mons. Vescovo della Diocesi di An-
dria in Provincia di Bari m’incarica di significare alla Paternità Vostra come Egli desi-
dera ardentemente affidare coll’autorità della S. Sede ai R.di Padri Salesiani il suo Semi-
nario diocesano conoscendo a tutta prova quanto essi siano adatti ed idonei alla educa-
zione morale e scientifica della gioventù. Qui si farebbe dai medesimi un grandissimo
bene essendo la città di Andria di 50 mila abitanti e situata in amenissima posizione. Il
Seminario poi è un bello e grandioso edificio situato fuori l’abitato della città, e si re-
spira sul medesimo un’aria pura ed ossigenata.
Che se per la mancanza del personale non si potesse per ora avere un numero completo
di Padri, questo Mons. Vescovo si contenterebbe che V. Paternità affidi il detto suo Se-
minario a due Padri salesiani, dei quali uno farebbe da Rettore e l’altro da Direttore spi-
rituale.
La bontà squisita di Vostra Paternità ci fa essere sicuri di appagare il santo desiderio di
Mons. Vescovo nell’un modo o nell’altro; epperò le ne rendiamo anticipatamente infiniti
ringraziamenti. Prego pertanto V. S. di rispondere con qualche sollecitudine per nostra
norma e intelligenza”57.
Don Durando il 12 aprile 1899 rispose che era impossibile. Dopo molti anni,
tuttavia, da Andria giunsero altre proposte che portarono alla fondazione dell’opera
salesiana nel 1933.
3. Liveri (1890)
Il direttore della Campana del Mezzodì di Scafati (Napoli), a nome dell’avv.
Cesare Sopiano, sindaco di Liveri (Napoli), paese della diocesi di Nola, il 13 set-
tembre 1890 scrisse a don Rua per la fondazione di un’opera educativa e di istruzione
54 Ib., lett. Cannone – Rua, Andria 29 luglio 1894; FDR mc. 3023 C 3/4.
55 Cf richiesta n. 46.
56 Mons. Stefano Porro, nato a Andria il 30 settembre 1838, fu ordinato sacerdote a Na-
poli il 20 dicembre 1862; eletto vescovo titolare di Cesaropoli e ausiliare di mons. Federico
Galdi il 14 dicembre 1891 venne consacrato a Roma il 20 dicembre; morì a Andria il 23 marzo
1904, cf HC VIII 168. Non successe, perché vescovo di Andria fu eletto mons. Giuseppe Staiti
di Brancaleone, nato a Napoli il 20 gennaio 1840, ordinato sacerdote il 19 settembre 1863, pre-
conizzato vescovo di Andria il 19 giugno 1899 e consacrato a Roma il 25 giugno, morto il 14
dicembre 1916; cf HC VIII 101.
57 ASC F 966 Andria, lett. Cataldi – Rua, Andria 9 aprile 1899; FDR mc. 3023 C 7/8.

2.6 Page 16

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82 Francesco Casella
artistica nel paese. Il sindaco era disposto a riscattare e riadattare l’ex convento dei mo-
naci gerolomitani con annessa chiesa santuario. I salesiani sarebbero divenuti padroni
effettivi ed assoluti del convento con poche migliaia di lire58, ma non si fece nulla.
4. Montepeloso (1890)
Il sac. Michele Polini, segretario vescovile, il 20 ottobre 1890 scrisse a don Rua
da Montepeloso, paese che nell’Ottocento era del circondario di Matera, per chiedere
l’installazione di un’opera educativa in un antico convento degli agostiniani. Sop-
presso l’ordine, il convento era passato al comune, poi al vescovo per l’apertura del
seminario. Poiché il vescovo aveva aperto il seminario a Gravina e non a Montepe-
loso, il comune se ne era impossessato di nuovo, ma entrambi erano disposti a cedere
il convento purché si aprisse una casa di educazione, che sarebbe stata “una vera
provvidenza” per il paese e per le contrade vicine. Il fabbricato, diceva però il segre-
tario vescovile, si trovava in pessime condizioni e la volta della chiesa era crollata.
Tuttavia vi erano buone possibilità che per il restauro potevano contribuire sia il mu-
nicipio che la popolazione con offerte spontanee. Don Michele Polini, poi, chiedeva
aiuto per un ragazzo suo parente rimasto orfano e chiudeva la lettera domandando di
essere aggregato alla congregazione salesiana come cooperatore59.
Dopo sette anni, nel 1897, il sac. Michele Polini, ora canonico teologo, che sti-
mava moltissimo la congregazione salesiana, scrisse ancora una volta a don Rua per
chiedere a nome del vescovo un direttore spirituale per il seminario. Il Polini soste-
neva che la diocesi sarebbe stata fortunata se la proposta fosse stata accettata, perché
“da cosa nasce cosa, essendovi quivi grande bisogno di una delle grandi istituzioni di
D. Bosco”60.
5. Cava dei Tirreni (1891)
Tra il 1891 ed il 1898 da Cava dei Tirreni (Salerno) giunsero a don Rua quattro
proposte di fondazione. La documentazione è situata nella cartella di S. Pietro di
Cava dei Tirreni, perché fu presso la parrocchia S. Pietro di Cava (quarta proposta del
1897-98) che si aprì nel 1936 una casa salesiana con parrocchia e oratorio quotidiano.
La casa, poi, fu chiusa nel 194861.
58 ASC F 982 Liveri, lett. Direzione della Campana del Mezzodì – Rua, Scafati 13 set-
tembre 1890; FDR mc. 3081 E 9.
59 ASC F 986 Montepeloso, lett. Polini – Padre R.mo, Montepeloso 20 ottobre 1890;
FDR mc. 3095 B 2/5.
60 Ib., lett. Polini – Rua, Montepeloso 27 settembre 1897; FDR mc. 3095 B 6.
61 ASC F 722 San Pietro di Cava dei Tirreni, che contiene i seguenti documenti: decreto
di erezione canonica della casa (8 settembre 1936); richiesta per la riduzione degli oneri del
“Legato Genovesi” (1936); relazione visita straordinaria fatta dal visitatore don Pasquale Ri-
volta (1940); sanatoria e permesso di continuare il noviziato (1943); corrispondenza (1945);
dati statistici 1936-1948.

2.7 Page 17

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 83
La prima proposta di istituire un’opera educativa fu fatta dal sindaco di Cava dei
Tirreni probabilmente nel 1890, ma la lettera cui allude il sindaco non c’è nell’archivio.
Il 4 gennaio 1891 nell’inviare gli auguri per il nuovo anno a don Celestino Durando, il
sindaco si rammaricava che la richiesta non potesse essere esaudita, ma domandava
quali erano le condizioni necessarie per l’accettazione. Da un appunto sulla lettera si sa
che don Durando rispondeva l’11 gennaio, prendendo tempo e precisando l’oggetto
della fondazione: “Speriamo più tardi, se avremo scuole municipali”62. Sempre il sin-
daco di Cava il 16 dicembre 1891 scrisse direttamente a don Rua per chiedere informa-
zioni sulla reale possibilità d’impiantare un’opera salesiana nel comune:
“… quali sarebbero i suoi intenti in proposito, indicando la specie dell’istituzione, lo scopo,
le condizioni e quanto altro occorre e se vero che Ella si accontenterebbe di avere locali
con giardino gratis dal comune, senza spese per restauro od altro da parte di questo”63.
Alla risposta negativa fece seguito la lettera del parroco Domenico Avallone, il
quale qualificandosi come cooperatore dell’opera salesiana, invitava don Rua ad ac-
cettare subito il locale posto a disposizione dall’amministrazione comunale:
“L’Opera eminentemente caritatevole e santa fondata dalla pietà di D. Bosco, e cui Ella
con tanto impegno e zelo dirige, mi è stata sempre a cuore ed ho sempre desiderato di
vederla diffusa anche in questi luoghi... Sono sicuro perciò che la S. V. cui è somma-
mente a cuore di vedere sempre più diffusa l’opera di D. Bosco, segnatamente in questi
tempi sì calamitosi per la società e per la Chiesa, non voglia trovare nessun ostacolo alle
mie preghiere, né mandare a tempo lontano la sua venuta quaggiù”64.
La risposta dell’11 gennaio 1892 fece ancora riferimento alla scuola: “Ora im-
possibile; speriamo più tardi se Municipio affiderà scuole elementari”. Lo stesso par-
roco sollecitò ancora don Rua con lettera dell’11 giugno 189265.
Mentre era in corso questa trattativa se ne aggiunse un’altra ad opera del sac.
Stefano Apicella, che scrisse a don Rua, il 29 settembre 1891, per conto di un altro
sacerdote, il quale voleva donare tutta la sua proprietà ai salesiani con “la doppia con-
dizione che si stabilisca in essa [città] una piccola Comunità di salesiani pel bene spi-
rituale del suo villaggio e villaggio vicino, che egli donatore chiuda tra loro i suoi
giovani”. La proprietà, si legge nella lettera:
“… consta di una casa con cappella pubblica e di un territorio il quale da la rendita di un
700 franchi. La casa consta di 9 stanze con altrettanti vani sottoposti e con spazioso cor-
tile... La posizione è bella e salubre ed a un quarto d’ora dal borgo della città, ossia dal
duomo, e vi si accede comodamente, anche in carrozza... [La città] di un 25 mila abi-
tanti, presenta largo campo al ministero apostolico. Vi ha due Seminari numerosi, due
Convitti secolari, Ordini religiosi, Suore di Carità, Confraternite assai...
P. S. Il parroco del Villaggio ed il Vescovo della Diocesi sarebbero lietissimi di avere una
piccola fondazione”66.
62 Ib., lett. Sindaco – Durando, Cava dei Tirreni 4 gennaio 1891. Tutte le lettere di questa
richiesta non sono microschedate.
63 Ib., lett. Sindaco – Rua, Cava dei Tirreni 16 dicembre 1891.
64 Ib., Lett. Avallone – R.mo Signore, Cava dei Tirreni 30 dicembre 1891.
65 Ib., lett. Avallone – Rua, Cava dei Tirreni 11 giugno 1892.
66 Ib., lett. Apicella – R.mo Padre, Cava dei Tirreni 29 settembre 1891.

2.8 Page 18

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84 Francesco Casella
Il 18 ottobre l’Apicella riferiva che “il pio oblatore” era il rev. don Bartolomeo
Muojo e dava ulteriori precisazioni sul terreno che era attiguo alla casa suscettibile di
ampliamento67.
Per le proposte che pervenivano da Cava dei Tirreni vi fu, però, un parere nega-
tivo di don Rua, espresso nella seduta del Capitolo Superiore del 9 marzo 1892:
“D. Rua dà relazione del suo viaggio in Sicilia e nell’Italia Meridionale. Parla delle case
che gli furono proposte... A Cava dei Tirreni disse che non conveniva andare”68.
Il sac. Stefano Apicella, ora cooperatore salesiano, per incarico del “Vicepresi-
dente del Comitato Cittadino di Carità Avv. D. Francesco Alessio”, fu promotore
anche della terza proposta. Il 3 gennaio 1896 nel fare riferimento alla visita di don
Rua a Cava dei Tirreni, come già detto, scrisse:
“Il Vicepresidente... mi ha incaricato di scrivere a V. S. R.ma per iniziare vere e serie
trattative per l’impianto di una Comunità salesiana in questa città... Si tratterebbe pel
momento di affidare ai Salesiani (2 o 3) il Santuario della nostra Madonna dell’Olmo,
del quale il detto Comitato tiene l’amministrazione”69.
Vi era la possibilità, soggiungeva l’Apicella, di un ampliamento dell’opera,
perché si poteva acquisire un ex monastero attiguo al Santuario e di proprietà del Mu-
nicipio, ma la risposta fu negativa.
Promotore della quarta proposta, infine, fu ancora il sac. Stefano Apicella che
scrisse a don Rua il 15 ottobre 1897, a nome del sac. Filippo Genovese, vicario gene-
rale della diocesi e canonico penitenziere, che voleva lasciare tutti i suoi beni ai sale-
siani. Data l’importanza della lettera ne trascriviamo la parte principale:
“È la terza volta che questa Città, non ultima nell’Italia per civiltà cristiana, viene a pic-
chiare alla porta del servo di Dio D. G. Bosco, perché le mandi un piccolo numero dei
suoi valorosi e zelanti figliuoli ad accrescervi la gloria di Dio e il bene delle anime.
Quest’Ill.mo e R.mo Mgr Vicario Generale della Diocesi, Don Filippo, Can.co Peniten-
ziere, Genovese, ricco quanto pio, senza eredi, ha risoluto di lasciar tutti i suoi beni ai
Salesiani, con alcuni pochi legati da eseguirsi al tempo debito, beni tutti in fondi stabili.
Vuol sapere da V. S. R.ma come deve regolarsi, per assicurarli ai Salesiani.
Intanto, avendo gran premura che nella sua parrocchia, a poca distanza dal Borgo, detta
di S. Pietro, si fondi un Istituto Salesiano al più presto possibile, è pronto a dar loro in
assoluta proprietà un vasto caseggiato, annesso alla Chiesa parrocchiale, con vasto cor-
tile, non che una rendita conveniente, pel mantenimento dei Padri.
Fa osservare inoltre che il magnifico e gran palazzo, cui egli abita con la sorella religiosa
clarissa, potrebbe servire, dopo la sua morte, per un Istituto delle Suore ausiliatrici. An-
ch’esso questo palazzo è presso alla Chiesa parrocchiale, alla quale si può accedere attra-
versando un piccolo giardino”70.
La lettera si chiudeva con l’invito a mandare un salesiano di un Istituto vicino a
67 Ib., lett. Apicella – Veneratis.mo Sig.re, Cava dei Tirreni 18 ottobre 1891.
68 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 143v, seduta del 9 marzo 1892; FDR
mc. 4241 E 2.
69 ASC F 722 San Pietro di Cava dei Tirreni, lett. Apicella – Rua, Cava dei Tirreni 3 gen-
naio 1896.
70 Ib., lett. Apicella – Rua, Cava dei Tirreni 15 ottobre 1897.

2.9 Page 19

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 85
Cava, per esempio di Castellammare, per prendere gli opportuni accordi. Il giorno se-
guente, il 16 ottobre, l’Apicella scrisse di nuovo per alcune precisazioni in merito alla
rendita ed alle spese di impianto e manutenzione dell’opera:
“Il Vicario Generale mi diceva che, dando fin d’ora la vasta casa annessa alla Chiesa,
egli rinunziava all’annua rendita di £ 700 che ne percepisce, non già che avrebbe data
un’annua rendita; mentre le spese d’impianto dell’Istituto nella suddetta casa e della rifa-
zione della stessa dovrebbero sostenersi dai Salesiani, i quali, entrando in possesso di
tutti i beni del suddetto, dopo il suo decesso, avrebbero tempo di rifarsi per bene”71.
Don Rua, pur avendo fatto rispondere in termini sostanzialmente negativi il 21
ottobre, fece richiedere delle informazioni sul canonico Genovese presso il vescovo
di Nocera dei Pagani, mons. Luigi Del Forno72, che il 14 dicembre rispose:
“... Il Vicario di questa mia Diocesi è il Rev.mo Canonico di Cava dei Tirreni D. Filippo
Genovesi persona stimatissima, tiene in casa una sorella Religiosa Professa, espulsa dal
suo Monastero per le leggi eversive del Governo, la stessa è molto avanzata negli anni,
più un fratello casato senza figli, pure di una certa età. Vorrebbe il mentovato Vicario fin
da ora donare tutto il suo vasto patrimonio ai Rev.di Salesiani, riservando per sé e suoi
l’usufrutto di quello che dona, vita loro durante. Il patrimonio consiste in case palazziate,
vasti giardini, boschi, capitali, censi etc. il tutto frutta una rendita annuale di oltre ad ot-
tomila franchi netti.
Come fare adunque per assicurare fin da ora l’attuazione di sua determinata volontà,
come fare per istituire eredi i R.mi Salesiani, come poter assicurare l’usufrutto per sé e
per i suoi, fratello e sorella detti sopra? Il tutto si vuol fare legalmente, e come pensare
per non urtare le attuali leggi?
È chiaro che il detto Vicario cede tutto per l’unico scopo di vedere stabilita l’opera dei
Salesiani nella sua città natia, ed è disposto fin da ora a cedere una sola casa palazziata
per vedere fin da ora l’opera incominciata, che poi a sua morte e dei suoi, sarà continuata
ed ampliata.
Le aggiungo pure che il prelodato Vicario vorrà assegnare ai R.mi Salesiani qualche pio
legato, come Messe, funerali, patrimonii sacri e tutto sarà adempito a coscienza ed a
peso dei Salesiani...”73.
Il vescovo terminava la lettera auspicando che qualcuno andasse sul posto per
visitare il luogo e parlare direttamente col Genovese. Don Domenico Belmonte74,
prefetto generale della congregazione salesiana, incaricò il procuratore generale don
Cesare Cagliero di fare un sopralluogo. Questi, mentre era in visita a Castellammare,
si recò a Cava dei Tirreni e stese una relazione in data 14 luglio 1898, che rimarcava
sostanzialmente le notizie che già si avevano. Dopo aver precisato che mons. Geno-
vese era vicario generale della diocesi di Nocera dei Pagani e vicario generale della
diocesi di Cava dei Tirreni, don Cesare Cagliero esprimeva un giudizio molto favore-
vole per l’accettazione:
71 Ib., lett. Apicella – Rua, Cava dei Tirreni 16 ottobre 1897.
72 Luigi Del Forno, nato a Napoli il 24 agosto 1842, ordinato sacerdote il 17 marzo 1866,
fu eletto vescovo di Nocera dei Pagani (Salerno) il 27 luglio 1885 e consacrato a Roma il
primo agosto; è morto il 4 gennaio 1914; cf HC VIII 420.
73 ASC F 722 San Pietro di Cava dei Tirreni, lett. Del Forno – Molto Rev.do Signore,
Nocera dei Pagani 14 dicembre 1897.
74 Domenico Belmonte (1843-1901), cf DBS 34-35.

2.10 Page 20

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86 Francesco Casella
“...Cava dei Tirreni è luogo delizioso, fresco, a poca distanza da Napoli, a pochi passi da
Salerno. Castellammare gli è vicina assai. È luogo di villeggiatura e per le sue fresche al-
ture è detta la piccola Svizzera italiana. La proposta è accettabile e perché non fissa il
tempo dell’attuazione e perché Monsignore lascia libertà sulla natura dell’Istituto da fon-
darsi...”75.
Un’altra proposta per Cava dei Tirreni fu fatta dal sig. Emanuele Mauro, coope-
ratore salesiano di Vietri sul Mare. Questi il 9 aprile 1913 scrisse al Rettor Maggiore
don Paolo Albera, dicendo che il sac. Michele Della Corte di Cava dei Tirreni voleva
dare un vasto caseggiato nella città per far sorgere un istituto salesiano76, ma anche
questa proposta ebbe una risposta negativa.
Trascorsero molti anni e solo nel 1936 con mons. Pasquale Dell’Isola, vescovo
di Cava e Sarno, che chiedeva insistentemente una presenza salesiana nella sua dio-
cesi, fu possibile erigere canonicamente una casa salesiana presso la parrocchia di
San Pietro a Siepi, che poté disporre del legato Genovese di cui si è detto sopra. La
casa, però, è stata chiusa nel 1948.
6. Soccavo (1891)
Il sac. Giacomo Morra di Soccavo (Napoli), “volendo provvedere a tempo al
vantaggio dell’anima propria, dei suoi cari e dei suoi concittadini”, il 28 maggio 1891
scrisse a don Rua per manifestargli l’intenzione di lasciare in eredità ai Salesiani i
suoi beni, a condizione che ne prendessero possesso dopo la sua morte, fondassero
una loro opera a favore dei suoi concittadini e impiegassero parte della rendita di £
1.467,55 per celebrare S. Messe in suffragio della sua anima. Il Morra affermava che
era:
“... proprietario di un ferace fondo rustico, sito in Soccavo (Pozzuoli), in via Monte Ver-
gine n. 3, dell’estensione di moggia dieci con decentissimo casamento composto di dieci
vani, oltre alle stalle, casalini e tettoie, non che il diritto al cellaio, all’aia, cisterna, forno
etc, ed alla Cappella dedicata alla Madonna di Monte Vergine esistente nell’attiguo cor-
tile in comune”77.
Al Morra, che esprimeva un giudizio positivo sulle opere salesiane, “tanto grate
a Dio ed agli uomini dovunque esistono” e che si dichiarava pronto a disporre subito
la proprietà dei suoi beni a favore dei salesiani, fu risposto il 6 giugno che si poteva
accettare, ma senza vincoli. Il sacerdote, tuttavia, il 19 giugno rinnovò l’offerta, ma
ripropose anche con più determinazione le sue condizioni: la celebrazione di sante
messe da applicare in perpetuo e l’apertura in Soccavo di “un Istituto qualunque sale-
siano, che doveva tornare a bene della gioventù soccavese”78.
Per sostenere l’offerta del Morra, ma a sua insaputa, l’eremita camaldolese
75 ASC F 722 San Pietro di Cava dei Tirreni, lett. Cagliero – R.mo Signore, Castellam-
mare 14 luglio 1898.
76 ASC F 973 Cava dei Tirreni, lett. Mauro – Albera, Vietri sul Mare 9 aprile 1913.
77 ASC 999 Soccavo, lett. Morra – Rua, Soccavo 28 maggio 1891; FDR mc. 3143 C 2/4.
78 Ib., lett. Morra – Rua 19 giugno 1891; FDR mc. 3143 C 5.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 87
padre Martino Scherillo il 14 luglio 1891 scrisse a don Rua, offrendo alcune motiva-
zioni perché la proposta fosse accettata:
“Lo scopo che ha mosso il lod[evole] Sacerdote a fare la nota disposizione è stato quello
di mettere un argine ai mali morali che inondano questo povero Paese, i quali derivano
non da malvagità d’indole de’ cittadini, ma da mancanza di istruzione religiosa. E questa
mancanza donde provenga, non è qui luogo di mostrarle.
Egli pertanto commosso al vedere che la turba non piccola di bambini, giovinetti e gio-
vani, e anche di non pochi adulti, crescono in una deplorevole ignoranza de’ principii di
Religione e di Morale, ha creduto in Dio di spendere il suo avere al sovvenimento di
tanto bisogno.
Questo villaggio non è gran fatto popoloso, contando poco più di 2.500 anime; ma una
sola che corra pericolo di perdersi noi dobbiamo in tutti i modi adoperarci, onde impe-
dire che cada in tanta rovina. Siamo 6 Sacerdoti, due non si nominano, il Parroco già in-
fermo da qualche anno, da poco è trapassato, ne restiamo 4: il Morra, Scherillo Carlo ex
cistercense, Moccia Salvatore dottrinario e lo scrivente eremita camaldolese che mi
trovo in famiglia de’ miei parenti per causa d’infermità...
Siamo tutti e quattro in perfetta armonia di sentimenti e di intendimenti... ma abbiamo il
gran difetto di essere nati da molto tempo, onde le forze ci vanno mancando, meno il
Dottrinario, che nacque un po’ più tardi.
Egli pertanto il degno Sacerdote Morra, non avendo speranza di un migliore avvenire
dalla Diocesi di Pozzuoli, cui questa parrocchia di Soccavo appartiene, e conoscendo
dalla lettura del Bollettino Salesiano (egli è da più anni Cooperatore) il gran bene che la
vostra Congregazione opera dappertutto ov’è istallata, ha posto gli occhi sopra di essa
nella certezza di vedere per essa compiuti i suoi disegni a gloria di Dio ed a beneficio
delle anime.
Né poi questo villaggio solamente, ma ancora gli altri limitrofi e la stessa Napoli per la
poca distanza da qui godrebbero gl’influssi della benemerita Congregazione Salesiana,
se vi si fondasse un Collegio o Convitto. Né mancherebbero Cooperatori e Cooperatrici
ad avvalorare l’opera come altrove si verifica.
Oltre di ciò potrebbero i Salesiani occupare qui le scuole municipali pe’ maschi e le Re-
ligiose Ausiliatrici quelle per l’altro sesso...”79.
Dopo aver appreso le condizioni poste dal Morra, l’eremita Scherillo, che si era
pure assicurato che il “Municipio (per grazia di Dio tutto cattolico senza nessun ele-
mento eterogeneo) avrebbe non solamente di buon grado, ma con grande entusiasmo
accolto i Padri e le Suore di cotesta Congregazione”, il 31 luglio scrisse una lettera di
scuse a don Rua, annotando:
“Dunque queste frotte di ragazzi che ingombrano tutte le vie seguiteranno a crescere
come selvaggi, finché stia in vita il Morra e vengano qui i Salesiani, giacché il Maestro e
le Maestre Comunali non vogliono incomodarsi ad insegnare un poco di Dottrina Cri-
stiana a’ loro scolari, dicendo che non sono obbligati”80.
79 Ib., lett. Scherillo – Rua, Soccavo 14 luglio 1891; FDR mc. 3143 C 7/9.
80 Ib., lett. Scherillo – Rua, Soccavo 31 luglio 1891; FDR mc. 3143 C 10/11.

3.2 Page 22

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88 Francesco Casella
7. Manduria (1891)
Madame Herbert de Llanasth, dopo aver parlato a voce con don Rua a Cannes81
in merito ad un benefattore italiano, l’11 luglio 1891 scrisse a don Rua a nome del se-
natore Giacomo Lacaita82, che voleva donare il convento dei Cappuccini di Manduria
(Taranto) ad un ordine religioso per la fondazione di una scuola industriale:
“Très Révérend Père, Vous vous rappellerez à Cannes quand j’ai eu le plaisir de vous
voir dans la villa près de l’Hospice, que je vous ai parlé d’un Monsieur Italien qui avait
dans les mains une propriété qui avait été un monastère de Cappucini, avec l’église et
que ce monsieur m’avait parlé de son désir de donner cette propriété à un Ordre de Reli-
gieux qui voudrait s’occuper de l’éducation de Garçons, afin de leur donner une école in-
dustrielle.
Je vous disais alors mon Père que j’espérais revoir ce bon monsieur et de vous mettre
en rapport sur cette affaire. J’y ai pensé beaucoup et j’en ai parlé dans mes prières à Don
Bosco. Concevez ma surprise quand j’ai rencontré ce Monsieur ici! Naturellement j’ai
parlé avec lui sérieusement de cette affaire. Il connaît les “Salesiani” et il m’a autorisé de
vous donner tous les détails pour que tout soit terminé et mis dans les mains des “Sale-
siani”.
Sur le petit papier ci-inclus je vous envoie le nom de l’endroit et je puis ajouter que le
Monsieur s’appelle – il Commendatore Sir Giacomo Lacaita – demeurant près de Ta-
ranto – maintenant allant à Londres.
A l’expulsion des Cappuccini d’Italie ce monastère et l’église étaient à vendre. Sir G.
Lacaita a acheté la propriété et même il a remis une cloche et d’autres objets qui avaient
été emportés de l’église. Il y a un grand jardin et tout ce qu’il faut. Il veut que la pro-
priété soit rendue à un Ordre Religieux et il est près à le faire – de suite.
Je suis convaincue que vous êtes celui qui en fera le plus de bien – et je suis heureuse de
penser que vous prendrez cette lettre dans votre sérieuse considération.
Sir Giacomo ajoute que l’Eglise est dédiée à San Lorenzo et que tous les ans il a beau-
coup de difficulté de faire dire des Messes et pour faire “una festa” convenablement.
Sir Giacomo n’est pas jeune, il a été malade, et il voudrait arranger cette affaire. Il est
absent d’Italie pour bien des mois et depuis qu’il a possédé cette propriété son homme
d’affaires la laisse dépérir – ce qui est très fâcheux. Je ne doute pas mon Révérend Père
que vous l’accepterez – pour l’amour de Dieu et le bien que vous ferez en établissant les
Salésiens dans cette partie de l’Italie.
Comme par la Providence après des années, je revois mon vieil et excellent Ami Sir Gia-
como Lacaita – vous comprendrez la joie que j’ai, en vous remettant de sa part cette pro-
position – Vous trouverez que c’est une propriété considérable – et de valeur pour une
fondation de Salesiani et pour le service de Dieu et le bien des Ames. Ne refusez pas
81 Don Rua era stato a Cannes dal 22 al 26 febbraio 1890 e il primo marzo 1891.
82 Giacomo Lacaita, nato a Manduria (Taranto) il 4 ottobre 1813, si recò a Napoli per
studiare francese ed inglese e frequentare la facoltà di legge; divenuto legale della Legazione
britannica a Napoli, entrò in grande dimestichezza con sir William Temple e con Guglielmo
Gladstone. Fu lui che informò del mal governo borbonico, delle aspirazioni dei liberali e del
duro trattamento fatto ai prigionieri politici il Gladstone. Caduto in sospetto della polizia venne
arrestato nel 1852, ma fu liberato per l’interessamento del ministro Temple e si recò in Inghil-
terra ove insegnò letteratura. Nel 1861 si stabilì a Torino e fu eletto deputato del collegio di Bi-
tonto (Bari) al primo Parlamento nazionale. Amministratore delle ferrovie meridionali nel
1876, fu nominato senatore del regno e morì a Napoli il 4 gennaio 1895; cf Dizionario del Ri-
sorgimento Nazionale. Vol. III Le Persone. Milano, Editrice Vallardi 1933, pp. 312-313.

3.3 Page 23

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 89
mon Père – je suis sûre par la manière extraordinaire que nous nous sommes rencontrés
ici – que Don Bosco le veut.
Sir Giacomo part pour l’Angleterre demain – Il faut lui écrire de suite je vous envoie une
enveloppe avec l’adresse bien clairement écrite. Ecrivez en Italien car il est comme vous
le voyez Italien et de Taranto.
Sir Giacomo est un homme très savant – son fils est devenu Anglais car la Mère (qui est
morte) était Anglaise.
Il ne faut pas que cette propriété tombe dans les mains des étrangers ni du gouverne-
ment, il faut qu’elle retourne à un bon et saint usage.
Combien je suis heureuse de penser que la Messe sera dite le jour de San Lorenzo – 10
août – prochain, par un de vos Pères – cela se pourrait ?
La propriété passera de Sir Giacomo Lacaita dans vos mains – car cette église, le mona-
stère et le terrain (appartenant?) sont à donner de sa propre volonté où bon lui semble.
Veuillez mon Révérend Père me faire écrire un petit mot pour me dire que vous êtes en
correspondance avec Sir Giacomo Lacaita qui sera à Londres. Il est souffrant mais il par-
tira demain – il n’a été ici que 5 jours!
Croyez-moi votre très dévouée Coopératrice Madame Herbert de Llanasth.
[P. S.] Je vous envoie son adresse à Londres pour que vous puissiez vous entendre avec
Sir G. Lacaita – c’est un homme d’honneur et qui saura les moyens nécessaires à prendre
pour vous en donner la possession. Vous pouvez en toute sûreté vous fier à lui et cela
vous pouvez le lui dire”83.
La risposta del 16 luglio scritta da don Durando fu negativa, ma fu ripresa,
come vedremo, dal sac. Giuseppe Digiacomo il 30 luglio 1893. Nel frattempo il
primo dicembre 1892 il parroco Leonardo Tarentini, propose a don Rua la fondazione
di una casa salesiana per l’educazione della gioventù in Manduria :
“Reverendissimo Signor D. Rua è un popolo intero che umilmente e caldamente prega la
Signoria Sua Reverendissima, che si degni accogliere la presente supplica.
Signor D. Rua i genitori cristiani di questa città trovansi purtroppo in questa dolorosa
posizione, di negligere cioè l’istruzione dei loro figliuoli, oppure di esporli all’orribile
sorte di acquistare un pochino di scienza al prezzo di quanto vi ha di purezza e di fre-
schezza nelle loro anime, e di virtù nei loro cuori.
E la durezza di questa posizione si è fatta più sentita dal giorno che la morte ci rapì un
ottimo educatore della gioventù, un degno figlio del Calasanzio. Tutti piansero di vero
cuore la perdita di quell’egregio Scolopio, perché tutti conoscevano la triste posizione in
cui veniva ad esser messa da quel dì la povera gioventù di questo paese. E già se ne ve-
dono gli effetti funesti.
Ah! Se Ella, Signor D. Rua, conoscesse in quanto gravi pericoli ritrovasi la gioventù
manduriana, non indugerebbe un solo istante ad esaudire la domanda che tutto questo
popolo Le umilia, di mandare cioè tra noi almeno due suoi Religiosi. Sì, due soli figli di
D. Bosco chiediamo con tutta l’anima alla Signoria Sua, ed Ella non ce li dovrà negare.
La gioventù fu l’oggetto delle cure amorose dell’impareggiabile D. Bosco, e la gioventù
forma altresì il palpito più sentito del cuore della Pia Società Salesiana. Per amore
adunque della gioventù si degni la Signoria Sua prendere nella più seria considerazione
la nostra supplica…
Lo possiamo immaginare, da molte parti vengono fatte richieste di Salesiani, perché in
molte parti si sente il bisogno della loro opera salutare. Ma si assicuri la Signoria Sua
che i bisogni nostri non sono meno sentiti e meno imperiosi degli altri... E qualora Ella
83 ASC F 984 Manduria, lett. Herbert de Llanasth – Rua, Hombürg les Bains Allemagne,
le 11 Juillet 1891; FDR mc. 3086 C 3/6.

3.4 Page 24

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90 Francesco Casella
per quest’anno non possa in verun modo disporre di due Religiosi, noi ci accontenteremo
anche di uno solo. E da ciò potrà Ella argomentare la vivezza del nostro bisogno. E
siamo sicuri che anche un Salesiano solo farà molto bene a questa gioventù, siccome lo
faceva il sullodato Scolopio.
La venuta poi dei Salesiani a Manduria potrebbe giovare anche all’incremento personale
e materiale della Congregazione di S. Francesco di Sales…
Per ora i Religiosi abiterebbero una casa, che possa avere vicinissima una Chiesa, dichia-
randomi io responsabile per tutti gli anni del pagamento della pigione di detta casa.
È vero che l’anno scolastico 1892-93 è già incominciato, ma non è men vero che alcuni
giovani, per mancanza di beni di fortuna, non avendo potuto entrare in qualche Istituto,
sono rimasti qui a marcire nell’ozio, impossibilitati a continuare la carriera degli studi.
Chiudo la presente riponendo tutta la fiducia di questa cittadinanza nella sua alta pru-
denza e nella gran bontà del suo cuore…”84.
Don Durando il 6 dicembre rispose che non era possibile sia per la mancanza di
personale che per gli impegni già assunti fino al 1896. Il parroco Leonardo Tarentini,
però, scrisse di nuovo a don Rua affinché indicasse un tempo più vicino per l’andata
dei salesiani a Manduria:
“Rev.mo D. Rua, mi è pervenuta la sua pregiatissima lettera di risposta, nella quale mi dice
di non potere per ora mandare tra noi i suoi Religiosi, trovandosi la Congregazione Sale-
siana nell’estrema scarsezza di personale e più legata da parecchi impegni sino al 1896.
Quest’ultima ragione addottami mi ha fatto conoscere che Ella (se per sistema, o per ec-
cezione, nol so) suole far noto anticipatamente il tempo in cui attuarsi si possono i vari
progetti, e realizzare le diverse proposte.
Ond’è che, acciò la Signoria Sua non accetti altre proposte prima della mia e non venga
a legarsi con nuovi impegni, La prego umilmente ad indicarmi il tempo, il meno lontano
che sia possibile, in cui i figli di D. Bosco verranno a prestare la loro opera salutare a
questa povera gioventù esposta a tanti pericoli…”85.
Don Durando, però, il 26 dicembre 1892, rispose: “Non possiamo fare pro-
messe prima che alcuno abbia visitato”.
Da Manduria, tuttavia, il 30 luglio 1893, il sac. Giuseppe Digiacomo ripropose
a don Rua la proposta già fatta da Madame Herbert de Llanasth: fondare una casa sa-
lesiana a Manduria nell’ex convento dei Cappuccini del quale il senatore Giacomo
Lacaita, che ne era il proprietario, avrebbe fatto una cessione temporanea. Il sacer-
dote chiudeva la lettera con questa preghiera a don Rua:
“Si degni Ella accogliere benignamente questa proposta per amore di questa gioventù, la
quale, per mancanza d’istruttori cattolici, è esposta a tutti i pericoli e ai danni dalla
scuola laica governativa”86.
Don Durando, il 3 agosto, rispose che non era possibile, ma il 18 febbraio
1894, probabilmente il Digiacomo, informò don Rua che nessuno si era recato in vi-
sita a Manduria, così come era stato promesso il 26 dicembre 1892 al parroco Leo-
nardo Tarentini, per cui si chiedeva una formale promessa che almeno per il 1897 si
sarebbe aperta una casa per la gioventù87.
84 Ib., lett. Tarentini – Rua, Manduria 1 dicembre 1892; FDR mc. 3086 C 7/10.
85 Ib., lett. Tarentini – Rua, Manduria, 20 dicembre 1892; FDR mc. C 11/12.
86 Ib., lett. Digiacomo – Rua, Manduria 30 luglio 1893; FDR mc. 3086 D 1/8.
87 Ib., lett. […] – Rua, Manduria, 18 febbraio 1894; FDR mc. 3086 D 9.

3.5 Page 25

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 91
La risposta dovette essere negativa, ma i contatti continuarono e il 14 gennaio
1897 il sac. Giuseppe Digiacomo, anche a nome del sindaco, avanzò a don Rua la ri-
chiesta di fondare a Manduria un ginnasio88. La proposta fu discussa il 18 gennaio nel
Capitolo Superiore:
“Manduria presso Lecce. Si domanda un Ginnasio. Il Capitolo risponde non essere in
grado di accettare”89.
Don Durando rispose il 20 gennaio dicendo che per allora non era possibile e che co-
munque il municipio avrebbe dovuto provvedere sia ai locali che agli stipendi. Le
trattative ebbero termine, ma vi fu ancora una strana richiesta. Il 19 settembre 1900 il
sindaco di Manduria chiese a don Rua, ma inutilmente, di inviare un sacerdote e due
laici per la custodia del cimitero:
“Questo comune avrebbe in animo di affidare la custodia del cimitero ad un Sacerdote e
a due laici. Il primo avrebbe la direzione ed ufficierebbe a suo conto, i laici avrebbero in-
carico di cavare le fosse. Per tale incarico si offrirebbero £ 1.200 annue…”90.
Il desiderio, tuttavia, di avere una casa salesiana a Manduria restò molto vivo e
si poté realizzare solo nel 1956 mediante la fondazione dell’Istituto S. Gregorio
Magno con un Centro di Formazione Professionale e l’Oratorio.
8. Capua (1891)
Il vescovo di Capua, mons. Antonino Centore91, il 21 luglio 1891 scrisse a don
Rua perché accettasse un fondo rustico su cui i salesiani avrebbero potuto fondare
una loro opera. Il fondo, però, era stato già rifiutato dai padri trappisti e per di più era
collocato in zona malarica:
“Vorrei un chiarimento per una determinazione da prendersi. La vostra Congregazione di
salesiani, la quale fa tanto bene nelle missioni, accetterebbe di costituire una casa in
questa archidiocesi di Capua?
Una persona, che conta oltre gli anni 70 di età, vorrebbe donare, ritenendo per sé in vita
sua l’usufrutto, un fondo rustico di area 383, il quale rende circa lire tremila annue. Non
si domanda altro obbligo, che di fondare una casa di salesiani. La quale si edificherebbe
negli anni avvenire con le rendite stesse del fondo: potrebbe edificarsi, o sopra il detto
fondo, il quale trovasi poco distante da tre villaggi di questa archidiocesi, ovvero in
qualche paese della stessa.
Per trasferire il dominio del fondo, forse non vi sarà altra via che renderlo fictione iuris
ai salesiani, come a persona privata.
Il fondo fu già offerto ai Padri Trappisti con l’obbligo di formarvi una Casa del loro Or-
dine, e proprio sul fondo, che si ritiene di aria non ben sana, come l’agro romano. Ma
quei Padri non l’hanno potuto accettare, perché mancano di soggetti da destinarsi per
una nuova fondazione.
88 Ib., lett. Digiacomo – Rua, Manduria 14 gennaio 1897; FDR mc. 3086 D 10.
89 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 154, seduta del 18 gennaio 1897;
FDR mc. 4242 A 11.
90 ASC F 984 Manduria, lett. Sindaco – Rua, Manduria 19 settembre 1900; FDR mc.
3086 D 12 – E 2.
91 Antonino Centore, nato a Casanova (Caserta) l’8 aprile 1816, fu ordinato sacerdote a

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92 Francesco Casella
Di seguito, per poterne disporre più liberamente ad uso pio, si è cercato di venderlo: e
già se ne era conchiuso il prezzo di £. 51.000. Però non si effettuò il contratto per circo-
stanze indipendenti dal proprietario.
Se i salesiani potessero accettarlo farebbero opera di gran carità. Che se non si potesse
accettare, e poteste almeno suggerire altro modo di trasmetterlo alla Chiesa, sarebbe pure
una grande carità”92.
Fu risposto che si accettava in massima, purché ci fosse stata la possibilità di
stabilirsi in un luogo sano.
9. San Marco in Lamis (1891)
Dal comune di S. Marco in Lamis (Foggia) giunsero due proposte: la prima a ti-
tolo personale da un sacerdote del paese, la seconda ad opera dell’amministrazione
comunale in riferimento al Convento di S. Matteo.
Il sac. Angelo de Theo, per primo, il 18 ottobre 1891 scrisse a don Rua per do-
mandare la fondazione di un istituto per l’educazione della gioventù:
“... Comunque non abbia il bene di conoscerla, pure fidato nella bontà che tanto la di-
stingue, mi permetto scriverle la presente ad oggetto di potere avere, se possibile, anche
fra questi deliziosi monti del Gargano un istituto di Salesiani.
Da tempo si pensa nella nostra San Marco impiantare un qualche istituto, che possa ap-
portare un miglioramento nel paese, e detto istituto dovrebbe farsi col concorso di di-
screte persone caritatevoli disposte a somministrare delle somme non indifferenti. Ora a
chi meglio dei figli di S. Francesco di Sales affidare l’opera per la conosciuta loro opero-
sità evangelica? Una casa salesiana nella quale potessero aver stanza, come in convento,
le persone divote che concorrerebbero col loro denaro a fabbricare un locale per l’educa-
zione della gioventù, sarebbe, a mio parere, il procacciare un miglioramento civile e mo-
rale al paese, ed il mezzo più adatto per propagare anche in questa contrada così benefica
istituzione”93.
Don Angelo si dichiarava disponibile ad offrire altre delucidazioni ad una per-
sona di fiducia che si fosse recata sul posto ed inviava una pianta di un terreno a col-
tura di sua proprietà, che si trovava nella contrada S. Bernardino94. La risposta fu che
per alcuni anni era impossibile.
A partire dal 1898 l’amministrazione comunale, tramite il canonico Angelo de
Theo, intraprese delle trattative con don Cesare Cagliero per “adibire i locali del Con-
vento di S. Matteo ad uso di Collegio Convitto Salesiano”. Fu risposto che per la
Capua il 22 dicembre 1838 ed esercitò la cura d’anime a Vitulazio (Caserta); canonico teologo
della chiesa metropolitana di Capua dal 1854, venne eletto vescovo titolare di Tlos nella Licia
e deputato vescovo ausiliare di Capua il 28 gennaio 1876; morì il 10 aprile 1898; cf HC VIII
557. Il vescovo di Capua, quando il Centore scrisse a don Rua, era il cardinale Alfonso Cape-
celatro (1815-1912); cf EC III col. 659.
92 ASC F 972 Capua, lett. Centore – Rua, Capua 21 luglio 1891; FDR mc. 3044 B 7/8.
93 ASC F 996 S. Marco in Lamis, lett. De Theo – Signor Direttore, S. Marco in Lamis 18
ottobre 1891; FDR mc. 3134 A 8/10.
94 Ib., FDR mc. 3134 A 7, pianta del terreno misurata il 12 ottobre 1891 da Diodato Per-
rilli.

3.7 Page 27

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 93
scarsezza del personale la proposta non si poteva prendere in considerazione, ma che
si sarebbe potuto ridiscuterla nel 1901. Su queste basi il sindaco di S. Marco in Lamis
il 13 aprile 1902 scrisse a don Rua rinnovando la richiesta dell’istituzione di un col-
legio convitto con annessa scuola di arti e mestieri presso il convento di S. Matteo:
“Il Convento di San Matteo, in virtù della legge di soppressione, venne dal Governo ce-
duto al Comune di S. Marco in Lamis con l’obbligo di servirsene a solo scopo di benefi-
cenza.
Intanto, fino a qualche anno fa, il Convento continuò ad essere tenuto da frati Minori Os-
servanti, ma poi l’Amministrazione comunale, per ragioni che sarebbe qui ozioso ripor-
tare, istituì una cappellania e fittò il locale ai monaci medesimi, dietro un contributo che
venne investito a favore dell’erigendo ospedale.
Il Convento trovasi sopra una collina che domina la città e dista dalla medesima meno di
due chilometri. Il fabbricato, che è a due piani, oltre il pian terreno, comprende un gran
numero di locali di diverse dimensioni che rispondono su ampi corridoi i quali, sia al
primo che al secondo piano, percorrono tutto in giro il fabbricato. Il medesimo ha un
cortile quadrangolare ed è provvisto abbondantemente di ottima acqua.
Credo opportuno, in ultimo, comunicarle anche che annesso al Convento vi è il San-
tuario di S. Matteo, celebrato in molte province del meridionale, che dà un reddito annuo
non inferiore alle £. 4.000”95.
Il sindaco chiudeva la lettera invitando don Rua ad inviare, a spese dell’ammi-
nistrazione comunale, un suo rappresentante, ma la risposta fu negativa.
10. Bisceglie (1891)
Il 22 ottobre 1891 il sac. Mauro Terlizzi, mentre raccomandava il nipote Sergio
Terlizzi che ritornava a Torino per continuare i suoi studi, chiese se era possibile che i
salesiani assumessero il seminario di Bisceglie (Bari) e a quali condizioni, “salvo l’a-
desione dell’Arcivescovo”96, perché il rettore canonico teologo don Donato Del-
l’Olio97, “tanto amico di D. Bosco”, era stato nominato arcivescovo di Rossano (Co-
senza)98. La risposta fu negativa, ma dovette lasciare la speranza di poter riprendere il
95 Ib., lett. Sindaco – Rua, 13 aprile 1902; FDR mc. 3134 A 11 – B 2.
96 La diocesi di Bisceglie era amministrata dal 1818 dalla diocesi di Trani, Barletta e Na-
zaret. Il vescovo era mons. Giuseppe de Bianchi Dottula, nato a Napoli il 4 febbraio 1809, or-
dinato sacerdote il 23 marzo 1833, canonico della chiesa metropolitana di Napoli nel 1844, su
nomina del Re delle Due Sicilie del 15 novembre 1848, fu dichiarato dottore in teologia con
breve apostolico del 9 dicembre 1848, gli venne concesso il pallio il 22 dicembre e fu consa-
crato vescovo nello stesso 1848; morì il 22 settembre 1892; cf HC VIII 561.
97 Dell’Olio Maria Donato, nato a Bisceglie il 27 dicembre 1847, fu ordinato sacerdote il
23 dicembre 1871; dottore in teologia presso il collegio S. Tommaso d’Aquino di Roma il 17
giugno 1873, divenne rettore del seminario di Bisceglie e professore di filosofia e teologia e
dal 1882 canonico teologo della cattedrale di Bisceglie; eletto vescovo di Rossano il 14 di-
cembre 1891, fu consacrato a Roma il 20 dicembre; trasferito alla diocesi di Benevento il 15
febbraio 1898, fu creato cardinale il 15 aprile 1901; morì a Benevento il 18 gennaio 1902; cf
HC VIII 41, 147, 486.
98 ASC F 968 Bisceglie, lett. Terlizzi – Egregio Sig. Direttore, Bisceglie 22 ottobre 1891;
FDR mc. 3033 A 1.

3.8 Page 28

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94 Francesco Casella
discorso dopo qualche anno. Infatti le trattative si svolsero con una fitta corrispon-
denza tra il 1896 ed il 1899 e, dopo alcuni anni di interruzione, tra il 1908 ed il 1913.
Seguiamo la prima fase della trattativa.
In seguito alla deliberazione della Deputazione conciliare del seminario di Bi-
sceglie di affidare la direzione dello stesso seminario alla congregazione salesiana,
l’arcivescovo di Trani che amministrava anche la diocesi di Bisceglie, mons. Dome-
nico Marinangeli99, l’8 maggio 1896 scrisse a don Rua per comunicargli la proposta
con la sua approvazione e le linee guida di una possibile convenzione:
“Il Seminario di Bisceglie, che ha una rendita, netta di ritenuta, sul G. L. del Debito
Pubblico di £. 4.360, verserebbe in mano del rappresentante della Casa dei Salesiani, da
stabilirsi in Bisceglie, £. 2.400 in due rate eguali, una al 15 Gennaio e l’altra al 15 Luglio
d’ogni anno; e metterebbe a piena e assoluta disposizione della Casa religiosa tutto il
fabbricato ch’esso possiede in Bisceglie in contrada Belvedere.
Esso dista dal centro della città meno d’un chilometro e consiste in una chiesetta con
porta esterna e interna, la quale comunica con l’Istituto, otto aule di scuola precedute da
corridoio, sala di Direzione, uffici d’amministrazione, refettorio, cucina, anticucina, can-
tina, dispensa, sala di ricevimento, sala di ricreazione, alloggio di servitù. Tutto questo a
terreno.
Nel piano superiore poi, quattro grandi dormitori per convittori coi relativi accessori,
quattro camere da letto indipendenti, una sala ed un salotto e due terrazze. Annessi al
fabbricato sono due giardini, e una piazza per ginnastica e svago.
Tutto questo ampio fabbricato con gli accessori è perfettamente arredato della necessaria
suppellettile da scuola e da convitto: la quale, assieme al fabbricato, sarebbe data in uso
della Casa religiosa.
La Congregazione Salesiana, quando accetti la proposta, entrerebbe in possesso di tutto
il sopra descritto locale coi suoi accessori nel p. v. Luglio, in modo da potervisi insediare
nel successivo Agosto. Essa avrebbe libertà intera e completa d’impiantare tutte quelle
opere che vorrà, assumendo solo l’obbligo dell’educazione e istruzione di Chierici; i
quali, se convittori, pagherebbero una pensione; se esterni, una retta mensile. Pensione e
retta sarebbero fissate dalla Direzione della Casa religiosa.
Questi sono, per sommi capi, le condizioni proposte per l’impianto della Casa...
La larga messe di opere che la Congregazione potrebbe qui mietere per la maggior gloria
di Dio, ove ordini religiosi addetti all’istruzione è tanta penuria; il non esservi, né in
questa provincia, né nelle limitrofe, nessun’altra Casa Salesiana; il desiderio espresso da
questo clero, che conta nel suo numero tanti cooperatori dell’opera del compianto D.
Bosco, ci danno a sperare che la S. V. vorrà fare buon viso alla nostra domanda, e soddi-
sferà così a un nostro antico desiderio, rimasto finora insoddisfatto...”100.
La risposta fu negativa ed allora si interpose la raccomandazione dell’arcive-
scovo di Rossano, mons. Donato Dell’Olio, che il 19 giugno scrisse a don Rua101. La
risposta per allora fu ancora negativa, ma si fece conoscere a Bisceglie che la pro-
99 Domenico Marinangeli, nato a Rocca di Cambio (L’Aquila) il 4 agosto 1831, fu ordi-
nato sacerdote il 19 ottobre 1856; professore di teologia nel seminario di L’Aquila fu eletto ve-
scovo di Foggia il 27 marzo 1882 e consacrato a Roma il 2 aprile; fu trasferito prima alla dio-
cesi di Trani, Bisceglie, Nazaret, Barletta il 16 gennaio 1893 e poi alla sede titolare del patriar-
cato di Alessandria il 5 febbraio 1898; morì il 6 marzo 1921; cf HC VIII 87, 273, 561.
100 ASC F 968 Bisceglie, lett. Marinangeli – Rua, Trani 8 maggio 1896; FDR mc. 3033 A
2/3.
101 Ib., lett. Dell’Olio – Rua, Rossano 19 giugno 1896; FDR mc. 3033 A 4.

3.9 Page 29

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 95
posta era ottima, e che, tuttavia, non la si poteva prendere in considerazione prima del
1898. Tale determinazione “fu accettata con allegrezza e con plauso indescrivibile da
tutti” e mons. Marinangeli fu pregato dal Capitolo della cattedrale e dal clero di ri-
chiedere “una formale promessa” a don Rua. Scriveva ancora l’arcivescovo:
“Padre reverendissimo non esiti a consolarci. Rifletta che nelle tre importanti diocesi di
Trani, Barletta, Bisceglie non esiste alcuna Casa di religiosi; che quindi una Comunità di
Salesiani in Bisceglie sarebbe una benedizione per le tre mie diocesi, e dirò ancora per
tutta la Puglia che, man mano, diventerebbe una regione salesiana, stante l’abbondanza
che io vi ho ravvisata delle vocazioni religiose. Torno poi a far considerare alla Paternità
V. ciò che credo Le abbia fatto sapere il can. Terlizzi, che 1° il Seminario è situato in
luogo amenissimo, 2° l’aria di Bisceglie è ottima, 3° non vi ha forse nelle Puglie, quanto
ai viveri, altra città meglio fornita di essa. A tal uopo, io mi fo ardito di consigliare la Pa-
ternità Vostra, che mandi subito un Suo incaricato a verificare quanto Le ho asserito. Oh
la venuta di un salesiano quale entusiasmo desterebbe in tutti!
Perocché da tutti in Trani, Barletta, Bisceglie sono desiderati i Salesiani; ed essi trove-
rebbero nelle Puglie miglior terreno che nelle Calabrie”102.
Don Rua non si impegnò con una formale promessa per il 1898, ma promise
che qualcuno si sarebbe recato a visitare il luogo e nel frattempo fece richiedere uno
schema di convenzione, che la Deputazione Conciliare del seminario di Bisceglie ap-
provò il 24 settembre 1896 e che fu controfirmata da mons. Marinangeli. Nello
schema di convenzione oltre a confermare ciò che l’arcivescovo aveva già scritto con
la lettera dell’8 maggio 1896 si aggiungeva quanto segue:
“Solo richiedesi per corrispettivo ch’essi ricevano nel Convitto e nella scuola i Chierici di
Bisceglie o di fuori che ne faranno domanda, incassando essi, senza dovere rendere conto
a nessuno, le pensioni degli interni e le rette degli esterni.
Il Seminario non ha Regolamento speciale, ma è governato dalle disposizioni generali del
Concilio di Trento. Solo ha l’obbligo di due mezze pensioni e di quattro posti esterni gra-
tuiti, come peso di un pio lascito. Ha pure il peso di 60 messe piane che saranno pagate
dalla Deputazione a £. 1, e di 3 anniversari, per ciascuno dei quali si corrisponderà £. 3.
Attualmente il Seminario ha 10 Convittori e 24 esterni, divisi in una classe unica ele-
mentare, ed in 4 ginnasiale, mancando la seconda classe per manco di alunni promossi.
L’obbligo che assumerebbero i PP. Salesiani sarà questo, di avere una o due classi ele-
mentari secondo il numero degli iscritti, e le cinque classi del ginnasio.
Per l’insegnamento delle scienze sacre provvede la Deputazione”103.
Mons. Marinangeli il 30 settembre 1896 incaricò il canonico Mauro Terlizzi a
tenere la corrispondenza relativa al seminario104 e questi il 2 ottobre inviò lo schema
di cessione, invitando però don Rua a mandare “qualcuno a vedere i luoghi, a cono-
scere gli uomini, a sentirne i bisogni, a dire ciò che manca, o che vuole essere infor-
mato affinché si addivenga a un completo accordo”105.
102 Ib., lett. Marinangeli – Rua, L’Aquila 30 agosto 1896; FDR mc. 3033 A 5/6. Il riferi-
mento alla Calabria era da mettere in relazione al tragico ferimento di don Francesco Dal-
mazzo, che ne causò la morte nel 1895; cf Annali II 387-388.
103 Ib., Schema di cessione di locali e della rendita ai PP. Salesiani per l’impianto d’una
loro Casa in Bisceglie, Bisceglie 24 settembre 1896; FDR mc. 3033 A 7/8. Un piccolo estratto
in FDR mc. 3033 A 9.
104 Ib., lett. Marinangeli – Rua, Roma 30 settembre 1896; FDR mc. 3033 A 11/12.
105 Ib., lett. Terlizzi -Rua, Bisceglie 2 ottobre 1896; FDR mc. 3033 B 1/3.

3.10 Page 30

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96 Francesco Casella
Don Rua fece rispondere il 14 ottobre che la congregazione accettava in mas-
sima la proposta della Deputazione Conciliare del seminario di Bisceglie e che qual-
cuno sarebbe andato a visitare il luogo. Poiché la visita non ci fu, il canonico Terlizzi
il 3 aprile 1897 sollecitò don Rua ad inviare un suo visitatore “per poter prendere i
definitivi accordi”106.
Fu inviato don Domenico Belmonte, prefetto generale della congregazione sale-
siana, il quale, recatosi in visita a Bisceglie il 12 maggio 1897, firmò la convenzione
per il seminario, controfirmata dall’arcivescovo Domenico Marinangeli e dal segre-
tario della Deputazione Conciliare, canonico Mauro Terlizzi107. Riportiamo solo la
sintesi della convenzione:
“Convenzione tra l’Amministrazione del locale Seminario vescovile (Arcivescovo di
Trani)
e la Soc. Salesiana (D. Belmonte). Bisceglie 12 Maggio 1897.
Durata.
Un quinquennio, rinnovata di 5 in 5 anni se non v’è diffida due anni avanti la scadenza.
Obblighi dell’Amministrazione.
1° Concede il locale del Seminario coi due giardini annessi e tutto il materiale mobile,
più un altro locale per l’Oratorio festivo; s’impegna a provvedere (nei limiti del bilancio)
il mancante, a eseguire le modificazioni occorrenti in avvenire, e a curare la manuten-
zione ordinaria e straordinaria del locale.
2° S’impegna a pagare:
a) £. 2.400 annue in due rate uguali (15 Gennaio e 15 Luglio), alle quali, estinto un de-
bito ora in corso, ne aggiungerà altre 1.400.
b) Metà pensione dei due posti semi gratuiti interni da tenere.
c) Una lira per ciascuna delle 60 Messe piane da celebrare, e tre lire per ciascuna delle
anniversarie, dietro il relativo certificato.
Obblighi della Società Salesiana.
Impiantare ivi un Oratorio e unito Seminario, con due classi elementari e le 5 ginnasiali;
tenere sei posti esterni gratuiti e due interni semi gratuiti.
Celebrare ogni anno 60 Messe piane e tre anniversarie.
Diritti della Società Salesiana.
Ha facoltà d’impiantare ivi ogni altra opera che creda. Delle rette che fa pagare sia agli
interni come agli esterni non ha da rendere conto ad alcuno”108.
Il Capitolo Superiore esaminò la convenzione l’11 giugno e l’approvò:
“Si esamina altra convenzione di Bisceglie (Trani, Barletta) per le scuole in Seminario e
l’oratorio festivo, accettata da D. Belmonte. Il Capitolo approva”109.
Tuttavia don Rua richiese alcune modifiche ed il canonico Terlizzi il 27 giugno,
mentre ringraziava per l’approvazione che era stata fatta, sollecitava l’invio delle mo-
106 Ib., lett. Terlizzi – Rua, Bisceglie 3 aprile 1897; FDR mc. B 4/6.
107 Ib., Convenzione, Bisceglie 12 maggio 1897; FDR mc. 3033 B 8/10 (testo mano-
scritto).
108 Ib., Sintesi della Convenzione dell’Archivio Generale, Reg. II, pp. 101-105, in FDR
mc. 3034 A 10 (copia dattiloscritta originale) e mc. 3033 B 7 (copia).
109 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 157v, seduta dell’11 giugno 1897;
FDR mc. 4242 B 6.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 97
difiche per poter consegnare la stesura definitiva alla S. Sede per l’approvazione110.
Alla convenzione del 12 maggio furono proposte queste modifiche:
“Nella seconda metà dell’Ottobre del 1898 si aprirà il Seminario con una classe elemen-
tare superiore e le due prima e seconda ginnasiale, aggiungendo poi gradatamente le
altre classi d’anno in anno secondo il bisogno.
Questa convenzione durerà cinque anni e si intenderà rinnovata per un altro quin-
quennio, se dall’una delle parti, non sarà dato diffidamento due anni prima della sca-
denza, e così si praticherà di seguito per gli anni avvenire”111.
Le modifiche furono approvate dalla Deputazione Conciliare del seminario di
Bisceglie il 28 luglio:
“... Letto il testo primitivo, letto e ponderate le modificazioni addotte dal Sig. D. Rua le
accetta pienamente, e solo manifesta, in forma di preghiera, il desiderio, che invece delle
prime due classi ginnasiali si cominci nel 1800 novantotto con le prime tre.
S. E. Monsignor Arcivescovo ratifica il voto della Deputazione”112.
Il canonico Mauro Terlizzi il 29 luglio, nel dare la comunicazione a don Rua,
inviò due copie originali113, richiedendone subito la restituzione di una debitamente
firmata per inviarla alla S. Sede per la debita approvazione114. La convenzione fir-
mata da don Rua fu spedita l’8 agosto con la seguente nota: “per la terza classe gin-
nasiale si farà il possibile senza formale promessa”. Sembrava che tutto dovesse an-
dare secondo le speranze della Deputazione Conciliare del seminario di Bisceglie ed
il desiderio dell’arcivescovo ed invece le cose si complicarono in modo irreparabile.
Il 5 febbraio 1898 mons. Domenico Marinangeli fu trasferito alla sede titolare
del patriarcato di Alessandria e nominato consultore della Congregazione degli studi
a Roma, per cui il 24 marzo 1898 fu eletto vescovo di Trani e amministratore di Bi-
sceglie mons. Tommaso De Stefano115.
Don Cesare Cagliero, procuratore generale dei salesiani, il giorno seguente si
recò ad ossequiarlo e si parlò della convenzione che era stata stipulata. Ecco cosa
scrisse a don Durando:
110 ASC F 968 Bisceglie, lett. Terlizzi- Egregio e R.mo Signore, Bisceglie 27 giugno
1897; FDR mc. 3033 C 5/7.
111 Ib., Aggiunte alla convenzione di Bisceglie, appunto catalogato FDR mc. 3033 E 10.
112 Ib., Deputazione: ratifica della convenzione, Bisceglie 28 luglio 1897; FDR mc. 3033
C 8.
113 Ib., Convenzione, Bisceglie 1 luglio 1897 (una delle due copie originali, testo mano-
scritto).
114Ib. Lett. Terlizzi – Egregio e R.mo Signore, Bisceglie 29 luglio 1897; FDR mc. 3033
C 9/10.
115 Tommaso De Stefano, nato a Monteforte Irpino (Avellino) il 6 luglio 1853, fu ordi-
nato sacerdote il 24 settembre 1876, dottore in teologia presso il Collegio di Teologia di Napoli
nell’anno 1877, insegnò teologia dogmatica nelle diocesi di Avellino (1879-1885), Andria
(1885-1887) ove fu anche vicario generale, Ascoli Satriano e Cerignola (1889-1893); nominato
vescovo di Isernia e Venafro il 16 gennaio 1893, venne consacrato a Roma il 29 gennaio 1893,
ma non vi andò, perché il 19 gennaio era stato promosso alla diocesi di Ruvo; venne trasferito,
poi, alla diocesi di Trani il 24 marzo 1898 e morì a Roma il 19 maggio 1906; cf HC VIII 487,
561.

4.2 Page 32

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98 Francesco Casella
“... sono stato ad ossequiare Monsignor Tommaso De Stefano nuovo Arciv. di Trani e
Amministratore di Bisceglie. Siamo entrati a parlare della Convenzione fatta da noi con
Mons. Marinangeli suo antecessore, che dovrebbe avere suo effetto nell’Ottobre corr.
anno. Ed ecco il pensiero del nuovo Arcivescovo.
Se la Convenzione è assoluta e Marinangeli è veramente legato ai Salesiani, egli rispet-
terà l’atto firmato dal suo antecessore. Se la Convenzione suppone un’approvazione
della S. Sede, la quale finora non sarebbe avvenuta, egli attenderà il responso del S.
Padre e si regolerà secondo esso. Monsignore desidera e si augura che i Salesiani pos-
sano andare a lavorare nella sua diocesi, ma in questo secondo caso che egli crede sia il
vero, poiché non si ha ancora risposta della S. Sede, ed egli non prenderà possesso che in
Luglio od Agosto anche in conclusioni favorevoli sarà difficile che si possa stare alla
data dell’apertura, la quale dovrebbe rimandarsi”116.
Da Torino si rispose il 27 marzo a don Cagliero senza dissimulare la propria
soddisfazione: “Contentissimi che si differisca al più tardi possibile”. Il procuratore
dei salesiani scrisse ancora a don Durando, forse in aprile, in seguito ad una nuova
visita ricevuta da mons. De Stefano, il quale, ritornando sull’argomento della conven-
zione, disse che certamente era stata mandata alla S. Congregazione del Concilio, ma
che non era ancora giunta la risposta, probabilmente perché vi era stato il “ricorso di
qualche prete perché la Congregazione non l’approvasse”. Mons. De Stefano, prose-
guiva il Cagliero:
“... è a noi benevolo assai e desidera i Salesiani; ma prima che vengano o meglio si por-
tino a Bisceglie, vuole egli rendersi padrone della Diocesi perciò per l’Ottobre p. v. non
è da pensarci.
Monsignore domanda se a fare apprezzare e gradire i salesiani la nostra Società accette-
rebbe in caso dapprincipio di mandare un Rettore e Direttore spirituale. Così vedendo il
bene che questi farebbero tutti verrebbero a desiderarli. Io ho qui risposto che sarà cosa
assai difficile per molte ragioni, come ho pur detto che per quanto desiderosi di aprire la
casa di Bisceglie non intendevano di forzare la mano di nessuno…”117.
Don Celestino Durando comunicò a mons. Marinangeli, forse il 23 maggio, che
bisognava rinviare l’inizio dell’attività dei salesiani a Bisceglie, ma vi fu una decisa
presa di posizione da parte del patriarca di Alessandria:
“La sua pregiatissima risposta in data 23 corrente mese non poteva non giungere acerbis-
sima all’animo mio. Né potrei arrivare con parole a far intendere alla Paternità V. il ma-
lessere che ne ho risentito, anche sul fisico...
Io sento perciò il dovere d’insistere a tutt’uomo e provved’io opera tutt’i modi e mezzi
perché l’Ordine Salesiano apparisca in Puglia dentro l’anno 1898. L’ansia destatasi nel
clero, e in tutto il popolo alto e basso, l’indirizzo già mandato alla S. Congregazione del
Concilio, che ne sollecitò il nostro rescritto, gli apparecchi fatti, il congedo dato a tutti
gli attinenti il Seminario pel futuro anno scolastico ed altri fatti che sarebbe lungo
esporre né bene potrei esporre nella presente travagliosa confusione della mia mente ren-
dono necessario e indispensabile che i PP. Salesiani si facciano vedere in Bisceglie il più
presto possibile...
116 ASC F 968 Bisceglie, lett. Cagliero – Durando, Roma 25 marzo 1898; FDR mc. 3033
D 3/5.
117 Ib., lett. Cagliero – Durando, (non vi è la data, ma forse nell’aprile 1898); FDR mc.
3033 E 9.

4.3 Page 33

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 99
Io non conoscevo nulla di ciò che si comunicarono fra loro Monsignor De Stefano e il
Procuratore Generale dell’Ordine, né lo conobbe alcuno di quelli che avevano firmato la
Convenzione. Andato poi in Roma nel p. p. maggio, non mancai di recarmi nella casa
dei PP. Salesiani a far conoscere lo stato delle cose in Bisceglie e l’Indirizzo che avevo
portato da esibirsi alla S. Congregazione del Concilio. Non avendo trovato il Procuratore
Generale, pregai il Superiore della Casa, che si fosse impegnato di trasmettere a chi di
dovere la relazione della mia visita.
Il ritardo della risposta giuntami ed il tenore di essa mi fanno supporre che l’Ordine Sa-
lesiano abbia voluto, prima di rispondermi, prendere la parola del mio successore. Se ciò
fosse vero, ne sarei dispiacentissimo. Conservo una lettera di Monsignor De Stefano
nella quale egli per l’affare salesiano si rimetteva a me, quand’io gli mandai a leggere
l’Indirizzo... Ma, vera o no che sia la mia supposizione, io riscriverò subito a Monsignor
De Stefano, acciocché egli, tenuto conto delle circostanze, congiunga le sue forze alle
mie, ad ottenere che i benemeriti figli di D. Bosco fra i tanti miracoli della Provvidenza
onde sono illustri ne facciano verificare anche uno nel cuore delle Puglie...
Se mai per disavventura si farà di questa seconda mia lettera quello stesso conto che si è
fatto alla prima debbo con tutta franchezza significare alla Paternità V. R.ma, così da
parte mia che da parte di tutti i buoni biscegliesi costernatissimi, che la Congregazione
svanirà e ciò sarà più assai che un disastro. Io allontanandomi da quella regione mi con-
solerò nel ripensare che il Signore giudicherà la rettitudine ed energia, non l’esito delle
nostre opere; e mi sarà di conforto anche la presaga degnificazione con cui mi sono sen-
tito in dovere di chiudere questa lettera.
I miei profondissimi ossequii al R.mo Superiore Generale”118.
L’11 giugno 1898 la S. Congregazione del Concilio approvò la convenzione per
il seminario di Bisceglie e mons. Marinangeli la notificò con un telegramma del 25
giugno a don Rua:
“Pontefice approvata convenzione Seminario Bisceglie Prego comunicarmi Sue disposi-
zioni Ossequi Amministratore Apostolico”119.
Il 6 luglio mons. Marinangeli rese noto a don Rua che nella festa di S. Pietro, ti-
tolare della cattedrale di Bisceglie, aveva comunicato durante l’omelia l’approva-
zione pontificia della convenzione intercorsa con i salesiani, per cui era assoluta-
mente necessario, diceva il vescovo, che “la Paternità V. R.ma mandi in Bisceglie al-
cuni Padri a prendere possesso del Seminario ed impiantarvi almeno una classe gin-
nasiale per l’anno scolastico 98-99. Queste sono le disposizioni che io attendo dalla
Paternità V. e la pregava nel telegramma che mi venissero comunicate”120. Il vescovo
concludeva dicendo che avrebbe inviata “una copia del rescritto del Concilio”121.
Anche i canonici del Capitolo della cattedrale di Bisceglie appresero con soddisfa-
zione l’approvazione della convenzione da parte della S. Sede, durante l’omelia del-
l’arcivescovo del 29 giugno, e nello scrivere a don Rua dissero che in questo fatto ve-
118 Ib., lett. Marinangeli – Durando, Trani 26, Bisceglie 27-28 [forse maggio] 1898; FDR
mc. 3033 C 11 – D 2.
119 Ib., Telegramma, Trani 25 giugno 1898; FDR mc. 3037 D 7.
120 Ib., lett. Marinangeli – Rua, Trani 6 luglio 1898; FDR mc. 3033 D 8/10.
121 Ib., Copia del rescritto di approvazione della convenzione e Copia della convenzione,
entrambe firmate dal cancelliere vescovile canonico Mauro Quercia, rispettivamente in FDR
mc. 3033 D 6; mc 3033 B 11 – C 1.

4.4 Page 34

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100 Francesco Casella
devano “il principio della spirituale redenzione della crescente generazione ecclesia-
stica e laica”, per cui, a loro volta, auspicavano che “la Pia Opera” iniziasse quanto
prima e comunque per l’imminente anno scolastico122.
La richiesta dell’amministratore apostolico fu discussa il 19 luglio 1898 nella
seduta del Capitolo Superiore dei salesiani:
“A Bisceglie il Vescovo Amministratore Mons. Marinangeli ci scrive di aver annunziato
al popolo il nostro arrivo nei pontificali; aver ottenuto che la S. Cong. approvasse il no-
stro contratto, che esso desidera almeno una classe ginnasiale. Il Capitolo osserva:
avendo Mons. De Stefano, vescovo nominato, detto di soprassedere il nostro arrivo a Bi-
sceglie fintantoché egli non avesse fatto sapere la sua risoluzione, non abbiamo presi
altri impegni. Si mettano adunque prima d’accordo fra di loro; l’anno venturo ci avvisino
e se potremo manderemo il personale”123.
In seguito a questa delibera, il 27 luglio fu comunicato a mons. Marinangeli che
era necessario differire di un anno l’andata dei salesiani a Bisceglie. L’amministratore
apostolico informò di ciò il vescovo eletto mons. De Stefano, che a sua volta, per
porre fine a una lunga discussione, il 10 agosto scrisse a don Durando, dicendosi
d’accordo per l’andata immediata dei salesiani a Bisceglie:
“Posta oggi l’approvazione della Santa Sede alla nota convenzione, il caso è cangiato, ed
io da una parte ringrazio il Signore di tanto bene e poi mi rivolgo ai benemeriti figli di D.
Bosco e con parole di compiacimento e di preghiera insieme, che favoriscano senza in-
dugio nella nostra Bisceglie, anche col programma di aprirvi per quest’anno il semplice
oratorio festivo. Essi saranno come messi di Dio e l’opera loro si avrà le benedizioni
della terra e del cielo. Io vi fo plauso fin da oggi e coi più vivi auguri che i loro sudori
vorranno essere coronati di abbondante messe. Questa mia va indirizzata a lei, ma deve
andare nelle mani del Superiore”124.
Anche questa soluzione fu discussa il 16 agosto dal Capitolo Superiore, ma fu
ribadito che bisognava differire l’arrivo dei salesiani a Bisceglie:
“Il nuovo Vescovo di Bisceglie acconsente che vadano i Salesiani e instà perché s’apra
almeno quest’anno l’Oratorio festivo. Il Capitolo tien fermo di non mandare personale,
poiché ne siamo troppo ristretti e quello che era destinato, causa la varietà di opinioni di
quei Signori, lo abbiamo impegnato ove era maggior deficienza”125.
Il canonico Mauro Terlizzi, indisposto per molto tempo da “una lunga e fasti-
diosa malattia”, il primo settembre sollecitò a sua volta don Durando per gli adempi-
menti degli obblighi della convenzione, anche perché mons. Marinangeli era partito
per casa sua (L’Aquila) e non sarebbe tornato se non verso la fine di ottobre, “salvo
che a quell’epoca mons. De Stefano, suo successore, non abbia ottenuto l’exequatur,
nel qual caso egli non tornerebbe più in Diocesi, essendo destinato a Roma come Pa-
122 Ib., lett. Capitolo cattedrale – Rua, [inizio luglio 1898]; FDR mc. 3034 A 11 – B 1.
123 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 166, seduta del 19 luglio 1898; FDR
mc. 4242 C 11.
124 ASC F 968 Bisceglie, lett. De Stefano – Molto Rev. Signore, Bitonto 10 agosto 1898;
FDR mc. 3033 D 11/12.
125 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 167, seduta del 16 agosto 1898; FDR
mc. 4242 D 1.

4.5 Page 35

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 101
triarca di Alessandria e Consultore della Congregazione degli Studi”. Il canonico
chiudeva la lunga lettera richiamando con fermezza al dovere di onorare quello che si
era “solennemente convenuto”, fosse anche con il solo invio per ottobre del Rettore e
dell’amministratore per il seminario126.
Don Durando rispose il 6 settembre, chiarendo che era stato mons. De Stefano a
richiedere di rinviare l’andata dei salesiani a Bisceglie, per cui ora “si era costretti a
differire”. Il canonico Terlizzi, che non conosceva quest’aspetto della vicenda, ri-
spose a stretto giro di posta il 10 settembre:
“Proprio quello ch’io non conosceva me l’ha fatto conoscere la sua preg.ma del 6; cioè
che il nuovo Arcivescovo, Mons. De Stefano, desiderava differire ad altro tempo l’aper-
tura del Seminario di Bisceglie. A me invece Mons. Marinangeli mi aveva fatto leggere
una lettera del prelodato Mons. De Stefano, nella quale era detto testualmente così: Io mi
reputerò fortunato, se, al mio ingresso nella nuova Diocesi, troverò istallati i buoni figli
di D. Bosco. Stando così le cose le SS. loro hanno ragione, ed io non ho torto; loro, che
hanno creduto al sole che sorgeva, io che ho creduto a quello che tramontava.
Ad ogni modo, quali che abbiano ad essere le conseguenze di questo differimento, io ne
ho le mani nette innanzi a Dio. Nel desiderare con tutte le mie forze i Salesiani qui, nel
sollecitarne la venuta, non ho avuto altro scopo che il maggior bene di questa povera
chiesa. Avvenga ora che può, io resto tranquillo a vedere”127.
Mons. Tommaso De Stefano prese possesso della diocesi di Trani e insieme
l’amministrazione di Bisceglie nel gennaio del 1899 e dopo tre mesi, il 15 marzo,
scrisse al procuratore generale dei salesiani:
“... è tempo ormai di adempire il mio dovere coi figli di S. Francesco di Sales. In base
alla convenzione, dichiaro fin da oggi questa casa come casa loro, perché vengano e veg-
gano e dispongano l’occorrenza alla inaugurazione dell’anno scolastico 1899-900, nel
venturo Ottobre.
Con questa mia dichiarazione, sincera e franca, ho detto tutto, né saprei che altro aggiun-
gervi. Aspetto dunque una loro risposta, che mi auguro affermativa”128.
Don Cesare Cagliero, ricevuta la disposizione di rispondere che bisognava dif-
ferire l’apertura della casa per il 1901, la comunicò all’arcivescovo di Trani, ma il 6
giugno 1899, scrivendo a don Durando in merito a un problema della casa di Gualdo
Tadino, aggiunse un post scriptum, che pose fine per allora alla vicenda, che era ini-
ziata nel 1891:
“Ho comunicato all’Arcivescovo di Trani e Barletta la risposta per Bisceglie. Ricevo ora
(7/6) lettera di lui in cui, dicendo che non può aspettare, ringrazia della buona volontà.
Cercherà di fare da sé. Cancelli perciò Bisceglie dal numero delle case da aprirsi”129.
La richiesta per il seminario di Bisceglie riprese il 17 novembre nel 1908. Il
provicario generale della diocesi, mons. Mauro Bombini, chiese a don Rua, per inca-
126 ASC F 968 Bisceglie, lett. Terlizzi – Rev.mo Signore, Bisceglie 1 settembre 1898;
FDR mc. 3033 E 1/7.
127 Ib., lett. Terlizzi – Durando, Bisceglie 10 settembre 1898; FDR mc. 3033 E 8.
128 Ib., lett. De Stefano – Cagliero, Bisceglie 15 marzo 1899; FDR mc. 3033 E 11.
129 Ib., lett. Cagliero – Durando, Roma 6 giugno 1899; FDR mc. 3033 E 12.

4.6 Page 36

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102 Francesco Casella
rico sia dell’arcivescovo di Trani e amministratore di Bisceglie, mons. Carrano, sia
del Capitolo della Cattedrale di aprire una casa nei locali del seminario per l’anno
scolastico 1909-1910 in base alla convenzione del 1898130. La richiesta fu sostenuta
anche da don Mauro Terlizzi, che aveva sottoscritto la convenzione131. In seguito alla
risposta negativa, il Capitolo della cattedrale di Bisceglie, in una seduta straordinaria
del 1 dicembre 1908, all’unanimità deliberò di ricorrere a mons. Domenico Marinan-
geli, “pregandolo ad adoperarsi presso il Sig. D. Rua, affinché voglia acconsentire a
eseguire nunc pro tunc la Convenzione del 1898 nel prossimo anno scolastico 1908-
09”132. Mons. Marinangeli, patriarca di Alessandria, il 31 gennaio 1909 trasmise a
don Rua la copia conforme del verbale del Capitolo della Cattedrale e, richiamandosi
alle pratiche già da lui svolte e concluse positivamente, ma che “l’immediato mio
successore non ebbe animo di recare ad effetto”, chiedeva che il desiderio della dio-
cesi di Bisceglie fosse esaudito133. La richiesta il 10 febbraio 1909 fu portata al Capi-
tolo Superiore:
“D. Piscetta134 comunica che quei di Bisceglie per mezzo di Mons. Patriarca di Alessan-
dria insistono per l’apertura di una casa colà. A tutti risponda D. Piscetta stesso che non
possiamo per mancanza di personale”135.
Un ultimo tentativo, infine, per avere i salesiani a Bisceglie fu fatto nel 1913.
Dopo una maldestra iniziativa del 26 marzo 1913 del quaresimalista Domenico Mari-
gliano, “lo scrivente è mezzo squilibrato” fu annotato sulla lettera136, il canonico
Mauro Bombini, all’epoca Vicario generale della diocesi, nella stessa data scrisse a
don Rua una lettera interessante in merito alla città di Bisceglie che si può confron-
tare con le notizie che erano state date nel 1891. Lo scopo della missiva era quello di
offrire l’antico seminario per impiantare l’opera salesiana:
“Bisceglie… è una bella cittadina sul litorale, con porto, stazione climatica balneare,
dove concorrono forestieri in estate pel dolce clima, posta sul piano con larghe e pulite
strade, attorniata da fertili campi di vigneti. Conta 36mila abitanti piuttosto buoni, civili
e religiosi. Avvi Cattedrale con Capitolo, perché un tempo sede vescovile, e numera di-
verse parrocchie e molte chiese.
Vi è una gioventù maschile e femminile docile e desiderosa di essere ben guidata me-
diante Collegio ed Oratorii e Ricreatorii festivi.
A pochissimi passi dalla Città, in aperta, amena e coltivata campagna, trovasi un ampio e
maestoso fabbricato, antico Seminario (senza seminaristi, ma ora con pochi collegiali
borghesi) ben messo proprio, a due piani con ogni comodità da non lasciare niente a de-
siderare, con numerose stanze, e scuole ben corredate, Libreria e Gabinetto zoologico e
130 Ib., lett. Bombini – Rua, Bisceglie 17 novembre 1908; FDR mc. 3034 A 1/2.
131 Ib., lett. Terlizzi – Rua, Bisceglie 18 novembre 1908; FDR mc. 3034 A 3/4.
132 Ib., Verbale del Capitolo cattedrale. Copia conforme del 24 dicembre 1908; FDR mc.
3034 A 5/6.
133 Ib., lett. Marinangeli – Rua, Roma 31 gennaio 1909; FDR mc. 3034 A 7/9.
134 Luigi sac. Piscetta (1858-1925); cf DSB 223.
135 ASC D 870 Verbali Capitolo Superiore, Vol. II, p. 214, n. 1749, seduta del 10 feb-
braio 1909; FDR mc. 4248 B 7.
136 ASC F 968 Bisceglie, lett. Marigliano – Stimatissimo Sig. Secretario (sic!), Bisceglie
26 marzo 1913; FDR mc. 3034 B 2/5.

4.7 Page 37

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 103
Minerale, con camere per la Direzione, con graziosa e fornita Cappella a piano terreno,
con due porte, interna ed esterna. All’ingresso un bel viale, oltre un largo per aiuole di
fiori, palestra, passeggio e giardino con orto, e accessori.
Sonvi campanelli e luce elettrica. Ancora si ha una rendita di £. 4.000.
Tutto questo si cederebbe con carta legale alla Pia Società Salesiana, purché venisse be-
nignamente, al più presto possibile, a pigliare il possesso e il governo per fare scuole ele-
mentari e ginnasiali (possibilmente pure formare un piccolo seminario di scelti, saggis-
simi e pii alunni), ed impiantare, oltre l’Oratorio festivo, di urgente bisogno, un Circolo
Giovanile Cattolico essendovi tanti buoni giovani ed anche studenti bramosi di unirsi,
divertirsi, istruirsi, preservarsi dai pericoli, conservarsi più buoni per la Patria e per la
Famiglia all’ombra della Religione e del Venerabile D. Bosco.
Mons. Arcivescovo, sedente in Trani, approva e raccomanda.
Veda V. P. qual largo campo e quanto bene! Dio la illumini ed agevoli il fatto!”137.
La risposta del 29 marzo 1913, “Non abbiamo personale; non possiamo aprire
trattativa”, pose termine alle reiterate domande della città di Bisceglie.
11. Vallata (1891)
Il vicario curato di Vallata (Avellino), don Onorio Colella, il 22 agosto 1891
scrisse a don Rua per ringraziarlo di avergli inviato il diploma di cooperatore, ricor-
dando che era già stato “ascritto da D. Bosco nel 1880”. Con l’occasione don Colella
avanzò una proposta: fondare un’opera salesiana nella casa lasciata vuota dai Missio-
nari dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, congregazione fondata da don Gaetano En-
rico138.
La casa religiosa, della quale forniva una breve presentazione, era situata “a sei
miglia dal comune” e viveva di “elemosina, perché vi erano tre eremiti”, che face-
vano la questua in Vallata e nei comuni limitrofi. “I Padri Salesiani ci farebbero una
fortuna” sosteneva il Colella, specialmente se avessero iniziato ad interessarsi dei
giovani e a predicare “gli esercizi spirituali ne’ paesi vicini”.
In conclusione diceva che, in caso affermativo, avrebbe assicurato il suo ap-
poggio presso “il sindaco, l’arciprete del luogo e l’ordinario diocesano”, ma la ri-
sposta del 6 settembre fu negativa139.
12. Buccino (1891)
L’arciprete di Buccino (Salerno), don Michele Formicola, il 28 dicembre 1891,
sollecitato anche dal sindaco del comune, scrisse a don Rua per offrire un ex con-
vento dei Francescani con annessa chiesa dedicata all’Immacolata Concezione, pro-
tettrice del paese:
137 Ib., lett. Bombini – Rua, Bisceglie 26 marzo 1913; FDR mc. 3034 B 6/9.
138 Per i Missionari dei Sacri Cuori Gesù e di Maria ed il loro fondatore, cf DIP, col.
1472-1474.
139 ASC G 002 Vallata, lett. Colella – Rua, Vallata, 22 agosto 1891; FDR mc. 3154 D
8/10.

4.8 Page 38

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104 Francesco Casella
“Qui in Buccino Prov. di Salerno si vuol donare un grande monistero dei ex Francescani
ai figli della Salesiana. Nel monistero, che il Municipio vuol donare, vi è una grande
chiesa ed ivi vi è la protettrice del paese che è l’Immacolata Concezione. La chiesa è te-
nuta come un Santuario. Nell’interno locale, nei giardini del monistero, vi è il campo-
santo. Nel detto locale vi sono due rendite e col tempo si avra (sic!) ancora. Ora si vor-
rebbe da voi conoscere le norme per trattare tale faccenda, e per impiantare i figli del
compianto D. Bosco in questo paese.
Un locale è molto grande da poter contenere circa 200 persone. Il paese fa circa ottomila
anime e non manca di nulla... Questo locale sarebbe molto adatto alla Salesiana, ed io in
qualità di parroco ed arciprete cederei ancora qualche cosa per impiantare la Salesiana in
Buccino. Il Comune vuol fare proprio una cessione con un atto pubblico e duraturo.
Il locale presentamente (sic!) trovasi in ottimo stato, e l’amministrazione della chiesa e
del camposanto si cederebbe tutto a voi”140.
La risposta fu negativa, tuttavia apriva uno spiraglio: “Se scuole elementari mu-
nicipali tratteremo”, ma non ci fu seguito.
13. Pompei (1892)
L’avv. Bartolo Longo (1841-1926)141, secondo le MB, tra il 1884 ed il 1885 fu a
visitare don Bosco a Torino e si interessò vivamente del Bollettino Salesiano142, che
fu preso a modello per la diffusione del periodico da lui fondato nel 1884: Il Rosario
e la nuova Pompei. I contatti con don Bosco dovettero proseguire e nel 1886 l’avv.
chiese a don Bosco di inviargli il Bollettino Salesiano non più in Napoli, ma in Valle
di Pompei143.
Dopo aver eretto in onore della Madonna del Rosario il noto Santuario di
Pompei144 e fondato l’orfanotrofio femminile (1887), nel 1891 Bartolo Longo pensò
di realizzare un ospizio per i figli dei carcerati “che sono fanciulli più abbandonati
degli stessi orfani”. Così scrisse a don Rua all’inizio di gennaio del 1892, volendo af-
fidare la sua nuova fondazione “ai Figli di Don Bosco”. Tra l’altro diceva:
140 ASC F 970 Buccino, lett. Formicola – Egregio Signor Direttore, Buccino 28 dicembre
1891; FDR mc. 3038 A 10/12.
141 DIP, Vol. V, col. 724-725; F. VOLPE (a cura di), Bartolo Longo e il suo tempo. Atti del
Convegno storico promosso dalla Delegazione Pontificia per il Santuario di Pompei sotto l’alto
patronato del Presidente della Repubblica (Pompei 24-28 maggio 1982). 2 voll. Roma, Edi-
zioni di Storia e Letteratura 1983; Antonio ILLIBATO, Bartolo Longo. Un cristiano tra Otto e
Novecento. Vol. I. Pontificio Santuario di Pompei 1996; Luigi LEONE (a cura di), Bartolo
Longo. Educatore – Pedagogista. Pontificio Santuario di Pompei 1996.
142 MB XVII 670; Pietro STELLA, Don Bosco e Bartolo Longo, in Bartolo Longo e il suo
tempo. Atti del Covegno…, pp. 401-414; Nicola NANNOLA, Don Bosco e l’Italia Meridionale.
Ispettoria Salesiana, Napoli 1987, pp. 31-35; Arnaldo PEDRINI, Don Bosco e i fondatori suoi
contemporanei. Roma 1990, pp. 234-237.
143 ASC A 156 Corrispondenza, lett. Longo – Bosco, 24 novembre 1886; FDB mc. 1737
E 2. È da rilevare che La Valle di Pompei era divisa tra i comuni di Torre Annunziata, Bosco-
reale e Scafati. Pompei divenne comune il 29 marzo 1928; cf Gazzetta Ufficiale, 13 aprile
1928, Legge n. 621.
144 La prima pietra era stata posta l’8 maggio 1876; cf Antonio ILLIBATO, Bartolo
Longo…, pp. 430-442, 466-471.

4.9 Page 39

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 105
“Il collegio dovrebbe avere tre sezioni. Una per interni, figli di carcerati, che si addicono
alle arti e mestieri. Una seconda per interni che si avviano al sacerdozio. Una terza per
gli esterni, fanciulli pompeiani, con le scuole elementari e col loro oratorio festivo. Co-
mune sarebbe una chiesa da costruirsi, sebbene con divisione tra interni ed esterni. For-
merebbe parte del fabbricato una infermeria.
Le officine, che io ho già impiantate a fianco del Santuario, sarebbero trasportate alla
nuova casa pei figli dei carcerati; esse sono la scuola tipografica con tutto il macchinario
azionato da movimento a vapore, la legatoria con le sue macchine, l’officina elettrica
con la dinamo per la luce elettrica. A cui si dovrebbero aggiungere le officine per fale-
gnami, ferrai, calzolai, sarti, coniatori di medaglie. Non dovrebbe andare disgiunta una
scuola agricola…”145.
La lettera fu recapitata a don Rua, che aveva iniziato il suo viaggio verso Roma
e la Sicilia, mentre si trovava a Lucca. Da questa città, il 9 gennaio, scrisse la sua ri-
sposta a Bartolo Longo, invitandolo a Roma presso l’istituto S. Cuore per “discorrere
un poco colla S. V. Chiar.ma per poterci dare reciproche spiegazioni su certi punti
speciali”, ma – diceva don Rua – “se amasse meglio che io col mio compagno di
viaggio venissi a trovarla alla sua dimora, nel recarmi a Napoli farei volentieri una di-
versione a Pompei”146. Bartolo Longo il 14 gennaio invitò don Rua a Pompei:
“La Sua lettera pervenutami da Lucca mi ha dato un gran conforto, poiché mi è parso
che le vie del Signore si distringano già a favore di questa novella opera pei figli de’ car-
cerati... Il Signore permette che io Le scriva quando Ella è già in viaggio per queste
parti. Dunque Ella verrà a Valle di Pompei... Starà qui col Suo compagno quanto tempo
vorrà. Dico ciò perché dobbiamo stare insieme almeno due giorni... Ella vedrà tutte
queste piccole opere e il luogo della futura, ed avrà il piacere di essere accompagnato da
quattro persone piemontesi, di cui tre sono già al servizio della Madonna, cioè il Teologo
Marucco, direttore di questa scuola tipografica, la coppia Moglia, della famiglia presso
cui lavorava Don Bosco fanciullo147, e Madamigella Fresia, nipote del Teologo da Lei
ben conosciuto”148.
Don Rua rispose il 18 gennaio da Roma: “Spero trovarmi costì mercoledì 27
corrente con un compagno, mi fermerò due giorni, com’Ella dice, chiedendo però fin
d’ora la facoltà di assentarci durante il giorno per altre commissioni che abbiamo da
compiere nei dintorni di Napoli”149.
Dopo l’incontro avvenuto verso la fine di gennaio, Bartolo Longo il 2 febbraio
1892 scrisse a don Rua per proporgli un progetto esecutivo:
“Per la mia opera di educazione de’ figli dei carcerati mi occorrerebbe un aiuto. E però,
domando alla Riverenza Vostra se per l’Ottobre del 1893 potrà mandarmi due Sacerdoti,
145 ASC A 441 Corrispondenza, lett. Longo – Rua, Valle di Pompei [s. g.] gennaio 1982;
FDR mc. 3760 B 12 – C 5. La lettera è stata pubblicata in Annali II 206-207; nelle pp. 208-
209, poi, vi è una sintesi delle trattative tra don Rua e l’avv. Bartolo Longo.
146 ABLSP, sez. IX, fs 79, lett. Rua – Longo, Lucca 9 gennaio 1992. Il compagno di
viaggio era don Giovanni Battista Francesia.
147 F. DESRAMAUT, Don Bosco en son temps…, pp. 26-28.
148 ASC A 441 Corrispondenza, lett. Longo Rua, Valle di Pompei 14 gennaio 1892; FDR
mc. 3760 C 6/8.
149 ABLSP, sez. IX, fs 79, lett. Rua – Longo, Roma 18 gennaio 1892. Don Rua e don
Francesia, per “le altre commissioni” nei dintorni di Napoli, quasi certamente dovevano recarsi
a visitare Castellammare di Stabia e Cava dei Tirreni.

4.10 Page 40

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106 Francesco Casella
l’uno come Superiore dell’Opera, l’altro come prefetto ed economo; due chierici per l’o-
ratorio festivo ed istitutori, e due capi d’arte, tipografi, legatori e falegnami ecc.
Io darei l’annuo assegno per tutti sei, lire seimila, provvedendo essi a se stessi. In ap-
presso, se occorresse che venissero altri in aiuto io darei altri sussidi.
La durata della convenzione sarà di anni cinque: ove alcuna delle parti si volesse scio-
gliere, si farebbe un avviso due anni innanzi del termine. Non facendosi siffatto avviso
s’intende la convenzione ripetuta per altri cinque anni. Spero che questo mio desiderio
verrà esaudito coll’efficacia della Riverenza Vostra Illustrissima”150.
Bartolo Longo il 6 febbraio avanzò ancora un’altra proposta. Poiché stava fon-
dando una congregazione religiosa femminile dal titolo “Figlie del Rosario di
Pompei”, la cui Regola voleva presentare in marzo al card. Monaco La Valletta151 e al
S. Padre, ricorse a don Rua, perché diceva:
“Ora, io abbisogno di Suore già avviate a Regole Religiose, con spirito perfetto di pietà e
carità cristiana, acciocché mi educhino le mie nuove religiose allo spirito dell’ordine e
del sacrificio.
Quindi ricorro alla Paternità Vostra Reverendissima, acciocché nel prossimo Ottobre
nella festa del Rosario mi mandi sei Suore Salesiane, che debbano compiere i seguenti
uffici.
1° Superiora delle Orfanelle e Direttrice.
2° Maestra delle novizie, delle educande, che mi deve formare prefette ed istitutrici delle
Orfanelle.
3° Economa.
4° Guardarobiera, tanto per le orfane e per la Casa quanto per la Chiesa, come Sacre-
stana.
5° Direttrice della cucina, lavanderia e panificio.
6° Maestra per l’Asilo Infantile”152.
Seguivano ulteriori indicazioni, tra cui la durata della collaborazione “Potreb-
bero fermarsi le Suore cinque anni collo stipendio che Vostra Riverenza crederà”, e
l’inizio dell’attività: “Ove mai pel prossimo Ottobre non possono venire tutte e sei le
Salesiane innanzi richieste, ne basteranno almeno quattro per cominciare a formare lo
spirito delle donne qui congregate”. La lettera si chiudeva con la richiesta delle “Re-
gole delle Salesiane per studiarle, e farle vedere al nostro Eminent. Card. Monaco”.
A queste due ultime lettere don Rua rispose solo il 20 febbraio, mentre era ancora
in Sicilia, chiedendo a Bartolo Longo di attendere un po’ in merito alle richieste avan-
zate, perché doveva interpellare il Capitolo Superiore sia dei salesiani che delle suore:
“Ricevetti a suo tempo le due pregiatissime sue e fu grande mio rincrescimento non aver
potuto rispondere fino ad oggi. Spero dalla sua bontà compatimento, attribuendone la
causa all’attuale mia condizione di viaggiatore.
150 ASC A 441 Corrispondenza, lett. Longo – Rua, Valle di Pompei 2 febbraio 1892;
FDR mc. 3760 C 9/10.
151 Il card. Monaco La Valletta Raffaele (1827-1896), che già dal 1890 era il cardinale
protettore del Santuario di Pompei, in seguito al breve Qua providentia (13 marzo 1894) del
papa Leone XIII, che poneva il Santuario sotto l’immediata giurisdizione della S. Sede, di-
venne il primo vicario pontificio. Per alcuni brevi cenni biografici, cf DE, Vol. II, p. 1032.
152 ASC A 441 Corrispondenza, lett. Longo – Rua, Valle di Pompei 6 febbraio 1892;
FDR mc. 3760 C 11 – D 2.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 107
Venendo per riscontare la prima di dette lettere debbo pregarla a voler pazientare ancora
ed attendere che io tornato a Torino possa parlare coi miei Confratelli Superiori di nostra
Pia Società.
Così pure riguardo alla dimanda che ci fa di sei suore od almeno quattro non potrò ri-
spondere definitivamente finché non avrò potuto parlare col Capitolo Superiore delle Fi-
glie di Maria Ausiliatrice. Per ora mi limito a spedirle una copia delle Regole delle me-
desime a norma del suo, copia che solo oggi potei avere. Debbo peraltro farle notare che
queste regole non ebbero ancora l’approvazione della S. Sede, a cui non si è finora
chiesta, bensì quella soltanto di qualche vescovo, nella cui diocesi si aprì qualche loro
casa. Perciò pensi la S. V. se non sia conveniente prenderne semplicemente conoscenza,
anzi ché presentarle a S. E. Rev. il Card. Monaco della Valletta. Lascio al suo illuminato
giudizio il deciderlo...
P. S. Qualora per assicurarsi più presto di avere delle Suore allo scopo da V. S. prefissosi
volesse rivolgersi ad altro istituto religioso, faccia con tutta libertà, che noi non ce l’a-
vremmo a male. Anzi le indico l’istituto benemerito che istradò le Figlie di Maria Ausi-
liatrice or fanno venti anni: l’Istituto delle Suore di S. Anna che ha la Casa Madre in To-
rino. Sono Suore di molta pratica e di ottimo spirito”153.
L’avv. Bartolo Longo il 4 marzo assicurava don Rua che aveva ricevuto il testo
delle Regole delle Figlie di Maria Ausiliatrice e che don Sala154 era andato a Pompei:
“Ho ricevuto le regole per le Figlie di Maria Ausiliatrice, che gentilmente mi ha spedito
e la ringrazio sentitamente... Le dò una buona nuova. D. Sala è venuto ed abbiamo fatto
un progetto. Speriamo che il Signore voglia tutto benedire...
P. S. L’Em.mo Cardinal Monaco ha mostrato piacere nell’udire che io ho invitato pel
mio Orfanotrofio le Figlie di D. Bosco: e fra giorni andrò a Roma e gli parlerò a voce
della Regola senza mostrargliela”155.
Il post scriptum, poi, proseguiva per confermare la sua idea circa la richiesta
delle suore fatte a don Rua a preferenza delle suore di S. Anna o di Ivrea, perché, di-
ceva Bartolo Longo “dovendo l’anno venturo venire i Salesiani di D. Bosco prudenza
vuole che anche il Corpo femminile sia dello stesso spirito e della medesima dire-
zione”156.
Rientrato a Torino don Rua il 9 marzo fece una breve relazione del suo viaggio
ai membri del Capitolo Superiore e parlò anche di Pompei come di una nuova fonda-
zione accettata in linea generale:
153 ABLSP, sez. I, fs 386, lett. Rua – Longo, Alì Marina, 20 febbraio 1892. L’Istituto
delle Figlie di Maria Ausiliatrice, secondo le Costituzioni manoscritte del 1871, poi stampate
del 1878 e del 1885, era “aggregato alla Società Salesiana”; dopo l’emanazione del decreto
Normae secundum quas del 28 giugno 1901, furono adeguate nel 1906; riviste ed approvate dal
VI Capitolo generale del 1907, ricevettero l’approvazione pontificia, incluso il decreto di lode,
il 7 settembre 1911; cf DIP, Vol. III, col. 1608-1614; Giovanni BOSCO, Costituzioni per l’Isti-
tuto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (1872-1885). Testi critici a cura di Sr Cecilia ROMERO (=
Istituto Storico Salesiano). Roma, LAS 1983.
154 Don Antonio Sala (1836-1895) era economo generale della congregazione salesiana,
cf DBS 250.
155 ASC A 441 Corrispondenza, lett. Longo – Rua, Valle di Pompei 4 marzo 1892; FDR
mc. 3760 D 3/6.
156 A Pompei per formare le prime religiose cui faceva cenno Bartolo Longo non anda-
rono le suore Figlie di Maria Ausiliatrice, ma le suore del secondo Ordine di S. Domenico. La

5.2 Page 42

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108 Francesco Casella
“D. Rua dà relazione del suo viaggio in Sicilia e nell’Italia Meridionale. Parla delle case
che gli furono proposte e che accettò in massima: Orvieto – Artena tra Roma e Napoli.
Pompei (Bartolo Longhi[o]) la nuova casa dei figli dei carcerati. Castellammare...”157.
Trascorsero due mesi di riflessione e di studio, quindi il 13 maggio don Du-
rando con una lettera riservata, nella quale manifestava una forte perplessità, inviò a
Bartolo Longo un progetto di Convenzione:
“Per grato incarico del nostro Superiore D. Rua Le spedisco un progetto di privata con-
venzione per la Direzione dell’Ospizio dei Figli dei carcerati. Ella potrà esaminarlo co-
modamente e fare a ciscun articolo le opportune osservazioni e correzioni.
Nell’animo del Sig. D. Rua e di tutti noi è sorto un timore, che io non debbo nascondere
a V. S.; che, allorquando si saprà che i Salesiani hanno la Direzione di cotesto istituto,
siano per diminuire le offerte a V. S., giudicando che la nostra Congregazione possa so-
stenere eziandio la spesa costì necessaria. Ella consideri la cosa, e, se crede conveniente,
la esponga eziandio al Cardinal Protettore, e poi prenda la deliberazione che il Signore
Le inspirerà; la nostra buona volontà non mancherà mai”158.
Il progetto di convenzione, spedito da don Durando, aveva accolto alcune idee
che l’avv. Bartolo Longo, con la lettera del 2 febbraio 1892, aveva proposto a don
Rua159:
“Progetto di Convenzione privata tra l’Ill.mo avv. Bartolo Longo ed il Rev.mo Don Mi-
chele Rua per la fondazione e Direzione d’una Casa di Ricovero pei figli dei carcerati in
Valle di Pompei.
1. Il Sig. avv. Bartolo Longo, considerato l’abbandono nel quale spesso si trovano i figli
dei disgraziati condannati al carcere, mosso dalla cristiana carità, deliberò di aggiungere
alle altre pie opere, da Lui già fondate e dirette nella Valle di Pompei, anche un asilo ai
poveri giovanotti che la pubblica Giustizia distacca dai colpevoli genitori.
2. Per questo pio scopo egli a tutte sue spese costrurrà un fabbricato conveniente con an-
nessi cortili, e lo correderà di tutti i mobili necessarii, della biancheria da letto e da ta-
vola e di tutti gli utensili acconci ai laboratorii di che si apriranno.
3. Le imposte sui terreni e fabbricati e qualunque altra tassa; le spese eziandio di manu-
tenzione e di riparazione del fabbricato; le ulteriori provviste di macchine, utensili, mo-
bili e biancheria saranno a carico dell’avv. Longo.
4. L’amministrazione, la disciplina e la Direzione interna del pio Istituto è affidata intera-
mente al Sig. D. Rua che ben volentieri accondiscende al grato invito dell’avv. Longo di
venirgli in aiuto nella caritatevole istituzione, ed a tal fare nel mese di Ottobre del 1893
manderà due sacerdoti, due chierici e due maestri d’arte.
5. Il Sig. avv. assegna la somma di annue £ 6.000 per i sei Salesiani che il Sig. D. Rua
manderà alla Direzione del Pio Istituto. Negli anni seguenti, se sarà necessario un au-
mento di personale sarà pure aumentata la somma annuale.
6. Il Sig. avv. provvederà ai Salesiani l’alloggio, il mobiglio, la biancheria da letto e da
tavola; il bucato, il combustibile per la cucina, le riparazioni degli abiti e delle calzature;
tutte le altre spese saranno a loro carico.
nuova congregazione detta “Figlie del Rosario di Pompei” fu eretta canonicamente il 25 agosto
1897 e fu aggregata all’Ordine domenicano.
157 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 143v, seduta del 9 marzo 1892; FDR
mc. 4241 E 2.
158 ABLSP, sez. IX, fs 79, lett. Durando – Longo, Torino 13 maggio 1892.
159 Vedi n. 148.

5.3 Page 43

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 109
7. Il Sig. avv. darà eziandio £ 100 pel primo viaggio che ciascun Salesiano dovrà fare per
recarsi all’Istituto.
8. Gli alunni saranno accettati dal Direttore su proposta dell’avv. Longo, il quale provve-
derà tutto quanto possa essere necessario per il loro mantenimento e per la loro istru-
zione.
9. Qualora avvenga che un alunno per cattiva condotta o per malattia contagiosa non
possa essere più tenuto nell’Istituto, il Direttore ne darà avviso all’avv. Longo che dovrà
prontamente allontanarlo.
10. Questa privata Convenzione durerà per cinque anni. Se dall’una delle parti non vi
sarà un preavviso di due anni, si terrà confermata per altro quinquennio. La qual norma
varrà pure per gli anni avvenire”160.
L’avv. Bartolo Longo il 13 giugno rispose a don Durando, per informarlo che
desiderava vedere don Sala tra il 21 ed il 22 giugno per alcuni chiarimenti:
“Mi terrà per iscusato se prima d’ora non ho risposto alla sua pregiat.a del 13 scorso
maggio; le continue occupazioni di questi giorni di feste non mi han lasciato il tempo di
pensare ad altro.
In quanto al Progetto di Convenzione accluso in detta sua, non posso per ora nulla ri-
spondere, desiderando poi a voce alcuni chiarimenti da Don Sala.
Per questi chiarimenti appunto e perché poi il progetto grafico del Nuovo Edificio pei
figli dei carcerati ha subito alcune modifiche, ho interesse di vedere il Rev. D. Sala...
Quivi col mio architetto Rispoli assoderemo varie cose e segnatamente il progetto di ap-
palto, che voglio far subito, sulla cui modalità voglio sentire il suo parere”161.
Il cenno di risposta del 18 giugno 1892 annotato sulla lettera diceva: “D. Sala
andrà ai primi di luglio”. L’incontro ci fu, ma le difficoltà tra le due parti, sia quella
prospettata da don Durando il 13 maggio 1892, come la non garantita autonomia dei
salesiani da parte di Bartolo Longo, non furono appianate. La corrispondenza, allora,
subì una battuta d’arresto, anche se vi fu qualche incontro a Roma tra Bartolo Longo
ed il procuratore dei salesiani, don Cesare Cagliero.
Questi il 5 marzo 1893 riprese a scrivere all’avv. per avanzare una proposta che
doveva superare la fase di stallo che si era creata:
“Appena arrivato qui fra noi il nostro Superiore, Sig. Michele Sac. Rua, parlai col mede-
simo dell’affare intorno a cui ci eravamo intrattenuti l’ultima volta che V. S. fu a Roma. Ed
egli osservò che la interruzione di corrispondenza avvenuta aveva fatto credere che V. S.
Ill.ma avesse cambiato di intenzione. Ora poi il Signor Don Rua è d’avviso che il miglior
partito sarà che l’E.mo Card. Monaco La Valletta protettore di cotesta Opera Santa tratti in
proposito col nostro Cardinal protettore che è l’em.mo Card. L. M. Parocchi. Così si sarà
sicuri che la cosa è vista bene da chi è posto in alto loco.
D. Rua l’invita per le nostre feste, e noi ci troveremmo certo onorati se Ella fosse presente.
Ossequi la Sig.ra Contessa e coi rispetti di D. Rua, D. Lasagna gradisca quelli di chi ha il
bene di dichiararsi…”162.
160 ASC F 992 Pompei, “Progetto di Convenzione” tra l’avv. Bartolo Longo e don Rua;
FDR mc. 3113 C 11 – D 1 (originale su carta intestata: “Oratorio S. Francesco di Sales”; mc.
3113 C 8/10 (copia su foglio di protocollo con qualche cancellatura e l’aggiunta a matita di
note archivistiche, tra cui la data “1893 IV 26” che non è esatta).
161 ASC A 441 Corrispondenza, lett. Longo – Durando, Valle di Pompei 13 giugno 1892;
FDR mc. 3760 D 7/9.
162 ABLSP, sez. IX, fs 9, lett. Cagliero – Longo, Roma 5 marzo 1893.

5.4 Page 44

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110 Francesco Casella
Bartolo Longo il 10 marzo rispose a don Cesare Cagliero, dichiarandosi favore-
vole alla proposta che aveva suggerito don Rua:
“Ricevetti la sua gradita lettera del 5 volgente mese in cui si compiacque parteciparmi
l’invito che il Rev.mo Superiore D. Rua mi faceva per le loro feste. Ma come intenderà
facilmente mi era impossibile di venire per la brevità del tempo.
Circa l’affare che stiamo trattando approvo assai l’avviso che il miglior partito sia quello
di far capo dai nostri Superiori”163.
Infatti Bartolo Longo s’incontrò il card. Monaco La Valletta, che gli suggerì
varie idee. L’avv. con lettera del 24 aprile ne rese partecipe anche don Rua:
“In seguito alla lettera avuta dal nostro Don Cagliero, colla quale a suo nome m’invitava
di concludere le nostre trattative per mezzo dei rispettivi Superiori ecclesiastici, cioè
l’E.mo Cardinal Vicario e l’E.mo Cardinal La Valletta, ne informai subito quest’ultimo.
Egli mi ha risposto che trattandosi di un affare privato tra me e la R. V., e su materie di
fatto, come sono quelle che riguardano le scuole, l’educazione, gl’indirizzi nelle arti
ecc. pei Figli dei Carcerati, poco ci possono vedere tanto l’uno quanto l’altro Cardinal
Protettore.
Circa il contratto, per avere una sua approvazione, mi ha scritto che per diffinire una
volta questa faccenda, il mezzo spedito e pronto è quello di farlo tra noi due in sua pre-
senza.
Mi ha scritto che a Roma è impossibile conchiudere nulla, perché egli è continuamente
occupato... Quindi seguendo il consiglio del nostro Eminentissimo Cardinale, io invito V.
R. e la prego di essere tanto compiacente di trovarsi in Valle di Pompei il martedì 16
Maggio perché S. Eminenza è disposta a concedere ad entrambi noi quella intera gior-
nata, unica che gli è libera...
Le dico che il suo viaggio è a mio carico, come eziandio il viaggio del suo compagno se
vuol condurre seco qualcuno. Non potrebbe questo suo compagno essere Don Sala?
Quanto mi farebbe piacere e quanto sarebbe utile! Faremmo due cose insieme, la con-
venzione morale tra di noi e c’intenderemmo deffinitivamente in varie cose circa l’edi-
fizio materiale e sull’Ospizio Provvisorio che sto fabbricando, per cominciare a salvare
cinquanta ragazzi.
Ove mai la R. V. non potesse personalmente venire nel giorno predetto, io la prego anche
a nome del Cardinale, di mandare persona delegata da Lei con tutti i pieni poteri per
poter conchiudere.
Da parte mia io non incontro difficoltà ad accettare il Progetto di Convenzione privata da
Lei trasmessami nell’anno passato; solamente il Cardinale desidera alcuni schiarimenti
di fatto.
Per sua memoria le accludo una copia del progetto di convenzione che si compiacque
spedirmi.
Mio caro e venerato D. Rua, noi faremo insieme un’opera accetta a Dio; questa è la no-
stra intenzione. Egli ci voglia aiutare e consigliare pel meglio...
P. S. Guardi! Per Ottobre avremo 25 fanciulli nell’Ospizio Provvisorio. Per Ottobre
quindi, almeno 2 Salesiani, cioè il Direttore ed un altro, per prendere il governo della
Casa e incominciare l’Oratorio festivo avendo io molte persone che potrebbero dipen-
dere dal Salesiano”164.
163 ASC A 441 Corrispondenza, fotocopia lett. Longo – Cagliero, Pompei 10 marzo
1893; la lettera originale è conservata presso l’Archivio Ispettoriale Salesiano di Roma.
164 ASC A 441 Corrispondenza, lett. Longo – Rua, Valle di Pompei 26 aprile 1893; FDR
mc. 3760 E 2/4; minuta del progetto di convenzione, FDR mc. D 10 – E 1.

5.5 Page 45

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 111
La lettera non era certo priva di contraddizioni e don Rua fece ridiscutere la
proposta di Pompei nella seduta del Capitolo Superiore del primo maggio:
“Il Capitolo alle istanze di Bartolo Longo di accettare la direzione dell’ospizio pei figli
dei carcerati a Pompei, risponde che ben riflesso non può accettare. Sarebbe di danno
materiale nostro e suo. D. Sala nota che interpellato il Card. Vicario nostro Protettore, ri-
spose: ma che bisogno avete di andare a servir gli altri!”165.
La decisione negativa fu comunicata il 3 maggio 1893, ponendo in risalto le se-
guenti riflessioni, che si desumono dagli appunti scritti sulla lettera del 26 aprile di
Bartolo Longo: “Difficoltà: andata Salesiani, diminuiranno offerte, manc[anza] di
pers[onale] ecc. Suggerito D. Marucco ecc. Novena e festa di Maria Aus[iliatrice] im-
pediscono partenza in Maggio”166.
Dopo dieci anni l’avv. Bartolo Longo, di fronte alla crescita costante di Pompei,
causata anche dai turisti che sempre più numerosi andavano a visitare gli scavi, ri-
prese l’iniziativa di scrivere a don Rua, per chiedere aiuto nell’educazione dei gio-
vani della Valle di Pompei attraverso l’oratorio festivo dei salesiani:
“Ella ben conosce quanta stima io ho avuto per Don Bosco e i suoi Figliuoli. Mi recai di
persona a Torino per avere la ventura di baciare la mano al venerato suo Fondatore, e
d’allora mi è rimasta sempre forte la venerazione e l’affetto verso tutti i Salesiani. Che
sono i veri benefattori dei fanciulli del popolo.
Da più tempo li avrei desiderati in questa Valle della Madonna di Pompei per racco-
gliermi i fanciulli e i giovanetti di questa nascente città che per opera del demonio ven-
gono crescendo scapestrati e non vengono neppure in chiesa: forse la comunanza con gli
scavi dell’antica città che attirano ogni giorno gente avversa alla nostra religione.
Oggi dunque è venuto il momento che io debbo ricorrere ai Figli di Don Bosco per rac-
cogliermi e menare a religione ed a virtù questi nomadi fanciulli per mezzo dell’Oratorio
festivo, tanto caro al cuore di Don Bosco e proprietà ingenita dei suoi figli. Quindi mi
raccomando alla carità del suo cuore di darmi un aiuto e mandarmi qui tutti i giorni fe-
stivi dei Sacerdoti Salesiani e dei laici secondo usano, che possano condurmi ai giochi,
al passeggio e alla Chiesa i tre o quattro cento ragazzi valpompeiani.
Sono disposto a sostenere qualunque spesa. I locali per la ricreazione e per la Cappella
sono nel mio Ospizio dei Figli dei Carcerati.
È vero che il Rettore del mio Ospizio è un padre Scolopio fiorentino, il P. Giovanni
Gualberto Giannini; ma è un santo, ed ha subito acconsentito al mio desiderio di cedere
il locale nei dì festivi ai salesiani pel bene della gioventù di Valle di Pompei.
Anzi egli medesimo mi ha soggiunto che avrebbe piacere che anche i confessori fossero
Salesiani, perché qui fa difetto di confessori adatti per monelli.
Per dirle chi è il P. Giannini, basta sapere che eletto Provinciale delle Scuole Pie della
Provincia Napoletana, non voleva accettare se non alla condizione di dimorare sempre
tra i Figli dei Carcerati in Valle di Pompei.
Quindi i Salesiani quando verranno saranno i padroni del mio Ospizio, e il P. Giannini
che per sette anni ha avuto cura dei piccoli fanciulli di questa Valle li cederà volentieri
tutti alla direzione degli ottimi padri Salesiani.
165 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 209v, seduta del 1 maggio 1893;
FDR mc. 4241 A 2.
166 Nell’opera fondata da Bartolo Longo andarono prima gli Scolopi, che inviarono padre
Gian Gualberto Giannini, poi nel 1907 i Fratelli delle Scuole Cristiane.

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112 Francesco Casella
Sono certo che per l’amore della Madonna e pel bene di questi fanciulli, la R. V. vorrà
usare tutti i mezzi per contentarmi”167.
Don Rua il 13 agosto fece discutere la proposta al Capitolo Superiore:
“Bartolo Longo chiede i Salesiani per fondare a Pompei un Oratorio festivo. Il Capitolo
risponde non poter disporre del suo personale avendo altri impegni”168.
Don Durando il 16 agosto 1903 comunicò a Bartolo Longo la risposta negativa,
che chiuse in modo definitivo la trattativa che era iniziata agli inizi del gennaio 1892:
“Il Sig. D. Rua La ringrazia della continua singolare benevolenza verso gli umili figli di
D. Bosco. La proposta di un Oratorio festivo per cotesti poveri giovani è veramente ot-
tima; sarà una nuova opera, che farà un gran bene e servirà ad accrescere i meriti di V. S.
dinanzi al Signore ed agli uomini. Ma ci rincresce grandemente che la scarsezza del per-
sonale in cui ci troviamo ed i troppi precedenti impegni ci impediscono di accondiscen-
dere al desiderio di V. S. ad accettare la direzione dell’Oratorio erigendo.
Anche la nostra Casa di Castellammare è troppo scarsa di personale e non potrebbe ac-
cettare il nuovo peso.
Noi siamo di parere che l’ottimo Padre Giannini, coadiuvato da alcuni bravi maestri
d’arte ed istitutori dell’Ospizio, potrebbe iniziare l’opera e ricavarne buon frutto; più
tardi, se ve ne sarà bisogno e noi ci troveremo in migliori condizioni riguardo al perso-
nale, faremo il possibile per prestare il debole nostro aiuto...”169.
Se si chiusero le trattative per Pompei, non terminarono però le buone relazioni
con i salesiani di Castellammare di Stabia, ove nel 1894 era stata aperta una casa.
14. Sannicola (1892)
L’arciprete curato Achille M. Consiglio di Gallipoli (Lecce) il 2 febbraio 1892,
nel rilevare che i salesiani avevano “tanta carità da portarsi sino nella Patagonia”,
chiese per Sannicola (Lecce), “villaggio di circa 4 o 3 mila anime, i padri salesiani
per coadiuvare l’unico Arciprete Curato nell’amministrazione dei sacramenti”. Si of-
friva “l’abitazione attigua alla Chiesa parrocchiale e lire mille annue con l’obbligo di
reggere una congregazione laica dicendovi la messa in quell’oratorio i soli giorni fe-
stivi”. La lettera si chiudeva con questo interrogativo: “Si potrebbe sperare qualche
cosa pel bene di queste anime?”170.
167 ASC A 441 Corrispondenza, lett. Longo – Rua, Valle di Pompei 6 agosto 1903; FDR
mc. 3760 E 5/8.
168 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 209v, seduta del 13 agosto 1903;
FDR mc. 4244 A 2.
169 ABLSP, sez. XV, fs 1839, lett. Durando – Longo, Torino 16 agosto 1903.
170 ASC F 996 Sannicola, lett. Consiglio – M. R.ndo Signore, Sannicola 9 febbraio 1892;
FDR mc. 3134 D 4/5.

5.7 Page 47

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 113
15. Maratea ( 1892)
Il presidente della “Società Operaia” di Maratea (Potenza) l’8 maggio 1892, con
riferimento ad una precedente richiesta del 22 marzo non reperita, rinnovava a don
Rua la domanda di fondare una scuola elementare nella città:
“[A nome della] Società Operaia, nonché da molti buoni padri di famiglia della nostra
città, [le rinnovo la domanda] di impiantare una scuola Elementare diretta possibilmente
da un Maestro di cotesta Benemerita Istituzione...
Accogliamo la speranza che non verrà accolta con indifferenza la nostra preghiera, sa-
pendo che ovunque l’istituzione di Don Bosco ha fatto prodigi, vincendo delle ardue dif-
ficoltà, difficoltà che fra noi non esistono, anzi ci piace significare alla S. V. Ill.ma che
qualunque sacrifizio ci parrà lieve pur d’avere la fortuna di richiamare in questa fiorente
cittadella gl’istitutori di Don Bosco”171.
La risposta fu negativa, ma tre anni dopo, il 30 agosto 1895, don Gennaro Bura-
glia, cooperatore salesiano, chiese a don Rua la fondazione di una casa salesiana a
Maratea. Il locale poteva essere “nel convento dei soppressi Padri Cappuccini, situato
in luogo ridente, pittoresco; ha magnifica sorgente di acqua nel chiostro, bella chiesa,
non abbisogna di moltissime riparazioni, essendo abitabile al primo momento”172. Il
Buraglia, che aveva la certezza che sia il municipio, che i padri di famiglia, come
pure l’ordinario diocesano avrebbero cooperato per la riuscita dell’impresa “pel bene
morale e materiale” della sua città, invitava don Rua ad inviare qualcuno a rendersi
conto della proposta, magari “un Padre dalla casa di Castellammare di Stabia, che
dista da Maratea circa otto ore di ferrovia”. Forniva, quindi, alcune indicazioni sulla
città per motivare la sua proposta:
“Maratea è una cittadina popolata da oltre ottomila anime, distante circa 3 chilometri dal
mare; ha la stazione ferroviaria, nonché la strada rotabile interprovinciale, aria saluber-
rima, ottime acque, tutti i comodi di vita, tanto pei prodotti del poco ma fertile territorio,
come per animato commercio per terra e per mare. È poi ricca per l’oro che vi si porta
dagli emigranti che vanno in America, e sono quasi tutti.
A questo si aggiunge di trovarsi a confine dal lato occidentale colla provincia di Salerno
e dall’altro con quella di Cosenza, quasi come tendendo ad amendue l’amica mano per
vantaggiarsene sotto ogni rapporto.
L’indole degli abitanti è dolcissima, pieghevole e sentesi squisitamente il sentimento re-
ligioso, per fatto che guidati da mano abile e disinteressata, se ne può disporre a talento.
Ma dove sono gli operai da ciò?!! Vengono a mancare di giorno in giorno... Quanto
dunque sarebbe provvidenziale l’apertura di una loro casa in Maratea!”173.
La risposta del 16 settembre fu negativa nella sostanza, ma lasciava ancora
spazio alla trattativa, per cui la stessa proposta del sac. Gennaro Buraglia fu poi so-
stenuta dal sac. Francesco Vita174, cooperatore salesiano, dal sindaco di Maratea, dott.
171 ASC F 984 Maratea, lett. Società Operaia – Rua, Maratea 8 maggio 1892; FDR mc.
3086 E 5/6.
172 Ib., lett. Buraglia – Rua, Maratea 30 agosto 1895; FDR mc. 3086 E 7/10.
173 Ib.
174 Ib., lett. Vita – Rua, Maratea, 5 novembre 1895; FDR mc. 3086 E 11/12.

5.8 Page 48

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114 Francesco Casella
Biagio Passeri175, e dal barone Luigi de Matteis, vice presidente del comitato generale
permanente dei Congressi Cattolici, che aveva incontrato don Rua a Torino e don
Trione a Bologna176. In seguito a queste pressioni don Durando comunicò che “sa-
rebbe andato qualcuno a visitare, andando in Sicilia”.
Il 9 gennaio don Francesco Cerruti in compagnia di don Giuseppe Boido177 si
recò in visita a Maratea e incaricò quest’ultimo di stendere la relazione. Don Boido,
che risiedeva nella casa succursale di Alì Marina presso l’istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, ove insieme al direttore don Peretti Giovanni prestava assistenza spiri-
tuale alle suore178, scrisse che a Maratea oltre il convento dei Cappuccini si offriva ai
salesiani anche il convento di S. Francesco da Paola più vicino alla stazione, mentre
per le suore Figlie di Maria Ausiliatrice si poneva a disposizione il convento delle
suore salesiane, ormai ridotte a due, che volentieri l’avrebbero ceduto. Si desiderava
l’installazione di un convitto ginnasio e delle scuole femminili179. La novità era costi-
tuita dalla richiesta di avere anche un’opera delle Figlie di Maria Ausiliatrice per l’e-
ducazione e l’istruzione delle ragazze.
Una nota di risposta sulla relazione in data 22 gennaio 1896 diceva: “Massima
si accetta” per cui si inviò una copia della convenzione eseguita tra il comune di Ran-
dazzo e la congregazione salesiana per iniziare a studiare una possibile intesa.
Il 28 gennaio 1896 don Francesco Vita, dopo aver ricordato la visita di don Cer-
ruti e don Boido, dava a don Rua delle informazioni in merito alla proprietà dell’ex
convento di S. Francesco da Paola, che era di proprietà del municipio fin dal 1819, e
confermava la sua richiesta per i salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice180.
Il 12 febbraio 1896 don Francesco Vita annunciava a don Rua che sarebbero
partite le richieste per Maratea: “Domani, piacendo a Dio, partiranno da qui le pro-
poste (l’una per i Salesiani e l’altra per le Suore di Maria Ausiliatrice). Ho fiducia in
Dio che esse saranno accette, nella intelligenza che le oper tutte di Don Bosco da mi-
nime si fanno giganti”181. Lo stesso giorno mons. Gennari Casimiro182, nativo di Ma-
175 Ib., lett. Passeri – Rua, Maratea 5 novembre 1895; FDR mc. 3087 A 1.
176 Ib., lett. de Matteis – Rua, Napoli 4 dicembre 1895; FDR mc. 3087 A 2/4.
177 Giuseppe Boido, di Francesco e Teresa Gallino, nato ad Alice Bel Colle (Alessandria)
il 22 febbraio 1865, entrò nel collegio di Mathi (Torino) nel 1883; fece il noviziato a S. Be-
nigno (1865-1866) e ricevette la vestizione chiericale l’11 ottobre 1865 per le mani di don
Bosco; emise i voti perpetui il 2 dicembre 1886 e fu ordinato sacerdote a Genova il 19 di-
cembre 1891; fu direttore ad Alì Marina (Messina) (1901-1904); morì a Pedara (Catania) il 14
febbraio 1919.
178 Catalogo della Pia Società Salesiana (1896-1900), anno 1896, p. 55.
179 ASC F 984 Maratea, lett. Boido: relazione su Maratea, Alì Marina 15 gennaio 1896;
FDR mc. A 5/10.
180 Ib., lett. Vita – Rua, Maratea 28 gennaio 1896; FDR mc. 3087 A 11 – B 1.
181 Ib., lett. Vita – Rua, Maratea 12 febbraio 1896; FDR mc. 3087 B 3.
182 Mons. Casimiro Gennari, nato a Maratea (Potenza) il 29 dicembre 1839, fu ordinato
sacerdote il 21 marzo 1863; direttore del giornale Monitore Ecclesiastico, venne eletto vescovo
il 13 maggio 1881 e consacrato il 15 maggio; fu nominato assessore del S. Ufficio il 15 no-
vembre 1895 e canonico della basilica Vaticana il 20 marzo 1897; trasferito alla diocesi titolare
di Naupactus nell’Epiro il 6 febbraio 1897, fu creato cardinale il 15 aprile 1901; morì a Roma
il 31 gennaio 1914; cf HC VIII 41, 224, 404.

5.9 Page 49

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 115
ratea, vescovo di Conversano e assessore al S. Uffizio, interpose la sua raccomanda-
zione per la fondazione di “un collegio di Salesiani per l’educazione della gioventù”
in Maratea183. Il 19 don Rua fece ringraziare il vescovo per i suoi incoraggiamenti e
assicurava che avrebbe fatto il possibile.
Il 14 febbraio il sindaco Biagio Passeri, dopo aver esaminato la convenzione
dell’istituto di Randazzo, inviò a don Rua alcune osservazioni:
“Il contratto fatto col Comune di Randazzo di cui V. S. I. mi favorì copia, non puote
completamente adattarsi a questo Comune e quindi occorrerà formarne un altro su diffe-
renti basi.
La Rappresentanza Municipale ha in massima dato favorevolissimo parere allo impianto
dell’Istituto Convitto nel Locale S. Francesco di Paola da parte di cotesti rispettabilis-
simi Sacerdoti... ed ha stabilito di commettere agli stessi Sacerdoti tutte le riparazioni e
modifiche, che vogliono apportarsi al Fabbricato senza eccezione e riserva alcuna. Il Co-
mune dal canto suo si obbliga dare un compenso di £. 25 mila pagabili a rate eguali in 10
anni. Anche l’arredamento delle Scuole andrebbe a carico dei Sig.ri Sacerdoti... Il Locale
è di esclusiva proprietà del Comune... Su di tali offerte attendo l’autorevole parere di V.
S. I. per potersi dalla sullodata Rappresentanza diffinitivamente deliberare”.184
Nella seconda parte della lettera il sindaco forniva alcune delucidazioni in me-
rito al locale nel quale doveva impiantarsi un “Istituto Convitto Femminile sotto la
Direzione delle Figlie di Maria Ausiliatrice”: il locale di cui disponeva l’amministra-
zione era un’Opera Pia laica, destinata dal fondatore “all’istruzione delle Giovinette
di Civile condizione” che si chiamava “Istituto De Pino” con un’amministrazione
propria, per cui occorreva fare una convenzione. Il sindaco assicurava che non vi
erano difficoltà né da parte dell’arciprete, né da parte del vescovo per l’impianto delle
nuove religiose. Don Rua il 27 febbraio fece rispondere che bisognava attendere l’ar-
rivo di don Cerruti e che si desiderava una lettera del vescovo.
Le proposte del sindaco furono confermate il 16 febbraio dall’arciprete Luigi
Marini, parroco di S. Maria Maggiore, il quale, mentre si rammaricava di non aver
potuto incontrare i salesiani che il 9 gennaio si erano recati in visita, a sua volta pro-
metteva tutto l’aiuto possibile anche presso il vescovo di Cassano Ionio, diocesi cui
apparteneva Maratea185. Nello stesso giorno il sindaco Biagio Passeri invitava don
Rua a disporre una “visita tecnica al locale scelto per il convitto maschile e per l’ac-
certamento del contratto”186. Intanto il 20 febbraio la domanda di fondazione prove-
niente da Maratea fu presentata al Capitolo Superiore: “Si presentano le domande per
l’apertura delle nuove case a Marino, a Gallipoli e a Maratea”187.
Il 21 marzo mons. Evangelista Di Milia188, vescovo di Cassano Ionio189, fece
pervenire la sua approvazione per la fondazione di un’opera salesiana a Maratea:
183 ASC F 984 Maratea, lett. Casimiro – Rua, Roma S. Uffizio 12 febbraio 1896; FDR
mc. 3087 B 2.
184 Ib., lett. Passeri – Rua, Maratea 14 febbraio 1896; FDR mc. 3087 B 4/6.
185 Ib., lett. Marini – Rua, Maratea 16 febbraio 1896; FDR mc. 3087 B 7/9.
186 Ib., lett. Passeri – Rua, Maratea 16 febbraio 1896; FDR mc. 3087 B 10/11.
187 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 149v, seduta del 20 febbraio 1896;
FDR mc. 4242 A 2.
188 Mons. Evangelista Di Milia, nato a Calitri (Avellino) il 5 gennaio 1842, al Battesimo
Nota 189 vedi p. sg.

5.10 Page 50

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116 Francesco Casella
“Mi si riferisce che il Municipio di Maratea abbia offerto colà un locale a V. S. per l’i-
stallazione di un Collegio diretto dai Padri Salesiani e che l’offerta sia stata accettata.
Annunciatore di Don Bosco e delle sue opere veramente provvidenziali nei nostri turbi-
nosi tempi, benedico Iddio se la mia Diocesi potrà fare un tanto acquisto. Il campo è
vasto e fertile, ha bisogno solo di operai animati veramente da zelo e da spirito ecclesia-
stico per dare frutti copiosi.
Aggiungo quindi le mie calde preghiere a quelle dei cittadini di Maratea affinché la pro-
gettata fondazione divenghi presto una cosa compiuta...”190.
Il 31 marzo il vice presidente dei Congressi Cattolici, il barone Luigi de Mat-
teis, premuto dai suoi concittadini e dal comune di Maratea, scrisse nuovamente a
don Rua in merito alla fondazione in quella città. E poiché si era incontrato con don
Cerruti, proveniente dalla Sicilia, aggiunse un particolare interessante circa il criterio
geografico che si teneva presente nella fondazione di nuove opere:
“Ebbi il piacere di parlare con Don Cerruti al suo ritorno dalla Sicilia, ma egli avrà an-
cora altro tempo per riferirne a V. S. R.ma. Mi ha ripetuto peraltro che quella stazione sa-
rebbe utilissima ai Salesiani come punto di passaggio e di riposo fra il continente e la Si-
cilia; ed è anche luogo centrale per varie province interne”191.
Nei mesi di aprile e giugno don Celestino Durando ed il comune di Maratea192
furono impegnati a realizzare alcuni progetti di convenzione193, che il 27 giugno fu-
rono esaminati dal Capitolo Superiore:
“Da ultimo si esaminano gli articoli della convenzione per Maratea facendo alcune mo-
dificazioni da togliere”194.
Seguirono in luglio ed agosto altre trattative195, finché all’inizio di settembre
1896 fu stilata la “Convenzione tra il Rev.mo D. Rua ed il Comune di Maratea per
l’impianto d’un Collegio Ginnasiale nell’ex Convento di S. Francesco di Paola”196. Il
gli fu imposto il nome di Michele Antonio; ordinato sacerdote il 17 luglio 1864, missionario in
Francia ed Inghilterra, fu eletto ministro provinciale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini
della Basilicata (1884-1887); eletto vescovo di Cassano l’11 febbraio del 1889, fu consacrato a
Roma il 17 febbraio; promosso vescovo assistente al soglio pontificio il 14 maggio 1898,
venne trasferito alla diocesi di Lecce il 10 novembre 1898; morì a Calitri il 17 settembre 1901;
cf HC VIII 188, 342.
189 Dalla diocesi già dal 1879 erano state fatte delle richieste per il seminario e nel 1890
mons. Di Milia aveva scritto a don Rua per lo stesso motivo; cf F. CASELLA, Le richieste di fon-
dazioni a don Bosco…, in RSS 32 (1998) 73-76.
190 ASC F 984 Maratea, lett. Di Milia – Rua, Cassano Ionio 21 marzo 1896; FDR mc.
3087 B 12 – C 1.
191 Ib., lett. de Matteis – Rua, Napoli 31 marzo 1896; FDR mc. 3087 C 2/3.
192 Ib., lett. Marini – Rua, Maratea 13 aprile 1896; Passeri – Durando, Maratea 20 aprile
1896; Passeri – Rua, Maratea 4 giugno 1896; rispettivamente in FDR mc. 3087 C 4/5, C 6/7, C
8/9.
193 Ib., Progetti di convenzione; FDR mc. 3087 E 2/4, E 8/9, E 5/7.
194 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 150v, seduta del 27 giugno 1896;
FDR mc. 4242 A 4.
195 ASC F 984 Maratea, lett. Marini – Rua, Maratea 20 luglio 1896; Marini – Durando,
Maratea 25 agosto 1896; Vita – Rua, Maratea 28 agosto 1896; rispettivamente in FDR mc.
3087 C 10, C 11/12, D 1/3.
196 Ib., Convenzione, settembre 1896; FDR mc. 3087 D 4/6.

6 Pages 51-60

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6.1 Page 51

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 117
contenuto in dieci articoli assicurava ampia libertà alla congregazione nell’uso dei lo-
cali e nell’ampliamento dell’opera per 10 anni, mentre il comune avrebbe versato una
quota di £. 25.000 suddivisa in 10 rette annuali. Le attività, sia del convitto che quelle
scolastiche, dovevano iniziare gradatamente a partire dall’ottobre 1897. Il 15 set-
tembre il sindaco Biagio Passeri, mentre accettava la convenzione, propose a sua
volta alcune modifiche per vincolo di bilancio197.
La convenzione con le osservazioni del comune di Maratea furono sottoposte al
Capitolo Superiore il 12 ottobre:
“D. Durando legge la risposta del Municipio di Maratea colla quale si accettano le con-
dizioni proposte dal Capitolo per l’apertura di un Collegio e si assegna per locale il con-
vento di S. Francesco edificio che esige numerose riparazioni.
D. Cerruti espone come il convento dei Cappuccini sia in migliore stato ed infatti quivi
era l’antico collegio ed ora sono le scuole municipali. Vorrebbe che non S. Francesco,
ma i Cappuccini fosse a noi assegnato dal Municipio poiché teme che le 25.000 lire che
a noi saran date non bastino per riparare l’edificio rovinato di S. Francesco.
Il Capitolo delibera di aspettare la perizia dell’Ingegnere Caselli prima di rispondere”198.
Le conclusioni della perizia che era stata commissionata furono discusse il 27
ottobre dal Capitolo Superiore:
“D. Durando legge il parere e la relazione dell’Ingegnere Caselli sulla casa da aprirsi in
Maratea.
Esamina: i locali che si dissero adatti per un convitto. Dice inservibile allo scopo il con-
vento dei Cappuccini perché diruto, solo soleggiato, con alcune parti pregne d’umidità,
angusto, con piccolo cortile, e avente il solo vantaggio del suolo.
Il convento di S. Francesco ha stanze e corridoi troppo piccoli e lo si giudica non adatto a col-
legio, stimando le spese di riparazione dover raggiungere almeno la somma di 45.000 lire.
Il locale delle Salesiane detta opera De Pino, essendo questi fondatore di un ricovero di
fanciulle riconosciuto ente morale, sembrerebbe l’edificio più adatto, e potrebbe conte-
nere 100 alunni; ma le riparazioni anche qui non costeranno meno di 45.000 lire. Forma
il progetto di ritirare le due uniche suore della Visitazione che ancora vi sono al convento
di S. Francesco, e in quello delle Salesiane stabilire il nuovo collegio maschile.
D. Durando osserva che l’ente morale De Pino è di ostacolo al progetto.
D. Rua risponde che in quanto alla presente difficoltà il Municipio potrebbe interpellare
Roma ed ottenere lo scambio.
D. Durando fa notare che oltre le 45.000 lire di riparazioni, la Società dovrebbe sborsare
altre 15.000 per la mobiglia.
D. Cerruti afferma che il Municipio di Maratea sul principio della pratica non esigeva
l’impianto di un collegio propriamente detto, ma che si contentava di una piccola casa
salesiana per es. qualche scuola, od Oratorio festivo per incominciare. Avremo eziandio
il bisogno che noi abbiamo di una piccola stazione in queste parti che sono a metà strada
per chi da Napoli va in Sicilia.
D. Rua dice di proporre al Municipio di aprire una sottoscrizione fra i Signori del paese
che raggiunga la somma di 45.000 lire, tanto più che esso mentre dà a noi 25.000 lire in
dieci anni per rette agevoli ogni anno, la Pia Società è costretta a procurarsi un capitale
che non possiede per consumarlo subito tutto intero nelle riparazioni.
197 Ib., lett. Passeri – Durando, Maratea 15 settembre 1896; FDR mc. 3087 D 7/8.
198 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 152, seduta del 12 ottobre 1896;
FDR mc. 4242 A 7.

6.2 Page 52

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118 Francesco Casella
D. Cerruti trova poter accrescere le difficoltà per lo scambio dei locali in una scuola
femminile nel convento delle Salesiane della quale è maestra la figlia del Sindaco.
D. Rocca propone che il Municipio segnali un terreno, ci dia 45.000 lire e vi fabbriche-
remo un locale nuovo adatto ai nostri bisogni.
D. Rua, D. Durando ed altri dimostrano che per un locale nuovo saranno appena suffi-
cienti 100.000 lire.
Il Capitolo delibera di scrivere al Municipio di Maratea: ci procuri con una sottoscri-
zione nella città 45.000 lire e si adoperi perché noi possiamo stabilirci nel convento delle
Salesiane.
D. Cerruti aveva affermato che le due suore della Visitazione sono contentissime del no-
stro arrivo e che non avremmo avuto difficoltà a questo scambio di locali”199.
Il 29 ottobre don Durando rispose al comune di Maratea secondo la delibera del
Capitolo Superiore: “La convenzione si può accettare; si preferisce il fabbricato del-
l’Istituto De Pino, ma non possiamo incaricarci dell’enorme spesa pei restauri”.
Le difficoltà previste da don Durando nella seduta capitolare per il cambio del
progetto e del locale si trasformarono in un ostacolo insormontabile, tanto che la let-
tera fu interpretata come una rinunzia alla fondazione. Tuttavia il primo dicembre
1896 il sindaco Biagio Passeri tentò ancora di tenere in essere la trattativa:
“Ha recato dolorosa sorpresa l’ultima di Lei lettera 29 ottobre tanto al Consiglio Comu-
nale che alla Cittadinanza, perché si è visto chiaro la rinunzia ad ogni impianto educativo
in questo luogo e di conseguenza lo svanire di tante belle speranze di tanti padri di fami-
glia.
Io però, ricordando sempre quello che ebbe a dirmi personalmente sia il degno Prof. Cer-
ruti che il R.do D. Rua intorno al primo sorgere, sempre modestissimo, dei più colossali
impianti Salesiani, non mi do per vinto dalle di Lei considerazioni, per quanto prudenti e
fondate.
Di fatti la cifra preventivata dal Caselli pel riattamento del nostro De Pino, come a noi
sul posto ebbe ad affermare lo stesso bravo Ingegnere, non è da erogarsi tutta in una
volta, potendosi nel locale istesso, fattevi le più urgenti riparazioni, iniziare il Convitto
Ginnasiale, affidando il prosiego dell’opera agli anni successivi. E già sono al De Pino
appaltati, ed in corso di costruzione riparazioni per £. 2.500, per conto della Amministra-
zione...
Il Municipio sarebbe disposto a concedere anche il De Pino, e ad ogni accordo col Sig.
D. Rua, per ottenere dal Governo del Re la Convenzione dell’Ente, pratica lunghissima,
purché dalle SS. LL. venga definitivamente accettato lo impianto del Convitto.
Oltre il promesso sussidio non si può concedere sia per le condizioni del Bilancio, sia
perché oltrepasseremmo troppo i limiti per la superiore approvazione delle spese.
Voglia V. S. valutare e difendere col Rev.do D. Rua le mie povere considerazioni e te-
nermi informato delle ultime decisioni che speriamo favorevoli sempre”200.
Le condizioni proposte dal sindaco per poter usufruire del De Pino furono por-
tate al Capitolo Superiore il 4 dicembre, ma la questione si chiuse definitivamente:
Da Maratea si offre il locale De Pino. D. Cerruti è incaricato di rispondere come privato”201.
199 Ib., seduta del 27 dicembre 1896, f 153; FDR mc. 4242 A 7/8.
200 ASC F 984 Maratea, lett. Passeri – Durando, Maratea 1 dicembre 1896; FDR mc.
3087 D 11 – E 1.
201 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 153, seduta del 4 dicembre 1896;
FDR mc. 4242 A 9.

6.3 Page 53

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 119
Nonostante questa conclusione tra Maratea e Torino dal 1919 al 1921 si svi-
luppò un’altra intensa corrispondenza, che sintetizziamo, pur essendo lontani dai li-
miti cronologici prefissati, perché significativa sia per gli accenni alla situazione so-
ciale, che per la coralità della richiesta.
Il 26 maggio 1919 il prof. Antonio Schettini, direttore dell’Istituto Convitto Lu-
cano, scrisse al Rettor Maggiore don Paolo Albera per invitarlo ad assumere la dire-
zione dell’istituto da lui diretto:
“Sono 18 anni che dirigo questo Istituto con carattere religioso, collocato in un ex con-
vento di Cappuccini, con chiesa annessa, dove per rescritto del S. Padre si conserva il
SS. a comodo dell’Istituto.
Ora non mi sento più la forza di continuare, avendo speso le mie energie all’educazione
dei giovanetti a me affidati finora; e, desiderando che l’istituzione continui a beneficiare
queste regioni, sarei disposto a cederlo ai Salesiani, essendo questo anche il voto delle
Autorità locali e dei cittadini.
Il Municipio sarebbe disposto ad offrire gratuitamente il locale ed il terreno annesso (2
ettari); e si può contare fin dall’inizio coi 50 alunni interni già esistenti; coi 10 semicon-
vittori, ed un numero variabile di un 50 esterni.
Si desidererebbe poi con entusiasmo avere l’oratorio festivo; ed a tale scopo non man-
cherebbero le elargizioni di alcune migliaia di lire già promesse per tale opera...
Confido nel Signore che il mio desiderio e quello dei miei concittadini venga appagato a
beneficio dei giovani, i quali sono esposti a tutti i pericoli della scuola laica, senza
nessun vantaggio morale per la società presente e futura...”202.
Don Paolo Albera rispose il primo giugno in modo negativo:
“Alla Sua cortesissima lettera del 26 maggio scorso sarei ben lieto di poter dare una ri-
sposta che fosse di Suo gradimento...; tanto più che la Sua proposta entra nelle finalità
per cui la nostra Pia Società fu istituita.
Ma purtroppo non ci è assolutamente possibile entrare in trattative, perché il nostro per-
sonale, decimato come fu dalla guerra e dalla malattia, è appena sufficiente per le case
già esistenti; e per un tempo notevole dovremo rinunciare ad ogni nuova fondazione.
Voglia esprimere tutto il nostro rammarico anche a codesto On. Municipio, così ben di-
sposto verso di noi...”203.
Il 26 agosto il prof. Schettini tornò a riproporre la sua offerta con le seguenti ar-
gomentazioni:
“Queste terre sicure di partiti sovversivi e cattoliche hanno bisogno dell’opera conserva-
trice della religione, ed hanno grande necessità a che la gioventù venga tolta dalla strada,
dove non è altro che corruzione.
L’opera qui svolta sarebbe preventiva e quindi più facile, stando più che il risp.mo ordine
è il solo che potrebbe purificare l’ambiente e mantenerlo incorrotto…”204.
Don Albera rispose il 2 settembre confermando che non poteva acconsentire
alla richiesta per la penuria del personale:
“.. Creda, egregio Signore, siamo più che persuasi delle necessità di codeste buone popo-
lazioni, e Dio sa quanto volentieri verremmo a lavorare anche costì per la gloria di Dio e
202 ASC F 984 Maratea, lett. Schettini – Albera, Maratea 26 maggio 1919.
203 Ib., lett. Albera – Schettini, Torino 1 giugno 1919 (copia dattiloscritta).
204 Ib., lett. Schettini – Albera, Maratea 26 agosto 1919.

6.4 Page 54

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120 Francesco Casella
la salvezza delle anime. Ma l’impossibilità di cui Le parlavo nella mia precedente è vera
impossibilità materiale, purtroppo. Non abbiamo personale; e già ad un centinaio circa di
altre richieste simili alla Sua abbiamo dovuto con sommo rammarico rispondere nello
stesso modo. A stento potremo tenere in piedi le fondazioni già esistenti; e voglia il Si-
gnore che non siamo costretti a chiudere qualche casa...”205.
Trascorsero tre anni, dopo di che la proposta dello Schettini fu fatta propria dal
sindaco di Maratea, avv. A. Raeli, che il 31 marzo 1921 scrisse a don Albera, chiu-
dendo la sua lettera con questo invito:
“Mandi, rev.mo sig. don Albera, mandi qualche suo sacerdote in questo estremo lembo
dell’antica Lucania, ed anche qui vedrà presto prosperare, con gloriosa ascesa, gli ideali
di Don Bosco”206.
Don Albera, ancora una volta, rispose declinando l’offerta per la penuria del
personale e per le esigenze delle Missioni:
“... vorrei essere in condizione di darLe al riguardo quella risposta che tanto desidera;
tanto più che bene comprendo la necessità che vi è pure costì... di una intensa azione
educatrice a pro delle giovani generazioni, destinate a formare le società del domani.
Ma purtroppo la guerra e le epidemie hanno talmente diradato le nostre file... Le nostre
Missioni reclamano con insistenza aiuti di personale; e da ogni parte mi giungono do-
mande e proposte, a cui con mio sommo dispiacere mi vedo costretto a rispondere come
a V. S.: mancano gli operai!…”207.
Il primo aprile 1921 i cooperatori Donato Limongi e Biagio e Mercedes Li-
mongi scrissero per sostenere la proposta del sindaco208 e lo stesso fece il sac. An-
tonio Crispino, decurione dei cooperatori salesiani di Maratea, che fece sottoscrivere
la lettera da 50 cooperatori:
“Il ricreatorio è qui una necessità, perché fa proprio pena, nei giorni festivi, vedere tanti
giovani, tanti fanciulli, esposti e abbandonati nelle piazze e sulle strade, ad ogni
vizio”209.
Don Albera rispose all’arciprete Antonio Crispino il 7 aprile, confermando la ri-
sposta negativa già data al sindaco, chiudendo definitivamente la trattativa:
“Ebbi la lettera indirizzatami dalla S. V. in unione ai buoni Cooperatori e Cooperatrici di
Maratea, e avevo già ricevuto giorni sono quella dell’ottimo Sindaco. Sa il Signore
quanto io desidererei di poter appagare i voti di tante egregie persone, amiche e sosteni-
trici generose delle Opere Salesiane... Ed è perciò con grandissimo rincrescimento che
mi vedo costretto a confermare a Loro la risposta che già diedi al Signor Sindaco: non
possiamo prendere impegni, perché ci manca il personale!...
Voglia comunicare questa risposta e fare le mie scuse in particolare agli egregi Signori
Limongi, ringraziandoli della loro affettuosa lettera...
205 Ib., lett. Albera – Schettini, Torino 2 settembre 1919 (copia dattiloscritta).
206 Ib., lett. Sindaco – Albera, Maratea 31 marzo 1921, n. 788.
207 Ib., lett. Albera – Sindaco, Torino 4 aprile 1921 (copia dattiloscritta).
208 Ib., lett. Limongi – Albera, Maratea 1 aprile 1921.
209 Ib., lett. Crispino – Albera , Maratea (manca la data, ma certamente dell’inizio di
aprile).

6.5 Page 55

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 121
Noi qui pregheremo tanto la Vergine SS. Ausiliatrice perché possono attuare il loro bel
progetto del Ricreatorio anche senza di noi...”210.
16. Carinola (1892)
Il parroco di Carinola (Caserta), sac. Tommaso Feola, il 9 maggio 1892 scrisse
a don Rua per offrire, anche a nome del comune, il convento dei francescani ed il
santuario annesso. Questi luoghi sacri erano stati abitati dai monaci fino al 1865, poi
in seguito alle leggi di soppressione del 1866 erano stati dati in uso al municipio. Il
parroco nella lettera ne descriveva la posizione, il clima, la feracità del suolo e diceva
che erano distanti 2 Km e mezzo dalla stazione di Carinola211. La proposta, però, non
ebbe seguito.
17. Afragola (1892)
Il vicario foraneo ed arciprete di Afragola (Napoli), sac. Sebastiano Castaldi-
Tuccillo, desideroso di affidare una sua proprietà ai salesiani per la fondazione di un
Oratorio, si rivolse ai superiori della congregazione tramite don Raffaele Starace212 di
Castellammare di Stabia, che aveva da poco stipulato un contratto con don Rua per
l’orfanotrofio da lui diretto:
“Rev.mo Superiore debbo prima ringraziarvi sentitamente per la stipula dell’istrumento
riguardante il piccolo orfanotrofio di Castellammare, come ancora più per le espressioni
dell’ultima vostra a me diretta. Dopo di che vengo a farvi la proposta di una nuova casa
di Salesiani, che si vorrebbe in Afragola.
Il Vicario Foraneo ed Arciprete di Afragola D. Sebastiano Castaldi-Tuccillo si dirige a
voi facendovi per mezzo mio questa proposta. Egli amerebbe vedere aperta in quel paese
una Casa di Salesiani per gli oratorii festivi, ecc. e ve ne sarebbe veramente il bisogno,
perché Afragola è popolata da oltre ventimila abitanti e intanto manca di una istituzione
religiosa per la gioventù maschile.
All’uopo egli offre la sua casa alla Congregazione. La casa è sufficientemente vasta con
spazioso cortile ed un bel giardino. Darebbe inoltre tutto il suo patrimonio costituito da
venticinque moggia di territorio situati in quelle parti, da usarne per l’opera. Egli mi fa
molta premura, perché essendo già avanzato in età ed acciaccato nella salute vorrebbe
veder questa bell’opera ivi impiantata cogli occhi suoi, e non soffrire che il suo patri-
monio andasse, comechessia altrimenti sperperato, non avendo prossimi parenti o eredi.
210 Ib., lett. Albera – Crispino, Torino 7 aprile 1921 (copia dattiloscritta).
211 ASC F 972 Carinola, lett. Feola-Rua, Carinola 9 maggio 1892; FDR mc. 3044 D 7; e
Feola – R.mo Signore, Carinola 9 maggio 1892; FDR mc. 3044 D 8 – E 1.
212 Raffaele Starace, nato a Castellammare di Stabia il 13 dicembre 1855, fu ordinato sa-
cerdote diocesano a Castellammare nel dicembre 1879; dopo aver donato la sua fondazione in
favore degli orfani di Castellammare alla congregazione salesiana chiese di farsi salesiano e
fece l’anno di noviziato a Genzano (1895-96), che concluse con la professione perpetua a
Roma il 26 settembre 1896; in particolare esercitò il suo ministero sacerdotale a Gioia de’
Marsi (L’Aquila); è morto a Castellammare il 23 dicembre 1937.

6.6 Page 56

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122 Francesco Casella
Io poi fo notare che Afragola trovandosi molto vicina a Napoli, potrebbe una Casa colà
scusarvi, almeno per ora, di un ospizio da voi a Napoli desiderato”213.
Don Rua il 27 luglio fece ringraziare il vicario foraneo di Afragola, sottoli-
neando due idee: “Per ora non possiamo accettare mancando il personale. Può assicu-
rare con testamento ecc.; non faccia menzione di sua intenzione in esso. Quando sa-
remo a Castellammare potremo parlare e visitare”.
Il Castaldi-Tuccillo attese pazientemente, ma poiché il tempo trascorreva
mentre i salesiani non si erano ancora stabiliti a Castellammare e inoltre aveva diffi-
coltà a fare il testamento per le forti tasse governative, il 22 aprile 1894 scrisse a don
Rua:
“Rev.mo Signore, fin dal 1892 alla profferta, che io, col beneplacito del nostro Cardi-
nale Arcivescovo214 Le faceva, per ottenere la fondazione di una Casa di Salesiani in
Afragola, V. S. cortesemente rispondeva, non potersi ancora per allora, stante la scar-
sezza del personale: ma che venendo a Castellammare avremmo potuto avvicinarci e
trattar quest’affare.
Ora essendo passato del tempo, e parendomi che la casa di Castellammare vada troppo
per le lunghe215, mi veggo costretto e dalla mia inoltrata età e dai miei acciacchi a rinno-
vartene la preghiera. Il testamento, come V. S. mi consiglia, va soggetto a forte tassa go-
vernativa; per la qual cosa io amerei assicurare alla Società de’ Salesiani i miei averi con
altro contratto, il quale mentre fosse più fermo, evitasse anche una spesa eccessiva. Ciò
potrebbe effettuarsi solo trattando direttamente con qualche persona interessata de’ Sale-
siani. Epperò V. S. non potendo Ella personalmente, potrebbe almeno delegare qualche
persona di sua fiducia, alla quale, stabilito il tutto, si farebbe una procura speciale al-
l’uopo. Così soddisfatti e assicurati i miei desideri, chiuderei tranquillo e in pace i miei
giorni nel Signore”216.
La risposta del primo giugno assicurava che sarebbe andato “don Cagliero per
trattare”, ma la proposta non ebbe seguito.
213 ASC F 964 Afragola, lett. Starace – Rev.mo Superiore, Castellammare di Stabia 22
luglio 1892; FDR mc. 3019 D 1/3.
214 Card. Guglielmo Sanfelice D’Acquavella, nato ad Aversa (Caserta) il 14 aprile 1834,
entrò nell’ordine benedettino nell’abbazia di Cava dei Tirreni (Salerno) il 21 novembre 1853
ed emise la professione religiosa il 15 luglio 1855; ordinato sacerdote il 15 marzo 1857, fu let-
tore di teologia al capitolo generale di monte Cassino nell’anno 1858, maestro dei novizi dal
1861 al 1867 e vicario generale del monastero di Cava dei Tirreni il 15 luglio 1874; dottore in
teologia all’Università di Napoli (14 settembre 1875) e in diritto canonico nel collegio dei Pro-
tonotari di Roma (27 aprile 1876), fu eletto arcivescovo di Napoli il 15 luglio 1878 e consa-
crato a Roma il 21 luglio; creato cardinale da Leone XIII il 24 marzo 1884, morì a Napoli il 3
gennaio 1897; cf HC VIII 30, 405.
215 I salesiani andarono a Castellammare di Stabia il 22 novembre 1894; cf BS 12 (1894)
261.
216 ASC F 964 Afragola, lett. Castaldi-Tuccillo – Rev.mo Signore, Afragola 22 aprile
1894; FDR mc. 3019 D4/5.

6.7 Page 57

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 123
18. Montalto Uffugo (1892)
Il 25 settembre 1892 il sindaco di Montalto Uffugo (Cosenza), Carlo Nardi,
scrisse a don Rua per chiedere informazioni circa la fondazione di un ginnasio da af-
fidare ai salesiani: “Siccome questo Comune possiede due locali che potrebbero es-
sere adibiti ad uso di Ginnasio, prego caldamente la cortesia della S. V. R.ma volermi
informare delle singole condizioni dello impianto in parola”217, ma anche questa ini-
ziativa non ebbe seguito.
19. Acri (1893)
Antecedente alla domanda di fondazione vi è una lettera di don Bosco del 7 no-
vembre 1878 al sig. Francesco M. De Simone di Acri (Cosenza) per ringraziarlo del-
l’offerta di £. 25 e per inviargli una reliquia di Pio IX218. La richiesta di fondazione,
invece, risale al 1893.
L’arciprete Francesco Maria Greco di Acri, delegato vescovile per la “Dottrina
cristiana”, il 6 marzo 1893 scrisse a don Rua per incarico del vescovo219 per una fon-
dazione salesiana:
“V. S. R.ma mi scelse cooperatore, e, quantunque fino ad ora non avessi contribuito col
mio povero obolo, spero far di tutto onde penetrare i figli del grande D. Bosco in questi
nostri luoghi. In nome dei Sacri Cuori Le fo una proposta che spero venga benignamente
accettata da Lei. Da parte del mio Vescovo220, di cui ho l’incarico speciale, Le fo un in-
vito di aprire in questo nostro paese, che è il più grande fra i paesi della Diocesi, una
casa salesiana, e per l’impianto si darebbe la direzione di una Parrocchia... Sarebbe ot-
tima cosa cogliere questa occasione a fine di mettere piede i figli di D. Bosco nella Cala-
bria...
Aspetto suo riscontro preciso e sollecito, altrimenti mi dovrò dirigere ad altre Congrega-
zioni di Missionari”221.
Don Celestino Durando rispose l’11 marzo in modo negativo per la mancanza
di personale e per altri impegni assunti fino al 1896, ma l’arciprete Francesco Greco
il 21 aprile rifece la stessa domanda con una lettera molto interessante per le motiva-
zioni:
217 ASC F 986 Montalto Uffugo, lett. Nardi – Rua, Montalto Uffugo 25 settembre 1892;
FDR mc. 3094 B 3.
218 E III 409, lett. 1854; Pio del PEZZO, Don Bosco mette radici in Calabria. Ispettoria
Salesiana Meridionale. Napoli 1992, p. 33 e 186 (rispettivamente riproduzione fotografica e
trascrizione).
219 Acri apparteneva alla diocesi di S. Marco Argentano e Bisignano.
220 Mons. Stanislao del Luca, nato a Bari il 4 dicembre 1829, fu ordinato sacerdote il 23
settembre 1854 e divenne vice rettore del seminario di Monopoli (Bari); eletto vescovo titolare
di Teos e coadiutore con facoltà di successione per San Marco Argentano e Bisignano il 24
marzo 1884, fu consacrato a Roma il 30 marzo; nel 1888 successe a mons. Livio Parlatore
(1809-1888, vescovo dal 1849), ma il 18 maggio 1894 fu trasferito alla diocesi di San Severo
e morì nel mese di gennaio del 1895; cf HC VIII 365, 515.
221 ASC F 964 Acri, lett. Greco – Rua, Acri 6 marzo 1893; FDR mc. 3019 B 8/9.

6.8 Page 58

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124 Francesco Casella
“In nome del mio Vescovo prego la Congregazione dei salesiani accettare la cura della
Parrocchia principale e più importante di questo principale e più importante paese della
Diocesi, che forse è uno dei più grandi paesi della Provincia di Cosenza.
Credo che i figli di D. Bosco, fra cui vive ancora in modo rigoglioso lo spirito del loro
eroico fondatore, non si rifiuteranno alle mie reiterate istanze, se comprenderanno bene
la vera necessità, il preciso bisogno. Sarebbe il vero caso della parabola evangelica di chi
con imprudenza chiede di notte tempo il pane all’amico. Si dovrebbe far di tutto per ac-
contentarmi, e poi a chi ama, niente è difficile.
Intanto mi perdonerà V. R. se lealmente e da vero fratello in G. C. mi ardisco dirle pure
il mio schietto parere. È inutile (lo dico con sommo dispiacere) spedire il Bollettino e
chiedere nelle Calabrie cooperatori e cooperatrici, se con declinare freddamente gli inviti
si fanno i Salesiani sfuggire le occasioni propizie che si presentano. Di questi tempi la
Congregazione Salesiana, che, se mi si permette l’espressione, è ancora giovane, do-
vrebbe, anche a costo di sacrifizi, penetrare in queste province meridionali, aprire case,
acquistare terreno. Sarebbe per queste popolazioni, in cui fino ad ora non è penetrato del
tutto lo spirito corruttore, la vera ancora di salvezza, e risponderebbe in tale maniera ai
desideri del nostro S. Padre di apporre stampa a stampa, scuola a scuola, associazione ad
associazione, congresso a congresso, azione ad azione.
Io non so rendermi ragione di un fatto, che mi farebbe piangere. Si fanno sforzi, direi in-
credibili, per portare la civiltà nell’altro continente, il che, non può negarsi, arreca bene,
ed in questi nostri luoghi si lascia il campo libero all’errore, anzi per servirmi delle su-
blimi espressioni di SS. Leone XIII senza la minima opposizione qui si potrà sostituire al
cristianesimo il naturalismo al culto della fede il culto della ragione ecc.
Quattro missionari per la Congregazione Salesiana si potrebbero trovare per spedirli qui
e la mancanza di personale e gli impegni non mi sembrano tanto plausibili. Amanti (ri-
peto) nihil difficile. Temo che per non darmisi una seconda negativa non mi si propor-
ranno condizioni a cui non potrò rispondere. Voglio sperare che il Sacro Cuore non
faccia avverare questo mio prognostico. Soltanto ad un semplice cenno i figli delle te-
nebre rispondono di buon grado e si recano, si recano subito ad evangelizzare i poveri
ciechi... La pianto per non...”222.
Alla risposta del 2 maggio ancora negativa, don Greco il 4 giugno ripropose con
insistenza la sua domanda:
“Secondo il mio debole avviso, quando uno stretto bisogno richiede pronto ed efficace
soccorso non credo essere importuno e tacciarsi di soverchio ardire ed insulto il ripetere
nuove istanze a reiterati e gentili rifiuti. È degno di lode assai da commendarsi nella pa-
rabola evangelica l’importunità dell’amico nel chiedere il pane a notte avanzata... Se non
avesse avuto l’amico il pane, non avrebbe di certo ripetuto la inutile domanda, ma l’a-
mico non voleva acconsentire per non scomodarsi.
Intanto prego V. R. (fidando nella sua grande carità) perdonarmi se da vero calabrese
della provincia di S. Francesco da Paola, il quale senza la minima resistenza, com’ella
ben conosce, nell’asserire il vero non aveva umano riguardo per chicchessia, ardisco sot-
tometterla ingenuamente le mie riflessioni.
Prima di tutto mi conviene confessarle francamente che massima stima, anzi venerazione
per meglio dire, da me si professa per V. R.ma, per Mons. Cagliero, vero apostolo di
Cristo e per tutta la benemerita Congregazione, altrimenti non avrei premura di fare si-
mili insistenze. Ora non posso spiegare come in una conferenza tenuta a Napoli, per
quanto mi sono accorto, spontaneamente si fecero voti per aprire i Salesiani colà una
casa. Dove il bisogno è minore, la Congregazione s’invita da sé, per arrecare poi una
goccia d’acqua in un deserto si adducono sempre pretesti ecc. ecc.
222 Ib., lett. Greco – R.mo Signore, Acri 21 aprile 1893; FDR mc. B 10 – C 2.

6.9 Page 59

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 125
Se i Salesiani per istituzione non prendono cura di Parrocchia, qui sarebbe una cosa ec-
cezionale, perché la cura sarebbe lo impianto, il punto di aggancio, il granello di senapa
per farsi strada in questi luoghi, e poi non avrebbe mancato il propizio terreno per Ora-
tori festivi, scuole, colonie agricole ecc. ecc.
Se sfuggirà una simile occasione, stimo, a mio avviso, impossibile a trovarsene una se-
conda, ed inutile trovare dei cooperatori. Pare che la mia insistenza ostinata sia una vera
disposizione del Signore che regola tutto dolcemente con regola, peso e misura.
Mi sono rivolto ad altre Congregazioni e mi hanno fatto negative con ragioni plausibili,
che mi hanno convinto, ma per codesta Congregazione non posso in niun modo persua-
dermi, anzi più mi spingono ad essere ardito ed importuno. Non so chi sia quel samari-
tano caritatevole, che scenderà dal cavallo a fasciare le ferite al povero uomo semivivo
ed abbandonato a terra. Non posso spiegare come la Congregazione salesiana, verso la
quale realmente per disposizione di Dio si stanno facendo premure, mi si mostra avversa.
Dalle ripetute premure V. R. dovrà persuadersi del bisogno urgente. Quando si vuole, si
può. Spero che V. S. tutta carità e che ha spirito di D. Bosco, voglia perdonami e darmi
colla massima sollecitudine un definitivo riscontro senza trovarsi pretesti ecc. Mi con-
tento di un dolce non voglio, e non di un gentile e velato non posso”223.
La risposta in data 23 giugno fu ancora fermamente negativa: “Si ripete: ora im-
possibile”, per cui don Francesco Maria Greco non scrisse più.
Il 24 febbraio 1894, però, prese l’iniziativa il commendatore Saverio Baffi, con-
sole degli Stati Uniti di Venezuela, nativo di Acri, che propose a don Rua una casa
d’educazione:
“Da più tempo avevo il pensiero dirigerle una mia lettera... È risaputo generalmente che
gli apostolici e benemeriti Salesiani hanno fondate delle Case umanitarie per tutto il
mondo, e solamente queste nostre Calabre contrade non sono state mai prese in conside-
razione, e guardate benevolmente dai suoi dipendenti! In questa mia popolosa patria,
Acri, ove è nato il Beato Angelo224, Cappuccino, centro della vasta Calabria, vi sarebbe
un diruto locale, per quanto sia vasto, un antico convento di S. Francesco da Paola, con
magnifica annessa Chiesa, e che, volendo, potrebbe benissimo trasformarsi in una Casa
d’educazione, secondo il nobile sistema di voi altri egregi ed illustri discendenti del
grande ed umanitario d. Bosco!
Accettando la mia proposta, io metterò in opera non solo il mio grande e buon volere,
ma farei di tutto come cooperarmi sinceramente per la buona riuscita di tale importante
faccenda!”225.
La risposta del 27 febbraio fu negativa anche per questa ipotesi, ma il 16 marzo
il vescovo di S. Marco Argentaro e Bisignano, mons. Stanislao Maria de Luca, ripro-
pose l’offerta della parrocchia:
“Reverendissimo Padre, quantunque questa lettera Le giunga da una Provincia d’Italia,
pure le farà quell’accoglienza che le farebbe se venisse da una regione del mondo finora
sconosciuta, che domanda con istanza il beneficio della Fede Cattolica, per non rimanere
eternamente perduta. Lo spirito di S. Francesco e di D. Bosco, trasfusi nella S. V. R.ma e
223 Ib., lett. Greco – R.mo Signore, Acri 4 giugno 1893; FDR mc. 3019 C 3/6.
224 Angelo d’Acri, beato, nato il 19 ottobre 1669, ricevette nel battesimo il nome di Luca
Antonio; nel 1690 entrò tra i padri Cappuccini e divenne padre provinciale (1717-1720) e
padre guardiano ad Acri (1726-1727); morì ad Acri il 30 ottobre 1739 e fu beatificato da Leone
XII il 29 dicembre 1825; cf EC I col. 1256.
225 ASC F 964 Acri, lett. Baffi – Rua, Acri 24 febbraio 1894; FDR mc. 3019 C 9/10.

6.10 Page 60

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126 Francesco Casella
nei Suoi Missionari, non troverebbe ostacoli, supererebbe ogni difficoltà, e, senza por
tempo in mezzo, correrebbe al soccorso. Ed è identico il caso ch’io vengo ad esporle.
È nella mia Diocesi un grosso paese, chiamato Acri, di un territorio esteso, sicché degli
abitanti sono circa ottomila sparsi per le campagne in diverse contrade, la più estesa
delle quali è detta Pagania. E le compete il nome: sono pagani! Ho bisogno urgente di
una Colonia di Missionari, che ho desiderio di stabilire così. Vaca la Parrocchia che ha
cura di queste campagne. Io la provvederei in persona di un Missionario, al quale si ag-
giungerebbero almeno altri due, che formerebbero casa. La rendita della Parrocchia al-
quanto pingue ed altri introiti servirebbero al mantenimento dei Missionari.
Per ora io domando istantemente la sua adesione, che il bisogno m’induce a cercare a
preferenza di qualunque altra fondazione. Del modo ce la sentiremmo in prosieguo. Se la
S. V. R.ma giudicherà non potere aderire, e subito, per più gravi bisogni, io esporrò di
persona la cosa al S. Padre, e il Papa deciderà come crede”226.
Il 20 marzo don Durando rispose in modo negativo “per mancanza di perso-
nale”, ma aggiunse anche un’altra motivazione: “Non è nostro scopo accettare Par-
rocchie”.
Dopo un anno dalla sua prima proposta, il commendatore Saverio Baffi il 9 feb-
braio 1895 scrisse a don Durando ancora per una fondazione educativa:
“Essendo morto il mese scorso qui, in Acri, un Signore che aveva edificato accosto la
Chiesa di S. Domenico un maestoso e grande fabbricato ad uso di stabilimento, ora, per
non poche passività si vende, ed a discretissimo prezzo.
Pregiomi tanto sottomettere a Lei perché ne faccia inteso l’illustre Sig. D. Rua, pel di più
a pattuarsi, essendo questa una propizia e favorevolissima occasione.
Si compiaccia tenermi edotto di quanto sarà per profferire al riguardo, l’illustre Sig. D.
Rua, che tanto ossequio, unitamente a Lei”227.
La risposta del 12 febbraio, “Rincresce; mancano mezzi e persone”, chiuse defi-
nitivamente la questione.
20. Itri (1893)
Il sindaco di Itri (Caserta)228 L. Sotis il 16 marzo 1893 si rivolse a don Rua per
“l’impianto di un istituto per educazione” nel suo comune del quale forniva una ri-
dente descrizione:
“Questa Rappresentanza Comunale. Consapevole di tutto quel bene che con prodiga
mano si spande da codesta Vostra R.ma Religione a favore della gioventù studiosa, mi
autorizza a dichiarare alla Vostra Paternità che quest’amministrazione tiene disponibile
un locale che facilmente potrebbe adibirsi per convitto e scuole...
Ora la stessa Rappresentanza premurosa del miglioramento religioso e civile de’ suoi
amministrati, a mio mezzo fa caldi voti e muove vivissime preghiere a V. P. perché il be-
nefico influsso della vera istruzione e della sana educazione che il Venerabile Vostr’Or-
226 ASC F 964 Acri, lett. de Luca – Rua, Polignano a mare 16 marzo 1894; FDR mc. C
7/8.
227 Ib., lett. Baffi – Durando, Acri 9 febbraio 1895; FDR mc. 3019 C 11/12.
228 Oggi provincia di Latina.

7 Pages 61-70

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7.1 Page 61

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 127
dine irraggia sulle menti e sui cuori dei giovani, splenda pure in queste contrade, le sole
che finora non ne hanno usufruito.
L’opera filantropica che anima, e la religione che ispira il degno successore di D. Bosco,
mi sono arra sicura a sperare che tale proposta sarà presa in seria considerazione...”229.
La risposta sostanzialmente negativa del 20 marzo, rinviava per una eventuale
possibilità a dopo il 1896. Dopo quattro anni, il 6 settembre 1897, il sindaco G. Bo-
nelli ripresentò a don Rua la stessa proposta di fondazione del 1883, ma inutilmente:
“Quest’Amministrazione custodisce gelosamente la preziosa lettera del 20 marzo di co-
desto Benemerito Oratorio, con la quale... davasi almeno la speranza che dopo il 1896
potesse sorgere propizia l’occasione di spandere anche qui i beneficii dell’ottimo vostro
Istituto.
Tant’è che oggi mi fo ardito di bel nuovo di pregare V. S. R.ma perché si degni secon-
dare le aspirazioni di questo Consiglio, che pur sono quelle dell’intero paese, venendo,
cioè, ad impiantare nell’ex Convento dei PP. Cappuccini, di assoluta proprietà del Muni-
cipio, la vostra alta e benefica istituzione...”230.
La stessa proposta di un convitto fu sostenuta anche dall’avv. Federico Carli231,
ma per entrambi la risposta negativa pose fine, per allora, alle richieste.
Una nuova proposta fu fatta dal sindaco Carlo Figliozzi, che il 30 aprile 1909
scrisse a don Rua per proporgli l’affidamento del santuario della Madonna della Ci-
vita, di proprietà del comune, con l’annesso ex convento dei Cappuccini232. La ri-
sposta del 6 maggio fu negativa e lo fu ancora il 6 agosto 1920 in una lettera di don
Arturo Conelli a don Gusmano233.
Un’ultima proposta da Itri fu fatta a don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore, du-
rante la seconda guerra mondiale, ma anche questa non fu esaudita234.
21. Grottaglie (1893)
L’arciprete di Grottaglie (Lecce) Ignazio De Felice, il 16 aprile 1893, scrisse a
don Rua per domandare, ma inutilmente, la fondazione di una casa salesiana:
“Rev. Signore, qui in Grottaglie Provincia di Lecce si desidera aprire una Casa a figli di
D. Bosco. Vuol sapersi quali siano le condizioni all’uopo. Si benigna, la prego, favorirmi dei
rischiarimenti e, s’è possibile, un programma”235.
229 ASC F 981 Itri, lett. Sotis – Rua, Itri 16 marzo 1893; FDR mc. 3076 D 12 – E 1.
230 Ib., lett. Bonelli – Rua, Itri 6 settembre 1897; FDR mc. 3076 E 2/3.
231 Ib., biglietto da visita; FDR mc. 3076 E 4/5.
232 Ib., lett. Figlozzi – Rua, Itri 30 aprile 1909; FDR mc. 3076 E 6/12.
233 Ib., lett. Conelli – Gusmano, Roma 6 agosto 1920.
234 Ib., lett. arciprete – Ricaldone, Itri 26 maggio 1942 e 12 giugno 1942.
235 ASC F 979 Grottaglie, lett. De Felice – Rua, Grottaglie 16 aprile 1893; FDR mc.
3071 C 6.

7.2 Page 62

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128 Francesco Casella
22. Ottaviano (1893)
L’avv. V. Leonardo di Ottaviano (Napoli) l’11 maggio 1893 propose di istituire
un’opera educativa nel suo paese:
“Ammiratore entusiasta delle opere di D. Bosco, vengo con la presente a pregarla di far
sì che anche questi nostri paesi dell’Italia meridionale risentano i benefici delle opere e
del zelo dei PP. Salesiani”236.
La possibilità era data da un ex convento dei domenicani, che il municipio
avrebbe potuto affidare alla congregazione salesiana “sempre che i PP. Salesiani assu-
messero l’obbligo di aprire delle scuole gratuite”. La capienza, diceva l’avvocato, era
“da 15 a 20 soggetti”.
La risposta in data 15 maggio mentre da un lato diceva che per allora era im-
possibile, dall’altra dava adito alla speranza perché affermava: “Tratteremo quando
sarà aperta la casa di Castellammare”, ma non vi fu seguito.
Una nuova proposta da Ottaviano giunse nel 1939. La principessa Maria Lan-
cellotti, residente in Roma Via Pompeo Magno 12, aveva proposto la fondazione di
Oratorio festivo a Ottaviano237, ma le fu risposto, probabilmente da don Pietro Ber-
ruti238, di rivolgersi a don Giuseppe Festini239, ispettore della napoletana:
“Gentil.ma Principessa, a nome del Rev.mo Rettor Maggiore, che in questi giorni è al-
quanto indisposto, rispondo alla Sua gent.ma lettera.
Informo subito l’Ispettore di Napoli Don Festini, affinché veda se gli è possibile venire
incontro al desiderio della S. V. e della compianta Genitrice. A lui infatti compete stu-
diare e presentare poi al Superiore Generale ogni proposta di nuova fondazione nel Me-
ridionale.
Frattanto porgo alla S. V. i più vivi ringraziamenti per la fiducia che manifesta nei poveri
figli di San Giovanni Bosco. Mentre preghiamo perché si compia la santa volontà di Dio
circa la proposta fondazione, continueremo pure a suffragare l’anima della cara mamma
e a impetrare alla S. V. e gent.me Sorelle l’abbondanza delle grazie celesti”240.
Nel frattempo giunse anche la proposta del vescovo che voleva affidare una
parrocchia. Il Capitolo Superiore nella seduta del 5 maggio 1939 esaminò entrambe
le proposte:
“Ottaviano, ove trovasi un noviziato delle FMA, il vescovo offre ai Salesiani una parroc-
chia; una duchessa mette a disposizione £ 250.000 in soldi per una fondazione; vi sareb-
236 ASC F 989 Ottaviano, lett. Leonardo – Molto Illustre e Rev. Signore, Ottaviano 11
maggio 1893; FDR mc. 3104 A 3/5.
237 Nell’ASC manca la richiesta della principessa.
238 Pietro Berruti (1885-1950), prefetto generale; cf DBS 37.
239 Giuseppe Festini, nato a Candile (Belluno) il 12 maggio 1878, entrò nel collegio di
Este (Padova) il 15 ottobre 1894 e fece il noviziato a Foglizzo (1895-1896), ricevendo la vesti-
zione chiericale per le mani di don Rua il 7 novembre 1895; ordinato sacerdote a Torino il 28
maggio 1904, fu direttore a Este (1920-1924), ispettore dell’ispettoria veneta (1924-1930),
della romana (1930-1936), direttore di Caserta (1936-1938), ispettore della napoletana (1938-
1946), della ligure-toscana (1946-1953); è morto il 21 agosto 1953 a Genova Sampierdarena.
240 ASC F 989 Ottaviano, lett. [Berruti] – Maria principessa Lancellotti (manca la data).

7.3 Page 63

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 129
bero altre offerte. Autorità e popolazione desiderano molto i Salesiani, il parroco no. Il
Capitolo non è favorevole per mancanza di personale in quell’Ispettoria Napoletana”241.
Per la proposta del vescovo ci fu qualche insistenza, ma si concluse negativa-
mente:
“D. Festini comunica che... anche per l’offerta di quel vescovo pare conveniente rifiutare
per assoluta mancanza di personale”242.
23. San Marco La Catola (1893)
L’arciprete curato, sac. Giovanbattista Bonifacio, di San Marco La Catola
(Foggia) l’11 maggio 1893 propose a don Rua, dopo che una prima lettera era andata
dispersa, la fondazione di un’opera educativa per i giovani:
“Qui havvi un monastero, che potrebbe essere adibito pel bene della gioventù studiosa e
per gli orfani. Il fabbricato, un po’ lontano dal caseggiato, è sito in amena posizione. Per
la qualcosa prego caldamente V. P., il cui ardente zelo pel miglioramento morale e mate-
riale della gioventù è noto al mondo tutto, riscontrarmi se voglia benignarsi anche qui
versare le Sue beneficenze”243.
L’arciprete concludeva la sua lettera affermando che anche “la Giunta Munici-
pale annuiva alla proposta”, ma la risposta del 16 maggio tolse ogni speranza.
24. Stilo (1893)
Il direttore della “Società Generale del Credito Mobiliare Italiano” di Firenze,
dott. Roberto Carraresi, il 3 agosto 1893, a nome del padre cav. Alessandro e del co-
gnato avv. Alfredo Tani, commissario regio di Stilo (Reggio Calabria) scrisse a don
Rua per sostenere la domanda del sindaco di questo comune per “poter fondare colà
un simile Istituto a questo qui [di Firenze] per il bene di tanta gioventù”244. La lettera
era accompagnata da una del direttore dell’istituto salesiano di Firenze, sac. Stefano
Febraro245, che raccomandava “molto la proposta... fatta dal comune di Stilo (Cala-
bria), perché i giovanetti di quelle parti educati qui da noi danno buona prova di
241 ASC D 874 Verbali Capitolo Superiore, Vol. VI, p. 395, seduta del 5 maggio 1939.
242 Ib., p. 471, seduta del 19 gennaio 1940.
243 ASC F 996 San Marco La Catola, lett. Bonifacio – Rev.mo Signore, San Marco La
Catola 11 maggio 1893; FDR mc. 3134 B 3.
244 ASC F 999 Stilo, lett. Carraresi – Rev.mo Signore, Firenze 3 agosto 1893; FDR mc.
3145 B 3/4.
245 Stefano Febraro di Giacinto e Corbella Teresa, nato a Castelnuovo d’Asti (Alessan-
dria) il 21 settembre 1856, entrò all’Oratorio di Torino il 19 ottobre 1867; fece la vestizione
chiericale per le mani di don Bosco il 15 ottobre 1872 ed al termine del noviziato emise la
prima professione religiosa a Lanzo Torinese il 19 settembre 1873 e la perpetua il 17 settembre
1876; ordinato sacerdote a Torino il 7 giugno 1879, fu direttore a Firenze (1885-1900) ed a
Trino Vercellese (1900-1901); uscì dalla congregazione nel 1901, quando era a Trino.

7.4 Page 64

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130 Francesco Casella
pietà, d’ingegno e di vocazione religiosa”246. La risposta del 5 agosto fu: “Ora impos-
sibile”, ma le trattative continuarono.
Il 16 agosto scrisse a don Rua il dott. Vincenzo Naimo, pro sindaco di Stilo, in
merito alla fondazione di una scuola di arti e mestieri e di un ginnasio:
“Questo Comune possiede un vasto locale, con annesso giardino, sito in punto eminente-
mente igienico, composto di 16 vani al pianterreno e 20 al primo piano, de’ quali alcuni
vasti. V’è anche unita una grande e ben mantenuta chiesa. Sono uniti magazzini, cantine,
frantoio da ulive, ecc.
Tale vasto locale e giardino con tutti gli accessori e dipendenze si cederebbe volentieri e
affatto gratuitamente a cotesta Corporazione religiosa, qualora si decidesse ad impiantare
una Scuola di arti e mestieri; e se alla scuola si annettesse un Ginnasio, questo verrebbe
anco dai Comuni a questo limitrofi sussidiato annualmente con oltre £. 1.000...
Persona all’uopo incaricata ne trasmise già parola al Superiore della loro Casa di Roma e
di Firenze, che trovarono accettabile la proposta, anzi dalla Casa di Roma si è avuta la
promessa di una visita del locale pel prossimo Settembre...
Questo paese, sebbene agricolo, pure offre molte comodità alla vita. A prescindere che
l’aria ne è più che salubre, qua v’è abbondanza di viveri e modicità nei prezzi; gli abi-
tanti sono d’indole buona e non fa difetto la intelligenza...”247.
L’avv. Alfredo Tani, appreso l’esito negativo per l’immediato impianto di un’o-
pera a Stilo dal direttore dell’istituto di Firenze, il 24 agosto scrisse a don Rua. L’av-
vocato, rifacendosi alle informazioni che avrebbe dovuto trasmettere il direttore della
casa di Roma, unitamente alla fotografia dello stabile, invitava don Rua a recedere
dal primo rifiuto, poiché l’impianto dell’opera a Stilo, “sia per il locale grandioso che
si offre, sia per l’amenità dei luoghi, sia per la regione attualmente quasi abbandonata
e priva di questa sorte d’istituto”, non potrebbe che prosperare. Convinto che l’attua-
zione dell’opera non era allora possibile, l’avv. Tani, sollecitava don Rua a “prendere
in più seria considerazione la cosa” e di inviare qualcuno a “visitare la località e lo
stabile offerto”, perché “ciò Le sarà facilissimo per i continui rapporti che hanno con
le case di Sicilia”. All’amministrazione comunale, concludeva l’avvocato, “non inte-
ressa che l’impianto di questa Casa si effettui subito, ma Le basterebbe per il mo-
mento l’assicurazione che sarà possibile per l’avvenire”248.
Dopo aver ricevuto la lettera di risposta del 22 agosto, il dott. Vincenzo Naimo
il 25 agosto scrisse a don Durando:
“Io non dispero di vedere installato in questo Comune l’ordine di S. Francesco di Sales,
sia anche dopo il 1896. Intanto sarebbe opportuno che da persona di loro fiducia sia visi-
tato il locale, per accertarsi se rispondente allo scopo...”249.
Don Durando rispose il 10 settembre, chiedendo ulteriori informazioni sul lo-
cale che si offriva e sui finanziamenti necessari all’impianto e al mantenimento del-
l’opera. Il pro sindaco Naimo rispose il 14 settembre:
246 ASC F 999 Stilo, lett. Febraro – Rua, Firenze 3 agosto 1893; FDR mc. 3145 B 2.
247 Ib., lett. Naimo – Eccellenza Rev.ma, Stilo 16 agosto 1893; FDR mc. 3145 B 5/9.
248 Ib., lett. Tani – Egregio Signore, Firenze 24 agosto 1893; FDR mc. 3145 B 10 – C 1.
Nella stessa data don Stefano Febraro informava don Durando che aveva fatto la comunica-
zione all’avv. Alfredo Tano; cf FDR mc. 3145 C 2.
249 Ib., lett. Naimo – Durando, Stilo 25 agosto 1893; FDR mc. 3145 C 4/5.

7.5 Page 65

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 131
“Se il Comune cede il vasto locale S. Giovanni ove attualmente sono siti tutti gli uffici,
ne consegue che il Comune stesso deve sobbarcarsi ad una ingente spesa per il fitto dei
locali necessari. È sperabile che attesa l’assoluta mancanza di Istituti educativi in questi
Comuni gli stipendi dei professori saranno pagati sugl’introiti dell’Istituto erigendo, sia
dalle rette mensili degli alunni interni, sia da quelle pagate dagli esterni. Si può promet-
tere la cooperazione dell’Amministrazione per un concorso annuo dei Comuni non ap-
partenenti al mandamento. Una piccola rendita va annessa anco al locale che si cede pro-
veniente dal giardino il cui prodotto potrà essere aumentato da una migliore coltura, sia
dal fitto di un frantoio d’oliva che esiste. Si potrebbero anco aggiustare le cose in modo
che questi Maestri comunali insegnassero nei locali dell’Istituto, di tal che cotesta corpo-
razione potrebbe averne aiuto dall’opera loro...
Dalla visita del locale di un superiore come fu promesso si avranno certamente più pra-
tici risultati, e saranno discusse tutte le modalità, e tutti i mezzi creduti adatti...”250.
Dopo circa un mese, il 10 ottobre, il pro sindaco, dopo aver “atteso invano la vi-
sita promessa”, scrisse nuovamente a don Durando, confermando le idee già espresse
e assicurando che vi erano delle “benemerite persone, che pur di vedere instabilito
qua il loro ordine farebbero dei sacrifzi per agevolarli nelle opere di primo impianto
delle loro benefiche istituzioni”251.
Ricevute assicurazioni da Torino che si sarebbe recato in visita don Giovanni
Marenco252, il 21 ottobre il Naimo con molta premura, cui si univa anche il sindaco
sig. Antonio Condemi, gli scrisse a Catania per prendere gli opportuni accordi e per
affrettare, possibilmente, la sua visita, perché il comune potesse “provvedere in
tempo i nuovi locali degli uffici, e stabilire prima dell’esercizio del 1894 la misura
del sussidio e delle spese a cui il Comune dovrebbe sottostare per l’attuazione di un
così nobile ed utile fine”253. La mancata visita il 13 novembre provocò una forte let-
tera del sindaco di Stilo, anche per le “assicurazioni avute dai superiori di Torino” nei
confronti di don Marenco254.
La visita di don Giovanni Marenco, che inviò una relazione a Torino255, si ef-
fettuò prima del 29 novembre, perché in tale data il dott. Vincenzo Naimo scrisse a
don Durando:
“Giusto accordi preso col Teologo G. Marenco, ch’è venuto con grande nostra soddisfa-
zione a visitare questo Convento S. Giovanni, Le rimetto copia di una prima deliberazione ap-
provata per la concessione dell’uso gratuito di detto locale ad un Ordine Religioso che si occu-
passe d’insegnamento.
Alla detta deliberazione seguirà l’altra che si prenderà da questo Consiglio nominata-
mente per la concessione al loro Ordine ed alle condizioni ch’Ella sarà cortese favorirmi”256.
250 Ib., lett. Naimo – Durando, Stilo 14 settembre 1893; FDR mc. 3145 C 6/8.
251 Ib., lett. Naimo – Durando, 10 ottobre 1893; FDR mc. 3145 D 2/4.
252 Giovanni Marenco (1853-1921), fu procuratore dei salesiani e poi vescovo; cf DBS 177.
253 ASC F 999 Stilo, lett. Naimo – Marenco, Stilo 21 ottobre 1893; FDR mc. 3145 C 9/11.
254 Ib., lett. Condemi – Marenco, Stilo 13 novembre 1893; FDR mc. 3145 C 12 – D 1.
255 Ib., Pro memoria sulla Casa di Stilo (manca la data); FDR mc. 3146 A 6/8.
256 Ib., lett. Naimo – Durando, Stilo 29 novembre 1893; FDR mc. 3145 D 5. La delibera
comunale con oggetto “Cessione del Convento S. Giovanni per impianto di una scuola secon-
daria Ginnasiale e tecnica”, di cui si fa cenno era stata adottata dal comune di Stilo il 24
maggio 1892; cf FDR mc. 3145 A 11/12.

7.6 Page 66

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132 Francesco Casella
Sembrava che la trattativa avesse imboccata una strada giusta ed invece il con-
sigliere comunale Luigi Luli scrisse a don Rua due lettere, il 13 dicembre 1893 ed il 3
gennaio 1894, ponendo in forte risalto alcuni problemi: l’immobile, vasto e spazioso
che si voleva offrire, aveva bisogno di moltissimi e costosi restauri; nel convento era
già stato ospitato un Ginnasio voluto dal comune, ma che aveva fatto fallimento; lo
stabile era stato abitato dai redentoristi prima della soppressione e questi desidera-
vano tornare; il popolo era abituato al modo di fare dei padri liguorini, mentre non sa-
pevano niente dei salesiani; il paese una volta era un paradiso terrestre, ora invece era
pieno di miseria. Il sig. Luli giustificava il suo modo di agire in questo modo:
Per mio discarico e per scrupolo di mia Coscienza debbo manifestarvi quanto ap-
presso... Il sottoscritto vi avverte tutto ciò per non essere un giorno rinfacciato da qual-
cheduno; dovendo dire che il Consiglio Comunale di Stilo vi ha ingannato; siccome io
appartengo e sono uno dei Consiglieri Comunali, mi voglio scaricare, e non essere re-
sponsabile a quanto potrà succedere per l’avvenire”257.
Il 30 dicembre 1893 il sindaco Antonio Condemi ringraziava don Rua per la pa-
gellina di cooperatore che gli era stata inviata e si augurava che la risposta per l’im-
pianto dell’opera a Stilo – nel frattempo era stata fatta una perizia del convento
S. Giovanni – fosse positiva258. La risposta del 18 gennaio 1894, però, affermava:
“Non possiamo sostenere spese richieste restauri, impianto ecc.”, inoltre la lettera do-
veva accennare qualche cosa in merito al problema dei liguorini che desideravano
tornare nel convento di S. Giovanni; le spese, poi, secondo il consigliere Luigi Luli
ammontavano a circa ottomila lire. La lettera di don Durando provocò il 23 gennaio
una sconsolata risposta del sindaco che, dopo aver ricordato l’impegno profuso da lui
e dal dott. Naimo per avere i salesiani a Stilo, diceva:
“[il progetto è contrastato] da gente povera di mente e di cuore, che trascinata, o meglio
sedotta dalle vaghe e suggestive promesse dei Liguorini arreca un danno non indifferente
non alla patria mia, ma a tutte le tre Calabrie. Povera Stilo! Io la rimpiango...”259.
Trascorsero molti mesi durante i quali il dott. Vincenzo Naimo tenne dei con-
tatti, finché il 3 novembre 1894 il sindaco Condemi, rifacendosi ad un viaggio fatto
dal pro sindaco a Torino ed agli incontri da lui avuti che avevano riaccesa la spe-
ranza, scrisse a don Durando per avere informazioni sicure sul tempo in cui si sa-
rebbe potuto effettuare l’impianto dell’opera salesiana. Ciò era necessario per fare le
opportune delibere in seno al consiglio comunale. Il sindaco concludeva affermando
che il locale messo a disposizione era non solo in buono stato, di contro alle afferma-
zioni fatte, ma che tuttora ospitava uffici pubblici e privati260. La risposta, però, del 7
gennaio fu: “Meglio differire ad altro tempo”.
Da Stilo però continuarono ad insistere per avere i salesiani. Le risposte nega-
tive facevano interrompere per qualche anno la corrispondenza, ma questa ogni tanto
riprendeva più o meno con le stesse motivazioni.
257 Ib., lett. Luli – Rua, Stilo 13 dicembre 1893 e 3 gennaio 1894; FDR mc. 3145 D 6/7 e
D 9/12.
258 Ib., lett. Condemi – Rua, Stilo 30 dicembre 1893; FDR mc. 3145 D 8.
259 Ib., lett. Condemi – Durando, Stilo 23 gennaio 1894; FDR mc. 3145 E 1/3.
260 Ib., lett. Condemi – Durando, Stilo 3 novembre 1894; FDR mc. 3145 E 4/5.

7.7 Page 67

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 133
Il 26 maggio 1895 fu la volta del sac. Mario Franco261; il 4 settembre 1897 ri-
prese il discorso il canonico Vincenzo Pisani, cooperatore salesiano, con un appello
alla bontà di don Rua262; il 2 febbraio 1902 un gruppo di persone, primo firmatario il
sindaco Antonio Condemi, sottoscrisse un “Memorandum” davanti al notaio Raffaele
Pisani, con cui si impegnavano a versare delle somme per l’erigenda casa dei sale-
siani, ma don Francesco Piccollo263, ispettore della sicula, diede parere negativo264; da
ultimo il 7 febbraio 1905, il nuovo sindaco, prendendo spunto dal desiderio della ba-
ronessa Scoppa di S. Andrea allo Ionio di fondare una scuola agraria, offrì ancora una
volta la disponibilità del comune di Stilo265.
In merito a quest’ultima proposta don Rua invitò don Durando a parlarne in Ca-
pitolo, il quale nella seduta del 18 aprile deliberò:
“Don Durando è incaricato di scrivere al Municipio di Stilo che non si può accettare la
proposta per mancanza di personale”266.
Don Durando invitò il sindaco a trattare direttamente con la baronessa Scoppa,
ma preannunciando che vi sarebbero state delle difficoltà. Le trattative si interruppero
per riprendere in un mutato contesto e a più riprese.
Dapprima nel 1915, quando l’ispettore della Sicilia, don Giovanni Minguzzi,
inviò al Consiglio Superiore alcune domande di nuove fondazioni in Calabria:
“D. Minguzzi manda la domanda di nuove fondazioni a Cotrone, Serra S. Bruno e Stilo;
non possiamo per mancanza di personale”267.
Poi nel 1922 e infine nel 1932 allorché il Podestà chiese al Rettor Maggiore di
aprire a Stilo un convitto per scuole medie. Il Capitolo Superiore, però, nella seduta
del 13 ottobre rispose:
“Al Podestà di Stilo nelle Calabrie che insiste per l’apertura di un Convitto di Scuole
Medie in quel comune si risponda che rimettiamo l’incartamento all’Ispettore della Na-
poletana, perché a lui e suo Consiglio spettano le prime trattative”268.
Le ultime proposte, sempre in merito all’oratorio ed alla scuola media, furono
261 Ib., lett. Mario Franco – Rua, Pazzano (Reggio Calabria) 26 maggio 1895; FDR mc.
3145 E 6/8.
262 Ib., lett. Pisani – Rua, Stilo 4 settembre 1897; FDR mc. 3145 E 9/12.
263 Francesco Piccollo (1861-1930), ispettore della sicula dal 1901 al 1907; cf DBS 221-
222.
264 ASC F 999 Stilo, Memorandum Stilo 26 febbraio 1902; FDR mc. 3146 A 1/5. Da no-
tare che l’ultima pagina è occupata dalla lettera di trasmissione di don Piccollo e che tra le 47
persone che sottoscrissero il testo vi era anche il consigliere comunale Luigi Luli, che aveva
scritto le due lettere informative a don Rua.
265 Ib., lett. Sindaco – Rua, Stilo 7 aprile 1905; FDR mc. 3146 A 9.
266 ASC D 870 Verbali Capitolo Superiore, Vol. II, p. 16, n. 117, seduta del 18 aprile
1905; FDR mc. 4245 A 1.
267 ASC D 871 Verbali Capitolo Superiore, Vol. III, p. 176, n. 982-984, seduta del 4
marzo 1915.
268 ASC D 873 Verbali Capitolo Superiore, Vol. V, p. 517, n. 10911, seduta del 13 ottobre
1932.

7.8 Page 68

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134 Francesco Casella
fatte nel 1937 dal cav. Nicola Candemi269 e soprattutto nel 1942 dal Podestà e segre-
tario politico Nicola Candemi e dall’ing. Leonardo Albonico. L’ispettore don Giu-
seppe Festini fece un sopralluogo a Stilo ed il 22 luglio inviò a Torino un memo-
randum, ma non si giunse ad un approdo positivo270.
25. Solofra (1893)
Il canonico Giannattasio Liborio, cooperatore salesiano, l’8 agosto 1893 scrisse
a don Rua per chiedere le condizioni che erano richieste per impiantare una casa sale-
siana a Solofra (Avellino). Era disponibile un monastero di monache situato al centro
della città, che presto dal Governo sarebbe stato ceduto al Municipio per le scuole. Si
desiderava che “i Padri Salesiani l’occupassero per istituirvi un piccolo Ginnasio, e
volendo puranche delle officine per operai”, il locale, poi, poteva ospitare anche “un
Convitto di una cinquantina di alunni”271.
Don Durando il 18 agosto rispose che non era possibile per mancanza di personale
e per gli impegni assunti fino al 1896. Ma il Giannattasio, che era già d’accordo con
l’amministrazione comunale, il 21 agosto scrisse nuovamente dalla sede del sindaco:
“Questa amministrazione si contenta se pure nel 1897 o 98 potesse aprirsi il piccolo Gin-
nasio... Rifletta la Riverenza V. e faccia riflettere D. Rua che si potrebbe fare molto bene,
ed avendo in queste provincie un locale magnifico che si presta per Scuola, Convitto, of-
ficine ecc., in una città industriale, ed in posizione salubre e favorevolissima, ne ver-
rebbe molto vantaggio tanto alla di loro Congregazione, quanto a queste provincie in
mezzo alle quali si esplicherebbe la di loro tanto benefica operosità, sia per istruire, che
per moralizzare la gioventù, che oggi ha tanto bisogno dell’opera rigeneratrice dell’inse-
gnamento morale e religioso”272.
Alla richiesta di don Durando del 9 settembre in merito a quali aiuti si sarebbe
potuto disporre e a chi avrebbe pagato gli stipendi, il canonico Giannattasio rispose il
25 settembre dicendo che il comune per legge non si poteva accollare la spesa del
ginnasio e che quindi tutto si sarebbe dovuto basare sulle rette degli alunni interni ed
esterni273. La trattativa si arenò, tuttavia vi furono ancora negli anni successivi altri
tentativi, perché all’inizio del 1907 vi fu un pronunciamento del Capitolo Superiore:
“A Solofra (Avellino) offrono un convento per una fondazione di Casa Salesiana. D. Du-
rando risponda che non si può per mancanza di personale”274.
269 ASC F 999 Stilo, lett. cav. Nicola Candemi, 10 marzo 1937 (nota dattiloscritta).
270 Ib., telegramma del Podestà e Segretario politico Candemi, 29 maggio 1942; lett. ing.
Leonardo Albonico, 8 giugno 1942; promemoria di don Giuseppe Festini, 22 luglio 1942 (testo
dattiloscritto, che ha in allegato una piccola foto del convento); lett. Salvatore Puddu – Festini,
12 settembre 1942; lett. Festini – Puddu, 19 settembre 1942.
271 ASC F 999 Solofra, lett. Liborio – Rua, Solofra 8 agosto 1893; FDR mc. 3143 E 3/4.
272 Ib., lett. Liborio – Durando, Solofra 21 agosto 1893; FDR mc. 3143 E 5/7.
273 Ib., lett. Liborio – Durando, Solofra 25 settembre 1893; FDR mc. 3143 E 8.
274 ASC D 870 Verbali Capitolo Superiore, Vol. II, p. 120, n. 972, seduta del 14 gennaio
1907; FDR mc. 4246 D 9.

7.9 Page 69

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 135
26. Sant’Andrea Ionio (1893)
La vicenda della richiesta di fondazione di una casa salesiana a Sant’Andrea
Ionio (Catanzaro) ha avuto come protagonista la baronessa Enrichetta Maria Scoppa
(1831-1910), che è stata “un vero apostolo per la Calabria”275. La baronessa doveva
essere già in relazione epistolare con don Bosco prima del 1880 e lo aiutava con le
sue offerte per i missionari.
Don Bosco nel 1883, per finanziare la spedizione missionaria che sarebbe par-
tita il 14 novembre da Marsiglia276, chiese aiuto a cooperatori ed amici e fece ringra-
ziare i donatori con una lettera litografata277 da lui firmata. Alla baronessa Scoppa,
però, che aveva inviato una cospicua offerta, don Bosco scrisse personalmente il 9
novembre 1883 sia per ringraziarla che per chiedere aiuto per la chiesa del S. Cuore a
Roma:
“La ringrazio di tutto cuore della carità di f. 699 che invia pei nostri orfanelli e special-
mente pei nostri missionari che dimani sera278 partiranno alla volta della Patagonia...
Ammiro la sua carità che si offre di venirmi in aiuto... Se pertanto Ella può mi venga in
aiuto per la Chiesa del Sacro cuore di Gesù che il S. Padre affidò in Roma alle cure dei
cooperatori Salesiani...”279.
Prima del 18 ottobre 1887 la baronessa fece visita a don Bosco a Torino e restò
così impressionata per il cattivo stato della sua salute, che ne informò il vescovo di
Catanzaro mons. Bernardo Antonio de Riso, che a sua volta il 18 ottobre 1887, scri-
vendo personalmente a don Bosco per chiedere informazioni, ce ne ha offerto il parti-
colare280. La stessa baronessa, ancora preoccupata, il 30 dicembre 1887 chiese notizie
con un telegramma: “Datemi notizie preziosa salute Don Bosco facciamo preghiere
Baronessa Scoppa”281.
Certamente il legame di amicizia e di solidarietà tra la baronessa Scoppa e don
Bosco fu molto profondo, perché questi nelle Memorie dal 1841 al 1884-5-6 pel sac.
Gio. Bosco a’ suoi figliuoli salesiani, conosciuto come Testamento spirituale, tra i be-
nefattori ha avuto un ricordo particolare per la baronessa Enrichetta Scoppa282.
Dopo la morte di don Bosco, la baronessa si mise subito in relazione con don
275 BS 4 (1910) 126: Necrologio della baronessa Scoppa.
276 MB XVI 384.
277 MB XVI 586.
278 I missionari salutarono don Bosco il 10 novembre per recarsi a Sampierdarena e poi a
Marsiglia; cf MB XVI 382.
279 La lettera si trova nell’Archivio Parrocchiale di Sant’Andrea Ionio; è stata edita da
Pio del PEZZO, Don Bosco..., pp. 36-37 e 185-186 (rispettivamente riproduzione fotografica e
trascrizione).
280 F. CASELLA, Le richieste di fondazioni a don Bosco…, in RSS 32 (1998) 148.
281 ASC A 041 Telegramma, Scoppa – Rua, Sant’Andrea Ionio 30 dicembre 1887; FDB
mc. 770 E 1.
282 La piccola lettera è stata edita in E IV 389, lett. 2631/3; Giovanni GNOLFO, Otto eroi
di santità a Soverato. Catanzaro, Tipografia Silipo 1970, p. 18; Memorie dal 1841 al 1884-5-6
pel sac. Gio. Bosco a’ suoi figliuoli Salesiani [Testamento spirituale], a cura di Francesco
MOTTO, in RSS 6 (1895) 121; Pio del PEZZO, Don Bosco..., p. 34.

7.10 Page 70

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136 Francesco Casella
Rua e l’8 febbraio 1888 scrisse una lettera molto bella nei confronti di don Bosco per
i ricordi, la venerazione, le preghiere di suffragio; inviava, poi, offerte per i missio-
nari e avanzava delle richieste283. Il 20 febbraio la baronessa scrisse di nuovo, sia per
inviare 800 lire: “[di] queste sette per mantenere uno Missionario nella Patagonia, e
cento le unisco con la somma loro per i viaggi”, sia per chiedere tre copie “della vita
del caro Padre Don Bosco” e “tre copie delle orazioni funebri”; la lettera si chiudeva
con queste parole: “Preghi per me che sono malata assai: ho molte sofferenze di spi-
rito e moltissime di corpo. Faccia pregare gli orfanelli per me”284.
Trascorsero cinque anni durante i quali la baronessa Scoppa si tenne informata
sulle attività di don Rua, finché il 10 settembre 1893 gli propose la fondazione di una
casa salesiana a Sant’Andrea Ionio, per la quale poneva a disposizione un vasto fab-
bricato in via di completamento con annessa una chiesa:
“Reverendissimo Sig. D. Rua, d’ogni parte Ella riceve continue domande di novelle fon-
dazioni dagli estremi confini della vicina Europa come dalle più lontane Americhe, ed a
tutti Ella risponde con le benedette parole del Salvatore: “La messe è abbondante, rari
sono gli operai”. Anzi queste istesse parole le ha messe in cima del Suo bollettino sale-
siano.
Parmi che queste continue domande siano la vera prova che il venerato ed amabilissimo
D. Bosco intese tutto il bisogno della epoca nostra, e cercò provvedervi.
A Valsalice negli ultimi mesi della malattia del carissimo D. Bosco io ebbi già il piacere
e la ventura d’essere commensale con Lei, e chissà forse la Provvidenza fin d’allora in-
tesseva le fila di quello che ora compio.
La vasta Diocesi di Squillace manca d’una casa di religiosi regolari, che sappiano con la
parola e con l’esempio beneficare clero e popolo, se ne togli due piccolissime case di
Francescani, venuti da poco, scarse di persone e di denaro. Volgendo nell’animo di prov-
vedere a questo bisogno feci fabbricare, in un ameno paesello in amenissima posizione, a
mie spese, una casa a guisa di collegio ed una chiesa, cui vi aggiunsi parecchi are di ter-
reno: oliveto, frutteto, vigneto. E destinava il tutto ai Padri Liguorini, i quali prima del
1866 avevano qui un collegio fiorente e numeroso, e facevano molto bene alle anime.
Ma l’uomo propone e il Signore dispone.
Parecchie difficoltà si sono opposte al mio disegno così che lo rendono impossibile. In-
tanto la fabbrica del casamento è quasi in fine; la chiesa del pari, e aspettano chi le abiti.
Questa fondazione in Calabria non potrebbe diventare un trait d’union tra le case Sale-
siane della Sicilia e quelle del continente? Onde io ho in mente di offrirgliele con istru-
mento pubblico se Ella volesse accettarle.
Degli obblighi oltre quelli del Ministero e quelli che potrebbero venire in seguito se il
Signore benedice, uno solo mi sta a cuore moltissimo ed è il fare ogni anno le missioni
in qualche paese della Diocesi, così che nel volgere di parecchi anni tutti sentano la pa-
rola di Dio benedetto, in questi tempi che il Predicatore manca.
Ella, veneratissimo Sig. D. Rua, potrebbe fare una corsa in ferrovia, vedere ogni cosa e a
bocca concertare il da farsi.
Per la gloria del Signore, e in nome di Maria Ausiliatrice, mi aspetto una risposta affer-
mativa e l’annunzio della Sua visita anche dopo le fatighe e il viaggio di Londra”285.
283 ASC 041Condoglianze per la morte di don Bosco, lett. Scoppa – Rua, Sant’Andrea
Ionio 8 febbraio 1888; FDB mc. 775 E 12 – 776 A 1/3; la lettera è stata edita in MB XVIII 826.
284 Ib., lett. Scoppa – Rua, Sant’Andrea Ionio, 20 febbraio 1888; FDB mc. 776 A 4/5.
285 ASC F 997 Sant’Andrea Ionio, lett. Scoppa – Rua, Sant’Andrea Ionio 10 settembre
1893; FDR mc. 3135 E 5/7.

8 Pages 71-80

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8.1 Page 71

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 137
La risposta di don Durando del 14 settembre annunziava una visita di don Gio-
vanni Marenco, ma affermava anche che per la scarsezza del personale occorreva una
dilazione di qualche anno. La baronessa, però, il 21 settembre diceva:
“Non accetto la scusa che Ella mette avanti, che la Congregazione è scarsa di personale e
non concedo neppure i pochi anni. Se la cosa va e il Signore vuole, affrettiamoci anche
con due Padri, anche con uno che sia come la buona semente...
Perché si vegga presto se la cosa è possibile mi sono affrettata oggi stesso a scrivere a
Don Marenco... Del mio abboccamento con lui La terrò informata pienamente...”286.
Infatti lo stesso giorno la baronessa scrisse a don Marenco, fornendogli delle in-
dicazioni di viaggio per raggiungere Sant’Andrea dalla Sicilia:
“L’ottimo Don Durando Le avrà scritto a quest’ora e L’avrà informato della cagione di
questa mia. E la cagione è la seguente. Ho fatto costruire a mie spese un fabbricato ed
una Chiesa, cui aggiungo parecchie are di terreno perché una Congregazione religiosa
venga, l’occupi e provvegga al bene spirituale di questi miei concittadini. Tutto ciò ho
fatto con l’approvazione e la benedizione del Vescovo della Diocesi. Volgo in mente di
offrire casa Chiesa e terreno ai figli di Don Bosco. Ed Ella è invitato di venire a vedere
la cosa nel ritorno che farà da Sicilia.
Io aspetto questa Sua graziosa visita, anzi l’affretto col desiderio. Intanto eccole poche
norme pel Suo viaggio fin qui. I treni diretti non fermano a questa stazione di Sant’An-
drea. Ella dovrebbe prendere il treno misto delle 9,45 antimeridiane alla stazione cen-
trale di Reggio Calabria; arriverà a Sant’Andrea alle 3,54 pomeridiane dove farò trovare
una carrozza che La condurrà fin su Sant’Andrea. Mi usi la cortesia d’avvisarmi un paio
di giorni prima della Sua partenza...”287.
Nel frattempo ricevuta la lettera di don Durando del 4 ottobre che diceva: “Su-
bito impossibile. Fra alcuni anni speriamo”, la baronessa rispose l’11 ottobre:
“Io non sono giovine e son sofferente assai con la salute. Questi anni lunghi non li avrò.
Bisogna che Vostra Signoria faccia la carità di mandarmi tre Salesiani per ora. Farebbero
la accettazione della vendita simulata e degli obblighi, i quali obblighi sono con assegno
oltre il mantenimento e rendita aggiunta e la casa è franca; in altre Diocesi non hanno si-
mili agevolazioni, quindi io morrò con la pena che non è sistemata questa faccenda, Lei
avrà il rimorso di aver fatto subire tanta perdita alla Sua famiglia. I Vescovi hanno tempo
e donano poco, io non ho vita e dono assai; nei grandi centri ci sono aiuti per i popoli,
qui nessuno, quindi il bene sarebbe maggiore: è Don Bosco che lo vuole ed egli sta pre-
gando.
Ci pensi, io raccomando tutto a Dio e prego che La ispiri. Non è un capriccio, non è cosa
impossibile. Se Le chiedessi venti Padri sì, ma mi contento di tre per ora, poi basteranno
cinque o sei dopo tre anni”288.
Gli stessi concetti la baronessa li esprimeva nuovamente nella lettera del 15 ot-
tobre e soggiungeva: “questo punto d’aria ed il sito con la rendita vicina fa gola a vari
286 Ib., lett. Scoppa – Durando, Sant’Andrea Ionio 21 settembre 1893; FDR mc. 3135 E
8/9.
287 Ib., lett. Scoppa – Marenco, Sant’Andrea Ionio 21 settembre 1893; FDR mc. 3135 E
10/11.
288 Ib., lett. Scoppa – Durando, Sant’Andrea Ionio 11 ottobre 1893; FDR mc. 3135 E 12
– 3136 A 1/2.

8.2 Page 72

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138 Francesco Casella
religiosi, ma vedo più utile la Famiglia di Don Bosco, e perciò prego almeno tre
Padri, due come vuole”289.
Il 16 ottobre don Durando ribadì che non era possibile subito, ed allora inter-
venne il vescovo di Squillace, mons. Raffaele Morisciano290, che il 31 ottobre scrisse
a don Rua:
“Mi trovo nel bisogno di pregarla per quanto segue. La pia mia diocesana Signora Enri-
chetta Scoppa, Baronessa di Badolato, si è rivolta a Lei per ottenere un impianto dell’I-
stituto di Don Bosco nella patria nativa della medesima, in questa Diocesi; so aver da
Lei ottenuto, non un dìniego, ma anzi lieta adesione, chiedendo però un triennio di
tempo per poter soddisfare alla instanza. Ciò perché le domande allo stesso oggetto son
molte, e perché manca tuttavia un numero di personale sufficiente.
Ora vengo io a fervidamente pregarla, e dirò ad importunarla, affinché la Signoria Vostra
voglia preferire la fondazione desiderata in questa Diocesi ed anteporla alle altre che Le
si domandano.
Ritengo che Ella già ne sappia la condizione vantaggiosa che Le si progetta; la casa è un
edificio principesco, fabbricato nuovo di pianta, la dote che all’Istituto si darà è un buon
appannaggio. I Liguorini, cui era fatto l’assegno, non han creduto compiere la esecu-
zione per ragioni che essi conoscono, una delle principali perché non han voluto subire
la condizione di dare obbligatoriamente per ogni anno delle Missioni ad un certo numero
di Comuni della Diocesi, assegnabili a parte, a parte.
Che che ne sia, se utile la instituzione dei Liguorini, comparativamente sarà forse più
proficuo l’Istituto dei Figli di Don Bosco. Io la prego assai”291.
Don Rua fece rispondere il 6 novembre: “Incaricato don Marenco di visitare,
ma tratteremo al suo ritorno”. La visita probabilmente si effettuò in novembre. Verso
la fine del mese la baronessa inviò un’offerta per i missionari a don Marenco e chiese
di essere aggiornata in merito alle trattative:
“Reverendo Padre, si compiacerà dare duecento lire ai Missionari che predicano ai sel-
vaggi, e 50 lire è il posto del vapore che prende V. R.
Preghi per me. Si compiaccia aggiornarmi delle risoluzioni del R. D. Rua, che osse-
quio”292.
Il 10 dicembre la baronessa scrisse ancora a don Marenco per sollecitare una ri-
sposta positiva alla sua richiesta di fondazione:
“Mi spero che Ella mi ottenghi di far venire con celerità i Figli di Don Bosco, Egli dal
cielo impetrerà questo favore; mi faccia morir tranquilla su questa faccenda V. R., ché
morendo io non si farà più questo bene dei Salesiani; è d’uopo adesso stabilirsi qui”293.
289 Ib., lett. Scoppa – Durando, Sant’Andrea Ionio 15 ottobre 1893; FDR mc. 3136 A 3/4.
290 Mons. Raffaele Morisciano, nato a Bovalino (Reggio Calabria) il 22 ottobre 1811, fu
ordinato sacerdote il 19 dicembre 1835; dottore in teologia all’Università di Napoli, insegnò
teologia e diritto canonico nel seminario di Gerace, del quale divenne rettore (1840-1855); su
nomina del Re della Sicilia del 13 agosto 1855, fu eletto vescovo di Gravina di Puglia e Irsina
il 28 settembre 1855 e consacrato a Roma il 2 dicembre; trasferito alla diocesi di Squillace il
27 settembre 1858, morì il 1 settembre 1909; cf HC VIII 291, 527.
291 ASC F 997 Sant’Andrea Ionio, lett. Morisciano – Rua, Squillace 31 ottobre 1893;
FDR mc. 3136 A 5/7.
292 Ib., lett. Scoppa – Marenco (manca la data); FDR mc. 3136 C 2.
293 Ib., lett. Scoppa – Rispettabile Padre, Sant’Andrea 10 dicembre 1893; FDR mc. 3136

8.3 Page 73

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 139
Le trattative portarono a stilare una bozza di convenzione, che don Durando
spedì il 17 gennaio 1894 alla baronessa Enrichetta Scoppa:
“Progetto di Convenzione tra l’Ill.ma Baronessa Scoppa ed il Rever.mo D. Michele Rua
per la fondazione d’una Casa Salesiana in S. Andrea al Jonio.
1. Al pio scopo di provvedere l’istruzione religiosa alla gioventù povera ed abbandonata
ed ai popolani di S. Andrea del Jonio l’Ill.ma Baronessa Scoppa invita il Sig. D. Rua,
che accetta volentieri, ad aprire una Casa Salesiana nella sopra detta città.
2. La Signora Baronessa cede al Sig. D. Rua la proprietà assoluta ed assicura l’uso per-
petuo della Casa e Chiesa da essa fatta costruire in S. Andrea del Ionio con tutte le adia-
cenze.
3. Provvederà pure i mobili e la biancheria da letto e da tavola per almeno 10 persone;
tutti gli arredi della Chiesa saranno pure a suo carico.
4. Assicurerà in perpetuum al Sig. D. Rua la rendita annua di almeno lire sei mila italiane
nette da ogni tassa o ritenuta.
5. Se al Sig. D. Rua parrà conveniente di aprire in S. Andrea del Ionio uno studentato pei
chierici della Pia Società Salesiana, la Sig.a Baronessa farà ampliare la casa in modo da
contenere almeno 50 studenti.
6. Il Sig. D. Rua si obbliga ad aver cura dell’istruzione religiosa della gioventù maschile
di S. Andrea del Ionio nei giorni festivi e per quanto sarà possibile anche nei feriali.
7. Si obbliga inoltre, d’accordo con Mons. Vescovo, di fare dettare [ogni anno almeno
quattro] Missioni [di circa 12 giorni] nella Diocesi di Squillace, secondo che le circo-
stanze e le occupazioni del personale lo permetteranno.
8. Di uffiziare la Chiesa a vantaggio della popolazione.
9. Nell’ottobre del 1896, se non sorgeranno gravi impedimenti, sarà mandato il personale
necessario per iniziare la pia istituzione”294.
Il 14 febbraio la baronessa, scrivendo a don Durando, fece alcuni rilievi alla
convenzione, richiamandosi a quanto già convenuto durante la visita di don Marenco:
“Venerato Padre, La mi perdoni che Le rispondo con morosità; fui assente pochi giorni
da qui. In quanto alla rendita di tremila franchi netti sì gliela darò. Ma pel resto permetta
che io Le faccia delle osservazioni.
La necessità in questa diocesi è delle Missioni, ché vi sono molti paesi ove non si ascolta
la parola di Dio, quindi è questo che dovranno avere l’amabilità di obbligarsi a darle
ogni anno in diversi paesi di questa diocesi.
L’insegnamento religioso non è tanto urgente, c’è il parroco, ci sono le Ancelle che lo
fanno il catechismo sempre.
Quel che è essenziale per me è di adempire i legati pii che io detti in nota al Sig. Ma-
renco e di essere sorvegliati dal Vescovo per l’adempimento.
In quanto ad arredi Sacri gliel dissi che li darò ma per la prima volta, poi ci penseranno da
loro, come anche la biancheria; Le darò più rendita e la fabbrica se l’amplieranno loro.
Faccia la carità di abbreviare il tempo della loro venuta; io ho una malattia che pochis-
simo mi lascerà vivere, essendo io, faremo tante cose, morta io non si farà dagli eredi
niente.
A 8/9. Nella lettera la baronessa parla anche del marchese Lucifero che inviava i saluti e della
sorella baronessa Caterina Scoppa di Cassibile: “Scrissi a mia sorella ed impegnai pure mio co-
gnato affinché proteggano i Salesiani di Messina”.
294 Ib., Progetto di convenzione, spedito il 17 gennaio 1894; FDR mc. 3136 A 10/12. No-
tare che nell’originale le espressioni tra le parentesi [ ] sono state cancellate con un tratto di
penna e che il n. 5 è posto al termine dello scritto.

8.4 Page 74

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140 Francesco Casella
Me ne dia 3 Padri per ora quanto che io assegni la roba, gli altri verranno dopo. L’anno
venturo dovrebbe darmeli, a nome di Don Bosco prego.
Dippiù io vorrei star sicura che questi beni restino in perpetuo a loro; non vorrei che li
vendano per fare altre opere di zelo”295.
Don Durando rispose il 20 febbraio che una “Casa semplic[emente] per dettare
Missioni non è nostro scopo. Desideriamo annesso istituto. Manchiamo ora di predi-
catori”, ma la baronessa il 7 luglio ribadì il suo pensiero, tracciando un quadro pe-
noso della situazione pastorale della diocesi:
“I Salesiani dovrebbero fare ogni anno, a quanti paesi possono, due 3, o 5 a loro piacere
gli esercizi, perché vi sono paesi senza ministri di Dio, non si ascoltano perciò prediche,
non si possono ricevere Sacramenti, e bisogna scuotere la gente a pensare Dio, come si
fa nel Piemonte a quello stesso modo, e per quanti giorni credono opportuno; la bisogna
dei popoli stabilirà il numero dei giorni.
Educazione della gioventù che si desidera come in Torino, affinché sappiano i doveri di
religione i ragazzi.
La rendita si aumenterà a 10 mila lire. I Sig.i Salesiani si obbligheranno con me di non
vendere i beni, ma starsi essi sempre qui.
Porteranno i pii legati e per questi solamente saranno sottoposti alla vigilanza del Ve-
scovo pro tempore296.
Trascorsero due anni durante i quali non si risolsero due problemi essenziali:
uno di fondo, la completa autonomia dei salesiani; l’altro specifico, ogni anno fare
delle missioni in alcuni comuni della diocesi. Tuttavia le relazioni rimasero connotate
da grande stima reciproca. In occasione della festa di Maria Ausiliatrice del 24
maggio 1896 don Rua invitò le due sorelle Scoppa a Torino, ma entrambe declina-
rono l’invito. La baronessa Caterina Scoppa di Cassibile, marchesa di S. Caterina
dello Ionio, il 20 maggio, aggiungendo però l’esortazione a fondare la casa a
Sant’Andrea Ionio:
“Nel significarle la mia gratitudine pel gentile invito che mi fa di assistere alla festa della
n.ra cara Madre, le dico che non mi è dato di poter venire, trattenuta qui da mille affari e
cure...
Alle preghiere di mia sorella perché vengano qui loro, aggiungo le mie e le assicuro che
qui vi è da fare molto bene, ché questi paesi sono abbandonati. La Diocesi è vasta e in
molti paesi vi è un Prete solo: vi è bisogno di operai e se ne avrebbe gran vantaggio spi-
rituale. Pensi, caro Padre, che gran bene farebbero 4 o 5 di loro...”297.
La baronessa Enrichetta Scoppa di Badolato declinò l’invito il 21 maggio con
una lettera interessante, perché faceva il punto della situazione circa il fabbricato e
poneva in risalto le questioni che erano rimaste aperte durante le trattative:
“Venerato Padre, Le vivo grato oltremodo che mi invitava così graziosamente a presen-
ziare alla festa della nostra Madre, oh! Quanto l’avrei desiderato, ma mi trovo adesso col
295 Ib., lett. Scoppa – Durando, Sant’Andrea Ionio 14 febbraio 1894; FDR mc. 3136 B
1/3.
296 Ib., lett. Scoppa – Durando, Sant’Andrea Ionio 7 luglio 1894; FDR mc. 3136 B 4/5.
297 Ib., lett. Caterina Scoppa – Rua, S. Caterina dello Ionio 20 maggio 1896; FDR mc.
3136 B 6/8.

8.5 Page 75

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 141
mese Mariano, ci ho un Religioso della Toscana in casa per le prediche, come fare? In
ispirito mi sono unita.
Mando 100 lire per i Missionari della Patagonia.
Senta Padre mio, ora è in fine la Chiesa ed è bella, il convento è finito da un pezzo, è
mobiliato; gli altari, paramenti, pietre sacre tutto pronto, uno altare di cappella privata
anche preparato; non resta che di mandarmi i Padri.
Si disse quando si dette l’invito ai Salesiani che si volevano due anni ad avere la perso-
nalità [il personale]. Ne son passati 3, ecco dunque contentati; bisogna che contentino
me adesso a venire presto: o vuol vedere V. P. le cose, tanto onore riceverla, e venghino
gli altri anche per dimorare; o vuole Lei prima, faccia a suo modo; io avrò pochissima
vita, solleciti tal faccenda che D. Bosco si dispiacerà di questa perdita che faranno loro.
Darò la nota degli obblighi per i quali si dà rendita divisa, e si sottometteranno alla sor-
veglianza del Vescovo per l’adempimento solo degli obblighi, per altro restano indipen-
denti.
Anche si obbligheranno a non vendere i fondi che io darò; questo mi sarebbe doloroso
assai. Capisco che farebbero altre opere pie, ma io questi voglio.
Ai Padri che furono qui piacque la fabbrica e pur non era finita; si mostrarono dispostis-
simi a pregare V. R.; ce ne vennero due: uno quello che fu massacrato298!! ed un altro.
Ora dunque V. P. mi faccia questo favore di sollecitare tutto, lo chiedo a nome della Ma-
donna e di Don Bosco”299.
Da una nota autografa sulla lettera si rileva che don Rua incaricò don Durando
di studiare la situazione e questi solo il 3 giugno rispose alla baronessa, ponendo in
risalto il problema di fondo: “Se concede piena libertà tratteremo”.
Non ricevendo alcuna notizia Enrichetta Scoppa il 9 giugno scrisse a don Rua
piuttosto preoccupata:
“Veneratissimo Padre, Io le scrissi una mia per pregare a mandarmi i Padri a prendere
possesso della fabbrica e dei beni qui; ci è bisogno molto e per la gioventù e per i co-
stumi dei popoli; ci è bisogno di missioni d’apostolato, di educazione, di scienza.
È proprio la diocesi di Squillace un campo a coltivare [per] i Figli di Don Bosco? Lei
non mi risponde che cosa è?
Gli obblighi li sa. La pianta o sia la situazione topografica la portò uno dei Padri de-
scritta da lui stesso300; tutto è pronto, venghino presto. Il Vescovo, i popoli li attendono
con ansia.
Le acchiusi un vaglia: lo ricevè?”301.
Nel frattempo giunse la lettera di don Durando del 3 giugno, per cui lo stesso 9
giugno la baronessa scrisse anche a don Durando, ma l’interrogativo che aveva posto
a don Rua si trasformò nella richiesta di sospensione delle trattative:
“Rispettabile Padre, ho ricevuto la Sua risposta; ma tostocché non vogliono ritener per
298 Il primo è don Francesco Dalmazzo, che nel 1894 fece un viaggio in Sicilia e quindi
dovette passare da Sant’Andrea Ionio; fu colpito a morte nel febbraio 1895. Il secondo è don
Giovanni Marenco.
299 ASC F 997 Sant’Andrea Ionio, lett. Enrichetta Scoppa – Rua, Sant’Andrea Ionio 21
maggio 1896; FDR mc. 3136 B 9/12.
300 Ib., Pianta della Casa e Chiesa di S. Andrea . B.ssa Scoppa; FDR mc. 3136 C 5.
301 ASC A 444 Corrispondenza, lett. Scoppa – Rua, Sant’Andrea Ionio 9 giugno 1896;
FDR mc. 3814 B 12 – C 1.

8.6 Page 76

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142 Francesco Casella
loro i miei beni ma venderli per altre opere pie, non ripigliamo trattative; mi sono già ri-
volta ad altre comunità religiose che li conserveranno.
La ringrazio, Le chiedo scusa del fastidio dato”302.
Il 10 giugno, probabilmente sollecitata dalla sorella, la baronessa Caterina
Scoppa da Messina sollecitò don Rua a prendere una decisione:
“Rispettabile P. D. Rua, ricordo che tempo fa io Le rammentava il convento di S. Andrea
del Ionio; ormai io glielo rammento perché si desidera una risoluzione dal canto suo,
poiché è diggià finito; il fabbricato è pronto; ai Padri salesiani è piaciuto; perciò La prego
darmi una risposta decisiva se accettano; lì mi pare che potrebbero fare del bene”303.
Sulla lettera del 9 giugno don Rua vergò questi appunti per la risposta del 12
giugno: “Ringraziamo, volentieri verremo, ma prima cosa educazione della gioventù,
poi predicazione ecc. per le popolazioni. Inoltre occorre siamo in casa propria, senza
dipendenza da altra, bensì d’accordo colle autorità ecclesiastiche”.
Le trattative per Sant’Andrea Ionio si bloccarono, ma non venne meno l’ami-
cizia e la solidarietà tra don Rua e la baronessa Enrichetta Maria Scoppa che, dopo il
terremoto del settembre nel 1905, si prodigò per la fondazione della casa salesiana di
Borgia e poi di Soverato.
27. Nardò (1894)
Il vescovo di Nardò (Lecce), mons. Giuseppe Ricciardi304, il primo aprile 1894
scrisse a don Rua per trasmettere una “nota di Decurioni” della sua diocesi e per chie-
dere informazioni circa la fondazione di un istituto per artigiani:
“Mi sarebbe caro che l’opera di D. Bosco possa produrre qualche frutto in questa
estrema parte dell’Italia, abitata da popol generoso e desideroso di bene, ma che sventu-
ratamente ben poco ha progredito nei miracoli della carità, per colpa di quella Chiesa uf-
ficiale, o Chiesa nello Stato dei tempi passati, per cui il Clero era depresso negli slanci
del suo cuore, ed i Vescovi limitati nelle loro pastorali attribuzioni. Dio voglia benedire i
suoi e miei ardenti desideri.
Favorisca dirmi quali spese occorrerebbero per la fondazione di un Istituto Salesiano con
cura di artigianelli”305.
Don Durando rispose il 16 aprile, utilizzando un appunto autografo di don Rua:
“Dica che occorre casa e spazioso terreno. Se avrà occasione di venire da queste parti
potremo spiegare meglio le cose”, ma non vi fu seguito.
302 ASC F 997 Sant’Andrea Ionio, lett. Scoppa – Durando, Sant’Andrea Ionio 9 giugno
1896; FDR mc. 3136 C 1.
303 Ib., lett. Caterina Scoppa – Rua, Messina 10 giugno 1896; FDR mc. 3136 C 3/4.
304 Mons. Giuseppe Ricciardi, nato a Taranto il 10 luglio 1839, fu ordinato sacerdote il
12 marzo 1864; dottore in teologia all’Università di Napoli, insegnò nel seminario di Taranto;
eletto vescovo di Nardò il 1 giugno 1888, fu consacrato il 10 giugno; morì il 18 giugno 1908;
cf HC VIII 410.
305 ASC F 987 Nardò, lett. Ricciardi – Molto Rev. P. Rettore, Nardò 1 aprile 1894; FDR
mc. 3098 C 10.

8.7 Page 77

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 143
28. Villa S. Giovanni (1894)
Il sac. Domenico Corigliano, cooperatore salesiano già in relazione con don
Rua, il 20 aprile 1894 tornò ad insistere con un tono franco e vivace per le fondazioni
a Villa S. Giovanni (Reggio Calabria) di un oratorio e di un collegio di Figlie di
Maria Ausiliatrice:
“La sua mi tornò non tanto gradita... Tutto è perché Lei non sa, mi scusi, né luoghi né
persone delle Calabrie; un piccolo giro col suo servo la farebbe interessare e tornar ben
provveduta all’uopo: è un campo bisognoso e fruttuoso. Da qui col sacrificio di un 2 Sa-
lesiani, uscirebbe un semenzaio incredibile, buono per l’Italia e fuori. E Tante vocazioni,
specie per le campagne, van perdute! Noi le sappiamo che andiamo girando per le SS.
Missioni.
Oratorio Salesiano nelle Calabrie e per le Calabrie, centro a Villa S. Giovanni.
1. Se si compra da Noi il palazzotto, almeno Lei mi assicura manderà 2 Salesiani ad
aprire l’Oratorio?
2. Qui centro tra Reggio (Calabria) e Messina, tra vapori, qui ragazzi da istruire ed edu-
care e Preti da formare.
3. Sacerdoti, io ed un altro col patrimonio e col personale operoso, ardiamo del desiderio
di entrare nella Vita Comune Religiosa. Molte persone ci sovverranno cooperatori coo-
peratrici.
4. Molti giovanetti aspirano.
5. La Marchesa di Cassibile, cooperatrice salesiana, è impegnata e ha premura interes-
sarsi ed affrettare, lasciando tanti altri luoghi (tenga certissimo qui più importante e van-
taggioso, qui che racchiude 2 Calabrie) meno interessanti l’impianto dell’Oratorio come
che sia e con sacrificio.
6. Mandi in segreto modo un Salesiano da Torino, o da Sicilia, o mi onori Lei, vegga e
conferiremo insieme. Altrimenti sempre siamo in disaccordo e Lei versa in errori di
provvedimenti di Case.
Collegio di Figlie di M. Ausiliatrice.
Se si avesse gratis un buon palazzo assestato, Lei manderebbe le Figlie di Maria Ausilia-
trice e quando? Si contenterebbe della sola abitazione ed attrezzi? Ovvero altro?
Per amore di D. Bosco ci appaghi da Padre considerandone lo stato...
P. S. Mi accordi delle facilitazioni (e in Messe e in lire, quante e in quanto tempo) presso
il Collegio di Maria Ausiliatrice in Alì (Messina), per mettervi delle giovanette buone,
ma meno agiate”306.
La risposta del 24 aprile lasciò un margine di possibilità solo per le suore, senza
chiudere definitivamente l’ipotesi dell’oratorio. Le trattative dovettero continuare e il
23 gennaio 1896 il sac. Domenico Corigliano, saputo che don Cerruti307 era in Sicilia,
scrisse a don Rua, affinché lo incaricasse di andare a Villa S. Giovanni, insieme a don
Bertello, per rendersi conto sia del luogo, sia del bisogno che c’era di avere i sale-
siani308. Don Rua, tramite don Durando, lo esortò ad avere pazienza.
306 ASC G 003 Villa S. Giovanni, lett. Corigliano – Rua, Villa S. Giovanni 20 aprile
1894; FDR mc. 3160 D 8/10.
307 Francesco Cerruti (1844-1917) dal 1885 era consigliere scolastico generale, cf DBS
82-83.
308 ASC G 003 Villa S. Giovanni, lett. Corigliano – Rua, Villa S. Giovanni 23 gennaio
1896 (manca la microscheda).

8.8 Page 78

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144 Francesco Casella
Nel frattempo si recarono in visita a Villa S. Giovanni diversi salesiani, ma la
trattativa non si sbloccò, per cui il Corigliano il 21 maggio, col suo dire sempre molto
franco, scrisse di nuovo a don Rua, rivelando nello stesso tempo la fragilità iniziale
della proposta, che mancava sia di uno spazio idoneo, sia di entrate sicure e sia di au-
tonomia:
“M’auguro sentirla florida e sempre in attività fruttuosa. Mando qui accluse Lire 50 al
Sig. E. Boccaccio309 per saldaconto...
Anzitutto sappia che io aveva da predicare; fo propaganda salesiana per le Letture
Catto[liche] e per Cooperatori...
Intanto batto e ribatto per avere in grazia specialissima un Oratorio Salesiano come che
sia qui e fu impossibile ancora, mentre in altri luoghi leggiamo subito andata e impianto.
Rivolgersi a D. Bertello è inutile, perché non si è degnato mai di fare un’escursione qui
(veder proprio luogo e cose è tutt’altro), né di farmi un progetto equo e plausibile per
avere i Salesiani. La mia parola è acrità ed assicurazione. Perché le Calabrie abbando-
nate e tutti per la Sicilia impegnati? Qui ne sarebbe un centro ferace.
Quanti vantaggi?
Pochi Salesiani (2 o 3) qui sacrificati ne produrrebbero centinaia: Quanta gioventù biso-
gnosa di istruzione e moralizzazione; qui centro di tanti paesi circonvicini, di fronte a
Messina dallato a Reggio.
Quanti utili?
Messa quotidiana.
Cappellania festiva.
Predicazione di panegirici, Quaresimali, Mese Mariano.
Messe solenni ed esequie.
Anche la scuola serale si pagherebbe.
Colle Conferenze e col Teatrino si raccoglierebbe molto.
Soccorsi in derrate e regali spontanei.
Altri 2 preti aiuterebbero con prestarsi per l’istruzione e pel catechismo dell’Oratorio.
Io mi farei Salesiano cedendo il mio patrimonio di un 15 0 20 mila lire a beneficio di
Loro. Appresso poi altri.
Io ed altri daremmo l’opera nostra ed i frutti a beneficio dell’Oratorio.
Il popolo vedendo il bene farebbe sacrifici.
Tutto è il principio, Animo e avanti. Per ora noi affitteremmo vicino alla mia Chiesetta
una casa con 4 stanze libere e 2 bassi grandi. Appresso provvederemmo di pianta per un
edifizio per bene.
Chieda a D. Piccollo, a D. Camuto310, a D. Pappalardo311, che son qui venuti, che cosa è
309 Enrico Boccaccio (1855-1942), coadiutore salesiano, era il direttore della libreria sa-
lesiana a Torino; cf DBS, p. 44.
310 Camuto Salvatore, nato il 18 luglio 1864 a Bronte (Catania), entrò a S. Benigno per il
noviziato il 14 novembre 1882 e fece la professione perpetua l’1 febbraio 1884; fu ordinato sa-
cerdote a Catania il 26 maggio 1888; nel 1896 era direttore dell’oratorio a S. Gregorio di Ca-
tania; fu, poi, direttore in varie case dell’ispettoria sicula e consigliere ispettoriale; morì a Ca-
tania il 3 novembre 1941.
311 Pappalardo Filippo di Alfio e Fiducia Maria, nato a Catania il 10 ottobre 1870, entrò
nel collegio S. Giovanni Evangelista di Torino il 26 agosto 1886; fece il noviziato a Foglizzo
(1887-1888) ricevendo la vestizione chiericale per le mani di Don Bosco il 20 ottobre 1887;
emise la professione perpetua il 2 ottobre 1888 e fu ordinato sacerdote a Catania il 30 no-
vembre 1893; nel 1896 era consigliere scolastico a S. Gregorio di Catania; fu, poi, maestro dei
novizi nel Brasile a Coxipó (1907-1909) e direttore a Borgia (Catanzaro) al rientro dal Brasile
nel 1909; morì a Randazzo il 5 dicembre 1915.

8.9 Page 79

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 145
Villa e se si presta? Meglio incarichi il bravo e serio D. Lovisolo312, che sta vicino a
Messina, si avvisi, si rechi qua, vegga e riferisce a Lei il vero per decidere chi accon-
tenti, per amor di Maria Ausiliatrice e di D. Bosco. Noti che io sono vecchio cooperatore
efficace. E mio padre, vecchio magistrato cattolico cooperatore pure ne La supplica
istantemente...
Questa faccenda me la tratti Lei proprio. Ovvero deleghi Don Piccollo, pagando io le
spese del viaggio, già che egli potrebbe informarla senz’altro essendo venuto; ma meglio
il Direttore di Messina D. Lovisolo...”313.
Don Durando il 26 maggio, sempre su consiglio di don Rua lo esortò di nuovo
alla pazienza: “Già ci avviciniamo; poco alla volta”. Il 30 novembre, dopo il “Con-
gresso dei Cooperatori sulla tomba di D. Bosco”, il Corigliano tornò con insistenza
sull’argomento dell’Oratorio festivo, aggiungendo la possibilità di rilevare le cinque
classi delle elementari, perché “il Maestro di queste, alla fine di quest’anno scola-
stico, compiendo il servizio, sentii dire si ritira. Egli ha lo stipendio bello, di £. 1.500
annue. Le scuole sono ben messe...”314; c’era, però, il problema degli altri 4 maestri.
Don Rua il 4 dicembre fece discutere la domanda al Capitolo Superiore:
“Si espone la domanda di un oratorio festivo a Villa S. Giovanni presso Reggio a 12 mi-
nuti da Messina. Il Capitolo fa rispondere che si combinerà quando la casa di Messina
possa assumere la direzione”315.
Don Durando il 7 dicembre comunicò: “Unica cosa possibile l’Oratorio festivo,
quando la casa di Messina avrà maggior personale”. Le trattative si arenarono, ma
dopo il terremoto che distrusse Reggio Calabria e Messina, il 21 aprile 1910 il sac.
Domenico Corigliano, da Roma ove si trovava per motivi di salute, propose al Rettor
Maggiore di accettare una parrocchia a Villa S. Giovanni, ma inutilmente316.
29. Moliterno (1894)
Il sig. Domenico Cassini di Moliterno (Potenza) il 24 aprile 1894 propose di
istituire nel suo paese un convitto con scuole di “scienze e di arti e mestieri”, di cui
era priva la provincia. Per la fondazione il Cassini metteva a disposizione un castello
312 Lovisolo Angelo, nato a Nizza Monferrato (Alessandria) il 20 gennaio 1862, entrò al-
l’Oratorio di Torino il 2 febbraio 1872, fece il noviziato all’Oratorio (1877-1878), ricevendo la
vestizione chiericale per le mani di Don Bosco il 19 ottobre 1877; emise la professione per-
petua a Lanzo il 19 settembre 1879 e fu ordinato sacerdote a Catania il 21 dicembre 1884; nel
1896 era direttore a Messina, andò poi in Tunisia ove fu direttore ed ispettore (1903-1906); fu
quindi direttore nell’ispettoria sicula, romana e napoletana, in particolare a Soverato dal 1911
al 1922; morì a S. Gregorio di Catania il 2 febbraio 1934.
313 ASC G 003 Villa S. Giovanni, lett. Corigliano – Rua, Villa S. Giovanni 21 maggio
1896; FDR mc. 3160 D 11 – E 2.
314 Ib., lett. Corigliano – Rua, Villa S. Giovanni 30 novembre 1896; FDR mc. 3160 E 3/5.
315 ASC D 869 Verbali Capitolo Superiore, Vol. I, f 153, seduta del 4 dicembre 1896;
FDR mc. 4242 A 9.
316 ASC G 003 Villa S. Giovanni, lett. Corigliano – Rettor Maggiore, Roma 21 aprile
1910. È da notare che don Rua era morto il 6 aprile 1910 e che il successore, don Paolo Albera,
fu eletto dall’undicesimo Capitolo generale il 16 agosto dello stesso anno.

8.10 Page 80

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146 Francesco Casella
di sua proprietà, che era capace di ospitare anche 200 alunni, richiedendo un fitto
annuo di 2.000 lire. Egli si rivolgeva a don Rua con parole di grande ammirazione:
“È noto al mondo intero la pietà e l’operosità dei PP. Salesiani alla educazione morale e
civile dei giovani.
Nella mia Provincia (di Potenza) si avrebbe molto bisogno di un Convitto, sia di scienze
che di arti e mestieri, colla direzione dei Superiori, che in primo luogo abbiano di mira
l’educazione religiosa, oggi purtroppo abbandonata.
Nei Reverendi Padri Salesiani trovasi tutto il bene possibile che possa desiderarsi...”317.
La risposta del 27 aprile fu negativa, ma i contatti dovettero continuare negli
anni successivi, perché il 15 agosto 1900 il Cassini scrisse di nuovo a don Rua per
ringraziarlo del diploma di cooperatore e per rinnovare la richiesta318, ma non si con-
cluse nulla.
30. Avellino (1894)
Tra il 1894 ed il 1897 da Avellino giunsero tre distinte proposte di fondazione:
una non bene specificata, l’affidamento del santuario mariano di Grottaminarda
(Avellino), la prospettiva del collegio provinciale di Avellino.
La prima proposta fu avanzata dal sac. mons. Antonio Giordano, residente a
Velletri, ma avellinese di nascita, che il 25 aprile 1894 scrisse a don Cesare Cagliero
per proporre una fondazione ad Avellino, di cui avevano parlato in qualche incontro
precedente:
“Veneratissimo D. Cagliero, chi sa cosa avrà detto e pensato di me, che ritornato in pa-
tria non solo non ho ricordato il dovere di ringraziarla di tutto ciò che fece per me, ma di
non averle neppure mandato un saluto dalle falde del mio Partenio? Eppure tutto ciò av-
venne deliberatamente. Le avevo fatto una promessa, e prima di averla adempiuta
tacqui. Ora che mi è dato di scriverle, spero farla venire qui con un programma deter-
minato, prima di partire per Velletri rompo il mio silenzio. Ecco i fatti.
Appena venuto qui incominciai la mia propaganda, che per la Dio mercé, incontrò la
simpatia generale. Ma che fare senza il vescovo? e questo era in letto gravemente in-
fermo. Ora è in convalescenza, e stamattina mi sono deciso parlargliene. Monsignore ha
approvato il mio desiderio, o disegno promettendomi dai mille ai duemila franchi. Poi
approvando il mio progetto mi ha detto di voler formare ed autorizzare una commis-
sione, quella da me proposta, per raccogliere le offerte, onde acquistare il suolo edifica-
torio, offerte che aggiunte alle sue lire dovrebbero essere conservate all’acquisto del
suolo, che non potrebbe costare meno di seimila franchi. Aggiungo che ne ho parlato col
sindaco di Avellino ed a parecchi consiglieri, i quali volentieri darebbero un suolo pub-
blico, ma la difficoltà sta nella mancanza di questo suolo, non avendone il municipio per
disporne. Pur tuttavia domani ho un congresso col sindaco ed altri consiglieri per venire
ad un fatto concreto. Io penso di proporre al sindaco di chiedere alla provincia un certo
suolo, usurpato ai frati, specialmente perché vi è annessa una chiesa per il mantenimento
della quale il municipio spende un 200 lire annue, e forse più, ciò, per farvi compren-
dere, sarebbe tutto risparmiato.
317 ASC F 986 Moliterno, lett. Cassini – Reverendo Padre, Moliterno 24 aprile 1894;
FDR mc. 3092 E 5/7.
318 Ib., lett. Cassini – Rua, Moliterno 15 agosto 1900; FDR mc. 3092 E 8/10.

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9.1 Page 81

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 147
Insomma spero mandarle presto una buona notizia per vedere appagati i miei ardenti voti
per il bene di questa mia derelitta città. Ora pregherei la S. V. R.ma di scrivere a Mons.
vescovo D. Francesco Gallo319, che avendo da una mia appresa la disposizione benevola
di Lui, Lei si affretta a ringraziarla. Si ricordi che è un vecchio che ha bisogno di essere
incoraggiato. Un’altra lettera potrebbe pure scrivere al sindaco ed all’avvocato Nun-
ziante consigliere influentissimo, loro dica aver saputo le benevoli disposizioni da me. Il
sindaco si chiama Achille Vetrone.
Insomma spero che la grande anima di Don Bosco voglia consolare pure la mia Avellino,
ed un suo ammiratore, per la gloria di Dio e per tanti figli del popolo lasciati a se mede-
simi incolte pianticelle per darsi al male.
Voglia gradire i miei rispetti e prega per me. Da qui partirò ai 30 del corrente per Vel-
letri; prima di questo tempo aspetto una sua graditissima per mio conforto...”320.
Don Cagliero il 4 maggio spedì la lettera a don Durando accompagnandola con
queste parole scritte sulla quarta facciata della stessa lettera:
“Carissimo D. Durando, abbia la bontà di leggere l’unita lettera. D. Sala conosce Mons.
Giordano, l’ha conosciuto a Genzano di Roma. Mi dica se devo incoraggiarlo o no; in
caso affermativo, quali condizioni devo mettere. Naturalmente io non ho scritto a nes-
suno, né all’arcivescovo, né al Sindaco, prima desidero istruzioni”321.
La risposta in merito a questo progetto non identificato fu negativa, ma il 14 no-
vembre 1895 il vescovo, mons. Francesco Gallo, chiese ai salesiani di accettare l’in-
carico pastorale del santuario mariano situato nel comune di Grottaminarda (Avel-
lino) per il bene spirituale degli abitanti dei paesi limitrofi:
“R.mo Signore, nel comune di Grottaminarda, capoluogo di mandamento, diocesi e pro-
vincia di Avellino, esiste un Santuario sotto il titolo di Maria SS.ma di Carpignano. Il
Santuario è di proporzionata grandezza e larghezza di circa palmi 30, corredato di arredi
sacri, richiama a sé la devozione dei paesi limitrofi, specialmente in gravi [casi di] pub-
blica calamità si accorre processionalmente per chiedere grazie alla miracolosa imma-
gine di Carpignano. Il fabbricato annesso è composto di quattro sottani e altrettanto so-
prani e si può ampliare con facilità perché non mancano mezzi e tiene d’appresso un orto
di circa due ettari di terreno. D’intorno al fabbricato della Chiesa havvi un comprensorio
di case coloniche e moltissime sparse per la campagna, i cui abitanti di circa 500 conver-
gono nel Santuario nei giorni festivi. La borgata dista dal paese circa cinque chilometri,
tiene due strade carrozzabili e un ridente magnifico panorama.
Per provvedere al bene spirituale di quella pacifica popolazione, essendo scarso do-
vunque il numero dei Sacerdoti, mi rivolgo alla S. V. R.ma acciò si compiaccia coadiu-
varmi in tanto nobile e santo proponimento a mandarmi un paio di Padri...”322.
La risposta negativa non rallentò il desiderio di avere i salesiani ad Avellino ed
319 Mons. Francesco Gallo, nato a Torre Annunziata (Napoli) il 2 febbraio 1810, fu ordi-
nato sacerdote il 15 marzo 1834 e divenne parroco nella sua città natale dal 25 marzo 1845; su
proposta del Re delle Due Sicilie del 2 febbraio 1855 fu eletto vescovo di Avellino il 23 marzo
1855 e consacrato a Roma il 25 marzo; dopo l’unificazione italiana visse per circa sei anni in
esilio; morì nel mese di settembre del 1896; cf HC VIII 135.
320 ASC F 967 Avellino, lett. Giordano – Cagliero, Avellino 25 aprile 1894; FDR mc.
3028 B 10/12.
321 Ib., Cagliero – Durando, Roma 4 maggio 1894; FDR mc. 3028 C 1.
322 Ib., lett. Gallo – R.mo Padre, Avellino 14 novembre 1895; FDR mc. 3028 C 2/3.

9.2 Page 82

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148 Francesco Casella
il 15 novembre 1897 il segretario arcivescovile don Carlo Iberti da S. Andrea di
Conza (Avellino) scrisse a don Rua per prospettargli la cessione del collegio provin-
ciale di Avellino:
“Rev.mo Padre D. Rua, perdoni, la prego, se l’ultimo de’ suoi figli le sottrae alquanto del
prezioso tempo per ringraziarla sentitamente della grazia ottenuta. Mi mancano le parole,
sì o padre, ma non mi manca il cuore, che le sarà sempre più grato per l’ottenuta perma-
nenza in Roma di Luigi, il quale è più che necessario per me e per l’afflitta famiglia co’
suoi saggi consigli.
E la mia gratitudine la paleserò coi fatti, zelando vie’ maggiormente per l’opera del com-
pianto Padre D. Bosco, cui vado superbo di dover tutto quello ch’io sono. Ho già sparso
un gran numero di vite, ho diffuso diverse copie del Bollettino; ma quella che riesce me-
glio, è l’opera del S. Cuore, per cui spero di ricavare col primo dell’anno un trecento lire.
Faccio quanto posso, ma l’ignoranza dell’opera salesiana qui è assoluta! Ora sto in trat-
tative per la cessione del grandioso Collegio Provinciale di Avellino (città saluberrima e
centrale), al quale è annessa la rendita di cinquantamila lire annue, coll’obbligo però di
tenere un centinaio di alunni. Lavoro, per quanto posso, alacremente; parecchi consi-
glieri provinciali mi appoggiano, quindi spero un’ottima riuscita. Quando la cosa sarà a
buon porto, allora manderò a vostra paternità informazioni precise, lo statuto ecc.,
perché veda, se è possibile, di accontentare lo slancio e più ancora il bisogno di questa
popolazione, che nel solo liceo conta più di cinquecento alunni. A tempo le scri-
verò...”323.
Don Carlo Iberti chiudeva la lettera chiedendo a don Rua un posto gratuito per
suo fratello più piccolo Diamante, già studente nell’istituto S. Cuore di Roma che i
suoi genitori non potevano più mantenere per gravi difficoltà.
In merito alle pratiche per il collegio provinciale di Avellino don Rua fece ri-
spondere il 20 novembre con queste parole: “Andare adagio nel fare pratiche, perché
sino al 1901 non potremo accettare”.
31. Acerra (1894)
Il vicario generale di Muro Lucano (Potenza), mons. Agostino Migliore, il 23
maggio 1894 scrisse a don Rua per proporgli la fondazione di un istituto per l’educa-
zione dei figli del popolo ad Acerra (Napoli), dove lui stesso aveva lavorato in prece-
denza per 18 anni:
“Rev.mo Superiore, La ringrazio sentitamente della nomina favoritami di Cooperatore
Salesiano. Ammiratore delle immortali opere di D. Bosco dal canto mio ho sentito
sempre il bisogno di dedicarmi alla educazione dei figli del popolo. Questo ho praticato
per ben 18 anni nella Diocesi di Acerra presso Napoli. Ora il Signore ha disposto che io
stia qui in qualità di Vicario Generale, ma non ho abbandonato il mio apostolato. Ho fon-
dato un’Associazione di giovani sotto il patrocinio del B. Gerardo Maiella, nativo di
questa città, e sono arrivati a circa 300. Con l’oratorio festivo, col catechismo si sono in
poco tempo ottenuti frutti abbondantissimi. Tenni loro nella passata settimana un corso
di Spirituali Esercizi, e la Domenica fu una festa commovente vederli tutti accostare alla
S. Comunione. Ne sia lodato Dio. Se crede ne faccia menzione nel prossimo Bollettino.
323 Ib., lett. Iberti – Rua, S. Andrea di Conza 15 novembre 1897; FDR mc. 3028 C 4/6.

9.3 Page 83

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Le richieste di fondazioni a Don Michele Rua ... 149
Voglio poi sottometterle una proposta. Nella Diocesi dove stavo prima, ad un’ora di di-
stanza da Napoli, esiste un vasto edificio, appartenente al decano di Acerra il quale vo-
lentieri lo cederebbe. La vastità del locale, il bel paese, l’amena postura, la vicinanza di
Napoli, la centralità di tanti paesi circonvicini lo renderebbe proprio adatto all’opera dei
Salesiani. Unita allo stupendo locale vi è una bellissima chiesa, ricca di tante opere
d’arte, la quale pure si cederebbe. La Chiesa ed il vasto edificio furono da me restaurati
nei 18 anni che passai in quella Diocesi, e vi tenni un Istituto di giovanetti. Sarei tanto
lieto vedere colà impiantata l’opera di D. Bosco, e son certo che fiorirebbe a volo con
l’aiuto di Dio e della Vergine.
Se la S. V. Rev.ma crede accettare la proposta, inizierò io le pratiche, e metterò tutta l’o-
pera mia per un felice esito”324.
Don Durando rispose il 6 giugno congratulandosi per il suo zelo, ma non as-
sunse alcun impegno per la futura opera che era stata proposta: “Tanti complimenti
pel suo zelo. Vedremo pel Bollettino ecc., la molta materia potrà forse impedirlo con
nostro rincrescimento... Abbiamo tanti impegni che non sappiamo quando sarà possi-
bile”.
32. Viggiano (1894)
L’arciprete Giovanni De Cunto di Viggiano (Potenza) il 7 giugno 1864 scrisse a
don Rua per proporgli di assumere la direzione, l’amministrazione e l’istruzione di un
collegio esistente nel paese, ma inutilmente:
“Aff.mo e R.mo D. Rua, fan tanto bene i figli di D. Bosco di s. m. nelle lontane Ame-
riche, e noi qui sentiamo pure grande bisogno della loro opera salutare a bene di tante
anime.
Con questo fine Le umilio la presente. Desidererei che spedisse Padri nel nostro paese di
Viggiano, Provincia di Basilicata, luogo ridente ed ameno, per dirigere, amministrare ed
istruire in un Collegio, che da parecchi anni fu qui impiantato in un Convento di France-
scani, ma che, mancando dell’elemento religioso, non ha dato buone prove, ha creato de’
spostati e minaccia danni alla fede. Potrà e vorrà portare il verbo di vita nella terra del-
l’arpa?
Si ha la scuola Tecnica pareggiata e viste per fare lo stesso al Ginnasio. Volendo acco-
gliere con benignità la proposta, potrà mandare qualche R.do Padre per vedere il luogo,
ed anche anticipatamente esporre le condizioni e mezzi alla risurrezione di questo Laz-
zaro.
Attendo risposta, e prego l’Altissimo Dio che fosse affermativa”325.
33. Greci (1894)
Il sig. Luigi Lauda, cooperatore salesiano, nel mese di settembre del 1894 pro-
pose a don Rua la fondazione di un istituto salesiano in Greci (Avellino) o in alterna-
324 ASC F 964 Acerra, lett. Migliore – Rua, Muro Lucano 23 maggio 1894; FDR mc.
3019 A 7/10.
325 ASC G 003 Viggiano, lett. De Cunto – Rua, Viggiano 7 giugno 1894; FDR mc. 3160
A 12 – B 1.

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150 Francesco Casella
tiva un istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, purché si fossero dedicate all’inse-
gnamento:
“Reverendissimo Sac. Don Rua, grazie infinite del diploma di Cooperatore Salesiano e
Bollettino annesso, che V. R. si degnava ultimamente inviarmi. Sarà questo una spinta
per me di fare anche qualche cosa a bene di codesta Pia Casa.
In tale propizia occasione mi pregio parteciparle che in questo paese è comune desiderio
di clero e notabili, che s’impianti un Istituto Salesiano, tanto benemerito dell’umanità.
Ed eccone in succinto le condizioni e vantaggi che potrebbero avverarsi.
Greci, paese di Albanesi, di circa quattromila abitanti, giace su una amena collina che
guarda a mezzodì. Ad un tiro dal paese, avvi una Chiesa ben grande, dedicata a M. SS.
del Caroseno, dichiarata dal Governo Monumento Nazionale. E forse a spese dello
stesso sarà completata l’altra navata che prospetta a Mezzodì, essendosi già fatta quella a
Settentrione. E già non a guari, venne qui un ingegnere mandato dal ministero per asso-
dare l’occorrente. Essa chiesa è situata su di un’ampia pianura, quasi a rilievo delle parti
sottostanti. Attigua alla medesima chiesa stanno già costruendo tre stanzine annesse.
L’aria del paese è salubre, l’acqua è abbondante e freschissima; dinnanzi a quel largo
s’attraversano due strade rotabili pel commercio. Vi è anche un giardinetto accanto alla
chiesa.
Quali poi ne sarebbero i vantaggi spirituali e materiali?
Nobile certo fu l’intento del Venerando D. Bosco; quello cioè di educare i giovanetti or-
fani o benestanti. E qui ci sarebbe una messe abbondante sì per i paesani che pei fore-
stieri, giacché Greci è posta tra le due province di Foggia ed Avellino, dove per ora non
vi esiste alcun Istituto salesiano e impiantandosi quivi, grandissimi sarebbero i vantaggi.
Un loro collega, qui nelle vacanze, D. Boscia Teodorico326 salesiano, si è molto coope-
rato per tale impianto. Il Sindaco ha promesso anche la sua cooperazione, sì morale che
materiale. Ha espresso però di volere le norme da praticarsi per l’esecuzione dell’opera,
prontissimo ancora per fare qualunque deliberato consiliare per tale scopo, promettendo
ancora la sua cooperazione e quella del clero per l’ammannimento di pietre ed altro ser-
vibili per la costruzione del fabbricato da costruirsi.
Che se per fatalità non sarebbe possibile avere l’impianto di sacerdoti salesiani, sarebbe
almeno desiderabile avere quello delle Suore di Maria Ausiliatrice, purché sarebbero nel
caso d’insegnare la gioventù dell’uno e l’altro sesso ed aiutare i bisogni della Parrocchia.
Vostra Riverenza è pregata caldamente al più presto possibile di far conoscere le sue gra-
dite intenzioni sul proposito rendendosi da tutti grazie vivissime...”327.
[segue]
326 Boscia Teodorico, nato il 26 aprile 1868 a Greci (Avellino), entrò nell’istituto S.
Cuore di Roma nel 1888 e fece il noviziato a Foglizzo (1888-1889); emise la professione per-
petua a Torino nell’istituto di Valsalice l’11 ottobre 1889, dopo gli studi di teologia fatti a To-
rino, fu ordinato sacerdote a Lucca il 19 maggio 1894; per gravi necessità familiari chiese di
uscire dalla congregazione “ad tempus” il 10 marzo 1898 ed ottenne la dispensa il 19 aprile
1898; dopo sei anni, con il consenso di don Rua, nell’ottobre del 1904 accettò la parrocchia di
Orsara di Puglia (Foggia); il 23 luglio 1929 chiese a don Filippo Rinaldi di potere rientrare in
congregazione, ma il vescovo di Foggia, mons. Fortunato Farina, espresse il desiderio che con-
tinuasse a lavorare in parrocchia, per cui don Rinaldi nel luglio del 1931 lo invitò a restare in
diocesi; cf ASC B 229 Boscia Teodorico, carteggio; ASC D 879 Morti e usciti al 1908, Boscia
Teodorico, p. 88.
327 ASC F 979 Greci, lett. Lauda – Rua, Greci [s. g.] settembre 1894; FDR mc. 3071 C
1/4. La risposta negativa indicata sulla lettera porta la data 22 settembre 1894.