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FONTI
VALDOCCO 1884
PROBLEMI DISCIPLINARI E PROPOSTE DI RIFORMA
Introduzione e testi critici
José Manuel Prellezo
I. INTRODUZIONE
In occasione del Io centenario della «Lettera di don Bosco da Roma del 10
maggio 1884», ne fu pubblicata l'edizione critica nelle due redazioni conservate:
la redazione breve, diretta ai giovani, e quella lunga, diretta alla comunità
salesiana dell'Oratorio di Torino-Valdocco.
«Alla forma breve — scrive P. Braido nelle pagine introduttive — sembrano
pure riferirsi preoccupazioni e interessi particolarmente accentuati a Valdocco
nelle settimane e nei mesi successivi al ritorno di Don Bosco da Roma. Ricorre
insistente il problema dell' ‘ordinamento’ dell'Oratorio e, soprattutto della
'riforma' disciplinare, morale e religiosa della comunità giovanile, con speciale
attenzione alla comunità studentesca, che alimentava le prevalenti speranze di
nuove 'vocazioni', ecclesiastiche e salesiane».1
1. Una inchiesta tra i membri del consiglio della casa
In appendice ai testi critici dell'edizione citata, sono state pure raccolte dal
curatore «alcune testimonianze coeve» di notevole interesse per illustrare il
contesto in cui la nota lettera da Roma fu scritta; in particolare: brani tratti dai
verbali delle riunioni del Capitolo superiore (oggi Consiglio generale) della
Società salesiana, e documenti riguardanti l'inchiesta che don Giovanni Bonetti
realizzò, tra i responsabili dell'Oratorio di San Francesco di Sales, nel mese di
giugno del 1884, sulla situazione morale e religiosa della sezione studenti.
1 P. BRAIDO, La lettera di don Bosco da Roma del 10 maggio 1884, in RSS 3 (1984) 319:
cf anche: P. BRAIDO (ed.), Due lettere da Roma del 10 maggio 1884, in: G. Bosco, Scritti
pedagogici e spirituali a cura di J. Borrego, P. Braido, A. Ferreira, F. Motto, J.M. Prellezo.
Roma, LAS 1987, 267-303.

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José Manuel Prellezo
In saggi precedenti, anch'io ho avuto occasione di accennare all'importanza
di tali testimonianze e di riportare estratti significativi per conoscere momenti
rilevanti della «vita quotidiana a Valdocco».2 Nel presente contributo mi propon-
go di offrire l'edizione di tutti i documenti relativi all' «inchiesta Bonetti» custo-
diti nell'Archivio Salesiano Centrale (ASC) di Roma.
Alcuni rapidi cenni, in questa Introduzione, ai temi discussi nelle riunioni
del Capitolo superiore e alle decisioni prese da don Bosco e dal massimo organi-
smo di governo della Società salesiana in ordine al miglioramento dell'Oratorio di
Torino offriranno elementi utili per delimitare significato e portata dei testi critici
ora editi.
Il 19 maggio 1884, nella prima riunione capitolare presieduta da don Bosco
dopo il suo ritorno da Roma, don Giovanni Bonetti, consigliere del Capitolo su-
periore, propose di «tenere un'altra conferenza pel buon andamento della casa».
La conferenza proposta ebbe luogo il 5 giugno. Nei verbali della seduta, il segre-
tario, don Giovanni Lemoyne, riporta un'ampia relazione dell'intervento di don
Bosco, che comincia così: «Si tratta di vedere e di studiare ciò che debba farsi e
ciò che debba evitarsi per assicurare la moralità fra i giovani e per coltivare le
vocazioni. Già si stabilirono varie norme nel Capitolo generale che sono stampa-
te. È cosa dolorosa il vedere come tanti giovanetti dei quali le cose van bene sul
principio, giunti alla quinta ginnasiale sono tutti mutati. Si è già osservato che
molti della IV e della V invece di consacrarsi per lo stato Ecclesiastico si decido-
no per le università e per gl'impieghi».3
Nella stessa seduta del 5 giugno, don Bosco decise di stabilire «una com-
missione che studi sulle disposizioni da seguirsi per promuovere la moralità nel-
l'Oratorio». Furono eletti membri di detta Commissione: don Rua, don Bonetti,
don Lazzero, don Durando e don Cagliero. Essi dovevano radunarsi il lunedì
successivo, 9 giugno, alle 2½ pomeridiane, «per comunicarsi le proprie maturate
riflessioni». Don Bonetti fu «incaricato di chiedere privatamente i pareri dei
membri del Capitolo della Casa e dei singoli maestri e farne relazione alla Com-
missione Lunedì».
2 Si possono vedere, per esempio: Fonti letterarie della circolare «Dei castighi da inflig-
gersi nelle case salesiane», in «Orientamenti Pedagogici» 27 (1980) 625-642; Dei castighi da
infliggersi nelle case salesiane. Una lettera circolare attribuita a don Bosco, in RSS 5 (1986)
263-308; Valdocco (1866-1888). Problemi organizzativi e tensioni ideali nelle «conferenze» dei
primi salesiani, in RSS 8 (1989) 312-316.
3 ASC 0592 Verbali delle riunioni del Capitolo superiore. I brani citati a continuazione,
salvo diversa precisazione, sono stati tratti da questi verbali redatti da don Lemoyne nella data
indicata nel testo; cf anche MB XVII, 181-193; «Moralità tra gli allievi», in: Deliberazioni del
secondo capitolo generale della Pia Società salesiana tenuto in Lanzo Torinese nel settembre 1880.
Torino, Tip. Salesiana 1882, 53-56.

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Valdocco 1884
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Tra i documenti depositati nell'ASC, è disponibile la «Relazione» autografa
di don Giovanni Bonetti «sui rimedii da adottarsi pel benessere mo-rale e religioso
dei giovani studenti dell'Oratorio», datata precisamente a Torino il 9 giungo 1884.
Prima di questa data, diversi membri del consiglio della casa avevano indirizzato
al responsabile della Commissione scritti in cui manifestavano con schiettezza il
proprio parere sui disordini avvertiti a Valdocco e sui rimedi da adottare per supe-
rarli. In qualche caso, lo scritto era frutto di un preciso accordo preso in precedente
conversazione con don Bonetti.
Nei verbali delle riunioni del Capitolo superiore tenute dopo il 9 giugno non
troviamo riferimenti espliciti ai lavori della citata Commissione. Si accenna però
più d'una volta a temi e problemi che hanno chiari agganci con temi e problemi
emersi in quella sede. Il 30 giugno, «D. Bonetti sottentra a parlare sull'assistenza
de' giovani, sulle camerate aperte lungo il giorno». Il 4 luglio: «D. Bosco entra a
parlare della riforma della casa dell'Oratorio. Ho esaminato il Regolamento che si
praticava ai tempi antichi e dico essere persuaso che devesi praticare eziandio ai
giorni nostri lo stesso poiché provvede e antivede tutti i bisogni. Bisogna che il
direttore comandi. Che sappia bene il suo regolamento e sappia bene il regola-
mento degli altri e tutto quello che debbono fare. Che tutto parta da un solo prin-
cipio. Adesso vi è in cominciamento un rilassamento in questa unità. Uno dice
non è mia la responsabilità; l'altro la rifiuta. Tutti comandano e quindi ne viene
sconcerto».
Su questi punti sicuramente tutti i capitolari erano d'accordo. Si trattava di
una esigenza ribadita, a più riprese, soprattutto nella seconda metà degli anni '70.
Non tutti si mostrarono invece favorevoli, in un primo momento, alle disposizioni
che don Bosco intendeva prendere nei confronti della 4a e 5a ginnasiale «per assi-
curare la moralità» a Valdocco, cioè «di far avvertire i giovani che l'anno venturo
non saran ricevuti nelle due classi superiori se non quelli che vogliono abbraccia-
re lo stato Ecclesiastico e che l'oratorio non assicura agli allievi gli esami di li-
cenza ginnasiale». Don Celestino Durando motivava così il suo punto di dissenso:
«questa misura farà sì che più non vengano i giovani d'impegno e che invece re-
steranno i mediocri; che certuni che si vogliono esclusi non mancheranno di veni-
re; che è solo [lo] studio e l'aiuto a questo che alletta i giovani ad essere buoni».4
In queste osservazioni del consigliere scolastico della Congregazione si in-
dividuavano rischi reali. Tuttavia don Bosco preferì troncare la discussio-
4 ASC 0592 Verbali (4.7.1884). Ho esaminato questo argomento nel saggio già citato nel-
la nota 2: Valdocco (1866-1888), 315-318.

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José Manuel Prellezo
ne. Si legge infatti nei verbali di Lemoyne il 4 luglio: «D. Bosco risponde che
non vuole essere contrariato in questo suo disegno e che vuole essere coadiuvato
in questo progetto che ritiene essere il migliore per raggiungere il fine suo — D.
Durando ritira le sue osservazioni».5
Tre giorni dopo, don Bosco parlò ancora una volta sull' «unità di direzione»,
ed espresse senza ambiguità il suo punto di vista su alcuni aspetti dell'ordinamen-
to della casa: «1. Si accettino fra gli studenti solamente coloro che hanno volontà
di abbracciare lo stato Ecclesiastico e preferibilmente coloro che danno qualche
indirizzo di farsi Salesiano — 2. Siano severamente allontanati coloro che dices-
sero, insinuassero o facessero cose biasimevoli contro alla moralità. Non si tema
di usare in ciò troppo rigore — 3. Chi non frequenta la Santa Comunione ed è
trascurato nelle pratiche di pietà si metta ad un mestiere; non mai allo studio».
Sono orientamenti e direttive miranti ad un «disegno» che puntava su obiet-
tivi abbastanza precisi: la sezione studenti di Valdocco concepita come un vero
seminario o casa di formazione di futuri sacerdoti salesiani. E in questa cornice
vanno lette determinate decisioni particolarmente severe.
Nel mese di settembre 1884, non senza vivaci discussioni e qualche contra-
sto tra i membri del Capitolo superiore, si giunse a una nuova struttura nel gover-
no dell'Oratorio, diventato ormai «troppo numeroso». Furono costituiti due diret-
tori: don Giovanni Battista Francesia, per la «sezione studi», e don Giuseppe
Lazzero, per la «sezione arti».
La misura però non dovette dimostrarsi molto soddisfacente, se già nel 1887
troviamo a Valdocco un unico direttore nella persona di don Domenico Belmon-
te.6
2. Gli autori delle testimonianze
Non tutti gli scritti sono firmati. Dall'analisi della grafia risulta tuttavia rela-
tivamente agevole identificarne l'estensore. Sebbene qualche volta non sia indica-
to il nome del destinatario, dai contenuti si evince con tutta
5 L'anno seguente, nella riunione capitolare del 16 settembre 1885, «D. Rua presenta il
progetto proposto da D. Bosco per l'abolizione della Quinta ginnasiale all'Oratorio — D. Bo-
sco aggiunge che questa abolizione intende riguardare le case di beneficenza e queste sole»
(ASC 0592 Verbali [16.9.1885]).
6 Cf Società di San Francesco di Sales. Anno 1887. [Torino, Tip. Salesiana] 1887. Dal ca-
talogo o elenco generale, pubblicato annualmente, sono stati ricavati alcuni dei dati utilizzati
nei paragrafi seguenti. Su don Domenico Belmonte (1843-1901) cf BS 25 (1901) 69-70.

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Valdocco 1884
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probabilità che sono documenti prodotti in occasione dell'inchiesta Bonetti. Una
delle testimonianze è indirizzata direttamente a don Bosco, ed è firmata da un
giovane assistente, Tommaso Pentore. Le riflessioni di questi, non datate, solle-
vano «problemi identici a quelli suscitati dall'inchiesta di Don Bonetti; dovrebbe-
ro, quindi, collocarsi tra maggio e giugno del 1884».7
Gli autori delle testimonianze inviate al redattore della relazione finale, era-
no persone qualificate che potevano conoscere bene e direttamente i fatti che
raccontano, in quanto membri del consiglio di Valdocco e responsabili della di-
sciplina generale e della amministrazione, degli studi, della vita di pietà e del
settore economico di tutta la casa o della sezione studenti. Infatti, tutti tranne uno
di essi, don Giacomo Ruffino, si trovavano ormai da alcuni anni alla casa madre
della Società salesiana, e, nel 1884, vi occupavano le cariche di prefetto, vice
prefetto, catechista studenti, consigliere scolastico.
Nel tracciare in seguito un essenziale profilo di ognuno degli autori, si terrà
presente l'ordine in cui i rispettivi contributi vengono qui editi.
2.1. Tommaso Pentore (1860-1908)
Tommaso Pentore, nel corso 1882-1883, si trovava, come chierico militare a
Valdocco, e nei corsi 1883-1884 e 1884-1885 come chierico assistente sempre a
Valdocco. Era nato a Viarigi (Italia) il 6 ottobre 1860. Entrò ragazzo all'Oratorio
e decise, molto giovane, di rimanere con don Bosco. Fece la professione a Lanzo
il 5 ottobre 1877. Fu ordinato sacerdote il 19 dicembre 1885. Morì a San Colom-
bano al Lambro (Italia) l'8 febbraio 1908.
«Fu brillante ed efficace predicatore. Per qualche tempo dedicò pure la sua
attività all'assistenza degli operai italiani addetti al traforo del Sempione».8
Tra i suoi scritti: Disordini e lacrime. Libro per i giovanetti (1893); Le mis-
sioni salesiane in America (1898); Nostra Madre (1904); II Sacro Cuore (1907).
7 BRAIDO, La lettera, 356.
8 Dizionario biografico dei salesiani a cura dell'Ufficio Stampa Salesiano. Torino.
[Scuola Grafica Salesiana 1969], 217.

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2.2. Stefano Febraro (1856-)
Don Stefano Febraro, nei corsi scolastici dal 1879-1880 al 1881-1882, fece
parte del capitolo della casa dell'Oratorio, come consigliere, e, nei corsi 1882-
1883 al 1884-1885, come consigliere scolastico, sempre a Valdocco. Nell'Elenco
generale della Società di San Francesco di Sales, il suo cognome appare con la
grafia: Febbraro. Era nato a Castelnuovo d'Asti (Alessandria) il 21 settembre
1856. Entrò all'Oratorio di Torino il 19 ottobre 1867, dove fece gli studi ginnasia-
li. Fece la prima professione religiosa nella Congregazione salesiana nel 1873 e la
perpetua nel 1876. Fu ordinato sacerdote il 7 giugno 1879. Ottenne la patente
elementare inferiore a Novara nel 1874; il diploma di licenza liceale a Torino nel
1886. Fu direttore a Firenze (1885-1900) e a Trino Vercellese (1900-1901). Uscì
poi di Congregazione (1901).9
2.3. Domenico Canepa (1858-1930)
Don Domenico Canepa, nel corso scolastico 1882-1883 e 1883-1884, disim-
pegnava la carica di catechista degli studenti a Valdocco. Nella seduta del 4 set-
tembre 1884 i membri del Capitolo superiore discussero, come si è ricordato, il
problema della nomina di un nuovo direttore per gli studenti di Valdocco. Negli
interventi di don Rua e di don Bosco troviamo punti di vista differenziati nei
confronti del catechista: «D. Rua [...] crede che con D. Francesia D. Canepa potrà
riuscire e continuare nel suo uffizio. Si potrebbe provare ancora per un anno e
allora forse acquisterebbe quella calma che è necessaria». Don Bosco pensa inve-
ce «che ora D. Canepa all'Oratorio sarebbe fuori di posto e lo manderebbe in altro
collegio più piccolo per esempio Varazze — D. Barberis dice che metterebbe D.
Canepa tra i figli di Maria».
Nell'Elenco generale della Società salesiana del 1885, don Domenico Ca-
nepa appare ormai come catechista degli studenti nella casa di Nizza Marittima.
Morì a Portici (Italia) il 6 gennaio 1930.
2.4. Secondo Marchisio (1857-1914)
Don Secondo Marchisio negli anni dal 1880 al 1882 disimpegnò la carica di
vice prefetto nella casa di Valdocco, e, nel 1883 e 1884, quella di pre-
9 Sull'intervento di don Febraro al Congresso cattolico di Fiesole (1896) cf P. STELLA, I
salesiani e il movimento cattolico in Italia, in RSS 2 (1983) 225.

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Valdocco 1884
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fetto. Negli ultimi paragrafi della lettera da Roma del 10 maggio, è citato preci-
samente il suo nome: «Il giorno della festa di Maria S.S. Ausiliatrice mi troverò
con voi innanzi all'effigie della nostra amorosissima madre. Voglio che questa
festa si celebri con ogni solennità e D. Lazzero e D. Marchisio pensino a farci
stare allegri anche in refettorio». Nel 1886 fu inviato, come prefetto, alla casa di
Lanzo Torinese. Era nato a Castelnuovo d'Asti (Alessandria) il 15 gennaio 1857.
Entrò all'Oratorio il 1° ottobre 1873. Fece la professione perpetua il 26 settembre
1877. Ordinato sacerdote il 20 settembre 1879. Fu direttore a Torino-Oratorio
(1903-1910), Manfredini in Este (1910). Morì a Bologna (Italia) il 20 maggio
1914.
2.5. Serafino Fumagalli (1855-1907)
Don Serafino Fumagalli occupava, nel 1883-1884, la carica di vice prefetto
a Valdocco, e, nel 1885-1886, quella di prefetto esterno, sempre all'Oratorio di
Valdocco. Era nato a Casatenovo (Como) il 18 giugno 1855. Entrò nel collegio di
Borgo San Martino il 15 ottobre 1872, dove frequentò gli studi ginnasiali. Fece i
voti triennali il 27 settembre 1876, e quelli perpetui il 1o novembre 1879. Morì a
Torino il 17 luglio 1907.
2.6. Giacomo Ruffino (1850-1913)
Don Giacomo Ruffino, negli anni 1884 e 1885, fece parte del capitolo della
casa dell'Oratorio di Valdocco come consigliere. Nel 1886 fu inviato, come con-
sigliere scolastico, alla casa di Lanzo Torinese. Era nato a Giaveno (Torino) il 1o
novembre 1850. Entrò all'Oratorio dove frequentò gli studi di filosofia. Fece la
professione perpetua a San Benigno il 12 settembre 1882. Ordinato sacerdote il
10 marzo 1883. Ottenne il diploma di ginnasio inferiore a Torino nel 1883. Fu
direttore a Marsala (1892-1894), Cuorgnè (1896-1904), Intra (1904-1906). Alcu-
ne delle sue poesie furono pubblicate sulle pagine del «Bollettino Salesiano»
(1892, 150-151). Morì a Frascati (Italia) il 1o giugno 1913.
2.7. Giovanni Bonetti (1838-1891)
Giovanni Bonetti nel 1884 copriva la carica di consigliere del Capitolo supe-
riore della Società di San Francesco di Sales. Era nato a Caramagna (Cuneo) il 5
novembre 1838. A 17 anni iniziò le scuole regolari all'Oratorio. Nel 1859 formò
parte del primo gruppo che aderì al progetto di don Bosco di dare vita ad una
nuova società religiosa impegnata al servizio dei giovani

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José Manuel Prellezo
bisognosi. Ordinato sacerdote il 21 maggio 1864, occupò mansioni di responsabi-
lità: Direttore spirituale della Società salesiana (1886), primo direttore e principa-
le redattore del «Bollettino Salesiano» (1877). «Aveva vero genio di pubblicista.
Mente aperta, vivezza di immaginazione e penna sciolta, sapeva abilmente co-
gliere i fatti, esporli, discuterli e trarne le opportune conclusioni. Polemista nato,
diede prova di questa sua indole in pubblicazioni di occasione contro protestanti e
anticlericali».10
Morì a Torino il 5 giugno 1891. Diede alla luce numerosi scritti, prevalen-
temente di carattere agiografico, ascetico e polemico. Tra i più significativi: Vita
del giovane Ern. Saccardi (1868), Il Cuor di Gesù (1877), Biografia di salesiani
defunti (1878), Un grido d'allarme contro i protestanti (1886), Cinque lustri di
storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales (1892).11
2.8. Giovanni Battista Lemoyne (1839-1916)
Giovanni B. Lemoyne nel 1884 ricopriva la carica di segretario del Capitolo
superiore della Società salesiana. Era nato a Genova il 2 febbraio 1839 da una
agiata famiglia di origine francese. Il padre, Luigi, medico della Real Casa, di-
simpegnò importanti incarichi pubblici. «La madre, contessa Angela Prasca, era
donna di grande altezza spirituale e dall'intensa religiosità».12 Fu ordinato sacer-
dote il 14 giugno 1862. Dopo un determinante incontro con don Bosco il 10 otto-
bre 1864, don Lemoyne decise di farsi salesiano. Professando i voti perpetui il 10
novembre 1865. Fu direttore del collegio di Lanzo Torinese (1865-1877). Nel
1877 fu inviato da don Bosco a Mornese (Alessandria) e poi a Nizza Monferrato
come direttore spirituale dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, recente-
mente fondato. Nel mese di novembre del 1883 fu chiamato a Valdocco come
segretario di don Bosco e del Capitolo superiore e come redattore del «Bollettino
Salesiano». Morì a Torino il 14 settembre 1916.
Tra i numerosi scritti di Lemoyne ricordiamo: Biografia del chierico Mazza-
rello Giuseppe (1870), Cristoforo Colombo e la scoperta dell'America (1873),
Fernando Cortei [sic] e la scoperta del Messico (1875), Bartolomeo
10 Dizionario, 46.
11 Cf G. B. FRANCESIA, D. Giovanni Bonetti. San Benigno Canavese, Tip. Salesiana 1894.
12 P. BRAIDO - R. ARENAL LLATA, Don Giovanni Battista Lemoyne attraverso 20 lettere a
don Michele Rua, in RSS 7 (1988) 92; E. CERIA, Profili dei capitolari salesiani morti dall'anno
1865 al 1950. Colle Don Bosco (Asti), LDC 1951, 382-400; D. Giovanni Battista Lemoyne, in
BS 40 (1916) 10, 291-295.

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Valdocco 1884
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Las Casas ovvero Il protettore universale degli Americani (1879), Avventure dei
missionari salesiani in un viaggio al Chili (1887), La Madonna di don Bosco
(1889), Memorie biografiche di don Giovanni Bosco, vol. I a IX (18981917), Vita
del Ven. Giovanni Bosco, 2 voli. (1911-1913).
3. I documenti
I documenti riguardanti «l'inchiesta Bonetti» si conservano in: ASC 38 To-
rino S. Francesco di Sales fase. LXV, nuova collocazione: CA4601.
Le osservazioni del chierico Tommaso Pentore, scritte con calligrafia chiara
ed elegante con inchiostro nero, occupano le tre prime pagine di un foglio doppio
non rigato di carta da lettera bianca oscurata dal tempo, che porta l'intestazione:
Oratorio di San Francesco di Sales Torino, Via Cottolengo, N. 32, formato
135x205 mm., margine sinistro di 20 mm. Micr. 240B8-240B10.
I rilievi e proposte di don Stefano Febraro ricoprono le otto pagine di due
fogli quadrettati non rigati, senza alcuna intestazione, formato 135 x 210 mm.
Micr. 240C1-240C8. Si avvertono nel testo, scritto in generale accuratamente con
inchiostro nero, alcune cancellature che non risulta agevole attribuire con sicu-
rezza all'autore. Nella presente edizione si è preferito riportare il testo integrale,
indicando nell'apparato tecnico le frasi cancellate non sempre coerentemente.
La prima esposizione di don Domenico Canepa, datata all’8 giugno '84, è
scritta con grafia regolare e inchiostro violaceo; essa occupa le sette prime pagine
di due fogli doppi rigati, formato 134 x 212 mm. Micr. 240C9240D3.
Alcuni giorni più tardi, il 13 giugno, don Canepa invia a don Bonetti una
«piccola aggiunta» con nuove osservazioni contenute nelle tre prime pagine di un
doppio foglio, formato 132 x 205 mm. Micr. 240D4-240D6. I fogli utilizzati non
sono intestati. Nel margine superiore della prima pagina dei due scritti, don Ca-
nepa premette la sigla: W.G.G.M. [Viva Gesù, Giuseppe, Maria].
Don Secondo Marchisio scrive il suo «promemoria», con inchiostro nero e
grafia poco aggraziata, sulle due prime pagine di un foglio da lettera, che porta
l'intestazione: Oratorio di S. Francesco di Sales, Torino, Via Cottolengo, N. 32,
formato 132 x 208 mm. Micr. 240B11-240B12.
Lo scritto «Alcune cause dei vari disordini che avvengono in casa» occupa
le quattro pagine di un foglio da lettera, intestato: Oratorio di San Francesco di
Sales, Torino, Via Cottolengo, N. 32, formato 134 x 209 mm.

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José Manuel Prellezo
Micr. 240D7-240D10. Vi si avvertono numerose cancellature dovute certamente
alla penna dell'estensore del testo. Lo scritto non è firmato, né datato. Dall'esame
della grafia si può concludere con tutta probabilità che l'autore dell'esposizione è
don Serafino Fumagalli. In calce alla terza pagina si trova la sigla: D.F.S., che
corrisponde probabilmente alla firma abbreviata dell'allora vice prefetto dell'Ora-
torio di Valdocco (Don Fumagalli Serafino).13
Non sono firmate né datate neppure le osservazioni e proposte attribuibili,
sulla base di specifiche caratteristiche grafiche, a don Giacomo Ruffino, membro
del Capitolo dell'Oratorio. È la conclusione che emerge dal confronto dello scritto
con le «Osservazioni» riportate in appendice, inviate nel 1889 al direttore di Val-
docco e firmate precisamente da don Giacomo Ruffino.14 Il testo scritto con in-
chiostro nero ricopre tre pagine di un foglio di quattro, rigato, non intestato, for-
mato 155 x 210 mm. Di questo documento non è stata eseguita la microschedatu-
ra.
La «Relazione» stilata da don Giovanni Bonetti costituisce sicuramente il
documento che questi dovette presentare alla Commissione stabilita nella adu-
nanza del Capitolo superiore, tenuta il 4 giugno '84. Il testo manoscritto occupa le
quattro pagine di un foglio di carta da lettera, rigato, con l'intestazione solita:
Oratorio di San Francesco dì Sales, Torino, Via Cottolengo, N. 32, formato 133
x 209 mm. Micr. 240D11-240E2.
Benché il documento intitolato «Disposizioni generali» non ne porti la fir-
ma, si può dire con sicurezza che esso fu scritto da don Giovanni Lemoyne, se-
gretario del Capitolo superiore, probabilmente dopo la relazione di don Bonetti.
Alcune poche espressioni, scritte abbreviatamente, sono di non facile lettura. Il
contributo riguardante il tema di Valdocco occupa le prime dieci pagine di un
quaderno di sedici pagine, formato da quattro doppi fogli, rigati, inseriti l'uno
nell'altro. Il formato delle pagine è di 153 x 210 mm. Micr. 240E3-240E12.
Oltre i manoscritti autografi qui descritti, nella stessa cartella custodita nel-
l'ASC (38 Torino), si conserva una copia allografa di tutti i documenti, tranne di
quello stilato da don Giacomo Ruffino. Tale fatto può essere messo in relazione
con l'assenza di microschedatura a cui si è accennato sopra.
13 Cf BRAIDO, La lettera, 365.
14 Cf anche BRAIDO, La lettera, 367.

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2.1 Page 11

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Valdocco 1884
45
4. Alcuni temi significativi
I titoli di due delle testimonianze — «Relazione sui rimedii da adottare pel
benessere morale e religioso dei giovani studenti dell'Oratorio» e «Disposizioni
generali» — sono assai indicativi. Almeno i contenuti del primo documento co-
stituiscono una risposta concreta alle decisioni prese da don Bosco e dai suoi
collaboratori nella riunione capitolare del 5 giugno '84.
La «Relazione» di Bonetti fu fatta dopo aver sentito il parere dei membri del
consiglio di Valdocco e dei singoli maestri. Nelle «Disposizioni generali», stilate
da don Lemoyne, si riprendono in particolare, e spesso letteralmente, numerosi
testi tratti dagli scritti di don Fumagalli e di don Ruffino. Non risulta agevole
appurare se la redazione risponda a una iniziativa personale dell'autore o a un
preciso impegno da lui assunto come segretario di don Bosco e del Capitolo su-
periore della Società salesiana.
Talvolta riecheggiano, negli appunti di don Lemoyne, rilievi negativi che si
trovano già nella lettera da Roma: «I superiori non sono mai in mezzo ai giova-
ni». Non solo da queste sottolineature, ma anche dall'insieme della inchiesta
promossa tra i salesiani di Valdocco emerge una visione assai pessimistica del
clima che vi regnava e che è già tratteggiato nella lettera dell' 84, nella redazione
breve indirizzata da don Bosco ai giovani.15
Esistono, ovviamente, nelle diverse testimonianze, aspetti e accentuazioni
particolari; ma, tanto nella diagnosi della situazione come nella terapia proposta,
sono notevoli i punti di convergenza. Determinati temi si ripetono con caratteri-
stica insistenza.
C'è in particolare un argomento sul quale i pareri sono praticamente unani-
mi, sia riguardo alle carenze denunciate, sia riguardo alle indicazioni suggerite
per porvi rimedio. È questo: si considera fonte principale dei disordini avvertiti a
Valdocco il fatto che, nell'«oceano di superiori», i giovani non trovano un vero
punto di riferimento; e si propone, quindi, che il direttore occupi il posto che gli
corrisponde nella casa, e faccia veramente la parte assegnatagli dai regolamenti.
Talora la richiesta al riguardo è espressa in forma perentoria, e si dice che il diret-
tore deve essere «capo assoluto, il quale tenga uniti gli animi e le forze ora dissi-
pate».16
Viene richiamata così, benché espressa con termini meno sfumati, la vecchia
istanza dell' «unità di direzione» a Valdocco. Sappiamo che nelle adunanze del
Capitolo superiore e nelle conferenze dei responsabili della ca-
15 Cf BRAIDO, La lettera, 319. Su questo punto si può vedere ancora il saggio citato nella
nota 2: Valdocco (1866-1888).
16 Cf testimonianza [2] di don Stefano Febraro, nn. 4-5.

2.2 Page 12

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46
José Manuel Prellezo
sa, fin dagli anni '70, era emersa più volte tale istanza, come una questione urgen-
te. Don Bosco stesso ne aveva rilevato l'importanza, anche nell'intervento riferito
nei verbali del Capitolo superiore pochi giorni dopo l'inchiesta Bonetti, che è
stato già riprodotto nei paragrafi precedenti.
Altri punti, pur significativi, mettono l'accento su aspetti più volte emersi
negli incontri del personale di Valdocco: rilievo dato all'assistenza e lagnanze
sull'abbandono della medesima; mancanza di fiducia e un certo clima di sospetto;
necessità di allontanare dalla casa i giovani pericolosi; cura dell'insegnamento del
catechismo, ruolo della persona del catechista; rilevanza delle conferenze setti-
manali; accordo tra i diversi membri del consiglio per il buon andamento della
casa.
5. La presente edizione
I criteri di edizione sono sostanzialmente gli stessi tenuti presenti nella pub-
blicazione dei precedenti documenti riguardanti la vita quotidiana di Valdocco.
Per una informazione più dettagliata si rimanda alle pagine introduttive ai mede-
simi.17 Basti ricordare qui che il curatore ha inteso offrire un testo rigorosamente
fedele ai documenti originali. La fedeltà ai manoscritti è stata coniugata con l'esi-
genza di leggibilità dei testi critici. Tenendo conto però delle caratteristiche spe-
cifiche dei vari manoscritti ora pubblicati, sono state sviluppate solo le abbrevia-
zioni che offrono difficoltà di lettura, riportandone nell'apparato delle varianti la
forma originale. Si è preferito anche conservare l'uso delle maiuscole in alcuni
nomi comuni. Benché non sempre utilizzate regolarmente dai redattori, esse po-
trebbero suggerire accentuazioni o sfumature forse non prive di significato.
Nell'ordine di presentazione dei diversi scritti indirizzati a don Bonetti si è
tenuto conto della data segnata in calce ad alcuni di essi. In seguito sono stati
collocati quelli non datati. Tuttavia si è voluto mettere in prima posizione la lette-
ra inviata a don Bosco, e in chiusura la «Relazione» finale di don Bonetti e le
«Disposizioni generali» di don Lemoyne. Anche queste ultime furono stilate dal
segretario del Capitolo superiore tenendo davanti, per lo meno, alcune delle te-
stimonianze indirizzate precedentemente al relatore della commissione incaricata
di studiare la situazione morale e religiosa dell'Oratorio di Valdocco.
In appendice, si è riportato il testo delle «Osservazioni intorno all'an-
17 Cf in particolare: L'Oratorio di Valdocco nelle «Conferenze capitolari» (1866-1877),
in RSS 10 (1991) 79-80.

2.3 Page 13

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Valdocco 1884
47
damento scolastico e morale» dell'Oratorio inviate al direttore della casa, don
Domenico Belmonte, da un membro del consiglio, don Giacomo Ruffino. Lo
scritto è datato al 21 luglio 1889, pochi mesi dopo la morte di don Bosco. Vi si
ripropongono temi e proposte che conosciamo. Sono anche questi spunti di
notevole interesse per accostare la situazione della comunità studentesca di
Valdocco, dopo un quinquennio dall'inchiesta del '84, esposti da uno dei
protagonisti.
ABBREVIAZIONI
add
= addit, additum
cf
= confer, conferantur
corr
= corrigli, correctum (quando la correzione di una parola o di una frase
è fatta utilizzando elementi della parola o frase corretta)
del
= delet (cancella con un tratto di penna)
emend = emendat (quando la correzione è fatta con elementi completamente
nuovi rispetto alla parola o alla frase corretta)
emend ex ... = emendato da parola cancellata e illegibile.
inf lin = infra lineam
iter
= iterat, riscrive
lin subd = linea subducta (sottolineato, corsivo)
marg
= margo, in margine (inf = inferiore; sup = superiore; dext = laterale
destro; sin = laterale sinistro)
om
= omittit
post
= dopo
sine
= senza
sl
= super lineam
B
= Bonetti
C
= Canepa
F
= Febraro
G
= Fumagalli
L
= Lemoyne
M
= Marchisio
P
= Pentore

2.4 Page 14

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Valdocco 1884
49
IL TESTI
[TESTIMONIANZE RIGUARDANTI «L'INCHIESTA BONETTI»]
[1]
[p. i]
M.R. e Cariss.mo Sig. D. Bosco
Le faccio perdere un tempo prezioso col riferirle cose, che pare si avrebbero
piuttosto a comunicare ad altri; ma a che prò, se non sono prese da questi in consi-
derazione?
Colla scusa or del non darle dispiacere, or perchè tanto la S.V. non potrebbe porvi 5
rimedio, si lasciano andar male le cose, le quali, palesate a Lei, sarebbero subito ag-
giustate con una parola a questi o a quello.
La pregherei però a non voler esporre il mio scritto ad altri superiori, i quali tanto
sono già informati della cosa, ed anche per evitarmi la taccia di censore, mentre, a
ragione, avrei piuttosto da riveder le buccie a me stesso.
10
Vi è vera mancanza d'assistenza ed una gran noncuranza di ciò che rispetta la con-
dotta dei giovani studenti. E questo non per difetto di assistenti; ma perchè ciascuno
dice, di non essere assecondato dal superiore, il quale non cura le loro lagnanze, anzi
[p. 2] pare che | mostri dispiacere in vedere che si prende interesse all'assistenza.
È tempo si aggiustino queste malintese.
15
Ad esempio, per quindici e più giorni i giovani della 5a ginnas.le passarono il tempo
di scuola, di studio e specialmente il dopopranzo nella camerata sdraiati sui letti sot-
to il titolo di ripassare insieme. Eppure non si provvide mai, benché ciascun dei 4 su-
periori dell'Oratorio fosse informato, anzi avesse visto coi suoi proprii occhi. D.
Febbraro si lascia cader le braccia al vedersi solo per tutto; gli altri si lamentano di 20
non essere assecondati da chi di ragione, il Direttore non mostra di muoversi. E in-
tanto i giovani si rovinano; ed ancora oggi sono lasciati soli quasi tutta la giornata
nella loro scuola o pel cortile, sì che se ne trovano in tutti i buchi della casa.
Sono pure due mesi e più che in ciascun giorno dopo pranzo, colla scusa di studiare,
si vede la scala che mette alla camera di D. Durando e su accanto alla chiesa piccola
25
[p. 3] piena di giovani, eppure nessun mai lo | proibì in pubblico.
11 noncuranza corr ex negligenza P2
16 per corr ex... P2
18 dei 4 add sl P2
20 Cf testimonianza [2] di don Febraro, nn. 4-20.
21 Il direttore dell'Oratorio di Valdocco era, nell'anno 1884, don Giuseppe LAZZERO, ci Dia-
rio Oliala e Lazzero, 350-353.
25 Don Celestino DURANDO, cf Diario Chiala e Lazzero, n. 24.

2.5 Page 15

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50 José Manuel Prellezo
Bisognerebbe fare ogni mese una qualche conferenza tra noi assistenti e maestri uni-
tamente ad altro superiore, per intenderci, e affinchè si possano anche meglio cono-
scere i bisogni dell'assistenza e non avvenga che si abbiano a lasciare le cose all'ab-
30 bandono, perchè nessuno vuol prendersi la briga di far il particolare.
Le ripeto la preghiera di non far passare il mio scritto ad altri superiori, che, come
già altra volta, lo prenderebbero in male parte e ne riceverei poi per tutta ricompen-
sa alla fin dall’anno lo sfratto dall’Oratorio.
M'accorgo d'aver scritto abbastanza confusamente; mi perdoni la troppa fretta.
35
Sono suo aff.mo figlio
Pentore Tommaso
[2]
Amatissimo Sig. D. Bonetti,
[ p .1 ]
Intorno all'ordinamento interno dell'Oratorio Le espongo qui il mio pensiero, e
la prego di scusarmi se non posso dir cose ben pensate, per causa de' miei esami.
Io credo necessario un capo assoluto, il quale tenga uniti gli animi e le forze ora dis-
sipate; interpreti e faccia applicare le regole da tutti con un solo spirito o collo stesso
metodo; che possa e debba rispondere a Dio ed ai Superiori Maggiori della condotta
de' suoi soggetti, e che adempia interamente con loro gli uffizi assegnati dal Rego-
27 fare corr ex... P2
post mese del o circa, si facesse P2
glio P2
e add sl P2
6 Superiori] Sup. F
28 post intenderci del me-
27-30 «Il Direttore []. Tenga regolarmente le due conferenze prescritte ogni mese - Deli-
berazioni 1882, 23; cf Deliberazioni del capitolo generale della Pia Società salesiana tenuto in
Lanzo Torinese nel settembre 1877. Torino, Tip. e Libreria Salesiana 1878, 47; «Il Consigliere
scolastico procurerà di fare ogni mese una conferenza ai maestri ed a quelli che fanno le ripe-
tizioni, o sono in qualche modo applicati alla direzione degli studii o nell'assistenza degli
alunni» - Deliberazioni 1882, 72; cf anche: Deliberazioni 1878, 16. «Il Consigliere scolastico
[...]. Accolga dai maestri e dagli assistenti i riflessi intorno alla disciplina e moralità degli allie-
vi, per dare loro quelle norme e consigli che egli ravvisasse necessarie» - Regolamento per le ca-
se, Parte prima, Capo V, 10. «Gli assistenti di scuola sono incaricati d'invigilare sulla disciplina
e sul buon ordine per quel tempo e in quella classe, che loro fu affidata, ed in caso di bisogno,
anche sulle altre classi» - Ibid., Capo Vili, 1. «Il primo dovere dei maestri è di trovarsi pun-
tualmente in classe e d'impedire i disordini che sogliono avvenire prima e dopo la scuola» -
Ibid., Capo VI, 1.
4-8 «Il Direttore è il capo dello Stabilimento; a lui solo spetta accettare o licenziare i gio-
vani della Casa, ed è responsabile dei doveri di ciascun impiegato, della moralità e dell'educa-
zione degli allievi. [...] Al Direttore spetta l'aver cura di tutto l'andamento spirituale, scolastico

2.6 Page 16

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[p. 2 ]
[p. 3 ]
Valdocco 1884 51
lam. al Direttore.
Senza questo mi sembra vano ogni altro provvedimento. Dove sono molti Superiori
a ricevere i rapporti e niuno a vedere personalmente e direttamente tutte le cose, ci 10
guadagnano gli imbroglioni più arditi, mentre gli altri si sconfortano, ed entra | il
sospetto, la trascuranza ed il male. È la storia dei chierici e dei giovani dell'Oratorio
da molti anni in qua. Sotto splendide apparenze vedeva sempre nascondersi questa
piaga, che rivolse a molti in sciagura il benefizio di essere all'Oratorio con D. Bosco.
Se Ella pensa come riuscirono qui tanti chierici di buona volontà, come riescano 15
tanti giovani studenti, che di duecento che ci vengono annualmente, più di un terzo
vengono espulsi o si pervertiscono prima di finire i corsi, vedrà quanto sia provvido
il pensiero di D. Bosco di togliere le ragioni di questo male.
Mi perdoni questo sfogo ed abbia pazienza se per fare in fretta scrivo giù in lungo
quello che penso.
20
Stabilito un Direttore assoluto, unico giudice ed interprete ordinario delle regole e
dei doveri, si toglie la cagione principale dei malcontenti; il resto ce lo intenderemo
con lui.
Tuttavia prima di stabilire, vorrei che i Superiori considerassero queste cose, per ciò
che riguarda gli studenti:
25
1o Che questo Direttore debb'essere unicamente per gli studenti, come pure ci vuole
un Prefetto particolare per gli studenti. Altrimenti tra le complicate | relazioni e
il grosso numero dei giovani non potranno adempiere le loro parti, nemmeno se
avessero tutto il buon senso, l'attività e la finitezza di D. Rua. Saremo sempre negli
stessi guai.
30
26 post Direttore del qualunque F2
e materiale» - Regolamento per le case, Parte prima, capo I, 1-3. «Il Rettore sarà il capo del
collegio; egli eserciterà i diritti di padre di famiglia, manterrà il buon ordine, e la disciplina, in-
vigilerà sopra i costumi, gli studi, e la religione. La sua volontà si estenderà sopra tutti gl'indi-
vidui addetti al collegio» - Legge per lo stabilimento dei collegi nella capitale, nelle provinde del
Regno (30 maggio 1807), in: P. PAVESIO, I convitti nazionali dalle prime loro origini ai giorni
nostri con note e appendici. Avellino, Tip. Talimiero E. C. 1885, 265.
11-16 «Si tratta di vedere e di studiare ciò che debba farsi e ciò che debba evitarsi per assi-
curare la moralità fra i giovani e per coltivare le vocazioni. Già si stabilirono varie norme nel
Capitolo generale che sono stampate. È cosa dolorosa il vedere come tanti giovanetti dei
quali le cose van bene sul principio, giunti alla quinta ginnasiale sono tutti mutati» - ASC 0592
Verbali (5.6.1884).
18 «D. Bosco passa a decidere che si stabilisca una commissione che studi sulle disposizioni
da seguirsi per promuovere la moralità nell'Oratorio» - ASC 0592 Verbali (5.6.1884).
27 «D. Cagliero insiste essere necessario nominare due direttori distinti, indipendente un dal-
l'altro ciascuno responsabile per la sua parte, uno per gli studenti e l'altro per gli artigiani.
L'Oratorio è troppo numeroso, le partite troppo diverse perchè un solo possa essere responsa-
bile degli studenti e degli artigiani. D. Durando non ammette possibile questa divisione» -
ASC 0592 Verbali (4.8.1884).

2.7 Page 17

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52 José Manuel Prellezo
2° Se non vogliono separare le due amministrazioni degli studenti e degli artigiani,
almeno vi sia uno fra gli studenti che, dipendendo in tutto dal Direttore, abbia però
l'intiera sorveglianza sui giovani e su quelli che ne hanno la cura più diretta, come fa
presentemente il catechista degli artigiani, e prima il Direttore degli studenti.
35 Questa parte è fissata dal Regolam. al Consigliere scolastico per la disciplina scolasti-
ca, al Prefetto per le punizioni dei giovani ed al Catechista per la sorveglianza sui
chierici. Questa divisione è possibile, quando il Direttore possa trovarsi egli presente
in tutto, e non saper solo le cose per relazioni.
Invece se il medesimo è Direttore di tutto l'Oratorio, dovrà starsene a quel che riferi-
40 scono, a dispiacere a l'uno o all'altro secondo che accetterà o no per buone le rela-
zioni. S'informi dagli assistenti, dai professori e dal Catechista se questa non è una
delle ragioni principali dei malumori. Tale carica credo che potrebbe darsi al prefet-
to che è in relazione coi parenti, facendolo aiutare per la scuola e lo studio dal | Con- [p. 4 ]
sigliere scolastico. Potrebbe darsi anche al Consigliere scolastico, se il Direttore vo-
45 lesse e potesse intrigarsi anche un poco delle scuole. Altrimenti no, perchè si rica-
drebbe nello sconcio di qualche anno fa, quando il Consigliere scolastico usurpava
nome ed autorità al Direttore.
Questo modo di ordinamento avrebbe il difetto di discostarsi un poco dal regolam.
di D. Bosco; e poi sarebbe un rimedio provvisorio; perchè se si vogliono osservare le
50 regole è necessaria l'assoluta separazione.
3° Bisogna che il Direttore cogli altri superiori si trovino insieme a tavola, alle con-
ferenze ove trattino sul serio il da farsi, si intendano l'un l'altro con sincerità e fran-
chezza, esprimendo o spingendo secondo il carattere ed i bisogni, e non risparmian-
do le correzioni aperte a chi se le merita. Cosa che non si fece mai all'Oratorio.
55 4° Che si sbandiscano affatto dal consorzio dei giovani e dei chierici i confratelli che
non hanno ingerenza nella casa, eccetto quelli del Capitolo Superiore e gli altri
34 studenti] Stud. F
34 studenti] Stud. F
34 «Il Catechista ha per iscopo di vegliare e provvedere ai bisogni spirituali dei giovani della
Casa» - Regolamento per le case, Prima parte, Capo III, 1. «Il Catechista degli artigiani oltre a
quello che è notato nel capitolo antecedente deve procurare, che i suoi allievi si accostino ogni
quindici giorni almeno una volta al mese alla santa Confessione e Comunione, e che niuno
manchi alle pratiche di pietà sia nei giorni festivi che nei giorni feriali» - Ibid, Capo IV, 1.
35 «Il Consigliere scolastico è incaricato di regolare e far provvedere quelle cose, che possono
occorrere agli allievi ed ai maestri per le scuole e per lo studio» - Regolamento per le case, Parte
prima, Capo V, 1. «Assista gli studenti quando si recano alla chiesa, allo studio, alla scuola,
al dormitorio, affinchè si osservi l'ordine ed il silenzio» - Ibid., 2. «La disciplina scolastica, la
ricreazione e quanto appartiene al buon ordine, il passeggio e simili, dipendono dal consi-
gliere scolastico» - Deliberazioni 1878, 17 (questo articolo non appare poi nelle Delibera-
zioni dá 1882).
36 «Il Prefetto ha la gestione generale e materiale della Casa, e fa le veci del Direttore in sua
assenza nell'amministrazione, ed in tutte quelle cose di cui fosse incaricato» - Regolamento per
le case, Parte prima, Capo II, 1.
36-37 «[Il Catechista] Prenderà cura dei chierici addetti a qualche uffizio della Casa» - Rego-
lamento per le case, Parte prima, Capo III, 12.

2.8 Page 18

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Valdocco 1884 53
pochi che il Direttore giudica opportuno. Quelli furono sempre gli spargitori delle
discordie e i sussurroni presso i giovani ed i superiori, dai quali ottenevano favori
e riguardi a danno e sconforto di chi ubbidisce lavorando. |
[ p. 5] 5° Che le scuole di teologia, di cerimonie, le scuole di canto, le dispense dai doveri 60
della meditazione o della conferenza, le predicazioni, le scuole e le assistenze, le va-
canze e simili siano regolate unicamente dal Direttore o dal suo capitolo della casa,
il quale dovrà aver riguardo a ripartire le occupazioni secondo le forze, e non per-
mettere che uno il quale si rifiuti costantemente al lavoro od alle occupazioni che
non gli pia[c]ciono, sia poi premiato e lodato come diligente da chi non vede che 65
l'esito di un esame o il lavoro di qualche mese. Non pretendo una perfetta egua-
glianza, ma d'altra parte mi urta, e so che guasta, l'ingiustizia troppo aperta e con-
traria al sentimento naturale ed alla legge di Dio. E poi i chierici non han bisogno
anch'essi di cure?
6° Che si studii anche un poco l'indole, la capacità ed i meriti almeno delle persone 70
[ p. 6] che tengono gli uffici più importanti. È necessario per non | sconfortare gli altri; e
non possono farlo altri che i superiori.
7° Che presa una disposizione e disposti una volta gli uffici e le loro attribuzioni,
non si cambiino a capriccio ogni anno, come ho visto io qui da 5 o 6 anni in qua;
od almeno se si vuole fare qualche mutamento sia dichiarato apertamente. Può 75
capirmi se ripensa agli uffici del Prefetto, del Catechista, del Consigliere scolastico,
e degli altri superiori degli studenti in questi ultimi anni, al bisogno glie ne darò
gli schiarimenti.
Molte altre cose vorrei aggiungere, ma mi sono proposto di non parlare del passato,
che sarebbero querele inutili; ho fatto soffrire molto ai superiori, e molto più ho 80
sofferto io senza essere capito.
Se abbiamo un Direttore veramente tale che abbia autorità e tempo necessario, si ag-
giusteranno con lui le cose secondarie, riguardo al personale, alla disciplina, ai libri,
[ p. 7] ai prendi ed ai castighi; ed a fare in modo di non contrariarci né guastare il senti-
mento di virtù nei giovani. E se non c'è, provvedere il Signore e D. Bosco come cre- 85
dono meglio per l'avvenire.
Certo a me rincresce molto questo nuovo ordinamento, per cui mi dovrei allontana-
re da D. Bosco e dagli altri Superiori, che pure sono l'ornamento e la vita dell'Ora-
torio; e mi rincresce tanto più di separarmene adesso che conosco di non averli
amati ed ascoltati come doveva.
90
Ma crederei di tradire D. Bosco e la mia coscienza se tacessi, a veder tanti mezzi che
Iddio ci dà di fare il bene riuscire invano. Imperciocché il nome di D. Bosco e del-
l'Oratorio ci assicurano che noi lavoriamo per un buon fine; i giovani ci vengono ge-
neralmente buoni e ben disposti e le cagioni del loro corrompersi potrebbero essere
minori adesso che nei tempi primitivi, se il malessere che ne travaglia non ci logoras- 95
a
68 post Dio del Le regole di giustizia o non darle ed allora ognuno provveda a sé, o farle osservare se
date F2

2.9 Page 19

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54 José Manuel Prelievo
se le forze e non infondesse in loro lo stesso sentimento neghittoso al bene e favore-
vole al sospetto.
Queste cose lo ho detto così come il cuore me le dettava e il desiderio di esporle
franco il mio parere.)
100 Ella ne faccia quel conto che crede, e se nella forma dello scrivere fossi trascorso a
qualche parola poco misurata, mi perdoni, e si persuada che non intendo con ciò di
biasimare i superiori, ma solo di porre loro sott'occhio i bisogni nostri e quelli dei
giovani.
Mi scusi della lungaggine, e preghi per me
105 Oratorio 8 - Giugno – 84
Suo affezionatissimo
Sac. Febraro Stefano
[ p. 8]
[3]
W.G.G.M. [ p. 1]
Molto Reverendo Sig. D. Bonetti,
Secondo che siamo rimasti intesi Le scrivo in fretta queste poche linee per
esporle ciò che nella mia pochezza penso sul ben andamento dell'Oratorio.
5
1[°] Già l'anno scorso si propose di studiare qual fosse il motivo, per cui le classi
superiori mancavano e mancano di confidenza?
Quello che risposi allora, rispondo adesso e tanto più perchè lo vidi confermato dal-
la lettera che il Sig. D. Bosco mandò da Roma. Mancano di confidenza, perchè son
più eroi degli altri nel male. La loro malattia dominante son i cattivi discorsi e catti-
10 ve letture ecc. ecc. ecc. Si può fare un paragone fra la 3a ginnas. e la 4a? Tutti vedono
la differenza che corre tra l'una e l'altra, eppure son giovani dell'Oratorio lo stesso,
la 3a è più numerosa, | i superiori sono gli stessi; in che differiscono? La 3a è sincera
e la 4a, pochissimi eccettuati; ma proprio pochissimi, guarda sempre i Superiori
[ p. 2]
sospettosa e non li avvicina se non nel caso in cui possa essere accarezzata con suo
15 danno. E da che proviene? Già dall'anno in cui facevano 2a ginnasiale si dilettavano
ad accusare il tale ed il tal altro, anche superiore, d'immoralità, questi discorsi conti-
nuarono Fanno scorso ed ora i Superiori devono trattarli coi guanti per non essere
96 neghittoso emend sl ex... F2
5-6 Nella conferenza del 9.3.1883 fu discusso questo argomento: «Trovare il perchè, che
i giovani ci temono più di quello che ci amano - Ciò è contrario al nostro spirito o almeno
allo spirito di D. Bosco» - Cf J.M. PRELLEZO, L'Oratorio di Valdocco nelle «adunanze del
capitolo della casa» e nelle «conferenze mensili» (1871-1884). Introduzione e testi critici, in
RSS 10 (1991) 282.
8 Cf BRAIDO, La lettera, 327-352; anche in: Bosco, Scritti pedagogici, 285-303.

2.10 Page 20

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Valdocco 1884 55
[ p. 3]
[ p. 4]
[ p. 5]
colti. Basta fermarsi alcuni minuti nella loro scuola per iscorgere tra loro uno spirito
diabolico di contraddizione, di gelosia, per cui con tutta libertà si danno tra loro
titoli ingiuriosi. Se è un giovane buono che sbagli: Sei un fagiuolo, una spia e non 20
sai questo? E avanti: cosicché i pochi buoni restano sopraffatti dal maggior numero
dei cattivi.
Potrei portare prove di giovani che pri|ma frequentavano i sacramenti ed erano
buoni; si raffreddarono e fecero il cattivo per questo.
Credo di non esagerare affermando che la 5a dell'anno venturo sarà peggiore di que- 25
sfanno se dominerà l'elemento della 4a. Pochi rovinarono la 5a; molti di 4a la rovi-
neranno di più. Quanto più si tarda, tanto più riuscirà doloroso il taglio e con dan-
no nostro. Alcuni pochi di 3a ci possono dare una 5a più fruttuosa e consolante che
misti a quei di 4a. Anche per preparare la 4a conviene fare lo stesso nella 3a. Son
pochi, ma quei pochi sospettosi, alzeranno la cresta e ci daranno fastidii gravi.
30
2° È necessario che vi sia un solo Direttore. E questo Direttore abbia la carità e
l'energia del padre; ma e l'una e l'altra sarebbe inutile quando non si trovasse in
mezzo ai giovani, non potesse ricevere le relazioni sugli stessi dagl'inferiori e non |
potesse al momento agire. Il regolamento è chiaro, basterebbe disporre in modo di
poterlo osservare.
35
3° Quasi inutile resta il Direttore se non può tenersi in relazione immediata cogli al-
tri. Sino a tanto che pel numero e per occupazioni, Prefetto, Consigliere Scolastico,
professori ed assistenti son così lontani dal Direttore da dover perdere tempo molto
per fare una relazione di qualche mancanza dei giovani, o di un qualche bisogno, i
giovani rimarranno senza correzione, senza sorveglianza e sempre peggioreranno. 40
Tale relazione è necessaria non meno per gli assistenti. Al momento san neppure essi
da chi debbano dipendere. O il Direttore od uno da lui incaricato deve potere e
sapere occupare il personale, in modo speciale per l'assistenza.
Ed allorché si scorge un inconveniente dev'essere pronto il rimedio. Le frequenti
conferenze ma con libertà di parlare | anche agl'inferiori e la buona volontà e l’ener- 45
già nei Superiori possono rimediare a molti mali.
4° Quando tra l'uno e l'altro succedono attriti, perchè lasciare che continuino con
danno e non cercare modo di aggiustare? Si fa il plan plan, tocca a me tocca a lui e
fra tanti si riesce a nulla se non a disfare quello che fa l'altro. Questo non accadreb-
be se il Direttore potesse subito considerare come stanno le cose ed operare secondo 50
che crede meglio.
5° Conviene che il Direttore abbia in mano tutti i mezzi di premio, il prefetto di
punizione. Si lamenta che non vi è disciplina? Il regolamento l'assegna al Prefetto,
all'Oratorio fu sempre in mano al Consigliere scolastico. A chi dei due tocca? Schia-
a
31 post Direttore2 del ali C2
45 con add sl C2
47 «E quei del Capitolo della casa vadano d'accordo tutti se vogliono che le cose proce-
dano bene» - ASC 0592 Verbali (7.7.1884: intervento di don Bosco).
53-54 «Oltre la contabilità è affidata al Prefetto la cura del personale dei Coadiutori, e in
generale la disciplina dei giovani, la pulizia e la manutenzione della Casa» - Regolamento per
g

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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56 José Manuel Prellezo
55 rito questo, si potrà sapere chi dee pensare alla disciplina.
6° Il posto in cui un confratello rimane più isolato è l'Oratorio.! Fra tanti Superiori [ p. 6]
non c'è un Superiore diretto, che a tempo possa dire una pronta parola, fare un in-
coraggiamento. Supponiamo: uno sarà rigoroso? È avvertito? No. Intanto i Giova-
ni, i confratelli parlano tra loro, è disapprovato dai Superiori, ed egli non lo sa. Un
60 altro va all'eccesso opposto e si lascia correre; oppure si avvertirà; ma dopo molto
tempo e quando con difficoltà si può rimediare agl'inconvenienti.
7° Per mandar via un giovane è crudeltà aspettare che ci abbia lasciati tutti i docu-
menti della sua malignità, ma si deve di anno in anno fare una rassegna in ciascuna
scuola dei giovani più sospettosi e risparmiare così l'imbrogli per la 4a e la 5a.
65 8° Pei Superiori e pei Giovani converrebbe che fosse più preciso e più solenne l'eser-
cizio della buona morte.
9° I Giovani non hanno un istruzione, una predicazione per loro.|
In chiesa il predicatore deve parlare a sette ed otto udienze. Non può con libertà [ p. 7]
trattare argomenti per loro importanti, e che agli stessi giovani farebbe piacere senti-
70 re e riuscirebbe di molto giovamento. La Chiesa pubblica è una fortuna per gli aiuti
materiali; una sventura pei danni spirituali. O fissare un corso di conferenze pei
giovani, o dividerli in chiesa, specialmente per la predicazione è l'unico mezzo per
aiutarli.
Questo è l'imbroglio che aveva nella mia testa e che imbrogliatamente posi sulla car-
75 ta. I Superiori facciano quello che credono meglio in Domino. Se mi verrà in mente
altro, Le scriverò nuovamente. Intanto mi creda sempre
Suo in Gesù e Maria aff.mo conf.lo
D. Canepa
8/6-84
63 si deve add sl C2
le case, Parte prima, Capo II, 10. «D. Durando dice che la nomina del catechista non è per
esso di importanza primaria. Esso vorrebbe che secondo il sistema antico la disciplina della
casa dipendesse dal consigliere scolastico» - ASC 0592 Verbali (4.9.1884).
59-61 «Si allontanino inesorabilmente dalle nostre case quei giovani e quelle persone che
in qualche modo si conoscessero pericolose in materia di moralità e di religione» - Deli-
berazioni 1882, 59.
65-66 Una «volta al mese, si farà da tutti l'esercizio della buona morte, preparandovisi con
qualche sermoncino od altro esercizio di pietà» - Regolamento per le case, Parte seconda.
Capo III, 4.

3.2 Page 22

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Valdocco 1884 57
[4]
[ p. 1]
W.G.G.M.
Molto Reverendo Signore,
Faccio una piccola aggiunta alla relazione.
Il motivo dei più gravi disordini si è, che nessuno od appena alcuno fa le parti
odiose.
5
E questo succede perchè allorquando gl'inferiori fanno qualche relazione finiscono
coli'aver torto. Ed i giovani appoggiati alla ragione dei Superiori, s'infischiano di chi
dovrebbe loro comandare e potrebbe e dovrebbe avere il diritto di essere ubbidito.
Può chiedere agli assistenti e troverà che questo è un lamento generale. Avesse anche
torto il Chierico, va bene dirlo e dichiararlo in faccia ai giovani?
10
Non sarebbe meglio in particolare dare a ciascuno la parte sua; ma in faccia del gio-
vane sostenere sempre il Chierico? In tal modo non si vuol edificare; bensì distrugge-
re. E se un altro superiore si mette ad esaminare la cosa e fare le cose come debbono
[ p. 2] | essere fatte, non si ha che l'odio dei giovani e la mormorazione, perchè il tal altro
superiore è coi giovani, e se v'è da concedere un favore si concede a questi tali. Lo 15
creda, all'Oratorio si è troppi, e fra troppi si fa nulla. Conviene che gli uffizii sian
ben determinati e ciascuno nel suo possa agire, sempre inteso col Direttore e gli altri
cui spetta. I mezzi uffizii rovinano l'intero uffizio. Peggio poi quei tali che avessero
poco o nulla a fare, se non che esaminare la condotta dei Superiori, biasimarla coi
confratelli e coi giovani. Peggio chi avesse ascendente sui giovani, che distruggereb- 20
be quelle che potrebbero fare i superiori diretti.
L'odio dei giovani dev'essere concentrato in uno e non in tutti i superiori, perchè al-
trimenti siam peggio che alla generala. Quest'uno abbia i mezzi d'agire e possa agire.
Nello stato quo, nessuno ha l'odio, | solo chi vuol fare il proprio dovere, che alla
fine dee disperare di poter fare qualche cosa, perchè sconcertato tutto il regime. Io 25
per me confesso di non poter sostenere in coscienza certi disordini, e ripetuti; eppure
bisogna vederli, perchè chi dovrebbe ripararli o non vuole o...
Deve fare un altro superiore? Non è il suo campo. Si riferisce ai superiori e siam da
principio ed avanti. Sfido io se volessi farmi amare dai giovani ed allora altro lo vo-
lesse pure, che sarebbe da fare? Non osservare i disordini dei giovani, non parlarne o 30
j
4 post nessuno del o pochi C2
16 post Oratorio del siam C2
16 «D. Barberis soggiunge che pel direttore cosa principale è dirigere il personale e il perso-
nale all'Oratorio è di 60, o 70 confratelli» - ASC 0592 Verbali (7.7.1884).

3.3 Page 23

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58 José Manuel Prellezo
dar loro ragione. Queste son le acque in cui si nuota all'Oratorio. Credo che potrà
riepilogare tutto quello che volea dire l'altra volta con questa. Scusi l'imbroglio.
Suo obb.mo ed aff.mo
D. Canepa
35 13/6-84
N.B. Quando si vuol correggere un giovane non conviene aspettare dopo lunghe ri-
flessioni, studii ecc. e si può anche prestare fede alle relazioni che si ricevono dai
confratelli. Alcuni esami e riflessi giungono con rovina sino al termine dell'anno. E
si raccoglie...
[5]
Pro memoria al Sig. D. Bonetti
[ p. 1]
Se le cose in casa non vanno troppo bene, ecco secondo me i principali motivi:
1o Abbiamo bisogno di un Direttore di fatto, al quale poter sempre ricorrere e dal
quale poter sentire un od un no.
5
2° Il tenere Capitolo ogni otto giorni od almeno ogni quindici, mi pare che sarebbe
il più bel legame tra i Superiori; ed il più sicuro mezzo per mantenere buona discipli-
na tra gli allievi.
3° Sia uno solo il quale parli alla sera; e di questo si faccia direi uno scrupolo per
mai mancare. Le deliberazioni dicono che deve parlare il Direttore, qualunque sia la
10 cosa che si deve trattare.
4° Il Catechista dovrebbe sempre essere un poco avvanzato in età, affinchè i giovani
potessero avere con lui più confidenza: in questo anno se si fa tanto poco fra i Gio-
vani, si è anche perchè non sanno con chi confidarsi e consigliarsi. |
5° I chierici sono lasciati troppo padroni di se stessi e non sempre operano con quel- [ p. 2]
15 la dignità che è necessaria.
36 «E prima di tutto il castigo sia dato prontamente, ma non precipitosamente» - A. TEPPA.
Avvertimenti per gli educatori ecclesiastici della gioventù. Roma/Torino, Tip. e Lib. Poliglotta
De Propaganda Fide/ Tip. e Lib. Pontificia Pietro Marietti 1868, 49.
36-39 «Conosciutosi uno scandaloso in materia di moralità, sia immediatamente separato
dai compagni, e quindi restituito alla propria famiglia» - Deliberazioni 1882, 54.
5 «Il Direttore [...] Terrà Capitolo ogni mese e ogni qual volta vi sarà qualche affare d'impor-
tanza da trattare. In queste radunanze dia facoltà a ciascun membro di esprimere liberamente
il proprio pensiero» - Deliberazioni 1882, 23.
11-12 «D. Bosco risponde che ciascuno faccia solo ciò che deve fare. Il catechista faccia il
Catechismo, insegni a servir messa, osservi se le regole sono eseguite. Il catechista è la chiave
dell'Oratorio e di tutto il buon andamento» - ASC 0592 Verbali (7.7.1884).

3.4 Page 24

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Valdocco 1884 59
6° Molte cose che sarebbe bene non si
zo ai giovani, senza saperne l'origine ed il come.
7° I superiori locali non sono troppo uniti
spesso si lascia andare anche troppo le cose.
sapessero trapelano
fra di loro, e da
tanto facilmente in mez-
questo poi ne deriva che
9/6 — 84
20
Sac. Marchisio Secondo
[ p. 1]
[ p. 2]
[6]
Alcune cause dei vari disordini che avvengono in casa.
Ia I giovani sarebbero disposti a far bene purché potessero aver un centro a cui diri-
gersi, ma vedendosi in un mare magnum, in un Oceano di Superiori non sanno nep-
pur essi a chi bisogna dirigersi per avere qualche buon consiglio, ammonimento o
correzione, si decidono quindi col non parlare a nessuno. Ben fatto sarebbe che tutti 5
potessero dirigersi al caro padre D. Bosco; ma essendo questo ornai impossibile, è
dunque necessario che vi sia un suo rappresentante e che questi non sia soltanto di
nome, ma ancor di fatto, a cui i giovani possono comodamente confidare ogni loro
cosa, ed averne quelle paterne correzioni, avvisi ed ammonimenti utili ai loro biso-
gni, sì temporali che spirituali. Dico questo perchè si ebbe già ad udire da giovane di 10
scuola superiore questa risposta: Chi è il direttore? Una tal domanda dà a vedere
chiaramente che i professori e gli assistenti non ne parlano mai o ben di rado, né in
iscuola, né in ricreazione del direttore; non lo fanno conoscere e non procurano di
avvicinargli ed affezionargli i giovani e farne apprezzare le sue virtù come | dovreb-
bero, essendo loro stretto dovere il farlo. Se il direttore avesse tutti i giovani affezio- 15
nati a lui, potrebbe con facilità avvicinarli maggiormente al Sig. D. Bosco ed agli al-
tri del capitolo superiore, formando così una vera e santa unione.
1 avvengono con ex sogliono avvenire G2
5 si decidono emend ex finiscono G2
quindi del col G2
col corr ex a G2
6 dirigersi emend ex aver comodità G2
direttore add sl G2
15 post direttore del poi avesse G2
16 con add sl G2
corr ex facilmente G2
post
13 del
facilità
5-7 «D. Bosco poi al punto che si trova di stanchezza fisica e mentale, non può più andare
avanti. Ha bisogno che D. Rua gli stia al fianco per rimpiazzarlo in tante cose, che lo aiuti in
ciò che esso da solo stenta a sbrigare» - ASC 0592 Verbali (7.7.1884). «La mia sanità è un pò"
migliore, ma ho molto bisogno di preghiere» - E IV, 256 (lett. a don Berto, 6.4.1884). «Io mi
trovo qui a Pinerolo per curar la mia sanità» - E IV, 285 (10.8.1884).

3.5 Page 25

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60 José Manuel Prellezo
2a Mancanza d'assistenza — In ricreazione i confratelli invece di mettersi coi giova-
ni amano meglio passeggiare e discorrere tra di loro, e se qualche volta si fa lor os-
20 servare che questo modo di agire non è secondo il nostro regolamento, essi adduco-
no per iscusa, o che non osano a mettersi tra i giovani, o che temono che mettendosi
tra essi li abbiano a dare degli intrusi, e gli abbandonino oppure che non sanno di
che cosa parlare. Nelle scuole ed in ispecie nelle superiori capita sovente che si la-
sciano entrare i giovani e stare delle mezz'ore ed anche di più senz'alcuna assistenza,
25 in balìa di se stessi, cosicché commettono disordini gravi ed i più buoni si lamentano
e se vogliono studiare qualche poco son costretti ad uscire di scuola e ritirarsi sotto
qualche porticato per aver un poco di requie e non sprecare il tempo — e se si inter-
rogano perchè non si trovano nella scuola, e chi vi può resistere (rispondono tosto) a
tanto disturbo e disordini, non vi è il professore vi manca l'assistente e vi si fa un
30 baccano della... In tempo di scuola di canto alla sera d'inverno si vedono sovente
giovani a girare | per le scale liberamente, e nessuno ha finora pensato a rimediare [ p. 3]
ad un tale inconveniente.
3a Mancanza di una scuola di galateo (settimanale).
4a Avvisi — Si danno bensì molti avvisi, ma non si insiste affinchè vengano praticati
35 ed eseguiti, dimodoché i giovani non danno più nessuna o pochissima importanza a
qualsiasi avviso che venga lor dato dai superiori.
5a Disaccordo in negare o concedere — È molto dannoso ai giovani il vedere che re-
gna tra i superiori lo spirito di disparità (rincresce il dirlo, ma lo mettiamo tra paren-
a
19 post loro del abbandonando i giovani G2
22 tra essi add sl G2
sl G2
post gli del abbanduano e piant. G2
abbandonino add sl G
add sl G2
25 gravi add sl G2
27 sprecare emend sl ex... G2
vi può G2
29 post assistente del e perciò G2
e gli add
24 i giovani
28 post tosto del che
30 d'inverno add sl G2
18-19 «Vidi l'Oratorio e tutti voi che facevate ricreazione. Ma non udiva più grida di gioia e
cantici, non più vedeva quel moto, quella vita come nella prima scena. Negli atti e nel viso di
molti giovani si leggeva una noia, una spossatezza, una musoneria, una diffidenza che faceva
pena al mio cuore. Vidi è vero molti che correvano, giuocavano, si agitavano con beata spen-
sieratezza, ma altri non pochi io ne vedeva, star soli appoggiati ai pilastri in preda a pensieri
sconfortanti; altri su per le scale e nei corridoi o sopra i poggiuoli dalla parte del giardino per
sottrarsi alla ricreazione comune» - Bosco, Scritti pedagogici, 292. «Osservai e vidi che ben po-
chi Preti e Chierici si mescolavano fra i giovani e ancor più pochi prendevano parte ai loro di-
vertimenti. I Superiori non erano più l'anima della ricreazione. La maggior parte di essi pas-
seggiavano fra di loro parlando senza badare che cosa facessero gli allievi» - Ibid., 295.
20 «Dunque desidero, e voi procurate di tenervi sempre in mezzo ai giovani in tempo di ri-
creazione, discorrere, divertirvi con loro, dar dei buoni consigli. Vigilanza. Quando non potete
intrattenervi nei loro divertimenti, almeno assisteteli, girate le parti più remote della casa e
procurate di impedire il male» - MB IX, 576 (don Bosco ai salesiani di Valdocco - «tutti i
membri della Società, professi e aspiranti» - I'll marzo 1869, dopo le preghiere della sera).
«Il Prefetto o censore della disciplina deve [...] fare in modo che gli assistenti e in generale
quelli che sono in qualche autorità si trovino in mezzo ai giovani in tempo di ricreazione» -
E II, 320 (lett. circ. 15.9.1873). «Famigliarità coi giovani specialmente in ricreazione» - Bosco,
Scritti pedagogici, 297.

3.6 Page 26

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Valdocco 1884 61
[ p. 4]
tesi, lo spirito di contradizione) vo' dire; un superiore nega un favore, un permesso,
40
una concessione qualunque ad un giovane perchè lo giudica conveniente, e pochi mi-
nuti dopo la medesima cosa vien concessa da un altro superiore, dimodoché i giova-
ni se ne ridono sottecchi dei superiori e dei loro avvisi, essendo certi di ottenere da
un superiore ciò che loro vien negato da un altro; ed anche da questo si scorge la
necessità che ogni ordine, ogni negazione o concessione parta da un sol punto.
6a Mancanza di carità — Alcuni confratelli pieni di buona volontà, di santo zelo pel 45
bene delle anime, al vedere le cose andare d'a rompicollo, vorrebbero gettarsi in
mezzo ai giovani e far loro qualche po' di bene, ma non si azzardano più, perchè
messosi qualche volta alla prova, ne ebbero mortificazioni da altri (rincresce il dirlo,
da superiori)... |
50
D.F.S.
T Si tollerano di troppo i giovani cattivi, o perchè son raccomandati da magnati, o
perchè han protezioni esterne ed anche interne, invece di allontanarli subito e toglie-
re così il tarlo di mezzo agli altri, ed allora non si avrebbe da lamentare la rovina di
tanti altri giovani (causa i superiori). E non capiterebbe ciò che suol quasi sempre 55
accadere che per non aver voluto allontanare un giovane al principio dell'anno se ne
debbono poi allontanare cinque o sei verso la fine (dell'anno). Su questo punto gli
stessi giovani buoni si lamentano e non sanno darsi ragione come si tollerano certi
lupi rapaci, che non si terrebbero in un Collegio diretto da secolari, in un Collegio
governativo; eppure qui si tengono e si fa loro ancor buon viso, come se fossero gio-
vani degni di tutti i riguardi, anzi molte volte si concedono loro dei favori negati ai 60
giovani più buoni.
8a Modo di agire con i giovani di qualche superiore non guari gradito di medesimi —
a tal punto che, giovani rettoria ebbero a dire: Si crede il tal che l'avviso dato da lui
venga poi messo in pratica, tutt'altro che praticarlo, anzi si fa l'opposto — ed altri 65
dire; la causa principale per cui pochi si fermano e vanno a far il noviziato a S. Beni-
k
39 post parentesi del regna G2
45 post volontà del al veder G2
47 più add sl G2
53 agli corr- ex alli G2
lamentare emend ex piang G2
54 post giovani del rovi-
nati G2
61 giovani add sl G2
62 con i giovani emend sl ex coi giovani G2
65 la
causa corr ex il motivo G2
principale add sl G2
post cui del si G2
56-61 «D. Bosco ritorna su ciò che si disse nell'ultima seduta intorno all'Oratorio. Si legga
e si metta in pratica ciò che il Capitolo ha deliberato. Noi intorno alla condotta dei giovani
siamo sempre ingannati essendo sempre buoni i voti delle decurie mensili: Conosciuto un gio-
vane per malvagio non lasciamoci illudere da speranze di ravvedimento» - ASC 0592
Verbali (19.7.1884).
65-66 San Benigno Canavese, paese a 25 km da Torino. Nel 1886 don Bosco comprò un ca-
stello (proprietà dei conti Ceresa Bonvillaret), adibendolo a noviziato per i futuri salesiani,
cf MB XIV, 564.

3.7 Page 27

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62 José Manuel Prelievo
gno proviene dal modo che ha il tal superiore di trattare... e qui faccio punto fermo
per mancanza di carta. |
[Don Fumagalli Serafino]
[7]
[Osservazioni e proposte]
[ p. 1]
Io L'essere ammesso dalla 3a alla 5a classe pare dovrebb'essere un premio non solo
dello studio, ma ancora della condotta; perciò secondo il mio giudizio non avrebbe-
ro ad accettarsi se non coloro che tennero lungo l'anno una condotta irreprensibile,
5 tantopiù che sempre sui giovani della quinta si modellano quei delle classi inferiori.
2° Sarebbe pur cosa utile che specialmente in principio dell'anno si facesse una visi-
ta diligente ai libri che si portano nell'Oratorio, e che come in tanti altri collegi non
si permettessero tanti libri di lettura; e tal visita potrebbe ripetersi anche lungo l'an-
no, avendo dimostrato l'esperienza non potersi fidare alle liste che si fanno presenta-
10 re dai giovani, molti dei quali non adempiono con coscienza a quest'o[b]bligo; ma
chi s'incarica di tale ufficio?
3° Perchè i giovani siano più uniti coi superiori parrebbe conveniente che il Diretto-
re della casa si occupasse più da vicino delle cose loro, sia riguardo la condotta,
come riguardo allo studio; si trovasse più a contatto cogli alunni; andasse non solo
15 fra la ricreazione, ma di tanto in tanto nelle scuole, o leggere egli stesso i voti mensi-
li, ecc. Bisognerebbe insomma far in modo che i giovani sapessero di avere in Lui
il superiore diretto a cui tutto deve riferirsi. |
4° Gli uffizi del Prefetto nell'Oratorio non corrispondono attualmente a quanto pre- [ p. 2]
scrive il Regolamento; per cui varie incombenze inerenti a tale carica, nessuno è che
1
18 post del La carica R2
19 post Regolamento add sl riguardo alla disciplina che cade
tulla sul consigliere scolastico B2
1-5 «Si accettino fra gli studenti solamente coloro che hanno volontà di abbracciare lo stato
Ecclesiastico e preferibilmente coloro che danno qualche indizio di farsi Salesiano - 2 Siano se-
veramente allontanati quelli che dicessero, insinuassero o facessero cose biasimevoli contro alla
moralità. Non si tema di usare in ciò troppo rigore» - ASC 0592 Verbali (7.7.1884: intervento
di don Bosco). «D. Cagliero propone che riguardo alla 3 e alla 4 ginnasiale. Appena andati a
casa in vacanze si scriva a tutti coloro che non si vogliono più, come non son più accettati per
l'anno venturo se non rinnovano la domanda di accettazione alla quale domanda sarà risposto
se sì o se no. Il Capitolo approva unanime» - Ibid.
6-11 «A quando a quando, e specialmente nel principio dell'anno scolastico, si faccia qualche
visita ai libri, stampe, bauli, ed involti appartenenti agli alunni» - Deliberazioni 1882, 56.

3.8 Page 28

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Valdocco 1884 63
[ p. 3]
se le assuma, per lo che certi disordini non si impedisce che avvengano, e avvenuti, 20
non si può provvedere a che non si ripetano più.
5° Carica di somma importanza, ma delicatissima è quella del Catechista, il quale
perciò dev'essere persona dotata di carattere sempre eguale; un misto di gravità e di
dolcezza paterna: nell'ammonire o rimproverare si dovrebbe assolutamente bandire
ogni fare che sapesse di irritazione e tanto peggio poi di sarcasmo e disprezzo.
25
6° Nel dare i voti di condotta ci deve essere il massimo interesse in ciascuno che vi
ha qualche parte, e sarebbe bene intervenisse sempre anche il Direttore della casa,
perchè appunto allora è il tempo più opportuno per pigliare deliberazioni, quando
fossero necessarie.
7° Gli assistenti, di buono spirito per lo più, ma inesperti, avrebbero bisogno d'esse- 30
re in apposite conferenze istruiti sul modo di vigilare, di trattare gli alunni, di acqui-
starsi stima e benevolenza ecc.
8° Nelle scuole dovrebbe essere impegno di ogni insegnante inspirare nei giovani
non solo l'amore allo studio, ma il rispetto, la stima | per le cose e le persone della
Congregazione; ed anche in ricreazione usare la massima prudenza nel dar giudizii 35
specialmente in presenza degli alunni.
9[°] Tra il Consigliere scolastico, il Catechista ed il Prefetto dev'esserci il massimo
accordo nel disimpegno dei rispettivi uffizii, affinchè non ne nascano inciampi, ma-
lintesi o malumori.
10[°] Quando si dà una regola per gli alunni, è necessario che tutti quanti i Superiori 40
si adoprino per farla osservare; altrimenti ne nasce il disprezzo pei regolamenti.
11[°] I giovani né in iscuola, né in camerata, né altrove non debbono essere mai
senza sorveglianza.
12[°] Sul principio dell'anno è necessario un'attenzione particolare per conoscere se
vi sono dei giovani che possano far del male ai compagni, e scopertone qualcuno, sia 45
tosto allontanato prima che ne avvengano dei guasti morali.
[Don Ruffino Giacomo]
[ p. 1]
[8]
Relazione sui rimedii da adottare pel benessere
morale e religioso dei giovani studenti dell'Oratorio
Dall'esame fatto e dalle cose udite dai principali soggetti incaricati della istruzione
20 post assuma add sl nelle cose materiali un aiutante B2
bauli tocca B2
21 post più add Fare visita a
22-24 Cf testimonianza [2] di don Febraro, nn. 36-37; e relazione [8] di don Bonetti, nn. 33-35.
42 «Si usi sorveglianza assidua e solerte nel dormitorio, nella chiesa, nella scuola, nello stu-
dio, nella ricreazione e nelle passeggiate» - Deliberazioni 1882, 55.

3.9 Page 29

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64 José Manuel Prellezo
ed assistenza dei giovani risulta essere necessario:
5 Io Che il Direttore della casa possa fare e faccia da Direttore vale a dire estrinsechi
la sua autorità in modo che i giovani sappiano che egli è il loro Superiore, e che tutti
gli altri incaricati o della scuola, o della disciplina o dell'assistenza non sono altro
che le dita della sua mano, o le braccia del suo corpo.
2° Quindi egli si trovi sovente in ricreazione, egli alla visita delle scuole, egli insom-
10 ma in tutti quei luoghi nei quali dovrebbero pur trovarsi le sue dita, le sue braccia
cioè i suoi aiutanti. Questa sua presenza tra i giovani della casa farebbe sempre me-
glio persuasi questi che egli è il loro capo, gli darebbe occasione ad entrar in confi-
denza con essi, darebbe impulso a tutti i suoi subalterni a trovarvisi ancor essi, e in
questo modo | si farebbe rifiorire l'antico sistema, quello cioè che usava D. Bosco e i [ p. 2]
15 primi superiori di quei tempi felici, che passavano la loro ricreazione co i giovani o
discorrendo, giuocando, o cantando, formando dell'Oratorio come una famiglia.
3° Dovendo il Direttore fare molte cose per mezzo del prefetto; consigliere scolasti-
co, catechista e maestri è necessario che egli li abbia sovente a sé riuniti per udire da
ciascuno di loro come vanno le cose sulla disciplina e sulla condotta dei giovani, e
20 per questa via essere informato di tutto non solo egli stesso, ma informarne tutti gli
altri, affinchè ci sia unità di direzione, e non avvenga che un superiore usi atti di be-
nevolenza e di lode ad un giovane, contro del quale un altro superiore avrebbe a fare
gravissime accuse.
4[°] A fine di educare alla virtù e dirigere alla pietà e saper mettere il dito dov'è la
25 piaga, come pure per far conoscere ai giovani che il Direttore ama la | loro anima, [ p. 3]
egli assuma per sé l'uffizio di parlare alla sera ed abbia di mira di fare le sue parlati-
ne con un fine premeditato, di condurre cioè la sua casa alla moralità, alla pietà, e a
kk
9-10 insomma add sl B2
sl B2
22 di add sl B2
17 il Direttore emend sl ex egli B2
lode corr ex lodi B2
20 informarne add
5-8 «Bisogna che il direttore comandi. Che sappia bene il suo regolamento e sappia bene il re-
golamento degli altri e tutto quello che debbono fare. Che tutto parta da un solo principio.
Adesso vi è in cominciamento un rilassamento in questa unità. Uno dice non è mia la respon-
sabilità; l'altro la rifiuta. Tutti comandano e quindi ne viene sconcerto. Uno dà un'ordine l'al-
tro non lo eseguisce» - ASC 0592 Verbali (4.7.1884: intervento di don Bosco). «Il Direttore è
il Superiore di ciascuna casa. Esso ha cura di tutto l'avanzamento spirituale, scolastico e ma-
teriale della casa a lui affidata, e si terrà a questo fine alle regole stabilite al capitolo X delle
nostre Costituzioni» - Deliberazioni 1882, 22.
14-16 «Sapete che cosa desidera da voi questo povero vecchio che per i suoi cari giovani ha
consummato tutta la vita? Niente altro fuorché, fatte le debite proporzioni ritornino i giorni
felici dell'antico oratorio. I giorni dell'amore e della confidenza Cristiana tra i giovani e i
Superiori» - Bosco, Scritti pedagogici, 301.
26 «Il sermoncino della sera è la chiave maestra della casa» - MB XVII, 190; cf MB XI, 222.

3.10 Page 30

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Valdocco 1884 65
far conoscere ai più buoni che qui sono in famiglia e in casa loro, e come nel proprio
regno, e ai cattivi che questa casa non fa per essi; e quindi o rendersi degni colla con-
dotta, oppure dirigano altrove i loro passi. Questo serve a incoraggiare i virtuosi, a 30
rilevare i timidi, ad umiliare i tristi perchè o si emendino o non facciano del male
coll'imporsi ai buoni.
5° Dalle relazioni fatte a voce e per iscritto risulta eziandio la necessità di un cate-
chista sodo, che sappia istruire bensì, ma colla dovuta prudenza, e soprattutto sap-
pia conciliarsi la stima e la benevolenza dei giovani.
35
6° Risultò pure che per mala intelligenza, o perchè non potevano i subalterni avere
[ p. 4] pronto ascolto dal Direttore, o perchè questi | non credevasi abbastanza libero nella
sua direzione, si tollerarono in casa dei giovani che guastarono altri; onde si sugge-
risce di allontanare quelli, che per l'anno prossimo potrebbero essere tuttora perico-
losi, se non vuoisi continuato il contagio.
40
7° Vi ha chi suggerisce che il Direttore faccia il rendiconto ai Chierici addetti a que-
sta casa, onde possa conoscere la capacità di ognuno, ed i loro particolari bisogni, e
possa servirsene secondo che gli occorre per gli uffizi della casa.
8° Sembra pure ad altri necessario che si rest[r]inga il numero dei confessori, affin-
chè la direzione spirituale non sia né in troppe mani, né in mani non sempre conve- 45
nientemente esperte.
Altri suggerimenti furono dati, i quali però potrebbero mettersi in pratica con utili-
tà, quando il Direttore di questa casa sia collocato in quella stessa condizione, nella
quale sono per lo più i direttori degli altri collegi.
Dio ci aiuti.
50
Torino 9. Giugno
1884
II relatore
Sac. Giovanni Bonetti
28 come add sl B2 29 e2 add sl B2 rendersi corr ex... B2 36 post del Finalmente
B2 pure add sl B2
38 guastarono corr ex seppero guastare B2
41 Vi...suggerisce
emend sl ex Finalmente B2
44 Sembra...altri add sl B2
44-46 necessario...esperte add
marg inf B2 47-48 con utilità add sl B2 48 sia corr ex possa essere B2
33-35 cf testimonianze di don Febraro [2], nn. 36-37, e di don Ruffino [7], nn. 22-24.
41 «Ciò fatto, il Beato parlò dei rendiconti, ai quali ogni direttore aveva l'obbligo di chia-
mare i suoi confratelli. V'insistette molto e disse: - È questa la chiave principale per il buon
andamento delle Case» - MB XI, 346; cf MB XI, 354; MB XVII, 375-376.
49-50 «E il direttore dell'Oratorio deve aver quivi quella libertà che hanno i Direttori. Al
direttore tocca deliberare sui lavori ed il Capitolo deve approvare o respingere solamente ma
tenendo sempre conto del parere del direttore. Il Capitolo non è il padrone di questa casa.
Chi comanda è il direttore locale. Torno a dire che in questi giorni ho letto attentamente il
Regolamento delle case e trovo nulla da modificare. Vi sia dunque unità di comando» -
ASC 0592 Verbali (4.7.1884)

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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66 José Manuel Prellezo
[9]
Disposizioni generali
[ p. 1]
1 Perchè i giovani siano più uniti co' Superiori parebbe conveniente che il Diretto-
re della casa si occupasse più da vicino delle cose loro sia riguardo alla condotta
come riguardo allo studio; si trovasse più a contatto cogli alunni; andasse non solo
5 nelle ricreazioni, ma di tanto in tanto nelle scuole a leggere egli stesso i voti mensili
etc. Bisognerebbe insomma fare in modo che i giovani sapessero di avere in lui il
Superiore Diretto a cui tutto deve riferirsi — RA
2 I giovani sarebbero disposti a far bene purché potessero avere un centro a cui di-
riggersi, ma vedendosi in un mare magnum, in un decoro di Superiori non sanno nep-
10 pur essi a chi bisogna diriggersi per avere qualche buon consiglio ammonimento o
correzione, quindi si decidono a non parlare con nessuno. Essendo impossibile che si
diriggano a D. Bosco è necessario che vi sia un suo rappresentante e che questi non
sia soltanto di nome, ma ancora | di fatto, a cui i giovani possano confidare comoda- [ p. 2]
mente ogni loro cosa ed averne, quelle paterne correzioni, avvisi ed ammonimenti
15 utili ai loro bisogni sì temporali che spirituali. Molte volte si ebbe già ad udire dai
giovani di scuole Superiori questa risposta: Chi è il Direttore? — Una tal domanda
dà a vedere chiaramente che i professori e gli assistenti non ne parlano mai o ben di
rado né in scuola né in ricreazione, non lo fanno conoscere e non procurano di avvi-
cinargli ed affezionargli i giovani, far loro apprezzare le sue virtù come dovrebbero
20 essendo loro stretto dovere il farlo. Così il Direttore potrebbe più facilmente trattare
con essi e per suo mezzo unirli a D. Bosco e al Capitolo Superiore.
3 Nel dare i voti di condotta ci deve essere il massimo interesse in ciascuno che vi
ha qualche parte e pare che sarebbe bene intervenisse anche e sempre il Direttore
della casa perché appunto allora è il tempo più opportuno per pigliare deliberazioni
25 quando fossero necessarie — Il voto poi si desse collettivamente se|condo la condot- [ p. 3]
ta di un individuo da tutti esposta secondo i proprii uffizii — Facendo la media si
vedono molti poltroni all'eccesso avere un 9 o un 10 tutto l'anno — Ci sia l'incarica-
to per dare ai giovani ragione del voto, senza, se la prudenza il richiede, che si palesi
il nome del votante. Non accada che i Superiori interrogati rispondano contraddi t-
30 toriamente, ovvero ne so nulla, ovvero: io ti ho dato un buon voto -
4 Non vi sia disaccordo nel negare o con[ce]dere — È cosa molto dannosa ai gio-
vani il vedere, che regna tra i Superiori lo spirito di contradizione. Un Superiore
nega un favore, un permesso ad un giovane perché così giudica conveniente e pochi
minuti dopo la medesima cosa vien concessa da un'altro Superiore: di modo che i
35 giovani si ridono sottecchi dei Superiori e dei loro avvisi essendo certi di ottenere da
un Superiore ciò che loro viene negato da un'altro. Anche da questo si scorge la ne-
cessità che ogni ordine ogni negazione o concessione parta da un solo punto. |
5 Modo di agire coi giovani di qualche Superiore non guari gradito ai medesimi — [ p. 4]
a tal punto che i giovani rettorici ebbero a dire: Si crede il tale che l'avviso dato da
40 lui venga poi messo in pratica? (Per es. Com.) tutt'altro che praticarlo anzi si farà
l'opposto. — Ed altri dire: La causa principale per cui pochi si fermano e vanno a S.

4.2 Page 32

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Valdocco 1884 67
Benigno proviene dal modo che ha il tale Superiore di trattare — Sempre serio sem-
pre cupo, etc.
6 Gli uffizii del Prefetto nell'Oratorio non corrispondono attualmente a quanto
prescrive il Regolamento riguardo alla disciplina, che pesa tutta sul Consigliere sco- 45
lastico. Perciò varie incumbenze inerenti a tale carica nessuno è che se le assuma;
perlocchè certi disordini non si impedisce che avvengano, e avvenuti non si può
provvedere che non si ripetano più. Bisognerebbe dare un'aiutante al Prefetto per le
cose materiali.
7 Carica di somma importanza, ma delicatissima è quella del Catechista il quale 50
[ p. 5] perciò deve essere persona dotata di carattere sempre eguale, ma | misto di gravità e
di dolcezza paterna: nell'ammonire o rimproverare si dovrebbe assolutamente ban-
dire ogni fare che sapesse d'irritazione e tanto peggio poi di sarcasmo o disprezzo.
8 Mancanza di carità. Alcuni confratelli pieni di buona volontà e di santo zelo pel
bene delle anime al vedere le cose andare a rompi collo vorrebbero gettarsi in mezzo 55
ai giovani e far loro qualche po' di bene, ma non si azzardano più perché messisi
qualche volta alla prova ne ebbero mortificazioni da qualche Superiore — chierico
mortificato e mandato via da DM — in pubblico refettorio perché assistendo come
poteva meglio non riusciva.
9 De d'ombra agli altri — rilascia attestati — giovani sempre in camera — non 60
è colui che sia capace ad opporsi alle mormorazioni — C ha in mano metà delle
costituzioni —- fa biglietti ai chierici o giovani per premi libri
10 — Fra il Consigliere scolastico e il Catechista e il Prefetto deve esserci il massi-
mo accordo nel disimpegno dei rispettivi uffizi affinché non ne nascano inciampi,
malintesi o malumori — zelot. |
65
[ p. 6] 11 Si danno molti avvisi, ma non si insiste affinché vengano praticati ed eseguiti, di
modo che i giovani non danno a questi più nessuna o pochissima importanza anzi
da ciò nasce disprezzo ai regolamenti.
12 Gli assistenti per lo più di buono spirito, ma innesperti avrebbero bisogno di
essere in apposite conferenze istruiti sul modo di vigilare, di trattare gli alunni, di 70
acquistarsi stima o benevolenza.
13 Quest'anno si fecero due soli Capitoli e furono parole senza conclusione. Il Di-
rettore dovrebbe più imporre che proporre.
14 Isuperiori non sono mai in mezzo ai giovani. I chierici o non osano, o dicono
non so che dire ai giovani. Ornai un superiore che vada fra i giovani è tenuto per 75
una spia o per un intruso — Diffidenza e impunità — Difficoltà per far denunzie
dei Lupi.
60 9 lin sub L
76 difficoltà] difficolta L
77 Lupi add sl L2
58 La sigla DM (non molto chiara nell'originale) potrebbe indicare il nome di D. Marchisio,
prefetto dell'Oratorio di Valdocco.

4.3 Page 33

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68 José Manuel Prellezo
15 Se i Chierici fossero soggetti ad una direzione immediata per la vigilanza per es.
un Vice Direttore?.
80
16 Disprezzate le opere Salesiane — Bretto — Garino — Letture Cattoliche
Biblioteca della Gioventù Storia d[ ‘ ] Italia. Evasio. Comm. |
II
[ p. 7]
17 Sarebbe cosa utile che specialmente in principio dell'anno si facesse una visita
diligente ai libri che si portano nell'Oratorio, e che come in tanti altri Collegi non si
85
permettessero tanti libri di lettura; e tal visita potrebbe ripetersi anche lungo l'anno
avendo dimostrato l'esperienza non potersi fidare alle liste che si fanno presentare
dai giovani, molti dei quali non adempiono in coscienza quest'obbligo e ma chi s'in-
carica di tale officio?
18 L'essere ammesso dalla III alla V ginnasiale dovrebbe essere premio non solo
90
dello studio ma ancora della condotta perciò non dovrebbero accettarsi se non colo-
ro che tenessero lungo l'anno una condotta irreprensibile. Tanto più che sempre sui
giovani della V si modellano quei delle classi inferiori.
19 Sul principio dell'anno è necessario un'attenzione particolare se vi sono dei
giovani che possano far male ai compagni e scopertone qualcuno sia tosto allonta-
95
nato prima che ne | avvengano dei guasti morali.
[ p. 8]
20 Si tollerano troppo i giovani cattivi o perché sono raccomandati da' magnati, o
perché hanno protezioni esterne ed anche interne. È per ciò che causa i Superiori si
ha da lamentare la rovina di tanti poveri giovani. Per non voler allontanare un lupo
l
80 Don Clemente BRETTO (1855-1919) pubblicò alcuni manuali scolastici: La geometria al
servizio delle scuole ginnasiali, tecniche e normali. Torino, Tip. Salesiana 1882; Nozioni di bota-
nica e zoologia. Parma, Fiaccadori 1894; Piccola geometria per le scuole secondarie a norma dei
programmi governativi. Torino, Tip. Salesiana 1898 - P. LINGUEGLIA, Clemente Bretto. Torino,
Tip. Salesiana 1919. Don Giovanni GARINO (1845-1908) è noto soprattutto come autore della
Grammatica greca per il ginnasio e il liceo. Torino, Tip. Salesiana 1888. Prima del 1884, egli
aveva pubblicato il fascicolo: Del verso e del dialetto omerico. Torino, Tip. Salesiana 1881. Il
primo fascicolo tascabile delle «Letture Cattoliche» fu pubblicato da don Bosco nel 1853. La
collana mirava in particolare ai giovani dei ceti popolari ed era costituita da «racconti morali,
vite di santi, libretti d'istruzione e di apologetica» - STELLA, Don Bosco I, 246.
81 «Biblioteca della Gioventù»: «pubblicazione mensile» che si proponeva: «Di raccogliere e
pubblicare i migliori classici della nostra lingua italiana ridotti all'ortografia e lezione moder-
na, omettendo quelle cose che saranno riputate inopportune al giovane lettore, specialmente
per quanto concerne la moralità» (indicazioni sulla 2a di copertina del n. 1, ediz. 1869). Essa
«ebbe inizio con il primo numero del gennaio 1869 e si concluse con il fascicolo 204° di dicem-
bre 1885. Era stata preceduta nel 1866 da Selecta ex latinis scriptoribus in usum scholarum» - P.
BRAIDO, Don Michele Rua precario «cronacista» di don Bosco, in RSS 8 (1989) 342. «Si pro-
muova l'associazione e la diffusione delle Letture Cattoliche, della Biblioteca della Gioventù, del
Bollettino e in generale di tutti i libri nostri e di quelli usciti dalle nostre tipografie» - MB
XVII, 376. Storia d'Italia raccontata alla gioventù da' suoi primi abitatori sino ai nostri giorni
corredata di una carta geografica d'Italia dal sacerdote Bosco Giovanni. Torino, Tip. Paravia
e Compagnia 1855 (nel 1882 vide la luce la 16a ed.).

4.4 Page 34

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[ p. 9]
[ p. 10]
Valdocco 1884 69
al principio dell'anno se ne devono allontanare cinque o sei verso la fine. — Su que-
sto punto gli stessi giovani buoni si lamentano e non sanno darsi ragione come si 100
tollerino certi lupi rapaci che non si terrebbero in un Collegio retto da secolari e in
un collegio governativo. Invece qui si fa loro buona cera come se fossero degni di
tutti i riguardi anzi molte volte si concede loro dei favori negati a giovani più buoni
21 Mancanza di assistenza — In ricreazione i confratelli invece di mettersi coi gio-
vani amano meglio passeggiare e discorrere tra di loro e se qualche volta si fa loro 105
osservare che questo modo di agire non è secondo il nostro regolamento essi addu-
cono per iscusa o che non osano mettersi tra i giovani — o che temono | di essere
chiamati intrusi — oppure che non sanno di che cosa parlare — Nelle scuole ed in
specie nelle Superiori capita sovente che si lascino entrare i giovani e stare delle mez-
ze ore e anche più senza alcuna assistenza in balia di se stessi cosicché commettono 110
disordini gravi; i più buoni si lamentano e se vogliono studiare qualche poco sono
costretti ad uscire di scuola e ritirarsi sotto qualche portico per avere un poco di re-
quie e non sprecare il tempo — E se si interrogano perché non si trovino nella scuola
rispondono: E chi può resistere? Vi è tanto disturbo e disordini; non vi è il professo-
re, vi manca l'assistente; vi si fa un baccano da casa... — In tempo di scuola di canto 115
all'inverno si vedono sovente i giovani a girare per le scale liberamente e non vi è
nessuno che finora abbia pensato a rimediare ad un tale inconveniente.
22 Volendo dividere i giovani nel cortile vicino alla pompa non vi sono cessi e
perciò salgono le scale. Così pure le camerate.
23 Da troppi dipendono le accettazioni per | la casa di Torino [:] Cagliero, D. Rua, 120
Prefetto, Direttore. Mai mescolare gli agnelli ai lupi.
III
22 I giovani quando entrano in casa sono d'oro.
23 Non accettare giovani delle provincie meridionali o centrali; per costoro Lucca
Firenze Roma.
125
24 Far vivere un po' più i giovani della vita dell'Oratorio col raccontare fatti anti-
chi missioni — leggere letture etc. Nelle scuole dovrebbe essere impegno di ogni in-
segnante ispirare nei giovani non solo l'amore allo studio, ma il rispetto la stima per
le cose e le persone della Congregazione, ed anche in ricreazione usare la massima
prudenza nel dare giudizio specialmente in presenza degli allievi.
130
25 Parlate della sera; prediche; catechismi. Questi ultimi si fanno? Almeno nella
chiesa piccola fatta cap[p]ella nuova per gli esteri.
26 Mancanza di una scuola di galateo o spiegazione di regole — settimanale —
leggere regole con solennità al principio dell'anno.
[Sac. Lemoyne G.B.] 135
104 21 lin subd L
118 22 lin subd L
120 23 lin subd L

4.5 Page 35

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70 José Manuel Prellezo
III. APPENDICE
[VALDOCCO 1889: OSSERVAZIONI INTORNO ALL'ANDAMENTO
SCOLASTICO E MORALE SEZIONE STUDENTI]
Sul terminare dell'anno scolastico giudico opportuno l'esporre al signor direttore le
seguenti osservazioni intorno all'andamento scolastico e morale del nostro Oratorio
per quanto riguarda la sezione degli studenti, pregandolo, quando le credesse di
qualche importanza, di trattarne col Rev.mo Rettor Maggiore.
[ p. 1]
5
1o Rinnovo anzitutto la preghiera che per le scuole dell'Oratorio vengano scelti in-
segnanti ed Assistenti segnalati per capacità di mente, esperienza, prudenza, pietà,
insomma di vero spirito salesiano.
2° Che gli Assistenti di scuola non abbiano, oltre l'insegnamento delle materie ac-
cessorie non abbiano altre occupazioni che li distolgano dalla necessaria continua
10
sorveglianza sugli alunni; inconvenienti che si è dovuto per necessità tollerare que-
st'anno coll'affidare a due di essi l'assistenza del Refettorio, e che lasciò spiacevoli
conseguenze, poiché due volte al giorno i loro alunni rimanevano o nulla affatto o
malamente assistiti. Per diversi anni passati vi erano assistenti speciali come per lo
studio (ufficio delicatissimo) così anche pel Refettorio, sul quale il sig. Prefetto eser-
15
citava una particolare sorveglianza, vi andava ogni | settimana a leggere i voti, e vi si [ p. 2]
faceva regolarmente la lettura.
3° Avvenendo ogni anno che gli studenti portino dalle loro case libri di testo o di
lettura e Dizionarii che non si permettono nelle nostre scuole non sarebbe cosa più
spiccia l'esigere che nell'Oratorio non entrino altri libri all'infuori di quelli stampati
20
nelle nostre Tipografie?
4° Giudico importantissimo che si provveda fin dal principio delle vacanze ai giova-
ni cosi detti Nuovi, in maniera che entrati appena vengano affidati a Maestri ed As-
sistenti loro proprii che li istruiscano con frutto e li sorveglino conscienziosamente e
rimangano fissi per tutte le vacanze.
25
5° Si lamenta in generale la mancanza di un centro unico, di una persona a cui pos-
sano far capo con piena soddisfazione gli Assistenti ed i Maestri. Vi ha il Direttore il
quale, oltre alla carica, gode per le sue doti la fiducia e la stima comune; ma come
Prefetto della Congregazione ha troppo gravi e diverse occupazioni, perchè possa
mettersi in diretta relazione coi giovani tanto da poterli ben conoscere. Né possono
30
gli Insegnanti e gli Assistenti venire a lui con quella facilità, e fermarsi quel tempo
che sarebbe necessario per esporgli le loro difficoltà, i loro fastidii e riceverne sia in
frequenti conferenze, sia in famigliari colloqui o rendiconti, e anche solo dalla sua
j
19 post libri del che R2
29 post giovani del e col personale R2

4.6 Page 36

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[ p. 3]
Valdocco 1884 71
presenza quegl'incoraggiamenti che infonderebbero nel loro animo un po' più di vi-
gore, di slancio nell'adempimento dei proprii doveri. Questo, io credo, sia la causa
principale, o una fra le principali, di certi equivoci nelle varie deliberazioni, di certe 35
discrepanze, e ancora di quel languore e scoraggiamento nel personale che finisce
poi sempre con danno degli alunni. Non rare volte è avvenuto per es. che Tizio si ri-
volgesse ad un superiore, Caio ad un altro sopra un medesimo fatto, e ne ricevessero
diversa risposta, il che porta sempre un po' di sconcerto. |
6° Propongo che si trovi modo di regolare il Catechismo domenicale agli Studenti, 40
poiché quest'anno sono accaduti troppi inconvenienti, specialmente per la frequente
assenza dei varii Catechisti, da richiedere per l'anno venturo un efficace rimedio,
tanto più che mi accadde udire spiegazioni non sempre esatte, o convenienti; e ob-
biezioni sciolte in modo da lasciare nella mente oscurità ed incertezze.
Torino 21 Luglio 1889
45
Don Ruffino Giacomo
Appendice — Stimo necessario aggiungere che dalle cinque classi ginnasiali durante
quest'anno due non hanno corrisposto all'aspettazione dei Superiori; e sono: la 1a
inferiore, a cagione della inettezza di troppi alunni, e anche, anzi specialmente, della
debole costituzione fisica dell'Insegnante: la 2a in cui apparisce più che in ogni altra 50
uno spirito di apatia, di indifferenza per la pietà, e una deficienza assai sensibile di
istruzione; la causa, a mio parere, si è questa, che il professore è stato tutto l'anno
come assorbito intieramente dalle cure dell'Oratorio festivo. Sino alla metà del-
l'anno poi diede molti fastidii la 3a pel singoiar metodo del professore che ebbe da
principio.
55
N.B. Se saran necessarii schiarimenti intorno ad alcuni punti, specialmente sul 2° e
sul 5°, li darò ben volentieri a viva voce, arrecando anche varii fatti che diedero mo-
tivo alle mie osservazioni, pronto tuttavia a ritirarle quando non fossero giudicate
abbastanza convenienti o giuste.
33 quegl' corr ex quell R2
48 post anno del due R2
49 anzi specialmente add sl R2