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NOTE
LO SVILUPPO DELL'IMMAGINE SALESIANA
FRA GLI SLOVENI DAL 1868 AL 1901
Bogdan Kolar
SIGLE
ASC
ASD
BS
SalV
= Archivio Salesiano Centrale - Roma
= Archivio Salesiano - Ljubljana
= Bollettino Salesiano - Torino
= Salezijanski Vestnik (Bollettino Salesiano sloveno)
Il presente contributo traccia lo sviluppo dell'immagine salesiana fra gli Slo-
veni a cominciare dal 1868, anno in cui venne citato per la prima volta il nome
del sacerdote Giovanni Bosco sulla stampa slovena, e fino alla fondazione in
Rakovnik (Ljubljana) del primo collegio salesiano il 23 novembre 1901.
La situazione socio-politica nella Slovenija
Nella seconda metà dell'ottocento1 il territorio nazionale sloveno, ancora
parte dell'impero austro-ungarico, entrava pian piano in una prospettiva più am-
pia a motivo del crescente numero di emigranti e di missionari2 che ogni anno
partivano per la Germania e per l'America.3 Anche se con un
1 F. ERJAVEC, Zgodovina katoliskega gibanja na Slovenskem (La storia del movimento cat-
tolico nella Slovenija), Ljubljana 1928; F. GESTRIN - V. MELIK, Slovenska zgodovina od konca
osemnajstega stoletja do 1918 (La storia slovena dalla fine del diciottesimo secolo al 1918), Lju-
bljana 1966; Zgodovina Slovencev (La storia degli Sloveni), Ljubljana 1979.
2 Cf Z. SMITEK, Slovena v misijonih (Gli Sloveni nelle missioni), in Zgodovina Cerkve na
Slovenskem (La storia della Chiesa nella Slovenia), Celje 1991, pp. 305-326.
3 Cf B. KOLAR, Cerkev in Slovena po svetu (La chiesa e gli Sloveni nel mondo), in Zgodo-
vina Cerkve na Slovenskem, pp. 273-304.

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140 Bogdan Kolar
certo ritardo, grazie al miglioramento dei mezzi di trasporto e ai nuovi mezzi di
comunicazione sociale, penetravano nell'ambiente sloveno, influendo sulla men-
talità, nuove idee, tendenze economiche moderne e correnti di pensiero religioso
tali da creare legami nuovi con altri paesi. La Carniola, a grande maggioranza
slovena, esercitava la funzione di nucleo, attorno al quale si sviluppavano le isti-
tuzioni nazionali più importanti. Le nuove attività nel campo dell'industria, la
creazione di un mercato comune e la ferrovia rendevano possibile l'investimento
di capitali esteri. Furono, così, fondate nel 1869 la Società industriale della Car-
niola grazie al capitale proveniente da Vienna e da Berlino e, quattro anni dopo,
la Società carbonifera di Trbovlje.4 Intorno ai loro stabilimenti sorsero nuovi
centri industriali con rispettive colonie operaie.
Nello stesso tempo al ceto rurale, che nel 1890 era ancora il 76% della popo-
lazione, vennero meno i mezzi per sopravvivere, anche a causa dell'interrotta
ripartizione dei fondi agricoli. L'unica possibilità di sopravvivenza divenne la
fuga dalla campagna e il lavoro nelle città, oppure l'emigrazione anche solo sta-
gionale. Il colmo si raggiunse nel 1890: stando ai dati statistici, fino alla metà del
1890 partirono oltre centomila uomini su un milione di abitanti.5 Nel tentativo di
risolvere questo problema un importante ruolo va riconosciuto al sacerdote Janez
Evangelist Krek (1865-1917).6
In campo politico si riflette la costellazione politica austriaca. Il periodo, che
va dalla metà del 1870 fino al 1890, coincide con il governo del presidente del
consiglio dei ministri Eduard Taaffe (1879-1893) ed è caratterizzato dall'unione
di tutte le forze politiche a salvaguardia degli interessi nazionali.7
La Chiesa accresce il proprio ruolo: con le sue istituzioni si apre ai problemi
in atto, si riorganizza ed esercita un certo influsso sulla vita pubblica. Dopo la
rottura, provocata dal professor dr. Anton Mahnic (1850-1920)8 con la rivista
«Rimski katolik» (1888-1896) attraverso la quale chiedeva più fedeltà ai principi
e non più la concordia ad ogni costo, cominciano a sorgere diversi movimenti
politici. Nel 1890 a Ljubljana venne fondata L'associazione politica cattolica
presto trasformata in Partito cattolico nazionale con
4 Cf F. GESTRIN - V. MELIK, Slovenska zgodovina. pp. 155-156.
5 Cf Zgodovina Slovencev, p. 490.
6 Cf Slovenski biografski leksikon (Dizionario biografico sloveno), vol. I, pp. 559-565.
7 Cf F. GESTRIN - V. MELIK, Slovenska zgodovina..., pp. 207-208.
8 Cf Slovenski biografski leksikon, vol. Il, pp. 7-12; Mahničev simpozij v Rimu (Simposio
a Roma su Mahnič), Celje 1990.

1.3 Page 3

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Lo sviluppo dell'immagine salesiana...
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base contadina.9 Il movimento liberale si organizzò nel 1891, fondando la Società
Slovena, che tre anni dopo assunse il nome di Partito nazionale e più tardi di
Partito nazionale progressista, punto di riferimento della borghesia, ma privo di
un programma sociale.10 Nel 1896 nacque il Partito Jugoslavo social-
democratico, che rivolse una particolare attenzione alla classe operaia, di cui
sottolineava l'aspetto internazionale,11 mentre si disinteressava del mondo conta-
dino e della questione nazionale. Il suo significato non raggiunse però il livello
dei precitati partiti.
Il sistema scolastico seguiva l'ordinamento stabilito per tutta la monarchia
con legge del 14 Maggio 1869, rimasta in vigore sino alla fine dell'impero austro-
ungarico.12 Con sforzo si riuscì però a fondare alcune scuole di lingua slovena e,
quantunque con molto ritardo, giunsero anche in territorio sloveno le iniziative,
già presenti su vasta scala nel resto dell'Europa, a favore di giovani in difficoltà
con l'ambiente sociale. Non esistevano istituzioni per 'corrigendi' fino a quando
nel 1874 venne aperto per loro un settore nel carcere di Ljubljana (prisilna dela-
vnica) dove, purtroppo, trascorrevano gran parte della loro giornata fra criminali
e handicappati mentali. A cavallo dei due secoli ancora non si era provveduto ad
una casa apposita ed il problema si faceva sempre più acuto.13
La vita ecclesiale fu influenzata dall'attività interna e dagli influssi che pro-
venivano dall'estero, in modo particolare dal centro della Chiesa. Il perno della
vita cristiana erano ancora i preti, per la gran parte molto uniti alla loro gente. La
richiesta di un cristianesimo integrale sulla linea di consimili movimenti europei
ebbe come risultato il primo congresso cattolico del 3031 Agosto 1892 tenutosi a
Ljubljana. «Questo — rilevò Frane Erjavec — fu uno degli eventi più famosi
nella storia politica e culturale degli Sloveni. Segnò le linee direttrici di attività
per una generazione, esercitando così un influsso decisivo sullo svolgimento
della futura vita pubblica slovena».14
9 Cf F. ERJAVEC, Zgodovina katoliškega gibanja, pp. 42-44.
10 Cf F. GESTRIN - V. MELIK, Slovenska zgodovina..., pp. 273-274.
11 Cf ibidem, pp. 290-291.
12 Cf J. ClPERLE - A. VOVKO, Šolstvo na Slovenskem skozi stoletja (II sistema scolastico
nella Slovenia lungo i secoli), Ljubljana 1987; A. VOVKO, Oris šolske dejavnosti slovenskih katoli-
čanov v dobi dozorevanja slovenskega naroda (Abbozzo dell'attività scolastica dei cattolici sloveni
nel periodo della maturazione della nazione slovena), in Zgodovina Cerkve na Slovenskem, pp.
357-365.
13 Cf J. ClPERLE, Vzgojni zavodi in zavodska zaščita v zgodovinskem razvoju (I collegi edu-
cativi e l'aiuto del collegio nello sviluppo storico), in Vzgojni zavodi (Educatori), Ljubljana
1987, p. 87.
14 F. ERJAVEC, Zgodovina katoliškega gibanja, p. 34.

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Bogdan Rolar
L'attenzione fu rivolta soprattutto ai seguenti temi: sistema scolastico, arte e
scienza cristiana, affari sociali, vita cattolica, stampa e organizzazione cattolica
nazionale.
In considerazione della riconosciuta importanza nel rinnovamento della vita
nazionale sia delle scuole cattoliche, sia del lavoro che in tale campo svolgevano
le congregazioni religiose, il congresso decise: «Si fondino scuole cattoliche
private, specialmente elementari, gestite da religiosi».15
Il secondo congresso cattolico del 10-12 settembre 1900 si dedicò alla vita
privata, familiare, sociale. Poiché non era stata attuata la risoluzione del prece-
dente congresso sulle scuole cattoliche private, fu rimarcata nuovamente l'impor-
tanza di queste scuole e, su proposta del catechista Janez Smrekar (1853-1920),
alla delibera venne aggiunto: «Si raccomanda l'ospizio salesiano per la gioventù
abbandonata di Ljubljana».16
Più volte era stato messo in rilievo il bisogno di fondare degli istituti di cari-
tà, specialmente per l'educazione degli adolescenti, e guidati da comunità religio-
se. La conoscenza di simili iniziative in altri paesi, come le esperienze positive
delle fondazioni religiose in patria, rappresentavano una sufficiente garanzia per
rispondere ad un tale aspettativa.
La preparazione
Questa parte dell'articolo potrebbe portare il titolo: I fattori decisivi che rese-
ro possibile l'arrivo dei salesiani in Slovenija.
Per la grande importanza del ruolo avuto, vengono ampiamente menzionati
due personaggi: il canonico Luka Jeran e il catechista Janez Smrekar, nonché tre
istituzioni: il comitato per una istituzione educativa salesiana, i cooperatori sale-
siani, i collegi salesiani viciniori, i quali svolsero dapprima il compito di diffon-
dere informazioni sulla realtà salesiana, col risultato di crearne un'immagine ap-
petibile dall'opinione pubblica, quindi, dagli anni novanta in poi, di predisporre le
condizioni concrete per l'inizio dell'attività dei figli di don Bosco in terra slovena.
15 Poročilo pripravljalnega odbora o 1. slovenskem katoliškem shodu 1892 (Relazione del
comitato preparatorio sul primo congresso cattolico del 1892), p. 66.
16 Poročilo o 2. slovenskem katoliškem shodu, ki seje vršil leta 1900 v Ljubljani (Relazione
sul secondo congresso cattolico sloveno tenutosi nel 1900 a Ljubljana), Ljubljana 1900, p. 76.

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Lo sviluppo dell'immagine salesiana...
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Luka Jeran (1818-1896)
Il canonico Luka Jeran,17 prete della diocesi di Ljubljana, fu nella seconda
metà del secolo diciannovesimo un personaggio centrale della vita pubblica slo-
vena. Direttore per un lungo periodo del settimanale Zgodnja danica (Stella mat-
tutina) fece conoscere per primo il nome di don Bosco tra gli Sloveni. Le pagine
del suo periodico riportavano notizie da tutto il mondo cattolico con preferenza
per il lavoro missionario e la pietà mariana. Nell'attività pubblica dimostrò un
forte interesse verso i più bisognosi, specialmente verso i giovani studenti e gli
operai che affluivano a Ljubljana per compiere gli studi o cercare un lavoro.
Proprio l'apertura alla Chiesa universale e l'accoglienza di tutto ciò che a-
vrebbe potuto giovare allo sviluppo della vita religiosa in Slovenija, lo stimolò a
pubblicare notizie riguardanti l'apostolo torinese. Vari giornali, con i quali era in
contatto, gli procuravano molte notizie di questo genere.
Dove e quando conobbe la biografia di Michele Magone, scritta e pubblicata
da don Bosco nel settembre 1861, e che apparve sul suo settimanale nel 1868,
non è possibile stabilirlo.18
È a questa pubblicazione del 1868 che si deve la prima menzione del nome
di don Bosco in Slovenija. Non si regge a questo proposito la testimonianza di
don Pietro Tirone, che nel suo scritto La Congregazione Salesiana nel Nord-Est
d'Europa attribuisce la menzione al 1866.19 Accredita il 1868 anche l'ultima edi-
zione di Don Bosco nel mondo.20
Con la trascrizione slovena del Cenno biografico sul giovanetto Magone
Michele allievo dell'Oratorio di S. Francesco di Sales non si trattò di una sempli-
ce traduzione bensì, se si potesse usare questo termine, di una inculturazione: vi
si possono trovare spesso delle applicazioni alla situazione nazionale, con sottoli-
neature delle differenze tra mentalità e costumi piemontesi e mentalità e costumi
sloveni.
Due anni dopo Luka Jeran tradusse la Vita del giovanetto Savio Domenico
allievo dell'Oratorio di San Francesco di Sales, pubblicata da don Bosco nel
1859. La Società Cattolica di Ljubljana, la quale curò l'edizione, le diede il titolo
Mladenček Dominik Savio. Benché gli editori avessero nutrito gran-
17 Cf Slovenski biografski leksikon, vol. I, pp. 404-405.
18 Cf Zgodnja danica 21 (1868) 231-232, 238-239, 245, 246, 278-279, 287-288, 294-295,
328, 335, 342-343, 377-378, 384-385, 402-403, 408-409, 416-417.
19 Cf P. Tirone, La Congregazione Salesiana nel Nord-Est d'Europa, Torino 1954.
20 Cf Don Bosco nel mondo, vol. II, Roma 1987, p. 132.

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Bogdan Kolar
di speranze, il volumetto non incontrò l'atteso successo.21 La biografia era un
adattamento, talvolta integrato di riferimenti all'ambiente sloveno.
Circa gli incontri tra don Bosco e Luka Jeran è stato possibile accertarne so-
lo uno, quello del 1871, quando un gruppo di preti, di ritorno da Roma, passò per
Torino e vi sostò alcuni giorni. Lo Jeran si richiamò più volte a quell'incontro.
Non è stato invece possibile trovare una qualche documentazione sull'incontro del
1881, di cui parla da una parte il salesiano Frane Walland nel suo saggio Cenni
storici sul culto dì Maria SS. Ausiliatrice tra gli Sloveni, composto in occasione
dell'esposizione mariana a Torino nel 192022 e, dall'altra, il volume Don Bosco
nel mondo, in cui si legge testualmente: «Nel 1881 il can. Jeran si recò personal-
mente a Torino in udienza da don Bosco. Ripartì non solo confermato nelle con-
vinzioni, ma conquistato alla causa. Intensificò gli scritti, propagò la devozione
alla Madonna Ausiliatrice, si iscrisse e zelò l'iscrizione all'Unione dei Cooperatori
salesiani. Ancora una volta erano questi a precedere oltre i confini d'Italia la pre-
senza dei salesiani stessi: ed era già una vera e propria presenza di Famiglia».23
La corrispondenza tra i due apostoli fu abbastanza ricca, anche se le lettere
conservate non sono tante. Nell'Archivio Salesiano Centrale vi sono soltanto tre
lettere scritte dal canonico Luka Jeran;24 quelle spedite da don Bosco non sono
state conservate, tuttavia le loro traduzioni si possono trovare su Zgodnja dani-
ca.25 Gli scritti, dei quali due in latino e il terzo in italiano, conservati nell'Archi-
vio Salesiano Centrale, riguardano la vendita di biglietti della lotteria. Per il terzo,
spedito da Ljubljana il 21 gennaio 1888, si può arguire che non sia arrivato nelle
mani di don Bosco. Il 'Canonicus, director folii eccles. Zgodnja dánica', come si
firmava, mandava una somma di denaro per il Bollettino Salesiano e le Letture
Cattoliche ed il resto per le missioni salesiane. Anche se si sono conservate sol-
tanto tre lettere, queste
21 Cosi si potrebbe interpretare la notizia data verso la fine del 1880: «La vita di Dome-
nico Savio è tradotta. L'interprete sperava di poter dare ai Sloveni un libro così apprezzato
come lo è tra gli Italiani». Cf Zgodnja danica 30 (1880) 400.
22 Cf F. Walland, Cenni storici sul culto di Maria SS. Ausiliatrice tra gli Sloveni, Ljubljana
1920, p. 41. Secondo questa fonte Luka Jeran sarebbe andato a Torino nel 1881 e poi, dopo il
suo ritorno, avrebbe presentato alla Società Cattolica di Ljubljana una relazione, pubblicata su
Zgodnja danica 34 (1881) 132-133, 139-141, 148-149, in cui asserì d'aver incontrato don Bosco
a Torino «alcuni anni fa».
23 Don Bosco nel mondo, vol. Il, pp. 132-133.
24 Cf ASC 126.2 Jeran.
25 Nel fondo «Don Jeran», conservato nell'Archivio Arcivescovile di Ljubljana, NŠ-
AL/ŠAL, zapuščine, non si trova niente riguardo ai rapporti tra don Bosco e don Jeran, anche
se si possono trovare alcuni fascicoli di corrispondenza.

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Lo sviluppo dell'immagine salesiana...
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indicano che i rapporti tra Ljubljana, Torino e Roma sono stati assai frequenti e
che don Jeran si teneva al corrente dell'opera di don Bosco.
Fra l'altro si prese a cuore la costruzione della chiesa del Sacro Cuore a Ro-
ma. Don Jeran si fece interprete delle necessità di don Bosco e spesso ne pubbli-
cava le petizioni su Zgodnja danica. Accompagnava la costruzione del santuario
tramite le relazioni del Bollettino Salesiano. Ogni tanto poi mandava il denaro
raccolto a questo scopo.26
Una lettera di ringraziamento per l'aiuto nella costruzione dello stesso san-
tuario e il diploma di cooperatrice salesiana don Bosco mandò a suor Benedikta
de Renaldi, superiora delle Orsoline a Skofja Loka.27
Catechista Janez Smrekar (1853-1920)
Il catechista Janez Smrekar,28 degno continuatore del lavoro dello Jeran,
grande amico dei giovani più bisognosi, per molti anni catechista nella scuola
elementare e sostenitore delle varie iniziative a soccorso dei giovani, è ricono-
sciuto 'il fondatore dell'opera salesiana in Slovenija'. Scrisse vari libri, special-
mente di preghiera, dedicati alla gioventù. Molti sentivano che per la dedizione ai
giovani si ispirava all'apostolo torinese.
«Non pare un'esagerazione se diciamo, che proprio il suo amore per i giova-
ni lo collegò con la Società Salesiana. Ha letto dell'amore di Don Bosco per i
giovani e perciò li ha amati ed insieme a D. Jeran ha incominciato a riflettere
come portare i figli di Don Bosco in Slovenija».29 Conobbe bene l'opera di don
Bosco e cercò di trasferirla in patria ma, come primo passo, si premurò di trovare
vocazioni salesiane slovene.
Nel 1893 scrisse ai superiori di Torino affinché accettassero alcuni allievi, i
quali sarebbero potuti diventare salesiani. Secondo la testimonianza di uno di
questi primi candidati, don Ivan Perovšek (1880-1973),30 il rettor maggiore don
Michele Rua nel primo incontro con lo Smrekar avrebbe detto: «Mandate alcuni
giovani sloveni a Torino perché diventino membri della congregazione. Nel frat-
tempo cercate un apposito posto dove i primi sa-
26 Cf SalV 49 (1976), n. 3-25, pp. 4-5: B KOLAR, Prazgodovina salezijanske družbe v Slo-
veniji (Preistoria della Società Salesiana in Slovenija); SalV 60 (1987), n 4, pp. 8-9: B. KOLAR,
Basilika Srca Jezusovega v Rimu (La basilica del Sacro Cuore a Roma).
27 Cf J. KOGOJ, Uršulinke na Slovenskem (Le Orsoline nella Slovenija), Izola 1982, p. 127
28 Cf SalV 23 (1927), p. 34; Slovenski biografski leksikon, vol. Ili, p. 399.
29 SalV 16 (1920), pp. 49-50.
30 Cf B. KOLAR, In memoriam. Nekrolog salezijancev slovenske narodnosti (In memoriam.
Necrologio dei salesiani sloveni), Ljubljana 1991, pp. 165-166.

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Bogdan Kolar
lesiani possano incominciare il loro lavoro».31
Nel 1894 don Smrekar mandò il primo gruppetto, che fu distribuito fra Val-
salice, Lombriasco, Foglizzo ed Ivrea. Prima di partire ricevettero la benedizione
del vescovo di Ljubljana mons. Jakob Missia, favorevole all'iniziativa.
«L'opera fu iniziata sotto la protezione di Dio e con il permesso della Chie-
sa», scrisse don Smrekar su Zgodnja danica.32
La maggioranza dei candidati sloveni fu destinata a Valsalice, dove risiede-
va il loro superiore incaricato, don Wiktor Grabelski (1857-1902), molto favore-
vole ad essi.33
Quando, a causa del numero crescente delle vocazioni polacche, fu aperto il
19 agosto 1894 un collegio apposito a Lombriasco, i superiori vi mandarono an-
che gli sloveni,34 salvo quelli provenienti dal territorio tedesco, prevalentemente
dalla zona di Kočevje, indirizzati invece a Foglizzo, dove studiavano ragazzi
svizzeri e tedeschi. Il loro programma scolastico rispecchiava quello delle scuole
tedesche.35
Tra gli anni 1894 e 1901 don Smrekar fornì alla congregazione salesiana ol-
tre una quarantina di candidati sloveni, che egli stesso si compiaceva di accom-
pagnare. Il 5 agosto 1895 condusse, con otto giovani, il sacerdote Ivan Janežič
(1855-1922), professore di teologia morale nel seminario teologico di Ljubljana.
Intenzionato a farsi salesiano, don Janezic fece un corso di esercizi spirituali a
Valsalice, accanto alla tomba di don Bosco, ed entrò nel noviziato. Incontrò, tut-
tavia, troppe difficoltà di adattamento; perciò fece ritorno in Slovenija,36 dove
rimase in strette relazioni con i salesiani, fu zelante collaboratore di don Smrekar
e per molti anni direttore dei cooperatori salesiani nella diocesi di Ljubljana.37
Don Smrekar venne a trovarsi in considerevole disagio economico per il
mantenimento dei giovani candidati. Anche se la somma stabilita dai superiori
era stata ridotta ed i genitori avevano acconsentito a pagare la loro parte, cioè 80
fiorini all'anno, e lo Smrekar era riuscito a circondarsi di alcuni sacerdoti come
sostenitori, questo non bastava ancora. Ricorse, perciò,
31 ASD I. PEROVŠEK, Nekolìko črtic o začetku salezijanskega delovanja v Sloveniji (Ab-
bozzi sull'inizio dell'attività salesiana in Slovenia); Domoljub (Patriota) 14 (1901), p. 381.
32 J. SMREKAR, Naši salezijanci (I nostri salesiani), Ljubljana 1896, p. 42; Missiev simpo-
zìj v Rimu (Simposio a Roma su Missia), Celje 1988, pp. 209-210.
33 Cf K. SZCZERBA, Don Bosco e i polacchi, in RSS 7 (1988), pp. 171-195.
34 Cf BS 19 (1895), pp. 1-2 Lettera di don Rua all'inizio dell'anno nuovo.
35 Cf Zgodnja danica 48 (1895), pp. 70-71.
36 Cf P. Tirone, La Congregazione salesiana..., pp. 1-2
37 Cf Slovenski biografski leksikon, vol. I, p. 380; SalV 18 (1922), pp. 77-78.

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alla raccolta di contributi per mezzo della Zgodnja danica e alla vendita di una
parte della proprietà.38 Al tempo stesso, tuttavia, non tralasciò nulla, per reperire
nella Carniola un posto idoneo alla prima fondazione salesiana.
Non tutti i suoi progetti riuscirono pienamente, ma la generosità e la forza
con le quali si dedicò alla realizzazione dell'opera salesiana fecero di lui uno dei
primi e più degni cooperatori salesiani. A maggior ragione se si considera che, a
questo proposito, la ricerca delle vocazioni salesiane rappresentò soltanto una
parte, anche se molto importante e vitale, dei suoi impegni.
Coll'intento di tener informati i suoi compatrioti sul lavoro relativo alle vo-
cazioni salesiane, nel 1896 preparò l'opuscolo Naši salezijancì ali čruce o družbi
Salezijanski ter njenem pričetku na Kranjskem,39 di cui dedicò alcune pagine al
tema delle vocazioni e della possibilità di farsi salesiani. La medesima preoccu-
pazione continuò ad esprimere attraverso le pagine della Zgodnja danica.
La Società per l'erigenda casa di educazione a Ljubljana
Uno dei risultati concreti del primo congresso cattolico di Ljubljana fu la
Società per l'erigenda casa di educazione insieme ad una nuova sensibilità per la
gioventù. I contatti permanenti con la giovane generazione di Ljubljana avevano
reso Janez Smrekar più aperto verso le sue esigenze, tanto che nel gennaio 1893
radunò un primo gruppo di collaboratori ad hoc, i quali concordarono nel proget-
tare la fondazione di due case: una per le ragazze, da affidarsi alle Suore della
Carità, l'altra per i ragazzi, affidata poi ai salesiani.
La Società fu legalmente approvata dal governo regionale della Carniola il
18 novembre 1893, n. 14471.40 Suo scopo primario fu di prendersi cura della
gioventù traviata esclusa dal processo educativo regolare e perciò esposta alla
'perdizione temporale ed eterna'.41
Il terzo articolo del regolamento precisava lo scopo del progettato collegio
nei seguenti termini: «In questo collegio vengono accettati ed educati i ragazzi
abbandonati, che non possono frequentare le scuole regolari. Per
38 Cf Zgodnja danica 51 (1888), p. 237.
39 I nostri salesiani ossia bozzetti sulla congregazione salesiana nella Carniola, Ljubljana
1896, 52 p.
40 Cf ASD Fondo Società.
41 Così si legge nel manifesto pubblicato in preparazione alla assemblea generale.

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Bogdan Kolar
loro sarà organizzata la scuola elementare e, successivamente, sarà avviata una
scuola di formazione professionale. Una particolare attenzione sarà dedicata al
loro miglioramento morale».
I membri della Società (insegnanti, ecclesiastici, operatori nella vita pubbli-
ca) si impegnarono a raccogliere fondi con una tombola e a cercare una località,
dove costruire il collegio.
Il 20 settembre 1893 si radunò a Ljubljana un comitato preparatorio allo
scopo di avviare i lavori. Tra l'altro Smrekar accennò che la cura primaria doves-
se essere dedicata ai giovani nell'età della scuola elementare: «Questi ragazzi
hanno sovente molte abilità e sono ricchi di doti spirituali. Le doti però muoiono
o vengono rovinate perché vivono in famiglie dove non c'è niente di bello, dove
sentono poco o niente di edificante».42 La migliore possibilità per diminuire il
rischio dello scandalo e il diffondersi delle cattive abitudini consisteva nel fonda-
re case di correzione simili a quelle esistenti nei paesi viciniori.
Il terzo articolo dello statuto, definitivamente approvato nella prima assem-
blea generale il 13 dicembre 1893, stabiliva i criteri di accettazione dei giovani:
«In questo collegio vengono accettati i ragazzi abbandonati, i quali non possono
frequentare le altre istituzioni scolastiche. Qui si istruiscono nelle materie delle
scuole elementari e poi, secondo le loro abilità, nell'artigianato o per altra profes-
sione. Un'attenzione particolare viene dedicata al loro miglioramento morale ed
alla educazione per diventare persone moralmante oneste».
Come protettore fu eletto un membro della famiglia reale, l'arciduca France-
sco Ferdinando d'Este.43
Il traguardo dei fondatori fu ben chiaro fin dall'inizio: fondare una casa di
correzione. La Società comprerà o costruirà un edificio e inviterà una famiglia
religiosa, che avesse quale apostolato suo specifico l'educazione della gioventù, a
prendere la direzione dell'istituto. A questo punto la Società si scioglierà.
Tra i membri della Società, divisi nei tre gruppi di membri regolari, sosteni-
tori e fondatori, ci furono il vescovo di Ljubljana mons. Jakob Missia, la Cassa di
Risparmio della Carniola, vari magistrati, il podestà di Ljubljana e parecchie altre
personalità.
Il collegio avrebbe dovuto aprirsi il 2 dicembre 1898,44 in occasione del
42 ASD fondo Società, Discorso dello Smrekar; Zgodnja danica 47 (1894), p. 34.
43 Cf ASD fondo Società, Verbale della Società, pp. 1-4; Domoljub 7 (1894), p. 134.
44 Cf ASD fondo Società, Proclamazione.

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149
50° anniversario dell'ascesa al trono dell'imperatore austro-ungarico Francesco
Giuseppe I.
La Zgodnja danica continuava ad essere mezzo di comunicazione. Su quasi
ogni numero si possono trovare i nomi dei benefattori del 'rifugio di Don Bosco a
Ljubljana', come usavano chiamare il futuro collegio.45 L'esperienza di don
Smrekar a Torino, dove si recò nell'agosto 1894, lo stimolò a mettere in evidenza
la opportunità di una tale opera e le possibilità offerte dalla desiderata istituzione.
In un primo tempo si pensava di adattare il castello di Bukovica presso Stič-
na, lontano da Ljubljana circa 50 km., acquistato da Smrekar già nel 1893.46 A
causa della mancanza di personale e dei pesanti debiti gravanti sul castello i sale-
siani si negarono. Dalla lettera mandatagli il 5 aprile 1895 Smrekar poteva atten-
dersi i salesiani unicamente a Ljubljana. Soltanto dopo la Società avrebbe costrui-
to un apposito collegio.47
All'inizio del 1895 l'arch. Franz Faleschini aveva elaborato un primo abboz-
zo del collegio. Dal disegno, conservato nell'archivio salesiano di Ljubljana, si
vede che l'architetto aveva pensato ad un istituto simile a un monastero, con il
cortile interno.48 Il terremoto che colpì Ljubljana nella notte dal 14 al 15 aprile
1895 smantellò tutti quei piani. Le necessità più urgenti spingevano ad accanto-
nare il futuro e a fare di tutto, al momento, per salvare le vite dei terremotati. Per
la Società questo significò un periodo di ristagno.
Il catechista Smrekar, non sodisfatto della Società, si mise a lavorare per
conto suo. Nella primavera del 1898 riferì al Rettor Maggiore che a Kočevje,
cittadina a circa 50 Km. da Ljubljana con una popolazione mista, vi era una casa,
la quale avrebbe potuto servire da convitto per gli studenti di nazionalità tedesca;
più tardi si sarebbe potuto entrare a Ljubljana ed aprire una vera casa salesiana
(domus salesiana pro pueris perversis).49 La risposta della direzione generale dei
salesiani fu negativa: si poteva cominciare altrove, soltanto dopo aver aperto la
prima casa a Ljubljana.50
Un tentativo di preparare un posto per i salesiani a Ljubljana ebbe luo-
45 Ci Zgodnja danica Al (1894), p. 184, 304, 368, 408.
46 Cf ASD Lettera di Smrekar.
47 Cf ASD Lettera a Smrekar 5 aprile 1895.
48 Cf ASD Collezione dei disegni.
49 Cf ASD Lettera 24 marzo 1898.
50 Cf ASD Risposta 10 aprile 1898; ASC 38 Ljubljana. Il concetto della risposta suona
così: Non si può accettare per la distanza e per la piccolezza del paese e della casa. Quando
sarà finita la casa volentieri tratteremo per Ljubljana.

2.2 Page 12

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150 Bogdan Kolar
go nel 1898. Nel luglio di quell'anno era in vendita il castello di Ljubljana,
danneggiato dal terremoto. Con la raccomandazione del nuovo vescovo Anton
Bonaventura Jeglič, Smrekar scrisse a Torino, invitando i rappresentanti del
Rettor Maggiore a venire a Ljubljana. La visita dell'11 agosto risultò
inconclusiva: il castello era troppo caro. Anche una supplica all'imperatore non
portò frutti.51
L'ispettore Mosè Veronesi fu invitato alcune volte a recarsi in loco per
visitare i luoghi scelti (p.e. il castello Bukovica presso Stična, il castello di
Ljubljana), ma i tempi non erano ancora maturi per prendere una decisione
definitiva. Nel frattempo la Società riprese i lavori. L'assemblea generale del 30
giugno 1900 elesse una nuova direzione e concluse di indire un bando per
individuare il terreno, dove dare inizio alla costruzione del collegio. Nello stesso
tempo Smrekar fu incaricato di chiedere ai superiori salesiani, quali fossero le
esigenze 'ad minimum' per incominciare.52
Dal bando vennero alcune offerte. Il comitato della Società le prese in
considerazione il 7 novembre 1900 e tra tutte trovò più opportuno il castello
Rakovnik con il fondo annesso presso la stazione ferroviaria omonima.53 Di
nuovo Smrekar fu incaricato di informare il superiore generale e di chiedergli che
mandasse un rappresentante.54 Smrekar si procurò pure il permesso del vescovo
locale, informandone don Rua con lettera del 24 novembre 1900.55
51 Cf ASD Domanda.
52 Cf ASD Verbale delle riunioni della Società, pp. 39-41. L'll ottobre 1909 lo Smrekar
chiese per lettera quanto grande dovesse essere la casa per il solo cominciare e quanto la pianta
del fabbricato, tale da formare un quadrato con il cortile.
53 Cf ASD Verbale delle riunioni della Società, pp. 42-43.
54 Cf ASC 38 Ljubljana, Lettera dello Smrekar del 10 novembre 1900. Vi si legge:
«Incaricato dal comitato dei signori per la fabbricazione della casa per la gioventù abbandonata
a Lubiana nella sessione di 7 nov. c.a. io ho l'onore di pregare, che voglia V.S. Revma.
sedosamente in verità mandare uno signore salesiano economo o ingeniere a Lubiana per
riguardare la villa Rakovnik in Lubiana, cioè una casa bellissima coi edilìzi e colle fabbriche
villereccie di economia con terreno di 16 jugeri austriaci nel pomerio della città di Lubiana 5
minuti dalla stazione della ferrovia verso Carniola inferiore, situata nella bellissima posizione
verso meriggio con giardini coi terrazzi, come si vede nel aggiunto piano della situazione».
55 Cf ASD lettera 24 novembre 1900. Il vescovo Anton Bonaventura Jeglic mandò la sua
petizione il 4 dicembre seguente: «Societas quae media quaerit pro aedificando instituto ad
educandam derelictam juventutem, terrenum quoddam distans ab urbe circa unum quadrante
horae invenit, quod emi et fors fini convenienter adaptari possit. Per Rev. Dominum Joannem
Smrekar Paternitati Vestrae pandit votum, ut expertem patrem hue mittere dignetur, qui
judicium da aptitudine terreni et aedificiorum, quae ibi aedificata stant, pronuntiet, cui judicio,
utpote competenti, societatis membra assensum praestabunt ut ulterius agere volunt. Ego
quoque rogo, ut Paternitas Vestra voto Societatis annuere et expertem patrem hue mittere
dignetur. Memento ad aram mei Antonii Bonaventurae, episcopi».

2.3 Page 13

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Lo sviluppo dell'immagine salesiana...
151
Don Mosè Veronesi, ispettore di Mogliano Veneto, venne a Ljubljana il 15
dicembre e trovò lo stabile e il terreno molto adeguato per una colonia agricola ed
un oratoro festivo. Scrisse allora un promemoria, indicando dei suggerimenti per
il futuro con promessa che i salesiani avrebbero potuto cominciare il loro lavoro
nell'anno scolastico 1901-1902.56
Soltanto il 22 dicembre 1900 fu possibile sottoscrivere il contratto per l'ac-
quisto del castello Rakovnik. In nome della società salesiana lo firmarono don
Mosè Veronesi, don Luigi Ciprandi e don Giuseppe del Favero. Il 24 dicembre
1900 successivo il contratto fu registrato dall'amministrazione delle imposte e
inserito nel catasto.57
Il comitato per la fondazione di un ospizio per giovani abbandonati e perico-
lanti adempì così il suo compito primario e, mentre aspettava che i salesiani ve-
nissero, sotto la spinta di Janez Smrekar acquistò ancora un po' di terreno. Il de-
naro raccolto bastò sia per l'acquisto del castello e dei terreni adiacenti, sia per
l'arredamento.
36 Nel promemoria don Veronesi elencò alcuni suggerimenti: 1. Oratorio Festivo (ricrea-
torii). Affinché l'oratorio festivo possa produrre grandi frutti, sarà bene col tempo che venga
eretto nella città. Non occorre che vi sia grande fabbricato, constando del terreno scoperto pel
cortile. 2. Raccogliere quei poveri giovanetti, che per la loro cattiva condotta disciplinare ve-
nissero espulsi dalle pubbliche scuole elementari. 3. Questi poveri espulsi giovanetti accolti
nell'istituto verrebbero mantenuti ed educati-istruiti in conformità all'insegnamento pubblico,
cittadino-governativo, mediante una retribuzione da convenirsi e per cui si farà un breve pro-
gramma per la regolare accettazione di detti giovani. 4. All'istituto si potrà col tempo aggiunge-
re le scuole professionali di Arti e Mestieri. 5. Si potrà pure fondare una colonia agricolarazio-
nale, secondo i nuovi sistemi di agricoltura. 6. Lo stabile si acquisterà a favore dei seguenti
aquirenti: Sac. Mosè Veronesi, Sac. Luigi Ciprandi, Sac. Giuseppe del Favero. Si faccia un atto
notarile puro e semplice come qualunque altro atto di compra-vendita. Affinché poi lo stabile
acquistato pei salesiani rimanga sempre a favore della gioventù povera della città e della diocesi,
basterà avere dal superiore generale don Rua una dichiarazione semplice colla quale si obbliga di
consegnare tutta la sostanza — cioè l'istituto — al Santo Pontefice - oppure al vescovo pro
tempore, affinché tale istituto venga devoluto a vantaggio spirituale e morale della gioventù
povera cittadina e diocesana qualora i salesiani dovessero per sempre lasciare ed abbandonare
la città di Lubiana — la quale sventura — confidiamo in Dio e nella protezione della Vergine
Ausiliatrice che non avverrà mai. 7. Per questo anno scolastico 1900-1901 i salesiani assoluta-
mente non possono prendere impegno di venire, stante la deficienza di personale. 8. Si prega
l'illustre e zelante comitato che non stia ad ordinare lavori nuovi nella villa — perché basterà
fornire le camere di 7 o 8 letti col relativo mobiglio — tavole, sedie, biancheria. Sarà bene procu-
rare un altare e relativi indumenti per la celebrazione della S. Messa. 9. Il resto del denaro dopo
il pagamento dello stabile si potrebbe mettere nella Cassa di Risparmio della città — oppure
consegnare al Sup. Gen. D. Rua o meglio al sottoscritto D. Mosè Veronesi, il quale lo deposite-
rebbe nella Cassa di Risparmio di Gorizia, presieduta dal principe Cardinale. 10. Conchiude
esortando tutti a raccomandare fervorosamente al Signore questa S. impresa a pro della gioven-
tù, perché il demonio, nemico ad ogni opera di Dio — farà ogni sforzo per impedire (se potrà)
tanto bene alle anime del Signore.
57 Cf ASD Verbale delle riunioni della Società, pp. 51-52.

2.4 Page 14

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152
Bogdan Kolar
I cooperatori salesiani
Anche questa volta i cooperatori salesiani precedettero i figli di don Bosco
ed avevano preparato quanto era necessario per l'inizio della loro attività. Alcuni
avevano avuto contatti personali con don Bosco stesso. Tramite il canonico Luka
Jeran mandavano contributi per le sue opere, soprattutto per le missioni salesiane
e per la chiesa del Sacro Cuore di Roma.
Zgodnja danica ospitava addirittura una rubrica dal titolo 'Donazioni per le
opere di don Bosco'. Se prendiamo in esame la Zgodnja danica del 1888 che
riporta, in conseguenza della morte di don Bosco, una sua biografia e numerose
notizie, veniamo a conoscere le varie intenzioni secondo le quali i benefattori
mandavano le loro offerte. Le più frequenti erano, nell'ordine, quelle per l'opera
di don Bosco a Torino,58 per le missioni salesiane in generale, per la Patagonia in
particolare.59
Nomi di benefattori si possono trovare anche sul Bollettino Salesiano tra i
cooperatori defunti. Di essi va ricordato almeno mons. Janez Gogala (1825-
1884), rettore del seminario diocesano di Ljubljana il quale, nominato vescovo
della stessa città, morì prima della consacrazione episcopale.60
Lo Jeran tradusse, oltre a molti articoli che riguardavano il lavoro, l'organiz-
zazione, il ruolo del cooperatori salesiani, anche le lettere del Santo ed in partico-
lare le 'strenne' d'inizio d'anno.
I cooperatori continuarono la loro attività pure durante il periodo di don Mi-
chele Rua. Le intenzioni delle loro offerte rimasero le solite, ampliate dalle nuove
necessità: all'inizio degli anni novanta prestarono speciale attenzione all'opera
salesiana in Inghilterra e alla costruzione del collegio a Battersea.61
Non pare esagerato affermare che, anteriormente all'arrivo del primo gruppo
dei salesiani, esisteva tra gli Sloveni e i Tedeschi della Carniola una associazione
complessa e ben articolata di cooperatori salesiani.
Secondo il canonico Jeran i cooperatori salesiani si applicarono alle iniziati-
ve abituali: la cura delle vocazioni, l'appoggio alla stampa cattolica, l'educazione
cristiana della gioventù, le preghiere, l'elemosina.
Il 28 gennaio 1895 don Rua nominò Janez Smrekar direttore dei cooperatori
della diocesi di Ljubljana.62
58 Cf Zgodnja danica 41 (1888), pp. 8, 32, 40, 56, 72, 96, 184
59 Cf ibidem, pp. 87, 88, 184, 192, 200, 216, 240, 256.
60 Cf Slovenski biografski leksikon, vol. I, p. 226
61 Cf Zgodnja danica 45 (1892), p. 155, 46 (1893), p. 86.
62 Cf ASD fondo Smrekar.

2.5 Page 15

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Lo sviluppo dell'immagine salesiana...
153
Quello stesso anno può essere considerato decisivo per la propagazione del-
l'idea dell'Associazione, in quanto lo Smrekar prese parte al primo congresso
internazionale dei cooperatori salesiani a Bologna.63
Nella terza giornata don Smrekar salutò l'assemblea e tra l'altro disse. «Co-
me noi cattolici sloveni dividiamo coi fratelli italiani gioie e dolori, così noi spe-
riamo che l'Istituto Salesiano, nato in Italia e con la sede in Italia, si riverserà
benefico anche in mezzo a noi. È questo il mio voto, in nome anche de' miei Co-
operatori, che cioè vengano quanto prima fra noi i figli di Don Bosco, il che è di
grande vantaggio per noi sloveni e per tutta l'Austria».64
Nei giorni del congresso la stesura di alcune relazioni per la Zgodnja danica
gli offrì l'occasione di diffondere la conoscenza dell'associazione e a ciò si dedicò
con maggior vigore una volta rientrato in patria.
Fece tradurre di don Bosco Cooperatori salesiani ossia un modo pratico per
giovare al buon costume ed alla civile società,65 che distribuiva come segno di
appartenenza all'associazione. Chi lo restituiva, indicava con ciò stesso il rifiuto a
diventare cooperatore salesiano. Nello stesso tempo non tralasciava di scrivere
articoli sulle riviste cattoliche al fine di dissolvere possibili fraintendimenti.
Il 29 gennaio 1896 ebbe luogo il primo convegno dei cooperatori salesiani
sloveni con al mattino una cerimonia nella chiesa di San Giacomo e al pomerig-
gio un'adunanza solenne. Il protagonista principale del convegno fu il catechista
Smrekar, coadiuvato da alcuni canonici, prelati ed insegnanti della città, i quali
presentarono delle relazioni sui vari aspetti del lavoro salesiano e sui compiti del
cooperatore salesiano.66
63 Cf Atti del Primo Congresso Salesiano in Bologna, Torino 1895, pp. 63-64
64 E. CERIA, Annali, vol. II, p. 430. In Atti del Primo Congresso Salesiano in Bologna, Tori-
no 1895, pp. 63-64, ci sono informazioni sulla situazione in Slovenia: «Ho l'onore di portare a
questo solenne Congresso l'affettuoso saluto e il fervido augurio di Sua altezza Reverendissima
il mio Principe Vescovo di Lubiana nella Carniola in Austria, Mons. Giacomo Missia. Esso
gode che anche nella sua Diocesi l'opera salesiana ha già fatto progressi. Abbiamo già mandato
a Torino sei giovanetti e questi speriamo saranno Apostoli Salesiani pei nostri paesi sloveni,
che siamo una parte della grande nazione slava. Si è già costituito e lavora un Comitato per
l'erezione di una casa per fanciulli, e si è pure comprato un pezzo di terreno con casa a questo
scopo. Il gravissimo flagello del terremoto che ora ha rovinato orribilmente chiese e case potrà
forse ritardare alquanto i nostri lavori; ma confidiamo fermamente nella divina Provvidenza».
65 Titolo del libretto: Sotrudniki salezijanski ali izkušeno sredstvo družbi človeski koristiti s
pospeševanjem nravnosti. Fece la traduzione il parroco Anton Eremit Dolinar dal tedesco Die
Salesianischen Mitarbeiter oder Praktische Mittel sich der Menscheit nuetzlich zu machen fuer
Foerderung der Sittlichkeit, Turin, Salesianische Druckerei, 1886.
66 Cf Domoljub 9 (1896), 52; Zgodnja danica 49 (1896), pp. 42-44.

2.6 Page 16

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154
Bogdan Kolar
I titoli delle relazioni centravano aspetti della vita sociale slovena, ai quali
avrebbe potuto interessarsi e provvedere la congregazione salesiana. L'intervento
del professore Ivan Janežič mostrò il contenuto dell'originalità dell'apostolato
salesiano basata sul sistema preventivo, unico sistema, contrariamente a quello
repressivo, in grado di assicurare un lavoro fruttuoso in mezzo alla gioventù. Il
sistema preventivo fu presentato come la via più facile per raggiungere il traguar-
do educativo, benché essa risulti molto difficile per un educatore e presupponga
la dimensione religiosa.67
A partire da questo convegno abbiamo il registro dei cooperatori ed il verba-
le dei loro convegni, divenuti abituali strumenti di studio e di verifica delle loro
attività.68
Un comitato apposito di cinque persone prese cura dell'organizzazione degli
incontri. La Zgodnja danica funse da organo dell'associazione dei cooperatori
fino all'uscita, nel 1904, del primo numero del mensile salesiano «Don Bosco».
A riscontro di una relazione sul primo convegno inviata dallo Smrekar a don
Rua, questi rispose con una lettera, nella quale ringraziò per l'offerta e incoraggiò
i cooperatori a portar avanti il loro sforzo a favore della gioventù.69
Il 26 maggio 1896, due giorni dopo lo festa di Maria Ausiliatrice, don Smre-
kar organizzò un secondo incontro dei cooperatori. Il programma, simile a quello
del primo e diviso in due parti, era imperniato sul significato della devozione
mariana per la vita cristiana e nell'ambito delle istituzioni salesiane.
Narrando la vita di don Bosco, Smrekar mise in luce la costante presenza di
Maria nelle sue attività, fatto che doveva alimentare anche nei cooperatori, disce-
poli di un tale apostolo, una grande fiducia nell'intraprendere le loro imprese.70
Approfittò, poi, dell'occasione per comunicare che a quel tempo in vari collegi
salesiani d'Italia vi erano 16 allievi sloveni, di cui 6 molto promettenti.
Facendo propria una proposta dello Smrekar, i cooperatori stabilirono di
fondare una casa detta 'Casa di Maria - Marien Heim Ljubljana' per giovani di
buona condotta abbandonati, rimasti senza famiglia.71 Accanto al
67 Cf Zgodnja danica 49 (1896), p. 60.
68 ASD fondo Cooperatori, Verbale e registro.
69 Cf Zgodnja danica 49 (1896), p. 110.
70 Cf Zgodnja danica, pp. 168, 188, 194, 209.
71 Cf ASC 381 Siska.

2.7 Page 17

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Lo sviluppo dell'immagine salesiana...
155
collegio sarebbe sorta anche una chiesa. Gli abitanti di una parte di Ljubljana
(Šiška) salutarono con entusiasmo l'idea di poter avere una chiesa nelle loro vici-
nanze. Lo Smrekar fece fare i disegni per il collegio e la chiesa ed il 9 novembre
1898 scrisse a don Rua, chiedendogli un parere.72 L'inizio dei lavori era previsto
per la primavera del 1899.73 Un comitato, intanto, si assunse l'impegno di avviare
tutte le pratiche necessarie al caso.
Quando i cooperatori, onde ottenere il permesso per i lavori, si rivolsero al-
l'ordinario diocesano, mons. Anton Bonaventura Jeglič, questi fece presente che,
a scanso di confusioni, bastava un solo comitato per preparare la venuta dei sale-
siani.741 cooperatori, perciò, decisero di accordarsi con il comitato che si era
costituito ai fini della fondazione di un ospizio per giovani abbandonati e perico-
lanti. Il 22 giugno 1899 le due associazioni si unirono e questo portò i suoi primi
frutti nell'anno stesso.75
Il registro dei cooperatori elenca fino al 1900 più di 1600 nomi. I loro colle-
gamenti, oltre la Zgodnja danica, furono il Bollettino Salesiano e Salesianische
Nachrichten.
Collegi salesiani viciniori
Un certo influsso sul territorio sloveno esercitarono anche le istituzioni sale-
siane viciniori.
A Gorizia nel 1895 fu aperto il collegio San Luigi,76 a cui si era molto inte-
ressato il barone Oskar Sommaruga (1848-1895), membro del comitato per la
fondazione della casa salesiana a Ljubljana. La corrispondenza tra lui e don Bo-
sco ne mostra i forti legami.77 Il Io marzo 1894 il barone fu nominato sostituto del
direttore dei cooperatori salesiani nella arcidiocesi di Gorizia.78 Ma a causa della
morte non poté salutare i primi salesiani giunti a Gorizia. Dal collegio San Luigi
venne il primo sacerdote salesiano sloveno,
72 Lo Smrekar chiese se la congregazione salesiana avrebbe accettato sia la casa nella Si-
ska una volta terminata, sia la cura parrocchiale delle anime.
73 Cf ASD fondo Cooperatori, Lettera dello Smrekar a don Rua 11 febbraio 1899.
74 Cf Archiv. della curia vescovile di Ljubljana, Salesiani: Lettera dell'ordinariato 7 apri-
le 1899.
75 Cf ASD Verbale del comitato, pp. 24-26.
76 Cf E. CERIA, Annali, vol. Il, pp. 379-380.
77 Cf ASC fondo Don Bosco 1.523. L'archivio della famiglia Sommaruga, compresa la cor-
rispondenza tra don Bosco e il barone Sommaruga, passò, dopo la morte di costui, alla figlia
Sofia e diventò parte del patrimonio Laschan. Cf anche C. von WURZBACH, Biographisches
Lexicon des Kaiserthums Oesterreich, Wien 1877, pp. 276-283; L. SCHIVIZ von SCHIVIZHOFFEN,
Der Adel in den Matrizen der Grafschaft Goerz und Gradisca, Goerz 1904, pp. 420, 180.
78 Cf ASD fondo Cooperatori, Diploma.

2.8 Page 18

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156
Bogdan Kolar
don Alojzij Valentin Kovačič (1873-1952),79 già prete — dal 1897 — dell'arci-
diocesi di Gorizia.
A loro volta i salesiani del collegio di Trieste, fondato nel 1898,80 lavorava-
no tra le comunità slovene di Trieste, Capodistria, Isola d'Istria e Pirano (dove il
12 ottobre 1898 venne fondato il 'Ricreatorio Domenico Savio').81 Da qui si dif-
fuse nel retroterra la conoscenza di don Bosco e dell'apostolato salesiano.
L'arrivo dei primi salesiani
Dall'ordine del giorno della riunione, che il comitato tenne il 17 dicembre
1900, si rileva che don Rua aveva risposto allo Smrekar il 13 novembre prece-
dente. La lettera era scritta in sloveno — probabilmente tradotta da uno dei ra-
gazzi sloveni che studiavano a Torino — e tra l'altro diceva: «Če so Oni zadovol-
jni s tem, kar ste mi pisali, zamorem po milostnega knezoškofa ugodnem odgovo-
ru takoj poslati gospoda D. Veronesija v Ljubljano, da si poslopje ogleda in če bo
to dobro za Salezijance, zamorejo priti».82
Nella scelta del primo direttore per Rakovnik don Rua confermò la nomina
del 1897.83 Il 18 novembre 1901 decise, infatti, di mandare a Ljubljana come
direttore don Simone Visintainer, due chierici, Jože Meze e Ivan Perovšek, e il
coadiutore Janez Žigon. Il sacerdote Simone Visintainer (1852-1928), nato a
Trento, perciò suddito austriaco, conosceva il tedesco correntemente.84 I due chie-
rici s'incontrarono con il Rettor Maggiore e nello stesso giorno partirono per Mo-
gliano Veneto, dove avrebbero dovuto presentarsi all'ispettore don Veronesi. A
causa della sua assenza, l'attesero fino al 23 novembre, giorno che segnò il loro
arrivo a Ljubljana.
79 Cf B. KOLAR, In memoriam..., pp. 97-98.
80 Cf E. CERIA, Annali, vol. Il, pp. 661-664.
81 Cf l'archivio parrocchiale di Pirano, dove viene conservato il fondo 'Ricreatorio'.
82 ASD lettera di don Rua. In essa don Rua subordinava l'invio dei primi salesiani al per-
messo del vescovo locale ed al buono stato degli edifici, che sarebbero stati controllati quanto
prima dal suo rappresentante, don Veronesi.
83 La nomina si riferiva all'inizio del progettato lavoro salesiano a Bukovica. Il piano fu
rinviato anche perché don Visintainer non tornò tempestivamente in Europa dal Messico, dove
era già stato direttore.
84 Cf BS 53 (1929), p. 64.

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Lo sviluppo dell'immagine salesiana...
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Per un'immagine salesiana
Gli elementi costitutivi dell'immagine salesiana tra gli sloveni, vale a dire i
segni più caratteristici della nuova comunità religiosa e che si ritrovano più spes-
so nel discorso sulla realtà salesiana, furono appresi innanzitutto attraverso la
stampa. I contatti personali, poi, dei pochi sloveni che avevano la possibilità di
recarsi a Torino, confermano la convinzione che ogni incontro con don Bosco,
con don Rua oppure con i collegi salesiani faceva una così profonda impressione
sui visitatori, da stimolarli a trasmetterne la ricchezza spirituale nel proprio am-
biente.
Don Giovanni Bosco
Don Bosco fu presentato non solo come il fondatore della nuova congrega-
zione religiosa e dell'Oratorio di San Francesco di Sales, ma anche come uomo
veramente santo. Così scrisse lo Jeran nell'introduzione alla Vita dì Michele Ma-
gone, dove si può anche vedere la ragione per cui egli incominciò a pubblicare le
notizie su don Bosco: tra gli scopi principali della sua istituzione figura l'aspira-
zione alla santità.85 Un vero inserimento nella vita dell'oratorio, la prontezza alla
cooperazione tra allievi ed educatori, fu possibile soltanto allora — secondo lo
Jeran — quando i giovani si confessavano e con l'aiuto della comunione conti-
nuavano a condurre una vita esemplare.86 La stessa motivazione guidò il canonico
a tradurre la vita di Domenico Savio: i buoni esempi dovevano incoraggiare i
giovani sloveni ad una più intensa vita sacramentale.
Don Bosco si adoperò molto a favore della gioventù abbandonata, trascurata
e moralmente corrotta, da cui sapeva trarre uomini onesti, abili maestri, artisti,
poeti e coraggiosi missionari.
Pare che a questo aspetto lo Jeran abbia dato un rilievo assai marcato. A suo
avviso don Bosco si preoccupò quasi esclusivamente della gioventù moralmente
corrotta, al margine della società, che egli riusciva a riscattare dalla decadenza e
dalla disperazione, quando le altre istituzioni si dimostravano impotenti.87
A questa dimensione lo Jeran dedicò una relazione dal titolo 'Don Bosco e i
giovani abbandonati', presentata alla Società Cattolica di Ljubljana
85 Cf Zgodnja danica 21 (1868), p. 403.
86 Cf ibidem, 328.
87 Cf Zgodnja danica 32 (1879), p. 213.

2.10 Page 20

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158
Bogdan Kolar
nella primavera del 1881. La concluse con un inno ai miracoli operati da don
Bosco ed ai giovani trasformati nel processo del suo lavoro educativo.88
Colse molte occasioni per presentare la vita del Santo. Alla morte di questi
nel 1888, scrisse una biografia apparsa su Zgodnja danica in 27 puntate.89 Vi si
legge: «Quello che fu San Vincenzo de' Paoli o San Francesco di Sales per il loro
tempo, o i grandi fondatori Sant'Ignazio Loyola o San Benedetto, questo fu don
Bosco nel secolo diciannovesimo».90 L'opera di don Bosco fu la miglior risposta
alle sfide della società moderna e la prova che la Chiesa cattolica dispone di mez-
zi efficaci per i tempi nuovi. Facendo paragone con l'opera del riformatore sociale
tedesco, il b. Adolf Kolping, egli rivendicava l'originalità di don Bosco in quanto
preoccupato della gioventù in genere, diversamente dal Kolping, preoccupato
esclusivamente degli apprendisti.91 Di don Bosco enucleò il forte attaccamento al
papa, la profonda fede e al tempo stesso l'abilità nel dare preziosissimi contributi
per lo sviluppo della società. Lo considerò il primo pedagogo del suo e di tutti i
tempi dopo Sant'Ignazio e San Francesco di Sales.92
La sua opera, da riguardarsi come la miglior risposta in campo scolastico
cattolico e in riferimento al ruolo della religione nel processo educativo, si confa-
ceva pienamente alla situazione slovena. Anzi forniva un aiuto ai cattolici au-
striaci nella loro battaglia per un posto della Chiesa nella scuola: un cattolico non
poteva immaginare la scuola senza catechismo e l'opera di don Bosco dimostrava
che la scuola senza religione assomigliava alla noce senza gheriglio.93
Nonostante fosse abitualmente immerso nel fare — osservò dal canto suo lo
Smrekar — don Bosco diede un apporto significativo alla pedagogia sul piano
teorico, anche tenuto conto delle diverse modalità del lavoro salesiano sia nei
paesi cristiani che nelle terre di missione. Allo Smrekar, inoltre, non sfuggì che la
totale confidenza nella Provvidenza non impediva a don Bosco di adoperarsi
come se tutto dipendesse da lui.
Recò grande gioia al canonico Jeran ed ai suoi collaboratori la notizia del-
l'introduzione del processo diocesano per la beatificazione di don Bosco.
88 Cf ibidem 34 (1881), p. 140.
89 Cf Ibidem 41 (1888), pp. 16, 46, 49-50, 66-68, 82-83, 87, 89-91, 97-98, 106, 113-114,
122, 129, 137-139, 147-148, 154-155, 169, 172-173, 178-179, 186-187, 193-194, 201-202,
225226, 242-243, 266-267, 275-276, 281-282, 291-292, 298, 305-306, 314-315, 321-322.
90 Ibidem 41 (1888), p. 49.
91 Cf ibidem 39 (1886), p. 226.
92 Cf ibidem 40 (1887), p. 289.
93 Cf Zgodnja danica 41 (1888), p. 60.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Lo sviluppo dell'immagine salesiana...
159
Zgodnja danica invitò diverse volte, chi aveva conosciuto don Bosco, ed avuto
contatti con lui, a mandare alla direzione generale dei salesiani tutto quanto pote-
va essere utile allo scopo.94
La pietà mariana
Nella vita di don Bosco e nell'opera salesiana attirò l'attenzione questo ele-
mento, costitutivo anche della pietà popolare slovena. La festa di Maria Ausilia-
trice fu introdotta nella diocesi di Ljubljana nel 1857. Dalle pubblicazioni sale-
siane sia lo Jeran che lo Smrekar presero molto materiale per i loro scritti e le
presentazioni pubbliche. La prima notizia sulla devozione di don Bosco a Maria
Ausiliatrice, anche se il prete piemontese non viene esplicitamente nominato,
risale al 1865,95 anno in cui il redattore della Zgodnja danica pubblicò la notizia
della posa della prima pietra della chiesa di Maria Ausiliatrice a Torino. La noti-
zia sembrò straordinaria al redattore stesso, poiché dalle regioni italiane venivano
informazioni sull'oppressione della Chiesa e delle sue attività.
Lo Jeran tradusse numerosi articoli del Bollettino Salesiano relativi alla fi-
ducia di don Bosco nell'intercessione della Madre di Dio e all'influsso della pietà
mariana nel suo lavoro educativo. «Si deve dire, che la venerazione della Vergine
Maria sia sostegno di vita esemplare per ogni cristiano e in modo particolare per
la gioventù», scrisse lo Jeran nella traduzione della vita di Michele Magone.96
Efficace autore di letture per il mese di maggio, lo Jeran si avvantaggiava,
nel compilare i suoi libri, degli insegnamenti di don Bosco e del comportamento
dei ragazzi dell'Oratorio nel mese di maggio.
Pubblicò sul suo giornale quasi interamente l'opuscolo Rimembranza di una
solennità in onore di Maria Ausiliatrice pel sacerdote Giovanni Bosco, uscito a
Torino nel 1868.97 Sovente pubblicò le grazie ottenute per l'intercessione di Ma-
ria Ausiliatrice, anzi giunse ad aprire una rubrica per questo. Più volte portò a
conoscenza dei lettori l'efficacia della novena di Maria Ausiliatrice.98 Ogni anno,
a seguito della festa di Maria Ausiliatrice nella basilica di Torino, ne dava un'am-
pia relazione sulla Zgodnja danica, esal-
94 Cf ibidem 44 (1891), p. 85.
95 Cf ibidem 18 (1865), p. 112.
96 Ibidem 21 (1868), p. 328.
97 Cf Zgodnja danica 23 (1870), pp. 163-164.
98 Cf il libretto Nove giorni consacrati all'augusta madre del Salvatore sotto il titolo di
Maria Ausiliatrice pel sacerdote Giovanni Bosco, Torino 1870; Zgodnja danica l'i (1870), p. 163.

3.2 Page 22

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160
Bogdan Kolar
tando la cooperazione dei giovani. Nel 1870 aggiunse la notizia dell'esecuzione
del 'Tantum ergo' di Giovanni Cagliero.99
Nelle puntate della vita di Giovanni Bosco un posto privilegiato occupavano
gli eventi segnati dalla presenza e dall'azione di Maria Ausiliatrice. Come testo
base si servì delle pagine di Giovanni B. Lemoyne, redatte all'inizio del mese di
maggio 1889.100
Janez Smrekar continuò nella medesima direzione. Dopo la visita a Torino,
descrisse in più puntate la chiesa di Maria Ausiliatrice a Valdocco e il ruolo della
pietà mariana nell'educazione impartita da don Bosco.101 Il posto centrale della
chiesa di Maria Ausiliatrice nell'opera salesiana di Torino fu compreso nel suo
significato simbolico come il centro della pietà e della fiducia di don Bosco in
Maria. Quasi regolarmente i cooperatori avevano all'ordine del giorno dei loro
incontri una relazione sulla devozione mariana e sulla sua importanza nella vita
dei cristiani, specialmente dei cooperatori. Così avvenne anche nell'incontro del
29 maggio 1896. La conferenza dello Smrekar apparve in tre puntate sulla Zgod-
nja danica.102
Secondo l'insegnamento dello Smrekar don Bosco meritava di essere inseri-
to tra i più grandi apostoli della devozione mariana. Questa caratteristica del suo
lavoro e della sua vocazione divenne parte dell'eredità salesiana. Anche i coope-
ratori salesiani sloveni fin dai primi incontri con la realtà salesiana compresero
questa dimensione, la fecero risaltare e la divulgarono tra gli sloveni.
L'opera missionaria
A partire dagli anni trenta del secolo scorso vi fu tra gli sloveni una grande
apertura verso le missioni estere. Non pochi nuovi missionari partirono per terre
lontare,103 con predilezione per l'Africa e gli Stati Uniti, dove lavoravano i due
dignitari sloveni Ignacij Knoblehar (1819-1858), vicario
99 Cf Zgodnja danica, p. 177.
100 Cf ibidem 42 (1889), pp. 146, 271, 294, 301, 304, 317, 332-333, 395. Lo Jeran modificò
il titolo La Madonna di D. Bosco in La vergine Maria di Don Bosco.
101 Cf J. SMREKAR, Nasi salezijanci, pp. 14, 17.
102 Cf Zgodnja danica 49 (1896), pp. 188, 194-195, 209-210.
103Cf Z. ŠMITEK, Klic daljnih svetov. Slovena in neevropske kulture (La chiamata delle ter-
re lontane. Gli Sloveni e le culture non europee), Ljubljana 1986, pp. 91-151; F.M. DonNAR,
Misijonska misel med Slovena in slovenski misijonarjì (Il pensiero missionario tra gli sloveni ed i
missionari sloveni), in Imeli so dve domovini (Avevano due patrie), Ljubljana 1988, pp. 17-22;
Z. ŠMITEK, Slovena v misijonih (Sloveni nelle missioni), in Zgodovina Cerkve na Slovenskem (La
storia della Chiesa nella Slovenia), Celje 1991, pp. 305-326.

3.3 Page 23

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Lo sviluppo dell'immagine salesiana...
161
apostolico a Khartum,104 e Friderik Irenej Baraga (1797-1868), vescovo a Mar-
quette negli Stati Uniti.105 Quando si udì parlare delle spedizioni missionarie
preparate da don Bosco, non mancarono coloro che si sentirono incoraggiati a
dare il proprio contributo. Notizie sul lavoro missionario salesiano apprendevano
dal Bollettino Salesiano, dalle Letture Cattoliche, dai missionari sloveni operanti
nell'America Latina.106 Ben presto videro nella dimensione missionaria una carat-
teristica sostanziale della società salesiana, che non di rado, perciò, veniva chia-
mata 'congregazione salesiana missionaria'.
La stampa cattolica slovena pubblicò queste notizie, non senza sottolineare
che i missionari salesiani provenivano da quegli stessi ragazzi, che don Bosco
aveva educato nei suoi collegi e nelle sue scuole. Ad ogni notizia pubblicata su
Zgodnja danica affluivano offerte ancor più generose per le missioni salesiane.107
Dopo aver visitato a Valsalice il 'Seminario delle missioni estere', don
Smrekar ne fece ampia presentazione sui giornali e nei suoi scritti.108 Secondo il
desiderio di don Smrekar anche la casa di Ljubljana avrebbe avuto tra le sue prin-
cipali finalità la formazione di vocazioni missionarie. Quanta gioia egli provò
neh'apprendere che i ragazzi mandati in Italia erano stati destinati a Valsalice,
scuola missionaria! Proprio gli allievi di questo collegio diventarono i primi cor-
rispondenti di notizie missionarie per la stampa slovena.109
Secondo quanto fu possibile rintracciare, prima dell'inizio della opera sale-
siana in Slovenija partirono per le missioni almeno tre missionari: Marjan Rosin
nel Medio Oriente,110 Josip Leben nel Venezuela111 e Anton Lončar nell'Ecua-
dor.112 Un numero alto seguì negli anni successivi.
104 Cf Slovenski biografski leksikon, vol. I, pp. 472-475; I. TADINA, Ignazio Knoblehar
(1819-1858), «grande pioniere della civiltà cristiana... e insigne apostolo dei neri», Roma 1991.
105 Ci Slovenski biografski leksikon, vol. I, pp. 23-24; M. JEZERNIK, Friderik Baraga, Lju-
bljana 1980.
106 Cf Zgodnja danica 38 (1885), p. 388: lettera del p. Maks Celejski (1831-1896), missiona-
rio sloveno in Cile.
107 Cf Zgodnja danica 41 (1888), p. 87; 42 (1889), p. 22.
108 Cf J. SMREKAR, Naši Salezijanci, p. 31.
109 Tra questi vengono nominati i chierici J. Leben, J. Meze e J. Valjavec: cf Zgodnja da-
nica 52 (1899), pp. 86, 95, 110-111, 150; 53 (1900), pp. 55, 309.
110 Cf BS 62 (1938), p. 239; Dizionario biografico dei Salesiani, p. 244.
111 Cf ASCP 126 A-T.
112 Cf ASCP 134 A-T.

3.4 Page 24

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162
Bogdan Kolar
Le Figlie di Maria Ausiliatrice
In Slovenija, nella seconda metà del secolo scorso, non si dava tanta impor-
tanza alla questione del lavoro per le ragazze. Per queste le comunità religiose
femminili, come le suore della carità, le suore francescane e soprattutto le orsoli-
ne, avevano solo scuole ed altre istituzioni. Del lavoro femminile si scriveva di
meno. Perciò non furono numerosi nemmeno gli articoli sul lavoro delle suore nel
mondo cristiano.
Le suore salesiane furono presentate come parte integrante dell'opera di don
Bosco. Si accenna a loro per la prima volta nel 1879 come abilissime missiona-
rie.113 Ma Luka Jeran si dimostrò restio a proporre l'ideale missionario alle ragaz-
ze. L'esperienza del suo ambiente non gli permetteva di avere un giudizio diver-
so. Invitò le ragazze e le donne a lavorare come missionarie in famiglia e in par-
rocchia: «Se sarai fedele a questa tua missione ti assicuro che otterrai una retribu-
zione pari a quella delle missionarie nell'Asia o nell'America».114
Di solito si parlava delle suore di don Bosco o delle suore salesiane. Anche
se la congregazione delle Figlie di Maria Ausilitrice venne presentata pubblica-
mente, non si può dire che sia stata conosciuta e stimata dalla popolazione come
le altre istituzioni fondate da don Bosco. A pari non si può affermare che all'ini-
zio del secolo vi sia stata l'idea di incominciare tra gli sloveni un'opera animata
da suore salesiane, oppure che si sia sentita la necessità di una casa loro propria.
Nessuno, a quel tempo, lavorava per le vocazioni delle suore, contrariamente a
quanto si verificava con i ragazzi; fatto, quest'ultimo, giova notarlo, cui si deve
concretamente il trasferimento del pensiero di don Bosco sul suolo sloveno. Le
informazioni dell'esistenza delle Figlie di Maria Ausiliatrice venivano riportate
nel contesto più ampio della presentazione del progetto apostolico di don Bosco.
Le prime ragazze partirono per l'Italia sulla spinta dei salesiani alcuni anni
dopo l'inizio dell'opera salesiana a Rakovnik.
La stampa salesiana fino al 1901
Quantunque la stragrande maggioranza delle notizie sulla realtà salesiana
venisse dalla stampa periodica, soprattutto dalla Zgodnja danica, ebbero tuttavia
un ruolo importante anche le pubblicazioni autonome, più
113 Cf Zgodnja danica 32 (1879), p. 214.
114 Ibidem.

3.5 Page 25

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Lo sviluppo dell'immagine salesiana...
163
globali e indirizzate a gruppi specifici. Le riportiamo qui, con l'avvertenza che
l'elenco non è affatto completo:
Giovanni Bosco, Cenno biografico sul giovanetto Magone Michele allievo dell'Orato-
rio di S. Francesco di Sales (trad. Mihec Magone), su Zgodnja danica XXI
(1868), pp. 231-232, 238-239, 245, 264, 278-279, 287-288, 294-295, 328, 335,
342-343, 377-378, 384-385, 402-403, 408-409, 416-417. L'opera fu tradotta da
Luka Jeran.
Giovanni Bosco, Vita del giovanetto Savio Domenico, allievo dell'Oratorio di San
Francesco di Sales (trad. Mladenček Dominik Savio, gojenec v vstavu sv.
Frančiška Salezija v Turinu. V laškem jeziku spisal 1866 duhoven Janez Bosko,
vodnik tega vstava. Slovensko vravnal L. Jeran. Založila Katoliška družba za
Kranjsko), Ljubljana 1870-1871, 112 p.
Giovanni Bosco, Pietro ossia la forza della buona educazione. Curioso episodio con-
temporaneo (trad. Peter ali moč dobre vzgoje), su Drobtinìce XXI (1887),
pp. 243-280. L'opera fu tradotta da M. Novak.
Charles d'ESPINEY, Don Bosco (Trad. Oris njegovega življenja in delovanja), su
Zgodnja danica XLI (1888), pp. 16, 46, 49-50, 66-68, 82-83, 87, 89-91, 97-98,
106, 113-114, 122, 129, 137-139, 147-148, 154-155, 169, 172-173, 178-179,
186187, 193-194, 201-202, 225-226, 242-243, 266-267, 275-276, 281-282, 291-
292, 298, 305-306, 314-315, 321-322. A cura di L. Jeran.
Giovanni Bosco, Cooperatori salesiani ossia un modo pratico per giovare al buon
costume ed alla civile società (trad. Sotrudniki salezijanski ali izkušeno sredstvo
družbi človeški koristiti s pospeševanjem nravnosti), Ljubljana 1895, 31 p. L'o-
pera fu tradotta da Anton Eremit Lucinski (ps.).
Janez SMREKAR, Naši Salezijanci ali črtice o družbi salezijanski (ter njemen pričetku na
Kranjskem), Ljubljana 1896, 52, Xpp. Il guadagno netto fu destinato alla co-
struzione della prima casa salesiana a Ljubljana.
Conclusione
Sulla base dei documenti conservati e delle notizie apparse sui giornali è
possibile sintetizzare qualche aspetto dello sviluppo dell'immagine salesiana for-
matasi nei primi decenni di contatto con l'opinione pubblica slovena.
Il fondatore del nuovo movimento fu il sacerdote Giovanni Bosco della dio-
cesi di Torino, la cui vita fu presentata bene e più volte, soprattutto nel 1888 dopo
la sua morte.
A motivo della sua confidenza in Maria Ausiliatrice, della sua obbedienza
alla Chiesa ed al papa, era dominante la convinzione che fosse un santo. Questa
opinione fu espressa ancor più sovente dopo la sua morte.
Di lui fece molta impressione, accanto alle altre forme del lavoro pa-

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164
Bogdan Kolar
storale, la scelta dell'oratorio come mezzo primario al servizio dei giovani,
servizio assicurato con la creazione di una nuova comunità religiosa,
continuatrice del suo disegno apostolico.
La caratteristica principale delle sue iniziative fu l'interesse per i giovani
abbandonati, al margine della vita sociale, senza famiglia e lavoro. Con questi
ragazzi seppe far miracoli.
Secondo Jeran e Smrekar, pare che avesse una predilezione per i giovani
moralmente corrotti. Lo Jeran parlava di don Bosco come di un educatore dedito
ai giovani «che si perdevano nella via del peccato e della cattiva compagnia».115
Una tale istituzione sarebbe stata la benvenuta in Slovenija.
Il primo gruppo dei salesiani fu perciò salutato come quello di esperti «per i
ragazzi, i quali non possono più frequentare le scuole pubbliche affinché non
corrompano gli altri».116
Le autorità slovene addette ai problemi giovanili e sociali non offrivano una
proposta idonea per i giovani poveri senza famiglia ed esclusi dalle scuole
regolari a causa delle difficoltà nei loro rapporti con l'ambiente. Si imponeva
perciò la costituzione di un gruppo o comitato impegnato a raccogliere denaro per
l'acquisto di una casa da affidare ad una congregazione religiosa, «se possibile ai
reverendi padri salesiani».
A favore di un tale collegio si erano pronunciati molti rappresentanti della
chiesa locale: i due vescovi (Jakob Missia, Anton Bonaventura Jeglič), molti
parroci, vice parroci, canonici (Andrej Čebašek, Leonard Klofutar, Luka Jeran,
Janez Flis ed altri), i quali ne sentivano un urgente bisogno.
La stessa attenzione venne dimostrata dopo l'arrivo del primo gruppo
salesiano.
L'ultimo decennio dell'ottocento si potrebbe considerare l'avvento, ossia il
periodo dell'attesa dei salesiani, vissuto in misura singolare dal catechista
Smrekar. Fu nello stesso tempo un periodo fecondo per le vocazioni.
Il 23 novembre 1901 l'arrivo dei salesiani significò la realizzazione di molte
speranze e l'inizio di una nuova presenza della chiesa nel campo della pastorale
giovanile.
115 Zgodnja danica 41 (1888), p. 49.
116 Riflette tale convinzione anche la notizia del loro arrivo in Domoljub 14 (1901), p.
220.