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RECENSIONI
CERRATO Cesare, Don Luigi Cocco, l'uomo - il patriota - il missionario. Leumann
(Torino), LDC 1992, 223 p.
«El coordinator-redactor de estas Memorias», también sacerdote salesiano, que
se confiesa, sin ambajes, su íntimo amigo «y como un hermano» -, vuelca el estudio -
se percibe en el espacio otorgado - sobre el don L. Coceo «misionero», cimentándolo
en «el hombre» - «prehistoria de un predestinado [en don Bosco]» «el carácter» -, y
en «el patriota»: con la atenta descripción de la arriesgada actividad clandestina
durante los años 1943-1945 en apoyo de la Resistencia (pp. 41-59).
Ordenado sacerdote a los 30 años - siempre con la ilusión de ir a las misiones, a
«una vera missione» (p. 19) - por un decenio es misionero de los jóvenes en el Oratorio
de Valdocco-Turín (pp. 21-40), misión que prolonga con la fundación de dos colonias
veraniegas - la de Oulx y la de Santa Chiara - en Val di Susa (p. 60). Se entregó con tal
fruto a los muchachos que frecuentaban el Oratorio, que hoy, ya exalumnos, con esta
biografía han querido recordar a don Luigi Cocco como maestro, amigo, y hermano.
Y los testimonios de estos exalumnos esmaltan este perfil biográfico.
«El 1o, de julio de 1951 partió para las Misiones de Venezuela. Dedicó sus me-
jores energías en el territorio amazónico [Alto Orinoco] a los indios Yanomamos,
fundando la misión <Santa María de las Guaicas> [...] Después de 23 años de misión,
vuelto a Italia, la recorrió dando conferencias, entrevistas, proyecciones de diapositivas
y filmados para ayudar y hacer conocer a estos sus hermanos» (pp. 7-8), entre los que
hubiera deseado morir. Este intenso período de su vida forma el cuerpo de la obra (pp.
76-186). Durante esos 23 años realizó una labor de civilización inteligente, paciente y
saturada de sacrificios. Asimilada la lengua, intenta formar un habiat estable - no
siempre logrado - entre los indios: los inicia en el trabajo - remunerándolo -, en el
comercio, en la comunicación con otras tribus; aparece la emisora, el pequeño campo
de aviación, se hace médico de los cuerpos y de las almas y de tal modo se siente uno
de ellos que «dice nosotros Yanomamos, nosotros Guaicas con una identificación
verdaderamente excepcional» (p. 135). «Ahora [1972], puedo gloriarme de ser ciu-
dadano Iyëwei-theri» (111). Y así expresa el espíritu que ha animado la obra misio-
nera de su grupo: «Iniciamos el contacto con los indios < dispuestos a reducirse y no
a reducir >» (p. 161).
En desordenado orden los testimonios fehacientes - en especial los de las Hijas de
María Auxiliadora que vinieron a darle una mano - garantizan que ha sido un anuncio del
mensaje cristiano respetuoso con las culturas étnicas y deseoso de no crear traumas psico-
lógicos, partiendo - en estilo de don Bosco - de los hijos para llegar a los padres. Pronto
aparece en la selva amazónica el oratorio festivo, la escuela primaria... ¡y tan «primitiva»!
Hay fervor de vida religiosa y juega un papel determinante la eucaristía - diaria con el ejem-
plo - y dominical para cuantos desean partici-

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Recensioni
par ... «Predicamos con el ejemplo [...] Los indios nos veían orar [...] Nos pregunta-
ban: ¿Con quién habláis? - Con Dios, respondíamos. - ¿Quién es Dios?, insistían.
Aquel que ha hecho el río, la selva, los animales, los nape [forasteros], los Yanoma-
mos, todo [...] El diálogo proseguía al día siguiente». Asi se inició la catequesis... Y
los bautismos a niños moribundos... Y «sencillamente, muy sencillamente, de la reli-
gión cristiana o, si queréis, de la civilización cristiana, les ofrecía diariamente lo
esencial: el amor» (pp. 134-135).
Y por amor a ellos don Cocco sa hace etnólogo (pp. 156-186). Su conocimiento
vivencial lo plasma en el libro Iyeweiteri. Quince años entre los Yanomamos (1972)
aparecido en italiano en 1975 con el titolo Parima. Dove la terra non accoglie i morti
-, verdadera enciclopedia sobre la vida, la cultura y las tradiciones del pueblo Yano-
mami. Libro elogiado por muchos estudiosos, fue valuado por el famoso etnólogo
de la Academia Francesa Claude Lévi-Straus como «verdadero tesoro científico [...]
considerado como un clásico de nuestros estudios», (pp. 157-159). Aquí solo se
transcribe cuanto ha parecido mas útil e interesante para comprender el ánima
[animus] de aquellas poblaciones.
En ningún momento desmiente su género literario de «memoria autogràfica»
sin adquirir la hechura de biografía. ¡Y es una lástima por contar con material ade-
cuado! La fuente primordial - a más del libro Parima... - son los artículos del Bolletti-
no Salesiano, entrevistas, cartas. Cercano el biografiado en el tiempo, el autor prodiga
la fuente testimonial - en la que destacan los «diarios» de las Hijas de Ma. Auxiliadora
que han trabajado con él -, avalada por el juicio de expertos etnólogos y de sus
exalumnos y conocidos. El estudio se ve enriquecido por gran número de ilustracio-
nes, en su mayoría sacadas de Parima, que - según Lévi-Straus - son «fotos de extra-
ordinaria riqueza» (p. 159).
JESÚS BORREGO
EVANGELISTA José Geraldo, Historia do Colégio São Joaquim 1890-1940, [S. Paulo,
Editora Salesiana Dom Bosco 1991], 365 p.
Il collegio S. Gioacchino di Lorena celebra il proprio centenario con la pubbli-
cazione del libro di José Geraldo Evangelista. L'autore, nato a Lorena nel 1922 da
una famiglia sempre molto vicina ai salesiani, fece i suoi studi nel collegio S. Gioac-
chino, di Lorena, e nel Liceo del Sacro Cuore, di S. Paolo. Conseguì la laurea in
Geografia e Storia all'Università di S. Paolo. Insegnò geografia e fu direttore di di-
verse scuole dello Stato. Fu anche direttore della Facoltà di Filosofia, Scienze e Lette-
re di Ituverava, S. Paolo. Membro dell'Istituto Storico e Geografico di S. Paolo,
titolare del seggio n° 37 dell'Accademia Paulista di Storia e socio dell'Istituto di
Studi della Vallata del Paraiba. Autore di diversi libri di carattere storico.
A metà strada tra la cronaca e la storia vera e propria, il presente lavoro non si
propone di trattare tutti gli aspetti della complessa presenza salesiana a Lorena in
questi cento anni: praticamente si occupa soltanto del lavoro scolastico e della vita

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Recensioni 321
di collegio nei suoi primi cinquanta anni. Lo fa principalmente sotto il profilo della
geografía urbana, mostrando come i destinatari dell'attività dell'istituto, che
venivano prima da tutto il Brasile, si ridussero poi a una cerchia piuttosto regionale,
nella misura in cui cambiava la società brasiliana. A noi sembra che l'originalità del
lavoro di Evangelista sta proprio in questa visione geografica della vita di una scuola.
L'autore tratta delle diverse riforme dell'insegnamento che si ebbero in quei
cinquant’anni, e anche dei cambiamenti introdotti nella vita del collegio dai diversi
orientamenti presi dai superiori salesiani nei suoi riguardi. Però, dalla scelta geografica
nasce pure l'assenza di tutti quegli aspetti pedagogici e storici che potremmo
aspettarci da una storia del collegio S. Gioacchino; lo stesso autore, a p. 21, parla di
questi limiti.
Evangelista ebbe libero accesso agli archivi del collegio, dell'Ispettoria Salesiana
di S. Paolo e del Centro di Documentazione e Ricerca tenuto dai salesiani a
Barbacena; gli fu assicurata piena libertà di scrivere quello che sembrasse il meglio.
Non era però abbondante il materiale che questi archivi gli potevano offrire. Nel
corso degli anni erano intervenuti fattori che non dipendevano dalla volontà della
direzione della scuola e dei quali citiamo un solo esempio: la confisca di tutti gli
archivi scolastici del paese, fatta dal Ministero dell'Educazione negli anni della
dittatura Vargas, e l'incendio del palazzo che era sede di quel Ministero con la
conseguente distruzione della documentazione così raccolta. Perfino le fonti stampate,
come gli annali del collegio e la rivista «O Gremio», non erano complete. Questa
mancanza è stata in parte compensata dalla profonda conoscenza che l'autore ha
della storia di Lorena e della regione circostante. Ebbe anche l'aiuto dell'ASC di
Roma e di tanti ex-allievi che, a richiesta dell'autore, scrissero le proprie memorie.
A chi dovrà scrivere una vera e propria storia del collegio di Lorena, toccherà
anche il compito di trattare dei rapporti di quell'istituto coi diversi aspetti della vita
sociale e politica del paese e di quella internazionale, rapporti che l'autore,
prudentemente, sfiora appena a pp. 302-303, quando parla dell'Azione Integralista.
Non si tratta soltanto del problema dell'integralismo e del fascismo, ma di tutta una
tradizione di formazione sociale e di intervento nel territorio, che diede agli allievi un
caratteristico orientamento nel campo dei diritti umani, del pluralismo culturale,
dell'educazione della gioventù, e, — già nei nostri giorni —, della questione agraria,
dell'ecologia, dell'ecumenismo, della pace.
In forma indiretta, l'autore ci dà una visione di tutto ciò quando mette in risalto
il numero non piccolo di ex-allievi che furono personalità di spicco nei diversi settori
dell'attività della nazione, di quelle «personalità senza dubbio molto ben dotate»,
formate da quel «filo conduttore ispirato a un clima generale di vitalità scolastica, di
dinamismo allegro e fecondo» che sempre distinse l'opera del collegio S. Gioacchino
di Lorena. Da tutta l'opera traspare l'anima salesiana dell'autore.
A.S. FERREIRA

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Recensioni
FANTOZZI Aldo, Mamma Margherita, la madre di Don Bosco. Leumann (Torino),
Ed. Elle Di Ci [1992], 221 p., 4 tav.
La gloria di Margherita Occhiena (1788-1856), andata a sposa a Francesco
Bosco (1784-1817), è di aver dato alla Chiesa e all'umanità San Giovanni Bosco
(18151888). Vedova coraggiosa e saggia, sostiene e guida il figlio a raggiungere la sua
vocazione e poi lo segue a Torino, assistendolo nella missione tra i ragazzi poveri e
abbandonati. Diviene per loro un angelo tutelare, mamma dei ricoverati come dei
salesiani in erba che cominciarono presto a formarsi nell'ambiente familiare di
Valdocco.
Scritto con brio e toscana correttezza, il volumetto si raccomanda per la cornice
storico-sociale dentro la quale l'A. stende il colore e il disegno biografico. Non sono
indagini compiute da lui sul campo e sulle carte dell'epoca. Egli si limita a rendere
piacevolmente accessibili i lavori esistenti: i due studi di S. Caselle, i volumi di P.
Stella, il «Don Bosco inedito» di M. Molineris, le narrazioni di L. Deambrogio e di
altri, meno frequentemente, tutti di volta in volta citati ed elencati all'inizio nella
Bibliografia (p. 9-10). Succose pure le note dell'appendice sui proverbi nel linguaggio di
don Bosco e di sua madre prestati all'opera nelle pagine 217-220 da N. Cerra to.
Per il contenuto biografico non ci si discosta sensibilmente né si aggiunge a
quanto trasmettono le Memorie dell'Oratorio di Don Bosco (con almeno 55 apporti
segnalati) o le Scene morali e di famiglia esposte nella vita di Margherita Bosco,
racconto ameno ed edificante che G.B. Lemoyne donava riconoscente a Don Bosco nel
1886 e che negli anni 1898-1904 con minime rielaborazioni offrì ai salesiani nei volumi
I-IV delle Memorie Biografiche di don Giovanni Bosco.
Chiaramente il Fantozzi dissente nella sua prefazione, p. 5-6, da chi, abbassando
i contenuti a histoirettes o raccontini, minimizza l'oggettività dei racconti. Come
solesse stendere le pagine delle Memorie Biografiche il Lemoyne fu accuratamente
analizzato da F. Desramaut una trentina d'anni or sono; che le Memorie dell'Oratorio
siano in sostanza un testo didascalico risulta dall'edizione 1991 curata da A. da Silva
Ferreira. Che le finalità di queste fonti siano diverse da quelle dello storico di
professione non pregiudica l'oggettività dei contenuti. Ma a fondare questa
oggettività non basta offrirne un'ampia e solida cornice. Il quadro stesso occorre
sottoporre a studio, la fedeltà della memoria di Don Bosco e di quanti accanto a lui
contribuirono al disegno va studiata.
La ricca ambientazione che il Fantozzi ci offre va tenuta in grande
considerazione da chi dovrà pur accingersi allo studio critico delle fonti letterarie.
A.M. PAPES