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IL DIALOGO TRA DON BOSCO E IL MAESTRO FRANCESCO BODRATO
- 1864
Antonio da Silva Ferreira
INTRODUZIONE
Don Bosco a Mornese
Tra le passeggiate autunnali di don Bosco è celebre quella che nel 1864 lo
porto insieme ai suoi ragazzi a Mornese. Provenendo da Genova, dove si erano
trattenuti dal 3 al 6 ottobre, essi sostarono nel borgo monferrino dal giorno
sette all'undici. Fu la prima volta che Maria Mazzarello e le sue compagne vi-
dero il Santo, confermandosi nel proposito di lasciarsi guidare da lui in quella
impresa che approdo alla fondazione dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausilia-
trice.'
Data l'importanza ecclesiale di questo Istituto, non a caso la maggior parte
dei documenti che rievocano la suddetta escursione concentrano l'attenzione su
questo incontro, trascurando un avvenimento secondario, ma significativo: il
colloquio, la sera dell'otto ottobre, tra don Bosco e il maestro Bodrato.
Francesco Bodrato: da Mornese a Buenos Aires
Nato a Mornese il 18 ottobre 1823, Francesco Bodrato faceva i suoi studi
mentre aiutava il padre nella bottega di pizzicagnolo. Presto, però, dovette la-
sciare lo studio per fare il calzolaio. Quando aveva 17 anni gli mori il padre.
Ai venti si sposava con Brigida Pizzarino, che gli diede due figli. Rimasto ve-
dovo, aprì un negozio proprio, dove serviva caffè e liquori.
I Cf.Copia publica Transumpti Processus Apostolica auctoritate constructt in Curia
ecclesiastica Aquensi super virtutibus et miraculis in specie Seruae Dei Mariae Domini-
cae MazzareUo primae Superiorissae Instituti Filiarum Mariae Auxiliatricis, art. 41, pp. 54 e439.
Ferdinando MACCONO) Suor Maria Mazzarello prima Superiora delle Figlie di Maria
Ausiliatrice fondate dal Venerabile Giovanni Bosco. Torino, Libreria Editrice Interna-
zionale /1913/, p. 108.
Ferdinando MACCONO) L'apostolo di Mornese Sac. Domenico Pestarino, Torino, SEI
/1927/, p. 106.

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376 Antonio da Silua Antonio
Era stimato da tutti per l'onesta e l'intraprendenza. Don Pestarino,' che
era vice-parroco e ne ammirava le abilita e lo zelo, lo mandò a Chiavari per
frequentare la scuola di metodo.' Bodrato concludeva il corso il 6 ottobre 1858
con risultato positivo, conseguendo il 12 novembre di quell'anno la patente
di maestro elementare inferiore. Gli fu allora affidata la scuola comunale di
Mornese. Egli, inoltre, si dedicava alla catechesi dei fanciulli e alla Società dei
Figli di Maria Immacolata, per orientamento vocazionale.
Quel sabato 8 ottobre 1864 doveva imprimere alla sua esistenza un indi-
rizzo totalmente nuovo. Attratto dalla bonté di don Bosco e desideroso di de-
dicarsi alla pratica del metodo educativo, i cui effetti aveva potuto personalmente
costatare nella gioiosa schiera dei giovani del'Oratorio che erano passati a Mor-
nese, risolse di andare a Torino, affidò a don Bosco l'educazione dei suoi due
figli e vestì l'abito chiericale il 29 ottobre 1864.
Don Bosco lo inviò subito a Lanzo come insegnante di terza e di quarta
elementare. Il collegio aveva iniziato le attività in quell'autunno, assumendo
anche la gestione delle scuole comunali. Fino allora in esse era regnata tale
indisciplina che i maestri precedenti avevano tutti abbandonato il campo.
Con l'esperienza acquisita già a Mornese il nuovo insegnante impostò il
2 Sac. Domenico PESTARINO: nato a Mornese (Alessandria-Italia) il 5 gennaio 1817,
compì gli studi al Seminario di Genova; ordinato sacerdote nel 1,839, rimase in Semi-
nario fino al 1846, venendo poi a Mornese, ove fece il vice-parroco. Nel 1862 conobbe
don Bosco a Torino. Salesiano nel '63, rimase a Mornese fino alla morte, collaborando
con don Bosco nella fondazione dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Morì il
15 maggio 1874.
3 Le scuole di metodo erano obbligatorie per tutti i maestri in esercizio, che avevano
meno di 50 anni. Anche quelli che non erano mastri vi potevano essere ammessi, previo
esame. La scuola di Chiavari fu istituita nel 1848.
Il corso durava tre mesi, dallo agosto al 20 ottobre. Gli insegnamenti venivano
impartiti da un Professore, da un Assistente e da un Maestro di calligrafia. Il program-
ma comprendeva sia una parte di Pedagogia sia il contenuto delle materie che si inse-
gnavano nella scuola elementare e i loro metodi specifici. Al termine del corso gli allievi
erano tenuti a sostenere un esame, scritto e orale, che valeva anche per il conseguimento
della patente di maestro elementare.
Destinate a formare maestri delle scuole elementari e a diffondere universalmente
la cognizione e la pratica delle migliori dottrine (cf. Regie patenti dallo agosto 1845,
N. 515) le scuole di metodo provinciali furono il primo nucleo dal quale si svilupparono
poi le scuole normali istituite prima della legge Lanza (1858) e poi dalla legge Casati
(13 novembre 1959). Ma le esigenze e i programmi di massima subirono spesso notevoli
riduzioni sia per le difficoltà finanziarie dello Stato sia per la necessità di adeguamento
alle condizioni culturali degli aspiranti, del resto richiesti in numero crescente da una
scuola in espansione. Si ebbero, così, vari tipi e modalità di abilitazione all'insegna-
mento elementare, inferiore o superiore. «Gli esami erano aperti a tutti gli aspiranti
'dovunque e comunque' avessero compiuti i loro studi, purché di età non inferiore
a 18 anni se uomini, 17 se donne, per il grado inferiore; ai 19 e 18 rispettivamente,
per il grado superiore» (L ZAMBALDI, Storia della scuole elementare in Italia. Roma,
LAS, 1975, p. 229; Cfr. l'intero cap. VII. Scuole per i maestri, pp. 221-239).

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Il dialogo tra Don Bosco e il maestro Francesco Bodrato 377
lavoro in modo tale che l'ispettore governativo, visitate attentamente le scuole,
si felicitava della trasformazione avvenuta, tributando grandi lodi al maestro.
Il 2 dicembre 1865, a Novara, Bodrato superava gli esami per il conse-
guimento della patente di maestro elementare superiore, che gli veniva concessa
il 14 di quel mese.
Don Bosco ne ricevette la professione perpetua il 29 dicembre di quello
stesso anno. Gli affido, quindi, la carica di prefetto del collegio, ufficio che
egli unì a quello di maestro. Pratico della gioventù, ispirato da affetto cristiano
verso i convittori, Bodrato seppe rendersi padrone dei cuori, vivendo a Lanzo
un sessennio eccezionalmente fecondo.
La consacrazione sacerdotale, ricevuta il 29 dicembre 1869, aggiunse nuove
possibilità al suo impegno educativo.
Nel 1871 passo a Alassio e, dopo due anni, a Borgo San Martino, sempre
nella qualità di prefetto. Del suo ufficio, che lo metteva a contatto con ogni
persona della casa, egli si servì per impedire il male e promuovere il bene così
efficacemente che in collegio egli veniva soprannominato il medico degli incu-
rabili.
Nel 1875 don Bosco lo chiamò all'Oratorio come prefetto di sagrestia del
santuario di Maria Ausiliatrice. Presto, però, dovette assumere la carica di eco-
nomo generale della Societé Salesiana, ma vi rimase soltanto un anno.
Allestendosi nel 1876 la seconda spedizione missionaria, don Bosco vide in
don Bodrato l'uomo maturo e saggio in grado di guidarla.
Il 7 novembre partì da Torino con uno stuolo di 22 missionari avvian-
dosi prima a Roma e s'imbarcò poi a Genova donde salpò il 14 dello stesso
mese. Giunse a Buenos Aires il 22 dicembre. In Argentina fu parroco alla
Boca, popolare quartiere di Buenos Aires. Nel 1878 era gia Ispettore della
Ispettoria Americana, che comprendeva le case e le missioni salesiane dell' Ar-
gentina e dell'Uruguay. Moriva a Buenos Aires il 4 agosto 1880.
Una biografia in tre redazioni
Morto il Bodrato, il conte Cays" fu incaricato di tracciarne un profilo bio-
grafico. Nel suo lavoro egli poteva servirsi anzitutto delle testimonianze di don
4 Sac. Carlo CAYS) conte: nato a Torino il 24 novembre 1813, da famiglia nobile
e antica. Prese la laurea in giurisprudenza all'Università di Torino. Vedovo a 32 anni,
condusse il resto della vita in onorevole vedovanza, dandosi all'educazione dell'unico
figlio rimastogli e alle opere di bene; membro e poi presidente a Torino delle Confe-
renze di S. Vincenzo d' Paoli. I giovani degli oratori di S. Francesco di Sales, di S. Luigi
e dell'Angelo Custode lo ebbero spesso catechista, priore, benefattore. Dal '57 al '60 TIU
deputato al Parlamento Subalpino.
L'anno 1877 si ridestò in lui l'antico desiderio di abbracciare la vita religiosa. Il
26 maggio di quell'anno fece il suo ingresso a Valdocco. Nel settembre del 187<8 fu ordi-

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378 Antonio da Silva Antonio
Bosco e di tanti che, come lui stesso, avevano conosciuto di persona il prota-
gonista. Inoltre, aveva a sua disposizione le lettere scritte dal Bodrato e una
breve sintesi biografica - specialmente attenta alla sua attività missionaria -
già pubblicata sul « Bollettino Salesiano ».5
Il Cays, però, non riusci a terminare il suo lavoro. Il 27 marzo 1881 egli
inviava una lettera a Don Rua, accompagnandola con le lettere di don Bodrato
e altro materiale informativo, insieme a quanto era riuscito fino allora a scrivere.
Possiamo assegnare al lavoro del Cays uno spazio di tempo che va dal set-
tembre 1880 al marzo 1881. Esso è contenuto in un quaderno manoscritto, di-
mensioni 20,9 x 13,3 cm., senza righe, con i fogli numerati solo nel verso da
1 a 119. La carta è ingiallita, con molte macchie, ma in buono stato di con-
servazione. E' il testo che indicheremo con la sigla B.
Questo abbozzo di biografia non include il dialogo tra don Bosco e il
maestro Francesco Bodrato. La narrazione dell'incontro di Mornese è, infatti,
esclusivamente finalizzata a mostrare il modo con cui il Bodrato arriva alla deci-
sione di farsi salesiano.
Dell'incontro il Cays ha lasciato tre redazioni; tutte e tre ignorano il dia-
logo pedagogico. La prima è contenuta nelle pp. 28-31 del testo B. Le altre
due si trovano in fondo al quaderno, in pagine non numerate. Le abbiamo chia-
mate testo C eD. La redazione C viene rigettata dallo stesso Cays che la can-
cella con un tratto di penna dall'alto in basso. E' l'unica che riporta l'espres-
sione «e fattane piu intima conoscenza dopo particolari colloqui seco lui te-
nuti »: pué far supporre l'esistenza di un dialogo su problemi educativi quale
fu poi tramandato.
C'è, pero, dell'altro. Tra i fogli 31 e 32 del quaderno B vengono inseriti
dallo stesso Cays due fogli senza numerazione, con le medesime caratteristiche
di quelli del quaderno manoscritto. Essi contengono redazioni diverse della
prima parte del dialogo. Le abbiamo indicate con le sigle E e F. Come si può
rilevare dalla nostra edizione, le redazioni sostanzialmente coincidono e le diver-
sita sono piuttosto di carattere formale.
Nei testi manoscritti manca la redazione della seconda parte del dialogo.
Questa non è da attribuirsi al Cays, il quale, come abbiamo detto, ha restituito
a don Rua il suo lavoro ancora incompiuto, il quale è stato rivisto, a quanto
sembra, anche dal Cagliero.
Le bozze di stampa
Della biografia del Bodrato furono fatte le bozze di stampa, che chiamiamo
testo A. E' un fascicolo soltanto rilegato, di pagine 152, con la copertina grigia,
nato sacerdote a Torino. Fatto dapprima Direttore a Challonges (Savoia) fu poi richia-
mato a Torino in qualità di Direttore delle Letture Cattoliche. Morì il 4 ottobre 1882.
5 Cf. BS 4 (1880), n. 9, settembre, pp. 1·3; BS 4 (1880), n. lO, ottobre, pp. 1·4.

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Il dialogo tra Don Bosco e il maestro Francesco Bodrato 379
carta ingiallita, ma in buono stato di conservazione, dimensioni 18,8 x 13,4 cm.
Tra esse e il manoscritto del Cays ci dovrebbe essere stato un manoscritto
intermedio che potrebbe giustificare le notevoli differenze esistenti tra i due
testi A e B. La principale di esse è che le bozze di stampa riportano la seconda
parte del dialogo, la quale non esiste nel testo del Cays. L'intero « dialogo» è
riportato da pagina 35 a pagina 38. Da pagina 33 a pagina 35 si trova la de-
scrizione del pranzo di Mornese. A pagina 35, riga 12, vi è un caratteristico
segno di rimando a matita, prima delle parole «Don Bosco se ne sbrigava... »
e a pagina 39 un analogo segno di rimando a riga tre, dopo « Bodrato ». Il con-
tenuto delimitato dai due segni da pagina 35 a pagina 39 viene riportato inte-
gralmente e fedelmente nel volume VII delle Memorie Biografiche alle pp. 761-
763 (1909).
Non abbiamo dati sicuri circa la data delle bozze di stampa, ma con gran-
de probabilità esse risalgono agli anni 1881-1882.
Il Vade-mecurn
Soltanto nel 1901, con la pubblicazione del Vade-mecum degli ascritti
salesiani da parte di D. Giulio Barberis, videro la luce alcuni cenni biografici
del Bodrato. Stampato a S. Benigno Canavese, dalla Scuola Tipografica Sale-
siana, il Vade-l1zecum esce in questa prima edizione in due volumi di comples-
sive 1188 pagine, in formato 13,8 x 9 cm.
Com'è noto, il Vade-mecum contiene ammaestramenti e consigli esposti
agli ascritti della Pia Società di S. Francesco di Sales da D. Barberis che cele-
brava allora il venticinquesimo del suo lavoro come maestro dei novizi. Alla
fine di ogni capitolo l'autore aggiunge una lettura che contiene un esempio
che chiarisce meglio quanto spiegato teoricamente. Con tale intento vengono
riportati fattti riguardanti la vita di don Bosco e di salesiani che il Barberis
ha conosciuto personalmente.
I cenni biografici di D. Francesco Bodrato occupano due «letture », col-
locate nel secondo volume dell'opera, e precisamente da pagina 975 a pagina
985, dove rievoca la vita del Bodrato da Mornese a Buenos Aires e da pagina
1001 a pagina 1015" con la descrizione delle circostanze della morte e dei so-
lenni funerali.
Poco si dice della sua vita a Mornese. L'incontro con don Bosco è pre-
sentato in appena undici righe a pagina 977, e il dialogo è ridotto all'espres-
sione: «Quelle due anime si intesero perfettamente ». Evidentemente al Bar-
beris preme mostrare come il Bodrato si è fatto salesiano e nient'altro.
Profili di capitoli salesiani
Nel 1951, Eugenio Ceria pubblicava presso la Libreria della Dottrina Cri-
stiana (Colle Don Bosco) 24 profili di Salesiani, morti dal 1865 al 1950, che

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380 Antonio da Silva Antonio
avevano ricoperto qualche ufficio nel Capitolo (= Consiglio) Superiore della
Società Salesiana. Il volume conteneva, inoltre, una sintesi storica della So-
cieta Salesiana e alcuni cenni storici sullo sviluppo delle Costituzioni. Ne risultò
un di 507 pagine, formato 15,5 x Il cm., nel quale, dichiara il Ceria, «non si
recitano panegirici, ma si presentano profili, dove i singoli sono delineati nella
realtà della loro personalità e delle loro attività specifiche ». E' un libro desti-
nato a un pubblico salesiano. Infatti, come dice l'autore, «serviran pure ad
arricchire l'esperienza nostra e gioveranno all'edificazione generale ».6
Il profilo del Bodrato occupa le pagine 98-107. Si rilevano diverse impre-
cisioni. Le notizie vengono ricavate dalle Memorie Biografiche e principalmen-
te dalle «letture» del Barberis. L'autore si attiene a. quanto detto nella pre-
messa del libro: parla del lavoro svolto dal Bodrato nelle varie cariche e mette
in risalto la sua personalità. Tace, perciò, dell'intero periodo di Mornese, ac-
cennando soltanto all'incontro con don Bosco e al dialogo allora avvenuto.
Tutto, però, è condensato in sole 17 righe, attenendosi esclusivamente alla trac-
cia delle Memorie Biografiche.
Le Memorie Biografiche di don Giovanni Bosco
Nelle Memorie Biografiche Lemoyne e Ceria abbondano in notizie sulla
vita del Bodrato dopo l'incontro del 1864. Del dialogo il Lemoyne assume la
versione presente nelle bozze di stampa (testo A), riportando a pp. 761--763
del volume settimo l'identico contenuto delle pp. 35-39 delle bozze. Nell'edi-
zione non si terrà, quindi, conto del testo delle Memorie Biografiche.
E' da notare che nei Documenti per scrivere la storia di D. Giovanni Bo-
sco) preparatori delle Memorie) il dialogo non si trova. Esso comparirà soltanto
25 anni più tardi nel volume settimo delle Memorie.
Non siamo riusciti a individuare le fonti di cui si servono le Memorie Bio-
grafiche per il racconto del pranzo che precede il dialogo. Esso non corrisponde
né ai testi del Cays, né a quello delle bozze di stampa né ai documenti di cui
si è servito il Maccono per scrivere le biografie di Madre Maria Mazzarello e di
D. Pestarino (1) e nemmeno alle testimonianze del Processo Apostolico della
Santa.
Tuttavia, dovendoci occupare direttamente di stabilire il testo del dialogo
e non di ricostruire la visita di don Bosco a Mornese, non ci occuperemo delle
diverse relazioni sulla presenza di don Bosco a Mornese nel 1864. Per il no-
stro scopo ci si riferirà esclusivamente al testo delle bozze di stampa (A) e delle
due redazioni contenute nel foglio senza numerazione di cui sopra (E e F).
6 E. CERIA, Profili dei Capitolari Salesiani morti dall'anno 1839 al 1950 con sin-
tesi storica della Società Salesiana e cenni storici delle Regole. Colle Don Bosco (Asti),
LDC 1951, p. VII.

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Il dialogo tra Don Bosco e il maestro Francesco Bodrato 381
Contenuto del dialogo
Si può osservare che i contenuti del dialogo corrispondono a quanto viene
ripetuto in tante «buone notti» e altri insegnamenti di don Bosco. Basti ci-
tare, ad esempio, MB 7, pp. 507 e 824; MB Il, pp. 221 e 253; MB 12, p. 133.
Per la prima parte del dialogo i tre testi sostanzialmente concordano. In
linea di massima questa prima parte tratta della conversione interiore del gio-
vane. Per arrivare ad essa, l'educatore si serve della religione e della ragione.
Dio è amore, e come amore deve essere conosciuto e compreso dai giovani. La
considerazione dei benefizi che l'amore di Dio ha elargiti, fa sì che nasca nel
cuore del giovane la riconoscenza; non una riconoscenza meramente emotiva e
sterile, ma ragionevole e fattiva, che porta il giovane a decidere sinceramente
di seguire la strada dei comandamenti e di adempiere i propri doveri. Il lavoro
educativo è allora a buon punto.
Diversa è la visione presentata dalla seconda parte del dialogo. Il Bodrato
fa un riferimento all'uso della frusta - che era stato perfino d'obbligo nei
Regolamenti scolastici anteriori alla legge Casati - e afferma essere indispen-
sabile all'educazione un terzo elemento, ossia la minaccia dei castighi.
Don Bosco, nella sua risposta, ricorda che la religione porta gia con sé
anche severe e terribili censure che colpiscono la vita del giovane nelle più
segrete azioni e nei pensieri più reconditi. Le pratiche della religione, vissute
con sincerità, la frequenza dei sacramenti e l'insistente opera dell'educatore
tendono, coll'aiuto del Signore, a far sì che il giovane si convinca di questo e
cambi condotta, senza bisogno di ricorrere a castighi esteriori.
Uno spiraglio di luce conclude questo discorso, riallacciandosi in qualche
modo alla prima parte: una volta che i giovani arrivano a persuadersi che chi
li dirige ama sinceramente il loro vero bene, non sarà necessario all'educatore
ricorrere ad altro castigo che a quello di tenere un contegno più riservato, che
renda visibile il dispiacere di vedersi mal corrisposto nelle sue cure paterne.
Una possibile fonte?
Tra il materiale in possesso del Cays e conservato insieme al suo mano-
scritto e alle bozze di stampa si trovano due estratti del Bollettino Salesiano
del 1880. Il primo parla della morte del Bodrato in Argentina e traccia un
breve profilo della sua vita con particolare riguardo alla sua attività missio-
naria. L'altro, invece, tratta di un argomento che a prima vista sembra avere
poco da fare con il Bodrato. E' una puntata della Storia dell'Oratorio di S.
Francesco di Sales di don Giovanni Bonetti,' nella quale si riporta un episo-
7 Sac. Giovanni BONETTI: nato a Caramagna (Cuneo) il 5 novembre 1839. A 17
anni cominciò le scuole regolari all'Oratorio di Valdocco. Fu tra i primi Salesiani e i soci

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382 Antonio da Silva Antonio
dio dell'Oratorio dei primordi (cf. BS 4 (1880) n. lO, ottobre, p. 7). Interessa
l'inizio, dove l'A. tenta un'analisi dei « segni dei tempi ». Il Sistema introdotto
e praticato da don Bosco nell'educazione della gioventù, oltre ad essere consen-
taneo alla ragione e alla religione, pareva più conforme all'indole dei tempi.
Era in quegli anni un forte gridare, in Italia e fuori, contro i governi assoluti;
si levavano soprattutto alti lamenti contro le misure di severità colle quali ge-
neralmente si reggeva il popolo e si amministrava la giustizia. Ora queste aspi-
razioni popolari a un governo più mite, assecondate dai rispettivi principi, face-
vano sì che anche i giovani esigessero dai loro Superiori una direzione più af-
fettuosa e paterna.
Lo schema concettuale è abbastanza simile a quello della seconda parte del
dialogo. Il Bodrato si richiama a misure severe e forti per governare la gio-
ventù (la frusta). Don Bosco invece risponde che il castigo esterno si rende
quasi del tutto superfluo, una volta che la coscienza abbia presenti i castighi
eterni e il giovane comprenda che l'educatore non ha altro di mira che liberarlo
da danni così terribili. Quanto più ci si sforza di far crescere il giovane nel
santo timore di Dio, tanto più sarà facile e costruttivo trasformare l'immagine
dell'educatore dominatore assoluto, propria dell'antica pedagogia, in una figura
più affettuosa e paterna, corrispondente alle nuove attese dei giovani in tempi
mutati.
Quale autore?
Sappiamo che l'autore della prima parte del dialogo è il Cays. Sappiamo
anche che l'autore della seconda parte non è il Lemoyne (cf. p. 380).
La somiglianza tra la 'puntata' del BS e la seconda parte del dialogo ci ha
portato in un primo momento a cercare nel Bonetti l'autore di quest'ultima. Ma
il periodare del Bonetti ha una struttura che, partendo da una idea, si esplicita
sempre più in nuove spiegazioni e indicazioni che completano il pensiero; men-
tre lo stile del dialogo ha una architettura più sobria, che si avvicina maggior-
mente allo stile di Rua. Mancandoci qualsiasi documento che faccia da ponte
tra i manoscritti del Cays e le bozze di stampa, non abbiamo in mano elementi
che permettano di affermare con certezza chi sia 1'autore del testo delle bozze
di stampa e quindi della seconda parte del dialogo.
fondatori lo scelsero come Consigliere della nascente Società Salesiana. Sacerdote a To-
rino nel 1864, si distinse per le sue pubblicazioni. Fu il primo Direttore del Bollettino
Salesiano. Nell'Sé venne eletto Direttore Spirituale della Società Salesiana. Morì a Torino
il 5 giugno 1891.

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Il dialogo tra Don Bosco e il maestro Francesco Bodrato 383
Edizioni successive
Se si confronta il numero di libri e di pubblicazioni che riproducono il te-
sto del dialogo, con quello di quanti riportano il testo dell'opuscolo sul Sistema
Preventivo di don Bosco, si vede che il dialogo ha avuto poca diffusione sia
nell'ambiente salesiano che fuori di esso. Indichiamo qui quanto siamo riusciti
a trovare, sperando dai lattori segnalazioni che ci permettano di completare
quanto si è tentato di abbozzare.
1. ANDERSON} A., Don Bosco. Shillong, The Don Bosco Industrial School
[1929J, pp. 438, 439 (presenta soltanto un riassunto).
2. Bosco} S. Giovanni, Il Metodo Preoentioo. Introduzione e note di Mario
Casotti. Brescia, La Scuole Editrice 1944, 5.a ed., pp. 138-141.
3. Bosco} S. Giovanni Il Metodo Preventivo. Introduzione e note di Mario
Casotti. Brescia, La Scuole Editrice [1961 J, pp. 136-139.
4. Bosco} Don Giovanni, Il Metodo Educativo. Introduzione e note di Gio-
vanni Modugno. Firenze, La Nuova Italia Editrice [1941-XIXJ, pp. 79-82.
5. CIMATTI} V., Don Bosco Educatore. Torino, SEI [1939-XVIIIJ, ristampa,
pp. 116-117.
6. FASCIE} D.B., Del metodo educativo di Don Bosco Fonti e commenti. To-
rino, SEI, [1927J, pp. 49-50.
7. FASCIE} Bertalen, Don Bosco nevelési modszérol. Forràsok: és Magyaraza-
tok. [Rakospalota, Szalési Miivek 1948J, pp. 46-48.
8. FIERRO} Rodolfo, BiografZa y escritos de San [uan Bosco. Madrid, BAC
1955, pp. 286-287.
9. FIERRO TORRES} P. Rodolfo, La Pedagogia Social de Don Bosco. Madrid,
SEI [1960 J, pp. 131-132.
10. LEMOYNE} Rev. G.B. SDB, The biographical Memoirs of Saint fohn Bosco.
An american edition translated from the originai italiano Rev. Diego Bor-
gatello SDB edition-in-chief. New-Rochelle - New York, Salesian Publishers
1972, val. 7, pp. 451-452. Si indica questa traduzione delle Memorie Bio-
grafiche perché, nei punti in cui il testo italiano presenta possibilità di
interpretazioni diverse, il traduttore dà liberamente la propria versione.
11. Lucxro, Giovanni, Don Bosco con i giovani. Verona, Regnum Dei Edi-
trice 1962, pp. 77-79. Il testo presenta delle varianti rispetto alle prece-
denti edizioni del 1930, 1931 e 1938.
12. PRIN} Albert, Le secret de Don Bosco. Marcinelle-Charleroi, Maison d'Edi-
tions Jean Dupuis 1928, pp. 36-38.
13. RICALDONE} Pietro, Don Bosco Educatore. Colle Don Bosco (Asti), LDC
[ 1951 J, pp. 141-143.

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384 Antonio da Silva Antonio
14. SEELBACH) Dr. Theodor, Don Bosco als Erzieber. Bendorf/Rhein-Sayn, Pro-
vinzialat der Salesianer 1956, p. 177. Riproduce alcune righe di MB 7,
p. 761.
15. VIEIRA) Alves, Palauras do Mestre) in: Um grande homem e a sua obra
iDiscursos, notas e documentos para a vida do Ven. D. Bosco), Porto,
Ediçao do autor 1914, II, pp. 120-122.
Sigle:
A bozze di stampa della biografia di D. Bodrato proveniente con notevoli va-
rianti dal manoscritto originario di Don Luigi Cays
B manoscritto originario di Don Carlo Cays
C pagine finali non numerate del quaderno B con il racconto dell'incontro a
Mornese di Bodrato con Don Bosco; l'A., il Cays, lo espunge con un tratto
di penna
D pagine finali non numerate del quaderno B con il racconto dell'incontro di
Bodra to con Don Bosco
E fogli non numerati inseriti tra i fogli 31 e 32 del quaderno B con la relazione,
redatta dal Cays, della prima parte del dialogo tra Bodrato e Don Bosco
F fogli non numerati inseriti tra i fogli 31 e 32 del quaderno B con altra reda-
zione, redatta dal Cays, della prima parte del dialogo tra Bodrato e Don Bosco.
DIALOGO TRA DON BOSCO E IL MAESTRO FRANCESCO BODRATO
TESTO
-A-
-E-
-F-
[p. 35] Non pago della
semplice ammirazione il Bo-
drato voleva saperne qualche
qualche cosa di più, e si è a
5 questo fine richiesto D. Bo-
sco di una particolare udien-
za, ed attenutala nell'istessa
sera, gli chiedeva il secreto
ch'egli avesse per dominare
lO sifattamente cotanta gioven-
tù da rendersela così ubbi-
[f Ir] Nel decorso di quel
giorno chiese una particola-
re udienza col Rev. D. Bo-
sco, e l'ottenne nella stessa
sera. Quali siano state le
confidenze di quel colloquio
solo Iddio lo sa. Ciò che
possiamo asserire si è che
una dei primi temi della
conversazione si furono le
proteste d'ammirazione pel
[f Iv] ciò che [noi] pos-
siamo dire si è che il Bodra-
to meravigliato della condot-
ta di quei ragazzi così docili,
obbedienti ed affettuosi ver-
-A-
-E-
lO furono corr ex
vano
-F-
face- 7 noiJ non F
corr ex dalla
9 della

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Il dialogo tra Don Bosco e il maestro Francesco Bodrato 385
cliente, rispettosa e docile da
non potersi desiderare di più.
15
20
contegno di dipendenza e
d'affetto, e di sincera cordia-
lità che tanto avevano col-
pito il Bod.rato, in quel gran-
de numero di ragazzi, vennero
quindi le domande sul si-
stema tenuto dal Sac.e D. Bo-
sco onde ottenere così straor-
dinario effetto.
so D. Bosco si sentiva il bi-
sogno e desiderava ardente-
mente conoscere il secreto di
così straordinaria riuscita di
tale educazione.
D. Bosco se ne sbrigava
con due parole: Religione e
Ragione sono le molle di tut-
to il mio sistema di educa-
25 zione.
30
35
D. Bosco se ne sbrigava
con due sole parole: religio-
ne e Ragione. Veda signor
Bodrato. Queste sono le due
molle del mio semplicissimo
sistema.
Interrogavane D. Bosco, il
quale se ne sbrigava con due
sole parole. Veda Signor Bo-
drato vuol ella sapere le due
molle potenti che mi sorreg-
gono nell'esercizio del mio si-
stema? Queste sono quelle
appunto che hanno da adat-
tarsi ad esseri razionali, ad
esseri fatti per conoscere Id-
dio, per amarlo, per servirlo
e poi poterlo andare a go-
dere nel Paradiso. Queste
due molle potentissime sono
la Religione e la Ragione./
L'educatore deve pur per-
suadersi che tutti, o quasi
tutti questi cari giovani, han-
no una naturale intelligenza
40 per conoscere il bene che lo-
ro vien fatto personalmente,
ed insieme sono pur dotati
di un cuore sensibile facil-
[f 2rJ L'educatore deve
persuadersi che tutti o quasi
tutti questi cari giovani han-
no una naturale intelligenza
per conoscere il bene che lo-
ro vien fatto, ed un cuore
sensibile facilmente aperto al-
la riconoscenza.
22 Religione ls
23 Ragione ls
16 post ragazzi, del quindi
12 post bisogno del di far-
ne le meraviglie con lo
stesso D. Bosco 13-16
e desiderava ...educazione.
post bisogno add sl F3 d'a-
verne da lui stesso la spie-
gazione e come era [,J gli
diceva [,] ch'egli riesca a
dominare cosi meraviglio-
samente cotanta gioventù
e farsi ubbidire amare ri-
spettare e uddire da lui
37 tutti o quasi tutti add
sl 38 post hanno del un
cuore sensibile

2.2 Page 12

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386 Antonio da Silva Antonio
mente aperto alla ricono-
45 scenza,
Quando si sia giunto con
l'aiuto del Signore a far pe-
netrare nelle loro anime i
50 principali misteri della nostra
S. Religione, che tutto amore
ci ricorda l'amore immenso
'Che Iddio ha portato all'uo-
mo; quando si arrivi a far
55 vibrare [p. 36] nel loro cuo-
re lacorda della riconoscen-
za che gli si deve in ricam-
bio dei benefizi che ci ha
largamente compartiti;
60
Quando io posso giungere
a far penetrare nel cuore dei
giovinetti a me affidati i su-
blimi principi di nostra S.a
Religione,
e non solo cono-
scerne i misteri, ma inamorar-
sene,
Quando siasi giunto a far
penetrare nelle loro anime j
principali misteri di nostra
Religione, che tutta amore ci
ricorda l'amor che Iddio ha
portato all'uomo,
quando si sia arrivato a far
vibrare nel loro cuore le cor-
de della riconoscenza che si
deve al Signore, in ricambio
dei benefizi che ci ha si lar-
gamente compartiti,
quando finalmente colle molo
la della ragione si abbiano
fatti persuasi che la vera ri-
conoscenza al Signore debba
65 esplicarsi coll'eseguirne i vo-
leri, col rispettare i suoi pre-
cetti, quelli specialmente che
inculcano l'osservanza de' re-
coproci nostri doveri;
70
creda pure che gran parte
del lavoro educativo è già
75 fatto.
80
e metterne in pratica le
conseguenze,
colla frequenza
dei Sacramenti coll'amore a
Gesù ed a Maria e finalmen-
te cosi osservare dei precet-
ti di Dio e della Chiesa,
creda pure che gran parte
del mio compito è già fatto.
e quando
ancora la Ragione li abbia
fatti persuasi che chi vuoi
essere grato sinceramente a
Dio, deve ascoltarne i pre-
cetti, osservare i comanda,
menti e praticare quanto ci
proponiamo per tenerci nella
via retta. Insomma quando si
abbia ottenuto da essi la pra-
tica delle opere buone colla
frequenza dei Sacramenti, si
persuada pure che s'è quasi
a metà dell'opera.
[I 1v] Quando poi! questi
santi principi della Cristiana
Cattolica Religione abbiano
messo radice in questi teneri
cuori riesce assai facile di rin-
vigorirli e renderli atti a pro-
durre ottimi frutti con appli-
carli alle azioni quotidiane
finisce qui il testo F
80 post di feZ farli 81
post e del farli 84 post
vita del quotidiana 87
post quelle del teneri cuori
51 all'emend ex... post
uomo del e la riconoscen-
za che l'uomo gli deve 57
in emend ex per 58 dei
corr sl ex dagli 68 ret-
ta add sl 71 post Sa-
cramerrti del '" forze del
male

2.3 Page 13

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Il dialogo tra Don Bosco e il maestro Francesco Bodrato 387
della vita mediante opportuni
85
continui ragionamenti, che
insensibilmente si facciano
strada in quelle anime che
quasi 'Senza avvedersene si
avezzeranno a fuggire il ma-
90
le ed operare il bene./
finisce qui il testo E
La religione in questo sistema fa l'ufficio del freno messo in bocca dell'ardente
destriero che lo domina e lo signoreggia; la ragione fa poi quello della briglia che pre-
mendo sul morso produce l'effetto che se ne vuole ottenere. Religione vera, religione
95 sincera che domina le azioni della gioventù, ragione che rettamente applichi quei santi
dettami alla regola di tutte le sue azioni, eccole in due parole compendiato il sistema
da me applicato, di cui ella desidera conoscere il gran segreto.
Al finire di questo discorso, Bodrato riprendeva alla SU:l volta: Rev. Signore, colla
similitudine del saggio [p. 37J domatore dei giovani poledri ella mi parlava del freno
100 della religione, e del buon uso della ragione a dirigerne le azioni tutte. Questo va be-
nissimo; panni però che mi abbia taciuto di un terzo mezzo che sempre accompagna
l'ufficio del domatore dei cavalli, voglio dire della inserapabile frusta, che è come il
terzo elemento della sua riuscita,
A questa sortita de Bodrato, D. Bosco soggiungeva: Eh caro signore, mi permetta
105 di osservarle che nel mio sistema la frusta, che ella dice indispensabile, ossia la minac-
cia salutare dei venturi castighi non è assolutamente eclusa; voglia riflettere che molti
e terribili sono i castighi che la religione minaccia a coloro che, non tenendo conto dei
precetti del Signore, oseranno disprezzarne i comandi, minaccie severe e terribili che
ricordate sovente, non mancheranno di produrre il loro effetto tanto più giusto in quanto
110 chè non si limita alle esterne azioni, ma colpisce eziandio le più segrete ed i pensieri
più occulti. A fare penetrare più addentro la persuasione di questa verità [p. 38J si
aggiungano le pratiche sincere della religione, la frequenza dei sacramenti e l'insistenza
dell'educatore, ed è certo che coll'aiuto del Signore si verrà più facilmente a capo
di ridurre a buoni cristiani moltissimi anche fra i più pertinaci.
115
Del resto quando i giovani vengono ad esser persuasi che chi li dirige ama since-
ramente il vero loro bene basterà ben sovente ad efficace castigo dei ricalcitranti, un
contegno più riserbato, che ne addimostri l'interno dispiacere di vedersi mal corrispo-
sto nelle paterne sue cure.
Credami pure, caro Signore, che questo sistema è forse il più facile e certamente
120 il più efficace perché colla pratica della religione sarà anche il più benedetto da Dio.
A dargliene una prova palpabile, mi fo ardito ad invitarlo per qualche giorno a vedere
l'applicazione pratica nelle nostre case. Lo faccio libero di venire a passare qualche
giorno con noi, e spero che alla fine dell'esperimento possa assicurarmi che quanto le
ho detto è sperimentalmente il più pratico ed il più sicuro sistema. [p. 39J Questo
125 invito parte faceto, parte anche sul serio fece impressione al nostro Bodrato. Ringra-
ziatone D. Bosco, si riservò ad una più esplicita risposta, portando nel cuore il pensiero
che ne avrebbe forse più tardi approfittato con soddisfazione.