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STUDI
ESSERE ISPETTORE-VESCOVO
AGLI INIZI DELLE MISSIONI SALESIANE
IN URUGUAY, PARAGUAY E BRASILE:
MONS. LUIGI LASAGNA (1876-1895)
Antonio da Silva Ferreira
Non sono molti gli studi su mons. Luigi Lasagna,1 nonostante l'importanza
di questa figura per la vita della Chiesa e della Congregazione salesiana in Ame-
rica del Sud. Segno di questa mancanza è il fatto che lungo la prestigiosa opera
commemorativa del centenario dell'erezione della diocesi di Montevideo, coordi-
nata da Juan Villegas SJ, da Maria Luisa Coolighan Sanguinetti e da Juan José
Arteaga: La Iglesia en el Uruguay, Cuadernos del ITU 4, Montevideo 1978, il
nome di Lasagna non viene citato neppure una volta.
Uno studio di grande valore è il libro di Juan E. BELZA, Luis Lasagna el
obispo misionero, Introducción a la historia salesiana del Uruguay, el Brasil y el
Paraguay, [Buenos Aires 1970]. Fatto in base a buona documentazione storica, ha
piuttosto un carattere celebrativo.
Il presente studio non vuol presentare tutto ciò che il vescovo di Tripoli ha
fatto negli anni in cui ha lavorato in quelle missioni, ma soltanto è un tentativo di
mettere in luce la sua attività di governo, quale ispettore dei salesiani, e alcuni
aspetti connessi della sua attività pastorale, ormai ben conosciuta dopo la pubbli-
cazione della Cronistoria o Diario di Monsignor
1 Mons. Luigi Lasagna (1850-1895), vescovo titolare di Oea-Tripoli (1893-1895), n. a
Montemagno, Italia. Orfano di padre in tenera età, entrò nell'Oratorio di Valdocco nel 1862.
Salesiano nel '68, sacerdote nel '73, si legò definitivamente a don Bosco nel 1874.
Nel 1876 partì per l'Uruguay, in qualità di direttore della prima casa salesiana in quella
Repubblica. Ispettore nel 1881, diede inizio all'opera salesiana in Brasile nel 1883.
Vescovo di Tripoli, fu inviato dalla Santa Sede per mettere fine alla lunga vacanza della
diocesi di Asunción nel Paraguay. Nel 1895 riusciva a ordinare vescovo di quella diocesi
mons. Bogarin e a ottenere dal governo paraguayano i mezzi per fondare l'opera salesiana in
quella città.
Morì a Juiz de Fora, in un incidente ferroviario, mentre andava a fondare l'opera salesia-
na a Minas Gerais. Con lui morirono il suo segretario, Bernardino Maria Villaamil, l'ispettrice
madre Teresa Rinaldi e altre FMA, e il fuochista del treno su cui viaggiava.

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A.S. Ferreira
Luigi Lasagna 3-1893 /11-1895, a cura di Antonio da Silva Ferreira, Roma, LAS
[1988].
Un tale studio era necessario dopo che la Santa Sede ha aperto alla consulta-
zione del pubblico la documentazione sul Pontificato di Leone XIII che si trova
nell'Archivio della Sacra Congregazione per gli Affari Straordinari della Chiesa
(AAEE). Nuova luce su alcuni aspetti della vita di Lasagna è venuta anche dalle
lettere da lui inviate a Matías Alonso Criado e che gentilmente la famiglia di quel
console ha voluto cedere ai salesiani.2
Questo studio però nasce sotto il segno della provvisorietà, data la mancanza
di documenti importanti ai quali non si è riusciti ancora ad arrivare, come i do-
cumenti del fondo mons. Arco verde, della Curia Metropolitana di Rio de Janeiro,
il cui Archivio attraversa una fase di intensi lavori di riorganizzazione. Mentre
ringraziamo la buona volontà e la cooperazione trovati dappertutto, ci auguriamo
che tanti aspetti della vita e della attività di Lasagna sui quali questo studio non
riuscirà a far luce, vengano in futuro nuovamente studiati e meglio conosciuti.
1. Direttore e Vicario dell'Ispettore
Quando Giovanni Cagliero, vicario di don Bosco per le Missioni dell'Ame-
rica, ritornò in Europa, rimase a Buenos Aires, a capo dell'Ispettoria Americana,
Francesco Bodrato. La sua Ispettoria comprendeva non solo le case dell'Argenti-
na, ma anche quelle dell'Uruguay.
In Argentina i Salesiani spiccavano per un grande entusiasmo missionario,
ma non riuscivano a mettere con sicurezza i piedi per terra. A Buenos Aires e S.
Nicolás de los Arroyos avevano niente in proprio; da un momento all'altro pote-
vano ricevere il ben servito e trovarsi senza un luogo dove posare il capo.
Nell'Uruguay, a Villa Colón, la proprietà del collegio era di don Bosco. Ma
a Bodrato non piaceva la mancanza di esperienza del suo giovane direttore, Luigi
Lasagna, che sembrava voler abbracciare il mondo in poco tempo. Bodrato do-
vette assumere in principio l'antipatica figura di colui che frena, e tante volte i
fatti gli diedero ragione.
Tuttavia poco a poco si andava affermando la capacità di governo di Lasa-
gna — che imparava rapidamente dalla vita. Inoltre si rendevano
2 Gli originali delle lettere di Lasagna a Matías Alonso Criado si trovano presso l'Archi-
vio dell'Ispettoria Salesiana del Paraguay, AISPAR.

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ognor più esplicite le esigenze dei cooperatori uruguayani, — sempre diffidenti
di qualsiasi ingerenza portegna negli affari interni della loro patria. E per l'ispet-
tore cresceva il bisogno di dare ogni minuto di tempo al governo dell'Opera sale-
siana in Argentina. Così Bodrato, un uomo che amava rimanere a casa, finì per
accettare che Lasagna, in pratica, avesse in Uruguay un potere equivalente a
quello di vicario dell'ispettore.
Sin dall'inizio Lasagna manifestò una spiccata sensibilità per i problemi del-
l'organizzazione. Capì subito che incombeva su di lui non solo la responsabilità
della direzione della prima casa nella Repubblica Orientale, ma anche quella di
curare gli interessi dell'intera Congregazione salesiana in Uruguay. Volere o no
toccava a lui mettersi alla testa dei suoi confratelli, nei momenti di maggior biso-
gno.
Diversi motivi favorivano la concentrazione delle responsabilità nelle sue
mani:
In primo luogo le insufficienze del personale salesiano composto da giovani,
inesperti quasi tutti. Così quando si trattò di aprire a Montevideo le Scuole di S.
Vincenzo, Lasagna chiese ai Superiori di Torino di mandarvi direttore Giuseppe
Belmonte o un altro che potesse occuparsi anche delle responsabilità extra-
scolastiche, facendo da quasi-ispettore. Purtroppo vi fu inviata una persona ben
diversa: Emilio Rizzo. Questi voleva ad ogni costo l'indipendenza nei confronti di
Villa Colón, ma non era all'altezza della carica. Mazzarello che lo sostituì era più
maturo. Ma non aveva quel don de gentes così caro agli orientali. Creò contrasti
tali con la Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli che Lasagna presto dovette sosti-
tuirlo con Borghino. A Las Piedras venne Beauvoir, anche esso amante dell'indi-
pendenza, ma competente, sicuro quanto a moralità. Lasagna dovette tollerarne le
esuberanze di carattere e lo aiutò con personale inviato da Villa Colón, finché
anche Beauvoir andò in Argentina, lasciando la situazione in mano al direttore
del Collegio Pio.
Un'altra ragione militava in favore dell'unità. Coltivare i benefattori era vita-
le per quelle opere tuttora ai primi passi. E si doveva stare al loro giuoco. Eco-
nomicamente erano legati alla Banca Commerciale, che rendeva tanto presenti gli
interessi inglesi nella Repubblica Orientale. Politicamente si trovavano inseriti
nei due tradizionali partiti dei blancos e dei colorados; potevano così beneficiare
del favore dei governanti sia quando l'ago della bilancia propendeva verso l'ami-
cizia con Buenos Aires, sia quando propendeva per Rio de Janeiro. Quel gruppo
di cattolici si serviva del proprio potere per sostenere la Chiesa e promuovere
tutte le iniziative di bene che permetteva loro lo spazio — sempre più ridotto —
lasciato dal liberalismo dilagante. La discrezione era la loro prima virtù e non
avevano interesse a far

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conoscere al pubblico le loro buone azioni.3
Ora quei benefattori avevano fiducia in Lasagna e non in altra persona. In
lui trovavano un valido interlocutore alle loro preoccupazioni. Era generalmente
docile ai loro orientamenti in materia economica e sufficientemente onesto per
riconoscere i propri sbagli e cercare di correggersene. Desiderosi di evitare tutto
quanto potesse significare una dipendenza dagli interessi economici dei potenti
vicini dell'Uruguay, colle loro pressioni avrebbero portato alla creazione di una
propria Ispettoria salesiana.
Finalmente l'amore che il direttore del collegio Pio portava a don Bosco e
alla Congregazione lo spingeva a imitare le cose di Torino in tutto quello che era
compatibile colle mutate condizioni in cui i salesiani dovevano operare.
Manteneva i Superiori sempre informati di ogni passo che dava e degli
avvenimenti che giudicava di maggior importanza per la vita delle comunità
missionarie. Tutto questo, unito all'incondizionata e lucida obbedienza, faceva sì
che don Bosco — e poi don Rua — mettessero in lui la loro fiducia e in qualche
modo incoraggiassero la sua maniera di agire.
2. Accettazione di opere nuove in Uruguay
In questo periodo Lasagna dovette trattare per l'accettazione di nuove opere.
Geograficamente voleva le opere salesiane situate non in piccoli paesi dispersi
nella campagna, ma in centri urbani di una certa importanza. E non le voleva
isolate le une dalle altre, ma relativamente vicine. Così potevano appoggiarsi a
vicenda.4
Come per don Bosco, anche per lui era preferibile lavorare da semplici
privati e non in unione coi poteri pubblici. Dava consistenza alla sua maniera di
vedere l'instabilità politica endemica nei paesi del Plata, in cui il frequente
cambio delle persone e degli orientamenti ai vertici dello Stato apriva pochi
spiragli alla realizzazione di un progetto educativo a largo respiro.5
Ma anche nel campo del privato voleva si lasciasse ai salesiani piena libertà
di azione. Forse sono serviti a collegare nella sua mentalità questa libertà di
azione colla proprietà degli stabili in cui funzionavano le opere salesiane
esperimenti come quello dell'edifizio dell'antica chiesa de Las Pie-
3 Una delle caratteristiche più marcate dei numeri commemorativi delle date significative
delle opere salesiane in Uruguay è che si parla di tutto e di tutti, ma i benefattori risultano
sistematicamente assenti.
4 Cf ASC B 717 lettera Lasagna-Cagliero 19.06.93.
5 Cf ASC B 717 lettera Lasagna-Cagliero 08.05.80.

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dras. Il suo uso era stato ceduto ai salesiani per farne un collegio. Dopo tante
spese, quando la casa era ormai ben avviata e si incominciava a goderne i frutti,
un cambiamento politico nel governo del Dipartimento di Canelones fece sì che
l'edifizio fosse requisito dalle autorità, obbligando i salesiani a cercare una siste-
mazione in proprio.6
Anche nel caso delle Scuole di S. Vincenzo de' Paoli di Montevideo si ebbe
un esito simile. Pressati dal bisogno di avere chi garantisse il regolare funziona-
mento di quelle scuole, i membri del Consiglio Superiore della Società di S. Vin-
cenzo de' Paoli avevano in un primo momento accettato in blocco le condizioni
proposte da Lasagna perché i salesiani assumessero tali scuole.
Lasagna però era solo un mediatore. L'accettazione definitiva fu formalizza-
ta da Bodrato, venuto da Buenos Aires e che, a quanto sembra, agli inizi si occu-
pò piuttosto dell'aspetto economico della questione. Fu Lasagna a richiamare
l'attenzione dell'ispettore sul problema che sorgeva quando Rizzo, che era stato
fatto direttore di quelle scuole, non riusciva a difendere la propria autonomia
contro le imposizioni della commissione direttiva dei Paolotti. Bodrato inviò
Costamagna a far fronte alla situazione e questi riuscì a calmare momentanea-
mente le acque. Poi la Società di S. Vincenzo prese in mano l'amministrazione
delle scuole e i salesiani figurarono più come maestri stipendiati che quali diretto-
ri.7
Creatasi l'Ispettoria dell'Uruguay e del Brasile, Lasagna non precipitò le co-
se. Cercò di ottenere solidi appoggi fra il clero e le persone benestanti di Monte-
video. Ottenne che facessero da mediatori tra la Società di S. Vincenzo de' Paoli
e i salesiani il superiore dei Gesuiti, Padre Ramon Morell, e Mariano Soler, il
futuro arcivescovo. I Paolotti dalla loro parte si fecero forti dell'appoggio del
vescovo, mons. Inocencio Yeregui. Si arrivò alla stesura di una convenzione, non
del tutto favorevole ai salesiani. L'ispettore salesiano la firmò, accettando la deci-
sione dei due ecclesiastici. Credendo forse di spuntarla sulla tenacia di Lasagna, i
Paolotti rifiutarono tale convenzione e invocarono come ragione che essa conte-
neva delle clausole contrarie agli Statuti della loro Società.
Ignoravano che l'ispettore salesiano non aspettava altro che una buona ra-
gione per ritirarsi con onore da quelle scuole e, col personale che così si rendeva
disponibile, dare inizio in proprio all'opera salesiana in Brasile. Mi-
6 Cf ASC A 142 lettere Lasagna-Bosco 08.04.81; 10.06.84. Cf anche Archivio Salesiano
Economato Generale, ASEG, Las Piedras, gli otto documenti riguardanti sia i salesiani che le
FMA.
7 Cf F. BODRATTO, Epistolario, p. 360.

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glior pretesto i Vicenziani non potevano offrire e l'ispettore non poteva trovare.
Questi subito fece suo il punto di vista del Consiglio Superiore delle Conferenze
di S. Vincenzo de' Paoli e in una lunga lettera al vescovo di Montevideo comuni-
cò la decisione dei salesiani di ritirarsi da quelle scuole.8
3. Coi salesiani e colle FMA
Segnaliamo in primo luogo che, per suggerimento dato dallo stesso Lasagna,
quando egli fu nominato ispettore, don Bosco riservò a Costamagna, allora ispet-
tore a Buenos Aires, il compito di vigilare sull'osservanza religiosa e sulla forma-
zione del personale anche nelle case dell'Uruguay.9
In questo periodo Lasagna chiarisce ancora di più il suo pensiero sui rapporti
tra struttura delle opere e osservanza religiosa: una casa salesiana non dovrebbe
avere solo la parrocchia, ma accanto vi dovrebbero sorgere le scuole perché vi
fosse assicurata la regolarità della vita comunitaria e si difendessero i confratelli
da tanti pericoli. Inoltre il numero dei confratelli in ogni comunità non doveva
essere troppo ridotto.10
Conviene anche far risaltare che egli si sforzava di agire in maniera tale che
ogni salesiano si sentisse protagonista delle vicende a cui prendeva parte, rima-
nendo lui — Lasagna — in secondo piano. Per questo molte lettere che riferisco-
no su fondazioni, viaggi e altri avvenimenti sono scritte non da lui in prima per-
sona, ma tramite altri salesiani, alle volte dei semplici chierici. Cercava però di
non esporre i suoi confratelli a degli impegni per i quali non li sentiva preparati.
Un esempio tipico di questa maniera di agire fu la fondazione di Paysandú,
ai tempi in cui l'Uruguay dipendeva ancora dall'ispettore di Buenos Aires. Rice-
vuta dal vescovo di Montevideo la richiesta di inviare con urgenza i salesiani in
quella città, Lasagna riunì i confratelli di Villa Colón. Espose loro il pressante
bisogno che vi era di andare subito a prendere cura della parrocchia sanducera.
Fece loro vedere i sacrifici a cui tutti andavano incontro perché si potesse realiz-
zare quella fondazione. E chiese il loro voto. Solo dopo aver ottenuto il consenso
dei confratelli si valse del permesso già
8 Cf Archivio Ispettoria Salesiana dell'Uruguay, AISU, Apuntes de Crònica 1882, copia
della lettera Lasagna - Yeregui 16.02.83.
9 Cf AISU, decreto di nomina di Lasagna a ispettore dell'Uruguay e Brasile.
10 Cf ASC A 142 lettere Lasagna-Bosco 11.01.78; 04.10.82; ASC A 441 lettere Lasagna-
Rua 24.04.83; 22.04.84; 31.01.85; ASC B 717 lettera Lasagna-Cagliero 07.08.83.

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accordato dall'ispettore e partì con tre salesiani per insediarli in quella parroc-
chia.11
Le FMA si erano stabilite a Villa Colón e a Las Piedras. Lasagna incomin-
cia a pensare alla loro futura Ispettoria. Le Suore che si trovavano in Uruguay
erano ancora poche e con tantissimo lavoro fino ad ammalarsi. Generalmente si
dedicavano solo alla cura della cucina e della lavanderia nei collegi salesiani e
questo non piaceva a Lasagna. Voleva per esse un apostolato a più largo raggio,
in contatto diretto colle giovani, specialmente nelle scuole. Solo così si sarebbe
potuto avere delle buone e numerose vocazioni.12
4. Primo viaggio in Brasile
A Villa Colón vi erano allievi provenienti da località vicine alla frontiera
brasiliana. I cappuccini poi, predicando nel Rio Grande del Sud, avevano fatto
conoscere anche don Bosco e l'opera sua tra i coloni europei di quello Stato, così
che il vescovo del Rio Grande si rivolse a Lasagna per ottenere una fondazione.
Ma in Brasile il nome di don Bosco era conosciuto specialmente grazie alla
stampa francese che parlava di lui, delle sue opere e dei suoi viaggi.
All'ispettore l'idea di andare in Brasile piaceva per vari motivi. In particolare
vengono citati nelle sue lettere il bisogno di ampliare gli orizzonti dell'apostolato
salesiano e la necessità di crearsi una base economica più soda che quella di cui
poteva disporre in Uruguay.
Al gruppo di cattolici che in Uruguay aveva appoggiato l'opera salesiana nei
suoi inizi interessava non lo sviluppo di questa o di quella congregazione religio-
sa in particolare, ma il rafforzamento della Chiesa nel suo insieme. Per questo,
una volta che la Congregazione salesiana, o le altre da loro chiamate, si dimo-
stravano capaci di camminare colle proprie forze, essi diminuivano il flusso degli
aiuti che ad essa indirizzavano e pensavano a promuovere l'azione della Chiesa in
un altro settore ancora lasciato allo scoperto. In simili condizioni, il restare colle
sue opere solo in Uruguay significava per Lasagna una riduzione delle prospetti-
ve di apostolato che non poteva accettare.
11 Cf lettera Lasagna-Bonetti in BS 5 (1881) 7, luglio, pp. 14-16.
12 Cf ASC B 717 lettera Lasagna-Cagliero 26.02.82; ASC A 126 lettera Lasagna-Bosco
22.04.84.

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Non per questo fu precipitoso nell'accettare le offerte del vescovo gaucho.
Ne scrisse ai Superiori di Torino, chiese il permesso di intraprendere un viaggio
esplorativo nell'Impero brasiliano e passò all'azione solo quando ritornò da Tori-
no colla carica di ispettore dell'Uruguay e del Brasile.13
Come farà anche nei successivi viaggi, non volle trovarsi all'oscuro della re-
altà colla quale avrebbe dovuto confrontarsi. Sia presso la rappresentanza diplo-
matica brasiliana in Montevideo, che dall'Internunzio di Rio, cercò di ottenere il
massimo di informazioni sul Brasile. Durante la traversata da Montevideo a Rio
poi, fece amicizia con mons. Mario Mocenni, nuovo Internunzio che la Santa
Sede inviava presso la corte imperiale. Lungo il viaggio ebbero agio di scambiare
idee sulla realtà brasiliana, che Mocenni conosceva bene, e di fare piani per fon-
dare delle opere nelle città e per dare inizio a una missione tra gli indigeni. Da
quanto si può presumere dalle sue lettere, arrivato a Rio l'ispettore salesiano riu-
scì a avere in mano copia della Relazione dello Stato delle cose Ecclesiastiche del
Brasile, che l'Internunziatura aveva inviato alla Santa Sede nel 1856.14
Davanti all'Imperatore fu preziosa l'amicizia dell'Internunzio. Questi, infatti,
perorò presso la corona la creazione di un collegio religioso maschile a Rio.
L'Imperatore non voleva che vi venissero i Gesuiti. Fece buon viso alla proposta
di un collegio salesiano presentatagli posteriormente da Lasagna.15 Non è da e-
scludere che l'Internunzio, dal canto suo, si sia servito delle informazioni raccolte
da Lasagna nel suo viaggio lungo le coste brasiliane fino a Belém do Pará. Infatti,
appena tornato Lasagna, l'Internunzio propose al Presidente del Consiglio dei
Ministri la creazione di un vicariato apostolico negli Amazzoni e di una nuova
diocesi nel nordest del Brasile, a Alagoas.16
Mentre l'ispettore viaggiava lungo la costa del nord del Brasile, a Rio Guil-
herme Morrissy e Antonio Correa de Mello, delle Conferenze di S. Vincenzo de'
Paoli, che aiutavano il vescovo per gli affari della diocesi, cercavano un posto per
la prima fondazione salesiana in Brasile. Scelsero una
13 Cf ASC A 142 lettera Lasagna-Bosco 04.10.82.
14 Cf AAEE, Brasile, fase. 1. Non era una fonte aggiornata, ma era l'unica di cui le auto-
rità ecclesiastiche praticamente disponevano in quegli anni.
15 Cf AAEE, Brasile, fase. 12, lettera Mocenni-Iacobini 15.08.82; Archivio della Curia Me-
tropolitana di Rio de Janeiro, ACMRJ, lettera Lasagna-Lacerda 28.07.83; ASC B 717 lettera
Lasagna-Cagliero 29.05.[82]; ASC A 142 lettera Lasagna-Bosco 16.10.83.
16 Cf AAEE, Brasile, fase. 12, lettere Mocenni-Iacobini 15.08.82 e 24.10.82. Da quest'ul-
tima lettera sappiamo che il vescovo di Belém, da cui dipendevano gli Amazzoni, preferiva una
nuova diocesi in Manaus e non un vicariato apostolico. Ma il governo imperiale non recedette
dalla proposta del vicariato. Cf anche ASC B 717 lettera Lasagna-Cagliero 31.01.84.

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cascina nel quartiere di Santa Rosa (di Viterbo), nella periferia della città di Nite-
roi, sull'altra sponda della baia di Guanabara. Arrivando dal lungo viaggio, Lasa-
gna andò subito a vedere il posto e ne approvò la compera. Poi ritornò in Uru-
guay a preparare personale e mezzi per la nuova casa.
5. Lasciare che maturino i tempi
Nello spazio di tempo che passò tra l'acquisto della cascina di Santa Rosa e
l'apertura del collegio salesiano di Niteroi, Lasagna dovette dar prova di discer-
nimento tra diverse proposte che si presentarono, tutte urgenti e provviste di buo-
ni argomenti per la loro accettazione. In Uruguay non vi era solo il collegio di
Paysandú da iniziare accanto alla parrocchia. Il vescovo premeva per l'accetta-
zione delle tre colonie di immigrati che avevano come centro Nueva Helvecia. In
esse migliaia di cattolici vivevano senza sacerdote e senza chiesa, accanto a altre
migliaia di valdesi che avevano tempio e pastore e la cui propaganda religiosa era
indefessa. Come dire di no, in un momento in cui era anche conveniente far di-
menticare i contrasti dovuti all'abbandono delle scuole di S. Vincenzo de' Paoli?
E come superare l'ostilità del vescovo alla partenza di alcuni salesiani dall'Uru-
guay per il Brasile?
Nel Pará, alle foci degli Amazzoni, mons. Macedo Costa aveva comperato il
terreno della Colonia Provvidenza a Ananindeua, e vi innalzava un grande edifi-
zio. Insisteva presso l'Internunzio perché i salesiani vi andassero a stabilire una
colonia agricola.
E c'era infine il vescovo di Cuiabá. Aveva non solo ottenuto il permesso del-
l'Imperatore per una fondazione salesiana nella sua diocesi, ma perfino il paga-
mento delle spese per il viaggio dei missionari. A Buenos Aires, Costamagna,
Tomatis e il consiglio ispettoriale erano del parere di accettare subito la casa di
Cuiabá.
Lasagna non si discostò dal piano che aveva di andare innanzitutto a Niteroi.
Non chiuse però la porta a nessuno. Trattò con tutti, aspettando che i tempi matu-
rassero per un o per un no. Questa maniera di fare, che da alcuni era stata già
giudicata piuttosto spregiudicata, gli meritò la fama di essere alquanto faccendie-
re, fama che a lui non piaceva affatto e che, sino alla fine della vita gli avrebbe
creato non pochi disagi nell'esercizio del suo ministero.
Per Nueva Helvecia, espose al vescovo l'impossibilità momentanea di avere
personale adeguato per quella parrocchia, tanto più che si esigeva qualcuno che
sapesse bene il tedesco. Quanto a Belém do Pará, il suo parere

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fu che la missione degli Amazzoni doveva dipendere direttamente da Torino e
non da Montevideo. Insistette inoltre presso Torino che si mettesse quale condi-
zione preliminare a ogni trattativa che quel vescovo accettasse di trasferire ai
salesiani la proprietà degli stabili della colonia Provvidenza.
La proposta del vescovo di Cuiabá ebbe una sorte diversa. Ispirandosi al
contratto fatto dai Gesuiti per il seminario di Montevideo, Lasagna preparò le
basi per una convenzione tra il vescovo e i salesiani. Le trattative durarono più di
dieci anni, continuando anche dopo che la direzione del seminario di Cuiabá fu
affidata ai Preti della Missione. Nel 1894 mons. Carlos D'Amour riceveva a
Cuiabá i primi salesiani che andavano nel Mato Grosso.17
6. Il santuario del Sacro Cuore a S. Paolo del Brasile
Lasagna aspettava ancora il momento propizio per partire verso Rio de Ja-
neiro per dare inizio all'opera salesiana nel Brasile e già gli arrivavano notizie di
quella che sarebbe la seconda casa salesiana in quella nazione: S. Paolo del Brasi-
le. Invece di incominciare coll'aprire trattative coi salesiani, quel vescovo, insie-
me alla Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli, portava avanti nella capitale bandei-
rante la costruzione di una chiesa in onore del Sacro Cuore di Gesù e del futuro
collegio di Arti e Mestieri. E aveva il pieno appoggio della società paulista.
L'ispettore comprese subito la portata dell'opera e la forza del movimento
che la esprimeva, ma non volle entrare direttamente nella questione. Raccomandò
quindi al vescovo di Rio, da cui aveva ricevuto quelle notizie, di inserire nel
giornale «Apostolo» un comunicato sull'apertura del collegio salesiano di Niteroi
e di inserirvi, in forma di notizia, il gradimento dei salesiani all'iniziativa di quei
di S. Paolo.18
Le ragioni di questo gradimento vengono presentate pochi mesi più tardi a
Lemoyne: S. Paolo era un punto strategico che permetteva di «soccorrere più
facilmente il maggior numero possibile di bisognosi» ed era propizio «vuoi alla
propagazione della fede, vuoi al maggior sviluppo delle nostre Missioni».19 Con
quell'opera Lasagna vedeva schiudersi davanti a sé
17 Cf F. BODRATTO, Epistolario, pp. 272-273; ASC B 717 lettere Lasagna-Cagliero
07.08.83; 31.01.84; ASC A 142 lettere Lasagna-Bosco 28.01.84; 27.03.84.
18 Cf ACMRJ, lettera Lasagna-Lacerda 25.05.83.
19 Cf lettera Lasagna-Lemoyne 06.09.83 in BS 7 (1883) 11, p. 190.

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l'apostolato tra gli immigrati italiani della città e dell'interno della Provincia. Si
apriva la porta anche alle missioni tra gli indigeni, a quell'epoca numerosi ancora
in quella regione. Inoltre sarebbe di aiuto ai salesiani di Niteroi: non sarebbero
rimasti più isolati nell'immensità del Brasile e, ancor più, avrebbero potuto di-
sporre di una casa con clima più ameno, per i casi di malattia e di bisogno di
riposo.
Sapendo che una nuova fondazione in Brasile non sarebbe stata gradita ai
Superiori di Torino, l'ispettore agisce con circospezione. Mentre sembra recedere
dai suoi propositi, va insinuando nell'animo di don Bosco e dei Superiori del
Capitolo l'idea dei grandi vantaggi che la Congregazione avrebbe tratto da quel-
l'opera.
Nell'84, prima di ritornare in Brasile, Lasagna chiese formalmente il per-
messo di aprire quella casa. Non ricevendo subito risposta, insistette per sapere
quale fosse il parere del Capitolo Superiore in proposito, ma inutilmente. Sem-
brava che a Torino non volessero entrare nell'argomento.20
Il vescovo approfittò del fatto che Lasagna era andato a S. Paolo per assiste-
re alla solenne benedizione della chiesa del Sacro Cuore e gli propose di fare,
davanti a pubblico notaio, donazione ai salesiani della chiesa e dell'annesso edifi-
zio che aveva già raggiunto l'altezza del tetto. Nei suoi piani Lasagna destinava
già quella casa a sede della futura Ispettoria brasiliana, ma non volle accettare
nulla senza il permesso dei Superiori di Torino. Intanto affidò quel progetto non
solo allo zelo di don Bosco, ma soprattutto alla protezione del Sacro Cuore di
Gesù.21
Nel gennaio 1885 passava per Montevideo Pietro Colbacchini, missionario
della diocesi di Vicenza, che cercava un campo di lavoro tra gli immigrati italia-
ni. A quanto sembra, l'ispettore salesiano accettò che quel sacerdote venisse a S.
Paolo a prendere possesso della chiesa a nome dei salesiani. Ma presto se ne pen-
tì, a causa del carattere impetuoso di quel missionario. Arrivato a Rio, Colbacchi-
ni riferì a mons. Lacerda alcuni giudizi espressi da Lasagna sul carattere indeciso
di quel vescovo. Si crearono così nell'animo di Lacerda dei sentimenti poco favo-
revoli ai salesiani che, per fortuna, non durarono molto. A S. Paolo, poi, il mis-
sionario presto si indispose con mons. Lino e andò a lavorare nel Paraná, dove
fece un gran bene
20 Cf ASC A 142 lettere Lasagna-Bosco 24.11.83; 22.04.84; ASC B 717 lettere Lasagna-
Cagliero 11.02.84; 08.05.84. Anche Borghino scriveva da Niteroi, presentando le ragioni che
consigliavano l'apertura della casa di S. Paolo. Cf lettera Borghino-Bosco 15.12.83 in BS 8
(1884) 2, marzo, pp. 30-31.
21 Cf ASC A 142 lettere Lasagna-Bosco 24.06.84; 30.07.84.

2.2 Page 12

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198
A.S. Ferreira
tra gli italiani. Più tardi si unì ai sacerdoti di mons. Scalabrini.22
In febbraio di quell'anno arrivava dall'Europa mons. Cagliero, vicario apo-
stolico della Patagonia. Conservava i pieni poteri conferitigli da don Bosco nel
1875. Riunitosi con Lasagna e Costamagna a Villa Colón, decisero di accettare la
casa di S. Paolo, alla cui direzione fu inviato Lorenzo Giordano. Arrivato a S.
Paolo in compagnia del coadiutore Giovanni Bologna, presto Giordano aprì l'O-
ratorio festivo. Fu grande lo scandalo del clero e del popolo nel vedere quello che
consideravano un abuso: quando "mai si era visto a S. Paolo un sacerdote che
famigliarizzasse con i ragazzi della strada al punto da prendere parte ai loro tra-
stulli?23
Ma non solo dal clero di S. Paolo venivano le opposizioni all'inizio di quel-
l'opera. A Torino incaricarono Lemoyne di scrivere a Lasagna rimproverandolo
soavemente a nome del Capitolo Superiore di aver accettato quella casa «senza
formale licenza». Lasagna rispose in forma non propriamente diplomatica, giusti-
ficando il proprio modo di agire, assicurando di aver avuto l'appoggio e il per-
messo di mons. Cagliero. Non solo ma, passando all'offensiva, faceva vedere gli
inconvenienti che comportava un governo troppo centralizzato, in una Congrega-
zione che ormai assumeva una dimensione mondiale.24
7. Rapporti colle autorità
Prima di passare all'esame dei rapporti mantenuti da Lasagna in Uruguay e
in Brasile colle diverse autorità e governi, sarà bene aver presente il comporta-
mento di Lasagna nei momenti di lotta.
L'opera salesiana non si è stabilita pacificamente né in Uruguay né in Brasi-
le. La tempesta che si abbatté sull’Iberia, appena i missionari lasciarono le placi-
de acque della Garonne, sembrava un preannunzio di tante altre di diversa natura
che avrebbero dovuto affrontare negli anni del loro apostolato.
Colpisce il fatto che Lasagna, pur convinto dell'assoluta bontà della propria
causa, non credeva tuttavia che i torti fossero tutti dalla parte opposta e le buone
ragioni tutte dalla sua. Cercava di individuare le ragioni
22 Cf ASC B 717 lettere Lasagna-Cagliero 01.01.85; s/d [1885]; si veda in AAEE, Brasile,
fase. 45, la corrispondenza Scalabrini-Simeoni sul problema degli italiani in Brasile.
23 Cf E II, p. 520. Questa resistenza di parte del clero e dei cattolici di-'S. Paolo allo stile
di lavoro dei salesiani coi ragazzi poveri esisteva ancora nel 1941.
24 Cf lettera Lasagna-Lemoyne s/d [agosto 1885].

2.3 Page 13

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Essere ispettore-vescovo agli inizi delle missioni salesiane 199
che provocavano le crisi e si sforzava di mettere riparo a quei punti in cui il lavo-
ro dei salesiani si era dimostrato veramente difettoso.
In tutti i momenti di lotta poi, egli cercava di ampliare il circolo di quegli
che lo appoggiavano, per non trovarsi mai isolato davanti ai suoi oppositori.
Quando il caso lo richiedeva ricorreva perfino ai giornali per garantirsi l'appog-
gio dell'opinione pubblica.
Un altro elemento caratteristico dell'azione di Lasagna era il rispetto per
l'autorità. Anche quando, per forza di cose, doveva entrare in contrasto con qual-
che persona costituita in autorità, manteneva il rispetto dovuto alla sua posizione
sociale, lasciando sempre una porta aperta alla comunicazione con essa.
Con il governo di Latorre
Quando i salesiani arrivarono in Uruguay, furono benvisti da parte del go-
verno di Lorenzo Latorre. Rappresentavano infatti un valido contributo all'am-
modernamento della nazione. Inoltre, mentre nel clero uruguayano non mancava-
no esempi di partecipazione diretta all'attività politica, come mons. Santiago
Estrázulas y Lamas e don Martin Pérez, questo era un campo nel quale i salesiani
assolutamente non entravano. Anzi, facevano il possibile per mettere in pratica il
consiglio dato loro da don Bosco sin dal 1875: «Rendete ossequio a tutte le auto-
rità civili, religiose, municipali e governative».25
Durante il primo anno ci fu qualche momento di freddezza da parte del Go-
vernatore verso il collegio Pio. Aveva dato ascolto alle critiche di quanti faceva-
no del collegio salesiano una specie di seminario, atto solo a formare dei beati e
nulla più. Questo stato d'animo fu superato sia dall'intelligente azione di amici
comuni a Latorre e al direttore del collegio Pio, sia dai brillanti risultati ottenuti
dagli allievi negli esami di fine anno, realizzati con grande solennità e partecipa-
zione di pubblico e che si chiusero con una solenne accademia alla quale accorse-
ro parecchie centinaia di persone della buona società di Montevideo.
La risonanza di tutto questo presso Latorre non poteva essere migliore. Il
collegio Pio venne pareggiato all'Università dello Stato per quanto riguardava gli
esami di maturità e, se i salesiani ne avessero avuto la volontà e la forza, si sa-
rebbe creato senz'altro una Università cattolica nel paese.26
25 Cf G. Bosco, Ricordi dati ai religiosi Salesiani..., in RSS 3 (1984) 1, p. 207, n. 6.
26 Cf ASC A 142 lettera Lasagna-Bosco 18.01.78.

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200 A.S. Ferreira
Tale stima verso i salesiani Latorre la conservò lungo tutto il tempo in cui fu
al potere. Nel 1878, offrì volentieri i passaggi per i nuovi missionari che doveva-
no arrivare per rinforzare il personale salesiano in Uruguay. Nel '79 raccomanda-
va a Lasagna l'accettazione di un suo giovane protetto tra gli allievi di Villa Co-
lón. La risposta con cui il direttore accettò il raccomandato è un modello di genti-
lezza, di diplomazia e allo stesso tempo dimostra quanto Lasagna apprezzasse la
propria indipendenza nel gestire quella scuola.27
Don Bosco poi aveva scritto di persona a Latorre, offrendo la propria colla-
borazione e quella dei suoi salesiani in favore della gioventù orientale.
Con il ministro José María Montero
Anche con i ministri di Latorre Lasagna ebbe rapporti improntati a cordiali-
tà. Il ministro degli Esteri, Juan Gualberto Méndez, era medico e per qualche
tempo curò personalmente la salute del direttore di Villa Colón.
Il ministro del Governo, José María Montero, era piuttosto legato alla Socie-
tà degli Amici dell'Educazione Popolare. Contrario all'assoluta e indiscriminata
libertà di insegnamento, aveva approvato l'invio di commissioni per ispezionare
le scuole non statali. L'ispettore del dipartimento di Guadalupe (oggi Canelones)
si presentò alla direttrice delle FMA di Las Piedras e si vide negata l'entrata nel-
l'Istituto, perché non vi era presente il direttore del collegio Pio, dal quale le suore
dipendevano.
Informato di quest'atteggiamento, Montero inviò un telegramma a Lasagna
convocandolo perché desse delle spiegazioni. Lasagna partì subito per Montevi-
deo e nel preparare la risposta si fece aiutare dal ministro Juan Gualberto Méndez
e dal ministro della Guerra, colonnello Eduardo Vázquez. Méndez inoltre lo ac-
compagnò all'udienza dal ministro Montero. Questi, informato che Latorre aveva
promesso personalmente a Lasagna che i collegi salesiani non sarebbero stati
sottoposti a ispezione, si piegò alla mediazione del ministro degli Esteri e, il gior-
no seguente, si arrivò al seguente accordo quanto ai collegi di suore:
— gli ispettori avrebbero dovuto limitare le proprie visite a due all'anno;
— nelle visite avrebbero dovuto soltanto prendere nota dei dati statistici e
verificare se si faceva scuola in lingua castigliana;28
27 Cf AISU, Apuntes de Crònica 1878-79-80-81, fl 42v, lettera Lasagna-Latorre 18.04.79.
28 Nei suoi viaggi Latorre si era accorto che al nord del Rio Negro, data la prevalenza
degli interessi brasiliani nella regione, si faceva scuola solo in portoghese.

2.5 Page 15

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Essere ispettore-vescovo agli inizi delle missioni salesiane 201
— gli ispettori non sarebbero entrati nell'interno dei collegi, né avrebbero
potuto interrogare le insegnanti e le loro allieve.
Quanto ai collegi salesiani in generale, le visite non si sarebbero potute ef-
fettuare senza la presenza del direttore del collegio Pio.29
In quegli stessi giorni il ministro Montero autorizzava la consegna ai sale-
siani dell'edificio dell'antica chiesa parrocchiale di Las Piedras perché servisse
come edifizio al nuovo collegio maschile del paese.
Con Francisco Antonio Vidal e Máximo Santos
Allontanatosi Latorre dal governo, vi fu un primo momento di simpatia per
il nuovo governo di Francisco Antonio Vidal. Personalmente questo era amico di
Lasagna. Ma presto lo deluse e l'ispettore cercò di conservare le debite distanze
dai nuovi governanti. Così, senza dire chiaramente di no, cercò di impedire che
Costamagna accettasse dal governo uruguayano una colonia agricola con annessa
scuola di Arti e Mestieri. Quando poi si trattò della nomina del successore di
mons. Vera alla sede di Montevideo, chiese a don Bosco di intervenire presso la
Santa Sede perché venisse eletto mons. Inocencio Yeregui e non don Santiago
Estrázulas y Lamas, uno dei candidati del governo orientale.30
Anche il governo si mostrò freddo verso i salesiani. Nonostante la racco-
mandazione personalmente fatta da Vidal in favore del collegio Pio, il suo mini-
stro del Tesoro, Juan Cuestas, obbligò il direttore del collegio a pagare i diritti di
importazione relativi agli istrumenti destinati all'osservatorio metereologico di
Villa Colón. Nel mese di maggio dell'82 si inaugurò solennemente quell'osserva-
torio con una festa promossa in onore di mons. Mario Mocenni che passava per
Montevideo nel suo viaggio da Santiago a Rio de Janeiro, dove andava Internun-
zio Apostolico. Il governo non mandò nessun rappresentante e soltanto il ministro
Cuestas inviò a Lasagna una nota in cui si scusava della propria assenza e si con-
gratulava coi salesiani per l'iniziativa.31
Ma l'ascesa di Vidal alla massima carica della Repubblica era soltanto una
manovra politica per permettere l'arrivo al potere di Máximo Santos.
29 Cf AISU, Apuntes de Crònica 1878-79-80-81, ffl 43v-44r, memorandum del 10 luglio
1879; J.E. BELZA, Luis Lasagna, el obispo misionero, pp. 153-156.
30 Cf ASC A 142 lettere Lasagna-Bosco 06.04.[81]; 24.06.81; AAEE, Uruguay, fase. 4,
fi 48, lettera Vidal-Beatissimo Padre.
31 Cf «El Bien» 10 (1887) n. 2610.

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A. S. Ferreira
Fu tale il clima di insicurezza che si creò nella Banda Orientale che Lasagna, in
viaggio per il Brasile nel 1882, dovette anticipare il suo ritorno in Uruguay.
Mons. Yeregui, nella lettera in cui comunicava alla Santa Sede il suo inse-
diamento nella diocesi di Montevideo, ricordava che il card. Segretario di Stato
gli aveva raccomandato di mettere un grande impegno nel conservare la concor-
dia tra il potere ecclesiastico e quello del governo uruguayano. Era una posizione
alquanto ambigua quella del vescovo e, non prendendo aperta posizione contro
gli arbitrii del governo militare, offriva il fianco a che i razionalisti che si riuni-
vano nel gruppo dell'Ateneo — di tendenza liberale e anticlericale — movessero
con rudezza accese campagne contro i fondamenti dottrinali e storici della Chiesa
attraverso le colonne di «El Plata» e de «La Razón». Univano così la lotta contro
l'autoritarismo dei governi militari all'opposizione contro l'autorità della Chiesa.
Riuniti nel Club cattolico sotto l'orientamento di Mariano Soler e contando ormai
con nomi quali Juan Zorrilla de San Martín e Francisco Bauzà, i cattolici difen-
devano la Chiesa specialmente attraverso il periodico «El Bien», al quale Lasa-
gna dava tutto il suo appoggio sin dalla fondazione.32
Quando si era creata la diocesi di Montevideo, il governo di Latorre aveva
sollevato la questione del diritto di Patronato di cui godeva la corona spagnuola e
della quale il governo si giudicava legittimo erede per l'Uruguay. In quell'occa-
sione, di comune accordo, la questione era stata rimandata a tempo più opportu-
no. Nel settembre 1884, il governo di Santos riprese in mano la questione e in-
cominciò a legiferare in materia ecclesiastica. Nell'85, nonostante le proteste del
vescovo, promulgò due leggi nettamente contrarie alla Chiesa: la legge sul ma-
trimonio civile e quella sui conventi. Il matrimonio civile, obbligatorio per quanti
volevano costituire una famiglia, doveva precedere la cerimonia religiosa. Inoltre
lo Stato non riconosceva più ai tribunali ecclesiastici la competenza nelle cause
matrimoniali di qualsiasi specie, che dovevano passare ai tribunali civili.33
Secondo la legge sui conventi, non era permessa l'esistenza di comunità re-
ligiose che non si dedicassero a qualche attività di riconosciuta utilità sociale. Si
negava ogni valore civile ai voti religiosi. I minorenni che si trovas-
32 Cf AAEE, Uruguay, fase. 4, fi 45r, lettera Yeregui-Beatissimo Padre 10.05.82; A. ZUM
FELDE, Proceso intelectual del Uruguay, Montevideo, Librosur 1985, I, pp. 172, 177; J.E.
BELZA, Luis Lasagna, el obispo misionero, pp. 141-142.
33 Cf Exposición del Obispo diocesano a la Honorable Asamblea Legislativa, Montevideo,
El Bien Público 1885.

2.7 Page 17

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Essere ispettore-vescovo agli inizi delle missioni salesiane 203
sero nelle case religiose dovevano essere restituiti ai loro genitori e qualsiasi per-
sona maggiore di età doveva essere lasciata libera di rimanere in comunità o di
scegliersi un'altra strada, negando ai Superiori qualsiasi diritto di impedirglielo.
I salesiani e le FMA erano troppo in vista colle opere di Villa Colón, Pa-
ysandú e Las Piedras. Lasagna doveva quindi muoversi con ogni circospezione
per evitare conseguenze disastrose. Era appena arrivato a Niteroi, in Brasile, e già
le notizie dall'Uruguay lo obbligavano a ritornare in fretta. La commissione di in-
dagine, prevista dalla legge, era andata a far visita regolare alle case dei salesiani
e delle FMA e aveva costatato che si trattava di collegi e non di conventi. Ad o-
gni modo, per prevenire qualsiasi sorpresa, si trasferirono a Buenos Aires le po-
stulanti e le novizie delle FMA. Lasagna fece ricorso al console italiano perché
l'Italia tutelasse i beni e le persone, secondo le leggi internazionali.34 All'interno
dei collegi però la difficoltà più grande era quella di calmare gli allievi, che si a-
spettavano da un momento all'altro la chiusura degli istituti da parte delle autori-
tà.
Il sollecito intervento di donna Sofìa Jackson de Buxareo risparmiò a Lasa-
gna e a sr. Teresina Mazzarello ulteriori noie. Una delle suore, sr. Genoveva San-
tiago, era stata portata via dalla famiglia e si pensava di far processo ai Superiori
degli SDB e delle FMA in base alla legge dei conventi. Ma la povera sequestrata
resistette a qualsiasi tentativo di strumentalizzazione per costringerla ad accusare
l'Istituto e rimase fedele alla propria vocazione. Donna Sofía entrò allora in tratta-
tive colla famiglia, fissò loro un sussidio mensile di dieci pesos e la suora poté
tornare in comunità.35
Alla fine del governo Santos si convenne che la legge sui conventi non si sa-
rebbe applicata alle congregazioni religiose. Per evitare poi gli episodi verificatisi
nel 1885 con Mariano Soler, Ricardo Isasa e altri predicatori, il governo proibì in
tutta la nazione la predicazione durante la Quaresima del 1886. L'ispettore, che
doveva andare a predicare in Paysandú, rimase a Villa Colón, confortando i sale-
siani in mezzo al precipitare degli avvenimenti politici.
Santos desiderava arrivare a una immediata rielezione, appena finito il suo
mandato. Fece quindi eleggere di nuovo Francisco Antonio Vidal quale Presiden-
te della Repubblica. Questo nominò Santos suo ministro della Guerra, come nel-
l'82. L'opposizione, che da mesi preparava un intervento
34 Cf ASC B 717 lettere Lasagna-Cagliero 09.08.85; 03.09.85.
35 Cf ASC B 717 lettere Lasagna-Cagliero s/d [1885]; 12.11.85; ASC A 441 Lasagna-Rua
10.07.85.

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A.S. Ferreira
armato dall'Argentina, credette arrivato il momento opportuno e una colonna di
cavalleria armata invase il paese passando da Paysandú. Si ebbe così l'episodio
chiamato Rivoluzione del Quebracho. La ribellione non durò che una settimana. I
ribelli furono quasi tutti imprigionati e poco dopo rimessi in libertà, con un gesto
che avvicinò l'opinione pubblica a Santos.
I salesiani di Paysandù trasformarono il loro collegio in ospedale di pronto
soccorso per curare gli eventuali feriti. Ma la Massoneria, proseguendo nella
politica di non lasciare spazi alla Chiesa, raccolse i feriti in una grande casa vici-
no al Porto. Lasagna non se la prese con i capi della Massoneria. Anzi, approfittò
della circostanza per riaprire con loro delle trattative iniziate nel 1882, per dare
successivamente una destinazione utile a quella casa. Si arrivò così alla fondazio-
ne del collegio delle FMA in quel rione.36
Intanto Santos era arrivato costituzionalmente alla Presidenza del Senato e
sostituiva Vidal che nel mese di maggio aveva rinunziato nuovamente alla carica
di Presidente della Repubblica. Ma Santos non aveva fatto i conti con una nuova
forza politica che dal 1884 operava in seno alla società uruguayana: la lega libe-
rale, e che, secondo Pivel Devoto, poco a poco si era infiltrata nel Partito Colora-
do.37 Attraverso le colonne dei giornali «La Razón» e «El Día», i liberali mossero
tale campagna contro il governo che Santos dovette uscire allo scoperto e tentare
di restringere la libertà della stampa. La crisi che ne seguì fu tale che Santos,
ferito in un attentato, dovette rinunciare alla Presidenza del Senato e della Nazio-
ne e ritirarsi in Europa. Il suo successore, il ministro della Guerra Máximo Tajes
a poco a poco ricondusse il paese a un governo civile.
Durante questo tempo, Lasagna era andato in Europa, per partecipare al 4°
capitolo generale della Società salesiana, l'ultimo realizzato in vita dal Fondato-
re.38
36 Cf ASC B 717 lettera Lasagna-Cagliero 17.05.86; ASEG, Paysandú, doc. 4 e 2.
37 Cf J.E. PIVEL DEVOTO e Alicia RAINIERI DE PIVEL, Historia del Uruguay, Montevideo,
1966, p. 353.
38 Prese parte alla commissione incaricata di redigere il regolamento per le parrocchie. I
suoi contributi furono coerenti con l'esperienza che portava dalle parrocchie di Las Piedras e di
Paysandú: — eliminare dal documento preliminare un lungo paragrafo nel quale si presentavano
i motivi che sconsigliavano l'accettazione di parrocchie; — includervi la norma di non accettare
delle parrocchie che dipendessero da una fabbriceria; — descrivere le qualità ideali del parroco
salesiano; — creare subito, accanto alla parrocchia, una comunità religiosa; — nei casi in cui
accanto alla parrocchia vi fosse un collegio salesiano, separare le cariche di direttore e di par-
roco; — il collegio avrebbe dovuto avere una cappella propria, separata dalla chiesa parroc-
chiale, perché gli allievi vi potessero svolgere in libertà la loro vita di preghiera.
Quanto all'insegnamento del disegno nelle scuole professionali, intervenne nell'assemblea
plenaria per affermare che si trattava di istruzione necessaria a tutti gli allievi e non di un pre-

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Essere ispettore-vescovo agli inizi delle missioni salesiane 205
Governo di Máximo Tajes
Gli anni del governo di Máximo Tajes furono anni di grande tranquillità po-
litica nell'Uruguay. Prima nel paese si era verificato un alternarsi dell'influsso
dell'Argentina e del Brasile; in questo periodo si afferma la crescente presenza
degli interessi britannici. I grandi capitali e le compagnie inglesi portarono nuova
vita all'economia. La Banca Nazionale diede inizio alle sue attività. A Montevi-
deo si ebbe una vera febbre edilizia; nelle campagne aumentò il valore della terra.
I titoli in Borsa ebbero momenti di rialzo, si ampliarono le operazioni di credito,
si sviluppò il consumo dei beni di importazione. Vedremo le conseguenze di tutto
questo per l'opera salesiana.
Quanto ai rapporti dei salesiani col governo, dobbiamo solo dire qualche pa-
rola sull'osservatorio metereologico di Villa Colón e sulla questione dell'immi-
grazione italiana. Incominciamo dall’osservatorio.
Non era sfuggita a don Bosco l'importanza del contributo che le missioni sa-
lesiane avrebbero potuto portare alla conoscenza delle condizioni metereologiche
dell'America del Sud, con una rete di osservatori che si estendesse fino alle re-
gioni più meridionali del continente. Secondando una mozione del Padre Denza,
barnabita, e approvata dal Congresso Internazionale di Geografia di Venezia, nel
1880, il Fondatore aveva dato a Lasagna l'incarico di iniziare un osservatorio
nell'Uruguay. Il nuovo osservatorio sin dall'inizio contò sull'appoggio e l'assi-
stenza dell'osservatorio di Moncalieri, del quale il Padre Denza era direttore. Altri
osservatori si aggiunsero a quello di Villa Colón: S. Nicolás de los Arroyos, Pa-
tagones, Punta Arenas.
In Italia seguivano queste iniziative con attenzione e simpatia e chiedevano
l'invio dei dati ottenuti dalle osservazioni dei missionari. Lasagna creò allora un
bollettino mensile nel quale tali dati venivano pubblicati. Qualche errore di tra-
scrizione dei dati fu subito avvertito da quelli di Moncalieri. Ne diedero avviso a
Villa Colón, che fece le debite correzioni.39
Coll'arrivo di Tajes al potere, Lasagna pensò alla possibilità di un accordo
tra il governo e il collegio Pio: questo si impegnava a fornire agli organi governa-
tivi dei dati aggiornati e affidabili sul clima, che sarebbero
mio da assegnarsi solo ad alcuni (Cf ASC D 579 FDB 1865 D 9, 1865 E 6 a E 11, Capitolo
Generale IV - 1886, Lavoro delle commissioni - I Parrocchie: con schema di regolamento; ASC
D 579 FDB 1867 E 5 Relazione del 4" Capitolo Generale.
39 Cf «El Bien» 10 (1887) n. 2605, 13 settembre, p. 1; ASC B 717 lettera Lasagna-Savio
18.02.88. Il Padre Denza si servì di questi dati nel suo lavoro Osservazioni metereologiche ese-
guite da Giac. Bove nel Territorio Argentino delle Missioni, ed il clima del Paraná.

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206
A. S. Ferreira
serviti al governo sia per l'economia della nazione, sia per gli usi convenienti in
ambito internazionale. In cambio, il governo avrebbe concesso all'Osservatorio
un sussidio annuo e avrebbe facilitato l'importazione di materiale ad uso scienti-
fico.
La commissione inviata dal ministro Duvimioso Terra per esaminare le con-
dizioni di funzionamento dell'osservatorio diede parere contrario all'accordo. In
fondo, la ragione principale era perché qualche membro della commissione era
favorevole al monopolio dello Stato nel settore. Tale parere fu pubblicato da
diversi giornali e provocò la replica di Lasagna sulle colonne di «El Bien».40 Un
anno dopo, poiché il governo uruguayano non aveva osservatorio proprio e dove-
va sottoscrivere alcuni impegni in materia sul piano internazionale, il ministro
chiamò Lasagna al suo ufficio e si arrivò a una convenzione utile ad ambedue le
parti.41
La cura degli immigrati italiani era stata una delle raccomandazioni fatte da
don Bosco ai missionari e Lasagna l'ebbe sempre presente nel suo apostolato. In
Uruguay fu la parrocchia di Paysandú quella che si distinse in questo campo, sia
per i residenti nella città che per quelli che vivevano dispersi nella campagna. A
grandi linee, si trattò di riunire la gente attorno a una cappella e di fondarvi delle
confraternite che portassero i loro membri a un impegno stabile di vita cristiana. I
missionari poi passavano ogni tanto per le cappelle, amministrando i sacramenti e
coordinando il lavoro della catechesi.42
Lasagna però si preoccupava anche di dare lavoro e onorato guadagno ai
suoi connazionali. Coll'appoggio del cv. dottor Rinetti di Montemagno, che gli
inviava i vitigni dall'Italia, era riuscito a acclimatare diverse specie di viti in Uru-
guay. Agli italiani che avevano qualche pezzo di terra, diede «gratuitamente e viti
e istruzioni e incoraggiamenti», riuscendo a vedere sorgere dei bei vigneti intorno
a Villa Colón. Si fece in seguito intermediario tra i grandi proprietari di terra e
alcune famiglie italiane. Redigeva egli personalmente i contratti di mezzadria e si
rendeva garante della loro esecuzione. La Cronistoria ci presenta alcuni risultati
di questa saggia politica di sviluppo agricolo.43
40 Cf L. LASAGNA, Protesta = Al Excelentísimo señor Ministro de Justicia, Culto e In-
strucción Pública in «El Bien» 10 (1887) n. 2605, 13 settembre, p. 1; n. 2606, 14 settembre, p. 1;
n. 2610, 18 settembre, p. 1.
41 Cf ASC B 717 lettera Lasagna-Savio 23.08.88.
42 Cf ASC A 441 lettera Lasagna-Rua 30.10.88; ASEG, Paysandú, doc. 1, terreno cap-
pella della colonia del Porvenir.
43 Cf SC A 441 lettera Lasagna-Rua 18.06.95; Cronistoria o diario di mons. Luigi Lasa-
gna, Roma, LAS [1988], II, 1407-1409; 1463-1465; ASEG, Villa Colón, doc. 1, 4, 8, vigna del
collegio Pio.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Essere ispettore-vescovo agli inizi delle missioni salesiane 207
Durante il governo Tajes, il rapido sviluppo della campagna sembra aver
portato in Uruguay una ondata di immigranti che né lo Stato né la Chiesa erano
in grado di accogliere adeguatamente. Scrivendo nel 1889, dice Lasagna: «[...]
arrivano qui e sono stipati in baracche di legno, dove soffrono e si ammalano e
muojono, se non trovano un compratore che li interni nella vallate e nei monti,
dove non vedranno più la faccia di un prete. A molti, appena arrivati rubano le
figlie e le mogli per destinarle ai postriboli; le assicuro che sono cose lagrimevo-
li».44
Inizialmente Lasagna si rivolse al vescovo perché nominasse un cappellano
dell'Asilo degli Emigranti. Non ottenendo nulla, tentò la fondazione a Montevi-
deo della Società di S. Raffaele, mettendo due sacerdoti salesiani a disposizione
dell'assistenza agli immigrati, uno in città e uno in campagna. Ma il vescovo non
approvò gli statuti della Società, impegnato come era a mantenere la pace col
potere civile.
Dopo quanto era già accaduto a S. Paolo del Brasile col progetto delle mis-
sioni indigene, progetto di cui si tratterà avanti, e dopo questo contrasto con il
vescovo di Montevideo a causa degli immigrati italiani, Lasagna incominciò a
prendere sempre più coscienza che, in mezzo ai cambiamenti che si operavano
nella società di quei paesi, ci sarebbe stato spazio per i suoi progetti apostolici
soltanto se egli fosse riuscito a raggiungere una posizione che lo rendesse auto-
nomo nei riguardi del potere dei vescovi e che gli conciliasse il rispetto delle
autorità civili.45
E passiamo al Brasile.
Con l'Imperatore
Nel parlare della fondazione di Niteroi, abbiamo visto che l'Internunzio Mo-
cenni aveva preparato il terreno perché Lasagna potesse accedere all'Imperatore
Pedro II, in un momento in cui l'Imperatore aveva delle buone
44 ASC A 441 lettera Lasagna-Rua 27.12.88.
45 Per capire fino in fondo la posizione di mons. Yeregui e della Santa Sede nei riguardi
del governo uruguayano, è necessario tornare ai giorni in cui mons. Matera, Internunzio Apo-
stolico, fu espulso da Buenos Aires. L'Uruguay lo accolse a braccia aperte e anche dopo, quan-
do sorsero dei problemi con l'Internunzio, il governo sempre cercò di risolverli senza arrivare a
una rottura come quella del governo argentino, mons. Yeregui, a cui la Santa Sede aveva e-
spressamente raccomandato di conservare il clima di pace col governo, ogni tanto esponeva
alla Santa Sede i suoi sforzi in questo senso (Cf AAEE, Uruguay, fase. 6, lettera Yeregui-
Jacobini 04.03.85; fsc. 7, lettera Yeregui-Jacobini 15.01.87).

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208 A. S. Ferreira
ragioni per favorire i salesiani, sia a causa del bisogno di un collegio cattolico a
Rio, sia perché di essi aveva bisogno il vescovo di Cuiabá per organizzare quel
seminario su nuove basi.
Nell'udienza concessagli, Lasagna ebbe agio di esporre lungamente a Sua
Maestà quale era stata l'origine dell'opera salesiana, quale il suo scopo, quali
metodi si adottavano per l'istruzione e l'educazione della gioventù, con quali
mezzi si riusciva a sostenere tante opere di beneficenza, quali i risultati che si
erano fino allora ottenuti. Tale esposizione lasciò una buona impressione
nell'animo di Pedro II, il quale congedò il visitante con parole di benevolenza e di
cortesia. Gli fece poi sapere per interposta persona, che era desiderio della corona
che i salesiani andassero a Cuiabá. E il governo imperiale stanziò a favore di quel
vescovo i fondi necessari per pagare il viaggio di sei missionari da Montevideo a
quella città.46
Un anno dopo i salesiani arrivavano a Rio de Janeiro. Il direttore, Michele
Borghino, accompagnò Lasagna nella visita fatta all'Imperatore, il quale si
trattenne quasi un'ora con essi.47 E conservò sempre questa benevolenza verso i
salesiani. Nel 1886, andando a S. Paolo per trattare con quel governo dei
problemi della Provincia, l'imperatore volle visitare l'opera salesiana del Sacro
Cuore, nel quartiere di Campos Eliseos. Non fu una visita formale. Passò per tutti
gli ambienti della casa, si intrattenne lungamente con il direttore, all'uscita, lasciò
una sostanziosa offerta perché si procedesse alla ristrutturazione di alcuni locali
da lui non trovati come dovevano essere.
Era il 15 novembre 1886. In quello stesso giorno, da Torino, don Bosco
scriveva all'Imperatore una lettera raccomandando l'opera salesiana alla sua
benevola protezione.
Non solo in favore dei salesiani si servì Lasagna della benevolenza
dell'Imperatore. Volendo il ministro Cesario Alvim che una congregazione di
suore si occupasse della casa correzionale femminile di Rio de Janeiro, l'ispettore
salesiano, coll'approvazione del vescovo diocesano e il beneplacito di Sua
Maestà, si rivolse alle suore del Buon Pastore, che accettarono quell'incarico.48
46 Cf. ASC B 717 lettere Lasagna-Cagliero 29.05.[82]; ASC A 441 Lasagna-Rua
23.05.[82]; 15.01.83; ASC A 142 Lasagna-Bosco 24.11.82; lettera D'Amour-Bosco in J.B.
DuROURE, Dom Bosco em Mato Grosso, [Campo Grande], Missão Salesiana de Mato Grosso
1977, pp. 57-60.
47 ASC A 142 lettera Lasagna-Bosco 06.08.83; ACMRJ lettera Lasagna-Lacerda
28.07.83.
48 Copia dattiloscritta della lettera di don Bosco all'Imperatore nell'Archivio del Liceu
Coração de Jesus, a S. Paolo. Cf anche Archivio della Casa Generalizia delle Suore di N.S.

3.3 Page 23

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Essere ispettore-vescovo agli inizi delle missioni salesiane 209
Con la famiglia imperiale
I rapporti tra la famiglia imperiale e don Bosco non passarono soltanto attra-
verso Lasagna e i salesiani. L'erede del trono, Principessa Isabel Cristina de Bra-
gança, era sposata a Louis Philippe Marie Ferdinand Gaston de Orléans, conte
d'Eu. Attraverso i loro congiunti di Francia erano venuti a conoscenza delle opere
e della santità di don Bosco. Il Santo aveva persino fatto una novena a Maria
Ausiliatrice in favore del primogenito dei principi del Brasile.
Nel 1882 Lasagna era andato a Petrópolis e aveva fatto una visita ai Principi.
Nel 1883, a Rio, passò a salutarli. Quando tornò per congedarsi prima di ripartire
per l'Uruguay, aveva ricevuto la notizia della novena fatta da don Bosco. Entram-
bi i Principi accettarono di farsi cooperatori salesiani.49
Nel marzo 1886, tornando Borghino dall'Italia, don Bosco inviò alla Princi-
pessa una lettera nella quale la ringraziava della bontà e della carità usata verso
l'opera salesiana.50
Col governo imperiale
Durante l'Impero l'istruzione primaria e secondaria era a carico delle Provin-
ce e quella universitaria sottostava al controllo del governo centrale. Poiché i
salesiani non avevano corsi universitari, poco ebbero a che fare col governo im-
periale. L'unica questione che, per equivoco, li toccò in qualche maniera fu quella
dei beni dei religiosi.
Dal 1856 gli antichi ordini religiosi esistenti in Brasile non potevano più ac-
cettare novizi e per questo si incamminavano verso l'estinzione. In una simile
situazione, ogni volta che il governo si trovava con problemi di erario, dice Fer-
reira Vianna, subito proponeva di incamerare i beni dei religiosi. Tecnicamente
però il problema era di natura così complicata sia sul piano economico che su
quello giuridico, che i diversi progetti di legge pre-
della Carità del Buon Pastore, lettere Lasagna-Madre Fernandes Concha, 25.10.89; Madre
Fernandes Concha-Madre Generale 25.12.88.
49 La novena l'aveva ottenuta la principessa Marguerite d'Orléans, che don Bosco andò a
visitare a Parigi, il 18 maggio 1883. (Cf MB 16, 513-515; cf anche ASC A 142 lettere Lasagna-
Bosco 07.08.83; 16.10.83; Gouverd-Bosco 06.08.83; ASC A 171 lettera Bosco-Madame la Con-
tesse 14.08.83; ASC B 717 lettera Lasagna-Cagliero 29.05.[82]; ACMRJ lettera LasagnaLa-
cerda 28.07.83.
50 Cf E IV, p. 353, lettera Bosco-Altezza Imperiale.

3.4 Page 24

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210
A. S. Ferreira
sentati in Parlamento a questo proposito non riuscirono mai a arrivare in porto.51
Nel 1870, finita la guerra della Triplice Alleanza, il governo mise tra gli ar-
ticoli della legge del bilancio la questione dell'incameramento dei beni dei reli-
giosi (legge 1764/70). Nonostante i vescovi fossero divisi sull'argomento, i nego-
ziati colla Santa Sede arrivarono a un buon punto: governo e Nunziatura doveva-
no allora nominare i membri di una commissione paritaria incaricata della liqui-
dazione dei beni dei religiosi. Ma subito dopo, quando da parte della Nunziatura
si avvanzarono già dei nomi, il governo lasciò cadere la questione.52
Solo nel dicembre 1883 il governo pubblicò il decreto 9094, col quale si re-
golamentava la legge del '70 e la si rendeva operante. L'art. 1o, II, del decreto
esentava dall'incameramento gli stabili dei religiosi che servissero per «cimiteri,
ospedali, orfanotrofi, asili per invalidi, mendicanti, infanzia abbandonata e qual-
siasi altro istituto di carità e di educazione».53 Tale decreto non era dunque una
minaccia per i salesiani.
Questi però avevano passato una seria crisi a Niteroi, crisi che si aggravò
colla questione dei beni dei religiosi. La stampa passò a attaccare i salesiani qua-
lificandoli di corporazione religiosa non autorizzata dalla legge e quindi soggetta
a essere espulsa dal paese. In simile situazione si ritirarono molti benefattori della
prima ora e il collegio si trovò senza poter far fronte alle grandi spese che spe-
cialmente la creazione dei laboratori esigeva. Lasagna intervenne dall'Uruguay,
sostenendo i salesiani con lettere, telegrammi e... cambiali.54
A Rio continuava la lotta tra i sostenitori e gli avversari di quella legge.
51 Gli ordini religiosi interessati alla questione erano i Benedettini Cassinesi, i Carmeli-
tani di antica osservanza, i Mercedari e i Francescani Riformati. Esistevano ancora i monasteri
femminili delle Carmelitane di clausura, definite molto osservanti, e delle Francescane del con-
vento della Guida a Rio, che iniziarono la loro riforma dopo la visita canonica fatta da mons.
Lacerda. Nella documentazione riguardante l'incameramento dei beni dei religiosi, non si tratta
né dei beni dei Gesuiti, coi loro fiorenti collegi, né dei Cappuccini, chiamati a spese del gover-
no imperiale per curare le missioni indigene, né dei Lazzaristi, né delle Figlie della Carità, né di
altre congregazioni femminili. Il parere di Ferreira Vianna si può vedere in AAEE, Brasile,
fase. 1, p. 7.
52 Cf AAEE, Brasile, fase. 1, lettera Sanguigni-Antonelli s/d; N.N.-Lacerda 02.01.70;
Macedo Costa-Marini 15.02.70; Lacerda-Marini 23.03.70; Antonelli-Ministro del Brasile
15.06.70; Sanguigni-Antonelli 03.09.70.
53 Cf «Diario Officiai» 23 (1884) 12, 12 gennaio, p. 1.
54 Cf Archivio della Curia Metropolitana di Cuiabá, ACMC, lettera Lasagna-D'Amour
21.02.84; ASC A 142 lettera Lasagna-Bosco 17.03.84; ASC B 717 lettera Lasagna-Cagliero
08.05.84.

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Essere ispettore-vescovo agli inizi delle missioni salesiane 211
Sulle colonne del «Brazil», nel febbraio dell'84, lo stesso consigliere Saldanha
Marinho, Grande Oriente della Massoneria, uscì in difesa dei religiosi con un
parere in cui insisteva su alcuni aspetti giuridici del problema.55
Nonostante tutto, il ministro dell'Impero, consigliere Maciel, autore del de-
creto in questione, in marzo incominciò a incamerare alcuni beni appartenenti ai
Benedettini e alle Suore Francescane. Queste, coll'aiuto di Saldanha Marinho,
mossero causa al governo che dovette restituire loro i beni.
Nel mese di maggio, quando la questione era più accesa, Lasagna era venuto
in Brasile. Cercò subito di ottenere l'appoggio dell'opinione pubblica con una
splendida festa di Maria Ausiliatrice. Radunò i cooperatori salesiani. Erano pre-
senti alcuni canonici e molti ragguardevoli cooperatori. Lo stesso vescovo di Rio
prese parte alla messa e alla conferenza pomeridiana. Le limosine raccolte furono
così generose da permettere l'inaugurazione del laboratorio di falegnameria e di
preparare quelli per calzolai e per sarti. I benefattori che si erano ritirati tornarono
a appoggiare il collegio salesiano.
Nel luglio cadeva il governo. Ad agosto l'Internunzio informava la Santa
Sede che il decreto era stato abbandonato dal governo.56
Col governo della Provincia di Rio de Janeiro
Quando si decise che l'opera salesiana in Brasile avrebbe avuto inizio a San-
ta Rosa di Niteroi, il vescovo di Rio cercò subito di guadagnarsi l'appoggio del
governo della Provincia di Rio de Janeiro, da cui quel collegio sarebbe venuto a
dipendere.57
Arrivati i salesiani a Niteroi, Lasagna e Borghino andarono insieme a visita-
re il Presidente della Provincia, Gavião Peixoto. Si convenne che già nel discorso
di apertura delle Camere provinciali il Presidente avrebbe parlato in modo favo-
revole all'opera salesiana e che avrebbe inviato alle Camere la proposta di un
sussidio annuo, col diritto di far educare gratuitamente dai salesiani 40 fanciulli
poveri della Provincia.58
55 Cf copia del parere di Saldanha Marinho in AAEE, Brasile, fase. 14, fi. 43. Affermava
Saldanha Marinho: — la legge 1764/70 non poteva essere resa operante perché ormai erano
passati i dieci anni previsti dalla stessa legge perché questa regolamentazione avvenisse; —
quella legge non poteva essere applicata ai beni che i religiosi avessero acquistato prima del
1845, come prescriveva la legge di mano morta (Legge 369 del 18.09.45); — mancava al gover-
no l'autorizzazione del legislativo per emettere i titoli del debito pubblico coi quali si dovevano
compensare i beni dei religiosi.
56 Cf AAEE, Brasile, fase. 16, fi. 20.
57 Cf ACMRJ lettera Lasagna-Lacerda 07.11.82.
58 Cf ASC A 142 lettera Lasagna-Bosco 06.08.83; ACMRJ lettera Lasagna-Lacerda
28.07.83.

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212
A.S. Ferreira
Ma presto la stampa anticlericale di Rio iniziò una forte campagna contro i
nuovi arrivati. Nel gennaio del 1884 un equivoco rese ancora più aspra la polemi-
ca contro i salesiani. A Nuova Friburgo i Padri Lazzaristi, che vi predicavano una
missione, entrarono in contrasto cogli studenti della Scuola Politecnica di Rio,
che vi trascorrevano un periodo di pratica, e cogli stessi professori di quella scuo-
la. Scambiando i salesiani con i Lazzaristi, la stampa approfittò per scagliarsi
contro il collegio di Niteroi.
Le autorità provinciali dovettero intervenire quando uno dei dieci allievi in-
terni del collegio fuggì a casa, lagnandosi della qualità del cibo che, secondo lui,
si forniva agli allievi (miglio e banane). Come conseguenza, altri sei convittori si
ritirarono e fu richiesta la presenza delle pubbliche autorità. Si moltiplicarono le
visite di queste in collegio, ma né le autorità scolastiche né quelle di igiene e di
polizia trovarono alcunché di grave. Solo si consigliò di curare meglio la pulizia
dei diversi locali e di aprire alcune finestre in più.59
Nel 1885, quando era diminuita di molto l'opposizione della stampa liberale
ai salesiani, tre deputati provinciali visitarono di persona il collegio di S. Rosa. Si
poté allora introdurre nell'Assemblea provinciale un progetto di sovvenzione
ufficiale a quel collegio. Nonostante qualche opposizione della stampa, alla fine
dell'86 si arrivò a un risultato parzialmente favorevole. I salesiani venivano a
ricevere un sussidio annuo di 6 contos de réis, con l'obbligo di ricevere 20 allievi
poveri inviati dalla Provincia. Dopo più di tre anni di lotta diventava realtà il
desiderio di Lasagna e del Presidente della Provincia di un riconoscimento con-
creto del valore del'opera educativa salesiana da parte dell'autorità civile.60
Con il governo della Provincia di S. Paolo
Furono buoni i rapporti fra i salesiani e il governo di S. Paolo. Il Presidente
della Provincia, Francisco de Paula Rodrigues Alves, visitò il collegio del Sacro
Cuore nel 1887, in occasione di una festa in onore del vescovo diocesano.61
59 Cf lettera Borghino-Rua 29.07.84 in BS 8 (1884) 12, p. 180. La lettera è firmata da
Borghino, ma lo stile è tutto di Lasagna. Cf anche ASC A 142 lettera Lasagna-Bosco 10.06.84;
R. Azzi, Os Salesianos no Rio de Janeiro, I, pp. 328-367.
60 Cf R. Azzi, Os Salesianos no Rio de Janeiro, II, pp. 55-56; ACMRJ lettera BorghinoLa-
cerda 12.11.86.
61 Cf «Correio Paulistano», 09.12.87, citato da M. ISAÚ, Liceu Coração de Jesus, S. Paolo,
Editora Salesiana Dom Bosco 1985, p. 61.

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Essere ispettore-vescovo agli inizi delle missioni salesiane 213
Inoltre il Liceo del Sacro Cuore ottenne di essere iscritto tra gli istituti di
beneficenza che potevano essere contemplati dall'Assemblea legislativa colla
realizzazione di lotterie. Durante l'Impero, di lotterie in favore del Liceo del Sa-
cro Cuore ne furono realizzate tre, negli anni 1886, '88 e '89.62
Importante per capire quanto accadrà nel periodo successivo sono le trattati-
ve tra il governo di S. Paolo e Lasagna per la creazione di una missione tra gli
indigeni dell'ovest di quella Provincia.
Dai tempi anteriori alla scoperta dell'America, esisteva una via abbastanza
ben fatta che, partendo dalla costa sud di S. Paolo, puntava verso Botucatú e an-
dava fino al Paraguay e al Perú. Era il Peabiyú o Peabirú, la strada del Pay Sumé
secondo la leggenda indigena. Passata l'ondata della conquista bandeirante, l'inte-
resse per il Peabiyú lasciò il posto alla strada mulattiera che da Sorocaba portava
al Rio Grande del Sud. L'equilibrio tra le popolazioni indigene dell'ovest della
provincia e i «civilizzati» si poté allora mantenere con alcune difficoltà finché,
nella seconda metà del secolo XIX, la coltivazione del caffè e l'emigrazione eu-
ropea non spinsero il front della colonizzazione oltre la serra di Botucatú.
Negli anni '80 il governo di S. Paolo pensò di chiamare i salesiani per paci-
ficare gli indigeni e tentare una soluzione equa dei continui conflitti che vi sorge-
vano.63 L'idea arrise ai salesiani. Dalla documentazione arrivata fino a noi si può
indurre una IPOTESI di lavoro, secondo la quale sin da allora Lasagna e i sale-
siani incominciarono a maturare il piano di fare di Botucatú la sede di un vicaria-
to apostolico da affidarsi a un vescovo salesiano. Stabilitasi colà una comunità
missionaria, un gruppo di missionari si sarebbe dedicato all'evangelizzazione dei
selvaggi dell'ovest paulista, mentre un altro avrebbe percorso le colonie italiane
delle Province di S. Paolo e del Paraná.64
Ma in quell'occasione nulla si fece. La diocesi avvocò a sé la missione tra i
selvaggi della Provincia 65 e Lasagna dovette per il momento lasciare in
62 Cf ASC B 717 lettere Lasagna-Cagliero 11.06.86; Lasagna-Rua 26.08.89; 12.03.89.
63 Cf ASC B 717 lettere Lasagna-Rua 25.02.87; 18.03.87. Il front del caffè si spostava con
una velocità molto grande. Soltanto nel 1878, servendosi è vero di informazioni ormai supera-
te, si pubblicava a Lisbona il Dicionario de Geografia Universal, nel quale si diceva che 1 serra
di Botucatú era in gran parte inesplorata e abitata nella maggior parte da indi selvaggi.
64 Cf ASC B 717 lettera Lasagna-Rua 26.08.89; AAEE, Brasile, fase. 47 lettera Gotti-
Rampolla 12.10.93. Con questa ipotesi è possibile trovare un posto a tanti dati e fatti ancora
rimasti senza una sistemazione accettabile e comporre con chiarezza le successive fasi della
vita e dell'attività di Lasagna.
65 Tali Missioni si tentarono principalmente nella regione del fiume Pesce e altri di quel
lontano ovest. In esse perirono tragicamente Fra Mariano da Bagnaia, cappuccino, il Padre

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214
A.S. Ferreira
disparte i suoi piani. Li riprenderà però appena ci sarà la possibilità di diventare
vescovo.
Nei primi tre anni della Repubblica
Sono molto scarse le notizie che abbiamo sui rapporti di Lasagna cogli uo-
mini che avevano proclamato la Repubblica in Brasile il 15 novembre 1889. Sol-
tanto nell'agosto del '90 l'Ispettore venne in Brasile, in compagnia di mons. Ca-
gliero che vi faceva la prima delle sue visite. Nelle lettere allora scritte, Lasagna
manifesta poca simpatia per le istituzioni repubblicane. Motivo esplicito di que-
sto atteggiamento era il timore che il nuovo regime si rendesse «fatale alla reli-
gione ed ai costumi». La separazione tra Stato e Chiesa non gli sembrava un buon
inizio del nuovo corso politico in Brasile. Credeva che la chiesa brasiliana non
fosse in grado di resistere alla propaganda atea e anticlericale e che il popolo
venisse a perdere l'avita fede.
Una più attenta osservazione degli avvenimenti fece sì che nel 1891 egli si
esprimesse in forma molto diversa: «[...] si può prevedere che la ristorazione
religiosa e morale del Brasile è assai più agevole e sicura che nelle Repubbliche
del Plata».66
Non si trova nessuna notizia di una visita di mons. Cagliero o di Lasagna a
qualche autorità repubblicana in quella occasione. Queste però non erano ostili ai
salesiani. Nel marzo 1890, coll'appoggio di mons. Lacerda, i salesiani di Niteroi
diedero inizio alla pubblicazione delle «Letture Cattoliche» in lingua portoghese.
Le autorità non fecero difficoltà di sorta alla nuova pubblicazione.67 In quello
stesso anno, a Lorena, aveva inizio il collegio S. Gioacchino, col pieno appoggio
delle autorità locali e dello Stato. Solo nel '93 sorse un incidente tra il direttore e
il consiglio comunale: forse a causa di una interpretazione rigida della nuova
costituzione della Repubblica, si volle che il direttore sottomettesse la propria
nomina all'approvazione del consiglio comunale. Peretto respinse tale pretesa e la
questione non ebbe seguito.68
Nel 1891 l'ispettore fece un viaggio lampo a Pernambuco. Rimase a
Sabino che lo accompagnava e anche Padre Claro Monteiro, che prima aveva costruito il San-
tuario della Madonna a Aparecida (Cf ASC B 717 lettera Lasagna-Rua 31.07.94).
66 Cf ASC A 441 lettera Lasagna-Rua 30.08.90; AISU lettera Lasagna-Angiolina
28.08.90; ASC A 441 lettera Lasagna-Rua 19.09.91.
67 II primo fascicolo edito da Niteroi fu O católico no mundo: conversações familiares de
um pai com seus filhos a proposito da religião, pelo padre João Bosco.
68 Cf ASC B 717 lettera Lasagna-Peretto 07.04.93.

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Essere ispettore-vescovo agli inizi delle missioni salesiane 215
Recife solo 37 ore, il tempo sufficiente per accettare la nuova casa salesiana che,
però, sarebbe stata aperta solo nel 1894. Ma non ci sono notizie di un incontro
colle autorità di quello Stato del nordest brasiliano.69
A quanto sembra, fu il Governatore del Mato Grosso la prima autorità re-
pubblicana a rivolgersi in maniera ufficiale all'ispettore dei salesiani per chiedere
la presenza di quei religiosi nel suo Stato.70
Ma in questi anni le preoccupazioni dell'ispettore dovevano concentrarsi
piuttosto sugli affari riguardanti la vita della Chiesa e dell'opera salesiana nel
fiume del Plata.
8. La riorganizzazione della Chiesa in Uruguay
Grazie all'influsso di Julio Herrera y Obes, il governo di Máximo Tajes
(1886-1890) aveva operato il passaggio dal regime militare a quello civile in
politica. La tranquillità che caratterizzò quel periodo favorì non solo lo sviluppo
economico della nazione, ma anche la riorganizzazione della vita cattolica nel
paese. Tre nomi si impongono in questa fase della vita ecclesiastica in Uruguay:
Mariano Soler (che sarà il primo arcivescovo di Montevideo), Francisco Bauza e
Juan Zorrilla de San Martín.71
Il laicato cattolico si distinse nella ricerca di nuove strade che rispondessero
alle sfide della società uruguayana che cambiava e al crescente anticlericalismo
che si infiltrava nelle file dei diversi partiti politici, mentre i «caudillos» conti-
nuavano tradizionalmente attaccati alla Chiesa.
Più che da protagonista, come ai tempi di mons. Vera, Lasagna agì piuttosto
fra le quinte, sostenendo altri personaggi che ebbero speciale influsso sul palco
della storia. Primo di essi Andrea Tornelli. Trasferendo in Uruguay l'esperienza
acquisita a Genova nel campo dell'azione sociale della Chiesa, quel sacerdote
aveva sostenuto alcuni laici del Terz'Ordine di S. Francesco della chiesa di S.
Antonio del rione del Cordón nell'iniziativa di fondare il Circolo Cattolico Ope-
raio. Scopo di questa associazione era di promuovere l'unione degli operai attor-
no all'altare nell'Eucaristia domenicale, alla quale si sarebbero associate attività di
istruzione e di svago; inoltre
69 Cf ASC B 717 lettera Lasagna-Peretto 09.09.91.
70 Cf ACMC lettera Lasagna-D'Amour 15.02.92.
71 Un esempio del cambiamento di atteggiamento delle autorità nei confronti della Chie-
sa si ebbe quando il giovane Héctor Salaberry fuggì da casa sua per uscire dal paese e farsi
salesiano. I Tribunali si attennero agli aspetti giuridici del fatto e nulla si poté intentare contro i
salesiani (Cf ASC B 717 lettera Lasagna-Cagliero 13.06.91).

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216
A.S. Ferreira
avrebbero costituito un fondo di mutuo soccorso, che sarebbe servito anche per i
tempi di malattia e di disoccupazione. Lasagna offrì a Tornelli tutto l'aiuto possi-
bile, non solo per questo primo nucleo di Montevideo, ma anche per l'estendersi
dei Circoli a Paysandú e Las Piedras. Quindi gli exallievi e i cooperatori salesiani
diffusero i Circoli in altri centri dell'Uruguay. Più tardi, nel Secondo Congresso
dei Circoli Cattolici Operai del 1902, si posero le basi della fondazione dell'U-
nione Civica, il futuro partito cattolico dell'Uruguay.72
Nel 1889, insieme a sette ex-allievi del collegio Pio, Lasagna prendeva parte
al Primo Congresso Cattolico realizzato in Uruguay. Due di essi ebbero tale par-
tecipazione nel congresso che, alla fine, il vescovo chiese ai delegati della cam-
pagna di inviare dei giovani al collegio Pio perché vi si formassero dirigenti cat-
tolici laici per la Chiesa uruguayana. Luís Pedro Lenguas, ex-allievo e grande
collaboratore di Lasagna, fu anche uno dei più attivi membri dell'Unione Cattoli-
ca, colla quale i laici cercarono di unirsi per operare in forma coerente e organiz-
zata accanto ai loro vescovi.73
9. La crisi economica
Intanto finiva il periodo di prosperità economica esistente durante il governo
Tajes. Le difficoltà create dal Brasile al commercio della carne uruguayana, una
malattia che insorse nel bestiame, specialmente fra le pecore, la perdita quasi
totale dei raccolti nel '89, fecero sì che agli inizi del governo «civilista» di Julio
Herrera y Obes si manifestasse una crisi economica che sarà vinta solo nel 1894.
Tale crisi colse i salesiani in un momento poco favorevole. Fidandosi dell'e-
redità che aveva ricevuto il chierico Mario Migone, l'ispettore aveva fatto dei
grossi debiti sia per costruire la casa delle suore che si aprì a Montevideo, sia per
comperare il terreno dove sarebbero sorti in seguito i Talleres Don Bosco. Conta-
va sì con l'aiuto di due gruppi di signore della aristocrazia di Montevideo, che
raccoglievano fondi per entrambe le opere. Ma la
72 Quanto a Andrea Tornelli, la tradizione salesiana in Uruguay è unanime nell'affermare
che volendo egli farsi salesiano, l'Ispettore non lo ammise a vivere in comunità, ma gli affidò il
compito di continuare a portare avanti l'opera dei Circoli. Sarà Gamba a ricevere Andrea Tor-
nelli, ormai anziano, nella casa salesiana e a riceverne la professione religiosa in articulo mor-
tis.
73 Cf J.J. ARTEAGA, Una visión de la Historia de la Iglesia en el Uruguay, in La Iglesia
en el Uruguay, pp. 21-23; ASC B 717 lettera Lasagna-Cagliero 04.05.89.

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4.1 Page 31

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Essere ispettore-vescovo agli inizi delle missioni salesiane 217
crisi paralizzò il benemerito lavoro di quelle signore e Lasagna si trovò da solo
coi debiti da pagare. La svalutazione immobiliare, conseguenza della crisi, fece
poi che poco si potesse ricavare dalla vendita degli stabili che costituivano l'ere-
dità Migone, sicché l'ispettore si trovò veramente in cattive acque.
Però, mentre istituti quali la Banca Nazionale andavano in fallimento, i sale-
siani riuscirono a andare avanti in mezzo a quelle difficoltà, grazie anche agli
aiuti ricevuti dalle case del Brasile.74
10. Quel che è urgente o quel che veramente conta?
In questo periodo, nel campo dell'organizzazione delle opere sorse un ina-
spettato problema. La priorità accordata dai Superiori di Torino alle Missioni
della Patagonia interferiva già abbastanza coi piani che l'ispettore dell'Uruguay e
del Brasile aveva per consolidare e anche espandere l'opera salesiana in quelle
regioni. Se non che Cagliero, Fagnano e Costamagna, presi dall'urgenza del biso-
gno di personale in Patagonia e nella Terra del Fuoco, erano arrivati alla conclu-
sione che era meglio ridimensionare l'opera salesiana in America e destinare alla
soddisfazione di quelle urgenze il personale così ricavato. A pagare le spese di
tale ridimensionamento sarebbe stata l'Ispettoria di Lasagna e specialmente il
collegio Pio di Villa Colón.
L'ispettore dell'Uruguay e del Brasile venne a conoscenza di questi piani
tramite qualche indiscrezione dei confratelli di Buenos Aires e di Fagnano, che
era passato a Villa Colón quando Lasagna era assente. Lasagna partì subito al
contrattacco. In una lettera a Cagliero fece appello alla vera prudenza e insistette
sul bisogno di badare a quel che veramente contava, senza lasciarsi prendere la
mano da impegni che sorgevano in continuazione. Più tardi scrisse anche a don
Rua e riuscì a mantenere le cose al loro posto. Ma la questione della destinazione
da darsi al collegio Pio si sarebbe trascinata fino agli inizi di questo secolo, quan-
do sarebbe stata definitivamente risolta nell'ambito dell'Ispettoria uruguayana.75
74 Cf ASC B 717 lettere Lasagna-Bonetti 17.05.89; Lasagna-Cagliero 16.02.90; 17.04.91;
Lasagna-Peretto 18.06.90; 24.09.90; s/d [marzo 1892]; 04.05.92; ASEG Montevideo, doc.
2,13,10,11,12.
75 Cf ASC B 717 lettera Lasagna-Cagliero 27.07.87; ASC A 441 lettere Lasagna-Rua
10.12.89; 03.02.90; A.S. FERREIRA, 1896: la successione di mons. Lasagna e la seconda visita
di mons. Cagliero in Brasile, in Unità nella diversità Le visite di mons. Cagliero in Brasile
1890/1896, Roma, LAS [1990], pp. 32-33.

4.2 Page 32

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218
A.S. Ferreira
11. La nuova Ispettoria delle FMA
Andando a Torino nel 1886 per partecipare al capitolo generale, Lasagna si
impegnò a fondo per ottenere la creazione di una Ispettoria delle FMA per l'Uru-
guay e per il Brasile.
La nuova ispettrice fu sr. Emilia Borgna, che all'inizio non piacque tanto al-
le suore a motivo del suo carattere alquanto riservato, un po' freddo; e anche per-
ché stentava a adattarsi alla mentalità orientale. Lasagna si lasciò condizionare
dall'atteggiamento delle suore verso la loro ispettrice, finché una visita della Ma-
dre Ottavia Bussolino, venuta di proposito da Buenos Aires, gli fece aprire gli
occhi sulle straordinarie qualità di sr. Emilia: carità fraterna, osservanza delle
costituzioni, zelo apostolico, ubbidienza, fortezza in mezzo alle difficoltà, amore
alla povertà. A poco a poco l'ispettore aiutò l'ispettrice a superare la propria timi-
dità e a manifestare tutta la bontà materna di cui era capace, lasciando così con-
tente le suore.76
In Uruguay Lasagna riuscì a portare a buon termine le fondazioni delle
FMA a Paysandú, Montevideo e Canelones. Di Paysandú e di Montevideo ab-
biamo già parlato. Parliamo adesso di Canelones.
Il vescovo di Montevideo aveva promosso solenni funerali di don Bosco
nella cattedrale, colla partecipazione di tutto il clero. In quella occasione chiese a
Lasagna di mandare le suore a Canelones. Lasagna era favorevole a quella fon-
dazione, anche in vista delle vocazioni che se ne sarebbe potuto ottenere. Ma
mise come condizione che si aspettasse il consenso dei Superiori di Torino. Men-
tre le lettere andavano e venivano, a Canelones prepararono la casa e tutto il ne-
cessario per dare inizio a quell'opera.
Avendo i Superiori di Torino rifiutato il loro assenso, il vescovo volle parla-
re di persona con l'ispettrice e le ordinò espressamente di inviare le suore a Cane-
lones. La prudenza di sr. Borgna evitò che sorgesse una seria crisi tra mons. Ye-
regui e i salesiani. Lasagna poi riuscì a ottenere che si aspettasse l'arrivo di mons.
Cagliero che era in Europa. Questi ne diede l'autorizzazione e le suore aprirono
quella casa. Nel mese di ottobre mons. Cagliero vi andò a predicare gli esercizi
alle ragazze. Un mese dopo un incendio doloso distruggeva parte della casa. La
solidarietà del parroco, delle autorità politiche e di tutta la popolazione del paese
confortò le suore a continuare nella loro opera.77
76 Cf ASC B 717 lettere Lasagna-Cagliero 26.08.86; Lasagna-Bonetti 04.11.86; 29.05.87;
30.04.88; ASC A 441 lettera Lasagna-Rua 18.03.87.
77 Cf ASC B 717 lettere Lasagna-Bonetti 20.05.88; s/d [novembre '88]; ASC A 441 lettere
Lasagna-Rua 07.08.88; 31.08.88; 30.10.88; 12.03.89; 14.11.89. Forse sarà utile conoscere quan-

4.3 Page 33

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Essere ispettore-vescovo agli inizi delle missioni salesiane 219
12. Verso l'episcopato
L'ondata del liberalismo che dall'Europa aveva invaso i paesi dell'America
del Sud subiva ormai un momento di riflusso. Superate le difficoltà create dal
predominio del laicismo e dell'anticlericalismo, sembrava che la Chiesa si
orientasse a vivere anni migliori in quei paesi. Per quanto riguarda il nostro
studio, in Argentina veniva eletto Presidente Luis Saenz Peña, fervente cattolico.
In Uruguay, dopo il loro Congresso, i cattolici riuscivano a avere un'espressione
più incisiva nella vita politica del paese e si integravano nel «civilismo
colectivista» di Julio Herrera y Obes in maniera tale da riuscire a eleggere il suo
successore nella persona di Juan Idiarte Borda. In Brasile si dovrà aspettare la
fine del tormentato governo di Floriano Peixoto e l'arrivo al potere di Campos
Sales perché la Chiesa si potesse muovere a suo agio. Non possiamo però
ignorare che a questo riflusso del liberalismo corrispondeva un riprendere delle
tendenze di matrice conservatrice. Nel Brasile, la Repubblica finì per passare
dalle mani dei positivisti e dei liberali alle mani dei baroni del caffè, che si
aspettavano una com-
to scriveva mons. Cagliero a Tomatis il 20 luglio 1893 (copia in ASC B 229 PERETTO):
«Oratorio di S. Francesco di Sales 20 Luglio 1893.
Mio caro D. Tomatis.
Abbiamo letto insieme con D. Rua la tua ultima lettera riguardante le relazioni delle
nostre Suore con l'autorità Ecclesiastica.
La cosa è delicata specialmente per Chile; e bisognerà che tu sii destro, prudente e
condiscendente.
Le nostre Suore furono dal nostro Santo Fondatore istituite alla maniera di quelle di S.
Vincenzo, cioè, senza pretenderne l'approvazione da Roma e considerandole perciò più come
Istituto secolare che regolare.
Esse partecipano dei nostri privilegi perché addette all'Istituto Salesiano, dal quale
dipendono.
Così, dappertutto le chiamano Suore Salesiane o Suore di D. Bosco, e lavorano in più di
ottanta Diocesi. In Roma stessa il Papa le chiama Suore di D. Bosco e vivono dipendendo dalla
direzione dei Salesiani; ed esse non esistono fuori della Congregazione Salesiana, ed hanno il
loro Capitolo Superiore, Ispettrici e direttrici, ma dirette dai Salesiani nella casa Madre e nei
Noviziati, e sono come una ramificazione della nostra congregazione. [...] Il volere considerare
le nostre Suore uguali alle Muniali e quindi soggette ai Canoni non fu mai intenzione del
Fondatore e non lo è del suo Successore. Epperciò i Salesiani hanno a tale effetto la
giuridizione communicata dai Vescovi come l'avrebbe un direttore d'Istituto Femminile,
soggetto non ai canoni, ma al diritto comune; e del quale fanno grazia ai Salesiani tutti i
Vescovi dove abbiamo case di Suore».
E quanto al caso che ci interessa dice: «Ed all'articolo 2° del titolo 6° [delle loro Regole]
si dice che il Rettor Maggiore prima di aprire una casa di Suore (come è anche di noi) si
intenderà coll'ordinario del luogo, e dato il consenso, si intende che Egli accetta il loro
Regolamento tal quale è, cioè sotto la direzione dei Salesiani come loro Fratelli e Padri».

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220
A.S. Ferreira
pensazione dei sacrifici che avevano dovuto fare alla fine dell'Impero e all'inizio
del nuovo regime.78
Anticipiamo una intuizione, più che una ipotesi di lavoro: in questo contesto
si rendeva possibile la realizzazione di un antico sogno di Lasagna: avvicinare
alla Santa Sede i governanti dell'Argentina, dell'Uruguay, del Paraguay e del Bra-
sile per costituire così un gruppo che appoggiasse la Chiesa sul piano internazio-
nale.79 Fu la situazione del Paraguay quella che aprì a Lasagna la strada all'epi-
scopato e a tutta l'azione pastorale e politica che ne seguì.
Nel settembre 1891 moriva mons. Pedro Juan Aponte, vescovo di Asunción.
Subito si iniziarono le pratiche per trovargli un successore, pratiche che si pro-
lungarono per ben tre anni.
A Montevideo Lasagna e Matías Alonso Criado —- console del Paraguay —
avevano, a quanto pare, studiato la questione e si erano messi d'accordo sul come
procedere in una questione così delicata. Innanzitutto, la soluzione dell'interregno
nella diocesi di Asunción doveva essere intimamente legata all'andata dei Sale-
siani in quella nazione. Non conveniva però che l'ispettore prendesse l'iniziativa
delle trattative; toccava a Alonso Criado mettere in moto la macchina diplomatica
che aveva a sua disposizione. Approfittarono del fatto che a Roma si celebrava il
giubileo episcopale di Leone XIII.80
78 Tradizionalmente si tratta dei problemi della Chiesa in questi paesi sotto l'ottica del
conflitto Chiesa X Massoneria. Considerando che, specialmente in Brasile e in Uruguay, ci fu
un sostanziale accordo fra Massoneria e Chiesa fino alla condanna della Massoneria da parte di
Pio IX e che la reazione della Massoneria a questa condanna si ispirò più ai principi della libertà
di coscienza che ad altre considerazioni, abbiamo preferito tentare una analisi degli avvenimenti
a partire dal liberalismo invece che attenerci all'analisi tradizionale. In questo ci siamo ispirati
allo studio di J.J. ARTEAGA, citato alla nota 73.
79 Si veda in proposito sia quanto detto in ASC 126, lettera Lasagna-Bosco 15.03.80, sia
tutta l'azione di Lasagna presso i diversi governi e riportata dalla Cronistoria. Evidentemente
questa maniera di agire contrastava non solo con l'azione delle forze liberali presenti in quelle
nazioni, ma anche con la politica britannica a cui interessava servirsi dei conflitti esistenti nella
regione per consolidarvi la propria influenza e i propri interessi.
80 A Roma era ancora calda la memoria della questione del Chubut. Francesco Vivaldi,
che nel 1884 era stato nominato cappellano di Rawson, nel Chubut, dall'arcivescovo Aneyros,
aveva pensato seriamente di dare continuità alla missione affidandola a una famiglia religiosa.
Per questo era partito nel 1891 per Roma e aveva ottenuto l'appoggio del card. Giovanni Sime-
oni, prefetto di Propaganda Fide per il progetto di un vicariato apostolico da crearsi in quella
regione. Sia perché non accettavano la persona di Vivaldi, sia perché il Chubut dipendeva dal
vicariato di mons. Cagliero, i salesiani si erano opposti a quel progetto. La morte del card.
Simeoni e del can. Vivaldi nel 1892 aveva fatto accantonare la proposta del nuovo vicariato.
Da una lettera di Lasagna a Alonso Criado del 21.09.92, si sa che l'atteggiamento dei salesiani
non era stato ben visto dalla Curia romana.

4.5 Page 35

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Essere ispettore-vescovo agli inizi delle missioni salesiane 221
Alonso Criado aspettò ancora qualche mese per scrivere a Roma. Intanto
Lasagna era partito per prendere parte a un altro capitolo generale dei salesiani.
Anche mons. Cagliero andava in Europa nel maggio del '92 e aveva quale com-
pagno di viaggio Cesare Gondra, inviato speciale del governo paraguayano per
trattare della successione di Aponte. Nonostante il clima di grande cordialità con
cui Gondra era stato ricevuto in Vaticano, dovette tornare a Asunción, nel dicem-
bre di quell'anno, colle mani vuote.81
Esito molto diverso ebbe l'azione di Alonso Criado. Il 6 novembre del '92
scrisse al card. Rampolla, Segretario di Stato, esponendo la situazione del Para-
guay:
— quanto alla fede e ai buoni costumi, il popolo risentiva della mancanza
di un clero ben formato, nonostante gli sforzi dei Lazzaristi, che dai tempi di
Aponte dirigevano il seminario di Asunción;
— il governo del Presidente Juan Gualberto González desiderava rinvigori-
re il culto cattolico e ristabilire gli ordini religiosi, estinti dal tempo di Francia;
— nel Giaco paraguayano si era stabilita una missione evangelica; si pro-
poneva l'erezione di un vicariato apostolico in quella regione per controbilanciare
in campo cattolico l'azione dei protestanti;
— come proposta concreta, il console del Paraguay sollecitava senz'altro si
inviassero i salesiani in quella nazione; il governo era ben disposto verso di loro e
avrebbe perfino ceduto loro un terreno perché vi fondassero un'opera.82
Ricevuta la lettera del console paraguayano, il Segretario di Stato riferì al
Santo Padre e scrisse a d. Rua, chiedendo a nome del Papa che soccorresse il
Paraguay. Il giorno successivo all'invio della lettera al Rettore Maggiore dei sale-
siani, Rampolla riceveva in udienza mons. Cagliero e don Lasagna, che portavano
da Torino un piano per ricominciare l'evangelizzazione degli indigeni del Brasile.
I salesiani non indicavano un punto determinato del territorio brasiliano per stabi-
lirvi una missione. Piuttosto chiedevano alla Santa Sede che nominasse un vesco-
vo salesiano con l'incarico di studiare quale fosse il posto migliore e quali i mi-
gliori mezzi per realizzare quel desiderio. Rampolla appoggiò in pieno quell'idea.
L’iter della proposta fu
81 Cf Registro Oficial, p. 163, decreto 30.12.92 con cui il governo paraguayano approva
la condotta dell'ambasciatore e ministro plenipotenziario presso la Santa Sede, dr. D. César
Gondra; cf anche ASV, Segreteria di Stato, R. 279, fascicolo unico.
82 Cf AAEE, Paraguay, fase. 3 ffl 18-20; Alonso Criado mandò copia della sua lettera a
Lasagna che la giudicò efficacissima; non si aspettava però che gli avvenimenti precipitassero
nella forma in cui si susseguirono (Cf AISPAR lettera Lasagna-Alonso Criado 07.12.92).

4.6 Page 36

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222
A. S. Ferreira
veloce e il 17 marzo 1893 si arrivò all'ordinazione episcopale di mons. Luigi
Lasagna.83
Il 23 aprile seguente Matías Alonso Criado abbracciava a Montevideo il suo
grande amico, fatto vescovo titolare di Oea (Tripoli). Però gli urgenti impegni di
Lasagna nell'Uruguay e nel Brasile fecero sì che si dovesse aspettare ancora un
anno per mettere in pratica il loro piano nei riguardi del Paraguay.
Prima di essere consacrato vescovo, Lasagna aveva presentato al Santo Pa-
dre il suo piano per lo sviluppo della colonizzazione italiana e cattolica in Pale-
stina. Il piano è in sé semplice e nelle sue grandi linee corrispondeva al piano
messo in atto dagli Ebrei per ricostituire la loro patria. A capo della colonizzazio-
ne italiana, Lasagna propose che si mettesse mons. Mariano Soler, vescovo di
Montevideo dopo la morte di Yeregui; era un uomo di grande cultura e di energi-
ca attività e il suo amore per la Terra Santa era da tutti riconosciuto e ammirato.84
Ancora prima di partire dall'Italia, Lasagna raccomandava al vescovo di
Cuiabá che lui e il governatore dello Stato del Mato Grosso ricorressero alla San-
ta Sede per ottenere una fondazione salesiana in quello Stato. E prometteva di
arrivare fino a Cuiabá, in occasione del suo viaggio in Paraguay.85
Un argomento rimasto in sospeso era quello del ristabilimento delle relazio-
ni tra la Santa Sede e l'Argentina. Interrottesi nel 1884 coll'espulsione dell'Inter-
nunzio Matera, si voleva approfittare delle mutate condizioni politiche di quel
paese per riallacciarle, facendo mons. Cagliero Delegato Apostolico per le Re-
pubbliche del Plata. Non sappiamo fino a che punto Lasagna sia entrato in questa
questione. La paziente e delicata opera di mediazione svolta da Cagliero fece sì
che le cose arrivassero a buon punto, ma alcuni anni dopo la morte del vescovo di
Tripoli.86
83 Cf ASC A 443 lettera Rampolla-Rua 14.12.92; ASC F 095 copia memorandum Rua-
Beatissimo Padre 22.12.92; ASC B 717 lettere Lasagna-Rua 16.12.92; 21.12.92. La risposta di
Rampolla a Criado si può leggere in J. BELZA, Luis Lasagna, el obispo misionero, p. 393.
84 Tale proposta era del tutto utopica. Era in contrasto non solo con gli interessi della
comunità ebraica, desiderosa di tornare nella Terra delle loro origini, ma anche con la politica
inglese nel Mediterraneo, per cui era impensabile una colonia italiana in Palestina. Dopo il
primo momento di entusiasmo di Rampolla, suscitato probabilmente dall'apparente semplicità
e concretezza della proposta, essa non ebbe alcun seguito (Cf ASC A 441 lettera Lasagna-Rua
21.12.92; ASC, Procura, lettera Lasagna-Beatissimo Padre 30.12.92).
85 Cf ACMC lettera Lasagna-D'Amour 24.01.93.
86 Cf Archivio Centrale Salesiano di Buenos Aires, ACSBA, lettera Lasagna-Cesare Ca-
gliero 24.01.93; ASC B 717 lettera Lasagna-Cesare Cagliero 09.02.93. Si veda anche nella Cro-
nistoria i rapporti di Lasagna con Saenz Peña e Uriburu, Presidenti dell'Argentina.

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Essere ispettore-vescovo agli inizi delle missioni salesiane 223
Finalmente Lasagna si avvicina al governo italiano, chiedendo al ministro
Brin un sussidio per il viaggio di ritorno in America — sussidio che gli viene
accordato — e mettendo sotto la protezione del Ministero degli Esteri italiano le
missioni salesiane in Uruguay, Paraguay e Brasile. Non era la prima volta che
Lasagna ricorreva alle autorità italiane per tutelare l'integrità delle persone e dei
beni nella sua Ispettoria.87
13. Il conflitto con i vescovi di S. Paolo
Se guardiamo alla Cronistoria del primo anno di episcopato, l'attenzione del
lettore viene immediatamente richiamata dallo straordinario numero di volte in
cui Lasagna ha predicato, sia nelle solenni funzioni che in quelle dell'ordinaria
vita di pietà, sia in chiesa che fuori di chiesa.
In Uruguay, mons. Soler era assente dal paese, mons. Ricardo Isasa, vesco-
vo ausiliare e che aveva collaborato colla Società degli Oratori festivi da quando
era parroco nella Unión, si occupava piuttosto dell'evangelizzazione della cam-
pagna. Inoltre il vescovo di Tripoli aveva a Montevideo una vasta rete di cono-
scenze che gli diede innumerevoli occasioni di dare libero corso al suo zelo di
novello vescovo.
Quanto all'amministrazione della cresima, Lasagna si restrinse praticamente
agli allievi dei collegi salesiani e delle FMA e all'immensa parrocchia di Paysan-
dú, affidata alle cure della Congregazione salesiana.
I rapporti di Lasagna coi vescovi dell'Uruguay furono così improntati alla
più grande cordialità.
Quanto al Brasile, la situazione era molto più delicata. La scelta di un «ve-
scovo per gli indigeni del Brasile» non era passata attraverso la normale trafila
delle consultazioni dei vescovi brasiliani e della rispettiva nunziatura.
A Rio de Janeiro, dopo che mons. José Pereira da Silva Barros si era ritirato
a Taubaté, era venuta a mancare la presenza di un vescovo.88 A Mi-
87 Cf ASC B 717 lettera Lasagna-Brin 07.03.93.
88 Lasagna, arrivando a Rio, non ebbe così la possibilità di essere informato su una con-
suetudine dei vescovi brasiliani di allora: quando arrivavano nel territorio di una diocesi non
loro, cercavano di tener nascosta la croce pettorale e altre insegne vescovili. Nel riceverli,
l'ordinario diocesano li invitava a mettere in luce croce pettorale e altre insegne, conferendo
loro con questo gesto simbolico l'uso di tutti i poteri che la loro condizione vescovile portava
con sé. Un piccolo particolare, ma la cui non osservanza contribuì a creare nei vescovi di S.
Paolo e Cuiabá l'impressione di un po' di invadenza da parte del nuovo arrivato che si presen-
tava da se stesso rivestito di tutti i segni del proprio potere. Lo stesso Lasagna si riferì a questo
particolare in ASC A 441 lettera Lasagna-Rua 25.10.94.

4.8 Page 38

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224
A.S. Ferreira
nas Gerais, il governo di Ouro Preto e il vescovo coadiutore di Marianna erano in
ottimi rapporti coll'ispettore-vescovo dei salesiani. Lo si aspettava pure con ansia
a Cuiabá, nel Mato Grosso.
A S. Paolo invece le cose stavano diversamente. Non era ancora trascorso un
mese dalla ordinazione episcopale di Lasagna e il vescovo di S. Paolo, mons.
Lino, aveva scritto all'Internunzio Apostolico protestando a causa delle voci che
correvano circa la presunta creazione di un vicariato apostolico a Botucatú, fio-
rente centro dello Stato di S. Paolo e contro la possibile nomina di Lasagna a suo
vicario apostolico. Erano le prime avvisaglie di una grossa crisi che sarebbe
scoppiata alcuni mesi più tardi.89
Ignaro di tutto questo, prima di andare in Brasile Lasagna aveva fatto chie-
dere dai direttori delle diverse case salesiane tutti i permessi per le diverse fun-
zioni e per l'amministrazione dei sacramenti. Tali permessi gli furono accordati
senza difficoltà.90 Arrivato Lasagna in Brasile e passate le grandi feste di Niterói,
Lorena, Guaratinguetá e Pindamonhangaba, che vengono descritte dalla Croni-
storia, il vescovo di S. Paolo andò a Guaratinguetá per un incontro personale col
vescovo di Tripoli. Questo purtroppo era a Lorena e i due vescovi non ebbero
l'opportunità di un colloquio personale.
89 «Colla notizia della consecrazione episcopale di mons. Lasagna si sparsero fin dall'A-
prile del corrente anno nel Brasile le più svariate supposizioni intorno alla missione che gli
avrebbe conferito la S. Sede: Chi lo diceva Vicario Apostolico della bassa Patagonia, chi Ve-
scovo e amministratore Apostolico del Paraguay, chi Delegato Apostolico presso la Repubblica
Argentina, colla quale la S. Sede avrebbe ristabilito le relazioni diplomatiche. Varie persone
ecclesiastiche e secolari vennero a chiedermi notizie, che naturalmente non potei dare non aven-
done io stesso. Un rispettabile signore, che per la sua posizione era in relazione con questi diplo-
matici, venne a tentarmi destramente per sapere se mons. Lasagna sarebbe destinato per Dele-
gato Apostolico presso la Repubblica Argentina. Ebbi ragioni per congetturare che quell'esplo-
razione fosse per conto del Ministro Plenipotenziario di quella Repubblica. Risposi che non mi
constava della detta destinazione.
Con maggiore insistenza fu propagata, e pare dai Sacerdoti Salesiani, la voce che Mons.
Lasagna verrebbe qui come Vicario Apostolico d'un Vicariato di Missioni, che si formerebbe in
un territorio da dismembrarsi dalla Diocesi di S. Paulo. Dava un tal quale aspetto di verità a
questa versione il fatto che Mons. Lasagna, prima di partire dal Brasile per Roma, aveva detto a
varie persone che uno degli scopi del suo viaggio era appunto quello d'ottenere dalla S. Sede
l'erezione d'un Vicariato Apostolico nel Brasile. Il Vescovo di S. Paulo, alla cui Diocesi si è tolto
recentemente il fiorente Stato del Paraná per la formazione della nuova Diocesi di Curityba,
seriamente impressionato per quella notizia che si faceva correre, mi scrisse il 16 Aprile del
corrente anno una lettera, dalla quale traspira l'afflizione del suo animo» (AAEE, Brasile, fase.
47, lettera Gotti-Rampolla 12.10.93). La lettera del vescovo di S. Paolo, riportata da Gotti,
parla appunto del piano di trasformare Botucatú in un vicariato apostolico da affidarsi a Lasa-
gna.
90 Ma questo agire per interposta persona servì soltanto a confermare nel vescovo di S.
Paolo l'atteggiamento poco favorevole a Lasagna. Cf ASC B 717 lettere Lasagna-Peretto
31.05.93; 28.08.93.

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Essere ispettore-vescovo agli inizi delle missioni salesiane 225
Andando a S. Paolo, Lasagna ebbe l'opportunità di incontrare il vescovo
coadiutore, mons. Arcoverde, giacché mons. Lino era in visita pastorale
nell'interno dello Stato.
Dovendo andare a Botucatú, prima Lasagna scrisse una lunga lettera a
Rampolla. Presentò al cardinale Segretario di Stato un resoconto di quanto aveva
fatto in quei mesi; si scusò del fatto di non essere ancora andato in Paraguay;
parlò della prossima visita a Botucatú, Campinas e Araras; insistette sul fatto che
tante autorità e popolo richiedevano l'opera dei salesiani; mise in risalto la fedeltà
dei salesiani alla Santa Sede; fece vedere, dai buoni risultati ottenuti, quanto
Iddio benediceva le missioni salesiane. Del vicariato apostolico, nemmeno una
parola. Però presenta i piani per aprire a Botucatù una residenza di salesiani: così
si sarebbe potuto mettere un argine alla nascente propaganda protestante in quelle
terre e tentare anche di riprendere l'evangelizzazione degli indigeni, ritiratisi nel
profondo ovest dello Stato. Cuiabá invece, nel Mato Grosso, viene presentata
come il centro strategico delle missioni salesiane in America.
Quattro giorni dopo, finite le feste di Botucatú, scrive a don Rua. Aveva già
definito i propri piani: a Botucatú ci sarebbe stato sì un collegio salesiano, aperto
anche all'assistenza degli immigrati italiani, ma il vero centro missionario dei
salesiani in Brasile era da collocarsi nel Mato Grosso.91
Intanto il conflitto coi vescovi di S. Paolo che, come abbiamo visto, era
sorto qualche anno prima con il problema dell'evangelizzazione degli indigeni
nello Stato e il presunto tentativo di creazione di un vicariato apostolico a
Botucatù, veniva a galla per un motivo apparentemente molto più semplice.
Il 27 agosto il Liceo di S. Paolo aveva celebrato la festa del Sacro Cuore.
Servendosi delle facoltà ottenute tramite il direttore della casa presso la curia
diocesana, il vescovo di Tripoli assistette pontificalmente alla messa, cantata dal
rettore del seminario diocesano. Il 28, mentre a S. Paolo Lasagna faceva visita a
mons. Arcoverde, vescovo coadiutore, mons. Lino, che era in visita pastorale a
Jaboticabal, scriveva all'Internunzio protestando contro quel pontificale, da lui
ritenuto non legittimo. E non solo protestava contro il fatto che Lasagna aveva
innalzato il trono e aveva pontificato con mitra e pastorale, ma anche contro il
fatto di non aver fatto «conoscere,
91 Cf ASC, Procura, lettera Lasagna-Rampolla 05.09.93; ASC A 441 lettera LasagnaRua
09.09.93. La costruzione del collegio di Botucatú fu interrotta colla morte del vescovo di
Tripoli, quando le mura erano già a un metro di altezza dal suolo. Il terreno fu poi ceduto dai
salesiani per la costituzione del patrimonio dell'erigenda diocesi di Botucatú. Oggi di
quell'edificio non restano che le fondamenta.

4.10 Page 40

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226
A.S. Ferreira
almeno per deferenza, i suoi privilegi e le esenzioni della sua Congregazione».92
Lasciando in disparte la questione del pontificare o meno, le motivazioni di
fondo del conflitto di mons. Lino coll'ispettore-vescovo si potevano riassumere
nelle due seguenti:
— l'esercizio dell'autorità del vescovo diocesano nei riguardi di una con-
gregazione che si dichiarava esente dalla medesima autorità in alcuni punti di vita
e disciplina, e allo stesso tempo non dimostrava tale esenzione in base a docu-
menti;
— l'altra motivazione si sovrapponeva a questa e non era meno importante:
saldamente appoggiate dagli organi centrali della Chiesa stabilitisi a Roma, alcu-
ne congregazioni religiose e diocesi europee da anni sviluppavano una forte azio-
ne evangelizzatrice in America del Sud. Qualche volta l'impulso del loro zelo
faceva sì che scavalcassero l'autorità del vescovo diocesano, e di questo mons.
Lino aveva avuto alcuni esempi nella propria diocesi. Nel caso della congrega-
zione salesiana, il vescovo di S. Paolo aveva ben presente il caso del vicariato
apostolico della Patagonia, nella cui creazione si era scavalcata l'autorità dell'ar-
civescovo di Buenos Aires, e la questione del vicariato apostolico che presto o
tardi la Santa Sede avrebbe stabilito in Brasile su indicazione di Lasagna.93
92 «O Ex.mo Bispo D. Lasagna que se acha na diocese ha mais de um mez, chegou a S.
Paulo e ali na Egreja do collegio salesiano tem funcionado levantando solio e pontificando de
mitra e báculo sem que comunique a Autoridade diocesana cousa nenhuma e nem ao Rev.mo
por deferencia faça conhecido os seus privilegios e as isenções da congregação.
Tal proceder da primeira autoridade de uma Congregação, que foi por mim acalentada e
tratada, como a menina dos meus olhos, é doído e bastante estranhavel.
Não faço pessoalmente questão dessas prerogativas, mas não quero que meus sucessores
se queixem de que por negligencia Minha criei difficuldades a elles.
Em tempo apresentarei minha queixa a Santa Sé, submettendo-me inteiramente a seu alto
juiso». (ASV, Archivio della Nunziatura in Brasile, fase. 371, fi 138, lettera Lino-Gotti
28.08.93). Cf anche AAEE, Brasile, fase. 47, fi 28 lettera Gotti-Rampolla 12.10.93.
93 «Se sono vere le notizie che vanno qui divulgando a voce bassa i Padri Salesiani, io ed
il mio Coadjutore prevediamo che la venuta del Rev.mo Vescovo Lasagna, il quale appartiene
alla Congregazione Salesiana, sarà per arrecarci serii e continui imbarazzi. Imperciocché essi
dicono che quel Signore Vescovo viene a stabilirsi in questa nostra Diocesi a titolo di Missione,
mentre questa Diocesi, che comprende uno degli Stati più culti e più opulenti della Repubblica
Brasiliana, non è nelle condizioni della Patagonia e d'altri luoghi di Missione. Ci consta che i
Salesiani asseriscono in Roma che qui all'ultimo limite di Botucatú esistono Indii selvaggi:
affermiamo a Vostra Eccellenza che questa è una falsità. Botucatú è luogo fiorente e prospero,
è città e comarca, ed i suoi dintorni progrediscono ammirabilmente. Situata ad OvestNord-
Ovest di questa Capitale, alla quale oggi è legata per mezzo d'una buona ferrovia e del telegrafo
[...] Botucatú è oggi un centro civilizzato che non ha bisogno di Vicariato Apostolico. Suppli-
chiamo instantemente V.E. Rev.ma, pel grande interesse che ha dimostrato per questo

5 Pages 41-50

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Essere ispettore-vescovo agli inizi delle missioni salesiane 227
L'analisi fatta da mons. Lino sembra aver colto il nocciolo della questione.
Ma nella lettera scritta a Rampolla prima di andare a Botucatú il vescovo di Tri-
poli aveva già previsto il colpo e lo aveva parato in anticipo.
I due vescovi avranno occasione di incontrarsi personalmente solo il 9 di-
cembre, quando Lasagna andrà a Aparecida per far visita a mons. Lino. All'om-
bra del Santuario della Madonna, scambiarono idee e discussero i propri punti di
vista. Si chiarirono anche altri aspetti della vicenda come quello dei pontificali,
mons. Lino finì per accettare la posizione di Lasagna. Il 20 dicembre venne a
Guaratinguetá per restituirgli la visita. I due vescovi pranzarono insieme. Il ve-
scovo di S. Paolo conservò la propria amicizia verso i salesiani e l'anno seguente,
il 19 agosto 1894, moriva a Aparecida, assistito spiritualmente e materialmente
dal direttore di Lorena, Carlo Peretto.
Arcoverde e Gotti, in un primo momento, diedero grande importanza alle
questioni che riguardavano le funzioni liturgiche, le insegne episcopali e altre
cose simili. L'occasione per le loro accuse nacque da un rapporto fatto a mons.
Arcoverde sulla festa dell'Addolorata, celebratasi a Campinas. Fu l'unica volta
che Lasagna pontificò fuori di una casa salesiana, nella diocesi di S. Paolo. I
termini di questo rapporto sono tali che, più che colpire il vescovo di Tripoli,
sembra si voglia colpire il parroco di quella chiesa, João Batista Correa Nery.94
Arcoverde ne diede notizia all'Internunzio Gotti e questo ne fece rapporto a Ro-
ma. Da Roma scrissero a don Rua e questo ne riferì a Lasagna.
Rispondendo al card. Rampolla, non fu difficile al vescovo di Tripoli mo-
strare la poca consistenza di quelle accuse. E invece di dilungarsi sul ridicolo
della posizione in cui si erano messi i due Prelati che lo accusavano,
paese, affinché voglia anche questa volta evitare i mali e gli scandali che verranno fra noi colla
venuta di un Vescovo nelle condizioni sopra descritte» (AAEE, Brasile, fase. 47, ffl 3-4, lettera
Lino-Gotti 16.04.93, trascritta in lettera Gotti-Rampolla 12.10.93. Originale in ASV, Archivio
della Nunziatura in Brasile, fase. 371, ffl 184, 185).
94 Mons. Arcoverde scriveva all'Internunzio: «Monsignor Lasagna... porta la berretta a
quattro pizzi perchè vuole essere preso per dottore. Quando mai in Roma tanti Vescovi e Monsi-
gnori dottori hanno portato la berretta a quattro pizzi? E poi lui non è mica Dottore; il suo
biografo dice che ha preso il diploma di baccelliere in lettere; oltre di che la berretta a quattro
pizzi non è liturgica, non è da usarsi in chiesa, ma nella cattedra o nelle riunioni accademiche.
In Campinas, con ammirazione di tutti, ha adoperato la mitra e il pastorale anche nella Messa
bassa. È entrato nella Diocesi come in territorio affatto suo, non si diresse a nessuno e comin-
ciò a fare da se» (AAEE, Brasile, fase. 47, ffl 5,6, lettera Arcoverde-Gotti, 05.10.93, riportata
da lettera Gotti-Rampolla 12.10.93).
In un primo momento mons. Lino volle deporre il parroco di Campinas. Finì per togliere
a Lasagna la facoltà di cresimare nella diocesi, facoltà che poi restituì integralmente nell'incon-
tro di Aparecida (Cf Cronistoria, I, 601-603; AAEE, Brasile, fase. 47, fi 36v, lettera Lasagna-
Rampolla 21.01.94; ASC A 441 lettera Lasagna-Rua 28.01.94).

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228
A. S. Ferreira
preferì impegnarsi in una analisi della situazione della Chiesa brasiliana, delle
cause che l'avevano portata allo stato in cui si trovava, e presentò alcune proposte
per tentare una soluzione dei diversi problemi elencati. Prima di tutte, la scelta di
vescovi capaci di guidare il proprio clero. Lasagna fece una relazione su sacerdoti
brasiliani da lui reputati degni dell'episcopato, tra i quali lo stesso Nery, che fu
poi il primo vescovo di Campinas.
Dalla risposta di Lasagna ebbe origine una lettera di Rampolla all'Internun-
zio, nella quale la Santa Sede faceva proprie quasi tutte le proposte di Lasagna
per migliorare le condizioni della Chiesa in Brasile. Il 26 febbraio una compita
lettera di Rampolla al vescovo di Tripoli dava per chiuso quell'incidente.95
Mentre doveva soffrire a motivo di queste dispute coi vescovi di S. Polo,
Lasagna aveva la gioia di stabilire a Guaratinguetá l'Ispettoria brasiliana delle
FMA, nominandone Sr. Teresa Rinaldi visitatrice.
15. Fra le montagne di Minas Gerais
Se a S. Paolo esisteva una certa opposizione ai salesiani, ben diversa era la
situazione a Minas Gerais.
A Cachoeira do Campo, vicino alla capitale Ouro Preto, dal tempo della co-
lonia esisteva un gruppo di costruzioni che comprendeva il palazzo estivo dei
Governatori di Minas e una caserma per uno squadrone di cavalleria. Ma la pro-
prietà era andata in rovina finché, alla fine dell'Impero, il parroco di Cachoeira do
Campo, Afonso Henrique de Figueredo Lemos, chiese all'Imperatore di destinare
quello stabile a una finalità di pubblica utilità. Si tentò di dare inizio a una colonia
agricola, ma la proclamazione della Repubblica fece cessare ogni attività sul po-
sto.
Nel 1892 il parroco tornò alla carica. Approfittando che Lasagna era di pas-
saggio per S. Paolo nel suo viaggio in Italia, quel parroco andò a trovarlo e ne
ottenne l'assenso per la fondazione di un collegio salesiano a Cachoeira do Cam-
po.
Presidente dello Stato era Afonso Augusto Moreira Penna, fervente cattoli-
co. Il vescovo di Marianna era ammalato e stava a Rio. Governava la diocesi il
suo coadiutore, mons. Silvério Gomes Pimenta, grande ammirato-
95 Cf AAEE, Brasile, fase. 47, fi 28, lettera Gotti-Rampolla 12.10.93; fil 35-44v lettera
Lasagna-Rampolla 21.01.94; ffl 45-47v lettera Rampolla-Gotti 24.02.94; fi 48 lettera Rampol-
la-Lasagna 26.02.94.

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Essere ispettore-vescovo agli inizi delle missioni salesiane 229
re di don Bosco e dei salesiani. Il progetto di cedere la colonia agricola di Cacho-
eira do Campo per fondarvi un istituto in cui si desse ai ragazzi poveri «l'educa-
zione morale e religiosa e una istruzione agricola e professionale adeguata alla
loro condizione in modo da formarli virtuosi cittadini e buoni operai» ebbe l'ap-
provazione di tutte le autorità, cosicché il 22 maggio 1893 la legge dello Stato, di
numero 43, autorizzava il governo a cedere quella proprietà ai salesiani.96
C'era anche la proposta del parroco di Juiz de Fora, Venancio de Aguiar Ca-
fé, che offriva ai salesiani un collegio in quella città.
Alla fine di ottobre del '93 Lasagna credette il momento buono per trattare di
queste fondazioni. E partì per Minas Gerais.
mons. Silvério era in visita pastorale nel sudest della diocesi. Per questo
scrisse a Lasagna significandogli il piacere che avrebbe provato se il vescovo di
Tripoli si fosse servito di tutti i poteri ordinari e di tutte le facoltà straordinarie
che l'Ordinario di Marianna gli conferiva. In quel viaggio, Lasagna predicò tutte
le volte che se ne offrì l'occasione, amministrò la cresima in diverse occasioni,
celebrò diverse funzioni.
Era un momento in cui il governo centrale prendeva delle misure per laiciz-
zare la vita civile e si sviluppava in Brasile una forte polemica anticlericale. A
Minas autorità e popolo approfittarono della visita del vescovo di Tripoli per
manifestare la loro fede e il loro attaccamento alla Chiesa.
Quanto al collegio salesiano che si voleva fondare a Juiz de Fora, l'Ispettore
fu condotto a vedere il vasto terreno che si destinava a quell'opera e prese atto dei
sussidi che si riservavano per quella finalità. Per il collegio di Cachoeira do Cam-
po Lasagna si fece assistere nelle trattative dall'avvocato Bernardino Augusto de
Lima. Arrivate le cose a buon punto, quella colonia agricola veniva consegnata ai
salesiani il quattordici novembre di quell'anno. Nel ritorno da Ouro Preto, Lasa-
gna si fermò a Barbacena per trattare dell'apertura di un'opera in quella città. Tor-
nato a Guaratinguetá, riprese la vita normale di ispettore salesiano.97
Come abbiamo visto, ebbe allora l'occasione di riconciliarsi col vescovo di
S. Paolo. Ritornò quindi in Uruguay. A Montevideo lo attendevano
96 B. DE LIMA, OS Salesianos em Minas, in «Minas Geraes», 25.03.1901, riportato da R.
Azzi, Os Salesianos em Minas Gerais, S. Paolo, Editora Salesiana Dom Bosco 1986, I, O dece-
nio inicial da obra salesiana 1895-1904, pp. 198-200; cf ASEG Cachoeira do Campo.
97 Cf ASC B 717 lettera Lasagna-Peretto 08.11.93; ASC A 441 lettera Lasagna-Rua
02.12.93; Cronistoria, I, 699-701, 710-711. A Guaratinguetá, accanto al collegio del Carmine,
dall'altra parte della strada esisteva una casa con un bel terreno che apparteneva al collegio. In
questa casa Lasagna amava trascorrere il tempo che aveva libero dai suoi impegni.

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230
A. S. Ferreira
mons. Mariano Soler, che era tornato dall'Europa, e mons. Cagliero, venuto a
predicare gli esercizi spirituali.
Il 24 febbraio 1894, insieme a mons. Soler e a mons. Isasa, prendeva parte
all'ordinazione episcopale di mons. Pio Cayetano Segundo Stella, che sarebbe
diventato il grande apostolo della campagna uruguayana. Nel campo della vita
ecclesiastica è anche da segnalare la partecipazione di Lasagna al Primo Congres-
so Eucaristico celebrato in Uruguay. Prese parte alla seduta dei vescovi e del
clero per puntualizzare le conclusioni del Congresso. A lui toccò la messa della
comunione generale il 3 maggio e il discorso di chiusura del Congresso, nel po-
meriggio dello stesso giorno.
16. In Paraguay
Grande era lo sforzo di innumerevoli persone perché il Paraguay uscisse dal-
l'isolamento diplomatico e dallo stato di prostrazione a cui era ridotto dopo la
guerra della Triplice Alleanza. Si era iniziato l'insegnamento professionale per i
giovani, si erano create scuole per le ragazze, si tentava di dare una formazione
moderna agli insegnanti, si cercava di civilizzare gli indigeni del Ciaco. A questo
si aggiungeva il risanamento della finanza pubblica, la liberazione dalla tutela di
Buenos Aires nel campo del commercio con l'estero, il controllo dell'inflazione.
Questo il contesto in cui avvenne la visita di Lasagna.98
L'andata a Asunción fu preparata con cura. Oltre le intense preghiere che si
fecero secondo quell’intenzione e una speciale cura igienica, il vescovo di Tripoli
si mise nelle mani di Alonso Criado che lo istruì bene a riguardo della realtà del
Paraguay, della mentalità della gente e dei loro sentimenti, delle possibilità di
esito della missione. Si preparò un Memorandum che il vescovo avrebbe dovuto
portare con sé e del quale si servì abbondantemente nelle diverse attività."
Per il suo viaggio, l'ispettore sapeva di contare sull'appoggio dei Presidenti
dell'Uruguay e dell'Argentina.
A Montevideo, dopo un sofferto processo di scelta, era salito al potere Juan
Idiarte Borda, cattolico, che abitava a Villa Colón, non lontano dal collegio Pio.
Nonostante la forte opposizione del liberalismo esistente den-
98 Cf Cronistoria, II, 25-29; 360-664.
99 Cf ASC B 717 lettera Lasagna-Peretto 02.05.94; Archivio del collegio Pio di Villa Co-
lón, ACPVC, Memorandum para el Dr. L.L. en su viaje al Paraguay.

5.5 Page 45

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Essere ispettore-vescovo agli inizi delle missioni salesiane 231
tro e fuori del Parlamento, sarebbe riuscito a ottenere l'elevazione di Montevideo
a sede arcivescovile e la creazione dei nuovi vescovadi di Salto e di Melo.
Il suo primo incontro con Lasagna, in qualità di Presidente della Nazione, fu
molto cortese e si poté discorrere dell'opera salesiana, specialmente degli istituti
esistenti in Uruguay.
In Argentina Saenz Peña attraversava un momento di speciale entusiasmo
per l'opera di don Bosco. Giorni prima aveva preso parte alla festa di inaugura-
zione del collegio e della chiesa dei salesiani a Bahia Bianca. Il Presidente appro-
fittò quindi della visita di Lasagna per esporre il suo piano di aumentare il nume-
ro delle diocesi nella Repubblica. Il vescovo di Tripoli era dello stesso parere del
Presidente e questo si rallegrò molto nel vedere ben accolta la sua idea. Lasagna
tornerà a trattare di questo argomento sia con Saenz Peña, sia col suo successore
José Evaristo Uriburu.100 Il Presidente argentino diede a Lasagna lettere di rac-
comandazione per i governatori di Corrientes e di Misiones.
Lasagna e Alonso Criado ottennero anche l'appoggio dell'ambasciatore del-
l'Uruguay a Asunción, Ricardo Garcia. Nato e cresciuto in una famiglia cattolica,
García apparteneva alla Massoneria. Ambasciatore nel Paraguay, aveva tantissi-
mi amici in quella nazione e si interessava sinceramente del bene di quel popolo.
Era arrivato alla conclusione che senza l'opera della Chiesa non si sarebbe riusciti
a consolidare l'opera di ricostruzione della nazione guaranì.
Accompagnavano il vescovo di Tripoli lettere di raccomandazione dell'am-
basciatore paraguayano a Montevideo e del console Alonso Criado. In previsione
di qualche fondazione nel nordest dell'Argentina, Lasagna trattò con don Rua
dell'opportunità di trasferire alla giurisdizione dell'ispettore di Montevideo le
province argentine della sponda sinistra del fiume Paraná, alle quali si sarebbero
uniti il Paraguay e il Mato Grosso. Infatti, nell'andata a Asunción, ebbe l'oppor-
tunità di trattare di una possibile casa salesiana a Corrientes e ne riprese le tratta-
tive nel viaggio di ritorno.101
Seguendo le istruzioni del Memorandum, appena entrò in territorio pa-
100 Cf Cronistoria, II, 21-25; 164-188; 1317-1321.
101 A Paraná, Argentina, un gruppo di persone trattava già a quell'epoca con l'ispettore di
Montevideo l'apertura di una casa salesiana.
L'idea proposta da Lasagna di una Ispettoria lungo l'asse fluviale Paraná-Paraguay verrà
ripresa in parte da don Rua in occasione della successione di Lasagna e più tardi, ai tempi
dell'ispettore Gamba in Uruguay, da qualche governante argentino. Cf ASC A 441 lettera
Lasagna-Rua 07.04.94; A.S. FERREIRA, Unità nella diversità..., pp. 31-32.

5.6 Page 46

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232
A.S. Ferreira
raguayano inviò telegrammi di saluto al Presidente González e all'Amministrato-
re ecclesiastico della diocesi di Asunción, Claudio Arnia.102
Ad Asunción il vescovo di Tripoli ebbe un'accoglienza trionfale. Subito si
rese palese la profonda diversità tra la visita fatta quasi vent'anni prima dall'Inter-
nunzio Angelo Di Pietro e quella che ora faceva questo nuovo inviato della Santa
Sede. Di Pietro non aveva accettato niente dal governo; fu il diplomatico esatto e
imparziale. Lasagna era l'ambasciatore dell'amicizia sincera. Il governo paragua-
yano lo colmò di gentilezze e di onori; egli tutto accettò, sapendo che con questo
dimostrava di apprezzare i suoi ospiti. Ma in cambio chiese loro il cuore, e lo
ebbe subito. Quello che la diplomazia avrebbe impiegato dei mesi per risolvere,
l'amicizia lo realizzò in pochi giorni. Il governo si aprì alla riconciliazione con la
Santa Sede. Si fecero piani per ricuperare la gioventù povera e abbandonata del
paese. Quali cristalli di gelo esposti al sole, caddero tutte le calunnie che l'interes-
se e la passione politica avevano accumulato a Roma nei riguardi dei candidati
all'episcopato.
Appena due giorni dopo il suo arrivo, Lasagna era già in grado di scrivere a
Rampolla confermando che Juan Sinforiano Bogarín e Narciso Palacios erano
degli ottimi sacerdoti; dava anche le ragioni che giustificavano la sua preferenza
per Bogarín.103
Le giornate trascorse da Lasagna a Asunción furono strapiene di lavoro e
non gli lasciarono un momento di tranquillità: predicazione, messe, cresime, or-
dinazioni sacre, visite, incontri formali e informali. Fatto tutto a tutti, fece corag-
gio a tutti e nel cuore di tutti suscitò la speranza di un futuro migliore.104
Quanto alla fondazione di un collegio salesiano, lo stesso governo si era im-
pegnato a fornirne i mezzi. Prevedendo forse le difficoltà che in futuro doveva
superare quella fondazione, il vescovo salesiano non si accontentò di un decreto
del Presidente della Repubblica, ma volle una legge approvata dal Parlamento.
Subito dopo la partenza di Lasagna per il Mato Grosso, cadde il governo
González, vinto da un «golpe». Sul piano ecclesiastico tale fatto non
102 Cf Cronistoria, II, 324-336; 983-986; J.E. BELZA, Luis Lasagna, el obispo misionero,
p. 366.
103 Cf AAEE, Paraguay, fase. 5, ffl 36-41 lettera Lasagna-Rampolla 19.05.94; per le ac-
cuse contro Bogarín, cf AAEE, Paraguay, fase. 5, ffl 22-24 lettera Rampolla-Aneyros 06.04.94;
ffl 27-28v lettera Aneyros-Rampolla 07.05.94.
104 Cf Cronistoria, II, 370-633.

5.7 Page 47

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Essere ispettore-vescovo agli inizi delle missioni salesiane 233
incise sul corso degli avvenimenti: tutte le forze politiche erano ormai convinte
del bisogno di dare una rapida soluzione al problema dell'elezione di un nuovo
vescovo. Quanto alla fondazione del collegio salesiano, gli amici di Lasagna
continuarono a lavorare per portare a buon fine l'intera faccenda. Tornando dal
Mato Grosso, lo stesso Lasagna ne parlò col governo provvisorio. Questo però
preferì sospendere ogni cosa fino alle prossime elezioni del novembre '94. Allora
uno dei candidati, il generale Juan Bautista Egusquiza, invitò il vescovo di Tripo-
li a visitarlo e si dichiarò disposto a appoggiare quella fondazione, caso venisse
eletto. Alonso Criado non lasciò cadere l'argomento finché non fosse arrivato a
una felice conclusione.105
Quanto a Concepción, il Memorandum ricordava che gli Indii Lenguas era-
no pacifici. Il luogo atto a impiantare una colonia agricola era dunque sulla spon-
da destra del fiume Paraguay, davanti a quella città, nella vicinanza di quegli
indigeni. Suggeriva anche di chiedere ai proprietari delle terre, i signori Casado e
lo stesso Alonso Criado, che donassero il terreno necessario a quella iniziativa.
Andando a Cuiabá, l'ispettore-vescovo rimase soltanto due ore nel porto di
Concepción. Ma al ritorno vi poté sostare per due intere giornate, predicando la
Parola di Dio e amministrando centinaia di cresime. I rappresentanti della città gli
chiesero la fondazione di un collegio e costituirono una commissione per pro-
muovere tale fondazione. Quanto alla missione fra gli indigeni, nonostante la
visita che gli fece il cacico Guazú, il vescovo di Tripoli giudicò bene di traman-
dare le trattative a un ulteriore viaggio che aveva intenzione di realizzare nel
1896.106
17. Nel Mato Grosso
Dall'agosto del 1893 Lasagna aveva accettato la parrocchia di S. Gonzalo a
Cuiabá, coll'annessa casa. Ma, come scriveva a quel vescovo, la vera meta dei
salesiani erano le missioni fra gli indigeni. La casa di Cuiabá sarebbe risultata
utile ai missionari perché imparassero bene l'idioma e i costumi del posto e si
adattassero a quel clima. Così poco a poco avrebbero potuto
105 Cf Cronistoria, II, 958-980.
106 Cf ASC A 441 lettera Lasagna-Rua 27.06.94, 4.a; Cronistoria, II, 636-659; 932-952;
ASC A 441 lettera Lasagna-Rua 31.07.94, 9.a. Nel preparare la fondazione salesiana a Conce-
pción si distinsero doña Candelaria Cabanas e l'uruguayano Ildefonso Fernández, suo marito.

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234
A.S. Ferreira
darsi al lavoro fra gli indigeni. Intermediario tra i salesiani da una parte e il ve-
scovo e il governatore del Mato Grosso dall'altra era il Jaime Cibils, con attività
commerciale a Corumbá.107
Vedendo che dall'Uruguay partivano ormai Missionari per tutta l'America,
l'ispettore approfittò di questa occasione per realizzare il suo sogno di fare del
collegio Pio di Villa Colón un centro dal quale partissero spedizioni missionarie
come dall'Oratorio di Valdocco. La partenza della prima spedizione missionaria
per il Mato Grosso fu quindi effettuata in un clima di speciale solennità.108
Partendo da Montevideo con il Diamantino, i cinque primi Missionari rag-
giunsero il vescovo e il suo segretario a Asunción e proseguirono insieme con
loro il viaggio per Cuiabá. Vi arrivarono il 18 giugno. In quello stesso giorno il
vescovo di Cuiabá firmava il documento col quale consegnava ai salesiani ad
nutum episcopi la chiesa di S. Gonzalo e l'attigua casa perché servisse da sede
alla Missione salesiana del Mato Grosso. Il vescovo destinava anche per un anno
la terza parte delle rendite della mitra per il sostentamento di quella missione. Il
Presidente dello Stato pagò puntualmente le spese del viaggio e inoltre destinò
una somma al nascente collegio.109
Una settimana dopo l'arrivo dei salesiani si dava inizio all'Oratorio festivo.
Lo stesso Lasagna si intratteneva in mezzo ai ragazzi e, finita la ricreazione, fa-
ceva qualche prova di canto seduto in cortile con loro. Quantunque non trovasse
speciale motivo di edificazione nel vedere un vescovo di Santa Madre Chiesa
mescolarsi in quella maniera coi ragazzi della strada, mons. D'Amour lasciava
fare. I ragazzi contraccambiavano manifestando con effusione il loro affetto a
quel vescovo che tanto amore dava loro.
Lasagna non solo ebbe occasione di pontificare in cattedrale, ma predicava
ogni volta che ne aveva l'occasione. Il suo segretario ci parla della soddisfazione
della gente nell'avere tra di loro chi sovente parlava di Dio e della salvezza del-
l'anima.110
Si fece anche la conferenza salesiana per chiarire alla popolazione di Cuiabá
la natura e lo scopo dell'opera salesiana.
107 Cf ACMC lettera Lasagna-D'Amour 19.08.93.
108 Cf ASC B 717 lettera Lasagna-Cagliero 16.05.81; lettera Turriccia-Rua 29.05.94 in
BS 18 (1894) 9, pp. 193-194; Cronistoria, II, 199-200; 222-233.
109 Cf «Gazeta Official» 5 (1894) 600, 19 giugno, p. 3, col. 1; 5 (1894) 611, 14 luglio, p. 1,
col. 1 e col. 4; Cronistoria, II, 854-857; 861-863; 866-867; 883-884; ASC A 441 lettera Lasa-
gna-Rua 25.06.94.
110 Cronistoria, II, 816-817.

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Essere ispettore-vescovo agli inizi delle missioni salesiane 235
Quanto alle missioni fra gli indigeni, nonostante fosse deciso a prendere
possesso della colonia Teresa Cristina, fondata nel 1886 sul fiume S. Lorenzo per
avvicinare gli Indi Coroados o Bororó, Ispettore-vescovo volle informarsi bene
sulla situazione di quell'insediamento. Il successivo comportamento di Lasagna
mostrò che partì da Cuiabá poco convinto dalle garanzie date dal governo e dal
ceto politico locale. Infatti, con abile mossa cercò di avvicinare i nuovi governan-
ti del Brasile a livello di potere centrale, e di assicurarsi la loro benevolenza per
la nascente missione.
Ritornando da Cuiabá, approfittò dei due giorni passati a Corumbá per trat-
tare della fondazione di un collegio in quella città.111
Arrivato a Buenos Aires, Lasagna, facendosi accompagnare da Costamagna,
trattò dei risultati del suo viaggio coll'arcivescovo, col Presidente Saenz Peña e
col governatore del Territorio di Misiones, Juan Balestra. Prese parte alla festa
degli antichi allievi, in cui assistette pontificalmente alla messa cantata. A pranzo,
oltre l'arcivescovo mons. Aneyros e il suo coadiutore mons. Espinosa, è da notar-
si la presenza di Alonso Criado. Pella benedizione eucaristica nel pomeriggio
venne anche il Presidente della Repubblica.
In Uruguay Lasagna parlò diverse volte del suo lungo viaggio in Paraguay e
Mato Grosso. Ma gli urgeva andare in Brasile.
18. Nel Brasile di Prudente de Moraes
Non era una situazione tranquilla quella che l'ispettore-vescovo andava a
trovare in Brasile. Dal 7 settembre 1893 la flotta brasiliana si era ribellata contro
il governo repubblicano di Floriano Peixoto. Il collegio salesiano di Niteroi aveva
dovuto chiudere le scuole per ragioni di sicurezza e il suo direttore, Pietro Rota,
l'aveva offerto al governo per impiantarvi un ospedale da campo. Ora, finita la
ribellione della flotta, bisognava ricuperarlo e riportarlo alla sua normale condi-
zione di istituto educativo.
A S. Paolo il fermo atteggiamento del suo Presidente, Bernardino de Cam-
pos, aveva risparmiato ai cittadini le sventure della guerra civile, sia opponendosi
alla ribellione della flotta, sia impedendo l'ingresso nel territorio dello Stato ai
ribelli federalisti — un'altra ribellione che parallelamente a quella della flotta si
svolgeva nel Sud del paese. Ma l'amministrazione del collegio del Sacro Cuore
era entrata in crisi. Direttore e economo erano partiti per l'Europa. Scrivendo dal
Mato Grosso, Lasagna raccomandava ai
111 Cronistoria, II, 917-920; ASC A 441 lettera Lasagna-Rua 31.07.94, 9.a.

5.10 Page 50

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236 A.S. Ferreira
salesiani discrezione nel trattare del caso. Adesso portava con sé il nuovo diretto-
re, Michele Foglino, che in pochi anni avrebbe rialzato le sorti di quella casa.112
Arrivato a Rio, Lasagna si diede da fare per ottenere la liberazione del colle-
gio di Niterói. Visite ai confratelli del collegio, udienze dal ministro della Guerra,
Generale Bibino Costalat, a Rio de Janeiro, dal governatore dello Stato di Rio de
Janeiro, a Petrópolis. Il collegio venne liberato il 2 ottobre di quell'anno e nel
seguente anno scolastico, 1895, ricominciò le sue attività scolastiche.
A Petrópolis Lasagna, Foglino e Zanchetta ossequiarono l’Internunzio Gotti.
Molto cordiale la visita al nuovo arcivescovo, mons. Juan Fernando Santia-
go Esberard, finalmente arrivato da Recife. Si parlò della prossima andata dei
salesiani in quella città del nordest brasiliano e di una nuova fondazione a Rio de
Janeiro. Il segretario definisce fraterna l'accoglienza riservata dall'arcivescovo ai
salesiani.
Poi si partì per Lorena, Guaratinguetá, Pindamonhangaba. In questa città
Lasagna partecipò alla festa della Madonna del Soccorso.
19. Nuove difficoltà con mons. Arcoverde 113
A S. Paolo insediò il nuovo direttore del Liceo Sacro Cuore e venne ricevuto
cordialmente da Bernardino di Campos. Il Presidente dello Stato promise di aiu-
tare efficacemente quel collegio nell'anno seguente. L'ispettore poté anche visita-
re il nuovo collegio delle FMA, che si era aperto in una casa fornita da dona Ve-
ridiana Valéria da Silva Prado. Accettò anche la nuova casa delle suore a Araras e
trattò della fondazione di una casa salesiana a Franca, nell'interno dello Stato.
Ma la visita a S. Paolo terminò in tono minore. Il 28 settembre, venendo dal-
l'Europa, arrivava a S. Paolo il nuovo vescovo diocesano, mons. Joaquim Arco-
verde de Albuquerque Cavalcanti. Con la banda del Liceo e alcuni confratelli,
Lasagna andò a riceverlo alla stazione ferroviaria. C'era molta gente ad accoglie-
re il vescovo, che fu accompagnato trionfalmente in
112 Cf Cronistoria, II, 1062-1079; ASC B 717 lettera Lasagna-Peretto 20.06.94, ASC A
441 lettera Lasagna-Rua 31.07.94, 10.a.
113 Non essendo aperto alla consultazione il fondo Mons. Arcoverde dell'Archivio di Rio
de Janeiro, dobbiamo rassegnarci a servirci solo delle fonti salesiane.

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Essere ispettore-vescovo agli inizi delle missioni salesiane 237
seminario. Il giorno seguente Lasagna credette suo dovere andare a ossequiare
l'Ordinario.
L'incontro non fu per niente cordiale. Da una parte il vescovo di Tripoli si
spettava da mons. Arcoverde un ringraziamento per quanto i salesiani facevano in
diocesi, e perfino qualche dimostrazione di compiacenza o di affetto.114 Dall'altra
forse Arcoverde aveva presenti i problemi creati da qualche salesiano nella predi-
cazione, come era accaduto più di una volta con Albanello, e anche quelli sorti in
occasione dell'allontanamento di Giordano e Monti dal Liceo del Sacro Cuore.
C'era poi in aria la situazione creatasi in occasione della morte di mons. Lino:
l'atteggiamento del clero di S. Paolo nel corso della malattia del vescovo e duran-
te i suoi funerali; — l'incidente poi colla banda del Sacro Cuore, impedita dai
canonici di suonare durante i funerali aveva avuto delle ripercussioni sulla stam-
pa; — e non parliamo dei funerali fatti spontaneamente dai salesiani nella chiesa
del Sacro Cuore, — ai quali però il vescovo di Tripoli aveva assistito in forma
privata, — e di altre cose ancora.115
La gravità della rottura tra i due vescovi si può misurare dal fatto che il gior-
no successivo a quella visita, quando il nuovo vescovo di S. Paolo doveva entrare
solennemente nella cattedrale e si sarebbe cantato il Te Deum, l'ispettore-vescovo
partiva col primo treno per Guaratinguetá.116 Questo nuovo conflitto, che non si
risolverà fino alla morte di Lasagna, avrebbe visto da una parte il vescovo di S.
Paolo, spalleggiato dall'Internunzio Gotti, e dall'altra Lasagna con l'appoggio del
vescovo di Marianna e dell'arcivescovo di Rio. Gotti sarebbe riuscito a ottenere,
tramite la Curia romana e i Superiori di Torino, che Lasagna venisse rimprovera-
to per la maniera con cui si comportava nel dirigere l'opera salesiana in Brasile e
gli fossero creati ostacoli di varia natura.117 Questo nuovo conflitto fu per il ve-
scovo di Tripoli la croce che lo preparò all'immolazione finale di Juiz de Fora.
Da S. Paolo Lasagna andò a trovare mons. Silvério, che era in visita pastora-
le nel Sud della sua diocesi. Pouso Alto, Soledade de Minas, Caxam-
114 Cf ASC A 441 lettera Lasagna-Rua 25.10.94.
115 Cf ASC A 441 lettera Lasagna-Rua 25.10.94; ASC B 717 lettera Lasagna-Peretto
07.04.93; AAEE, Brasile, fase. 54, ffl 9-13; telegramma Arcoverde-Cavagnis 21.08.94; tele-
gramma Arcoverde-Rampolla 21.08.94; telegramma Rampolla-Arcoverde 22.08.94; lettera
Gotti-Rampolla 23.08.94; «Correio Paulistano» 41 (1894) 11336, 21 agosto, p. 1, col. 6.
116 Ci Cronistoria, II, 1142-1143.
117 Elevato alla dignità cardinalizia, Gotti sarà destinato alla Curia Romana e metterà don
Rua nell'occasione di dover trattare, a livello di intera congregazione salesiana, gli stessi pro-
blemi e colla stessa impostazione con cui li aveva già fatti trattare da Lasagna.

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A.S. Ferreira
bú, Baependí si rallegrarono per la presenza dei due vescovi e trassero beneficio
dal loro zelo pastorale.
Il santo vescovo negro colmò il suo ospite di ogni gentilezza e amabilità.
Condivise con lui le fatiche di quella visita pastorale: predicazione, confessioni,
cresime. Si trattò della possibilità di qualche nuova fondazione in diocesi, spe-
cialmente a Caxambu. Ma soprattutto mons. Silvério riuscì a ottenere che Lasa-
gna uscisse dallo stato d'animo con cui era arrivato da S. Paolo e cercasse il di-
scernimento della volontà di Dio in mezzo a quegli avvenimenti.118
Tornato a Lorena e Guaratinguetá l'ispettore-vescovo, mons. Silverio, che
aveva finito la visita pastorale e era in compagnia dei sacerdoti che lo avevano
aiutato, venne a restituire la visita al vescovo di Tripoli. Visitò i collegi di Lorena
e Guaratinguetá e probabilmente anche il Santuario di Aparecida.
Alla fine di novembre Lasagna era spiritualmente pronto per un nuovo in-
contro con Arcoverde. Trattarono di vari argomenti. Lasagna accettò di fondare a
S. Paolo un collegio delle FM A che si occupasse delle ragazze povere. Dice il
segretario: «La loro conversazione servì per tranquillizzare molto i due Prela-
ti...».119
Prima di andare a S. Paolo, l'ispettore aveva anche trattato della fondazione
di un'altra casa delle FMA, quella di Ponte Nova, nella diocesi di mons. Silverio,
e quella di Araras, nella diocesi di mons. Arcoverde. L'ispettoria brasiliana delle
FMA si consolidava sempre di più.
Alla fine di dicembre il vescovo di Tripoli raccoglieva i frutti della sua poli-
tica nei riguardi delle Missioni. Rispondendo a una delle sue lettere, Prudente de
Moraes prometteva il suo appoggio all'istituzione salesiana e in particolar modo
alla Missione del Mato Grosso, che passava così dalle incertezze generate dalle
vicende della politica locale al terreno più sicuro e stabile della politica naziona-
le.120
L'ispettore-vescovo si affrettò a partire per Rio de Janeiro. Si parlò coli'arci-
vescovo di Rio e col primo vescovo di Niteroi, mons. Rego Maia, il quale però
risiedeva a Nova Friburgo. Si ottenne l'aiuto chiesto al ministro dell'Industria,
Trasporti e Opere Pubbliche. Rodrigues Alves, ministro delle
118 Si vedano nella lettera a don Rua del 25 ottobre i sentimenti contrastanti in cui si tro-
vava Lasagna in quel momento. Meno obiettiva ci è sembrata invece la lettera a D'Amour,
scritta in un momento difficile sia per il vescovo di Tripoli che per quello di Cuiabá. Cf ASC A
441 lettera Lasagna-Rua 25.10.94; ACSBA, sección personas 75.3 lettera Lasagna-D'Amour
08.11.94; Cronistoria, II, 1145-1170.
119 Cf Cronistoria, II, 1221-1223; ASC B 717 lettera Lasagna-Peretto 01.03.95.
120 Cf Cronistoria, II, 1249-1272.

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Essere ispettore-vescovo agli inizi delle missioni salesiane 239
Finanze, si proclamò avvocato e difensore del clero. E Prudente de Morais, rice-
vendo il vescovo di Tripoli, gli rinnovò personalmente l'assicurazione del suo
aiuto per le missioni.
Balzola, ormai non più segretario di Lasagna, ma direttore della seconda
spedizione missionaria in Mato Grosso, alla quale partecipavano anche le FMA,
si incaricò della propaganda tramite i giornali e di raccogliere gli aiuti che fossero
arrivati. Lasagna ritornò in Uruguay, lasciando però Peretto quale suo delegato
per il Brasile.121
20. Di nuovo in Paraguay e in Argentina
Nel momento in cui sembrava che Lasagna fosse riuscito nel suo intento di
vedere i governanti del Brasile, dell'Uruguay, del Paraguay e dell'Argentina avvi-
cinarsi alla Santa Sede, il liberalismo riprendeva forze e otteneva il primo di una
serie di nuovi successi in America del Sud. Luis Saenz Peña abbandonava la
Presidenza dell'Argentina e veniva sostituito dal Vice-Presidente, José Evaristo
Uriburu.
In Paraguay intanto era arrivato il breve di elezione del nuovo vescovo di
Asunción e il governo invitò Lasagna a compiere quella ordinazione. Il vescovo
di Tripoli accettò l'incarico ma, tramite Matías Alonso Criado, chiese che quel-
l'ordinazione avesse luogo alla fine della Quaresima. Avrebbe potuto così conci-
liare il calendario delle sue attività in Uruguay con quell'incarico e d'altronde le
primizie dell'apostolato del nuovo vescovo sarebbero venute a coincidere colle
solennità della Settimana Santa. Egusquiza non fu d'accordo con quel cambia-
mento e telegrafò direttamente a Lasagna chiedendogli di sospendere qualsiasi
altra attività e di partire immediatamente per il Paraguay. L'ispettore si fece sosti-
tuire nella predicazione degli esercizi spirituali ai salesiani e partì il 22 gennaio
per Buenos Aires e Asunción. Visitò il vescovo ausiliare di Buenos Aires, mons.
Espinosa, e proseguì il viaggio, arrivando a Asunción il 31 gennaio. Il 3 febbraio,
festa di S. Biagio, patrono di quella Repubblica, ordinava il nuovo vescovo, Juan
121 Cf ACMC lettera Lasagna-D'Amour 14.01.95; Missão Salesiana entre os Indios do
Matto Grosso — carta circular do Rev.mo Senhor D. Luiz Lasagna Bispo Titular de Tripoli. S.
Paulo, Oficinas Salesians 1895; Cronistoria, II, 1272; ASC B 717 lettera Lasagna-Albera
16.01.95.
Le decisioni più significative Peretto le doveva prendere assieme agli altri direttori delle
case del Brasile, che si riunivano ogni tanto, come si vede dalle diverse lettere di Lasagna. A
Peretto Lasagna aveva affidato precedentemente la carica di direttore delle FMA nella vallata
del Paraíba e la cura di salesiani in speciale situazione di crisi, come Torti e lo stesso Rota.

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A.S. Ferreira
Sinforiano Bogarín.122
Trattò anche col Presidente Egusquiza e col ministro della Guerra e della
Marina, Héctor Velazquez, della fondazione del collegio salesiano, e tornò a
Buenos Aires. Il 25 giugno Alonso Criado preparava una memoria nella quale si
ricordava al governo paraguayano quanto quel diplomatico avesse lavorato affin-
ché i salesiani si decidessero a fondare una scuola di Arti e Mestieri in Asunción
e si chiedeva ancora una volta di consegnare a quei religiosi il terreno e gli stabili
appartenenti all'Ospedale vecchio e all'Ospedale militare, i quali si erano trasferiti
in nuova sede. Quella memoria, firmata da Lasagna e dal suo nuovo segretario
Bernardino Maria Villaamil, ottenne che il 19 agosto il Parlamento finalmente
approvasse la relativa legge, come richiesto dal vescovo di Tripoli. Però l'articolo
4° della legge stabiliva che, se nello spazio di due anni la scuola dei salesiani non
avesse contato almeno 50 allievi, il tutto sarebbe tornato in mano allo Stato. L'i-
spettore-vescovo era in Brasile per quella occasione, troppo occupato con le fon-
dazioni di Araras e di Cachoeira do Campo e di Ouro Preto. Lasciò ancora una
volta a Alonso Criado il compito di ottenere la modifica di quell'articolo di legge
in senso favorevole ai salesiani.123
A Buenos Aires, Lasagna fece visita ai due vescovi, mons. Juan Augustin
Boneo, vicario capitolare dopo la morte di mons. Aneyros, e mons. Espinosa.
Andò anche a far visita al ministro del Culto, Antonio Bermejo, e al Presidente
Uriburu. Con tutti parlò dei territori di Misiones, Ciaco, Pampas e Chubut. In
quei giorni era a Roma Carlos Calvo, inviato speciale del governo argentino per
trattare della successione dell'arcivescovo Aneyros e dell'erezione delle nuove
diocesi. Per l'ordinamento ecclesiastico dei sovrammenzionati territori erano
sorte speciali difficoltà. Uriburu non si sentiva di realizzare i piani di Saenz Peña
di crearvi dei vicariati apostolici da affidare ai salesiani.124
Tornato a Montevideo, Lasagna riprese le sue normali attività. Non trascurò
i rapporti con il Presidente Idiarte Bordas e con i suoi ministri,
122 Cf AISPAR lettera Lasagna-Alonso Criado 17.01.95; Cronistoria, II, 1279-1309.
123 Copia del testo della legge in ASC F 389 Asunción; cf anche ASC A 441 lettera Lasa-
gna-Rua 24.09.95; ASC F 389 Asunción lettera Alonso Criado-Rua 05.05.96.
124 Cf ASC B 717 lettera Lasagna-Cagliero 25.01.95; ASC A 441 lettera Lasagna-Rua
13.02.95.
Secondo Mons. Cagliero, Uriburu era «cattolico, buono e di buona volontà, ed accetto al-
la nazione. Vuole molto bene ai Salesiani». A Cagliero inoltre premeva che il nuovo Presidente
argentino portasse a compimento il progetto di Saenz Peña di ristabilire le relazioni diplomati-
che colla Santa Sede (Cf AAEE, Argentina, fase. 17, fi 65, brano di lettera confidenziale di
Mons. Cagliero al Procuratore generale dei salesiani).

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Essere ispettore-vescovo agli inizi delle missioni salesiane 241
colle autorità ecclesiastiche e colle persone che si distinguevano nel mondo catto-
lico. Speciale attenzione dedicò al Circolo Cattolico Operaio.
Il 16 febbraio partiva solennemente la seconda spedizione missionario per il
Mato Grosso. Oltreché alla casa di Cuiabá, si doveva pensare alla colonia Teresa
Cristina e alla parrocchia di Corumbá.125
Nel mese di luglio Lasagna prese parte a una riunione preparatoria al capito-
lo generale dei salesiani, la quale ebbe luogo a Buenos Aires colla partecipazione
di mons. Cagliero, mons. Fagnano e altri salesiani.126
21. Ultimo viaggio in Brasile
Prima di partire per il suo ultimo viaggio in Brasile, Lasagna volle andare in
pellegrinaggio al Paso del Molino, per affidarsi alla protezione di Maria Ausilia-
trice, di cui allora si venerava una immagine in quella chiesa.
Il viaggio ebbe diverse tappe. A Rio Grande si trattò per la fondazione di un
collegio delle FM A e di uno dei salesiani. Col Presidente dello Stato di Santa
Caterina, Hercilio Pedro da Luz, trattò del piano del vescovo di Curitiba, il quale
desiderava che l'ospedale di Florianopolis fosse consegnato a una congregazione
di suore.
Intanto a S. Paolo Arcoverde dava prove di benevolenza verso la Congrega-
zione salesiana. Economicamente inviava aiuti a Peretto per soccorrerlo in mo-
menti di speciale difficoltà. Per la casa di ragazze povere voluta dalla diocesi,
offriva un terreno nel rione di Luz — oggi nel Bom Retiro.
A Ipiranga, invece, nei pressi di S. Paolo, José Vicente de Azevedo costrui-
va dal 1890 un collegio per ragazze e voleva affidarlo alle FMA. Ma le trattative
erano arrivate a un punto morto. Infatti José Vicente voleva che l'indicazione
delle ragazze da accettarsi fosse di competenza dell'Associazione che gestiva il
fondo creato da antichi beni della Principessa Isabella. I salesiani invece tenevano
fermo il principio che l'accettazione spettasse alla direttrice della casa. Lasagna
non rinunciò a aprire quella casa, ma voleva che José Vicente presentasse una
nuova proposta.127
Essendoci la prospettiva di un terreno e casa di proprietà delle FMA a Luz,
dona Veridiana comunicò alle suore che il 31 dicembre dovevano la-
125 Cf Cronistoria, II, 1350-1355; 1371-1380; 1384-1396; 1411-1432; 1463-1471; ASC B
717 lettera Lasagna-Peretto 01.03.95.
126 Cf Cronistoria, III, 186-198.
127 Cf Cronistoria, III, 278-355; ASC B 717 lettere Lasagna-Peretto 01.03.95; 17.03.95;
03.04.95; Crònica da Casa de Ipiranga, fi 6, 13.10.94.

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A.S. Ferreira
sciare disponibile la casa da loro graziosamente occupata fino allora. La fonda-
zione di Luz, però, non si poté realizzare perché il governo dello Stato decise di
espropriare quell'area. L'ispettore-vescovo per un momento pensò di ritirare le
suore da S. Paolo, per tornarvi in momento più propizio. Ma non fu necessario
farlo. Le suore consegnarono la casa a dona Veridiana il 12 dicembre e si trasferi-
rono in una casa affittata per loro all'Alameda do Triunfo n° 46, attualmente A-
lameda Cleveland, dove le trovò mons. Cagliero nel 1896.128
Lasciando S. Paolo, il vescovo di Tripoli andò a visitare il nuovo collegio
delle FMA a Araras, dove le suore lo ricevettero con una breve accademia. Am-
ministrò la cresima a molte ragazze. Poté anche costatare i progressi dell'Oratorio
per ragazzi tenuto in quella città dai salesiani e l'amore che i benefattori dedica-
vano a quelle opere. Venne poi a Campinas per vedere come andavano i lavori di
costruzione del futuro collegio salesiano. Ritornò quindi a Guratinguetá. Predicò
poi gli esercizi spirituali agli allievi di Niterói e partecipò alla grandiosa festa dei
cooperatori salesiani a Rio, nella chiesa di S. Francesco da Paola.129
In questi mesi Lasagna aveva escogitato un mezzo di propagare l'opera sale-
siana in Brasile e di diffondere ancora di più il bene che essa faceva, pur colle
strettezze di mezzi in cui si trovava. Le vocazioni delle FMA si moltiplicavano in
forma straordinaria. Pensò di creare dei collegi delle suore in diversi punti del
paese, mettendo loro accanto un direttore salesiano. Così l'apostolato delle suore
in poco tempo avrebbe cambiato il volto di intere popolazioni, facendole vivere
vita più cristiana.130
Pensava anche di creare alcune piccole opere, come Barbacena, Ponte Nova
e altre, per mettervi dei salesiani che, pur essendo delle brave persone, non riu-
scivano a vivere nelle normali comunità. Incominciò pure le trattative per trasfe-
rire a Taubaté il noviziato di Lorena.131
128 Cf ASC A 441 lettera Lasagna-Rua 09.09.95; Crònica da Casa de Ipiranga, ni 8v, 9v,
lOr; L. MARCIGAGLIA, OS Salesianos no Brasil, S. Paulo 1955, p. 51.
129 Qf Cronistoria, III, 458-500. Ad Araras il collegio era intestato alla congregazione sa-
lesiana. Dopo la morte di Lasagna, Cagliero chiese che la proprietà dello stabile fosse intestata
a lui personalmente. Nonostante la buona volontà del barone di Araras, il passaggio di proprie-
tà si poté realizzare soltanto nel 1897 (Cf ASEG Araras).
130 Cf A 441 lettera Lasagna-Rua 09.09.95. Don Rua rispose: «Ottima cosa! ma porterà
la necessità di mandar almeno altri due Sacerdoti e così diradar sempre più le fila del tuo per-
sonale. Tuttavia non intendo di vietarti queste due fondazioni: solo mi rincresce che non po-
tremo mandarti ajuti come tu desidereresti» (Cf ASC A 551 lettera Rua-Lasagna 08.10.95).
131 Cf ASC B 717 lettera Lasagna-Albera 06.08.95; ASC A 441 lettera Lasagna-Rua
24.09.95. Rispondeva don Rua: «Di somma necessità però ed urgenza è il Noviziato. Credevo

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Essere ispettore-vescovo agli inizi delle missioni salesiane 243
Non andarono, invece, in porto i piani di mons. Silvério di affidare ai sale-
siani il Santuario del Buon Gesù di Congognas do Campo e un annesso piccolo
seminario che il vescovo di Mariana vi voleva fondare. Quel vescovo era perfino
andato in Europa per ottenere personalmente da don Rua l'autorizzazione per
quella fondazione, ma il Superiore generale dei salesiani rimandò la cosa all'i-
spettore. La creazione di Belo Horizonte quale nuova capitale dello Stato, coi
problemi inerenti al bisogno di farvi sorgere quasi dal nulla tutta una struttura
pastorale, fece sì che lo stesso vescovo di Mariana abbandonasse quel progetto.132
22. Gli ultimi giorni
Lasagna li passò nella preparazione della spedizione composta da salesiani e
da FMA che andavano a Minas Gerais per fondare il collegio di Cachoeira do
Campo e per prendersi la cura dell'ospedale della Misericordia di Ouro Preto.
A Guaratinguetá si credette bene di dare inizio a una missione per il popolo.
Fu incaricato di predicarla Domenico Albanello, che lavorava a Cachoeira do
Campo preparandovi l'arrivo dei salesiani. La missione ebbe inizio il 24 ottobre.
Ma, come era già capitato altre volte, il tono aggressivo con cui Albanello parla-
va gli creò un tale clima di ostilità che Lasagna dovette allontanare il predicatore
dalla città e sostituirlo di persona negli ultimi giorni della missione.
Il 3 novembre, prima di partire per Minas, il vescovo di Tripoli volle andare
a Aparecida per pregare ai piedi della Madonna come aveva fatto a Montevideo,
prima di partire per l'ultima volta per il Brasile. Fu l'ultima visita di Lasagna a
Aparecida.133 Il 6 novembre moriva in uno scontro di treni avvenuto a Marino
Procopio, presso Juiz de Fora. Velocemente il telegrafo portò la notizia attraverso
il mondo. Di essa si occuparono in prima pagina i giornali in Europa e in Ameri-
ca. Solenni funerali si celebrarono in grandi
che a Lorena fosse veramente appartato e facesse casa da sé od avesse pochi altri studenti;
invece sento che è casa come tutte le altre. Finché non saranno appartati gli ascritti faranno
poca o nessuna riuscita» (Cf ASC A 551 lettera Rua-Lasagna 24.10.95).
132 Cf ASC B 717 lettera Lasagna-Peretto 01.09.95; ASC A 551 lettera Rua-Lasagna
17.07.95; ASC A 441 lettera Lasagna-Rua 09.09.95.
133 Cf Cronistoria, III, 252-254, Crònica da fundação da Comunidade Redentorista de
Aparecida, capítulo Visitas ilustres, 03.11.95.

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A.S. Ferreira
basiliche e in umili cappelle. Alcuni governi decretarono lutto ufficiale e
onoranze funebri. Persone semplici del popolo espressero con accoramento la
loro angoscia. Si chiudeva così quella vita spesa per la gloria di Dio, a bene della
Chiesa e della Congregazione salesiana e per la salvezza delle anime.134
134 Non per questo cadeva del tutto il piano di Lasagna di avvicinare i paesi del Sud
America alla Santa Sede. È vero che Saenz Peña aveva rinunciato in Argentina alla Presidenza
della Repubblica. Ma a Uriburu sarebbe successo Rocca il quale, con la mediazione di mons.
Cagliero, riuscì a ristabilire le relazioni diplomatiche di quella nazione con la Santa Sede. In
Uruguay, Idiarte Borda sarebbe morto l'anno appresso, vittima di un attentato e il paese
riprenderebbe la via della laicizzazione. In Paraguay, Emilio Aceval, successore di Egusquiza,
sarebbe stato deposto da una Rivoluzione che subito avrebbe chiuso il collegio salesiano di
Asunción. Ma in Brasile, nonostante l'attentato contro Prudente de Moraes, e l'ostilità dei
liberali e dei positivisti, la politica di avvicinamento colla Santa Sede avrebbe continuato il suo
corso. L'Internunziatura fu elevata al rango di Nunziatura e Arcoverde, fatto arcivescovo di Rio
de Janeiro, fu il primo cardinale dell'America del Sud.