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198 Notiziario
IV CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STORIA
DELL’OPERA SALESIANA
Promosso dall’Associazione Cultori di Storia Salesiana (ACSSA) in collabora-
zione con l’ISS, ha avuto luogo dal 12 al 18 febbraio 2006 a città del Messico il IV
Convegno internazionale di Storia dell’Opera Salesiana – di cui al Notiziario di RSS
47 (luglio-dicembre 2005, p. 385) – sul tema “L’educazione salesiana dal 1880 al
1922. Istanze ed attuazioni in diversi contesti”. Vi hanno partecipato 57 persone, tra
Salesiani, FMA e laici (alcuni di loro docenti universitari), provenienti da 21 nazioni.
Le ricerche presentate in aula sono state 35, mentre altre 4 non lo sono state per la
forzata assenza dei relatori. Dato il mumero degli interventi, i lavori sono stati con-
dotti talora in due sessioni contemporanee. In un luogo come “città del Messico”
non sono ovviamente mancati interessantissimi momenti turistico-culturali e anche di
schietta “salesianità”, ivi compresa la solenne celebrazione conclusiva nel tempio di
Maria Ausiliatrice, accanto alla prima opera salesiana del Messico. In attesa degli
Atti del Convegno, offriamo un testo di “sintesi e prospettive”, redatto da due parte-
cipanti, il prof. José Manuel Prellezo e la prof.ssa. Rachele Lanfranchi, e concepito
come strumento di lavoro o punto di partenza per il dialogo tra i partecipanti.
“Nella presente redazione sono stati tenuti in conto i rilievi, le osservazioni e i
suggerimenti emersi nella discussione. Ovviamente, questa rapida sintesi non può e
non vuole esaurire la ricchezza degli argomenti trattati e delle informazioni offerte
nelle dense giornate «mexicanas». Gli estensori della medesima si propongono di
mettere qui in risalto alcuni temi, questioni, suggestioni e problemi di particolare rile-
vanza allo scopo di favorire una rapida visione d’insieme della strada percorsa nel
Convegno (aree geografiche esaminate, settori di ricerca, luoghi educativi privilegiati,
nuclei tematici emergenti, rilievi metodologici e qualche prospettiva). Queste pagine,
dunque, non possono sostituire la lettura diretta dei documenti e studi prodotti dai par-
tecipanti al Convegno ACSSA¸ nonché delle conclusioni definitive che saranno offer-
te dai curatori degli Atti. Anzi, esse intendono essere un invito a prenderli in mano.
1. Aree geografiche coperte dai contributi SDB-FMA. Le relazioni presentate al
IV Convegno ACSSA-ISS si riferiscono alle seguenti aree geografiche: Argentina (5
contributi), Brasile (5), Colombia (1), Italia (8), México (4), Spagna (3), Bolivia (1),
Congo Belga (1), Cuba (1), Ecuador (1), Impero Austro-Ungarico: Trieste, Slovenia,
Vienna (3), Inghilterra (1), Uruguay (1), USA (1). Tra i Paesi assenti, vanno segnalati
anzitutto due in cui le opere SDB furono rilevanti nel periodo studiato (Belgio) o
nella prima parte di esso (Francia). Si avverte ugualmente l’assenza del Medio
Oriente, Germania, Cile, Perú. D’altra parte va segnalata l’assenza di molti Paesi in
cui le FMA giunsero nel periodo preso in esame dal Convegno come Belgio, Cile,
Ecuador, El Salvador, Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Medio Oriente, Perù, Uru-

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guay, USA. Le relazioni «generali» riempiono, benché solo in parte, tali lacune, of-
frendo anche utili dati di confronto in contesti diversi.
2. Settori di ricerca. Gli argomenti studiati nel nostro Convegno si sono arti-
colati attorno a queste tematiche: educazione e pedagogia nel Bollettino Salesiano;
scuole professionali; educandati, convitti per giovani operaie, scuole popolari e magi-
strali, asili infantili; diversi aspetti dell’educazione salesiana nel Brasile; l’educazio-
ne salesiana in alcuni istituti/collegi/orfanotrofi/internati in Messico, Italia, Bolivia
e Uruguay; confronto tra scuola salesiana e scuola laica nella Patagonia; un «mo-
delo oratoriano»: los Exploradores de Don Bosco; proposta oratoriana in Italia e
negli USA; educazione e contesto missionario (Patagonia, l’educazione dei Shuar,
l’opera di Beauvoir, Milanesio...). È stata rilevata da più di un congressista la non
sufficiente attenzione a qualche settore significativo come il lavoro educativo
nell’ambito parrocchiale o nelle associazioni, come pure la necessità di tener in
considerazione aspetti problematici della nostra azione educativa. Tuttavia, i diversi
contributi offrono, nell’insieme, una panoramica ampia e documentata. In alcuni casi
andrebbe esplicitata ancora, nell’impostazione e nello sviluppo della tematica scelta,
la centralità dell’educazione salesiana – le realizzazioni –, evidenziandone gli ele-
menti di continuità o di frattura con le linee pedagogiche emerse nel seminario di
Vienna 2003.
3. Luoghi educativi privilegiati. In sintonia ideale con le istanze e le linee peda-
gogiche esaminate nel Seminario viennese, nell’insieme degli studi SDB appaiono
privilegiati tre istituzioni o luoghi educativi. 1) L’oratorio, come opera «prima» e
caratteristica, ha meritato nel nostro congresso una attenzione particolare, e non solo
da parte dei contributi che hanno studiato direttamente il tema. In più relazioni, l’ora-
torio festivo viene presentato come «la grande novità che i salesiani hanno portato».
Non si dimenticano, d’altra parte, difficoltà di adattamento in alcune regioni. 2) Per
quanto riguarda le scuole professionali, il periodo oggetto del nostro studio appare
ricco di istanze, riflessioni e proposte. In alcuni contributi esse sono presentate come
un «apporto nuovo alla storia dell’educazione» (México, Brasile, Bolivia). Tuttavia,
la lunga strada percorsa dai tradizionali laboratori artigianali alle «vere scuole profes-
sionali salesiane» si è mostrata irta di difficoltà, e non solo di carattere economico. 3)
Nei saggi presentati occupano un posto non irrilevante le scuole popolari o elemen-
tari. E in stretto rapporto con queste: i collegi/orfanotrofi/internati (anche nel contesto
delle missioni). Nelle relazioni delle FMA vengono privilegiati: gli educandati, i col-
legi, le scuole, gli oratori e, in particolare, gli asili infantili. Qui si coglie lo specifico
dell’azione educativa delle FMA che, con sensibilità femminile e nella fedeltà al Si-
stema preventivo, si accostano ai soggetti da educare in modo personale, cogliendo le
esigenze del soggetto e del suo contesto. Si avvicinarono inoltre alla questione so-
ciale specialmente coi convitti per operaie, le case-famiglie, gli oratori, i corsi serali,
mentre non c'è sviluppo verso vere e proprie scuole professionali (qualche tentativo
andò disperso, mentre fiorirono le più modeste scuole di lavoro).

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4. Società Salesiana e Istituto FMA: congregazioni di educatori/educatrici.
Nelle relazioni presentate emergono alcuni temi in particolare sintonia con le linee pe-
dagogiche individuate nel seminario tenuto a Vienna. Anzitutto, la considerazione
sempre più esplicita e consapevole degli SDB e delle FMA quali membri di congrega-
zioni nate per l’educazione dei/delle giovani dei ceti popolari. Se ne trova conferma in
un rilevante numero di contributi. Gli SDB impegnati nella pratica maturano inoltre la
convinzione di avere un metodo educativo proprio, originale e valido: il sistema di
don Bosco, che viene chiamato spesso il «metodo salesiano». Lo stesso discorso si
può fare per ciò che riguarda le FMA, aggiungendo che da alcuni contributi emerge
che il metodo preventivo è stato assimilato vitalmente più che studiato o tematizzato.
5. Tra ideale e reale. La indiscussa adesione a don Bosco non sempre com-
portò, tra gli SDB, una costante applicazione della proposta pedagogica ideale (scelta
dei giovani dei ceti popolari, ragione, religione, amorevolezza, paternità, spirito di fa-
miglia, clima di allegria e festa, vita religiosa…) nella prassi educativa reale. In con-
testi, situazioni e documenti diversi, si ascoltano voci di salesiani autorevoli che se-
gnalano taluni difetti e carenze riguardanti aspetti ritenuti essenziali («pesante disci-
plina nei collegi»; deficienza della assistenza: tra «rigido controllo» e «soverchia in-
dulgenza»; «distanza» tra superiori e allievi; uso frequente dei castighi, anche di
quelli corporali, in contrasto con le linee pedagogiche segnalate dai documenti elabo-
rati nel centro della Congregazione: «mai castighi penali»). Anche nell’ambito della
formazione del personale salesiano, si avverte una sensibile scollatura tra gli orienta-
menti e norme proposte dal vertice della Congregazione e le realizzazioni concrete ri-
levate nelle case. La mancanza di personale e l’urgenza di rispondere a numerose ri-
chieste di nuove opere ostacolò spesso la regolare attuazione dei programmi forma-
tivi (studi filosofici, programma del tirocinio, studi teologici, studi superiori). Per
quanto riguarda le FMA l’adesione a don Bosco fu costante perché Madre Mazzarello
e Madre Daghero indicarono in don Bosco il modello educativo da seguire. A tale
scopo, e proprio nel periodo di maggior espansione dell’Istituto, le Superiore si
preoccuparono della formazione del personale per non perdere lo specifico dell’Isti-
tuto e non ebbero timore di declinare negativamente molte richieste di opere per man-
canza di personale adeguatamente preparato. Ciò indica che non tutto il personale era
preparato ad assumere impegni educativi, ma ci fu anche il sano realismo che accettò
il dato di fatto e non volle rischiare nel delicato e difficile campo educativo. Del resto
opere nuove, come i pensionati per studentesse delle scuole pubbliche, o i convitti per
operaie, ponevano domande sulla loro qualità. Una riflessione sulla loro valenza edu-
cativa portò alla redazione di alcuni regolamenti come quello dei convitti, dei pensio-
nati e alla nuova edizione di quello dei giardini d’infanzia. Nei documenti delle FMA
non si trova riferimento a pene corporali, ma il richiamo alla necessità di non far
mancare la confidenza per un eccessivo o malinteso senso della disciplina.
6. Tradizione e innovazione. L’indiscusso proposito di «fedeltà ai principi e me-
todi ereditati dalla tradizione viva della prima generazione di salesiani», e la convinta

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affermazione di possedere un proprio sistema educativo hanno comportato – oltre
agli indiscutibili risvolti positivi –, alcuni rischi che non sempre i salesiani riuscirono
a superare, né in linea di principio (vedi seminario viennese) né nelle realizzazioni
delle singole opere. Nel periodo studiato, le coordinate pedagogiche di riferimento
sono prevalentemente ad intra. Sono pochi i riferimenti a educatori o pedagogisti
classici (Quintiliano, Seneca, Vittorino da Feltre) o contemporanei (Pestalozzi, Gi-
rard, Förster, Monfat, Teppa). Ciononostante, sono da sottolineare istanze e attuazioni
significative per quanto riguarda l’adattamento ai tempi e ai luoghi (all’inizio del se-
colo XX, il primo Capitolo Salesiano Americano invitava a riconoscere «certi pro-
gressi fatti dalla scuola del nostro tempo»; e Cerruti, consigliere scolastico generale,
affermava, nel 1907, che la «unità fondamentale» nell’insegnamento richiesta non si
oppone a «quella varietà di particolari, determinata da diversità di luogo, di lingua e
di nazionalità»). Anche a questo proposito sono rilevanti gli interventi di don Bertello
e don Ricaldone. Il primo sintetizzò la doppia esigenza tradizione-innovazione nella
espressione: «Con i tempi e con Don Bosco». E tutti e due diedero un apporto rile-
vante nella attuazione di scuole professionali più rispondenti alle esigenze dell’ope-
raio e dell’industria, in tempi di forti trasformazioni, senza tradire l’ispirazione origi-
naria. Anche le FMA s’impegnarono nella fedeltà a don Bosco e a Madre Mazzarello,
evidenziata nei testi normativi. Questo, però, non significa fissità o mancanza di crea-
tività. Si avvicinarono alla questione sociale specialmente con i convitti per giovani
operaie, case-famiglia e gli asili infantili (numerosissimi). Queste istituzioni speri-
mentarono quotidianamente cosa significhi essere rette non tanto e non solo da reli-
giose, ma da donne educatrici. Fu proprio nella mediazione educativa tra l’istituzione
e i soggetti di cui si presero cura che le FMA riuscirono ad essere, al tempo stesso, fe-
deli ad una tradizione e innovative. Infatti, se si può cogliere un limite nelle FMA ad-
dette ai convitti per giovani operaie e nella formazione delle giovani per quanto ri-
guarda la coscienza critica dei loro diritti e dell’adesione allo sciopero, va anche detto
che le FMA seppero mediare tra Ditta e ragazze, avendo sempre e ovunque presente
il bene delle ragazze a loro affidate. Tuttavia la fedeltà alla tradizione e a quanto era
stato detto da don Bosco e don Rua portò a un’eccessiva collegializzazione delle
opere e alla riduzione delle vacanze per le allieve.
7. Rilievi metodologici e prospettive.
a) L’ampiezza degli argomenti scelti dai relatori, la difficoltà di un lavoro pio-
neristico per molti versi, i limiti di spazio imposti dalle relazioni ed altro non sempre
hanno consentito di approfondire – in prospettiva diacronica e sincronica – il contesto
in cui si andavano inserendo le realizzazioni prese in esame. Ulteriori ricerche con-
sentiranno un confronto calibrato tra le istanze e le attuazioni salesiane e quelle pre-
senti nel dibattito pedagogico e nella prassi educativa del tempo. Si tratta di un’opera-
zione impegnativa, ma indispensabile per valutare il significato e l’originalità del
contributo salesiano, evitando conclusioni affrettate e accostamenti estrinseci o poco
documentati. Ad ogni modo, nel nostro Convegno sono state tracciate piste di ricerca

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significative (basti citare, a modo di esempio: la «cuestión religiosa-escolar» nella
Patagonia; il problema dei «corporal punishments» in Inghilterra; strategie educative
e «sensación de fracaso» tra i Shuar; l’impegno educativo nel Congo Belga; e, per le
FMA, nella Patagonia; difficoltà e pregiudizi trovati nel contesto austro-ungarico).
b) Da una rapida scorsa all’apparato critico dei contributi, emerge un apprezza-
bile sforzo per utilizzare materiali di prima mano (cronache, epistolari, relazioni di
visite ordinarie e straordinarie, rendiconti scolastici promossi dai consiglieri scolastici
e professionali generali, ispezioni governative…). In qualche relazione si accenna
esplicitamente alle difficoltà riscontrate nello studio dovute alla mancanza di fonti ac-
cessibili. E non si tratta di un caso isolato. (Forse la mancanza di un sufficiente uti-
lizzo delle fonti primarie è stata all’origine della stesura e presentazione di determi-
nate realizzazioni, in chiave prevalentemente positiva o poco problematica, che fu-
rono oggetto di critica da parte di vari congressisti). A questo proposito sarebbe au-
spicabile un lavoro di collaborazione a diversi livelli (tra ISS-ACSSA, tra i ricerca-
tori, tra le singole case, tra le ispettorie e nazioni, tra FMA e SDB, tra i gruppi della
Famiglia Salesiana…). Alla elaborazione di sussidi bibliografici dovrebbe seguire poi
la messa a disposizione dei ricercatori della Famiglia Salesiana di aggiornate raccolte
di fonti (edizioni critiche, riproduzioni, microschede, CD-Rom, DVD, internet) …..
c) Sarebbe inoltre augurabile la elaborazione di progetti coordinati di ricerca in
collaborazione (tra SDB-FMA; tra cultori di storia salesiana di diverse nazioni…) su
temi importanti e/o di comune interesse: formazione dell’educatrice/educatore sale-
siano; SDB presenti anche nelle opere FMA (Cerruti, Rinaldi, Ercolini…); sistema
preventivo e risposta ai bisogni dei tempi; educazione politico-sociale, affettiva…
Ovviamente, non potrà mancare la collaborazione dei responsabili ai vari livelli delle
due Congregazioni in merito alla preparazione di personale addetto a tali ricerche”.
México, 17 febbraio del 2006
Roma, 2 marzo del 2006