RM-Discorsso ai partecipanti all’ Eurobosco 2003

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Associazionismo Salesiano e Cittadinanza Attiva in Europa

Congresso Europeo degli Ex-allievi di Don Bosco









Carissimi Exallievi, Amici di Don Bosco:


Il mio saluto comincia con una parola di benvenuto, perché avete deciso di organizzare il vostro Congresso degli Exallievi di Don Bosco alla casa generalizia dei salesiani, alla casa del successore di Don Bosco. Così come il nostro amato padre si avrebbe sentito ricolmo di gioia di vedere i suoi cari exallievi recarsi alla sua casa, che era la loro casa, io vi dico che anch’io mi sento molto felice di vedervi arrivare da tutti i paesi dell’Europa dove ci troviamo presenti. Vi auguro innanzitutto che vi sentiate a casa vostra e, al tempo stesso, che possiate raggiungere gli obiettivi che vi avete prefissato.


Il vostro Eurobosco è molto importante non solo perché, insieme agli incontri continentali degli Exallievi, serva a preparare il Congresso Mondiale che avrete il prossimo anno, ma anche perché coincide con un momento storico dell’Europa.


Ebbene, la situazione attuale che sta vivendo il vecchio continente viene descritta da Giovani Paolo II, nella Lettera post-sinodale Ecclesia in Europa, come «segnata da gravi incertezze a livello culturale, antropologico, etico e spirituale»1, ma nel contempo sorretta da «un accresciuto bisogno di speranza, così da poter dare senso alla vita e alla storia e camminare insieme»2. A questa sfida ed a questo bisogno la Chiesa vuole rispondere «a partire dal mistero di Cristo e dal mistero trinitario. Il Sinodo ha voluto riproporre la figura di Gesù vivente nella sua Chiesa, rivelatore del Dio Amore che è comunione delle tre Persone divine»3.


Non è infondato riconoscere con Giovanni Paolo II la presenza di questo «smarrimento della memoria e dell’eredità cristiane, accompagnato da una sorta di agnosticismo pratico e di indifferentismo religioso, per cui molti europei danno l’impressione di vivere senza retroterra spirituale e come degli eredi che hanno dilapidato il patrimonio loro consegnato dalla storia»4; questa situazione, però, non è l’espressione della maturazione della storia, come se fosse entrata in un’epoca nuova, ma è frutto del «tentativo di far prevalere un’antropologia senza Dio e senza Cristo. Questo tipo di pensiero ha portato a considerare l’uomo come «il centro assoluto della realtà, facendogli così artificiosamente occupare il posto di Dio e dimenticando che non è l’uomo che fa Dio ma Dio che fa l’uomo. L’aver dimenticato Dio ha portato ad abbandonare l’uomo”, per cui «non c’è da stupirsi se in questo contesto si è aperto un vastissimo spazio per il libero sviluppo del nichilismo in campo filosofico, del relativismo in campo gnoseologico e morale, del pragmatismo e finanche dell’edonismo cinico nella configurazione della vita quotidiana. La cultura europea dà l’impressione di vivere in mezzo ad una ‘apostasia silenziosa’ da parte dell’uomo sazio che vive come se Dio non esistesse»5.


Ecco, cari Exallievi di Don Bosco, il mondo cui siete inviati, per aiutarlo a ritrovare speranza e futuro. Alla ricerca della sua identità, ha scritto di recente il Papa, «la vecchia Europa, dall’ Ovest all’ Est …non può dimenticare quali siano le sue radici. L’ Europa deve ricordarsi che la linfa vitale dalla quale per due millenni essa ha tratto le ispirazioni più nobili dello spirito è stato il cristianesimo»6. Forse qualcuno si domanderà: che c’entra in questa vicenda l’Associazione degli Exallievi di Don Bosco? E come risposta io chiederei che senso ha un’associazione cattolica salesiana, se non si mantiene in dialogo con la realtà, se non è aperta alle domande che questa le pone e se non ha risposte da offrire come contributo. Precisamente perché il problema è culturale, vale a dire perché si è impiantata una nuova cultura, la soluzione si troverà nella creazione di una cultura nuova, che risponda ai bisogni più profondi della persona umana. E voi sapete che la cultura è l’ambito proprio dei salesiani!


Crediamo col Papa che ci sono in atto «segni incoraggianti di ‘una nuova primavera cristiana’ (RM 86), che si profilano anche all’ orizzonte delle vostre Chiese». Con lui riaffermiamo che «la sua piena fioritura, però, dipenderà dall’irrinunciabile apporto dei fedeli laici, chiamati a rendere presente la Chiesa di Cristo nel mondo, annunciando e servendo il Vangelo della speranza»7.


Forse leggendo la Lettera post-sinodale ci possiamo sentire un po’ a disagio, o perché la visione ivi presentata ci sembra eccessivamente pessimista, o perché il filo conduttore assunto per contemplare e affrontare la realtà pare troppo esagerato, alquanto apocalittico, o perché avvertiamo il grande squilibrio esistente tra sfide così grandi e soluzioni così piccole.


Non mi azzarderei a dire che la realtà potrebbe essere presentata con più luci e meno ombre. Il problema non è, ad ogni modo, la percezione generalizzata, ma piuttosto la ‘tirannia della verità’ in cui crediamo. Come dice il Papa: «al di là di ogni apparenza, e anche se non se ne vedono ancora gli effetti, la vittoria del Cristo è già avvenuta ed è definitiva. Ne segue l’orientamento a porsi di fronte alle vicende umane con un atteggiamento di fondamentale fiducia, che sgorga dalla fede nel Risorto, presente ed operante nella storia»8.


«Questo è», cari Exallievi di Don Bosco, e ve lo dico con parole di Giovanni Paolo II, «il tempo della speranza e dell’audacia!. La Chiesa ha bisogno di voi e sa di potervi affidare grandi responsabilità… Non scoraggiatevi dinanzi alle sfide del nostro tempo!… Fate delle vostre famiglie delle vere Chiese domestiche e delle vostre parrocchie autentiche scuole di preghiera e di vita cristiana… Custodite le vostre ricche tradizione cristiane, resistete alla tentazione insidiosa di escludere Dio dalla vostra vita o di ridurre la fede a gesti ed episodi sporadici e superficiali. Voi siete uomini e donne ‘nuovi’»9.


Ecco, cari Exallievi, il compito della vostra Associazione in Europa, chiamata ad offrire il proprio contributo in questo momento della storia del Continente, anzitutto vivendo ed attuando la educazione che avete ricevuto. L’educazione salesiana è un’educazione che aiuta a divenire seme nel mondo e che fa imparare ad impostare gli affari del mondo sotto la luce del Vangelo.


Se tutta l’educazione salesiana è orientata a formare onesti cittadini e buoni cristiani, questo vuol dire che in questo binomio si trova l’identità e l’impegno degli exallievi di Don Bosco.



Come cittadini siete chiamati a essere veri cittadini del proprio mondo per collaborare alla sua umanizzazione. Voi sapete bene quante persone di buona volontà, anche non credenti, sono impegnati fino in fondo nella difesa degli ecosistemi, dei diritti umani, nella lotta contro la malattia, la povertà, ecc. L’impegno dell’Exallievo è quello di partecipare da cristiani e cittadini alle attività pubbliche portando una rinnovata esigenza di giustizia sociale, di solidarietà, di sviluppo, di pace. Ma anche quello di essere solidali con tutti coloro che, nel mondo, sono impegnati nella lotta per la riduzione della povertà, creando con loro reti di bene. Più in particolare, come Exallievi di Don Bosco c’è un contributo specifico da dare: credere alla gioventù, alla educazione, al Sistema Preventivo, convinti che la scelta di Don Bosco per affrontare i problemi sociali è non solo la giusta, ma anche la più efficace.


Cari Exallievi, viviamo tempi esaltanti e sfidanti. Non è questo un tempo per la nostalgia o da perdere “lavando le reti”, scoraggiati dall’insuccesso dei nostri sforzi. Abbiamo davanti un mare aperto: la propria famiglia, il campo di lavoro e della comunicazione, le attività sociali e politiche, la gioventù, la stessa Famiglia Salesiana, il mondo. Voi siete responsabili di portare nella società i valori cristiani ed educativi salesiani. «Gli Exallievi sono, di per sé, particolarmente preparati, appunto per l’educazione ricevuta, ad assumere una responsabilità di collaborazione secondo le finalità proprie del progetto salesiano»12. Sappiamo quanto don Bosco amasse i suoi allievi, ma diceva agli exallievi «vi amo ancora di più, perché mi fate vedere che il vostro cuore è sempre per don Bosco… /… voi sarete luce che risplende in mezzo al mondo, e col vostro esempio insegnerete agli altri come si debba fare il bene e detestare e fuggire il male. Sono certo che voi continuerete ad essere la consolazione di don Bosco»13.


La nostra presenza salesiana, nelle sue variate forme, è chiamata, in quest’ora storica, a far capire e far trionfare la “priorità dello spirito sulla materia; la priorità delle persone sulle cose; la priorità dell'etica sulla tecnica; la priorità del lavoro sul capitale; la priorità del destino universale dei beni sulla proprietà privata; la priorità del perdono sulla giustizia; la priorità del bene comune sugli interessi personali».


Cari amici, vi ringrazio di quello che siete e di quello che rappresentate. La vostra responsabile appartenenza alla Famiglia Salesiana e la vostra vita sono il migliore monumento al sistema educativo di don Bosco. Grazie e coraggio! La società e la Chiesa in Europa hanno bisogno di voi come «onesti cittadini e buoni cristiani».


Maria Ausiliatrice e don Bosco vi benedicano e vi rendano instancabili missionari dei giovani, animati dalla passione del «Da Mihi Animas…»



Pascual Chávez V.



1 Giovanni Paolo II, Lettera Postsinodale Ecclesia in Europa, n. 3.

2 Ivi, n. 4.

3 Ivi, n. 4.

4 Ivi, n. 7.

5 Ivi, n. 9.

6 Giovanni Paolo II, Messaggio ai partecipanti al Congresso di Kyiv. Traduzione italiana, L’ Osservatore Romano, Lunedì-Martedì 13-14 Ottobre 2003, p. 6.

7 Ivi, p. 6.

8 EiE n. 5.

9 Ivi, p. 7.

10 Ivi, p. 6.

11 Ivi, p. 6.

12 Il progetto di vita dei Salesiani di Don Bosco, pag. 115

13 MB XVII, 173-174