Discorso RM-Veglia Pasquale

VEGLIA PASQUALE

Perché cercate trai morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato!”

Gen 1,1-2,2; Es 14,15-15,1; Is 55,1-11; Ez 36,16-28; Rm 6,3-11; Lc 24,1-12


Carissimi fratelli e sorelle,

come le donne che si recarono al sepolcro di buon mattino per onorare il loro Signore con gli aromi che avevano preparato, noi ci siamo radunati in questo luogo santo per notare come loro che il corpo di Gesù non c’era più e vedere due uomini in vesti folgoranti che dicevano: “Perché cercate trai morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato!”.

Ecco la grande notizia, la più bella, la più importante che potevamo sentire e comunicare ad altri. La liturgia, a ragione chiamata “la madre di tutte le liturgie”, esprime questo fatto dirompente facendoci passare dall’esperienza delle tenebre della notte alla luce splendente del nuovo giorno, il primo della settimana, con la bellissima e ispirata proclamazione dell’annuncio pasquale nell’ Exsultet, che canta la novità incomparabile di questa notte, con la ricchezza di letture che ci ricordano le diverse tappe di questa meravigliosa storia di salvezza dell’uomo, con la liturgia battesimale, sacramento della rinascita a una vita senza fine, perché partecipi della vita nuova, indistruttibile del Risorto.

Dio compie le sue meraviglie, le più prodigiose, nella notte, di modo che l’uomo non lo vede mai operando ma lo riconosce nei suoi effetti. Come nella notte della creazione, anche qui nessuno è stato presente nel momento in cui Cristo è uscito dal sepolcro. Come il dono della vita, che non va vista ma accolta, anche la nuova vita di Cristo va accolta e creduta.

Perciò il linguaggio più credibile della risurrezione è la vita nuova dei testimoni del Risorto. La notizia ha bisogno di annunciatori e testimoni, o meglio di evangelizzatori che con la propria vita testimonino quanto annunciano: la vittoria radicale di Dio sul peccato e sulla morte nella Risurrezione di Gesù di Nazaret. Questa non è un miracolo per forzare la nostra fede, ma è un miracolo per invitarci a viverla: perché si crede alla risurrezione tanto quanto la si vive.


1. La notte della risurrezione, evento di liberazione

La notte di pasqua è un messaggio di libertà e di liberazione e in questa dimensione deve essere vissuta, perché tale è il cammino che ci viene indicato dalle letture e dai riti della grande veglia.

La. liberazione dal caos (prima lettura): siamo invitati a immergerci liberamente nella creazione e nella vita umana perché «tutto è buono».

Liberazione dai legami troppo stretti, che impediscono a noi stessi e agli altri di crescere (seconda lettura). Solamente i legami con Dio ci lasciano pienamente liberi, solamente il Signore ci farà incontrare in un modo nuovo.

Liberazione dal lavoro opprimente e dal potere dell’uomo che ci dà la tranquillità del mangiare ma ci toglie ogni altro spazio e ogni desiderio di avventura e di cammino (terza lettura). Dio invece ha preparato per noi lo spazio immenso del deserto, verso una terra ricca e fertile.

Liberazione dalla solitudine e dall’abbandono (quarta lettura), perché il Signore ha promesso la sua vicinanza e la sua misericordia, e la pietà di una madre che ha sulle ginocchia il suo figlio.

Liberazione dal peccato (settima lettura), perché Dio stesso si è impegnato a liberare l’uomo da se stesso e liberare la sua immensa energia di bene, di amore.

Infine, con la risurrezione di Gesù, Dio ci ha liberati dalla chiusura del sepolcro, dal buio della morte, dall’angoscia e dalla paura di ogni divisione e separazione.

La risurrezione è un avvenimento universale: ogni essere è coinvolto nel cambiamento e nel rinnovamento di questa notte e il nostro battesimo è il simbolo di quanto è avvenuto in tutti per la forza della parola di Dio. La risurrezione ha rotto il muro di divisione tra morte e vita, tra schiavi e liberi, tra uomo e donna, tra ebrei e pagani. Tutto ormai è diventato sacro e il profano è luogo della presenza del divino come lo era il tempio e il "sancta sanctorum".

Con la risurrezione di Gesù, i disegni umani sono tutti confusi, per cui solamente Dio può dare un giudizio definitivo sull’opera dell’uomo.


2. La risurrezione, rivelazione suprema e definitiva di Dio

La risurrezione di Gesù ha aperto gli spazi degli uomini e li ha allargati al di là dei limiti delle nostre attese. Dopo questa notte santa, gli uomini possono scoprire un mondo più vasto di quello che la loro immaginazione può costruire. La pietà e la religiosità delle donne potevano giungere a imbalsamare Gesù, a conservare il ricordo di giorni felici, di sofferenze dure, ma mai a prevedere una vita nuova che uscisse proprio dal sepolcro (Vangelo).

L’azione dell’uomo si ferma al sepolcro e alla morte, la forza e il miracolo di Dio escono dalla morte e creano sempre nuove occasioni per incontrarci.

Il mondo dell’uomo è limitato da quello che tocchiamo, dalla nostra efficienza e produttività, da quanto riusciamo a costruire. Il mondo di Dio supera tutto e apre al mistero: Dio non è mai nel luogo dove lo vogliamo seppellire o imbalsamare per poterlo trovare sempre uguale, anche solamente tre giorni dopo. Tal’è forse il difetto delle persone religiose, il rischio degli uomini di chiesa di imbalsamare Gesù, per poterlo controllare e poter controllare le persone che desiderano avvicinarsi a lui.

Gesù con la sua risurrezione rompe il ritmo della vita umana. E’ normale per noi nascere, vivere, morire ed essere sepolti; ma Dio fa diventare il sepolcro la culla di una vita nuova.

Con la risurrezione è rotto anche il limite imposto all’uomo dal suo peccato: Dio non vuole più punizioni, ma perdono. La capacità di perdonare diverrà, d’ora innanzi, il segno della fede dei discepoli di Gesù nella risurrezione: «Ricevete lo Spirito santo: a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi» (Gv 20,23).

Infine la risurrezione è liberazione dalle ideologie che chiudono gli uomini in mondi sempre più ristretti. La liberazione della risurrezione avviene allo stesso modo per le ideologie politiche come per quelle religiose, quando queste ultime propongono in nome di Dio programmi di vita totalizzanti che vorrebbero determinare sin nei minimi particolari la vita della gente e legarla senza lasciare il più piccolo spazio all’inventiva e alla creatività personali.

La risurrezione apre l’orizzonte della profezia che sa camminare su strade sempre nuove e mantenersi nella fedeltà anche in mezzo a incertezze e dubbi. La risurrezione è in effetti l’ultima parola di Dio, la sua rivelazione suprema e definitiva.


3. L’annuncio da portare al mondo

Come le donne e i discepoli di cui parla il Vangelo, tutti noi – uomini e donne, consacrati e laici, adulti e bambini – dobbiamo entrare in un progetto nuovo, il progetto di annunciare la vittoria sulla morte: “Perché cercate trai morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato! Andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea” (Mc 16,7).

È chiaramente un invito alla conversione: siamo chiamati a passare da un rito di imbalsamazione alla missione di annunciare la vita. Abbiamo bisogno di vincere la paura o la incredulità e aprirci alla radicale novità introdotta nella storia da Dio.

Il Dio di Gesù è un Dio che crede nella vita e crea la vita, e dunque i suoi credenti devono credere nella vita e creare vita, lottando contro ogni forma di morte, ad incominciare dall’aborto e passando per ogni volto terribile della morte (fame, terrorismo, guerra, sopruso, stupefacenti…) fino a raggiungere la morte provocata. Risorgere significa insorgere contro ogni volto della morte!

Il Dio di Gesù, quello che egli chiamava con il tenero nome di Abba, è un Dio fedele che non delude la fede e la speranza dei suoi credenti e non li lascia che essi conoscano la corruzione e la morte eterna nella tomba. Perciò i suoi credenti devono resistere alla tentazione di consegnarsi ad altri dèi, che non salvano, anzi, e fidarsi totalmente di lui che non tradisce le aspettative.

Lo Spirito Santo con cui fu risuscitato Gesù dai morti è lo stesso Spirito con cui siamo stati battezzati, perciò deve vivificare i nostri corpi mortali, renderci figli di Dio, discepoli di Gesù e fratelli di tutti.

Gesù, con la sua risurrezione, è stato fatto Cristo e Signore, il che vuol dire che è diventato per noi criterio di vita e misura nostra, perciò dobbiamo seguirlo radicalmente ed imitarlo fedelmente. Tocca a noi, suoi discepoli, essere testimoni credibili ed eloquenti della sua vita nuova.



Pascual Chávez V.

Casa Generalizia – 10.04.’04