Commenti RM nella Sala Consigliare del Comune di L’Aquila

INTERVENTO di DON PASCUAL CHÁVEZ VILLANUEVA

Rettore Maggiore della Famiglia Salesiana

nella Sala Consigliare del Comune di L’Aquila


30 maggio 2003, ore 18.00


Signore e Signori,


il mio saluto, innanzitutto, rispettoso e affettuoso alla Città di L’Aquila, bella e accogliente, nella quale sono stato altre volte e nella quale chi come me, che per svolgere il suo mandato gira il mondo intero, può vedere un esempio tipico di osmosi tra città e montagna. La montagna non è stato e non è soltanto un elemento della paesaggio, ma ha costituito e costituisce le ragioni di vita. E questo è bello.


L’Aquila, Città dalle forti tradizioni religiose e della pace.

L’Aquila, Città di San Pietro Celestino: qui è nato il Giubileo, la grande Perdonanza del Papa Celestino V del 1264. L’Aquila è la Città di San Bernardino da Siena, le cui spoglie mortali vengono custodite nella Basilica a lui dedicata.

Una Città amata dal Papa: è noto, infatti a noi tutti che il Papa Giovanni Paolo II ha avuto sempre una sua speciale predilezione per il Gran Sasso: Quando ha potuto prendersi una pausa di poche ore il Papa ha raggiunto Campo Imperatore, Ovindoli e Campo Felice per ritemprarsi, pregando e sciando in solitudine.

L’Aquila è conosciuta nel mondo attraverso le sue istituzioni culturali come la glorisosa Società dei Concerti Baratelli, l’Orchestra Sinfonica Abruzzese, il Complesso dei Solisti Aquilani, Il Teatro Stabile, il Centro Teatro Giovani L’Uovo, L’Accademia Internazionale per le Arti e le Scienze dell’Immagine.


Questa Città ha una fiorente Università in continua espansione.

E centinaia di fisici del mondo intero si incontrano per studiare neutrini, protoni e raggi cosmici nel più grande osservatorio astrofisico sotterraneo del globo, sotto 1400 metri di roccia del Gran Sasso nei Laboratori di Fisica Nucleare.


Questa è L’Aquila che conosco e che saluto attraverso il suo massimo rappresentante, il Sindaco Avvocato Biagio Tempesta, che ringrazio per le espressioni rivolte a me e, mio tramite, alla Comunità Salesiana di L’Aquila che da 70 anni è presente fra voi.

Un saluto particolare a questo Consiglio Comunale, che ringrazio nelle persone del Presidente Signor Vito Colonna e dei Signori Capigruppo Consiliari, i quali, tutti insieme, hanno voluto riservarmi il privilegio, l’onore e il piacere di ricevere l’attestato della cittadinanza onoraria, che il massimo Consesso cittadino ha voluto assegnare alla Comunità Salesiana di L’Aquila. Una Comunità che con spirito di servizio dal lontano 1932 sta onorando al meglio gli impegni sociali e umanitari, culturali ed educativo-pastorali, assunti a favore dei Giovani dal primo Direttore del tempo, Don Attilio Lazzaroni. Attraverso i vari Direttori – alcuni dei quali sono significativamente oggi qui presenti, con l’attuale Direttore, Don Sergio Borsato, assieme a Don Arnaldo Scaglioni Ispettore dell’Ispettoria Salesiana Adriatica e ai Direttori delle Opere Salesiane della Regione Abruzzo – la Famiglia Salesiana di L’Aquila ha aggiornato e intensificato quegli impegni di 70 anni fa, modellandoli e aprendoli alle esigenze dei giovani aquilani di oggi.


Saluto i Signori Componenti la Giunta Comunale.


Un sentito saluto di omaggio rivolgo a tutte le Autorità istituzionali che, con la loro presenza, hanno voluto qualificare e ampliare il significato di questa ricorrenza che, oltre a dare testimonianza del passato, apre alla riflessione e alla considerazione per verificare se abbiamo compiuto appieno il nostro dovere, se abbiamo applicato l’insegnamento di Don Bosco, che ci ha voluto presenti nel mondo ovunque si trovino giovani che necessitano di aiuto materiale, culturale e spirituale.

Saluto perciò:


* il Governatore della Regione Abruzzo, Senatore Dottor Giovanni Pace, e gli Assessori Regionali


* il Presidente della Provincia di L’Aquila Dottor Palmerio Susi e gli Assessori provinciali


* i Parlamentari


* il Prefetto della Provincia di L’Aquila Sua Eccellenza Dottor Giovanni Troiani


* e tutte le altre Autorità qui presenti e tutti i Cittadini presenti.


Ed ora mi sia consentito di rivolgere un saluto devoto e rispettoso a Sua Eccellenza Reverendissima l’Arcivescovo Metropolita Monsignor Giuseppe Molinari, che – lo so – da sempre, è vicino ai Salesiani, prima da giovane, poi da sacerdote e da insegnante, e, ora, dalla sua responsabilità di Pastore ecclesiale dell’Archidiocesi di L’Aquila.


Eccellenza Monsignor Molinari, la Sua presenza evoca in me il ricordo ammirato per la grande figura del suo predecessore, Monsignor Gaudenzio Manuelli, l’artefice della nostra presenza a L’Aquila, l’Arcivescovo che volle nella sua città e diocesi l’opera urgente e fattiva dei Salesiani, che volle essere presente di persona, prima, alla canonizzazione di Don Bosco a Roma e, poi, alle feste preparate in onore del Santo dei giovani a Torino.


Gli atti e le cronache di 70 anni fa testimoniano la grande operosità di Monsignor Manuelli, che riuscì a far convergere sulla sua iniziativa larghi strati della città, dai quali fu incoraggiato a portare avanti il progetto. In particolare, dai Padri Gesuiti del Collegio d’Abruzzo, che sono stati veri promotori della venuta dei Salesiani a L’Aquila, perché fosse offerto un servizio educativo di qualità anche ai figli del popolo.


Voglio ricordare la favorevole accoglienza riservata il 22 ottobre 1932 a Don Attilio Lazzaroni, il Direttore destinato alla futura Casa Salesiana, prima da parte di Monsignor Manuelli e, subito dopo, dal Podestà dell’epoca Adelchi Serena. Al Comune era tutto pronto, tanto che in quella stessa circostanza fu già possibile firmare l’atto di donazione, da parte del Comune, dell’ExMonastero Agostiniano di Santa Lucia dove dovrà – si legge nelle testimonianze da me ricordate – la nuova Opera Salesiana destinata a Oratorio quotidiano e festivo e Scuola Professionale e convitto. Segno che qualcuno aveva già preparato il terreno.


Ma l’accoglienza di Monsignor Arcivescovo fu ancora più ampia.

Nel pomeriggio di quel 22 ottobre 1932, in Episcopio, Monsignor Manuelli presentò a Don Attilio Lazzaroni e all’Ispettore Don Giuseppe Festini il Commentatore Carlo Fanella, che donò ai Salesiani 50.000 lire. Subito dopo fu la volta della grande benefattrice Signora Assunta Visca vedova Tedeschini D’Annibale, colei che da oltre 10 anni invocava la venuta dei Salesiani a L’Aquila. La Signora Visca, alla presenza del Podestà e di altre distinte persone, consegnò nelle mani del nostro Ispettore Don Giuseppe Festini – come leggiamo nelle Cronache di Don Attilio Lazzaroni – un assegno di lire 100.000 perché abbiano a servire per l’Opera Salesiana in L’Aquila. Sono solo alcuni esempi della entusiastica e munifica accoglienza che questa Città riservò ai Figli di Don Bosco.


Un anno dopo Monsignor Manuelli, coadiuvato dalla benefattrice Signora Visca-Tedeschini, fece superare tutte le difficoltà insorte intorno alla proposta di assegnare ai Salesiani anche l’amministrazione e la conduzione dell’Orfanotrofio San Giuseppe. Con una elargizione personale l’Arcivescovo Manuelli consegnò ai Salesiani 10.000 lire per la riparazione della Cappella del Monastero di Santa Lucia, accompagnandovi importanti somme offerte da famiglie aquilane benestanti.


Il 23 settembre 1933 i Salesiani, entrati nel pieno delle funzioni, fanno notizia sulla stampa locale: nasce il primo laboratorio di falegnameria mentre i lavori di restauro dell’exmonastero proseguono. L’Arcivescovo Monsignor Manuelli interviene ancora per risolvere positivamente un contenzioso sorto con la Ditta esecutrice dei lavori. L’Istituto Salesiano fu inaugurato il 1 ottobre 1935.


E’ tutta un’avventura, annotò Don Attilio Lazzaroni, che, intanto inaugurò i laboratori di sartoria e legatoria, grazie alle elargizioni della Signora Tedeschini. Seguirono l’Oratorio festivo con 300 ragazzi iscritti, numerose e diversificate iniziative per attirare i giovani e i ragazzi, funzioni religiose. Nacquero le scuole di artigianato per esterni per dare ad essi – scriveva ancora Don Attilio Lazzaroni – un abbondante piatto di minestra facendoli tornare a casa a sera dopo le merenda e dopo un po’ di scuola serale di italiano, aritmetica e disegno. Le famiglie erano tranquille dalle 8 alle 19.30; essendo tenuti lontani dai pericoli della strada, dalle compagnie non buone e imparavano a crescere più buoni. Si realizzava così l’educazione della famiglia attraverso i figlioli.


Quando nel 1935, a due anni dall’arrivo dei Salesiani a L’Aquila, si stila il primo programma, i punti fondamentali scritti nei documenti del tempo sono: oratorio festivo, doposcuola, artigianato, scuola, collegio, cioè: educazione sociale e religiosa, cultura e formazione professionale, come si direbbe nel linguaggio d’oggi.


Pertanto il conferimento della cittadinanza onoraria significa, credo, che abbiamo mantenuto fede a questo programma, come dimostrano di fatto anche le migliaia di giovani di L’Aquila e dell’Abruzzo - e non solo, - che sono passati, ci auguriamo non inutilmente, per la Comunità Salesiana.


Ma il percorso svolto in 70 anni in città è solo un segmento del cammino: sentiamo che, come quelli di ieri, i giovani di oggi hanno fame. E non più di un piatto di minestra, non più di una bottega in cui imparare a fare il falegname, il legatore o il sarto.

Ma hanno ugualmente tanta fame: hanno fame di famiglia, di affetti, di idee, di ideali, di voglia di costruire, di sogni, di lavoro e di professionalità per costruire il futuro.


E, soprattutto, la voglia di occupazione e di partecipazione, davvero degna della storia laboriosa e coraggiosa, aperta e generosa della Cittadinanza aquilana: quando L’Aquila era il cuore pulsante e vivace di un vasto territorio di monti, colline e piani, brulicanti e percorsi da migliaia e migliaia di ovini, che incrementavano una rete intraprendente e lungimirante di laboratori, di commerci e d’affari, ed era l’anima di attivi quartieri, illustrati da un meraviglioso cantiere di basiliche, di chiese, di case e palazzi, che ancora oggi rendono questa città unica, stupenda, mirabile.


Questa fame giovanile spesso si camuffa in anoressia, reale e metaforica, in evasione, in abbandono, in fuga, in emigrazione. A questa fame vogliamo continuare a dare risposte concrete, risposte nuove, consci anche della certezza che sul naturale si possono innestare le proposte umane, culturali, professionali, formative e religiose più alte e audaci.


Affermava, Don Bosco, il grande Educatore padre e maestro dei giovani: Nelle cose che riguardano la salvezza dei giovani io corro avanti fino alla temerarietà!


Questa è in estrema sintesi il nostro programma per i prossimi 70 anni.


I mutati contesti storici, culturali e sociali certamente ci impongono strategie diverse e alleati diversi: pensiamo, a esempio, a un diverso rapporto con il territorio e con le sue istituzioni pubbliche ed ecclesiali, con i gruppi e gli enti culturali, con le agenzie educative e sociali, con il volontariato, con i movimenti, con le strutture politiche e con il tessuto economico e con le famiglie: per tutti questi soggetti vorremo diventare uno stimolo, luogo di accoglienza, di confronto, di crescita, di sviluppo.


Ed è con questi rinnovi impegni che mi accomiato da voi tutti e vi ringrazio.


Vi sono grato soprattutto a nome della Comunità Salesiana di L’Aquila, delle Comunità Salesiane d’Abruzzo, dell’Ispettoria Adriatica tutta.


I Salesiani si sentono davvero lieti della cittadinanza onoraria che avete loro conferita.


Mio tramite la Comunità Salesiana e l’Ispettoria Adriatica stessa conferma alla Città di L’Aquila – che si è sentita, e si sente, orgogliosa, - di collaborare alla formazione civica, morale, religiosa dei suoi giovani.


Don Pascual Chávez V.

L’Aquila, 30 maggio 2003