Albera esposizine pannello 25-28


Albera esposizine pannello 25-28

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LA GRANDE GUERRA
Dalla lettera di Don Paolo Albera al Primo
Ministro Salandra:
“Eccellenza, ogni qualvolta la patria nostra
venne colpita da qualche sventura il Ven. Don Gio-
vanni Bosco e poscia il suo degno successore il
Rev.mo Don Michele Rua prestarono sempre volen-
tieri l'opera loro a sollievo delle pubbliche necessi-
tà… Ora poi vedendo aumentare ogni giorno più il
numero dei poveri giovanetti orfani e derelitti, credo
sia giunto il momento di prestare alla patria, nella
persona di tanti poveri fanciulli, un aiuto più imme-
diato ed e cace… ho deciso di aprire un apposito
Istituto per giovanetti dagli otto ai dodici anni, che
trovinsi abbandonati, o perché orfani di madre e con
il padre sotto le armi, o perché abbiano perduto il
padre in guerra. A questo scopo ho destinato un
vasto edi zio situato sopra una ridente collinetta,
detta Monte Oliveto, presso Pinerolo… Nel parteci-
pare a questa mia iniziativa nutro ferma ducia che
vorrà prestare tutto l'appoggio di sua autorità a
quest'opera, la cui nalità, per ciò stesso che ha per
iscopo l'educazione e istruzione di giovanetti per for-
marne onesti e laboriosi cittadini, è tutta in favore
dei più alti interessi della Patria”.
Bollettino Salesiano, 40 (maggio 1916), 131
Il primo gruppo di orfani del 1916
Orfani a Monte Oliveto con la divisa da Alpini
Card. cagliero in visita a Monte Oliveto nel 1918
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29 OTTOBRE 1921
MORTE E FUNERALI DI DON ALBERA
“Verso le 14 e mezzo la salma venne traspor-
tata nella chiesa succursale del Santuario, vestita
di cotta e stola, col croci sso e il rosario tra le
mani.
… Funerali il 30 ottobre.
“Per tutta la mattinata, dalle 5 alle 14,30
quando il feretro fu chiuso, la salma venne
ancora salutata con preghiere e con segni del più
tenero a etto da migliaia e migliaia di cittadi-
ni…” (Il Momento).
Funerali nel pomeriggio. Corteo imponente
per le vie di Torino a partire dalle ore 15, per due
ore e mezzo di s lata”.
Domenico GARNERI, Don Paolo Albera secondo successore di don Bosco.
Memorie biogra che, Torino, Società Editrice Internazionale 1939, p. 419-420
La salma di don Albera esposta nella chiesa parrocchiale di Maria Ausiliatrice
Processione per il funerale di don Albera, C.so Regina a Torino
Il feretro di don Albera davanti alla chiesa parrocchiale di Maria Ausiliatrice
Processione nella Piazza di Maria Ausiliatrice
La folla di fronte alla basilica di Maria Ausiliatrice
La folla nel cortile di Valdocco
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GLI ORFANI DELLA GRANDE GUERRA
La Congregazione salesiana aveva aperto
orfanotro anche in altre parti d’Europa. Fu im-
pegno personale di don Albera garantire la
possibilità di una vacanza in Italia per 100 ra-
gazzini austriaci nel 1920.
Dalla lettera di un orfanello alla mamma:
“Cara mamma, qui si sta bene, si mangia bene,
si gioca, si va a passeggio e si sta allegri. Dunque
non piangere più come quando che io ero a casa,
che tutte le sere a cena piangevi pensando al
babbo morto in guerra. Quando che sarò grande,
voglio farti star più bene che quando c’era papà.
Fatti coraggio. Io sto meglio che a casa. Ci
hanno dato a tutti un bel letto di ferro verniciato,
un catino, un pezzo di sapone, un tavolino da
notte... Addio, stà allegra. Ogni mattina nella
messa e comunione io prego per te e per il babbo. I
superiori sono buoni e mi vogliono bene.
Addio, mille baci a ettuosi dal tuo Pinot”.
Un’altra opera che stava molto a cuore a don
Albera era l’oratorio. Negli anni immediatamente
dopo la ne della Guerra, ne sorsero un po’ ovun-
que, anche in contesti con problematiche sociali
molto complesse. Nella sola città di Torino, due
oratori videro la luce in quegli anni, quello del San
Paolo e quello del Monterosa.
Il primo ad avere, sul nire del 1918, struttura
già consolidata, fu quello del San Paolo:
“Il giorno 8 dicembre quella tettoia con pagliaio,
ora divenuta cappella, decorata più di fede e di spe-
ranze che di pittura e di addobbi, accoglieva una
moltitudine di fanciulli, più di 300, di gente del
popolo, di amici, di benefattori della prima ora…
Don Paolo Albera, col pianto negli occhi celebrò
la Messa, distribuì la Comunione ai ragazzi… parlò
con quella dolcezza che lo ha reso indimenticabile a
chi lo conobbe; e si trattenne dopo con essi, facendoli
rallegrare con qualche regaluccio. Il Signor Gastaldo
gli rivolse a nome di tutti parole di ringraziamento a
cui Egli rispose da un balcone. La gente del popolo, i
padri e le madri di famiglia, capirono che avvicinare
il prete signi ca venir in contatto con la bontà. E
furono conquistati”.
Dall’Adolescente, n. 11, Novembre 1925, p. 30 e 66. L’autore è don Alberto Caviglia
Gruppo fotogra co di orfani austriaci
Gruppo fotogra co dei Bambini “Viennesi” di fronte alla cameretta di Don Bosco
Don albera sul balcone ndella casa salesiana di Torino, San Paolo
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LA GRANDE GUERRA
Il Chierico Bosio racconta il suo compito di
barelliere:
“Con Ressico e Ramezzana sono in un posto
avanzato sotto il fuoco nemico, ove esperimentia-
mo ogni giorno la singolare protezione della
nostra Madre Maria SS. Ausiliatrice. I disagi, i gravi
sacri ci che mi impone questa vita, mentre danno
l’occasione di acquistare qualche merito per il
Cielo, mi presentano vari lati della vita che ancora
non conoscevo, mi forniscono un’esperienza che
mi sarà utilissima nella nostra vita salesiana.
Vari dei nostri compagni della terza sezione
sono già stati feriti assai gravemente in momenti
di cili, mentre stavano portando feriti, invece noi
nora siamo illesi”.
ASC, B0400589, Bosio-Manassero, 17.11.1915, successivamente recapitata a
don Albera
1
Il Salesiano Miglio, con i gradi di tenente,
perde la vita salvando in modo eroico i suoi
commilitoni.
Così testimonia con riconoscenza uno dei soldati:
“Se sono ancora vivo lo devo a lui […] Eravamo in
trincea a quota 1050. Durante il furioso bombarda-
mento della notte scorsa, il tenente Miglio fece entrare
quanti più soldati poté nel suo “baracchino”. Io ero ri-
masto all’entrata, ed egli: Più avanti, più avanti! C’è
ancora posto. Ed invitò ripetutamente i soldati a strin-
1-2-3
Lettera del Chierico Bosio
del 17.11.1915, successiva-
mente recapitata a don Albera
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3
gersi e pigiarsi di più, per far posto agli altri. Egli rimase
in trincea, all’imboccatura.
Un bomba cadde vicino al “baracchino” e scoppiò
con gran fragore. Il baracchino si sfasciò e noi rima-
nemmo sepolti. Quando ci dissotterrarono si venne a
sapere che il tenente e qualche soldato furono proiet-
tati a brandelli lontano dal posto dello scoppio. Avreb-
be potuto rifugiarsi anche lui, si sarebbe salvato, volle
riservare tutto il posto ai suoi soldati”.
E. VALENTINI, Ricordo di un eroe, 47.
L’attenzione per i giovani più in di coltà è in cima
ai pensieri di don Albera. Ai Salesiani non impegnati al
fronte chiede sforzi raddoppiati per coprire il lavoro
dei confratelli in guerra: e neanche una casa verrà
chiusa durante il periodo bellico, proprio per assicura-
re la migliore assistenza ai giovani. Con la guerra
ancora in corso, e con scarsità di personale, non esita
ad aprire orfanotro e a o rire aiuto a tutti, su entram-
bi i fronti del con itto bellico (e la stessa politica sarà
adottata dalle Figlie di Maria Ausiliatrice). Particolare
enfasi venne data, nel 1916, all’apertura dell’orfanotr-
o o di Pinerolo-Monte Oliveto.
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