RM-Messaggio ai membri della Consulta Mondiale Salesiana per la comunicazione Sociale

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Salesiani e Comunicazione

Messaggio

ai membri della Consulta Mondiale Salesiana per la comunicazione Sociale


Prot. 04/0871

Roma, 25 luglio 2004










Carissimi,


sono contento di potervi rivolgere un saluto - messaggio in occasione dell’incontro della Consulta Mondiale Salesiana per la Comunicazione Sociale, al quale non posso partecipare perché in questi giorni mi trovo in Kenya a guidare gli Esercizi Spirituali per gli Ispettori e i Direttori dell’Africa Anglofona. Nel clima prettamente missionario e spirituale di questi giorni vi sono vicino con il ricordo, l’affetto e la preghiera.


Parlare di comunicazione sociale è talmente importante che i miei predecessori hanno scritto una Lettera circolare alla Congregazione sul tema. Non poteva essere diversamente, sapendo quanto il nostro amato Don Bosco sia stato un vero avanguardista in questo campo. Forse anch’io farò lo stesso. Nel frattempo colgo l’opportunità che mi viene offerta per rivolgervi una parola.



1.I quarant’anni di “Inter mirifica”: in sintonia con la Chiesa



La Chiesa universale ha recentemente ricordato il quarantesimo anniversario del decreto conciliare Inter mirifica, pubblicato il 3 dicembre 1963. L’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, che si è tenuta a Roma dall’8 al 12 marzo scorso, ha fatto un bilancio del quarantennio e ha tracciato le linee di sviluppo dell’impegno della Chiesa in questo nuovo areopago. I risultati di questo importante incontro di Cardinali, Vescovi e Responsabili della comunicazione sociale sono stati sottoposti al Santo Padre che, come è stato annunciato, pubblicherà nei prossimi mesi una Lettera apostolica sul tema.


Come salesiani, siamo in sintonia con il cammino che la Chiesa ha compiuto in questi anni, ne condividiamo le preoccupazioni e le speranze, collaboriamo con tutta la nostra intelligenza e il nostro impegno verso le nuove frontiere che il Concilio e i Pastori ci indicano (Cf. Cristifideles laici, 44).


Dobbiamo innanzitutto riprendere lo studio dei tre documenti con i quali la Chiesa ha tracciato la magna charta della comunicazione ecclesiale e della presenza dei cattolici nel nuovo areopago dei media.


Il decreto Inter mirifica è stato il punto di partenza nel 1963. Per la prima volta nella storia bimillenaria della comunità cristiana un Concilio ha dato una lettura teologica del fenomeno della comunicazione moderna e ha scritto la parola “comunicazione” nell’agenda della Chiesa universale e delle Chiese particolari.


Dopo la pubblicazione di quel decreto, la Giornata mondiale della Comunicazione Sociale è diventata un appuntamento annuale con i professionisti della comunicazione e una presa di coscienza rinnovata dei problemi e delle sfide che la comunicazione mediatica pone agli uomini e alle comunità ecclesiali.


I trentotto messaggi dei Sommi Pontefici per la Giornata mondiale della Comunicazione Sociale hanno accompagnato il cammino delle Chiese particolari nei nuovi territori della missione ed hanno offerto una guida per l’azione dei cristiani di fronte agli svariati problemi che la Comunicazione Sociale pone e alle risorse che offre: lo sviluppo dei popoli, i giovani, la famiglia, l’evangelizzazione… 1.

Come Congregazione vogliamo impegnarci a vivere, insieme ai nostri giovani e collaboratori, questa Giornata mondiale e preoccuparci di studiare i temi che essa ci propone. Sono tutti di grande interesse per la nostra azione educativa e pastorale.


La successiva istruzione Communio et progressio del 1971 ha completato il quadro teologico e pastorale della visione della Chiesa sui mezzi della comunicazione sociale. Ha offerto un accurato discernimento su ciò che è avvenuto e sta avvenendo nella famiglia umana attraverso i mezzi della comunicazione sociale. Mai gli uomini sono stati in comunicazione immediata e universale come da quando le onde dell’etere sono solcate dalle comunicazioni radiofoniche e televisive, e ora attraverso Internet. All’origine di questo fenomeno il credente scorge il mistero della Santa Trinità, il ministero di Cristo perfetto comunicatore, il mistero della Chiesa essa stessa comunione e comunicazione.

Sulla scorta dell’insegnamento del Magistero universale, anche singoli Vescovi e Chiese particolari hanno approfondito quella che possiamo definire la teologia e pastorale della comunicazione. Un grande influsso ha avuto sul pensiero cattolico l’allora arcivescovo di Milano, il Cardinale Carlo M. Martini, con le sue due lettere pastorali Effatà e Il lembo del mantello del 1991 e del 1992.


Diventa un imperativo per noi salesiani del XXI secolo acquisire un modo di pensare la comunicazione secondo il pensiero teologico della Chiesa. Questo deve essere un punto non secondario nella formazione dei giovani confratelli e un argomento per la formazione permanente.


Il terzo intervento del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali è l’Istruzione Aetatis novae del 1992. In essa si sottolinea che la Chiesa viene a confrontarsi oggi non tanto con nuovi mezzi e tecnologie, ma con la nuova cultura della comunicazione. Noi ne vediamo gli effetti sui giovani; è indubbio, infatti, che i giovani d’oggi sono segnati dai modelli di vita, dalle mode, dai comportamenti, dalle informazioni fornite dai media. Questo avviene a livello mondiale: i media sono i primi artefici della globalizzazione. Se la Chiesa è chiamata a «integrare il vangelo nella nuova cultura dei media»2, noi educatori siamo ugualmente chiamati a “integrare” la saggezza educativa, i valori ricevuti, i modelli di comportamento assimilati, il sistema preventivo, con il “nuovo mondo” rappresentato e veicolato dai mass media. Si tratta di una sfida epocale che non può essere risolta nei termini della censura e del controllo, ma in quelli attivi dell’educazione, della cittadinanza, dei valori etici.


La Comunicazione Sociale è il nuovo areopago che chiede all’apostolo di oggi una nuova audacia e un nuovo adattamento3. Altrettanto chiede all’educatore. Non si tratta di essere “moderni” perché la nostra casa sta diventando una centrale di media o perché possiamo essere disinvolti nell’uso delle nuove tecnologie; si tratta di saper acquisire una comprensione profonda di ciò che sta avvenendo attorno a noi e ai giovani, anche attraverso i media, e di saper maturare le scelte “politiche” necessarie per non rimanere esclusi dallo sviluppo della storia.


L’Assemblea dei Vescovi italiani ha approvato nel maggio di quest’anno il nuovo Direttorio della Comunicazione Sociale in Italia, alla cui stesura hanno collaborato anche i nostri confratelli dell’UPS4. Oltre ad una lettura dei fenomeni del nostro tempo e all’approfondimento delle ragioni teologiche e pastorali che spingono la Chiesa nei territori della comunicazione, il Direttorio contiene importanti indicazioni per il rinnovamento della catechesi e dell’educazione. E’ necessario che la catechesi acquisisca i nuovi linguaggi della comunicazione religiosa e che l’educazione sappia impegnarsi nella formazione critica e creativa dei fruitori della Comunicazione Sociale.


Le Ispettorie italiane dovranno impegnarsi a studiare ed a mettere in pratica gli orientamenti del Direttorio. Altrettanto faranno le altre Ispettorie in sintonia con le loro Chiese locali e le rispettive aree continentali. Invito tutti i confratelli ad essere attenti, solleciti, collaborativi, respirando con il respiro della Chiesa e camminando con gli uomini e i credenti del nostro tempo.




2. La fondazione dell’ISCOS: un fatto carismatico per la Congregazione



L’inizio dell’Istituto di Comunicazione Sociale presso la nostra Università Pontificia Salesiana è avvenuto per decisione del Consiglio generale a seguito del Capitolo del 1984, come impegno connesso con il Centenario della morte di Don Bosco del 1988 e come attualizzazione storica del carisma del nostro caro Padre, che è stato un grande educatore e comunicatore.

Così lo ha interpretato la Congregazione dell’Educazione Cattolica, che ha emesso il decreto di approvazione datandolo 17 dicembre 1988, proprio per farci questo dono nell’anno centenario. Lo sottolineava don Egidio Viganò l’8 dicembre 1989, quando fu solennemente inaugurato il nuovo Istituto: «Siamo convinti che con la creazione dell’ISCOS – che si affianca ad altre istituzioni cattoliche già benemerite o nascenti – stiamo giocando una carta importante, anche se umile, per l’evangelizzazione e l’educazione dei giovani e del popolo: aiutare a far crescere la capacità di comunicare con modernità, di dialogare efficacemente, con l’uomo d’oggi»5.


Da questa nuova fondazione la Congregazione si aspetta la formazione ad alto livello degli educatori e dei comunicatori della Famiglia salesiana e la ricerca coraggiosa nel campo della Comunicazione Sociale a tutto campo, con attenzione alla teologia e pastorale della stessa Comunicazione Sociale, allo studio delle teorie sociali dei media, alla sperimentazione di metodi di educazione ai media, ai nuovi linguaggi della catechesi e della comunicazione religiosa, alla produzione di programmi religiosi ed educativi.


Oggi l’ISCOS è una Facoltà; la decisione saggia e audace di avere una Facoltà di Scienze della Comunicazione Sociale nella nostra Università, cui hanno fatto seguito altre facoltà nei diversi centri universitari appartenenti alle IUS, comporta il nostro impegno di preparare un personale della Congregazione e della Famiglia salesiana adeguato al nuovo compito. E’ evidente che il sostegno di una Facoltà di tanta rilevanza richiede la collaborazione e la corresponsabilità di tutta la Congregazione, cui qui faccio appello.




3. I Salesiani nel nuovo areopago della comunicazione sociale



Il nostro Capitolo Generale 25°, considerando la crescente importanza del settore della comunicazione nel contesto dell’attività della Congregazione salesiana, nello spirito degli articoli 6 e 43 delle Costituzioni, che affermano essere questo «un campo di azione significativo che rientra tra le priorità apostoliche della nostra missione», ha deciso di avere un Consigliere generale con attribuzione specifica ed esclusiva della Comunicazione sociale. Egli «ha il compito di animare la Congregazione in tale ambito. Promuove l’azione salesiana nel settore della comunicazione sociale e coordina in particolare, a livello mondiale, i centri e le strutture che la Congregazione gestisce in questo campo» (Cost. 137).


A seguito del Capitolo, inoltre, nel Progetto di animazione e governo del Rettor Maggiore e del suo Consiglio è stata data un’attenzione puntuale a questo settore, indicando obiettivi, processi ed interventi in quattro aree: la visione di insieme, l’animazione e formazione, l’informazione e le imprese. Il Consigliere della Comunicazione sta portando avanti un lavoro organico e progressivo in questo ambito con intelligenza e determinazione. Il vostro incontro di questi giorni contribuirà certamente a dare una ulteriore spinta alla concretizzazione del Progetto del sessennio.


I mass media rappresentano una risorsa straordinaria del nostro tempo. E’ cresciuta nella Chiesa la consapevolezza del “dono” che essi sono per la famiglia umana e per ogni singolo uomo. Si possono interpretare così, ad esempio, gli stessi titoli degli interventi del Magistero: Miranda prorsus (Pio XII, 1957), Inter mirifica (1963). Communio et progressio (1971), Aetatis novae (1992).


I media sono però anche un rischio e un pericolo. Lo ha sottolineato il Papa nell’ultimo messaggio per la XXXVIII Giornata mondiale delle Comunicazione Sociale: I media in famiglia: un rischio e una ricchezza.


Tuttavia il controllo, la limitazione e la proibizione non sono una soluzione, come ha sottolineato il magistero anche nell’ultimo messaggio. Al “potere” dei media siamo chiamati a contrapporre il “contropotere” dell’educazione, della cittadinanza, dei valori etici, della formazione dei leaders e dei professionisti cattolici della Comunicazione Sociale.


A questo punto ritengo doveroso invitarvi a tornare a leggere le Lettere programmatiche di don Egidio Viganò “La comunicazione sociale ci interpella” e di don Juan E. Vecchi “Fa’ udire i sordi e fa’ parlare i muti”. Vi faccio poi presenti alcune attenzioni particolari.


La educazione mediale è stata ripetutamente raccomandata dalla Chiesa (cf. Inter mirifica 15 - 16, Communio et progressio 107, Aetatis novae, 18). Le nostre scuole, le nostre parrocchie, i nostri oratori - centri giovanili devono impegnarsi in questo nuovo campo della missione educativa. Non si tratta di apprendere tecnologie o di giocare con Internet, ma di assumere con competenza i nuovi traguardi della alfabetizzazione e della competenza comunicativa, dell’autonomia critica, dell’esercizio della cittadinanza ispirata ai valori della dignità della persona e della solidarietà sociale, incominciando dai più bisognosi. Chiedo che nelle Ispettorie si avviino programmi per l’educazione ai media e per la formazione di educatori ai media.


La formazione dei leaders è il secondo punto strategico della nostra azione nel campo della Comunicazione Sociale. Leaders sono innanzitutto i Salesiani. Si è fatto ancora poco per attuare gli orientamenti sulla formazione dei futuri sacerdoti circa gli strumenti della Comunicazione Sociale. L’istruzione della Congregazione per l’Educazione Cattolica a tale riguardo6, pubblicata nel 1986, portava la firma del nostro Card. Javierre. La nostra Facoltà di Scienze della Comunicazione potrà aiutare i Dicasteri della Formazione e della Comunicazione Sociale, e insieme le Ispettorie, a studiare come attuare ciò che dice la Ratio su questa dimensione imprescindibile della formazione del salesiano e dei nostri collaboratori. Gli Ispettori dovranno poi verificare l’attuazione delle disposizioni e formare il personale competente.


Le nostre opere della Comunicazione Sociale sono una risorsa. E’ tradizione salesiana impegnarsi nel campo della stampa, del teatro, della musica, della grafica, …, in una parola nella comunicazione antica e nuova. Don Bosco ci ha dato l’esempio: “sempre all’avanguardia del progresso, e parlava di opere di stampa e di tipografia” (MB XIX, 81). Le nostre Costituzioni rinnovate hanno messo la Comunicazione Sociale tra le nostre “priorità apostoliche” (Cost 43). Il panorama delle nostre editrici, dei centri di produzione audiovisiva, delle pubblicazioni a stampa è impressionante. Dobbiamo interrogarci però sulla qualità, sullo spessore culturale, sulle sinergie che siamo in grado di attivare; ad esempio, un centro teologico o pedagogico dovrà offrire la sua consulenza e collaborazione alle opere della Comunicazione Sociale di una Ispettoria o Regione.


Cari Confratelli,

dobbiamo attuare una “conversione pastorale”. In questi ultimi decenni abbiamo lavorato molto, ma ora la Chiesa e la storia ci chiedono un più grande impulso circa la comprensione del nostro tempo e una visione più sapiente e coraggiosa del nostro apostolato.


Don Bosco ci illumini e ci dia il coraggio per essere competenti e credibili educatori, evangelizzatori e comunicatori, quali richiesti dalla missione oggi.








P. Pascual Chávez V.

1 Cf. F. J. EILERS - R. GIANNATELLI, Chiesa e comunicazione sociale. I documenti fondamentali, LDC, Torino 1996.

2 GIOVANNI PAOLO II, Redemptoris missio, 37

3 Cf. CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, 44.

4 CEI, Comunicazione e missione. Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa, Roma 2004.

5 Cf. F. LEVER, a cura di, I programmi religiosi alla radio e televisione, LDC, Torino 1991, p. 138.

66 congregazione per l’educazione cattolica, Gli strumenti della comunicazione sociale nella formazione dei futuri sacerdoti, Roma 1985