1973_FaviniG_A_meta_con_don_Bosco


1973_FaviniG_A_meta_con_don_Bosco

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D. GUIDO FAVINI
salesiano
A METÀ
CON DON BOSCO
Il Beato Don Michele Rua e la Società Salesiana
di San Giovanni Bosco
nel primo mezzo secolo di Storia dell'Opera
Edizione extracommerciale

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Pro manusuipto
Visto per 1a Società Salesiana:
Roma, 24 maggto 7973
D. Eugenio Valentini
Nulla osta:
Torino, 1.6 agosto 1973
D. Angelo Zannantoni, Dir. Casa Madre

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1.6 Page 6

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A favore della Causa dt Canonizzazione
Per richieste rivolgersi alla:
DIREZIONE GENERALE OPERE SALESIANE
Via della Pisana, 1111
00161 ROMA
oppule:
BOLLETTINO SALESIANO
Via Maria Ausiliatrice, 32
10100 TORINO
Presso 1'autore
Casa Madre Salesiani
Via Maria Ausiliatrice, 32
10100 ToRINO
sono ancora disponibili copie di:
Favini Vita di S. Giooanni Bosco
»>
>>
Alle
Una
lonti
perla
della aita salesiana
del lago d'Orta (Il
ven. Don Andrea
Beltrami)

1.7 Page 7

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FONTI BIBLIOGRAFICHE
Attinsi quasi esclusivamente a
L) Memorie Biografiche di S. Giooanni Bosco, Lemoyne-Amadei-Cetia, 19
volumi, SEI Torino;
2) Bollettino Salesiano, Edizione italiana, annate dal 1888 al 1910;
l) G. B. Fnexcrsre, Don Micbele Rua, Tip. Salesiana, S. Benigno Canavese,
t9tl;
4) A. Auenrr,Il Seruo di Dio D. Micbele Rua,3 volumi, SEI Torino;
5)
-
E.
Un altro Don Bosco, Riduzione ad un volume, SEI Torino;
CrnIa, Annali della Società Salesiana,2'e 3" volume, SEI Torino;
-
-
Epistolario di S. Gioaanni Bosco, quattro volumi, SEI Torino;
Vita del Serao di Dio Don Michele Rua, SEI Toùno, 1949;
6) F. MeccoNo, Vita della Seraa di Dio Maria Domenica Mazzarello, 2 Ed.
1,934;
7) D. GanNanr, Sr. Maddalena Morano,Ed. 1923;
8) G. Merxsrrr, Madre Caterina Dagbero, SEI Torino, 1940;
9 ) A. GtNrrrucct, Il Beato Michele Rua, Cantagalli Siena, L972;
10) G. VBsprGNANr, Uz anno alla scuola di Don Bosco, SEI Torino.

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Al Rettor Maggiore, Superiori e Confratelli, alle Figlie di
Maria Ausiliatrice, ai Cooperatori Salesiani, agli Exallieui ed a
quanti arnano Don Bosco e fie apprezzano il metodo educatioo
per la formazione di una sana giouentù uistiana, dedico questo
studio del Beato Don Michele Rua nel << Centenario dell'appro-
aazione delle Costituzioni della Società Salesiana » (3 aprile 1874).
Egli lu ben defi.nito << Il capolavoro di Don Bosco >> (Don
Ceria); primo tra i primi suoi allieai << primo nella sua mente e
nel suo cuore )> ... <( pietra angolare >> della Società Salesiana...
<< un altro Don Bosco »> (Card.. Agostino Ricbelruy); << La Regola
vivente »> (dai Salesiani conternporanei); << Continuatore >> del-
I'Opera di Don Bosco... « tipo ideale di perfezione religiosa sa-
lesiana »> ... << atleta di attività apostolica >> (Paolo VI).
Sebbene la sua santità dpostolica << spauefitasse >> i Salesiani
conteruporanei (Mons. Costamagna ed altri cont'ratelli), la Chiesa
lo ha proposto all'amnzirazione ed all'imitazione del clero, dei
religiosi, dei ledeli del nostro tempo esaltandolo all'onor degli
altari. Ci esorta anzi ad inuocare la sua intercessione pel progresso
spirituale e per I'unione di tutti i uistiani secondo lo spirito del
Concilio Ecumenico Vaticano II e per la bonifica ciuile del mondo
rnoderno.
Io bo cercato di ritrarre soplattutto la sua lorte caratteristica
personalità nella sua intimità con Don Bosco, nella sua ledeltà
alla Regola e nella sua sorprendente attioità apostolica salesiana,
rzettendo in eaidenza la sua apertura ai se,grui dei tempi ed ai
disegni di Dio nel genuino carisma del Fondatore della triplice
Famiglia salesiana.
7

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È tanto sorprendente la dinamica apostolica di questa tempra
di asceta, che setubraua più fiato per l'austera uita cenobitica
contemplatiaa.
In un uentennio di rettorato, primo successore di Don Bosco,
ha portatn i Salesiani da 1.049 a 4.372, le case da 59 a 341; le
Figlie di Maria Ausiliatrice da 312 a 2.675,le loro case da 57 a
393; i Cooperatori Salesiani da circa 80.000 a circa 200.000.
Dopo l'ottaua curata con Don Bosco ancora oioente, ha allestito
trenta spedizioni ruissionarie: la più modesta con cinque rnissio-
nari, la più nurnerosa con 295. Ha diffuso le Opere di Don Bosco
dall'Italia, dalla Francia e dalla Spagna, dall'Argentina, Uruguay,
Brasile, Equatore, alla Saizzera coruinciando dal Canton Ticino,
all'Ingbilterra (1889), alla Colombia (1890), al Belgio, all'Al-
geria, alla Palestina (1891), al Messico (1892), al Portogallo, al
Venezuela, al Perìr (1894), all'Austria, alla Tunisia, alla Boliaia
(1895), all'Egitto, al Sud Africa, al Paraguay, al Nord America
(1896), al Saluador (1897), alle Antille (1898), in Turchia (1903),
in Cina, nell'India (1906), a Mozarubico, nel Centlo America,
Costarica, Honduras e Panamà (1908-9). Ha esteso le uere e
proprie missioni dalla Patagonia e dalla Terra del Fuoco, lra i
Jiaaros dell'Equatore, lra i Bororos del Mato Grosso (Brasile),
fra i lebbrosi della Colombia.
Ha curato le aocazioni salesiane a progresso di studi classici e
prot'essionali, ecclesiastici, inaiando giouani salesiani alle Scuole
e Uniuersità statali ed agli Atenei Pontifici, ottenendo il pareggia-
ft?ento di scuole normali e liceali in casa; mentre daua leruore alla
forntazione religiosa co/, nuoae case di nouiziato, studentati rego-
lari filosofici e teologici in ltalia ed all'estero. Ha impresso I'ade-
gudmento agli Oratori t'estiai e quotidiani in campo ricreatiuo e
culturale con lo sport fino alla ginnastica ed all'atletica leggera,
associazioni e circoli, Conferenze di S. Vincenzo, Società di rnutuo
soccorso, Casse di risparrnio, Uffci di collocamento e Segretariati
del popolo; ha promosso nelle Scuole Prolessionali ed Agricole cor-
si di sociologia cristiana, iscrizione alle Associazioni Operaie Cat-
toliche. Ha costruito il priruo teatro salesiano a Valdocco e dato
incremento alle filodrammatiche, alle scuole di musica e di canto,
all'inserimento dei giouani nelle associazioni di Azione Cattolica.
Determinante per la fioritura delle uocazioni giouanili ed adulte,
B

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la promozione della liturgia e della rnusica saua, d.el canto g/e-
goriano e polilonico, la cura della pietà.
Rileaante I'organizzazione della cura degli Emigrati in Europa
ed in America e delle fondazioni numerose nell'Italia rneridio-
nale, nei paesi sottosuiluppati anche all'estero; I'assistenza agli
Operai fino ad interuenti personali per la soluzione di uisi indu-
striali, cornposizione di attriti e di scioperi; organizzazione di soc-
corsi, assistenza, ospitalità nelle grandi calamità telluriche ed
atmosleriche, alluaioni, teruemoti...
Don Rua fu all'altezza dei tempi in campo internazionale an-
cbe di lronte ai grandi problemi sociali...
Naturalmente per le docamentazioni douetti ridurmi più aolte
a rapidi cenni; ma con l'indicazione delle lonti che gioaeranno
per studi specializzati. Spero di auer reso un buon seruizio ad
altri studiosi che uoruanno approlondire ricerche e aalutazioni.
Don Rua riaiua col uedito che ha ora dalla Chiesa concoryendo a
quella primauera postconciliare cbe è nel cuore di tutti.
Don Guido Fauini
9

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PARTE I: ALLA SCUOLA
DI UN GRANDE MAESTRO
<< Capolauoro di Don Bosco >>
(Don Ceria)
<,< Prendi, Michelino »>...
giov-anePsraecnedrdi,otMe,icqhuealnindoo, Mpircehnedliinl o-,
gli rispondeva spesso il
al termine delle lezioni dai
Fratelli delle Scuole Cristiane di Porta PaTatina a Totino, scor-
gendolo per la strada, gli correva incontro col più bel sorriso e gli
chieDdeovna:B-oscoO, hs,orDriodnenBdoosacon!chm'eigdliàamuna'ibmilmmaegnitnee,?gli porgeva in-
vece la sua mano sinistra e, fingendo di tagliarla con la destra,
gli ofiriva metà della sua palma.
Michelino non capiva: persuaso che Don Bosco non avesse
immagini in tasca, quella volta, gli baciava la mano e s'afrretrava a
casa dove la mamma 1o attendeva.
Non distava molto la sua casa dalle Scuole dei Fratelli.
E meno ancora dall'Oratorio di Valdocco ove Don Bosco ave-
va fissato le sue tende, dopo un biennio di peregrinazioni fortu-
nose, nell'aprile del 1846.
Michelino era il quarto figlio delle seconde nozze di Giovanni
Battista Rua con Giovanna Maria Femero.
Il papà
delle Canne,
esreaz-ionedidreemllamRoegoigagFi a-bbruicna
capo-reparto alla
di Armi, dove si
Fucina
forgia-
vano le canne di armi da fuoco.
Dal 1820 alloggiava con tutta 7a famiglia in uno degli appar-
tamenti riservati ad operai ed impiegati presso la stessa fucina.
Dalla prima sposa, Maria Baratelli, aveva avuto cinque figliuo-
1i, ma tre erano morti in tenera età prima della loro mamma,
spirata il25 apdle t828.
11.

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Alla nascita di Michelino facevano festa due suoi fratelli,
Giovanni Battista di 7 anni e Luigi Tommaso di J, coi due rima-
sti dalle prime nozze, Pietro Fedele di 22 anni e Giovanni Batti-
sta Antonio di 17 . Eta il 9 giugno 1837.
Genitori d'oto, papà e mamma: cristiani esemplari, si voleva-
no un gran bene e curavano con amore la buona educazione dei
figli e il loro addestramento alla vita. Naturalmente, I'ultimo nato
era un po' iI beniamino di tutti. Anche del Cappellano della
Fabbrica che, stipendiato dal governo, ufficiava una chiesetta an-
nessa alla fucina, con l'obbligo di insegnare a leggere e scrivere ai
figli degli impiegati e degli operai, menme faceva loro il Catechi-
smo e li preparava anche alla Cresima ed alla prima Comunione.
Michelino cresceva grazioso, docile, amabilissimo. Tolto un
tufio involontario nel canaletto che scorreva alla Crocetta presso
Ia Cascina Grossa, dove abitavano gli zli, nel tentativo di afier-
rare un mazzo di fiori campestri trasportato dall'acqua, si può
dire che non diede mai pene ai suoi cari. Del resto, anche dal
tufio si era salvato da aggrappandosi ai cespugli della riva, con
l'unico guaio d'esserne uscito bagnato come un pulcino. Pensa-
rono gli zii a riportarlo a casa con abiti asciutti.
Vera disgrazia invece per tutta la famiglia, la morte del bab-
bo, avvenuta il 2 agosto 1845.I figli maggiori si separarono for-
mandosi la loro casa; e Ia mamma rimase sola coi suoi tre: Gio-
vanni Battista Antonio, Luigi e Michele.
Per buona sorte, il primo era già avviato alla professione del
padre e la famigliola poté continuare a godere I'alloggio statale
presso la fucina. Cinque mesi prima, i\\ 25 aprlle, Michelino aveva
ricevuto il sacramento della Cresima dall'Arcivescovo di Torino
Mons. Luigi dei Marchesi Fransoni nella cappella dell'Arcivesco-
vado e fr"qrrentava già la scuola del cappellano. Aveva otto anni.
Un mese dopo, nel settembre del 1845, ecco il primo incontro
con Don Bosco, il quale {aceva funzionare come poteva il suo
Oratorio ambulante presso 7a sua abitazione al Rifugio dell'Opera
Pia Barolo, dove la fondatrice, marchesa Giulietta di Barolo, lo
teneva ancora come aiuto del cappellano dei suoi Istituti Teol.
Gio. Battista Borel.
Condotto da un compagno, Michelino fu subito preso dalla
bontà di Don Bosco ed avrebbe continuato a frequentar l'Ora-
1.2

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torio se la mamma, di fronte alla baraonda di quegli inizi, non
l'avesse trattenuto per timore che ne soffrisse da rugazzi meoo
educati.
D'altra parte il cappellano della Fabbrica l'aveva particolar-
mente a cuore e lo voleva preparare lui alla prima Comunione per
la Pasqua dell'anno seguente, 1846.
Don Bosco, frattanto, sloggiato dal Rifugio, da S. Pietro in
Vincoli, dalla cappella dei Molassi o Molini di Dora, finiva in un
prato coi suoi poveri rugazzi cui non restava spazio di ricreazione,
dopo breve sosta a casa Motetta, nel resto dell'invetno 1945-
46 (il prato Filippi).
Anche i buoni cominciavano a dubitare che gli avesse dato
di volta il cervello. L'allarme giunse all'orecchio di Michelino,
mentre ne parlavano tra loro il cappellano e il direttore della
Fdeaibbproicvaerdi g'Aiorvmain:i,-chepgelvishlqa
Don
dato
Bosco!... Si è tanto
di volta il cervello...
infatuato
<< Se si fosse ftattato di mio padre, forse non ne avrei provato
pena maggiore ,, confidò Don Rua narrando più tardi l'episodio.
La Provvidenza vegliava invece su Don Bosco che, sfuggito
al tentativo di essere condotto al manicomio, poté afittare pro-
prio per la Pasqua del 1846 a due passi dal prato la tettoia di
uno stabile, con due stanze ed un pezzo di cortile. sviluppò
poco a poco tutta l'Opera sua, con l'aiuto sporadico di collabo-
ratori volontari ecclesiastici e laici, l'assistenza della Madonna
dal Cielo e della sua mamma, la buona Mamma Margherita,
scesa con lui dal colle natio di Castelnuovo il 3 novembre se-
guente a far da mamma ai primi odanelli, i quali bussarono alla
porta dell'Oratorio nella primaveru del 1847 .
Allora anche mamma Rua permise a Michelino di frequentare
regolarmente, insieme al fratello Luigi, ogni festa la casa di Don
Bosco e di iscriversi alla Compagnia di San Luigi.
Aveva compiuto i dieci anni ed era stato accolto dai Fratelli
delle Scuole Cristiane nel Corso Complementare che essi tenevano
a Porta Palatina per coloro che avessero conchiuso il corso ele'
mentare. Là Don Bosco veniva spesso invitato a confessare gli
allievi periodicamente. Appena Michelino poté fare a lui la sua
confessione, non 1o lasciò più.
Don Bosco, dal canto suo, seguendo la sua bell'anima inno-
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cente e generosa nei suoi primi progressi spirituali, ebbe quasi
subito f impressione di poter contare su di lui pei grandi disegni
che Iddio gli andava svelando quasi d'incalzo in quegli anni deci-
sivi. Donde
prendi...
iI
gesto
e
f invito
misterioso:
-
Prendi, Michelino,
Il corso dei Fratelli durava un biennio. Michelino 1o con-
chiuse felicemente nel 1849-50.
E... se il Signore ti chiamasse a fatti Sacerdote?
Michelino era orrnai di casa all'Oratorio, fra i più assidui ed
edificanti, nei giorni festivi. I Fratelli l'avrebbero visto ben vo-
lentieri nella loro Congregazione. Lo stesso Direttore Fratel Mi-
chele, suo maestro, a cui era molto affezionato, aveva azzzo:dato
la domanda. Ma correva voce che egli sarebbe stato destinato ad
un'altra scuola per l'anno prossimo e Michelino s'era limitato a
rispoDnodnerBe:os-co
Vedremol
andò più
se lei
in là.
rimarrà a Torino...
Durante le vacanze
1o
chiamò
a
esigslai-ccrhifiieEcsane:ttaa-nretoMnpieeclhrlaenloFini.uoc,inoaraechlaevpoeranrsei
di fare?
per aiutar
Ia
mamma,
che
anch-e
E non ti
il latino?...
piacerebbe continuare gli studi?...
E, se il Signore ti chiamasse a fani
E studiare
sacerdote...
non ti piacerebbe?...
-
-La
Oh, se
Prova a
mamma
sidererei tanto
mi piacerebbe!... Ma, e la mamma?...
parlarle e mi dirai se approva.
nel suo cuore non
vederti sacerdote!
SseogilnaSviagndoirme emgilifoa:ce-sseOqhu,edstea-
grazia, non avrei parole per ringraziarlo. Di' a Don Bosco che ti
Iascio studiare ancora un anno e vedremo se potrai riuscire.
Fin dal 1849 Don Bosco aveva preso a far ripetizioni di latino
ad alcuni giovani studenti che gli davano un po' di aiuto nell'assi-
stenza dei compagni e pei catechismi, quando potevano. Quattro
ne aveva avviato con Ia speranza di portarli al sacerdozio ed aver-
li poi a sua disposizione: Giacomo Bellia, Giuseppe Buzzetti,
Carlo Gastini, Felice Reviglio.
Avuto il consenso dalla mamma, associò Rua ad alti giovani,
14

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fra cui Giovanni Ferrero e Domenico Marchisio, e li afidò a
Felice Reviglio, che aveva fatto maggiori progressi nei primi studi
di latino, perché li avviasse durante il resto delle vacanze ad
apprendere le declinazioni.
Nella prima quindicina di settembre condusse anche 1oro, con
un centinaio di compagni a fare un corso di esercizi spirituali nel
seminario di Giaveno, ad una trentina di chilomemi da Torino.
Passeggiata pittoresca, in gran parte a piedi; ritorno da Valgioie
e salita alla famosa << Sagra di San Michele »> sul monte Pirchi-
riano; allegria ed avventure che non descriviamo perché ci ru-
berebbero troppe pagine. Lasciando ad abili predicatori lo svol-
gimento delle meditazioni e delle istruzioni, Don Bosco si riserbò
la conclusione dando loro un unico ticordo: Ogni mese late
l'Esercizio della Buona
te?ruetxte bene ogni mese.
Morte
-
t'atelo bene -
latelo infallan-
Rua n'era tornato anche col proposito di un grande impegno
nel nuovo corso di studi.
Bozzetti Giuseppe gli aveva confidato di aver udito Felice
Reviglio dare a Don Bosco un giudizio poco favorevole sulla sua
-acphpeSlDicaaaorbàznb;ioimanBaeoin.sfgocEreosgeDnnoonoonnenBaccoveaseplcvaoaamcniategt!tgae-vi.u.e.nvtaaovspeovaffareoreltaos:cela-mnaoEtnop.pauEvreevRamevmiigoplsaiosreo:
nessun lamento a Michelino. Probabilmente aveva capito che, pas-
sando dalla scuola metodica di esperti come i Fratelli delle Scuole
Cristiane alle lezioni di un principiante improvvisato, l'alunno
modello si era trovato a disagio.
Ma a Rua bastò la confidenza di Btzzetti per metterci tutta la
sua buona volontà e portarsi al primo posto appena Don Bosco
poté affidare i giovani allievi ad un pio e colto sacerdote della
diocesi, Don Pietro Merla, per una prima ginnasio regolare.
Ai ventisei migliori dei suoi oratoriani volle anche procurare
alcuni giorni di sollievo conducendoli a vendemmiare presso la
sua casa natia, dove il fratello Giuseppe ospitò la carovana con
Don Bosco e Mamma Margherita, dalla fine di settembre ai primi
di ottobre. I giovani infervotarono la popolazione alla festa della
Madonna del Rosario nella cappellirra fatta adattare da Don
Bosco fin dal 1848. Tra i ventisei c'era pure Michelino.
1,5

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Nel ritorno sostarono tutti alla parrocchia di Castelnuovo a
salutare il Parroco e, mentre Don Bosco e la mamma si intratte-
nevano in canonica, un ragazzino in gamba, vivacissimo, che fun-
geva da sagrestano ed era un po' il factotum in parrocchia anche
per gratitudine al viceparroco che gli faceva scuola, disribuiva
pane e companatico per uno spuntino. I più grandicelli non tar-
darono a scoprire che egli teneva perfino le chiavi della cantina e
1o pregarono di far loro assaggiare qualche goccio di vino. Ma,
dietro a loro, ecco subito accodarsi gli altri. E Cagliero, colto
il destro dell'arrivo di Rua, che sembrava il più modesto e com-
pito di tutti, in buon piemontese l'affrontò:
veob, ib-c--rcahviEEMeo.rdi.etc.u.hi,ToePtulaoiG,ngi,eMaiszoi-pczvhiinneaoglils,einnpnconqodsmoivsleoaifttaauicm2cboh.eanirbateiimnlmlu'iaTeòcnqCtueaagvflerieerssrcooa.dlaeppoonretan:do-
fiasco
Bra-
E, chiudendo in fretta 7a cantina, troncò abilmente la distri-
buzione...
Fu il primo inconro tra il futuro successore di Don Bosco ed
il futuro Cardinal Cagliero. Una buona risata li fece subito amici;
1o divennero ancor più l'anno seguente 1850, quando anche Ca-
gliero fu accolto da Don Bosco all'Oratorio di Torino. I due
primi fedelissimi. Degli altri, pochi perseverarono e i pochi,
divenuti sacerdoti, andarono in diocesi ad esercitare il sacro
ministero. Mentre faceva la prima ginnasiale andando all'Ora-
torio per le ore di scuola, Michelino serviva volentieri la Messa
e si tratteneva con Don Bosco più che poteva, specialmente dopo
i\\ 25 maruo 1851 quando gli morì il fratello Luigi, a 17 anni di
età. Era Luigi di nome e di fatto, come si diceva allora, pel
candore dell'anima che imitava il giovane santo di cui portava
il nome.
Don Bosco stesso ne fece uno splendido elogio dandone I'an-
nuncio ai compagni, confortando Michelino e la Mamma.
Per sollevare questa da ogni preoccupazione, all'inizio del nuo-
vo anno scolastico I85l-52 Don Bosco fece posto a Michelino
come interno ofirendogli tutto l'agio di proseguire gli studi pres-
so il prof. Carlo Giuseppe Bonzanino, che teneva un ginnasio
inferiore privato, alternando le lezioni alle tre classi, nella casa
16

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dove Silvio Pellico aveva scritto << Le rnie prigioni », presso la
chiesa di San Francesco di Assisi.
Il professore ne fu presto entusiasta. E quando incontrava
Don Bosco s'aflrettava a dirgli la sua soddisfazione:
il primo?... È sempre Rual
-
Sa chi è
-
-È
Ma gli starà vicino Marchisio...
Sì, sì; ma a qualche distanza.
facile immaginare quanto ne godesse
Don
Bosco.
Il
5
giu-
gno 1852, 1o scelse con alri dodici, tra cui un diacono, ospite
dell'Oratorio per la chiusura del Seminario e l'esilio dell'Arcive-
scovo, e propose loro di provare a fare una pia pratica tutti i
giorni festivi per un anno intero: recitare le preghiere delle
« Sette allegrezze di Maria Vergine >>. Una devozione comune,
fra le anime cristiane d'allora, verso la Madonna. Ma più nel
ceto femminile.
I1 5 giugno era per Don Bosco l'anniversario annuale della
sua Otdinazione Sacerdotale, ricevuta proprio il 5 giugno 1841.
Rua segnò su un pezzo di catta i nomi degli impegnati: Bellia,
Buzzetti, Gianinati, Savio Angelo, Savio Stefano, Marchisio, Tur-
chi, Rocchietti 1,", Francesia, Bosco Francesco, Cagliero, Germano
e Rua, più il diacono Don Guanti. E in calce all'elenco scrisse di
sua iniziativa questa invocazione: « O Gesù e Maria, fate tutti
santi coloro che sono scritti in questo piccolo foglio ». Capolista,
1o stesso Don Bosco (1). il bigliettino si conserva nell'Archivio
Capitolare Salesiano.
Egli era più che deciso a farsi santo sul serio' Il 22 settembre
accolse f invito di Don Bosco e, dopo aver consultato Don Cafasso
sulla sua vocazione al sacerdozio, prese il suo posto fua gli alunni
interni dell'Otatorio San Francesco di Sales. Il giorno seguente,
con Don Bosco, Mamma Margherita e ventisei compagni partì per
Castelnuovo a far vendemmia ed a celebrare la festa della Madon-
na del Rosario con particolare fervore ed intima gioia. Gran giorno
infatti per lui quel 3 ottobre: il Prevosto di Castelnuovo benedi-
ceva la veste talare per lui e per Rocchietti nella cappellina del
Iìosario. E gioia anche per la sua mamma, che cominciava a presta-
re un po' di aiuto quell'autunno stesso a Mamma Margherita e
stava quindi unita al figlio anche in casa di Don Bosco.
17

2.10 Page 20

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Latalarc gli stava bene
bDeonne<<:CIglerlsiiaudo-avraitpouarnnr'vaoeriaal'lalm'pOporaaltrtoiozirsoioinmepnaedtliicnuaun, ofavoonrmgaeablonb.digLolaial'omtarnelaanrmtcoeg-nlitosntamovtaia-
gliore alla serena espressione del suo volto e alla dignità del suo
abituale contegno. Bisogna anche aggiungere che Ia portava con
garbo, con visibile rispetto » (2).
Diciam pure con fede e divozione, perché la baciava con rive-
renza nelf indossarla al mattino, nel deporla alla sera. Sentiva il
valore della sua divisa, come tanti santi sacerdoti. Gli dava presti-
gio anche fra i compagni e consentiva a Don Bosco di associarselo
con maggior confidenza nei fraterni servigi che poteva loro presta-
re. Glielo disse chiaramente quando il chierico gli chiese spiegazio-
bnueondefilgmliuisotleor,ioosrmo agietsutododverlestatigclioomdperellnadmerlaon! om.a-
1o
Oh, il mio
comprende-
rai meglio in seguito: Don Bosco voleva dirti che con te un gior-
no avrebbe fatto a metà... Mio caro Rua, adesso tu vieni a comin-
ciare una nuova vita. T'incamminerai così verso la Terra Promes-
sa, ma attraverso il Mar Rosso e il Deserto. Se mi aiuterai, passe-
remo tranquillamente l'uno e l'altro, e arriveremo alla Terra Pro-
messa.
Rua era felice di prestar qualche servigio, di essere un po' di
aiuto al suo secondo padre. Gli alunni interni erano 37 ed aumen-
tavano di anno in anno: gli studenti andavano a scuola in città
dal Cav. Bonzanino e da Don Matteo Picco, due ottimi professori
che accoglievaflo tra il fiore dell'alta borghesia i poveri rugazzi di
Don Bosco pel ginnasio inferiore e superiore; gli artigiani andava-
no a lavoro pure in città presso onesti maestri d'arte che li adde-
stravano sufficientemente nel corso di un triennio a guadagnarsi
il pane.
Rua guidava la sua squadra nell'andare e nel venire da scuola,
li assisteva anche in casa, ai cenni di Don Bosco. La mattina delle
dvaominenmicehzezo-
a
come depose
loro quando
più tardi il card.
arrivavano anche
gCliagelsieterorn-i
e
sl
7i
116ya-
faceva
giocare, mentre Don Bosco confessava, e vegliava perché quelli
che volevano farc 7a comunione non rompessero il digiuno eucari-
stico neppure con un sorso d'acqua, come si usava allora. Durante
iB

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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la messa edificava col suo contegno, animava a ptegate con facco-
glimento, a far bene la santa comunione. Nelle altre ore di ricrea-
zione giocava o conversava con loro, li ammoniva amabilmente se
occorreva, metteva in evidenza i sacrifici di Don Bosco e li spro-
nava a comportarsi educatamente, evitando cattive maniere e catti-
vi discotsi. Sempre pronto, lungo la settimana, a far ripetizioni, a
tener l'ordine ove occorresse, a ricopiare lettere e manoscritti di
Don Bosco, ecc.
Proseguendo i suoi studi, fece in due anni il ginnasio inferio-
re ed in un anno quello superiore riportando voti lusinghieri alle
rispettive licenze presso il pubblico ginnasio San Francesco da Pao-
7a (ora Gioberti) e il collegio del Carmine (poi ginnasio Cavour).
Nel 1851 un nuovo lutto colpì la sua caru famiglia con la
morte del fratello Giovanni Battista, che spirava i7 29 marzo a 23
anni lasciando sola la mamma senza mezzi sufficienti di assistenza.
Don Bosco ne lenì il dolore e provvide alla mamma assumendola
per tutto il giorno in aiuto a Mamma Margherita, alla quale suc-
cesse, ffe anni dopo, quando la mamma di Don Bosco fu chiama-
ta in Paradiso. Con l'autunno del 1851 il ch. Rua cominciò il cor-
so di filosofia insieme al ch. Rocchietti presso distinti professori
del Seminario Metropolitano; e mentre Don Bosco tratteneva al-
1'Oratorio di Valdocco nei giorni festivi il neochierico Francesia e
il giovane Cagliero, egli si portava all'Oratorio San Luigi ad aiuta-
re ed a supplire i direttoti che si succedevano secondo le loro
possibilità.
Ricorreva nel 1853 il quarto centenario del miracolo del SS.
Sacramento e Don Bosco 1o illusrò in un volumetto delle Letture
Cattoliche. (Anno I, fasc.6")... Parlandone col ch. Rua gli confi-
dò:
non
-ci
Quando
sarò più;
nel 1903 si celebrerà il nono
ma tu ci sarai e fin d'adesso ti
cinquantenario,
affido f incarico
io
di
ripubblicarlo.
cess-e quBaelnchveolsecnhetirezroi?-... rispose Rua; - Ma se la morte mi fa-
potr-ai
§14'tranquillo: la morte non ti farà nessuno
compiere l'incarico che ora ti affido.
scherzo;
e
tu
La profezia si awerò alla lettera.
Si stava applicando in Piemonte il « Sistema Metrico Decima'
le ». E il prof. Bonzanino pregò Don Bosco di prestargli il ch'
19

3.2 Page 22

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Rua per insegnarlo ai suoi allievi. Sorpresa naturale veder rienffa-
re in classe come insegnante 1'allievo loro compagno uscito un an-
no prima. Ma Rua seppe presentarsi sorridendo e conquistarsi Ia
loro attenzione'
per un po' sono
-incaMriiceaitocadrii,
sarò
farvi
sempre vostro
da maesfto; e
buon amico,
voi provatevi
ma
ad
essere umili scolari...
Salesiano...
11 26 gennaio 1854, Don Bosco scelse fra i dodici invitati alla
prova delle << Sette
dei più promettenti
- .Lllegrezze >>
per una seconda
chiamiamoli
prova: « un
ecsoesrìc-izio
quatfto
pratico
di carità uerso il prossitno » disponendosi, se fosse volontà di
Dio, a prenderne poi impegno con una promessa e magari facen-
done voto al Signore. Dei quattro, due eran chierici, Rocchietti e
Rua; due semplici studenti, Artiglia e Cagliero. Venne loro dato
il titolo di << Salesiani », cbe si andò estendendo a quanti di anno
in anno si sarebbero associati a loro.
La Chiesa universale si preparava alla proclamazione del do-
gma dell'Immacolata Concezione e la Madonna fece fiorire meravi
gliosamente il piccolo seme portandone due ad una esperienza e-
roica quando nell'estate scoppiò il coléra: Rua e Cagliero si pro-
digarono nell'assistenza ai contagiati con altri compagni, senza
che alcuno contraesse il morbo. Cagliero nell'ottobre s'accasciò di
esaurimento facendo temere della sua vita; ma Don Bosco rassicu-
rò la sua mamma esortandola a preparargli Ia veste talare che gli
benedisse egli stesso il 21 novembre. Rua minacciava invece di
crollare pel troppo lavoro che Don Bosco gli afldeva addossando
senza misurarlo. E fu il ch. Cagliero a gridare un giorno:
fa una vita impossibile: se continua così si ammazza.
-
Rua
Era veramente un po' poco quel pezzo di pane e companatico
che si metteva in tasca al mattino d'ogni festa per pranzarc all'O-
ratorio San Luigi, mentre faceva a piedi la strada atffaversando
tutta Torino. Don Bosco pregò allora il portinaio dell'Oratorio a
preparargli un buon piatto di minestra calda ed usò qualche di-
screzione nel dargli pagine della sua tremenda calligrafra da tra-
scrivere. Ma era Rua stesso che sgobbava eccessivamente organiz-
zando in quel secondo Oratorio festivo tutto quello che si faceva
20

3.3 Page 23

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a Valdocco, compresa la Società di Mutuo Soccorso e la Conferen-
za di San Vincenzo a favore dei giovani più poveri.
Dio solo poi misurava i suoi sforzi ascetici per progredire nel-
la virtù.
Guidato da Don Bosco anche ad un po' di meditazione quoti-
diana, il 25 maruo 1855, festa dell'Annunciazione, emise privata-
mente i voti di povertà, castità ed obbedienza per un anno e li
andò poi rinnovando di anno in anno fino al 1862, quando coi
primi veri salesiani emise i voti triennali secondo le Regole della
Società Salesiana, che egli vedeva frattanto studiare e stendere da
Don Bosco e atdava mettendo in bella copia, foglio per foglio.
Era ormai nel primo anno di teologia, che continuava presso i
professori del Seminario (L856'57), quando Don Bosco 1o nomi-
nò ptesidente della Compagnia dell'Immacolata, che Domenico Sa-
vio organizzò nella primavera del 1856. Così ebbe una nuova mis-
sione, la più delicata e importante per la nascente Congregazione:
la cura dei giovani migliori che nel fervore della divozione all'Im-
macolata si preparavano ad essere presto ufficialmente << salesia-
ni >>.
Domenico Savio fece appena in tempo a dar vita a questo vi-
vaio di vocazioni, mentre maturava rapidamente e precocemente
per il Paradiso.
Il 25 novembre 1o precedeva 7a santa mamma di Don Bosco,
Mamma Margherita. Dopo i commossi sufiragi e le onoranze fune-
bri, chierici e giovani, interpellati da Don Bosco se preferissero
ancora avere buone mamme di fuori od alcune Suore per la cuci-
na e la guardaroba, a gran maggioranza chiesero buone donne e-
sterne e il fondatore finì per invitare Mamma Rua a stabilirsi in
casa al posto di Mamma Margherita. La delicatezza paterna toccò
al vivo il cuore di Michele, che fu tutto, e per sempre, di Don
Bosco.
Nel 1857 la Prowidenza confortò Don Bosco con un prezioso
colloquio col ministro Urbano Rattazzi, che aveva formulato e fat-
to passare in parlamento ed in senato la legge di soppressione
degli Ordini e delle Congregazioni religiose, e che, atterrito del
suo malfatto, voleva salvare almeno l'Opera degli Oratoti. Ebbe
così Ie indicazioni più pratiche per stabilire una società adatta ai
nuovi tempi e, riprendendosi dallo scempio fatto del suo mano-
21

3.4 Page 24

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scritto in una notte di infestazioni diaboliche, poté compilare I'ab-
bozzo delle Regole che Rua trascrisse fedelmente in un qua-
dernetto.
Col quadernetto in tasca accompagnò Don Bosco a Roma i1 18
febbraio 1858 e vi trascorse oltre due mesi, ospite dei Padri Ro-
sminiani che ne furono sommamente edificati. Tanto che non
sapendo nulla dei progetti di fondazione di Don Bosco, non tarda-
rono a proporgli di associarsi a loro.
Ma il ch. Rua sapeva tutto. Il 9 maruo seguì Don Bosco an-
che all'Udienza Pontificia, insieme col Teol. Leonardo Murialdo,
ora Santo, portando la collezione delle Letture Cattoliche dal pri
mo fascicolo del 1851 al primo del 1858. Fattala presentazione,
1l Papa gli chiese se fosse già sacerdote.
chie-ricoSeanptietàrc,onroron
ancora
iI terzo
-annliospdqi5tseoRlougaia:.
-
sono solamente
volg---endoCSQsthuiueedasitotDroao1ètntlaitBtlaoottsrtsacatuotttdoaeiato<rt<eicDp?oirdaBfanacdpiolteisc!lol-ano
et de confi.nnatione
interuppe il Papa,
commozione l'ofierta
>>.
ri-
di
33 lire inviategli dai poveri giovani dell'Oratorio nel 1849 quan-
do egli era in esilio a Gaeta. Passò quindi in un'altra stanza e
tornò con un pacco di piccole medaglie dell'Immacolata pei giova-
ni oblatori, una più grande pel ch. Rua ed una più preziosa per
Don Bosco.
Seguì il colloquio privato, dopo il quale Rua venne richiama-
to a ricevere la grande benedizione di Pio lX: « Benedictio Dei
omnipotentis, Patris et Filii et Spiritus Sancti descendat super te,
super sociurn tuuriu, super tuos in sortem Dornini aocatos, super
adjutores et benelactores tuos et super otlrtnes pueros taos, et su-
per omnia opera tud, et rnarueat nunc et setnper et semper et senz-
per >>.
È facile immaginare la loro commozione.
Nel colloquio privato Pio IX aveva interrogato Don Bosco an-
che sui suoi progetti per assicurare l'avvenire dell'Opera degli O-
ratori ed approvando l'idea di una società religiosa gli aveva dato
sagge direttive per la forma della costituzione. Don Bosco ritoccò
quindi il quadernetto delle Regole, vi apportò alcune modificazio-
ni ed aggiunte su un foglio a parte e consegnò tutto a Rua per-
22

3.5 Page 25

▲back to top
ché integrasse e ricopiasse fedelmente. Così nell'udienza del 6 a-
prile lo poté presentare al Santo Padre. Questi lo scorse, lo rat-
tenne, lo esaminò attentamente postillandolo in varie patti di suo
pugno e 1o restituì nella terza udienza perché Don Bosco 1o pas-
sasse anche subito al Card. Gaude per lo studio canonico ufficiale.
Ma Don Bosco pregò il Papa di permettergli ancora un po' di espe-
rimento fra i suoi aspiranti.
Rua ebbe la gioia di godersi le funzioni papali della settimana
santa e della liturgia pasquale a cui Don Bosco partecipava come
caudatario del Card. Marini, salendo fino alla Loggia delle Benedi-
zioni presso il Papa, riportandone emozioni indelebili. Il santo teol.
Murialdo fu presentato da Don Bosco al Papa nella seconda
tdienza (3).
Direttore spitituale della Società Salesiana
Il ritorno da Roma fu una festa per tutto l'Oratorio. I rappor-
ti del ch. Rua con Don Bosco apparvero sempre più intimi: egli
prestava al fondatore sempre maggiori servigi e Don Bosco inten-
sificava la sua direzione spirituale.
Una letterina in latino scritta da Sant'Ignazio sopra Lanzo To-
rinese il 26 luglio 1858, in risposta ad una in cui Rua gli chiede-
va consigli, è un bel documento: « Figlio mio, la gioia e la grazia
di N. S. Gesìr. Cristo sia sempre nei nostri cuori. Tu nti hai chie-
sto alcune esortazioni spirituali; ed io te le do ben uolentieri, in
poche parole. Sappi dunque e ricordati che i patimenti del tetnpo
presefite non si possono palagolrare con la gloria cbe un giorno si
manilesterà in noi. Perciò tendiamo continuarnente a questa glo-
ria di cuore e con buone opere. La oitd dell'uomo sulla terta è un
napore che presto scotfipare, orrua di una nube che lugge, ombra
cbe appena si profila dilegua, onda c.be scorre. Quindi i beni di
questd aita non si deuono sopraualutare; cercare inuece appassio'
natamente quelli del cielo. Sta'allegro nel Signore. Sia che mangi,
sia che beoa, sia che faccia qualunque altra cosa, la tutto alla
rnaggior gloria di Dio. Sta' sano, fi.glio mio, e prega per me il
Signore Dio nostro. Sant'Ignazio sopra Lanzo, 26 luglio 1858,
Tao conlratello Sac. Bosco >>.
Non sfugga il titolo di confratello. Solo Rua era al conente di
23

3.6 Page 26

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tutta 7a procedura per la costituzione della Società. Egli era sale-
siano nell'anima, il « dixzidium animae >> di Don Bosco.
Dal 1857 , appena Felice Reviglio fu ordinato sacerdote e pas-
alla diocesi, e il teol. Leonardo Murialdo accettò la direzione
stabile dell'Oratorio San Luigi, Rua accettò la piena direzione del-
l'Oratorio dell'Angelo Custode in Vanchiglia mentre aveva già
tutta la cura della Compagnia dell'Immacolata per la morte di Do-
menico Savio. Sostituiva settimanalmente Don Bosco nella scuola
di Testamentino ai chierici e rivedeva la sua Storia d'Italia per la
seconda edizione. Seguiva inoltre regolarmente i corsi di teologia,
si specializzava nello studio del greco e dell'ebraico e si preparava
agli Ordini sacri.
I giovani interni erano notevolmente aumentati perché dal
1853 Don Bosco aveva intrapreso ad allestire i laboratori per gli
artigiani in casa; e per I'anno 1856-57 aveva già in funzione le
prime tre classi ginnasiali, pel 1858-59 la quarta, I'anno seguente
la quinta. Nel 1859 solo gli alunni della prima ginnasiale assom-
mavano a 96.
Maturo ormai il primo drappello, curato con apposite istruzio-
ni e periodiche conferenze ascetiche, l'8 dicembre del 1859 Don
Bosco annunciò la sua decisione di costituire Ia Società Salesiana,
ed invitò coloro che 1o bramavano ad impegnarsi all'atto ufficiale,
la sera del 18. I1 tempo necessario a Rua per fare gli esercizi
spirituali, durante i quali ricevette la tonsura e gli Ordini minori
1'11 dicembre, il suddiaconato i\\ 17 da Mons. Giovanni Balma
degli Oblati di Maria Vergine, delegato dall'Arcivescovo Fransoni
in esilio.
Memoranda la sera della fondazione. In tutto segreto, dopo le
orazioni, quando i giovani erano ormai nel primo sonno, i dicias-
sette volenterosi si raccolsero nella cameretta di Don Bosco e
costituirono il primo << Capitolo »>, ossia il Consiglio. Pregarono
Don Bosco di accettare la catica di Rettore e ben volentieri lascia-
rono scegliere a lui il suo vicario, che aveva alloru il titolo di
Prefetto. Don Bosco scelse l'unico sacerdote presente Don Vitto-
rio Alasonatti che già teneva quell'ufficio dall'agosto del 1854
quando aveva lasciato le scuole elementari di Avigliana, dov'era
cappellano e maestro, per correre a Torino ad aiutare Don Bosco
« a dire il Breaiario >>. A voti segreti vennero subito eletti gli al-
24

3.7 Page 27

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tri membri ed il suddiacono Michele Rua ebbe l'ufficio di Diretto-
re spirituale, ossia di Catechista, come si disse più tardi.
Non era ancor sacerdote, eppure appariva a tutti come il più
qualificato per Ia cura della formazione e della vita spirituale dei
Soci, la cura della osservanza e della pietà nella Casa.
I1 delicato ufficio l'aiutò a prepararsi alla ordinazione Sacerdo-
tale per I'anno seguente 1860.
Sacerdote
Apprezzato dai giovani fin dai primi anni di chiericato, quan-
do nel 1854 con votazione unanime l'avevano qualificato il miglio-
re fra i chierici, sempre più stimato anche dai chierici che 1o vede-
vano battere la via della santità con passi da gigante, Rua ebbe
anche i migliori voti in teologia e nell'anno 1859-1860 fu giudica-
to dal collegio dei professori primo assoluto fra i quattordici stu-
denti presso il seminario. Fu quindi ammesso al Diaconato pel 24
maruo ed al Sacerdozio pel 29 luglio 1860.
Prima di recarsi agli esercizi spirituali presso i Padri Lazzari-
sti, volle inviare una lettera a Don Bosco, che stava guidando un
corso per laici presso il santuario di Sant'Ignazio. E gli scrisse
in francese. Don Bosco gli rispose il 27 luglio in latino: « Al di-
tetto fi.glio Micbele Rua salute nel Signore, rui hai rnandato una
lettera in lingua francese ed hai fatto bene. Sii però t'rancese solo
di lingua e di parola; ma di animo, di cuore e di azione sii Roma-
no intrepido e generoso. Sappi adunqae e bada a quel cbe dico:
ti dspetta?to tnolte tribolazioni; ma lra queste il Signore Dio no'
stro ti darà grandi consolazioni. Sii esempio di buone opere, ac-
corto nel prendere consiglio, e fa' sempre quello cbe è nzeglio agli
occhi di Dio. Lotta contro il demonio e sperd in Dio; in quel cbe
potrò io sarò tutto per te. La grazia di N. S. Gesù Cristo sia
sempre con noi! Salae!
S. Ignazio presso Lanzo,27 luglio 1860.
Sac. Bosco >>.
Venne ordinato nella cappella del Barone Bianco di Barbania,
uno dei primi benefattori di Don Bosco, a Caselle Torinese da
Mons. Balma che vi soggiornava per un po' di sollievo dai calori
25

3.8 Page 28

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estivi. I domestici rimasero stupiti ed altamente edificati quando
la mattina trovarono il suo letto intatto. Non si era neppur corica-
to: tutta la notte in preghiera. E vi era arrivato la sera prima a
piedi da Torino... Don Bosco non poté presenziare all'ordina-
zione né alla sua prima Messa, che celebrò nell'intimità della cap-
pella di San Francesco di Sales, il 30 luglio, per la comunità dei
confratelli e dei giovani. Ma a mensa tutti, e molti anche per i-
scritto, gli espressero la comune esrtltanza e gli presentarono i più
fervidi auguri, ai quali rispose con agio 7a sera, dopo le orazioni,
dando la tradizionale buona-norre. Protestò a tutti il suo afietto
ed il proposito di consacrarsi al loro bene, accettando anche le
lodi che gli avevano tributato come costante richiamo alle virtù
che avrebbe dovuto sempre praticare per essere un buon sacerdo-
te. Concluse esortando all'amor fraterno, facendo un cuor solo
per servire il Signore e confortare Don Bosco.
La festa esterna venne rimandata alTa domenica 5 agosto per
dar la consoTazione a Don Bosco di assisterlo alla Messa solenne,
fra il tripudio di tutta 7a Casa e con la panecipazione dei giovani
dell'Oratorio dell'Angelo Custode che gli oflersero un bel mazzo
di fiori. All'accademia gli lessero e declamarono più di una venri-
na di complimenti in prosa e in versi, a gata chierici e giovani,
interni ed esterni, esaltandolo come modello dei sacerdoti, mae-
stro ai chierici di virtù e di scienza, consigliere degli studenti,
guida degli artigiani, conforto degli ammalati, sollievo degli afl'1it-
ti, Ietizia di tutti.
La mamma in quel giorno fece al figlio la sorpresa di un bel
letto in ferro che sostituì al pagliericcio su assi nella povera sof-
fitta dove dormiva da quando un chierico aveva preso il suo po-
sto nella cella del dormitorio dei giovani da lui assistiti gli anni
addietro. A Don Rua sembrava troppo lusso e ci volle l'autorità
di Don Bosco per farglielo accettare. Fu l'inizio di un nuovo inter-
vento della Prowidenza che ispirò altre mamme e benefattori ad
acquistare almi letti in ferro anche per i chierici e i giovani
eliminando in breve i sacconi e gli assi su cui dormivano fino allo-
ra, e quanto sodo in quel fiorir di giovinezza in cui di pane e
sonno non se n'ha mai ablsastanzal
Del resto, anche col letto in ferro la soffitta di Don Rua non
si era gran che mutata da quando un illusfte visitatore fiorentino,
26

3.9 Page 29

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accompagnato da Don Bosco per 7a casa, vi aveva dato un'occhia-
ta: c'era un tavolo col solito calamaio, pochi libri e quaderni su
un'assicella sorretta da quattro mattoni, un catino dove d'inverno
l'acqua gelava spesso perché maflcava ogni forma di riscaldamen-
to, e Don Rua, per lavarsi, in quei casi di emergetza, doveva apri-
re la finesma dell'abbaino e cavarsela con manate di neve dalle
tegole sottostanti. Nei giorni più rigidi studiava e scriveva, ravvol-
to in una coperta militare. Ma, in tanto squallore, un ordine ed
ur,a nettezza impeccabile.
re -tantCahenebtteellz'aznaimina
sitatore.
deve avere questo
tanta povertà! -
chierico
aveva
che sa conserva-
esclamato il vi-
Un salesiano tanto esemplare poteva ben dirigere spiritualmen-
te la nascente Società Salesiana, che si stava facendo le ossa sotto
le bastonate.
A due riprese, il 26 maggio ed il 9 giugno, la polizia aveva
fatto improvvisamente irruzione nell'Oratorio e messo a soqqua-
dro I'appartamento di Don Bosco sospettato di relazioni antipa-
triottiche con 1'arcivescovo esiliato. La seconda volta, assente
Don Bosco, aveva malmenato il Prefetto Don Alasonatti ch'era
svenuto. Don Bosco poté difendersi e giustificarsi. Ma ci voleva
indubbiamente del coraggio ad iscriversi ad una Società sospetta
al governo, in un clima anticlericale com'era quello di allora in
gran parte di Europa.
Eppure quei primi salesiani avevano avuto il coraggio di impe-
gnarsi e di fitmare, proprio 1'11 giugno, la supplica formale all'Ar-
iiu.r.orro per l'approvazione delle regole che intendevano abbrac-
ciare, dopo averle individualmente rivedute ed accettate: <<Noi
sottoscritti, unicamente rnossi dal desiderio di assicurarci la no'
stra eterft.a salute, ci sianzo uniti a lar aita co??xartre a fine di poter
con maggior comodità attertdere a quelle cose che ùguardano la
gloria di Dio e la salute delle aninte. Per conseraare I'unità di
spirito, di discipliaa e mettere in pratica i mezzi conosciuti utili
allo scopo proposto, abbìamo 'formulate alcune regole a guisa di
Società religiosa che, escludendo ogni rnassinta relatiaa alla politi-
ca, tende unicanaente a santifi.care i suoi tnembri, specialtrtente
con l'esercizio detla carità uerso il prossimo. Noi abbiaruo già pro-
uato a mettele in pratica queste regole e le abbian'to trouate coru'
27

3.10 Page 30

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patibili con le nostre forze e uantaggiose alle anime nostre »>.
La firma di Don Rua era preceduta dalla qualifica di diacono;
mancavano diciotto giorni alla sua ordinazione sacerdotale.
Ma si trattava di uomini decisi. In{atti il verbale si chiude
con questa attestazionei « E facemrno tra noi promessa solenne
che se per mala uentura, a cagione della tristezza dei terupi, non
si potessero fare i aoti, ognuno, in qualunque luogo si troaerà,
fossero anche tutti i nostri compagni dispersi, non esistessero più
che due soli, non ce ne losse che uno solo, costui si sforzerà di
promuooere questd Pia Società e di osseroarne setnpre, per quan-
to sarà possibile, le regole , (4).
Don Rua aveva un'ottima {otmazione pastorale, una soda cul-
tura biblica, teologica, liturgica, un addestramento pedagogico ed
ascetico squisitamente salesiano. Guidato spiritualmente e pratica-
mente da Don Bosco, si può dir passo passo, era la miglior guida
delle anime di cui Don Bosco potesse disporre, anche fra gli altri
due sacerdoti ordinati prima di lui e tuttora con lui: Don Roc-
chietti e Don Savio Angelo eletto Economo la stessa sera del 18
dicembre 1859.
Non potendo frequentare il corso di Teologia Pastorale che si
teneva al Convitto Ecclesiastico per 7'al:llitazione al sacro ministe-
ro, Don Bosco gli ottenne di avere lezioni private dal can. Giusep-
pe Zappata. Intanto si esercitava nella predicazione non solo ai
giovani, ma a vari Istituti femminili della città, cominciando dal
Rifugio della marchesa Barolo.
fn casa il suo ascendente si accreditava da e nessuno stupi-
va di veder Don Bosco dargli sempre maggior fiducia e maggiore
responsabilità.
Avendo bisogno di titoli per sostenere le scuole, avviò anche
Don Rua a corsi straordinari di esami presso la Regia Università
per 1'abilitazione alf insegnamento prima nel ginnasio inferiore e
poi nel superiore. I J17 alunni interni del 1860 si accrebbero di
299 nel 1861. Occorreva un buon direttore anche per gli studi e
Don Bosco non esitò a incaricarne Don Rua.
Nello stesso anno 1861 si formò una Coruruissione storica per
taccogliere e tramandare quanto faceva e diceva Don Bosco: si
radunava più volte la settimana generalmente subito dopo pranzo
2B

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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durante 7a ilcreazione, vagliava i manoscritti dei chierici e dei
giovani che gareggiavano nel prendere appunti e riportare perfino
i discorsi quanto più possibile alla Tettera, interogava Don Bosco
stesso nelle incertezze per assicurare la maggior precisione. Così
Don Lemoyne e i suoi successori Don Amadei e Don Ceria potero-
no più tardi disporte di tanto materiale per comporre le ,, Metno'
rie Biografiche di Don Bosco ». Don Rua fu fatto presidente.
Avendo bisogno di sempre maggior libertà per attendere alla
sua missione che trascendeva i confini degli Oratori, Don Bosco
non tardò ad affidare a lui anche predicazioni straordinarie in casa
e ad associarselo per le confessioni appena ottenne la facoltà di
confessare.
Don Rua se la cavava bene in tutto.
L'abate Amedeo Peyron, che gli aveva fatto ripetizioni di gre-
co e ne aveva ben vagliato la versatilità dell'ingegno, la facllitàt
nell'apprendere lingue e l'abilità a dirigere e coordinare il lavoro
altrui, fu
Rua, mi
suednittoirepiirdì ivoalpterireesculanmaaUren:iv-ersCitào!n
sei
uomini
come
Don
Il 14 maggio 1862, oltre una ventina dei primi salesiani emi
sero i voti triennali; e Don Bosco si sentì abbastanza sicuro per
spaziare fuori Torino con un Piccolo Seminario, succursale del
ginnasio dell'Oratorio di Torino, a Mirabello Monferrato. Salì al
santuario di Oropa nell'agosto del 1863 per chiedere ispirazione
sulla scelta del personale e ne scese con la lista fatta: Direttore,
Don Rua; Prefetto il ch. Provera Francesco; Catechista il ch. Bo-
netti Giovanni; e con loro, come insegnanti ed assistenti, i chierici
Albera Paolo e Francesco Dalmazzo, il giovane aspitante Domeni-
co Belmonte, che divennero rispettivamente: successore di Don
Rua, Procuratore Generale, Prefetto Generale.
Direttote a Mirabello Monferrato
La notizia dell'apertura della prima casa fuori Torino suscitò
naturalmente un certo entusiasmo. Ma nei predestinati anche un
senso di smarrirnento e di pena nel dover vivere lontani da Don
Bosco, dal dolce nido in cui erano cresciuti. Perciò Don Bosco
volle che Don Rua e i suoi collaboratori fossero accompagnati a
Mirabello dalla comitiva che per la festa del Rosario egli guidava
29

4.2 Page 32

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al colle nativo di Castelnuovo, protendendo la passeggiata autun-
nale di quell'anno fino a Tortona, parte in treno, parte a piedi.
Carovana pittoresca, che procedeva allegramente facendo soste ro-
manzesche ad allietare le popolazioni dei paesi con concerti di
banda e rappresentazioni filodrammatiche, mentre commoveva ani-
me e cuori con spettacoli di pietà in chiesa e comunioni quasi
generali.
A Mirabello l'allegria salì alle stelle. Ma quando scoccò l'ora
della separazione, Don Francesia (che fu il primo a descrivere la
passeggiata nella << Vita di Don Rua » del 1911) non esitò a qla-
lificare insopportabile il dolore provato. Don Rua e gli alti che
rimanevano con lui non ebbero la forza di accompagnare i parten-
ti oltre la soglia della casa. E questi, pur esplodendo in saluti ed
ewiva, sentivano una stretta al cuore, pregna di ansie e preoccu-
pazioni per quelli che restavano.
Don Bosco non li abbandonò a se stessi. Mandò presto I'Eco-
nomo Don Savio a concordare i lavori di adattamento più urgenti
e provvedere f indispensabile. Settimana per settimana indirizzava
poi i giovani che non poteva pirì contenere la casa di Torino.
Don Rua I'informava quasi giornalmente per posta del come si
avviavano le cose. In una di queste prime lettere gli confidò an-
che qualche sentimento di orgoglio e gli chiese consiglio per ri-
spondere al Provveditore agli studi che gli ofiriva una cattedra nel
Regio Ginnasio di Susa.
Quanto al primo problema il buon Padre gli raccomandò sol-
tanto di prendere la medicina di San Bernardo il quale per simili
casi suggerisce di pensare a: Unde aenis? quid agis? quo uadis?
<< Queste parole
sono produrre
c-omesoinggpaisusnatgo
pesate nella
grandi santi...
mente
)>.
umana
pos-
Quanto alla profierta del Provveditore: << Rispondi che lo rin-
grazi di vivo cuore; ma che, avendo accettato I'incarico di diretto-
re del Piccolo Seminario Vescovile, proposto dal Vescovo della
diocesi, non sei più libero, almeno per ora, di accettare I'onorevo-
le incarico che ti propone... » (5).
Don Rua si studiava di far funzionare il Piccolo Seminario
come funziotava a Torino la casa di Valdocco.
E informando Don Bosco di quel che faceva, attendeva con
avidità le sue risposte non per aver elogi, ma norme pratiche di
30

4.3 Page 33

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applicazione del suo spirito e delle regole della Congregazione.
Queste furono poi da Don Bosco stesso cootdinate in un testo
unico che passò a tutti i direttori, di generazione in generazione,
col titolo: « Ricordi confidenziali ai Direttori ».
In ottobre Don Bosco, preso da tante cose, tardò un po' a
rispondere; ma il 28 riparò largamente scrivendogli fra I'alto:
« Ti lamenti che non ti ho ancora scritto, mentre ogni giorno vengo a
farti visita. Ti mando giù un'altra piccola carovana. Occorrendo ti manderò
alri secondo che mi dirai. Ottima cosa la cappella: era mio pteciso desi
derio. In casi di questo genete, va' pure avanti come meglio ti sembra nel
Signore. Quando mi scrivi, dimmi sempre il numero dei giovani, delle
dimande... Ad ogni momento noi parliamo di Mirabello e dei Mirabellesi; e
ci uniamo ad augurare a tutti ogni bene dal Cielo... Stabilisci in base di non
accettare alcuno lungo l'anno, se non in casi veramente eccezionali'.. A rive-
derci presto: tutti i santi del Paradiso facciano santi tutti quelli che abitano
o abiteranno in questa casa. Amen. Tutto tuo .., ttrro#.rro
Sac. Bosco » (6).
Il Vescovo di Casale Monferrato, Mons. Luigi Nazari dei con-
ti di Calabiana, che fu poi Arcivescovo di Milano, aveva accredita-
to il Piccolo Seminario col titolo di Vescovile, ne aveva presiedu-
to la inaugutazione, benedicendo i locali il 20 ottobre ed auspican-
do il valido patrocinio di San Catlo, voluto da Don Bosco titolare
anche per gratitudine alla grande benefattrice la Contessa Carlot-
ta Callori di Vignale.
Per attendere alle cure domestiche, con delicato pensiero, il
buon Padre aveva destinato la mamma stessa di Don Rua che vi
rimase fino al 1870.
Nell'ottava della festa dell'Immacolata gli fece quindi la più
cara improvvisata. Preso con Don Cagliero, nonostante una fot-
te nevicata, partì alla volta di Mirabello. Arrivarono a Giarole
ch'era ormai notte. E non trovando una vettura per proseguire,
bussarono alla canonica per chiedere al parroco ove avrebbero po-
tuto passare la notte. Il partoco, quando apprese che uno dei due
preti era Don Bosco, fece preparare la cena; poi mandò a chiama-
re un paesano che desiderava avviare un figlio all'Oratorio di To-
rino e combinarono ogni cosa: come dare ospitalità ai due viaggia-
tori e quando condurre all'Oratorio il giovane Luigi Bussi che di
venne un ottimo salesiano.
31,

4.4 Page 34

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L'indomani mattina, a piedi, nonostante la neve, eccoli al Pic-
colo Seminario San Carlo. Figurarsi la sorpresa e la gioia dei sale-
siani e dei giovani, il conforto di Don Rua e della mamma...
Don Bosco ebbe agio di parlare con tutti e di constatare che
a Mirabello le cose procedevano come a Torino. Don Rua studiava
di adattarvi orario, programmi, usanze e tradizioni, metodo educa-
tivo, ricreazioni, svaghi e divertimenti sicché, pur avendo alunni
più dificili perché sugli inizi piuttosto raccogliticci che seleziona-
ti, riusciva con i chierici volenterosi che 1o aiutavano ad informa-
rc la vita comune a vero spirito di famiglia.
Chierici veramente ammirabili perché compivano tutti i loro
doveri di educazione, di assistenza e di scuola, continuavano a stu-
diare per conto proprio ed a prepararsi a sostenere i pubblici
esami pei titoli necessari alf insegnamento ed al raggiungimento
del sacerdozio.
Don Bosco infatti continuava a lanciare i suoi ad esami straor-
dinari ed alla Università, nonostante che il prof. Tommaso Vallau-
ri lo avesse ammonito pet mezzo di Don Francesia, che fu il pri-
dmaoresai lessuiaoni ochaielaruicrieaarlls'Ui: n-iveDrsoitnà?BoDsicteogflai
sempre conto
da parte mia
di man-
che qui
regna un'aria pestilenziale.
Ma Don Bosco li premuniva con sagge
essere t'orti per combdttere il deruonio e le
seuseortteanztioanziio: n-i?
Volete
Amate
la Cbiesa, Denerate il Somruo Pontefice, lrequentate i Sacraruenti,
fate souente la uisita a Gesù nei suoi tabernacoli, siate rnolto de-
uoti di Maria SS., offritele il uostro cuore, e allora uoi sapererete
tutte le battaglie e le lusinghe
fare il bene, di respingere o di
del mondo. Quando si tratta
combattere gli eruori, mettete
di
la
aostra confidenza in Gesù e Maria, e allora sarete pronti a calpe-
stare il rispetto umano ed a subire anche il naartirio (7).
Ne salvò la gran maggioranza e non si sconcertò di fronte alle
prime defezioni che, raggiunta la patente o la laurea, lo abbando-
narono; come non si era sconcertato di fronte a chierici che rag-
giunto il sacerdozio se ne erano andati ad esercitare il sacro mini-
stero in diocesi. Egli era del principio che la vocazione al sacerdo-
zio, ovunque poi 1o si esercitasse, era sempre un gran dono alla
Chiesa; ed un maestro, un professore, un professionista educato
32

4.5 Page 35

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cristianamente era sempre un gran dono alla società. Perciò aiuta-
va tutti quanto poteva perché conducessero a termine i loro studi
anche quando prevedeva che non si sarebbero fermati con lui.
Don Domenico Rufino, che aveva sostituito Don Rua a Tori-
no come direttore spirituale, dopo una visita fatta più tardi a Mi-
rabello, scrisse nella sua cronaca, che è una delle fonti di prima
mano per la storia della Società salesiana: « Don Rua a Mirabello
si diporta come Don Bosco a Torino. È sempre attorniato dai gio-
uani attratti dalla sua amabilità ed anche perc.hé racconta sernpre
loro cose nuoue. Sul principio dell'anno raccoruandò ai maestri
cbe non fossero per allora troppo esigenti, che non pigliassero a
sgridare gli alunni per qualche loro negligenza o aiaacità, ma che
tollerassero molto... Fa anch'egli riueazione in ruezzo ai giouani
giocando e cantando... »».
Nei giorni festivi predicava mattino e pomeriggio, spiegando
la Stotia Sacra e le virtù teologali, oltre alla omelia domenicale
che non si trascurava mai anche allora nelle pamocchie del Pie-
monte e dell'Italia settentrionale.Dava regolarmente la cosiddetta
buona-notte ogni sera dopo le orazioni e faceva buon uso della
<< parolina all'orecchio r> a volo, passando o ffattenendosi coi gio-
vani in ricreazione, scacciando cattivi pensieri e suscitandone dei
buoni, stimolando a buoni propositi ed a speciali virtù i migliori,
come Don Bosco a Torino. Era quindi ben voluto ed amato. Tanto
che Don Bosco non tardò a ringtaziare i giovani, in una cara lette-
rina, << dell'affetto che portavano a Don Rua ed agli alti superio-
ri >>.
Faceva funzionare la Compagnia dell'Immacolata, quella di
San Luigi e il Piccolo Cleto, la scuola di canto e perfino una pic-
cola banda; la filodrammatica si cimentò, nel secondo anno, nella
rappresentazione di un drammone in latino << Phasmatonices » (Il
vincitore delle fantasime) che attasse pubblico fin da Casale,
compreso il Vescovo e distinti ecclesiastici.
Un solo richiamo si meritò Don Rua da Don Celestino Duran-
do, mandato da Don Bosco a presiedere gli esami finali nel 1864.
Non avendo camere a disposizione, Don Rua gli cedette Ia sua,
dimenticandosi di rimuovere dal suo letto un asse che soleva infi-
lare sotto le lenzuola per penitenza.
2

4.6 Page 36

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emgiclia--bsuesMÈmpamrepisc.eo.a.rnnrciietoinsraeterdlosaa-ifla-tsLi?osi-ssaculaDsmòoeDnnotBnòosRDcuooa?n
Durando quando
-. Non 1o faccio
L'avvenimento che fece epoca {u 7a gtan passeggiata di tutto
il collegio da lvlirabello a Torino, il25 aptlle del 1865 per la posa
della pietra angolare del Santuario di Maria Ausiliatrice. Uno di
quegli allievi, divenuto più tardi Vicario Generale della diocesi di
Casale, ne lasciò memoria:
ciò, noi fummo per andare
i-n
La sera
delirio...
che Don Rua ce l'annun-
Si andò e si ritornò in un
giorno; ma la nostra gioia.. dura tutt'ora (Can. Luigi Calcagno).
I1 collegio si riempì oltre i duecento. Non tutti si lasciavano
guadagnare dalle affettuose cure del direttore e dalla pazienza dei
suoi collaboratori. Qualcuno fu dovuto espellere. Ma anche questi
conservarono in cuore un buon ricordo. Don Francesia, recandosi
nel 1909 a dare esami in un Istituto dell'alto Monferrato, incon-
trò un exallievo di Mirabello che, con le lagrime agli occhi, lo
pregò di chiedere ancora scusa a Don Rua delle sue resistenze al-
le sollecitudini del buon direttore: « Quanto amareggiai il suo
cuore paterno!... Ero giovane, sì, ma sapevo quel che facevo. Mi
tollerò più che non avrebbe fatto mio padre e usò le preghiere
che non seppe farmi mia madre. E tuttavia mi feci cacciare. Ricor-
do quella mattina'. volevo comparire indifferente, sfrontato.... ma
poi versai qualche Tagrima. Mi volle benedire... da quel giorno
passarono tanti anni. Tornai presto sul buon sentiero, cercai di ri-
parare il mal fatto. Sono riuscito a consolare gli ultimi anni di
mia madre, tornai cristiano, praticante, andai ai sacramenti, tttai
su figli e figlie e mi studio di farli cristiani. Aiuto come posso il
mio parroco... Lo dica a Don Rua e 1o assicuri che sono tornato
veramente cristiano... ».
Fu una delle ultime consolazioni di Don Rua, il quale escla-
mri òtu: t-to
Come ti ùngrazio della
e vedo proprio che non
buona notizia. Dimentico volentie-
si ha mai da difidare della miseri-
cordia di Dio (8).
Restano varie lettere di Don Bosco del L864-65 che conferma-
no la continuità dei rapporti di paterna assistenza alla casa di Mi-
rabello, mentre apriva un vero collegio per studenti di media bor-
ghesia a Lanzo Torinese nel 1864.
34

4.7 Page 37

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Con I'aiuto del Gen. Conte Radicati, Don Rua riuscì a salvate,
di fronte ad esigenze del Provveditore agli studi, il carattere di
Seminario alla sua casa approvata canonicamente dal Vescovo per
supplire alla chiusura del seminario diocesano requisito per uso
militare. Don Bosco fu assai contento del come condusse le prati-
che. Lo consigliò a chiudere le nuove accettazioni per l'anno scola-
stico 1864-65 alla I50" domanda, o meglio al numero che consen-
tisse di aver poi una media tra i 750 e 200 allievi lungo l'anno, e
ad esigere la modica retta da chi potesse pagare. Fra il personale
pel collegio di Lanzo aveva incluso anche Don Francesco Provera,
mirabellese, ed ottenne che fosse ordinato sacerdote dal Vescovo
di Casale, essendo morto in esilio i'Arcivescovo di Torino e vacan-
te Ia sede meropolitana. Disponendosi ad andare ad assistere al-
1'ordinazione, con lettera del 19 dicembre invitò Don Rua a Casa-
Ie e 1o pregò di fare un particolare saluto ed :una carezza da parte
sua all'Ordinando. Afiettuosissima anche la lettera ai giovani del
30 dicembre in ingraziamento agli auguri natalizi. Vi si sente an-
cora la commozione per le accoglienze fattegli nell'occasione della
sua visita e la tenerezza del suo metodo educativo. Stralciamo
qualche periodo:
« ... Quelle voci, quegli ewiva, quel baciare e stringere la mano, quel
sorriso cordiale, quel patlarci dell'anima, quelf incoraggiarci reciprocamente
al bene... mi imbalsamarono il cuore e pef poco non ci posso pensare senza
sentirmi commosso fino alle lagrime. Quindi col mio pensieto vengo spesso
fra voi e godo nel vedere il bel numero che con frequenza si accosta alla
santa comunione; ma se loto non volessi troppo bene, vorrei fare una solen-
ne parrucca a...
Vi dirò che voi siete la pupilla dell'occhio mio e che ogni giorno mi
ricordo di voi nella santa Messa, dimando a Dio che vi conservi in sanità,
in grazia sua, vi faccia progredire nella scienza, che possiate essere la conso-
lazione dei vosri parenti e la delizla di Don Bosco che tanto vi ama.
Ma per strenna che cosa vi darà Don Bosco? Tre cose importanti: un
awiso, un consiglio ed un mezzo. Un avviso: fuggite, o miei cari, ogni
peccato dell'immodestia; le opere, pensieri e sguardi, desideri, parole, di-
scorsi opposti al sesto comandamento abbiano nemmeno, come dice San
Paolo, ad essere nominati fra voi. Un consiglio: custodite con Ia massima
gelosia Ia bella, la sublime, la regina delle virtù, la santa virtr) della purità.
Un mezzo: mezzo efficacissimo per atterrafe e vincere con sicurezza il ne-
mico e assicurarvi di conservare questa virtù, è la frequente Comunione, ma
latta
una
lecottnerlea;dmebiitreacdcisopmoasnizdioonsi.oQltaunitovoarreDi odnirvRi upaiùcchoesefacchceianiolnpciaocmepreortdai
35

4.8 Page 38

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farvi non meno di tre brevi isruzioni o considerazioni sopra a ciascuno dei
sopfamentovati argomenti... Io vi porto un grande affetto e desidero molto
di vedervi... Io voglio che voi tutti mi diate il vostro cuore afinché ogni
giorno 1o possa ofirire a Gesù nel SS. Sacramento mentre dico 1a santa
Messa; io verrò a vedervi con grande desiderio di parlare a ciascuno del1e
cose dell'anima e dirò a ciascuno tre cose, una sul passato, una sul pre-
sente e la terza sull'awenire... » (30-XII-1864).
Notevole la lettera dell'11 maggio 1865:
<< Car.mo Don Rua, ho bisogno di duemila franchi per lunedì: saresti
tu capace, se non darli, almeno imprestarli al povero papà? Se non puoi tu,
non potresti anche raccomandati a mio nome al caro papà Provera? (il
babbo di Don Provera)...
Se Neirotti (un aspirante che amava fumare, uscir di casa e vivere a
capriccio) non rinuncia alla fuma (pipa), all'uscita e non si sottomette in
tutto alle regole del piccolo seminario, mandalo a Torino e te ne manderò
tosto un altro... >>.
Non avendo un insegnante di aritmetica, Don Rua stava per
addossarsi anche questo incarico nel ginnasio. E Don Bosco:
<< ... fa' pute, ma bada alla ttta sanità e se ti accorgi di soffrirne anche
poco, ti obbligo di desistere immediatamente. Mio caro Don Rua, il Signore
ci vuol mettere alla prova: ho molto bisogno che tu preghi e faccia pre-
gare i tuoi giovanetti per me... )>.
Seguono notizie di Don Alasonatti e di Don Ruffino, primo di-
rettore del collegio di Lanzo, in pericolo di vita; di Don Provera
che si rascinò più a lungo ma soffrendo assai. Gliene riscrisse in
luglio, scusandosi di non poter fare la visita promessa ai giovani
e mandandogli un altro confratello ammalato, Don Bongiovanni,
perché se ne prendesse cura.
Il 9 agosto finalmente annunciò la sua visita col proposito di
ricondurgli Don Provera e di caricarsi lui sulle spalle per riportar-
selo a Torino.
Ma neppur questa volta poté mantener la promessa. Don Pro-
vera arrivò
Torino.
da
solo
e
disse
a
Don
Rua:
-
Don Bosco ti aspetta a
Don Rua prese il suo Breviario e partì, lasciando la mamma a
Mirabello a continuare i suoi servizi di cucina e di guardaroba,
mentre diveniva direttore Don Bonetti, si mutava il resto del per-
sonale ed il Piccolo Seminario fioriva a Mirabello fino al 1870
36

4.9 Page 39

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quando Don Bosco 1o trasferì in miglior sede a Borgo San Marti-
no. Allora anche la mamma tornò a Torino e vi rimase finché morì,
nel 1876.
Prefetto Generale della Società Salesiana
Veramente il titolo ufficiale non gli fu dato che il 29 ottobre
1865, dopo il pio transito del primo Prefetto Don Vittorio Alaso-
natti, che si era spento santamente a Lanzo Torinese il giorno 7,
festa liturgica della Madonna del Rosario. Ma Don Bosco l'aveva
chiamato a Torino per questo servizio e gli aveva subito assegna-
to Ia modesta statzetta da lui occupata.
E siccome le case salesiane nel 1865 si riducevano a tte (Ora-
torio San Francesco di Sales in Valdocco, da cui dipendevano an-
che gli altri tre Oratori cittadini, Piccolo Seminario San Carlo a
Mirabello Monferrato e Collegio San Filippo Neri a Lanzo Torine-
se) a Don Rua incombeva praticamente e soprattutto la cura disci-
plinare ed amministrativa della casa di Torino, più la sovrainten-
denza dell'Oratorio festivo San Luigi aperto nel 1847, di quello
di Vanchiglia assunto nel 1849 e di quello di San Giuseppe accet-
tato nel 1863 dal fondatore Cav. Occelletti, che l'aveva fatto fun-
zioflare personalmente come poteva fino allora.
Per mantenere l'unità di spirito, di direzione e di amminista-
zione, Don Bosco proprio nel gennaio del 1865 aveva iniziato con-
ferenze annuali coi rispettivi direttori verso Ia festa di San France-
sco di Sales e in autunno prima della ripresa dell'anno scolastico
professionale, invitando anche Don Domenico Pestarino da Mor-
nese (dioc. di Acqui) dove si stava costruendo un collegio maschi-
Ie che fu poi destinato a prima sede dell'Istituto delle Figlie di
Maria Ausilatice pel 1871-72 fino al 1878-79, quando Ia Casa
Generulizia fu meglio sistemata a Nizza Monferrato.
La Pia Società Salesiana contava un'ottantina di soci, di cui
undici sacerdoti. Aveva ottenuto il decreto di lode dalla Santa
Sede nel 1864 e i primi Salesiani professi ttiennali si preparavano
ai voti perpetui.
Momento delicatissimo in cui la funzione di Don Rua doveva
assicurare la soda formazione del personale ed il fervore dell'os-
servanza nelle singole case e specialmente in quella di Torino-Val-
docco.
37

4.10 Page 40

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Inoltre Don Bosco era scosso in salute e duramente provato
anche per la morte di Don Domenico Ruffino, primo direttore del
collegio di Lanzo e di Don Alasonatti, primo Prefetto della Con-
gregazione.
Era poi già in corso la costruzione del tempio di Maria Ausi
liatrice e premevano richieste di altre fondazioni. Si sentiva tra i
confratelli il bisogno di un uomo abile e di polso; e chi conosce-
va Don Rua sperava di veder subito varie migliorie all'andamento
bonario di quei tempi.
Ma Don Rua, finché visse Don Alasonatti non volle permetter-
si di cambiar nulla. Dopo si fece scrupolo di stare alle direttive
di Don Bosco. Gli impazienti provarono naturalmente qualche de-
Iusione; ma dovettero riconoscere che, anche tollerando qualche
imperfezione, era la via più saggia per rispetto al superiore mag-
giore, e la più prudente mentre fervevano in ltalia movimenti so-
ciali e politici problematici nel programma della unificazione na-
zionale e fremevano sentimenti ostili alla Chiesa ed alle famiglie
religiose, anzi perfino alle opere pie, di cui si stava liquidando
f incameramento dei beni e la soppressione con la legale dispersio-
ne di tutti i religiosi.
I giovani interni ed esterni della Casa di Valdocco, detta allo-
ra << Casa Maggiore », artigiani e studenti, con gli esterni dell'Ora-
torio festivo locale, superavano i settecento. Il corso ginnasiale e
le scuole professionali coi rispettivi laboratori e la prima libreria
funzionavano già in sede con tutte le relative esigenze. La convi-
venza dei novizi, mimetizzati col titolo di « Ascritti >>, imponeva
tatto e moderazione nel reggimentarli a forma canonica in piena
bufera anticlericale.
Don Rua si rendeva conto di tutto. E, mentre divideva con
Don Bosco il sacro ministero, Ia predicazione, le confessioni in
casa e fuori, la difiusione della buona stampa, l'edizione delle
<< Letture Cattoliche », il disbrigo della corrispondenza che cresce-
va a dismisura, Ie pratiche canoniche e civili, scolastiche e ammi-
nistrative, faceva con senno e discrezione la parte sua propria sia
per la manutenzione della casa sempre ingolfata di debiti, trattan-
do personalmente con fornitori, creditori, inservienti, operai, alun-
ni e parenti, sia accudendo agli impegni religiosi, alla formazione
spirituale degli ascritti e dei confratelli, ai rapporti coi benefatto-
38

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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ri, con le autorità ecclesiastiche e civili, scolastiche e militari, ecc.
nell'andamento normale e in casi di emergenza.
Dal primo giorno dei nuovi servizi 7a vita di Don Rua par-
ve un miracolo, sotto un cumulo di lavoro che a Don Bosco
stesso fece esclamare in un momento di contestazione dell'eccessi-
vo lavoro dei salesiani: « Chi si potrebbe quasi chiamar vittima
del lavoro sarebbe Don Rua... Ebbene, noi vediamo che il Signo-
re finora (dieci anni dopo, nel 1876) ce l'ha conservato abbastan-
za in forze ». Vedremo davvero più olre anche un prodigio.
Sano di costituzione, ma segaligno e magro da sembrar solo pel-
le ed ossa, talon diafano, poté sostenere l'aumento e l'aggravio
di tante responsabilità immani per quasi quarantacinque anni, ven-
titrè con Don Bosco, quasi ventidue come successore.
Due furono 7e afrermazioni decisive della Società Salesiana nel
1865: le professioni perpetue e la prima lawea alla Regia Univer-
sità di Torino. I1 primo a legarsi a Dio per tutta 7a vita coi voti
perpetui fu un novizio che finiva allora l'anno di noviziato ed era
nominato direttore del Collegio di Lanzo Torinese, il Sac. Giovan-
ni Battista Lemoyne, attratto da Mornese all'Oratorio dallo stesso
Don Bosco l'anno precedente, durante una di quelle passeggiate
autunnali che passarono alla storia quasi leggendarie. Era stato
ordinato sacerdote nel 1862 nella sua diocesi di Genova, ma si
sentì presto attrarto alla vita religiosa e vide nella Società Salesia-
na quella che faceva per lui. Emise subito i voti perpetui, il 10
novembre 1865; dopo oltre un decennio di direzione del Collegio
diLanzo, ebbe la direzione delle Figlie di Maria Ausiliatrice, assi-
stette la fondatrice Santa Maria Domenica Mazzarcllo nel suo
transito al Cielo, il 14 maggio del 1881 aNizza Monferato, e fu
chiamato a Torino nel 1884 come segretario particolare del Fon-
datore e direttore del « Bollettino Salesiano >>, poi Segretario del
Capitolo o Consiglio Superiore. Tenne quest'ultimo uficio per tut-
to il rettorato di Don Rua e parte di quello di Don Albera, men-
tre curava la raccolta delle Memorie Biografiche di Don Bosco
e la pubblicazione fino al nono volume completo.
Il 15 novembte fu la volta di Don Rua con Don Cagliero,
Don Francesia, Don Bonetti Giovanni, Don Ghivarello, i chierici
Bonetti Enrico e Racca Pietro, i laici coadiutori Gaia Giuseppe e
Rossi Domenico (9).
39

5.2 Page 42

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Don Francesia riportò la prima laurea in Lettere, come si dice-
va aTlora, il 10 dicembre, mentre il ch. Albera Paolo otteneval'a-
bilitazione all'insegnamento nel ginnasio inferiore.
A fianco di Don Bosco
A fianco di Don Bosco, Don Rua ne godeva meritatamente,
più che la fiducia, la piena affettuosa confidenza, menrre ne condi-
videva con tanta abnegazione e dedizione la responsabilità genera-
le. Giorno pet giorno egli toccava con mano il soprannaturale che
fin d'allora era narurale nella vita del fondatore. Sicché anche nel
quotidiano assillo delle spese, l'incalzare delle ansie, degli oneri,
dei grattacapi e delle preoccupazioni, si abituò a confidare nella
Provvidenza. Don Bosco si indusftiava a mandare avanti le sue
opere, a prowedere pane, lavoro, istruzione e sistemazione a tan-
ti giovani, ricomendo ad autorità e benefattori, allestendo lotte-
rie, mendicando personalmente di porta in porta; ma non bastava
mai per tante bocche e per tante esigenze edilizie, scolastiche, pro-
fessionali, caritative, alla crescita del personale ed alla sua forma-
zione religiosa, culturale, scientifica, filosofica e teologica, alle spe-
cializzazioni, titoli e lauree, al pagamento delle imposte, alle pub-
blicazioni, alle nuove fondazioni... Giorno per giorno, quanto en-
trava, tanto usciva; e rimanevano sempre debiti su debiti. Ma,
quando la situazione sembrava disperata e i creditori minacciava-
no di non dare neppur più il pane, arrivava la Prowidenza anche
per vie straordinarie e misteriose. Don Rua faceva la massima eco-
nomia e vigilava perché tutti badassero a non sprecar nulla. Rac-
coglieva perfino i pezzi di pane che i ragazzi lasciavano cadere per
terra o qualche sventato, sazio, gettava tta i rifiuti.
Pet diversi anni continuò a portarseli in refettorio ed a consu-
madi ripulendoli come poteva nascostamente. Ma altri non tarda-
rono ad accorgersene e lo imitarono costituendo quasi una specie di
associazione che in buon Piemontese chiamavasi la << Cumpagnia
di tdcc » (dei pezzl).
Dagli abiti ed indumenti, alla stanzetta che gli serviva da uf-
ficio, viveva la povertà religiosa fino all'estremo; ma sempre puli
to ed ordinato. La prima mantellina con cui si riparò dal freddo
fu quella di Don Bosco già consunta fino a perdere il colore.
40

5.3 Page 43

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Non un mobile oltre lo stretto necessario, nessun ornamento,
niente di superfluo, stlTizzava anche i minimi ritagli di carta. Spes-
so si imponeva vere e proprie penitenze che obbligavano Don Bo-
sco ad intervenire per impedire che si accorciasse la vita. Di stufe
neppur si parlava ancora a Valdocco...
Esemplare in tutto, dalle pratiche di pietà al compimento del
dovere, alla osservanza delle regole che, pur non essendo ancora
approvate dalla Santa Sede, dovevano ben cominciare a distingue-
re i salesiani e ad edificare la comunità, Don Rua incarnava f idea-
le religioso che arrideva al Fondatore.
Fra i primi ad alzatsi al mattino, era l'ultimo a prendere ripo-
so la seta. Mai che ne prendesse durante il giorno. Sempre sulla
breccia, dalle quatro fin verso le ventiquattro quasi ogni giorno.
Le ore di sollievo erano quelle che passava in chiesa per le prati-
che di comunità o per le rapide visite al SS. Saoamento o pel
sacro ministero. Quando tutti andavano a letto, egli faceva ancola
un gito per Ia casa, assicurandosi che tutto fosse a posto, mentre
recitava l'intera corona del rosario; sostava infine ai piedi di
Gesù Sacramentato, trattenendosi spesso a lungo prima di chiude-
re la cappella di cui teneva la chiave.
Nulla sfuggiva al suo occhio vigile, al suo cuore ansioso di
risparmiare a Don Bosco preoccupazioni e dispiaceri dove poteva.
Si addossava lui anche le parti odiose per la buona disciplina del-
la casa sia coi confratelli sia coi giovani dove non bastassero i
loro superiori diretti.
Talvolta qualche confratello stentava ad adattarsi; ma egli,
senza mai alzare \\a voce o dire una parola più del necessario, non
veniva meno al suo dovere, faceva notare che non chiedeva se
non I'osservanza delle Regole e non aveva altro desiderio che il
buon andamento della casa ed il bene delle anime, la consolazione
di Don Bosco. Uno, un giorno, gli fece osservare che non era più
un novellino da essere chiamato a ricevere un'osservazione. Don
Rua incassò umilmente, senza dir verbo. Anzi, poco tempo dopo,
si mosse lui dal suo ufficio per andare a chiedere all'altro un servi
zio che era di sua competenza. Ma lo fece con tanta modestia e
tanta amabllità, che l'altro Io pregò di non disturbarsi più in quel
modo, ma di chiamarlo liberamente quando credesse.
Aveva a sua disposizione qualche segretario che in una stanza
41

5.4 Page 44

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attigua sbrigava corrispondenza e pratiche man mano che Don Rua
gliele passava; ma, per 1o più, confratelli avveltizi in sosta tempo-
ranea nella Casa Madre o di passaggio. Egli ne approfittava per
addestrarli a rendersi utili pei servizi di segreteria e di ammini-
strazione anche nelle altre case, studiandone le attitudini e dando
loro istruzioni adeguate a voce o per iscritto. Giunse a compilare,
poco alla volta, preziosi manualetti di contabilità, di amministra-
zione, di norme pratiche per le cure domestiche di scuole e labora-
tori, di sagrestia, di cucina, di dispense, guardaroba e pllizia,
manutenzione generale e dei singoli ambienti. Venne così forman-
do ottimi prefetti, economi, provveditori, esperti in afiari conten-
ziosi, in pratiche legali, ecc. valodzzando anche elementi difficili o
di scarto, caratteri originali, temperamenti esuberanti o scontrosi,
che finivano per collaborare volentieri anche in équipes, come si
dice ora.
La pazienza che dovette esercitare, le umiliazioni, i sacrifici
che dovette sostenere in quest'operu di dirozzamento, di formazio-
ne, di abilitazione, di coordinamento e di affiatamento, solo Dio li
conosce. Alle risposte irriflessive, grossolane, nervose, tutt'altro
che infrequenti, egli opponeva sempre un amabile sorriso quasi di
scusa che faceva capire la ragionevolezza di quanto chiedeva e, al-
l'occorenza, esigeva, ammansando e conciliando.
Con tali aittanti egTi iniziava il lavoro quotidiano recitando de-
votamente le preghiere d'uso e 1o concludeva o lo interrompeva
quando 7a campana chiamasse ad altri doveri comunitari. Il suo
contegno in queste brevi orazioni bastava a favorire la vita inte-
riore, l'unione con Dio, quando non vi inseriva qualche brano di
lettura spirituale appropriata.
Così scorrevano ordinariamente le giornate una dopo l'alra
nella monotonia e nell'assillo del quotidiano martirio dei doveri
d'ufficio, tra la ressa del personale e dei giovani, dei parenti e
degli esterni, dei funzionari e dei fornitori, dei creditori e dei
benefattori, dei poveri e dei bisognosi. Sempre pronto alle sorpre-
se, disponibile a tutte le richieste, a tutti i grattacapi, senza
alterarsi, senza perdere la calma neppur con gli indiscreti anche
quando i poveri nervi erano a pezzi, umanamente al limite di o-
gni resistenza. Unico monito, la sua serietà quando doveva cedere
a qualche pretesa imagionevole, per salvare la pace in casa. Allora
42

5.5 Page 45

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pesava di meno un no di Don Bosco che un s) di Don Rua; per-
ché faceva coscienza della responsabilità che si assumeva chi gli
strappava 1'assenso.
Con Don Rua in casa, si direbbe oggi, tutto filava. Non gli
sfuggiva nulla, seguiva tutto. Non ne risparmiava una. Sempre ir-
reprensibile egli stesso, poteva esigere che anche gli almi facesse-
ro ognuno la propria parte. Amabilmente, ma senza indulgere a
debolezze o parzialità. Se bastava uno sguardo, era uno sguardo,
un cenno; del resto egli coglieva anche il tempo di ricreazione:
usciva di refettorio con una strisciolina di carta arrotolata a un
dito, su cui aveva appuntato i nomi, ed uno dopo l'altro tutti
richiamava al proprio dovere. L'onere della coruezione è certo fra
i più ingrati al cuore di un superiore. E quanti vi si sottraggono per
timore di perdere la popolarità!...
Il Card. Schuster, arcivescovo di Milano, non esitava a scrive-
re nel suo studio sulla << Regula nlonasterorum » che la maggior
colpa della decadenza nella vita religiosa grava sui superiori che,
per amore di popolarità, scansano le correzioni e lasciano andar le
cose a modo loro.
Per temperamento e per coscienzaDon Rua tendeva ad essere
piuttosto rigoroso; e per quanto Don Bosco gli raccomandasse di
farsi amare, stentava a sacrificate la buona disciplina per farsi vo-
ler bene. Ma quanti cuori si venne cattivando, appena questi capi-
vano quanto gli costasse fareTa parte più ingtata del suo dovere!
Era il segno più eloquente della sua santità.
Coi creditori, purftoppo, non bastavano sempre le sue belle
maniere. E Don Rua passava spesso dei brutti momenti, perché
era sempre lui allo sbaraglio.
Ma Don Bosco esigeva anche da lui una fiducia illimitata nel-
la divina Provvidenza. Abbiamo le sue testimonianze: << quando
mi presentavo a lui infastidito dalla moltitudine dei debiti da pa-
garsi, egli, senza conturbarsi menomamente, mi diceva sorriden-
daiou:te-
Ah,
>>.
uomo
di
poca fede!
Sta'
tranquillo
che
il
Signore
ci
Aveva stabilito per regola: << Vivendo noi di Provvidenza quo-
tidiana, la nostra Pia Società non possiederà mai redditi o beni
stabili, eccetto i collegi e le loro adiacenze. Se qualche benefatto-
re ci lascierà qualche proprietà, sarà al più presto venduta ed il
43

5.6 Page 46

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prezzo sarà impiegato in opere di beneficienza... >>. E quanto otte-
neva dai benefattori o entrava comunque in cassa, voleva che
giornalmente fosse speso per i bisogni quotidiani e per pagare
rqiueplelanspearteIdcdhieo;sinpooitedvoabbdieaimdoebpietin, sdairceenadlop:re-senAtei. bisogni futu-
C'è un dialogo perfino un po' concitato nel vol. XIV:
za
d- i
DSonenLti,emDooynnRe,uaDo-n
gli disse
Barberis
denaro e mi dicono che li mandi
Don Bosco una sera in presen-
eviadiaalmtrian- i
tutti
vuote.
domandano
Rua- -
fron-te
Questo avviene per un semplice
che le casse sono vuote.
motivo
-
Si vendano quelle cartelle che ci rimangono
ai bisogni più pressanti.
lisps5s pen
e così si farà
non-miQsueamlcburanacosni vèengiieànvtee,npdeurtcah;émdai
vendere ancora quel poco
giorno in giorno capitano
casi gravi e impreveduti e non avremo poi un soldo da poterne
dispome.
disfa-cciaEmpoazaieqnuzae!i
Il Signore allora
debiti che sono
provvederà; ma
più pressanti.
intanto
sod-
Lo
r-aduSnuo
quel poco denaro che tengo ho già fatto i
per pagare fra quindici giorni un debito di
miei conti.
ventottomi-
Ia lire che scade; per questo da alcuni giorni tutto il danaro che
arriva lo metto in serbo per quella scadenza.
lasc-iare
Ma nol
insoluti
-i
protestò
debiti che
pDoosnsiaBmooscpoa-garequoegsgtai,
è una follial...
per mettere da
patte la somma che si deve pagare da qui a quindici giorni...
allor-a
Ma per i debiti di
invece come faremo,
oggi si possono difierire i pagamenti;
trattandosi di una somma così grossa?
di
q-uanAtollodroabbiliaSmigon..o. rÈe
provvederà. Incominciamo a disfarci oggi
un chiudercTa via alla Divina Provviden-
za 11 voler mettere in serbo danaro per i bisogni futuri.
biam- o
Ma 7a prodenza suggerisce di pensare all'avvenire.
visto in altre occasioni simili fra quali impacci noi
Non ab-
ci siamo
trovati? Fummo cosretti a fare un secondo debito per pagare il
primo. E questa è la via che mena dritto al fa1limento...
Umanamente parlando Don Rua aveva ragione. Ma, datelo ad
intendere ai Santi!... Essi se la intendono con Dio. E Don Bosco
tenne duro:
44

5.7 Page 47

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pren-da
[sqel1a, Don Rua: se vuoi che la
cura diretta di noi, va' nella t:ua
Divina Provvidenza si
càmera, domani metti
fuori quanto hai: si soddisfino tutti quelli che si possono soddisfa-
re, e ciò che accadrà in seguito lasciamolo nelle mani del Signore.
bilePtrooiv,avreolguennedcoosnioamiopcrehesemntii,seccoonncdlui,sceh' e-sapNpioanciomèicèonfpidoassrei-
in modo illimitato nella Divina Provvidenza e non cerchi di am-
massare qualche cosa per provvedere al futuro. Io temo che se
noi ci troviamo così allo stretto di finanze, sia perché si vogliono
fare roppi calcoli. Quando in queste cose entra l'uomo, Dio si
ritira (10).
Don Rua non aggiunse parola. Si afirettò a farc quanto Don
Bosco desiderava. Aveva visto tante meraviglie fin da fanciullo!
Negli anni poi della costruzione del tempio di Mada Ausiliatrice,
a cui siamo arrivati con la nostra storia, se non proprio di ogni
giorno, eran cose di tutte le settimane.
re
11 16 novembre
quattromila lire
p-ei
per faccontarne
lavori in corso.
uCnoan-unsibduoovnevcaonaodiuptaograe-
Don Rua, nella mattinata, bussando a varie porte, era tiuscito a
metterne insieme circa un migliaio.
to
v-
rimCoerdaigog: idool p-o
gli disse
desinare,
Don Bosco a mezzogiorno-.
andrò io a cercare il resto.
A tut-
Ma non sapeva neppur lui dove andarc. Ed ecco, attraversata
quasi tutta la Torino d'allora, nei pressi di Porta Nuova, farglisi
incontro il domestico di un signore gravemente infermo, chieder-
gli se per caso egli fosse Don Bosco, e pregarlo di andar subito al
palazzo. L'infermo era disposto a tutto, pur di guarire. E Don Ro-
i.o,
non
-andMara
io ho
subito
bisogno di tremila
alla banca?...
lire
per
questa
sera...
Perché
-
gTo-tia
Uscire io?... Ma non vede?..' Impossibile!
Impossibile a noi, ma non a Dio onnipotente... Orsù, dia
a Dio ed a Maia Ausiliatrice' Mettiamoci alla ptova...
Una breve ma fervida preghiera, la benedizione con f invoca-
zione della Madonna e... f idropico si libera, si veste, prende la
vettura, va allabanca e ritorna con le temila lire... (11).
Di simili prodigi Ie << Memorie Biografiche »> ofirono abbon-
danti documenti. E se, alla sua morte, Don Bosco lasciò forti
debiti, come vedremo, Don Rua morendo non ne lasciò neppur
45

5.8 Page 48

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uno. Il Signore seppe premiare la fiducia illimitata di Don Bosco
e la previdente abilità amministrativa del suo successore.
Ai tempi di Don Bosco e di Don Rua non si parlava di « socie-
del benessere >>, di « tempo libero ». I capitali, non ancora
nazionalizzati, non si giocavano a milioni di miliardi: anche gli
abbienti economizzavano...
Fra i popoli civili, la maggior parte risparmiava i soldi e perfino
i centesimi, che oggi sono scomparsi dalla circolazione.
Si viveva più poveramente, si tesoreggiava il tempo ed il lavo-
ro, si economizzavain tutto: si costruiva sudando ed amminisffan-
do onestamente.
Don Rua, alla scuola di Don Bosco, sapeva distinguere i veri
valori della vita, aveva retta coscienza del dovere, amava lo stu-
dio ed il lavoro, non perdeva un minuto di tempo, non sciupava
un pennino, un foglio di carta, non si concedeva svaghi,
vacanzei dal mattino alla sera era sempre a servizio di tutti. Si
sosteneva fisicamente col puro necessario del nutrimento comune,
del riposo dei grandi lavoratori; spiritualmente con la preghiera e
l'unione con Dio. Cominciava con la meditazione di primo matti-
no, raccogliendo la mente su << forti pensieri » che coltivava poi
lungo il giorno.
Riflessivo per natura e sensibilissimo alle ispirazioni celesti,
appassionato alla Sacra Scrittura ed allo studio dei Padri e Dotto-
ri della Chiesa, si sentiva portato all'ascetica più austera, all'auto-
disciplina, al progresso spirituale.
Da fanciullo aveva preso omore al peccato anche veniale deli-
berato. La sua bell'anima, dalf innocenza alla purezza ed alla casti-
verginale, era cresciuta in un'atmosfera di candore che era il
clima dei bei tempi del primo Oratorio, descritto dal Can. Balle-
sio, nel 1888 di fronte ad una massa di exallievi testimoni viven-
ti, con queste parole: << L'anima della nosra vita nell'Oratorio, il
freno al male, f incitamenro al bene, Ia giocondità,7abellezza,l,or-
dine della casa, Ta nostra riuscita nello studio e nel lavoro, tutto
nasceva dalla pietà razionale, intima e fervorosa che Don Bosco
sapeva infonderci col suo esempio, con le prediche, 7a freqtenza
dei Sacramenti, a quei tempi quasi nuova, e coi suoi discorsi, con
certi racconti vivi ed edificanti, con certe parole, cenni, sguardi
che dissipava.o le tenebre, le ansietà di spirito, inondavano di
46

5.9 Page 49

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gioia ed infervoravano all'amore della virtù, del sacrificio e della
obbedienza... Centinaia di giovani, studenti ed operai, compivano
con ardore ed esattezza i loro doveril Ed un bel numero di loro
non solo erano buoni, ma ottimi, ma veri modelli di pietà, di
studio, di dolcezza, di mortificazione, guida amorevolissima, esem-
pio fulgidissimo ed efficace. Giovani che non avrebbero commesso
r'rr-, p...rto veniale volontario per tutto 1'oro del mondo, giovani
di una divozione così soda e tenera che aveva veramente dello
straordinario. Com'era bello vederli in chiesa, rapiti in un'estasi
beata, celestel Quante volte il patrizio della città conduceva i
suoi figli all'Oratorio a specchiarsi nei figli del popolo, divenuti
inconsapevolmente nobili e grandi per la loro pietà. Eran questi i
" carissimi " di Don Bosco, e, pieni del suo spirito, 1o aiutavano
potentemente... >> (12).
La discrezione di Don Bosco nelle pratiche di pietà in comu-
ne aveva portato i salesiani a far g7r esercizi spirituali annuali in-
sieme ai giorani e secondo il loro programma fino al 1865' Nel
1866, approfittando di una casetta lasciatagli in eredità da un be-
,.fico ,ài..dote nei pressi di Trofarello ad una quindicina di chi-
lomefti da Torino, Don Bosco avviò corsi estivi solo pei salesiani,
tre giorni interi senza silenzio obbligatorio. Di anno in anno li
andù perfezionando fino alle esigenze canoniche delle famiglie reli-
giose, trasferendo la sede nel collegio diLanzo Torinese dal 1870'
Sp.rro si associava Don Rua come predicatore de1le meditazioni,
pài ri fu..uu sostituire da lui per le istruzioni. E Don Rua vi si
preparava accuratamente, con soddisfazione generale' Lo stesso an-
no 1866 Don Rua aveva dovuto sostituire Don Bosco anche nella
p-Breosr.idoe.nrzua
delle conferenze di gennaio coi
stato chiamato a Borgo Cornalese
direttori, perché
per la morte del
Don
Con-
te Rodolfo De Maistre.
Ascoltata la rclazione di Don Bonetti sul Piccolo Seminario di
Mirabello e di Don Lemoyne sul Collegio di Lanzo, concluse le
conferenze raccomandando l'unità di spirito nella direzione, nel-
l'amministrazione, nell'esercizio della carità ftatetna e nella vita
comune, insistendo sulla cura particolare della castità che qualifi-
« gloria e corona >> dei salesiani (13).
Le sue parole furono assai gradite perché egli, con la sua per-
sonalità, aveva un ascendente sftaordinario. Asceticamente impres-
47

5.10 Page 50

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sionava e si imponeva, senza volerlo, più di Don Bosco. Viveva in
tale tensione spirituale, che raspariva in lui il senso della presen-
za di Dio e della coscienza del servizio di Dio anche nel rendere
quelli materiali al prossimo.
All'altare si concentrava nella celebrazione della Santa Messa
e nelle altre funzioni liturgiche che appariva proprio « in persona
Christi »: sacerdote dell'altissimo, ministro di Cristo e dispensato-
re dei suoi misteri (Gen. XIV,l8 - 1 Cor. IV,1).
Era ricercato per le confessioni e suppliva Don Bosco quan-
do occorreva tra i confratelli. Però Don Bosco, più bonario, non
dava soggezione; Don Rua da principio, talvolta ne dava. Tanto
che un giorno Don Bosco studiò il modo di impegnarlo pubblica-
mente a rendersi più amabile nel sacro ministero.
che -mi
§16n611s ho sognato
rovavo in sagrestia
c-ol
raccontò nel sermoncine
desiderio di riconciliarmi
spse1r2lms e-z-
zo della confessione. Vidi in un inginocchiatoio Don Rua, e quasi
non osavo avvicinarmi, perché 10 temevo troppo rigoroso...
Salesiani e giovani diedero in una risata. I più vicini si volse-
ro a Don Rua:
-SorrMisea
bravo! Ma benel Far paura perfino a Don
anche lui; ma diede tanta importanza alla celia
Bosco...
di Don
Bosco, che divenne amorevolissimo anche in confessionale. Lo stes-
so Don Francesia, pfesente alla scena, racconta di un confratello
anziano che, alla vigilia di un lungo viaggio del fondatore, gli chie-
se: -
Vien- i
Ora lei parte ed a chi mi dovrò confessare?
Tu verrai qui come sei solito fare... e troverai
senza pauta, perché io vado e... resto.
Don
Bosco.
Al suo posto trovò Don Rua, e si sentì a suo agio, come con
Don Bosco. Dal canto suo, Don Rua, morto Don Bosco, prese a
confessarsi da Don Francesia, generalmente ogni venerdì. Spesso
succedeva che in tutta 7a giornata egli non trovasse un minuto
libero per recarsi al confessionale di Don Francesia, e 1o pregava:
-sai!PNootrnesetibvbei nainrecoirntecmampoerae
mia dopo le
bisogna che
preghiere? È venerdì,
compia il mio dovere.
Don Francesia, gelosissimo del rispetto del silenzio sacro do-
po le orazioni
gli obiettavai
mattina?
della sera, che Don Bosco
- Non sarebbe meglio
non
che
voleva si violasse,
aspettassi domani
4B

6 Pages 51-60

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6.1 Page 51

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dific-oltàChtei dasicpie?tto-. riprendeva Don Rua -. No, no! Se non hai
Quando si trovava fuori casa, si raccomandava a qualsiasi con-
fessore, pur di rispettare
dì, e non posso andare
il
a
d<<osrumoirgeiosrennoza>>f:a-re
Che vuoi?
un po' di
È vener-
bucato...
L'ultimo venerdì della sua vita, parve aver perso f idea del
tempo.
se non
E
ti
Don Francesia che 1o assisteva:
ricordi che oggi è venerdì...
-
Caro Don Rua, for-
zie,-grazOiehlch-e
mriseplooseabsboilalecviotolu-to
mi ero ptoprio scordato. Gra-
ricordate. Aspetta un momen-
to, e poi mi confesso...
Altri santi, come San Carlo, si confessavano ogni giorno... È
questione di delicatezza di coscienza e del vero senso di Dio...
Anche se ti gettassi giù dalla finesta...
Sul finire del 1866 Don Bosco, mentre era a Firenze in cerca
di quattrini per le sue opere e per alcune pratiche coi Ministeri
trasferiti già da Torino, fu invitato dal Presidente del Consi
glio Barone Bettino Ricasoli a Palazzo Pitti per una missione uf-
ficiosa tra il Governo italiano e la Santa Sede, che si protrasse per
quasi un decennio. Nel gennaio del 1867 riprese il viaggio per
Roma. Ma il suo pensiero anche nei viaggi corteva naturalmente
a Torino; e col pensiero la penna... La maggior parte delle lettete
erano indirizzate a Don Rua, il quale dall'autunno precedente era
anche docente di filosofia (Logica-Etica e Metafisica) ai chierici
studenti nell'Oratorio (14).
Quante incombenze gli dava in ogni letteral E quanto si interes-
sava dell'andamento dell'Oratorio! E quante confidenze gli faceva!
i << ... nostri affari (le pratiche per l'approvazione della Congregazione,
di cui portava a Roma le regole tradotte in latino) qui vanno bene; spero
dimani poter scrivere una lettera ai nostri cari giovani. Continuate a pregare
pel vostro Don Bosco, che è tutto occupato di voi. Dio ci benedica tutti e ci
aiuti a salvatci l'anima in eterno... >>.
Il 1l febbraio lamentava:
<< Ma tu non mi dai notizia dell'entata né delle uscite dei giovani, se
sani, se ammalati, vivi o morti. Disponi da domenica in quindici che pos-
siamo fare una stupenda festa di San Francesco di Sales... ».
49

6.2 Page 52

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Contava di tornar presto. Stava completamente manquillo: era
sicuro di Don Rua; ma viveva col cuore ai giovani. Di quel che
egli faceva a Roma, oltte alle lettere a mano di Don Bosco, resta
un'ampia descrizione nella corrispondenza di Don Francesia che
lo accompagnava, pubblicata più tardi col titolo: << Due mesi con
Don Bosco a Roma.». Il lavoro di Don Rua era aumentato dall'ac-
celeramento della costruzione del tempio di Mada Ausiliatrice
che giunse alla chiusura della cupola nel settembre del 1867 (15).
Che qualcosa gli potesse sfuggire non deve far meraviglia. Lo
arguiamo da una lettera del 20 agosto in cui Don Bosco da Strevi
gli scrisse:
« ... Di' a Ricciardi (un chierico assistente) che vegli molto la ricrea-
zione degli artigiani alla sera dopo cena. Se non basta esso (slc), se ne ag-
giunga un altro... Saluta tutti che hanno la barba e sono imberbi: di' a
Gofi (capo-calzolaio) che si faccia animo... >>.
Ma Mons. Costamagna ricordava che proprio la sera del J
maggio 1867, mentre tornava dal paese nativo, Caramagna, insie-
me a Don Bosco, questi gli apriva il suo cuore giubilante pet le
grazie che il Signore gli faceva, specialmente col dono di tanti
giovani collaboratori ornati di esimie virtù: << Nominava Duran-
do, Francesia, Cagliero, Ceruti, Bonetti, Albera, Ghivarello...;
giunto a Don Rua, così mi disse: -- Guarda, Giacomo, se Dio mi
dicesse: Preparati, che devi morire, e scegli un successore perché
non voglio che l'opera da te incominciata venga meno; chiedi per
questo tuo successore quante grazie, virtù, doni e carismi credi
necessari perché possa disimpegnar bene il suo ufficio, ché io tutti
glieli darò... ti assicuro che non saprei che cosa domandare, per-
ché tutto quanto lo vedo già posseduto da Don Rua » (16).
Don Rua, dal canto suo, continuava a fat tesoro d'ogni parola
e di ogni gesto di Don Bosco. Anzi il primo settembre dello stes-
so anno prese, per iscritto, questo altro impegno: << Persuaso di
{ar cosa che possa ridondare alla maggior gloria di Dio e a vantag-
gio delle anime, e dietro consiglio di persone benevoli all'Orato-
rio, io, Sac. Michele Rua, intraprendo quest'oggi, domenica 1" set-
tembre, a raccogliere le memorie che possono riguardar l'Orato-
rio e specialmente il fondatore del medesimo, Sac. Giovanni Bo-
50

6.3 Page 53

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sco, limitandomi a farne un semplice cenno a guisa di ctonista e
non già di stotico. Incominciando, dico... » (17). E la sua crona.ca
continua interessantissima, fornendo agli storici pagine preziose
che confermano ed integrano, con la evidente loro autorità, quan-
to altri cronisti hanno documentato, amicchendo le fonti di prima
mano di notizie che solo a lui potevano pervenire.
L'ultimazione del tempio, il programma dei festeggiamenti,
l'organizzazione e la preparazione, 1o svolgimento con tutti i
particolari della consacr azione e dell'ottavario, accoglienze, ospitali-
tà, cerimonie, funzioni e pellegrinaggi, esaurirono le sue forze. Res-
se fino alla fine; ma in luglio, mentre Don Bosco era fuori Torino
per esercizi spirituali, il fisico crollò. Dovette rimettersi al medico
che riscontrò una violenta peritonite. Piissimo com'era, egli pensò
subito all'anima e chiese il Viatico. Nessuno osò fare opposizione,
perché anche altri medici, chiamati a consulto, 1o diedero pet di-
sperato. Allora, a testimonianza del dott. Fissore, ne guariva uno
o due su cento nelle condizioni di Don Rua.
Chiese anche il Sacramento degli infermi; ma Don Lazzero 7o
persuase ad attendere Don Bosco che non doveva tardare.
Giunse infatti verso sera e i superiori si precipitarono a pre-
garlo che salisse subito da Don Rua che eta gravissimo.
Don Bosco, con
Don Rua: egli non
ptuatrttairàcaslmenaz:a-i-l
State tranquilli,
mio permesso...
io
conosco
E, passato in chiesa, sedette al suo confessionale a confessare
i giovani che f indomani, giovedì, avrebbero fatto 1'esetcizio men-
sile della buona morte.
Com'ebbe finito, il segretario Don Berto si accostò per accom-
pagnarlo da Don Rua. Ma egli ancora,
mo a vederlo; ma prima lasciatemi
acnadlmairsesiamoc:en-a.
Sì, sì, andte-
Dopo cena, finalmente, salì alla cameretta di Don Rua, il qua-
le con un fil
sta è la mia
udltiimvoaceo:ra-,
Oh, Don
me 1o dica
Bpousrceo!lib-eraemscelanmteò,
p-e.rchSée
que-
sono
disposto a tutto.
che-tu
O caro
muoia.
Don
Hai
dRauaa, i-utarrimspioasneciolrabuinontaPnatdereco-se.
non
voglio
Si trattenne quindi a confortarlo, gli diede la benedizione e,
angurandogli buona notte, si ritirò anch'egli a riposare. L'indoma-
ni mattina, dopo la celebrazione della Messa, risalì dall'infermo
5l

6.4 Page 54

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presso il quale stava già il prof. Gribaudo che gli fece rilevare
tutta 7a gravità del caso.
mio-DoSniaRguraavdeevqeugaunatorirveuopelerc-
grilpi erestaDoanncBorostacont-o;
ma il
da {arc.
Visto quindi su un tavolino tutto il necessario per l'ammini-
strazione del Sacramento degli infermi,
bonomo che pensò di portarlo qui?
chiese:
-
E chi fu quel
sto
-comSeosntoavioa
-malreis,pioesde
l'Economo Don Savio
sera! ... faceva paura...
-I;mesdeicavi esstesessvi.i.-.
dscaoll.a-PfoinSieiresivtteroalp,torooraparDinooongneRmntuoearrd:e-isptioG(c1au8af)e.rddae: -se
interruppe Don
anche ti gettassi
Bo-
girì
Difatti, dalla benedizione della sera precedente Don Rua, pur
rimanendo clinicamente grave, aveva preso a migliorare e in po-
chi giorni, sotprendendo gli stessi medici, fu fuori pericolo. L'aria
pura di Trofarello favorì la sua convalescenza ed in settembre e-
gli era già in grado di riprendere le sue ordinarie mansioni, com-
presa la redazione della cronaca. Durante il primo corso degli eser-
cizi spirituali, 1l 19 settembre del 1868, emetteva i voti perpetui
colui che sarebbe poi stato iI successore di Don Rua come Rettor
Maggiore, Don Paolo Albera, da poco ordinato sacerdote; nel se-
condo corso, il ch. Giacomo Costamagna, che sarebbe divenuto il
terzo vescovo salesiano, faceva la professione triennale.
Col nuovo anno scolastico 1868-69, Don Bosco afidava a
Don Rua anche f insegnamento della Sacra Scrittura ai chierici stu-
denti di teologia.
I1 1869 sarebbe stato I'anno decisivo per l'approvazione della
Congregazione. Don Bosco si era messo in viaggio fin dai pdmi
di gennaio alla volta di Roma per seguirne le pratiche. Durante
una sosta, da Firenze, il 14 gennaio inviava a Don Rua una lunga
lettera con un cumulo di commissioni e conchiudeva: ,, ... Dome-
nica recitate il Rosario, con la santa Comunione secondo l'inten-
zione del cav. Tommaso e contessa Gerolama Uguccioni (che lo
ospitava), che per noi sono due tesori di beneficienza e di benedi-
zione... Poi prendi il libretto del P. Teppa (Barnabita) " Aaaisi
agli ecclesiastici " (propriamente " Avvertimenti per gli educatori
ecclesiastici della gioventù "); mandane una copia a Lanzo el'altra
a Mirabello dove sono raccolti chierici e preti: se ne legga ogni
52

6.5 Page 55

▲back to top
domenica un capo durante la mia assenza. Si faccia 1o stesso a
Torino... »>.
Vari giorni dopo (manca la data) da Roma:
<< Per motivi particolari da' ordine che si sospenda la stampa del voca-
bolario latino fino al mio ritorno. Dirai poi a Btzzetti, e ad alri che abbia-
no ingerenza in tipografia, che per l'avvenire non voglio più che si stampi
cosa alcuna senza mio consenso, oppure che tu ne abbia ricevuto facoltà
ad hoc. Credo però bene che tu faccia una conferenza insistendo sulla neces-
sità della obbedienza di flatti e non di parole, e notando che non sarà mai
buono a comandare chi non è capace di obbedire. Abbi cura della sanità:
riposa liberamente, sta' attento ai cibi che ti possono essere nocivi; fino alla
metà di febbraio sospendi il mattutino e limitati alle ore (nella recita del
Breviario) vespro e compieta, ma ripartìti... ».
Il 3 febbraio da Morlupo:
<< ... Facciamoci coraggio, Dio ci aiuterà... Forse gravi dificoltà in tutto;
ma si possono dire tutte appianate con esito molto superiore alla nostra
aspettazione (si trattava delle pratiche per l'approvazione della Congrega-
zione). Ma silenzio e preghiera... So che avete da farc, ma bada prima di
ogni cosa alla t:ua sanità ed a quella degli altri... L'ultimo giorno di car-
nevale dirò Messa pel ch. Barberis (eta gravemente ammalato), gli darò la
benedizione ed in una numerosa casa di educazione faranno la santa Comu-
nione per lui: abbia fede e voglia o non voglia dovrà guarire... Saluta tutti:
io prego per loro e lavoro per loro tutti... ».
Il 26 febbtaio da Roma:
<< ... prepara tutto per fare una bel1a festa di San Francesco di Sales la
domenica 7 marzo...; le cose nostre stanno così: la Congregazione definitioa-
filente rtpproudta; facoltà delle dimissorie (per conferire Ie sacre Ordinazioni
ai Salesiani) annesse non all'individuo ma alla Congregazione... Molte cose di
molta importanza le
Congregazione) ma
saprai a voce. Queste
con raccomandazione
le puoi comunicare a quelli
che non vadano fuori di
della
casa.
In ogni cosa, prudenza e preghiera. Comunica queste cose a Lanzo e a Mi-
rabe11o... La gtazia di N. S. G. C. sia sempre con noi: sia lodato e ringra-
ziato ogni momento il SS. e divinissimo Sacramento... ».
Abbiamo sttalciato solo quanto riguatda il funzionamento del-
le case, il trattamento dei confratelli e dei giovani, Ie notizie inte-
ressanti la Congregazione. Così faremo anche in seguito riportan-
do dall'epistolario di Don Bosco, dalle lettere dirette a Don Rua,
per documentare come Don Bosco facesse a metà con Don Rua
seguendo le case anche da lontano.
53

6.6 Page 56

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Ce n'è ancor una del 1869 da Mornese, ove Don Bosco si era
recato per i lavori di costuzione del collegio (che desiderava giun-
gesse presto al termine per sistemarvi le Figlie dell'Immacolata
disposte a diventar Figlie di Maria Ausiliatrice) :
«Di'a Don Chiapale (salesiano un po'insofferente di disciplina) che
domenica passata l'ho fatto cercare e non mi fu possibile di poterlo ritro-
vare: gli dirai se 1e regole permettono di andat dove si vuole senza licenza,
e che parmi tempo di finirla. Si solleciti la cornice del quadro di S. Piero
(tela del C6rcano, pittore milanese, per l'altare di San Pietro nella chiesa di
Maria Ausiliattice, carissimo a Don Bosco)... Per qualche sera batti un po'
il chiodo sopra i cattivi discorsi fra g1i artigiani (al sermoncino della buona
notte)... >>.
Nel 1870 Don Bosco passò a Roma un buon mese (20 gen-
naio-25 febbraio) a incoraggiare vescovi e prelati a sostenere il
Papa pet 7a proclamazione del dogma dell'Infallibilità Pontificia
nel corso del 1'Concilio Ecumenico Vaticano, e inviò a Don Rua
parecchie lettere.
fn una vi accluse un foglio indirizzato a tutti i giovani, confi-
dando:
« Sebbene qui in Roma io non mi occupi unicamente della casa e dei
nostti giovani, tuttavia il mio pensiero vola sempre dove ho il mio tesoro in
Gesù Cristo, i miei cari figli dell'Oratorio... ».
Descrive quindi bellissime impressioni dalla condotta genera-
le; ma nota anche qualche disordine e specifica nomi e cognomi
di alcuni che non si comportavano bene incaricando Don Rua di
ammonirli convenientemente, mettendo all'erta i buoni. Infine
narra I'assistenza prestata al Granduca Leopoldo di Toscana mo-
rente attorniato dalla moglie, dall'ex Re di Napoli, dall'ex Duca
di Parma, da altre personalità, perdonando ai suoi avversari ed
edificando tutti con sentimenti profondamente cristiani: « Gli o-
nori, le
valsero
apdersaollnuen,glaerggltiadndi euznzes-ol
rilevava e faceva
momento la vita.
nCootanresé-
non
portò
soltanto quel po' di bene o di male che ha operato in vita sua,
come dice San Paolo. Giovani miei cari, ricordiamoci che in pun-
to di morte raccoglieremo quanto avremo seminato nella vita... >>.
La Tettera si chiude con disposizioni per la festa di San Fran-
54

6.7 Page 57

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cesco di Sales, ritardata al suo ritorno e calda raccomandazione di
evitare dimostrazioni:
« La festa più grande per me è di vedervi tutti in buona sanità e con
buona condotta. Io procurerò di farvi stare allegri... La festa più cara che
io posso desiderare è che tutti facciate in quel giorno la santa Comunione...
il resto è niente... » (19).
Con lettera dell'8 febbraio dava a Don Rua notizia di un'u-
dienza del Santo Padre:
« Oggi sono stato dal Santo Padre. Migliore accoglienza non poteva
farmi. Non posso sctivere tutto; ma partecipa ai membri de1la Congr. che
abbiamo gravi motivi di poterci rallegrare nel Signore. Ma continua a prega-
re: al mio ritorno racconterò tutto. Intanto comincia a partecipare ai giovani
della casa che per 1'avvenire ogni volta che si accosteranno alla santa Comu-
nione possono lucrare Indulgenza plenaria. Per te, facoltà di leggere e rite-
nere qualsiasi libro proibito, benedire corone e crocifissi, benedizione papale
agli ammalati ».
Il 12 febbraio, altta udienza Pontificia ed altra lettera:
<< ... mi accolse con un'amotevolezza indescrivibile. Gradì, parlò, rise... e
lodò assai la pubblicazione e la collezione delle Letture Cattoliche e della
Biblioteca (dei " Classici per la gioventù ") e ci animò a continuare. Son
più cose che non ci conviene afrdare alla carta... Le cose di nostra Congte-
gazione (esame de11e Regole) vanno assai bene. Continuate a pregare... » (20).
L'indomani 13, annunciava aficora da Roma l'erezione della
Associazione dei « Diuoti di Maria Ausiliatrice >> in arciconfrater-
nita, e l'offerta da parte del Santo Padre della Chiesa di San Gio-
vanni della Pigna coi locali annessi. Questi erano però troppo an-
gusti per un'opera salesiana in Roma. L'accettò poi Don Rua, co-
me dono del santo Pio X nel 1905 completando così la sede della
Procura Generale che funzionava 1à accanto dal t9oz. Con-
cludeva:
« Vi farò sapere il giorno preciso del mio arrivo. Ma insisti che non si
facciano dimostrazioni di alcun genere. Siccome ho molto bisogno e piacere
di parlare coi superiori delle alte case, così da Lanzo e da Cherasco (casa
aperta da poco e presto trasferita a Yarazze) vengano quelli che possono
allontanarsi. Da Mirabello, Don Bonetti e Don Cerruti. Credo che Don
Pestarino si troverà pure... Le cose vanno bene; continuate a pregare... » (21).
55

6.8 Page 58

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Don Rua curò ogni particolare, sicché Don Bosco, al suo ritor-
no, poté parlare a lungo con tutti e mettere al comente i salesiani
non solo di quanto aveva potuto fare a Roma, ma anche di varie
cose che andavano maturando proprio per quell'anno.
Nel mese di maggio Don Rua l'accompagnò ad Alassio a stipu-
lare il contratto di acquisto dell'antico convento francescano per
farne un gran collegio salesiano. Il 13 settembre seguiva pure
Don Bosco a Lanzo Torinese per predicare le meditazioni del pri
mo corso di esercizi spirituali che in quel collegio trovarono la
sede ideale per tante generazioni di salesiani. Qui li raggiunse la
notizia dell'interruzione del 1' Concilio Vaticano e dell'annessione
di Roma al testo d'Italia, che Don Bosco aveva predetto a Pio
IX sette mesi prima insieme con la guerra franco-ptussiana e le
gravi conseguenze.
Il 27 settembre, Don Rua, rientrato a Torino, ricevette una let-
tara enigmatica da Casale Monferrato, in cui Don Bosco gli dava
istruzioni per un rapido viaggio a Roma del coadiutore Giuseppe
Rossi, forse incaricato di recare a Pio IX la risposta alla domanda
<< se dovesse abbandonare Roma o no >>, dopo l'occupazione italia-
na. Conosciamo il testo della risposta di Don Bosco: << La senti-
nella, l'Angelo d'Israele si fermi al suo posto e stia a guardia del-
la rocca di Dio e dell'arca santa )> (22). Il Papa fece disfare i
bauli e rimase in Vaticano, evitando all'Italia complicazioni politi-
che internazion.rli che avrebbero potuto arrecare incalcolabili
danni.
fnteressante è i\\ « Catalogo della Società Salesiana >> che si co-
minciò a stampare nel 1870, dove Don Rua è qualificato Prefetto
della Pia Società e della Casa Maggiore (come si chiamava allora
la Casa-Madre di Valdocco). Con tale qualifica egli presiedeva ar7-
che ogni mese le conferenze che i salesiani tenevano per dare i
voti di condotta e di applicazione ai giovani artigiani e studenti;
ma pei servizi d'ufficio ordinari egli era aivtato da un vice-
Prefetto. Così si era deciso nel Capitolo tenuto il 18 dicem-
bre 1869 in cui i voti dei professi perpetui (i riennali non vota-
vano ancora essendo appena in prova) avevano confermato gli an-
tichi superiori e sostituito Don Paolo Albera come Consigliere al
posto di Don Francesia fatto direttore del Collegio di Cherasco.
Don Bosco dal canto suo, pel diritto che gli davano le prime
56

6.9 Page 59

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regole, aveva confermato Don Rua a Prefetto della Congregazione
e Don Cagliero a Direttore Spirituale (23).
L'aiuto per l'otdinaria amministtazione in casa gli era stato
indispensabile, perché Don Bosco nel 1871 era impegnatissimo
nelle pratiche tra il Governo italiano e la Santa Sede per la
sistemazione di oltre un centinaio di diocesi vacanti in Italia, pri-
vate dei loro vescovi e dei beni necessati alla loro sostentazione,
alla cura dei seminari e delle opere pie. Molte non avevano nep-
pur più le residenze vescovili.
Lo strapazzo dei viaggi, Ie fatiche delle ttattative scossero
perfino la salute di Don Bosco. Sicché al peso delle sollecitudini
per la Congregazione, s'aggiunse per Don Rua la trepidazione pel
buon Padre.
Una lettera del 1" luglio 1871 da Roma 1o confortava: << Ho
avuto due udienze dal Santo Padre ed ho trattato nel modo più
soddisfacente ogni cosa... Di' a Don Savio che promuova la co-
struzione della chiesa di San Giovanni Evangelista... Saluta i no-
stri cari giovani: di' loro che sono impaziente di vederli. Martedì
spero di essere con loro e parlerò loro di più cose; li ingrazio
delle preghiere che hanno fatto per me; io li ho sempte raccoman-
dati al Signore nella Santa Messa. Ora trattasi di un afiare che
interessa tutto il mondo ed il cui esito dipende dalla preghiere e
dalla guerra al peccato. Coraggio, dunquel... Da Firenze ti scrive-
rò l'ora del mio arrivo; ma raccomanda a tutti che non si facciano
feste al mio ritorno...» (24).
Sulla costruzione della chiesa di San Giovanni Evangelista
presso l'Oratorio San Luigi, sul corso Vittorio Emanuele II, altra
fonte di grattacapi per Don Bosco e per Don Rua, preferiamo sor-
volare.
Tornato da Roma, Don Bosco non poté prendersi riposo per-
ché si era precedentemente impegnato a sant'Ignazio sopra Lanzo
per un corso di esercizi spirituali. Di scrisse a Don Rua, il 12
agosto perché pensasse lui a stabilire i corsi per i salesiani, d'ac-
cordo con gli altri membri del Capitolo: « Farai tu le meditazioni?
Se mai ti aggravasse troppo, gettane il peso su Don Bonetti o
sopra Don Cagliero... » (25). Ci teneva tanto che predicasse luil
Da Sant'Ignazio si recò quasi subito a Nizza Monferrato ove
la Contessa Corsi 1o ospitava nel suo palazzo per imporgli le cure
57

6.10 Page 60

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e il riposo prescritto dai medici. Ma egli ne approfittò per convo-
care distinti ecclesiastici e preparare la lista dei Vescovi che il
Papa gli aveva richiesto pei prossimi concistori, onde scegliere
buoni sacerdoti che nello stesso tempo fossero graditi al governo
italiano. Era tanto stanco che dimenticò in teno la borsa da viag-
gio. Dovette subito informare Don Rua. Se la ritrovasse, 1o prega-
va di aprirla e di disporte lui stesso varie carte e manoscritti di
cui egli era pienamente al corrente. Lamentava che i suoi piedi
non gli volessero obbedire e raccomandava che si facessero buone
accoglienze all'Ispettore scolastico che doveva fare in quei giorni
un'ispezione all'Oratorio. Mancava ancora questa seccatura!... Don
Rua, come a1 solito, non perdette 7a pazienza e fece le cose molto
a modo.
Il 27 agosto, in aTtra lettera gli stendeva una circolare da alle-
gare ai programmi dei collegi pel nuovo anno scolastico, sostituen-
dola ad una di Don Bonetti, perché non gli piaceva il << dev.mo
servitore )> preposto alla frrma
grafia<<:Csoerengegsiltaa,mspein1oopgeirudoircahit;re-milasogcogipuinegeevasi
-conesedrvàill1aa
tosto alla tipo-
composizione...
Abbi pazienza: io me 1a godo un poco (figuriamocil...); ma voglio poi
mandare te e Don Berto a riposare un poco, non però ancora in Paradiso...
Fu conchiusa la casa per Genova (l'apertura de11a casa di Marassi presso
Genova e poi trasferita a Sampierdarena); perciò Don Albera (destinato
direttore) facciasi il fagotto. Di ogni cosa parleremo...» (26).
Come si dava e come si faceva l'obbedienza allora!...
Da Nizza Don Bosco proseguiva per Roma e di scriveva il
13 settembre: << Ogni cosa finora non poteva desiderarsi meglio.
Continuiamo a ptegare... >>.
Infatti il Santo Padre, prima che finisse l'anno, in tre concisto-
ri, preconizzava L\\J Vescovi. Don Bosco confidò con semplicità:
-che
Il Papa mi aveva detto: fate
fece Don Bosco fu ben fatto.
la lista e presentatemela.
Non so se in avvenire vi
E ciò
saran-
no altri della nostra Congregazione che siano per trovarsi in simi
le circostanza di eleggere tanti vescovi con pieno arbitrio di scel-
ta, come accadde quest'anno... (27).
Ma intanto egli ne uscì sfinito, fino a doversi fermare aYaraz-
ze, mettersi a letto e per un paio di mesi tenere in ansia un po'
58

7 Pages 61-70

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7.1 Page 61

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tutti, specialmente Don Rua. Se ne può leggere la cronaca nel vo-
lume X delle Memotie Biografiche da pag. 227 a 312.
Finì la convalescenza aYarazze, donde passò ad Alassio anco-
ra per un bteve soggiorno e finalmente il 9 febbraio poté scrivere
a Don Rua:
« Don Rua mio carissimo, la grazia di N. S. G. C. sia con tutti noi. È
tempo, car.mo Don Rua, che ti scriva qualcosa di positivo da partecipare ai
nostri amati figli del1a Congregazione e dell'Oratorio. Grazie alle molte
preghiere la mia sanità si trova in uno stato da poter cominciare a fare
qualche cosa, con un po'di riguardo, perciò giovedì prossimo (15 febbraio)
a Dio piacendo sarò a Torino. Mi sento un bisogno grave di andarvi. Io vivo
qui col corpo, ma il mio cuore, i miei pensieri e fin 1e mie parole sono
sempre all'Oratorio, in mezzo a voi. È questa una debolezza, ma non la
posso vincete. Io giungerei alle 72,20 antimeridiane, ma desidero che non
si facciano accoglienze né con acclamazioni, né con musica, con baci di
mano. Ciò mi potrebbe cagionare del male ne11o stato in cui mi trovo.
Entrerei per la porta della chiesa per andar tosto a rrngraziare Colei cui
debbo la mia guatigione; di poi se posso dirò una parcla ai giovani, altri
menti ne differisco e andrei in refettorio. Mentre darai queste notizie ai
nostri cari fig1i, dirai loro che li lingrazio tutti, ma di cuote, delle preghiere
fatte per me, ringrazio tutti quelli che mi hanno scritto, e particolarmente
coloro che feceto a Dio ofierta de11a loro vita in vece mia. Ne so i nomi e
non 1i dimenticherò. Quando sarò tra loro spero di poter esporre una lunga
serie di cose che qui non posso espore. Dio vi benedica tutti e vi conceda
sanità stabile col prezioso dono della perseveranza nel bene. Ricevete i saluti
di questi fratelli di Alassio e continuate a pregare per me che con pienezza
di afietto mi professo in G. C. afi.mo amico Sac. Gio. Bosco» (28).
Grato per le attenzioni speciali di Don Rua che si era tanto
prodigato nel corso della sua malattia, accorrendo ad ogni necessi-
tà, disponendo per le preghiere e per l'assisteflza,le informazioni
ai confratelli ed ai giovani, mentre suppliva il Padre in tante
cose, Don Bosco, una volta giunto all'Oratorio, teneva d'occhio la
salute del figlio prediletto preoccupandosene personalmente.
Nell'estate e nell'autunno vari benefattori gareggiarono per
far godere a Don Bosco aria buona e confortevole trattamento
nelle loro case. Don Bosco accettava anche petché lo congedavano
sempre con offerte pei suoi giovani. Ma scriveva da Costigliole di
Saluzzo, da Mondovì... raccomandando anche a lui di usarsi riguar-
do, di prendersi un po' di riposo e dandogli sempre maggior liber-
di governo in vece sua. Sralciamo qua e 1à:
59

7.2 Page 62

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<< Tu faresti bene domenica sera, per quello delle 7 lare vela alla volta
di Nizza (Monferrato, ove la Contessa Corsi l'avrebbe ospitato e ristorato)
e ti fermerai quanto potrai. Ciò nel1a persuasione che Don Provera sia bene
in sanità e di finanze... » (29).
Purtroppo Don Provera, Consigliere dell'Oratorio, non stava
bene e Don Rua non poté muoversi...
« Procedi pure a1la modificazione del personale, ma fa' tutto quello che
puoi afinché le cose si facciano sponte nofi coacte. Se nascono difficoltà
lasciale a me... P.S. Usa a Don Provera tutti i riguardi possibili; se giudica
bene, vada a Chieri o dove meglio giudicherà... » (30).
<< Aggiusta pure le cose del personale, ti dissi, ma fa' quanto puoi per
contentare dirigenti ed insegnanti... Quei rettorici (allievi ammessi alla 5
ginnasiale) che tennero esemplare condotta l'anno scorso si accettano anche
per quest'anno. Non però quelli che furono eccettuati, come... » (31).
Altro che riposare, povero Don Rua!... Una cosa incalzaval'a7-
tra. Don Bosco, pur sofierente, non si fermava mai. Nel 1873
dovette impegnare il suo Prefetto anche in un'altra lotteria per
poter campare e far campare salesiani e giovani, sostenere vecchie
e nuove case, comprese quelle delle Figlie di Maria Ausiliarice
fondate nel 1872. Poi dovette correre a Roma, dal 18 febbraio al
4 marzo 1873, per condurre a termine altre pratiche a favore del-
le diocesi italiane ed ottenere I'esame e I'appiovazione delle Rego-
Ie della società Salesiana.
Come altri anni, nell'estate si portaya a Sant'Ignazio sopra
Lanzo per gli esercizi spirituali dei laici e intanto v^tare il testo
definitivo delle Regole per le Suore... Riportiamo solo qualche
btano della lettera scrittagli da Sant'Ignazio nel mese di agosto:
<< ... Qualcheduno accennò Ia convenienza di fare gli esercizi nostri (dei
superiori) a Valsalice (perché nel collegio diLanzo si stentava già ad accon-
tentare tutti i confratelli). Pròvati un poco a parlarne con Don Dalmazzo
(direttore) per vedere se è cosa possibile e conveniente. La mia sanità è
alquanto sollevata, la piccola febbre anziché a mezzod\\ si fece sentire sulla
sera, ma assai più mite e con minor mal di capo. Anche qui fa caldo, ma
non come a Torino... Dani la buona sera ai nostri cari e amati giovani. Di
rai loro che stiano allegri e buoni. Di qui io li raccomando tutti al Signore
ed a ciascuno dimando tre S ma tutte maiuscole (Sani-Sapienti-Santi). Do-
menica io dirò per tutti voi, o cari figli, la Santa Messa in questo santuario;
voi, se mi volete bene, fate anche per me la santa comunione. Io prego an-
60

7.3 Page 63

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che per quelli che sono agli esami. A proposito di essi, dirai a quelli che
non hanno ancora deliberato della loro vocazione: se possono, mi atten-
dano pel 14 di questo mese; altrimenti o ffattino con te, o vengano agli
esercizi di Lanzo ove staremo allegri. A questi esercizi (a Sant'Ignazio) vi
sono 110 signori che sono vetamente esemplari. Non mi lasciano un mo-
mento di pace e vogliono parlarmi a tutte le ote... »> (32).
Riscrivendogli 1'8 agosto inserì nella lettera una raccomanda-
zione spirituale per lui personalmente: <( ln omnibus c6ritas: fa'
in ntodo cbe tutti quelli a cui parli diuentino tuoi amici » (33).
In altre lettere da varie soste presso benefattori per raccoglie-
re elemosine, sempre tante incombenze. In dicembre, avviato il
nuovo anno scolastico, dovette tornare a Roma e trattenersi fino
al 16 aprile del 1874. Fallirono purtroppo le trattative diplomati-
che per una conciliazione ra Governo italiano e santa Sede, inter-
rotte bruscamente da Bismark, il cancelliere onnipotente della
Prussia (34); ma poté condurue in porto I'approvazione delle Re-
gole.
Le lettere di questi mesi sono zeppe di incombenze e disposi-
zioni.
Un monito domestico, nella tredicesima (le enumerava per
maggior comodità di richiamo):
« ... Ridi: questa notte ho fatto un sogno... ho sognato che tua madre
enrò in mia camera, aprì il comò dove sono le mie calzette, le tirò fuori
tutte
sinis
e ne trovò parecchie guaste dal tarlo.
(guardarobiere) lasciar così guastare
-la
Vroebrgaodgni ala-na
disse
che
c-ostaa
Cas-
tan-
to!... » (15).
Lettera datata al 21 gennaio. In un'altra del 4 febbraio dava
a Don Rua la delega per Ia vestizione del giovane Chiala Cesare,
che divenne un ottimo salesiano. Chiedeva copia del catalogo del-
la Società e annunciava una circolare. Ma, appreso che il chierico
desiderava annunciar con immagini o altro ricordino la cerimonia,
dieci giorni dopo riscriveva:
<< Non credo opportuno che Chiala mandi l'annuncio di sua vestizione;
può scrivere e farlo sapere a chi giudica conveniente... Le cose nosre (pra-
tiche per le Regole) continuano assai bene. Stassera vado all'udienza del
Santo Padre e domanderò una speciale benedizione pel caro Don Provera...
Continuate a pregare e state uanquilli, ma silenzio... » 06).
61,

7.4 Page 64

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Don Rua ringraziando dava altre notizie delf infetmo e gli
confidava un furto di biancheria. Don Bosco rispondeva:
<< Saluta il caro Don Provera: usategli tutti i riguardi possibili; noi pre-
gheremo per 1ui. Non pensi al digiuno, né al grasso o magro, al Bre-
viario... Pazienza, i1 furto del1a biancherial Ma bada che il demonio non
rubi 1e anime. Le cose qui vanno bene... » (17).
A pochi giorni, eccogli l'annuncio dello sprofondamento del
pozzo neto e del pericolo corso da Don Rua di ptecipitarvi. Ed
egli, a volta di corriere:
<( ... pare se ne sia fatta qualcuna molto grossa! Ringraziamo però Iddio
che i danni furono solo materiali con un po' di spavento... Il demonio vuol
dar g1i ultimi calci (alle pratiche per le Regole). Continuate a pregare. Di
questa settimana prossima avrai notizie positive... Non posso dimenticare lo
spavento dei convittori di Gaia (i suini di cui il cuoco aveva cura) quando
sentirono crollare il, Toro palazzo (la porcillaia)... Dammi notizia di Don
Ghivarello, se è buono, se fa rioeazione, etc... (amabile modo di scherzare
anche con uno dei primi superiori, che stentava a far ricreazione con gli
altri) » (38).
Il 16 marzo Don Bosco mandava a Don Rua una circolare con
buone informazioni; ma raccomandava di non farne motto e non
lasciarne parlare fuori casa (39).
Finalmente, il 4 aprile 1874 scriveva:
<< ... Le nostre Costituzioni furono definitivamente approvate con le
facoltà delle dimissorie senza eccezione. Quando saprai tutto, dirai che fu
veramente frutto delle preghiere. La concessione {t fatta ieri dal Santo Pa-
dre alle 7 di sera. Non fate però alcun rumore. Adesso ultimo le cose acces-
sorie; sul finire della entrante settimana, a Dio piacendo, sarò coi nostri
cari, amati e desiderati figli... » (40).
Dieci giorni dopo, giuntogli il telegramma che Don Provera
era in fin di vita:
<< ... Credo che a quest'ora il nostro caro Don Provera sarà già in seno
al Creatore. Mi preparavo da lungo tempo a questa amara perdita, tuttavia
fu sensibilissima a me. La Società perde uno dei migliori suoi soci. Così
pìacque al Signore. ... Ai nostri figli: il vostro padre, il vostro fratello, l'ami-
co dell'anima vostra, dopo tre mesi e fi\\ezzo di assenza, parte oggi da Roma,
passa la notte col mercoledì a Fitenze e spera di essere con voi giovedì alle
8 del mattino. Non occorrono feste, musica, accoglienze. Io vado
62

7.5 Page 65

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in chiesa e, a Dio piacendo, celebrerò la Santa Messa pel nostro caro e sem-
pre amato Don Provera. Voglio contentarvi tutti; e il modo pratico... ve 10
espomò verbalmente... » (41).
Spero mi si perdonerà f indugio sulla corrispondenza. Lo fac-
cio per documentare, specialmente ai salesiani, come correvano gli
intimi rapporti fra Don Bosco e Don Rua, il quale doveva anche
evitare ogni dimostrazione esteriore che aggravasse la delicata si-
tuazione di quegli anni con l'Autorità ecclesiastica diocesana che
avrebbe preferito la Società Salesiana alle sue dipendenze. Ed an-
che la tenerezza di Don Bosco coi giovani, ai quali confidava tan-
te cose nello spirito di famiglia che voleva nelle sue case. Trala-
scio la descrizione del ritorno, l'esultanza dei cuori, almi particola-
ri in cui Don Rua ebbe la sua buona parte. Rileverò invece qual-
che brano di lettere del 1874, che hanno valore anche per chi
dovesse avere responsabilità e trovarsi in casi simili.
I1 5 agosto del 1874 da Sant'Ignazio dove Don Bosco era sali-
to pei soliti corsi di esercizi ai laici: << ... Prevenire Don Francesia
e Don Cerruti (direttori dei collegi di Yarazze e di Alassio, don-
de stavano per uscire due fratelli sacerdoti) che mettano in liber-
i Cuffia: non dare alto corredo che quello della persona, cioè
necessario a coprirsi per viaggio, oppure che fosse di provenienza
paterna. Non fare alcun certificato buono né cattivo; tirar fuo-
ri il loro conto antico e chiederne il pagamento... >>.
Acclusa la brutta copia di una lettera da firmare da Don Rua
pel loro parroco, con la dichiarazione della loro uscita dalla Socie-
e l'immediata sospensione a diuinis, finché qualche vescovo li
accogliesse in diocesi (42).
Tre giorni dopo, altra lettera con raccomandazione a Don Rua
di mandar qualcuno a Mornese, possibilmente f infermiere, ad as-
sistere Don Giuseppe Cagliero, direttore spirituale delle Figlie di
Maria Ausiliatrice, in fin di vita (43).
Il 5 ottobre, dal colle dei Becchi, riguardo a giovani aspiranti,
poco sicuri:
« ... Qui tutto bene. Chiari... non pare cattivo, piuttosto dissipato.
Soltanto Rossignoli non sembra convenire. Se sta con noi, lungo l'anno ci
datà da studiare. Credo opportuno dargli permesso delle vacanze assolute e,
se non vuole, si mandi a casa. Egli manifesta vocazione diametralmente op-
posta allo stato ecclesiastico... » (44).
63

7.6 Page 66

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Tru i\\ 12 e 14 dicembre, a Don Rua, cui era morto un altro
fratello:
<< Sono a Nizza Marittima, donde parto a1la volta di Ventimiglia, Pigna,
poi Alassio. Mattedì sarò a Sampierdarena e giovedì a Torino, si Dominus
dederit. Dio ci ha fatto una visita nella perdita di tuo fratello: ne ebbi tanto
rincrescimento; era un vero amico della casa nostra; ho pregato e continuia-
mo tutti a pregare pel riposo dell'anima sua; ma consoliamoci nella speranza
di vederlo in uno stato assai migliore che non era su questa terra... » (45).
Quante considerazioni potremmo fare sul criterio di valutazio-
ne e sulla condotta di Don Bosco in casi oggi più frequenti...
Preferiamo invece seguire un po' l'uno e I'altro nella fondazione
e nello sviluppo della seconda Famiglia spirituale.
Pet le Figlie di Maria Ausiliarice
Fino all'inizio del mese di Maria Ausiliarice del 1871 Don Bo-
sco aveva tenuto segreto a tutto il suo Consiglio il progetto di
fondare una Congregazione femminile per protendere l'apostolato
educativo salesiano alle ragazze. Non sappiamo se anche a Don
Rua. Se gliene avesse fatto confidenza, dovremmo dire che Don
Rua tenne bene il segreto. Quando Don Bosco 1o svelò, lo presen-
come un'idea molto vaga, mentre aveva già concordato quasi
tutto con Don Pestarino, direttore spirituale del cenacolo di Mor-
nese che egli aveva fondato per portare a maggior perfezione ed
all'apostolato le « Figlie di Maria Immacolata »>.
Raccomandò fervorose preghiere fino alla Festa di Maria Ausi-
liatrice, poi chiese il parere dei suoi consiglieri (allora si chiamava-
n-DoiocCcoahnepciltucosileaocr-ic)u. pAoiavrmauotpooalonscshfiaaemvdooereltlevenofelaerneecpiuaelllrel'u.cneEartnpoiemer sivtsàee:nrei-revoaEloqbnubtaeàlcnode-,i
sa di concreto, propongo che sia destinata a quest'opera la casa
che Don Pestarino sta ultimando in Mornese.
In giugno, a Roma, confidò l'idea al Papa; e Pio IX, fatte
speciali preghiere, approvò, benedisse e gli diede particolari sugge-
rimenti sulla forma di impostazione e di organizzazione canonica.
Durante 7a degenza aYarazze concertò ogni cosa con Don Pestari-
no: trasferimento delle Figlie di Maria desiderose di diventar suo-
re Figlie di Maria Ausiliatrice al collegio, invece di adibirlo per la
64

7.7 Page 67

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gioventù maschile; lormazione del Consiglio direttivo, vestizione,
professioni, ecc. secondo un modesto abbozzo di Regole che le
giovani aspiranti avevano già in mano manoscritte.
Il 5 agosto 1872, egli assistette alla funzione compiuta dal Ve-
scovo di Acqui Mons. Sciandra ed incoraggiò con la sua parola
quelle generose figliole a donarsi al Signore col bel titolo distinti-
vo di << Figlie di Maria Ausiliatrice ».
La nuova fondazione dipendeva anche economicamente dalla
Società Salesiana, non essendo che una propaggine a servizio della
gioventù femminile. Quindi contava sulle cure di Don Rua per le
preoccupazioni amministrative e sui soccorsi da Torino, non aven-
do cespiti a Mornese. Don Pestarino, finché visse, faceva il possi
bile per dare il minor disturbo, ma più di una volta dovette chie-
dere aiuto. Morto Don Pestarino nel 1874, Don Bosco provvide
alla direzione spirituale afrdandola a Don Giovanni Cagliero, poi
a suo cugino Don Giuseppe, che purtroppo visse ancora pochi me-
si, quindi a Don Costamagna. Ma \\a guida amministrativa e la
cura economica, mentre le suore prendevano pratica,la raccoman-
ancor pir) caldamente a Don Rua. Dobbiam dire che le suore si
gtadagnavano i soccorsi che Don Rua ogni tanto riusciva a man-
dare, perché si prestavano quanto potevano a rammendare tutto
quello che si mandava loro periodicamente da Torino.
Don Rua aiutò l'economo a preparure 7^ prima casa presso
l'Oratorio, al di della via Cottolengo (ora via Maria Ausiliatri-
ce) all'angolo della Piazza dove ora è la casa parrocchiale e la
chiesa succursale. E le suore vi si potevano stabilire nel 1875,
quando migliorarono la loro divisa adottando stofia nera e foggia
un po' più appropriata, con soggòlo bianco. La santa Fondarice
Madre Maùa Mazzarello aveva seguito il parere di Don Costama-
gna nel fissare la data della trasformazione al 24 maggio, festa di
Maria Ausiliarice; ma era ansiosa di avere l'approvazione di Don
Bosco e gli aveva scritto invitandolo a Mornese per una visita da
tutte tanto attesa. N'ebbe questa risposta: << Spero di venire per
gli esercizi ed allora decideremo. Intanto verrà Don Rua, perché
non conosce ancora quasi le suore ed è Prefetto Generale. Così
vedrà anche lui ».
Giunse infatti verso la fine del mese di giugno, quasi contem-
poraneamente a Don Albera, direttore della casa salesiana di Sam-
65
3

7.8 Page 68

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pierdarena, e Don Luigi Guanella, che aveva già indirizzato quaT-
che vocazione dai suoi paesi e desiderava farsi salesiano. Questi
con la predicazione infervoravano le suore alla devozione al Sacro
DCdeuololn'arenMddaacimcGoeennsotoù-.mDooirnanfloeRrmueaamn<a<dtsoe'isrniiatrdlaeattdleeDnlnliareectataolscraeu;ndei iegddiaoelrlnaui tMi-liazazam1am1rsea5ll1eo2-
stramenti rispetto all'economia domestica, alla contabilità, all'edu-
cazione; e la sera, con un breve ma sugoso sermoncino, esortava
tutte a riflettere bene sulla loro vocazione, a sforzarsi di corri-
spondervi animandole all'esercizio delle virtù religiose » (46).
Il colore dell'abito non gli dispiacque; 1o trovò anzi pir) prati-
co del primitivo color cafiè, che sbiadiva facilmente. Don Bosco
gli aveva passato il testo delle Regole che intendeva definire e tra-
smettere a1 Vescovo di Acqui per l'approvazione diocesana, petché
vi facesse i suoi rilievi e Ie sue osservazioni. Ne tenne conto poi
nella revisione che fece durante gli esercizi delle Suore e nella
sosta ad Ovada per le feste centenarie di San Paolo della Croce,
insieme a Don Cagliero e a Don Costamagna. I1 Vescovo le appro-
vò nel 1876 e Don Bosco si afirettò a darle alle stampe per con-
segnade alle suore.
Iornato a Torino, Don Rua fece accelerare i lavori di adatta-
mento della casa destinata alle suore; ma Don Bosco non attese
che fossero finiti, sicché la prima comunità, che ebbe per direttti-
ce Suor Elisa Roncalli e vicaria Suor Caterina Daghero, non dispo-
neva neppure di una cucina e per qualche tempo ricevette i pasti
dall'Oratorio nello squallido ambiente destinato a refettorio.
Nel 1876 Don Rua ritornò a Mornese, anche come supplente
di Don Cagliero partito per la Patagonia, quindi come direttore
spirituale, e chiuse gli esercizi a nome di Don Bosco benedicendo
l'abito religioso a diciassette postulanti, ricevendo le professioni e
lasciando i ricordi; essi si possono sintetizzare nella parola d'ordine
che rivela la sua tempra spirituale; « Il dire: mi faccio suora per
salvarmi l'anima, è troppo poco; bisogna dire: mi faccio suora
per farmi santa>> (47).
Questa sua tempra intransigente di fronte a|la regola e al do-
vere, Don Rua non la smentì mai, pur continuando a prodigare
cure, attenzioni e delicatezze amabilissime anche alle Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice, come prefetto Generale, come supplente di Don
66

7.9 Page 69

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Cagliero nella guida spirituale, e più tardi come vicario generale e
successore di Don Bosco. L'esempio più difficile a capirsi oggi è
la risposta che diede nel 1878 alla diretrice della casa di Torino
quando gli chiese se potesse passare anche un po' di frutta alle
suore insieme a\\ cafrelatte, alTa piccola colazione del mattino:
<< Come dice la Regola? ».
« La Regola dice: cafiè-latte o frutra >>.
<< Ah, non dice: e frutta; dice: o frutta ».
« Ma ce n'è tanta, Padre, quest'anno, che va a male... >>.
« Meglio che vada a male 7a frutta, e non l'osservanza della
Regola...
potrebbe
sEocpcoorire-re
osservò
qualche miseria,
la
far
fnttta che
star buona
avanza non si
qualche ragaz-
za? ... >> .
Don Rua era Don Rua: la Regola vivente; si santificava da
Don Rua, senza compromessi; e santificava anche gli alffi da Don
Rua. Sapeva bene egli come si potesse utilizzare l'abbondanza ed
anche la sovrabbondafiza... per soccorrere tanta gente che manca
del necessario, per allettare un'anima a farsi migliore...
Le suore non gli perdettero confidenza per questa sua caratte-
ristica mentalità religiosa; anziT'accrebbero, perché egli era sem-
pre a loro disposizione, per tutto quello che potesse loro oc-
correre.
Quanto concorse Don Rua alla pefiezione individuale di quel-
le che ricorrevano a lui, finché poterono, per la direzione spiritua-
le, ed alla perfezione comunitaria dell'Istituto!...
Basta leggere le biografie della Serva di Dio Madre Maddale-
na Morano, di Madre Daghero e di altre Madri del consiglio Ge-
neralizio di quei tempi, di tante missionarie...
La corrispondenza che sapeva tenere Don Rua, oltre a quella
di ordinaria amministazione, ha del prodigioso. Capace di dettare
contemporaneamente più lettere ad altrettanti segretari, quando
poteva disporre di parecchi, senza mai perdere il nesso, egli ne
sbrigava a valanghe ogni giorno d'ufficio. Se ne può leggere la
testimonianza nel volumetto <i Un anno alla scuola di Don Bo-
-rco )), compilato da Don Giuseppe Vespignani che gli fece da se-
gretario nel L876-77, poi partì per le Missioni, lasciò incomparabi-
le memoria di in Argentina come missionario, direttore ed i-
spettore, e chiuse la sua vita a Torino come Direttore Generale
67

7.10 Page 70

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delle Scuole Professionali Salesiane, il 15 gennaio L932 in fama
di santità.
Quando la santa Madre MazzarelTo seppe dell'episodio della
frutta, ammonì le suote: << Vedete i santi? Guai a voi di Todno
se non sapete approfittarne anche per noi che non abbiamo la vo-
stra fortuna di vivere a Valdocco! ». (v. Favini, Le Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice nelle M. B. di Don Bosco. p. 121).
La Regola vivente
Appena approvate le costituzioni della Società Salesiana, Don
Bosco affidò a Don Rua la tutela della osservanza, incaricandolo
anche della visita canonica alle case fuori Torino, mentre vigilava
in modo particolare l'andamento della Casa Maggiore. Ma 1o solle-
ufficialmente dalf incarico di Maestro dei Novizi che allora si
chiamavano << Ascritti ,>, nominando a tale ufficio Don Giulio Bar-
beris. Non poteva disporre di soggetto migliore. Don Rua incarna-
va la Regola, tanto fedelmente la osservava. Fu ben definito dai
contemporanei \\a Regola aiuente.
Chi volesse conoscere i particolari della prima visita, del
1874, porebbe scorere le pagine del volume X delle Memode
Biografiche, pagg. 1260-66.
Ma le parti più difficili e più dolorose egli le dovette fare con
I'Arcivescovo Mons. Gastaldi, al quale era afrezionatissimo perché
fin dagli inizi, coetaneo di Don Bosco, era stato come un secondo
padre per l'Otatorio, e la mamma sua come una seconda madre, e
la nipote Contessina Mazé de la Roche una delle più generose
cooperatrici e poi patronesse dell'Opera salesiana. Toccava a lui
chiarire la condotta del fondatore nelle contestazioni e controver-
sie, salvarne i diritti canonici e scusare 1a lentezza di procedura
disciplinare per le dificoltà dei tempi. Quanti passi, quante sup-
pliche, quante umiliazionil ... D'a7tra parte I'Arcivescovo stimava
più lui che lo stesso Don Bosco, gli dava più fiducia la sua
autodisciplina, la sua austerità di vita,la sua intransigenza di fron-
te al codice della vita religiosa.
Difficoltà aveva Don Rua coi parenti dei giovani, talvolta im-
possibilitati, talvolta morosi nel soddisfare le esigenze della modi-
ca pensione.
68

8 Pages 71-80

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8.1 Page 71

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Anche perché Don Bosco amaya mitigare lui queste esigenze,
quando i giovani gli davano fiducia per l'awenire; e soleva dir
loro in casi
portieria, tu
rdieranstrtiacid: a-lla
Se il Prefetto
chiesa e vieni
ti manda
da me...
a
casa
dalla
seròOipopuares:al-darDloi.'
a Don Rua che
Tu sta' buono
mandi a me il
e continua a
tuo conto:
far bene il
pen-
tuo
dovere...
Per la parte morale però e per l'osservanza fra i confratelli
Don Bosco non 1o abbandonava, né, tanto meno, lo contraddice-
va. Anzi, spesso era lui ad aprirgli gli occhi ed a sostenerlo con la
sua autorità.
Alla fine di agosto del 1875, per es., gli scriveva da Mornese:
<< Osserva un poco I'affare del trasporto del laboratorio dei ferai. Si
fa con tuo consenso? ». (Don Bosco non voleva arbitrii: ogni cosa si doveva
fare col consenso del legittimo superiore).
Da Alassio, il 4 marzo del 1876:
<< Per la casa del Torione (Vallecrosia) le cose vanno per eccellenza,
tranne i libri: si disse di usare i nostri libri e invece dalla libreria furono
mandati un mezzo magazzino di libri di altri autori e di altra proprie-
tà... » (48).
Da Vignale Monferrato, il 13 ottobre del 1876:
<< Avrei bisogno di un piccolo Galateo, che vorrei si unisse al Regola-
mento del1a casa e delle case (il regolamento dell'Oratorio di Valdocco
esteso a tutte 1e case salesiane). Se Don Berto (suo segretario) o Barale (il
coadiutore preposto alla libreria) possono trovarne una copia, mandamela
a Nizza (Monferrato) dove mi puoi indltizzare le cose fino a mercoledì...
Sono a Vignale (ospite dei Conti Caltori). Dappertutto si canta miseria; di
giovinetti però si fa ofierta generosa ad ogni momento. Speriamo e pre-
ghiamo. A metà della prossima settimana la contessa Bricherasio porterà un
bello e compiuto paramentale pei missionari. Non si facciano dificoltà a
lasciarla andare avanti (allora c'erano disposizioni strettissime per fingres-
so di donne nelf interno delle case salesiane) e le si diano due << Giovane
Proweduto» (due copie del desideratissimo manuale di pietà compilato
da Don Bosco pei giovani) pei suoi due figli... Pensate a fare molto posto
pei giovani. Si dispongano i Figli di Maria (adulti aspiranti al sacerdozio)
a recarsi: quei di prima ginnasiale a Sampierdarena, i più inoltrati a To-
rino; ma si noti se, pensatis pensandis (riflettendo a tutto), non sia il caso
di non vestire taluno di cui Don Francesia diede cattive notizie... La parten-
69

8.2 Page 72

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za per l'America è fissata pel 14 novembre prossimo. Ai primi del mese si
farà \\a gita a Roma... Procura di fare un riparto delle incombenze che si
riferiscono a1 prefetto dell'esterno e a quello delle cose interne. Fanne due
capi a parte e poi ne parleremo. Ciò che esiste nel regolamento attuale si
riferisce ad un solo prefetto, mentre adesso ce ne sono due... Fr.200 per
caduna monaca è poco, mente la contessa Callori ne dà 400. Almeno 250!
Parla con P. Franco su1 permesso a D. Canova a direttore spirituale delle
nostre suore... Per quest'anno non è possibile Verona, mancando di per-
sonale. Se può difierirsi ad un altro anno... Rispondi al sig. Rota che man-
deremo le re suore (a Lu Monferrato)... » (49).
Questa lunga lettera prova quanto ormai Don Bosco affidasse
a Don Rua anche delle sue responsabilità: Ia seconda spedizione
missionaria del 1877, con l'andata dei missionari a Roma a pren-
dere la benedizione del Santo Padre; l'ammissione alla vestizione
ed alle professioni; la revisione del regolamento da stampare do-
po la lunga esperienza, con la distinzione di un servizio di prefet-
tura per gli esterni ed una per gli interni dell'Oratorio di Valdoc-
co; il compenso annuo (slc) per le suore destinate a servizio del
seminario di Biella; l'apertura della casa di Vetona; l'invio delle
Figlie di Maria Ausiliarice a Lu Monfertato; Ia scelta del confes-
sore per le suore... Evidente il crescendo di fiducia.
Cinque giorni dopo gli annunciava il suo ritorno da Nizza
Monferrato e lo invitava a ffovarsi alla stazione per poter discor-
rere agevolmente di tante cose. L'11 novembre da Roma gli dava
notizie del soggiorno e della parterna dei missionari, notizie buo-
ne delle case salesiane di Albano, Ariccia, Magliano... (50).
Da Roma Don Bosco raggiunse i missionari a Sampierdarena
e li accompagnò sulla nave, stando con loro fino all'ora della par-
tenza; quindi scrisse a Don Rua che facesse pervenir loro il dena-
ro disponibile per mezzo del provveditore sig. Rossi a Bordeaux:
<< ... Mandano un caro saluto a tutti i loro fratelli e amici dell'Ora-
torio. Scriveranno da Marsiglia. Io sarò a Torino venerdì, si Do-
ruinus dederit, e andrò a pranzo da Don Vallauri. Faglielo sapere
e se puoi vieni anche tu. Tutto a maggior gloria di Dio » (51).
Copioso il carteggio del 1877 e del 1878 da Roma, ove il
precipitare della salute del Papa e l'urgenza di ottenete i privilegi
canonici per la Congregaziole, le sorprese politiche conchiuse con
la morte del Re e del Papa, le necessità del conclave ed altri inte-
ressi gravi 1o obbligarono a far la spola da Torino.
70

8.3 Page 73

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I lettori sapranno discernere la diversa impoftanza. Noi stralce-
remo i dati più rilevanti.
Roma, ll gennaio 1877:
<< ... Osserva un po' quel benedetto tearino. Parla con Don Lazzero e
fate in modo che siano sbandite le cose tragiche, duelli, le parole sacre...
Forse Barale è quello che vi potrà aiutare ed è d'accordo con Dogliani (i
due Coadiutori responsabili delle recite e de1la musica)... Se le Suore gra-
discono il teatrino, vadano... Questa sera vado di nuovo all'udienza del
Santo Padre... » (52).
Roma, qualche giorno dopo, non precisato:
<<... Si faccia pure il trattenimento pel giovedì grasso; ma cose brevi,
che facciano ridere, e che non siano proratte o1ffe le cinque... Di' a Don
Vespignani che ho domandato una benedizione speciale per lui al S. Padre.
Altra per tutti gli ammalati, nominatamente Don Guidazio e Toselli... » (53).
Da Roma, pochi giorni dopo:
« Va' in mia camera e troverai sul secondo ripostiglio della scansia del
mio tavolino " I1 Cattolico Proweduto ", que1lo del1e Letture Cattoliche,
interfogliato ed in più cose corretto per la ristampa; ivi pure ci dev'essere
un quaderno di fogli da lettera, in cui si parla de11a esistenza di Dio, ecc.;
procura di mandarmelo. Idem, se ci sono, stampe, o si stampa qualche cosa
nella Unità Cattolica, che ci riguarda... Dira,i a Don Guidazio che non cor-
be1li e che si curi molto la sua sanità col riposo, affinché possa lavorare
molto... Dirai ai nosti confratelli e giovani che ho tra mano molti ed im-
portanti afiari; perciò ho gran bisogno delle loro preghiere. Pregali che
facciano una Comunione secondo le mie intenzioni, ed io farò per loro una
preghiera speciale alla tomba di San Pietro... Dammi notizie della sanità
de1l'Atcivescovo e del nostro caro Toselli (coadiutore salesiano)... Dirai
pure a Giulio (domestico) che scopi bene la scala nostra e che raccolga i
pezzi di carta sparsi qua e là... Fa' pure un saluto a1la buona nonna Teresa
(anziana signorina che aveva aiutato per tanti anni la mamma di Don Rua
a tener la guardaroba e 6niva i suoi giorni con le F.M.A. di Valdocco) e a
tutte le nostre sorelle (Suore) in G. C. ... » (54).
Roma, qualche giorno dopo, non precisato neppur questa vo1-
ta per la ressa del lavoro:
« ... 11 Santo Padre fece splendida accoglienza: manda 1a sua benedi-
zione a tutti... Essendo alquanto incomodato dalla tosse, si taccomanda
expressis uerbis alle preghiere di tutti, specialmente per una santa Comu-
nione cui egli annette Indulgenza plenaria... » (55).
71,

8.4 Page 74

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Da Roma, senza data, dopo la terza udienza del Papa (21 gen-
naio); quindi rl 22:
<< ... Si tratti del vivere per le Monache (piemontesismo, per suore) in
Chieri... pel prete (cappellano: si stava per aprire la loro casa in Chieri)
etc.; dopo si mandino le une e l'altro... Va'a dire agli artigiani, miei cari
amici, che ho letto a1 S. Padre 1e lettere che Don Branda mi scrisse di loro
e che ne fu assai contento. Disse ripetutamente: Dio benedica quei cari
giovani, essi mi consolano assai; pregherò per loro; continuino ad essere
buoni, preghino per me che mi sto awicinando al tramonto... Nota bene: il
S. Padre era a letto perché indisposto; rimandò a tutti l'udienza. 11 solo
capo dei monelli fu ammesso e gli {eci compagnia quasi tre quarti d'ora... »
(56).
Rientrò a Torino il 4 febbraio. Ma in Marzo era già in Fran-
cia e scriveva a Don Rua da Marsiglia, i\\ 5 marzo del 1877:
«...Ho scritto al Principe Chigi per un piano a Trione (il ch. Stefano
Trione era addetto alla casa di Albano e desiderava un pianoforte) e spero
che sarà favorito... Quando occorre inviar suore in qualche nuova casa, non
si devono prendere tutte dalla casa madre; ma, come facciamo noi pei sale-
siaoi a Torino, cercarne qualcuna ne1le case già aperte, ma che sia capace; e
poi, facendo supplire queste da qualcuna nuova, inviare quella (capace) alla
direzione de1la casa nuova. Di questo ne parleremo giunto a Torino... Il
Vescovo di Marsiglia, che fu assente, giunse ieri ed oggi andrò con Don
Ronchail a prattzo a casa sua. Si mani{esta assai favorevole alle cose nostre...
Ieri vi fu un tattenimento per la distribuzione de11e menzioni onorevoli
agli allievi di questo collegio di seicento convittori. Pare che possa servire
di norma anche per noi: declamazione di cose diverse, canto, suono, qualche
concerto contentarono l'immenso uditorio che era presente in un vastissimo
salone sotto Ia Chiesa. Domani mattina partiremo per Cannes, dove mi
{ermerò sei ore per visitare qualche ammalato e ffattare per una memoria
da darsi al governo mercé l'appoggio di un amico di MacMahon... Dirai ai
nostri giovani che mi sembra tn rnilzo secolo da che non li ho più veduti.
Desidero tanto di far loro una visita per dir loro tante cose ed anche per
awisarli che preghino per un compagno che non vuol pir) fare con loro la
festa di Pasqua (il giovane Briatore Giovanni di Garessio, di 1' ginnasio,
che realmente morì il 28 marzo, prima di Pasqua)... »> (57).
Sembran leggendari i viaggi di Don Bosco e la molteplicità
delle pratiche che trattava.Dalla corrispondenzaDon Rua appren-
deva anche a far, più tardi, i suoi per continuare ed estendere
l'opera del fondatore.
Sostando per altre case in Liguria, Don Bosco raggiunse Sam-
pierdarena donde scrisse 11 24 marzoi
7)

8.5 Page 75

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<< ... Dolorosa la notizia di Mons. Galletti (vescovo di Alba, grave-
mente in{ermo). Fate preghiere particolari, io scriverò di qui e speriamo
nella bontà del Signore... (guarì). Di' a Don Lazzero che per Petazzo si
osservi bene se awi alcunché contro la moralità e poi si proceda secondo i
fatti. Sia però prevenuto con una paternale sic... Dirai a Don Ghivarello
(l'Economo impegnato in quei mesi a completare l'appartamentino di Don
Bosco con l'aggiunta di due stanze ed una veranda, come è tuttora) che io
non voglio altro che la casa terminata; e che giunto a Torino io voglio che
siano assolutamente allontanati i rumori dei muratori. Che rugazzi! Mi
promisero tutto finito in pochi giorni, con pochissima spesa, e poi... Giunto
a Torino, dammi il regolamento della casa e 1o leggerò tostamente' Don
Barberis ha compiuto la parte sua? Saluta i nostri cari confratelli Don Ve-
spignani e Don Tonella e di' loro che sono assai contento che stiano meglio
e prego Dio che ad ambidue conceda la robtsrezza di Sansone, atteso il gran
bisogno che awi di lavorare... Un saluto a Don Barberis e ad Armelonghi.
Dirai a quello (incaricato dei novizi) che quest'anno il numero degli asoir
ti crescerà forse assai... » (58).
In giugno Don Bosco era di nuovo a Roma e di scriveva
1'8 giugno 1877 a Don Rua dando disposizioni per la dimissione
di due chierici che non si comportavano bene; poi soggiungeva:
<< ... Roma è capitale del mondo in senso letterale. Pio IX è la prima
maraviglia di questo secolo, l'esposizione pel suo giubileo è la seconda; ma
l'una e l'altra senza esempio nella storia del passato e credo anche in quello
de11'awenire... Era per scrivere al sig. C,onte Cays e al Sig. Aw' Fortis
perché venissero a fare anche solo una visita per vedere un momento lo
ipettacolo del1a pubblica esposizione; ma attesa la folla immensa ed anche
f indiscrezione di alcuni, dimani si sospenderà e vedrò se si riaprirà. Finora
non si poté ancora avere udienza dal Santo Padre, né pubblica, né privata.
Spero che I'avremo nei giorni primi de11a prossima settimana' I1 Santo
Padre si lagnò piìr volte che Don Bosco non g1i va a parlare dei Concettini,
ma come avvicinarlo? (Stava a cuore al Papa che Don Bosco si prendesse
cura di questi religiosi; ma intrighi di chi non voleva saperne impedivano
l'invito regolare di Don Bosco all'udienza)... Mons. Ceccarelli (prelato di
Buenos Aires che accompagnava l'Arcivescovo, entrambi stumenti di Dio
per l'andata dei salesiani in Argentina) è una copia di Don Cagliero; verrà
col suo Arcivescovo, copia di Mons. Galletti, a passare qualche giorno con
noi a Torino. Ciò che raccontano dei salesiani è di gran lunga superiore a
quanto ci fu scritto nelle loro lettere. La parrocchia detta " La Boca " che
è ancora parrocchia ufbicaria (cittadina) è definitivamente data ai salesiani.
È la prima parrocchia de11a repubblica Argentina afrdata a Congregazioni
ecclesiastiche, ed è una de1le piìr dificili, ma delle più importanti della cit-
tà. La sera della sua pafienza (da Buenos Aires per Roma) l'Arcivescovo
volle firmare il decreto e tacconta ciò con grande compiacenza.'. Dopo
73

8.6 Page 76

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l'udienza conto di partire per Sampierdarena dove giungerò mezzo cotto per
andarmi a far cuocere del tutto a Torino, se ciò non succede prima che io
parta da Roma... » (59).
Roma, 12 giugno:
<< La pratica pel seminario di Magliano è terminata ne1 senso da noi
inteso. Sarà questo il primo esempio di Seminario amministrato a questo
modo (stile salesiano). Ti mando copia del capito1ato... Se le ciliege non
son molto care, credo convengano per farne del vino (sic). St, osservi che
più sono mature, più sono opportune per {arne. Affinché si depurino, ci
vuole notabile quantità di acqua... Se non sai dove mettere il denaro...
Rossi (il proweditore) e Don Albera (direttore di Marsiglia che, come
Rossi, era in gravi necessità) ti aiuteranno a recapitarlo. Sarebbe cosa
stupenda se al passar gli Argentini a Torino si potesse dare il dramma
sulla Patagonia (composto da Don Lemoyne)... Mons. Lacerda, vescovo di
Rio Janeiro, è qui a Roma; g1i ho parlato: vuol venire a Torino e non
partirà più dall'Oratorio se non quando avrà con almeno cinque sale-
siani, di cui ha preparato i passaggi. Vedrai che cara persona!... È stabilito
che Don Cagliero va a fare una perlustrazione agli ultimi confini de1la Pata-
gonia a Santa Cruz. Quindi resta di alcuni mesi differito il suo ritorno in
Europa. Oggi è il Card. Arcivescovo di Malines che a nome del S. Padre
chiede che si vada ad aprire una casa nostra in sua diocesi. Idem il Card.
Simeoni per Palestrina; idem pel Canadà, etc. Dunque di' ai novizi che mi
raccomando per carità che facciano presto, perché ogni giorno si moltiplica-
no i bisogni... Non so come ce 1a caveremo... Finora, niuna udienza... » (60).
Roma, 16 giugno:
« ... Di' a Don Berto che mi mandi una veste da estate, altrimenti re-
sto cotto in Roma. Per la ferrovia, a gr^r,de velocità, credo non costerà
quanto comprarla nuova... (a che punto Io spirito di povertà!...). Se nulla
osta per la moralità, Perret chierico si faccia fare la tonsura (cioè lo si am-
metta alla Tonsura). Ti mando qui millanta cose (mo1te commissioni da
fare), fua cui 1a lettera da inserirsi nel Bollettino Salesiano che devesi sol-
lecitare quantum rteri potast, affinché possa uscire nel prossimo mese.
Mi si mandino le stampe. Se l'Opera di Maria Ausiliatrice (foglietto di pro-
pagafida dell'Opera dei Figli di Maria per 1e vocazioni adulte) è stampata,
me se ne mandino alcuni esemplari, ma si procuri il visto dell'Autorità ec-
clesiastica di Genova... Non ancora avuta udienza particolare e i1 Santo
Padre non vuole ancora che io parta... Moltissime cose si presentano da
cominciare, da fare; ma mi mancano tutti i segretari. Ciò mi fa sospirare
Don Berto. Ho poi costì afiari che ti comunicherò tosto se riescono, ma che
hanno bisogno di molte preghiere. Di' al sig. Conte Cays che il corso di
teologia è di sette anni (compresa la filosofia) e forse egli... 1o farà in sette
mesi... » (61).
74

8.7 Page 77

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Il Conte Carlo Cays di Giletta e Caselette desiderava farsi
salesiano; e siccome aveva cultura e virtù esimie pel sacerdozio,
Don Bosco otteneva dalla Santa Sede le facoltà necessarie per ac-
celetare i tempi. Il primo numero del Bollettino Salesiano poté
uscire solo in agosto del L877: fino a dicembre col doppio titolo
dr « Bibliofi.lo Cattolico o Bollettino Salesiano », da gennaio 1878
solo col secondo.
Da Roma, il 20 giugno:
« ... È deciso che l'Arcivescovo di Buenos Aires passerà a Torino coi
suoi pellegrini. In tutti saranno da sei ad otto. Mons. Ceccarelli ci precederà,
io 1i accompagnerò per via e scriverò un dispaccio il giorno precedente
l'arrivo... (Segrrono le disposizioni pe1 soggiorno col trasferimento della
festa annuale di Don Bosco al 29 giugno per associatvi le feste di San
Leone, onomastico dell'Arcivescovo, Pietro, onomastico di Mons. Ceccarelli,
e semplificare le cose)... San Giovanni 1o invocherà Gastini con la sua par-
rucca bianca... Passa da1l'Arcivescovo nostro e digli che essi stessi passeran-
no ad ossequiarlo e che 1o preghiamo a dare Ia facoltà di celebrare ai preti
che li accompagnano, ed ai vescovi di far funzioni se il tempo e la sanità
loro il comporia... In quanto al vitto sono di facile contentatura, purché
sia roba buona, cioè non danno soggezione di sorta.. Sta' bene, fatti buono,
saluta cordialmente tutti i nostri cari salesiani, aspiranti o che possono
essere aspiranti in avvenire. Di' a tutti che io voglio che facciamo una
grande allegria nel Signore ed anche in cucina . P.S. Per tua norma non
parlar di miseria (debiti, strettezze) in presenza del Conte Cays e dell'Aw'
Fortis. Questo sarebbe un chieder loro sussidio, quod non expedit...» (62)'
Finalmente, da Ancona, 24 gfugno:
« Sono qui ad Ancona col Card Antonucci e con tutti gli Argentini e
faremo San Giovanni sulle sponde dell'Adriatico, dirimpetto a Lissa, Dima-
ni partiremo per Milano dove ci {ermeremo martedì e mercoledì fino alle
qrrrtt.o
È or,o.
p^Poe-r.tiuidairnno.r,mqÀuagnlidAo rfgaerenmtinoi
vela per Torino. Giungeremo verso
amano molto la catne e sono molto
delicati
quanto
di cucina, ma per la loro pietà
è possibile scegliete camere con
si mostrano
comodità e
sempre contenti. Per
nettezza"' Pel resto"'
ir farat, noi faremo, églino faranno.. Mons. Aneyros vorrebbe condurre.
con un -.rro .r.t.ito di missionari per dare l'assalto (spirituale) ai
Pampas ed ai Patagoni... » (61).
Si notino i particolari a cui scende ed il tono scherzoso per
far coraggio a Dàn Rua che doveva pensare a tutto, mentre l'Ora-
torio erà-. il << povero >> Oratorio." Don Rua fece del suo meglio
e tutti furono molto soddisfatti.
75

8.8 Page 78

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Quanta altra carne bolliva in pentola, mentre gli Argentini
prendevano la via del ritorno: la spedizione dei missiÀnari e ir pri-
mo Capitolo Generale secondo le Regole e i Sacri Canoni... E
Don Rua, sotto, mentre Don Bosco voleva salutare gli Argentini
a Marsiglia e li raggiungeva ad Alassio dopo una sosta a Borgo
San Martino, donde scriveva il 6 luglio:
^
Qui
<< Parto
pare ci
per Sampierdarena; stassera alle
sia quest'anno buona raccolta di
8 spero di
(aspiranti)
essere ad Alassio.
salesiani da depu-
ratsi agli esercizi di Lanzo (vagliarne la vocazione). Ti mando il libreìto
asDpg.ioeobrnsaltaoBd-,.eiserpctdeohd.eiinzvaioiqsnumteoeosditlloteirisfitdueainprsgdlooioàmmdfiaoenprlsdeBeoiocsilllopeomettpdieneistoroea, tdscoeirrpiia.dagroSaotismatsomeoegpllnreeitoceri.t{lieag1riiuanoedscuiptoleagmdeièinznzicoceinauerr(ea,cimoadèadi
l'elenco delle Indulgenze lucrabili nel mese di..,)-,>.
il
Notiamo solo che nel 1877 si prese a spedire ai Cooperatori
libretto col loro regolamento e l,elenco delle Indulg.rlr. loro
concesse, riservando una pagina pei dati di iscrizione, che sostitui-
va il semplice diploma primitivo, per risparmio di spese. La firma
eta quella di Don Bosco, che volle sempre privilegio del Rettor
Maggiore, pel senso unitario di direzione.
Ad Alassio l'attendeva l'Arcivescovo col quale Don Bosco pro_
seguì fino a Marsiglia e di scrisse a Don Rua senza uppàrr"
data
_ <<
dano
Bisogna proprio adoperarci
e non trovo chi ne possa
per aver danaro. Da
dare. Comincirmo...
ogni parte
(iegre .rn
ne diman_
el.nco di
li it(snvuodetnitncioagazosi)ota^Lnanoi cuToardocaeruisnin;oboiunodsospvaluereass)s.pu.s.eilsMtrrtoeaarc.òhirnedooqlmemuaeizrnacaicnhrazereamstaetlool,mdimoai,blMaialsracclareosrr,iaìgdnltniiaioo.puGiornei lrimpadaeceretnr.|.aie. rvgFàveoannrdnstooe.
Mons' ceccarelli ritarda 1a paftenza fino alla nuova spedizione di missio-
nari... » (64).
Sulla via del ritorno. da Alassio, senza data:
« Sono ad Alassio
celebre Don Francesia
un po' rotto. Dimani spero andare a
(direttore)... probabilmente Ia mattina
yarazze col
del 25 farò
vela per Torino... P.S. Mons. Alimonda è vescovo di Albenga. otti-" r..t-
ta per noi » (65).
76

8.9 Page 79

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Rei familiaris procurator
Se da lontano, per corrispondenza, Don Bosco seguiva così
minutamente le cose di casa, figuriamoci quando era in casa!
Don Eugenio Ceria (allievo dell'Oratorio di Valdocco, cioè
della Casa Maggiore, negli ultimi anni di vita del fondatore, confi-
dente dei successori e degli antichi superiori, chiamato a Torino a
servizio della direzione generale nel 1929 per continuare l'opera di
Don Lemoyne nella compilazione delle « Memorie Biografiche di
Don Bosco )>, come storico della Società Salesiana di cui fu il primo
annalista ufficiale) descrive nel volume XI come funzionava la ca-
sa e la Congregazione nel 1875 nell'armonia dei rapporti con
Don Rua, mettendo in rilievo la mutua confidenza e la filiale di-
pendenza del Ptefetto Generale che fungeva contemporaneamente
da vice-direttore locale. Sono pagine che val la pena di riportare
perché specchio di un sistema familiarc in cui il << padre di fami-
glia » è tutto, secondo un suo principio afiermato senza reticen-
ze specialmente nella conferenza del 3 febbraio 1876 (66) e riba-
dito a più riprese, ma impegna i suoi collaboratori con tutti i
valori della loro personalità e delle loro capacità e competenze,
senza livellarne la mentalità, il carattere, il temperamento.
Prende ognuno com'è, lo stimola ed aiuta ad essere come dovreb-
be essere secondo le regole e 1o vaTotizza per tutto quel che vale.
- - << L'Oratorio così Don Cetia residenza abituale di Don Bosco e
Casa-Madre della testè nata Congregazione, doveva non solo essere un am-
biente che facesse onote a1 Padre nell'estimazione del mondo, ma ofirire
anche in tna lorma di aita salesiana su cui si modellassero con sicurezza
le altre case. Perciò il suo andamento Don Bosco voleva che dipendesse dal
suo comando e dal suo consiglio. Non già che nella pratica egli legasse le
mani ai superiori subalterni, sulle cui spalle gravava pondus diei et aestus;
lasciava anzi ad essi molta libertà di azione, ma sempre nell'ambito delle
regole poste da lui stesso e nel senso delle direttive da lui dettate. Questa
,r.rà irg.t.na diretta nel gran mare dell'Oratorio derivava anche da una
necessiià di fatto, poiché i preti della casa eran tutti giovani. Cosicché la
vita di famiglia dell'Oratorio di Don Bosco s'imperniava nella sua persona"'
Lo dimostrano anzitutto la costituzione del primo Capitolo (Consiglio) lo
cale ed il suo modo normale di agire. Don Bosco vi figura come direttore,
ma non piìr solo, bensì coadiuvato da un vicedirettore che è Don Rua"'
I verbali delle sedute (di consiglio) così limpidi nella loro laconicità, ci
rappresentano Don Rua che presiede, Don Rua che propone, Don Rua che
77

8.10 Page 80

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prende gli accordi con gli altri membri; ma ben si vede che in cima ai suoi
pensieri sta 1a preoccupazione di interpretare a dovere la mente di Don
Bosco: infatti ogni volta che si afiacci una idea innovarice, la delibera-
zione è sempre subordinata a quanto dirà Don Bosco. Vien da che un
tal Capitolo non si scostasse un'ette da quella linea di condotta che Don
Bosco fece sua legge e che si formula in una parola: prevenire. Così, per
es., le cose vi sono sottoposte a minuto esame in antecedenza e le ricor-
renze di maggior rilievo sono studiate anche un mese prima per poter pre-
sagire in tempo le probabili eventualità e anticiparvi adeguate provvidenze.
Al quale scopo si solevano anche rileggere le deliberazioni degli anni ante-
riori con Ie relative annotazioni post euelrturu; poiché Don Bosco insegnava
a raccogliere ed a fissare sulla carta i dati della esperienza per farne tesoro
e valersene in circostanze analoghe...
Personalmente Don Bosco trattava di proposito g1i afiari e i casi giorna-
lieri del1'Oratorio dopo cena. Su1lo scorcio delle sue laboriose giornate,
presa la parca refezione vespertina con la comunità, durante la mezz'ora che
intercedeva tra i1 levar delle mense e 1e orazioni della sera, egli sentiva,
chiamava, dava ordini... Una cronachetta ce Io rittae al vivo nell'atto di
compiere tale uficio. La sera de11'8 luglio, sfollato che fu i1 refettorio, fe,
cenno a Don Chiala, catechista degli artigiani, che si fermasse con lui e
s'intese sulla stampa di alcuni fascicoli delle Letture Cattoliche. Subito do-
po, Don Lazzero, prefetto della casa, venne a parlargli di provvedimenti da
prendere per il buon ordine degli artigiani. Non aveva ancor finito lui, che
Don Barberis, Maestro dei novizi, si fece avanti a riferirgli come il Capi-
tolo della casa fosse stato unanime nel proporre che ai chierici si procu-
rassero vacanze a11egre... e a ventilare disegni di luogo, di tempo, di
durata, di
ma quella
mcaosdaalcitoàn, tifeinncehéa:pp-enVa auntuattqouibnednicein-a
dcoinicnhdiuivseiduDi.onPeBrosaclotro-; è
adatta. Vi si facciano i preparativi necessari-..
Ed ecco sopraggiungere Don Durando, Consigliere scolastico generale,
a parlare di un professore che chiedeva 7a stampa di un suo libro...; poi
Don Guanella ad esporre la proposta di pubblicazione di un alro libro suo
sull'opera della Propagazione della Fede, nelle Letture Cattoliche...; poi Don
Milanesio, direttore dell'Oratorio festivo, a prospettargli 1'opportunità di
un'altra scuola serale per esterni, mentre già Don Bosco saliva 1e scale... per
giungere in tempo alle orazioni de1la comunità... ».
Così si dialogava allora e tutto si conchiudeva di comune ac-
cordo.
Don Rua, se occofreva, veniva trattenuto accanto a Don Bo-
sco; del resto saliva in cortile a trattare con alffi confratelli, men-
tre osservava lo svolgimento della ricreazione o conversava con
gruppi di giovani che Io attorniavano. Nelle lunghe assenze di
Don Bosco, nota Don Barberis in una cronachetta: << L,Oratorio è
78

9 Pages 81-90

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9.1 Page 81

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così organizzato, che quasi nessuno si accorge della sua assenza )>
(67)
Merito soprattutto di Don Rua.
Nel 1875 supplì Don Bosco anche nell'infervorare salesiani e
giovani a consacrarsi al Sacro Cuore di Gesù coi fedeli della Chie-
sa universale. Era il 16 giugno e Don Bosco stava a Roma' Prima
del canto del Te Deunz per f inizio del 30' anno di pontificato di
Pio IX, egli rivolse a tutti la sua parola ardente di fede e di amo-
re, commovendo i cuori.
«Amministratore generale del1a casa (di Torino), anzi delle case, era
Don Michele Rua >>
insieme ai segretari
-a
(continua
svolgere il
Don Ceria, ritraendolo poi nel suo ufficio
suo quotidiano setvizio per tutta 1a Con-
gDroegnazRiounae)la-mis..e.
<( Uomo
tutta a
che possedeva una straordinaria capacità di
servizio di Don Bosco per l'Oratorio e per
lavoro,
la Con-
gregazione. Contava allora 39 anni, vissuti per due terui a fianco del fon-
drtor.. Proportosi fin da fanciullo di stare con lui, accintosi poi ad imitarlo
aiutandolo, si abbandonò, mani e testa legati, come si legge del Saverio con
Sant'Ignazio, alla direzione di Don Bosco, del quale con fedeltà e costanza
mirabile cercò sempte di interpretare esattamente e di eseguire a puntino
voleri, desideri, intenzioni. Ben rare si inconrano nella storia le coppie di
animi e di cuori che abbiano formato così lettetalmente un cuor solo e
un'anima sola, tanto ebbero in ogni tempo conformità di pensiero, di cri
teri, di metodi, di 6ni, di mezzi.
L'atteggiamento in cui Don Giuseppe Vespignani 1o sorprese la prima
volta che lo vide, una sera del novembre del 1876, fu il suo perpetuo con-
tegno verso Don Bosco.
scuola di Don Bosco;
come chi ne attendesse
-S\\taavipa6aerpogilleai ,d-il'opsrrdei islnesgeog,eiillnbecuolonvnosilguPlmaiode:rtetaoal<us<siUisDnooaannnmBoeonassclaloa,
passò 1a lettera di presentazione del nuovo venuto, perché la leggesse e
iiferisse, e dopo glieÀe afidò la persona. Don Vespignani capì senz'altro che
in tutto e su tutii Don Bosco agiva mediante Don Rua, né tardò a consta-
tare che realmente l'Oratorio e f intera congregazione stavano alla dipen-
denza immediata del giovane, amabile e riflessivo sacerdote; notò infine
come egli nu1Ia facesse che non apparisse voluto o ispirato da Don Bosco
o .o-,r"nqrr. eseguito in suo nome, tranne i prowedimenti odiosi"' Nella
vita di comunità 1o si vedeva sempre puntualissimo al suo posto, tanto
puntuale che talvolta, per recarsi a dite le orazioni della sera con i confratelli
e i giovani, rompeva perfino la conversazione con Don Bosco, che era tanto
.rru: Lo vedeva-procurare con ragionevole discrezione che nel refettorio si
facesse 1a lettura e si facesse bene... Lo vedeva, dopo 1e preghiere serali,
passeggiare lento e solo sotto i portici recitando devotamente il Rosario e
àu"irr* con belle maniere quanti non praticassero il silenzio comandato
da1la Regola o non fossero solleciti a ritirarsi; dopo di che faceva un giro
79

9.2 Page 82

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per tutto l'Oratorio. Seppe poi che egli ripeteva tale perlustrazione nel
cuor della notte, andandola a terminare in chiesa davanti al SS. Sacramento.
Era uno dei confessori ordinari, approvato anzi nel 1876 dall'Arcive-
scovo Gastaldi anche per 1e Figlie di Maria Ausiliatice. Confessava con
ardore, animato da un grande zelo di accendere nelle anime l'amore di Dio
e i1 desiderio della perfezione...
Nelf intimità del suo uficio, Don Rua aveva l'occhio a tutto, senza però
far nascere neppure il sospetto che diffidasse o spiasse, tanta eta la soavità
e dolcezza con cui procedeva...
Passava per le mani di Don Rua 1a massima parte della corrispondenza.
Egli ne faceva 1o spoglio, postillava e distribuiva ai segretari perché ne
stendessero le risposte e, fattane diligente revisione, firmava e {aceva spe-
dire. Non poche recavano già segni e note marginali di Don Bosco che
rimetteva a Don Rua il disbrigo di commissioni, di accettazioni gratuite di
giovani, domande di aspiranti atla vita salesiana, ringraziamenti per offerte...
Don Rua si prendeva cura speciale dei chierici studenti di teologia e ne
seguiva la formazione intellettuale e religiosa. Assisteva ed aiutava gli in-
segnanti novelli ad applicare il metodo salesiano. Badava che i sacerdoti
fossero esatti nelle celebrazioni liturgiche, osservando fedelmente le rubriche.
Dava personalmente I'esempio di sommo rispetto alla povertà religiosa,
usando con la massima parsimonia di quanto gli occorreva. Eran tempi in
cui si economtzzava anche in cose di minimo valore: ritagli di carta, penne,
pennini; si studiava su testi scolastici che passavano da uno all'altro di anno
in anno, si utilizzavano 1e pagine in bianco dei fogli usati da un sol verso.,.
Non parliamo di abiti, calzaaue, suppellettili...
Don Rua era di un'austerità esemplare, seiza che mai degenerasse in
sordida spilorceria... Nell'uflìcio di Don Rua la pietà e la preghiera santifica-
vano il lavoro... Appena entrato egli recitava coi segretari la preghiera di
inizio, poi leggeva un buon pensiero dalle opere di San Francesco di Sales,
generalmente. Al termine traeva un altro buon pensieto spirituale e conclu-
deva con le orazioni di uso. 1/ suo uft.cio era und ueru scuola di ogni oirtìt,
cdttedru di dottrina e di santità, pdlestra di lormazione salesiaila... Ma anche
fuori ufficio Don Rua era sempre l'uomo che faceva ogni cosa a perfezione.
« Ogni di' più ammiravo in Don Rua la puntualità, la costanza instancabile,
la religiosa perfezione, l'abnegazione unita a1la più soave dolcezza. Quanta
bontà, che belle maniere per incamminare un suo dipendente nell'ufficio
che voleva afidargli! Che delicato studio, che penetrazione nel conoscerne
ed esperimentarne 1e attitudini, per educarle in guisa da renderle utili al-
l'opera di Don Bosco! » (68).
Lo stesso volume, in una nota del capo VI l'elenco dei
Salesiani fatti membri, con Don Bosco, dell'Accademia dell'Arca-
dia nel 1874. Don Rua vi figura col nome accademico di « Tinda-
ro Stinfalico » (69).
80

9.3 Page 83

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Coi Cooperatoti e i Figli di Maria
Nel 1876 Don Bosco ottenne da Pio IX l'approvazione e la
commendatizia della sua << Terza Famiglia Spirituale »>, felicemen-
te definita: Pia Unione dei Cooperatori Salesiani; e dell'Opera
dei Figli di Maria, per le vocazioni di adulti allo stato ecclesiasti-
co. Don Rua ne condivise subito la cura, senza alcun sollievo da-
gli altri impegni che già gravavano sulle sue spalle.
Don Rua capì Don Bosco fin dalf inizio, meglio degli altri sale-
siani, sul fine della sua terza Famiglia spirituale, quasi terz'ordine
della Congregazione. E ne rese ben l'ideale, deponendo, nei pro-
cessi canonici, che Don Bosco aveva avuto di mira tre cose
nell'organizzare i Cooperatori Salesiani, quando nel 1874 dovette
i smembrare dalla Congregazione << Soci salesiani esterni >>:
1) soddisfare un dovere di riconoscenza verso i benefattori
delle sue opere aggregandoli ad un'associazione che consentiva lo-
ro di godere tanti favori spirituali;
2) animarc tutti alla perseveranza nel beneficare le sue opere
e nel procurare sempre nuovi benefàttori;
J) unire i suoi benefattori e benefattrici in impegni di aposto-
lato, facendoli come tanti ausiliari del proprio parroco e, per mez-
zo di lui, ausiliari del proprio vescovo, quindi alrettanti figli de-
voti al supremo Capo della Chiesa (Sommatio del Processo di Bea-
tificazione, n. III, parc. 652-3).
Seguì quindi l'organizzazione della direzione generale, le prati-
che di iscrizione, la propaganda iriziale, le convocazioni annuali
pet le conferenze, l'invio del Bollettino Salesiano (di cui tenne la
revisione anche da Rettor Maggiore ), la difiusione presso le varie
case a cui, in principio, si mandava in blocchi per la distribuzio-
ne, e perfino il sostegno quando si chiese ad ogni casa un concor-
so frnanziatio in proporzione delle copie che difiondeva gtatuita-
mente ai soci.
Egli figurò come direttore dell'Oratorio di Chieri, avviato dap-
prima nella parrocchia di San Giorgio da sacerdoti del clero seco-
lare e regolare locale, considerati come Cooperatori, finché non
preferirono favorire l'Oratorio femminile Santa Teresa, afrdato al-
le Figlie di Maria Ausiliatrice con direttore spirituale Don Gio-
vanni Bonetti.
81

9.4 Page 84

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A lui Don Bosco confidava tutti i particolari delle conferenze
che teneva egli stesso finché visse e lo poté. ll 29 gennaio 1878
gli scriveva da Roma: « Oggi abbiamo avuto una conferenza pre-
sieduta da1 Card. Vicario, che infine fece uno stupendo discorset-
to » (70).
A Don Rua passavano, dalle mani di Don Bosco, le pratiche
per le fondazioni che distinti Cooperatori ecclesiastici e laici pro-
ponevano o addirittura offrivano in Italia e all'esteto. Ed egli,
seguendo fedelmente le intenzioni e direttive del Santo, ne tratta-
va con avvedutezza e competenza, risparmiando al Padre amarez-
ze quando si dovevano ricusare.
Don Rua pensava alla organrzzazione delle Conferenze annuali
ai Cooperatori di Torino, sul modello di quella tenuta da Don Bo-
sco a Roma, di cui il fondatore gli aveva scritto: << Farà epoca
nella storia >>. La prima anche a Torino la tenne Don Bosco stes-
so il 16 maggio 1878 nella cappella di San Francesco di Sales.
Don Rua curava i dettagli, dall'invio degli inviti allo svolgimento.
Negli ultimi anni della vita del santo gli toccò più volte di sup-
plirlo qua e 1à, dove non poteva andare. Divenuto Rettor Maggio-
re, si prese personalmente a cuore la sistemazione, l'incremento
ed il funzionamento, come lo intendevano Don Bosco, Pio IX e
la Chiesa.
Nei Capitoli Generali dei Salesiani che egli ptesiedette fece
studiare ed approvare i quadri dei dirigenti, affiancando ai diretto-
ri delle case un incaricato locale ed accanto agli ispettori un corri-
spondente ispettoriale che avesse anche il dovere di trasmettere al
direttore del Bollettino Salesiano notizie e cronache da pubblica-
te. Nominò il primo Segretario generale nella persona dell'impa-
reggiabile Don Stefano Trione: ampliò l'elenco dei Direttori Dio-
cesani e dei Decurioni, approvando la scelta di Zelatori e Zela-
trici dove non bastassero Direttori salesiani e Decurioni. Crescen-
do poi il numero dei Cooperatori e prendendo la Pia Unione svi-
luppo sempre più ampio a raggio internazionale, ne afidò la dire-
zione generale al suo vicario, il Prefetto generale, Don Filippo
Rinaldi. Nel 1893 fece compilare un apposito Manuale teorico
pratico pei Direttori e Decurioni, indicendo un primo loro Conve-
gno a ValsaTice, a cui partecipò anche il ch. Luigi Orione come
incaricato dei Cooperatori della diocesi di Tortona.
82

9.5 Page 85

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Fu presidente efiettivo del grandioso Congresso dei Cooperato-
ri che si tenne a Bologna nel 1895, decorato dalla presenza degli
Em.mi Cardinali Ferrari, Galeati, Mauri e Svampa, una ventina
di Vescovi, prelati e personalità illustri. Seguì con messaggi e di-
rettive i successivi di: Buenos Aires (1900); Lima (1906); Santia-
go di Cile (1909); mentre presenziava a quello di Torino (1901)
ed a quello di Milano (1906).
Ottenuti da Pio X nel i904 conferma ed arricchimento di In-
dulgenze e favori spirituali, raccolse e fece pubblicare nel t906
un Regolamento normativo pei Soci Salesiani ed un Manuale asce-
tico-pratico per tutti i Cooperatori compilato dal Direttore Dioce-
sano di Milano Mons. Pasquale Morganti (poi Vescovo di Bobbio
ed Arcivescovo di Ravenna) per la loro vita spirituale e l'apostola-
to. I Cooperatori, dal canto loro, si afrezionavano a Don Rua co-
me ad un altro Don Bosco. E quancio, da Rettor Maggiore, passa-
va per le case, accorrevano a salutarlo, avidi di una sua parola,
della sua benedizione, attenti alle sue conferenze, alle sue confi-
denze di famiglia, tispondevano ai suoi appelli di carità, spesso
Tanciati dal Bollettino Salesiano e 1o soccomevano e sostenevano
con tanta generosità. Anche perché dalla scarna ieratica sua perso-
na traspariva la santità.
L'Opera dei Figli di Maria, per le vocazioni adulte, f inserì
fra le predilette del suo cuore e la fece oggetto delle sue più care
sollecitudini come tutte le altre che riguardavano le vocazioni dei
giovani, ecclesiastiche e religiose.
Dopo i primi esperimenti nella casa di Sampierdareta, àppena
assunto aTla Cattedra di San Massimo il Card. Gaetano Alimonda,
Don Bosco l'aveva richiamata in Piemonte, a Mathi Torinese e
poi a Torino presso la chiesa di San Giovanni Evangelista, dov'e-
ra direttore un grande « Figlio di Maria » il Servo di Dio Don Fi
lippo Rinaldi. Baldi giovanotti, che provenivano per 1o più dalla
campagna, non pochi sofirivano dell'aria e dell'ambiente cittadi-
no, ma perseveravano studiando accanitamente e raggiungendo, se-
condo un'acuta previsione di Don Bosco, otto su dieci, la mèta
sospirata. Gli alri, che non ce la facevano allo studio, rimanevano
volentieri come coadiutori. Nel 1888 erano un centinaio. St 32
dell'ultima classe ginnasiale, 30 passarono al noviziato salesiano
di Foglizzo Canavese, due al loro seminario diocesano. Nel 1894
83

9.6 Page 86

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Don Rua li trasferì in posizione migliore, alla periferia di Torino,
nelle scuole Apostoliche del Martinetto, oggi Istituto Card. Ri-
chelmy, dal nome del munifico donatore, Mons. Agostino Ri
chelmy, Vescovo di Ivrea, che le volle afrdate ai salesiani, menrre
la Mamma sua donava loro una vasta proprietà alla periferia de1la
sede vescovile.
Per altre vocazioni adulte, specialmente dell'estero, Don Rua
destinava, quasi contemporaneamente, una casa a Trecate, che po-
chi anni dopo cedette alla parrocchia, aFoglizzo, a Lombriasco, ad
Ivrea stessa, a Penango Monferrato. Nel 1897, una a Pedara in
Sicilia e ad Avigliana, all'imbocco della valle di Susa. La fioritura
continuò così abbondante e promettente che nel 1898 se ne for-
marono nuclei a Valsalice, a Chieri, a Lugo di Romagna, a Genzano
di Roma, mentre se ne coltivavano in Francia, Spagna, Argentina.
Per quelli provenienti dalla Germania, dove non c'erano ancora
case salesiane, nel 1899 allestì la casa di Cavaglià nel Biellese;
poi li rasferì a Penango Monferrato per ospitare gli Ungheresi a
Cavaglià. I Polacchi vennero dapprima accolti a Lombriasco. La
benedizione di Dio era evidente. Uscirono dai Figli di Maria eroi-
ci missionari, compresi i primi apostoli dei Lebbrosi con Michele
Unia, il secondo Cardinale Salesiano Augusto Hlond Primate di
Polonia...
Man mano che l'Opera salesiana si stabiliva nelle rispettive
nazioni, Don Rua si affrettava a trovare una buona casa per Ie
vocazioni e vi trasferiva quelle che già si plasmavano in Italia.
Alla cura della Pia Unione dei Cooperatori e dei Figli di Ma-
ria stimolava i salesiani con la sua parola e apposite circolari; i
Cooperatori e benefattori, per mezzo soprattutto del Bollettino Sa-
lesiano. Non bastando più le edizioni italiana, francese e spagnola
lanciate da Don Bosco, aggiunse nel 1892 quella inglese, nel
1895 quella tedesca, nel 1897 quella polacca.
Qui vien bene anche una parola sulla organizzaziooe degli
Exallieui, che fin dal 1870 avevano iniziato, sotto la guida di Carlo
Gastini, un movimento destinato a grande avvenire partecipando,
con gli alunni dcll'Oratorio, alla festa onomastica di Don Bosco.
Commosso dal loro afietto e dalla loro gratitudine, il loro antico
Padre e Maestro volle goderseli con maggior agio; e qualche anno
dopo fissò per loro una giornata speciale dopo il suo onomastico.
B4

9.7 Page 87

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Nel 1878 la suddivise: un giorno festivo per i laici, uno feriale
pei sacerdoti. Don Rua ebbe subito cura di questi convegni e di
tutte Ie dimosrazioni. Sicché riuscivano d'immenso conforto a
Don Bosco, di edificazione agli alunni, di indescrivibile gioia agli
antichi allievi. Fatto Rettor Maggiore, accolse la loro proposta di
festeggiare anch'egli il suo onomastico nel giorno caro a Don Bo-
sco,11 24 giugno, e di coronarlo con una solenne commemorazione
del Padre, che continuò fino alla Beatificazione di Don Bosco. Si
omise nell'anno di lutto, 1888-89; ma poi si organizzò, sempre
con splendidi programmi musicali che attiravano folle di Coopera-
tori, personalità ed amici a Valdocco, appena Don Rua poté ultima-
re la costruzione del grande teatro. Quando poi poté avere al suo
fianco come Prefetto generale il Servo di Dio Don Filippo Rinal-
di, che aveva organizzato 7e prime unioni Exallievi in Spagna, lo
incoraggiò a perfezionare 7'organizzazione con f ideale di federazio-
ni nazionali e della confederazione internazionale, maturata ai
tempi di Don Albera.
Come faceva pei Cooperatori, Don Rua, passando per le varie
case, amava avere attorno a sé anche gli Exallievi che ne avevan
cordiale venerazione e gli prestavano volentieri il conforto ed il
sostegno del loro appoggio e della influenza professionale e socia-
le, come vedremo.
Una pietra miliare
Una pietra miliare nella stotia della Società Salesiana fu la ce-
lebrazione del 1' Capitolo Generale che si tenne in settembre nel
collegio di Lanzo Torinese, l'anno 1877. Don Rua non ebbe solo
la sua parte nell'organizzazione e nella preparazione. Fu il regola-
tore, e condivise con Don Bosco f immane lavoro, godendo della
piena fiducia dei Capitolari che l'avevano eletto all'unanimità. A
lui assegnarono pure la presidenza della terza Commissione, incari-
cata della disciplina della vita comune. Chi ne voglia scorrere i
particolari può trovarli nelle Memorie Biografiche, volume XIII,
pag. 253 e seguenti.
Don Bosco
L'importanza di
ne sottolineò f importanza
questo Capitolo sta in ciò,
con
che
lqeuResetgeolpea, rloeleq:u-ali
finora sono solo organiche, riescano pratiche: cioè si studino tutti
B5

9.8 Page 88

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i mezzi per ottenere che in pratica si eseguiscano tutte uniforme-
mente in tutte le nostre case... Io sono del parere che 7a salvezza
di tantissime anime dipende da quanto saremo per sottoporre a
regola in questi giorni... (71).
Don Rua vi portò il maggior conmibuto perché teneva già il
polso di tutte le case e sapeva bene come funzionassero. Divenne
poi vigile custode della osservanza, pet esplicito incarico ufficiale
di Don Bosco, e la controllava minuziosamente nelle visite canoni-
che ed occasionali. Nel 1878 accompagnò Don Bosco a Marsiglia
per le trattative di nuove fondazioni, mentre si iniziava l'opera di
St. Cyr. Tornato a Torino condivise con lui anche la gioia delle
vestizioni di nuovi chierici, benedicendo egli stesso \\a taTare ai
figli dei Conti Radicati, Carlo e Pieto, che si asctissero con altri
nobili giovani alla Società Salesiana (72).
Fu un anno molto movimentato per Don Bosco il 1878. Da
metà dicembrc 7877 aveva inrapreso altri viaggi raggiungendo
Roma dove si fermò sin oltre la metà di marzo del 1878, mentre
da Torino piovevano accuse da parte di chi avrebbe dovuto esse-
re il suo migliot sostegno. Don Rua lo teneva al corrente.
Di questi mesi abbiamo un'abbondante comispondenza da cui
stralciamo: Roma, 27 dicembre 1877:
<< È una prova che fa il Signore a1la nostra povera Congregazione. Egli
ci aiuterà a tirarci fuori come in tanti altrì afrai. Lasciatene a me il pen-
siero. Silenzio, preghiera e osservanza rigorosa delle nostre Regole... Siamo
alla fine dell'anno. Mi trovo dolorosamente lontano dai miei cari figli. Tu 1i
saluterai tutti da parte mia e raccomanderai pel novello anno: 1) Combat-
tere I'abitudine del fumare e del mormorare; 2) Esattezza nei doveri del pro-
prio stato, cominciando da Don Rua fino a Giulio (domestico addetto a1la
pulizia); 3) Facciano Comunioni e preghino assai per le case aperte testé
e che si vanno aptendo nelle Missioni, dove Iddio ci ha preparato messe
copiosissima.
Prepara il catalogo dei soci; mi si mandi breve biografia dei defunti;
mandami i nuovi calendari (liturgici diocesani)... »> (73).
Da Roma, qualche giorno dopo:
<<...Tantus labor non sit cassus! Don Rua tratti con il cav. Pelazza
(Coadiutore capo della tipografia) e laccia tutto ciò che giudica bene afin-
ché la nostra tipograf,a diventi Ia prima del mondo di Valdocco. Don Bo-
netti poi esamini con Don Barale (Coadiutore capo del1a libreria) la conve-
nienza (della pubblicazione del volumetto) delle Rimembranze (della con-
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9.9 Page 89

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sacrazione del santuario di Maria Ausiliatice, di cui ricorreva il decennio).
Abbiamo tanta carne al fuoco e per un mese e pirì non si potrebbe difion-
dere il Calendario (il Galantuomo) del 1878... Forse sarà, nunc, più oppot-
tuno rivolgere ogni sollecitudine al Bollettino, che prenderà serie propor-
zioni, ed a quei libri di cui furono esaurite le edizioni. Questo tema sia
studiato e trattato in pratica da Don Barale, Don Bonetti e P. Romovaldo
(Coad. Giuseppe Buzzetti) cui fo saluti cordialissimi... » (74).
N.B. Don Bonetti era il primo direttore e redattore del Bollet-
tino Salesiano. I titoli di caa., Don e Padre dati a salesiani coa-
diutori rivelano la vena di schevare, cui Don Bosco ricorreva
quando voleva distrarre i confratelli da preoccupazioni che grava-
vano su di lui e potevano sgomentare gli altri.
Da Roma, il 3 gennaio 1878:
<<... I1 nostro silenzio e le preghiere faranno quanto sarà della maggior
gloria di Dio. Io però non sto inoperoso. Benevolenza presso tutti. Da fare
immenso... » (75).
In altre due lettere del mese di gennaio, ma senza precisazio-
ne di data, Don Bosco dà a Don Rua norme per impugnare una
contestazione del Municipio riguardo alla convenzione scolastica
pel collegio di Lanzo; poi soggiunge:
<< Le cose nostre procedono bene. Pasticci, disturbi lunghi, ma pur
molto utili. Silenzio, preghiere, niun rumore... >> (76).
« ... Mi dicono che Don Berberis non è bene in sanità. Desidero che si
faccia quanto si può per la sua sanità. Credo vantaggioso allontanarlo dalle
sue ordinarie occupazioni: Mornese, Alassio, preferibilmente a La Spezia,
donde si farebbe una passeggiata a Roma, sono località opportune. Parlane
con lui e poi dimmi quel che ti sembra a maggior gloria di Dio, ed io
approverò... Credo che Don Meriggi o Don Guidazio potranno supplirlo... ».
In alme lettere da Roma dal 13 gennaio ai primi di febbraio
traspare la ressa del lavoro e degli afrari a cui Don Bosco attende-
va. Quante commissioni in ogni lettera per Don Rua!... Noi rile-
viamo solo:
<<... Ben fatto per Don Barberis (inviato a prendere aria buona a Tri-
nità mentre il direttore Don Guanella accorreva in famiglia per infermità
del1a mamma)... Mandami lettere stampate con cui si accompagnano i diplo-
mi dei Cooperatori Salesiani... In Roma, moltitudine immensa di gente (pei
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9.10 Page 90

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funerali del Re Vittorio Emanuele II)... Se Don Luciano Rosa di Lonigo
non è Cooperatore Salesiano, si faccia... ».
<< Ti scrivo da Albano, donde mandano cordiali saluti a te ed a tutti i
nostri confratelli di Torino; tanto qui quanto ad Ariccia le cose vanno con
grande soddisfazione. Quest'anno fate pure San Francesco il giorno in cui
cade. Io non mi posso trovare: non occorre invitare i direttori. Ti mando
finvito sacro; aggiungi pure Indulgenza plenaria e se si fanno dificoltà (in
Curia) si porti il decreto a vedere. Pelazza porti alla revisione Savio Dome-
nico (la vita, per la ristampa) dicendo che è la stessa edizione stampata;
nascendo dificoltà si stampi col nome di Sampierdarena. Così sono inteso a
Roma. La conferenza ai Cooperatori Salesiani in Torino si differisca al mio
arrivo... Sta' attento a non firmare più alcuna cambiale pel sig. Varetto
(agente della Cartiera di Mathi Torinese, comprata da Don Bosco: abusava
della fiducia dei salesiani); egli pensi alla parte sua, noi penseremo alla no-
stra o almeno ci adopreremo di provvedere. Dirai al sig. Conte Cays che per
le ordinazioni gli scriverò di qui a pochi giorni... Di' a Don Bonetti che
aggiusti le lettere dei Missionari (cioè, le ritocchi dove difettassero per la
lingua e l'ortografia, e poi le mandi): in compendio all'Unità Cattolica, com-
plete nel Bollettino. Quella dell'isola di Flores (dove i missionari erano in
quarantena per essere scesi a Rio Janeiro mentre vi serpeggiava la febbre
gialla, nel loro viaggio all'Uruguay) mefita preferenza. Ma si aggiusti con
Don Cagliero, che studi quanto conviene pubblicare... ».
Da Roma, 24 gennaio, appena informato che a Valdocco infie-
rivano malattie invernali con qualche caso di morte:
« Prendo viva parte alle malattie che molestano la nostra casa di Val-
docco. Noi benediremo sempre il Signore nelle cose prospere e nelle awer-
se. Tuttavia io farò un memento speciale ogni giorno nel1a S. Messa; fac-
ciano alrettanto i preti dell'Oratorio; i giovani tanto studenti quanto arti-
giani facciano la S. Comunione, e dopo le orazioni si dica ogni sera da tutti
una Salve Regina ed un Pater a Gesrì Sacramentato per due settimane.
Dimanderò pure una benedizione al S. Padre cui non potei ancora parlare...
Mandami nota dei Cooperatori di Roma cui fu inviato i1 diploma dopo la
mra partenza da Torino... Fisserò poi il giorno in cui il Capitolo potrà uo-
varsi a Sampierdarena pei nosmi affari... »> (77).
Da Roma, senza data:
« Sarà bene che tu raccolga il Capitolo Superiore con qualche altro per
trattare (dell'accettazione) del collegio Berardi. Questa mattina il Cardi
nale mi fece chiamare dicendo che l'attuale Rettore non può continuare, che
a qualunque prezzo vuole un sacerdote salesiano per ora, ma che nell'anno
venturo vuole tutto ne1le nostre mani. Tale accettazione ne1lo stato nostro
attuale di cose sarebbe moralmente necessario. Sarà possibile? Si potrebbe
prendere Don Guidazio con un chierico e mandarlo a reggere il collegio di
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10 Pages 91-100

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10.1 Page 91

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Ceccano? In questo caso bisognerebbe che Don Durando si mettesse di nuo-
vo alla carretta che ha tirato molti anni (cioè anche alla direzione degli stu-
di nell'Oratorio, donde era stato esonerato per attendere a quelli di tutta
la Congregazione). In quel collegio vi sono presentemente 20 allievi interni
ed una diecina di esterni, cotso tecnico e ginnasiale. I maesti ci sono tutti,
intervengono solamente a far scuola dall'esterno. Parlatevi e poi ditemi se
sia possibile. Io ho detto al Cardinale che scrivevo a Torino e che avremmo
fatto i1 possibile per compiacerlo. Puoi anche comunicare, in confidenza, che
le cose noste vanno assai bene... Visitando i nosri cari figli infermi, salu-
tali tutti per parte mia e di' che io prego per loro nella S. Messa e che di
tutto cuore mando loro la mia paterna benedizione... ».
Da Roma, 11 27 gennaio:
<< Se ti sembra che il Catalogo (dei salesiani) si stampi senza borri (er-
rori) va pure avanti senza mandarmi le bozze. Terminati i nomi del Capi-
tolo Superiore credo che si possa mettere: Sac. Giovanni Bonetti, prefetto
del cleto; Sac. Giulio Barberis, maestro degli ascritti. Quanto sarei con-
tento se tu e Don Cagliero o Don Bonetti poteste mettervi sul filo telegra-
fico e venire a Roma alcuni giorni per aiutarmi un poco... State allegri, pre-
gate e sperate: I'aiuto di Dio non ci mancherà... ».
Da Roma, i\\ 29 gennaio:
« ... Dirai a Barale che i preti usciti dall'Oratorio sono oltre duemilacin-
quecento: Oratorio e case annesse... Oggi abbiamo avuto una Conferenza (la
prima ai Cooperatori salesiani, come abbiamo già notato) presieduta dal
Card. Vicario che in fine fece uno stupendo discorsetto. Ne avrai i parti'
colari. Farà epoca nella storia. Abbi cura di Don Bonetti (afietto da esauri
mento) e comincia a proibirgli da parte mia la recita del Breviario fino a che
g1i dia il permesso di recitarlo di nuovo. Obbligalo al dovuto riposo, a fare
moto, ma non faticose passeggiate. Se non può scaldarsi in sua cameta, man-
dalo nella camera dell'Arcivescovo di Buenos Aires (la migliote, in cui fu
ospitato Mons. Aneyros, e fornita di caminetto). Co1à può passare tutto
f inverno e oltre. Sono contento che Don Barberis sia ritornato; ma veglia
che si ripari dal freddo, riposi debitamente e fino a nuovo awiso sospenda
la recita del Breviario ad eccezione del vespro e compieta... >,.
In lettere del mese di febbraio lamentava:
« Quando Don Caglieto era in America mi scriveva due volte al mese,
ora che è in Valdocco, niente. Dagli un pizzicone, ma forte... Dammi notizie
del Conte Cays. Digli che mi rincresce che non sia bene in sanità e che io
pregherò per lui. Ma tu procura che niente gli manchi... ».
<< Le cose nostre rimangono in parte sospese (pet la morte di Pio IX)...
Pare che un temporale politico si vada preparando ed oscuri nuvoloni si
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10.2 Page 92

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addensino. Ho sentito molto la morte dei nostri cari figli, nominatamente
del prezioso Arata (chierico di molte speranze). Preghiamo Dio che ci
mandi operai nella sua vigna... Sono a Magliano e vado aggiustando le cose.
Voleva partire... ma tutti mi sconsigliano... e (mi dicono) di attendere fino
alla elezione del nuovo Papa... Non mi sono trovato al letto del Santo Pa-
dre, perché si conobbe contemporaneamente la malattia e la morte. L'ho
però veduto cadavere e gli ho più volte baciato il piede... In tutte le case si
domandano denari. Povero Crispino!... » (78).
Non poté neppure avvicinare il Re morente, mentre Pio IX gli
aveva raccomandato di interessarsi deIl'anima sua e gli aveva dato
le più ampie facoltà. Ma da un documento scoperto nel 1953 sap-
piamo che Vittorio Emanuele II morì pentito e coi Sacramenti
(79). Don Bosco fu trattenuto a Roma prima dai Cardinali che 1o
incaricarono di chiedere al Ministro Crispi garanzie pel Conclave;
poi dallo stesso nuovo Papa Leone
Bosco a Don Rua il 28 febbraio -:
XIII,
il
quale
-
scrisse Don
<<...vuole lrattare personalmente le cose nostre. Ci vuol bene e desi-
dera essere egli stesso il nostro Protettore... Non istupirti delle diserzioni di
alcuni confratelli. È cosa naturale nel gran numero; ma ciò servirà di norma
a noi nell'accettare ed ammettere ai voti... » (80).
Da Roma, rl 14 marzo:
<< Non posso partire, ma vado aggiustando le cose nostre... Prepara
quelli che sono presentabili alle sacre ordinazioni. Ritieni che la sanità di
Don Barberis e di Don Bonetti è precaria, perciò veglia, non lasciarli digiu-
nate e quando si sentono stanchi non pensino al Breviario. Credo bene che
si mandi una fotografia del Santo Padre ai principali nostri benefattori con
queste parole
biglietto da vis-ita
Prodotto dei nostri laboratori
e con qualche tua parola. Sarà
-bensecrcihttee
sotto ad
tu scriva
un mio
e faccia
scrivere da Don Cagliero agli Americani che trovandosi nelle strettezze si
limitino alle spese strettamente necessarie; ma ciò con tutta dolcezza e c^ri-
tà. Si noti anche sperare meglio negli anni awenire. Don Durando che fa?
Si dice che un Durando debba enrare al Ministero, è forse desso? Se ciò
fosse, digli che si intenda bene prima con Cairoli. Don Guidazio e Don
Veronesi che fanno? Di' a Don Barberis che faccia un cordialissimo saluto
ai miei carissimi ascritti. Dimando loro che mi aiutino a salvare l'anima
loro... ».
Dopo l'udienza:
« L'udienza di sabato non poteva essere migliore; ne dissi per tutti, e di
tutto parleremo... ».
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10.3 Page 93

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Con la stessa lettera incoraggiava Don Rua a proseguire le pra-
tiche per la apertura dell'Oratorio femminile Santa Teresa in Chie-
ri; confermava Ia convocazione del Capitolo Superiote a Sampier-
darena pel 27-29 marzo e chiedeva se l'intervento di Don Duran-
do non nuocesse all'andamento della casa di Valdocco.
Tornati tutti a Torino, l'incombenza più rilevante che diede a
Don Rua fu di recarsi nel tardo autunno a ttalt^re dell'apertura
di una casa a Parigi.
Avuti i particolari delle trattative che Don Rua conduceva a-
bilmente con l'aiuto del Conte Cays, gli scrisse il 16 novembre
1 878:
« Le basi stabilite vanno bene, si possono anche variare purché vi sia
press'a poco il medesimo senso. Invece però di accennare a dipendenza
àal Capitolo Superiore, si metta di preferenza il Superiore Generale. È più
inteso, pitr chiaro, e poi fa 1o stesso... Sebbene abbiate pieni poteri, tuttavia
procurate di non stabiiire la nostra andata stabile a Parigi fino a che siano
depurate le cose e noi possiamo avere una legale certezza che a cette even-
tualità non si debba fare il fagotto (momenti di incertezze politiche). In
generale poi dirò che in questi momenti una casa a Parigi per noi giudico un
gran vantaggio morale, religioso e politico... Abbiatevi gran cuta della sa-
nità... ».
Co1 nuovo artrto, 18J9, si recò Don Bosco stesso in Francia,
anche per raccogliere elemosine, di cui aveva estremo bisogno. Da
Marsiglia scriveva a Don Rua, 1'11 gennaio:
« ... Grandi imprese abbiamo tra mano, grandi preghiere occorrono per-
ché tutto riesca bene. Manda a vedere il palazzo di San Benigno (Canavese)
e disponi le cose in modo che possa essete abitabile a1 mese di maggio (co-
me casa di noviziato). Abbi cura della sanità di Marchisio maestro (ch' Se-
condo Marchisio, di Castelnuovo, maestro elementare, poi grande salesiano)
e del caro Remondino; io pregherò per loto nella S. Messa. Non mancherò
di pregare per tutti quelli che mi raccomandi e che Dio chiamò testè alla
vita etèrna.
persona di
sQeurvi izaioMparesrigclioaltiavvavrei aussnolputicocboilsoogonrtoicdeillounecpaepor
sarto
alti
e di una
lavori di
qrr.rto g.n..". Se nòn si possono avere, dillo prontamente e si studierà il
modo di prowedere, certamente con gravi sacrifici... La mia sanità in gene-
rale è assai buona. L'occhio sinistro non ha peggiorato, il destro guadagnò
alquanto. In questo momento leggo i titoli di Le Citoyen, cosa che Oer-dg9
mesi mi totn8 assolutamente impossibile. Sia di ogni cosa benedetto il Si
gnore! e ringrazia da parte mia tutti i nostri cari giovani per le preghiere
che hanno fatto per me. Dio li benedica tutti e li conservi nella sua santa
grazia... Per la festa di San Francesco non mi potrò trovare, perciò fatela
91.

10.4 Page 94

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solenne quanto potete... Abbiamo da sistemare |a radtnanza di San Fran-
cesco (cioè la conferenza annuale coi direttori de11e case). Io proporrei di
trovarci ad
I febbraio.
Alassio oppure
Potreste venir
a Sampierdarena. Si
tu e Don Durando
potrebbe scegliere il giorno
con qualcuno che giudichi
ad boc. Dimmi i1 tuo parere sulla convenienza, sul luogo e sul tempo. Al-
drei io stesso a Torino, ma questo interromperebbe i miei progetti... » (81).
Seguono altre lettere da Marsiglia che variano 7a data d'incon-
tro dal 3 al 6 ed accumulano incarichi a Don Rua, tra cui Ia cura
di un buon cenno necrologico dell'Abate Bardessono (Cooperato-
re e benefattore insigne) nel Bollettino, della visita a vari infermi
e saldo di debiti. In quella del 2l gennaio c'è pure quello di chie-
dere il risarcimento di spese sostenute per un avvocato Carlo Ros-
si, che intendeva lasciare 7a Congregazione. Migliori notizie della
sua salute e delle pratiche che aveva tra mano:
«...11'Le cose nostre qui vanno assai bene... Sono di molta importanza
morale, materiale e religiosa. Avvi grande bisogno di preghiere. Se i giovani
vogliono farmi una cosa la più cara, facciano un triduo di Comunioni e di
preghiere secondo la mta intenzione... Assicurali da parte mia che, oltre il
pregare per 1oro, al mio arrivo voglio farli stare molto allegri con solenne
festino che si estenda in modo particolare alla cucina e al refettorio... ».
Non sfuggano questi tratti famlliari e il metodo abituale in
Don Bosco, fin da allora, di consultare i suoi collaboratori; di
esigere sempre il risarcimento delle spese quando qualcuno usciva
di Congregazione.
Egli desiderava proseguire per Lucca ed oltre, per questo con-
vocò la conferenza, o convegno dei direttori, ad Alassio. In un P.
S. Don Ronchail aggiungeva che i giovani della casa de La Navar-
re avevano eseguito la Messa della Sant'Infanzia di Don Cagliero ed
unTantufi,t ergo de7 Maesro Dogliani in un paese vicino, facendo-
si molto onore: << Così
vanno estendendo in
F-ranccoiam..m. e»nta(8y2a).-
le glorie dell'Oratorio si
Altre care notizie, il 24 gennaio, della casa di St. Cyr, acqui-
stata dai Cooperatori e donata ai salesiani. In lettera del 28, Don
Bosco dava facoltà a Don Rua di ammettere ai voti perpetui Don
Remondino, che versava in gravi condizioni di salute. Condoglian-
ze pil Ia morte del coad. Tonelli che aveva fatto una morte <( pre-
ziosa al cospetto di Dio >>. Richiesta di risarcimento di spese al
ch. Agostino Anzini che ritornava in famiglia.
92

10.5 Page 95

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Dopo il convegno di Alassio, particolarmente importante per
la definizione delle Ispettorie e per la decisione di Don Bosco di
dar la preferenza a coloro che chiedevano subito I'ammissione ai
voti perpetui appena terminato il noviziato, perché i triennali non
davano sufficiente sictrezza di perseveranza, Don Bosco proseguì
il suo viaggio e Don Rua, che aveva condotto con sé anche Don
Barberis ed il Conte Cays, tornò a Torino.
Ricevette una lettera da Lucca in cui Don Bosco gli conferma-
va Ia conferenza ai Cooperatori sotto la presidenza dell'Arcivesco-
vo e gli raccomandava le biografie dei confratelli defunti che in
forma sintetica si inserivano nelle ultime pagine del Catalogo an-
nuale:
« Le biografie dei nostri Salesiani lette da te siano pure stampate; però
per quelle di Arata e di Don Gamarra si possono annunziate in breve e poi
stamparle a patte, ma con tutte quelle circostanze che Don Scappini, Don
Albera, Don Notario, Don Barberis e Don Bosco, etc., possono aggiungere,
e formate due bei fascicoli di Letture Cattoliche (tanto Don Bosco teneva
a documentate ed a tamandare i dati e gli esempi dei con{ratel1i migliori,
per la storia de1la Congregazione e la pubblica edificazione...). Enria pure
(finfermiere che 1i aveva curati) può dire qualche cosa... Fa'un cordialis-
simo saluto a tutti i nosri cari giovani e di'loto che voglio loro tanto bene,
che Ii amo nel Signore, li benedico e spero di mandare ai medesimi una
speciale benedizione del Santo Padre con annessavi... una bella fetta di sala-
me (tanto gradita allora quando si faceva colazione e merenda a pane
asciutto)... »>.
Segue l'insistenza di accontentare Don Bologna Ispettore a
Marsiglia che desiderava il ch. Giovanni Battista Grosso, inse-
gnante nel collegio di Lanzo e già appassionato cultore del canto
gregoriano in cui divenne specialista molto apprezzato. Per inco-
r^ggiare il chierico al cambio di casa Don Bosco soggiungeva:
<< Se tu giudichi (bene) e la cosa non disturbi troppo Lanzo, credo si
possa appagare (Don Bologna), dicendo al medesimo Grosso che in questo
modo può venire in aiuto a suo padre (bisognoso) cui potrebbero man-
darsi tosto fr. 50 ».
N.B. La somma era come un acconto sul mensile che la Par-
rocchia avrebbe dovuto dare al giovane maestro di musica, pet-
ché aiutasse il padre (83).
93

10.6 Page 96

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Da Roma, ai primi di maruo, Don Rua ricevette anche un po'
di denaro per far fronte alle spese quotidiane e saldare debiti che
si accumulavano: 1200 lire una volta e 1900 un'altra, 600 una
terza. Cifrc irrisorie oggi, ma che allora rispondevano al valore
coffente ed erano una gran provvidenza (84).
Altre cinquemila gli piovvero da altra parte e Don Bosco dice-
va a Don Bonetti, che gli faceva da segretario:
« Domani o posdomani arriverà notizia che piowe denaro nelle scar-
selle di Don Rua... mi parve di veder mettere del vino bianco ne1 bicchiere
di Don Rua ed ho supposto che avesse fatto festa per la contentezza del soc-
cotso ticevuto... >>.
Don Rua non si era permesso quel lusso. Ma poté confermare
al Santo quel che egli aveva intuito, mentre orgarizzava Ia confe-
reflza atnuale ai Cooperatori di Roma e chiedeva aiuto anche ai
Romani in data 7 marzo. Don Rua non si era mai trovato in
critiche difficoltà frnanziarie.
<<
de1la
In momenti così
calma, abilità ed
daitftoicreilvi o-lezzoassdetivaDDononRCuear,iail
-
senza
disagio
un uomo
economico
avrebbe ingenerato, insieme con la perdita del credito al di fuori, il males-
sere morale nelf interno e le sue ordinarie conseguenze, che sono il dissesto
ed il dissolvimento. Invece il pensiero comune riposava sereno su Don
Bosco lontano, senza che nemmeno i più addentto a1le segrete cose awer-
tissero quanto del merito di quella ranquillità spettasse a Don Rua. Mentre
infatti la sua prudenza gli insegnava a ttàttare gli afrari con saggezza, la
sua virtù 1o sosteneva a compiere il suo dovere in silenzio e senza darsi a
vedere » (85).
A Roma Don Bosco ebbe un'afiettuosa udienza da Leone
XIII che gli confidò pure la designazione del Card. Nina a protet-
tore della Società Salesiana. Buone accoglienze anche a Palazzo
Braschi dal Ministro Depretis. Ma a Torino si riprendevano le ves-
sazioni scolastiche e Don Rua ebbe il suo da fare di fronte alle
improvvise ispezioni. Don Bosco non rientrò che il 9 aprile, so-
stando nel ritorno da Roma a Bologna, Este e Milano. E si vide
presto arrivare addirittura un decreto di chiusura del ginnasio,
che lo impegnò in una coraggiosa difesa, frno alla formale impu-
gnazione presso il Ministero e poi al ricorso a Re Umberto I.
Le scuole si salvarono. Queste ribolazioni vennero compensa-
94

10.7 Page 97

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te dall'annuncio che i missionari avevano preso contatto con gli
Indi entrando felicemente nella Patagonia Don Rua ebbe l'incari-
co di darne comunicazione confidenziale ai confratelli e ai giovani
con una circolare ai Direttori, menffe si preparava Ia circolare di
Capodanno pel Bollettino Salesiano che l'avrebbe diramata ai Coo-
peratori pel 1880.
In gennaio egli fu sollevato dal peso di Procuratore Generale
presso la Santa Sede con la nomina di Don Francesco Dalmazzo
che prese statza a Roma in un modestissimo alloggio ofiertogli
provvisoriamente dalle Oblate di Tor de' Specchi (86).
Don Bosco riprese subito il viaggio in Francia per concludere
diversi progetti in corso e cercar danaro di cui si aveva estrema
utgenza.
In una lettera da Marsiglia, il 22 gennaio, autorizzava Don
Rua a trattare la compra del collegio di Penango Monferrato e 1o
incaricava di predire la morte di due giovani prima del suo ritor-
no, raccomandandogli confidenzialmente di disporre spititualmen-
te gli interessati. I1 primo, un giovane artigiano fece infatti una
morte edificante; I'altro morì il 9 marzo.
Dalla Francia, con tappe a Nizza, Bordighera, Lucca... Don
Bosco riprese 7a via di Roma, dove Leone XiII 1o attendeva per
affidargli la costruzione della chiesa del Sacro Cuore, che gli inca-
ricati non riuscivano più a mandare avanti.
Da Roma scrisse a Don Rua il 25 marzo per raccomandargli
un signore francese, Ancel, che desiderava visitare l'Oratorio: << È
un buon cattolico e ben disposto verso le cose nostre. Procura di
farlo assistere alle funzioni religiose, specialmente del Piccolo Cle-
ro... » (87).
In altra lettera del tz aprile:
<< Desidero trovarmi per gli Esercizi dei nostri cari giovani, perciò pro-
cura di portarli a qualche giorno dopo il 25 cor,".... preparo una trama contro
Don Cagliero. .. >> (la defrnizione della circoscrizione de1la sua terra di mis-
sione con l'erezione a vicariato apostolico e l'elevazione di Don Cagliero al-
l'Episcopato).
Consigliava la vendita di qualche cascina ereditata e de1la casa delle
Figlie di Maria Ausiliatrice a Mornese, culla dell'Istituto, per dat modo al
proweditore Rossi di pagare debiti urgenti. Infine, di dar licenza ad un
sacerdote aspirante, Don Brondolil1o, di tornare in famiglia di cui pativa 1a
nostalgia.
95

10.8 Page 98

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A Torino Don Bosco chiese il parere del suo Capitolo per l'ac-
cettazione delf impegno di costruzione della chiesa del Sacro Cuo-
re in Roma, ed ebbe tutti contrari. Sorrise e li pregò di riflettere
cahnécoarvae: t-e
Mi
agito
avete dato
secondo la
tutti un
prudenza
no rotondo, e sta bene,
necessaria a seguirsi nei
per-
casi
seri e di somma importanza come questo. Ma se invece di un no,
mi date un sì, io vi posso assicurare che il Cuore di Gesù mande-
rà, i mezzi per fabbricare la sua chiesa, pagherà i nostri debiti e ci
darà ancora una bella mancia » (Sl). Si prese allora in considera-
zione il progetto, 1o si ftovò troppo angusto per Roma, se ne stu-
diò e propose uno più ampio, e con la benedizione del Santo Pa-
dre le cose procedettero secondo le previsioni di Don Bosco. Ma
Don Bosco ci lasciò 7a vita, scorrendo ltalia e Francia a mendica-
re, nelle condizioni di salute in cui si trovava. E morì lasciando a
Don Rua il debito cui abbiamo già accennato, raccomandandogli
di non parlare e assicurandolo che dal Paradiso egli avrebbe aiuta-
to a pagarlo. Don Rua toccò con mano f intervento della Provvi-
denza.
Intanto, nel mese di agosto egli dovette correre a Marsiglia al
posto di Don Bosco, cui si aggravava f infermità della vista, per
studiare la convenienza o meno di tenervi corsi di esercizi spiri-
tuali per sacerdoti diocesani durante \\e vacanze delle scuole. Egli
poté solo concludere quello avviato pei salesiani, perché non tar-
a scoppiare la persecuzione contro i religiosi cominciando dai
Gesuiti. Settembre ed ottobre furono due mesi di terrore, secon-
do i sistemi massonici del tempo. Ne sofiersero anche i salesiani,
soprattutto per causa di due Giuda fra i chierici che aizzavano i
persecutori. Ma i Cooperatori piantonarono la casa giorno e notte
finché non passò la bufera e si poterono riaprire l'Oratorio e le
scuole, nonostante che l'Ispettore Don Bologna avesse predispo-
sto la partenza di tutti i salesiani per l'Italia ed avesse pregato
telegraficamente il direttore di Alassio di preparare una quaranti-
na di letti per ospitare salesiani ed orfanelli nel passaggio verso
Torino. Il telegramma si chiudeva con: <( Stassera, tutti da voi >>.
Don Cerruti si era affrettato ad informare Don Rua, il quale
corse da Don Bosco.
- Che cosa diceT - rispose Don Bosco trasalendo - È im-
96

10.9 Page 99

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possibilel Non devono essere scacciati: l'ho scritto a Don Bo-
logna.
insis-
Eppure Don Cerruti ci scrive
Don Rua porgendo la lettera
che sono
ricevuta.
già
ad
Alassio
-
esse-re
Ma no; ma è impossibilel...
scacciati...
Ma
se ti
dico
che
non
devono
Ptese la lettera,
voco, uno sbaglio.
Leapsociiasmogi glaiunlestet:e-ra,
Qui ci dev'essere un equi-
scriverò subito io a Don
Bologna. Vedrai che è come dico io.
E scrisse subito a Marsiglia. Non tardò la risposta: i salesiani
non si erano mossi... La sera del 1" dicembre, mentre con tutti i
Superiori del Capitolo si trovava a San Benigno Canavese, svelò
il segreto della sua sicutezza. Prima della festa della Natività di
Maria SS. aveva fatto un sogno in cui gli era parso di vedere
Maria SS. proteggere sotto il suo manto le case di Francia da furi-
bondi assalti. Conchiuse esortando ad aver sempre fiducia in
Maria SS.
no
Don
state
Rua obiettò:
molto devote
-dellaMMa aadnocnhneal.eCaolmtree
Congregazioni
va che...?
saran-
ERipDroenseBporsecsot:o-luiLalaMvaiadodninFa rafancciiaò
che vuole... (89).
e nel ritorno, sostando
ad
Alassio, donde intendeva proseguire per Roma, mandò a Don
Rua un bigliettino: « Chissà se non sia possibile che divenga tu
mio angelo custode da Sampierdarefia a Roma? Le nostre fermate
sarebbero più brevi ed io sarei tanto sollevato, mentre tu vedresti
Ie cose con gli occhi tuoi. Dimmi quid tibi?...>>.
Quando Don Bosco giunse a Sampierdarena vi trovò Don
Rua con altri superiori maggiori, sicché in un paio di giorni di
sosta poté trattate con loro vari problemi e fare tante confidenze.
Proseguì poi con Don Rua e fecero una prima t^pp^ a Firenze,
dove da tre anni i salesiani avevano aperto un modesto Oratorio
con lezioni di catechismo quotidiane ai ragazzi del sobborgo.
Un sogno e un segno: segno di Dio
La notte del 20 aprile erano a Roma, felici di sentirsi a casa
propria in una casetta acquistata presso la chiesa in costruzione,
97
4

10.10 Page 100

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nonostante i disagi facilmente immaginabili. Don Rua ne scrisse a
Torino a Don Lazzeto che faceva un po' le sue veci:
« 11 sito in cui dimoriamo qui in Roma è quanto mai comodo, ameno e
salubre. Forse è una delle località di Roma in cui si sta meglio e non si
andrà soggetti alla malaria, neppure nell'estate. Ma anche qui ci toviamo
alle prese con i protestanti. Pare veramente che il Signore ci voglia desti-
nare a contbattere I'eresia con le armi della preghiera, della scuola e della
carità, giacché, come sai, a Bordighera ci troviamo proprio dappresso ai
protestanti, a La Spezia siamo loro accanto a pochissima distanza, a Firenze
il nostro piccolo istituto che dovrà diventar grande non si poté allogarlo
altrove che ne1la regione della città in cui i protestanti fanno propaganda;
e qui a Roma il collegio dei protestanti è separato dal nostro Ospizio solo
da una via. Preghiamo dunque il Signore che ci aiuti a ben riuscire nel1a
missione che ci vuole afidare, cominciando a mandarci soccorsi per far pro-
cedere alacremente la nuova fabbrica, che non costerà meno di parecchie
centinaia di mila (lire), se pure non ci vorrà qualche mitone. Don Bosco
prega e lavora a tutto potere per riuscir nelf impresa, non lasciando inten-
tato nessun mezzo che possa giovare; ma sempre dice che ha bisogno delle
preghiere dei giovani » (90).
Abbiamo sottolineato le armi della lotta che usava Don Bosco
nel difendere i cattolici dalle eresie, difiuse allora in Italia con
sistemi tutt'altro che fratemi. Occorreva opporsi, in clima ben di
verso da quello del post-Concilio Ecumenico Vaticano II, con spi-
rito missionario conciliativo in tutto quello che non sacrificava la
verità, in emulazione positiva di preghiera, istruzione ed opere di
carità in tutto quello che veramente giovasse al bene delle popola-
zioni, specialmente della gioventr).
La ragione principale per cui Don Bosco aveva voluto con
Don Rua era perché egli vedesse coi suoi occhi la situazione delle
varie case del Lazio; e perché egli sentiva il bisogno di scaricare
su di lui 7a cura della cosruzione della chiesa. Urgeva che pren-
desse conoscenza dei contratti stipulati dalla precedente ammini-
strazione con i fornitori, si intendesse con l'atchitetto, esaminasse
i disegni dell'Ospizio da annettere a|la chiesa, studiasse tutti i
modi per avere le somme necessarie al momento opportuno: lavo-
ro immenso in cui Don Rua l'alleggerì con diligenza e sollecitudi-
ne, consentendo a lui di attendere ad alre pratiche, quelle anzi-
tutto per ottenere i privilegi canonici indispensabili alla vita ed
allo sviluppo della Congregazione.
98

11 Pages 101-110

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11.1 Page 101

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Durante il soggiorno Don Bosco mandò Don Rua a visitare i
salesiani della casa di Magliano Sabino. E pare che in questo viag-
gio sia avvenuto l'incontro col futuro Pattiarca di Venezia Card.
Lafontaine, che ancora nel 1915 sctiveva daYenezia a Don Ama-
dei: « Mi fece grande impressione l'afiabilità di lui, il raccoglimen-
to, la confidenza piena di riserbo che usò verso di me » (91).
Il 23 apdle, all'udienza pontificia, Leone XIII passò a Don
Bosco un'offerta di 5.000 franchi ricevuti poco prima per I'obolo
di San Pietro, facendo voti che alri generosi oblatori concorres-
sero ad afrrettare il coronamento della costruzione ed invocando
un'ampia benedizione dal Cuore SS. di Gesù, che il bollettino
Salesiano pubblicò nel suo numero di maggio.
I1 soggiorno romano fu confottato pure da gtazie speciali tta
cui la guarigione di una signorina protestante portata dai genitori
a Don Bosco a ricevere la benedizione di Maria Ausiliatrice. Fu
subito guarita. E la madre, ringraziando, deplorava: << Ecco l'erro-
re di noi protestanti: non onorare Maria! >>.
Nel 1885, dopo un'esauriente istruzione teligiosa, tutta 7a ta'
miglia si convertiva al cattolicesimo (92).
Tornarono a Torino pel 16 maggio e, mentre Don Bosco ripren-
deva le sue attività, Don Rua ebbe subito da fare per la contesta-
zione di due grandi eredità; ambedue poi per una campagna di
calunnie contro le scuole salesiane, dopo Ia premiazione degli a-
lunni ritardata alla {esta dell'Assunta. Col registro alla mano pote-
rono far rispondere che su duecento salesiani professi nella Socie-
tà, centottanta avevano subìto rigorosi esami riportando ottimi
successi, con diplomi e lauree lusinghiere, tanto nel seminario dio-
cesano, quanto nei licei e negli altri istituti governativi e all'Uni-
versità di Torino. Difiusasi l'ampia documentazione, ci fu chi cre-
dette di rivalersi col dire che Don Bosco otteneva quei successi
perché riteneva nell'Oratorio solo i giovani di miglior ingegno.
Don Bosco,
do è tutto
sorridendo,
malignità e
ncoonnfotattcaevraebibceonnefrmatmelelin: o-
Vedete, il mon-
se gli mettessimo
gnocchi in bocca... Del resto, io non voglio che i miei figli siano
enciclopedici; non voglio che i miei falegnami, fabbri, calzolai sia-
no avvocati, né che i miei tipografi, legatori e librai si mettano a
farla da filosofi e teologi; tanto meno intendo che i miei professo-
ri e maestri studino « De arte politica )), come se avessero a di
99

11.2 Page 102

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ventar ministri o ambasciatori. A me basta che ognuno sappia
bene quello che 1o riguarda; e quando un artigiano possiede le co-
gnizioni utili ed opportune per ben esercitare la sua arte, quando
un professore è fornito della scienza che gli appartiene per istrui-
re adeguatamente i suoi allievi, quando un sacerdote mediante i
dovuti esami è giudicato idoneo ad esercitare il sacro ministero e
1o esercita di fatto con vantaggio delle anime, costoro, dico, sono
dotti quanto è necessario per rendersi benemeriti della società e
della religione, ed han diritto quanto altri per essere rispettati.
Regoliamoci dunque bene e non curiamoci delle male lingue
delle cattive penne » (93).
Un'altra campagna si scatenò contro la fama delle grazie che
si andavano ottenendo in abbondanz^ con la divozione a Maria
Ausiliatrice attraverso le benedizioni di Don Bosco. Fa nausea an-
cor oggi a rileggere certi articoli del « Fischietto >>, del « Corriere
di Torino >>, della << Gazzetta Piemontese >>, della << Gazzetta d'Ita-
lia >> che si stampava a Firenze... L'intento era di danneggiare le
case salesiane e far crollare 1'opera di Don Bosco. Denigratori in-
vidiosi, maligni e giornalisti spregiudicati versavano il loro fiele,
mentre 7a Congregazione prosperava ed anche le Missioni si esten-
devano felicemente. C'era un solo pericolo da scongiurare: che i
salesiani non degenerassero dalla loro vocazione.
Ed ecco un sogno ammonitore illustrare a Don Bosco quale
dovesse essere la Congregazione e come si potesse deformare. Il
Santo 1o fece la notte dal 10 all'll settembre del 1881, mentre
un bel numero di salesiani attendevano agli esercizi spirituali an-
nuali nella casa di San Benigno Canavese, poco fuori Torino.
Don Bosco non si limitò ad espome il sogno in tutti i partico-
7alÌ, ma ne scrisse dettagliata relazione, di cui si fecero subito
molte copie. L'originale è poi andato smarrito (o fu fatto spari-
re?...); ma tutte le copie manoscritte dagli uditori concordano per-
fettamente, sicché se ne poté curare la stampa e se ne fecero di-
verse edizioni sotto il rettorato di Don Rua e quelli dei suc-
cessori.
I gravi ammonimenti celesti apparvero al fondatore nella figu-
ra di un personaggio il quale rifletteva le virtù proprie dei salesia-
ni con precisazioni bibliche in latino; poi, il rovescio della meda-
glia. Una fascia che gli scendeva dal collo specificava: La Pia So-
100

11.3 Page 103

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cietà Salesiana nel 1881, come deve essere, come corre pericolo
di diventare nell'anno 1900... (94).
SulI'orlo della parte inferiore del manto, un nastro color rosa
portava questa scritta: << Argomento di meditazione, mattino,
mezzogiorno e sera. Raccogliete anche le briciole delle virtù e in-
nalzerete un grande edificio di santità. Guai a voi che disprezzate
le cose piccole: a poco a poco decadrete >>.
A questo punto Don Bosco vide nel sogno Don Rua, come
fuor di sé, aflannarsi per prender nota, ma non ftovava né penna
matita. Gli venne in aiuto Don Durando che gli disse: Io me
ne ricotderò. Io voglio notare, soggiunse Don Fagnano; e prese a
scrivere col gambo di una rosa. Quando ebbe finito di scrivere,
Don Costamagna, come ispirato, continuò a dettare: la carità capi-
sce tutto, sopporta tutto, vince tutto; predichiamola con le parole
e coi fatti.
Don Rua, che già incarnava alTa pefiezione il personaggio, ap-
pena tornato a Torino spiegò il sogno e lo commentò ai conftatel-
li con una serie di conferenze. Don Ceria nel volume XV conchiu-
de il capo V con questi rilievi:
<< Il tempo a cui Don Bosco rifetiva l'eventualità dei trionfi e delle
sconfitte corrispondeva nella Congregazione a quello che ne1la vita umana è
il principio dell'adolescenza, momento delicato e pericoloso da cui dipende
per lo più tutto l'awenire. Nell'ultimo decennio del secolo scorso il molti-
plicarsi delle case e dei soci, e I'estendersi dell'Opera salesiana in tante na-
zioni difierenti, potevano senza dubbio dar luogo a taluno di quei devia-
menti dalla linea retta che, se non si arrestano con ptontezza, conducono
sempre più lontano dal1a via maesta. Ma, allo scompatire di Don Bosco, la
Pror,'videnza ci aveva fatto trovare nel suo successore la mente illuminata e
la volontà energica che per quella fase critica si richiedevano. Don Rua, che
si poteva dir benissimo la personificazione vivente di tutto il bello e il
buono rappresentato nella prima parte del sogno, fu davvero scolta vigile e
guida indefessa e autorevole a disciplinare e guidare le novelle schiere per
legittimo cammino. La portata del sogno non ha limite di tempo. Don
Bosco diede l'allarme per un momento speciale che doveva seguire alla sua
morte; ma il qualis esse debet e iI qualis esse periclitatur contengono un
ammonimento che non perderà mai nulla del suo valore, sicché satà sem-
pre vera la dichiarazione fatta da Don Bosco ai superiori: I<< mali minac-
ciati saranno prevenuti se noi predicheremo sopra le virtù e i vizi ivi
notati ».
101

11.4 Page 104

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Da qualche anno la predicazione ha preso altre vie ed altra
forma. Ed ecco la Provvidenza presentarci Don Rua in carne ed
ossa nella gloria degli altari per ricondurre \\a Congregazione sulla
retta strada nel momento più critico della vita della chiesa dopo
il Concilio Ecumenico Vaticano II. Il Signore è sempre con noi!
Don Rua, più che un segno dei tempi, è un segno di Dio.
Nell'intimità della Famiglia...
Dall'Epistolario di Don Bosco del 1881 potremmo rilevare
qualche direttiva sempre utile pel buon andamento di una casa
salesiana.
Da Roquefort (Francia), per es., il 2l febbraio
<<Dlrai a Rossi Marcello (capo della portieria dell'Oratorio) e al suo
compagno portinaio che veglino molto per impedire al diavolo di enrare
nella casa. Stia attento che taluni escono per andare a cercarlo. Spero, qual-
che momento, scrivere in particolare ».
Da Nizza Marittima, 1l 14 maruo dava a Don Rua facoltà di
dispensare un chierico dai voti e di dimetterlo dalla Congre-
gazione.
Da Sanremo, ai primi di aprile:
<< Sono a Sanremo e studio di preparare pillole confortevoli (soccorsi)
per Don Cibrario (direttore). Gli ho dato un po'di chinino con cui gli ho
tolto la febbre del1e cambiali. Vedremo! Domenica prossima, discorso e
questua in questa città per Vallecrosia. Si raccoglie molto denaro, ma ci sono
dappertutto debiti che spaventano... ».
Da Alassio, qualche giorno dopo, invitando Don Rua ad ac-
compagnarlo, come abbiamo descritto, a La Spezia, Firenze,
Roma:
<< Qui rose e spine... Dirai ai nosti giovani che li ringrazio delle pre-
ghiere {atte per me; (in Francia) tutto andò ad eccellenza (anche a Sanre-
mo); ma ora ho bisogno che mi dimostrino la loro affezione con una santa
Comunione secondo 1a mia intenzione.
P.S. Mando le lettere dall'America, afinché, modificate (secondo le sue
postille), siano messe nel Bollettino. Saluterai da parte mia Don Pozzan
(addetto alla amministrazione del Bollettino)... Vegli cbe dall'uft.cio suo
non si scriua cbe le accettazioni dei Cooperatori debbano t'arsi soltanto a
Torino. Ciò incaglierebbe assai... » (95).
702

11.5 Page 105

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Il 1882 fu ancora un anno assai tribolato per le vertenze con
l'Ordinario e le vessazioni scolastiche, menffe Don Bosco era co-
sretto a riprendere i suoi viaggi in Francia, a mendicare per soste-
nere i lavori a Roma e saldare i debiti che Don Rua contraeva a
Torino per le spese generali.
ll 2 maruo gli scriveva da La Navarre:
i Io << ... non ne posso più; eppure bisogna pagare debiti. Abbiamo
mandato fr.8.000 a Don Dalmazzo (a Roma); spero di mandare anche qual-
che cosa a te... >> (96).
Le conferenze ai Cooperatori francesi, le grazie che il Signore
concedeva per intercessione della Madonna, alla benedizione di
Maria Ausiliatrice, suscitavano Ia generosità dei cattolici francesi.
Don Rua faceva fronte alle contestazioni ecclesiastiche ed alle
esigenze scolastiche, fotnendo a Don Bosco le documentazioni ne-
cessarie, rispondendo a suo nome, a voce e per iscritto, come oc-
correva e secondo le sue indicazioni, sobbarcandosi a visite e col-
loqui che gli facevano perdere un tempo enorme costringendolo
spesso a passi inutili ed umilianti.
Il carteggio voluminoso fra le varie parti rivela un senso della
misura, un garbo, un rispetto delle persone che più delicato non si
potrebbe desiderare anche nel rivendicare diritti, ricordare doveri,
deplorare talvolta vere e proprie soprafiazioni. La documenlazio-
ne occupa tre capitoli del volume XV delle « Memotie Biografi-
che >> (5' - 7" - 8"), più parte del 12' (pagg. )67-95).
Fu una consolazione per tutti quando, il 28 ottobre, l'Arcive-
scovo consacrò personalmente la chiesa di San Giovanni Evangeli
sta sul Corso Vittorio Emanuele II e al termine della funzione
fece fermare i seminaristi alla prima Messa che celebrò Don Bo-
sco all'altar maggiore, come narrava a noi stessi Don Lorenzo Sa-
luzzo, presente alTa cerimonia. Gliela servivano Don Lemoyne e
Don Bonetti.
l'una nél'altra tribolazione rallentarono il ritmo delle fon-
dazioni per cui fioccavano profferte e insistenze da7l'Italia e dall'e-
stero.
Don Rua, mentre seguiva passo passo Don Bosco con la corri-
spondenza, 1o suppliva così bene in casa che quasi non se ne av-
vertiva I'assenza, gtan parte delle ttibolazioni.
103

11.6 Page 106

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Aveva attenzioni squisite per gli anziani e gli infermi ai quali
si s{orzava di non lasciar mancar nulla, secondo le raccomandazio-
ni di Don Bosco. Era desideratissimo al letto dei moribondi. Una
delle morti più sentite e più edificanti, nel 1882, fu quella
del conte Don Carlo Cays. Se ne possono leggere i particolari nel-
7a biografi,a che ne scrisse un grande confidente di Don Rua, il
salesiano Don Luigi Terrone.
Dopo Don Bosco, Don Rua era il più caro amico del Conte.
Aveva seguito la sua straordinaria vocaziote, l'aveva esaminato
per l'ammissione al sacerdozio nel 1877 , afirettandone col suo giu-
dizio \\a sacra ordinazione. L'anno seguente avevano fatto insieme
il viaggio in Francia pel progetto di apertura di una casa a Pari-
gi...
Fallite le pratiche, il Conte fu preposto alla direzione di una
casa in Savoia, che durò poco per dificoltà con le pubbliche am-
minisrazioni. E Don Rua 1o sostenne anche in questa sua missio-
ne, ben lieto di riaverlo poi a Torino a chiudere la sua vita nobil-
mente spesa per il bene della Patria prima, poi per quello della
Chiesa nella Congregazione. Da un anno Don Bosco gli aveva im-
posto di curarsi la salute nel suo castello di Caselette, dove il fi-
glio con la famiglia 1o confortarono con la più afiettuosa assisten-
za. Don Rua vi aveva accompagnato il medico di Don Bosco dott.
Albertotti a visitarlo. Ma poco giovarono cure ed attenzioni. Ri-
condotto a Torino, vi passò il mese di settembre tra \\a vita e la
morte pei rapidi progressi dell'anemia; ma in una serenità di spiri-
to e una pietà edificante. Don Bosco rimandò vari impegni per
stargli accanto; ma un lieve miglioramento lo incoraggiò ad assen-
tarsi per chiudere un corso di esercizi ai salesiani nella casa di
San Benigno. E proprio in quel breve periodo di assenza il Signo-
re chiamò il Conte alla eternità. Don Rua supplì Don Bosco ve-
gliando tutta la notte accanto a lui col figlio conte Luigi, la nuora
ed il fratello barone Garofoli. Ore intense di fervore tra preghie-
re, pie aspirazioni ed elevazioni del cuore a Dio, in una pace
invidiabile, piena coscienza e totale abbandono nel Signore. A
mezzafiotte, dopo un lieve assopimento, il morente chiese al nipo-
te, barone Alberto della Torre, che ora fosse.
-
-
\\Mflsayiyptnq:ttneo! n-
gli
vedi
rispose.
com'è chiaro?
1,04

11.7 Page 107

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il--lumiENnpaoptnau.p.r.earelapomseszibzialeno-tte
è suonata adesso adesso.
obiettò ancora - con la camera
co-
E con la gioia di quella luce che egli solo vedeva, riprese a
riposare una buona oretta. Poi, svegliatosi, continuò a pregare, a
farsi il segno della croce, finché Don Rua, intuendo la fine, 1o pre-
a benedire tutti i suoi cari e gli guidò la mano. Qualche istan-
te dopo, tenendo nella desta il crocifisso, soavemente spirò..'
Nel darne notizia ai confratelli Don Rua ricordò una massima
che il Conte soleva ripetere spesso mentre si adattava a vivere da
povero religioso salesiano alla perfezione: « Il piacere di motire
senza pena val bene la pena di vivere senza piacere >>. Eran le
),20 della festa di San Francesco di Assisi (97).
II volume XVI delle << Memorie Biografiche di Don Bosco >> è
quasi tutto dedicato a\\ gtan viaggio di Don Bosco in Francia, che
durò ben quattro mesi, dal 31 gennaio al 3l maggio del 1883.
Don Rua ne diede notizia ai salesiani con una circolare desctiven-
do l'entusiasmo dei Marsigliesi nella sosta a Marsiglia; m^ rag-
giunse il Santo a Parigi solo il 2 maggio. Poi gli stette a fianco
fino al rienffo a Torino, testimonio di tante meraviglie e di tan-
ti prodigi.
Accanto a Don Bosco egli era sempre come l'ombra rispetto
al sole. Passava la maggior parte del tempo a sbrigare commissio-
ni e comispondenza, quando non lo accompagnava per regolare le
udienze. Raccoglieva le ofierte, riordinava e spediva...
Una sera sembrava che Don Bosco non ne avesse ricevute. E
si
to
lasciò
nulla.
sfuggire:
-
Cattiva giornata oggi! Non si è raccol-
pien-e
Non dir così;
di monete e ne
-avev1ai5pd6o5vsuDtooinnfBilaorsecoinchtuettaevelevaplaerttia, sncohne
avendo vicino a sé nessuno dei suoi, mentre Ia folla 1o assiepava
fino a togliergli il respiro.
Un pubblicista de « La Liberté >> che 1o intervistò nei primi
giorni del suo arrivo tiffasse Don Rua così nel suo giornale:
<r Don Rua, tipo caratteristico di italiano) aveva le mani nella corri-
spondenza. Non abbiamo mai visto tante lettere arrivate in un giorno. For-
mavano un gran mucchio sopra la scrivania, e sotto ce n'eta una grande
105

11.8 Page 108

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quantità di lacerate (alle quali aveva già dato evasione). I1 prete faceva un
segno su quelle che meritavano risposta e le univa ad un mazzo che gli stava
davanti. Quante lettere! E senza contare le assicurate... ».
Lo stesso Don Rua, il 2 maggio, appena arrivato, scriveva al
Direttore dell'Oratorio a Torino:
<< ... Non puoi farti un'idea della montagna di lettere che sono qui in
aspettativa di risposta: non tre, ma sei o sette segretari sarebbero necessari.
Fortunatamente c'è un bravo religioso che viene a prestar l'opera sua in
nostro aiuto... )>.
In questo <( nostro »> è compreso il salesiano francese Don De
Barruel, che {ungeva da segretario personale di Don Bosco. Men-
tre iI giornalista muoveva le sue domande, Don Rua non smette-
va il suo lavoro; ma, come faceva a Torino anche quando dava
udienze, dissuggellava buste, scotreva con l'occhio gli scritti, anno-
tava e riponeva, o senz'altro cestinava. E intanto raccontava all'in-
tervistatore episodi della vita di Don Bosco e particolarità delle
sue fondazioni. Nessuno più di lui era al corrente. Quando il gior-
nalista chiese se fosse vero che Don Bosco guariva malati, Don
Rua, sorridendo con
che egli può fare è
Don De
di pregar
BDaiorupeel,r rlisoproose(9: 8-).
Tutto quello
In realtà, Ia documentazione delle cose straordinarie che av-
vennero a Paùgi in quel buon mese che Don Bosco trascorse nella
capitale occupano più di 150 pagine del volume, da 102 a 258.
Il 4 maggio, primo venerdì del mese, Don Bosco fu invitato a
celebrare la Santa Messa dalle Dame del Rifugio nella loro casa
detta del Buon Pastore.
La superiora era gravemente ammalata; suore ed educande
speravano e supplicavano Don Bosco che le ottenesse la guarigio-
ne. La superiora si lasciò portare nel refettorio dove una porta
dava sulla cappella e di poteva seguire la celebrazione. atte-
se il Santo. Ma questi, appena Ie fu di fronte, esclamò: Requiescat
in pace!...
La comunità scoppiò in pianto. La superiora rispose serena-
mle,ennQtoeun:an-c'dèodFfauiaptfiraaanoglleuenreetad.suQctuauanadn! ed..,.oDlaoncoBroosncaoèapggroiunntsae,:n-on
Figliuo-
bisogna
106

11.9 Page 109

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trattenere i santi sulla terra... Il Signore vuol bene a questa casa.
Vi si fanno buone comunioni; buono è anche 1o spirito. Ora f im-
portante si è che non le si cambi destinazione...
Ricevuta la benedizione, le educande sfilarono a ricevere an-
che dalle sue mani una medaglia di Maria Ausiliatice, rimettendo
in quelle di Don Rua un mazzetto di biglietti.
Rinunziamo a descrivere le dimostrazioni trionfali di quel sog-
giorno mariano. Riguardano più Don Bosco che Don Rua.
Il 26 maggio, lasciando Parigi, quando fu solo sul treno con
Don Rua e Don De Barruel, Don Bosco, profondamente commos-
sRoic, ocrodmi, eDroidneRstuaan,dlaossitrdaadaucnhesocognndou,coessdearBu:tt-iglieCraosaaMsionrgiaolldaore?l
a desra vi è una collina e sulla collina una casetta e dalla
casetta alla strada si stende giù per il declivio un prato. Quella
misera casuccia eral'abitazione mia e di mia madre; in quel prato
io, ragazzo, conducevo due vacche al pascolo. Se tutti quei signori
sapessero che han portato così in trionfo un povero contadino dei
Becchil eh?... Schetzi della Provvidenza.
A Torino Don Rua trovò altra corrispondenza accumulata sul
suo tavolo di lavoro. E un denso progtamma da preparare e da
curare: la festa di Maria Ausiliatrice per la domenica seguente, la
Conferenza annuale ai Cooperatori, I'onomastico di Don Bosco, iI
Convegno degli exallievi laici fissato al 15 luglio e quello dei sa-
cerdoti pel giovedì successivo... A questi Don Rua per Ia prima
volta diramò f invito ufficiale con una circolare in cui ricordava
anche le Sante Quarantore e Ia festa di San Luigi (99)'
Ma al primo convegno non si poté trovare né Don Bosco,
Don Rua. Due giorni prima avevano dovuto partire per l'Austria,
dov'era morente nel suo castello di Frohsdorf, il Conte Enrico di
Chambord, erede del trono di Francia, su cui i legittimisti francesi
contavano di poterlo rimettere.
Era giunto apposta a Torino il Conte Du Bourg, addetto alla
casa reale, con l'otdine di condume Don Bosco a qualunque co-
sto. La perdita di una coincindenza a Mestre li costinse a passare
due notti in treno, Don Bosco completamente digiuno perché sof-
friva terribilmente a mangiare in viaggio; Don Rua con lo spunti-
no di due uova in 36 ore. Ossequiato f infermo, ambedue scesero
in cappella a celebrare la Messa. Poi Don Bosco risalì a benedire
107

11.10 Page 110

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I'ammalato trattenendosi in afiabile conversazione. Era Sant'Enri-
co, onomastico del Conte. E 7a sera, menme tamlliari ed invitati
stavano a mensa, il Principe volle alzarsi e scendere portato su
cuseensasaa1ptloealtm7roeianaacscaalalubmtreian,zdsioaenrnei.zacPocrenhseleocruoi n:fo-ssosriNsaoonndchih'icoohva-omlpuaetogscncleahmebòrsiniadbpaepvneednsoa-
alla contessa, ai commensali, a Don Bosco in particolare, poi si
fece riportare in camera.
Il 16 luglio, festa della Madonna del Carmine, Don Bosco ce-
lebrò la Messa nella camera delf infermo, dando la Comunione an-
che alla Contessa. In giornata ripassò più volte al capezzale con-
fortando le sue speranze con pii pensieri sulla vita e sulla morte.
Poi, ringraziando con lui il Signore di un certo miglioramento, il
17 mattino, con Don Rua, riprese il viaggio e giunsero a Torino
sul mezzogiorno del 18 a godersi il convegno degli exallievi sacer-
doti.
Il Principe Enrico, conte di Chambord, superò la crisi ed en-
trò in convalescenza. Ma 1'euforia Io invogliò ad assistere a patti-
te di caccia e il 4 agosto, chiesto un fucile, colpì un bel cìrvo.
L'imprudenza gli fu fataTe: ricadde peggiorando di giorno in gior-
no, finché il 24 agosto l'ultimo discendente di San Luigi re di
Ftancia rese l'anima a Dio.
Fra le impressioni raccolte dalle sue labbra ne riportiamo
una: << Don Bosco è un santo. Son contento di averlo veduto...
Tutti quanti siam qui non arriviamo alla caviglia di Don Bosco...
Dice che i miracoli non Ii {a hi, ma il suo compagno. Anche
questo un santo... )>.
Riguardo alla morte, Don Bosco disse: << Dio gli aveva ridona-
to la sanità per la Francia, non per stesso, per andare a
caccia... >>.
Nel frattempo la diocesi di Torino deponeva il lutto per la
morte dell'Arcivescovo Mons. Gastaldi, esultando alla nomina del
successore Ern.mo Card. Gaetano Alimonda, scelto apposta da
Leone XIII anche per consolare Don Bosco.
Procedevano bene le pratiche per la promozione di Don Ca-
gliero all'episcopato come Vicario Apostolico della patagonia. Ne-
gli ultimi mesi del 1883 egli in Italia visitava le case delle Figlie
di Maria Ausiliatrice ed insisteva con Don Rua sulla necessità di
108

12 Pages 111-120

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12.1 Page 111

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aprire una seconda casa per i salesiani che facevano fiorire il colle-
gio di Randazzo, patrocinando la proposta dell'Arcivescovo di Ca-
tania che li desiderava nella sua città.
Sctisse ancora a Don Rua da Marsiglia dove aveva accompa-
gnato i missionari e le missionarie della quarta spedizione, dando-
gli buone notizie del viaggio da trasmettere a Don Bosco con i
particolari delle sue visite alle case di Francia (100).
Pieni poteri: Vicario di Don Bosco
Alf inizio del i884 la salute di Don Bosco cominciò decisamen-
te a declinare, destando frequenti allarmi. Eppure, le necessità
finanziarie, specialmente per la chiesa del Sacro Cuore in Roma 1o
costrinsero a ritornare ad elemosinare in Francia dove aveva sem-
pre trovato grande generosità. Il 28 febbraio, prima di pattire,
radunò
7a mia
tutti i
asseflza
superiori del
il Capitolo si
Consiglio e raccomandò:
raduni almeno una volta
-al
Durante
mese: io
do a Don Rua i pieni poteri per presiedervi. I membri continuino
a volersi bene fra loro: per far meglio le cose che si debbono fare
ci vuole carità. Si promuovano fervorose preghiere fra i giovani
per me finché sarò lontano, e questo per due motivi: 1) perché la
mia salute possa resistere ai disagi del viaggio; 2) perché ho biso-
gno di molti quattrini. Si dica ciò ai gtandi, si dica ai piccoli: il
povero Don Bosco afrronta un simile viaggio non per sé, ma per
provvedere all'Oratorio e pagare i debiti. Se ne parli ai salesiani
in conferenza, esortandoli a risparmiare spese quanto sia possib-
le. E di nuovo sia benedetto il Signore per la benevolenza che ci
dimostra il Cardinale. Don Rua vada qualche volta a visitarlo.
Se
L'indomani, il dott. Albertotti
arriverà a Nizza,
E raccomandò al
s-egredtiasrsioe
-di
tentò ancora di dissuaderlo:
sarà un miracolo.
-
star molto attento, perché pote-
va mancare senza che alcuno se ne accorgesse. Don Bosco fece
chiamare un notaio e dettò il suo testamento che mostrò a Don
Rua e a Don
di universali.
CSeagnlioenror,itdoitcneenrdòo:p-iù,
Ho lasciato
come teme
voi due miei ere-
il medico, voi sa-
prete già come stiano le cose.
109

12.2 Page 112

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Don Rua uscì di camera col cuore che gli scoppiava. Don Ca-
gliero tentò ancora di trattenerlo.
vedi- cheCcoimmeavnucaoniochi emfeazczciiapedrivaenrdsaarme eanvtaen?ti-?...
rSisoplaomseen-te
Non
dalla
Francia posso sperare soccorsi.
ra
a-foruEahd! i-
riprese
miracoli.
VDeodnreCmaoglaienrcohe-.quSeisatmoloLaeni dvaatdi aaveannotii
fino-
pre-
gheremo.
Piangeva come un fanciullo. Don Bosco gli consegnò il testa-
mento in una scatola. Don Cagliero l'aprì soltanto sei mesi dopo,
quando Don Bosco, conffo ogni previsione, ritornò ancora vivo.
Dentro c'era anche l'anello d'oro del papà di Don Bosco. Lo ave-
va conservato per tutta 7a vita.
Si vide proprio il miracolo. Don Bosco resse a tutte le fatiche
del viaggio, delle udienze, delle questue, funzioni e conferenze.
Ritornò sostando per le case della Liguria ed a Sampierdarena tro-
vò Don Lemoyne scelto da Don Rua perché lo accompagnasse a
Roma dove egli intendeva portarsi senza passare per Torino. A Ro-
ma egli poté saldare vari conti ed ottenere finalmente i privilegi
dei religiosi contrastatigli per tanto tempo.
Leone XIII gli concesse una lunga aflettuosissima udienza il
9 maggio: lo fece sedere accanto a sé, volle essere minutamente
infotmato della sua salute e di tutte le opere. Benedisse il Signo-
re quando apprese che i novizi erano 208 e i battezzati nelle mis-
sioni circa 15.000. Gli confidò come erano andate le pratiche per
i privilegi e come egli aveva pensaro a lui nel mandare a Torino
come arcivescovo il Card. Alimonda che gli voleva veramente be-
ne. Gli diede un'ampia benedizione e ingiunse a Don Lemoyne di
aver tutte le cure per la salute del fondatore.
Uscendo, Don Bosco
Padrel Ci voleva proprio
qeusecslatom. òA: lr-imeCnotmi neoèn
buono il
ne potevo
Santo
più...
Se avessi saputo prima che costava tanti dolori, fatiche, opposizio-
ni e contraddizioni il fondare una Società religiosa, forse non
avrei avuto il coraggio di accingermi all'opera...
Ma da Torino aveva appreso anche quello che Don Rua gli
taceva per lettera: una grave deviazione dal sistema preventivo
che egli aveva inculcato con tanta saggezza e tanto zelo, e che
qualche salesiano trovava più comodo sostituire con metodi milita-
110

12.3 Page 113

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reschi. Donde, disagio fra i giovani, pena immensa a Don Rua e
sconcefto nello spirito di famiglia proprio della Società salesiana.
Un sogno misterioso gli aveva svelato la triste realtà' Egli lo
dettò minutamente a Don Lemoyne e 1o fece spedire a Don Rua
perché ne desse lettura in pubblico. Don Rua non ebbe il corag-
gio di l"gg.re ai giovani anche quello che riguardava i salesiani e
scrisse a Roma pregando Don Lemoyne a farne un estratto pei
giovani, mentre ai salesiani dava lettura di tutto il testo, che ven-
ne poi stampato e ristampato e meriterebbe anche oggi la più am-
pia difiusione, come si è fatto nel XX Capitolo Generale Speciale
riportandolo in appendice alle nuove Costituzioni (101).
Tornato a Torino, Don Bosco tenne ai Cooperatori la Confeten-
za annuale, come aveva già fatto a Roma insistendo sulla necessi-
della cura e della cristiana educazione della gioventù su cui si
lanciavano la massoneria, i partiti e gli anarchici per mettere a
soqquadro il mondo civile. Poi prese a riordinare I'Oratorio, ascol-
tando le varie campane, consultandosi col suo Capitolo, rimoven-
do superiori subalterni infedeli e sostituendoli con confratelli
esemplari.
I1 maggior problema che si ponev a alloru era il fallimento del-
la quinta ginnasiale: una sessantina e più di allievi non aveva vo-
,urion" e sfruttava la beneficienza dei Cooperatori tendendo a car-
riere lucrose. Don Bosco eta deciso ad eliminare anche la quarta
ginnasiale, limitando le classi alTa tetza e mandando poi a San Be-
nigno per 7a quarta e quinta ginnasiale solo quelli che avevano
vera vocazione: c'erano altri collegi per chi aspirava a carriere e
professioni nel mondo... Don Rua gli fece osservare che molto
dipendeva da chi insegnava e portò l'esempio di Don Borio, pro-
fessore nel collegio diLanzo, il quale insegnava con ben nota va-
lentia, ma anche con spirito e metodo salesiano, sicché di ogni
anno uscivano ottime vocazioni. Eran gli anni del ven. Don An-
drea Beltrami ed altri.
TJna caritatevole proposta fece pure Don Rua nella seduta del
28 luglio 1884: che si provvedesse adeguatamente ai giovani in-
fermitisognosi di cure speciali, perché negli ospedali cittadini era-
no spesso ogg.tto di trattamenti poco rispettosi da parte di medi-
ci, infermieri e di altri degenti.
I1 4 settembre emerse la proposta di afidare a due distinti
111

12.4 Page 114

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direttori le due sezioni di alunni atigiani e studenti. Don Rua rac-
comandò che in tal caso si precisassero bene le distinte attribuzio-
ni e Ie necessarie interferenze e convergenze, si definissero bene
anche i rapporti di ognuno coi superiori maggiori, specialmente
col Consigliere degli Studi e l'Economo.
Tante preoccupazioni interne, oltre a quelle esterne, diedero
un'altra scossa alla salute di Don Bosco, che fu sorpreso anche da
erisipela. Lasciò quindi a Don Rua Ia presidenza di ulteriori adu-
nanze trasferite nelia casa di San Benigno per respirare un po, di
aria fresca; ma fece loro un'improvvisata il I ottobre sostenendo-
si con un bastoncello.
Don Rua era conrrario alla divisione della direzione dei giova-
ni nell'Oratorio; ma quando i pirì dei superiori .onu..rn.ro
sull'esperimento, non osò opporsi temendo di contrastare un'idea
di Don Bosco. L'avvenire però gli diede ragione: si andò avalti a
disagio per un paio di anni, poi si dovette riprendere l'unità co-
me in precedenza. La divisione raramente giova ad una buona
educazione.
Una previsione si impose mentre era assente Don Bosco: che
egli potesse mancare prima che si pensasse. Don Rua propose che
nel caso infausto si chiedesse al Governo di poter seppellire la
salma nella chiesa dell'Oratorio, anche perché i salesiani non ave-
vano ancora un lembo di terra nel cimitero municipale per una
tomba. Ma il tema generò tanta ftistezza, che Don Òerruti pregò
di interromperne la trzlttaziofie, affidandosi alla provvidrn u (tOi1 .
Non dimentichiamo che nel 1884 durante l,estate l,Italia fu
terribilmente provata dal colera che fece molte vittime anche in
Piemonte e nella città di Torino. Don Bosco l,aveva previsto e ne
aveva assicurato f immunità o la guarigione rinfervorando Ia divo-
zione a Maria Ausiliatrice e portandone al collo la medaglia. Don
Rua, che dirigeva 7a colTaboruzione dei salesiani nella assistenza ai
colerosi, mentre Don Bosco cutava i suoi acciacchi a pinerolo,
ospite del Vescovo Mons. Chiesa, ricevette parecchie relazioni di
guarigioni straordinarie, che
lo stesso volume XVIL
sono
documentate
nel
capo
VIII
del_
Nulla si dice invece di quanto Don Rua abbia fatto durante
l'Esposizione Nazionale a cui l'Oratorio partecipava con l,<< arte
del libro », presentando in un padiglione specialè tufia la tecnica
172

12.5 Page 115

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tipografica dalla produzione della carta, a17a composizione, stampa
e legatura dei libri. Vi prestavano servizio gli allievi della Scuola
Tipografica Salesiana. Ma si sa che tutto procedeva sotto i suoi
occhi e fra le sue cure nell'Oratorio. A pug. 251 c'è solo f incati-
co di Don Bosco da Pinerolo di versare alla Commissione la quo-
ta di 25 lire per soddisfare f invito al pranzo conclusivo degli e-
spositori, a cui egli non poteva partecipare. Il gesto fu molto
apprezzato da coloro che ambivano la compagnia di Don Bosco a
quel po' di allegria.
Le oscillazioni del suo stato di salute consigliarono Don Bo-
sco nel mese di settembre a stendere una particolareggiata lettera
testamento per tutti i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice e
i Cooperatoti, con norme e raccomandazioni per la fedeltà alle
Costituzioni ed il fervore della vita religiosa (101).
Nella notte dal 9 a\\ 10 ottobre, mente Don Bosco sognava di
essere corso a Roma per trattare col Santo Padre gravi problemi
riguardanti la Società Salesiana, arrivava a Torino una lettera di
Mons. Jacobini al Cardinale Alimonda in cui lo si pregava, a no-
me del Santo Padre, di proporre a Don Bosco la designazione di
un suo vicario con diritto di successione. La sera stessa I'Arcive-
scovo scendeva personalmente a Valdocco e ne parlava con Don
Bosco, il quale cominciò a pensarci e a pregare.
Il 24, rudunato il Capitolo Superiore, confidò il desiderio del
Papa ai suoi più diretti collaboratori, chiedendo il loro parere.
Tutti risposero che egli scegliesse liberamente: non c'era bisogno
di consultare i confratelli. Preso ancor tempo a pregare e riflette-
re, quattro giorni dopo, il 28 ottobre espresse il suo pensiero:
<< ... si tratta di stabilire un Vicario a Don Bosco e che questo 1o
rappresenti in ogni cosa: in {accia alla Chiesa per 1a istituzione
canonica, in faccia alle leggi civili per procura. Il Papa forse sa-
rebbe contento che Don Bosco si ritirasse pienamente e riposasse;
ma se io
inganno
Se resto
-RsteottpaoonrtcrMoòraafgagarileomraeinoaconprcoahsetaoslqionuloafnadtcoicniaboeman\\eem, acolinlòadboCao-sntagrseasgl ancz6oio1spnerent.-i
to della Francia, della Spagna, della Polonia, ecc. Solamente Ia
mia povera esistenza serve ad attirare Ia beneficienza. Ma bo biso-
gno che ui sia uno al qaale io possa affdare la Congregazione e
porla sopra le sue spalle, lasciandone a lui tutta la responsabili-
113

12.6 Page 116

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rà. In questo senso ho fatto scrivere al Sommo Pontefice rimetten-
domi però pienamente alle sue decisioni. Avrei scritto io stesso,
ma non riuscii a finire se non dopo varie peripezie e in ultimo mi
avvidi che avevo terminato di scrivere sopra un'altra carta che
sporgeva sotto il foglio. La mia povera testa non reggeva più.
Ora \\a lettera fu spedita. Giunto che sia il rescritto pontificio,
bisogna che cerchiamo di mettere alla testa della Congregazione
uno il quale assuma 7a reggenza sotto la sua piena responsabili-
)>.
Don Cagliero obiettò solo che se il prescelto fosse Don Rua,
occorreva sostituirlo nell'uficio di Prefetto generale.
Don Bosco tacque di aver già fatto il suo nome nella lettera
alPapa;
ho nulla
edariplarmeseen:ta-rmiOpraerdnaetsustutni os,i
fa quel che si può,
tutti sono di buona
e io non
volontà,
ma responsabilità individuale finora non c'era. L'unico studio era
di mettere insieme tutte le forze perché uno non paruTizzasse l'al-
tro. Appena avrò la risposta dal Santo Padre, ve la comunicherò.
Pregò quindi Don Rua di leggere la lettera con cui il Santo
Padre
sto al
SgalinatovePvaadfraettuonlaVipcraorpioosGtae.nPeroailesocgogniudnisteit'to-
Io ho propo-
di successione,
rimettendo però ogni cosa nelle mani di Sua Santità. A questo
Vicario io darò tutti i poteri, ma intendo che sia responsabile,
perché ripeto che questa responsabilità finora non c'era. Questo
Vicario si faccia un altro Prefetto. Io allora mi dtirerò. Vedrò,
parlerò col mio Vicario ed egli parlerà e comanderà agli altri con-
fratelli ex offcio...
I1 Card. Nina, Protettore della Società Salesiana, passò la lette-
ra di Don Bosco al Santo Padre il 27 novembre ed il giorno se-
guente scriveva al Card. Alimonda: « Giovedì scorso, giorno di
mia ordinaria udieoza, mi recai a dovere di presentare al Santo
Padre Ia lettera di Don Bosco insieme a quella dell'Eminenza Vo-
stra. Sua Santità rimase oltramodo soddisfatta e tranquilla nell'ap-
prendere come all'awenire dell'Istituto Salesiano rimarrebbe abba-
stanza ben prowisto coll'affidarne il regime a Don Rua... »>.
Appena Don Bosco apprese il gradimento del Santo Padre, ne
ringraziò il Signote: ma, lasciando maturare il tempo opportuno,
solo il 24 settembre 1885 comunicò ai superiori la sua scelta.
Intanto tttta 7a Congregazione, all'oscuro di queste pratiche,
174

12.7 Page 117

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era in esultanza per la nomina di Don Cagliero a Vicario Apostoli-
co della Patagonia Settentrionale ed i preparativi per Ia sua consa-
crazione episcopale, che Don Rua curò diligentemente, seguendo
le indicazioni di Don Bosco. Egli era tra i chierici che nel 1855
avevano udito la profezia <<Uno di voi sarà vescovo» (104).
Con lui, Anfossi, Francesia, Reviglio e Turchi, c'era Cagliero.
Tutti avevano riso; ma Don Bosco vedeva lontano fin d'allora...
Il I dicembre diramò gli inviti ai principali Cooperatori e benefat-
toti; poi dispose le debite accoglienze al Cardinale ed ai vescovi
conconsacranti, Mons. Bertagna castelnovese, ausiliare dell'Arcive-
scovo, e Mons. Manacorda vescovo di Fossano; seguì lo svolgi-
mento della solenne funzione ed anche del primo pontificale che
il nuovo Vescovo tenne f indomani, festa dell'Immacolata Conce-
zione, nella stessa chiesa di Maria Ausiliatrice; provvide al resto
del suo soggiorno in ltaTia e al suo ritorno in America.
Nel frattempo si dovette vagliare f insistenza della proposta
dell'Arcivescovo di Napoli che voleva i salesiani alla direzione
dell'opera pei sordomuti a Tarsia; e Don Rua sostenne Don Bo-
sco ricordando che anche il Calasanzio aveva accettato la cura dei
sordomuti fra le sue istituzioni giovanili. Si finì per concordare
7'acceltazione, scusandosi solo di non avere al momento il persona-
le adatto. Si dovette infatti ritardare di oltre dieci anni per di-
sporne e toccò poi a Don Rua provvedere prima di morire, nel
t909.
Don Rua dissentiva invece da Don Bosco sul ritiro dei salesia-
ni da Magliano Sabino dove non si rispettavano le convenzioni;
riuscì ad indurre i superiori a procrastinare, ma quanto se ne do-
vette pentirel Morto Don Bosco, i salesiani furono messi alla por-
ta in malo modo per le mene di un sacerdote qualificato da lui
stesso << furbo matricolato »> ( 105).
Interessante 1a seduta di Consiglio del 9 dicembre 1884 in
cui si discusse sulla parrocchia di Sampierdarena. Tutti concorda-
rono sulle condizioni da porre ben chiare e nell'esigere la piena
libertà al Superiore di proporre e di rimuovere a suo giudizio il
parroco, intendendosi naturalmente con l'Ordinario del luogo.
A quei tempi i parroci di Roma si chiamavano semplicemente
curati e duravano in carica ad annum.Insomma, si trattava di esi-
gere la amovibilità del paroco, oggi richiesta anche dal Concilio
11,5

12.8 Page 118

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Ecumenico Vaticano IL Don Rua insistette: <( ... si faccia firmare
dalla Curia ur,a carta che dichiari la nostra libertà nel togliere o
mettere un sacerdote o un altro che avrà cura delle anime >>.
Diede pure tutto il suo appoggio per I'apertura della casa di
Catania, facendo valere le tagioni addotte l'anno prima da Don
Cagliero. L'apertura di una nuova casa in Spagna, a Barcellona,
suscitò l'idea di crearvi la prima Ispettoria; ma Don Bosco prefe-
che si ritardasse e che le case di Spagna continuassero a dipen-
dere dal Capitolo superiore. Il ritardo si prorasse fino al 1889
lasciandone f incarico a Don Rua che vi nominò come primo I-
spettore una stofla da santo: Don Filippo Rinaldi (106).
Ai primi di gennaio del 1885 Don Rua ebbe una bella prova
dell'assistenza della Divina Provvidenza. Si ofiriva la buona occa-
sione di saldare un debito contratto per la prima fondazione a
Parigi con la possibilità di estendere l'opera iniziale, un modesto
Oratorio (Patronage ) domenicale ed un più modesto Ospizio per
pochi giovani poveri, ad un vero e proprio Istituto. A1 momento
di firmare il contratto, senza possibilità di dllazione, si disponeva
solo di trentamila franchi, mentre ne occorrevano altri quaranta-
mila. Don Rua non sapeva dove dar del capo e scriveva al sig. di
Franqueville, che curava 7a prutica, di pregare il venditore dello
stabile a pazientare ancora, quando giunse da Roma una racco-
mandata con l'ofierta di una benefatftice, signora Stacpoole, pro-
prio di quarantamila lire.
Notevoli vari altri interventi di Don Rua alle sedute capitola-
ri tra il 1884 e il 1885. Il più singolarc fu 7a proposta di distin-
guere i Coadiutori in due classi: una per quelli di una certa cultura,
oggi diremmo qualificati; l'altra per quelli che appena sapevano
leggere e scrivere, ma erano una ptovvidenza. pet tante cure dome-
stiche. Egli era preoccupato che un avvocato, un medico, un pro-
fessore si sentisse a disagio accanto ad un bonomo qualunque.
Don Bosco si oppose: <, Non posso ammettete due classi di
coadiutori. Si stia attenti a non ticevere in Congregazione certi
individui, che saranno buoni, ma rozzi e dirò anche di cervello ot-
tuso, capaci, all'occasione, di andare tranquillamente all'osteria
senza badarc più in là. Tutta questa gente se è ricoverata in casa
non abbia il nome di coadiutore... Costoro non si ammettano mai
in Congregazione e molto meno a pronunciate i voti... ».
116

12.9 Page 119

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Don Rua spiegò il suo pensiero domandando se non si potes-
sero imitare almi religiosi, come ad es. i Francescani, e istituire
una categoria da tenere in casa come terziari.
and-ò
Per ora non
più in là.
occorre
-
1i5ps5s Don Bosco. -
E non si
A Don Bosco stava molto a cuore il << rendiconto mensile >> in
cui i religiosi davan conto della loro condotta esteriore e riceveva-
no consigli, conforto, richiami ove occorresse. Oggi con un lin-
guaggio scolastico si chiama << colloquio »>. Ma prevedeva che tor-
nasse pesante agli anziani e, non potendo più accoglierli egli stes-
so, li affidò a Don Rua. A questi rimise pure le confessioni dei
confratelli, come era uso allora, cedendo a lui il suo confessionale
ordinario in sagrestia. Esortò inoltre ad avviare anche gli alunni
di quarta e quinta ginnasiale a Don Rua per le confessioni e la
direzione spirituale, perché egli stentava ad ascoltarli nel suo ap-
partamentino, dove funzionava una cappellina, miglioruta e bene-
detta in seguito dal Card. Alimonda.
Nell'adunanza del 2 ottobre L884, a San Benigno Canavese,
cui abbiamo già accennato, Don Rua approfittò dell'assenza di
Don Bosco per caldeggiare la proposta di Don Bonetti di allestire
un refettorio a parte per i superiori del Capitolo, che scendevano
ancora a mensa con tutti i salesiani della casa. Ma, vagliato il pro
e il contro, si finì per rimettere il prowedimento a quando la sa-
Iute non consentisse più a Don Bosco il conforto di trovarsi a
mensa con la comunità: ciò che avvenne poco dopo.
La cronaca del 1884 si chiude con gli angosciosi sogni di Don
Bosco: dal 29 al 30 settembre quelio del colloquio con un sacer-
dote suo amico sulla scarsità dei sacerdoti e la risposta perentoria:
-stanSzeat(u1t0t7i
i preti
).
facessero
il
prete,
ce
ne
sarebbe
sempre
abba-
Poi quello della notte del 1" dicembre: il concilio diabolico
pet distruggere i salesiani e la scelta del mezzo più seducente:
persuaderli che I'essere dotti deve formare la loro gloria principa-
Ie. Quindi... studiar molto per sé, per {arci fama, non per servire
il prossimo... Boria nel tratto coi rozzi ed ignoranti, coi poveri...
poltroneria nel sacro ministero. Non più Oratori, non più catechi-
smi pei fanciulli, non più scuolette per istruire i poveri ragazzi
abbandonati, non più lunghe ore di confessionale... Predicazione
117

12.10 Page 120

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solo a sfogo di superbia per suscitare applausi, non per salvare
anime... ( 108 ).
17 terzo,la notte seguente, omendo: vide salesiani in veste di
agnelli; fece per accarezzaii e scoperse bestie feroci, leoni, tigri,
cani arrabbiati, porci, pantere, orsi... Su quel gregge una tre-
menda insegna: Bestiis coruparati sunt.
Gran rimedio, di marca salesiana: lavoro, lavoro, lavoro...
Don Bosco continuava a dar esempio anche in questo, nono-
stante le sue tanto precarie condizioni di salute. Dal 24 marzo al
6 maggio riprese a peregrinare per la Francia, mendicando. Fu Ia
miglior smentita al « Corriere della Sera » di Milano che, con im-
pudenza inaudita, seguita subito da altri giornali e giornalucoli,
aveva dato notizia della morte di Don Bosco a Buenos Aires...
Don Rua rimase a far 7e sue veci trepidando un giorno più
dell'altro, ma confortato spesso da altre prowidenze straordinarie
come quella che abbiamo riportata. Respirò quando lo vide rien-
trare e cercò di alleviargli le fatiche delle feste di Maria Ausiliatri-
ce e delle altre ricorrenze annuali, come quella de1 suo onomasti-
co e dei convegni exallievi...
Fra gli uni e le altre tovò modo di visitare le case salesiane e
delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Sicilia. Una rapida sosta a
Roma gli permise di cogliere le difficoltà del momento e di strap-
pare il consenso di Don Bosco per una sospensione dei lavori di
costuzione della chiesa del Sacro Cuore perché speculatori disone-
sti mettevano in crisi il sostegno delle spese, facendo petfino en-
trare materiale da una parte ed uscire dall'altra per ignote destina-
zioni...
Passò a Faenza dove l'opera salesiana era bersaglio di teppisti
aizzati da settari. Abbassò gli occhi quando s'avvide di scritte di
i << Abbasso
confratelli:
bene!
-preQti uSaanletsoiabnei n-e
Fuori i
si fatà
Salesiani >>; ma confortò i
in questa città... Quanto
L'awenire gli diede pienamente ragione... (109).
Le visite fatte e la corrispondenza che passava per le sue ma-
ni mettevano Don Rua al comente non solo delle situazioni delle
case aperte, ma anche del valore di tante proposte di nuove fon-
dazioni. Don Bosco ne teneva gran conto nelle discussioni e deci-
sioni quando presiedeva le adunanze capitolari.
118

13 Pages 121-130

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13.1 Page 121

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La scarsità di personale non consentiva spesso di accettare
profferte promettenti come awenne per una parrocchia rurale in
diocesi di Rimini, per un orfanotrofio a Yiceoza, per un riforma-
torio a Trento, per l'Ospizio Peana a Cuneo... Si doveva lamenta-
re anche qualche defezione. Don Bosco, ricordando esperienze del
passato in proposito, mise in rilievo i vantaggi perché l'auto-
eliminazione di elementi perturbatori che potevano compromettere
l'edificazione della vita comune è una grazia del Signore.
Egli aveva formato la Congregazione con un criterio diverso
da quello di antichi Ordini religiosi e Congregazioni monastiche
in cui ogni casa {a da sé, in autonomia comunitaria. Suscitato da
Dio nel secolo di Carlo Marx che promoveva \\a {otza proletaria
in blocchi di masse potentemente unite per la lotta di classe, fino
al totalitarismo assoluto, Don Bosco capiva che anche per far del
bene ai tempi nosffi occorreva un'organizzazione unitaria discipli-
nata per amore, non per fotza, in spirito evangelico << cor unum
et anima una )>, non in federatismi frammentari per collaboruzioni
puramente integrative.
Qui, umanamente parlando, fu il segreto delf incremento soli-
do e della rapida espansione della Società Salesiana, che oggi rim-
piangiamo... Don Rua ne rese testimonianza esplicita al processo
canonico di beatifrcazione del fondatore: << Giammai avvennero
durante la vita di Don Bosco scissure fra le varie sue case, e
neppure alla sua morte nessun movimento collettivo, indivi-
duale si manifestò contro le sue disposizioni, e l'andamento conti-
nuò come quando egli le governava )>.
Ma fu anche gran merito di Don Rua, che seppe rispondere
alle intenzioni di Don Bosco quando la Santa Sede 1o invitò a
scegliersi un Vicario che assumesse tutto il peso della Congrega-
zione negli ultimi anni della sua vita.
Ne parlò al suo Capitolo (Consiglio Superiore) il 24 settem-
bre 1885, specificandone il compito in questi termini: « Ciò che
debbo dirvi si riduce a due cose. La prima riguardo a Don Bosco
che ormai è mezzo andato e ha bisogno di uno che faccia Ie sue
veci. L'alta riguarda il Vicario generale che subentri nelle cose
che faceva Don Bosco e s'incarichi di tutto ciò che è necessario
per il buon andamento della Congregazione: benché nel rattare
gli afiari son sicuro che egli prenderà sempre volentieri gli avvisi
119

13.2 Page 122

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di Don Bosco e dei confratelli, e nell'addossarsi questa carica al-
tro non intenderà che di venire in aiuto della Pia Società Salesia-
na, cosicché quando io uenga d rnorire, la mia rnorte non alteri
punto l'ordine della Congregazione. Quindi il Vicario deve prou-
ue'dere cbe le tradizioni che ora noi teniaruo si mantengano intat-
/e. Così fu raccomandato caldamente dal Santo Padre. Le ttadizio-
ni si distinguono dalle Regole in quanto che insegnano il modo di
spiegare e praticare le regole stesse. Blsogna procurdre cbe queste
tradizioni, dopo di rue, si mantengafio, si conseruino da quelli che
mi seguiranno. Mio Vicario generale nella Congregazione sarà
Don Michele Rua. Questo è il pensiero del Santo Padre, che mi
ha scritto per nrezzo di Mons. Jacobini. Desiderando di dare a
Don Bosco ogni possibile aiuto, mi domandò chi sembravami che
potesse far le mie veci. Io ho risposto che preferiva Don Rua,
perché è uno dei primi anche in ordine di tempo nella Congrega-
zione, perché già da molti anni esercita questo uficio, perché que-
sta nomina avrebbe incontrato il gradimento di tutti i confratelli.
Sua Santità rispose, non ha molto, per mezzo dell'Em.mo Card. Ali
monda: Va bene! approvando così la mia scelta. Da qui innanzi
pertanto Don Rua (arà le mie veci in tutto; e ciò che posso far io
può farlo lui; ha i pieni poteri del Rettor Maggiore: accettazioni,
vestizioni, scelta del segretario, delegazioni, ecc. » (110).
Perché non sorgessero contestazioni, Don Bosco nominò subi
to un altro Prefetto generale nella persona di Don Celestino Du-
rando, sostituendolo per la direzione degli studi con Don France-
sco Cerruti, Ispettore della Liguria; e si modificò anche un artico-
Io delle deliberazioni capitolari con questo testo: 1/ Prefetto della
Società è colui che fa le aeci del Rettor Maggiore e del suo Vica-
rio nel goperno ordinario.
Don Bosco fece quindi stendere da Don Lemoyne Ia circolare
pleegrglearecoamnuznititctatozioaniesauleffsiciaianlied^elltalttCaas7aa
Congregazione, e la fece
Madre, nel coretto della
chiesa di Maria Ausiliatrice, il giorno della festa dell'Immacolata,
8 dicembre, dal direttore Don Francesia.
fn questa si specificava pure la nomina di Mons. Giovanni
Cagliero, consacrato Vescovo I'anno prima, a Provicario per tutte
le Case e tutti i salesiani di America. Dalla metà di ottobre Don
120

13.3 Page 123

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Rua aveva preso stanza accanto a Don Bosco dove fino allora 1a-
vorava il segretario Don Gioachino Berto.
<< Don
Don Ceria
priamente,
-Rinudcaaesaiavq,eu3va5ali)q.bueAanmraqmnuetaosrsattonotadaapnatnrseisncatto'iamcnopnniiuDnlioe-nllaBso6us6acfio1inm(tspinmr1oa-i
tà, pieno di devozione verso la sua persona, capace quanto altri
mai di comprenderlo, risoluto di spendere tutta la vita ad aiutar-
1o nella sua missione, egli parve a tutti il più adatto che si potes-
se trovare nella Congregazione per sostenere iI delicato ufficio ».
Del consenso universale dei confratelli citiamo solo un brano
della lettera di Don Bellamy da Parigi, in data 15 dicembre
1 885:
<< Fu sempre felice per la nosra Pia Società il giorno dell'Immacolata
Concezione, e quest'anno Ia nostra buona Madre ci ha regalato una notizia
che fu da tutti i salesiani accolta come il più prezioso, il più caro, il pir)
desiderato dei regali, voglio dire Ia nomina uficiale di lei alla faticosa, ma
dolce carica d'essere Padre della nostra Pia Società... Questa fu per noi una
nuova prova che il Signote ci ama; questa fu una nuova spinta a lavorare
ognor più perché non si può più adesso temere per l'awenire, sentendoci
nelle mani paterne, forti, sante di colui che tutti riguardavano come un
altro Don Bosco, come la Regola salesiana in persona, come la lorma di ogni
aero e buon salesiano » (111).
Don Bellamy, già sacerdote della diocesi di Chartres, aveva
fatto visita a Don Bosco durante il soggiorno del Santo a Parigi
nel 1881 con un gran desiderio di farsi salesiano; nello stesso
anno fu presentato da Don Bosco a Don Giulio Barberis, maestro
dei novizi, pel noviziato a San Benigno Canavese. Fu poi il primo
direttore della casa di Ménilmontant a Parigi, quindi maestro dei
novizi francesi a Marsiglia, secondo una predizione di Don Bosco:
« A lei faremo fabbricare i salesiani >>. Don Rua appagò il suo de-
siderio di andare missionario in Africa, inviandolo ad Orano nel
189t.
Un altro documento del gradimento della nomina di Don Rua
a Vicario e di Mons. Cagliero a Provicario per l'America è in una
lettera di Don Luigi Lasagna il quale, il 30 dicembre del 1885,
rimandava in ltalia per qualche mese di riposo Don Calcagno e
Don Rota, partiti giovinetti per le Missioni e ordinati sacerdoti
1,21

13.4 Page 124

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laggiù. Furono poi due colonne dell'opera salesiana in America:
Don Calcagno capitanando la spedizione missionaria in Equatore
e Don Rota nella prima Ispettoria salesiana del Brasile. Nella let-
tera che essi recavano a Don Bosco, il futuro terzo Vescovo sale-
siano aveva scritto: (< ... mentre lei benedice questi due suoi fortu-
nati figli, può benedire tutti nella loro persona, poiché tutti sia-
mo prosftati davanti a lei. Prostrati sì, o amatissimo Padre, per
ringraziarla di tutti i benefizi che ci ha fatto, specialmente di averci
accettati e mantenuti nella sua cara Congregazione, beneficio tal-
mente grande che non glielo pagheremo neppure se dovessimo da-
re la vita per lei... Dobbiamo pure ringraziarla per le pre-
mure che ebbe di darci nell'amatissimo sig. Don Rua un secondo
Padre in ltalia, ed un altro in America nella persona del venera-
tissimo Mons. Cagliero. Noi tutti i suoi figli dell'Ispettoria Uru-
guayana e Brasiliana li accettiamo e riveriamo come iI più bel
dono che Ella abbia potuto farci, li obbediremo in tutto e sem-
pre, e li ameremo tanto che ci proponiamo di non aftliggerli mai
e poi mai anche menomamente... » (ll2).
Con Don Bosco in Francia e in Spagna
Come Vicario di Don Bosco, Don Rua ptese l'abitudine di in-
dirizzare quasi mensilmente una circolare a tutte le case per tene-
re i Salesiani al cottente della salute del Padre e delle cose più
importanti.
11 27 gennaio scriveva, fra l'altro:
<< La sanità del nosro caro Padre, grazie a Dio, non peggiora, ma pur-
troppo non vi è miglioramento considerevole: le gambe ricusano sempre di
portarlo, Ia vista è sempre debole, lo stomaco ognora molto stanco. Egli
tuttavia ancor confessa e udienza quando può e non sa riposarsi mai >>
(113).
Don Bosco non riusciva a riposare neppur di notte. Diversi
sogni, registrati nella prima parte del volume XVIII delle « Me-
morie Biografiche >> appartengono all'inizio del nuovo anno e pro-
vano come la sua mente fosse sempre preoccupata della sua mis-
sione in mezzo ai giovani e dalle cure della Congregazione.
122

13.5 Page 125

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Don Rua figura in quello più noto della visita fatta, la notte
del 6 febbraio, al Direttore della casa di Barcellona-Sarrià in Spa-
ga, Don Giovanni Branda, per ammonirlo ad allontanare un lai-
co che aveva guastato moralmente tre giovani incauti, ed un chie-
rico pericoloso:
alzarc da| letto,
«IoAanccchoemcpoagsntuaiva-
allontana dalla casa: altrimenti,
gli aveva detto mentre, fattolo
per le camerate
se rimane, farà
degli
gravi
aclaudnuntie-».
Don Branda si scusava obiettando che non sapeva come fare,
quando scorse Don Rua, che con la mano gli faceva cenno di ta-
cere ed obbedire.
Don Branda tacque e Don Bosco uscì. Sparve tutta la luce.
Don Branda si trovò solo nella sua camera all'oscuro. Cercò a ta-
stoni il lume sul suo tavolino, 1o accese, guardò l'ora: mancavano
due ore alla Tevata. Inutile ricoricarsi. Prese il breviario e comin-
ciò a recitare I'Ufficio Divino. Non ebbe però il coraggio di ese-
guire l'ordine; si limitò a chiamare il prefetto e gli assistenti per
raccomandare la massima vigilar,za affinché non avvenissero cose
deprecabili. Così tirò avanti per qualche giorno, finché non gli arri-
una lettera da Torino in cui Don Rua gli scriveva: << Stasera
io passeggiavo con Don Bosco e mi disse che ti ha fatto una visi-
ta; ma forse a quell'ora tu dormivi... ».
Alcuni giorni dopo Don Branda andava a celebrar Messa in
casa della insigne Cooperatrice Donna Dorotea de Chopitea; e << la
Mamma dei Salesiani >>, di cui è in corso la Causa di Beatificazione,
l'attendeva per raccontargli un sogno:
sa; l'ho sognato questa notte...
-
Ho sognato Don Bosco,
Ma Don Branda chiese scusa pregandola di lasciatgli celebrar
subito la Santa Messa. Appena baciato l'altarc si sentì preso da
terrore. Una voce interna gli ordinava: << Fa' subito quello che ti
ha comandato Don Bosco; altrimenti questa è l'ultima Messa che
celebri >>.
Nella stessa giornata condusse le indagini, appurò ogni cosa e
rimandò i giovani alle loro case. I1 laico chiese due mesi di
sopportazione, adattandosi a farc il famiglio, mentre si cercava la-
voro (114).
I1 12 marzo Don Bosco intraprese un altro viaggio in Fran-
cia con I'intenzione di spingersi fino a Barcellona, questuando spe-
cialmente per la chiesa del Sacro Cuore in Roma. Partì col suo
123

13.6 Page 126

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segretario particolare ch. Viglietti, facendo varie tappe sulla costa
ligure ove le popolazioni si afiollavano nelle case salesiane per u-
dire la sua parola, avere una sua benedizione...
Don Rua stava al corrente attraverso la corrispondenza quasi
quotidiana di Viglietti o dei vari superiori. I1 18, il segretario gli
scriveva che Don Bosco 1o incaricava di dare sue notizie ai giova-
ni e di dire a quelli di 4 e 5" ginnasiale che ogni mattina gli
sembrava sempre di distribuire loro il Pane degli Angeli.
Sulla fine di marzo da Nizza Mare 1o sollecitava a raggiungere
Don Bosco iI 1" o 2 aprile per accompagnarlo in Spagna. E Don
Rua si trovò a Marsiglia a sera inolrata del giorno due. passò
alcuni giorni studiando lo spagnuolo. I1 7, presero il treno per la
Spagna. Don Bosco era in uno stato di salute da fat pietà. per
fortuna alla {rontiera c'era Don Branda con un benefico Coopera-
tore sig. Sufrer, il quale aveva prenotato un'intera vettura salone
e cosffinse Don Bosco ad entrarvi con Don Rua e Viglietti. Don
Rua non toccò cibo, né bevanda per poter celebrare la Messa il
giorno seguente a Barcellona, nella cappella di Donna Dorotea
che li volle tutti ospiti per usare a Don Bosco le attenzioni di cui
aveva bisogno.
Dopo pranzo vennero condotti al collegio salesiano nel sobbor-
go di Sarrià ove la stessa benefattrice con le sue figliuole aveva
messo in ordine le stanze loro destinate. Si conservano tuttora
con venerazione. Qui Don Bosco fece il grandioso sogno missiona-
rio che raccontò a Don Rua il mattino del 10 aprile, presenti Don
Branda e il ch. Viglietti. È riportato in esteso nel volume XVIII
dapag.TI a74. Nel sogno Don Bosco aveva visto Don Rua ed il
provveditore Giuseppe Rossi, assai pensierosi uno per le preoccu-
paziooi spirituali, l'altro per quelle materiali. Ma la Provvidenza
avrebbe consolato tutti e dr-re anche in quel viaggio.
Don Rua se la cavava abbastanza col suo spagnuolo e col ch.
Viglietti accompagnava Don Bosco dapperrutto. Sbrigava la corri-
spondenza più importante e teneva Don Bosco al corente di
quella che riceveva dalle varie case. Il 26 apile fece la sua prima
predica ai giovani in castigliano. Il diario del soggiorno e la prege-
vole pubblicazione <<Una ciudad para an Santo » riportano spesso
il nome di Don Rua nelle visite, nei ricevimenti e nelle testimo-
nianze di grazie straordinarie con cui Dio benedisse i passi di
124

13.7 Page 127

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Don Bosco e le interminabili udienze. Negli ultimi giorni accadde
il fatto più singolare. Genitori pieni di amore e di fede portarono
a Don Bosco un loro bimbo spedito dai medici e quasi morente.
Don Bosco, che non ne poteva più, fece rispondere che lo portas-
sero a Don Rua, il quale, ubbidendo umilmente, 1o benedisse. Il
bimbo guarì alf istante (115).
Il 6 maggio Don Bosco coi suoi due angeli custodi lasciò Bar-
cellona, sostò a Gerona, poi proseguì per la Francia. Alla frontie-
ra accettò 11 pranzo preparatogli da una benefattrice a Port Bou e
nel pomeriggio proseguì per Montpellier, ov'era atteso nel Gran
Seminario dai superiori e dai chierici che se 1o godettero nell'inti-
mità della cena. L'indomani, 8 maggio, celebrò pei seminaristi, fe-
ce varie visite e diede molte udienze. Il 9 celebrò nella cattedrale
dove il Vicario generale della diocesi raccomandò dal pulpito le
Opere salesiane... Don Rua e Viglietti, aprendosi a stento il pas-
saggio tra l'immensa folla, fecero personalmente il giro per la que-
stua. Raccolsero tanta carità che, parlandone poi a Torino, Don
Bosco disse: A << Montpelliet, se non accettavamo il denaro, ce 1o
tiravano dietro! >>.
Il 10 maggio Don Rua accompagnò Don Bosco alla cattedrale
di Yalenza di Francia gremita fino all'inverosimile da una folla
ansiosa di udire il Santo. Ma questi cedette la parola a Don Rua,
il quale narrò la storia dell'Oratorio e poi passò a questuare con
Viglietti. Ripeterono il giro anche il 12 quando Don Bosco cele-
brò I'ultima volta; poi, mentre egli salutava la folla e raccomanda-
va la chiesa del Sacro Cuore in Roma, Don Rua dalla balaustra
dismibuiva medaglie di Maria Ausiliatrice; i fedeli passando lascia-
vano abbondanti elemosine. Fu una vera Provvidenza.
Anche a Grenoble, sulla via del ritorno, Don Rua sostituì
Don Bosco in seminario parlando dell'amor di Dio. Uno dei pre-
senti scrisse: << Le sue ardenti parole rivelavano in lui un'anima
infuocata. Più che meditazione, era contemplazione; ma per Don
Bosco che ascoltava con gli altri diventò estasi. Grosse lagrime gli
rigavano Ie guance e il superiore, come se ne avvide, con la sua
voce dolce e simpatica, esclamò: Don Bosco piangel... È impossi
bile descrivere I'emozione prodotta nelle nostre anime da quella
semplice parc7a. Le lagrime del Santo furono ancor pirì possenti
che gli infiammati sospiri di Don Rua... >> (116).
125

13.8 Page 128

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Rienrati all'Oratorio la vigilia della festa del Patrocinio di
San Giuseppe, che quell'anno cadeva il 16 maggio, Don Bosco ce-
lebrò la Messa al suo solito altare di San Pietro e Don Rua fece
le sue parti alla funzione comunitaria degli studenti. Poi condivi-
se con lui la letizia familiare in refettorio e all'accademia che gli
artigiani tennero in cortile sul far della sera.
Dalla festa di Maria Ausiliatrice al IV Capitolo Genetale
Ci pare di non dover trascurare una lettera del 22 matzo
1886 in cui Don Rua rispondendo a nome di Don Bosco al parro-
co di Losone (Svizzeru-Canton Ticino), Don Modini (che aveva
chiesto pteghiere pel buon successo delle elezioni del 21 minaccia-
te dal radicalismo anticlericale), incoraggiava all'incremento della
divozione a Maria Ausiliattice:
<< ... posso assicuratla che noi pregammo e preghiamo perché tutto
riesca in favore della Chiesa Ticinese, e già i nosmi orfanelli feceto varie
Comunioni a questo scopo. Speriamo che Maria Ausiliatrice abbia benedetta
la votazione di ieri. Non è da stupire che l'inferno faccia tutti gli sforzi per
vincer la partita, al fine di distuggere gli efietti che la Chiesa porà rica-
vare dalla vittoria. Dunque coraggio sempre, sempre avantil La favola
della lotta fra Ercole ed Antéo è pur sempre rigorosamente vera per noi
cattolici. Antéo ricuperava tutto il suo vigore toccando la tera, madre
sua; la Chiesa, o, a meglio dire, i suoi figli ritornano sempre al ptistino
vigore e sono invincibili, sol che al braccio di Maria Auxilium Cbristiano-
ruru si confrdino. Sia dunque Maria quella che, anche questa vo1ta, vinca
ed abbatta il comune nemico... » (117).
La Madonna aveva proprio vinto confortando i cattolici in un
momento molto grave per Ia libertà religiosa. Allora non c'erano
i mezzi di comunicazione immediata dr cui disponiamo oggi, e la
tTotizia giunse più tardi all'Oratorio; ma i cattolici ticinesi erano
già in esultanza mentre Don Rua rispondeva.
Questi, ritornato dal viaggio con Don Bosco, aveva una gran
premura di far riposare il buon Padre. Ma dovette lasciar passare
le feste di Maria Ausiliatrice, dell'Onomastico, degli exallievi e le
conferenze preparatorie pel Capitolo Generale. Dopo la metà di
luglio finalmente Don Bosco poté accettare I'ospitalità del caro
126

13.9 Page 129

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Vescovo di Pinerolo Mons. Chiesa che mise a sua disposizione 7a
villa presso il santuario di San Maurizio, nella parte alta della cit-
tà. Prima di partire però aveva voluto stendere una lettera perché
Don Rua avesse uno scritto a documento del mandato di ricevere
i rendiconti dei superiori del Consiglio generalizio e del se-
gretario:
« Torino, 10 luglio 1886... Pel vivo desiderio di trattenermi coi miei
cari salesiani e specialmente coi membri del Capitolo, l'anno scorso mi
assumevo Ì'impegno di fare il rendiconto mensile a ciascheduno. Ma la mia
povera testa ha flatto fiasco. Ora desidero di riparare il male prima del Ca-
pitolo Generale. Pertanto procura che tale rendiconto abbia luogo in modo
formale almeno una volta. Se non puoi in ciò rappresentarmi, deputa alme-
no chi faccia le veci mie. Credo che Don Bonetti o Don Cerruti trovetanno
il tempo richiesto per questo importante, ma da noi, specialmente da me,
trascurato affare. Dio ci benedica tutti e credimi sempre in G. C. afi.mo
amico Sac. Gio. Bosco » ( 118 ) .
Con altra lettera da Pinerolo, ai primi di agosto, avtorizzava
Don Rua a presiedere il Capitolo Generale delle Figlie di Maria
Ausiliattice a Nizza Monferrato:
« ... Pel solo motivo della cagionevole mia sanità non posso recarmi a
Nizza per 1a elezione del1a Superiora generale e del1e alre Superiore; perciò
ti concedo tutte le facoltà necessarie per questa e qualunque altra delibe-
razione si debba prendere a quest'uopo per l'Istituto delle Figlie di M. A.
Ho già pregato e continuerò a pregare afinché ogni cosa tiesca a maggior
gloria di Dio. Coraggio! Dio è con noi. Io vi attendo tutti al Paradiso,
mediante l'aiuto di Dio e della sua infinita misericordia. Coraggio, ripeto,
molte cose il Signore ci ha preparato; adoperiamoci per mandarle ad efietto.
Io sono mezzo cieco e cadente di sanità; pregate eziandio per me, che per
tutti e per tutte sarà sempre in G. C. afi.mo Amico e Padre Sac. Gio.
Bosco » ( 119).
Da Nizza Monfetrato Don Rua dovette corere prima a San
Benigno Canavese per gli esercizi spirituali e poi a Torino-Valsali
ce pel IV Capitolo Generale dei Salesiani, l'ultimo presieduto da
Don Bosco. Questi era riuscito a trovarsi anche a San Benigno,
ma non ebbe le forze di parlare in pubblico. Sicché superiori mag-
giori e direttori si stringevano attorno a lui nei brevi istanti in
cui egli sostava dopo le refezioni prima di ritirarsi in camera.
Fu in uno di questi trattenimenti familiari che Don Bosco ma-
1,27

13.10 Page 130

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nscifoesttuòttuinma iseui afigpaIir.tiScoialateresecmonpsroelaszeinoznae'g-are
In
di
questo vi ricono-
preminenza. Qui
vedo direttori, ptedicatori degli esercizi, membri del Capitolo Su-
periore, ma tutti riuniti come in una sola famiglia. Vorrei dirvi
tante cose, ma i miei polmoni non vogliono più soffiare. Le dirò a
Don Rua, ed egli ve Ie ripeterà. Intanto pregate per Don Bosco
( 1 20).
La presidenza efiettiva del IV Capitolo Generale dei Salesiani
la tenne abitualmente Don Rua; ma più volte Don Bosco inter-
venne personalmente e disse la sua autorevole parola sulle parroc-
chie, sui nuovi decreti della Santa Sede riguardanti l'accettazione
al noviziato ed alla professione religiosa, sul Bollettino Salesiano
e i Cooperatori, sulle vocazioni degli adulti e sulla necessità di
dissuadere i giovani dall'iscriversi alla massoneria.
Nel discorso di chiusura Don Rua richiamò i Capitolari all'os-
servanza di alcune prescrizioni delle Regole di cui si sentiva parti-
colare necessità l'esattezza nella corrispondenza fra direttori ed i-
spettori, fra ispettori e superiori maggiori; impegno concorde sul-
la povertà nel vitto, nelle calzature, nei viaggi; fedeltà all'eserci-
zio della buona morte sia pei confratelli come pei giovani distinta-
mente; regolarità nei colloqui mensili coi confratelli, che allora
avevano il vero carattere di rendiconto pel ptogresso spirituale e
per la collaborazione al buon funzionamento delle case; cura dei
confratelli giovani... A questo proposito Don Rua esortava ad aiu-
tare i giovani chierici provenienti dal noviziato, fomentando in lo-
ro 1o spirito di pietà, educandoli a non afraticare i polmoni col
vociferare in classe, seguendo il loro comportamento con carità e
sincerità.
Avendo Don Bosco deciso di andare a Milano per la conferen-
za ai Cooperatori, come era d'accordo con l'Arcivescovo Mons. di
Calabiana, Don Rua presiedette gli esetcizi spirituali dei salesiani
a Valsalice. E gli pervenne una lettera del ch. Viglietti che 1o
tranquiTlizzava sulla salute del Padre comune: << Don Bosco mi in-
carica di pregarTa che ella dica a tutti coloro che stanno costì agli
esercizi dolergli tanto di essere lontano da essi, e questa essere la
pena maggiore che egli sofire; che però gli sono tutti molto pre-
senti nelle sue orazioni. Manda saluti a tutti e a tutti copiose
benedizioni >>.
128

14 Pages 131-140

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14.1 Page 131

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Il 1J settembre ebbe la sorpresa della comparsa di Don Bosco
che dalla stazione aveva voluto raggiungere subito Valsalice per
passare gli ultimi giorni degli esercizi fra gli esercitandi e far loro
ancora un po' di bene. Don Rua dispose le cose in modo che egli
non si stancasse. N'ebbe infatti tanto sollievo che quando il 21
settembre giunse da Parigi un telegramma de « La Croix >> con
vive condoglianze per l'allarme destato da giornalisti italiani che
avevano difiuso \\a notizia della sua morte, poté rispondere egli
stesso: « Sto bene. Non so spiegarmi la loro ansietà. Tuttavia rin-
gtazio atteflzione >>.
Migliorò tanto che, 11 29, part\\ per San Benigno a chiudere
gli esercizi dei novelli salesiani, ricevendo, il 3 ottobre, cinquanta-
trè professioni. Don Ceria che era ffa i professandi ci ha tram n'
dato le espressioni più vibranti delle sue raccomandazioni. Riguar-
do alla obbedienza non esitò a protestare: <, È sacrilegio fare il
voto di obbedienza e poi regolarsi come certuni che obbediscono
solo quando loro piace ». Sulla carità insistette tanto che i suoi
occhi si riempirono di lagrime. Ripeté un'espressione che aveva
familiare: << Del prossimo o parlar bene o tacere )>. Predisse quin-
di l'avvenire della Congregazione precisando che sarebbe stato me-
raviglioso e che ai salesiani non sarebbe mancato nulla finché si
fossero tenuti alla gioventr) povera, essendo questa la missione
paafrfffiemidramotaòal-lol'uroldtimdi afoallra>d>M.aEadrdaioren\\tantoap.rri,<e<viSoiseisotanupetrteidi vedool ivreefotctsootrellaogtcoiaàrdviini DsguorbanidtooRud-aa.l
Quanto obbediente I'avvenir rispose!...
Urgevano frattanto aiuti di personale e soccorsi economici so'
prattutto per le Missioni che versavano in necessità. Don Rua ne
traLttava con Don Bosco il quale finì per risolversi ad una questua
straordinaria, lanciando l'appello sul bollettino pei Cooperatoti e
diffondendo largamente una sua circolare, che venne tradotta in
francese, spagnuolo, inglese e tedesco. Si mobilitarono giovani chie-
rici di San Benigno, suore di Nizza Monferrato per scrivere oltre
centomila indirizzi. Se ne mandò copia perfino all'Imperatore del-
la Cina ed allo Scià di Persia... (121).
Don Rua, mentre seguiva quest'operazione, radunava i supe-
riori del Capitolo coi quali Don Bosco concertava direttive ai su-
perioti delle Missioni per la retta amminisrazione e preparava u-
129

14.2 Page 132

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na spedizione di 26 salesiani e 6 Figlie di Maria Ausiliatrice.
Informandone personalmente i direttori delle case di America,
Don Rua Ii sollevava dai debiti con la direzione generale: « Col
1o gennaio (1887), cioè dimani, qui nell'Oratorio si principierà
con tutte codeste case di America un conto nuovo, notando come
saldati tutti i conti passati. Sebbene le ofierte ricevute dietro la cir-
colare di Don Bosco del mese di ottobre non abbiano raggiunto la
somma complessiva dei vosri debiti, Don Bosco tuttavia desidera
si faccia conto nuovo e così si farà. Questo serva ad accrescere in
ciascuno la riconoscenza al nostro amato Padre e di stimolo ad
essere sempre più attenti all'economia, essendo questo il vivissi-
mo desiderio tante volte dimostrato dal medesimo ».
I missionati partirono poi sotto Ia guida di Don Luigi
Lasagna.
Un delicatissimo omaggio volle fare Don Bosco al suo Vicario
dedicando al suo Parono San Michele Arcangelo il nuovo novizia-
to di Foglizzo Canavese che egli stesso inaugurò il 4 novembre,
benedicendo la cappella allestita provvisoriamente nella rimessa
del palazzo dei Conti Ceresa di Bonvillaret, e dando I'abito talare
ad un centinaio di giovani chierici, tra cui era Andrea Beltami,
oncogosgvìiizmvi epinoperitraaacrbseiilledq. auLeu'esnstatraecmamsbaaiecnpotoemvaeinlrlct'aàialtrrbaoellnel'eug!nròi-caDoesenscdlBiaaomdsòicocv:ueid-ceinasdOcouh-,i
no disponeva... (122\\.
Akra grazia dell'autunno 1886 fu l'acquisto del collegio di
Valsalice e Ia sostituzione dei nobili coi chierici studenti di filo-
sofia e teologia. Una vera provvidenza per quasi mezzo secolo di
gloriosa storia ed ora afiollato da studenti di liceo che non smenti-
scono la buona tradizione scolastica salesiana.
Altre situazioni vennero sistemate in Francia, e Don Rua se-
guiva i consigli di Don Bosco per stimolare \\a carità, dei francesi.
Fra tante sollecitudini per le case d'Italia, d'Europa e di Ame-
rica, egli pensava anche a diminuire i disagi di Don Bosco in ca-
sa, adattando a refettorio per lui e pel Capitolo Superiore un am-
biente presso la biblioteca allo stesso piano dell'appartamentino
ove iI fondatore trascoffeva le sue giornate ordinarie, Venne inau-
gurato per Natale. Don Viglietti vi celebrò la sua prima Messa.
730

14.3 Page 133

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Con Don Bosco a Roma
La salute di Don Bosco ne guadagnò tanto che il 1' gennaio
d1e8r8e7qcuoannfitdoavpaapDreosntoVaidgluientati:pa-fienAzdaesdsiomhiossiilongarirlilopedti
provve-
Quito e
la repubblica dell'Equatore. Là è un centro di Missione dove si
possono trovare anche vocazioni.
E Don Rua? Subito a sua disposizione anche per questa nuo-
va impresa: carteggi e pratiche, scelta di personale e tichieste di
aiuti, allestimento della spedizione, funzioni e viaggio dei missio-
nafi.
Un'altra cosa premeva a Don Bosco: precisare i rapporti tra i
salesiani e Ie Figlie di Maria Ausiliatrice, di cui il Capitolo Gene-
rale aveva lasciato a lui la cura. Fra le varie soluzioni prospettate
nelle discussioni, egli scelse quella di affidare la direzione generale
delle suore per la parte amministrativa al suo Vicario generale e
la parte spirituale al Catechista generale Don Giovanni Bonetti
(t23).
Il 1l febbraio 1887 il settimanale milanese << Leonardo da
Vinci >>, diretto da Don Albertario, usciva con questo elogio di
Don Bosco: << ll nome di Don Bosco riassurne una aela epopea
cristiana. A nessuno in ltalia è sconosciuto, e milioni di bocche
1o ripetono con accento di commozione, di venerazione, di fidu-
cia, di riconoscenza. ... Egli è una vera potetza, sebbene umilissi
mo ed afiabilissimo; egli è un gigante di carità e zelo, e ogni enco-
mio è inferiore al suo merito >>.
dnoistfafIanDrroqeunemCseteanroieamp-aompeeeantsDecoolnm'aptRtaeurniarze,iocanhceeca<d<nistoacphaeicvDcahoeenscscBilaiosssdcaoars,llias-ì
come
da non
persona
del santo fondatore >>, prende ora sempre più posto e responsabili-
tà e assurge a benemerenze personali.
L'alba del 1887 fu funestata in Italia dal tememoto che colpì
gravemente la Liguria danneggiando in particolare la casa salesia-
na di Vallecrosia. Don Bosco, pet rnezzo di Don Rua, fece mettere
a disposizione degli orfani alre case, poi mandò l'impresario Giu-
seppe Buzzetti a verificare i danni. N'ebbe in risposta che per i
più indispensabili occorrevano subito seimila lire; pet gli almi as-
sai di più. La risposta delf impresario gli fu recapitata a tavolà.
137

14.4 Page 134

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Don Bosco ascoltò la lettura e ripose la lettera accanto al piatto,
diceVnedros:o-la
I1 Signore ci penseràl Stiamo
fine del praflzo, ecco giungere
tranquilli.
il conte Eugenio
De
Maisfte
bisogno
che, fatti i
di denaro?
convenevoli,
chiese:
-
C21q Don Bosco, ha
Pen-si
È
un
una
po':
domanda da farsi a
ho da finire la chiesa
DdoelnSBaocrsocoC?u-ore
eascRlaommòa,-h.o
tanti giovani da mantenere e tante altre spese a cui far fronte...
zia -voleBvaenlaes!c-iarleripqiugallicòheiI scoomnmtea-persatepsptiaamcehnetou;nma ampiaoivesaccphenia-
do essere meglio un lume davanti che due di dietro, mi ha incari-
cato di portatle senz'altro questo piego.
Don Bosco 1o passò a Don Rua, il quale 1o svolse e contò sei
biglietti da mille...
I1 20 aprile Don Bosco inraprese il suo ultimo viaggio a Ro-
ma per la consacrazione della Chiesa del Sacro Cuore e volle con
Don Rua insieme al segretario Don Viglietti, perché il suo vica-
rio si rendesse personalmente conto della situazione dell'Ospizio
che si affiancava alla chiesa. Sostarono a Sampierdarcna e a La
Spezia dove si era fissata Ia conferenza ai Cooperatori; ma parlò
Don Rua. Con altre due tappe, a Pisa e ad Arezzo, Don Bosco
giunse alla capitale in discrete condizioni. Del soggiorno e delle
celebrazioni dà ampia relazione il volume XVIII delle « Memorie
Biografiche >>, ai capitoli XIII, XIV, XV.
Don Rua stava a fianco di Don Bosco quanto poteva. Assistet-
te con lui al collaudo dell'organo e 1o accompagnò all'udienza pon-
tificia, il 13 maggio. Introdotto anch'egli con Don Viglietti sul
finir
Ah,
dell'udienza,
voi siete Don
ebbe
Rua,
subito dal Papa f impegno pirì caro'
siete il Vicario della Congregazione!
B-e-
ne, bene! Sento che fin da rugazzo siete stato allevato da Don Bo-
sco. Continuate, continuate nell'opera incominciata e mantenete in
voi 1o spirito del vosto fondatore.
vost-ra
Oh, sì, Santo
benedizione, di
Ppoatderresl p-endreisrepofsine
l-'ultinmooi
speriamo, con la
respiro per quel-
l'opera alla quale fin da fanciulli ci siamo consacrati.
Seguì la presentazione del segretario e iI Papa chiese a Don
Bosco dove avesse lasciato I'altro che 1o aveva accompagnato nel
suo penultimo viaggio. Quando udì che 1o aveva lasciato a Torino
132

14.5 Page 135

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dove c'era tanto lavoro, Leone XIII raccomandò moderazione:
-re
Il corpo esige il debito riposo per
che sono della maggior gloria di
poterlo
Dio.
adoperare
nelle
ope-
sti
a- d
oPbabderdeirSlaa;ntmo,a-in
disse allora Don
queste cose chi
cRiuhaa-
noi siamo dispo-
dato 1o scandalo è
stato Don Bosco stesso.
Si sorrise. Poi Don Rua chiese la dispensa da alcune disposizio-
ni di recenti deoeti per le ammissioni degli aspiranti alla Congre-
gazione, concedendo che, invece di tante commissioni esaminatri-
ci, ci si potesse limitare ai voti dei Capitoli, o Consigli di ciascu-
na c^sa e a quello definitivo del Capitolo Superiore. Il Papa 1'e-
sortò a fare la domanda per iscritto e a faryliela pervenire perso-
nalmente per mezzo di Mons. Della Volpe. Don Rua seguì il con-
siglio del Papa ed ottenne quanto chiedeva per un quinquennio
(t24).
Terminate le funzioni e celebrazioni della consacrazione e del-
l'ottavario, quando stavano pet ritornare a Torino, il 18 maggio,
la Provvidenza venne loro in aiuto perfino con l'ofierta dei denari
del viaggio.
Tra una funzione e l'altra Don Rua aveva potuto controllare
come andavano le cose e confidare a Don Bosco parecchie disone-
stà che facevano raddoppiare le spese di costruzione del tempio e
dell'ospizio. Lo ricaviamo anche da un bigliettino lasciato da Don
Bosco al Procuratore Don Dalmazzo: <<Manca il controllore delle
prowiste che enffano e non entrano. Vegliare sui prezzi. Chi ve-
glia sui materiali che si portano altrove? Si lavora poco. Si ruba
in casa e fuori. Si sciupano materiali, specialmente tavole. Si fan-
no e disfanno ponti sulle volte... ,r.
Arrivarono a Torino alf inizio del triduo per la festa di Maria
Ausiliatrice, a tempo perché Don Rua potesse dare la benedizione
eucaristica, mentre Don Bosco assisteva dal coro. Don Rua si tro-
subito alle prese con mille altre preoccupazioni, mentre occor-
reva far riposare Don Bosco. Sostenne il peso di tutte le feste e il
4 luglio riusciva a fare accompagnare il buon Padre all'accogliente
collegio di Lanzo Torinese.
Con la coscienza del suo dovere, ansioso del bene della Congre-
gazione e di prolungare il più possibile l'esistenza di Don Bosco,
si addossò tutta Ia sua responsabilità, attendendo all'andamento
1,33

14.6 Page 136

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delle case d'Europa e di America, alle Missioni, con una resisten-
za frsica che ha del prodigioso.
Fece le veci di Don Bosco anche alla premiazione degli alun-
ni, ai corsi di esercizi spirituali, alle adunanze di Capitolo, la-
sciando al Padre la consolazione dei colloqui confidenziali coi con-
fratelli quando si sentiva di passare qualche ora fra loro. Non ave-
va il dono della bilocazione e Don Bosco sofiriva di non poterlo
avefe continuamente a fianco. Lo sentì forte Don Albera, Ispetto-
re delle case di Francia, quando finiti gli esercizi spirituali e le
Mpaedirunapabanbrzateinreds?oanl-ìanaolglaltiuscuthtaiie!csaSemoDecorhenettaBDoposencorBccooonnneglteetdi laaplga5rrli.tmi-e
Anche tu sei
astgalsi soecrac.hiD-o.n
Rua se ne andrà anche lui. Mi lasciano qui solo... Don Bosco ha
aficota tante cose da dire ai suoi figli e non avrà più il tempo di
dirle...
Don Albera scoppiò in pianto.
fai
iEl tuDoondoBveorsecop,asrtoelnledcoit.oD: -io
Non ti faccio
ti accompagni!
un rimprovero; tu
pregherò per te; ti
benedico di tutto cuore (125).
Don Bosco si trattenne a Valsalice, dopo gli esercizi dei con-
ftatelli, frno al 2 ottobre. Al suo rientro all'Oratorio, salesiani e gio-
vani gli fecero afiettuose accoglienze. Visitatori e benefattori, per-
sonalità dall'Italia e dall'estero affluivano ogni giorno chiedendo
udienze e benedizioni. Don Rua vigilava e moderava perché non
lo stancassero. È di questo autunno il passaggio a Torino di un
pio sacerdote cileno, Don Camillo Ortuzar, venuto in Italia per
farsi Gesuita.
pscaone--,.
E perché non
Ella desidera
sTiafvaorreabrbe,ensoanlesèiavneor?o?-
Iavoro e paradiso.
gli chiese Don Bo-
Ebbene, qui troverà
Lo trattenne a ptarvo e, mentre Don Ortuzar spiegava anche
agli altri superiori la ragione della sua venuta, gli ripeteva sorri-
ddeenrsdioa: l-fasPcainnoe,dlai vDooron
e paradiso!...
Bosco.
Finì
per
rifletterci
e
arren-
and-arc
Vfreadpao: c-o;
concluse il
ma c'è già
qSuainDtoo-n
Don Bosco se ne dovrà
Rua al suo posto. Egli si
incarica di dare a lei il Pane; lavoro non gliene mancherà di cer-
134

14.7 Page 137

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to... Don Bosco spera di arrivare al Cielo per darle da parte di
Dio il Paradiso.
E poiché Don Ortuzar pensava di tornare aPatigi per informa-
re la mamma rimasta là, prendersi il corredo e sistemar qualcosa,
lo tolse
signora
da ogni indugio
madre approverà
svooglgeinutniegerindlao:su-a
Stia tranquillo! la sua
risoluzione. Vada pure
senz'altto dove lo chiamano i suoi nuovi doveri e ritenga per cer-
to che non avrà mai a pentirsi d'aver obbedito da buon soldato
del Signore...
La stessa sera il maestro dei novizi Don Barberis l'accompagnò
a Valsalice a cominciare il suo noviziato. Fu salesiano fino alla
santità e sempre felice. Prima che finisse l'anno Don Bosco accet-
varie domande di invio dei salesiani in diverse repubbliche del-
l'America Latina, che lasciò poi a Don Rua per 7a concretizzazio-
ne. Faceva intanto il giro del mondo il suo appello di aiuti per la
spedizione nell'Equatore. Ed a Valsalice fervevano i lavori di a-
dattamento per la trusformazione da « Collegio dei nobili » in
<< Seminario d.elle Missioni Estere ».
Ci volle f intervento della Madonna per I'accettazione della
prima fondazione in Belgio, tanto perorata dal vescovo Mons.
Doutreloux. La Provvidenza però riservò Ia gioia della rcalizzazio-
ne a Don Rua.
Don Rua guidò pure le pratiche ed attese all'apertura della
casa di Battersea in Londra.
Menre si svolgevano queste ed altre, ostacolate dalla scarsità
di personale idoneo, più che non di mezzi, perché questi venivano
ofierti generosamente, la cronaca registrava un avvenimento che
tornerà caro ricordare.
Nell'ottobre del i887 passava per Todno un grandioso pelle-
grinaggio francese: quello delle Associazioni Operaie Cattoliche,
guidato dal fondatore Leone Harmel, e diretto a Roma a rendere
omaggio a Leone XIIL Non potendo accogliere la massa di 953
operai con una cinquantina di sacerdoti nell'Oratorio, Don Rua
accompagnò Don Bosco al parco del Valentino dove essi pranzava-
no nel ristorante << Sogno ». Appena apparve, il Santo fu circondato
dai dirigenti e dal << Papà degli Operai )>, mentre i pellegrini accor-
revano acclamando entusiasticamente. Don Bosco dovette limitarsi
a benedirli; invitò Don Rua a salutarli in nome suo. E Don Rua fu
135

14.8 Page 138

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felicissimo nel suo breve, ma cordiale discorso. Suscitò tanta cari-
che tutti, passando uno ad uno ad ossequiare il Santo che dava
a ciascuno una medaglia di Maria Ausiliatrice, mettevano nelle
sue mani abbondanti ofierte (126).
Altra consolazione per Don Bosco fu la vestizione clericale di
novantaquatro novizi. Don Rua l'accompagnò a tempo al novizia-
to di San Benigno Canavese, il 20 ottobre, impiegando due ore e
mezzo fra treno e cartozza a fare 28 chilometri e assistendolo
amorevolmente nella cerimonia a cui partecipavano parecchi parro-
ci dei dintorni e distinti signori. Nel ritorno Don Bosco gli disse:
-
Un altro anno non vemò più; verrai tu a fare questa funzione.
Egli ne poté farc un'altra, I'ultima, il 24 novembre nel santua-
rio di Maria Ausiliatrice, dando I'abito talare a quattro novizi di
eccezione: un professore polacco plurilaureato, Vittore Grabelski;
un ex ufficiale francese, Natale Nouguier di Maliiay, poi grande
studioso della Sindone di Torino; un giovane inglese che però
non perseverò; il Principe Augusto Czartorisky, ereditatio del tro-
no di Polonia di cui è in corso la causa di Beatificazione e Cano-
nizzazione. Don Rua fece il discorso prendendo lo spunto dal te-
sto di Isaia « I tuoi figli vengono da lontano >>.
Un momento di angustia passò Don Bosco quando gli parve
che Don Rua dissentisse da lui sulla convenienza dell'unità ammi-
nistrativa della Congregazione. Se ne confidò un giorno con Don
Ceruti, il quale non ebbe difficoltà ad assicurarlo che Don Rua
consentiva pienamente con lui sul senso unitario della Congrega-
zione: unità di direzione, di amministrazione, di disciplina. Era il
carattere distintivo del suo carisma di fondatore, nel secolo di
Marx che propugnava l'unità totalitaria dei lavoratori per la pro-
mozione degli interessi economici sociali e politici del proletaria-
to, e Don Bosco doveva esigere l'unità costituzionale della Società
Salesiana per garantire 7'efficienza dello spirito cristiano nelle stes-
se masse e nella educazione della gioventù, nella missione della
Chiesa universale.
Finché Don Bosco poté far Ie scale, Don Rua I'accompagnava
a prendere una boccata d'aria in città sulla modesta vettura di ca-
sa insieme a Don Viglietti, aiutandolo a far qualche passo a piedi
quando raggiungevano la campagna. E, per via, quante confiden-
zel ...
L36

14.9 Page 139

▲back to top
Un giorno passarono accanto al Cardinale Alimonda che face-
va due passi sotto i portici di via Po col suo segretario. Don Bo-
sco fece fermare il cavallo e mandò Don Rua ad invitarlo a salire
con lui, che non poteva scendere ed aveva qualcosa da dirgli.
L'Arcivescovo I'abbracciò e la vettura proseguì al passo, mentre
Don Rua ed il segretario seguivano a piedi.
Tornati a casa, Don Bosco
altra volta queste scale...
gli
disse:
-
Non porò più fate
Infatti, quattro giorni dopo, il 20 dicembre, 1o si dovette por-
tare in cortile su una sedia per procurargli alcota questo sollievo.
L'indomani il medico diede l'allarme: poteva essere questione di
giorni.
Don Rua radunò il Capitolo: occorreva far firmate a Don Bo-
sco documenti legali e telegrafare l'ordine di chiusura di un colle-
gio a Villa Colon nell'Uruguay e di un altro a Nizza Mare (127 ).
Don Rua, come abbiamo accennato, aveva preso ufficio presso
le camerette di Don Bosco, al posto di Don Berto. Ma il Santo
non sapeva quanto stesse all'erta per la sua salute. Sentendosi
mancare, il
non essere
2l
qui
dtuicesmobloreprraecteco. mHaondbòisoagDnoonchVeigqluieatltciu: n-o
Fa' di
sia qui
pronto con I'Olio Santo.
pre -nellDa ocnamBeorsacoqu-i
dover discorrere di
rispose Don
qpureessstao.m-ateDriea.l
Vreigsltioe,ttliei-,nonDèoncoRuagraèvesemda-
male-? Si sa qui in casa - insisté Don Bosco - che io sto così
orm-ai
Sì, Don
in tutto
Bosco. E non solo
il mondo, e tutti
qui, ma
pregano.
in
tutte
le
altre
case
e
-A
Perché io guarisca?... Me ne vado all'eternità...
quanti salivano a visitarlo dava ricordi spirituali,
come
se
stesse per abbandonadi. A Don Bonetti, direttore spirituale della
cC'èonqPguroeeilgl,'aaizntnisoeinssetee: n-do(inpSdeiicli asSneadmcorpasrmecehinelrtozsoodssaetmeggelinniotnefdeDiromDnio:Vn-igRluiÈeat.tvi)e;romcahèe
meglio essere qui in più.
Per tranquillizzarlo, Don Rua pregò Mons. Cagliero, giunto da
qualche giorno, di amministrargli il Santo Viatico la vigilia di
Natale.
737

14.10 Page 140

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Don Bosco n'ebbe notevole sollievo anche fisico. Tuttavia in
serata chiamò ancora
altro prete presso di
Don
me
qRuueas:ta-
V611gi, con
notte. Temo
Don Viglietti, un
di non arrivare a
domani.
Più tardi incaricò Don Viglietti di consegnare a Don Bonetti
un libriccino in cui aveva appuntato altre raccomandazioni pel
suo successore e di dare a Don Rua quanto si trovasse ancora
ntaeslclehesudeeitamsciehie:ab- iti:Fvaimsmoinoanicl hpeoirltapfoiagcleioreeddi
osservare nelle
il portamonete.
Credo che non vi sia più niente; ma caso mai vi fosse danaro,
consegnalo a Don Rua. Voglio morite in modo che si dica: Don
Bosco è morto senza un soldo in tasca. Non si poté dire che non
aveva debiti: solo per la chiesa del Sacro Cuore in Roma più di
trecentomila lire. Ma fece coraggio a Don Rua: non dicesse nulla
a nessuno; la Prowidenza avrebbe provvisto.
La stessa sera del 24 dicembre Mons. Cagliero gli amministrò
anche il Sacramento degli infermi.
A Don Rua piovevano lettere e telegrammi da ogni parte;
molti ofirivano la loro vita per ottenere il prolungamento di quel-
Ia del Padre.
I7 26,Doo Rua prese a diramare periodicamente un bollettino
della malattia e circolari ai salesiani per tenerli al corrente delle
oscillazioni.
fmpresa penosa per tutti era il doverlo cangiare di letto per
7a puJizia. Mancando di infermieri specializzati, i superiori si aiu-
tàvàno cercando di farlo sofirire il meno possibile. In una di que-
ste manovre Don Rua cadde sul letto preparato, proprio sotto
Don Bosco. Tentò di provvedere un letto più comodo; ma non
trovandone a Pofta Palazzo, finì pet ricomere a quello di Don
Deppert, al quale, senza che egli lo sapesse, il Padre aveva predet-
to nel
questa
corso
volta:
di una
vi è un
amltraolacthteiade-ve
Fatti coraggiol
prendere il tuo
Non tocca
posto.
a
te
Don Deppert guarì e Don Bosco prese proprio posto nel suo
letto per morire.
11 30 dicembre Don Rua comunicò: << Ieri sera, in un momen-
to in cui Don Bosco poteva parlare con minor difficoltà, mentre
eravamo attorno al suo letto Mons. Cagliero, Don Bonetti ed io,
138

15 Pages 141-150

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15.1 Page 141

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fua le
Maria
aAlturseilciaotsreicdeisesel:a-
Raccomando ai salesiani
frequente Comunione.
la
divozione
a
Io
l'anno
soggiunsi
nuovo...
alloru:
-
Questo potrebbe servir da stenna per
Ed
Poi
eagcclio: n-senQucehsetossi idaepsseer
tutta
come
la vita >>.
strenna pel
1888.
Ma a loro Don
tutti i vostri afiari.
BVoosgcloiataevveivtaudttei tbtoenaeltrceomcoesfer:a-telliA:gagmiuastteavtei,
aiutatevi e sopportatevi a vicenda come fratelli. L'aiuto di Dio e
di Maria Ausiliatrice non vi mancherà. Raccomandate a tutti la
mia salvezza eterna e pregate. Alter alterius onera portate...
Exernpluru bonorum operum... Benedico le case di America, Don
Costamagna, Don Lasagna, Don Fagnano, Don Tomatis, Don Ra-
bagliati, Mons. Lacetda e quelli del Brasile, Mons. Arcivescovo di
Buenos Aires e Mons. Espinosa, Quito, Londra, Trento... Benedico
San Nicolàs e tutti i nostri buoni Cooperatori e le loro famiglie:
mi ricorderò sempre de1 bene che hanno fatto alle nostre Missio-
ni... Promettetemi di amarvi come fratelli... Raccomandate la fre-
quente Comunione e la divozione a Maria Ausiliatrice (128).
Richiamato l'Economo generale Don Sala da Roma, Don Bo-
sco volle notizie dettagliate di laggiù, lo ringraziò delle cure che
si prendeva della chiesa e dell'ospizio del Sacro Cuore, poi sog-
giunse, quasi scherzando per attenuare l'angoscia che gli leggeva
ntreiml ceunotri,e:ag-giuGsutaatri,dma di ifaprròovpvoerdtaerree
tutto
nella
per seppellirmi,
tua camera. Per
sai; al-
quanto
riguarda l'ordine materiale della casa di Roma, procura di tener
bene informato Don Rua.
L'ultimo mese... il ptimo dell'anno nuovo...
Ai Cooperatori e ai benefattori più insigni Don Rua mandava
copia delle circolari ai salesiani; e ne riceveva commoventissime
risposte. Quanto gli erano grati!... All'alba del 1888 un lieve
miglioramento dilatò tanti cuori alla speranza conro ogni umana
speranza. Ma Don Rua si faceva poche illusioni. Il 2 gennaio nel
bollettino sanitario si esprimeva molto cautamente: << La grave in-
fermità dell'amatissimo nostro Padre non va peggiorando, ma il
miglioramento è tuttavia assai lento. Il pericolo prossimo di mor-
139

15.2 Page 142

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te pare scongiurato. Egli augura e prega da Dio a tutti per l'anno
testè incominciato salute spirituale e corporale per poter progredi
re nella virtù cui si deve attendere. Infine, non temendosi più per
ora cose allarmanti sulf infermità del nostro caro Don Bosco, mi
riservo a scrivervi il bollettino sanitario solo in quei giorni in cui
avrò novità rilevanti. Non cessate di pregare »>.
Passava invece all'eternità di quei giorni uno dei più grandi
amici e benefattori di Don Bosco: il Conte Colle di Tolone. Don
Rua approfittò di un momento di maggior tranquillità per darne
delicatamente I'annuncio all'infermo, che l'accolse alzando gli oc-
chi al Cielo, poi si raccolse in preghiera.
Ormai Don Rua non si aTlontanava quasi più dall'ufficio pres-
so l'anticamera di Don Bosco. E questi lo faceva chiamare spesso
accanto a per altre confidenze.
I1 6 gennaio,
Don Rua che mi
dsistisaemaoDltoonaVttiegnliteot.tiM: -i
Sarà
sento
bene che tu dica a
un po' meglio, ma
7a mia testa non sa più nulla. Non ricordo se sia mattino o sera,
che anno, che giorno sia, se sia festa o giorno feriale... Non so
otizzonlarmi... Non so ove mi trovi. A pena conosco le perso-
ne... Non ricordo le circostanze... Mi pare di pregare sempre, ma
non lo so di certo. Aiutatemi voi...
Col pensiero ai debiti della chiesa del Sacro Cuore, pensò di
sollecitare qualche aiuto straordinario per mezzo del Card. Ali-
monda che in quei giorni stava a Roma e suggerì a Don Rua di
scrivergli in questo senso. Ma il Cardinale fece rispondere che era
meglio far passar la domanda per mezzo del Card. Parocchi, Pro-
tettore della Società Salesiana e Vicario di Sua Santità. Egli 1'a-
vrebbe patrocinata nell'udienza che attendeva da un giorno al-
1'altro.
Purtroppo il miglioramento fu passeggero. Il 29 gennaio Don
Bosco poté ancor ricevere la Comunione. Poi precipitò.
Don Rua capì allora perché Don Bosco gli avesse concesso la
dispensa dalla recita del Breviario fino a\\la festa di San Francesco
di Sales; dopo avrebbe dovuto farsela rinnovare da Don Lemo-
yne. Non sapeva quindi più staccarsi dal letto del Padre, che ave-
va le ore contate.
Quel mattino, sei giovani (tra cui il Servo di Dio Don Luigi
Orione che serviva la Messa al segretario Don Berto, e Mons.
740

15.3 Page 143

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Augusto Befiazzoni passato, mentre scrivo, all'eternità, emerito Ar-
civescovo di Potenza) fecero l'ofierta della propria vita per strap-
pare ancora un prolungamento della vita di Don Bosco. Ma questi
era maturo per il Cielo e il Signore non gli volle ritardare la corona.
Seguendo il morente ora per ora, Don Rua regolò anche le ul-
time visite e la sfilata dei salesiani e dei giovani, di rappresentan-
ze delle Figlie di Maria Ausiliatrice e dei Cooperatoti. L'ultima
Cooperatrice ammessa fu la Contessa Carolina Mocenigo Soranzo,
il cui figlio, Conte Giannino, dieci anni dopo, veniva da Don Rua
dato compagno a Don Ernesto Coppo destinato ad aprire la prima
casa salesiana a New York negli Stati Uniti per insegnar l'inglese
ai confratelli di quella spedizione. Un telegramma recò a Don Bo-
sco nelle ultime ore la notizia dell'arrivo dei missionari salesiani
diretti all'Equatore, a Guayaquil. Don Rua s'affrettò a comunicar-
gliela. Fu l'ultima sua consolazione.
L'ultima parola che egli ebbe per fu: << Fatti amare! >>.
Egli aiutò il buon Padre a impartir I'ultima benedizione gui-
dandogli la mano e pronunciando per lui la formula rituale. A
metà con Don Bosco fino all'estremo...
Un'ora dopo, Don Bosco spirava. Dal campanile di Maria Ausi
liaffice le campane suonavano l'Ave Maria del mattino... Recitato
con gli astanti 1l De profundis, Don Rua, con la voce rotta dai
singhiozzi, esclamò: « Siamo doppiamente orfani. Ma consoliamo-
ci: se abbiamo perduto un Padre sulla terra, abbiamo acquistato
un protettore in Cielo. E noi dimosriamoci degni di lui, seguen-
done i santi esempi »...
Come Vicario della Congregazione, ne mandò subito annuncio
al Santo Padre, alle principali autorità ecclesiastiche e civili, a tut-
ta la Famiglia salesiana. La sua circolare è ripottata nel volume
XVIII delle Memorie Biografiche (129).
Con gli altri Superiori e Mons. Cagliero dispose per i funera-
Ii, facendo voto che, se si fosse ottenuto di inumare 7a cara salma
o nella cripta del santuario di Maria Ausiliatrice o nell'Istituto di
Valsalice, avrebbe tosto iniziato i lavori per la decorazione del
santuario stesso.
Espostala intanto nella cappella di San Francesco di Sales, se-
duto sul seggiolone dal quale Don Bosco aveva ascoltato tante
confessioni, egli sostò a lungo in preghiera frno a tarda notte. Ai
141,

15.4 Page 144

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funerali, Don Rua seguiva immediatamente il feretro fra il Prefet-
to e l'Economo generale, Don Durando e Don Sala.
Descrivendo il concotso del popolo e prevenendo malignità
giornalistiche facili in quel tempo in cui le sette vedevano in ogni
manifestazione cattolica dimostrazioni clericali, egli dichiarò quel
che più tardi testimoniò al processo di beatificazione: « Nulla vi
fu di artificioso per promuovere tale concorso; si mandò appefia,
per il po' di tempo che si poté avere, 7a Tettera mortuaria ai
Cooperatori più vicini; e tutti i giornali, senza esserne incaricati,
diedero l'annuncio della morte (130). Rimandiamo allo stesso vo-
lume per la descrizione delle onoranze funebri e tacciamo le diffi-
coltà opposte in Municipio ed alla Prefettura per la tumulazione
fuori del cimitero comune, fra Ia canéa settaria di certa stampa
notoriamente anticlericale.
Venuta l'autorizzazione ministeriale per f inumazione a Valsali
ce, grazie all'intervento personale del Presidente del Consiglio Cri
spi, sempre memore dei benefici ricevuti da Don Bosco, Don Rua
curò anche il pio trasporto, il 4 febbraio, e tenne poi fede all'im-
pegno per la decorazione del santuario di Maria Ausiliatrice. Chiu-
dendo Ia funzione, presieduta da Mons. Cagliero, egli rifece ai
chierici la storia della rasformazione dell'Istituto in Seminario
per le Missioni, ricordò la promessa di Don Bosco che sarebbe
stato lui a guardia della casa e lasciò tre ricordi a tutti: « 7) Per
assecondare il uolere espresso di Don Bosco e le intenzioni della
Chiesa la quale comanda che si pratichi indistintamente per tutti
i ledeli fincbé non siano dal suo supreriqo rnagistero dichiarati ue-
nerabili, tutte le aolte che passerete uicini a questd tomba recitd-
te almeno un rcquiem aeternam. 2) Andate tratto trdtto presso la
sacra tornba a fare un po'di meditazione, aninzandoui alla uirtù:
e se qualche uolta ui sentirete languidi nell'osserttanza delle Rego-
le, se qualcbe uolta si desteranno in aoi le passioni che cercano di
larui cadere ifi peccato, qui riuolgete il uostro pefisiero conte il
aostro sgaardo e qui giurate ledeltà a Dio a costo di qualunque
sforzo, qui giurate guerra al peccato a costo di qualunque sacrifi-
cio e inuocate pure anche questo caro Padre nelle uostre tentazio-
ni e affanni; egli dal cielo, doue fondatamente speriamo che sia,
ui otterrà le grazie domandate.3) Ogni uolta che aolgete lo
sguardo, procurate di figurarui come dinanzi a uno specchio da
142

15.5 Page 145

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cai ricopidre ogni uirtù.; specchiateai e figurateui che dalla toru-
ba parta una aoce che dica: Imitatores mei estote, sicut et ego
Christi. In ogni uostra azione pensate: come larebbe Don Bosco
in questa circostanza? Allora cbe auuerrà di lui quello che si
dice della salma dei profeti: defunctus adhuc loquitur ».
Prima della cena i chierici, radunatisi attorno al loro direttore
Don Barberis, sottoscrissero un indirizzo a Don Rua, composto
dal loro compagno Don Andrea Beltrami (oggi venerabile) promet-
tendogli che avrebbero praticato le sue raccomandazioni e i suoi
ricordi, rendendogli omaggio come a nuovo Rettor Maggiore
( 1t 1).
I1 7 febbraio Don Rua mandò alle stampe la lettera prepara-
ta da Don Bosco stesso come suo testamento nel 1884 per tutti i
salesiani, presentandola con apposita circolare e fece spedite i
bigliettini dettati ancora da Don Bosco pei benefattori più in-
signi.
Nell'annata curò la sistemazione definitiva della salma del ca-
ro Padre a Valsalice e la costruzione della cappella della pietà.
Finché visse, almeno una volta al mese, se appena poteva, pelle-
gtinava personalmente a deporre le sue confidenze presso la vene-
rata salma ed a chiedere aiuto per proseguire degnamente la sua
missione.
Assecondando quindi Ie premure del Card' Protettore Lucido
Maria Parocchi, Vicario del Papa, discusse subito nel suo Consi-
glio la proposta di chiedere al Santo Padre il permesso di curare
gli atti preparatori per f introduzione della Causa di Beatifrcazio-
ne. La corrispondenza che afiluiva da tante parti rifletteva unani-
mi sentimenti di dolore per la scomparsa del fondatore, di co-
scienza della sua santità, di fiduciosa venerazione. Ne troviamo
ampia documentazione nei capitoli 28' e 29".
L'ultimo capo del volume XVIII tratta della successione di
Don Rua come Rettor Maggiore della Società Salesiana. Riporta i
dati statistici della Congregazione e dell'Istituto di Maria Ausilia-
trice e presenta il nuovo Capitolo Superiore, o Consiglio Generali-
zio, con a capo: Rettor Maggiore Sac. Michele Rua. Don Ceria
invita anche a riflettere sul criterio organizzativo che guidò Don
Bosco a dar consistenza dttalura alle sue istituzioni:
1,43

15.6 Page 146

▲back to top
<< Poco vale accozzate uomini e moltiplicare opere, ove poi manchi la
fotza di coesione che faccia come di tante membra un solo corpo, e se
entro questo corpo non palpiti un centro di energia vitale che ne mantenga
il vigore e ne ptomuova l'incremento. Ora qui soprattutto è da ammirare la
sapienza creatrice di Don Bosco. Fin da principio non vagheggiò castelli in
atia, ma si pose dinanzi agli occhi un piano ben definito, che venne grada-
tamente attuando in una coordinazione sistematica, meno apparente che
reale. Meno apparente diciamo nei periodi di preparazione, ma evidente
quando lungo il suo faticoso cammino piantava una pietra miliare; allora
volgendo 1o sguardo indietro si scopriva come tutto fosse stato fiatto a
ragion veduta per arrivare a quella mèta... Egli le aveva dato una cornpat-
tezza organica, che l'avrebbe sicuramente mantenuta in essere, ed una pos-
sente oitalità interiore che sarebbe stata il segreto della inesauribile dina-
mica attività. E la proua del luoco t)enne con la successione. Si comprende
facilmente qualtto losse per dipendere dal successore sia il conseraare le
cose istituzionali nello statu quo, sia il ben gooernare quel rnooimento di
azione impressoui dal fondatore. Ma l'uomo chiamato a succedere pos-
sedeva in grado eminente tutti i requisiti indispensabili all'uopo. Oggi di-
nanzi alla eloquenza dei {atti ogni velleità di contraddizione è costretta ad
ammutolire; ma vi fu un primo tempo, breve per fortuna, nel quale si ma-
nifestarono esitazioni in alto luogo... I1 peggio fu che queste apprensioni
attivarono a scuotere anche ia fiducia di Leone XIII... » (132).
A Roma si trovava allora Mons. Manacorda, vescovo di Fossa-
no, il quale conosceva bene Don Rua ed ebbe agio di poterne
parlare negli ambienti di Curia e con lo stesso Sommo Pontefice.
Don Rua, d'altra parte, fin dall'S febbraio aveva umiliato al
Santo Padre una relazione della situazione in cui si trovava, per-
ché iI decreto della sua nomina a Vicario di Don Bosco con dirit-
to di successione non era nelle sue mani. Né mai si seppe dove
fosse andato a finire nella trasmissione che la Sacra Congregazio-
ne dei Vescovi e Regolari aveva eseguito coi soliti criteri. Perciò
egli chiedeva al Santo Padre come si dovesse regolare, pregando
anzi il Vicario di Cristo a porre il suo sguardo su altri che ritenes-
se più adatto ad assumere tanta responsabilità.
Ma gli altri superiori, senza dir nulla a lui, scrissero contem-
poraneamente a Roma, protestando la perfetta idoneità di Don
Rua all'altissimo compito e la gioia che avrebbero provato tutri i
salesiani se fosse stato confermato, secondo il desiderio di Don
Bosco. La prima firma di questa petizione è quella di Mons. Ca-
gliero. Il Card. Parocchi al quale fit indirizzata questa filiale prati
ca da fat giungere al Santo Padre, rispondeva, si può dire, a ìolta
744

15.7 Page 147

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di cortiete, l'11 febbraio dopo l'tdienza del Papa, assicurando
Mons. Cagliero e tutti i superiori con f invio del decreto pontifi-
cio di nomina di Don Rua a Rettor Maggiore per 12 anni secon-
do le Costituzioni, riconfermando così quanto era già stato fissato
dal decreto del 7 novembre 1884 non pervenuto nelle mani dei
superiori. I frrmatari della petizione ne informatono tutti i salesia-
ni con una circolare il 7 marzo, concludendo: << Non occorre per-
tanto che noi ve lo raccomandiamo con molte parole; imperocché
siam più che sicuri che tutti Io amerete e 1o ubbidirete non solo
per dovere e per la stima che gli portate, ma eziandio in ossequio
al Santo Padre e in grata memoria di Don Bosco, del quale per
trenta e più anni fu il più intimo confidente e del cui spirito si
imbevette fin dalla sua più verde età ».
Don Rua intanto era già a Roma e il 21 febbraio, ammesso in
udienza da Leone XIII, udì dal Papa i più alti elogi di Don Bo-
sco, quindi due particolari direttive: 1 ) assodare bene le opere da
lui lasciate, senza ftetta di estenderle; 2) darc una buona fotma-
zione ai novizi. Era quanto gli stava più a cuore.
Diede al Santo Padre tutte le informazioni richieste sullo stato
delle case e delle Missioni; poi, entrato anche il Procuratore Don
Dalmazzo, presero insieme l'impegno di dare alla casa del Sacro
Cuore la piena efficienza di una casa salesiana modello, come il
Papa raccomandava.
Nel comunicare ai salesiani notizia dell'udienza, Don Rua rivol-
se a tutti l'esortazione di raccogliere le memorie anche pirì minu-
te del fondatore, perché molti autorevoli personaggi sollecitavano
l'avviamento della Causa di Beatifrcazione. << Noi dobbiamo sti
dmraer.ciPbeercniòfonrotusntraatis-olleccoituncdhiniuesede-v'esdsiesressdslissfoigstlei ndeireune,taal
Pa-
suo
tempo, sviluppare ognor più le opere da lui iniziate, seguire fedel-
mente i metodi da lui praticati ed insegnati, e nel nostro modo di
parlare e di operare cercare di imitare il modello che il Signore
nella sua bontà ci ha in lui somministrato. Questo, o figli carissi
mi, sarà il programma che io seguirò nella mia carica; questo pu-
re sia la mira e 1o studio di ciascuno dei salesiani >>.
Nel Bollettino di aprile informò anche i Cooperatori della let-
tera-testamento lasciata da Don Bosco e fece stampare un bel nu-
145

15.8 Page 148

▲back to top
mero di copie della parte che loro riguardava, curandone larga
difiusione.
Fra le lettere di condoglianze per la morte di Don Bosco e di
rallegramento per Ia sua successione, ci piace scegliere quella del
grande storico Cesare Cantù da Milano in data 16 febbraio: « Il
venerabile (voleva dir venerando) Don Bosco ha già cominciato
dal paradiso le sue grazie col mettere al suo posto un personag-
gio, non dico capace di eguagliarlo, ma degno di succedergli...
Tenga vivo in questa gioventù 1o spirito di carità e di abnegazio-
ne, che vi ha seminato Don Bosco... >>.
La Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Madre
Caterina Daghero, gli espresse il conforto di tutte le Suore nell'a-
ver lui a capo della Congregazione Salesiana e alla ctra paterna
del loro Istituto, assicurandolo: << Dal canto mio le prometto che
farò del mio meglio per renderle meno grave iI peso della direzio-
ne nostra, inculcando sempre a tutte le Direttrici e Suore una
pronta obbedienza, una confidenza illimitata ed un afietto santo,
tiverente, filiale ».
Nell'udienza del 22 marzo, il Santo Padre espresse la sua sod-
disfazione a Mons. Cagliero: gli sembrava un miracolo. Quanti
sono gli Ordini e Ie Congregazioni religiose più importanti che
nei loro esordi non abbiano soflerto il travaglio di scissure intesti-
nel La Congregazione Salesiana, pur così complessa nel suo insie-
me e nell'internazionalità delle sue formazioni, pur così provata
nel suo formarsi, pur così nuova nella sua concezione, non sotto-
stette mai ad una crisi di unione che minacciasse comechessia di
scindere la compagine. Lo spirito di Don Bosco è stato ed è un
glutine tanto più miracoloso quanto meno avvertito nel tenere
strette le parti antiche e nello stringere fortemente le nuove...'k.
Che la Congregazione non abbia mai patito difetto di uomini
capaci
se più
-deliccoamtomdeenltlaa
DsuoaneCsiesrteianz-a,
si vide subito
quando sotto
nel periodo for-
il primo succes-
sore di Don Bosco venne il momento di dover consolidare per
* Da pag. 844 a pag. 850 del volume XVIII delle << Memorie Biogra-
fiche di Don Bosco >> sono riportate, col decreto papale, 1e relazioni delle
udienze di Leone XIII a Don Rua ed a Mons. Cagliero.
1.46

15.9 Page 149

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ogni verso e portare a compimento I'edificio costruito dal fon-
datore. Per i complicati ordinamenti didattici nelle scuole scien-
tifiche, letterarie e professionali tanto dei soci che dei loro
alunni, per la formazione completa e la disciplina religiosa
del personale, per la vastità delle imprese missionarie, per i
ptogressi della buona stampa, o già c'erano o sorsero all'ora op-
portuna uomini dotati dei talenti necessari, cosicché non solo nes-
suna delle istituzioni di Don Bosco ebbe a subir detimento per
insuficienza di attitudini direttive, ma proporzionata allo slancio
delle imprese fu sempre l'assistenza, diremo così, di menti tecni-
che preposte ad ogni ramo di azione (I)3).
Don Rua, illuminato nella scelta dei suoi collaboratori, seppe
mirabilmente compaginarli nello spirito del fondatore e coordi-
narne la dinamica attività personale.
1"47

15.10 Page 150

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16 Pages 151-160

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16.1 Page 151

▲back to top
PARTE TT:
SUCCESSORE DI SAN GIOVANNI BOSCO
Rettor Maggicre della Società Salesiana
Consetvatote o continuatore?
Paolo VI l'ha definito continudtore nell'Omelia della Beatifica-
zione. Con spirituale fedeltà, saggia diricrezione, intelligente aper-
tura non solo ai << segni dei tempi )> nla soprattutto ai << disegni
di Dio >>, al7'adegoamento apostolico della triplice famiglia sa-
lesiana.
dsuocci<le< NdseeercleloeanCdi ofoonvngodrelaugtmoazreiionndoiegnrelisliAugionolnseaeslis-edreeollcsaosesSarovcataieDntoonSfaaClceeislreiiaa,nasinpi-ezciaianil-l'
mente perché d'ordinario i fondatori, con l'autorità giuridica, reca-
no pure in fronte un'aureola morale che trascende e s'impone.
Prendere poi il posto tenuto per più di nove lusri da un lumina-
re come Don Bosco, così dotato di rare qualità naturali, così ador-
no di virtù acquisite, così ricco di doni infusi, così conosciuto ed
ammirato da tutto iI mondo, era cosa veramente da far " tremar
le vene e i polsi"»>.
Eppure <( nessuna rottura di continuità, nessuna scossa nel-
I'andamento della vita religiosa e dell'attività pedagogica e aposto-
lica in nessuna casa )>. Don Rua apparve << come luminosa stella
polare che, ftamontando I'astro maggiore nel cui splendote aveva
occultato i propri raggi, brilla d'un tratto sull'orizzonte a gioia
degli occhi, a guida sicura dei naviganti... >> (134).
Quanto a stesso, Don Rua svelò il suo stato d'animo solo
una ventina di anni dopo, nella sua circolare del 31 gennaio
1907:
1,49

16.2 Page 152

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<< ... Insierue col 37 gennaio (1888) ricordo ancbe sempre con
l'animo corfifl?osso quell'altro giorno in cui, per nofi resistere alla
manit'esta aolontà di Dio, rui lu giocolorza piegdr la fronte ed as-
sumere il goaerno della nostra Pia Società. Oppresso da un peso
clte sembraaa doaesse scbiacciarmi, cbe poteua io t'are di rnegtio
cbe gettarnai come an batnbino nelle braccia del nostro uenelato
Padre Don Bosco e chiedergli quella forTa cbe sentiao mancarmi?
Prostrato inlatti daaanti alla lredda sua sahaa, piansi e pregai lun-
garnente. Gli parlai con la intima persuasione che egli mi ascoltas-
se: gli confidai tutte le rnie ambasce, come le ruille uolte aueuo
latto quando egli era ancora in uita, dirnoraua lra noi ed io aaeuo
la bella sorte di uiuere al suo fianco. Mi parue che egli, con la
dolcezza della sua parola, col ruite suo sguardo, sciogliesse le mie
diffcoltà, int'ondesse noaello coraggio allo sfiduciato mio cuore,
mi proruettesse il suo aalido appoggio... tornò in me la calrua al
mio spirito, tni sentii abbastanza in aigore per abbracciare quella
pesantissima croce cbe in quel momefito aeniad posta sulle rnie
deboli spalle. Per dire tuttd la uerità conuiene che aggiunga che
in ricambio leci al nostro buon Padre solenrui promesse. Poiché
rai uedeaa costretto a raccogliere la sua eredità ed a mettermi a
capo di quella Congregazione che è la più grande delle sue opere
e che gli costò tante fatiche e sacrifizi, gli promisi che nulla avrei
risparmiato per consefvare, pef quanto stava in me, intatto il suo
spirito, i suoi insegnamenti e le più minute tradizioni della sua
famiglia» (135).
Quando Don Rua scriveva queste confidenze ai salesiani ave-
va a suo credito quasi un ventennio di governo caratterizzato dal-
Ia sua fedeltà a questo grande proposito. Egli aveva efiettivamen-
te conservato integro lo spirito di Don Bosco, trasmessi i suoi in-
segnamenti e le più minute tradizioni di famiglia, sicché noi stessi
che giungemmo all'Oratorio pochi mesi dopo la sua morte (otto-
bre 1910) respirammo quell'atmosfera genuinamente salesiana a
fianco degli antichi superiori suoi contemporanei e parecchi come
lui tra i primissimi figli di Don Bosco, e crescemmo nel primitivo
clima familiare che forse fu l'esca umana più potente ad attiratci
alTa vita salesiana, col fascino liturgico di quei tempi che ci rende-
va così caro il santuario di Maria Ausiliatrice, cuore della Società.
i50

16.3 Page 153

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Don Rua seppe conservare gli elementi vitali e le specifiche
caratteristiche costituzionali non a favore di un comodismo stati-
co, ma a servizio del pirì autentico dinamismo di otganizzazione e
di sviluppo del carisma specifico del santo Fondatote. A conferma
di quanto afiermiamo bastano anche solo i dati statistici: Don Bo-
sco lasciò, morendo, Ia sua triplice Famiglia spirituale in queste
condizioni: Salesiani 1049, in 59 Case regolari, comprese quelle
in terra di Missione, più due cappellanie per Emigrati.
Don Rua, in ventidue anni di rettorato, portò le Case a 345,
i Salesiani a 4372. Le Figlie di Maria Ausiliarice, nel 1888, era-
no 393 in 50 Case; alla morte di Don Rua,2675 in3l2 Case (v.
Don Bosco nel ntondo, terza Ed. pag. 385).
I Cooperatori Salesiani, da circa 80.000 dei tempi di Don Bo-
sco, superavano i 170.000 al tansito di Don Rua.
Assunse iI governo quando la Congregazione era spatsa in Ita-
lia, Francia, Spagna, Argentina, Uruguay, Brasile, Cile, Inghilter-
ra, Equatore.
Don Rua la estese in: Colombia, Algeria, Palestina, Perù,
Messico, Terra del Fuoco, Tunisia, Venezuela, Belgio, Sud Africa,
Egitto, Portogallo, Bolivia, P araguay, California, Svizzera, Polonia,
Stati Uniti, San Salvador, Jugoslavia, Matogrosso, Malta, Austria,
Turchia, Cina, India, Panamà, Costarica, Honduras, in ordine di
fondazione (v. Favini, La Società Salesiana, LDC 1961, pagg.
3r-32).
Ma, seguiamo, passo passo, sia pur rapidamente, la sua attivi-
al vertice delle responsabilità, rilevando che:
<( ... con il compito di dare solidità stabile ed estensione sempre mag-
giore all'Opera (di Don Bosco) Don Rua sentì di avere dalla Prowidenza
anche la missione di radicare profondamente negli animi 1o spirito autentico
del Fondatore e di fissare in maniera definitiva la genuina tradizione sale-
siana. Nulla gli mancava per raggiungere felicemente 1o scopo. Aveva cono-
sciuto Don Bosco nelle sue più intime fibre; se n'eta meritata la piena
approvazione al suo modo abituale di interpretare e di attuare il pensiero
del Santo; ne aveva per lunghi anni rispecchiato in e irradiato negli altri
le intenzioni, le direttive, le forme di zelo e di apostolato fin nei minimi
pafticolari: nessuno dunque avrebbe potuto far valere un'autorità pari alla
sua nell'esercizio di importante mandato. Lo favotì in questo anche la
non breve dutata de1 suo rettorato: in ventidue anni ebbe tempo e agio di
esplicare ampiamente tutto il suo programma... >> (136).
751.

16.4 Page 154

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La Prowidenza ha riserbato una delle ore più tragiche della
vita della Chiesa per porlo sul candelabro, come dice il Vangelo,
con la Beatificazione, a far luce ai Salesiani, alle Figlie di Maria
Ausiliatrice, ai Cooperatori e a quanti vivono nell'orbita della Fa-
miglia salesiana, ne apprezzaflo 1o spirito ed amano Don Bosco.
I primi passi...
All'inizio del suo rettorato, Don Rua aveva accanto a sé, nel
Capitolo Superiore della Società Salesiana, uomini formati dal fon-
datote: Prefetto Generale Don Domenico Belmonte; Direttore
spirituale Don Giovanni Bonetti; Economo Don Antonio Sala;
aiutante di Don Belmonte, per la direzione dell'Oratorio Casa-Ma-
dre, Don Celestino Durando; Direttore degli studi Don Francesco
Cerruti; Direttore delle scuole professionali Don Giuseppe Lazzé-
ro, pure incaricato della corispondenza per Ie Missioni; Segreta-
rio Don Giovanni Battista Lemoyne.
Mons. Giovanni Cagliero, direttore spirituale emerito ed ono-
rario, ormai Vicario Apostolico della Patagonia, era anche Vicario
Generale del Rettor Maggiore per tutte Ie case in America; Don
Giulio Barberis continuava ad essere Maestro dei Novizi e Don
Cesare Cagliero, Procuratore Generale a Roma, era anche diretto-
re dell'Ospizio Sacro Cuore, la prima casa salesiana nella città e-
terna.
Le case erano raggruppate in sei ispettorie: la Piemonte.re com-
prendeva quelle di: Borgo San Martino, Lanzo Torinese, Mathi,
Nizza Monferrato, Este, Penango Monferrato, Torino San Giovan-
ni Evangelista, Mogliano Veneto; la Ligure; Yarazze, Alassio,
Sampierdarena, Vallecrosia, La Spezia, Lucca, Firenze; la France-
ser Nizza Mare, Marsiglia, Navarra, St. Cyr, Valdonne (cappella-
nia per Emigrati italiani) e La Ciotat (idem), Santa Margherita
(Marsiglia), Lilla, Parigi; 7a Rornana: Magliano Sabina, Roma,
Faenza, Randazzo, Catania, Utrera e Barcellona (Spagna), Trento,
Londra; |'Argentina: le quattro case di Buenos Aires (Mater
Misericordiae, Almagro, La Boca, Santa Catalina), San Nicolds de
los Arroyos, La Plata, Carmen de Patagones, Viedma (Parroc-
chia e collegio del Vicariato Apostolico ), Missioni di Santa Cruz,
di Puntarenas e delle Malvine (nella Prefettura di Mons. Fagna-
1,52

16.5 Page 155

▲back to top
no), Concepti6n e Talca nel Cile; l'Uruguayana-Brasiliana: Yilla
Colon, Las Piedras, Paysandù, Nictheroy, Sào Paulo, Quito (E-
quatore).
Ispettori erano rispettivamente: Don Francesia, Don Cerruti,
Don Albera, Don Durando, Don Costamagna, Don Lasagna.
Quattro case dipendevano direttamente dal Capitolo Superio-
re: Torino Valdocco, Valsalice, San Benigno , Foglizzo Canavese.
Se si considera che tutto questo complesso fu organizzato da
Don Bosco in poco più che vent'anni, con una compattezza otga-
nica che avrebbe mantenute le due Congregazioni e la Pia Unione
dei Cooperatori in potente vitalità col lievito di una dinamica e-
spansiva ben coordinata e adeguatamente disciplinata, c'è da am-
mirare, con la saggia Provvidenza di Dio, anche il genio del Fon-
datore.
Economicamente tuttavia Don Bosco lasciava un passivo che
solo una gran fede, una filiale fiducia in Dio avrebbe potuto af-
frontare. Questa a Don Rua non mancava. Lo guidava poi Ia sa-
piente raccomandazione di Don Bosco: sospendere i lavori di co-
struzione, non decantar debiti, far concorere tutte le case in soli-
dali sollecitudini per pagare le spese di successione ed estinguere
la passività prima di lanciarsi ad altre imprese. Fu quello che egli
chiese a tutti i superiori e confratelli nella sua prima circolare del
febbraio 1888.
Riguardo alla formazione del personale, seguì il consiglio di
Leone XIII pei novizi: << Questi portano con
feecveennoittatirmepial sPtaaptian-elloesqpuirinitdoi
hanno bisogno
di abnegazione,
ddielelasssecrnoeriap-urgagtlii
di obbedienza, di
semplicità, di umiltà e delle altre virtù proprie della vita religio-
sa; perciò nel noviziato lo studio principale, anzi st. potrebbe dire
unico, dev'essere di attendere alla propria perfezione. E quando
non riescono a correggersi non abbiate timore di allontanatli. Me-
glio qualche membro in meno, che avere individui che non abbia-
no lo spirito e le virtù religiose ».
Perfetta sintonia con Don Bosco il quale soleva dire: << Il tem-
po di noviziato per noi è come un crivello per conoscere il buon
frumento e ritenerlo se conviene. Al contrario si sarchi l'erba non
buona e si getti con la gramigna fuori del nostro giardino >>
(r37).
1,53

16.6 Page 156

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Rallentando le costruzioni in Europa, Don Rua non fece il
sordo ai bisogni di aiuto per le Missioni. E in dieci mesi allestì
tre nuove spedizioni missionarie che furono guidate da Mons. Ca-
gliero, Mons. Fagnano e da Don Cassinis, rientrari in Italia per la
morte di Don Bosco. In tutto, 46 salesiani e 25 Figlie di Maria
Ausiliatrice.
S'afirettò pure a dare alle stampe I'elenco dei privilegi ottenu-
ti da Don Bosco nel 1884, per comunicarli a tutti i salesiani
affinché sapessero valersene anche nel1e terre lontane, nel dispiega-
re il loro apostolato.
In casa egli si tenne sempre a disposizione del pubblico nelle
ore del mattino, come faceva Don Bosco, per Ie udienze, soprat-
tutto in occasione delle feste di Maria Ausiliamice, prodigandosi a
conforto delle anime, specialmente dei bisognosi, dei sofierenti,
degli ammalati.
Tra le altre particolari iniziative del suo primo anno di retto-
rato vanno notate: l'annuale commemorazione di Don Bosco, I'in-
vio di studenti di teologia aTle Pontificie Università di Roma, Ia
progettazione e la decorazione del santuario di Maria Ausiliatrice
a Valdocco, secondo la promessa fatta per ottenere la tumulazio-
ne de1la salma di Don Bosco a Valsalice.
Fin dal 1889, passato l'anno di lutto, il 24 giugno dedicato
all'onomastico di Don Bosco si prese a solennizzare la sera della
vigilia con un'accademia in omaggio del successore, il mattino con
una manifestazione degli Antichi Allievi delI'Oratorio e nel tardo
pomeriggio, dopo Ie funzioni liturgiche ad onore di San Giovanni
Battista Patrono di Torino, con una commemorazione di Don
Bosco che attirava autorità, personalità, Cooperatori e benefat-
tori.
Don Rua se ne compiaque al termine della accademia: << Que-
sto va benel Io sono contento che non si perda I'uso di festeggia-
re l'onomastico di Don Bosco. È mio vivo desiderio che la sua
memoria sia sempre impressa nei nostri cuori e sono contentissi-
mo che si colga ogni circostanza che possa contribuire a rendere
più vivo il ricordo delle sue virtrf... » (118).
La cara tradizione si protasse sino alla beatifrcazione di Don
Bosco; ed io ricordo ancora con afiettuosa commozione quanta
gioia provavamo noi giovani nella preparazione e nello svolgimen-
154

16.7 Page 157

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to, caratterizzato dal canto uficiale di occasione su versi di Don
Francesia o di Don Lemoyne, ai miei tempi, e musica del veneran-
do maesro Cav. Giuseppe Dogliani.
L'avvio di studenti di teologia alle Pontificie Università Roma-
ne, iniziato nel 1889 coi diaconi Giacomo Giuganino e Angelo
Festa, diede frutti di eccezione in tre Vescovi e quattro Arcivesco-
vi, tra cui rifulgono Mons. Guglielmo Piani, Delegato Apostolico
alle Isole Filippine e in Messico, e nel Cardinale Augusto Hlond,
Primate di Polonia, per limitarci a quelli inviati da Don Rua e
sottacendo i grandi luminari delle scuole Teologiche salesiane che
si apersero a Torino più tardi.
La decorazione del santuario di Maria Ausiliatrice era un so-
gno di Don Bosco che aveva invitato, nel 1887, un pittore ed un
d..o.utor" a studiarne il progetto. Tra i rcalizzatori si distinse il
Rollini che affrescò la cupola e dipinse qualche pala per gli altari
laterali, dopo aver afirescato la Pietà nella cappella di Valsalice'
Il Refio affrescò |'altare di San Francesco di Sales e il Carcano la
pala di quel di San Pietro a cui aveva celebrato ordinariamente
Don Bosco.
Pur tispettando il programma di limitazione convenuto, nel-
I'anno 1888-89 Don Rlua autorizzò l'apertura di un orfanotrofio a
Genigney presso BésanEon, che ebbe vita breve per dissensi fra i
promotori, una scuola agricola a Rossignol che in un anno diede
ii.rqr. buone vocazioni allo stato ecclesiastico, una casa a Talca
nel Cile, una a Buenos Aires, La Boca, in Argentina, una a Mon-
tevideo nell'Uruguay e una in ltalia a Terracina, consentita dal ri-
tito dei salesiani da Magliano Sabino.
Dal2 a17 settembre 1889 Don Rua presiedette il V Capitolo
Generale della Società Salesiana, rispettando la distanza di tre an-
ni dal precedente, come stabilivano le Costituzioni allora. Si ten-
ne a Valsalice e si indugiò soprattutto nel riordinamento degli stu-
di filosofici e teologici e nella scelta dei libri di testo. Si trattò
poi del sostegno finanziario dei noviziati , (ùa selza raggiungere una
soluzione soddisfacente; quindi dell'assistenza ai confratelli durante
il servizio militare, delle vacanze dei soci, dei novizi e degli aspiran-
ti discutendone il regolamento; infine della musica e del canto sa-
cro insistendo sul canto gregoriano. Si vagliò anche Ia proposta di
stabilire periodici ritomi dei missionari in patia, per rivedere pa-
155

16.8 Page 158

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renti e confratelli e consentir loro di rifarsi spiritualmente e fisica-
mente; ma si rimise 7a definizione del tempo (almeno ogni dieci
anni) alla discrezione degli Ispettori. Dalla conclusione di Don
Rua rileviamo: << Nelle vostre relazioni con i confratelli vi racco-
mando le parole del Salvatore: uos fratres esris. Considerateli co-
me fratelli... Le occupazioni si disribuiscano proporzionatamen-
te... si faccia meglio cÀe si può, ma non .i pretÀda troppo... Non
si carichino moppo i buoni, perché altri cercano di ritirarsi. Il
Direttore aiuti anche quelli che fanno a scaricabarili e li riduca a
lavorare, affinché i più buoni non abbiano a soffrirne. Anzi si ba-
di che non si carichino di troppo essi stessi... Vi raccomando cal-
damente d'impedire che si usino mezzi vioTenti. Se nel collegio vi
fosse alcuno di parere contrario, si impedisca assolutament.... tur-
to più vi raccomando di impedire a qualunque costo le sdolcinatu-
re e le catezze... La caità, nostra sia forte, non femminea... molta
carità coi Coadiutori e coi famigli. Non si considerino come servi,
mai. Si trattino con dignità, ma più con carità... così pure ogni
cura coi giovani e in tutto, nella salute corporale e spirituale.
Non si badi solo alf istruzione... s'insegni a praticar la religione.
Badate poi di coltivare le vocazioni... Se ne parli spesso, ma più
ancora si cerchi che vadano ai Sacramenti. Don Bosco dedicò mol-
to tempo a insegnare a ben confessarsi... » (I39).
L'edizione delle deliberazioni capitolari fu pronta per l'aprile
del 1890. Nella lettera di presentazione Don Rua insistette:
<< L'osservanza es^tta delle nostre Regole, la pronta obbedienza,
7a carità, verso i confratelli e i giovani alle nostre cure affidati,
siano le cose che ci stanno più a cuore. Poftemo in tal modo con-
servare in noi e comunicare agli altri il vero spirito religioso se-
condo la mente del nostro amatissimo fondatore e Padre, Don Bo-
sco » (140).
A confortare 7a saggezza dei legislatori e la buona volontà di
tutti giungevano ottime notizie dal vicariato apostolico di Mons.
Cagliero e dalla prefettura di Mons. Fagnano che documentano la
tempra, 1o spirito, 1o zelo di quei pionieri salesiani, autentici evan-
gelizzatori e civilizzatori, cosffuttori ed anima del progresso, della
cultura e del benessere di quelle popolazioni, ormai accreditato
alla storia.
756

16.9 Page 159

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Prime visite in Italia ed all'estero
In buone mani il timone della Congregazione, affidato con di-
screzione a fedeli e competenti subalterni, Don Rua poté presto
imitare Don Bosco anche nel correre qua e a far visita alle
varie Case, incontrarsi personalmente con tutti i confratelli, con
le Figlie di Maria Ausiliatrice, Cooperatori e benefattori, Exallie-
vi, che gli facevano festose accoglienze perché sentivano effettiva-
mente rivivere in lui il santo fondatore.
Le prime a goderne furono quelle di: Nizza Monferrato, Sam-
pierdarena, Alassio, Borgo San Martino, Lu e Penango Monferra-
to,Faenza, Firenze, Lucca, Roma, La Spezia, San Benigno, Mathi e
Lanzo Torinese, Mogliano Veneto, Este, Lugo, Parma e Trento.
Non possiamo evidentemente sofiermarci a dar la cronaca di
ciascuna. Ci limiteremo a qualche rilievo. Ma 1o stesso ordine se-
guito lascia immaginare la varietà dei viaggi sostenuti per spostar-
si, rientrare e riprendere le mosse, assicurando la sua presenza a
Torino per gli impegni a scadenza cui non si poteva sottrarre. È
un'altta sorpresa la resistenza di Don Rua a simili disagi in un
andirivieni di tanti viaggi pei vari paesi d'Europa, del vicino O-
riente e delle coste Africane. Fu anch'egli venti volte a Roma,
come Don Bosco. Non andò in America, come Don Bosco, in A-
sia ed in Australia. Ma percorse più volte l'Italia in lungo e in
largo,Ta Francia, la Spagna e fu due volte in Terra Santa, Egitto,
Algeria e Tunisia... senza che mai Torino soffrisse delle sue
assenze.
A Nizza Monferrato si recò nel maggio 1889 per la vestizione
delle nuove Figlie di Maria Ausiliatrice; in agosto per le pie si-
gnore e le Cooperatrici che partecipavano, secondo la ttadizione
avviata da Don Bosco già a Mornese, a corsi di esercizi spirituali
presso le suore.
A Sampierdarena incoraggiò la prosecuzione del piano di am-
pliamento dell'edificio a favore dell'Oratorio per offrire maggior
agio ai giovani oratoriani e miglior sistemazione all'istituto che fu
in grado di divenire sede ispettoriale e di ospitare adeguatamente
il secondo ispettore dell'Ispettoria Ligure-Toscana, Don Giovanni
Marenco.
Ad Alassio si conserva ar.cora un album con le firme dei supe-
1,57

16.10 Page 160

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riori e degli alunni ad un indirizzo di ingraziamento in cui si
legge tra l'altro: << Amatissimo Padre, la tua visita ci ha fatto pas-
sare tre giorni felici: Ia tua presenza, Te tue parole hanno destato
in noi una purissima gioia, un santo entusiasmo. Oseremmo dire
che pareva venuto fra noi non il successore, ma Don Bosco stes-
so... ». Anima della fioritura del liceo-ginnasio era il direttore
Don Luigi Rocca, succeduto a Don Francesco Cerruti, ormai mem-
bro del consiglio superiore.
A Borgo San Martino trovò il nuovo vescovo di Casale Mon-
ferrato, Mons. Edoardo Pulciano, che 1o condusse in città a tenere
Ia conferenza ai Cooperatori nella chiesa di San Filippo. L'impres-
sione fu tale che un giornale cittadino scrisse: << ... tutti sentirono
che l'eredità di Don Bosco era passata su braccia sicure ed esper-
te>> (Gazzetta di Casale, 3 luglio 1889).
fl vescovo volle trovarsi anche a Penango dove Don Rua giun-
se dopo una sosta a Lu Monferrato ed a Quargnento. Qui le Fi-
glie di Maria Ausiliatrice tenevano un asilo tanto gradito al pae-
se; a Lu se ne sollecitava l'apertura su buone basi.
A Faenza andò in occasione della benedizione della chiesa di
Maria Ausiliatrice nel locale istituto salesiano portato a piena ef-
frcienza dal direttore Don Giovanni Battista Rinaldi. Accorse tan-
ta folla che, al termine del trattenimento dopo la funzione, Don
Rua impiegò più di un'ora a svincolarsi.
L'opera salesiana sorgeva in una zona dominata dal settarismo
anticleticale che fece di tutto per impedirla e diframarla. Ma 7a
lotta la fece invece tanto apprezzarc che divenne il cenmo della
gioventù e il cenacolo dell'Azione Cattolica: plasmò campioni di
avaflguardia e splendide vocazioni per la diocesi e la Società Sale-
siana, come quella di Mons. Cimatti, per citarne una. I Coopera-
tori, diretti dalla grande anima del Servo di Dio Don Paolo Taro-
ni, pure direttore spirituale del Seminario, assursero ad una impo-
nente organizzazione ed il Vescovo n'era consolatissimo.
Accoglienze festose ebbe anche a Lucca ed a Firenze: qui in-
conttò pure il noto filosofo e storico Augusro Conti, che tanto
desiderava l'opera salesiana.
A Roma tenne Ia sua prima conferenza ai Cooperatori nella
chiesa del Sacro Cuore, lanciando 7a << Pia Opera »> approvata dal-
la Santa Sede per aiutare le vocazioni coltivate nell'Ospizio annes-
158

17 Pages 161-170

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17.1 Page 161

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so. Leone XIII lo incoraggiò a far Tavorare i salesiani: << Si vede
che dove si lavora, malgrado le difficoltà dei tempi, il popolo ac-
corre e si fa del bene » (141).
Per la via del ritorno fece conferenze ai Cooperatori a La Spe-
zia e a Genova.
Rientrò a Torino; poi ripartì subito per San Benigno Canave-
se a far la festa di San Francesco di Sales tra gli aspiranti Coadiu-
tori. Nello stesso anno 1890 visitò la casa di Mathi che aveva
ampliato i padiglioni della cartiera e fece la festa dell'Immacolata
a Lanzo Totinese. Come negli anni precedenti, non si era conces-
so un giorno di vacanze: come Don Bosco occupava le vacanze
estive accorrendo ai vari corsi di esercizi dei confratelli a conforta-
re e infervorare con la sua parola e il suo esempio.
Nel 1891 si recò a Mogliano Veneto: tenne conferenza ai Coo-
peratori e fece una capatina a Yenezia ad ossequiarvi il Patriarca
Agostini e sostò ad Este a scuotere spiritualmente i giovani un
po' apatici per Ie funzioni liturgiche. Ebbe la consolazione di can-
tare una Messa solenne eseguita in perfetto gregoriano.
Da Este puntò su Bologna e si spinse ad Imola per incoraggia-
re Ie Figlie di Maria Ausiliatrice alle prese con le prime difficoltà.
Ripassò pet Faenza a constatare l'incremento dell'Opera esuberan-
te di 300 studenti interni e 400 oratoriani esterni.
Abbiamo anticipato un cenno sui viaggi io ltalia. Li chiudia-
mo con la visita a Parma, dove poté misurare I'attività e il presti
gio del direttore Don Baratta, il quale in poco più di due anni si
era cattivata Ia stima di tutta la città con la piena efficienza
dell'istituto e dell'Oratorio salesiano, ed il successo della Scuola
Superiore di Religione che formava cattolici di vaglia a servizio
della Chiesa e della Patria nell'azione cattolica sociale e politica,
precorrendo di molto le direttive del Concilio Ecumenico Yatica-
no II. Il suo nome è legato dalla storia alf incremento della musi-
ca sacra in campo religioso ed al progresso dell'agraria in campo
economico-sociale con la difiusione del sistema Solari favorito dal-
le sue cure personali ai grandi pionieri del movimento regionale e
nazionaTe.
Tra una visita e l'altra in Italia Don Rua aveva varcato i
confini: da febbraio a maggio 1890 si era portato in Francia, in
Spagna, in Inghilterra e in Belgio.
1,59

17.2 Page 162

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A Nizza Mare un eloquente cappuccino, osservandolo attenta-
mente, non esitò ad affermare che la continuità del vero spirito
salesiano trasparente in Don Rua gli sembrava il più grande mira-
colo di Don Bosco.
Per La Navarre e St. Cyr raggiunse Marsiglia sostando a Tolo-
ne e a Cannes fra i numerosi Coopetatori che si erano Tegati a
Don Bosco con impegni concreti di apostolato salesiano, sostenen-
do salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, ove già lavoravano, e-
mulando i Cooperatori di Nizza.
Fu a Marsiglia che, non sapendo come difendersi dall'entusia-
smo generale, uscì nella memoranda afrettuosa protesta: << Mais,
de Don Bosco il n'y en a que un... » (142).
Buoni imitatori di Don Bosco formava allora in Francia Don
Francesco Binelli, maestro dei novizi francesi nel noviziato di San-
ta Margherita, poco lungi dalla città, ai quali Don Rua portò la
sua buona parcla e la sua benedizione.
I Cooperatori francesi non facevano meno conto degli itaTiani
della sua circolare di Capodanno in cui, per mezzo del Bollettino,
raccomandavala crtta delle vocazioni: << Come senza operai non si
può coltivare un campo..., così noi se non ci formassimo degli
aiutanti, dei sacerdoti, dei catechisti, dei capi d'arte, non potrem-
mo sostenere le nostre case già stabilite, né fondarne delle nuo-
ve...; dovremmo chiudere collegi ed ospizi, far cessare laboratori,
fermare macchine tipografiche, abbandonare le Missioni... L'opeta
delle opere che i salesiani e i Cooperatori non devono mai perde-
te di vista, è quella di formare un personale acconcio... Una buo-
na parte della carità dei Cooperatori e delle Cooperatrici viene
appunto impiegata a formare e a mantenere questo vivaio di ope-
rai per Ia vigna del Signore... >>.
Il noviziato francese contava alloru 26 novizi; l'Ospizio di
Marsiglia non riusciva ad accogliere la decima parte dei giovani
che venivano raccomandati.
A Barcellona, nella Spagna, Don Rua ebbe la consolazione di
assistere alla beredizione di una seconda casa salesiana fatta co-
struire apposta da1la « Mamma dei salesiani », la Serva di Dio
Dofia Dorotea de Chopitea ved. Serra, nel quartiere più popolare
e più bisognoso di Rocafort, dove il direttore Don Aime in pochi
160

17.3 Page 163

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mesi aveva attirato più di 400 giovani alle scuole diurne e serali,
all'Oratorio festivo.
Da Barcellona Don Rua passò ad Utrera a tenere una seconda
conferenza ai Cooperatori in buona lingua spagnuola, animando
poi anche gli alunni a fervore di pietà e di apostolato.
Ritornò a Torino per Ia settimana. santa e si ttattenne per le
feste pasquali; poi riprese il treno pel nord della Francia, sostan-
do a Lione, Parigi e Lilla.
A Lione poté trattenersi col Presidente del Consiglio Genera-
le della grande Opera per la propagazione della Fede, che già be-
neficava le Missioni della Patagonia e notò con piacere, nella espo-
sizione o museo missionario, oggetti interessanti inviati dalla Pata-
gonia e dalla Terca del Fuoco.
A Parigi, consolantissimo il progresso e l'efficienza dell'Orato-
rio di Ménilmontant; ma sentì il bisogno di incoraggiare alf in-
grandimento del Patronage St. Pierre che su più di 800 domande
aveva potuto accettarne meno di un centinaio.
Da Parigi fece una puntata a Londra-Battersea, dove i salesia-
ni reggevano la Missione Cattolica con parrocchia e scuole parroc-
chiali, cattivandosi la stima delle autorità scolastiche parrocchiali
ed avevano già il conforto di tentatrè belle conversioni. Il suo
passaggio in abito talare non suscitò alcuna avversione, fu anzi di
molta edificazione. Tutta Ia Missione con Ia comunità parrocchiale
accolse esultando una statua di Maria Ausiliatice che egli donava
per la chiesa del Sacro Cuore dove fu poi intronizzata, dopo
una solenne processione, il giorno di Pentecoste. La Madonna con-
corse a suscitare \\a carità dei buoni che consentì presto di organiz-
zare pure un duplice Oratorio maschile e femminile, mentre Ie
scuole funzionavano miste col senso di scambievole rispetto cri-
stiano molto vivo nella regione; si poté perfino aprire un Ospizio
o Aspirantato per la cura delle vocazioni.
Riattraversat a la Manica, fu accolto a Calais da alcuni Coope-
ratori che lo accompagnarono a Guines, a77a casa delle Figlie di
Maria Ausiliatrice tuttora fiorente di opere giovanili, quindi a Lil-
la dove gli alunni cominciavano gli esercizi spirituali. Don Rua fe-
ce loro f introduzione e concluse il triduo coi ricordi e la Be-
nedizione.
II 7 maggio fece una scappata a Liegi per la posa della ptima
1,61,
6

17.4 Page 164

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pietra dell'erigendo istituto salesiano che Don Bosco, prima di
morire, aveva promesso al grande vescovo Mons. Doutreloux.
Con l'aiuto di ottimi Cooperatori, l'Orfanotrofio San Giovanni
Berchmans fu presto un fatto compiuto.
Da Liegi fu condotto per Ie principali città del Belgio a soddi
sfare Cooperatori ed amici dei salesiani che desideravano conoscer-
1o e trattenersi con lui. N'ebbe per una buona settimana, ptima
di poter prendere la via di Torino, per Lilla e Parigi, e giungere
a far 7a festa di Maria Ausiliatrice ritardata appositamente al J
giugno. Il viaggio giovò assai a Don Rua per vagliare varie propo-
ste di altre fondazioni di cui prese quasi subito a tr^ttate col suo
Consiglio (143).
Mezzo secolo di storia.
e di vera glorial... possiam aggiungere con coscienza tranquil-
7a senza peccare di trionfalismo.
Il 1891 segnava il 50' del1'Opera degli Oratori, iniziati nel
lontano 1841, nella sagrestia della chiesa di San Francesco di Assi
si col primo Catechismo al giovane Bartolomeo Garelli. Don Bo-
sco soleva legare tutto il successivo sviluppo dell'opera salesiana
a quella prima Aae Maria, a quella prima lezione di Catechismo
nella festa deIl'Immacolata.
La ricorrenza giubilare d'oro si prestava per la inaugurazione
della decorazione del tempio di Maria Ausiliatrice, crmai ultima-
ta. Pronto era pure l'organo, rinnovato e perfezionato liturgica-
mente pel collaudo.
Don Rua aveva approvato il programma dei festeggiamenti che
si svolsero ttail 6 ed il 1l dicembre 1891 col triduo alla Madon-
na, le Sante Quarantore, una giornata di suffragio pei benefattori
defunti ed un'altra di solenne ringtaziamento. Vi concorsero con
la loro parola e {unzioni pontificali: il vescovo di Fossano Mons.
Manacorda; quello di Susa, Servo di Dio Mons. Rosàz; I'arcivesco-
vo di Vercelli Mons. Pampirio e il vescovo di Casale Mons. Pul-
ciano il quale nelle Quarantore svolse il tema: << Maria Ausiliati
ce fu f ispiramice delle Opere di Don Bosco e l'Eucaristia fu l'ali-
mento che vi trasfuse 1o spirito di N. S. Gesù Cristo >>. Il sabato
12 si inserì la funzione di addio ai Missionari con una afiettuosa
162

17.5 Page 165

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allocuzione di Mons. Manacorda, il quale coronò poi l'ottavario
con la Benedizione Eucaristica.
La celebrazione totinese ebbe vasta eco nel corso dell'anno
giubilare in tutte le case salesiane. Frutti sensibili furono le nuove
fondazioni in Rosario di Santa Fé, Mendoza e Buenos Aires-Alma-
gro (Argentina); Santiago di Cile; Paysandù, Mercedes, Monte-
video (Uruguay): Lorena in Brasile; Riobamba e Cuenca nel-
1'Equatore.
Contemporaneamente si decideva pel Perù e pel Messico e
Don Rua accondiscendeva anche alla eroica vocazione di Don Mi-
chele Unia all'assistenza dei Lebbrosi in Colombia. La spedizione
in quest'ultima repubblica, afrrettata dal Ministro della Colombia
presso la Santa Sede che era ricorso all'autorità del Papa, era co-
stata cara fin dalla pafietzai un chierico, Giuseppe Eterno, era
morto durante il viaggio; Don Unia non aveva potuto raggiunge-
re la sua destinazione; il direttore Don Evasio Rabagliati che a-
vrebbe dovuto giungere per primo, era stato costretto da una se-
rie di peripezie ad arivare per ultimo. All'arrivo, quasi tutti assali-
ti da varie malattie, mentre non era ancor pronta neppur Ia casa.
Furono caritatevolmente ospitati dai Gesuiti. Tante prove però
non scoraggiarono nessuno: i salesiani cominciarono con le Scuole
Professionali in Bogotà, sostenute economicamente dal governo
che fissava anche i prezzi di lavoro e di smercio dei prodotti sulla
base di quelli delle officine e dei negozi correnti allora nello sta-
to, secondo la convenzione firmata dal Ministro con Don Rua a
Torino. Don Unia giunse a consacrarsi tutto al servizio dei Leb-
brosi ffascinando poi diero a altri generosi che assicurarono
col loro sacrificio la cura spirituale degli infermi, stimolando tutta
la nazione alla organizzazione dei soccorsi e dell'assistenza clinica
che tenne bene il passo col progresso scientifico migliorando rapi-
damente Ie sorti degli infelici (144).
Don Unia è meritamente riconosciuto fua i primi apostoli dei
Lebbrosi e Don Luigi Variara ha dato vita perfino ad una Congre-
gazione di suore lebbrose che condividono con le Figlie di Maria
Ausiliatrice il provvido apostolato. Più a lungo andarono le ttatta-
tive pel Perù: solo il 15 agosto 1892 la casa di Lima poté acco-
gliere il primo alunno.
Sollecitato a Roma nel 1887 a provvedere anche pel Messico,
763

17.6 Page 166

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Don Bosco aveva risposto agli alunni del Collegio Pio Latino-
Americano: << Non sarò io che manderò nel Messico i salesiani: fa-
il mio successore quello che io non posso fare. Non ne dubita-
te ».
L'andata fu provocata da zelanti Cooperatori a cui 1o stesso
Don Rua aveva inviato da Torino il diploma di ascrizione alla
terza Famiglia salesiana. E Don Rua ne voleva affidare la ditezio-
ne a Don Unia perché non si esaurisse precocemente nei Tazzaret-
ti; ma tante furono le suppliche dei sofierenti che il L3 ottobre
1891 lo lasciò libero di continuare la sua missione (ra i lebbrosi,
smivendogli:
« Avrai ricevuta Ia mia lettera nella quale ti incaricavo di andare al
Messico a ttattate Ie cose riguardanti quella casa... Può essere che tu
l'abbia ricevuta quando ti trovavi già in Agua de Dios; in tal caso non
pretendo di obbligarti a quel viaggio, anzi sono contentissimo della generosa
risoluzione di sacrificarti a favore dei lebbrosi. Ti do il mio pieno consenso
e imploro da Dio per te le più elette ed abbondanti benedizioni. Tu sei
disposto a sacrificare la tua vita ed io me ne congratulo. Ti raccomando bensì
di usare 1e debite precauzioni per non contrarre quella terribile infermità o
almeno contrarla il più tardi possibile. Può essere che qualche altro sale-
siano, atratto dal tuo esempio, si disponga ad andare a farti compagnia per
aiutarvi reciprocamente nei bisogni spirituali e temporali. Benché ti ttovi
coi lebbrosi (solo, fuori di comunità regolare) ti consideriamo sempre come
nostro caro confratello salesiano; anzi consideriamo Agua de Dios come una
nuova colonia salesiana, e ben vorremmo ci fosse possibile aiutare in qual-
che modo codesti infermi. Con che piacere 1o faremmo!.., Saluta afiettuo-
samente i tuoi infermi da parte nostra e di' loro che 1i amiamo assai e che
preghiamo per 1oro. Ti raccomando che la tua condotta e la tua vita sia
sempre da vero salesiano e fig1io di Don Bosco... >>.
La lettera giungeva opportuna a definire Ia posizione di Don
Unia, che era un vero e glorioso carisma, non uno sconfinamento
dalla missione dei salesiani, come qualcuno pretendeva. Valse ad
incoraggiare altre generose vocazioni ed ebbe riconoscimento uf-
ficiale, cinque anni dopo, dal Governo Nazionale che, al suo ffan-
sito, erigendo una statua marmorea nella Piazza di Agua de Dios
alla memoria della prima vittima dell'apostolato salesiano fra i
lebbrosi, con voto del Parlamento le applicò questa dedica: « Al
R. P. Michele Unia, apostolo dei Lebbrosi in Colombia ,7a gratittt-
dine nazionale » (145).
164

17.7 Page 167

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Quando una fiamma divampa vuol dire che aumenta la legna
al focolate. Difatti ta il 1890-92 si apersero in ltalia le Case di
Trino Vercellese, Fossano, Piòva nel Canavese, Ivrea, Chieri, Tre-
viglio, Verona, Lugo, Macerata,Loreto... A Roma venne ultimato
l'Ospizio Sacro Cuore che Don Rua volle fosse un omaggio a Pa-
pa Leone XIII, come Don Bosco aveva voluto la chiesa quale
omaggio alla memoria di Pio IX.
In Sicilia, al collegio San Basilio di Randazzo ed all'Oratorio
San Filippo in Catania, Don Rua aggiunse le Case: di San France-
sco di Sales in Catania, altre a Btonte, Marsala, San Gregorio,
mentre appoggiava I'apertura di quella di Alì Marina per le Figlie
di Maria Ausiliatrice.
11 Santuario di Pi6va, tra Colleretto e Cintano Canavese, col
vasto edificio pei pellegrini funzionava per corsi di Esercizi al c1e-
ro della diocesi di Ivtea. II Vescovo Mons. Richelmy ne afidò
l'ufficiatura ai salesiani per ofirire ai chierici di Valsalice un buon
ristoro climatico durante le vacanze fra 7a mitezza dei colli canave-
sani e l'aria buona delle prealpi. Professori ed allievi vi godettero
il soggiorno per varie generazioni nella serena e chiassosa letizia
salesiana animata. da valori di prim'ordine come Don Cimatti,
Don Ubaldi, Don Piccablotto, Don Cojazzi... ed accresciuta dalla
sosta di superiori del Capitolo come il Teol. D. Luigi Piscetta, e
dalle visite dello stesso Don Rua.
Dono più prezioso faceva contemporaneamente la mamma del
Vescovo, signora Richelmy con l'ofirire a Don Rua la sua villa,
alla periferia della città, dotata di vasto terreno fra le rocce e i
laghi delle propaggini moreniche della serra. Don Rua Ia destinò
alla cura delle vocazioni tardive di varie fi^ziori, finché, passata Ia
bufera della prima guerra mondiale, nel L922-23 da noviziato fu
destinata alle vocazioni missionarie col titolo di Istituto Card. Ca-
gliero per ricordare il Giubileo Sacerdotale di Diamante dell'intre-
pida guida della prima spedizione salesiana.
A Treviglio intervenne 10 stesso Mons. Cagliero, allora Vica-
rio Apostolico della Patagonia, a determinare lo sviluppo del pri-
mitivo Oratorio: in una visita, col suo stile spassoso, intimò a chi
poteva provvedere: << Se non si procura tosto ai figli di Don Bo-
sco un locale adeguato, io me Ii metto in tasca e me li porto in
Patagonia >>.
L65

17.8 Page 168

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Don Rua ebbe agio di vederne la fioritura anche in ottime
vocazioni.
A Verona fu lui personalmente a visitare il terreno e la caset-
ta profferta dal vescovo Card. Luigi di Canossa, a concordare l'av-
viamento dell'Oratorio e progettare i piani di sviluppo di quella
casa che fu poi centro dell'Opera salesiana e sede della prima i-
spettoria veneta. In due visite successive nel 1893 e 1896 egli
ancora ne dispose iI ttasferimento in zona pirì favorevole e l'affian-
camento delle scuole professionali, elementari e ginnasiali.
A Lugo di Romagna, Ia pia vedova del marchese Boréa chia-
prima le Figlie di Maria Ausiliatice e, due anni dopo, i salesia-
ni a far del bene alla gioventrì romagnola dove i settari avevano
cacciato gli Scolopi. Don Rua si recò a celebrare la pùma Messa
nel decennio della morte di Don Bosco quando vi sorse una ade-
guata cappella. Quante belle vocazioni colse la Società Salesiana
in tema di Romagnal
Fin dagli ultimi anni della vita di Don Bosco aflezionati Coo-
peratori si adoperavano a preparare un campo di apostolato educa-
tivo da afrdarc ai salesiani nelle Marche, a Macerata. Furono sod-
disfatti da Don Rua nel 1889. Egli sostò poi a vederne i primi
frutti nel 1892 tornando dalla visita alle case di Sicilia, quando
già funzionava un istituto salesiano anche a Loreto con un buon
Oratorio festivo.
Quante istanze anche dal Servo di Dio Bartolo Longo a Don
Rua per f invio di salesiani presso un altro santuario mariano, a
Pompei, a curare I'educazione dei figli dei carcerati!... La Provvi-
denza condusse Ie pratiche per altre vie, ed altri ottimi religiosi
se ne occupano, accanto agli altri istituti, con tanto successo
(146).
VI Capitolo Generale - IV Centenario Colombiano
Tra un viaggio e l'alro Don Rua riusciva non solo a seguire
le pratiche di ordinaria amministazione, come si dice, e a dare il
via man mano all'apertura delle nuove case, ma a curare fino ai
particolari gli eventi straordinari.
Il 1892 ne segnava due: la celebrazione del VI Capitolo Ge-
nerale della Società Salesiana ed il IV Centenario della scoperta
766

17.9 Page 169

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dell'America che Genova si disponeva a commemorare come si
meritava, con la partecipazione entusiasta delle organizzaziooi cat'
toliche. Don Rua aveva per tempo incoraggiato e caldeggiato an-
che un'originale e degna partecipazione delle Missioni salesiane.
Indisse il VI Capitolo Generale, il primo dopo la morte di
Don Bosco, a Valsalice pel 29 agosto, con circolare del 9 marzo
1892, preponendovi a << regolatore >> Don Francesco Cerruti.
Volle che vi partecipassero, come per l'addietro, anche i diret-
tori delle case succursali, rimettendo al Capitolo stesso le variazio-
ni per l'avvenire, che l'aumento delle case regolari, duplicate ra
il 1886 ed il 1892, facevano sentire necessarie.
Don Rua l'aperse documentando la speciale assistenza di Don
Bosco il quale nel dicembre del 1887 aveva detto ad alcuni Coo-
pcheéra, taonrdi:an-do
Pregate perché io possa {ate
in Paradiso, porò fare per i
una
miei
buona
figli e
morte per-
per i pove-
ri giovani molto di più che non possa fare qui in terra.
Anche il numero dei confratelli era più che duplicato in quel
sessennio. Per Ie elezioni dei superiori il cui mandato spirava, i
capitolari presero sul serio le raccomandazioni del Rettor Maggio-
re, di scegliere con senso di responsabilità superando qualsiasi
simpatia umana, e quelle aggiunte da Mons. Cagliero di valutare
quelli che avevano raccolto più da vicino Io spirito del fondatore.
Venne infatti eletto direttore spirituale Don Paolo Albera e tielet-
ti tutti gli altri.
Tra i primi atti va ricordata la stesura ela frrma di una suppli-
ca collettiva all'Arcivescovo di Torino per l'assunzione della Cau-
sa di beatificazione e canonizzazione di Don Bosco.
Il primo postulatore, Don Giovanni Bonetti, allota direttore
spirituale della Congregazione e direttore generale dell'Istituto
delle Figlie di Maria Ausiliatrice, aveva condotto le prime prati-
che così bene che il tribunale costituito dal Card. Alimonda, tra
il 23 luglio 1890 ed i primi di gennaio del 189t, aveva interroga-
to 32 testi e 1J contesti.
Il nuovo Arcivescovo Mons. Davide dei Conti Riccardi, col
concorde consenso dei Vescovi delle province ecclesiastiche di To-
rino e di Vercelli, accolse la supplica con tanta benevolenza che
in cinque anni il processo poté far la sua strada in sede diocesana
raccogliendo le deposizioni in 22 volumi con un complessivo di
167

17.10 Page 170

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5178 pagine dopo 562 sedute di tribunale. Lo stesso Prefetto
Generale, cui Don Rua aveva afrdato la postulazione, Don Dome-
nico Belmonte, continuò la missione di Don Bonetti con la più
afiettuosa dlligenza. Ad ogni seduta generale del Capitolo Don
Rua premetteva la confidenza di ricordi inediti lasciati da Don Bo-
sco nel 1884 (I47).
Caldeggiando la preferenza dell'uso della lingua latina anche
nelle preghiere domestiche di comunità, fece un'osservazione che
potrebbe essere molto valvtata ai nostri tempi: << Come i despoti
mirano ad abolire Ia lingua propria di un popolo per ridurlo in
servitù, così i nenzici della lede cattolica uorrebbero abolire il lati-
no per ro?npere l'unità della Chiesa. Perciò è da insistere nell'ope-
ra nosffa anche contrastando con la consuetudine di certi paesi, e
facendo che si comprenda, quanto è possibile, il latino usato nella
liturgia de1la Chiesa Romana... >>.
Pute importantissime sono le esortazioni per la cura delle vo-
cazioni tratte dalle conferenze di Don Bosco ed ora pubblicate
nelle << Memorie Biografiche >> e raccolte in parte dallo scrivente
nel volume « Alle fonti della vita salesiana >>.
Evidentissima è la parte di Don Rua nel sesto schema, che
trattò dell'applicazione dell'Enciclica << Reruru nouarunx r> nella
formazione dei giovani degli Oratori e delle Scuole Priofessionali.
Giova forse ricordarne: a) Le norme principali per premunire i
giovani artigiani contro gli errori moderni: far loro di quando in
quando conferenze di indhizzo sociale sopra il capitale, il lavoro,
la mercede, il riposo festivo, gli scioperi, il risparmio, la proprie-
tà, ecc. evitando sempre le suscettibilità politiche; spargere fra gli
opetai periodici e pubblicazioni di buono spirito che trattino simi-
li argomenti. D) Nelle premiazioni, dar la preferenza a libretti del-
le pubbliche Casse di risparmio. c) Nelle città ove esistono Socie-
Operaie Cattoliche, accompagnarvi personalmente o con buone
commendatizie i giovani artigiani uscenti dalle case salesiane e i
più adulti degli Oratorii. d) Dove tali Società non esistono, vede-
re di impiantarle, col beneplacito dell'autorità ecclesiastica e, oc-
correndo, fondarle negli stessi Oratori secondo la prassi seguita
da Don Bosco nei primi tempi. e) Favorire e ai:utare, per quanto
1o comportano le Costituzioni salesiane, tutte le Associazioni Cat-
toliche costituite col beneplacito dell'Ordinario e indirizzatvi il
168

18 Pages 171-180

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18.1 Page 171

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maggior numero possibile di cattolici. Buona preparazione all'av-
viamento dovrebbe ofirire la compagnia di San Giuseppe allora
fiorente in tutte le case fta atigian|
Ricordato lo slogan di Don Bosco << Meglio ciabattino che pre-
te da quattrino >>, per impedire l'inffusione nello stato ecclesiasti-
co di aspiranti con fini non retti, Don Rua, il 3 settembre, toccò un
altro tasto molto delicato: << Dobbiamo ingtaziare il Signore che
continuò a benedire la nostra Congregazione non lasciandola mai
incagliare, tanto da potersi dire che siamo nihil babentes et om-
nia possidenlei e non ci manca nulla. Con tutto ciò è necessario
tenerci umili e di fronte alle altre Congregazioni riguardarci per
ultimi. Non censurarle mai. Anzi essere loro riconoscenti, che tut-
te in qualche modo abbiano concorso a darci aiuto dappertutto,
in Europa e in America... >>. Concluse raccomandando pure di pro-
muovere la « Pia Unione dei Cooperatori Salesiani ,>, far conoscere
e difiondere le « Letture Cattoliche >> e la << Pia Opera del Sacro
Cuore »>.
Con la rclazione ufficiale e I'esito delle elezioni, egli comunicò
poi a tutta 7a congtegazione le altre nomine: Don Marenco a di-
rettore generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, come suo vica-
rio; Don Tamietti ad Ispettore per la Liguria; Don Bologna per
la Francia; Don Rinaldi per la Spagna; Mons. Fagnano per le ca-
se sul versante dell'Oceano Pacifico.
I frutti più immediati furono: il riordinamento degli studi teo-
logici; il << Manuale di pietà >>; il regolamento dei noviziati e de-
gli studentati; norme chiare ai provveditori ispettoriali e ai capi
ufici dei laboratori nelle Scuole Professionali.
Mentre i Capitolari tenevano il Capitolo Generale, i Missiona-
ri preparavano la loro partecipazione all'Esposizione celebrativa
del IV Centenario della scoperta dell'America, a Genova. Il comi-
tato genovese, presieduto dall'attivo e intelligente apostolo del-
l'A. C. Luigi Corsanego Merli, aveva accolto con entusiasmo f i-
dea di Don Beauvoir di allestire un villaggio fueghino e di offrire
ai visitatori il funzionamento normale conducendo dall'Isola
Dawson un'intera {amiglia di autentici Fueghini. Sicché Don Beau-
voir si mise in viaggio per l'Italia con una famiglia formata dal
padre, dalla madre, un bimbo sui cinque anni e una bimba lattan-
te, più due vispi ragazzetti di altra famiglia, una Ona e l'altro
169

18.2 Page 172

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Alacalufe. La madre, purtroppo, non riuscì a sostenere i disagi
del viaggio e la diversità del clima: motì a Montevideo affidando
a persona caritatevole Ia sua ultima creaturina. Ma ai quattro
Mons. Cagliero poté poi associare tte indigeni della Patagonia, un
giovane sui diciassette anni condotto da lui stesso e due giovinet-
te condotte dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Tutti insieme riuscirono a far funzionare il villaggio fueghino
costruito con fedelissima imitazione sotto la direzione di Don
Beauvoir.
Il pittoresco aggregato di capanne fatte con rami di albero e
coperte di cannucce o di pelli, specchiantesi in un laghetto popola-
to di pesci che si prestava agli Indi per la pesca, attrasse i visita-
tori fin dal pdmo giorno dell'inaugurazione, 2l agosto 1892. Il
Presidente del Comitato nel suo discorso inaugurale sventò in pre-
cedenza maligne interpretazioni rivolgendo agli indigeni queste pa-
role, dirette più agli altri che a loro: « Non vi chiamammo perché
foste spettacolo a vane curiosità. Questo mercato sarebbe stato
indegno di noi e di voi. Ma volemmo che qui veniste per rendere
viva testimonianza di quell'opera grandemente cristiana e civilizza-
ffice che l'immortale Colombo inaugurò e per f ininterrotto corso
di quattro secoli la Chiesa cattolica prosegue nelle regioni da lui
scoperte. Enffate quindi con animo tranquillo nelle capanne che
vi abbiamo preparato » (148).
Don Beauvoir celebrò senz'altro la Santa Messa nella capanr'a
che fungeva da cappella mentre un'indigeno Ia serviva ed una suo-
ra traeva dall'armonio soavi melodie.
Gli indigeni iniziarono quindi la loto giornata e il missionario
{aceva da cicerone. Il Re Umberto I volle fermarsi a parlare con
gli Indi e se ne partì, come le alfe autorità, altamente ammirato.
Nei vari locali della mostra i missionari esposero oltre un centi-
naio di oggetti inviati dalla Patagonia, dalla Tema del Fuoco, dal
Paraguay, dal Brasile e dall'Equatore, che furono poi passati al
Seminario delle Missioni Estere di Valsalice in Torino per un pre-
zioso museo periodicamente arricchito di altro materiale utilissi-
mo agli studenti del Liceo e delle Scuole Normali (Magistrali).
fn novembre gli indigeni furono condotti a Roma dai Missio-
nari e presentati con loro da Mons. Cagliero a Leone XIII, il
quale strabiliò all'udire il giovane patagone leggergli in buon ita-
170

18.3 Page 173

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Iiano un indirizzo di omaggio a nome di tutti. Prese poi dalle
mani del lettore il foglio per conservarlo fra i ticordi del suo Giu-
bileo e rivolse a tutti cordiali parole di commossa gratitudine be-
nedicendoli. Tratto infine a il piccolo, cinquenne, se lo srinse
aflettuosamente al cuore e posandogli la mano sul capo, esclamò:
<< Oh, questo sarà poi il più grande cattolico dei Fueghini! ».
Il padre, catecumeno, completò nel frattempo la sua istruzio-
ne religiosa conversando con Don Beauvoir e venne battezzato a
Torino nel santuario di Maria Ausiliatrice dall'Arcivescovo Mons.
Riccardi, prima di riprendere il viaggio di ritorno in Argentina.
Fu una delle maggiori consolazioni di Don Rua, il quale ebbe
modo di intrattenersi coi missionari e cogli indigeni a più riprese
e di trarne pei salesiani calde esortazioni all'apostolato missiona-
rio (149).
In Terrasanta
Di questi anni è il dono di tre case in Terrasanta e di vari
confratelli di una nascente Congregazione da parte dello stesso
fondatore, il can. Antonio Belloni. Questi nel 1859 aveva ottenu-
to dal vescovo di Albenga di lasciare la sua diocesi originaria per
andare in Palestina e mettersi a disposizione del Patiarcato lati-
no di Gerusalemme per la cura degli orfani abbandonati.
Vocazione di eccezione: da professore di Sacra Scrittura e di-
rettore spirituale in seminario, chiamato a darc tutto stesso
alla cura della gioventù più bisognosa nella terra di Gesr)!
Ad assicurare la continuità di una missione così provvidenzia-
le, nel L874 aveva fondato una nuova congregazione teligiosa col
titolo di « Fratelli della Sacta Famiglia »> e l'anno dopo, 1875,
aveva chiesto aiuto a Don Bosco. Aveva rinnovato la domanda
nel 1887; ma Don Bosco, non avendo personale sufficiente per gli
impegni nelle missioni di America , ave\\^ dovuto limitarsi a {atgli
tispondere: << Ora no; dopo » (150).
Don Rua, al corente di tutto, aveva risposto sì fin dal 1890,
quando il canonico aveva profierto anche la sua Congregazione di-
sposta ad annettersi alla Società Salesiana, risolvendo la questione
più ardua del personale. Egli alloru aveva in buona efficienza il
suo primo Orfanotrofio a Betlemme, aveva aperto una Scuola A-
171.

18.4 Page 174

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gt^ria a Beitgemal, e in funzione un aspirantato con noviziato a
Cremisan. Stava ultimando una chiesa dedicata al Sacro Cuore di
Gesù accanto all'Orfanotrofio. Venne in Europa nel 1891 per rac-
cogliere ofierte e sostò a Torino concludendo direttamente con
Don Rua il piano di accordo. E Don Rua inviò Don Giulio Barbe-
ris come visitatore in Terrasanta con due sacerdoti Don Usco e
Don Corradini a disposizione di Don Bel1oni. Seguirono in otto-
bre quattro chierici tra cui Giacomo Mezzacasa, che lasciò poi tan-
ta fama di come professore di Sacra Scrittura negli studentati
salesiani, e in dicembre Don Yaruia con sei chierici, tra cui Gatti,
Puddu e Rosin, e nove Coadiutori.
Il canonico cedette a Don Rua per mezzo del visitatore 1a pro-
prietà delle tre case con appezzamenti di terreno a Nazareth e a
Madaba nella Transgiordania.
Col loro superiore Don Belloni chiesero subito di far parte
della Società Salesiana vari Fratelli della Sacra Famiglia, fra cui
Don Piperni, Don Bergeretti, Don Josephidi e Don Vercanteren.
Ma non tardarono a sorgere contestazioni al Patriarcato. Don
Rua ritenne opportuno mandare un secondo visitatore a comporre
le vertenze e a intendersi bene con tutti. Il nuovo visitatore Don
Celestino Durando condusse con tatto la sua missione, sicché nel
1891 Don Giovanni Marenco, terzo visitatore, al termine degli
esercizi spirituali, poté accogliere, a nome di Don Rua, la profes-
sione perpetua del fondatore. Questi nel L902 ottenne ben merita-
to riposo dalle responsabilità di direzione e consigliò a Don Rua
di erigere una regolare ispettoria preponendovi Don Luigi Nai.
I Fratelli della Sacra Famiglia che preferirono essere liberi fu-
rono aggregati al Patriarcato. E Don Rua, soddisfatto della siste-
mazione, fece nel 1895 il suo primo pellegrinaggio in Terrasanta
accompagnato da Don Paolo Albera e da un insigne Cooperatore
francese, il marchese di Villeneuve-Trans. Festose accoglienze gli
dissero non solo la buona armonia in cui vivevano i Fratelli asso-
ciatisi ai salesiani, ma anche la gioia degli alunni e la soddisfazio-
ne delle autorità religiose e civili, cominciando dal Pariarca. I1
Console d'Italia lo accompagnò nella visita al Calvario e al Santo
Sepolcro.
In ogni casa egli parlò ed ascoltò confratelli e giovani, infervo-
randoli con spirituali conferenze in cui battezzò << Casa della Fe-
172

18.5 Page 175

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de >> l'Orfanotrofio di Betlemme, << Casa della Speranza »> quella
di formazione di Cremisan, << Casa della Carità »> la Scuola Agra-
ria di Beitgemal dove poi fiorì la santità del Servo di Dio coadiu-
tore Simone Srugi. Da Nazareth salì al monte Carmelo a celebra-
re nella chiesa dell'Annunciazione; conchiuse la sua visita-pellegri-
naggio con la festa c{i San Giuseppe tra gli orfanelli di Betlemme.
Tornò commosso ed edificato specialmente dalla pietà e dallo
spirito religioso di Don Belloni che aveva rinunziato anche alla
sua dignità di canonico e curava con amore la formazione religio-
sa e scientifica dei giovani chierici a cui procurava buoni professo-
ri di lingua aruba, di filosofia e delle altre scienze seguendoli dili
gentemente nell'applicazione allo studio e nel progresso spirituale.
A Torino trovò confratelli e giovani esultanti per la nomina
del terzo Vescovo salesiano, Mons. Giacomo Costamagna, eletto
titolare di Colonia degli Armeni e Vicario Apostolico di Mendez
y Gualaquiza nell'Ecuador, mentre fervevano i preparativi del 1"
Congresso dei Cooperatori salesiani fissato a Bologna pel 23
aprile.
Il pellegrinaggio in Terrasanta coronava la seconda serie di
viaggi che Don Rua aveva fatto in Europa negli anni precedenti.
Era nel suo programma l'assicurarsi personalmente dell'andamen-
to delle case il più spesso possibile, tenere i più stretti legami coi
confratelli, facilitare con la maggior frequenzal'apertura dei cuori
e mettersi a disposizione dei singoli per colloqui e direzione spiri-
tuale. Teneva così in mano, come si suol dire, il polso delle case
e dei soci; la felicissima memoria di cui disponeva gli consentiva
riconoscimento e ricordi carissimi anche a distanza di anni.
Fu ben definito << commesso viaggiatore del buon Dio » ed è
certo fra i superiori generali che più abbiano viaggiato, quando
non c'erano auto aetei, cominciavano appena a funzionare i
tronchi ferroviari pet I'allacciamento con le grandi linee nazionali
emmdooildnootepdruniraeozciuocnnuaaplaiv.roe<l<tauYtiipalmegrgeinsaetvema piclroetne-mi mpeoez,vzpiairgpeggiaanneddcooo,ntolreomgvigcaievna-dsoe,nmostbpiarrei--
gando posta, trattando interessi spirituali o materiali, scolastici o
professionali, di problemi personali, locali o generali della Chiesa,
della società, dei singoli ambienti con superiori, confratelli e
competenti con cui aveva la sorte di viaggiare o che appositamen-
173

18.6 Page 176

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te invitava per tratti ad accompagnarlo da un luogo all'altro. Nel-
le fermate non visitava ordinariamente né monumenti, curiosi-
tà, ma Cooperatori, benefattori, autorità, personalità verso cui
sentisse dei doveri.
Nelle case si fermava quanto occorreva per rendersi conto di
tutto ed ascoltare quanti gli volessero parlare; non un'ora di più.
Tra il 1891 e1l'95, olme i viaggi in Italia, ne riprese in Fran-
cia, Belgio, Inghilterra, sostando in particolare a Londra, Liegi,
Tournai, Montpellier, Nizàs, Courcelles, Tolone... (151).
A Londra si era recato con Mons. Cagliero per la consacrazio-
ne della chiesa parrocchiale il 14 ottobre 189i. Vi aveva celebra-
to la prima Messa dopo 7a finzione compiuta dal vescovo missio-
nario, fermandosi per tutto l'ottavario, assistendo al pontificale
del vescovo londinese Butt ed alla conferenza ai Coopetatori tenu-
ta dal Rettore del seminario dottor Bourne, che divenne poi arci-
vescovo di §Testminster e Cardinale e non dimenticò mai un pe-
riodo del suo chiericato passato alla scuola di Don Bosco. La par-
rocchia dedicata al Sacro Cuore contava poco più di duemila cat-
tolici fra 20.000 protestanti; ma già 140 dei loro figliuoli frequen-
tavano la scuola salesiana ed anche i loro genitori partecipavano
alle feste rendendo omaggio a Don Rua.
Nel ritorno sostò ad ossequiare Cooperatori a Namur e Bru-
xelles, e due giorni a Liegi dove si stava cosrruendo la chiesa di
Maria Ausiliarice accanto alf istituto salesiano, impegnandosi a
partecipare alla consacrazione che tenne l'anno seguente, il 16 lu-
glio 1894 il vescovo Mons. Doutreloux.
Sostò in Francia; a Montpellier 1o confortarono esperimenri
di scuola agraria che diedero buoni frutti, lo delusero invece arbi-
rarie applicazioni del sistema educativo che faceva stare a disagio
salesiani e suore a Nizàs e a Courcelles donde si dovettero richia-
mare nel 1898 (152).
Il I Congresso dei Cooperatori e il VII Capitolo Generale
Il 1" Congresso dei Cooperatori Salesiani, denominato ufficial-
mente <( Congresso Salesiano »> perché si sarebbe più propriamen-
te occupato di tutto l'apostolato salesiano, indugiando sui proble-
174

18.7 Page 177

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mi più urgenti del servizio universale della Chiesa, assurse ad
<< avvenimento »> ed ebbe tale risonanza internazionale anche pel
futuro che ci si volle vedere in esso avverata una profezia di Don
Bosco. Questi aveva infatti predetto, al termine del racconto del
famoso sogno del 1881: « Ho potuto anche rilevare che ci sono
imminenti molte spine, molte fatiche, cui tetranno dietro grandi
consolazioni. Circa il 1890 gran timore; circa il 1895 gran trion-
fo >>. Quanta trepidazione chca la prima data allo scoppio della
persecuzione contro i religiosi in Francia!... Dall'entusiasmo con
cui fu accolta fin dall'inizio la proposta del Congresso c'era a be-
ne sperare dell'avvenire (153).
Don Rua conosceva bene le vere intenzioni di Don Bosco nel-
I'organizzare la Pia Unione dei Cooperatori e l'espresse anche più
tardi nel documentarla al processo dibeatlfrcazione del fondatore:
<< Don Bosco... intendeva non solo legare a come terziari colo-
ro che collaboravano alle opere salesiane, ma farne un'associazio-
ne da mettere a servizio dei vescovi per le cure pastorali special-
mente dei giovani poveri ed abbandonati delle loro diocesi »
(t54).
Aveva quindi accolto al volo fin dal 1894 la proposta del
Card. Svampa, arcivescovo di Bologna che, venuto a Torino pel
Congresso Eucaristico Diocesano, gli aveva prospettato la conve-
nienza di radunare non più solo alcuni Cooperatori in centri deter-
minati, ma di indire un convegno internazionale nella sua città,
mettendosi egli per primo a disposizione per tutto quello che a-
vesse potuto giovare alla riuscita.
Ne aveva afiidato L'organizzazione al primo Segretario genera-
le dei Cooperatori, Don Stefano Trione, che fu l'anima del movi-
mento per quasi cinquant'anni e che aveva doti ammirabili per
simili iniziative. Questi seppe abilmente impegnare salesiani di va-
lore a Torino e a Bologna con distinti oratori il cui nome bastava
a cattivare adesioni e concorso.
Mentre Don Rua attendeva ai suoi viaggi, Don Trione, elabo-
rato il programma fino ai particolari, aveva lanciato l'idea dell'ar-
civescovo con un discorso a vasta risonatza nel tempio bolognese
di San Domenico illusmando il tema: << Don Bosco e la giouentù
del secolo XIX ». Aveva costituito un Comitato promotore solto
la presidenz a onoraria del Cardinale e quella efiettiva di Don
175

18.8 Page 178

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Rua. Aveva afr.ancato on Sottocomitato di Cooperatrici e suddivi
so il lavoro fra sei Commissioni pei servizi liturgici, accademici,
logistici, ecc.
Potevano partecipare al Congresso: i Cooperatori Salesiani
che comprovassero tale qualifica, tutti i salesiani, tutti i sacerdoti,
le persone raccomandate da un superiore salesiano o da un diret-
tore diocesano della Pia Unione, gli appartenenti ad associazioni
cattoliche debitamente accreditate dalle rispettive Curie diocesa-
ne. Come si vede, congresso a largo respiro. AIlo statuto genera-
le, negli inviti era allegato il regolamento interno che disciplinava
le norme di ammissione, I'orario ed il programma. Un apposito
concorso era stato bandito per la composizione e la musica dell'in-
no ufficiale, che fu vinto dal M. Oreste Liviabella, della Cappella
del Duomo di Macerata, e venne ristampato nel 1972 pel giubi
leo d'oro sacerdotale del figlio Don Leone missionario in Giap-
pone. La prima strofa c^ntava
« Dall'orto all'occaso - più viva del lampo
Rifulge, o Don Bosco - tua santa bandiera.
L'impresa vi splende - Azione e Preghiera (Lavoro e Preghiera)
Che il Dito del Sommo Pastore segnò... ». (156).
Accrebbe l'entusiasmo dei bolognesi il passaggio a Bologna
dei giovani cantori della corale dell'Oratorio di Torino invitati a
Loreto per le feste del VI Centenario delTa traslazione della Santa
Casa, i quali sotto la direzione del M". Giuseppe Dogliani resero
omaggio al Cardinale Arcivescovo con varie esecuzioni nell'aula
magna del seminario, mentre i Cooperatori gli ofirivano un bel
ritratto di Don Bosco.
Vi parteciparono gli Em.mi Cardinali: Ferari di Milano, Ga-
leati di Ravenna, Mauri di Ferrara, Svampa di Bologna, con oltre
una ventina di Arcivescovi e Vescovi, personalità del clero e del
laicato cattolico dall'Italia e dall'estero.
condo la << Scuola Cattolica » di Milano
te, magro, macilento, stecchito, dimesso
Don Rua
e- d
come
umile,
uapnppaorvveer-o
se-
pre-
ma con il volto
raggiaflte, il sorriso bonario... Eppure, suscitò un fragoroso ap-
plauso e tutti si levarono in piedi presi da intensa commozioni.
Le sue parole di omaggio e di ingraziamento, i suoi preziosi in-
terventi sono largamente riportati dalle cronache del tempo, dal
Bollettino Salesiano e dagli Atti del Congresso.
176

18.9 Page 179

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Il Santo Padre inviò la Benedizione Apostolica con apposito
<< Breve )> e copie della sua Lettera Apostolica agli Inglesi che cet-
cavano il Regno di Dio nella Unità della Fede (Araantissimae tto-
luntatis, 14 aprile 1895) da distribuire ai Vescovi presenti. De-
gne di rilievo anche le rappresentanze ele adesioni di altri 8 Car-
dinali, 17 Arcivescovi, 80 Vescovi dall'Italia; dall'estero, i Cardi-
nali di Parigi, Malines, Siviglia, l'Arcivescovo di Chambery, 18 al-
tri Vescovi dall'Europa e 6 dall'America; numerose associazioni
cattoliche ed oltre duemila personalità, da varie parti del mondo.
L'eco durò a lungo. Il primo Congresso diede poi f impronta
organizzativa ai successivi in Italia e fuori.
Don Rua ne fece pervenire relazione dettagliata in latino al
Santo Padre; poi con apposita circolare ai salesiani; quindi per
mezzo del Bollettino a tutti i Cooperatori. Ritornò in seguito più
volte sulle deliberazioni votate nelle assemblee generali, riguardan-
ti: il sistema educativo di Don Bosco, gli Oratori e la catechési,
le Scuole di Religione, le scuole primarie e secondarie, collegi ed
ospizi, I'educazione delle fanciulle, l'educazione degli apprendisti
operai, le colonie agricole o, meglio, scuole agrarie salesiane, la
cura degli Emigrati, la stampa popolare, le edizioni scolastiche,
l'organizzazione dei Cooperatori... (157).
Abbiamo dovuto sorvolare su altre fondazioni avvenute nel
frattempo; ma il successo del Congresso di Bologna si dovette
anche alla difiusione dell'opera salesiana in tante parti del mondo
dove aveva già riscosso grandi simpatie.
E conviene che riprendiamo il filo per averne un'idea. La Con-
gregazione era ormai fino in Africa. Dal 1883 I'arcivescovo di Car-
tagine Card. Lavigerie aveva chiesto a Don Bosco i salesiani per la
Tunisia. Ma inutilmente, per 7a scarsezza di personale. Don Rua,
pur avendo le migliori disposizioni verso il grande apostolo del
nord-Africa, si sentì in dovere di dare precedenza all'Algeria per
proposte più concrete ad Orano. Quando se ne scusò con l'arcive-
scovo, n'ebbe una garbata ma accorata risposta: << Son rimasto, ve
1o confesso, molto sorpreso al vedere come due santi quali Don Bo-
sco e Don Rua abbiano potuto mancare verso di me a parole pubbli-
camente date per la {ondazione di una loto casa in Tunisia e che
Vostra Paternità mi annunci oggi con tanta calma e serenità la
fondazione di una tal casa nella diocesi di Orànl Io posso ben
177

18.10 Page 180

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perdonare i torti, e debbo farlo perché Nostro Signore ce ne ha
lasciato I'esempio ed il precetto; ma il ingraziare o felicitare gli
autori è cosa che supera la mia virtù, certo tfoppo debole... ».
Chiarita però la ragione, afirettò subito, da parte sua, proposte
più pratiche; Don Rua non attendeva altro per andargli incontro.
Disgtaziatamente Ia morte immatura privò il Cardinale di questa
consolazione.
Ma la precedenza all'Algeria non nocque all'espansione dell'o-
pera salesiana anche in Tunisia. Da Orano, Don Bellamy, uno dei
migliori salesiani francesi, con altri validi confratelli, tra cui il ch.
Béissière che ne pubblicò ampia documentazione pel giubileo d'o-
ro (1891-1941), impressero tale spirito che nel 1894 fiorivano già
in casa tre buone vocazioni, tra cui quella di Don Antonio Cande-
la che giunse al Capitolo Superiore della Congregazione come Di-
rettore genetale delle Scuole Professionali Salesiane. Seguì I'aper-
tura de l'Oratorio << Gesù Adolescente » ad Eckmùhl dove si poté
fissare il noviziato e poi 1o studentato filosofico e teologico.
Ai salesiani tennero dietro 1e Figlie di Maria Ausiliatrice, chia-
mate a fondare un educandato a La Manuba ove i salesiani assu-
mevano la parrocchia; poi i salesiani assunsero l'Orfanotrofio A-
gricolo Perret a La Marsa e le suore protesero il loro apostolato
a Mets-el-Kebir e a Eckmùhl; nel 1896 finalmente a Tunisi.
Per L'Egitto erano state fatte richieste di salesiani a Don Bo-
sco, prima ancora che fosse canonicamente istituita la Società Sale-
siana, da Mons. Comboni, il quale abbisognava di capi d'arte per
le sue scuole professionali al Cairo. Più tardi, da Delegati e Vica-
ri Apostolici, da Propaganda Fide e dallo stesso Governo italiano
preoccupato dell'assistenza agli emigrati italiani di cui circa 30.000
si ttovavano nella regione di Alessandria.
Ma solo l'intervento intelligente del valente egittologo prof.
Ernesto Schiapparelli riuscì ad avviare pratiche concrete con Don
Rua che nel 1895 incaricò Don Belloni di far le prime mosse. Le
conclusioni le stipulò poi Don Bertello, Ispetrore delle case di
Sicilia, con l'apertura della Scuola Professionale in Alessandria
d'Egitto nel 1896.
Altri salesiani furono contemporaneamente inviati a Città del
Capo, dove purtroppo si trovarono in estremo disagio: due caset-
te del vescovo in periferia capaci di una quindicina di rugazzi,
178

19 Pages 181-190

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19.1 Page 181

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senza un letto, un tavolo, una sedia e col divieto di chiedere la
carità in pubblico. Don Rua li esortò a pazientare e confidare nel-
la Provvidenza, accontentandosi intanto della carità spicciola di
qualche anima buona. Succeduto il Coadiutore al Vicario Apostoli-
co, le cose migliorarono. I salesiani vi poterono allestire scuole
professionali e sostenerne l'efficienza e il prestigio anche durante
Ia guerra anglo-boera, poi svilupparsi rapidamente.
Nel frattempo in Europa straordinarie facrlitazioni del gover-
no spagnuolo alle associazioni che prestassero insegnamento gra-
tuito o si prendessero a cuore le Missioni di oltremare, consentiro-
no a Don Rua di aprire case nella Spagna, a Gerona, Santander,
Siviglia, Malaga e Vigo, tra il 1891 ed il 1894, grazie al concorso
di insigni benefattoti e vescovi preoccupati di tanta gioventù che
cresceva pericolosamente nell'abbandono e nel vagabondaggio.
Nel 1894 aveva inoltre inviato Don Rinaldi in Portogallo a
vagliare personalmente inviti e proposte che urgevano dai tempi
di Don Bosco in varie città specialmente per scuole professionali.
Nell'ottobre riuscì ad inviare i primi salesiani a Braga, altri nel
L896 a Lisbona, raccogliendo presto frutti anche di buone voca-
zioni che imposero la costituzione di un apposito noviziato.
Fin dal 1877 Don Rua era stato mandato in Svizzera da Don
Bosco per esaminare sul posto l'accettazione di un istituto salesia-
no nel Canton Ticino. Nonostante le dificoltà di interferenze lai-
che e politiche, egli era tornato con una chiara idea dei bisogni e
delle convenienze, sicché propendeva a qualunque sacrificio pur
di aiutare la Chiesa locale nella educazione della gioventù. Non 1o
sgomentavano né l'esigenza di rinuncia all'abito talarc, grettezze
udfinenattnvozeiaraoiriesp.uaps<<esCroioedrriteadlmlaeel CnCtoeanpgnirtoeoigloaczi-igoenemtt.iaoDmlto'oaliitnnrraiucpnaatlorat;ebimrninaotiosaa-rvàreqmauveoesvt1oaà
delle vocazioni; personale laico ne ffoveremo facilmente, e in tut-
ti i casi, per un bisogno così pressante poffemo anche mandar
chierici vestiti da secolari sino al tempo delle Ordinazioni. 11 ve-
stito non impedisce che studino teologia e facciano le loro prati
che di pietà secondo la regola ».
Mene di partito avevano tuttavia impedito \\a rcalizzazione di
qualcosa di positivo fino al 1889, quando Don Rua mandò un
buon salesiano ad avviare un modesto Oratorio festivo nella par-
179

19.2 Page 182

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rocchia di Mendrisio, cattivandosi la stima delle opposte correnti
frno a potervi assumere anche la cura del convitto comunale.
fn una sua visita nel 1891 Don Rua aveva potuto ottenere
maggiori concessioni.
Ma, mutaro il governo nel 1893, i salesiani dovettero trasferir-
si a Balerna ftasformando in collegio la villa vescovile concessa
da Mons. Molo. Vi rimasero otto anni; poi, abbisognando della
villa il nuovo vescovo, piantarono tende più sicure a Maroggia.
Intanto mandavano pure innanzi il collegio pontificio di Ascona
di cui Don Rua aveva accettato la direzione, mentre andava incon-
tro alla Società dei Maestri Cattolici che nella Svizzeta tedesca
chiedevano i salesiani per una Scuola di Agraria e di Arti e Me-
strieri a Muri nel Cantone di Argovia. Per dimostrare la buona
volontà di collaboruzione i cari maestri si erano ascritti in corpo
alla Pia Unione dei Cooperatori.
Don Rua vi mandò come primo direttore Don Eugenio Méder-
let, che fu poi arcivescovo di Madras. Un confratello puro sangue
torinese, Don Augusto Amossi, fu specialmente incaricato dell,as-
sistenza spirituale agli emigrati italiani ed ogni sabato si recava
da Muri a Zuigo a loro disposizione anche per le necessità di
lavoro, finché nel 1898 un altro salesiano che abbiamo già incon-
trato in Spagna, Don Giovanni Branda, non vi poté fissare resi-
denza ordinaria prendendo la direzione di una vera Missione Cat-
tolica ltaliana.
Oratori e Scuole Professionali erano le più desiderate anche
in ltalia. Ma affluivano pure insistenze a Torino per l,apertura o
1'assunzione di scuole classiche dove avevano per l,addietro inse-
gnato con generale soddisfazione religiosi specializzati che erano
stati allontanati tra le vicende della tnificazione. Urgevano poi do-
mande per case che curassero la fioritura di buone vocazioni per
aiutare i vescovi a rimettere in efficienza i seminari bisognosi e
provvedere alle necessità delle loro diocesi.
Quando appariva 7a speranza di vocazioni Don Rua inclinava
senz'altro a dare la precedenza. Così fu per l'Oratorio di Savona.
Alcuni salesiani cominciarono ad avviarlo recandosi settimanal-
mente da Sampierdarena ogni sabato sera fino alla domenica
sera. Sistematovi poi alla meglio il direttore col personale indi
180

19.3 Page 183

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spensabile e ingrandito l'ambiente dal benefico concorso di ottimi
Cooperatori, l'Oratorio diede molte preziose vocazioni.
A Novara nel 1893 Don Giovanni Battista Ferrando cominciò
pure modestamente con l'Oratorio andando incontro ai desideri
del vescovo Mons. Riccardi, poi a quelli di Mons. Pulciano che
seppe ottener larga beneficienza per l'affiancamento di un grande
istituto in miglior posizione, non solo con la sua parola ma con
l'esempio della sua generosità. Intervenne in seguito la munificen-
za della signora Agostina Pisani che lasciò Don Rua erede univer-
sale dei suoi beni con l'onere di edificarvi il complesso classico-
professionale ad imitazione della casa-madre di Torino, e 1o svilup-
po dell'opera completa procedette rapidamente.
Con pena, ma per fedeltà ad ammonimenti di Don Bosco,
Don Rua non permise di assumere 7a tipografia vescovile che
stampava il settimanale cattolico, mentre era costretto a ichiama-
re da Lilla (Francia) il direttore della casa che ingenuamente si
era addossato la stampa del periodico « Progrès » mettendosi in
dificoltà politiche.
La stessa ragione aveva consigliato i Superiori a dissuadere
Don Rua dall'accettare la tipografia de << L'Osservatore Cattoli
co »> di Milano profferta con insistenza dal benemerito direttore
Don Davide Albertario, affezionatissimo Cooperatore salesiano.
Nove anni di suppliche di una fervente Cooperatrice decisero
finalmente Don Rua a mandarc i salesiani a Trecate per curare la
gioventù con l'Oratorio e le vocazioni tardive con 1'Opera dei Fi-
gli di Maria. Ne fiorirono parecchie a conforto del seminario, vi-
vente ancora Ia benefattrice; ma perché non sembrasse far concor-
renza agli altri seminari minori della diocesi, dopo alcuni anni
Don Rua ritirò i salesiani, lasciandone la missione al parroco il
quale n'ebbe tutte le cure finché poté afidare l'opera ad alri reli-
giosi che Ia continuano egregiamente. Porta tuttora il titolo di se-
minario oltreché di Oratorio, vi si coltiva la divozione a Maria
Ausiliatrice, vi si curano le vocazioni e rende un magnifico servi-
zio alTa parrocchia anche con la sua celebre scuola di canto porta-
ta a ben meritata fama dai PP. Giuseppini di Asti.
A carattere apostolico furono inaugurate altre case accettate
in questi anni: le Scuole Apostoliche del Martinetto in Torino,
cui abbiamo già accennato; I'antico castello di Lombriasco con
181

19.4 Page 184

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ampio terreno per lo sviluppo di una Scuola Agraria a suo tempo
qualifrcata; il convento francescano di Avigliana con l'annesso san-
tuario della Madonna dei Laghi; la casa di Oulx con il tetreno e
la chiesa dell'antica abbazia; la casa di Cavaglià nel Biellese; la
casa di Trento e quella di Genzano di Roma. Breve vita ebbe in-
vece la casa di Occhieppo superiore.
Cura della gioventr) di media condizione per gli studi ebbero
l'istituto di Gorizia, di Colle Salvetti, ove Don Rua trasferì l'ope-
ra di Lucca per maggior possibilità di servizio, il collegio di Trevi
e quelli di Gualdo Tadino, di Castellamare di Stabia (Scanzano).
Cominciarono con la direzione dei seminari diocesani quelle di Co-
macchio, di Orvieto, di Catanzaro. Quasi dovunque però i salesia-
ni poterono coltivare l'Oratorio popolare che quando è diretto
con spirito e metodo veramente salesiano è sempre buon vivaio
di vocazioni.
Con questo bell'attivo Don Rua nel mese di settembre 1895
apriva e presiedeva 1l VII Capitolo Generale della Società Salesia-
na nel Seminario delle Missioni estere di Valsalice, con « regolato-
re >> il direttote generale degli studi Don Francesco Cemuti. Vi
partecipò anche il terzo Vescovo Salesiano Mons. Giacomo Costa-
rnagna consacrato 11 23 maggio nel santuario di Maria Ausiliatri
ce, vescovo titolare di Colonia degli Armeni e vicario Apostolico
di Mendez y Gualaquiza nell'Ecuador. Aveva tenuto il suo primo
pontificale nella festa titolare, 24 maggio, mentre le autorità civili
dell'Ecuador festeggiavano la costituzione a provincia della regio-
ne di Gualaqoiza e vi proclamavano Patrona la Madonna di Don
Bosco confortando di tante buone speranze i due salesiani che
fungevano già da pamoco e viceparroco, Don Mattana e Don Spi-
nelli, circondati da molti Jivaros accorsi anche dalle jivarie dei
dintorni. Si stava ultimando L'organizzazione della spedizione mis-
sionaria annuale con un centinaio di missionari.
I Capitolari giunsero a Valsalice ben preparati a trattarc gli
argomenti che Don Rua aveva a suo tempo prospettato divisi nei
vari schemi, incoraggiando alla massima libertà di dialogo. « Cer-
to importa assai
che, per 1'affetto
a- lla
aveva scritto nella circolare di
nostra Società, ognuno esponga
indizione
con tutta
-li-
bertà quello che a lui sembra più giovevole al bene e alf incremen-
to di essa. Arrivano talvolta (ciò che fu notato nei Capitoli pre-
1,82

19.5 Page 185

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cedenti) proposte molto assennate e di grande imporlafiz^,le qua-
li mentre offrono campo al Superiore di conoscere sempre meglio
10 stato delle cose, suggeriscono pure il modo di trarne vantaggio
a conseguire quel maggiot petlezionamento nostro individuale e
collettivo che è nei voti di tutti... ».
Il Capitolo si aperse il 4 e si chiuse 1'8 settembre. Vi parteci-
parono, oltre ai membri del Capitolo Superiore, gli Ispettori delle
case di Europa, i Direttori delle case d'Italia, Francia, Spagna,
Svizzera, Portogallo, Inghilterra, Austria, Af ica, Asia, Mons' Co-
stamagna e Mons. Fagnano dall'America, coi Direttori di San Ni
colàs (Argentina) e di Messico. Tutta gente matura, esperta e
navigata, dotata di gran senso pratico che permise di trattare in
pochi giorni tante cose.
Aflrontarono coraggiosamente la definizione delle funzioni dei
direttori, precisando i loro rapporti con gli ispettori e superiori
del Capitolo. Don Rua poi si prese la responsabilità di revisio-
ne delle regole e dei regolamenti delle case, da afrdare a Commis-
sioni competenti per proporle ad esperimento fino al seguente Ca-
pitolo Generale e così goadagtat tempo per discutere ampiamente
della isttuzione religiosa nelle scuole salesiane, della obbedienza,
della povertà e dell'economia, dei Cooperatori salesiani e della
divozione a Matia Ausiliatrice, delle Letture Cattoliche, letture
amene ed edificanti, dei sussidi scolastici (Biblioteca della Gio-
ventù e Gymnasium), degli Otatori festivi, ecc...
Don Rua, oltre ad esprimere il proprio parere di volta in vol-
ta quando conveniva, tenne parecchie conferenze particolari sul-
l'applicazione pratica delle proposte più importanti. Il Capitolo
confermò al Rettor Maggiore L'alta direzione delle « Letture Cat-
toliche r>, concordando sulla necessità di conseruar loro il cardtte'
re primitiuo impresso da Don Bosco, cioè di suolgere in modo
popolare ed in buona lingua quei punti di dottrina religiosa, di
rnorale e di storia, che interessano aeratnente il popolo dei nostri
giorni...
Le proposte di << un periodico didattico ed informativo )> per
1e scuole imbroccarono la loro via solo quattro anni dopo con 1'e-
dizione di Gymnasiunt che divenne utilissimo agli insegnanti so-
prattutto dopo il 1904 per opera di Don Eugenio Ceria, prosegui-
i83

19.6 Page 186

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ta ed adeguata con intelligente ed appassionata rcdazione da Don
Luigi Zuretti.
Importante la raccomandazione di Don Rua ai direttori di
Oratori festivi, di favorire il desiderio dei Parroci, di avere i loro
giovani a Messa in parrocchia nei giorni festivi, anche a costo di
disagi nel funzionamento oratoriano.
Troppo bene riuscì il Capitolo Generale e imponente Ia spedi-
zione missionaria del 1895 che seguì in ottobre perché il diavolo
nonNceissmuentotespsee-
come
avrebbe
si suol
potuto
pdriereve-derelalacotdraag. edia
dell'ecci
dio di Mons. Luigi Lasagna, perpetrato il 6 novembre con uno
scontro ferroviario che costò 7a vita anche al segretario, a quattro
suore ed al fuochista, a Juiz de Fora nel Brasile (158).
Dolorosissimo al cuore di Don Rua, legato da intimo afietto
al secondo Vescovo salesiano fin dalla sua giovinezza sacerdotale.
Mons. Costam^gna apprese 7a notizia mentre stava per rag-
giungere Buenos Aires coi suoi missionari. Ed ecco a Buenos Ai-
res sorprenderlo Ia difida a metter piede nell'Ecuador. Un'im-
provvisa rivoluzione aveva rovesciato il governo precedente e ve
n'era succeduto uno radicale avverso alla Chiesa che fece tanto
sofirire i missionari. Ci vollero ben sette anni per superare la tri-
ste situazione. Preso consiglio da Don Rua, il terzo vescovo sale-
siano, tenendo dall'Argentina 7'alta direzione delle case salesiane
del Cile, del Perù e della Bolivia, e seguendo per corrispondenza
i missionari dell'Ecuador, prese a percorrere in lungo e in largo
le regioni in cui aveva libera circolazione, in aiuto ai vescovi loca-
li, predicando, funzionando, amministrando cresime e confessan-
do, spingendosi in zone impervie dove gli Ordinari diocesani non
potevano arrivare: conferì in un solo anno olffe quarantamila cre-
sime (159).
Un seme a Milano, una manciata pel mondo...
A prove tanto sconcefiarrti eta conforto il fiorire delle vocazio-
ni e l'incremento dello zelo in tutta la Congregazione, che Don
Rua metteva in evidenza nelle sue prime circolari pel nuovo anno
ai Cooperatori ed ai Salesiani. Il 1895 si chiuse con 140 nuove
L84

19.7 Page 187

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vestizioni nel noviziato di Foglizzo Canavese. Il 1896 si aperse
con importanti fondazioni in Italia ed all'estero.
I salesiani corrisposero alle esortazioni del loro Superiore che
scriveva: << Ora è tempo di mostrarci uomini provetti ed addesta-
ti alle varie vicende della vita religiosa. Comunque volgano le no-
stre softi, siano prospere od avverse... a noi tocca sottometterci
in tutto alla divina volontà, inchinarci di fronte agli imperscruta-
bili giudizi di Dio, rimaner fermi e ferventi nel suo servizio, ripe-
tendo Ie parole di Giobbe: Sit nomen Doruini benedictum... >>.
Uno stuolo di ardenti Cooperatori ben guidati dal loro diretto-
re Diocesano Don Pasquale Morganti, exallievo dell'Oratorio di
Torino ai tempi del fondatore e direttore spirituale del seminario
maggiore della capitale lombarda, otrenne da Don Rua quello che
non avevano potuto ottenere i Milanesi vivente Don Bosco. L'idea
era stata lanciata da Don Stefano Trione nel 1892 in una confe-
tenza intima ai primi Cooperatori, creandovi tn Comitato promo-
tore delle opere di Don Bosco. L'aveva poi difiusa Mons. Caglie-
to l'anno seguente in un'alfta conferenza, il 17 gennaio, dopo una
relazione del dott. Angelo Mauri, uno dei pionieri dell'Azione
Cattolico-Sociale del tempo, sostenuto da Don Davide Albertario,
caldo propugnatore di un'opera degna di Milano.
Affiancatovi un Sottocomitato di Cooperatrici, queste difiuse-
ro subito un numero unico dal titolo << L'Eco Salesiana >> illustran-
do l'opera ed il metodo educativo di Don Bosco come un'esigenza
provvidenziale della grande città.
Nel 1894 i due Comitati avevano fatto seguire un appello alla
cittadinanza con l'adesione di Don Rua ed una efficace raccoman-
dazione del Vicario Generale Mons. Mantegazza, il quale faceva
valere anche il desiderio dell'Arcivescovo Mons. di Calabiana, da
poco chiamato all'eternità.
Primo frutto, la grandiosa conferenza pubblica del 29 maggio
1894 nella chiesa di Santa Maria Segreta, alTa presenza di Don
Rua. Nella mattinata fece il panegirico di Maria Ausiliatice il
prevosto di San Lorenzo Mons. Luigi Bignami, più tardi arcivesco-
vo di Siracusa; nel pomeriggio, 1a conferenza di Don Trione a\\la
presenza di un'élite di personalità tra cui il Duca Tommaso Galla-
rati Scotti, il Principe Emanuele Gonzaga, il Conte Belgioioso,
che facevano corona al presidente del Comitato promotore Mons.
185

19.8 Page 188

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Marttegazza, ormai vescovo titolare, e al successore di Don Bosco.
Questi salutò
accennato al
i convenuti
mattino su
e sviluppò brevemente
Maria Ausiliaftice, Don
un pensiero
Bosco e il
già
suo
amore ai milanesi.
Don Trione « abilissimo, rapido, nitido, pratico, concluden-
pteer>>p-
dciitiuanm'oorai .gCioornncalulise-
si fece ascoltare con vivo
Don Morganti dando conto
interesse
dei passi
fatti fino allora per l'acquisto di un modesto locale in via Com-
menda, per cui si era già versato un terzo della spesa, e invitando
il pubblico a concorrere per afirettarne il saldo. La gran ressa
della folla attorno a Don Rua lasciò a questi il puro tempo suf-
ficiente per una corsa fuggevole al locale acquistato.
Due promotori, i signori Petazzi, ammessi qualche mese dopo
in udienza da Leone XIII, in una loro visita a Roma, ne parlaro-
no al Papa, il quale volle sapere se avessero buone speranze di
rcaTizzare tutto il progetto e disponesseto di mezzi sufficienti, poi
impatì di cuore la sua benedizione esclamando: << Oh, i salesiani
fanno molto bene nell'edtcazione dei giovinettil Benedico ben vo-
lentieri il Comitato milanese per f istituzione salesiana >>.
La benedizione del Vicario di Cristo afirettò f ingresso dei
salesiani.
I1 3 novembre entrò in Milano il nuovo Arcivescovo, Servo
di Dio Card. Andrea Carlo Femari.
I1 7 dicembre, festa di Sant'Ambrogio e vigilia dell'Immacola-
ta, arcivavano a Milano i primi salesiani: Don Lorenzo Saluzzo
con un chierico e un coadiutore. Eran partiti da Torino cor' 25
lire in tasca; ne avevano ancota due e ottanta centesimi. Don
Rua aveva contestato tutte le loro difficoltà ed aveva spedito Don
Saluzzo solo coi denari del viaggio, assicurandolo: << Va' che ne
troverail Conosco il cuore dei milanesi. Fa' quello che puoi nel
nome del Signore ché, quantunque ancor giovane ed inesperto,
non ti mancherà l'aiuto di Dio e degli uomini... »'
Alla stazione trovarono Don Morganti, che li condusse a pren-
dere un boccone in una modesta osteria, poi li accompagnò in via
Commenda dove trovarono ffe letti, due o tre tavolini e qualche
sedia; neppure una stoviglia. Per qualche giorno servì loro i pasti
un bettolino vicino, mentre Don Morganti faceva correre la voce
186

19.9 Page 189

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del loro arrivo e delle loro condizioni, suscitando la carità
necessaria.
Primo benefattore, un bel tipo di prete lombardo, burbero be-
nefico, Don Andrea Trombini, che non si diede pace finché non li
vide provvisti dell'occorrente.
Don Morganti convocò, il giorno stesso, 9 dicembre, il sotto-
comitato delle Cooperatrici e presentò loro Don Salozzo, il quale
espose candidamente con tutta semplicità la situazione sua e dei
confratelli. Seduta stante esse raccolsero fra loro ffemila lire che
rimisero nelle sue mani e da quel momento la carità dei milanesi
non cessò più. L'Arcivescovo, alla ptima 'tdienza, 1o incoraggiò
aflettuosamente dando anch'egli la sua offerta.
All'inaugurazione, fissata per l'Epifania, fu invitato Don Rua,
che benedisse la cappella e vi celebrò la Santa Messa pei benefat-
tori. Questi ritornarono nel pomeriggio, circondando il nuovo
Cardinale Arcivescovo, per udire 7a relazione degli umili inizi
preparata da Don Morganti e letta dal direttore. Seguì un nobilis-
simo discorso di Angelo Mauri e \\a patola di Don Rua il quale
<< con quella sua angelica afiettuosità che tanto ricordava Don Bo-
sco »> espresse la sua riconoscenza e tutta la sua fiducia per l'avve-
nire. I1 Card. Ferrari pagò con uno strappo della porpora, sullo
stretto palco, la sua partecipaztone; ma, sorridendo, disse la sua
consolazione di avere i salesiani a Milano e la speranza di vederli
presto in altri centri come Busto Arsizio e Somma Lombardo do-
ve erano cordialmente attesi. Andarono di fatto per qualche tem-
po a Busto; a Somma Lombardo andò invece prevosto uno di
quegli exallievi dell'Otatorio che sanno fare quanto i salesiani ed
anche meglio, Mons. Angelo Rigoli.
Mi sono indugiato sui particolari dell'apertura della casa di
Milano non solo perché l'Opera di Don Bosco si irradiò di in
tutta la Lombardia e regioni vicine, ma perché rispecchia una del-
le fondazioni meglio preparate e ben riuscite.
La istrettezza dell'ambiente di via
insuficiente. Comitato e Sottocomitato
Commenda
subito
si diedero da^pfpa^rerveper assi-
curare un terreno di vaste proporzioni presso la stazione centtale
e vi invitarono il Cardinale a porre la prima pietra di un comples-
so adeguato, il 4 settembte dello stesso anno, in occasione del
XIII Congresso Eucaristico. Don Rua non volle mancare anche
1,87

19.10 Page 190

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in quella circostanza e fece egli stesso il ingtaziamento al Cardi
nale, alle autorità e a tutti i convenuti. Forse non seguì altra ope-
ra così personalmente passo per passo. L'architetto ing. Arpesani
curò il progetto che per molti anni dovette limitarsi all'ala dedica-
ta a Sant'Ambrogio e all'artistico tempio a Sant'Agostino. Comple-
tato, con qualche varianre nella linea architettonica dopo la prima
guerra mondiale ed aricchito in seguito con modernissimi ambien-
ti per lo sviluppo delle opere di apostolato giovanile, attirò a Mi-
lano in diverse tappe anche le Figlie di Maria Ausiliatrice che og-
gi vi hanno il centro di due fiorentissime ispettorie, pur avendo
smembrato parecchie case per l'ispettoria varesina.
Nel mese di luglio del 1896 Don Rua fece spedire alle case
un opuscolo con le deliberazioni del Capitolo Generale, comprese
le proposte estratte dai verbali e i sommari delle discussioni, per-
ché si conoscesse da tutti il metodo che si seguiva in queste as-
semblee legislative. Presentando la pubblicazione faceva rilevare:
<< Non si matta di imporvi nuovi pesi, sibbene di procurare lo
svolgimento di quei principi pratici che Don Bosco stesso inculcò
tante volte a voce e per iscritto, in pubblico ed in privato, nelle
costituzioni e nelle prime deliberazioni, perché in questi sta lo spi-
rito di perfezione che animò lui stesso e del quale egli ci volle
animati e stretti nel vincolo della carità, per la santificazione no-
stra e delle anime a noi affidate >>.
Dall'abilità legislativa Don Rua passava con naturalezza aTla
carità operativa. E come abilmente dirigeva le grandi assemblee
generali, le sedute ordinarie e srraordinarie de1 Capitolo o Consi-
glio Superiore, le adunanze degli ispettori e dei direttori, le stesse
conferenze nelle case che visitava, così sagacemente seguiva, ispet-
toria per ispettoria, casa per casa, \\a vita e l'attività dei Salesiani,
delle Figlie di Maria Ausiliatrice in quanto 1o richiedevano, con
visite, interventi, corrispondenza che avrebbero potuto spossare
ben prima del tempo qualunque fibra.
Felicissimo fu nella scelta del successore di Mons. Costama-
gna, nominando ispettori: in Argentina Don Giuseppe Vespignani
che portò I'opera salesiana a grande espansione, soda organizzazio-
ne e mirabile fervore di pietà e di zelo; nell'Uruguay Don Gamba
a sostituire Mons. Lasagna. Don Gamba, dovendo assestare la si-
tuazione economica e portare allo smistamento delle case del Bra-
188

20 Pages 191-200

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sile per la creazione dell'Ispettoria Brasilian4 non aprì che una
nuova casa a Manga, poco fuori di Montevideo. Ma Don Vespi
gnani ne aperse altre tre in Argentina (a Rosario, Uribellarea e
Berndl) mentre dotava Buenos Aires di un modernissimo Osserva-
torio meteorologico che corrispondeva con quella di Villa Col6n
nell'Uruguay, e fra tutti e due davano un bel contributo al pro-
gresso scientifico e al servizio meteorologico internazionale.
Contemporaneamente Don Rua altotizzaya l'apertura di cin-
que nuove case nel Cile (a Valparaiso, Santiago, Macul, Melipilla,
Iquique) e mobilitava il concorso di tutte le case salesiane del
mondo per salvare quella di Concepci6n la quale correva pericolo
di essere posta all'asta pel cumulo di debiti che esasperava i credi-
tori a chiedere il fallimento. I confratelli si assoggettarono a gravis-
simi sacrifici per questo atto di solidarietà. E Don Rua rese loro
testimonianza ringraziandoli con apposita circolare, mentre richia-
mava energicamente il direttore a maggior criterio e discrezione:
« Io vidi uta gara fra voi per soccorrere quella casa, che mi ha
proprio consolato. Le case dell'antico continente gareggiarono con
quelle del nuovo che già prima si erano quotate per soccorrerla, e
fra tutte si poté ben presto scongiurare il pericolo che andasse
all'asta pubblica... La mia raccomandazione suscitò in vari collegi
atti veramente generosi, giungendo alcuni a far vere privazioni
per venire in concorso dei confratelli >>.
Alla nuova Ispettoria del Brasile Don Rua prepose Don Cado
Peretto, direttore del collegio di Lorena, che divenne così sede
ispettoriale. Sensibile la benedizione del Signore: si apersero rapi-
damente case a Recife, Cachoeira, Campinas, Coxipò, Cuyabà, e si
avviò la missione fra i Bororos.
Le pratiche, le difficoltà e le peripezie sono descritte negli
Annali ed in varie monografie olmeché nel Bollettino Salesiano.
Ma fua tutte non rendono la realtà come la vissero i pionieri.
Qualcosa cercò di far capire l'intrepido Don Giovanni Balzola nel
1898 conducendo a Torino alcuni Bororos in occasione dell'Espo-
sizione Nazionale del Risorgimento cui partecipavano i cattolici
con la commemorazione del XV Centenario della costituzione ge-
rarchica della Chiesa in Piemonte. Don Rua aveva invitato per
tempo tutte le Missioni a concorrere, scrivendo: << Non sono una
vana pompa queste cattoliche esposizioni, ma un saggio di quello
189

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che fanno i generosi missionari a pro dei fratelli sepolti nella
barbarie e nella ignoranza: sono anche un invito ai buoni a soste-
nerli nella pia impresa. Anche il nostro indimenticabile Fondatore
e Padre incoraggiava sifiatte mosfte, affinché si potesse conoscere
il frutto della carità dei benemeriti Cooperatori... ».
I missionari risposero con geniale concorso, ofirendo in appo-
siti padiglioni anche un'idea concreta dell'ambiente, della vita, de-
gli usi di vari paesi per mezzo di autentici indigeni g1à, battezzati
che vi seguivano le loro ordinarie abitudini. Ma i tre Bororos con-
dotti da Don Balzola non erano ancora battezzati e ritenevano
molto dei loro costumi selvaggi. Capitarono scene che per poco
non finirono tragicamente tanto a Todno-Valsalice, dove erano
ospitati, come a Roma dove furono condotti e presentati anche al
Santo Padre. Solo Don Balzola, conoscendo abbastanza la loro lin-
gua << guarany »> tiusciva a ragionarli e a farli ragionare. Eppure,
nel tempo libero, essi completarono la loro istruzione religiosa e
Don Rua ebbe la gioia di battezzarli nel tempio di Maria Ausilia-
trice, il 16 ottobre, prima che ritornassero al Matogrosso.
Là, purtroppo, manovre settarie misero a dura prova la mis-
sione di Santa Teresina per 1'avidità di uomini che volevano sfrut-
tare i Bororos per loschi interessi. Egli tuttavia non si perdette
d'animo: trasportò le tende altrove e ricominciò da capo. Ebbe
tempo a veder rifiorire la Missione e la Provvidenza far giustizia
dei malvagi, che finirono tutti male (160).
Con le spedizioni missionarie annuali Don Rua prowide pure
all'espansione dell'apostolato salesiano nel Venezuela, a Caracas,
Valencia e CuraEao; in Bolivia a La Paz e a Sucre; nel Paraguay
ad Asunci6n, Villa Concepci6n e Chaco Paraguayo; nel Salvador,
a Santa Tecla; negli Stati Uniti a San Francisco di California.
Sono poi del suo primo decennio di rettorato le fondazioni in lta-
lia: a Canelli, Cuorgnè, Intra, Legnago, Genzano, Frascati, Ferra-
ra, Modena, Bologna nel 1896; Alessandria, Pavia, Sondrio, Pisa,
Jesi, Terranova, Gela, Pedara, Caserta nel 1897; Desenzano, Ca-
stelnuovo d'Asti, Perosa Argentina, Biella, Bova, Lanusei nel
1898-99. In Inghiltema a Burwash presso Londra; in Belgio, a
Hechtel, Romans, Rueil; in Spagna, a San Vincenzo degli Otti,
Bejar, Ecija, Carmona, Baracaldo, Salamanca, Valencia, Siviglia;
ai confini d'Italia allora, a Trieste.
1,90

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Verso il tramonto del sec. XIX, la statistica salesiana segna
ancora la casa di New York negli Stati Uniti, di Puebla nel Messi-
co, di Fontibon in Colombia, di Contrataci6n fra i lebbrosi e ai pia-
ni di San Martin sulle Cordigliere Orientali versante dell'Atlanti
co, di Arequipa e di Callao nel Perù.
Le benemerenze non solo evangelizzatrici ma anche altamente
civilizzatrici, sanitarie, culturali e scientifiche che i missionari si
andavano acquistando nella Patagonia, nella Terra del Fuoco e
nelle alme regioni del Sud America, sono legate a salesiani di
prim'ordine il cui nome vive in benedizione. Vorremmo ben ricor-
dare anche loro uno per uno, ma non ci basterebbe il volume che
stiamo compilando.
Spine acute fta Ie rose
Ne abbiamo già accusata qualcuna. Ma dobbiamo trattarne di
proposito.
Don Rua ha il merito di un criterio oculato nella scelta dei
pionieri di tante imprese salesiane. Ma bisognerebbe leggete i ver-
bali del Consiglio superiore, cioè del suo Capitolo, pagine del Bo1-
lettino Salesiano, cronache locali e monografie per farsi un'idea
adeguata del superlavoro che imponevano al Rettor Maggiore il
vaglio, le pratiche, Ie ricerche di personale e di mezzi per le singo-
le fondazioni, spesso richieste autorevolmente e d'urgenza da di-
plomatici, vescovi e benefattori i quali non esitavano anche a ricor-
rere al Papa. Quante volte nella corrispondenza troviamo lettere
del Cardinal Segretario di Stato, del Cardinal Protettore che si
fanno eco del Vicario di Cristo per soddisfare esigenze di ministri
e perfino di Capi di Stato, di autorità nazionali anche non cattoli-
che o poco praticantil...
Ci volevano acrobazie e rischi gravosi per accontentarle con la
premura e le qualifiche specializzate che esigevano. Or le compe-
tenze non si improvvisano. La formazione di uomini di Dio, saggi
educatori, autentici apostoli, disposti spesso al dono totale della
vita, costa quel che Dio sa.
Don Rua toccava frequentemente con mano care sorprese del-
la Prowidenza.
191.

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Tuttavia alcune prove furono assai dolorose. Quella dell'Ecua-
dor, per es., si esasperò fino all'espulsione dei salesiani: nove, con
a capo l'Ispettore Don Calcagno. I1 radicalismo massonico aveva
pteso il sopravvento, come abbiamo accennato, nel 1895 e volse
quasi subito il suo peggior livore contro i salesiani che godevano
maggior simpatia dalla popolazione, perché rispondevano alle par-
ticolari necessità pedagogiche e pastorali di quell'ora storica.
Venne montata una calunniosa campagna di accuse paradossali
su organizzazioni militari clandestine che esistevano e funzionava-
no solo nella fantasia dei calunniatori. Con un processo sommario,
afirettato per sotrarre al più presto i calunniatori dalf infamia ffa-
sparente fino al ridicolo, vennero arrestati e deportati Don Calca-
gno, Don Santinelli, Don Sacchetti, Don Taricco, Don Ghiglione,
Don Guido Rocca e Don Felice Tallachini, il diacono Giuseppe
Rayneri e il chierico Vittorio Egas, dalle case di Quito, Protecto-
rado e La Tola, e dal noviziato di Sangolqui.
Con un'odissea di peripezie e di sofierenze inaudite, dopo vari
giorni di carcere, per selve e fiumi vorticosi, sotto le intemperie e
con mezzi a cui gli stessi soldati di scorta in un certo momento
si ribellarono, i missionari arrivarono a Lima nel Perù più morti
che vivi. Lungo il tragitto vennero aggregati alla loro carovana
altri salesiani cacciati da Cuenca e da Riobamba. Uno di questi
dovette essere ricoverato d'urgenza nell'ospedale di Guayaquil do-
ve 1'11 ottobre morì. Durante l'internamento in carcere ed il tra-
gico viaggio che durò quaranta giorni e più, i perseguitati abbero
solo conforto più volte e di sorpresa da buoni Cooperatori, perso-
ne che neppur conoscevano, e perfino da fratelli protestanti, indi-
gnati delle malignità e dei malrattamenti governativi.
Don Rua da Torino, gli Ispettori di America dalle loro sedi
facevano quanto potevano per smascherare gl.i iniqui maneggi e
far intervenire le diplomazie con le autorità nazionali delle vitti-
me, Ie Nunziature Apostoliche e la stessa Segreteria di Stato. Ma
ci vollero due anni per far luce sulla diabolica congiura, fiabiTita-
re gli imputati e ottenere il ritorno dei salesiani ancora validi nel-
la repubblica dove nel frattempo un grande coadiutore salesiano
sig. Pancheri aveva afrtontato varie situazioni e col suo prestigio
personale aveva salvato alti missionari ed altre case. Ma Don Cal-
cagno n'ebbe tale scossa in salute che non si riprese più, altri
1,92

20.5 Page 195

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confratelli furono ridotti in stato da far pietà. Don Mattana salvò
le Missioni fra i Jivaros. Agli uni ed agli altri Don Rua fu largo
di conforto e di sostegno spirituale (161).
Quasi a compenso delle prove in America, I'Opera salesiana
fiorì in Polonia, allo sbocciare del nuovo secolo, afiermandosi
beneficamente ad Oswiecim per estendersi con ottime vocazioni
in tutta \\a nazione. Benemerito de1 retto orientamento fu f ispetto-
re Don Emanuele Manassero e della ulteriore fioritura Don Luigi
Tetrone e Don Augusto Hlond, poi Arcivescovo e Cardinal Pri-
mate.
Ma non precipitiamo gli eventi. Sostiamo a dir qualcosa di
Don Rua nei rapporti con 1'Istituto delle Figlie di Maria Ausilia-
trice.
Pet le << Figlie di Matia Ausiliatrice »
Don Rua fu per loro un alffo Don Bosco anche come Rettor
Maggiore finché la Santa Sede non mutò le loro regole sostituendo
l'art. 1o del tit. II in cui si dichiarava: « L'Istituto è sotto I'alta
ed immediata dipendenza del Superiore Generale della Società di
San Francesco di Sales, cui danno il nome di Superior Maggiore >>.
Egli ricotdava bene ciò che Don Bosco diceva alle suore, il 23
agosto L885, a Nizza Monferrato, nell'ultima sua visita, esortando-
le a scrivere ai loro parenti che egli ptegava sempre il Signore a
benedirli, a prosperare i loro interessi ed a raggiungere l'eterna
salvezza per poter vedere in Cielo le figlie donate alla « sua
Congregazione, cdrd qadnto quella dei Salesiani a Gesù ed a Ma-
ria » (162).
Ricordava che anche nelle ultime lettere ai missionari il fonda-
tore raccomandava di curare le vocazioni all'Istituto come curava-
no quelle per la Società Salesiana, dando addirittura, in più di
una lettera, la precedenza alle vocazioni per le suore.
Prodigò quindi loto tutte le cure che la progressiva disciplina
canonica gli consentiva e con lo stesso cuore con cui reggeva la
Società Salesiana.
Alla morte di Don Bonetti afidò la direzione generale a Don
Giovanni Marenco per quanto riguardava la parte spirituale. Dopo
il loro III Capitolo Generale nel 1892, mise a loro disposizione
193
7

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per 1'aggiornamento scolastico 1o stesso direttore degli studi dei
salesiani, Don Francesco Cerruti; per Ia assistenza economica, 1'e-
conomo generale dei salesiani, prima Don Sala, poi Don Rocca.
Ottenne dalla Santa Sede che le superiore elette in quel Capitolo
durassero in carica sette anni perché i futuri Capitoli Generali
delle Suore non coincidessero con quelli dei salesiani afinché egli
si potesse prestare personalmente alle une ed agli altd.
Quando era in casa stava a loro disposizione per le udienze
ordinarie, per le sacre funzioni, per ogni loro occorrenza. Seguiva
superiore e suore per corrispondenza e visitava le loro case quan-
do passava per quelle dei salesiani; ne sosteneva e infervorava
l'incremento con la parc7a e con gli scritti, sempre accolti con
venerazione, le guidava per le loro pratiche con le autorità
ecclesiastiche e civili, si prestava anche con sacrificio per la chiusu-
ra dei loro corsi di esercizi spirituali, per le vestizioni e le
professioni religiose.
Proclamata la loro indipendenza canonica dalla Società Salesia-
na, egli si prodigava ogni volta che ne venisse direttamente richie-
sto, rispettando i limiti fissati dalla Santa Sede. E questo faceva
pure capillarmente con lettere o laconici bigliettini anche con la
più umile delle suore che a lui ricorresse. Frutto di questo suo
ministero, esemplare in santità di vita, in fedeltà di scuola, discre-
to e tanto amabile quanto intelligente e sicuro, fu la mirabile
espansione dell'Istituto e la fioritura della santità tipica salesiana
che, durante il rettorato di Don Rua, si impersona specialmente
nelle Serve di Dio Madre Maddalena Morano, suor Teresa Valsè
Pantellini, e si irradia col sistema educativo anche alla giovinetta
Laura Vicufra, per limitarci alle Cause in corso. In realtà ce ne
sarebbero tante altre, tra superiore e semplici suore che merite-
rebbero non solo di essere assicurate alla storia con le ottime bio-
grafie già pubblicate, ma proposte a religiosa imitazione.
Alla morte di Don Bosco Ie Figlie di Maria Ausiliatrice erano
solo in ltalia e in Francia; fuori Europa, nell'Argentina e nell'U-
ruguay. Durante il primo decennio del rettorato di Don Rua si
difiusero nel Belgio, nella Spagna, nell'Africa, nella Palestina, nel
Perù, nel Brasile, nel Cile, nel Messico, in Colombia. Durante iI
secondo, in Inghilterra, a San Salvador e Santa Tecla, Tegucigal-
pa (Cenmo America), Svizzera.
194

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I rivolgimenti politici obbligarono quelle dirette all'Ecuador a
fermarsi alrove in attesa del miglioramento della situazione gene-
rale del paese.
La rapida espansione consigliò il coordinamento della direzio-
ne in tredici Ispettorie, pur conferendo a varie superiore solo il
titolo meno impegnativo di visitarici, che consentiva agli ispetto-
ri salesiani qualche prestigio maggiore nelle zone corrispondenti
per Ia prestazione del loro ministero secondo le regole dell'Istitu-
to e la progressiva disciplina canonica.
Madre Caterina Daghero, che successe alla santa confondatrice
Maria Domenica Mazzarello, imitando Don Rua e seguendo i suoi
consigli, viaggiava senza risparmiarsi per 7'Italia, la Francia, la
Spagna; visitò Ie case di Terrasanta e di Tunisia e afirontò perfi-
no i disagi missionari per raggiungere le residenze più impervie
dell'America Meridionale, ad incoraggiare, infervorare e conforta-
re le sue suore.
Al corrente di tutto, Don Rua, il 13 settembre 1897,le scrive-
va in Brasile: << Quanti viaggi, quanti disagi e quante feste! Rice-
vo da varie parti notizie delle vostre visite coi tingraziamenti di
avervi mandata, e io rivolgo a Dio i ringraziamenti per la buona
salute che vi accorda, per i pericoli che vi fa sormontare e per le
dolci e infuocate parole che vi ispira ad eccitare in tutte le vostre
figlie lo zelo a Tavorare per le anime e f impegno a santificare se
stesse... Date loro la notizra che il Signore le destina a fat un
bene immenso nelle sterminate province di questa repubblica: si
facciano coraggio a farsi molto buone e fornirsi di grande zelo
per corrispondere ai disegni di Dio su di loto. Devono confidare
in Maria Ausiliatrice e Don Bosco, e inoltre avere anche una gran-
de fiducia nella protezione di Mons. Lasagna e delle loro sorelle,
rimaste vittime della loro obbedienza e carità a Jdz de Fora ,>.
N'abbiamo scelta una fra le tante. Durante una sosta forzata
a Buenos Aires, prima di scendere al Chubut, la segretaria ricevet-
te un bigliettino da Don Rua e corse a leggerlo alla Madre: << So-
no persuaso che ogni ora che la Madre passa nelle case è una be-
nedizione; ed è per questo che, malgrado sia più di un anno che
manca (dall'Italia), non le fo premura pel ritorno... >>.
Questo è anche un documento della tranquillità del corso nor-
male che Ie altre superiore, soprattutto la Vicaria, tiuscivano ad
1,95

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assicurare all'andamento ordinario della vita nelle case, gtazie al-
l'alta guida e direzione del Rettor Maggiore dei salesiani. Questa
fu sempre loro di grande vantaggio per la discrezione, Ta saggezz
e la prudenza delle sollecitudini di Don Rua.
Incoraggiata, la Madre scese in Patagonia. Mons. Cagliero la
rattenne a Viedma tutto il tempo degli esercizi spirituali delle
suore, sicché essa riuscì a parlarc con tutte le esercitande; poi la-
sciò che si avventurasse fino a Rawson e a Trelew, per titornare
quindi a Buenos Aires e penerare nel Matogrosso a condividere
la stessa vita delle missionarie fra i Bororos per alcuni giorni.
Madre Daghero rientrò a Nizza Monferrato il 1' agosto del
1897 , a tempo per concertare le feste giubilari pel XXV di fonda-
zione della Congtegazione.
Le promosse 1o stesso Don Rua con apposita circolare, riman-
dandole al 1898 per poterle svolgere a miglior agio. Intanto fece
un passo a Roma, chiedendo al Santo Padre Leone XIII una paro-
la ufficiale di riconoscimento canonico come emanazione dalla So-
cietà Salesiana da cui Pio IX aveva raccomandato che le Figlie di
Maria Ausiliatrice dipendessero, come le Figlie della Carità dai
Lazzaristi.
La Santa Sede aveva però già in vista un diverso ordinamento
per tutte le congregazioni femminili germinate da Congregazioni
maschili. Il Papa fece quindi pervenire una bella lettera a firma
del Card. Rampolla in cui encomiava << altamente l'opera del me-
desimo Istituto così benemerito dell'umanità )>, che aveva ormai
<< già prese le stesse odste ploporzioni della Pia Società Salesia-
na >> concedendo di gran cuore Ia sua speciale benedizione con le
Indulgenze implorate e la facoltà di celebrare la Messa propria di
Maria Ausiliatice in ogni loro casa nel giorno in cui festeggiasse-
ro la data giubilare.
Don Rua intervenne personalmente a Nizza Monferrato il 13
giugno 1898, esortando a raccogliere la più ampia documentazio-
ne di ogni celebrazione per la storia. Quando superiore e suore
potranno mettere insieme le lettere e i bigliettini ricevuti da Don
Rua, coi ricordi e gli episodi già in parte pubblicati da Don Ama-
dei, si poffà valutare meno sommariamente la straordinaria grazia
degli interventi di Don Rua nella fioritura di santità e di apostola-
to di tutto l'Istituto (163).
1,96

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A dieci anni dalla morte di Don Bosco
La biografia di qualunque superiore genetale si fonde, ad un
certo punto, con la storia della Congregazione. E non si può pre-
scindere, isolandone
correre il rischio di
islfapsraortnaegolanisfrt,ago-ra,
cdhiiarmidiuarmneoloIecopsroì p-orzsioennzi.a
Lo diceva già Don Bosco di quando incoraggiava a|la pubblici
i suoi salesiani, in una conferenza del 2 febbraio 1876:
« Io ho già scritto sommariamente varie cose che riguardano l'Oratorio
dal suo principio fino ad ora; ed anzi fino al 1854 molte cose le ho scritte
in disteso. Nel 1854 entriamo a parlare della Congregazione, e le cose si
allargano immensamente e prendono un altro aspetto. Ho pensato che que-
sto lavoro servirà molto per quelli che verranno dopo di noi e a dar maggior
gloùa a Dio; perciò procurerò di continuare a scrivere. A questo punto
non si deve più aver riguardi né a Don Bosco, ad altri. Vedo che la vita
di Don Bosco è al tutto confusa nella vita della Congregazione. C'è bisogno,
per la maggior gloria di Dio e pel maggior incremento della Congregazione,
che molte cose siano conosciute... >>.
Lo ripeteva, negli ultimi anni della sua vita, all'Ispettore del-
la Colombia Don Evasio Rabagliati, a cui sembrava che la pubbli-
cità potesse essere interpretata come presunzione e vanagloria:
<< Eh, no! Vedi: se non stampiamo noi, stamperanno gli altri, e il
risultato è lo stesso. Non si tratta ormai pirì di personalità; si
ttatta di glorificare l'opera di Dio e non quella dell'uomo, perché
è opera sua quello che si è fatto e si fa... >>.
A dieci anni dalla morte di Don Bosco il credito internaziona-
le dell'Opera salesiana era già così positivo che sorse naturale f i-
dea di una manifestazione concreta di riconoscimento e di gtatitu-
dine. E Don Rua, animato dai criteri del fondatore su accennati,
credette bene di non opporsi perché prevedeva altra gloria a Dio
e altro bene alle anime. Tra i Cooperatori e gli exallievi, sostenu-
ti da esponenti dell'Azione Cattolica e Sociale che traevano tanto
slancio dallo spirito salesiano, attecchì subito a Torino la propo-
sta di costituire un Comitato Internazionale per la costruzione di
una chiesa nel Seminario delle Missioni Estere di Valsalice.
L'Avv. Scala, che aperse la solenne commemorazione di Don
Bosco afidata a Filippo Crispolti nel salone delle grandi occasioni
<< Vincenzo Troya »>, amabilmente offerto dal Municipio, giustificò
197

20.10 Page 200

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la proposta dichiarando Valsalice come il luogo più indicato, per-
ché, spiegò: << Se Valdocco è la testa dell'Opera salesiana, Valsali-
ce ne è il cuore ». Era il 3 febbraio 1898.
Don Rua, da parte sua, aveva aderito a cuore aperto, lancian-
do circolari ai Salesiani e appelli ai Cooperatori per mezzo del
Bollettino. Raccomandava solo che non si facessero accenni al suo
rettorato: << Noi non facciamo che raccogliere quello che Don Bo-
sco ha seminato
a lui solo, dopo
-DiosceriMveavraiaaAllu'Aswilia. trSiccael,a i-l;mesriiatoadeulnaqugeloraificluai-,
zior,e >> (164).
Al Comitato torinese aderì tra i primi il Comitato di Verona,
di cui erano anima due distintissimi ecclesiastici, Mons. Serenelli
e Mons. Grancelli, i quali avevano già promosso sufiragi e comme-
morazioni raccogliendo aiuti pel sostegno delle opere e missioni
più bisognose. Poi altri da ogni parte. Agli exallievi cominciarono
ad unirsi le exallieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice di cui Ma-
dre Daghero cominciò a costituire un circolo nella casa generulizia
di Nizza Monferrato. Nelle commemorazioni chi trattò un tema,
chi ne trattò un alro.
I1 marchese Crispolti, a Torino, s'indugiò particolarmente sul-
le benemerenze di Don Bosco nel campo della buona stampa, an-
che perché ricorreva il 45" della pubblicazione delle Letture Catto-
vlsicai hp-eu.ò<q<t'Uaurenela,lasgeirnailncgudioiarstnaiadclisoenmllaaporsentsaoemncplb'aaeiiutla'telaida;uncqaauze(iiolllan1ei8n5d3ce)ul i-piol pgeosiolcorlanmnaoalin--
smo acquistò piìr chiara missione e dignità cooperando al ritorno
ed al rauuiuamento della religione nei pooeri. E sarebbe un bene
per
che
ltautstei g-
fsoosgsgeiruongteenvauti-
se quella data
presenti, perché
e
l'autorità dell'uomo
agli uomini di azio-
ne caritatevole accadesse mai più di considerare Ia stampa come
un guastamestieri fragoroso, né alla stampa accadesse mai più di
considerarsi come un semplice onesto sfogo alla curiosità degli
uomini colti; ma come un mezzo a7 rinascimento ed alla redenzio-
ne generale >>.
Parole d'oro che il concilio Ecumenico Vaticano II ha rie-
cheggiato in varie forme e che mettono in luce ancor oggi, anche
in questo settore, l'attualità di Don Bosco; e fanno sentire la
grande funzione della stampa veramenre cattolica.
198

21 Pages 201-210

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21.1 Page 201

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Questa aveva dato rilievo all'omaggio imponente del pellegri-
naggio operaio che il l0 gennaio precedente aveva portato aYal'
salice una massa di circa 500 autentici lavoratori ad ascoltare le
parole del nuovo Vescovo di Ivrea Mons. Filipello ed a pregare
presso la tomba dell'Apostolo della gioventù operaia. Ora dava
ampia divulgaziooe alla costituzione di un comitato mondiale per
la erezione della chiesa che si sarebbe dedicata a San Francesco di
Sales e sarebbe stata omciata e servita dai professori e dai chierici
deIl'Istituto.
Sorsero infatti subito attivi Comitati in altre nazioni e Don
Rua, nelle sue periodiche informazioni, mise in particolare eviden-
za quello francese presieduto dall'arcivescovo di Parigi Card. Ri-
chard.
Coordinava il concorso internazionale e seguiva da vicino le
fasi di definizione ed attuazione del progetto la zelante Commis-
sione torinese delle Dame Paftonesse.
Prima manifestazione locale fu un trattenimento salesiano nel-
l'Oratotio di Valdocco, nel teatro fatto costruire da Don Rua su
progetto dell'architetto salesiano Don Ernesto Vespignani a cui
fu pure afi.data 7a ptogettazione e la cura della costruzione della
chiesa di Valsalice.
Il 16 maruo 1898 vi parlarono egregiamente il dotto salesiano
argentino Don Lino Carbajal e f intrepido Don Balzola circondato
dai Bororos che aveva condotto in Italia per rappresentare le ter-
re di Missione all'Esposizione Nazionale del Risorgimento, come
abbiamo già rilevato.
Nelle adunanze di famiglia si cominciava pure a mettere in
luce la figura di due sacerdoti formati alla scuola di Valsalice e
volati al Cielo in fama di santità: il principe polacco Don Augu-
sto Czartoryski (t ne1 1891) e Don Andrea Beltrami, ora Venera-
bile (t 1897): ambedue seguiti personalmente da Don Rua nelle
vicende della comune infermità che li portò rapidamente alla per-
Iezione.
17 29 agosto si aperse ufficialmente a Valsalice I'VIII Capito-
lo Generale della Società Salesiana. Don Rua, ottenuta licenza dal-
la Santa Sede rinunciò a due anni di rettorato che ancora gli rima-
nevano e si mise a disposizione con gli altri superiori maggiori
per le elezioni, evitando così altre preoccupazioni e spese a breve
799

21.2 Page 202

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scadenza. L'assemblea lo rielesse con 213 voti su 217 presenti,
tra cui i due Vescovi Mons. Cagliero e Mons. Costamagna, ben
lieti di vederlo affiancato da: Don Domenico Belmonte come Pre-
fetto Generale, Don Paolo Albera come Catechista o direttore spi-
rituale, Don Luigi Rocca come Economo, Don Francesco Cerruti,
Don Celestino Durando e Don Giuseppe Bertello come consiglie-
ri. Il Capitolo proclamò poi Mons. Cagliero << Catechista emerito
ed onorario >>, e Don Giuseppe Lazzeto << Consigliere Professiona-
le onoratio ad vitam »>. Confermò Maestro dei Novizi Don Giulio
Barberis; Vicario di Don Rua per Ie Figlie di Maria Ausiliatrice
Don Giovanni Marenco.
Degna di particolare rilievo la raccomandazione fatta da Don
Rua per la cura degli Oratori festivi: <<Vedo in generale che si
propende molto a dare grande importanza alla parte musicale ed
alla dramruatica, e ciò in alcuni luogbi ancbe a scapito del Cate-
cbismo. Bisogna far bene attenzione a noru dimenticare il motioo
per cui ueuxero londati dal nostro indiruenticabile padre Don Bo-
sircuopagralrieOilraCtoatrei.chIlismfno eaipgriinocuiapnail,e,faprrilnocroipaslaisnstiifmicoa,reèlapefersftaaree
tenerli lontani in detti giorni dai cattiai cornpa,gni. La musica, il
teatrino ed altri siruili diuertimenti sono mezzi e non altro, perciò
specialtnente nelle città possono essere utili, nei paesi taluolta
non sofio neppar conaenienti. Doue sono utili si possono rilettere
in opera, ma setnpre con parsimonia e setnpre come mezzi per at-
tirare i giouani e renderli perseoeranti nel loro interuento. Mentre
inuece il fare iruparare il Catecbismo è il fine per cui si tengono
aperti gli Oratori; perciò mi raccomando che non si lasci mai di
lare il Catechisruo e che non se ne riduca il tenupo... » (L65).
Comunicando i risultati del Capitolo, Don Rua faceva riflessio-
ni e considerazioni che conviene tener presenti: «Vi posso assicu-
rare che la quasi unanimità con cui rni si aolle rieleggere, malgra-
do la mia pochezza, mi persuade sempre più della aostra aenera-
zione pel nostro amatissiruo londatore Don Bosco, cbe mi aaeua
eletto suo uicario negli altirni anni di sua uita, corne pure del uo-
stro pieno ossequio al Vicario di Cristo, che si degnò, subito dopo
la ruorte di lui, designarmi a suo successore. Questa uostra fiducia
mi anima seinpre più ad occuparnti con coraggio pel bene della
200

21.3 Page 203

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Congregazione. Caldamente mi raccomando alla carità delle uostre
orazioni, affnché meno indegndmente io possa compiele il rnio
uff.cio... ».
Encomiata quindi la carità,la concordia, il desiderio della glo-
ria di Dio e del bene della Congre gazione afiermate durante lo
svolgimento del Capitolo, espresse la sua soddisfazione per la rie-
lezione dei suoi collaboratori: << Essi mi aaeuano aiutato pote?xte-
rnente negli anni precedenti e godo potelne lare di nuoao solenne
testimonianzd, come già leci nel Capitolo generale subito dopo la
loro elezione, lieto che siano stati rieletti senza clte neppure su
uno sia st(tto necessario un secondo scrutinio... pare un segno
chiaro che la Congregazione carumina bene, anitnata da sentiruenti
di reciproco affetto e confidenza »>.
A noi sembra anche un segno che Don Rua Ia dirigeva bene.
E non ftoviamo alcuna esagerazione nell'affermazione di uno dei
suoi migliori biografi: << Senza alcuna pretesa di prevenire il giudi
zio della Chiesa, m^, a parTare storicamente, è un fatto che Don
Rua, considerato sotto tutti gli aspetti, fu un vero tuiracolo d'uo-
mo, ed uno di quei miracoli che soltantoTa grazia di Dio sa opera-
re. << Miracolo per il non mai sruentito eroismo delle sue uirtù;
miracolo per la totale dediziolte, con la quale, senza saperlo, si
lasciò preparare da Don Bosco a riceaere l'ardua ntissione di man-
tenere, acclescere, perpetuare I'Opera di lui; miracolo per la ma-
niera con cui portò a compimento la grande impresa » (166).
È quello che noi andiamo documentando. Rieletto Rettor
Maggiore, egli si propose un programma che fissò su un cartonci-
no e che portava abitualmente con fra le sue carte: 1) Ti han
fatto rettore? Non insuperbirti: umiltà. 2) Sta'fra loro come uno
di loro: afiabilità. 3) Abbine cura: sollecita carità nel prowedere
ai dipendenti il necessario per lo spirituale e pel temporale. 4) E
governali così; con calma e prudenza tratta gli afiari della congre-
gazione.5) E non darti posa finché non hai provveduto a quanto
occofre.
Massime antiche, che egli si impegnò ad applicare letteralmen-
te fino alla morte.
La mirabile espansione dell'Opera richiedeva la massima cura
201

21.4 Page 204

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delle uocazioni, che la Provvidenza faceva fiorire numerose, dimo-
strando il gradimento di Dio alla fedeltà del successore di Don
Bosco.
Don Rua salutava come <( un bel giorno » quello in cui riceve-
va l'annuncio dell'apertura di qualche nuova casa per la formazio-
ne dei novizi. Stimolava ispettori e direttori a preoccuparsene per
destinarvi anche il personale migliore, ricordando spesso che il
terreno più propizio per lo sboccio di buone vocazioni erano gli
Oratori e le case che imitavano nella struttura e nel funzionamen-
to quella originaria di Torino.
E per avere personale specializzato incoraggiò f invio dei
giovani chierici studenti ai corsi universitari e magistrali, alle pon-
tificie università di Roma per le abilitazioni e i titoli ecclesiastici,
specialmente alla Gregoriana.
Sostenne l'impulso dato da Don Bosco anche agli studi dei
classici cristiani antichi, all'epurazione dei classici italiani licenzio-
si od irreligiosi, alla discrezione nella lettura di giornali e riviste
contestando il pretesto di apprendere a scrivere come si parla,
denunciando senza eufemismi questo <( vero pretesto per non stu-
diate, con la conseguenza di riempire la testa di cultura fasulla,
quando non peggio » ar-rziché arricchirla di autentica erudizione, di
idee sane, di ispirazioni costruttive. Continuò così ed intensificò
7a campagna iniziata nel 1889 con la circolare del 27 dicembre in
cui deplorava pure la tendenza di alcuni insegnanti salesiani a de-
prezzare i testi e le pubblicazioni curate dalla Congregazione per
preferire autori estranei, i quali non avevano riguardo alla partico-
lare sensibilità della scuola di Don Bosco e del suo sistema educa-
tivo-
In questo si sentiva ben compreso ed assecondato da Don Cer-
ruti il quale, a sua volta, sapeva lanciare a pubblicazioni scolasti-
che, di cultuta anche speciaTizzata, di letture edificanti, amene ed
educative, i salesiani che ne avevano le doti e l'abilità, accreditan-
do le scuole salesiane con crescente prestigio. Quanto grati all'u-
no e all'altro si serbarono gli exallievi che, formati a questi crite-
ri, assursero a posizioni di rura competenza e di alte responsabili-
(167)!
A costatare l'adesione dei salesiani alle sue esortazioni e Ia
corrispondenza alTe sue cure, appena conchiusa Ia festa di San
202

21.5 Page 205

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Francesco di Sales del 1899, Don Rua riprese i suoi viaggi e le
sue visite alle case, accompagnato dal suo Vicario Generale per le
Figlie di Maria Ausiliatrice, Don Giovanni Marenco.
In tre mesi passò per \\a Francia,la Spagna, il Pottogallo, nel-
I'Algeria, sostando tra i salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice
quanto occorreva per soddisfare anche Cooperatori e benefattori.
Le cronache mettono in particolare evidenza le dimosftazioni di
questi ultimi a Grenoble, Romans e Montpellier.
In Spagna a Barcellona giovani operai tentarono addirittura di
staccare i cavalli dalla carcozza mandata alTa stazione, pet condur-
la essi a mano Iungo la Rambla, il corso più frequentato del-
la città.
Egli rimase particolarmente commosso dal mutamento di uno
dei quartieri più popolati dove la Serva di Dio Dofla Dorotea de
Chopitea aveva fatto sorgere l'Oratorio San Giuseppe. Non c'era
più raccia del teppismo che egli aveva visto coi suoi occhi qual-
che anno prima. A San Vicente dels Horts, mentre egli visitava
il. noviziato,la popolazione sospese persino le mascherate del car-
nevale per senso di venerazione alla sua persona. Tornato a Sarrià
ebbe la cara sorpresa della prima riunione degli exallievi organiz-
zata in Spagna. Don Rua li incoraggiò a costituirsi in associazione
permanente come germe di federazione promovendo unioni alme-
no nelle case principali, per aderire poi a1 movimento internazio-
nale che si stava progettando a Torino.
A Gerona benedisse la prima pietra del santuario a Maria
Ausiliatrice presso il collegio salesiano.
Dirigendosi al Portogallo, sostò nelle case di Baracaldo (Bil-
bao) Santander, Salamanca eBejar, visitando anche Alba de Tormes
a venerare le reliquie di Santa Teresa di Gesù. Grazie a Dio, se
la cavò con un'ammacca[)ra ed una buona emorragia dal naso da
un incidente ferroviario alla stazione di Quejigal dove il macchini-
sta distratto scaraventò il treno in un binario mofto a cozzate con
vagoni cadchi di frumento e di legnami.
A Btaga fu festeggiato anche con una accademia durante la
quale uno dei più afiezionati benefattori, Don de Vasconcellos,
toccò cuori e borse nell'ardore di un discorso appassionato che
chiuse gridando: << Signori, non vi chiedo applausi; vi chiedo de-
nari per aprire Oratori festivi »>.
203

21.6 Page 206

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Prima di raggiungere Oporto, fece una capatina all'Oratorio
di Vigo in Spagna: gli oratoriani, accorsi alla stazione, non dispo-
nendo ancora di una banda, lo scortarono per tre chilometri can-
tando e lanciando evviva, tanto da attirare sul passaggio tttta la
città. A Oporto presiedette la premiazione dei giovani alunni arti-
giani, lieto di rovarvi il fiore della nobiltà e le autorità a
distribuire i premi agli umili figli del popolo.
A Lisbona ricevette la generosa oflerta di un insigne benefat-
tore, teneno e denaro, per 1'aggiornamento delle primitive scuole
professionali e la costruzione della sede della ispettoria.
Fu desiderato e ricevuto a corte dalla Regina Amelia e dalla
Regina Madre Maria Pia di Savoia a cui tornarono di grande con-
forto vari particolari dei rapporti di Don Bosco col Re Carlo Al-
berto e Vittorio Emanuele II. Benedisse il principino Don Ema-
nuele ed il principe ereditario Don Luigi Filippo, che si prepara-
va alla prima Comunione, regalando loro Ia medaglia di Maria
Ausiliatrice. Tutta intima 7a giornata coi novizi a Pinheiro de Ci
ma, dove ricevette due professioni religiose.
Rientrato in Spagna, a Siviglia trovò lo stesso arcivescovo alla
stazione. Per due giorni fu un continuo accomere a77a casa salesia-
na di visitatori ansiosi di una sua parola, una benedizione... Co-
me con Don Bosco (168).
Ad Utrera, addirittura festa cittadina. Trovò modo di portare
la sua parola e Ia sua benedizione alle case salesiane e delle Figlie
di Maria Ausiliatrice di tutta la provincia, lasciando vivissima im-
pressione della sua santità.
La sua pietà godette le tradizionali celebrazioni sivigliane del-
la Settimana Santa. L'Arcivescovo, Card. Spinola, gli offerse un so-
lenne commiato nel palazzo arcivescovile dove accorsero autorità
e personalità che non si accontentarono di una sua parola di con-
clusione: l'arcivescovo gli si buttò in ginocchio e chiese la sua
benedizione per e per tutta l'assemblea.
Altre grandiose manifestazioni 7o accolsero a Mura e a Malaga
dove tenne conferenza ai Cooperatori. La sera del 12 apfi7e, ac-
compagnato al porto, si imbarcò per Almeria.
In questa città andalusa non c'era casa salesiana; eppure l'at-
tendeva una folla di personalità del clero e del laicato per osse-
quiarlo. Molti salirono a bordo a prelevarlo e lo stesso comandan-
204

21.7 Page 207

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te l'accompagnò fino a tetta dove un cotteo di catrozze 1o scor-
a casa di un illustre Cooperatore che l'ospitò fino all'arrivo
della nave che doveva trasportado a Orano, per la visita alle case
della costa africana.
Nel ritorno sbarcò a Marsiglia 11 22 aprile e sostò all'Oratorio
San Leone, donde proseguì a Nizza Mare per visitare anche il
noviziato salesiano di St. Pierre de Canon e quello delle Figlie di
Maria Ausiliatrice a Santa Margherita. Poté quindi portare la sua
benedizione ad uno dei più grandi Cooperatori e benefattori di
Don Bosco, il sig. Olive che aveva fatto dono alla Chiesa ed alla
Congregazione non solo dei suoi beni, ma degli stessi suoi cari:
due figliuole all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e Don
Lodovico alla Società Salesiana, uno dei primi missionari pattito
per la Cina col futuro Vescovo-martire Mons. Versiglia. Don Rua
si trovò in una famiglia di santi, dove il vegliardo, come un pa-
triarca, si spegneva lentamente nella esemplare cristiana sopporta-
zione della sua infermità confortato dalla pietà anche degli altri
suoi due figli religiosi. Famiglia di stampo cattolico di prim'ordi
ne come quelle dei Marti Codollr a Barcellona e del marchese
Ulloa ad Utera (169).
In Italia Don Rua fece sosta a Vallecrosia ed a Nizza Monfer-
rato, con tanta consolazione dei salesiani e delle Figlie di Maria
Ausiliatrice.
A Torino n'ebbe per parecchi giorni a dar notizie ai superiori,
ai salesiani ed ai giovani, poi ai Cooperatori nella conferefiz per
la festa di Maria Ausiliatrice. Pareva che i viaggi non l'avessero
per nulla stancato. L'indomani del suo arrivo, eru alla prima medi-
tazione come nei giorni di ordinaria residenza: non un'ora di ripo-
so in più della comunità. In ufficio, subito ore di udienza, di
corrispondenza, di conferenze col suo Consiglio per ffattare i
grandi impegni della Congregazione, che era nel pieno sviluppo
del suo dinamismo apostolico con una dozzina di nuove fondazio-
ni solo in ltalia a Fossano, Conegliano Veneto, Chioggia, Comac-
chio, Forlì, Livorno Toscana, Figline Valdarno, Artena, Alvito,
Sitacusa, Frascati.
Per Fossano si aveva riguardo anche alle benemerenze del ve-
scovo Mons. Manacorda, che a Roma aveva reso tanti servigi a
Don Bosco nella fondazione della Società Salesiana. Don Rua però
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21.8 Page 208

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disse alla commissione venuta a Torino per trattare: << La Congre-
gazione Salesiana ha molti impegni da assolvere; ma quando si
può far del bene non si può dir di no: la Congregazione accetra e
farà tutto il possibile per non demeritare della fiducia in essa
riposta ». Infatti, dall'Oratorio al Convitto funziona tuttora in un
Istituto professionale molto apprezzato.
L'Istituto << Immacolata »> di Conegliano, come centro di ima-
diazione di tante alme opere delle Figlie di Maria Ausiliatice,
tramanda in benedizione specialmente il nome di Madre Clelia
Genghini ed è diventato sede di una fiorente Ispettoria.
Eminentemente benefiche le case di Chioggia e di Comacchio
a servizio delle zone più povere e popolari.
no,
Don Rua fece
nel Parmense,
di tutto per l'apertura di una
a cui provvedeva una generosa
ecaresadit^à
Pallanza-
e l'auto-
revole insistenza del Card. Ferrari, arcivescovo di Milano; ma un
groviglio di contese di successione permise ai salesiani solo di dar
prova della loro buona volontà. Anche a Forlì l'Opera non riuscì
a sostenersi; si riprese più tardi e rifiorì dopo le disruzioni della
seconda guerra mondiale. La fondazione di Artena durò solo un
sessennio. Quella di Alvito fu stroncata, quattordici anni dopo,
dal terremoto della Marsica. Pochi mesi di vita ebbe quella di Si
racusa: il direttore ci rimise la salute pei disagi. I1 card. Rampol-
la, Segretario di Stato di Sua Santità, comprese il sacrificio fatto
dai salesiani per obbedire a77a Santa Sede e non pretese di più.
A Frascati Don Rua mandò i salesiani per la cura del seminario;
ma due anni dopo, vista Ia convenienza di lasciarla al clero dioce-
sano, li trasferì a Villa Sora dove la Provvidenza ofrriva condizio-
ni ottime per un collegio che assurse presto a notevole prestigio
per serietà di studi, valentia di professori, apprezzatissima educa-
zione e fioritura di Azione Cattolica.
All'estero Don Rua rese un gran servizio agli Emigrati italiafi
impegnati pel traforo del Sempione, inviando prima a Briga il va-
lentissimo Don Tommaso Pentore per l'assistenza spirituale, poi
Don Oddone con un altro sacerdote per 7a zona di Naters e Ie
Figlie di Maria Ausiliatrice. Le loro benemerenze ebbero alti rico-
noscimenti e la riconoscenza vivissima degli operai. Finito il trafo-
ro, Don Oddone si trasferì a Zvigo dove più urgeva l,assistenza
agli operai che aumentavano di giorno in giorno. Il buon seme
2A6

21.9 Page 209

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gettato a Briga germogliò più tardi a Sion, centro della diocesi, a
favore di tutta la popolazione.
Opera del genere, una vera benedizione, per emigrati operai
ottenne Mons. Doutreloux a Verviers (Belgio) in pieno mondo
operaio. In Francia possiamo ricordare una casa per vocazioni adul-
te a Mordreux e un Oratorio con Orfanotrofio a Dinan, purtrop-
po sffoncate quasi sul nascere dalla persecuzione del 1900. Eppu-
re l'Esposizione Universale di Parigi aveva premiato proprio allo-
ra l'Opera Salesiana con medaglia d'oro, e il Patronage di Ménil-
montant con medaglia d'argento.
Don Rua permise al direttore di Ménilmontant, il caro P.
Dhuit, di passare temporaneamente alla diocesi, ed alle Figlie di
Maria Ausiliatrice di rimanere dove potevano in abito secolare,
come comunità di beneficienza per salvare il salvabile. E fu ispira-
to dal Signore. Chi scrive vide ancora il P. Dhuit nel 1930, a
pochi passi dalla casa che gli era stata confiscata, a dirigere un
nuovo modernissimo Oratorio, prodigio del suo genio apostolico,
della sua costanza e dei suoi sacrifici, in pieno fervore di attività
educative, sportive e di azione cattolica.
Chiedendo il permesso di temporanea secolarizzazione per con-
tinuare a svolgere la loro provvidenziale missione anche sotto
mentite spoglie, le Figlie di Maria Ausiliatrice protestavano di
continuare a vivere col massimo fervore de1 loro spirito religioso:
<< Il sacrificio è penoso. Noi preghiamo il Signore che ci leghi an-
cor più alla Congregazione, per la quale ci è dato di soffrire, e ci
faccia essere più che mai, sotto l'apparenza secolare, vere figlie di
Maria Ausiliatrice. Sì, ci sentiamo ognor più afrezionate a questa
cara Congregaziote per la quale ci è dato di sofirire nel1a speran-
za che Dio farà ridondare a sua maggior gloria iI nosto sacrifi-
cio ».
Don Rua toccò con mano la fedeltà delle suore e i frutti del
loro apostolato quando nel 1900 scese dalla Sicilia a visitare le
case della Tunisia: benedisse la talarc a sei chierici salesiani di La
Marsa e di La Manuba e l'abito religioso ad una novizia delle
suore proveniente da Malta.
Frattanto in Spagna i salesiani sciamavano alla fondazione del-
le case di Ciudadela nelf isola di Menorca e di Montilla in provin-
207

21.10 Page 210

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cia di Sevilla; quindi mettevano piede a Madrid dove erano desi-
deratissimi.
Una dura prova si abbatteva invece sulle missioni del Rio Ne-
gro in Patagonia, devastando tutto il Chubut fino all'isola Ravr-
son con una tremenda inondazione. Acrobazie di eroismo salva-
rono molte vite. Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice poterono
raggiungere Buenos Aires fra mille peripezie ed afidare orfani e
orfanelle ad istituti della capitale. Ma andarono distrutti case e
coltivazioni con interi paesi civilizzati: bisognava ricominciare dac-
capo.
Il governo si prese cura degli indigeni e dei coloni con prov-
vedimenti straordinari; ma i bisogni erano di così vaste proporzio-
ni che Don Vacchina e Don Milanesio furono costretti a venire in
Italia a questuare. Don Rua fece sensibilizzare i Cooperatori e i
benefattori per mezzo del Bollettino Salesiano e autorizzò i mis-
sionari a passare di casa in casa accreditandoli alla carità pubblica
con una lettera di raccomandazione a frrma del Prefetto Generale.
Fu una gara anche fra i giovani per andare incontro a tante neces-
sità (170).
In questo clima cresceva la costruzione della chiesa di San
Francesco di Sales a Valsalice, dal I settembre 1899 quando iI
Card. Richelmy, arcivescovo di Torino, alla presenza dell'arcivesco-
vo di Ancona Catd. Manata e di altri vescovi, autorità e persona-
lità ecclesiastiche e civili, ne aveva benedetta e collocatala pietra
angolare all'inizio del Congresso Mariano Diocesano a cui parteci-
parono anche 150 dirigenti dei Cooperatori salesiani.
Maria doveva ancora una volta portare a Gesù, al varco del
secolo che Leone XIII con la Bolla « Properatxte ad exitum »» del-
l'11 maggio precedente volle santificare consacrando il genere u-
mano al Sacro Cuore di Gesù.
Dalla « Consacrazione al Sacro Cuore di Gesù >>
alla << fncoronazione di Maria SS. Ausiliatrice »>
I1 Papa compì la solenne funzione nella ricorrenza liturgica
della festa del Sacro Cuore, l'11 giugno, venerdì dopo l'ottava del
Corpus Domini. Si rovavano in Roma anche 53 tra arcivescovi e
208

22 Pages 211-220

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22.1 Page 211

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vescovi dell'America Latina che scelseto la chiesa salesiana del Sa-
cro Cuore al Castro Pretorio per compierne un'altra tutta partico-
lare consacrandogli le loro rispettive diocesi, mentre vescovi e par-
roci nelle varie parti del mondo la celebravano fra le loro popola-
zioni.
Don Rua, dopo aver esortato salesiani e Cooperatori ad asso-
ciarsi nelle consacrazioni locali col massimo fervore, sentì I'impul-
so di assecondare una proposta del caro martire della sofferenza
ora venerabile Don Andrea Belfami, chiamato all'eternità tre an-
ni prima, e dispose che tutta la Famiglia Salesiana, Salesiani e Fi-
glie di Maria Ausiliatrice coi Cooperatori, allievi ed exallievi, si
consacrasse collettivamente nella notte dal 31 dicembre L899 a\\
1" gennaio 1900. La circolare di indizione è una delle più belle
del Rettor Maggiore.
pubb<<liÈcageiusnotolenilnemo7amceonntsoac-razvioinsei
legge fra
nostra e
dl'ia1tu11tt6a-la
di rendere
nosffa Pia
Società al Divin Cuore di Gesrì; è giunto il momento di emettere
l'atto esterno e perentorio, tanto desiderato, con cui dichiariamo
che noi e la Congregaziole restiamo cosa sacra al Divin Cuore...
nell'istante che diaide due secoli, presentarci a Gesù., dnime espia.-
trici per i misfatti dell'uno, ed apostoli per conquistare l'altro al
suo amore )>.
Valendosi della concessione pontificia di celebrare la Santa
Messa a mezzanotte, esortava ad una degna preparazione spiritua-
le e disponeva: l'Esposizione del SS. Sacramento, allora permessa,
anzi favorita dalla liturgia - adorazione almeno per un quarto d'o-
ra - rinnovazione dei voti battesimali, e pei salesiani e le suore
anche di quelli religiosi - consacrazione ufficiale secondo una for-
mula appositamente preparata ed approvata dalla Santa Sede - ce-
lebrazione della Santa Messa - canto del Te Deum e Benedizione
Eucaristica.
Per farne poi durare i frutti spirituali proponeva cinque prati-
che da non lasciarsi più e da coltivarsi in ogni casa: solenne
celebrazione annuale della festa del Sacro Cuore di Gesù - specia-
Ie funzione riparatice nel primo venerdì di ogni mese - pratiòa
dei nove ufrzi - associazione di ogni casa alla Confraternita della
Guardia d'Onote - nei noviziati e studentati filosofici e teologici,
potendo, anche l'Ora Santa.
209

22.2 Page 212

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Queste pie pratiche, coltivate, dove più dove meno, fino al
Concilio Vaticano II, giovarono immensamente alla pietà degli
stessi giovani, alla fioritura di buone vocazioni ed al fervore della
vita salesiana, incrementando 1o zelo per Ie Missioni e per le alre
opere di apostolato.
Anima della divozione al Sacro Cuore di Gesù fu in particola-
re Don Francesco Certuti, che per parecchi anni continuò a sten-
dere articoli pel Bollettino Salesiano del mese di giugno, alimen-
tandola così anche nel cuore dei Cooperatori e degli amici delle
Opere salesiane.
Il Prefetto Generale Don Belmonte provocò poi una grande
consolazione al cuore di Don Rua invitando tutte le case ad in-
viargli relazione particolareggiata della celebrazione e di eventuali
iniziative locali. Ne venne una cronaca di grande edificazione ed
emulazione per tutti.
Si formò così il clima ideale per la celebrazione del Giubileo
d'Argento delle Missioni Salesiane che cadeva 1'11 novembre
1900.
In 36 spedizioni missionarie queste si erano estese dall'Argen-
tina al Brasile, all'Uruguay, al Cile, a\\ Parugtay, nella Bolivia, nel-
l'Ecuador, nella Colombia, nel Messico, nel Salvador e negli Stati
Uniti; più propriamente, in senso stretto fra gli Indios della Pata-
gonia, della Terra del Fuoco, delle Isole Malvine, del Matogrosso,
dell'Azuras equatoriano.
Ai festeggiamenti promossi in America Don Rua si fece rap-
presentare dal Direttore Spirituale Don Paolo Albera. Vi sarebbe
andato anche personalmente, se ne avesse ficevuto incoraggiamen-
to dal Santo Padre. Ma Leone XIII alla richiesta dei missionari
aveva risposto solo benedicendo e beneaugurando alle Missioni
stesse.
Don Albera, del resto, fece bene le sue parti ffovandosi a Bue-
nos Aires per la celebrazione più solenne culminata nel II Con-
gresso dei Cooperatori Salesiani che si svolse dal 19 a7 22 novem-
bre 1900 con la partecipazione di elette rappresentanze delle altre
repubbliche, autorità e personalità, sotto la presidenza del Nunzio
Apostolico, degli Arcivescovi di Buenos Aires e Montevideo, dei
Vescovi argentini di Cuyo e La Plata, altri due vescovi ausiliari,
di Mons. Cagliero e Mons. Costamagna che poi guidò un numero-
210

22.3 Page 213

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so pellegrinaggio di allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice al
celebte santuario di Lujdn.
Don Rua mandò da Torino I'impareggiabile primo Segtetario
Generale dei Cooperatori Don Stefano Trione a guidarne l'orga-
nizzazione e lo svolgimento. Inoltre, il caro Maestro Giuseppe Do-
gliani a dirigere i cori e le esecuzioni orchestrali, ma cui la
Passione del Perosi e 1l Saepe duru Cbristi del Cagliero, che in
due concerti contarono fino a 180 strumenti (171).
Fece grande impressione anche il pellegrinaggio di 500 giova-
ni a1 santuario di Lujdn guidati da Mons. Cagliero, che, con quel-
1o delle Figlie di Maria Ausiliatrice, concluse il programma.
Dal Congresso sbocciarono le associazioni delle Dame Patro-
nesse e degli Exallievi che si consolidarono rapidamente, si difiu-
sero e prosperarono a meraviglia. Ricordo monumentale fu l'ere-
zione del Collegio per Arti e Mestieri denominato a Leone XIII
nel quartiere << General Belgrano ».
Don Albera impiegò poi tre anni a visitare le Missioni anche
nelle zone più impervie, inviando periodicamente a Don Rua con-
solanti rclaziotri tiportate dai Bollettini Salesiani nelle varie
lingue.
Anche 7'Opera salesiana in Francia era al 25o della sua fonda-
zione, dalTe prime case aperte nel 1875. I Salesiani pensavano a
celebrare iI Giubileo d'atgento, con un bel programma da svolger-
si nella casa di Nizza Mare. Ma ecco addensarsi il ciclone della
persecuzione che, avviato da Waldeck Rousseau, fu portata all'e-
stremo della applicazione da Emilio Combes nel 1902. Quest'ulti-
mo, facendo rivivere leggi precedenti (1886) cominciò a far chiu-
dere migliaia di scuole pur istituite legalmente e gestite da religio-
si; poi attaccò le stesse Congregazioni disperdendo circa 15.000
religiosi, confiscando 4.200 istituti di beneficienza e incamerando-
ne stabili e beni, spogliando ogni casa di tutto e svendendo all'a-
sta quanto poteva.
Don Rua presiedeva in quei giorni il IX Capitolo Generale
della Società Salesiana a Valsalice dal I al 5 settembre 1901.
Chiamati prima a i due Ispettori di Francia, Don Bologna
del sud con sede a Marsiglia e Don Perrot del nord con sede a
Parigi, insieme al direttore della casa di Nizza Don Cartier, di
Montepellier Don Babled e dell'avvocato nicese Gastone Fabre,
211

22.4 Page 214

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tra il 3l luglio e il 2 agosto aveva studiato con Ioro la situazione
fin dai primi allarmi nelle adunanze del Capitolo Superiore. Non
si ofirivano che due vie per sopravvivere o secolarizzare Salesiani
e Figlie di Maria Ausiliarice come facevano alre Congregazioni,
o chiedere il riconoscimento formale al Governo secondo le nuo-
ve leggi jugulatorie rimesse all'arbitrio dei funzionari per f inter-
pretazione. Consultati vescovi e giuristi, fatte preparare dai singo-
li confratelli e dalle suore le domande canoniche di secolaizzazio-
ne, ottenute le dovute dispense da Roma e concesse quelle che
egli poteva dare come Rettot Maggiore, volle udire anche il pare-
re dei membri del IX Capitolo Generale, perché il vescovo di
Montpellier suggeriva di preferire la secolafizzazione mentre l'arci-
vescovo di Parigi Card. Richard propendeva per la richiesta di ri
conoscimento legale. Finì per la duplice esperienza, autorizzando
l'Ispettore del nord a far le pradche pel riconoscimento legale, e
quello del sud a procedere alla secolaizzazione individuale. Nel
volume terzo degli << Annali della Società Salesiana »> si possono
rilevare le acrobazie fatte per ottenere il dititto a17a vita e
all'apostolato in quel bailamme anticlericale che sull'esempio della
Francia depredava periodicamente anche altrove la Chiesa o addi-
rittura la strangolava dal secolo scorso ai nostti tempi.
Balza evidente l'eroismo dei Salesiani e delle Figlie di Maria
Ausiliatrice che si adattavano ai più grandi sacrifizi pur di conti
nuare a salvare anime. E la coraggiosa solidarietà dei Cooperatori
e degli Exallievi che afirontavano tribunali, senato e parlamento
per contestare i soprusi criminali. Sono pagine che converrebbe
rileggere a quando a quando per superare tante forme di persecu-
zione che si organizzano in tanti rcgimi. (172).
Don Rua non lasciò nulla di intentato per salvare il salvabile.
Alla fine però si dovette riconoscere che minor male fu l'esperien-
za del sud con legittime autotizzazioni di secolarizzazione. Al
nord si perdette tutto: il senato respinse le domande di riconosci-
mento legale con 158 voti negativi contro 100 favotevoli. Le case
del nord furono chiuse e svendute all'asta. A Parigi Don Nou-
guier, secolaizzalosi col consenso di Don Rua, aperse in una ca-
setta affittata una pensione di famiglia pet artigiani, poi un'altra
per universitari col nome di Federico Ozanam e vivacchiò in atte-
sa di tempi migliori. Altri salesiani tentarono modeste opere con-
212

22.5 Page 215

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simili, rifugiandosi in case private finché, mitigata l'applicazione
della sciagurata 7egge, giunsero a costruire dal nulla altre opere.
Il
re
Pu.nDmhaugitniaficMoéOnirlmatoonritoanmt o-dercnoomea
già dicemmo
pochi passi
d-al
fece
suo
sorge-
antico
Oratorio ridotto a fabbica e non più restituito (v. Aufrray, Un
passeur d'àmes, Ed. Vitte, Paris 1953).
L'ispettice delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Madre Amalia
di Meana, secoTarizzate tutte le sue suore, le disperse in case pri
vate e riuscì a mantenere in vita quasi tutte le sue opere. Le im-
pegnò persino in una nuova opera a Marsiglia e nella guetra del
1915-18 prestò molte suore negli ospedali a ipagare, con la cari-
di Cristo fra i soldati, le ingiustizie sofferte dai governi settari.
I novizi salesiani vennero accolti da Don Rua in Italia nella casa
messa a loro disposizione sul lago di Avigliana.
La prtdenza del Rettor Maggiore valse non solo pel momento
cruciale, ma anche pel lontano avvenire.
Ma seguiamoTo ora a Torino nello svolgimento del IX Capito-
lo Generale.
Don Francesco Cerruti che l'aveva accuratamente preparato lo
regolò con piena soddisfazione dei 154 Capitolari fra cui era pure
Mons. Fagnano. Don Rua 1o presiedette col tatto che 1o distingue-
va, intervenendo opportunamente nelle discussioni e nelle conclu-
sioni. Consentì subito ad un nuovo criterio nella costituzione del-
le Commissioni di cui si nominarono solo il presidente, il relatore
ed un supplente, e si fecero funzionare ad ore diverse per permet-
tere ai Capitolari di partecipare a tutte le adunanze a cui avessero
interesse. Tollerò l'esperimento di guadagnar tempo con due adu-
nanze di Commissione al giorno, ad ore diverse, persino durante
gli esercizi spirituali premessi alla celebrazione, soprattutto per ri-
guardo ai confratelli di Francia che avevano :utgenza di prospetta-
re la loro situazione; ma ne sottolineò il carattere eccezionale, che
doveva valere per quella volta. Trar'qoillizzò i confratelli che ave-
vano sollevato alcuni dubbi di validità su alcuni atti dei Capitoli
precedenti, grazie alla sanazione, ottenuta a tempo dalla Santa Se-
de, di alcune irregolarità. Ricordò i Superiori del Capitolo decedu-
ti dal 1889 al l90l e comunicò la concessione del Governo italia-
no che dispensava dal servizio militare chierici e coadiutori desti
21.3

22.6 Page 216

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nati alle Missioni purché facessero almeno un sessennio di servizio
missionario fuori Europa (I73).
La {ormazione del personale, 7a cura degli studi, la costituzio-
ne di Ispettorie e di Noviziati secondo le nuove esigenze, la defi-
nizione di un triennio di tirocinio pratico, tra il corso di filosofia
e quello di teologia, nelle case per il vaglio dell'idoneità all'apo-
stolato pedagogico ed apostolico salesiano, presero la maggior par-
te del tempo sia nelle adonanze di commissione che nelle assem-
blee generali. Don Rua ricordò che Don Bosco, anche agli inizi,
quando non poteva impegnare gli aspiranti alle pratiche metodi-
che della vita religiosa, non tralasciava mai le prediche nei giorni
festivi (omelia, istruzioni, lezioni di Storia Sacra) i sermoncini
setali pet la buona notte, moltiplicava pure le conferenze speciali
a catattete ascetico, teneva regolarmente ogni settimana unalezio-
ne ai chierici sul Nuovo Testamento, riceveva regolarmente i ren-
diconti mensili (magari conducendo seco or l'uno or l'alffo giova-
ne mentre usciva in città per visite o commissioni ) e ne caldeggiò
Ia fedele ptosecuzione per favorire la soda formazione salesiana.
La mattina del I settembre, dopo aver dato lettura del tele-
gramma di benedizione ricevuto dal Santo Padre, osservò: << Don
Bosco nei primordi dell'Opera sua ebbe molto a sofirire da parte
di persone bene intenzionate a lui devote che non lo comprende-
vano nella sua missione. Pretendevano che camminasse per la via
da loro segnata... erano dominate dallo spirito di contraddizione...
Soventi volte il nostro buon Padre esortava anche noi ad evitare
lo spirito di contraddizione, di critica, di riforma, e volle inserire
questa raccomandazione tra gli avvisi speciali (nel proemio dellc
costituzioni): evitare il prurito di riforma. Tale raccomandazione
ripeto io avoi.La critica verso i superiori è fatale ad una comuni-
tà, specialmente se provenisse dai direttori e dagli ispettori. I sud-
diti rimangono disanimati dall'obbedienza, difr.deranno dei supe-
tioti, come di voi, ne andrebbe di mezzo la vostra stessa autorità.
Questa ctitica si deve evitare non solo contro i superiori, ma a\\-
che contro i proprii colleghi e predecessori. Non si critichi il loro
operato: ci si informi del metodo da loro tenuto. Non demolire o
riformare fabbricati se non dopo almeno due anni di costatata ne-
cessità. Evitare la critica verso i propri dipendenti... pensiamo
che essi pure hanno la ragione e gli occhi per vedere e giudicare;
214

22.7 Page 217

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è contrario alla cafità, voler sempre imporre la propria opinione;
guardarsi dal rimproverare ascoltando solo il proprio cattivo umo-
re: nel caso, prendere le debite informazioni. Don Bosco era poi
mirabile nel lodare e mostrarsi soddisfatto dell'opera dei suoi di-
pendenti. Ciò serviva di incoraggiamento al dovere e gli concilia-
va il loro afietto... ».
Insistette sulla massimr- cara del personale in via di formazio-
ne, che poi trattò in apposita circolare 1l 19 marzo 1902 annun-
ciando la determinazione del triennio pratico, consentendo la ridu-
zione del corso filosofico da tre a due anni per non ritardare ttop-
po 1'ordinazione sacerdotale a corona del quadriennio teologico.
La sera dello stesso giorno, Don Rua aggiunse altre esortazio-
ni, tra cui: << Era prerogativa di Don Bosco il comparire allegro
ed il saper trasfondere l'allegria negli altri rendendoli in questo
modo felici. Come rassomigliarci a lui? Primo rnezzot esattezza
nelle praticbe di pietà, senza la quale non possono regnare in noi
né nelle nostre case la felicità e la carità. Secondo mezzo: far
osseruare in modo piaceuole ed amoreaole le Regole. Tevo mez-
zo; mostrarsi premurosi ancbe nel promuouere il bene fisico dei
propri dipendenti; prevenirli, possibilmente, nei loro bisogni, in
casi di ttistezza, di indisposizioni, ecc. Quarto mezzoi non essere
troppo tenaci nelle proprie idee. Anche nelle adunanze sentire uo-
lentieri il loro parere e seguiilo quando non c'è pericolo di catti'
ue conseguenze; n'lostrare una certa qual morbidezza di carattere.
Così si va avanti con pace, tranquillità ed allegria >>.
Tra le ruccomandazioni del 4 settembre tornò sull'argomento:
<< I1 mezzo pratico di mostrare carità reciproca è nell'aiutatsi
vicendevolmente e nel sostenere , ailtàre e difiondere le opere no-
sre e dei nostri fratelli ». La sera raccomandò la Pia Unione dei
Cooperatori salesiani. Per accrescete il numero di buoni confratel-
li indicò un gran mezzot lar stirnare le cose della società, parlare
souente di Don Bosco, delle Missioni e delle altre Opere salesia-
ne. Non allettare con lalse promesse, ma indurre a sentimenti ge-
nerosi nell'abbracciare la uita religiosa, cbe è uita di sauificio... >>.
Parole d'oro, come si vede (174).
L'ultimo giorno, commosse assai I'assemblea la perorazione
della causa dei confratelli di Francia, presentata dal redattore del
Bollettino Salesiano francese Don Luigi Roussin, il quale protestò
21,5

22.8 Page 218

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i sentimenti di fedeltà a Don Bosco e di amore alla Congregazione
che vibravano allora in Francia.
Don Rua, ringraziando a nome di tutti, esortò a confidare in
Maria Ausiliatrice: << La burrasca ha tentato di sciogliere i vincoli
che
pre
cpilevgiavvi.alVo o-i
vo6ele1t6elieussseer-e.
ma non farà che stringerli sem-
sempre figli di Don Bosco e veri
salesiani. Ebbene: se la prova si facesse più forte, più violenta,
troverete sempre in noi dei fratelli ».
Le Famiglie religiose, si sa, non vengono mai distrutte dalle
persecuzioni esterne, ma dalle demolizioni interne condotte da re-
ligiosi infedeli che le portano alla degenerazione ed alla rovina.
Le deliberazioni del Capitolo vennero poi accolte in un fasci-
coletto che Don Rua fece inviare a tutti i salesiani accompagnan-
dolo con una sua circolare così conclusa: << ... facciamoci coraggio,
miei cati figliuoli! Dacché l'anno scorso ci siamo consacrati al Sa-
cro Cuore di Gesù, il Signore un po' con zuccherini, un po' con
pillole ci ha fatto progredire. Amiamolo, lodiamolo, benediciamo-
lo questo buon Signore. Egli non lascerà di continuarci i suoi be-
nefici; ma, per carità, non lasciamo di corrispondere e nelle cose
prospere ed anche in quelle che ci sembrano avverse, procuriamo
di veder sempre la mano del Signore; serviamoci di ogni circo-
stanza per animarci a far del bene nel suo santo nome »>.
L'esortazione giunse a tempo per inghiottire una pillola molto
àmara a Don Rua ed a molti anziani salesiani: le nuove disposizio-
ni della Santa Sede che interdicevano ai superiori di qualsiasi ordi
ne e grado di confessare allievi e dipendenti in forma ordinaria,
tranne casi estremi e ben limitati a loro libera e insistente richie-
sta in via eccezionaie come ancor oggi il codice prescrive. Cessava
così la tradizione patriarcale dei tempi di Don Bosco, mente Ia
Congregazione, che aveva ormai fatto le ossa, poteva prosperare
secondo la disciplina comune che la prudente saggezza della Chiesa
aveva adottato.
Don Rua ne sofierse più di tutti, perché temeva che 1o spirito
di famiglia ne patisse danno; preso consiglio da autorevoli perso-
naggi e teologi, fece i passi che gli sembravano ragionevoli per
chiarire la prassi domestica, subendone anche qualche mortificazio-
ne; ma alla fine ebbe agio di constatare che il provvedimento era
un gran bene e gli faceva ricordare una confidenza di Don Bosco
216

22.9 Page 219

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che, quando non poté più prestarsi per ascoltare le confessioni
dei confratelli, fu udito esclamare in un corso di esercizi del
1885: « ... così mi sento più libero nel prendere certe decisioni »>
riguardo a candidati da ammettere agli Ordini sacri (18 settembre
1885) (175).
Il Capitolo diede i suoi frutti in un nuovo impulso di espan-
sione che sfociò in numerose nuove fondazioni imponendo la revi-
sione e la costituzione di alte ispettorie. Tredici nella sola Ameri-
ca del sud: Argentina settenrionale, Patagonia, Argentina meri
dionale, Brasile Matogrosso, Brasile nord, Brasile sud, Cile, Co-
lombia, Ecuador, Perri e Bolivia, San Salvador, Uruguay e Para-
guay, Venezuela e Giamaica. A queste si può subito aggiungere
quella del Messico definita nel 1903.
Nel 1902 Mons. Cagliero e Mons. Costamagna cessarono di
essere contemporaneamente superiori religiosi; quest'ultimo riuscì
finalmente a raggiungere il suo Vicariato di Mendez e Gtalaquiza
nell'Ecuador.
Tra il 1889 ed il 1901 la Congregazione aveva fatto un bel
balzo con nuove fondazioni a Morelia (Messico); Giamaica; Co-
rumbà, Guaratinguetà, Jaboatào, Bahia, Aracajr), Rio Grande do
Sul (Brasile); Concepci6n (Pataguay); Ensefiada, Rodeo del Me-
dio e ChoéIe Choél (Argentina).
Don Rua si dovette giustificare presso la Sacra Congregazione
dei Vescovi e Regolari a Roma, che aveva imposto una sosta nel-
I I'accettare nuove opere, con la seguente precisazione: << Superio-
ri fanno quanto possono per non accettare nuove fondazioni e so-
lo vi si lasciano indurre quando interviene il comando o la racco-
mandazione delle Superiori Autorità Ecclesiastiche, oppure si ve-
de chiaramente che la gloria di Dio e il bene delle anime esigono
talifondazioni. Non ne fanno mai di propria iniziativa e non vi si
inducono d'ordinario se non dopo istanze reiterate di parecchi an-
ni. Non consta che le fondazioni tornino di danno ai confratel-
li né agli alunni (come aveva insinuato qualche vescovo). I confra-
telli godono di quella salute che si gode negli istituti di vita atti-
va, gli alunni poi ricevono tutta l'isftuzione religiosa e morale che
è loro adatta... >>.
Quanti sacrifici siano costate parecchie delle nuove fondazioni
1o sa solo il Signore. Gli scarsi cenni delle cronache lasciano capi-
2t7

22.10 Page 220

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re solo qualcosa della realtà. Quella di Giamaica si dovette abban-
donare nel 1905 pel terribile clima malarico, oltre al resto.
A Don Rua non sfuggiva nulla. Seguiva casa per casa, opera
per opera. Ai salesiani di Corumbà raccomandava f insegnamento
del latino ai giovani perché vi prevedeva molte vocazioni: << State
attenti perché vi si insegni presto il latino per coltivare vocazio-
ni ». Un mese dopo ripeteva al direttore Don Malàn: << Fa' che si
studi il latino e si possano avere buoni soggetti pel noviziato >>. E
poiché gli si rispondeva scusandosi per la scatsezz^ di personale e
pel
tro
molto lavoro: « Mi
la scuola di latino:
sfai npupòenriaus-cireinsqiustaenvdao-si
le
ha
difficoltà con-
buona volon-
tà... » (176).
Languiva l'opera salesiana a Guaratinguetà, mentre fioriva
quella delle Figlie di Maria Ausiliatrice. I salesiani finirono ben
presto per chiudere \\a casa, giustificandosi con I'inadeguatezza aTle
esigenze dei genitori.
A Don Rua però spiacque anche che avessero proceduto senza
chiederne prima la autofizzazione ai superiori maggiori: « Perché
tanta
senza
pi\\repmerumrae?ss-o
dechl iCesaepaitoll'lIospSeutptoerreior-e.;
Non
tanto
si può aprir case
più non si devo-
no chiudere senza permesso. Perché non tener conto del dispiace-
re che recavasi ai benefattori?... della triste figura nostra in faccia
alla popolazione? Sarebbe opportuno riaprirla l'anno venturo, an-
che sotto altra forma se si vuole, ma riaptirla >>. L'Ispettore la
fece riaprire e nessuno ebbe a pentirsi. Ottime vocazioni fiorirono
a Pernambuco. Nel 1937 ta gli Exallievi si registravano una ses-
santina di salesiani viventi.
In Patagonia le Figlie di Maria Ausiliatrice coglievano le pri
mizie indigene con la vocazione di Zefirina Yancuche figlia del ca-
cico dei Manzanares e sorella del capitanejo Miguel de Comayo'
Qualche tempo dopo la seguiva la cugina Josefa.
Nel Matogrosso invece intrighi politici disturbavano la prima
Missione ove l'intrepido Don Balzola con eroici confratelli e Fi-
glie di Maria Ausiliamice aveva organizzato fra i civili la Colonia
Teresa Cristina ed awiava i primi Indi alla civllizzazione. Il Presi
dente dello Stato, per compensare uno degli elettori suo parente,
pretese di dare a lui tutta Ia colonia da sfruttare, sloggiando i
missionari. Una serie di attacchi calunniosi furono sventati dall'I-
218

23 Pages 221-230

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23.1 Page 221

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spettore Don Malàn uno dopo l'altro. Ma il Presidente rese im-
possibile 7a vita con tante vessazioni che costinse i missionari a
ritirarsi lasciando gli Indi nella costernazione. Governo e presi-
dente non tardarono a pentirsi del male compiuto e tentarono di
far ritornare i missionari. Ma la sittazione era ormai così compro-
messa che i salesiani preferirono trasferirsi in altta zona oltre il
fiume Araguaya. Don BalzoTa con un alto sacerdote, fte coadiu-
tori, tre aspiranti ed alcune Figlie di Maria Ausiliamice, in trenta-
due giorni di cammino, raggiunsero Regismo di Araguaya sulla
sponda sinistra del fiume e vi cosftussero due capannoni. Consa-
crando la nuova colonia al Sacro Cuore di Gesù, vi attirarono po-
co a poco gli Indi Bororos Coroados d'indole pacifrca. La Missio-
ne prosperò rapidamente. Don Rua non si limitò ad aiutarli ed a
sostenerli nella coraggiosa impresa. Diede anche loro sagge diretti-
ve che il concilio Ecumenico Vaticano II ha esteso in forma più
ampia a tutti i missionari: << Quanto a certi usi che hanno codesti
seluaggi, specie intorno ai loro morti, procurate di non disprezzar'
li; ma ad esempio di quello cbe laceua la C,hiesa nei tempi anti-
cbi in mezzo ai popoli pagani cercate di santif.carli, se non sono
asanze dannose alle anime od ai corpi ».
nI9elVcCimo-siìtehraoa.icofCamottinnovcebiamereefaa-dbbinr5iac6ua1glrveusrvua6nreaqluDaaolbcnehleBlaarelvzcsoianlattzoialin3dt1iorsdneicopepmaellblisrteei-
to destinato a tal uopo, erigervi una bella croce, benedirlo e co-
minciare a praticare le cerimonie della Chiesa per le sepoltute. Se
vogliono levar le ossa dopo venti giorni, converrà persuaderli ad
aspettar maggior tempo per evitare peticoli di infezione... »> L'i-
struzione completava quella datagli il 23 maggio precedente ri-
guardo ai vivi: « I'Jon esigete dai poaeri Indi di star lungo tempo
al cbiuso: secondateli nelle loro usanze lecite e nel loro modo di
aiaere quanto potete. Ma state attenti a non lasciar maneggiar lo-
ro arrui da t'uoco... ».
Mentre autorizzava fondazioni in America, Don Rua vagTiava
le richieste che pervenivano al Capitolo Superiore dalle nazioni
più vicine, con pirì facile afflusso dall'Italia. Il catalogo si accresce
di otto nuove case in Italia (Corigliano d'Otranto, Napoli Vome-
ro, Ancona, Schio, Rapallo, Ragusa, San Giuseppe Jato, Palermo);
una in Carniola a Lrtbiana due in Belgio, St. Denis §Testrem e
219

23.2 Page 222

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Liegi; due in Inghilterra, Farnborough e Chertsey; cinque in Spa-
gna, Cordoba, Ronda, Vigo, Villaverde, Vitoria; due negli Stati
Uniti, New York e Oakland in California; una in Palestina a Na-
zfieth-
Leone XIII, al corrente di tanta vitalità, se ne compiaceva
esprimendo la sua soddisfazione il 29 settembre 1901 ad un grup-
po di salesiani venuti dall'estero al Capitolo Generale ed in viag-
gio di ritorno alle loro residenze: << Don Rua fa molto bene. Sono
contento di lui ».
Anche perché le nuove fondazioni rispondevano fedelmente al
programma di Don Bosco ed ai bisogni delle popolazioni. A Cori
gliano si trattàvà di un Scuola Agraria; a Napoli Vomero, di un
Oratorio pet la gioventrì più abbandonata: si sviluppò in seguito
con scuole elementari e ginnasiali e I'erezione della chiesa del Sa-
cro Cuore fatta presto parocchia. A distanza di tempo possiamo
valutare anche meglio l'opera di Ancona divenuta così popolare
che, quando nel l9l4 un'ondata di sovversivismo mise sossopra
la città, i rivoltosi si limitarono a far chiudere le porte della chie-
sa alla sfilata del corteo che portava al cimitero le tre vittime
dell'insurrezione.
L'Oratorio di Schio divenne un vivaio di vocazior-ri. Incom-
prensioni invece locali abbreviarono la vita all'opera di Rapallo.
Durarono poco le fondazioni di San Giuseppe Jato e di Ragusa;
ma quest'ultima si riprese nel 1962. Quella di Palermo Sampolo
ebbe pieno successo.
La casa di St. Denis §(/estrem non smentì la predizione di
Don Rua al Conte Paolo di Hemptinne: << Credo che un giorno
questa casa sarà una gemma della corona salesiana ». Diede infat-
ti ottime vocazioni. La Casa-famiglia per giovani operai a Liegi,
voluta dal Batone Gastone della Rousselière e da lui dotata di
quanto occorreva per la formazione cristiano-sociale dei giovani la-
voratoti, prosperò felicemente quando Don Rua acconsentì al vo-
to di relativa maggiotanza del suo Consiglio Superiore permetten-
do che gli allievi potessero fumare perché stavano quasi tutto il
giorno a lavoro fuori casa. I salesiani poi addetti al convitto sep-
pero essere all'altezza dei loro impegni religiosi rispettando Ia ca-
ratteristica mortificazione cui teneva tarrto Don Bosco (177).
Nelle sue visite al nord Europa Don Rua poté costatare per-
220

23.3 Page 223

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sonalmente il successo delle fondazioni di Inghilterra, dove 1o
scarso personale lavorava molto e con vero spirito salesiano.
Breve vita ebbe la casa di Villaverde in Spagna, trasferita a
Vitoria per un biennio. L'opera per le vocazioni tardive trovò
poi buon terreno a Campello nel 1907.
Le fondazioni negli Stati Uniti e in California ebbero la mis-
sione specifica dell'assistenza agli Emigrati soprattutto daTl'Ita7ia,
che nel 1901 erano già circa 145.$3 puro sangue,214.799 nati
in America da genitori italiani e 10.616 figli di padre italiano e
madre estera. I salesiani vi fecero subito funzionare buoni Segre-
tariati del Popolo, ad imitazione di quelli che sorgevano in Euro-
pa al7'inizio delle forti lotte di classe.
L'ulteriore sviluppo impose modificazioni delle ispettorie an-
che in queste nazioni, regolate come segue: 1) Ispettoria Sacro
Cuore, con l'Oratorio San Francesco di Sales di Torino e le case
di formazione, a17a diretta dipendenza del Capitolo Superiore: I-
spettore Don Giulio Barberis. 2) Ispettoria Cispadana, 3) Ispetto-
ria Transpadana; 4) Ispettoria Ligure Toscana; 5) Ispettoria Lom-
barda col Canton Ticino (Svizzera); 6) Ispettoria Veneta (tre Ve-
nezie); 7) Ispettoria Emiliana; 8) Ispettoria Romana; 9) Ispetto-
ria Napoletana; 10) Ispettoria Sicula. 11) Ispettoria Belga;
12) Ispettoria Spagnola Betica) 13) Ispettoria Spagnola Celtica;
14) Ispettoria Spagnola Tarragonese; 15) Ispettoria Portoghese;
16) Ispettoria Inglese; 17) Ispettoria Tunisina; 18) Ispettoria
Orientale; 19) Ispettoria Statunitense.
Concludiamo questa rassegna con un balzo missionario al Vica-
riato Apostolico Equatoriano di Mendez y Gualaquiza. Don Rua
sperava che, mutate varie circostanze, Mons. Costamagna potesse
ormai stabilirsi nel suo Vicariato. Aveva scritto ai Cooperatori
nella sua circolare di Capodanno del 1902: « Quello che consola
il mio cuore è che finalmente si è potuto portare 7a pace fua i
Jivaros che rovansi ad oriente delle Ande Equatoriane. Da anni,
si può dire, ferveva l'odio fra Ie tribù di quegli Indi, manifestato
da continue uccisioni e stragi; ed ora la pace è sicura poiché ven-
i nero a pacifr,cazione cacichi... >>.
Insisteva quindi con 1o stesso Vicario Apostolico perché la-
sciasse il Cile dove attendeva I'ora di Dio, e raggiungesse Ia sua
sede, o meglio il territorio assegnatogli dove non c'era casa vesco-
221

23.4 Page 224

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vile ma solo qualche capafina da adattare ad episcopio: << È ormai
tempo che ti incammini verso l'Equatore >>. E al visitatore Don
Paolo Albera, che si era già spinto fin in quei mesi, scriveva il
12 marzo 1902: << Ora convemebbe proprio che Mons. Costama-
gna si avviasse all'Equatore. Io gli scrivo in proposito, come gli
ho già scritto altre volte. Tu fa' quanto puoi per indurlo ad
accompagnarviti o almeno andarvi al più presto possibile ».
In altra lettera, 11 24 marzo: << Quanto a Mons. Costamagna,
temo non possa più avere la benedizione del Signore finché non
sia al luogo destinatogli dalla Divina Provvidenza, cioè nell'Equa-
tore. Queste cose avevo già scritto prima, non so se la mia lettera
vi sia pervenuta. In ogni eventualità, valga la presente. Fa' capire a
Mons. Costarnagna che, essendo scomparse le difficoltà per andare
al suo vicariato, è suo dovere e nostro vivo desiderio che ci va-
da >>. Ma le difficoltà non erano afratto scomparse per il vescovo
staniero; erano solo mitigate per i semplici sacerdoti non equa-
toriani.
Mons. Costartagfla 1o sapeva; tuttavia, per obbedire a Don
Rua, si mise in viaggio con uno dei salesiani esiliati nel 1896,
Don Felice Tallachini. Fu provvidenza che al porto trovasse come
capitano un amico delle Missioni che aveva conosciuto Don Talla-
chini ed anche il primo superiore Don Calcagno. Il Capitano salì a
bordo ad ossequiare lui e il vescovo e li accompagnò con la sua
lancia al collegio salesiano aperto da poco a Guayaquil. Monsi-
gnore fece sapere al Governo che egli era approdato per visitare
le case salesiane, non per stabilirsi nella repubblica ed ottenne il
permesso di visitare anche Ia Missione.
L'obbedienza era in parte premiata. Procedette quindi per
Cuenca dove sperava di incontrare Don Albera. Ma questi era già
passato. Gli venne incontro Don Mattana, che reggeva la missione
da un buon decennio come provica'"lio fua disagi e difficoltà inde-
scrivibili, e l'accompagnò a Gualaquiza. Yiaggio faticosissimo. Di
tappa in tappa Monsignore parlava ai civllizzati e agli indigeni,
confessava, cresimava, celebrava, allietando quella povera gente,
che g1i faceva accoglienze semplici ma cordiali da intenerire.
GuaTaquiza era allora un complesso di tuguri dei bianchi e ca-
pannoni degli Indi, tra cui spiccavano la chiesa, la casa ed il colle-
222

23.5 Page 225

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gio dei missionari e 7'abitazione delle suore, tutti in legno in
proporzioni appena sufficienti.
Incontri commoventi, emozioni più facili ad immaginare che a
descriversi. Conforto immenso ai salesiani ed alle Figlie di Maria
Ausiliatrice. Durante la novena dell'Assunta il vescovo poté esplo-
rare parte delle foreste in cerca dei Jivari. Non possiamo indugiar-
ci a seguirlo, né riportare le relazioni pubblicate dal Bollettino. I1
suo soggiorno era limitato a fte mesi. Tornato a Santiago di Cile,
i confratelli fecero tanto da ottenergli l'attorizzazione per una se-
conda visita che egli intraprese partendo dalla Capitale cilena il
10 maggio 1903 col chierico Abramo Aguilera il quale divenne
poi Vicario Apostolico di Magellano e in seguito Vescovo di An-
cud. Trattenuti nel Perù per 1o scoppio della peste, poterono
giungere a Guayaquil solo l'8 novembre.
Durante la seconda visita Monsignore predicò gli esercizi spiri-
tuali ai salesiani ed alle figlie di Maria Ausiliatrice, avvicinò il
maggior numero possibile di Jivari, ottenendo con la musica quel-
lo che non otteneva con la predicazione, prodigando il suo servizio
pastorale senza riguardo alla salute, alle difficoltà di ogni
genere, finché il 3 gennaio 1904 dovette riprendere la via dell'esi-
lio che durò ancora dieci anni. Solo nel 1914 ottenne il permesso
di stabilirsi in Ecuador. Ma la durò appena quatrro anni; poi do-
vette dimettersi e la Santa Sede passò il suo pastorale a Mons.
Domenico Comin.
U'altra pietta miliare nella storia della Società Salesiana
L'avvenimento più memorando del 1901 resta indubbiamente
il III Congresso dei Cooperatori Salesiani a Torino e l'incoronazio-
ne della immagine taumaturga di Maria Ausiliatrice.
A detta di tutti questo terzo Congresso superò i precedenti
di Bologna e di Buenos Aires. È ben documentato negli << Atti >>.
Don Rua, sensibilissimo ai segni dei tempi ed alla vocazione
sociale specifica dei Cooperatori Salesiani, 1o volle orientato ai gra-
vi problemi dell'ora. E Don Stefano Trione, coadiuvato anche da
abilissimi confratelli, lo curò in tutti i particolari con la passione
e la maestria che 1o distinguevano.
223

23.6 Page 226

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Don Rua 1o indisse con apposita citcolare ai salesiani e con
un caldo appello ai Cooperatori pet mezzo del Bollettino Salesia-
no nelle varie edizioni. I totinesi vennero preparati anche da spe-
ciali conferenze tenute nella chiesa di San Giovanni Evangelista
dal celebre Padre Barnabita Giovanni Semeria e dal facondo ora-
tote salesiano Don Antonio Simonetti, nonché da un buon servi-
zio di stampa animato da un poderoso articolo del marchese Filip-
po Crispolti.
Vi parteciparono il Card. Arcivescovo di Torino, quello di Mi-
lano Card. Ferrari, quello di Bologna Card. Svampa. Mancò all'ul-
timo momento il Patiarca di Venezia Card. Sarto, il futuro Papa
San Pio X, tattenuto in sede dalla visita dei Sovrani d'Italia alla
Serenissima. Tra i 29 Vescovi spiccava Mons. Cagliero invitato
espressamente da Don Rua.
Don Albera, conclusa la sua visita in America, poté dare noti-
zie di quanto vi aveva visto coi propri occhi e mise bene in evi-
denza quanto i salesiani facevano per gli Emigrati. Grande emo-
zione suscitò il rappresentante della Ftancia marchese di Villeneu-
ve-Trans, che implorò fervide preghiere per la sua Patia sofferen-
te in quei giorni dell'oppressione settaria e pei salesiani francesi
<( trascinati come malfattori dinanzi ai tribunali » (178).
Il rappresentante della Spagna, avv. Pascual y Bufiarul, addi
<< nell'opera apostolica di Don Bosco un valido elemento per la
soluzione
in difesa
del pauroso
dell'operaio
problema sociale
e sveglia dal loro
pleetrachrgéo-1e
disse
classi
-elemvauteov»e.
Don Rua, come presidente efiettivo, intervenendo per la pre-
sentazione dei telegrammi del Santo Padre e pei rilievi che ritene-
va opportuni, volle presentare personalmente il Presidente dell'O-
pera dei Congressi e dei Comitati Cattolici in ltalia, costituita a
Firenze nel 1875 quando Don Bosco, costretto a smembrare dalla
i Società Salesiana << Salesiani esterni >>, ne faceva un terz'ordine
moderno col titolo di << Cooperatori Salesiani >>.
- << Se questo congresso
mente Congresso di Azione
Ceagttloi ldicisas,ec-orueè
salesiano, è eminente-
ieri ben disse il Card.
Ricbekny. Ieri si sentiva qui un vuoto. Non accenno ad alcune
sedie che si trovavano disponibili, ma ad un almo vuoto. Siamo
adunati ad un Congresso Salesiano Internazionale, ma eminente-
mente cattolico; e ieri mar.cava il Presidente dell'Opera dei Con-
224

23.7 Page 227

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gressi Cattolici, il sig. Conte Grosoli. Oggi abbiamo il piacere e
la fortuna di averlo in mezzo a noi. Persuaso di far cosa gradevo-
le a tutti, 1o invito a presentarsi e a dire la sua parola >>. Uno
scroscio di applausi accolse l'ultimo presidente dell'opera beneme-
rita, diretta prima dal conte Acquadetni, dal Duca Salviati, dal
Prof. Venturoli e dall'avv. Pagaotzzi, in seguito sciolta dal Papa
Pio X per dare organico sviluppo all'Azione Cattolica ufficiale.
Il conte riafiermò che l'Opera dei Congressi << aveva per isco-
po di far rifiorire la fede cristiana nella società e nella famiglia:
guardava quindi con profonda venerazione e con piena fiducia
all'apostolato dei salesiani. Don Bosco e i suoi figli avevano rac-
colto la parola più tenera che fosse uscita dal Cuore di Gesù: La-
sciate che i fanciulli vengano a me. Anch'essi miravano al ritorno
della fede nella famiglia e perciò alla restaurazione cristiana della
società sulla base delle forze popolari. Apostolato sublime in ogni
tempo e rispondente all'età nostra, a un vero bisogno. Come dal
popolo si possono temere i pericoli, così dal popolo si potrà spera-
drseeeg-snaalvcdehzi ezgalnosoreiiaev, sodsgoolivasrmaermào oraifafarprtetpotltaaucrerdi,sirteli'aItanaloll'ia.apSoveseutroanlmagteoiontrdeniocDr-oisntiacBnoonasccshoaiureà-
dei suoi figli ».
Il Conte aveva capito molto bene che l'Opera dei Cooperatori
salesiani non era una imitazione dei Congressi, ma \\a longa ma-
nus di Don Bosco per la sua missione sociale. Era pur nata molto
prima, fin dall'inizio degli Oratori salesiani.
Al Conte seguì Mons. Morganti, vescovo di Bobbio, poi arci-
vescovo di Ravenna, il quale fece un altro importante rilievo a
proposito dei Cooperatori: << Quella dei Cooperatori salesiani tut-
ti 7a chiamano ancora con la vecchia parola evangelica (opera di)
carità. E che i Cooperatori, come tutti i salesiani, si occupano
non solo a {ate \\a carità all'antica con la elemosina, col curare gli
infermi e simili, ma con multiforme attività ponendo mano ad o-
gni impresa d'indole non sempre strettamente religiosa, sibbene ci-
vile, scientifica, artistica, con metodi e mezzi modetni, umani,
materiali, gli stessi che usano gli imprenditori ed i professionisti
laici. Tuttavia si chiama caritatevole e non filantropico e altruisti-
co il salesiano che, pel bene dei suoi ptossimi, massime i giovani,
maneggia il martello e 1o scalpello, una dinamo od un rozzo car-
225

23.8 Page 228

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ro, che insegna da una cattedta o che divide il lavoro con piccoli
contadini, in una colonia agricola, che se ne sta chiuso in un
laboratorio o solca l'Atlantico, o galoppa per steppe patagoniche
per seminarvi la civiltà del Vangelo. Se voi 1o complimentaste per
la sua filantropia od altruismo, vi direbbe che egli non capisce lo
strano vostro linguaggio e che voi non avete capito nulla dell'ope-
ra sua. Lo stesso ripeterebbe il Cooperatore che ha il medesimo
ideale in tutto quanto compie coadiuvando il salesiano... >>.
Per mantenere nei Cooperatori questo spirito, Mons. Morgan-
ti conchiuse propugnando la compilazione di un « Manuale di pie-
>> proprio per loro. Don Trione colse la palla al balzo esortando
il caro vescovo a compilarlo lui stesso, specialista nella direzione
spirituale delle anime, e Don Rua 1o incaricò senz'altro.
Ben fu definita da Don Simonetti anche l'opera educativa dei
salesiani nei collegi e nei pensionati, che il Concilio Ecumenico
Vaticano II ha ormai qualificato vera opera di apostolato: << I-
struire è pericoloso, fatalmente pericoloso, senza educare. Oggi si
dimentica che educare è avvicinare le anime a Dio. E per educare
davvero è d'uopo la convivenza coi giovani educandi, è d'uopo
non temere il controllo della vita. A che vale anche il più eletto
catalogo di virtù, anche predicate con eloquenza, se poi si fosse
obbligati a nascondere la propria vita ai loro occhi per non arros-
sire? Noa u'ha chi superi Don Bosco nella sapienzd di uiuere in
mezzo ai giouani la propria scienza pedagogica setnplice e leconda
ccme le parole del Vangelo » (179).
Fece grande impressione il discorso di Don Francesco Cerruti,
direttore generale degli studi nella Società Salesiana, il quale, rac-
comandando le edizioni scolastiche e pedagogiche salesiane, prote-
stò fra l'altro: « Fu detto che il secolo XIX fece parlare le macchi-
ne e che il XX le farà volare... Io non so... Ma ben so che la
stampa educativa ha dinanzi a una delle più nobili e grandi
missioni dell'età nostra: chiarire e popolarizzare, alla luce del Van-
gelo, i lecondi risultati della ciuiltà e del progresso; segnalare i
molteplici bisogni della uita sociale, suggerire i rimedi, versatvi il
balsamo ristoratore; so che ad essa in modo particolare è afrdata
Ia più sublime delle idealità, che costituisce l'oggetto della pedago-
gia nel concetto di Don Bosco, vale a dire il ristabiliruento della
itrunoagine di Dio nell'uonto, la formazione di una utnanità illumi-
226

23.9 Page 229

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nata dalla Fede, allietata dalla Speranza, santificata dall'Amo-
re... ».
Riprese bene il tema della stampa l'avv. Filippo Meda, succe-
duto a Don Albertario nella direzione de « L'Osservatore Cattoli
co >> di Milano. Egli mise a fuoco la provvidenza di Don Bosco
nella funzione di precursore anche in questo campo, che oggi con-
globa I'uso cristiano di tutti i mezzi di comunicazione: << Don Bo-
sco avrebbe potuto correre le contrade d'Italia rinnovando la cro-
ciata di Gerolamo
re sulle piazze 7e
cSaatavostneardoilap-ubbdliiccahziaioròni
con enfasi
cattive e,
-al
s 16dun2-
canto dei
salmi, incendiarle: santa protesta seflza dubbio, ma infruttifera.
Centinaia e centinaia di macchine al giorno avrebbero continuato a
riprodurre il libro, l'opuscolo, il giornale divorato dalle fiamme
purificatrici, più rapide delle fiamme stesse. Egli ben pensò che
altra via era da seguire: impadronirsi di quelle macchine, costrin-
gerle al servizio della verità e della virtù, mescolare alle acque
limacciose della stampa corruttrice le acque limpide e fresche del-
Ia stampa onesta. Don Bosco fu anche in questo un veggente...
Per gli anni in cui visse, anni di tanto perturbamento degli intel-
letti e delle coscienze, anni di scarse iniziative da parte dei
cattolici, il suo larsi editore ebbe il significato che avrebbe avuto
il « farsi giornalista »> di San Paolo, secondo l'audace impotesi di
Mons. Ketteler... ».
Don Trione colse l'occasione per rievocare due grandi figure
del giornalismo cattolico di allora, il Teol. Margotti a Torino,
Don Davide Albertario a Milano, che aveva trascorso l'ultimo
giorno di libertà nell'Istituto Salesiano Sant'Ambrogio prima di
essere tradotto in carcere: << Il ricordo sia fiore sulla sua tomba,
-dellaconsuchaiuospeer-a
e
)>.
incoraggiamento
agli
eredi
della
sua
penna
e
Il Comm. Persichetti, consigliere comunale a Roma, trattò del-
le scuole primarie e secondarie salesiane, rivolgendo ai Cooperato-
ri Ia calda esortazione: « Voi, o Cooperatori, che siete il terz'ordi-
ne di Don Bosco, intenti ad imitarne lo spirito e le opere, sostene-
te l'educazione cristiana della nostra gioventù, che è l'edificio mo-
rale su cui poggia in gran parte l'avvenire della Chiesa... » (180).
I1 prof. Riccardo Cattaneo dell'Università di Torino e l'avv.
Bianchetti parlarono rispettivamente delle << Scuole Professionali
227

23.10 Page 230

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di Don Bosco » e delle opere delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Poi il Card. Svampa prese congedo per tornare a Bologna. L'indo-
mani, al suo seggio apparve il Servo di Dio Card. Ferrari, arcive-
scovo di Milano, presentato da Don Rua mentre il prof. Olivi
dell'Università di Modena trattava dell'Emigrazione. Seguì Mons.
Alessi della Facoltà Teologica di Padova, sulle << Scuole Superiori
di Religione ».
L'avvocato Bocchialini di Parma illustò le benemerenze sale-
siane nel campo dell'Agricoltura e nella diffusione del sistema So-
lari; quindi l'avv. Angelo Mauri, le Univetsità Popolari che sorge-
vano allora.
Il vescovo di Potenza sentì il bisogno di ingraziate Don Rua
del valido concorso dato per mezzo dei salesiani nel Mezzogior-
no d'Italia specialmente nella lotta conro l'analfabetismo e per
f istruzione ed educazione cristiana, auspicando che egli potesse
affrettare f invio dei salesiani anche nella sua Potenza.
Tanto per 7a cronaca, il Congresso si chiuse con la illustrazio-
ne dell'Opera della << Protezione della Giovane >> fatta dal prof .
Rodolfo Bettazzi, apostolo della moralità e dell'Azione Cattolica
Torinese, specialmente del culto della purezza fta i giovani nella
costituzione di buone famiglie cristiane. Con un rapido cenno mi-
se in luce anche le benemerenze dei salesiani nelle Scuole Italiane
in Oriente. Poi i Congressisti attraversarono in corteo tutta Tori-
no a confermare i loro buoni propositi sulla tomba di Don Bosco
a Valsalice ed a ricevere la benedizione del Card. Richelmy.
Non si poteva attendere maggior fervore per la grande giorna-
ta della « Incoronazione >> fissata a\\ 17 maggio 1901, ed incastona-
ta nella celebrazione mondiale del Giubileo Pontificio di Leone
XIII, il quale aveva superato i ptedecessori, tolto Pio IX, rag-
giungendo il XXV nel supremo governo della Chiesa.
Ideatore dell'incoronazione era stato il castelnovese Don Se-
condo Marchisio, allora addetto al Santuario di Maria Ausiliatri-
ce. Don Rua aveva fatta sua l'idea e ne aveva traltato col Papa
stesso il 5 gennaio in una cordialissima udienza, mentre gli faceva
omaggio di due albums con le firme dei Salesiani e delle Figlie di
Maria Ausiliatrice, dei giovani di tutte le case, col modesto loro
contributo all'Obolo di San Piero.
Scusando l'assenza di quelle di Francia per la soppressione, si
228

24 Pages 231-240

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24.1 Page 231

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sentì incoraggiarc dal Vicario di Cristo che era al corente della
situazione e si diceva ammirato del bene che facevano tvttavia
nella loro nazione: <, È una prova certa che Don Bosco vi assiste
e protegge. E lei procuri che si mantenga sempre 1o spirito di
Don Bosco ». I1 Papa aggiunse una speciale benedizione pei Coo-
peratori i quali cooperavano eficacemente alla conservazione della
fede nei loro paesi << ruassime con la diffusione della diaozione a
Maria Ausiliatrice ».
Giunta a Torino, al Card. Richelmy, la Bolla pontificia con
l'autorizzazione a procedere al sacro rito come Legato Papale,
Don Rua lanciò Don Trione con alri zelanti confratelli a71a orga-
nizzazione ed alla preparazione spirituale. Questi, composti Comi
tati e Sottocomitati, mobilitarono, si può dire, tutto il mondo sa-
lesiano. E la festa fu un vero trionfo di pietà miliana. La folla
gremì Ia chiesa, i cortili e 7a piazza. L'Arcivescovo fece annuncia-
re che, dopo la benedizione e f imposizione delle corone al quadro
taumaturgo, avrebbe incoronata anche Ia statua che si usava porta-
re in processione, sulla stessa piazza per soddisfare la divozione
di quanti non potevano entrare in chiesa. Pontificò Mons. Caglie-
ro con l'assistenza del Cardinale e ventisei vescovi. Poi l'Arcive-
scovo, ricevuto da Don Rua il giuramento che avrebbe custodito
gelosamente le corone, procedette alla benedizione ed alla imposi-
zione, salendo la scala appositamente predisposta fino all'altezza
del volto della Vergine e del Bambino. Applausi entusiasti, pianti
di gioia, acclamazioni del popolo si rinnovarono sulla piazza quan-
do il Cardinale vi ripeté il sacro rito.
L' Ecce Sacerdos del M. Don Pagella e la Messa di Papa Mar-
cello del Palestrina diretta dal M. Cav. Dogliani ebbero degna co-
tona nell'antifona << Corona aurea )> eseguita da tre cori di voci
bianche e adulte disposti sull'orchestra, sul cornicione della cupo-
la e in mezzo al popolo con un effetto meraviglioso, mentre uno
stormo di colombi viaggiatori volava a Roma a portare il lieto
annuncio al Santo Padre in Vaticano (181).
La processione e Ia illuminazione chiusero la storica giornata.
La partecipazione di una settantina di associazioni di Azione
Cattolica, delle masse dei giovani delle case salesiane e delle Fi
glie di Maria Ausiliatrice, con bande a canti popolari, tra le solen-
229

24.2 Page 232

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ni esecuzioni liturgiche, lasciarono uno di quei ricordi che non si
dimenticano.
I festeggiamenti continuarono fino al 24 maggio. Ma il fervo-
re animò la vita salesiana per tutto il resto del rettorato di Don
Rua. E ne godemmo ancora noi sotto il rettorato di Don Albera.
Indice eloquente, le fondazioni all'Estero ed in Italia, prima e
dopo il X Capitolo Generale, che si tenne nel 1904 e fu l'ultimo
presieduto da Don Rua. Accenniamo a quelle aperte in America
nel 1902-3 a Trcy nelle vicinanze di Nuova York, a Messico, nel
Salvador a San Salvador e a Sant'Anfia, a Maracaibo nel Venezue-
la, a Bosa, Mosquera e Barranquilla in Colombia, a Guayaquil,
Atocha e Quito nell'Ecuador, a Colonia di Pernambuco in Brasile,
a Vignaud, San Isidro, Patag6nes in Argentina.
La casa di Troy, ex-seminario diocesano, fu destinata a novi-
ziato e scuola apostolica per figli di Emigrati italiani; e rispose
alle intenzioni dell'ispettore Don Coppo e alle speranze di Don
Rua il quale autorizzandola aveva detto: << Non credo di andar
errato pensando che l'apertura di quella casa abbia da segnare un
gran passo nell'opera dei salesiani a favote dei nosfti connazionali
negli Stati Uniti ». Sbocciarono infatti buone vocazioni sostenute
anche dalla « Società Don Gioaanni Bosco » fondata da Don Cop-
po fra italiani come società di mutuo soccorso e beneficenza.
La fondazione in Messico dimostrò la benedizione di Dio. L'i-
spettore Don Grandis, non avendo denaro per comprare una casa
di malafrare che infestava 7a zona fra I'istituto salesiano e quello
delle suore, aveva commosso il cassiere di una banca a prestargli
il danaro con la sola garanzia che lo avrebbe restituito appena gli
fosse stato possibile. La stessa sera, menfte infuriava un violento
temporale, ecco uno zelantissimo Padre Gesuita portargli l'ofierta
di una pia signora: era la somma precisa delf impegno, che Don
Grandis si afirettò a far giungere al buon cassiere.
Le fondazioni nel Salvador e nella Colombia si devono all'af-
fetto di Cooperatori che prestavano ai salesiani cordiale collabora-
zione, animati dal vero spirito di Don Bosco e da grande divozio-
ne a Maria Ausiliarice. Don Albera che vide la miseria in cui
ìlacquero queste ultime, ne trasse buon auspicio: « Questa mise-
ria è di buon augurio »>. E l'avvenire non 1o smentì.
A favotite le pratiche dell'espansione in Ecuador Don Rua a-
230

24.3 Page 233

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veva dato la procura legale generale ad un ottimo coadiutore, il
sig. Pancheri, che fece fronte alle situazioni con intelligente abili
tà e con Don Albino Del Curto fu un pioniere anche nelle
Missioni.
Al progresso delle opere del nord del Brasile concorsero atti-
vamente i giovani delle varie case organizzati itt ferventi Compa-
gnie religiose.
Don Rua aveva opposto difficoltà a71a fondazione di Vignaud
scrivendo alf ispettore Don Vespignani: <( Bisogna andate adagio
con le nuove fondazioni. Ci lamentiamo sempre della scarsezza di
personale e ne abbiamo ragione ,r. Mu, ricevendo poi dal fondato-
re garanzie ben documentate, si afirettò ad accondiscendere:
<< Ho veduto la bella lettera del sig. Vignaud e ne ho dato infor-
mazione al Capitolo Superiore. Dopo serio esame si decise di Ia-
sciare colà Don Chiroli (mandato dalf ispettore ad avviare le co-
se) a fare tutto il bene che potrà agli italiani di quei paraggi.
Quando potrai gli manderai qualche aiutante ». Ebbe un felice
avvenire con buone vocazioni.
Don Rua aveva invece subito incoraggiato Don Vespignani a
favorire Mons. Cagliero per un noviziato a Patag6nes: << Ho sapu-
to con molto piacere che Mons. Cagliero si è deciso ad aprire una
casa di noviziato per la Patagonia nella città di Patag6nes. Racco-
mando alla tua fraterna carità di aiutare tale impresa col sommi-
nistrare all'uopo le persone che ti venissero richieste, per es. Don
Esandi... ».
Don Esandi divenne il primo vescovo quando il Vicariato fu
elevato a Diocesi. Di tutto questo progresso si rallegrò Leone
XIII, il 3 novembre 1903, ricevendo in tdienza alcuni ispettori e
direttori salesiani con la Superiora generale delle Figlie di Maria
Ausiliatrice e parecchie visitatrici delle loro case di Italia e di
America: << Sono
dfaistseeailllaPCahpiaes-a.
ben lieto di trovarmi
ed ora di Don Rua.
Si vede che il vostro
tra i figli di Don
Vi ringrazio del
Istituto è opera
Bbeonsceoc-he
di Dio e
che un Angelo vi assiste dal Cielo, perché 1o sviluppo della vosra
opera e il bene che fate non si può spiegare umanamente... >).
All'espansione in America corrispondeva quella in Europa: a
Iseo, Ascoli Piceno, Pistoia, Portici in Italia; a Malta nell'Isola
di Guetnesey e a Londra Eeast Hill §Tandsworth; a Vienna; ad
231

24.4 Page 234

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Angra nell'arcipelago delle Isole Azzorre; a Huesca in Spagna;
a Tunisi, Costantinopoli e Smirne.
Ad Ascoli però bastò un anno di servizio di un confratello
per l'ufficiatura della chiesa di Sant'Agostino: non si presentarono
condizioni favorevoli per un'opera consistente, nonostante le solle-
citudini del vescovo. A Pistoia i salesiani la durarono appena te
anni in difficoltà senza avvenire, nonostante i buoni uffici del Ser-
vo di Dio prof. Toniolo dell'Università di Pisa. Resistette invece
alle vicende dei tempi la casa di Portici.
La fondazione di Malta importò anni di pratiche, di proposte
e trattative perché si tattava di un riformatorio per discoli con
interferenze governative. Finalmente si trovò una formula di ricu-
pero che ancor oggi consente all'opera di far tanto bene nella zo-
na di Sliema. Don Rua la visitò nel 1906, n'ebbe cordiali e festo-
se accoglienze e ne fu assai soddisfatto.
Romantico fu l'avviamento della casa di Vienna afrdata alla di
rezione di Don Luigi Terrone, ma con successo tale che divenne
7a delizia della munifica arciduchess a Matia Josepha, madre dell'ul-
timo imperatore austroungarico. Il terzo direttore Don Augusto
Hlond, futuro Cardinal Primate di Polonia, e f ispettore Don Ema-
nuele Manassero riuscirono a portarla in sede migliore ed a sgan-
ciarla da inceppanti interferenze governative.
Le richieste di salesiani a Costantinopoli e a Smirne costarono
lunghe pratiche per complicazioni internazionali, che si poterono
solo superare quando l'Associazione di protezione degli Italiani
all'estero, ben guidata dal Segretario Generale prof . Ernesto
Schiapparelli, poté garantirne la tutela e i salesiani poterono di-
sporre di personale idoneo. Durarono finché gli avvenimenti poli
tici lo permisero (182).
L'apostolato salesiano fra i lebbrosi
Merita particolare rilievo l'apostolato dei salesiani fra i lebbro-
si, che Don Rua seppe valutare e incoraggiare quanto occorreva
fin dai suoi inizi, come abbiamo già accennato. Sensibilissimo ad
ogni forma di sofierenza, egli mise tutto il suo cuore nel sostene-
re i suoi figli più etoici anche di fronte a mentalità diverse che
non vi vedevano una missione salesiana vera e propria, nei limi

24.5 Page 235

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ti del programma srettamente giovanile e popolare di Don
Bosco.
Don Unia vi aveva lasciato la vita. Un caro chierico, Emilio
Baena contraeva \\a malattia alla vigilia delle Ordinazioni. Don
Rua gli otteneva la dispensa necessaria e ne autorizzava I'ammis-
sione al sacerdozio: << Quanto bene potrà fare in mezzo ai suoi
cmtioamrgepglaiaogtrinvfiiidd-ui.cdiao['ln6oe1rie5plso-lvaergsiulilaeabcvboernvoadsiizs»ico.rniEtetofdumi caionnsfdeì:armDndooongpEloi mitràdiloioics,upmdiriaveerne--
nuto sacerdote, consumò il suo olocausto servendo gli infermi fi-
no all'ultimo, edificando e confortando tanti fratelli lebbrosi.
Don Albera non aveva esitato ad affrontare disagi e pericoli
per portare la consolazione della sua visita tanto ad Agua de
Dios, quando a Contrataci6n, dispensando non solo la parola di Dio
ma anche i soccorsi fornitigli da benefattori e Cooperatori. Predi-
gli esercizi spirituali alle Figlie di Maria Ausiliatrice, diede ai
lebbrosi una missione di otto giorni celebrando e confessando per
ore ed ore. Giunse tra gli infermi mentre la nazione era in preda
alla guema civile, fomentata da emissari settari eutopei ed ameri-
cani avversi alla religiosità del governo federale. La Provvidenza
aveva però un uomo di eccezione, il salesiano Don Evasio
Rabagliati che seppe muovere autorità e popolo a prendersi cura
degli infelici.
Don Rua fin dal 1901, nella circolare di capodanno ai Coope-
ratori aveva descritto le miserande condizioni aggtavate ad Agua
de Dios dall'infuriare della febbre gialla che fece strage anche fra
i chierici salesiani mietendone due e riducendo, in una settima-
nsspoaen, coaifiascnapcvehatetr-isarasltorraridodirnudaeinrimaer.ai nIpdleanrtioraasdtrsdooosblctuiirtouenirulisn.a<cp<eoOrcdcooctqoeurrEeolvnleaospiaoeinuRetaicb-hae-
gliati, superiore di quelle Missioni, coadiuvato dal vescovo di Soc-
corro, fa quanto sa e quanto può, ma pur sempre meno di quanto
esige quell'immenso bisogno >>.
La guerriglia bloccava salesiani e suore nei lazzaretti. Ma Don
Rabagliati, che era stato in Norvegia a interessare personalmente
il grande lebbrosologo Hansen e poi era passato a Roma a pailav
ne al santo Pontefice Pio X, faceva passi energici presso il gover-
no in Bogotà e batteva le città principali a sollecitare soccotsi. La
zc3

24.6 Page 236

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sua parola appassionata, da << Apostolo dei Lebbrosi )>, ottenne an-
che in quei tempi di estrema miseria, aiuti generosi da ticchi e da
poveri. Ebbe quindi la felice ispirazione di fondare in Bogotà una
Banca dei Lebbrosi per assicurare un'assistenza finanziaria conti-
nua anche se modesta.
Don Rua f incoraggiava con lettere afiettuose: << Mi rallegro
di quanto vi ha già prodotto il Banco dei Lebbrosi; spero che con-
tinuerà a prosperare a beneficio di tanti disgraziati. È ammirabile
la carità dei Colombiani >>. Da Torino egli aveva potuto mandare
solo mille lire raccolte col suo cappello, ed altre 1700 oflerte dai
Cooperatori del Cile.
Ottenne assai di più il caro Don Rabagliati con l'efficacia del-
la sua parola: commosse autorità politiche, civili ed ecclesiastiche
fino ad ottenere l'impegno del governo ad assumersi f impianto
di altri lazzaretti e la relativa assistenza sanitaria statale. Aperse
un'era nuova che onora grandemente quella nazione e fu di esem-
pio e di sprone ad akri paesi funestati dall'orrendo flagello. I ve-
scovi poi si presero a cuore la cura religiosa con sacerdoti e reli-
giosi volontari che imitavano i salesiani e ne emulavano l'e-
roismo.
I1 I febbraio 1903, informato da Don Albera dei progressi
che faceva l'opera di Don Rabagliati, Don Rua gli scriveva: << Am-
miro le vie della Provvidenza. Sei andato a Medellin mandatovi
da Don Albera per una fondazione salesiana, e forse invece di
quella comincerai f impresa dei Tazzaretti nazionali. Faccia il Si-
gnore quello che sarà gradito agli occhi suoi >>.
Ad Antioquia, Ta zona più ricca di miniere di oro e di argen-
to, Don Rabagliati riuscì davvero a scuotere tutta Ia opinione
peudbab1lliocas:te«ssCoreGdoevteerlona-torei11i5lisG16eynaerdailefroEnmteilioadGuuntaierfroellzacehneoarmvee-
va riportato il maggior numero di vittorie nella guema dei l7 me-
si
to
-sia
credetelo, solamente un lebbroso
dolorosa Ia lebbra, massime nelle
è in
sue
grado di sapere quan-
conseguenze. Sono un-
dici anni che io tratto con loro: li ho esaminati, li ho interrogati;
tentai più volte di scandagliare quei cuori per misurare l'abisso
delle loro pene: è un abisso senza fondo... Per me tengo per cer-
to che in generale vive bene e muore santamente il lebbroso che
234

24.7 Page 237

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passa la sua vita in un lazzatetto; e che, al contrario, vive male e
muore peggio chi trascina la sua misera esistenza fuori ».
Il 6 aprile 190J usciva il primo decreto legislativo che ordina-
va la costruzione dei << Lazzarelti dipartimentali >> con le relative
disposizioni. E Don Rua se ne rallegrava con Don Rabagliati:
<< Tu desideri da me qualche parola che ti assicuri della volontà
di Dio. Io credo che sia realmente il Signore che ti abbia ispirato
cotesta impresa e perciò di cuore ti benedico e prego il Signore
ad assistervi nei lunghi e pericolosi viaggi, aiutandoti a superare
le gravi difficoltà che avrai ad incontrare; e sotto la protezione di
Maria Ausiliatrice, San Francesco di Sales e Don Bosco pongo tut-
ta la colossale impresa »>.
Fatto però ispettore, Don Rabagliati si credette in coscienza
obbligato a lasciarne la continuazione ad altri che potesse accudi
re solo ad essa. E Don Rua, a volta di corriere: « Mi piace la tua
buona disposizione di lasciare f impresa dei lazzaretti, qualora ciò
ti fosse comandato. Ma questo non pretendiamo, stante i seri im-
pegni già assunti e più ancora in vista del gran bene che dovrà
s<<cPaaturerirpnreop^riotttcth^e
la
la
nazione ».
protezione
Anzi, un mese
dei lebbrosi sia
dopo, ribadiva:
la missione a te
riservata dal Signore; perciò non oso oppormivi »>. Confermava così
quanto gli aveva già confidato: « Se tu fossi già talmente occupato
alf impresa dei lazzaretti da non poter più occuparti della Ispetto-
ria, dinne a volta di corriere a chi, secondo il tuo parere, potremmo
far capo per surrogarti provvisoriamente >>. Completava così il pen-
siero espressogli sei giorni prima: << Procura di continuare a disim-
pegnare l'ufficio di ispettore, finché possiamo stabilire qualcuno
per lasciarti libero di dedicarti interamente alla grande impresa
dei lazzaretti... ». Conclusione di tutta una corrispondenza che
precisava sempre meglio il suo pensieto: << Quanto al tuo ispetto-
rato, abbi pazienza a portarlo con zelo e carità, finché non sia
destinato un alfto al tuo posto... »>.
Quest'altro fu poi Don Antonio Aime, già ispettore delf ispet-
toria spagnola Tarragonese e destinato alla Colombia dopo iI ritor-
no di Don Albera dall'America con le informazioni adeguate della
situazione.
Don Aime giunse a Bogotà 1'11 dicembre 190) conducendo
con Ie Figlie di Maria Ausiliarice destinate dalla loro Superio-
235

24.8 Page 238

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ra Generale alla casa di Medellin. Liberato dal governo delf ispet-
toria, Don Rabagliati fu nominato dal governo colombiano << Presi-
dente della Commissione >> incaricata di cercare e determinare in
ciascun dipartimento il luogo più adatto per i lazzaretti. Egli poté
quindi darsi completamente alla grande causa in cui salesiani di
valore e di eroico spirito di sacrificio scrissero e continuano a scri-
vere, con totale dedizione ed abnegazione, pagine d'oro.
Ricordiamo solo il Servo di Dio Don Luigi Variara, fondatore
della Congregazione delle Suore Lebbrose « Figlie del Sacro Cuore
di Gesù r> che si consacrano a Dio ed al servizio dei fratelli leb-
brosi per tttta la vita. E Don Rafiaele Crippa, il quale, oltre al
servizio regolare nel lebbrosario di Agua de Dios, per nove anni
andava tutti i giorni a visitare un lebbroso che volle vivere isola-
to fino alla morte in un miserabile tugurio: gli fasciava le piaghe,
gli rifaceva il letto, gli puliva 1a stanza e gli rendeva i più
ripugnanti servigi, confortandolo spiritualmente col suo ministero
sacerdotale.
Nessuna meraviglia che i primi sacerdoti diocesani inviati
dal vescovo non resistessero a lungo. << Il lavoro che i nosffi fan-
nlmeoe1na9tdo0A4dgi-uraipèodsecooD.siCìosrgerad-nodceshcereivnceoovnnatviDniuosoni,aAcinihmeteuntaotonDilolansmcRioanudlaooriolun1ua7ncamhpioer--i
sa in cui Gesù Sacramentato riceva maggior culto e dove, rcTativa-
mente al numero dei parrocchiani, vi sia quotidianamente mag-
giot numero di comunioni. Le confessioni cominciano per tempo
al mattino e durano sino a notte, con brevissima intemuzione.
E se sapesse quanto stancano quelle confessionil Oltre la posizio-
ne incomoda, bisogna respirare l'alito puzzolente prodotto dalla
terribile malattia, alito che dopo poco tempo cagiona una nausea
insopportabile. È proprio degno di ammbazione lo spirito di sa-
crificio dei nostri cari confratelli addetti ai 7azzaretti... »>.
Don Rabagliati confortava il vescovo: << Vi sono ripugnanze
invincibili alla natuta; timori che anche la più schietta virtù
sacerdotale non arriva a distruggere: ci vuole una vocazione spe-
ciale per entrare in un lazzaretto di lebbrosi, e più ancora per
ascoltare le lunghe confessioni durante una missione >>. Fu questa
grande grazia di vocazione speciale che incoraggiò Don Yaiara a
fondare 7a Congregazione di Suore Lebbrose. Queste, scrivendo a
236

24.9 Page 239

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Don Rua per ùngraziarlo del consenso accordato al loro fondatore,
poterono afiermare: << Il buon Dio nell'amor grande che ci porta
volle che lo stesso paese di Agua de Dios fosse il luogo dove
avessimo a trovare la nostra felicità » (183).
Linguaggio incomprensibile fuori del Cristianesimo.
Una relazione ufficiale, raccolta in un fascicolo di 64 pagine
nel 1906 metteva in luce altre benemerenze: I<< sacerdoti salesia-
ni non si son dedicati soltanto alla direzione spirituale di questo
popolo e a vegliare che i suoi bisogni materiali siano conveniente-
mente soddisfatti, ma fanno anche quanto possono per procurare
agli infermi quelle distrazioni che rendano meno penosa la loro
residenza nel Tazzaretto. Essi hanno ridotto a teaffo uno spazioso
edificio capace di 8S0 spettatori e l'hanno provvisto di scenari,
decorazioni e vestiti. Quivi si danno frequenti rappresentazioni le
quali procurano alcune ore di sollievo agli infermi che possono as-
sistervi... >>. Ne aveva cura allora Don Emilio Baena, sacerdote
lebbroso.
Verso il 1908 Don Rua dovette rinunziare a far pubblicare
nel Bollettino Salesiano t^Dte d^zioni « per non conrariare il
presidente della repubblica, pur così benevolo e caritatevole verso
i lebbrosi >>, ma anche tanto preoccupato dell'onore nazionale che
poteva essere compromesso da sfruttamenti politici. Continuava
però ad incoraggiare confratelli e suore con frequenti suoi scritti,
mentre faceva conservare accuratamente in archivio tutti i docu-
mRraaegbnioating. el<i<aqNtiuoaainlcdoponrsivneecrnvipgeiraoemildoemql ou1em9set0en9ttou-echmepeemcrioòrteiesni-dpeorslsecsraidvefiavpareuabsbDelinocznaa
eccitare nessuna suscettibilità ». E più tardi: << Amerei anch'io
dare pubblicità del buon avviamento che si dà a cotesta impresa;
ma conviene avet pazienza e non contrariare le viste di chi deve
pensare al bene di tutti e certamente avrà anche dal Signore lumi
particolari )>.
Purtroppo le solite sètte non tardarono a scatenarsi contro
quest'opera di eccezionale carità.
Don Rua però finché visse sostenne questi eroici suoi missio-
nari: << Mi fa pena la esftema miseria di cotesta popolazione... >>
-
leggiamo in tante sue lettere.
E quando si temette I'espulsione dei salesiani dalla Colombia,
237

24.10 Page 240

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come era avvenuto in Ecuador, -"crisse loro: << Sovrattutto desi-
dero che non siano abbandonati i poveri lebbrosi... ».
Più tardi: « So con quanta carità ti interessi dei poveri lebbro-
si. Sono contento che sii riuscito a migliorare Ie condizioni dei
poveri lebbrosi che meritano tutta la nostra attenzione... Vedo
che vai sempre lavorando a. grarr forza a favore di cotesti sventu-
rati miei amici... Ti fingrazio delle notizie che mi dai di cotesti
cari amici... ».
L'esempio dei salesiani missionari fra i lebbrosi in Colombia è
ora largamente imitato da quelli che oggi si prodigano per gli stes-
si infermi in alte regioni di occidente e dell'esremo oriente.
X Capitolo Generale e affermazioni delle Scuole Salesiane
1l t904, oltre gli impegni di ordinaria amministrazione, come
si dice, e Ia cura di nuove fondazioni, portava a Don Rua un note-
vole superlavoro: la celebrazione del X Capitolo Generale della So-
cietà Salesiana, che fece epoca nella funzione legislativa. Un con-
forto speciale gli veniva dalla parificazione di varie scuole in Ita-
lia e dalle prime Esposizioni generali delle Scuole Professionali ed
Agricole.
La prima di queste esposizioni era stata allestita nel settem-
bre del 1900 dal nuovo consigliere generale Don Giuseppe Bertel-
1o nell'Istituto di Valsalice con un criterio eminentemente pratico
per stimolare 1'aggiornamento tanto desiderato dai Maestri d'Arte
salesiani. Don Rua l'aveva benedetta alla presenza di tutti i compo-
nenti il precedente Capitolo Generale. Vi avevano partecipato die-
ci case per la sezione tipografica, otto scuole di legatoria, cinque
di sartoria, dieci di calzoleria, cinque di falegnameria, tre dell'arte
del ferro. Fra le scuole di agratia si era deplorato la scarsa
documentazione della scuola di Parma, pioniera del movimento
Solariano, che funzionava con un corso triennale specializzato: a-
gronomia pel 1o anno, culture speciali pel 2", industrie agrarie pel
3", complementi di indole generale, aritmetica, lingua italiana,
computisteria agraria. Aveva il suo organo nella rivista di agricoltu-
ra diretta dal salesiano Andrea Accatino e da lui fi,ancheggiata
con la Biblioteca Solariana per pubblicazioni specializzate.
238

25 Pages 241-250

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25.1 Page 241

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Insuficiente pure la parte della scuola d'Ivrea. Ben rappresen-
tate invece la scuola di Canelli per l'Italia e quella di Gerona per
la Spagna.
Don Rua aveva messo in valore l'inditizzo dato alle Scuole Sa-
lesiane di Agraria nella circolare ai Cooperatori del capodanno
1902, scrivendo fra l'altro: << II ritorno ai campi, ecco quello che
vorrei fosse il precipuo campo dei figli di Don Bosco. I salesiani
già da parecchi anni consacrano la loro attività nelle « Colonie
Agricole >> in Italia e all'estero; e maggiori certamente saranno i
risultati quando i nostri buoni Cooperatori ci procureranno i mez-
zi onde fornirci di tutti gli srumenti che i progressi dell'agricoltu-
ra richiedono... >>. Sette case figuravano pei corsi professionali di
disegno, tre quelli di plastica e di scultura in legno, quattro quel-
le di statuaria, plastica e ceramica. Con l'Italia avevano concorso
la Spagna, il Belgio e la Francia.
Alla chiusura Don Rua aveva compiimentato orgaoizzatori ed
espositori, e incoraggiato i giovani dell'Oratorio di Valdocco, pre-
senti con rappresentanti di qualche alfta casa, x perfezionarsi sem-
pre più e sempre meglio nello studio e nella tecnica della loro
arte per divenire col tempo utili cittadini e salesiani provetti.
La seconda Esposizione del 1904, traendo profitto dall'espe-
rienza della prima, si organizzò in forma e con programma di riso-
nanza anche fuori dell'ambiente strettamente salesiano. Vi collabo-
rarono due Comitati di distinte personalità, presieduti quello ma-
schile dal Sindaco di Torino Secondo Frola, quello femminile dal-
la Contessa di Robilant, interessandovi tutta l'alta società cittadi-
na. Fu allestita nell'ampio teatro fatto costruire da Don Rua nella
Casa-Madre, l'Oratorio San Francesco di Sales. Una giuria di 35
membri qualificati si ripartì le cinque sezioni: arti grafiche ed
affini; arti liberali (plastica, scultura, statùaria e ceramica); mestie-
ri (falegnami, sarti, calzolai e fabbri); colonie agricole; didattica.
Esposero una quarantina di case, di cui 17 italiane.
Dall'Europa parteciparono le case di Barcellona, Liegi, Lisbo-
na, Londra, Oswiecim; dall'Africa quelle di Alessandria d'Egitto,
Cape Town, Tunisi; dall'America quelle di Arequipa e Lima nel
Perù; Buenos Aires (Argentina); Cuyabà, Pernambuco e San Pao-
lo (Brasile) ; La Paz e Sucre (Bolivia); Messico e Morelia (Messi
co); Medio Oriente, quelle di Beitgemal, Betlemme, Cremisan.
239

25.2 Page 242

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L'inaugurazione fu una festa del lavoro. Don Rua diede il ben-
venuto e Mons. Cagliero impartì la benedizione tituale. Fra i visi-
tatori più illustri l'albo regisrò i nomi della Regina Madre, Mar-
gherita di Savoia, alla quale i giovani fecero omaggio di un qua-
dro a bassorilievo in plastica, d'imitazione arrtica, con cornice in
ferro battuto e cuoio, opera degli allievi di Milano e raffigurante
Umberto Biancamano. Un alro giovinetto le ofierse una medaglia
commemorativa della incoronazione di Maria Ausiliatrice e un li-
bro di preghiere con elegante rilegatura. La Regina si trattenne
afiabilmente con Mons. Fagnano e poi volle visitare tutti i labora-
tori della Casa-Madre, sostando in fine in preghiera nel santuario.
La chiusura fu presieduta dal Duca di Aosta Emanuele Filiber-
to con autorità e personalità e l'intera Giuria. La banda lo salutò
con un inno composto da Don Francesia e musicato dal M. Doglia-
ni. Tenne il discorso ufficiale l'avv. Filippo Meda, direttore de
<< L'Osservatore Cattolico >> di Milano, mettendo in rilievo le be-
nemerenze di Don Bosco nella cultura della gioventù e nell'eleva-
zione della classe operaia. La Giuria premiò i migliori espositori
con 67 fra diplomi e menzioni di vario grado, e parecchie meda-
glie fra cui una d'oro del Re Vittorio Emanuele III e due di ar-
gento del Papa San Pio X il quale, alla vigllia della inaugurazio-
ne, aveva fatto pervenire a Don Rua un suo aflettuoso autografo
elogiando maestri, allievi e Cooperatori, auspicando f incremento
della Pia Unione e largendo loro maggior copia di Indulgenze e
favori spirituali.
Don Rua presentò poi i1 documento alla terza FamigTia salesia-
na nel Bollettino di Capodanno del 1905 segnalando l'impoftanza
dell'Esposizione ed il progresso delle Scuole Professionali ed Agri
cole Salesiane, garanzia di fecondo avvenire per le classi lavoratri-
ci in piena evoluzione.
Contemporaneamente il direttore generale delle scuole classi-
che e tecniche salesiane Don Francesco Ceruti otteneva il pareggia-
mento della Scuola Normale e del Liceo-Ginnasio di Valsalice, e
di quella Normale delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Nizza Mon-
ferrato, grazie a77a cordiale collaborazione del Sen. Fedele Lamper-
tico, dell'Egittologo Ernesto Schiapparelli e del Conte Cesare Bal-
bo, cui prestarono cordiale comprensione e leale appoggio i Mini-
stri Guido ed Alfredo Baccelli, Giovanni Giolitti e Paolo Boselli,
240

25.3 Page 243

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Giulio Prinetti e Vittorio Emanuele Orlando, vari Professori e
Provveditori di alta fama, che aiutarono a superare potenti oppo-
sizioni anticlericali al Municipio ed al Provveditorato di Torino, al
Ministero in Roma. Segrete manovre fecero trascinare le pratiche
dal 1901 al 1905. Il decreto di pareggiamento decorrente dal 1
ottobre 1904 e firmato il l febbraio 1905, pervenne alle mani di
don Rua parecchi giorni dopo.
Le circolari di Don Rua di quegli anni riflettono le ansie, le
ttepidazioni e le lotte, che oggi forse non si saprebbero compren-
dere. Egli considerò il successo della procedura come una gra-
zia del Cuore SS. di Gesù, di cui Don Cerruti era devotissimo
( 1 84).
Altra grande consolazione e gran passo nel progresso otganiz-
zativo e dinamico della Congregazione fu il X Capitolo Generale.
Ultimo ptesieduto da Don Rua, fu certo il più importante, dopo
il primo presieduto da Don Bosco ne1 1877, in tutta la serie dei
Capitoli Generali fino al L922 e okre.
Don Rua l'aveva indetto dopo seria valutazione delle esperien-
ze dei Capitoli precedenti, accurata preparazione afr.data a Com-
missioni qualificate e il concorso dei Capitoli Ispettoriali tenuti
per la prima volta in tutte le ispettorie salesiane su schemi e pro-
poste inviate tempestivamente a Torino.
Tutte le telazioni passarono per le sue mani, poi allo studio
della Commissione coordinatrice ditetta dall'ormai esperto regola-
tore Don Francesco Cerruti.
In programma, oltre la elezione dei membri del Capitolo Su-
periore i cui titolari scadevano dall'ufficio, eta \\a compilazione
del regolamento ufficiale pei Capitoli successivi, il riordinamento
delle deliberazioni dei precedenti e la selezione di quelle che si
dovevano inserire nelle Costituzioni, distinguendole da quelle che
conveniva raccogliere in apposito manuale; in fine \\a organizzazio-
ne dei noviziati nelle ispettorie e proposte varie.
Delle 15 ispettorie canonicamente erette mancarono solo i
rappresentanti dell'Equatore, del Salvador e degli Stati Uniti,
impediti da forza maggiore.
II Capitoio si aperse a Valsalice il 2) agosto L904 e si protras-
se fino al L3 settembre, con un complesso di 33 sedute plenarie
241,

25.4 Page 244

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fra le numerose adunanze di Commissioni costituite con elementi
di competenza secondo i temi proposti.
Letto il testo del telegramma di omaggio al Santo Padre con
la richiesta della Benedizione Apostolica, Don Rua tenne a giu-
stificare la scelta della sede, nonostante il clima della stagione:
presso la salma di Don Bosco perché 1o spirito del fondatore in-
formasse della sua carità e del suo zelo 1e discussioni onde si po-
tessero trattate con calma tutte le questioni senza oflendere nessu-
no, né presente assente.
Il Regolatore invitò quindi i Capitolari a pronunciarsi su tre
elezioni dubbie e sull'ammissione dei tre prelati giunti dall'Ameri
ca, Mons. Cagliero, Mons. Costamagna e Mons. Fagnano, cui le
regole non facevano cenno. Su 65 votanti, 64 risposero favorevol-
mente accordando piena voce attiva.
Per Ia prima volta vi partecipava con voce attiva un salesiano
laico Coadiutore supplente di Don Bemabé delegato della Terra
del Fuoco, impedito da malattia. L'assemblea afiermò la validità
della sua funzione, salve le riserve del diritto canonico. Le elezioni
confermarono la fiducia generale ai superiori precedenti, ai quali
Don Rua rinnovò gli incarichi che avevano avuti fino allora: Pre-
fetto Generale Don Filippo Rinaldi, Direttore spirituale Don Al-
bera, Economo Don Rocca, Don Bertello con Don Cerruti e Don
Durando Consiglieri. Venne anche discussa la ammissione del Se-
gretario del Capitolo Don Lemoyne che, ottenuta l'approvazione
con 70 voti su 72, fu invitato ad enftare mentre si fissava il com-
ma relativo da inserire nelle Regole.
Giunsero rapidamente da Roma il telegramma del Card. Segre-
tario di Stato Merry de1 Val con la benedizione del Santo Padre
ed il Breve dello stesso Pio X pei Cooperatori Salesiani inviato
dal Card. Protettore Mariano Rampolla del Tindaro. Questi ave-
va pur fatto pervenire a voce, per mezzo del Procuratore Genera-
Ie, i suoi rallegramenti per l'operosità dei salesiani aggiungendo
che la Chiesa si aspettava ancora molto e ammonendo che si guar-
dassero dalle novità del tempo le quali pullulavano da scarsità di
fede e di leale adesione all'autorità della Chiesa stessa, minata dal
modernismo ( 185 ).
Sorse fin d'allora la proposta di allargare la base dei parteci-
242

25.5 Page 245

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panti ai Capitoli Generali col criterio proporzionale o con l'am-
mettere due delegati per ogni ispettoria, invece di uno solo.
Don Rua fu del parere di Don Baratta, il quale sostenne che
quanto ogni ispettoria intendeva proporre al Capitolo Generale
bastava fosse presentato dall'ispettore e dal delegato, senza aggr^-
vare di spese il Capitolo e la Congregazione, poiché essi portava-
no già i voti dei singoli membri di ogni ispettoria per tutti i pro-
blemi trattati nei Capitoli ispettoriali.
Appoggiò invece la libertà di scelta dei delegati tanto fra i
sacerdoti quanto fra i coadiutori laici, raccomandata da Don Ber-
tello, e la proposta di Don Bellamy che anche il direttore della
Casa-Madre di Torino fosse dichiatato membro nato dei Capitoli
Generali.
Al contrario Don Rua fece sospendere la stessa proposta ri-
guardo al Vicario del Rettor Maggiore per le Figlie di Maria Ausi-
liatrice, in attesa delle disposizioni della Santa Sede sui rapporti
fra le Congregazioni maschili e femminili di un medesimo fonda-
tore, che erano a studio per 7a preparazione del Codice di Diritto
Canonico.
Fu respinta 1'opposizione alla ttadizione di invitare qualche e-
straneo competente alla truttazione di problemi particolari, perché
Don Rua ricordò che fin dal primo Capitolo Generale Don Bosco
al momento opportuno aveva invitato i Padri Gesuiti Franco e
Rostagno per avere consigli adeguati.
Lamattina del 30 agosto Don Rinaldi approfittò della momen-
tanea assenza di Don Rua per informare i Capitolari che i medici
avevano preoccupazioni per la salute del Superiore e raccomanda-
vano che non 1o si affaticasse nelle udienze. << Contentiamoci quin-
di
il
s-uoecsuoorrtòe
-patderinaov;emrloainrispmaerzmzoiama ongolii,
giacché questo rallegra
ogni molestia >>.
Riguardo alle deliberazioni dei Capitoli precedenti prevalse il
parere di inserire organicamente nelle Costituzioni solo quelle che
apportavano vere mutazioni od aggiunte alle regole stesse. Le al-
tre passarle ai regolamenti o rimandarle ad un apposito manuale.
A questo punto Don Ttione propose che il Capitolo impegnas-
se l'Economo Generale a scegliere pei prossimi Capitoli Generali
una sede più adatta per la stagione in cui si tenevano e ad at-
trezzarla convenientemente. Ricordò che un giorno d'estate Don
243

25.6 Page 246

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Bosco, intrattenendosi con lui e con altri nella biblioteca della ca-
sa di Valdocco, si era lasciato sfuggire un lamento: << Se non cer-
cano un posto per Don Bosco, il povero Don Bosco brucia, Don
Bosco muote... >>. Tutti applaudirono e Don Rua ringraziando sog-
giunse: << Questo ci sarà di maggior stimolo a pensare alla salute
dei confratelli ammalati, specialmente gli Ispettori. Prenderemo
dunque a cuore l'unanime filiale voto del Capitolo Generale e il
nostro caro Economo cercherà i mezzi per tradurlo in pratica ».
Don Gamba, ispettore dell'Uruguay, invitò tutti gli ispettori a
concorrere alle spese e tutti aderirono volentieri.
Passandosi all'esame del regolamento per gli ispettori, Don
Cerruti fece osservare che 1o schema abbozzato dalla Commissio-
ne era canonicamente generico e poteva servire per qualunque
Congregazione. Occorreva imprimergli anche il suo carattere spe-
cifico salesiano. Si aggiunsero allora altri dieci membri alla Com-
missione che rielaborò il testo riducendo gli articoli organici all'es-
senziale. Con questa distinzione il testo venne approvato ed espe-
rimentato per sei anni fino al prossimo Capitolo Generale.
Due intermezzi carissimi accrebbero la cordialità dello spirito
di famiglia. Don Rua aveva ottenuto dalla Santa Sede l'autorizza-
zione a procedere ad una ricognizione familiare della salma di
Don Bosco, che si compì la mattina del 3 settembre a1la presenza
dell'arcivescovo di Torino Card. Richelmy e commosse tutti. Il
Cardinale rivolse all'assemblea la sua parola, rallegrandosi dello
spirito che I'animava ed auspicando che, come a Roma nel concla-
ve donde uscì Papa il Card. Sarto a cui nessuno pensava si era
sentito al vivo f intervento dello Spirito Santo, così in tutti i cari
Capitolari regnasse sempre 1o spirito di orazione, di mortificazio-
ne e di umiltà per cercare unicamente la gloria di Dio e il bene
delle anime onde meritar sempre la benedizione dello Spirito San-
to che aleggiava in quei giorni fra loro.
Don Rua ringraziando l'Arcivescovo l'assicurò che tutti avreb-
bero fatto tesoto dei suoi preziosi consigli.
Applauditissimo f intervento di Don Trione, la mattina del 9
settembre, per perorare l'assistenza agli emigrati, che a Don Rua
stava particolarmente a cuore. Aveva ottenuto f invio gratuito del
<< Bollettino dell'Emigrazione » agli ispettori: 1o seguissero per te-
nersi al corrente di quanto faceva il governo italiano e procurasse-
244

25.7 Page 247

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ro di rendersi graditi agli Emigrati nelle colonie italiane con la
difiusione della lingua patria e l'istituzione dei Segretariati. Fece
voti che si istituisse tna << Comtnissione permanente per l'Opera
dell'Emigrazione >> e che sorgesse presto fra i salesiani un << apo-
stolo degli Emigrati ».
Don Rua colse la palla al balzo e nominò 1ui stesso Presiden-
te della Commissione con f incarico di scegliersi gli altri membri
d'accordo col Capitolo Superiore: <<
bdiisssoegnpaois-coracghgeiasrislia, vspoericiianlmfaevnotree
Ddeisqidueersotitannotsotrtiaintatoliatanni.toNo-n
sui principii, alla vista dello
scarso risultato. Insegni Don Coppo da Nuova York. Il Signore
forse ha disposto che i nosti emigrati, come pure i Polacchi e gli
Irlandesi, siano i seminatori e consetvatori della Fede nelle regio-
ni più remote. Non si ttascurino quindi le altre nazioni »>. Avreb-
be favorito questo apostolato anche lo studio della lingua italiana
fra i confratelli di altre nazioni. Perciò Ia raccomandava in modo
particolare mettendo in evidenza tre ragioni: 1) È la lingua della
Casa-Madre del comune Padre Don Bosco e del Papa; 2) Sarà un
mezzo per intendersi più facilmente nei Capitoli Generali; 3) Fa-
cilita le relazioni coi superiori da qualunque parte del mondo. « I
superiori delle case
denti di scrivere ai
esustpeererio-ri
msuaggggeiori-in
consiglino
italiano o
ai loro dipen-
in latino; po-
tranno eccettuare i soci provenienti dall'Italia, i quali, a dimosra-
re il loro profitto, potrebbero pur scrivere nella lingua della nazio-
ne in cui si ttovano. Tali erano i desideri di Don Bosco... >>
( 1 86).
Quanta delicatezza in questa ruccomandazionel... La prima
Cornrnissione Salesiana per l'Emigrazione fu poi composta da
Don Giovanni Minguzzi, Don Abbondio Anzini, Don Giuseppe
Vespignani, ispettore in Argentina, e Don Carlo Peretto, ispetto-
re in Brasile.
La mattina del 10 settembre, uno dei segretari propose che si
DinovintasGsieusaedppaessLisatezrzeeraol,laCsoendsuigtalie-re
honoris
emerito
cdaeulsdC-apitiol loveSneurpaenrdioo-
re giunto
no Mons.
aCVosatlasamliacgena^
ptegare sulla tomba di Don Bosco.
e Don Lemoyne e 1o introdussero
Usciro-
mentre
tutti si alzavano ad acclamare e Don Rua 1o abbracciava e lo face-
va sedere accanto a sé. A1 termine della seduta Io stesso superiore
245

25.8 Page 248

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suscitò un'altra acclamazione proclamandolo << Decano del Capito-
lo Superiore ».
Anche questo episodio è un tratto rivelatore dello spirito di
famiglia che si viveva a77ora fra i salesiani a tutti i livelli.
Nella discussione del regolamento pei noviziati prevalse il
principio di accomunare nella prova chierici e coadiutori in un'u-
nica casa e di favorire I'erezione di noviziati nelle singole ispetto-
rie o per gruppi omogenei di ispettorie. Tralasciamo le proposte
varie con cui si conchiuse il Capitolo per rilevare alcune raccoman-
dazioni di Don Rua, di cui purtroppo i segretari sunteggiarono il
pensiero, non tiuscendo a trascriverle alla lettera per difetto di
preventiva orgarizzazione. Nella terz^ e nella quattordicesima se-
duta Don Rua raccomandò in modo speciale I'Opera della Propa-
gazione della Fede e della Santa Infanzia e le Conferenze di San
Vincenzo de' Paoli, mettendo in tilievo che queste ultime faceva-
no la carità nella forma più perfetta andando a visitare personal-
mente i bisognosi e recando loro non solo soccorsi materiali ma
anche conforto spirituale; le une e le altre poi erano state stru-
mento della Provvidenza per tante fondazioni salesiane in Francia
e nell'America, e n'erano ancora il sostegno in tante parti. Don
Bosco le aveva carissime. Nella sesta seduta raccomandò di andar
cauti nell'accettare servizi di cappellanie nei giorni festivi e solo
finché il clero diocesano non vi potesse provvedere. Nella dodice-
sima esortò a non far questioni di proprietà nell'accettare nuove
fondazioni, purché l'opera personale fosse retribuita in modo da
consentire la prestazione dei confratelli. Nella seguente ricordò
che Don Bosco non era del parere di conservare l'eredità di beni
immobili, ove non ci fosse assoluta necessità. Preferiva venderli
al più presto. Nella diciassettesima dissuase dal favorire Ia ricerca
e le collezioni di francobolli usati, che allora portavano spesso a
violare il voto di povertà e a far trascurare altri doveri. Non ave-
vano la valotizzazione di oggi. Nella diciottesima esortò calda-
mente gli ispettori a insistere nelle conferenze, nei sermoncini
occasionali e nei corsi di esercizi spirituali, sulla devozione e 1'a-
more al Papa ricordando che Don Bosco soleva dire: « Diffidate
di coloro che vengono a parlarci contro 1I Papa e le Congregazio-
ni romane: teneteli per nemici della Chiesa e delle anime >>. Egli
era poi docilissimo non solo agli ordini, ma anche ai desideri del
246

25.9 Page 249

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Papa, a costo pure di grandi sacrifici. Importantissima l'esortazio-
ne agli ispettori sulla cura della formazione dei direttori: nelle
visite si trattenessero con essi quanto fosse necessario; ne riceves-
sero accuratamente i rendiconti e, dopo la conferenza generuTe ai
confratelli, conferissero ancora con loro per concretare accordi op-
portuni. Infondessero in tutti un gtande amore alla santa Regola
ed una fedele osservanza nelle piccole cose. Rivedessero con loro
il regolamento dei direttori per fare il punto sulla regolare osser-
vanza.
S'informassero se i direttori visitassero diligentemente scuole,
laboratori, esaminassero decurie e registri amministrativi, se faces-
sero le conferenze prescritte al petsonale, se avessero pei confra-
telli le cure dovute, perché il doaere principale dei direttori è la
cura del bene dei confratelli. Coi subalterni non sia toppo au-
stero, roppo condiscendente il direttore. Si crede talvolta che
convenga largheggiare in concessioni per guadagnarsi l'animo dei
dipendenti. Ed è falso. Si segua la via di mezzo e non si inrodu-
cano abusi. Così si manterrà 1o spirito del nostro dolcissimo Padre
e fondatore. A mantener meglio la pace e la tranquillità nelle ca-
se, si impediscano le dispute di nazionalità. Mai vantare la pro-
pria nazione per disprezzo delle alte: in tutte c'è del bene e del
male. Attenti nell'impedire che nelle case si fumasse; anzi modera-
re
re
1'uso del tabacco
a farne un uso
da naso,
ad abbandonarlo
discreto s^einùztaaroefirirne ad altri.
e persuade-
Forte fu nel dichiarare che nessuno doveva permettetsi di far
debiti. Anzitutto
tro Don Bosco;
-e
poosisèervbòen-e
nessuno di noi può credersi un al-
anche sapere che Don Bosco non
voleva punto debiti e che desiderava lasciar tutto bene aggiustato
prima di morire. D'altra parte egli rivestiva il carattere di fonda-
tore e perciò aveva tale ascendente nel mondo da potersi anche
ripromettere aiuti straordinari per sopperire alle spese a cui anda-
va incontro.
Molto esplicito fu anche riguatdo a77e vacanze in famiglia: nes-
suno andasse a passare \\e vacanze in famiglia. Solo dopo parecchi
anni di assenza si poteva permettere un periodo di otto giorni, in
casi eccezzionali fino a quindici. L'ispettore ne prendesse nota, si
informasse della condotta e dove scorgesse abusi li correggesse
senza por tempo in mezzo.
247

25.10 Page 250

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Oggi a queste norme si è appottata
mitigazione, se-
condo le esigenze dei tempi e la mat^udreitgàtadtealla mentalità re-
ligiosa.
Chiuso il Capitolo, tutti passarono a prendere congedo da
Don Bosco. Don Rua si afirettò a mandare a Roma gli articoli
organici da inserire nelle Costituzioni, per la debita approvazione
della Congregaziooe dei Vescovi e Regolari. Poi, il 19 febbraio
1905, mise tutti i salesiani al corrente dello svolgimento del Capi-
tolo e delle conclusioni, mettendo in evidenza la comunione di
mente e di cuore che 1o
c ratterizzato con 10 spirito del
Padre presso la cui salma ^tvuetvtiapassavano ogni giorno a pregare:
<d<oNlcoisissimi ovivPeavdare-»>.
5q1i55s
Donde
-
<<
in
una
comunicazione continua con il
calma imperturbata, una carità
veramente {tatetna ed una esemplare accondiscendeflza >> lanto
che un confratello ebbe ad esclamare che << tali adunanze erano
state veramente scuola di sapienza, di umiltà e di carità >>. Erano
ancora numerosi quelli che andavano debitori della loro formazio-
ne salesiana direttamente a Don Bosco. La trentennale esperienza
aveva portato al vaglio tante deliberazioni da inserire nelle costi-
tuzioni quale necessario compimento per le direttive soprattutto a
carattere disciplinare. Ed il criterio di scelta fu la coscienza e 7a
responsabilità di conservare integro lo spirito del fondatore e far-
ne sempre meglio fiorire l'opera provvidenziale. La Sacra Congre-
gaziofie romana emise il decreto di approvazione il 1' settembre
del 1905 e il Prefetto card. Ferrata fece esprimere a Don Rua le
felicitazioni pel tatto con cui il Capitolo era stato condotto. Don
Rua tenne a rilevare che la organizzazione delle strutture nelle
uarie ispettorie non corrisponde nella ruente di Don Bosco alle
« prouince » di altri istituti religiosi: Don Bosco uoleua cbe tutta
la sua Congregazione losse sempre un'unica famiglia, non tante
sezioni quante erano le ispettorie. Terueoa che i salesiani un po'
alla aolta si prouincializzassero.
Consolidamento ed espansione nell'ultimo sessennio di Don Rua
I benefici efietti di un Capitolo Generale condotto con tanto
senno umano e tanta fedeltà allo spirito e al carisma del fondato-
re si notarono subito in tutta la Congregazione, che pur dovette
248

26 Pages 251-260

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26.1 Page 251

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attraversare periodi difficili fra burrasche settarie che contraddi-
stinsero anche i primi decenni del nuovo secolo. I buoni continua-
vano a chiedere aperture di nuove case e ampliamento delle già
avviate. Don Albera, concludendo Ia sua visita nell'America del
Sud, s'era invece persuaso che convenisse andar molto cauti, per-
ché il prossimo avvenire poteva presentare molte sorprese anche
per il desiderio di alcuni vescovi di estendere la loro giurisdizione
sui territori man mano che essi vedessero sistemate le situazioni
più gravose.
Maturarono ben presto i tempi anche nella prefettura apostoli-
ca di Mons. Fagnano e nel vicariato di Mons. Cagliero. Mons.
Fagnano seppe sostenere i suoi progressivi sacrifici senza vederne
eqùa valutazione in terra, perché una dignitosa composizione del-
le aspirazioni nazionali ed episcopali nella zona cilena tardò fino
alla sua morte nel 1916 con la erezione del Vicariato Apostolico
di Magellano e la nomina di un salesiano cileno Mons. Abramo
Aguilera a vicario con carattere vescovile. Mons. Cagliero, fatto
arcivescovo titolare di Sebaste e poi Delegato Apostolico a Costa-
rica, venne elevato alla sacra porpora nel 1915 da Benedetto XV.
Il suo vicariato fu poi eretto in diocesi nel 1934, l'anno della
canonizzazione di Don Bosco, ed ebbe primo vescovo il salesiano
argentino Mons. Nicola Esandi.
L'Opera salesiana ta il 1904-05 si estese: a lbagoé in Colom-
bia, a Ctzco nel Perù, a Bagé in Brasile, ad Asunci6n e a Villa
Concepci6n nel Paraguay, a Cordoba, Rawson, Santa Ctuz, Ushua-
ya nell'Argentina fino a Porvenir nell'arcipelago fueghino cileno.
In Italia: a Este, Potenza, Monteleone Calabro, Aragona, Fo-
glizzo Caoavese; a Daszawa in Polonia; a Grand Bigard nel Bel-
gio; a Sierck in Alsazia-Lorena trasferita entro I'anno a Diedenho-
fen; a Londra in Inghilterra; a Carubanchel e Cadice in Spagna;
a Yianta do Castello nel Portogallo e a Gerusalemme in Pa-
lestina.
Nel 1905 il cuore di Don Rua fu particolarmente attratto a\\-
l'Italia Meridionale dal terremoto che devastò specialmente la re-
gione da Cosenza a Catanzato, a Reggio CaTabÉa. Da anni egli
pensava alla gioventù povera del meridione. Fin dal 190) aveva
scritto al nuovo ispettore Don Conelli: << Ricotdati che le provin-
ce meridionali d'Italia devono avere le nostre preferenze... Pare
249

26.2 Page 252

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che il Signore ci voglia in quelle regioni meridionali a cui sono in
modo particolare rivolti il nostro afletto e la nostra attenzione,
stante i maggiori bisogni... »>.
I1 flagello, che buttò sul lastrico olre sessantamila persone,
senza tetto, senza viveri, senza indumenti, affrettò il suo interven-
to. Mandò salesiani in soccorso, raccogliendo orfani e distribuen-
doli in varie case; poi accettò proflerte di pie benefattrici e auto-
rizzò l'apertura di due modeste case a Borgia e a Soverato Marina
che provvidero ai più urgenti bisogni del momento, consentendo
in seguito buon assestamento in centri più rispondenti. Favoriro-
no le fondazioni di Bari e San Severo. Bari soprattutto resistette
a durissime vicende per l'intelligente impulso impressole da Don
Federico Emanuel che divenne poi vescovo di Castellammare di
Stabia: superò i disagi di requisizioni ospedaliere e militari allo
scoppio del coléra e della ptima guerra mondiale e continua la
sua benefica missione. Don Rua visitò la regione nel 1906 e
nel 1908.
Don Emanuel aveva già dato prova di particolari attitudini
nell'apostolato degli Oratori a Trino Vercellese e a Casale Mon-
ferrato dove Don Rua era riuscito nel 1905 a soddisfare le pro-
messe fatte al vescovo da Don Bosco stesso negli ultimi anni
della sua vita.
Chiamando nello stesso anno Don Baratta a Torino come
ispettore della Ispettoria Piemontese, Don Rua vide fiorire presso
Ia chiesa di San Giovanni Evangelista anche 1e Scuole Superiori
di Reiigione che egli aveva organizzato a Parma. Contemporanea-
mente presso le Scuole Apostoliche del Martinetto fece posto ad
una sezione pei giovani di lingua slovena che denominò « Colle-
gio Illirico »>. E destinò lacasa di Ulzio ad accogliere giovani fran-
cesi alla chiusura de1le case di Francia. Ma questi non ressero al
freddo invernale e dopo un anno ritornarono in Patria.
Provvide pure al Canton Ticino con l'aperturu della casa di
Maroggia in Svizzera e l'incremento dell'Oratorio di Lugano
(187 ).
In Spagna registriamo f inaugurazione del collegio di Matar6.
In Messico, \\a fondazione di Guadalajaru che prosperò fino allo
scoppio della persecuzione religiosa e riprese poscia fino a diven-
tar sede di una seconda ispettoria.
250

26.3 Page 253

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In Cile la Scuola Agraria di Linàres soprawive benefica-
mente.
I1 rassodamento e la fioritura dell'Opera salesiana fuori di Eu-
ropa venne bene illustrata all'Esposizione Internaziooale di Mila-
no (1906) con la sezione risetvatale nella Mostra degli Italiani
all'Estero.
Spaziamo ora dal Medio all'Estremo Oriente ed all'Africa
Orientale.
Un colloquio di Don Bosco con Don Conelli, a San Benigno
Canavese nel 1886, sulle Missioni Cattoliche in Cina, con un cen-
no ad una futura partecipazione dei Salesiani e delle Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice, aveva acceso fin d'allora tanto entusiasmo che pa-
recchi giovani salesiani si erano prenotati presso il maestro dei
novizi Don Giulio Barberis. Ma Don Bosco volò al Cielo quindici
mesi dopo. Don Conelli tuttavia, capolista degli aspiranti alla spe-
dizione, ne aveva informato un Padre Gesuita della Civiltà Catto-
lica a Roma, P. Francesco Saverio Rondina, il quale aveva subito
inrapreso a propagare il progetto fra i suoi confratelli di Macao.
Chieste e ricevute copie delle prime biogtafie di Don Bosco e
del bollettino Salesiano, aveva continùato a curare tale propagan-
da da far desiderare i salesiani per l'educazione della gioventù ci
nese e per la preparazione di buoni missionari. Egli era convinto
che <, la sola lettura dellu aita di Don Bosco basta ad innamorare
della sua persond e dell'opera sua cbiunque abbia in petto un cuo-
re cristiano o anche solo uruano >>.
Questa propaganda aveva suscitato interessamento fra le auto-
rità ecclesiastiche e civili di quella colonia portoghese in Cina. Le
richieste e le pratiche durarono fino al 1905. Quando si poté con-
cordare una buona convenzione, Don Conelli era già ispettore a
Roma e al suo posto fu scelto Don Luigi Versiglia, direttore della
casa di Genzano di Roma, che partì con Don Lodovico Olive,
Don Giovanni Fergnani e i coadiutori Luigi Carmagnola e Gau-
denzio Rota, il 17 gennaio 1906, accompa1.lrti al porto di Geno-
va da Don Paolo Albera. Durante la sosta del piroscafo a Napoli
salì a bordo Don Conelli recando loro un bel ritratto di Papa Pio
X che li benediceva col seguente autografo: << All'amato figlio D.
L. Versiglia ed agli ugualmente amati suoi compagni della Pia So-
251,

26.4 Page 254

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cietà Salesiana, col voto ardentissimo che il loro apostolato nella
Cina sia coronato dai migliori successi... Pio PP. X ».
In meno di un mese, il 13 febbraio, giunsero a Macao accolti
cordialmente dal rappresentante del vescovo e dal superiore dei
Gesuiti coi quali si sentirono come in famiglia. I1 vescovo li atten-
deva nella casa per essi preparata; ma siccome non era ancora tut-
ta in ordine, furono ospitati per una settimana dai Padri Gesuiti.
Ricordando una grande parola di Don Bosco: << Va avanti e può
fat gtan bene il missionario che sia circondato da una buona coro-
na di giovani: chi si mette per questa via, cioè si attacca alla gio-
ventù povera, non dà più indiero i >>, missionari inaugurarono
l'Orfanotrofio Immacolata Concezione con una ventina di orfanel-
li cinesi. L'orfanotrofio prosperò rapidamente fino allo scoppio
della rivoluzione in Portogallo. I settari allontanarono i religiosi
anche dalle colonie, sicché il vescovo di Macao fu costretto a farli
riparare ad Hong Kong, afidando loro un distretto tutto cinese, il
Hueng-Shan, per un biennio finché non passò la bufera. Ma anche
il breve esilio fu provvidenziale per orientarli poi in pieno terri-
torio cinese quando poterono tornare a Macao e Don Versiglia
divenne Vicario Apostolico di Shiu-Chow dove diede la sua vita
fino al martirio col suo giovane segretario Don Caravario. Ma que-
sto avvenne sotto il rettorato dei successori di Don Rua.
Don Rua poté invece mandare anche in India i primi missiona-
ri salesiani nel 1906. Don Bosco 7'aveva sognata prima della Pata-
gonia e avrebbe realizzato il suo sogno prima di morire se ne
avesse avuto il tempo. Così si legge in una lettera del vescovo di
Meliapor a Don Rua in data 14 novembre 1901: « L'anima apo-
stolica di Don Bosco vuole davvero una e più fondazioni nell'In-
dia. Quando nell'agosto del 1885, terminati i miei studi a Roma,
io passai da Torino e andai ad una vostra casa di campagna (Ma-
thi Torinese) per ricevere la benedizione del vostro santo fondato-
re, egli, posandomi la mano sul capo, mi disse che benediceva le
mie opere. E quale benedirà più di un'opera così necessaria ed
opportuna per cooperare alla saTvezza eterDa di 300 milioni di in-
fedeli che popolano le Indie? ». Il vescovo espose quindi a Don
Rua il suo progetto e l'anno seguente incaricò un suo sacerdote,
che si recava a Londta, di passare a Torino a ttattatne a voce col
successore del Santo. Le pratiche si proffassero per tre anni, fin-
252

26.5 Page 255

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ché una convenzione adegoata consentì a Don Rua di preparare il
primo drappello di re sacerdoti, un chierico, un coadiutore pro-
fesso ed un aspirante, sotto la direzione di Don Giorgio Tomatis.
Anche a loro Pio X mandò un'afiettuosa benedizione col voto che
<< la nuova missione tendesse ognor più benemeriti della Chiesa i
figli di Don Bosco >>. Sbarcati a Bombay il 6 gennaio 1905, giun-
sero per teffa a Meliapor due giorni dopo. Nel 1907 Don Rua
fece fermare in India un alto grande missionario diretto in Cina,
Don Eugenio Méderlet proprio a tempo per sostituire Don Vigne-
ron, uno dei primi sacerdoti partiti con Don Tomatis, che passa-
va all'etetnità. Nell'inviare le condoglienza e il suo paterno con-
forto, Don Rua scriveva a Don Méderlet: << Cerchi di imparare
bene il Tamoul ( la lingua indigena locale ) e non pensi più alla
Cina. Lei è nell'India e ci resterà... >>.
Don Méderlet non solo vi rimase, ma divenne arcivescovo di
Madras.
Il successo dei missionari a Macao fece desiderare i salesiani
anche in un'alra colonia portoghese, a Mozambico nell'Africa O-
rientale.
Le pratiche si protrassero dal 1897 al 1907. Ma appena arri-
vati a Mozambico i salesiani si buttarono al lavoro e riuscirono a
dissodare il terreno, a fawi trionfare civiltà e cristianesimo, tanto
da incoraggiare il secondo ditettore Don Martino Recalcati a ten-
tare una penetrazione nell'interno con una vera missione. Non a-
vendo tempo a consultare i superiori di Torino, egli interpretò il
buon cuote di Don Rua il quale, quando lo seppe, mandò la sua
benedizione raccomandandogli di coltivare anche buone vocazioni.
Per sei anni i salesiani si prodigarono senza misurare disagi e sa-
crifici. Ma il diavolo parve scatenare tutte le potenze infernali:
alluvioni, cicloni e maltempo compromisero la bonifica del terre-
no a cui chiedevano il pane quotidiano; poi il governo settario
stroncò tutto esiliando i religiosi anche dalle terre di missione,
come in Cina (188).
Un cenno alTe ultime fondazioni in America. Ci dobbiamo li-
mitare ad un elenco ed a qualche rilievo.
Tru il 7906-07: a Messico; a Camagley nell'Honduras; a Piu-
ra nel Perù; a Valdivia nel Cile; a Montevideo nell'Uruguay; a Co-
xip6 ne1 Matogrosso; a Panamà; a Cafiago di Costarica.
253

26.6 Page 256

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Contemporaneamente in Italia: a San Vito al Tagliamento,
Modica, Ravenna, Vigevano; in Spagna a Santander e Campello;
in Jugoslavia a Radna; in Polonia aPrzemysl; in Belgio a Remou-
champs; in Palestina a Giafra.
Tra il 1908-09: a Hawthorne e Paterson negli Stati Uniti; a
Sigsig nell'Ecuador; a Lorena, Campinas e Rio de Janeiro nel Bra-
sile; a Buenos Aires, Viedma, Trelew nell'Argentina; aLa Serena
nel Cile.
Alcune di queste fondazioni durarono poco; altre si potrebbe-
ro qualificare semplici traslochi per l'adeguamento delle opere alle
esigenze dei tempi (189).
L'elenco basta tuttavia a documentare il cumulo di lavoro che
si aggiungeva anlo per anno a quello ordinario del Rettor Mag-
giore, perché si sa che nulla si faceva senza Don Rua e che questi
non si accontentava di sommarie informazioni per dare il suo as-
senso, ma ne seguiva le pratiche una per una, rendendosi conto
di ogni cosa. Come resistesse, con la sua esile costituzione e 1a
sua vita mortificatissima, sarà sempre prova di una prodigiosa assi-
stenza dall'alto.
Un altro rilievo possiamo fare. A leggere gli « Annali della
Società Salesiana » (vo11. II e III che riguardano il rettorato di
Don Rua) e più ancora i verbali delle adunanze del Capitolo Supe-
riore e le circolari di Don Rua a Salesiani e Cooperatori, si nota
facilmente che il criterio ispiratore dei suoi consensi alle proposte
di fondazione o di ampliamenti era sempre prevalentemente quel-
lo di carattere specificamente salesiano: di pteferite le opere a ser-
vizio della gioventù più povera ed abbandonata, i frgli del popolo.
Per citare un caso: quando si rattò del grande istituto di Cor-
doba ne1l'Argentina, egli temporeggiò parecchio di fronte alla
grandiosità del progetto che sembrava destinato all'alta classe so-
ciale. Avute poi garanzie che avrebbe giovato alla media borghesia
ed ai figli del popolo che, elevandosi gradatamente, avrebbero po-
tuto assurgere a funzioni di responsabilità nel campo sociale, egli
animò f ispettore Don Vespignani a superare le sue perplessità.
Con lettera del 2 giugno 1905 gli esprimeva bene il suo pensiero:
<< Non inquietarti se hai inteso qualche cosa contro la fondazione
di Cordoba; siamo tutti persuasi della tua buona intenzione, tan-
to più che avevi un mio biglietto di consenso. Tutto sarà disposto
254

26.7 Page 257

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dalla divina Provvidenza e ne speriamo notevoli vantaggi morali
e materiali. Andiamo però sempre adagio nell'accettare nuove fon-
dazioni, stante la scarsità di personale. Quanto all'idea di formare
in Cordoba un istituto somigliante all'Oratorio torinese, pensa
che nessuno avrà difficoltà, purché vi si proceda adagino, comin-
ciando dal poco e sviluppando a misura che vi sarà la necessità
ed i mezzi materiali e personali. L'Oratorio di Torino impiegò
dieci anni per avere una discreta cappella (quella di San France-
sco di Sales) ed una casa capace di 150 giovani. Nell'intenzione
di stabilire un grande istituto di studi, arti e mestieri, oratorio
festivo, ecc., potete fare un disegno adatto, da eseguirsi però solo
parte per parte a misura che si presenterà il bisogno, precisamen-
te come fece Don Bosco per l'Oratorio... >>. Così fecero i salesiani
a Cordoba. Ed il tempio dedicato aMaria Ausiliatrice 1o sta finen-
do solo oru (1972-73) Don Giuseppe Caruzzo che terminò da
qualche anno la cosruzione del tempio salesiano di Mendoza.
Giova pure sottolineare 7a delicatezza di Don Rua nel sostene-
re la causa di Mons. Fagnano di fronte alle esigenze dei vescovi
di Ancud Mons. Lucero e Mons. Jara, che in pratica lo estromise-
ro dalla giurisdizione missionaria nella zona cilena della Prefettu-
ra. Don Bosco sembrava che presentisse questa prova.
Nel 1886 ospitando all'Oratorio di Torino Mons. Jara in un
suo ritorno da Roma ancora semplice sacerdote, gli chiese ben tre
volte: « Lei vuol bene a Don Bosco?... Ma davvero lei ama Don
Bosco? ». AIla terza risposta afrermativa aveva aggiunto: << Se dav-
vero lei ama Don Bosco, ama anche i suoi figli? ».
Don Rua, accogliendolo all'Oratorio da vescovo dodici anni
dopo, menfte egli continLtava a dar molestie a Mons. Fagnano,
non solo gli usò tutte le cortesie, ma gli volle anche pagare il
viaggio di ritorno fino al Cile.
Quando poi a Roma fece presente che conveniva sostituire
Mons. Cagliero in Patagonia con un vescovo argentino, insistette
a richiedere che fossero riconosciute al vescovo salesiano le sue
benemerenze. Ciò che fece Pio X nominandolo arcivescovo titola-
re di Sebaste e affidandogli f incarico di visitatore nelle diocesi ita-
liane di Tortona, Bobbio, Savona, Albenga, Ventimiglia e Piacen-
za; poi, quattro anni dopo, all'apertura del canale di Panamà, in-
viandolo Delegato Apostolico presso l: cinque repubbliche minori
255

26.8 Page 258

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di Costarica, Honduras, Nicaragua, Salvador e Guatemala. Il go-
verno di Costarica, dove Mons. Caglieto avrebbe posto residenza
coi suoi segretari Don Felice Guerra e Don Valentino Nalio, chie-
se alla Santa Sede che egli avesse pure funzione diplomatica, avefl-
do Costarica accreditato un Ministro presso la Santa Sede. E così
il veterano delle Missioni salesiane fu qualificato << Inviato Pontifi-
cio in Centro America >>.
Monsignore aveva obiettato al Santo Padre: << Ho sessant'an-
ni, Santità, che potrò fare? Non conosco la diplomazia. Sono un
povero missionario. Conosco solo la diplomazia del Vangelo, quel-
la che aveva Don Bosco >>.
Pio X gli rispose che egli pure aveva sessant'anni e portava il
peso del governo di tutta la Chiesa. Quindi 1o benedisse e lo inco-
raggiò con segni di tanta stima e benevolenza.
A Costarica fu ricevuto coi massimi onori e seppe farsi amare
dalle autorità e dal popolo, trattando le prime sempre con bontà
e lealtà, prestando al popolo il suo gran zelo pastorale missiona-
rio (190).
IV e V Congresso dei Cooperatori Salesiani
L'anno 1906 segna nel rettorato di Don Rua due grandi Con-
gressi di Cooperatori Salesiani che si tennero l'uno a Lima nel
Perù, l'alro a Milano in Italia. Don Rua partecipò solo al secon-
do personalmente. Ma tenne dietro anche al primo da Torino met-
tendo a disposizione dei Comitati Peruviani i superiori competen-
ti e gli esperti per le direttive logistiche e tecniche , infotmazioni
e documenti che loro potessero interessare.
Il Congresso di Lima fu innestato nel programma nazionale
di celebrazioni pel terzo centenario della moite del secondo Arci-
vescovo della capitale Santo Turibio; e venne integrato con una
Esposizione delle Scuole Professionali ed Agricole cui parteciparo-
no pure la case salesiane della Bolivia e rappresentanze di Coope-
ratori da altre repubbliche sudamericane.
Don Rua stesso ne diede notizia ai Vescovi della nazione chie-
dendo loro una buona parola di adesione e la benedizione pastora-
le. Fu poi ben rappresentato da Mons. Costarnagta. L'inaugurò il
256

26.9 Page 259

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Presidente della Repubblica col Delegato Apostolico e le più alte
autorità. Vi affluirono un buon migliaio di Cooperatori e Coopera-
trici che accolsero con entusiasmo la Benedizione del Santo Pa-
dre, i messaggi del Papa e di Don Rua, impegnandosi a promuo-
vere l'educazione della gioventù e f incremento della Pia Unione.
Distinti oratori, Salesiani e Cooperatori, trattarono delf insegna-
mento della religione, di cui si auspicò f introduzione anche nelle
scuole primarie e secondarie; degli Oratori festivi; della diffusio-
ne della buona stampa e della divozione a Maria Ausiliatrice.
La rclazione sulle Scuole Professionali ed Agricole era bene
accreditata anche dalla Esposizione e vennero poi premiate in par-
ticolare la casa di La Paz (Bolivia) con diploma di 1" grado; quel-
le di Lima e di Arequipa con Diploma speciale; quelle di Sucre e
del Callao con Menzioni onorevoli.
A perpetuare la memoria del Congresso si benedisse la prima
pietra dell'erigendo tempio di Maria Ausiliatrice in Lima, fungen-
do da Padrini lo stesso Presidente della Repubblica e la sua Si-
gnora.
Il Congresso di Milano cominciò con la benedizione della pri-
ma parte (fino alla crociera) del tempio di Sant'Agostino eretto al
centro del piano regolatote del grande Istituto Sant'Ambrogio, al-
lora ultimato solo nell'ala a sinistra di chi guarda 7a facciata. Com-
la funzione l'Arcivescovo Servo di Dio Card. Ferrari, assistito
da Don Rua, dall'Arcivescovo di Ravenna Mons. Morganti e dal
Primate della Dalmazia Mons. Dvornick.
Con un Breve del Santo Padre pervennero le adesioni di venti
due Cardinali e di un centinaio ra Arcivescovi e Vescovi.
Le adunanze di sezione si tenevano nello stesso palazzo arcive-
scovile; Ie plenarie nella chiesa di San Pietro Celestino.
I temi affidati ad abili relatori si susseguirono più o meno in
quest'otdine: Opere di assistenza e patronato a favore degli Emi
granti ed Emigrati - Educazione popolare e Società Cattoliche spor-
tive - Cura della gioventù studiosa e operaia - Scuole agrarie -
Missioni salesiane - Opera di Sant'Agostino (sodalizio di pietà per
ottenere dal Signore 7a grazia della salvezza della gioventù coope-
rando a preservare gli innocenti ed a ricuperare i fuorviati) - Apo-
stolato del mese del Sacro Cuore di Gesù per estendere e infervo-
we 7a divozione al Divin Cuore.
257

26.10 Page 260

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La ttagedia dell'emigrazione era già il gran ptoblema dei tem-
pi. I Cooperatori vennero interessati con proposte pratiche dal re-
latore, che segnalò provvide iniziative di Mons. Scalabrini per l'as-
sistenza degli italiani in America, e di Mons. Bonomelli per la cu-
ra degli operai sparsi in Europa e nel Levante, nonché l'associazio-
ne cattolica per la « Protezione della Giovane >>, di cui già si occu-
pavano le Figlie di Maria Ausiliatrice.
Don Rua viveva i grandi problemi e gradì l'elogio fatto ai sa-
lesiani da lui destinati all'assistenza degli operai impegnati nel tra-
foro del Sempione e fra gli emigrati in altri paesi d'Europa.
Egli aveva già avuto cordiali rapporti coi due vescovi. Anzi,
quando Mons. Scalabrini si disponeva alla visita dei suoi missiona-
ri per 1'emigrazione in Brasile nel 1904, gli aveva scritto ofirendo-
gli ospitalità nelle case salesiane e aveva inviato una circolare a
tutti i direttori perché si mettessero a sua disposizione per quan-
dutoanagvodliei plsloetetessssusieenloeottcitzecioreerrde-erelle.lo<s< utQeeurrvaòinstiftoaettoa.repCteeorrpmdeiearlieluavcioc-loegnliteaienfizreiermriMcaeovvnaesriòin-
gnore trovò quindi dappertutto. A San Paolo del Brasile anche
molto solenni. La massa degli alunni interni ed esterni gli dedicò
una memoranda accademia. L'indomani S. E. celebrò la Santa
Messa per la comunità e si trattenne tutto il giorno coi salesiani
ai quali parlò degli emigrati e della loro assistenza (l9l).
Il 5 giugno arrivò a Milano Mons. Cagliero che assistette con
Don Rua e Mons. Morganti a77'adttnanza delle Cooperatrici alle
quali la Contessa Rosa di San Marco illustrò la missione della
donna, elevando un commosso ffibuto di omaggio a Mamma Mar-
gherita, la buona, umile, pietosa, prima Cooperatrice di Don Bo-
sco nella cura dei primi orfanelli dell'Oratorio di Torino.
Mons. Morganti fece notare che la vocazione della donna a
queste opere così proptie della sua missione è una grande gtazia
di Dio.
Don Rua confessò candidamente che non andava mai a Mila-
no senza sentirsi commuovere dalla benevolenza e generosità di
tanti benefattori e senza che si acuisse in lui il desiderio di vede-
re i salesiani comispondere sempre meglio a tanta bontà e tanto
zelo.
Incisivo f intervento di un sacerdote cooperatore a proposito
258

27 Pages 261-270

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27.1 Page 261

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della valorizzazione dello sport nella cura della gioventù: << La gio-
ventù ci scappa in bicicletta e bisogna che noi le teniamo dietro
in bicicletta ».
Anche Don Rua batté le mani con entusiasmo, lieto di sentir
poi raccomandare l'uso di divise adatte ma conformi alla decenza
per le società e circoli sportivi cattolici, e denominativi non chie-
sastici ma attraenti, per conciliarsi maggior numero di simpatie e
adesioni senza urtare col rispetto umano di alcuno. Questo accor-
gimento, adottato poi un po'dovunque, favotì la fioritura di orga-
nizzazioni sportive che salvò tanti giovani dalla deriva.
I Cooperatori che disponevano di alloggi vennero incoraggiati
ad accogliere a pensione giovani operai e studenti che avessero
bisogno di ospitalità nei grandi centri. Riguardo all'agraria si cal-
deggiò 1'appoggio ed il sostegno delle riviste specializzate dirette
dai salesiani.
Don Trione mise bene a fuoco la funzione dei Comitati fem-
minili di azione salesiana e Mons. Morganti fece notare che i<<
disegni di ogni grande istituto di beneficenza li fanno sempre bra-
vi ingegneri; ma i capimasffi che li eseguiscono sono sempre i
Comitati femminili ».
Dopo la magistrale presentazione della missione sociale di
Don Bosco, fatta dall'Ing. Cesare Nava, Presidente della Congre-
gazione di Carità di Milano, Don Rua fece i ringraziamenti e ag-
giunse un cordiale rallegramento, rilevando: << Qualcuno dice che
i Congressi sogliono lasciare il tempo che rovano. Per i Congres-
si salesiani mi pare che non si possa dire. Infatti dal Congresso
di Bologna, oltre ai vantaggi che produsse con i suoi deliberati,
scaturì quel grande istituto con Oratorio e chiesa. Dal secondo
Congresso a Buenos Aires sorse I'Istituto Salesiano nel quartiere
Palermo, con chiesa pubblica, collegio e scuole elementari, indu-
striali, professionali... >>. Ne trasse quindi la conclusione auspican-
do per Milano il completamento più rapido dell'opera iniziata,
con l'ultimazione del tempio e la costruzione dell'ala cotrispon-
dente a quella già in funzione.
Il Card. Ferrari si compiacque di tutto, ringraziando Don Rua
e i salesiani di Milano a nome della città, ben lieto che tante
anime buone e generose afiancassero validamente l'opera benefi-
ca. Al ffattenimento che coronò l'ultima giornata Mons. Morganti
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27.2 Page 262

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trasse argomento anche dall'artistico svolgimento per dimostrare
che i<< salesiani non affofrzz^vano il fanciullo nei loro istituti, ma
sapevano usare ogni mezzo atto a educarne Ia mente e ad ingenti-
lirne il cuore )>.
Tra i frutti del Congresso milanese va sottolineata la delibera-
zione presa dal Comitato di Azione Salesiana: di adunarsi una vol-
ta al mese per seguire praticamente e favorire 1o sviluppo dell'O-
pera così bene avviata.
Rose e spine
Il Congresso fu una rosa fra le non poche spine che l'Arcive-
scovo di Milano incontrava allora nel suo ministero pastorale,
confidò il Cardinale.
Anche il ministero di Don Rua procedeva tra rose e spine.
Una delle più pungenti in quegli anni fu la sottrazione dell'Istitu-
to delle Figlie di Maria Ausiliatrice dalla diezione dei salesiani.
Era prevista dalle nuove norme della Sacra Congregazione dei Ve-
scovi e Regolari Ie quali nel 1901 con l'art. 202 stabllivano che
una Congreg^zione femminile di voti semplici non potesse dipende-
re da una maschile della stessa i tura (v. Normae secundum
quas). Ma per le povere suore, nate appena trent'anni prima e cre-
sciute in spirito di famiglia con l'assistenza dei loro fratelli salesia-
ni sotto la guida di Don Bosco e di Don Rua, era uno sconcerto
che efiettivamente le mise in serie difficoltà. Don Rua non esitò
ad addossarsi l'odiosità di far presenti alla Congrcgazione Roma-
na i problemi che ne insorgevano. Ma quando gli pervenne la de-
cisione, fece per primo il sacrificio e diede ai salesiani le disposi-
zioni necessarie.
L'animo suo di fronte alle nuove situazioni I'aveva già aperto
alf ispettore di Buenos Aires Don Vespignani ed ad alri ispettori
quando ancor nel 1901 alcuni vescovi cominciavano a far sentire
le loro esigenze in proposito: << Il modus tenendi che ti suggeri-
sco è quello di trattare alla semplice col Rev.mo Arcivescovo: ot-
tenere da lui le alrtotizzazioni che egli crede di concedere, assecon-
darlo rispettosamente in ciò che esige ed evitare ogni questione
riguardante le Suore. In questo medesimo modo ho già risposto
anche ad altri. Noi siamo in aiuto dei vescovi, le Figlie di Maria
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27.3 Page 263

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Ausiliatrice sono in aiuto nostro e fanno per le giovinette quello
che i salesiani fanno per i giovanetti; e poiché esse devono essere
informate allo spirito del loro e nosro fondatore e Padre, credo
che gli Ecc.mi Vescovi vorranno assistere esse e noi nel fare un po'
di bene alla povera gioventù, principale oggetto delle nostre cure.
Quindi procura di andare avanti con semplicità e prudenza, con
molta deferenza all'autotità dei vescovi, ché questo credo sarà il
miglior modo... >>.
Le Suore, naturalmente, che ne provarono tutti i disagi, fece-
ro i loro passi ed ottennero graduale comprensione, anzitutto dal
Santo Padre, poi anche dalla Sacra Congregazione dei Vescovi e
Regolari. Ma la soluzione adeguata venne solo dopo la morte di
Don Rua: nel 1911 con il riconoscimento della esenzione canoni-
ca dell'Istituto di diritto pontificio, poi con la nomina del Rettor
Maggiore dei salesiani pro tempore a Delegato Apostolico dell'I-
stituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Tra le spine fiorì la rosa più cara il 24 luglio del 1907, quan-
do il Santo Padre Pio X appose la sua firma al verdetto emesso il
giorno prima dalla Sacra Congregazione dei Riti per l'introduzio-
ne della Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Don Bosco
facendone pubblicare il relativo decreto. Con questo atto, secon-
do la procedura di allora, Don Bosco era dichiarato <<Venerabi-
le >>-
Il processo ordinario si era chiuso a Torino il 1" aprile 1897.
La ricerca degli scritti ed i relativi esami si erano protratti fino al
1901. Questi vennero vagliati a Roma ed ottennero l'approvazio-
ne nel 1906, mentre si raccoglievano le lettere postulatorie dei
vescovi, autorità, superiori di famiglie religiose, capitoli cattedrali
e pii sodalizi.
Concluso infine il processo de non cultu cioè la costatazione
che nel frattempo non si era prestato alcun culto arbiftario al Ser-
vo di Dio, 7a firma del papa autorizzava il processo apostolico.
Don Rua ne diede l'annuncio ufficiale il 6 agosto 1907, scriven-
do: << Don Bosco è venerabile! Questa è la fausta novella che da
tanti anni noi sospiravamo e che finalmente sull'ali del telegrafo
ci giunse la sera del 24 luglio testè trascorso... Don Bosco è
venerabile! Quando mi toccò notificare, con mano tremante, a tut-
ta la famiglia salesiana Ia morte di Don Bosco, io scrivevo che
261.

27.4 Page 264

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quell'annuncio era il più doloroso che avessi mai dato o potessi
dare in vita mia; ora invece 7a notizia della venerabilità di Don
Bosco è la più dolce e soave che io possa darvi prima di scendere
nella tomba. A questo pensiero un inno di gioia e di ringrazia-
mento erompe dal mio petto. Se vedemmo per tanti anni il no-
stro buon Padre accasciato sotto il peso di indicibili pene, sacrifi-
zi e persecuzioni, com'è consolante vedere la Chiesa Cattolica in-
tenta a lavorare per la gloria di lui anche in faccia al mondo. Se
mai ci avesse sorpreso qualche dubbio che la nostra Pia Società
fosse opera di Dio, ora il nostro spirito può riposare tranquillo...
Quanto dobbiamo esser grati al Sommo Pontefice Pio X, che si
degnò proporre la Causa di Don Bosco allo studio della Sacra
Congregazione molto più presto che non si soglia fare, trattando-
si di personaggi morti in concetto di santità! Il Cardinale Vives y
Tuto, Ponente della Causa, porgendo le sue congratulazioni aTla
Pia Società Salesiana per la venerabilità di Don Bosco, parlò di
1ui in modo da sttapparci lagrime di gioia e da farci stimare come
uno specialissimo favore della Provvidenza l'essere suoi figliuoli.
In questi giorni poi ci piovono da ogni parte lettere di congratula-
zione di ragguardevolissime persone che partecipano alla gioia del-
la famiglia salesiana. Di tutto sia resa g7ofia a Dio, a Maria SS.
Ausiliatrice; torni ogni cosa a glorificazione di Don Bosco e si
avveri la parola del Vangelo che chi si umilia sarà esaltato... >>.
La celebrazrone ufficiale fu poi rimandata al 30 gennaio 1908
e afr.data al gran cuore ed all'eletto spirito del Card. Maffi, arcive-
scovo di Pisa. Ma a contrastare tanta gioia, ecco Ia solita setta
scatenare una vera tempesta di diframazione dei salesiani intessen-
do una di quelle calunnie di cui era maestra in quegli anni di
denigrazione della Chiesa con campagne anticlericali che erano
propriamente antireligiose.
La bufera di infamie è passata alla storia col blando titolo di
<<I fatti diYarazze » e tentò di travolgere quel benemerito colle-
gio che aveva per direttore Don Carlo M. Viglietti, l'ultimo segre-
tario particolare di Don Bosco (192).
Non ne rinvanghiamo le vicende ben documentate dalla stam-
pa nazionale e salesiana, nonché da una apposita pubblicazione
dello stesso direttore: <<Le vacanze diYarazze »>. Don Rua, appe-
na n'ebbe sentore, indirizzò una protesta al Prefetto di Torino
262

27.5 Page 265

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invocando un'inchiesta in tutte le case salesiane d'Italia, a tutela
della verità e del buon nome della congregazione. Mentre poi i
giornali settari menavano virulento scalpore, amici e cooperatori,
exallievi e personalità dall'Italia e dall'estero levarono la voce fi-
no a farla giungere in Parlamento con formali interpellanze a7 Go'
verno.
I1 Circolo Don Bosco di Torino, il primo organizzato dagli
exallievi in città, indisse una manifestazione di pubblica protesta
con un imponente pellegrinaggio a Valsalice pe7 29 settembte, o-
nomastico di Don Rua. Gremirono il cortile dell'istituto racco-
gliendo di fronte alla tomba di Don Bosco olre quattromila per-
sone, allo sventolio di una trentina di vessilli delle associazioni
cattoliche torinesi.
Attorniavano Don Rua Mons. Cagliero e l'Ausiliare dell'arci-
vescovo di Torino Mons. Spandre, coi membri del Capitolo Supe-
riore della Congregazione, Mons. Catalanotto con una larga rappre-
sentanza dei Cooperatori della Sicilia, il Prevosto di Somma Lom-
bardo Mons. Rigoli coi Cooperatori lombardi e personalità da o-
gni parte d'Italia.
Mons. Spandre tessè l'elogio di Don Bosco mettendo in evi-
denza \\e benemerenze della Società Salesiana ed augurando a Don
Rua di veder presto il Padre comune alla gloria degli altari. Ap-
plausi, acclamazioni e grida di commozione durarono a lungo e si
ripeterono quando il vescovo diede lettura dell'autografo del San-
to Padre: « Ai diletti figli del Circolo Giovanni Bosco di Torino
coi voti che, visitando la tomba del venerabile Servo di Dio, si
infiammino alle virtù delle quali egli ha lasciato luminoso esem-
pio, a1 diletto Don Rua Superiore Generale e a tutti i cari sacer-
doti, fratelli e Cooperatori della Congregazione Salesiana impartia-
mo con effusione di cuore l'Apostolica Benedizione >>.
L'avv. Enrico Martina riafiermò quindi in un elevato discorso
le benemerenze dell'opera religiosa, civile e sociale di Don Bosco,
stigmatizzando la nefanda trarna dei << sinisri artefici, barbari del-
la Patria, della religione e della carità », suscitando clamori di
protesta, di indignazione e di esecrazione.
Don Rua lasciò dar sfogo ad altri otatori e poi chiuse con bre-
vi parole di ingraziamento invitando Mons. Cagliero ad imparti-
re la benedizione inviata dal Santo Padre.
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27.6 Page 266

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La lotta ebbe lungo strascico. Ottenuto il riconoscimento del-
I'innocenza dei salesiani, col conforto di un afflusso straordinario
di domande di ammissione ai loro collegi e più che mai a quello
di Yarazze che poté aprire le sue porte pel nuovo anno scolastico
il 26 novembre in un memorabile tripudio cittadino con imbandie-
ramenti, cortei, musiche e illuminazione, i salesiani passarono dal-
la difesa alla querela per difiamazione contro i responsabili noti
sobillatori e mandanti. Venne così alla luce nell'episodio di Yaraz-
ze ..:la perfida orditura a ruggio nazionale per srappare ai religio-
si l'educazione e I'istruzione della gioventù. << Forse è la prima
mvoelttaod-o
csocsriìssfoerslaenCniautioltàdCi paettrosleiccauz-ioncehecosni tlreoggile
nella storia un
cattolicesimo >>
(te3).
Don Rua, schiarito l'orizzonte, scriveva ai salesiani, il 31 gen-
naio 1908: << Non vi ha dubbio che il Signore è con noi. Egli
stesso pigliò le nostre difese. E fu la potenza della desra di Dio
che impedì il male immenso che i nostri nemici avrebbero voluto
farc alla nostra Pia Società. Fu la sua infinita sapienza, che sa an-
che ricavare il bene dal male, che volse a nostro vantaggio la stes-
sa malvagità dei nosti calunniatori... È quindi nostro dovere in-
nalzare dal fondo del cuore f inno della riconoscenza a quel Dio
che, se ci volle provare, se permise che avessimo a sofirire qual-
che cosa, ci fu pure largo di soavi conforti>> (194).
Egli dal canto suo, ai primi di febbraio, incurante dell'età e
degli acciacchi che lo affliggevano intraprendeva un secondo pel-
legrinaggio in Terrasanta, al Calvaio del Divin Salvatore, ofiren-
do l'olocausto della sua vita che stava ormai per consumarsi in
benedizione.
Non ci soffermiamo a descrivere il viaggio, cui egli diede pro-
prio il carattere di pellegrinaggio. È facile immaginare la gioia dei
salesiani, delle suore, dei Cooperatori, allievi ed exallievi che eb-
bero occasione di avvicinarlo. Durò tre mesi e fiiezzo con soste a
Milano, Mogliano Veneto, Gorizia, Trieste, Lubiana e Radna,
compresa una capatina a Vienna, nell'andata; due notti in treno
attraverso la Jugoslavia e Ia Bulgaria, altra sosta a Costantinopoli,
donde si imbarcò per Smirne e, visitate Ie rovine di Efeso riviven-
do gli anni tascorsi dalla Madonna con l'apostolo ed evangelista
San Giovanni e le grandi giornate del Terzo Concilio Ecumenico
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27.7 Page 267

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che ne definì la divina Maternità, per Beirut e Damasco raggiunse
la valle del Giordano. Da Tiberiade raggiunse Nazareth dove i sa-
lesiani stavano erigendo accanto all'Odanotrofio il tempio a Gesù
Agmrdoaosnlseobsec-neenteau.lnlaaAgfeiqoruvveeidlnlaav,sipspetraroapn<<ozmnaeicnhsdepouisnosvaeleinnsteiacnucioormaebeb-miano5odse1all5lo5faqirlessgruionn--
vanetto Gesù, così puro, obbediente e laborioso... »>.
Il diario di Don Bretto che 1o accompagnava segna in Galilea
l'incidente del cavallo che ad un tratto lo sbalzò di sella. Ma se
la cavò con un'ammaccatura, riuscendo subito a rialzarci da sé,
sorridendo.
Celeste rapimento provò sul Tabor che salì per due ore a pie-
di, celebrando nella chiesa della Trasfigwazione: <, È impossibile
in quel luogo non pensare al Cielo, il quale non sarà altro che un
Tabor, da cui non discenderemo mai più. Colà contempleremo
non solo per alcuni istanti, ma per tutta I'etetnità, quel Gesù che
fece andar fuori di gli Apostoli, sollevando per un istante un
lembo del velo che ceTava la sua divina natura )>.
La sera del 23 marzo era a Betlemme, dopo una breve prima
sosta a Gerusalemme per ossequiare le autorità. Al grido di « Vi-
va Don Rua »> con cui fu accolto entusiasticamente anche dalla
popolazione, egli rispose: << Sì, viva Don Rua sempre in grazia di
Dio »>.
Trascorse quasi tre settimane dividendo il tempo anche nelle
case di Cremisan e Beitgemal e visitando i luoghi santi. A Gerusa-
lemme ritornò 11 27 marzo per celebrare nella casa delle Figlie di
Maria Ausiliatrice ed
<< fingraziai il Signore
il 30 sul Santo Sepolcro.
di aver fatto trionfare la
nQos"im-a
PsiacriSsosecie-
contro le calunnie dei nostri nemici e d'averne anzi icavato im-
menso vantaggio per le opere nosre. In quell'augusto tempio rin-
novai la consacrazione della nostra congregazione al Sacro Cuore
di Gesù e pregai a lungo perché tutti i suoi membri perseve-
rino nella loro vocazione e neppur uno abbia a perire... il mio
pellegrinaggio ai luoghi santi non doveva essere un pio esercizio
di privata divozione, ma aveva per fine il bene generale della no-
stra Società e la santificazione di ciascuno dei suoi membri... »>.
Compì le funzioni della settimana santa nella casa di Betlem-
me, ma a mezzogiorno del venerdì santo era a Gerusalemme per
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27.8 Page 268

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partecipare alla solenne Via Crucis con la massa del popolo e dei
pellegrini, a fianco del Padre francescano che la dirigeva.
Nella cronaca sono registrati anche fatti singolari. A Radna
aveva trovato in infermeria due ammalati assai gravi; li benedisse
e tranquillizzò la comunità trepidante: guarirono tutti e due. A
Costantinopoli i salesiani erano preoccupati per le difficoltà che in-
conffavano nell'acquisto di un terreno necessario. Don Rua bene-
disse il terreno e vi gettò alcune medaglie rassicurando il diretto-
re: << Sta' tranquillo. Fra due anni satete a posto anche voi >>.
Così avvenne.
A Naim e a Gifne, dove da mesi si soffriva di una tremenda
siccità, unì le sue preghiere a quelle degli abitanti, e prima che
finisse la giornata pioveva... « Abbiamo pregato per la
disse
A
cGeeliarunsdaolem- mee,
la pioggia ha bagnato anche noi
dalle Suore, voleva dare qualcosa
pioggia -
>>.
alle ragaz-
ze della scuola ed ai bimbi dell'asilo; ma Don Bretto non aveva
in tasca che una trentina di pasticche di menta. Cominciò a distri-
buire e n'ebbe anche per le suore... (L94).
Nel ritorno sostò ad Alessandria d'Egitto, a Malta, a Catania,
a Messina, a Bova, Soverato, Borgia, Bari, Macerata, Loreto, Bolo-
gna, Patma, Alessandria, allietando salesiani, suore, alunni ed a-
lunne..., lasciando in ogni casa 7a sua buona parcla e la sua
benedizione. Il 20 maggio era a Torino per la festa di Maria
Ausiliatrice.
Dopo le feste tradizionali, riprese i suoi viaggi per le case
alternandoli con soste in quelle di formazione per gli esercizi
spirituali, le vestizioni e le professioni religiose.
Ebbe così agio di vedere coi propri occhi il bene che il Signo-
re andava traendo dalle prove di cui aveva tanto sofierto l'anno
precedente. I collegi erano pieni di giovani, gli oratoti festivi af-
follatissimi e molto attivi, gli exallievi sempre più afiezionati e
riconoscenti ai loro educatori, i Cooperatori in aumento: accorre-
vano a tutte 1e case, all'annuncio del suo passaggio, pronti a col-
laborare coi Salesiani e con le Figlie di Maria Ausiliatrice ovun-
que potessero.
Tra il 1908-09 si apersero nuove case a: Migliarina, Marina
di Pisa, Gioia de' Marsi, Napoli-Tarsia, Cakagirone in Italia; Mal-
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27.9 Page 269

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ta; Melles lez Tournai e Antoiny nel Belgio; S. José del Valle e
Salamanca in Spagna; Oporto in Portogallo.
Qualcuna di queste fondazioni durò poco e venne trasferita in
sede migliore.
Quella di Melles lez Tournai, pur non comparendo ufficialmen-
te per la persecuzione che durava in Francia, rese un ottimo servi-
zio a giovani orfani e alle vocazioni tardive per un buon venten-
nio. Grandiosa la chiesa Pamocchiale di Marina di Pisa, opera del-
l'architetto Arpesani di Milano, che sostituì l'umile cappella di
un orfanotrofio fondato dal celebre predicatore Padre Agostino
da Montefelro. Più caratteristica l'opera di NapoliTarsia per sor-
domuti, fondata nel 1851 da Don Apicella col francescano P. Lui-
gi Ajello che si consacrarono al provvido apostolato. I Salesiani
col nuovo metodo ruzionale riuscirono a portare i sordomuti a sor-
doparlanti. La casa di Caltagirone I'ottenne da Don Rua il pro-
Sindaco della città Don Luigi Sturzo che divenne poi il fondatore
del Partito Popolare Italiano e aptì la stada alla Democrazia Cri-
stiana. A Malta fu un gran Cooperatore, sig. G61ea, ad ofirire ai
Salesiani una sua << Juventutis domus »> ben costrutta ed anedata,
che formava ottimi giovani con Scuola di Religione, Circolo di
Cultura e Scuole popolari. A S. José del Valle venne sistemato il
noviziato e a Salamanca s'avviò l'opera che si sviluppò poi in un
liceo-ginnasio degno della città. A Oporto, una moderna Scuola
Professionale che tenne il passo coi tempi e superò anche la bufe-
ra rivoluzionaria. Corona a tante opere Don Rua mise a Roma
con la costruzione della chiesa, oggi basilica, di << Santa Maria Li
betatrice »> al Testaccio, che poté petsonalmente ofirire al Santo
Padre Pio X come omaggio pel suo Giubileo d'oro sacerdotale nel
1908, con oratorio e scuole popolari nella zona più infestata dal-
l'anarchia e dal socialismo. La storia di allora pare leggenda a
distanza di anni, fra lotte, sassaiole, dimostrazioni anticlericali e
blasfeme (195).
Egli partì da Torino per Roma il 10 novembre, accompagoato
da Don Francesia, sostando a Sampierdarena, La Spezia, Livotno
e Collesalvetti. Dalla capitale, in attesa della consacrazione del
tempio e dell'udienza pontificia, visitò le case del Lazio, ft a Trc-
vi e a Gualdo Tadino. Ebbe la sua parte nelle feste della consacra-
zione e fra le altre funzioni benedisse il vessillo del Circolo Gio-
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27.10 Page 270

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vanile fra 1o sventolio dei vessilli di quasi tutti i Circoli e le
associazioni cattoliche di Roma. Ebbe anche 7a gioia di assistere
alla consacrazione del quarto vescovo salesiano Mons. Giovanni
Marenco, eletto alla sede di Massa Carrara e otto anni dopo pro-
mosso Internunzio Apostolico in Centro America, quando Mons.
Cagliero fu fatto Cardinale. Don Rua offerse al nuovo vescovo la
croce pettorale di Mons . Lasagna.
A reggere la parrocchia aveva destinato un'anima apostolica
provvidenziale, Don Luigi Olivares, morto poi in concetto di san-
tità Vescovo di Nepi e Sutri. Il 10 dicembre ebbe l'udienza pon-
tificia. Pio X lo accolse con tanto afletto e ricambiò l'omaggio del
nuovo tempio con l'offerta della chiesa di San Giovanni della Pi-
gna presso la Minerva, vicino allora al vicariato. Nei locali annes-
si si stabilì la Procura Generale dei Salesiani con Don Dante Mu-
nerati che la lasciò a Don Tomasetti quando egli fu eletto vesco-
vo di Voltema. Al termine dell'udienza privata, il Papa ammise
anche vari superiori salesiani con la Madre Generale delle Figlie
di Maria Ausiliarice Caterina Daghero e Don Francesia il quale
lesse al Papa un filiale indirizzo di devozione e di augurio a nome
di tutta la triplice Famiglia, degli alunni e degli exallievi. La sera
stessa Don Rua scendeva a Caserta, Castellammare, Napoli e Por-
tici.
Fra gli episodi straordinari, guarigioni e predizioni, il più no-
tevole è forse la moltiplicazione delle Ostie consacrate nel dar la
Comunione a 230 alunni dell'Istituto di Caserta di cui rese testi-
monianza ai processi canonici il direttore Don Federico Emanuel.
Rientrato a Roma riprese la via del ritorno, sostando ad Anco-
na, ospite del vescovo, Loreto, Jesi, Firenze, Milano dove il Card.
Ferrari concordò con lui l'erezione della Chiesa salesiana in par-
rocchia, e Novara.
A Torino parve ringiovanire.
Ma ecco, dopo le feste natalizie, giungere la tragica notizia
del violentissimo terremoto di Messina che raggiunse anche Reg-
gio e vasta zona delle coste della Calabria, mietendo duecentomila
vittime e gettando sul lastrico migliaia di superstiti, spogli di tut-
to, feriti, gementi, raminghi come impazziti dal terrore. Dei colle-
gi salesiani il più colpito fu il San Luigi di Messina dove perdette-
ro la vita sei sacerdoti, due chierici, un coadiutore, trentotto allie-
268

28 Pages 271-280

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28.1 Page 271

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vi, quatto inservienti ed un ospite. Don Livio Farina col ch. Ama-
to, semivestiti e sotto pioggia dirotta, aggirandosi fra le macerie,
riuscirono a trarre in salvo una quarantina di convittori. Le Figlie
di Maria Ausiliatrice ebbero una vittima, una giovane educanda
ad A1ì Marina. Danni, feriti, crolli, devastazioni in altre case.
Don Rua inviò subito da Torino uno dei superiori maggiori ad
otganizzare soccorsi. Da lui ebbe notizie precise e dettagliate, con
la documentazione dell'eroismo dei superstiti accorsi dalle altre
case nei cenri colpiti per prestar cure ed aiuti alle povere popola-
zioni. Seguendo le radizioni di Don Bosco il successore fece tele-
grafare subito agli Arcivescovi ed ai Prefetti di Messina e di Cata-
nia: << Trepidante sulla sorte dei miei confratelli ed allievi della
Calabria e della Sicilia, penso propiziare su di essi la bontà di
Dio aprendo nuovamente le porte dei miei istituti ai giovinetti
orfani pel teremoto. Telegrafai a Catania Ispettore Salesiano
dott. Don Bartolomeo Fascie perché si metta a disposizione V. E.
ed Ecc.mo Prefetto per prowedere ai più urgenti bisogni giovi
netti sofferenti, sicuro compiere opera di fede e pariottismo »>.
Raccomandò poi alf ispettore di Roma Don Conelli di metter-
si a disposizione delle organizzazioni pontificie e statali pel soccor-
so in altre zone specialmente della Calabtia. Ma Ia filantropia lai
ca volle il monopolio anche in queste opere di beneficenza e para-
lizzò non poco le organizzazioni caritative religiose, tentando perfi-
no di far consegnare a quelle statali gli orfani già ospitati a Cata-
nia e in alffe case salesiane.
Tristezza dei tempi, di cui la storia ha documentato episodi
dolorosi di contrasto con la carità della Chiesa.
Alba giubilate e sereno tramonto
Come per Don Bosco 7'andata a Roma per la consacrazione
del tempio al Saoo Cuore di Gesù e l'omaggio al Papa Leone
XIII fu l'ultimo viaggio alla città eterna, così per Don Rua l'an-
data per la consacrazione del tempio a Santa Maria Liberatrice e
l'omaggio al santo Pio X.
Fino all'ultimo egli fece a metà con Don Bosco.
Nessuno però lo presentiva, tranne gli intimi che conoscevano
i suoi acciacchi di salute, perché, pur vedendolo ormai diafano e
26e

28.2 Page 272

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quasi l'ombra di stesso, tutti scorgevano in lui tale alacrità di
spirito nel lavoro e tanta agilità di movimento da legittimare la
preparazione dei festeggiamenti per la Messa d'Oro che avrebbe
dovuto celebrare il 29 luglio 1910. Tant'è che nel 1909 Salesiani,
Exallievi e Cooperatori abbozzarono programmi e indissero conve-
gni animandosi a vicenda ad una garu di manifestazioni che avreb-
bero dovuto compensare il successore di Don Bosco delle pas-
sate e recenti tribolazioni. E mentre egli si prodigava ancora in
visite a case più vicine, in cotrispondenza con quelle lontane, essi
andavano formulando progetti per l'apertura dell'anno giubilare,
il 29 luglio 1909.
Da1l'estero giungevano notizie consolanti. A Hawthorne, poco
lungi da New York, cominciava a funzionare l'Istituto Columbus
con otto classi di << Grammatica »> corispondenti alle elementari,
tecniche e ginnasiali, per figli di italiani.
A Paterson, covo di sovversivismo, si avviava l'apostolato di
due salesiani i quali vi si stabilirono dopo la morte di Don Rua
per la cura della parrocchia Sant'Antonio che fiorì con oratorio,
scuole elementari e circoli giovanili fino ad operarvi tanta benefi-
ca trasformazione da far germinare Scuole Professionali e Tecni-
che in un secondo istituto salesiano.
A Sigsig nell'Ecuador si preparava la residenza, fissata poi per
la festa di San Francesco di Sales, dove fiorì I'Otatorio festivo ed
un ferventissimo Cenffo di Cooperatori salesiani che prestava assi-
stenza anche ai missionari di passaggio e fece ben presto sorgere
un devoto santuario a Maria Ausiliatrice.
In Brasile, a rnezzo chilometro dal collegio San Gioachino di
Lorena si allestiva una Scuola Agraria; e a Campinas un esternato
con Oratorio. Durò appena una decina d'anni un altro esternato
« Venerabile Don Bosco » a Rio de Janeiro; ma fertilizzò spiri
tualmente il campo per un istituto più aggiornato ed una parroc-
chia tra Ie << favelas » degli immigrati dall'interno, più un grandio-
so istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
In Argentina, a Buenos Aires sorgeva il tempio a San Carlo
Borromeo presso il collegio di Almagro, la cattedrale a Viedma
ed un'altra chiesa a Trelew, dedicata a Maia Ausiliatrice, all'om-
bra della quale presero poi tutto il loro sviluppo le Scuole salesia-
ne e delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
270

28.3 Page 273

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Nel Cile, i salesiani tornavano a La Serena, dove nel 1905
avevano dovuto interrompere il loro apostolato fra la gioventù...
A Torino, 11 29 htglio, si volle aprire con solennità 1' << Anno
Giubilare )> con una devota funzione nel santuario di Maria Ausi
liatrice. Gli allievi delle varie case di Torino accorsero alla Messa
di Don Rua. Quelli dell'Oratorio di Valdocco, Casa-Madre, sedet-
tero a mensa con 1ui e coi superiori allietando l'agape familiare
con canti e declamazioni in cui formulavano i più fervidi voti.
Don Rua ringraziò aflettuosamente, ma lasciò capire che non
sarebbe arrivato alla Messa d'Oro. Tuttavia nelle vacanze volle
trovatsi a tutti i corsi di esercizi spirituali dei confratelli e dei
novizi, e continuò le sue deposizioni a\\ Processo Apostolico per
Tabeatificazione di Don Bosco, iniziate 1'11 giugno presso la Cu-
ria Arcivescovile. Le concluse il 20 novembre, edificando i giudi-
ci con la sua santità.
Come se le 32 sedute norr l'avessero stancato, si recò subito a
San Benigno Canavese con gli altri superioti maggiori pet gli stu-
di preparatori dell'Xl Capitolo Genetale che avrebbe dovuto te-
nersi nell'agosto dell'anno seguente 1910. Ma la sua salute ripre-
se a peggiorarc: 11 23 novembre fu costretto a celebtare nelf infer-
meria; rivolse ancora la sua parola ai novizi coadiutori, poi tornò
a Torino dove fu costretto a letto per vari giorni. Migliorato al-
quanto, ai primi di gennaio del 1910 scese ancora con la comuni-
tà fino al 14 febbraio, quando dovette darsi per vinto. Celebrò
per l'ultima volta la Santa Messa, poi si arrese docilmente all'ordi-
ne dei medici adattandosi alle esreme cure, dando qualche udien-
za a conftatelli e visitatori, compiendo sempre esemplarmente ad
ora fissa le pratiche di pietà prescritte dalle Regole.
La sera del 15 febbtaio pregò il fido coadiutore Giuseppe Ba-
lestra, che non 1o abbandonava un istante, a trasmettere la cori-
spondenza al Prefetto Generale Don Rinaldi: « Portala a Don Ri-
-1noa»ld.gi l-i
gli
dirai
disse consegnandogli quella che teneva
che pensi a sbdgarla, perché io non
sullo
posso
scrittoio
più far-
L'indomani, i medici chiamati a consulto 1o diedero gravissimo.
E Don Rinaldi diramò una lettera a tutte le case salesiane indicen-
do speciali preghiere ed assicurando regolari informazioni secondo
271.

28.4 Page 274

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il << Bollettino »> dei medici. Questi registravano un lieve migliora-
mento dal 18 al 22 febbraio.
La stessa mattina del 18 accorse il Cardinale Arcivescovo Ago-
stino Richelmy, il quale lo confortò con Ia sua benedizione.
Poi furono ammessi il Presidente della Federazione Universita-
ria Cattolica ltaTiana, il marchese Filippo Crispolti e pochi ahi.
L'allarme fece affluire lettere e telegrammi da varie parti del
mondo.
Fra i primi, il Santo Padre Pio X con una specialissima bene-
dizione, Cardinali di Curia, Vescovi, Principi, Autorità e persona-
lità, Cooperatori, Exallievi, oltre i Salesiani e Ie Figlie di Maria
Ausiliarice, umile gente del popolo.
Chi scriveva, chi correva alla portieria a chiedere notizie poi
passava in chiesa a pregare... Al Cottolengo e in altri istituti si
iniziarono subito preghiere speciali...
272

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La mamma di Don Rua

28.6 Page 276

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r:
I
Sopra: Crida - Afiresco ne1la Cappella di San Francesco di Sales a ricordo della prima
Messa solenne cantata da Don Rua il 5 agosto 1860 con l'assistenza di Don Bosco.
Sotto: La sofitta con la finesma aperta dove dormiva Don Rua, chierico e giovane
sacerdote. Don Bosco con Don Rua e il chierico Viglietti nel giardino della villa Marti
y Codolir a Barcellona (Spagna) nel 1886.
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Autografo di Don Rua ad un benefattore.
L'originale, presso Mons. Michele Peyron, parente del benefattore.

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La tomba di Don Rua nella Cappella delle Reliquie, cripta del Santuario di Maria
Ausiliattice-
Altorilievo del Conte Galateri riportato dalla tomba di Valsalice.
A sinistra:
Sopra: Lo studio di Don Bosco e poi di Don Rua, col modesto sofà su cui dormì
Don Rua 6no all'ultima malattia.
Sotto: La folla ai funerali di Don Rua fa ala ed accompagna i1 corteo, presieduto
dai Vescovi.

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29 Pages 281-290

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29.1 Page 281

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Ya:. mc. a' 6h§$iro l,i.rm
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l! h,i, À.lr lìùùnr
Uii.lù l.qisi
lr.{i.Mr. l'\\'ir*ntù lIlrs
! Slilr.[] llaù.ss
Srrr.a rl ilrlir
l! Il!!ri,. (riù.( (;nr!È!ti.
r:, f1 lrlrìri.
} , !r.r. r,ril,
rr,i .ùr I \\',1rri,(. ll.,r,
, ! r-nlitrd f.r.frw1.
A sinistra: Un momento della
solenne Beatificazione oficiata
dal Santo Padre Paolo VI.
Sopra: All:o d'onote degli allie-
vi delle Scuole Commerciali,
Elementari Superiori, di Tori-
no nel 1851.
A fianco: Elenco dei giovani
impegnatisi il 5 giugno 1852
in un primo esercizio di devo-
ziofle a Maria SS., compilato
da Rua Michele.
L'originale è nell'Archivio Ca-
pitolare Salesiano.
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29.2 Page 282

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Don Michele Rua, primo successore di Don Bosco e primo aggiornatore delle Regole
della Società Salesiana (1904) con Don Filippo Rinaldi, terzo successore di Don Bosco
e secondo aggiornatore delle Regole (1922).

29.3 Page 283

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PARTE III:
A METÀ CON DON BOSCO
FTNO AGLI ALTARI
La << Chiamata del Padre... »>
Fin dal diario della malattia di Don Rua si ha l'impressione
che si risentisse la trepidazione suscitata dall'allarme pet la malat-
tia di Don Bosco, se ne rivivessero le vicende e la partecipazione
a raggio mondiale.
Perfino 7a dwata della degenza a letto varia di poco.
Dal 20 febbraio un articolo de << L'Osservatore Romano »> ac-
crebbe il cumulo di posta che giorno per giorno veniva con pre-
mura recapitata ai superiori maggiori.
« Dio, che tutto può, allontani la data fatale: noi non sappiamo pensa-
re la Congregazione Salesiana senza il suo Rettor Maggiore, senza Don Rua.
Egli è che più awicinò il grande fondatore e padre, egli che più rirasse
del1o spirito di lui, egli a noi 1o tramandò puro e vitale. La lunga dime-
stichezza che Don Rua ebbe col fondatore, la capacità di mente e di cuore a
intendere e ritenere i segreti della grande anima 1o indicarono nettamente
quale successore e continuatore delle opere mitabili di carità e di reden-
zione iniziate da Don Bosco nei deserti prati di Valdocco, fra una turba
di fanciulli cenciosi ed estese poi ai più lontani lidi dell'America, dell'Asia,
dell'Africa inospitale, In questo momento le case di Missione sparse dal-
l'Equatore alla Terra del Fuoco non sanno che il loro padre sta lottando
tra la vita e la morte; ma ben conoscono quanto poca vitalità rimanga in
quel corpo affranto dalle immani fatiche, rotto dai viaggi e dalle cure di
un'azione mondiale.
Tutti sanno che Don Rua da dieci, da quindici anni vive di una vita
pirì celeste che terrena. La divina misericordia ascolti 1e preghiere e Ie sup-
pliche di tanti innocenti, beneficati e soccorsi dalla carità salesiana, e ci
consetvi il successore di Don Bosco >> (196).
273
10

29.4 Page 284

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Altri giornali difiondevano quasi quotidianamente i Bollettini
sanitari.
Tra le visite degli Exallievi gli tornò molto cara quella del
prof. Costanzo Rinaudo, Ordinario di Storia alla Regia Universi-
di Torino, che gli svelò tanto afietto e venerazione per Don
Bosco, pur militando allora in alfto campo. Don Bosco, l'aveva
aiutato a finir gli studi anche dopo che egli ebbe lasciato, da chie-
rico, la Congregazione.
Il 22 febbraio, il prof. Battistini definì la malattia: miocardite
senile.
Un altto exallievo carissimo accorse al suo letto il 2J: Mons.
Vincenzo Tasso, vescovo di Aosta; poi Don Angelo Rigoli, prevo-
sto di Somma Lombardo al quale disse: ., Mi rallegro degli anti-
chi allievi, perché vedo che fanno bene e vanno crescendo in que-
sta Unione la quale è destinata a far del bene anzitutto a loro
stessi, poi alle loro famiglie ed alla società. Li benedico di cuo-
re )>.
Alla Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliarice, Ma-
dre Caterina Daghero, diede la benedizione per tutto l'Istituto,
compiacendosi delle buone notizie che gli era venuta a confidare.
Lo stesso giorno giunse un'altra aflettuosa benedizione del
Santo Padre che si teneva al corrente per mezzo del Procuratore
generale Don Dante Munerati.
ll 24, lo confortarono con le loro visite: l'exallievo Mons.
Luigi Spandre, vescovo di Asti; I'Ausiliare dell'Arcivescovo di To-
rino Mons. Castrale col segretario del Cardinale, teol. Franco e il
gentiluomo Conte Olivieri di Vernier. Poi il Comm. Rezzara di Ber-
gamo, il Conte Luigi Caisotti di Chiusano, il prof. Guido Blotto,
l'ing. Rodolfo Sella, il cav. Oreste Macciotta e il teol. Suppo,
dirigenti del movimento federativo agrario, che teneva in quei
giorni la sua XIII Assemblea Generale nel tearo dell'Oratorio.
<< Mi rallegro
con tanto zelo il
cmoniglloiorroam-endtoissaegDraornioR: uaanc-he
che promuovono
questo è un bel
fiezzo per salvare delle anime ,>.
Il 25 ricorreva l'anniversario della morte di suo fratello Luigi
(f nel 1851), e Don Rua confidava a Don Ftancesia: << Oggi cre-
devo di morire, credevo che mio fratello Luigi mi venisse a pren-
dere ,>.
274

29.5 Page 285

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-giort-nuossMeteiasnsotoustdrneoollnea
sei
noi
pnondvi oLguliiagmi;o-
gli obiettò Don Francesia
lasciarti partire. Ricordi? Il
commemorazione che Don Bosco fece del tuo
Luigi, il 30 maruo 1851, venni io all'Oratorio e ci amammo sem-
pre come fratelli.
dar-I'allÈarmveeroi!n-cascao.nEch, iiunsteanDtoonsiRaufaa.tt-a
Ti raccomando di non
la volontà del Signore.
Lo stesso giorno poté ricevere il direttore dell'Istituto San
Giuseppe dei Fratelli delle Scuole Cristiane, prof. Candido Chior-
ra con un rappresentante degli allievi, che chiese la benedizione
per superiori ed alunni, facendo tanti auguri per la Messa d'Oro.
Don Rua gradì tutto, ma amabilmente conchiuse: << Però bisogna
fare i conti col Padrone... »>.
Giunse pure un'affettuosa lettera del Card. Rampolla, Protet-
tote dei salesiani; un telegramma da Budapest con gli auguri dei
Cooperatori ungheresi raccolti a Congresso, firmato da Mons. Va-
rady. Altri Cardinali e Vescovi chiedevano notizie; dal Municipio
più volte al giorno. Verso mezzanotte giunse da Massa Carrara
Mons. Marenco, iI quale celebrò f indomani la Messa nella chiesa
di Maria Ausiliamice, poi salì dall'infetmo e stette a lungo in
colloquio con lui.
Da Milano, la Principessa Gonzaga con un figlio; dalla città,
I'avv. cav. Maggiorino Capello con 1a consorte contessa Amalia; il
can. prof. G. B. Anfossi, exallievo; il nipote prof. Rua da Roma;
P. Gemelli col Provinciale dei Frati Minori; il Sindaco di Torino
sen. Teofilo Rossi con l'assessore avv. Cattaneo...
A sera, il Card. Mercier, arcivescovo di Malines e Primate del
Belgio col suo ausiliare Mons. 1ù7acter, il quale salì dalf infermo
I'indomani dopo aver celebrato nel santuario di Maria Ausiliatri-
ce. Gli recò un'altra benedizione del Santo Padre, che gli aveva
detto: << Eminenza, porti a Don Rua la mia benedizione e gli e-
sprima i voti più ardenti del mio cuore per Ia sua preziosa salu-
te ». Si trattenne da solo a lungo con Don Rua esponendogli la
preghiera del Governo Belga per I'invio dei salesiani nel Congo.
Per tutto il giorno 27 febbraio non fu più ammesso che il
dott. Vignolo Lutati a condizione che l'infermo non parlasse: que-
sti si limitò a ringraziatlo di alcune bottiglie di buon << Barolo >>
che gli aveva fatto pervenire da casa sua.
275

29.6 Page 286

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I1 mese si chiuse con funzioni propiziatrici nella chiesa dei
Santi Martiri, per iniziativa degli exallievi, con fervida predicazio-
ne del teol. Piano. Marzo si apetse con la << Corte di Maria » nel
santuario di Maria Ausiliatrice. Commovente partecipazione di po-
polo a tutte le funzioni e fervore di suppliche per la salute di
Don Rua.
Da Roma, fra gli altri Cardinali, si associava l'Em.mo Vives y
Tuto il quale, formulando i suoi auguri specificava che egli anzitut-
to domandava quello che più piacesse a Gesù « perché Gesù ama
ben più di noi e voi il carissimo infermo ». Al direttore della
Casa-Madre, Don Secondo Marchisio, incaricandolo di ringraziate
confratelli e giovani di tante preghiere, Don Rua confidò: « Voi
fatela " Corte di Maria " per me; ma io l'ho cominciata prima di
voi. Suonando mezzanotte ero desto e ho detto alla Madonna:
Ecco, comincia ora la vostra Corte; mi unisco anch'io a rendervi
omaggio con tutti i vostri figli dell'Oratorio >>.
Ai giovani dell'Oratorio si univano i corrigendi della << Gene-
rala » pregando e facendo voti per la guarigione di Don Rua.
Egli, gratissimo a tutti, se ne stava sereno abbandonato in
Dio. A Don Francesia, che doveva allontanarsi per un corso di
predicazione, raccomandava di tornar presto. Intanto altri superio-
ri supplivano il suo confessore ordinario a celebrare ogni giorno
nella cappellina dell'appartamento e a dare alf infermo la comunio-
ne; poi la sera a recitare con lui 7e orazioni ed a scambiatsi un
buon pensiero per la << buona-notte »> salesiana. I1 buon Balestra
gli leggeva fedelmente i punti di meditazione e gli faceva la lettu-
ra spirituale prescritta dalle Regole. L'ispettore della Patagonia,
Don Stefano Pagliere, che dai primi di gennaio gli faceva da segre-
tario, moderava le visite e scambiava spesso qualche parola con
Iui. Un breve dialogo:
no
-
-
-
-a
Sig. Don Rua, lei ama molto l'America e i
Sicurol Procuro di amarli come li ha amati
Allora, mi conceda per tutti una speciale
Volentieri, volentieri!... E Don Rua alzava più
benedirli.
Missionari?
Don Bosco.
benedizione.
volte 7a ma-
Fra i visitatoti è notato anche l'Arcivescovo di Vercelli Mons.
Teodoro dei Conti Valfrè di Bonzo, poi Nunzio e Cardinale.
All'annuncio che le giovani dell'Oratorio femminile « Sant'An-
276

29.7 Page 287

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gela Merici )> avevano dedicato la prima domenica di marzo a spe-
ciali preghiere per lui rispose commosso con un << Deo gra-
tias l ... >>.
L'indomani, 7 marzo, ecco la visita del vescovo di Mondovì
Mons. Ressia e di quello di Casale Monferrato Mons. Lodovico
dei marchesi Gavotti.
L'8 marzo, gli si annunciò delicatamente la morte di Don Giu-
seppe Lazzero, uno degli antichi superiori maggiori, tanto caro a
Don Bosco. E Don Rua'
re, ha terminato il suo
-lungCoarpouDrgoantoLriaoz..z.erol
ha
finito
di
sofiri-
Nella notte, insonne, ripeté più volte: << Don Lazzero mi chia-
mal Don Lazzero mi aspetta...
Il 10, giunse a Torino l'Arcivescovo di Pisa, Card. Maffi, ospi-
te del Card. Richelmy per predicare un corso di esercizi spirituali
ai membri delle Conferenze di San Vincenzo de' Paoli. Aveva in-
terceduto anche Don Rua perché egli accettasse questa predicazio-
ne. E il Cardinale aveva messo una condizione: « Se Don Rua ac-
cetta la parrocchia di Marina di Pisa e mi manda i salesiani, io
accetto... ».
Salendo, l'11 mattino, a visitare i'infermo, il cardinale gli die-
de care notizie del buon andamento dell'Oratorio e dell'avviamen-
to della parrocchia. Si scambiarono la benedizione. L'indomani il
cardinale scese ancora a valdocco a celebrare nel santuario di Ma-
ria Ausiliatrice rivolgendo ai giovani una
Siate anche rroi sale e luce nella vita...
calda
esortazione:
-
1l 15 marzo, compiendosi un mese dalla sua degenza a letto,
chiamò il buon Balestra e gli dettò l'orario pei giorni seguenti:
<< Prendi un foglio di carta e fa' 11 piacere di scrivere: Orario ad
esperimelxto: Ore 5 sveglia; 5,20 Messa, Comunione, tingtazia-
rnl.,ro; 6,15 meditazione;6,45 riposo; dalle 8 alle 9 visita dei
medici e colazione, con qualche udienza; 9 rimedio (la medicina
prescritta), qualche udienza ad estanei secondo convenienza e pos-
sibilità, riposo; 12 pranzo e un po' di convetsazione; 14 riposo;
15,30 preghiera, lettura e qualche diversivo; 16 rimedio; 18 ripo-
so e qualche diversivo; 20 cena, otazioni e disposizioni per la not-
te. N.B. Se ne raccomanda l'osservanza al fedele Coadiutore Bale-
stra.
277

29.8 Page 288

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Non occorrono commenti. Don Rua non si smentiva nemman-
co all'ora di motte.
Don Paolo Ubaldi, il primo salesiano docente all'Università
(cattedra di letteratura greca all'Università di Torino) esclamò:
-deràDosnarRà:uaa,
qr-rando
che ora
entrerà in Paradiso, ia
si fa la meditazione?
prima
cosa
che
chie-
Il salesiano di turno che continuava a vegliare di notte, alle
cinque in punto scorse il sig. Balesra origliare presso la porta
semiaperta. Appena avvertì che f infermo si muoveva e dava un
colpo di tosse, battè leggermente le mani scandendo: Benedica-
mus Dominol Don Rua pronto: Deo gratias! Quindi, ad un cen-
no dell'infermo, si avvicinò, stese una bianca tovaglia sulle coltri
e rassettò un po' il letto mentre il celebrante indossava i paramen-
ti per la Santa Messa. Era quasi sempre Don Francesia. Questi
qualche volta gli mosse amabile rimprovero per tanto rigore di
osservanza. Ma il volto di Don Rua si atteggiò a tanta pena, che
non osò più insistere.
Da qualche giorno si era adattato a lasciarsi trasportare dal
sofà su cui dormiva dalla morte di Don Bosco ad un letto discre-
to su cui un confratello era passato da poco all'eternità.
17 16 mavo ricevette la visita di Mons. Filipello, vescovo di
Ivrea e del P. Roberto da Nove, cappuccino, che stava predicando
il quaresimale in Duomo. La vigilia della festa di San Giuseppe
ricordò superiori e confratelli che ne portavano il nome e racco-
mandò di inviare gli auguri onomastici al Santo Padre. ., È anche
pislfuotoruuio;avtoianrodemni dasesortllceopva-oriloilessccualaimmgbuòioap,nocceiiarvcliea:dn-ednoddToiiirltairsasigru.ti,BtinairlaePsatsrruaadcfiishnoech»sé>i.
La domenica delle Palme ricordò a Don Rinaldi di far perve-
nire una palma benedetta ai benefattori cui egli soleva ogni anno
fare omaggio, e di unire un suo biglietto con l'augurio << di vince-
re tutte le difficoltà della vita in modo da giungere a raccogliere
l'ultima palma in Paradiso ».
Pregato di dettare una buona parola pei Cooperatori, disse:
<< Dite ai Cooperatori che li ringrazio. So che pregano molto per
me, ed io pure prego per tutti, Cooperatori, Cooperatrici e rispet-
tive famiglie. Quanto alla mia salute, sono nelle mani di Dio: se
piacerà al Signore di farmi guarire, dichiaro fin d'ora di voler con-
278

29.9 Page 289

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sacrare quella vita che Egli mi darà a bene della gioventù, come
ho procurato di fare sempre fin qui, e per tutte quelle opere di
carità che i Salesiani hanno comuni coi Cooperatori. E, se piacerà
al Signore di chiamarmi a sé... ».
brar-e
Oh, no, sig. Don
la Messa d'Oro...
Rua!
-
lo interruppe -
ella deve cele-
Sorrise e continuò a dettare: << ... e se piacerà al Signore di
chiamarmi a sé, prometto che continuerò ugualmente a pregare
per tutti, anche dall'alto mondo ,.
I confoti religiosi
Accentuandosi l'aggravamento, Don Rua chiese il Santo Viati-
co, che gli venne recato processionalmente da Don Rinaldi pro-
prio il giovedì santo dal santuario di Maria Ausiliatrice. Prima di
riceverlo, fe' cenno di voler parlare: << In questa circostanza mi
sento in dovere di indirizzarvi alcune parole. La prima è di rin-
graziamento per le continue vostre preghiere. Tante graziel l1
Signore vi rimuneri anche per quelle che farete ancora. Un'alffa
parcla voglio dirvi, perché non so se avrò occasione di parlarvi
altre volte tutti insieme raccolti: vi raccomando che la presentiate
anche agli assenti. Io pregherò sempre Gesù per voi. Spero che
il Signore esaudirà Ia domanda che faccio per tutti quelli che
sono in casa ora e in avvenire . Mi sta (t cuore che tutti ci lacciamo
e conseruiaruo degni fiSli di Don Bosco.
Don Bosco dal letto di morte ci ha dato un appuntamento a
tltti: Arriuederci in Paradiso. È questo il ricordo che egli ci
lasciò. Don Bosco voleva con tutti i suoi figli; per questo tre
cose vi raccomando:
l) Grande amore a Gesìt Sacramentato
2) Viaa deuozione a Maria Ausiliatrice
3) Grande rispetto, obbedienza ed affetto ai Pastori della
Chiesa e specialmente al Sommo Pontefice.
È questo il ricordo che anch'io vi lascio. Procurate di render-
vi degni di essere figli di Don Bosco. Io non tralescerò mai di
pregare per voi. Se il Signote mi accoglierà in Paradiso con Don
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29.10 Page 290

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Bosco, come spero, pregherò per tutti delle varie case e special-
mente di questa )>.
Alla funzione intima, olre ad alcune Figlie di Maria Ausilia-
trice, fu ammesso solo il prof. Rodolf o Bettazzi, il grande aposto-
1o dell'Azione Cattolica e della purezza giovanile, il quale lasciò
scritto il suo ringraziamento, dicendosi << fortunato di aver assisti-
to al Viatico di un santo ».
L'indomani, venerdì santo, Don Rua volle vedere e dire una
buona parcla a tutti i suoi parenti residenti in Torino. A1 termine
della funzione del sabato santo, Don Gusmano fu il primo a por-
targli l'Alleluja con gli auguri pasquali. Alla pronipote di Don Bo-
sco, Madre Eulalia, visitatrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice in
Piemonte, diede f incarico di portarli alla Madre Generale ed alle
altre superiore: << Dite alla Madre che auguro che questa Pasqua
sia apportatrice di pace, di consolazione e di fervore per le Ma-
dri, per le superiore delle case, le suore e tutte le novizie. Questo
è l'augurio di Pasqua del 1910.
Se poi il Signore mi lascerà in vita, allora andrò a fare qual-
che visita a Nizza (alla Casa Generalizia) e compirò l'augurio >>
La sera del giorno di Pasqua, apparvero segni di embolia pun-
tiforme; ma il medico assicurò che sarebbero stati transitori. Di
fatti riprese la conoscenza e Ia paroTa.
I superiori maggiori passarono anche ad augurargli la buona
notte; ma subito si ritirarono per non destargli apprensioni. A
Don Rua però non sfuggì la loro preoccupazione; e rivedendoli
f indomani esclamò: « Vi ho spaventato tutti stanotte... ». I medi
ci gli spiegarono il fenomeno.
La sera del 28 marzo Don Rinaldi gli chiese se non desideras-
se ricevere il Sacramento degli Infermi. E Don Rua: << Volentieri,
volentieri! Prendi subito il rituale >>. E si fece leggere tutto il sa-
cro rito, mentre il direttore spirituale Don Albera si disponeva ad
amministrarglielo. Ringraziò quindi specialmente Don Rinaldi di
averci pensato iempestivamente.
I1 30, ricevette un grande amico suo personale, il Ten. Gene-
rale Conte Carlo Samminiatelli Zabarclla, Comandante la Divisio-
ne militare di Livomo.
Le gambe erano tutte una piaga. Gli si chiedeva se sofirisse
molto. Per lo più rispondeva di no, qualche volta: un poco...
2BO

30 Pages 291-300

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30.1 Page 291

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Parlando delle Missioni con Don Albera, confidò: « Fin da
quando frequentavo le Scuole dei Fratelli a Porta Palatina, lessi
sempre con piacere gli Annali della Propagazione della Fede. An-
che in mezzo alle mie occupazioni cercavo tempo per scorrerli e
mi pare di aver fatto quello che ho potuto per propagare quest'O-
pera. Oh, se anche dopo la mia morte i miei figli continuassero
ad occuparsenel >>.
Si rallegrò nel ricevere da una casa dell'estero Ia notizia che i
sacerdoti della zona si raccoglievano ogni mese dai salesiani pel
loro ritiro mensile.
Un'anziana suora del vicino istituto << Rifugio » della marche-
sa Barolo, desiderava una sua benedizione, ma temeva di distur-
barlo. Don Rua invece: << Sì, che voglio vederla: desidero rin-
graziate questa suora ed il Rifugio, perché hanno sempre lavo-
rato per noi >>. Dai tempi di Don Bosco le suore del Rifugio
pulivano e rammendavano i panni dei salesiani e dei giovani
dell'Otatorio; e tutto per amor di Dio, gratis...
Il 31, ringraziò con particolare eflusione il dott. Battistini che
lo seguiva con tanto affetto: <<Laringrazio di quanto ha fatto per
me. Se il Signore mi riceverà in Paradiso, continuerò a pregare
sempre per lei e per la sua famiglia >>.
Ricevendo l'ispettore di Francia: << Don Bologna mi guarda
-modilsasseciaarDcio, ncaLreomoDyonen
-Lemmoaypnree,sdtoobgbliiadmaroò
l'addio... Dobbia-
abbandonarci... »>.
I1 1" aprile, 1" venerdì del mese, si iniziò un triduo solenne di
preghiere, con l'esposizione del SS. Sacramento, riservando le fun-
zioni ai superiori del Capitolo. Don Rua sentì awicinarsi il Para-
diso ed a quanti poteva ancora ricevere ripeteva: << Arrivederci in
Paradiso! »>.
Al direttore dell'Oratorio Don Marchisio diede un ricordo pei
giovani: << Dirai ai giovani che è una grazia che loro ha fatto la
Madonna nel fadi venire in questa casa. Di' loro che se ne renda-
no più degni con lo studio, col lavoro, col buon esempio e con la
pietà. A quelli che vi sono e a quelli che verranno raccomandate
sempre la freqrenza ai Sacramenti e la divozione a Maria Ausilia-
trice »>.
A Don Rinaldi, pei salesiani e per le suore: << Ai confratelli
raccomanda quanto dissi il giorno che ricevetti il Viatico e ricor-
287
11

30.2 Page 292

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da loro che sarà nostra lortuna I'essere stati fedeli nel mantenere
le tradizioni di Don Bosco e l'atter eaitato le noaità. Alle Figlie
di Maria Ausiliatrice dirai che esse sono molto amate da Maria
Ausiliatrice: procurino di conservare la predilezione di questa no-
stra cara Madre... »>.
Pei Cooperatori: << Quando venga a morife, non occotre scri-
vere ai Cooperatori una lettera come si fece per Don Bosco. Tut-
tavia desidero che si dica loro che conservo totta 7a riconoscenza
per I'aiuto che hanno prestato alle opere nostre. Se Don Bosco
disse che senza di loro avrebbe fatto niente, quanto di meno a-
vrei fatto io che sono un poveretto! Sono quindi obbligato a ri-
cordarli in modo particolare. Io pregherò per loro, per le loro
famiglie e pei loro amici, perché il Signore li ricompensi in que-
sta e nell'altra vita>>.
A Don Mingtzzi, addetto al Bollettino ed agli Exallievi: << Be-
nedico te, le tue opere; continua con coraggio, ricordami al Circo-
1o degli Antichi Allievi e di' loro che li benedico tutti >>.
A Don Giulio Barberis, ispettore dell'ispettoria piemontese,
che stava curando la seconda edizione della vita di Don Andrea
Beltrami: << Siamo sempre stati amici: voglio che continuiamo ad
esserlo per tutta I'eternità. Cotaggio! Raccomandati anche a Don
Bosco e a Don Beltrami. Anch'io in tutti i giorni della mia malat-
tia mi sono raccomandato e mi raccomando anche a Don Bosco e
a Don Beltrami >>.
Alla mamma di Don Beltrami, venuta da Omegna, diede Ia
benedizione e soggiunse: << Ora mi ottenga lei dal caro Don Bel-
trami la sua benedizione e che mi continui Ia sua protezione >>.
A Don Eugenio Refio, che gli recava gli auguri e le preghiere
dei Padri Giuseppini e dei loro a1lievi, chiese anche notizie del
fsrpaotesAellotDupottintitocErheuiegdpeernvoiaof..aE-iuntroicEop.ebr-eanceOq!uhi-s,talarcveoofmrainpdsleuetlmògepDnrezoaenpmRleounalat.oria-
ri-
con-
cessa da Pio IX a Don Bosco pei giovani dell'Oratorio e poi este-
sa da Pio X a tutti i fedeli che accettassero il genere di morte
cshaegluaadParogvnvairdee. nSzuaglgoeroriterimseirbinasqseu'e-ll'orAaiudtealtleemgiiapceurclahtéoriioe
la pos-
ed an-
che quando non fossi più in me datemi di quando in quando l'as-
soluzione.
282

30.3 Page 293

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ne c-onMDaionoennlaondilsatusrbtaenrcehmeroem-o?obiettarono - dalla sua unio-
sper--PiaomiNO,oaohc,:hDsaeiongln.zeiDiAmoplbnioesfRasrauare:agt,e-unamoriioDrenltoooepnoppciaoemcnmeosrpeirait.eemr,eodaaonvqceuoemrsateitamcnoetstoete.rbAeetnneez?.i
L'infermo si accorse di avergli fatto toppo pena e cercò di
nmoitnigvaorerrefii,mipl rgeisosrinooned:e-l
Sai? ti facevo questa domanda perché
giudizio universale, cercare le mie pove-
re ossa in un luogo, mentre sono in un altro e dover girare molto
per trovarle...
Al termine del miduo nel santuario di Maria Ausiliatrice, Don
Francesia gli mosse dolce rimprovero perché non avesse ptegato
anche lui con loro. E Don Rua: << Ho pregato con voi, ma non
come voi. Voi volevate secondo il vostro desiderio; io volevo che
si compisse la volontà di Dio ».
Al ricordo del giubileo: << Oh, non è il caso di dire come San
Martino: si adhuc...; ci sono tanti capitani che possono farc al
mio posto!... »>.
I1 4 aprlle si temeva che non giungesse a notte. Don A1bera
telegrafò a Ravenna all'arcivescovo Mons. Morganti, tanto atteso
da Don Rua: rompesse ogni indugio, se volesse ancora vederlo.
Parlò a lungo con Don Cerruti sulle vocazioni, sul bisogno di
coltivarle e conservarle.
A Don Rinaldi: << Ti raccomando di continuare tutte le opere
d'indole sociale iniziate ad incremento degli Oratori festivi ed a
vantaggio degli Exallievi: esse apporteranno un gran bene »>.
Poco dopo ricevette la Superiora Generale delle Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice, le diede I'ultima benedizione per tutte Ie suore
ed un ricordo speciale per lei. Appena uscite le suore, fece chia-
mare Don Francesia perché gli leggesse le preghiere per gli agoniz-
zanti.
I superiori raccolti a conferenza si allarmarono, interruppero
e accorsero a pregare con lui. Ad un tratto Don Rua si volse a
Don Albera:
farò io?
-
Se pet morire bisogna soffrire di più come
Don Albera gli fece coraggio: - Il Signore, che la neve
283

30.4 Page 294

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secondo la lana, darà a lei anche la forza, abbia fiducia nella sua
misericordia.
Verso l'una e trenta di notte era entrato in camera I'avv' Sa-
verio Fino. L'infermo gli aveva sorriso e sretto la mano.
Alle due cominciarono le Messe nella cappellina. Otto sacerdo-
ti si succedettero aggiungendo I'orazione <r pro infirmo morti pro-
ximo >>. Don Rua ascoltò quella di Don Francesia e ricevette da
lui l'ultima Comunione. Poi tracciò una gran benedizione con la
formula più ampia, affidandola a Don Rinaldi: Pax et benedictio
Dei omnipotentis, Patris et Filii et Spiritus Sancti descendat su'
per uos et super onznes Salesianos, alumnos et Cooperatores, et
rnafieat seruper, semper...
Al suono dell'Ave Maria si temeva il transito. Alla sua destra
stavano Don Albera e l'infermiere, a sinistra inginocchiato Don
Rinaldi, poi Don Francesia ed altri salesiani. Ad un tratto Don
Rua aperse gli occhi, li volse a Don Rinaldi, allungò il braccio
sinistro, prese la sua testa e se Ia sttinse al cuore, posandogli Ia
destra sul capo... Una scena patriarcale, tenerissima...
Verso le otto parve riprendersi, volle recitare con tutti le ora-
zioni del mattino, poi disse:
ognuno si rechi alle proprie
o-ccuQp1a4z,iopnei,r
far tutte
rassegnati
le cose bene,
in tutto alla
volontà del Signore.
In mattinata giunsero da Milano il Principe Gonzaga con una
figlia e la Signora Ravizza, grande benefattrice.
Alle dieci si fece ancora leggere un punto di meditazione.
Giunto il prof. Piero Gribaudi, presidente del Circolo « Giovanni
Bosco >>, gli raccomandò la Federazione degli Antichi Allievi, che
si stava otganizzando.
m----Q- eudiMMÈPCnicduiiaonpirp,ltertraaoao,ovrppenepmrp,étiieùooasp,ilfgerrgaien.,prtgaotDrsohevniogiesenntecrueio,'lèRt.ratmoupDDaiioq,ùoonudnsesiRtplaRlneuototoiaan?.ncfaihzlaaed.vi.:p.eor-ttervaDastciemu?rmatio:
come sto?
medici,
lei
c--onDCnuoi nir?eqsutea
non vi resta più nulla.
la speranza in un miracolo.
Vuol
pregare
anche
284

30.5 Page 295

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-D-GoiupnVAossoepaleevDntettoarienrperir.Ce.c.geharertuoiItiaSaliqgunleaogrnegtoea:rsgc-lioultinEalde
ora che cosa debbo
nostre preghiere...
bella invocazione al
fare?
Sacro
Cuore per Ie vocazioni, da lui composta: «Cor Jesu Sacratissi-
rÌxlt??2, ut bonos ac clignos operarios Piae Salesianorum Societati
naittere et in ea conseruare digneris, Te rogamus, audi nos! »>.
Udita la lettura, si fece dare il foglietto, lo baciò e volle che
glielo ponessero
re, conseruare!...
sotto
il
guanciale,
ripetendo:
-
In ea conseroa-
noi
Più tardi, a Don
-1o
Forse stassera,
avviseremo...
Rinaldi:
dicono i
-medAilcloi,rafo,rsqeuafrnadopomcohreo?re...
ma
ness-unoB;ernicee!veOrasolaloscMiaotenms.i
tanquillo: non introducetemi più
Morganti che aspetto e intanto mi
disporrò a compiere Ia volontà di Dio...
Alle 12,30 giunse l'Arcivescovo di Ravenna. Don Rua gli ste-
se le braccia: si abbracciarono affettuosamente:
nteendtioz,io-ne.eNscelal mpoòm-erigograiossoanloì
contentol... Si
ancora alla sua
sc-amObiraarosnoonolacobne--
cameretta il Supe-
riore del Cottolengo, Can.
hi?... Unde hoc mibi?...
LFaerrinergor.aEzioDotannRtouad.e-lla
IJnde
carità
hoc rui-
che ha
sempre usato ai nostri e che vorrà usarci in avvenire.
Il Padre 1o assicurò che nella << Piccola Casa >> tutte le preghie-
re erano per lui: le Adoratrici del SS. Sacramento, di perfetta
clausura, avrebbero ofierto tutta la notte di adorazione per lui...
Dopo cena, don Rua udì ancora il canto della lode che gli
studenti premettevano alle orazioni della sera, sotto i portici del
pian terreno: << Presso l'augusto avello... Don Bosco, vengo a
te!... »>. E lui:
vengo a te!...
-
Sì, Don Bosco, anch'io vengo a te... Don Bosco,
Verso le ventidue chiese ancora la benedizione a Mons. Mor-
ganPti,opcooidgolpi odisrnseez:z-anoYttea'gaiunlestetor.o.. da Alassio il direttore Don
Lucchelli col prevosto a portargli i voti e le preghiere del vesco-
vo di Albenga, dei cittadini e degli alunni del collegio.
Don
prirti le
Francesia:
porte del
P-araSdiiasmo.o..
qui
Ci
che preghiamo il Signore
saluterai Don Bosco, non
ad a-
è ve-
285

30.6 Page 296

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ro?... E Domenico Savio.,. e Don Alasonatti... Don Ruffino...
Don Provera... Don Bonetti... Don Sala... Mons. Lasagna... Don
Belmonte... Don Durando... Don Rocca... Don Lazzero...
Più tardi gli suggerì la giaculatoria: Domine, ad adiuuandunu
rne lestina...
E----AllD'af.DSoullubì[no6.sa.lvc.tRoieascru1aouCa4lmrv7n'uai.on-r.a.rcnlei'jòaiumSdnslìiaita,moMfrmesauafsm.iel.tra.iainat!èa.a,m..,dftuaofeetr'ittsocestih.an.i'l.auieo!ssèt.is.oa.tanruulitvmteio!ldl.'a..e..n.gimsliaaalvllamierival'i.a..animdeaplo..r.-
re un bacio sulla scarna mano. Poi la Superiora Generale delle
Figlie di Maria Ausiliatrice con parecchie suore. La sfilata durò
oltre un'ora...
Alle 9,30 del 6 aprile 1910 la grande anima ritornava aDio...
La salma, rivestita della talare, della cotta e della stola violacea,
piamente composta sul cataletto nella cappella di San Francesco
di Sales, dove aveva celebrato la prima Messa, atfasse un'onda di
popolo incessante, anche l'indomani 7 aprile.
Cominciava così sulla terra il suo << Giubileo d'Oro Sacerdota-
le >>...
In benedizione...
Chiudendo la storia della vita e delle opere di Don Rua, chi
1o conobbe bene non poté trattenere Ia veemenza della commossa
ammirazione: « Salve, anima grande, che consumasti l'olocausto
della tua vita quaggiù nella umiltà, nel lavoro, nel sacrificio con
l'unico scopo di dar gloria a Dio e far del bene al prossimol Sal-
ve! Coloro che ebbero la sorte di conoscerti, non dimenticheran-
no mai i tuoi nobili esempi e la tua sovrumana bontà. Finché nel
mondo vi saranno salesiani, dovranno ricordare con riconoscenza
di quanto l'Opera delf immortale Don Bosco vada debitrice a te.
Tu hai fatto quasi dimenticar loro la morte del Santo fondatore,
perché nella tua amata persona vedevano rivivere Ia santità di
lui » (197).
Mentre la dolorosa notizia della morte veniva comunicata al
286

30.7 Page 297

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Santo Padre ed alle massime autorità ecclesiastiche e civili, il tele-
grafo e i giornali la difiondevano nelle varie parti del mondo, su-
scitando vivissime condoglianze e testimonianze straordinarie di
stima, di compianto e di fama di santità. Nel pomeriggio, iI Pre-
fetto di Torino recò a Don Rinaldi le condoglianze del gover-
no per espresso incarico del Minisuo degli Interni d'Italia, tele-
grafatogli dal Sottosegretario On. Calissano.
Il Bollettino Salesiano del mese di maggio e seguenti riportò
il telegramma del Santo Padre Pio X, della Regina Madre Mar-
gherita di Savoia, delle Principesse Clotilde e Maria Laetitia, del
Duca di Genova, dei Cardinali Merry del Val, Rampolla, Agliardi,
Bacilieri, Boschi, Capecelatro, Cavalla''i, Cassetta, Coullié, De Lai,
Femari, Ferrata, Gaspatri, Gennari, Gruska, Lorenzelli, Lualdi,
Maffi, Mercier, Nava, Prisco, Respighi, Richelmy, Vives y Tuto,
oltre a trecento fra Arcivescovi e Vescovi, molti Senatori e Depu-
tati, Prefetti, Sindaci d'Italia, Ambasciatori e pubbliche autorità
di varie nazioni, personalità, Cooperatori, Exallievi...
Fin dalle prime ore del mattino dell'8 aprile i treni riversaro-
no a Torino migliaia di forestieri. Un controllore vedendo tanti
sacerdoti sulla linea di Milano esclamò: << Oh, lo so perché i reve-
rendi vanno a Torino! Ieri anche gli operai di Torino, prima di
andare a lavorare, a mezzodì e a sera, sono andati a vedere la
salma del nostro Don Rua >>...
Verso le otto, nonostante f immensa ressa, la cappella si dovet-
te chiudere per la composizione della salma nella cassa. Nella per-
gamena firmata dai superiori maggiori e da Mons. Marenco, si leg-
geva: << Delle virtù sue ammirande ed eroiche, specie del suo ar-
dente zelo per la gloria di Dio e la salvezza delle anime, e del
compianto generale che suscitò nel mondo civile Ia sua morte, di-
la storia... Riposa in pace, o salma benedetta, presso quella di
Colui che ti volle a parte delle sue imprese; e come il tuo nome
vivrà unito a quello di Don Bosco, così il tuo spirito esulti accan-
to al suo in etetno!... >>.
Pontificò la messa funebre Mons. Giovanni Marenco, assistito
dall'Arcivescovo di Ravenna Mons. Motganti e Mons. Scapardini,
vescovo di Nusco. Al corteo funebre, nel pometiggio si aggiunse-
ro l'Ausiliare dell'Arcivescovo di Torino, Mons. Castrale, il vesco-
vo di Asti Mons. Spandre e l'arcivescovo di Vercelli Mons. Teo-
287

30.8 Page 298

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doro dei conti Valfrè di Bonzo. Una fotrla srabocchevole di popo-
lo faceva ala al corteo di oratorii, istituti, associazioni, clero, auto-
rità e rappresentanze che sfilò per un'ora e tre quarti, snodandosi
maestoso specialmente nel Corso Regina Margherita. L'indomani,
nelle prime ore del pomeriggio, in modesto corteo di alcune vettu-
re, 7a cara salma fu portata a Valsalice dove una folta rappresen-
tanza di Cooperatori ed Exallievi, coi chierici e i supetiori dell'I-
stituto Missioni Estere e coi giovani dell'Otatorio festivo, I'atten-
devano per la tumulazione accanto a quella di Don Bosco. Ma nel
tragitto il modesto corteo degli intimi fu notato e arrivò all'Istitu-
to seguito da una folla di cittadini. Con la Madre Generale e le
Superiore erano varie Ispettrici e Figlie di Maria Ausiliatrice.
Molto rimpiantal'assenza di Mons. Cagliero e Mons. Costama-
gnai ma oltre la brevità del tempo e la grande Tontananza, tutti e
due si trovavano in posizioni impegnatissime diplomatiche e pa-
storali (198).
Dopo le esequie officiate da Don Rinaldi, il direttore di Val-
docco Don Marchisio diede l'ultimo saluto: A << nome dei figli
tuoi dell'Oratorio e di quelli ancora che sono sparsi in tutto il
mondo, io depongo, o Padre venerato, sulla tua bara il saluto e-
stremo dell'amore. Noi prendiamo oggi qui, sulla tua tomba, I'im-
pegno solenne di mantenerci sempre fedeli ai grandi insegnamenti
a te e noi lasciati dal ven. Don Bosco e che si compendiano nel
rnotto:^preghiera e lavoro... » (199).
I1 Sindaco di Torino, sen. Teofilo Rossi, espresse il cordoglio
cittadino e suo personale telegrafando: << La morte del venerando
Don Michele Rua, esempio di virtù religiosa, altamente benemeri-
to della civiltà, è lutto mondiale, ma particolarmente di Torino,
dove egli svolse la feconda opera sua e che lo considerò sempre
come uno dei suoi migliori cittadini >>.
Il Bollettino Salesiano di giugno uscì con un primo profilo
biografico iniziando i cenni dei sufiragi in Italia e all'estero con la
cronaca dei funerali di trigesima pontificati, nel santuario di Ma-
ria Ausiliatice, dal vescovo di Novara Mons. Giuseppe Gamba
con l'assistenza pontificale dell'Arcivescovo di Torino Card. Ri
chelmy che tessè l'elogio funebre qualificando Don Rua «Un altro
Don Bosco », non solo ptimo fra i suoi chierici e i suoi salesiani,
ma << primo nella sua meftte e nel suo cctore »».
288

30.9 Page 299

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« È da
degnasse a
clurei dreivreela-re
sinoggqiuuanlscehefrma ol'daoltrcohe-
che Iddio
Don Rua e
stesso si
non altri
doveva essere la pietra angolare del naooo edificlo (la Società Sa-
lesiana)... Ptrezza illibata, umiltà profonda, obbedienza spinta fi-
no all'eroismo, spirito continuo di abnegazione e sacrificio: ecco
le doti che concordemente in lui ammirarono superiori e confratel-
li, amici e discepoli... queste virtù traevano vita e incremento da
una pietà tenerissima... specialmente verso Gesù Sacramentato e
la Divina Sua Madre... Direste che in lui la virilità abbia precorso
gli anni. Non era ancora sacerdote e riluceva già in lui una gravità
di modi, tale una maturità di condotta, che con voce unanime egli
veniva designato a direttore spirituale della Congregazione nascen-
te. Pur fuggendo con cura ogni singolarità che potesse attirarc
sopra di lui ogni sguardo indiscreto, nella pietà più tenera, nell'os-
setvafiza più esatta di ogni regola, nell'attenzione continua ad evi-
tare ogni menomo difetto, nella distribuzione scrupolosa delle ore
e dei singoli istanti, nello studio incessante di proseguire nelle vie
del bene, egii riuscì oggetto di ammirazione e di dolce ammoni-
mento a quanti furono testimoni del suo vivere e in modo specia-
le a quelli che nella sua congregazione più ebbero il bene di rima-
nere al suo fianco... La Messa di Don Rua, la meditazione di Don
Rua, Ia lettura spirituale, la visita al SS. Sacramento, e insieme il
conversare di Don Rua, il breve riposo, quell'abbraccio tenero
ch'egli dava specialmente ai figli partenti per le regioni remote, le
correzioni stesse di Don Rua, i suoi rimproveri, tutto era scuola di
virtù; e l'insegnamento era desiderato, eta amato, era ricordato
pur nei luoghi lontani, e non rimaneva senza frutto. Ohl perché
tale scuola fu chiusa per sempre?I... ».
La sua scuola, grazie a Dio, fu presto riaperta dal successore,
il piissimo Don Paolo Albera, facendo tesoro della esaltazione
mondiale della sua santità, delle sue eroiche virtù, del suo saggio
governo che consolidò la Congregazione << col cernento della tradi-
zione >> saldamente impastato dallo spirito di Don Bosco, messo
in luce dai discorsi, dagli articoli di stampa, da successive pubbli
cazioni nel corso delle celebrazioni nelle varie parti del mondo
che lo stimolarono ad afrrettare f introduzione della Causa di Bea-
tificazione e Canonizzazione.
Il Card. Maffi, arcivescovo di Pisa, fu invitato a Roma per la
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30.10 Page 300

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solenne ufficiatura di sufiragio nella basilica salesiana del Sacro
Cuore, il 9 giugno 1910, giorno in cui Don Rua avrebbe compiuto
i 73 anni, se fosse vissuto...
Alla presenza degli Em.mi Cardinali Agliardi, Pietro Gaspar-
ri, Génnari, Respighi, Rinaldini, Vincenzo Vannutelli e Vives y
Tuto, egli proiettò Don Rua come <( continuazione naturale e per-
letta di Don Bosco )), completando il testo scritturale su cui, due
anni prima, aveva intessuto le lodi di Don Bosco celebrando a
Torino la introduzione della Causa di Beatificazione e Canonizza-
zione del fondatore, firmata da Pio X il24 giugno del1907: lu-
stus (Don Bosco) ut palma florebit... sicut cedrus Libani (Don
Rua) ruultiplicabitur... (Salmo 9I, v. 13).
Descritto quindi 1o sviluppo prodigioso dell'Opera salesiana,
mise in luce la sbalorditiva attività e santità di Don Rua, spingen-
do lo sguardo alla facile previsione della sua glotificazione:
<< Giorno verrà, che il labbro non dice ma che il cuore sospira,
d'un alro dilatarsi del cedro a più sublime maestà, in luce più
belIa, sul Libano della Chiesa, in esempio fulgido e continuata e
cresciuta protezione dei popoli?... Alla Chiesa il dire... ».
La Chiesa ha parlato con la beatificazione, sessant'anni dopo...
Le pratiche furono avviate da Don Albera nel 1915. 11 2 mag-
gio 1922 l'Arcivescovo di Torino Card. Richelmy costituiva il Tri-
bunale Ecclesiastico per il « Processo dell'Ordinario sulla fama di
santità, vita, virtù e miracoli del Servo di Dio ». Il 17 luglio si
iniziò l'esame dei testi che si protrasse fino al 3l agosto 1927
cinque anni. 11 successore del Card. Richelmy, il card. Giuseppe
Gamba, exallievo di Don Bosco, nel 1931 intimò la raccolta degli
scritti. E il Card. Fossati condusse a termine il ptocesso diocesa-
no nel 1933, Anno Santo della Redenzione, dopo la costatazione
del rispetto al divieto di culto arbitrario. Trasmessi g1i Atti all'e-
same della S. Congregazione dei Riti a Roma, nel 1936 il Santo
Padre Pio XI attotizzava il Processo Apostolico che si conchiuse
felicemente 1'8 maggio l9)9.
La salma fu allora trasportata da Valsalice a Valdocco e tumu-
Tata nella cripta de1 santuario di Maria Ausiliatrice, a pochi metri
dalle fondamenta dell'altare di Don Bosco, all'imboccatura della
Cappella delle Reliquie.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale con le complicazio-
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31 Pages 301-310

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31.1 Page 301

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ni postbelliche ritardò la conclusione dei lavori e la proclamazio-
ne della eroicità delle virtù. Solo il 26 giogno 1953,il Santo Pa-
dre Pio XII poté compiere questo atto e decorare Don Rua co1
titolo di <<Venerabile » (200).
Ma nel frattempo la Sacra Congregazione dei Riti consentiva
le indagini su un primo miracolo proposto per la beatificazione:
la guarigione prodigiosa del sacerdote Don Andrea Pagliari, del
noviziato di Montodine, diocesi di Crema. E tra il 1955-56, prcs-
so le Curie di Ferara e di Torino si svolsero quelle sulla guarigio-
ne da epilessia di una fanciulla undicenne, Benedetta Vaccarino,
risanata completamente presso la tomba di Don Rua il 24 maggio
1951. Venti anni di buona salute che le consentirono di crescere,
sposarsi e diventar mamma, confermarono f intervento miraco-
loso.
Medici e periti concordarono anche nel riconoscere miracoloso
il modo istantaneo con cui si era risolta la violenta pleurite che
aveva portato, nello stesso anno l95l , all'orlo della tomba Don
Pagliari. Il processo normale di superamento con i potenti mezzi
moderni di cura avrebbe richiesto almeno una ventina di giotni.
Invece, il 27 dicembre, dopo fervide preghiere, Don Pagliari era
balzato dalla morte alTa vita: scientificamente inspiegabile.
Yagliati accuratamente i pareri dei medici, i Prelati e gli Of-
ficiali della Sacra Congregazione dei Riti ritennero attendibili i
due miracoli; e il Santo Padre, approvando il loto giudizio favore-
vole, autorizzò i preparativi per \\a Beatificazione. Ne dilazionò
tuttavia più di un anno la celebrazione, perché egli stesso impe-
gnatissimo nel Sinodo dei Vescovi in servizio post Conciliare, ed
i Salesiani ne1 XX Capitolo Generale della congregazione che dal
giugno l97l si protrasse fino al gennaio del 7972.
Dovendo poi il Rettor Maggiore trasferirsi a Roma col Con-
siglio Superiore e tutta la Direzione Generale delle Opere di Don
Bosco, Paolo VI fissò la domenica 29 ottobre 1972 pel sacro rito,
che volle compiere egli stesso in un'unica solennissima funzione
nella Basilica di San Pieto.
Le Ispettorie e le Case dei Salesiani e delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani e la Confede-
razione Mondiale degli Exallievi ebbero così tutto I'agio di orga-
nizzare una degna partecipazione.
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31.2 Page 302

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La solenne Beatificazione
La storia può senz'altro segnarla in una delle sue pagine d'o-
ro. Anche perchè è stata celebrata dallo stesso Sommo Pontefice
Paolo VI, secondo la nuova liturgia inaugurata nel l97L per la
glorificazione del grande martire dei nostri tempi, il Beato P. Mas-
similiano Kolbe.
La Basilica di San Pietro, gremita come nelle anteriori più
sentite canonizzazioni, vibrava dell'entusiasmo caratteristico della
Famiglia Salesiana nelle manifestazioni più impegnative della Fe-
de e dell'Apostolato. Era rappresentata da oltre trentamila fra Sale-
siani, Figlie di Maria Ausiliatrice, Cooperatori, Exallievi e giovani
dalle varie parti del mondo. Ancora numerosi quelli che potevano
dirsi « dei tempi di Don Rua »>, che l'avevavano conosciuto perso-
nalmente nel mistico fascino, naturalmente inspiegabile, della sua
diafana figura di asceta in costante tensione verso Dio a servizio
del prossimo, successore di Don Bosco.
Il Santo Padre, accolto da vibranti acclamazioni, concelebrò
col Cardinale Arcivescovo di Torino Michele Pellegrino, col Cardi
nale Bertoli Prefetto della Sacra Congregazione per le Cause dei
Santi, coi salesiani Mons. Baranirik, arcivescovo di Poznan in Po-
lonia e Mons. Trochta, vescovo di Litomerice in Cecoslovacchia
già Cardinale in pectore (proclamato poi nel 1973), col Rettor
Maggiore Don Luigi Ricceri e tre sacerdoti salesiani di diversi
continenti. Assistevano il Sommo Pontefice i Cardinali Diaconi
Felici e Paupini, Ministrante il Card. Yagnozzi.
La Cappella Musicale Pontificia, diretta dal M. Bartolucci, ese-
gu\\ 7a Missa de Angelis a quattro voci dispari, alternandosi col
popolo che dialogava in canto gregoriano.
Dopo iI Kyrie, iniziò il rito proprio della Beatifrcazione duran-
te il quale I'arcivescovo Mons. Antonelli, Segretario della Sacra
Congregazione per le Cause dei Santi, ora Cardinale, accompagna-
to dal Postulatore della Causa di Don Rua, Don Carlo Orlando,
rivolse la rituale istanza al Santo Padre:
<< Beatissimo Padre,
dopo Ia morte di San Giovanni Bosco, nella Famiglia Salesia-
na si disse, con le parole della Sacra Scrittura, che << Era morto il
Padre, ma era come se non fosse morto, perchè lasciava dietro a
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31.3 Page 303

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chi g1i rassomigliava>> (Eccli. 10,4). Questi era Don Michele
Rua. Aveva allora 50 anni e fin dall'adolescenza eta stato vicinissi-
mo al Santo Fondatore. La Provvidenza lo chiamava a dilatatne
le opere conservandone 1o spirito. Dutante i 22 anni del suo go-
verno, i Figli di Don Bosco da (olte) 800 salirono a (oltre)
4000. Dietro le sue direttive e il suo esempio, I'amore per i giova-
ni, lo spirito di fede, di preghiera e di sacrificio, il dinamismo
apostolico e missionario, I'attaccamento alla Chiesa e al Papa, di
Don Bosco, si consolidarono e si apptofondirono nella famiglia
salesiana, che a buon diritto riconosce in Don Rua la seconda co-
lonna dell'Istituto. Non fa quindi meraviglia se, a breve distanza
dalla morte, il Cardinale Richelmy, arcivescovo di Torino, desse
inizio al processo Canonico per la sua Beatificazione. Numerosi
testimoni miseto in piena luce la icchezza delle virtù che Don
Rua aveva cercato sempre di nascondere. Dopo approfondite di-
scussioni, quelle virtù furono proclamate eroiche dal vosro Pre-
decessore Pio XII, il 26 giugno 1951. tardarono a conferma,
i segni dall'alto; e il 19 novembre 1970, Vosra Santità, a con-
clusione delle prescritte indagini, promulgava un decreto su due
miracoli ottenuti per intercessione del Servo di Dio. Non resta
ota, Beatissimo Padre, che, accogliendo i Voti di molti Vescovi,
del Clero e dei fedeli di Torino e di tutto il Piemonte, e i Voti in
particolare della grande Famiglia salesiana, delle Figlie di Maria
Ausiliatrice e dell'immenso stuolo degli allievi ed exallievi delle
scuole salesiane sparse in tutto il mondo, Vostra Santità si degni
di annoverare il Venerabile Michele Rua nell'albo dei Beati che
la Chiesa Cattolica onora e venera... )>.
I1 Santo Padre rispose:
<< Noi, accogliendo il voto di molti nostri fratelli nell'Episco-
pato, e di tutta la Società Salesiana di San Giovanni Bosco, e di
molti fedeli, avuto il parere della Sacra Congregazione per le
Cause dei Santi, dopo aver lungamente riflettuto, ed aver implo-
rato nella preghiera la luce divina, coru la Nostra Autorità Apo-
stolica, inscrioian'zo nell'albo dei Beati il Venerabile Seruo di Dio
Micbele Rua, sacerdote della Società Salesiana di San Giouanni
Bosco, e diamo {acoltà che si possa celebrare la sua festa ogni
anno il 6 apile, giorno del suo Natale, nei luoghi e nel modo
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31.4 Page 304

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stabiliti dalla legge. Nel nome del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo >>.
Subito calò il velario e nella << glotia »> del Bernini, sopra 1'altare
della Cattedra, apparve \\a cara immagine del novello Beato in pie-
di, vestito di talare, cotta e stola, sorridente ed invitante a seguirlo
per la stessa via aITa stessa vera gloria in Paradiso. Da tutta la
basilica si levarono concordi applausi in una calorosa acclamazio-
ne, che l'organo fuse nel canto del « Gloria a Dio nell'alto de'
Cieli, e pace in terra agli uoruini di buona uolontà ».
La pericope del Vangelo tolta da San Marco (X, 1730),1etta
in italiano dal Card. Yagnozzi, echeggiando 1'antica e la nuova leg-
ge, dai dieci Comandamenti ai due Precetti della Carità, avviò le
anime ad accogliere i saggi rilievi del Santo Padre che nell'Ome-
lia ritrasse la fedeltà di Don Rua alla sua grande vocazione.
L'Omelia del Santo Padte
Venerabili Confratelli e Figli carissirui,
Benediciamo il Signore! Ecco: Don Rua è stato ord da Noi
dicbiarato << Beato »! Ancora una aolta un prodigio si è corupiu-
to: sopra la lolla dell'urnanità, solleuato dalle braccia della Chie-
srt, quest'ctomo, iruaaso da una lieuitazione che la Grazia, accolta e
secondata da un cuore eroicamente fedele, ha reso possibile, etner-
ge ad un liaello superiore e luminoso, e fa conaergere a sé l'am-
mirazione e il culto consentiti per quei fratelli che, passati al-
l'altra uita, banno raggiunto la beatitudine del regno dei cieli.
Un esile e consanto profilo di prete, tutto mitezza e bontà,
tutto douere e sauifi.cio, si delinea sull'orizzonte della storia, e ui
resterà orruai per seftipre: è Don Michele Rua, << beato »!
Siete contenti? Superfluo chiederlo alla triplice Fariniglia Sa-
lesiana, cbe qui e nel rrtondo esulta con noi, e cbe trasfonde la
sua gioia in tutta la Cbiesa. Doaanque sono i Figli di Don Bosco,
oggi è festa.
Ed è lesta specialrnente per la Chiesa di Torino, patria terre-
na del nuooo Beato, la quale aede inserita nella schiera, possiarno
dire rnoderna, dei suoi eletti una nuoua figura sacerdotale, che ne
documenta le uirtù della stirpe ciuile e cristiana, e che certo ne
pronxette altra futura fecondità.
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31.5 Page 305

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Don Rua « beato »! Noi non fle traccerenxo ora il profi.lo
biografico, laremo il suo panegirico. La sua storia è ormai a
tutti ben nota.
Non sono certamente i braai salesiani che lasceranno man-
care la celebrità ai loro eroi; ed è questo doueroso omaggio alle
loro uirtù che, rendendoli popolari, estende il raggio del loro
esempio e ne moltiplica la benefi.ca effcacia; crea l'epopea per
l'edificazione del nostro tempo. E poi, in questo momento nel
quale la comrnozione gaudiosa riempie i nostri anirui' preleriamo
piuttosto naeditare che ascoltare. Ebbene, meditianao un istante
sopra I'aspetto caratteristico di Don Rua, I'aspetto cbe lo defi.-
nisce, e che con un solo sguardo ce lo dice tutto, ce lo la capire.
Cbi è Don Rua?
È il primo successore di Don Bosco, il Santo fondatore dei
Salesiani.
E perché adesso Don Rua è beatifi.cato? cioè glorificato? È
beatificato e glorificato appunto percbé suo successore, cioè con-
tinuatore, figlio, discepolo, imitatore, il quale ha t'atto con altri,
ben si sa) rua primo fra di essi, dell'esempio del Santo una
scuola, della saa opela personale un'istituzione estes4, si può
dire, su tutta la terra; della sua aita una storia, della sua regola
uno spirito, della sua santità un tipo, un modello; ha latto della
sorgefite ana corlente, un fiume.
Ricordate la parabola del Vangelo: « il regno de' cieli è sirnile
a grano di senapa, che un uoruo prende e seruina nel suo campo;
esso è tra i piccoti di tutti i serni, ma quando è cresciuto è tra i
grandi di tutti gli erbaggi e diuenta pianta:, tanto che gli uccelli
del cielo uengolto a riposarsi tra i suoi ranzi » (Mt. JIII , 31-32).
La prodigiosa lecondità della lamiglia salesiana, uno dei ruaggiori
e più significatiui fenomeni della perewxe aitalità della Chiesa nel
secolo scorso e nel nostro, ba auuto in Don Bosco l'origine, in
Don Rua la continuità.
È stato questo suo seguace che, fin dagli umili inizi diValdoc-
co, ha seruito I'opera salesiana nella sua airtualità espansiua, ha
capito la lelicità della forrnula, I'ha suiluppata con coerenzd testua'
le, ma con sempre geniale noaità. Doru Rua è stato il fedelissimo,
perciò il più umile ed insierne il più oaloroso dei fi.gli di Don Bo-
sco. Questo è ormai notissinto; non laremo citazioni, cbe la docu-
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31.6 Page 306

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mentazione della uita del nuouo Beato offre con esuberante abboru-
danza; ma faremo una sola riflessione cbe noi crediamo, oggi spe-
cialmente, molto importante; essa riguarda uno dei ualori più di-
scussi, in bene e in male, della cultura raoderna, aogliarao dire
della tradizione. Don Rua ha inaugurato una tradizione.
La tradizione, cbe troua cultori e aruruiratori nel canapo della
cultura umanistica, la storia, per esempio, il diuenire filosofico,
non è inuece in onore nel canzpo operatioo, doue piuttosto la
rotturd
pitoso,
Id'oerlliagintraadliitzàiost'teem-pre
la riuoluzione, il rinnouamento
insofferente dell'altrui scuola,
preci-
I'indi-
pendenza
diuentata
dal passato, la libera:zione
la norrna della ruodernità,
ldaacoongdniiziuoinnecodloel-prosgerensxsbora.
Non contestianzo ciò che ai è di salutare e di ineuitabile in
questo atteggiamento della uita tesa iru auanti, che auanza ruel tert-
po, nella esperienza e nella conquista delle realtà circostanti; ma
ftietterenxo sull'auuiso circa il pericolo e il danno del ripudio cie-
co dell'eredità che il passato, mediante una tradizione saggia e se-
lettiua, trdsrnette alle nuoae generazioni. Non tenendo nel debito
conto questo processo di trasmissione, noi potreliamo perdere il te-
soro accumulato della ciuiltà, ed essere obbligati a riconoscerci
regrediti, non progrediti, e a ricoruinciare da capo un'estenuante
latica. Potremmo perdere il tesoro della fede, che ha le sue radici
amdne in deterruinati ruornenti della storia che t'u, per ritroaarci
naut'raghi nel pelago misterioso del tempo, senzd più aaere la
nozione né la capacità del cammino da compiere.
Discorso immenso cbe sorge alla prima pagina della pedago-
gia uruana e cbe ci 6oaerte, se non altro, quale merito abbia
ancora il calto della sapienza dei nostri uecchi, e per noi, figli
della Chiesa, quale doaere e quale bisogno noi abbiamo di attin-
gere dalla tradizione quella luce amica e pere?xne, cbe dal lon-
tano e prossimo passato proietta i suoi raggi sul nostro plogre-
diente sentiero. Ma per noi il discorso, daoanti a Don Rua, si fa
senxplice ed elementale, ma fioru per qilesto rueno degno di con-
siderazione.
Che cosa c'insegna Don Rua? Corne mai egti ha potuto assur-
gere alla gloria del Paradiso e all'esaltazione cbe oggi la Cbiesa
ne fa?
Precisamente, come diceuamo, Don Rua ci insegna ad essere
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31.7 Page 307

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dei continuatori: cioè dei seguaci, degli alunni, dei maestri, se
oolete, purcbé discepoli di un superiore Maestro. Amplificheremo
la lezione cbe da lui ci aiene: egli insegna ai Salesiani a rimanere
Salesiani, figli serupre ledeli del loro fondatore; e poi a tutti egli
insegna la riuerenza al magistero, cbe presiede al pensiero ed alla
economia della uita cristiana. La dignità del discepolo dipende
dalla sapienza del Maestro. Cristo stesso, come Verbo procedente
dal Padre, e conxe Messia, esecutole e interprete della riaelazione
a lui relatiua, ha detto di sé: << La mia dottrina non è mia, ma di
Colui cbe mi ba mandato >> (Gio. VII,16).
La dignità del discepolo dipende dalla sapienza del Maestro.
L'imitazione del discepolo non è più passiuità, seruilità:
è fermento, è perlezione (1 Cor. lV,16). La capacità dell'allieao
di suiluppare la propria personalità deriua inlatti da quell'arte
estrattiad, propria del precettore, la quale, appunto, si cbiama
educazione, arte che guida I'espansione logica, nrya libera e ori-
ginale, delle qualità uirtuali dell'allieuo.
Vogliamo dire che le uirtù, di cui Doru Rua ci è modello, e
di cui la Cbiesa ba t'atto titolo per la sua beatificazione, sono
altcora quelle euangelicbe degli umili adereruti alla scuola profeti-
ca della santità: degli umili ai quali sono riuelati i misteri più alti
della diainità e della urrtanità (Mt Xl,25).
Se dauuero Don Rua si qualifica come il primo continuatore
dell'esempio e dell'opera di Don Bosco, ci piacerà ripensarlo sem-
pre e uenerarlo in questo aspetto ascetico di urniltà e di dipenden-
za. Ma noi non potrenxo ntai dimenticare l'aspetto operatiuo di
queso piccolo grande ,tomo, tdn.to più che noi, non alieni dalla
mentalità del nostro tempo, incline a misurare la statura di un
uomo dalla sua capacità di azione, auuertiamo di auer dauanti tn
atleta di attività apostolica che sempre sullo stampo di Don Bo-
sco, ma con diruensioni proprie e crescenti, conlerisce a Don Rua
le proporzioni spirituali ed uruane della grandezza.
Infatti, rnissione grande è la sua. I biografi e i critici della
sua uita ui banno riscontrato le airtù eroic.he, cbe sono i requisiti
che la Chiesa esige per l'esito positiao delle Cause di beatificazione
e canonizzazione, e che suppongono e attestano una straordinaria
abbondanza di grazia dioina, prima e sornrna causa della santità.
La missione che fa grande Don Rua si gemina in due direzio-
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ni esteriori distinte, ma che nel cuore di questo poderoso ope-
raio del regno di Dio s'intrecciano e si fondono, corne di solito
aoaiene delle forme dell'apostolato cbe la Proooidenza. a lui asse-
gnò: 7a Congregazione Salesiana e l'Oratorio, cioè Ie opere per la
gioventù e quante altre le fanno corona.
Qui il nostro elogio dourebbe riaolgersi alla triplice Famiglia
religiosa cbe da Don Bosco prima, e poi da Don Rua, con lineare
successione ebbe radice, qaella dei Salesiani, quella delle Figlie di
Maria Ausiliatrice e quella dei Cooperatori Salesiani, ognuna del-
le quali ebbe merauiglioso soiluppo sotto I'irupulso ruetodico e in-
delesso del nostro Beato. Basti ricordare cbe nel uentennio del
suo gouerno da 64 Case Salesiane londate da Don Bosco durante
la sua uita, esse uebbero fino a )14. Vengono alle labbra in sen-
so positiao le parole della Bibbia: « Qui ui è il dito di Dio » (Ex.
vrrr,19).
Glorificando Don Rua, noi rendianzo gloria al Signore, c.he
ha uoluto nella persona di lui, nella uescente schiera dei suoi
Conlratelli e nel rapido inueruento dell'opera salesiana rnanifesta-
re la sua bontà e la sua potenza, capaci di suscitare anche nel
nostro terupo l'inesausta meraoigliosa aitalità della Chiesa e di of-
lrire alla sua t'atica apostolica i nuoui campi di lauoro pastorale,
che I'impetuoso e disordinato sailuppo sociale ha aperto daaanti
alla cioiltà cristiana. E salutiamo, lestanti con loro di gaudio e di
sper(tnza, tutti i figli di questa giouane e fiorente Famiglia Salesia-
na, cbe oggi sotto lo sguardo amico e paterno del loro nuouo Bea-
to rinfrancano il loro passo sulla oia erta e diritta dell'orruai
collaudata tradizione di Don Bosco.
Poi le opere salesiane si accendono dauanti a noi illurninate
dal Santo Fondatore e con nouello splendore del Beato conti-
fiuatore.
È a uoi che guardiarno, giooani della grarude scuola Sale-
siana. Vedianuo riflesso nei uostri uolti e splendente nei uostri
occhi l'amore di cui Don Bosco, e con lui Don Rua e tutti i loro
Conlratelli di ieri e di oggi, e certo di domani, ui ha latto magrui-
fi.co scbermo. Quanto siete a noi cari, quanto siete per noi belli,
quanto uolentieri ui ttediamo allegri, uiuaci e moderni: uoi siete
giouani cresciuti, uescenti in codesta multiforme e proauidenziale
opera Salesiana! Conrte pretrue sul cuore la commozione delle straor-
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31.9 Page 309

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dinarie cose cbe il genio di carità di San Giouanni Bosco e del
Beato Michele Rua e dei ruille e mille loro seguaci ha saputo
produrre per aoi: per uoi specialnente figli del popolo, per uoi,
se bisognosi di assistenza e di aiuto, di istruzior'te e di educazione,
di allenamento al laooro e alla pregbiera; per ooi, se figli della
suefitara o confinati in terue lontane, aspettate chi ai oenga uici-
no, con la sapiente pedagogia preuentiua dell'arnicizia, della bon-
tà, della letizia, chi sappia giocare e dialogare con aoi, chi ai
faccia buoni e forti lacendoui sereni e puri e braui e fedeli, chi
oi scopra il senso e il douere della uita, e ai insegni a troaare in
Cristo l'armonia di ogni cosa. Anche aoi oggi salutiamo, e aor-
rerTrnxo tutti uoi, alunni piccoli e grandi della gioconda, studiosa
e laboriosa palestra Salesiana, e con uoi tanti uostri coetanei delle
città e delle campagne, uoi delle scuole e dei campi sportiai, uoi
del lauoro e della sofferenza, e ooi delle nostre aule di catechi-
stno e delle nostre chiese: sì, uoruextnto tutti per ufi istante chia-
rnarui sull'attenti, ed inuitaroi a solleuare gli sguardi aerso que-
sto nuoao Beato Don Michele Rua, che ui ha tanto amati e cbe
ora per mano fiostra, la quale uuole essere quella di Cristo, a
ano a uno e tutti insierne ai benedice ».
Offene di fiori, offette di cuori...
Il Santo Sacrificio riprese con la professione di Fede, il canto
del Credo, e la preghiera dei fedeli, in cui le varie intenzioni
ecclesiali vennero affidate alla intercessione del novello Beato,
in francese, tedesco, inglese, spagnuolo e polacco.
Suggestivo l'ofiettorio del pane e del vino, dei fiori e dei ceri.
Commovente la Comunione distribuita da parecchi sacerdoti nei
settori della basilica, mentre scelte rappresentanze della Famiglia
Salesiana, autorità e personalità la ricevevano dalle mani del
Santo Padre.
Assistevano al sacro rito i Cardinali: Cicognani, Ferretto, Con-
falonieri, Gilroy, Bueno y Monreal, Larcaona, Da Costa Nuffes,
Antoniutti, Forni, Landazuri Richetts, Slipyi, Villot, Rossi, Bel-
trami, de Furstenberg, Samoré, Parente, Stafia, Roy, Tabera,
§7right, \\{/illebrands, Guemi.
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31.10 Page 310

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Degli oltre cinquanta Presuli, Arcivescovi e Vescovi, otto
erano salesiani. Con gli Arcivescovi Segretari delle Congregazioni
di Curia era i1 Provicario di Roma, Mons. Ugo Poletti, ora Car-
dinal Vicario di Sua Santità, una folta rappresentanza di Patroct
Urbani, Supedoti e Procuratori Generali di Ordini e Congrega-
zioni religiose. Al completo il Corpo Diplomatico col Sostituto
della Segreteria di Stato Mons. Benelli e il Segretario del Consi-
glio per gli Afiari Pubblici della Chiesa Mons. Casaroli; i mira-
colati signora Benedetta Vaccarino in Pirazzi e il salesiano Don
Andrea Pagliafi; molti parenti di Don Rua; tutti i membri del
Consiglio Superiore della Società Salesiana col Rettor Maggiore
emerito Don Renato Ziggiotti, Ispettori dall'Italia e dall'estero;
la Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice Madre
Ersilia Canta col Consiglio Generalizio, Ispettrici e Diretmici;
dirigenti dei Cooperatori Salesiani con l'avv. Orazio Quaglia; il
Presidente Internazionale degli Exallievi Dott. Taboada Lago col
Consiglio; Volontarie di Don Bosco con la Presidente prof. Jan-
nicari... I1 Governo Italiano era rappresentato dal Ministro della
Pubblica Istruzione S. E. il dott. Oscar Luigi Scalfaro con l'Am-
basciatore d'Italia presso la S. Sede, alti finzionari e personalità
di vari Ministeri.
Da Torino, il Presidente della Regione Piemontese dott. Cal-
leri, il Preside della Provincia dott. Borgogno, il Sindaco Ing.
Porcellana col Segretario al Comune dott. Ferreri, Assessori, Con-
siglieri, numerosi pellegrini, benefattori e amici dell'Opera sa-
lesiana.
Col Cardinale Arcivescovo di Torino erano il Vicario Gene-
rale, dignitari ed officiali della Curia e del Tribunale Ecclesiastico
per le Cause dei Santi.
Ptima di risalire ai suoi appartamenti, il Santo Padre sostò
nella cappella di San Sebastiano, dove il Rettor Maggiore Don
Luigi Ricceti gli fece omaggio di un'insigne Reliquia del Beato
in un reliquiario di finissima fatttra artistica, copie di edizioni
salesiane fra cui la traduzione della Bibbia in lingua giapponese.
Le Figlie di Maria Ausiliarice e i Cooperatori ofiersero servizi
liturgici e paramenti sacri confezionati nei laboratori delle Coope-
ratrici salesiane.
A mezzogiorno la massa dei pellegrini e delle rappresentanze
300

32 Pages 311-320

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32.1 Page 311

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della triplice Famiglia di Don Bosco si trattenne in Piazza San
Pietro a recitare l'Angelus col Santo Padre il quale, aflacciandosi
da una finestra del suo appartamento, rivolse arTcora a tutti la sua
buona parola:
« Noi abbiamo nell'animo il grande gaudio della Beatifica-
zione, testé celebrata, di Don Michele Rua, primo successore di
San Giovanni Bosco nella direzione della Società Salesiana; e non
possiamo immaginare la gloria di questi cittadini del cielo senza
ripensarli in mezzo alla nostra gioventù, piena anch'essa di gioia
per aver movato in tali uomini saggi e buoni i propri amici mi-
gliori, i propri maestri di vita. Lodiamone tutti, ringraziando il
Signore e raddoppiando il nostro amore per i nostri rug zzi, i
nostri giovani, i nosri figli della scuola e del lavoro.
Ma non possiamo oggi dimenticare l'ansia di pace che invade
il mondo. II dramma di ideologie, di lotta e di sangue del Vietnam
è diventato dramma del mondo. Chiunque ha il senso della soli-
darietà che ormai fa degli uomini una famiglia, una società sola,
non può sottrarsi alla trepidazione di questi giorni di tensione e
di speranza... Occorre una pace vera. E perché questo avvenga
con prontezza generosa, e perché la tensione degli animi si disten-
da in propositi e in sentimenti di fraternità, sia adesso la nostra
fervente preghiera... »>.
La preghiera alla Yergine conclusa con la benedizione del
Vicario di Cristo, fu coronata da una cordiale ovazione al gran
cuore del Papa che si strugge nella sua divina missione di civiltà,
di amore e di pace.
Celebrazioni in tutte le pati del mondo
Radio e televisione trasmisero la solenne funzione nella basi-
lica di San Pietro e la imponente dimostrazione in Piazza, alle
vafie parti del mondo dove nel giorno stesso si avviarono altre
pubbliche, devote e fervorose celebrazioni. In Roma, la sera
stessa, l'on. avv. Giuseppe Alessi tenne la commemorazione civile
ufficiale nell'aula magna del Pontificio Ateneo Salesiano.
Seguirono, dal 30 ottobre al 1" novembre, Concelebrazioni
liturgiche e Pontificali nella basilica di Santa Maria Liberatrice
301,

32.2 Page 312

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al Testaccio, in quella di S. Giovanni Bosco a Cinecittà, nella
basilica del Sacro Cuore al Castro Pretorio e in quella di Maria
Ausiliatrice.
Il 9 novembre, cominciò il triduo ne1la basilica di Matia
Ausiliatrice in Torino con solenni concelebrazioni presiedute dal-
l'Arcivescovo di Vercelli Mons. Albino Mensa, dal Cardinale
arcivescovo di Torino Michele Pellegrino, dai Vescovi di Susa
Mons. Garneri, di Pinerolo Mons. Giustetti, di Novata Mons.
Del Monte, da Mons. Maritano Vicario Generale di Torino e dal-
l'arcivescovo Mons. Tinivella dei Ftati Minori, dal Rettor Mag-
giore e da vati Superiori del Consiglio Generalizio Salesiano, da
Mons. Rossino, Vicario Episcopale per le Religiose e Direttore
Diocesano dei Cooperatori Salesiani.
La commemorazione civile venne afr.data all'exallievo prof.
Lana, docente di letteratura all'Università di Torino, con inter-
vento delle autorità. Sul palco del salone d'onore fra i vessilli
delle nazioni in cui lavorano i Salesiani spiccava il Gonfalone
della Città che diede i nataTi a Don Rua.
Un altto exallievo tanto caro a Don Rua, S. E. Mons. Giu-
seppe Angrisani, già vescovo di Casale Monfertato, fece il pane-
girico in basilica, rilevando i tratti salesiani del novello Beato e
trasfondendo i palpiti della sua afiettuosa venerazione a tutti i
fedeli che gremivano la chiesa.
Distinti Oratori ne parlarono poi alle funzioni specializzate
ed ai convegni. dei sacerdoti e religiosi, delle suore e dei giovani
accorsi da altre case salesiane e istituti delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice, felici di avere ra loro in quei giorni anche la Superiora
Generale col suo Consiglio Generalizio.
Alla storia Ia cronaca coi paticolari delle altre manifest^ziofli
di cui si fecero eco le varie edizioni del Bollettino Salesiano, di
varie pubblicazioni, dei quotidiani e periodici locali.
302

32.3 Page 313

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CONCLUSIONE
Noi concludiamo riograziando il Signore che ci diede ancora
la torza di condurre a tetmine questa biografia. Senza prevederlo,
abbiamo seguito la traccia della Omelia di Paolo VI, delineando il
profilo dell'allievo, del successore, del continuatore dell'opera del
suo grande e santo Maestro Don Bosco, padre e maestro della
gioventrì dei nostri e dei tempi futuri in cui confida ancota la
sana società contemporanea che guarda alla Chiesa come all'ànco-
ru di salvezza per un migliore avvenire.
Abbiamo abbondato in citazioni di documenti perché siamo
persuasi che possano giovare ad altri studiosi facilitando loro la
ricerca di tante fonti che diligenti confratelli hanno fedelmente
assicurato alla Congreg azione.
Ci auguriamo che le abbiano a valorizzare con altrettanta
fedeltà e rettitudine, con rispettosa obiettività, come si addice
agli << storici )> e, se possibile, con « intelletto d'amore >>, perché
nel corso dei secoli non si perda ii fascino del « Capolavoro di
Don Bosco », santo educatore, educatore di santi, di santi gio-
vani, di santi educatori...
303

32.4 Page 314

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ti{ ColtdeDgo, D. r:
,oi!1go
ccx6Jer '{-2.,,
L ./.
, 0o rlo
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q/
O a 4,(rw
.4cr,
.,, .'.1o f1^,
l/,
<t/t)<
g./
Lettera di Don Rua all'Arcivescovo Mons. Castaldi per ottenere Ia facoltà di confes-
sate a1 neo sacerdote Don Berto Gioachino, segretario particolare di Don Bosco.
L'originale, presso il Maestro Riccardo Gervasio, exallievo salesiano.

32.5 Page 315

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ABBREVIAZIONI E NOTE
Per facilitare le ricercbe documentarie distingueremo con:
M.B.
B.S.
Am.
Fr.
A.S.S.
Ep.
E.C.
Vesp.
Mac.
Gar.
Main.
Gent.
« Memorie Biografiche di Don Bosco »
<< Bollettino Salesiano >>
Amadei: sue biografie di Don Rua
Francesia: Don Micbele Rua
Annali della Società Salesiana
Epistolario di Don Bosco
Eugenio Ceria Vita del Seruo di Dio D. Michele Rua
D. Giuseppe Vespignani: Un anno alla scuola di Don Bosco
D. Ferdinando Maccono: Vita di M. D. Mazzarello
D. Domenico Garneri: Sr. Maddalena Morano
Sr. Mainetti: Madre Caterina Dagbero
D. Aspreno Gentilucci: Il Beato Michele Rua.
Segneremo i aolurai in cilre romalte) le pagine in cilre arabicbe.
( 1) M.B. IV, 429.
(2) 8.C.23.
(3) M.B. V,819-924.
(4) M.B. VI,630.
(5) M.B. VIr,571.
(6) 8p.I,284.
(7) M.B. Vr,347-48.
(8) Fr., 67 68.
(9) M.B. Vrrr,241.
(10) M.B. XIV, 113-14.
(11) M.B. VIII,509-12.
( 12) M.B. IV, 449-50-56.
(1r) M.B. vrrr,2e6.
( 14) M.B. VIII, 456.
(15) M.B. VIII,468-76.
(16) M.B. VIII,773.
(17) M.B. VIII,922.
(18) M.8.IX,320-22.
(1e) Ep. II,71-72.
(20) Ep. II,72-73-76.
(21) Ep. XII,78.
(22\\ M.B. Ix, 923 - Ep.II, 119.
(23) M.B. IX, 764-66; X, 173 e
(24) Ep. II, 166.
(25) Ep. II, 179.
(26) Ep.Il, t75-77.
(27) M.B. X, 448 e segg.
(28) Ep. II, 193.
(2e) Ep.II,D0.
(30) Ep.II, DL
(:t I Ep. II,232.
(32) Ep.II,295-96.
()3) Ep.1I,297.
305

32.6 Page 316

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()4 M.B. X,550.
(35 Ep. lI, )41.
(36 Ep. II,351.
37 Ep. II, 35)-54.
)8 8p.II,357.
39 Ep. I1,367.
40 Ep.11,376.
4r Ep. II, 378.
42 Ep. II, 394-95
43 Ep. II, )95.
44 Ep. II,407-8
45 Ep. II,423.
46) Mac.255
(47 Mac.2B4.
(48 Ep. III,24
aÀ/o Ep. III, 104-5.
50 Ep. III, 105-11
51. Ep. III,111.
52 Ep. III, 136.
53 Ep. III, 138.
54 Ep. III, 138-39.
55 Ep. III, 140.
56 Ep. III,146.
57 Ep. III, 155.
,8 Ep. III, 159-60.
59 Ep. III, 181-82.
60 Ep. III, 183.
6t Ep. III, 187.
62 Ep.III,192-93.
6) Ep. I7I, 193.
64 Ep. III, 198.
(65 Ep. III, 201.
(66 M.B. XII, 80 81.
67 M.B. XI, 20t-206.
68 M.B. XII,175-81.
69 M.B. XII, 159.
70 M.B. XIII,620.
7l A.S.S. I, 316.
72 M,B. XIII,818.
73 Ep. III, 254-55.
74 Ep. III,255.
75 Ep. III,263.
76 Ep. I11,267.
77 Ep. III,267-80
78 Ep. III, 280-97
79 Ep. III,274.
80 Ep. III, 305.
306
(81) Ep. III, 316-24; 415-t6; 436-
37.
(82 Ep.III, $9-40.
(81 Ep. III,447.
(84 M.B. XIV,71.
(85 M.B. XIV,80.
(86 M.B. XIV, 391.
(87 M,B. XIV,556.
(88 M.B. XIV,581.
(8e M.B. XIV, 599-609
(eo M.B. XV, 148.
9L M.B. XV t56.
92 M.B. XV t61..
93 M.B. XV 177-79
94 M.B. XV t82-87
(e5 M.B. XV, 187.
(e6 Ep. IV, 26-32-35-40-120.
(e7 M.B. XIII, 242; XY, 651-53.
(98 M.B. XVI, L23; lL4-15.
(ee M.B. XVI, t98-257-293.
( 100) M.B. XVI, )35-51; 587-88
(r01) M.B. XVll, 34 )5; 107 tl5.
(102) M.B. XVII, 184-87 ; 202; 206.
(103) M.B.XVII,2567).
(104) M.B. XVII,29O.
( 105) M.B. XVII, 325-26; 332-34.
( 106) M.B. XVII, )42;353.
( 107 ) M.B. XVII, 365; )82-84.
( 108 ) M.B. XVII, )85-87.
( 109 ) M.B. XVII, 566-70.
( 110 ) M.B. XVII,273-$.
(111 ) M.B. XVII,28l-84.
(rt2 ) M.B. XVII,619.
(77)
(tt4
)
)
M.B. XVIII,
M.B. XVIII,
15.
]6.]9.
( 115 ) M.B. XVIII,119.
(Lt6 ) M.B. XVIII, 131.
(L17 ) M.B. IX,983.
( 118 ) Ep. IY, 355-56.
( 119 ) Ep.IY, )59.
(120 )
(12t )
M,B. XVIII, 187.
M.B. XVIII, t84-189;
196;
206; 2 10.
t22 ) M.B. XVilI,247-49.
t23 ) M.B. XVIII, 267-69; 288.
t24) M.B. XVIII,3]3.
t25 ) M.B. XVIII, 369;384.

32.7 Page 317

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(126) M.B. XVIII, $7-42; 447-56;
459-60.
(127) M.B. XVIII, 47486.
(128) M.B. XVIII, 49); 502-).
(129) M.B. XVIII, 510-11; fi6;
542-46.
(130) M.B. XVIII,55l.
(131) M.B. XVIII,568.
(132) M.B. XVilI, 612-13.
(1ll) M.B. XVIII, 620-25; $0-3t.
(134) A.S.S. II, 1-2.
(115) A.S.S. II, 5.
(136) A.S.S. II,7.
( 117) M.B. XYrr, 260-63.
(1r8) A.S.S. Ii, 24.
(tl9) A.S.S. lI,37-4t; 45.
(140) A.S.S. II,47 e tutto il c. VI.
(141) A.S.S. II, 78.
(142) A.S.S. II,86.
(141) A.S.S. lr, 87-9r-92.
il, ( 144) A.S.S. 128-130.
(145) A.S.S. il, 1.37 e tutto il c.
XIII.
( 146) A.S.S. II, 208-209.
( 147) A.S.S. rr, 228-240.
( 148
l8l;
) A.S.S. II, 244-247 ; M.B.
M.B. XVII, 261-264.
XII,
( 149) A.S.S. II, 264-280.
(150) M.B. XVII,896.
( 151) A.S.S. II, 283-296; 307-)05.
(152) A.S.S. II, 326-344356; M.B.
IX, ultimi capitoli.
( 151) A.S.S. II, c. XXVIII, c.
xxix.
( 154) A.S.S. II, 393 )94.
(155) A.S.S. II, 407-408.
( 156) A.S.S. rr, 4r7.
(1r7) A.S.S. rr, 445-460.
( 158 ) A.S.S. 1I,474-492; c. XLVIII.
(1r9) A.S.S. il, 549-610.
( 160) A.S.S. LIt, 216-220.
(161) M.8.II,407.
(162) M.B. XVII,556.
(161) A.S.S. II, 493-512; B.S. lu-
glio 1898.
(164) A.S.S. II,7t7.
( 165) A.S.S. rr, 7)6-742.
(166) A.S.S. III, 1.
( 167 ) A.S.S. III, 42-5t.
(168) A.S.S. fiI,2t-29.
(169) A.S.S. III, 36-55; 69-76; 84-
86.
(170) A.S.S.IIr,56-68.
( 171) A.S.S. III, 88-98; 99-717.
(172) A.S.S. III, c. VIII.
(173) A.S.S. ill, t38-t42.
(174) A.S.S. III, 156.
(17r) M.B. XVrr,374.
( 176) A.S.S. ill, t94.r95.
(177) A.S.S. ilI,223'237; 261-264.
( 178) A.S.S. IlI, )07-308.
( 179) A.S.S. ril, )07-3t0.
( 180) A.S.S. ilr, )rL-313.
( 181 ) A.S.S. ilI, 322 340.
(182) A.S.S. IfI, 345-)46; 359-)60;
396.424.
( 181 ) A.S.S. ilr, )8t-)87.
( 184) A.S.S. ilI, 392; 44r; 470-502.
(18r) A.S.S. ilr,507.
\\I, ( 186) A.S.S. 514-5t7.
lil, ( 187 ) A.S.S.
543-552.
Iil, ( 188) A.S.S.
560-57 t-576.
(189) A.S.S. III, 630-67t; 725-742;
760-771.
(190) A.S.S. lII, 452-463; 7$-753.
(191) A.S.S. ilr, 594-597.
(192) A.S.S. III, 609-610; 684-702.
(191) Civ. Catt. Serie XXII; vol.
III, 518.
(194) Am. Un alro Don Bosco, p.
620; Ceria, Yita, 482-88.
( 195 ) A.S.S. III,72r-742.
(196) B.S. maggio 1910,134.
(197) A.S.S. III, 834.
(19s) A.S.S. ilI,746; 760'77t; A.
S.S. III, 758; A.S.S. ilI, 772-794;
A.S.S. III, 799-801.
(199) A.S.S. III, 831; B.S. maggio
1910, 134 e segg.
(200) A.S.S. III, 334; B.S. giugno
1910, 178-180.
307

32.8 Page 318

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32.9 Page 319

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INDICE
Dedica
Parte I: Alla scuola di un grande maesmo
Prendi, Michelino
E... se il Signore ti chiamasse a farti sacerdote? .
La talarc gli stava bene .
Salesiano
Direttore spirituale della Società Salesiana
Sacerdote
Direttore a Mirabello Monferrato
Prefetto Generale della Società Salesiana
A fianco di Don Bosco
Anche se ti gettassi giù dalla finestra...
Per le Figlie di Maria Ausiliatice
La Regola vivente
Rei familiatis procurator
Coi Cooperatori e Figli di Maria
Una pieta miliare
Un sogno e un segno: segno di Dio .
Nell'intimità della Famiglia .
Pieni poteri: Vicario di Don Bosco .
Con Don Bosco in Francia e in Spagna .
Dalla festa di Maria Ausiliatrice al IV Capitolo Generale
Con Don Bosco a Roma
L'ultimo mese... il primo dell'anno nuovo...
pag 7
)>
11
)>
74
»)
18
)>
20
» 23
25
)>
29
)>
37
)>
40
)>
49
)>
64
)>
68
»>
17
)>
81
)>
85
)>
97
)>
1,02
» 109
)> r22
)> 126
)> 13r
)> 139
309

32.10 Page 320

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Parte II: Successote di S. G. Bosco
Conservatore o continuatore...?
I primi passi
Prime visite in Italia e all'estero
Mezzo secolo di storia
VI Capitolo Generale - IV Centenario Colombiano .
In Terrasanta
I Congresso dei Cooperatori e VII Capitolo Generale
Un seme a Milano, una manciata pel mondo...
Spine acute fra le rose .
Per le Figlie di Maria Ausiliatrice
A dieci anni dalla morte di Don Bosco .
Dalla consacrazione al S. Cuore di Gesù alla Incoronazione di
Maria Ausiliatrice
Un'altra pietra miliare nella storia della Società Salesiana
L'apostolato salesiano fra i Lebbrosi
X Capitolo Generale e afiermazioni delle Scuole Salesiane
Consolidamento ed espansione nell'ultimo decennio di Don Rua
IV e V Congresso dei Cooperatori Salesiani .
Rose e spine
Alba giubilare e sereno ttamonto
»> 749
>> 152
>> 157
>> 162
»> 166
>> 17L
>> 174
» 184
» 191
>> 793
>> 797
» 208
»> 22)
>> 2)2
>> 2)8
>> 248
>> 256
»> 260
>> 269
Parte III: A metà con Don Bosco fino agli altai
La << Chiamata del Padre »...
I conforti religiosi
In benedizione...
La solenne Beatificazione
L'Omelia del S. Padre .
Ofierte di 6ori, ofierte di cuori...
Celebrazioni in tutte le parti del mondo
Conclusione
Abbreviazioni e note
Indice
>> 273
>> 279
>> 296
>> 292
>> 294
>> 2gg
» 301
>> 303
>> 305
» 308
310