Intervista al Rettor Maggiore dei Salesiani, don Pascual Chávez Villanueva:Pedagogia e pedofilia

INTERVISTA AL


RETTOR MAGGIORE

DEI SALESIANI

di Silvano Stracca











( 2002)


PEDAGOGIA E PEDOFILIA


  • Padre, la pedofilia è il terremoto che ha investito la Chiesa in questi inizi del III millennio. Altri problemi nel corso dei secoli hanno provocato riflessioni e interventi del magistero. So che a voi salesiani non piace intervenire dopo... o sbaglio? Qual è la vostra linea al riguardo? Insomma quale la vostra pedagogia?

Don Bosco trovò nel Sistema Preventivo il fulcro della sua pedagogia, che a ragione può essere chiamata: “Pedagogia della preventività” convinto che è sempre meglio prevenire che rimediare. Si pensi ad esempio al problema della tossicodipendenza, dell’AIDS, del ‘gangsterismo’ per sapere che la situazione sarebbe molto diversa se a livello sociale e politico si creasse una “cultura della preventività” e non semplicemente una cura dei grandi mali, quasi sempre con risultati scarsi. Il Sistema Preventivo si fonda anzitutto in una visione antropologica molto positiva, perché riconosce che ogni persona ha delle risorse interiori che quando sono curate sprigionano in essa delle energie capaci di evitare esperienze negative che possamo stigmatizzare di modo deleterio il giovane e persino mettere a rischio la sua vita, e soprattutto, di lanciarlo verso mete alte. A questo riguardo Don Bosco dava una grandissima importanza nel suo programma educativo alla castità, considerata da lui “la virtù regina”, quella che custodice le altre. Don Bosco vi insisteva con evidente inquietudine e atteggiamento, fortemente prottetivo.


  • Pensate davvero che il Sistema Preventivo sia la soluzione ideale? Su quali presupposti? In ultima analisi, come vi suggerisce di agire il Sistema Preventivo di fronte a problematiche di questo genere?

Come salesiano, penso in effetti che il Sistema Preventivo sia la soluzione ideale. Il fatto di porre il giovane al centro dell’educazione fa sì che sia lui stesso il vero protagonista della sua crescita umana, spirituale, professionale. A questo si aggiunge il fatto di una visione di educazione integrale nella quale tutte le dimensioni del giovane sono sviluppate e portate alla sua maturità. Più in concreto, di fronte a problematiche di questo genere il Sistema Preventivo ci insegna ad essere attenti al clima sociale in cui vivono, e che deve avere una controproposta nell’ambiente da creare nell’opera salesiana; insegna a essere molto rispettoso della persona e della sua dignità, a inserirlo in un gruppo che gli sia di supporto per portare avanti le sue scelte, a evitare situazioni che possano significare un pericolo a tutti i livelli, dal punto de vista fisico fino a quello morale e spirituale. Più specificamente, nel Capitolo Generale 23 della Congregazione Salesiana, che aveva come tema “L’educazione della fede dei giovani”, si scelse l’educazione all’amore come uno dei tre nodi dell’educazione alla fede, insieme alla formazione della coscienza e alla dimensione sociale della carità. Una tale educazione ha senza dubbio una forte valenza preventiva nel senso più positivo del termine, cioè quello di aiutare il ragazzo a maturare la coscienza, facendolo scoprire e gustare il bene.


  • L’impatto dei media sulla gente, come lei sa, è devastante. Voi salesiani che siete una congregazione “in faccia al mondo”, come pensate di neutralizzare in qualche modo l’effetto dirompente dei media?

Come tutte le notizie anche questa ha e avrà la sua ricaduta e il suo tempo per lasciare spazio dopo ad altre nuove o più comerciali. Questa maniera di agire dai “mass media”, d’altronde spiegabile, diventa tragica perché banalizza una situazione sconvolgente. Stando però alla domanda, oggi come ieri il male si vince con il bene. La difussione del bene immenso che si fa dovrà occupare anche l’attenzione e farsi conoscere dalla gente. Il Bollettino Salesiano ha tra altri scopi quello della difussione del bene che compie la Congregazione attraverso l’applicazione del Sistema Preventivo. Basterebbe accennare a tutte le opere di educazione formale o non-formale (scuole, centri di formazione professionale, università, centri giovanili, oratori) o a quelle in favore dei ragazzi piú bisognosi o in situazione di rischio psico-sociale, come quelle per i ragazzi della strada, per gli adolescenti soldato, pei minorenni sfrutatti nel campo del lavoro o nel – così chiamato – turismo sessuale. A livello di successo sulle persone si potrebbe pensare, ad esempio, a giovani santi, frutto del Sistema Preventivo, come Santo Domenico Savio, la Beata Laura Vicuña, i cinque giovani martiri polacchi. Ecco modelli da presentare e diffondere!


  • Permetta una domanda più diretta: a che cosa attribuisce questa, chiamiamola, débacle morale che ha investito, sia pur in minima parte, la Chiesa, o meglio alcuni suoi ministri?

Prima di tutto alla umana fragilità, questo spiega il perché la pedofilia non sia qualcosa di esclusivo della Chiesa, anzi! In secondo luogo si deve dare al clima sociale l’importanza che ha. È indubbio che il pansexualismo, l’erotismo, la carta di cittadinanza concessa alle preferenze sessuali hanno preso il sopravento e hanno portato a un relativismo morale e a vere deviazioni e crimini, a cui non hanno scappato uomini della chiesa. Qualcuno ha comentato con ironia che per prima volta si condanna il peccatore ma non il peccato. Infine, mi sembra che ci sia mancata una selezione vocazionale e un discernimento lungo il percorso formativo capaci di valutare a profondità sintomi che potrebbero aver rivelato già delle controindicazioni assolute per essere preti o religiosi. È stato – a mio avviso – un tragico peccato di ignoranza della natura del problema.


  • Perché, secondo il suo giudizio, qualsiasi sbaglio fatto da un ecclesiastico o da un religioso assume immediatamente dimensioni planetarie, anche se tutto sommato riguarda pochissime persone?

Da un punto di vista professionale perché tu non aspetti trovare al posto di un buon pastore un lupo. Dal punto de vista religioso perché come religiosi siamo chiamati a imprimere nel cuore dei ragazzi l’immagine di Dio e del suo amore, non a machiarli con la traccia del nostro egoismo. Tutto questo provoca nelle vitime ferite assai profonde e difficili di assummere, e negli altri indignazione e ripudio. Nessuna sorpresa quindi che questi fatti siano stati amplificati, anche per erodere l’autorità morale della Chiesa, dimenticando l’immenso bene umano e spirituale che fa la maggioranza dei preti e dei religiosi. Da questo punto di vista, anche senza minimizzare il male e il danno provocato, non è giusto giudicare tutti i preti cattolici o alla Chiessa per il comportamento aberrante di alcuni pocchi.


  • I salesiani che sono particolarmente esposti, avendo come carisma l’educazione morale civile e religiosa della gioventù, come preparano i confratelli in formazione? La Ratio affronta questo nodo? Come?

L’ultima edizione della Ratio, dell’anno 2000, ha preso specificamente questo nodo e lo ha voluto farle fronte. Nei criteri di discernimento per verificare la idoneità di un candidato alla vita salesiana ha fatto uno studio serio della maturità affettivo-sessuale, con l’aiuto delle scienze umane (pedagogia – psicologia) prendendo in considerazione la struttura globale della personalità e l’intera esperienza di vita, mettendo a confronto questa con il progetto di vita dei Salesiani di Don Bosco, infine attendendo il contesto in cui si compie la missione giovanile salesiana. Più specificamente vi si considera la pederastia e la pedofilia come una controindicazione grave e assoluta. Già Don Bosco, che era veramente selettivo nell’elezione dei candidati alla vita salesiana, avvertiva: “Chi non ha fondata speranza di poter conservare, col divino aiuto, la virtù della castità nelle parole, nelle opere e nei pensieri, non professi in questa Società, perché sovente si troverebbe in pericolo”.

Io vorrei finire facendo un appello a tutta la Famiglia Salesiana per ricuperare il protagonismo in questo aspetto dell’educazione, l’educazione all’amore, partendo come don Bosco da una visione integrale della persona e della società, anche senza cadere nell’ingenuità e quindi senza lasciare questo campo alla spontaneità o nel silenzio, soprattutto oggi che le proposte contrarie o almeno parziali sono molte e accattivanti.




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