1931_AmadeiA_Don_Rua_vol1_50-D-233%281%29


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ANGELO' AMADEI
SACERDOTE SALESIANO
IL SERVO DI DIO
MICHELE RUA
SUCCESSORE DEL
BEATO D. BOSCO
VOLUME I
SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
TORINO · MILANO · ·GENOVA 11 PARMA · ROMA · CATANIA

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ANGELO AMADEI
SACERDOTE SALESIANO
IL SERVO DI DIO
MICHELE RUA
SUCCESSORE DEL
BEATO D. BOSCO
VOLUME I
SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
TORINO · MILANO · GENOVA PARMA · ROMA · CATANIA

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Proprietà riservata
alla Società Editrice Internazionale di Torino
'
Torino, 1931 - Tipografia della Società Editrice Internazionale
(M. E. 5276)

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Al Rev. mo Signor Don Filippo Rinaldi
Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana
Rev.mo Padre,
Ecco finalmente la vita del Servo di Dio DoN MICHELE
RuA, da Lei tanto desiderata,... che l'umile sottoscritto
Le offre e dedica di cuore!
Le sollecitudini squisitamente paterne con le quali Ella
mi sp.tc:>nò al lavoro, e le· care parole che più volte mi rivolse
per confortarmi in mezzo alle gravi difficoltà che 1n'intral-
ciavano il cammino, me ne fanno un dovere, e lo compio con
riconoscenza infinita.
Le dico subito, che non è un capolavoro; ma posso assi-
curarla che ho cercato di fare una narrazione completa nel
tempo più breve.
Scrivere la vita del gran Servo di Dio che si schierò a
fianco dell'amatissimo nostro Fondatore sin dall'adolescenza
e fu il suo braccio destro e primo aiutante, il primo cate-
chista generale della nostra Società, il primo direttore della
prima filiale, il primo maestro delle nuove reclute; e in fine
il Vicario solerte e il degno1 Successore di Don Bosco, nel
quale ultimo ufficio lavorò ancora 22 anni, fecondi di opere
ed illuminati, giorno e notte, dallo splendore meraviglioso
d'ogni virtù, non era davvero cosa facile e richiedeva ben
altra penna e ben altra mente che la mia. Posso, però, di-

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IV
Dedica
chiararle che, forse, nessuno vi avrebbe atteso con mag-
gior affetto di quello, col quale vi ha continuamente lavo-
rato il. povero sottoscritto.
E con uguale affetto ·a Lei, Rev.mo Padre, chiamato dal
Servo di Dio al suo fianco come Prefetto Generale della
Società e quindi testimone prezioso negli ultimi dieci anni
dell'altezza singolare delle sue virtù, a Lei che pur conobbe
ed ammirò Don Bosco sin da bambino, l'umile sottoscritto
la vuol dedicata, lieto di farle quest'omaggio nell'imminenza
dell'anno cinquantenario della Sua Ordinazione Sacerdo-
tale. E l'accompagna con i più fervidi voti che il Signore
Le doni ancora molti anni di vita, ond'Ella, come vide con
gli occhi suoi il santo tenor di vita vissuto ed inculcato dai
nostri Padri, possa anche diffondere e consolidare il Loro
spirito in mezzo a noi, a vantaggio della nostra Società, a
maggior gloria di Dio ed a salvezza delle anime.
Gradisca l'umile omaggio, e si degni ricordare al Signore
chi sarà sempre,
di Lei, rev.mo ed amatissimo Padre,
umilissimo figlio· e servo in Cristo
Sac. ANGELO AMADEI.
Torino, 9 giugno r93r,
t
XCIV dalla nascita del Servo di Dio.

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AL
LETTORE
Ventidue anni son omai trascorsi dal suo luminoso tramonto
·e la cara immagine ci è sempre dinanzi, l'eco della sua voce è
sempre chiara e potente, e gli esempi suoi suscitano, in. quanti
lo conobbero, semJ>re più viva ammirazione. Il nome di Don
Rua vivrà immortale, come il nome di Don Bosco, perchè non
ne· fu solo il successore, ma l'integratore attivissimo e fedele.
Iddio non fa le cose a nietà. Nell'affidar all'Apostolo della
gioventù dei tempi nuovi un compito, che esigeva un tempo
più lungo della vita di un uomo, gli pose accanto Michele Rua,
perchè questi, fin da ragazzo studiandolo nelle opere, nelle pa-
role e nelle idee, s'imbevesse appieno del suo spirito e divenisse
capace di ultimare e perfezionare ciò che Don Bosco non avrebbe
potuto. Infatti, per ventidue anni ancora, - tanti quanti il
venerato Don Rua ne sopravvisse a Don Bosco - in Lui
continuò a vivere il Padre.
Di qui la sua grandezza.
La fronte di Don Bosco risplende già ài quell'aureola di
spirituale paternità, onde vanno gloriosi i più insigni Fonda-
tori. E tutto un popolo di figli e di figlie e di divoti, d'ogni
parte del mondo e d'ogni condizz"one sociale, che lo chiama Padre;
ed è una santa paternità, come' lo dimMtrano i Processi canonù:i
in corso, per esaminare la vitti, le virtù e i miracoli della prima
Stup'Miora Generale dètle Fig.lz'e di Maria Ausiliatrice da Lhi

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VI
Al lettore
fondate, Madre Maria Mazzarello (1837 t 1881), di Domenico
Savio (1842 t 1857), il modello dei suoi alunni, e dei sacerdoti
t Don Andrea Beltrami (1870 1897), Don Augusto Czartoryski
t (1858 t 1893) e Don Luigi' Mertens (1864 1920).
Ma su tutti - com'aquila vola .:__ sublime sta Don Rua.
Egli non va posto nella schiera dei semplici seguaci di Don
Bosco, anche i più fervorosi, chè li precede tutti qual perfetto
1nodello ed esemplare; quindi debbono studiare Lui pure quanti
voglion conoscere ed imitare Don Bosco, perchè Egli solo compi
su Don Bosco uno studio che nesSU'JJ altro compi, potrà
compiere.
Per quarant'anni vivere accanto al Padre, ed osservarlo e
studiarlo di continuo con la coscienza di vivere con un santo,
d'ascoltare un santo, di studiare un santo, fu lq vocazione di
Don Rua e l'acceso crogiolo, per cui l'amore e il fervore lo spo-
gliarono di cio che aveva di proprio e lo conformarono all'esem-
plare, cui consacrò il cuore, la mente, la vita.
· A cotesto studio intrapreso nell'adolescenza, quando -
com'Egli ripetè tante volte - << gli faceva più impressione
l'osservare Don Bosco, anche nelle cose più minute, d1.e
leggere e meditare qualsiasi libro divoto >>, a cotesto lungo
studio, fatto direttamente sul modello, Don Rua deve la sua
caratteristica perfezione, la sua particolar grandezza morale.
Nè la morte del Maestro ne lo distolse; tanto viva glie ne
restò nell'ani1na la figura, che il pensiero, come prima lr sguardo,
continuo ad aver fisso in Lui. << Se faremo tesoro dei suoi
consigli e fedelmente ne seguiremo le virtuose pedate, Lo
rivedremo in cielo >>: fu il programma che lanciò a tutti il
giorno che Don Bosco mori; e per ventidue anni ancora Egli
altro noti fece che modellarsi su Don Bosco e ricopiarlo.
Per questo, morto il Maestro, attorno a Lui, come attorno
a Don Bosco, si volse .con unanime slancio l'affetto dei Sale-
siani, avvinti dalle ·delicatezze del suo cuore di padre, grande
come quello del Fondatore.i Attorno a Lui, come attorn0 a
Don Bosco, attratti dal fulgore q,elle sue virtù, corsero anche

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Al lettore
VII
le moltitudini bramose di vederlo, udirne la parola, riceverne
la benedizione. Jddio stesso, dal giorno che gli affidava l'eredità
di Don Bosco, parve donargli in modo più luminoso il suggello
di quei doni straordinari, i quali, sebben gratuiti, formano, dopo
la testimonianza delle virtù, la prova più convincente per
identificare le anime singolarmente virtuose, sulle quali posa,
con infinita compiacenza, lo sguardo divino.
E convinzione universale che Don Rua fu un altro Don
Bosco. Sebbene Cufficio di discepolo e di ausiliare gli abbiano
naturabnente delineato un'inipronta diversa, come il mandato
di Padre e Maestro diede a Don Bosco la sua, le anime furon
gemelle, cioè egualmente eroiche nella pratica della virtù ed
ambedue meravigliose nell'ardore della carità; e la Vita di Don
Rua ci dirà com'Egli sia riuscito - a prezzo di eroica perse-
veranza - a ricopiare di Don Bosco l'ardente proposito di
consacrar ogni istante alla gloria divina ed alla salute delle
anime, l'accesa carità per il prossimo e la più edificante se-
Vfìrità con sè, l'attività prodigiosa e il serafico raccoglimento
in Dio, l'ardore perennemente giovanile per ogni santa inizia-
tiva ed un'uguale predilezione per la gioventù, e la stessa
paternità spirituale, sempre vigile, sempre affettuosa, sempre
affascinante.
Il segreto, poi, della sua santità va ricercato nella pietà
e nella umiltà. Aveva una fede capace di trasportar le mon-
tagne, una speranza senza confini, una carità da serafino.. Bi-
sogna vederlo in preghiera, all'altare, sul pulpito! Le par(:)le
gli sgorgavano dal cuore semplici e piene d'unzione e d'efficacia.
Ed era d'una umiltà eroz'ca! Non cercò mai se stesso, mai la sua
. gloria; solo e sempre quella di" Dio e di" Don Bosco.
Non v'ha dubbio che è gran merito di Don Bosco l'aver
formato Don Rua. Quel profondo teologo torz'n~se, tanto ap-
prezzato per il fine discernimento degli spiriti, che fu Mons. Gio-
vanni Battista Bertagna, tess~ il più bell'elogio del Maestro
e.. del Discepolo con queste parole: << Se a prova della santità
4i .Don Bosco non ci fosiSe -altra testimonianza, altro argo-

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VIII
Al lettore
mento, che il fatto di aver plasmato Don Rua, per me ba-
sterebbe questo per canonizzarlo>>.
Era, d-µnque, un dovere il pubblicare una Vita di questo
gran Servo di D. io, ampia .e documentata ...
-E perchè, chiederà taluno, s'è tardato tanto?
Perchè non fu possibile farlo prima. Per parte nostra, dopo
aver curato la pubblicazione della Vita di Don Bosco del
LEMOYNE in 2 volumi (il primo usci l'anno dopo la morte di
Don Rua, e nel 1920 vennero ambedue riveduti e notevolmente
va ampliati, e la parte fu interamente rifatta), non avemmo
altro di mira, oltre le occupazioni ordinarie, che di raccogliere
la necessaria documentazione per poter fare una Vita di Don
Rua consimile a quella di Don Bosco.
Essendo già da vari anni alla redazz'one del <<Bollettino>>,
·potemmo trovarci noi' pure, per gran ventura, e spesso rz'maner
lungamente a contatto col Servo di Dz'o, ed aver z'n mano non
pochi' documenti, che non conveniva pubblz'care mentr'eglz' era
in vita, e che conservammo gelosamente.
Purtroppo non s'ebbe il pensiero di stabilire, come il Servo
di Dio aveva fatto per Don Bosco,. un'apposita commz'ssione,
o almeno una persona, che si prendesse cura d'annotare rego-
larmente quanto avrebbe potuto e dovuto illustrarne z'n seguz'to
la figura, per tramandarla ai posteri nella pienezza della sua
luce incantevole.
r
Per fortuna, all'avvicinarsi del giorno z'n cui Egli' doveva
celebrarla Messa d'oro, si penso di pubblicare nel <<Bollettino>>
i suoi cenni· bz'ografici, per i quali sz' chiesero e si ebbero da
Lui stesso alcuni particolari' interessantissimi, che furon letti
avidamente; ma prima che ne uscisse l'ultima puntata, Egli
ci ·lasciava nuovamente orfani~
· Don. Francesia, per il prz'mo annz'versario della morte, al-
lestì una succinta .biografia , per le Letture Cattoliche, della
qua,.le curammo la stampa, e fu quàndo cz' convincemmo sempre

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2.1 Page 11

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Al lettore
IX
più, nel vedere comtJ fu accolta, che bisognava soddisfare il
desiderio generale di aver notizie più ampie e particolareggiate
della vita del Servo di Dio.
E, senz'altro, si cominciarono a dattilografare e a stampare
e a diramare, ed anche a pubblicare sul <<Bollettino>>, ripetuti
inviti e preghiere a quanti L'avevan conosciuto d'inviare rela-
zioni e ragguagli, che potessero servire all'uopo.
A rispondere, prime tra tutti, per sollecitudine e per nu1nero
e per ricchezza di particolari, furono le Figlie di Maria Ausi-
liatrice, le quali ebbero cura d'inviarci anche le pagine delle
cronache delle loro case, nelle quali si fa cenno di visite di
Don Rua.
Anche non pochi Salesiani, dall'Italia e da ogni nazione
e dalle residenze missionarie le più remote, ci mandarono inte-
ressanti testimonianze e . numerose lettere autografe del Servo
di Dio.
Tra quelli che ebbero diligentissima ·cura di conservar le
lettere del Servo di Dio, meritano d'esser ricordati Mons. Gia-
como Costamagna, Don Giuseppe Vespignani, Don Arturo
Conelli, Don Giuseppe Gamba, Don Carlo Peretta, Don An-
tonio Malan, oggi vescovo di Petrolina in Brasile, Don Evasio
Rabagliati, Don Antonio Riccardi, Don Bernardo Vacchina,
Don Maggiorz'no Borgatello, Don Valentino Cassini, i vari
direttori delle case di Firenze e di Betlemme, e, in modo spe-
ciale, il Procuratore Generale Don Cesare Cagliero. Anche
Don Paolo Albera ne conservo parecchie, avute negli anni in cui
visitò, come suo rappresentante, le case di America.
Mons. Costamagna si fece premura d'inviarci anche le sue
Lettere confidenziali ai Direttori delle Case Salesiane del
Vicariato sul Pacifico (1), e le Conferenze ai Figli di Don
Bosco (2), nelle quali si trovano interessanti particolari della
vita e delle virtù del Servo dii Dio, tanto che Questi gli seri-
(1) Santiago, Escuela Tipocrafiça Salesiana, 19.01.
(2) Libreria Salesiana Editrice, Santiago del Chili, 1900.

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X
Al lettore
veva nel 1902: << Ho letto con vero gusto tutte le tue Lettere
confidenziali ai direttori...; se non parlassero tanto di me,
potrei con maggior facilità raccomandarle a tutti i direttori;
tuttavia procurero che ·in qualche modo vengano raccoman-
date ... >>.
Mentre veniva a poco a poco affluendo tanta documenta-
zione, ci facemmo sempre un dovere di chieder anche di presenza
altre notizie ai più autorevoli salesi'ani; e dobbiam dire che
sentiamo ancora tutta la riconoscenza per l'affabile Card. Ca-
gliero, il quale ebbe la bontà d'intrattenersi con noi parecchi
giorni, unicamente per darci notizie di Michele Rua giovinetto
e zelantissimo chierico.
Dobbiamo anche dire _un grazie particolare ai sacerdoti
Francesco Piccollo, di venerata memoria, e Giuseppe Rinetti,
per le ampie notizie che ci diedero a voce e per iscritto; e lo
stesso dovrenimo fare con altri diligentissimi confratelli, vicini
e lontani.
In verità, non lasciammo intentato alcun mezzo per poter
mettere insieme le maggiori notizie. Anche dai parenti, da vari
nipoti del Servo di Dio, avemmo dati e scritti importanti, che
ci fecero capire in quale venerazione vive anche tra loro la
Sua memoria..
Nel 1914, poi, alla morte del santo segretario Don Angelo
Lago, come diremo, potemmo venir in possesso di molti quaderni
scolastic.i del Servo di Dio, studente di ginnasiq e di filosofia
e di teologia, rimasti per tanti anni nascosti, che ci fornirono
una fonte di particolari altamente significativi.
Contemporaneamente ritrovammo una interessantissima espo-
sizione della Storia Sacra e non pochi quaderni di prediche_
per Esercizi spirituali e gli appunti degli esordi e delle conclu-
sioni alle istruzioni, che il Servo di Dio tenne sulla Storia
Sacra ai giovani dell'Oratorio di Vanchiglia.
Quello che ci tornò, più di tutto, utile ed opportuno, e ci
fece meglio comprender~ il suo zelo e la sua carità verso Dio
e verso il prossimo, furon gli appunti dei Ricordi che dava ai

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Al lettore
XI
Confratelli ed alle Figlie di Maria Ausiiiatrice al termine degli
Esercizi spirituali; la maggior parte dei quali era già passata
all'Archivi·o, subito dopo la sua morte.
Cosi, pazientemente, si potè metter insieme tanta documen-
tazione da riempirne più di cento fascicoli di circa 160 pagine
ciascuno, in carta di formato da protocollo, e in gran parte
dattilografati.
E tosto cominciammo a postillare i quaderni a uno a uno,
annotando in margine le cose più salienti: e tutte coteste postille
venivan nel frattempo trascritte su tante schede da riempirne
quattro lunghi schedari, per averle alla mano durante il la-
voro di compilazione.
Prima ancora, però, che potessimo finire ·cotesto lavoro di
preparazione, moltiplicandosi ogni giorno le insistenze di veder
qualcosa di concreto, fummo costretti a sospenderlo; e propo-
nendoci, necessariamente, di aver ugualmente presente tutta la
doçumentazz'one, incominciammo in nomine n·omini il lungo
e faticoso lavoro definitivo.
Ed eccolo, quantunque un po' affrettato, alla luce.
A dir il vero, ci sarebbe stato più caro attendere ancor un
po' a pubblicarlo, per poterlo presentare in forma migliore; ma
chinammo il capo al volere dei Superiori, rimandando ad una
prossima pubblicazione tutte le cose dimenticate che converrà
far note.
Intanto possiamo dichi'arare di non aver risparmiato solle-
citudini perchè ogni fatto, ogni detto, ed ogni più minuto par-
ticolare fossero esposti esattamente, anche in ordine di tempo,
giovandoci all'uopo del << Bollettino Salesiano>> nelle varie
lingue, delle Lettere Circolari del Servo di Dio ai Salesiani,
delle lettere mensili del Capitolo Superio1·e della Società Sale-
siana, delle monografie di varie case, insomma di tutta la do-
cumentazione.
; '>Circa la forma di compilazione, ci siamo attenuti, co1ne s'è

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XII
Al lettore
accennato, a quella della vita di Don Bosco; ed abbiamo di-
viso la narrazione in due volumi e in sette parti.
Il primo volume ne contiene quattro, il secondo tre.
La prima parte, << ALLA SCUOLA DI DoN Bosco>>, va dalla
nascita del Servo di Dio all'ordinazione sacerdotale, dal 1837
al 1860.
La seconda, intitolata << PRIMO AIUTANTE DI DoN Bosco>>,
abbraccia il periodo più laborioso per la formazione e lo stabi-
limento della Società Salesiana, dal 1861 al 1879.
La terza, << TUTTO DI DoN Bosco >> (1880-1888), com-
prende gli ultimi anni del Fondatore, di cui il Servo di Dio fu
devoto e umilissimo Vicario.
La quarta, (< SUCCESSORE DI DON Bosco - primo periodo )}
(1888-1898), è assai interessante per l'attività e l'esemplarità
del Servo di Dio, quando parve a tutti un altro Don Bosco.
La qui''nta, _<< SuLL'ORME DI DoN Bosco>>, con la quale co-
mincia il secondo volume, se non c'inganna la gioia provata nel
compilarla, riuscirà la più cara anche ai lettori, che vi trove-
ranno la figura morale del Servo di Dio nelle sue doti e virtù
caratteristiche di religioso perfetto, sempre edificante, perchè
tutto di Dio, << fi.delis servus et prudens >>, mortificato e forte,
devotissimo al Maestro e con gli stessi ideali, martire del la-
voro, umile e semplicissimo, esemplare anche nelle minime cose;
modello dei sacerdoti, tutto a tutti, superiore impareggiabile,
vero padre, universalmente amato e venerato, ed esaltato da Dio.
La sesta parte, << SuccEssoRE DI DoN Bosco' - secondo
periodo>>, assai più documentata della quarta,. va dal 1899
alla fine.
L'ultima, << SEMPRE CON DoN Bosco!>>, contiene la narra-
zione del santo tramonto del Servo di Dio e dell'apoteosi che
l'accompagnò, e le grazie più insigni ottenute mediante la sua
intercessione.
Perchè queste pagine, che torneranno certo più care e van-
taggiose al Clero e ai Religiosi, possano esser lette con interesse
da ogni genere di persone', abbiamo evitato di proposito ogni

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Al lettore
XIII
ricercatezza di frasi e pomposità di stile, curando unicamente la
precisione e la chiarezza.
Abbiamo anche rinunziato di proposito ad ogni sfoggio di
r{fiessioni, osservazioni etpensati rilievi personali, perchè siamo
d'avviso che, nelle vite dei Santi, quanto meno appaiono le
persone degli autori, tanto più brilla lo splendore delle grandi
anime desc-w,tte. Che se talora, a forza di spilluzzicare, si rie-
sce a far un profilo biografico o morale, a modo proprio, diciam
meglio secondo il proprio modo di vedere, e si crede di aver
raggiunta la pe~fezione ed imposto il pensiero a chi legge, è
un errore; mentre, se dinanzi a chi legge si fanno scorrere a
una a una tutte le scene della vita del santo nella loro at-
traente realtà, l'impressione che ne sorgerà sarà indubbiamente
più profonda e fruttuosa, perchè spontanea e secondo la mente
e l'anima del lettore.
·
Per questo, abbiani sempre preferito una seria documenta-
zione, e con assidua cura ne abbiamo normalmente accennato
le fonti.
Certo, ne verrà talora un po' di monotonia; ma chi legge
le vite dei Santi, sa che non ha in mano dei romanzi; e per co-
noscere appieno la realtà delle cose, è meglio fissar una fotografia,·
anzichè contemplare un quadro o una miniatura. Il quadro o la
miniatura deve f armarsi da sè nella mente.
. · Ci siamo invece permesso di riprodurre frasi e periodi in
carattere corsivo, e talora anche· in maiuscoletto, allo scopo di
richiamare l'attenzione, di chi legge, su quelle parole. Anche in
questo i pareri potranno essere differenti, ma ciò non è o non ci
pare una manipolazione o un'alterazione da porsi a confronto
con quella di presentar le cose da un sol punto di · vista, per
imporle quasi tassativamente, perchè, in cotesti casi, spesso si
chiude il libro e non s'apre più.
Nelle vite dei Santi destiffate ad ogni sorta di persone, con-
viene attenersi a una narrazione completa e ordinata, così chi
amerà anche esaminarli o studiarli sotto questo o quel!'aspetto,
potrà farlo facilmente.

2.6 Page 16

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XIV
Al lettore
E perchè la Vita di Don Rua possa produrre anche in mezzo
alle classi popolari il maggior bene spirituale, abbiamo già
preparato un altro volume, che verrà subito alla luce dopo
questi, col titolo: - COMPENDIO DELLA VITA DEL SERVO DI D10
MICHELE RuA, Successore del Beato Don Bosco - un volume
di circa 500 pagine, dedicato particolarmente al popolo ed alla
gioventù, che si farà leggere d'un fiato, perchè ricca di aneddoti
e fatti interessanti.
Altro?
Vorremmo notare ancor varie cose,· ci limitiamo ad un ri-
lievo e ad una preghiera.
Vari passi documentari da noi ripqrtati, s'incontrano anche
nel << Bollettino Salesiano >>, ma non sono uguali; e perchè?..•
Perchè contenendo frasi, che tornavan di troppa lode al Servo
di Dio, allora vennero mutilati, mentre qui li abbiamo riferiti
in conformità al testo originale.
La preghiera è questa.
La lettura di queste pagine, indubbiamente, riehiamerà ,alla
memoria di molti, altri cari ricordi del Servo di Di(}), rimaa.ti
nell'oscurità. Chi li rz"vedrà nella mente, e non li troverà qui
notati, abbia la bontà, o meglio si faccia un dovere· di metterli
per iscritto e d'inviarceli. Cotesta preghiera- è rivolta a tutti,
ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice, af Cooperatori,
alle Cooperatrici, a quanti han conosciuto od anche han solo
sentito parlare del Servo di Dio. da persone degne di fede.
- Tramandiamo ai posteri la documentazione più ampia che
ci è possibile!
Cotesto coro di ammirazione universale per la santa figura
di DoN MICHELE RuA, tornerà ancor più fruttuosa ai lontani.
<< Che bella cosa -· ripeteranno col Servo di Dio - aver da
trattare coi Santi!>>.
Per parte nostra dollbiamo dichiarare che ne abbiam rice-
vuto un'impressione indelebile, che ci ha effiçacemente spinti a

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Al lettore
xv
seguir più f-edelmente la via religiosa e sacerdotale abbracciata;
e mentre benediciamo il Signore di avercelo fatto conoscere, Lo
benediciamo ancor più per avercelo fatto studiar lungamente.
Quest'Uomo, destinato dalla Divina Provvz'denza a << FAR
SEMPRE A METÀ>> col grande Apostolo, suscz'tato all'alba dei
nuovi tempi per additare agli arditi della carità l'òpera di re-
staurazione da compiersi tra la gioventù, rimarrà eternamente
vicino a Lui nel cuore e sul labbro dei figli, e quanto prima
(ne siamo intimamente convinti e preghiamo che sorga al più
presto quel giorno!) anche nella luce e nella gloria degli altari!
Si dichiara,
in osseqµio ai decreti
di Urbano VIII e della S. Congregazione dei Riti,
che a queste pagine biografiche non vogliamo · dare altro
valore oltre quello che merita qualunqtee storica narrazione.
:.·•,'

2.8 Page 18

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2.9 Page 19

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i
ALLA SCUOLA DI DON BOSCO
-1
IL PRIMO INCONTRO
183'1-1846.
L'Apostolo della gioventù dei tempi nuovi. - Una prova della divina
assistenza su Don Bosco fu l'incontro di Michele Rua. - La famiglia
Ruà. - Dalla collina di San Vito alla Crocetta. - Il padre prende
stanza alla R. Fucina delle Canne. - Nascita di Michele. - L'ambiente
familiare e l'infanzia del Servo di Dio. - È amato da tutti. - Per
un mazzo di fiori, cade i'n un canale, ed è ammonito dalla mamma. -
Prega e studia tJolentieri il catechismo. - È uno specchio di nettezza
e di candore. - Riceve la Cresima nella chiesa dell'Ardvescovado. -
Perde il padre, e incontra Don Bosco, negli inizi dell'Oratorio.' -
Con dolore sente dfre che Don Bosco è impazzito. - L'Oratorio trova
sede stabile, e Michele s'accosta alla prima Comunione, nella chie-
setta della R. Fucina.
Quell'adorabile Provvidenza, che veglia su tutte le u1nane
vicende, e in modo particolare sulla Chiesa Cattolica, ogni
volta che s'aggravano i inali dei tempi, suscita uomini stra-
ordinari e loro affida una missione restauratrice. Cosi, sul
principio del secolo XIX, quando s'andavano delineando i
tempi nuovi, di cui non ultimo episodio doveva essere l'as-
~éto non ancor raggiunto delle classi sociali, e in ogni parte,
insime col sentire esageràto ·della propria personalità, cre-
·x - Vita del SmJo di Dio Michol• R11a. Voi, I,

2.10 Page 20

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2
I - Alla scuola di Don Bosco
sceva quella febbre di eguaglianza, che doveva spinger le
masse alla clamorosa conquiqta dei propri diritti, predicati
da Gesù Cristo, insegn:;tti dalla Chiesa, e generalmente ne-
gletti, suscitò un Apostolo, il quale, con l'eroismo della ca-
rità e la genialità di uno zelo senza confini, facendosi pre-
cursore dei nuovi orientamenti nel campo educativo, intra-
prese dalle fondamenta l'opera della restaurazione, attirando
praazt1.eornn1.a.mente a sè, per condurle a Dio, le nuove gene-
Quest'uomo fu Giovanni Bosco. Nato nel 1815, morto
nel 1888 - e nel 1929 da Pio XI elevato all'onore degli altari
- conobbe sin dalla fanciullezza, in modo prodigioso, la mis-
sione che l'attendeva, e si dedicò ad essa con tanta adatta-
bilità ai bisogni dei tempi, e col cuore stesso di Gesù Cristo,
che si guadagnò l'ammirazione degli onesti, e, come avviene
ai santi, ebbe a sostenere molte lotte, ora subdole, ora aperte,
ed anche lunghe e tremende, che resero più maniftsta la sua
m1ss1one.
Nella vita di Don Bosco, infatti, sono frequenti e n1eravi-
gliosi i segni dell'assistenza divina. Straordinario, tra l'altro,
è quel succedersi di <<sogni>>, o visioni, che gli additavano
l'avvenire dell'opera salesiana, quando questa era appena ab-
bozzata; visioni che, quasi altrettanti lampi prolungati, si
rinnovavano ad infondergli nuove energie, all'infuriare delle
più gravi difficoltà. Straordinario è pur quel leggere, abituale,
nelle coscienze e nel futuro; e straordinario è anche quel tro-
vare, a tempo e luogo, gli uomini e i mezzi necessari per svi-
luppare il lavoro iniziato.
Una delle prove più tangibili della divina assistenza al
nuovo Apostolo della gioventù, fu l'avergli posto sul cammino
un'altr'anima grande, che, sin dalla giovinezza, consacrò a-
lu¾ le energie di un'intelligenza non comune e di un cuore
generoso, e, lui morto, ne raccolse così degnamente l'eredità,
che parve un altro Don Bosco.
Il nuovo Eliseo, che ha già una bella pagina nella Storia
della Chiesa, e - non potrà non associarsi al nostro giudizio
chi vorrà leggere questo libro - non tarderà a condividere
con Don Bosco la gloria degli altari, fu Don Michele Rua.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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I - Il primo incontro
3
Questo Servo di Dio va ,posto nel numero di altre recenti
glorie piemontesi, quali i Beati Giuseppe Benedetto Cotto-
t lengo di Bra (r786 1842) e Giuseppe Cafasso, compa-
t triota di Don Bosco, di Castelnuovo d'Asti (1811 1860),
già elevati all'ònore degli altari; e i Servi di Dio, dei quali
sono in corso gli Atti Processuali per le Cause della loro
Beatificazione: Marco Antonio Durando di Mondovi, dei
Preti della Missione, fondatore delle Suore Nazarene
t (1801 1880); il Teol. Federico Albert di Torino, Vicario
t di Lanzo, fondatore delle Suore Vincenzine di Maria SS.
Immacolata (1820 1876); ed il Teol. Leonarqo Murialdo
di Torino, fondatore della Pia Società di S. Giuseppe
(1828 t 1900).
Anche il nostro Servo di Dio ebbe i natali in Torino, e
precisamente nel sobborgo di Valdocco, poco lungi dai prati,
dove la Divina Provvidenza aveva disposto che Don Bosco
gettasse le fondamenta dell'Opera Salesiana.
La famiglia proveniva dalla parte opposta della città, dalla
Crocetta e da S. Vito: e il cognome, anzichè Rua, era Ruà.
RuÀ infatti è chiamato il nonno nell'atto del Battesino, e
Ruà il padre nell'atto .del suo primo matrimonio. Più addietro,
accanto a Ruà, s'incontra lo stesso cognome latinizzato in
De Ruà e De Regibus, cioè dei Re, il che c'inviterebbe a cer-
carne l'origine nel francese Des Rois.
Qualunque ne sia l'etimologia, quelli che portavan cotesto
cognome, erano cristiani esemplari ed umili contadini, seb-
bene di fattezze civili e, vorremmo dire, delicate.
Il nonno del Servo di Dio, Giovanni Battista Ruà, detto
anche Michele, che faceva, come i suoi vecchi, l'ortolano, era
disceso dalla collina di S. Vito alla pianura della Crocetta;
ed ebbe stanza, prima nella Cascina di Monm Graneris, poi
nella Cascina della Contessa Mazzetti, detta anche la Casdna
Grossa, ora quasi interamente demolita per l'ampliamento
della città e il tracciato delle nuove vie, ma in un tratto ancor
in piedi, e precisamente lungo il corso Peschiera, di fronte allo
Stadium, nell'isolato compreso tra via Colli e via Morosini.
presso, nella direzione del corso suddetto, correva una
gora, la Còssola, che irrigava i campi e gli orti che si allarga-

3.2 Page 22

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4
I - Alla scuola di Don Bosco
vano in quella zona suburbana; e noi stessi abbiamo ancor
negli occhi le ampie distese ondeggianti di spighe dorate, che
cominciavano presso l'odierno Corso Peschiera, oltre le
sponde della gonfia gora, la quale, insieme con un altro corso
d'acqua, che passava avanti la vecchia chiesa della Cro-
cetta, andava a gettarsi nella bealera, o canale, Valentino (1).
.Sposo a Caterina Grimaldi, Giovanni Battista Ruà ebbe
quindici figli, che morirono, la maggior parte, in tenera età,
alcuni dopo una o due settimane, uno il dì stesso della nascita.
L'ottayo, chiamato Giovanni Battista egli pure, fu il padre del
Servo di Dio, e nacque verso il 1786. Diciamo << verso il 1786 >>
perchè di tutti i figli di Giovanni Battista è l'un~co, di cui non
abbiam trovato l'atto di nascita e di battesimo negli accura-
tissimi libri della Parrocchia, i quali nel 1814, quasi a com-
penso, ci dànno, assai minuto, l'atto del suo primo matrimonio,
contratto << in età di 28 anni circa>>, con Maria Angela Ba-
ratelli (2).
(x) La vecchia Chiesa della Crocetta, oggi annessa all'Ospizio dei Conva-
lescenti, è ancor aperta al culto. Ne pose la prima pietra il Card. Maurizio di
Savoia nel 1618, e apparteneva al Convento dei Trinitari Calzati, detti Cano~
nici Regolari in Italia e in Francia Mathutins, che vestivartcy di bianco ed ave-
vano una «piccola croce» di color rosso e azzurro sul petto. Di qui il nome
popolare della «Crocetta» alla Chiesa, do\\te l'altar maggiore era dedicato alla
Deposizione di nostro Signor Gesù Cristo dalla Croce, benchè i Trinitari,
che presero ad officiarla nel 1621, la volessero intitolata a S. Mada delle Grazie.
Nel 1728 venne eretta in Parrocchia; e Giovanni Battista Ruà, nonno del Servo
di Dio, fu priore della Compagnia del SS. Sacramento l'anno 1784, .: Cfr.: Me-
morie storiche della Crocetta, compilate da CARLO MARCO 'FELICE .AnNAUD,
Torino, Stamperia Benfà e Ceresola (l'anno IX della RepubBlica Francefe).
(2) «Giovanni Battista Ruà, figlio di Giovanni Battista della Parrocchia
di S. Vito e di Caterina Grimaldi di questa Parrocchia, di professione lavorante
nella Fucina Militare di Artiglieria, abitante coi suoi genitori, in età di 28 anni
circa, e· Maria Angela Teresa Baratelli, figlia dei viventi Piet1·0 Antonio di
Inarzo, diocesi di Milano, e Anna Maria di Pozzo Strada, giugali BaratP.Ui, -·
di professione fabbri-ferrai, abitanti nelle parrocchiali case rustiche dena Cro•
cetta, nata in questa Parrocchia e abitante coi suoi genitori, in età di anni 18
circa, premesse nelle domeniche dei 10, 17, e 24 aprile le tre necessarie pub-
blicazioni, e non essendosi scoperto alcun canonico impedimento, hanno circa
le due pomeridiane del 25 suddetto aprile 1814, contratto matrimonio in pa-
rola de praesenti in faccia di $anta Madre Chiesa; alla celebrazione del quale
ho in questa mia Parrocchia ~ssistito io CURATO GrosEFFO MASSA. Testimoni:
Giov. Battista Ruà, figlio del fu Giovanni, e Pietro Baratelli, figlio del fu Pie-
tro Antonio, padre l'uno e l'altro dei rispettivi sposi .contraenti».

3.3 Page 23

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I - Il primo incontro
5
Il padre del Servo di Dio preferi al mestiere dell'ortolano
quello dell'armaiuolo, o di operaio alla R. Fabbrica d'Armi,
detta la Fucina delle Canne, che era lontana dalla cascina circa
quattro chilometri; cosicchè doveva far non meno di quindici
chilometri al giorno, chi doveva recarvisi dalla Crocetta mat-
tino e sera (1). E, appunto per la distanza, dopo il r.820 Gio-
vanni Battista Ruà lasciò la Cascina Grossa, dov'era divenuto
padre di quattro figli (Pietro Fedele, Raffaele, Raimondo Che-
rubino e Giovanni Battista Antonio); e si recò ad abitare alla
Fucina, dove avevano alloggio alcune famiglie d'operai e
d'impiegati.
Per l'intelligenza e l'attività e l'onestà a tutta prova, Gio-
vanni s'era fatto strada nello stabilimento, fino a diventar con-
trollore, come si diceva allora, o capo-reparto.
E nella nuova dimora aveva già avuto un altro figlio,
Tommaso Giovanni Battista, che doveva, come Raffaele e
Raùnondo Cherubino, morire in tenera età, quando il 26 aprile
1828, a soli 32 anni, perdette anche la sposa. Il maggior dei
figli, Pietro, aveva cominciato a lavorare nella R. Fabbrica,
e còntavà appena tredici anni. Il più piccolo, Tommaso Gio-
vanni Battista, sempre malaticcio, ne a,veva tre. Che poteva
far il brav'uomo, se non passar a seconde nozze?
Così fece; e di quell'anno medesin10 contrasse matrimonio
con un'ottima cristiana, esperta massaia, e di costituzione
sana e robusta, Giovanna Maria Ferrero, che lo fe~e padre
di altri quattro figli, tutti gracilissimi, e, anch'essi, a prima
vista votati a morte prematura: Giovanni Battista, Maria
Paola Felicita, Luigi Tommaso, e MICHELE.
Della nascita del Servo di Dio, nei libri dell'antica Par-
rocchia dei SS. Simone e Giuda (detta ora di S. Gioachino),
sotto la cui giurisdizione si trovava la R. Fabbrica d'Armi, si
ha questa indicazione: .<< RuA MICHELE, figlz'o di Gi<Jvanni e
(x) Questa Fucina «situata a u~ quarto di miglio dalla c~ttà » a settentrione
della medesima, nèlla regione detta di' Valdocco, «era particolarmente ordi-
nata per la fabbricazione delle canne doli~ ~mi portatiU da fuoco d'ogni specie».
- Cfr. Descriz1·one di Torino del 184-0; G. J:'l'.lmba, editore, pag. 262. E l'ampio
è solido fabbricato, che negli ultinu tempi- ei-a; -divenuto Regia Officina di Co-
.struzioni d'Artiglieria, è ancora in piedi, in via Caserta N. 49, e presentemente
è, un :Ma~azzino del R. Arsenale.

3.4 Page 24

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6
I - Alla scuola di Don Bosco
di Giovanna Maria Ferrero, coniugi Rua, nato li 9 giugno 1837
e l'11 detto battezzato, presenti Sereno Rosso Michele e Dome-
nica Maria Boeris >>.
Michele Rua (non Ruà, chè, nei libri Parrocchiali dei
SS. Simone e Giuda, fin. dalla prima registrazione il cognome
perdè l'accento) fu l'ultimo rampollo di Giovanni Battista
Ruà; ed alla sua nascita quattro appena degli otto fratelli so-
pravvivevano: Pietro Fedele di 22 anni, Giovanni Battista
Antonio di 17, Giovanni Battista di 7, e Luigi Tomrnaso di 3.
Nella famiglia non c'era, davvero, troppa salute; ma re-
gnava sovrano il timor di Dio. Il padre, uomo dì fede, amava
la preghiera in comune, la santificazione delle feste, l'esatta~
osservanza delle leggi della Chiesa, e voleva che i figli inco-
minciassero per tempo a frequentar i Sacramenti.
All'ingresso della R. Fucina sorgeva una chiesetta, uffi-
ciata da un Cappellano, stipendiato dal Governo, con l'ob-
bligo di raccogliere i figli degli operai e degli impiegati che
dimoravano là presso, e di fare ad essi un po' di scuola (1). E
fu questo buon sacerdote, che aiutò la mamma nell'insegnar
a Michele le prime pagine del catechismo, e nell'educarlo ai
primi slanci d'amore verso Dio e il prossimo.
D'ingegno e di cuore delicato, Michele era il prediletto dei
genitori, dei fratelli e degli stessi fratellastri; i quali, crescendo
in età, trovavan dura la vita cQn_la matrigna, e~ pur restando
in famiglia, cominciavano a far vita da sè. Il babbo in special
modo n'era dolente, pur cercando, insieme con la consorte,
d'ottener il miglior accordo possibile, sopportandoli con gran
carità.
/
I
Michele era assai caro anche ai parenti, che di frequente
andavano a prenderlo alla Fucina, e Io conducevano alla Cro-
cetta, e lo tenevano tutto il giorno con sè.
In una di queste gite, il piccino stava raccogliendo dei fio-__
rellini, lungo il greppo della Còssola, quando vide avanzarsi,
trascinato dalla corrente, un gran mazzo di fiori. Getta a terra
i fiorellini raccolti e si curva sul greppo, per prender il mazzo
(1) Della chiesetta, convertita in seguito in palazzina, è ancor in piedi,
quasi intatto, il muro di facciata, che mostra chiaro lo scopo primitivo dell'e-
dificio.

3.5 Page 25

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I - Il primo incontro
7
che s'avvicinava; e quando questo gli fu di fronte, allungò il
braccio, ma vedendo che non sarebbe arrivato a prenderlo,
perchè veniva giù un po' distante dalla riva, diè un piccolo
slancio alla persona, e, disgraziatamente, cadde nell'acqua,
mandando un grido di spavento. Per fortuna, in un attimo,
appigliandosi all'erba, potè rialzarsi e risalir il greppo, ma ba-
gnato come un pulcino.
·
- Che hai fatto? - gli chiedono gli zii, accorsi spaven-
tati, a vedere che cos'era accaduto.
-
- Volevo prendere..... quel mazzo di fiorii - e l'indi-
cava con la mano, mentre continuava a guardarlo.
Lo cambiarono, gli asciugarono gli abiti, sulla sera glie li
fecero indossar di nuovo, e lo riaccompagnarono a casa, rac-
contando il fatto alla man1ma.
- Oh! me n'ero accorta, che t'era accaduto qualcosa di
sinistro I- disse la brava donna, squadrandolo da capo a piedi;
e ne colse l'occasione per inculcargli quella virtù che, in se-
guito, parve anch'essa una caratteristica del Servo di Dio:
la prudenza.
L'episodio del tuffo nel canale e la correzione materna
non gli si cancellarono più dalla mente.
Anche la mamma ricordava, con visibile compiacenza, la
cara infanzia di Michele. Diceva che era buono, che pregava
volentieri, e che studiava volentieri il catechismo.
E cresceva gentile e amabilissimo. Era uno specchio di
nettezza esterna e d'interno candore. Vestiva con tanta pro-
prietà, che sembrava di ricca famiglia, perchè la mamma, con
pari diligenza, curava la bellezza dell'anima dei figli e la loro
proprietà esteriore.
Preparato dal Cappellano della Fucina, il 25 aprile 1845
ricevette il Sacramento della Cresima, per mano dell'Arci-
vescovo Mons. Luigi dei Marchesi Fransoni, nella 'Chiesa
dell'Arcivescovado; e, secondo l'uso allora vigente, ebbe, a
padrino, in comune con tutta la schiera dei cresimati in quel
giorno, il conte Giusepp(ì Bosco di Ruffino.
Aveva bisogno, anche quel cuore innocente, dei doni dello
Spirito Santo, specie della fortezza, chè si avvicinava per lui
un distacco e un dolore indimenticabile.

3.6 Page 26

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8
I - Alla scuola di Don Bosco
Il 2 agosto di quell'anno medesimo, il babbo, Giovanni
Battista Ruà, in età di circa 60 anni, munito dei SS. Sacra-
menti, cessava di vivere. E facile immaginare il pianto della
vedova e degli orfani. I figi~ maggiori si separavan, poco dopo,
dalla matrigna, la quale potè continuare ad abitare nella Fu-
cina con i suoi: Giovanni Battista, che aveva compiuti i sedici
anni ed intrapreso la professione del padre, Luigi Tommaso,
che ne aveva dieci e andava a scuola, e Michele, che era già
entrato negli otto anni, e incominciava a frequentar la scuola
del Cappellano.
Proprio di quei giorni, il Signore gli faceva conoscere
un altro Giovanni, che gli doveva far da padre per tutta la
vita: Don Bosco.
Questo grande Apostolo della gioventù, che, da quattro
anni appena, aveva iniziato l'opera degli oratori festivi, nell'ot-
tobre del 1844 aveva preso dimora al Rifugio e 1'8 dicembre
aveva potuto aprire, per i suoi ragazzi, una prima cappella
provvisoria nei nuovi locali, destinati all'Ospedaletto di Santa
Filomena; e, là accanto, nella lunga e stretta striscia di terreno
che divide, anche oggi, l'Opera Barolo dalla Piccola Casa della
Divina Provvidenza, aveva trovato anche il primo cortile per
le loro ricreazioni. Ed al Rifugio, il piccolo Michele, nel set-
tembre del 1845, un mese appena dopo che aveva perduto _il
babbo, conobbe Don Bosco.
Alla scuola della Fucina aveva un compagno, Battista
Rattoni, che un giorno gli si fece innanzi con una cravatta
nuova fiammante.
- Dove hai preso una sì bella cravatta? - glV chiese Mi-
chelino.
- L'ho vinta, ieri, alla lotteria di Don Bosco - rispose
l'amico -- e gli mostrò anche il biglietto col quale l'aveva
guadagnata.
- E chi è Don Bosco? - proseguì l'orfanello; - ed
ascoltò attentamente-ciò che seppe dirgli il con1pagno, e la
domenica dopo si recò con lui al Rifugio. ·
L'Oratorio di S. Francesco di Sales era allora randagio.
Cacciato dal Rifugio, da$. Pietro in Vincoli e dalla Chiesetta
di S. Martino presso i Molassi, (o Molini Dora, o di Città),

3.7 Page 27

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I - Il pri''mo incontro
9
Don Bosco radunava i giovani dove poteva, or qua, or là: al
mattino in questa o quella chiesa per ascoltarvi la S. Messa;
e, nel pomeriggio, li conduceva a qualche gita in campagna,
e, quando non poteva, li raccoglieva nella dimora sua e del
Teol. Borel al Rifugio (r).
Michele, _adunque, andò al Rifugio, e si presentò a Don
Bosco. Questi gli mise per un istante la mano sul capo, e gli
chiese:
- Come ti chiami?
- Rua!
- Lo so, Rua; conosco già tuo fratello Luigi. Il tuo nome
di battesimo?
Michelino.
Bene, Michelino, verrai sempre all'Oratorio?
Si, signore!
Saremo sempre amici?
Si, signore!
E gli disse ancora alcune parole, che gli andarono al cuore,
ma che noi non sappiamo. Indelebile fu l'hnpressione che ri-
portò da quell'incontro.
Don Bosco aveva appena compiuto i trent'anni; e, a detta
de' primi allievi, meraviglioso era il fascino che esercitava su
tutti i giovani che l'avvicinavano. Il piccolo Rua avrebbe vo-
_luto rivederlo ogni domenica; ma la mamma non voleva, per-
chè aveva la comodità d'ascoltar la S. Messa e ricevere l'istru-
zione religiosa. nella Cappella della Fucina, dove spesso ser-
viva già all'altare. Tuttavia, insistendo, a quando a quando
otteneva di andar da Don Bosco, accompagnato dal fratello
Luigi.
(1) << Ho conosciuto il Servo dì Dio Giovanni Bosco - cosi depose Don
Rua nel Processo dell'Ordinario per la Causa di Beatificasdone del gran Servo
di Dio - nel mese di settembre del 1845. Avevo allora otto anni. Condotto da
un compagno, cominciai a frequentare l'Oratorio da lui· fondato, che allorJl
trovavasi al Rifugio ».
«Io ho conosciuto il Servo di Dio fin dall'età di otto anni», confermava
nelle deposizioni del Processo Apostofico. «U primo da cui lo sentii menzionare
fu un mio compagno d'infanzia, certo Rattoni Battista, nell'occasione, che
avendo egli ricevuto dal Servo dì Dio un biglietto della lotteria che soleva fare
per attirare i giovani, me lo fece vedare e m'invogliò a frequentare l'Oratorio t.

3.8 Page 28

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- - - - - - - - · - - ........._____ . -··-------······ ·---··-·-·---....
IO
I - Alla scuola di Don Bosco
Perdurando il periodo dell'aspra prova, quando il Clero
di Torino e gli stessi ammiratori del nuovo Apostolo della
gioventù, vedendolo ~sso nel proposito di suscitare una
grand'opera esclusivamente dedicata al bene dei giovani,
andavano dicendo ch'era impazzito, molti piccoli suoi amici
ne piansero, e tra essi l'orfanello del capo-reparto della
R. Fabbrica d'Armi. << Io stesso - depose nell'accennato Pro-
cesso dell'Ordinario - fanciullo di nove anni sentii persone
distinte a dire: ·Povero Don Bosco! Si è tanto infatuato dei
poveri giovani, che gli ha dato volta al cervello! >>
Il primo accenno della pazzia di Don Bosco l'ebbe dal
Cappellano. Una don1enica che, finita la Messa, s'affrettava
a uscir di chiesa con insolita premura, il sacerdote gli chiese:
- Dove vai?
- Da Don Bosco!.....
- Ma non sa1'?. I......
- Che cosa?
- Che è gravemente ammalato!.....
- Ammalato?!. .... Non può essere; l'ho visto da poco.
gua-ri.scEe. ammalato d'una malattia, da cui difficilmente si
Diceva il Servo di Dio, che la notizia avuta dal buon sa-
cerdote gli feri il cuore, e: << Se si fosse trattato di mio padre
- ripeteva - forse non ne avrei provato pena maggiore!>>.
L'altro accenno l'ebbe dal direttore della Fabbrica d'Armi.
Un giorno, che l'incontrò, l'ufficiale gli chiese:
- Vai ancora da Don Bosco?
f
- Qualèhe volta!
- Povero Don Bosco!..... non lo sai? ..... è impazzito!
Il piccolo Michele ne fu maggiormente addolorato; e in
quei giorni pianse e pregò per Don Bosco, come aveva piant0-
e pregato per l'eterno riposo del padre.
Venne la primavera; e la domenica della Palme, 5 aprile
1846, ultimo giorno che gli era concesso di raccogliere i ra-
gazzi nel prato Filippi, Don Bosco li condusse alla chiesa
della Madonna di Campagna, per metterli sotto la protezione
della Madre di Dio. II' nuovo Apostolo aveva lo schianto nel
cuore; ma, nella quiete dei campi, l'allegra vociferazione della

3.9 Page 29

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I - Il primo incontro
II
folta carovana giovanile si doveva sentire dalla Fucina, dove
Michele si stava preparando alla Prima Comunione.
La Madonna gradi il divoto pellegrinaggio; e il 13 aprile,
seconda festa di Pasqua, l'umile tettoia affiancata a Casa
Pinardi, convertita in cappella, echeggiava delle stesse voci
giovanili, elevanti a Dio l'inno di ringraziamento!
Anche Michele era in festa. A nove anni non ancor com-
piuti, cosa rara a que' tempi, s'accostava per la prima volta
alla Mensa Eucaristica, nella chiesetta della Fucina. Aveva
mandato a memoria tutto il piccolo catechismo, ed era stato
promosso alla Santa Comunione non per una volta o due -
corn'allora si costumava in Piemonte per obbligar i ragazzi
a frequentar il catechismo quaresimale nell'anno seguente; -
ma v'era ammesso per sempre. Dal Cappellano la sua istru-
zione religiosa era dichiarata compiuta; e ne fu contento,
anche perchè avrebbe più facilmente ottenuto dalla mamma
ciò che gli stava tanto a cuore, il permesso di recarsi, con
maggior frequenza, all'Oratorio di Don Bosco.
Ed anche per Don Bosco, indubbiamente devota e affet-
tuosa, levò al cielo una preghiera nel di più bello della vita I
I
I

3.10 Page 30

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IZ
I - Alla scuola di Don Bosco
II
<< DON BOSCO..., SON PRONTO A SEGUIRLA! >>
1846-1850.
Ringrazia il Signore per la guarigione di Don Bosco da mortale malattia.
- Si ascrive alla Compagnia di San Luigi, fondata nell'Oratorio. -
Vede avverani alcune predizioni di morte. - Studia attentamente Don
Bosco. - Anche Don Bosco ha fisso lo sguardo su lui. - Ricordi del
1848. - Frequenta la Scuola Elementare Comple1nentare dei Fra-
telli delle Scuole Cristiane a Porta Palatina; e comincia a recarsi
regolarmente all'Oratorio. - Sceglie Don Bosco a padre dell'anima
sua. - Vorrebbe incontrarlo e parlargli ogni gt'ornb. - << Michelino,
prendi, prendi!... >> - Attende agli esercizi spirituali 'in preparazt'one
alla Pasqua. - Termina brillantemente la terza complementare; e
Don Bosco l'invita a cominciare z'l ginnasio per avviarlo al Sacer-
dozio.
Dopo la Pasqua del 1846 la salute di Don Bosco, già molto
scossa, prese a peggiorare. I medici gli consigliavano riposo
assoluto, per non rovinarsi del tutto; ed egli sifrassegnò a pas-
sar alcune settimane a Sassi, ai piedi della collina di Superga,
dove, una mattina, ad ora avanzata, giunse una folta schiera
di alunni dei Fratelli delle Scuole Cristiane, senza preavviso,
desiderando confessarsi da lui. Luigi Rua era del numero, ...e.
narrò a Michele le vicende della lunga camminata e le liete
accoglienze.
·
Ma non poteva bastare quella cordiale ed eloquente di-
mostrazione d'affetto per guarire Don Bosco, assillato da
continue prove. La Marchesa di Barolo, che, l'anno prima,
malcontenta del chiasso dei giovani, aveva creduto conve-

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4.1 Page 31

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Il - << Don Bosco, son pronto a seguirla!>>
13
niente d'allontanarli dai suoi istituti, ora ne licenziava anche
il nuovo Fondatore degli oratori festivi, perchè, tutto com'era
per i << vagabondi >>, non poteva, senz'ammazzarsi, trovar
tempo per le sue figliuole.
Alcuni del Clero continuavano i lamenti; e il Marchese di
Cavour, Vicario o Sindaco di Città, che aveva tentato di di-
sperdere, per misura d'ordine, le adunate dell'Oratorio - e
ci sarebbe riuscito se il Re Carlo Alberto non avesse man-
dato a dire al Consiglio (o, come si diceva allora, alla Ragio-
neria) esser sua intenzione, che quelle adunanze festive fos-
sero incoraggiate e protette - continuava a far sentire a
Don Bosco, che sorvegliava lui e le sue adunanze, pronto a
disperderle, al primo atto compromettente che si fosse com-
messo.
La salute del giovane sacerdote ne fu ancor più scossa;
ed il riposo di Sassi non impedi che cadesse ammalato, e cosi
gravemente, da giungere in fin di vita. Solo le fervide pre-
ghiere dei giovinetti oratoriani e la preghiera sua, ripetuta
ad invito del caro teol. Borel: << Si, o Signore, se vi piace, fa-
temi guarire!>>, ne ottennero la guarigione. E Michele, con1e
aveva, col fratello Luigi, trepidato a tanta minaccia e pregato
per scongiurarla, innalzò a Dio e alla Vergine Consolatrice
la preghiera del ringraziarnento.
E sentì crescere il desiderio di frequentare, regolarmente,
l'Oratorio. La mamma ancor non credette prudente conce-
derglielo; ma nella primavera del 1847 avendo egli, insieme
con Luigi, dato il nome alla Compagnia ivi istituita a onore
di S. Luigi Gonzaga, gli permise, in via ordinaria, di prender
parte alle co:p.ferenze mensili, che si tenevano ai soci.
E con qual frutto!
<< Fin dai primi tempi, che io frequentai l'Oratorio, dal
1847 al 1852 - narrava il Servo di Dio - ricordo, che ogni
qual volta che doveva morir qualcuno dei giovani della Com-
pagnia di S. Luigi, Don Bosco annunziava, qualche tempo
prima, tale evento. Non ne pronunciava mai il nome, bensi
diceva: - Fra. quindici giorni, oppure, fra un mese, uno della
Compagnia sarà chiamato aU'eternità. Posso esser io, può es-.
ser uno di voi. Teniamoci preparati! - Un salutare timore

4.2 Page 32

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14
I - Alla scuola di Don Bosco
teneva attenti i giovani, per vedere se l'annunzio fosse veri-
tiero. All'epoca della predizione, quelli, cui alludeva Don
Bosco come chiainati all'eternità, talora eran sani e robusti, e
talora infermicci; ma le morti venivano ne' tempi determinati.
Io stesso parecchie volte sentii dar tali annunzi; talora n'ebbi
avviso dai compagni, e sempre ho visto verificarsi le predi-
ZlOnl.I >).
E Don Bosco - aggiungeva il Servo di Dio - predisse
anche la morte del più giovane dei suoi fratelli, Luigi Rua,
che il grande Apostolo, nella prefazione alla Vita di Domenico
Savio enumera tra i giovani << modelli di virtù>>, che la di-
vina Provvidenza si degnò mandare all'Oratorio ..
Cotesti fatti e l'ascendente che avevano sull'anima di
Michele ogni incontro, ogni detto, ogni desiderio di Don
Bosco, Io mossero e l'abituarono a studiarlo con attenzione
superiore all'età. Anche quando non poteva vederlo, nè re-
carsi all'Oratorio, il suo pensiero volava a lui; e, passando
in via della Giardiniera, s'indugiava a fissar l'Oratorio, dove
ricordava, ad es., di aver visto gli archi trionfali, eretti per
la prima visita dell'Arcivescovo Mons. Fransoni.
Anche Don Bosco teneva fisso lo sguardo su lui. Nel
medesimo anno, r847, in una di quelle meravigliose visioni,
che umilmente chiamava << sogni >>, vide la Beata Vergine,
che gli mostrò, in un incantevole giardino, uno splendido
viale, coperto di rose, e lo invitò a percorrerlo. Quanti lo
vedevan camminare sotto il magnifico pergolato, esclama-
vano: << Don Bosco cammina sempre sulle rose!>>; ma sotto
le rose c'eran delle spine, e assai pungenti! Una viaf bella, ma
difficile!. .. aveva cominciato a percorrerla insieme con altri; e
questi, stanchi, l'avevano abbandonato; ... addtlorato, chia-
mava aiuto con le lacrime agli occhi, quand'ecco presentarglisi
un drappello di preti, chierici e laièi, che, gli dicono: << Don
Bosco, siamo tutti suoi; eccoci pronti a seguirla!>>. << Le rose,
spiegava Don Bosco, simboleggiavano la carità, e le spine le
mortificazioni che i Salesiani avrebbero dovuto praticare per
. percorrere la nuova via e raccogliere corone di vita eterna... >>.
In questo <<sogno>>, a çapo del fedele drappello che gli
disse : << Siamo tutti suoi; 'èccoci pronti a seguirla I >>. Don

4.3 Page 33

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II - (< Don Bosco, son pronto a seguirla!>>
15
Bosco vide indubbiamente Michele Rua. I fatti, che verremo
esponendo, ce ne dànno certezza assoluta.
L'anno dopo, 1848, << uno spirito di vertigine - scrive
Don Bosco -- si levò contro agli Ordini religiosi e contro alle
Congregazioni ecclesiastiche, di poi, in generale, contro al
Clero e a tutte le autorità della Chiesa. Questo grido di fu-
rore e di disprezzo per la Religione traeva seco la conseguenza
di allontanare la gioventù dalla moralità, dalla pietà, quindi
dalla vocazione allo stato ecclesiastico. Perciò niuna vocazione
religiosa, e quasi nissuna per lo stato ecclesiastico. Mentre
gli istituti religiosi si andavano disperdendo, i preti erano vili-
pesi, taluni messi in prigione, ·altri mandati a domicilio coatto:
come mai umanamente parlando era possibile coltivare lo spi-
rito di vocazione?
>> In quel tempo Dio fece in maniera chiara conoscere un
nuovo genere di milizia, che egli si voleva scegliere; non già
tra le famiglie agiate, perchè, esse, per lo più mandando la
lorp figliuolanza alle. scuole pubbliche o ne' grandi collegi,
ogni idea, ogni tendenza a questo stato veniva presto soffo-
cata. Quelli che maneggiavano la zappa o il martello dovevano
essere scelti a prendere posto glorioso tra quelli da avviarsi
allo stato sacerdotale... >> (r). E, tra questi, era pur l'ultimo
de' figli del defunto capo-reparto della R. Fucina delle Canne.
Il r848 recò, anche nel cortile dell'Oratorio, un soffio di
libertà ed un'eco entusiastica della guerra. E Don Bosco,
specialmente allora, conobbe che se voleva far del bene, do-
veva star lontano dalla politica. Tuttavia, acconciandosi come
sempre alle esigenze dei tempi, << in tutto ciò, com' egli di-
ceva, che non è disdicevole all'igiene, alla civiltà ed alla reli-
gione>>, lasciò che i suoi ragazzi manovrassero nei cortili,
raddoppiò gli onesti divertimenti, moltiplicò le feste e lo
splendore delle sacre funzioni; il giovedì santo li condusse .-..---
.t i. processionalmente alle visite dei Santi Sepolcri; ed alle men- ~\\.'ti,.. Po,t;l'ì
sili processioni di S. Luigi eran visti reggere i cordoni del
CENrnO ~
l'umile stendardo della Compa~nia dell'Oratorio, anche · z f.m::.11
·
? DON f;J'.;CG ~ .
\\
. ('t) Cenno storico sulla Congrega~ione di S. Francesco di Sales e relativi schia~ .t-1L
rimmtì; Roma Tip. Poliglotta della S. C.. di Propaganda, 1874.
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4.4 Page 34

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16
I. - Alla scuola di Don,,Bosco
Marchese Gustavo e il Conte Camillo Benso di Cavour. Il
padre, il vecchio Sindaco, aveva finito per ammirar, lui pure,
l'opera degli Oratori (1).
Anche Michele, che continuava ad abitare alla R. Fucina
delle Canne, risenti un po' dell'aria che spirava in quei giorni.
Gli operai, andando e venendo, cantavano a squarciagola
l'inno di Garibaldi; ed egli n'ebbe presto nell'orecchio il canto
e nella mente le parole. Ed un giorno, che veniva in città can-
terellando a mezza voce: << V a' fuori d'Italia, va' fuori, eh'è
l'ora ..... >> fu avvicinato da un vecchietto, che lo ammoni se-
riamente: << Taci, figliuolo ! se ti sentono i Tedeschi, e ci son
già alle spalle, te le dànno ! >> Ricordando questo particolare,
il Servo di Dio, a1~che dopo molt'anni, rideva di cuore.
Al principio dell'anno scolastico 1848-49, per incammi-
narsi più vantaggiosamente alla professione del padre, come
aveva già fatto Luigi, fu consigliato e mandato dalla mamma
a completar gli studi presso la Scuola Elementare Superiore
di Porta Palatina, detta anche di Santa Barbara, o Sezione
Dora. Questa Scuola, diretta dai Fratelli delle Scuole Cri-
stiane, corrispondeva press'a poco all'odierno Corso Comple-
n1entare o Tecnico Inferiore; e Michele fu ammesso al corso
il cui programma, oltre l'istruzione religiosa, prescriveva
norme e precetti di composizione, il sistema dei pesi e delle
misure vigenti in Torino, e il sistema metrico decimale, re-
centemente adottato, la geografia dell'Asia e dell'Africa, la
yrI storia dei Duchi di Savoia da Amedeo a Carlo Ema-
nuele II, e nozioni di storia naturale, disegno e calligrafia.
L'istruzione impartita dai Fratelli delle Scuole Cristiane
-- era eccellente ed assai apprezzata in Torino e in Piemonte (2).
(1) << Nel 1848 - diceva Don Bosco a Mons. Bonomelli - io mi accorsi,
che se voleva fare un po' di bene, doveva metter da banda ogni politica. Me
ne son sempre guardato, e cosi ho potuto fare qualche cosa e non ho tro-
vato ostacoli; anzi ho trovato aiuti anche là dove meno me l'aspettava... o. -
Cfr.: Questioni religiose, morali, sociali del giorno, vol. I, Il Clero e la Società
Moderna, cap. III, 5.
(2) I Fratelli delle Scuole Cristiane vennero a Torino nel 1824, chiamati
da Re Carlo Felice, per assumere la direzione di tutte le scuole maschili, aperte
dalla Regia Opera della Mendicità Istruita; mentre, per consiglio del Marchese
Alfieri e della Marchesa di Barolo, e per munificenza sovrana, le scuole fémmi•

4.5 Page 35

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II - << Don Bosco, son pronto a seguirla!>>
Vari sacerdoti si recavano settimanalmente alla scuola, a ce-
lebrare la Messa nell'attigua cappella o per ascoltare le con-
fessioni; tra gli altri, Don Bosco. Era la Divina Provvidenza,
che avvicinava sempre più, al grande Apostolo dei giovani,
Michele Rua, che ne godette in fondo all'anima; ed ogni
festa, mentre al mattino, come doveva, si recava alla cappella
dei Fratelli, nel pomeriggio cominciò a frequentare assidua-
mente l'Oratorio.
Era appena ne' dodici anni cotesto caro ragazzo, alunno
della Scuola Complementare, ed avrebbe voluto vedere Don
Bosco ogni giorno! Con questa speranza continuava a pas-
sar, di preferenza, presso l'antica via della Giardiniera; e,
spesso, o in essa, o sul viale S. Massimo, (oggi Corso Re-
gina Margherita) l'incontrava.
E ben presto una cosa l'impressionò assai: il vedere che
l'ammirazione e l'affetto suo per il giovane sacerdote eran en-
tusiasticamente condivisi dai condiscepoli.
<< Mi ricordo - diceva - che, quando veniva Don Bosco
a dirci la Santa Messa, e, non di rado, a predicare nelle do-
meniche, appena egli entrava in cappella, pareva che una cor-
rente elettrica muovesse tutti quei numerosi fanciulli. Sal-
tavano in piedi, uscivan dai loro posti, si stringevano intorno
a Lui, e non eran contenti sinchè non arrivavano a baciargli
le mani. Ci voleva un gran tempo, prima che egli potesse
giungere in sacrestia. I buoni Fratelli delle Scuole Cristiane
non potevano impedire quell'apparente disordine, e ci la-
sciavan fare. Venendo altri sacerdoti, anche pii e autorevoli,
nulla si vedeva di tale trasporto. Quando, poi, nelle sere di
confessione, si annunziava che, tra i confessori venuti per
nili della stessa opera venivano affidate alle Religiose di S. Giuseppe, venute
dalla Savoia.
La Regia Opera della Mendicità Istruita, iniziata nel 1743 dall'abate di Gar-
ressio e da Fratel Fontana dell'Qratorio di S. Filippo, fu legalmente istituita
nel 1776, con R. Patenti di Re Vittorio Amedeo III, e posta sotto l'invocazione
di S. Filippo Neri e di S. Vincenzo de' Paoli, ad istanza del Conte G. Sammar-
tino d'Agliè e del venerando Don Lorenzo Chetto. Questo sacerdote, dopo aver
consacrato vita e sostanze in pro' dei poveri, mori in concetto di santità a 44
anni, il 20 settembre 1793. - Cfr.: C. CARRERA; Cenni sulla R. Opera della Men-
dicità Istrui"ta, ecc., Torino, Vincenzo Bona, 1878.
2 - Vita del Servo di Dio Michele Rua. Voi. I.

4.6 Page 36

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18
I - Alla scuola di Don Bosco
noi, v'era anche Don Bosco, gli altri preti rimanevan senza
occupazione, perchè tutti cercavan di andare da lui per con-
fessargli i loro peccati>>.
Ed aggiungeva: << Il mistero dell'attaccamento che ave-
vano a Don Bosco consisteva nell'affetto operoso e spirituale,
che sentivano portar egli alle loro anime>>.
Anche Michele lo scelse a padre ed amico dell'anima
sua, nè più lo lasciò sinchè visse, cioè per quarant'anni. ·
Ha, veramente, del maraviglioso la sovrana attrattiva, che
Michele Rua, sin da giovane, senti per Don Bosco. Molti altri
giovani, di quei giorni, avvicinarono il santo sacerdote, ma
nessuno, con l'animo e col desiderio di studiarlo e di cono-
scerlo inthnamente, come Michele Rua. Le memorie più
care dell'apostolato di Don Bosco per le vie e per le piazze
ci vennero tramandate da lui.
Quando l'incontrava, avrebbe voluto avvicinarlo ogni
volta, e dirgli, o udirne una parola; ma il più delle volte non
poteva. Spesso, lo vedeva circondato da un gruppo di ra-
gazzi, intento a far loro un po' di catechismo. D'ordinario
eran piccoli spazzacamini, cui Don Bosco, col sorriso sulle
labbra e un incendio di carità nel cuore, prendeva, ad uno ad
uno, la mano, e glie la portava alla fronte, poi al petto, quindi
alla spalla destra e alla sinistra, ripetendo le parole del segno
della Santa Croce. ·
Talora lo scorgeva circondato da adulti, cui parlava di
cose di religione, ascoltato attentamente.
Altre volte lo vedeva fermo innanzi a. negozi o a bot-
teghe, che raccomandava questo o quel gaw;one, o cercava
lavoro per altri giovani, .disoccupati.
Quando l'incontrava solo, era sempre una festa. Appena
lo vedeva, affrettava il passo; e, come gli era vicino, si sco-
priva il capo, e, col viso raggiante, correva a baciargli la mano,.
ricambiato ogni volta, con un sorriso, una parola, o un paterno
saluto.
Avendo osservato che dispensava con generosità medaglie
e~immagini sacre, un giorno gli chiese egli pure un'in1magine.
Don Bosco, come se non avesse altro da fare, si fermò, gli ri-
pose silenziosamente 'il berretto in capo, e sorridendo all'in-

4.7 Page 37

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II - << Don Bosco, son pronto a seguirla!>>
19
sistente domanda: << Don Bosco, mi da' un'immagine, mi da'
un'immagine? ..... », sporgeva ed allargava la palma della
mano sinistra, e con la destra facendo atto di tagliarla e di
dargliene mezza, gli diceva sorridendo:
- Prendi, Michelino, prendi!...
La scena si rinnovò più volte, perchè il giovinetto, anche
per riuscir a comprenderne il significato, tornava sempre a
ripetergli la domanda; e Don Bosco, a stendergli, ogni volta,
la sinistra, e, rinnovando amabilmente il gesto con la destra,
a ripetergli carezzevolmente:
- Prendi, Michelino, prendi!...
E Michele, ogni volta, si allontanava pensando:
- Chi sa... che cosa vuol dirmi Don Bosco?
In seguito, entrato in amicizia, tralasciò di fargli quella
richiesta, ma gli restò vivo il .desiderio di conoSGer il significato
di quel gesto; e, come vedremo, appena vestito l'abito eccle-
siastico gliene chiese la spiegazione, e l'ebbe, chiara ed im-
pressionante ..
In cotesti incontri Don Bosco si occupava dell'anima e
degli studi di Michele; e questi, vedendo il paterno interessa-
mento, a quando a quando gli offriva le menzioni onorevoli,
. che riportava in classe mensilmente (1).
Cosi trascorsero due anni, il 1848-49 e il 1849-50. Nel-
l'ultimo, Michele fece la terza superiore, alla' quale il pro-
gramma prescriveva, insieme con lo sviluppo delle materie
della seconda classe, anche lo studio della lingua francese, ed
ampie nozioni di cosmografia, esercizi di corrispondenza
commerciale, saggi di disegno architettonico e di mobili, e
schizzi di carte geografiche. Contemporaneamente aveva le-
zioni di canto e di declamazione.
Nella settimana santa del 1850 prese parte al triduo che
(x) Così ci sono rimaste sette delle piccole menzioni, riportate dal Servo
di Dio nei due anni che fu alunno dei Fratelli; 3 elel prim'anno e 4 del secondo.
L'ultima di queste non indica chiaramente il nome del mese; ma dev'essere
del mese di maggio, in cui ricorre la festa dell'appadzione di. S. Michele, per-
chè dice cosi: ~ Menzione onorevole concessa all'ornatissimo giovane MrcHELÉ
RUA in fede della sua buona condotta e della sua applicazione, durante il mese di
Michele 1850. - Primo Grado: Classe 3a elementare sup. - Il direttore delle
Sdtloie FltATEL MtCHEL:8 ~•.

4.8 Page 38

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20
I - Alla scuola di Don Bosco
Don Bosco indisse in preparazione alla Comunione Pasquale
per gli alunni dell'Oratorio, e conservò gelosamente il foglio
dei ricordi, distribuito agli intervenuti.
I ricordi praticissimi erano tre: Santfficare il giorno f e-
stivo; -fuggire come la peste i compagni cattivi; - accostarsi
spesso ai Santi Sacramenti. << Dopo la Comunione-·· anno-
tava Don Bosco - fermatevi più che potete per ringraziare
il Signore e chiedergli la grazia di non morire in peccato
mortale >>.
Il foglietto, in fine, aveva questi due versi, che dovettero
in seguito, tornar più volte in mente al pio giovanetto:
Ascolta, caro figlio, il detto mio:
<< Fallace è il mondo: il vero amico è Dio!>>
Il 2r luglio assistè alla festa che si fece nell'Oratorio per
la distribuzione delle Corone, che Pio IX, di santa memoria,
in segno del suo amor di padre, aveva mandato agli alunni
di Don Bosco, in premio dell'obolo, che questi gli avevano
inviato a Gaeta; e Michele ne sentì un più tenero affetto per
il Vicario di Gesù Cristo.
Alla fine dell'anno scolastico, nel pubblico saggio, che nei
giorni ro e r r agosto diedero del loro profitto gli alunni delle
Scuole dei Fratelli a Porta Palatina - come risulta dal fasci-
colo dato alla stampe - Michele disputò sulla Religione,
sull'aritmetica, sulla cosmografia, sulla storia patria e sulla
storia naturale, e diè anche pubblico saggio di calligrafia. Il
fascicolo si chiudeva coll'elenco delle << MenziJni Onorevoli>>,
distribuite mensilmente agli allievi, che s'erano distinti per
condotta e per applicazione, durante l'anno scolastico, e Mi-
chele l'ebbe ogni mese, una di secondo ed otto di primo
grado.
I Fratelli delle Scuole Cristiane avevano una grande stima
per il giovane Servo di Dio, ammirandone il garbo, la riuscita
e l'intelligenza. Fratel Michele, suo maestro e direttore, che
molto l'apprezzava, aveva concepito la speranza d'averlo tra
i Fratelli, e glie ne par~ò. Egli però, sebbene ammirasse assai
le virtù e l'apostolato dei_ maestri, non pensava di farsi reli-
gioso; ed alle rinnovate esortazioni di Fratel Michele, avendo

4.9 Page 39

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II - «Don Bosco, son pronto a seguirla!>>
21
sentito che questi alla fine dell'anno scolastico facilmente
avrebbe avuto un'altra destinazione, si limitava a rispondergli
sorridendo:
-Vedremo! se lei rimarrà a Torino, io chiederò di entrare
tra i Fratelli!
Ornai, nel cuor suo regnava Don Bosco, sebbene il pen-
siero fosse questo: finito l'anno scolastico, troncar gli studi
per entrare nella R. Fabbrica d'Armi, e, la sera e le feste,
frequentare l'Oratorio.
Don Bosco, invece, vagheggiava qualcosa di più; e, appena
chiuse le scuole, gli chiesé paternamente:
- Michelino, ora che pensi di fare?
- Entrare nella Fucina e lavorare per aiutar la 1namma,
che si sacrifica tanto per noi.
- E non ti piacerebbe continuar gli studi?
- Oh! molto! ma.....
- E se si trattasse di studiare anche il latino, e il Signore
ti chiamasse a farti sacerdote..... non ti piacerebbe?
__:_ Se mi piacerebbe?! altro che!. .... ma la mamma!? .....
- Prova a parlarle, e mi dirai se approva.
Giunto a casa, ne parlò colla mamma, e la brava donna,
intenerita, rispose:
- Oh! desidererei tanto di vederti sacerdote!... Se il Si-
gnore mi fa questa grazia, non avrò parole per ringraziarlo.
Di' a Don Bosco, che ti lascio studiare ancor un anno, e ve-
dremo se potrai riuscire.
Anche Michele ne dovette dir grazie a Dio; ed avendo
appreso che Fratel Michele era già stato traslocato ad un al-
tro istituto, libero da qualsiasi impegno coi Fratelli, si abban-
donò con gioia ai cenni di Don Bosco, dicendogli, cordial.;
mente, se non con le parole, con i fatti:
- Don Bosco, son tutto suo; eccomi pronto a seguirla!
I

4.10 Page 40

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22
I - Alla scuola di Don Bosco
III
CATECHISTA NELL'ORATORIO
1850-1852.
Comincia lo studio del latlno, e non si applica lnteramente. - Ammoni'to,
non tarda a dar il massimo rendimento. - Prende parte a un corso
di esercizi spirituali nel Seminario di Giaveno, e impara ad apprez-
zar l'Eserct'zio della Buona Morte. - Per la festa del Rosario va
a Castelnuovo, e fa conoscenza con Giovanni Cagliero. - Compie
la prima ginnasiale. - Assiste alla vestizione del primi chierici del-
l'Oratorio. - Perde un fratello, e teme di seguirlo nella tomba. -
Continua lo studio di Don Bosco. - È ammesso alla terza ginnasiale.
- Un brutto scherzo. - Frequenta le lezioni sulla geografia del luoghi
santi. - Chiede di vestir l'abito ecclesiastico. - Comincia l'apostolato
tra i compagni. - Una testim.onianza del Card. Cagliero. - Splendide
dichiarazioni di Don Bosco. .
Conoscendo la missione che l'attendeva, Don Bosco. co-
minciò subito a lavorare per prepararsi di,gli aiutanti, ma
quante disillusioni l'attendevano da principio!
Era ancora al Convitto di S. Francesco d'Assisi, quando
prese a far scuola di latino a quattro giovani; e questi, vicini
a indossar l'abito ecclesiastico, l'abbandonavan~. In seguito,
ritentò la prova una seconda e una terza volta, e semp'ì'e
invano; distolti dalle famiglie, o per altre ragioni, tutti i nuovi
aspiranti lasciaron gli studi, e, vari, anche l'Oratorio. Ed ogni
giorno sentiva sempre più il bisogno di anime generose,
pronte a consacrarsi all'opera nascente!
Cercò di radunare alcuni sacerdoti, che lo coadiuvassero
nei catechismi, rilevando i vantaggi che_ ne sarebbero derivati

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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III - Catechista nell'Oratorio
23
a tante anime; ed anche coteste speranze andarono in fumo.
Il primo prete, che accorse stabilmente in suo aiuto, fu Don
Vittorio Alasonatti, di Avigliana, nel 1854; e, il secondo, Don
Giovanni Battista Lemoyne, genovese, nel 1864! Bisognava
che preparasse dei giovani.
Nel 1849, dopo aver procurato ad una settantina di essi
un corso di esercizi spirituali, in una villa del teol. Voia, sulle
colline di Moncalieri - dove soleva ritirarsi a ritemprar lo
spirito il Beato Sebastiano Valfrè - ne scelse quattro: Gia-
como Bellia, Giuseppe Buzzetti, che aveva cominciato a fre-
quentare i catechismi festivi nella chiesa di S. Francesco d'As-
sisi, Carlo Gastini, che fu il primo ricoverato nell'Oratorio,
e Felice Reviglio, che fu il terzo; e, durante le vacanze au-
tunnali, li affidò a un sacerdote, il teol. Chiaves, perchè fa-
cesse loro una seria ripetizione di ciò che avevano studiato
nelle classi elementari; e, al principio del nuovo anno scola-
stico, egli stesso prese a far loro scuola di latino; e, in quattor-
dici mesi, li portò cosi avanti da poter superare l'esame per
la ·vestizione chiericale e l'ammissione al corso filosofico in
Seminario. Ma, anche di questi, due soli arrivarono al sacer-
dozio, e nè l'uno nè l'altro si fermò all'Oratorio.
Nell'àgosto del 1850, propose a Michele Rua di cominciar
gli studi di ginnasio, e la stessa proposta la fece ad altri, tra
cui Giovanni Ferrero e Do111:enico Marchisio, di bell'ingegno
e condiscepoli di Michele alle scuole dei Fratelli a Porta Pa-
latina, e, in fatto di studi, due veri competitori. L'anno pre-
cedente, anche Ferrero aveva riportata la menzione onorevole
ogni mese, sette di primo e due di secondo grado; e Marchisio
ne aveva riportate sei, una di primo e cinque di secondo grado;
ma non avevan l'anima di Michele.
A maestro, per il periodo delle vacanze, diè loro un com-
pagno, un dei quattro, cui egli stesso, ornai da un anno, faceva
scuola di latino: Felice Reviglio (1); chè, anche in questo,
Don Bosco faceva come poteva, e faceva 11].iracoli.
I
(1) Nato a Torino, nella parrocchia di S. Agostino, Felice Reviglio, fu ac-
colto nell'Oratorio nel 1847. Da ragazzo era stato ammesso alla Santa Comu-
nione; ma poi, vivendo in un ambiente familiare assai trascurato, aveva di-
menticato ogni parola del catechismo; e il parroco il Teol. Vincenzo Ponsati,

5.2 Page 42

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24
I - Alla scuola di Don Bosco
Qui, ci sembra opportuno osservare, << che sarebbe di
un'ingenuità troppo spinta, pretendere da qualsiasi perso-
naggio - anche, aggiungiamo noi - canonizzato, una perfe-
zione assolu.ta, che corrispondesse pienamente all'ideale di
ciascuno di noi, senza mai lasciar nulla a desiderare, nulla a
rimpiangere. Gesù solo si presenta cosi a tutti gli sguardi che
lo cercano, e il cristianesimo non può identificarsi con nessun
altro che con Lui. I suoi migliori servi non lasciano trasparire
che pochi tratti del divino modello. E appunto Liguori che
diceva: - La vita dei santi sarebbe molto più lunga, se
coloro che la scrivono, notassero i loro difetti, come notano le
loro virtù >> (I).
Noi, di Michele Rua, diciamo e diremo, quello che abbiam
veduto, udito, o potuto raccogliere da testimoni autorevoli,
senza reticenze; e vedremo il suo eroismo nel combattere
ogni difetto, per raggiungere la perfezione!
Dopo un paio di settimane, Don Bosco chiese a Reviglio,
come si diportassero i suoi alunni.
- Sono contento - rispose il giovane maestro; - c'è
Marchisio che sembra fare dei miracoli; Ferrero parla meno,
ma intende più presto e ritiene facilmente.
E fece una lusinghiera relazione d'ogni allievo. Di un solo
si mostrò poco soddisfatto, e fece quasi cattivi pronostici sulla
riuscita, di Michele Rua.
- A me pare -· diceva il giovane maestro - che lasci
molto a desiderare; non so che cos'abbia, ma credo che non
dia troppa importanza allo studio del latino. 1
!
- un dei due ecclesiastici, che avevan tentato di condurre Don Bosco al mani-
comio, e Don Bosco per scherzo vi mandò loro - gli proibiva di accostarsi alla
Comunione, perchè non sapeva più nemmeno il Pater noster. E il Signore - che
a quando a quando, ama scherzare, a nostra istruzione - disponeva che al teo-
logo Ponsati, che fu parroco di S. Agostino per 48 anni, avesse immediata-
mente a succedere il primo alunno dell'Oratorio che sali al sacerdozio, il teo-
logo Felice Reviglio. Di bell'ingegno e di gran cuore, quest'egregio sacerdote (t il
3 febbraio z9oz), che ristorò splendidamente la sua vecchia chiesa parrocchiale,
dove si vede il suo busto marmoreo con un'epigrafe commemorativa, non si
vergognava di ripetere, anche dal pulpito, che doveva tutto a Don Bosco,
perchè, da Don Bosco aveva ricevuto «tutto>>, << a cominciar dalla camicia>>.
(1) Cfr.: Sant'Alfonso de' Llguori (1696-1787) del Barone J. ANOOT DES
RoTOURS: Introduzione.

5.3 Page 43

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III - Catechista nell'Oratorio
Don Bosco - dice Don Francesia - parve un po' scon-
certato, perchè questa relazione era in pieno contrasto con le
sue idee, e l'interruppe:
- Eppure, mi par che abbia ingegno e capacità p~r essere
almeno eguale.....
- Sarà; ma forse non l'impiega.
Dopo pochi giorni Reviglio dovette correggere il suo giu-
dizio. Giuseppe Buzzetti comunicò in bel modo, ma schiet-
tamente, il lamento di Reviglio a Rua:
- Mio caro, ho sentito una cosa, che mi ha fatto di-
spiacere. Don Bosco ha chiesto al maestro vostre notizie, e
questi gli rispose: << Degli altri mi pare di poter essere garante
che faranno ottima riuscita; di Rua dubito assai>>. Don Bosco
non voleva credere; ma ha dovuto persuadersi, che, forse,
tu non dài ancor troppa importanza a questo genere di studi.
E ti assicuro che, anche a me, fece gran pena questo giu-
dizio del maestro.
Il buon Michele ascoltò, pallido e quasi tremando; rin-
graziò l'amico dell'avviso, e promise che ne avrebbe ricavato
profitto.
<< Confesso - dichiara ingenuamente Don Francesia -
che fui tentato a non accennare questo particolare, ma non
potei ometterlo per l'amore della verità, ed anche per l'onore
del venerato amico. Quando l'accennai la prima volta nella
biografia di Giuseppe Buzzetti, lo scrissi in disteso per vedere,
quanto ci fosse di vero in ciò che avevo saputo; ed aspettavo
che la revisione mi facesse qualche osservazione sul piccolo
appunto. Invece il revisore, che era poi lo stesso Don Rua,
passò tutto approvando, e, forse, con tacita riconoscenza
verso chi gli era stato così cortese ed amorevole ammoni-
nitore >> (I).
·
·
<< Chi corregge, ama>>, dice S. Ag'\\)stino; e chi prende in
buona parte le ammonizioni e si corregge, scopre e raduna
tesori, che gli sarebbero rimasti nascosti per tutta la vita.
Quelle vacanze per Rua f"uron preziose per altre ragioni.
(1) Cfr.: FRANCESIA: Don Michele Rua; II ediz. 19u, pag. 18-19; id.: Bio-
grafia di Giuseppe Buzzetti, 1898, pag. 19.

5.4 Page 44

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I - Alla scuola di Don Bosco
Nella prima quindicina di settembre, Don Bosco, grazie ad
un'elargizione dell'Opera Pia S. Paolo, potè condurre più di
cento giovani ad una settimana di ritiro spirituale nel Piccolo
Seminario di Giaveno. E Michele, benchè non avesse l'età
richiest~ per goder del favore - era per giovani dai r6 anni
in su - fu tra i prescelti; e noi l'abbiam udito, più volte, rie-
vocare quel caro ricordo della prima giovinezza.
<< Nel 1850, quando Don Bosco condusse un centinaio di
giovani a Giaveno, perchè, in quel Piccolo Seminario, atten-
dessero ad un corso di esercizi spirituali, ebbi anch'io la sorte
di esser del numero degli avventurati. Don Bosco non predicò,
per esser più libero nell'assisterci; ma, in fine, volle darci lui
i ricordi. - Miei cari figliuoli, - ci disse, - perchè possiate
conservare il frutto di questo santo ritiro, vi darò tre ricordi.
Il primo: Ogni mese fate l'Esercizio della Buona Morte: - e
ci mostrò l'utilità di questo pio esercizio, esortandoci calda-
mente a praticarlo. - Il secondo ricordo, continuò Don Bosco,
quale sarà? Fate bene ogni mese l'Esercizio della Buona Morte!
- All'udire queste parole, vari andavamo dicendo tra noi:
Don Bosco questa volta si sbaglia; ci dà il secondo ricordo
eguale al primo; - perchè, li per lì, da noi non si capi che
insisteva sul far bene l'Esercizio mensile della Buona Morte,.
Ma quando passò al terzo ricordo, e ci disse: - L'ultimo ri-
cordo, che vi do, è questo: Fate infallantemente e bene ogni mese
l'Esercizio della Buona Morte! - oh! allora comprendemmo
l'importanza che dava e che dovevamo dar anche noi al ritiro
mensile; e in tutti restò lungamente impresso il triplice ri-
cordo, di fare ogni mese, bene, infallantemente e benè, l'Esercizz'o
della Buona Morte>>.
Nel tornar da Giaveno, la carovana, salendo da Valgioie,
fu condotta sino alla Sagra.di S. Michele, sul monte Pirchi-
riano, unQ dei più celebri monumenti sacri del Piemonte; e --
Michele fu lieto di visitar quell'antico e venerando santuario
del suo patrono, pel quale ebbe una special divozione per
tutta la vita.
Alla fin di settembre, Don Bosco condusse un altro
drappello dei giovani migliori a passar alcuni giorni di svago,
presso la casetta dov'era nn.to, ai Becchi di Castelnuovo d'Asti,

5.5 Page 45

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. lii - Catechista nell'Oratorio
27
(oggi Castelnuovo Don Bosco). Là, nel 1848, aveva ridotto
a cappella una stanzetta della casa innalzata dal fratello
Giuseppe, intitolandola alla Madonna del Rosario; ed ogni
anno vi si recava a celebrarne la festa.
Il Servo di Dio fe' parte anche della nuova carovana, e,
in casa del Prevosto di Castelnuovo, s'incontrò con un gio-
vinetto, d'aperto ingegno e d'indole piacevole, che aveva pochi
mesi meno di lui, e l'anno dopo si recava a fare il gin-
nasio all'Oratorio.
<< Lo conobbi la prima volta a Castelnuovo d'Asti-scrive
il Cardinal Cagliero - nell'ottobre del 1850, in una delle
prime gite che Don Bosco faceva con pochi giovani, buoni e
virtuosi, alla borgata dei Becchi, in occasione della novena e
della festa della Madonna del Rosario. Il Vicario, Don Antonio
Cinzano, il giorno dopo la solennità, aveva, secondo il solito,
invitato Don Bosco a Castelnuovo, a mangiar la famosa po-
lenta, insieme co' suoi giovani. Io, in quella mattina, mi tro-
vava nella casa parrocchiale, perchè, desideroso di seguire la
ca-rriera ecclesiastica, il vice parroco m'insegnava i primi ru-
dimenti della lingua latina, ed il parroco mi addestrava nelle
melodie del canto gregoriano. E mi ricordo di aver, sùbito,
rimarcato l'indole piacevole, l'ingenuità e il candore giovanile
d'uno della comitiva. Egli era il giovane Michele Rual E seppi
dai compagni della passeggiata, che era considerato da Don
Bosco come tra i migliori dell'Oratorio, e che da lui era in
modo speciale ben voluto: Discipulus quem diligebat ..... Pater!
Ci siamo avvicinati, ci parlammo e conversammo come amici
di antica data>>. Ornai la virtù di Michele era cosi evidente,
che tutti lo guardavano con ammirazione.
Il Card. Cagliero, allegramente, ci narrò più volte come
avvenne il suo primo incontro col Servo di Dio.
Servendo ogni giorno Messa in parrocchia, con l'indole
schietta e vivace era divenuto di casa; e passava col pre~
vosto, non solo la mattinata, ma spesso tutto il giorno, perchè
il viceparroco gli faceva scuola nelle ore che gli tornava più
comodo; mentr'egli faceva un po' da sagrestano e da campa-
naro, prestavasi ad ogni piccolo servizio, e scendeva anche in
cantina a prendere il vino per la M·essa..

5.6 Page 46

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28
I - Alla scuola di Don Bosco
Quel mattino - era il lunedi dopo la solennità del Rosario,
7 ottobre - appena giunsero i giovani dell'Oratorio, egli si
cacciò in mezzo a loro, portando pane ed acqua fresca; e
fece tanta amicizia con alcuni dei più grandicelli, che, questi,
dopo quattro battute, gli dissero dolcemente:
.
- Giovannino, qui tu sei il padron di casa! hai anche
le chiavi della cantina; sii buono! mènaci a gustar un dito
d1. vi.n b1. anco .I...
A Castelnuovo è più facile dar, anche ai poveri, un bic-
chier di vino,. che un bicchier d'acqua; e il piccolo castelno-
vese, pensando - narrava - che, anche se ne avessero fatto
richiesta al prevosto, questi non avrebbe tardato ad accon-
tentarli,· seguito da quei pochi, scende in cantina, e comincia
la distribuzione.
Ma... che è? che non è?... la fila degli assetati, invece
d'accorciarsi, divien sempre più lunga; e il neo padroncino,
più che seccato, n'è impensierito, non sapendo come stron-
carla, quando si vede innanzi un giovinetto, su per giù della
stessa età, con un bel paltoncino, squisito nel contegno, pieno
di grazia e di semplicità, e con tanto candore in viso, che pare
un angelo!
Cagliero ne fu subito colpito; e, sveglio, com'era, colse
la palla al balzo, e in buon piemontese gli domandò:
- E tu, ragazzino, come ti chiami?
- Michelino, - rispose Rua.
- Ed io Giovannino - ribattè Cagliero. E, deponendo ··
il fiasco e il bicchiere, delicatamente lo spinge :ffuor della porta,
e, sorridendo, gli dice: - Bravo! bravo! tu... va' a ber l'acqua!
E cosi troncò l'inattesa distribuzione, chiudendo, in
fretta, la cantina.
Al principio del nuovo anno scolastico, 1850-1851, il
gruppo degli studenti di latino, di cui" faceva parte Michele,
fu affidato al pio e colto sacerdote Don Pietro Merla, di Rivara
Canavese (1); il quale, generosamente, si mise a disposizione
(z) Il sacerdote prof. Pietro Merla (n. 1815, t 1855), d'ingegno e di gran
cuore, dopo alcuni anni d'insegnamento, lasciava la cattedra, per assumere
l'ufficio di Cappellano delle Carceri, dette allora delle Forzate, o delle Torri,
dove maturò l'idea di fondare un istituto, che chiamò la Famiglia di S. Pietro

5.7 Page 47

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III - Catechista nell'Oratorio
di Don Bosco, per dare ai nuovi aspiranti al sacerdozio rego-
lari lezioni di latino.
Erano sette, quelli che incominciarono allora il ginnasio;
ed anch'essi, prima che arrivassero alla fine, l'un dopo l'altro,
troncaron gli studi, o s'incamminarono per altre vie, tranne
il giovane Servo di Dio.
Questi, il 2 febbraio 1851 - festa della Purificazione,
che allora era ancor di precetto - assistè, con intima gioia,
alla vestizione dell'abito ecclesiastico di Gastini, Buzzetti,
Bellia e Reviglio, che Don Bosco, a comune edificazione,
volle avesse luogo alla presenza di tutti gli oratoriani.
Un altro ·fatto consolante rallegrava i più a:ffezionati a
Don Bosco. L'Oratorio, il 19 dello stesso mese, mercè un
prestito dell'Ab. Antonio Rosmini e la generosità della Con-
tessa Casazza-Riccardi, penitente del Beato Cafasso, cessava
di esser in casa di affitto, e passava in sede propria, con la
compera della casa Pinardi.
Ma una nuova sventura amareggiava la gioia che ne aveva
provato Michele. Il 25 febbraio, il suo fratello Luigi Tom-
maso, di gracilissima costituzione, a 17 anni, lasciava questa
terra. Era un angelo, lui pure, per candore e per pietà. I Fra-
telli delle Scuole Cristiane avevan posto gli occhi anche su
lui, sperando di farne un buon religioso; e anche Don Bosco
ne aveva tanta stima, che ne fece particolar commemorazione
in cappella, la sera del 7 aprile. Ed il buon Michele, tanto
affezionato ai suoi, sentì insieme lo schianto della mamma e
il dolore dei fratelli; e, debole egli pure di salute, chinava
il capo alla volontà di Dio, presentendo un'egual sorte vicina.
La morte quasi inattesa di Luigi gli richiamava in mente i
versi: .:...._ Ascolta, caro figlio, il detto mio: <<Jallace è il mondo, e
il vero amiao è Dio/ »- e, fin d'allora, glie ne fe' comprendere
cosi a fondo la verità, come non ne è convinta, nemmeno la
maggior parte delle anime buone, al termine della vita.
Per fortuna aveva Don Bolca, di cui un gesto, uno sguardo,
per le giovanette ravvedute, le quali, uscite dal carcere, desideravano darsi ad
una vita onesta mercè il lavoro delle proprie mani. La pia opera, iniziata verso
il 1850, è ancor .fiorente, ed ospita una settantina di giovinette, povere sl, ma
desiderose di vivere cristianamente fuori dei pericoli del mondo.

5.8 Page 48

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I - Alla scuola di Don Bosco
-
o una parola, bastava a infondergli forza e conforto. Conti-
nuava a recarsi a casa per i pasti e per il riposo; ma era tutto
il giorno all'Oratorio, dove serviva Messa o l'ascoltava devo-
tamente; faceva compagnia a Don Bosco quando prendeva
un po' di caffè, e cercava di rimanere al suo fianco ogni volta
che gli era possibile.
Don Bosco, con i più intimi, era di un'eminente bontà
paterna. << Alla colazione - depone il Servo di Dio nel Pro-
cesso Apostolico per la sua causa di Beatificazione e Canoniz-
zazione .- ordinariamente una semplice tazza di caffè gli
bastava. Chè, se gli venivano offerti, per tale refeziuncola,
pani dolci o fini, soleva farne distribuzione a chi gli teneva
compagnia, senza neppur gustarli. Cosi accadde, un mattino,
che, essendogli portato un piatto di biscottini, cominciò a
darmene uno; e, visto che con gusto me lo mangiai, un dopo
l'altro, me li offerse tutti, facendo io onore alla graziosa of-
ferta>>.
E, con crescente incitamento al bene, continuava ad os-
servar ogni atto, a·meditar ogni parola e a prevenire affettuo-
samente i desideri del venerato Padre e Maestro. << Ho vis-
suto· al fianco d,i Don Bosco - dichiarò molte volte - per
trentasette anni; e quanto più penso al suo tenor di vita, agli
esempi che ci ha lasciati, agli· insegnamenti che ci ha dati,
tanto più cresce in me la stima, la venerazione, e l'opinione di
santità, in modo da poter dire che la sua vita fu tutta del Si-
gnore. Mi faceva più impressione osservare Don1Bosco nelle sue
azioni anche minute; che lèggere e meditare qualsidsz" libro divoto >>.
Sono ammirabili le ascensioni di un'anima, anche in .te-
nera età, quando corrisponde alla grazia divina: e ammirabile
era già la vita di Michele. Avendo compreso, alla luce cri,:_
stiana della famiglia ed a quella che irradiava da un santo,
qual dev'essere la corrispondenza alla grazia di Dio, faceva
già il catechismo ai più piccoli, con zelo, con carità e con
frutto; ed era cosi esemplare, che ispirava divozione. Era, si
direbbe oggi, il modello degli aspiranti alle associazioni della
gioventù cattolica.
Con tant'a:ffetto all'Oratorio, non dimenticava i Fratelli
delle Scuole Cristiane; e continuò, in quell'anno, a recarsi a

5.9 Page 49

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III - Catechista nell'Oratorio
31
S. Primitivo, alla scuola di canto, prendendo parte alle esecu-
cuzioni musicali che, a quando a quando, avevan luogo; e il
20 agosto 1851, nella distribuzione de' pre)Jli, fatta dalla
civica amministrazione agli allievi dei Fratelli, ebbe il secondo
premio di musica (1).
Col nuovo anno scolastico, 1851-1852, Don Bosco affidò
i suoi studenti di latino a un altro professore, che dava le-
zioni de' primi tre corsi di ginnasio a giovinetti di condizione
agiata e signorile. Don Merla, assorbito dallo sviluppo della
Famiglia di San Pietro, non poteva più disimpegnar l'ufficio
caritatevolmente assunto, e il suo esempio aveva mosso il
prof. Carlo Giuseppe Bonzanino a surrogarlo (2).
Questi, abilissimo, alternava le lezioni ora simultanea-
mente alle tre classi, ora singolarmente a ciascuna, con una
lucidità e praticità meravigliosa. E gli alunni avevan questo
vantaggio. << Siccome, anche allora, alcuni non avevan potuto
fare regolarmente i primi corsi, e perciò si trovavan nel bi-
sogno di migliorare le loro sorti, così, mentre erano ascritti ad
una clas$e superiore, potevano, con comodità e senza vergogna,
sentir ripetere le prime nozioni grammaticali, e meglio rin-
forzarsi nell'apprendere il latino. Questo buon professore
aveva un merito speciale, quasi un segreto, per favorire questo
genere di allievi >> (3).
·
Insieme con Rua, quell'anno aveva incominciato a fre-
quentar la scuola del prof. Bonzanino, Giovanni Cagliero,
come alunno di prima ginnasiale. Rua, invece, con Marchisio
e compagni, veniva ascritto alla terza; ma pieni di buon vo-
lere, vollero ripetere quanto avevano già studiato, attendendo
alle lezioni di tutti e tre i corsi. << Ed io ricordo - scrive
(1) Conserviamo il libro, che ebbe in premio, con la dichiarazione del Di-
rettore delle Scuole, Frate! Théoger: - Les Heures du soir, par Madem.elle
CLARA FILLEUL DE PETIGNY, - Paris, chez Picai,-d, fils ainé, 26, Rue Dauphine.
(2) Quest'egregio insegnante, che avfiò felicemente ai principi della lingua
latina un gran numero di giovinetti, abitava presso la Chiesa di S. Francesco
d'Assisi, nella casa dove Silvio Pellico, prima di venire in celebrità, dimorò
paxecchio tempo, e scrisse: Le mie prigioni; ed .in quel medesimo alloggio il
prof. Bonzanino faceva scuola, e precisamente in via Barbaroux (già contrada
dei Guardinfanti) n. 20.
(3) Cfr.: FnANCESIA: Don Michele Rua, pag. 20, 21.

5.10 Page 50

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I - Alla scuola di Don Bosco
Don Francesia - di aver veduto i quaderni di Rua, con i
temi corretti, di tutti e tre i corsi ginnasiali.
>> Il sabato _mattina si dettavano i lavori, che servivano di
prova per l'assegno di posti d'onore, come allora si costu-
mava. Era una premura in tutti di fare il lavoro assegnato, e
qualche volta, anche quello della classe superiore, per sfoggio
di diligenza, che era pure dinobile incitamento, o, se si vuole,
era vanità giovevole. Quanti compagni, specialmente quelli
un po' adulti, entravano in quella scuola per fare la prima, e
verso la metà tentavano la seconda, ed alla fine erano incor-
porati nella terza ginnasiale! Rua aveva da lottare con diversi,
di non mediocre abìlità; ma, dopo le prime prove, occupò il
primo posto, e lo ritenne sempre senza contrasto.
>> Chi godeva, di queste notizie, era principalmente Don
Bosco, che, nell'andare a S. Francesco d'Assisi, dove stava
Don Cafasso, suo ammirabile maestro e direttore di spirito,
SJ>esso saliva a trovare il prof. Bonzanino, per essere informato
dé'! suoi allievi.
>> Sa chi è il primo? - gli diceva sovente il professore. -
E sempre Rua! Ha un'applicazione straordinaria, e proprio
lodevole.
>> - Ma gli starà vicino Marchisio! (r).
>> - Si, si, ma a qualche distanza!
>> Ed io so, che Don Bosco se ne serviva con mirabile
effetto, dicendo loro come era andato a trovare il professore.
Questa idea era per tutti uno dei più potenti stimoli a meglio
fare. Erano giorni giocondissimi, rallegrpti dalle più liete
speranze!>> (2).
;
Don Francesia ricorda anche quest'altro episodio, di cui
Cagliero fu testimone. A metà quaresima, in Piemonte si usa
appiccicare alle spalle di qualche amico una sega di carta, o
stampargliela con gesso sulla schiena, o fargliela portare di
nascosto, chiusa ad esempio in una busta, ad altri. Tra gli
(1) «Questo nostro compagno e grande amico di Don Rua - annota Don
Francesia - su cui Don Bosco poneva qualche speranza, lasciò gli studi; ma,
con l'aiuto di un altro giovane dell'Oratorio, avendo potuto entrare nelle Re2ie
Poste, fece· rapida e sp1endida carriera>>.
(2) Cfr.: Don Michele Rua, pag, 21-22.

6 Pages 51-60

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6.1 Page 51

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111 - Catechista nell'Oratorio
33
alunni di Bonzanino ci fu chi ebbe l'idea di mandare una
sega all'insegnante. Rua ne fu sbigottito, e disse quanto sa-
peva, perchè non si facesse quello scherzo. Ma la cosa andò
proprio al rovescio. I primi, ad entrar in classe, son tutt'oc-
chi per coglier l'occasione propizia e riuscir nell'intento. Ar-
rivano i giovani dell'Oratorio tra cui Marchisio, il quale,
furbo e giovialone, con uno sguardo e un sorriso, s'intende
con un de' compagni, già a posto, e gli dà una lettera da ri-
mettere a Don Rua, che sta per entrare...L'altro, appena
entra Michele, gli fa cenno d'accostarsi, e, porgendogli la
lettera, gli dice:
- Rua, tu, che sei ancor in piedi, saresti tanto cortese da
consegnar questo biglietto al professore? E Don Bosco che
glielo manda.....
- Volentieri! - e lo prende, e, rispettosamente, lo
porge al professore.
.· Questi, appena sente che è Don Bosco che scrive, apre il
biglietto, e, visto lo scherzo, e ritenendolo fatto a sè, più che
all'innocente che gli aveva pòrto la lettera, intima il silenzio:
- Ed è cosi .- grida - che voi corrispondete alla
buona educazione che vi dà quel santo prete di Don Bosco?
Chi si sarebbe mai aspettato che, voi, Rua, su cui io faceva
tanti buoni pronostici, vi prestaste a un atto che vi disonora?
Eccola la lettera di Don Bosco! Uno sgarbo e null'altro... C'è
da vergognarsi..I.....
Chissà come sarebbe andato a finir quel rimprovero, se
non fosse arrivato in buon punto il prof. Don Picco, che com-
prese e spiegò lo scherzo, e Bonzanino si calmò.
<< Passarono gli anni - dice Don Francesia (I) - scom-
parvero quasi tutti i compagni di allora, ma in Rua non si
cancellò mai il ricordo di ciò che per un momento parve
sfregio alla cara e paterna immagine del professore>>.
Ornai, la vocazione di Michele era decisa. Più volte,
aveva sentito, sul labbro di Don Bosco, il sospiro: << Oh! se
1
avessi dodici sacerdoti a mia disposizione; quanto bene si po-
trebbe fare I Vorrei mandarli a predicare le verità di nostra
(1) Cfr.: Don Michele Rua, pag. 25.
3 - Vita del Servo di Dio Michele Rua. Voi. I.

6.2 Page 52

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34
I - Alla scuola di Don Bosco
Santa Religione, non solo nelle chiese, ma persino sulle
piazze! >>. Altre volte, con lo sguardo su qualche carta del map-
pamondo, l'aveva visto sospirare, nel contemplar tante re-
gioni, giacenti ancora nell'ombra di morte, e l'aveva udito
ripetere la brama ardente di poter, un giorno, recar loro la
luce del Vangelo. Era la stessa carità di N. S. Gesù Cristo, che
diceva agli Apostoli: << Andate, ammaestrate tutte le genti>>; e il
buon Michele: << Potessi anch'io - diceva - esser uno di quei
sacerdoti! >>; e chiedeva a Don Bosco, che lo vestisse presto
dell'abito ecclesiastico.
Egli, benchè così giovane, era già tenuto nello stesso con-
cetto dei chierici, e insiem con loro assisteva alle lezioni set-
timanali di geografia sacra, che Don Bosco aveva iniziato per
alcuni del clero, sin dall'anno precedente, in Seminario, e nel
1851-52 continuò a Valdocco. In quelle adunanze lo udi rim-
proverar amichevolmente chi si permetteva di scherzare con
parole e sentenze dei Libri Sacri. << Nolite miscere sacra pro-
f anis >> diceva, con un'apprensione nella voce e nel sembiante,
che palesava quanto gli dispiacessero quelle irriverenze alla
parola di Dio. Michele ne guadagnò un t_enero amore per il
paese di Gesù, per il Vangelo e per tutti i Libri Santi, e un
vivo desiderio di far del bene ai compagni. E cominciò, sen-
z'indugio, a lavorare sulle orme di Don Bosco.
Mentre, di giorno in giorno, cresceva il numero degli
alunni, aumentava nell'Oratorio il bisogno d'assistenza e di
vigilanza; e Rua, comprendendo e assecondando prontamente
i desideri e le direttive di Don Bosco, non ta,dò a distaccarsi
generosamente da lui nei momenti, in cui/ anche un suo
sguardo ed una sua parola potevan giovar al mantenimento
del buon ordine e della disciplina.
· L'Oratorio di San Francesco di Sales contava già altri
giovani, interni ed esterni, affezionati a Don Bosco e intera~
mente suoi, che sarebbero stati pronti a schierarsi al suo fianco
e a viver la vita con lui, nello stesso ideale di carità. Costoro
continuavano a stringerglisi attorno, ogni volta che potevano;
e Don Bosco non aveva cuore di allontanarli, anche pe.rchè
loro insegnava sempre qualcosa, quando gli stavano al fianco.
Michele, invece, era d'un'altra tempra~ e, al cenno di Don

6.3 Page 53

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III - Catechista nell'Oratorio
35
Bosco, cominciò ad allontanarsene per lavorare, pur mante-
nendo fisso a lui il pensiero e lo sguardo per seguirne fedel-
mente le orme, come un satellite si stacca dal pianeta, at-
. torno al quale, mentre prende a girare attorno a sè, continua
a girar perpetuamente.
Il Card. Cagliero ci ha lasciato una bella pagina di co-
testo apostolato giovanile di Michele.
<< Don Bosco, conoscitore delle sue belle doti e delle sue
particolari virtù, in mancanza di assistente, ce lo aveva asse-
gnato a guida e capo, e nell'andata e nel ritorno dalle scuole
in città. l,a nostra vivacità giovanile, il nostro carattere libero,
e l'infantile nostra spensieratezza, facevano un po' contrasto
con la serena calma e la fermezza nel dovere del nostro Mi-
chele, per cui succedeva che, non sempre, era da noi consi-
derato e ascoltato..... Ma la sua esemplare condotta nella
scuola, nello studio, e nella ricreazione stessa, la sua amabile
conversazione, e la sua non comune pietà nelle funzioni di
chiesa, erano per noi motivo di riflessione e potente attrat-
tiva per avvicinarlo, amarlo, e anche obbedirlo.
>> La mattina delle domeniche egli si trovava in mezzo a
noi, nel cortile, ove si giocava e si scorrazzava, finchè Don
Bosco, terminato di confessare, dava principio alla S. Messa.
Ed era allora che il nostro Michele, con un senso spirituale,
raro alla sua età, si metteva in guardia accanto al rubinetto
della pompa, perchè coloro che dovevano fare la S. Comu-
nione non bevessero per isbaglio e non potessero più riceverla,
perchè non digiuni.
>> Durante la S. Messa, egli, col suo devoto contegno, ci
edificava ed animava a pregare, e caritatevolmente ci avver-
tiva, perchè stessimo raccolti, e facessimo il dovuto ringra-
ziamento. Non tutti avevano lo stesso fervore, ed accadeva
che qualcuno alzasse, troppo in fretta, la testa dal raccogli-
mento divoto: in questo caso, toccandoli delicatamente sulle
spalle, sussurrava loro, pian piano, all'orecchio:
>> - Ringrazia nostro Signore, ringrazz'a nostro Signore.
» Conversando con noi, ci parlava di Don Bosco, e del
grande amore che aveva per i giovani dell'Oratorio, special-
menti per quelli che erano dedicati allo studio; e ci raccoman-

6.4 Page 54

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I - Alla scuola di Don Bosco
dava perciò che l'amassimo noi pure, lo venerassimo, e ne
ascoltassimo gli insegnamenti.
>> Delicatissimo nella virtù della modestia, non consen-
tiva che si facessero discorsi liberi e pericolosi tra gli arti-
giani interni e gli apprendisti esterni; e meno poi che si faces-
sero conversazioni non convenienti tra noi, che eravamo i
prin1i studenti della casa, e pressochè tutti con la risoluzione
di abbracciare lo stato ecclesiastico. E, come il piccolo Sa-
muele che nel Santuario, vestito di bianco lino, simbolo della
sua bell'anima e celeste candore, proficiebat aetate, sapientia
et gratia apud Deum et apud homines, cosi il piccolo Michele,
nell'Oratorio, cresceva in età, in prudenza e grazia presso Dio,
mercè la direzione e la guida di Don Bosco, e presso no i,
suoi condiscepoli di studio e di vocazione>>.
Anche Giovanni Battista Francesia, che cominciò a fre-
quentare l'Oratorio nel 1851, rende, con commosse parole,
omaggio allo zelo del giovane Servo di Dio, che lo invitava,
con bel garbo, a prender Don Bosco come padre dell'anima
sua (1).
Il profitto di Michele negli studi, il suo zelo, e l'avanza-
mento nella virtù, eran cosi manifesti, che Don Bosco, a
sprone ed edificazione comune, soleva, a quando a quando,
rilevarli apertamente. E i compagni lo riferivano con sem-
plicità al santo giovinetto. Il chierico Ascanio Savio un giorno
gli disse:
- Sai, Michele? Don Bosco m,ha detto che ha dei pro-
getti su te; che in avvenire tu gli sarai di grande aiuto.
Un'altra volta gli disse più chiaramente(:
- Don Bosco ci ha detto che è sicuro d'aver trovato,
in te, chi continuerà l'opera degli Oratorì.
<< Se queste parole - osserveremo con Don Francesia -
non furono una profezia, non furon neppure una sen1pl-ice
speranza o desiderio, ma, per lo meno, una dichiarazione di
una condotta e fedeltà ammirabili>>.
Michele, in vero, c;resceva singolarmente virtuoso, perchè
ascoltava Don Bosco, e perchè singolarmente riflessivo. Le
(x) Cfr.: Don Michele 1 Rua, pag. 25-26.

6.5 Page 55

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III - Catechista nell'Oratorio
37
verità della .fede avevan su lul un ascendente sovrano; alcune
specialmente facevano un'impressione profonda. Il pensiero
della presenza di Dio, l'importanza capitale di questo pen-
siero negli anni della giovinezza, la caducità delle cose ter-
rene, la preziosa conquista di chi comincia a compiere esat-
tamente il dovere sin dalla giovinezza, son i pensieri che si
trovano anche scritti in capo ai suoi quaderni di scuola: Me-
mento Creatoris tui, in diebus juventutis tuae;- Quodaeternum
non est, nihil est; - Bonum est viro, cum portaverit jugum ab
adolescentia sua; - Deus me videt. - Questo motto è ripetuto
in latino, in italiano, per esteso e con le sole iniziali, su vari.
quaderni dei primi anni di ginnasio.
I

6.6 Page 56

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I - Alla scuola di Don Bosco
IV
VESTE L'ABITO ECCLESIASTICO
1852-1853.
Don Bosco confida a Michele le sue visioni. - Sante industrie di Don
Bosco nell'educare. - << Di Michele Rua giovinetto non si dirà mai
bene abbastanza!» - È promosso alla quarta ginnasiale; e con Giu-
seppe Rocchietti si prepara a vestir l'abito ecclesiastico. - La << Terra
promessa 1>. - Difficoltà dei fratellastri per il suo ingresso nell'Oratorio.
- Entra nell'Oratorio, e veste l'abito ecclesi'astt'co nella cappella dei
Becchi a Castelnuovo d'Asti'. - << Don Bosco voleva dirti che con te
avrebbe fatto a metà!>> - Impressioni della cerimonia - Povero nel
vestito! - Compie in un anno la quarta e la quinta ginnasiale. - Perde
un altro fratello, e teme ancor più di scender presto nella tomba. -
Vorrebbe vivere per lavorare con Don Bosco, e lo aiuta più inten-
samente. - È il suo amanuense. - Di fronte al soprannaturale. - Ot-
tiene il diploma di licenza ginnasiale. - Don Bosco gli affida la ri-
stampa d'un opuscoletto per il r903; ed egli rinnova il proposito di
lavorare sulle orme del Maestro.
La parola di Don Bosco, calma, dolce, riflessiva, era sem-
pre penetrante; e quando, nell'intimità, era rivolta ai giovani,
e pil) ancora ai suoi figli spirituali, era addirittura affasci-
nante. E Michele Rua la senti tante volte, anche nel raccoflto
dei << sogni >> misteriosi.
Vedendo sorgere la chiesa di S. Francesco di Sales, Don
Bosco non poteva non ricordare le visioni, che, negli istanti
più critici e tra le lotte più aspre, gli eran passate consola-
trici per la mente; ed una delle confidenze, che fece a Michele,
fu questa: - di aver visto una vasta casa con una chiesa, in

6.7 Page 57

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IV - Veste l'abito ecclesiastico
39
tutto simile a quella che si stava costruendo, recante sul fron-
tone la scritta: << Haec est domus meaJ· inde gloria mea!... >>
mentre, da essa, entrava ed usciva una moltitudine di gio-
vani, chierici e sacerdoti. Poi, scompariva l'incanto, e, nel
· medesimo luogo, vedeva la piccola casa Pinardi. - Eviden-
temente era il preannunzio della prima sede stabile dell'opera
che gli era stata affidata; e intanto con carità e pazienza me-
ravigliosa continuava a prodigare le sue cure a quanti spe-
rava che potessero riuscire suoi aiutanti. Li radunava, a quando
a quando, in private conferenze, e dava loro speciali ammo-
nimenti e norme di vita. In un misero mezzo foglio ab-
biamo un resoconto d'una di queste adunanze, scritto di
mano del giovane Rua; tanto l'impressionavano, fin d'allora,
le parole di Don Bosco. E che cosa aveva detto Don Bosco?
Che, per un anno, ogni settimana, ricordassero le sette alle-
grezze, che provò in questa vita la Beata Vergine; che procu-
rassero d'esser sempre causa di gioia, e mai d'amarezza, a Lei
e al suo Divin Figlio!
Il foglietto dice cosi: << Don Bosco, Don Guanti, Bellia,
Buzzetti, Gianinati, Savio Angelo, Savio Stefano, Marchisio,
Turchi, Rocchietti 1°, Francesia, Bosco Francesco, Cagliero,
Germano, Rua. - Si adunarono questi per far conferenza, il
sabato sera delli 5 giugno 1852. In questa conferenza si stabili·
di dover dire, ogni domenica, le sette allegrezze di Maria SS.
L'anno venturo si osserverà chi di questi avrà perseverato
ad eseguire ciò che si è stabilito sino al sabato prefisso, cioè il
primo del mese di maggio. - O Gesù e Maria, fate tutti santi
coloro che sono scritti in questo piccolo foglio >>•
. Chi sa quante volte il caro giovane avrà ripetuto, per sè,
l'affettuosa giaculatoria: << O Gesù e Maria,fatemi santo>>.
Nella stessa circostanza Don Bosco, desideroso di formare,
più che una società, una famiglia, col dire alla società, che
voleva fondare, uno spirito spiccatamente fraterno, riflet-
tendo come sia intelligente ed aperto sui nostri difetti l'occhio
di chi convive con noi alla familiare, esortava gli adunati a
scegliersi un monitore segreto tra i compagni, dal quale ve-
nissero caritatevolmente avvisati dei propri difetti, per evi-
tarli.
·;.
i

6.8 Page 58

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I - Alla scuola di Don Bosco
'Michele aveva già ricevuto, e posto in pratica, il consiglio.
Nelle deposizioni, fatte nei Processi per la Causa della Beati-
ficazione di Don Bosco, diceva: << Io stesso ebbi a provare di
quanta utilità ci fosse tale spirituale industria del nostro buon
Padre, poichè avvisato, nella mia fanciullezza, da chi mi ero
scelto per monitore segreto, imparai a conoscere il pregio del
tempo, e incominciai a occuparlo più utilmente>>. E aveva
scelto Reviglio !..... splendida prova d'umiltà, di volontà, e di
amore alla perfezione, fin d'allora!
E una pagina stupenda, quella in cui il Servo di Dio
accenna ai mezzi e alle raccomandazioni che usava e inculcava
Don Bosco, per infervorare i giovani alla pietà e all'adem-
pimento de' propri doveri. Oltre il monitore segreto e il buon
uso del tempo, ricorda la frequenza ai Sacramenti, promossa
con istruzioni e raccomandazioni, ripetute nei catechismi,
nelle prediche e nelle lunghe e sante conversazioni fami-
liari; - le brevi ed accese parole all'orecchio, or di questo, or
di quell'altro allievo; - il sistema preventivo nell'educare,
<e consistente nell'allontanare, quanto fosse possibile i pe-
ricoli del peccato, mediante continua amorevole assistenza,
cercando così di evitare le mancanze per non aver in seguito
a punirle >>; ·- la tolleranza per le mancanze, ripetute per ef-
fetto di leggerezza o di vivacità di carattere, tranne quelle di
offesa a,Dio, specialmente se ,contro la moralità o la religione;
- le ricreazioni piene d'allegria e di moto: << era sua massima:
Fate chiasso; correte, saltate, purchè non facciate peccati>>; -
la frequenza e la solennità delle feste litur~iche; le proces-
sioni mensili; l'Esercizio mensile della Buona Morte; le Com-
pagnie religiose, ecc. ecc.
A cotesta scuola di operosa ed illuminata carità, Michele
procurava di evitar ogni difetto e progredire nella virtù. I
compagni n'eran testimoni e l'ammiravano, chè la sua mm
era una virtù comune, ma di gran lunga superiore a quella
dei migliori.
<< Di Michele Rua giovinetto - esclamava il Card. Ca-
gliero - non si dirà mai bene abbastanza>>.
<< Fin da quandq era giovane .- ripetè le mille volte
Don Giovanni Battista Francesia - era voce comune nel-

6.9 Page 59

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IV - Veste l'abito ecclesiastico
41
l'Oratorio: - Rua è già santo, com~ Don Bosco. Non v'ha che
una differenza: Don Bosco è un santo maturo; Rua è un santo
giovane; ma la virtù dell'uno e dell'altro è uguale. L'una e
l'altra è la virtù dei santi>>.
Don Francesia faceva quest'altra testimonianza (1): << Noi
vivevamo di Don Bosco, e per Don Bosco; al di là dell'Ora-
torio, cioè fuori della nostra casa, non esisteva più nulla. I.,a
nostra vita era quella di Don Bosco, e non ci curavamo per
niente di ciò che poteva succedere nel mondo. Or, un giorno,
il discorso cadde su chi sarebbe poi stato chiamato a succe-
dere a Don Bosco. Quelli, che allora lo aiutavano e lo rappre-
sentavano, erano chierici; perchè i pochi preti che fino allora
avevano aiutato Don Bosco, un dopo l'altro erano scomparsi,
come scomparvero i più anziani dell'Oratorio. Eravamo in-
somma cinque o sei; e, per via di esclusione abbiam, tutti,
portato il nostro pensiero su Rua, perchè sembrava il più
serio, il più devoto, il più pacifico e il più affezionato a Don
Bosco>>.
Alla :fin dell'anno scolastico gli allievi del prof. Bonzanino
solevan presentarsi agli esami al Ginnasio di S. Francesco da
Paola, ora R. Ginnasio e Liceo Gioberti. Anche Michele si
presentò, e fu egregiamente promosso alla quarta ginnasiale.
Di quell'anno, Don Bosco aveva accettato nell'Oratorio
un povero giovane, di nome Giuseppe Rocchietti, che era
rimasto orfano di padre e di madre, dai 13 ai 14 anni, con pa-
recchi fratelli e sorelle minori. Tutto affetto per loro, egli
per un po' di tempo fece da capo di famiglia: lavorava tutto
il giorno, e alla sera rappezzava e ripuliva i loro abiti e la loro
biancheria. Poi, vedendo, che, malgrado i suoi sforzi, regna-
vano in casa la povertà e gli stenti, si diè attorno per trovare,
in istituti di beneficenza, un posto per i suoi pupilli; e riusci
a collocarli tutti e bene, per l'anima e per il corp'o. Rimasto
solo, divideva il tempo tra il lavoro e la preghiera; ma un pen-
siero aveva sempre in mente: incamminarsi per la carriera ec-
clesiastica; come attuarlor Provò a parlarne con vari buoni
sacerdoti; ma tutti cercaron di dissuaderlo, perchè senza
(r) Cfr.: Don Michele Rua, pag. 30.

6.10 Page 60

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42
I - Alla scuola di Don Bosco
mezzi. Privo di speranze :µegli aiuti umani, ricorse alla pre-
ghiera, e il Signore l'esaudì. Aveva conosciuto e cominciato
appena appena a frequentare l'Oratorio di San Francesco di
Sales, quando, avvicinandosi la festa del Patrono, trasportato
dalla divozione, raccolse ·quanto aveva potuto risparmiare, e
comprò un elegante velo omerale per la Benedizione col
SS. Sacramento; e, il giorno della festa, lo presentò a Don
Bosco, qual regalo a San Francesco. Don Bosco rimase com-
mosso a tanta generosità; gli parlò a lungo, e, senz'altro, l'ac-
colse come alunno interno, e l'avviò allo studio del latino.
Di quell'anno medesimo, Rocchietti compiva il ginnasio
inferiore.
E parve a Don Bosco conveniente, sia per edificazione de'
compagni, sia per loro soddisfazione, e per averne qualche
aiuto, di dar l'abito da chierico a Rocchietti e a Rua. Questi
aveva 15 anni; il primo 18. E li condusse, insieme con una
cinquantina di giovani, ad un corso di esercizi spirituali
nel Seminario di Giaveno, passando, nell'andare, per Avi-
gliana, ov'era ancor viva l'eco delle solennissime feste cele-
bratesi per la III Incoronazione della Madonna dei Laghi, e,
nel ritorno, per Trana, ove si fermarono a visitare anche quel
Santuario.
Quegli esercizi furon memorandi per il fervore di alcuni
alunni, e per la commozione destata dalla parola di Don Bosco,
che fu uno dei predicatori. Giovanni Cagliero ricordava anche
la pietà edificante del giovane Rua.
Fu in quella circostanza, che Don Bosco disse a Michele,
che si preparasse a lasciar la famiglia, e ad entr~re nell'O-
ratorio:
- Mio caro Rua, adesso tu vieni a cominciare una vita
nuova. Ma sappi, che prima d'entrar nella Terra Promessa,
avrai da attraversare il Mar Rosso e il Deserto. Se mi aiuterai,
passeremo tranquillamente l'uno e l'altro, ed arriveremo alla
Terra Promessa.
Quale il significato?
La vita di Don Rua fu tutta per Don Bosco; e Don Bosco
in vita, e dopo morte, non cessò mai d'assistere il suo prhno
aiutante. La vita dell'uno :e dell'altro si svolse tra mille· diffi-

7 Pages 61-70

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7.1 Page 61

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IV - Veste l'abito ecclesiastico
43
coltà e sacri:fizi; ma, finalmente, e l'uno e l'altro arrivarono a
cogliere il premio in paradiso. Evidentemente, la Terra Pro-
messa, nelle parole di Don Bosco, significava il paradiso!
E, sin d'allora, cominciarono per Michele i disagi e le
amarezze della traversata del Mar Rosso e del Deserto di que-
sta vita. Appena si sparse tra i parenti la notizia che sarebbe
èntrato nell'Oratorio, per avviarsi al sacerdozio, i fratellastri
non furon del parere della mamma e dell'ultimo suo fratello,
Giovanni Battista, già impiegato nella Fucina delle Canne,
ben contenti ch'egli seguisse quella via. Perchè avviarsi per
una carriera diversa dalla loro? << Chi è D. Bosco? - dice-
vano - e qual garanzia può dar a chi gli si affida? ..... E Mi-
chele non sarà uno degli illusi? Non sarebbe meglio, che fa-
cesse come abbiam fatto noi, e come hanno fatto gli altri fra-
telli, e si mettesse a servizio del Governo? Con gli studi che
ha fatto, con l'intelligenza che ha, può esser certo di una bella
riuscita!>>.
Nè si limitarono a parlarne tra loro; ma, convinti di
compiere un'opera buona, avvicinarono la vedova madre, le
palesarono i loro pensieri, e le ricordarono com'ella fosse ob-
bligata a provvedervi : << Che sarebbe di lui, se poi non riu-
scisse, e se un bel giorno ve lo vedeste comparire davanti,
avanzato negli anni e senz'impiego? Noi parliamo per il suo
e per il vostro bene, e crediamo di non sbagliare>>.
In verità, a quei tempi, l'opera di Don Bosco non poteva
dare, tanto meno ad occhio profano, troppo affidamento.
Diversi però, erano i giudizi di Michele, di Cagliero,
Francesia, Savio e di vari altri affezionati figli di Don Bosco.
Don Bosco era tutto per loro, e l'Oratorio era la casa suscitata
dalla Divina Provvidenza per la salvezza della gioventù; e la
nuova chiesa di S. Francesco di Sales, piccola e bassa, ma
grande ed alta a confronto della prima cappella-tettoia ari-
dosso di casa Pinardi, sorta in pochi mesi ed inauguratasi
solennemente in quell'anno il giorno della Consolata, era
una prova tangibile della ben~dizione di Dio. Senz'averne
ancor l'idea, senz'aver ancor in mente il pensiero d'unirsi in
società religiosa, eran già membri nati della nuova famiglia,
che Don Bosco pensava di fondare.

7.2 Page 62

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44
I - Alla scuola di Don Bosco
Michele lasciò dire; e pieno di fede in Dio e in Don Bosco,
col consenso della mamma e del fratello Giovanni Battista,
si disponeva· ad entrar all'Oratorio.
Prima che facesse questo passo, Don Bosco volle si re-
casse a S. Francesco d'Assisi, per parlare della sua vocazione
con Don Cafasso, santo ed illuminato direttore di spirito.
<< Don Bosco - dichiara Don Rua nei citati Processi - non
si fidava interamente di sè nel dar consigli; e, oltre a ricorrere
egli stesso a persone competenti, mandava pure quelli che a
lui ricorrevano, ora da uno, ora da un altro. Cosi ricordo,
che, tra gli altri, mandò me stesso a consultare Don Cafasso
sulla mia vocazione>>.
Non sappiamo quali sieno stati i consigli, che il santo sa-
cerdote diè, in quel colloquio, a Michele; -· il quale aveva
già vari punti di somiglianza con lui: la stessa figura d'asceta,
la stessa severità con sè stesso, lo stesso slancio per far ogni
cosa con p~rfezione; - ma questo è certo, che Don Cafasso
non potè non ammirare un pegno evidente delle speciali
benedizioni che il Signore cominciava a far discendere sul-
l'Opera iniziata dal suo conterraneo.
E il 24 settembre entrò nell'Oratorio; e fu, com'egli ri-
cordava, il 37° degli interni. << Quando si preparava il suo let-
tuccio, dove rimase finchè non salì, il primo, ad abitare la
soffitta, in faccia alla scala del primo tratto di fabbrica, innal-
zato da Don Bosco in Valdocco, colui che n'era incaricato
diceva ad altri ricoverati, che lo circondavano:
>> - Questo si che è veramente buono! Voi sarete buoni
quanto volete, ma il più buono di tutti è Rial
>> Ascoltando questo bell'elogio - afferma Don France-
sia - non si poteva fare a meno di approvarlo>>.
Nello stesso giorno, con Rocchietti ed altri compagni, e
Mamma Margherita e Don Bosco, si recò a Castelnuovo p·e.r
passare ai Becchi alcuni giorni, che la presenza, la parola e
gli esempi del Maestro rendevan pieni di tali eccitamenti al
bene, che miglior frutto non si sarebbe ricavato da un corso
di esercizi spirituali!
Là, pres·so l'umile casetta del Padre, si viveva la stessa vita
dell'Oratorio, con questa consolazione di più: << che Don

7.3 Page 63

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IV - Veste l'abito ecctest'astico
45
Bosco, non distolto da altri, era tutto a nostra disposizione.
Egli con noi in ricreazione, egli il nostro Maestro! Quante
volte ci spiegava, radunati tutti insieme gli allievi dei diversi
corsi, qualche lettera di S. Girolamo, suo autore prediletto!
Ma si aspettava con ansietà l'ora del tramonto, perchè, allora,
dopo aver passato più ore a studiare, si usciva a passeggio con
lui, che ci conduceva in una piccola vigna, vicino a casa, a
mangiar uva, e più ancora a godere la sua santa conversazione!
Anche a pranzo eravamo con lui!>> (r).
E venne la domenica 3 ottobre, solennità della Madonna
del Rosario, fissata per la cerimonia della vestizione dei chierici.
Cantò messa, nell'umile cappella, il teol. Antonio Cinzano,
Vicario di Castelnuovo, che diciassett'anni prima aveva- dato
la veste chiericale anche a Don Bosco. Benedette e distribuite
le vesti, il celebrante aiutò ad indossarla il più adulto dei can-
didati, Giuseppe Rocchietti, e il teol. Giovanni Batt. Berta-
gna, che fu poi Arcivescovo tit. di Claudiopoli, l'aggiustò a
Michele. A mensa, il Vicario chiese a Don Bosco:
- Ti ricordi, quando, essendo tu ancor chierico, 1ni dicevi:
<< Io avrò dei chierici, dei preti, de' giovani studenti, e dei
giovani operai; avrò una bella musica ed una bella chiesa?>>.
Ed io ti rispondeva che eri matto?..... Adesso si vede che,
realmente, sapevi quello che dicevi! .....
I << sogni >> continuavano ad avverarsi: << Don Bosco po-
teva dir finalmente, additando il chierico Rua: << Questo chie-
rico è mio I>>.
Giuseppe Rocchietti, dotato di gran capacità e felicissima
memoria, congiunta a rara pietà, - aveva una special devo-
zione per l'Addolorata - dopo sei anni di chieric~to, venne
ordinato sacerdote, e restò con Don Bosco, finchè :questi ebbe
bisogno dell'opera sua; in :fine passò alla diocesi (2).
(1) Cfr.: FRANCESIA: Don Michele Rua, pag, 31,
(2) Prese questa risoluzione, per le continue sofferenze di salute. Appena
si senti meglio, tornò all'Oratorio, si ascrisse anche alla Società Salesiana, e
confessava e predicava con tanta fede e carità, che incontrava l'ammirazione
di tutti. Ma, per l'accresciuta acerbità dei suoi mali, fu costretto a ritirarsi di
nuovo, e si aggregò al clero della diocesi. Fu prima direttore spirituale del
piccolo Seminario di Giaveno, poi parroco di S. Gillio, amato e venerato da
tutta la popolazione. Mori il febbraio 1876; e ne disse l'elogio funebre Don

7.4 Page 64

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I - Alla scuola di Don Bosco
Michele, invece, fin dal prir.no giorno che vestl l'abito
ecclesiastico, apparve a Don Bosco nella sua realtà. Rivide
egli il sogno del pergolato e della via seminata di rose e di
pungentissime spine, e l'abbandono di quanti avevan comin-
ciato, insieme con lui, a percorrerla, e, in fine, il drappello
de' preti e chierici, che gli si facevano incontro, dicendogli:
<< Don Bosco, siamo tutti suoi; eccoci pronti a seguirla!>>... e, a
capo del drappello, riconobbe il chierico Rua, Don Rua! ...
Tornati all'Oratorio, Michele chiese al padre dell'anima
sua:
- Rammenta, signor Don Bosco, quegli incontri che ebbi
più volte con lei, quando andava a scuola dai Fratelli, e che,
chiedendole io un'immagine, lei mi faceva segno di volermi
dare metà della mano? che cosa voleva dirmi?
- Oh! mio buon figliuolo - gli rispose, commosso, Don
Bosco - ornai tu dovresti comprenderlo, ma lo comprenderai
meglio in seguito !... - e dopo qualche istante proseguì:
- Don Bosco voleva dirti, che, con te, un giorno avrebbe
fatto a metà!
Anche astraendo dall'illustrazione celeste, è chiaro che
Don Bosco vedeva nel giovane e nel chierico·Rua l'anima più
devota e capace di comprendei:lo e d'aiutarlo.
Ed è doveroso aggiungere, che se i Salesiani, fortuna-
tamente, posson dire quasi in ogni circostanza: << Dobbiam
fare cosi, perchè cosi ha fatto, o avrebbe fatto Don Bosco!>>,
convinti, che il seguir gli esempi del Fondat~re infonde, nel
cuore e nelle opere dei :figli, un'onda di vita in ogni tempo
meravigliosa, la lode va data a Don Rua, che, fin d'allora, con
l'esempio, e poi, con l'autorità e col consiglio, li spronò allo
studio e all'imitazione di Don Bosco.
La cerimonia della vestizione dell'abito dovette impressio-
nar altamente il Servo di Dio. Dalle parole che, divenuto su-
periore della Società, rivolgeva ai nostri ascritti il giorno che
ricevevan dalle sue mani l'abito benedetto, possiamo e dob-
biam arguire quali sentimenti gl'inondassero l'anima, in quel
Rua;
e
quanto'
abbiam
'
detto
di
questo
virtuoso
ex-allievo
di
Don
Bosco
l'ab-
biam tolto, quasi alla lettera, dagli àppunti presi dal Servo di Dio, in quelln
circostanza.

7.5 Page 65

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IV - Veste l'abito ecclesiastico
47
giorno memorando. Ogni capo dell'abito ecclesiastico, il ber-
retto, .il collarino, la talare, aveva, nel suo fervore, un lin-
guagg10:
<< Il berretto, con i tre spicchi che fanno capo ad un fiocco solo,
vi ricordi che, in cima ad ogni nostro pensiero, devon essere gli in-
teressi del Signore, uno nell'essenza, trino nelle persone, di cui siete
servi, e vi avviate ad essere ministri. E come servi di Dio, voi do-
vete, fin d'ora, pròmuovere il suo onore, e fare la sua volontà, e fare
onore a Dio colla vostra condotta.
>> Il collarino, che vi cinge la gola, vi ricordi l'obbligo della morti-
ficazione, o meglio quella temperanza cristiana, alla quale esorta il
Divin Salvatore quando dice: - Si poenitentiam non egeritis, omnes
similiter peribitis; - mentre, col suo color bianco, vi dice la purezza,
cui, quindi innanzi, devono essere ispirati i vostri discorsi. Astenetevi,
perciò, non solo dai discorsi immorali, che disdicono ad ogni cri-
stiano, ma da ogni parola che possa dispiacere al Signore, come le
menzogne, le mormorazioni, le trivialità.
>> La talare, poi, che avete indossato, e vi dà un aspetto di gravità,
vi rammenti che dovete serbare un contegno decoroso, quale si ad-
dice a ohi ha scelto a sua parte il Signore. È di color nero, e il nero
si adopera per i funerali: la talare, quindi, vi dica che siete morti al
mondo; alle sue vani~, alle sue pompe. Ah! non andate più dietro
a queste cose, cui avete rinunziato; ma, quind'innanzi, il vostro studio
sia il progredire nella perfezione >>.
E con grande tenerezza insisteva:
<< Nella benedizione dell'abito, abbiam domandato al Signore che
servisse ad indicare come consacrati a lui quelli che lo avrebbero
indossato: -. Ut tibi cognoscantur esse dicati! - Non vi sia contrad-
dizione tra l'abito e la realtà: siate, e mostratevi, tutti di Dio, nelle
parole, nelle opere, negli affetti. Ciò, che non può essere tollerato
in un laico, è disdicevole, molte volte, in un chierico. Purificatevi
sempre, e santificate, coll'intenzione, anche le opere indifferenti. E,
nelle cose del Signore, impiegate tutta la diligenza, che vi è possibile.
>> Amate l'abito sacro che avete vestito, e tanto a sera, quando lo
deponete, come al mattino, quando lo rimettete, baciatelo, e baciatelo
con trasporto>>.
Gli angeli, di cui era divotissimo, chissà quante volte
ammiravano il giovane chierico stampare, sull'abito sacro, un
bacio d'amore.
Il chierico-Rua, anche per un altro titolo, doveva baciar

7.6 Page 66

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I - Alla scuola di Don Bosco
con trasporto le nuove divise: << Da secolare, attesta Don
Francesia - e ripeteva il Card. Cagliero - egli era sempre
vestito benino, nei giorni stessi di scuola aveva abiti modesti,
ma ben fatti e di buona stoffa; alla domenica, poi, era tutto in
ottima condizione. Divenuto chierico, vestiva come poteva,
facendo a metà, anche negli abiti, con Don Bosco. La sua
prima mantelletta da estate e il suo primo mantello da inverno
eran stati usati dal Venerabile; e bisognava vedere per credere!
Allora il eh. Rua appariva, vivo e vero, come si suole talvolta
rappresentar San Luigi. Lo ricordo, e lo vedo ancora cosi,
come se lo avessi veduto ieri soltanto!>>.
Il Servo di Dio, puro come un giglio e ubbidientissimo
a Don Bosco, molto prima che pronunciasse formalmente i
voti religiosi, cominciò a praticarli, compreso quello della
povertà, in maniera esemplare.
Nel nuovo anno scolastico (1853-1854), ebbe a maestro un
altro insegnante privato, il prof. Don Matteo Picco, che dava
lezioni di umanità e rettorica, ossia di IV e V ginnasiale,
in casa sua (r).
Anche quest'egregio sacerdote accettò con riconoscenza
alla sua scuola i giovani dell'Oratorio, certo che avrebbero
portato tra i suoi allievi, non sempre troppo solleciti nello
studio, un po' d'emulazione, con la diligenza e docilità loro,
ornai nota. Aveva osservato la condotta e il profitto degli al-
lievi del professor Bonzanino, e desiderava che un po' di buon
esempio penetrasse anche tra i suoi numerosi scolari.
· Il eh. Rua v'entrò quale allievo di umanità, o di 4a gin-
nasiale, e, dopo breve tempo, fu ammesso trafquelli di 5a, o
di rettorica. Aveva dei forti e studiosi competitori, ma presto
s'impadroni del prhno posto, e stabilmente.
<< In quella scuola - narra Don Francesia - c'era un
altro mezzo per riscaldar l'emulazione; due banchi più vicini
al professore avevano niente meno che il pomposo nome di
<< Senato Romano >> ed erano detti Senatori i primi quattro
giovani, dell'una e dell'altra classe, che vi prendevan posto.
(x) In via Franco Bonelli (già contrada dei Fornelletti), angolo via S. Ago-
stino, presso piazza Giulio.

7.7 Page 67

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IV ~ Veste l'abito ecclesiastlco
49
Era una scossa salutare, che moveva anche i più riottosi, e,
spesso, faceva saltar su energie che parevano assopite. Ma,
ben presto, ogni sforzo di passar innanzi al chierico Rua fu
vano: senza contese, egli finì per essere fra tutti regolarmente
il primo. Noi sentivamo come un'eco di questi trionfi venire
fino all'Oratorio, e ringraziavamo il Signore, di aver dato a
Don Bosco un cosi valido aiuto>> (1).
Ma pur in quell'anno un altro colpo, inaspettato, ricor-
dava al Servo di Dio la cadu_cità delle cose di quaggiù, e lo
stringeva sempre più al Signore. L'unico fratello, che gli re-
stava, Giovanni Battista, impiegato alla R. Fabbrica delle
Canne, delicato egli pure di costituzione, il 29 n1arzo 1853,
terza festa di Pasqua, passava all'eternità, in età di 23 anni.
Michele ne fu assai colpito. << Io non vidi l'amico più affiitto
di quella volta - ricorda Don Francesia. - So che si era al
priucipio di primavera, ma pioveva, ed era una mestissima
giornata. Ci eravamo fatto un poco di scuola, e, accortomi
delJ.a sua pena, non potei trattenermi dai dirgli:
>> - Che hai di tanto grave, che sei così triste?
>> Egli alzando gli occhi al cielo, disse sospirando: - Mi
è morto mio fratello.
>> Che poteva dirgli mai di consolante? Si era nella sacre-
stia dell'Oratorio festivo, si tralasciò la scuola, e si andò in
· chiesa a pregare, e fu un lungo pregare! Come ricordo quel
giorno! Sembra oggi!>> (2).
Che farà la vedova? e il figlio resisterà alla dura prova?
Il Signore guidava ogni cosa. La mamma abbandonò l'allog-
gio, che aveva alla Fucina, e si ritirò presso l'Oratorio, nella
casa che apparteneva alla signora Bellezza, dove restò fino
alla morte della madre di Don Bosco, quando,. come vedremo,
prese il posto suo nell'Oratorio.
..
Il Servo di Dio era nuovamente preoccupato dal pensiero
della morte. Dei nati delle seconde nozze era l'unico super-
stite, e dei cinque fratelli del primo letto, due appena avevan
superato la grave minaccia.
(x) Cfr.: Don Michele Rita, pag. 34.
(2) Idem, pag. 28.
4 - Vita d•l Servo di Dio Michele Rua. Voi. I.

7.8 Page 68

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I - Alla scuola di Don Bosco
- Ora tocca a me I -. diceva con tristezza, a chi cercava
consolarlo; - ora tocca a me!
Non aveva ancora sedici anni e, a quando a quando, si
sentiva indisposto; il timore era fondato.
Aveva paura della morte? No! Alla scuola di Don Bosco
aveva imparato a conoscere il dono della vita, la preziosità
del tempo, il bene che se ne può fare, con la grazia di Dio; e
desiderava lavorare, lavorare; e non sapeva, sopra tutto, adat-
tarsi al pensiero di abbandonare Don Bosco.
Figlio di lavoratori del campo e dell'officina, amava il la-
voro; e la sete di lavoro, che l'accompagnò in tutta la vita,
era già in lui viva e forte, e stupiremo di fronte alla sua atti-
vità. Non senza disposizione della Divina Provvidenza, il suo
ingresso nell'Oratorio avvenne contemporaneamente al primo
sviluppo dell'Opera salesiana.
Appena compiuta la chiesa di S. Francesco, s'eran gettate
le fondamenta di una nuova casa per i giovani: un bel corpo
di fabbrica, a tre piani, oltre le soffitte e il sotterraneo, pa-
rallelo alla vecchia casa Pinardi. Alla fin di novembre la co-
struzione era già al tetto, quando, dopo una lunga pioggia, la
notte del dicembre, con gran fracasso crollò; e, per fortuna,
o meglio per grazia del cielo, una parte de] muro diroc-
cato, restò in piedi contro ogni legge d'equilibrio, mentre
avrebbe dovuto rovesciarsi sull'attiguo dormitorio, e schiac-
ciar gli alunni ne' loro letti. Mamma Margher~a e il eh. Rua
furono i primi a balzar in piedi, per rendersi conto della di-
sgrazia. Don Bosco, col suo abituale sorriso, andava ripetendo:
<< Il diavolo ha voluto darci un calcio; ma state tranquilli, il
Signore è più forte di lui, ed egli non riuscirà ad impedire.
l'opera di Dio>>. E la costruzione del nuovo edificio era ri-
presa a primavera, e compiuta.
L'Opera di Don Bosco, superando difficoltà, ostacoli, e
lotte di ogni genere, veniva prosperando per la visibile assi-
stenza divina. E il Fon~atore, fin da quell'anno, approfittando
della comodità della nuova chiesa, volle dar maggior sviluppo
ai catechismi quotidiani della quaresima; e, negli ultimi giorni
di carnevale, mandò il eh. Rua ed altri chierici, provvisti di
regalucci, in cerca di giovani, in tutti i dintorni, per attirarli

7.9 Page 69

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IV - Veste l'abito ecclesiastico
51
all'Oratorio. Cosi, anche ogni giorno della quaresima, poco
prima dell'ora stabilita per le lezioni, il chierico Rua prendeva
il campanello, e, suonando, s'aggirava nelle vicinanze, per
ricordare ai giovani ch'era tempo di recarsi al catechismo.
A un'altr'opera Don Bosco poneva mano in quella prima-
vera, alla pubblicazione delle Letture Cattoliche, dirette a
smascherare gli errori e le insidie dei protestanti. Dapprima
quindicinale e, poco dopo, mensile, con fascicoli di maggior
numero di pagine, benedetta da molti Vescovi e da Pio IX,
per lo spirito profondamente cattolico, al quale era ispirata,
la nuova iniziativa prese subito larga diffusione; e l'attivis-
simo chierico divenne il primo collaboratore di Don Bosco
nel nuovo lavoro.
<< Don Bosco - osservava Don Francesia, e l'udimmo ri-
petere più volte anche da Don Rua - era incontenta-
bile nel suo lavoro. Co1ninciava a scrivere, poi rileggeva, e
· toglieva, e postillava; e la sua pagina riusciva, spesso, come
un campo di battaglia..... Quante cancellature! quanti ri-
chiami! quanti segni diversi e diffusi qua e là! Più di una volta
egli veniva in mezzo a noi con un foglio o due di carta pro-
tocollo, e ce li distendeva davanti agli occhi..... Era bravo chi
ci capiva! E il buon Padre, tutto sorridente, si volgeva al chie-
rico Rua e gli diceva: - Ecco un po' di lavoro! - e scherze-
volmente aggiungeva: - Ma per poter capire, bisogna che
tu sia in grazia di Dio! ..... -E noi a stupire, nel veder il no-
stro compagno prender senza scomporsi quei fogli, portarseli
a posto nello studio e cominciare l'opera affidatagli>>.
Il numero degli abbonati alle Letture Cattoliche fu subito
ragguardevole, e destò l'ira dei protestanti, che non rispar-
miarono mezzi per persuader Don Bosco a cessar dalla pub-
blicazione. << Egli - attestava Don Rua - ebbe a soffrire, in
tale periodo, gravissime tribolazioni, giacchè gli eretici, ve-
dendo che le loro lusinghe pei- nulla giovavano, vennero alle
n1inacce, e dalle minacce anche ai fatti. Fu molestato gran-
demente l'Oratorio di S. Luigi, come pure quello di S. Fran-
cesco di Sales; fu assalito in casa e fuori di casa, vari colpi di
pistola furono sparati contro. di lui, e sarebbe certamente
rimasto vittima di quegli attentati, se non fosse intervenuta

7.10 Page 70

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1 - Alla scuoia di Don l3oscò
una protezione speciale, e direi prodigiosa della Divina Prov-
videnza, come sarebbe. quella dell'apparizione improvvisa di
un grosso cane nei n1omenti di maggior pericolo. Io stesso
vidi questo cane per ben due volte, che da Don Bosco ebbe il
nome di Grigio dal colore del suo pelo>> (r).
Dinanzi a questo intervento meravjglioso e ad altri fatti
singolari, la natural trepidazione dei più affezionati allievi per
l'incolumità di Don Bosco esulò del tutto, e diè luogo alla più
viva riconoscenza per il Signore. Anche nell'anima di Mi-
chele, l'evidente intervento di Dio e il soprannaturale che,
di frequente, scorgeva attorno alla persona del Maestro, fe-
cero, come vedremo, nascer tanta calma che, in breve, divenne
certezza, anche riguardo alla stabilità della sua salute.
Al termine dell'anno scolastico si presentò agli esami al
Collegio del Carmine, oggi Ginnasio Cavour. Fra gli esami-
natori si trovò il prof. Domenico Cappellina, il quale, par-
lando poi con Don Picco del chierico Rua, usci in queste pa-
role: - Mi permetta che le invidii un allievo di tanto valore.
Non mancherà di fare una splendida carriera I
E subito, conseguita la licenza ginnasiale, egli si pose
a far scuola ad altri aspiranti di ginnasio. << A quei tempi -
spiega Don Francesia -· noi .solevamo prendere gli esami
finali oggi, per rimetterci domani' a studiare. E il chierico
Rua, appena terminati i suoi esami, fu invitato a fare un po'
di ripetizione a quelli dei corsi inferiori..... Belle vacanze,
che salvarono, e continuano a salvare molte 'Vocazioni, per
mezzo del continuo lavoro! >>.
Stava dunque facendo scuola di latino ad alcuni compagni
(1) Giuseppe Zucca di Murialdo presso Castelnuovo d'Asti (n. 1845 t 1928h_
alunno dell'Oratorio dal 1856 al 1859, ci diceva il 18 marzo 1928: << Era noto-
-rio che il grigio aveva preso il posto degli alunni nell'accompagnare Don Bosco,
perchè, mentre prima si faceva accompagnare da qualcuno di noi, da quando
cominciò a comparire il grigio in. sua difesa, non ebbe più bisogno della nostra
compagnia, che più volte aveva servito ben poco. Noi, però, continuammo
anche a tarda sera, a recarci da soli in città per incarico di Don Bosco; ed io
pure v'andai tante volte. E ,siccome quando passava nei luoghi scuri e de-
serti, dove sapeva che avevàno attentato alla vita di Don Bosco, mi veniva
adosso un po' di spavento, ecco che compariva il grigio e mi accompagnava
a casa, e cessava ogni paura. Queste comparse, ripeto, io stesso le vidi e con-
statai molte voffe I..... ».

8 Pages 71-80

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8.1 Page 71

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IV - Veste l'abito ecclesiastico
53
mentre studiava per conto proprio, dovendo dar l'esame di
ammissione al corso di filosofia nel Seminario Arcivesco-
vile, quand'ebbe da Don Bosco la parola che lo confortò.
In quell'anno, (1853), s'era celebrato il IV Centenario
del Miracolo del SS. Sacramento; e Don Bosco, per l'occa-
sione, aveva pubblicato un libriccino di notizie storiche in-
torno al prodigio (1); e la sera del 22 settembre ne parlava col
eh. Rua. Questi era andato a prenderlo alla villa del prof. Don
Matteo Picco (dove Don Bosco soleva recarsi a passar qual-
che giorno per attendere, con un po' di tranquillità, nella
quiete della campagna, ai suoi impegni di tavolino, ed anche
per approfittare delle vaste cognizioni letterarie, storiche e
scientifiche di quel buon professore), e v'era andato con al-
cuni compagni anche per far omaggio al maestro in occasione
dell'onomastico che s'era festeggiato quel giorno, e gli aveva
letto, egli pure, alcuni versi, augurandogli che durasse costante
il bell'amore, la pace, la letizia di quella festa. Arrivati al
Borgo, che si chiamavà dei Santi Bino..ed Evasio, poco lungi
cl~l ten;1pi9 della Gran Madre di Dio, Don Bosco, discorrendo
deÌle feste centenarie del Miracolo e delle buone accoglienze
fatte all'accennato opuscolo, diceva a Michele:
- Quando nel 1903, si celebrerà il nono cinquantenario,
io non ci sarò più; ma tu ci sarai ancora! E, fin d'adesso, ti
affido l'incarico di ripubblicarlo.
- Ben volentieri - rispose il chierico - accetto si dolce
incarico; ma se la morte mi facesse qualche scherzo, e mi to-
gliesse da questo mondo prima di quell'epoca?
·
- Sta' tranquillo - insistè Don Bosco - che la morte
non ti farà nessun scherzo, e tu potrai compiere l'incarico che
ora ti affido.
Il Servo di Dio mise da parte una copia dell'opuscolo
per trarla fuori nel 1903: e, pienamente ral;lserenato, rin-
novò il proposito di vivere sempre con Don Bosco.
(1) Notizie storiche intorno al Miracolo del SS. Sacramento, avvenuto in
Torino il 6 giugno 1453. - Anno I, fase. 6 de:lle Letture Cattoliche.

8.2 Page 72

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54
I - Alla scuola di Don Bosco
V
IL PRIMO SALESIANO
'
1853-1855.
Compie il corso filosofico e disimpegna altre mansioni. - Vigila per l'os-
servanza delle norme tradizionali della disciplina nell'Oratorio. -
Vigila ancor più su se stesso. - Don Bosco lo stima più dP.gli altri
chierici. - Sua attività in rraldocco e nell'Oratorio di S. Luigi a
Porta Nuova. - Sua mortificazione. - Fa scuola di aritmetica agli
alunni del prof. Bonzant'no. - Commenta una pagina del testo greco
dei SS. Vangeli. - Dagli alunni z'nternt' è proclamato all'unanùnità
il migliore dell'Oratorio. - Prende parte ad un'adunanza privata
per lo stabilimento della Società Salesiana. - Comincia ad attendere
alla meditazione quotidiana. - A Torino scoppia il colera e t'l Servo
di Dio si presta generosamente all'assistenza de' colerosi. - Corre
grave pericolo. - È testimonio della guarigione prodigiosa di Giovanni
Cagliero. - Sue cure per una squadra di orfanelli. - Per il primo fa
i voti religiosi in mano di Don Bosco. - Cont.inua lo studio del Mae-
stro. - Come S. Giovanni Berchmans!
I
Quando Michele Rua vesti l'abito eéclesiastico, eran di-
ciassette appena i chierici in Torino; e vivevano in famiglia,
ed alcuni all'Oratorio. Questi, di anno in anno, andarono
crescendo, e facevan vita comune sotto la direzione e la vigi-
lanza di Don Bosco; mentre gli altri, che andavano scemando,
invece di continuare a dividersi in tre << Cleri>>, o raggruppa-
menti ecclesiastici, addetti alla chiese del Corpus Domini, di
S. Filippo e di Santa Maria di Piazza, nei giorni festivi si re-
cavan tutti a S. Filippo per il servizio all'altare, e, di. là, alla
chiesa dei Preti, della Missione, per l'istruzione religiosa.

8.3 Page 73

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V - Il primo salesiano
55
Tutti, poi, andavano a scuola in Seminario, o, diciam meglio,
nei mezzanini del palazzo del Seminario, tra piazza S. Gio-
vanni e via 4 Marzo, dove continuavano ad abitare i pro-
fessori.
Il Seminario Arcivescovile di Torino era chiuso dal 1848,
quando i duecento alunni, candidati al sacerdozio, dopo una
fatale insubordinazione, venivano rimandati alle famiglie; ed
i] magnifico edifizio juvaresco, che, durante la guerra, aveva
servito da ospedale militare, nel 1853 era sempre alla dipen-
denza del Ministero delle Armi, finchè il 29 n1aggio r854 ac-
coglieva i soldati, che vi restavan sino al 1865.
Le scuole, adunque, del Seminario si facevano negli al-
loggi dei professori, perchè pochi eran gli alunni. Invece i
Seminari di Chieri e di Bra ne avevan un bel numero, e non
solo di ginnasio, ma anche de' corsi superiori. Nel r853,
quando il chierico Rua subi l'esame d'an1missione al corso
filosofico, in città le vocazioni ecclesiastiche s'erano spente.
Egli appena e il chierico Rocchietti furon gli alunni del primo
corso; ed ebbero a professeri i teologi Cipriano Mottura e
.Giuseppe Farina, che li tennero in gran considerazione. Anche
il Can. Berta ricordava, con orgoglio, d'aver più volte fatto
da ripetitore al Servo di Dio.
Questi attese allo studio della filosofia per due anni, il
1853-54 ed il 1854-55, mentre Rocchietti lo compì in un anno;
ed abbiamo alcuni piccoli quaderni di scuola del Servo di Dio,
scritti con accuratezza: Quesiti di logica, ed Elementi di etica,
e brevi appunti di fisica, storia e arltmetica. Gli appunti di
etica, a domande e risposte, nei paragrafi che trattano delle
virtù morali, paion scolpire la sua tempra meravigliosa.
Le ore di scuola eran appena due al giorno; ed un'anima
come quella di Rua, non poteva accontentarsi di quel po' di
lavoro, ed attendeva ad altri studi e ad altre occupazioni.
Uno studio, che continuò privatamente, fu quello del
greco, e con tanto profitto, fino a leggere, in breve, i quattro
Vangeli in detta lingua.
Ed appena s'inaugurò la nuova sala di studio nel primo
-corpo di fabbrica, eretto a fianco della casa Pinardi - dove
.anche Don Bosco andò ad abitare, e vi restò sino alla morte -"

8.4 Page 74

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I - Alla scuola di Don Bosco
il nuovo assistente fu il chierico Rua; mentre nella vecchia
camera presiedeva il eh. Vacchetta, il quale comunicava a
Don Bosco, nelle liste dei voti settimanali, che per giudicare
la sua condotta si rimetteva << all'esemplarissimo Rua >>.
Come vigilava il giovane chierico perchè si osservassero
le regole tradizionali dell'Oratorio! Una lettera di un condi-
scepolo, in data 25 luglio 1854, accenna allo zelo con cui Rua,
da buon amico, l'aveva ammonito di alcuni difetti e manca-
menti. << Hai fatto benissimo - gli dice -- ed io ti ringrazio
di cuore, e guarderò, coll'aiuto del Signore, di mettere in
pratica i tuoi avvisi>>. Poi, tentando, magramente, un'auto-
difesa, accenna a tutte le osservazioni, ricevute dal Servo
di Dio e cioè: che Don Bosco era al corrente di ogni sua pa-
rola men che delicata; che non viveva la vita dell'Oratorio;
che non faceva studio coi compagni; che evitava la compagnia
dei chierici; che non avvicinava mai Don Bosco, nè i gruppi
di quelli che lo circondavano;, che non era troppo ortodosso
ne' suoi giudizi intorno alla lettura de' libri messi all'Indice;
che non frequentava, come ~vrebbe dovuto i Ss. Sacramenti;
e terminava cosi: << Mi raccomando alla tue orazioni, per im-
petrare la grazia di potermi emendare. Di' a Don Bosco, che
lo saluto di vivo cuore, che lo amo, e che gli protesto tutta
la stima possibile, e che gli sono obbedientissimo >>.
E com'era cosi vigilante per il bene degli altri, era ancor
più attento sul contegno suo ·e sull'anima sua, che si studiava
di render sempre più esemplari.
<< Un giorno - narra Don Francesia- lo si vide un po'
serio e quasi melanconico. Gli dissi con ~michevole fran-
chezza:
·
>> -. Che c'è, mio caro? hai ricevuto qualche affronto?
>> - L'affronto, in questo caso, me lo son fatto da me.
Che vuoi? ho promesso tante volte di non perdere più .il
tempo e la pace nelle dispute, e quest'oggi non ho saputo
resistere, e mi son lasciato trascinare..... Ci ho messo un po'
troppo del mio amor proprio, per trionfare, ed ho finito per
, esserne malcontento.
>> Ecco un po' di spiegazione. Sovente Don Bosco desi-
derava che si facesse circolo letterario ·trà i giovani accolti,

8.5 Page 75

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V - Il primo salesiano
57
ed anche fra quelli che venivano dalla città. Fra questi, ve
n'eran alcuni che si arrischiavano a far certe contese, anche in
latino. Non saprei, se fosse il latino di Cicerone, o di Sallustio;
ma certo era latino giovanile; e con che coraggio questiona-
vano! Anche il eh. Rua era tra loro, e sempre, non solo il più
corretto, al mio giudizio d'allora, ma anche il vincitore. Se
sosteneva una. questione, era certo di vincerla. Ora in queste
dispute letterarie qualche volta ne andava di mezzo la pace,
e, secondo lui, la carità; quindi il proposito di non più con-
testare >> (I).
Con cotesta vigilanza - che il Servo di Dio ebbe, sempre
più perfetta, fino all'età matura - raggiunse il pieno dominio
di sè, in ogni evento. Che fu, in vero, tutta la sua vita, se non
una lotta continua a tutto ciò che giudicava men perfetto?
Era l'amrnirazione di tutti per il lavoro.
<< Ciò che mi stupì - ci diceva Mons. Piano - ciò che
mi stupi maggiormente quando entrai all'Oratorio, .nel r854,
insieme con Domenico 6avio, fu il 'vèdève che Don Bosco dava
le sue pt'eferenze di lavoro e di occupazioni al chierico Rua,
mentre v'era qualcun altro, ad es. il eh. Rocchietti, un po' più
adulto di lui e dall'aspetto più atto· al comando. Davvero che
mi faceva meraviglia il veder coteste preferenze per il chie-
rico Rua, ma poi mi accorsi, com'egli da tutti i giovani fosse
realmente temuto ed amato, come loro superiore e come rap-
presentante di Don Bosco, il quale, evidentemente, aveva per
lui una stima ed un affetto speciale>>.
Il medesimo ex-allievo ricordava anche, con qu:anto im-
pegno, i_l Servo di Dio cercasse d'imitare le virtù di Don Bosco;
come il suo aspetto, il tratto, il contegno, la riservatezza della
persona rivelassero la sua purezza illibata; come edificasse col
fervore della pietà; come a ricordo del mese mariano racco-
mandasse ai giovani di scrivere accanto al proprio nome due
iniziali sopra ogni libro di scuola, e precisamente M. A., e cioè
<< Maria, aiutatemi! >>. Sentiva già nell'anima l'eco della dolcis-
sima invocazione che av;:ebbe poi ripetuto nel gran tempio
che Don Bosco doveva innalzare all'Ausiliatrice dei Cristiani?
(x) Cfr.: Don Michele Rua, pag. 38.

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I - Alla scuola di Don Bosco
Assistente generale dell'Oratorio, nella sala di studio, in
chiesa, in cortile, in refettorio, incaricato della scuola setti-
manale di catechismo e della custodia dell'incipiente biblio-
teca dell'istituto, segretario di Don Bosco per la pubblica-
zione delle Letture Cattoliche, era anche il suo instancabile
amanuense: e nel 1854, sotto suo dettato, scrisse tutta la
Storia dell'Italia, raccontata alla gioventù, dai suoi primi abi-
tatori sino ai giorni nostri, che vide la luce nel 1855.
La sua attività, frutto di zelo e di fede, si svolgeva pure
negli altri Oratori, specialmente in quello di S. Luigi Gon-
zaga sul Viale del Re, ora Corso Vittorio Emanuele Il, nelle
vicinanze di Porta Nuova. Il chierico Ascanio Savio aveva
già abbandonato Don Bosco; il chierico Reviglio si recava
all'Oratorio dell'Angelo Custode; i chierici Francesia e Ca-
gliero e i pochi altri aiutavano Don Bosco a Valdocco: ed il
chierico Rua era zelante catechista all'Oratorio di S. Luigi,
sul Viale del Re. Quest'Oratorio, a cominciar dal 1849, quando
il teol. Giacinto Carpano passò alla direzione di quello del-
1'Angelo Custode in Vanchiglia, non aveva più avuto un
direttore propriamente detto, che se ne assumesse la responsa-
bilità. Questa era tutta di Don Bosco, che fu ben lieto di tro-
var dapprima il sac. Pietro Ponte, poi il teol. Felice Rossi,
ed ora il teol. Borel, ora il teol. Roberto Murialdo, che si pre-
starono, per un tempo più o meno lungo, chi a predicare, chi
a confessare, chi a dir Messa; e dal 1853 chi lo teneva al cor-
rente dei bisogni è dell'andamento dell'Oratorio, era il chie-
rico Rua, che vi esercitò un vero apostolato. N~l 1854 Don
Bosco trovò un aiuto più lungo nel teol. PaololRossi, giovanis-
simo, ma ricco di abilità, di carità, di dottrina e di modestia,
che amava tanto predicar al popolo delle campagne, e in fine
si consacrò più stabilmente all'istruzione religiosa della gio-
ventù, sebbene avesse poca salute, ed un'acuta malattia gli
andasse minando la fibra.
Anche la salute dell'instancabile chierico era molto deli-
cata, e, umanamente parlando, c'era sempre il pericolo di per-
derlo; di frequente un ostinato mal di capo lo tormentava, e
dimagrava assai. La yita stessa che faceva, era di gran sacri-
fizio. Ogni festa, mattino e sera, andava e veniva da Valdocco

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V - Il primo salesiano
59
all'Oratorio di S. Luigi, e da S. Luigi a Valdocco, facendo,
complessivamente, non meno di dodici chilometri, comunque
fosse il tempo. D'ordinario, arrivava a casa, a pranzo finito,
pallido, trasudato e stanco. Il chierico Cagliero n'ebbe com-
passione, e disse a Don Bosco:
.
- Rua fa una vita impossibile; se continua così, s~ am-
mazza.
E Don Bosco, immediatamente, dispose che a mezzo-
giorno si fermasse a S. Luigi, pagando il portinaio, perchè
desse al buon chierico un piatto di minestra calda. Una mi-
nestra e nient'altro; cui l\\1ichele aggiungeva un pezzetto di
carne, od una fetta di salame, o un po' di cacio, o frutta, che
portava con sè insieme con un pezzo di pane, da Valdocco.
Se Cagliero non fosse intervenuto, avrebbe taciuto sem-
pre; ed era la meraviglia di tutti per il lavoro che faceva, senza
pompa di sorta, umilissimamente, fedel esecutore d'ogni desi-
derio di Don Bosco, quale si mantenne per tutta la vita.
Quasi ciò non bastasse, quell'anno ebbe pur l'incarico
di far scuola d'aritmetica agli allievi del prof. Bonzanino. Era
stato introdotto nel ginnasio inferiore lo studio dell'aritmetica
e del sistema metrico, comparato coi pesi e colle misure an-
tiche; e << nessuno può immaginarsi - scrive Don France-
sia - il guazzabuglio che ingenerava nelle menti del popolo
e della gioventù.. Ma con1e Don Bosco aveva avuto la prero-
gativa di render facile e popolare il sistema metrico con una
sua operetta, allora assai ricercata ed apprezzata, cosi il chie-
rico Rua ne fu un felice espositore.
>> Allora io facevo la terza ginnasiale, e per me, e per quasi
tutti i miei compagni, quella benedetta aritmetica era un boc-
cone difficile a inghiottirsi. Il prof. Bonzanino domandò a
Don Bosco un insegnante speciale per quella materia acces-
soria, e Don Bosco ne incaricò il chierico Rua.
>> Non eran passati due anni (era poco più di un anno) da
che egli aveva lasciato quelle scuole, come allievo, ed ora vi
entrava con1e insegnante. Alcuni di terza ginnasiale si ricor-
davano di averlo avuto vicino tra i banchi di scuola:
» - Ed ora - dicevano - già nostro professore? come
potrà fare? sa egli la materia, che ci viene a insegnare? .....

8.8 Page 78

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60
I - Alla scuola di Don Bosco
>> Mentre dai più vivaci si facevano queste ed altre que~
stioni, i più prudenti tacevano ed aspettavano: - Alla fin
fine, dicevano, è alla prova che si deve giudicare dell'abilità
di un individuo. ·
>> Intanto il prof. Bonzanino ce lo presentò, come si suol
dire adesso, dicendoci che il chierico Rua ci avrebbe inse-
gnato l'aritmetica e il sistema metrico decimale. E il bravo
discepolo di Don Bosco si acquistò facilmente la nostra atten-
zione, e seppe, cosi cortesemente, giostrare con qualcuno, che
voleva trattarlo quasi alla pari: - Miei cari, disse sorridendo
e con umile fermezza, sarò sempre vostro buon amico, ma
per un momento sono incaricato a farla da maestro, e voi pro-
vate ad essere umili scolari!
>> La botta fece ottima impressione, e nessuno fu mai più
visto disturbare; anzi non potevano cessare dall'ammirare la
rara abilità sua e la chiarezza nell'esporre... >>.
Non abbiam ancora un'ordinata raccolta di tutti i mezzi che
Don Bosco, con cuore sacerdotale, guidato dall'ingegno e da
una praticità più unica che rara, usò per la formazione dei
suoi. Nel 1854, fece appello alla loro buona volontà coll'in-
vitarli, artigiani, studenti e chierici, a dar un saggio, di pro-
pria scelta, di ciò che sapessero far di meglio, ad a consegnare
a lui stesso i lavorucci per farne pubblica mostra a co-
mune emulazione. Il chierico Francesia ordì un poemetto
storico sulle vicende medioevali di S. Giorgio Canavese, sua
patria, ma non ebbe tempo d'estendere il fervido disegno;
e i partecipanti al concorso si ridussero atdue, un giovane
artigiano, che presentò a Don Bosco un'umile casseruola, ed
il chierico Rua, che gli consegnò una pagina del testo greco
dei Ss. Vangeli, tradotta e diligentemente commentata. Don
Bosco ebbe assai caro l'uno e l'altro lavoro, e se ne servi_per
spronare gli alunni a tesoreggiare il tempo, e a trarre il mi-
glior partito, tanto dalla scuola, come dall'officina; e pregò il
valentissimo cultore di lingue antiche, l'abate Amedeo Pey-
ron, a dar private lezioni di greco al chierico Rua, per asse-
condarlo nel desiderio di studiar quella lingua.
Tra i mezzi, usati da don Bosco per tener desta una santa
emulazione, ed avviare alla riflessione. gli alunni, vi fu pur

8.9 Page 79

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V ~ Il primo salesiano
quello d'invitarli a indicare, con votazione segreta, chi giu-
dicavano il migliore tra loro. Faceva distribuire ad ogni alunno
un biglietto; e ciascuno vi scriveva il nome del prescelto, e lo
rimetteva a Don Bosco. La prima volta che usò questo mezzo,
fu nel 1854, quando i ricoverati oltrepassavano il centinaio;
e i giovani e i chierici, vivendo la stessa vita di famiglia, si
consideravano e trattavano come fratelli. Raccolte ed esami-
nate le schede, risultò eletto, all'unanimità, il chierico Mi-
chele Rua!
Don Bosco attendeva il momento propizio per metter
mano ad un'altra opera, la più importante, la fondazione della
Società, che l'avrebbe aiutato nel nuovo apostolato, rivolto
principalmente a vantaggio dei figli del popolo. L'Opera ini-
ziata con la grazia di Dio, ogni di cresceva e andava meglio
delineando la sua fisionomia; ed egli sentiva sempre .più il
behiseògd·noovtd'Vi altcreercteius:t·e·ue:adi1.alnt.rrciocvuieorrait,t..i,otretti ,dallo stesso ideale;
· ·<®,la se.ra dle:l 1li6 ,gennaio 1854, primo giorno del triduo di
~.-"1'ancesco di Sales, in forma semplicissima, tenne una me-
moranda adunanza a questo fine. Don Rua stesso ne redasse
brevemente la memoria: << La sera del 26 gennaio 1854 ci
radunammo nella stanza del sig. Don Bosco, esso Don Bosco,
Rocchietti, Artiglia, Cagliero e Rua; e ci venne proposto di
fare, coll'aiuto del Signore e di S. Francesco di Sales, una prova
di esercizio pratico della carità verso il prossimo, per venirne
poi ad una promessa, e quindi, se parrà possibile e· conve-
niente, di farne un voto al Signore. Da tal sera fu posto il
nome di Salesiani a coloro che si proposero e proporranno
tal esercizio>>.
Quanta adattabilità in Don Bosco! chiese una prova d'·e-
sercizio di carità verso il prossimo, prima di venire ad una
promessa! null'altro!
·
A quel tempo, le norme della vita comune dei ricoverati
e le quotidiane pratiche dl pietà eran già, su per giù, le stesse
che sono ancor oggi in vigore; la Società Salesiana era ab-
bozzata, e i primi chierici vivevan la vita dei giovani, prece-
dtndoli col buon esempio,
Il Servo di Dio fece qualche cosa di più: la meditazione

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I - Alla scuola di Don Bosco
quotidiana. << Di meditazJone, - attesta Don Francesia -
non si parlava ancora, quantunque Don Bosco ci andasse pre-
parando anche a ciò, senza che ce ne accorgessimo. Tuttavia
si vedeva fin d'allota, con meraviglia, che il chierico Rua, arri-
vato a un tal momento, sospendeva ogni altra occupazione,
prendeva un vecchio libro, e, dopo un divoto segno di croce,
si metteva a leggere ad occhi fissi qualche punto, e poi vi si
fermava sopra..... Oh! come quel pio ufficio destò la nostra
curiosità! Non deve perciò fare meraviglja se, anche il giorno
prima che morisse, egli pensò ancora alla sua cara medita-
zione. A me, in quei trepidi istanti, si fece più viva la memoria
di quelle prime mattine di studio dell'anno scolastico 1853-54,
quando lo vedeva fare i primi passi in quell'aurea strada di
per1i:ez1one......' >>.
Nell'estate del 1854 Torino fu visitata dal colera, e Don
Bosco, attesta Don Rua, l'aveva predetto qualche mese
prima: << Nel mese di maggio annunziava ai giovani che il
colera sarebbe venuto a '"forino, facendovi strage, e aveva
detto in pari tempo: - Ma voi, state tranquilli; se farete
quanto vi dico, sarete tutti salvi da quel flagello.
>> - E che cosa e'è da fare? - chiesero i giovani ad una
voce.
>> - Prima di tutto vivere in grazia di Dio; portare al
collo una medaglia di Maria SS. e recitare ogni giorno un
Pater, Ave, Gloria coll'Oremus di S. Luigi, aggiungendo la
giaculatoria: Ab omni malo, libera nos, Domine>>.
I primi casi del morbo si manifestaropo verso la metà di
luglio; la città e il. Municipio ricorsero· alla Vergine della
. Consolata, ed il morbo infieri assai meno in Torino, che in
altre città e paesi del Piemonte, d'Italia e d'Europa. Tuttavia,
dal agosto al 21 novembre, si contaron a Torino 2500 casi,
e 1400 i morti di colera.
-
Don Bosco rinnovò alla Madonna la preghiera di man-
darne immuni i suoi figliuoli, offrendosi vittima per loro;
ed il 5 agosto dava alcuni avvisi, ripetendo la promessa, fatta
tre mesi prima: << Causa della morte è il peccato. Se voi vi met-
terete in grazia di Dio, e non commetterete alcun peccato mor-
tale, vi assicuro che niuno di voi sarà tocco dal colera; ma se mai

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V - Il primo salesiano
qualcuno rimanesse nemico ostinato di Dio, e, quel che è peggio,
osasse offenderlo gravemente, io non potrei più essere garante
per lui, nè per qualcun altro della casa>>. Fervorosa pietà e
non comune delicatezza di coscienza furono i frutti di questa
promessa.
Pochi giorni dopo Don Bosco invitò i più grandicelli a
coadiuvarlo nell'assistenza ai colerosi, essendo stati improv-
visati due ospedali, poco lungi dall'Oratorio, a Borgo S. Do-
nato. Uno si trovava dove oggi è l'accennata Famiglia di
S. Pietro e in un casa attigua; e n'era stata affidata la cura
spirituale a Don Bosco, che potè disporre di 44 giovani aiutanti,
sorti generosamente tra i suoi figli, e di un sacerdote.
Di quei giorni era venuto a stabilirsi a Valdocco una perla
di prete e di maestro, pio, laborioso, esemplare, Don Vittorio
Alasonatti di Avigliana. Un po' più adulto di Don Bosco,
aveva lasciato le agiatezze e la tranquillità della famiglia, ed
era venuto ad offrire le sue energie all'opera di Don Bosco,
per la q'l,lale aveva una profonda ammirazione. Giunse la vi-
gilia.dell'Assunzione di Maria SS.; e, il giorno dopo, comin-
ciò subito ad esercitare il sacro ministero, nelle vicinanze·
dell'Oratorio, assistendo un coleroso.
Poichè, appena si seppe che Don Bosco disponeva d'una
schiera di assistenti e infermieri, che compivano in modo
esemplare il delicatissimo ufficio, furon tante le richieste
dei privati e del Municipio, che non era possibile sod-
disfarle.
Tra i generosi, che si prestarono a quest'opera eroica di
giorno e di notte, insieme con Tomatis, Artiglia, Turchi,
Gastini, furon anche Buzzetti, Rocchietti, Francesia e Rua,
che assistevano i malati nelle case private e nei lazzaretti, con
un coraggio superiore all'età, e con tanto cuore da trionfar,
quasi sempre, a benefizio delle anime degli infermi, della
grande diffidenza loro.
La carità avvampava, in quei giorni, nell'Oratorio. Mamma
Margherita, pregata da uil giovane infermiere di dargli un
lenzuolo per coprire un povero, colpito dal morbo, non
,avendo più un capo di biancheria (tutto era già passato agli
· infelici) prese una tovaglia dell'altare, e la porse al giovane,

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I - Àlla scuola di Don Bosco
dicendogli: << Prendi e corri! >>. E non era.n membra di Gesù
anche le livide membra di quell'infelice?
Anche Michele si distinse per attività e per coraggio.
Alcuni monelli, abitanti nei pressi dell'accennato ospedale,
avevan deciso di· spaventare con minacce e con insulti
quanti si recavano ad assistere gli infermi, sperando, che, ve-
nendo a mancar gli assistenti, anche il lazzaretto in breve si
sarebbe vuotato. Una sera mentre il Servo di Dio usciva dal-
l'ospedale per tornar a casa, ecco un improvviso frastuono di
grida: dàgli! ..... dàgli!..... e nello stesso tempo un fischiar di
sassi alla sua volta. Fortunatamente nessuna pietra lo colpi;
si mise a correre, e, incontrate due guardie daziarie, fu in
salvo.
In quella medesima estate egli fu testimone di un altro
fatto straordinario, la guarigione di Giovanni Cagliero, il
quale, colpito da febbri gastro-tifoidee, era in fin di vita.
Don Bosco si recò al suo letto per prepararlo al passo estremo;
ma, appena ebbe posto il piede sulla soglia della stanza dove
Cagliero si trovava, s'arresta alla visione d'una luminosa co-
lomba, che fa più giri attorno alla stanza, stringendo un ra-
moscello di ulivo col becco, si avvicina al morente, tocca le
sue labbra coll'ulivo, glielo lascia cader sul capo, e scompare.
Don Bosco s'avanza e contempla un'altra scena: molti sel-
vaggi. si serrano attorno al letto di Cagliero, e lo guardan
trepidanti. .... due, tra gli altri, d'alta statura e di portamento
guerriero, curvi sul moribondo, lo fissano con ansia dolorosa...
Scompare anche la seconda visione; e Don Bosco, avvici-
nandosi, dice sorridendo al caro alunno../·· che non sarebbe
morto..... ma avrebbe vestito l'abito ch1ericale..... avrebbe
raggiunto il sacerdozio..... poi, sarebbe andato lontano, lon-
tano, .... e poi. .... e poi. ....; parole, che furono una profezia.
Cagliero guad, salì al sacerdozio, partì a capo della p.rfma
spedizione dei Missionari Salesiani, fu l'Apostolo della Pa-
tagonia, e poi il r0 Vescovo, e poi il r° Cardinale Salesiano.
Cessato il colera,. l'Oratorio accolse una ventina d'orfa-
nelH, che, per la tenera età, formavan una sezione a parte,
detta scherzevolmente la << classe bassignana >>, e godettero
delle speciali sollecitudini di Don Bosco, di Mamma Mar..

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V - Il primo salesiano
gherita, e di Michele, il quale, con premurosa carità, s'in-
teressava di chiunque avesse bisogno di cure e conforti
speciali.
L'8 dicembre si cantò il Te Deum; la parola di Don Bosco
s'era avverata; non uno della càsa era stato colpito dal morbo;
egli solo, che si era offerto vittima per tutti, una notte ne
aveva sentito i sintomi, che in breve scomparvero.
Era il giorno della definizione dommatica dell'Immacolata
Concezione di Maria SS.; e, per bocca di Domenico Savio,
l'Oratorio rendeva il miglior omaggio alla Madre di Dio, pro-
clamando il programma del suo sublime apostolato. L'ange-
lico giovinetto, di dodici anni, accettato da Don Bosco il
gi_orno del Rosario, con ]e mani giunte e gli occhi fissi al volto
della Madonna, prostrato ai piedi del suo altare, per consiglio
di Don Bosco rinnovava le promesse, fatte a sette anni, il
giorno della prima comunione, ripetendo più volte queste
precise parole: << Maria, ·vi dono il mio cuore,- fate che szà sem-
pre vostro. Gesù e Maria, siate voi sempre gli am,ici miei! Ma,
per pietà, fatemi morire _piuttosto che mi accada la disgrazia di
commettere un solo peccato!>>.
.
Dopo tre mesi un'altra scena, non meno commovente,
e più solenne ancora nell'intima semplicità, si svolgeva, nel
silenzio della camera di Don Bosco, attirando lo sguardo degli
angeli del paradiso.
Era il giorno della SS. Annunziata del 1855; nella città e
nell'archidiocesi di Torino si festeggiava la proclamazione
del domma dell'Immacolata Concezioné; e Michele Rua,
chierico studente del secondo corso di filosofia, inginocchiato
ai piedi del suo padre e maestro, per suo consiglio ed invito,
privatamente faceva a lui voto di povertà, di castità e di ubbi-
dienza, secondo il regime di vita, che da tre anni conduceva
all'Oratorio. La Società Salesiana quel giorno aveva il suo
primo alunno; e come Gesù, quando S. Pietro, prostrato
ai suoi piedi, gli disse:<< Tu sei il Cristo, Figlio di Dio vivo!>>,
rispose all'apostolo: << E tu sei Pietro, e sopra di questa pietra
io fabbricherò la mia Chiesa!>>, anche il povero prete di Val-
docco - ci si permetta il confronto - nell'intimo tripudio
che gli traspariva dalla persona, com'ebbe Michele Rua pro-
s - Vita dtl Servo di Dio Michele Rua. Vol. I.

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I - Alla scuola di Don Bosco
nunciato con devotissimo accento le sacre promesse, dovette
pensare e ripetere tra sè: << Tu sei..... un semplice chierico", an-
cor tanto giovane; ma io ..... già ho la certezza di fondare sopra
di te la Società Salesiana!>> (1).
Nel primo Salesiano, da quel giorno, la devozione per il ·
Maestro, e lo studio e l'imitazione de' suoi esempi, e la pra-
tica degli insegnamenti, non potevan essere più esemplari,
c0me dirà il tenore di tutta la sua vita. Anche i rilievi che
faceva, già in quel tempo, sulla santità di Don Bosco, sono
assai espressivi.
Osserva, ad esempio, il giovane chierico, che gli oppositori
di Don Bosco, a poco a poco, per il soprannaturale che scor-
gono nell'opera sua, si ricredono; e come le sue predizioni si
avverino sempre, e quelle di morte, e quelle di guarigioni.
Ad uno de' suoi compagni, ricoverato nell'ospedale, e spedito
dai medici, il chierico Viale, Don Bosco raccomanda di fare
un triduo di preghiere, promettendogli che, tornando a visi-
tarlo, l'avrebbe trovato seduto sul letto in via di guarigione
completa; e le sue parole si avverano appuntino.
Rileva, che mentre i valdesi continuano a fargli terribile
guerra, egli raddoppia le sollecitudini per la loro conver-
sione, ed ha la gioia di ricevere un bel numero di abiure di
apostati e di nati nella eresia.
Ammira lo zelo, con cui dispone i giovinetti ai Ss. Sa-
cramenti, alla Confessione, alla Cresima e alla S. Comunione,
e come la S. Messa nei giorni festivi sia da loro ascoltata con
gran divozione.
Comprende che il segreto di tali meraviglie è la sua eroica
carità, perchè ogni volta che incontra qualche giovinetto,
povero ed abbandonato, non manca d'interessarsi se sa fare il
segno della croce, e, trovandolo ignaro delle verità fondan1en-
tali di nostra S. Religione, si ferma ad istruirlo con le più care
parole, coronandole con qualche regalo e coll'invito a inter-
venire all'Oratorio.
(1) Questa cerimonia si rinnovò privatamente l'anno dopo, quando il Servo
di Dio fece i voti triennali, e nel 1859, quando li ripetè; finchè, come vedremo,
nel 1862 emise regolarmente insieme con altri confratelli i voti triennali,
e nel 1865 i voti perpe;tui.

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V - Il primo salesiano
Vede, che pur nei casi in cui qualche monello, piccolo o
grande, gli lancia un insulto, si mantiene calmo e sorridente,
·e senza dar segno di rancore o di inquietudine, procura di
rivolgergli, amorevolmente, qualche parola.
Nota, che di giorno in giorno avvampa il suo zelo per la
gloria di Dio, che non indietreggia di fronte ad alcun sacri-
fizio o pericolo, ma s'avanza con ardito coraggio in ogni im-
presa, quando la scorge necessaria per la salvezza delle anime,
certo dell'aiuto del cielo.
E, sopra tutto, ammira in ogni istante la sua paternità
verso i ricoverati, con i quali s'intrattiene affabilmente, narra
ad essi racconti edificanti, prende parte ai loro divertimenti;
li ammonisce, confidenzialmente e con tanta carità, che questi
corrono in chiesa a far una visita al SS. Sacramento, e quelli
diventan più diligenti ne' loro doveri, più caritatevoli verso i
compagni, più raccolti nella preghiera.
Mercè cotesto studio, la vita del chierico Rua divien pre-
ziosa innanzi a Dio e innanzi agli uomini. Da natura ha sor-
tito doni eletti, di mente e di cuore; e, valorizzandoli con tanta
volontà sugli esempi di Don Bosco, il suo modo di vivere di-
viene cosi virtuoso, da poter stare alla pari con quello de' più
ammirandi.
Nel 1855 il Signore lo visitò con febbri periodiche, che lo
resero più magro e d'un colore che faceva compassione; e do-
vette sopportarle per qualche mese. Venute le vacanze, Don
Bosco lo mandò a far ripetizione in casa Fassati, ed in quel
tempo, insieme con le febbri, lo lasciò ogni altro incomodo.
Che se Dio l'avesse chiamato a sè in quegli anni, Don
Bosco non avrebbe esitato un istante a proporlo a modello
della gioventù, come Domenico Savio.
<< Noi - diceva un ex-allievo dell'Oratorio festivo di quei
tempi, Giovanni Villa - lo chiamavamo primogenito di
Don Bosco, e lo stimavamo un santo, e si diceva che le sue
virtù erano da ammirare, e tali da non potersi facilmente
imitare».
<< Ricordo - narrava il;Card. Cagliero - che Don Bosco,
parlando del chierico Rua, ne faceva i più an1pi elogi, fino a
dire che se il chierico Rua avesse voluto far dei miracoli, non

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I - Alla scuola di Don Bosco
aveva che a domandarli al Signore, che subito glieli avrebbe
concessi>>; parole, che Don Bosco, come vedremo, ripetè più
volte negli anni seguenti.
Il Card. Cagliero ricordava anche, che parlandosi delle
virtù angeliche di Savio Domenico, di Magone Michele, di
Francesco Besucco, e di altri, tra cui il salesiano Don Dome-
nico Ruffino, morti in concetto di santità, udi Don Bosco as-
sociarsi agli elogi che si facevano e in fine l'udi esclamare:
<< Però, oltre questi, ve n'ha uno (ed accennava a Don Rua),
che li supera tutti, e quando volesse, p9trebbe far miracoli!>>.
Ci diceva commosso Don Francesia, un giorno del 1922,
dopo aver compiuto la lettura della vita di S. Giovanni
Berchmans _del P. Cross S. J.: << Il chierico Rua fu una copia
fedelissima del santo giovane della Compagnia di Gesù. Se
egli pure fosse morto giovane, sarebbe stato un altro S. Gio-
vanni Berchmans; e se S. Giovanni Berchmans avesse rag-
giunto i 70 anni, quanto a santità di vita interiore sarebbe
stato un altro Don Rua >>.
!

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VI - Comincia il corso teologico
VI
COMINCIA IL CORSO TEOLOGICO
1855-1856.
Intraprende lo studio della teologia, e dell'ebraico. - <<Eran tempi belli!... ».
- Quanta nettezza in tanta povertà! - Singolare obbedienza del Servo
di Dio. - Sempre al lavoro! - È segretario della Conferenza di San
Vincenzo de' Paoli, fondata nell'Oratorio di Valdotco,· e ne fonda
una seconda nell'Oratorio di S. Luigi a Porta Nuova. - È presidente
attivissimo della Compagnia dell'Immacolata, sorta per iniziativa
di Domenico Savio. - Don Bosco lo conduce a S. Ignazio. - Muore
Mamma Margherita, e la madre del Servo di Dio entra a farne
le veci nell'Oratorio. - Spirito di mortificazt'one del Servo di Dio.
Al principio dell'anno scolastico 1855-56, il chierico Rua
cominciò il corso teologico, continuando a frequentar la
scuola del Seminario Arcivescovile. E non si trovò più solo
in classe, come il second'anno di filosofia; ma ebbe a compa-
gni i chierici dei corsi superiori.
Professori erano il teol. Francesco Marengo e il teol. Giu-
seppe Molinari, pii, dotti, zelanti.
Il teol. Marengo, da vari anni era uno dei più assidui al-
l'Oratorio di Valdocco, dove faceva il catechismo ai più adulti
con abilità e carità insuperabile. E il buon sacerdote crebbe
tanto nella stima e, quindi, nell'interessamento per l'Oratorio,
che Don Bosco, nel 1874, dando conto a Roma della Società
Salesiana, per ottenerne 1l'approvazione definitiva, parlando
degli studi e alludendo al teol. Marenco, scriveva: << Finora
abbiamo sempre avuto uno dei più celebri professori del Se-
minario Arcivescovile, che venne e viene tuttora a dare le-

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I - Alla scuola di Don Bosco
zioni lungo l'anno e, a suo tempo, dirige gli esami. Esso ap-
partiene alla Congregazione, come esterno>>.
Anche il teol. Molinari era un vecchio amico di Don
Bosco; suo coetaq.eo, anzi d'un anno più giovane di lui, era
stato suo ripetitore di teologia in Seminario. Non aveva l'e-
rudizione e l'ingegno del teol. Marengo, ma faceva scuola
egregiamente.
,
Sotto la guida di cotesti valorosi insegnanti, il eh. Rua
attese allo studio delle scien2e sacre. E faceva sempre mera-
viglia la sua attività. Ogni giorno, si recava a scuola di teo-
logia in Seminario, due ore al mattino, e un'ora e mezzo alla
sera; di là andava a dar lezioni al marchesino Fassati, e, due
o tr.e volte la settimana, a scuola privata di ebraico.
La diligenza che pose nello studio della teologia, oltrechè
dalla stima in cui l'ebbero professori e condiscepoli, risulta
dai quaderni ed appunti di scuola. Esatti, chiari, gran parte
in buon latino, essi son davvero una splendida documenta-
zione della serietà della sua applicazione, ed anche del
suo ingegno e del suo profitto.
Ci diceva il Card. Cagliero, che egli, studente di teologia,
non fu il solo a servirsi degli appunti del eh. Rua, nel prepa-
rarsi agli esami; ma anche altri trovaron facile e fruttuoso il
compiere lo studio su di essi: e che lo stesso prof. Marengo,
nel pubblicare il suo De institutionibus theologicis, e il prof. Mo-
linari De Sacramenti's in genere et in specie vollero vedere gli
appunti del Servo di Dio.
Cominciato lo studio della teologia, volle dedicarsi pri-
vatamente, anche allo studio dell'ebrafco, per giovarsene
nell'interpretazione della Sacra Scrittura; e compi questo
studio, sotto lo stesso coltissimo professore, che gli aveva
date lezioni di greco: l'ab. Amedeo Peyron. Il sac. Giacomo
Mezzacasa, salesiano, ricorda che il Servo di Dio, recatosi
nel 1906 in Sicilia, ed avendo sentito che egli stava ultimando
una nuova traduzione dei Proverbi di Salomone, lo pregò a
favorirgli il manoscritto, che volle portare con sè sino a Malta,
e, al ritorno, glie lo restitui, spiegandogl4 a una a una, le
postille che vi av;eva poste di propria mano, e in fine dicen-
dogli: << Questo libro è sempre stato il rnio libro prediletto,

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VI - Comincia il corso teologico
e la S. Scrittura il mio studio favorito. Avrei desiderato dedi-
carmi tutto alla Sacra Bibbia, se altre cure non me lo avessero
impedito>>. E, come rievocando un ricordo lontano, prese a
trastullarsi coll'ebraico, infilando un gran numero di frasi e di
parole, e: << Vedi, - gli diceva, sorridendo - come ricordo
ancora il mio ebraico. Eran tempi belli I..... Cagliero com-
poneva musica, Francesia infilava versi, ed io studiavo l'e-
braico>> (1).
Don Bosco, difficilmente, permetteva che si lavorasse
dopo cena, perchè voleva che andassero tutti a riposare.
Invece, facilmente, dava il permesso di levarsi per tempo al
mattino: << Ed io ricordo - ci diceva il Card. Cagliero -'le
rigide mattinate invernali, in cui io e Rua, che abitava vicino
a me, ci levavamo alle quattro. Molte volte non avremmo
potuto lavarci la faccia, perchè l'acqua del catino era un pezzo
di ghiaccio; ma ci aggiustavamo, s'apriva la finestra, si pren-
devano alcune manate di neve, e, con questa, stropicciandoci,
ripetutamerlte, e mani e faccia e collo, che divenivan fumanti,
facevamo un splendida pulizia! Poi, io cominciava a suonar
la spinetta, e Rua a studiar l'ebraico. Erano studi accessori ed
individuali; e si compivano in ore rubate al riposo>>.
L'umile soffitta di Michele era nota a tutti per la povertà
e per la nettezza; e Don Bosco, un giorno, condusse un si-
gnore fiorentino a visitarla. << La cameretta aveva un lettuc-
cio, un tavolo, spoglio di tutto, fuorchè di un calamaio; e poi,
quasi rasente al suolo, sopra un'assicella, posata su quattro
1nattoni, una scansia di libretti e di quaderni. Q-µell'ordine
in tanta povertà commosse quel .signore, che, la sera, prima
'di recarsi all'albergo, volle conoscere l'inquilino di quella
stanzetta, per congratularsene con lui..... Ricordo che diceva:
- Che bell'anima deve aver mai questo chierico, che sa con-
ser:vare tanta nettezza in tanta povertà! •.
>> Però - aggiunge Don Francesia - più di un cosi bel-
l'ordine materiale, quello che rapiva era la perfetta armonia
I
(x) Il chierico Rua abitava nel nuovo fabbricato, eretto al posto della-casa
Pinardi, la soffitta n. 7, di fronte alla scala centrale, Giovanni Cagliero la soffitta
n. 8, e Giovanni Battista Francesia la soffitta n. 12.

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I. - Alla scuola di Don Bosco
del suo cuore, sempre buono, e cortese con tutti, e sempre
affezionatissimo al suo padre adottivo>> (r).
A quegli anni, l'Or~torio era davvero una grande famiglia,
nella quale, giovani e chierici, andavan a gara per avvicinar
Don Bosco: ed ogni mattina, era felice chi poteva, giunta l'ora,
arrivar per il primo in cucina a prendergli e portargli il caffè.
Un giorno gli prestarono questo piccolo servizio Bartolo-
meo Fusero e il chierico Rua; i quali, mentre Don Bosco
prendeva quel po' di bevanda, con quella confidenza che il
buon Padre ispirava, visto sul tavolino il suo orologio, lo tol-
sero in mano per osservarlo. Ed era naturale; era l'unico oro-
logio che esistesse in tutto l'Oratorio! Ma, in men che non si
dice, ecco che..... loro sfugge di mano e batte per terra! Al
rumore del cristallo infranto, Don Bosco si volge col suo
inalterato sorriso, e, con tono scherzevole:
--, Ora - esclama - a compenso bisognerà stare un mese
senza colazione!
Passano alcuni giorni e, accompagnato dal chierico Rua,
egli si porta a casa Montmorency, a Borgo Cornalense, e sa-
pendo di far cosa gradita a quella famiglia, ci va, com'era so-
lito, anche a dir messa.
Uscendo di cappella, uno dei de Maistre, il giovane conte
Eugenio, si avvicina al chierico e gli dice:
- Lasciamo Don Bosco a far colazione con la Duchessa
e con papà: noi giovani andiamo da soli in altra stanza.
E lo conduce ad una tavola che pareva imbandita, non per
una colazione, ma per un lauto pranzo.
f
- Mi scusi - osservò con umile disinvoltura il buon
chierico - io non posso prender nulla, non posso.....
- All'Oratorio, gli rispose amichevolmente il giovane
conte, ella può far come vuole, qui deve farmi compagnia. -
- Mi perdoni; ma non prendo nulla..... non posso.....
non posso prender nulla!
A quella resistenza il conte Eugenio s'alza, va nell'altra
sala, ed espone la cosa a Don Bosco, il quale, meravigliato,
ne chiede la ragione a.Michele. E questi:
(1) Cfr.: Don Michele Rua, pag, 43.

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10.1 Page 91

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VI - Comincia il corso teologt'co
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Sa, signor Don Bosco.....
- Che cosa?
- Quella mattina..... l'orologio.....!
- Oh! che buon figliuolo! - esclama sorridendo il buon
Padre; - e lo manda a far colazione, non senza narrare l'epi-
sodio a quei signori. ,
- Con Rua non si scherza! - commentava Don Bosco -
bisogna che io stia sempre attento a misurar le parole, perchè
è d'un'obbedienza e d'una precisione singolare!
Up, altro campo si era aperto allo zelo dell'instancabile
chierico nell'Oratorio di Valdocco e in quello di S. Luigi:
la cura delle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli. Don Bosco
pensò d'istituire una conferenza a Valdocco fin dal 1854, non
tanto per gli aiuti che ne avrebbero avuto gli alunni soccorsi e
le loro famiglie, quanto per educar a cotesta evangelica forma
d'apostolato i migHori dei suoi. Rua ne fu eletto segretario,
e zelò la costituzione di un'altra conferenza nell'Oratorio di
S. Litigi. Ed il·· 'ÙÒnte Carlo iCays, deputato al Parlamento
-8ul511lpino (t), eletto presidente del Consiglio Superiore delle
Conferenze, stabilite in Piemonte, l'1r maggio 1856, solen-
nità di Pentecoste, riconosceva le Conferenze erette nell'Ora-
torio di S. Francesco di Sales e di S. Luigi, ponendole sotto
la protezione del Consiglio Superiore; e dichiarandole annesse
le includeva nelle ripartizioni dei sussidi erogati dal Consiglio
.Superiore, che permettevan<;> ai giovani soci d'esercitare la
carità in forma più larga e tangibile. In quest'ambiente il
Servo di Dio venne a conoscer meglio i bisogni spirituali e
materiali del prossimo, e prese a rifletter seriamente ai mezzi
di provvedervi. Il suo zelo trovò campo di spiegarsi mag-
giormente anche tra gli interni.
La domenica 8 giugno 1856, nella chiesa dell'Oratorio,
all'altare della Madonna del Rosario, si svolgeva una toc-
cante cerimonia.
(1) Il Conte Carlo Cays di diletta e Casellette, grand'amico e ammira-
tore di Don Bosco e del Servo di Dio, il 23 maggio 1877, alla vista d'una stre-
pitosa grazia, ottenuta dal Beato con la benedizione di Maria Ausiliatrice,
deliberava d'entrare nella Pia Società, e l'anno dopo saliva al sacerdozio. Morl
santamente, come vedremo, il 4 ottobre r882, nell'Oratorio, a 69 _anni.

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I - Alla scuola di Don Bosco
Un drappello di alunni, dopo essersi accostati ai SS. Sa-
cramenti, decisi di professar alla Madre di Dio una divozione
filiale, col consenso cli Don Bosco, si univano in società, fa-
cendo tre propositi: ·r) d'osservare rigorosamente le regole
della casa; - 2) di edificare i compagni, ammonendoli cari-
tatevolmente, ed eccitarli al bene, con le parole, e, più ancora,
col buon esempio; - 3) di occupare esattamente il te1npo.
<< La società - diceva l'ultimo articolo del Regolamento -
è posta sotto gli auspici dell'Immacolata Concezione, di cui
avremo il titolo e porteremo una devota medaglia. Una sin-
cera, filiale, illuminata fiducia in Maria, una tenerezza sin-
golare verso di Lei, una devozione costante ci renderanno
superiori ad ogni ostacolo, tenaci nelle risoluzioni, rigidi
verso di noi, amorevoli col nostro prossimo, ed esatti in tutto>>.
I cari giovinetti lessero insieme il Regolamento, che ter-
minava con un'affettuosa supplica alla Madonna,perchè bene-
dicesse i loro sforzi, giacchè l'ispirazione di dar vita a questa
religiosa Compagnia era tutta sua. In simil guisa, << da Lei
confortati, speriamo d'essere l'edificazione dei compagni, la
consolazione dei superiori, diletti figliuoli di Lei. E, se Dio
ci concederà grazia e vita di poterlo servire nel sacerdotal mi-
nistero, noi adopreremo tutte le nostre forze, per farlo col
massimo zelo..... >>.
Presente alla commovente funzione era un giovane chie-
rico, eletto, all'unanimità, presidente della nuova Compagnia:
Michele Rua; e il giovinetto che ne aveva concepito l'idea,
nel desiderio << di far qualche cosa in onore ~ella Madonna,
e di farlo presto perchè temeva che gli mancasse il tempo>>,
come difatti gli mancò, essendo morto l'anno appresso, a
r5 anni, era Domenico Savio! E bello quest'incontro di due
anime, piene di carità e così bramose d'accenderla in altri
cuori!
.
..
E Domenico Savio e compagni - tra cui ricordiamo Gio-
vanni Bonetti e Giuseppe Bongiovanni - ebbero nel chierico
Rua non già un presidente ad honorem, ma un assiduo e ze-
lante ispiratore delle opere di carità, che ciascuno si assumeva
nelle radunanze o conferenze settimanali, in conformità delle
raccomandazioni di Don BO$CO,

10.3 Page 93

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VI - Comincia il corso teologico
75
Questi, letto il regolamento (nel quale si sente, qua e là,
vibrar l'anima di Giovanni Bonetti, il futuro direttore spiri-
tuale della Società Salesiana), non s'era limitato a dichiarare
che le promesse in esso contenute non avevan forza di voto e,
quindi, non obbligavano sotto pena di colpa, nè veniale, nè
mortale, ma vi aggiunse queste norme pratiche: - Nelle
conferenze si stabilisca qualche opera di carità esterna, come
la nettezza della chiesa, l'assistenza o il catechis1no di qual-
che fanciullo più ignorante; - non si aggiunga alcuna pratica
religiosa senza speciale permesso dei superiori; - si proponga,
per iscopo fondamentale, di promuovere la divozione verso
Maria SS. Immacolata e verso il SS. Sacramento.
Non è facile, in poche linee, dir il bene, che con l'esempio,
la parola, e la silenziosa attività dei soci, compì il pio sodalizio;
ci vorrebbero molte pagine. Non vogliam tacere questo par-
ticolare. Fin dal 1856, per iniziativa dei primi soci della Com-
pagnia, tra cui, insieme col eh. Rua presidente e Domenico
Savio, ci è caro ricordare gli alunni"Giovanni Bonetti e Cele-
stino Durando, sorse la cosi detta compagnia· dei tac, o dei
pezzi di pane, che raccoglievano con diligenza dovunque li
vedevano trascurati o dispersi, sulle mense e in cortile, e dei
quali si cibavano di preferenz~, per ispirito di povertà e di
mortificazione.
Il 19 luglio, insieme con tre compagni, Michele accom-
pagnò Don Bosco al Santuario di S. Ignazio, per un corso di
esercizi spirituali; e Don Bosco, che aveva continuamente ri-
volto il pensiero al profitto degli alunni, anche di là inviava
all'Oratorio due domande da sottoporre ad essi, promettendo
un regaluccio a coloro, che al ritorno gliene avrebbero dato
un'adeguata risposta. I quesiti erano questi: << Che cosa ùn-
porta l'aver dato lddio all'uomo un, anima sola? Come si chiama
colui che non procura di saZ.Darla? >>.
Codeste domande, come altre che soleva proporre di fre-
quente, in pubblico e in privato, ai suoi figliuoli, facevan tanto
bene ne' giovani cuori; e Michele, che non lasciava cader
una sillaba di Don Bosco e si faceva un dovere di praticarne
ogni consiglio, dovette meditarle a ·lungo, ed averne accesa
l'anima a propositi sempre più generosi.

10.4 Page 94

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I - Alla scuola di Don Bosco
Ma un grande spavento l'attendeva alla fine di quel sacro
ritiro. L'ultima mattina, prima ancor dell'alba, si scatenò un
terribile temporale, e il fulmine cadde sul romitaggio, e pre-
cisamente nella casa del -cappellano, dove alloggiava Don
Bosco. Questi già s·'era levato, e si trovava nella piccola ter-
razza coperta, dove precisamente cadde il fulmine. Per gra-
zia di Dio il colpo non fu mortale: ma grande fu il dolore di
Michele, quando apprese la notizia, e nel veder Don Bosco
scendere, zoppicando, dal colle.
Nel novembre di quell'anno, l'Oratorio subi una grave
perdita. La madre di Don Bosco, << Man1ma Margherita>>,
cadde malata, e in breve fu agli estremi. Com'ebbe ricevuto il
S. Viatico, volle a sè il figlio Don Giovanni, e gli confidò
quanto aveva raccolto nell'anima, vigilando sull'Oratorio con
cuore di madre.
- Ti parlo, gli diceva, con la sincerità, con la quale ti
parlerei in confessione..... Sta' attento..... Non cercare, nè
eleganza, nè splendore nelle opere..... Hai vari che amano la
povertà negli altri, non in sè stessi....., mentre l'insegnamento
più efficace è far quello che si comanda agli altri. La tua fa-
miglia si conservi nello stato suo proprio, che è quello di
povertà.....
Dopo altre confidenze e sagge riflessioni, gli diceva che
sui chierici Rua, _Cagliero, Francesia, e Durando, poteva fare
ogni assegnamento, che sarebbero stati suoi validi e fedeli
collaboratori.
·
La mamma del Servo di Dio, Giovanna Maria Rua, ap-
pena 1namma Margherita cadde malata, co~se a prestarle la
più delicata assistenza sino all'estremo respiro; e Don Bosco,
fin d'allora vide la necessità di un istituto -femminile, che,
a fianco dell'Oratorio e delle future case salesiane, compisse
per i giovani ricoverati gli uffici propri della donna in ·ogai
ben ordinata famiglia; e, intanto, fu lieto d'accogliere stabil-
mente nell'Oratorio la madre del Servo di Dio, la quale,
dal 1853, abbandonata, come s'è detto, la R. Fucina delle
Canne, s'era stanziata accanto l'Oratorio, in casa Bellezza, la
famosa casa di via della Giardiniera, già covo d'immoralità e di
vizio, che Don Boscd aveva distrutto prendendo tutta la casa

10.5 Page 95

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VI - Comincia il corso teologico
77
in affitto. Alquanto inoltrata negli anni (ne aveva 56), ma ro-
busta, di senno virile, di pazienza ammirabile, di gran morti-
ficazione e di gran pietà, era degna di chi l'aveva preceduta; e
i giovani ebbero, anche per la nuova << mam1na >>, rispetto e
venerazione filiale. L'egregia donna si compiaceva di usare
special cura verso gli alunni più poveri ed ignoranti.
Michele andò lieto della risoluzione materna, non tanto
perchè avrebbe avuta la mamma con sè nell'Oratorio, ma
perchè ella generosamente sposava i suoi stessi ideali. Ogni
altro, grazie alla vicinanza materna, avrebbe goduto, anche
senz'accorgersene, qualche particolare delicatezza o riguardo;
Michele giammai I Osservantissimo del regolamento, aborriva
ognieccezione.
Una cosa che non potè impedire, fu che la mamma non
facesse, a quando a quando, una visita alla sua soffitta, men-
tr'egli era assente, per vedere se almeno. aveva il necessario.
E labrav~ ~onna, piùyolte~ebbea rammaricàtsi.che il figlio,
J?.6! ,piritp>di mo't:fiiìcàzio:tie, ·non faceva uso del materasso,
~hé metteva per terra, ben ·arrotolato in un angolo. Ed ella,
ogni volta,· glielo riponeva ed accomodava sul letto; ma tor-
nando dopo qualche giorno ad osservare, lo ritrovava nuo-
vamente per terra. Se ne lamentò con lui ripetutamente, non
volle ammettere le scuse che dormiva egualmente bene, anche
senza materasso e, in fine, potè indurlo a servirsene.
Un alto spirito di mortificazione accompagnò il Servo di
Dio in tutta la vita.
I

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I - Alla scuola dì Don Bosco
VII
PREDICHE GIOVANII.,I
1856-185'1.
Esemplarità del Servo di Dio. - Ha la responsabilità dell'Oratorio di
S. Luigi. - Alcune prediche di quel tempo. - Don Bosco dispose che
i chierici, entrando in teologia, cominciassero ad esercitarsi nell'esporre
la parola di Dio. - Pregi delle prime predz'che del Servo di Dio. -
La prima è contro l'ozio. - << L'ozio è dannoso al corpo, agli interessi
temporali ed all'anima>>. - Apostrofi finali alla Madonna. - Testi-
monianza del Card. Cagliero. - «Tanti vanno all'inferno per il
cattivo. esempio». - << Fuggite quei compagni, che dànno esempi d'ir-
religione, d'immodestia, e d'insubordinazione>>. - << Le battaglie più
gravi, che ogni uomo deve combattere, son quelle contro le cattive
inclinazioni>>. - << Guai a chi si accosta ai Santi Sacramenti per
abitudine>>. - Il chierico Rua, entrando nel primo corso di teologia,
cominciò ad accostarsi alla S. Comunione ogni giorno. - Il Servo di
Dio Leonardo Murialdo prend~ la direzione dell'Oratorio di San
Luigi. - Una lettera del chierico Rua. - Aiuta il Teol. Murialdo
sino al termine del 1857; quindi passa all'Oralorio dell'Angelo Cu-
stode in Vanchiglia. - Continua a presiedere la Compagnia del!'Im-
macolata. - Suo zelo per la frequenza alla S. Comunione. - Fa scuola
di Vangelo ai chierici.
<< E consuetudine - scriveva il dott. Don Francesco Cer-
ruti, salesiano - è consuetudine, pressochè generale, che,
nell'elogio de' grandi trapassati, si stenda un velo pietoso, un
velo sui primi anni.della loro esistenza; che il fanciullo, questa
trepida speranza della famiglia, della religione, della patria,
dell'umanità tutta· quanta, che in esso rifiorisce, in esso si

10.7 Page 97

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VII - Prediche giovanili
79
rinnovella di novella fronda, lo si passi in silenzio, in quella
appunto che egli, vago fiorellino, lieto volge il calice al raggio
animatore; che l'età più sorridente e più preziosa della vita
non la si debba ricordare, perchè troppo pochi son coloro che
riescono a tragittarne il pericoloso torrente senza risentirne
conseguenze più o meno funeste ..·... Ma, viva Dio, parlando
di Don Rua, non c'è bisogno di far uso di quest'arte, non
so se retorica, o pietosa>> (r). Parlando di Michele Rua, non
c'è bisogno di tacere, o di sorvolare, nè sulla fanciullezza, nè
sulla giovinezza, nè su altro tempo della vita.
L'anno scolastico 1856-1857 fu assai laborioso per il
Servo di Dio. Il pio e caritatevole teol. Paolo Rossi, da tre
anni direttore dell'Oratorio di S. Luigi a Porta Nuova, colto
da copiosi sbocchi di sangue, cessava di vivere il 5 novembre
1856, a 28 anni! Benchè cosi giovane era già un modello di
vita sacerdotale, per l'angelica vita, per l'ardore della carità,
per l'ingegno riflessivo ed acuto, per una larga cultura, con-
giunta ad una singolare modestia, e, soprattutto, per tanta
prudenza che lo faceva un uomo maturo. Era un caro imitatore
di Don Bosco, amatissimo dalla gioventù; e il eh. Michele Rua
ne accompagnò la salma all'ultin1a dimora, insieme con tutto
l'Oratorio, e prese a supplirlo interan1ente, non trovando
Don Bosco un altro sacerdote, pronto a prenderne la dire-
z1one.
Tn pari tempo, continuando ad aiutare Don _Bosco
in ogni cosa, alle note mansioni di insegnante e assistente
generale, allo studio della teologia e dell'ebraico, aveva ag-
giunto il proposito di prepararsi all'esame di 1naestro: e tra
le carte giovanili, conservò, con la data di quell'anno, il pro-
gramn1a relativo.
Ma la nuova occupazione, grave e pesante, che si pro-
trasse fino a luglio, no~lie lo permise. Appena il teol. Rossi
fu costretto a lasciare la cura dell'Oratorio, il pensiero del
suo funzionamento, della frequenza dei giovani, dei loro trat-
tenimenti, della loro istruzione morale e religiosa, gravò in-
teramente sul eh. Rua. Aveva un forte aiuto nell'avv. Gae-
(1) Cfr.: Don Michele Rua: elogio discorso funebre, pag. 7.

10.8 Page 98

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80
I - Alla scuola di Don Bosco
tano Bellingeri, al quale, d'accordo con Don Bosco, lasciava
la più ampia libertà d'azione; ma cambiava quasi ogni do-
menica il sacerdote che andava a celebrarvi la S. Messa, e il
più delle volte era il eh. Rua che faceva ai giovani anche un
po' di predica· o d'istruzione in comune. Peccato che non ne
sian rimasti gli appunti: come ci farebbero comprendere la
bellezza dell'anima sua!
Possiamo, tuttavia, farcene un'idea, e un'idea precisa, non
a base di semplici ricordi, o di studiate ipotesi, ma con la
scorta di autentici documenti. Abbiamo alcune prediche, di
quel tempo, scritte su piccoli quaderni e su fogli umilissimi,
che attestano qual fosse fin d'allora il suo amore alla povertà.
Sono mezzi fogli di carta da lettera raccolti dalla corrispon-
denza di Don Bosco, o di lavori di scuola, scritti non solo dal
lato bianco, ma anche attorno agli indirizzi delle lettere e il
nome cognome apposti sulle pagine; e tutti, come appare dalle
date e dai timbri postali, appartengono agli anni 1856 e
1857 (1). Tre piccoli quaderni contengono tre predichette
morali, sull'ozio, sui compagni e sulle cattive inclinazioni, e
tre brevi discorsi sacri, sopra S. Cecilia, S. Agostino e la Ma-
donna del Rosario: sei composizioni semplicissime, ma di
getto, proprio ex abundantia cordis, e quindi interessanti.
(1) Li ritrovammo nel 1914, dopo la morte del sacerdote Don Angelo Lago,
di santa memoria, degno segrètario particolare del Servo di Dio, al quale so-
pravvisse di quattro anni. Nella vecchia camera (di cui poco dopo vennero ab-
battute due pareti) nella quale Don Rua dimorò, dall'anno, in cui fu prefetto
dell'Oratorio, finchè sali ad abitare presso l'anticamera di Don Bosco, era ri-
masta quasi dimenticata una scansia, piena di carye e di libri, la ,maggior parte
dei tempi di Don Alasonatti, Morto Don Lago, chi s'incaricò di sgombrar la
stanza dalle cose vecchie e fuori d'uso, purtroppo, senza troppo riflettere,
gettò nella cartaccia non solo la maggior parte dei vecchi libri, ma anche molti
grossi fasci di carte, ov'erano anche lettere e documenti interessanti. E la stessa
sorte sarebbe toccata a due pacchi di quaderni, uno di Don Bonetti, l'altro
del Servo di Dio, se non fossero rimasti protetti da un'assicella girevole su se
stessa, la quale, tenuta ferma da un chiodino, faceva creder vuoto lo spazio
d'un venti centimetri di fondo tra il muro e l'alcova della scansia, dove, quasi
sempre in piedi, lavorò per tanti anni il Servo di Dio. E ornai quasi tutto era
stato messo nei sacchi e mandato alla cartiera, quando, avuto sentore dello
sgombero, corremmo a vedere, fiduciosi di trovar qualche prezioso documento
ed arrivammo a tempo... per constatare quel vandalismo e, fortunatamente,
a salvare alcuni documenti già buttati nei cesti ed a scoprire i quaderni del
I
Servo di Dio, appartenenti agli anni in cui attese agli studi.

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VII - Prediche giovanili
81
Don Bosco voleva che i suoi chierici, dopo il primo anno
di teologia cominciassero a tener qualche sermoncino durante
il mese mariano, che si compiva in forma quasi privata,
all'altar della Madonna del Rosario nella Chiesa di S. Fran-
cesco di Sales, ed altre volte in questa od in quell'altra ca-
merata, prima di andar al riposo, in preparazione alle feste più
sole.uni della Madonna, e nelle vigilie e nelle feste del santo
titolare della camerata. Rua, docilissimo ad ogni desiderio di
Don Bosco, non esitò a darsi a così utile esercizio, e vi riuscì
così bene, aumentando l'alto prestigio nel quale era comune-
mente tenuto. I suoi sermoncini avevano un non so che di
speciale, che piaceva ai giovani e faceva del bene.
I pochi che ci restano, debbono essere stati recitati in
Valdocco, e bastano a farci comprendere come, fin d'allora,
l'anima sua riboccasse di quella pietà semplice ma profonda,
di quella cura per la propria perfezione, (t di quello zelo per
la salute delle anime, che caratterizzarono il suo ministero
sacerdotale. Non lenocini, o vuota pompa di parole; non
plagi di bei passi d'autore, e sì che aveva buon gusto e me-
moria felicissima; ma in ogni discorso, in ogni pagina e, po-
tremino dire, in ogni periodo, si vede il riflesso della sua
mente e del suo cuore, ricchi di carità e cordialità, e insieme
di zelo e discrezione mirabili.
Le insistenti raccomandazioni di Don Bosco e gli esempi
dei giovani di virtù non comune, che la Divina Provvidenza
inviava all'Oratorio, rendevan naturale la vita di pietà a
quanti vivevano nell'Istituto; l'aria stessa, per così dire, n'era
pregna. Ma come avviene dappertutto, anche negli ambienti
religiosi, specie tra i giovani, non sempre la pietà è ben intesa,
nè va congiunta all'adempimento degli altri doveri; ed allora
viene a palliare un'indole pigra ed indolente. E quindi di ca-
pitale importanza, ammessa la pietà come base, insistere come
si faceva all'Oratorio, sul dovere del lavoro assiduo, che è
quanto dire sull'adempimento di tutti i doveri individuali,
nonchè sulla temperanza1cristiana, cioè .sulle grandi e piccole
mortificazioni, che in un ambiente di libero movimento, quale
è quello dove da molti si vive come in famiglia, sono a cia-
scuno necessarie.
6 - Vita del Servo di Dio Mr'chele Rua, Voi, I,

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I - Alla scuola di Don Bosco
Le raccomandazioni più insistenti di Don Bosco erano due:
lavoro e temperanza; e le stesse, sostanzialmente, eran fin d'al-
lora le raccomandazioni di chi lo studiava e si sforzava di
imitarlo.
Infatti, dopo la· pietà, il primo pensiero e la raccomanda-
zione più viva del chierico Rua è il lavoro. La prima predi-
chetta che scrive, o almeno la prima in ordine cronologico,
di quelle che ci restano, è appunto sull'ozio. Dopo d'averla
estesa, vi torna sopra, vi fa delle aggiunte per renderla più
rispondente al suo pensiero, e pazientemente la ricopia.
<< Conoscendo io - diceva - di quanta importanza sia il
fuggire l'ozio e avvezzarsi fin dalla fanciullezza al lavoro e alla
fatica, penso di trattenervi quest'òggi su questo argomento,
e affinchè d'ora innanzi abbiate l'ozio in grande orrore, vi
farò vedere che l'ozio è dannoso al corpo, è dannoso agli in-
teressi temporali, e più poi è dannoso all'anima.
>> E dannoso al corpo. Se un giovane si dà all'ozio, sapete
voi che gli succede? A poco a poco si fa debole, le sue forze
vengono meno, e in poco tempo diventa inabile alle più leg-
gere fatiche ..... :Chi è forte, robusto? colui che fin dalla gio-
vinezza si è avvezzato a lavorare.
>> Inoltre l'ozioso non gode mai alcun vero piacere, poichè
è sempre svogliato e gli stessi divertimenti gli recano nausea.
Quando è, che la ricreazione e il riposo ci paion più graditi?
dopo la fatica. Quando un giovane ha compiuto tutti i suoi
doveri, allora prova un vero piacere nel ricrearsi alquanto,
perchè allora è sicuro di non esser più sgridato dai genitori,
non ha più niente che lo tenga in pena. Mafse la ricreazione è
prolungata, allora comincia a dispiacere. Ora pensate un po',
come dovrà esser noioso il tempo ad un giovane che sta sem-
pre senza far niente.
·
>> E non crediate che la vita di chi fatica sia una vita...cat-
tiva. Anzi, vi posso accertare, che per chi lavora con voglia, il
lavoro diventa, per cosi dire, un divertimento; mentre molte
volte mi è già accaduto. di udire da alcuni, che mai non passano
giorni cosi tristi, malinconici ed annoiati, come quando sono
senza lavoro.
>> L'ozio, adun4ue, si dovrebbe già fuggire anche per i

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11.1 Page 101

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VII - Prediche giovanili
soli mali che arreca al corpo. Ma fossero solamente questi!
Ma no, sono ancor maggiori, se si considerano rispetto agli
interessi corporali. E proverbio, da tutti conosciuto, che chi
dorme non piglia pesci..•.. E come volete, che faccia fortuna
colui che non fa mai niente? Se avesse dei .beni di fortuna,
sarebbe in breve ridotto all'ultima miseria..... E allora? Non
osando stender la mano per chiedere l'elemosina, avviene, che
non avendo di che alimentarsi, si dà a rubare, a percuotere, e,
talora, persino ad uccidere. Ma voi sapete che per questa via
non si può durare lungamente; e, se alcune volte ne va impu-
nito, tardi o tosto sarà preso e cacciato in carcere, dove, oltre
ai mali che dovrà patire, sarà d'obbrobrio ai parenti e ai com-
pagni che prima aveva, e fortuna per lui se non avrà a finire
la vita in esso, oppure sul patibolo. Di tutti quelli che si ve-
dono giustiziare, [allora era ancorç1. in vigore la pena capitale],
sapete voi come abbiano incomincjato per giungere sino a tal
punto? D'ordinario....• con lo stare in ozio>>.
. << E,,i mali che ne provengono all'anima sono di gran
lunga.rna;ggiori. Tutti sanno che l'ozio è il padre di tutti i vizi.
Chi non si dà al lavoro, lascia nascere nel suo cuore tutte le
passioni. E questo è naturale, giacchè l'ozioso, d'ordinario,
s'accompagna con amici suoi pari, i quali tengon co~ lui cat-
tivi discorsi e gli insinuano ogni cattiva massima. Ora, sic- .
come chi pratica coi buoni diventerà anch'esso buono, e chi
pratica coi cattivi diventerà anch'esso cattivo, così l'ozioso,
essendo sempre con i cattivi compagni, non potrà a meno che
diventar anch'esso cattivo. Inoltre il demonio s'approfitta
appunto del tempo in cui uno sta in ozio per assalirlo colle sue
tentazioni, ed è allora appunto, che fa maggior breccia nel
cuore, specialmente. della gioventù; ed è appunto nel tempo
in cui si sta in ozio, che si tengono in mente i cattivi pensieri,
si formano i cattivi progetti, e cosi si comincia a peccare, anche
prima di venire alla ragione..... >>.
E si diffonde in paragoni ed esempi, antichi e recenti, per
ribadire questi pensieri: << L'ozio, è quello che conduce
l'uomo di peccato in peccat6, :6.nchè giunge alla eterna dan-
nazione..... Il Signore ci ha date le braccia, le mani, le forze, e
tutte le facoltà, affi.nchè noi lavoriamo; e noi siamo obbligati

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1 - Alla scuola di Don Bosco
ad eseguire la sua santa volontà>>. E, fatto un breve accenno
all'attività di Maria SS., la quale occupava il tempo, che le
sopravanzava dalle ·cure quotidiane, a pensare alle parole del
Figlio Divino, termina con quest'esortazione: << Ah si, cari
fratelli, quando non sapete che fare, leggete libri buoni, pen-
sate e meditate le massime che avete udite predicare, ripen-
sate ai proponimenti già tante volte fatti e ai mezzi di metterli
in pratica. Se così farete, non potrete fare a meno, che di avan-
zarvi, a grandi passi, per la via della salute>>.
Anche un altro discorso, quello sui compagni, più breve,
più ordinato, e più denso di pensieri, si chiude con quest'a-
postrofe alla Madonna: «Oh Maria, Madre benignissima,
noi, fin da questa sera, vi professiamo la più cordiale affezione,
onde voi ci porgiate il vostro potente aiuto, per poter guardarci
dai cattivi compagni, e stringere amicizia coi buoni, e cosi,
dopo esserci mantenuti mai sempre vostri divoti, giungere in
loro compagnia a vedervi finalmente nel bel Paradiso>>.
Ci diceva il Card. Cagliero che il chierico Rua, nel 1856,
quando era alunno del corso di teologia, fece più volte il
discorsetto del mese di maggio nell'Oratorio di S. Francesco
di Sales; e le accennate apostrofi ne son la conferma.
Dopo il lavoro, un'altra grande raccomandazione del gio-
vane chierico - indice anch'essa dell'anima sua - è la ne-
cessità della prudenza e della fortezza cristiana per la fuga
delle occasioni cattive. Nel discorso sui compagni, dopo un
accenno all'inclinazione naturale a vivere in,società, dice della
prudenza che tutti, ma specialmente i giovahi, hanno da usare
per guardarsi dai cattivi e frequentare solamente i buoni, per-
chè la gioventù << fa quasi ogni sua opera per imitazione >>, e,
quindi, << se vede buone azioni, farà buone azioni>>; ma «se
ha sotto gli occhi, se non azioni cattive, non farà che azioni
cattive >>; e scende a dimostrare, con efficace chiarezza, il do-
vere di fuggire le cattive compagnie.
<< Vedete voi quel giovinetto, quel fanciullo, dal cui volto
spira ancor la bella .e soave innocenza? Egli gode la pace del-
l'anima, agisce con,Ia semplicità ed ha la mansuetudine del-
l'agnello, della colomba. Ebbene, las~iatelo qualche tempo
col cattivo, e lo vedrete divenir tristo, maligno. Egli fa delle

11.3 Page 103

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VII - Prediche giovanili
mancanze, e non vuol più sopportare di essere corretto; ai
caritatevoli avvisi risponde con aspre insolenze. Il suo cuore
si guasta, non sostiene più oltre che cattivi affetti. E siccome
ex abundantia cordis os loquitur, così, non nutrendo altro che
cattivi pensieri, non potrà proferir altro, che cattivi discorsi.
E.sparita quella dolce soavità, quella candidezza di costume,
per cui si accaparrava il cuore di ognuno, che avesse avuto a
trattar seco; e così cade d'abisso in abisso, e si rende egli pure
pietra d'inciampo a tutti gli altri.
>> Ah! se s'interrogassero le anime dell'inferno, chi fu la
cagione della loro mala vita, si udrebbero rispondere, con-
cordemente, che sono i cattivi compagni. Essi son quelli che
cominciarono a far loro perdere l'innocenza; essi son quelli che
insegnarono, a quelle misere anime, cattive massime; essi son
quelli, che col mal esempio stimolarono a metterle in pratica;
essi son quelli, che le traboccarono in quell'eterno baratro.
>> Quale è la causa, per cui tanti conducono una vita così
cattiva? quale è il motivo, per cui si vedono cotanti a star in
ozio,· e· quindi a commettere ogni sorta di delitti? qual è il
motivo per cui, talora, regna nella comunità la discordia, l'in-
subordinazione, e perciò ne viene sbandita la tranquillità?
Ah! fratelli carissimi, vorrei che vi rimanesse profondamente
impresso nella mente, sì, la cagione di tanti mali sono i cat-
tivi compagni. Essi sono la cagione, per cui Iddio punisce
già terribilmente in questa medesima vita, quelli che contrag-
gono con loro amicizie, e ciò noi vediamo apertamente pro-
vato dai fatti. Giosafat, Re di Giuda, era uomo molto piq;
ma che? fatta alleanza con Acabbo, pessimo Re d'Israele,
finchè rimase in tale alleanza, ebbe comuni con lui i castighi
di Dio, e sempre venne percosso dalla giusta sua mano, finchè
non. si separò interamente da lui. Se adunque di tanti mali
sono causa i cattivi compagni, è cosa della massima importanza
il poterli conoscere, onde poterli altresi evitare>>.
<< Ma conoscerli? ve lo co,nfesso ingenuamente, è cosa assai
difficile il dare tutti i segni, da cui si possono conoscere; però,
mediante l'aiuto di Dio e la buona volontà di fuggirli, si può
venire a capo di poterli ravvisare>>. E addita tre indizi: l'ir..
religione, l'immodestia, I'i'nsubordina%ione,

11.4 Page 104

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86
I ~ Alla scuola di Don Bosco
<< Quando un compagno, ne' suoi discorsi, getta il ridicolo
sulle cose di religione, cerca di distogliervi dalle pratiche della
medesima, ah! deve costui essere tosto abbandonato, perchè
egli cerca di togliere dal vostro cuore la religione, che è il più
gran tesoro, la gemma più preziosa>>.
<< Un altro indizio per conoscere i cattivi compagni è
l'immodestia. Quando trovate un compagno, che, in mezzo
ai suoi discorsi, lascia sfuggire motti· inverecondi, fa delle
azioni disoneste, credetelo un cattivo compagno. Dalla bocca
di costui esce un alito pestilenziale, che infetta chiunque gli
sta attorno..... >>. Egli << sparge tale veleno, a cui non si può
opporre alcun altro rimedio, che un miracolo della potenza.
divina ..... ;>.
<< Terzo indizio..... l'insubordinazione. Quando un gio-
vane non vuol stare soggetto ai suoi parenti, non vuole rico-
noscere la loro autorità, e, più ancora, sparla e insulta a chi
gli ha dato la vita e lo ha nutrito, costui non può fare a meno
d'ispirare, in chi lo frequenta, il medesimo disprezzo verso i
genitori, del quale egli ha il cuore ripieno. E, quel che dico
di un figlio di famiglia, devesi pur intendere per chi è allevato
in una comunità. In una comunità, chi sparla dei superiori e
delle loro disposizioni, chi non vuol osservare le regole, chi
burla coloro che si fanno premura di osservarle, costui, dico,
introduce l'insubordinazione, la discordia, e si rende ostacolo
a chi vorrebbe camminare pel retto sentiero dell'obbedienza;
insomma, diventa un cattivo compagno, epperciò da fuggirsi>>.
Ed insiste sulla necessità _di guardarsi dai cattivi compagni
e di non contrarre con loro amicizia alcuna, perchè, :finchè
<< voi rimanete coi cattivi compagni, potrete far dei buoni pro-
ponimenti, prender delle ottime risoluzioni per darvi al ser-
vizio del Signore; ma. non verrete mai a capo di met~erle in
pratica>>. << Non si è mai udito, nè si udirà mai, che un gio-
vane abbia frequentato cattivi amici, senza averne riportato
danni. .. >>. E << siccome l'uomo, per sua natura, non può
starsene solo, cosi vi raccomando che ve ne. procuriate dei
buoni, che vi aiutino ad avanzarvi nel bene e a giungere feli-
cemente al porto di eterna salvezza>>.
E termina con gran fede: << E _questi amici, cerchiamoli

11.5 Page 105

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VII - Prediche giovanili
non solo in questa bassa terra, ma innalziamoci più alto a
cercarne nella celeste patria, ove si trovano amici che non ci
abbandoneranno mai, neppure dopo morte, purchè non siamo
noi i primi ad abbandonarli; e, soprattutto, procuriamo, stu-
diamoci di accaparrarci l'amore della potente e benigna nostra
madre Maria, procurando di tenerci mai sempre suoi divoti >>.
Un altro discorsetto, che merita d'essere rilevato, per
l'opportunità e per l'unzione della parola, è quello sulle cattive
abitudini. Lo disse probabilmente la vigilia di S. Agostino
del 1857, nella camera omonima (1).
Premessa la sentenza dei Proverbi di Salomone: Adolescens,
iuxta viam suam, etiam cum senuerit, non recedet ab ea; co-
mincia con un semplice paragone, minutamente e vivace-
mente descritto: - Un padre, per far comprendere al figlio
la necessità di combattere per tempo il germe dei vizi e le in-
clinazioni cattive, l'invita a sradicare una tenera pianticella,
e il figlio con tutta facilità la sradica; poi un'altra più grandi-
cella, ed anche questa la sradica facilmente; poi una terza
assai più sviluppata, e benchè a stento e con molte difficoltà,
anche questa volta ci riesce; infine l'invita a schiantare un
alberello, che ha già profonde radici, e non gli è possibile. E
il padre J>ammonisce: << Non è mica le piante che io desidero;
ciò che io voglio si è che tu impari una gran lezione. Vedi,
figliuol mio, in te vi sono molti germi di virtù, ma purtroppo
vi son pure, come in tutti gli uomini, i germi dei vizi. Tu,
dunque, mentre sei giovane, fàtti un grande studio per cono-
scere i tuoi vizi, e fàtti coraggio per sradicarli.:•.. >>. << Così,
proseguiva il buon chierico, io dico a voi, o cari fratelli, noi
tutti siamo ancor giovani, siamo ancora in tempo; unitamente
allo studio della scienza facciamo un grande studio su noi
stessi, cerchiamo quali sono i nostri difetti e, conosciutili,
non perdiamo tempo; ma subito, mentre sono ancor teneri,
sforziamoci a schiantarli dall'anima nostra; e, se qualcuno
d'essi già avesse gettate profonde radici, non perdiamoci d'a-
nimo; ma intorno a questo facciamo maggiori sforzi; non di-
(r) I primi nomi, che Don Bosco 'diede alle camerate, erano anch'essi un
indice della sua pietà e del suo spirito: L'Immacolata, l'Angelo Custode, S. Giu~
seppe, S. Carla, S. Vincenzo de' Paoli, S. Agostino. ecc.

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88
I - Alla scuola di Don Bosco
mentichiamo mai di fare come S. Agostino, cioè di ricorrere
a tal fine con umili e fervide preci al Signore, da cui dobbiamo
aspettare i più forti e potenti aiuti>>.
E scende alla pratica: << L'uomo, quando nasce, nasce alle
battaglie; e quel che è più duro si è che le battaglie più forti,
più vigorose, che deve sostenere, son quelle che deve fare
contro se medesimo>>; cioè le cattive inclinazioni, e perciò
<< è bene che presto impari a conoscere questi suoi nemici>>.
E ne addita tre: la superbia, l'ozio, di cui abbiam fatto già
un ampio rilievo e, l'accostarsi ai Ss. Sacramenti per con-
suetudine.
·
Il primo ammonimento era il ricordo d'una delle più fre-
quenti raccomandazioni di Don Bosco: << Il vizio che più di
tutti suole insinuarsi nel cuore dei giovani studenti è la su-
perbia>>. E, in forma facile e vivace, passa ad a1nmonire che
<< non bisogna credersi superiori agli altri; nè far bene i pro-
prii doveri, unicamente per primeggiare; nè screditare gli
emuli; nè impazientirsi, quando si è contraddetti, o se altri
ci ripete cose che già sappiamo... >>.
Venendo al terzo ammonimento, osservava con grande
semplicità e chiarezza: << Ancora un difetto, bisogna che vi
ponga sotto gli occhi; e questo si è l'accostarsi ai Sacramenti,
solo per consuetudine e senza fervore. I due Sacramenti della
Confessione e della Comunione sono i principali sostegni di
qualunque persona, ma specialmente di un giovane studente.
Questi Sacramenti servon mirabilmente a tenerlo nell'umiltà,
ad allontanarlo dali'ozio, a vivificare in lui la carità, e tenergli
lontana l'impurità, che in modo particolare insidia agli stu-
denti; e alimentano beneficamente la benefica fiaccola della
fede. Ma, aflìnchè questi due sacramenti arrechino tanti van-
taggi, non basta andarli a ricevere comunque; bisogna acco---·
starvisi con divozione. Purtroppo ce ne sono parecchi, che,
le prime volte che vi si accostavano, portavano seco loro il
fervore; ma poi, fatti già avvezzi, vi vanno senza prepararsi.
Si confessano, ma non procurano di aver il dolore dei peccati,
non fanno proponimenti; e se vanno alla Comunione, ci
vanno senza pensare nei:nmeno ciò che vanno a fare; ne ritor-
nano che paion alquanto concentrati in se stessi, ma, dopo

11.7 Page 107

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VII - Prediche giovanili
alcuni minuti, eccoli nuovamente dissipati come prima, guar-
dare qua e colà, dimentichi che in loro stessi ancora risiede
Gesù Cristo in corpo, sangue, anima e divinità; già si mettono
a ciarlare, oppure, se pregano, lo fanno senza pensare meno-
mamente a quel che dicono; e in questo modo si privano di
quel cumolo di grazie, che potrebbero ricavare. Andate pure
sovente a confessarvi e comunicarvi, sì, andate sovente, ve lo
raccomando; ma procurate d'andarvi sempre con novello
grande fervore e divozione, e, quando volete accostarvici,
anche già fin dal giorno prima cominciate a dire qualche gia-
culatoria, onde il Signore vi aiuti ad accostarvici degnamente;
e, dopo averli ricevuti, non dimenticate subito il grande bene-
ficio ricevuto, ma anche durante il giorno dite qualche breve
giaculatoria in ringraziamento, e richiamate anche alla me-
moria i proponimenti fatti alla mattina>>.
A quel tempo la frequenza alla S. Comunione non era
ancora quotidiana. Don Bosco, non appena apri l'Oratorio,
fu un zelatore instancabile dalla Comunione frequente; ma
dovette attendere più anni prima di vederla ricevere da tanti
suoi figliuoli ogni giorno. Una mattina, celebrando.la Messa
della comunità - i chierici d'ordinario ascoltavano quella di
Don Alasonatti, che celebrava di buon'ora - giunto alla Co-
munione, si voltò con l' Ostia santa in mano a recitare il
Domine, non sum dignus..... ma nessuno si accostò alla Sacra
Mensa. Mestamente, ripose la pisside nel Tabernacolo, e fu
allora che incoraggiò Domenico Savio alla fondazione ·della
Compagnia dell'Immacolata, e pose nel Regolamento, che i
soci procurassero di far in modo, che ogni giorno qualcun di
loro si accostasse alla S. Mensa. Con quanto zelo e con qual
prudenza si comportasse in questa propaganda il Fondatore
dei Salesiani, ce lo svela il Servo di Dio con la dichiarazione
fatta nei Processi per la Causa di Beatificazione, parlando
della frequenza sua ai Ss. Sacramenti: << Fin dal primo uso
di ragione cominciai a freql!,entare il sacramento della peni-
tenza, parecchie volte all'anno; e all'età di nove anni incomin-
ciai a frequentare la S. Comunione, con frequenza maggiore
a misura che mi avanzavo negli anni finchè, giunto al corso
di teologia [all'autunno del 1855, quando aveva r8 anni]

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I - Alla scuola di Don Bosco
presi a frequentare quotidianamente la Comunione e setti-
manalmente la confessione>>.
Di quegli anni abbiamo anche altre piccole prediche del
Servo di Dio, ad es. sul dovere di rispondere alle chiamate
di Dio, sui trionfi della Chiesa Cattolica, sulle gioie del para-
diso, dalle quali potremmo estrarre altri pensieri, che ci fa-
rebbero comprender meglio la fede e il fervore del giovane
chierico. Basti questo riflesso, che ci dice quanto fosse in lui,
netto e preciso, il sentimento del dovere, e perfetto il modo
di compierlo.
<< Due soltanto sono le vie, che ci si parano davanti in
questo nostro esilio: l'una, spaziosa e ripiena di delizie, che ci
conduce lontano dalla nostra patria; l'altra, angusta e colma di
triboli, che a quella ci conduce. Una terza di mezzo non·esiste.
Nella prima camminiamo allorchè ci lasciam guidare, non già
dalle ispi·razioni divine, ma dalle passioni; per là seconda,
quando, rinnegando noi stessi, diam retta alla voce amorevole
di Dio. Nella terza, poi, cioè di fare or bene or male, non pos-
siamo camminare, giacchè non esistei>>.
Quell'anno scolastico si chiudeva con una cordialissima
festa all'Oratorio di S. Luigi. Il chierico Rua che ne ha la-
sciato mèmoria nella minuta di una lettera, inviata a Don
Bosco, in data 27 luglio, al Santuario di S. Ignazio.
<< Finalmente furono appieno appagati i miei desiderL Il signor
teologo Murialdo Leonardo venne ieri sera ad assumersi la dire-
zione dell'Oratorio di S. Luigi. Spero che alla S. V. non sarà discaro
l'udire le feste che gli fecero i giovani che interveng~no al detto Ora-
torio. Nella mattina si apparecchiò nel cortile della ricreazione dov'egli
potesse sedere in mezzo ai festeggianti giovani, senz'essere sferzato
dai cocenti raggi del sole. Dopo mezzodi l'avv. Bellingeri andò a pren-
dere a casa il novello direttore, e l'accompagnò all'Oratorio, dove
giungendo, io e Don Demonte gli venivamo incontro onde corteg=-
giarlo nella sua solenne entrata. Giunto, poi, avanti alla cappella,
i musicanti suonarono la turca, cui tenne dietro ripetutamente il grido
di << Viva il Direttore! Viva il DirettoreI>>. Dopo che questi fece ai
musicanti alcuni complimenti pel profitto fatto, lo introdussero nella
chiesa, che era stata recentemente addobbata dal mastro tappezziere
Cagliero e dall'apprendista Rua; e, intanto, i musicanti andarono ad
apparecchiarsi nel luogo destinato al canto. Uscito di chiesa il sig. av-
vocato lo condusse nel suddetto luogo, ed ivi, passando in mezzo ai

11.9 Page 109

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VII - Prediche giovanili
91
giovani, quinci e quindi schierati, risuonarono gli evviva. Sedutosi
al luogo destinatogli, furon lette due eleganti poesie, l'una del chie-
rico Savio, e l'altra del Comollo, le quali riscossero gli applausi, quindi
il giovane Calea lesse un discorso, in cui, dopo aver pateticamente
rammentato la perdita dell'antecedente direttore, raccontava le cose
che. s'istituirono · nell'Oratorio nel tempo dell'interregno, e quindi
indirizzava ai suoi compagni questa domanda: - Compagni, che
fareste se il sig. teol. Rossi venisse nuovamente in mezzo a noi, per
prendere la direzione dei nostri cuori? Non è egli vero, che ubbidi-
reste ad ogni suo desiderio? Ebbene, eccolo il teol. Rossi! Si, noi
abbiamo un altro teol. Rossi nel nuovo direttore; fate, adunque,
verso di lui, quel che fareste verso il teol. Rossi. - Dopo questo
discorso fu cantata la poesia del Comollo, accompagnata dai musi-
cali strumenti. Poscia si cominciarono le funzioni, che furono finite
dal canto del Te Deum, in rendimento di grazie pel grande favore
ottenuto. Il direttore fece egli stesso la predica, in cui, dopo aver
esposto i tre motivi che l'indussero ad assumersi tale incarico, esor-
tava i giovani ad intervenire con assiduità: all'Oratorio e trattenersi
in chiesa con raccoglimento, e quindi si cantò il Tantum Ergo in mu-
sica. E cosi buon principio sia indizio di migliori consewienze i>.
· Il teol. Leon.ardo Murialdo, che nel 1857 assumeva la di-
rezione dell'Oiatorio di S. Luigi, dopo l'interregno tenuto dal
dal chierico Rua, è il fondatore della Pia Società di S. Giu-
seppe, morto in concetto di santità, e di cui venne già intro-
dotta, il 3 novembre 1921, la Causa di Beatificazione. Nel
relativo decreto si leggono queste parole: << Non appena ordi-
nato sacerdote, la sua pietà e la sua carità diedero copiosi frutti
nell'istruzione dei fanciulli e dei giovinetti nell'Oratorio del-
l'Angelo Custode e nell'altro di S. Luigi, fondati dal Ven.
Don Bosco, alle cui preghiere e in compagnia di Rua, l'anno
1857, ben volentieri e con gran zelo si offerse compagno di
lavoro e di fatiche ai Salesiani>>.
La Società Salesiana non era ancor fondata, ma come s'è
detto, eran già chiamati Salesiani coloro che aìutavan Don
Bosco nell'opera degli Oratori. E il chierico Rua continuò fin
verso la fine del 1857 a recarsi all'Oratorio di S. Luigi, gio-
vandosi così anche degli eminenti esempi di virtù sacerdo-
tali del teol. Murialdo (r).
(x) 11 Servo di Dio Leonardo Murialdo nacque a Torino il 26 ottobre 1828.
Ordinato sacerdote il :u .settembre 1851, fu Direttore all'Oratorio cli S. Luigi

11.10 Page 110

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92
I - Alla scuola di Don Bosco
Il 6 giugno era stato ordinato sacerdote Felice Reviglio.
Fu il primo alunno che Don Bosco vide salire al sacerdozio;
e si fece gran festa nell'Oratorio di Valdocco e in quello del-
1'Angelo Custode, al quale il nuovo levita era particolar-
mente addetto ne' giorni festivi; ma di a poco egli lasciava
l'Oratorio, e passava ad esercitare il sacro ministero nell'ar-
chidiocesi; e Don Bosco affidò l'Oratorio dell'Angelo Custode
alle cure del chierico Rua. L'ottimo esperimento fatto a
S. Luigi, dove al teol. Murialdo venne dato in aiuto il chie-
rico Durando, dava affidamento che il fedelissimo chierico
cRauria.coa. vrebbe disimpegnato egregiamente il non facile in-
Anche nell'Oratorio di Valdocco crebbe il lavoro per il
chierico Rua. Il 9 marzo 1857, da Mondonio d'Asti, dove si
era recato per consiglio dei medici, era volato al cielo l'ange-
lico giovinetto Domenico Savio. Quando giunse la notizia
all'Oratorio, fu una sola voce: << E morto un santo!>>; e il ri-
cordo delle sue virtù, frequente sul labbro di Don Bosco,
continuò a spronare gli alunni all'adempimento esemplare dei
propri doveri, come attivissima prosegui nel santo apostolato
la Compagnia dell'Immacolata. E fu merito del eh. Rua, il
quale continuò a radunare in essa i migliori alunni per far del
bene a quelli più dissipati e pericolosi, e per affezionare sem-
pre più i migliori a Don Bosco, che aveva il segreto di ren-
derli, benchè giovani, abili strumenti a promuovere la gloria
di Dio. << E fu allora - nota Don Francesia -, che si celebra-
rono tra noi i più bei mesi di maggio! qual ctivozione per la
Madonna! Quasi ogni camerata aveva il suo altarino, e sian-
dava a gara, perchè la Madre di Dio avesse, non solo i più bei
fiori, ma possedesse anche ogni cuore>>.
.
Sulla fine del medesimo anno, per suggerimento di Don
Bosco e coll'opera del eh. Giuseppe Bongiovanni, sorse un'al-
dal luglio del 1857 all'autunno del 1865, quando si recò a Parigi, dove passò
un anno, come l'ultimo degli alunni, nel gran Seminario di S. Sulpizio. No-
minato Rettore del Collegi~ degli Artigianelli nel 1866, il 19 marzo 1873
fondò la Pia Società di S. Giuseppe, e volava al cielo il 26 marzo 1900.
La sua salma riposa nella parrocchia di S. Barbara ,in Torino, presso il Col-
legio degli Artigianelli, dove spirò i,ant11mente.

12 Pages 111-120

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12.1 Page 111

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Jlll - Prediche giovanili
93
tra Compagnia, detta del SS. Sacramento, per promuovere il
culto e la frequenza alla SS. Eucaristia. Abbiam detto quanto
abbia dovuto insistere Don Bosco per avviar i suoi figli alla
Comunione frequente e quotidiana. Invitarvèli tutti d'un
colpo, sarebbe stata un'imprudenza, che avrebbe avuto gravi
conseguenze. Pur procedendo con tanta cautela, si levò alto il
lamento, che gli alunni dell'Oratorio vi si accostavano troppo
spesso: << Come! - dicevano - San Luigi, che era S. Luigi,
andava alla S. Comunione appena una volta alla settimana; e
Don Bosco vi manderebbe i suoi giovani tutti i giorni?>>. << San
Luigi era un Santo, rispondeva il grande Educatore, e perciò
a lui poteva bastare la Comunione settimanale; ma i miei gio-
vani non son tutti S. Luigi, e per questo hanno bisogno di ac-
costarvisi più spesso>>. In fine trionfò; e lo zelo di Don Bosco
e la corrispondenza dei suoi figli, tra cui eccelle il eh. Rua -·
che fu instancabile nel mantenere in fiore la Compagnia del-
l'Immacolata, perchè nemmeno un giorno la Sacra Mensa
restasse deserta, e nel seguir lo stesso metodo negli Oratori
festivi~ contribuirono assai, in Torino e in Piemont~, a pro-
muovere, anche in mezzo al popolo, la frequenza alla Mensa
Eucaristica.
·.
Quell'anno, Don Bosco aveva iniziata una lotteria a fa-
vore dei giovani che frequentavano gli Oratori, al buon esito
della quale cooperarono efficacemente nobili signori della
città.
<< Don Bosco - scriveva ad una signora di Nizza il conte
Carlo de Maistre - deve dar da mangiare ogni giorno a
centocinquanta giovani, e non ha alcuna risorsa per mandar
avanti la sua opera; per questo ha organizzato quest'anno una
lotteria, della quale anch'io mi occupo volentieri, come amico
di q1:1esto s::into sacerdote, e come membro del Comitato or-
ganizzatore..... La carità di Don Bosco è come quella di Nostro
Signore; si estende a tutti, e non rifiuta nessuno; difatti ha
pure dei Nizzardi nel suo stabilimento; uno, tra gli altri, venne
raccolto ultimamente dalle strade di Torino, ov'era in pericolo
di divenire un cattivo soggetto... >>. E il chierico Rua aiutò
Don Bòsco anche nel lavoro ordinatore di questa lotteria,
ed abbiamo, scritta di sua mano, compresa la firma di Don

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94
I - Alla scuola di Don Bosco
Bosco, una circolare litografata, spedita a coloro che avevano
accettato lo smercio dei biglietti, anche per ringraziarli ed
assicurarli, che i giòvani beneficati avrebbero invocato le be-
nedizioni del cielo sopra di chi cooperava << cosi efficacemente
per farli onesti cittadini e buoni cristiani>>.
Ancora.
Da vari anni, in luogo delle lezioni settimanali di geografia
dei luoghi santi, Don Bosco aveva intrapreso a spiegare il
Nuovo Testamento ai chierici, fermandosi di proposito sui
Vangeli, di cui assegnava ogni volta una paginetta, dieci ver-
setti circa, da mandare a memoria. La scuola di Testamentino,
come si chiamava allora - oggi si direbbe il gruppo del Van-
gelo - aveva luogo, d'ordinario, il sabato sera; e siccome,
per l'accresciuto lavoro delle confessioni, che si prolungavan
per ore ed ore, Don Bosco non poteva più attendere ad essa
regolarmente, l'affidò al eh. Rua. E il nuovo incarico non
stupì nessuno dei compagni, ma parve la cosa più naturale,
perchè vedevan tutti che Rua, meglio d'ogni altro, riusciva
za1.osnuer.rogare Don Bosco; e la realtà fu pari all'aspetta-
- Don Bosco gli affidò anche la revisione della sua Storia
d'Italia, per farne una seconda edizione. Glie ne diede una
copia interfogliata, << indicandogli solo a voce - dice Don
Giulio Barberis - le modificazioni da introdurvisi; e compi
cosi bene il mandato, che ebbe le lodi di Don Bosco>>. Ciò
avveniva nell'anno scolastico 1857-1858; e Mons. Piano ricor-
dava d'essere stato testimone dell'attenzione{e della diligenza
posta dal Servo di Dio nel compiere que lavoro.
S'incontrano, infatti, non pochi ritocchi di lingua e di
stile, aggiunte di date cronologiche ed opportune conside-
razioni, migliorie nella divisione della materia e nei titoli
dei capitoli, e in fine tredici nuovi capi, contenenti un << Sunto
di Storia Antica secondo il programma del Magistero>>, che
in seguito venne soppre~so, essendo stato abolito l'esame (r).
(x) La seconda edizione usci nel 1859; e nella quarta edizione, pubblicata
nel 1863, si legge questa i/.ota: «Siccome dalla nuova legfle sul pubblico inse-
f/namento fu abolito l'esam~ di Magistero, così noi omettiamo il Sunto di Storia
Antica, compilato per chi avesse dovuto subire quest'esame~-

12.3 Page 113

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VIII - Accompagna Don Boscn a Roma
95
VIII
ACCOMPAGNA DON BOSCO A ROMA
1858.
Motivi del viaggio. - Una memoria inedita. - Da Torino a Genova. -
È Don Bosco che narra: il chierico Rua è stanco di sbadigliare; tre-
mando per il freddo, lo attende all'oscuro sino all'una dopo la mezza-
notte; osserva tutti e nota tutto in silenzio,· gli presta utili servizi.
- Da Civ.,itavecchi"a a Roma: << Tutto andava a tre a tre!». - << Ecco
la cupola di S. Pietro! ». - Memoranda udienza pontificia. - Bacia
la mano al Santo Padre, anche per i chierici dell'Oratorio. - << Super
socium tuum ». - I Rosminiani sperano di vederlo entrare nell'Istituto
della Carità. - Aiuti che presta a Don Bosco. - Di nuovo ai piedi
di Pio IX. - L'Oratorio riprende l'aspetto di famiglia per opera
di Don Bosco e del chierico Rua. - Nel lavoro più intenso, con edi"'.
ficazione di tutti. - La << Festa del Papa>>. - Don Bosco l'anima
a perseverare nei santi propositi, perchè << solo attraverso il Mar
Rosso ed il deserto si arriva alla Terra Promessa!».
Sul principio del 1858, Don Bosco aveva deciso di re-
carsi a Roma. Primo scopo del viaggio, .era di presentarsi a
Papa Pio IX, munito delle commendatizie dell'Arcivescovo
Mons. Fransoni, esporgli il pensiero di fondar una società
religiosa, che lo coadiuvasse nell'opera iniziata, sottoporne a
Sua Santità gli statuti abbozzati, ed implorarne lumi e be-
nedizioni. Altro motivo l'invitava a Roma: visitare i religiosi
monumenti dell'eterna città, in special modo le memorie dei
primi secoli del cristianesimo, perchè aveva intrapreso a pub-
blicare nelle Letture Cattoliche le vite dei primi Successori

12.4 Page 114

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.,
I - Alla scuola di Don Bosco
di S. Pietro. Era la prima volta che andava a Roma, e volle a
compagno il eh. Rua.
Di quel viaggio, per noi memorando, abbiamo una me-
moria, in forma di diario, purtroppo incompleta, in un mano-
scritto di 74 pagine, dettate da Don Bosco al suo compagno,
ton qualche tratto di proprio pugno e poche pagine d'altra
mano. Evidentemente era destinata agli alunni dell'Oratorio,
come appare dalla semplicità dello stile, e dall'intima affet-
tuosità che l'ispira; e noi, per dire di questo viaggio, non pos-
siamo non preferirla ad ogni altra narrazione, ponendo, tra
le virgolette, i passi che ne verremo stralciando.
<< La partenza per Roma - narra Don Bosco - era fis,-
sata per il giorno 18 del mese di febbraio. In quella notte
cadde quasi un palmo di neve, sopra i due palmi che copri-
vano il terreno. Alle otto e mezzo, mentre ancora nevicava,
con la commozione che prova un padre nel separarsi dai suoi
figli, mi strappava dal mezzo dei giovani della casa per intra-
prendere il viaggio di Roma, in compagnia del chierico Rua.
>> Sebbene vi fosse necessità di trovarci allo scalo della
ferrovia per tempo, tuttavia si dovette differire per terminare
un affare, che riguardava al testamento. Ciò desiderava di
fare per desiderio di non lasciare incaglio di sorta intorno alle
cose dell'Oratorio, qualora la Provvidenza avesse voluto darci
in cibo ai pesci del Mediterraneo>>.
Giunti alla stazione il treno è zeppo; Don Bosco è costretto
a prender posto in un carrozzone e Rua in un altro. Ad Asti
Don Bosco scende e va in cerca di Rua, e siede accanto a lui,
essendo scesi vari passeggeri, e:
I
<< Trovai Rua che aveva le mandibole stanche a forza di
sbadigliare; giacchè, da Torino ad Asti, fu molto annoiato,
per non sapere come e con chi cominciare discorsi, giacchè
la sua compagnia non parlò se non di balli e di teatri, cose per
lui di poco gusto..... >>.
·
Dopo qualche ora di viaggio, << una cosa, che ci fu cagione
di stupore, era il vedere· la neve diminuire, di mano in mano
che ci avvicinavamo alla riviera di Genova. Ma qual non fu la
meraviglia, allorchè yedemmo le campagne affatto scoperte
di neve, poi le rive verdeggianti, poi giardini con fiori, e final-

12.5 Page 115

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Vlll - Accompagna Don Bosco a Roma
9~
mente le mandorle fiorite, e i persici coi bottoni presso ad
apr1rs1.I.....
>> Ma ecco Genova, ecco il mare! e Rua è tutto in faccende
per vederlo, allunga il collo, qua vede un bastimento, là alcune
navi, più giù la lanterna, che è un altissimo fanale; intanto
giungiamo alla stazione, e si discende..... >>.
<< Un vento contrario impedì l'arrivo del bastimento, so-
pra cui dovevamo imbarcarci, perciò, nostro malgrado, do-
vemmo attendere fino al giorno seguente..... >>; e << si può dire,
che col corpo ero a Genova, ma col pensiero sempre a Torino,
giacchè avrei potuto passare un giorno -di più in famiglia>>.
Fatta una visita all'Istituto degli Artigianelli dell'Abate
Montebruno, e non essendo ancor giunto il piroscafo su cui
dovevan partire, vanno dai Domenicani di S. Maria di Ca-
stello, per trovar il fratello del celebre Canonico Benedetto
Giuseppe Cottolengo, morto nel 1842 in concetto di santità,
di cui, àllora, non si era iniziato alcun processo per la Causa
di Beatificazione; e che n~l 1917 da Benedetto X\\r fu elevato .
allà glo-ria degli .altari.
·<< Il Padre Cottolengo, curato di questa chiesa, ci usò tutte
le finezze di cortesia. Ci fece servire di qualche cosa, ci in-
gaggiò a star con lui alla colazione e al riposo. La sera andò
benissimo, ad eccezione che, a forza di chiacchierare, fu dif-
ferita l'ora del riposo fino ad un'ora dopo la mezzanotte, il
che fu cagione che Rua si dovette stare quasi più di un'ora a
tremar di freddo ne' corridoi, essendosi spento e fuoco e
lume nella camera dove l'aveva lasciato>>.
Al mattino Don Bosco celebrò all'altare del Beato Seba-
stiano Maggi, dove si conserva, intatto, il corpo del santo
Domenicano, e con Rua si fermò a pranzo in Castello.
<< Alle sei e mezzo di sera, poco dopo di averci preso i
posti sopra un battello postale a vapore, detto Aventino, da-
vamo l'addio a parecchi ecclesiastici, che eransi radunati
nella Casa degli Artigianelli per augurarci buon viaggio. Quei
medesimi giovinetti, allettati et dalle buone parole e, assai
·più, dalle aggiunte che aveva fatto al loro pranzo ordinario di
quel giorno, ci erano divenuti amici; e sembrava che provas-
sero rincrescimento nell'abbandonarci. Parecchi di essi ci
7 - Vita dtl Servo di D1'0 Michtle Rua. Voi, I,

12.6 Page 116

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I - Alla scuola di Don Bosco
accompagnarono fin sulla riva del mare, quindi saltando de-
stramente sopra una barchetta, vollero eglino stessi remigando
condurci al battello. Il vento era assai gagliardo; e, non av-
vezzi a camminar sul mare, temevamo di esser capovolti ad
ogni agitarsi della· nave. Gli altri r,idevano. Dopo venti minuti
di remigare siamo giunti al battello. A prima vista, pareva un
palazzo, circondato dalle onde. Montammo su, e, portato il
nostro equipaggio in un'abitazione, che si poteva chiamare
spaziosa sala, ci siam seduti per pensare, giacchè ciascuno
provava meraviglia e non sapeva che dire. Rua osservava
tutto, fissava gli occhi sopra di tutti, ma diceva niente. Ma
qui un incaglio. Siamo giunti al momento, che là si pran-
zava, e, non essendoci noi posti a mangiare, ne abbiamo poi
fatto inchiesta, quando le pietanze erano consumate. Rua,
perciò, dovette cenare con una mela ed una pagnottella ed
un bicchiere di vino di Bordeaux. Io pure ho mangiato un
pezzetto di pane, e bevuto un poco di quell'eccellente vino.....
>> Dopo tale refezione, siamo montati sul piano del bat-
tello, per vedere che cosa fosse questo Aventino. Abbiam sa-
puto che i bastimenti prendono un nome dei luoghi più fa-
mosi di quelle parti, ove sono indirizzati. Perciò, taluno è
chiamato il Vaticano, oppure il Quirinale, o l'Aventino, come
è il nostro; e ciò per ricordare questo monte, che è uno dei
sette colli di Roma>>.
Alle dieci di sera, si levano le ancore ed il vapore parte.
<< Ma che? Mi sorprende il mal di mare, che mi ha tormentato
due giorni circa..... Quella notte fu veramente triste..... Il
mare mi aveva prostrato a segno, da noni poter più reggere,
nè in letto, nè fuori di letto. Allora n1i gettai giù dalla cuccetta
e andai a vedere, se Rua era vivo o morto. Egli, però, non
aveva sofferto alcun incomodo, ad eccezione di un po' di
languidezza. Si levò tosto, e mi prestò molti utili servizirche ·
in quel grave momento mi occorrevano>>.
Dopo una sosta a Livorno, il bastimento riprende il viag-
gio; ed anche Don Bosco è ripreso dal mal di mare: ma, in
fine, << e per lo sfinimento di forze, e perchè non avevo più
nulla sullo stoma~o, e forse già anche abituato alle ondula-
zioni del bastimento, mi addormentai; e, con un sonno tran-

12.7 Page 117

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VIII - Accompagna Don Bosco a Roma
99
quillo, riposai fino alle sei, ora del nostro arrivo al porto di
Civitavecchia>>.
Essendo giorno festivo, e non potendo Don Bosco cele-
brar la S. Messa per l'incomodo sofferto, si recano ad ascol-
tarla alla Chiesa dei Domenicani, quindi fanno visita al Dele-
gato Pontificio, e, in fine, salgono in vettura per recarsi da
Civitavecchia a Roma.
<< La distanza tra queste due città è di 47 miglia italiane,
che corrispondono a 36 miglia piemontesi. La strada era
molto amena. Eravamo nel coupé, e vedevamo i prati e le rive,
verdeggianti e coperti di fiori. Una fatalità ci diverti un poco.
Tutto andava à tre a tre. I cavaili deila nostra vettura a tre
a tre. Incontrammo dei soldati a tre a tre, alcuni contadini a
tre a tre, alcune vacche a tre a tre, fino alcuni somari si pa-
scolavano a tre a tre. Mentre ridevamo sui tre a tre, ce ne ac-
cadde un'altra nuova, e fu un nuovo genere di campanile. In
un paesetto, detto Santa Marinella, abbiam veduto un cam-
panile con sòpravi una campana, e sopra il medesimo un
altro campanile con un'altra campana..... >>.
Un'ora di sosta a Palo, e un po' di pranzo in una vicina
locanda. << Al vedere il cameri~re tutto sfinito e pallido, gli
chiesi che cosa aveva. - Ho le febbri - dissemi, che da
molti mesi mi affliggono. Io allora, da buon medico: - La-
sciate fare a me, soggiunsi; vi prescrivo una ricetta che vi
caccerà per sempre lontano il malanno delle febbri. Abbiate
solo fiducia in Dio e S. Luigi. - Preso quindi un pezzo di
carta, con una matita scrissi la mia ricetta, raccomandandogli
di portarla da qualche farmacista. Egli era trasportato dalla
gioia; e, non sapendo come meglio dimostrare la sua gratitu-
dine, baciava e ribaciava la mano a me; e voleva anche
baciarla a Rua, che per modestia non l'ha voluto permet-
tere >> (I).
.
<< Montati nuovamente in vettura e volando, più col de-
siderio, che col corso dei cavalli, parèvaci ogni momento di
I
(x) Quando, nel ritorno, sostarono nuovamente a Palo, il cameriere, nar-
rava il eh. Rua, corse festante a Don Bosco per ringraziarlo, perchè era subito
guarito. Don Bosco, come altre volte nei primi anni di sacerdozio, aveva pal-
liato la grazia della guarigione con una ricetta innocua.

12.8 Page 118

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100
I - Alla scuola di Don Bosco
essere a Roma. Fattasi notte, ogni volta che si vedeva di
lontano un arbusto od una pianta, Rua tosto diceva: - Ecco
là Cupola di S. Pietro! -Ma, prima di provar questo piacere,
abbiam dovuto camminare fino alle dieci e mezzo della sera.
Essendo notte, non potevamo vedere alcune particolarità;
ma un certo freddo ci prese al pensiero che entravamo nella
città santa. Uno diceva: - Siamo a Roma! - Un altro: -
Siamo alla terra dei santi! - Dicendo queste ed altre simili
cose, siamo pervenuti al luogo, dove il vetturino aveva il
luogo di fermata. Non avendo alcuna conoscenza del luogo,
abbiam cercato una guida, che per dodici baiocchi ci accom-
pagnò a Casa de Maistre, Via del Quirinale N. 49, alle Quat-
tro Fontane. Siamo giunti là alle I I ..... >>.
Non intendiamo, e non possiamo, seguire i pellegrini
nelle singole visite, fatte alle Basiliche e alle Chiese principali,
ed ai più celebri Monumenti sacri e profani, con la gioia in
cuore e manifestazioni di fede profonda. Pregarono con fer-
vore nelle camerette di San Filippo Ne-ri, di S. Luigi Gon-
zaga, e del Beato Paolo della Croce, gloria del Piemonte, e
innanzi alla loro reliquie. Un mattino scesero nelle catacombe
di S. Sebastiano aile 8, e ne uscirono alle 6 di sera. Andando
a S. Pietro << giunti al ponte Elio, ora detto Ponte S. Angelo,
sopra cui si passa traversando il Tevere, recitammo il Credo.
I Pontefici concedono cinquanta giorni d'indulgenza a quelli
che recitano il simbolo. degli Apostoli, mentre passano sopra
questo ponte..... >>. ·
Giunti in Piazza San Pietro, << passando davanti all'obe,-
lisco ci siam levati il cappello, perchè i/ Papi hanno concesso
cinquanta giorni d'indulgenza a chi fa riverenza, o si scopre
il capo, passando vicino a quell'obelisco, sopra cui vi è una
Croce, e nel mezzo di essa vi è incassato un pezzo del Santo
Legno>>.
Più volte si recarono a San Pietro. La prima volta si fer-
marono in mezzo della grande navata, estatici: << siamo stati
buon tratto di tempo nel mirare e pensare, senza profferir
parola! Ci parve di vedere la celeste Gerusalemme!. .... >>.
L'8 marzo saliron sulla cupola: << Abbiamo dato un'oc-
chiata al ripianò, o meglio al terrazzo della Basilica, che si

12.9 Page 119

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VIII - Accompagna Don Bosco a Roma
IOI
presenta come una vasta piazza selciata..... Quasi nel mezzo
àvvi una sorgente d'acqua perenne, dove Rua andò a bere.... >>.
Poi << eccoci per una scaletta, fatta a lumaca, a fianchi della
cupola, che ci condusse su fino alla prima ringhiera. In questo
ripiano abbiam dato uno sguardo, e ci pareva volare in alto e
allontanarci dalla terra.....
<< - Coraggio, ci disse la guida, se vogliamo vedere altre
cose; - e prendemmo un'altra scala, di forma come la prima,
e montammo sopra la seconda ringhiera. Qui ci pareva d'es-
sere già assai elevati verso il Paradiso! ..... >>.
E salirono, su su, sino alla palla, pieni di santa allegrezza,
donde, << dopo d'aver ragionato di varie cose riguardanti i
giovani dell'Oratorio, e dei giovani medesimi, gloriosi del
nostro eroismo, quasi avessimo riportata una grande vittoria,
ci siamo avviati al basso..... >>.
Il 9 marzo, anniversario della morte di Domenico Savio,
fu il giorno dell'udienza pontificia. Fu la prima volta che
Don Bosco e Michele Rua si trovarono alla presenza del Vi-
cario di Gesù Cristo, e non possiamo tralasciar questa pagina.
Al mattino, tornando dalla chiesa di S. Maria sopra Mi-
nerva al Quirinale, a casa de Maistre, donde poi mossero al
Vaticano, << per via - narra l'amico dei giovani - abbiamo
incontrato un ragazzo, che, con buona grazia, ci chiese l'ele-
mosina, e per farci conoscere la sua condizione, ci disse che
suo padre era morto, sua madre aveva cinque ragazze, e che
egli sapeva parlare italiano, francese e latino. Meravigliato a
tali parole, gl'indirizzai un discorso in francese, ~ cui diede
per risposta un solo oui, senza nè intendere quel che io dicevo,
nè articolare altre espressioni. Allora lo invitai a parlare latino;
ed egli, senza badare alle mie parole, si mise a recitare, forse ·
lezione studiata, le seguenti parole: -· Ego stabam bene, pater
meus mortuus est l'annus passat;us, et ego sum rimastus poverus.
Mat.er mea, ecc. - Qui non abbiam più potuto tenere le risa.
Avvisandolo..... a guardarsi dalle bugie per l'avvenire, gli
dèmmo un baiocco e lo mandammo pei fatti suoi.
>> Intanto l'ora dell'iidienza si avvicinava, e noi ci affret-
tavamo per apparecchiare le dimande da farsi al Santo Padre.
Ma si avvicinano le undici ed· il sig. Conte de Maistre ci

12.10 Page 120

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102
I - Alla scuola di Don Bosco
previene di partir tosto. Eccoci ambedue in mantelletta, par-
tire, divorar la via, e, occupati da mille pensieri, giungere al
Vaticano, montare le scale più macchinalmente che ragio-
nevolmente>>.
Saliti all'appartaµiento pontificio, << mentre stavamo oc-
cupati in vari pensieri, suona il campanello, e il prelato ci fa
cenno di avanzarci e di presentarci a Pio IX. In quel momento
io sono restato veramente confuso, ed ho dovuto farmi forza
e violenza, per non perdere l'equilibrio della ragione. Corag-
gio: andiamo: Rua mi segue, portando la copia delle Letture
Cattoliche; entriamo, facciamo una genuflessione entrando,
l'altra alla metà della sala del Papa, la terza ai suoi piedi. Ma
cessò quasi interamente la nostra apprensione, quando ve-
demmo nel Pontefice l'aspetto di un uomo, il più affabile, il
più venerando, e nel tempo stesso il più bello che possa di-
pingere un pittore. Non gli potemmo baciare il piede, perchè
era seduto al tavolino; gli baciammo però la mano; e Rua,
memore della promessa fatta ai chierici, la baciò una volta
per lui e una volta per i suoi compagni.
>> Allora il Santo Padre ci fe' cenno di alzarci e di metterci
davanti a lui; ed io secondo l'etichetta volevo parlare ginoc-
chioni: - No, egli disse, alzatevi pure. - Convien qui notare
che, nell'annunciarmi al Papa, fu letto male il nostro nome, e
a vece di scrivere Bosco, fu scritto Bosser; perciò il Papa co-
minciò a interrogarmi cosi: - Voi siete Piemontese? - Si,
Santità, sono piemontese; e in questo momento provo la più
grande consolazione della mia vita, trovandomi ai piedi del
Vicario di Gesù Cristo. - In quale cosa vi ocFupate ? - San-
tità, io mi occupo dell'istruzione della gioveintù e nelle Let-
ture Cattoliche. - L'istruzione della gioventù fu cosa xnolto
utile in tutti i tempi; ma oggidi ella è più necessaria; c'è anche
un altro in Torino, che si occupa molto di questi giovani.
>> Qui io mi accorsi che il Papa non aveva giusto il mio
nome; e, senza sapere come, venne a comprendere che io non
era Bosser, ma Bosco; e allora prese un aspetto assai più ilare,
e domandò più cose riguardanti ai giovinetti, ai chierici e agli
Oratori. Vòltosi poi a Rua, gli chiese se era già sacerdote, ed
egli rispose:

13 Pages 121-130

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13.1 Page 121

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VIII - Accompagna Don Bosco a Roma
103
>> - Santità, non ancora, ma sono solamente chierico, e
percorro il terz'anno di Teologia.
>> - Che trattato studiate?
>> - Studio il trattato de baptismo et de confirmatione; --
e, mentre voleva ancora nominarne altri, il Papa disse:
>> - Questo è il trattato più facile.
>> Quindi, voltasi nuovamente a me, con volto ridente
mi disse:
>> - Mi ricordo dell'oblazione mandatami a Gaeta e
dei teneri sentimenti, con cui quei giovinetti la accompa-
gnarono.
>> Mi approfittai di quel medesimo discorso per espri-
mergli l'attaccamento dei nostri giovani alla sacra sua persona,
e lo pregava di gradirne un segno in una copia delle Letture
Cattoliche: - Santità, gli dissi: Le offro una copia di quei
libretti finora stampati, e la offro a nome della direzione; la
legatura è lavoro dei giovani della casa.
>> - Quanti sono questi giovani?
>> - Santità, i giovani della casa sono circa duecento, i
legatori sono q1:1indici.
a c.ia>>sc- unoB.ene, egli rispose, io voglio mandare una medaglia
>> Quindi, andato in un'altra camera, dopo brevi istanti
ritornò portando quindici medagliette della Concezione.
>> - Queste saranno per i giovani legatori; dissemi, men-
tre me le porgeva.
>> Rivoltosi poi a Rua, gliene diede una più grande di-
cendo: - Questa è pel vostro compagno. - Quindi rivoltosi
nuovamente a me, mi porse una piccola scatola, che ne rin-
chiudeva un'altra, più grande ancora, dicendo: - Questa è
per voi.
>> Essendoci noi inginocchiati per ricevere i preziosi regali,
il Santo Padre ci disse di alzarci. Credendo che noi volessimo
di già partire, stava per congedarci, quando io presi a parlare
cosi: - Santità, avrei qualche cosa di particolare da comu-
nicarle.
'
>> - Va bene, rispose.
>> Allora io feci cenno a Rua di ritirarsi ed egli, fatta la

13.2 Page 122

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104
I - Alla scuola di Don Bosco
genuflessione in mezzo alla camera, se ne u.scì. Quivi il Santo
Padre ragionò di nuovo intorno agli Oratori e sullo spirito
che ivi si insinua, lodò molto la pubblicazione delle Letture
Cattoliche, dicendomi. di incoraggiare i collaboratori delle
medesime, che egli benediva. Fra le altre cose che ripetè con
meraviglia fu questa: - Quando penso a quei giovani, ri-
mango ancora intenerito per quei trentacinque franchi e qua-
ranta centesimi inviatimi a Gaeta...... Poveri giovani, sog-
giungeva, si privarono del soldo destinato alla pagnottella
ed al salame. Gran sacrificio per loro!
>> Io risposi: - Il nostro desiderio era di poter fare di più,
e fummo grandemente consolati alla notizia, che l'umile offerta
tornò gradita a Vostra Santità. Sappiate, o Santissimo Padre,
che là, in Torino, avete una numerosa schiera di figli che vi
amano teneramente, e, ogni qual volta loro accade di dover
parlare del Vicario di Gesù Cristo, lo fanno col più vivo tra-
sporto di gioia e di consolazione.
>> Dopo richiese il nome ed il numero dei sacerdoti, e
della casa, e dell'Oratorio, e di quelli che si occupano per le
Letture Cattoliche. Infine, dopo di avermi dati vari consigli,
io chiesi la benedizione sopra tutte le persone che in qualche
modo ci riguardano. Gli chiesi pure vari favori spirituali, che
benignamente ci concedette>>.
Venne richiamato Rua.
Ed << io mi 'inginocchiai, per chiedergli la sua santa be-
nedizione.
. >> - Di vivo cuore! - rispose il Santo Ppdre, con voce
intenerita, mentre io ero pure tutto commosso; ed eccone la
forma speciale che usò e che per noi saranno parole di sempre
gloriosa rimembranza:
>> - Benedz'ctio Dei' omni'potentz's, Patrz's et Filli, et Spz'-
ritus Sancti, descendat super te, super socium tuum, super tuos
z'n sortem Domz'nz' vocatos, supra adz'utores et benefactores tuos,
et supra omnes pueros tuos, et super omnia opera tua, et maneat
nunc, et semper, et semper, et semper. Amen.
>> Compreso di stima e di venerazione verso il Santo Padre,
e ben anche confuso di tanti segni di bontà, partiamo dal Pa-
lazzo Pontificio, e ce ne andiamo al Quirinale. L'impressione

13.3 Page 123

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VIII - Accompagna Don Bosco a Roma
105
di questa udienza sarà certamente incancellabile dal nostro
cuore, ed è per noi un argomento di fatto per poter dire, che
basta l'accostarsi al Pontefice, per ravvisare in esso un Padre
che altro non desidera che il bene dei suoi figli, e che i suoi
figliuoli sono i fedeli cristiani di tutto il mondo. Ma chi lo
ascolta parlare, egli è costretto a dire in cuor suo: - In quel-
l'uomo, in quelle parole, àvvi qualche çosa di sovrumano, che
non apparisce negli altri uomini>>.
Fin dal primo incontro Pio IX comprese la mente e il
cuore di Don Bosco, e gli si affezionò come al pil) caro dei
figli. L'invitò a predicare un corso di esercizi spirituali alle
detenute presso Santa Maria degli Angioli; e la domenica
21 marzo lo richiamò in udienza privata, per dirgli che ap-
provava il disegno della fondazione di una nuova Società che
si interessasse in modo particolare dell'educazione cristiana
della gioventù (1).
La domenica delle Palme, 28 marzo, Don Bosco e Rua,
per volere dèl Sommo Pontefice, presero parte alla funzione
papale. Si recarono a S. Pietro, muniti di speciale biglietto,
ed ebbero posto distinto nella tribuna dei diplomatici. Accanto
a loro stava un gran signore inglese, protestante, il quale, a
un certo punto, all'udire il canto di un soprano della Cappella
~ Sistina, si volse a Don Bosco esclamando: Post hoc Paradisus!
Come il Papa ebbe benedette le palme, anche il corpo
diplomatico sfilò innanzi il suo trono ed ogni ambasciatore e.
(1) Fu in questa udienza che Don Bosco parlò al Santo Padre del bene
che il Signore si era degnato di compiere con l'opera iniziata, e come molti gio-
vani di straordinaria virtù fossero vissuti e vivessero ancora nell'Oratorio.
Quest'accenno fu un lampo alla meri.te di Pio IX, il quale, guardando fisso Don
Bosco, gli chiese se non avesse avuto egli pure qualche straordinario indirizzo
nello sviluppo dell'opera sua. E siccome s'accorse che Don Bosco e$itava al-
quanto a rispondere, il Pontefice insistette che gli raccontasse, minutamente,
tutto ciò che avesse anche solo apparenza di sopranna.'turale; All:.ora Don Bosco,
con filiale abbandono, espose al Santo Padre quanto gli si era presentato alla
mente in «sogni>>, o visioni straordinarie, che in parte s'eran già verificati.
Pio IX lo ascoltò attento e commosso, non diasimulando che ne faceva gran
caso, e lo consigliò a mettere per i~critto quanto gli aveva esposto: consiglio,
che, nove anni dopo, nel 1867, in un'altra udienza memoranda, diveniva un
formale comando; e Don Bosco dovette obbedire, e scrisse le «Memorie dell'O-
ratorio dal 1825 al 1855. Escluslvamente per i Soci Salesiani, per la Congrega-
zione Salesiana o.

13.4 Page 124

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106
I - Alla scuola di Don Bosco
ministro ricevette la palma. Ed anche Don Bosco e Rua s'in-
ginocchiarono ai piedi del Vicario di Gesù Cristo, ed ebbero
la palma dalle su~ mani. Rua conservò qual reliquia il bi-
glietto d'invito (1), e donò la palma all'ottimo Padre Pagani,
autore dell'Anima divotq dell'Eucaristia, Superiore generale
dei Rosminiani, presso cui abitava.
·
Don Bosco era in cordialissimi rapporti con vari reli-
giosi dell'Istituto della Carità, come già con lo stesso Fonda-
tore, il venerando abate Antonio Rosmini; e, giunto a Roma
per non esser di troppo aggravio al conte de Maistre, dopo
qualche giorno chiese ed ottenne dai Rosminiani ospitalità
per il chierico, suo compagno, il quale, per la pietà e per le
altre virtù si acquistò talmente la stima del superiore e di
quei religiosi, che, anch'essi, come già i Fratelli delle Scuole
Cristiane, concepiron la speranza di vederlo un giorno, in-
sieme con Don Bosco, entrar nel loro istituto. E se ne diffuse
la voce in Roma, e il buon chierico cominciò a sentirne le
congratulazioni da eminenti personaggi. Ed egli si limitava
a rispondere: - lo dipendo da Don Bosco e farò ciò che egli
mi dirà. - Ma presto, avendo Don Bosco inviato a Padre
Pagani il manoscritto delle Regole della Società che pensava
d'istituire, perchè avesse la bontà d'esaminarlo, cadde ogni
speranza, essendo evidente. che il virtuoso discepolo non si
sarebbe mai distaccato dal Maestro.
Nei due mesi che Don Bosco si fermò a Roma, il chierico
Rua, sebbene abitasse presso i Rosminiani, era quasi ogni
giorno con lui in casa de Maistre, dove corµpiva il lavoro che
gli affidava, o l'accompagnava nelle escursioni, o l'aiutava a
sbrigar la corrispondenza. Tra l'altro attese a ricopiare, in
nitidi caratteri, il nuovo Mese di Maggio, che Don Bosco venne
scrivendo nelle ore libere e da Roma inviò alla tipografia Pa-
ravia a Torino per la stampa (2).
(1) Il biglietto è in questi termini: «N. 26 - 1858 - Sacri Palazzi Aposto-
lici - Il Sig. .11.b. Rua è ammesso a ricevere la palma benedetta dalle mani di Sua
Santità nella Basilica Vaticana, ove si troverà presente alle ore 9 ½ antimeri-
diane. - Il Maggiorddmo di S. S. - E. Borromeo, Arcivescovo ».
(2) Il Mese di Maggio consacrato a Maria SS. Immacolata ad uso del popolo
per cura del Sac. GIOVANNI Bosco, un fascicolo di 192 pagine, pubblicato nel-

13.5 Page 125

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VIII - Accompagna Don Bosco a Roma
Ed ebbe la consolazione di prostrarsi ancor una volta ai
piedi del Vicario di Gesù C1·isto. Il 6 aprile, Pio IX ricevette
Don Bosco in udienza di congedo, nella quale l'esortò, di
nuovo, a scrivere quanto gli aveva narrato di cose sopranna-
turali, ripetendogli che a quanti in avvenire avrebbero fatto
parte del nuovo istituto sarebbe stato caro il conoscerle; e
in fine, venne riammesso alla presenza del S. Padre il chierico
Rua, insieme col teol. Leonardo Murialdo e il Cancelliere
della Curia Arcivescovile di Genova, che restarono stupiti
nel veder l'amorevolezza, con la quale il Papa trattava Don
Bosco.
Lasciarono Roma il 14 aprile, facendo il medesimo viag-
gio. Il mare, questa volta, era calmo, A Livorno, scesero a vi-
sitare alcune chiese, e giunsero a Genova la mattina del 16,
al sorgere - diceva Don Rua - di una magnifica aurora che
illuminava il magnifico panorama della città; e di quel giorno
rientravano a Torino, dove Don Bosco trovò mutata la fisio-
nomia dell'Oratorio. Il caro Don Alasonatti, che ne aveva
tenuto la reggenza con zelo, non avendo il cuore di Don Bosco,
gli aveva dato l'aspetto di un ottimo istituto, regolare, disci-
plinato, ma non era più l'Oratorio; la vita e lo spirito di
famiglia erano scomparsi. ·
.
.
Don Bosco ne fu spiacente, e non risparmiò lavoro e sa-
crifici per restituirlo alla vita di prima; e chi lo coadiuvò, più
d'ogni altro, in cotesta restaurazione fu il chierico Rua. Due
mesi, intimamente vissuti con Don Bosco, gliene ave-van fatto
sempre meglio comprendere lo spirito e i desideri; e riprese
le varie e delicate mansioni di assistente generale della disci-
plina, assistente dello studio, assistente del refettorio, invigi-
latore delle scuole, e presidente della Compagnia dell'Im-
macolata, disimpegnandole tutte in modo perfetto. Era voce
comune, che il giovane chierico, astraendo dal prestigio del
l'aprile di quell'anno nelle Letture Cattoliche. Nella breve lettura del giorno
nono si tratta della dignità del c;,ristiano e l'esempio è sui fatti per cui venne
introdotto il culto liturgico di Maria SS., sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani,
al quale sono ispirate anche le letture degli ultimi due giorni. - Il fascicolo si
chiude con l'annunzio di speciali indulgenze, domandate da Don Bosco, e
concesse da Pio IX il 7 aprile 1858, per l'insegnamento ed il canto delle lodi
sacre, J?articolarmente durante il mese di Maggio,

13.6 Page 126

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108
I - Alla scuola di Don Bosco
carattere sacro, aveva maggior autorità dello stesso eroico Don
Alasonatti.
<< Già da chierico, diceva Don Giulio Barberis, si può dire
che prese a condividere con Don Bosco la direzione dell'O-
ratorio>>.
<< Fin da quando il Servo di Dio era semplice chierico,
aggiunge Mons. Piano, Don Bosco lo ebbe sempre quale suo
rappresentante e, poco per volta, anche negli uffici più de-
licati>>.
<< Quando era chierico del secondo anno di filosofia -
racconta Don Francesco Piccollo - durante la settimana santa
fui mandato con altri chierici a servire nelle funzioni de11a
settimana santa alla parrocchia della Crocetta; e quel buon
Parroco ci fermava a pranzo con lui, ed erano pranzi davvero
abbondanti. Raccontando di quei giorni la cosa a Don Du-
rando, questi mi disse: -- L'andare nella settimana santa alla
Crocetta è usanza antica; v'andavamo già noi ai nostri tempi,
ed anche allora il parroco c'invitava, ma non ci siamo mai
fermati a pranzo, perchè v'era Don Rua, allora chierico, il
quale, dicendo che Don Bosco ci desiderava a casa, ci faceva
tornar all'Oratorio, dove arrivavamo tardi e trovavam tutto
freddo. Don Rua era allora quello che è adesso, tutto morti-
ficazione, tutto osservanza della .regola; era superiore immen-
samente a noi, per virtù e spirito di perfezione>>.
Ciò che valorizzava l'autorità del giovane chierico era
davvero l'esempio e la perfezione nell'adempimento d'ogni
dovere.
I
La sua presenza era sempre edificante: l'aspetto, il
tratto, il contegno, la riservatezza della persona rivelavano,
ad ògni istante, la bellezza dell'anima sua. Don Paolo Albera,
che gli succedette nella direzione generale della Società Sale.,._
siana, proprio nelle ultime settimane di sua vita, non si stan-
cava di ripetere a Don Conelli l'impressione edificante che,
fin da giovane, aveva ricevuto dal chierico Rua, nella chiesa
di 8. Francesco di Sales. << Durante il canto dei vespri, diceva,
il chierico Rua se ne stava sempre in piedi, immobile, tenendo
con una mano il Giovhne Provveduto, e l'altra al petto. Più
volte io provai d'imitarlo, ma non vi riuscii, non essendo ca-

13.7 Page 127

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VIII - Accompagna Don Bosco a Roma
pace di rimanere, in quella posizione, nemmeno il te1npo
di un salmo!>>.
Il 24 giugno Don Bosco volle eclissato il suo nome per
festeggiare quello di Giovanni Maria Mastai Ferretti. Il ri-
cordo delle paterne accoglienze avute gli cantava nell'anima,
e volle che i suoi figliuoli facessero festa al Vicario di Gesù
Cristo, con inni e canti e preghiere. Fu una vera << Festa del
Papa>>, come si direbbe oggi, imponente, solennissima; e
cooperò efficacemente alla sua riuscita il buon chierico, con i
ricordi entusiastici del viaggio.
Oh! il fervore del chierico Rua!
Don Bosco, poco dopo, rispondendo da S. Ignazio ad una
sua letterina, lo spronava a perseverare nei santi propositi,
ricordandogli, che il pensiero del paradiso ci deve sostenere
in mezzo a qualsiasi lotta della vita,..... perchè solo attraverso
il Mar Rosso e il Deserto si arriva alla Terra Promessa!
Figliuol mio, l'allegrezza e la grazia di N. S. Gesù Cristo
sia sempre nei nostri cuori. Tu mi hai ch:iesto alcuni ammoni-
menti spirituali; ed io te li dò volentieri, in poche parole.
Sappi·, adunque, e ricorda, che i pati'menti del tempo presente
non si posson paragonare con la gloria, che un giorno si manife-
sterà in noi. Quindi, tendianzo incessantemente alla gloria celeste,
col cuore e con le opere.
La vita dell'uomo sulla terra è un vapore che scompare, è la
traccia di una nube che si dilegua,· è un po' d'ombra, che poco
fa si vedeva, ed ora non si vede più. Percio i beni della vita pre-
sente sono da disprezzare; son invece da cercarsi, con diligenza,
quelli del cielo.
Sta' allegro nel Signore! Sia che tu mangi, sia che tu beva,
sia che Jaccia qualsiasi altra cosa, Ja' tutto a maggior glori'a di'
Dio. Sta' sano, figlio mio, e prega Dio, nostro Signore, per me.
S. Ignazio, sopra Lanzo, 26 luglio 1858.
Il tuo 'con.fratello DoN Bosco (I).
(1) Fili mi, Gaudium et gratia Domini nostri Iesu Christi sit semper in
c::ordibus nostris. Nonnulla monita salutis postulasti; Iibenter faciam et paucis
. verbis.
Scito ergo et animadverte, quod non sunt· condignae passiones huius tem-

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110
I - Alla scuola di Don.-~.,Bosco
Caro Don Bosco! chiamava già fratelli quei pochi, che,
sull'esempio del chierico Rua, avevano privatamente emesso
in mano sua i voti religiosi.
E quale doveva esser, davvero, la bellezza dell'anima del
chierico Rua, se Don Bosco, che lo conosceva intimamente,
lo spronava ad una vita così santa, così staccata dal mondo, e
tutta del Signore!
poris ad futuram gloriam, quae revelabitur in nobis. Ideoque hanc gloriam,
incessanti animo et labore quaeramus.
Vita hominis super terram est vapor ad modicum parens, vestigium nubìs
quae fugit, umbra quae apparuit et non est, unda quae fluit. Bona igitur huius
vitae parvi habenda: coelestia studiose optanda.
Laetare in Domino. Sive manduces, sive bibas, sive quidquid aliud facias,
omnia ad maiorem Dei gloriam fac. Vale, fili mi, et deprecare pro me ad Do-
minum Deum nostrum.
S. Ignatii, apud Lanceum, ~6 Julii 1858.
Tuus sodalis Sac. Bosco.

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IX - Direttore spirituale della Società
III
IX
DIRETTORE SPIRITUALE DELLA SOCIETA
1858-1859.
Come si viveva nell'Oratorio. - Il Servo di Dio è incaricato dell'assi-
stenza degli artigiani e della direzione delle scuole. - Era già l'inte-
gratore di Don Bosco. - Come interloquiva ai sermoncini della sera.
- Fa scuola di grammatica francese a soldati francesi. - Lo studio
dili'gentissimo della teologia accresce in lui l'amor di Dio. - Comincia
a scrivere una Storia Sacra per le famiglie cristiane. - Belle rifles-
sioni su l'esposizione delle meraviglie e dei fenomeni del creato. -
È presente all'annunzio della costituzione della Società Salesiana.
- Riceve la Tonsura, i Minori e il Suddiaconato. - Fondazione della
Società Salesiana ed elezione dei Superiori. - Il Suddiacono Michele
Rua è nominato, all'unanimità, direttore spirituale. - Testimonianza
degli ex-allievi sul virtuoso tenor di vita del Servo di Dio in prossi-
mità al sacerdozio.
Il Beato << Don Bosco - scrive il Canonico Ballesio -'-
è stato un sant'uomo, che faceva amare e praticare la virtù.
Egli fu come un sole di fede luminosa e pratica, che rischia-
rava e scaldava l'ambiente del primo suo istituto, che passò
alla posterità col nome di Oratorio per antonomasia. Riesce
difficile in questi giorni di scetticismo immaginarsi la vita
di pietà, di lavoro, di studio, di belle e -tare cristiane virtù,
di santa e soave giocondità;del nostro Oratorio. In quell'olez-
zante giardino crebbe un'eletta schiera di ottimi chierici, di
ottimi sacerdoti e fratelli laici, i quali aiutavano Don Bosco,
animati dal suo spirito, affezionati a lui, e desiderosi d'imi-
tarne i mirabili esempi. E tra questi eletti andava innanzi a

13.10 Page 130

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112
I - Alla scuola di Don Bosco
tutti, come principe, il nostro Don Rua, il quale nei pensieri,
nei sentimenti, .nelle opere e in tutte le virtu era una cosa sola
con Don Bosco, una copia perfetta di lui>>.
E meraviglioso l'aiuto che diede a Don Bosco, anche da
chierico. Fin dal r853 s'erano iniziate nell'Oratorio le prime
scuole professionali dei calzolai e dei sarti; nel r854 si diè
principio ad una piccola libreria e s'aperse la scuola dei lega-
tori; e nel r856 quella dei falegnami ebanisti, mentre alcuni
ricoverati continuavano a recarsi al lavoro presso alcune bot-
teghe della città. Questa convivenza dei più che stavano tutto
il giorno in casa con vari che uscivan mattino e sera a lavorare,
richiedeva un occhio vigilante perchè non avvenissero o ve-
nissero stroncati eventuali disordini, e anche quest'incarico
l'ebbe il chierico Rua. Per vari anni egli fu il superiore diretto
degli artigiani, ai quali, dopo le preghiere della sera, rivolgeva
spesso la parola, alternandosi col prefetto Don Alasonatti
nel tener loro il sermoncino della buona notte, che Don Bosco
rivolgeva agli studenti. Esigenze di orario, fin dal principio,
e poi l'accresciuto numero degli alunni, costrinsero a fare
questa divisione.
. Fin dal r856-57 Don Bosco potè avere nell'Oratorio anche
le prime tre classi ginnasiali, nel r858-59 la quarta e l'anno
dopo la quinta, perchè non era più conveniente> nè possibile,
mandar tanti giovani in città alle ristrette scuole degli ottimi
e caritatevoli professori Don Picco e l;Jonzanino. Nel r859
una sola clas~e, la prima ginnasiale, contava 96 alunni; e per
qualche anno, anche la Piccola Casa della Divina Provvidenza,
inviò i suoi studenti di latino, detti i Tommasini, alle scuole,
ginnasiali dell'Oratorio. Era quindi necessario un direttore
delle scuole, o, come si dice oggi nelle Case Salesiane, un con-
sigliere scolastico, il quale vigilasse sulla disciplina., sull'ap-
plicazione e sul profitto degli alunni; ed anche questo ufficio
fu affidato al eh. Rua.
Egli era l'anima di tutto, aveva l'occhio a tutto, e mirabil-
mente comprend~ndo le 1irettive ed il pensiero del Fondatore,
affrontava con generosità e facilità impressionante qualsiasi
lavoro. Era, fin d'allora, l'integratore di Don Bosco, il quale,
come diremo, se non avesse avuto al fianco Don Michele Rua,

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IX - Direttore spirituale della Società
113
non avrebbe potuto fare parte di ciò che fece, o almeno non
avrebbe potuto farlo con quella perfezione, con quell'inalte-
rata bontà paterna, che guadagnava i çuori.
Di quando in quando Don Bosco disponeva che gli arti-
giani recitassero insieme con gli studenti le preghiere della
sera, per dare a tutti contemporaneamente qualche comuni-
cazione od ammonimento speciale, o raccontare qualcuno
dei suoi << sogni >>, sempre ricchi di ammaestramenti. E, in
queste circostanze, avveniva di. frequente che il eh. Rua lo
interrompeva, chiedendo con bel garbo la parola per richia-
mare l'attenzione degli alunni sull'argomento: ora per chie-
dere qualche spiegazione, ora anche per domandar venia e
perdono. Le interruzioni, il più de1le volte, eran combinate
in antecedenza; ma l'ottimo chierico le faceva con tanta na-
turalezza, che parevan spontanee e naturali. Cosi aveva fatto
Don Bosco alla scuola di Don Cafasso, previo accordo col
venerato maestro; con la differenza che Don Bosco, alla
scuola di Don Cafasso, obbiettando, faceva sempre la parte
rigida, mostr~dosi un ostinato tuziorista per dar agio al
maestro di far risaltare le miti teorie di S. Alfonso; mentre
all'Oratorio, innanzi a centinaia di alunni, discepolo e maestro
compivano ambedue una parte graziosa, l'uno chiedendo e
l'altro concedendo il favore.
Per qualche anno Don Bosco aveva permesso agJi allievi
della scuola di musica di recarsi a festeggiar S. Cecilia con un
pranzo fuori dell'Oratorio. Nel 1859 credette bene di non con-
cederlo più; e parte dei musici, poco obbedienti e dissipati,
contando sulla sua longanimità, usciron egualmente dall'Ora-
torio per la refezione, come gli altri anni. Don Bosco lo seppe
e, con tutta calma, dichiarando sciolto il corpo musicale, or--
dinò a Buzzetti di ritirare e tener sotto chiave gli strumenti; e
intanto di studiare a quali nuovi allievi- avrebbe potuto conse-
gnarli per far risorgere la! scuola. E, senz'altro, chiamò a sè
quelli che avevan commesso la grave mancanza, parlò con
ciascuno in particolare, dolendosi che lo avessero costretto
a venire ad una misura di rigore, e dando ~ ciascuno qualche
salutare ammonimento per la salvezza dell'anima. E a quelli
che avevano parenti o benefattori, intimò di ritornare alle
8 - Vita del Servo di Dio Michele Rua. Voi. I.

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114
I - Alla scuola di Don Bosco
case loro, e a quelli che erano interamente abbandonati fece
egli stesso una raccomandazione a qualche padrone di fabbrica,
perchè li accettasse a lavorare, onde guadagnarsi da vivere.
Un di questi trovò perdono. Quella sera medesima, dopo
che Don Bosco ebbe· parlato ai giovani, il eh. Rua prese la
parola dicendo: - Sig. Don Bosco, se mi permette, avrei da
patrocinare una causa, che mi sta a cuore.
- E quale?
- Il giovane N. N. fu congedato dalla casa. E giusta la
punizione, che fu data a quelli che non vollero ubbidire; ma
il poveretto, inesperto per la giovane età, si lasciò ingannare
dai compagni, i quali l'assicurarono che avevan da lei il per-
messo. Non trasgredì quindi per malizia il suo divieto; perciò,
in nome suo, le domando perdono e le chiedo grazia.
Il giovane, che si trovava ancora all'Oratorio, se ne stava
con la testa bassa, pieno di confusione, tra i compagni. Don
Bosco rispose: - Egli non avrebbe dovuto credere ai com-
pagni..... aveva inteso chiaramente l'ordine dato da me..... sa-
peva non essere io solito a mutar disposizioni..... La ragione
esposta non vale a scusarlo. Tuttavia, poichè sei tu: che inter-
cedi per lui, sospenderò di mandarlo via..... lo terremo ancora
un po' d1' tempo 1.n prova, ..... e vedremo.I
Un'altra carità esercitava il buon chierico, sull'esempio di
Don Bosco. All'Oratorio scendevano con frequenza poveri
popolani, bisognosi d'una raccomandazione per qualche sta-
bilimento, o di una supplica ai Ministeri, o a Casa Reale, per
ottener lavoro, sussidi o favori, e il chierico Rua si prestava
con carità anche a questo lavoro.
/
Il eh. Rua si serviva di tutto per fare del bene, cercando
sempre di ricopiare Don Bosco. << Avendo veduto - narra
Don Francesia - come il nostro Maestro cercasse di farsi
amico dei soldati francesi, che dopo la battaglia di Solferino
se ne stavano acquartierati lungo la ferrovia di Milano, sul
Corso Duchessa Jolanda, egli si industriava per aiutarlo.....
All'Oratorio se ne vedevano venire diversi di quei soldati; e
Don Bosco una volta glieli consegnò, quasi dicendo: - Ab-
bine cura! - Da quel momento, pensò lui a trattenerli ed a
far loro un po' di scùola di aritmetica e di grammatica fran-

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IX - Direttore spirituale della Società
115
cese. Non vide mai più bel portento il mondo! un italiano
ammaestratore dei francesi nella loro lingua. E quanti veni-
vano a quella scuola! Per tutto il tempo in cui i francesi furono
attendati in Torino, un bel manipolo dei più volenterosi
scese regolarmente a Valdocco per imparare dal eh. Rua la
grammatica della propria favella >> ( 1).
E regolarmente frequentava la scuola e trovava tempo di
dedicarsi seriamente allo studio delle Scienze Sacre; e la
sua bell'anima cresceva nell'amor di Dio, perchè, man mano
che veniva a conoscere meglio la varietà e la grandezza dei
divini attributi, si sentiva spinto ad amarlo più intensamente.
Nell'anno 1858-59, attese allo studio dei trattati De Deo e
De Trinitate: e son cinque fitti quaderni di appunti, ben
scritti, chiari, ordinatissimi, che ci rimangono. Ogni quaderno,
in fronte, insieme col titolo, ha la data, la firma, le parole
ad majorem Dei gloriam e qualche pensiero scritturale. Nel
primo si legge: Mirabilis Deus! Quis ut Deus? Nel secondo:
Nunquid oculi carnei tibi sunt?' Quis ut Deus? Deus, Deus meus,
ad te de luce vigilo. Nel terzo: Domine, ne in furore tuo arguas
me. Quis ut Deus't Non est sanctus ut est Dominus. Nel quarto:
Domine, extendi manus meas ad te: anima mea sicut terra sine
aqua tibi. Tres sunt qui testimonium dant in coelo: Pater, et
Filius et Spiritus Sanctus. Quis ut Deus? - Nel quinto: Quis ·
ut Deus? Domine, a peccato meo munda me. Charitas Dei dif-
fusa est in cordibus nostris per Spiritum Sanctum.
L'anima sua riboccava di fede e di carità: la fede era sem-
pre quella di un fanciullo e la carità quella di un santo.' Ab-
biamo, di quell'anno, anche tre quaderni di Storia Sacra, tre
degli undici, e cioè 120 pagine delle 800 complessive. Come
appare dalle parole scritte sul primo quaderno, Don Bosco
gli doveva aver dato l'incarico di scrivere una Storia Sacra in
ampie proporzioni, che il cumulo delle occupazioni, molti-
plicatesi e divenute sernpre più gravi, non gli permise di con-
durre a termine (2).
(1) Cfr.: Don Michele Rua, pag. 48.
(2) Le 800 pagine vanno dalla creazione a Mosè. I primi tre quaderni fu-
rono scritti nel 1859; gli altri nei primi anni di sacerdozio; le ultime pagine
del quaderno undecimo sono del 1876.

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rr6
I - Alla scuola di Don Bosco
<< Lo scopo di quest'opera - egli dice - è di narrare la
Storia Sacra, prendendo specialmente di mira quella parte
che riguardava la vita dei santi personaggi che vissero nel-
l'Antico Testamento. Prima, però, credo necessario di dare
alcune notizie intorno ai libri da cui tale storia si ricava, onde
chiaro apparisca di quanto peso sieno i racconti, e con quale
ferma fede meritino di essere da noi creduti>>.
Fermiamoci un istante su queste pagine del Servo di Dio
per rilevare lo spirito che le informa. Limitandoci ai primi
quaderni, che indiscutibilmente furono scritti nel 1859, è
d'ammirare la maturità e la bontà dell'anima del giovane chie-
rico, non ancora insignito degli ordini sacri. Basta a darcene
un'idea un piccolo saggio delle copiose riflessioni che gli
sgorgano dal cuore nell'esposizione, sobria ed attraente, delle
meraviglie della creazione. Ecco come parlano all'anima sua
le bellezze e benefizi della luce, e i pensieri che gli suggeriscono
le nubi, le onde spumanti sulle rive del mare, l'ampia distesa
delle acque, il volo degli uccelli e il loro canto.
La luce: - << Creata appena la luce, Iddio la rimirò e se ne com-
piacque. E a chi non piacerebbe la luce, che è dotata di tante e sì
belle proprietà? Essa è veloce quasi come il pensiero; in un momento
si estende da un estremo all'altro del cielo. Essa è copiosissima, in
ogni angolo della terra si diffonde, penetra nei palazzi reali, nelle
capanne dei contadini, benefica i magnifici giardini delle città e gli
umili orticelli della campagna, si fa strada in mezzo alle più folte
boscaglie, vi rincora il viaggiatore smarrito, s'insinua nelle oscure
7 e tetre carceri e vi rallegra i miseri prigionie i. Che più? Passa attra-
verso alcuni corpi che si dicono trasparenti ·e non li fende; dà agli
oggetti il colore di cui li vediamo adorni, e così fa che li possiamo tra
loro distinguere. Essa rende allegra la vita e scopre le odiose trame
dei malvagi. Quante grazie non dobbiamo rendere a Dio, perchè ci
ha provveduto della luce, che è tanto bella e tanta umiltà c~_rrecal
(Storia Sacra, quaderno I, j1ag. ro) >>.
Le nubi: - << .....Non vi per egli che le nubi, mentre stanno cosi
sospese e vagabonde, pronte per accorrere al cenno di Dio in qualsiasi
parte, ci avvertano eh~ se abbiamo bisogno di loro, dobbiamo ricor-
rere al Signore?..... (S. S., I, tr) >>.
Sulle sponde del mare è il divieto di Dio: - << .....Talvolta le acque
del mare, sollevate, dal vento, paiono montagne ambulanti, e, avan-
zandosi minacciose, paiono che vogliano sommergere i circostanti
paesi, e ricuperare il luogo che a loro fu tolto; ma giunte presso i

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IX - Direttore spirituale della Società
lidi, quasi leggessero il divieto di Dio scritto su le sponde, rumoreg-
giando terribilmente si lascian cadere giù, e, rialzandosi nuovamente,
ritorcono indietro il passo..... (S. S., I. 26) >>.
I benefici del mare: - << •••••Quel che più importa, per mezzo del
mare, fu facile agli Apostoli, e dopo loro, ai Missionari, di propagare
per tutta la terra la nostra Santa Cattolica Religione, apportatrice
di salute e di· benedizioni (S. S., I, 2.7) >>.
Il volo degli uccelli: - << Alcuni di essi s'innalzano nelle parti più
alte e con grande facilità, e colà scuotendo le ali, ora dignitosamente
distendendole, quasi in propria dominazione, percorrono i vasti spazi
del cielo; tali sono le aquile, gli sparvieri, i nibbii. Merita, tra questi,
. special menzione l'allodola, che sta pochissimo in terra, e mentre è
costretta a star quivi, se ne sta sempre silenziosa, ma quando inco-
mincia ad innalzarsi, comincia pure il suo dolce gorgheggio, che
tanto più fa echeggiare. quanto maggiormente s'innalza; bel simbolo
delle anime pure e caste che, date alla vita spirituale, con tutta faci-
lità s'innalzano verso Dio, con cui tengono i più dolci colloqui du-
rante il loro volo, cioè durante le loro eontemplazioni, e che costrette
a trattare le cosB c!:eUa terra, lo fanno a malincuore, sbrigandosene
al più presto per nuovamente innalzarsi verso_ Dio. Altri uccelli,
{l!tltri volatili), come le gal1ine, le quaglie, ecc., s'innalzano dalla terra
qualche poco, ma poi, vinti dal loro peso, vi ricadono e quasi incep-
pati in un filo non mai possono staccarsene liberamente; immagini
di quelle anime che, troppo attaccate ai beni di questa terra, non sanno
sciogliere libero il volo verso Dio; e sebbene talvolta tentino di acco-
starsi a Lui, tuttavia vinte dalla ricchezza o dai piaceri nuovamente
ricadono ne' peccati, e perciò si allontanano nuovamente da Dio.
Vi è poi un altro volatile ancora, lo stn1zzo, che quantunque faccia
bella mostra di sè, si trova fra i volatili nell'infimo grado, giacchè
esso non può mai innalzarsi da terra. E perchè? perchè esso è troppo
pieno di corpo, e il volo non è concesso a chi ha corpo troppo grave.
Bella immagine di quegli uomini, che, dati interamente al corpo, ai
piaceri sensuali, non possono sollevarsi da terra, e continuamente
giacciono nel fango de' propri peccati secondo quella· sentenza: car-
nalis homo non percipit ea quae sunt Spiritus })et'; l'uomo carnale non
comprende le cose spirituali (S. S., II, 10).
.
.
Il canto del mattino: - << Giunta..... l'auréra, fa.tti, desti dai raggi
· della luce, tutti gli uccelli concordemente salutano e .ringraziano il
loro Creatore; ed oh! quanto è mai dolce udirli innalzare nel loro
linguaggio lodi a Dio, e, col vario loro canto, formare una sola ar-
monia per rendere :rrianifesta la gloria di colu_i che li ha creati e li
conserva! Qual bell'esempio intanto· ci dànno, come anche noi1. ap-
pena svegliati, a Dio .dobbiamo rivolgere i nostri pensieri ed affetti!
(S. S., II, 12) >>,

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118
I - Alla scuola di Don Bosco
Man mano che s'inoltra nel racconto, le riflessioni e· i
pensieri morali e religiosi vanno moltiplicandosi e si leg-
gono con piacere, e con piacere ancor maggiore dovevano
essere ascoltati. Dall'usignuolo, il cantore della natura, il
zelantissimo chierico coglie l'occasione per inculcare la sol-
lecita educazione religiosa nell'intimità familiare:
<< Quest'uccello ha una cosa di particolare nell'allevare i suoi pul-
cini, ed è, che, appena schiusi, si mette a cantare, e non cessa più
dal far sentire le sue dolci melodie, finchè non abbiano imparato a
cantare; e non li lascia allontanare dal nido, finchè per parecchi giorni
non abbiano dato prova del profitto ricavato dalle lezioni della madre,
Così allevati, i rosignuoli diventano poi quei dolci cantori, che fanno
rimanere incantata tutta la natura. Bell'esempio intanto sommini-
strano ai genitori della cura che devonsi prendere dei propri figliuoli:
come dev9no loro insegnare fin dalla più tenera età a benedire il
Signore e a cantare le sue lodi, cioè come devono insegnar .loro le
cose di nostra Santa Religione e specialmente a recitare le orazioni,
e di non permettere che altri, infetti di cattivi costumi e di storte
opinioni, s'intrometta a guastare ne' teneri figli la dolce armonia
d'affetti, che la modestia e la religione inspirano (S. S., II, 13) >>.
Bellissimi, nella loro semplicità, i rilievi sulle doti del
corpo e dell'anima umana; ci limitiamo a riferire i secondi:
«Oh uomo!. .. guàrdati dal macchiare con sozzure un'opera, in
cui tanto risplende la bontà del Creatore! Già tanto bello ci par l'uomo>>
e << non abbiamo parlato che del corpo, che è la parte men nobile;
che adunque dovremo dire dell'anima di gran lunga più apprezza-
zabile del corpo? Di lei non si può dire qua\\1,to si meriterebbe.
>> ...Essa è spirituale... e per conseguenza nion muore, è immortale;
e non solo è immortale, ma di più essa non invecchia, nè s'indebo-
lisce giammai, ma sempre si conserva nello stato di gioventù e di
vigore in cui fu da Dio creata...
>> ...È padrona delle proprie azioni. Per mezzo di questa p._Foprietà
dell'anima, l'uomo può fare o non fare una cosa; può fare questa
o quella cosa in questo o in quel modo, come più gli pare e piace.
Fortunati noi se sapremo servirci di questa proprietà dell'animà nostra
per far sempre delle buone opere! Il pi'ù gran premio ci è rt'servato pel
buon uso di' questa libertà.
>> Finalmente l'anima ha avuto da Dio tre facolta, le più preziose
che potesse avere::. memoria, intelletto e volontà.
>> Per mezzo della memoria l'anima gode di un piacere già passato.

14.7 Page 137

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IX - Direttore spirituale della Società
II9
Il vecchio colla memoria gode nuovamente della giovinezza, col ram-
mentare le gioie e l'allegria di quella bella età... Che più? colla memoria
l'uomo vive fra le passate generazioni: può conversare cogli uomini
che furono tanti mila anni fa; ne ascolta i detti, ed ammira i loro fatti.
>> Coll'intelletto poi l'uomo conosce le cose e giudica di tutto. Con
questa facoltà s'innalza sino alle stelle, e colà discopre con quali leggi
sono governati gli astri; discende negli abissi i più profondi del mare,
e può conoscere le cose tutte che sono sulla faccia della terra, e farle
servire in sua utilità. Infatti quante utili invenzioni non ha fatto
l'uomo col suo intelletto? Ha trovato il modo di passeggiare pel mare
come i pesci, per mezzo dei bastimenti. A guisa di uccello s'innalza
a volo fino alle nuvole coi globi aerostatici, ossia palloni volanti. Coi
vapori sorpassa nel corso qualunque più veloce cavallo, e seco tra-
sportando quanto gli è necessario in breve tempo percorre lunghis-
simi spazi, e può fissare la sua abitazione delle centinaia di miglia
lontano. Col telegrafo comunica in un istante i suoi pensieri, le sue
deliberazioni per tutto il globo.
>> Coll'intelletto l'uomo conosce le verità e distingue il bene dal male.
Ascolta i decreti di Dio, e studia il modo di metterli in pratica. Conosce
che una grande felicità sarà il premio della loro osservanza, che un cu-
mulo di miseria attende chi non li conserva. Oh! potenza dell'intelletto
umano!
>> La potenza poi in noi dominante è la volontà. Essa è la regina,
a lei s'appartiene il dominare nel piccolo mondo dell'uomo. L'in-
telletto e i sensi presentano all'uomo tanti oggetti diversi, onde ne
faccia la scelta; gli propongono di far questo, di far quello, ma niente
si opera senza il decreto della volontà. Siccome però la volontà da
sè potrebbe facilmente ingannarsi, e lusingata dalle apparenze esterne,
potrebbe scegliere come bene ciò che è male, Iddio le ha posto ac-
canto un consigliere fedele, che le suggerisca ciò che deve fare e ciò
che deve schivare. Questo consigliere e la coscienza, che oltre al dare
i suoi consigli, fa ancora i suoi acerbi rimproveri, qualora la volontà
non li accetti, come per contrario la loda quando la volontà si dirige
secondo i dettami che le suggerisce.
>> Fortunato quell'uomo la cui volontà accetta di buon grado i consigli
della coscienza! La volontà non ha solamente il titolo di regina, ma
lo è veramente; e infatti tutte le altre facoltà dell'anima e tutte le
membra del corpo, riconoscendola come tale, appena conosciuti i
suoi comandi, subito li eseguisce >>. Quindi << la volontà, riconoscendo
che la sua autorità le viene da Dio, dovrebbe a sua volta assoggettarsi
a Dio, e servirlo ognora fedelmente (S. S., III, 38) >>.
'
Potremmo riferire centinaia di questi passi, che bellamente
lumeggiano la mente e il cuore del giovane levita. Era tempo
che su quest'anima, cosi generosamente disposta, col pro-

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I - Alla scuola di Don Bosco
lungato studio della perfezione interiore e coll'esercizio della
più pura carità verso il prossimo, scendessero in abbondanza
i celesti carismi, .con le Sacre Ordinazioni.
L'8 dicembre, sacro a Maria Immacolata, si compivano 18
anni dal principio dell'Opera degli Oratori; e Don Bosco an-
nunziava a tutta la comunità che la sera seguente, dopo che
gli alunni si fossero ritirati a riposare, avrebbe tenuto nella
sua stanza una conferenza interessante per quelli che lo coa-
diuvavano.
<< Questi - come si legge a verbale- risposero all'invito
ed egli, invocati i lumi dello Spirito Santo e l'assistenza di
Maria SS., fatto cenno di ciò che aveva esposto nelle prece-
denti adunanze, con visibile commozione annunziò ch'era
venuta l'ora di dar forma a quella Società, che da tanto tempo
meditava di fondare, e che era stata l'oggetto principale di
tutte le sue cure, che Pio IX aveva incoraggiato e lodato, che
esisteva già con la osservanza delle regole tradizionali, ed
alle quali la massima parte dei presenti apparteneva, ahneno
in ispirito, ed alcuni eziandio per fatta promessa temporanea:
quindi era giunto il momento di dichiarare se volevano ascri-
versi alla Pia Società che avrebbe preso, anzi conservato il
nome di San Francesco di Sales, e perciò alla prossima con-
ferenza intervenissero solo quelli che intendevano farne
parte>>.
·
L'invito riempi l'animo di Michele di santa allegrezza.
Il 10 dicembre si portò alla Casa della Mis~ione in Torino per
attendere agli Esercizi Spirituali, in preparazione, al Suddia-
conato: ed il pensiero che il suo Maestro avrebbe, quanto
prima, iniziato regolarmente quella Società, di cui egli da ·
nove anni viveva la vita, e che da più di quattr'anni aveva
pabarbarza1.cocniaet.o con voto, contribuì ad intensificare la devota ·pre-
L'11, domenica, durante il sacro ritiro, ricevette la S. Ton-
sura e gli Ordini Minori; e il sabato, 17 dicembre, dal piissimo
Vescovo Titolare di Tolemaide, Mons. Giovanni Balma, degli
Oblati di M. V., v~nne promosso al suddiaconato.
L'Arcivescovo Mons. Fransoni era in esilio. All'indomani
· 18 dicembre 1859, Don Bosco chiudeva la laboriosa giornata

14.9 Page 139

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IX - Direttore spirituale della Società
121
domenicale, tenendo conferenza, come aveva promesso, a
coloro che intendevan far parte delle Pia Società annunziata.
Ciò avveniva alle 9 di sera, dopo le orazioni, nella sua stessa
-camera. Inizio veramente evangelico. Due, appena, di quelli
che solevano prender parte alle conferenze preparatorie, non
intervennero; e diciotto, con Don Bosco, furono gli adunati:
un giovane, tredici chierici, un suddiacono, un diacono, e il
Sac. Vittorio Alasonatti, << tutti allo scopo ed in uno spirito
- dice il verbale - di· promuovere e conservare lo spirito di
vera carità che richiedesi nell'Opera degli Oratori per la gio-
ventù abbandonata ' e pericolante, la quale, in questi cala"'.'
mitosi tempi, viene in mille maniere sedotta, a danno della
società, e precipitata nell'empietà e irreligione.
>> Piacque pertanto ai medesimi congregati di erigersi in
Società o Congregazione, che, avendo di mira il vicendevole
aiuto per la santificazione propria, si proponesse di promuo-
vere la gloria di Dio e la salute delle anime, specif!lmente delle
più bisognose di educazione..... >>.
Ciò fatto, si viene all'elezione dei Superiori. Don Bosco,
<< come iniziatore e promotore>>, venne pregato a gradire la
carica di Superiore Maggiore, che egli accettò, << con la riserva
della facoltà di nominarsi il Prefetto>>. << Poichè nessuno vi si
oppose, pronunciò che gli pareva non dovesse rimuovere dal-
l'ufficio di Prefetto lo scrivente [che era Don Alasonatti], il
quale fin qui teneva. tal carica nella casa>>. A suffragi segreti
si venne quindi alla nomina di un direttore spirituale, dell'e-
conomo e di tre consiglieri; e a direttore spirituale tutti,
<< all'unanimità >>, portarono << la scelta sul chierico suddiacono
Rua Michele, che non se ne ricusava>>.
<< Il eh. Rua - diceva il can. Ballesio, entrato nell'Ora-
torio l'anno prima - era primo nella pietà ingenua, sincera,
dignitosa. Vedendolo noi pregare, o nello studio, o sotto i
portici nelle orazioni della sera, od in chiesa, dalla sua faccia
trasparente, dal suo contègno, scorgevamo che la mente, il
cuore erano in Dio. Lo vedeva il Signore, lo vedeva Gesù, lo
sentiva, se ne deliziava, e faceva pregare anche noi.
>> Il eh. Rua, Don Rua, quantunque dignitoso e compo-
sto, era il re della ricreazione, dei canti, dei giuochi, che sa-

14.10 Page 140

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122
I - Alla scuola di Don Bosco
:peva condire con qualche buon consiglio, e buon avvertimento
od esempio, secondo le convenienze ed il bisogno.
>> Il chierico Rua, Don Rua, primeggiava altamente nello
studio per capacità, acutezza e lucidità di mente e per appli-
cazione; e con carità ed umiltà cortese, e mirabile chiarezza,
spiegava le difficoltà e i trattati ai compagni, li aiutava,
li confortava.
>> Il chierico Rua, Don Rua, era per noi il bene, la bontà;
era l'ordine, era lo studio, il sapere; era la severità e la beni-·
gnità; pensare a Rua era l'esclusione del male, della malizia,
di ciò che è difettoso; pensare a lui era pensare a ciò che è bene,
ciò che è virtù. Era quindi piena, massima, la stima, la bene-
volenza, la fiducia, la venerazione per Lui.
>> Quindi è che sebbene Don Bosco avesse un bel numero
di figli degnissimi, sebbene vicino a Don Bosco ci fosse Don
Vittorio Alasonatti, che nomino con somma riverenza ed a
titolo dì onore, praecipui honoris causa - perchè, sacerdote
eroico, capace, infaticabile ed umilissimo, che, lasciate le
agiatezze avite della sua casa, si consacrò alle opere di Don
Bosco; servo di Dio così fedele e laborioso che, morto sulla
breccia martire della fatica, ci vollero parecchi e valenti per
supplirlo nelle delicate e gravose mansioni - sopra tutta
quella nobile schiera di figli devoti e di valenti collaboratori,
il nostro Don Rua era riconosciuto come il primo.
>> Nel chierico Rua, in Don Rua, erano due grandi affetti:
Dio e Don Bosco, del quale era il pieno e fedelis~mo rappre-
sentante. Rua era il primo, il più amato e stimato, perchè era
il n1igliore e il più degno>>.

15 Pages 141-150

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15.1 Page 141

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X - È ordinato sacerdote
123
X
E ORDINATO SACERDOTE
1860.
Unanime ammirazione per la sua vita esemplare. - Prega e lavora. -
Come adempie l'ufficio di direttore spirituale. - Termina con splendidi
esami lo studio della teologia. - Riceve il dt'aconato. - Spine e rose.
- Firnia la domanda a Mons. Fransont' per l'approvazione degli
Statuti della nuova Società. - È ordinato Sacerdote a Caselle Tori-
nese, da Mons. Balma. - Celebra la prima.messa nell'Oratorio. -
Solenne dimostrazione di affetto e di esultanza per la sua elevazione
al sacerdozio. - Domanda a Don Bosco un ricordo per l'ordt'nazione;
e Don Bosco gli traccia un eroico programma di vita.
Nell'Oratorio era unanime l'ammirazione per la vita esem-
plare del Servo di Dio.
<< Vissi sotto la sua sorveglianza per otto anni; - dichiara
un allievo dell'Oratorio, di quel tempo, il comm. prof. Co-
stànzo Rinaudo, - potei cosi avvicinarlo e ammirare le sue
doti di mente e di cuore. E fui subito colpito dai suoi modi cor-
retti, sicchè ebbi subito l'impressione di una persona supe-
riore, e d'una superiorità fatta di coscienza e d'umiltà, per
cui si rendeva caro a tutti.....
>> Noi lo consideravamo come modello di virtù, in tutto e
per tutto. Con noi il suo trattamento era amorevole ed efficace,
tanto che nessun suo consiglio cadeva invano; anzi penetrava .
profondamente nell'animo nostro, e ci accorgevamo che par-
lava spinto da carità sincera.
>> Era assistente, maestro, guida spirituale dei giovani.
Don Bosco l'aveva con sè come segretario e confidente, sic..

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124
I - Alla scuola di Don Bosco
chè io, con altri, fatti già adolescenti, prevedevan10 che il
Servo di Dio sarebbe stato il successore di Don Bosco>>.
<< Io venni all'Oratorio a metà dell'ottobre 1858 - scrive
il prof. Alessandro Fabre; - vi trovai superiori Don Bosco,
Don Alasonatti, degno compagno e imitatore eroico delle
virtù di lui, e, subito appresso, il chierico Rua, che, quanto
ad autorità morale, se non ufficialmente affermata, soprattutto
nei giovani, (eravamo allora circa 200 fra studenti e artigiani),
si considerava essere, senza contrasto, il braccio destro di
Don Bosco.
>> Lo vidi la prima volta in refettorio, ed ivi mi apparve
l'immagine della bontà, nel modo con cui assisteva noi giovani
durante la parca, ma sana refezione: e l'opinione che di lui
mi formai allora, e che potei serbare sempre di poi, fu di un
· uomo di tutta virtù, e di una virtù affabilissima.
>> Più tardi l'ebbi ad ammirare, in certe conferenze che
teneva ai soci della Compagnia dell'Immacolata, nella sagre-
stia della chiesa antica..... Quanto senno, quanta pietà gli
ponevan sul labbro la parola persuasiva di quei fervorini!
>> A un certo punto dell'anno scolastico 1859-60, un mese
prima degli esami semestrali, perciò quasi ancora in inverno,
venni a sapere che parecchi chierici e alcuni studenti delle
classi superiori del ginnasio si facevano svegliare dal chierico
Rua alle tre del mattino, e si recavano con lui nello studio a
ripassare le materie del prossimo esame. Invogliatomi di fare
altrettanto io pure, ne pregai il sig. Rua, il quale mi disse:
- Io ti sveglierò, purchè tu ottenga il pre~rio consenso di
Don Bosco. - Ed il consenso venne, sebbene con qualche
difficoltà; e allora fui messo a parte di uno dei segreti della
virtù del chierico Rua. Egli alzavasi alle due, o alle due e
mezzo. Fino alle tre pregava da solo, in ginocchio sul pavi-
mento, accanto ad una tavola dello studio; poi, al battere delle
tre, si recava nelle varie camerate, ove dormivano i sei, sette,
dieci, quindici volenterosi di alzarsi a quell'ora; e, raccolti
nello studio, al lume di due o tre di quei lucernini a olio, che
a ragione d'uno spegnitoio a cerniera in forma di cappuccio,
di cui erano forniti, si chiamavano cappuccini o chierichetti,
ci mettevamo a studiare della miglior vqglia del mondo. In-

15.3 Page 143

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X - È ordinato sacerdote
125
tanto il chierico Rua attendeva ancora, per una buona mez-
z'ora o un'ora, alla meditazione e alla preghiera. Poi, alzatosi,
in piedi sempre, non mai seduto, neppur per scrivere (chè
allora si accostava ad un pancone alto, su cui poteva scrivere
d'in piedi), studiava con noi sino al momento d'andare al suo
posto ordinario, quando alle 5 e ½ entravan tutti per far
studio, fino all'ora di scendere in chiesa>>.
L'attaccamento a Don Bosco e l'osservanza di ogni regola
o consuetudine dell'Oratorio l'avevano prescelto a regolatore
delle private conferenze, che Don Bosco teneva a quelli, che
gli parevano adatti per aiutarlo nella formazione della Società
Salesiana. L'ufficio di direttore spirituale ora gliene faceva
un obbligo; ed egli, non solo continuò ad invitare i singoli
membri alle conferenze, ma prese ad assisterli e ad aiutarli a
viver la vita che si proponevan di abbracciare.
Un giorno Don Bosco disse ad un giovinetto: - Voglio
che facciamo assieme un contratto. - E quale? - Te lo dirò
un'altra volta. - Passa una settimana ed il giovane, dopo
essersi confessato da Don Bosco, gli chiede: - Qual contratto
vuol fare con 1ne? - Ti fermeresti volentieri nell'Oratorio,
per star sempre con Don Bosco? - Volentieri. - Ebbene,
va' da Don Rua, e digli che voglio fare un contratto con te.
L'interessato va da Don Rua, ed il Servo di Dio, sta al-
quanto sopra pensiero, quasi studiando il significato delle
parole che per lui non erano nuove, non essendo, quella, la
prima accettazione che ~i faceva dopo la seduta di fondazi6ne;
e, venuto il giorno opportuno, l'invitò a prender parte alle
conferenze che Don Bosco teneva ai Salesiani. Quel giovane
era Paolo Albera da None Torinese. Nell'autunno del 1858
Don Bosco s'era recato con Rua a None, dove, essendogli
stato presentato quel giovinetto perchè l'accogliesse nell'O-
ratorio, l'aveva fatto esaminare dal chierico Rua, e, avutone
il parere favorevole, l'aveva accettato ed ammesso agli studi.
Diligentissimo in tutto, in 11n umile quadernetto di poche
pagine, sotto la semplice ma espressiva dicitura: << Uniti in
Domino>>, il Servo di Dio stese l'elenco di quelli che avevan
dato il nome alla Società, apponendo la dichiarazione di
membro nato a chi era stato presente alla seduta di costitu-

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I - Alla scuola di Don Bosco
zione, ed agli altri la data d'accettazione. La prima accetta-
zione si fece il 2 febbraio 1860. In un altro quadernetto, in-
sieme con l'élenco dei Salesiani, ha pur quello degli aspiranti,
con l'annotazione del giorno, in cui fecero la dimanda: e l'ul-
tima annotazione è del 24 agosto 1863.
Tra i documenti raccolti per la vita del Servo di Dio, ab-
biam anche alcune liste originali dei voti d'esame dei chierici,
conservate da Don Alasonatti. Il eh. Rua all'esame finale
del 1858-59, non solo fu il primo di sette studenti di teologia,
ma venne classificato con un plus quam optime: e nel 1859-60
è di nuovo il primo su quattordici, con un optime all'esame di
Ognissanti, ed un egregie, col quale coronava gli studi di
scienze sacre, il 18 febbraio 1860.
Così s'era preparato al sacerdozio. Il 17 marzo 1860 entrò
nuovamente in ritiro spirituale, ed il sabato di sitientes,
24 marzo, ricevette il diaconato. Pochi giorni prima, da Fos-
sano, Don Bosco scriveva a Don Alasonatti: << Dica al sig.
cav. Oreglia (una nuova recluta dello zelo e della carità di,
Don Bosco, che nel 1869 passò alla Compagnia di Gesù, dove
professò e salì al sacerdozio), dica al sig. cav. Oreglia, a Don
Rua, a Turchi, ecc. ecc..... che ci toccherà camminare un
poco sulle spine, ma dopo coglieremo fragrantissime rose>>.
Le spine cominciarono a. spuntar presto, e pungei:iti.
Il 26 maggio venne intimata una visita fiscale all'Oratorio.
Il provvedimento era stato provocato da una lettera inviata
a Don Bosco dell'Arcivescovo Mons. Fransoni, che, da Lione,
Io pregava del recapito di una pastorale confi<f].enziale ai par-
roci, nella quale dava loro le norme necessarie pel modo di
regolarsi nell'ora che volgeva. La lettera, riconosciuta alla
posta, era stata sequestrata per ordine ministeriale. E lo stesso
mandato di perquisizione, contemporaneamente, veniva or:.
dinato per il conte Carlo Cays, per il Can. Ortalda e per Don
Cafasso.
Gli inquisitori si fermarono nell'Oratorio dalle due alle
sette di sera, vi tornarono quindici giorni dopo, e, infine, do-
vettero dichiarare eh~, nonostante le più minute ricerche,
nulla avevan rinvenuto che potesse interessar le visite fiscali.
Il modo, però, con cui le visite si compirono e l'odioso so-·

15.5 Page 145

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X - È ordinato sacerdote
spetto, diffuso ad arte, benchè privo di ogni fondamento,
furon acute spine per Don Bosco e i più affezionati dei suoi.
Poco dopo, un'altra spina acutissima: la morte di quell'insigne
benefattore dell'Oratorio, che era il Beato Giuseppe Cafasso.
Cadde malato la mattina dell'11 giugno, dopo le angustie
provate per le perquisizioni fatte all'Oratorio e al Convitto
Ecclesiastico, e per l'astio crescente ogni giorno più contro
la Chiesa: e il 23 giugno spirava santamente.
Ma, anche in mezzo alle spine, cominciarono a fiorir le
rosç. Il Ministro Cavour intervenne a favore di Don Bosco
presso il Governo; Urbano Rattazzi ne prese le difese in parla-
mento; e il Signore stesso non mancò di dargli altri pegni di
speciale benevolenza.
Il 14 luglio, il Cardinal Corsi, che era stato a domicilio
coatto a Torino, prima di tornar a Pisa volle scendere all'O-
ratorio, ove il diacono Rua gli rese pubblico omaggio. Aveva
conservato l'indirizzo, composto da Don Bosco per la visita,
fatta anteriormente da un altro Cardinale, il Card. Gaude;
ed egli, fattevi alcune varianti, lo rilesse con squisita genti-
lezza all'augusto visitatore. D'ordinario era il giovane e il
chierico Rua il prescelto da Don Bosco a dare il benvenuto ai
più illustri personaggi che si recavano a visitar l'Oratorio.
Nello stesso mese, Don Bosco, a nome dell'Arcivescovo
Mons. Fransoni, veniva invitato ad assumere la direzione del
Piccolo Seminario di Giaveno, per rialzarne le sorti; e il 31
agosto poteva stipulare il contratto di compera d'una casa
attigua all'Oratorio, affrontando una spesa di circa cento-
mila lire.
Cominciava il periodo dell'incremento e dell'espansione.
A Natale del 1859 era stato ordinato sacerdote Giuseppe
Rocchietti; e il 2 giugno 1860 era insignito dello stesso carat-
tere un terzo alunno dell'Oratorio, Don Angelo Savio; e 1'11
giugno, il diacono Rua, direttore spirituale, insieme con tutti
i soci della nascente società, fifmava una supplica all'Arci-
vescovo Fransoni per ottenere l'approvazione degli Statuti.
<< Noi sottoscritti, unicamente mossi dal desiderio di assicu-
rarci la nostra eterna salute, ci siamo uniti a far vita comune
a fine di poter con maggior comodità attendere a quelle cose,

15.6 Page 146

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I - Alla scuola di Don Bosco
che riguardano la gloria di Dio e la salute delle anime. Per
conservare l'unità di spirito, di disciplina, e metter in pratica i
mezzi conosciuti utili allo scopo proposto, abbiamo formulato
alcune .regole a guisa di Società religiosa, che, escludendo
ogni massima relativa alla politica, tende. unicamente a santi-
ficare i suoi membri, specialmente con l'esercizio della ca- ·
rità verso il prossimo. Noi abbiamo già provato a mettere in
pratica queste regole, e le abbiam trovate compatibili con le
nostre forze, e vantaggiose alle anime nostre>>. Gli adunati,
quel giorno, facevano anche quest'esplicita e franca dichiara-
zione: << Facemmo tra noi promessa solenne, che se per mala
ventura, a cagion della tristezza dei tempi, non si potessero
fare i voti, ognuno, in qualunque luogo si troverà, fossero
anche tutti i nostri compagni dispersi, non esistessero più che
due soli, non ce ne fosse più che un solo, costui si sforzerà di
promuovere questa Pia Società, e di osservarne sempre, per
quanto sarà possibile, le regole>>. Cosi, da più di cinque anni,
faceva ·Michele Rua.
E giunse anche per lui il giorno di salir all'altare. Don
Bosco gli aveva fatto sperare che sarebbe stato ordinato sacer-
dote la vigilia della SS. Trinità, insieme con Don Savio. Gli
aveva già chiesto la dispensa dall'età, e in data 20 aprile, il
Card. Marini, per mandato del S. Padre, aveva risposto affer-
mativamente, ma in forma di semplice rescritto, << onde eso-
nerarlo da qualunque spesa>>, essendo << a favore dell'ottimo suo
protetto e cooperatore nelle opere di carità e religione, Don Mi-
chele Rua >>.
Non sappiamo di preciso qual incaglio sopraggiungesse. A
quel tempo, per l'esecuzione delle dispense pontificie, era ne-
cessario il R. Placet; e, probabilmente, si voleva la dispensa in
forma regolare; sta il fatto che ne fece, nuovamente, do-
manda a Roma la Curia Arcivescovile. Infatti, il 10 lugli9,
il diacono Rua scriveva al Can. Vogliotti, Vicario Generale
dell'archidiocesi:
<< Ieri mi furono comunicate da Don Bosco due nuove le
più consolanti per me; l'una, che mi è giunta. da Roma la
dispensa sospirata, e l'altra che la somma, assai vistosa, che
c'era da pagare, fu quasi pagata per intero dalla S. V. Bene-

15.7 Page 147

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X - È ordinato sacerdote
129
merita. Ben so che la sua carità non pretende neppure di esser
ringraziata per un tanto beneficio; tuttavia, io mi trovo in do-
vere, anzi nella necessità di esternarle la mia riconoscenza,
per cui non sarà mai che si cancelli dall'anima mia la memoria
di un tl.11 favore. Ella desidera soltanto che io celebri poi una
Messa per V. S.; non mancherò, no, non mancherò a questo
mio obbligo, e di più le prometto che ogni qual volta mi ac-
costerò per afferire l'incruento Sacrificio, mi ricorderò mai
sempre d'intercedere presso l'Agnello Immacolato, onde si
degni di spargere su di Lei le più copiose benedizioni, e di
retribuirla largamente di questa e di tutte le altre sante opere,
che Ella va continuamente facendo>>.
Il 2r luglio entrava di nuovo in sacro ritiro in prepa-
razione all'ordinazione, fissata per il 29, ultima domenica di
luglio, in Caselle Torinese, nella Cappella di Sant'Anna, an-
nessa alla villa del Barone Bianco di Barbania.
<< Quell'anno -· osserva Don Francesia, - avevamo già
avute due altre Messe nuove; ma chi ci aveva badato? Si aspet-
tava quella di Don Rua, e l'accennato ritardo non fece che far
meglio brillare la sua santità, e meglio disporre gli animi a
preparargli una di quelle feste che ci voleva, e che egli si
meritava .....
>> Dal canto suo egli seppe ringraziare la Provvidenza,
perchè, quantunque adorno. di virtù e ricco di tanti meriti
acquistati in opere di carità verso i giovanetti dell'Oratorio,
sentiva tuttavia una certa trepidazione, propri~ delle anime
care al Signore, e continuava ad apparecchiarvisi il meglio
possibile.
·
>> Ma venne il giorno da noi sospirato. Il pio Don Mi-
chele lo fece precedere da un corso di fervorosi Esercizi Spi-
rituali nella Casa della Missione a Torino. In quei giorni
Don Bosco era agli Esercizi Spirituali a S. Ignazio, presso
Lanzo, ov'egli aveva condotto con altri anche me, che ram-
mento come, nel ritorno, ci siam incontrati con Don Rua, che
si recava a prendere l'ordinazione, ed aveva insieme due chie-
rici, che dovevano servirgli da testimoni. Non c'era ancora la
ferrovia di Torino-Lanzo, ma noi eravamo su11'omnibus; e,
siccome Don Bosao soffriva di viaggiare entro la carrozza,
9 - Vita del Servo di Dio Michele Rtta. Voi, I,

15.8 Page 148

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I - Alla scuola di Don Bosco
eravamo insieme con lui al di fuori, vicini al carrozziere.
Quante belle cose non ci diceva mai il buon Padre!. .... E qual
non fu la nostra meraviglia, quando vedemmo comparire in
lontananza quelle tre vesti nere, che finalmente scoprimmo per
Don Rua, il chierico Durando e il chierico Anfossi I Don Bosco
pregò il cocchiere di fermare la carrozza, e domandò:
>> -- Dove si va?
>> -- A Caselle, dov'è il Vescovo Mons. Balma, incaricato
di darmi le ordinazioni.
>> - Oh! come sono contento! Ho pregato per te, caro
Don Rua, e spero che il Signore ci esaudirà. Riverisci per me
Mons. Balma e il Baron Bianco.
>> Noi guardavamo con piacere i tre compagni, che, a
piedi, a modo di poverelli, andavano a prender parte alle
sacre ordinazioni. E Don Durando, molti anni dopo, ebbe a
dirmi: - Devi sapere che Don Rua in quel giorno ed in quella
notte non fece altro che pregare. Siccome nella camera, in cui
fu messo a riposare, v'erano alcuni specchi, egli fin dalla sera,
quasi a non distrarsi, aveva avuto l'attenzione di volgerli verso
la parete. Ma fece anche di più. Egli dovette passare tutta la
notte in preghiere, perchè al mattino i domestici trovarono il
le~to, ancor bello come alla sera. Corsero dal sig. Barone e gli
dissero:
>> - Che santo levita è mai! Non ha dormito nulla, e
forse ha sempre pregato!
>> - E un degno discepolo di Don Bosco, disse il Barone
Bianco; e non mi fa stupire ciò che mi dite. .
>> Infatti a tutte le sacre cerimonie, che acdompagnarono
l'ordinazione, il suo contegno fu tale da strappare le la-
grime >> (1).
La mattina seguente, 30 luglio, il Servo di Dio celebrava
la l\\.1essa della .Comunità nell'Oratorio, divotamente, senza-
alcuna pompa, tra la gioia dei giovani.
<< Oh! io ricordo - scrive Don Francesco Cerruti - la
prima Messa da lui celebrata..... nella chiesetta di S. Fran-
cesco di Sales >>; e << ho tuttora innanzi agli occhi quella fronte
(1) Cfr.: Don Michele Rua, pag. 49-51.

15.9 Page 149

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X - È ordinato sacerdote
131
serena e raccolta, con cui si avanzava all'altare, quel volto
radioso con cui la prima volta consacrava il frumento degli
eletti e il vino che fa germogliare i vergini (r); quel fervore di
serafino con cui amministrava a noi suoi fratelli il cibo dei
forti>>.
Alla sera parlò agli alunni dopo le preghiere. Era com-
mosso e li supplièò a pregar per lui, perchè riuscisse a com-
piere degnamente i gravi doveri, inerenti al sacerdozio. Don
Rua non era un grande oratore, ma nei discorsi familiari
aveva una parola spontanea, facile, efficace; e quella sera gua-
dagnò così cordialmente gli alunni, che questi scoppiarono
in un clan1oroso applauso.
La domenica seguente, ottava della sua ordinazione e so-
lennità della Madonna della Neve, Don Bosco volle che si
facesse gran festa. Gli alunni, studenti ed artigiani, si acco-
starono tutti alla Santa Comunione, conoscendo il desiderio
più vivo del nuovo sacerdote, il quale cantò Messa, assistito
da Don Bosco. Fuori di chiesa il tripudio fu tale da non potersi
immaginare; da ogni parte si gridava: Viva Don Rua!; ed egli
si sforzava di rivolgere gli applausi a Don Bosco.
Vennero anche i giovani dell'Oratorio dell'Angelo Cu-
stode a presentargli un mazzo di fiori. La mamma gli fe' dono
di un letto di ferro, e non lo voleva accettare: - Manima,
questo letto è troppo bello per me; - infine, per obbedienza
alla mamn1a e a Don Bosco, lasciò che glielo portassero nel-
l'umile soffitta.
Dopo le funzioni del pomeriggio, si svolse un tratteni-
mento cordialissimo. Tra suoni e canti, gli si lessero più di
venti componimenti in prosa ed in poesia, riboccanti di affetto,
di venerazione, e di tripudio.
Il eh. Francesia declamò una canzone in onore del nuovo
Levita, che aveva consecrato a Dio fin dall'injanzia il core, ·
ricordando la commozione provata durante il sacro rito dell'or-
dinazione, e l'ardente desiderio di rimaner nascosto, pre-
miato dall'imponente dimostra~one di letizia.
Il eh. Vaschetti, rievocando le liete speranze che Don
(1) Frumentum electotum et vinum germinans virgines (ZACH,, IX, 17).

15.10 Page 150

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132
I - Alla scuola di Don Bosco
Bosco aveva concepito sopra di lui, fin dai primi anni che
l'aveva conosciuto, le diceva pienamente realizzate, e: << Ora
- proseguiva - vede _in te compiuta l'opera sua. L'opera
sua non è andata fallita... Tu,... amato ed ammirato da tutti,
porti in te il cuore di un altro Don Bosco, e già tutti ti notano
a dito come ben degno di lui successore. Tu gli sarai adunque, d'or
in avanti, collaboratore instancabile nella vigna che il Signore
gli affidò a coltivare; ed ei scorgendo ora in te i frutti della
pianta ch'ei pose ed innaffiò, di santa gioia ha inondato il
cuor suo. Non mai tanto contento fu il suo cuore, come in
questi giorni di gaudio. Un dolce sorriso gli esce dalle labbra,
il suo volto tutto risplende di vera gioia e di santa allegrezza.
Ei desidera che seco lui ognuno esulti e festeggi, mentre
esulta e festeggia la Chiesa, esulta e festeggia il Cielo, con-
tento di annoverare sì degno Levita fra l'eletta schiera dei
sacerdoti di Cristo >>.
Altri lo dissero il campione che avrebbe consacrato il senno
e la mano all'opera benefica di Don Bosco; altri << il modello
dei giovani, l'esempio dei chierici, l'emulo di Domenico Savio >>;
altri, rilevando quanto bene gli convenisse il nome del Prin-
cipe degli Angeli, lo dissero anche un novello S. Pietro per
l'amore a N. S. Gesù Cristo, un S. Giovanni Evangelista per
l'abitudine del pensiero alle cose celesti, un S. l;uigi per la
purezza, un S. Bernardo per la divozione alla Madonna, e,
in fine, per l'amore alla gioventù, un altro Don Bosco, di cui
sarebbe il << Successore>>.
Il nuovo sacerdote volle annotare le paro]e che pronunciò
in ringraziamento; ed eccole, quali le scrisse attornQ alla mi-
nuta dell'accennata lettera al Can. Vogliotti.
<< Ringrazio tutti delle dimostrazioni di esultanza che mi
avete date; vi ringrazio dei begli auguri, che mi avete fatti;
vi ringrazio parimenti delle espressioni di amore e stima, che
mi avete esternato. Sicuramente che ciascuno può ben vedere,
come io non le merito per nessun conto; e come ho da fare un
lungo viaggio per giungere a] grado, a cui mi avete elevato
nelle vostre parole. Ciò; nonostante vi ringrazio egualmente;
perchè le cose che furon dette le considero come tanti ammo-
nimenti che mi furon dati, con buona grazia però, per indi-

16 Pages 151-160

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16.1 Page 151

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X - È nominato sacerdote
133
carmi qual io debba essere nella mia nuova dignità, di cui
piacque al Signore di rivestirmi. Io rileggerò questi scritti
attentamente, e voglio procurare che mi servan di norma, per
sapere come io debba regolarmi. Voi mi date tante dimostra-
zioni, e con queste potete pretendere, e con ragione, che io
vi ami; posso assicurarvi che già vi amavo, ma d'ora innanzi
vi an1erò n1aggiormente; e, se il Signore m'aiuta, tutte le mie
forze saranno impiegate per voi, pel vostro bene spirituale e
temporale. Pel vostro vantaggio non voglio risparmiar cosa
alcuna, che sia in mio potere. Una sola cosa mi rincresce ed è
che, forse, qualche volta il dovere m'imporrà - debbo dir-
velo? -forse m'imporrà di fare qualche parrucca, senz'essere
parrucchiere. Oh! se per caso ciò mai accadesse, io vi prego
già fin d'ora che vogliate poi prendere anche questo in buona
parte, perchè anche questo io farò per vostro bene. Ah! tut-
tavia, io voglio sperare, che ciò mai accadrà, ma sempre avrò
solo occasione di lodarvi.
>> Voglia poi il buon Dio benedire le fatiche, che colla sua
grazia sosterrò a suo vantaggio.
>> Io v'ho fatto la promessa; ora mi raccomando a voi,
onde stiate attenti, per vedere se mantengo la parola; e, qua-
lora mi vedeste men fedele nel mantenerla, usatemi la carità
d'avvertirmene; non abbiate timore di venire da me, e dirmi:
- Ehi, Don Rua, si ricorda della promessa fatta? - Allora,
avvisato, potrò rimettermi sul retto sentiero. Ma, come già
dissi lunedi, vorrei che queste vostre testimonianze di affetto
non si limitassero solo a parole; vorrei qualche cosa di più,
vorrei cioè che voi pregaste per me Gesù e Maria a soccor-
rermi, onde io possa sostenere il grave peso, che m'impone
la nuova qualità di sacerdote. Si, pregate per me, onde io cor-
risponda alla grazia del Signore, e non abbia poi a ricevere
quel terribile castigo, con cui punisce chi non sa traffic.i:are e
trarre profitto da11e grazie che Ei ci concede.
>> Del resto, o cari fratelli, amiamoci ognor più, procu-
riamo di sopportar, con pazienz,a, se alle volte qualcuno dei
compagni ci arreca qualche dispiacere; aiutiamoci a vicenda,
e rivolgiamo tutti i nostri sforzi a conseguir quel premio, che
il Signore ha promesso ai suoi servi fedeli.

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1 34
I - Alla scuola di Don Bosco
>> Ah sì! formiamo un solo cuore per Colui che ci creò.
Amiamoci proprio come fratelli; e, per più titoli, noi dobbiamo
considerarci come tali, giacchè non solo siamo figli dello
stesso Padre. Celeste, ma siamo pur figli di Don Bosco. E
Don Bosco, non fa bisogno che vel dica, voi ben lo sapete,
Don Bosco ci ama qual tenero Padre; continuamente, giorno
e notte, si occupa pel nostro bene; procuriamo solamente noi
di corrispondere alle paterne cure, che ci va prodigando,
ricambiandolo con la nostra ubbidienza ed amore.
>> Ora, intanto, per finir bene la festa, unitevi tutti a me e
concordamente gridiamo: - Evviva Don Bosco! Evviva il
nostro caro Padre!>>.
Presente era anche il prof. Don Matteo Picco, che rimase
commosso alle parole del nuovo ministro del Signore.
Nello stesso giorno Don Bosco volle dare un attestato di
riconoscenza ad una nobile famiglia, costituendo il marchese
Fassati e la marchesa Maria de Maistre, patroni ed eredi
della cappella della Madonna del Rosario nella Chiesa dell'O-
ratorio. La famiglia de Maistre aveva formato a Don Rua il
patrimonio ecclesiastico; e il conte Rodolfo, in data 31 mag-
gio 1860 da Beaumesnil (Francia) ringraziando il Servo di Dio
dell'annunzio dell'imminente ordinazione sacerdotale e, più
ancora, della cara promessa di aver presente tutta la nobile
famiglia nei suoi santi sacrifizi, si rallegrava che << il suo
ingresso nel Santuario avvenisse in tempo di persecuzione,
tempo molto accettevole al Signore>>.
Di quella sera medesima, recitate le preghiere, Don Bosco
narrò agli alunni questo <<sogno>>. Li aveva r.isti, dal primo
all'ultimo, seduti a quattordici tavole, divise 1in tre gruppi e
disposte in forma di un grande anfiteatro; ed aveva osservato
che, quanto più le tavole s'elevavano da terra, tanto più pre-
libato era il cibo e maggiore la letizia dei commensali. E li
aveva ancor tutti quanti negli occhi, nel posto preciso dovè
li aveva veduti. Alla tavola più bassa si mangiava un pane pu-
trido e puzzolente, e mesti sedevano ad essa quelli che erano
in peccato; a tutte le altre tavole regnava la letizia, e maggior
era questa e migliore il pane, man mano che le tavole s'in-
nalzavano. Nella più ;alta avevano un pane cosi bello e cosi

16.3 Page 153

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X - È nominato sacerdote
1 35
squisito, che Don Bosco non seppe definire..... Il grande Apo-
stolo della gioventù, insieme con i giovani, non avrà veduto
anche i superiori e specialmènte i pochi salesiani d'allora,
fraternamente intenti ad aiutar gli alunni a raggiungere lè
tavole, collocate più in alto?..... Pochi, troppo pochi, eran
quelli che sedevano all'ultima, ed il lamento che usci dal
cuore di Don Bosco chi sa qual eco ebbe nel cuore di Don
Rua, in quel di memorando!
Eran dieci anni che s'era schierato al fianco di Don Bosco;
e vedendo dilatarsi l'opera provvidenziale, cosi umilmente
incominciata, chi sa con qual fervore rinnovò il proposito di
lavorare, lavorare, e lavorare per tener lontana la gioventù
dalle vie del peccato, istruirla nella religione, innamorarla di
Gesù Cristo.
Il Servo di Dio, appena fu sacerdote, fece ai giovani
dell'Oratorio dell'Angelo Custode queste raccomandazioni:
<< Quando stiamo per incominciare un nuovo stato di vita, o
.per iniziare un'impresa di grand'importanza, facciam sempre
qualche atto di religione, che serva ad attirarci le benedizioni
di Dio, perchè, dobbian10 persuadercene, noi siamo esposti a
tanti pericoli, e da noi vagliam ben poco e sempre abbiamo
bisogno dell'aiuto di Dio.>> Ed insisteva: << Ciascuno deve
procurare di far acquisto cli virtù e di buone opere, e di per-
fezionarsi in quello stato, in cui l'ha posto il Signore>>.
Egli non trascurò di farlo; ciò che consigliava agli altri,
era nella pratica della sua vita.
Pochi giorni prima aveva chiesto a Don Bosco, con ,una
letterina in francese, un consiglio, un ammonimento, un
motto, un pensiero, da ritener come norma di vita nella di-
gnità che l'attendeva. E Don Bosco gli rispose:
Al diletto figlio Michele Rua, salute nel Signore.
Mi hai inviato una lettera, scritta in francese, e va bene.
Sii francese solo di linguaggio;~ di animo, di cuore e di opere,
Romano intrepido e generoso.
Poni mente a quanto ti dico. Ti aspettano molte tribolazioni;
ma con esse avrai molte consolazioni da Dio, Nostro Signore.

16.4 Page 154

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I - Alla scuola di Don Bosco
Mostrati modello di virtù; veglia col domandar consiglz'o; fa'
costantemente ciò che è bene avanti a Lui.
·
·
Combatti' il demonio; spera in Dio, e, se posso qualche cosa,
io saio tutto per te.
La grazia di N. S. Gesù Cristo sia sempre con noi. Addio.
S. Ignazio, presso Lanzo, il 27 luglio 1860.
DON Bosco (I).
Don Bosco gli tracciò, chiaro e preciso, il programma:
<< Tu vedrai meglio di me, l'Opera Salesiana valicare i con-
fini dell'Italia e stabilirsi in molte parti del mondo. Sii Ro-
mano, abbi la carità di N. S. Gesù Cristo e del Suo Vicario
in terra, la carità universale. Accogli generosamente nel cuor
tuo i sospiri e i palpiti di tutte le genti.
>> .Avrai molto da lavorare e molto da soffrire; perchè
quando crescon le rose, crescono anche le spine; ma, tu lo sai,
solo attraverso il Mar Rosso e il Deserto si arriva alla Terra
Promessa. Soffri con coraggio; ed, anche quaggiù, non ti man-
cheranno, le consolazioni e gli aiuti da parte del Signore.
>> E per compiere la tua missione, segui queste linee di
condotta: - esemplarità di vita - somma prudenza - egual
costanza nel lavoro per la salvezza delle anime - piena doci-
lità alle ispirazioni divine - guerra continua al demonio - e
continua fiducia in Dio!>>.
Il giovane levita meditò e comprese i salutari ammoni-
menti, e ne fece il programma della sua vita sacerdotale.
t
I
(x) Dilecto filio Rua Michaeli salutem in Domino.
Litteris gallicis conscriptam epistolam ad me misisti et bene fecisti. Esto
gallus, tantum lingua et sermone; sed animo, corde et opere, Romanus intre-
pidus et generosus.
S.cito ergo et animadverte sermonem. Multae tribulationes te expectant;
sed in his magnas consolationes dabit tibi Dominus Deus noster. Praebe tei-
psum exemplum bonorum operum; vigila in petendis consiliis; quod bonum
est in oculis Domini constanter facito.
Pugna contra diabulum; spera in Deo, et si quid valeo totus tuus ero.
Gratia Domini N. J. C. sit semper nobiscum. Vale.
S. Ignatii, apud Lanceum, 27 julii 1860.
Sac. Bosco. ,

16.5 Page 155

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II
PRIMO AIUTANTE DI DON BOSCO
I
DIRETTORE DELLE SCUOLE
1860-1861.
Come avanza nella perfezione. - S'eserct'ta a predicare e si prepara
all'esame di Confessione. - È presi.dente della commissi.one formatasi
per notare le cose più importanti della vita di Don Bosco. - Dà il
maggior contributo a Don Bosco e a Don Alasonatti nella direzione
dell'Oratort'o, con umt"ltà singolare. - È -il direttore delle scuole. -
Esteriormente austero, è di una bontà e di'screzione meraviglt"osa. -
Riceve la strenna della Beata Vergine.
In Michele Rua fu cosi vivo l'amore alla perfezione, che i
dieci anni che si venne preparando al sacerdozio e· i cinquanta
che sali all'altare, furono egualmente preziosi innanzi a Dio e
innanzi agli uomini, avverandosi anche in lui ciò che dice la.
Sacra Scrittura: << La strada dei giusti è come la luce dell'alba;
s'avanza, schiarlsce, finchè è giorno fatto >> (I).
·
Il segreto della sua virtù va cercato nell'esattò adempi-
mento di ogni dovere:<< Tienti alla regola e non rilassarti: ossèr-
vala, perchè è la vita>> (2); dice lo Spirito Santo; e con la per-
fezione, che gli divenne carattere, praticando questo consiglio,
riuscì modello di cristiano, di religioso, di sacerdote, e di re-
(1) Prov., IV, 18,
(z) Prov., IV, 13.

16.6 Page 156

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II - Primo aiutante di Don Bosco
ligioso e sacerdote salesiano, e, diciam pure la valutazione
più splendida dell'istituzione salesiana.
Del sacerdozio e dei doveri che importa, il Servo di Dio,
ancor prima che salisse l'altare, ebbe un'idea altissima; e, in
verità, il rinvio dell'ordinazione gli dovette tornar caro, per-
chè gli accordò un po' più di tempo per pregare, meditare e
prepararsi meglio all'onorifico peso, che, al dire di S. Giovanni
Crisostomo, dovrebbe spaventare la stessa natura angeli.ca.
Già pensava e ripeteva che è dovere di ogni cristiano il vivere
santamente, e che il Signore << esige una santità maggiore in
coloro che ha destinati in modo particolare al suo servizio>>,
cioè nei suoi sacerdoti, e che << suol far conoscere la sua san-
tità in coloro che a Lui si accostano e che lo servono da
v1c1no >>.
Ed<< è questo - diceva ai giovani dell'Oratorio dell'Angelo
Custode in Vanchiglia - un pensiero che mi fa tremare, o
cari figli; e quello che più spaventa si è che il Signore tien
riserbati castighi terribili per quei suoi ministri, che non vi-
vono con quella santità e non lo servono con quella diligenza
che Egli esige >>.
Per servire degnamente il Signore pose ogni cura nell'a-
bilitarsi all'esercizio del sacro ministero. Appena ordinato sa-
cerdote, ebbe da Don Bosco l'incarico di tener discorsi e
brevi predicazioni in casa e fuori, presso comunità religiose.
Uno degli istituti, dove si recò più volte, fu quello dell'Opera
Barolo, al Rifugio; ed una vecchia religiosa, che l'ascoltò a
quei tempi, ci diceva poco dopo la morte del Servo di Dio:
<< All'udir quella parola, già animata da tanto sfirito interiore,
così efficace nell'inculcare il distacco del mondo, cosi fatta
per raccogliere gli spiriti e trarli a Dio, io diceva tra me: -
Questi è un santo, o tale diventerà certamente >>. Tanta era
l'opportunità degli argomenti, e l'assennatezza nell'èsporli
secondo la qualità dell'uditorio, e il fervore dell'anima sua.
Con egual diligenza si preparò al ministero della Confes-
sione. Nella diocesi di Torino, prim-a d'esservi abilitati, i
nuovi sacerdoti dovevano attendere per un biennio allo studio
della Morale pratica, o. Casistica, nel Convitto Ecclesiastico,
fondato dal teol. Guala, santificato dal Beato Cafasso, e di-

16.7 Page 157

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I - Direttore delle scuole
139
'
retto allora dal teol. Felice Golzio. Il Servo di Dio si ralle-
grava al pensiero di frequentar quelle lezioni, e serenamente
vi rinunciò; perchè, l'enorme lavoro che si veniva accumu-
lando nell'Oratorio, fiorente ornai di più di circa 500 alunni,
obbligò Don Bosco ad ottenergli di compier quello studio pri-
vatamente, sotto il magistero, per altro, del can. Giuseppe
Zappata, << uomo dallo stampo antico, ma dalla mente illumi-
nata e dal gran cuore, cui la Divina Provvidenza volle nel se-
colo passato per un lungo periodo di anni commendate le
sorti della Chiesa Torinese>> (r).
Fu uno studio serio e profondo, come attestano alcuni
quaderni degli anni r86o-6r, sommanti a circa quattrocento
fitte pagine, quasi tutte (tranne una ventina) in latino (2). E il
ministero della Confessione fu per Don Rua un mezzo frut-
tuosissimo per moltiplicare il bene a Valdocco e in Vanchiglia.
Il giovane studente Domenico Fea, che si fece sacerdote
e fu parroco di Testona, si gloriava d'esser stato il primo a con- ·
fessarsi dal Servo di Dio il giorno stesso che prese l'esame di
confessione: glie l'aveva chiesto in antecedenza, e fu amabil-
mente accontentato.
E tanta fu la grazia che Don Rua ricevette nell'ordina-
zione sacerdotale, e così grande la cura nel conservarla e
farla fruttificare, che, anche esteriormente, gliene apparve,
(1) Card. A. Richelmy, nell'elogio funebre di Mons. G. B. Bertagna.
.(2) Il Servo dì Dio era delipatissimo in ciò che riguardava il Tribunale
di Penitenza. Una mattina, ornai al fine della vita, dopo aver confessato nella
cappella di Don Bosco, alcune persone che l'avevano pregato dì celebrare la
S. Messa, per ricevere la S. Comunione dalle sue mani, interrogato dal serviente
·quante particole dovesse preparare per consacra1·e, rispose: « Chiedi tu stesso
a queste buone signore, se vogliono fare la S. Comunione». Era una norma
di delicatezza, registrata nei quaderni. Nel VI, a pag. 17, si legge: «Interro~
gatus a sacristano, num debeat accendere candelas ad distribuendam Communionem
illi, quem confessarius hic et nunc confitentem audivit, mittere eum Yiebet ad hoc
postulandum a communicando ».
Anche questi quaderni di Teologia Morale hanno l'impronta. della sua
pietà e il ricordo dello scopo unico dei suoi studi: la gloria di Dio. In fronte
a ciascuno si legge: ad maiorem Dei gloriam: nel primo è aggiunto il nome della
Vergine: et Beatae Mariae Immaculatae, insieme con le parole del Vangelo,
con le quali Gesù raccomanda la rettitudine e la purezza d'intenzione: Si ocu-
lus tuus juerit simplex, totum corpus tuum lucidum erit, si oculus tuus fuerit nequam,
totum corpus tuum tenebrosum erit. Nel secondo quaderno si legge anche l'in-
vocazione: Virga Parens, studiis semper adesto meis,

16.8 Page 158

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II - Primo aiutante di Don Bosco
oseremmo dire, come un'impronta in tutta la persona, che
divenne ognor più veneranda col volger degli anni; cosicchè
qualunque cosa facesse, con chiunque parlasse, ovunque an-
dasse, tutti ammiravano il Ministro del Signore, raccolto e
disinvolto, modesto e· vigilante, ed attivissimo, pieno di deli-
cate attenzioni con ogni sorta di persone, e in intima unione
con Dio.
Era il frutto dello studio del Maestro. Come s'è accen-
nato, Don Bosco aveva altri figli spirituali che lo guardavano
con affetto e venerazione devota; ma nessuno l'aveva tolto a
modello di perfezione, come Don Rua. Tutti in lui ammira-
vano le dolci e vive attrattive della sua paternità, della sua
carità, e del suo zelo; ripetevano con entusiasmo le prove del
frequente suo contatto col soprannaturale; n'esaltavano lo
· spirito meraviglioso d'iniziativa e la felice riuscita nelle .
imprese più difficili e disparate; mentre Don Rua studiava
in lui anche il santo, nè più, nè meno come un'anirna, parti-
colarmente devota, cerca e medita con amore tutto cin che
può raccogliere di notizie e di scritti intorno un gran santo
canonizzato. E ne trasse quel vantaggio che divenne la sua
cara~teristica, d'essere, sotto ogni aspetto, il primo imitatore
di Don Bosco, e per· Ja generosità con cui attese a questo
studio, e per la fortuna di compierlo direttamente sulla per-
sona del Maestro.
Forse, neppur oggi, molti di quelli che credono di cono-
scer Don Bosco, hanno un'idea giusta della sua santità. C'era,
è vero, anche nel suo modo di fare, cosi perfetto e naturale,
un fascino che rapiva mente e cuori, per cui µno s'indugiava
ad ammirarne la bontà, l'operosità, la soave semplicità dello
sguardo e d'ogni parola, e non pensava d'indagare le interiori
meraviglie. dell'anima, continuamente unita a Dio e ardente
della più schietta carità. La massima parte di coloro che eb-
bero la ventura di vivergli al fianco, lo dicevano un santo; ma
pochi, troppo pochi, ed i più, quando la sua vita volgeva al
tramonto, si posero a studiarne l'anima, la mente, il cuore;
mentre Don Rua intraprese cotesto studio nella prima gio-
vinezza, quando lo spirito di Don Bosco, quasi getto d'alta
sorgente, aveva già il fascino d'una santità conquistatrice.

16.9 Page 159

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I ~ Direttore delle scuole
E non appena egli fu 'sacerdote, anche per il ripetersi
di fatti meravigliosi, predizioni avverate, rivelazioni di cose
occulte, illustrazioni di cose celesti, guarigioni prodigiose,
si venne, specialmente per opera sua, a concretar l'idea, nata
anche in altri, di stabilire una commissione che registrasse
le cose più importanti della vita di Don Bosco.
Della commissione fecero parte Don Alasonatti, Don
Savio, Don Turchi, il Cav. Oreglia di S. Stefano, e nove chie-
rici, tra cui Cagliero, Francesia, Durando, Bonetti e Cerruti.
<< Divenuto Sacerdote - ricordava Don Francesia -
crebbe ogni dì più nell'amore e nella stima per Don Bosco;
anzi, vedendo come il gran Servo di Dio comparisse ogni di
più portentoso, credette suo dovere raccogliere i chierici più
avanzati nello studio ed affezionati alla Casa, come allora si
diceva la Pia Società, e manifestò ad essi il pensiero di non
lasciar perdere le cose memorabili che succedevano sotto i
loro occhi. Così sorse un'apposita commissione..... e Don
Rua ne fu il presidente>>.·
Nella prima adunanza fu posto a verbale, ciò che il Servò
di Dio fece osservare agli adunati. << Le doti grandi e lumi-
nose che risplendono in Don Bosco, i fatti straordinari che
avvennero a lui e tuttodl ammiriamo, il suo modo singolare di
condurre i giovinetti per le vie ardue della virtù, i grandi di-
segni che egli mostra di rivolgere in capo intorno all'avvenire,
ci rivelano in lui qualche cosa di soprannaturale e ci fanno
presagire giorni più gloriosi, e per lui e per l'Oratorio. Tutto
ciò impone a noi uno stretto dovere di gratitudine, un ob-
bligo d'impedire, che nulla di quello che appartiene a Don
Bosco cada in obblio, e di fare quanto è in nostro potere per
conservarne memoria, affi.nchè risplenda, un di, qual lumi-
nosa face ad illuminare tutto il mondo a prò della gioventù>>.
Era intenzione di Don Rua - confessa Don Francesia
<< - che ci radunassimo almeno una volta alla settimana per
intenderci. Oh! se l'avessimo fatto meglio! Anche il poco che
narra la cronaca dell'uno e dell'àltro, forse non si avrebbe,
se non era della prudenza di Don Rua. Ed io che scrivo, mi
ricordo che mi fece una cotal meraviglia il credere necessario
di scrivere, credenc1omi che potesse bastar la memoria! Oh!

16.10 Page 160

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II - Primo aiutante di Don Bosco
se fossimo stati più previdenti! quali tesori avremmo potuto
conservare! In queste radunanze ciascuno diceva ciò che
aveva potuto vedere 'o sentire di particolare ,sulla vita incom-
parabile del nostro gran Padre, ma più ancora ciò che aveva
potuto raccogliere d'importante delle sue parole, e in modo
particolare delle sue visioni, dette volgarmente sogni; e i
segretari incaricati ne prendevano nota. Oh! se si fosse sempre
continuato un tale lavoro!>> (1).
Purtroppo, a poco a poco, la commissione lasciò di radu-
narsi per la moltiplicità delle occupazioni ond'erano gravati i
soci e per la loro dispersione coll'apertura di altri istituti.
Ma non cessò Don Rua di fermare nella mente e sulla carta
ciò che vedeva di più notevole, e, sopra tutto, non lasciò
d'insistere perchè anche altri ne prendessero nota.
Era l'età dell'oro dell'Oratorio. Mentre non pochi alunni,
artigiani e studenti, << ritraevano la vita di Domenico Savio,
e rinnovavano presso di noi le opere meravigliose ed anche
soprannaturali di quell'angelico nostro compagno ed amico>>,
gli altri << si amavano come altrettanti fratelli>>, e << formavano
un cuor solo ed un'anima sola, per amare Iddio e consolare
Don Bosco>> (2). Ed eran già cinquecento, tra artigiani e stu-
denti, suddivisi in varie scuoi~ professionali e nei cinque corsi
di ginnasio, la cui paterna direzione era divenuta così com-
plessa, che il grande amico dei giovani non avrebbe potuto
sostenerla da solo.
Il metodo, che Don Bosco voleva seguito da.i suoi nel-
l'educare, era quello insegnato coll'esempio. Dal '58 al '60
l'Oratorio aveva avuti due superiori propriameot.e detti:
il direttore ed il prefetto, Don Bosco e Don Alasonatti,
l'uno e l'altro ispirati alla più grande carità per gli alunni;
ma con cuore e con programma ben diverso. Don Bosco aveva
riservato per sè, insieme con la direzione generale, la forma-
zione religioso-morale degli alunni, basata sulla carità, sulla .
religione e sulla più grande an1orevolezza. Don Bosco era il
padre affettuoso e premuroso della grande famiglia; e a Don
(1) Cfr.: Don Michele Rua, pag. 54,
pa~ (2) Cfr.: G. BONETTI: Cinque lustri di storia dell'Oratorio Salesiano:
gina 629.

17 Pages 161-170

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17.1 Page 161

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I - Direttore delle scuole
1 43
Alasonatti aveva affidato la cura materiale dell'istituto, e la
vigilanza per il buon ordine e l'osservanza della disciplina, e
il richiamo al dovere dei trasgressori. Aumentando il numero
dei ricoverati, aumentava il numero degli imitatori di Savio,
ed aumentava anche il numero di coloro che avevan bisogno
di continua vigilanza e di frequenti richiami e ammonimenti.
In aiuto a Don Bosco e a Don Alasonatti c'erano già, con
Don Angelo Savio, vari chierici, sovraccarichi di lavoro, per-
chè dovevano studiar per sè, e insegnare, assistere, o atten-
dere ad altre mansioni nell'istituto; come Francesia, Cagliero,
Bonetti, Ghivarello, Bongiovanni, Pettiva, Durando, Cerruti,
Lazzero, Provera, Ruffino Domenico e Garino; tutti, ad ecce-
zione degli ultimi due, membri nati delJa nuova Società; ma
il primo nuovo superiore dell'Oratorio fu Don Rua, il quale,
e per l'anelito della perfezione, e per l'affetto che portava a
Don Bosco, desideroso di risparmiargli ogni disgusto, aveva
già l'occhio aperto su tutti e su tutto.
Era il direttore spirituale della Società, e quindi anche
dell'Oratorio; e compiva i doveri inerenti a quest'ufficio con
tanta cura, ed in pari tempo con tanta semplicità ed umiltà,
che nessuno degli alunni, non conoscendo il nuovo istituto
religioso che Don Bosco veniva formando, lo riguardava per
questo con special deferenza; ed agli occhi della comunità i
veri superiori continuavano ad essere due: Don Bosco e Don
Alasonatti.
E pensare che il Servo di Dio era pure il direttore delle
scuole, e continuava a prestar, sempre più intenso ed edifi-
cante, quell'aiuto personale a Don Bosco, per cui era ammi-
rato da tutti. Don Bosco stesso, quando mandava di lontano
qualche comunicazione da fare agli alunni, ornai, indifferen-
temente, ne affidava l'incarico a Don Alasonatti o a Don Rua;
ma Don Rua cercava di non comparire.
Nelle prime sere di mag~io del 1861 Don Bosco narrò
un <<sogno>> grandioso, nel quale vide tutti i giovani, i chie-
rici e i pochi sacerdoti dell'Oratorio in una se-rie di quadri
viventi, che rappresentavano le loro vicende nei cinquant'anni
futuri e << a me annunziò, verso l'anno 1862 o 1863 - depose
Don Rua nel Processo Apostolico per la Causa di Beatifica-

17.2 Page 162

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II - Primo aiutante di Don Bosco
zione e Canonizzazione di Don Bosco - che sarei stato alla
testa del carro, raffigurante la Congregazione>>. Lo seppe, ma
non lo disse con alcuno; tant'è che neppur Don Lemoyne, che
ne redasse un ampio resoconto con tutte le particolarità che
potè avere, scritte ed orali, non fa cenno di quest'annunzio,
che dà al << sogno >> di Don Bosco una luce speciale (1).
<< Entrai nell'Oratorio di Torino verso la fine di settembre
dell'anno 1861 - dichiara Don Francesco Paglia - e Don
Rua era già il direttore degli studi, ·o, come dicesi adesso,
ispettore o consigliere scolastico. E questo ufficio importante
e delicato lo compiva con tanta abilità e soddisfazione di tutti,
che già sin d'allora era chiamato, con bella allusione al suo
nome, la Ruota Maestra dell'Oratorio>> (2).
Divenuto Don Rua sacerdote, Don Bosco potè dare all'Isti-
tuto uno sviluppo straordinario. Basti il dire che agli esami
finali dell'anno scolastico 1860-61, presieduti dai professori
Matteo Picco, Giuseppe Bonzanino, Carlo Bacchialoni, e
Tommaso Vallauri, eran 317 gli alunni interni di ginnasio!
E, tra essi, Paolo Albera, Francesco Dalm.azzo, Giacomo
Costamagna, e Giuseppe Fagnano di qui!\\ta ginnasiale, Giu-
seppe Monateri di quarta, Cagliero Giuseppe e Croserio Au...
gusto di terza, Domenico Belmonte e Luigi Lasagna di se-
conda, e Giulio Barberis e Giovanni Tamietti di prima, che
si fecero salesiani. E salivano a 299 i nuovi accettati nel r86r;
a 341 nel 1862; a 360 nel 1863. Qual vasta messe per lo zelo
del Servo di Dio!
Senza chiasso, anzi, vivendo nel silenzio, era d'una vigi-
lanza e attività, così assidua e impressionante, che lo faceva
apparire più austero di quello che fosse, perchè impeccabile,
mentre quanti l'avvicinavano, ne dovevano am1nirare la
bontà e la discreziòne.
<<Verse Pasqua del 186I - narra. il prof. Alessandro F abre,
che nel 1861 faceva la quinta ginnasiale - mi presentai, un
giorno, al signor Don Rua, pregandolo in gran segretezza di
un favore specialissimo - che però, dicevo, non so quasi spe-
(1) Il carro, veduto da Don Bosco nel sogno, secondo i cronisti, rappre-
.sentava • la grazia di Dio t, o «l'eternità »; e non la Società Salesiana.
(2) Rua in piemontese, significa ruota.

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I - Direttore delle scuole
145
rare da lei, tanto è contro ogni discrezione il dimandarlo; -
ed egli m'incoraggiò a chiedere, dicendo: - Se non posso,
non te lo farò il chiesto favore; e saremo amici come prima. -
Ecco io vorrei, gli dissi, che Ella mi assegnasse un giorno e
un'ora di suo comodo, in cui mi dèsse l'esame di storia. -
E da sapere che Don Rua appunto ci insegnava in 5a classe
la Storia Romana, con una diligenza di preparazione straor-
dinaria. Si seguiva il testo la Storia d'Italia di Don Bosco,
(testo che ebbe poi gli elogi del Tommaseo); ma Don Rua,
spigolando da vari libri, ci faceva scrivere un quadernino di
aggiunte, con cui potessimo rispondere meglio alle esigenze
del programma governativo di quell'anno. - Io spero, ag-
giungevo, di essere sufficientemente preparato. Ella mi asse-
gnerebbe tra sè e sè il voto da scriversi poi sul registro degli
esami, ed io, sgravato della cura di cotesta materia, attenderei
più serenamente alle altre.
>> Con mio grande stupore Don Rua non esitò punto ad
annuire al mio desiderio e mi assegnò un'ora per il domani.
Mi diede l'esame desiderato, rigorosissimo a dir vero (basti
il sapere, che mi tenne più di un'ora sotto i ferri I), e poi mi
disse: - Non ti dico ora il voto, e t'impongo ancp.e di non
far parola con nessuno di quello che ti ho concesso, in via di
favore. In fin d'anno, quando verrai all'esame, t'interrogherò
forse così un. poco per formalità, ma ti darò il voto che ti sei
meritato adesso. - E cosi fece. All'esame mi trattenne alcuni
minuti con domande indifferenti, e poi mi congedò con uno
schiaffetto ad uso di carez2,a, e mi assegnò un bel dieci di
storia>>.
Cresciuto sotto lo sguardo e alla scuola di Don Bosco,
Don Rua poteva dargli, e gli dava ampiamente, quell'aiuto,
che, per diversità di carattere, Don Bosco non potè avere dal
santo Don Alasonatti.
La sera del 12 maggio, domenica fra l'ottava dell'Ascen-
sione, dopo le preghiere Don Bosco faceva notare agli alunni,
come, di quei giorni, alcuni dei loro compagni fossero stati
congedati dall'Oratorio ed altri ne fossero usciti spontanea-
mente, perchè non avevan volontà di migliorare la con-
dotta:
10 - Vita del Servo di Dio Michele Rua. Voi. I.

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Il - Primo aiutante di Don Bosco
Le novene e i tridui son sempre funesti per qualche
allievo. Non mi ricordo di aver passato una sola novena, senza
che alcuno non sia partito dalla casa. Ora, siamo appena alla
metà della novena di Pentecoste, e già quattro se ne anda-
rono. Don Rua! sapresti dirmene il motivo?
Don Rua rispose: - Io credo sia questo. Nelle novene noi
facciamo preghiere yarticolari, le quali tendono al bene della
casa; ed il Signore le esaudisce, col fare che i più discoli se ne
vadano; dimodochè le novene, per la casa, son come purganti.
- Bene! - replicò Don Bosco. - Il Signore ci usa dei
tratti speciali di grazie. Egli già segnò a dito quelli che parti-
rono; e segnò eziandio alcun altro, che ancor è nella casa. Io
feci loro sentir la voce del Signore, e dissi: << Volete rientrare
in voi stessi e far senno?>>. Essi non la vollero ascoltare, e di-
sgrazi.ati. 1oro .'.....
Singolare, in vero, e adatto quanto mai a crescere virtuo-
sissimamente, specie per un'anima retta e fervorosa, era l'am-
biente nel quale viveva il Servo di Dio.
Il 3r dicembre r86i Don Bosco prometteva agli alunni
una strenna straordinaria, e la sera del r0 gennaio 1862: << Fi"'.
gliuoli -_diceva loro - la Madonna vi dà a tutti una strenna!
I biglietti li ho scritti io, ma vengono dalla Madonna. E una
grazia singolare. Eran più anni che la domandava, e al fine
l'ho ottenuta. Venite adunque da me, e a ciascuno darò il suo
biglietto; e voi prendetelo, come se venisse dalla bocca stessa
di Maria Santissima>>. E ne compi la distribuzione che ebbe
mirabili effetti. Chi non poteva contener la gioia; chi pian-
geva; chi diveniva pensieroso; e, se n1olti fec<vo vedere il
proprio biglietto ai compagni, altri lo tennero 1gelosamente
nascosto ( r).
·
A Don Rua toccò un invito dolcissimo, quale della più
affettuosa delle madri al più caro dei figli:.
<< Ricorri a me con fiducia nei bisogni dell'anima tua! >>.
(1) Alla fine del 1861, l'Oratorio contava 573 interni, tra alunni e superiori,
e tutti, ad eccezione di 13, si presentarono a ricevere da Don Bosco la strenna
della Madonna. Il chierico Ruffino ne raccolse 48; e Don Rua scrisse la sua
nel quaderno di Ruffino, di pr6pria mano.

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I - Direttore delle scuole
147
Era un invito ed una promessa. I Servi di Dio hanno an-
. ch'essi da combattere; et qui certat in agone, non coronatur
nisi legitime certaverit. Nessun combattente può cingere la
corona della vittoria, se non ha gloriosamente combattuto (1).
E, tra breve, noi potremo intuire quali potevan essere a
quel tempo i bisogni particolari dell'anima sua.
(1) II Timot,, 2, 5.
I

17.6 Page 166

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II - Primo aiutante di Don Bosco
II
DIRETTORE DELL'ORATORIO DI VANCHIGLIA
1861-1863.
Per Don Bosco. - È a capo del primo drappello che entra regolarmente
nella Società Salesiana. - È, fin d'allora, assenziente Don Bosco, te-
nuto in concetto di santo. - Suo lavoro nell'Oratorio dell'Angelo
Custode in Vanchiglia. - Il quaderno dell'esperienza. - Attività
apostolt'ca. - La sua parola rivela la carità e la saggezza dell'anima
sua. - Un piccolo saggt'o della semplicità, praticità ed opportunità
delle sue istruzioni sulla Storia Sacra. - Vita di abnegazione e di
sacrificio. - << Prega ancora un po', e ti daro la mia pietanza!>>. -
<< Cereja, cereja, Don Rua! >>. - Miglioramento dell'Oratorio.
Nella vita di Don Bosco ci fu anche questo di straordinario,
che, inviato da Dio per l'educazione cristiana della gioventù,
per le preghiere della gioventù ebbe da Dio più volte pro-
lungata la vita. Ciò accadde in forma assai impressionante,
quando si avvicinava ai cinquant'anni. Nota il chierico Bo-
netti nei suoi quaderni di cronaca: << In quèsti giorni - feb-
braio 1862 - Don Bosco parla sovente delle miserie della
povera nostra vita mortale e delle bellezze del paradiso; dice
che desidera andarvi presto e di toglierci l'incomodo della sua
poco utile presenza; di non aver più forze per fare quelle
opere, che avrebbe intenzione di compiere; rimettersi in tutto
al beneplacito del Signore, il quale, per la sua gloria, ha molti
altri strumenti migliori di lui. Le sue parole sono per noi ar-
gomento di molti discorsi e tengono l'animo nostro in gran
rammarico. Noi terrl.iamo forte che presto ci abbandoni. Che
Dio ci scampi da tanta sciagura! >>. E Don Bosco tornava altre

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II - Direttore dell'Oratorio di Vanchiglia
149
volte a ripetere, quasi per preparare i suoi al doloroso distacco,
che le forze gli venivan meno, e che, forse, li avrebbe presto
lasciati; ma soggiungeva, non te1nessero perchè chi avrebbe
raccolta l'eredità, avrebbe continuato, meglio di lui, l'opera
del Signore.
Si restava naturalmente pensierosi e addolorati; e il buon
Padre a ripetere che i suoi anni eran contati, cinquanta e
non più; e che se fosse vissuto ancora, avrebbe dovuto ascri-
verlo alla buona condotta e alle preghiere dei figli.
L'eco di queste confidenze si sparse nell'Oratorio, ed ac-
cese una gara di preghiere e di opere buone; e il Beato co-
minciò a parlare di erigere un gran tempio in onore di Colei
che aveva ispirata l'Opera Salesiana, deciso di lavorare sino
all'ultimo giorno. l,'incubo doloroso ebbe periodi di seri ti-
mori e si protrasse finchè Don Bosco non ebbe raggiunto i
cinquant'anni, quando dichiarò che il Signore gli aveva pro-
lungato la vita per le preghiere dei suoi figli. Chi sa quante
preghiere fece e promosse al santo scopo il ~ervo di Dio!
Intanto, fin dal r862, Don Bosco invitava il prhno gruppo
di Salesiani a compiere la professione, secondo le regole del
nuovo istituto.
<< Era il r4 maggio 1862 - scrive il eh. Bonetti - e quella
sera, dopo molti desideri, si emisero la prima volta formal-
mente i voti di povertà, di castità, di obbedienza, dai vari
membri della Pia Società, novellamente costituita, che avevan
compiuto l'anno di noviziato, e che a ciò si sentivan chiamati.
Ohi come bello sarebbe il descrivere in quali umili modi si
compiva questo atto memorando! Ci trovammo stretti stretti
in un'angusta cameretta, ove non avevamo scanni per sederci.
La maggior parte dei membri si trovava nel fior degli anni,
chi nella rettorica, chi nel primo e secondo anno di filosofia,
alcuni nei primi corsi di teologia e pochi nei sacri ordini.
Qualche laico avrebbe potuto trarre felici i suoi giorni nel
seno della propria famiglia t Un delizioso avvenire ci si pa-
rava innanzi; il mondo colle sue promesse, colle sue lusinghe,
a sè c'invitava. Ma avanti gli occhi nostri stava, sopra un ta-
volino, fra due ceri accesi, un Crocifisso, quasi aspettando
l'offerta del nostro cuore, il sacrifizio della nostra vita. Sì,

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II - Primo aiutante di Don Bosco
Gesù, con le sue attrattive celesti, a Lui ci chiamava. Noi
formavamo un piccolo gregge, che scompariva agli occhi del
mondo, ed ai più della casa stessa sconosciuto. Nondimeno
questi umili principii non ci facevan perdere d'animo; che anzi
ci aprivano il cuore alle più alte speranze, ben sapendo quello
.che dice l'apostolo Paolo, che Iddio elegge le cose deboli,
per abbattere i forti; le stolte, per confondere le sapienti; le
ignobili, e le spregevoli, e quelle che non sono, per distrug-
gere quelle che sono. Facemmo dunque in numero di 22, non
compreso Don Bosco, che in mezzo a noi stava inginocchiato
presso il tavolino su cui era il Crocifisso, i nostri "voti secondo
il Regolamento. Essendo in molti, ripetevamo insieme la for-
mula, a mano a mano che Don Rua la leggeva>>.
Altra volta, giovane chierico, il Servo di Dio s'era ingi-
nocchiato al medesimo fine, innanzi al Fondatore dei Sale-
siani; ed ora, giovane sacerdote, tornava a ripetere lo stesso
atto devoto. La prima volta da solo; ora circondato dal primo
gruppo di confratelli, che con lui ripeteva le sante promesse
d'osservare i consigli evangelici in conformità delle regole
del nuovo Istituto. Due date memorande, che ricorderanno
sempre il suo primato nell'osservanza delle Regole, e per
anzianità e per esemplarità, essendo universalmente ritenuto,
in vita, la regola personificata, e, dopo morte, l'esemplare
perfetto della più pura osservanza salesiana.
Fin d'allora, era stin1ato un santo. Dichiara Mons. Tasso,
Vescovo di Aosta, che fu allievo dell'Oratorio dal 1862 al
1865: ·<< Fin da quando era all'Oratorio si p.iceva da tutti
che Don Bosco era veramente un santo, ma che Don Rua
non Jo era meno: fin d'allora ne aveva tutta l'aria, le fat-
tezze e la posa esteriore, ciò che faceva tanta impressione su
noi giovanetti, che non andavamo guari in là della scorza; ma
anche dalla buccia si conoscono i frutti, come dai frutti si co-
cosce la pianta che li produce. Allora egli era come coperto
dall'ombra di Don Boscp, che, qual gigante di santità e lu-
minare majus, attirava a sè tutti gli sguardi ed assorbiva l'at-
tenzione di tutti. Nonostante questo, anche l'astro mjnore
mandava tanta luce d~ poter supplire benissimo Don Bosco>>.
Anche Don Giulio Barberis, entra~o nell'Oratorio nel

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II - Direttore dell'Oratorio di Vanchiglia
151
1861, e presente alla funzione accennata, diceva che << la pre-
parazione che il Servo di Dio premise a1l'ammissione dei
Santi Voti, fu del tutto ammira.bile. Lo spirito di preghiera e
di meditazione era già in lui connaturato. L'ubbidienza al
suo Superiore e Padre era portata ad· un grado veramente sin-
golare. Aveva, in quel tempo, cominciato una vita di mortifi-
cazione e di rinnegamento di sè stesso veramente ammirabile,
che conservò poi in tutta la vita, ed un'attività nel lavoro, as-
secondando i bisogni della Congregazione e i consigli di Don
Bosco, che ha dello straordinario..... Io era meravigliato, poi,
che potesse attendere a tante cose. Ricordo, che, parlando con
i compagni, ne mostravamo vicendevolmente la meraviglia;
e già allora lo tenevamo come un santo, nel che avevamo l'ap-
provazione di Don Bosco>>.
In quegli anni continuò a dirigere l'Oratorio dell'Angelo
Custode in Vanchiglia; e, benchè. tenesse per sè il titolo di
vicerettore, volendo con umile deferenza riservato quello di
rettore al teol. Roberto Murialdo, che proseguiva a prestarvi
l'opera sua, con quant'attività e con quanto senno disimpe-
gnava anche quell'ufficio!
Docile ad ogni consiglio di Don Bosco, senza indugio
aveva preso ad annotare quanto gli pareva degno d'essere ri-
cordato per rendere più proficua l'opera sua nell'Oratorio.
<< Un giorno, nel cortile, attesta il prof. Fabre, il eh. Rua mi
fa cenno di accostarmi e mi dice: - Vai su in camera mia, e
mi porti giù la mantellina ed il cappello, chè debbo uscire per
ordine di Don Bosco; - e mi diede la chiave. Salito su per
l'antica scaletta, ei:ta anzichenò, che conduceva alla stanza
del prefetto al primo piano, a quella di Don Bosco al secondo,
e alle stanze-soffitte di vari chierici e maestri al terzo, trovai
la stanzetta di lui, non modesta solamente, ma poverissima
addirittura e, curioso per natura, come tutti i ragazzi, gittai
l'occhio sopra un quaderno aperto sopra un tavolinetto di
pioppo naturale, che sosteneva la scansia dei pochi libri di
uso personale del futuro Rettor Maggiore dei Salesiani. Vedo
che erano appunti di osservazioni sull'andamento dell'Ora-
torio festivo dell'Angelo Custode in Vanchiglia, di cui aveva
la direzione. l,a fretta mi fece scappar via dopo aver lette

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II - Primo aiutante di Don Bosco
poche righe, ma la curiosità mi spinse a spiare altre occasioni
di essere dal chierico Rua mandato nella sua camera; e cosi
due o tre volte ancora potei leggere su quel quaderno prezioso,
dal quale imparai ad ammirare in lui lo zelo, l'acume, la bontà
grande, che lo facevano conoscere fin d'allora predestinato
alla missione di educare i fanciulli, specialmente i più refrat-
tari, i più impreparati, ad accogliere e fecondare il buon seme
che egli avrebbe gettato nelle anime loro>>. Quegli appunti non
esistono più, o, almeno, da noi non furono ritrovati; ma ne
abbiamo altri, e precisamente di quegli anni, che dànno
anch'essi una ricca testimonianza del fine criterio, delle sante
industrie e del zelo ardentissimo di Don Rua.
Per opera sua, anche in quel centro di educazione giova-
nile, si stabili una Compagnia di S. Luigi, col programma della
compagnia omonima, stabilita nell'Oratorio; e vi fiorì pure
una Conferenza annessa di San Vincenzo de' Paoli. Dal rendi-
conto dell'anno 1862-63 risulta che i giovani clienti in gene-
rale, stimolati dalle parole e dai biglietti che loro si distribui-
vano ogni domenica, intervenivano con molta assiduità all'O-
ratorio e vi tenevano una condotta << ancor lodevole, avuto
riguardo alla loro condizione di giovani raccolti dalle piazze
e dalle vie>>. La frequenza dei Ss. Sacramenti, tanto riguardo
.ai confratelli, quanto riguardo ai clienti, prese presto << ad at-
tirare l'attenzione dei compagni, che, volendone imitare l'e-
sempio, anch'essi vi s'accostavano più spesso, e dimandavano
di essere ascritti alla Compagnia di S. Luigi>>, nella quale, per
regola, dovevano accostarvisi ogni quindici giorni.
Nel 1862-63 vi s'iniziò anche una piccqla biblioteca di
buone letture, ad uso dei confratelli, dei cliehti, ed anche di
·altri giovani dell'Oratorio; e ciò << per allontanare il pericolo di
.darsi ad altre letture che avrebbero potuto riuscire perniciose>>.
E il Signore e gli Angeli Custodi benedicevano il pio la-
.voro, anche con grazie segnalate. Al principio del mese di
maggio, uno dei confratelli, << lattaio di professione, dovette
un giorno salire sul comignolo di una casa dell'altezza di quat-
tro o cinque piani, per 'collocarvi una banderuola. Mentre
stava intento al lavoro, un piede gli scivolò. Tentò egli tosto di
·.aggrapparsi _a qualche ;cosa, ma più non vi riusci. Privo di ap-

18 Pages 171-180

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18.1 Page 171

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Il - Direttore dell'Oratorio di Vanchiglia
153
poggio e sostegno, rotolò giù dalle tegole senza veder mezzo
di potersi salvare, finchè si trovò fermo sull'orlo dell'edificio,
con una mano, non si sa in qual modo, appoggiato alla gron-
daia. Intanto potè riaversi dallo sbalordimento, e carpon car-
pone mettersi al sicuro, e raccontarci a1la domenica seguente,
a gloria della Madre nostra Maria e dell'Angelo Custode>>,
quanto gli era successo.
Ogni festa la cappella dell'Oratorio si gremiva anche di
adulti; solennissime eran le feste dell'Angelo Custode, del-
l'Assunta e di San Luigi, con processione sino in Via Buniva,
alla quale partecipavano le scuole dei Fratelli di Porta Pala-
zti1.noan,e.e assai frequentato l'intero mese di maggio con predica-
Nel 1861 solennissima fu la festa dell'Angelo Custode,
anticipata al 29 settembre per aver maggior concorso di gio-
vinetti e di popolo. Don Rua celebrò la messa della comu-
nione generale,<< che non fu troppo numerosa>>; e colazione a
tutti, e messa e vespri solenni con musica dell'Oratorio di
Valdocco. Celebrante fu il Servo di Dio il teol. Leonardo
Murialdo; predicatore il teol. Borel, che piacque tanto; e l'O-
ratorio restò aperto sin tardi, quando ebbero luogo i fuochi
artificiali. << Avanzandosi la notte - scrive ne' suoi appunti
Don Rua - si fini la festa col canto dell'inno: Angioletto
del mio Dio, e con la recita dell'Angelus fatta in chiesa... Nelle
due domeniche consecutive fuvvi un concorso, oltre all'ordi-
nario, di giovani. Voglia il Signore che continui, e che si possa
convertire tutto il borgo di Vanchiglia!. ... Alla prima ~ome-
nica di ottobre ritornarono gli spazzacamini, in maggior nu-
mero che l'anno antecedente. Si potessero un po' innamorare
dell'Oratorio e della frequenza ai Ss. Sacramenti!..... >>.
Il Signore benedisse ed appagò il santo desiderio. A ciò
contribuirono assai i ben ordinati e fiorenti catechismi qua-
resimali. L'ultima domenica di carnevale se ne dava l'avviso,
che si ripeteva la prima domenica di quaresima, e in quel
giorno il vicerettore si recava nei dintorni dell'Oratorio ad
invitar i giovani ad intervenfrvi, e i parenti ad inviarveli. ~l
lunedi' dopo le ceneri s'iniziava regolarmente il catechismo.
·A mezzodl si suonava la campana, poi si mandava il campa-

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II - Primo aiutante di Don Bosco
nello in giro, e alle ore 13,30 cominciavan le lezioni in varie
classi, mentre il Servo di Dio faceva come Don Bosco a Val-
docco; cominciato il catechismo, si portava nei dintorni, a
cercar quelli che s'eran fermati per via, e amorevolmente li
conduceva all'Oratorio. A Pasqua distribuiva premi speciali
agli assidui, che raggiungevano il centinaio.
.
Nel quaderno dell'esperienza il caro Don Rua registra an-
che molte norme precauzionali per evitare inconvenienti e
disordini, in via ordinaria e in particolari circostanze. << Si
conobbe - ci limitiamo ad una citazione - si conobbe, che
nella ricreazione i superiori possono bensì prender parte alle
ricreazioni per renderle animate e intrattenere i giovani; ma
conviene che si guardino dallo stabilirsi giudici delle contese
che insorgono, perchè quelli che son giudicati aver torto,
ordinariamente si offendono, e talvolta cessano anche di fre:..
quentare l'Oratorio>>.
Dei tre anni in cui il Servo di Dio tenne la direzione del-
1'Angelo Custode in Vanchiglia, abbiam anche molti semplici
appunti di esordi e conclusioni delle istruzioni, che teneva
ogni domenica sulla Storia Sacra. QueJle pagine formano una
raccolta di pensieri religiosi e morali, sèmplici ed attraenti per
la forma disinvolta e per la sostanza. Dominanti sono i pen-
sieri della preziosità dell'anima e del tempo; della bontà del
Signore, della riconoscenza che gli dobbiamo, della felicità
che si gode nel suo santo· servizio, delle preziose facoltà che
ci ha date e dell'obbligo di esercitarle; della pietà vera e dei
suoi vantaggi; del dovere comune a tutti di perfezionarci nello
stato dove Dio ci ha collocati; della malignità del demonio e
della necessità di fuggire ogni suo alleato; della mortificazione
necessaria ancp.e ai giovani; dell'amore pratico che si ha da
portare al prossimo, e della carità che anche i giovani poveri
possono e devono praticare; del profitto che fa chi si studia
di copiare il bene ovunque lo vede; di non mai giudicare il
prossimo. e di non interpretar male le azioni altrui; del dovere
di perdonare a chi ci offende; della meravigliosa efficacia delle
tribolazioni e delle disgrazie per far rientrare i peccatori in sè
stessi; dei doveri dei giovani verso i genitori ed i superiori, e
del bisogno che hanno di domandar consiglio e dell'ubbi-

18.3 Page 173

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II - Direttore dell'Oratorio di Vanchiglia
1 55
dienza che ·devono a chi li ammonisce per il loro bene; e
simili.
Il Servo di Dio soleva adattare la parola agli uditori.
Nell'Oratorio dell'Angelo Custode in Vanchiglia parlava a
poveri ragazzi, non tanto istruiti nelle verità della fede, e
a pochi popolani che vi accorrevano a salti per curiosità,
più che per divozione; ed egli, pur continuando il racconto
della Storia Sacra, sapeva dare ad ogni narrazione l'efficacia
d'una meditazione profonda, che lasciava un'impressione
salutare.
Una delle raccomandazioni frequenti era il pensiero di
Dio.
<< Questa è la massima dei Santi: da ogni cosa trarre occasione di
pensare a Dio, che creò tanto spazio e tanti mondi.... Si, anche noi
al vedere le belle e buone cose che sono nel mondo, pensiamo qualche
volta al Signore. Quando andiamo alla campagna e vediamo i campi
coperti di grano, gli alberi carichi di frutta, non pensiamo solamente
a mangiarne, a contentare la gola, ma pensiamo alla bontà di Dio che
fa nascere e crescere le piante, le fa produrre de' frutti, tutto per
nostro bene, e ringraziamolo. Quando vediamo degli animali, per
esempio, dei buoi, delle pecore, dei cavalli, dei cani, pensiamo
qualche volta alla Provvidenza Divina, dicendo fra noi:
>>- Ohi come è mai provvido il Signore! come pensa sempre
a noi! quante utilità non reca con questi animali! coi loro peli ci prov-
vede le vestimenta; col loro latte ci provvede il cacio; colla loro pelle
· ci provvede le calze, e tante altre cose; colla loro carne ci provvede
un cibo squisito; colle loro forze fa rendere tanti servizi all'uomo;
epperciò come dobbiamo essere riconoscenti a Dio che tanta cura
si prende di noi!
·
>> Quando vediamo qualphe male pubblico affliggere gli uomini,
o guerra, o siccità, o malattia, pensiamo che il peccato è quello che
rende infelici gli uomini, e procuriamo di astenercene noi, e, per
quanto possiamo, far che se ne astengano gli altri.
>> Quando ci troviamo in qualche pericolo, quando siamo colti
da qualche malattia, pensiamo, allora specialmente, che è il Signore
che ci visita, per nostro bene; e pensiamo allora all'anima nostra,
consideriamo come il Signore ci può far passare dalla vita alla morte,
e pensiamo a prepararci bene e star sempre preparati, perchè il Si-
gnore può in un momento, mentre meno ce l'aspettiamo, privarci
della vita e mandarci all'eternità...
>> Se voi vi mettete a fare questo esercizio, credetelo pure che ne
ricaverete un gran profitto; la vostra mente si riempirà di buoni pen-

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II - Primo aiutante di Don Bosco
sieri che ne allontaneranno i pensieri inutili e cattivi, e la vostra vo-
lontà farà sovente de' buoni proponimenti che v'avranno ad aiutare
moltissimo a salvarvi l'anima... >>.
Al pensiero dell'onnipotenza di Dio associava quello del
timor santo che dobbiamo avere di Lui, additandone scul-
toriamente gli effetti:
<< Sapete qual è la più grande sicurezza delle città, dei paesi, delle
nazioni? La più sicura difesa delle città, dei paesi, delle nazioni, è
il santo timor di Dio. Vedete, dove regna il timor di Dio, non fa più
bisogno nè di leggi, nè di punizioni, nè di giudici, nè di carabinieri,
nè di prigioni o patiboli; il timor di Dio tiene luogo di tutto, il timor
di Dio tiene a freno tutti i cittadini, e non lascia che alcuno manchi
al suo dovere o faccia del male al suo prossimo. Prendete una famiglia,
in cui regni il timor di Dio, e voi vedrete che in quella famiglia gli
affari vanno bene, non vi sono parole che offendono, non vi sono
risse, non vi sono figli che diano disgusti ai genitori, non vi sono
genitori che non si prendano cura della figliuolanza; ciascuno fa bene
la parte sua. Se ci fossero dei paesi, delle città, in cui tutti avessero
il timor di Dio, tutti avessero una grande paura di offendere il Si-
gnore, che è tanto buono, che ci ama tanto, che vuol darci tanti bei
premi, e per contrario può punirci con si tremendi castighi, in questi
paesi non vi sarebbe mai nessun torto e nessuna dissenzione; vi sa-
rebbe grande carità dei ricchi· verso i poveri, e riconoscenza dei po-
veri verso i ricchi; in quei paesi si potrebbe andare e venire libera-
mente per le strade, e non ci sarebbe mai alcun pericolo di essere
insultati o assassinati; e quel paese potrebbe quasi chiamarsi un pa-
radiso terrestre. Ma purtroppo il timor di Dio non regna nei nostri
paesi, e perciò è necessario che ci siano guardie, gendarmi, e giudi-
cature in quasi tutti i luoghi ... >>.
Ed insisteva:
<< Uno che abbia questo santo timore, oh! si guarda bene di of-
fendere il Signore, e perciò si trova già sulla retta via che conduce al
paradiso; al contrario chi non ha il timor di Dio, non ha più alcun
freno, alcun impedimento abbastanza forte per allontanare il peccato,
e perciò egli precipiterà di peccato in peccato, finchè, se il Signore
non lo converte, precipiterà nell'eterna dannazione>>.
Inoltre, venerazione e lode al Nome Santo di Dio:
<< Era, ed è questa massima dei Santi, da ogni cosa trarre occa-
sione di pensare a Dio ed alle sue perfezioni..... Tutte le altre crea-

18.5 Page 175

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Il - Direttore dell'Oratorio di Vanchiglia
1 57
ture, animate e inanimate, nel loro linguaggio lodano il Signore. Co-
minciando dal più alto pioppo, fino al filo d'erba più tenue: dall'aquila
che spazia su nelle vaste regioni eteree, in mezzo alle nubi-, fino al
più piccolo insetto, che appena si può vedere: dall'elefante, che è
il più grande quadrupede che passeggia sulla terra, fino al più piccolo
rettile che striscia sovr'essa: nel loro linguaggio benedicono e lodano
il Signore, come già diceva il Santo Profeta Davide. E l'uomo, crea-
tura ragionevole: l'uomo, che ha ricevuto tanti benefizi da Dio: l'uomo,
che fu stabilito padrone di tutte le cose che sono sopra la terra: l'uomo
che, dopo essere stato creato, fu ancora redento col preziosissimo
sangue del Figliuol di Dio: l'uomo, dico, non dovrà lodare il Signore,
non dovrà benedirlo? Ah! osserviamo un po' come va diversamente
la cosa. Invece di sentire a lodare il nome di Dio, continuamente si
sente a bestemmiare. Non v'è piazza, non vi è via, non v'è labora-
torio, si può dire, in cui non si odono risuonar bestemmie. O cari
giovani, guardatevi bene da questo brutto vizio..... Molti vi sono
che non nomineranno il nome di G. C.; ma, discorrendo, giuocando,
scherzando, hanno sempre in bocca il nome di Dio. Oh! no, questo
non si faccia, il nome di Dio è ineffabile, e merita tutto il nostro ri-
spetto, e tutta la nostra adorazione>>.
Dopo Dio il pensiero più assiduo dev'essere per l'anima,
la quale è molto più preziosa del corpo:
<< Supponete che uno, avendo due statue, di cui una soltanto di
gesso, e che tenesse questa nella bambagina, che l'accarezzasse, che
se la stringesse al petto perchè tanto gli piace; e che nello stesso tempo
disprezzasse l'altra, che è d'oro e tanto fine, e non si guardasse di
sconciarla, di lasciarla cadere, e la lasciasse esposta ad essere gua-
stata, che direste voi di costui? Direste: - Ah! costui fa proprio ve-
dere ciò che è, cioè che è un pazzo! - Ebbene lo stesso si deve dire
di coloro, che accarezzano tanto il loro corpo, mentre non si dànno
nessuna cura dell'anima loro, che è di gran lunga più bella e più
preziosa>>.
Non lasciamola, quindi, inerte, perchè:
<< Tutte le cose in generale, se non sono messe in opera, si guastano.
Osservate per esempio le vestimenta, se noi le teniamo chiuse nel baule
o nella guardaroba, senza mai metterle fuori, diventano tarlate; le
forbici lasciate senza adoperarle diventano rugginose e non vogliono
più tagliare; una secchia lasciata senza servirsene, cioè senza mettervi
dentro dell'acqua, si screpola tutta e lascia uscir l'acqua; e così delle
altre cose. Ebbene, ciò che diciamo delle cose materiali, conviene
pur dirlo riguardo a noi medesimi. Noi abbiamo ricevuto da Dio

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II. - Primo aiutante di Don Bosco
tante belle facoltà, ma anche queste s'indeboliscono e si guastano,
se noi non ce ne serviamo. Supponete per esempio che uno, anche
senza aver male, se ne stesse tre o quattro giorni in letto, ebbene,
levandosi, si sentirebbe le gambe molli, che non vorrebbero più ser-
virlo. Osservate uno çhe non abbia mai esercitato la memoria; ohi
si dice che sulla sua memoria è già venuta la ruggine, e ci vuol molta
pena a fargli imparare qualche cqsa. Lo stesso si deve dire delle altre
sue facoltà, che, se noi le usiamo, si perfezionano; se le lasciamo in
ozio, si guastano, vengono meno. Da questo noi possiamo conchiu-
dere che l'uomo deve esercitarle continuamente, cioè deve lavorare
e non mai stare in ozio. E ciò che io vi dico è proprio secondo lavo-
lontà del Signore, che ci dice nelle divine scritture: Homo natus ad
laborem; l'uomo è nato per lavorare>>.
La ·prima fatica dev'essere quella di tener l'anima lon-
tana da ogni occasione di peccare:
<< Le frutta, per ~onservarle buone e perchè non si guastino, bi-
sogna che abbiano molte precauzioni: bisogna lasciarle in luoghi
ariosi, aggiustarle in modo che non siano schiacciate insieme, allon-
tanare quelle che sono già guaste, ed altre cose simili; la carne pari-
menti, affinchè non si corrompa, bisogna tenerla in luoghi freschi,
e, se si ha da conservare lungo tempo, bisogna salarla; e lo stesso
dicasi di molte altre cose. E perchè sono necessarie tante precauzioni?
perchè hanno in sè una certa tendenza, una certa facilità a guastarsi,
prendono tanto facilmente il male, e molto difficilmente si conser-
vano in buono stato. Ebbene quello che diciamo di queste cose ina-
nimate, bisogna anche dirlo dell'uomo nell'ordine spirituale. Esso
deve continuamente usare grandi precauzioni per conservare la sua
anima in buono stato. Deve guardarsi dai cattivi compagni; deve
guardarsi dai luoghi in cui regna un'aria pestifera, cioè dai balli,
dai teatri...; deve custodire i sensi, fare anche delle mortificazioni,
e tutto ciò perchè? perchè dopo il peccato di Adakno abbiamo tanta
facilità di cadere in peccato, abbiamo in noi tante ciattive inclinazioni,
per cui, se non istiamo attenti, se non ci prendiamo continuamente
guardia, tanto facilmente il male, il peccato, si propaga dall'uno al-
l'altro e si rende universale>>.
Altra delle istruzioni più frequenti era quella delle vie
della Divina Provvidenza, la quale ha disposto che ]a nostra
vita sia un'alternativa di gioie e di dolori:
<< Il Signore è padre tanto buono, che ci vuol tanto bene. Tutto
quello che Egli fa, tuttq lo fa per nostro bene. Sia che ci accadano
delle prosperità, sia che ci avvengano delle disgrazie, tutto è ordinato

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~'.,
',i .
II - Direttore dell'Oratorio di Vanchiglia
1 59
da lui, e tutto è ordinato per nostro vantaggio. Ci manda delle disgra-
zie? Ebbene Egli lo fa, affinchè ci convertiamo, affinchè facciamo pe-
nitenza, affinchè distacchiamo il nostro cuore dalle cose della terra,
affinchè ci facciamo dei meriti. Ci manda delle prosperità? Ebbene
Egli lo fa per ricompensarci, per consolarci, per animarci ad amarlo
e a servirlo.
>> Ma se Egli ci mandasse continuamente prosperità, ci sarebbe
pericolo che ci dimenticassimo di lui, e che ci attaccassimo troppo
alle cose di questa terra. Per contrario, se ci mandasse continuamente
delle tribolazioni, noi siamo miserabili, siamo deboli, forse ci lamen-
teremmo di lui, e ci andrebbe via la voglia di servirlo. Ed Egli che
cosa fa? Va via frammischiando una· cosa coll'altra; ora ci manda
prosperità, ora ci manda disgrazie. Appunto come farebbe una buona
madre, che, quando dà un rimedio al suo figliuolo, dopo gli dà un
dolce. E noi che sappiamo, che Iddio quanto fa riguardo a noi, lo
fa tutto per nostro bene, rassegnamoci volentieri alla sua santa vo-
lontà, e ringrazian1olo sempre, qualunque cosa ci avvenga; e quando
siamo nelle tribolazioni non perdiamoci di coraggio, ma sopportia-
mole con santa pazienza, sicuri che il Signore non mancherà di aiu-
tarci e consolarci... >>.
La vita è una lotta, non solamente per i peccatori, ma
anche, anzi ancor più, per i giusti:
(( La nostra vita, diceva il santo Giobbe, è una continua battaglia;
ora ci sono delle tribolazioni da sopportare, ora ci sono tentazioni
da superare, ora ci sono malattie, ora ci sono dispiaceri, ora un peri-
colo da evitare, ora un altro da fuggire; insomma, finchè siamo in
questa valle di miserie, non bisogna mai che pensiamo di poter godere
una lunga pace e tranquillità. Perciò dobbiamo star sempre disposti
alla battaglia, cioè dobbiamo sempre tenerci uniti con Dio, che solo
può somministrarci gli aiuti necessari per riuscire vincitori in qua-
lunque nostro pericolo.
>> E queste tribolazioni ed avversità non sono solamente i malvagi
che abbiano a sopportarle, ma anche i giusti, i buoni; anzi questi
debbono tenersi ancora più preparati, perchè, siccome il Signore loro
riserba un'eterna felicit~ nell'altra vita, così ordinariamente permette
che siano ancora più tribolati in questa vita, sebbene però non manchi
di venire in loro soccorso, onde possano sopportare come si deve le
tribolazioni, e cosi possano procacciarsi de' meriti per l'eterna vita... >>.
(( Il Signore pensa a tutti, ma [dei giusti] si prende una cura parti-
colare. Il Signore li guarda con occhio di bontà, li protegge, li aiuta,
ovunque si trovino, li provvede del necessario, li libera dai pericoli,
tante volte anche a costo di operare miracoli. .. Talvolta però permet-
terà anche che abbiano qualche tribolazione, ma ciò lo fa per loro

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II - Primo aiutante di Don Bosco
bene, affinchè si facciano ancora dei meriti e intanto li compensa in
altri modi. Permetterà talvolta che siano nella miseria; ma dà loro
una santità e una tranquillità che li compensa largamente. Permetterà
che loro accada delle disgrazie; ma intanto darà loro delle interne
.consolazioni, che sorpassat).o di gran lunga il dispiacere ricevuto per
le disgrazie. Permetterà pure che siano disprezzati e perseguitati
dagli uomini; ma allora appunto ordinariamente Iddio fa loro sentire
maggiormente l'amore che loro porta e la sua amicizia, con delle
contentezze e gaudi che sono da preferirsi a qualunque bene terreno ... >>.
E ricordava e rievocava quello che aveva veduto con
gli occhi suoi:
·
<< Se abbiamo Dio per difensore, siamo pur deboli noi, nulla im-
porta, non abbiamo nulla a temere, anzi è ancor meglio, perchè Iddio
è specialmente nei deboli che desidera di far spiccare la sua potenza.
Infatti si è già tante volte veduto, che quando il Signore si pone a
difendere una persona, facciano pure i nemici di quella persona ciò
che vogliono, non riusciranno a nulla, o meglio riusciranno a far del
danno a se medesimi.
>> Una notte, non è gran tempo, un buon Servo di Dio [il suo
Padre e Maestro, il Beato Don Bosco], se ne andava per una strada
tutto solo, quando all'improvviso due malfattori suoi nemici che lo
attendevano in agguato, gli vanno incontro, tentano di percuoterlo,
di fargli del male; quand'ecco un grosso cane all'improvviso si av-
venta addosso a quei due malfattori e coi suoi buoni denti li costringe
alla fuga e a lasciar in pace il buon Servo di Dio...
>> Sapete chi sono coloro di cui il Signore si prende una difesa
cosi immediata? Sono coloro che servono il Signore e che ripongono
in lui tutta la loro confidenza; sono coloro che, osservando bene i
comandamenti di Dio, credono fermamente e non confidano nel-
l'aiuto degli uomini, ma stanno sicuri che il Signore! non mancherà
di aiutarli nei loro bisogni e pericoli. Anzi costoro,! non solamente
il Signore li difende, ma li rende ancora formidabili ai suoi nemici... >>.
Tanta saviezza ed opportunità di pensiero acquistava
maggior efficacia dai semplici paragoni e raffronti popolari.
Così ammoniva di non giudicar male del prossimo:
<< Chi guarda gli oggetti con un vetro rosso, vede tutto rosso; chi
li guarda con un vetro giallo, vede tutto giallo; chi li guarda con un
vetro nero, vede tutto nero. Nello stesso modo chi ha l'anima offu-
scata dalle passioni, guard~ndo le azioni altrui, ritiene siano prodotti
delle stesse passioni che trova in se stesso. Cosi uno che sia dominato

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II - Direttore dell'Oratorfo di Vanchiglia
161
dall'avarizia, siccome egli qualunque cosa faccia, la fa sempre per
interesse, vedendo altri a far buone opere, a far dei piaceri al pros-
simo, giudica che ciò facciano per interesse. Chi si lascia dominare
dall'ira, vedrà talora un altro a fare qualche atto di zelo, qualche
atto di rigore; ed egli giudicherà che un tal atto non proviene dallo
zelo pel buon ordine, ma nasce dal vizio per la collera. Chi si lascia
dominare dalla superbia, vede un altro che va ben vestito, che nel
parlare tiene un sussiego alquanto riservato, e tosto crede che ciò
faccia per ambizione, per superbia, mentre l'altro lo fa per conve-
nienza, oppure per la sua indole naturale. Di qui ne viene quel pro-
verbio: Chi ha il difetto, ha il sospetto; cioè chi è dominato da un vizio,
crede che lo stesso vizio domini pur negli altri... Questo non è il
modo di giudicare; chi giudica secondo le sue passioni, sovente è
portato a giudicar male di azioni fatte da personaggi santi, che altro
non cercano che la virtù e la gloria e l'onore di Dio. Così, se uno
avesse veduto Nostro Signore [cacciar i profanatori dal Tempio],
avrebbe detto che ciò faceva per bile, per vendetta... >>.
Così rilevava le tristi conseguenze del non corrispondere
alla grazia di Dio:
<< Vi sono due figliuoli in una famiglia, tutti e due ricevono de'
buoni avvisi e consigli dai loro genitori, l'uno li mette in pratica,
se ne approfitta per suo bene; l'altro invece non ne trae alcuna uti-
lità, li dimentica, e non pensa neppure a metterli in pratica. Due
vanno a sentire una predica; l'uno sta attento, ·comprende tutto quel
che si dice, lo applica a se stes1: .>, corregge i suoi costumi, e s'avanza
nella via della virtù; l'altro è presente corporalmente alla predica,
ma il suo spirito ne è lontano, non bada a quel che si dice, e non
ne ricava alcun vantaggio; entrò in chiesa che era cattivo, esce di
chiesa egualmente cattivo. Due fanno una buona lettura, l'uno ne
rimane compreso, si sente accendere in cuore la voglia di emendarsi,
di convertirsi; l'altro farà la stessa lettura, ma con indifferenza, e
. perciò non sente nessuna mozione interiore, rimane freddo, come
era prima.
>> Donde avviene che gli stessi avvisi, le stesse prediche, le stesse
letture producono effetti cosi diversi? Questo proviene dalla dispo-
sizione del cuore. Gli uni si mettono nell'impegno di volersi far buoni
e ognor più buoni, e se dimandano consiglio, cercano subito di appro-
fittarsene; vanno alla predica, ma ci vanno già eon buona intenzione
di cercare del pascolo per l'anima loro. Gli altri invece ascoltano i
consigli e gli avvisi, ma il loro cuore non è disposto a riceverli, li
considerano come cose importune e noiose, e... non fanno nessun
profitto, perchè non stanno attenti e non pensano a praticare ciò
che sentono>>.
u - Vita del Servo di Dio Michele Rua, Voi. I,

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II - Primo aiutante di Don Bosco
<< Il Signore, diceva, fa sentire a tutti particolari inviti e
dà le grazie necessarie per praticarli >>:
<< Il Signore, quando .chiama qualcuno a qualche uffizio, o dignità,
· gli tutti i mezzi per potervi arrivare, e per poter ben esercitare
quell'uffi.zio o dignità che gli viene affidata. Così se chiama uno a
farsi medico, gli darà inclinazione per quella sorta di studi, che i
medici hanno da percorrere, gli darà facilità nell'imparare tutto ciò
che si ricerca per essere medico. Se chiama uno ad essere meccanico
o un buon artigiano, gli darà la forza e la robustezza, una propensione
a fare quei lavori a cui è destinato, la pazienza nell'eseguirli e le altre
cose che sono necessarie per fate un buon meccanico o un buon ar-
tigiano. Se chiama uno ad essere direttore di anime, gli darà la grazia
onde possa cominciare a farsi buono egli stesso, gli darà la comodità
di poter fare gli studi necessari, gli aprirà la via a farsi sacerdote,
gli darà i lumi per poter indirizzare alla santità le anime che gli sono
consegnate. E se vi sono delle difficoltà, il Signore colla sua onni-
potenza le fa superare con tutta facilità; o meglio le fa svanire; e questo
si è già veduto tante volte>>.
E rispondeva alle difficoltà che potevano affacciarsi alla
mente degli umili uditori:
<< Ma dirà qualcuno di voi: - Io non ho mai udito il Signore a
chiamarmi affinchè mi convertissi. - Ed io rispondo: - Sicuramente
che il Signore non viene egli stesso a parlarvi, a prendervi per le
· orecchie o pei capelli, e dirvi che vi convertiate; ma esso la sua voce
la fa sentire in tanti modi; vi fa sentire la sua voce nelle prediche,
nei catechismi, in cui v'invita a farvi buoni, vi suggerisce ,ciò che avete
da fare per convertirvi, vi istruisce intorno alla sua volontà, intorno
ai suoi comandamenti. Vi chiama per mezzo dei vostri genitori e
de' vostri superiori, che vi correggono de' vostri fnancamenti; vi fa
sentire la sua voce per mezzo delle interne ispirazioni. Ditemi un
po', quando fate qualche grave mancanza, chi è che vi fa sentire sì
grave rincrescimento, che vi sarebbe più caro, mille volte più caro,
non averla commessa? chi è che fa nascere nel vostro cuore quella
pena, quella paura, quei rimorsi che non vi lasciano più tranquilli?
chi è che vi fa venire in mente .il pensiero di andar presto a confes-
sarvene? È il Signore!..... >>.
Era di una semplicità somma e di un'opportunità mera-
vigliosa.
Come Don Bosco a Valdocco, egli pure a Vanchiglia
soleva, in certe solennità, dare agli alun:q.i un po' di colazione

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II - Direttore dell'Oratorio di Vanchiglia
dop·o la Messa della Comunione generale; e, paternamente,
li ammoniva che non si. avvezzassero a compiere quelle
pratiche di pietà, più che tutto, per materiale interesse.
<< C'è un proverbio francese che dice: L'argent fait tout; il denaro
fa tutto, vale a dire col denaro si può ottenere tutto. E questo pro-
verbio in gran parte è vero, a motivo dell'ingordigia e dell'avarizia
degli uomini. Essi, purchè si faccia loro vedere qualche moneta lu-
cente o qualche cosa di qualche valore, fanno qualunque cosa, sop-
portano qualunque fatica, qualunque sténto, si espongono perfino
a gravi pericoli; ma se poi si tratta di fare semplicemente dei piaceri,
perchè non vedono risplendere quelle monete, voi li vedete freddi,
inerti, pare che non abbiano più forza per lavorare, alcuni non si
degnerebbero neppure di muovere una mano o un piede. Ci sono
poi dei giovani che perfin le cose di divozione non vogliono farle,
se non c'è una retribuzione, una mercede temporale. Si tratta di an-
dare a confessarsi, essi dimandano subito: - C'è la colazione? -
e se viene loro risposto di no, non hanno più voglia di andarvi. Si
tratta di andare in chiesa, dimandano tosto: - Ma mi darà poi quel-
l'immagine? mi darà poi quel libretto? mi darà poi quel premio? -
E se questo premio non è loro promesso, non vogliono più andarvi.
Ebbene, questo è un gran difetto che bisogna procurar di evitare;
·perchè noi siamo le creature più nobili della terra e perciò è un avvi-
lirsi il far tutto per il denaro·. Bisogna che ci solleviamo un po' di più,
che operiamo per un fine più nobile; che lavoriamo cioè per dar gusto
e far piacere a Dio; in fin dei conti dobbiamo pensare che abbiamo
un'anima I... >>.
In breve, null'altro aveva di mira che di dare a quei
giovinetti un'educazione profondamente cristiana. Un s~ggio
espressivo:
<< C'è tra gli uomini la brutta usanza di mandare delle maledi-
zioni, usanza che non vorrei mai che s'introducesse tra i giovani che
frequentano quest'Oratorio. Sì, questa brutta usanza purtroppo c'è;
ma c'è anche la bella usanza di mandar delle benedizioni, di augu-
rare cioè dei beni. Cosi uno augura all'altro buon appetito; un altro
augura buona notte; un altro augura al suo benefattore che viva an-
cora cinquanta, cent'anni; un altro augura all'amico ogni sorta di
prosperità; e questo va bene. Ma, nel fare questi auguri, si commet-
tono due difetti: uno si è, che si augurano quasi sempre dei beni
temporali, mentre che dovremmo piuttosto augurare degli spirituali,
giacchè questi sono i veri beni, e non i temporali. Se vorremo bene
a qualcuno, dovremo augurargli che il Signore l'accompagni, che il
Signore gli tenga sempre la sua santa mano sul capo, che lo conservi

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II - Primo aiutante di Don Bosco
sempre nella sua santa grazia, che la Vergine lo protegga, e simili.
L'altro difetto, che si commette, si è che facciamo gli auguri, man-
diamo delle benedizioni, ma le mandiamo sempre in nome nostro,
le mandiamo solo con parole; perciò ne viene che le benedizioni, le
felicità, che auguriamo agli altri, ordinariamente valgono poco; ed
uscite le nostre parole dalla bocca, il vento se le porta via, e tutto è
finito. Che se vogliamo veramente che i nostri amici, i nostri bene-
fattori ricevano quei beni che loro auguriamo, dobbiamo augurarli
loro da Dio, cioè fare una specie di preghiera al Signore a voler loro
concedere ciò che auguriamo, dicendo, per esempio, cosi: - Il Si-
gnore vi accompagni l il Signore vi tenga sempre la sua santa mano
sul capo, e vi conservi sempre nella sua santa grazia! La Vergine vi
protegga! e simili. - Poichè se le benedizioni vengono da Dio, al-
lora sì che valgono, perchè per Dio non c'è differenza tra il bene-
dire, e ricolmare di benefizi; e tutte le volte che il Signore dà la sua
santa benedizione, essa va sempre congiunta· con grandi benefici
effetti>>. .
Tanta varietà e praticità di pensieri era il frutto di dili-
gentissima preparazione.
«Cari giovani, questa settimana, mentre studiava la predica che
doveva farvi stamane, mi si presentò alla mente un vecchione brutto
brutto; aveva gli .occhi affondati, aveva uno sguardo fietb, la fronte
ripiena di rughe; quantunque vecchio faceva tutto il possibile per
portare la testa alta; voleva che tutti lo guardassero, e guai se alcuno
l'avesse disprezzato. Una cosa poi che mi fece stupire, si è che mi
sembrò di vedere che avesse in mano e per tutta la vita tante corde
con le quali si tirava dietro un gran numero di figliuoli; e tutti, gli
uni più brutti che gli altri, e tanto brutti che facevano spavento. Mi
sono fissato bene a riguardarli, e mi parve che avessero tutti nella
schiena un cartello; ho voluto leggere che ,cosa vi era sopra, ed ho
veduto che sopra uno era scritto vizio della' collera, sopra l'altro vizio
dell'invidia, sopra un altro era scritto guerra, sopra altri risse, sopra
altri castighi di Dio. Io desiderava poi di sapere come si chiamava
il padre; mi sono avvicinato a lui, l'ho rimirato bene, ed ho veduto
scritto sulla sua fronte: Vizio della superbia. Che cosa vuole dunque
dir questo? Vuol dire che la superbia è un brutto vecchione, e sl che
è un brutto vecchione;... e dalla superbia, come suoi figli, provengono
quasi tutti gli altri vizi... E non solamente nascono i vizi, ma ancora
altri terribili effetti, come sarebbero risse, stragi, duelli, guerre, dis-
senzioni, e tanti altri castighi che il Signore manda per punirli... >>.
Il giovane 'sacerdote, nel recarsi all'Oratorio dell'Angelo
Custode, nè più nè meno come .quando aveva la responsa-

19.3 Page 183

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II - Direttore dell'Oratorio di Vanchiglia
165
bilità dell'Oratorio di S. Luigi, tornava a Valdocco per il
pranzo e per la cena, e si recava in Vanchiglia anche il lu-.
nedì mattina per celebrare e consumare le Sacre Specie,
tenendosi chiusa la chiesetta durante la settimana. Solo nella
cattiva stagione, si fermava per un po' di pranzo presso il
portinaio; ma che pranzo! Eppure era sempre allegro e con-
tento, e col suo esempio spronava al bene i giovani aiutanti.
Un di essi, il giovane Domenico Fea, già ricordato, rac-
contava con edificazione che Don Rua, dopo una giornata
molto faticosa, essendo egli l'anima di tutta la vita di quell'O-
ratorio, al ritorno, nel tragitto da Vanchiglia a Valdocco, so-
vente invitava i suoi giovani cooperatori a recitare il S. Ro-
sario. Avveniva qualche volta che il giovane Fea, sentendosi
stanco, diceva al Servo di Dio di non farlo più pregare; e Don
Rua con bontà gli rispondeva: - Guarda, prega ancora un
po', e quando saremo a casa, ti darò la mia pietanza. - E fa-
ceva così. Egli s'accontentava di mangiar solo la minestra, e
la sua pietanza passava nel piatto di Fea.
Anche il eh. Ballesio, poi canonico e prevosto di Monca-
lieri, ricordava commosso le attenzioni che gli usava il Servo
di Dio, specie nella stagione invernale, quando, dopo il fru-
galissimo pranzo preparato dal portinaio, voleva che si fer-
masse alquanto, prima di uscire in cortile, presso una piccola
stufa, perchè non avesse a soffrire. E lui? Non si risparmiava
nulla! << Nella lunghe giornate d'estate - scrive il can. Bal-
lesio - si partiva presto da Valdocco, e si giungeva in Van-
chiglia per tempo. Si stava tutto il mattino, o in chiesa, o
nel cortile, tra i giovani, al passo volante, all'altalena, alle
corse, ai giuochi. Si tornava al nostro Oratorio a mezzogiorno.
I giovani ci accompagnavano, attorniavano Don Rua, lo tira-
vano per le braccia e per la veste; e di mano in mano che per
istrada si giungeva all'altezza delle loro case, gridavano: - Ce-
reja! cereja, Don Rual (r)- e ci lasciavano; e noi giungevamo
in Valdocco ad ora tarda, e si mangiava alla bell'e meglio!
>> E poi? E poi si ripartiva per Vanchiglia, e si stava tutto
il giorno in esercizio, come al mattino; mandava magari me a
(x) (( Addio, addio, Don Rual >>,

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II - Primo aiutante di Don Bosco
riposare un poco, ma per lui era nulla. Tra le brevi funzioni
religiose v'era il catechismo e la predica; e Don Rua senz'es-
sere oratore, predicava con tanta chiarezza di dottrina e
con tanta unzione, ~he io udivo spesso gli uomini esclamare:
- Che prete! che predica!
..
>> Alla sera, a notte, si ritornava accompagnati, salut_ati e
lasciati dai giovani, come a mezzodì; si arrivava tardi di nuovo,
e si cenava, come s'era pranzato; poi ci ritiravamo. E Don Rua
andava forse a riposo? pregava, ed anche studiava, ed al mat-
tino era su per tempissimo. E così era nel rimanente la sua
vita, sempre laboriosa, ed egli sen1pre lieto>>.
I/Oratorio di Vanchiglia era un campo più difficile a
coltivarsi di quelli di Valdocco e di Porta Nuova, ed esigeva
capacità ed abnegazione non comune in chi vi lavorava. E
dal '60 al '63 Don Bosco potè rallegrarsi di vedervi maturare i
primi frutti. Lo stesso Arcivescovo Mons. Fransoni, nell'ot-
tobre del 1861, scrivendo a Don Bosco si congratulava per il
miglioramento, al quale si avviava quell'Oratorio:
<< Mi è riuscito di vera consolazione quanto nella sua let-
tera del 15 ottobre mi ha significato, riguardo al prospero an-
damento d~ll'Oratorio di S. Francesco di Sales, in tutte le sue
ramificazioni. Consolante è pure la sua relazione per l'Ora-
torio di S. Luigi, e se non l'è allo stesso grado per quello del-
l'Angelo Custode, parmi però che lo sia abbastanza, pel mi-
glioramento che vi si scorge, dopo che ne prese la direzione
Don Rua. Ne sia benedetto il Signore!>>.

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III - Direttore a Mirabello
III
DIRETTORE A MIRABELLO MONFERRATO
1863-1865.
Dà l'esame di professore di ginnasio. - È nominato direttore del primo
collegio salesiano di Mirabella Monferrato. - Riceve da Don Bosco
importanti norme di direzione. - È voce di tutti: << Don Rua a Mira-
bello, è come Don Bosco all'Oratorio!>>. - È invitato ad accettare
una cattedra nel ginnasio di Susa. - Si sente inorgoglire per i lieti
successi e lo confida a Don Bosco. - Don Bosco gli ricorda le parole
di San Bernardo: << Unde venis, quid agis, quo vadis? >>. - Preziosi
consigli agli alunni. - Le <<paroline all'orecchio>>. - Con se stesso,
- Martire del lavoro. - Spirito di mortificazione. - Conduce il col-
legio a Torino per la posa della prima pietra del Santuario di Maria
Aust'liatrice. - Interessamento per il bene spt'rituale della popolazione
di Mt'rabello. - Fermezza nelle difficoltà insorte per l'approvazione
delle scuole del collegio. - Delt'catezze paterne con giovani discoli.
- Effetti della lontananza da Don Bosco.
Stabilite le basi della nuova Società, Don Bosco, per am-
pliarle il campo d'azione, decise di aprir un collegio a Mira-
bella nel Monferrato, sui primi gradini delle colline di Lu,
tra Occimiano e S. Salvatore, a 14 chilometri da Casale
e 18 da Alessandria.
Per aprire il collegio ci volevano i professori; e da vari
anni non si davan più esami straordinari per il conseguimento
di tali diplomi; quando, nel luglio 1863, vien annunciata una
sezione straordinaria; e Don Bosco, vedendo in quella dispo-
sizione l'intervento della Divina Provvidenza, esortò Don
Rua ed altri de' suoi a prepararsi e presentarsi all'esame.

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II - Primo aiutante di Don Bosco
<< Detto fatto! Nell'agosto e nel settembre i preti e i chie-
rici, destinati a subir quella prova, si vedevan, col libro in
mano, passar da una scuola all'altra, da uno studio all'altro,
e con un fervore ed un impegno che aveva del miracoloso..
Chi aveva finiti appena gli studi di teologia; altri di filosofia;
· e quasi tutti avevano insegnato durante l'anno; e adesso si ri-
cominciava con maggior vigore e insistenza. E guida a tutti
era Don Rua, senza nulla lasciare delle sue ordinarie occu-
pazioni >> (I).
All'esame fece la lezione pratica sulla geografia della
Palestina; e, memore delle lezioni ascoltate da giovinetto sulla
geografia dei luoghi santi, non fece altro che ripetere ciò che
aveva imparato alla scuola di Don Bosco; e la sua erudizione
venne ammirata dalla commissione esaminatrice. E fu tanto
lusinghiero anche il saggio di cultura letteraria, che << uno
degli esaminatori - scrive Don Francesia (2) - l'abate
G. Antonio Rayneri, celebre pedagogista di quei tempi, par-
landone dopo qualche tempo, ancor tutto stupito diceva:
- Quello si che merita di fare i corsi per la laurea I Dica
a Don Bosco, che fu veramente la nostra ammirazione!>>.
Ma ben altri erano i disegni del Signore..A Mirabello,
ornai erano al termine i lavori; e Do]} Bosco, dopo essere
stato a S. Ignazio per gli esercizi spirituali, andava a Biella e
saliva al Santuario d'Oropa per stabilire, ai piedi della Ma-
donna, il personale per il nuovo collegio.
Da Biella si recava a Montemagno, a predicar un triduo
in preparazione della festa dell'Assunta; e la vJgilia vi andava
anche Don Rua, per aiutarlo nell'ascoltare le: confessioni; e,
là, il Maestro annunziò al discepolo prediletto, che l'aveva
destinato direttore del nuovo collegio.
La scelta non fece alcuna meraviglia; era preveduta da
tutti.
-
A compagni del Servo di Dio vennero assegnati, come
prefetto il chierico Provera, catechista il chierico Bonetti,
direttore degli studi il chierico Francesco Cerruti, e inoltre i
(z) Cfr.: Don Michele Rua, pag. 59.
(z) Cfr.: Don Michele Rua, pag. 60.

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lii - Direttore a Mirabello
chierici Paolo Albera, Francesco Dalmazzo, Francesco Cuffia,
e gli aspiranti al sacerdozio Domenico Belmonte, Angelo Nasi
e Felice Alessio. A Don Rua promise di mandare alcune
norme per iscritto. A tutti raccomandò cura delle vocazioni
ecclesiastiche; ossequio al Vescovo, col prestarsi volentieri
a quanto fossero da lui richiesti e cogliere ogni occasione
per conciliargli venerazione e obbedienza dai diocesani;
deferenza all'autorità del parroco, e pieno rispetto alle auto-
rità civili.
Il giovane direttore si portò a Mirabella il 12 ottobre in.,.
sieme con la mamma, rinnovando la scena del 3 novembre
1846, quando dai Becchi di Castelnuovo d'Asti recavasi con
Don Bosco a Torino Mamma Margherita, per sacrificarsi a
vantaggio dei giovani dell'Oratorio. Anche Giovanna Rua
segui il figlio per esser la buona massaia del collegio e prestar
cure materne ai più piccoli dei nuovi collegiali.
Dopo alcuni giorni, un centinaio di alunni dell'Oratorio,
che con Don Bosco si erano spinti in gita autunnale da Ca-
stelnuovo d'Asti a Tortona e a Broni, nel ritorno passavano
per Mirabello, dove il collegio era pronto per l'apertura. E,
rientrati a Torino, partivano gli aiutanti di Don Rua, non senza
lacrime. La sera avanti erano saliti in camera di Don Bosco
per dirgli una parola, chiedergli qualche consigHo, fargli an-
cora un saluto; loro pareva impossibile vivere lontani da lui.
Il nuovo collegio si aperse il 20 ottobre; e, col consenso e
la benedizione di Mons. di Calabiana, Vescovo di Casale, poi
Arcivescovo di Milano, prese il nome di Piccolo Seminatio di
S. Carlo. E, realmente, con la grazia di Dio, fu cosi grande i]
numero degli alunni del Piccolo Seminario che abbracciarono
lo stato ecclesiastico, che il Seminario Vescovile· di .Casale,
il quale aveva appena una ventina di chierici, in breve ne
potè avere centoventi!
Il Servo di Dio restò lontano dall'Oratorio dall'ottobre
del 1863 al settembre 1865; due anni, che resero più manifesto
il valore dell'anima sua.
Don Bosco gli fe' avere le norme promesse, in quattro pa-
gine di largo formato, che furono la magna carta della vita del
Servo di Dio. Anche Rettor Maggiore, le volle sempre avanti

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II - Primo aiutante di Don Bosco
gli occhi, tenendole appese; inquadrate tra due vetri, alle pa-
reti della stanza. Il foglio esordiva così:
<< Al suo amati'ssimo figlio Don Michele Rua il sacerdòte
Bosco Giovanni, salute ·nel Signore.
<< Poichè la Divina Provvidenza dispose di poter aprire una
casa, destinata a promuovere il bene della gioventù, in Mirabello,
ho pensato tornare a maggior gloria di Dio il fidarne a te la di-
rezione. Ma siccome non posso trovarmi sempre al tuo fianco per
dirti, o meglio ripeterti quelle cose, che tu forse avraigià veduto a
praticarsi, cosi stimo farti cosa grata, scrivendoti qui alcuni av-
visi, che potranno servirti di norma nell'operare. Ti parlo colla
voce di tenero padre, che apre il cuore ad uno dei più cari suoi
figliuoli. Ricevili adunque, scritti di mia mano, come pegno del-
!'affetto che ti porto, e come atto esterno del mio vivo desiderio,
che tu guadagni molte anime al Signore..... >>• .
E gli tracciava sapientissime norme da seguire con se
stesso, con gli alunni e con gli esterni, che, profondamente
studiate e diligentemente osservate, guadagnarono a Don
Rua l'affetto e la venerazione universale. Infatti l'eco del-
l'ottima sua direzione giunse entusiastica all'Oratorio.
<< Don Rua - annotava nelle sue cronache Don Ru:ffino
- a Mirabello si diporta come. Don Bosco a Torino. E sem-,,
pre attorniato dai giovani, attratti dalla sua amabilità, e anche
perchè ioro racconta sempre cose nuove. Sul principio del-
l'anno scolastico, raccomandò ai maestri che non fossero per
allora troppo esigenti, che non pigliassero a sg.tt.i.dare gli alunni
per qualche loro negligenza o vivacità, ma che tollerassero
molto. Al dopo pranzo fa anch'egli ricreazione sempre in
mezzo ài giovani, giocando o cantando laudi>>.
Ed era l'unico sacerdote. Per le confessioni, benchè per _il
fare santamente paterno i più desiderassero confessarsi da
lui, egli, per dar ampia libertà a tutti, si faceva aiutare regolar-
mente da un prete del luogo, Don Giuseppe Ricaldone. Però
l'istruzione religiosa e la vigilanza sul profitto individuale
erano interamente a suo carico. << Ei- continua la cronaca -
nelle feste predica drie volte. Al mattino raçconta la Storia

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III - Direttore a Mirabella
Sacra e alla sera spiega le virtù teologali. E da notare, che
allorquando alla sera parla ai giovani, si esprime in modo
sempre faceto e ilare>>.
..
Pochi come il Servo di Dio, sentirono, la responsabilità
dell'autorità e l'obbligo di adattare il proprio carattere alle
esigenze della carica esercitata. Dal momento che fu direttore,
egli compresi:', che, soprattutto nel sistema educativo di Don
Bosco, non doveva essere soltanto l'occhio ognor vigilante
per l'osservanza del regolamento, ma doveva anche possedere
un gran cuore che s'interessasse di tutti e di tutto come
tenero padre.
Ad aiutanti aveva quasi dei coetanei. Don Provera con-
tava 27 anni, cioè uno più di lui; Don Bonetti ne aveva 25,
e i chierici Belmonte1 Cerruti, e Albera erano attorno la ven-
tina. E tutti eran concordi nel dire che il Piccolo Seminario
era un altro Oratorio, che vi regnava la stessa fraternità, lo
stesso spirito di famiglia, la stessa ampia e serena letizia, per-
chè Don Rua era un altro Don Bosco. ·
Il Servo di Dio sentiva e vedeva la soddisfazione generale;
e, parendogli d'esserne troppo contento, non si limitò << a ri-
correre con fiducia alla Vergine in questo bisogno dell'anima
sua >>, ma si affrettò anche a comunicare a Don Bosco, che
sentiva un po' troppo di compiacenza nel veder come an-:-
davano le cose, e che ne provava un po' di turbamento.
E proprio del terzo mese <lacchè era a Mirabello, quest'in-
timo bagliore dell'anima sua. Sebbene ardesse di zelo per la
gloria di Dio e d'affetto per Don Bosco, il giovane sacerdote
si turbò di fronte all'esito consolante delle prime prove: È a
questo turbamento venne ad aggiungersi un invito del Regio
Provveditore agli Studi, il quale, venuto a conoscenza del suo
val~re didattic~, gli offriva ~na catte~ra a S~sa, in quel gin-
nasio governativo. Anche d1 questo. informo Don ·Bosco, e
Don Bosco prudentemente gli scriveva:
<< Don Rua carissimo, rispondi al Provveditore che lo
ringrazi di vivo cuore; ma che avendo accettato l'incarico di
direttore del Piccolo Seminario Vescovile, proposto dal Ve-
scovo Ldella diocesi di Casale], non sei. più libero, almeno
per ora, di accettare· l'onorevole incarico che ti propone.

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II - Primo aiutante di Don Bosco
>> In quanto alla Sup. [cioè alla superbia], prendi la me-
dicina di S. Bernardo, che dice: Unde venis, quid agis, quo
vadis? Queste parole, pesate nella mente umana, possono pro-
durre, come nel passato, grandi santi.
>> In questa bella solennità di Maria Immacolata ho pre-
gato per te e per i tuoi figliuoli, e spero che la Santa Vergine
li conserverà sempre sotto alla santa ed efficace di Lei prote-
zione. Dio benedica te, n1io caro Rua, benedica tua madre,
casa Provera e tutti i tuoi figliuoli. Amen.
>> Scriverò presto qualche lettera, in cui voglio notare
tutto quello che ho veduto nelle varie mie visite, che ho fatto
colla mente, in varie epoche della settimana ed in ore diverse
del giorno >>.
Don Bosco aveva questo dono dal Signore, di vedere,
anche di lontano, ciò che facevano i suoi ragazzi.
Dal Santuario di S. Ignazio sopra Lanzo, più volte, aveva
veduto compiersi nell'Oratorio inconvenienti e mancanze,
di cui i superiori rion s'erano accorti; e Don Rua stesso aveva
comunicato agli alunni una lettera di Don Bosco in proposito.
Ora il fatto si ripeteva. E in data 30 dicembre 1863, come
aveva promesso, scriveva agli amati suoi figliuoli del Piccolo
Seminario di S. Carlo in Mirabello, per ringraziarli dell'affetto
che portavano a Don Rua e agli altri superiori, e per rivelare
ad essi, insieme col bene, gli iriconvenienti che aveva veduto
tra loro, << essendo più volte andato a vederli con lo spirito >>.
Ed aggiungeva queste raccomandazioni:
<< Avrei molte cose a scrivervi, ma mi serbo di farlo alla prossima
mia visita che sarò per farvi. Vi dirò per altro quanto il Signore Iddio
vuole da voi nel corso di quest'anno per meritarvi le sue benedizioni.
>> 1. Fuga dell'ozio, perciò somma diligenza nell'adempimento
dei proprii doveri scolastici e religiosi. L'ozio è il padre di tutti i vizir
>> 2. La frequente Comunione. Che grande verità io vi dico in que-
sto momento! La frequente Comunione è la grande colonna che tiene
su il mondo morale e materiale, affinchè non cada in rovina.
>> 3. Divozione e frequente ricorso a Maria SS. Non si è mai udito
al mondo, che taluno sia con :fiducia ricorso a questa Madre celeste,
senza che sia stato prontamente esaudito.
» Credetelo, o miei cari figliuoli, io penso di non dir troppo asse-
rendo che la frequente Comunz'one-e una grande_ colonna, sopra di cui

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III - Direttore a Mirabello
173
e poggia un polo del mondo; la divozione della Madonna la colonna,
sopra cui poggia l'altro polo. Quindi dico a Don Rua, agli altri supe-
riori, maestri, assistenti, ai giovani tutti, di raccomandare, praticare,
predicare, insistere, con tutti gli sforzi della carità di Gesù Cristo,
affinchè non siano mai dimenticati questi tre ricordi, che io vi mando
a maggior gloria di Dio e bene delle vostre anime, tanto care al No-
stro Signor Gesù Cristo..... >> (1).
Il pio Don Rua lesse e rilesse la lettera, la commentò in
pubblico e in privato, e se ne valse meravigliosamente, facendo
fiorir nell'istituto lo studio e la pietà, mercè le due grandi
divozioni, fin d'allora caratteristiche tra i figli di Don Bosco,
l'amore a Gesù in Sacramento e la divozione a Maria San-
tissima.
Le solennità patronali di S. Carlo e di S. Luigi, le feste e
le novene della Madonna, il mese di maggio e tutte le pri-
marie solennità liturgiche dell'anno ecclesiastico, eran carat~
terizzate da una frequenza generale alla S. Comunione. Per
questo, particolar efficacia ebbero i ritiri mensili, ·ai quali
univa, d'ordinario, l'attrattiva di un'amena passeggiata ad
uno de' paesi vicini, e più spesso alla divota · chiesetta dei
PP. Cappuccini, la Madonna del Tempio; e particolarmente
fruttuosi riuscirono i primi esercizi spirituali, che si ten-
nero nella seconda metà d'aprile del 1864, predicati dal teol.
Belasio di Sartirana.
Il Servo di Dio, in antecedenza, radunò i chierici per esor-
tarli << a procurare di farli bene per sè e farli far bene agli
altri, col trattenersi con loro in ricreazione, raccontando
esempi, impedendo i divertimenti clamorosi e di dissipazione,
e facendo anche ripetere loro alcune delle cose udite>>. Rac-
comandò anche di procurarsi << qualche libro di spirituale
lettura loro adattato, onde supplire per sè, a ciò che potesse
mancare in esercizi dettati più specialmente per i giovani>>.
Ai maestri suggeri di parlarne in classe, per dire anch'essi
I
(1) Gli stessi ricordi dava in quel giorno agli allievi dell'Oratol'io: << Maria
SS., Regina mundi, e il SS. Sacramento, Panis vitae, sono le due colonne che
veramente sostengono il mondo; se non fosse di Maria SS. e del SS. Sacra-
mento a quest'ora il mondo sarebbe già rovinato... Se poi volete, che vi sugge-
risca una cosa da fuggire, essa è l'ozio I... ».

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II - Primo aiutante di Don Bosco
ai propri allievi una buona p_arola in proposito. A tutti, poi,
inculcò d'annotare le cose che li avrebbero maggiormente
impressionati, e di non mancare << sul finir degli esercizi di
mettere in iscritto i proponimenti>>. Per le confessioni fece
venire, oltre il predicatore, un Cappuccino dalla Madonna
del Tempio, che non era mai stato a confessare nel Piccolo
Seminario, ed egli non si prestò se non per quelli che assolu-
tamente lo vollero, e solo l'ultimo giorno. Il teol. Belasio ne
parti così edificato, che soleva chiamare il collegio di Mirabella
la casa della preghiera.
Era, davvero, un modello di direttore, perchè aveva
l'occhio a tutto: alla pulizia delle camerate, delle scuole e
delle persone; ai registri delle spese; alle decurie delle singole
classi, che esigeva a quando a quando dagli insegnanti per
·veder se eran tenute in ordine, ai con1piti stessi e alle lezioni
che si assegnavano agli alunni, per incoraggiare, esortare,
ammonire e correggere, a tempo e luogo, maestri e sco-
lari (1).
Don Bosco lo sosteneva con la preghiera, con il consiglio,
e con l'inculcare ai confratelli d'esser tutti solidali nell'aiutare
il direttore; e a cotest'appoggio morale univa qq.ello delle vi-
site personali, che producevan sempre, tra gli alunni, l'effetto·
di un corso d'esercizi spirituali e, nei confratelli, raddoppia-
vano l'entusiasmo per la loro missione educativa.
Nelle norme inviategli per iscritto, Don Bosco aveva rac-
comandato al Servo di Dio di aver cure paterne per i confra-
telli: << Procura, che ai maestri nulla manchi di quanto è loro ne-
cessario, pel vitto e pel riposo. Tieni conto delle loro fatiche .....
Procura di parlare spesso con loro, o separatamente, o simulta-
neamente; osserva se ·non hanno troppe occupazioni; se loro man-
(1) Don Bosco, tra le altre raccomandazioni che fece a quelli che si distac-
caron da lui per andare a Mirabello, raccomandò di scrivere in un quaderno
(il quaderno dell'esperienza) tutto ciò che, in seguito, avrebbe potuto servire
di richiamo per impedire o prevenire un disordine e per facilitare l'osservanza
del regolamento, in ogni circostanza, soprattutto in occasioni straordinarie.
E Don Rua, come aveva già ifatto a Torino, p.er l'Oratorio di Vanchiglia, si
attenne fedelmente al consiglio di Don Bosco, annotando, ad esempio, le Cose
a cui pare che il direttore debba attendere diligentemente, il modo di tenere i regi-
#ri, alcune norme d'igiene e cure profilattiche, ecc.

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III - Direttor~ a Mirabello
175
cano abiti, libri; se hanno qualche pena morale o fisica ..... Co-
nosciuto qualche bisogno, fa' quanto puoi per provvedervi... >>.
E i confratelli rendevano omaggio alla paternità del gio-
vane direttore. << Invitato da lui, d'intesa con Bon Bosco,
- attesta Don Cerruti - a seguirlo a Mirabello, quale inse-
gnante, e poi direttore· degli studi, se fu per me uno schianto
il lasciar Don Bosco, questo dolcissimo fra i padri, che io
amava più di me stesso, il mio schianto veniva temprato dal-
l'avere nel nuovo superiore il ritratto, l'immagine del padre.
Ricordo ancora quei due anni della direzione di Don ~ua a
Mirabello; ricordo quella sua operosità instancabile, quella
sua prudenza così fine e delicata di governo, quel suo zelo pel
bene non solo religioso e morale, ma intellettuale e fisico, dei
confratelli e dei giovani a lui affidati. Ho viva tuttora nell'a-
nimo quella carità, non dirò paterna, ma materna, con GUi mi
sorresse, quando nel maggio 1865 caddi gravemente amma-
lato>>.
Anche un altro salesiano, dal cuor grande e generoso,
Don Giovanni Bonetti, che nell'anno scolastico 1864-65 prese
il posto di Don Provera, qual prefetto e amministratore del
Piccolo Seminario, e si trovava un po' malandato in salute e
fortemente scoraggiato, ebbe in Don Rua un padre. E fu
tale l'intesa di queste due anime,- ardenti di amor di Dio ed
affezionatissime a Don Bosco, che rimasero intimamente
unite sino alla morte (1).
(x) Per conoscere la scuola di carità, alla quale era stato educato Don Rua,
gioverà leggere questa lettera, indirizzata « al Signor Don Giovanni Bonetti,
Prefetto nel Piccolo Seminario, Mirabella. - Caro mio Don Bonetti, appena avrai
questa lettera, va' tosto da Don Rua, e digli schiettamente che ti faccia stare
allegro. Tu poi non parlare di breviario fino a Pasqua, cioè sei proibito di re-
citarlo. Di' la tua messa adagio, per non istancartì. Ogni digiuno, ogni mor-
tificazione di cibo è proibita. Insomma, il Signore ti prepara lavoro; ma non
vuole che tu Io incominci, se non quando sarai in perfetto stato di sanità, e
specialmente non darai più un getto di tosse. Fa' questo; e farai quello che piace
al
Signore.
» Tu puoi
compensare
ogni
cosa,
1
con
giaculatorie,
con
offerte
al
Signore
dei tuoi incomodi, col tuo buon esempio.
» Dimenticava una cosa. Porta un materasso nel tuo letto, aggiustalo bene,
come si farebbe ad un poltrone matricolato; sta' ben riparato nella persona,
in letto e fuori letto. Amen.
»Dio ti- benedica. - Torino, 1864. Tuo atf.mo in G. C. Sac. Bosco Giovanni•.

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Il - Primo aiutante di Don Bosco
Don Bosco gli tracciò il modo di trattare con gli alunni:
<< Studia di farti amare prima di farti temere; nel comandare e
correggere fa' sempre conoscere che tu desideri il bene, e non mai
il tuo capriccio. Tollera ogni cosa, quando si tratta d'irnpedire il
peccato; ogni tuo sforzo sia diretto al bene delle aninze dei gio-
vanetti a te affidati.....
>> Fa' quanto puoi per passar in mezzo ai giovani tutto il
tempo della ricreazione, e procura di dire all'orecchio qualche
affettuosa parola che tu sai, di mano in mano si presenta l'occa-
sione e tu ne scorgerai il bisogno. Questo è il gran segreto per
renderti padrone dei cuori>>.
Ed abbiamo in un quadernetto del Servo di Dio, dell'anno
1863, insieme con una << nota di libri di lettura amena, adat-
tati ai giovani>>, alcuni appunti di << argomenti da trattarsi
alla sera >> nel sermoncino solito a tenersi dal direttore delle
case salesiane alla comunità, dopo la recita delle preghiere in
comune (1), anche alcune << cose da suggerirsi segretamente
(1) Tra i pochi «appunti degli argomenti da trattarsi alla sera» si leggono i se~
guenti:
«Il pittore che faceva prima il corpo, e poi non aveva più il posto da fare la testa.
Cosl quei che comincz'ano a fare le altre cose, volendo in appresso pensare all'anima*·
Sant'Antonio Abate era tanto acceso del desiderio di acquistare virtù, che, vedendo
chiunque avanzato in qualche virtù, studiavasi d'imitarlo*·
«Lo stesso diceva ai suoi frati: - Credetemi, o fratelli, Satana teme le veglie dei
giusti, le loro orazioni, digiuni, volontaria povertà, misericordia ed umiltà, massima-
mente poi un ardente amore verso Gesù Signor nostro; e, al solo segno della Croce di
Lui, privo di forze, si dà alla fuga».
«Probatio amoris exibitio est operis >>.
.
«Esortare i giovani a discacciare le tentazioni, massime le contrarie alla purità,
coll'invocare i nomi di Gesù e di Maria». ·
Ed ecco alcuni dei libri, ascetici, ameni e letterari, ivi elencati:
Il Genio del Cristianesimo di Chateaubriand; Perdita e guadagno di Newtnm;
Lo spirito angelico di S. L1,1igi Gonzaga del Ferreri; le Omelie ai giovani studenti
dello Scotti; le Allegorie morali ad istruzione dei giovinetti di Longoni; L'Anima di-
vota della SS. Eucarestia del Pagani; i Fioretti di S. Francesco; la Guida al cielo
del Bona; la Fabiola o la Chiesa della Catacombe; le novelle del Cesari, e quelle
scelte del Gozzi, del Soave, e del Taverna; le Letture giovanili e Fior di memoria
del Cantù; Il Piccolo Savoiardo; il Giannetta del Parravicini; Un bel pentirsi dell'Ab.
Porta; I racconti del Nonno e Il Tesoro dei fanciulli di Blanchard; le poesie del Cla-
sio e quelle scelte del Guidi; le Visioni del Varano; le Opere Sacre del Metastasio;
Il piccolo galateo per giovinetti 't;tudiosi e La civiltà in azione, racconti ai giovinetti
del Savigni; Racconti morali per la gioventù del Raineri; Racconti meravigliosi per
fanciulli; Racconti fantastici pei giovinetti di Andersen; il Piccolo dizionario biografico
degli uomini illustri di tutte le età; il Compendio di letteratura italiana del Maffei; ecc.

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lii - Direttore a Mirabello
177
ai giovani per infervorarli>>. E, quest'ultima parte, un saggio
breve, ma espressivo, delle ardenti scintille che il Servo di Dio
lanciava al cuore degli alunni, nel momento più acconcio,
d'ordinario durante le ricreazioni, con una parola all'orecchio,
come Don Bosco all'Oratorio. Eccone alcqne.
<< Sei in buona età per fare molte opere buone; guarda di
approfittarne>>.
<< Voglio farti un regalo; dimmi tu che cosa vuoi!..... Ma,
intendiamoci, io desidero che tu mi prenda due optime nello
studio..... >>.
<< Fammi un regalo. - E quale? - Regalami la tua testa,
onde possa farne un'offerta al Signore!>>.
<< Siamo amici? - Si - Ebbene, fammi un piacere: do-
mani non lasciarti trasportare dalla collera. - Oppure: Do-
mani fa' bene i tuoi doveri: prendimi un dieci di lezione e fai
bene i còmpiti >>.
<< Quando vuoi che facciamo insieme una ribotta? [un'al-
legra merenda]. - Quando che sia. - Ma, intendiamoci, io
intendo una ribotta spirituale. - Bene! - Allora prepàrati;
il tal giorno verrai, farai una buona confessione generale: io
ti aiuterò, e voglio che aggiustiamo proprio bene le cose col
Signore>>.
<< Aiutami in un'impresa, che ho per le mani: voglio rom-
pere interamente le corna al demonio; aiutami anche tu a far
buoni molti giovani >>.
<< Procura di passar bene questo mese col fare più spesso
la S. Comunione..... E, se vuoi fare una cosa che vada ancor
meglio, procura di cercarti un compagno nelle tue opere
buone: se non trovi un compagno buono, cerca un discolo,
per esempio il tale, e colle tue correzioni ed esorta'.?ioni guarda
d'impedire che faccia la tal cosa, ed èccitalo, invece, a fare la
tal altra>>.
<< Leggi in questa novena, o~ni giorno, qualche fatto edi-
ficante, e guarda di raccontarlo ad altri compagni>>. .
L'apostolato della parola, come quelli della preghiera e, .
soprattutto, del buon esempio, furon le continue raccomanda-
zioni di Don Bosco ai Salesiani. Ci diceva Don Albera che
egli e Don Cerruti, quand'eran chierici a Mirabello, non tro-
i:z - Vita d,l Strvo di Dio Michele Rua. Voi. I.

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II - Primo aiutante di Don Bosco
vavan sempre facile, durante questa o quella novena, o du-
rante il mese di maggio, il raccontare ogni giorno qualche
fatto edificante, come Don Bosco insisteva; e siccome questi
voleva poi sapere se avessero praticato il suo consiglio: << in-
sisteva tanto, che ci dispiaceva dirgli di no! certe volte- con-
fessava Don Albera- ce lo narravamo tra noi, per non dover
poi rispondere negativamente e far dispiacere a Don Bosco>>.
Don Rua, invece, aveva sempre una buona parola per
chiunque lo avvicinava, ed anche il racconto, sacro o profano,
quand'era circondato da un gruppo di alunni.
Don Bosco gli aveva date anche delle norme per sè: << A
te raccomando di evitare le mortificazioni nel cibo, e, in cia-
scuna notte di non fare meno di sei ore di riposo. Questo è neces-
sario per conservare la sanità e promuovere il bene delle anime>>.
<< Non mortificazioni nel cibo, e non meno di sei ore di
riposo >>: era la norma che, in via ordinaria, Don Bosco rite-
neva anche per sè, perchè era convinto, e lo diceva: << Uno
vale uno, e non deve logorarsi la salute col troppo lavoro>>; ma
Don Rua affermava che il Fondatore dei salesiani era morti-
ficatissimo anche nel cibo e, assai di frequente, passava le
notti intere a tavolino a lavorare. Ed altrettanto faceva egli
pure a Mirabello. Da casa Provera si vedeva la finestra della
sua camera; e quei cari amici si lagnavan con Don Bosco di
vederla, troppo spesso, illuminata a notte alta, e talora, sino
al mattino.
·
E non mancava di mortificarsi in altre guise. Come Don
Bosco, egli pure ripeteva: << Non grandi pfnitenze, non
troppo gravi mortificazioni, perchè salute e forza son neces-
sarie per far del bene, ma bisogna pur fare qualche cosa per
meritarsi il paradiso>>.
<< Era andato a Mirabello - narra Don Celestino Du-
rando - con Don Picco e Bonzanino, per dare gli esami finali.·
Non essendovi camere a sufficienza, si dispose che io avessi
la camera stessa di Don Rua. E quella sera m'ero già chiuso in
camera, e stavo per mettermi a letto, quando sento bussar
leggermente alla porta, e chiamarmi a nome. Apro, e mi
trovo in faccia a lui, che veniva tutto turbato a chiedermi
scusa. Sapete di che? Sotto le lenzuola c'er~ un duro asse, che

20.7 Page 197

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III - Direttore a Mirabello
179
dalla
nava
1t.enstcaamanedraav...a,.sino
ai
piedi.
Per
questo
confuso
egli
tor-
>> - Ho dimenticato una cosa.....
>> - Si, si, poveretto, conosco benissimo, ciò che tu hai
dimenticato. Ma son cose da farsi? lo sa Don Bosco?
>> - E mica niente, sai!.... E poi non lo faccio sempre.
>> Questa pietosa scena mi confermò nell'opinione, che
Don Rua sapeva fare delle penitenze, anche più di quelle che
si vedevano, e che per nostra edificazione egli portava quasi
scritte in fronte>>.
Anche in questo imitava Don Bosco.
A quando a quando veniva a Torino, per brevi ore, e non
aveva tempo di andar a trovare i fratelli; e questi se ne lagna-
vano. Pietro non era ancor contento della carriera che aveva
scelto, e ciò era una spina assai pungente per il Servo di Dio,
che nutriva tanto affetto per i parenti, ai quali avrebbe voluto
fare il maggior bene, specialmente spirituale.
Nel 1865 venne a Torino per la festa di S. Francesco di
Sales, e vi tornò il 25 aprile con tutti quanti gli alunni per una
memoranda cerimonia. << Il di più bello-narrava l'ex-allievo,
Luigi Calcagno, che mori Vicario Gen. della Diocesi di Casale
Monferrato-· fu quéllo in cui fu stabilito il viaggio a Torino,
per la posa della 1a pietra del Santuario di Maria Ausilia-
trice. Chi mai più felice di noi? quella sera che Don Rua ce
lo annunziò, noi fummo per andare in delirio! E tuttavia che
silenzio si fece nel ritornare in camera!. .... Ebbi nella mia vita
mille circostanze liete, ma nessuna superò la gioia espansiva
di quella sera. Anche il giorno fu bello! A Torino Don Bosco
ci volle più volte vedere, e, quasi quasi, non avremmo voluto
visitare le bellezze della città, se i nostri superiori non ce ne
avessero quasi obbligati. Ed eravamo più di cento! Si andò,
si stette, si ritornò, tutto in un giorno, ma la nostra gioia non
diminul per nulla, e dura tuttavia come la più preziosa me-
moria di quegli anni che passai a Mirabello >>.
Don Rua, direttore, ricopiò esattamente Don Bosco, anche
nel render più care e solenni le feste e le pratiche religiose.
Apprendiamo da una sua lettera a Don Provera, in data
II luglio r865:

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II - Primo aiutante di Don Bosco
<< Qui abbiamo fatte molte feste che riuscirono molto sod-
disfacenti: la chiusa del mese di Maria, a cui intervenne Mon-
signore, con un nobile corteo di parroci e sacerdoti: si diede
allora la commedia latina che andò a meraviglia. La festa di
S. Luigi, in cui abbiamo fatto una processione portando la
statua del Santo, provveduta dai confratelli della Compagnia,
e si è rappresentata una commedia intorno alle battaglie so-
stenute da San Luigi per riuscire a farsi religioso, commedia
che ci costrinse a spargere molte lagrime di tenerezza, e che
lasciò le più buone impressioni a chiunque avesse cuore in
petto. Si è dato poi, al 3 del corrente mese, l'esame ai chie-
rici, di nuovo con l'intervento di Monsignore, che ne fu con-
tento. Giovedi della corrente settimana andremo a Lu, a fare
tutti insieme l'esercizio di Buona Morte.
>> Per passare ad altro - continuava - ti dirò che Mira-
bello, Lazzarone, San Salvatore e parecchi altri paesi, ieri
furono terribilmente flagellati dalla gragnuola; specialmente
S. Salvatore fu ridotto a presentare l'aspetto che presentano
le campagne nel mese di novembre. Credo che propter pec-
cata veniunt adversa; pur troppo si vede anche in Mirabello
lavorare talvolta alla festa. Ahi si aprissero un po' una volta
gli occhi a riconoscere la vera origine delle sciagure!..... >>.
Il Servo di Dio, nella sua carità e mercè il prestigio che
godeva presso la popolazione, s'interessava anche della vita
spirituale del paese, dando al parroco il miglior aiuto che gli
era possibile. Quando s'inaugurarono i restatjri e gli amplia-
menti della chiesa parrocchiale, tenne il discorso di circo-
stanza, e cara fu l'impressione in quanti l'ascoltarono. << Ora
avete una chiesa nuova - diceva - e bisogna che venendo
in chiesa, portiate insieme con una nuova fede, cioè con un-a
fede più fervente, una nuova divozione e nuove disposizioni
di pregare>>. E si fermò a parlar della preghiera, la quale, << per
essere esaudita deve innalzarsi e volar fino al trono di Dio >>;
e << per volare al trono di Dio ha bisogno delle ali: e sapete
quali son le ali? Son<;> due specialmente, la fede e le opere
buone; la fede, grazie' a Dio, spero che vi sarà; 1na non fate
volare la vostra preghiera con un'ala sola; aggiungete anche
l'altra delle opere buone>>.

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III - Direttore a Mir.abello
181
Ebbe pur a sostenere gravi fastidi per l'approvazione delle
scuole, aperte nel collegio, da parte dell'autorità della provin-
cia; perchè Don Bosco, avendo deciso d'aprire nel prossimo
anno un altro collegio a Lanzo Torinese, aveva stabilito di
riservar per Lanzo alcuni dei giovani suoi professori, nella
convinzione, che avendo dato al collegio di Mirabello il ca-
rattere di Piccolo Seminario, alla dipendenza del Vescovo dio- ·
cesano, non occorreva che tutti i maestri e professori fossero
diplomati. E Don Rua superò la lotta con rara prudenza,
fermo nei diritti, seguendo ogni direttiva di Don Bosco.
Un altro rilievo necessario per comprender meglio l'a-
zione svolta dal Servo di Dio a Mirabello è quello delle dif-
ficoltà, che dovette vincere per la condotta di alcuni alunni,
intollerabili in un collegio salesiano. Alcuni, conquistati dallo
· zelo e dalla carità del Servo di Dio, presero una buona piega;
altri no; e nella lettera poc'anzi citata, Don Rua stesso comu-
nicava all'ex-prefetto di Mirabello: << Se sapessi! quest'anno
(1865) si è operata qui una purga delle più buone. I giovani
P ....., B....., e B....., non sono più nel Piccolo Seminario;
ogni giorno ci raccomandiamo a S. Carlo che ne allontani i
lupi, o li faccia convertire in agnelli; e San Carlo sembra
proprio che se ne prenda il salutare incarico >>.
Anche i castighi cui veniva per dovere - era sua mas-
sima: la longanimità coi lupi sarebbe crudeltà verso gli agnelli
- tornavano salutari. << Fra tutti - ricorda Don France-
sia - si segnalava un cotal P ..., figlio di madre vedova, e
che gli era stato raccomandato con molta carità dal parroco,
perchè trovasse modo di salvarlo. Ed il buon direttore... non
la perdonò a fatiche, a parole, a lacrime; ma tutto fu inutile.
Si sarebbe voluto protrarre il castigo fino agli esami: ma il
cattivello ruppe ogni freno e si fece allontanare. E a che
giovarono le pene e le preghiere del suo direttore?
>> L'anno passato 1909, fui a dare esami in un· istituto
dell'alto Monferrato. Mi si avvicinò una vecchia conoscenza,
e, dopo di avermi baciata la mano, mi disse tra le lacrime:
- Desidero che mi faccia una commissione a Don Rua. Ri-
corderà il mio nome, se gli dirà che io sono il povero P ..... -
e qui diede in uno schianto di lacrime. - Quanto amareggiai

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II - Primo aiutante di Don Bosco
il suo cuore paterno! quanti disgusti non gli diedi mai! Ero
giovane si, n1a sapevo quello che mi facevo. Mi tollerò più
che non avrebbe fatto mio padre, e usò le preghiere che non
seppe fare mia madre. E tuttavia mi feci cacciare! Ricordo
quella mattina: voleva comparire indifferente, sfrontato, ma
poi versai qualche lacrima. Mi volle benedire..... Da quel
giorno passarono molti anni! Tornai presto sul buon sentiero,
cercai di riparare il mal fatto. Sono riuscito a consolare gli
ultimi anni di mia madre, tornai cristiano, praticai di nuovo
la chiesa, andai ai Sacramenti: tirai su ngli e figlie; e, non fo
per dire, ma mi studio di farli cristiani. Aiuto il parroco come
posso ..... Ma non voglio fare il mio elogio, no; ma intendo
di fare quello di Don Rua, che mi ha salvato! Via di collegio,
ho fatto ancora un poco il mattarello, e lei lo ricorda, che mi
trovò per Torino; ma poi il Signore mi apri gli occhi ancora a .
tempo. Ho potuto prendere un po' di diploma, e con esso mi
son guadagnato onestamente il pane per me e per i miei figli.
>> E, mentre mi parlava, si asciugava le lacrime abbon-
danti, che gli cadevan dagli occhi.....
>> - .....Le volli raccontare questa parte della mia vita,
terminava, perchè lo dica a Don Rua, e l'assicuri quel bravo
amico, che io son tornato veramente cristiano!
>> Quando fui a Torino, trovai Don Rua già ammalato, e
mi feci premura di compiere l'ambasciata: - Sai chi ho tro-
vato a .....? Nientemeno che l'antico allievo di Mirabello, che
si chiamava P ..... Lo ricordi?
>> - Oh! se lo ricordo! E buono?
i
>> - Mi ha pregato di dire al suo antico direttore che gli
domanda perdono dei disgusti a lui dati, e d'assicurarlo che
per grazia di Dio s'è fatto buono..... Poteva io rifiutarmi?.....
>> Egli mi ascoltò e, quando ebbi finito, tutto commosso
mi disse: - Come ti ringrazio della buona notizia che mi hai
dato! Dimentico volentieri tutto; e vedo proprio che non si
ha mai a diffidare della misericordia di Dio. Se non è oggi,
sarà domani; ma le nostre preghiere ottengono sempre la
grazia che s'implora!>>.
Ma con le spine,' che ebbe da certi irriducibili, perchè
troppo scaltriti dall'arte del mondo, il Signòre gli donò anche

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III - Direttore a Mirabello
molte rose: molte vocazioni. Degli alunni del biennio del suo
direttorato di Mirabello, un bel numero salì al sacerdozio, e
furon ministri di Dio dei più zelanti.
Tra gli altri è da annoverarsi Luigi L'asagna, che Don
Bosco, nel 1862, aveva incontrato vicino a Montemagno,
nelle passeggiate autunnali. Accettato all'Oratorio, dopo
pochi giorni, il futuro Vescovo Missionario scappava e tor-
nava al paese. Ricondotto dai parenti a Torino, Don Bosco,
che ne aveva intuito le rare doti, lo riaccettò dicendo: - C'è
della buona stoffa, vedrete! - C'era stoffa da vescovo: e restò
all'Oratorio tre anni, finchè il 20 luglio 1865 passò a Mira-
bello. L'indole sua, pronta ed ardente, aveva ancor bisogno
d'un ultimo tocco per perfezionarsi, e l'ebbe da Don Rua,
presso cui passò buona parte delle vacanze, e bastò per orien-
tarlo ed incamminarlo verso il nuovo genere di vita, che
l'anno dopo, scolaro del chierico Albera, generosamente ab-
bracciò, vestendo l'abito ecclesiastico nella Società Salesiana.
Fu tale il benefico influsso che l'anima di Don Rua esercitò
sull'ardente giovane monferrino, che questi, in ricambio, gli ·
professò special riconoscenza per tutta la vita.
Il tempo, che Don Rua passò a Mirabello, non fu senza
altri vantaggi. Servi dapprima a sviluppare il suo spirito d'ini-
ziativa personale, che per l'altissima deferenza che aveva per
. Don Bosco, e per sentimento di profonda umiltà, forse sa- ,.
rebbe rimasto, per qualche tempo, un po' riservato, se .non
si fosse mai allontanato da lui. Ed insieme gli fece apprezzare
sempre più la santità del Maestro e la fortuna di vivergli
al fianco.
·
Oh! quante volte, in pubblico e in privato, ai confratelli
e agli alunni, di fronte ad ogni fatto straordinario che ravvi-
sava in Lui, ricordava a tutti il gravissimo obbligo della
riconoscenza che dovevano al Signore, per aver in Don Bosco
un padre cosi amorevole, un maestro illuminato e saggio, un
angelo in umane sembianze: ognor vigilante al. bene delle
loro anime!

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II - Primo aiutante di Don Bosco
IV
PREFETTO DELL'ORATORIO E DELLA SOCIETA
1865.
Dolori e conforti. - Il Servo di Dio è richiamato all'Oratorio, per sosti-
tuire Don Alasonatti. - << Tutto come prima!>>. -Cari ricordi ed umiltà
profonda. - Per il primo pronuncia i voti perpetui innanzi a Don
Bosco. - << Àmali per me>>... << Come un fratello maggiore!... >>. - As-
sidue cure per migliorare l'amministrazione e la disciplina dell'Ora-
torio. - Conferenze settimanali. - Certi alunni. - Come e dove lavo-
rava il Servo di Dio. - Il suo ufficio era una scuola di povertà e di
economia. - Pazienza con certi aiutanti. - << Lavoriamo per Don
Bosco!... Lavoriamo per il Paradiso!... >>. - Durante la ricreazione.
- Ed era stimato e venerato da tutti. - La santità di Don Rua è pa-
ragonata a quella di Don Bosco. - Cuore di padre con i nuovi alunni.
- Per gli artigiani. - Fa predicar, per loro, un corso speciale di eser-
dzi spirituali. - Oh! qual fervore in tutti i religiosi al prindpio della
loro santa istituzione!...
'
Tristi giorni, quelli di Don Bosco, nell'estate del 1865.
Cinque dei suoi pochi sacerdoti cadevano ammalati. ·Don
Ruffino direttore di un nuovo Collegio, aperto a Lanzo To-
rinese, moriva il 16 luglio; Don Alasonatti stava per tenergli
dietro; e tre altri davan poca speranza di guarigione. Don
Bosco senti tutto il peso della prova, ed anche Don Rua sof-
friva per l'angustia di Don Bosco; ma pieno di fiducia nell'as-
sistenza divina, scriv~va a Don Provera: << L'Oratorio in
questi ultimi mesi, bisogna dirlo,· ebbe ed ha a sostenere ter-
ribili prove; bisogna, o caro Don Francesco, che ci uniamo a
pregare, che riponiamo in Dio_ la nostra confidenza. Diceva

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IV - Prefetto dell'Oratorio e della Società
185
il Signore agli Apostoli e discepoli, parlando del tempo di
gravi disgrazie: Levate capita vestra, quoniam adpropinquat
redemptio vestra: chi sa che non sia questo il tempo in cui il
Signore ci prepari qualche grande consolazione ?>> (I).
E non mancavano, proprio di quei giorni, le benedizioni
di Dio. Don Bosco, come si è accennato, compiuti i cin-
quant'anni, si rimetteva in piena salute; la Società andava
acquistando nuovi membri; il numero dei giovani ricoverati
nell'Oratorio superava i settecento; le pareti del Santuario di
Maria Ausiliatrice sorgevano senz'interruzione e alla fin del-
l'anno giungevano al tetto, ed ogni pietra era una grazia della
Madonna, perchè provvista con un'offerta inviata per graziai
ricevuta da Lei.
Ma Don Bosco, dovendo pensare anche alle filiali di Mira-
bello e di Lanzo, quando cadde malato Don Alasonatti non
poteva restar solo alla direzione dell'Oratorio; aveva bisogno
di un uomo, il quale, comprendendo pienamente le sue idee,
generosamente lo coadiuvasse in ogni cosa; e questi era
Don Rua.
Il primo accenno alla probabilità d'un richiamo all'Ora-
torio, glielo fece il giorno della posa della prima pietra del
Santuario di Maria Ausiliatrice; ed ai primi di settembre, a
Montemagno, dove l'aveva chiamato ad aiutarlo durante un
triduo alla popolazione, gli die' l'annunzio che l'avrebbe ri-
chiamato a Torino, essendo venuto il tempo che doveva divi-
dere con lui il lavoro e le preoccupazioni quotidiane, e fare
a metà, come gli aveva detto quand'era ragazzo.
Il pio e generoso Don Alasonatti, dopo aver inutilmente
cercato sollievo al male che lo tormentava presso i parenti ad
Avigliana e a Mirabello, e a Trofarello - in una villa lasciata
a Don Bosco, che servi per qualche anno come casa di salute
e di esercizi spirituali - in fine era salito a Lanzo, in com-
pagnia di Don Giovanni Battista Lemoyne, giovane e sim-
patico prete genovese, che aveva dato il nome alla Pia Società
l'anno avanti, attirato dalla fama di Don Bosco; ed a Lanzo
nella quiete delle vacanze autunnali, il primo Prefetto dell'O-
(·I) Lettera dell'u luglio 1865.

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186
II - Primo aiutante di Don Bosco
ratorio e della Società si andava preparando alla morte. E
Don Bosco, convinto che non sarebbe tornato più al suo fianco,
mandò a chiamare Don 'Rua.
Il Servo di Dio stava ordinando il collegio pel nuovo anno
scolastico, quando Don Provera, tornando da Torino, gli
disse:
- Don Bosco ti aspetta a Torino.
E Don Rua che stava scrivendo, senza fare alcuna inter-
ro.ga.zione, nè chiedere spiegazioni, s'alza, prende il bre-
v1ar10, e:
- Son pronto! - disse; e parti.
Un'obbedienza cosi rapida era un grande sacrificio anche
per lui, che amava tanto gli alunni; ma comparve all'Oratorio
con aspetto cosi disinvolto, che si sarebbe detto che non gli
avesse costato nulla lasciare il collegio, dove aveva passati due
anni, amato e stimato universalmente.
E si mise al tavolo di Don Alasonatti, e cominciò a la-
vorare calmo, silenzioso, esattamente sulle orme del prede-
cessore.
Per lo sviluppo che l'Oratorio continuava a prendere di
giorno in giorno, s'imponeva un riordinamento nella parte
disciplinare e amministrativa; ma era ancor vivo Don Ala-
sonatti, e Don Rua si guardò dal dare, anche indirettamente,
il minimo dispiacere all'ottimo sacerdote, che per Don Bosco
aveva fatto tanti sacrifici. E continuò a lavorare, come se
fosse un semplice suo supplente o rappresentante. Chi si as-
spettava di veder delle novità e d'essere sosteil.uto in certe
disposizioni, ne fu presto e santamente corretto. << Tutto co1ne
prima!>> fu il motto di Don Rua, com'era la raccomandazione
di Don Bosco.
<< Qualcuno se ne stupiva, e quasi quasi - dice Don
Francesia - se ne rammaricava con lui, che non voleva
disfar questo, e provvedere a quello, talchè il suo ritorno
all'Oratorio parve, quasi, una disillusione; perchè molti si
aspettavano che osasse fare riforme, desideroso di seguirlo
nell'opera che, se non stoltamente, almeno coraggiosamente
proponevano. Che osasse! ecco la gran parol::i. Ed egli si, osò;
cioè osò opporsi con prudenza a quei consiglieri e dir loro

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IV - Prefetto dell'Oratorio e della Società
187
che c'era chi pensava, e questi era Don Bosco, e che a Don
Bosco eran necessari figli docili e ubbidienti..... >> (1).
<< Cosa veramente mirabile, io non mi ricordo di averlo
mai sentito dire una volta: Noi a Mirabello facevamo così! Pa-
reva che, con la partenza da quel collegio, n'avesse perduto
ogni ricordo I Ma, se non lo nominava, o sembrava che avesse
cura di dimenticarsene per farsi dimenticare, egli però con-
tinuava ad essere il desiderio di quei giovani; era quindi so-
vente invitato ad andarvi e con vero affetto. Chi ricordava il
zelante e inspirato confessore, chi le belle prediche del mese
di Maria, o delle principali feste dell'anno; ma egli, pensando.
di dar maggior gusto al Signore col silenzio, si raccoglieva a
far nell'Oratorio quanto meglio credeva a vantaggio di questa
casa, a cui era stato richiamato>> (2).
11 7 ottobre il pio ed eroico Don Alasonatti, dopo aver ri-
cevuto la notizia del riconoscimento del culto prestato ab
immemorabili al Beato Cherubino Testa, religioso Agostiniano
e suo concitadino, per cui s'era interessato, e tanto!, vo-
lava al Paradiso! E il 29 dello stesso mese, radunato il Capi-
tolo della Società, Don Bosco eleggeva a Prefetto della So-.
cietà Don Michele Rua.
Una scena memoranda si svolse pochi giorni dopo, la sera
del 15 novembre 1865, umilmente, nell'anticamera del Beato.
Alla presenza di quanti avevan dato il nome alla Società,
nove di essi, cinque sacerdoti, due chierici, e due laici; si
prostravano ai piedi del Fondatore per emettere i voti per-
petui. Primo di tutti fu Don Rua.
Don Bosco, ricevute le professioni, rivolse ai presenti un
breve discorso, inculcando ciò che aveva premesso, che nes-
sun facesse i voti per piacere al Superiore, o per qualche fine
umano, e nemmeno per essere utile alla Società; ma unica-
mente per salvare l'anima sua e, con la grazia di Dio, molte
altre. Tale fu la norma costan'te che diede Don Bosco ai
suoi figli spirituali. Anche al ricordato Don Lemoyne, quando
gli diceva di volersi far salesiano per aiutare Don Bosco e le
(1) Cfr.: Don Michele Rua, pag. 73,
(z) Cfr.: Don Michele Rua, pag. 77,

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II - Primo aiutante di Don Bosco
opere della Società Salesiana, rispose solennemente: - Le
Opere di Dio non hanno bisogno dell'aiuto degli uomini; venga
unicamente per salvare l'anima sua! - E questo era preci-
samente il fine, per cui ·non Rua s'era messo alla sequela di
Don Bosco.
La professione perpetua rese più forte nel cuor suo il de-
siderio della perfezione, com'apparve dal disimpegno delle
sue mansioni, nel predicare la divina parola, nell'attendere
con zelo al ministero delle Confessioni, e soprattutto nel
vigilare per l'osservanza d'ogni regola e tradizione dell'Ora-
torio, e d'ogni comando e desiderio di Don Bosco.
Don Lemoyne, che, durante le vacanze, aveva tenuto la
reggenza del collegio di Lanzo ed era stato nominato diret-
tore del collegio di Mirabella, di quei giorni, tornava defi-
nitivamente a Lanzo; perchè Don Bonetti, che era stato desi-
gnato direttore di Lanzo, non confacendogli l'aria, veniva
nominato successore di Don Rua a Mirabello. Questi, prima
di ripartire, si recò a salutare il Servo di Dio e gli chiese
qualche consiglio che gli facilitasse il compimento dell'in-
carico che gli era affidato.
- Dunque tu vai a Mirabello? - gli disse Don Rua -
salutami i giovani; àmali per me; sono buoni, sai! - ed una
lacrima gli spuntò sugli occhi. Quindi riprese: - Verso i
confratelli, règolati come un fratello maggiore ....
Ripeteva Don Bonetti, che per riuscir a fare tutto quello
che Don Rua aveva fatto fin dal primo anno del suo diretto-
rato, egli dovette lavorare molto tempo e che, sqlo dopo dieci
anni, riuscì a fare quello che faceva Don Rua. ·
Ed il Servo di Dio, con la diligenza che gli era divenuta
caratteristica, prese a disimpegnare il duplice ufficio di pre-
fetto dell'Oratorio e della Pia Società. Se questo allora non
richiedeva altro che una vigilanza sull'andamento amministra-
tivo delle case filiali e sulla condotta dei confratelli, il primo
esigeva una virtù non comune.
Al prefetto, o vice-direttore delle case salesiane, secondo
le direttive stabilite da. Don Bosco, è affidata la parte ma-
teriale dell'istituto, la disciplina generale degli alunni, e, d'ac-
cordo col consigliere scolastico e col catechista, la vigilanza

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IV - Prefetto dell'Oratorio e della Società
1.89
sugli insegnanti e sugli assistenti, a tutela dell'osservanza
del regolamento. A cosi delicate mansioni, appena Don
Rua fu prefetto dell'Oratorio, andavan congiunte la cura di-
retta degli artigiani, che non avevan ancora superiori propri
i quali sorvegliassero alla loro formazione religiosa e profes-
sionale, l'amministrazione delle Letture Cattoliche, e il paga-
mento delle note e degli operai addetti alla costruzione del
Santuario di Maria Ausiliatrice. E Don Rua disimpegnò in
modo inappuntabile tanto lavoro e, poco alla volta, pruden-
temente, cominciò anche a introdurre quei miglioramenti
che s'imponevano, rivolgendo, fin dal 1866, le sue sollecitu-
dini al riordinamento della parte amministrativa, con lo sta-
bilire per ogni casa della Società quella semplice e saggia uni-
formità di amministrazione, che esse hanno tutt'ora, guidato
da un alto spirito di fede (1). Diceva che per conservare le
anime, e le stesse case religiose, nel fervore della pietà, è in-
-dispensabile mantenerle nell'ordine e nell'osservanza della
povertà religiosa.
Egual vigilanza estese all'andamento n1orale e disciplinare
dell'istituto. Per ben riuscirvi, fedelissimo ai suggerimenti di
Don Bosco, adunava in frequenti conferenze i superiori, per
rilevare e abolire abusi e disordini, e mantener in fiore l'os-
servanza del Regolamento. Egli presiedeva le adunanze, e,
volta per volta, annotava nel Quaderno dell'esperienza ogni
rilievo di qualche importanza (2).
Questi richiami non piacev~no ad uno dei superiori del
l'Oratorio, che condivideva col Servo di Dio la responsabilità
della direzione, e glielo manifestò in modo piuttosto acre.
Il Servo di Dio tacque; e, dopo qualche giorno, andò a bus-
sare all'ufficio di quel confratello per conferire e consigliarsi
con lui. << Quest'atto cosi modesto - ebbe a confessare quel.
sacerdote - mi ferl di tal maniera l'orgoglio, che mi alzai
pieno di ammirazione verso di lui, e nel separarci lo pregai
di non muoversi più dal suo ufficio, ma che mi volesse chia-
mare come e quando avesse voluto >>.
(r) Cfr.: «Notizie dal 22-9-r86r al r866: Libro dell'esperienza: Dies diei
eructat verbum, Ps. I 8 1>.
{2) Cfr.: «Capitolo: Delibera2ioni prese dal 1866 al I7 giugno 1877 ».

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Il - Primo alutante di Don Bosco
Provvedere a tutto, a tempo e luogo, in modo d'assolvere
quotidianamente tutt'intero il proprio lavoro e risparmiare a
Don Bosco ogni fastidio, era il programma di Don Rua. << Un
osservatore artificiale - dice Don Francesia - avrebbe detto:
Don Rua non fa nulla! nia invece sotto l'alto patronato di Don
Bosco non si muove foglia senza che Don Rua lo voglia! Egli è
dappertutto di giorno e di notte>>.
Nell'Oratorio, massime a quel tempo, in cui tanti giovani
venendo dalla miseria e dall'abbandono, non erano davvero
farina da far ostie, ci voleva chi imponendosi per esemplarità
personale ed inappuntabile giustizia con tutti, personificasse
l'osservanza del regolamento, per potere, all'occorrenza, far
sentire efficacemente un ammonimento, o applicare un ca-
stigo, integrando, quanto alla parte disciplinare, l'incompa-
rabile familiarità di Don Bosco. C'erano allora, nell'Ora-
torio parecchi alunni, affidati dai tribunali e dalla questura,
d'indole guasta e poco riducibile, che eran veri delinquenti.
L'esempio dei molti compagni virtuosi influiva a poco a poco
anche su di essi, ma non su tutti; e << più volte - il rilievo
è di Don Bosco - si dovette dirnandare il braccio della pub-
blica sicurezza per tener in freno certi giovani per lo più in-
viati dalle autorità governative>>. E su questi, in modo spe-
ciale, e su quanti altri avevan bisogno di continua vigilanza,
stava aperto l'occhio di Don Rµa. Anche un noto Ministro
affidò a Don Bosco un nipote, bisognoso d'assistenza e d'e-
ducazione; e Don Rua, ancor chierico, l'ebbe in custodia con
grande carità. Quel poverino, già grandicello, ma rozzo ed
ignorante, era poco amato dai compagni, ed abbisognava di
particolarissima assistenza; e il Servo di Dio gli insegnò a
leggere e a scrivere, e gli preparò anche, a grossi caratteri,
la minuta della prima letterina da inviare allo zio, adattata
allo scrivente, la quale diceva testualmente cosi: << Questa è
la prima lettera che gli scrivo di proprio pugno. Quando
sono venuto qui, non sapevo neppure l'abece, e adesso guardi
quello che ho imparato >>. J<: continuava: << Intanto la ringrazio
di avermi posto all'Oratorio di Don Bosco, e di tutti i bene-
fizi che mi ha fatto, e lo prego a continuare a beneficarmi.
Dal canto mio, pieno' di gratitudine, procurerò di corri-

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IV - Prefetto dell'Oratorio e della Società
191
spandere per quanto mi sarà possibile, colla mia buona
condotta >>.
Grave era il mandato che ora doveva assolvere; ed egli,
anche esteriormente, vestì quella composta serietà, voluta dalla
carica che gli era affidata. Pochi, forse nessuno, seppero come
lui, adattare così perfettamente il carattere al proprio ufficio,
pur essendo con quanti l'avvicinavano, esterni ed interni,
d'una compitezza e cordialità meravigliosa.
La sua stessa presenza, senz'alcuna posa, moveva e spro-
nava al bene; tant'era edificante. Aveva sempre tanta natura-
lezza e semplicità che, chi non lo conosceva, se avesse dovuto
giudicarlo dall'apparenza, l'avrebbe detto l'ultimo prete del-
l'Oratorio.
La stanza od ufficio, dove lavorava, aveva un tavolo contro
una semplice scansia, presso l'uscio, due sedie delle più or-
dinarie, e null'altro. Non un mobile, e neppur un quadro di
ornamento. Per un certo tempo vi si videro, oltre il Crocifisso,
due immaginette di quelle che Don Bosco ed egli stesso rega-
lavano ai ragazzi, rappresentanti il SS. Sacramento e la Ma-
donna, attaccate, con urto spillo, una alla scansia, l'altra alla
parete di fronte. Nella stanzetta vicina eran due o tre piccoli
tavoli per i segretari. Uno solo non poteva tenere l'am-.
ministrazione del vasto stabilimento, con 700 alunni divisi
nelle classi ginnasiali e nelle scuole professionali dei sarti,
calzolai, falegnami, fabbri-meccanici, compositori, stampa-
tori, librai e cappellai; nè conveniva che egli facesse an-
che le parti, quasi materiali, di semplice registrazione e di
tenuta dei libri; ma presiedeva e dirigeva personalmente
tutto il lavoro.
Il suo ufficio, aperto dal mattino alla sera, dove tornava a
lavorare per lunghe ore anche quando eran tutti a riposo,
era scuola d'osservanza religiosa, specie per i suoi aiutanti.
La prima lezione che vi s'imparava era quella dell'eco-
nomia, o, meglio di un alto spirito di povertà. L'ecòn9mia
splendeva in tutto, nello spazio, nella carta, nei lumi. Spesso
occorrevano dei segretari aggiunti; e due, e tre, e quattro,
sedevano ad un medesimo tavolino, nella stessa stanza, con
un'unica lucerna, o una fiammella di gas. E nessuno, per le

21.10 Page 210

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II - Primo aiutante di Don Bosco
proprie lettere private, poteva servirsi della carta intestata,
riservata alla corrispondenza d'ufficio; ma tutti, a cominciare
dal Servo di Dio, facevan uso dei mezzi fogli o di quarti di
foglio, e di ogni più piccolo pezzo di carta.
Economia di tempo: ·era abito del Servo di Dio il tesoreg-
giarne ogni minima particella, e suo programma preciso e, nel
possibile, strettamente osservato, assolvere giorno per giorno
tutto il lavoro che si presentava senza lasciarlo accumulare.
Egli si metteva per tempissimo a tavolino per preparare il
lavoro per i segretari; diceva l'Actiones da sè; e cosi facevano
anche questi, man mano che entravano. A mezzogiorno leg-
geva loro un versetto dell'Imitazione di Cristo, od una massima
di S. Francesco di Sales; e poi, con devoto raccoglimento,
recitava con loro l'Angelus e l'Agimus. Alle 14,15, dopo la let-
tura spirituale in comune, si era di nuovo al lavoro, e si conti-
nuava a lavorare sino a cena, fuorchè durante la benedizione
col SS. Sacramento.
E la medesima stanza serviva da sala di ricevimento e di
udienza per i fornitori, per i parenti dei giovani, e per tutti i
forestieri, i quali, talvolta, vi si succedevanò ininterrottamente,
l'un dopo l'altro, per ore ed ore. Se la qualità delle persone e il
genere degli affari lo consentivano, il Servo di Dio continuava
a lavorare dando udienza; salutava chi entrava, volgendogli
uno sguardo, ed iniziava e proseguiva il colloquio, continuando
a leggere, a scrivere, o ad esaminare i registri; e solo, quando la
. visita volgeva al termine, alzava un momento lo sguardo, per
volgerlo di nuovo al partente con un saluto.
Molti si succedettero ad aiutarlo, spesso d'.indole e capa-
cità ben diversa. o erano nuovi aspiranti alla vita salesiana,
laici, chierici, ed anche sacerdoti, i quali, dopo d'aver dato
saggio di sè, trovati acconci alla vita alla quale aspiravano,
a venivano senz'altro destinati ad altri lavori nell'Oratorio, o a
Lanzo, o Mirabella; od eran di quelli che non stavano bene
in nessun luogo, per carattere difettoso, o, il più delle volte,
per mancanza di buona volontà. E il paziente Don Rua li te-
neva con sè, e, sull'esempio di Don Bosco, cercava di trarne
il miglior aiuto possibile, spronandoli a quando a quando al
dovere, non tanto con richiami diretti, ma con gentili parole::

22 Pages 211-220

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22.1 Page 211

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tV - Ì'rejetto dell'Oratorio e deiia SocietJ
I
1 93
<< Fai bene il tuo lavoro, tieni tutto in ordine, sai; chè di tutto
sarai ben pagato! >>. << Lavoriamo per Don Bosco, lavoriamo
per il Paradiso; lavoriamo adunque volentieri!>>.
Tutti ammiravano tanta bontà ed attività, congiunta alla
modestia più grande. Il Servo di Dio, specialmente agli in-
timi, appariva qual era, il modello del buon religioso, scol-
pito a colpi di mortificazione, determinati da questi due prin-
cipii direttivi: il pensiero della presenza di Dio, e quello del
buon esempio. Ogni parola, ogni gesto, ogni sguardo, il
suo modo stesso di scherzare, di sorridere, era improntato
alla più squisita delicatezza. Tanta virtù, se appariva rigorosa
a qualche anima superficiale o dissipata, incantava ed atti-
rava anche quelli che non si sentivano il coraggio d'imitarlo.
Lo mostrava la confidenza con cui si ricorreva a lui, nei bi-
sogni e nelle difficoltà più disperate, non perchè egli aveva .
l'intera gestione dell'Oratorio, ma per aver constatato com'egli
provvedeva a tutto, sciogliendo convenientemente le diffi-
coltà e i problemi che gli si presentavano. C'era nella sua
mente un lavorio continuo, vigile, ordinatissimo, per accon-
tentar tutti e provvedere al bene di tutti.
Sul tavolo aveva sempre vari biglietti, sui quali, man mano
che gli venivano in mente il dovere, o la carità, o la conve-
nienza di un avviso o di una comunicazione, appuntava pru-
dentemente, con parole abbreviate, e magari con segni con-
venzionali, chi doveva avvertire. Ed ogni giorno, in tempo
di ricreazione, dopo pranzo e dopo cena, con in mano quelle
note e quegli appunti, avvicinava o chiamava or l'uno or l'altro·
dei giovani e dei confratelli; e a chi dava un avviso, a chi
un ammonimento, a chi una comunicazione, -aggiungendo
sempre una parola d'incoraggiamento con bontà insuperabile.
Nel proporre qualche lavoro, soleva chiederlo· quasi per
favore; e se vedeva che la parola era ben accolta, non na-
scondeva il suo gradimento. Solo se trovava resistenza, tor-
nava a ripetere la raccomandazione in termini più chiari,
insistendo e dicendo apertamente che bisognava ubbidire.
D'ordinario, tutti si arrendevano ai suoi desideri, perchè
agiva con tanta convinzione e discrezione e carità, che im-
pressionava e rendeva più persuasive le sue parole.
13 - Vita d,l Servo di Dio Michele Rua, Voi. I,

22.2 Page 212

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11 - Primo aiutante di Don 13osco
<< Sebbene fosse rigorosamente giusto con tutti ed eser-
citasse un ufficio per se stesso antipatico - dice il teol. Don
Francesco Paglia - ~ra tuttavia amato e stimato qual padre.
>> Era amato, perchè trattava tutti bene, ed anche quando
doveva fare a qualcuno qualche correzione, un rimprovero,
o imporre ad altri qualche ammenda o punizione, sapeva
raddolcire l'amaro col dolce, e soleva premettere le lodi ai
biasimi del corrigendo, ricordandone i meriti precedenti e le
speranze future. E il colpevole si mostrava commosso e pen-
tito, e proponeva d'emendarsi, per lo più, anche prima del
rimprovero e del castigo, i quali, perciò, sovente diventavano
inutili ed erano evitati con grande piacere di chi avrebbe do-
vuto subirli e che cosi sentivasi vieppiù portato ad amare ed
ammirare la bontà del suo superiore.
>> Ecco uno dei principali motivi, per cui Don Rua, ben-
chè esercitasse un ufficio antipatico, era tuttavia general-
mente amato e stimato un gran santo, ed alcuni dicevano:
- Se egli non fa miracoli di risurrezioni e di guarigioni, fa però
miracoli di conversioni. - E siccome altri ridevano di ciò, e di-
cevano che questi non sono miracoli, Don Bosco rispondeva:
- Don Rua se volesse, potrebbe fare anche veri miracoli.
>> Del resto - continua Don Paglia - la santità non si
mostra solo coi miracoli. Essa consiste essenzialmente nell'os-
servanza della Divina Legge e delle sante Regole della nostra
professione religiosa. E in ciò la santità di Don Rua era così
spiccata, e cosi ammirata, che qualcuno osò I?ersino dire: -
La santità di Don Rua agli occhi del mondo non risplende tanto
come quella di Don Bosco, per opere pubbliche e veri miracoli;
ma internamente e innanzi agli occhi di Dio è forse superiore!>>.
Era di una carità così grande, che si manifestava nelle più
svariate contingenze, specie con i più rozzi, con i più hiri-
chini e con quanti avevan maggior bisogno d'incoraggiamento
e d'aiuto.
Con i nuovi alunni aveva proprio una squisitezza pa-
terna. << Erano appena nove giorni, <lacchè Don Rua era
in carica di prefetto qall'Oratorio - attesta Don Giuseppe
Rinetti - ed io veniva a lui condotto da mio pad1e, come
aspirante alla. prima ginnasiale. Mio padre, promettendomi

22.3 Page 213

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IV - Prefetto dell'Oratorio e della Società
195
di ripassare al domani a rivedermi, se ne ritornava a Monte-
magno; ed io veniva accompagnato nel cortile, perchè mi
divertissi con gli altri nuovi arrivati. Non avvicinai nessuno,
e fui tosto preso dalla malinconia, che crebbe quando mi
recai in refettorio per la cena, che non trovai conforme ai
miei desideri. La notte non dormii, ed al 1nattino attesi,
a lungo, la visita promessami da mio padre, col vivissimo
desiderio di tornare a casa. Don Rua, il buon Don Rua,
venuto a conoscenza del mio stato d'animo, mi fece chia-
mare in prefettura e con le più buone maniere mi consolò,
e mi rese cara la vita dell'Oratorio. Egual modo tenne con
tanti miei compagni, che sentivano, come me, il distacco
dai parenti e penavano ad adattarsi al vitto dell'Oratorio>>.
Il Servo di Dio, come s'è accennato, aveva l'alta direzione
degli artigiani; teneva ad essi con santa semplicità, alternan-
dosi con Don Francesia, il sermoncino dopo le orazioni della
sera; e, fin dal 1866, fece loro predicare, dal zelante sacer-
dote Giuseppe Persi di Tortona e dal teol. avv. Arrò di
Lanzo, un corso speciale di esercizi spirituali. E sappiamo
dalle sue memorie che << procedettero con molto ordine e sod-
disfazione.>> Invece dei canti latini, tranne i più comuni, fece
cantare laudi sacre in italiano; ed oltre le pratiche ordinarie
ed << un po' di tempo di riflessione dopo ogni predica>>, dispose
che avessero ogni giorno un po' di scuola di sacre cerimonie;
dopo cena si ritirassero nello studio, dove qualche superiore .
raccontava loro fatti edificanti; e nei vari passaggi dalla chiesa,
allo studio, al refettorio, ed alle camerate, andassero in fila
ed in silenzio.
Gli allievi dell'Oratorio, nel recarsi da questo a quell'altro
luogo non andavano mai in fila, nè in silenzio, pur prendendo,
immediatamente, il dovuto contegno nel luogo ove entravano.
Parlando ad esempio, a voce alta, e scherzando fin sulla soglia,
si recavano dal cortile alla sala ove facevano studio; ma ap-
pena vi mettevan piede, grancli e piccoli, non dicevano più
una parola, e in assoluto silenzio si recavano al loro posto.
Don Bosco li aveva abituati a compiere con naturalezza il
proprio dovere, e ciò che li formava e li sosteneva a quest'os-
servanza, in mezzo alla vita familiare che conducevano, era

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196
II - Prlmo aiutante di Don Bosco ·
l'esempio dei superiori. E, dopo Don Bosco, era Don Ruà,
che, più d'ogni altro, predicava con la parola e con l'esempio.
Grandi e piccoli, ad ogni istante, scorgevano in lui un mo-
dello che li spronava alla riflessione e alla serietà. Gli stessi
superiori avevano dal suo esempio un forte sprone a vivere
e mantenersi nel fervore della vita abbracciata.
L'autore dell'Imitazione di Cristo ha una pagina sulla vita
dei santi Padri e dei loro primi compagni, che ci viene spon-
tanea sulla penna dopo questi rilievi:
<< Ohi la vita rigida e piena di rinunzie!... Oh! il grande,
fervoroso zelo per il profitto spirituale!... ohi la retta e pura in-
tenzione verso Dio! Durante il giorno lavoravano, e le notti at-
tendevano a pregare le lunghe ore; sebbene, anche lavorando,
non tralasciassero mai di pregar con lo spirito ... Eran poveri delle
cose della terra, ma straricchi di grazia e di virtù; difettavano
di beni materiali, ma avevano in compenso le intime gioie della
grazia divina ..... Si stimavano, anch'essi, come gente da nulla,·
ed erano sommamente cari agli occhi di Dio. E, col mantenersi
sinceramente umili, col vivere in assoluta obbedienza, col cam-
minare in paziente carità, raddoppiavano ogni giorno le spiri-
tuali conquiste, acquistando grandi meriti innanzi a Dio ..... Ohi
qual fervore in tutti i religiosi al principio della loro santa isti-
tuzione! Che divozione nella preghiera! che gara nella pratica
della virtù! che esattezza nella disciplina! che rispetto, che ob-
bedienza, in tutti, alla regola del Maestro! Le memorie che ci
restano, dicono come fossero, davvero, santi e perfetti!>> (1).
Ecco i pensieri che ci si affacciano alla /mente, ogni volta
che ci fermiamo a riandare la vita intima della Società Sa-
lesiana nel suo primo fiorire, e ricordiamo le sante figure del
Fondatore, di Alasonatti, Domenico Savio, Domenico Ruf-
fino, Francesco Provera, Giovanni Bonetti, e di altri primi
salesiani; tra le quali, accanto a quella di Don Bosco, brilla·
di luce meravigliosa la figura di Don Rua.
(r) Cfr.: Imitazione di Cristo, libro I, capo r8.

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V - È il braccio destro di Don Bosco
1 97
V
E IL BRACCIO DESTRO DI DON BOSCO
1866-1868.
<< Fidelis servus et prudens >>. - Appunti d'una sua conferenza ai salesiani.
- Don Bosco può assentarsi frequentemente dall'Oratorio, perchè
Don Rua lo supplisce a perfezione. - Scopo fondamentale della So-
cietà Salesiana: la santificazione di coloro che la compongono. -
Delicato lavoro del Servo di Dt'o. - Scuola pratica di fede nella
Divina Provvidenza e di prudenza cristiana. - Una risposta del
can. Eugenio Galletti. - Il Servo di Dio alla contessa Callori. - Al
càv. Oreglia di S. Stefano narra vari fatti prodigiosi di Don Bosco.
- Sommi elogi di Don Bosco alla virtu di Don Rua. - È guarito di
un dolore alla mano. - Annota fatti e detti del Fondatore. - Suo
lavoro per la consacrazione del Santuario di Maria Ausiliatrice.
S'ammala gravemente di peritonite, e riceve il Santo Viatico. -
Benedetto da Don Bosco, contro il parere dei medici guarisce. - La
missione riservata al Servo di Dio in un sogno di Don Bosco. - Du-
rante la convalescenza. - Ordinamento della disciplina dell' Ora-
tort'o. - Per l'approvazione della Società Salesiana.
Il ritorno di Don Rua all'Oratorio rese più viva nel cuore
di Don Bosco la ricon_oscenza verso Dio, nell' ammirare
l'eroica tempra di chi gli aveva posto al fianco: e cosi piena
fu la fiducia che pose in lui, che nel cumolo delle occupazioni
crescenti continuò ad affidargli nuovi incarichi, e a tenerlo
al corrente d'ogni pensiero e sollecitudine per le opere ini-
ziate, e per quelle che pensava d'iniziare.
D'altra parte, anche il Servo di Dio si sentiva spinto, dal-
l'amore e dalla venerazione filiale, a prestar a Don Bosco il

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1:98
II - Primo aiutante di Don Bosco
miglior aiuto; e, non appena ·rimise piede nell'Oratorio, non
solo riprese per sè l'eno.rme lavoro di segretario particolare,
ma divenne anche, e tale appariva pubblicamente, il suo in-
timo confidente, il suo braccio destro.
E Don Bosco, avendo chi poteva sostituirlo, prese ad
allontanarsi con maggior frequenza, come non faceva più da
molti anni. I bisogni degli alunni, i mezzi indispensabili per
la costruzione del Santuario di Maria Ausiliatrice, il consoli-
damento e lo sviluppo della Pia Società, e, talora, gli inte;.
ressi stessi della Chiesa l'esigevano; ed egli si sobbarcò aJle
non lievi fatiche di lunghi viaggi, e fin dall'autunno del 1865
si spinse a Milano, Brescia, J.,onigo, Padova e Venezia; e,
più tardi, a Pisa e a Firenze. E gli istituti di Torino, di Mi-
rabello e Lanzo divennero tre campi d'egual vigilanza per
il Servo di Dio.
Prefetto della Pia Società, non ne tenne, neppur in quei
primi tempi, solamente il nome; ma compiva diligente-
mente ogni dovere inerente all'alto ufficio, che richiedeva virtù
e abilità non comune. Fino a ieri, si può dire, era stato il com-
pagno di quanti avevano allora incarichi di direzione, ed un
alto sentimento della più stretta fratellanza univa tutti quelli
che avevan dato il nome alla Società; e pareva impossibile
che altri, oltre Don Bosco, potess~ dirigere e comandare.
Ma Don Rua, primeggiando e imponendosi a tutti per virtù,
prese anche con tanta naturalezza a partecipare all'autorità
di Don Bosco e a compirne egregiamente le vebi, che aveva
del meraviglioso.
L'I I gennaio 1866, andò a Mirabella per ricevere i voti
perpetui di Don Provera e del chierico Francesco Cerruti,
e i triennali di altri.
Il 4 febbraio, celebrandosi la. festa di S. Francesco di
Sales, si tenne all'Oratorio la conferenza dei direttori; e,
assente Don Bosco per la morte del conte Rodolfo de Mai-
stre, la presiedette il Servo di Dio, il quale, in fine, fece
1q.nuecsi.taascmuneamcoarsaan: da es9rtazione sull'unità che deve regnare
<< Unità di direzione: tutto resti concentrato nel direttore:
tutto dipenda da lui; non si critichino i superiori; i giovani im-

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V - È il braccio destro di Don Bosco
199
parino dai chierici; se i chierici saranno obbedienti, lo saran
pure i giovani. - Unità di spirito: carità; un chierico non
parli mai male 'di un altro chierico; uno aiuti sempre l'altro;
sopportarsi a vicenda; amarsi come fratelli. - Unità mate-
riale: nessuno pretenda eccezioni, in camera, in refettorio,
nell'assistenza, se non vi sono speciali motivi.
>> E, insieme, castità: avere un gran riguardo nel trattare
coi giovani. Ricordarci che quest'angelica virtù è la nostra
gloria e la nostra corona; mettere in pratica i mezzi che sug-
geriva S. Filippo Neri per conservar la virtù della castità>>.
Di quell'anno Don Bosco tornò a Milano, e si spinse fino
a Cremona; fu a Cuneo, a Revello, a Murello, a Neive, e in
altri paesi del Piemonte; tornò a Firenze, e di là passò a Bo-
logna e a Guastalla: e Don Rua lo suppliva con perfezione.
Sul principio del 1867, l'anno centenario di S. Pietro, a
·Don Bosco parve doveroso e conveniente di tornare a Roma;
e, a titolo di premio, volle che l'accompagnasse Don France-
sia, il quale, l'anno precedente, primo dei suoi, aveva conse-
guito la laurea in lettere alla R. Università di Torino.
L'affezionatissimo discepolo scrisse ampie relazioni del-
l'entusiasmo suscitato dal Fondatore dei Salesiani; entusia-
smo che nell'animo suo ebbe la più commossa rispondenza.
Assistendo alla cerimonia d'una beatificazione, Don France-
sia pensava già all'egual festa, che un giorno si sarebbe fatta
per Don Bosco; e visitando la Basilica Vaticana, nell'ammi-
rare le statue dei Fondatori d'istituti religiosi nelle grandi
nicchie, che adornano i fasci dei pilastri della maestosa ba-
silica, si domandava dove verrebbe collocata, un giorno, la
statua di Don Bosco!
Don Bosco rimase a Roma due mesi; e l'Oratorio non si
risenti della sua lontananza, com'era avvenuto nove anni
prima; e ciò, diceva il Card. Cagliero, per la presenza di
Don Rua, che si studiava di ricopiare Don Bosco.
Uno dei fini, per cui Don 'Bosco era tornato a·.Roma, era
quello di sollecitare l'approvazione definitiva della Società;
e, in data 9 giugno, annunziando ai Salesiani la notizia che,
tra breve, ciò sarebbe un fatto compiuto, sentl il bisogno di
ripetere che (( primo oggetto della nostra Società è la sanu-

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200
Il - }'rimo aiutante di Don Bosco.
ficazione dei suoi membri. Perciò ognuno nella sua entrata si
spogli d'ogni altro pensiero, d'ogni altra sollecitudine. Chi
entrasse per godere una vita tranquilla, aver comodità a pro-
seguir gli studi, liberarsi dai comandi dei genitori, od esi-
mersi dall'obbedienza di qualche superiore, egli avrebbe un
fine storto e non sarebbe più quel sequere me del Salvatore,
giacchè seguirebbe la propria utilità temporale, non il bene
dell'anima..... Nemmeno con buon fine entra o rimane nella
Società, chi è persuaso d'essere necessario alla medesima.
Ognuno se l'imprima bene nella mente e nel cuore: comin-
ciando dal Sup,eriore Generale fino all'ultimo dei soci, niuno
è necessario nella Società. Dio solo ne deve essere il capo, il
padrone, assolutamente necessario>>.
Il giorno, in cui gli veniva consegnata da Don Bosco
questa circolare, perchè la comunicasse ai salesiani dell'O-
ratorio, Don Rua compiva trent'anni (1). Chi sa con qual
fervore, egli, che ricordava con intima riconoscenza ogni data
memoranda della vita, rinnovò in quel giorno i più santi pro-
positi!
Altro sprone, altro richiamo continuo a viver santamente
eran per il Servo di Dio i fatti straordinari, che s'andavano
moltiplicando attorno a Don Bosco. Erano gli anni della co-
struzione del Santuario di Maria Ausiliatrice; << ed io - scrive
Don Rua - che gli era sempre d'accanto e che doveva ri-
spondere alla massima parte delle lettere a lui indirizzate,
posso assicurare che erano centinaia, e talvolta migliaia, quelle
che egli riceveva ogni settimana, con cui si imploravano le
sue orazioni come quelle di un santo, che tutto può presso
Dio e la Beatissima Vergine. Moltissimi domandavano una
benedizione, ma la volevano impartita da lui; mandavano
elemosine per la celebrazione di Messe, ma chiedevano per
sommo favore che fossero da lui celebrate; e sovente ottene-
vano la grazia sospirata>>.
In quegli anni, adunque, Don Bosco prese anche ad affi-
dare al Servo di Dio gran parte della corrispondenza. E questi
'
(r) La lettera era intestata cosi << A Don Rua ed agli altri miei figli di S. Fran-
cesco, abitanti in Torino &•

22.9 Page 219

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V - È il braccio destro di Don Bosco
201
la leggeva attentamente, e, a capo d'ogni lettera, in due, tre,
o quattro righe di minuta e chiara scrittura, sunteggiava
esattamente il contenuto, in modo che Don Bosco potesse
prenderne visione, in forma spedita e precisa. A testimonianza
di questo lavoro paziente, compiuto con tanta cura e delica-
tezza, ci restano vari pacchi di le1tere, che sono una bella do-
cumentazione della fama di santità che godeva Don Bosco,
della stima in cui Don Bosco teneva Don Rua, e della perfe-
zione con cui questi lo serviva.
Quegli anni furono per il Servo di Dio anche una scuola
di fede nella Divina Provvidenza. Quando non c'era danaro e
si doveva pagare più di un provveditore col capomastro alla
testa, << più di una volta - dice Don Francesia - udii Don
Bosco a dire: - Io non ho nulla; andate da Don Rua!
>> Ed egli, il mansueto prefetto, sorrideva, e poi, rivolto
a Don Bosco, si limitava a dirgli: - Don Rua ne ha, quando
Don Bosco gliene dà! - ma non si smarriva, nè si lamentava
che Don Bosco mandasse a lui i creditori >> (I).
<< Talvolta - depose egli stesso nel Processo dell'Ordi-
nario per la Causa della Beatificazione e Canonizzazione di
Don Bosco - mi presentava a lui infastidito per la moltitu-
dine dei debiti da pagarsi. Egli, senza conturbarsi menoma-
mente, sorridendo mi diceva: - Ah! uomo di poca fede!
Sta' tranquillo, chè il Signore ci aiuterà.
>> Un giorno, del 1867 circa, Don Bosco doveva pagare
all'esattore L. 300. Per dimenticanza, o inavvertenza di colui
che ne aveva ricevuto l'avviso, si arrivò al giorno, in cui si
sarebbe fatto il sequestro, se non si pagava. Al mattino, per
tempo, ne fui avvisato, come prefetto della casa. Mi trovava
affatto sprovvisto di denari. Andai da Don Bosco, ed egli si
trovava nelle condizioni mie; per soprappiù, doveva lo stesso
mri.saptotisneo:
allontanarsi
dalla
città.
Pieno
,
di
fiducia
in
Dio,
mi
>> - Va' nel tuo ufficio, chiama colui che dovrai spedire
colla detta somma all'esattore, e fa' che attenda nel tuo ufficio:
ed il Signore provvederà.
(x) Cfr.: Don Michele Rua, pag. 73.

22.10 Page 220

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202
II - Primo aiutante di Don Bosco
>> Sulle nove circa, arriva presso Don Bosco il cav. Carlo
Occelletti, il quale gli dice: - Don Bosco, abbiamo potuto
esigere una somma. Le.i non sarà mica scontento, che gliene
facciamo parte? - No, rispose Don Bosco, anzi, le sono vi-
vamente riconoscente; ci troviamo proprio allo zero, e dob-
biamo, stamattina, fare un pagamento all'esattore. - Non è
una gran somma quella che ho da darle, non sono che L. 300.
- Precisamente quello che desideriamo; V. S. è proprio
l'istrumento della Provvidenza, fàvorisca di portarle a Don
Rua, che l'aspetta con tutta devozione.
>> Egli venne da me e, udito il caso, pianse di contentezza.
Io spedii immediatamente il giovane che teneva preparato
all'uopo. Questi, al ritorno, ci raccontò che era stato spiccato
un ordine di sequestro, ma che essendo egli giunto prima che
l'incaricato fosse partito, potè ancora impedirne l'esecuzione>>.
Con la fiducia nella Divina Provvidenza, imparò anche
le vie della perfetta prudenza, e cominciò a bussare alla
porta degli Angeli della Provvidenza Divina chiedendo ad
anime };)uone e generose aiuti per le spese sempre crescenti.
Ci piace, a questo proposito, riferire due documenti: uria ri-
sposta del can. Eugenio Galletti, poi Vescovo d'Alba, di sem-
pre cara e santa memoria; e una lettera del Servo di Dio
ad un'insigne benefattrice di Don Bosco.
Don Rua s'era rivolto al Can. Galletti, pregandolo a ri-
cordare Don Bosco e i suoi figliuoli nelle ripartizioni delle
elemosine, di cui poteva disporre: ed il santo canonico gli ri-
spondeva:
<< Eccomi a dirle in due parole, come io compatii e gradii il suo
buon cuore nel raccomandarmi che fa, si caldamente, la santa causa
del veneratissimo Don Bosco e di tutta la sua famiglia, compresa
la gran chiesa in atto di sì ammirabile fabbricazione. Ma dovetti pure
ad un tempo· persuadermi, eh'ella non conosce gran fatto, nè il mio
cuore, nè la mia posizione, altrimenti non mi avrebbe indirizzata
una tale forma di scritto. Dico il mio cuore riguardo al sig. Don
Bosco, verso cui nutro tanta stima, tale rispettoso affetto e venera-
zione, che forse non la cedo a un grado a verun altro suo ammira-
tore; e quanto si passa in me riguardo al padre, cammina in propor-
zione verso i degni figli, e verso tutte le opere della loro carità e del
loro zelo. Non occorre, quindi, che io riceva altr~nde la raccomanda-

23 Pages 221-230

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23.1 Page 221

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V - È il braccio destro di Don Bosco
203
zione per portare mano soccorrevole a tanto uopo, ove fosse possi-
bile: la porto con me, la sento già bell'e fatta ogni maniera di racco-
mandazione, e mi è cosi cara e forte, pressante, che panni sarebbe
capace di qualunque atto generoso, tuttavolta che la Provvidenza me
ne presenti l'occasione propizia. Che vuole? Contuttociò, io potrei,
e posso, di presente far poco o nulla, a pro' dell'Uomo di Dio e della
benedetta sua Famiglia. Del resto non dubiti punto, caro mio Don
Rua, che non cesserò mai di porre il mio granello sulla bilancia in
favore di Don Bosco e delle sue ammirabili imprese. Parlerò, appog-
gerò, perorerò, incalzerò, difenderò, mi adoprerò, insomma, di tutto
il mio meglio, nella mia ignoranza ed insuffi.cenza, ad ogni opera
di bene. Stà al Signore di benedire i miei sforzi, d'avvalorare le mie
parole, d'aprirmi anzi il labbro, e darmi un linguaggio di carità e
di possanza, trionfatrice dei cuori!>>.
E terminava con questi cordiali rallegramenti:
<< Gradisca V. S. le povere, ma sincere mie congratulazioni per
le note continue fatiche che sostiene nel campo eletto del Signore
alle sue cure singolarmente affidato >>.
Il Servo di Dio, nel chiedere la carità per Don Bosco,
aveva maniere assai delicate insieme ed insinuanti. Ecco
come sollecitava la generosità della contessa Callori di Vi-
gnale nel febbraio 1867:
<< Credo che a Lei non sia discaro aver nuove di Don Bosco e
dei figli suoi, e però mi prendo la libertà di darlene. Grazie al beni-
gnissimo Signore, noi godiamo ottima salute ed allegria; e anche Don
Bosco pare che stia meglio; il mal d'occhi non è più venuto a mole-
starlo; e, se non fosse di quel benedetto mal di capo, godrebbe quasi
perfetta salute. Ci siamo adoperati io e Don Cagliero, dietro le ca-
ritatevoli premure da lei fatteci, per cercar modo di liberarnelo; gli
domandammo pure se qualche rimedio potrebbe giovargli. Egli si
mise a ridere e, metà scherzando e metà sul serio, ci disse: - So ben
io che cosa mi potrebbe far bene! - E noi insistemmo per saperlo.
Allora egli: - Avrei bisogno di un elixz"r di dieci marenghi al giorno;
ciò servirebbe tosto a mettere a posto il mio stomaco ed il mio capo.
- Noi ci guardammo ridendo assieme; e, non potendo noi provve-
dergli tale elixir, pensai di esporre la ricetta alla S. V., affinchè veda,
se è possibile, provvedernelo >>.
Era tanto lo studio e il desiderio di Don Rua d'aiutare
in tutto il venerato Padre e Maestro, che molte volte, seb-

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II - Primo aiutante di Don Bosco ·
bene abitualmente cosi umile e riservato, non poteva trat-
tenersi dall'esclamare coi più anziani dei confratelli:
- Oh! se potessi- impedire ogni noia e ogni briga a Don
Bosco!
E come procurava di diminuirgli le noie e i fastidi, cer-
cava d'aumentargli le consolazioni, di divulgarne gli atti di
virtù, e di rilevarne le meraviglie, onde largheggiava con lui
il Signore.
<< Poco tempo fa - il 14 maggio 1867 scriveva al cav. Oreglia di
S. Stefano - gli fu presentato un ragazzino dagli otto ai nove anni,
colle gambe attratte in modo che non poteva fare un passo. Lo be-
nedisse e gli comandò di camminare. Il fanciullo non osava. Ma al
replicato comando sciolse le sue gambe, e si mise a camminare, riem-
piendo di gaudio i genitori, che a tal uopo appunto l'avevano portato
all'Oratorio nostro, e trasse dalla bocca del padre· un sonoro: -
Contacc! Guarda, come marcia bene!
>> Un padre di famiglia venne a sfogare la piena del suo dolore
con Don Bosco, perchè, paralitico della mano destra, più non poteva
servirsene e languiva per conseguenza esso colla sua famiglia. Don
Bosco lo esortò a confidare in Maria. Prima che uscisse di camera
sua, con quella mano, che da parecchi mesi non gli aveva più servito
che d'imbarazzo, scrisse sopra un foglio, che io conservo, le parole:
- Maria Ausiliatrice, aiutatemi.
>> Nel giorno dell'Invenzione di S. Croce, dietro calde istanze,
andò a Caramagna per farvi il discorso analogo. Vi fu ricevuto come
angelo mandato dal cielo: scampanio, mortaretti, musica, tutto fu
messo in opera, per festeggiarlo. Il chierico CostaDjlagna, testimonio
oculare, ci raccontò che una signora, che da lungd tempo teneva il
letto, fu visitata da Don Bosco. Dopo averla esortata a confidare in
Maria Ausiliatrice e benedetta, le fissò l'indomani per levarsi; il posdo-
mani, che era domenica, per uscire di casa e andare alla Messa; e il
termine del mese, per venire a Torino a fare un offerta in ringrazi1:t_-
mento a Maria Ausiliatrice. Senonchè, uscito Don Bosco, l'inferma
si senti pienamente libera dal suo male; si alzò, usci di casa, e andò
a ringraziare in chiesa la Madonna, e, prima ancora che Don Bosco
partisse, andò, con meraviglia di tutti, a portare a Don Bosco la pro-
messa oblazione.
>> Una povera vecchierella, che non poteva muoversi se non con
quattro gambe, nello stes~o giorno, benedetta da lui fu vista pel paese
camminare, scioltamente, avuto riguardo all'età, con un solo baston-
cino. Dietro tali fatti e qualche altro, che per brevità tralascio, do-
vendo Don Bosco della stessa sera far ritorno all'Oratorio, trovò la

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V - È il braccio destro di Don Bosco
205
strada gremita di gente, che gli contrastavano il passo, e nol lascia-
rono partire senza prima gettarsi a terra ed essere da Lui benedetti
tutti insieme>>.
Quel medesimo giorno, figgendo lo sguardo nell'anima
di Don Rua e nel suo avvenire, Don Bosco ne faceva il
più splendido elogio, che riferiamo, quale venne scritto da
Don Giacomo Costamagna, che l'ascoltò.
<< Quando di ritorno da far la predica di S. Croce (3 mag-
gio 1867), si sfogava con me e giubilava per tante grazie che
gli faceva il Signore, specie di dargli un Don Cagliero mu-
sico, un Don Durando; Don Lemoyne e Don Francesia,
scrittori, un Don Ghivarello santo, ecc., arrivato a Don Rua
così mi disse:
·
>> - Guarda, Giaco; se Dio mi dicesse: prepàrati, Don
Bosco, chè devi morire, e scegli un tuo successore; pérchè
non voglio che l'opera tua, da te incominciata, venga meno,
e chiedi per questo successore quante grazie, doni, carismi,
credi necessari, perchè possa disimpegnare bene il suo ufficio
che io tutto gli darò; - io - aggiunse Don Bosco - ti assi-
curo che non saprei che cosa domandare al Signore per questo
scopo, perchè tutto quanto ..... già lo vedo posseduto da Don
Rua >> (1).
Anche Don Giulio Barberis, essendo ancor giovinetto,
senti ripetere da Don Bosco un elogio simigliante: << Se avessi
dovuto cercarmi, anche fuori della Società Salesiana, uno
che avesse saputo totalmente comprendermi ed aiutarmi, in
modo da poterlo preparare ad essere il mio successore, non
avrei potuto trovare un altro migliore di Don Rua >>.
Nello stesso mese (maggio 1867), anche Don Rua espe-
rimentò l'efficacia delle benedizioni di Don Bosco. Per di-
verse notti l'aveva colto un dolore cosi forte in una mano,
che non solo gl'impediva di çlormire, ma lo costringeva a
lasciare il letto. Don Bosco, presente Don Berto, gli diè la
benedizione e pregò; ed in fine l'esortò a fare una novena a
Maria Ausiliatrice, e di chiedere la grazia con fede, durante
(x) Da una lettera dì Don Giacomo Costamagna a Don Lemoyne, in data
13-9-1893, da Buenos-Aires.

23.4 Page 224

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206
II - Primo aiutante di Don Bosco
la Santa Messa, specialmente all'elevazione dell'Ostia Santa:
- Abbi fede, gli disse, e non solo speranza! -· Prima della
fine della novena, Don Rua era perfettamente guarito.
E poichè queste meraviglie s'andavano moltiplicando, il
Servo di Dio il settembre 1867 su d'un vecchio quaderno
(c·ontenente, nelle prime pagine, l'inventario degli oggetti
esistenti nella cappella dell'Oratorio di S. Luigi a Porta
Nuova), appuntava altri fatti e detti, degni di memoria,
che servirono per ritrarre più dettagliatamente, in vari pe-
riodi, la santa figura di Don Bosco.
Il lavoro suo, già cosi grande, crebbe ancora nel 1868,
all'àvvicinarsi della consacrazione del Santuario di Maria
Ausiliatrice. Le feste durarono otto giorni, e convennero
all'Oratorio anche i salesiani e gli alunni dei collegi di Mira-
bello e di Lanzo. La Divina Provvidenza largheggiò visi-
bilmente coi figli di Don Bosco, mandando in quei giorni,
in modo anche straordinario, ciò· che occorreva; ma se tutto
procedette con ordine e nulla mancò ai numerosi ospiti, che
eran più di trecento, fu merito di Don Rua.
Le fatiche, però, che ebbe a sostenere, furon così gravi,
che per poco non ebbero un epilogo fatale; dissimulò e sop-
portò la spossatezza e il malessere che sentiva, finchè gli ba-
starono le forze; in fine si senti costretto a porsi a letto, e fu
tosto in fin di vita. Ciò avveniva il 29 luglio, << dopo parec-
chi mesi di sofferenze, dice Don Lemoyne, cagionate dalle
fatiche eccessive che gli davano l'interna direzione dell'O-
ratorio e il dis]?rigo degli affari materiali, e dall'estrema debo- ·
lezza abituale per l'insufficiente riposo di sole quattro ore di
sonno>>. Piissimo, chiese subito gli ultimi conforti religiosi;
Don Bosco era assente e gli fu portato il Viatico. I medici
lo dissero spedito. Il dott. Fissare, che lo curò per il primo,
ebbe a dire più tardi, che la malattia era di tal genere che,
su cento, uno o due al più possono guarire.
S'immagini l'ansietà di tutta la casa! Fu mandato a chia-
mare Don Bosco, il quale giunse verso sera. Appena pose
piede sulla soglia della porteria, superiori ed alunni corsero,
con maggior premura e in maggior numero del solito, afargli
corona, per dirgli dèll'infermità di Don Rua e del pericolo

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V - È il bracct'o destro di Don Bosco
in cui si trovava; e lo pregavano di andar subito a visi-
tarlo per dargli la benedizione di Maria Ausiliatrice. - Pre-
sto! vada a vederlo, che può mancare da un momento all'al-
tro! - Don Bosco, senza turbarsi, senza accelerare il passo,
rispondeva sorridendo: - State tranquilli: io conosco Don
Rua; non partirà senza il mio permesso!
Quella sera v'erano le confessioni, perchè il mattino se-
guente, giovedi, si faceva l'esercizio della buona morte; e Don
Bosco si recò a confessare, e n'ebbe per molto tempo.
Uscito di chiesa, _Don Berto insistette che salisse a vi-
sitare l'infermo; egli, invece, senza nulla preoccuparsi, andò
a cena, dicendo: - Sì, si, andremo a vederlo. - E com'ebbe
cenato, con la solita tranquillità sali in camera a deporre le
sue carte, e poi scese al primo piano presso l'infermo.
Dopo essersi intrattenuto alquanto con lui, questi gli
disse con un fil di voce:
- Oh! Don Bosco! Se questa è la mia ultima ora, me lo
dica pure liberamente, perchè son disposto a tutto.
E Don Bosco:
.
- O caro Don Rua, non voglio che tu muoia! Hai da
qj,utarmi ancora in tante cose!
E, dopo qualche altra consolante parola, lo benedisse.
La mattina seguente, dopo la celebrazione della Messa, ri-
sali dall'ammalato, presso il quale si trovava il dott. Gribaudo,
che insistè sulla gravità del caso, soggiungendo che sperava
poco nella guarigione.
- Sia grave, quanto si vuole - rispose Don Bosco '- il
mio Don Rua deve guarire, perchè gli resta ancor tanto da
fare.
S'era deciso d'amministrare all'infermo anche l'Estrema
Unzione, e, vista sul tavolo la borsa dell'Olio santo, Don Bosco
domandò:
- E perchè è qui l'Olio santo?
- Per amministrarlo a Don Rua.
- E chi fu quel bonomo, che pensò di portarlo qui?
- Son io, rispose Don Savio. Oh! se avesse visto, come
stava male, ieri..... faceva paura..... i medici stessi....
- Gente di poca fede! - l'interruppe Don Bosco, e:

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II - Primo aiutante di Don Bastò
- Fàtti coraggio, Don Rua! - aggiunse sorridendo e face-
ziando: -Vedi! se anche ti gettassi giù dalla finestra, e sopra
il selciato, ora non morresti!
Dal momento che fu benedetto da Don Bosco, il Servo di
Dio prese a migliorare; ed in pochi giorni, contro ogni aspet-
tazione, era fuor di pericolo.
In quella circostanza si vide anche quant'era amato! Non
appena in casa si diffuse la notizia, che Don Rua era caduto
ammalato, e grave, e che stava per morire, si sospesero le
scuole e corsero tutti in chiesa a pregare, fervorosamente,
innanzi all'altare di Maria Ausiliatrice: sentivano tutti la gra-
vità della perdita che minacciava Don Bosco e l'Oratorio.
E quando entrò in convalescenza, e cominciò a fare i primi
passi .fuori di camera, si volle che scendesse sotto i portici,
ove fu accolto a suon di banda, e fatto sedere in mezzo agli
alunni plaudenti, gli si lessero varie composizioni per dirgli
il giubilo di vederlo guarito. Ed egli, senza dubbio, rinnovò
in cuor suo il proposito fatto in occasione della prima Messa,
diJavorare sino alla morte per la salvezza delle anime.
Di quell'anno, in primavera, Don Bosco aveva avuto e
narrato vari <<sogni>>... Dopo l'apparizione d'un mostro ter-
ribile, e le scene della morte, del giudizio e del paradiso, vede
spuntare e crescere, presso l'antica casa Pinardi, una vite,...
che con i suoi rami prende a formare un pergolato, e copre
tutto il cortile dell'Oratorio, carico di grappoli d'uva; e d'un
tratto cadono a terra tutti gli· acini e divengono altrettanti
giovinetti, vispi ed allegri: tutti gli alunni chq furono, sono e
saranno nell'Oratorio e negli altri istituti sdlesiani... E se-
guono tre scene: primo quadro: la vite non ha più foglie, e
sotto di essa è un gran numero di giovani, di quelli visti
poc'anzi, che fanno il bene solo per comparire buoni, ut vi-:_
deantur ab hominibus. Secondo quadro: la vite ha i grappoli
guasti, e sotto son altri giovani in preda al peccato. Terzo
quadro: la vite ha dell'uva stupenda, e sotto son molti gio-
vani, amanti sinceri della virtù. Cambia di nuovo la scena:
la vite cresce nuovamente, s'estende, e produce grappoli
enormi, come quelli ;della Terra Promessa. Don Cagliero
ne gusta un acino, ma sente che ha un gusto orribile. La

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V - È il braccio destro dì Don Bosco
guida, che accompagna Don Bosco, offre un bastone a vari
salesiani perchè battan quei tralci, e nessuno accetta. In fine
si rivolge a Don Bosco, che osserva attentamente e vede
scritte sul1e foglie le parole della parabola evangelica: Ut
quid terram occupat?... ed ogni acino ha scritto il nome del
giovane che. rappresenta e il vizio suo dominante. La guida
insiste, perchè prenda il bastone Don Rua, e batta; e Don
Rua, incrociando le braccia, abbassa la testa e mormora
<<Pazienza!>>; e dà un'occhiata a Don Bosco, il quale gli fa
cenno che approva, ed allora Don Rua prende il bastone, e
comincia a battere. Dati appena i primi colpi, la guida intima
a tutti: <<Ritiratevi!>>; e il cielo s'annuvola e scende una gran-
dine grossa come uova, nera e rossa; sopra ogni pezzo di
grandine nera è scritto << lmnzodestia >>; su ogni pezzo rosso
<<Superbia>>; e la guida: << Questi, dice, sono i due vizi capi-
tali, che rovinano un maggior numero di anime, non solo del-
l'Oratorio, ma di tutto il mondo! >>.
A Don Rua era riservato un così difficile e delicato mandato
nell'Oratorio, che egli solo, con la sua vigilanza e l'impecca-
bile e paziente perseveranza nell'ammonire, sapeva compiere.
La sua convalescenza fu lunga, ma la guarigione completa.
Restò in 1·iposo circa due mesi nella casa di Trofarello; e du-
rante quel tempo, cedendo a graziosi inviti, accettò d'andare
a pranzo presso due famiglie di benefattori. << E quei due
pranzi - osservava scherzosamente Don Bosco, in una con-
ferenza ai salesiani, per inculcare di non accettar d'ordinario
alcun invito - costarono un po' cari al caro Don Rua, e
precisamente due accettazioni gratuite nell'Oratorio>>.
Prima che s'iniziasse il nuovo anno scolastico, era di nuovo
sul posto di lavoro: e sotto il suo sguardo e le sue diret-
tive, realmente, l'Oratorio continuava a prendere un aspetto
sempre più regolare.
Fin dal 1866, gli alunni cominciarono a recarsi in chiesa
in fila e in silenzio, per raccogliersi più facilmente e conser-
vare il dovuto contegno nel luogo santo; ed ebbero, anche in
chiesa, assistenti determinati.
Nel 1867, cominciarono a recarsi in fila e in silenzio anche
alla scuola.
14 - Vita del Servo di Dio Michele Rua. Voi. I.

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210
II - Primo aiutante di Don Bosco
E, veramente, un po' di regolare disciplina s'imponeva,
perchè, atteso il numero degli alunni, non poteva bastar
più quello spirito di famiglia, sul quale s'era venuto formando,
fin dai primi tempi, l'ottimo andamento dell'istituto.
Il Servo di Dio provvide pure perchè gli stessi chierici, i
quali erano assai numerosi, avessero un assistente; e quest'uf-
ficio venne affidato al nuovo sacerdote Don Paolo Albera.
Anche i co~ì detti famigli, cioè le persone di servizio ad-
dette all'istituto, ebbero delicatissime cure paterne dal Servo
di Dio.
Provvide pure che si diradassero i letti in dormitorio;
che restassero chiuse a chiave le aule scolastiche, fuori delle
ore di scuola; che si curasse maggiormente la pulizia dello
stabilimento; e che gli alunni avessero ogni settimana anche
una lezione di buona creanza.
E tutto senza diminuir affatto quella familiarità, che
formava la più cara attrattiva dell'Oratorio, con soddisfa-
zione grande di Don Bosco.
Mons. Lorenzo Gastaldi, Vescovo di Saluzzo, che vi si
recava spesso, come altri ir.uiigni Prelati, per parlare con
Don Bosco, poco prima della consacrazione del Santuario
di Maria· Ausiliatrice, alla quale prese parte attivissima,
inviava a Roma, per ottenere l'approvazione della Società
Salesiana, questa preziosa testimonianza, che tratteggia lu-
minosamente lo zelo e la santità di vita che caratterizzavano
i priI?i salesiani, i quali formavano una sola. famiglia, una
sola mente, e un cuore solo!
i
<< .....Il numero prodigioso dei giovani che frequentano questi Ora-
tori, l'attitudine e disposizione che quivi essi acquistano alla pietà
e a tutte le altre pratiche cristiane, la perseveranza nello spirito cri-
stiano, che la maggior parte dei giovani quindi usciti conservano,
il loro affetto tutto singolare che, sia al sig. Don Bosco, sia ai suoi
compagni nel sacerdozio, dimostrano e che conservano anche da lungo
tempo usciti dagli Oratori, dimostrano e provano ad evidenza, che
quivi il misericordioso Iddio spande in misura sovrabbondante le
sue benedizioni e che, quivi, vi ha una missione particolare in vantaggio
della gioventù.
>> Questa benedizione risulta pure dalle vocazioni allo stato eccle-
siastico, che quivi si sono svegliate; locchè fece si che dall'anno 1848

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V - È il bracct'o destro di Don Bosco
211
al 1863, nel qual tempo il Seminario Arcivescovile di Torino rimase
chiuso, l'Oratorio di Don Bosco che nel collegio-convitto conta circa
800 giovani, forni ed educò i chierici della Diocesi di Torino; del
che S. Ecc.za Mons. Fransoni esprimeva al sottoscritto le sue com-
piacenze, mentre gemeva nel suo esilio di Lione ed era dal sottoscritto
visitato.
>> Ma il sig. Don Bosco non avrebbe potuto fare che una parte
menoma di tanto bene, ove non si fosse unito a tempo dei compagni,
e non avesse formata una società di chierici e sacerdoti, i quali, sotto
la sua direzione, esercitassero la carità con quei giovani sovrammen-
zionati.
» Ora il sottoscritto dichiara, che esso vide farmarsi e crescere
questa Società, ne vide le regole, ne vide il risultato. Vide che con
l'osservanza di queste regole si mantenne costantemente in essa lo
spirito di obbedienza, sottomissione, umiltà, pietà, concordia, pace,
e carità. Trovo mai sempre nei membri formanti questa Società, come
una sola mente, un cuore solo. Vide, come per miracolo, sorgere in seno
alla medesima una chiesa colossale, che forma la meraviglia di chi
la· esamina, e che per la spesa di oltre a un mezzo milione di lire so-
stenuta da poveri sacerdoti nulla tenenti, è come un portento, il quale
prova che Iddio benedice questa Società.
» Il sottoscritto, pertanto, non può a meno di fare voti, perchè
questa Società, insieme con le sue Regole, venga approvata da Sua
Santità, ed eretta alla classe di ordine religioso, confidando che quindi
ne verrebbe del gran bene alle anime, al clero, alla Chiesa in generale,
ma in ispecie alla gioventù, Ia quale abbisogna oggidi più che mai
di ottimi educatori; e quindi abbisogna di Ordini religiosi, che ne
prendano cura con quello spirito di carità, discrezione, pazienza, col
quale da molti anni ne prende cura la Società, istituita e diretta dal
detto sig. Don Giovanni Bosco..... >>.
Durante l'erezione del Santuario di Maria Ausiliatrice,
Don Bosco continuò a lavorare attivamente per ottenere l'ap-
provazione della nuova Società; e, tra le carte lasciate dal
Card. De Angelis, Arcivescovo di Fermo, vi sono varie sue
lettere, in una delle quali, recante la data del 2 giugno 1868,
Don Bosco dice di aver già ottenuto le commendatizie di oltre
22 Vescovi, e supplica l'Eminentissimo ad unire ad esse la
sua, mentre l'invita a prender visione dell'incartamento n1an-
datogli in proposito. E, tra queste carte, c'era pure una copia
della supplica inoltrata al nuovo Arcivescovo di Torino,
Mons.. Riccardi di Netro, che aveva fatto il suo ingresso in
città, dopo la lunga vacanza arcivescovile, il 26 maggio del-

23.10 Page 230

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11 - Primo aiutante di Don :Bosco
l'an~o precedente; la quale, firmata solo da Don Bosco,
ma scritta a nome di tutti i membri della Società, è di mano
di Don Rua, e dice così:
<< Noi sottoscritti, unicamente mossi dal desiderio di assicurare la
nostra eterna salute, ci siamo uniti a far vita comune a fine di poter con
maggior comodità attendere a guellé cose, che riguardano la gloria di
Dio e la salute delle anime.
>> Per conservare l'unità di spirito e di disciplina, e mettere in pratica
mezzi conosciuti utili allo scopo proposto, abbiamo formulato alcune
regole, a guisa di Società religiosa, che, escludendo ogni massima re-
lativa alla politica, tenda unicamente a santificare i suoi membri spe-
cialmente con l'esercizio della carità verso il prossimo. Noi abbiamo
già provato a mettere in pratica queste regole, e le abbiamo trovate
compatibili alle nostre forze, vantaggiose alle anime nostre.
>> Ma noi sappiamo che la mente dei privati va troppo spesso facil-
mente soggetta ad illusioni, e spesso ad errore, se non è giudicata dall'au-
torità stabilita da Dio sopra la terra, che è la Santa Madre Chiesa.
Egli è per questo motivo, che noi ricorriamo umilmente a V. E. Re-
verendissima, facendole umile preghiera di voler leggere l'unito piano
di regolamento, cangiare, togliere, aggiungere, correggere, quanto
il Signore Le ispirerà per maggior sua gloria, e compatibile colle
nostre forze. Noi riconosciamo in Lei, Eccellenza Reverendissima, il
Pastore che ci unisce al Supremo Gerarca della Chi'esa di Gesù Cristo.
Parli V. E., e, nella voce di Lei, noi riconosceremo la volontà del Si-
gnore>>.
Dettata da Don Bosco o composta da Don Rua, anche
questa lettera è un prezioso documento dell'esemplarità di
vita, che si proponevano i primi figli di Don Bosco nell'u-
nirsi, sull'esempio di Don Rua, in società reJ.igiosa.
f

24 Pages 231-240

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24.1 Page 231

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VI - Direttore dell'Oratorio
213
VI
DIRETTORE DELL'ORATORIO
1869-1872.
Approvazione della Società Salesiana. - La Divina Provvidenza con-
tinua a vegliar sull'Oratorio, e Don Bosco cura la formazione de'
primi Salesiani. - << Unità di spirito e unità di amministrazione>>.
- L'aiuto prestato dal Servo di Dio. - Don Rua è il primo maestro
dei novizi. - Come assolve il delicato ufficio. - Comincia a spiegare
la Storia Sacra nella chiesa di Maria Ausiliatrice. - Continua le
lezioni di Sacra Scrittura e di Vangelo. - Attende quotidianamente
al ministero delle confessioni. - Al lètto dei moribondi. - Vede l!anima
di un alunno volare al cielo in forma di colomba. - Nuova minaccia
di perder Don Bosco, ed olocausti generosi per la sua guarigione. -
Cresce il lavoro del Servo di Dio. - Sue cure paterne per alcuni
poveri alunni irriducibili. - L'Oratorio, per opera paziente di Don
Rua, riveste il fascino irresistibile del buon esempio. - Altre atten-
zioni delicate. - Le sollecitudini per l'esatta osservanza della. disci-
plina non lo rendono simpatico ad alcuni. - Don Cagliero espone
le difficoltà a Don Bosco, e Don Bosco toglie a Don Rua l'ufficio
di prefetto all'Oratorio, e lo nomina vice-direttore. - Unanz"me ammi-
razione per la virtù del Servo di Dio. - Alcuni pensieri che rivelano
la carità dell'anima sua. - Dà l'esame di professore di retorica.
Sul principio del 1869 Don Bosco si recava a Roma dopo
aver chiesto agli alunni del piccolo seminario di Mirabello
e del collegio di Lanzo particolari preghiere. A quelli dell'O-
ratorio, la sera del 7 gennaio aveva detto: << Vado a Roma,
perchè ho affari di molta importanza, e vado per voi..... Vi
esorto caldamente di recitare fino al 7. marzo un Pater ed una

24.2 Page 232

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II - Primo aiutante di Don Bosco
Salve, secondo le mie intenzioni>>. Così nelle memorie di
Don Rua.
Scopo del viaggio era l'approvazione della Società Sale-
siana, che umanamente parlando, per il momento, pareva
impossibile; ma la Madonna, con tre grazie segnalate, elar-
gite per mez~o di Don Bosco ad un nipotino del Card. Be-
rardi, al Card. Antonelli, e a Mons. Svegliati, Segretario della
S. Congregazione dei Vescovi e Regolari, affrettò le pratiche,
rimosse ogni ostacolo, e il marzo 1869 la S. Congregazione
decretava l'approvazione, differendo ad altra epoca e ad altro
esame, l'approvazione definitiva delle Regole o Costituzioni
della nuova Società.
·
Questa era ancora in istato primordiale: solo ventisei ave-
van promesso di vivere in essa per tutta la vita, trentatrè per
tre anni, e trentuno avevan chiesto d'esservi inscritti: totale,
90 appena, tra soci ed aspiranti.
Intanto << gli alunni dell'Ospizio - scrive nella sua cro-
naca il Servo di Dio - eran più di 800 e l'Oratorio viveva
pienamente abbandonato nelle braccia amorose della Divina
Provvidenza.
>> Devesi notare come al principio di quest'anno eranvi
a soddisfare numerosi e grossi debiti. Il banchiere comm. Giu-
seppe Cotta aveva promesso per i primi di gennaio 1~ somma
di lire 10.000: egli morì sul finire del 1868, e nel suo testa-
mento nulla si trovò notato per l'Oratorio. Ma il Signore
dispose, che in tale circostanza ci venissero recati d'altronde
aiuti straordinari, con cui si potè, comodamepte, far fronte
ad ogni debito e ad altre spese non indifferenti.
>> Sul finire del 1868 moriva il sig. Carlo Bertinetti di
Chieri, e, nei primi giorni del 1869, moriva pure sua moglie;
e lasciarono per testan1ento le loro sostanze a Don Bosco, di
cui ammiravano le belle opere. Questo però non potè coa-
diuvare in nulla al sollievo degli urgenti bisogni di quei
giorni, giacchè, per i primi tempi dopo ricevuta tale eredità,
non si ebbe che a spendere per coprire le passività e le spese,
che occorrono in tali circostanze>>.
La Divina Provvidenza vegliava visibilmente sull'Ora-
torio, e Don Bosco non si preoccupava d'altro che di rendere

24.3 Page 233

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VI - Direttore dell'Oratorio
215
i suoi, degni delle benedizioni del Signore. << La nostra Con-
gregazione - diceva loro l'rr marzo r869, pochi giorni dopo
il ritorno da Roma - è approvata: siamo vincolati gli uni con
gli altri. .Io sono legato a voi, voi siete legati a me, e tutti in-
sieme siamo legati a Dio. ·La Chiesa ha parlato, Dio ha accet-
tato i nostri servigi, noi siamo tenuti ad osservare le nostre
promesse. Non siamo più persone private, ma formiamo una
Società, un corpo visibile; godiamo dei privilegi; tutto il
mondo ci osserva e la Chiesa ha diritto all'opera nostra. Bi-
sogna dunque che, d'ora innanzi, ogni parte del nostro rego-
lamento sia eseguita puntualmente>>.
E passava a rilevare gli obblighi assunti, con l'essersi
uniti in Società:
<< Ricordiamoci sempre, che noi abbiamo eletto di vivere in so-
cietà..... Noi abbiamo scelto di abitare in unum. Che cosa vuol dire
quest'abitare in unum? Vuol dire: in unum locum, in unum spiritum,
in unum agendi finem>>.
Vita comune: carità fraterna: lo stesso programma
d'azione: quindi formare un sol corpo e un'anima sola, con
la carità vicendevole e la dipendenza dai superiori.
:Erano, sostanzialmente, le raccomandazioni fatte da Don
Rua due anni prima che, molto probabilmente gli aveva sug-
gerito Don Bosco, e le stesse che troviamo nella minuta di
una circolare di Don Bosco ai salesiani: - Unità di spirito,
ed unità d'amminlstrazione, mediante l'esatta osservanza delle
Regole.
·
<< Per unità di spz'rito ~ dice Don Bosco - io intendo una delibera--
zione ferma, costante, il volere o non volere quelle cose che il supe-
riore giudica tornare o no, a maggior gloria di Dio. Questa delibe-
razione non si rallenta mai, comunque gravi siano gli ostacoli che
si oppongono al bene spirituale ed eterno, s~condo la dottrina di
S. Paolo: Charitas omnt'a suffert, omnia sustt'net..... Ognuno adunque
si spogli della propria volontà, e rinunzi al pensiero del proprio van-
taggio. Si accerti solamente che quello che deve fare torni a maggior
gloria di Dio, e poi vada avanti .....
>> All'unità di spirito, deve andar congiunta l'unità d'amminùtra-
zione. Un religioso si propone di mettere in pratica il detto del Sal-
vatore, cioè di rint1nziar~ a quanto egli ha, o possa,avere nel mondo,

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216
II - Primo aiutante di Don Bosco
per la speranza di miglior ricompensa in cielo: padre, madre, fra-
telli, sorelle, casa, sostanze di qualunque genere, e tutto offrire al-
l'amor del Signore. Se non che, avendo egli ancor l'anima unita al
corpo, ha tuttora bisogno di mezzi materiali per nutrirsi, coprirsi
ed operare. Perciò egli, mentre rinuncia a tutto quanto aveva, cerca
di aggregarsi ad una Società in cui possa provvedere alle necessità
della vita, senza punto avere il peso dell'amministrazione temporale.
Come adunque egli deve regolarsi in Società, riguardo alle cose tem-
porali? Le regole della Società provvedono a tutto; dunque, prati-
cando le regole, rimane soddisfatto ogni bisogno>>.
Abbiamo voluto rilevare questi pensieri di Don Bosco,
perchè Don Rua li praticò in ogni tempo in modo insupera-
bile, e informò ad essi il programma del suo governo, come
Prefetto Generale, e come Rettor Maggiore.
Il primo pensiero che aveva in mente Don Bosco in quei
giorni era la formazione dei suoi: << Guardiamo - insisteva
paternamente il 6 aprile del 1869 -·· di farci proprio degni
fondatori della Società di S. Francesco di Sales, affi.nchè co-
loro che leggeranno la nostra storia, possano trovare in noi
tanti modelli, e che non abbiano invece ad esclamare: - Che
razza di fondatori eran quelli?>>.
Con un'altra circolare, del 15 agosto 1869, raccomandava
come base della ·vita salesiana, la confidenza nel superiore,
illustrando le pratiche conseguenze di cotest'articolo delle
Costituzioni.
Approvata la Società, ma non ancor definitivamente appro-
vate le Costituzioni, urgeva dar a queste l'assetto definitivo,
conciliando le norme consigliate dall'esperienzb. con i sug-
gerimenti della S. Congregazione, senz'alterare lo spirito
della nuova famiglia. E, in questo, Don Bosco fu efficace-
mente coadiuvato da Don Rua.
Al Servo di Dio affidò l'incarico di far da maestro ai
nuovi ascritti, pur non dandogliene, per motivi di prudenza,
il non1e. Non si può credere con quanta circospezione si do-
vesse procedere a quei tempi, in cui le vecchie corporazioni
religiose eran continuo bersaglio d'una lotta, aperta e sub-
dola, ed implacabile. Anche nell'Oratorio, fin dopo la par-
tenza dei primi l,VIissio.nari Salesiani (1875), f.u un segreto

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VI - Direttore dell'Oratorio
217
l'esistenza della nuova Società che avrebbe continuato l'opera
di Don Bosco.
··
E Don Rua disimpegnò anche l'ufficio di maestro de-
gli ascritti, col solito fervore e con l'esattezza che gli era
abituale. S'intratteneva regolarmente con ciascun di loro,
li vegliava, li ammoniva, e con l'esempio e la parola li stimo-
lava ad una vita fervorosa, in conformità dello spirito del
Fondatore.
Aveva cura diretta anche di coloro che aspiravano ad en-
trare in Società. << Trovandomi al termine degli studi ginna-
siali - gli scriveva nel 1872 Michele Fassio, che fu poi uno
dei suoi segretari negli ultimi nove anni di rettorato - credo
bene parlarle della mia vocazione, ed aprirle interamente il
mio cuore. Ne parlai testè al sig. Don Bosco, il quale mi ras-
sicurò dicendo che continuassi a pregare, ed avrei potuto,
coll'aiuto del Signore, secondar facilmente questa mia incli-
nazione. Io ripigliai dicendo, che ho preso tant'affezione all'O-
ratorio, che non mi sarebbe più possibile allontanarmene
tanto più che una voce continua, partendomi dal cuore, mi
dice che sarei per rovinarmi, se facessi ritorno in mezzo al
mondo. Risposi anche ad un'altra sua interrogazione, dicendo
che ho soltanto mia madre e due fratelli, assai lontani l'uno
dall'altro, ma ben contenti ch'io segua questa mia vocazione. -
Allora, se è cosi - mi disse Don Bosco - tu, con una mano,
ed io, con due, procureremo di mandar la cosa ad effetto.
Intanto, se aneli di entrare nella Società di San Francesco di
Sales, fanne richiesta al sig. Don Rua >>.
'
Come abbiamo accennato, quanti aspiravano ad entrare
in Società, venivan raccolti dal Servo di Dio in private con-
ferenze per disporli meglio al passo che volevano compiere;
e quando gli pareva venuto il giorno di arr1metterveli, sen-
z'aspettare che ve ne fosse un piccol numero, foss' anche
un solo, lo diceva a Don Bosco, che, privatamente, dava al
nuovo ascritto l'abito ecclesiastico.
· << Avendo io terminato il corso ginnasiale - narra Don
Giuseppe Rinetti - e fatto domanda di rimanere con Don
Bosco e di percorrere la carriera ecclesiastica, fui invitato ad
accompagnare Don. Rua fuori dell'Oratorio. Vi andai pre>nt~-

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11 - Primo aiutante di Don Bosco
mente, non senza meravigliarmi dell'alto onore, che mi veniva
fatto. Can1min facendo, Don Rua prese ad interrogarmi sul
motivo, che mi aveva mosso a domandare di rimanere con
Don Bosco; e, proseguendo con altre domande, mi diede l'e-
same di vocazione, e, quella medesima sera, io riceveva, da
solo, l'abito chiericale dalle mani di Don Bosco, nel Santuario
di Maria Ausiliatrice>>.
<< Durante il mio noviziato, ogni quindici giorni - diceva
il salesiano Marcello Rossi - Don Rua mi chiamava imman-
cabilmente, e mi faceva passeggiare con lui in cortile, fa-
cendomi fare un rendiconto minutissimo. Una volta, n1i sot-
topose ad una prova, che non ho mai dimenticato. Mi mandò
a chiamare, allora io era in libreria, e mi disse di passare in
tipografia a girare la ruota di una macchina, lavoro di un ro-
busto operaio che momentanearnente mancava, faticoso assai,
perchè bisognava compierlo a forza di braccia·. Era un inca,-
rico superiore alle mie forze; ma non voleva assolutamente
dir di no a Don Rua, e tacqui; passai un momento in chiesa,
e mi recai in tipografia. Dopo due ore, Don Rua mi mandò
premurosamente a chiamare, e n1i disse che tornassi tranquil-
lamente in libreria, dove prestavo piccoli servigi per nulla
faticosi. Ricordo anche, che terminato l'anno di prova, egli
cangiò metodo con me; cessò di essere il maestro, e divenne
un fratello maggiore, e un altro Don Bosco>>.
Nel 1869 il Servo di Dio cominciò a predicare ogni do-
menica, al posto di Don Bosco, in Maria, Ausiliatrice, e
nel 1872 a narrare la Storia Sacra, e continuò questa predi-
cazione fino al 1889, cioè per oltre 16 anni. Semplicità,
unzione ed esatta esposizione del testo biblico n'erano le
doti; e solo chi l'ha udito può farsi un'idea dell'incanto,
che avevano le sue ·istruzioni, e del bene che producevano
negli uditori. << Una delle cose che m'impressionavano e
nello stesso tempo mi piacevano di più, riguardo a· Don
Rua - attesta il salesiano Don Francesco Piccollo - era
la sua predicazione.. Negli anni passati all'Oratorio, e da
studente e da chiericb, l'ho sentito regolarmente al mattino
della domenica, dopo la seconda Mess~ a predicare. Vera-,,
mente, non erano prediche, ma istruzioni, o lezioni di Stoda

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VI - Direttore dell'Oratorio
Sacra; e la sua chiarezza era n1irabile, l'ordine perfetto, le
riflessioni se1npre belle e pratiche; e noi giovinetti stavamo
così attenti, che non se ne perdeva una parola>>.
Fortunatamente ce ne resta un'eco negli accennati qua-
derni di Storia Sacra, che gli fornirono la materia fino al 1876,
e negli appunti che ne distese dopo quell'anno, nei quali,
volta per volta, insieme con la parte storica, notava anche le
riflessioni morali, i felici spunti ascetici, e le opportune con-
siderazioni religiose, onde soleva condirle. Leggendo questi
appunti, anche nella loro brevità, par di sentir l'eco della sua
parola, la cui efficacia, più che dalla chiarezza dell'esposi-
zione e dall'interesse del racconto, veniva dalla santità del-
l'anima da cui sgorgava e dalla fede di cui era ricolma.
<< Alla santità - dice il teol. Don Francesco Paglia, sale-
siano - andava in lui congiunta una grande scienza, special-
mente sacra, per cui nell'anno 1869-70, in cui nell'Oratorio
furono istituite le scuole di Teologia, egli fu eletto da Don
Bosco a professore di S. Scrittura: ed io ebbi la fortuna e l'o-
nore di averlo professore due anni. Per testo si aveva ancora il
Janssens, molto conciso; ma egli lo spiegava egregiamente col
metodo che è riputato migliore. Faceva leggere il testo, e poi
lo spiegava con chiarezza e facilità, veramente mirabili, E
benchè la materia fosse sovente arida, egli la rendeva sempre
amena colla facondia spontanea, naturale, e pienamente adat-
tata all'arte dell'insegnamento>>.
·
Continuava anche a tener ogni sabato una lezione di Van-
gelo, o di Testamentino come si diceva, ai chierici studenti di
filosofia, assegnando loro ogni volta dieci versetti da recitare
a memoria il sabato seguente.
<< Ma prima - attesta Don Francesco Piccollo - ce li
· spiegava con molta cura, nè tralasciava .di fare tutte le osser-
vazioni che potevano chiarire il testo, e quelle riflessioni che
potevano giovare per il profitto spirituale; e la scuola si con-
vertiva, cosi, in una conferenza ascetica, che tornava di molto
profitto a chi aveva animo di correre la via della perfezione>>.
<< Che se vedeva in qualche chierico di bell'ingegno poca
voglia di compiere quello studio - osserva Don Maggiorino
Borgatello - l'interrogava di preferenza; e benchè l'interro.,._

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II - Primo aiutante di Don Bosco
gato non avesse neppur aperto il Testatnentino, egli insi-
steva che recitasse i dieci versetti assegnati per lezione, dalla
prima all'ultima riga. Senza rivolgergli una parola di rimpro-
vero, con tutta calma e pazienza, attendeva dolcemente che
avesse recitato tutta la lezione..., che i compagni, sotto voce,
gli suggerivano, parola per parola. Ogni tanto, egli si limitava
a dire: - Avanti, avanti! - e questo, nel silenzio più asso-
luto. In quegli istanti si sarebbe sentito il volo d'una mosca. E
bastava, ogni anno, qualcuno di questi esempi, perchè tutti
mettessero il maggior impegno nello studio del Vangelo >>.
Attendeva anche, quotidianamente, al ministero delle
Confessioni, e numerosissimi eran quelli che amavano con-
fidare a lui i segreti della loro coscienza. Esatto ed osservante
di tutte le norme insegnate per fare una buona confessione,
non mancava di rivolgere opportune domande a completar
l'accusa; con brevi parole suggeriva il modo di evitare anche
ogni colpa ed ogni difetto; all'occorrenza ricordava i consigli
dati nelle confessioni precedenti; e cosi la direzione delle
anime aveva, in lui, una perfezione che non è facile trovare
nella maggior parte dei sacerdoti. << La prima confessione,
che feci all'Oratorio - ricorda Don Piccollo -- la feci da
Don Rua; e perchè egli aveva. una maniera tutta nuova, restai
contentissin10 di quella confessione; mi ascoltò con pazienza;
mi istrui sul modo d'incominciare la confessione e di termi-
.narla, e ciò con un'amorevolezza tutta specciale: io era pien
di conten,tezza, e anche di ammirazione, p<tr un sacerdote,
che mi pareva superiore a tutti quelli che aveva visto e con
cui aveva praticato>>.
Il suo ministero era particolarmente apprezzato al letto
dei moribondi. Era voce comune nell'Oratorio, che l'aver
Don Rua al fianco in punto di morte, era una grazia e una
consolazione non inferiore a quella di aver Don Bosco.
Lo stesso Servo di Dio ci ha lasciato questa cara memoria
degli ultimi giorni di un alunno, Michele Franzèro, conse-
gnato all'Oratorio dalla Direzione del R. Ospizio di Carità.
'
<< Verso il 7 giugno del 1871 fu incontrato da un superiore, il
quale, vedutolo con un colore tanto smorto, l'interrogò, se non si

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VI - Direttore dell'Oratorio
sentisse bene. Rispose, che sentivasi un poco indisposto, però non
pensava per anco a consegnarsi infermo. Tastato il polso e ricono-
sciutovi un po' di agitazione febbrile, venne, dal medesimo, fatto
accompagnare all'infermeria e raccomandato alle cure dell'infermiere
e del medico. Durò la malattia una decina di giorni, durante i quali
non diede mai il minimo segno d'impazienza, non mai diede un la-
mento, non una parola di doglianza; anzi, a chi l'interrogava, rispon-
deva sempre di sentirsi meglio, e mostrava piacere quando gli si
parlava dell'anima, oppure gli si diceva qualche cosa per fargli co-
raggio
.
>> Alli 16 di detto mese, dimandò e ricevette i Ss. Sacramenti,
con le più belle disposizioni, sebbene credesse di non aver tanto male.
Giunta la notte delli 17 alli 18, il male si aggravò; ed egli, paziente,
al solito, andava ripetendo le giaculatorie che gli venivano suggerite,
e di tratto in tratto volgevasi alla persona che lo assisteva e dicevagli:
- Faccia il piacere, vada a chiamare il tal sacerdote - e nominava
quello che avevalo fatto accompagnare all'infermeria. Fattogli pre-
sente che era tardi, che quel sacerdote aveva bisogno di riposare,
acquietavasi, ma dopo qualche intervallo ripeteva la stessa dimanda,
finchè, al mattino, di buon ora, si appagò il suo desiderio, e si andò
a chiamargli il detto sacerdote. Con aria grave, quando lo vide com-
parire: - Desidero, gli disse, di confessarmi. - Ti sei confessato
solo pochi giorni fa, non hai neppur bisogno - gli rispose il sacer-
dote. - Ohi si, riprese l'infermo, io voglio confessarmi. - Il sacer-
dote si arrendette al suo desiderio, e lo confessò. Durante la confes-
sione proruppe in dirotto pianto e ad alta voce esclamava: - Mah!
mi perdonerà il Signore? mi perdonerà ancora? - Sl, sta' tranquillo,
gli diceva il sacerdote, confida nel Signore, che molto ti ama. - A
stento potè riuscire ad acquietarlo. Il sacerdote stesso, vedendo le
sante disposizioni di quel buon ragazzo, sentivasi profondamente
commosso; e commossi fino alle lacrime eran quelli che trovavansi
nella stessa camera, che osservavano il suo pianto e sentivano le sue
· parole, piene di compunzione. Avendo ricevuto il SS. Viatico solo
due giorni prima, non si giudicò più necessario amministrarglielo
nuovamente, tanto più, poi, che non pareva neppure tanto aggravato.
» Il sacerdote ritirossi per attendere alle varie sue urgenti occu-
pazioni, promettendogli che lo avrebbe raccomandato alle preghiere
dei suoi compagni; egli intanto procurasse di trattenersi alcun poco
a pregare, anche solo col cuore, il Signore.
>> Verso le 7 e ½ antimeridiane, mentre i compagni, insieme ra-
dunati in chiesa, porgevano alla Vergine Ausiliatrice le loro preghiere
per lui, l'infermo cominciò a fissare lo sguardo verso la volta dell'in-
fermeria; poi si mise a ridere di gran contentezza. - Che hai? gli
domandò qualcuno che gli stava dappresso. - Oh! non vedi? gli
rispose, non vedi chi viene vicino a me? Oh! come son belli! guarda,
I

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11 - Primo aiutante di Don Bosco
guarda, quanti angeli! - Ridendo, guardava a destra e a sinistra,
come per salutare i nuovi arrivati, i quali, però, non eran veduti da
altri che da lui. Finalmente, alza di nuovo lo sguardo verso la volta:
- Oh! anche la Madonna viene a trovarmi; viene a prendermi! oh!
che piacere! - Ciò detto tacque, e, fisso cogli occhi al cielo e col
volto tuttora ridente, rese la candida anima fra i cori d~gli angeli,
nelle mani della Vergine Maria, come giova sperarlo, il z8, domenica
terza di giugno, in età di II anni>>.
Il sacerdote, di cui fa parola, era lo stesso Servo di Dio;
il quale, nella sua umiltà, tacque anche un altro particolare.
Il missionario salesiano Don Bartolomeo Molinari, che fu
presente alla morte del pio giovinetto, ci dice che vi si trovò
presente anche Don Rua, e che, appena spirato il giovane,
alzò gli occhi al cielo, e, volto agli astanti, disse con voce com-
mossa:
- Mi pare di aver visto l'anima sua, volare al cielo, con1e
una colomba!
Alla fine del 1871, una tremenda disgrazia minacciò la
Società Salesiana. Don Bosco, dopo la fatica fatta la mattina
del 26 novembre per recarsi in fretta dalla Chiesa di S. Fi-
lippo alla Metropolitana, quando, a causa del cattivo tempo,
si dovette rinunziare al corteo prestabilito per l'ingresso so-
lenne del nuovo Arcivescovo Mons. Lorenzo Gastaldi (<<se
ne attribui la causa al cattivo tempo - scriveva l'Unità Cat-
tolica - e la colpa era proprio del tempo non solo cattivo;
ma pessimo e fangoso in cui ci troviamo>>), si recòf in Liguria
a visitare le case salesiane di Marassi presso Genova, Alassio
e Varazze; e qui, la vigilia dell'Immacolata, cadde malato
per una forte eruzione di miliari, con febbre altissima. Il pe-
ricolo di perderlo era grave; e, appena se ne sparse la notizia,
s'innalzarono fervide preghiere da ogni parte. Anche il santo
Mons. Galletti, Vescovo d'Alba, non potendo reggere al pen-
siero che Don Bosco avesse a morire, si gettò in ginocchio e,
cogli occhi gonfi di lacrime e le mani alzate al cielo, fece que-
sta preghiera: << Signore, se volete una vittima, eccola qui; ma,
per pietà, risparmiate Dori Bosco!>>. Anche non pochi alunni
dell'Oratorio, attorno all'altare di Maria Ausiliatrice, scon-
giuràvano la gran Madre di Dio di prenderli subito tutti

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VI - Direttore dell'Oratorio
223
quanti in paradiso, purchè fosse restituito Don Bosco ai loro
compagni. Anche Don Domenico Pestarino, un salesiano che
viveva in famiglia per assecondare, provvidenzialmente, l'im-
minente fondazione della seconda famiglia Salesiana, l'Isti-
tuto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, mosso dall'esempio di
varie Figlie dell'Immacolata di Mornese, faceva, per Don
Bosco, olocausto della propria vita.
E Don Rua, che prendeva nota di questi generosi sacri-
fici, che cosa avrà detto al Signore, nell'insuperabile affetto
che portava all'amato Padre ed all'Opera sua?
Già nel 1846, e di nuovo nel 1865, questi doveva passare
all'eternità; e, come allora, anche questa volta le preghiere
dei figli dovevano ottenergli la guarigione. Don Rua fu a visi-
tarlo a Varazze, negli ultimi giorni del 1871; e il 7 gennaio
1872 indisse nell'Oratorio << una novena di preghiere al Sacro
Cuore di Gesù e a Maria Ausiliatrice per la guarigione di
Don Bosco, celebrando una Messa ai rispettivi altari, e reci-
tando, dopo la Messa, la coroncina al Sacro Cuore di Gesù>>;
e Don Bosco il 15 febbraio ritornava all'Oratorio.
La minaccia di perderlo ridestò le sollecitudini per rac-
coglierne ogni fatto e ogni detto, degno di memoria. Fin dal
21 gennaio, auspice Don Rua, si trattò di riprendere questo
lavoro; e si scelsero due notai, o redattori delle memorie,
in Don Francesco Dalmazzo e Don Gioachino Berto; e si
stabili che i singoli membri del Capitolo dell'Oratorio e i di-
rettori delle case salesiane fassero solidali nel tener conto di
quanto conoscevano o potessero venir a conoscere, interro-
gando coloro che conoscessero fatti e particolari ,per conse-
gnarne le memorie ai sullodati notai. La settimana dop9, il
28 gennaio, si stabili di fare una traccia della vita di Don Bosco
divisa in periodi, e se ne assunse l'incarico lo stesso Don Rua.
Altre volte durante l'anno si tornò sull'argomento, e venne
incaricato Don Savio di scrivere ciò che riguardava i due
viaggi compiuti da Don Bosco a Ro'ma nel 1871 per l'elezione
dei Vescovi, e Don Sala circa il ritorno in sede di un parroco
della diocesi di Bergamo, inviso alla popolazione.
Dopo il ritorno di Don Bosco da Varazze, il lavoro di
Don Rua divenne ancor più grave per -lo sviluppo dell'opera

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II - Primo aiutante di Don Bosco
e per i necessari riguardi, che si dovettero usare al Fondatore,
per non affaticarlo soverchiamente con pericolo d'una ri-
caduta.
Ma neppur Don Rua era l'uomo più robusto; egli pure,
dopo la malattia del 1868, ebbe per più anni a sopportare
più di un disturbo; Don Bosco gli ripeteva spesso di farsi co-
raggio e di aver cura della sanità, e glie lo scriveva anche,
quand'era lontano; e per bontà del Signore potè superare
ogni incomodo e continuare il suo lavoro indefesso per dare
all'Oratorio un assetto migliore.
Certo, fu questo uno dei periodi più gravi della vita del
Servo di Dio.
-- ·
Abbiamo accennato a certi alunni, consegnati all'Oratorio
dalla questura e da altre pubbliche autorità, spesso refrattari
ad ogni avviso e ad ogni miglioramento. Eppure, abbandonati
e soli, quei poveretti avrebbero fatto compassione alle pietre,
e trovarono, essi pure, nell'Oratorio, quella carità che non
avrebbero trovato in nessun altro stabilimento educativo.
Per tentare ogni mezzo di correggerli e non ·venir all'espul-
sione, col consenso di Don Bosco si stabilirono alcune camere
di riflessione, dove cotesti pubblici refrattari ad ogni disposi-
zione del Regolamento, che parevano irriducibili, venivano
segregati durante la scuola e le ricreazioni, perchè, senza tor-
nar di danno ai compagni, potessero rimanere nell'Oratorio
ancora qualche giorno, comprendere l'imminente pericolo
ond'erano minacciati, prendere una generosa risoluzione ed
emendarsi. A poco alla volta, non tanto per il di,:ninuir di
tali accettazioni, quanto per l'ampio fiorire della 'disciplina
e del buon esempio generale, siffatto provvedimento venne
abolito; e si dovette all'opera paziente di Don Rua, se l'O-
ratorio di Valdocco, pur contando 800 e 900 alunni, giunse a
vestirsi di cotesto irresistibile fascino al bene, con somma con-
solazione di Don Bosco.
E Don Bosco e Don Rua ne andarono convinti, che in
qualunque casa salesiana, dov'è grande il numero degli
alunni e in fiore il sistema preventivo, si può sempre accet-
tare, quando necessità o cqnvenienza l'esigano o lo consi-
glino, qualche giovane disgraziato, anche disco_lo, che non si

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VI - Direttore dell'Oratorio
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dovrà mai perdere di vista, e, il più delle volte, non tarderà
a divenir buono ed anche ottimo, guadagnato dall'efficacia
del buon esempio.
·
Gli alunni artigiani ebbero dal Servo di Dio anche quel
serio e pratico indirizzo che aperse e facilitò la via a progres-
sivi miglioramenti, fino a raggiungere l'ampia e discreta per- ·
fezione di programma che il salesiano Don Giuseppe Ber-
tello diede alle Scuole Professionali ed alle Colonie Agricole
Salesiane. A poco alla volta, Don Rua aboll le frequenti
uscite che essi facevano in città, per provviste e commissioni
per il proprio laboratorio; dispose che avessero un cortile per
le ricreazioni, distinto da quello degli studenti, e ordinò che
avessero scuola regolare ogni giorno dell'anno, compresa
qualche ora nei festivi, per dar loro un'istruzione conveniente,
e metterli in grado d'apprender meglio la propria professione.
I rilievi che potremmo fare, meditando gli appunti la-
sciati dal Servo di Dio circa gli argomenti delle frequenti
conferenze che si tenevano, sotto la sua presidenza, dai su-
periori dell'Oratorio, ci offrirebbero argomento per un lungo
capitolo che riuscirebbe assai importante per i Salesiani, ma
poco interessante per la maggior parte degli altri lettori.
Sta il fatto che Don ·Rua ha il merito di aver pazientemente
raggiunto la piena sistemazione di un istituto così ampio e
vario, qual era l'Oratorio, col rimettere in fiore tutti i mezzi
voluti da Don Bosco, molti dei quali, poco alla volta, eran di-
venuti lettera morta, e col suggerirne e introdurne dei nuovi,
man mano che le necessità li richiedevano.
Per opera sua gli alunni, anche i più poveri, come quelli
a carico totale dell'istituto, ebbero un vestito decente per i
giorni festivi; e mentre ogni settimana l'economo della casa,
accompagnato da qualche apprendista sarto e calzolaio, vi-
sitava il piccolo corredo dei singoli alunni nei dormitori, per
far accomodare a tempo le scarpe o gli abiti che avevan bi-
sogno di riparazione, egli stesso moltiplicava di giorno le vi-
site ai laboratori per assistere ed avviare i capi d'arte al com-
pimento del proprio dovere, perchè in gran parte venivano
dalla campagna ed erano tutt'altro che pratici dell'ufficio che,
in mancanza d'altri, veniva loro necessariamente affidato, e
15 - Vita del Servo di Dio Micllele Rua, Voi. r.

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II - Primo aiutante dt Don Bosco
da essi, diciamolo anche, coraggiosamente e generosamente
assunto. E la sera vigilava, pazientemente, per il buon anda-
mento delle scuole notturne, in quegli anni assai frequentate
da giovani esterni.
La sua cura costante era l'osservanza del Regolamento; e
per questa sua cura caratteristica era notato a dito da tutti.
<< Come prefetto doveva fare tutte le parti rigorose e spiace-
voli - dice Don Giulio Barberis - e per questo dai ragazzi
si faceva più temere che amare; ma era cosi prudente e di
bei modi, che anche i più dissipati lo ammiravano>>. «Anche
in quegli anni r87r-r872-aggiunge Don Anacleto Ghione-
Don Rua prendeva parte ai giuochi dei ragazzi, alla barra,
ai birilli; ed io mi dilettava nell'osservare i bei modi, la gra-
zia e l'umiltà che accompagnavano i suoi divertimenti>>. In
realtà tutti lo amavano, perchè tutti lo vedevano d'una retti-
tudine singolare, sebbene riuscisse poco simpatico a quelli
che non erano e non volevano essere esemplari. Era il supe-
riore più temuto, tanto dai giovani quanto dai chierici. Dire
ad uno: Don Rua ti chiama! era come sottoporlo all'improvviso
a una doccia fredda. E se la presenza del Servo di Dio era
un continuo richiamo all'osservanza ed un tacito rimprovero
a chi la trascurava, pensiamo l'effetto d'un suo rimprovero.
Tutti erano persuasi, e lo si diceva a voce alta, che egli sa-
rebbe stato il successore di Don Bosco, perchè, più di qua-
lunque altro, ne comprendeva la mente e ne possedeva lo
spirito; ma continuando a fare il prefetto, con iuella perfe-
zione che era in lui naturale, avrebbe potuto ereditar anche
quell'affetto che Don Bosco riscuoteva da tutti?
Don Cagliero, un giorno, si fece animo, com'egli diceva,
ed· osservò a Don Bosco:
·
- E chiaro, caro Don Bosco, che quando lei sarà volato
in paradiso, e sia più tardi che mai! chi dovrà raccoglierne
l'eredità, sarà Don Rua; tutti lo dicono, e l'ha detto tante
volte anche lei. Ma non tutti son d'accordo nel dire, che Don
Rua avrà da tutti anche la stessa confidenza che lei gode;
perchè con questa vita da censore, che è costretto a vivere
nell'Oratorio per tutelar la disciplina, a molti_ non è simpatico.
Don Bosco non potè non ammettere la giustezza dell'os-

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VI - Direttore dell'Oratorio
227
servazione, ed assicurò Don Cagliero che avrebbe provveduto.
E subito - si era nel I 872 - nominò prefetto Don Provera,
e a Don Rua diè l'ufficio di direttore. Il Servo di Dio ubbidi,
ma non ne volle il nome, e lo lasciò a Don Bosco; e, come aveva
fatto nell'Oratorio dell'Angelo Custode in Vanchiglia, prese
il nome di vice-diretto1·e. Era giusto e conveniente, che il
Fondatore dell'Oratorio non lasciasse il titolo che aveva sem-
pre avuto, quantunque non potesse più disimpegnarne effet-
tivamente i doveri; e Don Rua si pose a compiere l'ufficio
di direttore, senza portarne il nome.
E non si tardò a veder il mutamento. Per qualche tempo,
gli rimase, è vero, un po' dell'impressione che faceva a tutti
quando era prefetto; non già per l'indole personale, sebbene
piuttosto austera, perchè si sforzava d'adattarla alla nuova
carica; ma principalmente per l'esemplarità, con la quale,
com'era suo dovere, in qualità di Prefetto generale della So-
cietà continuò, anche nell'Oratorio, ad esercitare l'alta vigi-
lanza per l'osservanza del Regolamento, e, in parte, forse,
anche per la tradizione del giudizio, che s'era formato a suo
riguardo.
Perchè, sin da quel tempo, l'eroica sua virtù s'imponeva
a tutti. << Ho conosciuto il Servo di Dio - attesta il teol. Ago-:
stino Sanguinetti, della Piccola Casa della Divina Provvidenza
- nel 1870, quando, ragazzo, entrai nell'Oratorio: avevo
allora 12 anni; e la figura del Servo di Dio, quantunque io
fossi giovane, mi ha subito colpito, e mi sentii preso da una
grande venerazione per i modi paterni con cui trattava tutti,
e anche me. Era circondato di grande stima dai confratelli e
dai giovani: ed era tenuto in gran sthna dallo stesso Don Bosco,
il quale lo ripeteva come suo braccio destro. La sua figura
colpiva già l'attenzione di noi giovani; e ricordo, che, tra noi
discorrendo, si faceva il paragone tra il Servo di Dio e Don
Bosco; e, mentre tutti eravam9 ammirati dalle virtù eccelse
di ambedue, qualcuno, a motivo forse dell'aspetto più im-
pressionante di Don Rua, arrivava ad anteporlo nella santità
allo stesso Don Bosco>>..
<< Mi son trovato - dichiara il prof. cav. Giuseppe De-
Magistris, che fu alunno del collegio di L~nzo Torinese dal

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II - Primo aiutante di Don Bosco
1863 al 1866, e restò con i salesiani ancor sette arini, cioè
fino al 1873 - mi son trovato in circostanze, da poter con-
statare che Don Bosco ·aveva un concetto altissimo di Don
Rua. A lui deferiva l'esecuzione delle cose più delicate ed
importanti; fu sempre il confidente suo intimo; so di inca-
richi segreti a me affidati dal ven. Don Bosco e da nessuno
conosciuti, eccetto che dal Servo di Dio. Da parte sua il Servo
di Dio corrispondeva colla massima diligenza alle preferenze
di Don Bosco; in tutto e per tutto si studiava di comprendere
e ricopiare in se stesso lo spirito di Don Bosco; ed era al
corrente la fama che sarebbe stato suo successore. Aveva poi
in sè qualche cosa di soprannaturale, che faceva nascere in
noi un'ammirazione e devozione, superiore ancora a quella
che si aveva per Don Bosco>>.
Tutti vedevano in lui l'uomo di Dio; la sua figura, la
sua parola, li suo sguardo, in qualunque istante erano ai
confratelli uno sprone alla virtù, specialmente durante gli
esercizi spirituali.
Don Rua pensava a scegliere i predicatori tanto per i Sale-
siani come per gli alunni di ogn·i casa; e più volte si associava
a Don Bosco - era Don Bosco che lo voleva - nel dettare
gli esercizi ai confratelli a Trofarello e a I,anzo, durante
le vacanze autunnali. E, a nostro vantaggio, abbiamo alcuni
quaderni delle sue meditazioni, dalle quali togliamo tre pen-
sieri molto espressivi.
<< L'amor di Dio deve regnare nel nostro tuore >>.
I
· << Qual nobile fine fu mai dato all'uomo : amar quel Dio che è
infinitamente buono, che è infinitamente bello, che racchiude in sè
tutte le perfezioni; quel Dio che ci ama tanto, che ci ha creati, che
ci conserva, che non lascia passar un istante senza beneficarci. Ahi
qualora non fosse questo il nostro fine, qualora neppure ci fosse co-
mandato di amarlo, dovrebbe tuttavia il nostro cuore essere tutto
infiammato d'amore per lui, anche solo a titolo di riconoscenza.
Del resto il nostro cuore ha una necessità di amar Dio; ami pur i
piaceri, ma vi sarà sempre un vuoto, non si troverà mai soddisfatto;
è solo nell'amor di Dio che potrà aver quiete ed essere saziato... Ahi
cari giovani, avessimo anche mille cuori, non sarebbe troppo tutti impie-
garli nell'amore di un Dio, degno d'infinito amore. Quindi è che noi
vediamo santi tanto accesi d'amor di Dio, che per loro era gran ven-

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VI - Direttore dell'Oratorio
229
tura il poter fare e soffrire qualche cosa per amor di Dio I E noi ab-
biamo un cuor solo, e questo, invece di darlo tutto a Dio, lo divide-
remo? ... >>.
Quindi il primo studio sia quello di conoscere i nostri
doveri verso il Signore, e compierli nel modo migliore:
<< Dobbiamo procurar di conoscere quante belle cose Egli ha ope-
rato a favore dell'uomo, in quante maniere gli ha dimostrato il suo
infinito amore. Dobbiamo procurar di conoscere quali sono i suoi
santi voleri per poterli eseguire, imparare come Egli ce li fa conoscere
questi suoi voleri, ed il modo ed i mezzi di metterli in pratica. E
tutte queste non son cose che s'imparino con tanta facilità. E perciò
bisogna mettere in questo studio molta diligenza, impiegarvi tutte
le facoltà dell'anima, e le forze del corpo. A nulla gioverebbe ogni
altro studio, ogni altra scienza senza di questa; nihil prodest, nihil
prodest, ci dice San Paolo. Che gioverebbe, infatti, essere diventati
un buon medico, un buon avvocato, un buon architetto, un buon
artista, un forbito scrittore, un valente poeta, se poi non si sa il più
essenziale, i nostri doveri verso Dio; se poi tutta la scienza acqui-
stata, invece di procurarci la felicità eterna, ci lasciasse andare al-
l'eterna perdizione? Tutta la scienza profana, se non è congiunta
alla scienza della religione, è vana, e non solo vana, ma fors'anche
dannosa. E come si potrà chiamar sapiente colui che non sa ciò che
riguarda più da vicino i suoi doveri e i suoi interessi?... >>.
<< ...Che ti gioverà l'essere stato riputato un valente artista, l'aver
seduto su quella cattedra, l'esser salito a quella dignità, l'aver otte-
nuto quegli onori, l'aver riscosso tanti applausi, se per ciò l'anima tua
arderà nel Purgatorio? e peggio ancora, che ti gioveranno tanti onori
e tanta gloria, se per ciò ti dovrai sentire dal Signore la terribile sen-
tenza: Jam recepisti mercedem tuam? Alquanti giorni dopo morte,
apparve un religioso ad un altro, e, gemendo profondamente,/ gli
disse: - Fui teologo, è nulla; fui superiore, ed è nulla; fui religioso,
e eia è qualche cosa. - Detto questo disparve. Vedi, come le cose
che si amano tanto quaggiù, all'altro mondo si hanno per nulla... »
Fortunati quei che si dànno al servizio di Dio con tutto
l'ardore e procuran di trarre al suo servizio anche gli altri:
<< Apro le storie e trovo persop.aggi che levarono alta fama di sè
nei tempi antichi; chi si distinse per le sue conquiste, chi per la sua
potenza, chi per le sue ricchezze, chi per la sua profana sapienza,
chi è celebre per le sue gesta in guerra, chi per le sue industrie, chi
per la sua fortezza1 chi per le sue leggi, pel governo degli Stati; mi

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230
II - Primo aiutante di Don Bosco
fermo a riflettere su di loro e son tentato ad esclamare: - Ohi quanta
gloria! quanto onore si procacciarono; guanto si resero benemeriti
della patria; - ma volgo poi gli occhi ai libri sacri e alle storie eccle-
siastjche, e fra tutti gli antichi vedo alcuni uomini particolari fra il
popolo ebreo, e veggo il loro numero ingrossarsi ad immense propor-
zioni fra il popolo cristiano, uomini, dico, di dignità si sublime e
di merito si segnalato che nulla si può trovar eguale fra le creature;
e questi sono i profeti dell'antico testamento, gli apostoli ed i loro
successori nel nuovo; nonchè quella innumerevole schiera di cri-
stiani i quali accesi d'amore di Dio si diedero a servirlo eziandio con
tutto l'ardore ed a trarre al suo servizio eziandio gli altri, procurando
cosi al loro prossimo non solo vantaggi temporali, ma quei beni in-
finitamente più grandi, quali sono i beni spirituali e la felicità eterna.
Ahi costoro s'innalzarono· sugli altri senza paragone; essi lasciarono
di operar umanamente; presero in certa guisa ad operar divinamente,
giacchè, come dice S. Dionigi l'Areopagita, omnium divinorum divi-
nissimum est cooperari Deo in salutem animarum; fra le cose sante,
fra le divine, è la più divina il cooperare alla salute delle anime... >>.
Per meglio cooperare alla salvezza delle anim.e, il Servo
di Dio nulla lasciò d'intentato.
Nel 1872, tra tanto lavoro, si presentò alla R. Università
di Torino, per dar l'esame di professore di rettorica. Aveva
cercato di prendere un tal diploma nel 1865 e nelle proye
scritte era stato promosso all'unanimità, anzi aveva anche otte-
nuto la lode nella composizione poetica; ma non potè avere
l'ammissione alle pro"."e orali, perchè gli mancavano alcuni
requisiti chiesti dalle disposizioni ministeriali. << Eran ca-
villi - scrive Don Lemoyne - ma non potè compiere
l'esame, che_ avrebbe subito in modo brillante>>, << Ed ec-
ceUeva nella storia e nelle lingue latina e greca/.. Traduceva
autori greci a vista d'occhio>>, diceva il can. prof.. Don An-
fosei, suo amico e compagno, il quale aggiungeva questo
particolare. Si era nel r866 o '67, ed un giorno, avendo
preso l'impegno della traduzione d'una pagina d'autore greco,
molto difficile, si recò da Don Rua, che nel suo ufficio di
prefetto era al tavolo, ingombro di carte, dando udienza ad
alcune persone, e lo pregò del favore. Il Servo di Dio prese
il testo,· 10 lesse e quindi, currenti calamo, ne scrisse la tra-
duzione, che fu giudicat::;i. ottima. Basta aggiungere che l'abate
Peyron soleva dire: '.

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VI - Direttore dell'Oratorio
231
- Se avessi sei uomini, come Don Rua, aprirei un'Univer-
sz'tà.
Pari alla stima che godeva, era- la sua umiltà. Prima di
presentarsi alla sessione straordinaria d'esami del 1872, in cui
ottenne la patente di professore di ginnasio superiore, scri-
veva al prof. Bernardino Peyron, fratello dell'abate Amedeo,
già defunto:
<< Gli altri anni raccomandava alla bontà della S. V. alcuni
dei nostri chierici, affinchè vedesse modo di aiutarli negli
esami di ginnasio; e dobbiamo ringraziarla di ·cuore, chè le
cose andarono discretamente bene.
>> Quest'anno poi, nuovamente, da parte dell'amato nostro
superiore Don Bosco, ricorro per il medesimo favore; sol-
tanto debbo farle notare, che non solo le raccomando altri, e
preti e chierici nostri, che si presentano all'esame; ma debbo
raccomandare pure lo stesso scrivente, il quale presèntasi
anche, per la patente per la quinta ginnasiale, e che avrà mag-
gior bisogno d'ogni altro, d'indulgenza.... >>.
<< Umiltà e grandezza - dice Sant'Agostino - sono so-
relle>>; << e tu devi pensar di più a ciò che ti manca, che non a
ciò che hai>>. <<Appenati contenti di ciò che sei, ti arr0Sti; se
dici basta, sei perduto. Sempre di più, sempre meglio, sem-
pre avanti.I..... >>

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232
Il - Primo aiutante· di Don Bosco
VII
LA << REGOLA VIVENTE>>
1872-18'14.
Generosità del Servo di Dio. - È incaricato della distribuzione del per-
sonale della Società. - Come aiuta Don Bosco nella fondazione del-
l'Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice. - Come continua la vigi-
lanza sugli ascritti alla Società e su tutti e su tutto. - Come prova
il carattere dei futuri Salesiani. - Anche dopo la mezzanotte e nelle
prime ore del mattino, pregando, vigila l'Oratorio. - Sua carità
nel correggere. - Sua cura per prevenire il male. - Economia in tutto
ed osservanza delle Regole. - << Amiamo tanto il nostro Padre!>>.
- Attività di Don Bosco per affrettare l'approvazz'one definitiva
delle Costz'tuzz'onz' della Soct'età. - Sue raccomandazioni', personi-
ficate nella persona del Servo di Dio. - Don Rua e il più povero
della Società. - È la << Regola vivente>>. .,. Lo splendore della virtù
angelica gli traspare da tutta la persona. - In quanta stima era già
presso quanti lo conoscevano. - È ascritto all'Accademia dell'Arcadia
e all'Accademia di Storia Ecclesiastica del Piemonte. - Approvazione,
definitiva delle Costituzioni salesiane. - Tempre d'froi. - Altro splen-
dido elogio di Don Bosco alla virtù di Don Rua! ·
Pochi Fondatori ebbero la sorte diavereal :fianco un'anima
umile e generosa, come quella di Don Rua, che non indie-
dietreggiava davanti a nessun lavoro, nè si spaventava per
nessuna difficoltà, pur di compiere la volontà del Maestro.
e Un lavoro, difficile assai delicato, che Don Bosco gli
affidò nel 1872, dopo che l'ebbe incaricato della direzione
dell'Oratorio, fu la di$tribuzione del personale, la quale inco-
minciava ad importare non pochi cambiamenti, essendo già

26 Pages 251-260

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26.1 Page 251

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. VII - La << Regola vivente>>
2 33
otto le case della Società:. Torino-Valdocco, Borgo S. Martino,
Lanzo-Torinese, Alassio, Varazze, San Pier d'Arena, Mor-
nese, e Torino-Valsalice.
<< Procedi alla modificazione del personale; - scrivevagli
Don Bosco il 1° ottobre 1872 - ma fa' tutto quello che puoi,
affinchè le cose si facciano spante, non coacte; se nascono diffi-
coltà, lasciale per me>>. << Fa' quanto puoi, per acco:ntentare
dirigenti ed insegnanti>>; insisteva il 19 dello stesso mese.
Anche in questo Don Rua seguiva la miglior linea di con-
dotta che gli tracciava il dovere; e Don Bosco, sempre padre
e, più di lui, al corrente delle debolezze e del carattere di al-
cuni dei suoi (qualche volta aveva ricevuto anche dai migliori
un bel noi), Io consigliava ad accontentarsi di quanto si po-
teva ottenere, e a far di tutto per contentare tutti quanti.
A Don Rua - scrive Don Francesia - << facevano capo
tutte le persone, o nuove o vecchie; ed egli sapeva guada-
gnarsi la benevolenza specialmente di quelli che ritornavano
da qualche casa, o vicina o lontana, dove non avevan potuto
riuscire. Verso costoro sapeva trovare riguardi la carità di
Don Rua. Era davvero singolare la saviezza sua nel sapere,
anche con mezzi nuovi ed ispirati solamente dalla carità, ri-
cavare veri frutti di vita e di salute. Si vedeva un'imitazione
di quanto si legge nella vita di S. Francesco di Sales, che
aveva preso per domestico un povero scemo. Quanti lo sep-
pero, l'ebbero a compatire dicendo: - Ma, Padre, le farà
esercitare troppo la pazienza! - Sì, rispondeva il Santo, sono
certi regali, che il buon Dio non fa a tutti! - Quanta pazienza
doveva esercitare anche Don Rua! ..... Molti, però, ebbero a
conoscere che quella sua carità, quella confidenza, quella lon-
ganimità, e qu<::lla calma e perseveranza nel correggere, unita
a certe lodi che sapeva a tempo regalare, furono la loro salute.
Ammoniva, vigilava, insisteva, e sapeva contentarsi di quanto
potevan dare: - ecco il segreto! (1) >>.
Un altro aiuto, prestato dal Servo di Dio a Don Bosco,
fu l'assecondarlo nel procurare alla Chiesa ed alla Società
Salesiana molte nuove vocazioni. Anche in questo il suo zelo
(r) Cfr.: Don Michele Rua, pag. 82.

26.2 Page 252

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2 34
II - Primo aiutante di Don Bosco
era già ammirabile, e venne l'occasione in cui potè spiegarlo
maggiormente. Fin dai primi tempi dell'Oratorio, e più ancora
quando si ebbero le classi ginnasiali interne, non pochi erano
i giovinotti, avanzati negli anni e che avevano compiuto ap-
pena le scuole elementari, i quali, pieni di buona volontà, in-
traprendevano il ginnasio insieme coi giovinetti, per avviarsi
alla carriera sacerdotale. Quando Don Bosco pensò di for-
marne un'opera a parte, e di stabilire per loro apposite
classi (le quali, un po' ironicamente, furon dette Scuole di
fuoco!) vi fu pure qualche salesiano, che, invece di assecon-
dare il provvidenziale disegno, prese ad ostacolarlo. Pareva
che lo spingere innanzi, in massa, cotesti giovinotti, non
avrebbe potuto dare buoni risultati, perchè, se alcuni sten-
tavano a compiere gli studi, altri, ornai di carattere formato,
non parevano troppo malleabili per ricevere la formazione
dovuta.
Chi affrontò sereno e dissipò, con zelo e carità, coteste
contraddizioni fatte di preventivi timori esagerati, fu Don Rua.
Egli prese ad incoraggiare e ad assistere caritatevolmente co-
testi giovinotti, e a rilevar con quelli, che volevan frammettere
ostacoli, i preziosi frutti che se ne raccoglievano. Ecco, co-
m'egli stesso, nel Processo dell'Ordinario per la Causa di
Beatificazione di Don Bosco, parla di cotesti aspiranti al sa-
cerdozio:
·
<< Scorgeva Don Bosco, nella loro generalità, molta appli-
cazione, fervida pietà. e buona volontà di prestare eziandio
servizi a beneficio dei loro più giovani compagni, come sa-
rebbe aiutare ad assisterli, servirli in refettorio:~ ecc. Notò
eziandio che la riuscita di questi giovani nella carriera eccle-
siastica era molto più sicura che non quella dei fanciulli, di-
modochè soleva dire che, fra loro, su dieci che cominciavano
gli studi di latinità almeno otto riuscivano pienamente. Nel
1873-1874 pensò di formarne una categoria a parte, sia per
toglier loro quel po' di confusione che talvolta avevano a sop-
portare, trovandosi un po' arretrati negli studi in mezzo ai
fanciulli,· sia specialmente per poter coltivarli più comoda-
mente, e, lasciando certi s.tudi accessori, farli avanzare più ce-
lermente negli studi essenziali per la carriera ecclesiastica a

26.3 Page 253

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VII - La << Regola vivente>>
2 35
cui aspiravano. Chiamò questa categoria Opera dei Figli di
Maria AusiHatrice per la coltura delle vocazioni tardive (r).
Formò come una specie di regolamento, che servisse di ecci-
tamento alle pers0ne di buona volontà per venire in soccorso
a tali giovani che si trovassero in bisogno, ed in pari tempo di
norma alle famiglie, che avessero giovani aspiranti alla car-
riera ecclesiastica in tali condizioni; e presentò tale regola-
mento alla Santa Sede, che si compiacque di approvarlo, ac-
cordando speciali indulgenze ai benefattori di tale opera...
Di tutte queste cose fui testimonio io stesso, ed ebbi parte
nell'esecuzione di questi santi progetti del nostro Fondatore>>.
In tutte le opere, alle quali diè mano dopo il 1872, Don
Bosco ebbe dal Servo di Dio generoso aiuto.
E pur bene ricordare com'egli, esonerato dall'ufficio di
prefetto e nominato vice-direttore o direttore dell'Oratorio,
continuava ad essere il maestro degli ascritti e il Prefetto ge-
nerale della Società.
Continuò ad esser Prefetto generale fino al r885, quando
fu nominato Vicario di Don Bosco; e maestro dei novizi fino
al principio dell'anno scolastico 1874-75, quando i nuovi
ascritti vennero affidati al teol. Giulio Barberis, che, subito,
prese il nome di vice-maestro, e nel 1877, ufficialmente, quello
di maestro, -dopo il I Capitolo Generale.
(x) L'Opera di Maria Ausiliatrice ha dato frutti consolantissimi; dalle sue
scuole usciron già parecchie migliaia di sacerdoti, tra cui molti valorosi mis-
sionari,
L'Opera abbraccia tre categorie di associati: Oblatori, Corrispondenti, Be-
nefattori.
x. Oblatori: Si obbligano per due soldi al mese, oppure per un franco al
l'anno. Pei sacerdoti basta che celebrino una Santa Messa, cedendone l'ele-
mosina a beneficio dell'Opera.
2. Corrispondenti: In onore dei dodici Apostoli si fanno capi di una o più
dozzine di oblatori, ne raccolgono le offerte e le indirizzano al Superiore del-
l'Opera, I Corrispondenti ricevono con riconoscenza qualunque piccola offerta,
fosse anche di un soldo all'anno.
.
3. Benefattori: A piacimento fanno qualche offerta o in danaro o in natura;
p. e.: in commestibili, in biancheria, ifl libri e simili.
Quelli che dichiarano di assumerne le spese, possono a loro scelta inviare
un alunno all'Istituto, purchè sia nelle condizioni accennate nel programma.
Per altre informazioni e programmi rivolgersi alla « Direzione dell'Opera
4i Maria Ausiliatrice &1 Via Cottolen,go 32, Torino (109),

26.4 Page 254

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II - Primo aiutante di Don Bosco ·
Ora, quanti si ascrissero alla Società dal 1869 al 1874, ri-
cordan tutti con_ ammirazione i rapporti avuti col Servo di Dio
e i modi vari e·nuovi, con i quali, a quando a quando, provava
il loro carattere, e l'assidua vigilanza che egli aveva non solo
sopra di loro, ma fin sull'ultimo degli alunni e sui singoli con-
fratelli delle varie case salesiane. Continuamente il Servo di
Dio era il fratello maggiore, desideroso del profitto religioso,
morale ed intellettuale di tutti i confratelli, grandi e piccoli,
chè non risparmiava a nessuno, quando ne scorgeva il caso,
un ammonimento, un consiglio, un invito od uno stimolo
al bene.
Ecco altre testimonianze a prova dello zelo e della carità
del Servo di Dio per la formazione dei futuri salesiani.
<< Non eravi ancor noviziato regolare - attesta Don Gio-
vanni Battista Rinaldi, che si ascrisse alla Società Salesiana
nel 1873 - ma Don Rua ci faceva fare esercizi di vero novi-
ziato. Egli allora era l'occhio sempre aperto su tutti, e un
suo "già, già..... ,, valeva una sgridata. Io sapeva che altri
erano stati provati da lui, quando un giorno fece chiamare
anche me. Vado su nel suo ufficio, davanti all'antica prefet-
tura interna. Entro, facendo l'esame di coscienza. Era là
in piedi, al solito, al suo scrittoio, che lavorava tra un muc-
chio di carte; ed il suo fedele aiutante di campo, quel san-
t'uomo di Don Lago, che lavorava a lui vicino, mi guardò
sorridendo dolcemente, come chi conosceva bene, per averle
presenziate, tante altre industriose manovre. Don Rua alza
appena la testa per conoscere chi è entrato, e, cfontinuando a
scrivere, mi dice: "Bravo, attendi un momento, e ti darò da
fare,,. Passa un quarto, passa mezz'ora; entrano altri, parlano
e se ne vanno; ed io sempre li, con la berretta in mano, ad
attendere. Temo d'essere dimenticato, e mi annoio di far
niente, e rompo :finalmente il silenzio: " Signor Don Rua,
sono qui anch'io ..... se abbisogna di qualche cosa... ,, -
" Oh! bravo, ancora un poco, e sono da te!,, Dopo qualche
tempo arrischiai un'altra volta a ricordargli che era li an-
ch'io; egli fece un sorriso, e poi silenzio come prima. Ero là
da circa un'ora e mezzd; e tutti e tutto si moveva attorno a
me, ed io me ne stava..... a far nulla!..... -Finalmente suona

26.5 Page 255

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VII - La << Regola vivente»
2 37
mezzogiorno. Egli, allora, sospende il lavoro e dice: " Re-
citiamo l'Angelus!,,, e lo recitiamo, lui, il caro Don Lago, ed
io... Don Lago esce, ed io... aspetto la sentenza. Don Rua
mi prende per una mano, e, conducendomi fuori, mi dice solo
queste parole: " Andiamo a pranzo! ,, - " Ma, signor Don
Rua, aveva dettp di volermi affidare qualche incombenza,,. -
" Ah! si..., verrai alle due; ora va' a pranzo! ,, Alle due ritorno,
mi tiene ancora un poco, e poi:" Va' pure tranquillo, mi dice,
per ora non ho più bisogno; se mai ti chiamerò... ,,.
Era calmo, insistente, paziente, ed aveva l'occhio aperto
su tutto e su tutti, senza badare ai sacrifizi ed alle non pic-
cole mortificazioni, che cotesto programma gl'imponeva. \\
Non solo la sera, subito dopo la recita delle preghieré,
ma alle volte, anche dopo la mezzanotte o nelle prime ore del
mattino, pregando perlustrava l'Oratorio, per assicurarsi che
non avvenissero disordini, o prevenirli ed impedirli.
Il salesiano cav. Giuseppe Dogliani, maestro di musica,
racconta che quando era addetto alla libreria, prima che si
dedicasse totalmente alla musica ed all'insegnamento musi-
cale, una sera se ne stava chiuso nell'ufficio studiando il vio-
lino. Era ornai la mezzanotte, quando sentì picchiare all'uscio.
Non sospettando chi potesse essere, ed essendo certo che il
suono dello strumento non poteva disturbare alcuno perchè
aveva la sordina, ed appena appena si doveva sentire al di
fuori, continuò a suonare senza darsi per inteso. Ma il picchio
si fa insistente ed un po' forte; allora si decide ad aprire, e
qual non è la sorpresa sua, congiunta ad un po' di treme-
rella, quando si vede innanzi Don Rua. Il Servo di Dio entra,
e, conoscendo la sensibilità del giovane salesiano, invece di
rimproverarlo, prende ad interrogarlo con grande bontà, e
vuole che gli suoni un esercizio.
Il giovane Dogliani l'accontentò volentieri,.e, in fine Don
Rua osservò:
- Ma di fuori io sentivo un'armonia, che non si può ot-
tenere che da due suonatori; e, qui, ci sei tu solo! .....
- Veda, signor Don Rua, suonavo un esercizio a doppia
corda.
- Oh!. .. fammelo un po' sentire!

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II - Primo aiutante di Don Bosco
Dogliani l'esegui e il Servo di ·Dio:
- Bene!... ma, mi pareva d'udire un flauto!
- Veda, signor Don Rua, l'effetto del flauto si ottiene
per mezzo degli armonici, affiorando appena le corde del
violino.
E Don Rua:
- Benissimo! ma... vedi! occupandoti di notte, e fino
a quest'ora, potresti soffrirne nella salute: ti daremo piuttosto
altro tempo: la notte va riservata al riposo.
E << mi salutò, dice il M. Dogliani, con tanta amorevo-
lezza, da non lasciarmi il minimo rincrescimento, anzi inco-
raggiandomi assai>>.
<< Nel 1875 - scrive il prof. Don Francesco Varvello, al-
lora alunno dell'Oratorio - preparandoci, io· e alcuni miei
compagni, all'esame di licenza ginnasiale, ci eravamo alzati
di buon mattino (verso le ore 4), ed eravamo andati sullo sca-
lone presso un lume a gas, e stavamo studiando. All'improv-
viso compare il signor Don Rua, allora vice-direttore dell'O-
ratorio e Prefetto generale, che andava in giro per la casa, e
che noi non avevam sentito avvicinarsi. Appena l'abbiamo
visto, ci siamo alzati, e, in un attimo, ci siam ritirati ognuno
al proprio posto nelle camere vicine. Egli ci aveva riconosciuti,
quindi temevamo una qualche ramanzina; invece si contentò
di quel po' di panico che avevam provato, e non ci disse mai
neppur una parola di rimprovero. Era tanto vigile ed esi-
gente, ma anche tanto buono! >>
:
Anche nel correggere e nel rimproverare,· era perfetto.
Avvisava, ripeteva l'avviso, anche per mesi ed anni, senza
mai stancarsi, e sempre con la stessa carità.
Se trattavasi di vera offesa di Dio, come Don Bosco, era
severo; se, invece, di piccole mancanze, era buono, tollerante
e, talvolta, anche faceto.
<< Un giorno - ricorda Don Franc~sco Piccollo - v'era
al piano superiore dell'Oratorio, e precisamente nella biblio-
teca, un pranzo, che Dqn Bosco offriva a vari benefattori. Era
incaricato di servir a tavola anche un giovane studente, piut-
tosto adulto ed allegro, che, recando su dalla cucina un piatto
di dolci, si lasciò vincere dalla golosità, e ne mise uno in

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VII - La << Regola vivente»
2 39
bocca. Don Rua scèndeva allora la scala, per la quale saliva il
giovane, e, avendo visto l'atto goloso e il piccolo furto, quando
fu vicino al colpevole si limitò a guardarlo tutto sorridente, e,
additandogli il piatto, sotto voce gli disse: - Son buoni, eh?,
questi dolci l - Si può comprendere come restò quel tale,
benchè ammirasse, schiettamente, la garbatezza del rim-
provero>>.
Don Giovanni Battista Rinaldi narra un fatto consimile.
Un suo compagno era stato messo ad aiutare l'infermiere,
in un tempo in cui molti erano i malati; e, un mattino, saliva
dalla cucina con un piatto di mele cotte, quando, credendosi
di non esser visto da alcuno, prese una mela e se la portò alla
bocca. Don Rua, o perchè invigilasse di proposito, come si
pensò, o perchè scendesse a caso in quel momento, dal piano
• superiore vide quell'atto, e, sull'istante, curvandosi sulla rin-
ghiera, con voce grave e tranquilla esclamò: - Comincio ad
assaggiarle! - Quel giovane diceva poi, che non sapeva spie-
garsi come non gli fosse caduto il piatto di mano, all'udire
quella voce e quelle parole. Tanta, osservava Don Rinaldi,
era << la stima e quasi la paura sacra che si aveva di Don Rua >>.
<< Vigilate!..... Vigilate! ..... >> era la raccomandazione quo-
tidiana di Don Bosco ai suoi aiutanti, unicamente allo scopo
d'impedire l'offesa di Dio e qualunque disordine, tanto
nell'Oratorio, come nelle altre case; ed era insieme uno dei se-
greti dei meravigliosi frutti del suo metodo educativo! E noi
crediamo di non esagerare, dicendo, che non è possibile farsi
un'idea di tutto il bene compiuto da Don Rua, in quegli anni,
con l'assidua vigilanza, ispirata alla più accesa carità.
<< Un'altra cosa che non potrò mai dimenticare riguardo a
Don Rua - racconta Don Piccollo - è questa. Avevò ricevuto
l'abito chiericale da parecchi mesi; e un giorno (pranzavamo
nello stesso refettorio) il Servo di Dio, colla mano, mi fa
cenno d'andare da lui; e, avvicinatomi, mi disse: - Senti,
Franceschino, ho bisogno di te;'tutti i giorni, finito il pranzo,
verrai qui da me, e andrai a cercarmi coloro, cui ho bisogno di
parlare. - Fedele al comando, cominciai fin da quel giorno a
compiere questa mansione, ma oh! quanto mi costava! quanto
mi pesava! Per lo più si trattava di cercar persone., che non

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II - Primo aiutante di Don Bosco
riuscivo a scovare: girava e rigirava l'Oratorio, inutilmente;
tornava da lui, e gli diceva di non aver trovata la persona che
desiderava; ed egli, fe~mo, impassibile: - Va' di nuovo a
cercare...; di' un Pater a S. Antonio! - Ritornavo, ed era la
stessa risposta, lo stesso Pater da recitare, e la stessa ricerca;
e cosi durava fino al termine della ricreazione, con la variante
che qualche volta cambiava l'individuo da ricercare, ma anche
questo era irreperibile. Io non comprendevo questo modo di
agire, e, quasi quasi, mi pareva che egli fosse troppo esigente
con me, ma, più tardi, conobbi il segreto di questa sua con-
dotta; seppi che ero tenuto d'occhio da qualche individuo pe-
ricoloso, ed egli, il santo Don Rua, procurava, cosi, di tenermi
fuori di mano, lontano da ogni pericolo>>.
Tanto fervore d'apostolato era frutto di una vita piena di
fede e di amor di Dio. << Di tanto in tanto - prosegue Don
Piccollo - sia per il suddetto incarico, sia per altri motivi, do-
vetti recarmi nella stanza di Don Rua; picchiavo alla porta, e
appena sentivo che c'era, entravo, certo un po' troppo in
fretta; e lo sorprendevo quasi sempre in ginocchio a pregare
o in atto di alzarsi, per non essere veduto in quella posizione>>.
Qual modello di perfezione! Se, nello scrivere le Regole
della Società Salesiana, Don Bosco cercò di attenersi alla
forma di vita all? quale aveva educato i primi figli spirituali,
chissà quante volte dovette godere di vederne i frutti am-
mirabili nella vita quotidiana di Don Rua !
La sera del gennaio 1873 Don Bosco tornava a rac-
comandare ai suoi: unità· di spirito e d'aziohe: << Incorag-
giamoci l'un l'altro, e lavoriamo concordi ed indefessamente>>;
e per la festa di S. Francesco di Sales volle si tenessero alcune
conferenze generali dei soci, nelle quali vennero prese delle
deliberazioni per raggiungere cotesta unità, tanto raccoman..
data, mercè l'uniformità dell'orario, l'osservanza dei regola-
menti, lo stesso metodo nella parte amministrativa, ed anche
coll'adottare nelle scuole gli stessi libri di testo. In fine egli
stesso prese la parola, rinnovò le accennate raccomandazioni
e le compendiò dicen,do: Economia in tutto ed osservanza
delle Regole. Non fece il ritratto di Don Rua?
Dopo la festa di S. Francesco, partì per Roma passando,

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VII - La << Regola vivente >>
nell'andata e nel ritorno, per Piacenza, Bologna, Firenze; e
nell'an<:1:ata corse grave rischio nel tratto tra Bologna e Fi-
renze. Ed il Servo di Dio ne dava notizia alle case, invitando
i confratelli a ringraziare il Signore per lo scampato pericolo.
Di quei giorni abbiamo un'altra circolare del Servo di Dio,
nella quale dando notizia dell'entusiasmo, suscitato da Don
Bosco in quel viaggio all'eterna città, presso ogni ceto di per-
sone, troviamo questa riflessione:
<< In vista di tanti atti di amore, che gli italiani non solo,
ma gli stranieri, .professano a Don Bosco, della confidenza illi-
mitata che pongono in lui, noi, che gli siamo figli, quanto
maggiormente dovremmo amarlo, quanta confidenza do-
vremmo avere in lui! Sì; ciò che non abbiamo fatto in passato,
facciamolo nel futuro; amiamo tanto il nostro Padre, per lui
preghiamo, a:ffinchè possa Egli come buon capitano condurci
all'acquisto del Regno dei cieli>>.
Noi vedremo com'egli segui fedelmente il nuovo capi-
tano, inviato dal Signore per combattere le sante battaglie
in quei giorni difficili ed allietare la Chiesa con strepitose
conquiste!
Don Bosco era andato a Roma, per facilitare ai Vescovi
italiani il modo di ottenere dal Governo le temporalità, ed
insieme per affrettare l'approvazione definitiva delle Costitu-
zioni della Società Salesiana. Gravi furono le difficoltà che
incontrò, anche per il secondo scopo del viaggio, perchè
erano ancor molte le correzioni che la Sacra Congregazio:i;ie
dei Vescovi e Regolari voleva introdotte nel testo delle Regole
da lui presentato. Quindi, tornato a Torino, continuò le pra-
tiche, e ad implorare in maggior copia le benedizioni celesti,
si dedicò sopra tutto a preparare i suoi all'esemplare osser-
vanza delle Regole che desiderava di veder approvate, e
visitava le case a quest'unico intento.
Don Bosco era praticissimo; visitò tutte le case, e scri-
veva ai Salesiani: << L'esperienza, o figliuoli amatissimi, è un
gran maestro >>. E << se da questa, s'impara quanto può tor-
nare a comune o privato vantaggio nelle famiglie>>, essa
<< sarà certamente di maggior utilità nelle famiglie religiose,
in cui non devesi avere altra mira, che conoscere il bene
16 - Vita del Servo di Dio Michele Rua, Voi. I.

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Il - Primo aiutante di Don Bosco
affine di praticarlo, conoscere il male per poterlo fuggire. Per
questo motivo giudico bene di esporvi alcune cose, osservate
nella visita testè fatta alle nostre case, e ciò per vantaggio dei
soci in particolare, ed in generale di tutta la nostra Congre-
gazione. Alcune di esse riguardano l'interesse materiale, altre
la morale e la disciplina. Questo formerà la materia di tre
distinte lettere >> (I).
Ed in quella medesima lettera, recante la data 4 giugno
1873, enumera tutte le economie doverose, e << insieme quelle
cose, pratiche, da cui possiamo ottenere qualche risparmio >>,
ed insiste specialmente sull'osservanza degli articoli delle
Costituzioni in proposito. << Questi articoli sono la base della
vita religiosa, e portano di sua natura al distacco dalle cose
terrene, dalle persone e da se stesso; e fanno si che le comuni
sollecitudini saranno rivolte all'adempimento dei propri do-
veri, al maggior vantaggio della Congregazione>>. E chiude
paternamente cosi: << Con questi ricordi, però, non intendo
d'introdurre un'economia troppo esagerata, ma solo di rac-
comandare risparmi, dove si possono fare; ed è mia intenzione,
che niente si ometta di quello che può contribuire alla sanità
corporale, ed al mantenimene della moralità, tanto fra gli
amati figli della Congregazione, quanto fra gli allievi, ·che la
Divina Provvidenza affida alle nostre sollecitudini>>.
Tale era lo spirito di Don Rua. A qualcuno appariva un
po' stretto; era stretto con sè, dagli altri esigeva l'osservanza
delle Costituzioni, come Don Bosco. Egli esemplarmente
praticava la povertà, e vigilava anche perchè $i praticasse.
Al coadiutore Marcello Rossi, che, durante l'anno di novi-
ziato, gli chiedeva un paio di bertelle, suggeri, con bel garbo,
di trasportare alquanto la fibbia dei calzoni, per poterli
restringere quanto bastasse. E quante di ques.te cosette! Si
può star certi - e soprattutto per questo motivo facciamo
l'accenno, - che quanto raccomandava agli altri, egli l'os-
(1) Queste lettere importatltissime, mancano nella raccolta delle Lettere
circolari di Don Bosco e di Don; Rua ai Salesiani, pubblicata da Don Paolo Al-
bera nel 1896; ma vennero diligentemente conservate dal Servo di Dio, in-
sieme con altre, anch'esse non inserite nell'edizione suddetta, come quella
inviata da Roma, in data 16 marzo 1874, della quale si fa cenno più avanti.

27 Pages 261-270

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27.1 Page 261

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VII - La << Regola vivente>>
2 43
servava esemplarrr1ente. Non voleva, ad es., che si tagliasse
lo spago di un pacco, senza prima aver cercato di scioglierlo
con le dita, allo scopo d'utilizzarlo ancora. Ed era sempre
il capo della compagnia dei toc, o dei frusti e pezzetti di
pane, che raccoglieva, non solo sulla tavola, ma per le scale
e in cortile, dei quali si cibava ordinariamente. Le sue vesti,
le sue scarpe eran pulite, ma quasi sempre rattoppate; vecchio
e scolorito il càppello; e, così vestito, si recava in città, e
in visita alle altre case. Piuttosto che farsi una veste nuova
o comperare un cappello, faceva tinger la veste e il cappello
che aveva, se potevano ancor servire per un tempo discreto.
Era il più povero della Società.
Oh! con1e teneva .conto anche dei centesimi! tJn giorno
ne aveva messi in mano quaranta al giovane Andrea Torchio,
perchè andasse alla posta a spedire un plico raccomandato.
Il giovane torna a casa, e gli presenta la ricevuta. Il Servo di
Dio l'osserva, e vede che vi son notati sessanta centesimi. -
Come va? gli chiede; io ti ho dato quaranta centesimi, e qui
ne vedo notati sessanta!. .. - Passava il peso, risponde l'a-
lunno, e ho dovuto pagare sessanta centesimi. - E dove hai
preso i venti che mancavano? - Li avevo io, e li ho pagati.
- Bravo, va bene! Ma non sai che il Regolamento della casa
proibisce di tener danaro..... - Aveva appena venti cente-
simi..... -. E null'altro? - '.Null'altro! - Bene! - e si mise
a scrivere su un piccolo biglietto: << Lire 0,20 in deposito per
il giovane Torchio Andrea>> e glie lo diede, dicendo: << Ricor-
dati, eh? che è proibito tener denaro; e intanto porta questo
biglietto al sig. Prefetto, perchè registri.i tuoi venti centesimi.
Tante grazie per il favore; addio>>.
Nella seconda circolare, recante la data << Torino r5 no-
vembre r873 >>, Don Bosco trattava della disdplina, propo-
nendosi di additare i mezzi che << l'esperienza di 45 anni>>
trovò fecondi di buoni risultati (risaliva alle giovanili adu-
nanze festive, da lui promosse nella parrocchia di Moncucco,
quand'era garzoncello alla Cas~ina Moglia).
<< Per disciplina non intendo la correzione, il castigo, o la sferza,
cose tra noi da non mai parlarne, nemmeno l'artifizio o la maestria
di una cosa qualunque; per disciplina io intendo un modo di vivere,

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II - Primo at'utante di Don Bosco
conforme alle Regole e costumanze di un istituto. Laonde per otte-
nere buoni effetti dalla disciplina, prima di tutto è mestieri che le
Regole siano tutte e da tutti osservate. Datemi una famiglia in cui
siano molti a raccogliere,. e un solo a disperdere, un edifizio in cui
.sianò molti a fabbricare ed un solo a distruggere, noi vedremo la
famiglia andare in rovina e l'edificio sfasciarsi e ridursi ad un mucchio
di rottami. Quest'osservanza devesi considerare nei soci della Congre-
gazione e nei giovinetti dalla Divina Provvidenza alle nostre cure
affidati; quindi la disciplina rimarrà senza effetto, se non si osservano
le Regole della Società e del collegio. Credetemi, miei cari, da questa
osservanza dipende il profitto morale e scientifico degli allievi, op-
pure la loro rovina. A questo punto, voi mi dimanderete: quali sono
queste regole pratiche, che ci possono giovare all'acquisto di tanto
prezioso tesoro? Due cose. Una generale, e l'altra particolare. In
generale osservate le Regole della Congregazione, e la disciplina trion-
ferà. Niuno poi ignora le regole proprie del suo ufficio, le osservi, e le
faccia osservare dai suoi dipendenti. Se chi presiede agli altri, non è
osservante, non può pretendere che i suoi dipendenti facciano ciò
che egli trascura, altrimenti gli si direbbe: medice, cura teipsum..... >>.
E passava ad accennare ai doveri principali del direttore,
del prefetto, del catechista, dei maestri e degli assistenti, cioè
dei singoli superiori.
E Don Rua? << Ricordo - attesta Don Giuseppe Rinetti -
che fin dai primi tempi del mio chiericato egli era stato bat-
tezzato la Regola vivente, per la. puntualità e la perfezione con
la quale attendeva ai suoi doveri >>. \\
<< Ho conosciuto il Servo di Dio' - dichiara il Sac. Luigi
Nai - quando entrai nell'Oratorio Salesiano l'anno 1869;
avevo allora 14 anni, e l'impressione che n'eqbi fu edifican-
tissima; mi parve di essere davanti ad un santo. Lo conobbi
meglio, quando faceva la quarta ginnasiale e Don Bosco mi
affidò a lui, insieme con altri miei compagni, perchè ci prepa-
rasse alla vita salesiana, spiegandocene la natura e lo scopo. Ri-
cordo che ci raccoglieva a conferenza nella chiesa di S. Fran-
cesco di Sales, e posso dire che da quel momento, almeno
col cuore, fui salesiano. Il Servo di Dio, fin d'allora, dava a
tutti l'impressione che egli era la Regola vivente>>.
Anche Don Bosco, non solo neHe conversazioni, ma per-
sino nelle conferenze,' quando il Servo di Dio era assente,
lo additava qual modello di questa o di. quella regola; e di

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VII - La << Regola vivente>>
245
frequente terminava· l'accenno, col chiamarlo, egli pure, la
<< Regola vivente!>>.
La terza lettera, spedita da Don Bosco in data 5 febbraio
1874, da Roma, dov'era tornato sul finire del 1873, diceva:
<< Mentre tratto cose di nostra Congregazione in questa città eterna,
città consacrata dal sangue dei due principi degli Apostoli Pietro e
Paolo; dopo aver pregato nella Santa Messa, invocati i lumi dello
Spirito Santo, chiesta una speciale benedizione al _Supremo Gerarca
della Chiesa, vi scrivo di uno dei più importanti argomenti: del modo
di promuovere e conservare la moralità fra i giovanetti, che la Divina
Provvidenza si compiace affidarci. Per non trattare questa materia
troppo brevemente, credo bene dividerla in due parti: I. Necessità
della moralità nei Soci Salesiani; 2. Mezzi per diffonderla e sostenerla
nei nostri allievi.
>> Si può pertanto stabilire, come principio invariabile, che la mo-
ralità degli allievi dipende da chi li ammaestra, li assiste, li dirige.
Chi non ha, non può dare; dice il proverbio. Un sacco vuoto non può
dare frumento; nè un fiasco pieno di feccia, può emettere buon
vino. Laonde prima di proporci maestri agli altri, è indispensabile
che noi possediamo quello che agli altri vogliamo insegnare. Sono
chiare le parole del Divin Maestro: Voi, egli dice, siete la luce del
mondo; questa luce, ossia il buon esempio, deve risplendere in faccia
a tutti gli uomini, affinchè, vedendosi da tutti le opere vostre buone,
siano in certo modo tratti anch'essi a seguirvi, e così glorificare il
Padre Comune che è nei Cieli. San Girolamo dice che sarebbe un
cattivo medico colui, che volesse guarire gli altri e non fosse capace
di guarire se stesso: gli sarebbe certamente risposto con le parole
del Vangelo: Medice, cura teipsum. Se pertanto noi vogliamo pro-
muovere la moralità, la virtù nei nostri allievi, dobbiamo possederla
noi, praticarla noi; e farla risplendere nelle nostre opere, ne' nostri
discorsi, nè mai pretendere dai nostri dipendenti, che esercitino un
atto di virtù da noi trascurato>>.
E Don Rua, anche in questo, era un esemplare sublime,
scolpito a colpi di mortificazione. La fuga continua dell'ozio
e di ogni svago, la temperanza e la mortificazione nel vitto e
nel riposo, la pratica della povertà, l'obbedienza perfetta al
suo Superiore e Maestro, il lavoro continuo di giorno e pro-
lungato di notte, interamente rivolto alla gloria di Dio, e
l'umile e basso sentire di sè, sostenuto dall'amore e dalla
pratica della meditazione e della preghiera vocale, dalla fre-
quenza ai Ss. Sacramenti e dalla più tenera devozione a

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II - Primo aiutante di Don Bosco
Maria SS. e a Gesù Sacramentato, erano i mezzi con cui
serbò immacolato il cuore e la· mente, in tutta la vita.
Lo splendore dell'angelica virtù gli traspariva da tutta la
persona, dallo sguardo, dal contegno, dal tratto, sia che si
trovasse in pubblico od in privato, e insieme dalla parola,
dalle esortazioni e dalla costante unione con Dio. Era un
superiore modello, un religioso esemplare, un sacerdote se-
condo il Cuore di Gesù Cristo. In lui si vedevano a primo
sguardo l'abito della presenza di Dio, il fine soprannaturale
per cui operava, il proposito di dar buon esempio al prossimo.
Il suo modo di fare e di comportarsi, in qualunque tempo e
in qualunque luogo, e ogni gesto, persino ogni scherzo, erano
improntati alla delic~tezza più squisita e alla modestia 'più
·cortese. Bastava guardarlo, per comprendere il candore del-
l'anima sua. Aveva lo sguardo aperto, dolce e sereno, e pur
tanto caro e modèsto. Più che nelle cose di questo mondo,
pareva continuamente immerso nelle cose celesti. Non ci
sembra esagerato il dire, che non era possibile gli passasse
per la mente un pensiero men santo.
<< Fin dalla giovinezza - dichiara Don Giulio Barberis :-
si rivelò nel Servo di Dio questo grande amore all'angelica
virtù della castità, che gli faceva fuggire i ·pericoli di macchiare
il candore della sua innocenza. Fuggi sempre i compagni
cattivi, e dal suò aspetto medesimo traspariva luminosa-
mente la purezza immacolata dell'anima sua, cosa che udii
da Don Bosco medesimo..... >>
<< Mi ricordo - scrive Don Giuseppe Rinetti - che aven-
dogli dovuto fare, per mia istruzione, alcune domande intorno
alla castità, mi rispose con termini così brevi e delicati che mi
fece conoscere qual alto grado egli avesse raggiunto nel pos-
sesso della virtù angelica. E per innamorarne i giovani, usava
delle immagini così care e così belle che imparadisava. Fa-
ceva volentieri il discorso di S. Luigi, per aver occasione di
esortare gli alunni a mettersi sotto il patrocinio di questo
santo ed imitarlo. Credo anch'io che potesse dire con i santi
più fortunati di aver custodito nel suo cuore, sin dall'infanzia,
questa bella virtù, e d'averla praticata per tutta la vita. >>
Vedremo, più diffusamente in seguito, qual cura avesse

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VII - La << Regola vivente>>
247
perchè la castità fiorisse in ogni cuore. Narra Don Bernardo
Vacchina, venerando missionario salesiano, che, essendo
alunno dell'Oratorio, assai spesso era mandato dal Servo di
Dio a far commissioni in città. Quando tornava a casa, ogni
volta si recava a dargli conto di ciò che aveva fatto; e il Servo
di Dio l'ascoltava e l'interrogava attentamente, sempre con-
tinuando a scrivere. Un giorno, che l'aveva mandato a por-
tare un piccolo pacco ad una famiglia, che soleva dare qualche
piccola mancia al fattorino: - Quanto ti han dato? - gli
chiese, appena fu di ritorno. Il ragazzo gli mise sul tavolo
quaranta centesimi. - Oh! questo solo? insistè Don Rua. -
E quegli un po' sorridendo: - Ecco, sig. don Rua, mi avevano
dato sessanta centesimi; ma venti li ho spesi'per comperarmi
un po' di pane e di salame! - Don Rua lo guardò tra il serio
e il faceto, dicendo: -Bravo, bravo! - e lo congedò. Un altro
giorno, tornato a casa il ragazzo gli disse: - Senta, sig. Don
Rua, la pregherei a non mandarmi più in città..... - Perchè?
- rispose, e intanto continuava a scrivere. - Perchè, quando
passo innanzi a certe edicole, l'occhio mio vaga..... - A que-
ste parole il Servo di Dio tralasciò di scrivere, fissò amabil-
mente lo sguardo su lui, l'invitò a sedersi, e sedutosi egli
pure: - Parla, gli disse; dimmi tutto quello che vuoi; - e
l'ascoltò attentamente; e sentendo che il caro giovinetto non
era capace di frenar sempre lo sguardo, e talora ne rimaneva .
un po' turbato, gli rivolse buone parole con grande carità, lo
ringraziò, e non lo mandò più a far commissioni fuori dell'i-
stituto.
Don Bosco, in fine, perchè si raccogliesse << qualche frutto>>
·da quanto aveva scritto ai Salesiani come amico delle loro
anime ( << da quanto vi scrisse quest'amico delle anime vostre >>)
li pregava: r 0 di tenere tre conferenze distinte, o meglio di
fare tre esami pratici, in cui si leggessero e spiegassero le cose
da praticarsi e le cose da fuggirsi intorno ai tre voti religiosi
e che ciascuno applicasse a se stesso il tenore di vita prescritto
in quei tre capi; e stabilisse fermamente di correggere quello
che trovava difettoso nelle parole e nei fatti circa l'osservanza
della povertà, della castità, e dell'ubbidienza; di leggere
anche il capo delle Costituzioni che tratta delle: Pratiche di

27.6 Page 266

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II - Primo aiutante di Don Bosco
pietà; e poi, in ginocchio a' pie' di Gesù Crocifisso, (<<io lo
farò di qui, col pensiero con voi>>), risolvessero di volerle tutte
compiere esemplarmente~ e a costo di qualunque sacrificio.
Con qual fervore il Servo di Dio abbia adempiuto coteste
raccomandazioni del Padre, << nel momento più importante
della nostra Congregazione>>, possiamo comprenderlo. Non
è il caso d'indugiare sulla sua esemplare osservanza; ma non
possiamo tacere una prova del suo fervore, ricordata da un
Monaco di Lèrins (Francia).
<< L'anno, in cui io era sacrestano nella chiesa di Maria
Ausiliatrice, il 1873, verso le otto e mezzo del mattino, Don
Rua era all'altar maggiore che diceva Messa, ed io mi trovava
in sacrestia, quando, tutt'a un tratto, arriva, quasi correndo,
un sacerdote, e mi domanda: "Dov'è Don Rua? ,,. " Dice
Messa ,, risposi io. " Ma pare impossibile, insiste, ecco che
arriva un principe col suo seguito, (Don Bosco era assente),
e bisogna che ci sia Don Rua a riceverlo,,." Oh! dissi io, dovrà
interrompere la Messa? ,,. E l'altro: " Ma faccia presto! ,,.
" Quando avrà finito, sarà a loro disposizione: abbiano pa-
zienza e aspettino ,,. Intanto entra il principe, col suo seguito,
(non ricordo chi fosse), ed io loro faccio cenno di accomo-
darsi e di attendere. Passarono venti minuti; e infine Don Rua,
con quell'aria di santità che gli era abituale, ritorna in sacre-
stia, con gli occhi bassi e mormorando preghiere. E subito
quel benedetto sacerdote gli va incontro, e a voce quasi alta:
" Don Rua, dice, faccia presto, un principe coJ suo seguito
è là che vuol vederlo; faccia presto! ,,. Don Rua,; tutto assorto
in Dio, che aveva ricevuto poco fa nella S. Messa, non dà
segno d'aver inteso. Deposti i paramenti sacri, si volta, e
subito il principe coi suoi si affretta ad andare a lui; ed il
sant'uomo loro fa cenno con una mano di aspettare, si mette
sull'inginocchiatoio, si copre con le mani la faccia per non
veder altro che il Principe e Re celeste, e passa in profonda
adorazione 20 minuti! In fine si leva e con angelico sorriso,
allargando le braccia e le mani, va loro incontro, scusandosi
di non aver potuto mettersi subito a loro disposizione, perchè
doveva intrattenersi alquanto col Principe e Re del cielo. Quel
·principe ~ tutto il suo seguito restarono sorpresi, meravigliati

27.7 Page 267

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VII - La «Regola vivente>>
249
e commossi nel profondo del cuore, e se ne andarono dicendo:
- Don Rua è un santo, un gran santo!>>.
Ed era già singolare il prestigio che egli godeva anche
fuori dell'Oratorio. L'Arcivescovo Mons. Lorenzo Gastaldi,
molti Vescovi del Piemonte, e nobili famiglie, lo stimavano
come sacerdote di rara pi'età e d'ingegno e abilità non co-
mune. Da Roma, in data r2 ottobre 1873, gli veniva inviato
il diploma di membro dell'Accademia dell'Arcadia, col nome
di Tindaro Stinfalico; e Io stesso Mons. Gastaldi l'ammetteva
all'Accademia di Storia Ecclesiastica del Piemonte da lui
fondata nel 1874, come aveva posto Don Bosco tra i membri
fondatori.
Spuntò finalmente il giorno tanto desiderato, anche· dal
Servo di Dio. Da Roma, con altra lettera in data 16 marzo
1874, Don Bosco indiceva tre giorni di << rigoroso digiuno>>
per i Salesiani e per gli alunni, << perchè Iddio pietoso dispo-
nesse che ogni cosa si compisse secondo la sua maggior gloria
e il nostro particolare vantaggio spirituale>>; e il 13 aprile la
S. Congregazione dei Vescovi e Regolari emanava il decreto
dell'approvazione definitiva delle Costituzioni della Società
Salesiana.
Nel me.desimo giorno la nuova Società, quasi in segno
di profonda riconoscenza, faceva al Signore un preziosissimo
dono.
<< Una mattina di aprile del 1874 - racconta Don Fran-
cesco Piccollo - mentre attraversava i cortili dell'Oratorio,
forse pe·r andare a confessarmi, incontro il caro Don Rua,
tutto mesto, che mi ferma e mi dice: "Caro Franceschino,
vieni anche tu, v'è Don Provera che è moribondo; ora gli por-
terò il Viatico, e tu con gli altri mi accompagnerai,,. Accom-
pagnai Don Rua che portava gli estremi conforti a Don Pro:.
vera. Entrato nella stanza dell'infermo, mi parve di assistere
a una scena meravigliosa; questi era seduto sul letto, gli pen-
deva la stola dal collo, la faccia aveva la serenità dei giusti ed
era circondata da uno splendore che mi impressionò: e dal
labbro gli uscivano sospiri ardentissimi, coi quali vbleva strin-
gersi a Gesù, e che palesava colle parole: " Veni, Domine, noli
tardare! ,,; insomma io assistevo alla morte di un santo auten-

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Il - Primo aiutante di Don Bosco
tico! Don Rua, in mezzo alla commozione degli astanti, com-
piva il sacro rito con una devozione non inferiore a quella
dell'infermo, ed io fui talmente compreso di ammirazione a
quella scena, tutta nuova, che il mio cuore si fece piccolo per
la commozione, e quasì mi mancava il respiro. Mai più nella
mia vita ebbi un'impressione simile. Da quel momento ebbi
vero culto per Don Francesco Provera, vero martire di pa-
zienza e angelo di santi costumi, e mi restò sempre nell'animo
la convinzione che egli, appena spirato, sia volato al Paradiso,
alla conquista di un seggio ben alto e sublime; nè credo fosse
diversa la convinzione di Don Rua >>.
Anche Don Provera era un'anima eletta. Nel 1861, chie-
rico, faceva scuola di prima ginnasiale nell'Oratorio, quando,
dopo qualche pronostico, venne colto da malattia mortale,
Don Bosco gli assicurò, apertamente, o il paradiso o la guari-
gione: << Vuoi tu fermarti ancora un poco in questo mondo e
aumentare i tuoi meriti colle tribolazioni; oppure ami meglio
che ti facciamo il passaporto per il paradiso?..... >>. << Io - lasciò
scritto Don Provera - rimasi un momento silenzioso, vo-
lendo riflettere sopra una deliberazione cosi importante; e poi
risposi con tranquillità: - E una domanda, questa, che mette
sopra pensiero; mi dia due ore di tempo..... - Don Bosco ri-
prese: - Ah! ti rincresce abbandonare il tuo corpo, abban-
donare l'Oratorio! Sospenderemo il passaporto questa volta.....
- Don Rua, vedendo che io non mi appigliava subito al partito
più conveniente, disse, quasi meravigliandosi: - Ed ancora
hai da pensare? - E Don Bosco: - Eh si, la _vita è sempre
cara. Basta! Adesso lasciamo le cose nelle mani del Signore.
Fiat voluntas tua, sicut in coelo et in terra..... Quando avrai
ben pensato e scelto, me lo farai sapere. - E se ne andò.
Don Bosco aveva fatti appena pochi passi fuori della stanza,
che io deliber.ai. Mi trovava tranquillo di coscienza, avrei
potuto ricevere ancora i Sacramenti..... e tutti gli altri con-
forti della Chiesa, avrei avuto assistente nella mia agonia lo
stesso Don Bosco..... Decisi, quindi, di chiedere il passaporto
pel paradiso. In quel mentre venne il Cavaliere di S. Ste-
fano; e Don Rua gli narrò quanto era successo, poco prima,
tra me e Don Bosco. Ed egli, udendo la mia esitazione, disse

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VII - La << Regola vivente;>
sorridendo: - Se io fossi stato al suo posto, non solo avrei
aspettata la morte, ma sarei saltato giù da letto, e le sarei an-
dato incontro. - Ma perchè, replicò Don Rua, non hai scelto
subito il paradiso? perchè non accettare? - Ho anch'io, sog-
giunsi, conosciuto il partito di maggior vantaggio..... Vada a
dire a Don Bosco, che io accetto il passaporto. - Don Rua,
quando scese in refettorio per la cena, fece la commissione a
Don Bosco, il quale gli rispose: - Troppo tardi, non è più a
tempo per ora; avrà ancora da patire per vari anni>>.
Il di seguente era fuori di pericolo. Ma due anni dopo,
colto da carie a un piede, gli si aperse un'ulcere, che lo tor-
mentò finchè visse. Costretto ad appoggiare il ginocchio su
di una gamba di legno e ad usare le stampelle, non cessò tut-
tavia di lavorare. Dopo dieci anni di martirio, al principio
del 1874, le sue forze cominciarono a diminuire, mentre do-
lori acutissimi non gli davan più requie, nè di giorno nè di
notte. Ma non fu mai udito proferir un lamento! Un giorno,
che aveva gli occhi pieni di lagrime, interrogato che avesse,
rispose con eroica pazienza: - Il male che soffro è tale, che
nessuno potrebbe descriverlo I - Consigliato a lasciar ogni
lavoro e a riposarsi alquanto: -Noi rispose, il lavoro è l'unico
sollievo che possa avere. - E a Don Rua disse apertamente che
voleva lavorare sino all'ulthno istante: - Per un soldato,
credo che sia vera gloria il morire in battaglia! - Desiderava,
oh! quanto, veder ancora una volta Don Bosco ed avere da lui
il passaporto per l'eternità; e fece volentieri anche questo sa-
crifizio, pregando il Signore a spargere le sue benedizioni
sulla Società Salesiana. E mori, o meglio, come diceva Don
Rua, << Don Provera non mori, ma si addormentò nel Signore,
che aveva tanto amato e così fedelmente servito >>, il giorno
stesso, in cui veniva firmato il Decreto dell'approvazione de-
finitiva della Società Salesiana.
Ecco quali tempre di eroi si andavano formando alla
scuola di Don Bosco!
Approvata la Società, Don Bosco raddoppiò le sollecitu-
dini per dare a tutte le case salesiane quell'andamento piena-
mente regolare, che gli stava tanto a cuore, e dal quale sol-
tanto sperava le benedizioni divine per ottenere lo sviluppo,

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II - Primo aiutante di Don Bosco
cui l'Opera poteva ora avviarsi. Ed anche in questo, come ve-
dremo, ebbe il miglior aiuto da Don Rua. Invero, era tale
l'esattezza sua nell'osservanza religiosa, nota a tutti, àmmirata
da tutti, e divenuta ornai proverbiale, che nessun altro avrebbe
potuto dare a Don Bosco miglior appoggio.
Nel settembre 1874, durante un corso di esercizi spiri-
tuali, questi si trovava a Lanzo Torinese, nel collegio
salesiano. Era, in un'ora di riposo, insieme con alcuni con-
fratelli, nell'orto dell'antico convento, quando cadde il di-
scorso su Don Rua. Tutt'a un tratto il santo Fondatore si fe'
serio, e, con accento maestoso, uscì in queste parole:
- Se io volessi, dirò cosi, mettere un dito sopra Don Rua,
in un punto, ove non vedessi in lui la virtù in grado perfetto,
non potrei farlo, perchè non saprei dove posare il dito!
Presente, con vari sacerdoti, era anche il sullodato mo-
naco di Lerins.

28 Pages 271-280

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28.1 Page 271

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VIII - Visitatore delle Case Salesiane
253
VIII
VISITATORE DELLE CASE SALESIANE
1814-1815.
<< Don Bosco>>; nuova commissz'one per raccoglierne le memorie. - Don
Rua nelle assenze di Don Bosco. - Gli viene ufficialmente affidato
l'incarico di visitatore delle case salesiane. - Un prezioso documento:
norme che segui~a nelle visite. - Il primo sguardo è alla casa di Dio.
- Poi allo stato religioso e morale dell'istituto, dei confratelli, e degli
alunni. - Rilie'li interessanti. - A un direttore quindici osservazioni;
e come sono sagge, opportune e delicate! - Pubblica alcuni classici
italiani. - Sua prima visita all'istituto delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice a Mornese. - Sante impressioni che lascia nelle religiose. -
Supplisce Don Cagliero, dal novembre 1875 all'autunno del 1877,
come direttore spirituale della Società e delle Figlie di Maria Au-
siliatrice. - Quanto lavoro! - È l'ammirazione di tutti. - Affettuoso
plebiscito. - Come il Servo di Dio Don Luigi Guanella rende omaggio
alla santità di Don Rua.
<< Don Bosco!>> studiarlo e viverne lo spirito, praticarne
ogni comando ed ogni consiglio, prevenirne ogni desiderio,
farlo conoscere, ammirare e amare da tutti, era il programma
quotidiano di Don Rua.
Attese le difficoltà che s'incontravano per far delle confe-
renze, con tutto il capitolo dell'Oratorio, intorno alla vita di
Don Bosco, il Servo di Dio propose di formare una commis-
sione, che facesse speciali sedlllte per continuare la raccolta
delle memorie ed esaminarle insieme, per ottener la maggior
precisione possibile. E la commissione venne composta da
Don Ghivarello, Don Barberis, Don Berto, e Don Cibrario,

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2 54
II - Primo aiutante di Don Bosco
sotto la presidenza di Don Rua; e dobbiam essere riconoscenti
al Servo di Dio, se di quegli anni ci vennero tramandate molte
memorie da Don Barberis e alcune da Don Berto.
,
Il 7 giugno 1875 << Don Bosco - dice la cronaca dell'O-
ratorio - parti per la visita ai collegi di San Pier d'Arena,
Varazze, Alassio. Prima di partire non dice mai nulla ai gio-
vani, i quali non sanno se sia in casa o fuori. Se ne accorgono
5olamente coloro che vorrebbero confessarsi e non lo trovano
al suo solito confessionale. Per lo più nol dice neppure ai
superiori della casa, ad eccezione di colui, che deve prendere
il suo posto nella direzione della casa. Per lo più tace eziandio
il giorno del suo ritorno. L'Oratorio è stato cosi organizzato
che quasi nessuno si accorge della sua assenza da Torino.
Le strettezze finanziarie però in questo tempo si fanno molto
sentire, poichè quando Don Bosco è nell'Oratorio, i bene-
fattori gli portano sempre elemosine, oppure egli stesso ne
va in cerca e ritorna sempre a casa con le somme oc-
correnti >>.
Chi lo suppliva era Don Rua, il quale, durante le assenze
di Don Bosco, alle volte si trovava in seri imbarazzi, ma nes-
suno se ne avvedeva, perchè non ne parlava e non dava mai
un lamento!
Di quell'anno, egli pure era stato a visitare le case di
Lanzo e di San Pier d'Arena in aprile, e in luglio si recava a
visitare quelle di Varazze e di Alassio; e perchè vi andava
ora Don Bosco? Eran visite diverse. Quelle di Don Bosco
eran le visite familiari, desideratissime, le visite; del Padre;
quelle di Don Rua eran le visite del censore e dell'ispettore
ufficiale. Prima di venire all'erezione delle prime provincie
od ispettorie, Don Bosco volle affidato a Don Rua anche
quest'ufficio, conoscendo il suo zelo e la stima e la venera-
zione che godeva presso i confratelli. Anche negli anni pre-
cedenti, gli aveva affidato talvolta cotesto incarico, mentre
si recava a questa e quella casa per dar ai chierici gli esami
di filosofia e di teologia; ed approvata definitivamente la So-
cietà, gliel'affidava in forma ufficiale. E poichè abbiamo un
libretto, nel quale il Servq di Dio annotò gli appunti presi
nelle visite compiute in quegli anni alle singo,le case salesiane

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VIII - Visitatore delle Case Salesiane
255
dobbiamo esaminarlo attentamente, per conoscere sempre
meglio l'anima sua.
Il quaderno, in capo, ha alcune pagine, contenenti un
indice, ordinato, minuto, preciso, delle cose da esaminare.
Il primo sguardo è alla chiesa e alla sacrestia, alle mense
degli altari, alla nettezza delle pareti e del pavimento, alla de-
cenza degli arredi sacri, al decoro delle sacre funzioni dei
giorni feriali e festivi.
Quindi passa in rivista le camere dei superiori, per con-
statare che non siano troppo eleganti; poi quelle degli alunni
e le scuole, per osservare se son tenute con proprietà, se hanno
la ventilazione necessaria; in fine tutto il locale, dove deve
regnar la nettezza e la proprietà conveniente.
Il primo sguardo allo stato religioso e morale è per i Sa-
lesiani; e vuole informarsi se hanno le conferenze prescritte,
se fanno il rendiconto mensile, se regna tra loro lo spirito di
modestia, di povertà, di obbedienza; se i preposti all'ammi-
nistrazione materiale, alla direzione delle scuole, alla parte
religiosa, ecc. ecc., adempiono, ciascuno, il proprio dovere
in conformità del Regolamento.
Ha attenzioni speciali per i chierici: osserva se attendono
regolarmente allo studio della filosofia o della teologia; se e
come adempiono i loro doveri di assistenti o di insegnanti;
se fanno la meditazione e la lettura spirituale quotidiana, ecc.
Degli alunni esamina lo stato sanitario, e se hanno chi
loro insegni le preghiere quotidiane ed a servire la S. Messa;
come sono accuditi in chiesa, nello studio, a scuola, nelle ri-
creazioni in cortile o nelle apposite sale, nelle passeggiate;
se han pulita la persona e gli abiti, e specialmente, se han pu-
lita l'anima; se tra loro son fiorenti le Compagnie di S. Luigi,
del SS. Sacramento; dell'Immacolata Concezione, e del Pic-
colo Clero; qual impegno pongono per lo studio; se hanno
familiarità con i maestri, gli assistenti, e i superiori; se pos-
sono disporre regolarmente di un confessore straordinario.
· Scende poi ad esami speciali: se tra gli allievi v'è qualcuno
atto a vestir l'abito ecclesiastico, e tra i_ chierici chi possa pre-
pararsi all'esame da maestro e a qualche altro pubblico esame
per l'abilitazione all'insegnamento.

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II - Primo aiutante di Don Bosco
Osserva in quale stima è tenuto il collegio dalla popola-
zione locale, quali sieno le relazioni dei soci con gli esterni,
quali le relazioni del collegio col parroco e col municipio.
In fine traccia un minutissimo esame circa ogni genere di
spese e di provviste, e la regolare loro registrazione, che vuol
uniforme in tutte le case, col far uso di tutti i registri, da
lui assegnati. ·
Il quaderno registra quindi, le note prese nelle visite
alle varie case. In capo alla pagina è il nome del collegio e
la data della visita, e sotto sono annotate, con numero pro-
gressivo, tutte le cose che gli paion degne di rilievo, e cioè
i ·difetti e le imperfezioni, e i consigli che suggerisce per porvi
rimedio. E non contento di rilevare graziosamente .ogni
cosa sui posto, giunto a Torino, ricopiava di proprio pugno
quelle note e, in forma di lettera, le mandava al direttore e
al prefetto del luogo ove le aveva prese, perchè le leggessero
insieme e provvedessero.
·Nel I 875 scriveva al direttore ed al prefetto di un colle-
gio: << Vi comunico le impressioni avute nella mia .visita.....
Vi assicuro che sono partito assai soddisfatto, sia degli esami,
sia del contegno dei chierici, sia dei diportamenti dei giovani.
Tuttavia qualche cosa ho osservato che ha bisogno di modi-
ficazioni..... >> e passava ad elencare ·e trascrivere quindici ap-
punti, e in fine osservava: << Caro direttore, molte di queste
cose dipendono dai tuoi subalterni; tuttavia converrà che
tu ti tenga al corrente di tutte, e che pur tu dia il mpto a tutti.
Tu sei la testa; il prefetto è il braccio; tutti e due 1siete occhi
e orecchi per tutto vedere e tutto udire. Il Signore vi bene-
dica largamente insieme col vostro affezionatissimo Don Rua,
Pref. della Congreg. di S. F. di S. >>.
Ovunque le osservazioni erano in bel numero, e tutte
delicate, e venivan prese in considerazione. In un collegio
nota le macchie di cera sulle tovaglie dell'altare e la poca pu-
lizia nell'angolo, ov'arde la lampada del SS. Sacramento; e
in certi locali osserva la mancanza di qualche immagine sacra,
o trova troppo piccoli i Crpcifissi, e consiglia di cangiarli in
altri di maggiori dimensioni, in quadri o in sculture, perchè
si vedano e producano l'effetto. che devono· produrre. Al-

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VIII
-~ ;visitatore
~
delle-··case·.·.Salesiane
2 57
trove raccomanda di far confessar più sovente i piccoli alunni
della prima elementare, che durante l'anno non si erano
confessati che una o due volte.
E le osservazioni vanno dal direttore fino all'ultimo del-
l'istituto. Ad un direttore inculca che per quanto gli è possi-
bile lasci fare le correzioni dagli altri, per non assumersi le
parti odiose; ad un altro di diminuire l'eleganza della camera
col togliere di terra i tappeti, e di non darsi aria di troppa
autorità, che serve più ad alienargli gli animi, che a conci-
liarglieli; a questo di trattenersi di più in mezzo agli alunni
per conoscere i loro bisogni spirituali ed insieme impedire
combriccole ed altre mancanze; a quello di aver cura della
propria salute e di farsi aiutare nella predicazione.
· Ai prefetti raccomanda di prendersi cura dei coadiutori,
assistendoli, o per sè o per altri, affinchè disimpegnino i do-
veri religiosi, mattino e sera, specialmente nei giorni festivi;
di passare a rassegna ogni mese, insieme con qualcun altro,
tutti gli alunni, specialmente per vedere come adempiano i
doveri religiosi e con qual frequenza si accostino ai Ss. Sa-
cramenti; di leggere, ogni settimana, un tratto del Regolamento
a tutta la comunità radunata; e di parlar sovente col proprio
direttore per tenersi reciprocamente al corrente dei bisogni
dell'istituto e provvedervi.
Altri rilievi generali son questi: procurare di destar negli
alunni maggior impegno per profittare nello studio; dare
maggior importanza all'insegnamento del catechismo nelle
scuole ginnasiali; assistere con maggior diligenza gli alunni
delle scuole elementari, durante la ricreazione; insistere che le
preghiere siano recitate con maggior gravità ed accordo;
non tralasciar mai un po' di lettura spirituale dopo la messa
della comunità; favorire la scuola di canto gregoriano, adu-
nandovi il maggior numero di allievi che sia possibile; stabi-
lire una messa feriale per gli alunni esterni, o, almeno, radu-
narli in chiesa ogni mattina, a far 1insieme qualche preghiera;
adoperarsi, quanto si può, perchè gli esterni prendan parte
alle funzioni religiose del collegio nei giorni festivi; promuo-
. vere le Compagnie di S. Luigi, del SS. Sacramento e del-
l'Immacolata Concezione, e specialmente del Piccolo Clero,
17 - Vita del Servo di Dio Michele Rua. Voi. I,

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II - Primo aiutante di Don Bosco
affidandone la cura a qualcuno in particolare; promuovere
la Compagnia dell'Immacolata, almeno tra i chierici, quando
non è possibile fondarla e mantenerla fiorente tra gli alunni.
Il Servo di Dio, che vedeva un grand'aiuto per l'edu-
caziqne cristiana della gioventù nel normale funzionamento
delle Compagnie religiose, istituite da Don Bosco nell'Ora-
torio: << Conviene - diceva in una nota - regolare graduata-
mente le varie Compagnie, in modo che a quella di S. Luigi
sia aperto l'adito per tutti quelli che son promossi alla Santa
Comunione, alla Compagnia del SS. Sacramento per ·1e
prime· classi ginnasiali, al Clero per quelli delle classi un
po' avanzate, e procurare che si tengano loro le conferenze>>.
Per i Salesiani in particolare, insisteva di fare con regola-
rità la lettura a tavola e non dispensarla con facilità e legge-
rezza; di uniformarsi, per il trattamento di tavola, a quello
dell'Oratorio di Torino; di fare insieme la meditazione,
anche in due gruppi, se non si può in un solo, e di far altret-
tanto per la lettura spirituale; di non tralasciare le conferenze
mensili e i rendiconti; di non trascurare mai la scuola di ce-
rimonie ai chierici; di promuovere, tra gli interni ed esterni,
ed anche tra i privati, gli abbonamenti alle Letture Cattoliche
ed. alla Biblioteca della gioventù italiana, servendosi dell'o-
pera del parroco, se occorre. .
Era davvero ammirabile il metodo del Servo di Dio nel
compiere il delicatissimo ufficio di visitatore. In lui la So-
cietà Salesiana, com'ebbe il primo socio e il primo direttore,
ebbe anche il primo ispettore, prudente, oc4-lato, zelantis-
simo della gloria di Dio e del bene delle anime.
La Biblioteca della gioventù italiana era una pubblica-
zione periodico-mensile, iniziata da Don Bosco nel 1869,
con la collaborazione di vari insegnanti e letterati, ecclesia-
stici e laici. Anche il Servo di Dio vi curò la pubblicazione
di vari fascicoli, significativi per la scelta: uno con le Novelle
del P. Antonio Cesari; due di Prose scelte dalle Opere Sacre
dello stesso scrittore; un quarto con il Viaggio in Terra Santa
del Sigoli ed il Fiore 4i virtù; un quinto _con la Vita del
B. Colombini del Belc'ari. Le prose del Cesari contenevano
<< una scelta di passi i più importanti e più ameni della vita

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VIII - Visitatore delle Case Salesiane
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di Gesù Cristo e dei fatti degli Apostoli>>, allo scopo di -of-
frire << un pascolo. salutare >> alla mente ed al cuore dei let-
tori, con << la materia sacra >> ivi esposta ed << i santi insegna-
menti che vi sono frammisti>>. Le pagine deUa Vita di Gesù
vennero ristampate più volte anche in fascicolo a parte (1).
Nella breve prefazione al Fiore di virtù, diceva al giovane
lettore:
<< Ti presento qui un libro che spero dovrà riuscirti gradito e van-
taggioso. Vi troverai eleganza di lingua, congiunta a semplicità di
dicitura, che gioverà a formarti un corredo di parole classiche e a
farti un bello stile, mentre gl'insegnamenti che vi si contengono arric-
chiranno la tua µiente di tante utili cognizioni. Dopo averlo letto,
ti consiglierei a conservarlo questo libriccino, ed in età più avanzata
ritornarvi sopra: che, forse allora rileggendolo, ne avrai nuovo di-
letto ed anche maggior utilità. Il libro è diviso in quaranta brevi ca-
pitoli, in ciascuno dei quali si parla di una virtù o di un vizio. Si
comincia a darne la definizione, e poi si va raccomandando la virtù
o biasimando il vizio, con molti bei detti della Sacra Scrittura, dei
SS. Padri e di vari autori greci e latini, ed anche con qualche simili-
tudine. Si chiude, poi, ogni capitolo con qualche esempio che serve
ad imprimere maggiormente nella memoria i dati insegnamenti, seb-
bene le similitudini e gli esempi non siano sempre fondati sulla ve-
rità. In una parola àvvi qui una raccolta di sentenze e racconti morali,
che bellamente venne dall'autore intitolata Fiore di virtù>> (2).
Alla vita del Beato Giovanni Colombini premetteva
queste osservazioni:
·
<< Prendi e leggi, senti dirsi una volta S. Agostino; ed avendo ~de-
rito all'invito, trovossene molto contento. Prendi, io dico a te, <i be-
nevolo lettore, e leggi questa vita del B. Giovanni Colombini. ed
avrai occasione di molto diletto e di pascolo intellettuale e morale.
Quel grande amico della gioventù, S. Filippo Neri, quando gli capi-
tavano giovani svogliatelli o uomini poco-amanti della virtù, metteva
loro fra mano qualche bel libro di vite di santi e singolarmente di
questo B. Colombini, raccomandando di leggerlo attentamente; ed
(1) La vita di N. S. Gesù Cristo .dell'Abate CESARI, Prete dell'Oratorio,
ridotta in compendio dal sac. prof. 1\\1:ichele Rua, - Tipografia dell'Oratorio
di S. Francesco di Sales,
(2) Viaggio in Terra Santa di Simone Sigoli ed il Fiore di Virtù, commen-
tati ad uso de' giovani studiosi dal sac. prof. Michele Rua, - Torino, Tipogra-
fia e Libreria dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, 1873 (Biblioteca della
Gioventù Italiana, Anno V - ottobre),

28.8 Page 278

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II - Primo aiutante di Don Bosco
essi generalmente, finitane la lettura, venivano a fargliene i cordiali
ringraziamenti. Anche tu accingiti a leggerlo per intero; e saprai
dire al termine, se non ti sarà riuscito gradevole.
>> Ormai crede il mondo corrotto ne' costumi e nel gusto letterario,
che non si possa trovare diletto se non nello scorrere romanzi o libri
fantastici; non lasciarti ingannare da tali idee, chè certo gran piacere
e molto maggior profitto, sia nella lingua, sia nello stile, e tanto più
nella moralità, puossi ricavare dalla lettura di questi libri di santi
o di argomento sacro, che furono la prima palestra in cui sònosi eser-
citati i padri della lingua italiana...
>> La vita del Beato Giovanni Colombini fu scritta da Feo ossia
Maffeo Belcari, nobile :fiorentino e poeta italiano, che visse nel se-
colo XV e che univa con mirabil nesso grande abilità pel maneggio
degli affari ad un gusto squisito per le lettere e le scienze con una
pietà e virtù più che ordinaria...
>> Prendi, adunque, e leggi questo libretto; e, dal vantaggio che
ne ricaverai, siane ~loria a Dio» (1).
· Nel 1875 Don Bosco volle che Don Rua si recasse a vi-
sitare anche l'incipiente istituto delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice, a Mornese. Nel quaderno del Servo di Dio mancano
gli appunti di questa visita; ma la cronaca di Mornese dice
che egli << si fermò parecchi giorni, durante i quali, oltre ai
provvedimenti materiali, ... regala le buone Suore di brevi,
ma fervidi fervorini>>. Questa visita ebbe luogo nel mese di
giugno, e fu una visita d'ispezione, compiuta dal Servo di Dio
con la stessa diligenza con la qualè l'abbiam veduto visitare
le case salesiané. L'impressione che n'ebbe la piccola. comu-
nità fu realmente memoranda, e destò una gara di fervore, che
contribui a dare all'Istituto una forte spinta per 1a via della
perfezione.
i
Di questa visita a Mornese fa cenno anche Don Fran-
cesia nella vi~a di Suor Maria Mazzarello, dicendo che il
Servo di Dio << vide ogni cosa e raccomandò specialmente lo
studio della propria vocazione >>, e che (< tutta la famiglia
quasi ne era scossa, e temeva per se stessa..... >> (2). Era. il
(x) La Vita del B. Giovanni Golombini composta per Feo Belcari - Torino,
Tipografia e Libreria dell'Oratorio di' S. Francesco di Sales, 1874 (Biblioteca
della gioventù Italiana, Anno VI r- febbraio).
(2) Cfr.: Suor Maria Mazzar~llo e i primi due lustri delle Figlie di Maria
Ausiliatrice. - Memorie raccolte. è pubblicate dal sac. G. B. FRANCESIA.i Li-
breria salesiana editrice, 1906. • Pag. 272.

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VIII - Visitatore delle Case Salesiane_
timor santo di non corrispondere degnamente alla vocazione.
Suor Enrichetta Sorbone, che era entrata nell'Istituto due
anni prima, dice: << Ricordo l'efficacia delle sue parole, che
andavano veramente al cuore, e davano conforto, infondevano
confidenza, e lasciavano ogni volta un desiderio più forte di ·
migliorare>>.
Eguale era il giudizio dei Salesiani dell'Oratorio, ai quali,
a partir dall'ottobre 1875, prese a tener ogni mese una con-
ferenza familiare secondo le disposizioni regolamentari, che
nell'anno seguente divenne quindicinale.
Anche in queste conferenze aveva sempre un'opportunità
attraente. Nel dicembre 1875 svolgeva questi appunti:
<< Nella prossimità delle feste natalizie converrà ·che ci
prendiamo a modello i Pastori di Betlemme, di cui ci dice
S. Luca: erant vigilantes vigilias noctis super gregem suum.
Chi vigila, evita il sonno; e noi, per èsser vigilanti, dobbiamo
evitare il sonno riguardo a noi e riguardo agli altri.
>> 1° Riguardo agli altri; far bene il proprio uffizio di
pa$tori, cioè di superiori, di professori, di assistenti; essere
solleciti del bene spirituale e temporale dei nostri allievi.
Aver l'occhio a tutto, ed impedire le combriccole, promo-
vere la frequenza ai Ss. Sacramenti, far si che non ci n1eri-
tian10 il rimprovero: Canes muti non valentes latrare.
>> Riguardo a noi; ci avverte il Signore a non prenderci
troppa cura del nostro corpo: Sint lumbi vestri praecincti.
S. Paolo dice: vegliate sopra voi stessi, affinchè non vi av-
venga che siano i vostri cuori depressi dalle crapule, dalle
ubbriachezze, dalle cure della presente vita... >>.
Verso la fine di aprile del 1876:
<< Siamo nel mese di Maria; trattiamo anche noi qualche
argomento riguardante la Madonna. Cerchiamo che cosa
voglia in particolare... dai soci salesiani... Vuole che amiamo
Gesù. Noi formiamo una milizia, noi dobbiamo risplendere
col buon esempio, noi ci siam pvoposti di osservare non solo
i precetti del Redentore, ma altresi i consigli; dobbiamo
adunque amar molto Gesù per compiacere la M~donna.
E come amarlo? teneramente, ardentemente, fortemente.
>> Teneramente: come il bambino desidera star colla madre

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II - Primo aiutante di Don Bosco
cui ama tene1amente, così noi star volentieri con Gesù,
accarezzarlo colJa divozione nell'uffizio divino e nel Sacro
Ministero, nel visitarlo· e riceverlo ...
>> Ardentemente: evitando non solo i peccati gravi, ma
anche i leggeri volontari; per esempio la perdita ·di tempo,
le piccole disubbidienze, rompere il silenzio...
>> Fortemente: assoggettandoci volentieri a sacrifizi per
suo amore; per far l'ubbidienza, pel bene del prossimo, per
la gloria di Dio, catechizzando, assistendo......
>> Gesù è speciosus prae filiis hominum, dulcis et mansuetus,
totus desiderabilis, e però veramente amabile>>.
· L'attività del Servo di Dio era fenomenale. L'r I novem-
bre 1875, Don Bosco inviava i primi Missionari Salesiani
alla Repubblica Argentina, per assistere gli emigrati italiani ed
aver cura dei loro figli, e, in pari tempo, per prepararsi ali'e-
vangelizzazione della Patagonia. Capo della piccola spedi-
zione era Don Giovanni Cagliero, direttore spirituale dell!l
Società, poi primo Vescovo e Cardinale Salesiano; e Don Rua
ebbe l'incarico di sostituirlo, nel tempo che restò nell'Ar-
gentina. Per le piccole cure quotidiane ebbe un aiuto nel
sac. Giulio Barberis; ma le cose più importanti, come le am-
missioni alle nuove professioni ed agli ordini sacri, la scelta
dei nuovi missionari e l'alta direzione dell'Istituto delle Figlie
di Maria Ausiliatrice, rimasero a suo carico.
L'eco della partenza dei primi Missionari Salesiani co-
minciò a richiamar l'attenzione generale sull'Opera di Don
Bosco; e subito presero ad affluire le domande di nuove fon-
dazioni salesiane in Italia e all'Estero. Ed anche cotesto la-
voro, di esaminar le domande e di studiare se era conve-
niente accettarle, venne a gravare interamente su Don Rua.
Per questo si recò a San Benigno Canavese, a Lucca, a
Noli, a Bassano, a Mendrisio nella Svizzera, e, come vedremo,
anche a Parigi.
Allora, tra i membri del Consiglio Superiore della So-
cietà, chi dava a Don Bosco il miglior aiuto, dopo Don Rua,
era precisamente Don i Cagliero. S'immagini quindi, quale
lavoro, nel tempo che questi rimase nell'Argentina, venne a
gravar sulle spalle del Servo di Dio.
·

29 Pages 281-290

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29.1 Page 281

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V III - Visitatore delle Case Salesiane
Primo aiutante di Don Bosco, prefetto generale e diret-
tore spirituale della Società Salesiana, direttore dell'Oratorio
di San Francesco di Sales, predicatore e confessore regolare .
nel Santuario, visitatore ed esaminatore delle Case Salesiane
d'Italia, direttore dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausilia-
trice, nel 1876, quasi tutto questo, ed altro ancora, non ba-
stasse, fu nominato confessore e direttore spirituale dell'O-
ratorio aperto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice in Valdocco;
e, sul finir dell'anno, in assenza del rettore del Rifugio, dalla
Curia Vescovile venne· provvisoriamente incaricato anche
della di1ezione spirituale di quell'istituto.
Tanto lavoro avrebbe ammazzato ogni altra persona; ed
egli lo compiva con esattezza, formando l'ammirazione di
tutti. Possiamo farcene una qualche idea dai pensieri, che
spigoliamo da alcune lettere a lui indirizzate per la festa di
San Michele Arcangelo nel 1876, · che, fortunatamente, ci
son rimaste.
Superiori ed alunni avrebbero voluto festeggiarla pubbli-
camente; era, in realtà, il direttore dell'Oratorio. Egli noi per-
mise; molti, però, gli manifestarono i loro sentimenti per
lettei:a. Gli alunni della scuola professionale <<fonditori>>,
gli dicevano cosi: << Perchè non possiamo dirle in questo
giorno, quanto l'amiamo e quanta stima facciamo della sua
benevolenza, ci permetta che le offriamo il presente mazzolino
di fiori, in segno della più pura riconoscenza... >>, << ricono-
scenti di tanti favori. .. >>.
,
<< Mi riesce oltremodo gradito il tornare del suo onoma-
stico - gli scriveva un salesiano - che mi porge occasione
favorevole a manifestarle i sentimenti del mio cuore, o Padre
amato. Lei è il più gran benefattore, che io abbia sopra la
terra; ed ogni volta che io penso a quanto ha fatto per me,
· mi vergogno e mi addoloro di non poterla, almeno in parte,
compensare. Mi permetta, però, che in questa occasione io
offra a Dio tutti i miei giorni; di vita, se mai varranno ad ag-
giungerne un solo alla sua vita preziosa. Oh! quanto mi terrei
fortunato, se il cielo ascoltasse la mia preghiera..... >>.
<< Se la Signoria Vostra degnissima mi permette, come ne
son certo, oggi Le presento anch'io il mio cuore - scriveva

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II - Primo aiutante di Don Bosco
un alunno. Siccome è povero, La prego di fargli posto
soltanto in un cantuccio, donde possa... esternarle la gratitu-
dine e riconoscenza, ed innalzare fervidissime preci... >>.
Ci piace conchiudere con i sentimenti del Servo di Dio
Don Luigi Guanella, che dai primi mesi del 1875 si trovava
all'Oratorio:
<< Il glorioso e forte S. Michele Arcangelo, il quale ha
fatto d'un tratto cessare la ribellione, che in Cielo si era solle-
vata dagli spiriti maligni contro l'Altissimo, quest'angelo ar-
dente, oggi e sempre, sieda al fianco di V. S. ottima e caris-
sima. Ei combatta con Lei le giornate di quaggiù; e lo faccia
con tal forza, sicchè anche su questa terra gli spiriti illusi degli
uomini maligni cessino la guerra che muovono a Dio ed alla
Chiesa, e la cessino fortunatamente e gloriosamente, con ren-
dersi servi convinti della vera Fede e seguaci essi stessi della
medesima.
>> Io, che tutto il tempo dacchè dimoro in quest'Oratorio,
non ebbi che di rado la fortuna di renderle ostensibile la
stima, che conservo alla santità della sua persona, soffra che
in questo giorno la dimostri in qualche maniera, acciocchè
in qualunque stato e luogo la Provvidenza destini la mia per-
sona, Ella sappia che amo la S. V. Rev.ma e la stimo con al-
tezza d'affetto ..... >> (1).
(x) Il Servo di Dio Don Luigi Guanella, Fondatore dei Servi dalla Carità
e delle Figlie di S. Maria della Provvidenza, (nato a Campodolcino, capoluogo
del valico dello Spluga e della frontiera svizzera, il 19 dicem.,re 1842, morto
a Como il 24 ottobre 1915) venne all'Oratorio Salesiano e reàtò con Don Bo-
sco dal gennaio 1875 ai primi di settembre 1878.
Nella vità di questo Servo di Dio, scritta dal Sac. Leonardo Mazzucchi,
dei Servi dellà Carità: La vita, lo spirito e le opere di Don Luigi Guanella (Como,
Scuola Tipografica della Divina Provvidenza, 1920), al capo IX: Ai fianchi
di Don Bosco, alla pag. 41, si legge, che trovandosi, un dei primi giorni, con
Don Bosco e parlando dei mezzi acconci per sviluppare l'Opera Salesiana,
il pio sacerdote gli suggeriva di formare una << specie di terz'Ordine >>, e che il
provvido suggerimento abbia dato origine alla Pia Unione dei Cooperatori Sa-
lesiani; mentre Don Bosco aveva stampato, fin dall'anno prima, il programma
di quest'opera.
Si legge anche, alla pag. 42, che Don Guanella, in un'altra conversazione
con Don Bosco, sul modo di moltiplicare le vocazioni ecclesiastiche, gli desse
questo suggerimento: «Ricorra alle vocazioni degli adulti!»; e che l'idea piac-
que a Don Bosco, e diede origine all'Opera dei Figli. di Maria Ausiliatrice.

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VIII - Visitatore delle Case Salesiane
Don Bosco, invece, come si è accennato, da molti anni aveva iniziata anche
quest'opera, e pensava a dar scuole speciali a detti alunni. Basti il dire che
vari dei sacerdoti che da anni davano già preziosi aiuti a Don Bosco, come
Don Lazzero, Don Bodrato, Don Sala, Don Provera ed altri, avevan tutti
cominciato gli studi di latino in età avanzata.
Don Bosco seguiva le vie tracciategli dal Signore: e, nella sua praticità,
prudenza e bontà straordinaria, spesso chiedeva consiglio a coloro che il Si-
gnore gli poneva al fianco, non solo per giovarsene, ma soprattutto per av-
viarli, incoraggiarli, e conoscere meglio l'anima loro.
I

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266
II - Primo aiutante di Don Bosco
IX
NELLA VITA INTIMA DELLA SOCIETA
18'15-18'16.
Conferenze ed adunanze generali per ottenere quell'unità di spirito e
d'azione, che inculcava Don Bosco. - Aiuto prestato dal Servo
di Dio. - Come raccomanda l'economia e l'obbedienza. - Come espone
lo stato fiorente dell'Oratorio nel 1876. - Allocuzione memoranda
di Don Bosco: Il presente e l'avvenire della Società Salesiana: << La
Divina Provvidenza non ci abbandonerà mai, finchè si osserveranno
le Regole>>. - L'Unione dei Cooperatori Salesiani. - Don Rua perde
la madre. - Attività del Servo di Dio. - Domanda soccorsi. - << Chi
si potrebbe chiamare martire del lavoro, è Don Rua >>. - È esonerato
dall'ufficio di. Vice-direttore. - Un partt'colare interessante: tutti
continuano a far capo al Servo di Dio. - Una testimonianza signi-
ficativa.
Approvata la Società, il miglior aiuto che il S~rvo di Dio
continuò a dare al Fondatore, fu il sostenerlo nel promuovere
la regolare osservanza in tutte le case e nel coltivar nei soci lo
spirito dell'istituto.
Nata dall'amore e dall'ammirazione più cordiale. per Don
Bosco, la Società Salesiana esisteva di fatto prima che s'ini-
ziasse formalmente con nome e nome speciali. Fin dal 1852
ne venne presentato, in forma embrionale, il primo regola-
mento all'Arcivescovo Mons. Fransoni, che l'appr9vò, e nel
1858, in forma più concreta, al Santo Padre Pio IX; finchè,
studiato e ritoccato ogni yolta, nel 1865 ottenne dalla Santa
Sede il Decretum laudis, nel 1869 fu approvato come base
specifica del nuovo istituto1 e nel 1874 ottenne l'approvazione

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IX~ Nella vita intima della Società
definitiva. Cura di Don Bosco fu il tracciare quel medesimo
tenor di vita che si viveva nell'Oratorio, e, perchè :fiòrisse in
tutte le case, prima e dopo l'approvazione della Società, volle
annualmente indette speciali conferenze generali del Capitolo
Superiore e dei singoli direttori, nelle quali s'era proposto
di additare e raccomandare quelle poche norme che riteneva ·
fondamentali per raggiungere quell'unità di spirito e d'azione,
che, date le origini familiari della Società, voleva che formasse
e restasse la sua caratteristica.
Queste conferenze, o radunanze generali, si tennero dal
1865 al 1877; ed era il Servo di Dio che le indiceva; e, fre-
quentemente, le presiedeva egli stesso, in nome di Don Bosco,
con frutti preziosi.
Nel 1875 indisse anche due confer~nze per i prefetti, od
amministratori delle case, a Lanzo, durante il primo corso di
esercizi spirituali, per ottenere, in ogni casa, piena unifor-
mità nella contabilità e la massima economia. Una delle sue
proposte diceva testualmente così: << Tutti i panni per i preti
e per l'uniforme degli alunni, e per i coadiutori, sieno della stessa
qualità; lo stesso si dica delle tele; cio indurrà i'l fabbricante a
dare la mercanzia a minor prezzo in vista della quantità: sa-
ranno più omogenee le rappezzature, e i giovani, cangiando
collegio, non dovranno mutare uniforme>>. Economia, economia!
Nella seconda metà di settembre si tennero le conferenze
generali. I direttori si trovarono a Lanzo, con i membri del
Capitolo Superiore, tre giorni prima della seconda muta degli
esercizi spirituali, per stabilire il personale delle case; e varie
furono le adunanze. Il 23 settembre, Don Rua, che aveva la
presidenza, aperse là seduta con queste proposte. Memore
che Don Bosco, in altre conferenze lungo l'anno ed anche al
termine del primo corso degli esercizi spirituali, aveva tanto
raccomandato ·l'Esercizio mensile della Buona Morte, affinchè
questo si facesse regolarmente, propose di stabilire alcune
norme da seguirsi in ogni casa. .
Fece pure osservare, che Don Bosco, più volte, s'era mo-
strato malcontento per spese straordinarie, compiutesi in al-
cuni collegi, ad es. per rinnovazioni nei fabbricati, senza il
suo consenso,

29.6 Page 286

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II - Primo aiutante di Don Bosco
Diede quindi la parola per deliberare il modo d'eliminare
cotesti inconvenienti, e poi, - dice la Cronaca - il Servo di
Dio parlò apertamente così:
<< Si desidera maggiore obbedienza alle Regole ed alle ordinazioni
.dei Superiori. Procuriamo d'essere modelli agli altri. In una Congre-
gazione, ha detto il Padre Bruno, Filippino, che ci dètta gli esercizi,
tutti i disordini non cominciano mai dai principianti, ma dai più
provetti.
·
>> Dobbiamo esser noi di buon esempio agli altri nel troncare ogni
faccenda al suono della campana, affinchè i subalterni c'imitino in
questa precisione.
·
>> Al mattino, all'ora della levata, mostriamoci pronti ad alzarci,
e non si abbia mai a dire che per negligenza lasciamo il letto più
tardi.
>> Alla sera, dopo le orazioni, non si faccia più rumore, nè si stia
chiacchierando qua e là, ma ciascuno si ritiri subito nella sua cella.
Ciò faccia ognuno di noi e procuri che sia osservato dai preti e dagli
altri.
>> In ultimo, ricordiamo la cosa di maggiore importanza. Obbe-
diamo a Don Bosco nei particolari comandi, senza rimostranze o
malumori. Avviene di tanto in tanto, che malgrado tutto il riguardo
e la riservatezza che Don Bosco usa nel dirci le cose, ci sia qualcuno
che non si arrende ai suoi desideri. Da ciò egli ebbe già gravi dispia-
ceri. Non dico che non si possano fare delle osservazioni, e proporre
delle difficoltà; si può fare; ma se poi non sono tenute per buone,
dobbiamo arrenderci e prontamente ed umilmente assoggettarsi, di-
mostrando di fare, non solo come vuole lui, ma secondo che dice la
nostra Regola, anche laeto vultu, dimostrando contentezza nell'ob-
bedirgli>> .
.In occasione della festa di S. Francesco di S~les nel 1876
si tennero altre conferenze generali nell'Oratorio. Tra esse
riusci particolarmente memoranda quella del 3 febbraio. Don
Guarrella diede relazione dell'Oratorio di S. Luigi a Porta
Nuova, Don Milanesio di quello di Valdocco. Gli altri diret-
tori, Don Bonetti di Borgo S. Martino, Don Lemoyne di
Lanzo, Don Francesia di Varazze, Don Cerruti di Alassio,
Don Francesco Dalm3;zzo di Valsalice, Don Albera di San
Pier d'Arena, Don Costamagna di Mornese, Don Ronchail
di Nizza Marittima, avevano parlato delle- loro case nelle se-
dute antecedenti.
'

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IX - Nella vita intima della Società
Il 3 febbraio, Don Rua - dice la cronaca - << Direttore
dell'Oratorio di San Francesco di Sales>>, fece questo splen-
dido resoconto della casa madre:
<< I membri della Congregazione vanno continuamente crescendo
nel vero spirito religioso e nella carità. Ciò si deve attribuire alla
maggior regolarità nello spirituale esercizio mensile, nella medita-
zione per gli uni dalle 5 alle 5 ½, per gli altri dalle 9 alle 9½, nella
lettura spirituale e nella lettura quotidiana in refettorio.
>> Gli ascritti in quest'anno furono separati dagli altri nella ricrea-
zione, nel refettorio, in chiesa, in camera e nello studio. Il numero,
essendo di circa sessanta, è molto maggiore di quello degli anni scorsi.
Tutto ci fa sperare che daranno buoni frutti. In essi regna grande
zelo per il bene proprio e per quello del prossimo.
>> Gli studenti sono in numero assai grande, e buoni. I loro esami
ebbero un esito non poco soddisfacente nell'Oratorio e fuori. In essi
si vede un grande spirito di pietà, che si manifesta con le opere. Ex
fructibus eorum cognoscetis eos. Si potè, da molti di essi, ottenere il
vero scopo che si propone la nostra Congregazione, sicchè, di 45 gio-
vani dell'ultima classe, circa 40 indossarono l'anno scorso la veste
chiericale. Cosi essi ci somministrano il contingente per poter esten-
dere le nostre fatiche, anche fuori dei nostri paesi. Contribuirono
molto a mantenere nei giovani l'amore allo studio ed alla pietà le
Compagnie. La Compagnia dell'Immacolata, però, lascia ancora a
desiderare maggior regolarità di conferenze. Essa è come l'ultimo
gradino, dopo del quale si entra in Congregazione.
>> Eziandio degli artigiani si possono dire cose molto consolanti.
In essi vi è maggior regolarità che negli anni scorsi, le loro scuole
sono ben ordinate, i catechisti sono molto impegnati nell'insegnar
loro le verità della religione, gli assistenti unanimi nel promuovere
tra essi la pietà e la carità.
>> Io spero che buonissimi e non pochi saranno i frutti ottenuti,
ma per questo bisogna risolversi a vincere ·e rinnegare la propria
volontà. Ciò non dico, perchè tra noi faccia difetto questo spirito
di sacrificio; ma perchè, senza di questo, poca efficacia possono avere
le nostre fatiche, e poco merito e bene arrecare a colui che le fa>>.
In fine, come avevano fatto gli altri direttori, anche il
Servo di Dio raccomandò la 1sua casa, cioè l'Oratorio di San
Francesco di Sales, alle preghiere comuni.
Finite le relazioni, prese la parola Don Bosco. Espose lo
stato generale della Società Salesiana, dell'Istituto delle Fi-
glie di Maria Ausiliatrice e delle Missioni iniziate; accennò

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II - Primo aiutante di Don Bosco
alle domande di nuove fondazioni, all'aiuto efficace che si
prometteva dall'Opera di Maria Ausiliatrice, e all'avvenire
della Società; e si dom~ndava:
<< Trentacinque o trentasei anni fa, che cosa c'era in questo sito,
ove noi ora siamo adunati? che cosa c'era? Nulla, proprio nulla! Io
correva qua e là, dietro ai giovani più discoli, più dissipati; ma essi
non volevan sapere di ordine e di disciplina; si ridevano delle cose
di religione, delle quali erano ignorantissiini; bestemmiavano il no)ne
santo di Dio; ed io non ne poteva far nulla. Quei giovani eran proprio
di trivio e di piazza; ed accadevano battagliuole a sassi, e risse conti-
nue. Le nostre case allora erano più pensieri che fatti. In questo luogo
· stesso e nei dintorni v'erano campi seminati a meliga, a cavoli...
qualche orto... e null'altro. Una casupola, o meglio un tugurio od
una taverna, sorgeva nel mezzo, miserabile al vederla di fuori, più
miserabile dentro. E per soprappiù era casa d'immoralità! Un povero
prete, solo, abbandonato da tutti, anzi peggio che solo, perchè di-
spregiato e perseguitato, aveva un vago pensiero di far del bene, qui,
proprio in questo luogo, e far del bene ai poveri ragazzi. Questo pen-
siero mi dominava e non sapeva come mandarlo ad effetto; tuttavia
non si partiva mai da me, anzi era quello che dirigeva ogni mio passo,
ogni mia azione. Io voleva far del bene, far molto del bene; e farlo
qui. Sembrava allora un sogno il pensiero del povero prete, e pure
Iddio realizzò, compiè i desideri di quel poveretto.
>> E in che modo Egli dispose che questo disegno s'incarnasse?
Come si siano fatte le cose, appena saprei dirvelo. Non me ne so
dare ragione io stesso. Questo io so, clie Dio lo voleva. Io vedo chiese
edificate, eretti molti fabbricati, tanti giovani raccolti, tanti preti e
chierici che mi circondano, tanti direttori di Case che mi fanno co-
rona. Come ciò? Io vedo che grandi sacrifici si dovettero compiere,
intrepidi dovettero essere coloro che mi seguivano, si non cedettero:
ma, dopo tutti questi sforzi, ecco che ne vediamo il Ifrutto. Migliaia
di giovani hanno il pane della parola di Dio, le Regole sono appro-
vate, la Congregazione è stabilita, i soci sono in gran numero, lo spi-
rito si mantiene ed aumenta. Siane gloria a Dio!>>.
E, schiettamente, manifestava anche quali fossero le stret-
tezze finanziarie.
<< Se dovessi guardare le cose solo umanamente, a ciò che sta nella
palma della mia mano, sarei spinto a mettermi in testa un fazzoletto
bianco, a travestirmi, andarmi a seppellire nella solitudine della Te-
baide, e non lasciarmi mai più vedere in società; poichè non vedo
modo d'aggiustare i nostri affari con mezzi umani. Ma noi siamo

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IX - Nella vita intima della Società
soliti ad alzare gli occhi in su e confidare nella Divina Provvidenza,
e la Provvidenza non ci manca.
>> Non ci è mai mancata e non ci mancherà nemmeno nell'avvenire,
purc'hè non ce ne rendiamo indegni, non si sprechi il denaro, non si affie-
volisca lo spirito di povertà. E come ottenere questa perseveranza?
>> Con l'osservanza delle Regole! Ora la Società è costituita, le Re-
gole sono approvate. La gran cosa che dobbiamo fare si è di adope-
rarci a praticare in ogni modo le Regole ed eseguirle bene. Ma per
praticarle ed eseguirle, è ntcessario conoscerle e perciò studiarle.
Ciascheduno si faccia un dovere di studiare le Regole. Ora non ci
troviamo più come nel tempo passato, quando .non le Regole, ma la
sola Congregazìone era approvata, e quindi si andava avanti con un
governo tradizionale e quasi patriarcale. Non son più quei tempi.
Bisogna tenerci fissi al nostro codice, studiarlo in tutte le sue parti-
colarità, capirlo, spiegarlo, praticarlo. Tutte le nostre operazioni di-
rigerle secondo le Regole>>.
Ed il santo Fondatore insisteva: - L'unico mezzo per
propagare il nostro spirito è l'osservanza delle Regole..... L'os-
servanza delle Regole è l'unico rnezzo, perchè possa durare una
Congregazione ..... >> Quindi: <<Obbedienza>>.
<< Ciascuno nella sua sfera procuri di essere obbediente, sia alla
Regola, sia ai singoli comandi dei Superiori. Questo lo faccia cia-
scuno per conto suo; questo si promuova fra gli altri confratelli. Que-
sta virtù s'inculchi negli inferiori, negli allievi, in tutti. Quando in
una Casa, o in una Congregazione, regna questa virtù, tutto va bene.
- Tutta la religione, diceva un gran santo, consiste nell'obbedienza,
la quale genera tutte le virtù e le conserva. - Siamo obbedienti,
e avremo la pazienza, la carità, la purità, la quale specialmente è il
premio dell'umiltà. Perciò l'ubbidienza sia il tema delle letture, delle
prediche e di molte conferenze. Ciascheduno legga e rilegga atten-
tamente il capo delle nostre Regole, dove si parla del voto dell'obbe-
dienza; anzi questo capo si studi a memoria. E il punto principale
attorno a cui deve versare la nostra obbedienza si è intorno alle pratt"che
di pietà, le quali sono come il cibo, il sostegno, il balsamo alla stessa
virtù. Il direttore faccia rileggere bene anche questo capitolo, pro-
curi di osservarlo e di farlo osservare. L'obbedienza specialmente per
le pratiche di pietà è la chiave maestra dell'edificio della nostra Congre-
gazione, è quella che lo sosterrà>>.
I
E concludeva:
<< Il Signore aspetta da voi cose grandi; io le vedo chiaramente e
distinte in ogni parte e potrei già esporvele, una per una, o per lo meno

29.10 Page 290

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272
Il - Primo aiutante di Don Bosco
accennarvele; ma per ora non giudico bene parlarvene. Se qualcuno
mi ricorderà queste parole nell'anno venturo, io vi potrò far vedere
grandi cose che il Signore quest'anno si è degnato d'iniziare, e spe-
cialmente una che vi riempirà .di stupore. Dio ha incominciato e con-
tinuerà le sue opere, alle quali tutti voi avrete parte. Queste riguar-
dano il florido stato della Congregazione, le quali, mentre io già mi
troverò alla mia eternità, porteranno gravissime conseguenze per la
salute delle anime, a gloria di Dio; gioveranno al bene universale
della Chiesa, saranno cagione di gloria, si, lasciatemi dire questa
parola, alla nostra Congregazione>>.
Don Bosco, verso il fine della conferenza, era estrema-
mente commosso, e il suo dire aveva acquistato un'energia
.straordinaria. Gli sguardi di tutti eran fissi su lui; e Dio
sa quali affetti e quali propositi avvampassero in quell'ora
nel cuore di Don Rua. E lo vedremo noi pure nel corso di
queste pagine.
L'opera cui Don Bosco alludeva era l'approvazione del-
l'Unione dei Cooperatori Salesiani (r). Da vari anni la veniva
studiando, ne aveva esteso e pubblicato un primo regola-
(1) «Nel fondare la Pia Unione àei Cooperatori Salesiani - depose Don Rua
- Don Bosco ebbe di mira anzitutto di soddisfare un dovere di liconoscenza
verso tutti i benefattori delle sue Opere (chiamandoli a partecipare a tutti i
vantaggi della Pia Società di S. Francesco di- Sales); - in secondo luogo aveva
di mira di animare alla perseveranza nel beneficare le sue opere; - in terzo luogo
di unire i suoi benefattori e le sue benefattrici, costituendoli come altrettanti
ausiliari del proprio Parroco, e per mezzo di lui del proprio Vescovo, e quindi
altrettanti figli devoti ed obbedienti al Supremo Capo della Chiesa».
In queste parole, il Servo di Dio indicava, nel modo più chiaro e preciso,
il triplice scopo, che si propose Don Bosco nell'istituire la Pi~ Unione dei
Cooperatori: - << mostrare, nella forma migliore, la sua riconoscenza verso
i benefattori >>., << spronarli di continuo ad aiutare la Società Salesiana », << ani-
marli all'azione cattolica,. sotto la guida dei propri pastori».
L'Unione non lega alcuno in coscienza e vi possono partecipare le famiglie
secolari e religiose e gli istituti o collegi, per mezzo dei rispettivi genitori e
superiori.
Le condizioni per esservi iscritti sono: 1) età non minore di anni 16; 2) go-
dere buona riputazione religiosa e civile; 3) essere in grado di promovere, o
per sè o per mezzo di altri, con preghiere, offerte, limosine o lavori, le Opere
della Società Salesiana.
Chi desidera ascriversi tra i Cooperatod Salesiani, ricevere il Bollettino
Salesiano, avere chiarimenti sulle opere di Don Bosco, inviare offerte ed
elemosine in loro favore, si rivolga al Rettor Maggiore della Società Salesiana,
Via Cottolengo, N. 32, Torino (109).

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30.1 Page 291

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IX - Nella vita intima della Società
2 73
-mento nel 1874, chiamandola Unione Cristiana; nel 1875,
correggendo il primo schema, la diceva Associazione di Opere
Buone, e, finalmente, nel 1876, Cooperatori Salesiani, o modo
pratico di giovare al buon·costume ed alla· civile società.
L'Unione dei Cooperatori veniva approvata solennemente
dalla Santa Sede, pochi mesi dopo, il 9 maggio 1876, insieme
coll'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti
allo stato ecclesiastico; e Don Bosco incaricava Don Rua di
portar personalmente il diploma di Cooperatore, unito all'e-
lenco delle copiose indulgenze elargite dal Santo Padre, ai
principali benefattori della città. La maggior parte eran fa-
miglie da lui conosciute, e a Don Bosco premeva che anche
il suo fedele aiutànte fosse da loro conosciuto.
In quell'anno il 21 giugno, Don Rua perdè la mamma;
<< ed io pure - dice il salesiano Don Francesco Piccollo -
ho assistito ai funerali della signora Rua: il mio cuore era
-commosso, perchè non potevo dimenticare la grande bontà,
dimostratami da questa pia signora. Alla sepoltura, che si fece
fino alla parrocchia di Borgo Dora, io era presso Don Rua,
che seguiva la bara della madre. Era estremamente commosso;
frenava a stento il pianto; ma si leggeva nel suo volto, unita-
mente ad un dolore immenso, una rassegnazione totale alla
volontà divina, che lo privava di una madre cosi buona e che
per tanti anni, seguendo l'esempio di Margherita Bosco, si
era sacrificata per i giovinetti dell'Oratorio>>.
Con lettera del 27 luglio il Servo di Dio comunicava •
al fratello cav. Antonio, controllore della R. Fabbrica d'Armi
di Brescia, il conforto che aveva provato nell'apprendere
che la sua famiglia erasi recata << a fare la Santa Comunione
in suffragio dell'ottima nostra madre>>, e che aveva << pur
fatto celebrare delle messe al medesimo fine>>. << Spero -
soggiungeva - che ancor tu hai fatto, o farai altrettanto; e
questo raddoppia il mio contento. Noi, qui, le abbiamo cele-
brato un solenne funerale al giorn0 trigesimo della sua morte,
cioè il 21 corrente, con grande concorso ai Ss. Sacramenti,
non solo degli interni, ma ancora degli esterni. Continuiamo
a ricordarci di lei e dei begli esempi che ci ha lasciato.
>> A fine di averla sempre presente ho fatto riprodurre il
18 - Vita del Servo di Dio Michele Rua: Voi. I.

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2 74
II - Primo aiutante di Don Bosco
suo ritratto, di cui ti mando due copie, per mantenere la pro-
messa che ti feci, fin da· quando mi procurasti il piacere di
venirci a trovare>>.
E gli dava conto del modo, col quale aveva liquidato i
vari capi del vestiario materno, che aveva divisi tra parenti,
e << quanto al poco oro - soggiungeva - l'ammontare è di
L. 58 e centesimi 50. L'oggetto che pareva più prezioso, cioè
il così detto sclavasso, fu sottoposto alle solite prove, e fu
trovato d'argento dorato; quindi, inv~ce di valere una qua-
rantina di lire, fu valutato a lire due. Quanto ai pochi mo-
bili, io li valuto a L. 80 in tutto, stante la gran difficoltà che vi
sarebbe a venderli per la loro antichità e per essere assai lo-
gori. Perciò, mettendo insieme la metà dell'oreficeria in
L. 30, colla metà del valore -dei mobili in L. 40, ti unisco qui
L. 70, che io ti suggerirei di dividere tra i tuoi figli e figlie,
affinchè tutti abbiano qualche piccolo ricordo della loro cara
avola, lasciando però alla tua prudenza di fare quanto crede-
rai meglio>>.
Quest'uomo, che teneva conto del centesimo con preci-
sione più unica che rara, era veramente degno di amministrare
le grosse e le piccole somme che la Divina Provvidenza man-
dava all'Oratorio I
Con la fondazione della Pia Unione dei Cooperatori Sale-
siani, come Don Bosco sperava, crebbero anche le offerte; e
con l'Opera di Maria Ausiliatrice venivan crescendo le voca-
zioni alla vita salesiana ed all'apostolato.
!
E il Servo di Dio imparava dal Maestro ·a tentar tutte le
vie per avere i· mezzi di poter fare un bene maggiore.
Ci restano le minute di due domande da lui stese nel 1876,
·per aver sussidi dall'Opera Pia di S. -Paolo, e dal R. Sub- ·
economato dei benefizi vacanti.
Nella prima, ritoccata da Don Bosco, egli ricorda come
questi tenesse << aperte al culto religioso quattro chiese, qui
in Torino; quella di Maria Ausiliatrice in Valdocco, pei po-
veri giovani interni di q'Ìlesta casa e a comodità del pubblico;
l'altra di S. Francesco di Sales, per i giovinetti esterni, che nu-
merosi frequentano l'Oratorio festivo; quella di S. Luigi
Gonzaga, presso il Corso del Re, e quella di S. Giuseppe,

30.3 Page 293

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IX - Nella vita intima della Società
275
nel Borgo S. Salvario. Per queste varie chiese, oltre a molte
spese, occorrono quelle indispensabili per l'acquisto e la con-
servazione degli arredi e vasi sacri, cera, funzioni, pigioni e
manutenzione dei fabbricati e di tutte le cose necessarie al
decoro del culto..... >>.
Nella .seconda, ricorda come Don Bosco << deve provve-
dere in questa città a cinque Oratori, che sono la Chiesa di
Maria Ausiliatrice destinata ai giovani ricoverati in questa
casa e popolazione di questi contorni; l'Oratorio di S. Fran-
cesco di Sales in Valdocco, quello di S. Luigi presso il Corso
del Re e quello di S. Giuseppe del Borgo S. Salvario, tutti
e tre pei poveri giovinetti; e finalmente un Oratorio dedicato
a S. Angela Merici, aperto il mese scorso, anche qui in Val-
docco, per le povere fanciulle>>.
Fare del bene e farlo conoscere per avere gli aiuti neces-
sari, fu il programma di Don Bosco, esemplarmente seguito
da Don Rua. Come non ammirare tanto lavoro e tante cure
per promovere la gloria di Dio?
Ecco un'altra solenne testimonianza di Don Bosco in
lode del suo primo aiutante. La cronaca di Don Barberis ci
ha tramandato l'argomento di una conversasione, tenuta con
Don Bosco la sera del 14 agosto 1876.
La vigilia dell'Assunta del 1876, terminate le confessioni,
vari confratelli facevano compagnia a Don Bosco durante
la cena; ed egli, com'ebbe finito di cenare, continuò la coilver-
sazione, che si portò su questo argomento: << Se fosse vero,
che il lavoro uccidesse i salesiani>>.
<< Don Bosco diceva: Ognuno di noi che morisse ucciso
dal lavoro, ne attirerebbe cent'altri in Congregazione. E vero,
e ne son contento ed orgoglioso, tra noi si lavora molto; ma
il dire, come ho sentito, che i preti morti in casa siano stati
proprio uccisi dal lavoro, questo, no, non mi par vero. Lavo-
rarono molto, furono strenui: campioni; riposando, avrebbero
potuto prolungare la loro vita; ma tutti avevan già qualche
malattia, che dai medici si giudicava incurabile.
>> Don Alasonatti aveva una glandola nella gola; aveva
cercato tutti i mezzi, tutti i rimedi per guarirne; s'erano con-
sultati molti medici, tutti promettevano di guarirlo, ma in-

30.4 Page 294

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II - ·Primo aiùtante di Don Bosco
vano. Nell'ultim'anno di sua vita, gli comandai di nuovo che
per obbedienza si curasse, non guardasse a spese, o a rimedi.
Egli obbedi, ma tutto fu inutile, e la glandola lo soffocò.
. >> Don Ruffino lavorava anche intensamente; ma l'origine
della sua'malattia e della sua morte fu una forte costipazione.
Essendo stato da Torino a Lanzo sotto una dirotta pioggia,
non si cambiò le vesti, e andò subito a confessare in parroc-
chia, essendo la settimana santa; da ciò s'ingenerò una tosse
fortissima, che gl'intaccò i polmoni e mori.
>> Don Croserio, è vero, faceva scuola e lavorava molto;
ma, fin da giovane, aveva quella palpitazione di cuore, che lo
condusse alla tomba.
>> Di Don Chiala [prima che entrasse in Società era ispet-
tore alle RR. Poste] sappiamo tutti che il Governo accettò
le dimissioni per motivi di salute.
>> E cosi si dica degli altri~ che lavorarono molto; ma non
fu il lavoro, che, propriamente parlando, li abbia uccisi. Chi
si potrebbe quasi chiamar vittima del lavoro è Don Rua. ·E noi
vediamo, che il Signore finora ce lo conservo. abbastanza in
forze!>>.
Don ijosco chiudeva la conversazione con queste pa-
role di apostolo: << Fosse anche vero quello che si dice, oh!
qual gloria sarebbe morire .per il troppo lavoro! Il Signore co-
rona questi sacrijìzi cosi grandi, non solo con premio grandissimo
in cielo all'individuo che soccombe, ma anche in terra alla Con-
gregazione alla quale appartiene, cui manda in compenso cento
nuovi confratelli! >>.
E tornava ad inculcare il lavoro e la fuga dell'ozio; la po-
vertà e la fuga delle ricercatezze nelle vivande, l'unità di spi-
rito e l'obbedienza di tutti al superiore: << Uniti in sol cuore,
si farà del lavoro dieci volte tanto, e meglio!>>. Ed eran, questi,
i segreti dell'eroismo di Don Rua !
·
Sul principio dell'anno scolastico 1876-77 Don Bosco
l'esonerò dall'ufficio di vice-direttore o direttore dell'Ora-
torio, che affidò a Don Giuseppe Lazzero: e la sera del 7 no-
. vembre, dopo la funzione di addio al secondo drappello di
Missionari - eran ventittè - li accompagnava a Roma, per
presentarli a Pio IX. ·

30.5 Page 295

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IX - Nella vita intima della Società
277
La mattina del1'8, si radunava il capitolo locale dell'O-
ratorio, al quale non apparteneva più Don Rua, e si prende-
vano alcune deliberazioni, che non ebbero l'approvazione di
Don Bosco. Don Barberis lo mise subito al corrente, e Don
Bosco, a volta di corriere, gli rispondeva da Roma, in data
10 novembre:
<< Non era mia intenzione, che si sciogliesse la scuola di
fuoco [la scuola dei Figli di Maria], tanto più, che eravamo
intesi con Don Durando... di portarla alla perfezione. E vero
che si fa a San Pier d'Arena, ma almeno una classe sia a To-
rino, per molte ragioni.
>> Avete fatto bene a portare la scuola serale prima di
cena, durante la mia assenza, perchè io non l'avrei permesso,
come aveva già fatto l'anno scorsò. Manca 'l gat, i rat a
balo ! >> (I).
.
.
Ritornato da Roma, si lagnò di questi e di altri cangia-
menti, fatti durante la sua assenza, e: << Impegnatevi - diceva
a Don Barberis - impegnatevi sempre per promuovere, in
tutte le circostanze anche minime, che tutto parta da un solo
punto e che si segua sempre il desiderio di chi è alla testa>>.
E il 20 dicembre, egli stesso, con parola faceta, annun-
ziava agli alunni che << Don Rua aveva fatto bancarotta, e non
era più direttore>>. << Vi è un po' di cambiamento nella dire-
zione della casa. Don Bosco fece già bancarotta, adesso ha
fatto bancarotta Don Rua, poi farà bancarotta anche Don
Lazzero; faremo tutti bancarotta. Finora la prima persona,
dopo il direttore generale, quegli che guidava i primi affari
della casa, era Don Rua. Ora Don Rua ha ceduto il posto a
Don Lazzero, perchè egli si trova spesse volte fuori di casa,
un po' qui, un po' là; e non può attendere a tutte le cose qui
in casa. Molte volte viene della gente per trovarlo, ed egli non
c'è; c'è bisogno di provvedere a qualche urgenza, ed egli non
si trova; qualcuno di voi desidera parlargli, ma non ci riesce.
Ora ci sarà Don Lazzero, il qtiale non scappa tanto da casa, e
potrà adempiere esattamente il suo ufficio, e vi sarà sempre.
Cosi Don Rua, che è molto buono, attenderà ad altri uffizi;
(I) « Quando la gatta non è in paese, i topi ballano!~ . .

30.6 Page 296

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Il - Primo aiutante di Don Bosco
e Don Lazzero, che è più buono, occuperà il suo uffizio di
direttore, come già faceva, ma ciò non era ancor pubblicato,
e non tutti lo sapevano. Cosi, quelli che avranno bisogno di
qualche cosa, andranno da Don Lazzero e lo troveranno, e
potrete trattar con lui più liberamente>>.
Ma, nonostante le dichiarazioni di Don Bosco, che il
direttore, non solo di nome, ma anche di fatto doveva essere
Don Lazzero, per cui egli più non avrebbe domandato conto.
a Don Rua dell'andamento dell'Oratorio, ma a Don Laz-
zero, tutti continuavano a far capo al Servo di Dio. Tanta
era la fiducia e la stima che godeva universalmente. E << non
parve strano - attesta Don Giuseppe Vespignani - che
tutti, colla miglior intenzione di ubbidire a Don Bosco, in-
vece di andare da Don Lazzero, continuassero a far capo a
Don Rua>>.
<< Conobbi Don Rua - racconta Don Vespignani - la
notte dal 6 al 7 novembre 1876, quando da Alassio (dove
avevo accompagnato i fratelli, alunni di quel collegio) mi
recai a Torino, col proposito di rendermi salesiano. Giunsi
alle. 22,30 circa, ed ebbi la sorte di cenare con Don Bosco,
che fino a quell'ora aveva confessato i giovani, che si prepa-
ravano a celebrar la partenza dei Missionari della seconda
spedizione.
>> Recava una lettera di Don Cerruti, di presentazione a
Don Bosco che la consegnò a Don Rua, perchè l'informasse.
Don Rua, in piedi, come al solito, lesse e disse al yen. Fonda-
tore, che io era un sacerdote romagnolo, ecc. ecc.rDon Bosco,
scherzando, e forse per provarmi, mi disse: - Va tanto bene:
lei starà un po' con noi, e poi andremo là, nelle Romagne, a
fondare qualche casa, e lei ci accompagnerà. - Io penso di
stare sempre con lei, se mi accetta. - Bene, bene... Domani
dirà la Messa per la Comunità e per i Missionari... - Vede,
sig. Don Bosco, che son prete novello; se c'è molto da comu-
nicare, mi confondo... - Oh! Comunioni ce ne saranno, e
le potrà dare senza inconveniente. Ora ci siam visti a questa
luce del gas; domani ci v~dremo alla luce del sole. Io lo con-
segno qui al nostro Don Rua.
>> E Don Rua mi condusse nella camera dei forestieri,

30.7 Page 297

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IX - Nella vita intima della Società
279
cercò le lenzuola, le stese, e volle aggiustarmi il letto, con
somma carità e gentilezza; e scherzevolmente mi disse, mentre
ambedue stendevamo le coperte: " Siamo ambedue cosi ma-
gri, che non ci attacchiamo fuoco,,; alludendo al freddo, che
di notte s'incominciava a sentire. Mi lasciò quindi, mentre
zio1.oenrea. fuori di me dalla meraviglia di tanta affabilità e degna-
>> La mattina dell'8 noverribre, mi recai nel suo ufficio; e
cominciaron. subito per me le lezioni pratiche, ed ammirai il
metodo che teneva con gli aspiranti alla vita salesiana.
>> - Hai buona calligrafia? - mi chiese. lo l'avevo pre-
gato, che senz'altro non mi trattasse più da forestiero, ma mi
desse del tu; e cosi fece.
e
m1.>>
. Se vuol pro.vare
accingeva a scrivere.
risposi
-
le scriverò qualche cosa
>> - No, aspetta che io ti detti; e se scrivi bene, ti farò
.· mio segretario. Scrivi dunque: Qui mittit manum ad aratrum,
et respicit retro, non aptus est regno Dei.
>> - Ho capito, dissi mentre scrivevo, questa è la sua
prima lezione sulla perseveranza; cercherò di essere fedele.
>> - Ebbene, fin d'ora io ti darò lavoro. - Infatti da
quel giorno incominciò a darmi lettere da scrivere, alternando
quell'occupazione con piccoli lavoretti, che mi parve aves-
sero per iscopo di studiare le mie poche abilità. E, prima di
·tutto, volle conoscere, se in me vi era qualche disposizione
per la contabilità. Mi cavò fuori tanti libretti minuscoli, che
eran disposti secondo la svariata amministrazione delle Case
Salesiane, dal giornale, o diario, al libro di cassa, ai conti cor-
renti, ecc.; mi spiegò come si teneva il registro delle Messe,
poi mi diè da fare i conti di certe annualità con interesse com-
posto, e cose simili, sopra le quali passai sudando. tutta una
giornata, finchè il buon Padre conobbe che non era pane per
i miei denti, e, sorridendo, fini col dirmi: - Non te la cavi!. ..
- E capi perfettamente, che1io non ero fatto per aiutante di
prefetto;
>> •••••Nei primi mesi dell'anno scolastico 76-77, Don
Bosco m'incaricò della Scuola di Fuoco, come si chiamava ·
allora per la celerità con cui si abbreviavano i corsi dei Figli

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Il - Prz'mo aiutante di Don Bosco
di Maria. E volle prima sapere se conosceva il metodo dell'a-
nalisi logica, e mi diede un tema da analizzare ·oralmente,
spiegandomi come questa era la base per istudiare il latino,
far la costruzione, per poi tradur bene. E Don Rua a quelle
norme ne aggiunse altre sul metodo. Mi raccomandò di dare
il lavoro così detto dei posti, e di portargli i lavori dei miei
discepoli. Così feci, ma, nel presentargli le prime pagine,
mi osservò che non erano state da me corrette e classificate.
Allora capii, che voleva esaminare il mio criterio sul modo di
classificare. Ed infatti mi diede poi, anche in questo, pratiche
istruzioni>>.
·
Era ammirabile in ogni cosa!
·!'

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X - Sempre ammirabile!
X
SEMPRE AMMIRABILE!
18'1'1-18'19.
<< Faremo a metà>>. - Una conferenza memoranda. - << Si può dire,·
che il Signore porti sulle braccia la Congregazione Salesiana>>. -
<< La gloria della nostra Società è nella moralità>>. - Come Don Rua
fosse il fido aiutante e l'integratore di Don Bosco nella direzione
dell'Oratorio e della Società. - I primi Capitoli Generali. - Alcune
osservazioni ad una circolare di Don Bosco. - Le prove del << soverchio
zelo >> e la prudenza del Servo di Dio. - Va a Parigi per trattare
di una fondazione salesiana. - Tiene il discorso per la quarta spedi-
zione di Missionari. - Dà la strenna agli alunni e ai Salesiani del-
l'Oratorio per l'anno 1878. - Lavoro nascosto del Servo di Dio. -
Sue sollecitudini per trovare i mezzi da vivere. - Abbandono di Don
Bosco nella Divt'na Provvidenza e meravigliosa prudenza di Don
.Rua. - Alcuni rilievi interessanti. - Il quadro della Madonna di Fo-
ligno. - Due signore che desiderano parlare a Don Bosco durante
la cena. - Lettera ad un protestante. - << Vir obediens >>. - Predica-
zt'oni. - <<Credo.che hai indovinato..., abbt'amo un solo Don Rua>>.
- Interessamento del Servo di Dio per le Misst'oni della Patagonia.
- CircaZare alle Case Salesiane. - Sempre ammirabile!
Esonerato dalla direzione dell'Oratorio, il Servo di Dio
era sempre con Don Bosco, a dividere con lui il lavoro diret-
tivo della Società. Era venutò il tempo, in cui, in tutto, do-
veva fare a metà col Maestro.
Nella conferenza generale del 6 febbraio 1877, egli
espose lo stato della Società in Italia e in Francia, e Don
Bosco parl? delle _nlJ,ove fondazioni nel_ Lazio ed in America;

30.10 Page 300

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282
II - Primo aiutante di Don Bosco
e di ciò che dissero Don· Bosco e Don Rua, la cronaca ci dà
un largo riassunto, dal quale appare chiaramente, come il
Servo di Dio, fin d'allora, effettivamente facesse a metà con
Don Bosco in ogni cosa. ·
<< La nostra Società - osservava Don Rua - progredisce
meravigliosamente ogni giorno; e noi tocchiamo con mano
com'essa sia continuamente protetta da Dio. Nelle persecu-
zioni e nelle tribolazioni prende maggior sviluppo; crebbe il
numero dei soci p·erpetui e triennali, e specialmente degli
ascritti; e v'è maggior regolarità in ognì cosa..... Ringraziamo
Iddio, e facciamo quanto possiamo per corrispondere, col
fervore della condotta, con l'esatta osservanza delle Costitu-
zioni, alla special protezione che Maria SS. Ausiliatrice ha per
noi. Si può dire che il Signore porta sulle braccia la Congrega-
zione Salesiana, e le dà tutti i mezzi e gli aiuti, che le sono ne-
cessari per prosperare>>.
Don Bosco, in fine del suo resoconto, additò nell'Unione
dei Cooperatori Salesiani, quel << qualche cosa di straordinario>>,
che aveva preannunziato l'anno prima; e rievocò le parole
che il Santo Padre Pio IX gli aveva rivolto pochi giorni
prima in un'ultima udienza memoranda:
<< Andate - gli aveva detto l'immortale Pontefice -
scrivete ai vostri figli, e cominciate a dire ora e ripetete sempre,
che non v'ha dubbio che la mano di Dio è quella che guida la
vostra Società. Pesa, però, su di voi una grande responsabilità,
e voi dovete corrispondere a tanta grazia. Ma io vi dico, a
nome di Dio, che·se voi corrisponderete al divino aiutq col vostro
buon esempio, se promoverete lo spirito di pietà, se promoverete
·lo spirito di moralità e specialmente quello di castità, se questo
spirito rimarrà in voi, avrete coadiutori, cooperatori, ministri
zelanti; vedrete centuplicarsi le vocazioni religiose, sia per voi,
per la vostra Società, come per gli altri ordini religiosi, ed anche
per le diocesi, che non mancheranno di buoni ministri, i quali fa-
ranno molto bene.
>> lo credo di svelarvi un mistero/
· >> Io sono certo, che questa Società sia stata suscitata, in
questi tempi, dalla Divina Pròvvidenza, per mostrare la potenza
di Dio; sono certo, che Dio ha voluto tenere nascosto fino al pre-

31 Pages 301-310

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31.1 Page 301

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X " Sempre ammirablle!
sente un importante segreto, sconosciuto a tanti secoli e a tante
· altre Congregazioni passate. La vostra Soc-ietà è nuova nella
Chiesa, perchè di nuovo genere, perchè venne a sorgere in questi
tempi, in maniera che possa essere ordine religioso e secolare, che
abbia voto di povertà e insieme possedere, che partecipi del mondo
e del chiostro, i cui membri siano religiosi e secolari, claustrali e
liberi cittadini. Il Signbre cio manifesto ai nostri giorni, e questo
io voglio svelarvi. La Congregazz'one fu z'stituita, affinchè nel
mondo, che secondo l'espressione del santo Vangelo in ma-
ligno positus est, si dèsse gloria a Dio. Fu istituita, perchè si
vegga e vi sia il modo di dare a Dio quello che è di Dio, a Cesare
quello che è di Cesare, secondo quello che disse Gesù Cristo ai
suoi tempi: Date a Cesare quello che è di Cesare, e date a
Dio quello che è di Dio.
>> E vi predico, e voi scrivetelo ai vostri figliuoli, che la So-
cietà fiorirà, si dilaterà miracolosamente, durerà nei secoli ven-
turi, e troverà sempre dei coadiutori e dei cooperatori, infino a
tanto che, cercherà di promuovere lo spirito di pietà e di religione,
ma specialmente di moralità e di castità... >>.
Fin qui l'Augusto Pontefice; e furono le ultime parole che
rivolse a Don Bosco!...
.
E questi insisteva: << Non si dimentichi mai di custodire
gelosamente la moralità. La gloria della nostra Società consz'ste
nella moralità. Sarebbe una sventura, si offuscherebbe questa
gloria, qualora i Salesiani degenerassero. Il Signore ci disper-
derebbe e dissiperebbe, se noi venissimo meno nella castità. E
questa un balsamo da spargersi fra tutti i popoli, da promuoversi
in tutti gli individui: essa è il centro di ogni virtù... >>.
Bisogna ben conoscere le raccomandazioni più insistenti
di Don Bosco, se furono il programma della vita del Servo di··
Dio. Basterebbe studiare, sol da questo lato, la figura di Don
Rua, per vederla rivivere nell'incanto di un'esemplarità su-
blime!
.
. Qui è bene indugiar un poco, per comprendere meglio
in qual moc;lo egli era il fido, il braccio destro, il primo aiu-
tante di Don Bosco in ogni cosa. Forse, in quegli anni, più
d'uno avrà pensato che il Servo di Dio cercasse la perfe-
zione in ogni cosa, per iniziativa personale, per il suo carat~

31.2 Page 302

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II - Primo aiutante di Don Bosco
tere notoriamente amante della perfezione; mentre anche
obbediva.
Anche in questo Don Bosco era il suo maestro: l'atte-
stano molti biglietti, inviati al Servo di Dio, con i quali,
con brevi parole, limpide e scultorie, gli affidava incarichi
delicati. Dall'osservanza generale del Regolamento all'am-
monizione dei singoli trasgressori, dalle cose più importanti
alle particolarità più minute, da provvedimenti d'indole ge-
nerale alle più piccole disposizioni particolari, dall'Oratorio
di Valdocco nelle singole parti alle altre case salesiane, la
mente e lo sguardo di Don Bosco spaziavano vigilando,
ed affidavano ogni richiamo a Don Rua.
Alcune raccomandazioni generali:
<< Don Rua. - Dalle preghiere della sera fino alla colazione
del mattino, si mantenga silenzio, cioè non si parli, nè piano,
nè forte>>.
<< Si veda, se si va alla meditazione, alla lettura spirituale
e alla visita al SS. Sacramento>>.
<< Si promovano e si facciano i Catechismi, preferibilmente
dai chierici e preti, in tutte le case salesiane>>.
(( Impedire inconvenienti nei teatri: morali; e per essere
tali vi sia molta declamazione, altrimenti è meglio sopprimerli;
fare in modo che non si perdano le funzioni, lo studio, il ri-
poso, e non s'inverta l'ora della cena>>.
Alcuni ammonimenti personali: tacciamo i nomi:
<< Il sacerdote N. N. non infligga castighi, non ;mandi via
dall'Oratorio, nè dia permessi di tal genere>>.
'
<< Parmi d'aver veduto parecchi di quelli che dovevàno ri-
manere a casa, e cioè i tali e i tali..... >>.
<< Si dice che N. N. non si comporti come deve e commetta
queste e queste mancanze; quindi, si faccia così e cosi..... >>.
<< N. N. manca agli esercizi di pietà; non va mai nel banco
(al suo posto in chiesa); non lavora;..... si perde in futilità, esce,
spende. - Sac. Giovanni Bosco>>.
Frequenti le osservazioJ;li sull'economia:
<< Casa di..... - Condimento sciupato, perchè gettato via
quan_do sopravvanza; vini forestieri non opportuni; vino poco

31.3 Page 303

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X - Sempre ammiralJÌle!
adacquato, appena un quinto d'acqua, mentre dovrebbe essere
la metà>>.
<< Da osservare: I O ·che le cucitrici si mettano per tempo a
lavorare; che nessuna faccia lavori estranei a quelli della
casa, senza il permesso della direttrice, che non permetterà, se
non per assoluto bisogno; se ci sono abusi, si tolgano>>.
<< Bucato. - Che non si guasti la biancheria dalle sostanze
con cui si mette al bucato>>.
<< Non dovrebbero mettersi ascritti al tinello>>.
<< Scialacquo di sapone, perchè fresco>>.
<< Tener registro delle cose, che si dànno a rappezzare fuori
di casa>>.
<< Usare la tela nuova per l'uso opportuno, ecc.>>.
<< Scialacquo di gas, legna e carbone>>.
<< Vedere se non sia meglio, che le paste -si facciano in casa>>.
<< Regolarità ed eguaglianza nel vino>>. .
Un biglietto gli dava ogni facoltà, tanto nelle cose spiri-
tuali, come nelle temporali: << A Don Rua. - Utere omnibus
facultatibus, tum in spiritualibus, tum in temporalibus >>; ma il
Servo di Dio non moveva un dito, senza l'approvazione di
Don Bosco.
·
Si tratta di metter l'abito chiericale ad alcuni aspiranti?
Ne presenta l'elenco a Don Bosco; questi accanto a un nome
pone un no: <<negative>>; e Don Rua dice di no a quel tale,
addossandosene la responsabilità.
Un giorno gli chiese per iscritto: << Caro sig. Don Bosco,
è d'accordo che si faccia domanda a Mornese di tre suore da
mandare a Borgo S. Martino per prendervi la cura del forno? I}.
Siccome nel Collegio di Borgo v'eran già parecchie suore,
addette alla cucina e alla guardaroba, Don Bosco rispondeva:
<< Si puo fare; ma, se andiamo di questo passo,facciamo un col-
legio di Suore>>.
. Con egual regolarità, Don Bosco affidava preferibilmente
a Don Rua ogni incarico per 1l'ordine dell'Oratorio, per il
miglioramento degli alunni, per ottener sussidi dai benefattori.
<< Don Rua tratti col cav. Pelazza e faccia tutto ciò che
giudica bene, affinchè la nostra tipografia diventi la prima del
mondo di V aldocco >>.

31.4 Page 304

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Il - Primo aiutante di Don Bosco
Talvolta gli scriveva dei biglietti di questo genere: << Fio- ·
retti che Don Rua darà agli artigiani nella prossima settimana:
--,. lunedi, fuga del!'ozio; - martedi, fuga dei cattivi compagni;
- mercoledì, fuga i!,ei cattivi discorsi; - giovedì, fuga degli
scandali; - venerdi, confessione generale, ecc. ecc.>>.
Altre volte gli mandava un elenco di benefattori, coll'in-
carico di scrivere, un po' alla volta, a ciascun di loro: << Di
qui a un mese o due, Don Rua scriva un biglietto press'a poco
cosi: - Don Bosco è assente; io mi trovo in gravi strettezze; se
può farci un po' di carità, è proprio dar da mangiare agli affa-
mati, ecc. Nel corso di questa settimana passerò da V. S., per
ricevere quello che giudica di fare nella sua bontà. Pregheremo
tanto per lei>>. Ed insisteva che raccomandasse specialmente
l'Opera dei Figli di Maria per le vocazioni degli adulti allo
Stato Ecclesiastico,. e i bisogni degli ascritti e dei chierici sa-
lesiani.
<< Don Rua provveda>>; - << Don Rua veda come sia me-
glio>>; - << Don Rua procuri di leggere attentamente e poi ese-
guisca >>; e simili, eran le frequenti postille, scritte in capo o
in fine a questa o a quella lettera, o in bigliettini separati.
Ornai per il regolare funzionamento della Società e per prov-
vedere ai suoi bisogni, Don Bosco si affidava interamente a
Don Rua. Lo metteva a parte di tutto, e per non intralciare il
suo lavoro, alle volte egli stesso si rimetteva alle disposizioni di
Don Rua: e a quando a quando le lettere stesse di Don Bosco
recavano postille del Servo di Dio. Don Rua era l'integratore
di Don Bosco, soprattutto per il modo di dirigere l'Oratorio
e la Società, e per il fiorire del sistema suo ~ducativo.
Nel settembre del r877 si tenne a Lanzo Torinese il
I Capitolo Generale, al quale presero parte insieme con i di-
rettori anche i prefetti delle varie case e altri salesiani. I la-
vori furon posti sotto la protezione di Maria Santissima:
<< Essa, - diceva Don Bosco - è l'aiuto dei cristiani; e niente
le sta più a cuore che coadiuvare coloro che non solo cercano di
amare e servire il suo· Divin Figliuolo, ma si radunano per
i'stabilire il modo di farlo amare e servire ancor dagli altri".
Maria è lume dei ciqchi; preghiamola che si" degni d'illuminare
le nostre deboli intelligenze per tutto il tempo di queste adunanze >>.

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X - Sempre ammirabile!
Queste si svolsero fino al 5 ottobre, ma il lavoro di revi-
sione e coordinazione degli atti, compiuto dal Capitolo Su-
periore, si protrasse per un anno, e solo nel novembre 1878
essi vennero inviati alle Case.
Le deliberazioni prese nel I 877 furon ritoccate e miglio-
rate nel II Capitolo Generale, che si tenne pure a Lanzo,
nel 1880; e siccome gli atti, prima d'esser pronti per la stampa
richiedevano ancora molto lavoro - furono pubblicati due
anni dopo, nel 1882 (1)- e a Don Bosco premeva far alcune
comunicazioni per vederle poste subito in pratica, preparò
.una lettera circolare, in latino, contenente otto raccomanda-
zioni, e, prima di stamparla ed inviarla alle Case, passò il
manoscritto a Don Rua, perchè lo leggesse e vi facesse le cor-
rezioni che ritenesse convenienti.
Il Servo di Dio lo ritornò intatto a Don Bosco, con due
paginette di osservazioni, alcune delle quali erano piccoli ri-
lievi circa la forma e la sintassi; altre, invece, contenevano
preziosi suggerimenti.
Don Bosco nella seconda raccomandazione insisteva di
far bene l'Esercizio mensile della buona Morte, e Don Rua
annotava:
<< Riguardo al n. 2, direi di esprimere che, dove si può,
l'Esercizio della Buona Morte si faccia da tutti insieme; e, dove
non si può, si faccia separatamente; ma che il direttore nei
rendiconti s'informi che giorno ciascuno ha scelto all'uopo.
Intanto, sia che si faccia insieme, sia che si faccia separa-
tamente, si legga e si mediti in quel dì qualche capo del libro
delle Costituzioni in volgare, specialmente di quelli che par-
lano dei voti religiosi e delle pratiche di pietà. Raccomandisi
pure la lettura della lettera di S. Vincenzo de' Paoli [Don
Bosco aveva fatto stampare, insieme con le Regole, una lettera
di S. Vincenzo de' Paoli, circa la levata alla stess'ora]. E an-
che opportuno in quel di esaminare come si praticano i pro-
ponimenti fatti negli esercizi>>. E Don Bosco correggeva:
<< Itidem Exercitium Bonae Mortis, statuto die omnes una
(x) Negli atti del II Capitolo Generale furono specificati per la prima volta
gli uffici dei membri del Capitolo Superiore; e questo lavoro venne compiuto
dal Servo di Dio, mentre, come diremo, si trovava a Parigi.

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II - Prt'mo at'utante di' Don Bosco
simul collecti, vel etiam separatim, quisque peragere studeat; ·
eodemque die legatur unum ex capitulis Nostrarum Constitu-
tionum, vel Epistola sancti Vincentii a Paulo, quae easdem
Constitutiones praecedit ». Manca solo l'accenno di ricordare i
propositi presi negli Esercizi spirituali.
Nel quarto punto Don Bosco raccomandava l'obbedienza
di fatto, e non di parole; e Don Rua: «Riguardo all'art. 4,
parrebbemi- opportuno di far cenno della triplice obbedienza
che abbiam da praticare: alle Costituzioni, agli ordini dei
superiori, nel disimpegno dei propri .uffici >>; e Don Bosco
alle parole << Obedientia inter nos sit de facto >>, aggiungeva:
c<o< emrmgaz.sssaup>>e. riores, quoad constitutiones, quoad officia unicuique
Nell'ottavo articolo il cuore di Don Bosco aveva posto
quest'inciso << Filiali mei et fratres. mei >>, figliuolini miei e
fratelli miei; e Don Rua, non meno affettuosamente, anno-
tava: - << Nell'articolo 8, toglierei quelle parole << fratres
mei >>. San Giovanni Evangelista· diceva solamente «Filiali
mei >>, parlando ai cristiani da lui rigenerati a Cristo. Di tutti i
.membri della Società si può dire che furon chiamati a Cristo
per opera di Don Bosco; dunque tutti << Filioli >>, e non
<< fratres >>; cosl ci sembrerà sempre di essere giovani, anzi
fanciulli>>. - E Don Bosco, stringendo al cuore grandi e
piccoli, correggeva: << Filii mei in Christo carissimi>>.
r E cosl terminavano gli appunti del Servo di Dio:
<< Ecco, caro Don Bosco, le osservazioni che umilmente le
presento, dichiarando. di non occuparmi di ciq che riguarda
la lingua [mentre anche su questo punto aveva fatto qualche
rilievo]; giacchè tal compito va devoluto a qualche bravo pro-
fessore in servizio d'insegnamento>>. E si firmava: << Or ba-
ciando la man tua, mi diro Michele Rua >>. Era un'antica ri-
membranza. Per la festa di San Giovanni del 1853, egli e
Francesia gli avevan offerto alcuni versi, e gli ultimi dicevan
cosl: << Or baciando la man tua, ci diciam Francesia e Rua/ >>.
. Eran passati ornai ventisette anni, e, tra il Padre e il Figlio
prediletto, regnava la stessa fiducia paterna, la stessa confi-
denza filiale.
Dal 1877 l'orizzonte della Società Salesiana prese ad illu-

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X - Sempre ammirabile!.
minar~i, annunziando un meraviglioso sviluppo; ma presero
pure ad accentuarsi sistematiche contestazioni, a prima·
vista incredibili, a Don Bosco e all'Opera Salesiana. Un
prelato della Curia Romana, che era al corrente di coteste
lotte fin dal principio, Mons. Carlo Menghini, il 26 settembre
1875, annunziando a Don Bosco che la S. Congregazione
· dei Vescovi e Regolari avrebbe consigliato chi le promoveva
<< ad essere più mite e benevolo >>, scriveva queste parole:
<< Le grandi opere hanno se1npre per rivali, o il soverchio zelo,
. o l'empietà dei tempi, ambedue pèrniciosi estrerni >>. E Don
Bosco, più che per << l'empietà de1: tenipi >>, che riuscì a su-
perare, tenendosi lontano dalla politica, ebbe a soffrire, in
modo straordinario, per il «soverchio zelo >>; e, riandando la
storia di coteste dolorose contestazioni, s'incontra più dì
un motivo di lode e d'ammirazione per Don Rua, il quale,
godendo tutta la stima di Chi moveva le difficoltà, seppe
rendere a Don Bosco, anche in cotesta penosa e lunga ver-
tenza, preziosi servizi.
Ed il Signore, proprio negli· anni in cui s'inasprirono
coteste prove, in modo solenne prese le difese dell 'Apo-
stolo della gioventù, cominciando ad illustrarne ogni passo
con fatti prodigiosi. Fin dalla primavera del 1878 egli
si portò in Francia, e, in seguito, vi ritornò ogni anno,
accoltovi, fin dal 1879, come si accolgono i Santi.
Nel 1878 ebbe a compagno Don Rua. Nel ritorno fu colto
da un nuovo attacco di febbri miliari in San Pier d'Arena: ·
il Servo di Dio ordinò preghiere nell'Oratorio, e in breve
guari.
Il 4 novembre 1878 Don Rua partì per Parigi, insieme col
conte Don Carlo Cays, già deputato al Parlamento Subal-
pino, per trattare dell'apertura di una casa salesiana ad ini-
ziativa dell'abate Roussel in quella capitale; e vi rimasero
tutto il mese. Furono di ritorno la sera del 30 novembre, e.
giunsero all'Oratorio dopo le orazioni, quando Don Bosco
stava per salire in camera. çontento di rivederli, li accom-
pagnò in refettorio, assistè alla cena e si ferpiò a discorrere
con loro fin verso la mezzanotte. E all'indomani, adunato il
Capitolo per sentire ufficialmente il resoconto del loro viag-
111 - Vi'ta del Servo di DifJ MM11le Rua, Voi, I,

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Il - Primo aiutante, di Don Bosco
gio, sorridendo apriva la seduta così: << Quando Cristoforo
Colombo ritornò dal suo lungo viaggio di scoperta al nuovo
mondo, si radunarono i grandi di corte e tutti i dotti in ma-
teria, in ulla col re, stupefatti, ed attoniti, e desiderosi di co-
noscere le meraviglie di quelle terre remote; e innanzi a loro
Colombo raccontava le sue meraviglie. Sentiamo anche noi,
qui. radunati, ciò che ci racconta Don Rua! >>.
La sera dell'8 dicembre 1878, nel Santuario di Maria
Ausiliatrice si diè l'addio al quarto drappello di Missionari
Salesiani. Don Bosco era assai malandato in salute, e si te-
meva che perdesse completamente la vista. Tenne il discorso,
in sua vece, Don Rua. Disse di quanta speranza e con-
forto doveva tornare ai nuovi apostoli il prender le mosse per
la loro destinazione nel giorno consacrato a Maria Imma-
colata, speciale Patrona dell'Oratorio. << Sotto l'egida di si
potente Ausiliatrice, la quale fin qui ci benefico in tante guise,
felice sarà il vostro viaggio, e fecondo di ubertosi frutti il vostro
ministero..... Voi andate a portare la Religione e la Civiltà a
popoli selvaggi, quali sono i Patagoni ed i Pampas; voi andate
per conservare la fede di Gesù Cristo nei già credenti e per ac-
cenderla in chi la lascio spegnere,'. voi andate altresi per pren-
dervi cura di migliaia di poveri 'italiani, i quali, portatisi in
quelle lontane parti, colla lusinga. di miglior Jortuna, privi di
sacerdoti, corrono pericolo dell'eterna salute. Si, andate, perchè
migliaia e milioni di anime vi attendono per essere rischiarate
nella via del cielo, per essere richiamate sull'abbandonato cam-
mino della virtù; vi attendono siccome a1nici, frafelli, e padri;
vi attendono siccome angeli liberatori>>.
A cominciar da quell'anno i nuovi Missionari, per ri-
sparmio di spese, fecero il sacrificio di non più recarsi a
Roma per ossequiare il Papa e riceverne di presenza l'A-
postolica Benedizione; e Don Rua alludendo a questa priva-
zione: << Voi fate -soggiungeva-un grande sacrificio, è vero;
ma non dubitate che il Vicario di Cristo, rèsone consapevole, vi
benedice dall'alto del suo trono >>; e da Roma giungeva un affet-
tuoso telegramma di Leone XIII.
Don Bosco, alla fine \\del mese, partiva per Genova e Mar-
siglia ed incaricava Don Rua di dare agli ~lunni ed ai Sale-

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· X - Sempre ammirabile!
siani dell'Oratorio questa <<strenna>>: Unione. E Don Rua
commentava:- << Unione degli alunni tra loro, e grande unione
dei superiori tra loro. - Praticare i mezzi che possono promuo-
vere cotesta unione: Frequenza ai Ss. Sacramenti; Con-
discendenza dei superiori; Sottomissione dei sudditi. - Al-
lontanare quanto può rompere cotesta unione; evitando ogni
rissa o maldicenza; le amicizie particolari>>.
E tornavano opportune coteste esortazioni. Dopo l'ele-
zione di Don Lazzero a direttore, la disciplina lasciava U:n po'
a desiderare nell'Oratorio; e Don Bosco nominò una commis-
sione, con a capo Don Rua, per studiare le cause del rilassa-
mento ed eliminarle con prudenza.
Ne venne un lavoro enorme per il Servo di Dio. Mancava
l'uomo capace di reggere uno stabilimento, così ampio e
complesso, che nel passato aveva trovato le migliori energie
nella mente e nel cuore di Don Bosco e di Don Rua. Ora la
moltiplicità degli affari per lo sviluppo della Società e per
trovare i mezzi per svolgere il programma che la Divina Prov-
videnza additava ai Salesiani, e tante altre sollecitudini do-
verose, non permettevan più, nè a Don Bosco, nè a Don Rua,
d'interessarsi direttamente dell'Oratorio, benchè l'uno e
l'altro non mancassero di far quanto potevano.
Di qui la continua vigilanza del Servo di Dio, e le solle-
cite raccomandazioni, e gli opportuni ammonimenti e consi-
gli a chi ne abbisognava. Stava in disparte, ma era sempre pre-
. sente, come se fosse il responsabile di ogni cosa. E con qual
sacrifizio !
·
<< Prima che fosse Vicario di Don Bosco appariva ancora
- dice Don Maggiorino Borgatello - piuttosto rigido, per-
chè, anche come Prefetto Generale della Società, doveva far
delle parti severe, e perchè il suo contegno e il suo modo di
vivere, distaccato da ogni cura terrena, amante della povertà
all'estremo, esattissimo nell'osservanza di ogni regola della
casa, come avrebbe voluto che fossero tutti quanti, facevano
1
sì che i più lo credessero austero e severo; e molti non anda-
vano da lui, se non per pura necessità, temendo un rifiuto,
qualora avessero dovuto chiedere un favore. Accadeva, ad
esempio, che qualche alunno si recasse a chiedergli un biglietto

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II - Primo aiutante di Don Bosco
per avere al mattino una tazza di brodo. Il Servo di Dio, se
vedeva che realmente ne abbisognava, glielo faceva volen-
tieri; ma se capiva che era mosso unicamente da un po' di
golosità, gli rispondeva: -· Volentieri te lo faccio, ma tu lascia
qui la pagnotta, perchè, se non ti senti bene, ti farebbe male
mangiare. - E l'altro: - Ah! se è cosi, rinunzio al brodo, e
mangio più volentieri il pane! -. e se ne andava, raccontando
ai compagni il colpo mal riuscito>>.
La vigilanza assidua perchè tutti si comportassero nel
modo migliore era suggerita al Servo di Dio anche dalla
convinzione che la Divina Provvidenza avrebbe ognor più
vegliato sui quotidiani bisogni dell'Oratorio e dell'intera
Società.
Compiuta la quarta spedizione di Missionari, mentre in To-
rino si stava innalzando il tempio di S. Giovanni Evangelista,
trovandosi in particolari strettezze, Don Bosco annunziava
ai Cooperatori di aver ideato, con l'approvazione delle Auto-
rità Civili, una piccola lotteria di alcuni dipinti ed oggetti
d'arte antichi, offerti appositamente per trovare i mezzi in-
dispensabili per sostenere le opere di beneficenza, che aveva
iniziate. << Si tratta - diceva in una circolare - di vestire i
nudi, albergare i pellegrini, dar da mangiare ai poveri affa-
mati e cooperare alla salvezza delle anime>>. E il 1° gennaio 1879
faceva spedire ai Cooperatori Salesiani un certo numero di
biglietti, pregandoli di ritenerli per sè, o distribuirli a per-
sone di loro conoscenza, assicurandoli che << Iddio misericor-
dioso, che promette larga mercede per un bicchiére d'acqua
fresca data in suo onore>>, senza dubbio avrebbe rimeritato
<< copiosamente l'opera benefica>>. Anche ad altre persone ne
volle fatto l'invio, e a quanti ebbero la bontà di accettarlo
venne ~pedito il diploma di Cooperatore con una lettera di rin-
graziamento, firmata << pel Sac. Giovanni Bosco, Sac. Mi-
chele Rua >>.
Tra gli altri, più di cinquanta Vescovi ed Arcivescovi ri-
spondevano entusiasticamente, ritenendo tutti, o in parte, i
biglietti inviati. Ed erano .· tempi assai difficili per la benefi-
cenza.
'
Mons. Francesco Benassi, Arcivescovo. di Modena e

32 Pages 311-320

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32.1 Page 311

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X - Sempre ammirabile!
2 93
Guastalla, dichiarava a Don Bosco: << Sebbene in mezzo a
mille dispendi per questa mia povera diocesi, le trasmetto
L. 25, rimandandole i biglietti e dichiarando fin d'ora di ri-
nunziare agli oggetti vinti, a vantaggio del pio Istituto >>.
Mons. Antonino Morana, Vescovo di Caltagirone: << Dei
2 5 biglietti - diceva _;., da lei spediti ne torno I 5 e ne tengo
10..••• La miseria, accresciuta in queste parti pel cattivo rac-
colto, m'ha vietato d'invitare altri a pigliar per sè alcuni dei
biglietti rimasti; nè io posso largheggiare in opere di carità,
come vorrei, perchè sono uno dei Vescovi privi di tempora-
lità, che ha casa a pigione>>. E Mons. Giuseppe Gione, Ve-
scovo di Policastro: << Ho preso per mia divozione un biglietto,
e gliene accludo il costo, insieme con gli altri 24,_ che non mi
riesce possibile collocare in questa diocesi, rurale e poveris-
sima, che a grande stento mantiene le sue chiese ed i suoi sa-
cerdoti, sforniti tutti di rendita>>. E il costo di un biglietto
era una lira!
· Eran tempi difficili, in cui, in Italia, il Clero versava nella
miseria, i ricchi non erano abituati a ricevere domande di
soccorso provenienti da altre città, e nel popolo mancava
quello slancio per soccorrere le opere di carità, che si ammira
oggidi. I posteri, forse, stenteranno a farsene un'idea; ma non
potranno non ammirare ciò che fece Don Bosco per suscitare
quest'onda di carità, con le frequenti domande, fatte in varie
forme.
Anche Don Rua, quando raccoÌse l'eredità di Don Bosco,
calcò fedelmente, come vedremo, le orme del Padre, abban-
donandosi fiduciosamente alla Divina Provvidenza; mentre
quando era giovane, pareva a taluno che si lasciasse guidare
prevalentemente dalla prudenza.
Nell'aprile del 1878 era morto il Barone Carlo Giacinto ,
Bianco di Barbania, << modello di cristiano virtuoso, di amico
perfetto, di cittadino intemerato e di cattolico esemplare>>,
che aveva lasciato i suoi beni a Don Bosco, ma non si trova-
vano a vendere. La piccola lotteria faceva arrivare ogni
giorno nuove offerte impari ai bisogni, e Don Bosco decideva
di non chiuderla, finchè non avesse fruttato un centomila lire.
In quelle critiche circostanze, e precisamente la sera

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2 94
II - Prìmo aiutante di Don Bosco
del 29 aprile 1879, dopo le confessioni, presenti molti preti
dell'Oratorio, tra Don Bosco e Don Rua, << che - dice la
cronaca - è perfetto economo e tesoriere dell'Oratorio>>,
avvenne un dialogo in cui, .accanto l'eroica fiducia di Don
Bosco, brilla la prudenza meravigliosa del fido aiutante.
- Senti, Don Rua, tutti domandano danaro, e mi dicono
che li mandi via a mani vuote.
- Ciò avviene per un semplice motivo, le casse sono
vuote.
- Si vendano quelle cartelle che ci rimangono, e cosi si
farà fronte ai più pressanti bisogni.
- Qualcuna si è già venduta; ma vendere ancor quel
poco non mi pare conveniente, perchè di giorno in giorno ca-
pitano casi gravi ed imprevisti, e non avremmo poi un soldo
da disporre.
·
- E pazienza! il Signore allora provvederà; ma intanto
soddisfacciamo ai debiti che sono più pressanti.
- Su quel poco danaro che aveva, ho già fatto i miei
conti. Lo riserbo per pagare, fra quindici giorni, un debito,
che scade, di L. 28.000; e, solo per questo motivo, da alcuni
giorni, anche tutto il danaro che arriva, lo conservo per quella
scadenza.
- Ma no, questa è una follia; lasciare insoluti i debiti,
che potremmo pagare oggi, per metter da parte la som..ma, che
si deve pagare da qui a quindici giorni.
- Per i debiti d'oggi si possono differire i pagamenti:
ma come faremo allora, dovendo pagare una sorp.ma cosi
grossa?
f
- Allora il Signore provvederà; incominciamo a disfarci
oggi di quanto abbiamo. E un chiudere la via alla Divina
Provvidenza, il voler mettere da parte denaro per i bisogni
futuri.
- Ma la prudenza suggerisce di pensare all'avvenire.
Non abbiamo visto, in altre occasioni simili, fra quali im-
pacci ci siam trovati? Fummo costretti a fare un secondo de-
bito per pagare il primo. E questa la via che mena diritto
alla bancarotta.
;
- Ascòltami - conchiuse Don Bosco - se vuoi che la

32.3 Page 313

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X - Sempre ammirabile!
2 95
Divina Provvidenza si prenda cura diretta di noi, va' in tua
camera, e domani metti fuori quanto hai; si soddisfino tutti
quelli che si possono soddisfare, e ciò che accadrà in seguito,
lasciamolo nelle mani del Signore.
E - dice la Cronaca - Don Bosco soggiungeva: << Non
m'è possibile trovare un economo che interamente mi se-
condi, che sappia cioè confidare in modo illimitato nella Di-
vina Provvidenza e non cerchi di ammassare qualche cosa
per provvedere al futuro. Io temo che se ci troviamo così
stretti di finanze, sia perchè si vogliono far troppi calcoli.
Ed è così; quando in questo c'entra l'uomo, Dio si ritira>>.
Ma non si sa, se sia più da ammirare il fiducioso ab-
bandono di Don Bosco alle disposizioni della Divina Provvi-
denza, o la prudenza di Don Rua. Certo ambedue ne avevano
egual merito dinanzi a Dio. Modello di virtù insuperabile,
al quale s'inspirano i santi, è N. S. Gesù Cristo; e non è pos-
sibile a nessuno ricopiarlo in modo perfetto. E, perciò, natu-
rale che alcuni lo ritraggano meglio in alcune virtù, altri in
altre. Non si deve dimenticare che la base della santità è la
retta intenzione, la quale, naturalmente può variare e varia
di fatto, non già nella sostanza, ma nella forma, secondo la
varietà dei caratteri, avuti da natura. E Dio è sempre am-
mirabile in tutti i Santi!
E, qui, ci par doveroso riferire alcuni fatti, che lumeggiano
sempre più la venerazione e la deferenza che Don Rua aveva
per il suo Maestro. Sono gli unici, che abbiam trovato nella
voluminosa documentazione raccolta dal diligentissimo Don
Lemoyne (senza la quale non avremmo potuto rivivere que-
sta vita intima dell'Oratorio), e che ci sembran redatti con
uno spunto di critica per il Servo di Dio; mentre, come ve-
drà il lettore, son altrettante prove della sua virtù.
Sulla fine del 1872, trovandosi nelle strettezze, Don Bosco
pensò di fare una lotteria con un bel dipinto, che ornava la
sacrestia di Maria Ausiliatrice. Era la miglior copia che si
conoscesse della Madonnq, di Foligno di Raffaello, che siam-
mira in Vaticano, stimata di un valore non inferiore alle
quattromila lire. Radunati a consiglio Don Rua, Don Sala,
Don Provera, Don Bosco espose l'idea.

32.4 Page 314

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II - Primo aiutante di Don Bosco
Come? gli risposero. Non vede che tutti sono stufi di
lotterie? ornai è un mezzo tramontato e senza efficacia.
- Eppure manchiamo di danaro, e non sappiamo dove
prenderne.
.
- E a qual prezzo metterà i biglietti?
- Cinquanta centesimi l'uno..... ovvero una lira?.... Una
lira sembra troppo!
- E noi fisseremo il prezzo d'ogni biglietto a 10 lire.
- D1.ec1. 1i·re .'?...
Non sapevano adattarvisi, ma Don Bosco tenne fermo.
<< A Don Rua, - osserva la Cronaca - e ad altri, rincresceva
mettere all'incanto e perdere un dipinto cosi prezioso, e
Buzzetti venne a far di ciò parola a Don Bosco. Ebbe per ri-
sposta: - Ebbene, di' loro, che da qui innanzi, venuta l'ora
del pranzo, invece di scendere in refettorio a mangiare, va-
dano a vedere il quadro>>.
Non si poteva anche lasciar quel quadro, che certo non
era stato comperato, ad ornamento della sacrestia del nuovo
tempio, ancor cosi squallido che impressionava, e in quel
criticissimo momento raddoppiar la fiducia nella Divina
Provvidenza?
Ma Don Rua non tardava un istante ad esser del parere
di Don Bosco, appena veniva a conoscerlo, anche se gli fosse
parso conveniente di rinnovare le più giuste osservazioni.
Era il più umile ed ubbidiente dei discepoli.
Una sera (il 1° giugno 1875), avendo dovuto confessare,
Don Bosco si recò a cena più tardi; e due venerande signore
di Bologna, venute col signor Lanzerini per la festa di Maria
Ausiliatrice e per parlare con Don Bosco, avendo saputo che
era in refettorio, entrarono a trovarlo.
· - A quest'ora? - esclamò Don Bosco.
- Ci siam fatte coraggio di venir avanti, per tentar la
prova di parlarle un momento.
- E non sanno che a quest'ora tra noi è clausura?
- Veramente non lo sapevamo; e se non è contento, noi
ci ritireremo; - osservò una.
- D'altra parte - continuò l'altra - è Don Rua che ci
ha introdotte.....
'

32.5 Page 315

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X - Sempre ammirabile!
2 97
Dice la cronaca: << la riserbatezza di Don Bosco su questo
punto era estrema >>; e Don Rua, indubbiamente, non aveva
inteso violarla; ma, come aveva fatto Don Bosco altre volte,
egli aveva ritenuto doverosa quell'eccezione. Era presente,
e nulla disse in difesa; tacque e si chinò umilmente alla di-
chiarazione del Maestro.
Da Firenze un protestante aveva scritto a Don Bosco,
manifestandogli il desiderio di recarsi all'Oratorio per abiu-
rare e fermarsi con i Salesiani. Don Rua, - nota la Cronaca
- << aveva risposto un po' bruscamente >>; ma << nella do-
manda per iscritto, costui sembrava spinto dall'interesse, e
dava ragione di sospettare d'inganno>>. Aveva dunque agito
con prudenza. Il protestante tornò a scrivere a Don Bosco,
<< mostrandosi alquanto sdegnato, e assicurando esser buona
la sua volontà. Don Bosco (il mercoledi 29 marzo 1876) dopo
pranzo, passeggiando con Don Rua in refettorio, dato il' suo
parere su molti affari, così gli diss~: - A coloro che sono no-
vizi in cose di religio~e e non capaci di fare u;n atto di virtù,
quando vengono un po' offesi, si risponda sempre benigna-
mente, anche quando si teme, con fondamento, che abbiano
secondi fini o che vogliano ingannare. Si sarebbe potuto ri-
spondere in questo modo: - e tracciò per intero la lettera.
>> In ciò - prosegue la Cronaca (è Don Barberis che
annota) Don Bosco è mirabile. Ogni volta che dà ordine di
scrivere a qualche personaggio, traccia su due piedi l'argo-
mento, il modo di svolgerlo, e perfino le espressioni>>. 1
Conviene rilevare, che Don Bosco parlò confidenzialmente
con Don Rua e fu questi che raccontò a Don Barberis il
fatto, perchè lo mettesse per iscritto, a prova della carità e
della prudenza di Don Bosco. Tramandare ai posteri un'am-
pia documentazione della vita di Don Bosco fu sempre il
pensiero di Don Rua.
Don Francesia fa quest'importante rilievo. Don Bosco,
quando gli si porgeva l'occasio:µe di far qualche osservazione
a Don Rua in presénza di altri confratelli, era felice, perchè
era certo di dar loro uno splendido esempio del modo col
quale desiderava essere ubbidito.
Ed era dal Servo di Dio esemplarmente ubbidito in ogni

32.6 Page 316

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II - Primo aiutante di Don Bosco
cosa. A quando a quando giungevano ancora a Don Bosco
insistenti domande di recarsi a predicare un corso di mis-
sioni in istituti religiosi o in pubbliche chiese, e non potendo
più consentire personalmente a quelle domande, le affidava
generalmente a Don Cagliero o a Don Rua; e ci restano
ancora gli appunti di un corso di meditazioni, predicato dal
Servo di Dio a Borgo Cornalense, e di un corso di esercizi
al monastero di S. Anna. Più volte egli fu a predicare anche
nella Piccola Casa della Divina Provvidenza.
Leggiamo, nella Cronaca: - << 4 gennaio r879. - Don
Rua e Don Barberis oggi terminavano di dettare tre giorni
di esercizi alle suore del Cottolengo. Il Can. Anglesio [che
fu il r 0 Successore del Beato] era presente all'ultima pre-
dica di Don Barberis è, venuto in sagrestia per ringraziarlo,
Don Barberis si affrettò a ringraziare lui, che aveva fatto pre-
gare per la guarigione degli occhi di Don Bosco, soggiun-
gendo: - Speriamo di aver presto la consolazione di vene-
rare sugli altari il venerabile Cottolengo !
>> Il Padre Anglesio, che è solito tener sempre gli occhi
bassi, li fissò in volto a Don Barberis, e ponendo la mano sul
suo braccio, lo premette due volte, dicendo: - Sii speriamo,
speriamo! e dopo Lui, Don Bosco! - E lui, che parla poco e
sottovoce, disse queste parole forte, e vibrate.
>> E rispondendo ai ringraziamenti per le preghiere, aveva
detto prima: - Non ringraziamenti : noi formiamo una cosa
sola; l'Oratorio e la Piccola Casa non devono essere due cose,
ma una>>.
,.
Ci diceva il Teologo Agostino Sanguinetti, délla Piccola
Casa della Divina Provvidenza, che Don Bosco e Don Rua
ebbero sem,pre il più cordiale e devoto affetto per l'opera del
Cottolengo; e come Don Bosco, il giorno che si festeggiò l'in-
troduzione della causa del Beato, volle illuminato gaiamente
tutto l'Oratorio, Don Rua non lasciava occasione alcuna
per illustrare con le più belle parole l'opera meravigliosa!
Don Bosco poteva anche servirsi, e se ne servi più volte,
dell'eroico tenor di vita del Servo di Dio, per insegnare ed
ammonire, anche con dichiarazioni singolari, come non fece
mai con nessun altro.

32.7 Page 317

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X - Sempre ammirabile!
2 99
<< Di ritorno dalla prima spedizione dei nostri Missionari
dell'America del Sud, - scrive il Card. Cagliero - e poco
dopo la fondazione della casa di S. Benigno nel r879, in una
delle prime visite che Don Bosco faceva ai suoi carissimi
figliuoli della nuova casa, lo accompagnai quale catechista
della Società; e, prima di far ritorno a Torino, volle che lo
accompagnassi anche a fare. una visita ad un suo antico disce-
polo ed amico, che risiedeva in Foglizzo. Il nostro barroccio
di campagna, a due posti e ad un cavallo, in mancanza del
ponte, discese la ripida sponda dell'Orco e passammo a guado
le sue acque poco quiete, con non poco pericolo. Strada fa-
cendo, Don Bosco, secondo il solito, s'intratteneva sui pro-
gressi della Pia Società, sulle difficoltà passate e sulle speranze
future, e si rallegrava di quel poco di bene, che i suoi figliuoli
facevano nel vecchio e nel nuovo mondo.
>> A un tratto, quasi per esplorare il mio pensiero, mi fece
questa domanda:
>> - Nel caso che morisse Don Bosco, chi credi possa·
succedergli?
>> - Amatissimo Don Bosco, non è ancora ten1po di
parlare di morte! noi non siamo consolidati, nè nella virtù, nè
nel sapere; neppure siamo al corrente del conoscimento e
della pratica delle nostre Costituzioni; ed il Signore non ci
toglierà Don Bosco cosi immaturamente e fuor di tempo l
>> - Va bene; speriamo nel Signore e nella nostra buona
Madre Maria Ausiliatrice!. .... ma facciamo un'ipotesi. ...;
>> - In questo caso, risposi, chi possa in verità succedere
a Don Bosco, a mio giudizio, sarebbe un solo!
>> - Un solo! oh no! io credo che ve ne possano essere,
più di uno, due ed anche tre!
··
>> - Più tardi si, replicai io, ma per adesso ve n'ha un solo!
>> - E chi è dunque, secondo il t.uo parere, questo solo!
>> - Mi dica prima, Don Bosco, i suoi due ed anche i
suoi tre!
1
>> - Te li dirò, ma prima dimmi tu il tuo uno!
>> - E Don Rua, risposi, il solo Don Rua!
>> Don Bosco mi disse il nome degli altri due, che a suo
parere avrebbero potuto succedergli:

32.8 Page 318

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300
II - Primo aiutante di Don Bosco
~
.
>> - Tuttavia, soggiunse, credo che hai indovinato; ab-
biamo un solo Don Rua ! Egli è sempre stato ed è il braccio
destro di Don Bosco!
·
>> - E non soltanto braccio, replicai io, ma testa, occhio
mente e cuore; per supplire, a suo tempo, alla vecchiaia ed
alla morte, Don Bosco! E sia il più tardi possibile questo
b1. sogno .I_.....
>> E spiegai i miei perchè, intrattenendomi con l'amato
Padre sulle eminenti ed eccezionali qualità morali, intellet-
tuali, e religiose del nostro Don Rua! >>.
Don Rua era un cuor grande, diretto e spinto dall'ideale
della carità per Dio e per, le anime, duce Don Bosco. Fin
dalla prima giovinezza, il pensiero delle Missioni Cattoliche
e dell'abbandono di tanti popoli e dei bisogni dei Missionari,
aveva avuto in lui palpiti sublimi, e questi crebbero col vol-
ger degli anni, e lo spinsero, come vedremo, a dare anche al-
l'Opera delle Missioni un impulso singolare.
.
11 24 maggio 1878 i Missionari Salesiani ponevan piede
in Patagonia; e il Servo di :Qio, per incarico di Don Bosco, il
18 dicembre comunicava alle case salesiane i bisogni dell'ini-
ziata Missione.
<< Le porte della Patagonia sono aperte per i Salesiani,·
come si è potuto rilevare dai Bollettini degli scorsi mesi; il ·
Signore vuole a noi affidare quèlla importante missione,
come tante circostanze ci fanno chiaramente conoscere. Le
ultime lettere arrivate dall'America ci annunziano che a Pa-
tagones e nelle colonie di quelle parti vi è grande ~spettazione
di Salesiani. Come si vede, be:o. si può dire ciò che diceva il
nostro Divin Salvatore, che già la messe biondeggia, e non
aspetta che il coltivatore che vada a raccoglierla:. Ma qui ap-
punto incontriamo la difficoltà, trovare il personale, stante lè
molte imprese che abbiam tra mano. Converrà pertanto met-
tete pratica il consiglio che lo stesso nostro Divin Salva-
tore dava agli apostoli: Rogate ergo Dominum messis, ut mittat
operarios in messem suam. Perciò il nostro caro Superiore
Don Bosco ordina, che, ~ppena ricevuta la presente.; si co-
minci anche in cotesta ca~a a recitare ogni giorno un Pater,
Ave e Gloria da continuarsi sino a. lla fine di g.ennaio, affine di

32.9 Page 319

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X - Sempre ammirabile!
30I
ottenere che il Signore si degni farci conoscere, chi fra i Sa-
lesiani Egli destina a quella missione, e voglia ispirare a tali
confratelli i sentimenti di zelo, di carità e di coraggio, neces-
sari a si bella impresa; ed intanto compiacciasi pure di prov-
vederci altro personale da supplire ab~ondantemente quelli
che d~vono colà recarsi>>.
· Ed al Servo di Dio, come da lui ricevevano, in nome di
bon Bosco, il mandato di partire, con filiale confidenza ricor-
revano i nuovi apostoli per qualunque bisogno, per conve-
nienze strettamente personali, per cose minime; ed egli ri-
§pondeva a tutti, e provvedeva a tutto nel silenzio!
Quante care memorie di virtù non comuni rimarranno
per sempre nascoste, come si svolsero di nascosto tra le pa-
reti .del suo povero ufficio!
·
Quel santo sacerdote di Don Angelo Lago (1) che ne fu
testimone per molti anni, prima di andare a raggiungerlo nella
gloria celeste, ci lasciava questa preziosa testimonianza:
<< Lo scrivente entrò nell'Oratorio al 18 luglio 1872 e lo
stesso giorno conobbe il sig. Don Rua come un Superiore
amabilissimo. Nel 1876 m'invitò a nome del sig. Don Bosco
a mettere la veste, ed opponendo io la mia età di 42 anni il
sig. Don Rua mi disse:_:_ Non importa, prima che abbia 90
anni, potrai ancora dir la messa per 40 anni e più!
>> Sul principio del 1878 mi chiamò nel suo ufficio per
fargli da segretario di corrispondenza internazionale, e lavo-
rai da solo col sig. Don Rua, sino, credo, al 1885 o al 1886,
quando, divenuto egli Vicario del sig. Don Bosco, lasciò a me
l'ufficio
al
primo
piano
.
.e
salì
desso. ..,a,, l
secondo
piano
nell'u:ffi-
(1) Don Angelo Lago, nato a Peveragno (Cuneo) il 19 ottobre 1834, mori-
santamente a Torino, nell'Oratorio Salesiano, il 14 marzo 19x4, quasi ottua-
genario. Mite, umile. e pjo e diligente fin da giovane, compi gli studi classici
e consegui il diploma di farmac;ista alla Regia Università di Torino. Arpato
da tutti per la sua bontà~ generosità, per più anni attese alla professione pre-
scelta, finchè, dato l'addio al mondo e il nome alla Pia Società Salesiana, intra-
prese gli studi teologici, e fu promosso al sacerdozio. Contava già 43 anni.
Da quel giorno egli fu, sino all'ultimo respiro, lo specchio, il modello e la
gemma dei sacerdoti I Alla· sua morte, avvenuta per marasma senile, una fu
la voce di quanti lo conobbero: «È morto un santo!>>. Fu degno segretario d~
Don Rua per 32 anni, e la sua memoria vive tra noi in benedizione,

32.10 Page 320

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302
II - Primo aiutante di Don Bosco
cio più presso a Don Bosco, dove rimase sino alla morte del
sig. Don Bosco, di cui fu poi degnissimo Successore.
>> In tutto il tempo che passai per mia fortuna in continua
compagnia col sig. Don· Rua, 7 od 8 anni, ho sempre ammirato
in lui una pietà soavissima ed un lavoro indefesso: vidi sempre
in lui un modello perfetto di vita religiosa e civile. Alle pra-
tiche di pietà cui poteva intervenire, era sempre il primo; ebbe
sempre una modestia angelica ed una dolcezza ed affabilità
nel parlare e nel trattare, che rallegrava e guadagnava il
cuore degli astanti. La. sua umiltà e la sua carità incantavano
chi trattava con lui. La sua pazienza era inalterabile; nei 7
od 8 anni che lavorai col sig. Don Rua, una volta sola lo trovai
animato da zelo un po' severo verso un giovane discoletto,
che aveva. fatto chiamar nell'ufficio per qualche grave man-
canza: era lo zelo della casa di Dio.
>> L'ufficio della corrispondenza a me lasciato continuò
a visitarlo ogni giorno alla sera dopo le orazioni, per vedere
il lavoro fatto e da farsi, firmare, consigliare, ecc., finchè ebbe
fornito l'ufficio stesso dì personale sufficiente per camminare
da sè regolarmente.
>> Ringrazio il Signore d'avermi dato per tanti anni un
Padre così dolce e santo, e mi rincresce non saperne parlare
degnamente. Mi perdoni il buon Dio il poco profitto che feci
della santa parola e dei santi eseìnpi del caro Padre Don Rua,
e lo ricompensi eternamente del gran bene che fece all'anima
mia>>.

33 Pages 321-330

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33.1 Page 321

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III
TUTTO DI DON BOSCO
I
PER LA SISTEMAZIONE DELLA SOCIETA
1880-1882.
Il Servo di Dio fu l'araldo della sistemazione della Società Salesz"ana.
- Sue prime circolari alle case salesiane. - Istituz"te le prime ispettorie,
mensilmente si tiene z"n corrispondenza con gli z"~pettori. - Quanta
opportunità e sincerità in quelle lettere! - Duplice aspetto dell'Ora-
torio, e contributo del Servo di Dio per il suo funzionamento normale.
- Va a JYlarsiglia a presiedere un corso d'esercizi spirituali. - Un
saggio delle frequenti illustrazioni meravigliose di Don Bosco. - Don
Rua accompagna Don Bosco a Roma. - Come l'assiste nella mag-
gior tribolazione che ebbe a sostenere. - << Anche qui ci troviamo
alle prese con i protestanti>>. - Un ricordo del Card. La Fontaine.
- Un << sogno >> memorando di Don Bosco descrive il carattere e rad-
doppia la vigilanza del Servo di Dio. - I necrologi della Società,
e sollecitudini del Servo di Dio per redigerli. - Come narra la morte
del Conte Don Carlo Cays.
Don Rua fu l'araldo d'ogni avanzamento della Società
Salesiana verso la regolarizzazione. Primo a promettere al
Signore di vivere con Don Bosco, primo direttore ed ispet-
tore dei suoi seguaci, suo primo aiutante ed intimo confi-
dente, primo devoto del nuovo santo che lddio aveva inviato

33.2 Page 322

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III - Tutto di Don Bosco
alla Chiesa, per disposizione della Divina Provvidenza do-
veva dargli tale aiuto.
La Società Salesiana venne formandosi appena il Signore
cominciò a radunare nell'Oratorio le anime che dovevano
iniziarla; incominciò ad esistere embrionalmente, fin • da
quando Rua, Cagliero, Francesia, prima ancora che scendesse
da Avigliana Don Alasonatti, guadagnati dalla carità di Don
Bosco, si sentirono, nell'intimo del cuore, fortemente at-
tratti a restar con lui per sempre; ma la forma concreta e il
regolare funzionamento della Società, anche per la sua spe-
ciale caratteristica di vera famiglia, costarono a Don Bosco
lungo tempo e non lievi fatiche; e chi l'aiutò in tutto fu
Don Rua.
Continuando la Società ad espandersi con l'aprir nuove
case in Italia e all'Estero, non era più troppo facile nè econo-
mico continuare ad adunare i direttori alla festa di S. Fran-
cesco nell'Oratorio; e le Conferenze Generali, solite a te-
nersi con tanto frutto, vennero sospese. D'altronde erasi
inizjata la celebrazione dei Capitoli Generali ogni triennio.
. Ci voleva tuttavia qualche richiamo regolare e più frequente
col centro, e, per consiglio di Don Bosco, il Servo di Dio
nel 1878 cominciò ad inviare alle Case una lettera mensile
per diramare opportune raccomandazioni, osservazioni eri-
chiami, ed anche, tra l'altro, per tenersi regolarmente in-
formato della celebrazione delle Messe, che venivano affidate
ai Salesiani. Le case che non ne ricevevano, solevano appli-
care secondo l'intenzione dell'Oratorio, cioè di; Don Bosco e
di Don Rua; ed il Servo di Dio s'interessava anche per aver
delle Messe da celebrare. Con una circolare del 1880, indiriz-
zata a sacerdoti, amici e conoscenti e cooperatori, invita.vali
ad applicare qualche messa rilasciando l'elemosina a beneficio.
dell'Opera Salesiana; e in un'altra li pregava ad inviare delle
Messe da celebrare, assicurandoli che avrebbero avuto solle-
cita applicazione.
.
Nel 1879 si stabilivano le prime Ispettorie o Provincie
Salesiane: la Piemontesy, la Ligure, e l'Americana; ed il Servo
di Dio si mise subito in'regolare corrispondenza con gli Ispet-
tori, mediante lettere particolari e circolari .mensili, per essere

33.3 Page 323

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I - Per la sistemazione della Società
informato ed informare a sua volta il Rettor Maggiore circa
l'andamento delle singole Case. Le circolari erano scritte a
mano, e Don Rua le leggeva a una a una, apponendovi il
nome del destinatario e facendovi, insieme con le correzioni
di eventuali errori dell'amanuense, quelle aggiunte e quelle
varianti, che riteneva convenienti e necessarie.
Quanta sincerità, semplicità, e vera fraternità in quelle
lettere! Tutte avevano qualche spunto religioso o morale, o
qualche fervida esortazione, secondo il tempo liturgico nel
quale venivano spedite, e ci spiace di non averne potuto met-
tere insieme una collezione completa!
Tuttavia, eccone un saggio, edificante per lo spirito col
quale sono redatte. Poniamo le citazioni in ordine di mese,
benchè desunte da anni diversi.
Novembre: - << Il nuovo anno scolastico è cominciato;
faccia il Signore che lo possianzo passar bene noi ed i nostri al-
lievi. Dal canto nostro non omettiamo alcuna sollecitudine pel
buon andamento sanitario, scientifico e morale delle case a noi
affidate; e, mettendo tutta la nostra confidenza in Dio, suppli-
chiamolo ad aiutarci colla sua santa grazia>>.
Dicembre: - <<E un mese di benedizioni; in esso occorrono
le care solennità della Concezione e del S. Natale colle rispettive
novene ed ottave; adoperiamoci in questo tempo specialmente a
ravvivare il fervore in noi, nei nostri dipendenti ed allievi. Il
Signore regni sempre nel tuo cuore, e in quello del tuo ajf.mo
in G. C. Sac. Michele Rua >>.
<< Nel 1nese venturo occorre la Festa del nostro Santo Pa-
trono. Come sai, in tale circostanza, ·devesi tenere una delle an-
nuali conferenze ai Cooperatori Salesiani. Io ti esorto calda-
1nente a tenerla in cotesto luogo od a farla tenere da qualche altro
personaggio che tu creda bene, invitandovi quel maggior numero
che sia possibile di cooperatori, e facendoli anche, se ti pare, invi-
tare dai Parroci dei dintorni, nella domenica precedente. Spe-
riamo che abbiate passato buone feste natalizie, e vi auguriamo
di gran cuore, buon fine, miglidr principio ed ottima continua-
zione dell'anno. Faccia il Signore che regni costi e dappertutto
il fervore nelle pratiche di pietà, l'anzore alla virtù, e sia per
sempre sbandito il peccato>>.
:zo - Vita del Servo di Dio Michele Rua, Voi. I.

33.4 Page 324

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III - Tutto di Don Bosco
Febbraio - Marzo: - << S. Giuseppe protegga te e la tua
casa, e faccia discendere sopra di tutti ogni celeste favore, ·come
ti augura di cuore il tuo aff.mo in G. M. e Giuseppe, Sac. Mi-
chele Rua >>.
.
Marzo - Aprile: << Spero che avrete tutti fatto una Santa
Pasqua, e sarete allegri e contenti; e prego il Signore a conser-
.varvi in buona salute e a farvi crescere ognora nella santità>>.
Maggio: - E questo << il caro mese di Maria, epoca pro-
pizia per ottenere molte grazie sulle nostre case, mediante l'inter-
cessi,one della nostra celeste Ausiliatrice e Madre. Non man-
chiamo di aniniare tutti i nostri dipendenti a farlo con impegno
e fervore>>.
Giugno: - << Siamo nel mese del Sacro Cuore di Gesù,: pre-
ghiamolo che voglia infiammare tutti i cuori del suo divin fuoco>>.
<< Cordialrnente ti saluto nel S. Cuore di Gesù, e da Esso ti
prego l'abbondanza della carità, mansuetudine, umiltà, e di
tutte le virtù, di cui è la viva sorgente, mentre godo confermarmi
nello stesso Divin Cuore tuo aff.mo in G. M. G. Sac. Mi-
chele Rua >>.
Luglio: - << Preghiamo il Signore che assista durante le
vacanze tutti i nostri allievi, maestri, assistenti e superiori, e
che renda specialmente fruttuosi i nostri Santi Spirituali E,ser-
cizi. Gradisci i miei cordiali saluti ed auguri di buone vacanze,
in buona salute di anima e di corpo, e prega pel tuo ecc. >>.
E, com'era esatto ed opportuno nel far le domande, era
esemplare nell'esigere le risposte. A Don Lazzero, direttore
. della Casa-Madre: << Mi rincresce - osservava una volta tra
.
l'altre - che non rispondi mai alle mensili domande. Non
vale dire che sono anch'io qua e posso prendere io stesso le in-
formazioni, poichè varie dimande si fanno espressamente per
obbligare i direttori ad informarsi essi stessi e tenersi ben al
corrente delle cose della casa da loro diretta. Dunque corag-
gio, prendi la penna e la pena di soddisfare alle mie domande
passate e future>>.
Grazie all'assidua vigilanza del Servo di Dio, Don Bosco
potè continuare ad assentarsi dall'Oratorio, anche a lungo
e con frequenza; infatti, negli ultimi suoi nove anni, si
assentò anche per tre e quattro mesi di seguito, per assol-

33.5 Page 325

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I - Per la sistemazione della Società
vere quei mandati che gli affidava la Divina Provvidenza e
cercar i mezzi per lo sviluppo dell'Opera.
Duplice in quegli anni era l'aspetto che presentava l'O-
ratorio. Era la Casa della Madonna, dalla quale si diffondeva
di continuo l'eco di nuove meraviglie; ed insieme era un
ampio istituto èon circa novecento alunni -- tra superiori
ed alunni passavano il migliaio - che esigeva una vigilanza
straordinariamente paziente ed illuminata. E Don Rua, con
meravigliosa prudenza, continuava a vegliare ogni cosa; l'oc-
chio suo seguiva confratelli ed alunni, e i suoi richiami e i
suoi consigli paternamente giungevano a tutti a tempo op-
portuno.
Per bontà del Signore, anche le meraviglie che accadevano
nell'Oratorio, potevano dividersi in due categorie, perchè,
accanto all'affiuire dei mezzi per vivere ed alle guarigioni e
grazie d'ogni specie, che venivano elargite dalla celeste Pa-
trona dell'Opera Salesiana, s'alternavano altri fatti, che si te-
nevan nascosti nell'ambito della Società, ma non meno stre-
pitosi, e cioè i frequenti <<sogni>> di Don Bosco, vere illu-
strazioni celesti per additare, ricordare, ed inculcare lo spi-
rito informatore della Società. Salesiana.
Nell'agosto 1880 Don Rua si recò a Marsiglia, a presie-
dere un corso d'esercizi spirituali dei confratelli. Allora, se-
condo l'uso spontaneamente .sorto nelle case salesiane - ne
parleremo diffusamente in seguito - il confessore ordinario
della comunità era il superiore; e Don Bosco, o chi ne faceva
le veci, era pure il confessore straordinario in ogni casa. Quindi
una visita di Don Bosco o di Don Rua ad una casa salesiana,
a quei tempi, sol per questo importava un lavoro assai fati-
coso, dovendosi ascoltare le confessioni dell'intera comunità,
che andava a gara per confidare a quelle anime tutte di Dio
i segreti delle coscienze. Noi siam d'avviso, che se Don Bosco
e Don Rua ebbero tanto ascendente su molti cuori giovanili
e li avviarono felicemente alla vita religiosa e sacerdotale, lo
dovessero anche alla piena c6nfidenza che si aveva per loro,
come ad amatissimi padri.
Non era la prima volta che il Servo di Dio s'allontanava
dall'Oratorio per compiere cotest'uffi.cio; era già stato a San

33.6 Page 326

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III - Tutto di Don· Bosco
Pier d'Arena, a Mornese, a 'Lanzo; ma abbiam fatto questo
accenno per venire ad un'immediata conferma di ciò che
abbiam . detto circa le straordinarie illustrazioni di Don
Bosco.
Don Rua era da poco tornato da Marsiglia, quando giunse,
da Alassio, la notizia che i Salesiani di Francia erano stati
espulsi. Il Servo di Dio si recò immediatamente a comuni-
carla a Don Bosco; e Don Bosco, senza scomporsi nè turbarsi
affatto, gli rispose di star tranquillo, chè non era vero. Come
poteva avere tanta sicurezza? Aveva visto, in un <<sogno>>,
sollevarsi un attacco terribile contro le Case Salesiane di
Francia, e la Madonna stendere maternamente il suo manto
sopra di esse, perchè non venissero colpite. Aveva chiesto
alla Vergine: - Maria SS., che cosa fate ora voi? - E la Ma-
donna gli aveva risposto: - Ego diligentes me diligo!
Dal 1877, in modo particolare, fino al 1882, il Servo di
Dio, nel silenzio più sacro, prestò a Don Bosco il prezioso
aiuto, cui abbiamo accennato, durante le difficoltà mossegli
dall'Arcivescovo locale, influenzato da un ufficiale di Curia.
Nell'aprile 1881 si portò a San Pier d'Arena per andare
incontro al Fondatore, che tornava dalla Francia ed accom-
pagnarlo a Firenze ed a Roma. Don Bosco stesso volle
che gli facesse compagnia << per avere un appoggio nei vari
spinosi affari>> che lo chiamavano a Roma. Chi moltiplicava
le difficoltà, accortosi, fortunatamente, che il suo conte-
gno verso la Società Salesiana avrebbe avuto un epilogo
poco lusinghiero, andava ostentando di preferire u.n accomo-
damento. Don Bosco aveva dovuto appellarsi a, Roma, ed
anche durante l'ultimo viaggio fatto in Francia, da Roquefort
e da Nizza, aveva chiesto al Card. Nina, Protettore della So-
cietà Salesiana, in qual modo dovesse comportarsi; e l'Emi-
nentissimo gli aveva risposto: << Conviene che la questione sia
lasciata alla decisione della S. Congregazione presso cui pende>>,
<< riflettendo bene che si ha da fare con un personaggio sui gene-
ris >>; e tale fu il consiglio che gli venne ripetuto a Roma.
Tuttavia, poco dopo, non si rifiutò di assecondare una spècie
di accomodamento amichevole, che poi dovette stroncare,
perchè s'accorse che venivà ingannato, in modo indegno per

33.7 Page 327

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I - Per la sistemazione della Sodetà
qualunque persona, ma specialmente per chi faceva le parti
d'un Arcivescovo. In fine, la S. Congregazione emanò la sen-
tenza a favore di Don Bosco, ma le difficoltà continuarono
e cosi gravi che lo stesso Leone XIII fece appello alla santità
di Don Bosco, il quale accettò, senza indugio, una conven-
zione proposta dal gerente dell'Arcivescovo; e, facendo un
atto d'umiltà eroica, ottenne che, almeno in apparenza, si po-
nesse fine ad ogni questione, perchè in realtà, ciò che troncò
ogni questione, come ebbe ad esprimersi ufficialmente la
S. Congregazione, fu ben altro, e precisamente << Archie-
piscopi funus >>.
In tutte codeste penose vertenze, il Servo di Dio prestò ·
a Don Bosco il più premuroso e prudente aiuto col te-
nerlo informato, durante le assenze da Torino, del subdolo
corso e della piega delle cose, ~ coll'assumersi, a quando a
quando, il peso di spinosissime pratiche, con una compi-
tezza insuperabile.
Altre ragioni conducevano Don Bosco nel 1881 a Roma,
e questa, tra le altre. Leone XIII lo aveva incaricato di co-
strurre il tempio del Sacro Cuore di Gesù sull'Esquilino, di
cui si eran gettate le fondamenta durante il Pontificato di
Pio IX, e bisognava prender visione dei contratti stretti cogli
asorcmhmiteettin, eecseasmsairni.ea.re i disegni, studiare il modo .di trovare le
E pur questo fu _lavoro di Don Rua.
In quella circostanza i primi Salesiani, stabilitisi in Roma,
avevano trasportato la dimora da Tor de' Specchi al luogo
dove si erano gettate le fondamenta del nuovo tempio; e il
Servo di Dio il 22 aprile scriveva a Don Lazzero:
<< Il sito in cui dimoriamo qui in Roma, è quanto mai co-
modo, ameno, salubre. Forse è una delle località di Roma in
cui si sta meglio e non si andrà soggetti alla malaria, neppure
nell'estate. Ma anche qui ci troviamo alle prese con i prote-
stanti. Pare veramente che il Signore ci voglia destinare a
combattere l'eresia colle armi della preghiera, della scuola, e
della carità, giacchè, come sai, a Bordighera ci troviamo pro-
prio dappresso ai protestanti, alla Spezia siamo loro accanto
a pochissima distanza, a Firenze il nostro piccolo istituto,

33.8 Page 328

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310
III - Tutto di Don Bosco
che dovrà diventare grande, non si potè allogarlo altrove, che
nella regione della città, in cui i protestanti fanno propaganda;
e qui a Roma il collegio dei protestanti è separato dal nostro
ospizio solo da una via. P_reghiamo adunque il Signore che ci
aiuti a ben riuscire nella Missione che ci vuole affidare, co-
.minciando a mandarci quei soccorsi per far procedere ala-
cremente la nuova fabbrica, che non costerà meno di parecchie
centinaia di mila, se pure non ci vorrà qualche miliope. Don
Bosco prega e lavora a tutto potere per riuscir nell'impresa,.
non lasciando intentato nessun mezzo che possa giovare; n1a
sempre dice che ha bisogno del sostegno delle preghiere dei
giovani>>.
Da Roma si recò a visitare il Seminario-CoJlegio, di-
retto dai Salesiani in Magliano Sabino dal r877; e, forse
in quell'anno, avvenne l'incontro di cui ci scrive l'Eminen-
tissimo Card. La Fontaine, Patriarca di Venezia:
<< Era ancor molto giovane, quando mi trovai con Don
Rua in viaggio, da Roma a Magliano-Sabino. Mi fece grande
impressione l'affabilità di lui, il raccoglimento, la confidenza
piena di riserbo, che usò verso di me. M'interrogò del mio
luogo natio; ed avendo inteso che io era di Viterbo, città alle
falde dei Monti Cimini, mi ripeteva con un sorrisetto: ' O
Torino, o Cimino'. Ebbi poi con lui qualche corrispondenza
epistolare. Quel breve viaggio, non fu dimenticato neppure
da Don Rua, il quale, dopo la ·mia consacrazione episcopale,
mi scrisse, domandandomi se ero quel quondam giovane col
quale aveva egli viaggiato per Magliano >>.
.
Il 1881 non si cancellerà mai dal pensiero s~lesiano. La
notte dal 1o all' 1 1 settembre Don Bosco si trovava agli eser-
cizi spirituali a S. Benigno Canavese, e fece un <<sogno>> me-
raviglioso, che il 21 novembre, festa della Presentazione di
Maria SS., cedendo alle istanze dei suoi, metteva per iscritto.
Fu, in vero, un'illustrazione singolare, che nella prima parte
a noi sembra delineare lo spirito e il carattere di Don Rua,
nello splendore dell'esercizio delle virtù teologali e dell'os-
servanza dei voti religiosi, e della pratica eccelsa di due altre
virtù << Labor >> e << Temperantia >>, che Don Bosco aveva già
ripetutamente inculcate ai 'suoi figli.
·

33.9 Page 329

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I - Per la sistemazione della Società
311
Parve a Don Bosco d'essere a colloquio con i direttori
delle Case Salesiane, in una splendida sala, quand'appare un
augusto Personaggio. E coperto d'uno splendido manto che
attira la sua attenzione. Attorno la fascia che ne cinge il collo,
si legge: << Pia Salesianoruni Societas, anno 1881; qualis esse
debet >>; e dieci diamanti, meravigliosi, lo rendono preziosis-
simo. Essi sono disposti così: tre sul petto, attorno ai quali,
si legge: Fides, Spes, Charitas; il terzo è proprio sul cuore.
11 quarto, Labor, scintilla sulla spalla destra; il quinto, Tem-
perantia, sulla spalla sinistra. Gli altri cinque ornano la parte
posteriore del manto; quattro vi formano un quadrilatero; a
destra, in alto Votum paupertatis, in basso Pr.aemium; a si-
nistra, in alto Votum castitatis, che manda una luce cosi
viva ed attrae lo sguardo, come la calamita il ferro, in basso
leiunium; il quinto, più grosso e sfolgorante degli altri, è nel
mezzo e porta scritto: Obedientia.
Da tutti, a guisa di fiammelle, partono molti raggi, sui
quali, a spiegazione e commento, si leggono passi scritturali.
Un largo nastro color di rosa, che orla la parte inferiore del
manto, portà scritto, in latino, questo ammonimento: << Si
ripeta ogni giorno e più volte al giorno, di compiere diligente-
mente anche i più piccoli doveri, e si arriverà ad una grande
perfezione. Guai a chi disprezza le cose piccole!>>. I direttori,
chi in piedi, chi in ginocchio, commentano la visione. Don
Rua, come fuor di sè, esclama: << Bisogna prender nota per
non d·imenticare >>. Don Fagnano scrive col gambo di una rosa.
Don Costamagna commenta: << La carità vince tutto. Predi-
chiamola con la parola e con i fatti>>.
Cambia scena; si fa buio, manca la luce e si è avvolti in
folte tenebre. Don Lasagna intona il Veni Creator ed altre
preghiere; e si vede un cartello luminoso, su cui si legge:
Pia Salesianorum Societas, qualis esse periclitatur, anno 1900.
Poi, ritorna un po' più di luce, e in quel bagliore riappare
l'augusto Personaggio, triste ed afflitto, col manto scolorato,
tarlato e sdruscito. I dieci splendidi diamanti son divenuti
dieci grossi tarli roditori; e, accanto a ciascun tarlo, son indi-
cate le cause fatali di tal mutamento, cioè i peccati opposti alle
virtù sopraccennate. Tutti sono spaventati e pregano. S'ode

33.10 Page 330

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312
III - Tutto di Don Bosco
una voce: << Quomodo mutatus est color optimus! >>. E, in mezzo
a folte tenebre, appare una luce vivissima, che ha la forma di
un corpo umano. E un avvenente giovinetto, riccamente ve-
stito, che si rivolge ai presenti e li conforta: << Cio che avete
· veduto poco fa, è un avviso celeste. Prevenite! ..... Non stanca-
tevi di predicare e mettere in pratica quello che predicate ..... Siate
cauti nell'accettazione dei nuovi soci..... Fate, ogni giorno, la
meditazione e la lettura ·spirituale, come prescrivono le Costitu-
zioni..... e non vi mancherà l'aiuto di Dio..... Tutti quelli che
vedranno la fine di questo secolo e il principio del nuovo ripete-
ranno ad una voce: - NoN NOBIS, DOMINE, NON NOBIS, SED
NOMINI TUO DA GLORIAMI>>.
Il manoscritto di Don Bosco reca, in fine, questa nota:
<< Pro memoria. - Questo sogno durò quasi l'intera notte, e
sul mattino mi trovai stremato di forze. Tuttavia, pel timore
di dimenticarmene, mi sono levato in fretta e pr~si alcuni ap-
punti, che mi servirono di richiamo a ricordare quanto ho
qui esposto, nel giorno della Presentazione di Maria SS. al
Tempio.
>> Non mi è possibile ricordar tutto. Tra le molte cose,
ho pur potuto con sicurezza rilevare, che z'l Signore ci usa grande
misericordia. La nostra Società è benedetta dal cielo; ma Egli
vuole che noi prestiamo l'opera nostra.. I mali 1ninacciati saranno
prevenuti, se noi predicheremo sopra le virtù e sopra i vizi ivi
notati; se cio che predichiamo, lo praticheremo e lo tramande-
remo ai fratelli con una tradizione pratica di quanto si è fatto
e faremo.
Y
. >> Ho potuto eziandio rilevare che ci sono imminenti molte
spine, 1nolte fatiche, cui terranno dietro grandi consolazioni.
Circa il 1890 gran timore; circa il 1895 grande trionfo.
>> Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis >>.
Don Bosco ammoniva: << I mali minacciati saranno pre-
venuti, se noi predicheremo sopra le virtù e i vizi ivi notati>>;
e Don Rua commentava il <<, sogno >> in più conferenze ai con-
fratelli dell'Oratorio. Nel prepararvisi abbozzò in un pezzetto
di carta anche la figura d.el Personaggio, per fissare esatta-
mente la posizione dei diamanti. La cronaca non ci dice quale
sia stato l'effetto della sua parola; ma è certo, che corrobo-

34 Pages 331-340

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34.1 Page 331

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I - Per la sistemazione della Società
rata com'era dallo splendore dell'esempio, dovette riuscire
impressionante.
I particolari di questo << sogno >> rimasero a lungo nel cuore
e nel pensiero dei confratelli e di Don Rua; ed erano fre-
quentemente revocati nei discorsi familiari; ed il Servo di
Dio, dopo la morte di Don Bosco, quando senti la responsa-
bilità del nuovo ufficio, tornò a spiegarlo ripetutamente, e
volle anche, avvicinandosi il 1890, inviar copia della narra-
zs1.ioannee. autentica, lasciata da Don Bosco, ·a tutte le case sale-
Un'altra opera, di cui i Salesiani devono essere partico-
larmente grati a Don Rua, è la pubblicazione dei necrologi
della Società. Ricordare i confratelli defunti per raccoman-
.darli alle comuni preghiere, additare i tratti caratteristici
della loro vita esemplare per proporli all'imitazione, e pro-
muovere, così, l'osservanza delle Regole e tener vivo il pen-
siero di star pronti alla grande chiamata, furono gli scopi
che si propose. Anche questo lavoro gli venne affidato da
Don Bosco..Nel 1870 si cominciò a pubblicare l'elenco dei
membri della società (in quell'anno i professi erano 61)
e fin dal 1871 Don Busco poneva in calce all'elenco una
nota, che diceva: << Raccomando alle comuni e private pre-
ghiere i cari nQstri confratelli defunti, e specialmente quelli
che in questo scorso anno furono chiamati da Dio all'eterno
riposo >>; e faceva il nome, con due righe di elogio, di un sa-
cerdote, Don Croserio, e di un ascritto; e terminava: << Pre-
ghiamo poi tutti gli uni per gli altri, affinchè possiamo esser
fedeli alle fatte promesse e mantenerci costanti nel servizio
del Signore>>.
Altrettanto si fece negli anni 1872-73-74: e nel 1875 co~
minciarono ad unirsi all'elenco le biografie dei defunti nel-
l'anno antecedente, a cura del Servo di Dio. O le scriveva
egli stesso, o premurosamente ne affidava ad altri l'incarico,
non mancando di chiedere particolari notizie a chi poteva
darne, che si dava premura d(trasmettere all'incaricato. Così
si fece sino al 1881, quando le biografie dei confratelli de-
funti si cominciarono a pubblicare in fascicoli a .parte, a cura,
particolarmente, prima di Don Bonetti e poi di .Don Fran-

34.2 Page 332

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III - Tutto di Don Bosco
cesia. Ma non tralasciò il Servo di Dio di scrivere egli stesso
ciò che poteva interessare.
·
Morì il 4 ottobre 1882 nell'Oratorio di Valdocco il Conte
Don Carlo Cays, e trpvandosi Don Bosco a S. Benigno a .
presiedere gli esercizi spirituali, ebbe incarico di assistere il
veneran4o salesiano il Servo di Dio. Il Conte Carlo Cays, già
deputato al Parlamento Subalpino e padre esemplare, s'era
deciso di abbracciare la carriera religiosa ed ecclesiastica,
dopo d'essere stato testimone di uno straordinario prodigio
operato da Don Bosco. E il Servo di Dio scrisse della morte
del degno sacerdote quindici alti fogli, ai quali premise questa
avvertenza: << Qui, per la precisione di un documento sto-
rico, si notarono nomi e circostanze che in una biografia si
potranno e, talvolta, si dovranno omettere. Perciò il biografo
scelga con discrezione>>.
·
Ed eccone, letteralmente, alcuni periodi, interessanti, per-
chè ci fanno comprendere quanta pietà e quanta delicatezza
albergassero nel cuore del Servo di Dio.
Don Cays << dopo la partenza di Don Bosco, di quando in
quando mandava a chiamare Don Rua, che ne faceva le veci
e che, suo malgrado, per le molte occupazioni non poteva
trattenersi lungamente preso lui. Ora esponevagli qualche
pena, che inquietava la delicatissima sua coscienza; ora si
raccomandava che pregasse e facesse pregare per lui; ora
esponeva qualche dubbio sul modo di comportarsi nella ma-
lattia. Chiese, per esempio, se non fosse male il domandare
di continuo al Signore che lo prendesse con lui. Inteso che,
anzi, era ben fatto, se tale dimanda partiva d~l desiderio di
unirsi a Dio senza pericolo di più perderlo, e che S. Paolo
stesso diceva: << Cupio dissolvi, et esse cum Christo >>, si tran-
quillizzò, e continuò a sfogare la sua ansia di presto volare
a Dio....:
>> Altra volta, esortato a mettersi con piena rassegnazione
nelle mani di Dio, accettando volentieri' la guarigione, se a
lui fosse piaciuto concedergliela, e a far sacrifizio di sua vita,
se meglio fosse stato per l'anima sua, rispose: - Vale ben
poco questa mia vita (çhè la darei per pochi centesimi); ma,
per quel poco che possa valere, ben di buon grado ne fo' sa-

34.3 Page 333

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I - Per la sistemazz'.one della Società.
crifizio al Signore, accettando volentieri quanto a Sua Divina
Maestà piacerà disporre di me.....
>> Si avvicinava intanto la festa del grande Patriarca della
povertà, S. Francesco d'Assisi; e qualcuno gli suggerì che fa-
cesse a lui ricorso, affinchè si degnasse pagargli la festa la di-
mane, in cui si celebrava il VII Centenario della sua nascita.
E pare veramente che il Santo lo abbia esaudito .....
>> Alla sera Idel 3 ottobre], vedendo che andava declinando,
Don Rua lo volle assistere per quella notte, tanto più che non
aveva potuto altra notte prestargli quel fraterno servigio.
Stette pure a fargli compagnia il Barone Alberto Della Torre,
suo nipote, a lui carissimo, non solo pei vincoli del sangue,
ma per lunga ed intima comunanza di affetti e sentimenti di
religiosa pietà e premurosa carità verso il prossimo, il quale,
dal momento che aveva avuto sentore della malattia, più non
aveva abbandonato, se non per brevi intervalli, l'affeziona-
tissimo suo zio.
>> Verso le 10 e mezzo, Don Rua lo esortò a mettere nelle
mani di Dio il suo spirito con quelle parole: << In manus tuas,
Domine, commendo spiritum meum >>; e poi a riposare, dicendo
ancora al Signore: << In pace, in idipsum, dormiam et requie-
scam >>. Egli obbedì con tutta semplicità, mostrando desiderio
però di prima ricevere ancora una volta l'assoluzione sacra-
mentale..... E prese placidissimo sonno.
>> Riposando egli tranquillamente, Don Rua uscì pian·
pianino dalla camera di lui, per andarsi a prendere un po'
di lavoro pel rimanente della notte. E svegliatosi in que~ breve
intervallo, con aria allegra chiese al Barone Della Torre che
stava presso al suo origliere: - Che ora è? - Mezzanotte -
rispose questi. - Mai più, rispose l'infermo, non vedi come
è chiara la camera? - Eppure è suonata la mezzanotte ap-
punto adesso. - Non pare possibile, replicò l'infermo, es-
sendo la camera cosi illuminata. - Dopo di che, si tacque,
quasi beandosi in vista di qualche cosa, che molto lo ralle-
grava. Sarà stato un lampo di quella luce, in cui doveva tra
1
breve ingolfarsi, come si spera? Nol sappiamo, ben però si può
dire con tutta verità che quella luce lo allietò assai. Esortato
però a riposare, nuovamente si addormentò placidamente.....

34.4 Page 334

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III - Tutto di Don Bosco
>> Ad un'ora e mezzo dopo la mezzanotte, lo osservammo
a fare il segno della Croce parecchie volte; gli ultimi segni,
però, non poteva più compierli interamente; la destra più
non poteva arrivare sino alla fronte. Suggeritegli alcune gia-
culatorie, le ripetè con fervore, ma la parola era alquanto
stentata. Si conobbe yersare in prossimo pericolo di morte...
Si cominciarono le preghiere degli agonizzanti, a cui egli
mostrò di tener dietro, finchè gli fu possibile>>; in fine, << te-
nendo colla mano destra il Crocifisso sul cuore, rese la sua
bell'anima a Dio, alle 3,20 antimeridiane, prima dello spun-
tar dell'alba del 4 ottobre, giorno consacrato al solenne Cen-
tenario di S. Francesco d'Assisi, avverandosi cosi la predi-
zione del di precedente, che nel dì seguente più non sarebbe
stato in vita.
>> Si vide. avverarsi in lui la parola della Sacra Scrittura
intorno alla morte dei giusti " Iustorum animae in 1nanu Dei
sunt, et non tanget illos tormentum mortis,, giacchè, senza spa-
simi, senza dolore, vide avvicinarsi la sua ultima ora, e non
solo non ne provò spavento, ma dolce contentezza, riguardan-
dola come mezzo per unirsi inseparabilmente al suo caro
Gesù e alla tanto amata sua Mamma Maria, com'egli solev~
chiamarla .....
>> Ne sia benedetto Iddio, e faccia che il nostro ultimo
giorno ed il nostro passaggio· all'altra vita sia somigliante a
quello del diletto Don Carlo Cays, essendo stata per comune
giudizio la sua, la morte del giusto, la morte di un santo>>.
Quante di queste morti si videro nell'Oratorio, assistite
premurosamente, e confortate; con santi pensieri, dal Servo
di Dio!

34.5 Page 335

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II - Accompagna Don Bosco a Parigi e a Frohsdorf 317
II
ACCOMPAGNA DON BOSCO A PARIGI
E A FROHSDORF
1883.
Cura del Servo di Dio per far conoscere Don Bosco. - Invia alle case
salesi"ane relazioni delle meraviglie che accompagnano i viaggi di
Don Bosco in Francia. - La guarigione d'una sordo-muta dalla na-
scita. - Raccomanda corone di Comunioni per il viaggio di Don Bosco
a Parigi. - Guarigioni strepitose a Nizza, a Marsiglia, ad Avignone,
a Fourvière. -Entusiasmo destato da Don Bosco a Lione e a Parigi.
e - Il Servo di Dio invitato a raggiungerlo alla capitale. - Deposi-
zioni di Don Rua sui trionfi di Don Bosco a Parigi, Lilla, Amiens.
- Durante il ritorno. - << Quante grazie dobbiamo rendere al Signore!>>.
- Invia alle case il racconto di un altro <<sogno>> di Don Bosco. -
L'accompagna al Castello di Frohsdorf, al letto del Conte di Cham-
bord. - Il racconto del Servo di Dio. - Sante impressioni lasciate. -
Leone XIII accenna alla convenienza, che Don Bosco si scelga un
Vicario che lo aiuti, e raccolga fedelmente lo spirito, impresso alla
Società Salesi"ana dal Fondatore.
Don Rua, insieme col merito massimo d'aver studiato
assiduamente il Beato Don Bosco e cercato di ricopiarlo nel
modo migliore, ha pur quello d'avere, in ogni tempo, raccolto
e fatto raccogliere note e fatti interessanti che servissero a far
conoscere ai posteri la mente, il cuore e lo spirito del Fon-
datore.
Quando nei viaggi annuali, che Don Bosco fece in Fran-
cia, presero a moltiplicarsi i fatti strepitosi sui suoi passi,

34.6 Page 336

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318
III - Tutto di Don Bosco
egli ebbe anche il pensiero di notificarli senz'indugio alle
case salesiane, perchè tutti i Salesiani ne ricevessero sprone a
corrisponder meglio alla propria vocazione.
Nel 1883, Don Bosco partì da Torino il 31 gennaio, e non
fu di ritorno che il 31 maggio: e il Servo di Dio, raccogliendo
le notizie più importanti che gli venivano inviate da testimoni
oculari, specie da Don De Barruel, che accompagnava Don
Bosco, ne redasse parecchie relazioni, che inviava agli ispet-
tori, perchè le diramassero alle singole case.
In data 24 marzo, scriveva:
<< Ecco le notizie che posso mandarti, dopo quelle che già ti co-
municai intorno al nostro caro Don Bosco. Arrivò verso la metà di
febbraio a Nizza Marittima; ci scrissero di là, che malgrado la continua
fatica stava bene, e che Dio benediceva sensibilmente il suo viaggio,
non . mancando generosi oblatori a corrispondere al vivo desiderio
che ha di mezzi per far il bene. Uno di questi si offerse di pagare
il debito più grande della casa di Nizza: Dio lo benedica e gli con-
servi sì buona volontà I Anche la conferenza fatta ai Cooperatori riusci
ottimamente; l'udienza era entusiasmata, e, dopo la benedizione, si
accalcò in sacrestia, per avere ancora da Don Bosco una benedizione,
una preziosa parola. Una damigella voleva sapere da lui cosa dovesse
fare in riconoscenza a Maria Ausiliatrice per una grazia che aveva
ricevuto ella medesima. Ella era sordomuta dalla nascita, ed un anno
fa era stata condotta dai genitori a Don Bosco, il quale le diede la
benedizione e prescrisse ai parenti alcune preghiere; al termine fis-
sato la sordomuta dalla nascita si trovò perfettamente guarita, come
ne faceva fede colla stessa sua presenza! Non est abbreviata manus
Domini!>>.
Don Bosco era partito da Torino, pronto a spingersi fino
a Parigi; ma neppur verso la fine di marzo aveva deciso di
recarvisi; e Don Rua raccomandava speciali preghiere:
<< Circa la metà del corrente mese arrivò a Marsiglia, donde ci
scrivono che è tutto occupato dai forestieri; in ogni tempo si vedono
entrare nella casa vetture con ammalati più o meno disperati, che
vengono a ricevere la sua benedizione, in cui hanno una fiducia illi-
mitata. Penserebbe di andare quest'anno fino a Parigi; ma, coi tor-
bidi che minacciano quella città, è un po' esitante, malgrado le molte
e calde istanze che gli fanno. Sarà pertanto opportuno, se, oltre le
preghiere, si faranno dopo Pasqua corone di Comunioni in suo fa-
vore..... >>.

34.7 Page 337

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Il - Accompagna Don Bosco a Parigi e a Frohsdorf 319
Con altra circolare, in data 5 aprile, il Servo di Dio dava
altre ir,i.teressanti notizie sullo storico viaggio:
<< Tra le cose meravigliose, che a gloria di Maria Ausiliatrice si
compiace il Signore di operare per mezzo dell'amatissimo superiore
e padre Don Bosco, fra tante che potrebbesi numerare, prescegliamo
alcune solamente, trascrivendole e compendiandole da autentiche
narrazioni che conserviamo.
>> Una donna presentava l'anno scorso (11 febbraio) un suo fi-
gliuolo infermo, dichiarato dai medici affetto ,da malattia incurabile,
in causa di una pustola all'occhio sinistro, per cui giudicavasi neces-
saria l'estrazione dell'occhio. Il signor Don Bosco, raccomandando
alla madre e al figlio grande confidenza in Maria SS. Ausiliatrice,
impartì all'infermo la benedizione di Lei, e la grazia non si fece aspet-
tare. Dopo solo tre giorni l'occhio era ritornato nel suo stato normale;
alla solennità dell'Ascensione cessava ogni debolezza dell'organo vi-
sivo, e fino ad oggi (28 marzo 1883) la guarigione mantennesi per-
fetta ...
>> Il lunedì 29 marzo 1883 la signora contessa d'Aure, telegrafava
da Berna che il suo consorte, preso da pneumonia e da forte menin-
gite, soffriva immensamente, ricorreva pertanto alle preghiere di Don
Bosco e dei suoi buoni giovinetti per ottenere sollievo all'infermo.
Al venerdi mattino telegrafava novellamente, annunziando lo stato
disperato del consorte, e dimandando con più vive istanze la pre-
ghiera di Don Bosco e dei giovinetti. Don Bosco fece itnmantinente
pregare con questa intenzione. All'indomani, sabato, nel mattino si·
ricevette un telegramma concepito con queste parole: - Egli è salvo!
Dappoi la miracolosa guarigione si mantiene, ed il malato è fuor di
pericolo.
>> Il signore e la signora Amalrie avevano una loro figliuola da più
di tre mesi ammalata, e da qualche giorno anche spedita dai medici.
Essi portaronsi a Marsiglia per invitare Don Bosco a volersi recare
a vederla e benedirla in casa loro, ad Avignone. Andòvvi egli; e il
martedì I I marzo la trovò male assai, ma piena di confidenza in Ma-
ria Ausiliatrice. Dopo alcune preghiere la benedì ed invitolla per
l'indomani mattina, alle ore 8, alla Chiesa di S. Agricola per fare
la S. Comunione. V'andarono i parenti, e l'inferma, vestitasi, non
potendo per grande debolezza recarvisi a piedi, discese le scale e
salì in vettura, e, prima che la Messa finisse, giunse a S. Agricola,
si comunicò, e senza difficoltà ritornossene a casa, nè misesi a letto
che dopo le 5 pomeridiane; avendq, di più fatto due pasti, cosa che
non faceva più da tre mesi. Ora sta bene, la sua guarigione è completa.
Questi fatti miracolosi destarono tale entusiasmo e venerazione per
la persona del nostro superiore e padre Don Bosco, che la folla, ve-
ramente immensa, lo seguiva ovunque sapesse che egli doveva an-

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320
III - Tutto di Don Bosco
dare, e si giunse persino a tagliare pezzetti della sua sottana, per te-
nerli quali reliquie preziose.
>> La domenica 6 aprile Don Bosco si trovava a Fourvière, celebre
santuario situato sopra una collina, a breve distanza da Lione, fre-
quentatissimo, e luogo di grande devozione a Maria SS. Tanta era
la folla colà accorsa, per vederlo e riceverne la benedizione; che la
chiesa in cui egli stesso assisteva ai divini uffici e tutta la piazza in-
torno rigurgitava. Fu mestieri che, dopo l'uscita, Don Bosco dèsse,
dalla :finestra dell'abitazione del rettore, la benedizione a coloro che
non avevan potuto entrare in chiesa.
>> Martedì, 10 aprile, nella chiesa parrocchiale di S. Francesco di
Sales in Lione, era tanta la folla, colà accorsa per udir la messa del
signor Don Bosco, vederlo e riceverne la benedizione, che, per pre-
cauzione, onde potesse poi uscir di chiesa, eransi dovute chiudere
le porte della sacrestia.
>> All'indomani una folla ancora più compatta, accorsa per lo stesso
fine nella parrocchia più importante di quella città, sotto il titolo di
Ainay, si accostò eziandio ai Ss. Sacramenti, e la distribuzione della
S. Comunione durò assai a lungo. Dopo la S. Messa il signor Don
Bosco dovette durar fatica ed impiegare non breve tempo, per poter
far ritorno alla sacrestia e deporre i sacri paramenti. Tutti volevanlo
vedere, toccare, aver da lui una benedizione...
' >> Lunedì, 16, partiva da Lione per Moulins, per riposarsi almeno.
un giorno dalle gravi fatiche, e mercoledì, 18, giungeva a Parigi, ed
attendevanlo ragguardevolissime persone, sl ecclesiastiche che se-
colari, bramose di vederlo, parlargli, ed avere da lui una parola, or
di consiglio, or di conforto. Molti si disputavano eziandio l'onore
di ospitarlo, e nell'impossibilit:'.i di ciò avere, si fecero almeno pro-
mettere dal signor Don Bosco una visita, stimando la presenza di
lui nella propria casa quale una vera benedione del Signore ed una
grande fortuna>>.
L'entusiasmo destato a Parigi dal FondatQ'l'e dei Salesiani,
forse, non ha riscontro nelle vite dei Santi; e Don Bosco vide
la necessità di aver Don Rua al fianco, e lo chiamò. Questi
parti alla fine di aprile, e il 2 maggio, << cogliendo un momento
di tempo>>, e << riservando ad altra occasione lo scrivere
diffusamente>>, mandava le prime notizie al direttore del-
l'Oratorio:
<< Sappiate, dunque,. che tanto Don Bosco quanto Don
De Barruel stanno bene; sono stanchi entrambi, ma godono
buona salute. Il motivo della mia chiamata era veramente
per venire ad aiutare 'a tener la corrispondenza e per le altre

34.9 Page 339

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II - Accompagna Don Bosco a Parigi e a Frohsdorf 321
faccende. Quanto allo slancio che vi è verso Don Bosco, per
ora mi limito a spedirti questo biglietto intestato a Don Lago.
Come vedrai, oltre le tante spedizioni già fatte, questa di
20.000 lire è prova abbastanza palpabile e convincente; tut-
tavia spero non sarà l'ultima.....· Saluta tutti i cari confratelli
e tutti i giovani da parte di Don Bosco, e fa' che si continui
a pregare per lui. Non puoi farti un'idea delle montagne di
lettere che vi sono qui in aspettativa di una risposta; non tre,
ma sei o sette segretari sarebbero necessari. Fortunatamente
c'è anche un bravo religioso, che viene a prestar l'opera sua
in nostro aiuto>>.
l:Le relazioni promesse non vennero, perchè il Servo di
Dio ebbe da lavorare giorno e notte. Ma possiam farci
un'idea dell'entusiasmo di cui fu testimone, leggendo la de-
posizione che fece nel Processo dell'Ordinario, per la Causà
di Beatificazione e Canonizzazione di Don Bosco.
<< A Parigi, dove gli fui compagno per circa un mese, po-
tei scorgere che non ·furono esagerate le relazioni che mi fe-
cero i miei confratelli, che l'avevano accompagnato in altre
città. In quella vasta metropoli, dove il popolo, avvezzo alla
visita di ogni sorta di personaggi, più non si commuove per
qualunque dignità di cui possono essere rivestiti, si commosse
altamente all'arrivo di Don Bosco.·
. >> Se andava nelle chiese per tenervi qualche conferenza,
era tanta la folla che vi accorreva, che dovevasi accompagnare
fra tre o quattro per aprirgli il passo ed arrivare al pulpito; e
talvolta si dovettero mettere le guardie alle porte, per allon-
tanare il pericolo di qualche disgrazia per il troppo concorso.
Se si vedeva per le piazze e per le vie, era tosto circondato da
folla immensa, che in pieno giorno si prostrava per implorare
la sua benedizione. Alla sua abitazione, fin dalle ore più mat-
tutine, era un accorrere continuo di gente, che si stimava
fortunata di vedere un santo. Sebbene noi ci adoperassimo per
non lasciar più che un minuto a ciascun individuo di trat-
tenersi con lui, tuttavia l'udienza durava talvolta tutto il
giorno, come dissi, protraendosi l'udienza per le persone
che abbisognavano di maggior tempo fino alle dieci, alle
undici, e talvolta fino alla mezzanotte. I giornali d'ogni co-
21 - Vita del Servo di Dio Michele Rua, Voi. I,

34.10 Page 340

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322
III - Tutto di Don Bosco
lore e di ogni sentimento parlavano con trasporto del santo
ospite; biografie vennero pubblicate in quel breve tempo in-
torno a lui, che ebbero uno smercio grandissimo; e tutti di-
cevano che non era, nè eloquenza, nè altra dote, bensi la sua
santità che attirava ed eccitava tanto entusiasmo.
>> Fui testimonio nello stesso viaggio di simiglianti scene
anche a Lilla, dove, fra gli altri, vennero parecchi belgi delle
famiglie più distinte, a pregarlo che volesse pure onorare il
loro paese della sua visita, il che però egli non potè effettuare.
Partendo da Lilla, si recò ad Amiens, dove non era mai stato;
io lo seguii parecchie ore dopo. Giunsi in quella città, senza
sapere dove avrei potuto trovarlo, giacchè io pure non vi ero
mai stato, e non vi aveva conoscenze; ma dopo aver percorso
breve tratto per le vie della città, ben lo potei trovare, quando
vidi l'immensa folla che stava attendendo fuori di un palazzo.
Chiesi e mi fu risposto che là v'era il Santo! Per dare un'idea
del tanto entusiasmo che vi era per Don Bosco, e come non·
consistesse solo nel chiedere la sua benedizione, ma si produ-
cesse anche in opere, accennerò, che uscendo io dalla stazione
di Amiens, al mio arrivo colà, fui avvicinato da una persona
che mi chiese se io fossi compagno del Santo, ed udita la ri-
sposta affermativa, mi pose in mano una moneta d'oro, per
dare a Don Bosco. Continuando a percorrere la città in cer_ca
di lui, nell'avvicinarmi alla Cattedrale, chiesi ad una persona
di servizio, se sapesse dov'era Don Bosco. Ella, sentendo
questo nome, m'invitò ad entrare dai suoi padroni. Questi,
dopo aver discorso brevemente di lui, mi posero in mano una
busta. Uscito di là, osservai che vi fosse, e trovai un biglietto
da mille franchi. Sulla sera numerosa folla l'accompagnò alla
stazione, e quando Don Bosco era già sul convoglio, tutti si
prostrarono per implorare ancor una volta la sua benedizione.
Durante tutto il tragitto, da Amiens a Parigi, io ebbi- molto a
fare per sbarazzare le t::i.sche di Don Bosco, aprire le buste ed
i pacchi che gli erano stati dati, e vi trovai circa quattordici-
mila franchi ... >>.
·
Don Bosco lasciò Parigi il 25 maggio. Per lungo tratto di
via restò silenzioso; Anche Don Rua e Don De-Barruel ta-
cevano. Eran commossi. Avevano visto e toccato con mano

35 Pages 341-350

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35.1 Page 341

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II - Accompagna Don Bosco a Parigi e a Frohsàorf 323
tante meraviglie, profuse a piene mani da Maria Ausiliatrice.
Don Bosco ruppe per il primo il silenzio, e vòltosi a Don Rua:
- Ti ricordi, gli disse, la strada che conduce da Buttigliera
a Murialdo? ... A destra v'è una collina, e sulla collina una ca-
setta; dai piedi della collina alla strada s'estende un prato.
Quella miserabile casetta era l'abitazione mia e di mia madre:
in quel prato, fanciullo di dieci anni, conduceva due vacche
al pascolo. Se tutti questi signori avessero _saputo che face-
vano tanto trionfo attorno a un povero contadino dei Becchi!
Eh? !... scherzi della Divina Provvidenza!
Rientravano nell'Oratorio il 31 maggio. E lo stesso giorno
Don Rua scriveva alle case: << Col divino aiuto giunse a casa
sano e salvo il nostro caro Padre, reduce dal suo lungo viaggio
di ben quattro mesi: viaggio che fu una continua testimo-
nianza di affetto e di venerazione dei buoni francesi verso di
lui e verso la Società Salesiana. Quante grazie dobbiam ren-
dere al Signore ed a Maria 88., per favori concessi a Don
Bosco ed ai Salesiani in questo viaggio !
>> Qui unito troverai descritto un bel sogno del signor
Don Bosco che potrai comunicare alla casa da te dipendente
e, con prudenza, esporlo in pubblico, ma solo nella nostra
casa, a comune edificazione e incoraggiamento al bene>>.
Era un <<sogno>>, fatto da Don Bosco la notte dal 17 al 18
gennaio di quell'anno, nel quale il caro Don Provera l'aveva
incoraggiato a lavorare indefessamente come se dovesse vi-
vere sempre, e sempre preparato a morire; ed insieme gli aveva
dato alcune norme per i Salesiani e per gli alunni: << Ai miei
amici, ai nostri confratelli, dica che sta preparato un gran pre-
mio, ma che Dio lo dà solamente a quelli, che saranno perseve-
ranti nelle battaglie del Signore!..... Per i nostri giovani· si deve
impiegare lavoro e sorveglianza, sorveglianza e lavoro, lavoro e
sorveglianza!..... Si cibino sovente del Cibo dei Forti, e facciano
buoni proponimenti in confessione ..... >>.
Don Rua aveva già ·1 esposto questo sogno ai confratelli
dell'Oratorio, nella seconda conferenza di aprile, prima che
si recasse ad aiutar Don Bosco a Parigi, insistendo, partico-
larmente, sull'assidua sorveglianza dappertutto ed in ogni
tempo. << Ciascuno faccia bene la parte sua con zelo, con

35.2 Page 342

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lii - Tutto di Don Bosco
impegno, procurando il maggiore bene possibile: l'ordine, il
perfezionamento nella scienza, nelle professioni, nella virtù
specialmente. Chi non fa la parte sua, è come se non la-
vorasse. Sorveglianza in ògni luogo..... Gettiamoci in mezzo
ai giovani, e siamo davvero sale coi nostri buoni discorsi e
luce coi buoni esempi>>.
Abbiamo davanti gli occhi gli appunti delle conferenze
bimensili che il Servo di Dio teneva nel 1883 e nel 1884
ai confratelli dell'Oratorio, commentando minutamente le
Regol~ della Società; e dobbiam dire che sono ammirabili
in ogni dettaglio.
In quegli anni, come vedremo, si andava un pochino
offuscando quella perfetta armonia tra i confratelli e tra gli
allievi, che formava la più bella caratteristica dell'Oratorio,
per cose piccole e minime, se si vuole, ma dannose in ogni
istituto, molto più quindi nella casa-madre della Famiglia
Salesiana. E Don Rua, sempre vigile, sempre guidato dallo
zelo più fervente, non tralasciava d'ammonire e d'incorag-
giare con cuore di apostolo e di padre. Può darcene un'idea
questo piccolo saggio:
<< Siamo nella Domenica della Passione e nella novena dei Sette
Dolori di l\\iiaria Santissima: non sarà fuor di proposito che parliamo
un poco delle nostre contrarietà e dispiaceri, e del modo di compor-
tarci; dovunque son figli di Adamo, sono inevitabili. San Paolo dice
che noi siamo come vasi di creta, che ci facciamo invicem angustias >>.
E, schernaticamente, negli appunti rilevava q1esti attriti:
<< Una figura antipatica. - Modo di parlare spiacevole. - Dir
parole che offendono. - Talvolta dar disposi1ioni che possono spiacerci,
molte volte, anzi il piu delle volte, inavvertentemente. -Rifiutare qualche
favore. - Molte volte sentirci riferire che Caio o Tizio hanno sparlato
di noi. - Talvolta, senza motivo personale, si sentirà sparlare di quel
superiore e si sentirà nascere avversione. - Rimproveri sull'operato... ».
E proseguiva:
<< Ora come comportarci? Calma; riflessione; e molte cose spari-
ranno... Alter alterius onera 'portate. In patientia vestra possidebitis
fl,nimas vestras. Le nostre Regole ci dicono: Tutti. i soci vivono in

35.3 Page 343

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II - Accompagna Don Bosco a Parigi e a Frohsdorf 325
comune solamente stretti dal vincolo della carità e dei voti semplici.
I nostri modelli siano Gesù e Maria...
>> Vi accade di sentire qualche insolenza; si perdoni.. Non avvenga
mai di dire che non si può inghiottire...; che dire poi di chi conser-
vasse per mesi ed anni l'amarezza nel cuore contro i confratelli, contro.
i superiori?
.
.
>> Sùpponete pure che si fosse fatto con malizia, il che non avviene
quasi mai; ebbene vogliamo noi perdere la nostra pace, la nostra
quiete, per quello?
·
·
>> Non sarà proibito di fare con calma le nostre ragioni; ma è meglio,
se si può, aspettare che sia passato il bollore; ma odio mail Non tra-
monti il sole sopra la vostra ira, ci dice il Signore. Considerate come
Gesù trattò i Samaritani che gli chiusero le porte in faccia; come
trattò con Giuda, coi suoi crocifissori... Considerate Maria; mai che
dicesse parola contro i suoi nemici...
>> Ora, come faremo noi? Sia grande e generoso il nostro cuore.
Perdoniamo; e se per caso non possiamo far in modo di cancellare
ogni reminiscenza, facciamo in guisa che tale memoria non sia vo-
lontaria, diportandoci come se nulla ci fosse stato. Diamo questo
buon esempio ai confratelli, ai nostri inferiori, facendo loro vedere
che non c'è mai animosità>>.
Aveva le cure più sollecite, non solo. per la salute del-
l'anima, ma anche per quella del corpo. L'8 giugno r883,
illustrando il gran dono della sanità, additava la cura che
si ha d'aver comunemente per conservarla:
<< San Paolo raccomanda a Tito d'aver cura della salute. Gli isti-
tuti religiosi ne hanno pur cura. Noi abbiamo anche, non nelle Re-
gole, ma nelle Deliberazioni norme particolari per la conservazione
della salute. Deliberaz. Dist. II. c. VIII: comincia con raccoman-
darla generalmente e ne dà le ragioni. È un dono del Signore e giova
molto per fare del bene a noi e agli altri. Come dono del Signore
non dev'essere disprezzato; e farebbe male chi per gozzoviglia o
per motivi futili, come passeggiate sforzate o capricci di studi, facesse
getto della salute. Quando però si tratta della gloria di Dio e della
salvezza delle anime, non si ha da temere tanto. Vediamo i Santi,
S. Francesco Zaverio, S. Francesco di Sales... >>.
Quindi ricordava le norme che si hanno da seguire nel-
l'accettazione alla professione' religiosa, e per i professi trien-
nali; e i riguardi che debbono usare quelli cui è affidato
l'incarico di provvedere al vitto comune;

35.4 Page 344

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III - Tutto di Don Bosco
<< Si abbia cura che i cibi siano sani... Non si diano cose indigeste.
Nella qualità e quantità dei cibi si abbia riguardo ai tempi, ai luoghi,
ed alle altre circostanze. In certi siti occorre maggior quantità di carne;
ed in altri maggior di verdura; in certi tempi si digerisce meglio cibo
freddo, in altri cibo caldo; in certi siti e tempi meglio vino un po'
più generoso, in altri anche adacquato... >>.
Additava anche molte norme personali. Ecco le prin-
cipali:
<< Dopo cena, dette le preghiere, si. vada subito a riposo; le ecce-
ziorii devono esser fatte col permesso del superiore. Diligenza ed
ordine nelle proprie occupazioni giovano pur molto. Mentre chi una
volta si alza alle 3.30 od alle 4, ed altre volte ammucchia il lavoro in
modo da dover lavorare subito dopo pranzo o dopo cena, si fa del
male. Riguardi per non prendere costipazioni; non tracannare molta
acqua fresca nel sudare; non slacciarsi gli abiti seduti all'ombra,
non stare nelle correnti d'aria. Non mangiare e non bere vino fuori
di pasto, ed anche a pasto tenersi nelle regole della temperanza. Cer-
tuni pensano di avvantaggiarsi col tener vino e commestibili in di-
sparte; ordinariamente fa loro molto male. Es. di Gesù.
>> Nei casi di leggera indisposizione, uno può lavorare, specie col
far scuola; e sia servito con cibi da ammalato a tavola comune, cioè
in refettorio comune...
>> Molte volte basta un po' di dieta, con un po' di riposo, un po'
di rallentamento nelle occupazioni, qualche mattina più tardi a
letto ...
>> Anche agli infermi conviene assegnare quelle occupazioni che
paressero adatte.
>> In casi di convalescenza o d'infermità croniche sarebbe acconcia
una casa di convalescenza, che noi non abbiamo ancora; ma possiamo
far, cambiar aria... Come comportarci in questi casi? star agli ordini
del direttore di quella casa, ed i superiori aver la cura ed usar i ri-
guardi necessari. .. >>.
Di quell'anno il Servo di Dio accompagnò Don Bosco
anche al Castello di Froshdorf, al letto del Conte di Cham-
bord: e di quell'interessantissimo viaggio abbiamo pure
queste note scritte di sua mano.
<< Verso il termine del mese di giugno 1883, cadde peri-
colosamente infermo il Cqnte di Chambord, su cui sono dopo
Dio appoggiate le speranze dei cattolici francesi per la rior-
dinazione degli affari politici e religiosi in ·quella generosa

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Il - Accompagna Don Bosco a Parigi e a Frohsdorf 327
nazione. Appena se ne sparse la notizia, da tutte le parti della
Francia si spedirono lettere e telegrammi a Don Bosco,
affinchè pregasse e facesse pregare Maria Ausiliatrice per
l'augusto infermo.
>> Erano a centinaia ogni settimana le lettere che gli arri-
vavano in tal senso. Anche da Frohsdorf il fiore della nobiltà
francese,, che forma la sua piccola corte, mandò lettere e te-
legrammi per impegnare Don Bosco a pregare e far pregare
per lui, facendo chiaramente intendere la piena fiducia che
nutriva il Conte nella protezione di Maria Ausiliatrice, pre-
gata da Don Bosco e dai suoi allievi. Si rispondeva a quanti
si poteva, assicurando preghiere e Comunioni, al fine di otte-
nere la guarigione del Principe, se ciò non era contrario al
bene dell'anima sua.
>> Il giorno 4 del mese di luglio si' ricevette un telegramma,
proveniente da N eustadt, firmato Abbé Curé, con risposta
pagata per venti parole; in esso si faceva calda istanza a Don
Bosco di portarsi a Frohsdorf, chè l'infermo desiderava viva-
mente una sua visita. Essendo Don Bosco sovraccarico di
a:ffa~i e non troppo bene in salute, si dovette, sebbene con
rincrescimento, rispondere che, non gli era possibile per al-
lora intraprendere tale viaggio. Il telegramma andò smarrito,
e la lettera fu recapitata. Il Principe, al sentire che Don Bosco
non poteva venire per allora, non si perdette di speranza per
averlo presso al suo letto qualche giorno. Poco dopo, tele-
grafando all'ottimo conte Giuseppe Du Bourg di Tolosa,
personaggio devotissimo alla causa della Religione e della
sovranità di lui, mentre l'invitava a ritornar da lui, gl'im-
poneva di passare a Torino, prendere Don Bosco e con-
durglielo.
>> Fedele il conte Du Bourg all'avuto incarico, sebbene
da una settimana si trovasse in viaggio e fosse appena allora
arrivato presso la sua famiglia, tosto parti alla volta di Torino,
e quivi arrivato sul pomeriggiry di venerdi I3 luglio, tosto fu a
trovare Don Bosco, e .tanto disse e tanto fece, che finalmente
riusci a determinare Don Bosco alla partenza. Trattandosi
di un viaggio cosi lungo, Don Bosco giµdicò conveniente di
prender seco uno dei suoi segretari, e cosi, alla sera di quel

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III - Tutto di Don Bosco
giorno, parti esso col detto segretario e col signor Conte, col
convoglio diretto della sera.
>> Stando per partire, parecchi dei suoi sacerdoti lo attor-
niarono meravigliati che cosi improvvisamente partisse per
più giorni, e mentre era incamminata la riunione degli antichi
allievi, da lui invitati a pranzo per il giorno r5, riunione che
suole sempre riuscire tanto cara al suo paterno cuore. Egli,
senza dire dove si recasse, lasciò intendere che si portava
presso un infermo, che desiderava ardentemente la sua visita ·
e però raccomandò caldamente di pregare per la sua guari- ·
gione. Si parti adunque, col convoglio diretto delle 7 pome-
ridiane alla volta; e, stante le sollecite attenzioni del signor
Conte, malgrado si abbia dovuto passare due notti e un giorno
intero sulla ferrovia, il viaggio fu abbastanza buono e, rin-
graziando il Signore, Don Bosco non ebbe a soffrirne note-
vole incomodo.
>> Uri solo incidente occorse un po' spiacevole, e fu, che
il diretto di Torino doveva arrivare a Mestre prima che pas-
sasse il diretto che giunge a Venezia da 'Roma e, all'opposto,
non so per qual ragione, arrivò tre quarti d'ora dopo la sua
partenza, di modo che si dovette prendere l'omnibus da Me-
stre a N eustadt, il che fu causa di un ritardo di nove ore ·
circa dell'arrivo alla nostra mèta.
>> Come a Dio piacque, alle 6 ore antimeridiane del I 5,
arrivammo a Neustadt. Alla stazione ci stava già attendendo
la vettura del Principe, il quale era stato prevenuto per tele-
grafo dal sig. conte Du Bourg. In meno d'una ,mezz'ora ci
trovammo al Castello di Frohsdorf. Era domenica; e occorreva
precisamente la festa di S. Enrico imperatore, onomastico del
Principe. Spolveratici alquanto, fummo accompagnati all'ele-
gante Cappella del. Castello, che serve di parrocchia alla co-
lonia francese quivi dimorante.
>> La trovammo gremita di gente, che stavaci aspettando
per sentire la S. Messa e per vedere Don Bosco. Il Principe
già aveva fatta la S. Comunione con la signora Principessa
nella sua ca.mera, dove era stata dal confessore (P. Bole) cele-
brata per tempo la S; Messa. Una molto numerosa Comu-
nione degli astanti precedette la Messa di pon Bosco. Era

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II - Acco_mpagna Don Bosco a Parigi e a Frohsdorf 329
una Comunione che si offriva al Signore per la ~alute dell'a-
mato Principe, era un caro regalo che si presentava pel suo
onomastico.
>> Finita Ja Messa, si volle che Don Bosco si riposasse
alquanto, senza essere disturbato da alcuno, ed intanto si ce-
lebrarono due altre messe, quella del segretario di Don Bosco
e dell'A. Curé, il quale la cantò solennemente, con l'assistenza
della Principessa, della sua corte e della buona popolazione,
che non si stancava di pregare per l'amato Principe. Fu can-
tata una bella messa in musica, di non saprei quale autore,
ma molto acconcia per eccitare alla divozione, e venne ese-
guita da pochi ma valenti cantori, che formano come una pic-
cola cappella regia, adatta alla piccola reggia di Frohsdorf.
Durante la Messa, l'ottimo Abbé Curé indirizzò un breve
discorso, in cui, traendo argomento dalla festa di Sant'En-
rico e della circostanza della malattia del Principe, fece sen-
. tire come anche l'imperatore S. Enrico trovossi una volta
in pericolo di vita per malattia, e che in tale circostanza venne
guarito per intercessione di S. Benedetto, le cui reliquie
erangli state portate. Rianimando la fede dei suoi uditori,
fece notare come al Principe era venuto un Servo di Dio, e
che dovevasi sperare che eguale effetto sarebbesi ottenuto.
>> Finite le funzioni, si riunì tutta la Corte attorno a Don
Bosco, ed .al;,biamo provato gran piacere nel fare conoscenza
con tanti insigni personaggi. Sovra tutti si distingueva S. A.
la Principessa..... >>.
Qui termina il manoscritto di Don Rua, evidentemente
interrotto da urgenti occupazioni, e non più ripreso. Don
Bosco, com'è noto, benedisse il Principe, il quale, dopo al-
cuni istanti, diceva al Conte Du Bourg: - Mio caro, ve l'a-
veva detto io, sono guarito! - E poco dopo s'alzò e, sopra
d'un seggiolone a .ruote, entrò improvvisamente nella sala da
pranzo, e: - Non ho voluto, disse, che si bevesse alla mia
salute senza di me! - e brindò egli stesso alla salute dei com-
mensali. Da quel giorno aii.dò sempre acquistando nuove
forze, e potè prender parte a partite di caccia, ma .queste,
si disse, danneggiarono di nuovo la sua salute, e moriva il
24 agosto.

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33°
III - Tutto di Don Bosco
La cosa, però, andò ben diversamente. Mentre i più
celebri medici di Vienna e di Parigi sostenev_ano che il
Conte di Chambord era morto per un cancro allo stomaco,
il Du Bourg ci dice (1), che i dottori Drasche, Meyer, Vul-
pian, Konrath, e Stanze!, procedendo all'autopsia del ca-
davere, non trovarono alcuna traccia di tumore; e quindi
la morte del Conte di Chambord avvenne delittuosamente.
L'impressione lasciata da Don Bosco e da Don Rua al
Castello di Frohsdorf fu la più edificante (2). La Contessa,
anche dopo la morte del Conte, si tenne in corrispondenza
epistolare col Servo di Dio, manifestando sempre, per Don
Bosco, e per lui, la venerazione più profonda.
Eguale impressione, fin d'allora, lasciava Don Rua in
quanti l'avvicinavano I Ovunque andasse, il suo passaggio
(1) Cfr.: Du BouRG: Les entrevues des Princes à Frohsdorf: pag. 218 e se-
guenti.
(2) Il 29 luglio 1883 la Contessa di Chambord scriveva a Don Rua da
Frohsdorf, testualmente in italiano cosh
Molto reverendo Don Rual
La di Lei lettera mi andò dritta al cuore, la lessi subito al caro mio malato
che ne fu commosso, ed ambedue noi ringraziamo Lei ed il caro nostro Don Bosco
di ogni Loro parola. Fu una grande consolazione per mio marito e per me di ri-
cevere la di Lui benedizione, ed il sapere quante anime pure ed innocenti pregano
per la guarigione del mio tanto caro ed amato ammalato/
Grazie a Dio, sebbene lentamente, pure si scorge ogni giorno un miglioramento
progressivo, malgrado le piccole crisi che ancora vanno venendo, però sempre di-
leguandosi poi, e ridonando la speranza di una completa guarigione, che, come
disse anche Don Bosco, colla pazienza si otterrà. Ringraziamo, anche ambedue
per le così espansive e care lettere scritteci dai figli dell'Oratorio _di Don Bosco,
dai giovani studenti ed artigiani; e mio marito m'incarica espressamente, ed ap-
punto nel momento che sto scrivendole, di pregare il caro Don Bosco di continuargli
le Sue sante orazioni .nelle quali confida tanto.
La memoria di quei due giorni che Don Bosco, con Lei, ottimo Don Rua, pas-
sava qui tra noi, ci rimarrà sempre carissima. Godo che il loro viaggio siasi pas-
sato così felicemente; e non mi sorprende, perchè due anime buone e sante come
Loro dovevan esser accompagnate in modo speciale dai Loro Angioli Custodi.
E qui finisco, ri"nnovando al caro Don Bosco ed a Lei le assicurazioni della
nostra gratitudine e .sincera affezione, colle quali mi dico di cuore,
Sua· obbligatissima Maria Teresa
Contessa di Chambord.
Mio marito m'incaric<Z di un affettuoso saluto speciale da parte sua per Lei,

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II - Accompagna Don Bosco a Parigi e a Frohsdorf 331
era ricordato con venerazione, nelle case salesiane e fuori,
da chi gli parlava per la· prima volta e dagli intimi.
Il Card. Cagliero ci diceva che, eletto Vicario Apostolico
della Patagonia Settentrionale e Centrale, il 5 novembre 1883
era ricevuto in udienza da Leone XIII; e che questi, dopo
vsoegrggli.iunpgaervlaa:to della Missione alla quale l'aveva destinato, .
- Don Bosco è vecchio! Ditegli che si cerchi un vicario,
che lo coadiuvi efficacemente e ne raccolga diligentemente e
fedelmente lo spirito. Ogni Istituto ha uno spirito proprio,
che deve conservare e tramandare inalterato, se vuole assi-
curato il suo fiorente sviluppo. E a ciò voi dovete attendere
fin d'ora, perchè è più facile conoscere lo spirito di un jsti-
tuto, finchè vive il Fondatore.
Il Cardinale soggiungeva, che, mentre il Papa gli faceva
questa raccomandazione, egli non esitò un istante a dire
tra sè:
- Questo tocca a Don Rua! L'ha fatto fin qui e conti-
nuerà a farlo in avvenire; egli è l'uomo!
I

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33 2
III - Tutto di Don Bosco
III
VICARIO GENERALE
1884-1885.
Don Bosco è omai esaurito, e va egualmente in Francia per raccogliere
offerte, ed a Roma per ottenere alla Società Salesiana la comunica-
zione dei Privilegi dei Regolari. - Anche il Servo di Dio, benchè
indisposto, si consuma nel lavoro. - Portava anche il cilicio? - Si
reca a Tolone per ritirare una generosa offerta del Conte Colle, e
torna disfatto all'Oratorio. - Una dichiarazione del Dott. Alber- "
totti sulla salute di Don Bosco e di Don Rua. - Eran giorni assai
difficili per l'Oratorio ...; e Don Bosco rimpiange che non abbia più
l'aspetto familiare di un tempo! - Altra dichiarazione del Dott. Com-
bal sulla salute di Don Bosco. - Nulla giova a sollevarlo, e cede il
suo ufficio di confessore regolare a Don Rua. - Lepido racconto
di Don Bosco e umiltà del Servo di Dio. - Don Bosco peggiora, e
Leone XIII s'interessa perchè designi un Vicario, o un Successore. -
Don Bosco sceglie Don Rua a suo Vicario Generale; ed il Papa
ordina che se ne estenda il decreto. - Tuttavia la nomina non è ancora
comunicata alle Case. - Lavoro enorme del Servo di Dio. - I gior-
nali diffondono la notizia che Don Bosco... è morto in America! -
Il Servo di Dio visita le Case del Lazio e della Sicilia. - Memorande
accoglienze a Randazzo e a Mascali.
Finita la tribolazione più tremenda che ebbe a sostenere
in vita sua, Don Bosco prese a declinare con rapidità. Se ne
accorsero tutti, appena fu .di ritorno da Parigi; era abbattuto,
e nulla valse a rimetterlo in forze. Nemmeno la nomina del
Card. Alimonda ad Arcivescovo· di Torino, che aveva per lui
una venerazione e devòzione altissima1 servi a, sollevarlo. E

36 Pages 351-360

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36.1 Page 351

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III - Vicario Generale
333
quando nei primi mesi del 1884 cominciò a parlare di rimet-
tersi in viaggio, come negli anni anteriori, i medici non vole-
vano permetterglielo a nessun costo. Egli però, attesa la ne-
cessità di sobbarcarsi a quella fatica - aveva proprio bisogno
di raccogliere offerte per l'Oratorio, che versava in gravi
strettezze, per le Missioni della Patagonia, e per il tempio in
costruzione ad onor del Sacro Cuore di Gesù sull'Esquilino
in Roma - dopo aver raccomandato al Consiglio Superiore
della Società Salesiana di adunarsi regolarmente, almeno una
volta al mese per trattare gli affari più urgenti, diede a Don
Rua pieni poteri, e consegnato al Servo di Dio e a Don
Cagliero il testamento, col quale, ad ogni evenienza, li
costituiva eredi universali, il r0 marzo, fidente in Dio, partiva
egualmente alla volta della Liguria e della Francia, e n'era
di ritorno ai primi d'aprile per recarsi a Roma, accompa-
gnato da Don Lemoyne.
Non aveva ancor potuto ottenere alla Società Salesiana i
privilegi propri degli Istituti religiosi; e le difficoltà, frap-
poste dal Card. Ferrieri, Prefetto della Sacra Congregazione
dei Vescovi e Regolari, insistentemente prevenuto dal de-
funto Arcivescovo, parevano insuperabili. Ricorse diretta-
mente al Sommo Pontefice, supplicandolo << a render com-
pleta>> la Società che aveva fondato, e che poteva dirsi an-
. cora << a 1netà >>; e Leone XIII gli rispondeva solennemente:
- Concederemo tutto quello che volete!..... Chi è vostro ne-
mz·co, è nemico dz' Dio! Io avrei paura a fare contro di voi!..... Il
Papa, la Chiesa, il mondo intero pensa a voi, alla vostra Con-
gregazione e vi ammira. I suoi mirabili incrementi, il bene che si
.fa, non hanno ragione nelle cause umane,· Dz"o stesso guida, so-
stiene, porta la vostra Congregazione. Ditelo, scrivetelo, pre-
dicatelo! .....
L'udienza pontificia aveva luogo il 9 maggio. Il r3 giugno,
perentoriamente, Leone XIII ripeteva la sua volontà al Card.
Ferrieri, e il 28 dello stes&o mese l'Eminentissimo firmava il
decreto, col quale venivano estesi alla Società Salesiana i pri-
vilegi, concessi alla Congregazione dei Redentoristi.
Così l'opera di Don Bosco poteva dirsi compiuta;: la fa-
miglia, che doveva continuare il suo apostolato, era normal-

36.2 Page 352

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334
III ,- Tutto di Don Bosco
mente stabilita. E Don Rua, appena n'ebbe il primo annunzio,
lo comunicava alla Società.
Anche la sua sah~te a quel tempo _era assai indebolita.
Colto da forti reumatismi ai lombi, a quando a quando era
costretto a coricarsi; ma non si diè per vinto, nè tralasciò di
lavorare. << Don Rua - scrivevano a Roma dall'Oratorio - è
stato alquanto, anzi molto indisposto: eppure si consuma lo
stesso nel lavoro. Che apostolo! Che martire!. .... >>. E Don
Lemoyne scriveva facetamente a Don Bonetti: << Fa' coraggio
a Don Rua, prèndilo pel collo, senza però far male alla sua
lombaggine, e fàllo saltare fuori dal letto. Digli, anche in
nome di Don Bosco, che la Società Salesiana ha bisogno che
. lui stia in piedi, altrimenti, tutto il mondo, direbbero i. Fran-
cesi, andrà gobbo! >>.
Il malessere era effetto solo di cause naturali, od anche
di severe mortificazioni? Di quei giorni Don Bosco, scrivendo
a Don Lazzero, gli diceva: << Dirai a Don Rua, che si tolga la
corazza dal petto, perchè potrebbe stancarlo troppo>>. Portava
adunque il cilicio? non dovremmo meravigliarcene.
E Don Lemoyne, scrivendo direttamente a Don Rua:
<< Don Bosco - gli diceva - ti dà il ben tornato. Senti, con
dispiacere, la tua lombaggine; ma ora ricevette notizie, che
le cose vanno meglio >>.
Benchè indisposto, di quei giorni s'era recato a Tolone,
per ricevere una generosa offerta dal più insigne benefattore
di Don Bosco: 150 mila lire dal Conte Colle; e nonostante il
male che lo tormentava, per ragione di povertà e di pru-
denza, tanto nell'andata come nel ritorno, compì il viaggio in
terza classe, con grave fatica. Arrivato all'Oratorio, fu colto
da una terribile irritazione alle reni; ·<< non poteva più reg-
gersi in piedi, ·e camminava in modo da far pietà; e con
volto ilare ci ripeteva, che carico di tanti danari ne aveva
avuto le costole rotte; ma: - Per l'Oratorio e per le sue
opere, aggiunse con quella sua naturale giovialità che pro-
fumava divinamente le sue parole, io non solo vorrei espormi
di nuovo a questa pr9va, ma a ben altre anche maggiori>> (1).
(x) Cfr.: G. B. FRANCESIA - Don Michele Rua,, pag. 99.

36.3 Page 353

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III - Vicàrio Generale
335
Il buon Don Anacleto Ghione, salesiano, che si dilettava
già di conoscere le cure semplici ed efficaci per curare gli in-
comodi e le malattie comuni, trovandosi in piazza Maria
Ausiliatrice col dott. Giovanni Albertotti, che da vari anni
prestava gratuita e sollecita assistenza all'Oratorio, lo pregava
di volere, con i progressi che la scienza· andava facendo, stu-
diare il modo di prolungar la vita a Don Bosco. E il bravo
dottore, dapprima sorridendo, poi facendosi serio, a un
tratto gli rispose: -E impossibile! perchè Don Bosco è tutto
frust (logoro) dalla testa ai piedi. Una ciabatta logora non' si
può più rattoppare; e tale~ l'organismo di Don Bosco. Piut-
tosto dica a Don Rua che qui, a sinistra, dov'è il picapere
- (il piccapietre, tra Piazza Maria Ausiliatrice, e Corso Re-
gina Margherita, dove oggi sorge la parte superiore dell'Isti-
tuto delle Figlie di Maria Ausiliatrice) - dica a Don Rua che
faccia fare una palazzina ed un bel giardino, e vi chiami le loro
suore per l'assistenza domestica; e Don Bosco, Don Rua e
Don Lago (il santo segretario di Don Rua), tutti e tre logori
per il soverchio lavoro, vengano a riposarvisi ed a passar
tranquillamente i loro giorni.....
Davvero anche il Servo di Dio già a quel tempo non era
più fiorente, e proprio fiorente non era stato mai; e l'aspetta-
vano le fatiche maggiori. L'Oratorio dava allora non pochi
pensieri. Mancava anche tra i superiori e gli alunni quella fa-
miliarità, che avvicina gli animi ed opera miracoli di carità
e di fervore. E Don Bosco da Roma, il ro maggio, scriveva
ai suoi figli dell'Oratorio:
<< Vicino o lontano, io penso sempre a voi. Un solo è
il mio desiderio; quello di vedervi felici nel tempo e nel-
l'eternità. Questo pensiero e questo desiderio mi risolsero
a scrivervi questa lettera >>; e narrava come poche sere prima,
ritiratosi in camera ed avendo incominciato, prima d'andare
a dormire, a recitar le preghiere che gli aveva insegnate la
mamma, fu preso dal sonno, o da una distrazione; e-gli si po-
sero innanzi due scene: l'Oratorio dei primi tempi con gli
allievi in animata ricreazione, e l'Oratorio di quell'anno, dove
<< non vedeva più quel moto e quella vita, come nella prima
scena>>. Rilevate le cause di quella diyersità fatale,. << come si

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III - Tutto di Don Bosco
possono - diceva - rianimare questi miei cari giovani, ac-
ciocchè riprendano la antica vivacità, allegrezza, ed espan-
sione? - Colla carità. - Colla carità? Ma..... non sono amati
abbastanza ? - Ci manca _il meglio. - Che cosa? ..... - Che i
giovani non solo sieno amati, ma che essi stessi conoscano di
essere amati..... Anticamente i cuori erano tutti aperti ai su-
periori, ed i giovani li amavano ed ubbidivano prontamente.
Ma ora i superiori son considerati come superiori, e non più
come padri, fratelli, amici; quindi son temuti e poco amati.
Perciò se si vuol fare un cuor solo ed un'anima sola, per
amor di Gesù bisogna che si rompa la barriera fatale della
diffidenza, e che sottentri a questa la confidenza cordiale...
La carità di quelli" che comandano, la carità di quelli che de-
vono ubbidire, faccia regnare fra noi lo spirito di San Fran-
cesco di Sales>>.
Eran giorni difficili, abbiam detto, e al Servo di Dio non
parve conveniente legger la lettera agli alunni e nemmeno di
accontentarsi di un semplice accenno; e pregò Don Bosco
d'inviargliene una copia ritoccata, per loro in particolare; e
Don Bosco l'accontentò. E il Servo di Dio, in ripetute con-
ferenze ed allocuzioni, insistè tanto presso i superiori e gli
alunni, perchè i dolci lamenti del Padre sortissero l'effetto
desiderato.
Erano, ripetiamo, giorni difficili per l'Oratorio. I supe-
riori si adunavano in frequenti conferenze per studiare il
modo di togliere i lamentati inconvenienti, e quasi nulli
erano i risultati. S'era quasi spenta, in alcuni, la pratica del
sistema preventivo. C'erano non pochi alunni, phe lasciavan
molto a desiderare, per i quali si giudicava inopportuno un
sistema di carità e di dolcezza, e si sperava d'ottener di più
col rigore continuo che con la vigilanza; ma in fine si toccò
con mano, come, in ·ogni caso, sia da preferirsi il sistema .
preventivo. ·
·
E Don Rua, durante questo tempo, pur assorto dalle
cure quotidiane dell'intera -Società, che per la malandata sa-
lute di Don Bosco divenivano sempre maggiori, con una pru-
denza e una vigilanza meravigliose, stava sempre in vedetta;
e, ora all'uno, ora all'altro, faceva giungere l'avviso e il con-

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III - Vicario Generale
337
siglio opportuno. Solo _il Signore sa, solo il Signore, il bene
compiuto da lui in quegli anni.
In quell'estate (1884) cedendo alle istanze dei figli e dei
dottori, Don Bosco si recò per un mese a respirare aria mi-
gliore nella villa del Vescovo di Pinerolo: e il chierico Viglietti,
che gli faceva compagnia, scriveva al Servo di Dio: << Caro
signor Don Rua, oh se sapesse quanto sovente si parla di
lei, e con quanto affetto! Don Bosco mi dice di raccomandarle
che si usi riguardi, perchè l'arco troppo teso finalmente cede
e si rompe. Preghi per me, e pregheremo oggi di tutto cuore
insieme con Don Bosco per lei..... >>.
Purtroppo, Don Bosco ornai era esaurito!
Anche un illustre dottore dell'Università di Montpel-
lier, assai stimato in Francia, in Germania ed in Inghilterra,
il dottor Combal, gli aveva detto: << Lei ha consumato la vita
nel troppo lavoro; è un abito logoro, perchè fu indossato e
nei giorni di festa e nei giorni di lavoro, e quindi non si può
più riparare; e se vuole conservarlo ancora un po', deve ri-
porlo in guardaroba; cioè lei deve mettersi in un riposo as-
soluto..... >>. Non era quindi possibile che potesse guarirlo
un mese di tranquillità a Pinerolo; e, tornato a Torino e reca-
tosi a Valsalice per confessar durante gli esercizi spirituali,
si vide costretto a rinunciare anche a questo lavoro, e lo ce-
dette a Don Rua.
·
Poco alla volta il Servo di Dio prendeva il posto del Fon-
datore, con ammirazione di tutti. Non gli mancavano i con-
sigli di Don Bosco, e non meno meravigliosa era la sua de-
ferenza ed obbedienza assoluta.
<< Don Bosco - osserva Don Francesìa (1) - desiderava
che il suo prediletto discepolo non avesse nulla di severo, e
che nulla di lui si dicesse che non suonasse un vero elogio.
Ricordo che un giorno ci disse:
.
>> - Stanotte ho sognato che mi trovavo in sacrestia col
desiderio di riconciliarmi, per mezzo della confessione. Vidi
in un inginocchiatoio Don Rua, e quasi non osava avvici-
narmi, perchè lo temeva ·troppo rigoroso.
(r) Don Michele Rua, pag. 89.
22 - Vita del Servo di Dio Michele Rua, Voi. I,

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III - Tutto di Don Bosco
>> Non si può dire come si sorrise a questa sortita di Don
Bosco, e come noi ci siamo rivolti a Don Rua e gli andavamo
dicendo:
>> - Bravo! bene! fai paura perfino a Don Bosco con la
tua serietà!
>> E si rideva.
>> Son sicuro che uno spirito un po' debole avrebbe in-
terpretato male il racconto, e se la sarebbe forse presa con chi
l'aveva fatto, tenendogli il broncio chi sa per quanto tempo.
>> Invece Don Rua sorrise anche lui, e quasi per umi-
liarsi andava ripetendo:
>> - Vedete?! Vedete chi sono io mai, da far paura a
Don Bosco?!
>> Noi si passò sopra a quel racconto ed ai suoi effetti;
ma non Don Rua, che forse disse subito tra sè e sè: - Bi-
sogna che io stia ben attento, perchè nel confessionale sia
padre che attiri, e non giudice che allontani! - E noi sap-
. piamo, come anche in questo egli riusci ad essere un altro
Don Bosco.
>> Un tale, che raramente voleva confessarsi ad altri che
a Don Bosco, sapendo che doveva partire, come per chie-
dergli consiglio gli disse: ·
>> ·_ ·Ora lei parte, ed a chi mi dovrò confessare?
>> - Tu verrai qui, come sei solito fare.
>> - Ma lei va via!
>> - Vieni qui, e troverai Don Bosco: vieni senza paura;
perchè io vado e resto.
,
>> Di fatti egli vi andò, persuaso di trovare Don Bosco, e
invece trovò Don Rua. Ma ci diceva che fu tale la consola-
zione che il Signore mise nel suo cuore, che rare volte aveva
prima provato. Arrivò quasi al punto da desiderare che invece
di Don Bosco ci fosse il suo rappresentante! Era forse premio
della sua ubbidienza? crediamo di no, ma che fosse proprio
effetto della fede e della ·carità", che Don Rua aveva saputo
attingere dal Cuore di Gesù, e specialmente della grande
bontà che lasciava trasparire dalle sue parole>>.
I piccoli accenni a· qualche momentaneo miglioramento,
alternati da lunghi periodi di depressione sempre maggiore,

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III - Vicario Generale
339
non riuscivano ad illudere Don Rua circa la salute di Don
Bosco, ornai perduta; e nel settembre (1884) ritenne prudente
di trattarne in Capitolo, ed anche di far cenno all'eventualità
della sua scomparsa, per disporre preventivamente dei suoi
funerali e del luogo della sepoltura. E il Bollettino Salesiano
di ottobre << si faceva un dovere>> di notificare, che Don Bosco
si trovava da qualche settimana alquanto incomodato, e lo
raccomandava alle preghiere dei Cooperatori.
Anche Leone XIII vegliava sulla salute dell'Uomo di
Dio, e da Mons. Domenico Jacobini faceva scrivere al Card.
Alimonda, Arcivescovo di Torino, su << questo argomento
importantissimo >>: << Sua Santità..... vede c.,he la salute .di
Don Bosco deperisce ogni giorno, e teme per l'avvenire del
suo Istituto. Vorrebbe dunque che Vostra Eminenza con
quei modi che sa si bene adoperare parlasse a Don ·Bosco, e
lo facesse entrare nell'idea di designare la persona che egli
crederebbe idonea a succedergli, ovvero a prendere il titolo
di suo Vicario con successione. Il Santo Padre si riserverebbe
di provvedere nell'uno o nell'altro modo, secondo crede-
rebbe più prudente. Brama, però, che V. E. faccia subito
questo, che riguarda cosi da vicino il bene dell'Istituto>>.
Il Card. Alimonda si recò subito a parlarne a Don Bosco,
che accolse con gradimento l'invito; ed il 28 ottobre, comu-
nicando il desiderio del Santo Padre ai membri del Consiglio
Superiore, disse che credeva d'interpretare il loro sentimento
designando a suo successore ed eleggendo a suo vicario Don
Rua e che rispondeva in questo senso al Sommo Pontefice.
Il Card. Alimonda fece avere al Papa la lettera di Don
Bosco a mezzo del Card. Nina, Protettore della Società Sa-
lesiana; e << Sua Santità - rispondeva il Card. Nina - rimase
oltremodo soddisfatta e tranquilla nell'apprendere come l'av-
venire dell'Istituto Salesiano rimarrebbe abbastanza bene
provveduto coll'affidarne il regime a Don Rua, qualora ve-
nisse a mancare l'egregio Don Bosco, che Dio però conservi
molti anni, al quale intento il Santo Padre m'incaricò d'in-
viargli una particolare Apostolica Benedizione>>.
Ed il Card. Alimonda tornava a scrivere al Card. Nina:
<< Debbo ringraziarla dell'ultima venerata sua lettera, nella

36.8 Page 358

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34°
III - Tutto di Don Bosco
quale aveva la bontà di riferirmi, come il Santo Padre avesse
gradito la nomina dell'ottimo Don Rua a Vicario Generale
del rev.mo Don :J3osco, con diritto a succedergli nel governo
della Congregazione Sal~siana. Della bella notizia e molto
più della Benedizione Apostolica, dall'Eminenza Vostra co-
municata, Don Bosco e i suoi religiosi si rallegrarono grande-
mente, e ne professano riconoscenza al loro amato Protettore >>.
fu solo un consiglio e un 'gradimento da parte del
Sommo Pontefice, ma un provvedimento pronto e normale,
·perchè, in data 27 ottobre 1884, venne ordinato e firmato il
decreto, che designava Don Rua successore di Don Bosco.
Ma, probabilmente, il documento non venne comunicato
o andò smarrito, perchè esso non esiste nell'archivio della
Società, nè Don Bosco lo comunicò, ed a Torino nessuno ri-
cordava d'averlo veduto. Questo è certo, però, che Don Rua
fece molte difficoltà per accettare una tal nomina, perchè,
nella sua umiltà, la giudicava, come vedremo, superiore alle
sue forze. In vero succedere a Don Bosco avrebbe spaven-
tato chiunque!
E passò quasi un anno prima che Don Bosco si risol-
vesse a comunicare la nomina di Don Rua a suo Vicario Ge-
nerale, benchè questi, in realtà, ne disimpegnasse già, egre-
giamente e interamente, l'ufficio. Vicini e lontani, tutti i con-
fratelli ricorrevano a lui per ogni affare, perchè sapevano
che Don Bosco era incomodato, e che d'altronde egli stesso
rimetteva a Don Rua tutte le pratiche a lui inviate.
E spesso Don Bosco tornava a ripetere: << So-!lo nella ne-
cessità che Don Rua prenda il mio posto come fvice-rettore,
ed un altro sia eletto prefetto della Società..... Bisogna che
tutto si ordini a poco a poco, come si può ..... >>. Non è quindi
senza fandamento il dire, che da una parte la prudenza
somma di Don Bosco, e dall'altra la profonda umiltà di
Don Rua, siano state la causa del ritardo.
Intanto era sempre al lavoro. Pronto ad ogni cenno e ad
ogni desiderio del Maestro,· cercava anche di risparmiargli
ogni fastidio e di premurosamente sollevarlo più che gli fosse
possibile, col prevenirne: ogni bisogno. Solo il disbrigo della
corrispondenza quotidiana sarebbe riuscito insopportabile

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III - Vicario Generale
341
per ogni altra tempra: e non gli mancavano, proprio a quel
tempo, altre non lievi preoccupazioni, tra cui gli attacchi,
non troppo rari, della stampa liberale e anticlericale, poco
simpatizzante per ogni iniziativa sacerdotale.
La Cronaca dei Tribunali, nel numero del r4 marzo r885,
aveva il coraggio di scrivere:
·
<< La morte di .Don Bosco. - Da parecchi giorni fa il giro di To-
rino una luttuosa notizia che, partito o non partito, rattrista la popo-
lazione torinese. Don Bosco sollecitato da lettere dei suoi missionari,
reverendi Costamagna, Lasagna, e Fagnano, dando corso ad una
promessa fatta al Vescovo Cagliero, prete salesiano, da parecchio
tempo s'imbarcò a Genova per l'America. Accompagnato dalle be-
nedizioni dei suoi - e specie di Don Rua, che sembra destinato a
succedergli - Don Bosco partì. Ora una lugubre notizia è giunta
a Torino e l'accreditatissimo Corrt'ere della Sera di Milano, se ne fece
eco. Don Bosco - secondo molti e bene informati - sarebbe morto
nelle Missioni. A Torino la brutta novella avrebbe messo a soqquadro .
l'Oratorio e la Congregazione Salesiana, che, per ora, avrebbe deciso
di tener nascosto l'obito dell'illustre uomo. Noi abbiamo fatte oppor-
tune e diligenti ricerche, e le indagini nostre concordano pienamente
con quelle del foglio lombardo ... >>.
·
Ecco una prova della malignità e della leggerezza, con cui
a quel tempo si osava trattare un'associazione di beneficènza,
perchè diretta da sacerdoti!
Anche il Servo di Dio dovette in quell'anno prender la
penna e confutare le cause di malversazioni a danno di una
vocazione religiosa, e lo fece con precisione, esattezza ed
efficacia meravigliosa, in qualità di Procuratore Generalè della
Società Salesiana (I).
Ai primi del 1885, il Servo di Dio proponeva in Capitolo,
che si eleggesse un ispettore per le case salesiane del Lazio,
della Sicilia, di Este e della Spagna, perchè, essendo ancora
alla dipendenza diretta del Capitolo Superiore ed avendone .
egli stesso la vigilanza, per il lavoro ognor crescente gli tor-
nava piuttosto difficile l'occuparsene, con l'esattezza, aggiun-
1
(1) Cfr.: L'amico della verità: del 27 aprile 1885: << Esposizione dei fatti
riguardanti la giovane Agata Spanò e le Salesiane1 calunniate dalla Gaz~ett~
di Catania ».

36.10 Page 360

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342
Ili - Tutto di Don Bosco
giamo noi, che era sua propria. E Don Bosco, rinviando ad
altro tempo lo studio e la soluzione della proposta, pregava
Don Rua a continuare a tenersi in relazione con le case ac-
cennate.
Devotamente il Servo di Dio obbedì, e in aprile si recò a
Roma, quindi proseguì il viaggio verso la Sicilia, per. visitarè .
il collegio salesiano di .Randazzo, e le prime case delle Figlie
di Maria Ausiliatrice in quell'isola, ed esaminare di presenza
le proposte di altre fondazioni. Il suo passaggio lasciò dap-
pertutto un'impronta incancellabile.
A Randazzo, << Don Rua - ricorda il salesiano Don Fran-
cesco Piccollo - accompagnato dal coadiutore Rossi Giu-
seppe, arrivò accolto dagli evviva festanti di roo convittori e
di molti alunni esterni. Eran pure a riceverlo l'Arciprete, il
Sindaco e il Cav. Vagliasindi, amici e protettori del Col-
legio, ed altri molti signori della città. Portava ancor le tracce
della stanchezza del lungo viaggio, fatto in terza classe e delle
sei ·ore di carrozza, quante ce ne vogliono da Piedimonte
Etneo a Randazzo; era però arzillo e sorridente; e la sua pre-
senza fece una viva impressione in tutti. Nei giorni che
egli passò a Randazzo, ci parve d'essere in continua festa.
Un chierico, già adulto ed aspirante alla vita salesiana, che
mai l'aveva veduto, ricevette una così gradita sorpresa nel
vederlo e al conoscerlo, che diceva: - Don Rua, di fisio-
nomia non è bello, ma ha tale soavità e dolcezza di modi, che
incanta; mai ho visto un uomo cosi attraente!
>> Io allora ero catechista e, d'accordo col di!ettore, l'in-
vitai a predicare gli esercizi spirituali ai nostri 1alunni. Fat-
tagli la proposta, accettò, ma nella sua umiltà pose la condi-
zione di poter avere da Torino i quadernetti delle sue predi-
che. Vennero questi, e i giovani del collegio S. Basilio ebbero
la fortuna d'averlo a predicatore degli esercizi spirituali:
e la sua chiarezza, l'unzione, e tante altre belle qualità fe-
cero sì che .corrispondessero molto bene allo zelo del santo
predicatore. I frutti, riportati abbondantemente, abbiamo po-
tuto constatarli in seguito, nella loro condotta, migliorata e
più fervorosa. Parecchi ; giovani palesarono èhe Don Rua
aveva letto nella loro coscienza.

37 Pages 361-370

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37.1 Page 361

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III - Vicario Generale
343
>> L'impréssione da lui lasciata nel cuore di tutti fu cosi
profonda, che molti, dopo vari anni, lo ricordavano ancora e
ne parlavano con riverenza ed affetto. Noto, tra le altre cqse,
questa: un giorno, essendo circondato da parecchi giovani
esterni, fissò il suo sguardo sopra uno di essi e gli disse: - Tu
sarai mio figlio! - Il giovane faceva allora la quarta elementare:
dopo quattro anni si decise per la vita salesiana, si portò a
fare il noviziato a Valsalice e fu, com'è tuttora, un salesiano
molto attivo e zelante, e fu anche direttore >>.
Visitò anche le Case delle Figlie di Maria Ausiliatrice
di Mascali, Bronte e Nunziata. A Mascali - scrive Suor
Maria Giaccone - << fu un vero trionfo: spari di mortaretti,
scampanii, musica; tutto il paese accorse per udire la sua
dolce parola, arrampicandosi persino alle inferriate; tutti
esclamavano: - Abbiamo visto un santo!
>> A no1, suore, lasciò questi ricordi: - di farci sante con
l'osservanza delle nostre Costituzioni, coll'allegria, coll'atti-
rare alla vera pietà Ìe giovinette, e con l'abbandono in Dio >>.
I

37.2 Page 362

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344
Ili - Tutto di Don Bosco
IV
LA NOMINA UFFICIALE
1885-1886.
Don Bosco annunzia al Capitolo Superiore la nomina di Don Rua a
Vicario Generale. - L'8 dicembre 1885 la comunica con apposita
circolare alla Società. - Immediato cambiamento esteriore del Servo
di Dio. - Echi dell'intima gioia, destata dalla notizia nell'anima
salesiana. - Dz'chiarazione del Cardinale Cagliero. - << Andate da
Don Rua! >>. - Da Parigi e da S. Paolo del Brasz'le. - << Oh come
abbiamo ringraziato la Madonna!>>. - << M'inginocchio in ispz'rito
a ricevere la sua benedizione unitamente a quella di Don Bosco ... >>.
- Gara di vz'rtù: Don Bosco vuol essere il <<figlio dell'obbedienza>>
al suo Vicario; e Don Rua s'immerge nel nascondimento. - Quante
sollecitudz'ni per Don Bosco! - Don Cerruti dedica a Don Rua due
lettere su << Le idee di Don Bosco sull'educazione e sull'insegnamento
e la missione attuale della scuola». - Il nuovo Vicario riscuote il
più schietto tributo di devozione. - << Quell'angelo, cui lddio confido
l'assistenza del nostro santo Vegliardo ... >>. - << Venga a portarci le
benedizioni del nostro veneratissimo Padre Don Bos?o! >>.
Il Servo di Dio, pur non avendone il nome, era già agli
occhi di tutti il vero Vicario di Don Bosco. Tutti vedevano
ornai, come ogni cosa facesse capo· a Don Rua; e mentre
ammiravano. la sua delicatezza verso Don Bosco, ammira-
vano anche l'umiltà, la regolarità e l'assennatezz11, con la
quale egli assolveva ogni incarico, finchè Don Bosco nell'au-
tunno del 1885, sentendosi sempre più abbattuto, decise di
venire alla nomina ufficiale. Era il 24 settembre; adunò il
Capitolo Superiore e, come si legge nel ve~bale, cosi parlò:

37.3 Page 363

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IV - La nomina ufficiale
345
<< - Ciò che debbo dirvi, si riduce a due cose. La prima
riguarda Don Bosco, che è mezzo andato ed ha bisogno di
uno che faccia le sue veci. L'altra riguarda un Vicario gene-
rale, che subentri nelle cose che faceva Don Bosco e s'in-
carichi di tutto ciò che è necessario pel buon andamento
della Società. Tuttavia nel trattare gli affari sono sicuro che
egli prenderà sempre volentieri gli avvisi di Don Bosco e dei
confratelli, e nell'addossarsi questa carica altro non intenderà
che di venire in aiuto alla Società Salesiana, cosicchè quando
io venga a morire, non alteri punto l'ordine dell'Istituto.
>> Quindi il Vicario ·deve provvedere che le tradizioni,
ora da noi tenute, si mantengano intatte. Ciò fu raccoman-
dato caldamente dal Santo Padre. Le tradizioni si distinguono
dalle Regole stesse; e bisogna procurare che queste tradi-
zioni dopo di me si mantengano e si conservino .da quelli
che ci seguiranno.
>> Mio Vicario Generale della Congregazione sarà Don
Michele Rua. Questo è il pensiero del Santo Padre, che mi
ha scritto per mezzo di Mons. Jacobini. Desiderando di dare
a Don Bosco ogni possibile aiuto, mi chiamò chi sembravami
che potesse fare le mie veci. Io ho risposto che preferiva Don
Rua, perchè è uno dei primi della Congregazione, anche in
ordine di tempo, perchè già da molti anni esercita questo
ufficio, perchè questa nomina avrebbe incontrato il gradi~
mento di tutti i confratelli. Sua Santità rispose, non è molto
tempo, per mezzo dell'Eminentissimo Card. Alimonda: Va
bene, approvando cosi la mia scelta. Da qui innanzi pettanto,
Don Rua farà le mie veci in tutto; e ciò che posso fare io,
potrà farlo lui. Ha i pieni poteri del Rettor Maggiore: accet-
tazioni, vestizioni, scelta del segretario, delegazioni, ecc.
>> Ma nominando Don Rua a Vicario, bisogna che egli
rimanga totalmente in mio aiuto; è necessario che rinunzi
alla carica di Prefetto della Congregazione. Quindi, valen-
domi delle facoltà che le Regole mi concedono, nomino · a
Prefetto della Congregaziorie Don Celestino Durando>>.
Il Servo di Dio chinò la fronte, e volle dettagliatamente
determinate le sue relazioni col Prefetto Generale, di cui egli
per vent'anni aveva gestito la carica.

37.4 Page 364

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III - Tutto ·di Don Bosco ·
- Don Bosco incaricò Don Lemoyne di preparargli la let-
tera per comunicare la notizia alle case. Don Lemoyne la
scrisse, e la lettera fu stampata con la· data di Tutti i Santi
1885; ma non fu spedita. Don Bosco la volle rileggere e cor-
reggere minutamente, cangiò la data in << Festa dell'Imma-
colata Concezione di Maria Santissima 1885 >>, e, fattala ristam-
pare, la spedi.
<< Travagliato da vari incomodi, sentendo ogni giorno diminuirmi
le forze, già da qualche tempo provava il bisogno d'aver sollievo ed
un sostegno nell'adempimento di quella missione, che la. Divina Prov-
videnza mi ha affidato. Io vedeva la necessità di uno che mi aiutasse
efficacemente nel compiere le mie varie occupazioni, e fosse eziandio
incaricato di tutto ciò che è indispensabile al ·buon andamento della
Pia Società di S. Francesco di Sales. A questo fine pertanto pensai
di eleggermi un Vicario, che mi rappresenti, e sia come un altro me
stesso; un Vicario che abbia questo per uffizio speciale, che le tra-
dizioni, finora osservate, si mantengano intatte e tàli siano conser-
vate dopo di me da quelli che ci seguiranno. Parlo di quelle tradi-
zioni che sono le norme pratiche per intendere, spiegare e praticare
fedelmente fa, Regole, quali furono definitivamente approvate dalla
Santa Chiesa, e che fòrmano lo spirito e la vita della nostra Pia So-
cietà. Poichè è mio desiderio vivissimo che, venuta l'ora del mio pas-
saggio alla vita eterna, per nulla vengano a turbarsi o a mutarsi le
nostre cose.
.
>> Qualche tempo fa, mentre andava meditando questo disegno,
il Sommo Pontefice, di suo moto proprio, mi scriveva per mezz6
di S. E. Mons. Jacobini Domenico, Arcivescovo, chiedendomi chi
sembravami tra i nostri confratelli atto a far le mie veci nella dire-
zione suprerna della Pia Società Salesiana. Io, ringraziando il Santo
Padre della sua benevolenza, risposi proponendo a mio Vicario Don
Michele Rua, perche anche in ordine di tempo e uno dei primi della So-
cietà, perche da molti anni esercita in gran parte questo ufficio, e perche
infine questa nomina avrebbe incontrato il pieno gradimento di' tutti i
confratelli. E il S. Padre, or son poche settimane, per mezzo dell'ama-
tissimo nostro Arcivescovo, si degnava significarmi che qùesta pro-
posta era di tutto suo gradimento. Perciò, o carissimi figliuoli, dopo
aver pregato per molto tempo il Datot d'ogni bene, dopo di aver
invocato i lumi dello Spiritò Santo, e la speciale protezione di Maria
Vergine Ausiliatrice e del nostro Patrono S. Francesco di Sales, va-
lendomi della facoltà ·concessa dal Supremo Pastore della Chiesa,
nomino mio Vicari·o Generali Don Michele Rua, attualmente Prefetto
della nostra Pia Società, e tutto do, che posso far io, potrà farlo lui
con pieni poteri, in tutti gli- affari pubblici e privati, che ad ·essa So-

37.5 Page 365

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IV - La nomina ufficiale
347
cietà si riferiscono e su tutto il personale di cui la medesima si compone.
Il novello Vicario, ne son certo, nel trattar affari di rilievo, accetterà
sempre con gratitudine que' benevoli avvisi e consigli che gli fossero
largiti.
.
>> A voi poi, miei carissimi figliuoli, raccomando che gli prestiate
quell'intera obbedienza, che avete sempre professata a colui che chia-
mate Padre e vi ama di amore paterno, quell'obbedienza che ha for-
mato finora e formerà sempre, lo spero, la mia consolazione... >>.
·E chiaro, che tanto la nomina dì Don Rua a Vicario .di
Don Bosco, come l'annunzio ufficiale della medesima, su-
biron dei ritardi; e noi siamo convinti, che, oltre il disguido
del Decreto Pontificio, lo stesso Servo di Dio, al pensiero
della grave responsabilità alla quale andava incontro, nella
profonda sua umiltà, sia stato la causa vera dei medesimi.
Torneremo su questo punto in un'ora mestissima.
Ma com'ebbe umilmente piegato il capo e le spalle sotto
il gravissimo peso, non tardò a far palese la perfezione con
la quale l'aveva accettato.
Eletto Vicario di Don Bosco, sua prima ed altissima cura
fu l'i~culcare le tradizioni, gli ammaestramenti e gli esempi
paterni; e, come avviene nei santi, questo studio produsse
il miglior frutto in lui stesso.
Far le veci di Don Bosco era un ufficio ben diverso da
quello di prefetto; e Don Rua svestì subito, in modo che tutti
l'ammirarono, quell'esteriore severità, che prima era un do-
vere e un abito di virtù non comune; e divenne un padre,
come Don Bosco.
Il nuovo ufficio non produsse, e non poteva produrre,
un più intimo scambio di idee, nè una più schietta comu-
nanza di sentimenti tra lui e il venerato Maestro, perchè
fino a quel punto, assiduamente aveva cercato d'interpre-
tare ogni desiderio e di compiere in modo perfetto la vo-
lontà di Don Bosco; ma corresse immediatamente e, mercè
la forza di volontà, cangiò i affatto, quell'esteriore diversità
nel modo di fare, che prima gli era imposta dall' ufficio.
L'eroica conquista rese .ancor più cara a tutti la sua no-
mina, com'era apparsa la più naturàle.
Da quarant'anni egli conosceva Don Bosco, dal.1852 vi-

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III - Tutto di Don Bosco
veva al suo fianco, studiandone con devota ammirazione
ogni atto, ogni parola, ogni pensiero, e da più di trent'anni
aveva promesso al Signore di dedicarsi generosamente alla
nuova missione, alla quale il Signore aveva destinato il po-
vero prete di Valdocco. E, come, nella sua vita - aveva
compiuti 48 anni - non aveva avuto altri ideali, non aveva
ascoltato nessun altro invito, non aveva provato nessun allet-
tamento, che di vivere sempre con lui, aveva ·anche con tutta
l'anima benedetto le mille volte il Signore, perchè, a fi~nco
di Don Bosco, aveva egli pure le mille volte veduto il so-
prannaturale, e a quei raggi, affascinanti e attraenti, di luce
divina, aveva perfettamente compreso le vie pietose della
Provvidenza, lo scopo della sua vita, e la fortuna singolare di
vivere a fianco di un santo!
Anche a giudizio di tutti, egli era il più atto a raccogliere
l'eredità paterna; l'intimità e la devozione, con la quale, da
vent'anni specialmente viveva accanto al Padre dell'anima
sua, l'avevano allenato al delicatissimo incarico.
<< Gli fui compagno -· dichiara il Card. Giovanni Ca-
gliero -. nella giovinezza, nel chiericato, nel sacerdozio, e
da direttore e membro del Capitolo Superiore della nostra
Pia Società; e posso assicurare che in tutti questi stadi della
mia vita, fu sempre primus inter pares, primo nella virtù,
primo nel lavoro, primo nello studio e nel sacrifizio, come fu
sempre primo nell'amore santo e forte verso Don Bosco e
verso i giovani; pel bene e sviluppo dei quali era tutto zelo,
sollecitudine, e fraterna e paterna carità.
:
>> Per parecchi lustri ci siàmo trovati insieme allato a
Don Bosco; egli alla destra, io alla sinistra, circondati da
molti confratelli, tutti zelanti e operosi. Pieni di giovanile
ardore ci avviavamo e correvamo solleciti nelle vie del Signore,
guidati dalla sua Divina Provvidenza, desiderosi di sollevare
Don Bosco nella direzione, nel maneggio degli affari e nel-
1'amministrazione dell'Oratorio, dei collegi e della case fi-
liali, 1na specialmente di. coadiuvarlo nella formazione della
nostra Pia Società, assai c;ontrariata nei suoi inizi, seriamente
combattuta nei suoi progressi e non poco contrastata nella
sua definitiva approvazione; sì, tutti correvamo, omnes qui-

37.7 Page 367

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IV - La nomina ufficiale
349
dem currebamus, ma il bravzum di S. Paolo, il premio era di
Don Rua, sempre incomparabile nello zelo, nel sacrificio e
nel lavoro.
>> Nella storia dell'Oratorio noi ricordiamo, con gloriosa
e santa compiacenza, e quale un mazzo di bellissimi fiori di
virtù, la vita pura e innocente di Savio Domenico e la invi-
diabile semplicità di Don Ruffino; ammiriamo la robusta
operosità di Don Alasonatti e la costante laboriosità di Don
Provera, nonchè l'intima unione con Dio e le eroiche soffe-
renze, sopportate per suo amore, di Don Beltrami; eppure
non temo di errare, se dico che Don Rua tutti li emulò e
superò, col procacciarsi doni e grazie e rivestirsi ogni di più
dei carismi, come S. Paolo inculcava ai santi di Corinto:
aemulamini charismata meliora.
>> Ripieno dello spirito di Dio e forte nella divozione a
Maria SS. Ausiliatrice, egli fu l'aiuto, l'appoggio ed il brac-
cio destro di Don Bosco. Retto di spirito ed umile di cuore,
ne seguiva i precetti non solo, ma ne indovinava il pensiero,
ne intuiva i disegni, ne secondava i desideri, sicchè da noi
era tenuto e predicato qual MODELLO DEL VERO SALESIANO,
DEL PIO SACERDOTE, E DEL SANTO RELIGIOSO.
>> Quindi nulla di più giusto che noi lo considerassimo
per l'unico degno e l'unico meritevole di succedere a Don
Bosco nella direzione della nostra Pia Società, perchè quale
esperto timoniere dirigesse la nave salesiana attraverso i
flutti del mare burrascoso di questo mondo; e qual valente
capitano conducesse l'esercito del nostro pio Sodalizio alla
conquista di nuove terre, nuovi mari, e nuovi popoli, per
cGoenssùorCzi.roi.sto, per la Chiesa, e pel vantaggio stesso del civile
>> Niuna meraviglia pertanto, se egli fu scelto da Don
Bosco per suo a latere, se fu eletto, nella sua vecchiaia, a suo
Vicario, e se alla morte gli fu Successore ad unanime voto
dei Salesiani e sovrana sanzione del Pontefice Leone XIII>>.
La nomina di Don Rua a Vicario di Don Bosco venne
,. accolta con intima gioia dalla Famiglia Salesiana.
·
<< .. • Vedevamo da più anni - scrive Don Francesia -
condensarsi in Don Rua tutta la mole degli affari della Pia

37.8 Page 368

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35°
III - Tutto di Don Bosco
Società. In ogni cosa difficile, in ogni dubbio si ricorreva a
Don Rua; e Don Bosco medesimo, quando erano cose di
pura amministrazione, ci diceva:
>> - Andate da Don Rua !
>> Più d'una volta noi pensavamo, al sentirci ripetere la
formula consueta, a ciò che succedeva in Egitto ai tempi
di Faraone, che a quanti .ricorrevano al re per frumento,
questi diceva:
>> - Andate da Giuseppe!
>> E noi si andava con santo trasporto e confidenza da
questo nuovo Vicario, che cosi, sotto gli occhi del gran Pa-
dre, faceva l'esperimento della sua missione... E con quale
consolazione Don Bosco vedeva i suoi figli rivolgersi al
nuovo incaricato e li sentiva dire: - E un altro Don Bosco!
- Si vede che il Signore raccolse in Lui una parte del suo
spirito!
·
>> Applaudiva il buon Padre, e, ringraziando il Signore,
ci sorrideva >> (I).
Vicini e lontani, tutti i Salesiani applaudirono all'aspet-
tata notizia.
Da Parigi il direttore Don Carlo Bell~my .scriveva il I 5
dicembre I 885:
<< Fu sempre felice per la nostra Pia Società il giorno
dell'Immacolata Concezione, e quest'anno )a nostra buona
Madre ci ha regalato di una notizia che fu da tutti i Salesiani
accettata come il più prezioso, il più caro, il più desiderato
dei regali, voglio dire la nomina ufficiale di Lei alla faticosa,
ma dolce carica d'essere Padre della nostra Pia Società.
>> Oh! come ne abbiamo ringraziato la Madonna, e come
abbiamo di buon cuore promesso d'essere per lei, come per
il carissimo Don :pasco, figliuoli obbedienti, zelanti... Cosi
promisero in tale .giorno tutti i confratelli della casa nostra
parigina, che mi hanno incaricato della bella obbligazione
d'assicurarlo di tutti i nostri sentimenti filiali.
>> Questa fu per noi una nuova prova che il Signore ci
ama; questa fu una nuova spinta a lavorare ognor più, per-
(1) Cfr.: Don Michele Rua, pag. 100.

37.9 Page 369

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IV - La nomlna ufficiale
3S 1
chè non si può più adesso temere per l'avvenire, sentendoci
nelle mani paterne, forti, sante di colui, che tutti riguar-
dano come un altro Don Bosco, come la Regola Salesiana in
persona, come la forma d'ogni buono e vero salesiano.
>> Preghiamo la Madonna, che l'aiuti nella sua difficile
carriera, e la guidi con tutti i suoi figliuoli nella patria ce-
leste, nell'Oratorio eterno!
>> La preghiamo di benedire le nostre persone, le nostre
opere, i nostri allievi, sia esterni sia interni, e i nostri bene-
fattori, che tutti la salutano ed amano, più di quello che si
puo\\ d"ire..... >>.
Da S. Paolo del Brasile, Don Lorenzo Giordano, in data
15 febbraio 1886, cosi esordiva una lunga lettera, con la
quale faceva il resoconto di quella casa a Don Rua:
<< Questa volta sì, che meriterei una ramanzina! Lasciar
passare tanto tempo senza rispondere alla sua carissima,
senza poi presentare i rispettosi ossequi dei suoi figli di
S. Paolo, a Lei, eletto a rappresentare ed essere un altro
Don Bosco! Oh, ci era già così cara la sua persona, e coll'a-
more vi era pure una venerazione particolarissima! Ma <lac-
chè ci giunse la felice notizia, parve che quest'amore e ve-
nerazione sia aumentata o almeno sia divenuta più sensibile.
Nelle nostre preghiere particolari per Lei, amatissimo e ve-
neratissimo Padre Vicario, chiamammo al Sacro Cuore si
degnasse unire, alle virtù di Don Bosco che Ella già possiede,
tutti i doni speciali e carismi nella sua persona... in modo
da formarne una copia esatta... Ci avrà esauditi il S. Cuore?
Sarebbe, per noi Salesiani, per la Chiesa, pel mondo intiero,
così utile che il mantd di questo nuovo Elia passasse a Lei,
nuovo Eliseo l
>> Più non le dico, perchè facilmente potrà immaginarsi
quali altri sentimenti sentiamo vivissimi nel nostro cuore...
di obbedienza, d'intero abbandono, tamquam cadaver, nelle
sue mani. .., di gratitudine per quanto fece, e quanto farà.
>> Dovrò io presentarle le mie congratulazioni per questa
sua nuova carica? Si, ma non per i poteri e gli onori che
non significano altro che nuovi sacrifizi, sì bene per i meriti
gr~ndissimi che si acquisterà davanti a Dio, e per la maggior

37.10 Page 370

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352
III - Tutto di Don Bosco
gloria che l'aspetterà nel cielo, accanto a colui che così bene
rappresenta... >>.
'
E terminava con queste commosse parole:
<< Ringrazio, insieme con Don Bosco e con tutti i con-
fratelli, il Signore che ha adornato il suo cuore di tutte le
virtù necessarie per rappresentare degnamente ed essere un
altro Don Bosco... Continueremo ogni giorno a pregare per
questo; e congratulandomi seco Lei dei molti meriti che non
mancherà d'acquistarsi nella nuova carica Le prometto di
mantenere ed aumentare i miei sentimenti di gratitudine,
amore, rispetto ed intera dipendenza.... M'inginocchio in
ispirito a ricevere la sua benedizione, unitamente a quella
di Don Bosco... >>.
Come sono da ammirarsi le vie dei santi! Mentre tutti
lo guardavano con raddoppiata venerazione ed affetto, il
Servo di Dio, anche per un forte senso di squisita delicatezza
filiale, cercava di nascondersi. Suo studio quotidiano, e nel-
l'intimità della vita salesiana, e nelle relazioni con gli esterni,
era sempre e solo questo: nascondersi, scomparire quasi, e
continuare a tener viva l'ammirazione e la devozione di tutti
per la persona di Don Bosco.
Era una gara di virtù dall'una e dall'altra parte. Il santo
Vegliardo non poteva più assumersi gravi responsabilità, e
chi faceva tutto era Don Rua. Ma, per un intimo senso di
umiltà, dal giorno che questi gli era stato dato a Vicario dal
Papa, amava dipendere da lui, come un umile suddito; e in
gravi circostanze, come nell'accettazione dj nuove fondazioni,
dopo aver detto il suo parere, anche quando non avrebbe
esitato ad accondiscendere, non prendeva alcuna risoluzione
senza aver sentito Don Rua, dicendosi <<figlio dell'ubbidienza>>
al suo Vicario. Anche per un affare delicato, come quello
dei rendiconti regolamentari dei membri del Capitolò, si
rimetteva a lui: << Pel vivo desiderio - gli scriveva di suo
pugno in data ro luglio 1886 - di trattenermi co' miei cari
Salesiani e specialmente coi membri del Capitolo, l'anno
scorso mi assumeva l'in1pegno di far fare il rendiconto men-
Capi-fil sile a ciascheduno. Ma la mia povera testa ha fatto fiasco. ,\\
Ora desidero riparare il male che ho_ fatto, prima del

38 Pages 371-380

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38.1 Page 371

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IV -~La nomina ufficiale
3.53
tolo Generale. Pertanto procura che tale rendiconto abbia
luogo in modo formale almeno una volta. Se non puoi in
ciò rappresentarmi, deputa almeno chi faccia le veci mie>>.
E la lettera aveva sulla busta questo indirizzo: << Al Si'g. Don
Rua Michele, Vicario Generale della Congregazione Salesiana,
Torino>>.
11 Servo di Dio, a sua volta, che spendeva ogni istante
delle lunghe e laboriose giornate nel disbrigo dei molteplici
affari inerenti alla carica delicata, non figurava e non voleva
mai figurare in alcuna circostanza; e per deciso progran1ma,
procurava che figurasse solamente Don Bosco.
Oh! bisognava vederlo, in quegli anni memorandi, a
fianco del Fondatore, come il più affettuoso, il più sollecito,
il più umile dei suoi figli! Chi lo conobbe e l'osservò a
quel tempo, non può non ricordarlo, ora premurosamente
chino innanzi al Padre, estenuato e vacillante, per ascòltarne
la parola; ora sorreggerlo premurosamente, ed aiutarlo con
ambe le braccia a camminare; ora assisterlo, con sfavillante
carità, durante la celebrazione della S. Messa! ...
Nessuno l'avrebbe detto il Vicario, ma un umile ed af-
fezionato servitore!
Anche cotesta umiltà profonda, congiunta alla venera-
zione più devota, produceva in tutti un senso di venerazione
sempre maggiore per il Servo di Dio. E si andava a gara nel
.mostrargliela. Don Francesco Cerruti, che Don Bosco dal
collegio di Alassio, del quale era stato direttore dalla fonda-
zione, aveva chiamato alla direzione generale degli studi e
.delle scuole della Società Salesiana, nel febbraio 1886 pubbli-
cava un opuscolo: Le idee di Don Bosco sull'istruzione e sul-
l'insegnamento e la missione attuale della scuola, in forma di
due lettere, e le volle dedicate e indirizzate a Don Rua.
<< L'educazione pagana - deplorava Don Bosco (I) -
che si dà ordinariamente nella scuola>>, << formata tutta su
classici pagani, imbevuta di massime pagane, impartita con
metodo pagano, non formerà mai e poi mai, ai giorni nostri
segnatamente, in cui la scuola è tutto, dei veri cristiani. Ho
(x) Cfr.: CERRU'fl: Le idee di Don Bosco, ecc., pag. 8,
23 - Vita d•l Servo di Dio Michele Rua, Voi. I.

38.2 Page 372

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354
Ili - Tutto-·di Don-··Bosco
combattuto tutta la mia vita... contro questa perversa educa-
zione, che guasta la mente e il cuore della gioventù nei suoi
più begli anni; fu sempre il mio ideale riformarla su basi
sinceramente cristiane. A questo fine ho intrapreso la stampa
riveduta e corretta dei classici latini profani, che più corrono
per le scuole; a questo fine incominciai a pubblicare dei clas-
sici latini cristiani, che dovessero con la santità delle loro
dottrine e dei loro esempi, resa più vaga da una forma ele-
gante e robusta ad un tempo, completare quel che manca
nei primi, che sono il prodotto della sola ragione, render
vani possibilmente gli effetti distruttori del naturalismo pa-
gano e riporre nell'antico dovuto onore, quanto anche nelle
lettere produsse di grande il Cristianesimo. Questo, in una pa-
rola, è lo scopo, a cui ho costantemente mirato in tutti quei
molti ammonimenti educativi e didattici, che diedi a voce
e per iscritto, a' direttori, maestri ed assistenti della Pia So-
cietà Salesiana...
>> Queste idee - soggiungeva Don Cerruti - non sono ·
certo nuove per Lei, caro Sig. Don Rua, che da tanti anni
avvicina l'amatissimo nostro Superiore, ne conosce i 'più ri-
posti pensieri e lo coadiuva, ·primo fra tutti, all'attuazione
dei suoi santi ed alti intendimenti... >> (1). E vedremo come
il Servo di Dio, anche in questo importantissimo campo,
continuò l'attività provvidenziale di Don Bosco.
Dal giorno che fu proclamato Vicario, il Servo di Dio,
torniamo a rilevare, riscosse da tutti i confrat;elli il più com-
mosso tributo di devozione.
<< Povero me! - gli scriveva Don Giacomo Costamagna
per il suo giorno onomastico nel I 886 - se non faceva at-
tenzione, mi veniva addosso il settembre, senza che io pen-
sassi al nostro S. Michele. San Michele! che gran nomè!
(x) Accennando all'importanza di un discorso di San Basilio il Grande,
l'Omelia ai giovani, sul modo di leggere con frutto i libri profani, Don Cerruti
scriveva: << Quanto bene farebbe Ella, caro Sig. Don Rua, Ella cosi bene ver-
sato nella lingua greca, che apprese da quel primo e più illustre ellenista su-
balpino, che fu l'abate Peyron, Ella cosi addentro alle idee e nei sentimenti
di Don Bosco, se potesse tr6vare un briciolo di tempo da consacrare alla ver-
sione di quell'Omelia dell'immortale Vescovo di C~sarea: veda... di trovare
un momento, fra le sue molte occupazioni da consacrare agli studi antichi... ».

38.3 Page 373

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IV - La nomina ufficiale
355
e come c'infonde coraggio nelle persecuzioni di ogni genere,
che il buon Dio si compiace mandarne ben di spesso! Quis
ut Deus? Lui che abbatte, suscita e consola...; Lui che ci
tiene nelle sue mani, e che dico? ... proprio nel suo SS. Cuore...
Lui, al cui cospetto omnes gentes sunt, tamquam non sint...
>> San Michele! che nome bellissimo! infatti oltre a ri-
cordarci del più bell'angelo del Paradiso, noi, pronuncian-
dolo, ci rammentiamo di quell'angelo in terra, cui Iddio
confidò e l'assistenza del nostro Santo Vegliardo e la dire-
zione del Carro Salesiano intero. Oh! come si potrebbe an-
dare avanti senza ruote? E come non ci romperemmo il collo
senza Don Rua? Egli è vero che tutto è grazia di Dio, e noi
ripetiamo con Lei: Gratia Dei es id quod es; però lodiamo
il buon Dio incessantemente, per tanta grazia che ci fa, nel
conservare Don Rua, e vogliamo sempre supplicare San .Mi-
chele, che lo protegga con tutta la sua forza (e della forza
ne ha a dovizia), certi come siamo, che, proteggendo il no-
stro Vicario Generale, proteggerà efficacemente tutti noi,
che ad un tanto Vicario siamo di mente e di cuore uniti,
e con lui vogliamo fare un sol corpo morale.
>> Riceva le espressioni affettuose ed umili di tutti, e
mandi il suo buon angelo a ,ricevere in calici d'oro tutte le
Comunioni Generali che pel 29 settembre faranno i Sale-
siani, le Suore, le allieve e gli allievi tutti delle Case di Al-
magro, della Boca, di Santa Catalina, della Misericordia,
della Plata, di S. Isidoro, di Mor6n, e di S. Nicolas... >>.
« Se ogni anno - tornava a scrivergli Don Lorenzo
Giordano da S. Paolo del Brasile - nel suo onomastico mi
ricordai di Lei, veneratissimo Padre, quest'anno La ricor-
derò più che mai e L'assicuro che nel Memento, nella Comu-
nione, nelle mie povere preghiere, Ella avrà proprio la parte
principale. Quanto mi crederei fortunato, ·se la speranza di
vederla ancora, e forse presto, si cambiasse in realtà! Quanto
stimerei ricevere i suoi consigli dalle sue labbra! Quanto
conforto e consolazione ne avrei, aprendole tutto il cuore I
Come sento la lontananza dei Superiori l Le poche lettere
che mi arrivano, no, non mi bastano a riempire il vuoto del
cuore. Venga adunque a trovare i suoi figli d'America.....

38.4 Page 374

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III - Tutto di Don Bosco
Venga a portarci la benedizione del nostro veneratissimo
Padre Don Bosco. Venga per vedere coi suoi occhi il bene
da farsi, i bisogni pressanti, e i pericoli. Venga a dirigerci
per poco tempo; il bene della Congregazione e la maggior
gloria di Dio richiamano qui la sua presenza>>.
E Don Rua gli rispondeva: << Chi sa che da un momento
all'altro non possa venire a visitarvi! ..... >>.
La salute di Don Bosco non permise che potesse allon-
tanarsi. Compi vari viaggi per esaminare le proposte di nuove
fondazioni salesiane, tornò in Francia per presiedere il Ca-
pitolo Ispettoriale; ma non potè pensare di intraprendere.
un viaggio cosi lungo, come quello al Sud America, al Bra-
sile, all'Uruguay, all'Argentina; sebbene quei viaggi egli li
compisse ogni giorno, chè ogni giorno si portava c~l pen-
·siero a tutte le case salesiane mentre la sua preghiera si le-
vava. al cielo, perchè in tutte si vivesse esemplarmente dello
spirito di Don Bosco.

38.5 Page 375

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V - Sempre al suo fianco
357
V
SEMPRE AL SUO FIANCO
1886-188'1.
Accompagna Don Bosco a Barcellona. - Impara in pochi giorni a parlar
lo spagnuolo. - Il racconto del viaggio nel Processo Informativo per
la Beatificazione di Don Bosco. - Benedice, in nome di Don Bosco,
un bambino moribondo, e questi guarisce. - Du1ante il ritorno dalla
Spagna. - Per la pn"ma fondazione delle Figlie di Maria Ausilia-
trice nella Spagna. - Presiede il Capitolo Generale a Nizza Mon-
ferrato. - Paterni ammonimenti ai Salesiani dopo il IV Capitolo
Generale. - << Ubbidienza, carità, e povertà >> erano le virtù che ri~
splendevano nel Vicario di Don Bosco. - .Modello di raccoglimento
e di devozione. - Don Bosco vuol intitolata la nuova casa di Foglizzo
Canavese a S. Michele, in omaggio al Servo di Dio. - Accompagna
Don Bosco nell'ultimo viaggio a Roma. - Sviene per la stanchezza,
mentre si prepara a celebrare. - << Che cosa desiderate, brav'uomo? >>.
- << Oh! continuate nell'opera incominciata: mantenete in voi lo spi-
rito del Fondatore!>>. - << In questo, chi ci ha dato cattivo esempio
è Don Bosco!>>. - Tornato a Torino, tiene conferenza ai Cooperatori
la vigilia di Maria Ausi"liatrù:e. - Purtroppo il giorno si avvidna!...
Nel 1886 Don Bosco fece l'ultimo viaggio all'Estero. Par-
tiva da Torino per San Pier d'Arena il 12 marzo, e il 13 si
recava a Genova, il r6 proseguiva per Varazze, il 17 era ad
Alassio, il 20 a Nizza Marittima, il 31 a Marsiglia; dove,
il 2 aprile, lo raggiungeva Don Rua, per accompagnarlo a
Barcellona.
Cedendo alle pressanti istanze di molti benefattori, certo
di compiere la volontà di Dio, benchè sempre più malandato

38.6 Page 376

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III - Tutto di Don Bosco
in salute, si decise a spingersi fin nella Spagna, e volle a
compagno Don Rua.
E il 3 aprile Don Viglietti scriveva da Marsiglia: << Sono
due giorni che Don Rua si è posto a studiare, o meglio a
leggere l'opera del Vescovo di Milo: "Don Bosco y su Obra ,,;
e già parla lo spagnolo, benchè con qualche difficoltà. Prima
di essere a Barcellona, conoscerà certamente questa lingua>>.
Don Francesia dice, che << si provvide una grammati-
chetta da tre soldi, edizione Sonzogno, e nell'ultima setti-
mana e poi lungo il viaggio vi si esercitò, leggendo anche la
traduzione del De lmitatione Christi · in quella lingua, co-
sicchè, quando ai confini cambiò vaporiera, cambiò pure la
lingua...
.
>> Era forse la prima volta, che aveva fatto una novità
senza avvisare Don Bosco? Questo è certo che Don Bosco
ne stupì, quando l'ascoltò parlare speditamente lo spagnolo.
Il buon Padre dapprima sorrise, e poi volle informarsi, se
ne avesse apprese soltanto alcune frasi.
>> - Oh! Don Bosco, m'ingegno come so e posso, ma
certo che ne so poco I
>> - Bravo! Bravo! questo mi toglierà da molti imbrogli.
>> Egli diceva che ne sapeva poco, ma quasi quasi nes-
suno s'accorgeva che faceva in quella lingua i primi espe-
rimenti>> (1).
Questo è certo che egli parlò ripetutamente in castigliano
agli alunni di Sarrià, e predicò anche, e potè rendere a _Don
Bosco segnalati servizi.
,
Anche Don Celestino Durando, che, fungendo da pre-
fetto generale, inviava alle case alcune relazioni sul viaggio
di Don Bosco a Barcellona, in quella del 5 maggio scriveva:
<< Non bisogna che io dimentichi di darvi notizie eziandio ..
dell'amatissimo Don Rua, che in tutto il tempo della dimora
di Don Bosco nella Spagna gli fu vero Vicario e sostegno,
in mezzo a tante e svariate occupazioni; nessuna fatica, nes-
sun lavoro lo affrange. Ma ciò che potrà riuscire di meraviglia .
ad alcuno, sarà il sapere che a numerosa udienza egli ha
(x) Cfr,: Don Michele Rua, pag. xox.

38.7 Page 377

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V - Sempre al suo fianco
359
predicato in lingua spagnola, nella nostra chiesa di .Sarrià >>.
E lo stesso Servo di Dio, fin dal 9 aprile, il giorno dopo
l'arrivo a Barcellona, scriveva all'Oratorio:
<< Muy querido Don Bonètti: En el viaje yo pùde leer al amado Padre
nuestro la historia del Oratorio. El ha s-ido mucho severo, y me sugeriò
varias modf(icaciones, como tu encontrards en las estampas; entre otras
la de suprimir el nombre y hasta la {nicial del Professor que vino a vi"si-
tarnos, y la historia de la muerte de Farini y de Cavour. Oh! guarda!
sono tanto avvezzo a parlare in castigliano, che quasi non m'accor-
geva che scriveva in questa lingua a te, che, malgrado la tua visita
a questa città, non hai potuto prender molta pratica della· lingua,
essendo stata assai- breve. Per non farti perder tempo, continuerò in
italiano.
..
>> Da' ancor tu una scor_sa a queste bozze; e, qualora io avessi
lasciato sfuggir qualche cosa, che non fosse in conformità delle in-
trodotte modificazioni, la ritoccherai.
· >> Il nostro viaggio, fin qui, fu abbastanza buono, la Dio mercè.
Don Bosco giunse qua assai stanco; ma stamane sembra essere a
posto, avendo potuto riposar bene la notte. Non m'intrattengo ulte-
riormente sul viaggio, essendo, questo, compito del caro Viglietti,
che, a dirtelo in confidenza, non solo fa bene riguardo al nostro caro
Padre, ma sembra per lui una vera provvidenza; e anche di questo
Deo gratias!...
.
··
>> Dios bendiga a todos vosot1os y asi'sta a tu aff. amigo y hermano
en ]. Ch.. P. Miguel Rua >>.
.
Ecco una delle poche volte (non. sappiamo, se si possano
contar sulle dita) che il Servo di Dio amabilmente scherzò
nella corrispondenza!
·
Ed ecco le interessanti notizie, che egli stesso dava di
questo viaggio nel Processo dell'Ordinario per la Causa di
Beatificazione e Canonizzazione di Don Bosco; ci è caro il
poterci trovare accanto a lui e a Don Bosco, anche solo in
questa maniera.
.
<< All'arrivare a Barcellona trovammo alla stazione ferro-
viaria un'immensa folla di popolo, che attendeva ansiosa di
vedere il personaggio, della cui santità era precorsa la fama.
·Impazienti gli chiesero la benedizione. Rimasi maggiormente
meravigliato, allorchè, uscendo dalla stazione, scorsi una
grande quantità di vetture di gala delle più distinte famiglie,
tra cui dell'Alcalde della città e del Governatore stesso, rap-

38.8 Page 378

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lii - Tutto di Don Bosco
presentante della Regina; i quali tutti eran venuti per acco-
gliere con maggior rispetto ed onore il povero Don Bosco.
Recatosi presso la signora Donna Dorotea, principale bene-
. fattrice della casa, assistette alla santa Messa, che io celebrai,
dolente di non poterla celebrare egli stesso, perchè avendo
dovuto passare la notte sul convoglio nello stato di salute
cagionevole in cui si trovava, non aveva potuto osservare il
digiuno.
>> Recatosi nel pomeriggio a Sarrià, vi trovammo le vie
assiepate di gente nei pressi della nostra casa; persino sugli
alberi eranvi parecchi giovani, che stavano attendendo colui,
che per fama già conoscevano grande amico della gioventù.
>> Da quel giorno cominciò una specie di pellegrinaggio
da Barcellona e da molte altre città della Spagna, per vedere
Don Bosco. I convogli, che ogni mezz'ora venivano da Bar-
cellona, erano sempre rigurgitanti di gente, attratta dalla
fama della sua santità. Le udienze cominciavano verso le
otto del mattino, e duravano ordinariamente fino alla sera
alle sette, con breve interruzione a mezzodl. Non si lasciava
più di un minuto a ciascuno per trattenersi con lui; tuttavia
la folla non cessava, se non nell'avvicinarsi della notte. Cre-
devo nei primi giorni che tal concorso sarebbe durato per la
prima settimana; all'opposto, andò talmente crescendo, che,
dopo la terza settimana, non era· più possibile far passare
tutti, ed allora dovevamo pregare la folla di riunirsi in cor-
tile, chè Don Bosco li avrebbe benedetti dal balcone. E cosi
si dovette fare per parecchi giorni, prima della partenza da
quella città.
1
>> è da credere che fosse solamente il popolino, che
si desse tanta premura per veder Don Bosco, e trattenersi
con lui e implorar benedizioni; ma erano persone della più
distinta nobiltà di Spagna. Erano i più celebri scrittori, erano
Vescovi, coi dignitari delle città e del clero...
>> Gli furono anche presentati molti infermi e parecchi
indemoniati per ottenere colla sua benedizione la guarigione.
Era unicamente la fama di. sua santità, che metteva in moto
tanta gente per venirlo a ;vedere... >>.
A Barcel1ona, il Servo di Dio trattò vari importanti

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V - Sempre al suo fianco
affari e ricevette famiglie e persone, che volevano parlar
con Don Bosco, e non potevano esser da lui ricevute.
, Un giorno venne portato a Don Bosco un bambino, spe-
dito dai medici, e quasi in fin di vita. Stanco ed impedito di
dare udienze, udita la cosa, disse che lo facessero benedire
da Don Rua; ed alla benedizione di Don Rua il bimbo mo-
ribondo guari all'istante. Il fatto parve allora una naturale
conseguenza della santità del Maestro, cui venne ascritto il
prodigio; ma, fin d'allora, la voce pubblica nell'Oratorio lo
ripeteva con grande ammirazione, anche a prova della san-
tità del Discepolo, ed a conferma delle parole, tante volté
ripetute da Don Bosco: - Don Rua, se volesse, potrebbe far
miracoli!
<< Nell'attraversare la Francia per tornare a Torino -
prosegue Don Rua, - fui spettatore di varie scene commo-
venti. .. A Montpellier, a Valenza, a Grenoble, dove si fermò
qualche poco, una moltitudine innumerevole di persone si
affollava per vederlo, prostrandosi molti al suo passaggio per
chiedergli la benedizione. Ed io, come già a Parigi, dovevo
stare attento, affinchè non gli frastagliassero gli abiti, per
avere delle reliquie...
>> Avvenne talvolta che gli furono cambiati il cappello,
il soprabito, e varie volte si dovette da pie persone provve-
dergli la sottana, essendo stata resa inservibile quella che
aveva indosso, appunto dalla divozione dei fedeli...
>> Fu anche in questo tragitto, che lo vidi assoggettato
ad una pia :flagellazione. Ciò avvenne specialmente a Gre-
noble, dove nell'entrare e nell'uscire di chiesa dovemmo in
quattro circondarlo, per poterlo fare avanzare sino all'altare
e impedire che fosse schiacciato dalla folla. Questa, non po-
tendo più toccargli la mano e la veste, perchè da noi circon-
dato, si mise colle corone del Rosario a cercar di toccarlo,
producendo cosi una tempesta di colpi, sebben leggeri, sulle
spalle, sul collo, sulla testa, srtlle braccia ... >>.
A Montpellier Don Bosco celebrò nella cattedrale. Al
vangelo il Vicario Generale della città raccomandò un'ele-
mosina in favore delle Opere Salesiane; e Don Rua, insieme
con Don Viglietti, andò in giro per il tempio a raccoglier le

38.10 Page 380

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III - Tutto di Don Bosco
offerte, ripetendo ad ogni oblatore, per suggerimento di Don
Bosco: - Glie lddio ve la renda!
A Valenza, l' 11 maggio tenne conferenza il nostro Servo
di Dio, raccontando la storia dell'Oratorio; e, disceso dal
pulpito, si- recò nuovamente, con Don Viglietti, a raccoglier
le offerte; e all'indomani, dopo la messa di Don Bosco, si
presentò alla balaustrata, e per oltre mezz'ora distribuì alla
folla medaglie di Maria Ausiliatrice.
Il viaggio di Don Bosco a Barcellona accese in Donna
Dorotea il desiderio di aver anche le Figlie di Maria Ausi-
liatrice, alle quali ella proponeva di affidare, per allora, la
cura della guardaroba dell'Istituto salesi~no. E Don Rua,
in data 21 luglio 1886, rispondeva alla caritatevole signora,
che le Figlie di Maria Ausiliatrice eran pronte a recarsi nella
Spagna, ma sembravagli conveniente che si dedicassero subito
a lavorare a pro' delle figlie del popolo in qualche Oratorio
festivo, o in qualche scuola, o sala di lavoro. E Donna Do-
rotea trovò la casa conveniente, e proprio quella che Don
Bosco aveva già additato in modo prodigioso; e nell'ottobre
di quell'anno si aperse il nuovo istituto (1).
Dopo la partenza di Mons. Cagliero per l'America, il
Servo di Dio era stato nuovamente incaricato della direzione
generale delle Figlie di Maria ·Ausiliatrice; e nel mese di
agosto si recava a Nizza Monferrato per presiedere il loro
Capitolo Generale, nel quale ebbero luogo le rielezioni delle
Superiore e tutte le religiose restarono altamente edificate,
non meno della sua presenza, che della sua parola.
Al principio di settembre ebbe luogo anche il IV Capi-
tolo Generale della Società. La prima adunanza si tenne
nell'antica cappella di Valsalice: e fu uno spettacolo comma-.
vente. Don Bosco era assiso in mezzo al presbiterio, circon-
dato dal Capitolo Superiore, che scadeva. Don Rua parlò
(1) Donna Dorotea de Chopitea de Villòta ved. dè Serra nacque il 4 giu-
gno 1816 in Santiago (Cile) e mori, ricca di virtù e di opere buone, a Barcellona
il 4 aprile 1891, in concetto di .eminente santità. Don Bosco fu lieto di vederla
di presenza prh1;1a di morire, nia l'aveva conosciuta, in modo prodigioso, anni
prima. S'è già iniziato il Processo dell'Ordinario nella Curia Vescovile di Bar-
cellona per promuovere la Causa di Beatificazione e Canonizzazione ·di que-
st'insigne modello di sposa, di madre, e di cooperatrice salesiana.

39 Pages 381-390

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39.1 Page 381

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V - Sempre al suo fianco
in sua vece. Si venne alle elezioni dei singoli membri, ad
eccezione del· Rettor Maggiore, essendo a vita, e del Vicario,
che era ad riutum del Rettor Maggiore; e in fine si lesse un
indirizzo, col quale, in nome di tutti, si dava a Don Bosco
piena facoltà di confermare o cangiare le elezioni fatte, com.e
meglio avesse giudicato in Domino. L'amatissimo Fondatore
ringraziò gli adunati per quell'atto di fiducia;· e, in data 2I
novembre, dando conto dell'esito del Capitolo, faceva ai Sa-
lesiani queste ultime, indimenticabili raccomandazioni:
<< Riguardiamo i nostri Superiori, come fratelli, anzi come padri
amorosi, che null'altro desiderano che la gloria di Dio, la salvezza
delle anime, il nostro bene e il buon andamento della nostra Società.
Ravvisiamo in essi i rappresentanti di Dio stesso, abituandoci a consi-
derare le loro disposizioni, come manifestazioni della divina volontà.
E se qualche volta avverrà, che dieno ordini non conformi ai nostri
desideri, non rifiutiamoci perciò dall'obbedienza. Pensiamo, che anche
a loro torna penoso il comandare cose gravi e spiacevoli, e ciò fanno,
solo perchè riconoscono tali ordini come richiesti dal buon andamento
delle cose, dalla gloria di Dio, e dal bene del prossimo. Si faccia per-
tanto volentieri sacrificio dei propri gusti e delle proprie comodità
per sì nobile fine; e si pensi, che tanto più sarà meritoria presso Dio la
nostra obbedienza, quanto è più grande il sacrificio chefacdamo nel!'ese-
guirla.
>> Guardiamoci poi, o miei cari figliuoli, dal cadere nel grave difetto
della mormorazione, che è tanto contraria alla carità, odiosa a Dio e
dannosa alla comunità. Fuggiamo la mormorazione riguardo a qual-
siasi persona; fuggiamola specialmente riguardo ai nostri conJratelli,
soprattutto se superiori. Il mormoratore, come dice la Sacra Scrittura,
semina la discordia, porta la tristezza e il malumore là dove regnerebbe
la pace, l'allegria, insieme con la carità. Procuriamo perciò con l'ub-
bidienza, rispetto ed affezione, di portarci in modo che, come dice
S. Paolo, i Superiori cum gaudio hoc faciant et non gementes (1), con
gaudio abbiano essi a fare l'ufficio loro, e non sospirando.
>> Ma l'ubbidienza e la carità non sono le sole cose che desidero
. raccomandarvi in questa circostanza; una terza cosa mi preme anche
assai, ed è l'osservanza perseverante del voto di povertà. Ricordiamoci,
o miei cari figliuoli, che da questa osservanza dipende in massima parte
il benessere della nostra Pia Società e il vantaggio dell'anima nostra.
La Divina Provvidenza ci ha finora aiutato, e, diciamolo pure, in modo
straordinario, in tutti i nostri bisogni. Questo aiuto, sz'amo certi, vorrà
continuarcelo anche in avvenire, per l'intercessione di Maria SS. Ausi-
-~ (1) Hebr. XVII,7''17.

39.2 Page 382

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III - Tutto di Don Bosco
Hatrice, che ci ha sempre fatto da Madre. Ma questo non toglie, che
dobbiamo usare, dal canto nostro, tutta quanta la diligenza, si nel
diminuire le spese, ovunque si possa, come nel fare risparmio nelle
provviste, nei viaggi, nelle costruzioni, e, in generale, in tutto quello
che non è necessario. Credo, anzi, o miei cari, che per questo noi ne
abbian10 un dovere particolare, e innanzi alla Divina Provvidenza,
e innanzi ai nostri benefattori...
>> Il Signore, siatene persuasi, non mancherà di benedire largamente
la nostra fedeltà ed esattezza nell'osservanza di questi tre punti di tanta
importanza, quali wno l'ubbidienza, la carità, la povertà>>.
<< Ubbidienza, carità e povertà>>, ecco le ultime raccoman-
dazioni di Don Bosco, e le virtù che maggiormente risplen-
dettero in Don Rua, Vicario Generale, e in tutta la vita. Ub-
bidienza << piena >>, come abbiam veduto che la concepiva il
Servo di Dio, carità con tutti, e povertà assoluta.
L'abbiamo ancor negli occhi, quando, dopo aver cele-
brato, nell'andare a prendere un po' d'acqua calda con uno
o due cucchiaini di cacao, attraversava il cortile, frettoloso e
raccolto, con le mani entro le maniche della veste e lo sguardo
a terra, per vedere se c'era qualche cosa smarrita dagli alunni,
massime nei giorni che si faceva loro dispensa di carta,
pennini, lucido, sapone, ... e più volte l'abbiam veduto chi-
narsi agilmente e raccogliere un pezzetto di pane e metterlo
in saccoccia, altre volte un pennino nuovo, e continuando a
camminare frettoloso, mostrarlo un momento a quelli che
incontrava, dicendo: - Ecco! che ho trovato da scrivere per
alcuni mesi! - Un pennino gli bastava davvero anche quat-
tro e cinque mesi I
.
Povertà ed osservanza esemplare in ogni mihima cosa.
<< I primi mesi - ricorda Don Antonio Dones - che io,
chierichetto, mi trovava all'Oratorio, messo da Don Bosco
stesso nella sua anticamera, in aiuto ài due segretari Don
Viglietti e Don Festa, il signor Don Rua più d'una volta mi
pregò di portare dai sarti o dai calzolai, vesti o scarpe sue da
rattoppare, dicendomi di passare dal prefetto per farmi fare
il biglietto. Osservando che sarebbe bastato un suo biglietto
e che non occorreva quello del Prefetto, essendo egli Vicario
di Don Bosco e quindi superiore a tutti nella casa: - No,
mi rispondeva, è solo il .prefetto che può dar ordini nei la-

39.3 Page 383

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V - Sempre al suo fianco
boratori. - Ed io taceva, ammirando la sua grande umiltà
e povertà>>.
E quanta esemplarità e fervore per le pratiche religiose I
Come aveva trovato il tempo più conveniente per la medi-
tazione quotidiana in comune, nel 1886 riuscì anche a radu-
nare, ogni sera, nel coro di Maria Ausiliatrice i confratelli
che non avevano impegni con gli alunni, per la recita delle
preghiere e indirizzare I.oro una buona parola, con grande
soddisfazione di Don Bosco.
La mattina del 23 febbraio 1887, il terremoto, che fece
gravi danni specialmente in Liguria, si fece sentire anche a
Torino. Era l'ora della meditazione in comune nel coro di
M. Ausiliatrice. << D'un tratto - scrive Don Alessandro Lu-
chelli - ci sentiamo traballare la terra sotto i piedi; un or-
rendo frastuono di mille cose violentemente scosse e urtan-
tisi assieme ci ferisce l'orecchio; pareva che un immane
gigante avesse serrata fra le sue braccia di ferro la chiesa, e
volesse mandarla in subbisso. Il terremoto! il terremoto! si
grida; e tutti, allibiti dallo spavento, si fugge all'impazzata
fuori della chiesa, si esce nel cortile, e gli occhi si fissano
spauriti sulla cupola, quasi aspettando da un momento al-
. l'altro di vederla ruinare su se stessa. Ma il panico durò
pochissimo. Brevi istanti bastarono a rassicurarci comple-
tamente, che il terremoto non aveva recato nessun danno
alla chiesa. Si ritorna in coro, ed ecco Don Rua! Egli solo
1;1.on si era mosso; egli era rimasto là al suo solito posto, nel
suo atteggiamento consueto. Non aveva avvertito nulla? Non
credo. Forse aveva compreso che era escluso il pericolo? Io
non so; una cosa però era certa, e tutti avevano potuto con-
statarla, che Don Rua, anche in quel terribile frangente, non
aveva interrotto la sua preghiera>>.
Chi sa quante volte Don Bosco dovette ricordare i primi ·
incontri col giovane alunno dei Fratelli delle Scuole Cri-
stiane, quando gli chiedeva una medaglia o un'immagine;
ed egli col noto gesto, gli rispondeva che... un giorno avrebbe
fatto con lui a metà! L'infaticabile Apostolo non poteva più
sopportare nessuna fatica, ed avrebbe voluto ritirarsi del
tutto; ma lo trattenne il pensiero che il prestigio, onde il

39.4 Page 384

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III - Tutto di Don!Bosco
Signore aveva rivestito il suo nome in ogni parte, poteva
ancora attirare in abbondanza i mezzi necessari per il man-
tenimento e lo sviluppo. dell'Opera Salesiana, e che Don Rua
avrebbe diligentemente compiuto tutto quello che c'era da
fare. E in verità il Servo di Dio, nel silenzio e nél nascondi-
mento, assolveva ogni dovere.
Nell'autunno del 1886 si aperse una nuova casa per la
formazione di nuovo personale, e precisamente per gli aspi-
ranti al sacerdozio, a Foglizzo Canavese. Don Bosco si recò
ad inaugurarla il 4 novembre, ed in omaggio al suo degno
. Vicario la volle intitolata Casa S. Michele (1).
Al principio del nuovo anno Don Bosco si convinse che
la salute non gli avrebbe più permesso di recarsi in Francia
come avrebbe ancora desiderato, ma non rinunziò di recarsi
a Roma per l'inaugurazione del tempio del Sacro Cuore di
Gesù al Castro Pretorio, e ve l'accompagnò, insieme con'Don
Viglietti, Don Rua. Era giusto che chi gli era stato degno
compagno nella. prima visita all'eterna città, ve l'accompa-
gnasse anche l'ultima volta!
Partirono il 20 aprile, e dopo brevi tappe a San Pier
d'Arena, alla Spezia, a Pisa, a Firenze, ad Arezzo,· il 30
giungevano a Roma. Don Bosco vi si recava soprattutto
per vedere ancora una volta il Vicario di. Gesù Cristo, e
ricevere la sua benedizione.
<< Sia per l'età, che per il lungo viaggio e le continue fa-
tiche - scrive Don Bartolomeo Gaido - Don Bosco appariva
assai stanco e spossato. N è meno stanco si vedeva il povero
Don Rua. Il lavoro continuo di una corrispondenza straor-
dinaria da sbrigare ricordo che lo teneva occupatissimo non
solo l'intera giornata, ma parte pure della notte. Nondimeno
fedele, fin dalla prima mattina del suo arrivo, alla sua regola,
scese per tempissimo in sacrestia per celebrare. Ma per
quanta violenza si facesse e tentasse di dissimularlo, regge-
vasi a stento in piedi; ed appena postosi ginocchioni per la
preparazione alla S. Messa, si sentì venir meno. Se ne ac-
t
(1) La casa di Foglizzo Canavese venne santificata, fin dal primo anno, dal
Servo di Dio Don Andrea Beltrami, che vi ricevette da. Don Bosco la veste
ecclesiastica,

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V - Sempre al suo fianco
corse il sacrestano Giuseppe Gonnella di Carmagnola, che
subito accorse a sostenerlo, affi.nchè non cadesse in terra;
e lo sollevò, e meglio che potè, lo accompagnò, o quasi lo
trasportò in camera, dove, appena arrivato, svenne. 11 sacre-
stano chiese-in aiuto un salesiano: - D'Archino, D'Archino,
venga presto a soccorrere Don Rua che è svenuto! - Questi,
più che correre, volò dal sig. Don Rua, che trovò immobile
e muto e d'un colore cadaverico. Adagiatolo sul letto, corse
in cucina, prese dell'aceto potente, glielo fece odorare, e gli
bagnò con esso la fronte, i polsi e le mani. Ciò fatto si affrettò
a recarsi da Don Bosco per informarlo dell'accaduto. Don
Bosco si trovava nella camera attigua e stava celebrando la
S. Messa all'altare di una piccola cappella, racchiusa in un
grande ed elegante armadio, già proprietà di un Eminentis-
simo.
>> Mentre fa per accostarsi a Don Bosco, una candela
aveva appiccato il fuoco all'altarino, ove Don Bosco cele-
brava; e vedendo il fuoco propagarsi rapidamente al soffitto
dell'altare, coperto di velluto rosso, invece di comunicare a
Don Bosco ciò che era capitato a Don Rua: " Si scansi un
momento,, disse D'Archino a Don Bosco, e spense il fuoco.
Don Bosco continuò a celebrare devotamente, come se nulla
fosse accaduto; ed anche Don Rua, di li a poco, si riebbe e,
ringraziati con riconoscenza coloro che gli erano attorno, li
congedò perchè potessero recarsi alle loro occupazioni; e
dopo pochi minuti scese nuovamente in chiesa per celebrare.
>> - Probabilmente, diceva il Servo di Dio, ·causa dello
svenimento fu una tazza di caffè, presa ieri durante il viaggio.
>> E tale fu il lavoro delle udienze e sì grande la spossa-
tezza del povero Don Bosco, che non poteva quasi mai uscir
di casa, per fare o restituire le visite. Venivano a trovarlo per-
sone di tutte le condizioni sociali: Cardinali, Principi e Prin-
cipesse, ecclesiastici e secolari, nobili e persone del popolo.
Venne anche un uomo, vestito poveramente, che cammi-
nava con le stampelle, o grucce. Salendo la scala che condu-
ceva alla camera di Don Bosco, ebbe la fortuna d'incontrarsi
~on Don Rua, il quale lo interrogò:
>> - Che cosa desiderate, brav'uomo?

39.6 Page 386

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III - Tutto di Don Bosco
>> - Voglio parlare con Don Bosco.
>> - Si potrebbe sapere di che cosa si tratta?
>> - Ciò che debbo dire, lo dirò solo a Don Bosco.
>> - Un altro (il segretario in quel momento era assente)
lo avrebbe tenuto forse· in poco conto, dando preferenze a
persone nobili e vestite elegantemente. Don Rua, invece,
pieno di carità, andò da Don Bosco e lo pregò di ascoltare
quel pover'uomo, zoppo e cencioso, che chiedeva di parlargli,
e fu subito soddisfatto.
>> Uscito che fu dall'udienza, Don Bosco ebbe a dire che
quel poveretto delle stampelle gli aveva portato un'elemo-
sina, assai più grande di quelle che gli avevano fin allora
portato i Principi Romani. .... >>.
<< Quando nel 1887 si recò a Roma da me accompagnato,
- depose il Servo di Dio - non eran più solamente gli indi-
vidui o le famiglie particolari, che cercassero la sua benedi-
zione, ma erano le co1nunità religiose, i vari seminari e i
corpi morali, ... attratti dalla fama di sua santità, per avere
la fortuna di vederlo, d'implorare le sue preghiere ed essere
da lui benedetti>>.
Anche l'udienza, concessa da Leone XIII a Don Bosco
e al Servo di Dio, fu memoranda.
11 nuovo tempio venne consacrato il 14 maggio dal Car-
dinale Parrocchi, Protettore dei Salesiani; e la sera avanti
Don Bosco era ricevuto dall'immortale Pontefice, che lo
trattò con venerazione singolare.
In fine venne ammesso alla presenza del S. Padre .anche
.Don Rua.
I
- Ah voi siete Don Rua, il Vicario della Congregazione!
Bene, bene. Sento che fin da ragazzo foste allevato da Don
Bosco. Oh continuate, continuate nell'opera incominciata, e man-
tenete in voi lo spirito del Fondatore!
- Oh si, Santo Padre, rispose Don Rua; noi speriamo
con la vostra benedizione di poter fino all'ultimo respiro spen-
dere la vita per quell'Opera, alla quale ci siamo dati fin da
fanciulli.
,
·
Venne quindi presentato il segretario; e il discorso cadde
sul lavoro dei Salesiani. Don Bosco osservava come non oc-

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V - Sempre al suo fianco
corresse inculcare ai suoi figli il lavoro, ma piuttosto la mo-
derazione.
-· Oh si, osservò il Papa, in tutto ci vuole moderazione;
il corpo esige il debito riposo.
- Padre Santo, interloquì Don Rua; noi siamo disposti
ad obbedirla: ma sappia Vostra Santità che, in questo, chi
ci ha dato cattivo esempio, è Don Bosco medesimo.
Si rise un poco. Il Servo di Dio chiese un indulto per
facilitare, le pratiche d'accettazione di nuovi membri nella
Società; ed il Santo Padre gli raccomandò vivamente l'in-
cremento delle Missioni della Patagonia.
Il 16 maggio Don Bosco celebrò all'altare di Maria Ausi-
liatrice nel nuovo Tempio, interrotto più volte .da profonda
commozione. Gli era tornata davanti la scena che gli era
apparsa in <<sogno>> dai 9 ai 10 anni. << A suo tempo tutto
comprenderai!>> gli aveva detto la Vergine; ... e, dopo 62 anni,
l'umile pastorello dei Becchi, comprendeva che la Missione,
che dalla fanciullezza gli avevano affidato Nostro Signore
e la Vergine Madre, aveva avuto, con l'erezione del Tem-
pio del Sacro Cuore di Gesù nel centro della Cristianità, ad
invito del So1nmo Pontefice, la sanzione più solenne.
L'opera sua personale era ultimata, e la partenza per
l'eternità imminente.
La sera del 20 maggio, di ritorno a Torino, volle prostrarsi
ai piedi di Maria Ausiliatrice e ricevere la benedizione eu-
caristica, impartita da Don Rua.
Questi tenne ]a conferenza ai Cooperatori, la vigilia della
solennità titolare del Santuario, alla presenza del Fondatore
e in suo nome. << Rèduci - disse - dalla città eterna, dove
abbiamo entusiasticamente ripetuto: Sanctificavi locum istum,
ut permaneant oculi mei et cor meum ibi cunctis diebus, voi desi-
derate certamente sentire notizie di quell'impresa; ed io son
qui ad appagarvi. Voi sapete, come ingrandendosi la città
di Roma era necessario fabbricare una chiesa al Castro Pre-
torio. Pio IX regalò il terreno, Leone XIII caldeggiò l'im-
presa e l'affidò a Don Bosco. C'era anche urgente bisogno di
provvedere a tanta povera gioventù; e si ampliò il disegno
della ·chiesa, e si acquistò nuovo terreno, e s'intrapresero i
24 - Vita del Servo ·di Dio Michele Rua. Voi. I.

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37°
III - Tutto di Don Bosco
lavori anche di una parte dell'Ospizio. Il Santo Padre assunse
per suo conto la facciata del tempio; ma un generoso patri-
zio di questa città, conoscendo le strettezze del Papa, pro-
pose la felice idea di un voto nazionale. Ed ora il nuovo
Tempio è stato solennemente dedicato... La parte musicale,
per espresso desiderio di Don Bosco, venne eseguita dai
cantori dell'Oratorio: e furono cinque giorni di feste solenni,
con conferenze in varie lingue. Ma i lavori della chiesa non
sono ancor compiuti..... >>.
· E qui, ricordando la raccomandazione di Leone XIII,
prendeva a parlare anche dei bisogni delle Missioni della
Patagonia:
·
<< Ecco pertanto ciò che io vengo a raccomandare alla
vostra carità: il compimento della chiesa del Sacro Cuore e
le Missjoni della Patagonia. Dovendosi nel prossimo set-
tembre fare una nuova spedizione di Missionari, non sto a
. ripeteryi tante raccomandazioni; vi dirò solo che al giorno
del giudizio, il Signore vi chiederà conto di tante anime,
che avreste potuto salvare colle vostre offerte! E che varrebbe
professare verbalmente la nostra santa Religione e non usar
la carità? Quid proderit, dice S. Giacomo Apostolo, si fidem
quis dicat se habere, opera autem non habeat? Numquid poterit
fides salvare eum? Ah! che non abbiamo a meritarci tanto
rimprovero ... >>.
-
Durante la conferenza, Don Bosco era in cornu evangelii
accanto a Mons. Leto, e la folla devota, avvinta dalla parola·
del conferenziere, ora rivolgeva lo sguardo a lui, ora a Don
Bosco, con egual riverenza, benedicendo indubbiamente il
Signore, che in un modo cosi evidente vegliava sull'Opera
Salesiana.
La devota moltitudine circondò Don Bosco dopo la fun-
zione, e l'Uomo di Dio impiegò più di mezz'ora per attrn-
versare le sacrestie, e circa un'ora per recarsi dalla sacrestia
ai piedi della scala e tornar _in camera; tanti eran quelli che
volevano avvicinarlo e baciargli la mano. Era sfinito in tutta
la persona! Non aveva indebolite solamente le gambe, ma
recava anche sul volt~ un'espressione di sfinitezza che impres-
sionava quanti lo avvicinavano, benchè cercasse, com'era

39.9 Page 389

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V ~ Sempre al suo fianco
solito, di dire una buona parola a tutti, e di salutar tutti
amabilmente, con quella grazia e carità evangelica, che aveva
rapito tante moltitudini nei suoi viaggi apostolici.
Il giorno che l'avremmo veduto mandar l'ultimo respiro
purtroppo s'avvicinava, e chi n'era impressionato più di
tutti era il Servo di Dio, che sempre gli stava affettuosa-
mente al fianco .
.

39.10 Page 390

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372
III - Tutto di Don Bosco
VI
NE RACCOGLIE L'ULTIMO RESPIRO
1887-1888.
Il pensiero dominante di Don Rua. - Sua parola d'ordine agli ex-allievi:
<< Ovunque sarò, voglio che si veda in me un vero figlio di Don Bosco!>>.
- Saluta novecento pellegrini francesi. - Accompagna Don Bosco
a Foglizzo Canavese: << Un altr'anno io non verrò più: ma verrà
Don Rua >>. - Tiene il discorso alla vestizione chiericale del Principe
Augusto Czartoryski: <<È presto detto abbandonare il mondo, ma
è cosa assai difficile a farsi!>>. - << Meglio non avrebbe parlato Don
Bosco!>>. - Cresce sempre il suo lavoro. - Come sta al fianco di Don
Bosco, che si avvia rapidamente alla tomba. - La festa dell'Immaco-
lata all'Oratorio. - Con le lacrime agli occhiprovvede alle ultlme dispo-
sizioni testamentarie del Padre. - Don Bosco vuole il S. Viatico. -
<< Raccomando ai Salesiani la divozione a Maria Ausiliatrice e la
frequente Comunione>>. - Ultimi intimi colloqui con Don Bosco. -
Ultime speranze svanite. - Incertezze per la successione. - Alza la
destra paralizzata del morente, ed invoca la beneiJizione di Maria
Ausiliatrice su tutti i Salesiani... - << Consoliamoci': se abbiamo per-
duto un Padre sulla terra, abbiamo acquistato un protettore in
cielo; e noi dimostriamoci degni di Lui, seguendo i suoi santi esempi!>>.
- << Chi de·ve prendere le disposizioni per i funerali?! ... >>.
Il pensiero dominante di Don Rua era il rapido appros-
simarsi dell'ultimo giorno di Don Bosco. Ornai ne aveva
troppe prove. Prima che l'accompagnasse l'ultima volta a
Roma, l'aveva udito ripetere al letto della contessa Gabriella
Corsi, insigne benefattrice: - Ah! signora contessa I Lei mi
manca di parola; mi aveva promesso di t.enere allegri i miei

40 Pages 391-400

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40.1 Page 391

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VI - Ne raccoglie l'ultt'mo respiro
373
giovani nel giorno del mio giubileo sacerdotale! Lei manca di
parola, e mancherò anch'io!
Ricordava come avesse insistito tanto perchè il tempio
del S. Cuore si consacrasse in quella primavera: <1 Perchè
se verrà consecrato più tardi, io non lo vedrò più!>>.
Ricordava come avesse detto a tutti che quella era l'ul-
tima sua visita all'alma città, <1 e dalle comunità religiose e
dalle famiglie private, che venivano a fargli visite, prendeva
congedo definitivo, dando loro l'appuntamento per il pa-
radiso. E per quanto si dicesse che si sperava di vederlo
ancora, egli diceva: - Sì, lo spero, ci rivedremo in paradiso!>>.
Eppure bisognava sentire con qual sicurezza si parlava
delle feste che si sarebbero fatte nell'Oratorio per la Messa
d'oro di Don Bosco! Anche un coro di Patagoni avrebbe
preso parte alle esecuzioni musicali!..... Le grazie continue
che Maria Ausiliatrice elargiva ed aveva elargito al fedelis-
simo Servo, parevano una garanzia infallibile· alle comuni
speranze. Ma il Signore aveva stabilito diversamente. Don
Bosco lo sapeva, e lo sapeva anche Don Rua, e bisognava
che dissimulassero, per non gettar lo sgomento nei cuori!
L'Uomo di Dio andava declinando rapidamente. Assistè
alla festa che si fece per il suo onomastico; ma non ebbe la
forza di proferir parola, e parlò in sua vece Don Rua. Nei
giorni in cui gli ex allievi, secolari e sacerdoti, accogliendo
il suo invito, si radunavano a fraterno banchetto, egli era a
Lanzo, ed anche allora parlò in nome suo il Vicario, scultoria-
mente. Disse come ogni allievo dell'Oratorio deve portar
impressi nella sua cristiana condotta l'immagine, i consigli,
i desideri di Don Bosco; pensare a lui sovente, riandare gli
anni passati nell'Oratorio, e ripetere a se stesso: <1 Ovunque
sarò, io voglio che in me si conosca un vero figlio di Don Bosco! >>.
Raccomandò anche a tutti, ai sacerdoti e ai laici, d'ascri-
. versi all'Unione dei Cooperatori, per sostenere, anche solo
con preghiere e consigli, le Opere Salesiane.
Nel I887 Don Bosco non potè recarsi in Francia, e ven-
nero a lui i Francesi. Il 13 ottobre 1887 giungevano a Torino,
diretti a Roma, novecento pellegrini, tra cui molti assistenti
ecclesiastici e direttori di circoli ed opere cattoliche, guidati

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III - Tutto di Don Bosco
da Léon Harmel, desiderosi di salutarlo. E Don Bosco, ac-
compagnato da Don Rua, si recò al Ristorante Sogno al
Valentino, accolto trionfalmente, come nei viaggi.
E prese la parola Don Rua:
<< Don Bosco si ·congratula con i pellegrini e li ringrazia,
rappresentando essi la Francia cattolica, la vera Francia,
quella di cui il risorgimento va sempre più accentuandosi,
per la misericordia divina e mercè le ammirabili e buone isti-
tuzioni, fondate e sorrette dalla risoluta volontà dei suoi figli
migliori. Anch'egli spera di poter efficacemente concorrere
a quel felice risorgimento; e nessuno, meglio di lui, sa quali
risorse ella può trovare nel suo temperamento cristiano, per
trionfare di molti mali, per guarire da ferite profonde. Egli
non ebbe da far altro che mandare un grido, dare un se-
gnale, per trarre verso le sue opere quella vitalità meravi-
gliosa, che supera e abbatte tutti gli ostacoli, e per cui sono
un nonnulla i più pesanti sacrifici.
>> Tutto ciò è un motivo particolare di ringraziare i pelle-
grini, in un giorno in cui essi gli procurano la preziosa con-
solazione di benedirli sulla strada di Roma. Avanguardia
del mondo cattolico, vanno ad annunziare all'Eterna Città,
e in un modo cosi provvidenziale, il risorgimento della loro
patria; primi tra i figli del Padre comune dei fedeli, essi ven-
gono a dirgli quanto soffrono i suoi figli di Francia dei suoi
dolori, e qual energia di preghiere e di azione impiegheranno
per ottenere il pacifico trionfo del Vicario di Gesù Cristo.
>> Don Bosco domanda agli operai, che dopo aver deposti
ai piedi del Sommo Pontefice eziandio i suoi tumili ossequi di
filiale venerazione, non si dimentichino di pregare presso la
Tomba di S. Pietro per tutta la Famiglia Salesiana ad otte-
nerle le grazie, delle quali ha tanto bisogno, per compiere la
sua missione nella Chiesa Cattolica >>.
E li esortò a visitare il tempio del S. Cuore di Gesù,
eretto da Don Bosco in Roma; promise che Egli avrebbe al-
. l'indomani celebrato la .Santa Messa coll'intenzione di far
discendere su tutti i pellegrini le benedizioni più elette; e
terminò con queste parole, accolte da un imponente applauso:
<< Don Bosco vorrèbbe ancora1 prima di dar loro l'addio,

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VI - Ne raccoglie l'ultimo respiro
375
lasciare uscire dalle sue labbra quel grido, che ha nel fondo
del suo cuore: Evviva la Francia! Non può farlo; ma nes-
suno potrà proibirgli di mandare quel grido verso Dio con
uno slancio di riconoscenza e di particolare affezione >>.
Ogni pellegrino sfilò davanti a Don Bosco, baciandogli
la mano, e ricevendone in ginocchio una medaglia di Maria
Ausiliatrice; e tutti avevano un saluto, uno sguardo, un sor-
riso devoto anche per Don Rua.
Il 20 dello stes~o mese Don Bosco tornò a Foglizzo, per
dar la veste ecclesiastica a 94 nuovi ascritti alla Società Sale-
siana, e nel congedarsi disse a tutti, presente il Servo di Dio:
<< Un altr'anno io non verrò più, ma verrà Don Rua! >>. E,
<< purtroppo - ricordava il Servo di Dio - cosi avvenne,
giacchè più non rivide nè Roma, nè Foglizzo, nè alcun altro
di quei siti, da cui aveva preso congedo>>.
Il 24 novembre Don Bosco compi ancora una memoranda
cerimonia nel Santuario di Maria Ausiliatrice, vestendo del-
l'abito ecclesiastico il Principe Augusto Czartoryski, e tre altri
aspiranti alla Società Salesiana: un inglese, un polacco, e
un francese. Compiuto il sacro rito, Don Rua salì in pulpito,
e prendendo le mosse dalle parole d'Isaia: Filii tui de longe
venient: << Voi vedete qui, diceva, quattro giovani, sul fior
dell'età, troncare ogni speranza di cariche e di onori terreni,
cui la loro posizione sociale permetterebbe di aspirare, e
dare un addio agli allettamenti del mondo, e· consacrarsi al
Signore. Questo è un giorno solenne per loro e per .noi; per
loro, perchè il Signore d'ora in avanti sarà la loro eredità,
e d'ora in avanti essi avranno come il diritto di presentarglisi
vestiti della divisa dei suoi ministri; per noi, perchè l'aver
·· oggi vestiti quattro candidati, tutti quattro già distinti o per
posizione, o per cariche, o per studi, fa presagire per la no-
stra piccola Società un avvenire sempre più splendidq; e, quel
che è più, ci dà speranza di estendere maggiormente quel
bene, che con la grazia del Signore si è già incominciato a
fare.
>> E presto detto - osservava il Servo di Dio - abban-
donare il mondo, le sue vanità, i suoi piaceri, ma è cosa as-
sai difficile a farsi!>>; e ricordando quel giovane che, presen-

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III - Tutto di Don Bosco
tatosi a Gesù per imparare a vivere in modo perfetto, sentì
dirsi: - Va', vendi ciò che hai, dàllo ai poveri, e seguimi;
- e non ebbe il coraggio di mettere in pratica il consiglio
del Redentore, percp.è molto ricco, rilevava i non lievi sa-
crifici che s'erano imposti il Principe e gli altri aspiranti,
alla vita salesiana, col vestire la sacra divisa.
<< Benediciamone il Signore dal fondo del cuore - con-
cludeva - ed impariamo dal loro esempio ad amare sola-
mente l'infinita bontà di Dio, a tenerci fermi nella pratica
della nostra santa Religione e ad aspirare efficacemente a
quei beni che non finiranno mai! >>.
Chi vi assistè, non dimenticò più il fervore della parola
di Don Rua, e la commozione e la spossatezza di Don Bosco,
che pareva un cadavere. << Meglio, si diceva, non avrebbe
parlato Don Bosco! >>. Il gran Padre si avviava velocemente
alla fine: e si aveva un po' di sollievo, solo nel vedere come
Don Rua sapeva sostituirlo.
Il 6 dicembre egli l'accompagnò ancor una volta nel
Santuario di Maria Ausiliatrice, per l'addio ai primi Mis"
sionari Salesiani, diretti all'Equatore; e da quel giorno creb-
bero le sue preoccupazioni per la salute del venerando Padre
e Maestro.
Questi, benchè da tre anni avesse cessato d'attendere re-
golarmente alle confessioni, tuttavia aveva continuato ad ac-
contentare tutti i confratelli e, il mercoledl e il sabato sera,
anche gli studenti dell'ultimo corso, che desideravano con-
fessarsi da lui.
Fu costretto a tralasciar di celebrare il 3' dicembre, non
sentendosi più in forze; e cpntinuò a confessare anche gli
alunni sino alla sera del 17. Poi cessò, ed anche questo ac-
crebbe il lavoro di Don Rua.
Col volger degli anni sarà sempre più difficile il compren-
dere quale e quanta intimità regnava tra il confessore e i
confratelli e gli alunni, quando Don Bosco era il confessore
ordinario della maggior' parte di essi.
Uno dei più anziani, Don Francesia, verso la fine di dicem-
bre scriveva a Don Rva:· << Avvicinandosi purtroppo il giorno
in cui dovrò riconoscere te, come mio superiore in Congrega-

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VI - Ne raccoglie l'ultimo respiro
377
zione, come sei già presentemente, desidero che tu sappja
come hai da prendere questo poveretto. Prima di tutto, ho
un solo desiderio, che tu sii per me ciò che fu Don Bosco
per trentasei anni e più. Lascio a te ogni responsabilità,
prendendo e considerando solo mio dovere manifestarti inte-
ramente lo stato dell'anima mia. Spero che da questa parte
mi userai carità, almeno tanta quanta me ne usava Don
Bosco... >>.
E l'ottimo sacerdote gli esponeva fraternamente, ciò che
gli sembrava necessario o conveniente che conoscesse, per
aver da lui lume e conforto in date circostanze, concludendo:
<< Caro Don Rua, contento di averti palesate in minima
parte le cose mie, tranquillo e riconoscente..., desideroso di
poter fare qualcosa a gloria di Dio e per obbedire ai miei
superiori, ti prego di benedire il tuo affezionatissimo amico! >>.
Tutti i superiori, intanto, andavano a gara nel far compa-
gnia a Don Bosco, in modo che non sentisse maggiormente
l'imminente distacco; anche perchè, se alcun di loro s'allon-
tanava in quei giorni dall'Oratorio, egli non sapeva tratte-
nersi dal mostrarne un paterno rincrescimento. Don Fran-
cesia era andato a predicare un triduo per l'Immacolata nel-
l'Oratorio di S. Teresa a Chieri; e Don Bosco se ne dolse
ripetutamente, finchè Don Rua, la mattina del 7 dicembre,
gli telegrafava che tornasse a Torino. E la sera, a cena, quando
Don Francesia esponeva a Don Bosco che il Signore aveva
benedetto il suo lavoro: - Tutte cose buone, rispondeva,
ma io ho bisogno di parlarvi, e voi altri andate sempre via!
- L'anima paterna di Don Bosco senti, sino all'ultimo,
il bisogno di aver al fianco i suoi primi figli spirituali, per dar
loro ancora qualche ricordo.
Quel giorno era tornato dall'America Mons. Cagliero, il
quale, salvo quasi per miracolo, in una caduta mortale sulle
Cordigliere, aveva sentito una voce interna, che gli aveva
detto: << Va' a Torino, ad assistere Don Bosco negli ultinii
istanti>>.
Con Mons. Cagliero erano giunti alcuni signori cileni e
<< ricordo - deponeva Don Rua - che nel dicembre 1887,
visitato Don Bosco da un drappello di ottimi signori cileni,

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III - Tutto di Don Bosco
dopo breve conversazione quei signori si alzarono, me pre-
sente, e gli dissero: - Vediamo che lei è stanco e non può
parlare, noi andia:rp.o a pregare affinchè il Signore le ridoni
la salute per poter continuare a fare quel gran bene che ha
fatto sinora. - Don Bosco rispose: - No, miei· signori,
non pregate affinchè io possa guarire: domandate la grazia
affinchè io possa fare una buona morte, poichè cosi io andrò
in Paradiso, e di là potrò aiutare molto meglio i miei figliuoli,
aanil.maev>o>r.are alla maggior gloria di Dio ed alla salute delle
Era giunto all'Oratorio anche Mons. Doutreloux, Ve-
scovo di Liegi, per ottenere una fondazione salesiana nella
sua diocesi, e Don Bosco aveva risposto al degno Prelato
di non poter accogliere la domanda per difetto di personale.
Ma la mattina dopo, festa dell'Immacolata, con le lacrime
agli occhi, raccontava ai suoi che la Vergine, apparsagli nella
notte, gli aveva detto che era caro a Dio e a Lei, che i Sa-
lesiani vi andassero ad aprir una casa in onore del SS. Sa-
cramento, perchè a Liegi, come s'era incominciato a prestar
pubblico culto al Corpo di Gesù nella Santissima Eucaristia,
essi s'impegnassero ·a dilatarlo fra le schiere giovanili che
sarebbero state loro affidate.
Tristi e pieni di preoccupazioni furon per Don Rua que-
gli ultimi giorni di Don Bosco, chè, mentre nell'Oratorio
tutti ancora speravano che il venerato Padre sarebbe giunto
a celebrare la sua Messa d'Oro il 6 giugno 1891, egli ve-
deva che er3: proprio alla fine, e che in nessun modo, senza
un miracolo, avrebbe potuto rimaner a lungo con i suoi.
D'altra parte c'era da provvedere a molte cose, perchè,
sopravvenendo la catastrofe, non si avesse ad andare incon-
tro ad· elevatissime tasse per la successione nella proprietà
degli stabili dell'istituto. << Non dimenticherò mai - ci di-
ceva Efisio Angius - quella mestissima sera, in cui Don
Rua venne a chiamarmi negli uffici dei segretari del prefetto
e del direttore dell'Oratorio, per farmi fare da testimonio
alle ultime disposizioni!di Don. Bosco; aveva il dolore scol-
pito in viso e gli occhi gonfi di lacrime>>.
Il 20 dicembre l'accompagnò ancora, in vettura, ad un

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VI - Ne raccoglie l'ultimo respiro
379
breve giro per la città, e fu l'ultima volta. Il 23 Don Bosco,
rivolto a Don Bonetti, e stringendogli la mano, tornava a -
ripetergli, con le lacrime agli occhi le parole che gli aveva
detto altre volte:
- Sii sempre il sostegno forte di Don Rua !
La vigilia di Natale, in forma solenne, gli fu portato il
SS. Viatico da Mons. Cagliero; e Don Rua con brevi circo.:.
lari teneva al corrente del corso della malattia iutte le Case
Salesiane. << Ieri sera - scriveva il 30 dicembre - vi fu un
momento, in cui poteva parlare con minor difficoltà. Mentre
eravamo attorno al suo letto, Mons. Cagliero, Don Bonetti
ed io, disse fra le altre cose: "Raccomando ai Salesiani la
divozione a Maria Ausiliatrice e la frequente Comunione,,.
Io soggiunsi allora: " Questa potrebbe servire di strenna del
nuovo anno, da mandarsi a tutte le nostre Case ,,. Egli riprese:
" Questa sia per tutta la vita!,,; poi acconsentì che servisse
anche di strenna. Non dimentichiamo un si prezioso ricordo
dell'amatissimo nostro Padre; pratichiamolo noi, raccoman-
diamolo ai nostri giovani, e sappiamocene avvalere fin d'ora,
per implorare la grazia della sua guarigione>>.
In realtà, da tutti si pregava e si sperava, e parve che
il Signore si piegasse alle nostre preghiere; e in data 2 gen-
naio, Don Rua scriveva: << Non temendosi più per ora cose
allarmanti sull'infermità del nostro caro Don Bosco, mi ri-
serbo. a scrivervi il suo Bollettino sanitario, solo in quei giorni
in cui avrò novità rilevanti>>; e Don Bosco· stesso, il 7 gen-
. naio, diceva a Don Lemoyne: << Mi sento sano in questi mo-
menti, come se non fossi mai stato infermo. A chi doman-
dasse il come, gli si può rispondere così: - Quod Deus im-
perio, tu prece, Virgo, potesi - Certo, questo non è ancora
il mio momento; potrebbe .esse~e fra poco; ora no!>>.
E dal primo dell'ann.o, per vari giorni, s'intratteneva da
solo a solo in lunghi e confidenziali colloqui con Don Rua.
Non sappiamo, nem1ne~o alla lontana, quali sieno stati gli
argomenti delle lunghe conversazioni; la cronaca, in quei
giorni, si preoccupava di Don Bosco e della sua salute, e
nulla più; ed il Servo di Dio non ne fece parola, o almeno
non ne fu mai interrogato in. proposito. Possiamo. tuttavia

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III - Tutto di Don Bosco
pensare, che Don Bosco cercasse d'incoraggiare il suo fedel
aiutante a raccogliere con animo tranquillo l'eredità che pre-
sto gli avrebbe lasciato, e che Don Rua devotamente e fidu-
ciosamente lo pregasse a non abbandonarlo giammai. Ve-
deva la distanza enorme che lo s~parava da lui! Non era
un anno che aveva udito dal suo labbro, come d'un tratto,
senza sapere se fosse << sveglio o nel sonno >>, aveva visto
attorno a sè una quantità di personaggi così luminosi, << che
ogni altra luce restò come tenebre >>, e la Persona che pareva
alle altre di guida, gli annunziava la guarigione di un gio-
vane novizio; era la Madonna: << Ego sum humilis Ancilla...
cui jecit magna qui Potens est! ... >>.
Succederè a Don Bosco, dotato da Dio di tanti doni sin-
golari, atterriva Don Rua !...
Era tornato da Roma l'economo Don Sala, e Don Bosco
desiderava sapere a qual somma salissero i debiti, non
ancor soddisfatti, per l'erezione della Basilica del S. Cuore;
e non si ebbe il coraggio cli dirgli che arrivavano a circa
600.000 lire.
Era alla fine. I/accennato miglioramen,to tutt'a un tratto
svani, e il 25 gennaio lo stato dell'infermo tornò subito
assai grave, come un mese prima. Non era più possibile
illudersi, e ·tutti speravano ancora!.... finchè il 29 gennaio
perdette anche la parola. Quando la notizia si sparse tra i
giovani, perdettero anch'essi la vivacità abituale; non più
giuochi, nè sorrisi:. ma tutti, mesti e quasi silenziosi, divisi in
piccoli gruppi, o parlavano sottovoce di Dori Bosco alzando
continuamente lo sguardo alle sue camerette, avidi anch'essi
di notizie; o andavano e venivano dalla chiesa di Maria Au-
.. .siliatrice, non stancandosi di pregare per la sua guarigione.
Don Rua era sempre più preoccupato; e << fu, in quegli
ultimi giorni, - ci narrava il dott. Ton1maso Bestente -
che mi confidò che non sapeva come avrebbe dovuto rego-
larsi dopo la morte di Don Bosco: cioè, se fosse toccato a
Lui, che era il Vicario di Don Bosco, dare le disposizioni
per i funerali, o se que:st'ufficio fosse toccato ad altri; e ripe-
tutamente mi pregò pèrchè, in bel modo, ne facessi parola
a Don Bosco. Proprio così. Ed io feci la commissione.

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VI - Ne raccoglie l'ultimo respiro
>> Alla mia domanda, Don Bosco mi diede uno di quegli
sguardi, che rivelavano senz'altro la risposta, poi esclamò:
>> - Come?! Don Rua ha siffatte preoccupazioni?
>> - Sa, Don Rua ne fa una questione delicata, temendo
di ledere qualche diritto altrui.
>> - Digli, mi rispose il morente, che l'Oratorio e tutta
l'opera di Don Bosco è come una casa, e quindi anch'essa
ha un tetto. Sai che cosa avviene, quando la pioggia cade
sui tetti? Le gocce che cadono sulla tegola più alta, scendono
sulla seconda, dalla seconda vanno alla terza, e giù giù sino
all'ultima tegola. Di' a Don Rua che stia tranquillo: l'acqua
cadrà dalla prima tegola alla seconda, senza difficoltà di
sorta>>.
I confratelli chiesero di veder Don Bosco ancora una volta,
e Don Rua permise loro, ed anche agli alunni degli ultimi
corsi, di entrare a baciargli la mano.
La sera del 30 gennaio, ad ora tarda, non sembrando che
fosse imminente l'ultimo istante, alcuni dei superiori che
erano attorno il suo letto si ritirano; ma Don Rua con altri
si ferma.
All'r
e
3
/4
del 31
gennaio,
Don Bosco
entra
in
agonia;
e il Servo di Dio si mette la stola, e riprende le preghiere
degli agonizzanti, che aveva già incominciate e sospese due
ore prima. Son chiamati in fretta anche gli altri superiori.
Tutti cadono in ginocchio. Entra Mons. Cagliero, e Don
Rua gli cede la stola, per passar alla destra del morente, e
chinandosi all'orecchio dell'amatissimo Padre:
- Don Bosco, gli dice con voce soffocata dal dolore,
siamo qui noi, i suoi figli! Le domandiamo perdono di tutti i
dispiaceri che per causa nostra ha dovuto soffrire! In segno di
perdono e di paterna benevolenza, ci dia ancora una volta la
sua benedizione!
Scena commovente e straziante!... Tutte le fronti si cur-
vano a terra; ed il Servo ~i Dio, facendosi forza per domi-
nare il dolore che l'opprimeva, alza la destra paralizzata di
Don Bosco, e, facendo ancora una volta col Padre a metà,
invoca la benedizione di Maria Ausiliatrice sui figli presenti
e sugli altri sparsi nel mondo.

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III - Tutto di Don Bosco
Alle 4,45 Don Bosco rende l'ultimo respiro!. .. Mons. Ca-
gliero intona sospirando il Subvenite, Sancti Dei; e, terminata
la recita del De profuni!,is, Don Rua si alza, e, vòltosi ai con-
fratelli, con voc.e rotta dal pianto:
- Siamo doppiamente orfani! esclama; ma consoliamoci...
Se abbiamo perduto UN PADRE SULLA TERRA, abbiamo acqui-
stato UN PROTETTORE IN CIELO! ... E noi dimostriamoci DEGNI
DI LUI, SEGUENDO I SUOI SANTI ESEMPI!
E si fermò a lungo a pregare accanto la salma venerata,
quindi scese a celebrare, poi tornò in camera di Don Bosco.
<< Aveva finito allora - ci diceva il dott~ Bestente - di
lavare la salma, quando Don Rua mi si avvicinò tutto dolente
e mi disse:
>> - Ebbene, Bestente, ti sei rammentato di far .la mia
domanda a Don Bosco? che rispose? chi deve prendere le
disposizioni per i funerali?
>> Gli ripetei le semplici e chiare parole di Don Bosco,
e poichè egli nicchiava ancora: - Ma chi è la seconda tegola
di questa casa? - osservai; - dopo Don Bosco non vien
subito Lei? Tocca dùnque a Lei..., se l'acqua va pel suo
verso>>.
Neppure queste parole bastarono a togliergli il dubbio,
e mentre tutti lo credono già succeduto al Padre, egli ri-
correrà al Sommo Pontefice, per procedere con regolarità.
Tanta era l'umiltà sua e il proposito di fare ogni cosa con
perfezione!

41 Pages 401-410

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41.1 Page 401

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VII - Presso la salma benedetta
VII
PRESSO LA SALMA BENEDETTA
1888.
Annunzia ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice ed ai Coopera-
tori la gravissima perdita. - Incarica Don Bonetti di prender nota
delle cose più i'mportanti. - Promette di decorare il Santuario di
Maria Ausiliatrice, se ottiene di seppellire Don Bosco in una Casa
Salesiana. - Straordinart'a affluenza attorno alla salma di Don
Bosco. - << Devono essere lieti nel vedere tanta moltitudine a vene-
rarlo, come se fosse già beatificato>>. - Nell'Oratorio si diffonde la
voce, che Don Bosco eapparso a Don Rua. - Una suora riacquista
la vista. - Dopo 57 ore dalla morte la salma esala una certa fra-
granza. - Ai funerali, Don Rua, a capo chino e raccolto nel suo im-
menso dolore, segue immediatamente il feretro. - Uno spettacolo in-
descrivibile. - Finita la mesta cerimonia, tutti si affollano attorno
a Don Rua per baciargli la mano, con la stessa venerazione come si
faceva con Don Bosco. - Il Servo di Dio si reca dal Card. Alimonda
per aver consiglio sul dubbio della regolarità della sua successione.
- Accompagna la salma di Don Bosco a Valsalt'ce, dove la tumula-
zione ha luogo il 6 febbraio. - Parole del Servo di Dio. - Affettuosa
protesta degli alunni del Seminario di Valsalice. - Don Rua legge
al Capitolo Superiore due decreti' di Papa Urbano VIII sul modo
di comportarsi riguardo agli uomini morti in fama di santità. - Il
Card. Parrocchi consiglia il Servo di Dio a far pratiche presso l'Ar-
ct'vesco'!)o di Torino per cominc~are gli atti in preparazione al Pro-
cesso Infonnativo per la Causa di Beatificazt'one.
·Il Servo di Dio pareva non potesse staccarsi dalla salma
del Padre amatissimo. Anche in quel giorno, non ostante

41.2 Page 402

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III - Tutto di Don Bosco
il lavoro straordinario, tutti i momenti era a pregare accanto
le amate sembianze, che fece collocare, nel piccolo corridoio
vicino, sedute su di un seggiolone, e rivestite, sopra la ta-
lare, dell'amitto, del calice e della pianeta.
Telegrafò la dolorosa notizia al Santo Padre, agli Ispet-
tori Salesiani~ ai principali benefattori, e, nel medesimo
giorno, scrisse, e fece tradurre in francese e in spagnuolo,
e spedire in gran numero di copie, una cara ed affettuosa
lettera ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice, e ai
Cooperatori e alle Cooperatrici:
<< Coll'angoscia nel cuore, cogli occhi gonfi dal pianto, con
mano tremante, vi do l'annunzio più doloroso, che io abbia mai
dato, o possa ancor dare in vita mia; vi annunzio che il nostro
carissimo Padre in Gesù Cristo, il nostro Fondatore, l'amico,
il consigliere, la guida della nostra vita è morto. Ahi! parola
che trapassa l'anima, che trafigge il cuore da parte a parte,
che apre la vena ad un profluvio di lacrime!
>> Le private e pubbliche preghiere innalzate al Cielo per
la sua conservazione hanno ritardato al nostro cuore questo
colpo, questa ferita, questa piaga amarissima; ma non valsero
a risparmiarcela, come avevamo sperato.
>> Nulla ci conforta in questi istanti, fuorchè il pensiero che
cosi volle Iddio, il quale, infinitamente buono, nulla fa che non
sia giusto, sapiente e santo. Quindi, rassegnati, chiniam la fronte,
e adoriamo i suoi alti consigli... >>.
Ed accennati i particolari della << morte del giusto >>, le
dimostrazioni di affetto e di venerazione tributategli da il-
lustri personaggi, e le sue virtù e le sue opere, il Servo di
Dio continuava:
<< Pel momento vi notifico solo che, ancor pochi giorni or
sono, Don Bosco disse che l'opera sua non avrebbe sofferto per
la sua morte, perchè affidata alla bontà di Dio, perchè protetta
dalla valida intercessione di Maria Ausiliatrice, perchè soste-
nuta dalla carità dei Cooperatori e Cooperatrici, che avreb-
bero continuato a favorirla ...
>> Dal canto nostrq possz·amo aggiungere ancora, che ab-
biamo la più grande fiducia che sarà cosi, perchè Don Bosco
dal Cielo, ove fondatamente lo speriamo già accolto in gloria,

41.3 Page 403

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VII - Presso la salma benedetta
ci farà ora più che mai da amorosissimo padre, e presso il trono
di Gesù Cristo e della Divina sua Madre eserciterà più effica-
cemente la sua carità verso di noi, e più abbondanti ci farà
piovere le celesti benedizioni>>.
E proseguiva umilmente:
<< Incaricato di farne le veci, farò del mio meglio per corri-
spondere alla comune aspettazione, coadiuvato dall'opera e dai
consigli dei miei confratelli, certo che la Pia Società di S. Fran-
cesco di Sales, sostenuta dal braccio di Dio, assistita dalla pro-
tezione di Maria Ausiliatrice, confortata dalla carità dei bene-
meriti Cooperatori Salesiani e dalle benemerite Cooperatrici,
continuerà le opere dal suo esimio e compianto Fondatore
iniziate, specialmente per la coltura della gioventù povera ed
abbandonata e per le Estere Missioni>>.
Il sant'uomo taceva un'altra ragione, forse la più impor-
tante, ripetutamente addotta da Don Bosco nel manifestare
la certezza della ·stabilità dell'Opera iniziata: << La Società
Salesiana non ha nulla a temere; ha uomini formati!>>.
In fine raccomandava di pregare in suffragio dell'anima
di Don Bosco, unicamente perchè egli, ad esempio di San
Francesco di Sales, aveva manifestato il timore che dopo
morte, non creduto bisognevole di suffragi, lo avrebbero
lasciato in purgatorio; e << Salesiani, - diceva - Figlie di
Maria Ausiliatrice, Cooperatori e Cooperatrici, giovinetti e
giovinette alla nostra cura affidati, noi non abbiamo più il no-
stro buon Padre in terra; ma lo rivedremo in Cielo, SE FAREMO
TESORO DEI SUOI CONSIGLI E NE SEGUIREMO FEDELMENTE LE
VIRTUOSE PEDATE >>.
· Don Bosco era appena spirato e Don Rua, il suo Servo
devoto, lo vedeva già in gloria; e, certo dello sviluppo del-
l'opera da lui iniziata, prometteva ai Salesiani, alle Figlie di
Maria Ausiliatrice, ai Cooperatori e alle Cooperatrici, ed ai
giovinetti ed alle giovinette alle loro cure affidati, che un
giorno l'avrebbero riveduto in Cielo, se ne avessero fedel-
mente imitato gli esempi!
.E, fin da quel mattino, vedendo la stanchezza di Don
Viglietti per le cure generosamente prestate a Don Bosco
malato e morente) incaricava Don Bonetti di prender nota
~5 - 'Vita del Servo di Dio Michele Rua. Vol, I.

41.4 Page 404

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111 - Tutto di Don Bosco
dei fatti .che avrebbe in quei giorni giudicati degni di me-
moria; e noi spigoliamo da quelle care, interessanti ed affet-
tuosissime note: .
<< Fin dalle prime ore pomeridiane del 3 I gennaio, la folla dolente
e mesta si affolla in portieria e domanda di veder Don Bosco>>; ma
<< stante il poco spazio del luogo dove è ora esposto, non si concede
che ad alcune persone più conosciute; agli altri si dice che lo potranno
vedere domani nella Chiesa di S. Francesco di Sales, che ora sta
riducendosi a Cappella ardente, Tolto il pallor del volto, la salma e
la sua posa porge l'idea di Don Bosco che placidamente dorme, e,
lungi dal mettere ribrezzo, inspira riverenza e divozione. Avanti a
lei si succedono gli amati suoi figli, pregandogli l'eterno riposo, ba-
ciandone la mano e bagnandola di pianto>>.
.
<< Ore dieci pomeridiane. - Questa sera il Capitolo Superiore
promise che se la Madonna ci fa la grazia che le autorità civili ci con-
cedano di seppellire Don Bosco sotto la chiesa di Maria Ausiliatrice,
o almeno nella nostra Casa di Valsalice, avremmo in quest'anno, o
al presto possibile, cominciato i lavori per la sua decorazione, opera
che stava molto a cuore al compianto Don Bosco, il quale aveva già
dato ordine di fare gli studi opportuni. Mentre per altro si domanda
l'aiuto del cielo, si lavora in terra; e da telegrammi avuti si apprende
che si stanno facendo le pratiche occorrenti a Roma, e domani si ten-
teranno qui a Torino presso il prefetto e presso il sindaco... >>.
<< Ed ora depongo la penna e vado a riposo. Ma ahi sera, ah notte!
La prima che io passo con Doh Bosco morto! Ohi sera, ohi notte
sopraggiunta troppo presto! Ohi Don Bosco, o Padre! presiedi dal
cielo al mio sonno, presiedi e sorridi alle mie veglie!...>>.
Don Rua vegliò a lungo presso la salma, ed anche all'in-
domani, febbraio, in cui fu esposta nella chiesa di S. Fran-
cesco di Sales, discese molte volte a mirarla ancora ed a
pregare.
·
Che giornata memoranda!
<< Lungo il mattino si celebrarono più messe ai due altari laterali>>,
e << verso le ore sette, cominciarono a venire pii visitatori... molti
domandarono di far toccare alle mani del santo defunto oggetti di
devozione ... >>.
<< Ore 10 antim. - Il concorso aumentò. Mi porto nella cappella
ardente: vedo sugli occhi di molti le lacrime: alcuni parlano tra i
singhiozzi, e loro rispondo a stento, commo1:1so ancor io fino alle la-
crime. È per me, è per tutti uno strazio. Non voglio piangere, e non

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VII - Presso la salma benedetta
posso frenare il pianto. Ah! Padre, tu ci hai raccomandato di non
piangere sulla tua morte, ma perdona, se non ti posso ubbidirei
>> Ore pom. - Il concorso a visitare la salma è tanto, che non
solo si deve sospendere dal far toccare oggetti, ma ordinare alla gente
che, vìstala, passi innanzi e lasci posto alla calca che preme... Sono
uscito sulla piazza di Maria Ausiliatrice, ed oh l spettacolo che vidi
mail Pare il giorno 24 maggio, festa di questa nostra carissima Madre
ed augusta Regina. Pare che Maria, piena di riconoscenza verso Don
Bosco, voglia anche in questo mondo, e fin da questi giorni, parte-
cipargli gli onori che egli Le procurò in sua vita mortale... Pare che
la città di Torino si riversi tutta a visitare la salina di Don Bosco...
>> Ore 3 pom. - L'Oratorio è invaso. Chi domanda, chi tenta
di salire alle camere abitate da Don Bosco, dicendo: Andiamo a vedere
le camere del Santo! Vari preti si mettono a ragionare la gente, e rie-
scono a stento a persuaderla. Si mettono guardie a piè della scala;
altri di noi, chierici, preti e laici, formano un cordone, e in bel modo
s'inducono i divoti a uscire dal cortile e si mantiene l'ordine.
>> Intanto la piazza è coperta di popolo. Carrozze con armi e bla-
soni conducono ogni momento signori e signore della prima nobiltà.
Si veggono sfilare ·intiere famiglie e comunità. Tutte le vie di Val-
docco ti presentano l'immagine di un fiume, che, maestoso e lento,
mena onde di popolo a contemplare per l'ultima volta colui, che viene
chiamato l'uomo della Divina Provvidenza, il più grande educatore
della gioventù che sia comparso in terra da alcuni secoli in qua, il
S. Vincenzo de' Paoli del secolo XIX. Oh! Don Bosco, oh! Padre,
ora più che mai conosco il tesoro che tu eri. Questo popolo mel dice
con eloquenza impareggiabile; e, sebbene io ti abbia amato, e allora
specialmente quando ti vedeva in pena e fatto segno a taluno che ti
amareggiava, più rico1~osco che non ti ho amato, non ti hb stimato
abbastanza. Deh! mi perdona, chè, d'ora innanzi, ti amerò di più,
e farò tesoro dei tuoi santi consigli, per venirti ad amare in Paradiso,
dove per certo. già ti ritengo.
>> Quasi tutti quelli che parlano con noi, mostrano in pari tempo
dolore e gioia nella morte di Don Bosco. Del dolore è facile capire
la ragione; ma della gioia la trovano nell'intima persuasione, che egli
non solo è in paradiso, ma che è un santo. Cosi appunto si esprimeva
oggi con me una persona tra le altre, dicendo: - Essi son ben fortu-
nati, possono dire di aver vissuto tanto tempo con un santo, e di aver
un santo in Paradiso, che li afu.a come figli, e li protegge come padre.
E devono essere anche lieti nel vedere tanta moltitudine a venerarlo
già, come se fosse beatificato. Certo che questo non è ancor l'onore
degli altari, ma ne è una buona preparazione. Non mai parmi più
applicabile che ora, il detto: Vox populi, vox Dei...
>> Ore 6. - Facendosi notte, si giudica opportuno che si chiuda
l'ingresso, e cosi vien fatto. Intanto un coro di chierici continua a

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388
III - Tutto di Don Bosco
stare intorno al defunto, che pare tuttor vivo, e salmeggiano. 11 sal-
meggiamento continuò tutto questo giorno, sostituendosi gli uni agli
altri, i chierici e preti con giovinetti delle prime scuole. Venne pure
un coro di preti e chierici della Piccola Casa della Divina Provvi-
denza, e recitò l'ufficio dei defunti. Gli artigiani poi e gli studenti
delle scuole inferiori, in compagnie di cento caduna, si succedevano
recitando il S. Rosario intero nella chiesa di Maria Ausiliatrice... >>.
La salma rimane esposta nel mezzo del presbiterio tutta
la notte, vegliata da quattro confratelli e da un chierico
ascritto, che alternano, senza interruzione, preghiere e pra-
tiche devote. Don Rua torna in chiesa dopo le preghiere,
sale sul palco ove si trova la sacra spoglia, e, genuflesso,
prega con fervore fin dopo le undici. Il suo aspetto è digni-
toso e solenne; si vede il dolore che gli strazia l'anima ed
insieme la sua fiducia profonda.
Nell'Oratorio già si era sparsa la voce che J?on Bosco
era apparso a Don Rua, assicurandolo del suo appoggio nel
sostenere il peso cosi formidabile e glorioso che gli aveva
lasciato in eredità.
Il mattino del 2 febbraio, l'amata salma viene collocata
nel feretro e trasportata nella Basilica di Maria Ausiliatrice,
per la Messa praesente cadavere.
. ..... .
<< Poco prirna sono ancora state ammesse a baciargli la mano le
Suore di Maria Ausiliatrice raccoltesi da varie case vicine e lontane,
tra cui due, venute lo scorso dicembre fin dalla Patagonia, con un'or-
fanella della Terra del Fuoco. Esse ebbero ancora la sorte di parlargli
prima che si mettesse a letto, ed ora, rimirandolo morto, ne bagna-
vano di lacrime le mani e similmente faceva la povera orfanella...
>> Ore 7 ½, - Posto nel feretro, giunse ancora una Suora di Maria
Ausiliatrice, che da due mesi era divenuta cieca in causa di una ri-
sipola. Condotta per mano dalle consorelle si avvicina alla cassa,
bacia la fredda mano dell'estinto e santo Superiore, se l'avvicina agli
occhi con fede, e, tra la commozione dei circostanti, va mormorando
e dice: << Io lo vedo, io lo vedo! ... >>.
'
Mons. Cagliero .pontifica la Messa solenne; la chiesa è
stipata; il coro è gremito di sacerdoti. Ah! quelle note, mu-
sicate dal Vescovo celebrante, come v~nno al cuore!
Alle 2 pomeridiane, presente Don Rua e il Capitolo Su-

41.7 Page 407

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VII - Presso la salma benedetta
periore,. viene estratto il feretro dal catafalco, per suggel-
larlo.
<< Sono oltre a 57 ore che è morto, eppure il cadavere non esala
il minimo fetore, anzi si sente una certa fragranza, che non sapresti
ben dire, se di rosa o di qualche altro fiore. Altra cosa pur degna di
rilievo è la flessibilità della mano destra, la quale, se non fosse fredda
ti parrebbe la mano di una persona viva: e questa mano, :flessibile
e morbida come di un vivo, è appunto la mano che tanto scrisse a
gloria di Dio, della Chiesa, dei Santi, e a salvezza delle anime; quella
mano che impartì tante benedizioni di Maria Ausiliatrice, nel cui
nome e per la cui intercessione operò tante e stupende meraviglie;
quella mano insomma, che a tante anime aperse le porte del para-
diso e chiuse quelle dell'inferno>>.
Allo scoprimento e poscia al suggellamento del feretro
erano presenti un centinaio di persone.
<< Addio, sante spoglie di Don Bosco, voi scomparite per
sempre. Con voi scompare l'astro della beneficenza, l'apo-
stolo dei giovani, il padre del popolo. Con voi si seppellisce
quello sguardo dolcissimo che convertiva, quella voce armo-
niosa che favellando evangelizzava, quella mano che alzan-
dosi benediceva, quel piede che camminando evangelizzava
la pace. Addio, spoglie venerate. Voi scendete sotterra, ma
a noi rimane la grand'anima di Don Bosco, aleggiante nei
suoi istituti, e viva e parlante nei suoi esempi>>.
Alle cominciò a sfilare il corteo. Don Rua, disfatto
dalle dolorose impressioni di quei giorni, a capo chino e
raccolto nel suo· immenso dolore, seguiva immediatamente
il feretro.
<< La sepoltura ebbe fine alle· ore s¾, còn un bellissimo sole, senza
uno spiro di vento, e senza che si spegnesse una delle cinquemila
candele... Incalcolabile fu il numero delle compagnie, delle associa-
zioni, del clero, delle rappresentanze, che avanti e indietro accom-
pagnavano il feretro; sterminata la folla che a destra e a sinistra, sulle
vie, che percorse il funebre convoglio, era in due file schierata... A
chi fu presente a tale spettacolo non parve esagerata la proposizione
di taluno, che fece ascendere alla cifra di 200 mila le persone che ven-
nero in quel giorno, fosse anche solo colla presenza, a tributare gli
ultimi onori al nostro gran Padre Don Bosco. Lo spettacolo pio, che
è veramente indescrivibile, fu quello che presentava la piazza gi Mari~

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39°
III Tutto di' Don Bosco
Ausiliatrice. Dalla gradinata della Chiesa sino alle case di Corso Re-
gina Margherita, non si vedevano che teste, le une vicine alle altre,
fitte come si scorgono talora in una sala o in una chiesa, ove non si
possa muovere piede per la gran calca. Non dico nulla delle finestre,
nulla degli alberi che fiancheggiavano i viali percorsi, tra i cui rami
i vispi giovinetti della cittii rinnovavano la scena del piccolo Zaccheo
e dei fanciulli della Palestina al passaggio del Divino Amico della
gioventù, Gesù Cristo, del quale Don Bosco fu uno dei più perfetti
modelli. Perfino sui tetti delle case tu vedevi degli spettatori... In-
somma da ciò che vidi e da ciò che udii, sono convinto che la dimo-
strazione, data oggi a Don Bosco, è superiore ad ogni concetto
umano, e lo spettacolo fu tale che la mia penna, sebbene mossa dal
più caldo affetto verso Don Bosco, pure è lontana le mille miglia
dal saperlo descrivere>>.
Quando, finita la cerimonia, si usci in cortile, s'elevò
un'onda di ammirazione e d'intima esultanza universale,
si diceva da tutti: << Che festa! che festai >>; sparve d'incanto
la mestizia, che da cinque giorni regnava profonda nell'O-
ratorio; e superiori ed alunni attesero che uscisse anche
Don Rua, e gli si affollarono intorno per baciargli la mano,
con quella devozione e con quell'affetto filiale, come face-
vano con Don Bosco!
Il 3 febbraio il Servo di Dio stabilì di recarsi dal Car-
dinale Alimonda; e vi andò, il di seguente, insieme con
Mons. Cagliero, Don Durando e Don Bonetti, per esporre
le sue incertezze circa la successione.
Non si trovava il documento della sua straordinaria ele-
zione pontificia a Vicario di Don Bosco cop. ,diritto di suc-
cessione, avvenuta nel 1884; e il Card. Alimonda lo consigliò
a fare una breve esposizione del dubbio a Sua Santità, men-
tre i 1nembri del Capitolo Superiore avrebbero scritto al
Card. Protettore, dicendo: << che sarebbero ben lieti, come
è infatti, che la Santa Sede dèsse Don Rua a nuovo Supe-
riore della Società Salesiana >>.
<< Ore 4¼ pom. - Ritornati a casa, si domanda del
decreto prefettizio per la tumulazione della salma, in Valsa-
lice, e non vi è ancora! Si avvicina l'ora in cui il cadavere
deve essere portato fuori di cinta: o a Valsalice, se vi è il
permesso governativo, o al cimitero, Tu~ti siamo in pena..,

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VII - Presso la salma benedetta
391
l> Ore 4¼. - Finalmente giunge il sospirato decreto!
Deo gratt.as.' .....
)} Ore 5¼. - Giunse il carro funebre per il trasporto
del feretro..... Prima che la bara sia collocata sul carro mor-
tuario, Don Rua la bacia commosso fino alle lacrime>>.
Giunti a Valsalice, << non essendo ancor terminato il la-
voro, nè preparato il sepolcro, il feretro fu deposto in un
angolo della chiesa in cornu evangelii. Una schiera di preti
gli faranno corona, pregando e salmeggiando tutta la notte,
anzi fino a che non ne sia levato e collocato nel sito, che si
st~ preparando..... >>.
La tumulazione avvenne nel pomeriggio del 6 febbraio.
<< Dopo un ampio giro per la casa e nel cortile inferiore, il
feretro viene deposto appiè del sepolcro. Si benedice questo
giusta il Rituale, e si finiscono le esequie. Ciò fatto si solleva
il feretro, e si colloca nel loculo preparato>>.
Ultimata la muratura, la comunità torna in chiesa, dove
prende la parola Mons. Cagliero per rilevare qual prezioso
deposito le viene affidato, per animarla a recarsi spesso a
pregare su quella tomba ad attingere lo spirito del Fonda-
tore, e l'invita ad accogliere fraternamente quanti si sarebbero
recati a visitarla.
Anche il Servo di Dio prende la parola. Espone, in breve,
come nelle passate vacanze i superiori avessero concorde-
mente divisato di· mantenere in Valsalice il collegio .per i
giovani di civile condizione; e come in pochi minuti can- .
giassero disegno con unanimità, che poco prima pareva im-
possibile; come si decidessero, sorpassando ogni difficoltà,
di sciogliere il collegio e di stabilirvi la casa di studentato
per le Missioni. Lo stesso Don Bosco, che pochi giorni
prima aveva acconsentito :a mantenere il collegio, aveva pur
di buon animo approvata la divisata trasformazione. E con-
cludeva:
- Ma a che mira, diriianderete voi, questo ricordo ?
Mira a farvi intendere, che se questa casa fosse ancor col-
legio, non avremmo potuto ottenere di avere tra noi le spoglie
di Don Bosco; non all'Oratorio, perchè il Ministero diede
una negativa assoluta; non qui, perchè le altre autorità avreb-

41.10 Page 410

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III - Tutto di Don Bosco
bero posto un veto in vista della natura della casa destinata
a dimora di giovinetti. Ma Iddio, che aveva decretato di
prenderci Don Bosco,. e per nostra consolazione voleva la-
sciarcene il corpo vicino, dispose gli eventi, come io vi ho
raccontato. Noi possiamo dunque dire, con tutta verità, che
è la Divina Provvidenza quella che vi affida la custodia di
questo sepolcro. Pertanto mostratevi degni di tanta sorte,
e, con la pratica delle virtù di Don Bosco, fate che egli possa
allietarsi di essere col suo corpo in mezzo di voi, qual Padre
presso ai suoi figli.
E i chierici del Seminario delle Missioni Estere di Val-
salice, quello stesso giorno, firmavano ed inviavano a Don
Rua la seguente dichiarazione:
<< La medesima cerimonia di quest'oggi sarà per ]a casa
di Valsalice un avvenimento di memoria imperitura. Noi
siamo grandemente impressionati della tumulazione della
salma di Don Bosco in mezzo ·a noi.
>> La Paternità Vostra molto reverenda ci consegnava, a
nome del Capitolo e di tutti i confratelli, la salma venerata
del comune nostro Padre e Fondatore. Di questo inestima-
bile favore ci affrettiamo a renderle le più sentite grazie,
mentre in pari tempo l'assicuriamo, che procureremo di es-
sere vigilanti custodi del sacro pegno.
>> Promettiamo poi di eseguire, con sollecita e premurosa
attenzione, i cari ricordi da lei lasciatici sùlla tomba di Don
Bosco, e di tutto cuore giuriamo sull'avello di lui, di volerci
affaticare per renderci degni di cosi gran Padre. Vogliamo
affaticarci, perchè, uscendo di Valsalice, si possa dire esser
noi virgulti cresciuti su quel tumulo benedetto. Avvalori Dio
il nostro proposito, e faccia l'intercessione di Don Bosco
medesimo che non vi abbiamo a mancare mai. ·
>> Mons. Cagl1.ero, nel suo bellissimo discorso, ci lasciò
anche un ricordo speciale: ci disse di ricevere bene i Sale-
siani, che sarebbero venuti qui a pregare presso le amate
e sante ossa del benedetto Padre. Ebbene, sì, vengano pure
questi fratelli, vengano, senza tema di recarci disturbo, che
noi li riceveremo sempre a braccia aperte, e uniremo le no-
stre alle loro preghiere, i nostri ai loro sospiri, e ai loro pro-

42 Pages 411-420

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42.1 Page 411

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Vll - Presso la salma benedetta
393
ponimenti uniremo i nostri, perchè tutti possiamo renderci
veri imitatori delle virtù del comune Padre. Vengano tutti,
e possa questa casa diventare il Santuario della cara nostra
Congregazione.
>> Fu detto del Divin Redentore che il suo sepolcro sa-
rebbe un di glorioso. Ben possiamo sperare, anche nel nostro
piccolo, di poter ripetere la medesima cosa per questo se-
polcro nostro! Ebbene, faccia Iddio che i nostri ardenti voti
sieno presto compiuti. E se qualche cosa potesse mancare,
offriamo noi stessi al Signore, e col sacrificio e colla preghiera
procureremo di affrettare questo bramato istante. Si, gran
Dio, glorificate in morte il vostro Servo, che già tanto vi
degnaste di glorificare in vita. Sì, o cara Vergine Ausiliatrice,
voi che già tanto v'adoperaste per questo vostro grande de-
voto, continuate l'opera vostra: datecelo presto glorioso,
come il nostro cuore desidera.
>> Ma un'altra cosa vogliamo fare oggi stesso, sulla tomba
appena chiusa del caro Superiore estinto.
»Un dovere c'impone il cuore oggi stesso..
>> Ci parrebbe, che la giornata non sarebbe ben chiusa,
se non riparassimo in parte l'immenso cordoglio, da cui fu
ferito il nostro cuore, col rifugiarci sotto il manto del nuovo
Rettor Maggiore, sotto le ali di Lei, caro sig. Don Rua, il
quale, già vivente Don Bosco, seppe ispirarci tanta fiducia,
zs1e.opnpee. cattivarsi tanto affetto, seppe imporci tanta venera-
>> Noi abbiamo saputo che l'Oracolo del Vaticano già
da tempo stabilì V. P. come successote al venerato Padre
Don Bosco. Noi adunque siamo i primi, e siamo fieri di
prostrarci ai suoi piedi. Noi vogliamo dirLe, che ci chia-
miamo fortunati di poterla obbedire in tutto. Qui, sulla
tomba del Fondatore estinto, in questo medesimo giorno
della sua tumulazione fra noi, vogliamo solennemente pro-
testarle la nostra filiale sottomissione e dirci prontissimi ad .
ogni suo cenno. Vogliamo, oggi, qui, sottoscriverci tutti,
mandando un grido di gioia, dicendo:
>> - Viva il nostro nuovo Rettor Maggiore!
>> No, questo po, di tripudio, non è irriverenza, non è

42.2 Page 412

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394
III - Tutto di Don Bosco
mancanza di delicatezza alla mestizia del giorno; ma è un
sacro dovere; è quello che Don Bosco medesimo desidera
sia fatto sulla sua tomba; è ciò che il cuore di figlio può fare
di meglio sulla tomba dell'estinto Padre :
>> - Viva adunque ad multos annos il signor Don Rua I
viva il nostro nuovo Rettor Maggiore I
)} Voglia Ella, caro Padre, gradire la nostra buona vo-
lontà; voglia compatirci se qualche volta la fralezza nostra
ci porterà ad involontariamente mancare alle nostre promesse,
e intanto ci aiuti sempre coi suoi preziosi consigli, ci sorregga
colle sue incessanti preghiere, e ci consoli con la sua paterna
benedizione..... >>.
Seguivano le :firme del direttore Don Giulio Barberis e
di tutti i superiori ed alunni del Seminario, comprese quelle
del chierico Don Andrea Beltrami e del chierico Augusto
Czartoryski, dei quali pure sono in corso gli atti per la Causa
di Beatificazione.
Il 7 febbraio << Don Rua, - continua Don Bonetti -
parlando delle lettere di condoglianza che riceve, dice che
queste son più centinaia ad ogni corriere; e non v'è ancor
tempo di aprirle. Quanto compianto non ha mai destato la
morte di Don Bosco! Quante lacrime ha fatto spargere!
Quanto era amato da quelli stessi che non lo avevano mai
veduto! Oh! venga il giorno in cui tutte queste lacrime si
cangino in rose e gigli, per inghirlandarne la sua immagine
di Beato!
>> Ore 6 pom. - Don Rua raccolse il Capitolo Superiore.
Si lessero due decreti di Papa Urbano VIII, sul modo di
comportarsi riguardo agli uomini morti in fama di santità,
e ciò allo scopo di nulla fare contro tali decreti, anzi per
assecondar1i alla maggior gloria di Dio e del nostro Santo
Fondatore, qualora in progresso di tempo Iddio lo volesse
glorificare anche _su questa terra col supremo giudizio della
Santa Sede.
·
>> Siccome da ogni parte si domandano, per memorie e
reliquie, oggetti ·già appartenuti al compianto Don Bosco,
cosi Don Rua incaricò Don Sala e Don Bonettì dì pensare
al modo di soddisfare al pio desiderio, almeno dei principali

42.3 Page 413

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VII - Presso la salma benedetta
395
benefattori. Si potrà tenere il metodo seguito per gli oggetti
o reliquie del grande Pio IX.....
>> 8 febbraio. - Don Rua comunica che l'Ero.mo Car-
dinal Parrocchi, Vicario di Sua SaIJ.tità e nostro Protettore,
consiglia di fare pratiche presso il Card. Alimonda, Arci-
vescovo di Torino, perchè domandi alla Santa Sede, che
derogando alle ecclesiastiche prescrizioni, permetta di co-
minciare gli atti preparatori al Processo di Beatificazione.
Dovendo Don Rua recarsi a Roma, ne farà parola col Car-
dinale Protettore, e combinerà il da farsi in proposito.
>> Don Sala riferisce che il Sindaco Voli ricevette ringra-
ziamenti da parte di parecchi proprietari di case e ville in
Valsalice per il seppellimento di Don Bosco presso di loro.
E vivo e morto, la compagnia di Don Bosco fu sempre amata
da tutti>>.
·
Qui termina il diario di Don Bonetti.
Quant'affetto e quanta devozione per l'Estinto I Quanta
sollecitudine nel Servo di Dio per promoverne la glorifica-
zione, sin da quei giorni indimenticabili, benchè di tanta
mestizia! E noi vedremo in lui la stessa devozione e sol-
lecitudine premurosa in tutta la vita!
Vedremo anche il ·desiderio suo insuperabile di rico-
piare esattamente Don Bosco in ogni cosa! Già, di quei
giorni, era voce unanime tra quanti lo conoscevano, che
in lui continuava a viv~re il gran Padre defunto.
Anche la stampa aveva dichiarazioni consimili. Il cor-
rispondente torinese della Difesa di Venezia scriveva, di
quel mese, queste parole:
<< ••• La scelta del successore di Don Bosco è sotto ogni
aspetto eccellente, nè poteva essere migliore,
>> Don Michele Rua è uomo dotato di grande carità,
di molta dottrina e di som1na rhodestia; è uomo di carat-
tere e di fermi propositi, e in pari tempo di una bontà
infantile. Il suo bel cuore traspare dalla serenità del suo
volto e dal suo sorriso, tutto dolcezza.
>> Mi venne fatto di vederlo un giorno nel cortilè del-
l'Oratorio di Valdocco, circondato da parecchie centinaia
di giovanetti e di chierici; per tutti aveva una parola di

42.4 Page 414

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III - Tutto di Don Bosco
affetto, per tutti un sorriso di bontà celeste. Cresciuto alla
scuola di Don Bosco, di cui fu intimo amico, come il suo
buon Maestro, Don Ru~ è tutto carità ed amore; e la ca-
rità e l'amore ei lo palesa di continuo con le cure affet-
tuose che con Don Bosco ha sempre prodigato a migliaia
e migliaia di orfanelli, di cui oggi egli è divenuto il padre
di adozione, come poc'anzi era Don Bosco... >>.
Erede del pensiero e dello spirito, egli continuerà l'o-
pera di beneficenza e di salvezza del venerato Fondatore;
e il nome suo, quind' innanzi unito a quello delP umile
prete di Valdocco, sarà in benedizione tra le genti!

42.5 Page 415

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IV
SUCCESSORE DI DON BOSCO
PRIMO PERIODO
I
IL PROGRAMMA
1888-1889.
l'f!,via ai Salesiani una lettera lasciata da Don Bosco. - Dà come parola
d'ordine: << La santità dei figli sia prova della ,çantità del Padre!>>.
- Espone a Leone XIII il dubbio circa la sua successione, e gli fa
umile istanza di scegliere un soggetto più adatto. - Il Capz·tolo della
Società assicura il Card. Protettore che, se anche si venisse a un'ele-
zione, << Don Rua sarebbe l'eletto a pieni voti>>. - A Roma si teme
che manchi tra i Salesiani l'uomo capace di raccogliere l'eredità
di Don Bosco, - Mons. Manacorda, vescovo di Fossano, dissipa
cotesti timori. - Il Papa conferma la nomina straordinaria di Don
Rua a successore di Don Bosco per dodici anni. - Egli si reca a far
atto d'ossequio al Santo Padre, e tratta delle pratiche necessarie
per ·iniziare il Processo Informativo sulla vita, virtù e miracoli di
Don Bosco. - Memoranda udienza pontificia. - << Te Deum >> in
Maria Ausiliatrice. - Don Bonetti eincaricato del lavoro preparatorio
per promuovere la Causa di Don Bosco. - Il Servo di Dio si rende
conto del coro d'ammirazione elevatosi in morte del Fondatore. -
Anche Cesare Cantù lo dice degno di succedere a Don Bosco. - Af-
fettuosa protesta della Superiora Generale delle Figlie di Maria

42.6 Page 416

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398
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Audliatrice. - Dichiarazioni del Servo di Dio: agli ex-allievi: << Vor-
rei avere un cuore grande e tenero, come il caro Don Bosco, per amarvi
al par di lui!>>; ai Salesiani: << Se, succedendo a Don Bosco non
potei ereditare le grandi virtù del Fondatore, l'amor suo pe' suoi
figli spirituali, oh, quello sì, sento che il Signore me lo concesse!>>. -
Alla trigesima di Don Bosco. - Prima lettera del Servo di Dio dopo
la conferma a Rettor Maggiore: << Sostenere e sviluppare le opere
da Don Bosco iniziate, seguire fedelmente i metodi da lui insegnati,
ed imitare il modello che il Signore ci ha dato: questa sarà il pro-
gramma che io seguiro nella mia carica>>. - << Ti ricordi di quel so-
gno di Don Bosco?... Prega per me, che tremo!... >>.
Supplir Don Bosco, vivere dello spirito di Don Bosco, e
comportarsi, in tutto e con tutti, come avrebbe fatto Don
Bosco: -- ecco il programma del nuovo Rettor Maggiore dei
Salesiani !
·
L'8 febbraio si affrettava ad inviare ad ogni confratello,
stampata in piccolo formato, una lettera, che Don Bosco
aveva lasciato qual testamento ai suoi figli spirituali.
<< Il vostro primo Rettore è nlbrto - scriveva il santo
Fondatore. - Ma il nostro vero Superiore, Cristo Gesù, non
morrà. Egli sarà sempre nostro Maestro, nostra Guida, no-
stro lVIodello..... Il vostro Rettore è morto, ma ne sarà eletto
un altro, che avrà cura di voi e della vostra eterna salvezza.
i\\.scoltatelo, amatelo, ubbiditelo, pregate per lui, come avete
fatto per me..... >>.
E Don Rua accompagnava il prezioso documento con
questi rilievi: << Nel lutto generale, in cui caddero i Salesiani
· per la dolorosa perdita fatta il 31 gennaio, nella persona del-
l'amatissimo nostro Padre Don Bosco, la Divina Provvidenza
si compiacque, con varie circo~tanze, alleviare le nostre pene.
Grande conforto fu l'aver potuto i principali Superiori e più
anziani confratelli assisterlo nella sua ultima malattia, circon-
dare il suo letto di morte e riceverne, qualche ora prima del
suo transito, la benedizione suprema da estendersi a tutti i
confratelli; altro conforto fu l'entusiasmo pieno di venera-
zione manifestato da innumerevole moltitudine d'ogni età,
ceto e condizione e nel giorno che rimase esposto e nell'oc-

42.7 Page 417

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I - Il programma
399
casione della sepoltura, come pure le generali condoglianze
che da ogni parte d'Europa ci pervengono: altro conforto
quello d'aver ottenuto di conservarne la saln1a nel Collegio
Valsalice; ma conforto più grande per tutti i Salesiani è una
lettera che lo stesso Don Bosco scrisse a tutti i suoi figli, con
ienscsia..r.i.c..o>>.a me sottoscritto di farne avere copia a ciascuno di
E tornava a ricordare i suffragi, che si dovevan fare da
ogni confratello e nelle singole case per il Padre defunto, la
convenienza di non permettere, durante il prossimo carnevale,
clamorose ricreazioni, e il dovere, come aveva raccomandato
Don Bosco medesimo, di sospendere i lavori di costruzione, di
non aprir case e, senza decantare debiti, usare comuni solleci-
tudini per pagare la successione, estinguere le passività, e com-
pletare il personale delle case esistenti.
Terminava con questa indimenticabile esortazione:
<< Cari confratelli, adottando il consiglio datoci da un nos'tro
pio e benevolo cooperatore, d'ora avanti sia il nostro motto d'or-
dine: LA SANTITÀ DEI FIGLI SIA PROVA DELLA SANTITÀ DEL
PADRE: questo accrescerà il gaudio del nostro amato Don Bosco,
che già speriamo accolto in seno di Dio, rnentre ridonderà a
grande nostro spirituale profitto>>.
Nello stesso giorno comunicava al Procuratore Generale
della Società, residente in Roma, il dubbio circa la regolarità
della sua successione:
<< Carissimo Don Cagliero, non mi fu possibile prima
d'ora scrivere, come avrei desiderato, a Sua Santità, per
esporgli un mio dubbio, e intanto fare atto di sudditanza alla
medesima. Ora, dietro consiglio dell'amatissimo nostro Arci-
vescovo, scrivo a Sua Santità ed al Card. Vicario, nostro ca-
rissimo protettore. Tu favorisci leggere l'una e l'altra lettera;
e poi messo il piego diretto al. S. Padre colla lettera al Card.
Vicario dentro una busta coll'indirizzo al prelodato Card.
Protettore, rècati immediatamente da lui a recapitargli il
tutto>>.
Nella lettera diretta al Papa, preoccupato della grave re-
sponsabilità alla quale andava incontro, faceva un'umilis~
sima dichiarazione:

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400
IV - Successore di Don Bosco. - Primo perlodo
<< Beatissirno Padre, considerando la mia debolezza ed
incapacità, trovomi spinto a farVi umile preghiera di voler
portare su altro soggetto più adatto il sapi.ente vostro sguardo,
e dispensare lo scrivente dall'arduo ufficio di Rettor Mag-
giore, assicurandoVi però, che coll'aiuto del Signore non
cesserò di prestare, con t~tto l'ardore, la debole opera mia
in favore della Pia nostra Società, in qualunque condizione
venissi collocato>>.
Ben diverse erano le dichiarazioni dei membri del Capi-
tolo Superiore, i quali, con a capo Mons. Cagliero, direttore
spirituale ad honorem, protestavano al Card. Protettore:
<< •••••Dal canto nostro noi, umili sottoscritti, saren1mo
lietissimi che il S. Padre confermasse a nuovo Rettor Mag-
giore, ossia a Superiore Generale dell'umile Società di San
Francesco di Sales, il prelodato Sac. Michele Rua, designato
già e proposto a suo Vicario dal nostro Don Roseo 1nedesimo,
dopo invito ricevuto per parte di Sua Beatitudine, che nella
sua paterna bontà desiderava vedere per tal modo assicurato
il benessere della Congregazione Salesiana; anzi, siccome an-
noverati tra i primi Superiori noi conosciamo le disposizioni
degli animi non solo degli elettori, ma di tutti i Soci, così
siamo in grado di assicurare colla più intima persuasione del
cuore che la notizia, -la quale portasse che il S. Padre diede a
nostro Superiore Generale il Sac. Michele Rua, sarebbe ac-
colta non solamente con profonda sottopiissione, ma con
sincera e cordialissima gioia.
.
>> Aggiungiamo di più: Ancorchè si addivenisse all'atto
di una elezione secondo la Regola, tuttavia è sentimento co-
mune che Don Rua sarebbe l'Eletto a pieni voti, e ciò in os-
sequio a Don Bosco che lo ebbe sempre quale suo primo con-
fidente e braccio destro, ed anche per la stima che tutti ne
hanno per le sue esimie virtù, per la particolare abilità nel
governo dell'Istituto, e per la sua singolare destrezza nel di-
sbrigare gli affari, di cui diede già luminose prove, sotto la
direzione dell'indimenticabile e carissimo nostro Fondatore
e Padre..... >>.
Queste parole tornaron particolarmente care al Cardinale
Protettore e allo stesso Santo Padre, perchè venivano a dis-

42.9 Page 419

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I - Il programma
sipare i dubbi, che s'eran andati sollevando nella Curia Ro-
mana, sulla difficoltà di trovare un uomo capace di succedere
a Don Bosco. Si diceva, da tempo e con insistenza, che, morto
il Fondatore, l'Opera Salesiana sarebbe andata·in sfacelo. Si
sussurrava che non aveva uomini formati per cementare
quell'unione strettamente necessaria, e, soprattutto, che man-
cava d'un uomo capace di raccogliere l'eredità di Don Bosco.
E non en:in voci isolate, ma opinioni diffuse, che minaccia-
vano serie conseguenze. Ci fu chi proponeva di scioglierla
ed incorporarne i membri ad un'altra società, a"."ente uno ·
scopo consimile.
Mons. Emiliano Manacorda, Vescovo di Fossano, grande
amico di Don Bosco ed ammiratore dell'Opera Salesiana,
prese ad avvicinare i più alti prelati di Curia per esporre
come stavan realmente le cose e sventare le minacce accen-
nate. Andò da una Congregazione all'altra, conferi a lungo
col Card. Protettore, visitò i Cardinali più influenti, e riusci
a dissipare ogni nube. Il Card. Bartolini l'interrogò:
- Ella crede, Monsignore, che la Società Salesiana possa
avere lunga vita? non porterà scompigli e fastidi, non avrà
dissolvimento, tanto più in questi tempi?
- Eminenza, io son persuaso che durerà nei secoli. Ho
conosciuto Don Bosco, conosco i Salesiani, fui per qualche
tempo in mezzo a loro, posseggo tutte le loro confidenze,
Don Bosco non ebbe n1ai segreti per me, e posso assicurarla
che è vero quanto dico.
- Ella si sente d'essere responsabile del suo avvenire?
- Io mi sento capace di rendermi mallevadore di tutto:
. dell'unione, della capacità degli uomini, e del suo avvenire.
- Se è cosi, concluse il Cardinale, non ho più nulla da
opporre.
Il lavoro assiduo e paziente del Vescovo di Fossano
trionfò. Quest'esimio prelat<;> amava e venerava tanto Don
Bosco, che, a Roma e a Torino, parlando delle grazie rice-
vute dalla Vergine, da lui particolarmente venerata sotto il
titolo della Madonna della Provvidenza, fu udito ripetere,
che la grazia più grande che gli aveva concesso la Vergine
era quella di aver conosciuto Don Bosco:
26 - Vita del Servo di Dio Michele Rua. Voi. I.

42.10 Page 420

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402
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
- Don Bosco mi voleva bene, ed io l'ho sempre amato
come un padre, e son felice d'essere stato lo strumento col
quale potè superare difficoltà gravissin1e. E come sarebbe
bello per me essere il Promotore della sua Causa e morire
con la reliquia del Beato Giovanni Bosco sul petto I
Il Card. Parrocchi non tardò a presentare a Sua Santità
le lettere di Don Rua e del Capitolo, e l'rr febbraio, << lieto
• di aver ottenuto dalla Santità di Nostro Signore l'esaudi-
mento della brama>>, si affrettava a partecipare a Mons. Ca-
gliero << l'avventùrata novella>>, che il Santo Padre aveva
<< riconfermata la nomina di Don Rua a Rettor Maggiore
della Congregazione Salesiana>>. << Sia lodato il Signore, ag-
giungeva l'Eminentissimo, qui mortificat et 'llivificat, deducit
ad inferos et reducit! >>. E il nuovo decreto faceva cenno del-
l'anteriore, sancito per ordine di Leone XIII fin dal 27 no-
vembre r884, di cui a Torino non era giunta notizia; altri-
menti non vi sarebbe stata alcuna incertezza.
Nelle case della Società non eran note le pratiche com-
piute, e si teneva già il Servo di Dio con1e regolare succes-
sore di Don Bosco; tuttavia. il Capitolo Superiore, con circo-
lare del 7 marzo r888, diè relazione d'ogni cosa a tutte le
Case, riportando integralmente i documenti.
Rilevando poi come il nuovo Rettor Maggiore fosse stato
<< designato dal gran cuore del Padre e Fondatore Don Bo-
sco >>, e << anzi>> fosse stato << dato dallo stesso Vicario di
nostro Signor Gesù Cristo>>, << non occorre - diceva -
che noi ve lo raccomandiamo con molte parole, imperocchè
siamo più che sicuri che tutti lo amerete e lo obbedirete non
solo per dovere e per la stima che gli portate, ma eziandio in
ossequio al Santo Padre e in grata memoria di Don Bosco,
del quale per 30 e più anni fu il più intimo confidente,- e del
cui spirito s'imbevette fin dalla sua più v:erde età>>.
E fu realmente cosi! ·
· Nel frattempo, il Servo di Dio s'era recato a Roma per
far atto d'ossequio al Santo Padre; e il 20 febbraio, di là,
l'antico allievo dei Fratelli delle Scuole Cristiane scriveva a
Don Bonetti: << I~ri finalmente abbiamo visto il Santo Padre,
ma non ancora in udienza privata. L'abbiamo visto alla fun-

43 Pages 421-430

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43.1 Page 421

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I - Il programma
zione della beatificazione del De la Salle. Pareva proprio una
figura sovrumana. Dopo detta funzione fummo a riverire
Mons. Della Volpe che si mostrò, secondo il solito, tanto be-
nevolo..... Ci fissò l'udienza per martedi mattina alle 10 ½
cosicchè, quando tu aprirai questa mia, facilmente avrò già
potuto prostrarmi ai piedi di Sua Santità e domandargli una
copiosa benedizione per tutta la nostra Pia Società, ma so-
prattutto per i Superiori del Capitolo, e quindi anche pel caro
Don Bonetti. Va bene cosi?
>> Licenziatici da Mons. Della Volpe, fummo dal Card.
Rampolla, che mi dimostrò una bontà, un'affabilità singolare,
e si degnò di benedirci, benedicendo in noi tutti i Salesiani e
loro alunni. Egli pure manifestò per Don Bosco uha grande
venerazione. Poi nell'anticamera del Segretario di Stato mi
sono incontrato con Mons. Jacobini, Arcivescovo di Tiro,
che... si compiaceva d'aver potuto vedere ancora due volte
l'amatissimo Don Bosco nell'ùltima gita fatta a Roma per la
consecrazione del Sacro Cuore, e d'avergli pòrto il braccio
accompagnandolo in camera.
>> In ultimo fummo da Mons. Caprara, Promotore della
Fede, per avere schiarimenti precisi sul modo di procedere
per promuovere la Causa del venerato Padre Don Bosco>>.
Questo il suo gran pensiero! << Sua Eminenza Rev.ma il Card.
Parrocchi medesimo ci aveva a lui indirizzati. Egli mi accolse
molto gentilmente, e con vero interesse mi diede norme par-
ticolari su tutto, esibendosi in qualunque bisogno'. Di tutto
quello che disse se ne è preso memoria, e quindi potremo,
arrivati a casa, concertare tutto comodamente. La cosa prin-
cipale su cui insistette, fu che procurassimo di raccogliere il
maggior numero di dati per i miracoli e le grazie, ottenute
dopo la morte del Servo di Dio, e raccoglierli con tutti i mi-
gliori documenti possibili. Ma di tutto ne parleremo a voce.
>> Del resto, avuta che avremo l'udienza dal Santo Padre,
di quella sera stessa o a'.l più tardi all'indomani, cioè mer-
coledi, c'incammineremo per ritornare al nido. Il desiderio
di presto poterlo fare non so se sia maggior il mio o il vostro,
certo il mio è grandissimo ..... >>.
11 25 febbraio venne ricevuto in particolar udienza, da

43.2 Page 422

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404
IV - Successore di Don Bosco. - Prlmo perlodo
Leone XIII, prima di ogni altra persona. Non appena fu
alla sua presenza, il grande Pontefice con bontà gli disse:
- Don Rua, voi siete il Successore di Don Bosco: mi
condolgo con voi per la perdita che avete fatto; ma mi ralle-
gro perchè Don Bosco era un santo, e dal cielo non mancherà
di assistervi.
E il Servo di Dio:
- Santità, io La ringrazio di queste consolanti parole,
che mi infondono grande coraggio. Intanto, per la prima
volta che ho la fortuna di presentarmi a V. S. nella qualità di
Rettor Maggiore, Le offro gli omaggi miei e di tutta la Pia
Società di S. Francesco di Sales. Tutti i Salesiani vogliono
essere sempre figli devoti, rispettosi, ubbidienti, affezionati di
V. S. e della Chiesa, continuando a lavorare quanto possono
alla gloria di Dio ed al bene delle anime, sostenendo le opere
iniziate dal compianto nostro Fondatore.
- Bene, rispose il Pontefice, continuate quelle sante
imprese, ma per ora procurate di assodarle bene. Per qualche
tempo non abbiate premura di estendervi, bensì di sostener
bene e sviluppare le fondazioni già fatte.
- E precisamente, osservò Don Rua, la raccomanda-
zione fattami per iscritto dal nostro caro Don Bosco; che, in
un pro-memoria, fra le altre cose mi notò di sospendere per
qualche tempo l'apertura di nuove case, per completare il
personale in quelle già esistenti.
- Si, sì, ripetè Sua Santità, conviene fare in questo modo,
tanto pei Salesiani, quanto per le Figlie di Maria Ausiliatrice,
affinchè non avvenga come a qualche altro Istituto che si
estese troppo rapidamente, e poi non potè sostenersi in modo
convenevole; mandando solo due o tre persone a fondare
nuove case ed abbandonandole a se stesse, fecero poco buona
riuscita.
· Il Servo di Dio osservò al Santo Padre, che i Salesiani,
a tenore delle loro costituzioni, devono essere in numero di
sei in ogni nuova fondazione, il che è una buona salvaguardia.
Il Papa, continuando il discorso, soggiunse:
- Soprattutto procurate che le persone, che dovete man-
dare nelle varie case, siano ben ferme n~lla virtù, al che si

43.3 Page 423

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I - Il programma
·deve provvedere specialmente nel noviziato. E voi lo fate
far bene questo noviziato? per quanto tempo?
- Santo Padre, il noviziato si suol far da noi per un anno
dagli aspiranti alla carriera sacerdotale, e due dai coadiutori.
- Va bene; ma raccomandate a chi li dirige di attendere
diligentemente alla riforma della vita dei novizi. Questi,
quando entrano, portano con sè della scoria, e quindi hanno
bisogno di essere purgati e di venir rimpastati allo spirito
d'abnegazione, d'obbedienza, d'umiltà, e di semplicità, e delle
altre virtù, necessarie alla vita religiosa; e perciò nel noviziato
lo studio principale e, direi unico, dev'essere quello di atten-
dere alla propria perfezione. E quando non riescono a correg-
gersi, non abbiate timore di allontanarli. Meglio qualche
membro di meno, che avere individui che non abbiano lo
spirito e le virtù religiose.
- Santità, rispose il Servo di Dio, la ringrazio di questi
santi consigli e procureremo di farne tesoro, come prove-
nienti dal Capo della Chiesa, dal Vicario di Gesù ·Cristo, a cui
il nostro amato Don. Bosco c'inculcava cotanto di professare
la più illimitata obbedienza, rispetto, ed affezione. Anzi ri-
cordiamo benissimo, come in quest'ulthna malattia, anche
quando non aveva più che un fil di voce, di tratto in tratto
parlando ai superiori, che circondavano il suo letto, loro di-
ceva: Dovunque vadano i Salesiani procurino di sostenere l'au-
torità del Sommo Pontefice e di insinuare ed inculcare rispetto,
obbedienza ed affetto alla Chiesa ed al suo Capo.
A queste parole, Leone XIII esclamò:
- Oh! si vede che il vostro Don Bosco era un santo, si-
mile in questo a S. Francesco d'Assisi che quando venne a
morire, raccomandò caldamente ai suoi religiosi di essere
sempre figli devoti e sostegno della Chiesa Romana e 'del Suo
Capo. Praticate queste raccomandazioni del vostro Fonda-
tore, e il Signore non mancherà di benedirvi.
In fine Don Rua ringraziò Sua Santità della benevolenza
usata fino allora alla Società Salesiana, e delle parole piene di
bontà, indirizzate a nome suo dall'Ero.mo Card. Segretario
di Stato in occasione della morte di Don Bosco. Ed il grande
Pontefice:

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406
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
- Ho sentito anch'io vivamente la perdita del vostro
Padre. Quando il Card. Segretario di Stato me ne diede da
parte vostra la notizia, ho voluto indicargli precisamente le
parole che avrebbe avuto da usare nella risposta. Ed ora
tutto l'affetto e la benevolenza che portava a Don Bosco
l'avrò per voi e per la Società. da lui fondata.
Cosi ebbe termine quell'udienza memoranda. Il Servo di
Dio n'usci raggiante d'intima letizia; e il giorno dopo, come
aveva promesso, si affrettò a far ritorno a Torino.
Appena giunto all'Oratorio, superiori ed alunni si racco!~
sero ai piedi di Maria Ausiliatrice, per cantare il Te Deum,
ed egli imparti la benedizione col SS. Sacramento, mentre
sul labbro e nel cuore di tutti era la stessa preghiera, che il Si-
gnore largamente continuasse a concedere le sue benedizioni
a Don Rua, come per tanti anni aveva fatto con Don Bosco.
Ed eccolo all'opera. Quale il primo pensiero? Prima che
terminasse il mese di febbraio, ventotto giorni appena dopo
la gravissima perdita, adunò il Capitolo Superiore, e comu-
nicò la raccomandazione del Card. Parrocchi di raccogliere
notizie e testimonianze sulla vita e sulle virtù di Don Bosco
e sulle grazie e sui miracoli ascritti alla sua intercessione ed
ottenuti dopo la sua morte, per poter iniziare il Processo del-
l'Ordinario e promovere al più presto la Causa di Beatifi-
cazione e Canonizzazione. Lesse anche la relazione di quanto
gli aveva detto in merito Mons. Caprara, Promotore della
Fede; e venne subito affidato a Don Bonetti il lavoro pre-
paratorio.
Di quei giorni volle anche prender visione della volumi-
nosa corrispondenza a lui giunta in morte di Don Bosco.
Ogni corriere gli aveva portato centinaia di lettere di persone
d'ogni ceto e condizione sociale, nobili e plebei, laici ed ec-:
clesiastici, semplici religiosi e religiose, e sacerdoti, vescovi,
arcivescovi e Cardinali, tutte riboccanti di affetto per l'E-
stinto e di rimpianto per la sua scomparsa. Molte esprime-
vano apertamente la convinzione che Don Bosco, dopo una
vita cosi virtuosa e laboriosa, interamente spesa a gloria di
Dio e a bene del prossimo, era immediatamente salito a go-
dere la gloria dei Santi.

43.5 Page 425

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I - Il programma
<< Quando seppi che il loro Padre Don Bosco era uscito
dalla vita presente - gli scriveva il Card. Capecelatro -
pregai nella Messa per quell'anima eletta. Ma in verità io pen-
savo e speravo soprattutto che, in quel momento dal cielo egli
pregasse già pei suoi figli, per i molti che lo amavano, ed
anche un poco per me >>.
<< Non mi bastò l'animo di suffragarlo - confessava un
pio e nobile cooperatore - rria nel mio Oratorio, ricco di
molti privilegi, resi gloria a Dio che ha voluto un santo di più
nel regno dei cieli >>; ed assicurava Don Rua, che camminando
sulle tracce del Padre gli avrebbero sorriso i favori divini.
<< Don Bosco non è mai stato cosi vivo come ora >> affer-
mavano altri; e tutti, anche i più lontani, lo sentivano vicino!
E lo credevano anche in possesso della gloria dei Santi. << Il
giorno che ci portò la triste novella della morte di Don Bosco
- scriveva un predicatore dalle Romagne - io predicava un
settenario dei Dolori di Maria; e non potei temperarmi, che
non raccomandassi l'anima del caro Padre ed amico a tutta la
popolazione. Ma che dire? Si cominciò con tre Requiem e si
terminò con tre Gloria. Cosi è; la Società Salesiana ha un
santo, e di quale possanza, in paradiso!..... >>.
Persone graziate e che avevano avuto con lui intima e ami-
chevole relazione, nobili e popolani, vescovi e sacerdoti, intere
comunità religiose femminili e maschili, chiedevano come se-
gnalato favore, con preghiere insistenti, qualche cosa, qualche
oggetto a lui appartenuto, non foss'altro un libriccino, un pi-
leolo, << un pezzo di sotanella >>, per conservarli come reliquie.
L'immenso dolore provato dal Servo di Dio venne assai
temperato da cotesto plebiscito di venerazione e di rimpianto
e dalle affettuosissime espressioni di conforto a lui dirette.
<< Don Michele! - gli scriveva un fervoroso e zelante
cooperatore di Verona. - Noi adesso ci stringiamo attorno a
Lei e La riveriamo come nostro Superiore; noi intendiamo
di trovare in Lei il volere di Don Bosco, l'autorità di lui, la
nostra guida>>.
Ed una piissima cooperatrice: << Dopo aver versato tante
lacrime per la perdita dell'Anima salita a godere la pienezza
della gloria, sento il bisogno di rivolgere una parola di con-

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408
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
forto a Chi tanto sofferse per sì dura separazione. Ohi non
piangiamo, ma colla· fede vediamolo già raggiante della sua
carità ed immerso nella visione beatifica di Dio: e ·preghiamolo
che assista noi rimasti qua.ggiù. O reverendo Don Rua, ben
degno successore di Don Bosco, le raccomando la sua salute
per continuare le opere apostoliche, mentre l'accerto che non
verrà meno in me l'opera di cooperatrice>>.
Cesare Cantù, in morte di Don Bosco, aveva inviato que-
sto nobile messaggio: << Dopo avere per quarant'anni ammi-
rato in Don Giovanni Bosco l'inesauribile carità, il retto senso
evangelico, l'inalterabile pazienza, non mi resta che pregarlo
perchè in cielo m'impetri di morire con altrettanta fede e
speranza>>. E dopo i solenni funerali, celebratisi in Milano
nella chiesa delle Grazie, scriveva a Don Rua:
<< Reverendo Padre, il venerabile Don Bosco ha già cominciato
dal paradiso le sue grazie col mettere a capo al suo posto un perso-
naggio, non dico capace di eguagliarlo, ma degno di s,uccedergli, e
di farne la perdita mep. dannosa alla religione e alla società. Quanto
volentieri, se lo avessi conosciuto, avrei rìveritq il suo rappresentante
alle esequie celebrate con si nobile pietà nella nostra chiesa della
Grazie! Tenga vivo in codesta gioventù lo spirito di carità e di abne-
gazione, che vi ha seminato Don Bosco.
>> Ella certo non ignora che ad Annecy preparano un'edizione
corretta e possibilmente completa delle opere di S. Francesco di Sales.
Codesto Oratorio contribuirà a raccoglierne lettere~ frammenti, aned-
doti, come io procuro, eccitato da quelle pie Mj!.dri.
>> Ella mi prometta che i suoi Figliuoli nelle lbro preghiere non
dimenticheranno il suo obb. e riverente Cesare Cantu >> (I).
· (x) Don Bosco, appena cominciò a pubblicare il Bollettino Salesiano, insieme
col diploma di cooperatore, ne inviò una copia anche a Cesare Cantù, il quale
gli scriveva:
«Reverendo Padre, Ella ha scelto un ben meschino cooperatore. Io ammiro il suo
zelo e l'inesauribile carità, ma non mi sento, nè capacità, nè forza per seguirla. Non
posso che consolarmi di divenire partecipe alle loro ora:sioni, delle quali ho tanto bisogno.
» Gradisca questo tenue obolo e mi abbia per
l']!pifania '78,
suo osserv.
CESARE CANTÙ,
E Don Rua, che ·sbrigava· gran parte della corrispondenza di Don Bosco, po-
stillava, in alto, sul piccolo foglio: «Rie. L. xo >>, E in basso poneva queste parole:
Per norma a Don Bosco, Questo è il celebre Cantù; se non erro. Don Rua, Nulla sfug-
giva all'attenzione del Servo di Dio.

43.7 Page 427

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I - Il programma
A Don Rua tornarono particolarmente care le lettere dei
Salesiani, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, degli ex-allievi,
e, soprattutto, le loro proteste di seguir le orme del Fondatore.
Per il cuor suo, che nello studio quotidiano di Don Bosco era
rimasto colpito, più che da ogni altra cosa, dalla sua pater-
nità insuperabile e dalla sua santità, nulla in realtà poteva
tornar di conforto maggiore.
La Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice,
Suor Caterina Daghero, gli apriva l'animo nei termini più
delicati:
<< Sebbene abbia avuto, pochi giorni or sono, la somma ventura
di ossequiarla personalmente, pure sento il bisogno e il dovere d'in-
dirizzarle queste due righe. Dirà con ragione, o Pàdre carissimo, che
potevo di;rJe a voce liberamente i miei pensieri... ma che vuole? mi
sentiv<> tr6pJ.)9 debole, . te~evo di tradire me stessa, e cagionare cosi
colle tn;e'lag:titn~ nubitd e più crudo dolore al cuor suo si acerbamente
fétlto ... Perciò mi perdoni, ottimo Padre e Superiore, e voglia, benchè
troppo tardi, gradire le sincere, cordiali, sentite condoglianze mie e
di tutta la orbata nostra Congregazione... Io non mi dilungo su questo
argomento, o Padre Rev.mo, perchè non. mi regge il cuore; solo La
prego a consolarsi pensando che dal ci~o Don Bosco La proteggerà
in modo singolarissimo e Le otterrà dalla Celeste nostra Madrè Au-
siliatrice di poter vedere prosperate sempre più le due Congrega-
zioni, che Egli Le ha confidato...
>> Del resto io l'assicuro, o buon Padre, che in mezzo a tanto do-
lore sono consolata... Sì, l'aver a Superiore la S. V. R. è per me, per
il Capitolo, per tutte e singole le Figlie di Maria Ausiliatrice, tale
un conforto, una consolazione, che non gliela posso a parole mani-
festare. Di quest'insigne favore che ci fece Iddio, noi Lo ringrazie-
remo per 'tutto il tempo di nostra vita, e a rendercene meno indegne
procu_reremo di corrispondere colla maggior fedeltà alla nostra sattta
vocazione.
>> Caro Rev.mo Padre, lo so che la carica di nostr<:> Superiore
Le costerà dei sacrifici e Le porterà non pochi pensieri; ma noi pre-
gheremo tanto Gesù che voglia anche per questo compehsarla ade-
guatamente. Dal canto mio po! Le prometto che farò del mio meglio
per renderle meno grave il peso della direzione nostra, inculcando
sempre a tutte le Direttrici e Suore una pronta ubbidienza, una
confidenza illimitata, ed un affetto santo, riverente, filiale, verso la
P. V. R., che d'or innanzi terremo tutte, dopo Dio, per nostro Padre,
guida, appoggio, consigliere, tutto... I Colla presente, adunque, o
Padre, io, con tutta la povera cara Congregazione, a:pplaudQ ll,\\la sua

43.8 Page 428

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410
IV - Successore di Don Bosco. - Primo pert'odo
elezione, le protesto la nostra completa filiale obbedienza e servitù,
e la supplico a voler anch'Ella considerarci come sue figlie ... >>.
Gli ex-allievi, a ·mezzo del presidente della loro Unione,
Carlo Gastini, gli protestavano che tutto l'affetto che avevan
portato a Don Bosco l'avrebbero avuto per il suo Successore.
E il Servo di Dio rispondeva:
<< Nella gravissima mestizia provata nella dolorosa perdita
del nostro amatissimo Padre Don Bosco il Signore, sempre
buono ed amabile, volle porgermi molte svariate consola-
zioni. Ei ne sia mai sempre benedetto! Fra queste ti posso
accertare, che tiene un posto importante la dichiarazione
da te fatta a nome degli antichi allievi, e specialmente del loro
Comitato per le onoranze a Don Bosco, che l'affetto che ave-
vate pel caro Padre, lo serberete per quelli che ne han raccolta
l'eredità, e che animati dallo spirito di Lui ne proseguiranno
l'opera benefica. Si, questa dichiarazione è di grande con-
forto a me ed ai miei confratelli, a nome dei quali pure
ti rispondo.
·
>> Quanto poi a me, in particolare, Vi posso dire con ve-
rità che vorrei avere un cuore grande e tenero, come il caro
Don Bosco, per amarvi al pari di Lui. Che se il cuor mio non
può stare a fronte del suo, ciò non ostante farò del mio meglio
per dimostrarvi l'affetto mio fraterno nelle occasioni che mi
si presenteranno. Sempre rimirerò in voi i figli di Don Bosco,
l'oggetto della più viva affezione del nostro COJllpianto Padre;
sempre riconoscerò in voi i miei diletti fratelli. Se crederai
di manifestar questi sentimenti al Comitato suddetto, ed agli
altri antichi allievi, io te ne do piena facoltà, anzi te ne sarò
riconoscente..... >>.
_
Abbiam rilevato il mutamento che avvenne nel carattere
di Don Rua, quando lasciò le mansioni di prefetto dell'Ora-
torio, e più ancora quando venne eletto Vicario di Don Bo-
sco; ma oh! come si vide, subito dopo la morte del Beato,
che egli, raccogliendone l'eredità, voleva essere soprattutto un
padre! Il generoso proposito di ricopiare in questo il Maestro,
apparve subito meraviglioso verso tutti, specialmente verso
i Salesiani.
·

43.9 Page 429

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I - Il programma
411
I confratelli della Repubblica Argentina gli avevano in-
viato un. indirizzo, protestandogli obbedienza e devozione
come a Don Bosco, ed egli rispondeva:
<< Se •••.. disgraziatanente prendete abbaglio su quanto può
riguardare la mia persona, vi ha però un punto su cui non sba-
gliate ed è ch'io vi amo come tenerissimo padre. La grande ca-
rità che informava il cuore del nostro diletto Don Bosco, di santa
e viva memoria, avvivò coll'esempio e colla parola la scintilla
d'amore che Dio benedetto aveva posto nel mio, ed io crebbi elet-
trizzato dall'amor suo, per cui, se succedendogli non potei eredi-
tare le grandi virtù del nostro Santo Fondatore, l'amor suo pe'
suoi figli spirituali, oh, quello si, sento che il Signore me lo con-
cesse! Tutti i giorni, tutti gli istanti del giorno io li consacro a voi;
. ed è giusto, dal momento che piacque al Signore di affidarvi
alle mie sollecitudini paterne. Epperciò io prego per voi, penso
a voi, :ag.uco per voi _come una madre per l'unigenito suo. Una
sola 'C(!)sa chi'edo a voi per mia ricompensa: fatevi tutti santi e
grandi santi. Per cui z'o vi raccomando con tutte le forze del-
l'animo di fuggire anche l'ombra del peccato, La vostra vita
sia modellata su quella del nostro Don ,Bosco, che fu sì grande
imitatore di Gesù Cristo. Il -Cuore S S .mo di Gesù sia il vostro
rifugio, la vostra cella: ascoltatelo riverenti quando vi parla,
parlategli quando degna ascoltarvi, e ricordatevi sempre eh'Egli
nè vi parla, nè vi ascolta,se vi state dissipati alla sua presenza, se
il vostro pensiero svolazza qua e colà, se il vostro cuore non è, o
almeno non vuol essere, intieramente vuoto degli umani affetti.....
Vogliate essere suoi, vogliate fermamente, ed Egli farà tutto
perchè lo siate >>.
Ed inculcava loro la divozione alla Madonna e l'amore a
Don Bosco per progredire nella peì·fezione religiosa:
<< Vi raccomando specialissimamente la divozione a Maria
SS.ma; ogni sua festa sia vostra festa. In Lei rimettete la
vostra causa, le vostre spera:p.ze, le vostre celesti aspirazioni.
Maria sarà la vostra guida, la vostra luce, il vostro conforto;
sarà per voi nel cammin della vita la nube che guidava, pro-
teggeva dai cocenti raggi del sole e rischiarava nelle tenebre
della notte, gli Ebrei nel deserto.
>> Raccomandatevi anche molto a Don Bosco: la sua pre-

43.10 Page 430

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412
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
ghiera aveva tanta f?rza mentre era in vita; pensiamo quanta
ne ha mai ora che è beato nel Cielo, come i miracoli, presso-
chè quotidiani, che fa il Signore a coloro che prendono Don
Bosco per intercessore, lo provano splendidamente.
>> Coraggio adunque, ·miei cari figli; se l'imperatore Tito,
· pagano, considerava perduta quella giornata in cui non avesse
avuto occasione di far del bene, quanto più noi dovremo
crederla perduta se questo bene non l'avrem fatto, malgrado
le tante occasioni che immancabilmente ci offre la Provvi-
denza? Ricordiamoci che noi cristiani, noi Salesiani, dobbiam
progredire nel bene e dobbiamo considerare funestamente perduto
ogni istante del giorno, in cui saremo rimasti neghittosi o in-
° differenti nella via della perfezione relz'giosa >>.·
11 1 marzo nel Santuario di Maria Ausiliatrice si celebrò
il funerale di trigesima per Don Bosco, << e ne diceva l'elogio
funebre il Cardinal Alimonda, che in quel giorno accettava
anche l'invito di dividere la mensa con i nostri. Era una luce
di conforto che l'Eminentissimo Principe portava ai mesti
figli di Don Bosco. Si mostrò desideroso di sapere se avevano
avuto molte dimostrazioni di affetto, se le autorità continua-
vano a sostenerli nella loro opera di salute, e quasi sospen-
dendo il respiro, rivolto a Don Rua, disse:
>> - Ma, dopo la salita di Don Giovanni. al cielo, cessa-
rono le manifestazioni della Provvidenza?
. >> Don Rua capi la delicatezza della domaJla:
>> - Veda, Eminenza, - rispose - dobbiamo confessare
che Don Bosco, arrivato in Paradiso, non se ne stia in riposo,
anzi lavori e non poco. Quel giorno stesso della sua partenza,
noi si aveva da pagare a Parigi più di trentamila lire per
l'acquisto della casa di Ménilmontant. Si aveva speranza che,
sapendo la notizia dolorosa della morte di Don Bosco, avreb-
bero differito l'atto notarile, o la Provvidenza ci sarebbe ve-
nuta in aiuto in qualche maniera. E ci venne. Si aveva non
poco da fare solo per le~gere i molti dispacci che ci giu)?-gevan?
chiedenti notizie di Don Bosco, e quella mattina se ne dove-
vano per di più spedir molti per far sapere che Don Bosco
era morto. Ci arrivava un dispaccio da Parigi con queste pa-
role: - Una persona che ha una somma da depositare per le

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44.1 Page 431

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I - Il programma
Opere Salesiane, vuol sapere se deve spedirla a Torino o im-
piegarla a Parigi.
>> Ecco la Provvidenza! dissi; e subito risposi alla mede-
sima signora: - Rimetta la somma che dice avere per le Opere
Salesiane, in Parigi stessa, via... casa... numero... - Orbene
due giorni dopo, il direttore di quella casa salesiana mi scri-
veva, come dopo le dieci, mentre si stava scrivendo l'atto e si
era impressionati per i primi dispacci che annunciavano la
morte di Don Bosco, giungesse una signora, dimessa anzi
che no, la quale richiese se abitasse colà una persona, a cui
doveva rimettere una somma d'incarico di Don Rua. - Quale
fu la nostra meraviglia, soggiungeva, quando, spiegando il
plico, si trovarono tanti biglietti per trenta e più mila lire,
quante appunto erano necessarie. - La signora, depositata la
somma, come se avesse compito nient'altro che una dovuta
incombenza, senza aspettare ringraziamenti se ne parti. Ma
quei signori, il notaio e il padrone del luogo, non usi a questi
scherzi della Divina Provvidenza, non finivano di far atti di
meraviglia. Il notaio disse: -· Io conoscevo già l'Opera di
Don Bosco; ma questo fatto mi toglie ogni dubbio sulla sua ·
speciale m;igsione; e ;.sull'a:ssis,ten~a dhrina. >l ( r )~
Questo racconto,· e-spostò dal Servo di Dio con tanta
semplicità, fu - dice Don Francesia - la pietanza più gra-
dita di quel pranzo tanto frugale.
- Dunque - si andava ripetendo - Don Bosco assiste
con pietosa cura l'Opera sua, e non lascia tra le spine il suo
carissimo figlio, già in mezzo a tante lacrime!
E prima e dopo la morte di Don Bosco, Don Rua ebbe
la piena fiducia che il Signore non avrebbe abbandonato l'O-
pera Salesiana, qualora egli avesse fedelmente continuata la
missione che il Signore le a';:eva affidato. E quali fossero fin
da quei giorni i suoi pensieri, e quale il programma che s'era
proposto di seguire nell'alta carica ass11Inta, lo dichiarò egli
stesso, nella prima lettera che inviò ·alle case salesiane, in-
sieme con la relazione dell'uq.ienza pontificia, dopo la con-
ferma a Rettor Maggiore.
(1) Cfr.: Don Michele R11a, pag. IIO•I.

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414
IV - Successore di Don Bo-sco. - Primo periodo
<< Mi presento a v:oi - esordiva - sotto gli auspizi di
San Giuseppe, di cui corre in questo giorno la solennità, e
nutro fiducia che questo gran santo, Patrono della Chiesa
universale, vorrà, con la sua Sposa Santissima, essere altresi
il protettore speciale dell'umile nostra Società, ed assistermi
benignamente nel disimpegno del mio uffizio.
>> Avrei molte cose a dirvi, ma per questa volta giudico
di fare cosa molto a voi gradita e profittevole raccontandovi
l'udienza avuta da S. S. Leone XIII il giorno 2r febbraio.
Voi potrete rilevare in quale alto concetto fosse tenuto l'a-
matissimo nostro Fondatore dal Vicario di Nostro Signor
Gesù Cristo.
>> Eguale stima posso pur dire che godeva presso gli Emi-
nentissimi Cardinali ed altri distinti personaggi, che ebbi l'o-
nore di visitare; tutti parlavano del compianto Don Bosco coi
più grandi encomi, anzi parecchi fra essi mi esortarono ad
iniziare al più presto la Causa per la sua Beatificazione: in
modo particolare il Cardinal Vicario, nostro benevolo pro-
tettore, il quale me ne aveva già fatto scrivere in proposito,
prima che andassi a Roma. Colà, egli me ne parlò con molto
interesse nelle due udienze che mi diede, e, prendendo da lui
congedo, le ultime sue parole furono:
>> - Le raccomando la Causa di Don Bosco! Le raccomando
la Causa di Don Bosco! >>.
Ed esortava tutti i Salesiani a mettere sollecitamente per
iscritto quanto conoscevano di particolare intorno la vita e
le virtù di Don Bosco e i suoi doni soprannaturali, e ad in-
viare ogni nota a Don Bonetti, incaricato del lavoro prepara-
torio per il Processo Infor1nati.vo per la Causa di Beatifig,t-
zione; quindi, con parole chiare e precise, tracciava que-
st'eroico programma, che egli seguì sino alla morte:
<< L'altro pensiero che mi rimase fisso in mente, fu che NOI
DOBBIAMO STIMARCI BEN FORTUNATI DI ESSERE FIGLI DI UN TAL
PADRE. Perciò nostra ;sollecitudine dev'essere di sostenere e a suo
tempo sviluppare ognora più le opere da lui iniziate, seguire fe-
delmente i metodi da lui praticati ed insegnati, e nel nostro modo
di parlare e di operare cercare di imitare il modello, che il Si-
gnore nella sua bontà ci ha in lui somministrato. QUESTO, o

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I - Il programma
FIGLI CARISSIMI, SARÀ IL PROGRAMMA CHE IO SEGUIRÒ NELLA
MIA CARICA; questo pure sz'a la mira e lo studio di' ciascuno dei
Salesiani>>.
In fine ringraziava paternamente quanti gli avevan mani-
festato i loro sentimenti di rispetto e di affezione, e quanti
avrebbero voluto fare altrettanto, perchè tali testimonianze
di attaccamento e di religiosa soggezione eran riuscite di non
leggero alleviamento al suo dolore e avevano infuso nel suo
cuore la fiducia di trovar meno scabroso il cammino.
Ed implorava -il soccorso delle comuni preghiere:
<< Non posso nascondere, nè a me, nè a voi, il grande bisogno
che ho delle vostre preghiere. Alla vostra carità pertanto mi
raccomando, a:ffinchè tutti mi sosteniate colle valide vostre
orazioni. Dal canto mio vi assicuro che tenendovi tutti nel
mio cuore, ogni giorno nella S. Messa vi raccomanderò al
Signore, a:lifinchè vi a~ista colla sua santa grazia, vi difenda
da ogni pericolo, e soprattutto ci conceda di trovarci un giorno
tutti insieme, nessuno escluso, a cantare le sue lodi in Para-
diso, dove ci attende, siccome ce lo scrisse, il nostro amatissimo
Padre Don Bosco.
>> Coraggio, cari figli in G. C., coll'aiuto di Dio e colla
fedeltà a perseverare nella nostra vocazione riusciremo in
questo affare cosi importante. Diffidando però di noi mede-
simi, ricorriamo concordemente alla nostra Celeste Madre
Maria Ausiliatrice, al suo purissimo sposo S. Giuseppe ed
al nostro Patrono S. Francesco: essi non mancheranno di
venirci in aiuto>>.
In quei giorni, anche nelle lettere private, insieme col do-
lore della gravissima perdita ed il proposito di calcar fedel-
mente le orme del Padre, manifestava l'intimo senso di pre-
occupazione per il peso che sentiva sulle spallè.
<< Hai ragione - rispondeva il 30 marzo a Don Angelo
Savio - di vestirti in lutto per la perdita di si buon Padre.
Fu proprio una grande disgrazia per la nostra Pia Società,
per tanta gioventù, per tante famiglie, e come pubblica e na-
zionale sventura venne considerata la sua morte. Quante let-
tere di condoglianza con espressioni le più tenere, quali non
si userebbero neppure nella perdita dei genitori i più amati!

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416
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Quanti solenni funerali! Quanti elogi funebri! Non esagero a
dire che neppure per un Sovrano, e quasi direi che neppure
per un Papat vi sarebbe un lutto con dimostrazioni così ge-
nerali e spontanee. Tutto questo alleggerì alquanto il nostro
dolore. Ora poi quasi ogni giorno ci arrivano notizie di grazie
speciali, ottenute a sua intercessione; e vi è una grande gara
per aver almeno qualche piccolo ricordino di cose apparte-
nute a lui. Dio voglia che lo possiamo ancora venerar noi
sugli altari !
>> Ti ricordi di quel sogno di Don Bosco, in cui vide noi
due a spingere un carro? Se ti sovvieni, diceva che aveva ve-
duto me davanti a tirare, e te dietro a spingere con tutto l'ar-
dore. Non sarebbe adesso l'avveramento di quel sogno pro-
fetico?
>> A me cade sulle spalle l'incarico di star alla testa del
carro nella casa-madre, mentre tu nella Patagonia, che pare
l'estremo paese del mondo, compi così bene la parte tua di
spingere avanti il carro della nostra Pia Società; e tutto questo
dopo varie peripezie, che parevano dover impedire l'avve-
ramento.
>> Prega, di grazia, per me, che tremo al pensiero della
responsabilità che mi pesa addosso>>.
L'ascesa del Servo di Dio verso la perfezione si può divi-
dere in tre tempi. Il primo cominciò negli anni, in cui conobbe
Don Bosco, quando, ancor fanciullo, fece il proposito di amare
e servire Iddio fedelmente, osservand,o con prontezza e dedi-
zione filiale la sua legge e fuggendo 11 peccato; e comune era
la voce, tra quanti lo conobbero intimamente, che avesse con-
servata intatta la stola dell'innocenza battesimale. Il secondo
principiò dal giorno che fece i voti religiosi e promise di spin-
gersi in alto nella pratica della virtù, avviandosi déeisamente
verso la perfezione e la santità, sulle orme di Don Bosco; e
questo fu per lui il periodo più bello, avendo continuamente
innanzi agli occhi un imitatore perfetto di Gesù Cristo, nel
Padre, nel Maestro, e nell'amico dell'anima sua. Il terzo ed
ultimo periodo cominciò alla morte di Don Bosco, e fu il più
faticoso e laborioso ed insieme il più meraviglioso, perchè si
trovò solo, come gli Apostoli dopo l'Ascensione di Nostro

44.5 Page 435

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i - li programmà
Signore; ma, senza incertezze, aderendo con abnegazione alla
volontà divina, rinnovò il proposito di calcare ognor fe-
delmente le orme del Padre per ricongiungersi un giorno
a Lui in paradiso.
Con questo tenor di vita e con questi sentimenti, Don
Rua, apparve subito, allo sguardo di tutti, un altro Don
Bosco; e, riuscì anche a celare, per lunghi anni, oseremmo
dire sino al termine della vita, il frutto e lo splendore delle
stesse sue virtù personali, facendo risalire, esclusivamente
a Don Bosco, il merito del meraviglioso incremento del-
l'Opera Salesiana.
i
a7 - Vita del Servo di Dio Michele Rua, Vol. I.

44.6 Page 436

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418
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
II
ANNO DI LUTTO
1888- 1889.
Lavoro e nascondimento. - Primo pensiero: nuove vocazioni. - << Una
casa salesiana, che, oltre altro bene, non dia frutti in questa parte,
àvvi a temere che fallisca alla nostra vocazione>>. - Per l'estinzione
dei debiti lasciati da Don Bosco. - Un'intesa col Signore? ... Sta il
fatto che per tutto l'anno ràccolse mille lire al giorno a favore della
chiesa del S. Cuore di Gesù in Roma. - Altro pensiero del Servo di
Dio è di mandare rinforzi di personale alle case e residenze missio-
narie. - Torna ad inviare ai Cooperatori l'ultimo appello spedito
da Don Bosco a favore delle Missioni Salesiane. - Commovente
spettacolo alla festa di Maria Ausiliatrice. - Il Comitato degli ex-
allievi determina di continuare la dimostrazione annuale in onore di
Don Bosco. - Come venne celebrata in quel!'anno la festa di San
Giovanni. - Esortazioni del Servo di Dio: << Tanto più promuove-
remo lo spirito salesiano fra i nostri confratelli e la pietà fra' nostri
giovani, quanto più manterremo viva tra loro Ila memoria di Don
Bosco>>. - Ai direttori. - Per il giubileo sacerdotale di Leone Xlii.
- Il 29 settembre a Valsalice. - Nuove partenze di missionari. - Com-
movente addt'o nell'intimità delle camerette del Fondatore: << Ricor-
datevi sempre che siete i figli di Don Bosco>>. - Egual cerimonia.-.per
le Figlie di Maria Ausiliatrice. - Nuovo appello alla carità dei coo-
peratori per far fronte alle gravi spesè per le spedizioni missi'onarie.
- La circolare del Servo di Dio provoca una contestazione di un lon-
dinese. - Don Rua, nel rispondergli esaurientemente, rievoca i qua-
rant'anni passati a fianco di Don Bosco, sotto il manto della Madonna.
- Il protestante replica, e Don Rua torna a rispondere pregandolo
a pensare alla salvezza del!'anima. - Omaggi ai bene/attori.

44.7 Page 437

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II - Anno di lutto
419
Il 1888 fu, per il Servo di Dio, un anno di nascondimento
e di lavoro, totalmente rivolto a consolidare le opere iniziate
e a tracciar ai confratelli, chiara e precisa, la via da percorrere,
per conservare inalterato e :fiorente lo spirito del Fondatore.
E, fortunatamente, noi possiamo seguirlo in questa sua atti-
vità, appressarci a lui, ed ascoltare le sue esortazioni piene di
fede, come se gli fossimo al fianco.
Don Bosco, negli ultimi anni, non poteva più intratte-
nersi in mezzo a noi, cosicchè, quando attraversava i cor-
tili, di ritorno dalla città o da qualche viaggio, o in occasione
di qualche funzione nel Santuario di Maria Ausiliatrice scen-
deva di camera per prendervi parte, ogni volta una dimostra-
zione imponente salutava il suo apparire e il suo passaggio.
D'un tratto si sospendevano i giuo"chi, confratelli ed alunni
gli si affollavano attorno a baciargli la mano, e gli applausi si
prolungavano entusiastici, finchè non era scomparso. Anche,
quando saliva le scale, tutti restavan con lo sguardo rivolto
al medesimo punto, e appena riappariva sul ballatoio per
recarsi in camera, si rinnovava la dimostrazione affettuosa;
e il buon· Padre si fermava a salutare, e, talvolta, pregato,
dava anche, dall'alto, la benedizione di Maria Ausiliatrice.
Coteste scene indimenticabili si rinnovarono molte volte
per Don Rua.
Quand'era l'attivissimo Vicario di Don Bosco, nell'attra-
versare i cortili, pareva l'ultimo prete dell'Oratorio. Solo
soletto, con le mani sul petto, nascoste dentro le maniche
della talare, passava in fretta nei punti meno frequentati,
salutando e salutato dai pochi che incontrava sul passaggio.
Dal giorno che tornò da Roma dopo la nomina a Rettor
· Maggiore, anche la sua comparsa cominciò ad esser amata
da tutti. Ordinariamente per tutta la ricreazi@ne del po-
meriggio si tratteneva in cortile circondato da un gran numero
di alunni, in edificantissima e amena conversazione. Quando
si udiva il segno della scuola o dello studio, era il primo a
tacere, e col suo esempio I Ii spronava al silenzio e a cor-
rere in fila.
·
Oh! com'era esemplare! Al mattino era il primo a scen-
dere in chiesa per far la meditazione in comune; poi confes-

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420
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
sava i confratelli e gli alunni per più ore, e celebrava; quindi
passava tutta la mattinata nel dar udienza a ogni sorta di per-
sone, e il pomeriggio nel lavoro più intenso; e la sera, dopo le
preghiere, era l'ultimo a salir in camera per andare a riposo.
E dove riposava? Morto Don Bosco, non volle cangiar
nulla attorno a sè, e continuò ad abitare l'umile stanzetta
accanto all'anticamera di Don Bosco; poi, dovendo provve-
dere una camera per il Prefetto della Società, possibilmente
presso quella del Rettor Maggiore, lasciò la sua stanzetta al
Prefetto, ed, egli si portò ad abitare nella camera stessa di
Don Bosco. Era una necessità, ed anche in questo il Signore
dispose che avesse a fare a metà col Padre. Don Bosco, verso
la fine, aveva preso a dormire nella stanza attigua a quella
dove dava udienza, nella quale aveva sempre tenuto il letto.
Don Rua religiosamente volle rispettata la camera donde Don
Bosco volò al cielo e conservati in essa i mobili che egli
aveva usato, tra cui una piccola scaletta che adoperava per
salire in letto, non volendo, nella sua angelica delicatezza,
che nessuno l'aiutasse nonostante gli acciacchi dell'età; e volle
religiosamente rispettata anche l'altra camera, nella quale
fece quest'unica variante; nel luogo dove Don Bosco teneva il
letto, egli pose un divano, che ogni sera veniva convertito in
un lettino, sul quale prese riposo sino agli ultimi mesi. E non
tutte le notti; chi glielo preparava, sovente al mattino lo ri-
trovava intatto; segno evidente che .il Servo di Dio aveva
passato la notte in lavoro e in preghiera. I
Il 1888 fu per Don Rua un anno di lutto; non si mosse
quasi mai dall'Oratorio; non si recò r,temmeno a quelle case
vicine, ad es. a Borgo San Martino, dove Don Bosco soleva
recarsi una o due volte all'anno per le feste solenni. Il suo
pensiero era fisso alla gran perdita; e, con ogni diligenza,
si studiava di supplire il Padre defunto.
Il lavoro non gli maE.cava. Si credeva che, attese le occu-
pazioni e preoccupazioni accresciute, avrebbe tralasciato di
tener l'istruzione domenicale in Maria Ausiliatrice; ed invece,
con puntualità e feriore meraviglioso continuò a disimpegnar
quell'ufficio, fino all'anno scolastico 1889.
Don Bosco aveva attenzioni particolari per gli alunni

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Il - Anno di lutto
421
degli ultimi corsi; e il Servo di Dio cominciò a tener regolari
conferenze agli studenti del ginnasio superiore, per infervo-
rarli nella pietà e nell'adempimento dei loro doveri, ed assi-·
sterli nella scelta dello stato.
·
Il suo primo pensiero - dopo la morte del Fondatore -
fu quello di promuovere nuove vocazioni. A Don Valentino
Cassini, che tornò nell'Argentina nel mese di marzo insieme
con un piccolo drappello di nuovi missionari, diè dettagliate
norme pratiche circa il modo di coltivarle, insistendo che le
scuole, annesse agli ospizi assumessero e conservasse~o, come
l'Oratorio di Valdocco, il carattere di piccoli seminari. E ne
scriveva anche a Don Vespignani, vice-direttore del Collegio
Pio IX di Buenos Aires, insistendo: << In ogni collegio si metta
grande impegno per lo studio del latino, che è un mezzo potente
di educazione intellettuale e di avviamento alla carriera eccle-
siastica >>.
Eguali raccomandazioni faceva a tutti i Salesiani. Ad
un chierico, residente nell'Uruguay, scriveva: << Adòprati con
la santità delle parole e delle opere a far crescere cotesti cari
novizi in bontà e in numero, onde aumentare presto gli operai, di
cui abbiamo tanto bisogno>>. Ad un altro. chierico, dimorante
nella medesima repubblica: << Dio ti benedica - diceva -
e ti faccia crescere in virtù, grazia e santità, onde possa ani-
mare niolti fra i tuoi allievi a farsi salesiani, ma buoni salesiani,
che non abbiano altro scopo che la gloria di Dio, la salute delle
anime e la salvezza propria>>.
Anche nelle circolari di quell'anno s'incontrano le stesse
raccomandazioni. In quella del 29 luglio, diretta agli ispettori
d'Europa, esponeva norme in proposito, suggerite dal, diret-
tore spirituale Don Bonetti; tra le altre, di dar prove di spe-
ciale benevolenza agli alunni che stanno per decidersi nella
propria vocazione, d'aiutarli a conoscere la volontà di Dio e a
compierla risolutamente, di ysortarli a far domanda di re-
carsi agli esercizi spirituali in Valsalice e, possibilmente,
prima di recarsi in vacanza. << L'anno scolastico volge al ter-
mine ,.._.,. aveva detto in quella del. 27 giugno - ed ora più
che mai conviene che i direttori spieghino il loro zelo pel
bene dei propri allievi. Ben si può dire che si avvicina il

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422
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
tempo della messe; ed essi debbono procurare, nel mese prossimo,
di confermare nella vocazione religiosa ed ecclesiastica quelli che
dinzostrano tale inclinazione... In pari tempo debbono rinvi-
gorire, nella virtù e nei buoni propositi, anche quelli che non
avessero alcuna intenzione d'abbracciare lo stato ecclesiastico
o religioso, preparandoli contro i pericoli del mondo ed inco-
raggiandoli con tutto l'ardore alle pratiche di pietà, e special-
mente alla frequenza dei Santi Sacramenti. Io, intanto, ti rac-
comando di non mancare d'indirizzare al più presto una calda
raccoma'[ldazione in proposito a tutti i tuoi direttori>>.
Il Servo di Dio dava tanta importanza agli esercizi spiri-
tuali per assicurare la perseveranza e il progresso dei professi
ed accendere il fervore nei novizi, che non contento, come
vedremo, di presiedere ogni corso, prodigando a tutti la sua
carità, chiedeva anche il soccorso di particolari preghiere.
<< Quando voi riceverete questa mia particolare - scriveva il
27 luglio agli ispettori d'America - noi saremo già intenti
agli esercizi spirituali; aiutateci colle vostre orazioni, affinchè
abbiano a riuscire molto fruttuosi per le anime nostre e per
la diletta nostra Società. Si, pregate che non abbiano a venir
meno le vocazioni, anzi possano aumentare e superare quelle
degli anni scorsi; giacchè crescono ognora i bisogni di personale,
ed ognora più si estende il campo che la Divina Provvidenza
affida alle nostre sollecitudini>>. ·
Molte eran le richieste di nuove fondazioni; ma nel 1888
non volle accettarne ed iniziarne alcuna, tranne quelle già .
promesse da Don Bosco; ed un altro pensiero, anzi una preoc-
cupazione ben grave, l'accompagnò tutto l'anno: l'estin-
zione dei debiti, che aveva la Società alla morte del Fon-
datore.
Alcuni giornali, o per malvagità o per ignoranza, osarono
stampare che Don Bosco aveva lasciato Don Rua erede di
un'immensa fortuna. << Se non diremo questa asserzione ca-
lunniosa - rispondeva il Bollettino Salesiano (1) - la chiame-
remo almeno ridicola. Come poteva Don Bosco ammassar
fortuna, con tanti orfanelli, cui doveva provvedere di ogni
(x) Cfr.: Bollettino Salesiano, maggio 1888, pag. 55.

45 Pages 441-450

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45.1 Page 441

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II - Anno di lutto
cosa necessaria alla vita, coi -monumenti innalzati di carità e
di religione, colle missioni già stabilite, da fondare, o da man-
tenere? Don Bosco, maneggiando i milioni della pubblica
carità, visse povero e morì povero; e in quello stesso giorno
che spirava non eravi in casa tanto denaro da pagare il pane
giornaliero. Don Michele Rua ebbe, si, una bella e carissima
eredità; e sono gli orfanelli innumerevoli, lasciatigli dal nostro
Fondatore. In questa dolorosa circostanza ognuno prevede
per quanti motivi nell'ordine materiale si vada incontro a
maggiori ristrettezze. Ma Don Michele Rua, ma noi, non ri-
nunzieremo a questa eredità. Vi è la Divina Provvidenza, vi
sono i nostri Cooperatori, e ciò basta>>.
E gravi, assai gravi - attorno seicentomila lire, somma
non indifferente anche per un'istituzione che raccoglieva
larghe simpatie da molte anime generose, tanto più per il
valore della moneta a quei tempi - erano i debiti contratti,
per molte opere urgenti, specialmente per la costruzione
del tempio del S. Cuore di Gesù in Roma. Ci diceva Don
Lemoyne, che Don Rua, nel raccogliere l'eredità paterna,
aveva pattuito col . Signore di non risparmiarsi per parte
sua, ad alcun sacrifizio, e che il Signore gli avesse inviato, ol-
tre il necessario per continuare tutte le opere in corso, al-
meno mille lire al giorno per estinguere i debiti contratti per il
Sacro Cuore. Come si svolse l'intesa, non lo sappiamo con
precisione; ma probabilmente essa avvenne in quell'appari-
zione di Don Bosco al Servo di Dio il giorno stesso della
morte, della quale, come abbiam accennato, si diffuse nell'O-
ratorio una voce insistente. Sta il fatto che il Servo di Dio,
nel Processo dell'Ordinario, parlando della confidenz.a di
Don Bosco nell'aiuto della Divina Provvidenza> fa -questa
dichiarazione. La sua << fiducia era tanto appoggiata alla Di-
vina Provvidenza, e non alle sue forze e sollecitudini, che
nell'ultima malattia conoscendo che er.an1'i moltissimi debiti
a soddisfare per la fabbrica del S, Cu0:r$ 1di Gesù a Roma, e
per vari altri motivi, mi proibl di fatn~ conoscete al pubblico
la gravità, assicurandomi [quando?-· ~e dùrante la malattia, per
delicatezza, si tenne nascosta a Don Bosco la somma che rima-
neva da pagare?] ehe la Provvidenza non sarebbe mancata.

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
L'effetto - prosegue Don Rua - diede tutte le ragioni alla
sua illimitata confidenza in Dio; giacchè, dopo la sua morte,
senza pur far cenno delle strettezze nostre, arrivarono tanti
soccprsi da poter far fronte non solo alle spese generali della
casa ma ancora da poter somministrare, in media, mille franchi
al giorno per pagare i debiti della chiesa; e questo durò tutto
l'anno, così io potei mandare a Roma, nel corso di quell'anno,
oltre trecentoquarantamila franchi. Cosa più ammirabile
fu che gli aiuti arrivarono da fonti ben sovente sconosciute,
come, a...JllO' d'esempio, uno chéque di sessantamila franchi,
da persona che non volle manifestare il suo nome>>.
Altro pensiero del Servo di Dio fu d'inviar subito rin-
forzi di personale alle case e residenze missionarie. Nel mese
di marzo, come s'è accennato, partiva per l'Argentina un
piccolo drappello di nuovi missionari; e il 10 dello stesso
mese egli tornava ad inviare ai cooperatori il commovente
appello che Don Bosco aveva loro indirizzato nel mese di
·novembre, poco prima che si ponesse a letto per l'ultima
malattia. Un appello davvero interessante.
Dopo aver illustrato la bellezza dell'opera delle Missioni
Estere, tanto raccomandata da N. S. Gesù Cristo, dalla
Chiesa Cattolica, dalla ragione illuminata dalla fede, dalla
natura stessa del cuor umano, e lo stato miserando di tanti,
che, ancor ignari delle verità religiose, << sono a un tempo privi
dei materiali e civili benefici, da queste portati nel mondo,.....
espongono tuttora i bambini e le bambine al pascolo degli
animali,..... offrono alle false divinità sacrifizi umani, ..... ven-
dono i loro simili, come tra noi si vendono le bestie,..... li
scannano pur anche, e si nutrono delle loro carni, e tutti, eia
più a meno, vivono e muoiono come i bruti,..... permetta
- diceva l'appello di Don Bosco - che cadente ornai sotto
il peso degli anni e degli acciacchi della vecchiaia, io le do-
mandi una qualche limosina per i cento e più miei missionari,
che sebbene lungi da miei occhi sono tuttavia sempre vicini
al mio cuore; le diman.di la limosina per tanti poveri selvaggi,
adulti e piccoli, da loro già convertiti, cp.e senza conoscermi
mi chiamano padre; le dimandi la limosina per migliaia di
altri, che invocano e stanno aspettanto i Salesiani, quali a~-

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II - Anno di lutto
geli liberatori. Questa carità io la chiedo in nome di Gesù
Cristo, che ha promesso di partecipare il merito e la mercede
dei predicatori del Vangelo a tutti coloro, che per amor suo li
avranno soccorsi ed aiutati: Qui recipit prophetam in nomine
prophetae, mercedem prophetae accipiet >>.
<< Chiamato dalla Divina Provvidenza - diceva Don Rua
nell'accompagnare l'appello di Don Bosco - alla grave re-
sponsabilità della direzione delle Opere del nostro compianto
Fondatore, non potrei far meglio che indirizzare alle anime
caritatevoli le lettera medesima di colui, il quale s'è dato tutto
pel bene morale e materiale di centinaia e migliaia di poveri
infelici, sparsi in diverse parti del mondo. I bisogni non sono
meno urgenti oggi, che al momento in cui Don Bosco s'è
visto .nella
neros1 >>.
necessità
di
rivolgersi
alla
càrità
de_'
'
cuori
ge-
Il nuovo invio dell'appello per le Missioni era pure un
modo di richiamare l'attenzione sulla perdita del Fondatore
delle Opere Salesiane, e sulle aggravate strettezze in cui,
umanamente parlando, si trovava il Suècessore. Ma questi
ne aveva ereditato anche le virtù, ed il Signore continuava a
benedire l'Opera sua ed a prodigarle la più amorosa assi-
stenza ogni giorno.
Don Rua appariva già, agli occhi di tutti, il degno Suc-
cessore di Don Bosco.
Quell'anno si celebrò la solennità di Maria Ausiliatrice
nel Santuario di Valdocco, con. egual concorso degli anni
antecedenti. << Ma un uomo mancava, da tutti amato, un sacer-
dote che sembrava - scriveva Don Lemoyne - personifi-
care in sè Maria SS. Ausiliatrice, della quale, con tutte le sue
forze e con ogni sacrifìzio, aveva procurata la gloria sulla
terra: mancava Don Bosco! Tutti lo cercavano collo sguardo
e col cuore; eppure non era quello il palpito della mestizia,
Quando, sul principio della conferenza ai Cooperatori (che
fu tenuta da Mons. Cagliero) videro collocarsi il seggiolone,
come solevasi negli anni scorsi, al :fia:nc-o della cattedra, sulla
quale sedeva Mons. Leto, si aspettava quasi di veder ricom-
parire l'amico e il padre, per andarsi a sedere su quella sedia.
Invece si avanzò Don Michele Rua, e un non so che di dolce

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426
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
illusione sembra appagare l'aspettazione di tutti. Infatti, ap-
pena finita la funzione, intorno a lui si strinsero i cooperatori
e le cooperatrici, per dire ed ascoltare una parola, allo stesso
modo come facevano gli anni scorsi intorno a Don Bosco.
>> Nel giorno della festa il popolo si spingeva ed accal-
cavasi nella sacrestia, ove era solito a venire per ricevere la
benedizione di Don Bosco e a raccomandargli i suoi infermi
e ad esporgli le molte necessità, per le quali aspettava soccorso
da Maria SS. Ausiliatrice. Vi era Don Rua, quasi tutto il
mattino e buona parte della sera, che benediceva gran numero
di persone, inginocchiate attorno a lui, e che lui pregavano
vaofza1.rosni ei.nterprete presso Maria SS. dei sensi della .loro di-
>> Alla sera, mentre su tutte le mura interne dell'Oratorio
splendeva a caratteri di fuoco il nome di Maria Ausiliatrice,
mentre tra le foglie degli alberi, e tra un albero e l'altro, bril-
lavano ghirlande d'innumerevoli fiammelle, mentre dall'alto
della cupola, quasi celeste visione, in atto di promettere pro-
tezione ed aiuto, la statua dorata della Madonna rifletteva la
luce di tante fiamme di gas che le facevano corona, nel cor-
tile tu vedevi una turba di giovani, di chierici, e di sacerdoti,
stringersi in un punto solo: negli anni scorsi si sarebbe detto,
senza timore d'inganno:_ -Là c'è Don Bosco! - ma in que-
st'anno si disse, e si dirà in avvenire: - Là c'è Don Rua! >>.
Pure il Servo di Dio, in data 31 maggio, scriveva agli
Ispettori d'America: << Anche quest'anno Ii festa della nostra
grande Patrona Maria Ausiliatrice riuscì splendidissima, sia
pel decoro delle sacre funzioni, sia pel concorso innumerevole
di gente, accorsa da ogni paese. Po_ntificò il nostro carissimo
Mqnsignore, coll'assistenza di Sua Eminenza il Carcli.wile.
Si sentiva un gran vuoto per la mancanza del nostro amatis-
simo Padre; ma pare che egli dal cielo vegliasse sopra di noi,
aflìnchè tutto riuscisse a comune edificazione e a gloria di
Maria Ausiliatrice. Infatti nessun inconveniente, nè interno,
nè esterno, ebbesi a lamentare; si ebbero all'opposto tante
consolazioni>>. '
<< Ohi no, - ripeteva il Comitato. promotore dell'annuale
·Dimostrazione degli ex-allievi dell'Oratorio - Don Bosco

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II - Anno di lutto
non è morto, nè può dimenticare quelli che furon sulla terra
l'oggetto dèlla sua più viva sollecitudine; egli vive più che
mai nelle sue opere prodigiose ed immortali, e negli eredi del
suo cuore.....
.
>> Noi, dunque, i fortunati, che da molti anni protesta-
vamo al lagrimato Padre il debito nostro di gratitudine e
d'amore, e che oggi ci gloriamo di essere stati tra i suoi figli e
beneficati, non penseremo ad onorarne la memoria? ... Alcuni
propongono l'erezione d'un monumento a Don Bosco; altri
una commemorazione annua od un pellegrinaggio alla sua
tomba; questi un'accademia il giorno stesso dell'onomastico
di lui; quegli una pia lega di beneficenza e di suffragi; in fine
parecchi, si del clero, che del laicato, vorrebbero che si for-
masse di tutti gli ex-allievi dell'Oratorio una regolata associa-
zione in Torino, allo scopo di mantener deste le sane massime
colà apprese e di coadiuvarsi con materiali soccorsi. Ed ecco
la conclusione del Comitato, raccoltosi testè nella casa par-
rocchiale di Sant'Agostino [dov'era parroco il teol. Felice
Reviglio]: Non potersi stabilire miglior cosa, onde onorare la
memoria di Don Bosco, fuorchè di continuare la stessa Dimo-
strazione, passata nella persona del suo degnissimo succes-
sore, il reverendissimo Don Michele Rua, essendo persuaso
che a lui tornerà preferibilmente di gran conforto il sapere
che l'affetto che noi avevamo per Don Bosco, oggi serbiamo
per quelli che ne han raccolta l'eredità, e che animati dal me-
desimo suo spirito ne continueranno l'opera>>.
·
Nel 1888, atteso il solennissimo funerale, fatto celebrare
dagli ex-allievi 1'8 marzo, la dimostrazione non ebbe luogo, e
nulla, assolutamente nulla, si fece per Don Rua. Ma ·egli
nella circolare agli ispettori, alla fin di giugno, sctiveva: << Non
so, se nelle case della tua ispettoria siasi fatta qualche com-
memorazione del compianto Don Bosco, nel giot.nù del suo
onomastico. Fa' sapere ai tuoi direttori come..qui si fece la
Comunione per lui, ed un:f deputazione andò a portare sulla
sua tomba un mazzo di fiori, simbolo della nostra venerazione
e dei nostri suffragi. Sarà conveniente che nel prossimo mese,
ultimo dell'anno scolastico, "i direttoci parlino ai loro allievi
delle sue virtù, della· sua vita ·meravigliosa, ed anche delle

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
molte grazie che si ottengono a sua intercessione, animandoli
a diportarsi nelle vacanze quali degni figli d'un tanto padre.
L'umiltà e la mansuetudine del Cuor di Gesù sieno sempre il
nostro studio e la nostra guida>>. << Questo è il primo anno che
più non potemmo festeggiare l'onomastico del nostro caris-
simo Don Bosco, con leggergli componimenti, cantar le sue
lodi, e presentargli i tenui pegni dell'affetto dei suoi figli. I
nostri giovani, però, non seppero passar questo giorno senza
commemorare il diletto Padre; e sebbene si celebrasse qui la
festa .di S. Luigi, offrirono tuttavia le loro Comunioni a suf-
fragio di quell'anima benedetta; ed una deputazione, com-
posta di qualche membro del clero, di qualche studente e
qualche artigiano, portò a Valsalice un bel mazzo di fiori. ....
Intanto si va preparando fra' nostri allievi un'accademia com-
memorativa in .suo onore, a sostituzione di quella gara di
filiali dimostrazioni che ogni anno aveva luogo in questa cara
solennità. Credo che tanto più promoveremo lo spirito salesiano
fra i nostri confratelli e la pietà fra' nostri giovani, quanto più
manterremo viva fra loro -la memoria di Don Bosco, delle sue
virtù e de' suoi begli esempi. Ed è per questo che io ti racco-
mando di far sapere quanto sopra ai tuoi direttori ed animarli
ad usare molta sollecitudine per mantener viva la memoria
del caro Estinto fra' loro dipendenti, anche esortandoli a ri-
correre a Lui nelle loro necessità, ottenendosi continuamente
tante grazie a sua intercessione>>.
I.
Gli alunni di terza e quarta ginnasiale, raccolta tra loro
una discreta somma, comprarono una bella corona mortuaria
di metallo, e il 2 agosto recandosi a Valsalice la deposero
sulla tomba venerata. Nel mezzo della corona era un _pic-
colo quadro contenente un sonetto che incominciava così:
<< Amato Padre, i figli tuoi dolenti - innanzi di tornar al patrio
tetto, - ti porgono devoti e reverenti - un tenue pegno del lor
grande affetto ... >>.
E il 14 agosto tutte le classi degli studenti - circa 400
alunni - salirono: in corteo alla tomba del Padre, prima •
di partire per le vacanze, e la sera de~ I 5, solennità dell'As-
sunta, il Servo di Dio ricordò loro i motivi d'imperitura rico-
noscenza, che li legavano alla memoria del Fondatore.

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Il - Anno di lutto ·
La stessa cura egli ebbe durante i singoli corsi di esercizi
spirituali per i confratelli, da lui presieduti:
<< Abbiamo perduto il nostro caro Don Bosco - diceva
ai direttori - ed io sento il bisogno d'indirizzarvi qualche
parola e richiedervi il vostro aiuto e la vostra cooperazione,
per portare il peso che la Divina Provvidenza volle porre sulle
mie deboli spalle>>; e scendeva a cose pratiche. << Ci è neces-
sario l'aiuto di Dio, e dobbiamo procurarcelo con l'esatta
osservanza della vita comune e col fervore nelle pratiche di
pietà>>; con la puntualità nel tenere le due conferenze mensili;
con la regolarità nel ricevere i rendiconti, che sono il segreto
del buon andamento delle case, perchè son la chiave che
apre, a chì dirige, il cuore dei propri dipendenti; con la vigi-
lanza sui libri di lettura [erano anni in cui tanti libri mo-
derni andavano per le mani di tutti]; col vigilar sull'econo-
mia: << non lasciar mancare il necessario; ma non cose super-
flue; dopo la morte di Don Bosco ci accorgiamo di una note-
vole diminuzione di offerte manuali e per lettera. La Divina
Provvidenza non ci mancherà; ma conviene che stiamo attenti
a non sciupare i soccorsi che ci manda..... Si confidi nella
Divina Provvidenza; ricordiamoci della sentenza del Salva-
tore: Quaerite primum regnum Dei et justitiam eius, et haec
omnia adjicientur vobis..... >> (r).
Durante gli esercizi ottenne dal S. Padre una special be-
nedizione per quanti avrebbero preso parte ai sacri ritiri; e,
dando1ie comunicazione, con. tenere parole esortava tutti ad
offrire al Signore le preghiere, le Sante Comunioni e tutte le
opere buone di un giorno secondo l'intenzione del Papa. Era
l'anno del Giubileo Sacerdotale di Leone XIII.
Alla festa della dedicazione di S. Michele Arcangelo -
che cadde nell'ultimo corso - ringraziò quanti gli avevano
inviato, o avrebbero volutp inviargli particolari auguri, e:
<< Io vorrei - diceva - che non fossero solo parole quelle
che mi date, ma qualcosa di più. Pregate, pregate per me, ed
io mi ricorderò di voi tutti, di tutti i confratelli assenti, d'I-
talia, Francia, Spagna, Austria, Inghilterra, e di America,
(1) Lt1c.1 X.II, 31.

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
nella Santa Messa. E insieme v'invito a voler professare una
special divozione a S. Michele, non perchè sia il mio santo, il
santo di cui io porto il nome; ma perchè è il Patrono, il Difen-
sore di tutta la Chiesa>>. A pranzo sedevano ai lati del Servo
di Dio Mons~ Cagliero e Mons. Leto, e gli si lessero vari in-
dirizzi; e a nome della casa di Valsalice ebbe la parola il Servo
di Dio, Don Andrea Beltrami, allora semplice chierico. Don
Rua tornò a ringraziare i presenti, e, in fine del corso, in cui
ricevette la professione religiosa di oltre sessanta nuovi con-
fratelli, tra cui del principe Don Augusto Czartoryski, racco-
mandò a tutti di non lasciar Valsalice, senza andar a prendere
commiato da Don Bosco, avanti la sua tomba.
Oh com'era edificante, durante gli esercizi spirituali, il
veder Don Rua, più volte al giorno, pregare con tanto fervore
e con tanto raccoglimento, avanti quel sepolcro glorioso fin
d'allora!
·
E, fin da quell'anno, assecondando un desiderio del Santo
Padre, inviava a Rom.a i primi salesiani a compiere gli studi
alla Pontificia Università Gregoriana. << Ti mandiamo - scri-
veva il 24 ottobre al Procuratore Generale Don Cesare Ca-
gliero - i due confratelli Festa e Giuganino per frequentare
l'Università Gregoriana, e cosi secondare il desiderio del
Santo Padre, quale esternò, se non ad altri, a Mons. Mana-
corda. Come vedi facilmente, non è leggero il sacrifizio per
me, lasciar partire il mio segretario, che già si era impratichito
di tutti gli affari, come pure per V,-lsalice, lasciando partire
Giuganino, ~he era assistente generale di quel collegio delle
Missioni; ma per secondare le viste sapientissime del S. Padre,
di buon grado li mandiamo a compiere quel corso di studi,
-malgrado le ristrettezze del personale>>. L'oppor_!:~no prov-
vedimento venne continuato negli anni seguenti, con partico-
lare interessamento del Servo di Dio; e tra i salesiani che
frequentarono la Pontificia Università Gregoriana durante
il suo Rettorato si contarono poi sette Prelati, tre Vescovi,
tre Arcivescovi e un Cardinale: Mons. Versiglia, Vicario Apo-
stolico di Shiu-Chow, Mons. Mourao, Vescovo di Campos
(Brasile), Mons. Aguilera, Ve.scovo di S. Carlo d'Ancud,
Mons. Elvezio Gomez de Oliveira, Arcivescovo di Marianna,

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II - Anno di lutto
43 1
Mons. de Aquino· Correa, Arcivescovo di Cuyabà, Mons.
Guglielmo Piani, Delegato Apostolico alle Filippine, e Sua
Eminenza il Card. Augusto Hlond, Primate di Polonia.
11 30 ottobre partivano, con Mons. Fagnano, altri dieci
nuovi missionari, quasi avanguardia del drappello assai più
numeroso, che doveva salpare da Genova in novembre, in-
sieme con Mons. Cagliero, e che dovette rinviare la partenza
al 7 gennaio r889. Agli ultimi il Servo di Dio volle dare,
nell'intimità di famiglia, un addio particolare, oltre quello
che avrebbe avuto luogo in forma solenne, secondo l'usato.
Al mattino celebrò la S. Messa nella cappella attigua alla
camera di Don Bosco, prèsenti tutti i Missionari. Coloro che
non erano· sacerdoti, ricevettero la S. Comunione dalle sue
mani; e in fine egli rivolse loro affettuose parole:
<< Prima che partiate, per le lontane regioni dell'America, vi ho
radunati i.n queste stanze, per ravvivare nei vostri cuori tante soavi
rimembranze. Qui, ove Don Bosco abitò per tanti anni; qui, ove nel
Santo Sacrificio della Messa raccomandava a .Gesù benedetto tutti
i suoi figliuoli che tanto amava; qui, ove meditò, ordinò e condusse
a compimento tante sante imprese; qui, ove per la prima volta gli
brillò nella mente il grandioso pensiero delle Missioni, colla sicurezza
che la Vergine SS. Ausiliatrice gli avrebbe mandati gli òperai evan-
gelici; qui, ho desiderato darvi il mio saluto e la benedizione in nome
suo.
>> Voi partirete per l'America! Ricordatevi sempre che siete i figli
di Don Bosco! Che cosa vuol dire essere figlio di Don Bosco? Vuol
dire seguire i suoi esempi, praticare le sue virtù, continuare la mis-
sione da lui intrapresa, animati da quello spirito cli carità, di sacri-
fizio continuo, di lavoro indefesso, dal quale egli era tutto compreso..
Ohi quanto grandi furono le sublimi virtù di Don Bosco! Non fa
bisogno che io ve le descriva: voi ne foste testimoni; ma quelJa che
in lui potevasi dire caratteristica fu l'ardente brama di salvare le
anime. Da mihi animas, caetera tolle, aveva scritto fin dai :PrÌmordi ·
della sua carriera sacerdotale sull'uscio della sua camera. ·Questo fu
il suo programma, ed ogni istante della sua vita fu consacrato nel
metterlo fedelmente in pratica. Ed ecco lo scopo che voi tutti dovete
avere, preti, chierici e cbadiutori, nell'andare in America. Non la
speranza di guadagni, non la lusinga di passatempi, non la brama di
.onori, non la curiosità di veder nuovi paes:i, ma il solo desiderio di
salvare molte e molte anime deve essere lo stimolo che affretta la
partenza del Missionario. Con questo fine le vostre prediche, i vostri
catechismi, le vostre scuole, le vostre assistenze, i vostri viaggi, le

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
vostre stesse privazioni saranno fruttuose, dolci e senza dolori, poicbè
avrete il Dio delle consolazioni con voi e la certa speranza d'un gui-
derdone ineffabile ed. immortale. Il vostro cuore palpiti sempre e
solo per il N. S. Gesù Cristo. Questo proponimento tutti possono
e debbono farlo. Però, mentre cerchiamo di salvar l'anima altrui,
badiamo a non perdere la nostra>>.
E si diffondeva nel ricordare i saggi avvisi, che tante
volte Don Bosco aveva ripetuti. In fine li benedisse e regalò
a tutti una memoria ed un piccolo ritratto di Don Bosco, ag-
giungendo:
- Ricopiate in voi vivo Don Bosco, nelle vostre opere,
nella vostra 1nente, nel vostro cuore.
Quindi li condusse nella camera ove Don Bosco mori, e
postisi in ginocchio attorno al letto sul quale era spirato,
esclamava: - O caro e venerato padre! Oh Don Bosco!
Voi, che ora, con1e noi fermamente speriamo, già godete il
premio delle vostre fatiche, degnatevi di volgere uno sguardo
pietoso sopra di noi, vostri figli, prostrati intorno al vostro
letto di morte; ed otteneteci dal Signore, che tutti possiamo
compiere degnamente la nostra missione. E Voi, Vergine
Santissima e Madre nostra, per intercessione del vostro Servo
fedele, concedeteci che, mantenendoci vostri e suoi figli qui
in terra, possiamo esserlo per sempre lassù in Paradiso.
E facile immaginare l'impressione che l'intima cerimonia
destò nei partenti, che si strinsero tutti attorno al Servo di
Dio, per baciargli le mani; mentre egli, co,n gli occhi scintil-
lanti di carità, rivolgeva a tutti ancor una parola, un inco-
raggiamento, un saluto. La commozione si leggeva sui sem-
bianti; e molti vollero, lungo il giorno, tornar a parlargli
e ricevere ancora una benedizione.
Anche al gruppo delle nuove missionarie aveva voluto,
il sabato innanzi, 5 gennaio, dare un addio nell'intimità sug-
gestiva delle camerette di Don Bosco, e rivolgere ad esse pre-
ziose parole:
<< Non dimentic~te mai il fine pel quale partite per l'America.
Voi andate missionarie, cioè, andate in America per farvi sante e sal-
vare molte anime. Ricordate che siete l~gate al Signore con i voti;
ecco un gran mezzo per fare del bene e riuscir facilmente a salvare

46 Pages 451-460

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46.1 Page 451

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II - Anno di lutto
433
delle anime. Perciò procurate che il vostro cuore sia sempre libero
da ogni affetto che non sia per Gesù. Appena vi accorgete che qualche
altro pensiero od affetto si affaccia alla vostra mente o al vostro cuore,
allontanatelo subito. Vi toccherà soffrire qualche cosa, non dico la
fame o la sete, ma il caldo o il freddo; allora ricordatevi che siete
spose di Gesù, pensate alla sua Passione, e animatevi a soffrir qualche
cosa per suo amore e per la salvezza delle anime. State anche attente
ad ubbidire esattamente in tutto; vi potrà accadere che abbiate da
fare con qualche superiora che non incontri il vostro gradimento;
in tal caso animatevi ad ubbidire con maggior perfezione. Non di-
sputate mai sul modo di comandare, ma ubbidite ciecamente, e sa-
re~e benedette dal Signore, santificherete .voi stesse, e salverete molte
anime>>.
<<Terminatala cerimonia - narra Suor Teresa Poggio -
una delle partenti gli chiese:
>> - Padre, verrà a visitarci in America?
>> Ed egli rispose:
>> - Don Bosco non è mai andato in America!>>.
La funzione solenne ebbe luogo nel Santuario di Maria
Ausiliatrice. Presenti Mons. Leto e Mons. Bertagna, Mons.
Cagliero tenne la conferenza d'addio; e il Card. Alimonda
impàrtl la benedizione e rivolse, in fine, un fervido saluto ai
Missionari: << Il.venerando Don Bosco, la cui memoria durerà
quanto il mondo lontana, pensava ai poveri selvaggi della
Patagonia; andate, o benedetti, là in quei lontani deserti; an-
date di buon animo, sotto la guida di un valoroso capitano,
Mons. Cagliero. La Vergine Ausiliatrice vi protegg~rà in
ogni passo. Non temete! Oh quante preghiere s'innalzeranno
per voi al paradiso, dai buoni torinesi, benefattori di quest'o-
pera. Si, o diletti miei torinesi, continuate ad innalzar preci
a Maria Ausiliatrice pei Missionari Salesiani; continuate a
soccorrere, come avete fatto per il passato, queste Missioni;
associatevi all'opera di redenzione; date un poco di denaro per
contentare Nostro Signore Gesù Cristo; e non solo saranno
benedetti gli apostoli salesiapi che partono,. ma sarete bene-
detti pur voi che colla vostra elemosina cooperate alla sal-
vezza delle anime>>.
Quando s'avanzò Don Rùa,. seguito dagli altri Superiori,
a dare l'addio ai diletti missionari, un intimo senso di com-
:is - Vita del Servo di Dio Michele Rua. Voi. I,

46.2 Page 452

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434
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
mozione e d'ammirazione si diffuse tra i presenti; tutti sen-
tivano la grand'Opera della Propagazione della Fede.
Nello stesso mese .(gennaio 1889) inviava ai Cooperatori
d'Italia, a favore delle opere missionarie, un appello che aveva
già spedito in lingua francese, spagnuola, tedesca ed inglese
ai cooperatori di quelle nazioni, nei mesi precedenti:
<< Son ben 70 sacerdoti, catechisti, capi d'arte e suore di
Maria Ausiliatrice, che, parte in ottobre già si misero in viag-
gio, e parte in gennaio lascieranno l'Europa, per recarsi a
portare la luce del Vangelo e i benefici della cristiana civiltà
nelle estreme terre dell'America del Sud.
>> Questa numerosa schiera di missionari sarà ripartita
nelle case salesiane, già fondate e in quelle da fondarsi nel
Brasile, Uruguay, Patagonia, Chilì, e specialmente nella
Terra del Fuoco ed isole adiacenti.
>> In ciascuna di queste regioni i Salesiani faranno cono-
scere la Religione ai numerosi selvaggi, che ancor non sanno
chi li ha creati e redenti, e la manterranno tra le numerose co-
lonie di italiani; sparse in quelle vastissime lande, nelle mon-
tagne, nelle valli, e sulle sponde del Rio Negro.
>> Gli italiani, che partecipano della istruzione ed educa-
zione morale, civile e religiosa nelle nostre missioni, oltre-
passano gli 80 mila, e in causa della emigrazione vanno ogni
anno smisuratamente crescendo. Nella sola Boca del Ria-
chuelo, in Buenos Aires, sono presso a 30 mila i nostti conna-
zionali, adulti e fanciulli, che ricevono il benefizio dell'istru-
zione religiosa e civile presso i Salesiani e .lé Suore di Maria
Ausiliatrice..... Ma dove è necessario più che in ogni altro
luogo fissare la nostra mira si è nella Terra del Fuoco, che
forma in gran parte la Prefettura Apostolica affidata al
sac. Giuseppe Fagnano... Alla Patagonia e alla Terra ei:~l
Fuoco portava i suoi pensieri il moribondo· Don Bosco, e
qual novello Mosè incaricava i suoi figli di conquistarla alla
Religione e alla civile società..... >>.
·
E dichiarando eh.e la spesa alla quale andava incontro non
era inferiore alle duecentomila lire: << Come le faremo fronte?
- chiedeva. - Dopo Dio e Maria SS. Ausiliatrice la mia
speranza sta riposta nella generosità e ·nel buon cuore delle

46.3 Page 453

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II - Anno di lutto
435
persone che bramano di Iare il bene..... Ma come raccogliere
una somma sì cospicua? Sta scritto che l'unione fa la forza:
Vis unita fortior ..... Il povero offra l'obolo da povero; il ne-
goziante la moneta proporzionata; il ricco e possidente sia
alquanto più generoso. In tal modo, come con tante gocce
d'acqua si formano i ruscelli, i fiumi, il mare, così noi con
tante limosine, qua e là raccolte, metteremo insieme la somma
richiesta dalla sacra spedizione>>..
.· E, con gran fede, prometteva agli oblatori particolari be-
.nedizioni: << Iddio, che vede tutto e non lascia senza premio
neppure un bicchier d'acqua dato per amor suo, ricompenserà
generosamente la sua carità e generosità. La ricompenserà in
questa vita colla sua divina grazia, colla pace in famiglia,
colla prosperità negli affari, colla buona riuscita nell'educa-
zione dei figli, col far meglio fruttare le opere del suo zelo,
colla sana e lunga vita, e via dicendo. Egli la ricompenserà
poi certamente nell'altra vita, con un premio che non avrà
fine. Date et dabitur vobis; date e vi sarà dato. Mensuram
bonam, et confertam, et coagitatam et supereffluentem, dabunt
in sinum vestrum; misura giusta, e pigiata, e scossa, e colma,
sarà versata in seno a voi. E chi fa questa promessa è Dio me-
desimo, che non manca mai alla sua parola, e che, essendo
onnipotente, ha mille mezzi per adempirla in nostro van-
taggio>>.
Il caloroso appello capitò nelle mani di un protestante di
Londra; il quale vi trovava il pretesto d'inviare al S~rvo
' di Dio, in data 2 marzo, una critica insulsa, dicendo che,
non poteva coscienziosamente dar l'obolo richiesto a favore
delle Missioni della Patagonia, perchè credeva solamente nel
Simbolo di Atanasio, nel Niceno e degli Apostoli, dove non
si ha neppur una parola che Maria, benedetta nostra Signora,
sia l'Aiuto dei Cristiani. Aggiungeva che la Vergine :Santa non
ha alcuna autorità o potere di aiutarci; e che noi, ricorrendo
a Lei ed onorandola, facciamq disonore a Dio e Gesù Cristo.
Che più? Diceva anche che noi adoriamo la Benedetta Ver-
gine come Dio, mentre non è che una creatura umana. Que-
ste, in sostanza, le ragioni, per cui l'anglicano si credeva
obbligato. in coscienza di rifiutare il soccorso richiesto.

46.4 Page 454

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436
IV - Successore di Don Bosco. - Prlmo periodo
Nella circolare il Servo di Dio non faceva alcun cenno del
Culto di Maria SS. Aiuto dei Cristiani; diceva soltanto che
avrebbe pregato e fatto pregare in tutte le case salesiane, per-
chè << il buon Dio e ll1aria Ausiliatrice >> avessero colmato gli
oblatori << di copiose benedizioni spirituali e temporali>>. Era
dunque un pretesto per ripetere viete obbiezioni combattute
le mille e le mille volte, e nulla più. E Don Rua, non ostante
le gravi occupazioni, volle rispondere al londinese, dimo-
strandogli la liceità del culto della Vergine e la sua utilità
inconfutabile, con passi dei Libri Santi, specie dei VangeH,
zc1o.olln'ee:sperienza dei fatti, e con questa commossa dichiara-
<< Senza appellarmi ai fasti dei passati secoli, senza ricorrere
ai fatti moltissimi, attestati ancora oggidi da persone degnis-
sime di fede di ogni nazione e paese, che furono e sono testimoni
oculari di favori segnalatissimi, ottenuti dopo aver invocata
la Benedetta Vergine, io e più migliaia de' miei colleghi ab-
biamo veduto coi nostri occhi, abbiamo toccato colle nostre mani,
che Maria ha autorità e potere di soccorrerci, perchè, pregata,
ci aiutò visibilmente, e ci costrinse, per cosi dire, a credere, che
in cielo ad una materna bontà congiunge una potenza gran-
dissima. Se voi aveste avuta la sorte, che ebbi io, di stare per
quarant'anni ai fianchi del compianto Don Bosco, vi sareste
convinto della verità che vi asserisco, e, forse, meglio di me l'a-
vreste annunciata alle cinque parti del mondo; imperocchè i pre-
giudizi anche più inveterati non possono resistere all'eloquenza
dei fatti, le cento e le mille volte ripetuti>>. '
·
E, caritatevolmente, terminava così: << Sebbene poi non
abbiate voluto aiutarmi nell'espandere la cognizione e l'amor
di Dio e di Gesù Cristo in mezzo ai selvaggi della Patagonia,
tuttavia io intendo di aiutar voi col pregare, e col far pr~gare
eziandio i miei orfanelli, affinchè un bel giorno possiamo
unirci in cielo, conoscerci, e vivere insieme congiunti coi vin-
coli di perpetua amicizia>>.
Il londinese tornò a ribadire le obbiezioni, e il Servo di
Dio tornò a rispo:µdergli per motivi di fede. << Dico, che vi
rispondo animato dalla carità di N. S. Gesù Cristo, perchè
mentre scorgo in voi un buon cuore,. mi duole altamente che

46.5 Page 455

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II - ·Anno di lutto
437
abbiate il velo sugli occhi della mente, che non vi lascia vedere
la. verità, anche quando risplende candida e limpida >>. E in ter-
mini molto chiari ribatteva queste accuse: che noi cattolici
romani << ricorriamo all'aiuto e alla mediazione di Maria
Vergine, come se per la nostra eterna salute non bastasse l'a-
iuto e la mediazione di Gesù Cristo, Uomo-Dio>>; che << per
più secoli dopo l'età àpostolica non si trovi veruna traccia
della credenza intorno alla intercessione di Maria, fuorchè in
una setta di eretici >>; che << il nostro Salvatore Iddio è ora
perduto di vista nelle chiese cattoliche romane in molte parti,
e che la Madonna è a lui sostituita >>; che << noi indirizziamo a
Lei le stesse parole che rivolgiamo alle persone della SS. Tri-
nità, dicendole: - Io ti adoro!>>.
·
Confutate le obbiezioni, << per non esser troppo lungo e
non mutare una lettera in un trattato di controversia>>, << per
quella carità - concludeva - che tutti ci deve unire in Gesù
Cristo, vi esorto di voler meglio studiare la dottrina cattolica
romana, e, se avete retta intenzione di conoscere la verità per
seguirla, non potrete a meno di convincervi che nella condotta
dei cattolici romani verso la Vergine Benedetta, nulla vi ha che
contrar# la S. Bibbia, nè la sana ragione..... Riflettiamo alle
parole del Divin Salvatore (Vangelo di S. Matteo, cap. XVI,
26): Che giova all'uomo di guadagnare tutto il mondo, se poi
perde l'anima? In quanto a me, cattolici e non cattolici mi assi-
curano che posso operare la mia eterna salute nella Chiesa Ro-
mana; ma in quanto a voi, se siete fuori del suo seno, avete bensi
favorevole il sentimento dei vostri correligionarii, ma avete con-
trario il parere dei cattolici romani di tutto il mondo, che non
son pochi, i quali ritengono che non potete salvarvi, se siete in
mala fede. In cosa di tanta importanza, prudenza vuole che
scegliate la via più sicura ed abbracciate la dottrina pura e sem-
plice della Chiesa Cattolica Romana, come hanno fatto e vanno
facendo molti dotti anglicani. Dio ve ne conceda la grazia, e ci
faccia ritrovare insieme uniti in terra nella stessa Religione, per
esserlo nella pace dei giusti>>.
Alla fine dell'anno di lutto, il Servo di Dio cominciò a
veder discendere, in modo ancor più abbondante, le benedi-
zioni del cielo sull' Opera Salesiana. Durante gli esercizi

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438
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
aveva detto in confidenza ai direttori che le offerte, dopo la
morte di Don Bosco, eran diminuite; ed ora cominciò a dire
che andavano se.nsibilmente aumentando. Certo egli pure do-
vette mettersi a chiedere. Soleva lodare ed ammirare il bel
modo che aveva Don Bosco per ottenere elemosine, perchè
il più delle volte, senza chiederle direttamente, sapeva ren-
. dersi padrone del cuore altrui; mentr'egli se ne confessava
sprovvisto. Invece aveva il più bel garbo anche lui, e trovava
sempre nuove maniere per richiamare la carità delle anime
generose a favore dell'Opera Salesiana.
Per rendere omaggio al Sommo Pontefice Leone XIII
nella fausta ricor.renza del suo Giubileo Sacerdotale, la tipo-
grafia dell'Oratorio aveva eseguito un bel lavoro, stampando
artisticamente tre delle sue Encicliché, con un'introduzione
del dott. Don Francesco· Cerruti, direttore generale degli
studi e delle scuole salesiane; e l'artistico lavoro non poteva,
per il prezzo necessariamente elevato, essere smerciato larga-
mente. E Don Rua, a ricordo dell'anno giubilare del Santo
Padre, inviava copia dello splendido lavoro, insieme con una
bella fotografia di Don Bosco, ai più insigni benefattori, con
queste parole:
<< Anche i poveri figli di Don Bosco presero parte a questa
gara di amore filiale.
>> Tra le molte cose l'amatissimo Don Bosco ideò che i
nostri giovani tipografi eseguissero, nel modo più splendido
che loro fosse possibile, un lavoro sotto il titolo: La filosofia,
la storia, e le lettere nel concetto di Leone XIII. Qùest'opera,
presentata quale omaggio all'Augusto Pontefice, ebbe degno
posto all'Esposizione Vaticana e riscosse l'ammirazione di
quanti sono intelligenti dell'arte tipografica. Infine poi avem-
mo la consolazione di vederla premiata con medaglia...d'oro.
Presentata successivamente alle Esposizioni di Bruxelles, di
Barcellona, e di Londra, consegui altre due medaglie d'oro
nelle due prime, e il diploma d'onore a quella di Londra.
>> Persuaso uniformarmi all'intenzione e desiderio del
medesimo compianto Don Bosco, per contraccambiare in
qualche modo la carità della S. V. !Il.ma verso le di lui opere
di beneficenza, mi permetto offrirle copia di tal lavoro, frutto

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II - Anno di lutto
439
di grande studio, di sacrifizi e di grande fatica dei nostri gio-
vani, quale ricordo del fausto avvenimento e quale tenue
pegno della nostra riconoscenza.
>> E poichè Don Bosco se ne volò, come speriamo, al Pa-
radiso, viene almeno in figura a presentarglielo Egli .stesso.
Dalla fotografia che trovasi unita all'opera, Ella vedrà che è
proprio Lui che La ringrazia da parte de' suoi poveri figli,
lasciatimi in retaggio, e L'assicura del buon uso che questi
continueranno a fare della di Lei carità, che spero vorrà con-
tinuarci>>.
<< Succeduto a Don Bosco, quando già la Società Salesiana
si era assai dilatata, Don Rua - diceva il Card. Cagliero -
seppe seguir le norme del Fondatore, emulandone tutte le
virtù; e, nell'intima unione con Dio, seppe farsi tutto a tutti,
con dedizione completa di se stesso, non badando a sacrifizi,
pur di promuovere la gloria di Dio e il bene delle anime. E il
suo esempio era di sprone a tutti... >>.
Cosi Don Bosco continuava a vivere e a lavorare, in Don
Rua e con Don Rua.
J

46.8 Page 458

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440
IV - Successore di Don Bosco. - Prz"mo periodo
III
ANCORA NEL NASCONDIMENTO
1889.
A fianco del Servo di Dio, nell'intimità. - Promove la decorazione del
Santuario di Valdocco, qual << monumento al Sac. Giovanni Bosco,
ad onore di Maria Ausiliatrice>>. - << Abbiamo in cuore la vera carità
di N. S. Gesù Cristo>>. - Tre suggerimenti a chi vuol fare la carità.
- Come raccomanda ai Cooperatori di Torino l'opera delle Mis-
sioni. - Invia un devoto indirizzo a Leone XIII in protesta al monu-
mento a Giordano Bruno. - Inaugurazione della cappella funeraria,
eretta sulla tomba di Don Bosco a Va/salice. - Gara degli operai
e degli artisti per la sua costruzione. - Il Servo di Dio vi celebra
la prima messa. - Il primo pellegrinaggio. - Una lapide. - All'erede
dello spirito sacerdotale di Don E.osco. - << Dunque mi dovro chiamare
Don Giovanni II, capo dei birichini?>>. - Agli ex-allievi: <<Nonpotro
amarvi come vi amava Don Bosco; ma è mio vivq desiderio amarvi
come lui>>. - Le prime visite del Servo di Dio alle case salesiane. -
A Nizza Monferrato: << Oh! come il carissimo Don Rua sa ritrarre
Don Bosco!>>. - Ad Alassio pareva a tutti di veder in lui, non il Suc-
cessore, ma Don Bosco medesimo! - A Borgo S. Martino: << Vieni,
Padre desiderato!>>. - Come il Servo di Dio salvo dalla morte una
Figlia di Maria Ausiliatrice. - << Questo è vero miracolo! con tanti
mali e sì gravi complicazioni, la guarigione era impossibile>>. - A
Casalmonferrato: <<L'ombra sua torna, ch'era dipartita!>>. - A
Faenza: un fervorin<? ai seminaristi; come raccomanda la carità;
suo incontro col Servo di Dio Don Paolo Taroni. - Presiede il V Ca-
pitolo Generale in Valsa/ice. - Per lo studio delle scienze sacre.
- Contro le letture pericolose. - Per la coltura delle vocazt'oni. -
Una lettera alle case salesiane sugli studi letterari. - I classici latini

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III - Ancora nel nascondimento
441
pagani e cristiani. - Gli autori italiani. - Si vegli sui libri di lettura!
- Circa il metodo d'insegnamento. - Si eviti ogni smania di novità
sui libri di testo. - << Regni sempre fra noi tutti la carità nelle opere,
nelle parole e negli affetti>>. - Perde il fratello cav. Antonio. - Sa-
luta 2000 pellegrini operai francesi alla stazione di Porta Nuova.
- Nuova spedizione di Missionari. - Interessamento del Santo Padre
per l'andata dei salesiani in Colombia. - Per l'assistenza degli emi-
grati.
Abbiam bisogno di restare ancora un po', quasi nell'in-
timità, a fianco del Servo di Dio, nei primi anni del suo Ret-
torato. Quando diremo del suo carattere morale e religioso,
avidi di penetrare nel profondo del suo cuore, forse lo cono-
sceremo meglio, e molto meglio che non ci sia dato di co-
noscerlo ora. Tuttavia, non possiamo dispensarci dall'os-
servarlo e dall'ascoltarlo attentamente in questi primi anni
che, succeduto a Don Bosco, s'intratteneva premurosamente
con i suoi, con i Salesiani, con i Missionari, con le Figlie di
Maria Ausiliatrice, con gli allievi, con gli ex-allievi, con gli
amici e con i benefattori dell'Opera Salesiana. Avendo fortu-
natamente molti particolari, dobbiamo esporli, anche se a
qualcuno potranno sembrar, a prima vista, non troppo inte-
ressanti. Ne faremo un'esposizione sobria, chiara e precisa; e
comprenderemo meglio, adesso e in seguito, il valore mera-
viglioso dell'anima del Servo di Dio, la sua eroica diligenza
nell'imitare e ricopiare Don Bosco in ogni cosa, il suo zelo
insuperabile, la squisita sua carità con tutti.
Al termine dell'anno di lutto, un'opera richiamava l'at-
tenzione e l'attività di Don Rua; la decorazione del Santuario
di Maria Ausiliatrice. << Niuno ignora - scriveva ai Coope-
ratori nel gennaio 1889 - come il nostro caro Don Bosco per
vari anni consacrò le sue più vive sollecitudini per innalzare
in Torino, presso la casa centrale del nostro Istituto, una
chiesa ad onore della gran Madre di Dio, sotto il titolo di
Maria Ausiliatrice. Stante poi il bisogno che il sacro edifizio
fosse presto ultimato per raccogliervi quasi un migliaio di
giovinetti, che più -non capivano nella chiesa di S. Francesco
di Sales, in vista eziandio delle spese ingenti, che vi erano già

46.10 Page 460

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442
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
occorse, egli fu costretto a soprassedere all'idea di decorarla
di preziosi marmi, di pitture e d'oro, e si limitò a farle dare
una semplice tinta. In appresso, e specialmente in questi
ultimi anni, memore dei prodigi da Dio operati a pro' dico-
loro, che da principio avevano concorso ad innalzare la detta
chiesa: testimonio quotidiano delle grazie-, che la Vergine Au-
siliatrice continuava a concedere a chi in essa la veniva a pre-
gare, oppure da lontano ne invocava il valido patrocinio e rac-
comandavasi alle preghiere de' suoi orfanelli: riconoscente ai
favori di ogni genere che riceveva per _sè e pei suoi giovinetti,
il gran Servo di Dio e divoto di Maria concepì vivissimo desi-
derio di por mano ad abbellirne ed ornarne la Casa, donde,
come dal suo trono, l'amorosissima Regina aveva impartiti e
impartiva segnalati benefizi a conforto dell'afflitta umanità.
Nell'anno 1887 Don Bosco aveva già fatto chiamare a sè due
celebri pittori e decoratori per interpellarli in proposito, e
dato ordine per gli studi opportuni>>.
Ed a quest'opera Don Rua applicò la mente, il cuore,
e la mano. << Dopo la morte di Don Bosco, da molte ed anche
autorevoli persone io ricevetti invito ed incoraggiamento ad
iniziare una pubblica sottoscrizione per alzargli un monumento.
Avendo avuto l'invidiabile sorte di stare per tanti anni a
fianco del sant'uomo, udirne le parole, esser testimonio de'
suoi pensieri e de' suoi desideri, io sono convinto che il mo-
numento più caro a Don Bosco si è di compier(J il monumento,
che egli stesso innalzo a Maria, rendendolo più adorno di pit-
ture e di fregi, facendolo più ricco di marmi e di ori, più degno
di si eccelsa Regina.
>> Quest'opera, oltre al tornare di gloria alla gran Madre di
Dio e di onore a Don Bosco, sarà pure l'adempimento di una
solenne promessa fatta dai Superiori della Pia Società Sale-
siana la sera stessa del 31 gennaio scorso, in cui rimanevamo
orfani di tanto padre>>.
E senz'altro stabiliva d'affrettare i lavori, che denominava:
<< Monumento al sacer}iote Don Giovanni Bosco, ad onore di
Maria Ausiliatrice>>.
Il decorare convenientemente un tempio, assai ristretto,
è vero, per contenere l'affluenza dei divoti in varie festività,

47 Pages 461-470

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47.1 Page 461

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III - Ancora nel nascondi'mento
443
ma in realtà ampio e maestoso, rifarne la facciata, abbellirlo
· di marmi e pitture, decorarne a figure la cupola, completarne
artisticamente l'altar maggiore, era un'impresa che impor-
tava una spesa non indifferente. Ma il Servo di Dio, ricor-
dando ciò che era avvenuto dal 1865 al 1868, durante la co-
struzione, quando ogni mattone ed ogni pietra era il frutto
di una grazia o di un favore della Madonna, fidente che
sarebbe avvenuto altrettanto per la decorazione, faceva ini-
ziare i lavori, mentre lanciava ai benefattori dell'Opera Sale-
siana un fervoroso appello.
In questo, accennate le varie opere di religione e di bene-
ficenza, assunte dai Salesiani: << Voi mi domanderete - di-
ceva - che cosa dovreste fare per poter rendervi capaci di
concorrere alla loro esistenza ed esecuzione. >> E suggeriva un
sol mezzo, << il più efficace e valevole di tutti>>, con tali parole,
che i Cooperatori Salesiani non dovrebbero dimenticare
giammai:
·
<< Abbz'ate in cuore la vera carità, la carità di Nostro Signor
Gesù Cristo. Chi possiede tale carità, trova modo di coope-
rare a qualsiasi opera buona. Sl, procuriamoci la dolce incli-
nazione a far del bene al nostro simile, specialmente ai fan-
ciulli più poveri ed abbandonati, e alle anime in pericolo di
eterna dannazione, quali sono quelle soprattutto dei poveri
selvaggi, che ancor non conoscono Iddio. Questa inclinazione,
chi più, chi meno, tutti già la sentiamo; ma possiamo renderla
ognor più forte, facile e pronta, con degli acconci riflessi, di
cui eccone alcuni.
>> Anzitutto riflettiamo, che il far del bene al prossima ci
rende, più che ogni altra cosa, simili a Dio, il quale, essendo
una bontà diffusiva, fa del bene a tutti, persino a chi non lo
conosce e non lo ama, persino ai suoi nemici, e, come dice il
Vangelo,fa levare il sole sopra i buoni e sopra i cattivi, e manda
la.pioggia pei giusti e per gli iniqui (1).
>> Riflettiamo a quanto fa nostro. Signor Gesù Cristo per
tutti, e per ciascuno di noi in particolare. Essendo ricchissimo
e per se stesso beato, pure elesse· ogni sorte di stenti e di pene;
(t) MATT., V, 45.

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444
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
sostenne ingiurie, insulti, derisioni e calunnie; si sottomise a
condanne, a flagelli, a spine, alla· croce, alla morte, versando
sino all'ultima goccia il proprio sangue; e dopo di aver dato
esempi di si inaudito amore, ce ne diede anche il comando
colle più efficaci parole. E poi la carità, che dimostrò a cia-
scuno le tante e tantissime volte, col perdono dei peccati, col-
l'allontanarci disgrazie, col risparmiarci la morte forse in
momenti ben poco felici, non ci deve forse essere di forte
stimolo a far ancor noi la carità ad altri, almeno con qualche
sacrifizio delle nostre sostanze?
>> Riflettiamo alla dolce consolazione, che proveremo in
punto di morte, quando, nel momento di presentarci a Dio,
e tremanti forse per il ricordo di qualche nostra miseria, ci
verrà in mente che in Cielo v'è qualche anima beata che prega
per noi, perchè istruita nelle case fondate e mantenute colla
nostra carità, perchè ritornata sul retto cammino pel sacro
ministero di un sacerdote, da noi fatto raccogliere ancor .gio-
vinetto e favorito ne' suoi studi e nella sua vocazione. Ed oh!
quanti fatti commoventi vi potrei qui citare in prova di questa
indicibile gioia, pregustata nell'agonia da persone caritatevoli.
>> Riflettiamo ancora che Dio ha promesso che la carità
la quale noì facciamo agli altri, Egli la farà a noi; la farà nelle
cose spirituali e temporali, la farà altresi ai nostri cari; e spe-
cialmente a coloro, i quali si prendono cura dei poveri orfa-
nelli e dei fanciulli più abbandonati e pericolanti. Ed in vero.
sono parole dettate dallo Spirito Santo, ,le seguenti del sal-
mo XL: Beato colui, che ha pensiero del miserabile e del povero;
lo libererà il Signore nel giorno cattivo. Il Signore lo conserverà
e gli darà la vita, e lo farà beato sopra la terra e nol darà in
potere de' suoi nemici, e gli porgerà soccorso nel letto del !!Jto do-
lore. Or nel corso di nostra vita in quali e quante e dolo-
rose circostanze non potremmo forse trovarci ancor noi, nelle
quali niuna persona del mondo sarebbe in grado di portarci
soccorso? E non è egli un forte stimolo ad usare carità al pros-
simo, il pensiero che con questa carità noi ci renderemo debitore
e protettore un Dio onnipotente?>>.
E additava tre mezzi praticissimi:
<< r. Mettiamo tutti i giorni, o almeno tutte le settimane o

47.3 Page 463

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111 - Ancora nel nascondìmento
445
tutti i mesi, qualche cosa in disparte, per sostenere le opere di
beneficenza e di religione. Questo già suggeriva l'apostolo
San Paolo ai primi cristiani, in sollievo degli indigenti (1).
>> 2. Facciamo, di quando in quando, qualche sacrifizio
o risparmio a tale uopo, ora in un viaggio, ora in un diverti-
mento, ora nell'acquisto di una veste o di un abito e simili,
ora nella cucina,_ rendendola più economica, e via dicendo.
Specialmente le madri e le figlie di famiglia, le padrone e fi-
nanco le serve, con queste ed altrettali industrie, possono
procacciarsi il mezzo di fare del bene moltissimo.
>> 3. Chi intende di lasciare qualche parte del fatto suo a
vantaggio delle opere di carità, prenda il consiglio di farlo
sua vita durante, lasci anche più poco, ma si assicuri, in tal
modo, che la sua volontà si eseguisca, direi quasi, sotto i suoi
occhi. Dopo la morte possono insorgere grandi ed inaspettate
difficoltà, dissenzioni e liti, per le quali, non solo non ne ab-
biano aiuto le opere di carità, ma trovino la rovina ed anche la
dannazione dell'anima non poche persone, sedotte .dall'ava-
rizia e dall'interesse. E poi rischiara più il nostro viaggio alla
eternità una candela davanti, che non due di dietro >>.
La fede e lo zelo del Servo di Dio non andaron delusi. Da
ogni parte d'Italia e dall'Estero, anche dall'America, comin-
ciarono ad affluire le offerte dei beneficati dalla celeste Patrona
dell'Opera Salesiana, cosicchè non solo si continuarono a rac-
gliere, in appositi fascicoli, le relazioni dei favori ascritti alla
pietosa e potente intercessione di si cara Madre, ma il Bol-
lettino Salesiano, durante i lavori di restauro e abbellimento
del Santuario, cominciò a pubblicare regolarmente, ogni mese,
nuove grazie e favori di Maria Ausiliatrice.
Varie relazioni accennano a benedizioni impartite da
Don Rua, o a preghiere fatte o fatte fare da lui, o a medaglie
da lui inviate a coloro che domandavano grazie, e che ebbero
effetti prodigiosi. Un giqvane soffriva da lungo tempo di
epilessia; e il male soleva coglierlo specialmente di notte, e il
poveretto correva rischio di morir soffocato. Grande era il do-
lore dei familiari, i quali, oltre all'esser costretti a levarsi e
(z) I Cor., XVI, 1, 2.

47.4 Page 464

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446
IV - Successore di Don Bosco: - Primo periodo
correre in suo aiuto ogni volta che si accorgevano che era
preso dal male, di giorno pure dovevano assisterlo, perchè ob-
bligato a starsene a letto, essendo interamente prostrato di
forze. Finalmente la madre si ricordò delle grazie concesse
in gran copia da Maria Ausiliatrice, e venne da Don Rua a
raccomandare il figliuolo alle sue preghiere e a quelle dei Sa-
lesiani. Don Rua le promise di pregare e di far pregare, e le
diede una medaglia da mettere addosso al sofferente. Così si
fece, ed oh! prodigio! d'allora in poi questi non fu più colpito
dal male; e, l'anno dopo, la pia donna tornava all'Oratorio, per
consegnare un'offerta in ringraziamento per la prodigiosa
guarigione ottenuta (I).
Quell'anno (1889) il Servo di Dio, alla vigilia della so-
lennità titolare nel Santuario, tenne la conferenza ai coopera-
tori con parola commossa, piena d'à:ffetto per Don Bosco e
di ardore per lo sviluppo delle Missioni.
·
<< Alcuni anni addietro, in questa circostanza, avevamo
la consolazione di vedere il nostro caro Don Bosco a tenervi
la conferenza. Oh! quanto volentieri s'intratteneva con voi;
come espandeva con voi il suo cuore, come co' suoi più cari
amici e benefattori! E come la fiamma di carità che traboc-
cava dal suo petto, investiva i suoi uditori e li accendeva dello
stesso sacro fuoco! Ben sovente si udivano esclamazioni simili
a quelle dei discepoli di Gesù che andavano ad Emmaus:
Nonne cor nostrum ardens erat in nobis, dum loqueretur? Non è
più desso che questa volta v'indirizza la pirola, neppure udi-
rete Mons. Cagliero, nè Mons. Fagnano, che vi parlarono
dopo la dipartita del nostro caro Padre; ma lo spirito di Don
Bosco spero ci assisterà, e di Mons. Cagliero e df Mons. Fa-
gnano avremo ad intrattenerci; ed intanto io stesso vi parlerò,
col cuore alla mano, alla familiare, esponendovi l'andamento
delle cose nostre, o meglio delle cose vostre...
>> Con nostra consolazione debbo dirvi che abbiamo da
ringraziare il Signore e la Vergine Ausiliatrice. Si temeva da
(1) Chi narra questa grazia è il eh. Francesco Tomasetti, che per due anni fu
tra gli addetti al Servo di Dio, ed ora è Procuratore Generale della Società Sa-
lesiana e Postulatore Generale delle Cause di Beatificazione e Canonizzazione della
medesima. (Cfr.: Boll. Sales.: ottobre 1890).

47.5 Page 465

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III - Ancora nel nascondimento
447
molti che, alla morte del nostro compianto Don Bosco, le cose
dovessero rimanere arenate. Ma egli stesso qualche giorno
prima di porsi a letto, aveva detto: - Desidero di andar presto
in paradiso: di là potrò assai meglio lavorare per la nostra pia
Società e per i miei figli, e proteggerli. - E mantenne la pa-
rola,· e noi ci accorgiamo ogni di della sua particolare prote-
zione, di modo che possiamo proprio dire che abbiamo acqui-
stato un protettore di più in paradiso>>.
E fece un resoconto preciso ed edificante dello stato della
Società dopo la morte del Fondatore. Rilevò la continuazione
di quel regolare sviluppo che Don Bosco le aveva impresso,
del gran numero degli alunni negli ospizi e negli oratori fe-
stivi, e dell'incremento che andavan prendendo le Missioni
Salesiane.
E fu questo il punto che attrasse maggiormente l'at-
tenzione dell'uditorio. 11 Servo di Dio dipinse, come in un
quadro, la vita intera del missionario. Prima di abbandonare
la patria - disse - impara la scienza sublime di .salvare le
anime; si esercita nelle sante fatiche dell'apostolato in quella
sfera di azione, che a lui viene assegnata dai superiori; si san-
tifica per poter far santi coloro ai quali sarà inviato; in una
parola si prepara. Quando, rispondendo alla chiamata di Dio,
s'incammina per le terre lontane, durante il viaggio la Provvi-
denza di Dio ha di lui una cura materna, e le centinaia di emi-
granti sulla nave lo intrattengono continuamente nelle pie
occupazioni del ministero sacerdotale, durante la traversata.
Arrivato appena nel luogo della sua missione, corde magno
et animo volenti incomincia la sua opera di salvezza. In que-
st'opera egli impiegherà tutti gli istanti della sua vita, tutti
gli ardori del suo zelo, tutte le affezioni del suo cuore: e racco-
glierà migliaia di nuove pecorelle nell'ovile della Chiesa mili-
tante per popolare, un giorno, gli atrii immensurabili della
Chiesa trionfante.
1
E, di quanto diceva,. recava prove commoventi.
Descrisse anche l'ardore, col quale i popoli attendono chi
loro annunzi la parola di Dio, e le 'feste che fecero i selvaggi
della Terra del Fuoco, quando videro ritornare fra di loro
Dori Fagnano, aspettato per molti mesi.

47.6 Page 466

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'l
448
IV - . Successore di Don Bosco. - Primo. periodo
Profonda fu l'impressione prodotta dalla parola dell'u-
mile Successore di Don Bosco. Presente alla festa era pure,
tra molti pellegrini, accorsi dall'Italia e dalla Francia, il conte
di Villeneuve-Flayosc, insigne benefattore dell'Opera Sale-
siana, il quale, innanzi ad un'eletta di personaggi, tra cui il
Card. Alimonda, diceva applaudito: << E la seconda volta che
noi celebriamo la festa di Maria SS. Ausiliatrice senza colui
che c'insegnò ad amare ed a servire questa Madre Divina.
Ma io m'inganno, e mi correggo, perchè ora abbiamo due
Don Bosco. Colui che è nel cielo, più potente ora di quello
che fosse quando viveva in mezzo a noi; e colui che è la· sua
immagine vivente, che si trova qui con noi>>.
E del Padre e del suo gran cuore, in realtà, Don Rua aveva
tutti i palpiti sublimi. Quell'anno, il giorno stesso di Pente-
coste, in Roma, in mezzo a grandi pompe e notevole concorso
di gente espressamente invitata da ogni parte, tra vessilli ol-
traggiosi alla Religione, e scritti e discorsi insultanti, senza
pudore e senza ritegno, alle cose più sante, s'inaugurava il
monumento a Giordano Bruno, contro il quale Leone XIII
pronunciava solenni proteste, il 24 maggio e il 30 giugno, in
memorande allocuzioni concistoriali:
<< E cosa ben triste e quasi mostruosa, - diceva l'immor-
tale Pontefice - che da quest'alma città, nella quale lddio
stabili la sede del suo Vicariò, si oda proclamare l'indipen-
denza dal pensiero di Dio; e donde il mondo è solito ricevere
lo schietto insegnamento del Vangelo e i consigli di salute, ivi,
mutate per la malvagità degli uomini le cos~, si contemplino
monumenti, impunemente eretti a vituperevoli errori e alla
stessa eresia.
>> A questo ci han condotto i tempi : di dover vedere
l'abbominazione della desolazione nel luogo santo..... Quest'in-
sieme di amarezze profonde e di cure pungenti, aggiuntavi
la Nostra avanzata età, Ci farebbe soccombere, se non ci so-
stenesse, e la fiducia certissima, che Gesù Cristo non abban-
donerà mai il suo Vicarìo, e il sapere, che quanto più infuria
contro la Chiesa la procella degli errori e delle passioni, su-
scitate dall'inferno, 1!anto più è Nostro dovere vegliare intre-
pidi al governo della mistica nave. Og:ni speranza e fiducia

47.7 Page 467

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111 - Ancora nel nascondimento
449
Nostra riposa in Dio, perchè sua è la causa; e ci affida altresi
la potente mediazione della gran Vergine, Aiuto dei Cristiani,
a cui ricorriamo con vivo fervore ... >>•.
E, Don Rua, promettendo fervorose preghiere nel San-
tuario di Maria Ausiliatrice, in data 6 giugno scriveva al Santo
Padre:
<< Un monumento, il più iniquo che s'incontri nella storia
delle aberrazioni umane, sta per innalzarsi costì sotto i Vostri
occhi. La personificazione di Satana, nelle sue tre più luride
esplicazioni dell'orgoglio, dell'odio e della dissolutezza, sta
per ricevere le adorazioni de' suoi satelliti.
>> Quanti dolori, o Padre Santo; quante ambascie al Vo-
stro paterno seno! Oh! perchè non è dato a' vostri figli di cor-
rere tutti costi a' V0stri piedi, stringersi attorno a Voi, che
siete il Vicario infallibile di Gesù Cristo, a Voi che avete le
parole di vita eterna, e con Voi in questa dolorosa circostanza
soffrire, con Voi pregare, con Voi piangere? E poichè non mi
è data questa felice sorte, permettete, Beatissimo Padre, che
ultimo de' vostri figli, ma non ultimo per devozione e affetto
alla Vostra Sacra Persona, io adempia almeno da lungi, in
Ìspirìto, a questo dovere di fede e di amore. Successore, l;>en-
chè indegno, del mio amatissimo Don Bosco, di colui che
ancora morendo lasciò come in testamento a' suoi figli la de-
vozione più illimitata, l'attaccamento più fermo ed assoluto
all'infallibile Cattedra di San Pietro, in Voi redivivo, io vengo,
Padre Santo, a nome mio e di tutti i Salesiani e loro alunni ia
rinnovare a' Vostri piedi questa devozione, questo attacca-
mento.
>> Sì, ripeto ancor io che le Vostre pene sono le nostre;
nostri i Vostri dolori, nostre le Vostre lacrime.
>> Confesso altamente che fò ancor io miei i sentimenti di
fede, di amore e di venerazione verso l'Apo,stolica Sede, del
mio Patrono S. Francesco di Sales e del mio padre Fondatore
Don Bosco, dichiarando che io e tutti i Salesiani accoglieremo
sempre prontamente, rispettosamente, e con semplicità di
mente e di cuore, non solo le decisioni Vostre circa il dogma
e la disciplina, ma il Vostro parere, le Vostre sentenze, i Vostri
desideri medesimi, anche nelle cose puramente disputabili,
29 - Vita del Servo di Dio Michele Rua. Vol, I,

47.8 Page 468

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45ò
1V - Successore di Don Bosco. - Prìmo periodo
lietissimi ogni qualvolta questi desideri potremo pure pre-
venirli (I).
>> Possano queste parole, povere sì, ma ispirate dall'a-
more e dalla fede, p9rtar qualche sollievo alle Vostre grandi
amarezze di questi giorni. Possano le preghiere, le Comunioni,
che Salesiani ed alunni faranno per la Santità Vostra, dome- ·
nica 9 corrente, nel modo più fervoroso che sarà loro possi-
bile, recar qualche refrigerio a' Vostri dolori. Voglia il Cuor
di Gesù consolarvi con la conversione di tanti infelici, quante
sono le lacrime che versate per loro I Voglia soprattutto (e ne
abbiamo tanto bisogno) continuar per molti anni il miracolo
della Vostra conservazione, pur di mezzo a tante lotte, a tante
fatiche, a tanti dolori.
>> Ed ora beneditemi, o Padre Santo, e con me benedite
pure a' miei confratelli ed alunni, costì prostrati in ispirito al
bacio del Sacro piede. Benedite all'umile Congregazione de'
Salesiani e delle Figlie di Maria SS. Ausiliatrice, sicchè de~
voti, anche a costo della vita, a cotesta solidissima pietra,
al Vostro infallibile magistero, fermi alle tradizioni del nostro
Don Bosco di carissima memoria, troviamo in questa devo-
zione e in questa perseveranza lo spirito della vera vita e
possiamo assicurare nel tempo e nell'eternità la. salvezza
nostra e della povera gioventù a noi affidata>>.
(1) Don Rua alludeva ad uno scritto di Don Bosco, inserito nel numero unico
Exultemus, pubblicato a Bassano in occasione del Giubileo Sacerdotale di Leone XHI:
«...Quello che posso compiere - scriveva Don Bosco - si è di confessare, come
confesso altamente, che miei i sentimenti tutti di fede, di !#tima, di rispetto, di
venerazione, di amore inalterabile di S. Francesco di Sales verso il Sommo Ponte-
fice; ammetto con giubilo tutti i gloriosi titoli che egli raccolse dai Santi Padri e
dai Concilii, e dei quali, formata come una corona di preziosissime gemme, ne
adornò il capo del Papa, quali sono, tra gli altri, di Abele pel primato, di Abramo
per il patriarcato, di Melchisedecco per l'Ordine, di Aronne per la dignità, di Mo~
per l'autorità, di Samuele per la giudicatura, di Pietro per la podestà, di Cristo
per l'unzione, di Pastore di tutti i pastori, e più di 40 altri, non meno splendidi ed
appropriati ...
~ Intendo che gli alunni dell'umile Congregazione di S. Francesèo di Sales non
si discostino mai dai sentimenti di questo gran Santo, nostro Patrono, verso la Sede
Apostolica; che accolgano prontamente, rispettosamente, e con semplicità di mente
e di cuore, non solo le decisioni del Papa circa il dogma e la disciplina, ma che
nelle cose stesse disputabili abbraccino sempre la sentenza di lui, anche come dot-
tore privato, piuttosto che l'opinione di qualunque teologo e dottore del mondo... ».·

47.9 Page 469

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III .. Ancora 'nel nascondz'mento
451
Nello stesso mese il Servo di Dio provava una gran con-
solazione nel veder condotta a termine la cappella funeraria,
eretta su la tomba di Don Bosco, nel Seminario delle
Missioni Estere in Valsalice. Tumulata la salma benedetta
sullo scalone, che univa l'ampio cortile alberato al piccolo
cortile superiore, fiancheggiato dai portici della parte più
elevata dell'istituto, conveniva racchiuderla in una cappella,
che permettesse ai figli e ai devoti d'intrattenervisi in preghiera
in qualunque tempo dell'anno, e in qualunque ora, anche du-
rante le ricreazioni. Don Rua ne diè l'incarico all'economo
generale Don Antonio Sala, che non risparmiò sollecitudini
per tradurlo convenientemente in atto. Appena si conobbe il
pio pensiero, fu una gara per concorrere a compierlo gratui-
tamente. L'ing. architetto cav. Carlo MaÙrizio Vigna pensò
ai dettagli e alla direzione dei lavori; i fratelli Carlo e Giosuè
Buzzetti, capimaestri impresari, alla mano d'opera e ai mate-
riali della parte muraria; il pittore Giuseppe Rollini all'affresco
della Pietà e al progetto della decorazione interna; la Ditta
Repetto alle lastre in marmo per i davanzali delle finestre;
la Ditta Barbetta e C. alle vetrate; in breve, fu una stupenda
gara per dimostrare a chi aveva avuto per tutti l'amore stesso
di Gesù Cristo, quanta ammirazione egli avesse lasciato col
ricordo delle sue virtù.
La cappella sorse come per incanto e venne inaugurata
il 22 giugno. Mons. Leto, in abiti pontificali, recitò le pre-
ghiere rituali della benedizione, in rappresentanza dell'Arçi-
vescovo, il Card. Alimonda. Eran presenti circa duemila per--
sone. Don R.ua sali sopra un piccolo palco e parlò. Ringraziò
quanti avevano concorso, e col solo lavoro delle mani e col
lavoro e colla spesa insieme, ad erigere quella tomba ,e quella
cappella, come perenne monumento di affetto al caro Don
Bosco. Fece speciale menzione del pittore Riollini e dei fra-
telli Buzzetti. Passò quindi in rassegna le ragioni per le quali,
fin dai primi tempi della Chiesa cominciò l'usanza d'innal-
zare altari sulle tombe di colorJ che dormivano il sonno dei
giusti in aspettazione del suono dell'angelica tromba, facendo
rilevare quali vincoli di carità stringano nella Religione Cat-
tolica i fratelli viventi con quelli defunti, la Chiesa rr;tilitante

47.10 Page 470

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452
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
con la Chiesa trionfante e con la Chiesa purgante, il tempo col-
1'eternità: e come 0-esù Cristo stesso vegliasse a custodia delle
ossa dei suoi fedeli. Ricordò, poi, le virtù di Don Bosco, invi-
tando i Salesiani e i giovinetti ad imitarle; raccomandò la sua
anima grande alle preghiere comuni, dicendo non doversi
cessare dai suffragi, quantunque la ferma persuasione di tutti
vedesse già Don Bosco tra i beati del Paradiso, perchè i giu-
dizi di Dio non son conosciuti dagli uomini, e perchè Don
Bosco stesso si era raccomandato di pregare per l'anima sua,
affinchè la stima che si aveva di lui non lo defraudasse di
quelle preghiere, sulle quali poggiavano le sue speranze di sol-
lecita liberazione dal purgatorio.
Mentre Don Rua parlava, si mise a piovere e l'assemblea
si ritirò sotto i portici, e continuò, attenta, ad ascoltare, an-
cor per una mezz'ora, la parola del Servo di Dio.
All'indomani, alle 5 del 1nattino, assistito da un gruppo di
chierici, egli celebrò la prima messa all'altare della nuova
cappella, in suffragio dell'anima di Don Bosco.
Nello stesso giorno, per i primi vi si portavano in devoto
pellegrinaggio tutti gli alunni dell'Oratorio festivo; e, a notte,
a "\\laldocco si celebrò la prima festa della riconoscenza in
onore del Successore di Don Bosco.
Una dimostrazione imponentissima.
F:ra i doni, che gli furono presentati, riusci particolarmente
caro a Don Rua un autografo di Don Bosco: un piccolo foglio,
recante da un lato alcune massime e dall'aikro i proponimenti
presi, nel 1847, al Santuario di S. Ignazio, al termine degli
esercizi spirituali (I). Quel foglietto Don Bosco lo teneva come
segnacolo nel breviario, e un giorno lo smarrì. Un giovinetto,
che lo trovò e ne riconobbe la scrittura, lo tenne gelosamente
nascosto come un tesoro, fino al maggio di quell'anno,
quando pensò di consegnarlo agli archivi della Soçietà; e,
(x) I proponimenti erap.o questi: (( Ogni giorno: visita al SS. Sacramentò.
Ogni settimana: una mor'fificazione e confessione. Ogni mese: leggere le preghiere
della buona morte: Domine, da quod jubes, et jube quod vis>>, - Le massime: <<- Il
Sacerdote è il turibolo della Divinità (Teod.) - È soldato di Cristo (S. Gio. C.). -
L'orazione al Sacerdote è come l'acqua al pesce, l'aria all'uccello, il fonte al cervo.
Chi prega, è -come colui che va dal Re>>. .

48 Pages 471-480

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48.1 Page 471

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lii - Ancora nel nascondi"mento
453
chiuso tra doppio vetro, venne presentato a Don Rua come
erede dello spirito sacerdotale dell'indimenticabile Fondatore.
In fine il Servo di Dio disse una parola dì ringraziamento:
<< Finora erano i padri che davano il nome ai figli; ora sono i
figli che dànno il nome ai padri. Dunque mi dovrò chiamare
Don Giovanni II, capo dei Birichini? Voi mi direte che fu
trasportata la festa di San Michele per unirla a quella di
Don Bosco, e questo va bene; io son contento che non si perda
l'uso di festeggiare l'onomastico di Don Bosco. E mio vivo
desiderio che la sua memoria sia sempre impressa nei nostri
cuori, e sono assai contento che si colga ogni circostanza che
possa contribuire a render più viva la memoria delle sue virtù.
Ieri abbiamo benedetto la Cappella e l'altare eretto sulla sua
tomba. Quella cappella e quell'altare saranno un vincolo di
più per tenerci uniti col nostro caro Don Bosco. Già pote-
vamo avvicinarci alla salma che riposa in quella cripta; ora ci
parrà d'avvicinarci all'anima, allo spirito di Don Bosco, e cosi
sarà di fatto, coll'offerta del Santo Sacri:fizio sopra quella
tomba; e per le preghiere che per lui e a lui indirizzeremo,
sarà più interessato ad intercedere per noi, e a farci sentire
quanto egli ci assiste e ci protegge. Gridiamo ancor una volta:
~ Viva Don Bosco!>>.
All'indomani gli ex-allievi inauguravano a Valsalice una
lapide commemorativa in p·egno della loro riconoscenza e
devozione al grande Apostolo della gioventù. E Don Rua li
ringraziava dell'affetto, dimostrato cosi solennemente a Don
Bosco e a lui e all'intero Oratorio; li assicurò che intendeva
amarli, tutti in generale e ciascuno in particolare, come Don
Bosco, sia col portarli sempre nel cuore, sia col pregare 11>:~
loro e per le loro famiglie, sia col giovarli in tutto che àrd.ui
e ai suoi confratelli fosse permesso e possibile. Aggi1ll.me ·chè
in.tendeva si continuasse la bella usanza, introdotta da Don
Bosco, d'invitare tutti gli antichi allievi delYOiatorio, che si
ricordavano di lui e gli continuavano la loro affezione, ad un
fratellevole banchetto per godere alcune ore della compagnia
degli antichi e sempre cari suoi figli ed amici.
Alla.sera si svolse un trattenimento ad onore di Don Bosco,
con intervento di molti benefattori e benefattrici. In fine il
'

48.2 Page 472

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454
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Servo di Dio ringraziò quanti avevano cooperato·alla riuscita
di quella festa. Ripetè che era troppo fortunato che si fosse
stabilito di congiungere il suo nome di Michele con quello di
Giovanni, e finì coJ parlare delle Missioni, dell'aiuto costante
che prestano ad esse i Cooperatori ai quali non sa come ren-
dere adeguate azioni di grazie, del bisogno che si ha di operai
evangelici, e della gloria di chi obbedisce alla chiamata di Dio
pel suo santo servizio e per la salute delle anime.
Il 25 e il 28 luglio gli ex-allievi si radunarono a mensa con
lui. La gioia più schietta brillava su tutti i volti; nobili e
generosi affetti per Don Bosco manifestarono quanti presero
la parola; in fine parlò Don Rua: << Miei cari fratelli, io vi amo.
Non potrò amarvi come vi amava Don Bosco; ma è mio vivo de-
siderio amarvi come lui. Mi sforzerò d'imitarlo in tutto quello che
potrò. Tutte le volte che avrete bisogno di me, venite pure con
la fiducia di un fratello a fratello, ed io sarò tutto per voi.,._fin
dove si estenderà la possibilità delle mie forze. E non dimenticate
mai che l'Oratorio è sempre la vostra casa paterna>>.
L'r I agosto s'inaugurava, a cura degli ex-allievi, un'altra
lapide commemorativa, presso la casa dov'era nato Don Bosco,
ai Becchi di Castelnuovo d'Asti: e il teol. Felice Reviglio disse
un affettuoso discorso, nel quale delineò, con molta grazia,
le scene edificanti dell'infanzia e della prima giovinezza del
comun Padre e Maestro, quando era già l'apostolo geniale e
instancabile de' compagni (r).
La memoria di Don Bosco ebbe in quell'anno dimostra-
zioni affettuose e impressionanti: ed un'altra più fruttuosa
se ne stava maturando per l'affettuosa riéonoscenza ed illi-
mitata devozione del Servo di Dio. Questi, perchè Don Bosco
continuasse a trionfare in tutti i cuori, cominciò ad uscir
dall'Oratorio e a presentarsi ai confratelli e agli amici, per
animarli, anche con la parola, a seguir diligentemente--0 gli
esempi del Maestro.
Ed abbiam memorie delle visite da lui fatte in quell'anno
(1) In quegli anni l'umile casetta era quasi cadente, e, per desiderio del Servo
di Dio, in seguito venne restaurata con gran cura, quale si vede oggidi. Per questo
la lapide, oggi rimossa, accennava al misero stato in cui allora si trovava (Cfr.: Bol-
lettino Salesiano, ottobre 1889, pag. 132).

48.3 Page 473

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III - Ancora nel nasconàimento
455
a San Pier d'Arena, Alassio, Nizza Monferrato, Borgo San
Martino, Casale, Faenza, e in altri luoghi, da trarne pagine
edificanti.
·
A Nizza Monferrato, dov'era allora il Consiglio Genera-
lizio delle Figlie di Maria Ausiliatrice, si recò due volte, alla
fine di maggio e nella prima decade di agosto. Della prima
visita la cronaca dell'istituto ce ne ha tramandato un ricordo
entusiastico. Accolto da tutta la comunità, salutò dapprima
le educande, disse loro qualche buona parola e le lasciò lie-
tissime; quindi salutò le postulanti, promise a tutte l'abito
religioso, e le rese felici; alle novizie disse che eran le colonne
dell'istituto, colonne sempre nuove, che regger debbono la
cara congregazione, e rimasero altere d'averlo udito; alle pro-
fesse indirizzò queste parole: << Quali modelli di perfezione
religiosa io vi ammiro; e lo sarete nevvero?>>. E a tutte rivolse
ancor uno sguardo, un saluto, ed entrò in chiesa, dove, dopo
aver pregato alquanto, disse a tutte ancor una parola di rin-
graziamento, e promise di passar con loro qualche giorno.
<< Tutte ammirate della bontà del superiore nostro, promet-
temmo d'imitarlo nella carità. O quam suavis est Dominus! Be-
n.ed.etto sia il buon Dio, che sa si bene mescere al dolore la
g101a >>.
E si pose al lavoro.
Pr~dicò il triduo di preparazione alla vestizione reli-
giosa delle numerose postulanti e della chiusura del mese
mariano: e raccomandò particolarmente la carità, la fuga
delle più piccole mormorazioni, e la preghiera che domanda e
ringrazia. << Riconoscenza, confidenza e carità, ecco ciò che
piega su noi lo sguardo di Gesù e di Maria, e che ci fa felici>>.
Alla sera della domenica ebbe luogo un trattenimento in
onore della Madonna e dell'amato superiore, il qua.le, dopo
un bel quadro plastico animato, rappresentante il paradiso:
<< Brave! - esclamò - il paradiso che avete fatto, i benese-
guiti canti, mi portarono proprio lassù dal caro Don Bosco.
Brave! ebbi proprio un sollievo! Che la Madonna ci ottenga di
andar tutti lassù; voi pregate per me, ed io ve l'auguro di cuore! >>A
<<Fusi breve la sua fermata (dal 3z maggio al 5 giugno),
ma tanto ricca di esempi d'eroica carità, di virtù la più per-

48.4 Page 474

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456
IV - Successore di Don Bosco. - Primo· periodo
fetta, di questo Santo Figlio di un Santo Padre. Oh! come il
carissimo Don Rua sa ritrarre Don Bosco! Come si può pur
dir di lui: - Ha, nei.suoi occhi, espressa - l'alma d'un padre
amante, - e reca nel sembiante - la maestà d'un re! - Tutte,
tutte trovarono in lui il padre, e nessuna temeva di volgersi
a lui!
>> Le sue parole, sempre improntate di mitezza, perdono e
carità, nei discorsi ~ fervorini che ci fece, oh come ci stimo-
lano a consolarlo ed imitarlo!>>. Destò anche un'impressione
profonda la sua umiltà.
Di Alassio abbiamo un album con tutte le firme dei supe-
riori e degli alunni, precedute da questa dichiarazione: << Ama-
tissimo Padre, la tua visita ci ha fatto passare tre giorni felici:
la tua presenza, le tue parole hanno destato in noi una puris-
sima gioia, un sant<? entusiasmo. Oseremmo dire che pareva
venuto tra noi, non il successore, ma Don Bosco medesimo.
Te ne ringraziamo adunque con tutto l'affetto del cuore.
Quei santi consigli e quelle calde esortazioni a proseguire con
coraggio nella vie del bene, noi terremo sempre davanti· agli
occhi e ci sforzeremo per metterli in pratica.
· >> Amatissimo Padre, dopo un favore cosi segnalato e cosi
prezioso regalo....., noi vogliamo dirti, che non solo ti ricor-
diamo per il degno successore di Don Bosco, ma nutriamo
per. te quell'affetto medesimo che portavamo a quel Padre
carissimo... >>.
· A Borgo S. Martino si recò il 25 giugno per la festa di
S. Luigi nel collegio di S. Carlo. Un'iscriziond, collocata sopra
il cancello del giardino, in fo:r1do al viale che comincia dalla
stazione, portava scritte, a caratteri cubitali, tre parole: Vieni,
padre desz'derato! Il caro direttore Don Giuseppe Bertello
per la circostanza avevà invitato anche la banda musicale dél~
.l'Oratorio di Torino; e, a suon di musica e tra gli evviva degli
alunni, il corteo, che si era formato alla stazione all'arrivo
del Servo di Dio, era giunto presso il collegio. Al cancello,
accennatogliene il mo,tivo, cessò il suono e cessarono le grida
:Festose, perchè nella -vicina casa delle Figlie di Maria Ausilia-
trice giaceva gravemente inferma Suor Filomena Bozzo. Da
lungo tempo malata di tifo intestinale e· contagioso e di ne-·

48.5 Page 475

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.:.~,\\,
III - Ancora nel nascondimento
457
frite, e, in ultimo, colta anche da bronoo-polmonite doppia
con tosse forte e insistente e febbre altissima, di quella me-
desima sera aveva avuto il consulto di tre medici, tra cui il
dott. Veneroni, primario dell'Ospedale di Casalmonferrato,
che avevano dichiarato non esservi più alcuna speranza di
salvarla, e che sarebbe mancata nella notte. Dopo cena, il
Servo di Dio ebbe la bontà di recarsi in cucina a visitare le
suore, e restò impressionato nel vedere la loro mestizia per le
gravissime condizioni di Suor Filomena. << Io _:_ scrive la
direttrice Suor Caterina Andreone - osai chiedere al vene-
rato superiore, che si recasse a visitare la malata per bene-
dirla, impartirle la benedizione di Maria Ausiliatrice, ed
ammetterla ai santi voti perpetui, comunicandogli che i me-
dici avevan detto che era alla fine.
>> Il veneratissimo Padre, prendendo parte al nostro do-
lore, stette un po' pensieroso, e poi disse: -State tranquille,
_la Suora non morrà; essa deve fare ancor molto bene..... Ora
io non posso andare a vederla, ma voi ditele che stia tran-
quilla; domattina io sarò presto da lei..... E intanto, questa
sera, afle 9, dalla mia camera le manderò la benedizione di
Maria Ausiliatrice; e in quell'ora voi e le Suore recitate tre
Ave presso il letto dell'ammalata.
>> Ed andò in mezzo ai giovani, e dando loro la buona
notte, li invitò a recitare anch'essi nelle camerate, prima di
coricarsi, tre Ave Maria per Suor Bozzo, che tutti sapevano
tanto grave che vari, al mattino dopo, appena svegliati, chie-
sero all'assistente se fosse morta. Le tre Ave furono recitate
dalle suore e dagli alunni alle ore 9; e alle IO la carissima Suor
Filomena si addormentò, dopo 15 notti e 15 giorni comple"'
tamente insonni. Alle 4 del di seguente, il venerato s~ermre
era già presso il letto dell'ammalata, le diede l'asscy1mzione
sacramentale, le recò la Santa Comunione, e :n.e ricevette la
professione perpetua. Suor Filomena em gi~ ,entrata, repen-
tinamente, in un miglioramento straord.i.®.ar.i.o.
>> Infatti, 1:1.ppena giunto, il clotto:te curante chiese alla
portinaia a qual ora fossè spirata; e salito accanto il letto di
Suor Filomena, e constatato che di tutti i mali non le restava
altro che un po' di debolezza, esclamò:

48.6 Page 476

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.,
458
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
>> - Questo è un vero miracolo! Con tanti mali e sì gravi
complicazioni, la guarigione, umanamente, era impossibile! .....
>> Il venerato Don ·Rua, quando gli furon riferite le pa-
role del medico, sorrise umilmente, e disse:
>> - Vedete quello che sa fare la Madonna? non ve l'avevo
detto io di star tranquille? ... >>.
Suor Filomena visse ancora 25 anni; morì direttrice di un
istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice a Damasco in Siria,
il 22 maggio 1914, dopo avèr raccontato tante volte il fatto
prodigioso, chiamandosi la << miracolata>> di Don Rua.
Da Borgo San Martino il Servo di Dio si recò a Casale,
dove la sera del 27 giugno tenne conferenza ai cooperatori
del Monferrato, promossa da Don Bertello, nella chiesa di
S. Filippo. Presiedeva il vescovo Mons. Pulciano. << Don
Bosco - diceva Don Rua - come pochi anni or sono vi· par-
lava da questo medesimo pulpito, ora dal cielo, ove fonda-
tamente lo crediamo, non solo prega per i suoi figli e per la
Società Salesiana, ma eziandio per voi, cari cooperatori e
benemerite cooperatrici. Noi abbiamo segni certi di sua pro-
tezione per tante grazie ricevute per sua intercessione, da
non lasciar alcun dubbio che egli trovisi in paradiso. Dopo la
sua morte crebbero anche gli aiuti e i mezzi per diffondere
le sue opere>>. E parlò degli Oratori, e particolarmente delle
Missioni, che raccomandò alla carità di tutti: << Ricordatevi,
che non è la limosina che fa diventar poveri, ma il vizio e
l'irreligione>>.
t
E la Gazzetta di Casale osservava: << Quel dire semplice
ed affettuoso, ricco di opportuni aneddoti, quella calma
serena, più d'una volta ci richiamò al pensiero il bel verso
dell'Alighieri: L'ombra sua torna ch'era dipartita.
>> Ci pareva che lo spirito elettissimo di Don Bosco aleg-
giasse in quella serena atmosfera, ci pareva d'udirne l'incan-
tevole parola, quella parola amica che scendeva dritta al
cuore e dolcemente lo muoveva a carità. E più d'una volta ci
siamo detti: l'eredità di Don Bosco posa su braccia sicure ed
esperte >>.
'
L'rr luglio giungeva a Faenza, per la benedizione della
nuova chiesa dell'istituto salesiano, accolto con un'imponente

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III - Ancora nel nascondimento
459
dimostrazione d'affetto·. Il r2 celebrò in Seminàrio, distribui
la S. Comunione, e rivolse un fervorino agli alunni:
<< Volete, desiderate una parola da me. Ben volentieri. Siamo qui
innanzi a Gesù sacramentato; e non saprei e non potrei farvi altra
raccomandazione, dirvi di meglio, che suggerirvi la divozione al SS.
Sacramento. Trattenetevi volentieri con Gesù; venite a visitarlo. Ah!
è una grand'arte quella di saper conversare con Gesù; è una grande
sapienza quella di saper trattenere Gesù con noi. Tutti i cristiani
dovrebbero imparare quest'arte, acquistare questa scienza; ma per
noi sacerdoti, per voi chierici, destinati a divenire suoi ministri, è
assolutamente indispensabile; anzi noi dobbiamo fare di Gesù· Sa-
cramentato il centro dei nostri pensieri e dei nostri affetti... A guisa
del girasole noi dobbiamo tenerci sempre rivolti a lui, non solo nelle
visite, nella Santa Comunione, ma in mezzo alle occupazioni, nelle
vacanze, nei viaggi, dappertutto.
.
>> Dobbiamo far nostri gli interessi di Gesù, nostri i suoi desideri.
Perchè venne in questo mondo, perchè istituì la SS. Eucarestia, l'Or-
dine Sacro e gli altri Sacramenti? Per la salvezza delle anime. Le anime
formano l'oggetto del suo amore;" dei suoi più vivi desideri, della
sua sete; e voi, fin d'ora, conviene che coltiviate questo desiderio.
Ricordatevi, che voi siete in Seminario, anche per imitare il Salva-
tore, il quale premise una lunga preparazione all'apostolato. E voi
studiate di perfezionarvi nella virtù; e fin d'ora animatevi di zelo
per la salvezza delle anime. Nei nostri paesi c'è tanto da lavorare
per gli adulti e per i fanciulli. Se pensiamo poi ai paesi occupati dagli
eretici e dagli infedeli, ohi quante anime da convertire! I nostri mis-
sionari ci scrivono che hanno un lavoro immenso. Non potete aiu-
tarli anche voi, con le vostre preghiere, col far loro elemosine e col-
l'esortare altri a venire in loro aiuto? Questo buon pensiero vi sia
di stimolo a rinvigorirvi nella virtù; è così ampio il lavoro che vi at-
tende. Mirate Gesù, ed a quella fornace d'amore accendete i vostri
cuori di carità, di zelo, di generosità, e promettete di lavorare gene-
rosamente per la salvezza delle anime>>.
Anche nella nuova chiesa, che venne benedetta dal vescovo
Mons. Cantagalli, la figura, nobile, piacevole ecl. austera, di
Don Rua, il suo sguardo, rivelante ad un tempo pietà ed in-
telligenza non comune, i suoi lineamenti ·apostolici, dettero
maggior risalto alla sua parola, religiosamente ascoltata da
una moltitudine di persone d'ogni classe sociale, cui narrò la
storia della casa salesiana di Faenza e le ripetute prove della
particolare assistenza divina.

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460
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Tornò a parlare, con somma grazia, anche la sera dopo,
il giorno solenne delFinaugurazione, per raccomandare alla
carità dei cittadini l'opera cosi ben avviata: << Il ricco -
diceva -faccia offerte proporzionate allo stato suo, il povero lo
imiti. Non arrossite, se date anche poco. lddio tutto gradisce; e
cosi anche l'operaio presti l'opera sua. Ricordatevi che Don Bosco .
diceva sempre a' suoi cooperatori: - Siate generosi, non temete
che la limosina cagioni deficienza nelle vostre sostanze. Ho dalla
smairavi.p>a>. rte una gran Tesoriera, che ama largamente ricompen-
Alla funzione, insieme con una squadra di seminaristi
intervenne anche il Servo di Dio Don Paolo Taroni, il quale,
appena terminata· 1a funzione, andò incontro a Don Rua con
quel fare semplice, schietto e filiale, che egli era proprio, con
le braccia aperte, e pieno di gioia, come per dire: << Ringra-
ziamo insieme il Signore!>>. E Don Rua lo accolse con il più
dolce sorriso, e gli ricambiò l'abbraccio, fra l'ammirazione
dei presenti. Fra questi era Enea Tozzi, allora alunno dell'i-
stituto, poi sacerdote salesiano, che non dimenticò più quella
scena evangelica. << Mi riempi il cuore di edificazione e mi
parve di capir meglio che mai, come ci dobbiamo amare in
Dio. Ecco, dissi tra me, come San Francesco e San Domenico
si abbracciarono al loro incontro in Roma. La mia edifica-
zione fu ancor maggiore, perchè aveva un'opinione che Don
Rua fosse piuttosto freddo e riservato, mentre ,aveva una ca-
rità così fervente e un tatto finissimo, come si rilevò poi sem-
pre all'occasione>> (1).
Dal 2 al 6 settembre si adunò in Valsalice il V Capitolo
Generale della Società Salesiana, che fu inaugurato dal Servo
di Dio con una commoventissima commemorazione del Fon-···
datore. Nelle sedute successive si trattò degli studi filoso-
fici e teologici, delle case di formazione, dell'assistenza dei
(1) Il Servo di Dio Mons. Paolo Taroni, nato a Solarolo (Ravenna) il 15 ottobre
1827, ed ordinato sacerdote nel 1851, fu cappellano in S. Pier di Laguna dal 1858
al 1871, e per 31 anno direttore spirituale del Seminario di Faenza. Sacerdote in-
tegerrimo, alieno dalle cose di quaggiù, di pietà e zelo ardente, era tutto a tutti per
guadagnar tutti a Dio. Quanti lo conobbero, lo venerarono come santo, e tale lo
ritenne anche Don Bosco, che lo ebbe tra i cooperatori salesiani i più affezionati.
Vç,Jò al cielo il 10 aprile 1902.

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III - Ancora nel nascondimento
soci durante il servizio militare, delle pratiche religiose, della
·vita regolare e dello sviluppo della Società. E il 6 settembre,
quando si venne alla conclusione, siccome le Costituzioni
Salesiane << dànno al Rettor Maggiore la più ampia facoltà su
tutto ciò che riguarda il benessere e la prosperità della Pia
Società Salesiana, cosl i membri del .Capitolo Generale, -
dice il verbale di chiusura - prima di separarsi, mentre rin-
graziano cordialmente l'amatissimo loro Superiore Don Rua
della bontà paterna usata nell'assisterli, e fanno caldi voti per
.la sua preziosa conservazione, dichiarano unanimamente di
lasciargli pieni poteri di sviluppare maggiormente quello che
non fosse stato abbastanza largamente trattato, ed aggiun-
gere o modificare tutto quello eh~ fosse da aggiungere o da
modificare, al bene e al progresso della Pia Società Salesiana
ed in conformità delle nostre Costituzioni>>.
Cotesta deferenza i Salesiani l'avevano avuta perfetta
verso il Fondatore, e Don Bosco aveva espresso il desiderio
che avrebbe voluto vederla pienamente accordata anche ai
suoi successori, e piena l'ebbe Don Rua. Vedremo quale
stima, quale deferenza, e quale affetto egli godesse dai con-
fratelli, che, dal primo all' ultimo, ammiravano il suo zelo
per la regolare osservanza.
Al principio dell'anno egli aveva comunicato alle case
salesiane alcune deliberazioni, prese i'n un'adunanza, da lui
convocata e presieduta il 23 ottobre 1888,nell'Oratorio, << nel
desiderio di promovere ogni dì più fra i nostri chierici l'a-
more e lo studio della teologia >>; e << sono persuaso - diceva -
che questi avvisi saranno da tutti favorevolmente accolti -e
fedelmente messi in pratica. Lo desidero pel bene della nostra
Pia Società e per la memoria dell'amatissimo nostrfJ D(J'ft BoJco,
che sai quanto abbia lavorato per l'educazione intellettuale e
religiosa dei suoi figli>>.
1
Don Bosco era sempre la sua guida!•
Anche nella lettera, inviata per la convocazione dell'ac-
cennato Capitolo Generale, dava importanti avvisi:
<< Ai Signori Ispettori e Direttori raccomando caldamente di ve-
gliare attentamente, affinchè non si introducano nelle nostre Case let-

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462
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
ture pericolose contrari'e alla moralità od ai sani principii di religione
e di pietà, di cui devono essere informati i cuori dei nostri, dipendenti
ed allievi, per riuscire veri educatori della gioventù e buoni cristiani.
Ricordiamoci delle sollecite cure che adoperava il compianto nostro
Padre Don Bosco per somministrare alla gioventù, ed in genere al
popolo cristiano, il pascolo di buone letture e distoglierli dai pascoli
velenosi di libri immorali, di letture irreligiose e di autori che, per
amore di novità o per qualsiasi altro motivo, cercano scalzare ogni
principio di autorità religiosa, civile e letteraria. Le Letture Catto-
liche, la Biblioteca della Gioventù italiana, tante ottime pubblicazioni
proprie ed altrui, lo stesso impianto di varie tipografie sono altret-
tante prove del suo zelo, per impedire lo strazio delle anime, che va
facendo la stampa immorale ed irreligiosa. Adoperiamoci adunque
a calcare le sue pedate, a vantaggio della gioventù e del personale
affidato alle nostre cure, coll'allontanare dalle nostre case e scuole
le pericolose letture.
>> Altra cosa che desidero raccomandarvi i la coltura delle 7;ocazioni.
Ciascun Direttore, d'accordo cogli altri superiori della propria Casa,
si dia la massima sollecitudine per non lasciar fallire le vocazioni
ecclesiastiche o religiose che il Signore avessegli affidate a. coltivare.
A tal fine sarà molto utile leggere attentamente quanto prescrivono
le Deliberazioni dei Capitoli generali..., e metterne in pratica le norme,
come meglio sarà possibile. Facciamo in modo che non si abbia a render
conto a Dio delle vocazioni che egli avesse suscitate a servizio della Chiesa
e della nostra Pia Società, e che .fossero andate perdute per nostra ne-
gligenza>>.
Prima che tramontasse il 1889, il 27 dicrupbre, << festa
dell'Apostolo della carità e Onomastico dell'amato nostro
Padre>>, comunicava a tutte le Case altre << considerazioni,
che gioveranno, spero - diceva umilmente - a mantenere e a
far fiorire fra di noi quella· pace e quella carità che Gesù è ve-
nuto a portare agli uomini di buona volontà, dal cui novero -,,
nutro fiducia che nessuno di noi meriti essere escluso. Già le
esposi in una conferenza, tenutasLJ.n Valsalice l'ultimo giorno
degli esercizi spirituali; ma a:ffinchè possano arrivare a co-
gnizione di tutti, le misi in iscritto, e con questa mia lettera
ve le comunico>>. ., ,
L'argomento è di particolar importanza per comprendere
l'anima del Servo di Dio e tutta la vigilanza e l'attività del
suo governo, che crediamo conveniente farne cenno colle sue
parole.

49 Pages 481-490

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49.1 Page 481

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III - Ancora nel nascondimento
<< In questi ultimi anni, si scorgeva qualche disaccordo intorno
agli studi, intorno alle materie scolastiche, intorno al sistema d'inse-
gnamento. Affinchè questo non dia occasione a conseguenze dispia-
centi, dobbiamo mettervi rimedio. Come operai di una stessa vigna
evangelica, è necessario che, unitis vi'ribus, anche colla letteratura e
· colle scienze tendiamo al nostro scopo di promuovere la gloria di Dio
e la· salvezza delle anime.
>> Io, fin dall'anno scorso, ho voluto occuparmi dell'esame di tali
divergenze; anche in quest'anno ho continuato le mie attente osser-
vazioni, e, presa una giusta cognizione delle cause che avevano ca-
gionato tali dispiaceri, spero che sarà facile il metterci d'accordo.
>> Trovo che da tutti si conviene in due punti d'uniqne : Primie-
ramente tutti siete animati dal desiderio del bene, di vedere i nostri
giovani avviati negli studi, nelle lettere e nella virtù; in secondo luogo
tutti st'amo d'accordo in un'i'lllmitata venerazione a Don Bosco, ai suoi
desideri, consigli ed ordini>>.
E qui, senz'altro, << come uno dei figli più anziani di Don
Bosco e suo confidente intimo >> passava ad esporre il pensiero
del Padre.
<< Il primo punto dt' disaccordo e t'ntorno allo studio dei classici' la-
tini', Questi si dividono in due categorie, pagani e cristiani. Don Bosco,
fino dai primi tempi dell'Oratorio, dimostrò sempre vivo desiderio
che si studiassero anche i classici cristiani. Provava gran pena nel sen-
tire, come alcuni professori deridessero il latino della Chiesa e dei
Padri, chiamandolo con disprezzo latino di sagrestia. Egli diceva, .·
che coloro i quali disprezzano la lingua della Chiesa, si mostrano
ignoranti delle opere dei Santi Padri, i quali, in buona sostanza, for-
mano da soli la letteratura latina di un'intera età, splendida lettera-
tura, che per molti lati eguaglia nella forma l'età classica, e, per ma-
gnificenza e nobiltà di idee, cli gran lunga la supera. Ed ebbe perfino
a sostenere dispute con personaggi dottissimi in belle lettere, benchè
sempre con prudenza e con carità. E le sue ragioni erano tali di natura
loro, da trarli alla propria opinione. E non risparmiò i rimproveri a
chi aveva stampato note di censura sullo stile e sulla lingua dei Santi
Padri, dimostrando aver torto colui, il quale non volesse vedere il
bello di questi preziosi volumi. Fin dal 1850,. per parecchi anni, egli
stesso in tempo di vacanze, ci spiegava vari brani di questi autori
ecclesiastici, specialmente le lettere di S. Girolamo, e manifestava
sempre un vivo desiderio che fossero studiate.
>> Quando Pio IX in un'Enciclica sciolse la questione, sorta tra
Mons. Dupanloup ed il Gaume, dicendo che si unisse bellamente
lo studio dei classici pagani con quello dei classici cristiani per ri-
vestire di forma classica le idee cristiane e dando norme su questo

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464
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
punto, Don Bosco ripeteva essere le sue idee in perfetto accordo con
quelle del Papa, e continuava ad inculcare la necessità di studiare i
classici cristiani. Don Bosco non isprezzava i classici profani; li aveva
studiati, ne possedeva dei lunghissimi brani a memoria, e li commen-
tava maestrevolmente. Discorrendo con valenti professori mostrava
talvolta tanta erudizione, da trarli in ammirazione e farli esclamare,
che mai si sarebbero immaginato che Don Bosco avesse tanta pro-
fondità nella letteratura latina. Ma non poteva disconoscere che i
classici profani possono essere pericolosi, senza il correttivo degli
autori cristiani e dei loro insegnamenti. Quindi è che Don Bosco,
con grandi spese e fatiche, volle che fosse stampata una selecta di
autori profani latini, purgandoli da ciò che poteva nuocere al buon
costume; e quindi una selecta di classici cristiani. Se vogliamo adunque
seguire le orme di Don Bosco, se desideriamo fare a lui cosa grata, unia-
moci nel praticare questo saggio principio. Sono necessari gli autori
classici profani per imparare l'eleganza della lingua latina, ma sono
egualmente necessari gli autori cristiani, perchè contengono la ve-
rità e sotto una forma tutt'altro che negletta. Ed i maestri nella scuola
s'adoperino a far risaltare in questi scritti dei Ss. Padri l'eleganza
dello stile, grazia di lingua, robustezza e sublimità di concetti; che
anzi il bello letterario di alcuni di essi sta talvolta a pari coi mede-
simi autori del secolo d'oro della latinità...
·
>> Il secondo punto di disaccordo riguarda gli autori italiani. Gli
. uni dicono doverci attenere al classicismo antico degli scrittori ita-
liani, con quelle modificazioni però che son richieste dai tempi; gli
altri parteggiano per gli autori moderni, e sostengono doversi scrivere
come si parla>>.
Qui pure il Servo di Dio continuava ad esporre· i pen-
sieri e i desideri di Don Bosco.
<< Egli studiò i classici italiani, e negli ultimi a1ini di sua vita si
ricordava ancora e recitava a memoria con gran piacere canti interi
di Dante e poesie di altri autori. Egli sentì il bisogno di studiarli,
come cosa necessaria ad imparare bene la lingua ed a formarsi un
bello stile e ne promosse lo studio. Vide però i pericoli che in questa.
studio avrebbero incontrati i giovinetti, tanto più che molti sono proi-
biti, o dalla Chiesa, o dalla legge naturale; e si sobbarcò all'impresa
assai costosa e laboriosa di correggerli. Promosse le edizioni della
Biblioteca dei classici italiani per la gioventù. Egli stesso, sul principio,
faceva la scelta degli autori, li distribuiva da correggere e commen-
tare a questo, a quell'altro professore. Non avrebbe voluto pubbli-
care certi classici, appunto perchè proibiti o pericolosi; ma i pro-
grammi governativi li esigevano; quindi si raccomandò che di questi
autori fossero scelti i passi meno nocevoli, volle che venissero toccati

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III - Ancora nel nascondimento
e ritoccati, e poi diede ancora norme perchè nello spiegarli si eli-
minasse ogni pericolo. Chi lasciasse correre per le mani dei giovani
questi lt'bri non purgati, farebbe certamente contro la volontà di Don
· Bosco. Secondando adunque lo zelo del nostro Padre, atteniamoci
per regola ordinaria alla nostra Biblioteca succitata.
>> Le norme da tenersi per la spiegazione di questi classici vennero
pure da lui date; e si trovano nel Regolamento della Casa, ove si parla
dei maestri. In modo speciale ci raccomanda di guardarci bene
da citare agli allievi, a sfoggio di erudizione, autori cattivi, e molto
meno farne l'elogio, neppure quanto alla lingua o ad altri pregi ac-
cesod. Che se si deve spiegarli in iscuola, mèttasi sempre in piena
luce la verità che si oppone ai loro errori, e facciansi le debite osser-
vazioni sul danno che i giovani potrebbero ricavare dalla lettura dei
medesimi. In una parola, si abbia sempre pronto il contravveleno... >>.
E tornava ad insistere di vegliare attentamente sui libri di
lettura.
<< Ai giorni nostri c'ela smania di leggere romanzi; la gioventù leg-
gera non vuol saperne di letture serie. Dobbiam opporci alla sua leg-
gerezza. Se i racconti non insinuano la virtù, la religione, la pietà,
non mai siano da noi letti. I libri leggeri ed appassionati sono peri-
colosi specialmente per la moralità. Don Bosco era molto rigoroso
su questo punto; e diceva continuamente che i romanzi sono il fo-
mite delle passioni. Neppur consigliava la lettura dei Promessi Sposi.
La tol~rò solamente, quando fu nelle scuole prescritta dal governo.
Da ciò si argomenti che cosa Don Bosco pensasse degli altri romanzi.
>> Intesi, con pena, che in qualche nostra Casa penetrarono libri
di moderni autori, che sono apertamente conosciuti per la loro oppo-
sizione ed odio alla religione ed alla moralità. Non occorre che li no-
mini, chè ben son noti specialmente ai direttori e ai professori. Oh
quanto Don Bosco soffriva, allorchè veniva a sapere che nelle sue
Case s'introducevano libri di simil fatta! E voi tutti sapete come,
in principio di ogni anno, sempre facesse consegnare la lista dei libri
che ciascuno aveva, per eliminarne i pericolosi. Si impedisca adunque
con ogni sforzo e vigilanza la lettura dei libri cattivi, e particolar-
mente dei romanzi pericolosi ))I.
Rilevando << qualche disaccordo sul modo d'insegnamento>>,
proseguiva:
<< Le idee di Don Bosco intorno a do sono chiaramente espresse nelle
regole della Casa. Prendersi cura di tutti, interrogare tutti e sovente,
,e non solamente alcuni; e nel dare spiegazione aver sempre di mira
che intendano coloro che sono più indietro di studii, o di men felice
3° - Vita del Servo di Dio Michele Rua, Voi, J.

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466
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
ingegno. Sia impegno del maestro seguire le norme del metodo pre-
ventivo; per conseguenza non mai s'impongano castighi gravi o vio-
lenti, neppure si umiliino mai i giovani con termini di disprezzo;
se vi sarà necessità d'infliggere qualche castigo, si miri sempre all'e-
mendazione del colpevole, e non mai a sfogare la collera...
>> Che se si hanno autori adottati, si .spieghino i loro trattati con
chiarezza e semplicità da farsi intendere da tutti gli allievi, e non si
pretenda, senza superiore autorizzazione, di dettar o far copiare pro-
prii trattati, con tanta perdita di tempo e forse anche èon notevole
danno degli allievi, ciò che altamente disapprovava il nostro caro
Don Bosco.
>> Anche nei corsi di :filosofia e teologia, non credano i professori
di abbassarsi o perder tempo coll'interrogare gli allievi per assicu-
rarsi se tutti hanno inteso, o col fare recitare la lezione per accertarsi
se hanno studiato. Chi si contenta di fare lezioni, per quanto belle
e sublimi, ma non riesce a far imparare e far studiare i proprii allievi,
potrà essere dotto, ma non sarà un valente insegnante.
>> Ai primi tempi dell'Oratorio si studiava assai: ai pubblici esami
erano quelli dell'Oratorio che ottenevano i voti più splendidi.
>> Non si ricorreva a castighi per istimolar allo studio; bensi i mae-
stri, oltre all'essere diligenti nel compiere il proprio dovere, s'inge-
gnavano in molte maniere ad eccitare l'emulazione dei loro allievi... >>.
Ed ammoniva di evitare lo spirito di novità ed ogni smania
di cambiamenti circa la scelta dei libri di testo, - di attenersi
al program1na pubblicato, annualmente, dal direttore degli
studi della Società, - di servirsi, << per quanto è possibile>>,
<< unicamente delle edizioni delle nostre tipografi.e>>. << Noi
abbiamo un sistema lasciatoci da Don Bosco: procuriamo di
conservarlo, come fanno altre religiose associazioni, che diedero
alla Chiesa ed alla Società uomini dottissimit in ogni ramo di
scienza e letteratura. Non si parli di riformare il sistema, bensl
ciascuno riformi il proprio metodo e la propria condotta, se
non sono conformi ai nostri regolamenti. Ricorderete pur voi
quanto il nostro caro Don Bosc0<< .ci inculcasse di guarda-i:Gi
dal ticchio delle riforme>>.
E terminava con questa paterilà raccomandazione: << A
compimento della presente mi ristringero a raccomandarvi, che
regni sempre tra noi tutti la carità nelle opere, nelle parole e negli
afjetti. Coi nostri allievi non usiamo mai moine, o sdolcina-
ture, e neppure mai' si usino mezzi violenti; ma con molta
pazienza e con industriosa sollecitudine si procuri il loro pro-

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III - Ancora nel nascondimento
fitto scientifico e letterario. Ricordiamoci che noi manche-
remmo alla parte più essenziale del nostro còmpito, se ci ri-
ducessimo solo ad impartire l'istruzione letteraria, senza
unirvi l'educazione del cuore. A questo sovrattutto dobbiam
mirare: a formare dei nostri allievi dei buoni cristiani, degli
onesti cittadini, coltivando pure le vocazioni che fra loro s'in-
contràno >>.
Il 3I ottobre il Servo di Dio vedeva l'ultimo dei fratelli,
il cav. Antonio Rua, confortato da tutti i soccorsi religiosi ed
assistito dalla famiglia, spirare nel bacio del Signore. La sua
morte fu un lutto anche per l'Oratorio. ·Da anni le sue idee
circa l'Opera Salesiana eran ben diverse da quelle dei primi
tempi. Tempra egli pure di grande lavoratore, retto di senti-
menti, e cristiano praticante, dopo di aver servito il Governo
per quarant'anni, prima in qualità di controllore alla Fab-
brica delle armi in Valdocco e poi di direttore a quella di
Val Trompia e di Brescia, viveva per la famiglia e per l'Ora-
torio. Da più anni, non sapendo e non volendo restare in
ozio, s'era messo a disposizione dell'istituto; e pratico degli
affari, calmo e instancabile, lavorava alacremente per noi. In
qualunque stagione, anche nei giorni peggiori d'inverno e
d'estate, con regolarità esemplare veniva a bussare alla porta
dei superiori per prendere gli ordini della giornata, e più ne
aveva, più sollecitamente si metteva in moto per eseguirli.
Sa il buon Dio quante noie alle volte dovette incontrare! ep-
pure era felice d'aiutar Don Bosco, secondo le sue forze, nel-
l'opera caritatevole a pro' dei poveri figli del popolo; e, morto
Don Bosco, continuò a prestar aiuto al fratello Don Michele,
con pari dedizione e costanza. Il suo caritatevole eseiµpio
venne imitato. Come quando mori Mamma Margherita, fu
la mamma di Don Rua, che ne raccolse l'~redità di lavoro
a benefizio dei poveri alunni dell'Orat,01ri<>,,- la carità del
cav. Antonio Rua venne raccolta da un nipote di Don Bosco,
il buon Francesco Bosco, che wpregt;Ò ·ano stesso lavoro fino
agli estremi. Care coteste forti attrattive e simpatie di fa-
miglia!
•. · Il 7 nGJVembre giungeva a Don Rua, telegraficamente, l'in-
v:.ito di recarsi all'indomani, :alla stazione di Porta Nuova, per

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
benedire un numeroso pellegrinaggio di operai di Francia,
che si recavano a Roma a far ossequio al Santo Padre. Capo
del pellegrinaggio era Le Mire, un zelante cooperatore sale-
siano, che, vivente Don Bosco, aveva avuto la consolazione
di veder la sua giovane sposa ricuperar la salute in modo
affatto insperato dopo un soggiorno in Torino, ov'era giunta
quasi moribonda, accompagnata dalla famiglia, per racco-
mandarsi alle preghiere di Don Bosco e de' suoi orfanelli.
Il signor Le Mire avrebbe voluto recarsi a Valsalice, ma
viaggiando in treni speciali e non avendo che una fermata
di 45 minuti, volle aver almeno la soddisfazione di vedere e
salutare il Successore di Don Bosco; e Don Rua fu lieto di
recarsi all'appuntamento.
Il treno giunge puntualmente; i duemila pellegrini scen-
dono in ordine e prendon posto in altro treno, preparato per
loro; ed ecco il signor Le Mire e la sua buona madre in-
nanzi al Servo di Dio, che li saluta affettuosamente ed espri-
me il piacere che prova nel presentare all'intero pellegrinag-
gio, nella persona del suo capo, l'omaggio dei figli di Don
Bosco, che tanta ammirazione e riconoscenza aveva per la
generosa e cattolica Francia. I pellegrini, che vedono il capo
intrattenersi con un sacerdote, chiedono chi sia, e sentendo
che è Don Rua, il successore di Don Bosco, corrono anch'essi
a baciargli la mano e domandano la sua benedizione. In un
attimo il Servo di Dio è attorniato dai numerosi cooperatori
salesiani, che annovera il pellegrinaggio, molti dei quali si
fan conoscere, e chiedono una promessa di preghiere, un me-
mento sulla tomba di Don Bosco, una benedizione. Impiegati
della stazione, guardie, carabinieri, doganieri, viaggiatori che
vanno e vengono, tutti si domandano, a lor volta, chi è quel
prete, oggetto della venerazione dei pellegrini. Dopo un viag-
gio già lungo, di cui la fatica non è ancor alla fine, invece di
pensare a prendere un po' di ristoro, perchè se ne stanno in
ginocchio innanzi a quel sacerdote, che parla loro e li beneN
dice? Un impiegato, spinto dalla curiosità, s'alza sulla punta
dei piedi, osserva, e poi, volgendosi ai compagni, esclama: -
Don Bosco! - Il mistero era spiegato, e molti compresero che
era venuto Don Rua. Don Bosco, infatti, è un motto con cui,

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III - Ancora nel nascondimento
già da tempo, s'indica in Torino tutto ciò che da vicino o
da lontano ha qualche relazione coll'Oratorio di Valdocco,
o col suo Fondatore. In quella circostanza, però, il brav'uomo
non sapeva di pronunziare una parola così vera ed espres-
siva: era proprio Don Bosco, che veniva salutato in Don
Rua con tanto affetto, che questi dovette sentir più vivo il de-
siderio di recarsi al più presto in Francia, come faceva Don
Bosco negli ultimi anni.
Il dicembre un altro drappello di missionari, Sale-
siani e Figlie di Maria Ausiliatrice, si prostrava ai piedi del-
l'altare per la cerimonia dell'addio e partire alla volta della
Repubblica Argentina, dell'Uruguay, dell'Equatore, ed anche,
per il vivo interessamento del Santo Padre, della Colombia.
<< Pensa - scriveva nel mese di marzo il Servo di Dio al
Procuratore Generale Don Cagliero - quanto volentieri
desidereremmo poter rispondere subito affermativamente
all'ottimo signor Generale Velez (Ministro della Colombia
presso la S. Sede); si è la sola mancanza di personale che
ci lega le mani e i piedi; tuttavia puoi dirgli che stante la
raccomandazione dell'Em.mo Card. Rampolla e le sue prof-
ferte, si spera di poter fare qualcosa e stabilire la partenza
pel novembre 1890... >>. << Riguardo ai desideri dell'ottimo
Generale sig. Velez, - tornava a scrivere a Don Cagliero -
che cosa vuoi fare? Se non si può, perchè pretendere che si
faccia l'impossibile? Se si potesse, volentieri avremmo fin
d'ora risposto favorevolissimamente>>. Il Generale, a mezzo
del Santo Padre, tornò ad insistere; ed il Servo di Dio ac-
cettò la nuova fondazione, un istituto per l'educazione della
gioventù, e volle che s'intitolasse Collegio Leone XIII.
Don Costamagna tenne il discorso, illustrando la neces-
sità di molti nuovi apostoli d'Italia e d'Europa per confer-
mare nella fede i numerosi emigrati in America e portare
la luce del Vangelo .a tante tribù ancor avvolte nella super-
stizione: nè mancò di ringraziare pubblicamente il, Servo
di Dio, tanto sollecito a favore dell'apostolato missionario:
<< Quando - diceva - in America ci giunse la notizia della
morte del nostro venerato Padre Don Bosco, le nostre fronti
si curvarono, i nostri occhi versarono copiose lacrime, ri-

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470
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
manemmo come smarriti ed esclamammo: - Siam fatti
orfani!... Senza P{Jdre!... - Ma presto ci riconfortammo,
ed io, ritornato in Italia, ti ho visto, e in te, caro Don Rua,
ho riveduto e ritrovato mio Padre!. .. >>.
Il Servo di Dio non dimenticava e non dimenticò mai
l'accorato appello di Leone XIII" (r):
<< In verità è da deplorare che tanti infelici abitanti d'Italia, co-
stretti dalla miseria a lasciare il suolo nativo, incorrano in angustie
spesso più dolorose di quelle che volevano fuggire. Spesse volte alle
dure fatiche di vario genere, nelle quali si logora la vita del corpo,
aggiungesi pure la rovina delle anime, di gran lunga più deplorevole.
La stessa prima traversata degli emigranti è piena di pericoli e di
sofferènze, poichè molti s'imbattono in avidi speculatori, di cui di-
vengono quasi schiavi; e accumulati nelle navi, e inumanamente
trattati, sono spinti alla depravazione della loro stessa natura. Quando
poi sono approdati al destino ignari della lingua e dei luoghi,. appli-
cati alle quotidiane opere, si trovano esposti alle insidie dei tristi e
dei potenti, ai quali si sono sottomessi come schiavi. Coloro, poi,
che con la propria industria poterono abbastanza provvedere a sè
stessi per le necessità della vita, vivendo tuttavia continuamente fra
coloro, che tutte le cure rivolgono unicamente a cercare i mezzi
di vivere, a poco a poco assopiscono i nobili sensi dell'umana na-
tura, e si abituano a condurre la stessa vita di coloro che tutte le
speranze e i pensieri loro hanno concentrato negli interessi umani.
Da ciò derivano frequentemente gli impulsi delle cupidigie e gli in-
ganni delle sètte, che costà di soppiatto assalgono la indifesa reli-
gione, _e molti _mett?n~ sulla via che ~onduce. alla. rerdizioJ:1;e,
>> Ciò che v1 è d1 p1ù lamentevole 1n questi Jnah, è che 1n mezzo
a una sì gran moltitudine di uomini, in tanta ~stità di regioni e fra
sì gravi difficoltà locali, non è facile che gli emigranti trovino vicino
a loro, come converrebbe, quella salutare assistenza dei ministri di
Dio, che conoscendo l'idioma italiano possano loro :recare la parola
di vita, amministrar loro i sacramenti e prestar loro quegli opportuni
soccorsi, dai quali la loro anima sarebbe levata alla speranza def beni
celesti e la lor vita spirituale sarebbe sostenuta e fortificata. Perciò
in molti luoghi sono rarissimi coloro ai quali sia vicino il sacerdote,
sul punto di morte; non rari i nascenti, ai quali man.chi il ministro
divino per il battesimo; e molti coloro che si uniscono in matrimonio
senza tener alcun conto dei precetti della Chiesa. E simile ai padri,
si propaga la prole;• e presso questo genere di i~dividui i_ costumi
(1) Cfr. Lettera «Quam aerumnosa ~ ai Vescovi Americani, del xo di-
cembre 18'88.

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III - Ancora nel nascondimento
471
cristiani spariscono per dissuetudine, ed altre pessime abitudini s'in-
troducono>>.
Vedremo come ricopiando Don Bosco ed avendo pre-
senti queste commosse parole del Papa, lo zelo del Servo
di Dio per l'assistenza spirituale degli emigrati d'ogni nazio-
nalità fu eminentemente fervido ed operoso in tutta la vita.
I

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· ~•·::
472
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
IV
FIDUCIA NEI COOPERATORI
1890.
Memorando appello. - << Senza operai non si puo coltivare un campo,
nè far la guerra senza soldati!>>. - << Non è mai troppo quello che si
fa per Dio!>>. - Giorni difficili. - << Mettete i vostri beni ad interesse
in una banca, che non chiude mai gli sportelli e vi rende il cento per
uno>>. - << Fatevi degli amici che vi vadano incontro, quando vi pre-
senterete alla potta del cielo>>. - Va a Roma, ed è amabilmente ri-
cevuto z"n udienza dal Santo Padre. - Parla ai Cooperatori come
Don Bosco. - Nuove fondazioni, e frutti consolanti e bisogni delle
Missioni. - << Se voi non aiutate tanti poveri giovani abbandonati,
di qui ad alcuni anni essi si presenteranno sulle vie e sulle piazze
armati di bastoni e di picche, per far man bassa nei negozi e nelle
case private>>. - Diffonde l'Opera del Sacro Cuore a favore dell'Ospi-
zio in costruzione a Roma. - Visita la Spezia. - Tiene conferenza
ai Cooperatori di Genova. - Ai Cooperatori di Torino annunzia la
ripresa di nuove fondazioni, e comunica un attentato degli Alacalufes
contro i Missionari. - << Piu -le annate panno male, piu si fa sentire
il bisogno di aprire nuovi ospizi>>. - << Migliaia di giovani chiedono
"a voi l'elemosina per mezzo nostro>>. - Fa l'elogio di S. Francesco
di Sales a S. Benigno.
Il 1890 fu per Don Rua un anno di attività meravigliosa.
D'ogni parte gli giungevan domande di nuove fondazioni,
e le annate andavano male; cresceva il costo della vita, ed
aumentando le strettezze delle povere famiglie aumentava
anche il numero di giovinetti che bisognava raccogliere in
pii istituti. Ed il Servo di Dio si slanciò all'opera con tanto

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IV - Fiducia nei Cooperatori
473
coraggio che non poteva dimostrar meglio la fede nella Di-
vina Provvidenza, nè ricopiar meglio Don Bosco nel ricor-
rere alla carità dei Cooperatori.
Al sorgere del 1890 rivolgeva ad essi un appello, nel quale
si ammirano in egual grado lo zelo che gli ardeva in 'cuore
e la fiducia che aveva negli ammiratori dell'Opera Salesiana.
Esordiva col ricordar loro, come la carità che chiedeva
era destinata ai fini più santi, << a sostegno di molte opere di
Religione, a diffusione della buona stampa, a propagazione della
Fede, a difesa della verità contro l'errore, e specialmente a sal-
vezza d'innumerevoli giovinetti>>. Accennava alla costruzione
di nuovi ospizi di carità, accanto la Chiesa del S. Cuore a
Roma, a Catania, a Londra; all'ampliamento delle case di
Parigi e di Marsiglia, divenute insufficienti al bisogno; nè
dimenticava le decorazioni del Santuario di Maria Ausilia-
trice e i bisogni delle Missioni della Patagonia e della Terra
del Fuoco, che, per rovesci finanziari avvenuti nella Repub-
blica Argentina, non potevano aver più i sussidi consueti e
versavano in gravi disagi. In fine insisteva d'aver presente
la necessità di proseguire il bene incominciato.
<< Come senza operai non si può coltivare un campo, nè
far la guerra senza soldati; così noi, se non ci formassimo degli
aiutanti, dei sacerdoti, dei catechisti, dei capi d'arte, non po-
trem1no sostenere le nostre case già stabilite, nè fondarne delle
nuove,· senza consimili aiutanti dovremmo chiudere i collegi
e gli ospizi, cessare i laboratori, fermare le macchine tipogra-
fiche, abbandonare le Missioni. Per la qual cosa l'opera delle
opere cui i Salesiani ed i Cooperatori non debbono mai perdere
di vista, si è quella di formare un personale acconcio al bisogno.
Or questa formazione riesce costosissima, perchè occorre,
per anni ed anni, mantener giovani, o nelle scuole per lo stu-
dio, o nelle officine per l'apprendimento dell'arte, da divenir
capaci d'insegnar agli altri. Occorre provveder loro maestri
e libri, strumenti e lavoro: occorr& soprattutto provvedere il
vitto necessario alla loro :Btà e condizione; e vi so dire che i
qrgiovani hanno sempre un buon appetito, e ne son contento.
bene, una parte della carità dei Cooperatori e delle Coope-
ratricivie:n.e, appunto impiegata a formare e a mantenere questo

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474
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
'·.~
vivaio di operai per la vigna del Signore, a preparar maestri,
a crear apostoli. Faccia il buon Dio che essa non ci manchi mail».
Preveniva pur le domande che, alla proposta di tante
opere, avrebbero potuto risuonar sul labbro di molti Coope-
ratori.
<< E non son troppe?... >>. Rispondeva: << NON È MAI TROPPO
QUELLO CHE s1 FA PER Dio!... Per altra parte il male morale
aumenta ogni di più; e i cattivi in più luoghi vanno guada-
gnando terreno a danno della Religione e delle anime...
Cessino i malvagi, cessi il demonio dal fare del male, diceva il
nostro Don Bosco, e io cesserò dal fare il bene; ma siccome essi'
non cessano, cosi neppur io>>.
<< Ma come faremo a trovare i mezzi per cons~rvare e pro-
muovere tante opere di carità e di religione? - Rispondo che
dobbiamo metterci d'accordo e fare ciascuno la parte nostra.
I Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice, come schiere di
un esercito z'n campo, faranno la parte loro, mettendo a disposi-
zione di Dio e del prossimo la loro volontà, la loro sanità, la
loro vita; i Cooperatori e le Cooperatrici facciano dal canto
loro quello che i buoni padri e le buone madri di.famiglia prati-
cano per i loro _figliuoli, quando sono in battaglia. Essi pregano
che Dio li salvi dai pericoli a cui sono esposti, conceda loro
la vittoria contro i nemici, e sapendo che abbisognano di molte
cose, li aiutano anche materialmente, inviando loro soccorsi op-
portuni. Fate cosi anche voi, -amati Benefattori>>.
Indubbiamente gravi e generali erano le difficoltà di que-
gli anni, e il Servo di Dio lo sapeva, ed appunto per questo
non cessava dall'insistere e dallo stendere }a mano.
<< Nell'anno passato fallirono molte banche; ed innumere-
voli persone, le quali avevano presso di quelle depositate le
proprie sostanze, si trovarono a gravi strettezze. Tali disgra- ·
zie mi fecero gran pena, tanto più che ho saputo che ne furo~
colpite altresz molte persone dabbene ed amiche. Prego Dio che
le voglia assistere e consolare nella tribolazione: ed Egli saprà
farlo, specialmente coll'infondere nei loro cuori la <Jolce speranza
dei beni eterni.
>> Gli accennati rovesci di fortuna, però, mi ricordarono
la raccomandazione, che faceva sovente il nostro Don Bosco,
I

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1il1~1."..,...,..
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IV - Fiducia nei Cooperatori
475
soprattutto a quei benestanti, che non avevano eredi neces-
sari o bisognosi. Egli diceva: - Mettete i vostri beni ad in-
teresse in una banca, che non chiude mai gli sportelli, la quale
anzi rende il cento per uno. - Questa è la BANCA DI Dio,
la BANCA DI MARIA AUSILIATRICE, ed anche la BANCA DI
DoN Bosco. Questa banca celeste· spende sempre bene le vostre
sostanze, vi rende il centuplo con elette benedizioni nella vita
presente, e poi vi restituisce il capitale, col darvi il paradiso
eterno>>.
E pieno di fede, rammentava l'invito di N. Signore, e i
frutti preziosi che ne raccoglieranno nell'eternità quanti
l'ascoltano e lo praticano generosamente.
<< Con i vostri beni temporali fatevi' degli amici, che vz'
vadano incontro, quando vi presenterete alle porte del cielo, e
v'introducano negli eterni tabernacoli. Per voi, o Cooperatori
e Cooperatrici, tali amici saranno le anime dei giovanetti e
delle giovanette, salvati colla vostra carità; saranno anche tanti
poveri Indii e tante povere Indie della Patagonia e di altre
regioni, fatti cristiani e mandati in paradiso per opera di quei
missz'onari e di quelle suore, a cui colle vostre limosz'ne avrete
provveduto i mezzi di andarli a salvare e farne dei santi.
>> Quando i re e le regine stanno per entrare in una città,
sono per lo più accompagnati da nobili signori e dame il-
lustri, che formano il loro reale corteggio. Voi, tutti, o miei
buoni Cooperatori e mie buone .Cooperatrici, avete deside-
rio di entrare un giorno nella città eterna, nel regno di Dio,
nel Paradiso; m~ badate che, eccettuati i bambini, nessuno.
entra in cielo, senza un conveniente corteggio di buone opere.
Lo dice l'apostolo S. Giovanni, scrivendo: - Beati i m0r#
che muoiono nel Signore. - E perchè beati? Perchè aGco~9a-
gnati dalle buone opere che fecero in vita: Beati r!J,(Jlf!JUi, qui
in Domino moriuntur... Opera enim illorum seq'tf,un't'tl,r -r!los.
>> Dunque, mentr~ siamo i_n t©li);lpo1 procuriamoci un
bel corteggio pel giorno di l,1.0st.ra roo:t,t~t Quante più. saranno
le nost~e opere di carit~, altre~t,~t? ,più no~ile sarà ~ n~stro
corteggio_, altrettanto più glorioso il nostro ingresso 1n cielo,
altrettahto più felice il nostro s_oggìorno con Dio e coi Santi.
La Pz'a Unionrt_ dei. Coqperatori, alla quale voi appartenete,

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476
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
vi porge molte e svariate occasioni di fare delle opere buone,
con grande vantaggio delle anime. Il Signore vi conceda la
gr.azia di approfittarne, a vostra temporale ed eterna soddisfa-
zzone >>.
L'apostolico appello, che sempre sarà letto con frutto,
e che converrà tener presente ai Cooperatori, accendeva
i cuori alla beneficenza, e l'Opera di Don Bosco poteva pren-
dere il necessario incremento.
Era giunto il tempo, in cui la presenza del Servo di Dio
doveva anche all'Estero suscitare mirabili slanci di carità.
Ed egli, prima di uscir dall'Italia, sentì il bisogno di recarsi
a Roma, anzi tutto per chiedere una particolare benedizione
al Santo Padre, secondariamente per rendersi conto dei la-
vori di quella nuova fondazione salesiana, che gli stava
tanto a cuore. Il pensiero che anche sul suolo bagnato dal
sangue di tanti martiri s'eran dato convegno i propagandisti
dell'eresia per organizzare opere di penetrazione e di demo-
lizione nella capitale del mondo cattolico, sfruttando, con raf-
finata insidia, i bisogni e la fame della povera gente, spingeva
Don Rua ad affrettare i lavori dell'Ospizio del Sacro Cuore
di Gesù in via Marsala, senza badare a sacrifizi e con tanta
fede e tanta sollecitudine, che ci dicono il suo zelo ed il suo
amore per la Chiesa e per il Papa. E stabili di condurla a ter-
mine, in modo che potesse accogliere, no:q. solo I 30 poveri
fanciulli, ma da quattrocento a cinquecelnto, come aveva
vagheggiato Don Bosco. Ed era una spesa non indifferente,
essendo stata preventivata di circa mezzo milione.
Il I2 gennaio partiva; fece una breve sosta a San Pier
d'Arena, e il 13 giungeva a Roma, poco prima della mezza-
notte; e il giorno dopo iniziava subito le visite di dovere,
ricevuto da tutti, specie dai Cardinali Parrocchi e Simeoni,
e dai Monsignori Della Volpe, Cassetta e Jacobini, con alta
deferenza. Anche Leone XIII lo accolse il 22 gennaio con la
più grande amabilità:; e Don Rua stesso, con lettera circolare
del r0 febbraio, ne dava ragguaglio alle case:
<< Eravamo io, Don Lazzero e Don· Cagliero. Cominciai
io ad entrare. Il Santo Padre si rallegrò molto sull'andamento
della nostra Pia Società e delle opere che le sono affidate,

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IV - Fiducia nei Cooperatori
477
facendomi intendere, come le imprese di quel santo uomo,
che fu Don Bosco, furono da Dio benedette nel corso di sua
vita, e continueranno ad essere protette anche dopo la sua
morte.
>> Prese informazioni, alquanto dettagliate, delle cose no-
stre; ed in modo particolare si compiacque allorchè gli diedi
la notizia dei nostri Missionari partiti per la Colombia, e di
cuore benedisse i nostri Missionari con tutti gli altri che par-
tirono nel passato e che partiranno in avvenire, non solo
per l'America, ma anche per l'Africa, per l'Asia, ecc. Di modo
che possiamo esser tranquilli, qualora ci venga fatta dimanda
di Missionari per quelle parti, di averne la missione dal Vicario
di N. S. G. C., e pero da Dio stesso>>.
Il Santo Padre si rallegrò pure del bene che si faceva
nella nuova parrocchia del S. Cuore al Castro Pretorio, e
della felice idea che aveva avuto di affidare la costruzione di
quel tempio a Don Bosco, che <<portò l'impresa cosi felice-
mente al suo compimento >>; e concluse:
<<- Coraggio; continuate a lavorare; si vede, che dove
si lavora, malgrado le difficoltà dei tempi, il popolo accorre
e si fa del bene! ».
E << mentre noi - prosegue il Servo di Dio - ci allon-
tanavamo facendo le tre genuflessioni di uso, Sua Santità
ci seguiva con uno sguardo di tanta bontà, che pareva quasi
gli rincrescesse che ci allontanassimo cosi presto. Facciamoci
adunque coraggio, e lavoriamo alla maggior gloria di Dio ed
a vantaggio delle anime, come ci esorta il S. Padre, che in questo
è a tutto il mondo luminoso esempio. Il Signore non mancherà
di aggradire le nostre fatiche e le nostre sollecitudini... >>.
Il 23 gennaio parlò ai Cooperatori nel ~empio del Sacro
Cuore. Aveva già combinato col Procuratore Generale Don
Cagliero d'anticipare la conferenza prescritta clal regolamento
della Pia Unione per la festa di S. Francesco di Sales, per
tenerla egli stesso, non per altra ragione, che per imitare
Don Bosco. << Don Bosco - dichiarava nell'esordire - dac-
chè istitui la pia associazione dei Cooperatori e delle Coopera-
trici, non veniva mai in Roma, senza invitare i suoi benemeriti
Cooperatori e Cooperatrici, e intrattenersi con loro per mezzo

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
di una con/erenza, in cui, con parola facile e piana, con un fare
all'amichevole, esponeva le vicende della nostra Pia Società
e lo sviluppo delle opere che Iddio degnavasi compiere col-
l'aiuto vostro, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici. E
l'ultima volta, non potendo prender la parola, non una sola
conferenza, ma parecchie conferenze, e in più lingue, fece
tenere ai Cooperatori Salesiani, che da varie nàzioni erano
qui radunati. Desiderando continuare la stessa buona usanza,
e trovandomi qua, mi è molto caro far conoscenza con voi,
o:benemeriti Cooperatori, e con voi intrattenermi sulle opere
nostre, e nello stesso modo, e nello stesso linguaggio>>.
<< Don Bosco - continuava il Servo di Dio - è stato
l'VOMO DELLA DIVINA PROVVIDENZA, perchè la Divina Prov-
videnza, come l'ha favorito costantemente in ogni impresa du-
rante la vita, prosegue a favorire le sue opere, anche dopo. la
sua morte, servendosi della carità dei Cooperatori>>.
E faceva un'esposizione, dettagliata e interessante, dei
nuovi Oratori aperti a Parma, Novara, e Lugo, dei collegi
fondati in Italia, nella Svizzera, in Francia, nel Brasile e nel-
1'Argentina, e soprattutto dei frutti. consolanti delle Missioni
della .Patagonia e della Terra del Fuoco.
<< Da Patagones, da Viedma, da Roca, e da Chos-Malal,
tutte località poste sulle sponde del Rio Negro, partono di
tratto in tratto dei missionari per recarsi in mezzo alle tol-
derie dei selvaggi, istruirli, battezzarli e ,mministrar loro
gli altri sacramenti secondo la maggiore o minor istruzione
che ciascuno ha acquistato. Sono escursioni che durano da
· tre a quattro mesi; e poi tornano al loro quartier generale
per rifornirsi, giacchè queste escursioni còstano immense
fatiche e disagi d'ogni genere ai missionari. Ma è consolante
il vedere come da ciascuna di coteste missioni essi ritornano
sempre portantes manipulos suos di centinaia di battesimi
· conferiti, di un bel numero di matrimoni regolarizzati e di
altri sacramenti ammjnistrati. E pur consolante il vedere come
i poveri indii comincino ad apprezzare la nostra Santa Re-
ligione e ad amare i Missionari, e come sieno contenti quando
possono trattenersi con loro. Mons. Cagliero ci scrive, che
spera non sia più tanto lontano il tempo di veder colà un giar-

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IV - Fiducia nei Cooperatori
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dino di nostra Santa Religione, come Don Bosco aveva predetto
poco prima di morirei
>> Molto bene procede pur la Missione alle Isole Malvine,
dove abbiamo parrocchia e scuole regolari, frequentate da
un gran numero di giovinetti. Più difficili si presentano le
missioni della Terra del Fuoco per l'assenza assoluta di qual-
siasi governo e di mezzi somministrati dalla civiltà. I missio-
nari restano là solì in mezzo ai selvaggi, che non è a credere
sian tutti d'indole mansueta. Ciononostante, parecchie con-
versioni anche in quelle isole si poterono ottenere...
>> Quest'anno, poi, dietro desiderio esplicito del Santo
Padre, abbiamo pur fatto una spedizione per la Colombia...
>> E come, direte voi, si possono sostenere tante imprese?
dove prendere il personale? dove prendere i mezzi? Quanto al
personale, ringraziando la Divina Provvidenza, si ebbe un
contingente discreto, con cui si potè spedire nelle Missioni,
dopo la morte del compianto nostro Padre, oltre un centi-
naio di persone, tra sacerdoti, catechisti e suore. Ma è poco
in confronto al bisogno; e a voi mi raccomando, affinchè
continuiate a pregar il Signore, Padrone della messe, ut mit-
tat operarios in messem suam. Da noi si continueranno a col-
tivare le vocazioni: ma se non vi è la rugiada della grazia, delle
divine ispirazioni, invano noi lavoreremo.
>> Quanto ai mezzi materiali, sebbene in misura limitata,
tuttavia, mediante la carità dei Cooperatori e delle Coope-
ratrici, si potè andare avanti. Certo che maggiori cose si
sarebbero potute fare, se più abbondanti fossero stati i mezzi,
specie nelle Missioni. Non voglio tuttavia che ci lamentiamo
di questa ·amorevole Divina Provvidenza, che ci fa ma.gruri
qualche volta sospirare; ma poi, a tempo opportuno e di m-ag--
gior necessità, non vien m~no. Anzi, fermamente spero, che
ci verrà in aiuto anche quest'anho, in cui abbiimo da com.:.
pletare varie opere, come il compimento di quest'ospizio
per poveri giovani orfani ed abbandou:i.ati>>, ·
E tornava ad insistere sulla necessità d'accorrere in soc-
corso a tanti poveri giovani, e toglierli dai pericoli della
strada, con parole che hanno del profetico: << Se voi - disse
- pensate per tempo a soccorrerli, procurando loro una buona
.'

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
educazione, diverranno cittadini onorati, rispettosi e amanti del
prossimo, riconoscenti ai benefattori. Se invece non li aiuterete,
forse DA QUI AD ALCUNI ANNI, si presenteranno sulle vie e
sulle piazze armati di bastoni e di picche, per far man bassa nei
negozi e nelle case private.
>> Lo so che le annate van male, e vedo che ora per sopras-
sello giunse l'influenza a tribolare le famiglie. Ma non è forse
questo un mezzo efficacissimo per allontanare i flagelli di
Dio e ad ottenere buone annate? Diceva il Signore al re Na-
bucodonosor: - Peccata tua elemosyna redime; placa il Si-
gnore Iddio tuo coll'elemosina. - Non voglio dire che siate
voi i grandi peccatori che provocate l'ira di Dio; è certo però
che le· vostre elemosine serviranno mirabilmente a stornare le
tribolazioni dalla società.
>> Oh! dunque all'opera! ... La carità dei Cristiani di Roma
era celebre sin dai primi tempi del Cristianesimo; non venga
meno ai nostri tempi... Non c'è più Don Bosco; ma non per
questo lascerete di fare abbondanti elemosine. Ve le chiedono
i suoi figli, che ne continuano le opere. D'altra parte il Si-
gnore promette ampia ricompensa anche per un bicchier
d'acqua dato per amor suo al più umile dei nostri fratelli,
e darà a tutti il cento per uno in questa vita e il premio eterno
nell'altra!>>.
Proprio di quell'anno, nel mese di gennaio, aveva fatto
stampare nel Bollettino il programma di un'opera pia, desti-
nata ad assicurare la costruzione e la vitalità dell'Ospizio
del Sacro Cuore di Gesù in Roma.
·'
Come Don Bosco per innalzare il Tempio del Sacro Cuore
aveva implorato la carità dei Cooperatori, così fece il suo Suc-
cessore per erigere, a fianco del tempio, l'Ospizio tanto desi-
derato; e si servì dell'Opera del _Sacro Cuore. Quest'Opera,
detta da principio << della Divina Provvidenza >>, era un
mezzo già in uso, in identiche circostanze, con esito feli-
cissimo. Fin dal giugno del 1888 aveva avuto l'approvazione
del Card. Vicario ed una speciale benedizione del Papa;
e il Servo di Dio, pr;eso consiglio da autorevoli persone di
Torino e di Roma, e dàtole il nome di Pia Opera del Sacro
Cuore, la diffondeva in ogni parte.

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IV - Fiducia nei Cooperatori
Ai benefattori della Chiesa del Sacro Cuore, particolar-
mente a quelli che avevan partecipato al Voto nazionale per
decorarla di facciata marmorea, era stata promessa, ad opera
compiuta, la celebrazione di una messa ogni venerdi in per-
petuo e la recita quotidiana del S. Rosario con altri esercizi
di pietà. Ad ampliare tali· favori agli antichi ed ai nuovi be-
nefattori venne stabilita l'Opera suddetta, - la quale con-
siste nella preziosissima partecipazione al frutto di sei Messe
quotidiane in perpetuo, mercè l'offerta di una lira italiana;
- cosicchè, in breve, ebbe e continua ad avere nume-
rose adesioni da ogni parte del mondo (I).
(1) Continuano sempre in gran numero le ascrizioni alla Pia Opera per i preziosi
vantaggi che assicura gli ascritti. Questi, infatti, oltre la partecipazione alle sei Messe
quotidiane, partecipano anche in perpetuo:
«a) alla recita del Santo Rosario, ed alla Benedizione col SS. Sacramento, che
ha luogo ogni giorno nella stessa Chiesa;
>> b) alle stesse funzioni, che hanno luogo quotidianamente nella Cappella dei
giovanetti dell'annesso Ospizio;
>> c) alla Messa, che viene ascoltata ogni giorno dagli stessi giovanetti;
>> d) a tutte le altre funzioni, novene, feste e solennità, (che sono moltissime)
le quali si celebrano nella suddetta Chiesa e Cappella.
>> e) a tutte le orazioni e buone opere, che vengono fatte dai Salesiani e dai loro
giovanetti in tutte le loro Case, Collegi, Ospizi, Oratorii festivi, Missioni, ecc., in
Italia, in Francia, in Inghilterra, in Spagna, in Austria, nella Svizzera, in America,
e dappertutto dove sono stabiliti e si stabiliranno >>.
Per esservi inscritti basta l'offerta di una lira italiana.
<< Col versare una sol volta l'elemosina di una lira italiana l'offerente ha diritto
di formare l'intenzione per tutte le sei Messe, e per tutte le altre pie opere cosi a
proprio come a vantaggio de' suoi cari, vivi e defunti, e di cambiar l'intenzione in
ogni circostanza secondo i particolari bisogni e desideri.
>> Ciascuno può con eguale limosina iscrivere i bambini, gli assenti e qualsiasi
altra persona anche a sua insaputa, nonchè i defunti.
>> Desiderando partecipare o far partecipare pii! abbondantemente al frutto della
Pia Opera, ognuno può, col ripeter detta elemosina di una lira, m0ltiplicare quanto
gli aggrada le iscrizioni, tanto per sè quanto per altri, vivi o defunti».
«Le offerte - notava il Servo di Dio nel primo programma - vengono erogate
primieramente per la fabbrica, e poscia pel mantenimento dei giovanetti dell'Ospi-
zio annesso alla Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, rimanendo a carico dei Salesiani
l'obbligo di far adempiere tutti i pesi della Pia Opera.
>> I nomi degl'iscritti verranno raccolti in tanti volumi e conservati nel Tempio
del Sacro Cuore di Gesù a perpetua memoria.
»La Pia Opera ha due centri, l'uno a Roma, l'altro a Torino... ».
E nell'accennata circolare del febbraio 1890, ai singoli direttori delle Case
Salesiane, in nota aggiungeva, tra le altre, questa comunicazione:
«Riceverai pure fra poco un registro per notare diligentemente tutti coloro eh.e
3X - Vita del Servo di Dio Michele R11a. Voi. I.

50.10 Page 500

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482
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Il Servo di Dio restò a Roma sino al 25 gennaio. Quella
mattina, attese sino alle ro ad ascoltare le confessioni di
quanti desideravano co~fidare a lui i segreti dell'anima loro;
e nel pomeriggio parti per la Spezia, ove giunse dopo la mez-.
zanotte, per restarvi la mattina del 26, domenica, festa della
Conversione di San Paolo, cui Don Bosco aveva intitolato
quell'istituto. Celebrò la Messa della Comunione Generale,
e rivolse la parola alla comunit;à:
<< Non posso trattenermi con voi, disse, tutto il giorno,
tuttavia posso ip.dirizzarvi una parola. Voi fate la festa di
San Paolo, cioè la sua conversione; e questo è un segno per ·
me che avete tutti voglia di convertirvi e di darvi al Signore.
San Paolo, dopo che si convertì, non venne mai più meno ai
suoi impegni, anzi divenne un zelante apostolo per convertire
i gentili alla Fede Cristiana. Cosi mi aspetto che da questa
casa escano vari imitatori dell'Apostolo San Paolo, per con-
vertire le nazioni barbare e infedeli. Già alcuni sono partiti
per le Missioni e fanno gran bene in quei lontani paesi, ed
io spero che altri ne usciranno in avvenire, non solo come
chierici o preti, ma :incora come artigiani e coadiutori. Que-
sta era pure la speranza di Don Bosco, che aveva tanto af-
fetto per questa casa >>.
Dopo pranzo riparti subito. per San Pier d'Arena, essen-
dosi proposto di tener la conferenza anche ai Cooperatori
di Genova, il giorno dopo, nel.la chiesa di Sarr Siro.
Numerosi furono gli intervenuti; ed egli parlò - diceva
l'Eco d'Italia - << con amore di padre e carità di fratello>>,
raccomandando di nuovo la cura e la protezione della· gio-
ventù abbandonata. Assisteva Mons. Vescovo d'Ascoli Pi-
ceno, che predicava nella stessa chiesa la novena di S. Fran..
cesco cli Sales; e la questua, senza contar le offerte mes~
in mano al Servo di Dio, fruttò la somma di r342 lire. Fu
per lui una giornata così laboriosa, che potè prendere un
si volgeranno a te coll'offerta stabilita per partecipare alla Pia Opera del S. Cuore
di Gesù in Roma. Ti esorto intanto di spedire ogni tre mesi, senza eccezione, l'in-
tera somma raccolta a Don Cagliero Cesare in Roma, ovvero a me personalmente.
Il Registro parimenti sarà a suo tempo inviato a Roma, ripieno di nomi e conser-
vato negli Archivi della Pia Opera... ».

51 Pages 501-510

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51.1 Page 501

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IV - Fiducia nei Coope,:atori
po' di cibo soltanto alle tre pomeridiane, e di quella sera
riparti per Torino.
Anche a Torino volle:rivolgere:'la ~parola ai Cooperatori,
adunati nella~chiesa d(S. Giovanni Evangelista, il r0 febbraio.
Non seppe in alcun!modo dispensarsene, per le gravi comu-
nicazioni che doveva fare.
Cominciò ad annunziare una speciale benedizione del
Santo Padre; poi illustrò lo scopo provvidenziale degli Ora-
tori festivi e degli istituti salesiani e l'incremento delle mis-
sioni salesiane; disse come, dopo un po' di tregua, s'era
ripreso ad ingrandire i collegi già aperti e ad aprirne dei nuovi,
in Italia e all'Estero. Quindi annunziò com'uno degli ultimi
missionari partiti per· la Colombia, il chierico Eterno,· imbar-
catosi a St-Nazaire benchè sentisse un po' d'influenza, era
andato aggravandosi durante il viaggio, e, giunto al primo
porto della Venezuela, aveva dovuto discendere, e assistito
da Don Unia era spirato serenamente.
Parlò anche delle gravi difficoltà che andavano incontrando
i missionari della Terra del Fuoco e delle isole adiacenti.
Questi, nell'isola Dawson, avevap,o fondato una residenza,
e da sette mesi convivevano con loro 17 Alacalufes, quando,
il 7 settembre 1889, il personale esterno, addetto alla Missione
in qualità di falegnami, pastori, e agricoltori, tuttò cileno,
chiese di recarsi a Punta Arenas, in occasione delle feste
patrie. Il direttore ve 1i accompagnò, lasciando insieme con i
17 Alacalufes il missionario Don Pistone, pel quale gli indii
mostravano di simpatizzare assai, e il catechista Silvestro.
Ma il dì seguente, senza dir nulla, tutti scomparvero; e, il .
giorno dopo, ne tornarono appena sei, e si avviarono alla cu-
cina. Silvestro offerse loro da mangiare, e quelli gli risposero:
- Non voler mangiare; voler carne tua! - Il buon catechista
credette di non aver compreso, e non fece alcun cenno della
minaccia. Dopo alcune ore furon visti uscire dalle loro ca-
sette ed avviarsi verso i missionari, che stavano lavorando;
ed ecco, che ad un cenno d'un:o di essi, chiamato il capitano
Antonio, tre si avvicinano al coadiutore Silvestro e. tre a Don
Pistone, :fingendo di offrire a questi una pelle di lontra;
.quando, a un tratto, loro scompare il menzognero sorriso dal

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484
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
labbro; e, mentre due afferrano per le mani il sacerdote,
il terzo tira fuori un coltellaccio e gli vibra alla gola un colpo
disperato. Don Pistone, accortosi dell'attentato, manda un
grido: - Maria Ausiliatrice, salvatemi! - e tenta di svinco-
larsi e d'evitare il colpo. Fortunatamente il ferro, invece di
colpirlo alla gola, gli sfiorò la bocca, facendogli un taglio
nel labbro inferiore sino al mento: e i tre fuggirono, ed egli
fu salvo. Contemporaneamente, con la stessa tattica, gli al-
tri tre avevan diretto un colpo di scure a Silvestro. Egli pure
tentò di sfuggire il colpo, e vi riusci; ma oltre una scalfittura
alla fronte, n'ebbe anche gravemente ferito un braccio; co-
sicchè, quando, pochi giorni dopo, fu sulle mosse per im-
barcarsi verso Puntarenas, cadde malamente e fe' capovol-
gere lo scafo sul quale si avviava al bastimento; ed essendo
un giorno di burrasca, disparve nelle onde per sempre!
Date queste dolorose notizie, ed accennate altre diffi-
coltà e i bisogni in cui versavano i Missionari, il Servo di
Dio ins.istè con tanta evangelica semplicità sull'urgenza d'aiu-
tare anche molte povere famiglie, che supplicavano di poter
affidare poveri fanciulli orfani o abbandonati alle case sale-
siane, che quanti lo udirono si fecero questa convinzione:
<< Più le annate vanno male, più si fa sentire il bisogno di aprire
nuovi ospizi per soccorrere tanti poveretti,· risparmiamo adunque
e facciamo tutto il possibile per diminuire tanta indigenza>>.
Un particolare significativo. Un giorno, Don Rua in men
di due ore, ebbe ad assistere a quattro scene dolorosissime.
Eran le nove del mattino. Com'ebbe ti.nito di celebrare
la S. Messa, gli si presenta nella sacrestia di Maria Ausilia-
trice una povera donna, all'aspetto molto afflitta, con a lato
quattro ragazzini· smunti e cenciosi; il maggiore poteva aver
dieci anni. S'inginocchia ai suoi piedi, e coll'angoscia nel cuore
gli manifesta come il fatal morbo dell'influenza ha reso lei ve-
dova e misera, e quei piccini orfani di padre, ed ella è nel-
l'impossibilità di mantenerli ; e, con le lacrime agli occhi,
. lsouo1suopsppl1.izc1.a. a volergliene ricoverare almeno qualcuno nei
Poco stante, ritiratosi in camera, ecco presentarglisi un
uomo, sui trentacinque anni, a pregarlo della stessa cosa.

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IV - Fiducia nei Cooperatori
Gli è morto il fratello ed ha lasciata nella miseria la moglie
con due figli. Benchè abbia numerosa figliuolanza, a costo
di qualunque sacri:fizio egli è pronto a raccogliere in famiglia
la vedova cognata con un bambino; ma non si sente di pren-
der anche il nipotino maggiore, e prega Don Rua a volerlo
accettare nelle case salesiane.
Questi non aveva ancora discese le scale, che arriva un
terzo, un giovinotto sui ventidue anni, rimasto orfano con
un fratello di quattordici. Viene a raccomandarsi a Don Rua,
perchè voglia collocare in qualche laboratorio il povero fra-
tello, che non sa alcun mestiere.
Partito costui, ne giunge un quarto. E un giovane di di-
ciott'anni, sparuto della persona e sofferente per mancanza
di cibo, che chiede pane e lavoro.
Don Rua che farà? Li rimanderà tutti senza consolarli?
Il suo cuore non può reggere a tante sventure. Sa che la Di-
vina Provvidenza, benchè qualche volta si faccia sospirare,
pur nelle estreme necessità non gli è mai venuta meno; per-
ciò ingrandisce gli ospizi esistenti, altri ne innalza, e stende
la mano ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane, e chiede
pietà. Chiede pietà pei poverelli e dice: - Miei buoni Coope-
ratori, parecchie migliaia di poveri giovani chiedono a voi l'ele-
mosina per mezzo nostro. Essi son orfani, son miseri, deh! soc-
correteli. L'elemosina vi otterrà il perdono dei peccati, prospe-
rerà i vostri affari temporali, e vi assicurerà un posto glorioso
nella beata eternità.
L'impressione della parola del Servo di Dio era singolare
con chiunque parlasse, chè se ne vedevano sempre i frutti
consolanti. Don Bosco aveva trasfuso nel suo Successore
anche l'efficacia della parola, perchè questa non aveva altro
fine che la gloria di Dio e la salvezza delle anime.
Di quei giorni si recò a San Benigno, per la festa di
S. Francesco di Sales; ed a quei buoni coadiutori ed aspiranti
salesiani fece l'elogio del Santo titolare cosi:
. << Bambino, mostrava predilezione verso i poveri. Giovinetto, s'in-
teressava del bene de' suoi compagni. Infermo, lasciò per testamento
ai medici il suo corpo pei loro studi. Prete, si assunse la missione
del Chiablese, e con quante sofferenze! Vescovo, non aborriva alcuna

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486
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
fatica. Questo si chiama spirito di carità e di sacrifizio. Non amava
neppure la sanità; non mai chiedevala a Dio nelle infermità. Amava
Dio, la grazia; la virtù. Ecco il nostro modello! Non cerchiamo gli
onori, non le comodità, non i nostri gusti; ma il bene del prossimo
e la gloria di Dio>>. .
Nel ringraziar, poi, quei giovani delle festose accoglienze
che gli avevano fatte: << Ho bisogno - diceva - che diventiate
salesiani e buoni salesiani. A tal fine vi raccomando la preghiera:
Recte novit vivere, qui bene novit orare. Accostatevi con fer-
vore ai Ss. Sacramenti. Fate bene la meditazione; state at-
tenti alla lettura spirituale. Offrite a Dio le vostre occupazioni...
e, a quando a quando, elevate a lui delle giaculatorie... >>.
E per noi una fortuna che, in brevi appunti, egli abbia pre-
notato quello che diceva nelle prediche, nelle allocuzioni e
nelle conferenze, perchè possiamo intimamente comprendere
la bellezza ed il fervore dell'anima sua.

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V - Primi viaggi all'Estero·
V
PRIMI VIAGGI ALL'ESTERO
1890.
A Nizza Marittima: << Noi sentiamo che il nostro Padre non è morto!>>.
- Tiene conferenza a Notre-Dame: << lo intendo imz·tare Don Bosco
in tutto e per tutto, quanto mi è possibile>>. - << Ho visto un miracolo:
Don Bosco risuscitato!>>. - Alla Navarra: nel suo cuore hanno il
primo posto i ragazzi abbandonati. - A Tolone e a Cannes: << Fa
davvero mirabilia! >>. - Entusiasmo a St-Cyr: guarlsce un sordo
ed una cooperatrice malata da sei anni. - A Marsiglia: << Di Don
Bosco ce n'è uno solo!... >>. - A S. Margherita, Aubagne e Roquefort.
- Va nella Spagna, accompagnato da Don Barberis. - Festose acco-
glienze a Barcellona e a Sarrià. - Tutti riconoscono in lui un altro
Don Bosco. - A Madrid, Siviglia, Utrera. - Gli strappano i bottoni
e gli tagliano pezzetti degli abiti per conservarli come reliquie. -
Commovente addio! - Torna a Torino la mattina della domenica
delle Palme. - Riparte per il Nord della Francia. - A Lione visita
il Museo delle Missioni e il .Santuario di Fourvière. - A Parigi
parla ai Cooperatori nella chiesa di S. Onorato. - Va a Londra,
Guines, Lilla, Liegi, Namur, Lovanio, Malines, Anversa, Lierre,
Gand, Bruges, Courtrai; Tournai, Le Rossigno!, Amiens; e torna
a Parigi. - Celebra a Paray-le-Monial; sosta a Cluny; rientra a
Torino. - Quattro mesi in viaggio!
Iddio è sempre mirabile nei suoi . Servi l Essi, anche
solo con la figura, coll'aspetto, con il contegno, che effonde
sempre un fascino soave) parlano di Lui, e rammentano
il dovere di amarlo e servirlo fedelmente! Quante anime
furono cosi tratte a Dio 1 La predicazione più affascinante

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488
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
è quella del buon esempio: è sopra tutto il buon esempio che
fa riflettere e meditare seriamente, e convince e conquista
assai più della parola. Quante anime attirò Don Bosco a Dio
nei suoi viaggi, solo col .suo aspetto! E quante doveva trarne,
nello stesso modo, anche Don Rua!
Deciso di visitare tutte le case salesiane dell'Europa,
tranne quelle di Mendrisio e di Trento, partiva in nomine
Domini e giungeva a Nizza Marittima 1'8 febbraio, alle nove
di sera. Don Cartier gli era andato incontro a Ventimiglia.
L'Oratorio S. Pietro era tutto imbandierato e illuminato a
festa. Appena apparve in cortile, la musica intonò una marcia
ma più forte echeggiò il grido degli alunni, che gli corsero
àttorno a baciargli la mano:- Viva Don Rua!
Un salesiano si avanzò e gli diede il benvenuto:
<< Gavisi sunt discipuli, viso Domino! Dopo la morte del
Salvatore, gli Apostoli ed i discepoli, turbati, in fondo all'a-
nima, d'un avvenimento che atterrava tutte le loro speranze,
incominciarono a dubitare della divinità del Salvatore. Essi
erano ancora infermi e deboli nella lor fede. Ma qual non fu
la loro gioia, allorchè videro Gesù risuscitato! Gavisi sunt .
discipuli, viso Domino.
>> Amatissimo Padre, figliuoli e discepoli di Don Bosco,
noi ci siamo profondamente turbati alla morte del nostro ve-
nerato Padre; la nostra anima, come quella degli Apostoli
e dei discepoli, fu straziata dal dolore; e obliando un momento
tutte le meraviglie di cui fummo testimoni, abbiamo sentito
una pena indicibile ed un grande timore, pensando a tutto
quello che perdevamo.
I
>> Oggi Ella viene a noi, amatissimo Padre, e rivedendo
in lei l'anima, lo spirito ed il cuore di Colui che noi abbiamo
perduto, o piuttosto ritrovandolo in lei tutto intiero, i nostri
occhi s'aprono alla luce, e noi sentiamo in noi medesimi, -..
che il nostro Padre non è morto! ... >>.
Il Servo di Dio rispose che nessun'altra parola e nessun
altro ricordo gli tornavano più cari, come quelli che gli ri-
cordavano Don Bosco. Don Bosco è in cielo; lo dimostrano le
molte grazie ricevute a $Ua intercessione. Don Bosco ha rac-
comandato ai figli di amare il suo Successore, come avevano

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V - Primi viaggi all'Estero
amato lui; ed anche Don Rua vuol ricambiarli col medesimo
affetto di Don Bosco. Don Bosco amava tanto di fermarsi a
Nizza; egli pure si fermerà a lungo tra loro.
Il 9 febbraio, domenica, si celebrò la festa di S. Francesco
di Sales: e il Servo di Dio attese a lungo ad ascoltare le con-
fessioni, e nel pomeriggiò tenne la conferenza a Notre-Dame;
alla presenza del Vescovo, ripetendo: o << / intendo imitare
Don Bosco in tutto e per tutto, quanto mi è possibile>>, e scongiu-
rava i Cooperatori a trovar modo di aprire un Oratorio festivo.
vedendo tanti ragazzi bisognosi di assistenza.
Nei· dì seguenti presiedette un'adunanza del Comitato
Salesiano; visitò il Circolo Operaio Cattolico e celebrò nella
sua cappella; si recò ad ossequiare i principali benefattori
dell'istituto; tenne private conferenze ai Salesiani ed alle
Figlie di Maria Ausiliatrice; presiedette i loro ritiri mensili;
e a tutti apparve un altro Don Bosco. Un religioso, il P. An-
ton Maria, cappuccino, manifestò così l'impressione generale:
<< Ho visto un miracolo: Don. Bosco risuscitato! Don Rua
non è solamente il successore di Don Bosco, è un altro Don
Bosco; ha la stessa dolcezza, la stessa umiltà, la stessa sempli-
cità, la stessa grandezza d'animo, la stessa gioia irraggia in-
torno a lui!
l) Tutto è prodigioso nella vita e nelle opere di Don Bosco;
ma questa sua continuità in Don Rua mi sembra il maggiore
di tutti i miracoli! Quali sono stati i grandi uomini, quali i
grandi santi, che han potuto avere un successore simile a sè?
>> Quando la madre di Don Bosco, Mamma Margherita,
morì, la madre di Don Rua ne prese il posto e divenne la
mamma dei piccoli orfanelli; Don Bosco è morto, ed ecco che
Don Rua prende il suo posto, in mezzo agli stessi orfanelli.
>> Io l'ho udito predicare: parla con la stessa sublime sem-
plicità; l'ho visto in riunioni private: discorre con la stessa
affascinante attrattiva. Mi trovai assiso accanto a lui, alla
festa familiare che diede in suo onore il Circolo Operaio Cat-
tolico: ed ho visto, ho ascoltato Don Bosco. Come Don Bosco
era la copia vivente di Gesù C., io aveva innanzi a me una
vera immagine di Gesù C.
>> Voi lo sapete, Gesù Cristo ama la Francia; ed io fui

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodò
vivamente applaudito, quando, presa· la parola ad invito di
tutti, dissi:
>> - Salutiamo la visita di Don Rua alla nostra cara
Francia.
.
>> Il cuore della Francia, materiato di carità, ha l'intui-
zione degli eroi della carità e va ad essi incontro l II cuore della
Francia viene incontro a voi, venerato Padre, come andava
incontro a Don Bosco. Qui è chiaro, c'è una vera affinità:
l'affinità dell'amore. Sì, buon Padre, il cubre della Francia e
il vostro si comprendono e battono all'unisono; ed io, inter-
prete di tutti i cuori presenti che battono all'unisono col mio,
dichiaro - altamente: - Come il cuor di Don Bosco amava
la Francia, altrettanto l'ama il cuor di Don Rua; e come Don
Bosco era amato dalla Francia, altrettanto è già amato e
sarà sempre amato Don Rua! ... >>.
E l'eloquente oratore, richiamando il pensiero dei pre-
senti al quadro che ornava la loro cappella: << E notte - con-
cludeva _:_ ma Gesù tiene in mano la lucerna, e Giuseppe è
più illuminato da essa, che se splendesse il sole in pien merig-
gio... Ahimè! la notte si fa sempre più oscura sulla terra, ed
ogni risorsa pare esaurita. Come potrà Don Rua dirigere tante
opere e mantenerle?... Non temete! Don Bosco è disceso dal
cielo, io lo vedo; e mentre con una mano tiene avanti a Don Rua
la fiaccola che l'illumina, dall'altra versa tesori che attinge
continuamente alla sorgente divina. Così le opere di Don Rua
continuano; ed il prodigio è permanente!... >>.
Il 19 febbraio giunse alla Navarra. Da ptto giorni lo si
attendeva; << ma Nizza - dice la Cronaca di quell'istituto
- è una tappa dove i migliori divisamenti vengono regolar-
mente dissipati da una fiera congiura di benigna carità or-
dita dai nostri Cooperatori. Don Bosco medesimo santamente
rassegnavasi a coteste improvvisate, che erano, alla fin fine,
graziosi giuochi della Provvidenza, in cui Dio, le anime, e le
Opere Salesiane trovavano grazie abbondanti>>. Gli alunni
anche qui ruppero la consegna, e nessuno potè trattenerli
dal correre attorno al Successore di Don Bosco, appena
apparve; ed egli ebbe: una buona parola per tutti. Ma quando
senti uno degli alunni ripetergli che tutti in lui vedevano

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V - Primi viaggi all'Estero
49 1
Don Bosco nella pratica di ogni virtù e nelle sollecitudini
per il bene di tutti, protestò amabilmente, dicendo che nbn
sì deve mai esagerare. Quando invece senti dire che i poveri
giovinetti, orfani ed abbandonati, avrebbero avuto in lui
l'angelo consolatore: Tibi derelictus est pauper, orphano tu eris
adjutor... dichiarò che davvero, nel suo cuore, il primo posto
l'avevano i poveri ragazzi abbandonati. E quando un terzo
gli disse, che Don Bosco continuava a reggere le Case Sale-
siane, e che Don Rua non era e non voleva esser altro che il
rappresentante ed il portavoce di Don Bosco, oh! allora la
sua figura divenne raggiante, e ripetè che avevano detto la
verità.
·
·
Dalla Navarra si recò a Tolone, e tenne conferenza nel
tempio di S. Maria. Malgrado il tempo cattivo, vi accorse un
gran numero di cooperatori, che l'ascoltavano con la stessa
divozione e con la stessa avìdità, con la quale eran soliti
ascoltare Don Bosco. All'indomani celebrò per loro nella
· stessa chiesa, e vi accorsero in maggior numero per ricevere
la Santa Comunione dalle sue mani. Tutti vedevano in lui
Don Bosco, la stessa aria di santità, la stessa affabilità, la
stessa dolcezza, lo stesso dominio dì se stesso, lo stesso ardore
tranquillo, la stessa attività ed ·amore alla fatica, la stessa
prontezza e precisione nel disbrigo degli affari.
Visitate le principali famiglie, devote all'opera salesiana,
tornò alla Navarra, e confessò lungamente per l'Esercizio
della Buona Morte, celebrò per la comunità, e impartì so-
lennemente il santo Battesimo a due fanciulli protestanti,
accolti nella colonia.
Accompagnato dall'affetto dei piccoli alunni, cui la parola
e i consigli suoi in pubblico e in privato avevano fatto un'im-
pressione incancellabile, il 22 si recava a Cannes, dov'era
cosi viva la memoria di Don Bosco, che il Servo di Dio do-
vette restarvi alcuni giorni per accontentare tutti quelli che
vollero .parlargli. Tenne conferenza nella chiesa di Notre-
Dame de Bon Voyage, gremita di popolo e di signori e d'il-
lustri persone, tra cui la contessa di Caserta, sorella dell'ul-
. timo Re di Napoli.
<< Chi fu Don Bosco? - diceva il Servo di Dio. - Un po-

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492
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
vero prete, pieno di carità. E le sue opere che cosa sono? una prova
tangibile del!'azione continua della Divina Provvidenza. E i
Cooperatori Salesiani? Gli angeli di questa Provvidenza di-
vina. Quali i campi ·d'az·ione salesiana? Gli Oratori ]estivi,
gli Ospizi, le Missioni>>. E chiuse con un caloroso appello
alla carità degli uditori.
<< Il nostro carissimo signor Don Rua - scriveva Don Laz-
zero .da Cannes - fa davvero mirabilia. La questua della
conferenza fruttò la somma di L. 2150, oltre a quello che ri-
cevette in particolare. Bisognerebbe che potesse fermarsi
qui almeno otto giorni>>.
Ve ne restò solo quattro; celebrò nella chiesa suddetta,
e in quelle delle Suore Ausiliatrici del Purgatorio, di S. Rocco
e dell'Orfanotrofio del S. Cuore, seguito dappertutto da
schiere di devoti, avidi di vederlo, parlargli e riceverne
la benedizione. E dappertutto tenne commoventi fervorini
prima di distribuire la S. Comunione. A S. Rocco parlò
cosi.
(( DELICIAE MEAE ESSE CUM FILIIS HOMINUM. Il Verbo si è incarnato
per amore; - al termine della sua vita mortale ha trovato, per amor
nostro, il modo di rimanere in mezzo a noi, nelle nostre chiese,· - e ci
dice: - O voi tutti che siete affaticati e afflitti, venite a me, ed io vi
ristorerò. - Venite a Lui, - specialmente con la Santa Comunione
-. con le visite al SS. Sacramento, - col ricordarlo nelle pene e nelle
allegrezze, -- col vivere uniti a Lui, - col farlo amare anche dagli
altri, - col consolarlo, soccorrendo i poveri e compiendo tutte le opere
di carità ».
Nell'Orfanotrofio, diretto dalle Religiose di S. Tommaso
di Villeneuve:
·
(( Sr QUIS EST PARVULUS, VENIAT AD ME. È Gesù ... che ci vuol inse-
gnare ad amarlo; ad amare il Padre suo, a servirlo, a credere in Lut;·
e ad evitare tutto cio che puo dispiacergli, ossia il peccato».
Il 26 parti per St-Cyr, dove i Salesiani avevano un orfano-
trofio maschile e le Figlie di Maria Ausiliatrice un altro fem-
minile; e il Servo di ])io qui pure attese alle confessioni per
il ritiro mensile nell'udo e nell'altro istituto. La fama del suo
arrivo aveva acceso il più santo entusiasmo. Quando si recò

52 Pages 511-520

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52.1 Page 511

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V - Primi viaggi all'Estero
493
alla chiesa parrocchiale ·per tener la conferenza, fu tanta la
ressa attorno alla sua persona, che non fu possibile a tutti
avvicinarlo. Nella grandezza della sua carità, egli ripeteva
che non aveva le virtù di Don Bosco, ma che voleva avere la
sua carità per tutti; e il Signore sanzionava con prodigi le
sue dichiarazioni.
Giovanni Roùden, dei dintorni di St-Cyr, nel febbraio
I 885 era stato guarito da una complicazione di mali che lo
tormentavano da dieci anni: gastrite, palpitazione di cuore,
e idropisia. Incontrò Don Bosco, s'inginocchiò in mezzo alla
folla che lo circondava, domandò d'esser guarito; e Don Bosco
gli prescrisse alcune preghiere sino alla solennità del Corpus
Domini; egli le recitò, ed ottenne completa guarigione. Ora
da tempo aveva perduto l'udito; da sei mesi non capiva, quasi
quasi, più nemmeno una parola. Che poteva fare? Don Bosco
non c'era più... <<No!>> diceva il brav'uomo, << Don Bosco
vive nella persona del suo Successore. E risolse di avvici-
nare Don Rua. Quando seppe che era arrivato a St-Cyr,
raddoppiò la sua fede, si recò alla conferenza che il Servo di
Dio tenne nella chiesa parrocchiale, fece di tutto per capire
qualche cosa, ma non riusci a comprendere un ette. << Non
importa, disse in fine tra sè e sè; l'avvicinerò, gli domanderò
la benedizione; egli me la darà ed io guarirò, come quando
mi benedisse Don Bosco!>>. Finita la conferenza, fece di
tutto per avvicinare il Servo di Dio mentre usciva di chiesa,
ma non gli fu possibile; tanta era la folla che l'assiepava.
Ma non perdè la speranza, e sapendo che sarebbe tornato
all'Orfanotrofio, disse tra sè: << Andrò là, e gli parlerò!>>. E,
difatti, Findomani si recò all'Orfanotrofio di S. Isidoro, e si
presentò al Servo di Dio.
Questi gli chiese:
- Che cosa desiderate?
- Non ci sento, esclamò il brav'uomo, datemi la vostra
benedizione, ed io sarò guarito!
Il Servo di Dio gli fe' segno d'inginocchiarsi, lo bene-
disse, e l'assicurò:
- Voi guarirete, ma dovete farvi cooperatore!
E lo consigliò a recitare per qualche tempo tre Pater,

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494
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Ave, e Gloria, una Salve Regina, e il Ricordatevi, o Piissima,
e lo benédisse.
Il signor Roudir1: non comprese per quanto tempo dovesse
recitare quelle preghiere; cominciò a recitarle quotidiana-
mente, e il terzo giorno si senti guarito! Tornò all'Orfano-
trofio a dichiarare che aveva perfettamente. riacquistato l'u-
dito, chiese che cosa volesse dire farsi cooperatore, e si
ascrisse all'Unione dei Cooperatori Salesiani.
Un altro fatto prodigioso avvenne di quei giorni a St-Cyr.
La signora C. Roux, cooperatrice salesiana, soffriva da
sei anni di ·grave e delicata infermità. Aveva consultato parec-
chie celebrità mediche e tentato tutti i rimedi suggeriti dalla
scienza, ma sempre senza alcun giovamento; di giorno in
giorno sentiva indebolirsi sempre più, e i medici stessi le
davano ben poca speranza di guarigione. La poveretta, es-
sendo ancora in buona età, viveva nella tristezza più grave,
anche perchè, per delicate ragioni, non poteva parlare con
nessuno della sua malattia. Non vedendo più alcuna speranza,
cominciò a rivolgere la sua fede al Signore, e venne a conoscere
tanti fatti prodigiosi accaduti pochi anni . prima a St-Cyr,
al passaggio di Don Bosco, e come tra breve sarebbe giunto
a St-Cyr il suo Successore. Immediatamente senti un'in-
tima fiducia in Don Rua, e risolvette di avvicinarlo e di chie-
dergli la benedizione.
Quando seppe del prossimo arrivo del Servo di Dio,
ella aveva stabilito di tentare una nuova cura, ma raddoppiò
la fede nell'aiuto divino, e andava dicendo: '
,
- Prima di partire, riceverò la benedizione del Suc-
cessore di Don Bosco, e sarò guarita!
Infatti, con premura, non appena seppe che Don Rua
era arrivato, si portò all'orfanotrofio, e chiese di parlarg11.
Fu cosa di un mç>mento. Il Servo di Dio, come seppe che
cosa desiderava, le diede la benedizione, le raccomandò di
recitare ogni giorno, sino alla festa della SS.. Annunziata,
una Salve Regina a Maria Ausiliatrice, e un Pater, Ave e
Gloria al SS. Cuore di Gesù, e di accostarsi alla Santa Comu-
nione il giorno delli Madonna.
La signora Roux fece come le aveva detto Don Rua;

52.3 Page 513

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V - Primi viaggi all'Estero
495
e fin dai primi giorni la sua fede fu premiata, perchè ebbe
subito un sensibile miglioramento. Crebbe allora di fede e
di fervore; ma giunto il 25 marzo, non poteva credere che
quel giorno sarebbe guarita e diceva tra sè e sè, con qualche
ansietà: - E oggi che debbo guarire!?... - Ma non appena,
come le aveva raccomandato il Servo di Dio, ebbe ricevuto
la Santa Comunione, fu libera da ogni dolore, le scomparve
ogni traccia di male, e riacquistò tanta salute, da sentirsi,
come ella diceva, ringiovanita di dieci anni!
Di questi fatti si prese nota nella cronaca dell'orfanotrofio,
e di quell'anno medesimo ne fu inviata relazione all'Ora-
torio, non tanto per comunicare grazie straordinarie di Don
Rua, ma grazie comuni di Maria SS. Ausiliatrice; perchè,
come Don Bosco, anche Don Rua soleva nascondere, o
palliare, gli effetti prodigiosi della sua fede e delle sue bene-
dizioni attribuendoli unicamente alla bontà di Maria Ausi-
liatrice. Chi scrive, senti più volte dettagliata esposizione delle
accennate guarigioni da Suor Alessandrina Hugues, Figlia
di Maria Ausiliatrice, che nel 1890 era direttrice dell'Orfa-
notrofio femminile di St-Cyr, e le diceva prodigiose e dovute
alla fede ed alle benedizioni di Don Rua.
11 28 febbraio giunse a Marsiglia. Una giornata pessima;
tirava un vento indiavolato e pioveva, e si disse che aveva
portato la pioggia. Dovette montare su una vettura, perchè
non si potevan fare due passi. E cominciò a guadagnare con
la sua amabilità il vetturale, un brav'uomo, che era fuori
di sè per la fortuna di restar quei minuti in compagnia del
Servo di Dio.
Don Bosco passava a Marsiglia molti giorni, perchè con-
tinuamente assediato da gente che voleva parlargli; ed anche
Don Rua promise di restai·e qualche giorno in mezzo ai
suoi. La gioia che produssero queste parole fu immensa;
e qui pure ebbe le più festose accoglienze e le proteste della
stessa devozione ed ammirazione devota. Lo dissero pubbli-
camente un altro Don Bosco, ed egli:
- Di Don Bosco ce n'è uno solo!... Vi saranno dei Sale~
siani che cerchino d'imitare Don Bosco, questo santo sacerdote;
ma non saranno mai dei Don Bosco!

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496
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Di quella medesima sera, memore, come il gran Padre;
che il Sacramento della Penitenza è << la migliore delle peda-
gogie>>, invitava gli -alunni ad accostarsi seriamente a questo
sacramento, fiducioso di poter ascoltar tutti quelli che l'aves-
sero desiderato.
Avvenne il contrario. Come quando giungeva Don Bosco,
appena si seppe che era giunto il Servo di Dio, fu tanta l'af-
fluenza delle persone che domandavano di essere da lui rice-
vute, e delle famiglie dei benefattori che desideravano una
sua visita, che di dieci giorni che restò a Marsiglia, ap-
pena due volte potè rivolgere la parola agli alunni dopo le
preghiere della sera.
Il 4 marzo visitò la casa di formazione di S. Margherita.
Tenne conferenza ai Cooperatori nella cappella dell'istituto
salesiano e raccomandò la costruzione di un nuovo corpo
di fabbrica, reclamato dallo sviluppo delle scuole professionali.
Presiedè un'adunanza del Comitato Salesiano; e fece una vi-
sita ad Aubagne, e là pure tenne conferenza nella cappella
dell'Osservanza. Si recò al castello del Conte di Villeneuve
a Roquefort, e nel pomeriggio dell'8 marzo era di nuovo a
Marsiglia nell'Oratorio di S. Leone, dove molti giovani l'at-
tendevano presso la porta della stanza desiderosi di par-
largli. Ma c'eran anche molti benefattori, e i poveri piccoli
attesero inutilmente l
Di quella medesima sera tornava a S. Margherita per la
chiusura degli esercizi spirituali dei novizi; ,e, appena nelle
ultime ore della domenica, rientrava all'Oratorio di Marsiglia,
dove l'entusiasmo della comunità toccò il colmo, per cangiarsi
all'indomani nella più profonda mestizia, allorchè parti per
la Spagna. Quando si mosse per recarsi alla stazione, benchè
tutti sapessero che l'avrebbero riveduto, un giovinetto diceva
ai compagni che applaudivano: - Ecco una cosa che non
comprendo; voi battete le mani, come se foste contenti che se
ne vada!
Da Marsiglja alla ,Spagna ebbe a compagno il teol. Don
Giulio Barberis. Viaggiarono dalle 6 pom. alle II del di
seguente, in terza classe, da Marsiglia a C~tte; nell'unica classe
da Cette a Port Bou; e di nuovo in terza classe il rimanente

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·V. - Primi viaggi all'Estero
497
del viaggio. Alcuni signori di Barcellona gli andarono in-
contro sino a Moncada, visitarono tutti gli scompartimenti di
prima e di seconda classe, e non avendo visto il Servo di
Dio credettero che avesse perduta la corsa. Don Filippo Ri-
naldi, direttore delle Scuole professionali di Sarrià, che si
trovava con loro, non potè non pensare che viaggiasse in
terza, e cominciò ad · osservare i vagoni, e solo quando il
treno stava per partire, lo vide ed avvisò quei signori, i quali
di corsa salirono anch'essi nel carrozzone di terza, per far
compagnia al Servo di Dio; ed alla prima stazione scesero
e l'obbligarono a scendere ed a salir con loro in prima classe.
L'accoglienza che ebbe a Barcellona non poteva essere
più solenne e devota. Molte carrozze signorili erano ad at-
tenderlo; e venne subito condotto a casa della Serva di Dio,
·Donna Dorotea Chopitea ved. Serra, dove celebrò nella cap-
ppeerllsaonpargigvia..ta, e si fermò a pranzo, in compagnia d'illustri
Verso le cinque di sera si portò alla casa di Sarrià, aspettato
ansiosamente dai confratelli e dagli alunni, che gli cantarono
un inno, in italiano, accompagnato della banda musicale.
Compiuto l'omaggio, tutti corsero attorno all'amato Padre
per baciargli le mani e ringraziarlo della visita; ed egli aveva
per ciascuno paterne espressioni di ringraziamento, mentre la
campana chiamava la comunità ai piedi dell'altare per un
· solenne Te Deum, in ringraziamento del felicissimo viaggio
concesso all'amato Superiore.
Dopo cena, volle egli pure godere del grazioso spettacolo
dell'illuminazione; e, osservando in una bella nicchia, nel
mezzo della facciata dell'Istituto, la statua di S. Giuseppe,
invitava i giovani ad intonare una lode in onore del Santo
Patriarca.
I di seguenti li trascorse occupatissimi nel visitare il col-
legio, nel parlare ai confratelli e nel ricevere e fare visite ai
principali benefattori, che ne andavano entusiasti. Don Luis
Martì y Codolar invitò tutto l'istituto alla sua villa, dove
aveva avuto l'onore d'accoglier Don Bosco, e volle che Don
Rua si lasciasse fotografare nel medesimo luogo, dove nel I886
s'era lasciato fotografare Don Bosco.
3~ - Vita del Servo di Dio Michele Rua. Voi. I.

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·~
,".
498
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Il 18 marzo presiedette l'inaugurazione di una nuova casa
in Barcellona, in un sobborgo operaio di 40.000 abitanti,
bisognosi quanto mai di assistenza religiosa. Donna Dorotea
Chopitea, scelto il locale adatto, vi aveva costrutto a sue spese
un bell'edifizio p~r scuole diurne e serali e per Oratorio
festivo. La nuova casa venne dedicata a San Giuseppe; e
la cerimonia inaugurale ebbe luogo nei primi vespri della
sua festa.
Tenne il discorso il dott. Feliù, professore di quell'Uni-
versità, e prese la parola anche Mons. Vescovo, in dialetto
catalano, dicendo come ai tempi nostri non basta erigere una
chiesa in un sobborgo qualunque di una grande città, ma bisogna
anche allettare la popolazione ad entrare in chiesa, ed istruirla
questa povera popolazione ed istruirla bene, donde la necessità
di scuole, e di scuole cattoliche; bisogna anche allontanarla dai
pericoli tuttodì crescenti, allettando la gioventù con giuochi e
con premi, e di qui la necessità degli oratori festivi, dove, in-
sieme con la religione, s'insegna la moralità. << Voi dunque che
mi ascoltate, concludeva, siate altrettante trombe che invi-
tino gli assenti a mandar qui i loro figliuoli, perchè qui sa-
ranno istruiti, e con la religione apprenderanno a vivere retta-
mente, per essere felici nel tempo e nell'eternità>>.
Al termine della cerimonia la folla si strinse attorno a Don
Rua. Anche in Spagna tutti vedevano in lui il degno rappre-
sentante di Don Bosco. << Se vedessi - scriveva Don Bar-·
beris - quant'amore si porta all'Opera Salesiana da questi
buoni signori barcellonesi; è una cosa strJordinaria. Tutti
si ricordano di Don Bosco, tutti parlano ancora di lui; si
vede ancora il bene che fece in Barcellona quando fu qui quat-
tro anni fa. E tutti venerano grandemente Don Rua; ricono-
scono proprio in lui un altro Don Bosco ... >>.
Il 20 si rimise in viaggio. << Partimmo da Barcellona
- scriveva Don Barberis - il dì dopo San Giuseppe, alle
8 del mattino; una buona signora, Donna Dorotea Chopitea
de Serra, ci mandò a prendere il biglietto per Madrid, e ce
lo fece prendere di prima classe, e noi avemmo la pazienza
di adattarvici; si viaggiò per 24 ore di filato, ed arrivammo a
Madrid alle 8 del mattino seguente. Lungo la notte il sig. Don

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·V - Primi viaggi all'Estero
499
Rua ebbe incomodi di salute e non potè dormir· nie~te, di
modo che il giorno dopo, venerdi, si senti molto stanco>>.
A Madrid dovette sostare fino a sera, e fu cordialmente
ricevuto dal cooperatore Gabriel Maureta, fece visita al Nun-
zio Apostolico Mons. Di Pietro, al Vescovo, al Card. Fray,
Arcivescovo di Siviglia, che si trovava nella capitale, e ad altri
personaggi, accolto da tutti con schietto ed intimo affetto.
E si rimise in viaggio per Utrera.
Le poche ore che dovette fermarsi a Siviglia, le passò in
casa del prof. Enrico Mu.fioz, dove accorsero a visitarlo tutte
le persone che ebbero notizia del suo arrivo.
Ad U trera le autorità ecclesiastiche, alcuni rappresentanti
dell'autorità giudiziaria e civile, e le principali famiglie lo
attendono alla stazione. Don Rua resta commosso alla solenne
dimostrazione. Sale su di un cocchio, ed accompagnato da
quanti gli erano andati incontro, s'avvia al collegio, ov'è
accolto da duecento giovani col più devoto entusiasmo.
S'intona un inno, e quei frugoli trasportati dalla contentezza
rompono le file, e si precipitano attorno all'amato Padre.
E Don Rua, come negli altri collegi, parla a tutti, per tutti
ha una buona parola, una carezza: e a stento può liberarsi
e salire alla stanza per lui preparata. E fin da quella sera e la
mattina seguente tutti vollero avvicinare il Servo di Dio per
confessarsi e confidargli i segreti delle loro anime, come avreb-
bero fatto con Don Bosco. La breve visita ad Utrera non poteva
esser più fruttuosa ed impressionante; e ne giunse l'eco più
entusiasta anche a Torino, con una lettera del direttore delle
scuole di quel collegio, dalla quale togliamo questi periodi:
<< E, infatti, una cosa straordinaria, incomprensibile, l'en-
tusiasmo, e diciam meglio, l'affetto che si destò nei cuori
di tutti... Molta impressione la prevedevo, tanta non mai...
>>:Era il rovescio della medaglia di quel che successe alla
morte di Don Bosco! Questi teneri cuori, che allora avevano
pianto tanto la morte del loro padre senza averlo mai visto,
spettacolo incomprensibile anche quello, come non si sareb-
bero rallegrati ora? Era per essi veramente l'occasione di met-
tere sottosopra tutta la casa, di echar la casa por la ventana,
secondo l'espressione abbastanza orientale di questi luoghi... >>,

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500
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Il Servo di Dio << non poteva mostrarsi senza aver in-
torno alunni e superiori. E un santo! è un santo!:· dicevano
tutti. E questi poveri fanciulli, in cui lo spirito cristiano. è
molto più vivo ancora che in altre parti d'Europa, facevano
a gara per averne un rosario, una medaglia, una carezza.
Lo crederà? ·Gli strapparono bottoni e gli tagliarono lembi
della sottana per averne reliquie >>; e << si dovette mandare
a aggiustar il paltòn, guastatogli dai giovani per strapparne
pezzetti! Noi tutti eravamo costretti ad esclamare: Digitus
Dei est hic; qui aleggia lo spirito di Don Bosco infiammando
i cuori. Era commovente vedere ragazzi starsene tre e più ore
alla porta della stanza di Don Rua per potergli parlare; ed
alcuni star persin senza pranzo per non perdere il posto!>>.
Ma << una spina ci amareggiava tutta la festa: Don Rua
aveva dichiarato di non potersi fermare più di due giorni...
e benchè molti avessero detto: - Don Rua non partirà!...
Non lo lasciamo partire ... Siamo spagnuoli, e la vinceremo! ...
- nondimeno bisognò rassegnarsi>>.
E << sopra ogni dire commovente fu la partenza>>. A
mensa << alcuni alunni leggono alcune parole di commiato...
crescono i palpiti del cuore... Don Rua è commosso... è
sparita l'allegria... i ragazzi son muti, s'avvicina la partenza>>.
Quando il Servo di Dio comparve in fondo alla scala per
partire, << d'un tratto cadoJ;). tutti in ginocchio per riceverne
la benedizione. L'amato padre ci rivolge la parola, ci esorta
ad amar Dio, a ricordarci di Don Bosco... In un momento
irrompono vivissimi singhiozzi da tutte le parti, si piange
dirottamente, e lo stesso Don Rua ci dà,la sua benedizione
piangendo!
>> - Tutti alla stazione! - dice il direttore, e in un mo-
mento si formano le file e s'incamminano. Era il commiato
· di S. Paolo.
>> Entrati in stazione, Don Rua si trattiene ancora col-
1'uno e coll'altro, dando buoni consigli, distribuendo me-
daglie; e qui pure si piange da tutti; uomini e ragazzi... >>.
Arriva il momento della partenza: << tre Viva Don Rua!, che
vanno alle stelle, escono ancora dai petti di tutti ed il treno
s '. mcamm1na... >>. 'J

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V - ·Primi viaggi all'Estero
501
Don Barberis ebbe a dire che mai aveva visto piangere
Don Rua al lasciare qualche casa: << Ah los picaros! lo han
hecho llorar! ... >>. Alla stazione di Dos-Hermanas il conte
di Ibarra s'intrattenne alcuni minuti col Servo di Dio; a Si-
viglia, dove sostò per una mezz'ora, rivide molte persone
che desideravano la sua benedizione, e, rimessosi in viaggio,
già nelle vicinanze di Cordoba, s'inteneriva pensando al
distacco da Utrera !
<< O Utrera! o Utreral - scriveva in una lettera Don Bar-
beris - io non ti dimenticherò mai più! furono cosi cordiali
ed espansive le feste che questi cari giovani ci 'fecero, che
il loro ricordo riesce soave al pensiero, e come una cosa delle
più soavi al cuore!>>.
Il Servo di Dio rientrava a Torino alle 8 del mattino, la
domenica delle Palme; ed alle 9,30 saliva all'altare per can-
tar Messa e compiere la solenne funzione del giorno.
Dopo quindici giorni, il 14 aprile, si rimetteva in viaggio
per visitare i salesiani e i cooperatori del Nord della Francia,
dell'Inghilterra e del Belgio.
Fece la prima tappa a Lione, ospite della caritatevole
famiglia Quisard. Celebrò presso le Clarisse di via Sala,
nella cappella costrutta sul terreno dell'antica Visitazione
di Lione, poco lungi dal luogo ove mori S. Francesco di
Sales. Si recò anche alla Propagazione della Fede, e il Se-
gretario generale dell'Opera volle accompagnarlo a visitare
il Museo. Il Servo di Dio fu ben lieto di poter consacrare
alcuni istanti nel passare in rassegna tanti ricordi di si grande
interesse. Venerò con special soddisfazione le reliquie dei
Martiri Lionesi, che sembrano esser tornati là per dire, con
l'eloquenza divina degli strazi mortali sofferti per Gesù
Cristo, la fecondità incessantemente rinnovellatasi di quella
vecchia terra, rossa del sangue di tanti martiri si generosi
nella muta loro testimonianza. Muto e raccolto Don Rua
osservava con pia attenzione tutti quei tesori, quando il signor
di Rosières gli fe' la sorpresa di condurlo davanti la vetrina
che conteneya i primi oggetti inviati dalle Missioni Salesiane.
Sali al Santuario di Fourvière, ove anche Don Bosco
era andato a pregare per i benefattori lionesi delle Opere

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IV - Successore di D,. on Bosco. - Primo periodo
Salesiane; celebrò nella venerata cappella, e distribui la Santa
Comunione a un bel numero di cooperatori. << Don Rua -
scriveva l'Echo. de Fourvière - non la cede in nulla al suo
Maestro cosi rimpianto, per lo zelo, per la mitezza, e soprat-
tutto per quella fede .che trasporta le montagne>>.
La sera del r6 aprile parti per Parigi, e vi giunse la mat-
tina dopo, accolto con gioia e slancio parigino dagli alunni
dell'istituto salesiano. Questi, durante la sua Messa, esegui-
rono egregiamente canti in gregoriano, sapendo di far cosa
gradita al Servo di Dio, e gli manifestarono anche tutta la
loro allegrezza. E Don Rua rivolse loro affettuose parole:
<< Contento di trovarmi in mezzo a voi, la vostra acco-
glienza mi ricorda quella che la città di Parigi, sette anni or
sono, fece a Don Bosco, in questo medesimo giorno! Qual
:trasporto! Quale entusiasmo! Nelle chiese, non si era più
capaci di farnelo uscire. La medesima cosa avveniva nelle
case, nelle piazze, nelle vie. Quell'entusiasmo fece sorgere
l'orfanotrofio. E voi conservate lo stesso entusiasmo per il
suo successore!... Quanto sarà Egli contento dal paradiso nel
vedere un gran numero di fanciulli di buona ·volontà. Io
ve ne faccio i complimenti da parte sua, come se qui fosse
a farveli Egli stesso... Lasciate che io gridi pure a mia volta:
- Viva l'Oratorio, viva i superiori e i giovani di Ménilmon-
tant!
>> Ma ciò che Don Bosco stimava maggiormente era la
buona condotta dei giovani. Egli li. amava molto, perchè
essi posseggono un'anima capace di molte cose per esser
grandi nella virtù e far molto bene a se stessi e agli altri.
Egli si studiava di ottenere sempre questo risultato: e, se
volete fare una cosa molto gradita a Don Bosco, procurate
sempre di essere buoni>>.
,
Il r8 cantò messa nella Cappella delle Benedettine del
SS. Sacramento; fece visita al Nunzio Apostolico, Mons. Ro-
telli, che gli manifestò la soddisfazione di Leone XIII nel
vedere come Iddio benediceva l'opera salesiana in Francia;
e tenne conferenza ai cooperatori nella chiesa dell'Assun-
zione, in via S. Onorato.
Malgrado il cattivo tempo, imponente fu l'assemblea.

53 Pages 521-530

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53.1 Page 521

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V - Primi viaggi all'Estero
.<< Son or sette anni - esordiva - che qui arrivava· un umile
prete italiano; lo chiamavano il padre degli orfani, della gio-
ventù abbandonata, ed anche il padre dei birichini. La città
cli Parigi ciò nonostante gli fece le più affettuose e distinte
accoglienze, e gli rese testimonianza della più grande sim-
patia. Essa l'intese parlare dei suoi poveri giovani, dei suoi
orfanelli, delle. sue chiese, delle sue costruzioni, dei suoi mis-
sionari, e s'interessò molto al racconto di dette opere. Lo
soccorse, ed un gran numero di persone si aggregò alla sua
unione di carità e di ·religione, facendosi iscrivere tra i èoope-
ratori >>. E disse del bisogno di sviluppare la casa salesiana
di Parigi, che non poteva contenere cento alunni, mentre più
di 800 eran le insistenti domande di accettazione. In fine
passò in mezzo all'udienza a raccogliere l'elemosina; e, ter-
minata la cerimonia, venne, come Don Bosco, circondato
da una gran folla in sagrestia. La memoria del Padre viveva
nei presenti, e tutti lo vedevan redivivo in Don Rua.
La mattina del 19 parti per Londra. Durante la notte una
burrasca aveva sconvolto la Manica; e la traversata durò quasi
due ore.
L'opera salesiana in Londra era agli inizi. Poverissima
la chiesa; una baracca di assi e di zinco, che non ratteneva
nemmen la pioggia, quindi molto meno il vento e il freddo;
e l'abitazione dei nostri lontana un venti minuti. Solamente
1'8 dicembre 1889 avevan potuto recarsi ad abitare presso la
povera chiesa; ed insieme con la scuola parrocchiale avevano
aperto un Oratorio festivo. Don Rua fu lieto di notare come
quest'opera producesse, anche· in Inghilterra, frutti assai
consolanti; e come i giovinetti che lo frequentavano eseguis-
sero assai bene il canto gregoriano e le cerimonie nel servire
all'altare. La domeni,ca, che restò a Londra, constatò pure,
che anche fanciulli protestanti, attirati dalle grida festose
degli oratoriani, aprivan la porta con precauzione, gettavano
lo sguardo nel cortile,, avanzavano timidamente un passo,
poi un altro, e si univano ai cattolici.
Quel giorno, un ragazzo dai 12 ai 13 anni entra in cor-
tile, e, meravigliato della cordiale accoglienza, si avvicina ad
un sacerdote e gli dice con aria un po' imbarazzata:

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
,- Padre, io sono... protestante!
- Ebbene?
- Mi accogliete... qui?
- Ma sì, amico mio: tu puoi venire tutte le volte che
vuoi; noi saremo sempre felici di riceverti.
- Grazie, Padre: quanto siete buono I
Poi, riflettendo alla differenza di religione, soggiunse:
- Non è mica mia la colpa, non è vero, se io son pro-
testante? ... - E, tutto contento, corse a giuocare.
Don Rua prese opportuni provvedimenti per aErire,
al più presto; un oratorio festivo anche per le fanciulle, ed
incominciare subito la costruzione, prima dell'ospizio ma-
schile, quindi della nuova chiesa, rievocando commosso Ja
visione avuta da Savio Domenico sulla conversione dell'In-
ghilterra al Cattolicismo.
Il 25 aprile tornava in Francia, e si recava a Guines,
dove le Figlie di Maria Ausiliatrice avevano aperto un orfa-
notrofio; e vi benedisse una cappella interna.
Il 26 proseguì per Lilla, e vi rimase dieci giorni, facendosi
tutto a tutti. Parecchi alunni, appena lo videro, furono cosi
tocchi dall'aria di bontà e di paternità che gli traspariva dalla
persona, che si misero in fila due e tre volte per baciargli
ripetutamente la mano. Il 27 cominciavano gli esercizi spi-
rituali per l'istituto; ed egli fece la predica d'introduzione,-
e attese regolarmente alle confessioni ogni giorno. Fece anche
la predica dei ricordi, raccomandando di far sempre buone
confessioni, d'esser divoti di Maria Ausiliatrice, e di amare
e coltivare la virtù della purezza:
'
<< I re, - diceva - quando hanno da fare con nemici
molto forti, cercano delle alleanze. Cercate anche voi degli
alleati, Maria Ausiliatrice. Ella è l'ail,to dei cristiani, da-
toci da Dio stesso. Abbiate molta divozione e confidenza itr
Lei; amatela, onoratela, ricorrete a Lei nelle vostre neces-
sità. Oggi comincia il mese consacrato in suo onore; procurate
di farlo bene, cantando le sue lodi, parlando volentieri di
Lei; fatele qualche visita, e presentatele dei mazzolini spiri-
tuali o fioretti, che vi ,saranno assegnati ogni giorno. Allea-
tevi, dunque, con Maria Ausiliatrice.

53.3 Page 523

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V - Primi viaggi all'Estero
>> Ma, nelle alleanze, vi son sempre delle condizioni da
ambe le parti. Maria Ausiliatrice è ben disposta a venire in
vostro aiuto; ma che cosa farete da parte vostra? Ecco...
Voi sapete che la Vergine ama molto la virtù della purezza;
Ella era anche disposta a rinunziare alla dignità di Madre di
Dio, piuttostochè perdere cotesta virtù; ed ha sempre pro-
tetto in particolar modo quelli che più diligentemente conser-
vano la purezza!... >>.
Il 2 maggio cominciò le visite in città, per ossequiare i
benefattori principali e cercar aiuti per l'ampliamento del-
l'istituto. Eguale raccomandazione fece al termine della
conferenza ai cooperatori, che si svolse imponentissima nella
Sala Ozanam, sotto la presidenza di Mons. Baunard, Rettore
delle Facoltà Cattoliche cittadine.
Il 7 maggio celebrò nella Basilica della Madonna della
Treille, e rivolse ai fedeli una tenera allocuzione sulle gioie,
sui segreti e sui frutti della preghiera. Le partenze dall'istituto
e dalla stazione mostrarono quanta stima e quanto affetto
avesse guadagnato da ogni sorta di persone. Gli alunni, quasi
avessero congiurato di fargli perdere il treno, lo trattenevano
in mezzo a loro, chiedendogli chi una parola, chi un consiglio,
chi una benedizione: e ci volle l'intervento risoluto del diret-
tore per liberare il Servo di Dio da quelle dimostrazioni com-
moventi.
La sera del 7 maggio era a Liegi. All'indomani, festa
dell'Apparizione di S. Michele Arcangelo, venne solenne-
mente posta la prima pietra del nuovo orfanotrofio salesiano,
intitolato a S. Giovanni Berchmans, nel quartiere del Laveu.
La cerimonia ebbe inizio nella chiesa di S. Veronica,
con intervento del Nunzio Apostolico Mons. Francica Nava
di Bontifè, del Vescovo diocesano Mons. Doutreloux, e del
Capitolo delh1 Cattedrale. Il Servo di Dio prese la parola e
narrò in qual modo Don Bosco annuì alla domanda di aprire
a Liegi una casa salesiana.
<< Eravamo precisamente alla fine dell'anno 1887, quando
lo si pregò per la fondazione di un orfanotrofio nel Belgio.
Il 6 dicembre egli era disceso per l'ultima volta nella chiesa
di Maria Ausiliatrice, per benedire uno stuolo di figli mis-.

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506
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
sionari, che andavano all'Equatore·. Altri impegni erano già
stati presi; e voi ben potete pensare che per: molto tempo più
non sarebbe stato possibile di accettarne dei nuovi. Quando,
il 7 dello stesso mese, giunge a Torino un rispettabile e
venerando Prelato, a rammentarci la promessa d'una fonda-
zione nel Belgio. Don Bosco fece presenti le difficoltà attuali,
e come si fossero dovute rifiutare molte altre domande per
mancanza di personale. Tuttavia radunò il suo Consiglio;
e tutti, malgrado la loro buona volontà, vedendo le gravis-
sime difficoltà, - era la vigilia dell'Immacolata Concezione
- rimasero fermi nella negativa.
>> Ma il buon Vescovo non si lasciò perdere d'animo; e
si rivolse a Maria Ausiliatrice. Io non so che cosa sia avvenuto
tra il pio Prelato e la buona Madre. Il fatto si è che· all'indo-
mani, festa dell'Immacolata Concezione, Don Bosco, nel cele-
brare la S. Messa, si scioglieva in lacrime. Che avvenne mai?
Ebbe qualche rivelazione celeste? Io non potrei dirvelo. Io so
solamente che dopo la messa riconvocò il suo Capitolo e di-
mostrò, con tanta evidenza, che la nuova fondazione, richiesta
il di prima dal pio Prelato, era voluta da Maria Ausiliatrice,
che più nessuno potè opporsi. Da quel giorno ogni cosa
venne conchiusa, ed eccoci oggi all'esecuzione.
>> Il Prelato, che venne a chiamar i salesiani per la nuova
fondazione, è quegli che ci guiderà al collocamento della prima
pietra; è il vostro amatissimo Vescovo, che nell'unico intento
di far del bene alla gioventù della diocesi e,del Belgio intero,
venne a cercarci; e, protetto in modo al tutto particolare da
Maria Santissima Ausiliatrice, ha già potuto condurre le cose
al punto in cui sonò...
>> Il nostro .Fondatore non è più quaggiù per assistere
a questa festa, che gli avrebbe recato tanta gioia. Dal cielo egli
veglierà sull'istituto di Liegi, ultima fondazione della sua
carità... Appena sarà possibile raccogliere dei fanciuli e dar
loro qualche lezione, procureremo con ogni impegno di ren-
derli buoni cristiani e onesti cittadini. Sarà questo il miglior
modo di mostrare la nostra affezione e la nostra gratitudine
verso il vostro Pastore, che tanta :fiq.ucia ha posto in noi.
Noi contiamo sul vostro appoggio. Questa casa sarà il monu-

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V - Primi viaggi all'Estero
mento della vostra carità; e voi non vorrete solamente contri-
buire ad innalzare le pietre, le vostre preghiere debbono as-
sicurarcene la prosperità... >>.
Quest'allocuzione, detta con fervore e con semplicità in-
superabile, fece in tutti un'impressione profonda, ed era
voce comune tra l'uditorio, che Don Bosco non poteva de-
siderare un più degno successore.
.
Subito dopo, ecco sfilare il devoto corteo. Precede la
Croce; alcuni seminaristi recano, sopra una barella, la prima
pietra da collocarsi nelle fondamenta; seguono i Vescovi,
numerosi sacerdoti e ragguardevoli signori, per le vie pave-
sate, sino al luogo dove deve sorgere il nuovo istituto con un
tempio in onore di Maria Ausiliatrice.
L'area destinata alla costruzione è chiusa da uno steccato,
e nel mezzo era stato innalzato un altare,· sul quale posa
la statua della Patrona dell'Opera Salesiana. Mons. Doutre-
loux s'appressa all'altare, e comincia il Santo Sacrifizio.
Terminata la Messa, s'intona l'Ave maris stella; quindi
il Nunzio Apostolico compie la cerimonia rituale, corc;>nata
da un eloquente discorso di Mons. Cartuyvels; ed il cqrteo
ritorna alla chiesa di S. Veronica, al canto del Te Deum.
Mons. Doutreloux, a .mensa, volle attorno a Don Rua
il Nunzio Apostolico, Mons. Cartuyvels, il Capitolo della
Cattedrale ed altri illustri ecclesiastici e laici; e il Servo di
Dio, prese di nuovo la parola con tanta grazia ed opportunità,
che durò a lungo l'eco del suo brindisi:
<< lo vorrei prima di tutto ringraziare Mons. Cartuyvels del suo di-
scorso pronunziato stamattina durante la funzione, se tuttavia mi per-
mette di fargli un rimprovero... Monsignore ha detto troppo bene dei
poveri Salesiani,·... ma egli l'ha fatto con buona intenzione, ed io non
debbo esser severo con lui...
>> Ringrazio di tutto cuore Mons. di Liegi d'aver organizzata la
bella festa, di cui tutti fummo testimoni con un'emozione cosi soave.
f;lapevamo da lungo tempo la su'l:l. benevolenza per i figli di Don Bosco;
oggi egli ce ne ha dato una prova che mi commosse assai, è di cui
certo ha gioito il nostro caro Padre in cielo.
·
>> Parimenti esprimo la mia riconoscenza a tutti quelli che in qualche
~odo hanno concorso all'Opera nascente ed alla festa di questa mat-
tina.
·

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508
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
>> Una gioia, che accresce tutte le altre, è di vedere come il Sovrano
Pontefice, nella persona del suo degnissimo Rappresentante nel Belgio,
volle trov!lrsi in mezzo· a noi per questa solennità. Sua Eccellenza
mi permetterà di fare una piccola digressione che non è estranea al
mio soggetto.
>> A Catania, in Sicilia, Don Bosco ha potuto fondare una casa in
favore della gioventù povera della città. I benefattori anche colà non
mancano; ma io debbo dire, in presenza di quest'assemblea, che,
proprio di rimpetto alla casa salesiana di Catania, abita una nobile
signora, di cui io dirò il nome. Per caratterizzare il suo attaccamento
alle nostre opere, e la sua bontà verso i figli di Don Bosco, io debbo
far notare una cosa sola: i nostri fanciulli la chiamano col dolce nome
di Madre ... Ora la pia e caritatevole patrizia, che ha conquiso a
tal punto il cuore dei figli di Don Bosco, è semplicemente... la degnis-
sima madre di Mons. di Nava, Nunzio Apostolico a Bruxelles! La pre-·
senza di S. E. a Liegi, in un giorno come questo, ha dunque un doppio
significato, tanto caro al cuore dei Salesiani, poichè il rappresentante
del Santo Padre è anche il figlio di un'insigne benefattrice dei figli
di Don Bosco.
>> Il nostro amatissimo Padre avrebbe riguardato come una grazia
l'assistere alla solennità di questa mattina, ed io sono sicuro che ci prese
parte,· gli eletti non sono punto privati delle gioie che possono aumentare
la loro felicità. E noi abbiamo buone ragioni da credere che Don Bosco
è presso Dio. Egli gioirà come noi e con noi, che oggi i salesiani siano
diventati belgi, in virtù della solennità che ha dato loro il diritto di fare
un po' di bene anche nel Belgio>>.
Applausi senza fine coronarono le cordiali parole, e un
gran mazzo di fiori venne presentato da Monsignore a Don
Rua, ricorrendo in quel giorno la festa dell'tA.pparizione di
S. Michele.
Il di seguente il Servo di Dio celebrò la Santa Messa in
Seminario, e pronunziò un commovente fervorino sul culto
alla SS. Eucarestia, che disse << divozione sacerdotale per er-
cellenza >>.
Durante il soggiorno in Liegi, accorsero molti a visitarlo
anche da altre città del Belgio e dell'Olanda. Ebbe pure pres-
santi inviti di recarsi ad Aix-la-Chapelle, ma non gli fu pos-
sibile. Troppe eran 1~ tappe che aveva già stabilito per il
viaggio di ritorno; d'altronde l'invito era giunto troppo tardi.
Il 9 maggio era a Namur, e si recava al castello dei Ba-
lances, per visitare le opere popolari del Barone del Marmo!.

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V - Primi viaggi all'Estero
Il ro a Lovanio. Volle visitare le opere popolari stabilite
a favore delle masse operaie dal sig. Helleputte, docente in
quell'Università; e nel pomeriggio tenne conferenza nel mo-
nastero di Berlaimont.
La mattina del 12 era a Malines, per far visita al Card.
Goossens e a vari coperatori, e la sera ad Anversa.
Il I 3. celebrò nella chiesa dei PP. Redentoristi, ricevette
molte visite, e tenne conferenza nel Circolo Cattolico.
Il presidente lo pregò di apporre un motto con la sua
firma nell'albo d'onore: ed egli vi scrisse le parole di N. S.:
<< Quandiu f ecistis uni ex his fratribus meis minimis, mihi f e-
. cistis >>.
Il giornale fiammingo l'Handelsblad, dando conto della
conferenza, lo chiamava << il beniamino di Don Bosco >>, e lo
descriveva cosi: << Il continuatore delle opere di Don Bosco
è un uomo dalla favella calma ed affabile, dalle maniere sem-
plici e delicate. Tutto spira in lui bontà; ed è con la bontà
che bisogna trattare i piccoli e i disgraziati. Don Rua parla
francese con un accento italiano marcato; la sua conferenza,
semplicissima, era attraente per i fatti che narrava... >>.
Il 14 celebrò nella cappeJla del Collegio dei PP. Gesuiti;
e il .I 5, solennità dell'Ascensione, presso le Religiose di No-
tre-Dame. Nel pomeriggio fu a Lierre, alla villeggiatura della
famiglia Wégimont, che l'ebbe ospite in quei giorni.
Il 16 giunse a Gand, dove fece e ricevette molte visite.
La famiglia del barone Dons de Lovendeghem si adunò tutta
attorno al Servo di Dio; e i Marchesi di Wavrin, che avevano
una cappella di Maria Ausiliatrice nel parco del loro castello,
non avendo potuto ottenere che si fermasse a celebrarvi,
per passare ancor qualche istante in sua compagnia l'accom-
pagnarono sino a Bruges. Qui si ripetè la stessa ammiraziol).e
devota.
Alla stazione l'attendeva il signor Halleux, presso cui
all'indomani celebrò la Santa Messa; quindi riprese il viaggio,
e, fatta una breve fermata a Courtrai, prosegui per Tournai,
dove, ospite del conte di Robiano, al Castello di Rumillies,
celebrò la mattina dopo, e manifestò tutta la sua riconoscenza
al buon signore, per la stima che godono le opere salesiane

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510
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
nel Belgio, << dove si ama, come merita, tutto ciò che viene da
Dio e che conduce a Lui >>.
11 r8 si portò a. Le Rossigno!, tra Coigneux e Bayencourt,
nella Somme, a poca distanza dal Pas-de-Calais, dove s'era
iniziata una colonia agricola a pro' di poveri fanciulli ranno
prima, alla vigilia dell'Immacolata.
11 20 giungeva ad Amiens, e il 2r a Parigi, e vi rimase
una settimana. Il Card. Richard, che nel gennaio precedente,
tornando da Roma, era sceso a Torino, anche per salutare
Don Rua, mentre questi era partito per Roma, e nel pas-
saggio del Servo di Dio a Parigi prima di recarsi a Londra
si trovava in visita nell'archidiocesi, appena seppe che il
Servo di Dio era tornato a Parigi e vi si sarebbe fermato
qualche giorno, troncò la visita per parlargli. Anche il Nun-
zio Mons. Rotelli volle riceverlo, e si recò a Ménilmontant,
assai prima dell'ora convenuta, per restare tra i figli di Don
Bosco il maggior tempo che gli era possibile.
Don Rua fu invitato a celebrare la Santa Messa presso
varie comunità religiose; e il 25 maggio, solennità di Pente-
coste, lo trascorse tutto intero in mezzo agli alunni dell'isti-
tuto salesiano, che avevano atteso, nei giorni precedenti, al
. breve ritiro spirituale, che Don Bosco volle si tenesse re-
golarmente in tutti i suoi istituti ogni anno. Quella sera si
adunarono attorno a lui anche tutti i membri del Comitato
Salesiano locale, con molti altri ammiratori dell'Opera di
Don Bosco, e: << Noi vi amiamo - gli dice-ya il presidente -
perchè siete l'immagine vivente del compianto Don Bosco, per-
chè voi, il suo figlio prediletto, avete lo stesso zelo ardente per
i diseredati dalla fortuna ... >>. In verità, nessun'altra preoc-
cupazione aveva il Servo di Dio, che di estendere l'opera
salesiana, perchè potesse raccogliere nelle sue case un mag-
gior numero di fanciulli orfani e abbandonati e dar loro un'e-
ducazione cristiana.
Parti da Parigi la sera del 27 maggio. La mattina del 28
scendeva a Paray-le-Monial, atteso da alcuni Cooperatori
di Cluny e da altre ;illustri pérsone; e celebrava all'altare del-
1'Apparizione del S. Cuore _a S. Maria Margherita Alacoque.
Quindi si rimetteva in viaggio, e sostava di nuovo, per qual-

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V - Primi viaggi all'Estero
511
che ora, a Cluny, essendogli stata proposta una fondazione in
quello storico centro di preghiera e di osservanza religiosa.
La domanda sorrideva attraente all'anima del Servo di Dio,
che l'avrebbe accolta senz'esistare, se le tante e continue in-
sistenze per altre fondazioni più urgenti non avessero me-
ritato la preferenza.
Viaggiando tutta la notte, finalmente rientrava all'Ora-
torio, accolto con unanime devozione filiale, la mattina del
30 maggio, alle 8,30. Dei primi cinque mesi dell'anno, ne
aveva trascorsi quattro in viaggi, ma sempre -col cuore alla
Casa Madre.

53.10 Page 530

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512
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
VI
<< E UN ALTRO DON BOSCO !... >>
1890.
I
Parla ai Cooperatori di Torino dei viaggi compiuti all'estero. - Va a
Mathi per la benedizione della cartiera. - Annunzia ai Salesiani
l'inizio del Processo Informativo per la Causa di Beatificazione di
Don Bosco; e, per il buon esito, ordina preghiere quotidiane e racco-
nianda l'imitazione delle virtù paterne. - La festa del 23-24 giugno.
- << Si vollero presentar saggi di tutti i laboratori, e se ne dimentico
uno!... >>. - Benedice la nuova chiesa dell'Oratorio femminile in Val-
docco. - Riceve un gruppo di Venezuelani. - << In Don Rua sentiamo
qualche cosa di Don Bosco!>>. - << Se Don Bosco è volato al cielo,
a Don Rua lascio l'amore, l'ingegno, il cuore!>>. - Diffonde l'oleografia
del ritratto di Don Bosco del Rollini. - Ricordi agli alunni dell'Ora-
torio alla partenza per le vacanze. - Norme ed argomenti che desidera
inculcati ai Salesiani dai direttori e dai predicatori degli esercizi
spirituali. - Suoi ricordi ai Salesiani ed alle Figlie di Maria Ausilia-
trice al termine di vari corsi di esercizi. - Manifesta la gioia provata
nei viaggi, q,l vedere in qual fama di santità sia pe~ tutto tenuto Don
Bosco. - Tre difetti da evitare. - Saggio della vigilanza con la quale
visita le case. - Alcuni fatti straordinari: legge, nell'avvenire: ottiene
la guarigione di una suora quasi morente.
Alla vigilia della festa di Maria SS. Ausiliatrice, - che
in quell'anno si celebrò il 3 giugno con particolare solennità
per commemorare il 25° della posa della prima pietra del
Santuario, - il Servo di Dio, nella conferenza che tenne ai
Cooperatori, parlò dei viaggi compiuti in Italia e nella Fran-
cia, nella Spagna, nell'Inghilterra e nel Belgio, con parole

54 Pages 531-540

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54.1 Page 531

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VI - È un altro Don Bosco
'
di viva riconoscenza per i benefattori, e con evidente soddi-
sfazione per le nuove opere compiutesi in varie case.
Oltre quelle, cui abbiamo accennato, rilevò che a Bor-
dighera s'era reso necessario far parrocchia succursale la
nostra chiesa ; a Nizza trovò aperto un nuovo Oratorio
festivo per le fanciulle; alla Navarra, presso Tolone, vide
iniziato il compimento del fabbricato della Colonia ·Agri-
cola; a St-Cyr incoraggiò la ripresa dei lavori interrotti per
mancanza di denaro; a Marsiglia ammirò un nuovo Ora-
torio festivo, ed approvò il disegno d'ampiamento dell'isti-
tuto per stabilirvi una scuola di perfezionamento nelle arti
e mestieri, allo scopo di provvedere buoni capi ai laboratori
delle varie case di artigianato.
Nella Spagna, grazie specialmente alla generosità della
piissima Donna Dorotea ved. Serra, vide raddoppiato il lo-
cale della casa di Sarrià presso Barcellona, ed aperto un Ora-
torio per povere fanciulle; e in un altro sobborgo della città,
estremamente bisognoso di chiesa e di scuole, trovò stabilita
una nuova casa salesiana. Anche ad Utrera, presso la chiesa,
vide l'antica casetta divenuta uno spazioso fabbricato ri-
gurgitante di alunni, e un nuovo fabbricato in costruzione,
benchè momentaneamente sospeso per mancanza di mezzi.
Accennò anche allo sviluppo degli ospizi di Parigi, di
Londra e di Lilla; e terminava con piena confidenza: '
<< Dappertutto ho trovato povertà,. ma dovunque buono spz"-
rito, e molto lavoro, e frutti consolanti. Sono a migHaz"a i poveri
giovani", che vengono ogni anno tolti ai pericoli del mondo e
resi" capaci di guadagnarsi" un vitto onorato, fatti" buoni" cittadz"nz"
e buoni cristiani. A centinaia sono i sacerdoti ogni anno sommi-
nistrati alla Chz'esa per far conoscere il Sz"gnore e salvare delle
ani'me.
>> Non vi" parlo delle Missioni, dove in due mesi si apri-
rono sei nuove case. Non vi parlo delle dimande, che da tutte
parti ci giungono per nuove foni/azi'oni.
>> Solo vi diro, che abbiam bisogno che si preghi il Padron
della Vigna a mandarci operai e mezzi materiali per sostenere
le opere già intraprese.
>> Voi vedete qual uso si" faccia delle offerte dei nostri buoni
33 - Vita del Servo di Dio Michele Rua. Vol. I.

54.2 Page 532

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514
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Cooperatori e delle buone Cooperatrici. Non sono gettate in-
vano, ma vanno producendo frutti copiosi al bene della società,
all'incremento della Chiesa, all'estensione del Regno di Dio,
in modo che si può ben dire che, offrendo a noi, voi offrite a
Dio; e, facendo la carità a tanta povera gioventù, contribuite
al benessere della Società ... >>.
In fine insistè:
<< Le opere, che oggi specialmente vi raccomando, sono
le decorazioni di questa Chiesa di Maria Ausiliatrice, l'Ospi-
zio del S. Cuore di Gesù a Roma, e le Missioni...
.>> Coraggio, continuate nella vostra generosità. Dio stesso
si renderà vostro rimuneratore; e Maria SS. Ausiliatrice, che
fu sempre il sostegno del nostro amato Padre, non mancherà
di essere la vostra Protettrice in vita e al punto della 1norte >>.
· 11 4 giugno, in compagnia di Mons. Velluti Zati che aveva
pontificato alla solennità di Maria Ausiliatrice, si recava a
Mathi Torinese per la benedizione della Cartiera Salesiana,
già aperta da Don Bosco. Eransi ampliati i locali, perfezio-
nata e completata la macchina cartaria, introdotto quanto
l'arte moderna aveva ritrovato di meglio per la fabbricazione;
e, condotta ogni cosa a compimento, si vollero nuovamente
invocate sul grandioso stabilimento le benedizioni celesti.
Un fatto, singolarmente straordinario, proprio di quei
giorni inondava di letizia il cuore di Don Rua, che vedeva
cosi presto appagato un9 dei suoi voti più ardenti! A voce e
per iscritto aveva fatto umile domanda al Card. Alimonda,
Arcivescovo di Torino, e l'anno prima a l11i si erano uniti
nella medesima istanza tutti i Salesiani radunatisi a Valsa-
lice in Capitolo Generale, perchè volesse iniziare il Processo
diocesano, o informativo, sulla vita, virtù e miracoli di Don
Bosco. E << l'Eminentissimo Principe di Santa Chiesa =:-
scriveva il Servo di Dio -. non si mostrò alieno dall'aderire
aila nostra domanda; ma, stante il breve intervallo trascorso>>
dalla morte di Don B9sco, << giudicò conveniente interpel-
larne i Vescovi delle due provincie ecclesiastiche di Torino
e Vercelli, che sul principio dello scorso maggio si raccolsero
presso di lui per affari di alto rilievo >>; e << il giorno otto di
detto mese i 20 Vescovi, radunati nel f!alazzo Arcivescovile,

54.3 Page 533

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VI - È un altro Don Bosco
convennero ad unanimità sulla convenienza di dare principio
al Processo diocesano, e parecchi di loro fecero altissimi elogi
di Don Bosco >>; e da quel giorno il Cardinale Alimonda, che
tanto aveva amato ed ammirato Don Bosco, risolse di sod-
disfare al comune desiderio, coll'iniziare il Processo.
<< Questi fatti - osservava il Servo di Dio - succedevano
nell'assenza da Torino di me e del confratello Don Giovanni
Bonetti, particolarmente incaricato della Causa. Giunti a casa
per assistere alla solennità di Maria Ausiliatrice, trasferita
quest'anno al 3 dell'andante giugno, la Divina Provvidenza
dispose che il giorno stesso di detta festa, mentre un'immensa
calca di fedeli traeva al Santuario in Valdocco a piè della
· Madonna, si facessero gli atti preliminari pel Processo di
Beatificazione del suo devotissimo Servo, onde all'indomani,
vigilia del Corpus Domini, si poteva già tenere ]a prima Ses-
sione del tribunale eletto dall'Eminentissimo Cardinale, alla
quale presiedeva Egli in persona>>. Le accennate circostanze,
del mese di maggio, della festa di Maria Ausiliatrice, del
mese del Sacro Cuore di Gesù e della vigilia della solennità
del Corpus Domini, e l'arrivare così presto a dar principio a
cotesti atti, eran per Don Rua un pegno di speciale bene-
volenza del Cielo e una caparra di felice riuscita.
E rilevando, che << se pel buon esitò di qualsiasi affare
è necessario l'intervento di Dio, questo intervento è indispensa-
bile nella Causa di Beatificazione dei suoi Servi>>, ordinava
che in tutte le Case Salesiane si facessero speciali preghiere:
<< Al mattino, prima che si esca di chiesa, si canti, e se il
piccol numero od altra circostanza nol permette, si reciti
l'inno Veni Creator col relativo Oremus ed un Pater, Ave
e (!loria in onore dello Spirito Santo; e alla sera, dove si dà
la benedizione col SS. Sacramento, si canti l'Ave, maris
Stella; e-dove questa non ha luogo, si reciti, dopo le orazioni
comuni, una Salve, Regina a Maria Ausiliatrice colla giacu...
latoria: Maria, Auxilium Chris1:ianorum, ora pro nobis. Af-
finchè poi, e soci ed allievi prendano viva parte a queste pre-
ghiere, i . direttori si daranno· premura di informarli dello
scopo, e di esortarli, di quando in quando, lungo l'anno, a
praticare eziandio qualche altro atto di pietà, specialmente.

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516
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
fervorose Comunioni, secondo" la divozione del proprio
cuore >>.
Insieme con la preghiera, con fervorose parole che
delineano il programma del buon salesiano, raccomandava
l'imitazione delle più caratteristiche virtù del Padre:
<< Ma se raccomando la preghiera, molto più caldamente
vi esorto che a questa uniate la pratica della virtù, per renderla
efficace presso al trono di Dio e della 88. Vergine. Si, miei
carissimi figliuoli, facciamo tutti vedere che non siamo alunni
indegni di un Maestro, del quale la Chiesa giudico di cominciare
cosi presto la Causa di Beatificazione. Attendiamo ognuno
con ardore all'osservanza della Santa Regola, che Egli ci ha
dato per santificarci. Pratichiamo con esattezza le virtù, che
formano un buon religioso; siamo obbedienti per motivo di fede;
siamo casti, perchè la castità deve essere la gemma più splendida
nella corona dei Salesiani; siamo caritatevoli, pazienti, man-
sueti verso il prossimo, specialmente verso la gioventù, che ogni
anno il buon Dio cosi numerosa invia alle nostre case. Se poi
per riuscire tali, ci tocca fare dei sacrifici, facciamoli generosa-
mente, ricordando che il nostro Don Bosco, ad imitazione del
Divin Salvatore, per la gloria di Dio e per la salvezza delle
anime, sacrifico se stesso, facendosi nostro modello e nostro sti-
molo sino alla morte >>.
La sera del 23 giugno, a Vàldocco, si volle tributargli
l'omaggio della riconoscenza che riuscì, corri.e sempre, una
gara d'affetto, semplice e familiare; e nella mente e sul lab-
bro del Servo di Dio tornò vivo il pensiero di Don Bosco
e il ricordo delle sue virtù, a stimolo al bene e ammaestra-
·mento a tutti.
Inni, poesie, canti, e corone di Comunioni ed altre sante
promesse, sgorgarono affettuose e festanti dal cupre degli
alunni. Nè mancarono i doni; i calzolai gli presentavano un
paio di scarpe; i sarti una talare ed una mantellina; i fabbri
un cancello per la nupva cappella delle Figlie di Maria Au-
siliatrice in Valdocco; 'i falegnami un inginocchiatoio-confes-
sionale; i legatori e i librai varie opere egregiamente rilegate;
gli scultori -una statua della Madonna di Lourdes; i lavora-
tori in plastica una statua del S. Cuore; i tipografi compo~

54.5 Page 535

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VI - È un altro Don Bosco
sitori ed impressori le medaglie e i diplomi d'onore che avevano
ottenuto all'Esposizione Vaticana, all'Internazionale di scienza
e d'industria a Bruxelles, ed a quella Universale di Barcel-
lona. << Si vollero - osservava il Servo di Dio - presentar
saggi di tutti i laboratori della nostra casa, ma se ne dimenticò
uno della massima importanza; fu dimenticata la panatterla!...
Eppure è il laboratorio che si fa ricordare di più a chi. deve pa-
gare, perchè abbonda di uscite, e non ha entrate!>>.
All'indomani anche gli antichi allievi gli si stringevano
intorno con devozione filiale; ed egli diceva loro:
<< Il rivedervi mi è sempre caro, perchè mi richiama al
pensiero le varie epoche della mia vita, o meglio mi rammenta
il nostro caro Don Bosco nei vari periodi del suo apostolato.
Chi me lo ricorda a S. Francesco d'Assisi, chi nei primordi·
dell'Oratorio qui a Valdocco: questi quando incominciava
ad allargare le sue tende, quegli quando cominciava a portarsi
altrove; altri, allorchè non bastandogli più l'antico continente,
coi suoi pensieri ed affetti valicava l'Oceano e vi mandava
i suoi figli; e tutti, con la vostra presenza, mi ripetete che Don
Bosco fu sempre l'amico, il consigliere, la guida della gioventù.
>> Voi mi fate complimenti..., ma io credo, e voi sarete
dello stesso avviso, che i nostri cuori debbano a Lui rivolgersi
e a Lui gridare un cordiale evviva, mentre dal canto mio debbo
pur soddisfare un bisogno del cuor mio gridando: Evviva
i nostri amici! Evviva i degni antichi figli di Don Bosco! ... >>.
Quella sera, in fine del trattenimento commemorativo del
Fondatore, parlando ai giovani dell'Oratorio: << Rinnovo,
diceva, i complimenti e i ringraziamenti a tutti, e mi rallegro
·con voi... Siate lieti anche voi di sentir tanto lodare il nostro
caro Padre; ma ricordatevi che noi, suoi figli, dobbiamo mostrarci
degni di tale titolo. Non vergognatevi di mostrare a lui tutta
la vostra riconoscenza. La riconoscenza è una virtù tanto cara
al Signore ed agli uomini... E per renderci degni suoi figli, imi-
tiamolo nell'occupar bene il tempo. Egli non perdeva un minuz-
zolo di tempo. E formava la meraviglia di tutti, il veder come
potesse trovar modo a far tante cose... In casa, fuori, sulla fer-
rovia, ovunque si trovava, impiegava bene il tempo. Anche
vYoi fate cosi. Non pretendo che lavoriate di notte, nè in tempo di

54.6 Page 536

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518
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
ricreazione; ma il tempo di studio e di lavoro occupatelo seria-
mente con diligenza. La fuga dell'ozio sarà sempre un gran
mezzo per conservarvi degni figli di Don Bosco>>.
Il giorno di S. Pietro benedisse la nuova chiesa dell'Ora-
torio femminile in Valdocco; un gran numero di giovinette
assistè alla cerimonia; ed egli, dopo aver annunziato una
speciale benedizione del Santo Padre, ricordava come quella
bella chiesuola si dovesse ad una grazia di Don Bosco; ·e
come l'inaugurazione, che si era attesa per la festa dei Santi,
per Natale, per S. Giuseppe, per Pasqua, per Pentecoste,
finalmente fosse giunta il giorno di S. Pietro, fondamento
della Chiesa Cattolica, ed alla chiusura del mese del S. Cuore.
<< Omai Gesù ha posto qui· la sua dimora - proseguiva
con affetto - qui troverete sempre il suo Cuore dolcissùno;
qui potrete trattenervi con lui. So che vi è-fra voi la Compagnia
del S. Cuore, che molte vi appartengono ed altre desiderate
di appartenervi; era quindi più che conveniente che si apparec-
chiasse per il Sacro Cuore di Gesù questa chiesa>>.
E, con vivezza di fede, dava a tutte, grandi e piccole,
preziosi a1nmonimenti:
<< Fortunate voi, se saprete approfittare della bontà di
Gesù. Il profeta esclamava: Quam dilecta tabernacula tua,
Domine virtutum; concupiscit et deficit anima mea in atria
Domini; eppure non aveva che un emblema della presenza
di Dio. Quanto più dobbiamo dirlo noi che abbiamo la for-
tuna di possedere Gesù Cristo in• Corpo, Sangue, Anima e
Divinità. Com'abbiam ragione di esc1famare collo stesso Da-
vide: Melior dies una in atriis tuis super 1nillia! Si, venite vo-
lentieri, state in chiesa con gusto. Il tempo più bello della gior-
nata è quello che passiamo in chiesa; non potrebbesi in nessun
sito trovar miglior compagnia! Se qualche volta aceadrà che
le funzioni siano alquanto più lunghe, non annoiatevi; forse
sarà la volta che riporterete maggior vantaggio. Anzi voi non
contentatevi di venir quando è l'ora delle funzioni; ma se
potete venire in altri tempi ancora a far qualche visita a Gesù
in Sacrament<;>, fatelo volentieri. Egli è se1npre qui, disposto
a ricevere le vostre dimande, a consolarvi, e a spargere su voi
le sue benedizioni>>. E ricordava· la santità della casa di Dio-,

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VI - È un altro Don Bosco
alla quale si deve tutto il rispetto; << quindi, in essa non ciar-
lare, nè commettere irriverenze. San Girolamo diceva nella
Grotta di Betlemme: - Come tu, infame, pretendi com-
mettere lascivie in questo luogo stesso, dove nacque il frutto
benedetto di un'fntemerata verginità? Non temi che tuoni
contro di te il Divin Bambino coi suoi vagiti? Non paventi
che ti saetti colle sue occhiate severe la gran Vergine Madre?...
- Non inferiore in santità è la Chiesa; anzi, direi, è più
rispettabile per la continua presenza di Gesù... >>.
A tutti, ammirabile e straordinaria appariva la santità del
Servo di Dio in ogni circostanza, e, del pari affascinante, pur
nella sua semplicità, la sua parola. Il I 3 luglio un gruppo
di Venezuelani, reduci da Roma, si portavano a consegnargli
un'istanza dell'Arcivescovo di Caracas per ottenere la fonda-
zione di una casa salesiana in quella capitale. Capo della ca-
rovana era il parroco di Maiquetia, che pochi mesi prima
aveva caritatevolmente accolto il chierico Eterno, caduto
gravemente infermo durante il viaggio verso la Colombia:
e: << Da tempo - rispondeva loro Don Rua - siamo in ot-
time relazioni con quella Repubblica; fin dal 1886 il venerando
Arcivescovo di Caracas era venuto in persona a chiedere i
salesiani, e Don Bosco si era preso a, cuore il desiderio del
pio Pastore di quella vasta diocesi, deliberando d'inviare
in quella lontana terra i carissimi suoi figliuoli. Ma finora
i nostri non furono che desideri e voti. Ultimamente, però,
la Divina Provvidenza rese più stretti i vincoli di amistà
e più vivi i sentimenti di riconoscenza che legano i Salesiani
a quella nazione, e volle anzi che si trovasse nascosto in quel
suolo il seme, che farà germogliare bentosto un'istituzione
salesiana >>.
Il 20 luglio si raccoglievano ad agape fraterna gli ex-al-
lievi secolari; e il sac. Domenico Griva, Pievano di Cunico
d'Asti: << Don Bosco non è più; - diceva - ma il suo spirito
è con noi'. Come gz'à Elia designò il suo successore Eliseo e, col
mantello, gli regalo da parte di Dio lo spz'rito profetico, c~ì
lddio per mezzo di Don Bosco volle che il suo primo successore
fosse scelto direttamente da lui', senz'attenersi strettamente alle
Costituzioni della pz'a Società da lui fondata. Ecco, amici, al

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520
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
posto di Don Bosco il nostro Don Rua! Egli fu già a noi compa-
gno, a Don Bosco figlio; ora egli è per noi lo spirito di Don Bosco;
e siccome lo spirito di Dio compiè per mezzo degli Apostoli
l'opera di Gesù Cristo, Don Rua compirà l'opera di Don Bosco;
e se noi abbiamo stabilito di radunarci ancora ogni anno nel
giorno onomastico di Don Bosco e commemorare questo giorno
noi antichi allievi di Don Bosco colla presenza di Don Rua...
si è perchè in Don Rua sentiamo qualche cosa di Don Bosco:
la sua persona, la sua voce, il suo dire, per noi sono tutte cose
di Don Bosco!... Don Bosco ·ci guardi dal cielo, Don Rua ci
conforti dalla terra, ed entrambi ci guidino alla vera gloria>>.
Anche il tipografo Antonio Zanetta, nel medesimo giorno,
faceva un'identica dichiarazione: << Tra i fiori più belli del
suo giardino, Don Bosco ne scorse uno bellissimo; con parti-
colare amore lo educò, con ingegnoso studio lo volle, dirò cosi,
plasmato a modo suo, lo mise a parte dei suoi progetti, gli af-
fidò i segreti, l'anima ne conformò alla sua, lo predestinò ad
esser_e il primo ornamento di quel serto che il tempo e l'opera
intreccieranno alla Salesiana Congregazione.
>> E ben s'appose il solerte giardiniere, giacchè il bellis-
simo fiore, il nostro Don .Rua, venne via via imitandolo,
comprendendolo, aiutandolo, e <lacchè si diede a Don Bosco,
gli fu sempre ed ovunque indivisibile compagno; egli il fido
aiuto nelle ardenti imprese, il figlio amorevole, ed argomento
di consolazione nei momenti di dolore.
>> - Il vostro primo Rettore è morto, ma ne sarà eletto
un altro ... Ascoltatelo, amatelo, ubbiditelo, pregate per lui
come avete fatto per me, - scriveva ai figli nel sucr, testamento;
ebbene, si, amiamolo, dico io, amiamolo come. Don Bosco;
se Don Bosco è volato al cielo, a Don Rua lasciò l'amore, il
genio, il cuore>>.
· Il Servo di Dio rispondeva: << Viva i figli di Don Bosco!
Son molto lieto di rivedervi; noi commilitoni proviamo sem- '•
pre un gran gusto nel richiamare le antiche avventure. Sa-
pete che ho fatto quest'anno lunghi viaggi; dappertutto ho
trovato non solo stima e benevolenza, ma vero entusiasmo
per i figli di Don Bosco.~ un titolo che ci onora. Naturalmente
la gente si aspetta da nòi esempi di cristiana virtù, di pietà,

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VI - È un altro Don Bosco
521
di onestà... >>. Svolta questa raccomandazione, raccomandava
zp1.roengeh.iere per il felice corso dell'iniziata Causa di Beatifica-
E sempre, nel desiderio di promuovere la memoria e la
devozione a Don Bosco, come aveva spedito ai principali
benefattori d'Italia e dell'Estero la fotografia della sua salma
presa nella chiesa di San Francesco di Sales, ed altre imma-
gini con reliquie, ora diffondeva anche la grande oleogra-
fia del ritratto del Rollini, e con frutti consolanti. << La ve-
nerata memoria del loro Fondatore - rispondeva in data
28 luglio il Can. Berteu di Torino, - mi è sempre impressa
nella mente, e lo considero anch'io come una delle anime
· sante della nostra Torino. Mi tornò quindi graditissima l'oleo-
grafia inviatami, ... che rappresenta al vero le fattezze del
loro a1nato padre; e specchiandomi in quella :fisionomia,
tutta bontà e carità, sèntomi crescere il desiderio d'imitarlo
nelle opere di carità cristiana... >>.
Oh I in quanti modi il Servo di Dio cercò di render più
cara e venerata la memoria del dolcissimo Padre!
Il 16 agosto gli alunni dell'Oratorio si radunavano ai piedi
di Maria Ausiliatrice per il Te Deum a chiusura dell'anno sco-
.lastic.o; e egli saliva in pulpito e faceva loro queste esorta-
z1on1:
<< Ieri tra i drappi e le bandiere che ornavano il cortile nell'acca-
demia per la vostra premiazione, ho letto quanto era. scritto a carat-
teri cubitali· in diversi cartelli bellamente sparsi qua e colà.. In uno
era scritto PIETÀ. Questo era il primo ricordo che il nostro amato
Padre soleva dare ai giovani nel ritorno alle loro case per le vacanze,
ed io ve lo ripeto a nome suo.
>> Pietà: perciò recitate bene ogni giorno le orazioni del mattino
e della sera; assistete possibilmente ogni giorno alla santa Messa,
anzi datevi premura di servirla devotamente; fate ogni giorno una
visita a Gesù in Sacramento e, se potete, ricevetene la benedizione,
che forse nelle vostre rispettive parrocchie si suol dare ogni sera.
>> Pietà: frequentate con coraggio cattolico i sacramenti della
Confessione e della Comunione, come avete fatto lungo l'anno qui
all'Oratorio. Alle feste, oltre alla Santa Messa, recatevi alle prediche
ed alle altre sacre funzioni parrocchiali; darete così edificazione al
prossimo e adempirete i vostri doveri di buoni parrocchiani.
>> In un altro cartello era scritto: LAVORO. Sì, anche nelle vacanze,

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
fuggite l'ozio: Omnem malz'tiam docuit oti·os#as. Occupatevi in lavori
materiali, ne ricaverete utile per la vostra sanità; occupatevi in lavori
intellettuali a profitto negli studi. .
·
>> Lavoro. Nel racco1nandarvi questo importante ricordo, non
debbo tacere di un pericolo non leggero che dovete risolutamente
superare, e questo si è quello che vi proviene dalle cattive letture.
Queste letture le incontrerete in cattivi giornali, in cattivi libri. Man-
tenetevi lontani da siffatta· peste pel bene che bramate alle anime
vostre.
>> Terzo ricordo, importante ricordo, viene richiamato alla vostra
memoria da altra importante parola: EDUCAZIONE. È questo un ri-
cordo, direte voi, che faccia per il tempo delle vacanze? Sì, miei cari
figliuoli, manifestate in casa e nei paesi vostri, a cui ritornerete, la
cristiana e· civile educazione ricevuta in collegio. Siate rispettosi ed
affezionati verso i vostri parenti; manifestate riconoscenza verso gli
antichi vostri maestri, e specialmente verso i vostri benefattori. Non
tralascio poi di raccomandarvi che salutiate col dovuto rispetto le
Autorità ecclesiastiche e civili del vostro paese e tutte quelle altre
persone che per qualche titolo meritino pubblicamente questo segno
di riverente saluto. Ricordatevi che dovete essere buoni cristiani e
virtuosi cittadini, non solo tra le pareti domestiche, ma anche, anzi
specialmente in pubblico.
>> Ultimo ricordo vi è dato dalla parola che tra le prime spiccava
in quei cartelli che circondavano ieri la vostra festa. Voi forse non
la ricordate più, io ve la richiamo a mente: COSTANZA. Oh la virtù
della costanza è la virtù dei magnanimi, dei forti! A che giovano
buoni principii senza costanza? A che tanti propositi? Sfumeranno
come leggeri vapori al vento, non saranno che vaghe illusioni. Siate
costanti nel bene incominciato e sarete feHci>>.
" E, da santo Ministro di Dio, ad accendere in alcuni il
desiderio di fermarsi, o, almeno, dì tornar più presto all'om-
bra d.el Santuario di Maria Ausiliatrice, come in porto sicuro,
soggiungeva:
<< Ora, o cari giovani, mi rimane a dire a quelli che si ferrn.iino
nell'Oratorio che anche qui passeranno lietamente e con frutto le
loro vacanze: avranno passeggiate, teatrini, trattenimenti accademici. ..
e per gli altri mi viene dal cuore un'amara parola, ed è la parola del-
1'addio.
>> Addio, cari figliuoli, addio!... Ci rivedremo ancora su questa
terra? Alcuni forse non ci rivedremo .mai più. Ohi preghiamo che ci
possiamo tutti rivedere in paradiso. Altri invece ritorneranno fra non
molto all'Oratorio. Preghiamo, perchè al ritorno ci possiamo rive~
dere tutti sani e salvi, nell'anima e nel corpo.

55 Pages 541-550

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" VI - È un altro Don Bosco
>> Voi partite, o cari figli; portate pertanto i saluti dei vostri su-
periori ai vostri cari parenti, ai vostri benefattori, alle Autorità reli-
giose e civili dei vostri paesi, e non mancate di cordialmente salutare
a nome nostro i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane, mediante
il cui aiuto vanno fiorendo le opere nostre. Addio, o cari figli, il Si-
gnore vi benedica e vi ricolmi di sue grazie>>.
Quel medesimo giorno, 75° anniversario della nascita di
Don Bosco, il pensiero di Don Rua indugiava sugli ese.rcizi
spirituali, ai quali ogni anno soglionò attendere i Salesiani;
e, mosso dal fervore della carità, scriveva ed inviava ai di-
rettori una circolare, nella quale suggeriva savie norme per-
chè tutti avessero a trarne il maggior profitto. Per lui il primo
dovere derivante dalla santità del Padre era la santità dei fi-
gli, e, questa, una prova di quella, indubbiamente indiretta,
ma la più bella, la più cara, la più desiderata.
Ecco i preziosi suggerimenti che dava ai Salesiani, perchè
potessero esser davvero degni figli di Don Bosco, studian-
adnois.mi ed.'avanzar nella perfezione e procurando di salvar molte
<< ALCUNE NORME ED ARGOMENTI che converrà sieno particolarmente
inculcati dai superiori che presiederanno e dai predicatori nei prossimi
Esercizi spirituali.
>> IN GENERALE: - 10 Pazienza nel sopportare i difetti dei con-
fratelli, avvisarli, correggerli con carità, ma prontamente. Cosi pure
pazienza e carità nell'istruire gli allievi, senza far uso di troppo ri-
gore, di gravi castighi e senza mai trascorrere a percosse. - Evi-
tare le critiche, il biasimo, le mormorazioni, difenderci a vicenda,
e aiutarci materialmente e spiritualmente.
)) SPIRITO DI SACRIFIZIO. - 3° Insistere sullo spirito di sacrifizio,
cioè sul sacrificarsi volentieri per Dio e per le anime, ad imitazione di
S. Francesco di Sales e di Don Bosco, nostro Padre. - 4° Non mai
lagnarci sulle cose comandate, sui rifiuti che talora si ricevono; sugli
apprestamenti di tavola, di abiti, sulla scelta dei lavori, sulla qualità
degli impieghi,· sulle tribolazioni della vita. - Non si rifiutino gli
uffici anche più gravosi e meno .appariscenti, come fare scuole infe-
riori, assistenze nei laboratori; e ciò sull'esempio del Divin Salvatore,
dei Santi, di Don Bosco.
)) STUDIO DELLA PROPRIA PERFEZIONE. - 6° Ciascuno lavori in-
torno a se medesimo per formarsi un carattere di buon salesiano dolce
e mansueto, e perciò cerchi frenare la irascibilità, moderarla, reggerla

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524
Don IV - Successore di Bosco. - Primo periodo
colla ragione, affinchè, in un cattivo incontro, non si vada alla vio-
lenza, come pur troppo accade sovente. ·- 7° Ricevere in buona parte
gli avvisi dati in generale ed in particolare, ed anche mostrarsi ar-
rendevoli ed accondiscençlenti all'altrui parere e desiderio, quando non
si tratta. di falsi principii o dell'offesa di Dio, sia per l'amore della
pace e della buona armonia, sia per non divenire caparbi, o testardi
ed inflessibili. - 8° Non mai il salesiano ricordi qualche ingiuria
ricevuta per farne rimprovero o vendicarla. - 9° Le cose passate,
e già quasi generalmente dimenticate, non vengano più richiamate
per farne biasimo.
>> CURA DEGLI ALTRI. - ro0 Somma cura nel fuggire e far fuggire
qualunque opera, parola scandalosa, o che si possa interpretare come
tale. - r1° Raccomandare molto che si eviti qualsiasi atto, che più
o meno possa ingenerar sospetti in materia di castità, riflettendo che
abbiam da far con giovani, ai quali si allude nella nostra Regola al
capo V, n° 3 [qui humanis cupiditatibus jam fuerunt subacti]. - r2° Sol-
lecitudine e sforzo generale per rendere i Salesiani capaci a compiere
esemplarmente i doveri del proprio stato. - r3° I direttori, i prefetti,
i consiglieri, compatiscano molto i chierici, siano maestri, siano assi-
stenti, che per la prima volta si mettono a quell'uffizio; li aiutino, li
consolino, li incoraggino con belle parole, e cerchino di formarli giusta
la loro capacità, riflettendo che tutti i principi sono difficili, e che
nemo repente fit summus. - r4° Si abbia gran cura di osservare e fare
osservare le pratiche di pietà, quali ci vengono prescritte al capo
XIII delle nostre Costituzioni e della Distinzione III, capo II delle
Deliberazioni... >>.
Fin dai tempi di Don Bosco a Nizza Monferrato, nel
mese di agosto, si teneva un corso d'esercizi spirituali per
signore e maestre, e Don Rua non mancava mai di recarsi
a presiederli e a tener la predica di chiusura. Quell'anno,
dopo aver accennato che avevano udito tdnte belle cose,
lasciava loro un solo ricorélo, << contenuto - diceva - in
poche parole che Gesù v'indirizza: Pone me ut signaculum
super cor tuum, ut signaculum super brachium tuum >>, e le
spronava all'amore di Nostro Signore.
<< AMAR GEsù; amarlo cogli affetti del cuore e amarlo colle opere.
Vi furono dei Santi che impressero realmente sul loro petto il nome
e la figura di Gesù; e ricordo di aver visto, in mia gioventù, persone
che portavano l'immagine del Crocifisso impressa fra carne e pelle.
Così essi materialmente. portavano il memoriale, il suggello di Gesù
sul loro cuore, sul loro~ braccio. Io non pretendo questo; bensì che
lo portiate spiritualmente stampato nel vostro c1,.1ore,

55.3 Page 543

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VI - È un altro Don Bosco
° - >> 1 NEL VOSTRO CUORE. Voi avete meditato in questi esercizi
quanto Gesù ha fatto per noi, e come per conseguenza meriti di es-
sere amato da noi. Egli, figliuol di Dio, Dio egli stesso, discese dal
cielo in terra, conducendo una vita povera ed umile a nostra istru-.
zione, assoggettandosi a patimenti e ad una morte ignominiosa. Perchè?
per la salvezza nostra, per riscattarci dalla schiavitù del demonio,
ed aprirci le porte del paradiso. Quanta bontà, quanta carità, qual
amore per noi! Oh come si merita di essere da noi riamato! Amia-
molo, adunque, con tutto il nostro cuore; i nostri affetti siano a lui
rivolti; pensiamo sovente a lui; amiamolo sopra tutte le cose ed i
nostri pensieri ed affetti portino sempre il suggello del nostro amore
a Gesù.
>> Come praticava bene questa massima S. Bernardo, che escla-
mava che nulla gli pareva bello, dolce, dilettevole, se non v'incontrava
il nome di Gesù. Come praticava bene questa massima S. Francesco
di Sales, che diceva che se avesse conosciuto che anche solo una fibra
del suo cuore non fosse stata accesa d'amore a Gesù, avrebbe voluto
strapparla. Come praticavala bene il nostro caro padre Don Bosco,
che, in tutte le sue opere e conversazioni, sempre aveva di mira Iddio,
di far conoscere ed amare Gesù.
·
>> Amiamolo anche noi cosi, e giammai permettiamo che s'annidi
nel nostro cuore il peccato, nemico capitale di Gesù. Se ci accorgiamo
che voglia insinuarsi nel nostro cuore con affetti peccaminosi, libe-
riamocene prontamente.
>> AMIAMO GESÙ NEL ss. SACRAMENTO. Non contento di spargere
il suo Sangue, di dar la sua vita per noi, nell'infinita sua carità Egli
trovò modo di perpetuare la sua presenza fra di noi, coll'istituzione
dell'augusto Sacramento dell'Eucarestia. Deliciae meae esse cuni filiis
hominum,· non già perchè noi possiamo renderlo più felice, ma per
effetto dell'immensa sua carità, che voleva trovarsi tra noi a spargere
a larga mano le sue grazie; perchè avessimo maggior facilità di avvi-
cinarci a Lui, di aprire il cuore alla confidenza in Lui. Ohi dunque
venite a trovar Gesù, a visitarlo, a tenergli compagnia nel SS. Sa-
cramento, nelle sacre funzioni, nelle processioni, quando è portato
agl'infermi. Venite a riceverlo con frequenza nella Santa Comunione,
e sempre colle debite disposizioni. Come fa pena a veder chierici
accostarsi alla Sacra Mensa senza preparazione e senza ringrazia-
mento. Veder sacerdoti entrar in sacrestia, subito vestirsi e ancora
litigare col sagrestano, e, dopo, appena dir qualche breve preghiera
e poi partire, o mettersi a discorrere.
>> AMIAMO GESÙ E, per far piacere a lui, per maggiormente ono-
rarlo, AMIAMO EZIANDI0 LA SUA ss. MADRE; onoriamola come Madre
di Dio. Abbiamo tutta la confidenza nella sua potenza e pietà.
Un buon figlio desidera grandemente che la propria genitrice sia
rispettata, onorata ed amata. Quanto più Gesù, che ci diede l'esempio

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526
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
col ricolmarla di tante grazie e privilegi! Oh! dunque seguiamo l'esor-
tazione di Gesù che ci dke: - Pone me ut signaculum super cor tuum.
>> 2° - In pari tempo mettiamo pur in pratica l'altra parte della
sua esortazione: UT SIGNACULUM SUPER BRACHIUM TUUM. Il braccio e le
mani sono simbolo delle opere. Nelle nostre opere adunque conser-
viamo sempre memoria di Gesù; anzi siano le nostre occupazioni
un continuo ossequio a Gesù. In che modo? coll'affidarci a lui al
mattino ed alla sera; anche durante il giorno pensiamo a lui, con-
formando le nostre opere e affidandoci a lui.
>> 'Lavorando per lui, conformeremo le nostre opere al suo gusto;
qualche volta interrogheremo noi medesimi: - Piacerà a Gesù questo
mio ]avaro? il modo in cui mi diporto?
>> L'amore a Gesù sia generoso, intraprendendo per amor di lui
anche le cose difficili, spiacevoli, ripugnanti; generoso nel farci sop-
portare con pazienza le contrarietà, le tribolazioni, nel farci perdo-
nare facilmente e prontamente le ingiurie.
>> Amare Gesù ed onorarlo nella persona de' suoi ministri e dei
superiori: Qui vos spernit, me spernit. Rispettiamo il parroco e gli
altri sacerdoti, essendoci dati come maestri e guide, ricorriamo a
loro per consigli nelle nostre dubbiezze, sul modo di comportarci
in famiglia, nei laboratori, nelle conversazioni, nelle difficoltà che
incontreremo; potremo anche da loro essere aiutati a sormontarle.
Onoriamoli, parliamone bene, ed anche prendiamone le difese,
quando si può, impedendo le mormorazioni contro di essi, mettendo
in pratica l'avviso di quel santo giovinetto, amico di Don Bosco:
- Dei sacerdoti, o parlarne bene, o non parlarne affatto.
>> Amiamo Gesù nelle sue membra, che sono i poverelli; ricordia-
moci di quanto egli ci dice a questo proposito, che qualunque cosa
facciamo pei suoi infermi, pei bisognosi, pei poveri fanciulli, Egli la
considera come fatta a sè stesso. Amiamolo coll'aiut,re a far il cate-
chismo, col vestirlo, addobbando i suoi altari, le sue chiese, secondo
le proprie forze e condizioni. Amiamolo coll'impedire la bestemmia
ed i cattivi discorsi, ed ogni qual volta ci sia possibile col promuo-
vere le opere che tendono a farlo conoscere, çome sono le Missioni,
le Associazioni Cattoliche...
_
>> Per riuscire poi a non lasciar estinguere nè diminuire l'amore
verso Gesù, anzi ad averlo ognor più, vi esorto a fare uno studio
sulla vita di Lui, sui suoi insegnamenti, meditando e leggendo tanti
ottimi libri...
>> Oh! dunque pratichiamo l'esortazione di Gesù: Pone nze ut
signaculum cor tuum, ut si'gnaculum super brachium tuum: con amarlo
coi più caldi affetti e con• lavorare sempre per Lui>>.
E qui possiam dare un nuovo saggio della sua pietà, della
sua carità e· del suo zelo, riportando il sunto di alcuni dei

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Vl - È un altro Don Bosco
. discorsi tenuti alla chiusura dei varì corsi d'esercizi spi-
rituali dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, a
quali non mancava di prendere parte. Eran per lui due mesi
di lavoro il più intenso e il più edificante.
Agli aspiranti salesiani, a San Benigno Canavese, dava
tre ricordi: - Un nemico da fuggire, la mormorazione; un
amico da coltivare, Gesù in Sacramento; un rifugio a cui
ricorrere, Maria Santissima.
Anche ai Salesiani ed alle Figlie di Maria Ausiliatrice
dava quasi gli stessi ricordi: << un nemico da fuggire, una
guida da seguire, ed una funicella >>.
(< 1° - IL NEMICO È LA MORMORAZIONE: Custodite vos a murmura-
tione, dice lo Spirito Santo. Egli .paragona il mormoratore al ser-
pente: si mordeat serpens in silentio, nihil eo minus habet qui occulte
detrahit. Cosi fa il mormoratore; sorprende a tradimento, senza che
l'avversario possa difendersi. Quante volte uh amico, un confratello,
che gode buona riputazione, per causa del mormoratore, cade nel
disprezzo, nell'odio dei suoi confratelli. Quante volte un superiore
perde la confidenza dei suoi subalterni, per causa del mormoratore.
Udite come il Signore abborre il mormoratore: Sex sunt quae odit
Dominus, et septem detestatur anima eius. Chi è questo infelice?...
Proferentem mendacia, testem f allacem et eum qui seminat z'nter f ratres
discordi'as. Che cosa pertanto si dovrà fare, quando si sente qualcuno
a mormorare? Cercare d'impedire, prendere le difese, specie se fosse
contro i superiori; e riguardo a ciò che si è udito mettiamo in pra-
tica l'avviso dello Spirito Santo: Audisti verbum adversus proximum
tuum? Commoriatur in te, fidens quom·am non te dz'srumpet. Cosi dicasi
pure delle parole di disprezzo, dei titoli ingiuriosi, che sogliono essere
causa di tante insubordinazioni.
>) :z0 - UNA GUIDA: son le Regole. Per regole intendo le Costituzioni
nostre, le' Deliberazioni dei Capitoli Generali, il Regolamento delle
Case. Il rispetto che dobbiamo avere alle nostre Costituzioni si può
imparare da quel che si fa in altri Ordini. Chiamasi Santa Regola;
leggesi in ginocchio, o a capo scoperto. Codice inappellabile, consi-
derandolo come dato da Dio a noi. Le Deliberazioni sono la spie-
gazione pra#ca delle Costituzioni (studi che se ne fece; vantaggi nel-
1' osservarle).
)) 3° - UNA FUNICELLA con cui legarci tutti insieme: LA CARITÀ: In
hoc cognoscent omnes ·quia discipitli mei estis, si dilexeri'tis ad invicem.
Amatevi a vicenda, pregate gli uni per gli altri, aiutatevi, consolatevi,
edificatevi vicendevolmente. Non un amore sensibile, sdolcinato...
ma un amore forte, generoso, paziente, che ci porti a sopportarci,

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528
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
a compatire i difetti, a prestarci aiuto, anche a costo di sacrifizio,
a perdonare facilmente i dispetti. Amatevi, con non mai mormorare,
e neppur pensar male; sempre pensate bene dei confratelli e tanto
più dei superiori; e mettete in pratica l'avviso di S. Francesco di
Sales: -- Se un'azione o parola del tuo prossimo ha cento aspetti,
e sotto novantanove pare cattiva, e sotto uno solo pare buona, ri-
guàrdala sotto l'aspetto buono.
>> Cosi facendo, fuggendo quel NEMICO, seguendo quella GUIDA e
legandovi con quella FUNICELLA, non mancherete di fare molto bene
alla gloria di Dio ed a vantaggio delle anime... >>.
· Al principio del nuovo anno scolastico (1890-1891),
il pensiero di Don Rua tornava premurosamente alla regolare
osservanza nelle singole case; e nel desiderio di veder fio-
renti, in ciascuna di esse, le tradizioni inculcate dal Fonda-
tore, scriveva ed inviava ai Salesiani, .in data novembre,
un'altra circolare, nella quale accennava le ragioni di parti-
colar compiacenza che aveva provato nelle visite fatte ad
<< una buona parte delle case che la Divina Provvidenza ci
volle affidare>>, ed alcuni inconvenienti da eliminare. Sono
spunti di carattere privato, se si vuole; ma conviene rilevarli,
per comprendere l'amore della perfezione e la delicatezza
dell'anima del Servo di Dio.
La prima dichiarazione era la gioia provata nel vedere in
qual concetto fosse universalmente tenuto Don Bosco:
<< Vi posso assicurare che fu una delle mie grandi consola-
zioni il vedere quanta venerazione si ha per ogni parte verso
di lui e quanta fiducia nella sua potente interces~ione; come
pure mi riempiva di gaudio il racconto che pet ogni dove
udiva di grazie, ottenute mediante ricorso a lui...
>> Altra consolazione, che . provai nei miei viaggi, fu
quella di veder le nostre Case tutte bene avviate, tutte so-
vrabbondanti di allievi, ed in tutte scorgere un generale
impegno nel personale per compiere bene i proprii doveri,
osservando le Regole e le buone usanze di nostra Pia ·Società>>.
Aveva anche riscontrato alcune lacune e difetti, e premu-
rosamente li additava perchè fossero eliminati:
Primo: << una ·notevol~ trascuratezza nel canto grego-
riano, che è pure il canto della Chiesa, quello che special-
mente dovrebbe .essere da noi coltivato... Il nostro amatis-

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VI - È un altro Don Bosco
529
simo Don Bosco ebbe sempre a cuore l'insegnamento di
questo canto: egli stesso lo insegnava, finchè le molteplici
occupazioni non glielo vietarono, e non ammetteva nessuno
alla musica, se prima non avesse compiuto il corso del Canto
fermo. Soleva dire che nulla importa che i nostri allievi non
sappiano la musica; ma importa moltissimo che sappiano il
Canto Gregoriano, giacchè, conoscendo questo canto, al
ritornar ne' loro paesi, sono per se stessi invitati a prender
parte alle sacre funzioni e riusciranno di aiuto ai Parroci
e di edificazione ai compaesani, ciò che difficilmente suole
avvenire se si conosce solamente la. musica... Siamo al prin-
cipio dell'anno scolastico: sia impegno di tutte le Case d'in-
cominciare tosto l'insegnamento del Canto fermo, anche per
quei che già conoscono la musica; s'adoprino i Superiori di
ciascuna Casa di farlo debitamente apprezzare ed amare;
i Maestri di musica studino anche essi e si adoprino per ben
insegnare il Canto Gregoriano; sarà questo non solo un gran
piacere per me, ma un lodevole ossequio all'amatissimo no-
stro Padre Don Bosco, anzi alla Chiesa stessa nostra Madre.
>> Altro difetto, che trovai in alcune Case,· fu l'irregola-
rità nella scuola di teologia e di sacre cerimonie pei chierici...
Ricordiamoci che, fra tutte le scienze, la teologia è la più ne-
cessaria, ed è dai sacerdoti che verranno i fedeli ad attingere
i consigli e le norme per ben regolarsi nei loro affari spiri-
tuali ed anche temporali e per guadagnarsi la vita eterna,
come dice il profeta: Labia sacerdotis custodient scientiam et
legem requirent de ore ejus, quia Angelus Domini exercituum
est (Malach., II, 7) >>. · •
Fedelissimo imitatore di Don Bosco nell'amore e nella
pratica della povertà, faceva un terzo rilievo:
<< Una cosa poi, che si è notata da parecchi dei Superiori
nello scorso anno scolastico, è la frequenza di passeggiate
z"n ferrovia per divertimento degli allievi. In questo ci vuole
molta discrezione. Il nostro amato Padre ci procurava di
quando in quando tali divertimenti, ma quelli erano quasi
sempre passeggiate a piedi, che servivano a sollevare lo spi-
rito e giovavano mirabilmente a rinvigorire le forze fisiche,
mentre lo scopo religioso delle medesime ed il contegno de'
34 - Vita del Servo di Dio Michele Rua. Voi. I.

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530
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
suoi allievi recavano edificazione, dovunque andavano. Far
viaggi in ferrovia è perdere quasi tutto il vantaggio delle pas-
seggiate, .è un divertime1J,to da signori, da persone comode, ciò
che non siamo nè noi, nè i nostri allievi>>.
Era di una vigilanza insuperabile. Come soleva fare per
ufficio, quand'era Visitatore delle prime case della Società,
anche Rettor Maggiore non mancava, visitando qualunque
casa, d'osservarne attentamente l'andamento, e, li sul posto,
di additare al direttore e agli altri superiori quei difetti ed
inconvenienti che dovevansi eliminare, e, talvolta, ne la-
sciava anche un promemoria per iscritto, o, tornato a Torino,
scriveva in proposito una lettera confidenziale.
Eccone un saggio del 1890.
<< Da quanto ho potuto vedere io stesso, e da quanto mi venne
riferito da Don Lazzero.....
>> Nella parte morale, pare che non vi sieno osservazioni a farsi.
I confratelli li trovai tutti animati di buona volontà, di buono spi-
rito. Mi sembrò trovare armonia, concordia tra di loro. Da ciò ne
consegue, che i giovani ·sono ben avviati, sono buoni, promettono
ottima riuscita. In una parola l'ordine, la disciplina, lo spirito di ca-
rità, la divozione, che formano come la base dell'edificio morale nelle
nostre case, van bene; non mi resta che di raccomandarne la con-
tinuazione.
>> Circa la parte materiale, vorrei· poter dire lo stesso, ma debbo
invece notare alcune cosette.
>> Comincio dalla pulizia. Questa lascia molto a desiderare, spe-
cialmente nei dormitori, nelle camere, ecc. Si adduce, per ragione,
la scarsità di personale; ma, parlando cogli uni e cog;.i altri, esami-
nando a fondo la questione, pàrvemi scorgere, che,· chi deve star
dietro a queste persone di casa, il prefetto, buono come il pane, abile
a tener registri, contabilità, corrispondenza, ecc. ecc., non abbia poi
quell'attitudine richiesta presso le suddette persone, per distriburr
loro il lavoro·, delinearlo, assisterlo, perchè tutto si faccia nel modo ..
voluto.
>> Per es. colui che scopa il porticato, lascia i mucchi di spazzatura
in cortile, appena fuori del porticato; vengono i giovani, disperdono
quella roba, ed il cortile resta brutto; pare non convenga delineare
il lavoro sin li, ma potrebbe essere sin là; cioè quella spazzatura por-
tarla anche un po' più lontano il medesimo individuo, che scopa il
portico. Dico questo caso, perchè si è veduto; potrebbe darsi che ve
ne siano altri simili.
>> Stando nella parte materiale, pare non si abbia abbastanza solle-

55.9 Page 549

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VI - È un altro Don Bosco
53 1
citudine nel fare eseguire i piccoli lavori, le piccole riparazioni. Era
questa una delle cose tanto racco1nandate dal sig. Don Bosco, che
la giudicava molto vantaggiosa per l'economia... Alcuni piccoli mali
umori, da parte degli addetti [alla chiesa], nascono per causa di tale
questione; Porto qualche fatterello, che esaminerai colla saggia tua
prudenza.
>> Gli strati o tappeti del presbiterio li devono lasciar per terra;
sono abbastanza preziosi, e ne soffrono. Un tavolato, alto cinquanta
centimetri da terra, per metterli sopra, sarebbe presto fatto: essi di-
cono che si sono raccomandati diverse volte, e fin ora non vi è. Si
son vedute vestine dei piccoli chierici, che accompagnano le funzioni
fuori, proprio brutte, stracciate, indecenti; ed anche di questo dissero
d'essersi raccomandati, ma... ecc.
>> Vi sarebbe ancora qualche cosa a dire, riguardo ai· terrazzi, a
certe scrostature che già si notano all'esterno della nuova chiesa,
come pure di certe infiltrazioni che si scorgono nelle inura della casa,
qua e colà, ma Don Sala [l'economo generale] potrà esaminar meglio ·
le cose, e trovar modo di rimediare.....
>> Sono poi molto contento d'aver trovato quel numero d'arti-
gianelli che mi aspettava; e sebbene non abbia potuto visitare tutti
i cinque piccoli laboratori, so tuttavia che sono ben ordinati; buon
pronostico di quello che dovranno essere un giorno, se il buon Dio conti-
nua ad assi'sterci, come spero ... >>.
E i cinque piccoli laboratori son divenuti una scuola
professionale di prim'ordine I
Davanti allo sguardo del Servo di Dio nitida e precisa
di frequente s'affacciava la vista dell'avvenire, come chiara-
mente appare da esplicite testimonianze.
<< Nel 1890 - attesta Don Giovanni Zolin, salesiano -
fui colpito da una sinovite al ginocchio destro che mi rese
impossibile .l'articolazione; i medici la ritenevano una perio-
stite, e dichiararono doversi amputare la gamba per scongiu-
rare una morte di consunzione, che pareva inevitabile. La cosa
era decisa, ma Don Rua assolutamente si oppose, e, grazie
a Dio, sono ancor vivo e sano! E vero che il ginocchio, per
non essere stato curato secondo il male, non mi permette
l'articolazione, ma posso servirmene, resistendo a passeg-
giate anche lunghissiine >>.
Nello stesso anno, Suor Felicina Torretta, Figlia di Ma-
ria Ausiliatrice, era direttrice all'asilo del Lingotto in Torino,
e fu testimone di un caso pietoso. Quel buon parroco, per

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532
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
compiere un atto di carità verso una povera famiglia, acqui-
stava una lettiera di ferro, su cui era morta una ragazza tu-
bercolotica. Dopo averlo disinfettato e lasciato per un in-
verno al sole ed alla neve, quel letto venne usato dalla sua
persopa di servizio, una. donna sui 47 anni, d'ottima salute,
che dopo un mese contrasse la malattia; e siccome l'aveva
contratta in seguito all'uso di quel letto, non volle allonta-
narsi. E un mese dopo anche il viceparroco cominciò a tos-
sire; e al terzo mese veniva colpito dal male anche il parroco.
Il viceparroco si recò alla casa paterna, e mori poco dopo,
e il buon parroco andava cosi rapidamente declinando che
più nessuno, nè amici, nè parenti, nè persone del borgo, osa-
vano visitarlo, ed era veramente pericoloso; basti dire che
anche due cani che aveva in casa morirono un dopo l'altro.
<< Nel corso di sette mesi - scrive Suor Felicina Torretta
- lasciavano quest'esilio per volarsene al cielo il vicepar-
roco, il parroco e la serva.
>> Durante la malattia il sig. Don Rua, avendo sentito
da me la penosa condizione e l'abbandono totale del povero
parroco, commosso alla mia narrazione, oltremodo accorato
mi disse: - Oh! suor Felicina, siate almeno voi l'angelo con-
solatore e tutti i giorni, dopo scuola, andate a fargli visita;
trattenetevi alquanto con lui; consolatelo, perchè non abbia
a sentire troppo forte questo duro abbandono, ed io vi as-
sicuro che, in compenso della carità, il Signore vi libererà
dal contagioso male. - Da quel giorno, io, ogni sera, dopo
scuola, andavo a passare un'oretta in parrocchia, per fargli
compagnia, tanto più che l'ammalato non tenne mai il letto
fino all'ultimo giorno di sua vita. E poichè più nessuno
andava alla sua Messa, ogni mattina, come di consiglio, an-
davo sola ad assisterla, mentre mandavo le Suore a quella
dell'economo, per ovviare ogni pericolo. Facevo pure la
S. Comunione da lui... e, grazie a Dio, la promessa di Don '•
Rua si è completamente avverata.
>> E da notare, che quando m'intrattenevo col pbvero in-
fermo ogni sera, respiravo l'aria infetta di una piccola saletta,
che durante la malattia non cercò mai di rinnovare. A questo
riguardo il sig. Don Rui3, mi suggerì di mettere un po' di

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VI - È un altro Don Bosco
533
spirito e un po' di aceto sul fazzoletto per odorarlo di quando
in quando e poter resistere all'aria viziata. Lo stesso dottore
mi fece avvertire più volte di astenermi, perchè il caso era
pericolosissimo. Ma a gloria di Dio e del venerato Don Rua
sono passati 40 anni, e, grazie a Dio, non ho mài provato i
sintomi di tale malattia>>.
Un'altra Figlia di Maria Ausiliatrice, Suor Marietta Sor-
bone, c'inviava e confermava questa relazione:
<< Affetta da ulcere cancrenosa allo stomaco, dopo qua-
ranta e più giorni di letto resa quasi immobile, senza poter
nutrirmi in modo alcuno e con vomiti continui, munita
dei Ss. Sacramenti, stavo attendendo l'angelo della morte,
quando la mattina del r4 dicembre dell'anno 1890; venuto
il venerato Superiore Don Rua in infermeria (nella casa di
Nizza Monferrato), dopo d'aver ascoltata la mia confessione
mi disse:
>> - Baciate la reliquia di Don Bosco che tenete al collo,
e domandategli la guarigione - e intanto mi benedisse e mi
fece fare i santi voti perpetui.
>> Ero in uno stato quasi agonizzante... Presenti alla fun-
zione v'erano le sorelle e la reverendissima Madre Generale,
che per me pronunciò la formola dei S. Voti... 11 sig. Don
Rua, mettendomi la corona della professione perpetua in
capo, corona che in seguito si mise a tutte per tale circostanza,
disse:
>> - Facciamo l'augurio che viviate ancora tanti anni
quante rose compongono la corona. Sarebbe questa la vostra
ora, ma Don Bosco ha bisogno di miracoli per essere beatificato,
fate che questo sia uno! ... Voi, vivrete; sii guarirete; non piena-
mente pero, perchè ne avrete sempre una, ma potrete ancora
occuparvi e fare del bene ...
>> Di poi un'altra volta mi benedisse, facendomi baciare
una reliquia di Don Bosco.
>> - Il miracolo, soggiunse Don Rua, lo scriverete di
vostro pugno: fate onore a Don Bosco!
>> E, benedicendomi per la terza volta, se ne andò.
>> tion aveva il venerato Padre ancora scese le scale, che
già sentivo in me agitarsi un non so che... Ad un tratto, vòlta

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IV ,. Successore di Don Bosco'. - Primo periodo
alla sorella vicina, dissi con un fil di voce: Angiolina, ho fame!
Erano più di quaranta giorni che non mi nutrivo. La sorella,
., con le lagrime agli occhi, con altre ripetè: - Sono gli ultimi
momenti....
>> Mi contentarono, mangiai e digerii. Una mezz'oretta
dopo, dissi di nuovo: Ho jame! ...
>> Prima di sera sette volte mangiai, e sentivo il vigore
crescere in me. Chiesi con istanza più volte i vestiti per alzarmi
... non fui creduta, anzi sentivo ripetere attorno a me: E
agli ultimi, muore. Invece io sentivo la vita. Feci allontanare
tutti, e improvvisamente mi alzai.
>> Miracolo! miracolo! gridarono poi tutte tra le lagrime
di gioia. In un baleno si seppe per la casa. Volli senz'appog-
gio scendere da me le scale, e andar nella sala ove stava ra-
dunato il Capitolo Generale col sig. Don Rua e il direttore
Don Bretto. Bussai e mi si aprì... Sentendomi venir meno
dalla commozione, mi gettai ai piedi di Don Rua gridando:
Sono guarita! mi benedica/
>> - Non fate spropositi, disse il venerato Padre, ora an-
date in Chiesa a ringraziare la Madonna e Don Bosco, poi per
obbedienza. ve ne ritornerete vestita sul letto per riposare, ri-
tornero a vedervi e sarete libera.
>> Alla mattina seguente venne il dottore e siccome alla
sera innanzi egli aveva detto: -· Stiano attente, che non pas-
serà la notte! - credendomi morta domandò alla portinaia
se ancora viveva Suor Marietta. E guarida, gli fu risposto
egira per la casa!... Non volle credere. Al tocco della campana
dell'arrivo del Dottore gli corsi incontro esclamando: Dottore,
sono guarita, non ho più nulla! ... Meravigliato e commosso,
ne fece egli stesso dichiarazione per scritto.
>> Il giorno dopo, in compagnia della reverenda Madre
Assistente, partivo per Bordighera in qualità di maestra ed
assistente delle educande!
>> Passarono gli anni e passarono proprio secondo il detto
profetico del venerato Don Rua: - Vivrete, ma ne avrete
sempre una - e così fu.
>> Quasi ogni anno avevo la fortuna di rivederlo . e par-
largli ed egli, vedendomi, tanto in privato che in pubblico,

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VI - È un altro Don Bosco
535
ripetevami: - Suor Marietta, vi ricordate tanti anni fa, il
14 dicembre del '90? Data memoranda della vostra guarigione?
Gesù voleva che vi guadagnaste il paradiso con le sofferenze
continue e col lavoro discreto. Fate coraggio, e lavorate per
Iddio.
>> Passarono intanto gli anni del numero delle rose com-
ponenti la corona, ed io, triste e timorosa, attendeva l'ultimo,
quando presentatami al padre Don Rua: - Coraggio, ei mi
disse, voi avete paura, lo capisco, ricordate la data che s'av-
vicina e tremate ... Ebbene promettete di lavorare alla gloria
di Dio e al bene delle fanciulle che a voi saranno affidate, ed
io diro al Signore che ve li raddoppi e moltiplichi... la vita non
sarà più vostra, ma di Dio e délle anime, ricordatelo! Coraggio
e allegra! Siate fedele alle promesse fatte.
>> - Abbiate moderazione nella fatica, mi scriveva più
tardi, riguardi nel trattamento, e Don Bosco dal cielo vi guar-
derà.
>> Da lui era chiamata la Suora del Miracolo!>>.
Nel 1929, dopo circa quarant'anni dalla prodigiosa gua-
rigione, Suor Marietta ci dichiarava: << Non ho mai più sof-
ferto di quel male; mentre erano anni ed anni, che io non poteva
più ritenere alcun cibo!... >>. E, con riconoscenza sempre più
profonda, ci ripeteva tutta l'ammirazione per la carità e per
la santità di Don Rua.

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
VII
GIOIE E DOLORI
1891.
Invita i Cooperatori ad aiutarlo a compiere varie opere. - Accompagna
un drappello di nuovi Missionari a ricevere la benedizione dal Card.
Alimonda. - Ritorna a Nizza Marittima e a Cannes, e vi tiene con-
ferenze. - Visita le case del Canton Ticino, del Trentino, del Veneto
e delle Romagne. - Gioie ed amarezze. - Il cinquantenario della
1a Messa di Don Bosco. - I pri"mi Salesz·ani zn Terra Santa. - Il
III Centenario dalla morte di S. Luigi. - Come è amato e venerato
il Servo di Dio! - Tutti vedono in lui un altro Don Bosco. -
l'addio ad un altro drappello di Missionari. - Altri ricordi agli alunni
in partenza per le vacanze. - In qual conto tiene gli esercizi spiri-
tuali. - Esortazioni ai confratelli, agli ascritti, agli ordinandi, alle
Figlie di Maria Ausiliatrice. - Accoglié amabilmente sette pellegri-
naggi di operai francesi. - Un giorno di pioggia prega, e il cielo
si rasserena sull'i'stante. - L'agente delle imposte. - Il Giubileo del-
l'Opera Salesiana, e il Monumento a Don Bosco molto gradito. -
Le feste cinquantenarie nell'Oratorio e l'inaugurazione dei restauri
e delle decorazioni del Santuario di Maria Ausiliatrice. - Propone al
S. Padre la nomina di Mons. Riccardi ad Arcivescovo di Torino. -
È felice di dare a Don Unia il permesso di consacrarsi all'assistenza
dei lebbrosi d'Agua de Dios in Colombia. - Nuovi fatti prodigiosi:
guarigioni, predizioni, con.versioni.
Quanto si era .vagheggiato che Don Bosco arrivasse al-
1'anno r89r, a celebrare la sua Messa d'Oro!... Non si ebbe
tanta grazia, ma quell'anno fu egualmente caro per la Fami-
glia Salesiana. Non c'era più Don Bosco; ma c'era il suo pri-

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VII - Gioie e dolori
537
mogenito, che, con la continua irradiazione d'ogni virtù, in
ogni atto e ad ogni parola, spronava tutti, come l'amatissimo
e soavissimo Padre, a lavorare assiduamente per- la gloria di
Dio e la salvezza delle anime. I Salesiani, le Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice, e quanti eran~ in intimi rapporti con lui,
godevano particolarmente di cotesto stimolo salutare.
Sul principio dell'anno, tornava a raccomandare ai Coo-
peratori alcune opere da condurre sollecitamente a compi-
mento: ~ l'Ospizio poc'anzi incominciato a Londra, << onde
albergarvi centinaia di fanciulli, istruirli nella vera fede e nei
sani costumi, e per tal modo cooperare più efficacemente al bene
della innumerevole gioventù della più grande città del mondo >>;
- le decorazioni del Santuario di Maria Ausiliatrice, << come
Monumento alla memoria di Don Bosco>>; - e l'Ospizio del
Sacro Cuore di Gesù in Roma, << cotanto reclamato dai bi-
sogni dei tempi presenti>>, << a salvezza temporale ed eterna di
centinaia di giovinetti, dalle sètte nemiche di nostra santa reli-
gione insidiati nella fede e nei costumi, nella stessa capitale
del mondo cattolico, e sotto gli occhi del più amorevole dei padri,
del Vicario di Gesù Cristo. Sì, le parole Gioventù, Roma,
Cuor di Gesù, valgano per ogni raccomandazione, e siano,
specialrnente in questo anno, di sovrumana efficacia sul vo-
stro caritatevole cuore>>.
·
E, con ardenti parole, accendeva i cuori alla carità.
<< Qualche tempo prima di morire, il nostro amatissimo
Don Bosco mostro desiderio di scrivere ancora un'operetta, che
diceva di grande utilità. La cagionevole salute, e poi la morte,
gli impedì di scriverla, ma egli si compiacque di esporci il
titolo che le avrebbe dato, che è questo: - Il Cielo, aperto
ai ricchi, per le mani dei poveri da loro beneficati. - Gli ora-
coli dello Spirito Santo, le sentenze dei Santi Padri, gli
esempi tratti dalla vita dei Santi e dalla quotidiana esperienza,
le conversioni mirabili e le morti edificanti di persone cari-
tatevoli, e via dicendo, avrebbero formata la materia del
libro divisato, che sarebbe certamente riuscito non inferiore
a tanti libri, che ci diede l'aurea penna del Servo di Dio.
. >> Ma se non possediamo la prefata operetta, valga non-
dimeno il santo pensiero di Don Bosco ad incoraggiare i fa-

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538
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
coltosi nel promuovere le opere di carità e di beneficenza.
Potranno esservi tra voi delle persone, le quàli non amino
una vita lunga su questa terra, di quelle anzi che desiderano
di uscire più presto da questo luogo di esilio, da questa valle
di lagrime, da questo campo di battaglia; ragione per cui Id-
dio le esaudisce e se le toglie ancora in buona età; ma chi
tra voi non aspira alla gloria celeste, all'eterna felicità? Chi
non ama di udirsi una sentenza favorevole nel giorno del
giudizio? Chi non desidera di vedersi, o più presto, o più
tardi, aperte le porte del Paradiso? Orbene, tutto questo noi
otterremo per mezzo delle limosine e delle opere di carità,
e ce n'è garante la parola di Gesù Cristo che non fallisce mai:
Venite, o benedetti del Padre mio, dirà Egli a quei che saranno
alla sua destra nel giorn}:> finale, venite al possesso del mio
eterno regno, perchè nella persona dei miei discepoli io era bi-
sognoso, e voi mi avete soccorso >> ( 1).
Alla festa di S. Francesco di Sales ed all'anniversario
della morte di Don Bosco tenne dietro l'addio·· ad una gio-
vane schiera di 45 nuovi missionari, sacerdoti, laici, e Fi-
glie di Maria Ausiliatrice.
L'Arcivescovo, il Card. Alimonda, era stato gravemente
indisposto, e non poteva recarsi a Valdocco per la cerimonia;
e il Servo di Dio accompagnò i partenti all'Arcivescqvado,
perchè potessero ricevere la benedizione del venerando Por-
porato. Questi ne restò commosso: e:
!
- Io mi esalto, disse, alla presenza di questi egregi.
giovani; invidio l'ardore delle loro anime, piene d'amor
cristiano e di moral sacrifizio; vorrei poterli imitare. Sta-
mane, si, proprio stamane, ebbi una graziosa lettera di
Monsignor Cagliero. Mi scrive, in data 6 gennaio, da Pata-
g6nes, e si unisce ai Torinesi, rallegrandosi della mia ricu-
perata salute. Mi giunse,. dunque, il suo caro foglio, mentre
io sto per benedire a quei fratelli e figliuoli che egli ansiosa-
mente aspetta, là, nell~ foreste di Patagonia. Qual circostanza
'
(1) MATTH., XXV. - Nel 1897 nei mesi di settembre ed ottobre, in ossequio
al desiderio di Don Bosco, Don Francesia pubblicava nelle Letture Cattoliche un
l;bretto, intitolafo: L'Elemosina, ossia il Paradiso assicurato ai ricchi nella per-
sona dei poveri.

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VII. - Gioie e dolori
539
singolare e bella! e qual caparra di lieto avvenire!... E par-
tiranno tutti insieme?...
.- Eminenza, no, rispose Don Rua. La squadra desti-
nata all'Isola Dawson e al Chili salperà dal porto di Bordeaux;
e la squadra diretta alla Colombia salperà da Marsiglia.
- E andranno presto?
- Prestissimo. Posdomani avremo la conferenza dei Coo-
peratori a Valdocco. La presiederà Mons. Vescovo di Fos-
sano. E là, sotto il _manto della nostra cara Madonna Ausi-
liatrice pregheremo insieme e con più espansione; ci salute-
remo ancora una volta; così il distacco, addolcito dai conforti
religiosi, sarà meno amaro; quella sera stessa i missionari
prenderanno la via di Francia, e addio. Noi li accompagne-
remo coi nostri voti.
Il Cardinale era commosso; strinse benevolmente la mano
ai sacerdoti e ai laici, raccomandandosi alle loro preghiere;
rivolse paterne parole di conforto alle Figlie di Maria Ausi-
liatrice, che gli vennero presentate dalla Superiora Generale;
in fine benedisse tutti.
Il giorno della partenza il missionario Don Evasio Ra-
bagliati per un'ora e un quarto tenne rapito in attenzione
vivissima l'uditorio; ed i nuovi missionari partivano.
Poco dopo anche Don Rua tornava ad assentarsi. Negli
ultimi anni, Don Bosco nei mesi invernali soleva visitare le
case salesiane d'Europa, teneva conferenze ai Cooperatori,
dava udienza a quanti desideravano avvicinarlo; e Don Rua,
seguendo fedelissimamente le orme del Padre, partiti i mis-
sionari, nel 1891 si recava a Nizza Marittima e a Cannes;
quindi a Mendrisio nel Canton Ticino e a Trento, e ad
altre case d'Italia.
La sera del 28 febbraio giungeva a Nizza Marittima, e il
dì seguente, domenica marzo, teneva un'interessantissima
conferenza a Cannes, nella chiesa di Notre-Dame de Bon
Voyage, a favore dell'Oratorio di Nizza, illustrando lo svi-
luppo dell'opera provvidenziale degli Oratori Salesiani, con
tanta vivezza di colorito ed attraenti particolarità, che meri-
terebbe d'essere riportata per intero, quale ce l'ha tramandata
egli stesso nei suoi appunti.
.

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540
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Tornato a Nizza due giorni dopo, vi restò sino al 10 marzò
presiedendo il sermon de la charité a Notre-Dame, parlò al
Comitato protettore degli operai e a quello delle Dame Pa-
tronesse dell'Oratorio, e· al Circolo Operaio cattolico. Ai
Comitati tornò a raccomandare la fondazione dell'Oratorio
festivo maschile, e comunicando le numerose domande di
nuove fondazioni che gli arrivavano da ogni parte: << Noi -
diceva - abbiam bisogno di un gran numero· di operai; e non
siamo solamente noi che ne abbiam bisogno, ma è la Chiesa, son
le Diocesi. Bisogna dunque diligentemente coltivare le vocazioni
ecclesia.stiche e salesiane. Noi abbiamo due categorie di voca-
zioni, laici ed ecclesiastici, e queste costano assai più di quelle,
ma ne abbiamo assoluto bisogno e in tutte le nostre case si deve
cercare di farne ogni anno reclute abbondanti>>.
Quando si recò a visitare l'Oratorio femminile, fu una
festa di famiglia; e indirizzando alle fanciulle la parola, rac-
comandava loro tre cose: la santificazione delle feste, la fre-
quenza all'Oratorio e la diligenza nella ·recita delle preghiere
quott'diane.
A Torino l'attendeva una bella consolazione. In omaggio
alla raccomandazione fatta ai direttori, di promuovere lo
studio del canto della Chiesa, così caro a Don Bosco e da
lui pure insistentemente inculcato., gli ottocento alunni del-
l'Oratorio, divisi in due cori, duecento voci dall'orchestra
geresgeiocrei.anntoo.dal piano della chiesa, eseguivano una Messa in
Dopo Pasqua si rimise in viaggio, alla volta <del Canton
Ticino, poi andò a Trento, nel Veneto, e, nelle Romagne.
A Mendrisio fu assai lieto nel veder il bene che riceve-
vano tanti poveri giovinetti nell'Oratorio festivo.
A Trento ebbe accoglienze cordialissime ed: è<< impos-
sibile - scriveva la Voce Cattolica di quella città - descri-
vere la grata impressione che lasciò nell'animo di quanti eb-
bero l'onore di avvicinarlo. Il. suo aspetto .macilento e grave,
la fronte ampia e serena, le sue labbra atteggiate al sorriso,
le sue parole ripiene di una affabilità e unzione affascinante,
rivelano in Don Rua l'uomo provvidenziale, scelto da Dio
a perennare le opere di carità e beneficenza ~ovrattutto per

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VII - Giot'e e dolori
541
la gioventù, attivate dall'indimenticabile Don Bosco, del
quale egli fu per 40 anni indivisibile coadiutore.
>> Una scena veramente commovente avvenne nell'atrio
dell'Orfanotrofio ...
>> L'atrio, sfarzosamente illuminato con globi, presentava
un magnifico 'trasparente a colori colla scritta: Viva Don Mi-
chele Ruaf Al primo apparire del venerando Superiore tutti
i giovani dell'Orfanotrofio, che erano bellamente schierati in
due file, si slanciarono verso di lui, chi a baciargli la mano,
chi a pigliarlo per la veste, come se tutti il conoscessero, come
se di ~utti fosse· il padre, l'amico, il fratello. Ed egli, ... a dire
ad ognuno una soave parola chiamandolì, miei cari amici,
miei cari fratelli. In quel momento la maestà di quell'uomo
apparentemente austero faceva uno strano contrasto colla
csuoma mafofazbi.oilniteà>>e. dolcezza; gli occhi di tutti brillavano di viva
Il 15 tenne conferenza ai Cooperatori ed ebbe pure << una
visita del sig. Conte Brandis, Capitano della Provincia, ve-
nuto appositamente da Innsbruck per chiedere al Superiore
dei Salesiani che volesse aprire una casa anche colà >>.
Anche a Mogliano Veneto si raccolse1 o molti del laicato
e del clero per ossequiare e per udire il Servo di Dio, che la
Difesa di Venezia diceva << tutto pieno di soavità, compostezza,
e nobilissima carità >>. << Con un fare semplice, ingenuo, con-
fidente, ma insieme tutto ordine ed unzione di zelo e di ca-
rità, che innamorava ogni anima ben fatta, egli venne espo-
nendo le opere ideate ed attuate dalla multiforme attività
di Don Bosco, per l'educazione della povera gioventù e
per la propagazione del Vangelo...
>> Ciò che destò in tutti il maggior entusiasmo fu la lettura
di un indirizzo pieno di affetto e di nobili e generosi pensieri,
col quale i giovinetti dell'istituto di Mogliano felicitavano
Don Rua della sua venuta, e gli promettevano fedele corri-
spondenza alle cure paterne di lui e dei suoi figli. Alla let-
tura di quest'indirizzo erano commossi tutti gli astanti, e
specialmente Don Rua, nel cui cuore rivive certamente la
pietà e la grandezza del cuore del suo predecessore>>.
Ad Este la domenica 26 aprile - scriveva la Spe-

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542
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
cola di Padova - ebbe luogo << uno di quei trattenimenti,
che non si dimentic3:no più per tutta la vita>>. Don Rua
<< è un uomo di oltre 50 anni, il cui atteggiamento ispira ve-
nerazione. In lui tu vedi l'uomo della carità, che attira, tra-
scina colla parola del cuore, educato alla. scuola di Cristo.
Stando con lui, senti che ti trovi con un santo>>.
Si volle tributargli un omaggio filiale. Il prof. Don Bar-
tolomeo Fascie gli diede il saluto a nome di tutti; seguirono
canti e componimenti affettuosissimi: in fine << s'alzò Don Rua
e disse parole commoventi. Premesso che da tanto tempo de-
siderava di venire a visitare i suoi :figliuoli del Collegio Man-
fredini, e che era :finalmente contento di trovarsi in mezzo a
loro, espresse la gratitudine del suo animo per i ringrazia-
menti e i complimenti che gli erano stati indirizzati; però,
disse, che i ringraziamenti prima dovevano essere rivolti
ai defunti Don Bosco, cav. Benedetto Pelà, e Don Agostino
Perin, che tanto fecero per l'impianto e la prosperità del col-
legio, ed a tanti altri presenti ed assenti che vi contribui-
rono. Quanto ai complimenti, disse che si erano pronunciate
delle bugie, alludendo umilmente agli elogi che di lui si
erano fatti; e che gli era tornata di grande consolazione la
promessa degli alunni di voler profittare dell'educazione
che tanto sapientemente viene loro impartita nel collegio,
e per la quale egli, erede della volontà e dei desideri di Don
Bosco, con la grazia di Dio non risparmierà fatiche e sacri-
:fizi. Disse esser vero che il suo nome è sulla bdcca e dell'Eu-
ropeo e dell'Afro e dell'Americano; ma che tanti parlano
di lui, perchè invocano da lui soccorsi per gli istituti sale-
siani già esistenti e per la formazione di nuovi, come appare
dalle molte lettere che continuamente riceve. Accennò alla
sua speranza che anche da questo collegio escano giovani ani-·
mati da fervido zelo nella cooperazione ai salesiani; e fini
augurando a tutti la benedizione del cielo ed acclamando con
un evvz'va al direttore del collegio, agli istitutori, ai collegiali
ed a tutti i presenti>>. \\
..
Da Este il 28 si portò a Bologna; ed il Card. Battaghn1
lo accolse con somma cordialità, e volle che passasse la notte
nel medesimo letto ove aveva. riposato il Sommo Pontefice

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VII - Gioie e dolori
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Pio IX di s. m. Il 29 prosegui per Imola, perchè il vescovo
Mons. Tesorieri lo attendeva, per assicurare stabilità all'opera
iniziata a Lugo, dove il Servo di Dio si recò e si fermò il di
seguente, per visitare l'orfanotrofio aperto dalle Figlie di
Maria Ausiliatrice.
Da Lugo passò a Faenza, ricevuto da lunghe schiere di
giovani al suono festoso della banda musicale, dal Vicario
Generale e da molti sacerdoti. << Bisogna ben dire - diceva
Don Rua - che questi buoni giovani romagnoli hanno un
bel cuore, e ci si mostrano straordinariamente affezionati;
dal loro viso traspare la sincerità del pari che la franchezza>>.
Ed anche a Faenza tenne conferenza nella chiesa dell'Isti-
tuto, gremita di cooperatori, accorsi in parte dalle città cir-
convicine. Narrò la storia dell'opera salesiana e ne dimostrò
l'opportunità ai tempi nostri; e Mons. Cantagalli, vescovo
diocesano, coronava le sue parole con la più affettuosa e calda
perorazione.
<< Un giorno, disse, lessi un libro che aveva per titolo:
Facciamo l'uomo! Questa frase vale per noi; sì, facciamo
l'uomo. Quando la Grecia era minacciata da estrema ruina,
si unirono i grandi per porvi rimedio. Tutti dissero qualche
cosa, solo un veccpio se ne stette mutolo. Invitato a parlare,
gittò a terra al cospetto dell'assemblea un pomo fradicio,
e disse: - In questo pomo non tutto è guasto, ma ancora
serbansi sani i semi, poneteli in buon terreno, e vedrete
che frutteranno. Salvate la gi,oventù, educate bene i gio-
vani, e salverete la patria. - La Grecia cadde, perchè non
ascoltò il savio consiglio. Ciò che essi non seppero o non vol-
lero fare, facciamolo noi. In questo sta specialmente l'opera
dei preti di Don Bosco. Ma questi prodi educatori, traboccanti
di carità, hanno bisogno dell'opera e dei mezzi vostri, carissimi
figli. Essi hanno un ramo della carità, voi abbiatevi l'altro ramo ...
La carità che fate loro, vi sarà grandemente ricompensata... >>.
La sera gli alunni si raccolsero a festa attorno << al de-
gnissimo Successore di Don Bosco>>, che rivolse in fine
<< dolci ed assennate parole>>; e fu cosi bella l'impressione
del pubblico, che il corrispondente dell'Unione di Bologna
faceva questo rilievo: << Se colui che, sapendo di mentire,

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
scrisse nel Lamone che gli allievi delPistituto salesiano im-
parano solamente a recitare delle avemmarie, si fosse trovato
con me all'accademia, sarebbe costretto dall'evidenza dei
fatti a dire con suo scorno che essi imparano anche a com-
porre e declamare per benino, che studiano con amore ,e
con gusto artistico· la musica vocale ed istrumentale, e che
in loro si trova quella docilità e mansuetudine, che si cer-
cherà sempre invano da chi, con errore pedagogico grosso-
lano, ha sbandito la religione dall'insegnamento>>.
Il 6 maggio Don Rua era a Parma; tenne conferenza ai
Cooperatori, nella chiesa di S. Benedetto e il di appresso,
solennità dell'Ascensione, disse il discorso analogo e impartì
la benedizione eucaristica.
Il 1891, particolarmente caro alla Società Salesiana per
più ragioni, fu anche ripetutamente avvolto nella più grande
mestizia, per la perdita d'insignì benefattori e di carissimi
confratelli.
In pochi mesi passavano all'eternità il dott. Celso Bel-
lingeri, primo medico dell'Oratorio; il Padre Domenico
Bosso, Superiore della Piccola Casa della Divina Provvidenza;
il sig. Giovanni Battista. Giuliani, insigne benefattore; il
dott. Carlo D'Espiney, autore dell'interessante profilo bio-
grafico-aneddottico di Don Bosco; la Serva di Dio, Donna
Dorotea de Chopitea ved. de Serra, vera mamma dei sale-
siani di Barcellona; i fratelli Carlo e Giuseppe Buzzetti;
questi salesiano, quegli impresario costruttore del Santua-
rio di Valdocco e della Chiesa di S. Giovanni Evangelista,
ambedue dei primissimi allievi di Don Bosco; il venerato
Card. Arcivescovo di Torino Gaetano Alimonda;; e, per ta-
cere di altri, il sac. Giovanni Bonetti, direttore spirituale
della Società Salesiana e vicario di Don Rua nella direzione
dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. E il Servo di
Dio, per quasi tutte coteste care anime, faceva celebrare
solenni funerali, parte nel Santuario di Valdocco, parte
nella chiesa di S. Giovanni Evangelista.
L'attivissimo Don Bonetti, che aveva condiviso con Don
Bosco· 1e più dure prove, fece una morte invidiabile. Era
caduto malato di bronchite, dopo d'essere stato sorpreso,

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VII - Gioie e dolori
545
in una delle sue apostoliche gite, da una grande intemperie;
ma pareva che ornai fosse fuori di pericolo. La mattina del
5 giugno, aveva ascoltato la santa Messa e fatto devotamente
la Comunione; e Don Rua usciva a celebrare in una chiesa
della città, dove solennizzavasi la festa del S. Cuore, << tran-
quillo e lieto delle buone novelle >>, che glie ne aveva dato
l'infermiere. Ma ecco, che tutt'a un tratto il caro Don Bonetti
domanda di ricevere la benedizione papale, e, mentre gli si
recitano le preghiere degli agonizzanti, volge gli occhi al
cielo pieni di santo amore, alza ancora una volta le mani,
come in atto di fare l'offerta della vita, e rende soavemente
l'anima santa a Dio. << Il suo avvicinarsi alla morte non
parve neppur agonia, giacchè non apparvero i soliti fo-
rieri della morte, non soffri spasimi, non si manifestò
sul suo volto la minima contrazione; si addormentò pla-
,cidamente nel Signore che aveva poc'anzi ricevuto, come sul
petto dello stesso Gesù il suo patrono S. Giovanni Evange-
lista si era addormentato nell'ultima cena>>. Il Servo di Dio,
nel comunicare queste circostanze alle case salesiane, ag-
giungeva: << Si cercò d'indovinare quale sia stata la causa
di si repentino cambiamento in quel mattino; chi suppose
che fosse una paralisi al cuore... chi altre cause. Io non sa-
prei dirvi veramente quale fosse stata; bensi posso dire che
la sua morte fu la più bella, la più invidiabile: essa parve,
più che ,ogni altra cosa, uno slancio d'intenso amore verso
il Cuore dolcissimo di Gesù, di cui era stato divoto, e di
cui scrisse, come sapete, cosi belle pagine>>.
La festa di Maria Ausiliatrice nel 1891 coincideva con
la domenica della SS. Trinità, cioè ,col giorno in cui Don
Bosco, cinquant'anni prima, aveva celebrato la prima Messa!
E il Servo di Dio, la vigilia, nel tener la conferenza ai Coo-
peratori, ricordava il solenne Cinquantenario, illustrando
la singolar protezione della Vergine sul venerato Maestro
e sull'Opera sua.,
Una nuova prova della continua benevolenza della Ver-
gine si aveva di quei giorni.
Il 15 giugno entravano i primi Salesiani in Terra Santa.
Il Can. Antonio 'Belloni, fondatore dell'Opera della Sacra
35 - Vita del Servo di Dio Michele Rua, Vol, I,

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Famiglia in Betlemme, a vantaggio dei poveri giovani, specie
degli orfani ed abbandonati, volendo assicurare l'avvenire
alla santa iniziativa, seguendo il desiderio dei suoi aiu-
tanti, chiedeva d'incorporarla alla Società Salesiana; e Don
Rua che, nella sua gran fede, già da tempo, andava facendo
. speciali preghiere per veder l'Opera di Don Bosco stabilita
nel Paese di Gesù, non badando a sacrifizi, d'accordo col
Patriarca Mons. Piavi e la S. Sede, accoglieva la proposta.
E il 6 giugno salpavano da Marsiglia i primi Salesiani, in-
sieme con Don Belloni, che, dopo un'assenza di più mesi,
ritornava in Palestina; il r 5 sbarcavano a Giaffa ed entravano
a Betlemme, accompagnati da tutti gli alunni dell'Orfano-
trofio, che loro mossero incontro sino a S. Elia, e da una folla
prorompente in grida di giubilo le più cordiali.
Cordialissimo, come sempre, l'annuale omaggio della rico-
noscenza nella festa onomastica di Don Bosco, con la quale
quest'anno quasi coincideva il terzo Centenario della morte
di S. Luigi Gonzaga.
<< Molti - scriveva il Servo di Dio - espressero il de-
siderio che avrebbero avuto di partecipare colla personale
presenza a questa solennità; anche a me sarebbe stata la cosa
più gradita in si bella occasione vedervi tutti in questo Ora-
torio di San Francesco di Sales,, ai piedi della nostra cara
Madre e celeste Patrona, prender parte alle sacre funzioni
ed accademie che si fecero, poi recarvi come in pellegrinag-
gio alla tomba del venerato nostro Padre Don Bosco>>.
Ciò non era possibile, ma egli li aveva e 1~ voleva tutti
presenti, perchè la festa ,del 24 giugno, più che un omaggio
alla sua persona, per lui fu sempre << la consueta festa ono-
mastica di Don Bosco >>.
Particolarmente caro gli tornò un telegramma del Pro-
curatore Generale Don Cagliero, che gli annunziava una be-
nedizione del Santo Padre; ed agli evviva a Don Bosco e
a Don Rua si aggiunsero entusiastici evviva al Papa!
Di quei giorni si svolsero anche solenni festeggiamenti
in onore di S. Luigi Gonzaga, in tutti gli Oratori Salesiani.
<< Desidero vivamente -i. scriveva alle case - che si man-
tenga sempre, nei nostri cuori ed in quello, dei nostri allievi,

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VII - Gioie e dolori
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la divozione verso questo glorioso Patrono della Gioventù, della
cui protezione ed imitazione possiam riprometterci tanto pro-
fitto spirituale pei nostri giovinetti>>.
__
Nell'accademia che si tenne nella Casa Madre si lessero
anche alcuni componimenti e numerosi telegrammi inviati
da amici; benefattori ed ammiratori .per l'onomastico del
Servo di Dio, il quale, inneggiando a San Luigi, faceva calda
esortazione che le virtù del Santo divenissero le virtù di
tutti gli astanti, e che se l'accademia musico-letteraria era
durata solo un'ora, durasse imperitura l'accademia dell'amore
e della divozione all'angelico Protettore della gioventù.
Alle feste, celebratesi nell'Oratorio festivo, assistè anche
il Card. Rotelli proveniente da Parigi, che volle restare a
fianco di Don Rua per due giorni indimenticabili.
Anche l'Oratorio del Martinetto, apertosi tre mesi prima
sotto il protettorato di Mons. Richelmy, Vescovo d'Ivrea,
del can. Giuseppe Casalegno e del sac. Giovanni Mosca,
. celebrò so}ennemente il Centenario di S. Luigi; ed il Servo
di Dio vi si portava proprio quel giorno la prima volta, in
adempimento di una promessa fatta il giorno di S. Giovanni
Battista. Al vedere il gran numero di giovani che già lo fre-
quentavano, si commosse; e furon visti fortemente impres-
sionati anche quei trecento giovinetti, che non avevano mai
veduto, nè sentito parlare del Successore di Don Bosco, il
quale, più volte, li incantò colla sua parola. In lui avevano
subito veduto un sacerdote straordinario, un tenero padre,
un santo.
L'impressione della sua figura era in tutti profonda ed
incancellabile. Un allievo dell'Oratorio del r862-63 gli scri-
veva in quell'anno: << Rispettosamente le bacio la mano, caro
Don Rua, intendendo con questo bacio di baciare quella del
nostro amato Don Bosco>>. E gli ex-allievi tornavano in massa
a dichiarargli nella forma più esplicita la loro ammirazione
e devozione profonda. Alle adu:q.anze, tenutesi il r6 e il r9
luglio, intervennero anche molti venerandi canonici e par-
roci, e bravi artigiani ed impiegati; ed Antonio Zanetta,
prendendo di nuovo la parola, affermava che << se alle sue
istituzioni Don Bosco potè dare stabilità duratura, non ultimo

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
dei meriti si fu il ritrovare in Don Rua quegli che, lui morto,
ne sapesse continuare la meravigliosa opera, ne aiutasse con pru-
denza il crescente sviluppo, vantaggiosamente in una parola
lo surrogasse >>; e che ~< noi al risul_tato dei fatti, non possiamo
che tributare il dovuto plauso all'uno per la saggia scelta,
all'altro per essersi mostrato tale quale si poteva bene spe-
rare, degno cioè del Grande Estinto, pari alla difficile missione
affidatagli. E vero che la modestia lo rattiene dall'accogliere
queste mie parole, parendo a lui immeritate lodi; ma questo
appunto ci rende persuasi come fedelmente ei rispecchi l'anima
bella di Don Bosco>>.
Vicini e lontani, quanti lo conoscevano, in lui vedevano
il Fondatore.
Il missionario Don Maggiorino Borgatello il 18 aprile,
dalla missione di S. Raffaele nell'isola Dawson, gli inviava
molte notizi.e, tra le altre quella del battesimo amministrato
ad un piccolo indio, al quale aveva imposto i nomi di Michele
Barnaba Rua, << in omaggio al nostro secondo Padre>>, e chiu-
deva la relazione cosi:
<< La ringrazio tanto del carissimo biglietto che mì ha
mandato, coll'autografo di Don Bosco. Non puo credere con
quanto piacere io riceva anche una sola sua parola o saluto,
ben sapendo quanto Ella sia occupatissima, dovendo attendere
a tutta la Congregazione! Non posso trattener le lagrime ogni
volta che posso avere una simile fortuna; lo bacio con amore
e riverenza, qual reliquia; a lo custodisco gelosamente, per ri-
leggerlo di quando in quando. Sia sempre bpnedetto Iddio,
che mi ha dato un secondo padre, tanto buono rcome il primo!
Viva Don Bosco, e viva pur sempre Don Rua che ben lo imita
in tutto!... >> (r).
Attorno all'ascetica figura 9-el Servo di Dio andava ognor
(I) Miguel Barnaba Rua volava al paradiso l'anno dopo, confortato da una vi-
sione celeste. Don Borgatello ne inviava relazione insieme con quella di altre morti
meravigliose, e Don Rua: << Ci riuscirono veramente molto graditi i fiori che ci hai
mandato dalla Terra del Fuoco; spero spargeranno il loro olezzo a benefizio delle
anime... Nel Bollettino s'inserirà la breve biografia del caro Miguel. Caro giovanetto!
come fu pronto a volarsene in paradiso I Speriamo che pregherà molto per la Mis-
sione e che questa prenderà un novello sviluppo a sua intercessione, anzi otterrà
.persino che abbiate ad ottenere vocazioni tra gli altri neofiti>>,

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VII - Gioie e dolori
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allargandosi l'aureola di venerazione profonda, Al IX Con-
gresso Cattolico Italiano, tenutosi. in quell'anno a Vicenza,
appena, tra i nomi di quanti aderivano alle adunanze, si udì
quello di Don Rua, risuonò un'acclamazione universale, la
più spontanea.
.
E l'anima del Servo di Dio appariva, anche di quei giorni,
in tutta la bellezza della sua paternità e della dignità sacer-
dotale
Il r6 agosto, 81° anniversario della nascita di Don Bosco,
si congedava un nuovo drappello di missionari. Tra essi
erano i primi che si recavano in Africa, ad Orano e ad Echmuhl, .
guidati da Don Bellamy, << desideroso - diceva Don Rua -
di convertire tutta l'Africa>>. E volle che prima si recasse a
Roma per ricevere la benedizione del S. Padre, e insieme con
la benedizione << la missione dal Vicario di Gesù C. >>.
Prima della cerimonia dell'addio, prese la parola il
sac. Luigi Calcagno, che aveva guidato all'Equatore l'ultimo
drappello missionario, benedetto da Don Bosco, alla fine
del 1887:
<< Non son trascorsi quattro anni, dacchè il primo drap-
pello di Missionari Salysiani destinati alla Repubblica del-
l'Equatore, raccoglievasi in questo tempio per la partenza.
Là, presso quel tabernacolo, ai piedi dell'altare di Maria
Ausiliatrice, si accomiatava dai fratelli e dal vecchio Padre.
Quanti pensieri s'affollavano alla nostra mente! Là vi era
Don Bosco! Il cuore trepidante andava interrogando: E
lo vedremo ancora il nostro caro Padre?... >>. E << come fu quello
l'ultimo drappello di missionari spediti dal buon Padre,
cosi per divina disposizione l'ultima notizia che egli_ ebbe in
vita delle sue missioni fu quella del nostro· arrivo a Quito;
ci benedisse ancor una volta, e mori. Ohi la benedizione di
un padre morente è feconda di frutti copiosi e tale fu quella
· del caro Don Bosco >>,
E disse del collegio - tanto caro a Don Rua - che al-
lora si apriva in Quito per soli indietti, con un sistema affatt9
nuovo, che manteneva vivo il loro linguaggio, conservava in-
tatte le loro costumanze pel vitto e per l'alloggio, esercitavali
nelle armi secondo il costume della selva, e veniva forman-

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
doli alla civiltà cristiana in modo tale, che vi perseverassero
indubbiamente, anzi potessero in buon numero tornar utili
ai missionari nelle. più, difficili missioni e diventar valorosi
apostoli di Cristo presso i loro poveri fratelli.
Terminata la conferenza, Don Rua imparti la benedizione
eucaristica, e) recitate le preghiere pel viaggio, diresse gli ul-
timi ricordi ai partenti, e, in fine, li abbracciò, dando a cia-
scuno l'ultimo addio.
Con la commovente cerimonia si chiudeva l'anno scola-
stico all'Oratorio; ed il Servo di Dio rivolgeva una parola di
saluto anche agli alunni, dando loro i ricordi per il tempo delle
vacanze autunnali:
<< 1° - Un gran segreto per essere sempre allegri: Tenere lontano
il peccato, nemico più grande della pace del cuore e dell'allegria.
Non c'è capezzale più soffi.ce che la buona coscienza. - Basterà evi-
tare il peccato? - No, non basta, debbonsi anche evitare le occasioni
di peccare; quindi, evitare le letture cattive. Cari giovani, se nelle
vostre famiglie vi verranno in mano libri e giornali cattivi, e sia in
vostra facoltà di disfarvene, consegnateli alle fiamme. È meglio get-
tar nel fuoco cotesti oggetti pericolosi, che gettar l'anima nell'inferno.
Evitare le compagnie pericolose. V'incontrerete forse in taluni giovani,
educati in mezzo a tanti pericoli, in certe pubbliche scuole od in
certi istituti, i quali, ritornati ora aJ.-;:,aese, la vorranno far da dottori
in cose di religione e diranno spropositi 1nadornali. Guardatevi dal
veleno che esce dalla loro bocca, guardatevi dalla sozza bava che scorre
dai loro discorsi contro la fede e contro la moralità.
>> 2° - Se per disgrazia cadeste in qualche peccato ? Ricorrete
prontamente al rimedio; - frequentate i Ss. Sacra1'1j-enti della Con-
fessione e della Comunione. - Questi sono i grandi :diezzi che sosten-
gono la virtù, aumentano la grazia di Dio e la ridonano se perduta.
Recitate bene le orazioni del mattino e della sera, intervenite assidui
alle sacre funzioni nella vostra parrocchia ogni gio~no, e specialmente
nelle feste.
3° - Come rinvigorire le forze corporali? --- L'ora del mattino ·
porta l'oro in bocca. Alzatevi per tempo, per respirare l'aria migliore.
Eccellente per questo sarebbe la passeggiatina alla chiesa, quando
questa fosse lontana. L'ozio non accresce, ma infralisce le forze corpo~
rali. Il ruscello limpido s'ingiallisce e s'avvelena fermandosi, e forma
lo stagno. Cosi è della gioventù: Omnem malitiam docuit otiositas.
Dividete il tempo in modb, che non siate 1nai oziosi; e, al tempo delle
ricreazioni e dei lavori corporali, che son tanto atti a rinvigorire le
membra, fate ogni dì succedere anche uno spazio di tempo consa~

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VII - Gioie e dolori
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crato allo studio. Il grande Apelle, immortale pittore, soleva dire:
Nulla dies sine Nnea, ne voreris a tinea.
>> Ultima parola: Dimostratevi dovunque e sempre bene educati,
riconoscenti verso i vostri benefattori, affettuosi ed ubbidienti ai
genitori, in modo da attirarvi le benedizioni di Dio e da ben meritare
di essere chiamati degni figli di Don Bosco>>.
E tornava il tempo più laborioso per il Servo di Dio:
quello degli Esercizi spirituali. Oh! in qual conto egli teneva
quei giorni di raccoglimento!' Ai chierici del Seminario di
Valsalice, a chiusura del breve ritiro solito a farsi durante
l'anno scolastico, aveva detto cosi:
<< Gli Esercizi Spirituali sono destinati a produrre in noi una
rinnovazione di spirito, di vita; chi si trova in peccato è incitato ad
uscirne; chi è nella tiepidezza, a scuotersi ed infervorarsi... insomma
negli Esercizi si deve operare in noi una rigenerazione. Questo spero
sia avvenuto in tutti voi che state per chiudere i vostri Esercizi. Or
bene a chi è risuscitato S. Paolo dice: Si consurrexistz's cum Christo,
quae sursum sunt, quaerite; quae sursum, sapite: non quae super terram ...
>> 1° - Quae sursum sunt, quaerite. Queste parole corrispondono a
quelle del nostro Divin Salvatore : Quaeri"te. primum regnum Dei et
justitiam eius. Egli le praticava, e diceva di se stesso: Ego non quaero
gloriam meam, sed Eius qui misit me. Ed altre volte: Cibus meus est ut
faciam voluntatem Eius, qui mi,1,ft me. Dunque anche noi dovremo
cercare, non la gloria nostra, o le ricchezze, o le dignità od. i piaceri
e le comodità, neppure la propria volontà. Che cosa cercheremo?
Cercheremo il paradiso, e ciò che ci può procurare il paradiso, cioè
i beni spirituali, scienza, virtù, perfezione, salute per lavorare. Don
Bosco era sempre intento al lavoro.
>> 2° - Quae sursum sunt, sàpite. Il verbo sàpere ha due significati.
Significa gustare; gustare quanto viene dal cielo e ci porta al cielo;
le pratiche di pietà, la divozione al S. Cuore, a Maria Ausiliatrice,
ai Ss. Patroni; gustare le meditazioni, le letture spirituali, le con-
versazioni spirituali, gli esempi dei santi; gustare i Ss. Sacramenti
e gustare anche le tribolazioni, che, ben sopportate, ci procurano
tanti meriti.
>> Sàpite ha pur significato neutro, cioè aver sapore, come quando
si dice: sa di fumo, sa di amaro, sa di zucchero. S. Paolo adunque ci
esorta a far in modo di aver il sapore delle cose celesti. Quando si
parla con persone di spirito, di gran virtù, si dice: È un santo! egli
sa di santità! Or questo è ciò che dobbiamo procurare a noi; colle
nostre conversazioni, col nostro modo di trattare, sappiamo di san-
tità, di cosa celestiale. Don Bosco parlava in modo che accendeva i

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
cuori di desiderio della virtù, appunto perchè sapeva un non so che
di celeste. ·Sappiamolo imitare! >>.
Durante le vacanze autunnali presiedette, secondo l'usato,
i singoli corsi; e a tutti diede ricordi pratici e ben adattati.
Ai nuovi confratelli ~dagli ascritti:
<< UNA FIACCOLA: Lucerna pedibus meis verbum tuum. Dar gran
peso alla parola di Dio, nelle prediche, nelle conferenze, nella lettura
delle Regole, nella lettura spirituale, nella meditazione.
>> UN LUCCHETTO: Pone Domine custodiam ori meo et ostium cir-
cumstantiae lahiis meis. Prudenza e carità nel parlare; mai parlare di
cose, che possono eccitare cattivi pensieri ed affetti; non parole che
possano offendere il nostro prossimo; non mormorazioni.
>> UN PAIO DI FORBICI. Recidere dal nostro cuore tutti i germi
cattivi. S. Paolo raccomandava tanto sovente la circoncisione del
cuore. Osserviamo quel che si fa alle piante, affinchè producano buoni
ed abbondanti frutti; tutti gli anni si potano. La vite dice: Fammi
povera, ed io ti farò ricco I Tagliamo adunque gli affetti disordinati:
l'amore alla roba, al danaro, l'odio, Io sdegno, la freddezza, anche
la tristezza, e gli affetti troppo teneri... >>.
Ai sacerdoti ed ai promovendi agli ordini sacri diceva:
<< Noi dobbiamo occuparci interamente delle cos~ di
Dio; non la gloria, non gli onori, non le ricchezze, non i beni
della térra dobbiamo cercare; sempre dobbiamo cercare Id-
dio, la sua gloria, la sua volontà. Gli interessi di Dio devono
essere gli interessi nostri. Gli studi, le occupa2fioni, il riposo,
tutto dobbiamo indirizzare alla gloria di Dio >J.
E ricordando come avessero fatta la grande promessa:
,. Dominus pars haereditatis meae et calicis mei, ne rievocava
le conseguenze: << Ornai i nostri affetti, le nostre ansie, le
nostre fatiche saranno per il Signore, disposti a servirlo
nelle tribolazioni, nelle contrarietà, a costo di qualunque sa-
crifizio e di qualunque mortificazione di noi medesimi e
della nostra volontà>>.
Dopo la morte del paro Don Bonetti, il Servo di Dio tenne
egli stesso la direzio~e generale dell'Istituto delle Fig1ie di
Maria Ausiliatrice per più di un anno; e. nell'estate del 1891
si recò. a Nizza Monferrato per una diecina di giorni, <lesi-

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VII - Gioie e dolori
553
deroso di rendersi conto dei bisogni generali e particolari
dell'Istituto, con tutto il suo ìnteressamento paterno. ·
Alle direttrici raccolte in ritiro fece sagge e pratiche rac-
comandazioni per la regolare osservanza:
·
<< Mi pare alquanto necessario di raccomandare l'amore allo spi-
rito di povertà. In generale questo spirito fiorisce; tuttavia, se non
stiamo attenti, può facilmente venir meno. E perchè non succeda,
in primo luogo non si facciano spese oltre lo stretto bisogno. Ad es.
prima di affidare un lavoro ai muratori per quanto vi possa sembrare
di poca spesa, riflettete se è realmente richiesto dalla necessità... Po-
vertà nel vitto, e, per mantenerla, non s'invitino troppo facilmente
persone estranee a pranzo, ma si seguano le regole della convenienza
e della carità, con savio discernimento.
·
,>> Tuttavia non si faccia troppa economia sulla .carne, nè sulla
minestra; provvedete pure con abbondanza ciò che è necessario; ma
state attente che non si facciano spese in cibi un po' ricercati, in
frutta primaticce, in vini prelibati, in bibite spiritose, e liquori...
Queste cose non si addicono a chi ha fatto professione di povertà
religiosa, a chi vive della carità e della beneficenza altrui; e possono
anche ingenerare cattive impressioni nelle persone estranee ed allon-
tanarle dal soccorrere le opere nostre... E qualora veniste a ricevere
in regalo qualcuna delle cose che vi ho accennato, si mandi alle case
delle ammalate, per le quali se ne potrà far uso per ordine espresso
del medico, benchè, in generale, una buona tazza di camomilla deve
preferirsi a qualunque liquore.
>> Si procuri inoltre di risparmiare sulla carta, sui lumi, sugli
abiti, sulle calzature, nonchè sui libri. Si legga e si faccia leggere
quanto prescrivono a questo riguardo le Costituzioni e le Delibera-
zioni, e si osservi fedelmente, con vero amore allo spirito della po-
vertà religiosa, secondo l'esempio che ce ne ha dato il nostro venerato
Padre Don Bosco, ed il Signore benedirà la Congregazione facendole
provare ogni di pii) i meravigliosi effetti della povertà religiosa>>.
In quell'anno, durante gli ultimi corsi di esercizi volle
accogliere con amabilità impressionante numerosi pellegri-
naggi di operai francesi, organizzati da Léon Harmel, che,
recandosi a Roma e passando per Torino, volevan visitare
la Tomba di Don Bosco in Valsalice; e si occupò premuro-
samente anche per ottenere ad essi le più belle accoglienze
da Leone XIII.
Il 17 settembre giunse il primo treno da Parigi, con circa
cinquecento pellegrini; e loro andò incontro, mentre la banda

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554
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
musicale dell'Oratorio, collocatasi a lato della porta del Se-
minario Salesiano suonaya una marcia. Una dolce sorpresa,
in un batter d'occhio, si comunicò dal primo all'ultimo dei
viaggiatori; la gioia irradiò ogni volto, e tutti, perdendo ogni
traccia di stanchezza, con passo frettoloso varcano la soglia
dell'istituto. Le delegazioni degli operai cattolici di Torino
si assiepano sotto il porticato e accolgono i cari fratelli col
duplice grido di Viva la Francia! viva Leone XIII! cui ri-
spondono i francesi con evviva e coll'agitare i cappelli.
Riordinate le file, al canto del Magnificat, si recano in
chiesa, e il direttore del pellegrinaggio, elevato un inno di
gloria a Dio, esalta l'apostolato universale di Don ·Bosco,
del padre degli orfani, dell'amico degli operai, del protettore
dell'umanità, dicendolo una gloria cattolica nel vero senso
della parola, cioè universale, in modo che non solo l'Italia
ma ogni nazione lo può chiamar suo; e ricordando com'egli,
nel suo testamento supplicasse tutti i suoi amici ad essergli
larghi di preghiere, conchiuse con queste parole: - Noi siamo
sulla tomba di Don Bosco, non dobbiamo quindi dimenti-
carlo. Ma, quando un uomo discende nella tomba, come fece
Don Bosco, dopo una vita interamente spesa per Dio, egli
si sveglia nella gloria, e per simili anime non si prega. Can-
teremo adunque tre volte il versetto: - Beatus qui intelligit
super egenum et pauperum; in die mala liberabit eu1n Dominus.
- Ed un sacerdote intona il versetto, e tutti in coro, lo can-
tano per tre volte, rendendo alla memoria dl Don Bosco
un devotissimo omaggio.
Terminata la cerimonia religiosa, segui il banchetto nel
vasto cortile alberato, allestito da uno dei principali alberghi
di Torino. Don Rua fece distribuire a tutti i pellegrini una
fotografia della Tomba del Padre, con la scritta: -Ricordo
della visita della Francia del lavoro alla tomba di Don Bosco; -
e, infine, prese egli pure la parola con tale felicità di espres-
sioni, da commuovere ed entusiasmare. Ricordando che il
.lavoro e gli operai, considerati sotto il punto di vista cristiano,
furono sempre il centro dell'apostolato di Don Bosco, e
che divennero la principale ragione di essere della sua Società,
si rallegrò di veder il fiore degli operai di Francia sulla tomba

58.3 Page 573

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VII - Gioie e dolori
555
del Padre. La preghiera di operai, venuti così da lontano,
stringerà ancora i legami che uniscono alla Francia Don
Bosco e tutte le opere, nelle quali lasciò l'impronta della
sua fede. Prega quindi i pellegrini di umiliare ai piedi del
Sovrano Pontefice l'omaggio della profonda venerazione e
della devozione senza limiti della Società Salesiana verso la
Sacra sua Persona, e rievocando .il suo titolo di presidente
onorario di una sezione de' Circoli Operai Cattolici di To-
rino, quella di S. Gioachino in Borgo Dora, grida con tutta
l'effusione del cuore: - Evviva Leone XIII! Evviva il Papa
degli operai!
Sette treni di pellegrini passarono e si fermarono di quei
giorni a Torino; e Don Rua ebbe per tutti le accoglienze più
liete e il saluto più soave.
Un giorno, il cielo era chiuso e burrascoso; e si era preoc-
cupati per allestire il desinare all'aperto. Il Servo di Dio che
si trovava circondato da vari salesiani sotto la piccola loggia
di legno, che sorgeva davanti la vecchia cappella di Valsa-
lice, guardando il tempo e parlando del grave inconveniente,
li invita a pregare, perchè il Signore volesse mandare un
po' di sereno; e subito si leva la berretta e si mette con essi
in orazione. Dopo alcuni istanti, ecco che si squarciano le
nubi, ed un raggio di sole illumina il gruppo orante; e Don
Rua fattosi il segno della Croce, volge lo sguardo in alto e
attorno, col sorriso più amabile, e: - Vedete, dice, com'è
buono il Signore! - E il cielo si rasserenò totalmente.
. Un altro giorno pioveva già dal mattino, e fu necessario
preparar le mense sotto i portici; tuttavia sarebbe stato un
non lieve disagio per i pellegrini il raggiungere il Seminario
di Valsalice, sotto la pioggia. Ed ecco, al momento dell'ar-
rivo del treno, che la pioggia cessa, e solo, mentre la comi-
tiva, già arrivata a Valsalice, era in chiesa per la cerimonia
religiosa, cadde ancora un acquazzone, e poi venne il sereno
anche quel giorno.
All'indomani dell'Enciclica Rerum novarum, quei nume-
rosi operai francesi, che dopo aver visitato la Tomba di Don
Bosco, si andavano a prostrare ai piedi del Vicario di Gesù
Cristo, scrissero davvero una bella pagina nella Storia della

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Chiesa. E noto il malaugurato incidente che, proprio in
Roma, turbò quelle memorande dimostrazioni di fede. << Ina-
spriti - protestava Leone XIII nell'Allocuzione Concisto-
riale del 14 dicembre -· a quelle eloquenti manifestazioni di
sì folte schiere, e postosi in cuore di guastarle ad ogni costo,
i nemici della Chiesa diedero sfogo, senza pudore nè 1rtisura,
ai sentimenti che covavano in seno. Non ebbero ribrezzo d'in-
tervenire crudelmente a parole e a fatti, senza proporzionata
ragione, contro pacifici stranieri, da pietà filiale, non da mire
politiche guidati, e d'infellonire similmente al cospetto di Roma
contro il Pontefice, contumelie mescolando a calunnie>>. Allora,
essere apertamente devoti al Papa, era un atto di coraggio
cattolico, che turbava i nemici della Chiesa.
Il Servo di Dio in quei giorni era sopra pensiero per
un altro motivo, per una vera vessazione da parte dell'agente
delle imposte, che mandava un avviso di tassazione all'Ora-
torio, basato su tanti redditi presunti, non solo dall'Oratorio,
ma dalle altre case salesiane d'Italia~ facendo ascendere un
credito netto ad oltre trecento ventidue mila lire. E il Servo
di Dio, mentre ne presentava ricorso alla Commissione Co-
munale, ne dava anche comunicazione ai direttori e raccoman-
dava d'innalzare fervide preghiere al Signore, a:ffi.nchè, il-
luminando i membri della Commissione suddetta ed ispiran-
doli a sentimenti di equità, lo liberasse delle pretese dell'A-
gente, che sarebbero state per l'Oratorio una vera sciagura.
In novembre annunziava alle case il Giubileo delle Opere
Salesiane e dell'inaugurazione delle decorazioni al Santuario
di Maria Ausiliatrice.
<< Quando si fece la consacrazione di questa chiesa, il 9
giugno· 1868, tutti i nostri confratelli ed allievi si trovavano
presenti, e sarebbe nostro vivo desiderio che anche in questa ..
circostanza potessero assistere alla solennità tutti i confra-
telli ed allievi, almeno interni, che ora abbiamo; ma a quel
tempo, oltre l'Oratorio di S. Francesco di Sales, avevamo
solo i collegi di Mirabello e di Lanzo. Ora invece quanti
sono gli ospizi ed i collegi, oratori e scuole, non più solo dei
Salesiani ma anche delle Figlie di Maria Ausiliatrice, sparsi
in Italia, -in Francia, in Ispagna, Austria,. Svizzera, Inghil-

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VII - Gioie e dolori
557
terra, in America, in Asia, in Africa, e quante le migliaia
di persone che dovrebbero qui recarsi! A questa considera-
zione, mentre scorgiamo l'impossibilità di effettuare tale de-
siderio, dobbiamo ammirare la Divina Provvidenza, che si
mostrò così larga in nostro favore, e l'evidente protezione
di Maria· Ausiliatrice.
·
>> La difficoltà però di riunirci di presenza non può impe-
dirci di riunirci tutti in ispirito, per rendere i più vivi rin-
graziamenti a Sua Divina Maestà e per esaltare sempre più
la nostra Celeste Protettrice... >>.
E suggeriva che i Salesiani, durante i giorni solenni,
nei comuni esercizi di pietà ravvivassero il loro fervore, ani-
massero i giovani allievi alla frequenza dei Ss. Sacramenti,
e in modo speciale si adoperassero<< colle letture, coi sermon-
cini della sera e nelle private· conversazioni, per accendere
nei loro cuori e nei cuori degli alunni la riconoscenza a Dio,
la divozione a Maria Ausiliatrice e la venerazione al nostro
caro Padre Don Bosco >>; ed in pari tempo << che in tutte le
case si promovesse a gara un'abbondante colletta per coope-
rare a pagare i molti debiti incontrati nei restauri e nelle
decorazioni del Santuario di Maria Ausiliatrice << per aver
parte abbondante nell'ossequio reso alla nostra Celeste Patrona
e nel Monumento alla venerata memoria del nostro amatissimo
Padre!>>.
Ma UN ALTRO MONUMENTO voleva che i Salesiani eriges-
sero senza tregua alla memoria del Padre:
<< Noi, discepoli e figli di Don Bosco, facciamo in modo
che le nostre azioni, la nostra attività, zelo e fervore nel ser-
vizio di Dio, il nostro spirito di sacrificio a favore del prossimo,
specialmente della gioventù, servano a rammemorare le virtù
e la santità del nostro buon Padre, in guisa che ciascuno di noi
sia di Lui copia fedele. QUESTO SARÀ CERTAMENTE MONUMENTO
A LUI MOLTO GRADITO! ... >>.
.
A Torino la commemorazione cinquantenaria rivestì uno
splendore straordinario, per l'inaugurazione dei restauri e
delle decorazioni del Santuario di Maria Ausiliatrice. La
grande << impresa - osservavà Don Rua - era generalmente
riconosciuta di urgente necessità, e da lungo tempo ideata .

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558
IV - Successore di Don Bosco. .,. Primo periodo
e sospirata dallo stesso Don Bosco >>; e diede nuovo splendore
al << mqnumento insigne e parlante della pietà ed operosità di
un tanto uomo>>, arricchendolo di marmi, nuovi altari e pit-
ture.
La cupola, gli spigoli sottostanti, la volta del tempio, e le
cappelle dei Santi Martiri Torinesi e di S. Francesco di Sa-
les, vennero coperte di figure dal pittore Rollini. La sola
cupola ha più di 60 figure in una superficie di oltre 300 metri
quadrati, in scene rievocanti il culto e i trionfi di Maria SS. Au-
siliatrice, con Don Bosco e l'Opera sua a pro' dei figli del
popolo e degli infedeli, l'Opera della redenzione degli schiavi,
la battaglia di Lepanto e la liberazione di Vienna, Sobieschi
e Pio V, Emanuele Filiberto, Filippo II, Andrea Doria,
Mare'Antonio Colonna, Verniero, Mocenigo, Giovanni d'Au-
stria ed il Conte Ravana, ed altre figure e gruppi, dominati
dalla Madonna, assisa tra una moltitudine d'angeli che si
perdono nelle nubi (1).
Le decorazioni, opera del prof. Carlo Costa di Vercelli,
furono assai apprezzate per la loro classicità.
Alle solenni funzioni, insieme con una moltitudine di
devoti, accorsi anche di lontano, presero parte l'Arcivescovo
di Vercelli, i Vescovi di Acqui, Casalmonferrato, Fossano e
Susa, e Mons. Bertagna, Vescovo tit. di Cafarnao.
La sede arcivescovile di Torino era vacante, ma si sapeva
già che il nuovo Arcivescovo sarebbe stato Mons. Davide
dei Conti Riccardi, Vescovo di Novara, il quale aveva ac-
cettato di predicare in Maria Ausiliatrice il triduo, delle sacre
Quarantore; ma non potè, dovendo di quei giorni recarsi
a Roma per il Concistoro.
Alla sua nomina contribui, più d'ogni altro, Don Rua.
Questi, essendosi prudentissimamente interessato perchè
Torino avesse un degno Pastore, venne consigliato dal Cardi-
(x) Il pittore Giuseppe Rol!ini, nato a Maggiate, presso Borgomanero, ed ac-
colto da Don Bosco nell'Oratorio negli anni che frequentò I'Accademia di Belle Arti,
esegui dei lavori anche nella chiesa di S. Giovanni Evangelista in Torino, di-
pinse l'affresco della Pietà nella cappella sepolcrale di Don Bosco in Valsalice,
decorò il Santuario di Cussanio nella diocesi di Fossano, e, insieme col prof. Vacca,
il duomo di Pinerolo e quel gioiello d'arte, che è il Castello Medioevale di Torino.

58.7 Page 577

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VII - Gioie e dolori
559
.nale Parrocchi a proporre al Sarito Padre chi ritt::nesse più
atto ed opportuno a succedere al Card. Alimonda; e dopo
aver fattò una prima volta tre nomi, Mons. Manacorda,
Vescovo di Fossano, Mons. Pampirio, Arcivescovo di Ver-
celli, e Mons. Riccardi, in data 17 novembre inviava al Pro-
curatore Don Cesare Cagliero questa lettera per il S. Padre:
<< Beatissimo Padre, l'Archidiocesi di Torino geme tuttora vedo-
vata del suo Pastore, ed il suo affanno si fa di giorno in giorno più
doloroso, in quanto che, essendo amai passati sei mesi dalla perdita
dell'indimenticabile Card. Alimonda, non ancora si vede alcun segno
di elezione di altro Arcivescovo.
>> Lo scrivente, sebbene il più indegno fra i membri del Clero di
questa città e diocesi, animato da personaggi degni di tutta conside-
razione, fidando nella paterna bontà della Santità Vostra, chiede umile .
venia, se osa far presentar un soggetto che pare riunire in sè tutti
i requisiti per divenire un compitissimo Arcivescovo di questa insigne
Archidiocesi. Egli sarebbe l'attuale Vescovo di Novara, Mons. Da-
vide dei Conti Riccardi... La sua età di 56 anni, per cui comparisce
nè troppo giovane, nè troppo attempato, la sua nobiltà, la sua pre-
senza, il suo tratto squisito, la sua bontà, non disgiunta all'uopo da
necessaria fermezza, la sua scienza e fiorita parola come scrittore e
come oratore, il suo coraggio, il suo attaccamento alla Santa Sede,
la sua prudenza nell'amministrazione e direzione, il complesso delle
altre sue virtù, tutto contribuisce a fare di lui un pastore secondo
il Cuore di Dio e gradito ad ogni ceto di persone, epperò atto a pro-
cacciare il bene delle anime.
>> Tutto ciò lo scrivente espone, facendo astrazione dalle testi-
monianze di affetto dato alla nostra umile Società Salesiana, la quale
lo annovera tra i più benevoli amici. Egli già volle stabilire nella sua
diocesi due case dirette dalle nostre Suore, Figlie di Maria Ausilia-
trice, e nel corso di quest'anno fece dono ai salesiani di un terreno
e fabbricato ad uso di Oratorio festivo, da inaugurarsi in Novara nel
I893 come monumento pel Giubileo Episcopale di Vostra Santità.
Parlando pertanto nell'interesse della nostra Pia Società, noi confide-
remmo di avere in lui qui in Torino un amico, un protettore, un
padre, quale lo avemmo nella diocesi d'Ivrea e nella diocesi di No-
vara... >>.
Don Cagliero, appena ebbe la lettera del Servo di Dio,
per mano del Card. Parrocchi la fece subito arrivare al Santo
Padre, che immediatamente dava l'incarico al suo Uditore
Segreto di annunziare a Mons. Riccardi la promozione sua
alla Chiesa Metropolitana di Torino.

58.8 Page 578

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,,.
···n,,:
560
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
In verità, non si poteva restare indifferenti al pericolo, al
quale andava incontro la Società Salesiana, che sotto il pa- ,
terno regime del compianto Cardinale Alimonda aveva, in-
sieme con tutta l'Archidiocesi, goduto perfetta pace; mentre,
dopo la morte del Cardinale, l'orizzonte minacciava di ri-
tornare oscuro. Don Rua fece conoscere al Card. Protet-
tore il doloroso stato di cose per sentire il quid agendum;
e il Card. Parrocchi lo consigliò a scrivere direttamente al
Santo Padre chi credeva di proporre alla sede arcivescovile.
E il zelantissimo ed umile Servo di Dio ubbidì, serbando,
allora e poi, il più rigoroso segreto. Chi sa quanti fatti signi-
ficativi dell'attività meravigliosa dei Servi del Signore rimar-
ranno, per la loro umiltà, ignorati per sempre su questa
terra!
·
Ma Dio li glorifica anche quaggiù. L'8 dicembre, alla
messa pontificata nel tempio di Maria Ausiliatrice dal-
1'Arcivescovo di Vercelli, il popolo spingeva avidamente lo
sguardo verso il presbiterio, per veder Don Rua. << Era una
scena - scriveva l'<< Unità Cattolica>> - che suscitava mille
pensieri ed affetti. Oh! Don Bosco non è morto/ RELIQUIT
SIMILEM SIBI POST SE. Lasciò un altro se stesso nel suo Suc-
cessore! ... >>.
Nel pomeriggio, quel giorno si recava al Santuario anche
S. A.. R. ed I. la Principessa Maria Laetitia di Savoia-Napo-
leone; ed all'ora della benedizione eucaristica, benchè fosse
d'inverno, tutta la piazza ch'è dinanzi al Santuario, e buon
tratto di via Cottolengo a sinistra e a destr1 del tempio, e i
primi cortili dell'Oratorio rigurgitavano di fedeli.
Al triduo inaugurale delle decorazioni del Santuario nella
solennità cinquantenaria, segui un altro triduo non meno
solenne per le Sante Quarant'Ore. Il settimo giorno si fecero
devoti suffragi per i benefattori defunti, e la sera un altro
drappello di diciotto missionari salesiani si congedava ai
piedi dell'altare di Maria Ausiliatrice per recarsi nella Pa-
lestina.
'
Verso la fine di quell'anno si diffondeva in ogni parte la
notizia che un salesiano, Don Michele Unia, che da due
anni si trovava a Bogotà, al pensiero che seicento e più leb-

58.9 Page 579

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VII - Gioie e dolori
brosi vivevano appartati nel Lazzaretto di Agua de Dios, a
tre giorni dalla capitale; senza un sacerdote che li assistesse e
confortasse spiritualmente, aveva ottenuto di consacrarsi in-
teramente a loro servizio.
Il buon missionario, da tempo sentendo cotesta voce in-
teriore che lo spronava all'eroico apostolato, in fine ne parlò
ripetutamente al suo direttore Don Evasio Rabagliati, il quale,
ammirando il generoso proposito, fini per cedere alla richiesta,
a condizione che la decisione venisse approvata dal Rettor
Maggiore Don Rua. ·
E Don Unia il 26 agosto 1891 giungeva al Lazzaretto.
Erano le 11 del mattino, l'ora più calda del giorno, con un
sole cocentissimo; e tutti i malati, non costretti a restare
in letto, chi a cavallo, chi a piedi, gli andarono incontro a
grande distanza tra i boschi. Nelle vicinanze l'attendevano
un centinaio di ragazzetti, ·vestiti a festa, che sventolavano
un'infinità di banderuole, e, più avanti, un drappello di fan-
ciulle biancovestite, con palme e fiori, che cantavan inni di
lode e di benedizione a Dio, che finalmente mandava loro
un sacerdote! Una scena, cosi cordiale, commosse il buon
missionario sino alle lacrime.
<< Ma uno spettacolo ben straziante - scriveva Don Unia
- mi ·ebbi, quando entrai nel Lazzaretto. Poverini! Son più
di cinquanta, che non hanno quasi più forma umana. Coloro
che son presi in pieno da questa spaventosa malattia, son
coperti, da capo a piedi, da piaghe schifose e ributtanti,
e si potrebbero chiamare scheletri vivi in putrefazione! Chi
è senza braccio, chi senza mano, chi senza piedi, chi senza
naso, chi senza orecchie; a brani a brani cascano le carni!. ..
A tal vista, per la prima volta, io mi sentii una stretta al cuore,
e mi rimasi come di sasso...
>> E che cosa faccio io ora in questo lazza1;etto? Bisogna
sapere che tra lebbrosi, convalescenti e sani, vi sòn più di
mille e duecento abitanti. Avrò dunque da attendere a tutte
queste anime, celebrare la Stinta Messa, amministrare loro
i Ss. Sacramenti, e consolare i poveri sofferenti, visitandoli
. più volte il giorno; di più, ci sarà da catechizzare un bel
..numero di fanciulli... Del lavoro credo non mi manch~à,
36 - Vita del Seroo di Dio Michele Rua. Voi. l,

58.10 Page 580

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562
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
e potrò passare lietamente la mia vita, anche nel Lazzaretto
di Agua de Dios !...
>> E se mi colpiss~ la lebbra? Dio noi permetta! Ma se a
lungo andare avrò da sottostare anch'io a tale malattia, sia
pure. Se, con mio gran dolore, non potrò più celebrare il
S. Sacrifizio, mi sarà tuttavia possibile confessare e consolare
queste anime, anche coperto dalle piaghe... >>.
Mentre questa lettera era ancora in viaggio, il Servo di
Dio scriveva a Don Rabagliati e a Don Unia rammentando
il bisogno urgente che un di loro si recasse al Messico per
combinare la fondazione di una casa salesiana in quella ca-
pitale; e, qualora non potesse recarvisi il primo, vi andasse,
provvisoriamente o stabilmente, il secondo.
Questa comunicazione parve la risposta di Don Rua alla
domanda di Don U nia; e Don Rabagliati gli ordinava di
ritornare a Bogotà e partire per il Messico.
Appena si sparse nel Lazzaretto la notizia che il buon
Cappellano sarebbe partito, i poveri lebbrosi scrissero una
supplica al Servo di Dio, perchè revocasse l'ordine della par-
tenza; e Don Unia scriveva egli pure a Don Rua:
<< Rispondo alla sua, che mi ordina di partire pel Messico.
Sono figlio dell'ubbidienza, e quantunque sarà doloroso par-
tire da questo luogo, pure venero i suoi comandi e di buon
grado mi sottometto.
>> Sì, partirò da' miei lebbrosi, puzzolenti~ schifosi, or-
ribili all'aspetto, ma pur sempre cari al mio cuore, perchè
hanno un'anima che sente, che ama e che '3offre...
» Partirò! E per rendere meno amara la mia partenza a
questi sofferenti, lascierò loro una speranza. Dirò che, vi-
sitato il Messico, fra pochi mesi ritornerò fra loro e ci starò
pér sempre...
>> Partirò; sarà un momento straziante, ma la santa ob-
bedienza mi darà forza a farmi violenza e superare ogni as-
salto. Ritornerò a Bogotà, di là andrò al Messico; ma il mio
pensiero e il mio cuore saran sempre tra queste anime, che
lascerò nella desolazione... >>.
Aveva stabilito d' i partire la domenica 29 novembre: e
quel giorno - essendo solito a binare nei giorni festivi ...:-

59 Pages 581-590

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59.1 Page 581

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VII - Gioie e dolori
alla prima Messa distribuì numerosissime Comunioni; e,
dopo la seconda, benedisse un nuovo quadro di S. Lazzaro,
a rico~do del suo primo soggiorno nel Lazzaretto. Mentre
si ritirava in sagrestia, fu uno scoppio generale di gemiti,
pianti e grida. Per far cessare quella scena straziante e tran-
quillizzare quei desolati, rientrò in chiesa e rivolse loro al-
cune parole, non di addio, ma di saluto, assicurandoli che
sarebbe presto tornato ... Quando partì, anche quelli che non
potevano .moversi da letto si fecero portare lungo la via, e
non finivano di gridare:
- Pietà, misericordia; non ci abbandoni; resti con noi! ...
Appena si seppe a Bogotà che il coraggioso figlio di Don
Bosco erasi ritirato da Agua de Dios per obbedire all'ordine
del Superiore Generale, l'Arcivescovo telegrafava a Don Rua
di concedere che Don Unia potesse restare tra i lebbrosi.
Anche il Presidente della Repubblica telegrafava al Ministro
della Colombia presso la Santa Sede, perchè cercasse di ot-
tenere un tanto favore; e <<voglia-diceva il Ministro, comu-
nicando il telegramma del Presidente - voglia la S. V.
tener conto che, consacrandosi Don Unia alla cura dei leb-
brosi, ha circondato il benemerito istituto salesiano di nuovo
splendore, e che questo sublime atto di cristiana abnegazione
ne aumenterà immensamente il prestigio, non solo nel Nuovo
Mondo, ma bensì dovunque si sappia, che l'immortale Padre
Damiano si ebbe tosto per successore un figlio di Don Bosco>>.
I telegrammi venivano spediti da Bogotà il 3 dicembre;
mentre il Servo di Dio, appena ebbe la prima lettera di Don
Unia, cioè fin dal 13 ottobre, gli aveva risposto annuendo
al santo desiderio:
<< Carissimo Don Michele Unia, avrai ricevuto la mia let-
tera, nella quale ti incaricava di andare al Messico a trattare
le cose riguardanti quella casa, aperta colà circa due anni
sono, sotto il titolo di Casa Salesiana. Può esser che tu l'abbia
ricevuta, quando ti trovavi già in Agua de Dios: in tal caso non
pretendo obbligarti a quel viaggio, anzi sono contentissimo della
generosa risoluzione di sacrificarti in favore dei lebbrosi. Ti do
il mio pieno consenso, e imploro da Dio per te le più elette e
abbondanti benedizioni. Tu sei disposto a sacrificare la tua vita,

59.2 Page 582

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564
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
· ed io me ne congratulo. Ti raccomando, bensz, di usare le debite
precauzioni per non con~rarre quella terribile infermità, o, al-
meno contrarla il più tardi possibile. Può essere che qualche
altro salesiano, attratto dal tuo esempio, si disponga ad andar
a farti compagnia per aiutarvi reciprocamente nei bisogni spi-
rituali e temporali.
>> Benchè ti trovi coi lebbrosi ti consideriamo sempre come
nostro caro confratello; anzi consideriamo Agua de Dios come
una nuova colonia salesiana, e ben vorremmo ci fosse possz'bile
aiutare in qualche modo cotesti infermi. Con che piacere lo
faremmo!... .
>> Ti raccomando che la tua condotta e la tua vita sz'eno sem-
pre da vero salesiano e figlio di Don Bosco ... >>.
Ed univa questo biglietto per i lebbrosi:
<< Amici in G. C. carissimi, ho ricevuto il vostro telegramma,
con cui pregate a lasciare costi il mio diletto figlio in G. C. Don
Michele Unia, e ne fui commosso .fino alle lacrime.
>> Sebbene non vi conosca, tuttavia vi amo tanto e non sa-
inprei rifiutarvi il favore che mi domandate. Avrei bisogno di lui
altri siti; ma in vista del vostro desiderio lo lascio in mezzo
a voi. Egli si adoprerà a vostro spirituale vantaggio, a salvare
le anime vostre; voi siate docili alle sue parole, secondate le sue
esortazioni, e, sopportando con pazienza e rassegnazione i vostri
incomodi, adopratevi a procacciarvi molti meriti pel paradiso.
>> lo e i miei confratelli preghiamo per voi tutti; voi pregate
Gesù e Maria per noi. - Vostro aff.mo a11fico in G. C.
SAc. MICHELE RuA >>.
Com'ebbe le accennate istanze, il Servo di Dio telegra-
ficamente confermò il suo pieno consenso all'Arcivescovo
di Bogotà, e lo confermò per lettera anche al Ministro della.
Colombia presso la Santa Sede, il quale telegraficamente co- ·
municava l'attesa notizia al Presidente della Repubblica.
Il telegramma pervenuto all'Arcivescovo fu subito tra-
smesso ai lebbrosi, quand'eran passati otto giorni che Don
Unia era partito e no!). avevan più avuto una parola di spe-
ranza! Com'appresero; la lieta notizia, suonarono a festa le
campane, spararon mortaretti, corsero tutti in chiesa à canta;r
l'inno del i=-ingraziamento; e cominciarono subito ad .innal-

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VII - Gioie e dolori
zare archi di trionfo per accogliere con la maggiore esultanza
l'umile figlio di Don Bosco. E scrissero a Don Rua: -
<< Che Dio vi benedica per aver consolato il nostro giusto e
sincero dolore, ascoltando la nostra umile voce e cambiando il
cordoglio che contristava i nostri petti in vera allegria. Dal
Superiore di una Congregazione tanto benefica non si poteva
aspettare che questo generoso risultato! Benedica Iddio, nel
vostro nome amato e venerato, la sacra Comunità, di cui siete
degno Superiore! ... >>.
Anche nel 1891, nonostante l'abituale riserbo del Servo
di Dio, non mancarono di diffondersi altri fatti, comprovanti
quant'egli fosse caro al Signore.
Vincenzo Scotti di Pistoia il 21 giugno scriveva al diret-
tore del Bollettino Salesiano: << Il giorno 5 del mese di gen-
naio avevo scritto al signor o·on Rua, che avesse fatto una
novena a Maria Ausiliatrice per un mio bimbo gravemente
infermo, il quale da quattro medici mi era stato giudicato
senza speranza di guarigione. Riposi allora tutta la fiducia
in Maria Ausiliatrice. Don Rua mi rispondeva che il giorno
9 del detto mese avrebbe, insieme co' suoi giovanetti, dato
principio alla novena. La mattina di quel giorno il bimbo, che
il medico credeva trovar morto, godeva invece di un sensibile
miglioramento, che crebbe gradatamente e felicemente nei
seguenti giorni. In segno di gratitudine alla Gran Madre di
Dio mando un'offerta per i restauri del Santuario>>.
<< Nel 1890 - attestava Suor Maddalena della Passione,
dell'Istituto del Buon Pastore di Torino - fui ripetutamente
colpita da uno strano male convulsivo, che per più giorni
mi rendeva oggetto di compassione a chi mi vedeva; mi di-
batteva in tutte le mie membra, né poteva inghiottire cibo
di sorta.
>> Nel mese di luglio 1891, fui colpita si forte dallo stesso
male, che mi credettero in fin di vita: mi mancava il respiro
siffattamente, che il dottore curante ordinò di farmi ricevere
gli ultimi Sacramenti.
· >> Io, se da un lato soffriva nel corpo, molto più soffriva
nell'anima, pensando che sarei morta senza fare la profes-
sione religiosa. ·

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566
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
>> Il giorno r 6 dello stesso mese venne a farmi visita il
rev:mo Don Michele Rua, Rettor Maggiore della Pia S_o-
cietà Salesiana, e, vedendomi in si miserando stato, mi be-
nedisse, e mi soggiunse· di avere fiducia in Maria Ausilia-
trice, la quale da buona Madre mi avrebbe guarita. Diedi
subito principio ad una novena, e il terzo giorno della me-
desima mi trovai guarita.
>> Il giorno 19 mi alzai per tempo, scesi in chiesa, feci
la S. Comunione, come non avessi mai avuto male.
>> D'allora in poi godetti sempre ottima salute: senza fa-
tica potei sempre seguir l'ordine della vita comune, e a suo
tempo potei fare la Santa Professione, ed ora [il 18 agosto
1892] con sommo gaudio dell'anima mia dò lode a Maria SS.
della grazia concessami >>.
<< Fin dal giorno 22 aprile 1891 - scrive il sac. Vincenzo
Stasi da Durazzano - fui affetto da grave e lunga infermità.
Dopo otto mesi di malattia e tre di continui spasimi atrocis-
simi, che mi avevano reso macilente, scarno e senza forza
da non poter fare un passo, mi determinai di ricorrere a Ma-
ria Ausiliatrice con ferma speranza d'essere esaudito. Quindi
la vigilia dell'Immacolata, 7 dicembre, scrissi una lettera al
rev. Don Michele Rua, con la quale lo pregava di fare una
novena alla Vergine nel suo Santuario, perchè mi ottenesse
da Dio la guarigione. Non tardò l'effetto salutare. Prima che
le preghiere dimandate ai figli dell'immortale Don Bosco
salissero al trono della Vergine Misericordiosissima, inviata
appena la lettera, mentre fino a quel tempo ft.vevo sempre
disperato della mia vita, fu tale il contento che mi ebbi nel
cuore, che mi giudicavo già guarito dalla infermità; e da
quell'ora incominciai a sentire cosi notevole miglioramento
da passare tranquillamente quel giorno, vicino a godere per-
fetta sanità.
>> Difatti, avevo io interrotti i miei studi, ed in quella prima
sera li ripresi con fervore- ed energia; alla sera seguente ·più
della prima, e, volendo impiegare il primo tempo delle mie
fatiche mentali ad onl'.)re della Vergine, stimai opportuno
scrivere questa relaziohe >>.
<< L'anno 1891 - narra una Figlia di. Maria Ausiliatrice

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VII - Gioie e dolori
- mi portai a Nizza Monferrato per farvi i Santi Spirituali
Esercizi. Qui volle il buon Dio che conoscessi il sig. Don-Rua,
Superiore Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice. La
bontà e santità che traspariva in tutta la sua persona mi at-
trasse e commosse l'intimo del cuore. Quell'anno segnava
per me un'epoca memoranda; doveva decidere della mia vo.,.
cazione. Il demonio, come usa fare colle anime che vogliono
dedicarsi al servizio di Dio, cominciò a suscitare nella mia
anima dubbi e lotte tremende; ma quello che più mi dava
pensiero e metteva in dubbio la mia riuscita per la vita re-
ligiosa, era la mia poca salute. Terminati i santi Esercizi
ed anche tornata in famiglia, non cessò la lotta che aveva
in cuore, anzi aumentò... perchè tutti i miei parenti, sentendo
che voleva abbracciare la vita religiosa, si rivoltarono contro
di me, e mi facevano molto soffrire. Pensai di portarmi a
Torino, dal sig. Don Rua, e regolarmi secondo il suo saggio
consiglio.
>> Difatti lo trovai a Valsalice, dove assisteva agli Esercizi
dei Salesiani. Appena trovatami alla presenza di quell'anima
santa, esposi tutti i miei dubbi e le lotte della mia coscienza.
Egli, sempre sorridente, mi ascoltò attentamente, e, finito
che ebbi, mi disse: - Vada subito dove il Signore la chiama;
l'assicuro che sarà perseverante anche con poca salute, e farà
del bene a tante anime. - Mi accomiatai colla sua benedizione,
e con essa ebbi forza e coraggio d'abbandonare, dopo pochi
giorni, i miei cari, e volare a Nizza per consacrarmi al Si-
gnore.
>> Sono 19 anni che ebbi tanta fortuna - cosi scriveva
la suora nel 1910, e son passati altri. vent'anni ed ella vive
ancora - e malgrado sempre deboluccia di salute, pure
lavoro volentieri, a gloria di Dio ed alla salute delle anime>>.
Un'altra Figlia di Maria Ausiliatrice, che si trovava a
S. Ambrogio di Susa, venne chiamata in famiglia, perchè il
papà era caduto gravemente ammalato di peritonite; e, pas-
sando per Torino, si recò ad implorare una benedizione al
Servo di Dio, il quale le diede anche una medaglia per l'in-
fermo. Questi dovette esser preparato a ricevere la figliuola,
perchè, da quasi tre anni~ nop. voleva pi~. n..~aµc)J.e sentirn~

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56R
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
a parlare, essendo contrario alla sua vocazione religiosa.
Entrata in camera dell'infermo, la figlia si slanciò con tene-
rezza verso il padre; e questi l'abbracciò, e, con meraviglia
di tutti baciò la medaglia· che gli porgeva, e si fece anche il
segno della Croce, quando udì che il Successore di Don Bosco
gli mandava la benedizione; poi, guardando fisso la figlia,
celiando: << Che fai - le disse - con quel bavero bianco al
collo? ... Ti sei mascherata?... >>. Ella allora gli parlò delle pre-
ghiere che si facevano e dei voti che tutta la comunità in-
nalzava al cielo per la sua guarigione; e il Signore risanava
quell'anima per accoglierla in paradiso. << Infatti, poco dopo,
con edificazione di tutti, ricevette i Santi. Sacramenti, che da
parecchi anni aveva trascurato, e si· confessava dal mede-
simo sacerdote verso cui nutriva rabbia e dispetto, perchè,
com'egli diceva, gli rubava i figli per popolare i conventi di
frati e di monache. Ohi come la benedizione di Don Rua
e la medaglia da lui benedetta, posta sotto il capezzale del
morente, operarono in quell'animai ... >>.
<< Nelle ultime ore di agonia - attesta un'altra figliuola,
che poi si fece anch'essa suora di Maria Ausiliatrice - ri-
volto a me, che già prima aveva tanto e inutilmente lottato
per ottenere il consenso di farmi anch'io religiosa, senza che
ne lo richiedessi: - Caterina, mi disse, vàttene con Dio;
a Lui solo ed ai tuoi· genitori serba il tuo affetto; arrivederci
all'eternità! - E ricevuta l'estrema unzione, dopo aver dato
l'ultimo saluto ai figli, esclamando: - Arrivederci in para-
diso I - serenamente spirò. Riflettendo più tardi a quest'av-
venimento, mi persuasi che la benedizione del sig. Don Rua
aveva cooperato alla salvezza di un'anima: ed alcuni mesi
dopo entrai anch'io nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice, dove mi· trovo attualmente, e ringrazio il Signore
della grazia che mi ha concesso>>.
<< Era l'anno 1891 ed io - dichiara un religioso Cappuc-
cino, - mi vedeva il collo tormentato da pustole e tumori
duri e freddi, residuo di febbri tifoidee e miliari, avute in
gennaio e febbraio. Il mio benemerito medico curante mi
fece due o tre tagli, ma 'poi non volle più operarmi, dicendo:
- Queste escrescenze chiamansi: Noli me. tangere! - e mi

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VII - Gioie e dolori
ordinò i bagni di mare, che presi a Nizza, con poco vantaggio.
Fu allora che il mio veneratissimo Vescovo di Cuneo, Mon-
signor Valfrè di Bonzo, mi consigliò di farmi visitare da un
medico santo, il can. Giovanni Silvestro, dottore in medicina
e chirurgia; il quale fu di parere di dovermi fare operare;
ma essendo lui ·sacerdote e non potendo più esercitare la
chirurgia secondo i Canoni, io non ebbi il coraggio di av-
vicinare altri medici, tanto più che un distinto sanitario
di Nizza Marittima, da me consultato, dopo avermi visitato
accuratamente, mi aveva detto: - Reverendo, se i bagni di
mare non vi guariscono, anch'io sono del parere del vostro
medico, che questi tumori non si debbano tagliare, perchè
ripullulerebbero.
>> Un'ispirazione, finalmente, mi venne e proprio all'im:..
provviso: - Sono cooperatore salesiano; vado a Torino a
raccomandare la mia salute spirituale e corporale alla Madonna
di Don Bosco!
>> Era la mattina del giovedì 3 dicembre 1891, ed io ebbi
la consolazione di fare la mia confessione sacramentale ai
piedi del venerando Successore di Don Bosco, Don Michele
Rua. Cosa da sapersi; sia per l'infermità, sia per l'incubo che
mi pesava sul capo, sia per aver viaggiato la notte precedente,
io svenni ai piedi di Don Rua, e mi lasciai andar giù.
Ma, ecco meraviglia! al solo pigliarmi che fece Don Rua per
il braccio, lo svenimento cessò affatto,· sicchè potei compiere
la lunga confessione, e poscia celebrare tranquillamente,
contemporaneamente a lui.
>> Dopo la Messa, il veneratissimo Rettor Maggiore dei
Salesiani, con una bontà da esserne sempre confuso, mentre
non mi conosceva che dalla confessione, mi fece andare a
sdigiunarmi con lui stesso, e m'indicò il medico dott. Fis-
sore, fratello dell'allora Arcivescovo di Vercelli. Come man-
dato da Don Rua, quel celebre medico mi ricevette con inu-
sitata cortesia, mi visitò con gran cura, e gratuitamente, e
mi prescrisse un medicinale per bocca e cambiamento d'aria
dimora. E fu da quel giorno che io cominciai a dire: -
Don Rua è proprio un superiore straordinario, degnissimo suc-
cessore di un Santo, come Don Bosco! - Perchè il mio male

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
al collo da quel giorno divenne stazionario, prima ancora che
cambiassi dimora, e mi durò stazionario fino all'inverno del
1893-94, quando da prete secolare, essendomi fatto cappuc-
cino, deposte le calzamenta e andato in un paese non guari
più ossigenato ed azotato, e conducendo una vita d'austerità
com'è il noviziato, l'unico tumore che ancor mi restava mi
scomparve ben presto, e per sempre, e interamente, senza
che io me ne accorgessi!>>.

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VII - Sempre avanti!
571
VIII
SEMPRE AVANTI!
1892.
Per il buon andamento delle case. - Si rirnette in viaggio. - È ricevuto
dal Papa. - Scende a Marsala. - << Ohi che brutto augurio questo
sant'uomo fa a questi figliuoli! ... >>. - La sua visita a Catania è una
pioggia benefica. - Assiste alle solennissime feste di S. Agata. - Parla
ai Cooperatori. - Guarisce la mamma del Nunzio Apostolico del
Belgio Mons. Francica Nava. - Grande entusiasmo. -A Caltanissetta
assicura due chierici che partivano per il servizio militare, che uno
solo di essi avrebbe indossato la divisa. - Nelle Marche e in Ro-
magna. - In Liguria e in Francia. - A Nizza ottiene da S. Giuseppe
il terreno per la fondazione dell'Oratorio festivo. - A Cannes, a
Grasse, alla Navarra, e a Marsiglia. - A St-Pierre de Canon e a
St-Cyr. - Tra le Figlie di Mart'a Ausiliatrice. - A Valsalice. -
A Foglizzo per la festa dell'Apparizfone di S. Michele. - Predica
l'eserct'zio della buona morte. - Come inculca la devozione alla Ma-
donna. - Guarisce i'l prof. De Magistris. - In braccio alla Divina
Provvidenza! - Al VI Capitolo Generale dei Salesiani', ed a quello
delle Figlie di Maria Ausiliatrice. - Espansione meravt'gliosa. - I
Salesiani all'Esposizione delle Missioni· Cattoliche a Genova. - << Spero
che la nostra Tesoriera non verrà meno nella riputazz'one acquista-
tasi; del resto sarei costretto a fuggire anch'io in America!>>. - << Se
non vengo io, procurerò mandarvi tra non molto qualche bravo visi-
tatore>>.
Sul principio del 1892 la parola del Servo di Dio giungeva
alle case per esortare i Salesiani .a vivere, in tutte le manife-
stazioni tradizionali, lo spirito di Don Bosco. Era questa,

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
per l'attivissimo Successore, la miglior maniera di mostrare
a Dio tutta la riconoscenza per lo sviluppo meraviglioso della
Pia Società.
<< Il Signore, a nella sua infinita bontà, si degna di servirsi
anche dell'Opera dei poveri Salesiani e delle Figlie di Maria
Ausiliatrice per fare un po' di bene nella Chiesa. Ogni anno
si vanno, in modo direi meraviglioso, moltiplicando le nuove
fondazioni degli uni e delle altre; mentre gli stabilimenti già
in fondati si vanno ognor più sviluppando. Noi dobbiamo ringra-
ziare il Signore di tanta sua bontà e degnazione; ed pari
tempo dobbiamo pure, dal canto nostro, fare quanto possiamo
pel buon andamento di tutte le nostre case, AFFINCHÈ ABBIA A
RISALTARNE LA GLORIA DI DIO ED IL VANTAGGIO :OELLE ANIME,
AL CHE DEVONO MIRARE TUTTE LE NOSTRE ASPIRAZIONI E SOL-
LECITUDINI>>.
Con questi pensieri scriveva ad ogni ispettore: << Penso
che tu sii appunto in questi giorni in procinto per visitare le
case della tua ispettoria; non sarà quindi fuori di proposito
che io ti metta sott'occhio alcune cose che meritano speciale
considerazione... ». E scendeva ai particolari più minuti, af-
finchè ovunque si osservassero le disposizioni regolamentari
e si evitassero anche i piccoli difetti, che facilmente s'insi-
nuano pur nella comune osservanza. Nulla sfuggiva al suo
sguardo, nè della vita comune, nè dei doveri individuali, nè
qualsiasi altra cosa degna di rilievo, tanto tra i Salesiani,
quanto tra le figlie di Maria Ausiliatrice.
E si rimetteva in viaggio, in visita aJ.le Case.
Parti verso la metà di gennaio, alla volta di Roma, dove
fu ricevuto in udienza da Leone XIII ed ebbe la consola-
zione d'udire dal suo labbro cordiali parole di rallegramento
per l'attività missionaria della Pia Società, e la facoltà -~'im-
partire una speciale Benedizione Apostolica ai Salesiani e a
tutti i cooperatori: Lo confortò assai anche il vedere, come
il Santo Padre riguardasse con alta compiacenza le Opere
Salesiane, e ritenesse davvero provvidenziale la missione del
Fondatore. << Don Bosco - gli diceva il Papa - è altamente
benemerito presso Dio, della Chiesa, -degli uomini, e del
monao.I >>.

60 Pages 591-600

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60.1 Page 591

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VIII - Sempre avanti!
573
<< Fortunati noi - commentava Don Rua - che appar-
teniamo alla scuola di un Padre cosi virtuoso e Santo!>>.
Da Roma, in compagnia di Don Francesia, si recò in Si-
cilia, dove non era ancora stato dopo la morte di Don Bosco.
E scese a Marsala per combinare l'accettazione della Casa
della Divina Provvidenza, accolto a festa dagli alunni di
quell'istituto, che gli cantarono un inno, scritto, per la cir-
costanza, dal prof. Gambini e musicato dal M0 Tumbarello.
E vi tenne una pubblica conferenza, alla quale accorse
un popolo immenso; e, mentre stava per partire ed era cir-
condato da vari signori, tra cui il suddetto prof. Gambini
con due dei suoi figliuoli, vòltosi a questi, prese ad accarez-
zarne le testoline e domandò loro come si chiamassero.
Sentendo che l'uno si chiamava Michele e l'altro Luigi,
esclamò pensoso:
- Anch'io mi chiamo, Michele, ed aveva un fratello che
si chiamava Luigi... e siamo rimasti orfani in tenera età!...
Venite con me alla Casa degli Orfani; venite, vi terrò caris-
Slml.I...
A quel dialogo il padre dei piccini restò perplesso, e strin-
geva in silenzio la mano al Servo di Dio, per accomiatarsi;
e Don Rua:
- Arrivederci! - gli disse - arrivederci in paradiso!
<< Ciascun dei presenti - dichiara il can. Ignazio De Maria
- nella propria mente pensava: - Ohi che brutto augurio
questo sant\\1omo fa a questi fanciulli! ..
>> Il fatto si è che il padre, dalla dimane, si ammalò e,
dopo pochi giorni, colpito da una terribile meningite, as-
sistito da me canonico De Maria e spesso visitato dal suo
compare e collega Polizzi Galgano prof. Antonino, rendeva
l'anima a'l'.Dio, lasciando orfani Luigi e Michele, ed altri tre
.:!J
figliuoli>>.
Da Marsala, attraversando la Sicilia e sostando a Calta-
.nissetta, si portò a Cat;ania.
·
Ogni ceto di persone si commosse al suo arrivo, e l'ac-
colse come un amico e come un padre. I piccoli catanesi
gli si affollavano attorno, come ad una vecchia conoscenza
carissima, e pareva gli dicessero:

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574
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Mandi, mandi chi si prenda cura di noi!
I Salesiani avevano aperto in città un fiorente Oratorio
festivo, e da poco tempo un Ospizio. Don Rua fu ospite
all'Oratorio, e rimase consolato nel veder più di 400 giovani,
sui 18 anni, frequentarne le scuole serali, molti altri le diurne,
e da 500 a 600, quasi tutti alunni delle scuole medie ed alcuni
delle famiglie più aristocratiche, accorrere all'Oratorio nei
giorni festivi. E subito - scrive il sac. Francesco Piccollo
- << vide quante vocazioni si preparavano per la nostra Pia
Società, e si occupò intensamente dei giovani, accettando
parecchie funzioni religiose per loro, e trattenendosi a lungo
con i migliori. E tanta fu l'impressione reciproca, che, anche
dopo molti anni, egli rico1 dava persino i nomi di parecchi,
e questi parlavano spesso di lui, come di un santo>>.
La sua visita fu << una pioggia benefica per quella casa.
Tutti, in seguito, ricordavano i suoi saggi consigli. E fu van-
taggiosa anche per il bene generale delle Case salesiane della
Sicilia, perchè, proprio allora, venne l'idea d'aprire una casa
di formazione di nuovi salesiani nell'Isola. Infatti, pochi mesi
dopo, non ostante molte difficoltà, il noviziato si potè ini-
ziare, provvisoriamente, a Nunziata di Mascali; ed io fui ben
lieto, quando, incaricato di questo compito, nel settembre
dello stesso anno, giorno onomastico di Don Rua, potei con-
durre con me ben 12 alunni dell'Oratorio dei Filippini a
cominciare il noviziato. Fu allora che Don Rpa, oltre alla
paterna benedizione, volle inviare una bellissima statua del
Sacro Cuore, che ancor si venera sull'altare della casa di
S. Gregorio, dove poi si traslocò il noviziato, e vi rimane
qual segno perenne dell'affetto di Don Rua per quella casa>>....
Fu a visitare anche le Figlie di Maria Ausiliatrice, e
<< chi può dire - si legge nella cronaca dell'istituto - l'en-
tusiasmo delle alunne, vedendo per la prima volta il nostro
veneratissimo ed amatissimo Padre e Superiore Maggiore
Don Michele Rua? ... Celebrò la S. Messa nella nostra chiesa,
e visitò suore e ragazze,. che lo accolsero con dimostrazione
di filiale affetto. Il giorno 16 celebrò di n:uovo Messa, qui
alle Verginelle, e riceveva i rendiconti, dandoci in fine l'in-
dimenticabile addio>>.

60.3 Page 593

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li,,
VIII - Sempre avanti!
575
<< Tra le persone distinte che vennero a trovar Don Rua
- prosegue Don Piccollo - vi fu il comm. Giannetto Cava-
sola di Pecetto Torinese, allora Prefetto tlella città, il quale
lo invitò ad andare al palazzo della Prefettura per assistere
al passaggio del corteo trionfale di S. Agata, ricorrendo in
quei giorni la festa di questa Santa Patrona della Città di
Catania. Ad accompagnarli, oltre Don Francesia, eravamo
Don Chiesa, direttore dell,altra casa, ed io.
>> Per assistere a tutto lo spettacolo grandioso fummo
condotti ad una bellissima balconata, dalla quale si domina
tutta quanta la via Stesicoro-Etnea, la più bella della città, e
Don Rua, ai fianchi del Prefetto e da noi circondato, si vide
innanzi uno spettacolo unico. La grande via Etnea era ri-
gurgitante di popolo; e il corteo, che portava la Santa, s'av-
vicinò lentamente, finchè giunse quasi sotto ai suoi occhi.
Quando sentì quel tradizionale grido che si ripete da quasi
mille anni: Cittadini, viva Sant'Agata!, accompagnato dallo
sventolìo di migliaia di fazzoletti: quando vide le lacrime delle
pie devote, il fervore di tutta quell'immensa popolazione che
non viveva allora che per la sua Santa concittadina, e, più
ancora, quando si appressò il carro trionfale, tutto d'argento,
pesante, enorme, trascinato da ben 200 devoti, vestiti di
bianco camice: e vide l'Urna sacra contenente il busto bel-
lissimo della grande Martire, che, sorridente, pareva corri-
spondesse all'entusiasmo che arrivava in certi momenti a
toccare il delirio e ripetesse col magnifico e regale sorriso
del suo volto: - Per me Civitas Catanensium sublimatur a
Christo! (come la Chiesa dice nel suo ufficio), si commosse
visibilmente; si vide qualche lacrima spuntargli sul ciglio, ed
egli pure, partecipe di quella gioia universale, non faceva ch.'e
esclamare:
>>- Oh che bello spettacolo! che fede!. .. Pare che S. Agata
riviva in mezzo ai suoi concittadini! Sl, viva S. Agata!. .. Al-
cuni dicono che in questo spettacolo v'è dell'esagerato e del
meridionale. Ma non scorgo altro che fede, pietà ed entu-
siasmo lodevole! E un fiume di gioia santa, che inonda
Catania!
>> E così, senza che ne fosse consapevole, si accordava

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576
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
col pensiero e colle parole, che nell'ufficio della solennità, la
.Chiesa mette sulle labbra della Santa: Fluminis impetus laeti-
ficat civitatem Dei! (nell'ufficio del Trasporto e ritorno delle
reliquie di S. Agata a .Catania). E, proprio in quei momenti,
incaricava Don Francesia di scrivere un fascicolo delle Let-
ture Cattoliche sulla vita e sulle feste di S. Agata>>.
Il direttore del nuovo ospizio da poco aveva radunati
in particolare conferenza tutti i Cooperatori Catanesi, ed
il Servo di Dio volle egualmente parlare ad essi, la domenica
14 febbraio, nella chiesa di S. Filippo" Neri; e Don Luigi
della Marra, dell'Ordine di S. Benedetto, segretario del Card.
Arcivescovo, ce ne ha lasciato il resoconto nel periodico La
Campana:
<< Fu il medesimo Successore del venerando Don Bosco, il Sac.
Michele Rua, che questa volta rivolse la sua tanto desiderata parola
ai Cooperatori Salesiani Catanesi, che in numero consolante e stra-
ordinario accorsero per vedere ed udire un tant'uomo.
>> ·Non è facile descrivere l'impressione che destò in tutti la pre-
senza di questo primogenito e successore del Vincenzo de' Paoli del
nostro secolo. Scarno in viso, ma pur dolce come il suo S. Francesco
di Sales, nel portamento e nel piissimo tratto immagine viva di Don
Bosco che lo ha formato, egli parlò per circa un'ora, ma con parola
semplice, insinuante e tutta spirante carità e dolcezza.
.
>> Ricordò, come in riassunto, le principali imprese compiutesi
dalla Società Salesiana nello scorso anno, i ristauri cioè del Santuario
di Maria SS. Ausiliatrice terminati per l'occasione del giubileo delle
Opere Salesiane, l'Ospizio del S. Cuore di Gesù in Roma quasi con-
dotto a termine, e le iniziate missioni di Africa e di Palestina, che già
promettono un'abbondante messe per la salute dellp anime in quei
paesi.
.
1
· >> Parlò inoltre di Catania; del bene che si fa alla gioventù col-
l'Oratorio festivo di S. Filippo Neri; accennò alle grandi speranze
che in pro' della povera gioventù ha diritto di concepire la nostra
città col nuovo Ospizio già cominciato, e che si desidera presto con-
dotto a compimento, e si raccomandò colle più efficaci e persuasivè·~
parole alla carità dei Cooperatori.
>> Concluse poi col dimostrare i grandi premi e ·vantaggi con cui
Dio premia le persone benefiche;· i quali premi e vantaggi, se sono
qui in terra in proporzione del cento per uno, sono però molto mag-
giori, anzi infiniti, nella vita futura, giusta le promesse del Divin Sal-
vatore.
;
>> Sua Eminenza il Cardinal Dusmet, veneratissimo Arcivescovo

60.5 Page 595

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VIII - Sempre avanti!
577
di Catania e grande· amico de' Salesiani, volle presiedere a tutte e
due le pie adunanze, e dopo i conferenzieri con nobilissimi ed inspi-
rati accenti approvò quanto si era detto, aggiungendo alle parole di
Don Chiesa, che la nuova Casa deve ripetere il suo incremento dalla
generosa caritlt dei Cooperatori Catanesi, ed a quelle di Don Rua,
che l'opera del Salesiano è destinata a salvare il mondo, a portare
la vita dove è la morte spirituale, la luce dove son le tenebre dell'igno-
ranza, il bene dove regna l'opera del male; e terminò ambedue le
volte coll'invocare le divine benedizioni sopra la pia e devota adu-
nanza>>.
Di quei giorni cadeva ammalata, per emorragia cerebrale,
la Baronessa Francica Nava di Bontifè, madre del Nunzio
Apostolico, che Don Rua aveva tanto affettuosamente ricor-
dato a Liegi.
<< Questa nobile signora, tanto insigne per la pietà, quanto
ammirata per la carità - narra Don Francesco Piccollo -·
era considerata come la madre di tutti i poveri e infelici della
città. Dalle sue beneficenze non eravamo esclusi noi Sale-
siani, che eravamo a due passi dal suo palazzo, anzi, si può
dire, che eravamo i preferiti. Colpita da malattia mortale,
mentre il figlio si trovava lontano in qualità di Nunzio Apo-
stolico nel Belgio, la famiglia si trovò nell~ massima coster-
nazione; Don Rua fu invitato ad andare a benedirla, accettò
ben volentieri, e si recò da lei, accompagnato da me e da
qualche altro confratello. La poveretta stava immobile sul
letto, possiam dire, di morte; non comprendeva più nulla,
e il male era sì grave, che poca speranza rimaneva di guari-
gione. Don Rua, alle lagrime dei parenti, la benedisse, pregò
per lei, e confortò tutti a sperare. Dio esaudì la preghiera
del suo Servo: nella notte stessa cominciò a riaversi e poi a
migliorare, tanto che in tempo cosi breve, quale non si sarebbe
potuto sperare, si alzò completamente risanata >>, e visse, seb-
bene di età già avanzata, ancora parecchio.
Il Servo di Dio visitò tutte le case salesiane e quelle delle
Figlie di Maria Ausiliatrice, dell'Isola, e fu a Trecastagni,
a Bronte, a Randazzo, a Mascali, ad Acireale, ad Ali l\\1arina,
suscitando ovunque festose manifestazioni, anche tra i Coope-
ratori.
Ad Ali Marina appena si seppe che doveva giungere,
37 - Vita d•l Servo di Dio Mich•le Rua. Vol. I,

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· 578
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
si raccolsero allo scalo della ferrovia tutti i giovinetti del-
l'Oratorio e l'accompagnarono alla casa, e con inni e canti
gli dimostrarono il loro affetto così cordialmente, che ne fu
assai impressionato. Anche quando partì, accorsero in massa
alla stazione, e con la mestizia, che avevan dipinta sul volto,
dissero chiaramente il fascino che aveva esercitato su loro.
Nel 1892 - ricorda Suor Maria Genta - << mi trovavo
in Sicilia, nel collegio dell'Immacolata in Mascali Nunziata,
ed avendo in poco tempo perduta la mia povera mamma,
la quale lasciava un unico figlio e due figlie ancor molto gio-
vani affidate a mio padre, rimasi profondamente afflitta,
temendo soprattutto per l'avvenire delle mie sorelle. Intanto
il reverendissimo signor Don Rua venne a visitare quella
casa ed io gli domandai una benedizione per la mia famiglia.
Ed egli mi disse queste precise parole: - Scrivete a vostro
padre, che vi è un posto anche per lui in Congregazione. -
A me pareva una cosa impossibile, conoscendo le abitudini
di mio papà e le condizi~ni della famiglia; ma dopo sette
anni la profezia si avverava; le mie sorelle sono tutte e due
suore, e mio padre entrò tra i Salesiani, e vi restò contento
molti anni, dal 1894 sino alla morte>>.
Quando fu di passaggio a Caltanissetta, dal Sac. Alfonso
Palermo, Rettore della Chiesa di San· Sebastiano e Prefetto
dei Chierici, gli vennero presentati questi in sacrestia. << Noi
a quella vista - ricorda uno dei presenti, il çan. Michele
Gerbino - restammo edificati; ci sembrò un santo, e ci
parlò di santificazione. Ed appena fu per accomiptarsi, tutti
cominciarono a baciargli la mano; e quando tocc1ò a me tale
fortuna, il prefetto Palermo gli si fè a dire: - Don Rua;
veda questo chierico e quest'altro (il chierico Giuseppe Po-
lizzi), stamane smetteranno l'abito talare e andranno a con-
segnarsi al distretto per indossare la divisa militare; già sono
stati visitati e dichiarati abili.
>> E Don Rua, con quella sua semplicità .e. come se fosse
una cosa da nulla, rispose: - No, uno di costoro stamane
non metterà la divisa militare.
>> - Come? si fè a dir~ il prefetto Palermo; già sono.stati
dichiarati abili, e andranno a fare il servizio.

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VIII - Sempre avanti!
579
>> E Don Rua di nuovo: - No! ce ne andrà soltanto uno!
>> A quelle parole, dette da un santo, io e l'altro chierico,
ora pure sacerdote, ci mettemmo in pensiero, e ci doman-
davamo a vicenda, in modo che sentisse anche Don Rua,
chi dei due sarebbe stato esentato; ma egli non diede più
risposta.
>> Intanto la mattina andai a consegnarmi al distretto, e
mentre stavo per essere l'ultima volta visitato ed indossare
la divisa militare, per ispirazione di Maria Ausiliatrice mi
venne in mente di presentarmi ·al tenente di matricola signor
Gennaci e gli esposi il caso, se mai un mio fratello potesse
surrogarmi nel servizio militare. Il tenente accettò di buon
grado la mia proposta e mi disse: - Vada presto a chiamar
suo fratello, chè lo faremo visitare. - Infatti io e mio fratello
lo stesso giorno fummo visitati, e fu accettata la surrogazione.
>> Ripresi l'abito chiericale e mio fratello, dopo alcuni
giorni, partì per Vicenza, ove, arrivato, fu dal medico di-
chiarato non idoneo: quindi tornò a casa, ed io fui nuovamente
chiamato al distretto per partir subito. Pensai di far presen-
tare un altro fratello per la surrogazione, e, mentre questi
veniva visitato, il capitano medico mi diceva: - Se quest'altro
fratello sarà dichiarato inabile, ne tiene forse ancor qualche
altro per surrogarlo? Risposi: - Si, ne ho ancor un altro! -
Ma il secondo fratello venne dichiarato abile, e si scrisse
al Ministero per l'accettazione della surrogazione.
>> Nel frattempo, io non poteva essere licenziato, e da do-
dici giorni me ne stavo al distretto in aspettativa, quando il
tenente Gennaci, tutt'ansante, mi chiama, e mi consegna
una lettera di un certo Poli, che aveva fatto ricorso al Mini-
stero, dicendo che io aveva corrotto gli impiegati e il colon-
nello, per sottrarmi al servizio militare. Ma il colonnello
rispose al Ministero che tutto ciò era falso .
.>> Un altro giorno si presentò a me il capitano del distretto
ed a bruciapelo mi dice: - Che cosa fa lei qui? - Rispondo:
-Attendo il permesso dal Ministero, per fare la surrogazione
con un mio fratello. - E allora· indossate la divisa militare
ed andate a fare servizio inloompagnia! - e chiama il furiere
Ponzoni, fa portar tutta la roba e lo zaino, e mi ordina cli

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
vestirmi da soldato e di andare a raggiungere la compagnia
che si trovava all'istruzione in piazza d'armi.
>> Partito il capitano, il furiere mi consigliò di esporre il
caso al capitano della maggiorità, il quale, senz'altro, mi
ordinò di andarmene in cortile. E la dimane, appena il ca-
pitano della compagnia si accorse che non avevo ancor indos-
sato l'abito militare, montato sulle furie, chiamò il furiere
e gli impose di mettermi in prigione; e il furiere di nuovo
mi consigliò di recarmi dal capitano. della maggiorità, che
mi presentò al colonnello, cui esposi il mio caso.
>> E il colonnello, seccato, disse: - Comunicate al capi-
tano della compagnia che al soldato Gerbino non spetta ve-
stire la divisa militare, perchè è a disposizione del Ministero.
>> E dopo tre giorni giunse dal Ministero il permesso, e
cosi fu accettata la surrogazione con l'altro mio fratello, veri-
ficandosi tutto quanto aveva predetto Don Rua... >>.
Nel tornare dalla Sicilia, il Servo di Dio passò per le
Marche. A Macerata tenne conferenza ai Cooperatori, e ma-
nifestava la sua soddisfazione nel veder bene avviata quella
nuova fondazione salesiana. Quindi si portò a Loreto, lieto
di caldeggiare l'incremento dell'opera ivi pure iniziata a fa- -
vore della gioventù, sotto gli auspici della Santa Casa; e si
fermò anche a Rimini ed a Lugo, sempre per promovere lo
sviluppo dell'Opera, accolto ovunque con venerazione.
Dalle Romagne andò in Liguria e, dopo aver ·visitate le
Case Salesiane, entrava in Francia il 13 marzo, ricevuto con
la più grande cordialità nell'Ospizio S. Pietro di Nizza Ma-
rittima.
<< Un povero prete, alla luce d'una piccola lampada lan-
guente, catechizzava cinque o sei ragazzi; ma il suo sguardo
splendeva di una luce vivissima, irradiata da divine promes-se...
Il povero prete era Don Bosco, che in questi ultimi cin-
quant'anni ha donato alla Chiesa un'opera meravigliosa. E
il suo Successore è tra noi!... voglia gradire l'omaggio nostro
filiale... >>. Cosi gli alunni di Nizza, nel raccogliersi attorno
per al Servo di Dio, ~ui offrivano, frutto di molti piccoli sacri-
:fizi, un'offerta i restauri del Santuario di Maria Ausi..
liatrice.
·

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VIII - Sempre avanti!
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Il 18 marzo tenne conferenza ai Comitati protettori
dell'istituto; e, riflettendo come, da tre anni, quei confratelli
andavano in cerca di un locale, ove aprire un oratorio fe-
stivo per l'educazione di tanti poveri figli del popolo, affi-
dava la riuscita di quest'impresa a S. Giuseppe, Patrono degli ·
operai cattolici; e raccomandava a tutti i presenti di recitare,
sino al termine del mese di marzo, tre Pater, Ave e Gloria in
onore di S. Giuseppe, una Salve Regina in onore di Maria
Ausiliatrice, e un Pater, Ave e Requiem per Don Bosco.
Prima della fine del mese, il locale, da tanto tempo deside-
rato, era trovato ed anche le ultime diffie:_oltà appianate, e il
aprile il direttore ne firmava il contratto.
Il 19 marzo, si celebrò solennemente il Cinquantenario
dell'Opera Salesiana; e Don Rua parlò di Don Bosco, dègli
umili inizi e del meraviglioso sviluppo del suo apostolato,
dell'eroismo di virtù costantemente addimostrato dall'indi-
menticabile Padre e Maestro, e dell'aiuto visibilmente con-
cessogli dal Signore. E ricordava il sogno profetico avuto dal
Beato verso il 1856, quando un misterioso personaggio l'in-
vitava a girar il manubrio di una ruota, che sembrava la ruota
della fortuna ..., ed egli diede un giro e senti un piccolo ru-
more, e quegli gli disse: - Sai che significa un giro?... Dieci
anni del tuo Oratorio l ....:.... Ripetè il giro quattro volte, e ad
ogni giro il rumore cresceva, << sicchè nel secondo - diceva
Don Bosco - parevami che si fosse inteso in Torino e in
tutto il Piemonte, nel terzo nell'Italia, nel ,quarto nell'Europa,
finchè nel quinto giro arrivava a farsi sentire per tutto il
mondo. In fine quel personaggio mi disse: - Questa sarà
la sorte dell'Oratorio!>>. << Ora - commentava il Servo di
Dio - considerando le varie fasi dell'Opera di Don Bosco,
la vedo nel primo decennio limitata alla sola città di Torino,
nel secondo estesa alle varie provincie del Piemonte, nel terzo
dilatare la sua fama e la sua influenza nelle varie parti dell'I-
talia, nel quarto estendersi in varie parti delPEuropa, e fi.-
nalmente nel quinto - nel cinquantenario - esser cono-
sciuta e ricercata in tutte lé parti del mondo!>>.
Il 21 proseguiva per Cannes e Grasse; e il 24 nel recarsi
alla Colonia agricola della Navarra, benediceva ed inaugurava

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
un ponte, costrutto sulle sponde del Réal-Martin, per bontà
della famiglia Raymond-Aurran, che abbreviava la strada
per andare alla Colonia. Qui il Servo di Dio, all'indomani,
benedisse altre costruzioni; e la sera del 26, alle ore 22, giun-
geva a Marsiglia, accolto dagli alunni nel modo più affet-
tuoso.
Il giorno dopo essi ·si stringevano nuovamente attorno a
lui e gli dicevano:
- Siamo in quaresima (era la domenica Laetare), e noi la
preghiamo a far la mortificazione di restar con noi ventiquattro
ore di più di quelle che ha stabilito!
E dopo la Messa solenne gli offrivano, anch'essi, il loro
obolo per i restauri del Santuario di Valdocco.
Restò a Marsiglia sino alla fine del mese; e, per varie
sere parlando agli alunni, narrò loro, nel modo più incante-
vole ed edificante, il viaggio recentemente compiuto attra-
verso l'Italia; e, nel frattempo, un giorno si recò presso le
Figlie di Maria Ausiliatrice.
·
Il aprile, toccando Salon, andò a Saint-Pierre de Canon
per la chiusura degli _esercizi spirituali; fece visita all'Arci-
vescovo di Aix, dove parecchi ammalati vollero la sua bene-
dizione; e in fine si portò a St-Cyr, dove Don Bosco aveva
aperto un orfanotrofio fin dal 1880.
.
Nel ritorno, sostò nuovamente a Nizza Marittima, e la
· domenica 6 aprile visitava il locale del futuro Oratorio festivo,
che venne poi inauguràto la terza domenica dopo Pasqua, e
i primi due giovinetti che v'entravano avevan nome l'uno
Michele e l'altro Giuseppe, quasi a ricordare che Don Mi-
chele ne era stato l'attivissimo promotore, e S. Giuseppe,
ascoltando le preghiere suggerite dal Servo di ijio, aveva ot-
tenuto di trovar il luogo per poterlo iniziare. ·
Anche le cronache delle case delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice hanno alcuni dati delle visite di Don Rua.
A Nizza Mare, gran festa: << si ripetè in suo onore Noemi ,..,_
o la giovane cristiana, che dimostrò di gradire. Dopo la festic-
ciola il nostro buon Padre ci fece udire la sua parola. Esortò
le fanciulle ad essere docili ai consigli che ricevono nel Pa-
tronato. Ci augurò un locale più grande ed una cappella più

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VIII - Sempre avanti!
adatta a celebrare con maggior pompa le solennità della
Chiesa>>.
Alla Navarra celebrò nella cappella delle Suore, ne ascoltò
le confessioni, e << disceso con esse a colazione, parlò a lungo
di Don Bosco e dell'opera sua >>.
A Santa Margherita, dove le Figlie di Maria Ausiliatrice
avevano già la casa di formazione, << si degnò di passare tutta
la giornata >> del 29 marzo. << Giunto al mattino, celebrò subito
la Santa Messa, alla quale assistette tutta la 'comunità, perchè
tutte desideravano di avere la S. Comunione dalle mani del-
l'amatissimo Superiore Generale, che fu tanto buono di ri-
cevere in udienza particolare tutte le suore e le postulanti;
e in fine c'indirizzò alcune parole in comune. E ci lasciava
il seguente ricordo: - Sforzatevi di metter buone fondamenta
in questo noviziato, esercitandovi nella pratica di ogni virtù,
specialmente della purezza, dell'umiltà, della dolcezza; dell'ob-
bedienza e dellà povertà; in modo che quelle che vi succederanno,
possano realmente camminare sulle tracce di coloro che le hanno
qui precedute>>.
Tornato a Torino, e riprese le sue gravi occupazioni,
non tardò di far visita alle Figlie di Maria Ausiliatrice, che
dimoravano accanto all'Oratorio; e il Signore benediceva le
sue sollecitudini paterne.
<< Nel mese di marzo - scrive Suor Giovanna Sarotti
- mi trovava a Torino nell'infermeria, colpita da una forte
risipola, con mal di cuore; la febbre era sempre a 40 gradi
e passai cosi una quindicina di giorni senz'alcun migliora-
mento, sebbene mi si usassero le cure più delicate. Quand'ecco
viene Don Rua a visitare le ammalate, e viene anche da me.
Si ferma vicino al mio letto; m'interroga come una tenera
mamma intorno al mio male, poi mi chiama se ho la reli-
quia di Don Bosco al collo: e mi racconta che nel suo viaggio
aveva trovato un chierico che soffriva gran· male, ed era gua-
rito per intercessione di Don Bosco; mi facessi coraggio,
ch'io pure doveva guarire, e ravvivassi la fede, mentr'egli
mi dava la benedizione. Appena ebbi ricevuta la benedizione,
mi sentii di molto migliorata, la febbre cominciò a diminuire,
e, in poche settimane,· io era guarita>>,

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo·
Pur in mezzo al lavoro incessante, la carità del Servo di
Dio per ciascun dei suoi figli e ciascuna delle sue figlie spi-
rituali aveva del meraviglioso.
.
<< Nel 1892 - ricorda Suor Carolina Navone - mi tro-
vavo in un comune del Milanese, ed esperimentai la bontà di
un tanto Padre, il venerato Don Rua. In casa eravamo af-
flitte e costernate per pene, che il Signore permetteva ci pro-
curassero persone esterne. Come sempre, scrivemmo a Lui
per tenerlo informato di quanto succedeva, ed anche per
averne consiglio e conforto. Il segretario, ricevuta la lettera,
avvisa con telegramma il sig. Don Rua, che si era recato a
Milano, manifestandogli il caso nostro; ed egli, il buon Padre,
immantinente, lasciando il pensiero d'ogni altra sua occupa-
zione, parte, e, contro ogni nostra aspettazione, lo vediamo
arrivare tra noi all'improvviso, come luce tra le tenebre,
ad apportare aiuto e sollievo al nostro cuore desolato. Oh!
come allora ammirammo la sua bontà! come ringraziammo il
Signore di averci dato un tanto Padre!>>.
Le case viciniori a Torino, specie quelle destinate alla
formazione dei nuovi. Salesiani, godevano più frequente-
mente delle prove della sua carità.
Ai primi di maggio si recava al Seminario di Valsalice
per la festa di S. Tommaso d'Aquino, appositamente tra-
sferita, perchè egli potesse prendervi parte. Un trattenimento
musico-letterario coronò le cerimonie religiose; e, in fine,
egli prese la parola, << ringraziando - come scriveva l'Unità
Cattolica - gli intervenuti, che ·passarono a dir vero due ore
felici, ed esortando i chierici a proseguire nello studio delle
dottrine tomist{che; e, richiamandosi allo splendido panegi-
rico, che aveva fatto al mattino il can. Ballesid, ad unirvi
soprattutto la pratica delle virtù dell'Angelico>>.
Pochi giorni dopo, il r2, andò a Foglizzo Canavese per
la festa dell'Apparizione di S. Michele Arcangelo. Sotto la
tettoia, che si allungava a destra del primo piccolo cortile,
dov'eransi collocati i ritratti di Don Bosco e di Don Rua,
e, più in alto, un'immagine di S. Michele, tra cartelli recanti
scritti a grossi caratteri: - Viva San Michele! Viva Don Bosco!
Viva Don Rua! - si tenne un'agape fraterna; ed un forestiero

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VIII - Sempre avanti!
brindò all'istituto, all'indimenticabile Fondatore, e a Don
Rua, che rispose gentilmente, brindando a sua volta a tutti
i convitati e al buon paese di Foglizzo. Alla funzione pome-
ridiana tenne il discorso d'occasione, ed uno dei presenti,
il eh. Fergnani, ne prese questi appunti:
<< Descrisse con vivi colori e ampiamente la battaglia di Luci-
fero, che non voleva sottomettersi ai voleri di Dio e protestava che
non avrebbe mai adorato il Figliuolo di Dio, fatto uomo, e purtroppo
fu seguito da un terzo degli Angeli. Ma sorse l'Arcangelo San Michele,
eh~ gridò: Quis ut Deus? E in quel momento Lucifero veniva spro-
fondato negli abissi dell'inferno ...
>> Ahi miei cari, la superbia, l'orgoglio, è lilna grande ingiuria che
si fa a Dio, perchè gli ruba quella gloria, che a Lui solo è dovuta,
per diritto di giustizia. Se noi abbiamo ingegno, robustezza, sanità,
bellezza, spirito di pietà, perchè gloriarcene? È forse cosa nostra?
Noi chè, tutto quanto abbiamo, l'abbiamo da Dio: egli solo n'è il
padrone assoluto. Il peggio è. che noi con l'orgoglio ci togliamo il
merito che sarebbe dovuto alle nostre buone azioni. Il dragone non
dorme, ma qual leone rugge cercando la preda, col farci invanire,
e trasfondere jn noi il suo insoffribile orgoglio. Dunque combattia-
molo animosi, in compagnia di S. Michele, il quale è incaricato da
Dio a pesare il valore delle nostre azioni. Combattiamo da forti, e
come S. Michele riporteremo vittoria!>>,
Dopo le sacre funzioni si tenne un'adunata nello stesso
luogo dove s'era.fatto il pranzo; e il Servo di Dio, commosso
all'entusiastica e sincera dimostrazione d'affetto di quei no-
vizi, << ringraziò tutti di cuore, lodando in particolar modo
l'esecuzione di una sequenza in gregoriano>>; << li animò
allo studio delle lingue e della musica >>; e << in fine, rievo-
cando affettuosamente la memoria di Don Bosco, fini dicendo:
- Sequamur hunc nos Principem, procurando d'imitarne le
virtù, se volevano far del bene alla gioventù, e diventare
santi missionari>>.
All'indomani presiedeva l'Esercizio della· Buona Morte,
e teneva due conferenze~ la prima sul modo d'impiegar bene
il tempo, la seconda sulla divozione a Maria Santissima.
<< Può esser sicuro di fare una buona morte chi impiega
bene il tempo. Uno degli avvisi f>iìi ripetuti da Don Bosco
era: - Fili, conserva tempus, ,et tempus conservabit te. - Ecco

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•·,;,
'
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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
il miglior modo per fare una buona morte! Don Bosco, che
dava spesso quest'avviso, ne dava anche luminoso esempio.
Se ci fu un uomo che impiegò bene il tempo, fu proprio
Don Bosco!>>.
E se ci fu uno che perfettamente imitò Don Bosco nel-
l'impiego del tempo, fu certamente Don Rua, il quale ricor-
dava in qual modo il venerato Padre e Maestro, e nell'in-
fanzia, e nella prima giovinezza, e negli anni di seminario,
e da giovane sacerdote, e in tutta la vita, sino alla morte,
impiegasse meravigliosamente il tempo; e sebbene i~merso
in tante occupazioni << trattava gli affari con tutta pacatezza >>
e sapeva utilizzare anche il tempo delle brevi ricreazioni, di
modo che quanti, in qualunque istante l'avvicinavano, tutti
partivano migliorati. E concludeva: << Fate bene quello che
dovete fare: age quod agis; come ce ne diede splendido esem-
pio Don Bosco. Offriamo i nostri lavori, le nostre fatiche a
maggior gloria di Dio; allora ogni momento di tempo sarà
un tesoro. Tutte le nostre azioni, quando sieno ben fatte, sono
una preghiera gradita al Signore, che ci aiuterà a salvar l'anima
nostra e molte altre anime ... >>.
Anche parlando della divozione alla Madonna, che deve
avere ogni buon cristiano, e particolarmente ogni religioso
e sacerdote, valorizzava il suo dire, rievocando, con ammira-
bile efficacia e semplicità, gli esempi di Don Bosco.
Quell'anno, al termine degli Esercizi spirituali ai con-
fratelli, inculcava appunto in modo praticissimo, la divozione
alla Madonna. Commentando le parole di f:¼, Bernardo, le
quali dicono che il Signore ci ha dato ogni grazia per mezzo
della Madonna: << Noi Salesiani, - diceva - noi in modo
speciale, dobbiamo confessarlo. Come risponderemo a tanta
bonta':2... >>. E prosegui.va:
<< Ce lo dice Ella stessa: - Beatus qui audit me, et vigilat ad fores
meas quotidie, et observat ad postes ostii mei; qui me z"nvenerit, inveniet
vitam et hauriet salutem a Domino.
>> Chi sarà questo beato?
>> Qui audit me. Ascoltiamo Maria Santissima come ci parla. Essa
ci parla colla voce dei predicatori, colla voce dei superiori, colle me-
ditazioni1 colle letture spirituali; e ci parla al _cuore,

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VIII - Sempre avanti!
>> Et vigilat ad fores meas quotidie. Chi è che vigila alla porta di
qualcuno? Due sorta di persone si trovano ogni giorno alle porte:
gli amici e i bisognosi.
>> Gli amt"ci; cioè quelli che vi sono tratti dall'amicizia: S. Filippo
Neri, Sant'Alfonso de' Liguori, il nostro Don Bosco, che non sapeva
quasi parlare senza introdurre nella conversazione qualche cosa che
riguardasse l'onore della Madonna. L'affetto a Maria SS. trapelava
dalle loro parole, dagli scritti, dalle azioni e dalle imprese...; erano
.sempre in comunicazione di pensieri e di affetti con Maria Santis-
s1ma.
>> I bz'sognosi; alla porta dei signori generosi, dei vescovi, ecc., tro-
verete sempre poveri; che fanno? vigilano per chiedere ed aspettare
soccorsi.
>> E noi in che modo dovremo vigilare alle porte di Maria San-
tissima? per affetto e per bisogno. Stiamo ogni giorno presso la ce-
leste Madre, trattivi dall'affezione; tratteniamoci volentieri con Lei,
nelle sue chiese; parliamo volentieri di Lei; ricorriamo pure a Lei,
come bisognosi, in tutte le nostre necessità. Abbiamo una filiale con-
fidenza, una illimitata fiducia; nelle tribolazioni, nelle tentazioni,
nelle difficoltà...
·
>> Et observat ad postes hostù' met'. Beato...' chi sta osservando Maria
Santissima, il suo modo di comportarsi, il suo modo di parlare, per
imparare, per imitarla... Oh! non limitiamoci solo a pregarla, ma stu-
diamoci d'imitarla nelle sue eccelse virtù, nella sua umiltà, nella ca-
rità... >>.
<< I religiosi - diceva Don Rua - debbono più d'ogni al-
tro aver fiducia in Maria. Se è vero, com'è verissimo, che Ella
ama tutti gli uomini con tale affetto che non vi è, nè vi può
essere, dopo Dio, chi la eguagli, pensiamo con quanto affetto
amerà i relz''giosi, che hanno consacrato sostanze, libertà, la
vi.ta stessa, al servz·zz.o dt' Di'o.I... ».
Le feste titolari del Santuario nel 1892 assunsero mag-
gior solennità per la ricorrenza del IV Centenario della sco-
perta dell'America. << Colombo a Genova, Don Bosco a To-
rino, dava la Divina Provvidenza; Genova la città di Maria
Santissima; Torino, la città, ove presso al Santuario della
Consolata è sorto come per incanto quello di Maria Ausi-
liatrice. Colombo, figlio di w artigiano, scopre l'America;
Don Bosco, figlio di contaçlini, la cristianizza, la rigenera,
l'incivilisce,,..fin nelle lande più deserte>>. Per queste ragioni,
rilevate da -un foglio cittadino1 era conveniente si rendessero

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588
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
speciali ringraziamenti a Dio e a Maria Santissima; e il 24
maggio fu un imponentissimo spettacolo di fede a tutte le
sacre funzioni, specie a quelle pontificate dal nuovo Arci-
vescovo Mons. Davide dei Conti Riccardi, coronate da uno
splendido discorso di Mons. Manacorda: << Maria Ausilia-
trice fu con Don Bosco nella fondazione e nello sviluppo
prodigioso delle Opere Salesiane; fu la sua ispiratrice in ogni
impresa; l'Ausiliatrice celeste, che conduce i suoi figli sino
agli ultimi confini della terra; l'Ausiliatrice potente, che
veglia e veglierà sopra le Opere Salesiane e le farà crescere
ognora, a servizio della Chiesa, a salvezza delle anime, a bene
dell'umanità>>.
Ed una prova, chiara ed impressionante, della prote-
zione della Vergine all'Opera Salesiana, era il Successore
dato a Don Bosco. Tanta era la stima che godeva, che tutti
in quei giorni, volevano avvicinarlo, udirne una parola, averne
la benedizione.
<< Ricordo molto bene, che, nel r892, io - dichiara il
prof. Giuseppe De Magistris - fui colpito da insulto apo-
plettico. Era il giorno 29 maggio. La cosa fu tanto seria, che
i dottori presenti non lasciavano la minima speranza che rin-
venissi. Fu chiamato subito Don Rua, che venne con grande
premura. Io non vidi e non udii niente, atteso il mio stato.
Seppi poi dai presenti che il Servo· di Dio mi pose le mani sul
capo, e disse: - Non temete! non morrà! abbiate fede, come
l'ho io. - E poi volgendosi a me, soggiunse: - Guarirai, e
verrai ancora a pranzo da me. ~ Io ritengo come profezia
la predizione della mia guarigione; e tale è pure l'impressione
della mia famiglia, perchè il Servo di Dio pronunciò le pa-
role non morrà! con tale accento di sicurezza, da infondere
coraggio ai familiari, mentre pochi minuti prima dottori
primari di Torino avevano disgraziatamente pronunziato che
non sarei più guarito >>. Tanto ci ripeteva il prof. De Ma-
gistris, pieno di ammirazione devota, nel r930!
La venerazione che riscuoteva il Servo di Dio apparve
nuovamente nelle sere del 23 e 24 giugno, particolarmente
con- dirette, com'egli diceva,\\ alla festiva commemorazione del
nostro caro Don Bosco. << Studiamoci. - insisteva - di

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VIII - Sempre avanti!
servare sempre viva la memoria dell'amatissimo Padre prati-
candone i salutari insegnamenti. Stimiamoci fortunati di es-
sere suoi figli, ma in pari tempo sia nostra cara premura di
portare degnamente tale titolo, non solo in collegio, ma dovunque
ci troviamo >>.
Tra i componimenti ed indirizzi che gli furono declamati,
impressionò un dialogo, col quale i giovani dell'Oratorio
festivo, la maggior parte figli di .operai, gli presentavano il
loro obolo, << la moneta dell'operaio>>,. ottanta lire, affinchè,
senz'indugio, ordinasse che si mettesse mano all'erezione
già vagheggiata del nuovo Oratorio, essendo, l'attuale, insuf-
ficiente al numero dei giovinetti che vi accorrevano. E Don
Rua al termine dell'adunanza, nell'affettuoso discorso di rin-
graziamento, ebbe parole di bontà per il gesto di quei giovi-
netti; e disse che consegnava alla Divina Provvidenza quelle
ottanta lire, perchè, mediante il concorso di santi benefat-
tori, si moltiplicassero sino ad ottanta mila!
Quanti si trovarono presenti alle due serate, e v'erano
illustri patrizi, professori, consiglieri comunali ed altri per-
sonaggi, ne partirono con maggior ammirazione per la santa
memoria di Don Bosco e con più sentito affetto per Don
Rua, sempre più convinti, che nelle Opere Salesiane è chiaro
l'intervento della Divina Provvidenza.
Senza dubbio, e spesso, i bisogni si facevano urgentis-
simi; e la fede del Servo di Dio affrettava i prodigi.
Durante gli Esercizi spirituali del 1892, un giorno, verso
le I 1, il eh.. Luigi Giaccardi fu mandato da Don Michele
Vota e dal chierico Vignolo da Valsalice all'Oratorio, in gran
fretta, con una lettera per Don Rua, nella quale si chiede-
vano << tremila lire per pagare il panattiere che ci minacciava
cose disgustanti, se alle 12 non lo si pagava; e non c'era pane
in casa. Portai la lettera al sig. Don Rua, il quale l'apri -
scrive Don Giaccardi - e subito guardò nello scrigno, e
non trovò che dieci lire. Mi mandò dal sig. Don Belmonte,
il quale pure non aveva che 10 lire. Ritornai dal signor Don
Rua, e allora egli mi mandò in chiesa a dire tre Ave Maria,
che recitai assai in .fretta, chè l'ora era tarda, cioè main-
cava poco all~.dodici. Ritornai e, proprio sulla soglia dell'us~io,

61.8 Page 608

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590
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
incontrai un signore alto, vestito di nero, e col cilindro in
testa. Dietro a lui veniya Don Rua, il quale aveva una let-
tera in mano, e me la consegnò dicendo: --: Quel signore,
lo vedi? (non vuole che si faccia il nome), mi portò questa
busta, nella quale vi sono tremila lire. Pòrtale a Don Vota!
- Volai a Valsalice, contentissimo... >>.
Di quell'anno si tennero i Capitoli Generali dei Salesiani
e delle Figlie di Maria Ausiliatrice: quello delle Figlie di
Maria Ausiliatrice nella seconda metà di agosto, ìn Nizza
Monferrato; quello dei Salesiani alla fine del mese e nella
prima settimana di settembre in Valsalice. E il Servo di Dio
prese parte attivissima· all'uno e all'altro.
A Nizza - dice la cronaca - alla prima adunanza, tenu-
tasi il 16 agosto, << rivolse alcune parole, rallegrandosi del
grande aumento di case, segno del bene che si va facendo;
ricordò il Capitolo Generale tenutosi nel 1886, e si commosse
rammentando due personaggi così cari al suo cuore: Don
Bosco, e Don Bonetti >>, che era stato suo vicario nella dire-
zione generale dell'Istituto.
Il 17 ricordò i consigli che il Fondatore aveva scritti nel
quaderno delle ultime sue Memorie per il buon andamento
dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e << raccomandò
la rettitudine nel dare il voto per l'elezione delle superiore
maggiori >>.
Il 18 e il 19 assistè alle singole adunawe; << raccomandò
alle direttrici di adoperarsi per rendere felici 1k suore della
propria casa, di bandire le parzialità, e di fare il possibile
perchè le novizie restino nel noviziato.
>> Passò poi a raccomandare di servirsi dei regali che si
ricevono, specie se stuzzicanti la gola, per farne dono ai be- ·
nefattori, con prudenza e delicatezza. Cosi faceva Don Bosco,
e cosi aumentava il numero dei benefattori.
>> E concluse: - Ringraziamo il Signore di averci qui ra-
dunati e di aver concesso un felice esito al Capitolo Gene-
rale. Ohi sì, ringraziam;o ed amiamo il Signore che ci vuol
tanto bene>>; e si fermava a dimostrare che se Iddio vuol
bene a tutti, i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice
hanno molte prove di una particolarissima benevolenza ce-

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VIII - Sempre avanti!
591
leste. << Ji'acciamolo dunque amare il Signore; dimostriamogli
la nostra riconoscenza coll'osservanza della Santa Regola, che
è stata data dalla Madonna a Don Bosco, .e da Don Basco a
noi, e quindi è un dono del cielo>>.
Alla fine del mese si portava a Valsalice. Già in marzo, e
precisamente il giorno di S. Giuseppe, mentre si trovava in
visita alle Case di Francia, da Torino aveva fatto spedire
alle case una circolare, per annunziare che nel prossimo
settembre si sarebbe adunato in Valsalice il VI Capitolo Ge-
nerale della Società, e in essa nuovamente rilevava:
<< Come avete potuto vedere la nostra Pia Società, bene-
detta da Dio, ha in questo spazio di tempo allargato il campo
delle sue operazioni, e penetrò in terre finora ad essa non
conosciute, ed inesplorate. Ma non bisogna che noi dimenti-
chiamo che l'avversario d'ogni bene vigila sempre e non de-
siste dalle maligne sue imprese anche a danno nostro. Sorge
quindi naturalmente in noi la necessità di tener viva la no-
stra fede per rendere inutili i suoi malvagi intenti, e prov-
vedere al nostro progresso, assicurando cosi ogni giorno più
la nostra santificazione>>. Quindi il pensiero di tutti dev'es-
ser. un solo: << Tutti dobbiamo preoccuparci di ciò che volle af-
fidarci Don Bosco, se vogliamo sempre esser chiamati di Lui
figli e discepoli>>.
E il Capitolo si svolse dal 29 agosto al 6 settembre, ed
unico e continuo studio delle dodici adunanze fu quanto
poteva tornare a vantaggio della Società << pel suo consoli-
damento e sviluppo progressivo >>, e << per il profitto sp-i'rituale e
scientifico dei suoi membri ».
· Nella prima riunione Don Rua tornò a segnalare lo svi-
luppo dell'Opera Salesiana. << Si constatò infatti, coi cata-
loghi alla mano, che i membri di. essa, dal 1886 al 1892, in
un sessennio, furono più che duplicati, come più che dupli-
cate furono le case loro affidate e le opere da loro intraprese.
Col che si viene a scorgere .come si verificarono le parole
del nostro amato Padre, _allorquando discorrendo nel di-
cembre 1887, cioè. pochi:giorni prima di porsi a letto per
l'ultima vG>lta, diceva a certi :cooperatori che da lontano eran
venuti a. fàr.gli . Yisita: -· Pregate affinchè io possa fare una

61.10 Page 610

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. 592
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
buona morte, perchè andando in Paradiso io potro fare molto
di più pe' miei figli e pei poveri giovani, di quel che io possa
fare qui in terra!>>.
E sempre col pensiero a Don Bosco, al principio d'ogni
seduta, prima che s'intraprendessero i lavori, volle leggere
e commentare qualche pagina dei ricordi confidenziali, la-
sciati dal Fondatore nell'ultimo quaderno delle sue Memorie,
ascoltato con affettuoso entusiasmo.
Nel dar poi conto alle case dell'esito dei Capitoli e della
compiuta elezione dei nuovi membri del Consiglio Superiore
- tra gli altri di· Don Paolo Albera, a direttore spirituale
della Società, che doveva succedere al Servo di Dio, come
III Rettor Maggiore - comunicava anche ai Salesiani,
come alle Figlie di Maria Ausiliatrice, che << dopo oltre un
anno di aspettazione e di preghiere>>, aveva << giudicato con-
veniente nel Signore >> di affidare l'ufficio di suo Vicario Ge-
nerale per l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice al
Sac. Giovanni Marenco, già ispettore delle Case Salesiane
della Liguria >>.
..·
E chiudeva la circolare con affettuosissime parole:
<< Mi rimarrebbe un ben gradito dovere a compiere, quello
cioè di rispondere particolarmente · alle tante care lettere
che ricevetti nel corso di quest'anno, specialmente nell'oc-
casione della festa di S. Francesco di Sales, di Pasqua, del-
l'Apparizione di S. Michele al1'8 maggio, di S. Giovanni
Battista, e di S. Michele Arcangelo il 29 settembreJMa mi è
impossibile, come ben lo potete comprendere. Leggo vo-
lentieri queste lettere, specialmente se non sono troppo pro-
lisse, ma poi con mio rincrescimento non trovo il tempo
per rispondere a ciascuna. Per buona ventura scorgo che in
tali lettere di augurio non trattasi quasi mai di affari a cui si
richieda di necessità risposta, e così resta alleviata la mia pena
di non potervi riscontrare almeno con qualche biglietto. Ora
però mi valgo della presente per ringraziarvi tutti colletti-
vamente, assicurandovi che1vi sono ben riconoscente delle
testimonianze di affetto e delle proteste d'obbedienza e di
attaccamento alla nostra Pia Società di S. Franceseo di Sa-
les. Dal canto miervi. accerto che tutti vi amo grandemente nel

62 Pages 611-620

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62.1 Page 611

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VIII - Sempre avanti!
593
Signore, desidero di tutto cuore la vostra eterna salvezza è
tutte le grazie spirituali e temporali che possono contribuire al
conseguimento della medesima; ed a tal fine ogni giorno tutti
vi raccomando al Signore ed alla SS. Vergine, Aiuto di tutti
i Cristiani e particolarmente, ben possz'amo dz'rlo, Aiuto nostro,
nostro sostegno, nostro conforto>>.
La Santa Vergine mostrava ognora, in modo evidente,
che vegliava sul suo Servo e sull'Opera Salesiana. Attesta
Suor Ottavia Clerici:
<< L'apno 1892, nel mese di settembre, il giorno dopo la
festa dell'Addolorata, accompagnai a Valsalice mia cugina
con altre suore per vedere la tomba di Don Bosco. Era
ancor ragazzetta, e là vidi per la prima volta il veneratissimo
Don Rua. Mia cugina mi presentò ad ossequiarlo, parlan-
dogli sotto voce. 11 venerato Superiore mi regalò una meda-
glia; e, mettendomela al collo, disse: -. Non solo si farà
suora, ma andrà all'estero, e farà del gran bene. - lo dissi
tra me: - No, no, io non mi faccio suora, perchè non posso
star lontana dai miei genitori. - Ed invece entrai tra le Fi-
glie di Maria Ausiliatrice; nel 1906 feci la Santa Professione;
e il 6 gennaio 1907 partiva da Roma alla volta dell'Albania,
ed ho lavorato, a Scutari, circa dieci anni. Come si vede, il
venerato Don Rua fu profeta.
>> Un'altra volta, una mia zia mi condusse a vedere la
bella chiesa di Maria Ausiliatrice e le cam_ere di Don Bosco;
poi, dovendo consegnare un'offerta di un'insigne benefat-
trice, m'introdusse in un uffizietto, dove rividi il reverendo
sacerdote che mi aveva regalato la medaglia, e restai stupita
della sua bontà e riconoscenza per l'offerta ricevuta. - Prima
di questa sera, disse, questi denari saranno a posto, cioè ser-
viranno a pagare la nota del pane e dell'olio ... >>.
Le benedizioni del cielo erano ancor più visibili nell'in-
cremento dell'Opera. In ottobre il Servo di Dio scriveva ad
un missionario in America:
<< 11 giorno due corrente, festa del Santo Rosario, fu giorno
memorabile per noi. A Valsalice ebbe luogo la professione
di 112 salesiani, cosa mai avvenuta in passato>>.
Il 19 dava l'addio a- un nuovo drappello di missionari desti-
3s - Vita del Servo di Dio Michele Rua. Vol. I.

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594
1V - Successore di Don Eosco. - Primo periodo
nati alla prima fondazione nel Messico, compiendo la ceri-
monia nella cappella attigua alla stanza, dalla quale Don
Bosco volò al paradiso. In omaggio al Vicario di Gesù Cristo,
che Don Bosco considerò ·<< sempre come il faro che doveva
guidare i suoi passi>>, e << c'insegnò colla parola e col!'esempio
ad amarlo e ad accoglierne gli insegnamenti col massimo ri-
..spetto e colla più scrupolosa ubbidienza>>, aveva chiesto a
Leone XIII una benedizione per i partenti ed una commen-
datizia per l'Arcivescovo della capitale. E il Card. Rampolla,
<< ben sicuro >> che 1 nuovi missionari avrebbero dato << lumi-
nose prove di quello spirito, che il benemerito Fondatore
ha infuso nella sua Congregazione>>, insieme con una par-
ticolare Benedizione Apostolica per loro e per i cooperatori
salesiani di Messico, rimetteva a Don Rua un'affettuosissima
lettera per l'Arcivescovo Mons. Alarcos.
<< Sebbene io sia pienamente convinto che Ella si varrà
del suo potere ed influenza per sostenerli [i sacerdoti salesiani,
che vengono a prendere possesso della casa, che è stata aperta
per essi in cotesta metropoli], e proteggerli nella loro missione
e facilitare cosi ad essi il conseguimento del nobile scopo,
per cui abbandonano la patria e si recano in coteste lontane
regioni, con tutto ciò non ho voluto mancare di munirli
di questa mia Commendatizia, onde Ella sappia che in tal
modo farà cosa graditissima al Santo Padre ed a me. Impe-
rocchè questi benemeriti figli di Don Bosco meritano tutto
l'appoggio della Santa Sede pel bene che fanno spiritualmente
ed anche materialme1ite, in particolar modo con pducare la
gioventù alle lettere ed alle arti, e col prestarsi a sdddisfare ai
bisogni dei fedeli nelle loro svariate forme>>.
Pochi giorni dopo, il 30 ottobre, festa del Santissimo
Redentore, il Servo di Dio, col pensiero rivolto ai bisogni
sempre crescenti delle Missioni ed alle domande di nuove
fondazioni, raccomandava ai Cooperatori un'altra imminente
e numerosa spedizione di missionari, anche per l'America
Settentrionale:
<< Lo sviluppo che prendono le nostre Missioni è tale,
che ci muove a ringraziate il Signore con tutta l'anima e
nello stesso tempo a non lasciare intentato alcun mezzo per

62.3 Page 613

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VIII - Sempre avanti!
595
aiutarle. La Colombia, l'Equatore, il Perù, il Brasile, l'Uru-
guay, il Chili, la Repubblica Argentina, la Patagonia, la
Terra del Fuoéo, chiedono, a gran voce, rinforzo d'uomini
e di denaro per proseguire le opere con tanta fatica intraprese
ed estendere la nostra sfera d'azione... D'altra parte, molti
Salesiani mi chiedono di poter dividere ·coi loro compagni
già missionari le fatiche, i disagi, i pericoli, per conquistar
anime a Gesù Cristo. Ed io vorrei ben accondiscendere a
tutte queste generose domande, ma m'inpensierisce la spesa
in questi tempi, che da tutti si lamentano critici e fortunosi.
» Tuttavia .non vi devo tacere che mi sento in cuore una
gran fiducia nella Divina Provvidenza, la quale aiutò sempre
Don Bosco e il suo povèro successore in tutte le imprese
dirette a far conoscere il nome di Gesù Cristo, nostro Sal-
vatore e nostro Dio, a dilatarne il ·paterno Regno su questa
terra, a raccogliere ed educare· 1a. porzione del suo gregge
più cara al suo Cuore divino, la gioventù, e specialmente la
più povera ed abbandonata, a salvare anime, a glorificare
il Signore >>.
Fin dall'agosto eran tornati dall'America e giunti all'Ora-
torio Mons. Cagliero, Don Milanesio e Don Beauvoir, in-
sieme con alcuni indii della Patagonia e della Terra del Fuoco,
e due Figlie di Maria Ausiliatrice con due piccole indigene
della Patagonia; e la loro presenza aveva reso più bella la
chiusura dell'anno scolastico. Il Servo di Dio fu visto con
gli occhi scintillanti nel rivedere quei cari confratelli e nel-
l'ammirare un saggio dell'apostolica loro carità.
Aveva già combinato con il Comitato Direttivo dell'Espo-
sizione delle Missioni Cattoliche Americane, che si teneva
a Genova, che i nostri vi avrebbero preso parte con una
raccolta di oggetti relativi ai costumi ed alla vìta degli indi-
geni da loro evangelizzati ed alcuni tipi viventi degli evange-
lizzati nella Patagonia e della Terra del Fuoco; e il << Villaggio
Fueghino >> fu una vera attrattiva per la bella Esposizione.
Il I 5 novembre i cari indigeni, quattro fueghini, il pata-
gone Santiago Melipan, cugino del Cacico Yanchuque, e
le due fanciulle della stessa razza, ebbero l'onore d'essere
presentati da Mons. Cagliero al Santo Padre Leone XIII,

62.4 Page 614

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596
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
cui il giovane patagone lesse un affettuoso indirizzo. Il Papa
l'ascoltò con attenzio~e e commozione profonda; e, rivolgendo
loro la parola, rilevava il grande benefizio che avevano ri-
cevuto dal Signore che aveva loro comunicato la luce della
fede, e << i Salesiani - diceva -· sono stati per voi gli strumenti
della Provvidenza, e voi dovete tenerli in luogo di padri dopo
Dio. Voi dovete essere altrettanti apostoli per attirare gli altri>>.
E rivolgendosi ai fueghini, soggiungeva: << Il fuoco, che dà
il nome alla vostra terra, deve cambiarsi in fuoco il,'amor di
Dio, che accenda i vostri cuori>>. E ai missionari : << Se l'aver
salvata un'anima dà quasi la certezza dell'eterna salute, che
farà il Signore per voi che salvate tante anime? Fin d'ora io
Lo veggo intrecciare per voi la corona dell'eternità>>.
A Valdocco la loro presenza tornò nuovamente carissima
il 6 dicembre, alla cerimonia d'addio al nuovo· drappello di
missionari, prima della quale l'Arcivescovo Mons. Riccardi
amministrò il battesimo al catecumeno Daniele Alacaluf.
E il Servo di Dio, mentre ne ringraziava il Signore, ne
dava notizia ai lontani, anche nell'ordinaria corrispondenza.
Scriveva a Don Costamagna:
<< Abbiamo compiuto il 6 corr. la spedizione di circa 60 tra
Salesiani e Suore, parte per l'Equatore, parte pel Messico,
parte per la Colombia, parte pel Brasile, e parte per la Terra
del Fuoco e Chili: e ti assicuro che tutte queste spedizioni,
sebbene in parte rimborsate, ci riuscirono molto gravose. Ora
verranno le rimanenti.
f
>> Dobbiamo però consolarci per altri titoli; per esempio
il numero di circa 250 nuovi chierici e di circa un centinaio
di nuovi ascritti artigiani, l'avvenimento d'aver potuto final-
mente occupare il Chubut, l'esser riusciti ad acquistare unir
casa assai bella in contiguità della Chiesa degli Italiani in
Buenos Ayres, l'edifizio pel noviziato presso la Boca in Bue-
nos Ayres, sono grazie speciali con cui il Signore consola i
poveri Salesiani e di cui dobbiamo rendergli le più vive
grazie.
,
>> Altra consolazione per noi è pure il moltiplicarsi ma-
raviglioso degli Oratori festivi ed il concorso straordinario
di giovani ai medesimi... >>.

62.5 Page 615

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VIII - Sempre avanti!
597
Come faceva fronte a tante spese? Con la fede nella Di-
vina Provvidenza. Quanto fosse grande nell'anima sua lo
dice egli stesso in un'altra lettera, che inviava poco dopo
a Don Costamagna:
<< Mille grazie a te e. a tutti i tuoi degli auguri ricevuti
oggi... Io ve li ricambio ex corde e centuplicati, e soprattutto
pregherò Gesù Bambino a comunicare a tutti voi (radunati
agli esercizi circa l'arrivo di questa .mia) alcune scintille al-
meno di quel Sacro Fuoco, che Egli è venuto a portare sulla
terra e che vuole si accenda in tutti i cuori. Così pure lo pre-
gherò che conservi fra tutti voi la pace, la carità fraterna in
modo da divenire e poter dire: spectaculi f acti sumus Angelis
egturh1.o. minibus. Vi servano di strenna i miei cordialissimi au- ,,__
>> Ci hai mandato poc'anzi notizie alquanto sconfortanti...
ma poi ci hai consolati con due notizie molto care e gradite:
l'acquisto della casa attigua a Mater Misericordiae e la spedi-
zione al Chubut. Deo gratias! Si vede che il Signore vi vuol
bene e vi sostiene, e che la Madonna vi protegge e S. Fran-
cesco di Sales e Don Bosco in paradiso non dormono sulla
sorte dell'amata loro Società. E vero che vi sono i debiti da
pagare; ma per questo niente paura; il vapore, come tu mi scrivi,
fa la sua strada facendo puff (r). Speriamo che anche noi fa-
remo altrettanto [cioè che facendo pufj, faremo strada]. Tut-
, tavia se potete arrestarvi un poco e prendere un po' di re-
spiro, andrà pur bene.
>> Io avrei tante cose da raccontarti, ma spero che vedrete
tutto l'essenziale sul Bollettino; a te dirò solo, in confidenza,
CHE SONO ANCH'IO SPIANTATO E CARICO DI DEBITI COME IL
FAMOSO CRISPINO. Ma spero che la nostra TESORIERA non verrà
meno nella riputazione acquistatasi; del resto sarei costretto
a fuggire anch'io in America!>>.
Già da qualche anno i missionari salesiani venivano in-
sistendo presso il Servo di Dio, perchè andasse a far loro
una visita. Fin dal r890 Don Gamba gli scriveva dall'Uru-
guay:
(1) Puff in piemontese significa debiti.

62.6 Page 616

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598
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
<< Abbiamo letto qualche cosa della visita fatta dalla Pa-
ternità V. Rev.ma alle case nostre di Francia; e pare che il
Signore sia colla P. V., come era con Don Bosco. Quanto ce
ne rallegriamo! E possiamo noi nutrire un po' di speranza
che, un giorno o l'altro, l'avremo tra di noi? Faccia quanto può
per venire... >>. E Don Rua rispondeva: << Se Dio vuole, non·
mi rifiuterò... >>.
Nel 1892 Don Costamagna. insisteva: << Senta qui, ma
bene; in tutte le case dove passai, espressi un progetto, ap-
provato da Mons. Cagliero, e· tutti l'approvarono con entu-
siasmo, e fanno violenza al cuore di V. R .... >>.
E Don Rua: << M'inviti a venir in America; quanto vo-
lentieri ci verrei; ma... vi è il mal Tuttavia, se non vengo io,
procurerò mandarvi tra non molto qualche bravo visitatore.
Pregate, e tutto si aggiusterà>>.
,

62.7 Page 617

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IX - << Da mihi animasi >>
599
IX
DA MIHI ANIMAS ...!
1893.
<i Anime!... >>. - I bisogni delle Missioni. - Per il compimento della chiesa
di Londra prende S. Giuseppe a mediatore. - La prima Lettera
edificante ai Salesiani. - Si avvia a Roma. - Omaggio a Leone XIII
nel suo Giubileo Episcopale. - Il Vicariato di Mendez e Gualaquiza,
e il secondo Vescovo salesiano. - Udienza Pontificia. - << Ricorrete
a Don Bosco!>>. - Nuova partenza di missi'onari. - Morte del Servo
di Dio Don Augusto Czartoryski. - Il XXV del Santuario di Mart'a
Ausiliatrice. - << Non ista, sed illa! >>. - Una benedizione a un malato
lontano. - A Rivalta. - Elogio ·dell'<< Eco d'Italia>>. - Dettagliata espo-
sizione inoltrata al Santo Padre sullo stato dell'Opera Salesiana.
- Durante gli e-s1trcizi spirituali, - I Congresso dai direttori diocesani
e dei decurioni dei Cooperatori. - Preziosissimo Autografo del Santo
Padre. - Un testo unico per l'insegn{l,mento del Catechismo nelle
.case salesiane. - Va a Londra per la consacrazione dellq, Chiesa
del S. Cuore. - Visita Anversa, Bruxelles, Namur, Liegi, Lilla,
Parigi', Dinan, Gt'ungamp, St-Brieuc, Rennes. - Un altro saggio
delle osservazioni che faceva nelle visite alle case. - L'addio a 60
nuovi missionari. - Zelo costante per le nuove vocazioni: le voleva
coltivate in ogrii istituto, anche nelle terre di missione, e voleva sa-
pere il numero che annualmente ne dava ogni ispettoria, ogni casa.
- Promuovere nuove vocazioni, ecclesiastiche e religiose, era la rac-
comandazione che ripeteva a tutti i confratelli, in mille modi e in
ogni circostanza, perchè la riteneva l'impresa più utile e santa che
puo compiere il Salesiano.
(( DA MIHI ANIMAS, COETERA TOLLE! >>: ecco l'ideale di Don
Bosco e di Don Rua. << Un giorno, - narrava qlJ.esti ai Coope-

62.8 Page 618

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600
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
ratori Salesiani, il 1° gennaio 1893 - il nostro buon Padre
Don Bosco trattenevasi con uno de' suoi più zelanti Coopera-
tori di varie fondazioni che aveva in mente di fare. Costui
credette bene di esortar Don Bosco a rassodare le sue opere
già cominciate e non intraprenderne più delle nuove. - Si,
consento ad arrestarmi, disse Don Bosco, ma ad una condizione.
- E quale sarebbe? ripigliò l'altro. - Alla condizione che il
demonio si fermi anche lui. Ma come egli non cessa di lavorare
alla rovina delle anime, non cesserò neppur io di salvarle. -
lo pure desidero [aggiungeva Don Rua] di strappare dèlle
anime alle unghie del demonio; ed è perciò, che, facendo asse-
gnamento sulla vostra carità, vorrei dirigere tutti i miei pensieri
ed i miei sforzi ad alcune opere, di cui voi conoscerete facil-
mente l'importanza>>.
E additava i bisogni delle Missioni e i lavori della Chiesa
del Sacro Cuore di Gesù a Londra.
·
I bisogni delle Missioni << sono immensi>>, e << i missionari
J non indietreggiano quando si deve fare il sacrifizio delle comodità
e della vita stessa; ma se non hanno mezzi pecuniarii pel ser-
vizio divino, pei loro viaggi, pel vitto, e per provvedere il ne-
cessario ai loro neofiti, sono obbligati ad arrestare i loro passi;
e, col massimo dolore, vedono sparire in un istante il frutto dei
loro sacrifizi >>.
Urgeva anche condurre a termine la chiesa di Londra,
perchè << se per mancanza di mezzi questi lavori tirassero
per le lunghe, questo sarebbe forse ben funesto a tante anime>>.
E, con lettere private, in prossimità del
tornava ad insistere presso i principali
mbeesneefdaittoSr1i:Giuseppe,
<< Sono lieto di annunziarle, che la chiesa parrocchiale che da noi
si sta costruendo in Londra, ad onore del Sacro Cuore di Gesù, rin-
graziando il Signore, trovasi a buon punto. Sono terminati i muri
maestri; e confido che presto sarà coperta. Cosi, non vi sarà più da
lavorare che nell'interno, e questo mi porge speranza, che, prima del
termine dell'anno corrente, si potrà inaugurare al Divin Culto, se
per mancanza di mezzi non saremo obbligati a sospendere o a rallen-
tare i lavori. Qual consolazione sarà per i Cooperatori Salesiani l'aver
potuto contribuire ad innalzare al Cuore Sacratissimo di Gesù un
tempio, proprio nella città dt Londra, nella sede principale del Pro-
testantesimo! e di quanta utilità non dovrà riuscire alla popolazione

62.9 Page 619

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IX - << Da mihi animasi>>
601
di quella parrocchia, composta di tante migliaia, di anime, di cui però
ancor solo duemila sono i cattolici! Anzi di quanto vantaggio non
potrà tornare a tutta quella Nazione l'incremento della divozione a
questo Cuore adorabile! Mi diceva poc'anzi un protestante, di re-
cente convertito alla nostra Santa Religione:
>> - Che bell'opera avete voi i'ntrapresa! È il Cuore dolcissimo di Gesù,
che deve trarre a se tutti i cuori, e finire di convertire l'Inghilterra!
>> Ma i debiti, che vi sono ancora a pagare pei lavori già eseguiti
e le spese che rimangono a farsi, quasi mi sgomentano; e, ormai,
non so più come fare a proseguire l'impresa.
>> L'avvicinarsi del mese di S. Giuseppe ravviva la mia fiducia.
Questo gran Santo, Patrono della Chiesa Universale, che dopo la V er-
gine Santi'ssùna, amò ed ama con ·maggior affetto il Cuore del suo Figlio
putativo Gesù, saprà, lo spero, togliermi d'imbaraz.zo, e provvedere
quanto ancor manca al compimento del Suo tempio.
>> Mando pertanto il caro Santo [ed univa un'immagine di San Giu-
seppe] presso alcuni dei nostri più distinti Benefattori, a perorare
la Causa del Cuore di Gesù. Egli stesso presenta una nota di lavori
che rimangono da pagarsi o da compiersi. Scelga la S. V. quello che
le parrà più adatto; e S. Giuseppe terrà gran conto di quanto Ella
farà in ossequio del Cuore di Gesù.
>> Da questo Cuore, sorgente di ogni grazia, implorerà sopra la S. V.
e su tutti i suoi cari l'abbondanza delle celesti benedizioni nel corso
della vita, e verrà Egli stesso ad assisterla nel punto estremo, per alle-
nirle i dolori e gli affanni dell'ultima infermità, ed accogliere l'anima sua
per portarla in seno a Dio>>.
E San Giuseppe, come si vedrà, ascoltava i fervidi voti.
Ma un doloroso annunzio giungeva di quei giorni al Servo di
·Dio.Un suo compagno dei primi anni dell'Oratorio, che aveva
raggiunto il sacerdozio alcuni mesi prima di lui, Don Angelo
Savio, nel salire a Quito, moriva in una capanna alle falde
del Chimborazo, il 17 gennaio. La notizia si diffuse in un
baleno in tutta la Società, rammentando, in modo assai im-
pressionante, la brevità della vita e il dovere di star prepar~ti
al giorno estremo.
Ed egli, sempre intento, con l'esempio e con la parola,
a spingere per la via della perfezione i confratelli, per la
festa di S. Francesco di Sales inviava loro una prima lettera
edificante.
Fin dal II Capitolo Generale, tenutosi nel 1880, erasi
stabilito che di quando in quando si sarebbero mandate,

62.10 Page 620

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J.',"
602
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
a tutte le case, lettere familiari, che servissero << di sprone
a _lavorar alla maggior gloria di Dio >> e potessero << giovare
a mantener vivo nei. cuori il fuoco della cristiana pietà>>.
Sino a quell'anno molte notizie, che avrebbero potuto esser
tema· di tali lettere, si pubblicarono nel Bollettino Salesiano;
ma << questa pubblicazione, - notava Don Rua - che può
bastare per tenerci uniti coi nostri benemeriti ~ooperatori,
ormai non può più essere l'organo delle intime relazioni,
che devono esistere tra i membri della nostra pia Società.
Si è per questo che io, a norma delle sovraindicate delibera-
zioni e ad imitazione d'altre famiglie religiose, vi indiriz-
zerò a quando a quando qualche lettera edificante, cui vi
raccomando di leggere... allorchè tutta la comunità si trova
riunita. A queste letture i nostri cari confratelli si rallegre-
ranno, spero, del bene che si è fatto; ringrazieranno la Di-
vina Provvidenza d'aver voluto servirsi dell'umile nostra
Società come di strumento per compierlo; e animati gli uni
dall'esempio degli altri prenderemo tutti maggior coraggio
a progredire nella virtù, e col soccorso della divina grazia a
procurare la gloria di Dio e adoprarci con tutte le forze alla
salvezza delle anime >>.
E, con semplice ed efficace parola, illustrava l'apostolato
che i Salesiani, in conformità dello spirito del Fondatore,
devono compiere con i catechismi e gli Oratori festivi.
Poco dopo (1° marzo) richiamava la cura e la vigilanza
dei direttori alla buona riuscita del breve cprso di Esercizi
spirituali, che si suol fare nelle case salesiane' durante l'anno
scolastico. << Il Signore sta per concedere ai giovani della tua
casa una grazia segnalata>>; << conosco lo zelo con cui tu lavori
alla salute dei giovinetti alle tue cure affidati>>; << tuttavia ho
pensato di richiamar alla tua memoria alcune norme, che, messe
in pratica, ne renderanno i frutti più abbondanti>>.
E dava preziosi consigli. Accennava, in primo luogo, alla
convenienza di preparare gli alunni, ed anche i superiori, al
sacro ritiro:
·
<< Egli è anzi tutto :n'ecessario d'ispirare ai tuoi allievi la più alta
stima degli Esercizi spirituali, che sono veramente Tempus accepta-
hile... dies salutis (S. PAOLO, Il Cor., VI, 2),'
·

63 Pages 621-630

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63.1 Page 621

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IX - << Da mihi animasi>>
>> L'esperienza ci insegna che essi sono più fruttuosi, quando i
giovani furono meglio preparati. Conviene perciò che tu ne parli
qualche tempo prima, specialmente nel discorsetto della sera, e che
tu faccia pregare perchè tutti profittino di questa grazia.
>> Il giorno prima dell'apertura mi sarebbe caro che tu facessi
una conferenza ai confratelli, per dir loro che il risultato degli eser-
cizi dipende in gran parte da loro. Esòrtali perciò a non mancare
ad alcuna pratica di piet?t, a sorvegliare con zelo i giovani, special-
mente i più dissipati, a raccomandare dappertutto il raccoglimento
ed il silenzio, e raccontare qualche. esempio edificante durante le
ricreazione >>.
Altre semplici e preziose .raccomandazioni erano rivolte
ai predicatori:
<< I predicatori siano ben persuasi che non possono far nulla da
sè; ricorra;no quindi con fervorosa preghiera al Padre dei lumi, per
ottenere il favore di far un po' di bene alle anime e di essere meno
indegni strumenti delle misericordie del Signore.
>> Si preparino bene le loro istruzioni e meditazioni, adattan-
dosi ai bisogni del loro uditorio.
>> Per le meditazioni si prendano per argomento, per quanto è
possibile, il fine dell'uomo, il peccato, la morte, il giudizio, l'inferno,
la parabola del figliuol prodigo o simili.
>> Per le istruzioni non è mia intenzione di fissare gli argomenti,
ma sembra ottima cosa che si abbia di mira di rassodare i giovani
nella fede, d'inculcare una soda pietà, d'ispirar loro orrore pel vizio
impuro e pel rispetto umano, e d'insegnar loro ad accostarsi ai
Ss. Sacramenti colle debite disposizioni.
· >> In tal modo, anche usciti dalle nostre case, non si allontaneranno
dal sentiero della virtù, per cui noi cercammo d'incamminarli.
>> Secondo il const''glio di Don Bosco si parli della vocazt'one, facendo
vedere che a ciascuno è tracciata la strada per cui arrivare al cielo, e
che quindi ciascuno colla preghiera e colla riflessione deve sforzarsi di
conoscerla>>.
A cotesti saggi consigli, nella lettera mensile capitolare
aggiungeva << una calda esortazione, ai direttori e confessori
·ordinari, di astenersi durante gli esercizi dal confessare i
giovani, per dare cosi, a chi ne avesse bisogno, tutta la li-
bertà di aggiustar bene le partite dell'anima sua>>.
Il 23 febbraio partiva per S. Pier d'Arena, e il 24 prose-
guiva per la Spezia, celebrando in quelle case la messa della

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604
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
comunità con devoto fervorino, tenendo conferenze ai con-
fratelli e agli alunni delle classi superiori, e ricevendo questi
in particolari udienze.·
Il 2 5 era a Roma, per prendere parte ai festeggiamenti
del Giubileo Episcopale di Leone XIII. La Società Salesiana,
che aveva già tributato ripetuti omaggi all'immortale Pon-
tefice, non poteva rimaner estranea al giubilo dei cattolici
in quei giorni. Già Don Bosco aveva intitolata a S. Leone
la casa salesiana di Marsiglia, aperta l'anno stesso dell'ele-
zione dell'Augusto Pontefice; e Don Rua, mosso dalla stessa
devozione filiale, come aveva dato alla casa di Lorena, nel
Brasile, il nome di S. Gioachino, e a quella di Bogotà il nome
stesso di Leone XIII, ora aveva stabilito di tributargli un
altro omaggio in Roma.
Mentre con tutta l'energia del suo spirito si adoperava
per il proseguimento dei lavori dell'Ospizio del Sacro Cuore:
<< Il Giubileo Episcopale del Santo Padre, - diceva - si
avvicina a grandi passi: la Chiesa del S. Cuore fu dedicata,
secondo l'augusto intendimento dello stesso regnante Pon-
tefice, a monumento dell'immortale Pio IX che l'aveva ideata;
e perchè l'Ospizio, anche tanto caldeggiato dal S. Padre, non
verrà dichiarato monumento di devozione e di affetto della
Società Salesiana al Sommo Pontefice Leone XIII?>>.
L'idea era bella e santa, ma il tempo assai breve in ragione
dei lavori molteplici e grandiosi che rimanevano a compiersi,
tanto da tenersi per cosa materialmente imppssibile; e in- ·
vece ci si riusci.
Si ultimarono i lavori, e il 7 marzo, festa di S. Tommaso
d'Aquino, dallo stesso Pontefice dichiarato Maestro ed An-
gelo delle Scuole, il Card. Lucido Maria Parocchi, VicariQ.
e Rappresentante di Sua Santità, circondato da nove vescovi
e da molti prelati e nobili romani, impartiva solennemente
la benedizione àl grandioso Ospizio del S. Cuore, felicemente
compiuto, percorrendolo dai sotterranei all'ultimo piano·,
e vi scopriva due lapidi commemorative; la prima, nell'in-
gresso, in memoria dell'offerta dell'Ospizio a Leone XIII
nel suo Giubileo Sacerdotale; l'altra, a .ricordo imperituro
della generosa Famiglia Colle di Tolone, la quale, con le

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IX - << Da mihi animasi>>
605
sue oblazioni, aveva cooperato più di tutti alla costruzione
della Chiesa e dell'Ospizio.
'. Gli alunni coronarono la cerimonia con la lettura di al-
cuni componimenti all'Eminentissimo, nei quali gli manife-
stavano il rincrescimento di non poter aver il Papa in persona
a presiedere quella solennità, e il desiderio ch'Egli potesse
un giorno onorarli d'una sua visita. E il Cardinale amabil-
mente rispondeva: << Questo per ora è un semplice voto; e
Dio solo sa quando questo voto potrà adempirsi; voglia il
cielo che sia presto! Ma quello che vi posso accertare si è,
che il Papa, se non col corpo, si reca qui sovente con lo spi-
rito; ama voi, buoni giovani, ama la Congregazione Sale-
siana. lo poi, come suo rappresentante, sono venuto apposta
per portarvi la sua benedizione, che Egli vi impartisce con
tutto il cuore >>.
E l'immortale Leone XIII dava in quei giorni nuove
prove dell'affettuosa sua stima all'Opera di Don Bosco,
inviando a Don Rua il decreto dell'erezione del Vicariato di
Mendez e Gualaquiza nell'Equatore, che affidava alla Società
Salesiana, e nominando Vescovo titolare di· Tripoli Don Luigi
Lasagna, Ispettore delle Case Salesiane dell'Uruguay e del
Brasile ..
La consacrazione del secondo Vescovo salesiano si compi
la domenica 14 marzo nella chiesa del Sacro Cuore. Don Rua
l'attese in sacrestia, con le lagrime agli occhi e la berretta in
mano; e, come aveva fatto Don Bosco a Mons. Cagliero,
tentò di baciar l'anello al nuovo Vescovo, ma questi, getta-
tegli le braccia al collo, l'abbracciò affettuosissimamente.
Nel pomeriggio il Santo Padre accolse in udienza il ServQ
di Dio, insieme con Mons. Lasagna, Mons. Cagliero, ed
altri salesiani; e si congratulava del progresso della Pia
Società, chiedeva notizie degli alunni e dei Cooperatori, e
manifestava la più viva compiacenza per le notizie che gli
dava Don Rua.
,
Nel tornar a Torino questi fece visita al Seminario d'Or-
vieto, diretto allora da, un salesiano, e, passando per Bologna,
rientrava all'Oratorio, dove il Procuratore generale Don Ca-
gliero gli comunicava ehe tra gli alunni dell'Ospizio di Roma

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606
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
si andava diffondendo il male degli orecchioni; ed egli ri-
spondeva:
<< Passando ad Orvieto, trovai ventitrè seminaristi affetti
da orecchioni. Suggerii un triduo a Don Bosco. Lo si comin-
ciò la sera stessa, e mentre prima si teneva per fermo che tutti
gli altri sarebbero passati per quella trafila, Don Ottonello
mi scrisse che più nessuno cadde malato e gli infermi guari-
rono prontamente. L'esempio altrui valga per voi>>.
E Don Cagliero, pochi giorni dopo, annunziava che il
male era scomparso; e il Servo di Dio si rallegrava << del buon
esito del triduo a Don Bosco>>.
La sera di Pasqua, 2 aprile, si rinnovò la funzione di ad-
dio ad un gruppo di 35 missionari e Figlie di Maria Ausi-
liatrice, con a capo Mons. Lasagna, il quale, per un'ora,
con la sua parola tenne avvinto e commosse l'uditorio, che
gremiva il Santuario; e l'Arcivescovo Mons: Riccardi si di-
ceva orgoglioso di possedere nell'archidiocesi un focolare
così intenso di vocazioni e di missionari, che rendevano be-
nedetto il nome di Torino in tutto il mondo.
La mattina dell'8 aprile giungeva a Don Rua un'altra
dolorosa notizia. La sera avanti, ad Alassio, era volato al
cielo Don Augusto Czartoryski, il principe polacco, che nel
i887, dopo le più insistenti domande, aveva ottenuto d'en-:,
trare nella Società Salesiana e il 25 novembre dello stesso
anno vestiva l'abito ecclesiastico per ~no di Don Bosco nel
Santuario di Maria Ausiliatrice. Delicatissimo di salute, non
potè spiegare alcuna attività nel campo del lavoro a pro
delle anime, ma andò ognor avanzando nella virtù, preci-
samente come gli tracciava Don Rua il 22 ottob.re. i890:
<< Sento con piacere - gli scriveva - che andate ognora
migliorando [piccoli miglioramenti effimeri]. Deo gratias!
Dal canto nostro continuiamo a pregare per voi Maria Au-.
siliatrice e Don Bosco. Voi, intanto, approfittate degli incomodi
a vantaggio dell'anima vostra. Domani comincia la novena
dei Santi. Fra' essi parecchi si santificarono colle infermità;
dunque: anche voi potrete santificarvi malgrado le infermità. In-
tanto, fate buon prò dei vostri incomodi per le anime del Pur..
gatorio >>. · ·

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IX - << Da mihi animasi>>
Don Augusto tuttavia potè compiere gli studi teologici e
il 3 aprile 1892 fu ordinato sacerdote. Avvicinandosi il primo
anniversario dell'ordinazione, il 22 mai-zo 1893 il Servo di
Dio amabilmente gli scriveva: << Fra pochi giorni si compie
il anno del vostro sacerdozio; vi auguro di cuore che arriviate
a fare il vostro Giubileo Sacerdotale. Mancano più solamente
49 anni; fatevi coraggio per arrivarvi!... >>. Era un delicato
preavviso? 11 6 aprile Don Augusto prese a star meno bene;
il di seguente, sebbene non avesse potuto.celebrare la Santa
Messa, tuttavia era in piedi, e la sera volava al paradiso! (1).
11 24 maggio si commemorò solennemente il XXV della
consacrazione del Santuario di Maria Ausiliatrice; e Don
Rua, ritenendo che << i nostri ossequi>> sarebbero riusciti più
graditi alla celeste Patrona dell'Opera di Don Bosco << se
fossero uniti a quelli di una numerosa corona di benefattori>>,
invitava molti di essi a parteciparvi, anche in vista delle gra-
zie innumerevoli dal buon Dio accordate ai pii visitatori del
Santuario, che la Vergine stessa si fabbricò dalle fondamenta
per mezzo dei favori ottenuti ai benefattori di Ji)on Bosco e dei
suoi poveri orfanelli>>; e qualora non avessero p'IDtuto accogliere
l'invito, prometteva particolari preghiere. Malgrado il tempo
piovoso, dal i2 al :26 maggia> ir.conccH.·so dei devoti fu straor-
dinario. Il giorno 24, le Sante Comunioni incominciarono
alle tre del mattino e non cessatono più sino a mezzogiorno;
e le manifestazioni d'amore, di riconoscenza e di fiducia
d'ogni ceto di persone vei-so l'Ausiliatrice dei Cristiani, fu-
rono tante e tali da commovei-e quanti ne furon testimoni.
In giugno il Servo di Dio riceveva l'omaggio sempre af-
fettuoso degli ex-allievi; e, nel recarsi a Borgo S. Martino
per la festa di S. Luigi, si fermava a Trino Vercellese.
<< Ricordo in particolare - scrive suor Maria Cossolo -
che l'anno 1893, nella ctlsa di Trino Vercellese, venuto il
sig. Don Rua per una visita, trovò in un laboratorio due si-
gnorine che stavano facendo un lavoro per la chiesa del Sa-
cro Cuore di quel paese. Il sig. Don Rua rivolse loro qualche
(1) Del Servo di Dio Don Augusto Czartoryski si è già compiuto il Processo
Informativo nella Curia Vescovile di Albenga, e si spera di veder presto introdotta
la Causa di Beatificazione e Can-onizzazione.

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
parola, dopo di che una di esse, Mariannina C., si alzò, di-
cendogli che voleva farsi suora, e l'altra guardò Don Rua
con un sorriso. Il buon Padre le osservò tutte e due," e poi,
in latino, e quindi in italiano, disse, che non ista sed illa,
non la prima ma là seconda, sarebbe riuscita Figlia di Maria
Ausiliatrice. E difatti, la seconda, Giuseppina Buffa, che era
molto lontana da tale pensiero, senti in quel momento la
chiamata di Dio, vinse difficoltà grandi, e riuscì in poco
tempo suora: e dopo pochi anni, nella casa di Trino, e forse
nella medesima camera dove aveva conosciuto il sig. Don
Rua, fu chiamata all'eternità. L'altra, invece~ rimase nel se-
colo, e dopo tanti anni, nel z916, a Torino, per caso incontra-
tala e riconosciutala, una delle prime cose che mi ricordò,
fu la profezia di Don Rua >>.
Lo straordinario era cosi nascosto dal Servo di Dio, che,
anche quando manifestavasi la potenza delle sue benedizioni,
non se ne faceva gran caso; e i portenti si attribuivano alla
memoria di Don Bosco, od alla bontà di Maria Ausiliatrice.
<< Il mio bambino Matteo - scriveva Maddalena Bara-
valle da Caramagna il 24 giugno r893 - era infermiccio e
debolissimo di complessione, sicchè alPetà di 22 mesi non
poteva ancora in nessun modo reggersi sulla persona. So-
venti volte provavamo con mille industrie a tenerlo ritto
in piedi, ma con grande .dolore le gambe cedevano ed il
bambino si metteva a piangere dirottamente. Gli usai le cure
ordinate dai medici, ma tutto fu inutile. Trovandomi in
tanta afflizione, lo raccomandai alle divote preghiere dei gio-
vani dell'Oratorio Salesiano, essendovi t]fa questi anche un
mio figlio, padrino del bambino. Intanto un altro figlio mio,
avendo occasione di recarsi a Torino e di parlare col sig. Don
Rua, lo raccomandò alle sue preghiere. Il sig. Don Rua
diede ed estese all'infermo, sebben lontano, la benedizione
di Maria Santissima Ausiliatrice. Arrivato a casa, tentammo
di sollevar il bambino come le altre volte, e questi con mera-
viglia di tutti stette fermo sui piedi suoi. Continuò pertanto
a migliorare in un modo sorprendente, ed ora è pienamente
sano e prosperoso~ La mia contentezza e riconoscenza è gran-
dissima: epperciò' desidero che venga pubblicata questa se~

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IX - << Da mihi animasi>>
gnalata grazia... >>; e la grazia, davvero segnalata, veniva pub-
blicata nel Bollettino, << a gloria di Maria Ausiliatrice>>.
Il 3 luglio il Servo di Dio lasciava Torino per alcuni giorni,
e si ritirava a Rivalta Torinese nella villa Bruno, insieme
con Don Albera e Don Barberis, per rivedere le Deliberazioni
dell'ultimo Capitolo Generale, perchè egli, come diceva Don
Barberis, << non solo attendeva all'espansione ed all'esteriore
prestigio dell'Opera Salesiana; ma insieme, e questo era il
suo più gran pensiero, non cessava di consolidare sempre meglio
la Società Salesiana nel suo interno>>.
Certo, alla vita esemplare dei soci ed al prestigio dell'isti-
tuto presso ogni sorta di persone contribuivano assai la vita
esemplare di Don Rua e la stima che godeva universalmente.
<< Le sue doti di mente e di cuore - scriveva l'Eco d'Italia
di Genova - sono per ogni verso eccellenti. La sua memoria
è prodigiosa, l'ingegno è fenomenale e si fattamente pronto
da permettergli di apprendere a parlare 11na lingua in pochi
giorni. Il suo. talento organizzatore, qual si richiede in una
Società cosi vasta e cosi intraprendente come la Salesiana,
è eccezionale, come pure è stragrande e veramente prodi.;.
giosa la sua fiducia nell'aiuto di Dio, proprio come era co-
stume ~i Don Bosco, e com'è singolare prerogativa dei Santi.
>> E santa invero è la vita del degnissimo Superiore dei Sa-
lesiani, della cui benevolente amicizia singolarmente ci ono-
riamo. Basti dire, a tacere di altre cose, che non si sa mai
ch'egli abbia preso riposo in letto, mobile che manca affatto
e mai non si vide nella sua camera.
>> E la prova più bella, naturalmente dop~ la grazia divina,
degli alti rneriti di Don Rua, quella si è ché la Congregazione
Salesiana in mezzo a crescenti bisogni, con un'intraprendenza
che apparirebbe imprudente, se non fosse confortata dal vi-
sibile appoggio della Provvidenza, e con una estensione
veramente prodigiosa, tutto che nelle difficoltà dei principii,
ha potuto procedere senza scosse e senza detrimento dopo
la perdita del suo Fondatore, di un Don Bosco!... >> (r).
Il 15 agosto, avvicinandosi l'onomastico del Santo Padre,
(x) Supplemento straordinario al n. 63 dell'Eco d'Italia, del 1893.
39 - Vita del Servo di Dio Michele Rua. Voi. I.

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610
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Don Rua gli indirizzava una lettera, che è veramente una
prova della pienezza, con la quale aveva attinto, da Don
Bosco, anche la più alta venerazione pel Vicario di Gesù
Cristo.
<< Beatt"ssimo Padre, e prossimo il giorno del vostro glorioso nome,
ed io, benchè immeritamente Rettore Maggiore dei Salesiani, non posso
non venire in ispirito in tale f austt"ssima circostanza ai Vostri Santis-
simi Piedi ed umiliare alla Santità Vostra i voti fervidi, che tutti i figli
di Don Bosco fanno al Signore per la lunga conservazione e prosperità
dell'Augusta Vostra Persona, e i sentimenti del loro filiale ossequio e
illimitata devozione eprofondo attaccamento verso di Voi, o Beatz'ssimo
Padre.
• >> Scrivendo alla Santità Vostra, più che mai mi sovvengono alla
mente la benevolenza, l'affetto paterno, le grazie ed i favori d'ogni na-
tura che il generoso animo di Vostra Santità ha accumulati sopra l'umile
nostra Congregazione. Mi parrebbe perciò mancare al mio dovere e al
debito grande di riconoscenza, se ai voti ed alle preghiere per il Vostro
Onomastico non deponessi appie del trono di Vostra Santità una succinta
esposizione di quànto la Pia Società Salesiana ha compiuto col patro-
cinio dt' V. S. in questi' ul#mi due anni'>>.
Ed accennava alle fondazioni dei Salesiani e deJle Figlie
di Maria Ausiliatrice: in Italia, a Loreto, Ivrea, Treviglio,
Lugo di Romagna, Bronte, Alì Marina, Marsala, Mascali
Nunziata, Fossano, Catania, Chieri, Verona; in Francia,
a Dinan, S. Margherita di Marsiglia, St-Pierre de Canon,
e Ruitz; a Liegi nel Belgio; a Gerona, Santander e Barcel-
lona nella Spagna; ed agli oratori festivi, che sono << per tanti
giovani unica àncora di salvezza, mettendo il sacerdote a con-
tatto con tanti che forse non sentirebbero maif a parlare di reli-
gione, o, che è peggio, solo per disprezzarla>>, e che<< si poterono
aprire a Vignale, Treviglio, Lugo, Savona, Ali, Catania, Nizza
in Sicilia, Nizza Marittima, Lilla, Utrera, Siviglia e Gerona >>.
<< Circa duecento sono i confratelli, · che nello spazio di qrre-sti
due anni andarono a rinforzare le file dei missionari nell'America
del Sud, e a dare nuovo impulso alle Missioni della Patagonia e della
Terra del Fuoco, e alle. case cresciute assai di numero nel Brasile,
Uruguay, Repubblica Argentina, Chili, Perù, Colombia, Equatore,
Messico, ecc.
>> Nella sola Patagonia e Terra del Fuoco lavorano con Mons.
Giovanni Cagliero; Vicario Apostolico, e Mons. Fagnano, Prefetto

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IX - << Da mihi animasi >>
611
Apostolico, circa 40 sacerdoti, 15 chierici, 45 catechisti, e 68 Suore
di Maria Ausiliatrice. I missionari percorrono le vastissime provincie
sino alle Cordigliere, istruendo e battezzando gran numero di Indii
a.ncora infedeli; e i benefizi e l'istruzione, che questi ricevono, ser-
vono mirabilmente per attirare e catechizzare molti altri selvaggi.
Un vero villaggio di selvaggi della Terra del Fuoco, ornai ridotti a
vita stabile, colla loro chiesa e colle scuole, si è fondato nell'Isola
Dawson. Per tal modo la Patagonia e la Terra del Fuoco vanno fa-
cendo una vera trasformazione, un progresso consolante nel cammino
della civiltà cristiana>>.
Quindi ricordava la parte presa dai missionari salesiani
all'Esposizione Colombiana di Genova, con << 7 indii, tre Pa-
tagoni e quattro Fueghini, non perchè servissero a pascolo del-
l'altrui curiosità, nè per vana ostentaziòne, nia per rendere
viva testimonianza dell'opera grandemente cristiana e civiliz-
zatrice che l'immortale Colombo inaugurò e pel non interrotto
corso di quattro secoli la Chiesa Cattolica prosegue nelle re-
gioni da lui scoperte >>; - la fondazione di Bogotà in Colombia,
particolarmente benedetta dal Santo Padre; - la spontanea
e generosa risoluzione di Don Unia di potersi consacrare
alla cura spirituale dei lebbrosi nel Lazzaretto di Agua de
Dios; - il nuovo Vicariato Apostolico di Mendez e Guala-
quiza, tra ·i selvaggi dell'Equatore, affidato ai Salesiani; -
e il Motu proprio di quell'anno, col quale Sua Santità, << vol-
gendo con generoso animo a pubblica beneficenza l'eredità avuta
dalla fu signora Lazzarini, fondava in Orvieto un doppio
istituto, comprendente un ospizio per orfanelli ed un collegio-
convitto pei giovani di civile condizione>>, ed accogliendo con
patérna bontà i disegni di Mons. Vescovo di Orvieto affi-
dava ai Salesiani la direzione di quell'istituto, << che nell'ot-
tobre prossimo venturo apriremo >>, e << dalla munificenza del-
!'Augusto Fondatore piglierà il nome di ISTITUTO LEONINO>>.
<< Una recente prova di benevolenza insigne si degnava aggiungere
la Santità Vostra ai benefizi già prodigati ai Salesiani, elevando alla
dignità episcopale, il nostro copfratello Don Luigi Lasagna...
>> La Pia Società Salesiana ha ben ragione dunque di riconoscere
unica causa, dopo Dio, del bene che potè operare a vantaggio delle anime
e della società, la Santità Vostra, nella benevolenza e protezione che
degnò accordarle. Sull'esempio di Don Bosco, i Salesiani sz' mettono in

63.10 Page 630

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612
IV - Successore di Don Boséo. - Primo periodo
prima fila per attaccamento e venerazione alla Santità Vostra nell'eser-
cito immenso de' suoi figli.
>> Per esternare in qualche maniera questi sentimenti dell'animo
nostro abbiamo nel fausto Giubileo Sacerdotale di Vostra Santità
eseguito un lavoro tipografico che non parve indegno dell'Augusta
Persona a cui era dedicato ed offerto, poichè le Esposizioni Vaticana,
di Londra, di Bruxelles, di Barcellona, di Colonia e di Edimburgo
lo premiarono di medaglia d'oro o di diplomi d'onore. Parecchie
case abbiamo fondate in onore della Santità Vostra, l'Ospizio di S.
Leone in Marsiglia, il Collegio di S. Gioachino in Lorena (Brasile)
e di Leone XIII in Bogotà (Colombia), ed il loro titolo ricorderà ai
presenti ed ai futuri la catena dei benefizii che legava i figli di Don
Bosco verso il primo, il più augusto loro Benefattore.
>> Ma il monumento più grande di devozione e di affetto della Pia
Società Salesiana verso l'Augusta Persona della Santità-Vostra è quello
che sarà cara e dolce memoria del faustissimo Giubileo Episcopale di
s. Vostra Santità, cioè ['OSPIZIO DEL CUORE DI GESÙ in cotesta alma
Città, all'ombra di quel Santuario del Sacro Cuore che Don Bosco eresse
di gran cuore per ottemperare all'augusto mandato della Santità Vostra.
L'Ospizio del Sacro Cuore, testè compz'uto ed inaugurato, comprenderà
presso che tutte le opere e sarà come un quadro vivo di quello che la Prov-
videnza suggeri a Don Bosco ed ai suoi figli a servizio della Chiesa e
del Papa. Certo, nelle attuali condizioni di Roma, nessuno poteva
ignorare quanto stesse a cuore alla Santità Vostra il vedere aperto
un nuovo rifugio a tanti miseri suoi figli costituiti in grandissimo
pericolo nell'anima e nel corpo.
>> Fatto questo succinto esposto, lo scrivente quale Superiore di
tutta la Pia Società Salesiana e dei suoi Cooperatori, mentre prostrato
al bacio del S. Piede presenta alla Santità Vostra le più vive azioni
di grazie pei benefizi elargiti alla nostra Congregazione, implora umil-
mente dalla S. V. una speciale Benedizione Apostplica, e, se è pos-
sibile, una parola che serva di incoraggiamento e di lprone a tutti i _figli
di D. Bosco per proseguire di bene i'n meglio, ed a compiere sotto il vali-
dissimo patrocinio della Santità Vostra molte altre opere buone a van-
taggio delle anime ed a servizio della Chiesa e della Società>>.
E l'Augusta <<parola d'incoraggiamento e di sprone a tzilli
i figli di Don Bosco >> non tardava· a risuonare.
Dal 27 agosto al 3 settembre ebbe luogo a Valsalice un
corso di Esercizi spirituali esclusivamente per i sacerdoti, in
gran parte direttori; ed il Servo di Dio manifestava tutta la
sua consolazione nel vedersi attorno quei confratelli che mag-
giormente l'aiutavano a far il bene, e nel potersi intrattenere
con loro e comunicare ad essi quelle cose· che gli stavano mag-

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64.1 Page 631

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IX - << Da mihi animasi>>
giormente a cuore, per il buon andamento della Società.
E la sua parola esortatrice giungeva per iscritto a tutti i con-
fratelli, ai quali ripeteva l'ammonimento, che San Paolo dava
al suo diletto discepolo Timoteo: Admoneo te ut resuscites
gratiam Dei quae est in te (Il Tim., I, 6). << Oltre innumerevoli
favori, il Signore ci accordò la grazia della vocazione alla vita
religiosa, in cui abbiamo tanti mezzi di santificazione. Chi
sa, se per le molteplici cure che si hanno durante l'anno sco-
lastico, non sia stato un po' negletto questo tesoro di grazie?
Negli Esercizi Spirituali noi possiamo riparare ogni negli-
genza e risuscitare la grazia del Signore».
Quanti ebbero la fortuna di vedere ed ascoltar Don Rua
durante gli Esercizi annuali, ne hanno le più dolci e sacre
rimembranze.
Assai spesso, dal volto del Servo di Dio appariva l'in-
terno fervore e l'intima gioia del cuore in modo impressio-
nante; ad esempio, ogni volta che riceveva le professioni dei
nuovi Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ed indi-
rizzava loro paterni incoraggiamenti. Nel 1893, com'ebbe
ricevu~e le professioni dei coadiutori, nel dare i ricordi, prese
un'espressione cosi intimamente commossa che impressionò
i presenti, non meno dell'affettuoso discorso:
<< Ecco compiuta una consolante funzione. Si rallegra la nostra
Pia Società; si rallegrano i superiori e i vostri COlllpagn:i, e più ancora
gli Angeli Custodi di tanti giovanetti dei nostri paesi, che avranno
a maestri d'arte non persone mercçnarie... ma religiosi che non si
contenteranno d'insegnare, ma in pari tempo avranno cura d'inse-
gnare con le parole e con l'esempio la religione e la virtù.
>> Si rallegrano gli Angeli deputati alla custodia di quelle lontane
regiohi, dove la Religione nostra santissima non è ancora penetrata,
o fu messa in oblio, o è quasi affatto trascurata. Già si rallegrano al
pensiero che si preparano i bravi coadiutori ed operai, che con le
arti e i mestieri andranno a portare la vera civiltà a quei poveri popoli
e tribù; civiltà vera, perchè, aiutando i missionari, spargeranno gl'in-
segnamenti più santi e più sapienti, gli insegnamenti dell'Uomo-Dio,
di N. S. Gesù Cristo; civiltà fondata sulla carità. Se tante migliaia
di anime vi conoscessero, stenderebbero versu di voi le mani per
pregarvi ad andare...; ma ben lo fanno i Governi, le Autorità eccle-
siastiche e civili, i privati, con le molteplici istanze e preghiere...
» Coraggio, miei figli! La Provvidenza ha sopra di voi disegni

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614
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
d'immenso bene e di misericordia. Corrispondiamo a tante grazie.
Siate strumenti docili nelle sue mani, mercè l'adempimento dei vo-
stri doveri, l'osservanza delle Regole, e dei voti. Il demonio vi sta
aspettando; via di qua, troverete difficoltà; forse non più quella rego-
larità nei rendiconti, o delle conferenze; non più quell'ambiente tutto
spirituale di pietà ed osservat1za... >>.
E li esortava alla regolare osservanza ed a perseverare nel
fervore, per superar ogni ostacolo ed avere, in ogni luogo,
le benedizioni di Dio.
· Il r 2 e il r 3 settembre si radunarono per la prima volta
attorno al Servo di Dio i direttori diocesani dei Cooperatori,
nel Seminario delle Missioni Estere in Valsalice. Due giorni
indimenticabili. Si rievocò affettuosamente la memoria di
Don Bosco, per comprendere lo spirito che volle impresso
alla cooperazione salesiana; si rese omaggio al Sommo Pon-
tefice, cui Don Rua inviò un altro indirizzo,· accompagnato
da un'offerta raccolta tra i presenti per l'Obolo di S. Pie-
tro; e s'ascoltò devotamente il Servo di Dio, che nella prima
adunanza così espose le idee di Don Bosco circa l'ufficio dei
Decurioni e Direttori diocesani dei Cooperatori.
<< Don Bosco era cattolico fino al midollo, quindi in tutte le sue
opere cercava sempre di sostenere l'Autorità del Vicario di G. Cristo.
Se si osservano i suoi scritti, i suoi libri, ben si vede che dappertutto
lavorava nell'intento di raggruppare i fedeli cristiani intorno al Sommo
Pontefice. Questi, infatti, verso i fedeli esercita l'autorità sua per
mezzo degli Arcivescovi e Vescpvi. E Don Bosco l:tamava che i fe-
deli si tenessero sempre uniti agli Arcivescovi ed ai Vescovi. Ma i
Vescovi esercitano la loro autorità per mezzo dei parroci, e l'unione
con questi pure Don Bosco senza posa raccomandava. Su ciò regolò
sempre il suo modo di vivere, ed a questo fine specialmente indiriz-
zava l'Associazione dei Cooperatori Salesiani...
-
>> Sin dai primi tempi dell'Oratorio, Don Bosco ebbe alcuni aiu-
tanti, che erano noti sotto il nome di benefattori dell'Oratorio di
S. Francesco di Sales; ma a misura che le sue opere si svilupparono,
il Signore provvide gli aiutanti in maggior quantità. E Don Bosco
per questi signori e signore, preti e secolari, che si adoperavano con
tanta bontà in favore·delle sue opere, dei suoi orfani e dei suoi bi,-
richini, com'egli soleva chiamare i suoi giovanetti, conservava la
più viva riconoscenza. Ne li ringraziava, com~ meglio poteva, con
lettere ed auguri, con libri, oggetti di divozione e simiglianti doni.

64.3 Page 633

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IX - << Da mihi animasi >>
Ma non gli bastava questo; desiderava di fare qualche cosa di più,
e pensò di rivolgersi a chi loro p·oteva concedere favori d'altro or-
dine, al Sommo Pontefice Pio IX, di sempre cara memoria, che amava
tanto Don Bosco. Egli .pregollo dapprima che concedesse speciali
Indulgenze a questo od a quel benefattore, a questa od a quella be-
nefattrice. E ben mi ricordo io, che nel 1858, quando fui a Roma
con lui, gran parte delle sue occupazioni consistette nel chiedere di
questi favori per i suoi benefattori; e ritornato a Torino, andava lie-
tissimo nel poter loro comunicarli.
>> Cresceva intanto il numero delle opere sue, e Don Bosco pensò
allora di collegare insieme i benefattori per mezzo d'una Associazione,
allo' scopo d'ottenere favori spirituali da estendersi a tutti. Ideò quindi
la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, ne stese un apposito Rego-
lamento, che poi presentò al Sommo Pontefice Pio IX, il quale, en-
comiandolo con lusinghiere parole, espresse la sua piena soddisfa-
zione per aver escogitato tale istituzione e per avere a lui presentato
un cosi bel modo di comunicare a molti fedeli i favori spirituali di
Santa Chiesa.
>> Ma i Cooperatori Salesiani, moltiplicandosi in mille· paesi e
città, avevano bisogno di chi li tenesse uniti; onde, poco dopo, Don
Bosco stabili i Decurioni ed i Direttori: quelli per ogni gruppo con-
siderevole di Cooperatori, vale a dire uno per parrocchia; e questi
uno per diocesi.
>> Trattandosi però della scelta dei Decurioni e dei Direttori Dio-
cesani, Don Bosco, il quale nel dar vita alla istituzione dei Coopera-
tori, oltre all'aver di mira di rendere una testimonianza di ricono-
scenza ai suoi benefattori, e ricompensarli con favori spirituali del
bene che facevano ai suoi orfani ed alle sue fondazioni, e tenerli
sempre uniti per fruire della loro bontà e generosità nell'educare ed
istruire tanta povera gioventù, altro scopo ancora egli avea sempre
vagheggiato nella sua vita sacerdotale: quello cioè, come già dissi,
di collegare insieme i fedeli cristiani di ogni paese intorno al Papa,
della città e diocesi intorno al Vescovo, della parrocchia intorno al
Parroco, e tutti insieme intorno a Gesù Cristo. Laonde nel formare
il Regolamento combinò le cose in modo, che nella parrocchia pos-
sibilmente fosse Decurione il Parroco, il quale avesse cosi :nei
Cooperatori degli aiutanti nelle opere che ha da compiere. E pei
Direttori Diocesani il desiderio di Don Bosco sarebbe stato che tali
fossero i venerandi Vescovi stessi; ma siccome questi per le loro
molteplici e gravi occupazioni spesso non possono addossarsi questa
carica, egli nel Regolamento loro si rivolge, perchè vogliano desi-
gnare chi meglio giudicano per Direttori dei nostri Cooperatori, i
quali saran!lo come .rappresentanti del Vescovo stesso in tal ramo
di azione.
» In questo modo i Cooperatori Salesiani formano, secondo l'in-
tenzione di Don Bosco, come una falange di persone, che si uniscono

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616
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
ai sacri Pastori e si schierano ai loro cenni nel campo del bene, per
sempre meglio promuovere la gloria di Dio e la salvezza delle anime>>,
Tanta devozione ·per l'Ecclesiastica Gerarchia e special-
mente per il Capo Supremo riceveva, pochi giorni dopo, la
più splendida attestazione di gradimento.
Il Sommo Pontefice, memore e lieto dell'affetto filiale
della Famiglia salesiana e del particolare omaggio dell'Ospi-
zio del S. Cuore di Gesù in Roma, inviava a Don Rua,
in risposta all'ampio ragguaglio e all'umile domànda di una
parola d'incoraggiamento, inoltrata per il suo Onomastico,
un affettuosissimo Autografo, che venne pubblicato inte-
gralmente da vari giornali, compreso l'Osservatore Romano (1),
LEONE PP. XIII al diletto figlio SAc. MICHELE RuA, Ret-
tore Maggiore della Società Salesiana - Torino.
Diletto figlio, salute ed Apostolica Benedizione.
Con gran piacere facciamo manifesti i sentirnenti del Nostro
cuore paterno alla vostra Società, della quale tu recentemente,
per lettera, Ci comunicasti i devoti rallegramenti e i progressi
nel suo lavoro per il Signore.
Certo si ha da rendere alta lode a Dio, poichè, per sua ispi-
razione e sotto la Sua guida, quell'insigne Sacerdote, che fu il
fondatore della vostra Società, potè, a gloria del Suo nome e
per il bene della gioventù e la salvezza delle/ anime, iniziare
e condurre a compimento, in tutta quanta la vita, tante e cosi
utili imprese. E cio bisogna continuare con maggiore perfezione
ogni di, perchè lo spirito di Lui, conservandosi integro i'n te
e in tutta quanta la Società, sproni ognora a nuove sante im,..
prese, dalle quali risultino i maggiori vantaggi alla Chiesa
ed alla Società.
Noi stessi, più d'una volta, abbiamo dimostrato quanto Ci
torni gradita la vostra divozione a questa Sede Apostolica e
quanto confidiamo ~ll'opera vostra, soprattutto allorchè, di
'
(~) Cfr. n. 267, a~no_XXXIII.

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IX - << Dll mihi animasi >>
Nostra Autorità, vi affidammo altre provincie tra popoli lon-
tani, per condurle, come alacremente avete incominciato, alla
Fede ed alla Civlltà.
Ma fra tutte le vostre iniziative quella che Ci reca il mag-
gior conforto, è il gran bene che raccogliete in molti luoghi
nell'educare la gioventù, mentre vanno quotidianamente fa-
cendosi ognor più gravi i pericoli, dai quali è circondata ed ag-
gredita cotesta· età, debole ed ingenua.
·
Per questo Ci è pure di sommo gradimento che abbiate, in
questa stessa Roma, .testè condotto a termine l'ampia casa, an-
nessa al tempio che dedicaste al Sacro Cuore, nella quale molti
potranno essere opportunamente ed egregiamente educati alle let-
tere ed alle arti, ed insieme, il che più importa, alla Religione
ed all'onesta condotta.
A cotesta opera, quindi, ed a tutte le altre deliberazioni
ed imprese della vostra Società, benedica e sia propizio lddio,
ispiratore ed autore d'ogni bene; come da Lui, col più grande
affetto, in primo luogo a Te, diletto figlio, e a tutti quanti i
Confratelli, ed alle Sacre Vergi,ni della medesima Società, e
a tutti coloro che in qualsiasi modo lavorano insieme con voi,
i'mpartiamo l'Apostolica Benedizione.
Dato a Roma, presso S. Pietro, il r8 settembre dell'anno r893,
XVI del nostro Pontificato.
LEONE pp. XIII (I).
(1) Dilecto Filio MrcHABLI RuA SACERDOTI, Rectori Majori Piae Societatis
S. Francisci Salesii, Augustam Taurinorum, LEO P. P. XIII.
Dilecte Fili, Salutem et Apostolicam Benedictionem.
Societati vestrae, cujus tu, recenti epistola, et gratulantis pietatem exhibuisti
et Deo laborantis renuntiasti progressus, perlibenter Nos paterni animi significa-
tionem tribuimus. Magna quidem Deo habenda est laus, quo excitante et <lucente,
insignis ille Sacerdos, vestrae auctor Familiae, tam multa tamque utilia in eius no-
minis gloriam, in commoda iuventutis, in salutem animarum molitus est feliciterque
tota vita perfecit. Id vero maiore in dies cum gratia praestari decet, eo quod eiusdem
viri spiritus, in te atque in Societate U!livei;sa integer vigens, ad nova semper pro-
peret benefacta, quibus res sacra et civilis opt:ime adjuventur.
Nosmetipsi, quantum vestro in hanc Apostolicam Sedem obsequio delectemur
et quantum operae vestrae confidamus, saepius patefecimus, maxime quum alias
vobis provincias inter exteras gentes pro auctoritate credidimus, ad christianam
fidem itemque ad humanum cultum, ut instituistis alacres,. adducendas.
De ceteris autem vestrorum officiorum partibus, praecipue Nos recreant uberes

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Il Servo di .Dio si affrettò a rispondere al S. Padre con
una lettera in latino, nella quale lo ringraziava e assicurava
che unico ideale dei Salesiani sarà sempre il seguir fedelmente
le orme di Colui, che Sua Santità aveva chiamato << Uomo
insigne>> (1), affinchè la Società da lui fondata possa esten-
adnei.rmsie.in tutto il mondo, a salvezza del maggior numero di·
La lettera del Papa apportò la più grande consolazione al
Servo di Dio, che la ritenne come un'assicurazione << che
la nostra umile Società cammina sulla diritta via e che l'as-
sistenza dal cielo del nostro indimenticabile Padre Don ·
Bosco si fa sempre ed efficacemente sentire su di noi suoi
figli. Grazie adunque sieno rese a Dio e a Maria 88. Ausi-
liatrice.
>> Ma il solo ringraziamento - scriveva ai Salesiani -
non sarebbe sufficient~ per attestare la nostra riconoscenza;
occorrono eziandio le opere. Abbiamo bisogno cioè, con la
santità della vita e l'adempimento esatto e fedele de' nostri
doveri, di renderci ogni di più meritevoli delle benedizioni
e delle grazie del Signore>>.
Tra cotesti doveri, ai sacerdoti ed ai chierici additava e
raccomandava in primo luogo lo studio della teologia, dando
norme opportune.
In pari tempo, dopo essersi consigliato << con personaggi
ii fructus, quos late habetis in iuventute excolenda; dum quotidie pericula ingra•
vescunt, quibus aetas credula et mollis miserrime cingitur Ft conflictatur.
Quapropter illud etiam gratissimum est, amplam vos doihum in hac ipsa urbe,
continentem aedi Sacro Cordi Jesu a vobis ipsis dicatae, nuperrime absolvisse, in
qua liceat ril.ultos litteris et artificiis, et, quod caput est, religione et moribus recte
probeque instruere.
Huic igitur coepto et ceteris consiliis laboribusque Societatis, omnis auspex et
effect~r boni adsit Deus et faveat: a quo Nos tibi in primis, dilecte fili, atque so.da,,
libus universis, sacrisque Virginibus eiusdem Societatis, eisque cunctis qui vobiscum
quoquo modo conferunt operam, Apostolicam benedictionem magna caritate im-
pertimus.
Datum Romae, apud S. Petrum, die XVIII Septembris anno MDCCCXCIII,
Pontificatus Nostd sexlodecimo.
LEO PP. XIII.
(1) «Nostra enim mens, nostrum quotidie animi propositum, sic Deus nobis adsit
semper et faveat, erit illim V:iri vestigiis insistere, quem Tu omnium nostrum laetitia
insignem nuncupasti i.

64.7 Page 637

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IX - << Da mini animasi>>
619
dotti e pii>>, stabiliva come testo unico nelle nostre scuole
per l'insegnamento della Religione il Catechismo dello Schul-
ler, << come quello che è pienamente conforme nella sostanza
all'antica e sicura Dottrina del Card. Bellarmino, ed è giudi-
cato, quanto alla forma, adatto e utilissimo alla gioventù
de' nostri giorni. Dirò di più; m'indusse a questo in modo
particolare la commendazione del Card. Vicario, il quale,
nel Decreto di approvazione, aggiunge averne il S. Padre
medesimo, dopo uditane la relazione, espressa la più benevola
compiacenza1 e nella lettera al pio e dotto compilatore fa voti
che il lavoro dello Schuller abbia un giorno ad essere adottato
ovunque il si suona, preparando da lungi l'esecuzione della pro-
posta esaminata con tanta competenza e maturità di giudizio
dal Concilio Vaticano ... Desideroso però, come è mio do-
vere, di procedere in tutto d'accordo coi nostri ven.reratis-
sirni Vescovi, vi raccomando d'informare tosto i Rev.mi Or-
dinari delle rispettive diocesi e di non introdurlo nelle scuole,
se prima non si è ottenuto il consenso loro>>.
In ottobre si consacrò la nuova chiesa salesiana di Lon-
dra; e il Servo di Dio il giorno I 1 giungeva in quella capitale;
e, senz'indugio, si recava a porgere i suoi omaggi al vescovo
diocesano Mons. Butt, e al Card. Vaughan, arcivescovo di
Westminster, che lo accolsero con grande cordialità, interes-
sandosi dell'Opera Salesiana, specie dell'azione svolta in
città e della nuova chiesa.
Il 14, sabato, Mons. Cagliero ne compì la consacrazione,
e il Servo di Dio, alle 12,15, saliva all'altare a celebrarvi la
prima Messa. In un attimo il tempio si gremì di fedeli; ed
egli, terminato il S. Sacrifìzio, visibilmente commosso, per
· il primo benediceva il popolo londinese, che gen'l:lflesso a
. terra adorava la Maestà di Dio, poc'anzi disceso a -prender
possesso del bel tempio dedicato ·al Sacro Cuore di Gesù
<< in mezzo ad un quartiere quasi tutto protestante. Ringra-
zia anche tu - scriveva quel mede$imo di a Don Costama-
gna - ringrazia anche tu questo Cuore dolcissimo; e prè-
galo, e fàllo pregare, affinchè v\\Jglia trarre a sè queste molte
migliaia di anime, anzi vogia :ptiesto ricondurre al suo ovile
tutta l'Inghilterra>>.

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
'
Seguì l'ottavario solenne, e l'ultimo giorno egli imparti
la benedizione, dopo aver preso parte alla devota proces-
sione, svoltasi nell'interno del tempio, in onore di Maria Au-
siliatrice.
Da Londra, il 23 ottobre, insieme con Don Giulio Bar-
beris, per la via di Harwich, si recò ad Anversa, e nel pomè-
riggio del 26 a Malines, per riverire il Card. Primate del Bel-
gio, che non finiva di ripetere: << Reputo una fortuna per
me l'avere ricevuto questa visita!>>.
11 26 era a Bruxelles, ospite al monastero di. Barleimont,
dov'è l'educandato delle figlie delle migliori famiglie del
Belgio, retto da un'istituzione speciale di suore canonichesse.
<< La Superiora - scriveva Don Barberis - ci accolse in
ginocchio con altre suore per ricevere la benedizione del
sig. Don Rua. Hanno tutte tale e tanta venerazione per Don
Rua che tengono meritamente per un altro Don Bosco, che
passando pei corridoi, andando a visitare l'infermeria, tutte
s'inginocchiava:p.o per domandare la benedizione di Maria
Ausiliatrice>>. E qui, come diremo, apparve ancor una volta
come fosse continuamente arricchito di doni speciali il Servo
di Dio.
<< Il mattino seguente- prosegue Don Barberis -- fummo
a trovare il Nunzio Pontificio, Mons. Nava, catanese, che ci
accolse con squisita bontà>>, e non volle che partissero di
quella sera per Liegi, come gli si era accennato, << per il
desiderio che aveva che Don Rua si fermasse a pranzo con
lui; e fu giuocoforza obbedire...
f
>> Partimmo al mattino dopo, il 28; io dissi Messa a Bar-
leimont, e partimmo per Namur, dove Don Rua disse Messa
presso una famiglia benemerita, che da tanti anni aspettava
questo favore. ·
>> Da Namur ci recammo a Liegi. Ho trovato i giovani as-
sai buoni e bene incamminati: molti fan già la Comunione
quotidiana, e dimostrano vocazione a farsi salesiani. Il signor
Don Rua ha promesso che' nel mese di luglio tornerà per la
consacrazione della chiesa di Maria Ausiliatrice (che si è
coperta il mese scorso, e\\sarà consacrata l'anno prossimo, una
chiesa bellissima); e allora metterà la veste. chiericale a vari

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IX - << Da mihi animasi >>
che avranno terminati gli studi ginnasiali, e riceverà i voti
di alcuni che son già nostri.
>> Da Liegi, la sera del 3I tornammo a Bruxelles e prose-
guimmo per Courtray; e il novembre, celebrammo la
Messa nella chiesa dei Padri Gesuiti. Nel pomeriggio ci
recammo a Rumillies dal Conte di Robiano; al mattino se-
guente a Tournai; visitammo il Vescovo, e l'indomani pro-
seguimmo per Lilla >>.
A Lilla il Servo di Dio passò vari giorni, pieni di
lavoro, e fece visita anche alle Figlie di ·Maria Ausilia-
trice. << Malgrado la scarsità del tempo -·· si legge nella cro-
naca dell'istituto - il buon Padre degnavasi accettare una
piccola festicciuola, che le fanciulle vollero fare in suo onore.
Prima di lasciarle, fece una breve allocuzione, dicendo loro
che era fortunato di vedere un si gran numero di fanciulle,
radunate in una sala cosi piccola. Esse approfittarono per
· domandargliene una più grande, promettendo di aumentare
ancor il numero delle fanciulle. E Don Rua s'affrettò a dire
al direttore che, se i mezzi glie lo permettevano, la facesse
costrurre. L'anno dopo il salone era costrutto>>.
Da Lilla scese a Parigi, ed andava a Dinan, Guingamp,
St-Brieuc, e Rennes, per visitare varie famiglie d'insigni be-
nefattori, tener conferenze a comitati d'azione· salesiana, e
trattare di nuove fondazioni.
Tornato a Parigi, il 10 novembre tenne conferenza ai
Cooperatori, poi si recò a Courcelles; il 12 si congedava da
Parigi, e la mattina dopo rientrava a Torino.
Si è accennato alla diligenza, con la quale il Servo di
Dio, nelle visite alle case, osservava se tutto procedesse con
ordine, se vi fossero in fiore le tradizioni dell'Oratorio, e se
ogni confratello adempisse il proprio ufficio essemplarmente.
Del 1893 ne abbiam un saggio, che non vogliamo tralasciare,
e precisamente << alcune osservazioni fatte sul luogo, e venu-
tegli in mente nel viaggio>>, che si dava premura di far cono-
scere all'ispettore:
<< Parmi che la meditazione del mattino sia meno frequentata
che gli scorsi anni; osserva anche tu, e se è cosi realmente, disponi
perchè si faccia regolarmente da tutti che possono intervenirvi.

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
>> Converrà nei giorni festivi e di Comunione generale fare pei
giovani la preparazione alla Comunione, come si fece sempre e si
fa tuttavia all'Oratorio, cosi pure il ringraziamento.
>> Vedi un po' di avvisare ed accudire il caro N. N., affi:nchè tenga
una condotta più edificante e caritatevole. Parecchi, nella mia dimora
costì, si lagnarono sul suo conto.
»Fa' coraggio .al carissimo N. N., a formarsi sempre più un cuore
e a prendere un modo di fare da padre, od almeno da fratello mag-
giore, in mezzo ai suoi dipendenti>>.
Il 30 novembre d,ava l'addio ad altri 60 missionari, alcuni
dei quali partivano per l'America insieme con Mons. Cagliero
·ed altri per l'Asia e per l'Africa. Ed << un'emozione profonda
- scriveva la Gazzetta Piemontese - invase tutti i presenti,
quando furono veduti i missionari abbracciare anzitutto il
loro superiore Don Rua, ricevendone, con un c:;ildo amplesso,
gli ultimi consigli paterni. E quando..., attraversarono la
chiesa, a. molti cadevano abbondanti dagli occhi lacrime di
commozione >>.
Visibilmente il Signore vegliava sull'Opera di Don Bosco,
ed il suo Successore lavorava di giorno e di notte per aver
nuovi operai da inviare sul campo del lavoro. Oh! non si dirà
mai abbastanza del suo zelo in quest'importantissima parte
del ministero sacerdotale! Se ne potrebbe fare un libro
a parte, riboccante di accesa carità e preziosi insegnamenti.
Quanti sacerdoti, e religiosi, e religiose, suscitò lo zelo di
Don Rua!
In ogni tempo, specialmente dopo che ven~ero iniziate
le Missioni Salesiane, le sollecitudini del Servo' di Dio per
trovare e sostenere nuove vocazioni furono straordinarie; e
morto Don Bosco, cotesto ammirabile zelo crebbe ancor più,
o meglio apparve più luminoso, perchè a tutti i Salesiani,
sacerdoti, chierici e coadiutori, missionari e non missionari, .,
anche nell'ordinaria corrispondenza, raccomandava di col-
tivare le vocazioni.
Come sarebbe edificante il poter leggere tutte le esor-
tazioni anche di un anno solo del suo rettorato, od anche solo
le postille che faceva sulle numerose lettere che riceveva dai
confratelli prima di passarle ai segretari perchè ne preparas-
sero la risposta!

65 Pages 641-650

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65.1 Page 641

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IX - << Da mz'hi animasi>>
Eccone un saggio dei primi anni del suo rettorato.
Don Luigi Calcagno, nel febbraio del 1888, appena giunto
a Quito, gli manifestava il desiderio d'aprire una scuola ti-
pografica ed accennava, alla lontana, al personale necessario;
ed egli: << Noi faremo il possibile, ma procurate anche voi di
coltivare vocazioni>>. E la raccomandazione non cadde a vuoto.
Nello stesso anno, a Don Evasio Rabagliati, che gli an-
nunziava da Valparaiso che gli alunni di quella nuova fonda-
zione eran tutti artigianelli: << Appena sarà possibile - insi-
steva - mettete anche le scuole per far preti>>.
A due chierici, che insieme gli avevan date le più care
notizie della pace e della carità << che regnava nella casa di
Talea>>, con << i migliori auguri>>, << desidero - aggiungeva -
che insegniate i'! latino agli aspiranti alla carriera ecclesiastica 1>.
Ad un zelante missionario, che dal centro della Patago--
nia si lagnava di non poter compiere quell'apostolato che
gli sembrava importante, e desiderava libertà di comando:
<< Non teniamoci - osservava - agli impieghi di governo,
ma a quelli affidatici dai superiori; tuttavia, OYa, fa' quanto
puoi di bene; specie vedi se puoi avviare qualcuno alla carriera
ecclesiastica, o alta nostra S0cil$tà >>..
<< Mi fa molto pùace4'e ,--,- diéhiarava a Don Giuseppe Ve-
spignani - l'intend'ere che in tutte coteste case [dell'Argentina]
si coltivino le vocazioni; UNA CASA CHE, OLTRE ALTRO BENE,
NON DIA FRUTTI IN QUESTA PARTE, ÀVVI A TEMERE ASSAI CHE
FALLISCA ALLA NOSTRA VOCAZIONE. Dillo a Don Costamagna, '
che, scrivendo alle .varie case della ispettoria, e visitandole,
inculchi molto questo: ..:._ Anche dove non si hanno che esterni,
si volgano pure le sollecitudini a questo punto cosi importante,:
COLTIVAR LE 'VOCAZIONI, TANTO FRA GLI STUDENTI, Q:C,ANTO
FRA GLI ARTIGIANI >>.
E tornava ad incoraggiare Don Vespignanj.; «Approvo
le deliberazioni costi adottate per le accettazioni clei giovani
interni per gli studi, per promovere 1'0P!1111i di Maria Au-
siliatrice per le vocazioni degli qil,ulti: .all(j) stato ecclesiastico;
ma mi rincrescerebbe che, come dici, la categoria dei Figli
di ·Maria restasse in fieri••, Cercate molti aspiranti ed
ascritti per aumentare ii personale>>.

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624
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Nel 1889 Don Calcagno, da Quito, gli annunziava che
avrebbe aperto la prima ginnasiale: << i giovani studenti sono
pochi, però sembrano buoni, e qualcuno con vocazione di
salesiano>>; e Don R:ua: << Questo mi fa molto piacere. Conti-
nuate a coltivarli per aver presto qualche chierico in aiuto>>.
Don Calcagno insisteva: << Abbiamo aperto il laboratorio di
selleria; non ancora quello di lattoneria, nè quello di carroz-
zeria. Credo sarà tempo di pensare ad una buona tipografia
e legatoria; mi sembra convenga:.. >>. E Don Rua: << Son con-
tento che si vada adagio ad aprire laboratori; desidero si av-
viino bene le scuole di latino per coltivare le vocazioni>>.
A Don Costamagna, ispettore: << Raccomanda - insisteva
- a tutte le tue case di coltivare lo studio del latino, e percio le
vocazioni. Sia questo l'oggetto del tuo zelo e fervore in tutte
le visite che fai alle tue case, in tutte le conversazioni che tieni
co' tuoi dipendenti, specie coi tuoi direttori>>. << Studiate, stu-
diate il modo di renderle sempre piu· abbondanti le vostre re-
clute. Percio coltivate i corsi di latinità; interessatevi molto delle
vocazioni salesiane ed ecclesiastiche>>.
<< Ho qui sotto gli occhi - osservava a Don Vespignani
nel 1890 - la gradita tua del 30 marzo in cui riferisci sul-
l'apertura delle tre case di Rosario, Barraca e Bahia... Voi
andate avanti proprio a vapore! Circa lo stesso tempo si
aprirono in America altre case, quella di Bogotà in Colombia,
di Lorena nel Brasile, e del porto di Paysandù nell'Uruguay.
Non c'è male! Sei case in due mesi!!! ... Pensate almeno ad ap-
plù;are quanti potete allo studio del latino, e doltivar quante
potete vocazioni salesiane, non solo costi, ma in tutte le case
dell'America ... >>.
Una casa minacciava di chiudersi, e: << Mi rincrescerebbe
molto - egli diceva. - Intendetevi... per dar mano a far ·
quanto occorre, e in pari tempo insegnar il latino e coltivar
vocazioni colà. Finora non so se alcun salesiano sia uscito da
quella casa>>. Coltivare le vocazioni era per il Servo di Dio
anche un mezzo per attirare le benedizioni celesti sull'isti-
tuto.
Nel 1891 Don Gamba gli annunziava dall'Uruguay:
<< Abbiam poi, per assecondare i desideri di· V. P., aperto una

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IX - << Da mihi animasi>>
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scuola di latino ... e, quantunque lo trovino un po' duro, lo stu-
diano volentieri>>; e il Servo di Dio: << San contento, ma,
appena vi sia bisogno o si possa, si aumenti il numero delle
classi di latino >>.
Il direttore della prima fondazione salesiana in America,
dopo un lungo silenzio gli mandava notizie dell'istituto;
e Don Rua, manifestandogli il piacere che ne aveva provato,
<< era tempo! >> diceva, e si affrettava a domandargli: << Quanti
chierici avete somministrato l'anno scorso alla Congregazione?
quanti. al semi.nari.o.l?... >>.
Finchè non vide sorgere in ogni ispettoria una casa rego-
lare per la formazione di nuovo personale, non ebbe requie,
e insistè senza posa. Nel 1891 chiedeva a Don Costamagna:
<< La progettata casa di noviziato fu cominciata?... progredisce?...
Giovedì 29 [egli scriveva il 26 ottobre] andrò a Foglizzo
a dare la sottana a 140 chierici; al mese di dicembre Don Rinaldi
la darà ad una dozzina; ed in questi giorni, se Don Calcagno
arrivò a destinazione, come speriamo, la darà ad otto dei suoi
allievi. Coraggio! AEMULAMINI! >>.
E chi sa quanto doveva soffrire, nel vedere che qualche
direttore non si dava troppa premura a metter in pratica le
sue raccomandazioni!
Nel 1891 faceva questo sfogo confidenziale con Don
Costamagna: << Volesse lddio che certi direttori aprissero gli
occhi, e, lasciando la poesia delle rumorose predicazioni, ecc.,
si attenessero alla prosa di assistere e coltivare bene la pro-
pria casa, farvi fiorire lo spirito salesiano, coltivare le voca-
zioni, e dar in questo modo efficace aiuto alla nostra Pia So-
cietà, alla Chiesa, che si aspetta da noi reclute di operai, ed
alle anime! >>.
Fondata una casa, senz'indugio voleva che si comin-
ciasse a coltivarvi le vocazioni. Nel 1892, a Don Luigi Botta,
direttore del nuovo collegio 1di Mendoza nell'Argentina:
<< Coraggio - scriveva - procurate subito d'insegnare, al-
meno privatamente, il latino a qualche bravo giovane>>.
A Don Luciani, che da Pringles in Patagonia gli inviava
consolanti notizie del lavoro che aveva tra mano: << Sento
rincrescimento - dichiarava - di non aver molti missionari
40 - Vita dtl Strvo di Dio Miclztls Rua. Vol, I.

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626
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
da mandarvi! Vi esorto tutti a far scuola ai ragazzi, ed avviarne
allo studio del latino il maggior numero possibile >>.
A Don Antonio Riccardi, che s'era recato ad aprire la
casa di Lima: << Mi fa molto piacere che il sito destinato ai
Salesiani sia adatto per Oratorio festivo. Procurate di aprirlo
quanto più presto si potrà. Se poi avrete anche un orfano-
trofio, coltivate anche i giovinetti che vi sono affidati, il me-
glio che potete. Ma pensate tosto a coltivarne i più buoni per
lo studio del latino, per aver presto aiutanti nell'assistenza
e nell'insegnamento, come avviene ora a Quito, dove già pote-
rono dare la sottana a cinque giovani, malgrado non siano an-
cora quattro anni che si fondò quella casa>>.
Allo stesso, nel medesimo anno, ripeteva: << Mi rallegro
che abbiate incominciato a ricevere interni, e soprattutto che
siano occupati anche nello studio del latino... Cosi, presto
avrete aiutanti indigeni, che saranno di gran vantaggio, tanto
più nelle strettezze in cui ci troviamo sempre di personale>>.
Ed aggiungeva: << Ricorda, che quando sanno, con qualche
facilità, tradurre le lezioni del Breviario, si potrà dar loro la
veste, se mostràno inclinazione alla nostra Società>>.
Anche nelle case di Missione voleva che si coltivassero
con ogni sollecitudine vocazioni indigene. Fin dal 1891
scriveva a Don Maggiorino BorgateUo: << Tanti saluti a tutti
i cari confratelli, che spero avranno già cominciato a fare
scuola di latino ai giovani più buoni di Puntarenas, per farli,
in pochi anni, missionari della Terra del Fuoco e della Pata-
gonia Meridionale. All'Equatore vi è una stliania nei giovani
del nostro collegio di diventar missionari, per andare a con-
vertire i loro fratelli, ancor selvaggi. Spero di quest'anno,
potrete dar la veste da chierico ad una diecina >>.
E nel marzo dell'anno seguente: << Ho letto còn tanto g-a--
sto la notizia della prima vestizione monacale; ora sto atten-
dendo la notizia di una vestizione chiericale. Animo, dunque,
insegnate il latino ed avviate civilizzati e fueghi"ni alla carriera
ecclesiastica, quanti trovate ben inclinati alla vita religiosa ed
alquanto capaci per lo studio. Vi manderò una bella immagine,
appena riceva la consolante novella>>.
E poco dopo: «Mi fa piacere che abbia cominciato un po'

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IX - << Da mihi animasi >>
di scuola di latino; guarda di accrescere il numero di tali al-
lievi; sopra tutto sii perseverante, non ùzsciando neppure un
giorno di scuola, ·doè eccettuate solo le feste ed il giovedì,
senza fare la scuola regolarmente>>.
Ed alla fine di gennaio 1893: << Ci addolora il pericolo dei
poveri fueghini per l'invasione dei cercatori di oro. Spero
che ora, col nuovo personale arrivato, si potrà effettuare il
desiderio che esprimi di· una nuova missione in favore degli
Onas. Fatevi coraggio. Siete costi specialmente a favore dei
poveri selvaggi. In pari tempo, procurate di promuovere lo
studio del latino in Puntarenas, per procacciarvi presto aiutanti
di codesti paesi >>.
Se gli era comunicato che taluno si perdeva d'animo
per le gravi difficoltà che s'incontravano in cotesto lavoro,
premurosamente incoraggiava ad andare avanti senza paura.
In uno di cotesti casi, la festa dell'Epifania del 1892, col
pensiero rivolto alla liturgia del giorno, scriveva:
<< Non iscoraggiatevi per le difficoltà nel coltivar le vocazioni
salesiane; anche Don Bosco nei primordi incontrava gravissime
difficoltà. Piuttosto a sua imitazione adoperatevi per sormon-
tarle ed eliminarle colla prudenza, coll'esperienza, con uno zelo
instancabile. Sovrattutto si procuri che in tutte le case si studi
il latino e nella più vasta proporzione che sia possibile. Qui,
perfino le nostre Suore avviano, o meglio incoraggiano gli al-
lievi allo studio del latino, e con buoni risultati. Il Signore,
che in questo giorno si degnò manifestarsi, vuole servirsi non solo
di noi, ma de' nostri numerosi allievi, per farsi conoscerè a tanti
paesi, città, tribù, e nazioni>>.
Lo zelo del Servo di Dio, sempre ammirabile, coglieva
ogni occasione per ripetere incoraggiamenti. Nel 1891 Don
Costamagna gli aveva inviato consolanti notizie dall'Uru-
guay, ed egli:
<< Mi fa molto piacere .la notizia che mi dài degli eser-
cizi da te dettati a Las Piedras. Il sentire che vi è un bel
numero di ascritti ed aspiranti di buone sper,anze, mi con-
sola grandemente.
>> Spero che ancor più abbondanti risultati potrete ottenere
nella Repubblica Argentina, se: farete coltivare in tutte le

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
case la lingua latina; se farete un noviziato a parte; se
gli darete tutta l'importanza che si merita... Sarebbe conve-
niente che tu esigessi che in tutte le tue case lo si insegnasse,
persino nelle scuole delle Figlie di Maria Af,lfiliatrice, dove
alme11:o dovrebbero insegnare a leggerlo>>.
Don Costamagna gli fece arrivare una lettera firmata
da tutti i chierici e giovani aspiranti alla vita salesiana, ed il
Servo di Dio rispondeva loro:
·
«Mi fecero molto piacere le belle espressioni e buone
disposizioni che dimostrate nella vostra lettera. Il Signore
vi aiuti a mettere in pratica le belle promesse che mi fate.
Vi ringrazio... Son molto contento del vostro progresso nello
stgdio, e specialmente mi congratulo con voi, o studenti di la-
tino. Che bellezze vi sono mai in questa lingua! Applicatevi
con ardore, e vi troverete molto soddisfatti. Anche voi che non
lo studiate ancora, ma già vi aspirate, abbiatevi i miei compli-
menti. Sono gli studenti di latino che fanno le migliori carriere
e che possono anche intraprendere la più sublime di tutte, la
carriera ecclesiastica>>.
E vegliava che i nuovi aspiranti alla Società Salesiana e
al sacerdozio fossero ben curati; e voleva, anno per anno,
conoscere quanti ne fiorivano in ogni casa. Verso la fine di
luglio del 1893 ripeteva a Don Costamagna:
<< A proposito di novizi, non posso a meno di raccomandarti
di averne la massima cura; sono le nostre speranze. Cosi non
posso a meno di raccomandarti di accrescerne il numero col pro-
muovere in tutte le case lo studio del latino, coltipando per tal
modo le vocazioni. Se fosse possibile, vorrei che il latino s'inse-
gnasse perfino nelle scuole delle Suore; s'insegni almeno a leg-
gerlo, ed in tutte le classi elementari s'insegni la stima e l'amor
per tale studio. Non permettere che alcuna nostra casa rimanga
senza lo studio della lingua latina.
>> In pari tempo abbi tutta la cura per coltivare le voca-
zioni salesiane, anche tra gli artigiani e i coadiutori. Se con
qualche tuo foglio potrai darmi il numero delle classi di latino
di ciascuna tua casa ed ·i'l numero degli allievi di ciascuna classe,
mi farai piacere>>.
Don Costamagna inviò l'elenco richiesto, e Don Rua, da

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IX - << Da mihi animasi >>
Londra, il giorno stesso della consacrazione della nuova chiesa
gli esprimeva l'iniziale sua soddisfazione, tornando ad insi-
stere:
<< Lo specchietto... delle classi ed alunni di latinità della tua
ispettoria, comincia a consolarmi; credo però che è ancor poco,
come tu stesso riconosci. Lo conserverò, e, se vorrai l'anno ven-
turo mandarmene un altro, lo confronterò con questo, per ve-
dere se [e qui nomina tre case] si son messe all'opera, tra tutte
santa, di coltivare il latino; se dove è attualmente solo farsa,
vorrà essere realtà, e se dove tali scuole sono avviate, aumenterà
il numero delle classi e degli alunni.
>> Se e'era un paese alieno dallo studio del latino e per an-
tipatia religiosa e per avidità di attendere al commercio era
certamente l'Inghilterra,: eppure in tre soli anni che poterono
i confratelli avere una piccola casetta, già hanno potuto dare
la veste salesiana ad otto, e la prossima settimana si darà ad
altri cinque.
>> Fa' dunque coraggio a tutti, e non cessar dall'insistere
sull'argomento, specie nel tempo degli esercizi coi direttori e
maestri, finchè non vedrai, in tutte le tue case, ben avviato lo
studio del latino>>.
Era tale lo zelo del Servo di Dio e l'ascendente che eser-
citava su tutti col buon esempio che alcuni, anche dall'A-
r merica, gl'inviavano proponimenti che prendevano per
avanzare nelle perfezione, e ad uno di questi rispondeva:
<< Approvo specialmente il tuo rendiconto, solo desidero che
ai proponimenti si aggiunga: - Coltiverò con zelo le vocazioni,
mediante prudenza, pietà e carità>>.
<< Maria Ausiliatrice vi ricolmi de' suoi favori - augurava
nel 1893 a Don Costamagna - e sovra tutto vi conceda lumi,
unzione, calma, zelo e carità per non lasciar andar perdute le
vocazioni ecclesiastiche e salesiane, che il suo Divin Figlio non
manca di seminare anche in coteste regioni>>.
Suor Laura Rodriguez fu la prima uruguayana che entrò
nell'Istituto delle Figlie di ,Maria Ausiliatrice. Appena il
Servo di Dio n'ebbe notizia, il 16 gennaio 1893 le scriveva
paternamente: << Mi rallegro cordialmente con voi nel sapere
che siete la prima Figlia di Jv!aria Ausiliatrice di cotesta Repub-

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
blica. Siete proprio la pietra fondamentale. Penso che sarete
anche la più esemplare; e, se non lo siete ancora, spero che
colla buona volontà e gr3:zia di Dio lo diverrete. Mi rallegro
con voi nel vedere che il vostro esempio venne già seguito da
molte altre; giacchè mi pare che in cotesta Repubblica molte
si sono fatté ascrivere alla vostra Congregazione. In Paradz'so
che bella consolazione sarà per voi il vedere tante belle anime
far corona alla Madonna pel vostro buon esempio! Ma procu-
rate di arrivare al paradiso; non fate la minchioneria di la-
sciarvi escludere. Se non avremo la consolazione di vederci
qui in terra, confido che il Signore, ad intercessione di Maria
Ausi1iatrice e di Don Bosco, ci farà la grazia di vederci poi
lassù e di cantare insieme l'eterno osannai>>.
<< VOCAZIONI, VOCAZIONI! >> fu sempre il grido ed il lavoro
costante del Servo di Dio, felice quando vedeva crescere il
numero degli operai per la vigna del Signore.
Sul principio del 1894 cosi incoraggiava anche un umile
e buon coadiutore salesiano, Felice Gavarino, residente a
Nichteroy: ·
<, Dovete mettervi tutti di buona volontà per santificare
cotesto collegio e fare in modo che ne escano molti salesiani,
tanto studenti, quanto operai. Tu pensi forse di aver poco da
fare in questo; invece devi aver una delle parti più importanti;
desi.sesnad,7eosiafonrzn..,a..i.o>,>. devi ingegnarti a fare delle buone inforflate
<< Preparate molti operai salesiani, preti e secolari; - cosi
a Don Carlo Peretto - QUESTA SARÀ L'IMPRE~A PIÙ UTILE
E SANTA CHE POSSIATE COMPIERE!>},

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X - L'uomo di Dio
X
L'UOMO DI DIO
1894.
A Nizza Monferrato: << Gesù Sacramentato sia il centro della vostra
vita>>. - Vigila anche sulle piccole cose. - << Vocazioni!>>. - Nuovo
omaggio a Leone XIII, alla chiusura del suo Giubileo Episcopale.
- << Filii tui de longe venienti>>. - Bontà paterna. - Ampia ammira-
zfon.e. - L'offerta di una povera cooperatrice. - Predice una voca-
zione religiosa. - Come accetta la fondazione di Comacchio. - Gua-
risce un'inferma. - Il 24 giugno. - Elogt'o dell'<< Unfone >> di Bologna.
- All'Oratorio di S. Martino. - Entusiasmo attraverso la Svizzera,
l'.tfl.lsazia, i,l Belgio e l'Olanda. - << Don Bosco eun santo, ma epur
santo il S'Uò Succ~sore! i>. - 'Durante gli esercizi spirituali. - Circolare
agli ispettori ed ai direttori di America. - Vuole che lo spirito di
Don Bosco fiorisca ovunque. - << Vocazioni, vocazioni!>>. - All'XI
Congresso Eucaristico Nazionale. - Il XXV delle annuali Dimo-
strazioni. - Trenta nuove case. - All'inaugurazione della chiesa di
San Michele a Foglizzo. - Il III Vescovo Salesiano. - Cure assidue
per ogni casa. - Strenna per il 1895. - Sempre esemplare!
La memoria di Don Rua avrà un'eco imperitura nelle
Case Salesiane e delle Figlie di Maria Ausiliatrice che visi-
tava regolarmente una e più volte all'anno, per il fervore che
vi destavano la sua parola e la sua presenza. Ai primi di
gennaio aveva per ordinario questa fortuna l'Istituto di N. S.
delle Grazie in Nizza Monferrato, dove allora risiedeva la
Superiora Generale; e la cronaca locale ha questi ap:punti
in data 1° ~ennaio 1894:

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
«Arrivo del rev.mo Rettor Maggiore. Predica. Parla dopo l'ac-
cademia; ci dà notizie dei missionari e delle nostre missionarie. Ci
lascia una strenna spirituale:
>> Alle professe: - Fare che il centro del nostro cuore sia Gesù Sa-
cramentato.
>> Alle novizie: - Essere vere Figh'e di Maria Ausiliatrice, imitando
le sue virtù.
>> Alle postulanti: - Imitare le api, ricopiando la virtù delle sorelle. ·
>> Alle educande: - Frequenza regolare e fervorosa ai Ss. Sacra-
menti.
>> Presiede la commoventissima funzione della vestizione.
>> Parte per Torino, lasciando tutte edificate per la straordinaria
sua virtù e la paterna sua bontà; sì che da tutte si andava dicendo:
- Veramente Don Bosco, novello Elia, lasciò il suo mantello a Don
Rua, novello Eliseo>>.
Abbiamo anche i particolari delle parole che rivolse alle
professe:
<< Fate che il centro della vostra vita sia Gesù Sacramentato.
>> Gesù in Sacramento, centro della vostra vita! Oh! vita cara!
Ohi vita santa! Oh! vita di paradiso! Dio volesse che la intendessimo
e la praticassimo I
>> Aver per centro della vita Gesù Sacramentato, vuol dire rife-
rire a Lui, compiere per Lui tutte le nostre azioni; fare che la nostra
vita si svolga attorno a Lui, ct>me la vita si svolge intorno al proprio
centro.
>> Aver Gesù Sacramentato come centro della vita, vuol dire che
debbono sempre tendere a Lui gli affetti del cuore, come le cose ma-
teriali tendono incessantemente al centro della terra.
>> A.ver Gesù in Sacramento come centro dellaf vita, vuol dire
vivere uniti a Lui con la Santa Comunione: star volentieri davanti
a Lui in adorazione, per ottenere grazie, illustrazioni, favori, zelo e
carità; come i pianeti ricevono moto, luce e calore dal sole, dal quale
non si dipartono, perchè è il centro della loro orbita.
>> Per un'anima religiosa, che si è consacrata a Dio, sposa a Gesù, ·
dovere vuole che Egli solo sia il movente della vita intera. E non è
forse per essere la Via, la Verità, la Vita delle anime, che Egli si degnò
d'istituire il Santissimo Sacramento? Non è forse per vivere intera-
mente di Gesù Cristo, che a noi è dato di dimorare accanto alla sua
Reggia, e spesso sotto il medesimo tetto?
>> Il modo più pratico; perchè Gesù in SacramentQ sia il centro
della nostra vita, è ben s'emplice. Egli lo sarà, se ci conserveremo
degne di riceverlo ogni giorno nella Santa Com1:1nione; se a Lui con-
sacreremo la giornata sin dal primo svegliarci al mattino; se frequen--

66 Pages 651-660

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66.1 Page 651

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X - L'uomo di Dio
temente ci rivolgeremo al Santo Tabernacolo col nostro pensiero e
col nostro cuore durante il giorno; se sarà nostra delizia il fare la vi-
sita quotidiana per adorarlo con fede, là, prigioniero d'amore; se nei
nostri colloqui e nelle nostre conversazioni parleremo volentieri della
sua infinita carità; se con qualche interno od esterno sacrifizio lo ri-
_pareremo delle offese che riceve nel mondo; se, insomma, ci mostre-
remo animati dallo spirito di Don Bosco, che tanto amò Gesù Sacra-
mentato e ne promosse il culto.
>> Spesso avviene che il pensiero della propria debolezza e fragi-
lità ci scoraggi e ci faccia sentire il bisogno di chi ci comprenda, ci
guidi, e ci sorregga nei dubbi e nei pericoli e nelle lotte. Ebbene,
Egli è il nostro Creatore, e sa come sia e di che abbisogni l'anima
nostra ; Egli è il pane dei forti, e da Lui avremo forza e coraggio
contro i nostri nemici; Egli è il Maestro, e ci illuminerà nei nostri
dubbi; Egli è il nostro Salvatore, e in Lui è riposta tutta la potenza
della nostra SS. Ausiliatrice... >>.
<< Mi fecero rriolta buona impressione - nota Suor Te-
resa Prono - queste sue parole; ·e al mirare la sua dolce fi-
gura, una voce pareva mi dicesse: - Chi vi parla è un santo!>>.
Al suo pensiero, specie nella preghiera, era presente ogni
casa; e, a quando a quando, sentiva il bisogno di far giungere
a tutte la sua parola esortatrice.
Il 29 gennaio 1894 ringraziava i confratelli degli << indo"".
vinati >> auguri che gli avevano inviato << nelle p~ssate Solen-
nità Natalizie, sul cominciare del nuovo anno, e nell'avvici-
narsi dell'odierna solennità>>; e << col cuore sulle labbra>>:
<< Molti - osservava - nel desiderio di meglio esternare
il loro rispetto ed il loro amore al Rettor Maggiore, usarono
di carta di lusso aggiungendovi ancora fiori ed immagini.
Cosi le loro lettere mi giunsero tassate passando il peso fissato
dalle leggi postali. Questo leggi,ero inconveniente vi persuada,
o carissimi figli in G. C., che io bado ben meglio ai -vostri
sentimenti che al foglio che li contiene, e vi ispiri di provve-
dervi una bilancia in ogni casa onde pesar le lettere prima d'in-
viarle alla posta. Pratichiamo la povertà anche in questo. Si
vide, non è molto, un eccellente ecclesiastico ridursi a tal povertà
da vivere con due soldi di latte al giorno, affine di largheggi,are
maggiormente coi poveri figli di Don Bosco. E noi non ci faremo
scrupolo di sprecare ciò che costa cotanto ai nostri benefattori?>>.
Quindi rilevava le vi~ibili benedizioni divine sulla Società

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634
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Salesiana nell'apertura di nuove case per la formazione del
personale; aveva parole paterne per i confratelli militari;
insisteva che si curasse diligentemente il regolare funziona-
mento degli Oratori Festivi: << Oh! state sicuri, il cuore dei
giovanetti non è terreno ingrato, e perciò noi dobbiamo colti-
varlo con molta cura, ed anche a costo di gravi sacrifizi >>.
La raccomandazione più viva era sempre per suscitare
nuove vocazioni: << Non v'ha dubbio, l'umile nostra Congre-
gazione fa un gran bene alla civile società col procurare un asilo
a tanti poveri giovanetti che sono in pericolo d'incamminarsi
nella via del vizio. Egli è certamente una :fiorita carità il
dar loro il pane, l'istruirli, il formarne de' buoni cristiani ed
onesti cittadini. Ma, nel!'educazione de' nostri alunni, noi
. dobbiamo sforzarci di aumentare il numero de' buoni preti e .
huoni coadiutori, senza di cui la nostra Pia Società non potrebbe
compiere la sua missione.
>> Il nostro amatissimo Padre Don Bosco fu consultato
un giorno da una gran signora sul modo di riparare tante
bestemmie, tante profanazioni e tante empietà che si deplo-
rano a' nostri giorni. Ella proponeva vari mezzi offrendo
a tale scopo ingenti somme. Don Bosco le fece toccar con
mano che coll'aiutar un giovane a divenir sacerdote si farebbe
molto più e meglio che con qualsiasi opera buona, ripetendo
cosi le parole di San Vincenzo de' Paoli, con cui egli aveva
tanti tratti di rassomiglianza, che nessuna opera è cosi bella
e cosi buona quanto l'aiutare a far un prete. E infatti fra tutte
le sue opere non ha .egli d~to a qu~sta la prefrrenza? Q~ali
non furono le sante industrie da lui adoperate' fin dal prin-
cipio dell'Oratorio per formare degli alunni del Santuario?>>.
Il 19 febbraio si chiudevan le feste del Giubileo Episco-
pale di Leone XIII; e Don Rua, che aveva voluto s'inau-
gurassero come opere permanenti della faustissima data altre ·-~
fondazioni in Italia e all'Estero, come quelle di Castellammare
di Stabia, presso Napoli, e di Courcelles in Francia, ed aveva
intitolato a S. Gioachino il nuovo istituto di Lombriasco,
ideava un altro particolarissimo omaggio. La scuola tipo-
grafica dell'Oratorio aveva iniziato una bella edizione del Mes-
sale Romano; ed egli ordinò che se ne sollecitasse la :fine,

66.3 Page 653

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X - L'uomo di Dio
635
e che apposita epigrafe lo dicesse devoto omaggio della So-
cietà Salesiana al Sommo Pontefice; e, fattane rilegare arti-
sticamente una copia, l'inviava a Roma al Procuratore Ge-
nerale, perchè l'offrisse al S. Padre prima della chiusura delle
feste giubilari.
Don Cagliero pensò di presentarlo il 2 febbraio, festa della
Purificazione di Maria SS., quando da tutti i rappresentanti
o procuratori dei Capitoli, delle Collegiate, e degli Ordini
ed Istituti Religiosi, Seminari e Collegi Ecclesiastici, si fa
la presentazione dei ceri benedetti al S. Pontefice. Avutane
licenza dal Maestro di Carnera, lasciò che tutti compissero
il loro omaggio; e, in ultimo, insieme con Don Bielli e Don
Finco, si prostrò ai piedi di Leone XIII, mentre il Maestro
di Carnera diceva al Pontefice: << I Salesiani di Don Bosco>>.
<< Di Don Bosco! >> ripetè con molto affetto il Papa.
Ed allora Don Cagliero:
<<- Padre Santo, il nostro Superiore Generale umilia
ai piedi di Vostra Santità...
>> - Don Rua, nevvero?! -· interruppe il Papa.
>> - Sì, Santo Padre, Don Rua umilia ai vostri piedi
questo Messale, stampato pel fausto Vostro Giubileo Epi-.
scopale.
>> - E dove fu stampato? ...
>> - A Torino, dalla nQstra tipografia.
>> E, in cosi dire, presentandogli il bel lavoro, lo pregai
di esaminare le due facciate del frontespizio con la dedica
a Lui fatta. Il Santo Padre, reggendo da sè il Messale, si
degnò leggere la dedica, con viva soddisfazione che traspa-
rivagli dal volto (1); e ferrnossi ad osservare La Cena di
Gaudenzio Ferrari, assai maestrevolrnente ritratta, e i ticchi
fregi dell'una e dell'altra facciata. Dopo avergli fa,ttq . notare
le illustrazioni delle solennità maggiori e minori, le iniziali
grandi e piccole, le forme elzeviriane d~i ca1"atteri, ecc., pre-
sentai alla considerazione del Santo Padre, come specialità
i
(1) L'epigrafe diceva:
Leoni XIII Pont. Max. q.tinquagesimum annum ab inito episcopatu peragenti,
Sodales Salesiani a Joanne Bosco, Patre legifero suavissimo, instituti, libentissimis
qnimis qratulati1 D. D. D. - XI Kal, Martias1 An. MDCCCXCII:(,

66.4 Page 654

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
dell'arte della stampa, La Crocifissione preposta al Canone,
tolta dal fac-simile della miniatura che adorna lo storico Mes-
sale del Card. Della Rovere. Avendogli fatto osservare che
era un lavoro a sedici colori, eseguito con mezzi puramente
tipografici, vi fissò gli occhi mostrandone gran meraviglia,
e, quasi ad assicurarsi, vi fè scorrere sopra più volte la mano,
e ·con vivacità disse:
>> - E, dunque, questo Messale un lavoro di gran pregio?
>> - Padre Santo, risposi, abbiamo posto ogni cura, per-
chè riuscisse meno indegno della Vostra Augusta Persona...
>> - Fu proprio stampato di recente?
>> - Si, proprio per solennizzare il Giubileo Episcopale
di Vostra Santità... ».
Qui, Don Cagliero chiedeva una Benedizione per quanti
avevano collaborato alla stampa ed alla legatura, e proseguiva:
<< - Padre Santo, il signor Don Rua desidererebbe
un'altra grazia.
>> - E quale?
>> - Che la Santità Vostra degni usare questo Messale
nel giorno 18 febbraio, in cui V. S. celebrerà la Messa in
S. Pietro per chiusura dell'anno giubilare.
>> E il Santo Padre, volgendosi ai Prelati e signori presenti,
disse sorridendo, con allusione al Capitolo Vaticano: - Ma
S. Pietro non si offenderà? ... Ad ogni caso, soggiunse verso
di noi con grande bontà, domanderemo i debiti permessi.
>> Io ringraziai come meglio mi fu possibile, dicendo che .
la notizia di tal favore avrebbe procurato immenso giubilo a
tutti i Salesiani ed ai loro giovinetti; e il Santo :Padre concluse:
>> - Questo Messale mi è caro, e intendo tenerlo proprio
per me>>.
Il 18 febbraio Don Rua telegraficamente inviava al Papa
questo augurio: - Tutti i Salesiani, plaudenti felice termine,.
Vostro Giubileo Episcopale, fanno caldi voti al Signore perchè
vi accordi Giubileo Papale a gloria e trionfo della Chz'esa. -
E il Signore, come vedremo, ascoltava benevolmente le pa-
role augurali I
Quando il Servo di Dio fu assicurato da Don Cagliero,
che il Santo Padre aveva adoperato in quel giorno il Messale

66.5 Page 655

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X - L'uomo!di Dio
che gli aveva offerto, ebbe il cuore ricolmo di tanta gioia che •
gli splendeva vivissima in viso ogni volta che, in privato e ~
in pubblico, ne diede ai suoi il carissimo annunzio. Lo ve- ~
demmo anche noi più volte; pareva trasfigurato!
11 vivo desiderio di vedere la nostra· Società aumentar
le reclute per diffondere l'apostolato salesiano, gli procurava ~
un'intima consolazione.
La mattina del 5 aprile quattro giovani americani, due
del Brasile e due dell'Uruguay, ricevevano solennemente l'a-
bito ecclesiastico nel Santuario di Maria Ausiliatrice da Don
Rua, alla presenza del numeroso gruppo degli studenti del-
l'Oratorio; e il Servo di Dio, nel commovente discorso che
tenne, ricordava l'analoga funzione celebrata da Don Bosco
ne' suoi ultimi giorni, quando diede l'abito ecclesiastico al
Principe Czartoryski e a tre altri, un inglese, un polacco e un
francese. << Ora anche son forestieri, dicev.a il Servo di Dio,
e vengono ancor più da lontano. Sono fiori scelti dal gran
numero di giovani educati dai Salesiani nell'America, donde
son partiti per recarsi a Roma e compiere i loro studi all'Uni-
versità Gregoriana, in omaggio ai desideri del Santo Padre.
E proprio il caso di ripetere: - Filii tui de longe venienti -
Oh I quante meraviglie si vanno succedendo ai piedi di
quest'altare, innalzato da Don Bosco alla Gran Madre di
Dio... >>.
Uno dei nuovi aspiranti al sacerdozio era Helvezio Gomez •
de Oliveira, oggi Arcivescovo di Marianna nel Brasile.
·;
Come sarebbe edificante il poter seguire il Servo di Dio ,'
passo passo, in ogni istante, in ogni luogo, in tutta la vita. ~
Verso la metà d'aprile era di passaggio a Moncrivello, ed una °}
Figlia di Maria Ausiliatrice ricordava, tra le altre, questa bella :
impressione: << La direttrice della casa presentò al venerato ,
superiore una busta con un po' di denaro, tanto per pagargli '
il viaggio. Egli, tutta bontà e carità paterna, sapendo che
quella casa era poverissima, le restituì la busta col doppio
del denaro che gli aveva dato, aggiungendo: - Prendete,
farete fare una bella passeggiata alle vostre ragazze! - lo,
ancor nuova di congregazione, ebbi da questo atto così pa-
terno la più cara impressione, e confesso che a rinforzarmi

66.6 Page 656

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638
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
nella mia vocazione servì il pensiero di aver nel Superiore
un santo>>.
Tale era il pensiero di quanti lo conoscevano a fondo.
Il 22 aprile Don Natale Noguier tenne in Valsalice una dotta
dissertazione sulla risurrezione dei corpi secondo la dottrina
di S. Tommaso, dimostrandola perfettamente conforme alla
scienza e rilevando come Iddio, pur lasciando operare le
leggi date alle cose create, nel gran giorno saprà di nuovo
riunir quegli atomi che formano il nostro corpo in vita, perchè
come dice un poeta, il Pindemonte: << Chi seppe pria dell'uom
formar la tela, ritesserla saprà... >>. E l'Arcivescovo Mons. Ric-
cardi, prendendo la parola in fine dell'adunanza, affettuosa-
mente diceva agli alunni, che se è vero che qualsiasi atomo
del nostro corpo non viene dopo la morte annientato, era pur
verissimo che una buona metà degli atomi, onde risultava
il corpo di Don Bosco, si trovava già condensata in Don Rua,
che ne continuava l'opera miracolosa...
Molti vedevan in lui un altro Don Bosco e l'avvicinavano
con la stessa devozione.
Ai primi di maggio gli si presentò una povera coopera-
trice, la quale, consegnandogli l'offerta di 52 lire, gli diceva:
- Signor Don Rua, io amo molto le Opere Salesiane, le
vorrei soccorrere generosamente, perchè so che non c'è de-
naro meglio speso di quello che s'impiega a sostenere queste
opere, che fanno tanto bene in ogni ordine di persone. Ma
non potendo soccorrerle come desidererei, son ricorsa ad
uno spediente per fare almeno qualche offert;i a quando a
quando. Raccolgo dalle mie amiche e conoscenti, anzi da
tutte le persone che mi riesce di poter avvicinare, la tela e la
carta che serve per imballare mercanzie; e quando ne ho una
certa quantità, la vendo, e porto qui a lei il denaro ricavato;
e la somma che le ho consegnata è frutto di questa mia indu-·-
stria. Due altre persone dietro il mio esempio si diedero
a fare altrettanto; ed ho il piacere di presentare anche il
frutto della loro carità.
Cosi dicendo, trasse fuori altre 7 lire dell'una e 5.50 del-
l'altra.
,
Don Rua, commosso dell'ingegnosa carità, la ringraziò

66.7 Page 657

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X - L'uomo di Dio
di cuore e l'assicurò che avrebbe pregato e fattò pregare
per ottenere a lei ed alle sue amiche le più èopiose benedi-
zioni sopra i loro interessi spirituali, una vita lunga e felice,
e un bel posto in paradiso. E volle che se ne desse pubblicità
nel Bollettino, con queste riflessioni: - Se si fosse solleciti
ad approfittare anche delle piccole cose, quanti orfanelli
di più non si potrebbero soccorrere! quant'aiuto si potrebbe
dare alla Società Salesiana! e quanto maggiore sarebbe il
bene che questa potrebbe fare! ...
Andavano a visitarlo due ·nobili signorine, ed una di
esse, Adele Solaro, ci diceva nel r929: << Tengo un pre-
zioso ricordo, impresso nella mente e nel cuore dell'ascetica
figura del veneratissimo Don Rua, benchè sieno trascorsi molti
e molti anni. Nel maggio del r894 ricevetti con un sentimento
di venerazione e commozione una sua benedizione, quando,
accompagnando una mia cugina che a giorni doveva entrare
nell'Istituto del Sacro Cuore, egli si compiaceva di quella
bella vocazione, e poi si volgeva a me, soggiungendo:
>> - E questa la prenderemo noi!...
>> Leggeva forse nell'animo di chi teneva nascosto l'in-
timo desiderio di rispondere ad una chiamata, già chiara-
mente sentita, per la Congregazione fondata dal Beato Don
Bosco? Per un cumolo di circostanze il caro ideale fu combat-
tuto e soffocato; per una lunga serie d'anni non si parlò più
di vocazione salesiana; ma, dopo vari tentativi per altri isti-
tuti, che andarono falliti, vidi alfi.ne, come uno sprazzo di
luce, rifulgere nello spirito l'aspirazione primiera; e, dopo
qualche lotta ancora, s'avverò la parola del santo.
>> Non posso dimenticare quell'energico ed insieme dolce
pronostico, e son convinta sia Lui che m'abbia ottenuta la .
presente felicità! Continuo perciò ad invocare con :fiducia
la sua protezione>>.
Il 23 maggio salivano a Valsalice gli ex-allievi dell'antico
collegio dei nobili, per inaugurare una bella lapide sulla
tomba di Don Bosco; e un commo.ventè discorso di Don Rua1
elogiante quei giovani egregi, coronò l'adunanza.
Il 24 maggio, sacro a Maria Ausiliatrice e solennità del
Corpus Domini - attesta Vincenzo Belleno - il pensiero del

66.8 Page 658

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640
IV .., Successore di Don Bosco. .. Primo periodo
lavoro fatto nell'umiltà e nel nascondimento moveva il Servo
di Dio ad aprire una nuova casa salesiana.
<< Alle lettere scritte e fatte scrivere a Don Rua per una
famiglia salesiana in Chioggia, questi aveva sempre risposto
negativamente, per non. avere (fra altro) personale disponi-
bile, alla signora Giustina Furlan, benefattrice, e a quelli che
per lei si erano interposti.
>> Dietro mio suggerimento, detta signorina e chi scrive
ci recammo a Torino nel 1894. Il giorno che chiedevamo
udienza da Don Rua era il 24 maggio, il giorno di Maria
Ausiliatrice, e, dopo la funzione, fummo introdotti nella sua
cameretta.
>> Dopo discorsi d'incontro, gli esponemmo lo scopo della
nostra visita, ch'era la fondazione di una colonia orticola
in Chioggia, diretta dai Salesiani, per raccogliervi e avviare
alla coltura degli orti (secondo l'uso locale, che gli fu esposto)
i fanciulli abbandonati per le vie, presentando anche un pro-
getto del fabbricato da erigersi, al che s'era già acquistata
l'area.
>> Il reverendo uomo non volle sapere di prenderne nep-
pure visione, e si diffuse a dire che non sapeva come fare,
mancandogli il personale a soddisfare ai bisogni di istituti
salesiani nel Matto Grosso, nella Patagonia, dipingendo a vivi
colori le condizioni di queJle Missioni, che ripromettereb-
bero tanti frutti 'per la Chiesa. Allorch'egli terminò, data io
un'occhiata alla signora Furlan, che n'era rimasta avvilita,
· · . esclamai a mezza voce, più per ripeterlo a Jjile stesso, che per
farmi udire da altri:
·
>> - Si sa, laggiù c'è anche l'aureola del martirio che
attrae; da noi non ci sarebbe che l'umiltà del sacrificio.
. ; >> - Come! come! - saltò su Don Rua -vediamo un po'.
~l' Oggi è la festa di Maria Ausiliatrice, vediamo di fare qualche
cosa.
>> Svolge i disegni che teneva in mano, e, esaminatili, li
pose sul tavolo, dicendo: -· Deve ritornare Don Vespignani,
il nostro ingegnere, li farò vedere a lui; - e ci congedammo.
>> La casa salesiana in Chioggia era già decisa. Qualche
settimana dopo la· signora Furlan riceveva da Torino, in

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doppio, il progetto dell'istituto erigendo, che nell'esecuzione
venne
nuovo
sspoalztiao.n>t>o.
ampliato,
perchè· intanto
si era acquistat0
Nello stesso mese Don Giovanni Maria Prigazzi, pre-
vosto di Scandeluzza nel Monferrato, faceva questa dichiara-
zione: << Paolina Macchia, maritata ad Anselmo Carlo, di
questa parrocchia, fu colpita da un morbo interno, che la
doveva senza dubbio trascinare alla tomba, essendo impos-
sibile un'operazione chirurgica. Aggravandosi sempre più il
male, le vennero amministrati tutti i Sacramenti ed impartita
la benedizione papale. Senonchè, in quel frangente, venne
a chi scrive la santa ispirazione di proporre alla moribonda
di fare ricorso a Maria Ausiliatrice con promessa di recarsi
dipoi al di Lei Santuario di Valdocco, appena sarebbe stata
trasportabile. Detto, fatto. Dopo pochi giorni la nostra inferma
dalla casa di propria abitazione veniva trasportata sulle brac-
cia fino alla vettura; di poi su questa e col tramvia fino a To-
rino, e di nuovo sulle braccia fino alla sagrestia del Santuario
di Maria Ausiliatrice, dove fu presentata al rev.mo Superior
Maggiore dei Salesiani, Don Michele Rua, perchè le dèsse
la benedizione di Maria Ausiliatrice. Il degnissimo succes-
sore dell'immo;ctale e compiilnto Don Bosco, dopo di aver
benedetto e pregato per l'ammalata, la consigliò di portarsi
all'altare della Madonna, recitando un'Ave Maria alla cara
Vergine Ausiliatrice e, possibilmente, ascoltando la !Wessa,
che si faceva celebrare. Così venne fatto. Appena terminata
la S. Messa, detta inferma dichiarò al proprio marito presente
di sentirsi assai meglio e con una· gran voglia di cammina~
e di mangiare, cose che da molti giorni non aveva più fatto.
Ed oh! prodigio! Alla volontà corrispose la forza; e, dopo
di essere uscita dal Santuario camminando senza ·alcun ap-
poggio, e di aver mangiato con eccellente ·àppetito, provò
la gioia soavissima di poter fare ritorno alla propria abitazione
guarita appieno, ed attender'e, come attende, colle sue ma-
terne cure agli affari domestici ed alla cristiana educazione
della sua giovane figliuolanza) con stupore del medico curante
e dell'intero paese >>. · ·.
.
Anche le feste titolari del Santu,ario, che si svolsero dal
-fI - Vita del Servo di Dio Michele Rua. Voi, I.

66.10 Page 660

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642
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
20 al 27 maggio, condussero molti devoti attorno· al Servo
di Dio; e l'Arcivescovo Mons. Riccardi, il giorno 25, in cui
ebbe luogo la solennità principale, tessendo il panegirico,
tornava a manifestare in pubblico l'ammirazione che gli
portava.
Il 26 si svolse la cerimonia della partenza di dodici nuovi
missionari; e l'apostolo dei lebbrosi, Don Michele Unia,
che era tornato in Italia per ristabilirsi in salute, dichiarava
egli pure pubblicamente di veder trasfuso lo spirito di Don
Bosco nel suo Successore.
Anche a Milano, dove si recò per prender parte alla prima
festa di Maria Ausiliatrice, solennemente celebrata dai Coo-
peratori Salesiani, il Servo di Dio raccolse segni di venera-
zione da ogni ceto di persone. << ~ei Cooperatori Salesiani
milanesi - scriveva la Lega Lombarda del 30 maggio - la
giornata di ieri riusci veramente cara e importante. Don Rua,
l'infaticabile compagno e successore di Don Bosco, fu ... nella
nostra città nunzio d'una sospirata ed a tutti gratissima no-
tizia: che se la carità ambrosiana proseguirà il suo efficace
concorso morale e pecuniario, i figli del generoso apostolo
astigiano verranno definitivamente a Milano nel prossimo
ottobre ad inaugurare il loro istituto per l'educazione gratuita
della gioventù operaia ed abbandonata! Il santo direttore
generale delle opere salesiane fu festeggiatissimo, tanto alla
bene riuscita festa di Maria Ausiliatrice (indicata comune-
mente col nome popolare di Madonna di Don Bosco) che
si compiè semplice e commovente a Santa Ma,ia Segreta...,
quanto alla numerosa adunanza pomeridiana in via S. Mau-
rilio 21, alla quale presero parte parecchi degli illustri membri
del nostro clero e laicato cattolico e molte signore dell'ari-
stocrazia cittadina >>.
Il Servo di Dio, ospite a S. Sofia, prese la parola in ambe..-·
due le adunanze; alla seconda erano presenti anche molti
cooperatori di fuori città, .ed alla fine - scriveva l'Osserva-
tore Cattolico - << avvenne una gran ressa attorno alla esile
e pallida figura di Don. Rua; tutti volevano baciargli le mani;
parlargli, consegnargli· offerte. Egli non potè contener poi
1.ll'}.'espressione, che su quelle labbra, parçhe e dignitose, ci

67 Pages 661-670

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67.1 Page 661

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X - L0uomo dì Dio
fece senso: - Oh quante brave e buone signore ha Milano!
- Tornato poi a Santa Sofia, fu anche là un andirivieni di
personaggi, che vollero parlargli e raccomandarsi alle sue
preghiere, sicchè a stento potè trovare un quarticello per vo-
lare in via Commenda e dare una vistata fuggevole al futuro
nido dei suoi figli >>.
Ed i primi Salesiani vi giungevano poi in dicembre,
il giorno dell'Immacolata. << Presentatomi a Don Rua prima
di partire - ricorda il direttore Don Lorenzo Saluzzo -
mi domandò: - Hai denari per il viaggio? - Si, risposi.
- Bastano per i tuoi due compagni? - Appena appena, ri-
sposi io. - Ebbene va' colla fiducia nel Signore, in Maria
Ausiliatrice e in Don Bosco, che ti voleva tanto bene; e del
denaro ne troverai quanto ti abbisogna. - Oltre due milioni
furono raccolti e spesi secondo queste sante parole di Don
Rua >>. E, come è noto, << man mano che l'Opera nostra si
sviluppava in Milano, era lui, sempre lui a farci coraggio,
mai turbandosi delle difficoltà e delle opposizioni d'ogni
g.enere, che anche la casa di Milano sostenne aspre e fieris-
s1me ... >>.
La sera del 24 giugno, alla festa annuale della ricono-
scenza presero parte anche i nuovi chierici americani, venuti
per compiere i loro studi aU'Università Gregoriana, e col
cuore pieno di gratitudine ringraziavano Don Bosco e Don
Rua che avevano rivolto lo sguardo anche ai loro paesi, e
specialmente agli infelici selvaggi del Matto Grosso, tra i
quali stavano per inoltrarsi i missionari salesiani; e nell'en-
tusiasmo della gioia di quell'ora invitavano il Servo di Dio
a voler fare un viaggio al Brasile, per recare a tanti frate>lli
il piacere desideratissimo di po~ergli baciare la mano in se..
gno della più sentita riconoscenza; e Don Rua ebbe per tutti
parole carissime e infocate.
Anche la sera dopo vi· fu una nota assai patetica, che
strappò lagrime di commozi@ne; e furono le parole dei nu-
:merosi giovani polacchi, che, per seguire la loro vocazione,
avevano abbandonato il tetto natio ed erano corsi sotto la
bandiera di Don Bosco. Egli animò quei cari giovani, pei
quali disse sempre aperte le porte salesiane, a corrìspon-

67.2 Page 662

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644
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
dere alla grazia del Signore, per rendersi capaci di apportare
un giorno qualche vantaggio alla loro patria tribolata. E,
in fine, ricordando il grido, più volte ripetuto in quella sera,
di Viva Don Bosco!, <( Si, disse, f acciam sempre vivere Don
Bosco in mezzo a noi, imitando noi tutti i suoi esempi, prati-
cando le sue virtù, affinchè tutti quelli che ci vedono, tutti quelli
che hanno da trattare con noi, e nelle case salesiane e fuori
di esse,possan dire di noi:-Son veramente figli di Don Bosco!>>.
Quel giorno giunsero all'Oratorio molte copie di un nu-
mero unico popolare dell'Unione di Bologna, dove già si
pensava a preparare gli animi dei cattolici a celebrarvi il
Congresso Salesiano Internazionale. Il foglio era intitolato
<< Una gloria italiana: Don Bosco e le sue Opere>>, ed era stato
stampato per rispondere a molti che chiedevano notizie del-
l'Opera Salesiana e dello spirito impressole dal Fondatore,
<< come omaggio e tributo di gratitudine al grande apostolo
del secolo nostro e vera gloria italiana; e come omaggio a colui
che eredito il suo spirito e l'alta direzione della salesiana f ami-
glia, cotanto benemerita della Religione e della patria>>. E vi
si leggeva quest'elogio del Servo di Dio:
<< Chi è Don Rua? E il degno successore di Don Giovanni
Bosco, è l'intrepido continuatore dell'opera sua, è il più
fido interprete delle idee grandiose del santo uomo di Dio,
è l'uomo che più intimamente e che, si può dire, nel modo
più perfetto, ricopia, rappresenta Don Bosco nella laboriosa
pietà, nella carità inesauribile e, sòprattutto, nella provvida
e sapiente direzione della numerosa famiglia s~lesiana.
>> Chi è Don Rua? .Don Bosco soleva dire di lui: - Se
Don Rua volesse, potrebbe fare dei miracoli. - E veramente
è un miracolo continuo la sua vita. Chi lo ha veduto e fu
con lui qualche giorno, non potè non rimanerne edificato, ._
esaltato, sorpreso, allo spettacolo di un uomo, il quale, al~
l'apparenza si cagionevole di salute e punto robusto, pur regge
a tante, sì svariate, e non i:r;iterrotte occupazioni...
>> Don Rua? diceva non ha guarì un sacerdote esemplare:
- Don Rua è un santo, egli conserva ancora la grazia batte-
simale ... >>.
'
L'elogio terminava cosi:

67.3 Page 663

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X - L'uomo di Dio
<< Don Bosco è morto, semplice sacerdote, santamente
come era vissuto, rimpianto e benedetto da tutti quelli che
I hanno avuto la fortuna di conoscerlo e di provare i benefizi
della sua carità; ma l'associazione da lui fondata rimane, ed
uno dei suoi primi allievi, il sacerdote Rua, gli è succeduto
nella direzione generale, di essa; e per lui, infaticabile e vir-
tuoso come Don Bosco, lo spirito dell'umile apostolo aleggia, ani-
matore di virtù e di sacrifizio, sui figli suoi, e la grande crociata
dei Salesiani contro i barbari prosegue feconda nel nuovo e nel
vecchio mondo, nel nuovo contro i feticci dell'idolatria, nel vec-
chio contro il paganesimo dell'ateismo e della rivoluzione>>.
Il luglio, a Torino, si benedisse la nuova chiesa del-
l'Oratorio di S. Martino, in sostituzione di quella che sor-
geva presso i Molassi, o Molini di Borgo Dora, dove Don
Bosco, nel periodo randagio dell'Oratorio, aveva raccolto
per due mesi i suoi ragazzi; e Don Rua, che vi si era recato
tra quelli, fu invitato ad impartirvi per il primo la benedi-
zione eucaristica. Chi sa quali pensieri di riconoscenza, con-
giunta alla più umile devozione, dovettero in quell'ora ele-
varsi dal suo cuore a Dio, che l'aveva scelto, nella sua ado-
rabile provvidenza, a vivere ,a fianco del grande Apostolo
fin dalla prima fanciullezza!
Ed in quel mese destava nuovi entusiasmi in molte città.
Il 2 luglio, ..in compagnia di Don Lazzero, partiva per la
Svizzera, l'Alsazia, il Bèlgio e l'Olanda. Scopo del viaggio era
quello di trovarsi a Liegi per la consacrazione del nuovo tem-
pio in onore di Maria Ausiliatrice e, in pari tempo, visitare
insigni cooperatori di vari centri.
Dopo brevi fermate a Novara e a Trecate, nel nuovo
istituto Don Bosco, e a Busto Arsizio, dov'eran pure desi-
derati i Salesiani, ed una quarta a Como, che diede occasione
al buon direttore dei Cooperatori, can. Antonio Casarico, di
mostrargli tutta la sua deferenza, la sera del 3 giungeva a
Balerna, accolto con giubilo dagli allievi del collegio salesiano.
All'indomani, sparsasi la notizia che era giunto nyl Can-
ton Ticino il Successore di Don Bosco, una fiumana di Coo-
peratori corse dai vicini paesi ad ossequiarlo, tanto che
s'improvvisò una specie d'accademia, ed il Credente Gatto-

67.4 Page 664

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646
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
lico di Lugano ne dava un'ampia relazione. Parlarono, tra
gli altri, il can. Don Luigi Fonti, economo spirituale della
Pieve di Balerna, che invitò il Servo di Dio a rivolgere la pa- ,
rola al popolo nella chiesa collegiata, il parroco di Vacallo, e
l'arciprete e vicario foraneo di Riva S. Vitale, inneggiando
tutti all'Opera di Don Bosco. Don· Rua ringraziò per l'af-
fetto dimostrato; e ricordò come Don Bosco si fosse interes-
sato dei poveri giovinetti del Canton Ticino, accettandone
molti nei suoi ospizi, assistendo quelli che emigravano in
Piemonte in date stagioni, avviandone .parecchi alla car-
riera. ecclesiastica; e, rievocando alcuni casi particolari, com-
mosse gli astanti. Disse anche delle pratiche iniziate da
alcuni ticinesi, per aver qualche casa salesiana; e come final.:
mente, dopo la morte di Don Bosco, il loro desiderio fosse
divenuto una realtà coll'accettazione del còllegio di Men-
drisio, trasferito in migliori condizioni ·a Balerna, grazie so-
pra tutto alla munificenza dell'Amministratore Apostolico,
Mons. Molo. La sera, aderendo all'invito, tenne conferenza
nella chiesa plebana.
La mattina del 5 parti per Capolago e Lugano, dove os-
sequiò Mons. Vescovo, il quale volle che dicesse due parole
ai seminaristi in cappella. Ed egli, sentendo che stavan per
partire per le vacanze, diede loro un antidoto contro tutti i
pericoli ché avrebbero potuto incontrare: << Una tenerissima
divozione al SS. Sacramento>>; e in fine, per volere di Mon-
signore,. li benedisse.
_/
Da Lugano passò a visitare l'istituto Kusca di Gravesano,
affidato allora ai Salesiani, e si rallegrò del profitto degli
alunni, ai quali, soliti in certe stagioni ad emigrare dal paese,
raccomandava di ricordarsi, anche quand'eran lontani, dei
parenti, e di far volentieri dei sacrifizi per inviare ad essi i
loro risparmi.
Il 6 luglio giungeya a Muri nel Canton d'Argovia, perchè
parecchi cooperatori e cooperatrici insistevano che i ·figli di
Don Bosco iniziassero, in un antico monastero dei Benedet-
tini, un'opera per l'educazione della gioventù. Il Clero gli
andò incontro a venticinque chilometri dal paese.
Il giorno dopo era festa patronale; e Don Rua ammirò

67.5 Page 665

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X - L'uomo di Dio
la fede e la pietà di quella popolazione. L'8 tenne confe-
renza nell'antica chiesa dei Benedettini. Parlò per tre quarti
d'ora in francese, e quell'ottimo parroco ripetè il suo discorso
in lingua tedesca.
Passato nell'Alsazia, la sera del 9 si fermava ad Obernai
per visitare vari cooperatori; il 10 era ad Andlau, dove tenne.
conferenza nella cappella dell'Orfanotrofio; e 1'11 pernot-
tava a St-Marie-aux-Mines, in un istituto di giovinetti,
fondato da un sacerdote, che lo voleva cedere ai Salesiani.
A Strasburgo fu ospite del Gran Seminario; e dopo una
breve tappa a Metz, per ossequiare il Vescovo diocesano,
giungeva a Liegi, che era, si può dire, la mèta del viaggio.
Qui s'era condotta a termine la bella chiesa dedicata a
Maria Ausiliatrice, e il 16 luglio ne presenziava la consa-
crazione, compiuta da Mons. Doutreloux, ed assisteva alla
prima messa, pontificata dal Nunzio Apostolico Mons. Nava.
Abbiamo alcuni semplici ricordi di questa visita a Liegi,
che non vogliam trascurare.
<< Visitando l'istituto salesiano, - narra uno dei nostri
- trovò nella cappella privata, dove i confratelli compivano
le pratiche di pietà, gli inginocchiatoi guerniti ·di poveri cu-
scini, veramente dozzinali. Chiese, ptrchè .· si fossero posti
. sugli inginocchiatoi quei cuscini; e gli fu risposto, che ingi-
nocchiatoi e cuscini erano stati regalati dal buon curato della
parrocchia, tali quali li vedeva. -Va bene, rispose Don Rua,
ma sarà meglio togliere i cuscini, perchè nessuno prenda
l'abitudine di usarli>>.
Visitò ripetutamente an~e l'Istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice,, dove si trovavano due suore non parenti, ma
dello stesso cognome, ·Suor ~cesira Rossini, e Suor Vittoria
Rossini. << Suor Cesira, --' ricorda Suor Maria Guido -
stava benone; Suor Vittoria invece era stata ·dichiarata tisica.
Venne il veneratissimo signor Don Rua a farci visita; e,
prima a parlargli in particolare, si presentò Suor Cesira,
piena di vita e con tutta l'energia della giovine età; e il buon
Padre non finiva di farle coraggio, soggiungendo: - Pove-
retta, non state troppo bene nevvero? - e Suor Cesira a dir-
gli: - Scusi, sig. Don Rua, non sono io l'ammalata, è l'altra,

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Suor Rossini Vittoria, che è li fuori che aspetta. - E il buon
Padre a ripeterle: - Fatevi coraggio; rassegnatevi alla vo-
lontà di Dio.
>> Uscita di là, Suor Cesira andò dalla direttrice, e le disse
che il signor Don Rua l'aveva scambiata con Suor Vittoria;
e, solo dopo la partenza del signor. Don Rua, incominciò
a riflettere: - Purchè non sia questa una profezia e che pre-
sto io debba morire!. .. - Difatti, dopo qualche giorno, prese
tin forte raffreddore e fu dichiarata colta da etisia fulminante;
venne trasportata a Torino, ed in breve tempo passò all'eter-
nità. Mentre quando si presentò Suor Vittoria, il Servo di Dio
quasi non le parlò della malattia, anzi la consolò; e Suor Vit-
toria durò ancora sino all'agosto del 1899 >>.
La semplicità e la paternità del Servo di Dio erano proprio
straordinarie. Suor Vittorina Heptia, della quale riferiremo
più avanti altri più interessanti particolari, racconta: << L'anno
1894, quando venne il sig. Don Rua a Liegi per la consacra-
zione della chiesa di Maria Ausiliatrice, io era ancor ragazza,
ma colle Suore, e da parecchio tempo desideravo di farmi
Figlia di Maria Ausiliatrice. Ne avevo fatto domanda alla
nostra rev. Madre Generale, ma non avevo ancora ricevuto
la risposta. Il venerato sig. Don Rua, una sera dopo cena,
venne in cucina a salutarci, accompagnato dal sig. Don
Scaloni, direttore della casa, che gli disse: - Qui ci sono due
figliette che desiderano parlarle. - Il venerato Superiore,
col suo solito sorriso, rispose: - Domani, domani ci vedremo.
- L'indomani, 20 luglio, venne a celebrare la S. Messa nella
cappella delle Suore, dopo la quale ammise alla vestizione
due postulanti. Finita la funzione, passò nel corridoio della
cappella, ci chiamò, e fece entrar subito la mia compagna
nell'ufficio della signora direttrice, per parlarle, poi vi andai···
anch'io... Quando ebbe finito, chiamò la signora direttrice,
e chiese due mantelline per mettercele egli stesso. La di-
rettrice, Suor Sampietro, rispose che non le aveva ancora
fatte; ed il buon Padre: - Metteremo quelle delle due postu-
lanti che fecero vestizione: - e designò egli stesso, quella
di Suor Marietta alla rtlia compagna, e quella di Suor Giu-
seppina a me; e cosi si fece. Di poi il venerando superiore

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X - L'uomo di Dio
si recò con noi in refettorio, ci fece fare una buona colazione,
e lui stesso volle servirci il jambon. Egli però, fattosi portare
un po' d'acqua calda, prese solo un po' di cacao>>.
Nel Belgio fu anche a Hechtel, dove si stava trattando
di affidare una colonia agricola, ai Salesiani; e, nel ritorno,
sostò ad Anversa, Malines, e Bruxelles, accolto ovunque con
devota cordialità dai cooperatori.
Dal Belgio si recò anche in Olanda, perchè l'anno prima
un numeroso pellegrinaggio olandese, nel recarsi a Roma,
era passato a Torino e l'aveva pregato di far una visita, alla
prima occasione, al loro paese. Ed ebbe le più care accoglienze
a Maestricht, dove restò due giorni, a Ruremonde, Bois-le-
Duc, Arhnem, Utrecht, e Rotterdam; e rientrava all'Oratorio
l'ultimo del mese, ripetendo: - Ringraziamo di cuore il Si-
gnore e Maria SS. Ausiliatrice, che, da per tutti i paesi, ci
fanno incontrare benefattori e cooperatori generosi e zelanti.
Il prefetto generale Don Belmonte, dando alle case brevi
notizie di questo viaggio del Servo di Dio, nella circolare
mensile: << Il sig. Don Lazzero - diceva - che ci tenne mi-
nutamente informati del viaggio, scrisse che il sig. Don Rua
incontra immensamente con tutti, e ovunque viene fatto
segno alla più alta stima e venerazione. Egli senti più volte
ripetere: - Don Bosco era un santo; ma è pur santo il suo
Successore!>>.
Rientrato all'Oratorio, prese tosto a rivolgere le sue sol-
lecitudini al buon andamento dei vari corsi di Esercizi spi-
rituali. Nella prima settimana di agosto era già a Nizza Mon-
ferrato. Si legge nella cronaca di quell'istituto: << agosto
1894. - Incominciano gli esercizi spirituali per le signore
[benefattrici e cooperatrici salesiane, e particolarmente ex-
allieve delle Suore ed insegnanti], durante i quali si ebbe una
visita del Rettor Maggiore. Fu di poche ore, ma rimase in-
cancellabile nel cuore delle buone esercitande.
>> Il nostro venerato Sup~riore Maggiore - continua la
cronaca - ritorna per la chiusura del I O corso di Esercizi
spirituali alle sole direttrici... >>. . .
Nel tempo degli Esercizi spirituali, avrebbe voluto avvi-
cinare i suoi figli a uno a uno e dir a tutti una buona parola

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
adatta ai loro bisogni e desideri; e nel 1894 inviava una cir-
colare agli ispettori e ai direttori delle case salesiane ameri-
cane, appunto .perchè impediti dalla lontananza di accorrere
<< presso la tomba del nostro indimenticabile Fondatore>>,
nè essi, nè i loro dipendenti, avrebbero potuto udire la sua
parola.
Una circolare interessante.
Dapprima richiama al pensiero il motto, che il Beato
Don Bosco volle scritto sotto lo stemma della Società Sale-
siana, e rileva come il virtuosissimo Padre l'avesse praticato
durante tutta la sua carriera mortale, poichè egli << non diede
un passo, non pronunziò parola, non mise mano ad. impresa,
che non avesse di mira la salvezza della gioventù >>; << non ebbe
altro a cuore che le anime>>, e << disse col fatto, non solo colla
parola: - DA MIHI ANIMAS, CAETERA TOLLE>>.
Si rallegra nel vedere che i membri dell'umile Società
Salesiana faccian tesoro degli esempi e degli insegnamenti
del Fondatore, e sprona quei direttori lontani << a lavorare
con. ardore a pro di quelle anime >> che << la mano di Dio aveva
condotto nelle loro case o fatto loro incontrare nelle Missioni>>,
con semplici e care raccomandazioni, . ricordando il du-
plice scopo della Società con le parole stesse di Don Bosco:
la cristiana perfezione dei suoi membri~· ogni opera di carità
spirituale e corporale verso la gioventù; e loro addita alcuni
mezzi per attuarlo, come l'adempimento esemplare delle
pratiche di pietà, la cura del proprio isti)uto sopra ogni altra
cosa, lo sforzo quotidiano per l'acquistd della virtù, in par-
ticolar modo dell'umiltà, e l'esatta osservanza delle Costitu-
zioni e delle tradizioni salesiane, registrate nelle Delibera-
zioni Capitolari.
Venendo a raccomandazioni particolari, insiste sullo spi-
rito di famiglia, proprio delle case salesiane, quale lo volle
Don Bosco, per cui il direttore è tutto a tutti, particolarmente
ai confratelli, cui deve largheggiare delle sue cure, e tutti
assistere e aiutare e rendere atti agli uffizi ai quali vengon
destinati, anche allo scopo di bandire il pericolo che per-
dan la vocazione; sul fare con impegno e regolarità le scuole
di teologia, del ·vangelo o del Nuovo Testamento, e di ce--

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X - L'uomo dt' Dlo
rimonie; e sull'evitare la fondazione di nuove case, prima
d'aver consolidato le già esistenti.
E, rievocando il consiglio di Papa Leone XIII << di vi-
vere dello spirito del Fondatore>>, perchè l'Opera continui a
produrre i meravigliosi frutti che la Chiesa e la Civile Società
ammirarono durante la sua vita, inculca che i singoli istituti
conservino il carattere che loro impresse Don Bosco, << ca-
rattere che consiste specialmente· nello sforzo unanime, generoso
e costante dei superiori, maestri ed assistenti, perchè sia allon-
tanato il peccato, e perchè si pratichi spontanea la vera e soda
pietà. L'educazione ed istruzione della gioventù senza spirito
religioso, ecco la piaga del nostro secolo. Dio rion permetta mai
che le nostre scuole ne siano infette>>. Quindi ogni direttore
<< colla sua vigilanza non interrotta, colle sue esortazioni pa-
terne, in pubblico e in privato, specialmente colla frequenza
dei Ss. Sacramenti e con altre pie e sante industrie deve com-
piere la maggior parte di questo importantissz'mo lavoro. A lui'
tocca pure vegliare, perchè tutti i suoi dipendenti siano animati
dal medesimo zelo, e si adoperino i mezzi più adatti al conse-
guimento di si nobile fine. Perchè non rimanga lettera morta
il sistenia preventivo, faccia leggere sovente te auree pagine che
ne scrisse Don Bosco>>.
·
E torna a ripetere ·la grande raccomandazione: << Il vo-
stro occhio intelligente non tarderà a ravvisare [tra i vostri
allievi] di quelli cui I ddio ha segnati coll'aureola di una cele-
ste vocazione. Come il solerte giardiniere coltiva con una par-
ticolare sollecitudine quelle tenere pianticelle, che più sane e·
prospere di tutte le altre sono da lui destinate a produrre que'
grani che devono esser la semenza del novello. raccolto, coiì,
voi dovreste fare verso di queste anz'me predilette che z1 Signore
chiama alla .vita religi.osa o alta carri-era acc.lesias..ti€a sacerdo-
tale ... I o son di parere che... dappertutto m6Jjti ~ono i chiamati
al servizio dell'altare, iu numero ben maggiore di quello che se
ne scopra; ma sventuratamente quanti si perdono per non es-
ser stati conosciuti nè coltivati!>>.
<< Parecchi di voi - concludeva - rz'corderanno certamente,
non senza commozione, come il nostro amatissimo Don Bosco
neg(i ultimi anni della sua laboriosa eszstenza, trasportato

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
dall'affetto che nutriva pei suoi diletti figli lontani, in quelli
che ei chiamava sogni, e che noi consideravamo come visioni,
spaziava col suo spirito in coteste immense regioni d'America.
Il suo cuore era pieno di gioia e di consolazione vedendo i de-
serti trasformati in fiorenti città, i selvaggi mutar abiti e co-
stumi, il regno di Gesù Cristo estendersi fino agli ultimi confini,
e ciò per opera dei suoi missionari... Ciò dipende dall'impegno
che voi metterete a conservare nelle vostre case lo spirito di
Don Bosco>>.
Per far vivere lo spirito di Don Bosco tra i Salesiani, rav-
vivarlo in coloro che si studiavano di viverlo da qualche anno,
ed imprimerlo nei nuovi, cercava di dare alle parole, che
rivolgeva al termine degli Esercizi spirituali, un'espressione
incisiva ed attraente.
Ai nuovi coadiutori, nel 1894 additava e commentava:
<< Il blasone della nostra Pia Società>>:
<< Il quadro ovale, diviso. da un'ancora. Sotto àvvi un bosco, e
montagne in lontananza; a sinistra S. Francesco di Sales; a destra
una stella, e sotto un cuore fiammante; e sopra un nastro il motto:
Da mihi animas, coetera tolte.
>> S. Francesco di Sales, nol:ftro patrono; deve richiamarci il si-
stema di educazione che dobbiam seguire, sistema preventivo, che
comunemente previene le colpe per non averle da punire. La stella
ci ricorda quella che è chiamata Stella matutina, Stella del mare,
Maria Santissima... Il cuore fiammante è il Cuore di Gesù, la sor-
gente delle grazie, la fornace della carità, il modello della pazienza,
la fonte di tutte le virtù. A Lui indirizziamo le nostre azioni, a Lui
i pensieri, gli affetti; nostra ambizione sia di piacerq a Lui; quindi
visite, Comunioni, onorarlo dovunque, con caldo amore... Il bosco
ci richiami alla memoria il nostro buon Padre, pio, laborioso padre
degli orfani, il grande Educatore della gioventù>>.
Agli stessi, al termine degli Esercizi a metà dell'anno, __
aveva parlato cosi:
<< I massoni hanno la loro stella a cinque raggi, e sotto l'infausto
suo bagliore operano cose nefande. Desidero che opponiamo un'altra
stella, pure a cinque raggi, che sia luce ai nostri passi e ci guidi nel
tempestoso mare della vita.
>> Questa stella avrà nel suo centro la parola cuore, da cui, come
sapete, partono tutte le opere noatre, cosi le buone, come le cattive,

68 Pages 671-680

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68.1 Page 671

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X - L'uomo di Dio
Amare vale volere; volere vale amare; volontà e cuore fanno una cosa
sola. CUORE:
>> C. - COMUNIONE ben fatta, fervorosa, con fede ed umiltà.
>> U. - UMILTÀ. Il Signore fa le sue grazie agli umili, superbi's
resistit, humilibus dat gratiam. Chi si umilia, sarà esaltato. Quia res-
pexit humilitatem ancillae suae...
>> O. - ORAZIONE; frequente uso di giaculatorie.
>> R. - RITIRO; raccoglimento, fuga delle occasioni.
>> E. - ESEMPIO; buoni esempi per riparare agli scandali dati>>.
Oh! il buon esempio che dava in ogni circostanza il Servo
di Dio! Dal 2 al 6 settembre, Torino, la città del SS. Sacra-
mento, accoglie:va l'XI Congresso Eucaristico Nazionale, al
quale intervennero circa sessanta vescovi ed arcivescovi e
gli eminentissimi Ferrari e Svampa. Mons. Mantegazza,
Ausiliare di Milano, Mons. Molo, Amministratore del Can-
ton Ticino, Mons. Vinelli, vescovo di Chiavari, Mons. Te-
scari di Borgo San Donnino, e il Card. Svampa, fl!,rono ospiti
dell'Oratorio; ed anche il Card. Ferrari volle recarvisi due
volte, felice di potersi intrattenere alquanto col Servo di Dio.
Le sedute del Congresso si tennero nel cortile del Seminario
Arcivescovile, trasformato in splendidissima sala, capace di
oltre tremila persone; ed anche Don Rua vi si recò per l'adu-
nanza di chiusura. Appena entrò nell'aula, uno dei signori
del Comitato gli andò incontro con devoto inchino, e lo fece
salire sul palco della presidenza, assegnandogli uno dei primi
posti. Ma ecco entrare altri distinti personaggi, ed il Servo
di Dio, da un altro membro del Comitato, è invitato a riti-
rarsi alquanto; ed egli subito si muove, e poi, vedendo che
l'affiuenza continua, man mano che scorge arrivare qualchè
prelato, pian piano senza che nessuno glidica nulla, quasi
nascostamente si alza e si allontana sempre più dal centro,
sicchè, al principio dell'adunanza, è visto, con edificazione
di chi lo aveva seguito coll'occhio pas-so passo, assidersi
all'ultimo posto.
'· ·
La sua cara figura era ognor circondata di una luce
edificante; tutti ammiravano la sua bontà, la sua carità, la
sua operosità, il suo interessan;iento per ogni opera buona; e
cotesto omaggio glj era reso da ogni ceto di persone.

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IV - Successore di Don Bosco. ... Primo periodo
Anche il Sommo Pontefice lo ricordava con tenerezza
paterna. Di quei giorni Don Lemoyne si recava a Roma a
predicare gli esercizi spirituali, ed ebbe la gioia di poter av-
vicinare il Santo Padre, mentre tornava dai giardini vati-
cani. << Gli umiliai gli ossequi di Don Rua, nostro Rettor
lY-[aggiore, e di tutta la Congregazione Salesiana, e gli do-
mandai una benedizione speciale per quei nostri confratelli,
che in quel tempo si erano ritirati per i Santi Esercizi.
>> - A Torino? - chiese il Papa.
z1.on>>e.- A Roma e a Torino, e in altre case della Congrega-
>> - Si, benedico... Ah! .vi vogliono tutti; vi chiamano
tutti... anche in Sabina...
>> Toccò quindi gli oggetti di devozione, che gli presen-
tavo, li benedisse; ci diede più volte la mano a baciare, fi-
nalmente ci benedisse e si avviò per entrare nella sua camera.
Ma, fatto un passo, si rivolse indietro e:
>> - Tante cose al sig. Don Rua in mio nome... - disse;
e fatto un grazioso saluto colla destra, entrò>>.
La domenica 2r ottobre più di cento ex-allievi dell'Ora-
torio si raccoglievano a Valsalice sulla tomba di Don Bosco,
per festeggiare il 25° delle loro dimostrazioni filiali, iniziate
nel r870. Don Rua si congratulò con Don Reviglio, che ne
aveva avuto il pensiero, e ringraziò tutti gli altri che avevan
reso più bella la celebrazione. << Nel r870, - osservava -
al tempo della prima dimostrazione filiale, li.Opera Salesiana
consisteva nell'Oratorio di S. Francesco di t,ales, nel Colle-
gio di Mirabello, ed in quello di Lanzo. Quanto progresso
in 25 anni!>>. Ed accennava alle tante case sorte in Italia, in
Francia, nella Spagna, nell'Inghilterra, nella Svizzera, in
Austria, nel Belgio, in America, in Africa e in Asia, dimli-
strando che l'Opera di Don Bosco è opera di Dio, a cui dob-
biamo render grazie per averci dato si gran maestro, e quanti
siamo suoi figliuoli dobbiamo mostrarci degni di un. tanto
Padre. E, mentre parlava, volle presentare un prete dalla
lunga barba nera, Don Josephidi, addetto alle Missioni del-
1'Africa; quindi ne fece alzare un altro, Don Vercauteren,
destinato alla casa di Betlemme, ed additandone un terzo che

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X - L'uomo di Dio
655
gli era accanto, Don Tomatis, uno dei primi missionari
partiti per l'America, l'invitava a parlare delle Opere di
Don Bosco nel nuovo mondo.
In fine prese egli nuovamente la parola, per ringraziare
i presenti dell'offerta di un calice d'argento, che avrebbe
destinato alla cappella della Tomba di Don Bosco, e che
paln.mpoiù. presto, tornato a Valsalice, avrebbe usato per il
Il 31 ottobre si congedavano altri 40 missionari.
'I.
<< Queste spedizioni, che si vanno ripetendo a breve distanza le
une dalle altre - scriveva il Servo di Dio ai Cooperatori - mentre
mi fanno ringraziare la Divina Provvidenza, che si degna benedire
cosi visibilmente l'umile nostra Pia Società, devono pur farci riflet-
tere come in quei lontani paesi ci sono tanti fratelli da confermare
nella Fede e più altri che da tanti secoli aspettano il Missionario,
perchè ne faccia loro conoscere il gran benefizio... Considerando
questo grave bisogno, non ho più potuto rimanere insensibile alle
molte dimande, sia di quei lontani miei figli..., sia di Vescovi d'Ame-
rica ed anche di pii secolari, che invocano i Salesiani... S. Paolo ebbe
nei suoi viaggi una visione, in cui un personaggiò in abito macedone,
che credesi fosse l'Angelo tutelare della Macedonia, lo pregava in-
stantemente a passare in quella nazione a porgerle aiuto coll'evange-
lizzarla; Ora a me pareva quasi cli vedersi ripetete la pietosa scena;
e nelle replicate istanze che ricevemmo, ·parevàmi che l'Angelo tute-
lare della Terra del Fuoco, quello del Brasile, quello del Chilì e della
Venezuela, pregassero il Signore, perchè fossero esaudite le loro pro-
lungate suppliche col mandar nuovi e più numerosi operai a quelle
nazioni ...
>> Ma queste copiose partenze, il· loro allestimento, il manteni-
mento in quei lontani paesi, fan crescere a dismisura le spese per
provvedere quello che loro occorre. Ora, come sempre, io faccio as-
segnamento sulla generosa e cristiana carità di voi, benemeriti Coo-
peratori e benemerite Cooperatrici. Senza del vostro concorso che
potrei io fare, che potrebbero i miei carissimi figli?
>> La miseria poi che va via crescendo nei nostri paesi, l'abbandono
in cui tanti parenti lasciano i loro figli, con grande pericolo della loro
vita presente ed avvenire, ci costringono ad aumentare ognora il
numero dei nostri ricoverati... Io son sicuro che Don Bosco dal cielo
guarda con occhio benevolo ed intercederà le grazie dal Signore su
quelli che aiutano i suoi poveri orfanelli ed i suoi missionari. ..
>> Iyti diceva solo l'altro giorno un nostro buon amico ed amore-
vole cooperatore: - Non posso mai leggere quelle parole, che stanno
scritte nel Santuario .di Maria Ausiliatrice, sotto il vetro dipinto. di

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
S. Pietro che guarisce lo storpio: Quod habeo hoc tibi do, senza sentirmi
commuovere.
>> - E perchè?
>> - Un giorno aveva sentito un'esortazione di Don Bosco dal
pulpito di Maria Ausiliatrice, che tutto mi aveva intenerito. L'andai
ad aspettare in sagrestia, mentre era ancora sudato; e, baciandogli
la mano, gli offrii confuso tutto ciò che possedeva in quel momento.
Erano due soldi: - Le do que[lo che ho, Padre! - Egli mi guardò
fisso fisso; e poi, con gli occhi coperti di lacrime, mi disse: - Ed io
la ringrazio di questo; e domani non mancherò di pregare per lei
nella Santa Messa. - Da quel giorno ho potuto regalare di più, e
lo faccio volentieri; sicuro che la grand'anima di Don Bosco pregherà
sempre per me.
·'
1> La medesima riconoscenza la sentono tutti i figli di Don Bosco,
e con lui pregano grazie e benedizioni sui loro benefattori... >>.
Don Tomatis, che doveva accompagnare il gruppo dei
missionari diretti alla Terra del Fuoco, al Chili e al Perù,
prima di partire dall'Italia, aveva la consolazione di pro-
strarsi ai piedi di Leone XIII; e dopo aver chiesto una be-
nedizione speciale per i missionari: - Santo Padre, gli di-
ceva, il nostro Superiore Don Rua prega Vostra Santità
a voler benedire tutte le case dei Salesiani e delle Figlie di
· Maria Ausiliatrice, e in modo particolare le 30 nuove fon-
dazioni di quest'anno 1894.
- Trenta nuove case?
- Si, Santo Padre.
- Aprite trenta nuove case!? Ma vedete come vanno
avanti i figli di Don Bosco. Bene, bene!
Le domande che giungevano al Servo di Dio erano dav-
vero numerosissime, anche per Lourdes si chiesero in quel-
1'anno i Salesiani; e ci voleva un uomo saggio e illuminato,
come Don Rua, per scegliere le più urgenti e resistere alle
reiterate istanze per tante altre che non era possibile acco- .
glie.re per mancanza di personale.
<< Da quanto mi scrivi - rispondeva a Don Peretto,
ispettore delle case del Brasile - vedo che siete ristretti di
numero. Questa è purtroppo la condizione di molte nostre
case; ma confidiamo nella nostra celeste Madre: Essa supplirà
alla scarsezza di personale. Intanto pero sarà convehiertte an-
dar molto adagio ad accettare nuove case>>,.

68.5 Page 675

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X - L'uomo di Dio
<< Vedo - ripeteva nello stesso anno a Don Peretta -
che avete tutti molto lavoro, e vorrei mandarvi un po' d'aiuto;
ma siamo anche noi tanto ristretti di personale, che non so
come faremo a provvedere ai bisogni che tu ci fai cono-
scere. Ringraziamo di cuore il buon Dio che ne dà salute
sufficiente per continuare nelle nostre occupazioni; ed in-
tanto facciamo tutto quello che possiamo per andare avanti,
usandoci quei riguardi che sono possibili alla nostra con-
dizione>>.
A Foglizzo, il luglio, si era posta la prima pietra della
nuova chiesa di quella casa salesiana. Condotta rapidamente
n a compimento, venne aperta al divin culto 1'8 novembre, al
principio del nuovo anno scolastico, dal Servo di Dio che
giorno dopo vi celebrava la funzione della vestizione chieri-
cale di molti nuovi aspiranti alla vita salesiana. Una giornata
cara; indimenticabile, d'intima gioia familiare, della quale go-
dette tanto anche il Servo di Dio, radiante di vedere una
nuova chiesa, intitolata al suo patrono San Michele.
<< Che bella solennità, - diceva nel discorso che tenne - l'inau-
gurazione di questa chiesa, inaugurazione così lieta a cui presero
parte le autorità del paese con tanto trasporto, anzi tutto il paese che
con una dimostrazione tanto affettuosa acquista un titolo alla nostra
riconoscenzà.
>> Che motivo di gaudio l'aver Gesù fermato qui la sua dimora;
qui potrete venire in qualunque momento a deporre le vostre pene,
chiedere lumi, consigli, implorare aiuto per voi e per altri; potete
ben dire: - Non alt'a natio tam grandis, quae habeat deos appropin-
quantes sibi, sicut Deus noster adest nobis.
.
>> E poi tante vestizioni chiericalil Oh! esulta in questo giorno,
per non dire la Chiesa, l'umile nostra Socit:tà nel vedere sì bel numero
di giovani coraggiosamente indossare le divise chiericali e con ciò
dimostrare di voler essere buoni soldati di Cristo per promovere la
sua gloria e guadagnargli molte anime...
·
>> Esultano i nostri confratelli viventi ed anche i confratelli che
già furono chiamati alla corona; Savio Domenico, Magone Michele,
Don Alasonatti, Don Croserio, Don Provera, e tanti altri che servi-
rono con gran fervore Iddiq nella nostra Società ed ora in possesso
del premio eterno, certo si ralleg~eranno nel vedere che un si gran
numero di giovani generosi viene ad occupare il loro posto e soste-
nere e promovere quelle opere di cristiana carità a cui essi consacra-
rono con tanto ardore le loro sollecitudini e fatiche.
4i -- Vita del Servo di Dio Michele Rua. Vol. J.

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658
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
>> Ora spetta a voi, o cari novelli leviti, a rendere duratura l'esul-
tanza di questo bel giorno. E in che modo?
>> Col vostro fervore, ·colla vostra costanza nel bene, col vostro
coraggio nel combattere le battaglie del Signore, nel combattere con-
tro i_l d~monio, contro le false massime del mondo, contro le proprie
pass1on1.
>> L'aver dedicato questa cappella e questa casa a S. Michele è
lo stesso che protestare di voler seguire S. Michele.
>> Voi sapete che S. Michele vinse la prima battaglia; soggiogò
la terribile ribellione contro Dio. Quando vide che una terza parte
degli spiriti celesti, subornati da Lucifero, accecati dalla superbia
si erano ribellati a: Dio, e pretendevano quasi di mettersi al posto
di Dio, fece echeggiare il Paradiso di quel disdegnoso e nobil grido:
- Quis ut Deus!? (Mi-cha-el?) - e cosi, ponendosi alla testa degli
angeli fedeli, cacciò dal paradiso i ribelli, precipitandoli nel baratro
infernale.
>> Voi, o miei cari, che qui dimorate, voi che avete indossato le
divise chiericali in questa casa e cappella ·dedicata a S. Michele, do-
vete considerarvi come altrettanti Micheli ed il grido del nostro capi-
tano deve sempre risuonare nelle vostre orecchie, ripercuotersi nella
vostra mente e nel vostro cuore; dovrà essere una face per dileguare
le tenebre delle false massime del mondo; dovrà essere freno alla
nostra volontà, affinchè giammai ricalcitri contro i divini voleri.
>> Il demonio fu vinto da S. Michele e cacciato dal paradiso, nè
mai potè riporre il piede in quel regno beato; egli però può ass.alire
gli uomini, anzi sappiamo per verità di fede che realmente spinto da
brama di rivincita e da rabbiosa invidia cerca continuamente di av-
ventarsi contro gli uomini destinati ad occupare il suo posto in pa-
radiso e trascinarli alla perdizione.
>> Ora, quando verrà colle sue tentazioni suggestive a tentarvi ad
abbandonare il servizio di Dio, come t1·oppo grave..., quando verrà
a suscitare le vostre passioni..., quando il mondo, o per tnezzo di
amici o per mezzo di libri... cercherà d'insinuare le sue false massime,
ripetete: - Qut"s ut Deus?... >>.
·vetso Natale il Procuratore Don Cagliero gli comuni-
cava la nomina di Monsignor Costamagna a Vicario Aposto-
lico di Mendez e Gualaquiza; ed egli: << Che regalo ci fa il
S. Padre per istrenna delle feste natalizie! Voglia il Divino
Infante rimunerarlo colla misura della sua munificenza >>;
e, subito, ne dava l'annunzio a Don Vespignani, che destinava
a succedere a Don Costamagna come ispettore nell'Ar-
gentina: .
1
<< Prepàrati ad assumere la carica d'ispettore... Don Co-

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X - L;uomo di Dio
stamagna è destinato Vicario Apostolico di Mendez e Gua-
laquiza nell'Equàtore: fra breve arriverà la notizia ufficiale
a tutte le case... Per qualche anno non si apra più alcun'altra
casa nella Repubblica Argentina, senza averne preventivo
permesso dal Capitolo Superiore. Così potrete rinforzar le
vostre file, cotanto depauperate. Quanto alla nuova carica...
fin d'ora ti raccomando di aver di mira -in tutte le case di tua
dipendenza ·la coltura delle vocazioni fra gli studenti ed arti-
giani, e lo stabilimento di scuole regolari di latino ... >>.
Nonostante il gran numero, Don Rua aveva il pensiero a
tutte le case, e s'interessava dell'andamento e delle vicende
di ciasçuna. Una casa americana, aperta coll'appoggio del
Governo, attraversava giorni difficilissimi: ed egli, premu-
rosamente, scriveva al Procuratore Generale:
<< Il Mznistto N. N. nello scorso ottobre mi scrisse da parte di
quel Governo, facendo vari appunti contro i Salesiani di...,· e chie-
dendo la rescissione del contratto fatto con noi. Arrivato poi a Roma,
me ne diede avviso, ed io risposi facendo le difese dei nostri confra-
telli e mettendo sott'occhio del Governo i torti che esso ebbe a nostro
riguardo. Di questa risposta conservo copia. Egli, come era da aspet-
tarsi, mandò la mia risposta al Governoi e ieri mi scrisse, che per
telegramma ricevette ordine d'insistere per la rescissione della con-
venzione e si esibisce da mandarci, se lo crediamo, un progetto per
tale rescissione.
>> Stando a questo punto le cose, crediamo nostro dovere di darne
partecipazione al S. Padre, per cui impulso specialmente abbiamo
affrettato la nostra andata colà, e però t'invitiamo a renderlo infor-
mato con qualche sollecitudine per mezzo dell'Eminentissimo Se-
gretario di Stato; se non si potesse per mezzo di lui, anche .per l'Emi-
nentissimo Card. Vicario; e darmi cenni per la risposta a S. E. N. N.,
che non dobbiamo troppo ritardare. Per tua norma ti fo prese.ij.te
che noi, dopo cofisultato .il direttore... non ci teniamo gran fatto ad
essere çlipendenti e stipendiati dal Governo; dopo le difficoltà in-
contrate colà, siamo disposti a rimanercene a nostre spese, conti-
nuando ad occuparci di quella gioventù, come faaciamo dovunque
siamo stabiliti; e speriamo che anch.è in tale condizione potremo
avere in nostro favore la Divina Provvidenza e fare un po' di bene,
e forse anche più che stando agli stipendi governativi. Forse saremo
anche più sicuri, nel caso che il Governo cambiasse d'indirizzo. Com-
patiamo però il Governo, perchè sappiamo che venne assalito dal
giornalismo, quasi che con le sue scuole di arti e mestieri facesse
concorrenza ai produttori privati, e con simili altre accuse>>.
.

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Con interessamento veramente insuperabile, come si te-
neva al corrente delle vicende e dei bisogni delle singole case,
1n.noanugmuaranzc1.aovnae,. se gli era possibile, di prender parte alla loro
Nel I894, in agosto fu a Lombriasco, e in ottobre a Ca-
vaglià, lasciando in quelle popolazioni, fin dalla prima visita,
un ricordo incancellabile. In simili circostanze permetteva
che tutti potessero avvicinarlo; e la buona parola, adatta alle
persone con cui parlava, aveva un'eco profonda e salutare.
L'II novembre si recò a Treviglio, dove Mons. Mante-
gazza, Ausiliare dell'Arcivescovo di Milano, imparti la be-
nedizione al nuovo istituto salesiano. Dopo il proposto Don
Nazari, parlò anche il Servo di Dio, e la sua parola - scri-
veva un cooperatore - fu << la voce del padre, dell'amico,
che tutti desideravano di conoscere, di udire: parlò, come
suole egli parlare, collo spirito, colle idee, col cuore di quel
santo uomo di Don Bosco: le sue parole si ascoltano con re-
ligioso silenzio, vanno al cuore, ma non si possono riassu-
mere: ebbe parole di lode, di ringraziamento, di incoraggia-
mento, diede saggi consigli, ricordò i prodigi della carità e
le benedizioni eterne e temporali che piovono sui benefat-
tori delle Opere Salesiane; e raccomandò, specialmente ai
Trevigliesi, il compimento di questo Convitto, in modo da
poter contenere un trecento giovinetti>>.
Conviene anche tener presente che la sua parola, chiara e
direttiva, giungeva alle singole case ogni mese, per mezzo
delle circolari capitolari, come abbiamo notato. r
Al principio dell'anno scolastico soleva ricotdàre il tri-
duo, che Don Bosco voleva si celebrasse nei suoi oratori ed
istituti, predicato preferibilmente dà un Salesiano. In seguito
esortava anche a celebrar santamente le novene e le belle
feste dell'Immacolata e del santo Natale, rievocando << le in-
dustrie e le sante sollecitudini adoperate dal nostro venerato
Padre Don Bosco, in queste occasioni specialmente, per in-
- fondere nel cuore di tutti l'amore alla Vergine SS. ed a
Gesù Bambino, col fuggire il peccato. Soleva Egli dire, che
dal far bene le dette feste: dipendeva in gran parte il buon an-
damento e la preservazione da molte disgrazie>>.

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X - L'uomo di Dio
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Al termine, poi, o al principio dell'anno echeggiava in ogni·
casa l'eco della << Strenna >>, o ricordo, o raccomandazione
particolare per il nuovo anno.
Nel 1894 inviava come strenna a tutti i Salesiani << le pa-
role del nostro Divin Salvatore: - Estote ergo perfecti, sicut
et Pater vester coelestis perfectus est; - commentando che
quanto più ·grande sarà il nostro impegno per arrivare alla
perfezione, tanto più grandi ci verranno gli aiuti da Dio,
secondo quelle altre parole dello stesso nostro Divin Salva-
tore: - Beati qui esuriunt et sitiunt justitiam, quoniam ipsi
saturabuntur.
Con la parola, con l'esempio, ed anche con la sola pre-
senza, voleva essere ed erà l'Uomo di Dio in ogni istante.
<< Il nostro amato superiore - osserva Don Rinetti -
specchio di pietà ed attività continua, anche nel farsi ripren-
dere con la fotografia, c'invitava alla pietà e al lavoro. Nel
1894, a Valsalice, invitato a posare innanzi ad una macchina
fotografica, domandò un inginocchiatoio, si pose in ginocchio
in atto di preghiera e colla sua divota immagine ci invita
a far bene orazione.
>> Altra volta venne ritl:atto col Crocifisso in mano in atto
di darlo a baciare ai missionari in partenza per le Missioni,
quasi per dir loro: - Omnia in nomine Domini.
>> Più e più volte, specie nei gruppi, venne ritratto con
lettere o bozze di stampa tra le mani, in atto di leggere la
corrispondenza o di correggere le bozze di stampa.
>> Con questo ci mette innanzi la bandiera nostra che è:
Preghiera e lavoro».
Diciam meglio << Lavoro e temperanza>>; <<preghiera>> è
sottinteso, è la pietra fondamentale, la base dell'Istituto Sa-
lesiano;. << Lavoro e temperanza>> è anche il più bel ritratto
di Don Rua.

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
XI
IN TERRA SANTA
1895,
<< Amare Gesù sempre più e fuggire anche ogni più piccolo peccato av-
vertito». - Per il canto gregoriano. - << Non dimentichiamo che Don
Bosco ci promise la protezione del cielo, fino a tanto che sarebbe
stata in onore fra noi la povertà>>. - A Milano. - In Liguria. - In
Francia. - S'imbarca sul Druentia, alla volta della Terra Santa. -
A bordo. - Il Signore è sempre con lui! - Ad Alessandria d'Egt'tto.
- A Giaffa. - Verso Gerusalemme. - Alla stazione di Deir Aban. -
Festose accoglienze a Gerusalemme e a Betlemme. - Porta la pt'oggia.
- Celebra nella grotta della Natività. - << Ecce ascendimus Jeroso-
limam >>. - Visite ufficiali. - Celebra al S. Sepolcro. - Da Betlemme,
la casa della Fede, si porta a Cremisan, la casa della Speranza. -
A Beitgemal, la casa della Carità. - Riceve la notizia della morte
di Don Dalmazzo. - Da Giaffa a Kaifa. - A Nazaret. - Al colle,
dove sorse il Santuario di Gesù Adolescente. - Sale al Carmelo. -
Da l(aifa torna a Giaffa per vie impraticabili. - << E che sono queste
miserie in paragone di cio che soffrono i nostri mUsionari? >>. - Il
19 marzo a Nazaret. - Commosso addio. - Nel ritorno. - Al Cairo.
- Da Marsiglia a Torino.
Anche il r895 fu un continuo succedersi di gioie e di
dolori per la Società Salesiana, specie per Don Rua, che ne
seguiva con insuperabile interessamento ogni vicenda, triste
e lieta. << Cosi volle Iddio -· diceva - che sa trarre il bene
dal male, e che non cessa di amarci pur quando ci visita colle
tribolazioni>>.
;
Il r 0 gennaio era a Nizza M.; e - dice la cronaca - << animò
la comunità a corrispondere nel miglior modo possibile alle

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XI - In Terra Santa
grazie segnalate che Dio concede alle due Congregazioni, e
diede per strenna alle educande: di amare Gesù sempre più, e
fuggire anche il più piccolo peccato avvertito; alle. postulanti
ed alle suore: Siate perfette, come è perfetto il vostro Padre
che è nei cieli.
>> Il 2 diede l'abito religioso alle nuove ascritte e il 3 ri-
tornò a Torino>>.
Il gennaio inviava alle case la notizia del nuovo Vica-
riato affidato ai Salesiani nell'Equatore, dietro proposta di
quel Governo, e l'erezione di altre ispettorie; e raccomandava
l'osservanza delle disposizioni della S. Congregazione dei
·Riti circa il canto gregoriano e la musica da eseguirsi nelle
funzioni religiose, e la pratica delle direttive del Sommo Pon-
tefice riguardo la predicazione.
<< Fedeli imitatori di Don Bosco, accogliamo col massimo
rispetto quèsti due documenti della S. Sede, teniamoli in
gran conto e sforziamoci di ridurli alla pratica. In modo spe-
ciale vi è inculcato lo studio del canto gregoriano che la
Chiesa riguarda come veramente suo e che più d'ogni altro
muove a divozione i fedeli. Esso sarebbe conveniente colti-
varlo nelle Case Salesiane, se dappertutto si eseguisse ciò
che· io, interprete dei desideri del nostro veneratissimo Fon-
datore, ho raccomandato, tre anni or sono... Su questo punto,
mentre devo lodarmi dell'impegno e buona volontà di vari
confratelli, debbo pur troppo aggiungere che altri non si
curano guari del canto fermo, non badando che tale loro ne-
gligenza mi addolora profondamente. Vi ricordo che Don
Bosco desiderava che l'insegnamento del canto gregoria,no
fosse esteso a tutti i nostri allievi, in guisa che, dovunque
abbiano da andare, possano partecipare al canto ordinario
delle Messe, ·antifone, salmi ed inni della ,Chiesa.
>> Il Regolamento emanato dalla S. C©a11gregazione dei
Riti lascia più libero il camfo alla musica, permettendo di
accoppiare all'armonia la melodia; vuole però che, prendendo
a modelli i Maestri Romani, la musica sia informata allo
spirito della sacra funzione che accompagna, risponda re-
ligiosamente al significato del rito e delle parole, e sia. degna
dèlla casa di Dio.

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
>> E pure necessario che i confratelli sacerdoti facciano
tesoro dei saggi consigli che il sapientissimo Pontefice
Leone XIII ci diede riguardo alla predicazione, con Lettera
Circolare a tutti gli Ordinari e Superiori degli Ordini e Con- ·
gregazioni religiose, in data del 31 luglio 1894 >>.
Faceva insieme le più vive e particolareggiate raccomanda-
zioni, perchè da tutti si corrispondesse alla grazia, ricevuta
dal Signore, di essere stati chiamati alla vita religiosa: con
l'osservanza di quanto è prescritto nelle Costituzioni per
favorire l'acquisto della perfezione; coll'evitare ogni infra-
zione ai regolamenti durante le ferie autunnali; coll'avere
sollecite cure dell'educazione cristiana degli alunni, tanto
studenti, come artigiani; e colla pratica dell'economia e della
temperanza.
<<Leggendola storia della nostra Pia Società noi dobbiamo
esclamare: Digitus Dei est hic. In ogni vicenda prospera od
avversa, noi ravvisiamo ad ogni istante la mano della Prov-
videnza, che guidava Don Bosco e guida ora i suoi figli, e
che con tenerezza materna provvede ad ogni nostro bisogno.
Se ciò da un lato deve ispirarci somma fiducia che l'assistenza
divina non verrà mai meno, deve pure d'altro lato farci riflet-
tere seriamente sull'uso che noi facciamo di quei mezzi che la
Provvidenza ci pone tra mano. ·Non dimentichiamo che Don
Bosco ci promise la protezione del cielo fino a tanto che sarebbe
stata in onore fra noi la POVERTÀ•
.>> Perciò venendo alla pratica, vi raccomando un'assen-
nata economia nel vitto..., sicchè non vi sia tropp~ abbondanza,
nè eccessiva parsimonia.
··
>> Non facciamo viaggi se non per necessità; e, viaggiando,
ricordiamoci che facemmo voto di povertà.
>> Si faccia ogni possibile risparmio nell'illuminazione,
ne' combustibili, e nelle costruzioni.
>> Si vegli perchè nelle nostre scuole professionali non si
eseguiscano lavori di lusso, e anche solo di qualche eleganza,
se non quando sono .ordinati da persone esterne. Sotto pre-
testo di formare gli alunni, si porge occasione a vari confra-
telli di mancare di povertà nella calzatura e nel vestito ed inol-
tre si adornano le case salesiane di mobili che disdicono alla

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XI - In Terra Santa
665
nostra professione, e che talora non possiedono neppure co-
loro a cui noi chiediamo l'obolo della carità>>.
I
E chiudeva la lettera con un'umilissima dichiarazione:
<< Il nostro carissimo Padre Don Bosco aveva chiesta nella sua
ordinazione sacerdotale l'efficacia della parola, ed il fruttuosis-
simo suo apostolato provo averlo il Signore esaudito. lo, inde-
gno suo successore,· so di non aver meritata una grazia sì bella;
ma vi supplico, o figli carissimi, di ottenermela, sia con fer-
vorose preghz'ere, sia con lo scolpire nella memoria e col prati-
care le raccomandazioni che io vi vengo man mano facendo a
viva voce e per iscritto >>.
La solennità dell'Epifania era a Milano per l'inaugura-
zione dell'Oratorio di S. Ambrogio in via Commenda. Nei
di precedenti i signori e le signore del Comitato promotore
della santa iniziativa rinnovavano, con la loro carità, i com-
moventi episodi che s'erano svolti a Torino all'inaugurazione
del Santuario di Maria Ausiliatrice. La cappella dell'Oratorio
era ancor sprovvista di tutto; ed era un succedersi di domande
e di provvedimenti: - Manca il calice?... ci penso io! -
Manca la pianeta?... la provvederò io! - Manca la pisside?...
me ne incarico io! - Manca la Via Crucis?... fra un'ora ci
sarà... !
Il Servo di Dio, all'udire cotesto generoso interessamento,
restò commosso; e benedisse la cappella, e vi celebrò la
prima Messa, convinto che quegli umili inizi eran caparra
delle benedizioni celesti per lo sviluppo che l'opera avrebbe
preso tra breve, a vantaggio di un maggior numero di giovi..
netti.
Nel pomeriggio anche il Card. Ferrari si recò al nuovo
Oratorio. 11 direttore Don Saluzzo riferì sull'azione del Co-
mitato; il dott. Giuseppe Mauri illustrò l'importanza sociale
della nuova istituzione; e Don Rua, << con quella sua evangelica
affettuosità - diceva l'Osservatore Cattolico - che tanto ri-
corda in lui il venerato Antecessore, disse del disegno co-
stante vagheggiato da Don Bosco dì fondare anche in Mi-
lano una casa salesiana>>; e ringraziò quanti avevano concorso
ad attuarla. In fine il pio Cardinale, raggiante di gioia, mani-
festò ai presenti· tutta la sua soddisfazione pastorale. . . .

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Il Servo di Dio aveva stabilito d'intraprendere, di quei
giorni, un lungo viaggio, in Francia, in Spagna, in Africa,
e, in fine, di recarsi a Roma; in ultimo cangiava pensiero.
Il 5 gennaio scriveva .al Procuratore Generale:
<< Riguardo alla mia venuta a Roma, se vi sarà qualche
motivo speciale, per esempio l'inaugurazione della casa di
. Genzano, o la pietra fondamentale di quella di Caserta, farei
una breve corsa; altrimenti sento tanto il bisogno di rimanere
a Torino, sia per provvedere alle ·case dell'Uruguay e Brasile,
sia per altre speciali ragioni, per cui già rinunziai al viaggio
progettato in Francia, Spagna, Africa, Sicilia, Roma, ecc.>>.
Rinunziò al lunghissimo viaggio, anche per impegni as-
sunti di trovarsi in Italia ai primi d'aprile; ma non restò a
Torino; cangiò itinerario e parti, quasi subito dopo la festa
d~ll'Epifania. Il 10 era a S. Pier d'Arena, e, visitate le case
della Liguria, il 20 a Nizza Marittima, dove si recò anche
nell'Oratorio femminile e donava alle ragazze una medaglia
della Madonna di Loreto, che aveva avuto in occasione del
VI Centenario della Translazione della Santa Casa. Dopo al-
tre fermate a Cannes, Grasse, Toulon e alla Navarra, giun-
·geva a Marsiglia.
L'11 febbraio si portava al noviziato delle Figlie di Maria
Ausiliatrice a Santa Margherita. << Era stato atteso - dice
la cronaca dell'istituto - con impazienza da tutta la comunità;
la maggior parte delle novizie e postulanti non lo conosce-
vano ancora; e la carità del nostro venerato Padre le ha pro-
-fondamente colpite.
·
,
>> Appena giunto, si recò alla cappella per i celebrare la
S. Messa, dopo la quale ebbero luogo varie professioni. Ter-
minata la commovente cerimonia, il nostro buon Padre volle
indirizzarci alcune buone parole ·di paterna soddisfazione,
che difficilmente si dimenticheranno, non solo da quelle a
cui furono indirizzate, ma da quanti ebbero la fortuna di
poterle sentire. Le sue parole ci rivelarono il suo grande
amore per l'Eucarestia e la sua ardente divozione per la
SS. Vergine.
>> Ci raccomandò d'iIT;1itare questa buona Madre; di do-
mandarle aiuto per farci un tesoro di virtù, .particolarmente

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Xl - In Terra Santa
dell'umiltà, della pa¾ienza, della fortezza, e della carità, che
ci permetteranno di lavorare molto e con frutto per Iddio,
che dev'essere il centro di tutti i nostri affetti>>.
Il I2 tenne conferenza alle Suore, e disse loro: << E vo-
lontà di Dio che ci facciamo santi, mediante i mezzi seguenti:
Osservanza dei Santi Voti e della Santa Regola; Avere
un gran desiderio della perfezione; 3° Approfittare di tutti
i mezzi che il Signore ci manda nella vita religiosa; 4° Grande
divozione a Gesù Sacramentato ed a Maria Ausiliatrice>>.
La mattina del 16 febbraio, in compagnia di Don Paolo
Albera, direttore spirituale della Società, e del Marchese de
Villeneuve-Trans, saliva a bordo del Druentia, e partiva
alla volta della Terra Santa. Il marchese di Villeneuve aveva
perduto un caro figliuolo di diciannove anni, e non trovò
miglior conforto che di recarsi in Terra Santa col Succes-
sore di Don Bosco, al quale generosamente pagò tutte le
spese del viaggio.
· Don Rua, quando si allontanava anche per lungo tempo
da Torino, non voleva che se ne spargesse la notizia, perchè,
diceva, ·tante anime buone avrebberù ritardato ad inviare
le offerte della loro carità, con dannose ·conseguenze per
l'amministrazione· dell'Oratorio. D'altronde lasciava chi fa-
ceva le sue veci,· e lasciava anche il suo intimo e santo se-
gretario Don Lago~ al quale dava ogni facoltà di aprire le
·lettere e di preparare la risposta a quelle dei Cooperatori e
di apporvi la sua firma, imitandone la scrittura.
E come soleva dichiarare che faceva sue le parole di Don
Lago, ogni giorno rinnovava tale intenzione e raccomandava
al Signore quanti facevano appello alle sue orazioni, con
successo consolante.
Come abbiam detto, fin da gennaio &'era allontanato da
Torino, e Maria SS. Ausiliatrice benediceva egualmente la
fede di quelli che, durante la sua assenza domandavano
preghiere speciali.
Nel mese di febbraio 1895, << Lucia Barra di Asti - at-
·testa il Sac._A. Amerio, vicecurato di S. Secondo, - colpita
·da grave polmonite, versava in grave pericolo di vita. Il
medico curante, dotto e pericissimo ·ne1l'arte sua, dichiarò

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
il gravissimo pericolo. La madre e la sorella dell'inferma, ze-
lanti Cooperatrici delle Opere di Don Bosco, conoscendo
. per esperienza la potenza e la bontà di Maria SS. Ausilia-
trice, vennero da me consegnandomi un'offerta con preghiera
di spedirla subito al M. R. sig. Don Rua, perchè si degnasse
di celebrare o far celebrare una Messa all'altare di Maria
SS. Ausiliatrice per la povera inferma. Il giorno dopo, alle
cinque di sera, già riceveva risposta dal M. R. sig. Don Rua,
il quale mi dichiarava che la Messa era stata celebrata al
mattino dello stesso giorno e si era fatto pregare dai giovani
dell'Oratorio. Senza frapporre indugio, corro alla casa del-
l'inferma per dare il gradito annunzio; ma la Vergine SS. Au-
siliatrice già m'aveva preceduto; imperocchè non ebbi ap-
pena messo il piede sulla soglia di quella casa, che la mamma
e la sorella dell'ammalata mi si fanno incontro, e col cuore
ripieno di gioia e di speranza mi annunziano che Maria
SS. Ausiliatrice aveva esaudite le loro preci. Invero, mi dis-
sero, fin da stamattina è diminuita assai la febbre alla nostra
inferma, e comincia a godere c_alma e riposo, di cui fu priva da
quattordici giorni a questa parte. Nè tale miglioramento fu di
un sol giorno, che anzi da quel giorno andò via via aumen-
tando, fìnchè ora, perfettamente guarita, con tutta l'effu-
sione del cuore ringrazia Maria SS. Ausiliatrice>>.
Chi sa quanti e quanti di cotesti fatti! Ed ora torniamo
accanto a lui ed accompagniamolo; abbiamo tanti particolari
del primo suo viaggio in Terra Santa, che ci sembrerà d'es-
sergli vicini, con intima gioia del cuore. 1
I due primi giorni della traversata furono assai penosi:
un vento orribile obbligò due volte il comandante di bordo ad
ammainare le vele, all'uscire dallo stretto di Bonifacio ed
all'altezza di Civitavecchia; ma non impedi a Don Rua, nè
a Don Albera, di celebrare la S. Messa.
La sera del 23 febbraio giungeva ad Alessandria d'Egitto
troppo tardi per discendere a terra; e la mattina dopo, ce-
lebrata la S. Messa sul bastimento, si recò al Collegio dei
. PP. Gesuiti. Non si pµò dire con quanta bontà venne accolto.
Avevano letto la vita di Don Bosco, ne ricordavano i trat~i
principali con entusiasmo, vi avevano appreso il nome del

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XI - In Terra Santa
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suo successore, e si dissero fortunati di avere fra loro Don
Rua, il quale vi si fermò.
Visitò il Collegio dei Fratelli delle Scuole Cristiane, le
Case dei PP. Francescani e delle Suore Francescane, e al-
cuni benefattori. Anche il Delegato Apostolico l'accoglie con
la più squisita gentilezza, e gli dimostra quanto sia oppor-
tuna una casa salesiana in città. La stessa cosa gli -ripetono
quanti possono avvicinarlo, mossi dallo zelo per la gloria di
Dio e per la salvezza delle anime.
Una notte venne destato dallo sparo di colpi di cannone;
era il segnale del ramadàn, o digiuno dei mussulmani. Questi
infelici, che vivono nella più profonda ignoranza e son perciò
fanatici per la loro religione, osservano col massimo scru-
polo il digiuno: non mangiano e non bevono durante tutto il
giorno, e prendono cibo appena alla sera ad un segnale che
loro è dato. E quantunque vi sia più d'uno che si abbandona
ad ogni intemperanza per compensarsi dell'astinenza pro-
lungata del giorno, è sempre da ammirare lo spirito di sa-
crifizio di quella povera gente per l'osservanza della legge.
Nell'accomiatarsi dai buoni Padri, Don Rua si senti
commosso, perchè l'avevano colmato di gentilezze e di de-
licate attenzioni e a lui davano sempre il primo posto in cap-
pella e nella sala di ricreazione.
Il 27 febbraio s'imbarcò sul Charkhlai, della Compagnia
Kediviale. I passeggeri erano numerosi, e quasi tutti inglesi
o tedeschi, che facevan parte di una carovana Cook, per un
viaggio di piacere in Oriente; e Don Rua viaggiò ventisei
ore, senza scambiare con quelli una .parola e senza la conso-
lazione di poter celebrare, avendo lasciato l'altare portatile
ad Alessandria.
Ma trovò subito il posto e il necessario per attendere
senza interruzione, compiute le pratiche di pietà, alla cor-
rispondènza.
Il 3 marzo arrivava a Giaffa.
Il Can. Belloni era venuto ad attenderlo con alcuni con-
fratelli; e grande fu la gioia dell'incontro.
Per guadagnare l'indulgenza plenaria accordata ai pelle-
grini di Terra Santa, in qualunque punto della Palestina

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IV - Successore di Don Bosco. - Prt'mo periodo
sbarchino, entrò a pregare nella Chiesa di San Pietro, che
sorge sul terreno occupato dalla casa di Simone il coiaio,
dove San Pietro ebbe la .meravigliosa visione, di cui parla
il Capo X degli Atti degli Apostoli, e ricevette i messi del
centurione Cornelio, che chiedeva d'esser istruito e battez•
zato ·con tutta la famiglia.
Anche il parroco di Giaffa accoglie il Servo di Dio con
profondo ossequio e non lo lascia più un istante; e vuole, con
il Console Italiano, accompagnarlo con due giannizzeri alla
stazione.
Parte per Gerusalemme.
Diamo noi pure uno sguardo al panorama, come si pre-
sentava allora.
E un contrasto meraviglioso quello della civiltà moderna,
in una contrada che ritiene così fedelmente l'aspetto dei
tempi biblici; si direbbe che Dio abbia voluto conservarla
come imperitura testimonianza della verità della Sacra Scrit-
tura. Dapprima si traversano magnifiche pianure, d'un suolo
fertilissimo, coltivate a cereali. Non s'incontra alcuna pietra,
e le rare abitazioni son costrutte di terra; quelle degli Arabi
son semplici capanne, di circa due o tre metri d'altezza, con
una piccola apertura che serve di porta e di ,finestra.
Ma presto l'aspetto cangia, e il treno s'avanza in un rialzo
roccioso, senz'alberi e senza vegetazione, e segue il letto di
un fiume che si getta nel mare di Giaffa. Nelle vicinanze di
Gerusalemme, il suolo è di nuovo coltivato e verdeggiante.
I campi son chiusi da muri a secco e da siepi. JJa regione,
montagnosa, molto pittoresca, e pienamente disboscata.
Alla stazione di Deir Aban v'era un gruppo di persone che
parlavano italiano e ripetevano il nome di Don Rua. Erano
i confratelli di Beitgemal, accorsi a baciar la mano al venerato
Superiore. Molti inglesi contemplano con meraviglia tanta
gioventù, che fa ressa attorno un sacerdote, che, pur ve-
dendo per la prima volta quei giovani, li tratta come caris-
simi figli.
Finalmente, ecco, tra ;l'imbrunire, le torri di Gerusa-
lemme e, un istante dopo, la stazione. Don Rua è attorniato
da vari sacerdoti, chierici ed alunni della casa· di Betlemme,

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XI - In Terra Santa
fuori di sè per la gioia di vedere il Successore di Don Bosco,
e gli vengono presentati anche molti. indigeni, membri della
Congregazione di Maria Santissima, che vogliono essere i
primi a salutare il Rettor Maggiore dei Salesiani.
Dopo pochi minuti, cinque grandi carrozze partono alla
volta di Betlemme; nell'ultima è Don Rua. I giovani venuti
a salutarlo alla stazione, ed altri, amici e vicini dell'istituto,
la scortano galoppando, altri su briosi cavalli, altri su asini,
altri a piedi.
Ad un chilometro da Betlemme, altri alunni dell'Orfa-
notrofio, che l'attendono con lanterne accese, l'accolgono con
grida festose; ognuno vuol baciargli la mano, e la vettura
non può più avanzare. E obbligato a discendere e cammi-
nare a piedi, in mezzo ad una confusione indescrivibile.
Non senza difficoltà potè giungere di fronte alla chiesa del-
l'istituto, tra gli evviva d'una folla compatta. La musica
suona sulla porta dell'elegante cappella, i sacerdoti son ve-
stiti dei sacri paramenti, e il buon Padre si porta all'altare,
dove s'intona il Te Deum innanzi al SS. Sacramento, e s'im-
parte la Benedizione Eucaristica.
Usciti di chiesa, Don Belloni gli dà ìl benvenuto a nome
dei confratelli e degli alunni;. e il Servo di Dio rivolge loro
brevi parole, ch:e scendono in ogni cuore come balsamo soa-
vissimo. Quindi tutti si raccolgono a cena nello stesso refet-
torio, cosi gli alunni possono continuare a contemplare
l'aspetto dolce e paterno dell'amato Superiore.
All'arrivo di Don Rua il tempo sì annuvolò, e cadde una
pioggia abbondante; e subito si disse che egli era un santo
ed aveva portato la pioggia, la quale fu una vera benedizione,
poichè da molto tempo non cadeva più una goccia d'acqua,
e la povera gente era costretta ad andarne ad attingere alle
vasche di Salomone e portarla a casa negli otri.
La mattina appresso subito fece visita ai PP. Francescani
ed alla Basilica della Natività. Il cuore si stringe nel vedere
l'antica Basilica di S. Elena, divenuta una piazza, ove baz-
zicano continuamente soldati turchi. Il Sancta Sanctorum
serve di chiesa parrocchiale per i Greci scismatici.
Dalla Basilica, accompagnato dal Guardiano e dal Vica-

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672
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
rio, scende nella Grotta,' Una stella d'argento sulla predella
dell'altare porta l'iscrizione: - Hic de Virgine Maria Jesus
Christus natus est; - e Don Rua si prostra innanzi all'altare,
prega lungamente, e bacia e bagna con le sue lagrime il
marmo posto nel punto ove nacque N. S. Gesù Cristo. Un
triste pensiero viene a diminuire la tenerezza di quegli
istanti; solo i Greci scismatici e gli Armeni hanno diritto
di celebrare a quell'altare.
A tre metri di distanza, verso destra, è una mangiatoia di
marmo; là i Pastori e i Magi adoravano il Verbo di Dio fatto
uomo. In faccia è un altare che appartiene esclusivamente
ai cattolici; e Don Rua vi celebra la Santa Messa il marzo,
piangendo di commozione. Visitò anche le grotte sottostanti
a quella della Natività, una delle quali è dedicata a San
Giuseppe, perchè è tradizione che colà dormisse, quando
l'Angelo !'ammoni di fuggire in Egitto con Gesù Bambino
e la Madre.
Gli alunni dell'Orfanotrofio si raccolsero attorno a Don
Rua, a ripetergli tutta la riconoscenza ; ed egli li spro-
nava ad essere buoni, loro ricordando la fortuna d'essere
compatrioti di G. C. Anche gli alunni delle scuole esterne
vollero ossequiarlo; e li ringraziò a mezzo d'interprete, rac-
comandando ad essi d'imitar Davide nel combattere i nemici
delle loro anime.
Lunedi, 4 marzo, andò a Gerusalemme. Durante il tra-
gitto non parlò altro che delle memorie di quei luoghi; e
all'apparire delle torri e delle cupole della città, esclamò:
Ecce ascendimus Jerosolymam!... Vi entrò dalla Pprta di Giaffa,
e rievocando l'entusiasmo dei Crociati quando poterono ol-
trepassare quelle mura, subito avrebbe voluto recarsi al
Santo Sepolcro; ma giudicò conveniente di recarsi anzitutto
dal Patriarca latino Mons. Piavi, il quale, sebbene assai sof-
ferente, lo accolse con grande bontà e gli manifestò ripetu--
tamente il piacere di vederlo. Licenziatosi dal Patriarca fece
visita al suo ausiliare Mons. Apodia e al Seminario, dove si
trattenne alcuni istanti sul terrazzo, da cui si gode un ma-
gnifico panorama; e, .con linguaggio semplice e cordiale,
rivolse la parola ai seminaristi che gli vollero baciare la

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70.1 Page 691

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XI - In, Terra Santa
mano, esortandoli a coltivare lo studio e la pietà per far un
gran bene in quelle terre di missione, prese di mira dagli
scismatici, dai protestanti, ed anche dai massoni, che in quei
giorni si radunavano a congresso a Gerusalemme, accorsi
da paesi lontani e pieni d'odio contro N. S. Gesù Cristo.
Compiute le visite ufficiali al rev.mo Custode di Terra
Santa, al Console Francese e al Console Italiano, nel pome-
riggio potè visitare il Santo Sepolc_ro, la Colonna della fla-
gellazione, il Monte Calvario, il luogo dell'invenzione della
S. Croce, la Cappella di Sant'Elena, ed altri luoghi che sono
oggetto della venerazione dei fedeli, tutti compresi nella grande
Basilica del S. Sepolcro. Rimane meravigliato della. pietà, con
cui molti pellegrini russi b3:ciano quei marmi e si prostrano
in quei luoghi bagnati dal sangue di Gesù. Gli duole di non
aver tempo di pregare quanto vorrebbe in ogni punto, e viene
la notte, ed è chiamato a cena dai PP. Francescani, che gli
dànno anche alloggio per poter l'indomani, verso le quattro,
celebrare sul Santo Sepolcro.
Per mancanza di locale, lo pregano ad accontentarsi di
dormire in una camera con altre due persone.
<< Ma che non si farebbe - nota Don Albera - per poter
dire la Messa sul Santo Sepolcro?
>> Mentre noi eravamo già a letto, Don Rua, nelle gallerie
superiori, lo sguardo fisso sul Santo Sepolcro,. prolungò le
sue preghiere fino ad ora assai tarda. Fino alle 12 i Greci
scismatici cantarono e pregarono al Calvario, e a mezzanotte
cominciarono le Messe al S. Sepolcro. Vennero poi gli Ar-
meni scismatici, e :finalmente il turnò dei cattolici; e Don Rua
potè cominciare la Santa Messa. Questo succedersi di chiese,
il vedere i cattolici venire in terza riga solamente, ed ancora
aver un tempo oltremodo limitato per onorare il Sepolcro
di Gesù, strappa le lagrim.e.
>> Ho il piacere, insieme col marchese di Villeneuve, di
servire la Messa a Don Rua, visibilmente commosso. Dopo
celebro anch'io pure per particolare favore dei PP. Fran-
cescani; e Don Rua, inginocchiato accanto, fa il suo ringra-
ziamento >>.
Quella mattinata fu tutta spesa in visite sacre: a varie
43 - Vita del Servo di Dio Michele Rua. Voi, I.

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674
IV - Successore di Don Bosco. - Primo· periodo
stazioni della Via Crucis, alla Chiesa delle Dame di Sion,
al Monte degli Olivi, al Convento delle Carmelite, innalzato
sul luogo ove N. Signore insegnò il Pater Noster, che, nel
chiostro, si vede scritto in molte lingue; all'edicola del-
1'Ascensione, ove baciò la pietra che porta l'impronta dei
piedi di Nostro Signore; a Betfage, donde Gesù, guardando
Gerusalemme, pianse e ne profetizzò la distruzione; al luogo
ove fu tradito da Giuda; alla grotta dell'Agonia, e infine
al Sepolcro di Maria SS.
·
A mezzodi nell'Ospizio dei Francescani, detto Casa
Nova, s'incontrò con un Vescovo americano, che era stato
a cercarlo a Marsiglia, e trattò di una fondazione salesiana
negli Stati Uniti, e s'intrattenne anche con vari Cooperatori
che furono felici di fare la sua conoscenza; ed alla sera rien-
trava a Betlemme, dove i confratelli erano ansiosi di rive-
derlo, per parlargli ed averne parole di consiglio e conforto.
Tre erano le case che la Società Salesiana contava allora
in Palestina, e quella di Betlemme fu chiamata da Don Rua
la casa della Fede.
Il 6 si recò a Cremisan; una colonia agricola, distante
circa Io chilometri da Betlemme, e volle fare il viaggio a
piedi, malgrado il cattivo stato delle strade. Si rallegrò nel
vedervi raccolti molti giovani aspiranti alla Società Salesiana,
e la disse la casa della Speranza.
L'8 marzo tornò a Betlemme, e; poco dopo, mentre ca-
deva una pioggia abbondante e. henedett~, vi giungevano
cinque salesiani da Beitgemal, dopo otto ore di cammino a
piedi, per poter parlare al Servo· di Dio., nel timo,re che l;:t
visita alla loro casa sarebbe stata troppo breve.
L'I I tornò a Gerusalemme, con eguale attrazione devota,
benchè costretto ad occuparsi delle cose della Società. ,-.. · .
Il giorno dopo si andava a Beitgemal. Alla stazione di
Deir Aban v'eran tutti i confratelli e gli alunni, i quali ave-
van condotto anche degli asini e dei cavalli, desiderosi che
Don Rua se ne approfittasse. Egli preferl fare il viaggio a
piedi, malgrado la ;distanza e il calore che incominciava a
farsi sentire. Un arabo cristiano, addetto alla colonia, spa"'
rava continui colpi di fucile in segno di festa. Giunti al-

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XI - In Terra Santa
l'istituto, l'entusiasmo ebbe la più cara manifestazione, e si
coronò col canto del Te Deum.
La casa di' Beitgémal è assai più grande di quella di Cre-
misan, e il Servo' di Dio, visitatala minutamente, la chiamò
la casa della Carità, facendo voti che sopra di essa abbondi
ogni bene de rore coeli et pinguedine terrae; e, prima di par-
tire, nel benedire una grotta di Lourdes, eretta nel cortile,
raccomandava agli alunni di onorare affettuosamente Maria
Santissima, scoprendosi il capo nel passare innanzi a lei, e
considerandola sempre loro Protettrice e Madre carissima.
Lasciò Beitgemal il 14 marzo, seduto su di un asinello,
ed attorniato da tutti i giovani sino alla stazione di Deir Aban
(Artuf), mesti nel vederlo partire.
In treno Don Albera gH dava la dolorosa notizia che il
caro confratello Don Francesco Dalmazzo, ex-procuratore
generale, era passato tragicamente all'eternità. Dopo alcuni
istanti di doloroso silenzio, il Servo di Dio esclamò:
- Quali pene vengono ad amareggiare il nostro viaggio in
Terra Santa!
A Giaffa s'imbarcava sullilris, aUa volta di Kaifa. Sei ore
di viaggio tranquillo..·I Carmelitani gli offersero ospitalità,
sebbene· f~sset 'Ornai' ·la\\ ;mezzianotté. La· refezione di quel
giorno fu un pezzo di pane ed ·un mezzo bicchier di vino;
e siccome digiuna sempre, ·anche nei viaggi, si rallegrò di
poter osservare così bene le leggi della Chiesa.
Il 15 prosegui in vettura per Nazaret, e vi giunse verso
l'r pomeridiana, Preso un, po' di ristoro, il suo primo passo
fu al luogo ove sorgeva 1a S~nta Casa, nella quale il Verbo
Divino si fece came. Ohl con qual divozione si prostrò di-
nanzi a quell'altare su cui sta scritto: - Verbum ,aro hic
f actum est!
·
Quìndi salì il colle che domina la città, dl:esideroso d'in-
nalzarvi un istituto per ·la ·pov:era ·gioventù, tanto più dopo
che vide, accanto al tratto' di terreno acquistato dai nostri,
un grande stabilimento dei protestanti. E il Signore guidava
il suo Servo, poichè proprio sorse l'Orfanotrofio s~lesiano
di, Naz~ret e, arccanto ad esso, il grandioso tempio di Gesù
Adolescente.··· •;·

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Il 16 celebrò nel Santuario dell'Annunziazione. Questo
pensiero doveva di continuo ·dominare il suo spirito e cagio-
nargli una profonda commozione, che si comunicava pure al
confratello inginocchiato ai piedi di quell'altare. << Anch'io -
scrive Don Albera - ebbi la consolazione di dir la Messa
dopo Don Rua, il quale, sempre in ginocchio per terra, fece
un lungo e fervorosissimo ringraziamento>>. Quindi visitò
la Fontana della Madonna, il luogo dove sorgeva il labora-
torio di S. Giuseppe, la Mensa Christi, la sinagoga, e il monte
del precipizio, donde vide il Tabor, dolente di non potervi
salire.
Nel pomeriggio tornò a Kaifa, e saliva al Carmelo, par-
lando dei suoi santi ricordi. Accolto con venerazione, assiste
alla benedizione del SS. Sacramento ed al canto cosi pa-
tetico della Salve, innalzato da tutti i religiosi, raccolti in
presbitero. Il Priore lo volle dispensare dal digiuno, e il
Servo di Dio mosse difficoltà; ma quegli gli disse: - Io ne
la dispenso in forza della facoltà che mi accordò il Patriarca
di Gerusalemme; - e non ebbe limiti nella sua bontà e gen-
tilezza. Dopo cena gli volle presentato il registro, su cui i
visitatori più illustri scrivono le loro impressioni; e Don Rua
vi pose queste linee: << Salendo il Monte Carmelo si presen-
tano alla mente le parole: Quis ascendet in montem Domini?
Innocens manibus et mundo corde>>.
Ad un'ora e mezzo dopo la mezzanotte si alzò per dire
la Santa Messa; e celebrò all'altare della Mad(/)nna, mentre
Don Albera celebrava contemporaneamente nella grotta di
Elia. E tornarono subito a Kaifa. Il battello che doveva ar-
rivare alle tre, non era giunto, perchè il mare era in burrasca;
finalmente arriva, ma la furia delle onde è tanta, che una .
andò a battere contro la banchina e bagnò quasi da capo a
piedi il Servo di Dio e Don Prun che gli era a lato. Parve a
Don Albera che il superiore di un istituto religioso non do-
vesse mettersi in quel rischio; e, non senza difficoltà, persuase
Don Rua a rinunziare d'imbarcarsi, tanto più che il capitano
non assicurava di poter sbarcare a Giaffa, mentr'egli aveva
promesso di ritrovarsi per la festa di S. Giuseppe a Betlemme.
Si cercò ùna carrozza, e verso le 8 _si parti per terra, per

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XI - In Terra Santa
vie non carrozzabili, attraverso campi, prati, paludi, montagne
di sassi e di sabbia, per arrivare a Giaffa alle dieci del di
seguente.
E il Servo di Dio, sempre calmo, come se nulla fosse
avvenuto contro i suoi desideri, rallegrava i compagni di
viaggio con qualche facezia, e li edificava colla recita del_ bre-
viario, o meditando sull'Imitazione di Cristo, in tedesco, che
portò con sè in quel viaggio.
Da Kaifa a Giaffa non una chiesa cattolica; da lungi, sotto
il Carmelo, vide la grotta ove il Profeta Elia aveva stabi-
lito la scuola dei Profeti, il Monte del Sacrifizio, e, a destra,
il Castellum Peregrinorum (Athlit), le rovine dell'antica Ce-
sarea, altre immense rovine, che il cocchiere disse esser l'ul-
tima fortezza ove si rifugiarono i Crociati, e, in fine, l'in-
cantevole pianura di Saron, cosparsa di belle colonie.
Giunto, verso l'una pomeridiana, alla colonia Zammarin,
due giovani che si dissero cattolici l'invitarono a visitarla; ed
egli fu ben lieto di farsi un'idea del bene che posson fare con-
simili colonie agricole cattoliche.
Parchi furono i pasti di quel giorno; e la notte la passò
sulla vettura, ferma all'aperto, sotto un'abbondantissima ru-
giada.
Verso le tre del mattino potè riprendere il viaggio, men-
tre il vetturino protestava che era necessario attendere la
luce del giorno; ed aveva ragione, chè vari furono i passi
pericolosi di torrenti, anche senza ponti. In un punto . _
scrive Don Albera - <( bisognava passare un corso d'acqua
assai abbondante [forse l'Augia], e questa volta v'era il ponte,
ma senza parapetto, e si stretto che ci pareva impossibile
poteseero passarvi tre cavalli di coppia. Guai se uno di essi
si fosse spaventato! Don Rua protesta che bisogna discendere
e che è meglio condurre a mano i cavalli. Il giovane prus-
siano [il conducente], non se ne dà neppur per avveduto;
raccoglie le sue briglie, riunisce bene i suoi cavalli, li minaccia
colla sferza, e poi, senza dar tempo a discendere, s'avanza
sul ponte. Ognuno trattiene perfin il fiato per alcuni istanti,
e si raccomanda di cuore a Maria Ausiliatrice, lo sguardo
fisso nell'acqua profonda e vertiginosa in cui potrebbe ca-

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IV ,.; Successore di Don Bosco. - Primo periodo
dere. Dopo il pericolo, si manda un sospiro e si ringrazia
il Signore. Don Rua non perde queste occasioni per dire a'
suoi compagni di viaggio: - E che sono queste miserie in para-
gone di ciò che soffrono i nostri Missionari?... - ed aggiunge
che è il Signore che lo guidò in quei paesi, perchè si facesse
un'idea dei loro pericoli e de' loro disagi>>.
Dopo quel duro viaggio di 26 ore, giunto a Giaffa alle
10, celebra la Santa Messa alla Casa Nova, e parte per Ge-
rusalemme. Il treno è gremito; ma un controllore, ex-allievo
dell'Orfanotrofio di Betlemme, vedendo Don Rua in piedi
sulla piattaforma, lo fa entrare in un posto di prima classe,
cosicc~è potè prendere un po' di riposo. Alla stazione di
Deir Aban è svegliato dalle ·voci dei giovani e dei confra-
telli, e persino di alcune suore, venuti da Beitgemal, per
vederlo e baciargli la mano ancor una volta.
Alla stazione di Gerusalemme trova amici e conoscenti che
gli offrono la vettura; e, verso le sei e mezzo di sera, è di
nuovo tra i suoi figli di Betlemme.
Il 19 marzo, gran festa. Canta la Messa solenne; e nel
pomeriggio riceve varie professioni, dà l'abito religioso ad
alcuni aspiranti, indirizza a tutti parole di edificazione, e
imparte la benedizione col SS. Sacramefl;tO.
Anche all'Oratorio femminile è ansio~amente aspettato .
.Si tratta della vestizione d'una suora di Betlemme stessa;
Non s'era mai fatta tal funzione: quindi incredibile· è l'en-
tusiasmo delle alunne dell'Oratorio e dei loro parenti. In
. fine il Servo di Dio parla in italiano, e sebbene non lo CQ:IJ'.l.-
prendano guari, pure è ascoltato con raccoglimento univer-
sale.
Era· l'ultimo giorno che passava in Palestina, avendo de-·
ciso di ripartire l'indomani per l'Europa; e spende fin gli
ultimi istanti nel dare avvisi ed incoraggiamenti a tutti; e,
quando, alle sei e• mezzo del mattino seguente, benedice
ancora una volta gli alunni e i confra~elli, quasi tutti panno
gli occhi pieni di lagrime. Chi gli sta vicino, chi lo vede spesso,
non ha un'idea << dello schianto - dice Don Albera - che
sentono in cuore quei confratelli che dicono nel baciargli
la mano: - Forse è questa per me l'ultima volta!>>.

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XI - In Terra Santa
A Giaffa il mare è assai agitato: ma non soffre l'agitazione
della barchetta che lo trasporta sul Sindh e, appena è sul ba-
stimento, cerca come potrà occuparsi e come pot:i;:à celebrare
la Santa Messa; ed· il Signore gli accorda assai ·più di quello
che avrebbe osato desiderare. Trova, nel dottore di bordo,
un ottimo cristiano che si affretta ad offrirgli la sua cabina,
tutta adorna d'immagini di Dio e dei Santi, una vera cap-
pella; e v'incontra anche il signor Descamps, amico del mar-
chese di Villeneuve ed insigne benefattore dell'Orfanotrofio
salesiano di Lilla, il quale, vedendo che soffriva molto male
agli occhi, gli consiglia di far continue lozioni con acqua
fresca, e l'assicura che si sentirà molto meglio al fine del
viaggio; e gli promette, se è fedele alla cura, che avrà anche
un'abbondante elemosina.
Per rimanere a fianco del Servo di Dio, quest'egregio
cooperatore la mattina del 21 lasciò egli pure il battello e fece
per istrada ferrata il tragitto· da Porto Said ad Alessandria, e
riusci anche a fargli prendere un po' di pranzo ad Ismailia.
Da Alessandria si recò al Cairo.
Alla stazione del Cairo l'attendeva il Superiore dei
PP. Gesuiti, presso i quali la ·mattina: del 22 celehrò la Santa
Messa. Quindi fece visita ,acl;-ailcuni ,cooperatori, e fu condotto
· a vedere le<Piramìdi, il·Museo Egiziano, l'Albero e la Casa
della Sacra Famiglia, e l'Obelisco d'Eliopoli.
Il 23, verso mezzogiorno, era di nuovo presso i PP. Ge-
suiti ad Alessandria d'Egitto.
Il 24 riparti per Marsiglia, a bordo del Sindh; e, essendo
di quaresima, a tavola, alla quale si trovano vicini cinque o
sei sacerdoti, .<< Don Rua - nota Don Albera - con una
costanza ,c:he non· tutti si' senton d'imitare, dispone le· cose
in modo, ·<i!h:e. un pasto serva da pranzo e l'altro da colazione;
e cosi continua il suo digiuno~>; ma <ttalvoJtfia ..,cl;eve conten-
tarsi di alcune olive· e d'un-a.· pera,, es~ertdo,·tutto preparato
di grasso... Infine, il 29 martZo,.iLSindk entrava nel porto di
Marsiglia >>.
' · · ·. · · · ·
··Don Bologna, Don Perrot ed ·altri gli andarono incontro
e l'accompagnarono all'Oratorio di. S. Leone, dove tutti
fecero le meraviglie ·nel vedere il Servo di Dio oon tanto di

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
barba. Era suo costume, nel recarsi all'Estero, di adattarsi a
tutte le usanze locali, tranne una: quella di smetter la talare
e prender l'abito corto, quando andava in Inghilterra.
Nel tornare a Torino si fermò nuovamente in varie case
dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Il aprile
era nel noviziato di Santa Margherita, per dar l'abito ad
altre aspiranti alla vita. religiosa, alle quali raccomandò l'ac-
quisto di queste virtù : << Eguaglianza di carattere: qua-
lunque cosa accada, non turbarsi mai; esser sempre calme
esternamente, e, sopra tutto; internamente; - Umiltà: se
siamo umili, si fanno progressi nella virtù, si ricevono vo-
lentieri le correzioni, qualunque sia la maniera con cui ci
son fatte, e chiunque sia che ce le faccia;-Mutua tolleranza:
insieme coll'umiltà, anche la mutua tolleranza è necessaria,
e diventa facile>>.
In una conferenza alle Suore di un'altra casa disse:
<< Noi dobbiamo far penitenza; in che modo? Scacciando il
demonio in tutte le occasioni; coll'astenerci dal mormorare,
e col rinnegare la nostra volontà in tutte le occasioni che ci
si presentano 4overose >>.
Il 3 aprile era all'educandato delle Figlie di Maria Au-
siliatrice a Bordighera-Torrione; e rientrava felicemente a
Torino, per celebrare le sacre funzioni della Settimana Santa
e le solennissime feste di Pasqua nel Santuario di Maria
Au&iliatrice.
Di ritorno dalla Terra Santa senti più vivo il desiderio di
cooperare nel miglior modo al trionfo della CJ:iiesa cattolica
in quei paesi.
'
E, prossimo ad uno storico avvenimento per la Società
Salesiana, pieno di riconoscenza alla Vergine Ausiliatrice,
raccomandava di celebrare fervorosamente il mese a Lei
consacrato, inculcando << di passarlo tutto in unione con Maria
Santissima, offrendole, ogni giorno, un mazzetto di fiori
spirituali di carità fratern!l, di purità e di umiltà sincera >>;
e richiamava alla memoria dei direttori << le sollecitudini
e le industrie che adoperava il nostro venerato Padre Don Bo-
sco per infondere nei giovani e nel personale della casa la
divozione della Vergine Santissima, speci~lmente in questo

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·/
Xl - In Terra Santa
681
mese. Egli proponeva ogni sera un fioretto da praticarsi il
giorno seguente; promoveva la frequente Comunione, ragionava
di Maria Santissima durante la ricreazione e faceva cantare
sue laudi passeggiando nel cortile e sotto i portici con centinaia
di giovani. Il nome di Maria risuonava in tutti i luoghi e ad
ogni ora, per modo che la mente rimaneva fissa in Maria,
non si pensava che a Maria SS., ed altro non si desiderava
che di onorarla e di amarla sempre più. In questo modo quanti
frutti spirituali il caro Don Bosco ricavava a vantaggio delle
anime! E quanto sarebbe desiderabile che i direttori e i
· confratelli tutti continuassero a seguire l'esempio del nostro
venerato Padre!>>.

70.10 Page 700

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682
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
XII
IL << GRAN TRIONFO I>>
1895.
Il I Congresso Salesiano Internazionale a Bologna fu un avvenimento.
- Lettera del S. Padre: << Chiunque, col favore a coll'opera, asse-
.• conda le imprese e fatiche della Famiglia Salesiana, si rende in modo
luminoso benemerito della Religione e della Civiltà>>. - Il Cardinale
Svampa abbraccia e bacia Don Rua in pubblt"ca adunanza. - Elogi
del Card. Mauri, del Card. Ferrari, dell'Arcivescovo Riccardi, al-
l'Opera di Don Bosco. - Studio del Congresso fu «la salvezza so-
ciale per mezzo della Religione e della Carità>>. - Relazione inviata
al S. Padre. - Parole e promessa del Servo di Dio. - << La splendida
riuscita del Congresso ci renda più cara la Pia Società>>, vivendo
dello spirito di Don Bosco e rappresentandolo meglio che per noi
si possa. - Impressione edificante lasciata dal Servo di Dio. - Morte
di Don Sala. - La consacrazione di Mons. Costamagna. - A Busto
Arsizio. .; A Nizza per gli esercizi spirituali. - Ricordi vari ai Sa-
lesiani. - Il XIII Congresso Cattolico Italiano. - Adunata di
decurioni e di direttori diocesani. - A Mondonio. - Stima di Leo-
ne XIII per il Servo di Dio ed attaccamento del Servo di Dio al
Papa. - Un sospiro di Leone XIII! - La partenza df ro7 missionari.
- Tragica fine di Mons. Lasagna, del suo segretario e di quattro
Figlie di Mària Ausiliatrice. - Morte di Don Unia. - Diminuzione
di soccorsi. - Come raccomandava l'economia! - Rose e spine! - <<È
tempo di mostrarci uomini ed addestrati alle varie vicende della-
vita religiosa>>. - Rimaniamo fermi e ferventi nel divino servizio,
sforzandoci di << dare al nostro modo di pensare, di parlare, e di
operare una forma veramente salesiana>>.
Dopo alcuni giorni,. il Servo di Dio assistè << ad un sz
sublime spettacolo di fede~ di zelo e di carità e di simpatia verso

71 Pages 701-710

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71.1 Page 701

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XII - Il <lg-ran trionfo!>>-
l'umile nostra Società>>,.,ehe il suo cuore ne restò lungamente
commosso e ripiena tutta la mente. << Voi mi avete compreso,
·- scriveva ai Cooperatori - intendo parlarfs del I Congresso
Salesiano. La mia penna non potrà giammai esprimere ciò
che io sento di gratitudine verso gli eminentissimi Cartlinali e
gli eccellentissimi Arcivescovi e Vescovi, che onorarono di loro
presenza le no$tre assemblee, verso la dotta Bologna che ci ac-
cordò si generosa ospitalità, verso i Congressisti tutti, che si
generosam.r;r,,te ed unanimi presero parte alle nostre .riunioni.
La data .di questo Congresso sarà scritta a caratteri d'oro
nella stori(J. della nostra Pia Società>>.
L'entusiastico avvenimento si svolse dal 23 al 25 aprile.
Nell'ampia e maestosa basilica di S. Domenico, che ospita
le sacre spoglie del grande Fondatore dei Domenicani, eb-
bero luogo• le fun~ioni religiose ufficiali; e nella chiesa della
Santa, accanto l'incorrotta salma della bolognese Cate-
rina de' Vigri, si tennero le adunanze, rese più imponenti
dalla presenza di quattro Cardinali Arcivescovi,. Galeati di
Ravenna, Mauri di Ferrara, Svampa di. Bologna, Ferrari
di Milano, e dj ventinove Arcive&covi :e V:'vScovi. La presi-
denza ono.raria, fu t~nuai: da1 ,Qu,Glimar)e dJ,,Bologna; l'effet-
tiva, ,dft-1• 6@PV.P··4hL>ic,~l~1,~~i, jpainole. e coa:nparse in assemblea
furono ,!S~lut~te, ,da ~ntu~a-stioi, appl~u~i., .
·
Il Card. Svampa ·parlò· per, il pd1no, e rievocò, con in-
tima commozione, il felice incontro che egli, trilustre appena,
aveva avuto con Don Bosco, quando, alunno del Seminario
Arcivescovile di Feimo, ;l'aveva veduto, ne aveva udito la
santa parola, ·ed aveva -r:i.çeviuto· dalle sue mani la SS. Eucar,i,.
stia e il dono cli. uma ,piccola medaglia, che portava anqQX~
sul p.ett0,.
.
..
, ,Qui111;çli si leS:Se una Lettera del Santo ,Padre; che· mani-
festava tutto il piacere provato nel1'appr©'!i1diré che a Bologna
si sarebbe tenuto il l Col1ite&;so ,<<.di ,quei itattolici, che,. ap-
pellati Cooperatori della ,$fJ.cietà $,alesiClfN;a, ne hanno comune
lo. spirito e ne promovono colla preghiera e coll'azione le opere >>.
·<< Una lunga esperienza..,-. dichiarava il Pontefice - ha fatto
palese con ·quanta alacrità e con quanta abbondanza di frutti
i ,ç(!)njratelli i salesiani attendarno alla buona educazione . della

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684
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
gioventù, e a diffondere pur tra i popoli pagani la Civiltà e
la Fede cristiana: onde non è dubbio, CHE CHIUNQUE, COL FA-
VORE E COLL'OPERA, ASSECONDA LE IMPRESE E LE FATICHE
DELLA FAMIGLIA SALESIANA, SI RENDE IN MODO LUMINOSO
BENEMERITO DELLA RELIGIONE E DELLA CIVILE SOCIETÀ>>,
Immediatamente si rispose al Papa: << Mentre l'eco della
parola sapiente e amorosa di Vostra Beatitudine risuona an-
cora al nostro orecchio, noi tutti vogliamo pervenga al Vostro
Trono l'eco dei nostri cuori, che Vi amano come il più dolce dei
Padri, Vi riveriscono come Vicario di Gesù Cristo, Maestro
infallibile della Chiesa, Pastore dei Principi e dei popoli, vera
stella di Giacobbe, in cui si confondono gli splendori della sa-
pienza e della civiltà, le glorie dei passati secoli e i rosei albori
di un pacifico avvenire>>.
Poco dopo prende la parola il Servo di Dio. La voce gli
trema per la commozione, e lo sfavillio d'un conforto inef-
fabile ravviva i suoi scarni lineamenti. Si dichiara confuso
nel trovarsi fra tanti illustri personaggi, accorsi dall'Italia
e dall'Estero per celebrare il I Congresso Salesiano; e a tutti,
alle Autorità locali, ai Vescovi, agli Arcivescovi, ai Cardinali,
in particolar modo all'Eminentissimo Card. Arcivescovo di
Bologna, presenta i più devoti ringraziamenti; e manifestando
d'aver ricevuto ripetute domande d'aprire una casa salesiana
a Bologna, soggiunge che sarà ben lieto se potrà far palese
l'affetto che lo lega all'illustre città ed all'insigne Pastore, cui,
come primo saggio, chiede di baciar umilmdnte la mano.
L'assemblea scatta in un applauso immenso, mentre il Servo
di Dio si reca a baciare la mano al Cardinale, che affettuosa-
mente lo abbraccia e bacia in viso fraternamente.
Le adunanze, che si tennero per tre giorni, mattina e-
sera, si svolsero tutte con ordine, animazione ed entusiasmo
singolare; ed all'imponente spettacolo di tante care persone
raccoltesi a studiare i modi migliori per dilatare l'opera di
salvezza morale e materiale, intrapresa da Don Bosco nei .
paesi civili e tra i pop<>li barbari, all'udire i preziosi con-
sigli e suggerimenti che' venivano proposti, il ·cuore del Servo
di Dio si senti più e più volte commosso, e andava rievo-
cando tra sè Je parole che Don Bosco aveva dette al ter-

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XII - Il << gran trionfo!>>
685
mine del racconto del sogno meraviglioso, avuto a S. Benigno
Canavese nel 1881, sullo spirito che deve informare la Società
Salesiana: - Ci sono imminenti molte spine, molte fatiche, cui
terranno dietro grandi consolazioni. Circa il 1890 gran timore;
CIRCA IL 1895 GRAND_E TRIONFO!
Grande, invero, fu il trionfo dell'Opera di Don Bosco
al Congresso di Bologna. << Non intendo - diceva l'Eminen-
tissimo Card. Egidio Mauri, Domenicano - fare l'elogio,
nè dell'Istituto Salesiano, nè del suo illustre e santo Fonda-
tore. A lodar degnamente l'uno e l'altro, a me pare che ba-
stino le opere loro. Si guardi il semplice programma del
nostro Congresso. Leggendolo, è impossibile non ammirare
l'ampiezza e la varietà del ministero di questi nuovi operai
evangelici, venuti gli ultimi nella vigna del Signore. Il Sale-
siano con l'azione sua abbraccia direttamente religione e ci-
viltà, tutte le parti più rilevanti della religione e della civiltà.
Egli apostolo di genti barbare e selvagge, infermiere e conso-
latore di miseri lebbrosi, angelo tutelare dei nostri poveri
emigranti. Egli predicatore dai pergami, direttore di coscienze
nel confessionale, catechista nelle chiese, negli Oratori, negli
Ospizi di carità. Egli nelle scuole e nei collegi maestro e isti-
tutore di ogni classe di persone, di ricchi e poveri, grandi e
piccoli, nobili e plebei. Mentre col magistero, con gli scritti,
con la diffusione della buona stampa, promove scienze, let-
tere ed arti, con zelo più amoroso ancora s'interessa dei più
umili mestieri; e rozzi abbandonati giovinetti trasforma in
artigiani buoni, capàci, operosi, degni di un popolo cristiano
e civile. E in tanta varietà di uffici, quanta· opportunità!
Quanta corrispondenza con le condizioni e i. bisogni dei luo~
ghi e de.i tempi! Quante industrie, quante attrattive a fin
di rendere amabile e fruttuoso il suo mini$terol ... Con gran
sapienza pertanto al nostro Congresso fu dato il titolo ~i
Congresso dei Cooperatori S&lesiani... Ritraendo la bella e
cara figura di Don Bosco, esponendo le benemerenze di
lui e del suo Istituto nei ministeri. di educazione, d'istruzione
e di apostolato, si viene a dire a tutti gli uomini di buona
volontà: - Cooperate a tante opere buone, e accrescendo il
numero, l'unione, la forza, l'attività dei Cooperatori Salesiani,

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686
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
rendete non solo possibile, ma pienamente efficace e fruttuosa
la missione dei principali operatori. Gran cosa ... innanzi a Dz"o,
è questa cooperazione! ... ».
Anche l'Eminentissimo Card, Ferrari illustrava la· mis-
sione provvidenziale dell'Opera di Don Bosco nei nuovi
tempi:
<< E necessaria - diceva - una restaurazione sociale
dell'umanità, ed un buon preludio di quest'opera io la rav-
viso nell'attuale Congresso Salesiano. L'Opera di Don Bosco,
che qui s'intende di promovere, è veramente provvidenziale, e
Dio le ri'serva una parte importante nella resttétffrazione del-
l'umanità. L'apostolo astigiano, in questo secolo che si dice
dei lumi, mise veramente il dito nella piaga, additò la gi10-
ventù, si volse alle masse lavoratrici: perchè l'una e le altre
sono la maggioranza dell'umanità e la maggioranza più cir-
cuita ed insidiata dai falsi fratelli. Don Bosco pensò all'ado-
lescente, pensò all'operaio, volle ricondurli a Dio, a quel Dio
che non può essere .la vaga e nebulosa idealità p1atonica re-
centemente invocata, ma il Legislatore e Reggitore supremo
dell'umano consorzio. Don Bosco piglia il fanciullo dall'in-
fanzia e lo educa a quella religione che deve far intendere al
popolo la sua vera sovranità cristiana. Ed è bene che l'opera
di rigenerazione pàrta dall'Italia, perchè il mondo sappia
che, anche nel secolo della sua maggior apprensione morale
e sociale, essa tiene il primato .fra tUtte-•le naiionil::: >>:
Con profon~o ent~siasmo inneggiò altope;a del ?uo:vo
Apostolo della g1oventu anche Mons. Davide d&' Conti R1c-
cardi, Arcivescovo di Torino. Nel discorso che tenne nella
Basilica di S. Domenico, illustrò l'ampiezza e il caràttere
attraente della carità di Don Bosco: << Cent'anni fa si gridò Dio
e popolo, si gridò fratellanza ed eguaglianza; ma questo amore -
fini colla tirannia delle rivoluzioni. Cinquant'anni or sono si
tornò a gridare amore al popolo; lo si voleva far sovrano,
felice; ma questa felicità si è volta in miseria ed. affanno. Don
Bosco intese qual fosse l'amore del popolò'/ perchè sapeva
che cosa sia l'amore di Dio. Egli volle sollevàre il popolo;
e, più fortunato di Archimede, trovava il punto d'appoggio
per la leva, che doveva sollevare il mondo motale; 'que~to

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·XII - ll << gran trionfo!>>
687
punto d'appoggio è· ,Gesù Cristo.... Mirò ai fanciulli, e con
Gesù Cristo li strinse, li educiò, li aiutò; H ebbe salvi; mirò
gli adulti e colla carità di Gesù Cristo Ii avvins:e ·e li protesse;
mirò ai derelitti e agli infermi, e li soccorse. Al ·suo cuote
non pose confini· l'Italia, che, come patria diletta, ebbesi le
prime sue cure; fissò altre terre e dovunque dilatò le fiamme
del suo amore.: Ecco perchè si parla al popolo delle opere di
Don Bosco! Ecco perchè il popolo deve ammirarle, aiutarle,
esaltarile! Le opere di Don Bosco e dei figli suoi sono frutti
dell'amor santo, che in Gesù Cristo egli ebbe pel popolo>>.
Anche in pubblica adunanza Mons. Riccardi, manife-
stando la sua ·gioia per Pottima riuscita delle adunanze:
<< Ho udito - diceva - gli splendidi discorsi... ho udito gli
applausi; e, mentre si gridava viva Don Basco e viva Don Rua,
ho ,udito, uRa· voce che gridava viva Tòrino! viva Tori.no!
Fu ·a Torino che Don Bosco incominciò i suoi prodigi; e
quindi quale onore per Torino e per la mia diocesi questo
Congresso, che è un trionfo salesiano! Ma io non godo meno
apJ:unto pensando alla gioia dei Salesiani. B da lunghi· anni
che li conosco. Da pochi anni sono a Torino, tuttavztll personal-
mente riconosco il bene grande e immenso rhe fa la. Congrega-
zione Salesiana, tantochè, se una Congregazione· potesse es..
sertJ ··Ve'8covo· ·azi:8ili{J!Ye, farei mio ··Veséozi@ (lll!ljS$liare la Con-
gregazione SaleS'iana >>.
· .; · .'· ·
E non si pensi che il prcrgrammra del Congresso fosse
un'esaltazione dell'Opera pi Don'· Biosco. Scuola Cattolica -e
Scienza Italiana di Milar:noli 1J1e Ipubblicò un ampio resoconto
del sac. AlfonS'Q F~ratncl:irl.k;·· che, stampandolo in fascicolo
a parte, faceva: ;questa -dichiarazione:
·· '
<< Si·· dieffS· ehé · quella riunione avesse avuto 'Uft ·: 'fine
tutto sno proprio; cioè la maggior diffusione ,cli,u1t1:a, Congre-
gazione religiosa, che ha fatto tanto bene all!It~ed-almondo;_
eppure il Congresso Salesial'i10 ·è p'ttoeedll'ptowoumè ·-ogni altro
Congresso;
il
suo
particolare
'lJJ:'te'l'B8StJ,
\\il
1
'SUO
fine
speciale
si·p.uò sintetizzare in queste pa'Y'aler LA, ·ML.'VEZZA · SOCIALE ·PER
MiEZZO 'DELLA RELIGIONE E. ,!l)lJIDù\\) -CAlUTÀ. .
.
" »Questo giudizio"eosf,sifllteficù di tutti i discorsi, di,tutti
i lavori- s-ezioriali; di. tuttè le assemblee, non è gittato cost

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688
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Basta rileggere, dai giornali che ne hanno parlato, i punti
più salienti, i titoli di tutti i discorsi, da quelli dei Cardinali
Svampa, Ferrari, Mauri, a quello del Vescovo napoletano
Carlo Caputo, dai discorsi Olivi, Sassoli Tomba, Alessi, Car-
panelli, Barberis, Trione, Cerruti, Ambrosini> Crispolti, ecc.,
a quello in lingua slovena dello Smrechar, in lingua fran-
cese del Marchese di Villeneuve, per confessare come unico
obbietto del Congresso Salesiano, più di quello d'essere un inno
d'ammirazione per Don Bosco e per i suoi figli, fu un inno
per il Papa, per i Vescovi, per il Sacerdozio cattolico; più
che di parlare delle opere particolari dei Salesiani, si parlò
delle opere della Chiesa militante; più che di parlare delle
difficoltà e dei disagi delle Missioni Salesiane, si sfatarono
le calunnie dei nemici della Chiesa, si combatterono ad
oltranza le scuole del materialismo e del pessimismo contem-
poraneo, s'incoraggiarono gli animi per un santo risveglio
di fede, si conquisero i cuori per un maggior incremento alla
virtù... A noi pare come un Congresso Salesiano, tenutosi a
Bologna e tenutosi in quel modo, con tanto splendore d'ap-
parato, con tanto concorso della migliore aristocrazia cit-
tadina, segni un gran momento storico per l'azione cattolica
in quella città >>.
Nè possiamo, nè dobbiamo tralasciare il più bel docu-
mento dello splendidissimo successo dell'adunata salesiana
di ,Bologna, che è il breve ragguaglio che l'Eminentissimo
Svampa, insieme con gli altri Porporati e Prelati, ne inviava
al Santo Padre nell'ultima adunanza:
<< Non si poteva dubitare dell'esito del primo Congresso
Internazionale dei Cooperatori Salesiani, auspice la Vostra Be-
nedizione, giacchè da cotesta Apostolica Sede deriva una sin-
golare e perenne virtù, che mirabilmente a'limenta e promove
tutto che sta unito ad essa. La qual cosa risplende in moltissimi-
fatti ed uomini, ma specialmente in Colui che diè vita all'Opera
Salesiana, il quale a niuno fu secondo nell'ossequio riverente
verso il Po_ntefice Massimo e questo lascio ai suoi quasi supremo
ricordo. Il voto nostro, pertanto, da gran tempo vagheggiato
di adunarci per conferi're insieme dei comuni interessi, aiji,ne
fu dalla benignità divinà esaudito. Per effetto di questo soavis...

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XII - Il << gran trionfo!>>
simo convegno abbiamo avuto agio di trattare e discutere in-
torno alle svariate opere della Pia Società Salesiana. Abbiamo
esposti i frutti fin qui, la Dio mercè, raccolti, non già a pompa
di ostentazione, essendo noi servi inutili, ma affinchè fossero
a noi di sprone, agli altri di soave attrattiva.
>> Ma assai più abbondante si presenta al nostro sguardo
la messe da raccogliersi; e perciò con maggiore alacrità abbiamo
rivolto a questa le nostre cure. L'educazione della gioventù,
il miglioramento della classe operaia, la necessità della buona
stampa furono i precipui oggetti, intorno a cui colla più di-
ligente solerzia si aggirarono i nostri consigli, le dispute e le de-
liberazioni nostre. Da queste cose principalmente, come bene
intravide lo stesso Fondatore dell'Opera, potrà avere salvezza
la pericolante società.
>> E poichè la carità di quell'Uomo, cui nessun confine arre-
stava, nè atterriva alcuna difficoltà, volò eziandio ai miseri che
seggono nelle tenebre e nell'ombra di morte, perciò colla massima
sollecitudine ci occupammo delle Missioni presso i popoli infedeli.
~1 >> Finalmente prendemmo a trattare della stessa Associazione
dei Cooperatori Salesiani, la cui solidità e floridezza è, come
ognun vede, di somma importanza, imperocchè da questa opera,
in apparenzq, tenue, come da radice deriva tutta la vita della
Famiglia Salesiana.
>> Ora ci allieta la speranza che non rimangano infruttuose
le fatiche sostenute per la gloria di Dio e la salvezza delle anime.
Del che ci affida il patrocinio della Vergine, di S. Francesco
di Sales e dello stesso nostro Fondatore, la cui santità fu tanta
che, mentre assicura della sua potente intercessione in cielo, ci
fa confidare che anche in terra sarà sollevato tra non molto
all'onore degli altari>>.
·
L'ultima adunanza fu particolarmente solenne anche per
la parola del Servo di Dio, il quale, riconoscendo, che quanto
si era fatto, era a Domino factum et mirabile in oculis nostris,
con parole che andarono al cuore di tutti ringraziò i
presenti, e li· assicurò eh~ << nella storia della Società Sale-
siana le date 23-24-25 aprile 1895 sarebbero state segnate a
caratteri d'oro, e tra esse avrebbe perpetuamente brillato il nome
del Card. Svampa >>.
44 - Vita del Servo di Dio Michele Rua. Voi. I,

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Questi dichiarava, che la sua soddisfazione era impalli-
dita ·da un ·sentimento di mestizia, perchè si era alla fine.
<< Mi duole altresì di dover dare l'addio ai miei carissimi Sa-
lesiani, e specialmente al mio carissimo Don Rua, l'anima di
questo Congresso; ma è per poco, giacchè egli lo ha detto,
e la parola di Don Rua non si è mai smentita, è come la firma
in una cambiale con data memoranda. E noi li avremo i Sale-
siani, non come ospiti, li avremo nostri; non di passaggio, ma
stabilmente>>.
Il 26 aprile si volle render grazie alla Vergine, con solenni
cerimonie al Santuario della Madonna di S. Luca; e mattina
e sera, non meno di cinquantamila devoti salirono al colle
benedetto.
Don Rua fece subito avere al Santo Padre anche una
privata relazione, a mezzo di un segretario particolare di
Sua Santità; ed il Sommo Pontefice, mentre faceva giungere
a lui, per lo stesso tramite, l'assicurazione della gioia· che gli
aveva procurato, inviava un'altra lettera al Card. Svampa,
per dirgli tutta la letizia dell'aver appreso che il recente Con-
gresso aveva ottenuto quel felice esito che gli aveva augurato.
Il Servo di Dio pregò anche uno dei primi allievi dell'Ora-
torio, Don Giacomo Bellia, che si recava a Roma, di andare
a farne, in nome suo, un racconto particolareggiato al Cardi-
nal Rampolla del Tindaro, Segretario di Stato e Protettore
della Società Salesiana; e il buon condiscepolo, dopo aver
dato all'Eminentissimo un minuto resoconto del Congresso,
che egli diceva un vero prodigio: << Aggiunsi I- scriveva a
Don Rua il 30 aprile - che le risoluzioni prese non riguar-
dano ·solo la Società Salesiana, ma un risveglio generale di
buone opere a rimedio delle .piaghe della società, e terminai
con fare l'elogio di Bologna ospitale, e delle autorità civili--
e di pubblica sicurezza, e degli stessi giornali cattivi, che par-
larono anch'essi molto benevolmente del Congresso e delle
cose salesiane. Sua Eminenza, in fine, prese la parola e disse
a un dipresso cosi: - Dica a Don Rua che lo ringrazio tanto
del pensiero gentile d~ mandarmi notizie speciali del Con-
gresso. Ne riferirò al Papa, il quale ne sarà molto contento.
Dica ai Salesiani tutti, che ringrazino molto il Signore di si

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XII - Il << gran tri'onfo! >>
. 691
felice esito, che gli sieno molto riconoscenti e da ciò prendano
motivo di lavorare con coraggio e nuova lena, e cosi corri-
spondano alla grazia del Signore ed alla benevolenza che loro
addimostra la Chiesa per mezzo dei suoi Pastori e dei fedeli>>.
Questo pensiero era già profondo nella mente del Servo
di Dio il quale, dopo una breve fermata a Modena, - dove
il 27 aprile tenne conferenza nella chiesa di S. Carlo, presen-
tato da quell'Arcivescovo, e visitò i locali destinati per il
collegio salesiano, ed ebbe il piacere di salutare gli alunni
della Casa S. Giuseppe, i futuri alunni dei Salesiani, -
rientrato nell'Oratorio si affrettava a comunicare ai confra-
telli le care impressioni riportate a Bologna, venendo a questa
conclusione:
<< Lo splendido risultato del Congresso ci renda ognor più
cara la Pia Società; a cui lddio per tratto di sua singolare mi-
sericordia ci ha chiamati. Se gi,à per mille prove sapevamo che
lddio benedice e protegge in modo speciale l'Istituto a cui ap-
parteniamo, questo Congresso valga a rendercene ognor più
persuasi, e ci sproni a sempre meglio meritare i· celesti favori>>.
E perchè il santo invito non rimanesse lettera morta,
scendeva a questi rilievi:
<< Vi confesso,. carissimi Figli in G.. C., che fui coperto di
confusione. nel vedere quale alta stima si abbia ovunque dei po-
veri Salesiani. Essi furono rappresentati al Congresso quali mo-
delli di religiosi, come ardenti di santo zelo per la salvezza
delle anime, come valenti maestri nell'arte difficilissima di edu-
care la gi,oventù, nell'informarla alla pietà. Più vivo divenne
in molti Vescavi e Cooperatori il desiderio di veder sorgere
nelle loro città Istituti Salesiani, ripromettendosi da loro
veri miracoli per la rigenerazione della odierna società. Ma
voi mi scuserete, se in fondo a:l cuore io chiedeva: a me stesso
se noi siamo realmente quali s-iamo ·credUttiJ ... ,M'assali più
volte il dubbio sconfortante che no111, avessero ì nostri troppo
benevoli Cooperatori a ricrederii, .se loro si porgesse il destro
di esaminare da vicino la condotta di certi confratelli... Ah!
se coloro che sono rilassati nella.pietà, poco osservanti della Santa
Regola, negligenti ne' loro doveri, fossero stati presenti al Con-
gresso, non. ne dubito, avrebbero fatto il proposito di mutar vita.,

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IV~ Successore di Don Bosco. - Primo pert'odo
Ve ne scongiuro, uniamoci tutti per sostenere l'onore della nostra
Pia Società, VIVIAMO DELLO SPIRITO DI DON Bosco E RAPPRE-
SENTIAMOLO MEGLIO CHE PER NOI SI POSSA OVUNQUE ABBIA A
CONDURCI LA MANO DI J)IO ... l),
Egli viveva davvero dello spirito di Don Bosco, vivendo
continuamente unito a Dio. Ecco le impressioni che lasciò
in chi lo vide, intimamente, anche durante il Congresso.
<< Ogni volta che egli venne a Bologna - attesta la marchesa
Prudenza Boschi vedova Ricci Curbastro - soleva visitare
la veneranda mia zia materna, Teodolinda Pilati vedova Do-
nini. E questa, sapendo di farmi cosa più che gradita, ci
chiamava a sè vicini per riverirlo e riceverne la benedizione.
Ma in verun altro incontro, come nell'aprile 1895, epoca
trionfale del I Congresso Internazionale Salesiano, mi fu
dato di osservare con tutto l'agio Don Michele Rua. In quei
giorni egli fu ospite della sullodata mia zia, e, per es-
sere le nostre case limitrofe e tra sè comunicanti, si assise
anche alla nostra mensa, dove presiedeva l'ottuagenario mio
padre, marchese Antonio Boschi.
>> Cosi, avendolo di continuo sott'occhio, sia nella sede
del Congresso che fra le pareti domestiche, potei ammirarne
le virtù, congiunte a tanta soavità di tratto.
>> Lo si vedeva assorto in Dio nelle azioni più sante come
nelle comuni; e questo però non gl'impediva di fare, con-
versando, argute e piacevoli osservazioni, come di accogliere
con l'usata serenità qualsiasi anche più umile visitatore. Tra-
scorrendo per le nostre stanze, lo udiva con le parole dei
salmi invocare su gli abitatori di quelle la pace e l'assistenza
dei Santi Angioli; e cosi per soddisfare la pietà del nostro
buon padre accondiscese, nel turbinio di quei giorni, di ce-
lebrare un mattino la Santa Messa nella privata Cappellina
di lui. Ricordo anche, che presa da un entusiasmo facile a
comprendersi in una madre di numerosa famiglia, importu-
navo l'ottima zia per ottenere l'assenso di assistere tutti,
padroni e domestici, nell'ora più tarda della sera all'ultima
benedizione di Don Rua, e come questi posasse la mani sul
capo innocente dell'ultirq.a nostra fanciullina, levando al
cielo i poveri occhi arrossati e stanchi. Il prof. D. G. B. Fran-

72 Pages 711-720

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72.1 Page 711

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XII - Il << gran trionfo!>>
cesia, che gli era compagno, sa quali giornate faticose e piene
fossero quelle per il Servo di Dio, e quale virtù potea sup-
porsi nell'inalterabile serenità di Lui. Avrei baciato, potendo,
le orme de' suoi piedi, tanto mi sentiva certa ch'egli era un
Santo! Ecco quanto posso dire come testimonio oculare di
quei fortunatissimi giorni >>.
<< Il Signore - diceva Don Rua - va frammischiando
per i suoi servi le tribolazioni colle consolazioni>>, e le con-
solazioni con le tribolazioni.
Il mese dopo, nell'Oratorio, cessava di vivere l'economo
generale della Società Salesiana, Don Antonio Sala, sotto la
cui direzione, oltre vari collegi aperti in Italia e all'Estero,
erano sorti il bel San Giovanni Evangelista in Torino, il
Sacro Cuore di Gesù in Roma, e il mausoleo sulla tomba di
Don Bosco in Valsalice, e s'erano compiuti i restauri e le
decorazioni di Maria Ausiliatrice in Valdocoo. Mite di carat-
tere e di una rettitudine e semplicità esemplare, il caro Don
Sala non risparmiò fatiche per compiere gli interessi del-
l'istituto, anche con detrimento della sua sanità. Difatti da
oltre un anno, lo andava affliggendo una dolorosa malattia
al cuore, e lavorò fino all'ultimo; e il 22 maggio veniva se-
polto nella cappella da lui eretta nel camposanto per i Sa-
lesiani.
·
Il di seguente si compi una solenne cerimonia in Maria
Ausiliatrice. Fin dal1'8 febbraio del 1893 Leone XIII, per
mezzo della Sacra Congregazione degli Affari Ecclesiastici,
aveva emanato il decreto d'erezione del Vicariato di Mendez
e Gualaquiza per l'evangelizzazione dei selvaggi Jivaros del-
l'Equatore, affidandolo alla Società Salesiana nei faustissimi
giorni del suo Giubileo Episcopale; e pochi mesi dopo i
nostri missionari s'inoltravano in mezzo a quelle foreste, ed
impiantavano una residenza a Gualaquiza. E il 18 marzo
1895, nel Concistoro Segreto, lo stesso Sommo Pontefice
preconizzava il nuovo Vicario, Don Giacomo Costamagna,
vescovo tit. di Colonia nell'Armenia; e questi, il 23 maggio,
vigilia della solennità dell'Ascensione e vigilia della festa di
Maria Ausiliatrice, riceveva, nel Santuario di Valdocco, pre-
sente una gran folla di popolo, la consacrazione episcopale

72.2 Page 712

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694
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
dall'Arcivescovo di Torino, assistito da Mons. Leto e Mons.
Bertagna. Appena tornò in sagrestia, Don Rua tentò di ba-
ciargli la mano; e il nuovo Vescovo, gettategli le braccia al
collo, l'abbracciò e baciò devotamente, mentre le lacrime
scorrevano abbondanti dagli occhi dell'uno e dell'altro.
<< La vera _pietà, - ripeteva Don Rua - il vero amor
di Dio, non sa limitarsi a sè, ma è espansivo e cerèa diffon-
dersi negli altri >>.
Il 15 luglio s'inaugurò un nuovo Oratorio festivo a Busto
Arsizio, nella provincia di Milano, durante le feste dell'in-
coronazione della Madonna dell'Aiuto, che si protrassero
dal 13 al 17 luglio, promosse dal zelantissimo Mons. Tetta-
manti. Vi si recò anche il servo di Dio, che non potè fermarsi
sino al 15, ma prese parte alle solenni cerimonie mariane.
<< Il 14 luglio 1895 mi trovava a Castellanza - scrive
Suor Teresa Spinalo - e venne incoronata nel vicino paese
di Busto Arsizio la Madonna dell'Aiuto. Il Cardinale di
Milano compi la cerimonia, alla· presenza di sette vescovi,
ed anche del rev.mo signor Don Rua... Noi ci recammo a
Busto. Il venerato Padre ci accolse amorevolmente ed ebbe
per ciascuna di noi parole confortanti. 11 suo esterno rivelava
la santità dell'anima sua e da ogni parte si sentiva ripetere: -
E un Santo! - Svolgendosi la processione, il popolo, nell'am-
mirarlo in quel contegno cosi modesto, ripeteva: - Passa
un Santo/ ecco un Santo/ - Anche il Prevosto di Castel-
lanza, il quale trovavasi presente alle sacre funzioni, ebbe
in seguito a dire: - Fra tutti quei Mitrati, il signor Don Rua
fu quello che mi colpi più fortemente>>.
I
Alla fin del mese si portava a Nizza Monferrato, dove
ricevette i santi voti di cinquantadue novizie, e tenne << un ac-
calorato discorso, spirante amore al Signore, e zelo per com-
piere il proprio dovere di cristiane, religiose, e Figlie di Maria
Ausiliatrice>>.
E vi tornò in agosto per importanti deliberazioni di siste-
mazione, durante gli esercizi. per le signore, e verso la fine
del mese.
Un giorno disse alle suore: << Pregate tanto il Signore che
vi mandi molte vocazioni/ e voi coltivatele, aflìnchè si possa

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XII - Il << gr:an trionf0! >>
fare un gran bene in tutte le parti del mondo. Ma nello stesso
tempo non dimenticate' voi stesse, ed usatevi quei riguardi
che sono indicati nelle Deliberazioni, per conservare la sa-
lute corporale, e soprattutto per ornare l'anima vostra di
virtù. E state attente a crescere ogni giorno nella perfezione,
senza mai soffermarvi; altrimenti correreste pericolo di an-
dar indietro >>.
<< A noi - ricorda una novizia - raccomandò di aver
molta confidenza in Maria Ausiliatrice, di avere molta carità
fra di noi tutte, essendo questa il vincolo della perfezione;
di praticare bene l'obbedienza, facendo puntualmente ciò
che dispongono i nostri superiori, perchè colla. pratica di
questa virtµ e della santa umiltà ci faremo sante. Soggiunse
che molte di noi ci troveremo presto sul campo del lavoro,
dove non vi sarà più tanta abbondanza della divina parola
e dove la pietà non avrà più quel pascolo che s~ aveva nella
casa madre o nel noviziato>>.
Le sollecitudini di Don Rua per il profitto dei suoi figli
spirituali erano continue. Abbiamo gli appunti delle rac-
comandazioni che fece in quelfanno ai nuovi ascritti, chierici
e coadiutori:
<< Tutti avete fatto buoni propositi; ora vi mettete in viaggio,
ciascuno per la sua carriera; verso dove? Verso la nostra eternità!
Che viaggio importante! Ci si presentano due vie; una che conduce
al paradiso, e l'altra all'inferno.
>> Tre ricordi saranno i mezzi per far bene il nostro viaggio.
>> 1° UNA FIACCOLA: Lucerna pedi'bus meis verbum tuum. Tenete
sempre con voi qualche buon libro di lettura spirituale: Nulla dies
sine linea. Leggete con calma; rfohiamate alla mente le verità medi-
tate, e conservate vivo in voi il fuoco dell'amor di Dio. Alle buone
letture la Chiesa deve un S. Ignazio, un S. Giovanni Colombini.
>> Quali libri dovrete leggere? Il Giovane Provveduto1 'La Pratica
di amar Gesù Cristo, il De ùnitat:ione Chri's-ti', le Massime eterne di
S. Alfonso, l'Apparecchio alla morte, le vite d;ei santi, il Santo Van-
gelo, le vite dei giovani dell'Oratorio, eo~. :
>> UN CIBO. Il profeta El~ ,~hb_e o!.a un angelo un pane che
l'aiutò a proseguire il su.o ca:ro1;'.P~O. -qu~do già troyavasi stanco, e
s'era addormentato. Il Signore èi provvide questo cibo nel SS. Sa-
cramento. Ego sum panis cyivus, qui de coelo descendi. Panis quem ego
dabo, C6(!Y.@ m~a. ~t ;P.r9 1'!J/l,;t:t1,di vita.
.

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696
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
>> Modo di servircene. Orazioni del mattino e della sera: 1-a Santa
Messa quotidiana; le sacre funzioni; la visita al SS. Sacramento.
>> Cibiamoci di questo cibo dei forti, con quella frequenza voluta
dal nostro stato. Chi è chiamato a maggior perfezione, si cibi con
maggior frequenza, anche quotidiana, e gli altri secondo la loro pos-
sibilità.
>> UNA BUSSOLA. La devozione a Maria Santissima. La bussola
ci fa trovare la stella polare; la devozione a Maria Santissima ci fa
trovare la vera stella che ci guiderà al porto. I cristiani di Gerusa-
lemme, per distinguersi dai Maomettani, portano lo scapolare; noi
distinguiamoci colla devozione alla Madonna. Preghiera. S. Rosario.
Abitino. Medaglie. In ogni caso: Respice stellam, voca Mariam >>.
Ai chierici di Valsalice, di Foglizzo e d'Ivrea, al princi-
pio del nuovo anno scolastico, faceva queste esortazioni:
<< Procuriamoci degli alleati, che ci aiutino a perseverare nel bene
ed a combattere i nostri nemz'ci. Essi siano Don Bosco, S. Francesco
di Sales, l'Angelo Custode, i nostri Santi Protettori, Maria Santis-
sima, Gesù in Sacramento.
>> Procuriamoci la santa ambizione di piacere a Dio in tutte le nostre
azioni, studiandoci di farle in modo che piacciano a Lui.
>> Proponiamoci anche l'avarizia del tempo, impiegandolo come ci
vien prescritto dall'obbedienza: Ft'li, conserva tempus, et tempus con-
servabit te >>.
Dal 9 al 13 settembre si tenne a Torino il XIII Congresso
Cattolico Italiano nella chiesa di S. Giovanni Evangelista e
nell'annesso istituto salesiano; e il Presidente Generale del-
l'Opera dei Congressi Cattolici, Comm. Giovanni Paga-
nuzzi, in una lettera a Don Rua, diceva chd era << riuscito in
modo superiore a tutti gli altri dodici Congressi che l'ave-
vano preceduto >>, e che ciò si. doveva, in tanta parte, a Don
Rua e alla Società Salesiana: << Chè se noi trovammo e dove
accogliere splendidamente nella luce della massima pubbliei,tà
l'Episcopato numerosissimo e i numerosissimi Congressisti per
le adunanze generali, e nel tempo stesso un asilo riposato e
tranquillo per le pacifiche e feconde discussioni delle nostre
Sezioni e pei nostri studi, ciò si deve alla Chiesa e all'Istituto
Salesiano di S. Giovanni Evangelista>> (r). E nel desiderio di
'
(x) La chiesa aveva assunto un apparato semplice ed espressivo. Dalla volta
pendevano sopra il presbitero t1e grandi stendardi cori i motti: - Preghiera - Azione

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XII - Il << gran trionfo! >>
soddisfare << un preciso dovere>>, assicurava il Servo di Dio
·che pregava il Signore a compensare << almeno in qualche
parte il debito contratto>>, << col glorificare al più presto l'umile
suo servo Don Bosco>>.
Essendo di quei giorni convenuti a Torino anche molti
direttori diocesani, decurioni, e zelatori dei Cooperatori,
Don Rua li invitava a Valsalice la mattina dell'1 1. Circa
duecento furono quelli che vi accorsero; ed egli ricordò
loro la duplice missione dei Cooperatori Salesiani: sostenere
le Opere e Missioni Salesiane, e ricopiare ed estendere in mezzo
alla società lo zelo e lo spirito di Don Bosco, specialmente a
salvezza della gi,oventù.
· Quindi si passò ad illustrare la parte che spetta ai diret-
tori diocesani, ai condirettori ed ai decurioni; lo scopo delle
conferenze prescritte per la festa di S. Francesco di Sales
e di Maria Ausiliatrice; e i temi che conviene svolgere in tali
circostanze, ad es. l'educazione cristiana della gioventù in
casa e fuori di casa, l'assistenza morale e materiale agli
orfani e abbandonati, la cura delle vocazioni ecclesiastiche
e religiose, le diffusione della buona stampa tra la gioventù
e il popolo; come si debbano aiutare e sostenere le Missioni
tra gli infedeli. Il Congresso riuscì cordialissimo, animato dal
più soave entusiasmo; e tutti i presenti si raccolsero, insieme
con Don Rua, a pregare sulla tomba di Don Bosco, che, pur
nel silenzio che allora la circondava, diceva tante cose alla
mente e al cuore dei visitatori.
Il 7 ottobre, con gioia del Servo di Dio, si rendeva omag-
gi_o anche alla memoria dell'angelico alunno di Don Bo.sco,
Domenico Savio, in Mondonio, coll'inaugurazione di una
lapide sulla casa, dalla quale era volato al cielo. Vari Emi-
nentissimi Cardinali inviavano le più splendide adesioni; e
Giacomo Della Chiesa (il futuro Benedetto XV), che dal lab-
bro della mamma aveva ascoltato nella sua giovinezza la
I
- Sacrifizio; da ogni arco della navata minore altri orHiammi con i motti:, - Unione
- Coraggio - Rettitudine - Umiltà - Concordia - Costanza - Freschezza - Educazione
· - Abnegazione - Carità fraterna - Tolleramra - Amorevolezza. Il palco della presi-
denza era in fondo alla chiesa, di fronte all'altar maggiore, sul quale troneggiava
la statua della Madonna, fiiinc'heggiata dalle statue della Fede e della Speranza.

72.6 Page 716

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698
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
lettura della vita che ne aveva scritto Don Bosco, comunicava
a nome del Card. Rampolla del Tindaro, che anche il Santo
Padre, di tutto CU!)re, inviava l'implorata benedizione, << au-
gurando che la memoria del pio giovane Savio, tanto stimato
da Don Bosco, valga a sempre più promovere nei giovani degli
Oratori Salesiani l'amore alle virtù cristiane >>.
Leone XIII aveva tanta stima per Don Rua, che non la-
sciava occasione per dimostrargliela. Quando Mons. Costa-
magna, consecrato vescovo, fu a rendergli omaggio e gli disse
che .sarebbe tornato a Torino per il 24 giugno, per la festa
commemorativa di Don Bosco e per quella di Don Rua:
<< Ahi Don Rua! Don Rua! - esclamò il Santo Padre con
ineffabile compiacenza - si., la mia benedizione a lui, ed a
tutti buona festa!>>.
Anche Mons. Fagnano, tornato di quell'anno in Italia
in cerca di nuovo personale, ammesso il 25 settembre in
udienza dal S. Padre, lo senti esclamare:
- Che bene fa la vostra Congregazione! è adattata ai
tempi che corriamo. Spera che il Superiore potrà darle per-
sonale?
·
- Santo Padre, si; Don Rua è tanto impegnato in aiutare
questa missione, che me ne assegnerà trenta.
- In questo si vede proprio la benedizione di Dio, perchè
tanto sviluppo prende la Congregazione di Don Bosco e
d'anno in anno si vede aumentare...
- Santo Padre, il mio Superiore, unito al Capitolo della
nostra Pia Società, m'incarica di umiliare ai piedi di Vostra
Santità i suoi ossequi, SPECIALMENTE IN QUESTi CIRCOSTANZE
DOLOROSE.
- Conosco il vostro Superiore ed il suo attaccamento
alla S. Sede; accetto con piacere questi ossequi, che mi sol-
levano, e dò ben volentieri la benédizione.
Il venticinquesimo della presa di Roma aveva dato luogo
ad insolite manifestazioni politiche con discorso dell'on. Crispi
sul Gianicolo, che suscitò unanimi proteste e generose testi-
monianze d'affetto al Sommo Pontefice, specie tra gli Italiani.
<< Veramente - scriveva Papa Leone XIII - per quel
.senso d'umanità insieme e di decenza1 che alberga anche ne-

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XII ~ Il << gran trionfo!>>
gli animi presi dalla passione, non Ci pareva soverchio lo
sperare un riguardo almeno alla nostra canizie... Si volle
invece andar oltre ruvidamente; di guisa che siamo stati
condotti a questo, di dover essere quasi immediati testimoni
all'apoteosi -0.ella rivoluzione italiana e della conseguente
spogliazione della Santa Sede. Familiari, per .divino favore,
alla sofferenza e al perdono, mettiamo da un canto l'af-
fronto recato alla persona; molto più che a lenire la presente
Nostra amarezza accorse spontanea la pietà delle genti cat-
toliche; e segnalossi tra queste l'Italia per protestazioni ge-
nerose di affetto preziosissimo>>.
· E serenamente affermava: << Si uamutano le cose umane,
ma la virtù benefica del magistero supremo della Chiesa viene
dall'alto, ed è se.mpre la medesima; con questo di più, che essendo
esso ordinato a durare quanto i secoli, tiene dieuo con amorosa
vigilanza al cammino dell'umanità; nè ricusa, come sognano
i suoi detrattori, di attemperarsi quanto è possibz1e ai ragionevoli
bisogni dei tempi. Se, porgendoci docile orecchio, attz"ngessero
gl'Italiani, dalle tradizioni avite e dalla coscienza de' loro
veri interessi, il coraggio di scuotere ilgiogo massonico, apriremmo
l'animo alle più liete speranze in ordine a questa caramente
diletta terra italiana>>.
Ecco uno dei generosissimi voti che ripetutamente echeg-
giarono dal cuore dei Papi, prima dell'r r febbraio 1929I
Il 3r ottobre un'altra consolazione inondava il cuore apo-
stolico del Servo di Dio, nel dar l'addio a 107 missionari,
87 Salesiani e 20 Figlie di Maria Ausiliatrice, che partivano
alla volta del Messico, della Venezuela, dell'Equatore, della
Bolivia, del Perù, del Chili, dell'Argentina, dell'Uruguay,
del Brasile, della Terra del Fuoco, dell'Algeria, della Tunisia,
e della Palestina. Era la spedizione più numerosa che si com-
piva dacchè si erano iniziate le Missioni Salesiane.
Quella mattina volle celebrare per i partenti nella cap-
pella di Don Bosco, e faceva loJ:"O· q_l!leste raccomandazioni:
- Ricordate sempre il DA M:Jra:t;- ANIMAS; non cercate mai de-
naro; ovunque andiate, siate,,(1empre i buoni figli di Don Bosco;
- e, in fine, regalava a <1iascuno cento immagini di San
Giuseppe ...

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700
IV - Successore di Don Bosco. - Primo perz'odo
<< E fu certamente gran conforto pel mio cuore ·_ scriveva
il r0 gennaio r896 - l'aver saputo un mese dopo che tutti
questi miei figli erano giunti alla loro destinazione. Che più?
Nel tempo stesso ci giungevano lettere che ci assicuravano
che nulla avevano sofferto i Salesiani d'America, durante la
rivoluzione scoppiata nel Perù, nella Colombia e nell'Equa-
tore. Ma con questi fiori dovevano essere intrecciate pungentis-
sime spine ... >>.
Ed una spina pungentissima ·fu la catastrofe ferroviaria
avvenuta il 5 novembre presso Juiz de Fora nel Brasile.
Mons. Lasagna, dopo aver predicato una missione in Guara-
tinguetà, partiva col Segretario e Don Zanchetta ed altri
quattro salesiani ed otto suore, accompagnate da una buona
signora, in un carrozzone speciale, messo a sua disposizione
dal Governo, per andare a fondare una scuola agricola a Ca-
choeira do Campo, un collegio femminile ad Ouro Preto,
e un altro a Ponte Nova.
Giunti alla Barra do Piraky, scesero e pernottarono; e la
mattina seguente si rimisero in viaggio alla volta di Lafayette
ed Ouro Preto. Alle ore quindici giungevano a Juiz de Fora;
e tutti, salesiani e suore, stavano pregando, quando ad un
chilometro appena dalla città, ad uno svolto, ecco avanzarsi
sullo stesso binario, a brevissima distanza, un treno merci.
Immediatamente i macchinisti dànno l'allarme; quello del
treno viaggiatori, a rischio della vita, tenta di arrestar d'un
colpo la macchina... Non è possibile, e un C02JZO tremendo
sfascia e riduce in pezzi le macchine; e contemporaneamente
il vagone postale, che veniva subito dopo la macchina nel
treno viaggiatori, si sprofonda nel carrozzone dove si tro-
vavano i nostri e rompe e frantuma il primo scomparti-
mento, nel quale viaggiavano le suore, il secondo dov'era ·-.
Monsignore col segretario, e s'arresta nel terzo, dove stavano
gli altri salesiani... e Monsignore, il segretario Don Bernar-
dino Villaamil, quattro suore, ed un fuochista, restano sfra-
cellati! Benchè piovesse dirottamente, subito accorsero sul
luogo del disastro migliaia di persone; e ci vollero due ore
per estrarre e ricomporre i cadaveri.
Don Zanchetta telegrafò immediatamente a Don Rua:

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XII - Il << gran trionfo!>>
701
<< Monsignor Lasagna, Segretario, quattro suore, morirono di-
sastro ferroviario >>.
Il Servo di Dio s'era recato a Foglizzo. << Si era fatta
- narra Don Luigi Terrone - la vestizione di numerosi
novizi: la festa era stata solenne; e Don Rua aveva compiuto
la cerimonia con immenso giubilo del suo cuore, poichè
erano oltre 140 i novizi, che avevano indossato l'abito dei
figli di Don Bosco. All'indomani egli doveva partire per To-
rino. I novizi lo avevano atteso presso il portone e lungo la
scala che conduceva alla direzione. Quando il Padre venerato
apparve, scoppiò un fragoroso applauso. Don Rua sorride,
e contemplando con visibile compiacenza la grande schiera
di novelli figliuoli, batte anch'egli le mani. Poi, pregato dai
superiori, c'imparte la benedizione. Appena egli ebbe pro-
nunciata la forroola, mentre scoppiava un altro uragano d'ap-
plausi, dal portone spalancato vedo entrare tutto frettoloso
Don Lazzero. Mi avvicino a lui, salutandolo e cercando di
baciargli la mano; ma egli, con gesto risoluto si schermisce
e mi chiede: - Dov'è Don Rua? - Eccolo là in capo alla
scalai
>> Egli si fa largo, e si avvia verso di lui, serio serio. Don
Rua lo aveva già visto, e dall'agitazione che lesse sul volto
prevedendo qualche cosa di sinistro, parve disporsi alla no-
tizia, cosi che l'abituale sorriso perdette della sua spontaneità.
E Don Lazzero gli consegnò un telegramma, dopo avf:r
detto al superiore qualche parola, atta a prepararne l'anima
alla dolorosa sorpresa.
>> Don Rua apre il telegramma, legge silenziosamente e
si fa serio: poi alza gli occhi al cielo, li chiude, incrocia le mani
e rimane pensieroso. Noi eravamo in perfetto silenzio e come
stretti da una terribile angoscia. E il buon Padre esclama a
voce alta:
>>- Dominus dedit, Dominus abstulit; sit nomen Domini
beneu;,zctum.I...
I
·.
>> La sua voce era tremante, ma r:acc~nto era di un'espres-
sione singolare, che tutto rivelava la sua rassegnazione e l'am-
mirabile spirito di fe~e,. con ;cui _era solito .ac~oglier~ tutt_e
le disposizioni della D1vma Provvidenza. Po1, r1voltos1 a noi,

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IV - Successore di Don Bosco,c - Primo periodo
ci comunicò con estrema commozione il contenuto del tele-
gramma che annunziava .il disastro ferroviario, in cui erano
periti Monsignor Lasagna con un altro sacerdote e quattro
Figlie di Maria Ausiliatrice, e ci invitò a recarci in cap-
pella per innalzare al cielo le prime preghiere di suffragio.
Dalla più grande allegria noi piombammo allora nel più pro-
fondo dolore: e solo dopo che pregammo alquanto e riudimmo
la parola di Don Rua che ci animava ad adorare i decreti
del Signòre, ed esaltava la figura dell'intrepido apostolo e ·
martire, ci sentimmo più calmi e più confortati.
>> Il contegno di Don Rua all'annunzio di una così grande
sventura per la nostra Congregazione, parve a tutti quello di
un santo, gìacchè l'uniformità al divino volere· e l'umile som-
missione alle disposizioni della Divina Provvidenza è il cul-
mine di ogni perfezione. Io non ho mai più dimenticato
i particolari di quella scena e non tralasciai, all'occasione, di
raccontarli ai confratelli e specialmente ai giovani chierici,
parendomi, l'esempio del Padre santo, più efficace di qua-
lunque predica>>.
Un'altra spina dolorosa veniva a trafiggere il suo cuore
un. mese dopo, appena compiuti i funerali di trigesima in
suffragio di Mons. Lasagna e compagni.
Il caro Don Unia, che con tanta carità si era dedicato
all'assistenza dei lebbrosi di Agua de Dios in Colombia,
colto da grave deperimento organico, già nel 18~3 era stato
costretto a tornar in Italia per rimettersi in salutd; e, appena
si senti meglio, s'affrettò a tornar tra quei poveretti, che lo
chiamavano l'amico dolcissimo, il padre amantissimo, il loro
angelo custode. Ma nel lugliò del 1895 ricadde infermo per
intossicazione uremica, prodotta da nefrite interstiziale, che
lo ridusse agli estremi. Trasportato a Bogotà, sette medici
lo dichiaravano spedito: e per più giorni la temperatura del
suo corpo era discesa a 32 gradi. Eppure Maria Ausiliatrice
lo volle risollevato; e siccome il clima di Agua de Dios gli
avrebbe procurato una ricaduta fatale, fu invitato a tornar
in Italia, e tornò in discrete condizioni di salute; ma la gioia
di rivederlo si cangiò d'un tratto in acerbo dolore. Giunto a
Torino il 3 dicembre, assistè al funerale per le vittime del di~

73 Pages 721-730

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XII .. Il << gran trionfo!>>
sastro brasiliano, che si protrasse dalle 10 fin quasi alle 13;
ed alla vigilia dell'Immacolata non potè più celebrare, e il
9 dicembre, dopo aver ricevuto più visite di Don Rua, pas-
sava inaspettatamente all'eternità. Anche Leone XIII provò
dispiacere per la sua scomparsa, ed inviava al Servo di Dio
e a tutti i Salesiani, specialmente missionari, una particolare
benedizione.
I lebbrosi di Agua de Dios, che avevan da .lui ricevuto
tanti benefizi, tra cui un bell'ospedale assistito dalle Suore
della Carità, e perfino l'acqua potabile di cui prima difetta-
vano, lo piansero amaramente; e vollero anche murata una
lapide marmorea presso la sua salma, che venne tumulata
nella cappella funeraria dei Salesiani nel camposanto di. To-
rino, con l'iscrizione:
- Lo'S · leprosos de Agua de Dios, en Colombia, a su inol-
vidttble Padre, Don Miguel Unia, Sacerdote Salesiano (1).
Nè mancavano in quei giorni altre preoccupazioni al
Servo di Dio. Nella lettera che scriveva ai Cooperatori il
gennaio, diceva chiaro: << Poichè è tanta la vostra bontà
verso di noi da farvi considerare come vostre le nostre pene,
io prendo coraggio per farvi conoscere ancora un'altra spina;
e questa si è una notevole diminuzione di soccorsi materiali.
Non è mio compito indagare qual ne sia la ragione, mi tengo
pago solamente di constatare il fatto doloroso assai, che,
durante l'anno 1895, diminuirono sensibilmente le limosine,
sicchè a grande stento si potè provvedere alle prime neces-
sità delle nostre opere, che non hanno altro appoggio che la
carità dei nostri benefattori. Dio volle che per tal mezzo più
viva divenisse ogni giorno la nostra fiducia nella sua Provvi-
denza>>.
<< Non è mio compito indagare>>, diceva ai .Cooperatori,
(x) Il Governo Colombiano, in data xo dicembre 189,6, a4 onorare la memoria
di Don Unia, decretava che venisse eseguito un suo ritratto ad. olio nella sala delle
adunanze della Società di San Lazzaro nella càpitalé, ed una statua di marmo da
collocarsi sulla piazza di Agua de Dios, amhid1!!:e otìn l'iscrizione: Al rev. Don Mi-
guel Unia, apostolo de los Zeprosos et} Qc~ov;hit1:, {p, gratitud nacional. II ritratto venne
eseguito, non ancora il monumento;, :r:na il miglior monumento alla memoria del
generoso Figlio di Don Bosc6 è la gfiititudifte e la venerazione che continuano ad
a'7ere per lui i lebbrosi di Agua de Dìos e tutta la Colombia.

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704
IV - Successore di Don Bosco..• Primo periodo
la ragione di coteste diminuzioni di soccorsi finanziari;
ma vegliava, ed insisteva e continuamente raccomandava,
tanto ai Salesiani, quanto alle Figlie di Maria Ausiliatrice
che evitassero qualunque lusso, qualunque spreco, per non
demeritare i soccorsi della Divina Provvidenza.
Di quell'anno, una superiora delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice, tenendo conferenza alle consorelle di Torino, rac-
contava che essendo andata a far visita al Servo di Dio, questi
le aveva manifestato una gran pena che aveva in cuore. Le
persone addette ai più umili uffici nell'Oratorio gli avevano
comunicato di aver più volte trovato dei discreti pezzi di
carne, tra gli avanzi e l'ossame di cucina che andavano a
prender dalle suore. Ciò per il sant'uomo era una mancanza
d'osservanza della povertà, e si vedeva che ne soffriva assai.
·La superiora cercò di scusare le consorelle e di attenuar la
cosa, sembrandole proprio quasi impossibile. Allora il vene-
rato Superiore trasse fuori un piatto che teneva celato, in
cui, tra altri pezzi di carne, v'era anche una costoletta intera.
La superiora si permise di notare che doveva essere stata
lasciata sul piatto da qualche povera ammalata.·
- Oh! in questo caso, - rispose il Servo di Dio - se
ne può dar di meno; ma che non sia sprecata cosi la grazia
di Dio! Vedete, uno di questi giorni un tale voleva mettere
alla banca trecento lire, che aveva messe insieme con tanti
sacrifizi; ma poi disse: - Li metterò alla banca di Don
Bosco, che mi frutteranno di più! - E cos} fece: e noi po-
tremo sprecare la roba con tanta facilità? ·Temo che, per
. questo, Nostro Signore venga a farci mancare del necessario,
e ·chissà quanto Purgatorio un giorno dovremo fare! ...
La buona superiora, nel raccontare questo fatto, era cosi
commossa che a stento tratteneva le lacrime.
Nè restarono prive di preziosissimi frutti, nè per il Servo
di Dio, nè per i suoi figli spirituali, le dolorose vicende cui
abbiamo accennato. << Il 1895 - scriveva egli stesso - fu
una continua alternativa di avvenimenti or lieti or tristi per
la nostra Pia Società. Mai infatti non s'erano aperte tante
case; mai non s'era. fatta cosi numerosa spedizione di mis-
sionari, mai. non si era veduto si splendido trionfo per le

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XII - Il << gran:trt'onfo! >>
Opere di Don Bosco, quale s'ebbe a vedere nel Congresso
Salesiano di Bologna; mai non avevano proceduto sl alacre-
mente i lavori per la Causa di Don Bosco. Venne poi a porre
il colmo alla nostra gioia la consacrazione del terzo Vescovo
Salesiano. Ma ohimè! Questi giorni cosi giocondi dovevano
essere alternati da altri ben tristi. La tragica morte di Don
Dalmazzo, la malattia e poi la morte di Don Antonio Sala,
il disastro del Brasile, che insieme col nostro carissimo Mon-
signor Lasagna, ci rapiva altri cinque Missionari, la perdita
di Don Unia quando noi lo credevamo fuor di pericolo... E
tutto questo in un anno solo!...
>> Nel darvi il funesto annunzio dello scontro in cui era
perito Mons. Lasagna, io vi scriveva esser necessario far
appello ai sentimenti di fede e di pietà per aver la forza di
pronunziare generosamente il fiat della rassegnazione, e ciò
perchè io sentiva che quelle erano le sole sorgenti a cui io
stesso poteva attingere qualche conforto. Potei scorgere dalle
vostre lettere che voi avete seguito il mio suggerimento. Quante
belle considerazioni non v'ha ispirate la vostra pietà! Fra le
altre mi tornò oltremodo cara e consolante quella di coloro
che osservarono averci Iddio finora trattati quali fanciulli
ed allettati al bene colle carezze, disponendo che le cose no-
stre andassero a gonfie vele, ma che, fattasi ornai adulta la
nostra Pia Società, il Signore volle provare la nostra virtù
permettendo che avessimo a passare fra mezzo il fuoco, delle
tribolazioni. Ora è tempo di mostrarci uomini provetti ed adde-
strati alle varie vicende della vita religiosa. Comunque vol-
gano le nostre sorti, siano prospere ed avverse le cose nostre,
a noi tocca sottometterci in tutto alla divina volontà, inchi-
narci dinanzi agli imperscrutabili giudizi di Dio, rimaner
fermi e ferventi nel suo santo servizio, ripetendo la parola di
Giobbe: Sit nomen Domini benedictum! >>.
Il miglior modo di most:rq,rsi uomiwi. prov~tti ·ed addestrati
alle varie vicende della vita. religiosa, rt rimaner fermi eferventi
nel servizio divino, era per Don Rua l'essere riconoscenti alla
vocazione salesiana, col vive.l'è una vita veramente salesiana,
cercando di ricopiare nel·niliglior modo lo spirito del Fonda-
tore.
of.S - Vita del Servo di Dio Michele Rua, Voi, l,

73.4 Page 724

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706
1V - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
<< ... Se noi abbiamo la bella sorte d'essere annoverati
tra i figli di Don Bosco, non diamoci a credere che una gra-
zia si segnalata ci sia stata concessa, senza una lunga ed amo-
rosa preparazione della Provvidenza. Anzitutto è nello stesso
dolcissimo Cuore di Gesù che noi dobbiamo andare a rin-
tracciare l'origine della nostra vocazione religiosa. Poi, chi
potrebbe conoscere ed enumerare le pietose industrie della
divina carità, per condurci in seno alla nostra cara Congre-
gazione? Di qui ne viene per ciasoun di noi lo stretto dovere di
possederne lo spirito e di vivere di vita Salesiana. E ciò consi-
ste nel lavorare, specie a prò della gioventù, collo spirito e
col sistema di Don Bosco, tutto improntato di dolcezza e di
bontà.
.
>> E indizio di vita Salesiana il parlare soventi volte di
Don Bosco, raccontando tratti edificanti della sua vita si
bella, operosa e santa. .
.
»E vivere da Salesiano l'interessarsi di tutto quanto con-
cerne la nostra Pia Società, il leggere con affetto e direi quasi
con avidità le notizie che ne dà il Bollettino, e specialmente
ascoltare con attenzione la lettura delle circolari dei Superiori
colle spiegazioni e commenti che i direttori si devono dar
premura di farvi nelle conferenze che appositamente terranno.
>> E vivete di vita Salesiana il far conoscere e propagare
gli scritti ed i periodici che ·escono dalle nostre tipografie
e promµovere le Compagnie di San Luigi, di San Giuseppe,
del Santissimo Sacramento, del Piccolo Clero e particolar-
mente le Associazioni di Maria 88. Ausiliatripe e dei Coope-
ratori Salesiani, fondate dal nostro carissimo Don Bosco,
e destinate a sostenere la religione ed il buon costume, ed
inoltre a soccorrere le Opere nostre che unicamente si ap-
poggiano sulla cristiana carità.
__
>> Rivolgiamo tutti i nostri sforzi ed i nostri studi a. dare
al nostro modo di pensare, di parlare e di operare una forma
veramente Salesiana. Supplichiamo Maria Ausiliatrice e San
Francesco di Sales di ottenerci la grazia che chiunque visiti
le nostre Case, subito si avveda che in esse si respira un'atmosfera
prettamente Salesiana, e che, ovunque noi ci tro'lJiamo, subito
siamo riconosciuti quali figli di Don Bos~o >>.

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Xlii - Nuove meraviglie
XIII
NUOVE MERAVIGLIE
1896.
Benedetto da Dio! - Fatti prodigiosi: predizioni, guarigioni, mirabili
effetti delle medaglie da lui benedette, e delle benedizioni impartite
ai malati,· una conversione. - Testimoni'anza di un ex-allievo da lui
non conosciuto. - Come gli principio o si accen'tuo il mal d'occhi. -
Assiste alla posa di nuove chiese in onore di Maria Ausiliatri'ce a
Chieri e a Novara. - «Ricco di povertà, ricco di debiti>>. - A Vi-
gnale. - Adunata regionale di Cooperatori Genovesi. - Ad lntra. -
Alla vigilia della festa di Maria Ausiliatrice raccomanda ai Coope-
ratori Torinesi la cart'tà delle preghiere e la carità delle elemosine.
- A Milano, Verona, Vicenza, Este. - A Roma. - Assiste a Caserta)
alla posa della prima pietra di una nuova chiesa e casa salesiana.
- 11 Vivo il Papa!>>. - << In Lui Don Bosco vive ogni momento!>>. -
Ringraziamenti e raccomandazioni paterne. - Prove di vigilanza
meravigliosa. - Fervoroso discorso alle nuove Figlie di Mart'a. Ausi-
liatrice. - .Cari ricordi e pratiche esortazioni ai Salesiani. - Come
crea un nuovo direttore. - Secondo Congresso dei direttori e decurioni
dei Cooperatori. - Espulsione dei Salesiani dall'Equatore. - Partenz-a
di nuovi Missionari. .- Pro-memoria per le spedizioni 1?7-issionarie,· -
Il Cinquantenario dell'Oratorio di Valdocco. - Feste e comm;~mora-
zioni solenni a Torino e a Chieri. - A Bologna si rinr,,oVJa il prodigio.
· La grazia del Signore' era visibile i:n Don Rua, in modo
pari alla sua fedeltà nel ditì1.110 secrvì,zio.
<< Nell'anno 1896 - .ttar:ra,J;:>on Bartolomeo Molinari -
il 4 gennaio, un forte ciclontf:spàzzò via il tetto, lungo tren~
tacinque metri e largo :un.dici, della nostra casa di Bernal
nell'Arg~nci®.-a.;, io· ne scrissi a Don Rua, ed egli mi rispose;

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708
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
- Hò pregato gli Angeli Custodi, affi.nchè non permettano
che mai più il demonio vi faccia di simili scherzi, e spero che
mi esaudiranno. - Sino ad oggi [r93r] l'orazione di Don Rua
ha ottenuto il suo intento, come lo possono provare i fedeli
abitatori di quel :fiorente noviziato>>.
L'eco dei segnalati favori concessi, ai tempi di Don Bosco,
da Maria Ausiliatrice invocata dagli alunni dell'Oratorio,
era ancora egualmente risonante, ed ogni giorno nuove grazie
allietavano il cuore dei divoti.
<< Una grave sciagura - dichiarava il chierico Gaetano
Solaro di Desio -. gettò me e la mia famiglia nella più grande
desolazione, e l'imminente morte di una persona sarebbe
stata la nostra rovina. Ricordandomi dell'efficacia delle pre-
ghiere dei figli di Don Bosco, diedi notizia al rev.mo sig. Don
Rua del mio triste caso, supplicandolo che facesse innalzare
preci .dai suoi orfanelli a Maria Ausiliatrice, per impetrare
la guarigione di quella persona, ed a me e alla mia famiglia
pazienza e coraggio. Si cominciò adunque insieme una no-
vena alla Vergine il 23 luglio (r896), giorno in cui l'ammalato
era stato dichiarato da tutti agli estremi. E viva Maria! il
giorno seguente il medico lo giudicava fuori di pericolo>>.
<< Erano molti anni - scriveva Anna Barlò di Acireale
- <lacchè pregava, ma invano. Un giorno (dello stesso anno
r896) desolata più che mai, mi rivolsi alla Madonna Ausilia-
trice, ed in pari tempo diressi una lettera al s/g. Don Rua
per dar principio ad una nove~a. Oh! potenza di Maria!
Quello stesso giorno che nell'Oratorio Salesiano si dava prin-
cipio alla novena, proprio in quel giorno la grazia mi venne
concessa. Ho dovuto, quindi, credere col fatto che ogni volta
che mi trovo afflitta e mi rivolgo a cotesto Oratorio per pre-
ghiere, quello stesso giorno che si dà principio a dette pre-
ghiere, mi veggo o completa la grazia, o almeno incominciata>>.
Anche le medaglie che si chiedevano al Servo di Dio ave-
vano la stessa meraviglfr:>sa efficacia.
Sul principio del I 896 << mia sorella Michelina - at-
testava Filippo Verdenelli di Cingoli - e:adde gravemente
ammalata per tifo, bronchite e polmonite doppia; e il male,
non ostante fiassidua e diligente cura del medico, andava

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XIII - Nuové meraviglie
di giorno in giorno terribilmente progredendo, tanto che
egli, temendone un esito infelice, mi consigliò a farle am1nini-
strare i conforti di nostra Santa Religione; e cosi fu fatto.
Grave era il mio cordoglio, ed incontanente mi rivolsi alla
celeste Ausiliatrice, pregandola a non voler permettere la
catastrofe; e a tal effetto pregai e feci pregare, ponendo al
capezzale della sorella una medaglia di Maria SS. Ausilia-
trice, benedetta dal sig. Don Rua. Oh potenza di Maria!
dopo pochissime ore l'ammalata incominciò a migliorare sen-
sibilmente>>, e raggiungeva piena guarigione.
Nello stesso anno, la maestra Adele Trincheri, vedendo il
babbo, colto da terribile colica epatica, soffrire giorno e
notte in modo spaventoso, - gli si era orribilmente ingrossa-
sato il fegato, e lo colsero anche la febbre ed una terribile
emorragia, - e non sapendo in qual modo vederlo guarito,
scrisse al Servo di Dio, pregandolo a mandarle una medaglia
di Maria Ausiliatrice e a farle innalzare fervide preci, fidu-
ciosa che non avrebbe negato il suo aiuto ad un vecchio coope-
ratore salesiano, carico di nu,merosa famiglia. Il Servo di Dio
fece spedire la medaglia, che fu messa al collo dell'infermo,
e questi prese subito a migliorare; ed anche la febbre, che
sembrava· invincibile, lo lasciava dei tutto.
Nè mancava, come Don Bosco, di recarsi al letto degli
ammalati, quando n'era richiesto, e di operare le stesse me-
raviglie.
Antonio Marchis di Torino, nell'estate del 1896, affetto
da terribile nefrite, si sentiva in fin di vita. Valenti professori,
chiamati al suo capezzale, gli prodigavano cure indefesse,
ed amorevoli: ma il male si ribellava alla scienza, e pYrtroppo
il povero so:fferente scorgeva già sul volto dei suoi cari il
timore di perderlo. Una notte, che il male faceva crudele
strazio dell'indebolito suo corpo, si rivolse fiducioso a Maria
Ausiliatrice, e dal profondo de1 cuore la supplicò a porgergli
il potente suo aiuto. Il giorno dopo eta assopito come in le-
targo, quando gli fu annunziata la visita di Don Rua, il quale,
conosciuto il triste caso, aveva volt1to recarsi al letto del ma-
lato per impartirgli la benedizione. Da quell'istante gli ces-
sarono le sofferenze e dopo· una settimana egli lasciava il

73.8 Page 728

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7Io
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
letto; e Don Rua tornò a visitarlo e, vistolo in piedi, gli au-
gurava di poter presto recarsi a ringraziare Maria Ausiliatrice;
e al termine della seconda novena, il bravo signore scendeva
a Valdocco a render grazie alla Madonna, e saliva anche
a Valsalice a pregar sulla tomba di Don Bosco.
Da circa un anno il cav. Giuseppe Torrero era tormentato
da dolorosa malattia. Il Servo di Dio andò a visitarlo, gli
diede la benedizione di Maria Ausiliatrice, gli promise che
avrebbe pregato e fatto pregare i Salesiani per la sua guari-
gione; e guarì egli pure perfettamente,
Se giorno per giorno, o almeno anno per anno, si fosse te-
nuto conto di quanto accadeva di singolare attorno al Servo
di Dio, dovremmo dedicare molte e molte pagine a narrare
di coteste meraviglie. Giovani e vecchi, nobili e popolani,
comunità e interi paesi, come vedremo, ricorrevano a lui,
invocando la sua benedizione, le sue preghiere, i suoi consi-
gli, ed erano consolati.
Una povera protestante, accasatasi a Premadio in Val-
tellina, affetta da tisi, ·nell'agosto 1896 era in fin di vita. I
buoni compaesani innalzavano preghiere, perchè fosse il-
luminata dalla grazia e domandasse di farsi cattolica; e ad
ottenere la sospirata conversione il Parroco inviò-un'offerta
a Don Rua, perchè facesse pregare e celebrare una Messa
all'altare dell'Ausiliatrice ~ei Cristiani; e la grazia non tardò.
L'inferma abiurò i suoi errori, ricevette con edificazione i
Ss, Sacramenti, ed appena ebbe fatto la prima Comunione,
proruppe in dirotto pianto per l'intima gioia; ~d otto giorni
dopo, ricevuta anche l'Estrema Unzione, spirava santamente.
Chiadiamo la rapida rassegna col racconto di un ex-al-
lievo, che ci dice come il Servo di Dio leggesse anche nel-
l'avvenire. Il fatto avvenne nello stesso anno 1896.
<< Giovinetto trilustre - narra il farmacista Biagio Tur- --
risi da Giarre - irrequieto, poco amante degli studi, abi-
tuato ai rimproveri ed alle correzioni che mi s'infliggevano
nell'Istituto Salesiano S. Basilio in Randazzo (Sicilia), di-
retto qa Don Pietro Guidazio, ritenendomi impossibilitato a
proseguire gli studi ginnasiali, liceali, ed universitari, anzi
invitato a ritirarmi dai miei medesimi professori con le pa..

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Xlii - Nuove meravigliè
711
role: il regno degli studi non è per te! pensai, nello sconforto
dell'animo mio, di chiedere analogo parere al. Superiore
Don Rua, e lo interrogai a mezzo posta.
>> Il medesimo, senza avere di me lontana idea di cono-
scenza, rispondevami poco .dopo così: - Dal tuo carattere
vedo che l'ingegno consentitoti dalla natura è sufficiente a pro-
seguire con esito felice gli studi; sli valoroso soldato di Gesù,
e1 io ti assicuro, che nelle mediche discipline ti arriderà l'avve-
nire ...
>> Incredibilia, sed vera; appena uscito dal collegio (4a gin-
nasio), dopo pochi mesi conseguivo la licenza ginnasiale a
primo esame; di poi con corso accelerato particolare mi pre-
sento dopo 2 anni alla licenza liceale, riportandone licenza
in varie materie, non che la classifica di idoneità al 3° corso,
col quale titolo passo all'Università ·di ·Napoli ·al ramo far-
macia, conseguendone, in seguito, il diploma all'esercizio
della professione...
>> Di quanto sopra ho detto, la mia sorpresa non è sol-
tanto che Don Rua abbia indovinato ch'io sarei riuscito ad
una professione, ma l'aver indovinato l'indirizzo che avrei
preso, giacchè la farmacia è un ramo della medicina>>.
Proseguiamo a rilevare la sua attività edificante.
Sul principio del I896 tornava alla Casa Madre delle
Figlie di Maria Ausiliatrice, a Nizza Monferrato. Leggiamo
nella cronaca dell'Istituto:
<< Il rev.mo sig. Don Rua viene a rallegrare di sua pre-
senza la Comunità; si fermò qui il giorno 9 e il Io; nel primo
giorno diede l'abito· religioso a 18 postulanti, lasciò ad esse
ed alle altre per ricordo: l'obbedienza e la carità; dimostrà
come in una casa religiosa, dove regnano queste due· virtù,
vi è la felicità. Al dopo pranzo andò a visitare il Noviziato;
alla sera vi fu accademia in suo onore.
>> Il 10 tenne adunanza del Capit(?lo Superiore e del Ca-
pitolo della casa;· insistette perchè s-ia interamente divisa
l'amministrazione e la contabilità..-. Si trattenne poscia a lungo
col solo Capitolo Superiore;. l>àéèòfllandò l'unione tra i suoi
membri. Propose l'accettaitone di' un ospedale a Torino per
le malattie infettive; stabilì che la Vicaria Generale visiti

73.10 Page 730

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7r2
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
in quest'anno le case d'Italia, e l'Assistente Scolastica le
case di Francia. Partì lasciando tutti i cuori ammirati e con-
solati; cosi faceva il Divin Salvatore, e Don Bosco... >>.
<< Il 9 gennaio benedisse la nuova statua di S. Giuseppe,
rivolse un fervoroso discorso, nel quale tutte rianimò alla
devozione del Santo. Visitò i registri e diede ammaestra-
menti pratici riguardo alla tenuta dei medesimi>>.
Due suore ci comunicano interessanti particolari di questa
visita. Dichiara Suor Maria Bolla:
<< Da otto giorni, per causa di grave malattia, era inchio-
data nel letto, immobile, senza poter prendere cibo di sorta,
con febbre continua a 40 gradi. Don Rua, dalla casa-madre
di Nizza Monferrato venne al noviziato per benedire la sta~
tua di S. Giuseppe, che doveva esser il patrono di questa
casa. Il buon Padre volle che tutte le novizie, sane ed amma-
late, fossero presenti; e parecchie, ammalate leggermente,
s'alzarono. Ci mancava ancor io per completare il numero.
Don Rua chiamò se v'erano tutte. Madre Maestra, Suor Ot-
tavia Bussolino, disse che ne mancava una, perchè malata
gravemente. Don Rua rispose che neppur questa doveva
mancare. Subito vennero da me, a nome di Don Rua, due
novizie, dicendomi d'aver fede e d'alzarmi. Mi vestirono,
ed accompagnata da loro scesi giù sino al corridoio. Ristetti
un momento, e mi sentii svenire. Il direttore Don Marenco
comandò di accompagnarmì a letto. Pochi minuti dopo vidi
vicino al mio letto l'amato Padre Don Rua insicfme con Ma-
dre Vicaria. Io, con un fil di voce, mi feci coraggio a chia-
margli il permesso di lasciarmi domandare a Dio la grazia
di morire.
>> - Oh! no, no! disse sorridendo l'amato Padre, voi non --.
dovete morire, ma guarire, per lavorare tanto nella Congre-
gazione; - e cosi dicendo m'imparti la benedizione.
>> All'istante la febbre cessò, e il miglioramento fu re-
pentino. Dopo un po' di giorni, con stupore e meraviglia
di tutte le superiore e le novizie ripresi le primiere mie forze.
Mi diedi subito al lavorò, e dopo d'allora non cessai più di
lavorare>>. Suor Maria Bolla ci confermava la sua piena gua-
rigione nel 1930.
·

74 Pages 731-740

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74.1 Page 731

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XIII " Nuove meraviglie
Una di quelle mattine il Servo di Dio celebrò anche
nella cappella del noviziato; e << giunto il tempo della Santa
Comunione, - narra Suor Angiolina Boffa - io vi andai
delle prime, e, mentre inginocchiata attendeva il momento
per prendere posto alla balaustra, volgendo lo sguardo al
volto patito del nostro venerato Padre, vidi una mosca, che
con insistenza stava posata su uno dei suoi occhi, già alquanto
malati. Dissi pertanto a me stessa: - Don Rua ha uno
spirito di mortificazione non comune; dicono che sia un santo
ed io lo credo, e voglio perciò vedere fino a quando si lascerà
tormentare da quella mosca. - E fissa con lo sguardo nel
suo volto, seguiva tutti i movimenti di quell'insetto. Le suore
comunicande superavano il numero di 150, perchè erano
salite al colle di S. Giuseppe, oltre le reverende Superiore,
anche parecchie suore professe di Casa Madre. Il venerato
Don Rua continuava a distribuire la S. Comunione, ed io fui
delle ultime, e la mosca importuna era sempre là, fissa su quel
povero occhio, intenta a continuare la sua opera di lento sup-
plizio; e l'amato Padre non fece gesto, nè mosse ciglio, per
liberarsi da quel noioso insetto.
>> Io provava per lui un senso d'irritazione dolorosa, ma
nel tempo stesso aumentava nell'anima la stima verso il no-
stro venerato Superiore, il quale aveva saputo sopportare
impassibile per oltre venti minuti quel prurito tormentoso.
>> Se però lo spirito di mortificazione di Don Rua era cosi
profondo, la sua malferma salute ne risenti assai. L'infezione
prodotta dalla morsicatura della mosca gli fece gonfiare tal-
mente l'occhio, che lo ebbe ammalato per più mesi. Dopo la
guarigione, tornato un giorno in noviziato, il venerato Padre
a noi che lo circondavamo con filiale ed a:ffettuosa pre.m.ura
rallegrandoci di vederlo guarito, ci disse che il .suo niale era
stato prodotto dalla morsicatura di una mos'Ca; e tacque
della sua eroica pazienza>>. 1
; .•
Ma, in seguito, ebbe in realtà ma.le agli occhi per tutta
la vita. Brevi erano gli interv.alli, in .cui non soffriva; e ta-
lora aveva le palpebre cosi go<L1.fi.e, e gli occhi così scerpel-
lini; che faceva pietà.
·
Di quell'anno si rimis-e alquanto: egli stesso, il 9 agosto,

74.2 Page 732

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714
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo ·
scriveva a Don Lazzero: << Ti ringrazio dei sentimenti di
affetto che mi esprimi ~ delle preghiere che fai per la mia gua-
rigione dal mal d'occhi. Pare che le cose si avviino,pel meglio,
e spero di liberarmene, se tu continui ad usarmi la carità·
di tue orazioni >>.
Il I 5 marzo - erano i giorni in cui tante povere madri
trepidavano per la sorte dei figli, fatti prigionieri in Africa
- assistè alla benedizione della prima pietra della chiesa di
Maria Ausiliatrice in Chieri per quel fiorente Oratorio fem-
minile. Compi il sacro rito l'Arcivescovo Mons. Riccardi,
il quale, ·rilevando che il nuovo tempio avrebbe raccolto
tante future madri: << La madre - diceva - ecco l'opera
più bella nell'ordine della natura; essa nel santuario della
famiglia coll'educazione dei figli prepara l'avvenire della
società. Senza religione la donna non potrebbe compiere la
sua missione sublime: mancherebbe del necessario conforto.
Sono 7000 madri italiane che piangono in questi giorni i loro
figli; ma esse, come la madre del Calvario, nella fede trovano
la forza per sostenere il colpo della sventura; solo la Religione
le trattiene dal rivoltarsi contro chi li rapi loro dal fianco>>.
- E ricordando il nome che avrebbe avuto la nuova chiesa:
<< Maria! - esclamava - ecco il tipo delle madri cristiane!... >>.
Don Rua tenne conferenza nel pomeriggio, ed entusiasmò
quanti l'ascoltarono.
Quattro giorn! dop?, il ~o~no di S. Giuseppe, ~ssiste':a
alla posa delia prima pietra d1 un'altra chiesa d1 Maria Ausi-
liatrice, a Novara, della quale, contemporaneamente a quelli
dell'annesso istituto, s'erano cominciati i lavori in agosto,
su disegno del prof. Clesio Borgnini. Una giornata indimenti-
cabile. Compi la cerimonia il vescovo Mons. Pulciano, alla
presenza di una folla immensa. A sera Don Rua tenne con-
ferenza nella chiesa del Carmine; ed un giornale cittadino,
il Bescapè, ne dava ragguaglio.
<< Sono le diciannove; il tempo piovigginoso dà un curioso
aspetto alla piazzetta del C,armine, ove la gente arrivata con
qualche fretta, si stringe in capannelli e dornaJ?,da: Don Rua?
Ma la pioggia e le tenebre, che scendono rapid.amente, spin~
gono tutti nella èella e divota chiesa dei Filippini, la quale

74.3 Page 733

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XIII - Nuove meraviglie
certamente non avanza posto· per l'eco deserto. Il coro ed il
presbiterio sono occupati da numeroso clero: Mons. Vescovo
·colla sua presenza ne il nobile esempio.
>> Dopo brevi minuti di lettura secondo le prescrizioni
del Regolamento, gli sguardi corrono avidi, intenti, là su,
al pulpito, donde si presenta Don Rua. Quella persona alta,
quei lineamenti scarni, quell'aria di fede e d'umiltà, che mira-
bilmente gli improntano ogni movenza, ogni gesto, ogni
sguardo; quel tutto, il più possibilmente spoglio di terreno
peso, pare librarsi gigante in un orizzonte mistico, soave,
dove lo spirito trova vie maestre a slanciarsi con volo potente
verso la Divinità. La fioca luce della lampada fa risaltare
il più gran figlio di Don Bosco su di un fondo cupo, inde-
finito e ci rimembra quelle visioni di quadri antichi che una
potmza incl:~rivibile ·di chiaroscuro cl fa lì vivi, parlanti,
quasi in atto di staccarsi e lasciar lungi la tela.
·
>> Don Rua parla. La sua voce :flebile s'incatena l'uditorio.
La sua parola non è ornata, nemmeno eloquente; ma il suo
accento come di padre penetra i cuori. Egli si dice contento
d'aver assistito alla benedizione solenne della pietra angolare
di una Chiesa Salesiana in Novara. Gode che l'Oratorio
festivo dia già buoni frutti; ma riconosce che que'Sto sia poco
pei biso:gni deMa nostra città. Vi ci vuole un Ospizio, vi ci
vuole una Chiesa; e sorgeranno e si riempiranno di giova-
netti; allora noi pure vedremo quanto sia benefica l'opera di
Don Bosco.
>> Don Bosco! Questo nome riscalda l'accento dell'oratore
e gli anima tutta la persona. Don Bosco chierico; poi povero
prete in cerca di giovinetti abbandonati; poi nelle strettezze
della più squallida miseria; poi sognatore di grandi: ospizi;
poi pazzo, ma di amor di Dio; poi circonooto dai"ltffetto
di più migliaia di figli; poi ammirato dal mbindso: is'ono l'ar-
gomento interessantissimo di un discorso seai.pHce, eletto,
commovente.
·· · ··· ·
>> Commosse quando descrisse-, IDn ·:primitiva Chiesa di
Don Bosco: larga, immensa., ·con uui fion mai interrotto tap-
peto di verdi prati, con ·coiwne; alte,· esili, slanciatesi nella
loro libera vegetazione, p-ver sostenere coll'intrecciato capitel19

74.4 Page 734

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716
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
dei loro rami l'azzurra volta del cielo. Commosse quando
disse del primo orfano, a cui Don Bosco volle essere padre;
e quando egli piccino si sentiva raccontare - Don Bosco es.,-
sere impazzito. - Oh santa pazzia d'amor di Dio! E commosse
soprattutto al fine, quando si dichiarò povero, o se pur lo vo-
gliamo ricco, ricco ma di povertà, ricco di debiti>>.
1,erminata la conferenza, lo stesso Servo di Dio, per
volere di Mons. Pulciano, diede la benedizione.
<< Ricco di povertà, ricco di debiti>> per dar vita a nuove opere
a salvezza della gioventù, non lasciava per altro di fare la
parte sua, ma coglieva ogni occasione per stendere la mano
e chiedere la carità. Anche in questo era ammirabile. Te-
neva nota. delle anime più generose, e ad esse, di quei giorni,
inviava un piccolo omaggio, accompagnato da queste parole:
<< Godo poterle offrire un fac-simile della preziosa minia-
tura, La Crocifissione, che adorna il Messale del Card. Della
Rovere, vescovo di Torino, lavoro splendido del secolo XV,
esistente nel Mus~o di questa città. Noi ci impegnammo ve-
nisse riprodotto· fedelmente ad ornamento de1la nostra nuova
edizione del Messale Romano, onde fosse manifesto il sin-
golar merito artistico d'un lavoro non abbastanza conosciuto,
ma che oggidi è uno dei più preziosi tesori d'arte antica.
Nutro fiducia che non abbia a riuscire discaro alla S. V.
questo piccolo ricordo, che manifesta altresi la premura con
cui noi ci adoperiamo perchè i nostri poveri artigianelli
s'ispirino a quanto àvvi di bello e di prezioso nell'arte, in-
formata ai misteri di nostra S. Religione. Ml gode l'animo
sperare che questo possa essere un pegno eziandio della ri-
conoscenza che professo alla S. V. per la benevolenza sua
verso l'Opera del venerato nostro Padre Don Bosco,. alla
cui continuazione fui chiamato dalla Divina Provvidenza, s
dalla quale la Religione e la Civiltà si promettono tanto bene.
>> Accetti quest'umile omaggio, che parmi acconcio alla
ricorrenza della Settimana Santa e delle Feste Pasquali pel
soggetto divino di nostra Redenzione che viene da esso rap-
presentato, e gradisca i più sinceri auguri d'ogni benedizione,
che insieme con tùtti ;i miei orfanelli e collaboratori le im-
ploro dal cielo ... >>.

74.5 Page 735

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XIII - Nuove meraviglie
Il 6 aprile, seconda festa di Pasqua, si recava a Vignale
Monferrato, dove da quattro anni s'era aperto un Oratorio
festivo in locale offerto dal Conte Callori, per celebrarvi
la Santa Messa e distribuire la Comunione ai duecento giovi-
netti che lo frequentavano. Molti si accostarono per la prima
volta al Celeste Banchetto, ed il Servo di Dio, in un bel fer-
vorino, li esortava tutti quanti a conservare la grazia che il.
Signore aveva loro concesso in quel giorno, e dava loro per
ricordo il proponimento di Domenico Savio: La morte: ma
non peccati! Tenne anche una conferenza in parrocchia dopo
la messa solenne; e rievocò la visita fatta da Don Bosco a
Vignale nell'autunno del 1864 con una larga schiera di alunni,
illustrò lo sviluppo che l'Opera sua da quell'anno, in cui si
apriva la terza casa salesiana, aveva fatto in ogni parte della
terra, ed additava e raccomandava a tutti specialmente l'apò-
stolato missionario.
La seconda domenica dopo Pasqua presiedeva la prima
adunanza regionale di Cooperatori della Liguria, che si tenne
a Genova, nella sala Sivori, in omaggio ai voti del I Con-
gresso Internazionale. Ed egli pure, scriveva l'Eco d'Italia,
<< parlò a lungo con quell'unzione cosi edificante che lo
distingue e con quella chiarezza lucida che forma uno de'
suoi vanti, non piccoli, nè pochi. Egli seppe commovere
e persuadere egregiamente; ed ebbe pure parole felicissime
di ringraziamento per tutti >>.
Il 10 maggio, insieme con Mons. Pulciano, Vescovo di
Novara, si recò ad Intra per la festa patronale, e vi tenne
una conferenza, della quale abbiamo nella Voce una bella re-
lazione.
<< V'era grande aspettativa per l'annunciata confer~nza di
Don Rua, alle funzioni vespertine, sicchè quando l'ascetica
figura del venerando prete apparve sul pergamo, in tutto
il vasto tempio, gremito in quill'ora di circa tremila persone,
si fece un silenzio profondo ed ogni sguardo si fissò su quel
volto scarno, ma irradiato da un perènne sorriso e che dice
insieme le austerità dell'anacoreta, la febbrile attività dell'apo-
stolo instancabile, la -bontà quasi infantile d'un cuor d'oro,
il candore e la bellezza d'un'anima tutta di Dio.

74.6 Page 736

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718
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
>> Con voce limpida e penetrante Don Rua incomincia a
parlare. Dice di dover compiere un sentito dovere verso gli
Intresi e Io fa con grande gioia, ringraziando autorità e po-
polazione della simpatia dimostrata ai Salesiani coll'invitarli
e col sollecitarli affettuosamente a venire fra di loro ad aprire
il collegio, e con essi si congratula perchè dimostrano cosi
.di voler educati e cresciuti i loro figli nei sani principii della
Morale e della Religione Cristiana. Dopo l'esordio, sempre
ascoltatissimo, Don Rua dimostra colla storia alla mano
quanto abbia sempre fatto la Chiesa Cattolica per la educa-
zione della gioventù, non esclusa quella abbandonata e po-
vera. Passa in rapida rivista i principali Ordini religiosi di
ambo i sessi, specialmente dedicati a questa santa missione
di educare ed istruire le crescenti generazioni ed in seno ai
quali si nutrirono e si svilupparono i più grandi Genii che
illustrarono ed illustrano ancor oggi la cristiana civiltà, nel
campo delle scienze e in quello delle arti.
>> Viene poi a parlare di Don Bosco, e lo fa colle parole
che un tenero, affettuoso figlio userebbe parlando del padre
venerato, chè tale per lui fu l'immortale Don Bosco. Con frase
semplice, ma scultoria, lo dipinge povero fanciullo, solo
ricco d'ingegno e di zelo per la salute del prossimo suo, poi
quando, fatto prete, attraverso difficoltà innumere, rinunciato
agli impieghi più comodi e lusinghieri, apre in Torino un
primo Oratorio festivo; vi fabbrica una casetta; vi raccoglie
i primi fanciulli orfani o abbandonati, provvede I9ro ogni cosa,
Ii avvia a mestiere, alle scuole pubbliche, <? poi più tardi,
agli studi classici, ed ancora al sacerdozio, servendoli umil-
mente, privandosi di tutto, aiutato dalla santa sua mamma,
donna ben degna d'un tanto figlio, che vende per sostenere
le opere di lui persino i monili d'oro, ricordi dei suoi anni ---
giovanili e de' suoi vincoli di sposa. Poi apre scuole proprie,
ove educa insigni letterati, professori, artisti valenti, fra i
quali anche un intrese, il signor Rollini, oggi fra i più distinti
pittori torinesi; moltiplica gli Oratori festivi e fonda la Con-
gregazione Salesiana che: in breve volger di tempo, da umile
granello di senape, si fa albero gigante ché spande i suoi
rami in tutte le parti del mondo...

74.7 Page 737

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XIII - Nuove metaviglie
» Conchiude invitando gli intresi a dare in molti il loro
nome come Cooperatori salesiani, sostenendosi le opere di Don
Bosco unicamente coi mezzi che ad essi fornisce, giorno per
giorno, quèlla Provvidenza che veste l'augello dell'aria e il
giglio del campo ... >>.
.
Com'ebbe finito il Servo di Dio, prese la parola anche
Mons. Pulciano elogiando l'Opera Salesiana; e Don Rua la-
scia Intra, dicendo di aver trovato nella popolazione genti- -
lezza, cordialità spontanea e grande generosità, che lo inco-
raggiano a sperare bene e gli dan motivo a rallegrarsi d'avere
preferito quella città per una nuova fondazione salesiana.
Tenne anche un'interessantissima conferenza ai Coopera-
tori di Torino, la vigilia di Maria SS. Ausiliatrice.
Esordi coll'invitare la moltitudine, che gremiva il San-
tuario, ad inneggiare all'Ausiliatrice dei Cristiani per le
opere meravigliose che si degna compiere per mezzo di
umili strumenti, quali sono i Salesiani ed i loro Cooperatori.
Tra queste additava, in primo luogo, la vasta Missione ini-
ziata dai figli di Don Bosco nelle vastiss~me. pianure di San
Martin nella Colombia, in vicinanza a molte migliaia di
sèlvaggi, giacentianqox nelle tenebre e nell'ombra di morte,
dei quali parecchie centinaia, senz'essere avvertiti da alcuno,
corsero lbro incontro, chiedendo la grazia del Santo Bat-
tesimo e consegnando loro i propri figliuoli. Coll'aiuto di
Maria Ausiliatrice i Salesiani erano già entrati anche nella
Bolivia, e, proprio di quei giorni, giungevano al Paraguay,
l'unica Repubblica dell'America Meridionale, che non avesse
ancora i figli di Don Bosco.
<< Maria Santissima, continuava Don Rua, fu l'aiuto· del
Fondatore e continua ad essere l'aiuto dei figli)>. E lo ~'OS:tràva
in forma scultoria, additando lo sviluppo di tutte le varie
Missioni Salesiane di America, e il modo singolare con cui
s'era iniziato un ospizio a Nazaret, dove un figlio di Don
Bosco aveva potuto comperare una. casetta ,e raccogliervi una
diecina di fanciulli il giorno del Patrocinio di S. Giuseppe.
Disse anche che non v'è i-osa setiza spine, e strappò la-
crime di commozione~ q~aa:l\\llo parlò delle strettezze in cui
si trovavano i missio~~Ldella Terra del Fuoco; delle duxe-

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720
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
prove alle quali erano stati sottoposti i nuovi arrivati alla Bo-
livia, fatti bersaglio çli gente malvagia, che aveva scaricato
vari moschetti contro l'Oratorio festivo, ed allora si trova-
van privi di mezzi e malandati in salute. Anche i missionari
dell'Equatore eran messi a dura prova per la rivoluzione an-
tireligiosa, scoppiata l'anno innanzi, per la quale erano già
stati espulsi vari Ordini Religiosi. Ma i più travagliati sono
i missionari della Terra del Fuoco, circondati da céntinaia
di selvaggi, ai quali devono provvedere ogni cosa, vitto, ve.:.
stiario, alloggio; mentre, stante le crisi economiche géne-
rali, si trovano senza mezzi.
E, colle lacrime agli occhi, chiedeva ai Cooperatori una
mduopsil.nice.e carità: la carità delle preghiere e la carità delle ele-
La sua attività era prodigiosa.
.
Il giugno era a Milano, e presiedeva un'adunanza ge-
nerale del Comitato Salesiano, in via Commenda, per sol-
lecitare la costruzione del nuovo istituto presso la via Gal-
vani, dietro la stazione centrale. Vi accorse anche il Card. Fer-
rari, ed il Servo di Dio manifestò la sua riconoscenza per il
largo interessamento dimostrato per le opere salesiane, specie
a favore dell'iniziato· edifizio.
L'entusiasmo che destava a Milano ogni visita del Servo
di Dio era suscitato soprattutto dalla santità che tutti vede-
vano irradiarsi dalla sua persona, ad ogni istante, specie
nel luogo santo.
I
<< Il suo contegno davanti all'altare ove vi era il SS. Sa-
cramento, era magnifico; tutta la sua esile ed austera persona
si animava e pareva vedesse Gesù, mentre egli gli parlava...
Nel 1896 - ricorda Don Ferdinando Maccono - venne-a,.
Milano, e la sera nella sala del teatrino ci fu conferenza ai
Cooperatori, con l'intervento di S. Em. il Card. Ferrari.
Dopo la conferenza si sali nella cappella per la benedizione
del SS. Sacramento. Il Cardinale, entrato, s'inginocchiò sul
gradino dell'altare, pregando con fervore come sapeva far
lui. Don Rua s'inginocchiò dietro, in cornu epistolae, non sui
gradini, ma a terra nel presbitero, ed io· quasi accanto a lui,
un tantino avanti, in modo da poterlo vedere in faccia; e

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XIII - Nuove meraviglie
721
m'inginocchiai colà per esser pronto a vestire Sua Eminenza,
· appena avesse fatto l'adorazione. Osservai Don Rua e lo vidi
che pregava con tanto affetto e fede che io dissi al Signore:
- O Gesù, vi dico anch'io ciò che vi dice Don Rua, e vi do-
mando anch'io ciò che lui vi domanda>>.
Il 2, insieme col nuovo economo generale Don Luigi
Rocca, prosegui per Verona. Accolto con grande entusiasmo,
visitò minutamente l'istituto, e il giorno dopo vide raccogliersi
attorno a sè vari benefattori, tra cui il fratello del Card. di
Canossa, vescovo della città; e il Comitato Salesiano gli of-
friva un sonetto stampato, nel quale, Don Grancelli, tolto
argomento dal fatto di Elia e di Eliseo, diceva come Don Rua,
che fu presente alla morte di Don Bosco, sebbene non ne
avesse le sembianze, ne avesse ereditato lo spirito. E il Servo
di Dio, colto il destro dal passo scritturale posto in capo al
sonetto, ravvicinava i tempi di Elia ai tempi nostri, e in
questi, diceva amabilmente, non abbiamo uno scarso numero
di zelanti, come ai giorni del profeta, ma molti e molti, che
vogliono bene anche all'Oratorio (r).
Quel mattino si era portato ad ossequiare il Card. di
Canossa; e nel pomeriggio, presente Mons. Bacilieri, Ve-
scovo coadiutore, parlò ai Cooperatori dei trionfi di Maria
Ausiliatrice, specialmente in rapporto all' Opera di Don
Bosco; e rievocando la prodigiosa erezione del Santuario di
Valdocco, lodava i Veronesi, che avevan già manifestato tianta
(1) Al M. R. Don Michele Rua, Superiore Generale della Pia Società Salesiana,
il quale visita per la prima volta l'Istituto Salesiano di Verona nel 3 giugno 1896, il
Comitato Salesiano plaudente.
, .,
Elias dixit ad Eliseum: postula a me quod vis ut faciam tibi, antequam to'flar a te.
Dixitque Eliseus: obsecro ut fiat in me duplex spiritus tuus. Qui respandlit:... Si vi~
deris me, quando tollar a te, erit tibi quod petiisti... Et ascendit Elia.s per tutbinem in
coelum, Eliseus autem videbat (IV. Reg. II, 9, 10, u, 12,).
Tu pure al fianco d'un secondo Elia - stavi ,nelfor~ G:b:e sul cocchio ignito,
- poi che rispose all'amoroso invito, -1-- fra le schief~ dei Santi in Ciel salla.
Era molle il tuo ciglio; era in balla - d'it<lerb6":tltitil lo spirito ferito; - ma
non tremava il cor, che del rapito - Padre tu1Ì11!! la possa ormai sentla.
Cogliesti il manto del Profeta, awla<:e e- V!U'Casti il fiume, a' trepidanti figli
- tornando come visi'.on di pace;
Onde, cheto il dolor, solò· un giuHvò ...:.. grido s'intese: << Non a Lui somigli,
- ma in Te Don Boseo uifàlì:.ni ¼>1ta è vivo!».
46 - Vita del Servo di Dio Micltele Rua. Vol. I.

74.10 Page 740

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722
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
generosità a favore dell' Opera Salesiana. Accennando poi
alla necessità di affrontare altre spese, sebbene mancassero
i denari:
. << E necessario - diceva - alzare un'alt:ra ala di fabbricato
per accogliere nuovi alunni ed avviarli alle arti e mestieri, e
non aspetteremo ad innalzare la fabbrica quando avremo i
denari; no, la fabbrica s'inizierà, e la Madonna penserà a far
venire il denaro; e i buoni Veronesi proveranno che i denari
posti in mano a Maria Santissima Ausiliatrice son ben còllo-
eat:i e fruttano un cospicuo interesse!>>.
Nell'uscir di chiesa fu una ressa d'intorno a lui, volendo
tutti quanti dirgli una parola ed averne la benedizione.
Il di seguente, solennità del Corpus Domini, regalò di
una visita e della sua parola l'istituto delle Penitenti a San
Silvestro.
La mattina del 5 partiva alla volta di Vicenza, e ·parlò
a quei Cooperatori nella chiesa di S. Gaetano, facendo una
rapida rassegna dello sviluppo delle Opere di Don Bosco,
specialmente in America. Disse dell'assistenza largamente
prestata agli emigrati, e delle prove recentemente incontrate
con la morte di Mons. Lasagna e compagni, con la morte
di Don U nia, con le strettezze della Missione della Patagonia
Meridionale e della Terra del Fuoco, e con l'inibizione fatta
a Mons. Costamagna d'entrare nel suo Vicariato di Mendez
e Gualaquiza; e terminò con l'invocare le pteghi®re e la
carità degli uditori.
Da Vicenza proseguì per Este, quindi passò in Romagna,
e di là si portò a Roma, ove benchè di passaggio, aveva fatto
chiedere un'udienza al Santo Padre, ma non pot~ avere questa
consolazione, << perchè - com'egli scriveva ai confratelli
- eravamo alla vigilia del Concistoro e non riceveva nessuno.
Ma - prosegue il Servo di Dio, - portatomi dal Cardinal
Rampolla, Segretario di Stato di Sua Santità, egli mi comu- ---
nicò, che avendo avuto il Papa una eredità da erogarsi in
opere di beneficenza, conosciuto che nella città dove viveva
il testatore vi era una casa salesiana, dispose che due terzi
di quella eredità fossero devoluti in nostro favote, lasciando
l'altro terzo ad altra istituzione necessitosa.
'

75 Pages 741-750

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75.1 Page 741

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XIII - Nuove meraviglie
>> Io vi comunico questò - osservava Don Rua per-
chè tutti conosciate quanto il Supremo Gerarca della Chiesa
ci ama e quanto pensa alla nostra umile Congregazione ed
anche affinchè tutti preghiate e facciate pregare i vostri gio-
vani pel Vicario di Gesù .Cristo in terra, che ·ha tante opere
tra mano, indirizzate tutte a produrre bene immenso per la
gloria di Dio e la salute delle anime>>.
Da Roma scese a Caserta, e, la domenica 14 giugno,
assistè alla posa della prima pietra d'una chiesa e casa sale-
siana, che si compì fra l'entusiasmo generale. Quando la
cittadinanza apprese la notizia della nuova opera, unanime
fu la compiacenza, e vari signori si recavano all'episcopio
per ringraziare il vescovo, Mons. Gennaro Cosenza, che era
dei primi pr0motorL
cerimonià si svolse. alla presenza d'una foUa •enorme
e di tutte le autorità cittadine, a cominciare dal Sindaco con
la Giunta Municipale. Pontificò Mons. Vescovo, circondato
dal Capitolo e dal Seminario; e fecero da padrino il Commen-
dator Correra e da madrina la signorina J..,eonetti. Compiuto
il sacro rito, tutta· qu·ella moltitudine di signori e di popolo
si riversò in duomo, dove, presentato dal Vescovo, il Servo
di Dio espose lo scopo della nuova istituzione, suscitando
ammirazione e venerazione universale. ·
. Tornato a Roma, il 17, insieme col Procuratore Generale
Don Cagliero e i 400 alunni dell'Ospizio del Sacro Cuore,
andava a Genzano, dove, celebrata la S. Messa nella nuova
cappella, assistito dall'Arciprete e dal Clero secolare e rego-
lare, procedette alla benediz.ione della nuova casa, percbr-
rendola dai sott~anei al terra2:00; e dopo poco, cirQon:dato
da tutte le autorità citt~dine e dal nor fiore della ,Gi,tta,alim.~ia.za,
elettrizzò gli animi di tutti coUe srue paroi€ sacevdotali e
schiettamente paterne,
. . ..
Il suo ritorno a Torino fu aceolto Oòn la più viva manife-
stazione di giubilo, e seguito dalle annuali dimostrazioni
della riconoscenza, cui presero parte, con le rappresentanze
di tuttè le case salesiane della città e di quelle di San Be..
nigno, di Foglizzo- e d'Ivrea, anche gli operai cattolici di
Sah .Gioachino, ·di cui era Presidente onorario·, ed alcuni

75.2 Page 742

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.
724
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
membri del Circolo Operaio Cattolico d'Almagro di Buenos
Aires, che gli lessero affettuosissimi indirizzi.
La nota dominante di queste feste fu quella della vene-
razione e della gratitudine; ed il Servo di Dio colse l'occa-
sione per eccitare gli astanti all'affetto ed alla riconoscenza
verso il gran Padre comune, il Sommo Pontefice Leone XIII,
che tante cure si prendeva in quei giorni per la liberazione
dei poveri soldati d'Italia gementi sotto la dura schiavitù
dell'Abissino. Fragorosi applausi accolsero le sue parole ed
il grido di Viva il Papa! Viva Leone XIII! chiuse le due
serate.
Don Francesia, il 24, lesse una delle sue poesie, nella
quale illustrando tutti i Giovanni (... Don Lemoyne, Mons. Ca-
gliero, Don Marenco), che in quel giorno vedeva far corona
a Don Bosco Giovanni, cominciava << da Don Rua - che non
contento più d'esser Michele - egli si fa chiamar, già son mol-
t'anni, - col nome dz" Giovanni...; - e messa in mar l'ardita
prua, - ei ritratto fedele -fu di Don Bosco, e nella mente sua
- un disegno incarnò pien d'ardimento. - Cosi, chi. si fu ac-
corto - che sia Don Bosco morto? - In lui Don Bosco vive
ogni momento! - E sa fare si ben le parti sue, - che sembra
un sol sovente, eppur son due.
>> Qui vedi camminar le opere sante, - ammiri qui la pace
e l'armonia... - l'amore tra fratelli - in tutti i nuovi ostelli...
- e la megera ria, - che suole scompigliar popoli e genti,
- con rapid'ala egli spulezza via. - V~J' dire tutto il ver
fuori de' denti... - Don Bosco andava adagio e le sue piante -
moveva con fatica; - mentre Don Rua, per usanza antica,
- ei corre, sempre corre e agir s'affretta - qual leggera saetta.
- Mi si sussurra dalla gente pia: - Se i debiti lo spingon per
la via!... - Per essi anche Don Bosco andava in frettai -
perciò la somiglianza è ancor perfetta>>.
Una somiglianza perfetta tra Don Bosco e il suo Suc-
cessore la vedevano tutti nel medesimo ideale e nel mede-
simo tenor di vita, perchè anche Don Rua, come il Maestro,
a costo di qualsiasi sacrifizio, aveva solo di mira la gloria
di Dio e la salute delle anime.
.
·
Come Don Bosco, egli aveva pure e dimostrava a tutti

75.3 Page 743

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XIII - Nuove meraviglie
la riconoscenza più profonda e raccomandava senza tregua
l'attaccamento più esatto alle tradizioni dell'istituto.
Nella circolare mensile del 29 giugno, memore, forse, di
qualche inosservanza riscontrata nel recente viaggio in Ita-
lia contro quell'articolo delle Costituzioni, che prescrive ai
Salesiani di adattarsi negli abiti agli usi dei paesi dove dimo-
rano, notava come << il venerato Padre Don Bosco sempre si
opponesse all'introduzione di divise particolari nella nostra Pia
Società>>; ed ordinava, specialmente ai chierici ed ai sacer-
doti, << che siano tosto modificati gli abiti che si adoperano,
come pure le berrette ed i cappelli, secondo la forma del paese,
e si mantenga questa pratica per gli abiti che si provvede-
ranno in seguito>>.
Col pensi-ero alla festa di San Giovanni, in data 2 luglio,
inviava poi una lettera alle case, per esprimer la sua gratitu-
dine a tutti i confratelli che gli avevano manifestato il loro
affetto cordiale e devoto.
<< Il mio cuore provò grande consolazio.ne in questi
giorni scorsi in occasione delle feste di S. Giovanni, e questa
consolazione siete specialmente voi che me l'avete procurata.
Vi furono canti e suoni, poesie e prose; vicini e lontani, na-
zionali e stranieri vi presero parte; con parole i presenti,
con biglietti, con lettere, con telegrammi, gli assenti; da tutte
parti mi arrivarono felicitazioni ed augurii con proteste di
preghiere e promesse di maggior impegno per rendersi sempre
più degni figli dell'indimenticabile nostro fondatore e padre
Don Bosco, e dare sempre maggiori consolazioni al mio cuore.
Vi assicuro che il vedere questo slancio e questo impegno
mi consolò molt6.
>> Non voglio tacere che vi furono anche varii direttori,
che, oltre a fare e raccomandare preghiere e serti di Comu-
nioni ai loro giovanij vollero anche accompagnare i loro au-
gurii con offerte in danaro, per venire in soccorso alle stret-
tezze finanziarie, in questo tempo proprio eccezionale, in cui
mi trovo. Siano di tutto cuore rese grazie a Dio ed a voi tutti,
che mi avete procurata questa· consolazione. Spero che conti-
nuerete a pregsire e far pregare per me, e ad aiutarmi colla vo-
stra buona volontà e. zelo nel disimpegno de' proprii doveri >>.

75.4 Page 744

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726
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
In pari tempo comunicava il resocontq del VII Capitolo
Generale e le deliberazioni che si erano prese; l'erezione di
nuove ispettorie, imposte dallo sviluppo della Società; la
riconoscenza che dovevasi al Signore per il moltiplicarsi
delle case, dei noviziati e degli Oratori festivi e il loro quoti-
diano incremento, per la fiorente vitalità delle Missioni, e
l'apertura d'un altra, nei piani di S. Martin in Colombia, tra i
due principali affluenti del gran fiume Orenoco, con tanti
selvaggi da convertire... << E proprio edificante leggere le
sante industrie, l'ardente carità e lo zelo instancabile, con cui
i nostri missionari si sforzano di guadagnare anime a G. C.>>.
E, come doverosa conseguenza, tornava a raccomandare
che si cercasse di promovere maggiormente le vocazioni,
anche tra gli allievi artigiani e negli Oratorii festivi, quindi
si studiassero i mezzi per ottenere maggior perseveranza
nell'intervento dei giovani, ad esempio con l'aggregarli a
qualche circolo operaio cattolico, col fondare altre compagnie
e circoli nel medesimo Oratorio, col promovere e facilitare
l'aggregazione alla cassa di risparmio, e simili. << Ho nomi-
nato in particolare la, cassa di risparmio, perchè pare una delle
istituzioni più utili a formare l'artigiano all'economia e per-
ciò alla temperanza, al buon costume e procurargli l'agiatezza
ed il benessere; e perchè è istituzione benevisa ai nostri
tempi e. raccomandata dal S. Padre Leone XIII; e perchè
già da Don Bosco in qualche modo promo$00. n®ll'Ora;torio
primitivo unitamente alla società di mutuo socçorso, cosa
che recò allora gran bene e che spero continuerébbe a pro-
durre>>.
Insisteva, in fine, che si continuasse a favorire lo studio
del canto gregoriano, la pronunzia del latino alla romana, e
la devozione a Maria Ausiliatrice.
<< Io spero che la pronunzia del latino alla romana, in
breve potrà introdursi da per tutto, in modo che nelle nostre
case di tutte le parti del mondo, qualunque linguaggio parlino,
si arriverà presto a pronunziare il latino come lo pronunzia il
Papa e come lo desiderava Don Bosco.
>> E consolante vedere come in molti luoghi s'aprono chiese
di Maria Ausiliatrice, si solennizza con grande pompa la

75.5 Page 745

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XIJ.I - Nuove meraviglie
festa di questa nostra buona Mamma, e s'istituisce l'Arcicon-
fraternita di Maria Ausiliatrice. Continuate, o miei buoni·
:figliuoli, in questo slancio. L'indimenticabile nostro padrr; e
fondatore Don Bosco asseriva continuamente che la devòzione
alla Madonna sarebbe stata la nostra maggior gloria in vita
e la nostra maggior consolazione in morte. - E Maria Vergine
stessa, soggiungeva, che vuole essere venerata sotto questo bel
titolo di Aiuto dei Cristiani, ed ha promesso protezione speciale
a coloro che l'avessero con questo bel titolo invocata. - Dif-
fondete adunque ovunque questa divozione ed in particolare
fondate da per tutto I'Arciconfraternita di Maria Ausilia-
trice... >>.
Di quei giorni inviava alle case un'altra letterina, lito-
grafat~, che ©ta anch'essa una prova della meravigliosa vi-
gilanza, con la quale badava ad ogni c@sa. In febbraio, per
un caso più unico che raro, tra i soldati che trovavansi sul'-
l'incrociatore italiano <<Lombardia>>, nel porto di Rio de Ja-
neiro, scoppiava la febbre gialla, e tutto l'equipaggio, ad
eccezione di quattro o cinque persone, era attaccato dalla
terribile epidemia; e la rnaggior parte, non ostante le più
sollecite cure, a cominciare dal Comandante Olivari, dovette
soccombere. Un salesiano si recò subito al Lazzaretto d'Isola
Grande, dov'era stato confinato il vapore, per prestare agli
infetti l'assistenza religiosa destando l'ammirazione univer-
sale. La notizia del disastro si diffuse in ogni parte; ed un
farmacista prussiano inviava a molte case salesiane d'Ame-
rica un anticolerico. E il Servo di Dio, il 27 luglio, scriveva
alle case:
<< Ho avuto lettera dall'illustre sig. Lageman, farma;eista
in 1?rfut (Prussi~), in cu~ mi annunziav~ che qualoh~ ~empo
addietro ha spedito gratuitamente a quasz tutte l~ nostre case
d'America un boccettz'no di liquido ant:icplericq., e da nessuna
ebbe avviso di recezione. Voglio spera.r~ che pochi avrete
avuto occasione di provare i benl$ft(!}i effetti di questo nuovo
farmaco; è bene però che quelli elté ·l'hanno ricevuto si facciano
un dovere di ringraziare .il 4irfinto farmacista del delicato
pensz'errQ, e coloro che apiiséro fatti degli esperimenti aggi,un-
gano i risult«1t:i >>,

75.6 Page 746

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728
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Ed eccoci ai giorni più laboriosi e fruttuosi per il Servo
di Dio. Al termine di _luglio era già a Nizza Monferrato,
dove trovò raccolte negli Esercizi Spirituali ben 225 nuove
aspiranti, e ricevette la professione religiosa di 58 nuove
Figlie di Maria Ausiliatrice, che diceva << uno spettacolo
bello agli occhi del mondo e degli angeli >>.
<< È veramente consolante per noi vedere tante spose segnate colla
Croce. Io me ne congratulo; e credo che tutte quante siete qui pre-
senti sarete pur consolate, mirando cinquattotto figlie consacrate al
Signore in una sola volta. Questo spettacolo assai più bello sarà in
in paradiso, allorchè tutte sarete coronate da Gesù. Anzi, v~ lo debbo
dire? Sì voglio dirlo; tutte cinquantotto, nessuna esclusa, sarete un
dì a far corona all'Agnello Immacolato. Fatevi coraggio, il Signore
vi ha chiamate per compensarvi eternamente. Avete il Crocifisso;
Esso vi rammenti che, avendo tribolazioni, infermità, umiliazioni,
non vi sgomentiate, non vi perdiate di coraggio, anzi, in unione di
Gesù, sopportiate tutto volentieri e faticl:1iate per la gloria e per l'amore
di quel Gesù che oggi vi ha incoronate.
>> In questi santi Spirituali Esercizi avrete fatte buone risoluzioni.
Ma io voglio farvi ancora un'esortazione, che giovi a tutte, e special-
mente a voi che terminate gli esercizi questa mattina. È tratta dal
Vangelo di ieri; ed è un'esortazione fatta a S. Maria Maddalena:
- Mettimi, o figlia, come sigillo sul tuo braccio e sul tuo cuore!... ~
Che vuol dire? Il sigillo è l'impronta che si fa sulle lettere, sugli stru-
menti, ecc.; porta il nome e l'impronta, o la sigla, del Re; mostra
la provenienza e il valore; senza di esso gli strumenti non valgono;
basti dire che presso il Re la persona che ha la prima dignità è il
Guardasigilli.
f
>> Ebbene, Gesù, dicendo a S. Maria Maddalena: - Mettimi
come sigillo sul tuo braccio e sul tuo cuore, - vi invita a mettere la
sua impronta sul vostro cuore e sul vostro braccio. Il cuore è il ri•
cettacolo degli affetti, il braccio è il simbolo delle opere che fa una
persona; quindi vuole che i vostri affetti portino l'impronta di Gesù
e siano puri; che le vostre opere sieno rette e in tutto vi dimostriate
sue spose.
>> Bella e cara esortazione I Sul vostro cuore portate il Crocifisso
materiale, ma il Crocifisso vi dev'essere scolpito dentro spiritual-
mente. Così sarà, quando nella retta vostra intenzione avrete di mira
di desiderare, di amare, di accontentare Gesù. E se mai sentiste na-
scere in voi affetti che dispiacbiano a Gesù, liberatevene prontamente.
Dispiacciono a Gesù i sentimenti di sdegno, di dispetto, di qualche
avversione alle superiore che v'incoraggiano ad avanzarvi nella via
della perfezione; cli freddezza, d'invidia, ecc.; non hanno l'impronta

75.7 Page 747

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Xlii - Nuove meraviglie
di Gesù, che è tutto umiltà e carità. Così pure i sentimenti contrari
all'ubbidienza, e le ripugnanze ad eseguire un comando; cibo di
Gesù Cristo era di fare la volontà del Padre suo; e voi, operando in
tal modo, mostrate di non avere l'impronta di Gesù. Impediteli; e,
se verranno improvvisamente, dite tosto: - Non hanno il sigillo del
mio Sposo! - e pregate che ve ne liberi. Mettete dunque il sigillo
di Gesù sul cuore, e fate che tutti gli affetti siano per lui.
>> Ne vi contentate di mettere Gesù nel cuore; ponetelo anche sul
vostro braccio. - Tutte le tue opere portino la mia figura e ti facciano
conoscere per mia sposa. - Coraggio; siano tutte improntate da Gesù
le vostre opere. Quindi mai parole contrarie alla professione religiosa,
alle esortazioni di Gesù; mai parole di mormorazione ed ingiurie,
ma parole di allegria e di edificazione. Le vostre opere sieno dirette
unicamente ad accontentare Gesù. Fin dal mattino, recitate giacu-
latorie, offrite le vostre azioni, siate pronte all'ubbidienza, la quale
vi deve essere di guida in tutte le azioni. Gesù v'invita a seguirlo
con carità ed allegrezza; fate adunque violenza a voi stesse, ma pro-
curate di soddisfare ai suoi desideti. Quando vi sentirete svogliate,
o alquanto negligenti, o sentirete disgusto nell'ubbidire, chiedete:
- Tali opere rivelano l'impronta di Gesù?
>> Col tempo il sigillo sbiadisce, si riconosce poco, ma in voi sia
sempre ben scolpito. Nell'obbedienza fatta volentieri e con allegria,
nelle preghiere, in refettorio, in laboratorio, mostrate sempre l'im-
pronta di Gesù col volerle far bene; non per forza~ con svogliatezza,
con distrazioni, con pensieri contro la castità o la carità. Lottate, ban-
dite ogni pensiero contro la carità e la castità, e conservate sempre
l'impronta di Gesù. Ascoltate l'esortazione di Gesù, ponetelo come
sigillo sul vostro cuore e sul vostro braccio».
Se si fossero raccolte tutte quante le parole che il Servo
di Dio rivolse nei vari corsi di Esercizi Spirituali nei lunghi
anni del suo Rettorato, le Figlie di Maria Ausiliatrice e i
Salesiani avrebbero più volumi di facili ed efficaci istruzioni,
di preziose direttive, e di pratici ricordi per avanzare nella
via della perfeziorie I
.
Una Figlia di Maria Ausiliatrice annotava nel suo tac-
cuino questa paginetta:
1
<< Nell'anno 1896 il venerato signor Don Rua ci lasciò questi ri-
cordi: Gesù domanda il nostro cuore, e noi dobbiamo darglielo
non riserbando alcun affetto terreno; Ci presenta anche un libro
e ci dice: - Prendi, màngialo, divoralo, e rùminalo, e troverai la salute
eterna! - Questo libro è il libro delle Sante Regole; 3° Ci disse. an-
cora Gesù: - Quando siete stanche e tribolate, venite a me, else vi ç0n"-

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
solero e vi at'utero nelle vostre tribolazioni'. - Adunque corriamo a
Gesù; e in Lui mettiamo tutta ]a nostra confidenza; e Gesù èi guiderà
e ci aiuter~ sino al termine del nostro esilio. 4° Rinnovare tutti i giorni,
dopo la Santa Comunione, le promesse degli Esercizi>>. .
In foglietti volanti, scritti di sua mano, abbiamo anche
i cari pensieri, svolti nel 1896 al termine e durante vari corsi
d'esercizi dei Salesiani.
Ai direttori ed ai sacerdoti, per conservare il frutto rac-
colto nei giorni di ritiro, raccomandava, in primo luogo, lo
studio e la pratica delle Costituzioni e delle Deliberazioni
Capitolari, ed insieme di rileggere attentamente, a quando
a quando, i proponimenti particolari: << Teneteli raccolti in
qualche libro confidenziale. Come sono edificanti i proponimenti
di S. Francesco di Sales! Son() un tesoro, ed entusiasmano an-
che ora i lettori... >>. In secondo luogo una santa indifferenza
in ogni cosa; e, per riuscirvi, compiere bene gli esercizi di
pietà; recitare convenientemente il breviario, celebrare divo-
tamente la Santa Messa, ed attendere con raccoglimento alla
meditazione quotidiana.
Ai direttori tenne una conferenza particolare. Don Al-
bera aveva ristampato, in un volume, le Lettere Circolari
di Don Bosco e di Don Rua ai Salesiani, e il Servo di Dio
diceva loro:
J
<< Vi do copia delle Lettere Circolari di Don Eosco e mie. Gli
antichi direttori troveranno modo di richiamar allaf memoria ed i
nuovi direttori apprenderanno tanti ammonimenti del nostro buon
Padre, che forse non conoscevano ancora. Potranno servire per il
proprio governo e per la direzione degli altri. Potranno servire cli
argomento per tante conferenze; e gioveranno tanto a sostegno della
vostra autorità. Questo è un mezzo molto efficace per godere auto- -
rità, appoggiarsi sempre ai regolamenti, alle consuetudini approvate,
ed alle parole di Don Bosco o dei Superiori maggiori. Questi docu-
menti formano come il nostro codice.
>> Altro mezzo per sostener l'autorità è il parlar sempre ben© dei
Superiori maggiori, ed anche dei direttori delle altre case. Guarda.
tevi dal censurare, o lamen~arvi delle disposizioni dei Superiori mag..
giori; anzi cercate ragioni per convincervi della convenienza ed op-
portunità e, molte volte, della necessità di tali .disposizioni; ed in
seguito convincete gli altri,

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XIII - Nuove meravigUe
73 1
>> Evitate la smania delle novità e delle· riforme. Cotesta smania
urta ed indispone quelli che sono già abituati alle usanze vigenti;
fa cadere in discredito i superiori in generale, come quelli che non
sono d'accordo tra loro. Era una raccomandazione di Don Bosco.
>> Un altro mezzo per governare bene e con facilit-ì la propria
casa è prendersi cura del personale. Le attribuzioni sono divise in
modo che la massima parte dell'amministrazione gravita sul perso-
nale; sul prefetto l'alta disciplina e l'amministrazione, sul catechista
la cura spirituale, sul consigliere scolastico lo studio e le scuole...
Vegliate che ciascuno faccia bene la propria parte; aiutate, indiriz-
zate; il che si fa per via ordinaria con le conferenze e i rendiconti,
ed in via straordinaria con gli avvisi>>.
Ed insisteva che i direttori, oltre le conferenze prescritte
dai regolamenti a tutto il petsonale, a quando a quando adu-
nassero in conferenze parti~olari ·il consiglio direttivo della
casa, gli ,insegnanti, gli assistenti; voleva che il prefetto, seb-
bene responsabile della vigilanza sul vitto di tutta la comunità,
sedesse a tavola col direttore per viver la vita comune; e a
tutti, ai sacerdoti, ai chierici, ai coadiutori, nelle conferenze
e a ciascuno in particolare, faceva questa raccomandazione:
<< aver sempre di mira il bene spirituale individuale e di
tutta la comunità >>.
Il Servo di Dio ioleva tener conferenze speciali a:tlché
ai coadiutori ed ai sacerdoti, durante i corsi d'Esercizi pre..;
dicàti ai semplici aspiranti; e, nel dar i ricordi, molte volte
prendeva lo spunto dalla festa del giorno, con ammirabile
opportunità di pensiero.
Nel 1896, durante gli Esercizi degli aspiranti, adunava
i confratelli laici e diceva loro: - Siate i bravi soldati di
N. S. Gesù Cristo!
<< Labor4 sicut bonus miles Christi ...
>> Miles. Doti del soldato ordinariamente sono la prontezza e
l'esattezza. Prontezza. Al suono del tamburo e .della tromba, tutto è
in movimento. Esattezza. Gli esercizi milità:d, la ·pulizia, la guar"
dia, ecc. tutto con esattezza. Cosi voi, ptonti ed esatti. Pronti nel por-
tarvi al laboratorio, nell'intràprendere. i lavori: In omnibus opert'bus
tuis esto velox, et infirmitas non occurret tibi. Esattezza, costanza, ed
impegno...
· ·· 1
» Bon11,s, San Paolo non dice solo sz'cut miles, ma bonus miles, cioè
soldato che opera, non per timore, ma per coscienza, per amar ai

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732
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
superiori, alla Congregazione, agli allievi, a Dio; per l'inter~sse della
casa e l'onore della Società; desideroso di educar bene gli allievi, per
far piacere a Dio. Quae placita sunt Ei, diceva Gesù, facio semper.
Dunque, lavorate come buoni soldati; per amore, non per timoi:e.
» Christi. Ancor una parola che significa che devesi lavorare come
cristiani, seguaci di Gesù Cristo, anzi fidi amici di Cristo che tendono
alla perfezione. E, come tali, unite al lavoro la preghiera e lo studio
della perfezione. Il nostro vessillo è lavoro e preghiera! Non facciamo
come molti operai che, per svogliatezza, o trascuratezza, o troppo
attacco al lucro, lasciano la preghiera. Noi attendiamo a tutti i nostri
esercizi di pietà... Indirizziamo il nostro lavoro a Dio; interpoliamo
giaculatorie; e non dimentichiamo che il primo nostro studio dev'es-
sere quello della perfezione, perchè Gesù ci dice: Perfecti estote, sicut
et Pater vester coelestis perfectus est>>.
Adunava anche i sacerdoti, e commentando le parole di
S. Paolo: In omnibus teipsum praebe exemplum bonorum operum,
in doctrina, in integritate, in gravitate (ad Tit.), tracciava
questo tenor di vita:
<< Bonorum operum: Adempimento dei propri doveri, osservanza
delle Regole. Prestarsi volentieri alle opere del Sacro Ministero. Messa
e breviario.
>> In doctrina: I popoli ricercano dalla bocca del sacerdote la legge,
la sapienza, la sana dottrina, nei catechismi, nelle prediche, nelle
conferenze, nelle conversazioni; bisogna possederla, perciò studiare...
>> In integritate: L'integrità comprende specialmente tre cose:
costanza, giustizia, verità.
>> In gravitate: Nel contegno esteriore, evitando-l'intemperanza,
la loquacità, il trattare rozzamente e senza carità: gr~vità nel modo
di camminare e di sedersi... e, per riuscirvi, coltivarsi nell'interno... >>.
Il corso terminava il giorno della festa del Purissimo Cuore
di Maria, che allora celebravasi la domenica dopo l'ottava_
dell'Assunzione; ed egli, dopo aver applicate alla Vergine
le parole dei Proverbi: << Ego diligentes me diligo; et qui vigi-
lant ad me, invenient me; mecum sunt divitiae, et gloria, opes
superbae, et justitia, ... ut ditem diligentes me, et thesauros
eorum repleam >>, proseguiva affettuosamente:
<< Rivolgiamoci dunque 'a Lei, non colle mani vuote, ma con un
mazzetto di fiori da rallegrare quel Cuore amabilissimo: viole, gigli,
e rose.

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XIII - Nuove meraviglie
733
>> Violette, simbolo dell'umiltà: Recogitabo annos meos in amari-
tudine animae meae; pentiamoci del passato, perciò viole di pazienza,
di mortificazione delle passioni, di abnegazione della nostra volontà...
>> Gigli, simbolo di purità. Ricordate le immagini di Maria che
pianta gigli di purità; fu essa che portò al sommo onore questa virtù.
Poco era conosciuta e stimata prima di Lei; ma dopo i suoi esempi,
ohi quanti bei gigli :fiorirono nella Chiesa! Offriamole adunque i gigli
della puri'èà, nelle opere, parole ed affetti.
>> Rose, simbolo dell'amore. Offriamole i più vivi affetti del nostro
cuore; ar.~iiamoLa con più intimo amore. Abbiamo una forte divo-
zione vers& di Lei; forte, cioè che porti a far sacrifizi per amore di
Lei. Feste, novene, mese; meditazione; giaculatorie fin dal mattino;
qui mane vigilant ad me, invenient me; - Mecum sunt divitiae et
gloria ... >>.
Agli ordinandi commentava le parole di S. Paolo: Sic
nos existimet homo ut ministros Christi et dispensator_es myste-
riorutn Dei.
<< Al sacerdote, s'appartiene implorare le divine benedizioni, im-
partire l'istruzione, riconciliare i peccatori con Dio, consacrare e
distribuire la S. Eucarestia, amministrare tutti i Sacramenti, e perciò:
>> Attende tibi et doctrinae; insta in illis,· hoc enim faciens, teip-
sum salvum facies et eos qui te audiunt. - Attende tibi; studio continuo
della propria perfezione; sempre avanti! Avete finito la teologia, tut-
tavia continuate a studiare le scienze ecclesiastiche. Che non abbiate
a meritarvi il rimprovero: Quia tu scientz'am repulisti, repellam te, ne
sacerdotio jungaris mihi.
>> Praebe teipsum exemplum bonorum operum. Sic luceat lux ves~ra
coram hominibus, ut videant opera vestra bona, et glorificent Patrem
vestrum qui in coelis est. Vite dei Santi, S. Francesco di Sales, il nostro
Don Bosco. Le nostre Regole.
>> 3° Divozione a Maria Santissima. Era la consigliera e il con-
forto degli Apostoli; è l'aiuto dei Cristiani; specialmente lo sarà dei
sacerdoti. La insegniamo agli altri; pratichiamola noi. Divozio-fle te-
nera e forte>>.
·
Il giorno di San Michele riceveva la professione degli
ascritti d'Ivrea, e additando ad1 essi il suo glorioso Patrono,
al quale professava tenerissima divozloné,. diceva:
<< Ora andrete alla prova, scenderete in campo alla battaglia. Io
penso di munirvi tutti delle armi necessarie come S. Michele: elmo,
corazza, scudo, lancia, dardi.

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
>> Elmo: obbedienza; datemi due dita di volontà... S. Michele tutta
la sua volontà aveva riposta nelle mani di Dio...
>> Corazza, per riparare il petto, il cuore. La corazza di S. Michele
era il suo ardente amor di Dio. Accendete il vostro cuore di amor
di Dio, e non lasciatelo ferire dagli affetti terreni. Attenti all'amor
proprio, all'amor sensibile...
>> Scudo: Io scudo sarà la pratica della povertà, come pure la fuga
delle occasioni, dell'ozio, delle letture, e delle compagnie pericolose...
>> Spada: saranno i Sacramenti e le pratiche di pietà, la medita-
zione, la Messa...
.
·
>> Dardi: le giaculatorie; le preghiere del mattino e della sera... >>.
La prima domenica di ottobre, solennità della Madonna
del Rosario, ricevendo altre professioni a Foglizzo, si con-
gratulava << col nuovo drappello di combattenti, preparato
da Colei che è terribilis ut castrorum acies ordinata>>; rilevava
il gran bisogno di operai evangelici, e scioglieva un inno af-
fettuosissimo alla Madonna, contemplando l'avvenire e lo
sviluppo dell'Opera Salesiana.
<< La Madonna venne sempre in aiuto al popolo cristiano... In
questi ultimi tempi suscitò vari istituti; fra gli altri anche la nostra
Pia Società. Essa è destinata a prendersi cura della povera gioventù
operaia e studiosa... È destinata a sostenere la fede, la religione nei
nostri paesi... e specialmente alla coltura delle vocazioni ecclesiastiche
e religiose per i paesi infinitamente lontani. Voi siate fedeli alla vostra
vocazione, e pregatela che vada ognor crescendo l'esercito salesiano
destinato a condurre ai piedi di Maria intere popola2ri0ni. Maria
Santissima è proclamata terribilis ut castrorum acies ordinata,· ebbene,
con la divozione e confidenza in Lei, le schiere salesia~e saranno ter-
ribili alle potenze infernali e riporteranno ovunque copiosi manipoli nella
salvezza delle ant'me >>.
Di quell'anno abbiamo un altro foglietto, nel quale son
accennati i ricordi che dava ad un altro corso di esercizi --
tenutosi a Valsalice. E intitolato il ragno! e vi si legge:
in << Quali sono i fili di cui si serve il ragno injernale?
>> Trascurare le pratiche di pietà: meditatiorte mèa exardescet
ignis. Exaruit cor meum, quia oblitus sum comedere panem meum. Se
non si fa la meditazione e hon si frequentano regolarmente i Sacra-
menti, si raffredda il cuore, s'illanguidisce la volontà, restano tar...
pate le ali per volare nelle vie della perfezione, cessa il desiderio deHai

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XIII - Nuove meraviglie
735
virtù. Si farà anche il dovere, ma senza spirito, e con fini diversi da
quelli voluti da Dio.
>> Mormorazione. Quanto male fa la mormorazione! Produce
scissure tra i confratelli, disubbidienza nei dipendenti, cambia qua.:
lunque casa, che dovrebbe essere l'anticamera del paradi:so, in anti..
camera dell'inferno.
>> 3° Affetti disordinati. Sentimenti di odio, sospetti, male inter-
pretazioni delle parole ed azioni altrui, sdolcinature, strette di mano,
palpeggiamenti, affetti troppo teneri, particolari segni di affezione,
colloqui segreti e protratti in ore indebite, confidenze in camera, dove,
più che altrove, il ragno riesce a far cadere i poveri religiosi>>.
Come si vede, l'ascetica del Servo di Dio, cresciuto alla
scuola del Beato Don Bosco, era chiara e succosa, semplice
ed attraente; e soleva esporla in modo da farsi comprendere
da tutti, mentre invitava .a praticarla.
. Egual~,· cioè egualmente pieno. di ~emplicità ~ di schiet-
tezza, era il suo modo di governare. Mons. Luigi Versiglia,
il compianto Vicario Apostolico di Shiu-Chow in Cina, ci
dava questi particolari:
<< Ero sacerdote da pochi mesi, mandato dai superiori a
fare le veci del direttore nella casa che stavasi allora aprendo
a Cuorgnè (1896, agosto)~ e dove si erano radunati i nuovi
ascritti di quell'.ann@ p.er passand Je vacanze. ,Avrei. dovuto
aver cura di detti novizi durante le ferie autunnali, .per poi
Gondurli a Foglizzo, e là continuarè il mio ufficio di assi-
S1tente e professore dei novizi. Nell'ultimo giorno di perma-,
nenza a Cuorgnè, quando speravo di vedermi esonerato da
una certa responsabilità che certo a me ancor giovane di 23
anni pesava assai, ricevo un bigliettino, largo come uno degli
ordinari biglietti del tram, con. sopra queste parole. - Caro
Don Versiglia, ho dato parola al giovine N. N.1 che tu l'a.'flre@'ti
accettato a Genzano come aspirante, mediante la t:eilJJeJ;, di li're
I 5 mensili. Il Signore ti benedica in quest0 ,tua n1JtJM@a nussione.
Tuo aff.mo in C. J. Sac. Michele Rua• .~ '&a ~dunque una
lettera di obbedienza. di nuova fot~ <ì·!f1iL iJJèr me quasi un
fulmine a ciel sereno. Ne sentiw ooiit, cipugnanza grandissima
e soprattutto mi sentiva assolmametilte impari a quell'impresa.
Ad ogni modo il giorno dopn ·e.oadussi gli ascritti a Foglizzo,
preparai le·roie .eosetft, ·e poi ·corsi a Torino per parlare al

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11I
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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
sig. Don Rua, sicuro che avrebbe accettato le mie osserva-
zioni, e mi .avrebbe esonerato da tale ufficio. Ebbi udienza,
e mi ricevette, come sempre, con la più amabile bontà; io
aveva preparato mille difficoltà, ed alcune erano veramente
serie. Quel sant'uomo ebbe la bontà e la pazienza di ascol-
tarmi per circa mezz'ora, non rispondendo altro che con
qualche accenno del capo; ed io ero ben èonvinto che le mie
osservaz~oni facevano breccia sul suo cuore, e che avrei
vinto la partita; quando, tutt'a un _tratto, m'interrompe
con queste parole: - Bene, bene, Don Versiglia... e quando
parti? - Si pensi come io rimanessi! Avrei avuto moltissime
altre difficoltà da aggiungere; ma restai quasi interdetto e
non seppi rispondere altro che: - Ebbene, domani, signor
Don Rua, perchè oggi non vi è più treno. - Difatti egli mi
benedisse ed io, il giorno seguente, partii per Genzano,
certo non illudendomi sulle difficoltà dell'impresa, ma pure
andava tranquillo; la parola di Don Rua mi aveva rassicurato>>.
Dal 23 al 24 settembre, a Valsalice si tenne il secondo
Congresso dei Direttori diocesani dei Cooperatori. Il Servo
di Dio, circondato dai membri del Consiglio Superiore della
Società, rilevò i vantaggi prodotti dal I Congresso, cioè una
migliore organizzazione dei Cooperatori in Italia e all'Estero,
l'istituzione dei zelatori e delle zelatrici, il buon esito di
varie adunanze regionali e soprattutto il buon esito del Con-
gresso Internazionale di Bologna; e, in fine, animando i
presenti a continuar ad amare e favorire le Opeye di Don
Bosco, concedeva ad essi la facoltà d'impartire agli infermi
la benedizione di Maria SS. Ausiliatrice, e rinnovava loro
l'invito di erigere, nelle proprie città e paesi, l'Associazione
dei Divoti di Maria Ausiliatrice, previa autorizzazione delle
Autorità locali, per aggregarla all'Arciconfraternita di Torino,
in conformità della concessione ottenuta con Breve Aposto-
lico in data 25 febbraio di quell'anno.
Il timore, intanto, manifestato alla conferenza tenuta la
vigilia di Maria Ausiliatrice, circa la sorte dei missionari del-
l'Equatore, era divenuto una cruda realtà.
La notte dal 23 al 24 agosto, circa le undici, una pat-.
tuglia armata entrava nella casa di Quito, ·e perlustratala

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XIII - Nuove meraviglie
737
in varie parti, conduceva tutti i sacerdoti al palazzo di Po-
lizia. Calunniati di favorire i nemici del partito rivoluzio-
nario dominante, protestarono la loro innocenza assoluta.
Invano. Otto sacerdoti e un chierico, scortati dai soldati,
furono banditi dalla Repubblica; e, per venticinque giorni
e venticinque notti, attraversando vergini foreste, sentieri
impraticabili, fiumi vorticosi e pantani profondi, soffrendo
ogni genere di patimenti, poterono giungere ai confini, ed
entrare in territorio peruano, e recarsi a Lima, dove poco
dopo li seguivano i salesiani di altre case equatoriane. Uno
di questi, Don Giovanni Milano, soccombeva ai disagi,
morendo nell'ospedale di Guayaquill
Le dolorose notizie giungevano al Servo di Dio insieme
con quella della morte di Do:n Francesco Agosta, perito
nelle acque del Neuquen in Patagonia, mentre le attràv~r-
sava per recarsi alla sua residenza.
Ed erano i giorni, in cui provvedeva alla spedizione di
altri missionari!
L'rt ottobre partiva un drappello di Salesiani per la
Spagna e il Portogallo, dopo d'aver dato privatamente l'addio
ai confratelli e ai superiori, e ricevuto paterni consigli nella
Cappella di Don Bosco. Da parecchi anni Lisbona desi-
derava i Salesiani.
L'ultimo del mese si svolse nel Santuario di Maria Au-
siliatrice la funzione solenne per la partenza d'altri cinquanta
Missionari. L'Arcivescovo Mons. Riccardi, impartita la Be-
nedizione Eucaristica e recitate le preci dei pellegrinanti,
diede un caldo addio ai partenti, a nome proprio e della cat-
tolica Torino, ed esortò gli astanti a prender esempio dai
figli di Don Bosco e di Don Rua, e pensare seriamente aUa
· salvezza dell'anima propria e delle anime altrui.
E difficile rilevare tutto l'interessamento del Servo di Dio
nel cercar nuove reclute missionarie1e disporre ogni cosa in
modo, che le singole spedizioni procectes:sero regolarmente;
ma in un pro-memoria, da lui scritto, troviamo sommaria-
mente elencate le disposizioni clie dava e le cure che si
prendeva in tali circostanze•
..
47 - Vita del Servo di Dio Michele Rua. Voi. I. .

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']
.738
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
(( PER LA SPEDIZIONE DI MISSIONARI. - Determinare chi si può
spedire. - :z0 Assegnare la destinazione. - 3° Avvisare chi di ragione,
consegnandogli la nota, di dare a tutti i candidati le necessarie istru-
zioni per la provvista dei documenti necessari, specie dei passaporti,
e dei permessi pei chierici e ·confratelli, che con tali mezzi sono sal-
vati dal servizio militare. - 4° Procurare i necessari ed appropriati
indumenti. - 5° Il giorno della funzione per la benedizione dei Mis-
sionari, radunarli tutti nella Cappella di Don Bosco, per dir loro
la Messa pro peregrinantibus, e far loro qualche raccomandazione. -
6° Invitarli a pranzo coi Superiori pel giorno della funzione. - 7° Al
pranzo, dare le norme del pomeriggio: - fotografia coi Crocifissi
- sito dove debbono collocarsi in chiesa - norme per ricevere dal
Prelato il Crocifisso benedetto, e dar Pabbraccio ai confratelli in
presbiterio - uscita dalla chiesa. - 8° Se non partono subito per
la ferrovia, disporre che vadano direttamente a Valsalice, dove aspet-
teranno il loro turno per la partenza. - 9° Colà abbiano possibil-
mente un capo che: a) faccia loro da direttore, provvedendo un re-
fettorio a parte, dove si faccia regolarmente la lettura; b) li assista
agli esercizi di pietà; c) provveda occupazioni, specie scuola di lingue,
di cui avranno bisogno; d) veda se tutti hanno i necessari documenti
ed indumenti, facendo provvedere chi non li avesse ancora; e) sia
responsabile della loro condotta per dar permessi di uscita, anche
per andare a visitare i parenti, qualora ve ne sia bisogno, fissando
il tempo pel ritorno, e prendendo nota del loro indirizzo; f) studi
di tenerli raccolti ed allegri. -· 10° Stabilire, durante il dl, quelli
che devono andare a dare il fraterno abbraccio>>.
Il nuovo drappello partiva per due fondazioni in Africa,
ad Alessandria d'Egitto per gli emigrati italiani e al Capo di
Buona Speranza; per una nuova casa di assistenza a favore
degli italiani a S. Francesco di. Califotnia; per la nuova Mis-
sione dei selvaggi di S. Martin in Colombia, (dove lavora-
vano, fin dal ·principio dell'anno, due dei nostri; e per 1~
gVoernu.eaz.uela, l'Uruguay, il Paraguay, l'Argentina e la Pata-
Sul principio dell'anno scolastico, Don Bosco non solo
procurava agli alunni un triduo di predicazione, adatta a ·-.
stimolarli ad incominciarlo nel modo migliore, ma adunava
anche, allo stesso scopo, i confratelli in conferenza parti,-
colare. E Don Rua nel 1896 diceva a questi: ·
<< Siamo nella novena dei Santi. Questo pensiero deve stimol;rci
a studiare di farci santi; tanto più che S. Paolo ci dice: Haec est vo-

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' ..
''·'
Xlii - Nuove mer,avig.fie
739
luntas Dei, sanctificatio vestra. Non dobbiamo sgomentarci. Iddio,
che lo vuole, ci viene in aiuto con tre mezzi specialmente:
>> Con le ispirazioni, gli impulsi, e i rimorsi che sono mezzi
diretti, di cui si serve il Signore per la nostra santificazione.
>> Con i mezzi che mette a nostra disposizione nella Pia Società;
con i Sacramenti; con le pratiche di pietà; - Messa, meditazione,
lettura spirituale; - con gli avvisi dei superiori, - con gli esempi
dei compagni. - Approfittiamocene, proprio, come di mezzi per
santificarci.
>> 3° Con le occupazioni che ci procura. Gran ventura per noi
avere tutti occupazioni abbondanti. Facciamole con retta intenzione,
con diligenza, pensando che facciamo la volontà di Dio.
>> Tocca a noi di cooperare, con l'esercizio della carità, - con
l'evitare le mormorazioni, le freddezze, i brontolamenti, - col fug-
gire le occasioni e i pericoli di peccato >>.
Il 3 novembre ricorreva una data particolarmente cara
per l'Opera Salesiana e per tutti gli ammiratori e benefattori
di Don Bosco.
<< Fu il 3 novembre del I 846 che il nostro indimenticabile .
Padre e Fondatore... risanato da gravissima malattia, partiva
dalla casa paterna dei Becchi con la venerata Mamma Mar-
gherita e giungeva a stabilirsi in Valdocco, . in umile casa
d'affitto, situata ove oggi sorge il fabbricato centrale dell'Ora-
torio >>; ed il Servo di Dio ordinava che la data cinquante-
naria fosse ricordata << con particolare riconoscenza a Dio
·e a Maria Santissima>>.
All'Oratorio di Valdocco, riflettendo che non si poteva .
scegliere un .mezzo migliore e più salutare di un festeggia-
mento eucaristico, dal 15 al 17 novembre si celebrò nel Stil-
tuario di Maria Ausiliatrice un solennissimo triduo di S~&e
Quarant'Ore, e fu, in vero, l'inno più bello .di ~eritita ri-
conoscenza àl Divin Salvatore che, nella SlJa provvidenza
ineffabile, appariva a Don Bosco ancor .fanciullo, insieme
con la Vergine sua Madre, additan:do:gJi la,.m.issione che l'at-
tendeva.
Non ostante la pioggia cdntll1uà, in tutti i tre giorni
grande fu il concorso di .f~del:i, e numerose le Comunioni.
Anche le visite a Gesù Sa-cr-amentato furon continue; TorinG>
si mostrò anche allora la città del SS. Sacramento. I diseorisi

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
furono tenuti da Mons. Agostino Richelmy, Vescovo d'Ivrea,
che con gradita eloquenza e dottrina parlò ogni giorno della
Santissima Eucaristia, raddoppiando negli uditori l'amore
a Gesù Sacramentato e il desiderio di riceverlo più frequen-
temente nella Santa Comunione. Alle funzioni dell'ultimo
giorno prese parte anche l'Arcivescovo.
Il 19 si volle celebrata la fausta ricorrenza con una com-
memorazione civile, tenuta dall'avvocato Carlo Bianchetti:
<< Mezzo secolo, o signori, è trascorso da una memoranda e po-
vera giornata; mezzo secolo di Divina Provvidenza. E basta pro-
nunciare questo nome per andarne gloriosamente alteri, e per su-
bito concludere che furono cinquant'anni di cristiani e mirabili
trionfi; i trionfi dell'amore, della fede, dell'umiltà, dell'apostolato.
>> O buona Margherita, dovevi pur essere spettacolo a vederti
in quella brulla sera del 3 novembre 1846, quando, fra gli alberi de-
nudati, fra le prime brezze invernali e le nebbie della vicina Dora,
Tu, nelle tue misere lane contadinesche, erravi fra queste plaghe
in cerca d'asilo con quel tuo amor di figliuolo. Un figliuolo, di nome
Giovanni, già sacerdote, che fresco appena di crudele malattia, tre-
mebondo più per la madre sua, che per se stesso, sentiva tuttavia .
accendersi i lumi al solo pensiero de' suoi cari birichini dell'Ora-
torio. Ella, ·un canestro di biancheria; egli aveva un breviario; ma quel
canestro era per quella il simbolo della povertà, come quel breviario
era per lui la sintesi della filosofia cristiana. L'amore benedetto di
una madre venerata, associato alle gioie di un sacerdote umile e buono,
l'una e l'altro trepidanti in quel frangente, eppure si l'uno che l'altra,
così tranquilli, cosi rassegnati, cosi pieni di confidenza e di speranza
in Dio, è un quadretto a cui non si può pensare senza commozione;
quadretto che, anche dopo mezzo secolo, serba qu~ll'impronta di
freschezza e di santa semplicità, che vi sospinge a meditare sulle cose
straordinarie, e a chiedere se non può dirsi della Provvidenza: O
ignota ricchezza, o ben verace!
>> Quelle due sante creature ebbero stanza in questo recinto...,
e su queste zolle già imporporate del sangue dei martiri, posero una ..
radice si poderosa e resistente, che non vi è zappa o piccone che la
potrà svellere. Il granello cresciuto sotto la mano di Dio, è ormai di-
venuto il grande sicomoro, che distende le sue braccia dall'uno al-
l'altro polo, braccia nelle quali ha corso e scorre un sangue generoso,
come nelle menti direttive albergarono ed albergano le più ferree
volontà. La preghiera di una madre e l'attività potente del suo figliuolo
hanno bastato adunque a porre la base fondamentale di uno smisu-
rato edifizio, al quale veramente han posto mano _e cielo e terra, opera
di poema degnissima e di storia.

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XIII - Nuove meraviglie
741
>> Cosi è. La Provvidenza raggiunge spesso i suoi intenti mera-
vigliosi là dove l'occhio umano nulla sospetta, o sospetterebbe a ro-
vescio. E ciò perchè Deus ludit in orbe... Oh sentite: sono mille e mille
voci acclamanti; sono migliaia e migliaia di fanciulli benedicenti al
Signore; sono templi che fanno risplendere le loro cupole al sole e
campane che di giorno e di notte mandano al cielo i lor armoniosi
concerti; sono orchestre poderose; sono studi profondi; industrie ru-
morose, arti perfezionate; sono stuoli partenti di migliaia di vergini,
e martiri ardimentosi; sono figli e campioni della Chiesa votati al
sacrifizio; è tutto un popolo nuovo, che si muove, che s'agita, che
combatte, che percorre terre e mari, che sacrifica il sangue, la vita,
e passa di cimento in cimento, di trionfo in trionfo, al grido di: Viva
Gesù Crz'sto, e Viva Maria!
>> Tutto ciò onde viene? Dai figli del popolo. Oscura essa stessa
quell'anima eccelsa di Don Bosco si è trasfusa, rinnovata, moltipli-
cata, centuplicata, nell'istituzione sua, coll'operosità, col consiglio,
colla virtù, col sacrifizio; fu egli che gittò in mezzo alla gioventù,
di lui entusiàsmata, quella corrente di elettricità cristiana che non
sarà l'ultima fattrice della prossima aurora, della restaurazione so-
ciale del regno di Dio... Opera miracolosa in questi tempi, nei quali
il secolo beffardo respinge il miracolo; ma i miracoli della Provvi-
denza sono sempre all'ordine del giorno, e la Chiesa, divina amazone,
colla stella in fronte, registra sempre con gioia di cielo, come le bat-
taglie, cosi le marziali corone>>,
Gli evviva a Don Bosco e a Don Rua s'intrecciarono nu-
merosi dutante il trattenimento insieme con il grazie cor-
diale e le unanimi invocazioni d'ogni benedizione ai bene-
fattori dell'Opera Salesiana.
In fine disse brevi parole Don Rua. Ricordò con somma
commozione i primordi dell'Oratorio nel 1846, dei quali
era stato testimone, ed il suo meraviglioso sviluppo, prova
eloquente dell'assistenza divina; e pregava Mons. Correa
Nery, Vescovo dello Stato dello Spirito Santo nel Brasile,
ad invocare .sui presenti e sulle opere e su tutti i figli, amici
e benefattori di Don Bosco, la continuazione delle più elette
benedizioni del Cielo. ·
La data cinquantenaria ebbe1 un'altra bella celebrazione
a Chieri, dove Don Bosco, umile alunno di ginnasio e chie-
rico in seminario, aveva esercitato un meraviglioso aposto-
lato. Il 7 novembre, il S~o dì Dio impartiva la benedizione
rituale ed apriva al divin culto la bella chiesa dell'Oratorio

76.10 Page 760

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IV - Successore di Don Bosco. - .Primo periodo
delle Figlie di Maria Ausiliatrice, della quale l'Arcivescovo
Mons. Riccardi aveva da pochi mesi collocata la prima pietra.
La data cinquantenaria, celebrata in ogni casa, irradiò
la figura del Fondatore di nuova luce ed accrebbe il numero
degli ammiratori e sostenitori all'Opera sua.
A Bologna parve rinnovarsi il prodigio che, cinquant'anni
prima, s'era veduto a Valdocco. L'8 dicembre s'inaugurava
l'Oratorio Salesiano nella chiesa di S. Carlo. Il r4 dicembre
si radunava attorno il Card. Svampa il Comitato promotore,
e, tra le altre deliberazioni, si stabiliva che il giovane diret-
tore dell'Oratorio aperto a Bologna, Don Carlo Viglietti,
avrebbe comunicato alla cittadinanza il modo col quale aveva
iniziata l'opera, per destare la carità cittadina.
· E Don Viglietti tenne la conferenza nella monumental
chiesa dei PP. Domenicani, alla presenza del Card. Arci-
vescovo, di Mons. Zoccoli, e di un'imponente accolta di.
persone di tutte le classi sociali. L'umile figlio di Don Bosco
non disse altro << come umili davvero fossero stati i principii
dell'Opera Salesiana in Bologna, giacchè quivi giunti, i Sa-
lesiani non avrebbero avuto luogo ove ricoverare, se non erano
caritatevoli cooperatori che li alloggiassero in casa loro. Tro-
vata stabile dimora in S. Carlino, in quattro camere che una
nobile signora provvide di suppellettili, furono in preda al-
l'abbandono più completo. Là soli, non conoscendo nessuno,
non potendo lavorare, ebbero talora per pascolo le sole
lacrime. Ma poi giunse la Provvidenza sotto forma di cari-
tatevoli persone che incominciarono a mandalre cospicue of-
ferte, colle quali si potè far fronte ai primi ed urgenti biso-
gni... >>. Cosi rilevava l'Avvenire d'Italia.
I dati precisi li abbiamo in questa lettera di Don Viglietti,
inviata a Don Rua, il 20 dicembre:
<< Se è vero che dall'umiltà degli inizii di un'opera se ne può ar-
guire la prosperità avvenire, questa di Bologna la deve pur essere la
gran Casa, giacchè i suoi principii non potevano essere... direi, più
disperati.
.
>> Giunti a Bologna i ;suoi figli, senza casa e senza tetto, furono
ospiti di buoni e zelanti. Cooperatori. Dopo dieci giorni di ricerche,
finalmente si trovò ad appigionare un umile quartiere di 4 camere

77 Pages 761-770

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· Xlii - Nuove meraviglie
743
al terzo piano, in via Maglio, nella casa incorporata alla Chiesa dei
Ss. Carlo ed Ambrogio. Ma le camerette erano vuote. Una nobile
e generosa matrona bolognese, che è pei poveri figli di Don Bosco
una vera madre, pensò a provvederci di ogni cosa, e proprio nel dì
di S. Carlo pigliavamo possesso del nostro modesto quartiere.
>> Ma quassù, soli, non conoscendo quasi nessuno, a quasi tutti
ignoti,... con nessuna prospettiva di un prossimo lavoro, passavamo
i giorni, umiliati ed abbattuti. Qualche volta abbiamo anche pianto
ed io dovetti fare il viso brutto al mio povero frate Ginepro, che mi
spendeva in una sola settimana 5 lire per mantenere tre uomini.
.._ >> Un giorno, era circa mezzodì, mi comparve in camera il povero
Ginepro, tutto umiliato a chiedermi qualche soldo pel pranzo ... la pen-
tola bolliva, ma non c'era nulla da mettervi entro. Io frugo in tasca....
cerco di qua e di là... niente! Faccio uscire il confratello...: - Adesso
vengo -. gli dico - e rivolto al Signore esclamo: - Dacci oggi il
nostro pane quotidiano! - In quel mentre suona il campanello. Si ·
presenta un fanciullo, consegna una lettera e fugge ratto come un
delinquente. Apro la lettera, nella quale non c'era che un biglietto
così concepito: - Confitemini Domino, quoniam bonus, quoniam in
saeculum misericordia eius - e, unito a questo, un biglietto di 5 lire,
più che sufficiente alle prime necessità. Oh come è buono davvero
il Signore!
>> Un altro giorno mi giungono da Lanzo e da Torino contempo-
raneamente varie casse di libri, oggetti di cancelleria, abiti, ecc., e
una nota di ben 30 li're. Dove trovare 30 lire? Per me era un capitale.
- Abbiate pazienza! - dico a quegli uomini della ferrovia - tor-
nate un altro giorno, e vi pagherò.
>> - Ma noi - disse un d'essi - dobbiamo essere pagati subito:
non possiam mica aspettare.
>> - E come ho da fare? - replicai io; - dove ho da stampare
le trenta lire, se non le ho?
>> Allora uno di quelli, mosso a compassione: - Ma si, - disse
- povero prete, se non le ha, come ha da fare a darcele? pagherò
io, e passerò un altro giorno.
>> Mentre questi ancora parlavano, entra in casa una fant~ca che
mi consegna una lettera d'un nostro caro benefattore, n1;11la quale
si diceva: - Voleva procurarle qualche oggetto che le fo$;Je di prima
necessità, ma non sapendo qual scegliere, n1i tolgo d'imbarazzo ac-
cludendole queste 30 lire. - Le trenta lire volute, proprio quelle,
non un centesimo di più, non uilo di meno, che snocciolai subito
l'una sull'altra ai miei uomini.
. ..
>> Ma intanto noi continuavamo nell'inazione. Nell'inazione sa-
lesiana, perchè già del lavoro non' ID(:\\ nè mancava in confessioni e
predicazioni. Verso la fine deUo· sterso mese, ella, caro Padre, scri-
vendomi mi ricordava che iLella prossima festa dell'Immacolata Con-
cezione ricorreva l'anniversario della fondazione dell'Oratorio di To-
.'

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744
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
rino, dell'opera del nostro Padre indimenticabile. Mi esortava d'in-
cominciare bene la novena alla Madonna, e di veder modo d'iniziare
qualcosa pel giorno benedetto a Lei sacro. - Io mi vedeva precluse
innanzi tutte le vie, ma pure mi feci coraggio e dissi: - Maria SS.
le aprirà. - Infatti tante difficoltà, che parevano insormontabili, si
dileguarono d'un tratto come nebbia al sole... Il buon Don Codecà,
Rettore della Chiesa, m'offri l'opera sua; un bravo lavandaio in pos-
sesso d'un prato attiguo alla chiesa, mentre prima pareva restìo a
cederlo, me lo venne generosamente ad offrire, e Maria SS. pel di
dell'immacolato suo concepimento ci conduceva nell'Oratorio circa
300 fanciulli.
>> Ma il provvedere almeno dell'indispensabile un Oratorio fe-
stivo, non è cosa indifferente. I ragazzi non possono rimanersi in
cortile col becco in su a cercar le stelle... Ne occorreva un po' di gin-
nastica ed un teatrino. Lei sa del brutto abito contratto dai figli di
Don Bosco, dietro il suo esempio. Quello di far contratti e comperare
senza i denari. Mandai a chiamare l'ingegnere (un bravo ingegnere,
che fa il suo dovere in regola, perchè noi lo paghiamo con cambiali
che scadono solo in paradiso) e un impresario. A far le cose proprio
da galantuomo quest'ultimo non voleva meno di 500 lire. - Il Si-
gnore le manderà - diss'io - e sottoscrissi il contratto. Quei bravi
signori uscendo di casa nostra s'imbatterono in un altro signore, che
veniva da me. Questi mi consegna un plico, lo apro e dentro c'era
una bella cartella verde della Banca di Risparmio di Bologna, proprio
la cartella aspettata di 500 lire! Vede, caro Padre, se abbiam motivo
di ringraziare e lodare Iddio !
>> Intanto i Bolognesi si dànno attorno con uno zelo ammirabile
a prepararci i mezzi necessari per continuare questa primavera i la-
vori incominciati fuori di Porta Galliera. Son già a centinaia le do-
mande ch'io ho ricevute di ragazzi abbandonati o poveri che hanno
~isogno d'essere ra_ccolti dalle vie .e dalle ~iazze. ~ 'l\\Ila v~ra compas-
sione e uno strazio al cuore, vedere certi madn elle m1 conducono
piangendo i loro bambini, in questa cattiva stagione, mal coperti...
e mi pregano ch'io dia loro ricovero... Mi ci vuol tutto a far loro
comprendere che la casa non c'è ancora. Ma verrà, bella, grande per
più centinaia di fanciulli... e ci sarà la chiesa, una gran chiesa, lunga
60 metri, dedicata al Sacro Cuore di Gesù. Oh, caro Padre, quàr
larga messe ci presenta il Signore, se corrisponderemo alle sue mi-
sericordie!. .. >>.
Chi legge questa pagina ed ha visto la bella casa sale-
siana di Bologna e lo _splendido tempio del S. Cuore, che il
Card. Svampa volle che le sorgesse accanto, non può non
ammirare le vie della Provvidenza... I

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XIV - Tutto a tutti!...
745
XIV
TUTTO A TUTTI !...
189'1.
Carità grande. - Sempre al lavoro. - Unaguarigione. -Nuove esortazioni
ai Salesiani: si appella ai vantaggi dell'obbedienza, ed inculca di
aiutare gli ispettori, di praticare l'economia, e di promovere nµove
'I.locazioni. - <1 Formato alla scuola di Don Bosco>>, non ritiene vero
zelo quello di un religioso o di un sacerdote che, pur lavorando esem-
plarmente, non procura nuove vocazioni! - Comunica il compimento
del Processo dell'Ordinario per la Causa di Don Bosco. - A Bologna
. tiene conferenza ai Cooperatori, ed assiste alla posa della prima pietra
del nuovo Istituto. - Il Card. Svampa afferma che Don Rua ha diritto
d'esser riconosciuto qual uno dei primi bene/attori di Bologna. - Per
la diffusione della buona stampa. - Un'altra lettera di Leone XIII.
- lnaugurazi'One dell'Istituto di Milano. - Una Missione in fiamme. -
Morte dell'Arcivescovo Riccardi. - Di nuovo a Roma, nei giorni
in cui compiva sessant'anni. - << Ma tu sei un santo!>>. - Dtjfonde
un'eliotipia di S. Francesco del Reffo. - Degno successore di Don
Bosco! - Come risponde a chi gli chiede due righe di sua mano. -
Avvicinandosi il XXV delle Figlie di Maria Ausiliatrice, vorrebbe
ottenere dal Papa un documento che desse all'Istituto la sa.nzione
canonica di cui era ancor privo. - Disposizioni per le feste giubilari.
- Risposta del Santo Padre. - Nuove esortazioni al termine degli
esercizi: alle Figlie di Maria Ausiliatrice, agli aspiranti, ai nuovi
confratelli, ai confratelli, ai 1chierici, agli ordinandi, ai sacerdoti,
ai direttori. - Inculca che gli Esercizi rinnovt"no lo spirito ed assi'curino
la perseveranza. - È a Novara per la benedizione della cht"esa di"
Maria Ausiliatrice. - Visita le case di formazione della Francia.
- Ai nuovi missionari. - Ai confratelli dell'Oratorio al principio

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
dell'anno scolastico. - Va nelle Romagne; a Legnago; a Milano. -
Fallimento della Casa di Concepcion, e interessam,ento di Don Rua
per annullarlo. - Carità a favore dei perseguitati. - Morte di
Don Èeltrami.
Come son belle e come son vere le parole che si leggono
al capo terzo dell'Imitazione di Cristo: << GRANDE È DAVVERO
COLUI, CHE POSSIEDE CARITÀ GRANDE!>}. Sono il più bel com-
' mento di quelle di San Paolo: (< SE NON HO LA CARITÀ, SONO
NULLA!>>. E grande, per non dire insuperabile, era la carità
di Don Rua.
·
Il 7 gennaio 1897 egli giungeva a Nizza tra le Figlie
di Maria Ausiliatrice. Si legge nella cronaca dell'Istituto:
<< Arrivo del reverendissimo Superior Maggiore Don Rua.
Presiede la vestizione e ci lascia, per ricordi, i doni che i Re
Magi presentarono a Gesù Bambino: Oro, incenso e mirra.
>> L'8 si reca al noviziato per assistere alla Santa Profes-
sione di 20 novizie. Alla sera ripartiva per Torino, lasciandoci
tutte ammirate e consolate>>.
Nella cronaca del noviziato si legge anche, che, compiuta
la cerimonia della vestizione, prese la parola, e << nel sermone
che fece lasciò alcuni bellissimi pensieri, che disse aver letto
il giorno prima nel Breviario>>, e. nella Messa dell'Epifania:
<< Molti verranno tra i figli d'Israele, e ad essi si uni-
ranno le figlie, le quali parole si possono applicare ad un
sogno di Don Bosco.
>> Non tutti i figli d'Israele si potranno chiimare Israe-
liti. Sarà cosi nella nostra Congregazione?
>> 3° San Paolo dice: - Saranno veri figli d'Israele, e
quindi anche della Congregazione, i Figli della promessa.
>> A sera prima di partire lasciò la strenna del Capo d'anno __
compendiata in queste parole: - Gesù Sacramentato sia cen-
tro dei nostri pensieri, dei nostri affetti, delle nostre azioni>>.
E tornava a Torino a lavorare!
Sino alla fin di gennaio, si può dire, quando si trovava.
all'Oratorio, era assediato da tante persone che volevano per-
sonalmente consegnargli; le loro offerte, e doveva pure ogni
giorno passar molte ore solo per rispondere di sua mano a

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XIV - Tutto a tutti!...
747
quelli che glie l'avevano inviate per posta (perchè a coloro
che conosceva personalmente e a quanti altri gli inviavano
un'offerta graziosa, soleva mostrar così la. sua riconoscenza),
che il lavoro gli diventava tanto grave ed assillante, che
ogni altra tempra non avrebbe potuto resistere. E ciò, nono-
stante le condizioni sempre dolorose dei suoi occhi.
Ma il Signore era con lui, e continuava ad assisterlo· e
benedirlo in modo lampante.
Attesta Luisa Lanzerini: << Il giovane Giovanni Scardo
di Lonigo Veneto fu chiamato alle armi in Torino nel mese
di gennaio (1897). Il giorno 15 dello stesso mese, mentre
faceva gli esercizi cogli altri militari, gli cadde il fucile dalla
mano e svenne. Immediatamente lo portarono all'ospedale
militare, ed i medici, esaminatolo, constatarono inguaribile
la sua malattia, anzi gli diedero pochi giorni di vita, essendo
colpito da endocardite e reumatismo articolare; e gli fecero
amministrare i Ss. Sacramenti; ormai era in fin di vita.
I suoi genitori eran disperati, e mandarono a Torino una si-
gnora di loro conoscenza, certa Veronica Parisato, che si
portò subito al letto dell'infermo, e vedutolo in quello stato
disse~ Qui ci vuole un miracolo di Maria SS. Ausiliatrice!
Piena di fiducia in Colei ch'è l'Aiuto dei Cristiani, gli pose
al collo una medaglia, e. recatasi all'Oratorio di Don Bosco,
fece fare una novena e celebrare una Messa; indi pregò il
rev.mo sig. Don Rua di mandare la benedizione a quel po-
vero infermo. Oh prodigio I il giorno stesso, alla vista di
tutti i medici che l'avevano spedito e della suora assistente~
il giovane cominciò a migliorare, ed in pochi giorni si alzò
da letto perfettamente guarito >>.
.
Il 31 gennaio, IX anniversario della morte di Don Bosco~
fermo nel prqposito di veder fiorire lo spirito del Fondatore,
nella certezza di ottenere uno sviluppo sempre maggiore
all'Opera, tornava a. rivolgere ai Salesiani importanti racco-
mandazioni; e, perchè il nuovo anno tra&corresse << colmo
d'ogni bene e felicità>>, si augy,rava e pregava il Signore che
venissero accolte generosamente,. ricordando anzitutto i pre-
ziosi vantaggi dell'obbedienza.
<< Il nostro dolcissimo Padre Don Bosco, dopo aver con-

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748
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
densato in poco men di tre paginette quanto di meglio i mae-
stri della vita spirituale insegnano sull'ubbidienza, soggiunge:
Se voi eseguirete l'obbidienza nel modo suindicato, vi posso
accertare in no1ne di Dio che passerete in Congregazione una
vita tranquilla e felice.
>> Questa assicurazione del nostro buon Padre ha tale una
forza di persuasione sopra dell'animo mio, che per l'affetto
che io porto alla nostra Pia Società, a cui ho consacrato ogni
respiro della mia vita, ogni palpito del mio cuore, vorrei
augurarle dal Signore che a niun'altra Congregazione ella
sia seconda nella pratica della vera e perfetta obbidienza,
nell'abnegazione della propria volontà e del proprio giudi-
zio. Sarei sicuro in tal maniera che <lessa sarebbe sempre
fiorente ed animata davvero dallo spirito del suo venerato
Fondatore... >>.
E .queste erano le raccomandazioni:
<< Come a tutti è noto, non già per nostro merito, ma per
bontà e misericordia del Signore, l'umile nostra Società ogni
anno va prendendo più vaste proporzioni >>: di qui la neces-
sità di creare nuove ispettorie. I superiori << vorrebbero
venir sovente a visitarvi nelle rispettive case per assistervi,
consigliarvi, aiutarvi; più non potendo farlo per la 1noltiplicità
delle medesime, nominano degli ispettori a questo fine, che voi
abbiate più dappresso che sia possibile un padre a cui ricorrere
con tutta fiducia ogni volta che ne sentite il bisogno, il quale
venga sovente a visitarvi e vi aiuti a far,e quel progresso, che
Dio e la Congregazione aspettano da voi ... >>. 1
Ma << se gl'Ispettori hanno una carica della massima im-
portanza, se grande è l'autorità che esercitano sulle loro case,
sono pur gravissimi i pesi che debbono sostenere, special-
mente nei paesi· più lontani, ove àvvi minor facilità di ricor-:--·
rere al Capitolo Superiore. Ne deriva quindi qual legittima
conseguenza il dovere per tutti i confratelli, specialmente
pei direttori, non solo di. fare in modo che con gaudio essi
abbiano a _compiere l'ufficio loro e non sospirando, ma an..
cora di venir loro in aiuto nelle cose materiali... >>.
Per riuscirvi più facilmente e per l'obbligo assunto con la
vita religiosa, insisteva che si curasse la pratica dell'economia.

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XIV - Tutto a tutti!...
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<< Se non si cura l'economia, e troppo si concede al nostro
corpo nel trattamento, nel vestiario, nei viaggi, nelle comodità,
come mai aver fervore nelle pratiche di pietà? Come esser dispo-
sti a quei sacrifizi che sono inerenti alla vita salesiana? E im-
possibile ogni vero progresso nella perfezione, impossibile l'esser
veri figli di Don Bosco...
>> Debbo ancor aggiungere che l'economia ci è pure imposta
dall'intenzione con cui i nostri benefattori vengono in aiuto alle
opere nostre. La loro carità verrebbe meno a nostro riguardo
qualora essi s'avvedessero che noi non facciamo retto uso delle
loro limosine.
>> Se i limiti d'una lettera non mel vietassero, potrei nar-
rarvi come bene spesso le offerte che ci vengono da vari nostri
benefattori, sono il frutto di vere privazioni. Questo pensiero,
che io non posso richiamare alla mente senza sentirmi commosso,
ci guidi in ogni circostanza della vita e ci ispiri ovunque una
discreta parsimonia nel mobilio, nel vitto, nel vestito, ne' viaggi
e simili.
>> Forse con quella moneta che voi economizzate, ci verrà
fatto di fornir il pane ad un povero giovane di più, che sarà
accolto nelle nostre case di beneficenza; facendo il sacrificio
di qualche cosa non necessaria contribuirete a dar alla Chiesa ·
un ministro di più, alle nostre Missioni un buon operaio, un sal-
vatore a tante anime in pericolo di perdersi... >>.
E ricordava di non trascurare gli obblighi contratti colla
casa madre, oppressa dai debiti, specialmente per le prov-
viste inviate alle altre case. ·
·
Dichiarava; anche, che preposto al governo della Pia So-
cietà avrebbe mancato al dovere, se non avesse grandemente
a cuore lo sviluppo ed il progresso della medesima: << Questo
è il motivo che ognora mi sprona a rivolgere tutti i miei pensieri
e le mie sollecitudini alla cura delle vocazioni... E ben con-
solante per me il constatare che molti buoni confratelli
e zelanti direttori si mostrapo ognor disposti a secondare i
miei sforzi per raggiungere questo scopo. Il Signore ha be-
nedetto le loro fatiche, ha dato incremento alle pianticelle
da loro coltivate, sicchè poterono inviare un numero consi-
derevole di ascritti ai nostri noviziati. Ma non m'è dato di

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
·affermare la medesima cosa di alcune nostre case, fortuna-
tamente ben poco numerose, le quali nell'anno testè spirato,
non diedero frutto alcuno per la Congregazione. Dio voglia
che quei confratelli si facciano premura di riparare tale de-
ficienza coltivando con maggior zelo le vocazioni in avvenire.
Voi non farete le meraviglie, se io vi confesso, che, formato alla
scuola di Don Bosco, non so chiamare vero zelo quello di un
religiosO' o d'un sacerdote, il quale si tenesse pago d'istruire
ed educare i giovani del suo istituto o della sua scuola, e non
cercasse d'avviare verso il Santuario quelli in cui scorgonsi
segni di vocazione e che sogliono essere i migliori->>.
Ed insisteva di promovere vocazioni anche tra i coa-
diutori.
·
<< Pel carattere... che è proprio della nostra Pia· Società,
non solo è riserbata abbondantissima messe per gli ecclesia-
stici, ma i nostri carissimi confratelli coadiutori son essi pure
chiamati ad esercitare un vero apostolato in favore della
gioventù in tutte le nostre case e specialmente poi nelle nostre
scuole professionali; perciò fa d'uopo siano coltivate le voca-
zioni religiose anche frammezzo i nostri giovani artigiani e
coadiutori. ..
>> Nell'insistere perchè sieno coltivate le vocazioni, nulla io.
propongo di nuovo, nulla domando di straordinario; vi prego
solamente d'imitare gli esempi di Don Bosco e d'osservare
quelle leggi che noi stessi, nel desiderio di maggior bene, ci siamo
imposte nei nostri Capitoli Generali... >>. _E << se è questo un
dovere che incombe ai direttori, tutti i Salesiaµi, sacerdoti,
chierici e coadiutori, possono ancor essi suscitare fra i loro
allievi, conservare, e consolidare delle vocazioni alla Pia Società
Salesiana, coi loro buoni consigli ed ancor più col loro buon
esempio>>.
Terminava colla lieta notizia che s'era ultimato nella Curia
Arcivescovile di Torino << il Processo Informativo intorno
alla vita e virtù del nostro buon Padre Don Bosco. Preghiamo
con maggior fervore affinchè la sua Causa possa continuare
a procedere con alacrità per le varie fasi, per cui deve ancora
passare. Tengo per certo ,_che se saremo fedeli nella pratica del-
1'obbidienza, quale ci venne inculcata da Don Bosco, nell'os--

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XIV - Tutto a tutti!...
751
servanza delle nostre Regole e Deliberàzioni, e se inoltre uni-
remo una preghiera umile, fervorosa e piena di confidenza in-
terponendo l'i"ntercessione di Maria SS. Ausz1z"atrice, non sarà
troppo lontano il giorno in cui... saranno soddisfatti i vivi nostri
desideri di vedere il nostro buon Padre dichiarato VENERABILE>>.
La sera del 20 febbraio giungeva a Bologna per assistere
alla posa della prima pietra del nuovo Istituto salesiano.
Accolto alla stazione dai membri del Comitato promotore
e da molti altri distintissimi personaggi del clero e del lai-
cato, venne accompagnato all'Arcivescovado, dove il Card.
Svampa lo volle ospite.
L'indomani tenne conferenza nella parrocchia della Tri-
nità, alla presenza del Cardinale e di Mons. Zoccoli e Mon-
signor Bonaiuti. Era domenica, e, prendendo lo spunto dal
Vangelo,·<< la parabola del Seminatore>>, diceva che il •mi-
glior terreno, capace di produrre frutti buoni ed abbondanti,
era il cuore dei giovani, il cuore dei fanciulli, perchè si lascia
coltivare come si vuole; e, se è coltivato bene, produce frutti
abbondanti di bontà e di virtù, mentre, se è coltivato male,
non dà che triboli e spine. << Io, quindi, o cari Bolognesi, debbo
indirizzare a voi i miei complimenti ed in pari tempo i miei
ringraziamenti, poichè vedo che a Bologna si sa stimare la
gioventù e si vuol gettare in questo terreno fertile il buon
seme. Non sono ancora trascorsi due anni, dacchè la gentile
Bologna diede ospitalità ai Salesiani in occasione del I Con-
gresso dei Cooperatori. In quella circostanza rimasi alta-
mente commosso nel vedere le simpatie di cui eravamo og-
getto, le premure spese per organizzare con tanta sapienza,
sagacia e previdenza quel Congresso, che riuscì un vero
trionfo... In quella circostanza, commosso da tanta bontà, io
presi l'impegno di venir presto a Bologna, per realizzare qual-
che cosa a beneficio di questa gioventù, presi l'impegno di
mandar presto i miei fratelli.
>> Ora sono passati due anni e già si è aperto un Oratorio
festivo, ove si raccolgono i fanciulli in numero grande. L'ho
visitato stamane, e ne sono rimasto consolato, e ne ho rin-
graziato Iddio.
>> Domani, poi, avrà luogo la posa della prima pietra del

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
nuovo Istituto, e questo non sarà che il germe che dovrà
svilupparsi in seguito e fruttificare grandemente. La col-
letta che si farà alla fine di questa conferenza andrà tutta
devoluta a quest'opera; ed io confido che la vostra generosità
darà animo ai promotori a procedere in fretta alla novella
costruzione, in guisa da poter installarvi quanto prima una
bella e numerosa schiera di giovinetti>>.
Poi, rilevando come nei tempi antichi l'uffizio dell'educa-
zione della gioventù era reputato gravoso, e quasi una dan-
nazione, mentre nella Chiesa Cattolica i grandi Santi furon
tutti grandi educatori della gioventù, rievocava S. Girolamo
Emiliani, S. Filippo Neri, S. Giuseppe Calasanzio, il Beato
La Salle, e Don Bosco, suscitato egli pure da Dio a cosi
grande apostolato. E passava a narrare alcuni tratti della
vita del grande Maestro, descriveva il sogno meraviglioso
che ebbe da fanciullo e che comprese solo più tardi; illu-
strava il sistema educativo con episodi interessanti, disse che
il segreto di Lui educatore << era l'educazione del cuore,
congiunta al rinvigorimento delle forze del corpo mediante i
giuochi ginnastici>>; e concluse constatando come l'Opera Sa-
lesiana continua a prosperare prodigiosamente, in guisa che
tutti debbon convenire che è voluta da Dio, il quale a chi
la sostiene largisce i suoi doni per mezzo di Maria Ausilia-
trice.
Il 22 ebbe luogo la cerimonia in una vasta area fuori
Porta Galliera, e riusci un avvenimento; tanta fu l'affluenza
di popolo e di magistrati e nobili persone, dhe ammiravano
· il bel disegno dell'erigenda istituto e dell'annessa chiesa, in
stile romanico bizantino, preparato dall'arch. Collamarini.
Il" Card. Svampa, vestiti gli abiti pontificali, volle prima
illustrare l'atto che stava per compiere. Disse che il fonda-
mento morale dell'Istituto salesiano di Bologna era stato
posto nell'aprile del 1895, al Congresso Internazionale dei
Cooperatori, e che avendo i Salesiani già iniziata l'opera loro
a San Carlino a vantaggio d'oltre seicento fanciulli, bisognava
pensare al suo sviluppo. Ed ebbe splendidi rilievi:
<< L'edifizio, che noi vogliam qui costruito, è simbolo di
ristorazione morale della società, che deve esser rifatta dai

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XIV - Tutto a tutti!...
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suoi fondamenti, ossia nell'età giovanile, e deve tornare
onesta e virtuosa, basandosi sulla pietra fondamentale di
ogni moralità e giustizia, che è Gesù Cristo.
>> Finchè Gesù Cristo non rientri nelle officine, nelle scuole,
nelle istituzioni, nei costumi, negli animi, insomma in tutte le
fibre sociali, è follia sperare onestà di vita, fermezza di carat-
tere, abnegazione, carità, eroismo, osservanza dei doveri re-
ligiosi, domestici, sociali'. Don Bosco ben comprese questa verità
e, senza pompe di teorie astratte, mosso solo dalla carità e dallo
· spirito di Gesù Cristo, in questa carità e in questo spirito trovò
il segreto di formare giovani alla virtù, e fu il primo educatore
non solamente d'Italia, ma di tutto il mondo civile. E i figli di
lui, che raccolsero la preziosa eredità de' suoi esempi, del suo
metodo educativo e delle sue dottrine, nell'erigendo Istituto Bo-
lognese cureranno con zelo e con amore la saggia educazione
dei figli del nostro popolo e prepareranno a Bologna una gene-
razione migliore.
>> Forse alcuno domanderà se, prima di gittare la pietra
fondamentale, noi ci siamo assisi in consiglio, ed abbiamo
verificato se siano in pronto i mezzi necessari per la non fa-
cile impresa. A chi ne rivolgesse tale domanda,· francamente
rispondiamo che noi, invece di assiderci a consiglio, ci siamo
inginocchiati dinanzi a Dio: Lo abbiamo pregato con tutta
l'umiltà del nostro cuore: abbiam confidato nella sua Prov-
videnza, in quella Provvidenza che è tanto più larga, quanto
più urge il bisogno e quanto è più fiduciosa la speranza ,che
in. Lei si ripone. A noi, dopo aver pregato, parve certo che
Iddio fosse con noi, e che non ci avrebbe abbandonato a metà
dell'opera. Con questa fede ci accingemmo coraggiosamente
all'impresa ... >>.
Firmato l'atto ed appos~e le firme, il Cardinale lo racchiuse,
con medaglie di bronzo e d'argento di Pio IX e di Leone XIII
e varie monete d'argento d'Italia e di altre nazioni e degli
antichi Stati Pontifici, in una cassettina di metallo, che, si-
gillata ed impiombata, fU deposta nell'incavo della pietra; e,
questa, calata a livello delle .fondamenta, fu pur messa a
posto dall'Eminentissimo.
Nel pomeriggio il Comitato adunò il fiore delle dame bo-
48 - Vita del Servo di Dio Michele Rua. Vol. I.

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
lognesi per formar il Comitato femminile per !'erigendo Isti-·
tuto; ed apertasi l'adunanza con una breve preghiera, per
il primo prese la parola Don Rua. Dopo aver accennato alla
parte importantissima che ebbe la donna in ogni impresa,
anche nelle opere di Don Bosco, dopo aver ringraziate le
signore bolognesi per quanto avevano fatto per Don Bosco
quando era in vita, e, recentemente, per il I Congresso
Salesiano, espresse il bisogno che si sentiva dell'opera loro
per condurre presto a buon punto l'iniziato Istituto.
Mons. Carpanelli pregò le dame presenti, per amore di
Gesù, per amore di Don Bosco, per amore della povera gioventù
bolognese, ad accettare gli uffici che verrebbero loro commessi,
in modo che Don Rua potesse partir tranquillo e dire a tutto
il mondo da quanto spirito di cristiana carità abbia visto
animate le signore bolognesi. Si assegnarono le cariche, e
la marchesa Zambeccari accettava la presidenza; e il Cardi-
nale Svampa, contento, affidava loro lo studio e il modo di
raccogliere la somma preventivata per l'erezione dell'istituto ed
esprimeva i sensi della più profonda riconoscenza a Don Rua:
- Don Rua ha acquistato il diritto di essere riconosciuto
uno dei principali benefattori di Bologna, col mandare qui i
suoi figli e col prendere tanta cura dell'istituzione salesiana tra
di noi. In questo son sicuro d'interpretare l'animo della diocesi
intera e di Bologna...
E il Servo di Dio, commosso, dichiarava che ben più
profonda riconoscenza ed ammirazione aveva e doveva aver
egli per quei Cooperatori.
,
Nel settembre dell'anno precedente (1896) si era svolta
a Valsalice << un'adunanza tipografico-libraria salesiana, la
quale, per la copia e qualità degli argomenti che vi si trat-
tarono e per il numeroso intervento di superiori e di nostri
capi-tipografi e capi-librai, rivesti un carattere di non lieve
importanza >>. E siccome, dagli studi e dalle discussioni che
vi si tennero, erano risu~tate << opportunissime deliberazioni
e raccomandazioni >>, il Servo di Dio, in data I O febbraio I 897,
le aveva comunicate alle tipografie e librerie salesiane perchè
le ponessero in pratica, e ne inviava copia a tutte le case,
non parendogli inutile per il nostro movimento tipografico-

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XIV - Tutto a tutti!...
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librario tale comunicazione. << Certamente una delle opere
che stavano più a cuore al nostro venerando Don Bosco, era la
buona stampa. Ogni salesiano, quindi, ne dovrebbe essere sem-
pre caldo sostenitore, ed anzi zelante apostolo. Si è percio che
io veggo con piacere lo sviluppo che, coll'aiuto di Dio, non pochi
dei nostri soci dànno a questo ubertoso campo.
>> Quanti, adunque, in modo.. speciale debbono o possono
occuparsi direttamente di questo ramo di azione, s'investano
dello spirito intraprendente e dell'operosità di cui ardeva Don
Bosco in un'opera cotanto salesiana, e vi attendano con inces-
sante studio e lavoro.
>> Grazie a Dio, tanto in Italia quanto all'Estero, il nostro
lavoro tipografico-librario è consolante assai. Ma deve cre-
scere e moltiplicarsi ancor più largamente, e questo è ap-
punto il frutto che ora io m'attendo, e che domando con in-
sistenza per amore e ad esempio di Don Bosco>>.
E faceva tre raccomandazioni:
<< Si parli sempre con favore delle nostre edizioni.
>> Se vi sono osservazioni da fare in proposito, si comuni-
chino con prontezza ai superiori, e particolarmente al Con-
sigliere Scolastico della nostra Pia Società.
>> Adoperiamoci tutti con zelo, non solo per la diffusione
in generale delle nostre edizioni, ma specialmente delle nostre
pubblicazioni periodiche, quali le Letture Cattoliche, le Let-
ture Drammatiche, le Letture Amene ed Educative. Si è in
proposito già osservato più volte che basterebbero anche i
soli nostri allievi a mantenere sempre molto alto il numero
degli associati a tali pubblicazioni. Dando, invece, uno sguardo
al numero degli associati delle nostre case, per es. anche
alle sole Letture Cattoliche, ne veggo più d'una che non
offre l'appoggio che pur potrebbe dare>>.
Quanto apparteneva al campo d'apostolato preferito da
Don Bosco, era sempre in cima dei pensieri del Servo di
Dio, e cotesta sollecitudine gli procacciava di quei giorni un
augusto conforto. Aveva fatto umiliare al Santo Padre vari
libri pubblicati dai Salesiani e delle scuole tipografiche della
Pia Società; e Leone XIII, direttamente, glie ne inviava i
rallegramenti ed una particolare Benedizione Apostolica.

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Diletto Figlio, salute ed Apostolica Benedizione. - Ca-
rissùno Ci è tornato il dono dei libri, che Ci hai inviati a nome
di tutta la Società cui presiedi'. In cio abbiam ravvisato un pegno
di riverenza e di affetto, ed ammirato lo zelo, col quale tu e
i tuoi confratelli vi studiate per mezzo della stampa di prov-
vedere all'integrità della giovinezza, in quanto riguarda la
fede ed i costumi. Mentre vi ringrazz'amo dei volumi offerti,
vi diamo anche la meritata lode per così splendida sollecitu-
dine. E perchè lddio, nella sua bontà, si degni favorire le vostre
intraprese, affettuosissimamente, anche in segno della nostra
particolare benevolenza, v'impartiamo l'Apostolica Benedizione.
Dato a Roma, presso S. Pietro, il 15 marzo dell'anno 1897, XX
del Nostro Pontificato.
LEONE XIII (I).
Altra grande consolazione gli era riservata di quei giorni.
A Milano, grazie all'ammirabile attività di Don Pasquale
Morganti, il Comitato e il Sottocomitato Salesiano avevano,
in un anno e mezzo, innalzato un'ala del maestoso Istituto
per poterlo inaugurare nelle Feste Centenarie di S. Ambrogio
ed accogliervi subito duecento giovanetti. Il ciclo più so-
lenne delle Feste Centenarie ebbe luogo dal 14 al 17 maggio,
e l'inaugurazione dell'Istituto Salesiano, che si volle intito-
lato a S. Ambrogio, si compi il 15.
. Il Card. Ferrari lo benedisse e celebrò la prima' Messa
nella Cappella, rivolgendo parole di congratulazione e d'in-
coraggiamento ai membri del Comitato, accorsi quasi al
completo e a molte altre persone; e dava a1tutti l'arrivederci
nel pomeriggio. In pari tempo benedisse il vessillo del Co-
(1) Dilecte Fili, salutem et Apostolicam Benedictionem. - Pergratum habuimus
librorum munus, quod Nobis universae, cui praees, Societatis nomine obtulisti. In quo
cum officium observantiae ac dilectionis agnovimus, tum studium pervidimtts, qiiii""'tu
sodalesque tui, typographicae artis subsidio, adulescenti's aetati's incolumitati, in iis quae
ad fidem moresque pertinent, diligenter consulere desideratis. Dum gratias vobis de obla-
tis voluminibus agimus, meritam quoque de egregia volantate laudem impertimur. Ut
vestris autem coeptis continenti ·Deus benignitate faveat, Apostolicam Benedictionem,
Nostrae etiam dilectionis testem, amantissime in Domino elargimur. - Datum Romae,
apud S. Peti-um, die XV Martii, anno M.DGGG.XGVII, Pontificatus Nostri anno
vigesimo. ~ Lllo PP. XIII~

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XIV - Tutto a tutti!...
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mitato, dono della contessa Leopolda Giulini Del Carretto,
fungendo da madrina alla cerimonia S. A. la Principessa
Gertrude Gonzaga Del Carretto.
· Alle 16 si festeggiò l'inaugurazione con un'adunata so-
lenne, alla quale, insieme con il Sindaco e quasi tutte le Au-
torità Cittadine, intervennero dodici Arcivescovi e Vescovi
e tre Eminentissimi Principi di S. Chiesa, il Card. Ferrari,
Arcivescovo di Milano, il Card. Svampa, Arcivescovo di
Bologna, e il Card. Sarto, Patriarca di Venezia.
Dopo Don Morganti e il direttore Don Saluzzo, sorse
a parlare Don Rua; e la sua parola << senza frondi, esatta,
corretta e condensata, scende al cuore. Egli, ammirata la
bontà dei Milanesi verso i Salesiani, promette che questi
ne li ricambieranno .colle preghiere é collo zelo nel curarne
la gioventù, e termina pregando che si continui a soccorrere
quest'opera tanto bisognosa>>.
S'alza l'Eminentissimo Svampa, e: << Era un dovere dei
Salesiani e dei Milanesi - dice - la fondazione del nuovo
Istituto. I Salesiani hanno. un grande mandato: migliorare
la gioventù in Italia e fuori; non includere in quest'opera
Milano, la capitale morale, la città dell'industria e del com-
mercio, bisognosa di chi infonda lo spirito cristiano agli
operai, sarebbe una colpa>>. Rammenta che l'Ero.mo Cardi-
nal Ferrari espresse nel Congresso Salesiano di Bologna il
voto di vedere più sviluppata nella sua Milano l'Opera Sa-
lesiana; e con felice pensiero, eccitando l'ilarità di tutta l'adu-
nanza, ricorda il fatto di Pietro e Giovanni, che vanno al
sepolcro per vedere Gesù, e nel secondo, che pur correva,
ma che entrò dopo Pietro nel sepolcro, raffigurò se stesso
che, pur precorrendo, si vede avanzato dal Cardinal di Mi-
lano, che inaugura oggi la Casa Salesiana, mentre a Bologna
si è ancora alle fondamenta ...
Il Card. Ferrari rammenta egli pure il voto espresso al
Congresso di Bologna, e confessa che era ben lontano dal-
l'immaginarsi che cosi presto ne avrebbe veduta la realiz-
zazione; ed attribuisce tutto a Dio ed .ai cuori generosi che
hartno assecondato l'invito del Signore. ·
Il giorno dopo, domenica, celebrò nella nuova Cappella

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IV - Sucçessore di Don Bosco. - Primo periodo
l'Em.mo Svampa, ed il lunedi, in suffragio dei Cooperatori e
Benefattori defunti, Don Rua, il quale poi s'intrattenne in
familiare conferenza con i membri del Comitato; e nel pome-
riggio, insieme con Don Rocca, Don Saluzzo e Don Mor-
ganti, si recava a pranzo in casa delle LL. AA. i Principi
Emanuele e Gertrude Gonzaga, edificando tutti con la sua
santa amabilità.
·
Anche il 1897 fu per il Servo di Dio un continuo succe-
dersi di consolazioni e di dolori.
Il 12 dicembre del 1896 un formidabile incendio, ·coa-
diuvato da un vento fortissimo, che non manca mai in quelle
parti, in meno di mezz'ora riduceva in cenere la chiesa della
Missione di N. S. della Candelara nell'Isola Dawson e le
vaste case annesse dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice, producendo un danno d'oltre cento sessanta mila lire!
Con le poche lastre di zinco, che non vennero distrutte
dall'incendio, s'improvvisarono in quella zona rigidissima due
misere capanne, chè, dei 165 indiì che abitavano nella Mis-
sione, neppur uno volle allontanarsi... La notizia giunse a
Don Rua nei primi mesi del 1897, raddoppiando nel suo
cuore i palpiti della più accesa carità e lo slancio abituale
per la pratica della povertà religiosa.
La mattina del 20 maggio, quasi repentinamente, passava
all'eternità l'Arcivescovo di Torino, Mons. Davide dei Conti
Riccardi. Fu un gran lutto per l'Archidiocesi; ed anche il
cuore del Servo di Dio ne fu profondamente addolorato.
L'amava tanto, e n'era tanto riamato! e due giorni dopo,
antivigilia della festa di Maria Ausiliatrice, ten~ndo la confe-
renza ai Cooperatori, per circa un'ora con accento commosso
tessè l'elogio del Pastore defunto, rievocandone con molti-
episodi l'alta benevolenza per le Opere di Don Bosco.
Anche nella corrispondenza di quei giorni si hanno tracce
della profonda impressione che ebbe da una tal perdita. In
una lettera al missionario Don Giuseppe Gamba scrive :
<< 20 maggio '97. - Avendo tardato a chiudere questa lettera,
debbo parteciparti con1_dolore la morte del nostro veneratis-
simo Arcivescovo di Torino, Mons. Davide dei Conti· Ric-
cardi, d'anni 64, nostro amico e grande promotore della Causa

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XIV - Tutto atutti!...
759
di Beatificazione e Canonizzazione del nostro caro Padre
Don Bosco. Preghiamo per l'anima sua, benchè già la cre-
diamo a godere il premio delle sue fatiche e delle sue virtù.
Un mal di costa violento lo tolse di vita nel breve spazio di
una settimana>>. E il giorno dopo, scrivendo a Mons. Costa-
magna, gli diceva: << Prega pel tuo Arcivescovo consacrante,
deceduto ieri tra il compianto universale>>.
Sul principio di giugno, non sappiamo per qual motivo,
certo per qualche affare importante, fece una breve gita a
Roma, quasi nascostamente, accolto, come sempre, con fi-
liale esultanza al S. Cuore. Di quei giorni - il 9 - avrebbe
compiuto il 60° anno di età, e ricordando affettuosamente
quella data, gli alunni della scuola di canto eseguirono un
pezzo di musica; ed altri recitarono un dialogo, composto
da Don Emanuele Manassero per sollecitare l'apertura di
altri Oratori festivi in rioni popolari ; ed il Procuratore
generale Don Cagliero sorse a perorare la domanda. Il Servo
di Dio rispose che anche altrove gli era stato rivolto lo stesso
invito; alcuni ragazzi, declamando un dialoghetto, avevan
perorato la causa dell'apertura di un altro Oratorio, e questo,
in men d'un anno si era aperto. Don Cagliero replicò perchè
il venerato Superiore :fissasse anche per Roma la data dell'a-
pertura di un secondo Oratorio; e Don Rua gentilmente si
schermi dal fissarne il tempo.
Il pensiero era stato suggerito dallo zelo del Servo di ·Dio.
Il 16 gennaio, raccomandando a Don Cagliero una signora
torinese che andava a Roma, gli diceva: E << un'ottima to-
rinese, che è molto zelante delle opere tendenti alla gloria
di Dio ed al bene delle anime, specie della gioventù. Ella
desidera vivamente che si possa aprire altro Oratorio maschile
in qualche quartiere più bisognoso di cotesta città. Per mezzo
mio si raccomanda a volerla aiutare nell'impresa, partico-
larmente nell'esigenza di aiuto pecuniario per sostenere tale
Oratorio. Quanto a me, voi sapete quanto desidero tali opere,
e però sono contento che vi accingiate ad aiutarla quanto potete,
limitando la vostra domanda al puro necessario per le spese
occorrenti, astrazione fatta dal mantenimento del personale,
se il sito a scegliersi permetta di venire al vostro Ospizio

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
per la refezione e il riposo. Spero che il Cuor di Gesù, che
ama tanto la gioventù, appianerà tutte le difficoltà che si po-
tessero incontrare. Il nostro buon Padre sorriderà dal cielo, se
il santo progetto potrà effettuarsi>>.
Nonostante il poco tempo che restò a Roma, si recò a
visitare anche le Figlie di Maria Ausiliatrice. << Ricordo -
scrive Suor Beatrice Boggero - la visita del veneratissimo
Don Rua alla casa di Roma, in via Marghera, nell'anno
1897. A riceverlo conducemmo anche i bambini dell'asilo,
perchè potessero avere una sua benedizione. Uno di questi,
d'intelligenza svegliata, chiamato Federico Granata, fissatolo
ben bene in volto esclamò: - Ma tu sei un santo! - Sorrise
il caro Padre, e lo benedisse. Questo bambino conservò
sempre nel suo cuore un grand'amore al venerato Superiore.
Ebbe lui per padrino nella Cresima; e cresciuto negli anni,
continuò a ricordarsi di si buon Padre, e tenne seco lui cor-
rispondenza: e, anche militare, s'incoraggiava ai sacrifizi,
pensando che per lui avrebbe pregato il sig. Don Rua. Colto
da malattia, fu trasportato all'Ospedale di Lodi. 11 Cap-
pellano che lo assistette, disse che mori da santo; e che negli
ultimi momenti ricordava con piacere che egli era stato edu-
cato dalle Suore di Don Bosco, e che aveva avuto per padrino
Don Rual >>.
Tornato a Torino, nel desiderio di tener vivo nell'animo
di tutti il ricordo di Don Bosco e delle Opere sue, bisognose
quanto mai della carità dei Cooperatori, inviava a molti un
piccolo omaggio per la festa del 24 giugno, L'anno prima
s'era inaugurato nel Santuario di Maria Ausiliatrice un quadro
di San Francesco di Sales, dipinto dal Reffo, ed essendo
stato riprodotto in eliotipia, ne inviava un esemplare ai prin- -
cipali benefattori scrivendo:
<< Da molto tempo si desiderava un'effigie di S. Francesco di Sales
che fosse improntata da quella dolcezza ed amabilità caratteristica
del Santo, per la quale il nostro venerato Padre Don Bosco volle
sceglierlo a Protettore dell'umile nostra Società, e ce lo propose a
modello. Tale potè aversi mercè l'opera dell'egregio pittore torinese
sig. Enrico Reffo, che da valente artista, quale egli è, animato da sen-
timenti di fede ~·· pietà, seppe darci una figura sublimemente ispirata

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XIV - Tutto a tutti!...
e di una esecuzione inappuntabile. Il Santo è figurato nell'atto di
comporre il suo meraviglioso Teotimo, ossia Trattato del!'amor di
Dio; il sembiante estatico, fisso ·nel Crocifisso, non potrebbe meglio
rivelare l'amoroso suo trasporto pel Signore. Questo quadro (che si
vede nel Santuario di Maria Ausiliatrice, nella cappella a sinistra
dedicata al Santo) noi lo volemmo riprodotto fedelmente in un for-
mato acconcio ad ornare qualunque sala o gabinetto, sicuri di far
cosa graditissima ai nostri cari Benefattori e Cooperatori.
>> Tale è appunto il presente che prègiomi inviare a V. S. Bene-
merita, come dono dello stesso amatissimo Padre, di ven. memoria, nel-
l'occasione del suo Onomastico, pregandola volerlo gradire come pegno
della sua e nostra viva riconoscenza per la caritatevole cooperazione
che Ella presta alle Opere di lui, mentre, augurandole dal glorioso
Santo il valevole suo patrocinio, godo raffermarmi ecc.>>. .
Cercava sempre di nascondersi per far meglio apparire
nella sua grandezza sovrana la figura di Don Bosco; ma quelli
che lo conoscevano ·da vicino non dubitavano. di ripetere ·
che in lui continuava a vivere il Padre. Alla << XXVIII di-
mostrazione filiale degli antichi allievi dell'Oratorio Sale-
siano alla memoria del venerato Padre Don Bosco ed al suo
continuatore Don Michele Rua >>, pronunziava il discorso, un
parroco, Don Giovanni Giuseppe Perino, che non esitava
ripetere:
<< Alla morte di Don Bosco, che il Signore vedendo già pieno di
meriti e maturo per la corona, trasportò in cielo, si operava un pro- .
<ligio inespl.icabile per chi non sa ammirare le opere di Dio. Preve-
dendo prossimo il fine della sua terrestre carriera, come il profeta
Elia, Don Bosco scelse UJ;l Eliseo, e gli trasmise la sua eredità col
mantello simbolico dell'autorità dirigente, e coll'ottenergli uno spi-
rito doppio del suo. Il novello Eliseo è Don Rua Michele, che noi
amavamo come nostro fratello maggt'ore e più degno, ed ora siamo fe-
lici ed orgogliosi di venerare ed ubbidire come nostro Maggior Rettore
e secondo Padre. Don Bosco lo attrasse a sè :fin dai primi tempi del-
l'Oratorio, ed egli entrò giovanissimo a far parte della sua famiglia,
che più non seppe abbandonare. Come un Apostolo egli può dire:
- Io fui col Maestro, dal gz'orno in1cui comincio a manifestarsi al Bat-
. tesimo di contraddizione, fino a quello in cui ce lo tolse il Signore, e sono
e testimonio delle sue opere.
>> Non detrarre alla gloria di Don Bosco il dire che Don Rua ha
sortito uno spirito doppio del suo. Questo ridonda anzi tutto a gloria
del Maestro, che lo scelse e lo formo cori un'educazione di quarant'anni,
e coll'attivo tirocinz'o degli ultimi tempi, quando Don Bosco lo aveva .

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
fatto suo Genera! Vicario, gli affidava tutto il peso dell'Istituzione, ed
anche nei casi più delicati" gli rispondeva, se domandava consiglio, col-
l'AGGIÙSTATI TU; e Don Rua si mostrava degnissimo dell'alta fiducia.
E poi Don Bosco, prevedendo le difficoltà di continuare, rassodare
e compiere l'Opera, gli ottenne egli stesso, colle preghiere valide,
come tutti sanno, la grazia dello stato; Questa grazia, insieme coll'espe-
rienza, fatta sotto una tal guida ed ispirazione, è per me il doppio
spirito che Don Rua ha sortito>> (r).
A cotesti annuali omaggi prendevan parte anche i lontani
con affettuosissime lettere. Un'americana, Figlia di Maria
Ausiliatrice, << la più povera figlia dell'ultimo umile angolo di
Buenos Aires>>, gli manifestava l'unico desiderio che sentiva
in cuore in quell'istante,<< vederlo personalmente>>, e la diceva
<< una grazia cosi grande>>, che se le fosse concessa, ne sarebbe
<< morta di contentezza>>.
E per quanto gli era possibile, ed era cosa meravigliosa, il
Servo di Dio rispondeva di sua mano a quanti in questa e
in altre circosta.nz.e gli chiedevan due righe per conservarle
come cosa canss1ma.
Ad una Figlia di Maria Ausiliatrice diceva: << Voi deside-
rate qualche parola scritta di mia mano; eccomi ad appagarvi.
Avete una carica molto importante, coltivare le- tenere piante
per la Congregazione: l'uffizio è delicato ed anche difficile,
ma abbiate confidenza in Maria Ausiliatrice ed in Don Bosco.
Non avete cercato tale occupazione, ma vi fu affidata dai Su-
periori. Confidate, il Signore non vi abbandonerà. Tanti auguri
alle novizie epostulanti dal vostro aff. in Gesù e Mari~, Sac. Mi-
chele Rua >>.
Ad un'altra: << Sappiate approfittare della ventura d'aver
avuto la visita di Mons. Cagliero e della Madre Generale, con-
servando impresse nel vostro cuore le belle cose che vi hanno
(r) «Il vero è - commenta lo stesso Don Perino - che Dio ha mandato Don
Bosco a fondar l'Opera e Don Rua a continuarla, rassodarla e compierla, e che tutti
e due compiono mirabilménte la loro missione. Da molti anni, invece, si temeva che
l'Istituzione di Don Bosco, la quale sembrava tutta impersonata in lui, non gli sa-
rebbe sopravvissuta od almeno avrebbe sofferto gravi incagli alla sua dipartita da
questo mondo. Ma nulla di questo avvenne. Si vede anzi che Don Bosco sembra
continui a tenere il timone della naVe salesiana, e dal cielo dia la mano a Don Rua,
il quale da Valdocco la dirige e la spinge al viaggio faticoso, ma pur veloce e trionfante
verso il porto di salute, ove deporrà tante e tante anime salvate dal naufragio»,

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XIV - Tutto a tutti!...
dette. Questo è il ricordo che vi lascio scritto tutto di mia
mano a seconda della vostra dimanda. . In cambio pregate
per me>>.
Nè_ tralasciava ammonimenti salutari: << Eccovi qua alcune
linee scritte di mia mano. Il Signore regni sempre nel vostro
cuore, e voi state attenta a non lasciarvi mai entrare il demonio
per via del peccato! ... >>.
Il 5 agosto I 897 compivano venticinque anni <lacchè
Don Bosco aveva iniziato l'Istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice e il Servo di Dio, con lettera del 16 luglìo, in-
culcava alle singole case della seconda famiglia salesiana
la celebrazione della faustissima data con preghiere di rin-
graziamento a Dio, il quale, nella sua bontà, in così breve
tempo le aveva dato tanto sviluppo. Famiglie private,. Ve-
scovi, Municipi, Ministri e Presidenti e Capi di Governo,
erano andati a gara nel richiedere le nuove Religiose e nel-
.l'affidare ad esse asili d'infanzia, educatori, oratori festivi,
orfanotrofi, ospedali, convitti operai, nei quali raccoglievano
consolantissimi frutti, dedicandosi con evangelica carità e
secondo lo spirito di Don Bosco a vantaggio soprattutto della
classe operaia; mentre altri copiosi manipoli adunavano, a
fianco dei Salesiani, nelle lontane terre di Missione. Cotesta
vitalità, anzichè sostare, accennava a divenir più intensa;
ed il Servo di Dio sentiva il dovere d'invitare tutto l'Istituto
a sciogliere a Dio l'inno del ringraziamento.
Perchè la ricorrenza fosse celebrata con solennità con-
degna, aveva pensato di chiedere al Santo Padre particolari
favori ed una speciale Benedizione Apostolica, ed aveva co-
municato questo desiderio al Procuratore Don Cagliero, e in
aprile gli aveva anche inviato un memoriale da presentare al
Santo Padre.
L'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice non aveva
ancora un'approvazione ufficiale dalla S. Sede. Don Bosco,
vivo vocis oraculo, aveva ottenµto da Pio IX l'approvazione
che le nuove religiose rimanessero alla dipendenza diretta
dei Salesiani, come le Figlie della Carità dai PP. Lazzaristi;
e quando nel 1874, prima d'ottenere l'approvazione defini-
tiva della Società Salesiana distese un dettagliato ragguaglio

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764
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
delle sue fondazioni, v'incluse anche l'unica casa che allora
aveva l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice a Mornese.
E cosi si andò avanti fino al 1896 e per altri anni ancora,
sebbene non mancassero difficoltà da parte di qualche Or-
dinario per lasciarle alla diretta dipendenza dei Salesiani.
Don Rua, pensando già di ottenere alle Figlie di Maria
Ausiliatrice una sistemazione regolare anche in modò straor-
dinario, fu lietissimo quando gli giunse l'Augusto Autografo
<< Societati vestrae >>, inviatogli da Leone XIII nel settembre
1893, perchè vi trovò la frase << Sacrisque Virginibus ejusdem
Societatis >>; e lo diceva << preziosissimo documento, che po-
trà avere gran valore anche a vantaggio delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, cui già qualifica come appartenenti alla stessa
Pia Società. Cosa da tenersi bene in conto, quando si avesse
a chiedere la loro approvazione, se pur non ·è questo docu-
mento un'approvazione per se stessa>>. Ed ora avrebbe desi-
derato che il S. Padre, con un nuovo documento specificasse
il senso di quelle parole, in modo che potessero riguardarsi
come un'approvazione esplicita, quantunque indiretta, del
secondo Istituto religioso, fondato da Don Bosco. E preci-
samente a questo scopo, per poter ottenere quello che tanto
desiderava il Servo di Dio, il Procuratore Generale aveva
ritardato la presentazione ufficiale del pro-memoria:
<< Tengo ancora con me il memoriale per le Suore -
gli scriveva il 22 maggio. - Per il gran movimento ché vi
ha da tempo in Vaticano, nessuno ha creduto parlarne al
S. Padre, per non danneggiare lo scopo che ci proponiamo... >>.
Erano giorni di gran lavoro per il Pontefice. t
E Don Rua insisteva: << L'idea che principalmente desi-
dererei fosse inculcata, sarebbe, se si può, quella della loro
dipendenza dalla Società Salesiana, alla foggia di quella delle
Figlie della Carità dai Lazzaristi. Ma non saprei neppure
come formolare tale dimanda; perciò lascio anche pensare
a te, se sei ancora a tempo, e se lo credi conveniente>>..
Don Cagliero non potè far altro che inoltrare il memo-
riale, chè le difficoltà per ottenere quanto si desiderava eran
troppo gravi, se non insormontabili; ed avvicinandosi la
data giubilare, e non arrivando alcuna risposta da Roma,

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XIV - Tutto a tutti!...
il Servo di Dio inviava alle case dell'Istituto l'accennata
circolare.
<< Erano quindici - diceva - le fortunate presenti alla
funzione del 5 agosto r872, e quelle quindici formavano
allora l'intera Congregazione; ora oh! come Iddio volle cre-
sciuto quel numero! Quante sono ora le Figlie di Maria Au-
siliatrice, se a quelle disseminate in Europa, in America,
in Asia, e in Africa, si uniscono quelle che già volarono in
cielo! Venticinque anni fa la Congregazione si raccoglieva
agevolmente nell'unica e non vasta casa di Mornese; ora sono
centinaia le case dell'Istituto, diverse per scopo ed indole,
ma tutte collo stesso spirito e sotto la medesima direzione...
Vi è dunqt!-e motivo di benedire e ringraziare il Signore! ... >>.
E, riserbandosi di comunicare con altra lettera la Benedi-
zione ed i particolari favori che aveva chiesto al S. Padre,
volendo che la data si celebrasse con tutta la solennità che
localmente le circostanze avrebbero consigliato << affinchè an-
che in questo vi sia quell'unione di spirito e quella comunanza
d'intenti che rende più gradita e più accettevole a Gesù la pre-
ghiera>>, cominciava ad esortarle di accostarsi il 5 agosto alla
S. Comunione << con questi quattro fini:
» Di ringraziare Iddio d'avere ispirato a Don Bosco
la fondazione dell'Istituto di Maria Ausiliatrice per la salute
delle anime;
>> di ringraziarlo ancora d'avervi nella sua bontà e
provvidenza chiamate all'Istituto stesso;
>> 3° d'impetrare le benedizioni di Dio sopra tutti .i
Benefattori e sopra tutti coloro che lavorarono e lavorano
alla prosperità ·di esso e al vantaggio delle anime che lo
compongono;
.
>> 4° di ottenere finalmente da Dio per mezzo di Maria SS.
la continuazione delle celesti benedizioni per l'Istituto in-
tero e per voi stesse la santa perseveranza...
>> Il nostro buon Padre Don Bosco sarà lieto di vedervi
riunite in quel giorno in un pio e riconoscente pensiero in-
torno all'altare del SS. Sacramento e di Maria Ausiliatrice.
Egli. certo unirà alle nostre le sue accettevoli preghiere, e i .
nostri voti saranno esauditi>>.

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Appena inviata alle Figlie di Maria Ausiliatrice l'accen-
nata circolare giungeva al Servo di Dio una lettera del
Card. Rampolla, datata il IS luglio, che gli comunicava come
il Sommo Pontefice, in relazione al pro-memoria inoltrato
(recante la data 27 aprile), affine di ragguagliarlo intorno
all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice in occasione del
25° anno di fondazione, circa lo sviluppo interno e il bene
raccolto dal medesimo, aveva accolto con vera e paternale
soddisfazione tali notizie, << che tornano di sempre maggior
elogio per il Fondatore, il degno Servo di Dio Don Bosco, vero
Apostolo di carità.
>> Il Santo Padre - continuava il Card. Rampolla -
nell'encomiare altamente l'opera del medesimo Istituto, così be-
nemerito dell'umanità e che ha oramai già prese le stesse vaste
proporzioni della Pia Società Salesiana, di gran cuore concede
la sua speciale benedizione a tutte le Suore, alle loro alunne,
e alle loro intraprese di Apostolato.
>> In segno poi di particolare benevolenza si è degnato an-
cora concedere le implorate grazie, cioè: - Una speciale
indulgenza plenaria, nelle consuete forme della Chiesa, da lu-
crarsi il giorno in cui celebreranno il 25° anniversario della
loro istituzione, a favore delle Suore e loro alunne in tutte
le loro case. - Che nello stesso giorno si possa cantare la
Messa propria di Maria SS. sotto il titolo Auxilium Chri-
stianorum >>.
•·
<< Al ricevere questa graziosa lettera - scriveva il Servo
di Dio in un' altra circolare, che diramò al principio del
nuovo anno - vi assicuro che nel mio cuore ho sentito tutta
la riconoscenza che può sentire un padre nel vedere cosi be-
nedette le sue Figlie dal Vicario di Gesù Cristo. Ma vorrei
che altrettanta riconoscenza nutriste voi verso il S. Padre,
il quale non poteva certo, in modo più solenne e più paterno, __
favorire le feste dell'umile nostro Istituto. Vi invito quindi a
fare speciali preghiere per la sua incolu~ità e ad approfit-
tarvi della specialissima indulgenz~ che ':1 ~017c~de...
>> Quanto a me mi trovero con voi tutte !n. ispirito, ... col fine
di pregarvi dal cielo ogni più eletta benedizione. Pregherò che
ciascuna di voi si rivesta dello spirito del comun Padre Don Bosco,

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XIV - Tutto a tutti! ...
ed affinchè l'Istituto, coll'aumentare in numero, concorra ad ac-
crescere la gloria di Dio e il vantaggio delle anime... >>.
Il 22 agosto si recava egli stesso alla Casa Madre, e vi
arrivava << circa le ore 17... Ha poche ore libere pèr fermarsi,
- dice la cronaca; - e tutte le impiega a vantaggio della
Congregazione. Raduna il Capitolo Superiore, dà comodità
alle reverende Madri di parlargli, tiene conferenza alle di-
rettrici. Parte il 23, dopo aver assistito alla funzione della
professione perpetua di alcune suore, elette direttrici>>.
Una suora annotò i ricordi che diede al termine di un
corso di Esercizi spirituali:
<, Ci disse di pensare alla radice che ci fa cadere in tanti difetti,
combatterla, reprimere i movimenti del cuore, e osservare esatta-
mente la Santa Regola. Inoltre ci lasciò tre ricordi ... [ed erano gli'
stessi che diede poi anche ai Salesiani].
<< r0 UN LUCCHETTO alla bocca: - Pone, Domine, custodiam 01i
meo; et ostium circumstantiae labiis meis (Salmo 140, 43); ossia fuggire
le mormorazioni.
>> UN TESORO da custodire: osservanza del voto di povertà.
>> 3° UNO SVEGLIARINO: Esercizio mensile della buona morte e
meditazione quotidiana>>.
Del 1897 non ci restano altre memorie e consigli, dati
alle Figlie di Maria Ausiliatrice; ma, in compenso, abbiamo
vari e interessantissimi appunti, scritti di sua mano, delle
esortazioni che rivolse ai Salesiani.
Ai nuovi aspiranti alla Società, tra i quali come si faceva
già ai tempi di Don Bosco (e si continua ancora), si sole-
vano ammettere agli esercizi molti dei compagni, che vi si
recavano unicamente per dare una buona sistemazione al
passato, con una confessione generale e seri proponim~nti
perchè il Signore li guidi e benedica nelle loro vie in mezzo
al mondo, il 14 agosto diceva cosi:
<, Ci rincresce separarci; vi do tre appuntamenti per ritrovarci
sovente nel corso della vita: alla sacra Mensa, ai piedi di Maria, in
Paradiso.
>> ro ALLA SACRA MENSA. - FiNi tui sicut novellae olivarum in cir-
cuitu mensae tuae. II Signore ha raffigurato il Sacramento dell'Euca-
restia ad un gran banchetto, a cui vorrebbe che tutti prendessero

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IV - Successore di Don Bosco. .,; Primo periodo
parte. Fa quindi grande insistenza, perchè vi si vada: Caro mea vere
est cibus, et sanguis meus vere est potus. Qui manducat meam carnem
et bibit meum sanguinem, habet vitam aeternam et ego resuscitabo eum
in novissima .die. Nisi manducaveritis carnem Filii hominis et biberitis
eius sanguinem, non habebitis vitam in vobis >>.
E rilevava la bontà del Signore nell'istituire l'Augustissimo
Sacramento, e la sua insistenza perchè andiamo a riceverlo.
Certo, le difficoltà non mancano...
<< Chi dovrà trovarsi in mezzo ai pericoli del mondo, chi dovrà
affrontare disagi, fatiche, pericoli, come i Missionari; chi assorbito
dagli studi o dalle cure materiali sarà distratto...;>> e noi ricordiamoci
che << i primi cris#ani si davano l'appuntamento alla Sacra Mensa;
e frequentiamola secondo il nostro stato, e ricordiamo e pratichiamo
le disposizioni per riceverla convent'entemente.
>> AI PIEDI DI MARIA. - I membri di una famiglia sogliono ra-
dunarsi. intorno alla madre finchè vive. Si fanno anche dei lunghi
viaggi, perfin dall'America, per aver la consolazione di far corona
alla madre. La nostra Celeste Madre non viene mai meno; radunia-
moci attorno a Lei; siamo sempre animati da amore e divozione verso
Maria Santissima. Raduniamoci nelle sue grandi solennità; radunia-
moci nel mese a Lei consacrato; raduniamoci tutti i giorni; non passi
giorno che>> non ci raduniamo intorno a Lei; << an~i più volte al giorno.
Studiamoci sempre di darle consolazioni con diportarci da figli amanti.
>> 3° IN PARADISO! - Don Bosco ci ha dato questo appuntamento.
Egli là ci aspetta. Quanto ha fatto per far arrivare i suoi figli colàl
Voleva che si sapesse che egli tutto faceva per le nostre anime. Suo
stemma: Da mihi animas, coetera tolle. Una cosa sola è necessatìa:
salvar l'anima. Parlando all'orecchio· dei giovani, dicevà talvolta: -
Ho bisogno che mi aiuti in una bella impresa. - Quale? - A salvar
l'anima tua! - Dovunque ci troviamo, .ricordiamoci che abbiamo
un'anima da salvare. Avremo gravi occupazioni, saremo distratti da
tante cure, non dimentichiamo che abbiamo un'ani(na da salvare.
Perciò adoperiarr10 i mezzi; fuga del peccato ed uso dei mezzi per
salvarci. Cosi arriveremo a far corona a Maria Ausiliatrice, a sederci
alla Mensa Celeste>>.
Ai confratelli, come s'è accennato, nel 1897 dava i mede- --
simi ammonimenti, che diede alle Figlie di Maria Ausilia-
trice; ed eccoli, in forma più dettagliata.
<< Quante belle cose avrete udito in questi Esercizi! Son persuaso
che avrete ammirato la beHezza della purità e risolto di custodirla...,
'

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XIV - Tutto a tutti!...
l'ampiezza· dell'ubbidienza e determinato di praticarla, l'immenso
amore di Gesù nel Santissimo Sacramento... la materna bontà di
Maria Santissima, ed avrete aumentata la vostra divozione e Jo zelo
nel diffonderla...
.
>> Per ricordi: un lucchetto, un tesoro, uno .svegliarino.
>> r0 Un lucchetto. - Pone, Domine, custodiam ori meo, et ostium
circumstantiae labiis meis... Gran male... è la lingua,· sorgente di ma-
lumori, dissensioni, diffidenze. Tre cose dispiacciono allo Spirito
Santo: delle tre una è la mormorazione. Spada a tre tagli. Quindi
evitare ogni mormorazione contro i confratelli e tanto più contro i ·
su~eriori... La rovina del genere umano ebbe origine dalla mormo-
razione.
>> Un tesoro. - Habebis thesaurum in coelo; anche in terra cen-
tuplum accipietis et vitam aeternam possidebit:is. La povertà volontaria,
nel vit.to, negli abiti, nei viaggi ... Pensare alle privazioni a i;:ui si assog-
gettano i nostri benefattori... e noi farne spreco?... Non contentia-
moci di professare la povertà in teoria; ma in pratica.
>> Uno svegliarino. - Buone disposizioni che ordinariamente
si portano dagli esercizi e successivo rattiepidimento; c'è bisogno
di uno svegliarino: !'.Esercizio della Buona Morte, fatto come si deve. ·
- Confessione e Comunione; meditazione, speciale esame di coscienza;
l'esempio di un Santo Patrono del mese. Con questo mezzo si passa
bene l'anno... >>.
A S. Benigno si congratulava con i nuovi professi, ricòr-
dava come avessero bisogno di az'ut:i speciali', e ripeteva:
<< lo vengo a indicarveli e a darvi una guida, uno svegliarino, un
amico.
>> 10 Una guida: la Santa Regola... in essa le norme per la povertà,
per la castità, per l'obbedienza. Con l'osservanza non mancheremo
di fare gran progresso nella perfezione. Essa è la norma che il Signore
ci diede...
>> Uno sveglt'arino. Avete tutti bisogno di buona volontà, ma il
fervore potrà diminuirvi per la distrazione. Lo svegliarino sarà !'.Eser-
cizio della Buona Morte ben fatto; - una confessione e Comunione,
come se fossero le ultime della vita; - meditazioni; - prendervi
un Santo per patrono e modello ogni mesé; - esame di coscienza
e confessione col metodo ·precedente; - vedere come si sono osser-
vati i proponimenti degli Esercizi spirituali.
>> Un amico, che sia vostro sostegno, vostro confidente, vostro
consigliere in ogni evento: Gesù Sacramentato. Andate tutti da Lui.
Egli c'invita tutti: Venite ad me, omnes. Venite a Lui nella prima ora
della giornata, per la meditazione e la Santa Messa. Venite a lui nel
pomeriggio, per la visita al SS. Sacramento. Facciamo a Lui il nostro
49 - Vi'ta del Servo di Dio Michele Rua. Voi. I.

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
rendiconto, quando non possiamo farlo a nessun superiore. Volgia-
moci a Lui per consigli, per aiuti... Ci invita a riceverlo l andiamo a
riceverlo sovente, anche ogni di, ma con le dovute disposizioni ... >>.
Quando parlava di Gesù, della sua carità per noi e del-
l'amore che dobbiamo avere per Lui, la voce, il gesto, il
volto e tutta la persona del Servo di Dio prendevano una
espressione accesa, commovente. Nel 1897 cotesto fascino
impressionante si vide risplendere al termine degli Esercizi
degli ordinandi.
Esordì con le parole del Cantico dei Cantici: - Pone
me ut signaculum super cor tuum; ut sz"gnaculum super bra-
chium tuum; - ed accennata la varietà degli uditori, sacer-
pdrootsi,egourdi.vian:andi e chierici, ma tutti aspiranti agli stessi ideali,
<< Stamane è Gesù che vi dà i ricordi. Egli vi dimanda un favore:
- Pone me ut signaculum super cor tuum, ut signaculum super brachium
tuum ... - Chi oserà rifiutarsi, mentre Egli fece tanto per noi?>>.
E spiegato il valore del suggello, proseguiva:
<< Tutti ci siamo consacrati a Lui; tutti dobbiamo portarne l'im-
pronta.
>> SUPER COR TUUM. Il cuore è la sede degli affetti, dei desideri;
dal cuore nascono i pensieri, la volontà, le determinazioni e poi le
azioni conseguenti: 1nettiamo Gesù sul nostro cuore come Signore;
i nostri affetti abbiano l'impronta di Gesù; della sula purezza, della
sua umiltà, della sua carità.
>> Della sua purezza. - Affetti disordinati, pensieri impuri, allon-
tanarli prontamente. Affezioni alle persone, affezione agli oggetti,
affezioni ai piaceri, non hanno l'impronta di Gesù.
·
>> Della sua carità. - Discite a me quia mitis sum et humilis corde:--
Noi Salesiani dobbiamo specialmente coltivare questa virtù verso il
prossimo, verso i confratelli, verso i superiori.
>> Della sua umiltà. - Pensieri e desideri di gloria, vane compia-
cenze, invidia dei beni altrui, sono affetti contrari all'umiltà.
>> SUPER BRACHIUM TUUM. Nelle parole. Le parole di Gesù erano
parole di vita eterna... S,: Francesco di Sales, Don Bosco l'imitavàno
in questo. Sentivamo ieri i detti cotanto edificanti di S. Francesco
di Sales. Di Don Bosco quanto erano edi~canti i discorsi!... Evitava
i discorsi scurrili, le mormorazioni, le lodi agli autori ed alle persone

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XIV - Tutto a tutti!...
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indegne. Nella scuola, in chiesa, nelle conversazioni, le nostre parole
sieno improntate col sigillo di Gesù.
>> Nelle opere. Siavi l'impronta di Gesù. Opere di pietà; opere di
obbedienza; opere di carità. Gesù passava le notti in orazione. Factus
est ohediens usque ad mortem. La mente sempre occupata a sanare
infermità spirituali e corporali.
» Come porterà l'impronta di Gesù quel braccio, quella mano
che si stende a moine... a battere?... >>.
Ai direttori e ai sacerdoti rivolgeva parole adatte al ca-
rattere ricevuto con l'Ordine Sacro, per accendere in essi
lo zelo sacerdotale.
<< Voi avrete la mente ripiena delle belle e sante cose che vi dissero
i nostri bravi predicatori. Voi avrete preso risoluzioni... Io pensavo
stamane: - Che ricordi potro ancor dare ad essi? - Ecco che nella
Messa li trovrai, quali ve· li il Salvatore, e ve li ripeterebbe Don
Bosco. Io aggiungerò solo un 3°.
>> 1° - Vos estis sal terrae. Sal = sapore; ha del sale in testa. Come
vediamo, il sale significa il savio parlatore. Come sal terrae noi dob-
biamo con le nostre parole condurre le anime, edificare il nostro pros-
simo. Questo si deve fare in chiesa, nella scuola, nelle conversazioni
familiari. Procuriamo di non esser sale infatuato, con parole di mor-
morazione, con parole contrarie alla modestia, con sdolcinature, scur-
rilità, discorsi inutili, conversazioni troppo prolungate coll'altro sesso...
>> z0 - Vos estis lux mundi. tuce è il buon esempio, l'esempio
delle opere da buon cristiano, da buon religioso; verba movent,
exempla trahunt; esempi di zelo sacerdotale, di divozione, di carità, di
pazienza, ecc. dànno tanta edificazione a tutti. Esempi di obbedjenza,
di diligenza, di soda pietà, di reciproco compatimento, quanto bene
fanno alla comunità. Luceat lux vestra coram hominibus, ut videant
opera vestra bona, et glorificent Patrem vestrum, qui in coelis est...
>> 3° - Vos estis praecones Mariae AuxiHatricis Christianorum,·
Cominciate a coltivar bene nei vostri cuori una tenera e forte divo-
zione a Maria Ausiliatrice. Tenera e forte. Poi adoperatevi per pro-
movere questa divozione fra i popoli, fra gli allievi, colla predicazione,
col sacramento della Penitenza, nella conversazione e nella corrispon-
denza. Adoperatevi che in tutti i vostri collegi vi sia la Confraternita
di Maria Ausiliatrice. Don Bosco ne fu il caldo promotore... Voi
sarete i degni suoi figli ... >>.
·Ai chierici di Valsalice, Ivrea e Foglizzo, che fecero la
profession,e il 29 settembre, porgeva i suoi rallegramenti
e continuava:

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
<< Oggi è la festa di S. Michele. Sarà egli che ci darà i ricordi degli
Esercizi. Imitatores mei estote! Come imitarlo? ...
>> 1° - Egli è dei sette arcangeli çhe furono visti da S. Giovanni,
stantes ante thronum. Ogni giorno, noi pure dobbiamo tenerci al co-
spetto di Dio con gli esercizi di pietà. Quotidianamente; settimanal-
mente; mensilmente... Importanza della pietà; è doverosa verso Dio;
è aiuto potente per le anime nostre. Con l'offerta delle nostre azioni
e coll'uso delle giaculatorie facciamo in modo che la nostra vita sia
come un continuo ossequio, specie con la rettitudine d'intenzione.
>> 2° - Egli è sempre pronto ai cenni del Signore; Egli alla porta
del paradiso terrestre; Egli nella colonna di fuoco; Egli a difendere
la salma di Mosè; Egli presso l'altare degli incensi; Egli è proprio
sicut sagitta in manu potentis, sempre pronta a volgersi dove vuole
il saettatore, in qualunque cosa, per quanto difficile... Imitiamo
S. Michele.
>> 3° - Constitui te principem super omnes animas suscipitmdas.
S. Michele ha somma cura delle anime che gli sono affidate, perchè
gli sono affidate da Dio. A noi pure il Signore affida delle anime.
Ritenete che tutti i giovani che ci sono in qualche modo commessi,
ci sono affidati da Dio per la loro salvezza. Noi manchiamo al nostro
dovere, se non ci adoperiamo, secondo la nostra condizione, a sal-
vare le loro anime. Nell'assistenza, nell'insegnamento, nella ricrea-
zione, pensiamo a fare del bene alle loro anime>>.
Il 3 ottobre, solennità del S. Rosario, chiudeva gli Eser-
cizi a Foglizzo ricordando le parole di S. Bernardo: << Omnia
nos Deus habere voluit per Mariam >>, e ne dimostrava l'alto
significato, enumerando le grazie più insigni ricevute ..p.er
mezzo di Maria SS.: il Figlio di Dio divenuto nòstro Re-
dentore, il primo miracolo da Lui operato a sµa intercessione,
l'assistenza prestata agli Apostoli, le vittorie più cospicue
sugli eretici, l'istituzione dell'Ordine dei Mercedari, le vit-
torie di Lepanto e di Vienna, e proseguiva:
<< Anche noi possiamo dire : Omnia nos Deus habere voluit p.e:r
Mariam; perchè la Madonna fu la prima ispiratrice di Don Bosco
fanciullo, e gli mandò il primo giovane nella festa della sua Immaco-
lata Concezione, e gli dava la consolazione di veder i suoi primi chie-
rici vestir l'abito ecclesiastico nella festa della sua Purificazione, e
di veder altri due chierici compiere la stessa cerimonia nella festa
del Santo Rosario, ed uno di questi far i santi voti [la prima profes-
sione religiosa] nella festa della Santissima Annunziata.
>> Anche oggi la Madonna volle nella sua solennità farci questo
regalo; la professione più numerosa.

80 Pages 791-800

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80.1 Page 791

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XIV - Tutto a tutti!...
773
>> Voi e noi dobbiamo avere illimitata fiducia' e confidenza in Maria.
Noi dobbiamo dovunque farci propagatori della divozione a Maria
Ausiliatrice, nei nostri collegi, negli Oratori, nelle chiese pubbliche,
nelle conversazioni1 nella corrispondenza.., 1>.
Dal suo labbro usciva sempre la parola paterna e sacer-
dotale, che spronava al bene nel modo più schietto ed ef-
ficace. Ai Salesiani, che in quell'anno fecero gli Esercizi a
Valsalice insieme con. gli aspiranti, in particolare conferenza
rivolgeva forti e soavi incoraggiamenti al rinnovamento dello
spirito ed alla perseveranza.
Qui perseveraverit usque in finem, hic salvus erit. E rievocava il
fervore del tempo in cui fecero il noviziato, come allora compis-
sero devotamente le pratiche di pietà, e la diligenza con la quale si
attendeva a tutti i doveri, la carità che si aveva per tutti, il desiderio
arclente della propria perfezione; poi, poco alla volta, immersi nelle
occupazioni, e nel continuo pericolo di altre distrazioni, ed anche
per non aver più tutti quegli eccitamenti che si avevano allora, e per
qualche contrarietà che s'incontra..., il fervore vien meno... A ripa-
rare tali perdite, vengono ogni anno gli Esercizi spirituali. Ma, dopo.
gli Esercizi, succede qualche cosa di somigliante. Si parte con buone
disposizioni, e nelle prime settimane tutto va bene;... poi si comincia
·a lasciar una volta la meditazione, un'altra volta la lettura spirituale,
ed ecco che risorge prima la pigrizia, poi la trascuratezza nei propri
doveri. << Noi si(ft'lnO proprio come· u'/1ia barca in mezzo @l fiume, tratti
dalla corrente!». A perseverare, abbiam sempre bisogno di uno sti-
molo o di uno svegliarino. Grazie a Dio ne abbiamo parecchi: i Sa-
cramenti, la meditazione, la lettura spirituale; e ne abbiamo un altro
molto efficace: l'Esercizio della Buona Morte, purchè si faccia con rac-
coglimento e secondo le norme indicateci....
E prese le Regole, leggeva e commentava le norme trac-
ciate da Don Bosco per compiere fruttuosamente il ritiro
mensile; spronava a riflettere sul progresso o sul -regresso
individuale nelle vie della perfezione; e terminava raccoman-
dando di far bene ogni mese l'Esercizio, della Buona Morte.
Dal1'8 al 10 ottobre, con sole.runissime feste, alle quali
presero parte Mons. Puloiano e Mons. Barone, vescovo di
Caoo-le, s'inaugurava l'Istituto •Saltesiano di Novara. L'8 si
bentdissero le campane,:il ~ J,a ohi,esa; e nel medesimo giorno
il Servo · di Di0 e$pose ai Cooperatori - così la Voce di No...

80.2 Page 792

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774
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
vara - << un vero rendiconto dell'uso fatto delle beneficenze
ricevute. Disse appunto questo, che cosa egli ha fatto della
beneficenza della signora Pisani in Novara, e che cosa fa nelle
altre città delle beneficenze che altre pie persone affidano alle
sue mani. Don Rua, con quella voce, con quell'aspetto da
santo, rubò i cuori di tutti, e quando discese dal pulpito
fu una vera gara per avvicinarlo, baciargli la mano e racco- ·
mandarsi alle sue preghiere>>.
L'rr fu il giorno solenne; fin dal mattino la nuova chiesa
era affollata di devoti; e nel pomeriggio si doveva compiere
una grandiosa processione; << ma le autorità non permisero
che il simulacro di Maria passasse trionfalmente per la città,
che invocava questa dimostrazione di fede cittadina. Oh!
come ben disse il nostro Vescovo, quando, dopo il vespro,
salito il pulpito, colle lacrime agli occhi, colle mani tese
verso l'altare, esclamava: - Vedi, o Vergine, vedi come quella
libertà che è concessa sconfinata al vizio, è negata a Te, a Te,
Regina del Cielo!_,__ Oh! in quel momento il cuore di tutti
lacrimava col cuore del Vescovo!... >>.
Il 13 ottobre si recò in Francia, insieme con Don Pagliere,
più che tutto per visitare le case di formazione. E prima andò
a St-Pierre de Canon.
Vi giunse quasi improvvisamente, verso sera, il r4 ot-
tobre. << Fu ricevuto con molta semplicità - narra Don Ri-
vière - essendo mancato il tempo per fare i grandi prepa-
rativi. La vestizione, alla quale io pure presi parte, si effettuò
all'indomani, 15 ottobre, alle 9 del mattino. La messa della
comunità fu celebrata da Don Rua stesso, che volle esser
servito dal chierico Genyes Alberto, giunto da poco da Roma
e da un ascritto, soldato di riserva dell'anno in corso, che,
facendo un periodo di servizio, era venuto in licenza per 48 ore,
vestito della sua bella uniforme di sottufficiale dell'armata
francese. Questi, per desiderio espresso del signor Don Rua,-
gli servì la Messa in divisa militare. E siccome aveva termi-
nato l'anno regolare del noviziato prima di assumere il ser-
vizio militare, venne ammesso alla professione perpetua,
dallo stesso Don Rua, sempre in divisa da soldato. La per-
dita e la distruzione di :una parte dei miei quaderni, ov'erano
'
.

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XIV - Tutto a tutti!...
775
raccolte tante memorie su Don Rua, mi tolgono dal narrare
più estesamente ciò che egli ci disse in quella circostanza.
Tale lacuna verrà certamente coperta da altri compagni di
vestizione, che pure trascrissero nel modo più esteso i di-
scorsi del nostro amato padre. Egli ci lasciò il sabato mattina
16 ottobre>>.
Abbiamo solo un particolare. Si volle prendere un gruppo
fotografico, e si formò una· gradinata con varie tavole. Tutti
erano fermi al proprio posto, quando una tavola si ruppe,
e vari caddero dall'alto, ed alcuni si buscarono un bel colpo.
Il Sérvo di Dio, invece di scostarsi dal pericolo, all'udire lo
scroscio, si voltò subito verso i chierici, come per aiutare chi
ne avesse avuto bisogno, e tutti ammirarono la sua solleci-
tudine paterna, che nessun timore poteva affievolire.
Da St-Pierre de Canon andò a· Santa Margherita, al
noviziato delle Figlie di Maria Ausiliatrice. << Una grata sor-
presa - cosi la cronaca dell'Istituto - ci era riservata dalla
Divina Provvi~enza. Nel corso di questo mese il nostro Di-
rettore generale [Don Marenco], ci aveva fatto sperare il
passaggio del signor Don Rua a Marsiglia: ma noi ci domanda-
vamo se potevamo contar sopra un si gran favore... Il nostro
venerato Superior Maggiore è arrivato al noviziato alle 13,30,
accompagnato dal degno nostro ispettore e dal direttore d'una ·
delle nostre case in America.
>> Noi abbiamo potuto intanto preparare un coro ed espri-
mergli con una lettera quanto la sua venuta ci faceva felici.
Noi l'abbiamo pure pregato di non partire senza darci~ con
. un suo ricordo, la benedizione del SS. Sacramento, al che
il buon Padre si è compiaciuto di accondiscendere verso le
4,3o.
>> Il venerato Superiore prese dalla festa dell'indomani,
la Purità di Maria, il pensiero che voleva lasciarci nel suo
breve passaggio al noviziato. Dopo averci mostrato la bel-
lezza di questa virtù, che appellasii angelica, giacchè essa
ci rende simiglianti agli angeJi, ci ha indicati due mezzi per
conservarla: evitare il peecato, ·tanto il grande quanto il
piccolo; conservare il cuore libero da ogni affetto troppo
vivo. Sul finire ci suggeri di offrire il nostro cuore a Maria,

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776
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
a:ffinchè nelle sue mani diventi come un giglio splendente
di bianchezza >>.
11 17 ottobre, domenica, benedisse una macchina elettrica,
recentemente collocata nelle scuole professionali dell'Ora-
torio di S. Leone a Marsiglia.
Tornato a Valdocco, il 24 adunava i confratelli in confe-
renza, e, dato uno sguardo all'anno scolastico passato, li
invitava a pensare al nuovo, ed a:ffinchè avesse a trascorrere
con frutti ·salutari, suggeriva tre mezzi: la preghiera, l'umiltà,
Io spirito di povertà:
·
<< La preghiera impetra le grazie. Oportet semper orare et nun-
quam deficere. Facciamo in modo che la nostra vita sia una continua
preghiera ....
>> Umi-Ztà. Per dare efficacia alla preghiera ci vuole l'umiltà...
Umiltà nell'operare, nel parlare, nel pensare, nel giudicare. Pensiamo
ai nostri difetti, agli sbagli si comuni. Siamo nella novena dei Santi;
tutti abbiamo intenzione di farci santi; ricordiamo le parole di S. Ago-
stino: Vuoi farti santo?... L'umiltà e il primo passo... Vuoi costrurre
un alto edifizio? Pensa al fondamento; all'umiltà. Studiamoci di acqui-
stare questa virtù.
>> 3° Spirito e pratica di povertà. Per farci stimare questa virtù
venne il Figlio di Dio in terra: parenti poveri, vita povera. - Gli
uccelli dell'aria - diceva - hanno il nido, e il Figlio dell'uomo non
ha dove posare il capo. - Sia cara anche a noi la pratica di questa
virtù nel vitto, nel vestiario, nel laboratorio, nei libri, nei viaggi. ..
Noi siamo nel vero bisogno di praticare questa virtù, stante le nostre
strettezze; ma facciamolo in modo più meritorio, cioè p:e.r vuo spi-
rito di povertà. Amiamola questa virtù per imitare Geffù, nostro Di-
vin Salvatore!>>.
Il 30 ottobre diede l'addio ad un drappello di missio-
nari, e prima di compiere la cerimonia nel Santuario, li
raccolse nelle camerette di Don Bosco, << perchè - diceva -
- non posso parlarvi in chiesa con quella familiarità che
desidero. Vi radunai qua, per parlarvi come un padre ai
suoi figli. Voi partite per diverse nazioni, forse mai più vi
ritroverete uniti, ed anch'io non so se potrò rivedervi; e
vi do tre appuntamenti. ,
>> r0 Ai piedi dei sacri altari: alla santa Comunione.
>> 2;0 Ai piedi di Maria Ausiliatri1e, di cui dovete essere
i propagatori elella divozione.

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XIV - Tutto ·a tutti!...
777
>> Nel pensiero e nella memoria del nostro caro Padre,
dalla cui camera mortuaria voi partite.
>> Con l'essere fedeli a questi tre appuntamenti, io spero
che ci ritroveremo poi tutti al grande appuntamento datoci
da Don Bosco, che negli ultimi istanti di sua vita ci disse
che ci aspetta tutti in paradiso! >>.
Radunò anche le Figlie di Maria Ausiliatrice, che do-
vevan partire per le Missioni; e siccome alcune dovevano pro-
nunziare i Santi Voti, compi egli stesso la cerimonia, e diede
loro gli stessi ricordi che aveva dato ai missionari. << Parti-
rete, ci disse, - ricorda una delle presenti - e senza dubbio
non potremo più riunirci tutti nello stesso luogo su questa
terra corporalmente; ma ci riuniremo collo spirito e col cuore,
mediante tre appuntamenti: ai piedi di Gesù Sacramentato;
nel Santuario di Maria Ausiliatrice; sulla tomba di Don Bosco.
>> Quindi ci fece posare la testa sul guanciale del letto
del nostro Padre Don Bosco, e ci diede a tutte, come ricordo,
una medaglia del Sacro Cuore e la Vergine del Buon Consiglio
che le partenti conservarono come reliquia.
>> Ma ci disse: - Propagate la divozione alla Madonna,
sotto il titolo di Maria Ausf,liatrice, perchè questa appunto
è la vostra missione, e non sott© altri titoli, chè per questi
vi sono già altre congregazioni>>.
Ad una predisse la vocazione del fratello. << Nell'ottobre
del 1897 - narra una Figlia di Maria Ausiliatrice - mi recai
dal signor Don Rua per. l'ultima sua benedizione, prima di
partire pel Brasile. Appena mi vide, ed intese il mio non;ie,
mi disse: - Adesso voi andate in America, e l'anno venturo
vostro fratello sarà accettato tra i Salesiani. - Stupita a tale
profezia, sapendo come mio fratello non avesse l'idea di
farsi salesiano, pensai che il signor Don Rua mi avesse preso
per un'altra suora. Ma quando al tempo predetto avveravasi
la profezia, fui costretta ad esclamare: - Il signor Don Rua
è un Santo!>>.
Alla fin di novembre si portò nelle Romagne, e visitava
le case di Parma, Bologna, Faenza e Lugo. A Bologna restò
tre giorni. Il 3 dicembre era a Faenza, e distinti personaggi
accorsero ad ossequiarlo. Ed egli fece visita al Vescovo

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778
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Mons. Cantagalli ed alla famiglia del Conte Cavina; si recò
anche al circolo cattolico, e, pregato di lasciare in ricordo
una sua fotografia con un motto scritto di sua mano volle
accontentare quei bravi giovani, apponendo sotto la fotografia
che gli venne presentata le parole di N. Signore: - Quaerite
primum regnum Dei et justitiam eius, et haec omnia adjicientur
vobis. Cercate innanzi tutto il regno di Dio e la giustizia di
lui, e tutte le altre cose vi saranno sopraggiunte! - Ai giovani
dell'istituto parlò più volte, _raccomandò la divozione a Ma-
ria Immacolata, inculcò di vincere il rispetto umano; e ri-
volse parole d'incoraggiamento anche ad un gruppo di ex-
allievi.
La mattina del 4 parti per Lugo, dove, assistito dai par-
roci della città, benedisse la nuova chiesa di quell'Oratorio
ed Istituto salesiano. Nel pomeriggio la chiesa << si gremiva
di persone, ansiose - scriveva un cooperatore - di ascol-
tare dal labbro del Successore di Don Bosco le meraviglie
della Provvidenza nelle Opere Salesiane; e di fatti il rev.mo
Don Rua le fece chiaramente conoscere, tessendo la storia
del come era nata in Lugo la casa salesiana>>.
Solennissime anche le funzi~ni della domenica seguente
e particolarmente cara la premiazione ai fanciulli dell'Ora-
torio, soprattutto - diceva la relazione - perchè << in essa
si potè godere la simpatica figura di Don Rua, e sentire da
lui la calda ed efficace parola, informata sempre alla yèra
carità cristiana>>.
· ,·
Dalle Romagne passò a Legnago. Atteso alla stazione dal
Clero e da moltissime persone di Legnago e Porto, venne
accompagnato all'Oratorio, aperto di recente, gremito di po-
polo, che lo segui in chiesa, dove tenne un discorso, ascol- _
tato con religiosa attenzione.
<< La sua parola - scriveva il Verona Fedele - è quella
di un santo; gli esce facile, persuasiva, penetrante, da quel
cuore tutto amore per la gioventù. Prese argomento dai
suoi viaggi a Parma, a Bologna, a Faenza, a Lugo, testè
compiuti, dove trovò meraviglie, mentre pochi anni od an-
che solo pochi mesi fa c'era quasi niente, per inculcarci
la più viva fiducia. ,

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XIV - Tutto a tutti!...
779
>> Le opt;re del Signore in generale e. le Opere Salesiane
in ispecie hanno avuto sempre umili principii, e quelle che
più furono contrastate, più fi9rirono e maggiori frutti por-
tarono. Ma noi siamo le bràccia, (continuava Don Rua),
voi quelli che le sostengono; abbiamo bisogno del vostro
soccorso e del vostro aiuto. Le città, che or ora ho visitate,
mi hanno date splendide prove di carità, e mercè loro si
poterono compiere grandi cose...
>> Lo so, aggiunse, che a Legnago vi furono esimie Coo-
peratrici, le quali spero che in cielo abbiano ottenuto il pre-
mio della loro carità; so pure che vi sono anche altri generosi
Cooperatori; ma tutti dovete partecipare a quest'opera di be-
. ns1.eafni1c.enza, e perciò vi invito tutti a farvi Cooperatori Sale-
>> Finì con un caldo appello, perchè tutti si inscrivessero
tra i Cooperatori.
>> Fu una conferenza che commosse: ne vidi molti con le
lacrime e più d'uno che cercava la mano del venerando Don
Rua per depositarvi l'obolo della sua carità. Don Rua ci
apparve l'uomo che, senza arte, senza ricercatezza, ma con
una semplicità tutta sua, con eloquio caldo, sa trovare le
vie del cuore, l'uomo insomma di Dio >>.
.
.
Nel tornare a Torino, in compagnia di Don Rocca, eco- ·.
nomo generale, fece una brevissima visita al nuovo Istituto
di Milano; ed << è più facile immaginare che descrivere -
annotava il Don Bosco - la gioia dei nostri cari giovinetti
al vedere per la prima volta il loro amatissimo Padre, la cui
soave figura affascinò tosto santamente i loro cuori. Tutti
avrebbero desiderato parlargli ed avere da lui qualche pa-
rola e consiglio: ma il tempo era scarsissimo per appagare
queste sante ed impazienti voglie.
<< Ci raccogliemmo quindi in cappella, per meglio sentire
e ricevere i consigli del padre.
<< Manifestò subito il sud contento nel vedere l'istituto
già cosi fiorente di giovani e così bene avviate le scuole d'arti
e mestieri, si da parergli questa una casa aperta da qualche
anno, e non da pochi mesi soltanto. E ricordando con santo
compiacimento, come in quel giorno si compivano tre anni

80.8 Page 798

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780
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
<lacchè i Salesiani, unicamente affidati alla Divina Provvidenza,
venivano a Milano per iniziarvi la loro missione, con parole
riboccanti d'affetto ci esortava tutti a ringraziare senza fine
il Signore, che tanto aveva benedetto in questa città l'umile
opera nostra in così breve spazio di tempo ... >>. Con profonda
tenerezza e commozione, accennò al dovere << di ben amare
il Signore col praticarne il santo timore. Questo è l'unico
fine, ci disse! pèl quale Egli stesso vi aperse questo asilo di
pace e di virtù. Vi conforti a ben goderne la divozione a Ma-
ria SS., di cui celebriamo domani l'Immacolato Concepi-
mento, festa carissima per tutta la çongregazione Salesiana,
che da tal festa riconosce le grazie più segnalate...
>> Il suo cuore avrebbe voluto diffondersi su questo caro
argomento: ma il tempo di partire per Torino stringeva;
onde, fattaci promessa di ritornare quanto prima a visit.arci
e fermarsi -con noi più lungo tempo, ci diede la sua benedi-
zione, che intese estendere a tutti i nostri benefattori; e,
tra le più vive acclamazioni di ringraziamento e di augurio
pel suo ritorno tra noi, lasciava il nostro istituto ... >>.
Tra tanti motivi di giubilo non gli mancavano altri do-
lori. Al principio dell'anno aveva raccomandato a tutte le
case la pratica dell'economia, ed era una sua continua rac-
comandazione ai direttori, ai prefetti, ed ai confratelli, e
proprio di quell'anno lo attendeva la brutta notizia che le
case del Chili eran gravate dai debiti e che una di esse si
avviava al fallimento. Come? e perchè? ·Chi era alla testa
era giunto a sì cattivo passo, per avere, pu.q con ottime in-
tenzioni, fabbricato oltre il bisogno ed oltre il permesso
dei superiori; per aver ricorso alle banche e presi dei pre-
stiti contro l'abitudine di Don Bosco e contro il divieto del
Servo di Dio; e per aver fatto dei mutui, anche con privatL
con interesse troppo grave.
La triste comunicazione gli fu data da Mons. Costama-
gna; ed egli in data 5 giugno gli rispondeva: << Mi fa pena
quanto mi esponi dei vostri debiti. Se potete impedire lo
smacco di Concepcion, sarà molto conveniente. Intanto se·
N. N. (il direttore) rion è ancora pentito del suo fallo, pro-
cura ridurlo a tale punto... >>.

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XIV - Tutto a tutti!...
E in data 8 luglio: << Ti fò i miei complimenti per la forte
riduzione di debiti che hai già potuto ottenere sulla casa di
Gratitud. Adesso pensa subito di aiutare la casa di Concepcion,
che come mi scrivi, si trova in cosi grave pericolo di soccombere
pei suoi debiti. Ricòrdati che sei superiore e padre di quei di
Concepcion, tanto quanto lo sei di quei di Santiago>>.
Ma la mattina del 21 luglio le scuole professionali di
Concepcion chiudevan la porta. << La scena che accompagnò
. quell'atto - scriveva El Chileno - spezzava il cuore. Tutti
quei fanciulli, la maggior parte orfani, se. ne uscirono sulla
strada, e pochi trovavano una mamma che li attendeva...,
altri vennero raccolti da persone caritatevoli..., altri se ne
andavano vagando, incerti, confusi, piangenti, non avendo
alcuno che caritatevolmente s'interessasse di loro ... >>.
Don Rua ne fu addolorato sino alle lacrime, e cercò subito
di trovar modo di accorrere in soccorso alla povera casa,
e il 7 settembre scriveva a Mons. Costamagna: << Spero che
l'affare di Concepcion prenda miglior piega. Fàmmi sapere
chiaramente l'aggiustamento fatto coi creditori, la data dei
pagamenti a farsi e la loro entità, riducendo in franchi le
cifre da pagarsi in ciascuna data. Se sarà necessario, inviterò
anche le case a concorrere. Continuate anche voi a cercare;
spero dal Governo qualche cosa potrete ottenere col ribadire
il chiodo, ora presso il Presidente, ora presso i Ministri,
Senatori, Deputati, ecc. Pulsate et aperietur vobis, ~Imeno
propter importunitatem. Spero che i 25 mila franchi, che si
dovevano pagare in settembre, saranno stati pagati... Bravo!
studia anche t:u il modo di far diminuire i debiti in tutte le case
tue, colla saggia economia e col cercare risorse in ogni modo>>.
E il 30 dicembre gli inviava una lettera per i Coopera-
tori del Chili, con la quale invitava anch'essi a dar saggio
della loro carità.
<< Le tose e le spine si sono sempre alternate nella vita
di Don Bosco; e, generaln:i'.ente, quanto più olezzanti e con-
solanti erano le rose, tanto più pungenti e dolorose si succe-
devano le spine. Pare che il Signore, nei suoi imperscrutabili
decreti, voglia lasciare questa continua alternativa di gioie .e
di dolori come in eredità alla Pia Società Salesiana, ed io ne

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782
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
provo la realtà. Ecco che, per parlare solo del Chilì, mentre
l'anima mia gioiva per aver potuto stabilire Mons. Costama-
gna a Santiago in aiuto di Mons. Fagnano e degli altri nostri
confratelli, perchè si trovasse come sentinella vigile nel cen-
tro a guidare tutto il movimento salesiano sulle sponde del
Grande Oceano, una molto pericolosa crisi finanziaria ci
viene a sorprendere a Concezione.
>> Si, il nostro stato finanziario nel Chili è al tutto deplo-
revole, ed è succeduto costi ciò che finora in tanti anni non si è
verificato in nessun altro luogo a nostro riguardo... >>.
Ed implorava l'aiuto della preghiera e della carità, e l'ap-
poggio morale presso ogni sorta di persone, còl sostenere
l'onòratezza della Pia Società; e, ricordando un sogno di Don
Bosco, li assicurava che l'Opera Salesiana avrebbe trionfato
e che anche dal Chili sarebbero partiti un giorno numerosi drap-
pelli di missionari per andare a predicare il Vangelo agli ido-
latri.
Le sollecitudini del Servo di Dio per difendere in penose
circostanze e soccorrere i confratelli, erano anch'esse ammi-
rabili. In quegli anni ebbero a sostenere non gravi, ma noiose
difficoltà, anche i missionari della Patagonia, ed egli mentre
prese le loro difese in modo insuperabile, dichiarava aperta-
mente a Don Cagliero: << Non par vero che siavi gente che osi
censurare i nostri poveri missionari di quella regione I Se vi
fosse motivo di lamentarsi, parroi sarebbe solo quéllo che
sono pochi. Ma a questa doglianza spero supp\\irà presto la
casa di Bernal, che manderà fuori ogni anno nelle varie parti
della Repubblica e della Patagonia drappelli di operai, bene
istruiti e zelanti, a fare un bene immenso, mentre tutte le
case corrisponderanno gareggiando a mandar colà buon nu-
mero di aspiranti, sia per la carriera ecclesiastica, sia per la
professionale>>.
Anche per i poveri espulsi dall'Equatore lavorò assidua-
mente per vederli reintegrati nella pienezza dell'onore che
non avevano perduto: << Sarebbe desiderabile ed equo -
scriveva al Procuratore Generale - che oltre le riparazioni
materiali potessimo avere una riparazione morale. I nostri
furono esiliati dietro accuse affatto insussistenti, e soggiac...

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81.1 Page 801

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XIV - Tutto a tutti!...
ciono tuttora sotto tali imputazioni. Converrebbe che il nuovo
Governo, appurate spassionatamente le cose, dèsse ascolto
alle suppliche ed indirizzi, che gli vengono presentati da vari
ceti di persone, di richiamare i Salesiani alla direzione delle
case che erano affidate . alle loro cure, o quanto meno .con
decreto permetter il loro ritorno. Che se non credesse più
di tenerli come suoi stipendiati, almeno lasciarli esercitare
a conto proprio la carica che prima occupavano. Cosi sarebbe
risarcito il loro onore e riputazione>>.
Di quei giorni, dal Seminario delle Missioni Estere di
Valsalice, volava al cielo un altro gran figlio di Don Bosco,
Don Andrea Beltrami.
Da sette anni gravemente ammalato e costretto a far
vita da solitario,. fu ugualmente un lavoratore di prima forza,
che scrisse e pubblicò non pochi libri a vantaggio della gio-
ventù e del popolo, ed emulando le virtù di Luigi Gonzaga,
Stanislao Kostka e Giovanni Berchmans, rifulse in modo
ammirabile per pietà ed amore al SS. Sacramento, ed ama-
bilità, umiltà, povertà, penitenza e sacrifizio, divenendo una
delle glorie più fulgide della Pia Società Salesiana. Sei mesi
prima di morire, in occasione della festa di S. Giovanni,
scriveva a Don Rua: << La mia salute è se1npre uguale. Ebbi
gravi sbocchi di sangue; ma ora, grazie a Maria Ausiliatrice,
sono quasi interamente guarito; ... E FACCIO SEMPRE FESTA. NÈ
MORIRE, NÈ GUARIRE, MA VIVERE PER SOFFRIREj NEI PATIMENTI
HO TROVATO LA VERA CONTENTEZZA>> (1).
,
<< Grande è davvero colui, che possiede carità grande! ... >>.
<< La carità - insegnava anche Don Rua con le parole e coi
fatti - si presta a qualsiasi opera a favore del prossimo.
Chi ha vera pietà, non manca di aver carità>>; e <<proprietà
della vera carità è di non stancarsi>>.
(x) Del Servo di Dio Don Andrea Beltrami, nato ad Omegna il 24 giugno
x870, morto a Torino-Valsalice il 30 q,icembre x897, è già stata introdotta la
Causa di Beatificazione e Canonizzazione.

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784
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
xv
E RIELETTO RETTOR MAGGIORE
1898.
Decennio della morte di Don Bosco, e disposizioni e proposte per comme-
morarlo doverosamente. - A Nizza. - Scrive ai Salesiani: << Sento
che è ardente in me il desiderio di camminare sulle tracce di Don
Bosco... >>. - Annunzia il prossimo Capitolo Generale, e la contem-
poranea rielezi'one dei membri del Consiglio Superiore, compreso
il Rettor Maggiore. - << La santità dei figli sia prova della santità
del Padre>>. - <<Imitiamolo!». - Care visite ad Ivrea, Foglizzo e
Fossano. - Celebrazione del decennio a Torino. - Ai confratelli che
partono per il servizio militare. - A Bordighera. - Cure.paterne
per l'Oratorio. - Conferenze ai confratelli, agli alunni di quarta
ginnasiale, agli ascritti alla Compagnia di S. Giuseppe. - Centenari
religiosi ed artistici del Piemonte. - Parteci'pazz'one dei' Salesiani
all'Esposizione delle Missioni. - Durante l'ostensione della S. Sin-
done. - << Quest'umile sacerdote è un santo!... >>. - Sempre il buon
Padre!... - Alle feste di Nizza. - Gara di carità fraterna per soc-
correre la casa di Concepcion. - Altri m.otivi di cQtifprtq per il Servo
di Dio. - A Milano. - Alle Scuole Apostoliche al Martinetto. -
Sviene confessando. - Ricordi ai Figli di Maria ed agli aspiranti. -
A Nizza. - A Valsalice. - L'VIII Capitolo Generale. - Umile
dichiarazione e commossa rielezione del Servo di Dio a Rettor Mag-
giore. - Posa della prima pietra della chiesa di Valsalice. - Al
III Congresso Mariano Nazionale. - Inaugurazione del Monumento
di Don Bosco a Castelnuovo. - Va ai Becchi. - A Foglizzo. - Bat-
tesimi di Coroados. - Partenza di centotrenta missionari. - È ri-
cevuto in udienza da Leone XIII. - A Caserta, Gualdo, · Lugo,
Bologna. - Riconferma del/a S. Sede alla rz'elezione a Rettor Mag-
giore. - Medaglia d'oro e premz'o sodale all'Opera di' Don Bosco. -
Sollecitudini per conservare lo spirito di Don Bosco in tutte le case.
- Santi proposìti del Servo. di Dz'o, rz'eletto Rettor Maggiore.

81.3 Page 803

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XV - È rieletto Rettor Maggiore
Il 1898 fu un anno memorando per l'Opera Salesiana e
particolarmente caro a Don Rua per le manifestazioni di
entusiastica ammirazione tributate alla soave e santa memoria
di Don Bosco. 11 31 gennaio compivano dieci anni, <lacchè
il venerato Padre e Maestro era stato chiamato alla gloria
eterna; ed egli, suo umile successore, fin dal primo giorno
dell'anno senti il dovere di ricordare ai Cooperatori ed ai
Confratelli quella data, perchè la celebrassero con speciali
preghiere ed opportune commemorazioni del nuovo Apostolo
della gioventù, a stimolo ed esempio salutare.
<< Il 31 gennaio - scriveva ai Salesiani - ricorre, come
ben sapete, il decennio della morte del nostro buon Padre
Don Bosco, di sempre cara e venerata memoria. E dessa
una ric(f)rren{ga certamente dolorosa, come dolorosa è al cuor
dei figli la ricordanza della morte dell'amato padre. Pur tut-
tavia l'amarezza nostra è grandemente temperata dal conforto.
E conforto è per noi, conforto soave e sublime, il vedere, direi
anzi, il toccare con mano ogni di, come e quanto egli continui
ad amarci, a sorreggerci nelle difficoltà, a consolarci nelle ama-
rezze, a benedire ed avvalorare l'opera da lui iniziata e pro..
seguita per la gloria di Dio e per la salvezza del prossimo, in
ispecie della gioventù, che fu la pupilla de' suoi occhi. Sta bene
quindi, anzi è doveroso per· noi, che commemoriamo in modo
particolare questo decennio...
>> La Messa funebre il 31 stesso gennaio, possibilmente
cantata, per l'anima soavissima di Don Bosco, un'acca-
demia in ricordanza di lui, la conferenza salesiana, stabilita
per quel tempo, che s'indirizzi a farne rivivere la memoria
e le virtù nelle nostre menti e nei nostri cuori, e a consoli-
darne viernaggiormente e perpetuare l'opera salutare me-
diante la preghiera e l'elemosina, son tutte ,cose che giove-
rebbero allo scopo. Coronerebbe poi santamente la mesta
solennità una buona Comunione generale in quel lunedì
stesso, o nella domenica precedente>>, opportunamente << ac-
compagnata dal pio Esercizio della Buona Morte>>.
Annunziava anche, ai S-alesiani ed ai Cooperatori, che gli
Atti del voluminoso Processo dell'Ordinario per la Causa di
BeatificazitJne e Canonizzazione di Don Bosco erano stati
so - Vita del Servo di b,'o Michele Rua. Voi. I.

81.4 Page 804

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786
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
recati a Roma fin dallo scorso aprile; invitava i Cooperatori
<< a pregare pel buon esito di questa Causa a gloria di Dio e del
suo f edel servitore >>; ed ai Salesiani diceva umilmente:
<< Noi continueremo a pregare per la felice sua riuscita. e,
soprattutto, perchè sempre ed in ogni cosa sia fatta la santa
volontà di Dio.
>> Dio ci benedica e ci renda degni seguaci di S. Francesco
di Sales e veri figli del nostro amatissimo Don Bosco >>.
La data decennale non poteva passare, e non passò inos-
servata, nemmeno fuori della Società Salesiana, nè a Torino,
nè negli altri centri più attivi dei Cooperatori. Quel mede-
simo giorno, a Torino l'avv. Stefano Scala, direttore dell'Ita-
lia Reale-Corriere Nazionale, lanciava l'idea di commemo-
rarla << con qualche speciale .atto di omaggio alle Opere Sa.,,
lesiane, che sono lustro e decoro e gloria specialissima di
Torino, ov'esse sorsero, dove hanno la loro sede madre, il
centro donde si spandono in tutto il mondo. E i Torinesi
non avranno consenzienti in tale omaggio, non solo i Pie-
montesi, ma tutti gli Italiani, anzi tutti gli altri popoli che
risentono,i benefizi dell'Opera di Don Bosco? Di ciò abbiamo
ragionato con parecchi amici, e si convenne nella costi-
tuzione di un Comitato Internazionale che promuova un
tale omaggio all'Opera di Don Bosco, e lo faccia principal-
mente consistere nell'erezione della Chiesa del Seminario delle
Missioni Estere in Valsalice, ove l'attuale r;appell4, di antica
costruzione, poco solida [in parte era di legno]~ è, non solo insuf-
ficiente, ma cadente addirittura, con permanente pericolo di
ruina >>.
Contemporaneamente giungeva a Don Rua un altro no-
bilissimo appello, redatto dal Comitato· dei Cooperatori di
Verona il 28 dicembre, col quale, pur lasciando libero a
quanti avrebbero ad esso aderito di prendere le iniziative
ritenute localmente più opportune, si esortava: ·
In primo luogo, a celeqrare una funzione di suffragio il 31
gennaio, o in altro giorno vicino. << Tutti è vero - diceva
l'appello - sentiamo nell'animo una voce, la quale ci esorta
a guardare in atto, al Paradiso, ove Don Bosco già si circonda
l'aureola, che un di speriamo gli verrà pure riconos.ciuta dalla

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XV - È rieletto Rettor Maggiore
Suprema Apostolica Autorità. Ma, intanto, dobbiamo come
buoni figli ottemperare alla Madre, e pregare per gli estinti,
come vuole la Chiesa>>.
In secondo luogo, a tenere << un discorso>>, su << i principali
punti, della vita di Don Bosco e le sue alte benemerenze verso
la Chiesa e la società civile>>.
Terzo << si promuovessero offerte per gli Istituti Salesiani,
ove esistano, per le Missioni e le Opere Salesiane, alle quali
il sig. Don Michele Rua, Rettore Maggiore della Congrega-
zione, porrà mano nel '98 in omaggio alla memoria di Don
Bosco nel X anno dalla sua morte>>.
11 Servo di Dio s'affrettò a rimettere all'avv. Scala l'ap-
pello del Comitato Salesiano Veronese, che l'aveva << vera-
mente commosso... Ne sia benedetto il Signore, e siano pure
sentitamente ringraziati, quei buoni bene/attori! Lo mando a
Lei, riconoscente se vorrà pubblicarlo.
>> Dal canto mio, mentre ringrazio con la più viva gratitu-
dine la S. V. dell'iniziativa, così nobile e pietosa, di commemo-
rare il decennio della morte di Don Bosco, accolgo con non
minor riconoscenza l'idea che questa iniziativa si attui e si
compia nell'erezione di una chiesa nel Seminario delle Missioni
di -Valsalice presso la tomba dell'amatissimo Don Bosco; e ciò
quando appunto .sta per aprirsi la Esposizione dell'operosità
cattolica nell'arte e nelle missioni.
>> Da quella tomba partono i poveri figli di Don Bosco,
per portare a lontane e spesso barbare regioni la luce della Re-
ligione e della civiltà e il nome stesso dell'Italia. Sta bene
adunque che presso quella tomba s'innalzi un monumento, che
dica nel suo muto ma eloquente lz'nguaggio come dalla fede e
dalla carità cristiana abbia attinto Don Bosco l'ispirazione
e la forza ·all'opera sua sublimemente cattolica -ed umanitaria.
>> PROVVEDER DI PANE I PO~RI 'GIOVANI, E PR?VVEDER DI
CHIESA QUEL DIO, DA CUI CI VIENE OGNI BENE, era il suo motto,
il suo ideale. Ebbene, questo motto e quest'ideale intendono
pure di far proprio i Salesiani e i Cooperatori di Don Bosco.
Il monumento, eretto con questi sentimenti, sarà certo il più
rt'spondente a questo concetto e il più con/orme allo spirito del-
l'àmatissimo Padre >>.

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
E siccome nell'appello dell'Italia-Corriere s'era fatto
cenno ad uno speciale omaggio alle Opere Salesiane e al centro
dal quale si spandono in tutto il mondo, e in quello del Comitato
Veronese si proponeva di promuovere offerte per le Missioni
e le Opere Salesiane, alle quali Don Rua avrebbe posto mano
nel '98, il Servo di Dio aggiungeva umilmente:
<< Mi permetta ora, sig. Avvocato, di pregarla che tutto si
concentri nel commemorare il decennio dalla morte di Don Bosco,
non già il decennio di carica del suo successore. Noi non facciamo
che raccogliere quel che Don Bosco ha seminato con tanti su-
dori; sia dunque a lui, a lui solo, dopo Dio e Maria Ausiliatrice,
il merito e la glorificazione>>.
Compiute queste pratiche, si recò, com'era solito·, a
Nizza Monferrato, a visitare le Figlie di Maria Ausiliatrice;
e troviamo nella cronaca dell'Istituto:
<< 3 gennaio 1898. - A rallegrare la festa giunge il vene-
rato superiore Don Rua. Tutta la comunità, disposta in bel-
l'ordine nel cortile e nel corridoio della Chiesa, l'attende an-
siosa ed esultante e festante. Nel suo passaggio egli ha una
parola, un celestiale sorriso per tutte. Oh! non d fa più ma-
raviglia il sentire che le persone migliorassero al solo avvicinare
i Santi! Anche noi ci sentiamo da novello ardore animate a
renderci meno indegne figlie di un sì santo Padre!>>.
L'indomani celebrò la messa della comunità, e presiedette
la solenne funzione_ delle vestizioni. e profes.s~ne r~Jigiosa.
<< Quantunque affaticato . e stanco, rivolge parole d'incorag-
giamento e salutari avvisi,- avvisi che solo un padre può dare
con tanta forza ed efficacia. Tema principale del suo dire è
la strenna che egli cordialmente dona a tutte per l'anno inco- __
minciato: - Vero amore di Gesù; esattezza nelle pratiche di
pietà e nefle proprie occupazioni. - Il suo dire facile, chiaro,
ordinato, è ben inteso da tutte, ed ogni sua parola apporterà
frutto abbondante di salute e santificazione nelle anime>>.
Assistè anche alla premiazione delle allieve del collegio
e rivolse loro ammoninienti paterni, e il 5, accompagnato da
Don Marenco, riparti per Torino, << tra le acclamazioni delle
sue figlie ricoff!:_oscenti e desiderose d'altra sua visita>>.
E, col pensiero sempre rivolto alla vita della Pia Società,

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XV - È rieletto Rettor Maggiore
tornava a visitare in ispirito tutte le case, inviando ad esse
una nuova lettera, interessantissima.
<< Soventi volte il nostro Don Bosco di sempre cara e ve-
nerata memoria, specialmente negli ultimi anni della pre-
ziosa sua vita, fu sorpreso da quelli fra i superiori che più
l'avvicinavano tutt'assorto in gravissimi pensieri ed in pro-
fonde. meditazioni. Interrogato con quella filiale confidenza
che sapeva ispirarci colla sua bontà, se mai fisicamente sof-
frisse, o se qualche morale afflizione ·opprimesse il tanto
tenero suo cuore, egli, come se si fosse· in .quell'istante risve-
gliato dal sonno, con tutta semplicità rispondeva aver fatto
in ispirito una visita alle sue case anche più lontane, ed aver
conosciuto di ciascun confratello la buona volontà, lo zelo
ed i meriti, non meno che le pene ed i bisogni. E non è
da meravigliarne, poichè Don Bosco viveva della vita .dei
suoi figli. Dopo Dio essi erano ad ogni momento l'oggetto
de' suoi pensieri e delle sue più vive sollecitudini. Ed io non
credo di andar errato .nel pensare che in tali visite la mente
d.el .nostro buon Padre fosse illuminata da superne illustra- .
z1on1.
·
>> Abbassando ora lo sguardo su di me, suo indegno suc-
cessore, non ravviso in me stes-so alcun lume e neppure alcuna
di quelle rare doti che adornavano l'animo del nostro carissi,mo
Don Bosco: solo io sento che è ardente in me il desiderio di ·cam-
minare sulle sue traccie, e che vivo quanto mai è pure l'affetto
che io porto a tutti i miei cari Salesiani. E queste sono le due
ali colle quali sovente anch'io volo in ispirito a visitarvi, ovun-
que la mano· dalla Provvz'denza vz' abbz'a condotti, rallegran-
domi del bene che andate facendo, e afflz'ggendomi con voi se
mai qualche cosa vi affligga>>.
E, prima di tutto, li ringraziava del <<filiale rispetto>>
e della << veramente religiosa;carità >>, che continuamente gli
dimostravano, << soave conforto in mezzo alle pungenti spine
che io devo incontrare nel mio sentiero >>; ed accennava ad
un'<< altra fonte di consolazione e dz' gioia>>, cioè agli sforzi
generosi, con cui, superando· gravi difficoltà, vari ispettori
ave-~ano .aperto nuove << palestre di ogni virtù relz'giosa, giar-
dini di eletti~simifior.i, delùtie dei S S. Cuori di Gesù e di Maria.>>,

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790
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
inaugurando nuove case di formazione a Berna! nell'Argentina,
a Lorena nel Brasile, a Macul nel Chilì, ad Arequipa nel
Perù, a Genzano presso Roma, e a Burwash presso Londra.
Cotesto pensiero gli faceva ripetere le più calde esortazioni
a raddoppiare ogni cura per moltiplicare nuove vocazioni:
<< NON DIMENTICHIAMO MAI CHE QUESTO È IL MEZZO PIÙ
EFFICACE PER ASSICURARE ALLA NOSTRA PIA SOCIETÀ UNA PE-
RENNE GIOVINEZZA, PER ESTENDERNE MAGGIORMENTE I BENE-
FICI INFLUSSI E PROCURARE CONSOLAZIONI E GLORIA VERACE
AL NOSTRO FONDATORE!>>. E, per non correr pericolo di lavo-
rare senza profitto, insisteva di attenersi ai consigli che Don
Bosco stesso voleva dare in proposito per promuovere nuove
vocazioni tra gli studenti e gli artigiani; e di assicurare ai
chierici comodità di attendere allo studio delle scienze sacre.
.Quindi, rievocati i riguardi da usarsi ai confratelli che
talora sono di passaggio nelle case, ed invitati i singoli di-
rettori ad inviargli spontanei contributi per rimediare al
fallimento della casa di Concepci6n, e a sodoisfare in primo
luogo i debiti - che era solito chiamare debiti sacri - verso
l'Oratorio e le altre case, passava ad annunziare << i due me-
morabili avvenimenti che avranno luogo nel corso dell'anno
per divina bontà incominciato >>.
<< Nelle prossime vacanze dovrà tenersi l'VIII Capitolo
Generale>> della Società di S. Francesco di Sales, il quale
<< assumerà il carattere d'una speciale solennità a( cagione delle
elezioni che immediatamente lo precederanno. Oltre le ~le-
zioni dei membri del Capitolo Superiore, il cui sessenio sca-
drà il 31 agosto p. v., si dovrà procedere all'elezione del Ret-
tor Maggiore. In quest'anno il nostro amato Padre Don Bosco-.
compirebbe il secondo dodicennio dalla sua conferma a
Rettor Maggiore, avvenuta nel 1874, quando furono appro-
vate dalla Santa Sede le nostre Costituzioni. Io, eletto dal
Santo Padre Leone XIII a succedergli durante il suo do-
dicennio, compio in quest'anno il mio mandato, col compiersi
del periodo dodicennalé. Che se avessi da compiere dodici anni
in tale carica, si porterebbe ad un tempo troppo incomodo l'ele-
zione del Rettor Maggiore, il che sarebbe causa di gravissimi
disturbi alle nostre case. Invito adunque i membri dell'8° Capi,..

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XV - È rieletto Rettor Maggiore
791
tolo Generale all'elezione del Rettor Maggiore nel tempo stesso
che a quella degli altri membri del Capitolo Superiore>>.
Era un atto d'umiltà. Il Servo di Dio aveva diritto a re-
stare in carica sino all'11 febbraio 1900; perchè il Rescritto
Pontificio del1'11 febbraio 1888, col quale gli era stata con-
fermata l'anteriore designazione a succedere al Fondatore
diceva chiaro che il suo dodicennio doveva computarsi dalla
data del Rescritto, (... ad duodecim annos... quorum annorum
computatio initium ab hodierna die sumat). E, difatti, come
vedremo, dovette domandare uno speciale indulto per ri-
nunziare all'anno e mezzo che gli restava. .
Evidentemente era ·mosso, in primo luogo, dall'umiltà,
e, poi, anche dall'amore alla povertà religiosa, deciso di evi-
tare la gravissime spese, che si sarebbero incontrate col con-
vocare, a còsi breve distanza, un nuovo . Capitolo. Appare
chiaramente dalle parole che scriveva al Procuratore Generale:
<< Come sai, io ho notato nella lettera relativa al Capitolo
Generale, che quest'anno occorre pure l'elezione del Rettor
Maggiore. Veramente il mio dodicennio scadrebbe solamente
1'11 febbraio 1900, epoca in cui tornereli>be affatto incomodo
radunare nuovamente il Capitolo Generale. Perchè la cosa
proceda con la maggior regolarità ed io non abbia l'aria di
voler sottrarmi all'incarico che da Sua Santità mi venne af-
fidato, prima di tempo, vedi un po' se sia il caso di farne
parola a Sua Santità, o quanto meno al Prefetto dei Vescovi
e Regolari, od a chi altri convenga, affinchè si voglia sancire
colla Suprema Autorità ciò che per convenienza proposi.
Questo, tienlo tu in via confidenziale, e me ne scriverai a
suo tempo qualche cosa. Se poi ti pare che non occorra par-
larne, ti autorizzo a tralasciare>>. E Don Cagliero, come si
vedrà, ne domandava ed otteneva regolare autorizzazione.
In fine, con le più cordi,ali parole, tornava a ricordare il
decennio della morte dell'amatissimo Fondatore.
<< Ben presto si compiranno dieci anni, <lacchè Don Bosco
esalava l'anima sua soavissima in seno a Dio, lasciandoci
·immersi nel dolore e nel pianto, Nulla ci poteva confortare in
quegli istanti dolorosi se non la fiducia che Colui, il quale du-
rante .il ··-aub pellegriJnaggio sulla terra era stato nostra guida,

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
nostro amico, nostro benefattore e nostro padre, avrebbe dal
cielo. continuato ad esercitare la sua ardentissima carità verso
di noi. Nè andarono fallite le nostre speranze; ad ogni momento
noi ci avvediamo che lo spirito di Don Bosco aleggia in mezzo
di noi, che prega per noi, che non cessa di sorreggere e guidare
la sua cara Società. Altrimenti noi non sapremmo spiegare lo
straordinario sviluppo delle opere nostre ed i progressi fatti
durante ques'ti dieci anni. E questo il pensiero e la convinzione
non solo dei Salesiani ma pure di m(Jltissimi nostri buoni Coo-
peratori, anzi del!@ stesso Santo Padre Leone XIII, il quale
mi diceva in un'udienza che degnavasi accordarmi: Non v'ha
dubbio, Don Bosco continua a lavorare per la sua Congrega-
zione. Erompano quindi dai nòstri cuori l'affetto e la ricono-
scenza che noi nutriamo verso il nostro dolcissimo Padre,
non solamente il 31 gennaio, ma durante tutto questo anno>>.
E la prova migliore dell'affetto e della riconoscenza fi-
liale, a giudizio di Don Rua, doveva essere l'imitazione delle
virtù caratteristiche dell'amatissimo Padre:
<< Noi non ci terremo paghi di contribuire col danàro ad
erigere un monumento al nostro Fondatore, ma stamperemo
a caratteri incancellabili nella nostra memoria il motto:
LA SANTITÀ DEI FIGLI SIA PROVA DELLA SANTITÀ DEL pADRE
(Circo!. 8 febb. 1888). Sia pertanto nostra cura di imitare
le sue virtù, la sua attività, il suo zelo per guadagnar anime a
G. C., il suo fervore nel servizio del Signore, il suo spirito di
sacrificio; sicchè, chiunque ci veda, dal nostro ~perare più
che dal nostro nome ci riconosca quali Salesiani e quali figli
di Don Bosco. Imitiamolo soprattutto nel basso sentir di noi
stessi, ricordando che se egli è lodato ed ammirato da gente
·d'ogni lingua, d'ogni ceto e condizione, questo è il prernjo
della sua profonda u:i;niltà. Imitiamolo nella sua ammirabile
riservatezza e modestia, nella sua continua unione con Dio,
nel suo amore pei giovani, e nello. zelo instancabile per la sal-
vezza delle loro anime>>.
Nei di seguenti si reqava alle vicine case di formazione,
dove i suoi esempi e le 'sue parole suscitavano fervore in
tutti i cuori.
Il 22 gennaio era ad Ivrea, e parlò anche ai Cooperatori

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XV - È rieletto Rettor Maggiore
793
nella chiesa di San Domenico. Alla pia riunione accorsero
tutte le notabilità cittadine, il seminario diocesano, e molte
persone, anche dai vicini paesi. Esordi col rilevare come il
Divin Salvatote pose tra le beatitudini anche quella della
mitezza: Beati i miti, perchè essi possederanno la terra; cioè
attireranno a sè e guadagneranno tutti i cuori. E passando
a rilevare come S. Francesco di Sales, dopo lunghi e perse-
veranti sforzi riusci ad essere di quei beati, a a posseder i
cuori, e questo è il secreto per cui fece tanto bene:, Don Bo-
sco, - diceva - vero imitatore cli Gesù e di S. Francesco
di Sales, ebbe anch'egli l'arte mirabile di accaparrarsi i
cuori dei giovinetti, che accorrevano intorno a lui e sempre
lo circondavano; poi il cuore di quanti lo avvicinavano; poi
anche quello dei lontani, buoni e sattivi; ed anche i peccatori
alle parole di lui si convertivano. E, dettagliatamente, tra il
vivo interesse del pubblico, narrò l'episodio dell'apostata
Grignaschi, che era riuscito a pervertire tutto il paese di
Viarigi nel Monferrato: e come Don Bosco, invitato a pre-
dicare una sacra missione a quella popolazione, l'avesse ri-
chiamata sulla retta via, e, recatosi ad Ivrea, dove l'infelice
apostata era stato cacciato in carcere, avesse avuto la conso-
lazione di vederlo riconciliarsi con la Chiesa. E con l'Arci-
vescovo di Aix in Provenza: << Napoleone, ripeteva, possedette
la terra materiale pèr poco tempo, Don Bosco venne a possedere
i cuori e per sempre. Le conquiste di Napoleone si fermarono
in Europa, Don Bosco le estese ai due emisferi>>.
E concludeva:
<< Alcuni ammirano i Salesiani per l'estendersi prodi-
gioso e pel bene che fanno; ma che cosa potrebbero i poveri
Salesiani senza il concorso dei loro ~ooperatori e Coopera-
trici? Essi dànno bensì la loro persona; ma se non fossero le
offerte dei buoni, potrebbero ben poco. La salute adunque
di tante anime, o miei buoni Co9petatori, o mie benemerite Coo-
peratrici, sta nelle vostre mani. Aiutateci sempre più generosa-
mente, e sempre più ampiamente si estenderà l'Opera Salesiana
a salvezza delle anime>>.
Da Ivrea il 28 gennaio scese· a Foglizzo, dove quei nu-
merosi chierici vollero ·commemorare il decennio della I_Il.Ql};~

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794
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
di Don Bosco; ed egli, al termine dell'accademia, esaltava
il gran cuore e la carità del Maestro:
<< Desidero qui far conoscere meglio una qualità di Don Bosco,
generalmente non avvertita, e da voi non accennata nei vostri compo-
nimenti, affinchè possiamo animarci ad imitarlo anche in questo. Io
credo, che il movente principale delle opere di Don Bosco fu il suo
gran cuore ed ·il suo gran zelo. Ad ogni necessità che scorgeva nel
prossimo, il suo gran cuore restava commosso ed il suo gran zelo gli
faceva subito cercar mezzi, per quanto potesse, adatti a sopperirvi.
>> Egli era poverissimo e da solo poteva nulla, ma vide molti gio-
vani abbandonati, per lo più non di Torino, gironzolare qua e là,
senza neppur sapere dove andare a dormire; anzi ne vedeva vari
venire di notte a rannicchiarsi sotto una tettoia presso l'Oratorio: e
subito pensò di fondar un ospizio per dar loro ricetto. Vide il male
immenso che minacciava Torino dall'invasione dei protestanti, che
nel r848, fatti baldanzosi, mettevano in pericolo la fede di molti;
e il suo gran cuore non potè assistere a tante rovine senza commo-
versi; si pose a predicare, a scrivere foglietti, ad aprire Oratorii fe-
stivi, persino a far dialoghi e commediole che ne smascherassero gli
errori, e non cessò finchè non vide scongiurato il maggior pericolo.
I protestanti medesimi nel r88o dovettero confessare di aver potuto
fare gran propaganda nelle principali città d'Italia, ma che in Torino
erano riusciti a fare molto poco.
>> Vide Don Bosco la cattiva stampa a cominciare una battaglia
terribile contro ogni cosa onesta e religiosa; ed egli, sebbene privo
di mezzi, si pose a propagare la buona stampa, a scrivere egli stesso
libretti appositi, specialmente le Letture Cattoliche, che, non potendo
comporre di giorno, perchè già tanto occupato, componeva nelle ore
tolte al sonno; poi aprire tipografie e librerie...
>> Specialmente vide che era bistrattata la Storid d'Italia, in cui
si cercava generalmente di denigrare il Papato; ed egli si pose a scri-
verne una in senso affatto cattolico e diffonderla a migliaia e migliaia
di esemplari.
>> E cosi si può dire di tutti i bisogni che scorgeva: il suo gran
cuore, non reggeva a vedere tanta colluvie di mali allagare il nostro..
paese, ed il suo gran zelo non lo lasciava posare finchè non vi trovava
qualche rimedio.
>> La gran carità di Don Bosco e lo zelo della gloria di Dio gli fe-
cero operare quanto noi conosciamo. Sia vostra gloria di arricchirvi
di quelle virtù che vi meritino un giorno il nome di degni figli di
Don Bosco>>.
;
Il 29, festa della Sacra Famiglia, tenne conferenza ai
pochi confra-telli preposti alla direzione di quella casa.

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XV· - È rieletto Rettor Maggiore .
795
<< Che bella festa la Sacra Famiglia! La Chiesa ci propone questa
festa per introdurci a· contemplare questo modello, ed imparare a
confermare la nostra vita con quegli esemplari.
>> San Giuseppe-I Pauper sum ego et in laboribus a juventute mea.
Povertà! Ho visto la casa della Madonna. Niente di lusso. Non mo-
bilià elegante, non abiti preziosi; non ornamenti inutili, tutto spira
semplicità e decenza, pulizia, tener da conto. Vitto sobrio ..., in misura
da soddisfare semplicemente al bisogno della vita; mai che alcuno
si lamentasse degli apprestamenti di tavola, e mai nulla fuor di pasto.
>> Operosità. Il tempo ben distribuito; preghiera e lavoro.
>> Obbedienza. Obbedienza della Madonna a S. Giuseppe nell'an-
dare in Egitto, nel ritornare. Conservabat omnia verba haec, conferens
ln corde suo.
>> Poi vedete un caro giovane sui 14 o 15 anni. Chi è desso? È Gesù,
il figliuolo di Dio, è il Messia, l'aspettato delle genti... Qual è il suo
contegno? .forse comanda?... Filii, obedite parentibus per omnia; hoc ..
enim placitum èst in Dominò.
» Una volta questo Figlio benedetto cagionò una gravissima pena
ai suoi parenti. S. Giuseppe non disse niente: bastava la voce della
Madre: Quid fecisti? ... Patres, nolite ad indignationem provocare filios
vestros. Io ammiro questa perla di padre; mai al giuoco, mai all'osteria;
sempre lo trovo in compagnia di sua consorte. Ammiro e venero
questo gioiello di sposa che è Maria, della stirpe di Davide e di ArQnne,
figlia di genitori assai agiati. Ammiro, amo, adoro questo Figlio... >>,
In quel giorno diede l'abito ecclesiastico a 6 aspiranti alle
Missioni: un italiano, un polacco russo, un bavarese, due
tedeschi delle provincie renane, un prussiano·. E nel pome-
riggio, cedendo alle istanze dell'affezionato prevosto Don
Cottino, tenne conferenza ai Cooperatori in parrocchia, ri-
cordando come D.on Bosco avesse predicato più volte da quel .
pulpito. Ricotdò la festività del giorno, e venendo a par-
lare delle Opere Salesiane, rilevò come la Società Salesiana
avesse già dedicate varie case alla Sacra Famiglia ed a cia-
scun membro di essa; e senza elencare le case dedicate alla
Madonna, numerosissime, accennava a quelle dedicate a Gesù
Adolescente a Nazareth, ad Orano in Africa, e a Dinan in
Francia, e le varie dedicate a S. Giuseppe, il cui nome era
stato dato a due nuove fondazioni anche il mese prima,
nel giorno dell'Immacolata, una a Muri nella Svizzera, e
l'altra a Lons-le-Saunier in Francia, e ad una nuova cappella
a Lugo ·in &(l)magn21:.

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Il 29 era all'Oratorio, e il 3r assisteva al "funerale, ponti-
ficato da Mons. Barone, vescovo di Casale, per il decennio
della morte di Don Bosco, con numerosissimo intervento
di Clero e di popolo.
Il 30 si svolse un pellegrinaggio di cinquecento operai
cattolici a Valsalice. Tutte le primarie associazioni cattoliche
del Piemonte erano rappresentate. Nel salire al Seminario
si cantò il Miserere. Mons. Filipello, eletto vescovo d'Ivrea,
celebrò la Santa Messa, distribui oltre duecento Comunioni,
e parlò dell'Apostolo dei nuovi tempi innanzi alla tomba
venerata, sulla quale fu deposta una corona a ricordo del-
l'omaggio compiuto. Quindi si riordinò il corteo, e, pre-
ceduto da tutte le bandiere, sfilò, in forma solenne, sino
alJa chiesa della Gran Madre, dove il parroco teol. Piano im- ·
parti la Benedizione Eucaristica.
Il 3 febbraio segui un'adunanza commemorativa nella
sala Vincenzo Troya, presenti l'arcivescovo Mons. Richelmy
e Don Rua, che parlarono anch'essi, applauditissimi, dopo
il marchese Crispolti, il can. Papa, il conte Cesarè Balbo e
i] can. Vallega.
Il 6 il Servo di Dio si recò a Fossano, all'Oratorio-Col-
legio Don Bosco, per la festa di S. Francesco; e celebrò e
rivolse care parole ai giovinetti, La sera Mons. Manacorda
benedisse la nuova bandiera della sezione-giovani dell'Ora..
torio, ed esortò questi ad esser buoni cittadini e coraggiosi ·
cristiani; e Don Rua raccomandò loro di esser fedeli agli or-
dini del loro generale Mons. Vescovo e stretti alla propria
bandiera, pronti in ogni istante, ad onorarla con le loro virtù
e a difenderla col coraggio. Anche altre case, vicine a To-
rino, ebbero in quei giorni il piacere di una visita del Servo
di Dio, felice di poter dire a tutti una buona parola e d'in- --
culcare l'amore a Don Bosco e l'imitazione delle sue virtù.
E quanto lavoro gli si accumulava nell'Oratorio per queste
assenze anche brevi! Eppure era sempre tutto a tutti I Da
qualche anno aveva preso a radunare anche i confratelli
che dovevano partir per il servizio militare, per dare ad essi
speciali consigli. Nel 1894 diceva loro: << Ecce ego mitto vos
sicut agnos inter lupos! >>. Nel 1898, il 5 marzo, diceva cosi:

82.5 Page 815

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XV - È rieletto Rettor Maggiore
797
· << Pugna sicut bonus Christi Jesu! Il buon soldato si distingue per
la sua esattezza nell'eseguire gli ordini ed i regolamenti. Voi, come
buoni soldati, svolgete questo dovere.
>> Il buon soldato è prudente nell'evitare i pericoli senza necessita.
Voi, come buoni soldati di Cristo, siate più prudenti nello schivare
i pericoli dell'anima, le compagnie, gli spettacoli, i siti pericolosi, le
letture, l'ozio. .
>> Il buon soldato è coraggioso nelle occasioni inevitabili. Voi,
come buoni soldati salesiani, siate coraggiosi quando si tratta della
vostra fede religiosa e della morale. Non lasciatevi dominare dal ri-
spetto umano. Si sappia che siete chierici e religiosi, e tenete una
condotta conveniente... >>.
In quel mese si portò in Riviera. << Un arrivo tanto
desiderato, quanto insp@rato, rallegrò la casa del Torrione
il 21 marae, .Giu.ngeiva all'istituto, col treno delle ;r4 circa,
il sospirato Rettor Maggiore, il sig. Don Rua, il quale, dopo
avere visitato i Salesiani, non tardò alle Suore il piacere di
riverirlo. Si trattenne con loro in familiari discorsi, presenti
le educande, e ciò per circa una buona mezz'ora.
>> Dopo cena assistè con paterna compiacenza ad una pic-
cola accademia improvvisata, e rivolse parole d'indulgente
encomio alle educande, che diverti in seguito con la narra-
zione di vari fatti della vita di Don Bosco.
>> Il giprno z2, dopo. aver celebrato la S. Messa per la
comunità, confessò alcune suore e parecchie educande; di
poi parlò a quelle che desideravano un'udienza particolare.
>> Alle 16,15 rivolse nuovamente alle educande radunate
neliaboxatorio la parola, e prese ad argomento di conferenza
la divoziòne alla, Madonna, aiuto e modello di una figlia cri-
stiana; ed alle Suore pure, riunite ad aspettarlo, mostrò
con tutta l'efficacia quanto importi aver buono spirito reli-
gioso per esser alle educande specchio di umiltà, di pazienza,
e per trascinarle al ben fare coll'esempio più che con le parole.
>> Una benedizione suggellò il sµ0 dire, che lasciò in tutte
desiderio vivo di migliorare, se stesse·>>.
Quell'anno fu piuttosto :critico per l'Oratorio, mancando,
per la .diversa maniera di :vedere e di pensare di alcuni, il
pieno accordo indispensabile in un istituto salesiano, dove,
secondo lo SJ,dif:ito di Don Bosco, tutti debbono vivere in

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798
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
piena e gioconda intimità, propria di una famiglia patriar-
cale. Don Rua non tardò ad accorgersene, e prese a moltipli-
care le più sollecite e delicate attenzioni per togliere ogni
dissenso, con privati colloqui e con pubbliche conferenze.
L'8 marzo radunava il corpo insegnante; manifestava le
doglianze sentite, ne additava le origini e i rimedi, e pater-
namente raccomandava d'evitare ogni maligna interpreta-
zione, ogni mormorazione, e d'andar tutti d'accordo, assi-
stenti e insegnanti, come tanti fratelli.
Il 29 aprile radunava i sacerdoti, e spronava anch'essi
ad essere a tutti di buon esempio: - Voi siete le fiaccole.
Luceat lux vestra! nella carità reciproca. Amiamoci recipro-
camente, come fratelli; vos fratres estis. Evitiamo ciò che può
recarci dispiacere. Asteniamoci da ogni mormorazione degli
uni contro gli altri sacerdoti, ed anche riguardo ai superiori
ed ai regolamenti. Fra breve arriveranno qua vari confratelli,
direttori e inferiori, dalle altre case; vengono nella casa madre;
che non abbiano a restar male impressionati! pensano di
veder trionfare la carità; che non abbiano a vedere il contrario...
E li spronava all'osservanza esatta delle Regole, le quali
<< sono la guida che ci diede la Divina Provvidenza per. avan-
zarci nella perfezione. Facciamoci uno studio per osservarle
bene, per amore di Gesù... E, nello zelo per il bene della casa,
prestiamoci volentieri a lavorare: catechizzando, predicando,
confessando... Abbiamo il miglior interesse per :lìair andar
bene le cose, per le sacre funzioni, per la pulizia, per il refet-
torio, per evitare lo spreco di qualunque cosa/ Avvisiamo i
chierici, quando li vediamo mancare alla carità, alle regole;
avvisiamo amorevolmente i coadiutori, i famigli, i giovani,
e noi stessi, reciprocamente. Conoscendo disordini, adoperia-
moci per impedirli, da noi, o per mezzo dei superiori... >>.
Nell'Oratorio egli teneva regolari conferenze anche agli
alunni della quarta ginnasiale, cioè ai più grandicelli, chè
fin dai tempi di Don Bosco si era soppressa la quinta; e
spesso anche agli artigiani, ascritti alla Compagnia di San
Giuseppe. Lo scopo era di dir loro una buona parola per
animarli ad essere di buon esempio ai compagni, ed anche
per assisterli, consigliarli ed aiutarli nella scelta dello stato.

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XV - È rieletto Rettor Maggi·or.e
799
D'ordinario, nella prima conferenza che soleva tenere ad
essi al principio dell'anno scolastico, soleva dir chiaramente,
che i motivi per cui li adunava erano questi: << Per se-
guire l'esempio di Don Bosco; Siete i più alti e i p1:ù os-
servati; Perchè mi aiutiate a far procedere bene la categoria
degli studenti (e altrettanto diceva agli artigiani); 4° Per
aiutarvi nella scelta dello stato >> ; e dava loro un ricordo
per tutto l'anno, ed esempio: << La scienza gonfia, la carità
edifica! >>.
Fin dal 1895 a Torino era sorta l'idea di celebrare, in
modo grandioso, yarie date centenarie, ricorrenti nel 1898: il
XV Centenario dello stabilimento della gerarchia ecclesiastica
in Piemonte (avvenuto nell'anno 398, quando in Torino si
tenne un Concilio di Vescovi, presieduto da S. Simpliciano,
successore di S. Ambrogio, e la città aveva il primo vescovo
in S. Massimo) ; il IV Centenario della riedificazione ed
inaugurazione del Tempio Metropolitano, mercè la munifica
pietà del Cardinale Domenico Della Rovere, sorretta dalla
liberalità dei Principi di Casa Savoia ; il III Centenario
dell'erezione delle· Confraternite del S. Sudario e di S. Rocco,
e della proclamazione di S. Valerico Abate a compatrono
della città contro la pestilenza. La piccola Mostra d'Arte
Eucaristica, compiutasi con felice esito nel I 894 quando si
tenne l'XI Congresso Eucaristico Nazionale, fece sorgere il
pensiero di festeggiare coteste date centenarie con un'Espo-
sizione d'Arte Sacra e di Opere Cattoliche ed uno speciale
:reparto delle Missioni Estere. Contemporaneamente, in altri
sorse l'idea di Gommemorare il Cinquantenario dello Statuto
del Regno d'Itàlia con un'Esposizione Generale Italiana.
E, da ambe le parti, si prese a lavorare alacremente. Il
Comitato esecutivo dei festeggiamenti per i Centenari Re-
ligiosi ed Artistici del Piemonte, presieduto dal Barone An-
tonio Manno, fin dal 1896 divulgava un bel programma per
allestire l'Esposizione delle Missioni Cattoliche; ed il Servo
dì Dio disponeva che anche le Missioni Salesiane vi prendes-
sero parte, come avevano fatto a Genova, perchè - scriveva:
- << Non sono una vana pompa queste Cattoliche Esposi-
zioni, ma un saggio di quello che fanno i generosi Missio-

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800
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
nari a prò dei fratelli sepolti nella barbarie e nell'ignoranza
ed un invito ai buoni a sostenerli nella pia impresa. Anche il
nostro indimenticabile Fondatore e Padre incoraggiava si
fatte mostre, affi.nchè si potesse conoscere il frutto della
carità dei benemeriti Cooperatori. Omnia ad maiorem Dei
gloriani >>.
L'8 maggio, accompagnati da Don Giovanni Balzola,
giungevano tre indii Coroados dalle foreste vergini del Matto
Grosso, dalla Missione iniziata nel 1894 dal compianto
Mons. Lasagna; tre giovani alti, tarchiati, dalla folta ed in-
colta capigliatura, Antonio di 18 anni, Federico di 16, e Fi-
lippo di 14, non ancor battezzati e pieni della natia disin-
voltura selvaggia.
Il 16 maggio, due di essi con Don Balzola e Don Carbajal
arrivato dalla Patagonia, assistevano ad un'adunanza di si-
gnori, e particolarmente di signore, dell'aristocrazia torinese
e di Milano e di Bologna e di altre città, a favore dell'Omag-
gio Internazionale a Don Bosco in Va/salice e dell'Orfanotro-
fio Cattolico della Sacra Famiglia in Betlemme. Sul palco
della presidenza sedevano l'Arcivescovo di Torino e i Ve-
scovi di Casale, Ivrea, e Mondovì. Anche i due Missionari,
ad invito del Servo di Dio, presero la parola. Egli, poi, il-
lustrò lo scopo dell'adunanza, che diceva, anch'essa, una
commemorazione del decennio della morte di Don Bosco.
<< In questa commemorazione siete invitate in .modo speciale ad
aiutare due opere: Betlemme e Valsalice.
I
>> Betlemme ha già grandi obbligazioni al Can. Vallega ed alle molte
signore che, dietro suo invito, concorsero in passato a sostenere e
sviluppare quell'Orfanotrofio. II can. Belloni, con le loro offerte, ha
potuto pagare una parte dei molti suoi debiti, e compiere l'acquisto
di uno stabilimento coerente all'Orfanotrofio, che sarà un campo -
laborioso per scuole ed oratorio festivo>>.
<< Altra opera è la chiesa del Seminario delle Missioni in Valsalice.
Conoscete lo stato miserando dell'attuale... ed è là che si vanno for-
mando i nostri chierici al sacro ministero, all'insegnamento, alle Mis-
sioni. Quale opera stupenda quella delle Missioni!.., E voi aiutate
Valsalice, perchè possa presto sorgere quella chiesa, da cui dovranno
partire a centt'nat'a, a migliaia, gli operai evang~lici! Concorrete voi,
cercate altre persone, ciascuna si faccia zelatrice di quest'opera stu-
penda... >>.

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XV - È rieletto Rettor Maggiore
801
Ed esprimeva profonda riconoscenza alle benemerite si-
gnore ed alla stampa cattolica, che si era fatta promotrice
di un'opera, che tutta ridondava ad onore del suo particolar
Patrono San Francesco di Sales, << essendo il primo tempio,
che veniva a lui intitolato, come a Patrono della Stampa
Cattolica>>.
La ricorrenza del III Centenario della Confraternita del
S. Sudario, istituita da Carlo Emanuele I in onore della
S. Sindone, preziosa proprietà della Real Casa di Savoia,
aveva suscitato il desiderio di veder esposta l'insigne reliquia
durante i festeggiamenti; e Re Umberto I, benevolmente
annuiva all'istanza che gli venne inoltrata, ed accordava la
desiderata ·ostensione per il 1898, tramandandola d'oltre un
anno, perchè avrebbe dovuto aver luogo nel i'896, per le
nozze del Principe di Napoli, Vittorio Emanuele, con Elena
del Montenegro.
E il sospirato avvenimento, che non si era più rinnovato
dall'anno 1868, si svolse dal 25 maggio al 2 giugno, traendo
a Torino un numero stragrande di visitatori. L'Arcivescovo
Richelmy, rievocando la visita fatta da S. Carlo Borromeo alla
S. Sindone nel 1578, a render più solenne la nuova osten-
sione aveva invitato a parteciparvi il suo successore Card. An-
drea Carlo Ferrari; ma, in seguito ai tumulti di Milano, nè
il Cardinale, nè i Reali d'Italia, poterono esser presenti alla
solenne ostensione. Tuttavia nei nove giorni che la S. Sin-
done rimase esposta accorsero alla Metropolitana di Torino
non meno· di 750.000 persone.
L'a:ffi.uenza dei pellegrini fu pure straordinaria all'Espo-
sizione d'Arte Sacra e delle Missioni, e al panorama della
Passione, che opportunamente si volle com.posto in un angolo
romito, negli stessi locali dell'Esposizione, e fu pure ogni dl
straordinaria a tutte le chiese, particolarmente alla Consolata
ed a Maria Ausiliatrice. Non mJno di 100.000 fedeli in quei
nove giorni visitarono il Santuario e le camerette di Don
Bosco; e il Servo di Dio ebbe una buona parola per molti
gruppi.
<< Durante l'ostensione della Sacra Sindone - ricorda
Suor Ottavia Clerici - anche uno stuolo di pellegrini del
SI - Vita del Servo di Dio Michele Rua, Vol. I,

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
mio paese si recò a ·Torino, e si andò a visitare la chiesa di
Maria Ausiliatrice, e v'era anch'io con la mia mamma. Lo
stesso Don Rua ebbe la degnazione di farci visitare tutto lo
stabilimento, edificandoci tutti colla sua bontà, gentilezza,
ed angelico contegno. Tutti dicevano: - Come è santo que-
sto prete! - Anche l'arciprete e il vicecurato ripetevano:
- Quest'umile sacerdote è un santo; è più del cielo che di
questa terra! >>.
<< Anch'io, - scrive Suor Anna Lamberti - cen alcune
mie amiche e conoscenti, mi recai in quell'epoca a Torino
a visitare la preziosa reliquia. Nella giornata alcune persone
che erano con me, si recarono a Maria Ausiliatrice, quindi
nella sacrestia, per avere dal veneratissimo Don Rua, che
colà si trovava, una parola, un consiglio, una benedizione.
Io, allora, non conosceva ancora Don Rua, nè sapeva che
dirgli. Incoraggiata dalle parole e dall'esempio delle mie com-
pagne mi presentai anch'io e confidai al buon padre il desi-
derio, la vocazione che sentiva in cuore, di farmi religiosa.
Noto, come allora non conoscessi affatto le Figlie di Maria
Ausiliatrice, che anzi non sapeva neppure che esistesse que-
st'istituto. Manifestai all'amato superiore le mie difficoltà,
l'impossibilità, direi, d'effettuare la mia risoluzione, perchè
vedeva chiuse tutte le vie dinanzi a me. Finii col chiedergli
la benedizione. Il buon Padre mi benedisse, e, posando la
sua sacra mano sul mio capo, pronunziò queste parole: -
State tranquilla, voi vi farete suora, Figlia dj Maria Ausilia-
trice. - Non posso esprimere l'effetto che produssero in me
queste parole; solo dirò che mi lasciarono una pace, una
gioia profonda, in attesa che meglio si manifestasse la vo-
lontà di Dio sul mio avvenire. Qualche anno dopo, ebbi oc~::
sione di conoscere le Figlie di Maria Ausiliatrice ad Alassio
e venni accettata tra loro, e sono già molti anni che, grazie
a Dio, mi trovo felicemente nel loro Istituto; e, posso dire,
con soddisfazione piena e reale: sono Figlia di Maria Ausz'lia-
trice >>.
<< La carità - diceva Don Rua - dev'essere in noi Sale-
siani e in voi, Figlt'e di Maria Ausiliatrice, un distintivo. Le
nostre occupazioni devono esser tutte dirette dalla carità>>. E

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XV - È rieletto Rettor Maggioré
la carità era il distintivo d'ogni parola e d'ogni atto di D'on
Rua, talora anche in modo soprannaturale.
<< Nell'anno 1898 - dichiara Suor Maria Bestetti - mi
trovavo nella casa di Torino, gravemente ammalata di tifo,
con altissima febbre, altissima pure nella sesta settima, tanto
che il medico curante disperava affatto della mia guarigione.
Suor Alfonsa, che durante la notte aveva dormito nella
stanza attigua alla mia, una mattina mi disse che in giornata
avrebbe dovuto recarsi dal sig. Don Rua, e che mi avrebbe
raccomandata a Lui. - Pregatelo a mandarmi una benedi-
zione ben forte - le dissi io che mi sentivo molto stanca,
una benedizione che mi ottenga di andarmene presto in
Par4:diso. - Di ritorno da Don Rua, Suor Alfonsa mi corre
accanto giuliva dicendomi: - In risposta alla vostra commis-
sione Don Rua mi manda ad assicurarvi che guarirete presto
per poter poi lavorare molto, molto! - Infatti quel giorno
stesso la temperatura scesa dai 41° ai 39°, e, dopo tre giorni,
scomparsa completamente, pòtei incominciare ad alzarmi
da letto, e in breve ritornai perfettamente guarita>>.
Il 12 giugno, mentre alla Spezia si poneva la 1a pietra del
Santuario di N. S. della Neve, Don Rua andava a Nizza Mon-
ferrato per assistere alla festa giubilare dell'Istituto delle Figlie
di Maria Ausiliatrice, che si celebrò il 13. Egli disse la
Messa della comunità, e il Vescovo d'Acqui Mons. Balestra,
dei Minori Conventuali, pontificò alla Messa solenne, pre-
senti molti parroci e sindaci dei comuni, dove avevano asili
e scuole le Suore di Don Bosco. Il Vescovo esaltò in fine la
seconda istituzione del Beato, con elevate parole:
<< Iddio in tutti i tempi manda alla sua Chiesa gli aiuti opportuni.
Al tempo delle persecuzioni mandò i martiri; contro le eresie suscitò
i dottori; contro alla barbarie che invadeva l'Europa e contro il mal-
costume mandò i monaci, S. Benedetto, inviato da Dio a spargere la
luce della dottrina e della s<;ienza, non che a dissodare le terre ...
S. Francesco d'Assisi, a rinnovare là carità nel mondo, che andava
illanguidendo ... S. Domenico, a predicare la parola di Dio, che era
negletta... S. Ignazio, a combattere il protestantesimo.
>> Accanto àlie istituzioni di uomini, ad ingentilire il cuore special-
mente, mandò cori di eroine, che facessero tra le donne il bene che
i religiosi facevano tra· gli uomini.

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IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
, >> Ma ai tempi nostri il male si fece più grave e si direbbe che sono
compendiati nel nostro secolo tutti i mali dei secoli antecedenti. Io
chiamo il nostro secolo il secolo della rivoluzione. Il demonio ha ado-
perato tutte le sue arti ed ha rivolto ogni cosa. Ma il Signore ha man-
dato Don Bosco come gigante a porre resistenza a questa colluvie di
mali: ed ,egli si circondò di uomini forti, che si dilatarono dovunque
e. portarono per tutta la terra il suo spirito e si opposero alla rivolu-
zione.
>> E presto si avvide che doveva pensare anche alla gioventù fem-
minile... Mentre era perplesso su questo punto, va a Roma e fu al-
lora che Pio IX gli dice: - E perchè non pensate di fare anche tra
le donne il bene che avete incominciato a fare tra gli uomini? - E
Don Bosco, arrivato a Torino, medita le parole del Sommo Ponte-
fice e getta le fondamenta delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
>> Ed io godo che nella mia diocesi abbia avuto l'origine questa
istituzione, e benedico al mio antecessore che le accolse e le aiutò,
le coltivò in questo suo giardino. Ora necessita la perseveranza...
In venticinque anni dalla vostra fondazione vi siete estese per tutto:
volete che fra altri venticinque anni siano duplicate le lodi del vostro
Istituto? Modellatevi su Don Bosco... modellatevi pure sulle prime
vostre Madri..., che tanto si distinsero per semplicità, pèr pietà, per
povertà, per ~pirito' di sacrifizio. Non allontanatevi dai loro esempi
e dai loro insegnamenti, e voi diverrete le vere Ausiliatrici, come vi
voleva Don Bosco, come vi vuole il Signore>>.
Al trattenimento commemorativo prese la parola anche
Don Rua per esprimere la sua gratitudine ai presenti, specie
a Mons. Vescovo e ad altri venerandi sacerdoti, che per Don
Bosco avevano avuto la più alta deferenza fin dai primi tempi
dell'Istituto.
La celebrazione giubilare si svolse in modb grandioso
anche in altri luoghi. A Roma ebbero luogo funzioni solenni
nel tempio del S. Cuore, celebrate da Vescovi e da Cardinali;
quindi un'accademia commemorativa, con prolusione del
Procuratore Generale Don Cagliero, discorso di Mons. AI.,.
danesi, Vescovo di Cagli e Pergola, e discorso finale del Car-
dinal Parocchi.
Dall'Estero giunsero al Servo di Dio lettere di parte-
cipazione entusiastica da eminenti Prelati. L'Arcivescovo di
Montevideo, Mons. Mar.i.ano Soler, gli esprimeva la pienezza
della sua benevolenza per l'Istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, che << sotto la direzione saggia e santa del loro

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XV - È rieletto Rettor Maggiore
805
Fondatore e della. non meno prudente dell'immediato suo
Successore,... si sono estese in tutte le parti del mondo,...
e specialmente nell'America del .Sud>>, << per il bene da loro
operato nell'esercizio della carità, specialmente nell'educazione
delle fanciulle ... >>.
Il giorno di S. Giovanni Battista, in cui_ si rinnovò con
insuperabile affetto la dimostrazione di riconoscenza a Don
Bosco e al suo Successore, questi indirizzava un'altra let-
tera ai Salesiani, per ringraziarli della carità dimostrata alla
casa di Concezione nel Chili. << Vidi una gara tra voi per soc-
correre quella casa, che· mi ha proprio consolato. Le case
dell'antico continente gareggiarono con quelle del nuovo,
che già prima si erano quotate per soccorrerla, e tra tutti si
potè ben p-resto scongiurare il pericolo che andasse all'asta
pubblica; ed ora, sebbene i debiti non siano ancora tutti
estinti e vi sia ancora bisogno di soccorso, i creditori si sono
accontentati pel momento di quanto si fece, e già si potè
riaprire il collegio, benchè con un numero di giovani molto
limitato, non permettendo ancora le finanze di tenerne un
numero maggiore... >>.
E narrava episodi edificanti:
<< Un direttore ohe m-andò una somma secondo le sue forze, uni-
tamente mi scriveva le seguenti parole, che, vi assicuro, mi inteneri-
rono proprio, e ve le riporto qui a comune edificazione: - Il pro-
posito che abbiam fatto nell'Esercizio di Buona Morte del mese è
stato questo: Ad onore di Don Bosco e per amore della Congregazione
osserveremo in special modo il santo voto di povertà, custodendo con
ogni possibil cura gli oggetti d'uso ed evitando non solo ogni spesa su-
perflua, ma anthe limitamdo le necessarie. Spero che la pratica di tale
proposito ci metterà in grado di poter mandare alla fine del mese
qualche altra sommetta.
·
>> Un altro direttore d'una casa incipiente ed assai povera, man-
dando la sua piccola quota, mi scriveva: -'- Quanto a noi le dirò che
il Signore sembra davvero benedirci. Non siamo circondati da ricchi,
che altrimenti potremmo raccogliere molto più danaro pei bisogni
della Congregazione, ma siamo molto amati da tutti, e tutti mandano
qualche cosa. Ci raccomandiamo .,sempre a Don Bosco, e di tanto
in tanto riceviamo qualche offerta in ringraziamento di grazia otte-
. liuta per intercessione del veherato ·nostro Fondatore. Al cominciare
dell'anno eravamo sprovvisti di ogni cosa, e non sapèvamo come fate

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806
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
per ripararci dai rigori del freddo: abbiamo pregato e si son subito
ricevute maglie, mutande, vesti, pastrani e persino una vacca con un
vitellino recentemente nato. Avevamo un debito. abbastanza grave
per una casa incipiente, e avendo pensato di fare tutti i giorni una
preghiera a Maria Ausiliatrice affi.nchè, per intercessione di Don
Bosco, ci aiutasse, questa buona Madre ci ha mandato il danaro per
pagare il nostro debito, et ultra. L'esperienza ci ha fatto toccare con
mano, che, quanto più siamo fervorosi nell'adempimento dei nostri
doveri e nell'osservanza delle Regole tanto più viene pronto il soccorso
della Divina Provvidenza. Speriamo che essa ci manderà tanto da-
naro da poter fare presto un'altra bella offerta alla S. V. che ne ha
tanto bisogno; noi continueremo a pregare ed a far sempre tutta l'eco-
nomia possibile ... >>.
.
Oltre cotesta gara di devozione filiale, avevan rallegrato
il suo cuore altre cose: l'apertura di nuovi oratori festivi
e lo zelo che si spiegava in quelli già aperti, le nuove voca-
zioni suscitate in ogni parte, la cura per il decoro delle fun-
zioni religiose e· per lo studio del canto gregoriano, le associa-
zioni degli ex-allievi istituite in varie case, e il miglioramento
delle condizioni dei Salesiani nell'Equatore.
E . << bensi vero che i mali in quel disgraziato paese conti-
nuano, tuttavia andò scemando a poco a poco l'accanimento
contro gli ordini religiosi ; già vari passi di ravvicinamento
furono fatti: la missione di Gualaquiza non si ebbe a chiu-
dere, e di più, due delle case che si erano dovute chiudere
si poterono già riaprire... Solo più restano due da riaprirsi...
Come le preghiere ci attirarono il bene già ottenuto, cosi le
preghiere hanno da ottenere che venga il ristabilipento com-
pleto della pace in quella repubblica>>, e << che Mons. Costa-
magna possa presto entrare nel Vicariato dalla S. Sede colà
affidatogli ... >>.
Altra cosa, che da una parte lo consolava e dall'altra gli
cagionava quasi confusione, era << il vedere la stima che in
generale si ha per la nostra Pia Società, il desiderio vivissimo
che da tanti distinti personaggi e da intere popolazioni si
nutre di possedere qualche istituto salesiano. Questo deve
stimolarci ad essere tutti realmente quali siamo creduti,
cioè buoni religiosi...; conie pure deve animarci ad essere sin-
ceramente amanti del vero bene della gioventù e del popolo.

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XV - È rieletto ltettor Maggiore
>> Facciamoci coraggio. Una illimitata confidenza nella
infinita bontà del Sacro Cuore di Gesù, una tenera divozione
alla Beata Vergine, la fiducia nella protezione speciale del
nostro venerato fondatore Don Giovanni Bosco, l'osservanza
lieta e costante delle nostre Regole e quell'amore, carità ed
unione fraterna, che deve formare di noi un cuore solo ed
un'anima sola per santificare noi medesimi ed estendere il
regno di Gesù Cristo su questa terra, ci faranno superare
tutte le difficoltà, ci faranno trionfare d'ogni pericolo, ci ren-
deranno degni figli di quel gran Padre che nelle difficoltà
si faceva più attivo, nei pericoli più accorto, nei disgusti
più coraggioso, nei maggiori bisogni più infaticabile>>.
E notificava che il Santo Padre aveva designato, come
Ponente della Causa per la Beatificazione di Don Bosco,
il Card. Parocchi, Protettore della Società Salesiana ; che
si era già stabilito di procedere alla raccolta di tutti gli scritti
del venerato Fondatore; e che la S. Congregazione dei Riti,
in data r I febbraio, aveva concesso ai Salesiani ed alle case
delle Figlie di Maria Ausiliatrice la Messa propria di San
Francesco di Sales.
Il 29 giugno si collocò la prima pietra d'un secondo Ora-
torio festivo a Milano. Padrino della funzione fu S. A. il
Principe Emanuele Gonzaga; Madrina la ·contessa Giusep-
piaa Giulini. Il Card. Ferrari, compiuta la cerimonia, il-
lustrò la necessità di un Oratorio festivo in quel luogo; elogiò
la Società Salesiana, rappresentata alla cerimonia dal Servo
di Dio; e si augurò che anche quella santa iniziativa venisse
presto compiuta mercè la carità dei cittadini, i quali, in quei
giorni di dolore, meglio comprendevano il dovere di conser-
vare e custodire là preziosa eredità della Fede, che ha dato
a Milano il glorioso titolo di città di Sant'Ambrogio e di
San Carlo.
Il 23 luglio si tenne alle Scuole Apostoliche del Marti-
netto un piccolo congresso euparistico, benedetto anche dal
Papa, dove s'illustrarono, alla p6ttata delle menti giovanili,
temi pratici: come la Santissima Eucaristia nell'Istituzione
Salesiana, o meglio nell'educazione salesiana; l'Eucarestia,
fonte di. gaudio e di cr~tia.na fortezza: l'Eucarestia e l.a gio-

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I
808
IV - Successore di Don Bosco. - Prùno periodo
ventù studiosa ed operaia; la Madonna e l'Eucarestia, o la
divozione alla Vergine ed all'Eucarestia; e il Servo di Dio,
che prese parte all'adunanza pomeridiana, disse santa e no-
bile l'iniziativa dei giovani della Compagnia del SS. Sacra-
mento; e mostrò il dovere e i vantaggi di amare la SS. Euca-
restia e la Vergine.
La carità meravigliosa, che gli suggeriva sollecitudini squi-
sitamente paterne per ciascuno dei suoi figli spirituali, il fer-
vore della pietà, e l'ardente desiderio di combattere il pec-
cato ed allargare le conquiste del Regno di Dio, apparvero
nuovamente in modo luminoso in quei mesi d'estate, durante
gli Esercizi spirituali.
Non ostante il caldo talora soffocante, in quei giorni, egli
lavorava dal mattino alla sera, senza un minuto di riposo.
Oltre il disbrigo della corrispondenza, che non mancava mai
di compiere personalmente, oltre le lunghe e quotidiane adu-
nanze col Consiglio Superiore per la distribuzione del per-
sonale, attendeva molte ore, al mattino e nel pomeriggio,
ad ascoltare le confessioni. E, già in quell'anno, un giorno,
mentre stava confessando al Martinetto i Figli di Maria,
. svenne per la stanchezza. Lo sollevarono e t:i;asportarono
in camera, ma poco dopo tornò in cappella e riprendeva a
confessare, perchè, diceva, << questa è per me la vendemmia
più abbondante>>. Poteva quindi, con effi.caciaf particolare,
dare a quei giovinotti questi ricordi:
·
«Verba movent, exempla trahunt: avete sentito tante belle parole;
per ricordo vi lascio tre modelli: - Gesù, Giuseppe, Maria.
>> Gesù. - Spirito di carità, di pazienza, mansuetudine, mortifi-
cazione, sacrifizio. Siamo cristiani: in hoc cognoscent omnes, quia di-
scipuli mei estis, si dilexeritis ad invicem. I Salesiani poi debbono
avere questa virtù, come caratteristica. - Qui vult venire post me,
abneget semetipsum, tollat crucem suam et sequatur me: rinneghiamo
la nostra volontà, le nostre comodità e pensiamo a servire Lui portando
la croce, il giogo dell'obbedienza. Ma stiamo di buon animo; jugum
meum suave est, et onus meum leve ....
>> Maria. - Ci rammenti la pietà che ci è tanto necessaria. Questa
dev'essere la base della nostra vita. Bisogna che ne abbondiamo:
Non sumus sufficientes cogitare aliquid a nobis, quasi, ex nobis, sud suJfi-
cientia 1:ostra ex Deo est. Sine me nihil potestis jacere. Senza la pietà

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XV - È ri-eletto R'ettor Maggiore
si decade con tutta facilità... Facciamo bene i nostri esercizi di pietà,
e con vero spirito. Il demonio cerca specialmente di farci tralasciare
gli esercizi di pietà per poter più facilmente vincere.
>> Giuseppe. - Operosità; impiegar bene il tempo: Fili, conserva
tempus, et tempus conservabit te... Fa molto chi fa poco, ma fa quel
che deve fare; fa poco chi fa molto, ma non fa quel che deve fare;
Con che intenzione? Come S. Giuseppe; per Gesù. Imitiamo Don
. Bosco nell'occupar bene il tempo... >>.
Agli aspiranti, in maggior parte dell'Oratorio, tornava
ad inculcare di restar uniti, anche se chiamati per altre vie.
<< Cercheremo il modo di tenerci sempre uniti... Cosi pregava
Gesù per gli Apostoli, nell'atto in cui si dovevano disperdere. Io pure
prego il Signore a tenerci sempre uniti, finchè possiamo riunirci nel
Paradiso.
» 10 Uniti nella preghiera. La prima insidia che tende il demonio
è ·di farci tralasciare la preghiera per vincere la nostra debolezza.
Cerchiamo l'aiuto con la preghiera quotidiana, con la Santa Messa,
con la lettura e la meditazione; con i Santi Sacramenti; nella divo-
zione a Maria Santissima, a S. Francesco di Sales; nell'amore al nostro
buon Padre Don Bosco; con pregare gli uni per gli altri.
» 20 Uniti nell'azione. Come mai si potrà avere questa unione in
tanta disparità di òccupazioni? In qualunque sito ed occupazione la-
voriamo pel Signore, per il bene del prossimo, sollevando cosi la
nostra intenzione. Di più facciamoci sostenitori delle opere bl!lone,
degli Oratori festivi, delle Società di S. Vincenzo, dei Comitati par-
rocchiali, dei Circoli cattolici; anzi Cooperatori Salesiani...
» Uniti in paradi'so! Questo è l'appuntamento che ci diede il
nostro buon Padre Don Bosco: ci attende tutti in paradiso. Teniamo
sempre rivolta colà la nostra mira; la nostra condotta sia in confor-
mità. a tale scopo. Il peccato è il grave ostacolo; il male costante, l'irre-
ligione; p@rciò evitiamo diligentemente le compagnie pericolose, le
letture cattive, gH spettacoli e divertimenti pericolosi. Se mai acca-
desse la disgrazia·ldi qualche grave peccato, non lasciamolo dormire
nel nostro cuore. Potrebbe venire1 la morte: Stimulus m~fis peccatum
est>>,
Fin dai primi giorni di agosto arrivavano àll'Oratorio
Mons. Cagliero e Mons. Costamaina, coli gli ispettori Don
Vespignani e Don Gamba; edaltrl ispettori, direttori e con-
frattlli, li avevano precedi.J.ti, ~tt.2'1tti li seguivano, per prender
parte. all'VIII Capitolo Genir;ale. .
Tutti dovevano intrattenersi a lungo con il Servo di ]?io,

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810
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
per dargli conto dello stato delle case e delle Missioni da loro
dipendenti, e chiedergli consigli ed aiuti di rp.ezzi e di per-
sonale. Si pensi al lavoro di quelle settimane! Sino a quegli
anni, e per altri ancora, Don Rua era al corrente delle
singole case e delle singole ispettorie, come se fosse il di-
rettore e l'ispettore di ogni casa.
Prima che s'iniziasse il corso ,d'Esercizi per i capitolari,
il 21 agosto si recò a Nizza. << Giunto da Torino ieri sera,
non ha che poche ore disponibili per fermarsi tra noi, e si
dispone di anticipare la sacra funzione della Professione>>,
<< la quale si compie al mattino dopo la S. Messa. Il Superiore
lascia per principale ricordo di renderci tutte. di Dio... nei
pensieri, nelle parole, nelle opere, nel contegno, in modo che
coloro i quali a noi si avvicinano, possano sentir Dio e partirne
sempre migliorati>>.
Abbiamo un cenno più dettagliato dell'ammirabile di-
scorso:
<< A voi, o anime fortunate, s'addicono le parole di S. Paolo che
la Chiesa ripete nella Messa del Sabato Santo: - Si consurrexistis
cum Christo, quae sursum sunt quaerite, ubi Christus est in dextera Dei
sedens; quae sursum sunt sapite, non quae super terram. Se siete risu-
scitate con Cristo, cercate le cose di lassù, dove Cristo sta seduto
alla destra di Dio; aspirate alle cose di lassù, non alle cose terrene.
>> Quae sursum sunt quaerite!... Ci dice l'Apostolo di cercare le
cose di lassù. Vorrà forse dire che dobbiamo imparare la meteoro-
logia, o l'astronomia che studia gli astri, i quali sono in alto,? .•_, ,NQ;
egli dice: ubi Chrt'stus est in dextera Dei sedens; le cose di lassù, dove
Cristo sta seduto alla destra di Dio. Dunque cercate le -cose del cielo,
le cose di Dio. Sursum corda! S1, in alto tutti i nostri p~nsieri, i nostri
desideri, i nostri affetti!
·
>> Quae sursum sunt, sapite! Questo sàpite dei latini, non è quel
sapète che è sinonimo di conoscere, ma si traduce gustare, aver gu-
sto... Noi, adunque, dobbiamo gustare e saper gusto di cose di cielo.
E, anzitutto, dobbiamo gustare le cose di Dio; gustare la preghiera, -
gustare di trattenerci con Gesù nel SS. Sacramento. Qualcuna mi
dirà: - Mi sforzo di pregar bene, ma son sempre fredda, tiepida
nella preghiera. - Se fate dal canto vostro tutto quel che potete per
pregar bene, ne avrete anche più merito. Se poi siete fredda perchè
non vi sforzate abbastanza, perchè lasciate andare gli occhi in giro,
in cerca di distrazioni, cercate di tenerli raccèlti, ravvivate la fede
nella presenza di Dio, ed eccitatevi a sentimenti di fede e di amore

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XV - È rieletto Rettor Maggiore
811
verso Lui. Ma oltre al gustare le cose di cielo, bisogna che sappiate
anche di cielo. Quando si dice che una cosa sa di fumo, di botte,
di limone, ecc., s'intende che ha sapore di queste cose. Cosi voi do-
vete aver sapore di cielo... E Gesù sapeva bene di cielo, tanto che
chi parlava con lui ne restava rapito. I discepoli di Emmaus, dopo
aver riconosciuto Gèsù, si dicevan tra loro: - Non ardeva a noi il
cuore in petto, mentre per istrada ci parlava e ci rivelava le Sacre
Scritture.
>> E così erano i Santi; cosi era il nostro caro Don Bosco, il quale,
pieno di amore di Dio e di zelo, non poteva non trasfonderlo in chi
lo circondava, tanto che più d'uno ebbe a dire che faceva più del
bene una conversazione fatta con Don Bosco, che un corso di Eser-
cizi. Noi che siamo suoi figli, imitiamolo; e i nostri discorsi abituali
sieno tali da edificare e far comprendere che non siamo più della
terra, ma del cielo.
>> Quae sursum sunt sapite, non quae super terram. Delle cose di
lassù abbiate pensieFo, non di quèlle della terta, che sono gli onori,
le ricchezzs~ i piaczeri. Gli onori, che il mondo· cerca ed ambisce, voi
non li dovete cercar più. S'intende che un certo decoro bisogna averlo,
per farsi rispettare dal mondo, poichè il disonore di una religiosa
ricade sulla Religione; ma non dobbiamo mai cercare l'onore per
se stesso. Le ricchezze nemmeno non sono più per voi; dovrete forse
maneggiarle e cercarle, ma non per voi. Anche Don Bosco in tutta
la sua vita cercò denari, ma non per sè, per i suoi giovani. Anche ai
piaceri che avremmo potuto godere senz' offendere Iddio, noi ab-
biamo rinunziato; però qtJ.ei divertimenti che sono necessari a dare
· un l?o'. di solliev?, quelli che servono per accrescere la pietà, ce li
possiamo prendete.•
, >Y ,Risorgiamo quindi a vita novella!... Sursum corda!... >> ( 1).
(1) Ecco gli appunti autografi del Serv6 di Dio:
«La professione religiosa è una vera risurrezione, è un secondo battesimo; si
risuscita a vita nuova... Quale dev'essere questa vita? S. Paolo spiega:
» ì 0 Q1.ttte' sursum sunt guaerite; non la scienza degli astri, ma ubi Christus est/
Cercare gli interessi di Dio, am11rlo e cercare la sua gloria; farlo conoscere, farlq
amare, attirando le anime al suo servizio. Questo è il nostro negozio, l'affare di tutta
la nostra vita, ·
» '{)ttae s-ursum s-unt sapite! Doppia significazione del verbo· sapere: cioè gu-
stare ed ·aV,ere il sapore. Trattenetevi volentieri nelle oc6upazioni che· riguardano
le éose celesti.., bisogna che sappiamo di celeste. Es. ,del Salvatore coi discepoli di
Emmaus. Es. di Don Bosco che aveva un modo di l:rattàre ·e di conversare, che
aveva del celestiale.
» Non quae super terram. Ornai non dovete pitt cercare le cose della terra;
onori, comodità, piaceri, ricchezze, i;i.6n .p~ir. Verrà anoora il desiderio... Cerchiamo
di lìberarcene; non sia volontario. Dovremo pensare alle cose materiali... provve-
dere. il necessario; ebbene, pensiamoci, ma unicamente per gli interessi divini, a
diffèriìni-la'dei mondllni ,1,
,1 ·
.;
··

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812
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
· Alle direttrici, alle sue rappresentanti, suggeriva i mezzi
perchè potessero rappresentarlo bene; e, in primo luogo, 'di-
ceva:
<< Siate madri per le vostre consorelle. Trattatele come vostre
figlie; abbiate riguardi speciali per la loro salute, e per la pace in casa.
Non tenete il broncio con nessuna. Non restate troppo tempo a ta-
vola, per non privarvi della ricreazione... >>.
Tornato da Nizza, si recò a Valsalice, ed attese egli pure
agli Esercizi con i confratelli che dovevano prender parte al
Capitolo, non tralasciando nemmeno in quei giorni il fati-
coso lavoro delle confessioni, e ricevendo anche in udienza
quei forestieri che osavano salire fin là a trovarlo.
<< Ogni anno - attesta Suor Carolina Navone - recandomi
a Torino per gli Esercizi spirituali, non ripartiva mai pel
campo del lavoro, senza aver ricevuto una parola ed una be-
nedizione del veneratissimo Don Rua.
>> Nel 1898, il caro ed amato Padre si trovava a Valsalice,
durante un corso di Esercizi spirituali per i Direttori Sale-
siani, ed andai là a riverirlo.
>> Mentre io esponeva a lui le mie gioie e le mie pene,
e ne riceveva conforto ed incoraggiamento, egli continuava
a firmare delle immagini-reliquie del venerato Don Bosco,
quando a un tratto mi domandò: - L'avete la reliquia di
Don Bosco? -Alla mia negativa: - Prendete, mi disse, por-
tatela sempre con voi, massimamente nei viaggi, perchè se
i periti a... (e qui nominò il luogo dove avvenne la disgrazia
a Mons. Lasagna) avessero avuto la reliquia di Don Bosco,
non sarebbe accaduto ciò che accadde>>.
Chiusi gli Esercizi, la sera del 29 agosto, alle· 17,30, in
Valsalice, presso la venerata tomba del Fondatore, si aperse
l'VIII Capitolo Generale. Presiedeva il Servo di Dio, as-
sistito da Mons. Cagliero e Mons. Costamagna e da tutti i
membri del Consiglio Superiore, con il Procuratore Generale
e il Maestro dei novizi; ed erano presenti, tranne due, tutti
gli ispettori, quasi tutti i direttori delle case dell'antico Con-
tinente ed altri dell'America. '
Per prima cosa, il Servo di Dio comunicava che il Santo

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84.1 Page 831

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XV - È rieletto Rettor Maggiore
Padre, a mezzo del Card. Rampolla, aveva dichiarato di aver
appreso con piacere che si sarebbe tenuta l'adunanza per
l'elezione del Rettor Maggiore e dei Membri del Consiglio ·
Superiore della Congregazione Salesiana di Don Bosco, e
poi il Capitolo Generale; e << volendo dare alla Congregazione
stessa un attestato della sua benevolenza >>, si era compia-
ciuto << impartire a tutti i soci che avrebbero preso parte
all'una e all'altra adunanza l'Apostolica Benedizione, pre-
gando Iddio che voglia diffondere sopra di essi copia di grazie,
onde tutto riesca a maggior gloria di Dio e vantaggio della
Chiesa >>. Comunicava anche che, annuendo alla domanda
presentatagli dal Card. Protettore, aveva concesso tutte le
facoltà necessarie per procedere anche all'elezione regolare
del Rettor Maggiore.
E subito si passò alla nomina dei segretari per gli atti
delle adunanze.
La mattina del 30 si procedette alle elezioni. Recitate
le preghiere, il Servo di Dio fece leggere un foglietto, scritto
di sua mano, col quale pregava gli elettori a metter da parte
la sua persona ed eleggere a Rettor Maggiore un confratello
giovane, capace di compiere meglio il lavoro enorme che lo
sviluppo della Società importava a chi rivestiva una tal carica,
promettendo di continuare a lavorare anche nel più umile
posto, a gloria di Dio e alla salvezza delle anime. Quindi
umilmente scese dal palco dèlla presidenza, e si portò tra
gli elettori. Un senso di commossa ammirazione invase i
presenti; e si procedette alla votazione.
.
Erano 1.17 gli elettori. Due, impressionati della dichia-
razione che avevan sentito, davano il voto a Don Giuseppe
Bertello, che indubbiamente, dopo il Servo di Dio, brillava
tra i primi per prestanza di carattere ed esemplarità; un
umile coadiutore dell'estrema Patagonia, bramoso di mo-
strare tutto il suo affetto per il Fondatore, scriveva sulla
scheda il nome di Don Giovanni Bosco; il Servo di Dio
votava per Don Giovanni Marenco, il futuro Vescovo di
Massa e Delegato Apostolico del Centro America; e tutti
gli altri, in numero di 213, eleggevano all'unanimità Don
Rua.

84.2 Page 832

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814
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Ancor prima che s'iniziasse lo scrutinio, l'esito splen-
deva manifesto sul volto di tutti; ed un uragano d'applausi
scoppiò nella sala, quando, << fattosi lo scrutinio dei voti,
riuscì - diceva Don Rua - rieletto il povero sottoscritto,
che dovette allora ripigliare la presidenza>>.
Si passò all'elezione degli altri membri del Capitolo Su-
periore, ·e furono rieletti i medesimi che erano prima in ca-
rica, ad eccezione di Don Lazzero, consigliere professionale,
che, per esser da lungo tribolato da infermità, fu sostituito
da Don Giuseppe Bertello.
<< La carità - scriveva il Servo di Dio - la concordia,
il desiderio della gloria di Dio e del bene della Congregazione
diressero ogni mossa. Per parte mia io vi posso assicurare che
la quasi unanimità, con cui mi si volle rieleggere, malgrado la
mia pochezza, mi persuade sempre più della vostra venera-
. zione pel nostro amatissimo Fondatore Don Bosco, che mi aveva
eletto suo Vicario negli ultimi anni di sua vita, come pure del
vostro pieno ossequio al Vicario di G. C., che si degno subito
dopo la morte di lui designarmi a suo Successore. Questa vostra
fiducia mi anima sempre più ad occuparmi con coraggio del bene
della Congregazione>>.
<< Nel mattino del 3I seguente - così il Verbale delle
adunanze - si ripigliarono le conferenze del Capitolo Ge..
nerale, in principio o nel corso delle quali il signor L>oo. Rua
dava preziosi ricordi od avvisi tendenti al :maggior bene della
Società ed al miglioramento de' singoli soci./
>> Il Capitolo Generale terminò alle ore 13 (1 pom.) di
oggi 3 settembre, onorato nel suo finire dall'intervento di
S. Eminenza il Card. Achille Manara, Vescovo di Ancona
che benedisse ai Soci congregati, e di S. Ecc. Monsignor_
Agostino Richelmy, Arcivescovo di Torino, che evocò con
affettuoso slancio la memoria di Don Bosco ed augurò che
i Salesiani camminino sempre sulle orme del loro sa,nto Fon-
datore. Alle 18.30 (6.30) fu cantato solennemente il Te
Deum e si diede la benedizione col- SS. Sacramento... >>.
Poco prima erasi c~mpiuta un'altra cara cerimonia.
A suggello, quasi, dell' VIII Capitolo Generale della
Pia Società, e preludio ai grandi festeggiamenti che si dove--

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XV - È rieletto Rettor Maggiore
" 815
vano svolgere in Tòrino in onore di Maria Santissima per
il III Congresso Mariano Nazionale, si volle benedetta la
prima pietra della nuova chiesa in Valsalice.
Erano presenti tutti i Salesiani che avevan preso parte
al Capitolo, illustri cooperatori, nobili cooperatrici, con il
Card. Manara, l'Arcivescovo Richelmy, e sette Vescovi.
L'avv. Scala disse il discorso:
<< Presso una tomba, che è germoglio di vita e seminario
di apostoli, ef ors'anche di martiri, viene oggi deposta e benedetta
la pietra di un nuovo tempio. E questo tempio si vuol aprire
per celebrare il decennio da che quella tomba si è chiusa; perchè
venendo riaperta un giorno e diventando un altare, qual vici-
nanza più degna a S. Francesco di Sales che quella di Don Bosco,
che lo scelse a Patrono ed ispiratore delle sue Opere?
.
>> In dieci anni Don Rua vide quadruplicarsi nelle sue mani
l'eredità di Don Bosco - ed è questo sviluppo prodigioso di
un'istituzione cosi santa ed internazionale, diffusa oramai com'è
per tante nazioni civili e selvagge - è questo prodigioso svi-
luppo che inspirò la formazione di un Comitato per un Omaggio
internazionale a Don Bosco. ed alle sue Opere; e fu giustizia che
ne prendesse. l'iniziativa il gùirnalismo religioso, che ebbe sem-
pre in Don Bosco un atleta di verità ed 'UJ/1, modello di carità;
come pure fu convenientissimo che l'Omaggio consistesse in una
Chiesa dedicata a S. Francesco di Sales, Patrono comune delle
Opere religiose di Don Bosco e del giornalismo religioso ... >>.
La benedizione rituale venne impartita dal Card. Manara,
e nella pietra benedetta, insieme con varie medaglie e monete,
fu deposto il verbale della cerimonia, firmato dagli ispettori
e dai direttorii :che avevan preso parte al Capitolo.
Dal$ al 7 settembre si svolse il Terzo ·Congresso Mariano
Nazionale e l'avv. Rondolino in un'adunanza plenaria, pre-
senti due Cardinali e molti Vescovi, rievocava la figura di
Don Bosco, << il figlio di Maria Ausiliatrice>>, << alla cui scuola,
ha tratto l'arte insuperabile, 1divinizzatrice, di educare il po-
polo, l'operaio, il pezzente, il derelitto, fino a redimerlo in
faccia a Dio, agli uomini, a se stesso>>.
Durante quei giorni il Servo di Dio convocò due volte
a San Giovanni ·Evangelista ed una a Vàldocco ceritocin-

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816
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
quanta decurioni e direttori diocesani dei Cooperatori; pre-
siedette quelle adunanze, e volle che l'ultimo giorno si ce-
lebrasse un uffizio per i membri defunti nel Santuario di
Maria Ausiliatrice, dove, dopo l'ultima adunanza, tornò per
il canto del Te Deum.
Il 14 settembre dava i ricordi ai nuovi ascritti coadiutori,
prendendo lo spunto dalla festa del giorno, dalla novena del-
1'Addolorata, e dall'inaugurazione imrr1inente del monumento
a Don Bosco.
<< Come fanno bene - esordiva - alcuni giorni di ritiro spiri-
tuale! Riconosciamo questo grande benefizio. Corrispondiamo col
trarne profitto>>.
E svolgeva questi pensieri :
<< Esaltazione della S. Croce. S. Eraclio... Tutti dobbiamo por-
tare la croce dietro a Gesù, specialmente noi religiosi, con la pratica
della povertà religiosa, con la mortificazione delle passioni, con la
costante abnegazione della volontà, con l'obbedienza.
>> Novena dell'Addolorata. Sl, Maria Santissima, è la nostra
Madre,· è il nostro sostegno. Madre nella pratica della pazienza e nella
fortezza nel sopportare le contraddizioni, le tribolazioni, e special-
mente nel tollerare gl'incomodi, inerenti alla nostra vita. Nostro so-
stegno:.... ricorriamo a Lei nelle necessità e nelle difficoltà.
>> 3° Figli di Don Bosco. Il monumento a Don Bosco! Noi esul-
tiamo. Studiamoci di esser degni figli di Lui con la vita attiva e di-
vota. Sua operosità; sua pietà. Siamo diligenti nei propri doveri; fug-
giamo l'ozio. Ricordiamoci poi che la nostra vita dev'essere basata sulla
pietà>>.
Ed eccoci a Castelnuovo, all'inaugurazione del monu-
mento di Don Bosco, di Antonio Suardi. Per la circostanza
venne pubblicato un numero unico, interessante per le molte
adesioni di Cardinali, Vescovi e laici, grandi ammiratori di
Don Bosco. << Quel monumento, - scriveva il Card. Parocchi,
- dica ai contemporanei, dica ai posteri: - Per la via della
Croce ha beneficati due mondi! >>.
La cerimonia fu prec<yduta da un triduo in preparazione
alla solennità dell'Addolorata; e fin dalla vigilia giunsero a
Castelnuovo, insieme con Don Rua, l'Arcivescovo Richelmy,

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XV - È rieletto Rettor Maggiore
Mons. Re, Vescovo d'Alba, Mons. Bertagna, Vescovo tit. di
Cafarnao, Mons. Filipello, Vescovo d'Ivrea, Mons. Cagliero
e Mons. Costamagna, accolti festosamente dalla banda citta-
dina e da quella dell'Oratorio di Torino. Dopo la benedizione,
anche i Vescovi si misero a disposizione per ascoltare le
confessioni dei fedeli; e, il 18, straordinario fu il numero
delle Sante Comunioni.
Mons. Cagliero pontificò alla messa solenne; segui un
ricevimento in Municipio, e giunti i rappresentanti dei Sin-
daci di Torino e Milano, .il barone Antonio Manno, Presi-
dente dell'Esposizione d'Arte Sacra, il conte Carlo Ceppi,
l'on. Tommaso Villa, Presidente dell'Esposizione Nazionale,
e molti altri personaggi, tra cui i rappresentanti del Capitolo
Metropolitano, del Comitato Diocesano e Regionale, del-
l'Omaggio Internazionale a Don Bosco, e delle Società Catto-
liche torinesi, e di molte altre corporazioni, laiche ed eccle-
siastiche, del Piemonte e di altre regioni d'Italia, si forma
il corteo e si scende al monumento.
La piazza è gremita di migliaia di persone, e un'altra folla
è sui balconi, alle finestre, e fin sopra i tetti.
Il colpo d'occhio è incantevole.
La banda dell'Oratorio intona una marcia, quindi si fa
silenzio, un silenzio pieno d'aspettativa, ed ecco che cala
la tela, e il monumento campeggia. Un uragano d'applausi
e di Viva Don Bosco s'eleva altissimo da ogni parte; tutti
han lo sguardo al riuscitissimo gruppo, il sorriso in volto,
e, molti, le lacrime agli occhi.
E un bel lavoro, attraente, espressivo.
Don Bosco, ritto, col capo coperto, ha al fianco un gio-
vinetto europeo; dall'altro lato, posando un ginocchio a terra,
un giovanetto selvaggio, un patagone, coperto d'una pelle di
guanaco, gli bacia la mano. Il gruppo spira un'affettuosità
semplice e serena; e c'è tanta soave confidenza nell'attitu-
dine del giovane europeo, e cosi,. umile slancio nel giovane
selvaggio, che veramente afferra con ambe le mani la mano di
Don Bosco per baciarla, che non si poteva render meglio il
mite sentimento che desta tutta l'Opera del santo sacerdote.
Cessato il lungo interminabile applauso il Presidente del
52 - Vita del S•rvo di Dio Michele Rua. Voi. I.

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818
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
comitato si dichiara orgoglioso di consegnare al Comune il
monumento del suo più illustre cittadino, di cui ricorda
l'opera religiosa e civilizzatrice, mentre ringrazia l'autore
e quanti hanno cooperato ad innalzarlo.
Il sindaco cav. Musso si dice lieto di ricevere in custodia
la bell'opera d'arte, eretta a perenne ricordo del Grande,
dinanzi alla quale verranno a rendere omaggio tanti ammi-
ratori.
Don Rua, con voce commossa, a nome della Famiglia
Salesiana esprime la gioia e i ringraziamenti più devoti
all'Arcivescovo, agli altri sacri Pastori, e a tutti i personaggi
che si erano degnati di rendere cosi imponente la cerimonia.
Elogia Castelnuovo, patria di Don Bosco e di Don Cafasso,
di Mons. Bertagna, di Mons. Cagliero, di Mons. Filipello;
illustra l'opera religiosa, educativa e civilizzatrice del Maestro;
e, infine, porge il grazie più cordiale al Comitato, che con
tanta cura aveva condotto a termine il grandioso omaggio.
Il prof. Fabre, a nome degli ex-allievi, offre una palma
di bronzo, che vien deposta sulla base del monumento.
In fine parla l'Arcivescovo di Torino, e dice Don Bosco
un eroe, che deve la sua grandezza alla sua dignità sacerdo-
tale, per cui potè compiere opere così meravigliose; e ne trae
un elogio al Clero, e propone un telegramma al Santo Padre,
invocando prosperità alla Chiesa Universale ed implorando una
particolare benedizione per la Società Salesiana ed il Pie-
monte cattolico.
T.ra gli evviva al Papa e a Don Bosco ha termine la ceri-
mon1a.
La mattina dopo vi fu un grande pellegrinaggio alla di-
roccata casetta, ov'ebbe i natali Don Bosco. All'aperto, con
assistenza di Mons. Richelmy e di altri quattro vescovi, si
cantò una messa solenne da Requiem; e terminato il sacro
rito, l'avv. Stefano Scala ricorda come pochi giorni prima
s'era celebrata sopra un altro colle un'altra solennità che ha
intime relazioni coll'odierna, la posa della prima pietra della
nuova chiesa di S. Francesco di Sales a Valsalice, presso la
tomba di Don Bosco; ed afferma che un'emozione più forte
e profonda egli sente presso quella case_tta, ove Don Bosco

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XV - È rieletto Rettor Maggiore·
ebbe la culla. In un contrasto cosi eloquente, fra l'umiltà
dell'origine e la grandezza stupenda dell'Opera si sente più
forte la presenza del soprannaturale e la potenza dell'aiuto
divino. Iddio ludit in orbe terrarum... Come l'antico Giuseppe,
anche Don Bosco, il pastorello dei Becchi, è detto sognatore,
e vede nella più splendida realtà avverate le sue visioni...
Novello Davide, abbatte, colla sua umile fionda, con l'Opera
degli Oratori, il gigante dell' empietà, e canta egli pure i
suoi canti immortali, compiendo, con la protezione di Ma-
ria Ausiliatrice, la redenzione dei fanciulli abbandonati delle
nazioni civilizzate e dei selvaggi delle terre più lontane.
Termina con un'affettuosa rievocazione della mamma di
Don Bosco, la pia << Mamma Margherita>>.
Mons. Richelmy invita tutti a levare in alto gli occhi,
come Eliseo quando gli veniva rapito l'amato suo Maestro,
il profeta Elia; e come Elia promise ad Eliseo, che avrebbe
in lui il suo spirito, se lo vedesse quand'era rapito in alto,
cosi tutti potranno rispecchiare in sè lo spirito di Don Bosco,
se vorranno guardare in alto ed ispirarsi agli insegnamenti
ed agli esempi di Lui.
Chi può dire quali pensieri e sentimenti dominassero in
quell'istante nella mente e nel cuore del Servo di Dio, abituato
a guardar sempre Don Bosco e a specchiarsi in Lui, prima
di dire una parola, di dare un passo, e di metter mano a qual-
siasi impresa?
All'indomani, prima di tornare a Torino, volle recarsi a
Mondonio, insieme con i giovani dell'Oratorio, per deporre
sulla
renne
toammmba1.radze1.llo'anne.gelico
Domenico
'
Savio
un
fiore
di
pe-
Il 29 settembre era a Foglizzo, e nuovamente additava
a quei chierici il glorioso Patrono, qual modello di fervore
nella vita religiosa.
<< Nella chiusa degli Esercizi in questa casa dedicata a S. Michele,
non saprei qual miglior ricordo lasciarvi che quello che ci lascia il
nostro Patrono S. Michele: - Quis ut Deus?
>> Dite anche voi: Quis ut Deus? dandogli ogni giorno il tributo
di adorazione, di lode, di a1nore, di riconoscenza, preferendolo ad
ogni cosa nelle tentazioni, facendo volentieri per Lui ogni sacrifizio,

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820
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
>> Tributo di adorazione, e di lode, di amore, di riconoscenza,
con l'osservanza delle pratiche di pietà; orazione, Messa, meditazione,
lettura spirituale, frequenza ai Ss. Sacramenti, offerta di tutte le
occupazioni a Lui; sempre cercare la sua gloria, la sua sant~ volontà
in ogni casa.
>> Preferir Dio ad ogni cosa. Verrà il demonio con le sue sugge-
stioni, come fece in cielo e nel paradiso terrestre; e voi risponderete:
Quis ut Deus? Verrà il mondo colle sue lusinghe, onori, piaceri, ric-
chezze; e voi: Quis ut Deus? Le passioni si faranno sentire per sedurvi,
e voi: Quis ut Deus? ·
·
>>Evi sia di stimolo al compimento dell'obbedienza. La grandezza,
sapienza, giustizia e bontà di Dio meritano tutta la nostra devozione
ed ossequio; e però, nei momenti difficili, quando la nostra volontà
si ribella, diciamo: Quis ut Deus?... >>.
Il 16 amministrò il Santo Battesimo ai tre Coroados, e
ad un ebreo e ad un protestante, nel Santuario di Maria
Ausiliatrice: e nobili personaggi, tra cui il Barone Manno,
fecero da padrini ai nuovi figli della Chiesa.
I tre indii vi erano stati affettuosamente preparati dal caro
Don Balzola, nella loro lingua, il guarany. Non ostante il
lungo contatto con molte persone, non erano riusciti e non
riuscirono a parlare l'italiano; la loro indole li teneva quasi
appartati; e non mancavano ammiratori, che li avvicinassero,
interrogassero e facessero loro anche· dei regali. Un giorno,
mentre tornavano dall'Esposizione a Valsalice, entrarono, o
furono invitati ad entrare, in un'osteria, dove bevettero bene.
Giunti al Seminario, comparvero furibondi nel refettorio dei
superiori, provocando uno spavento generale: avevano ri-
preso tutto il loro aspetto selvaggio, e, vociando frasi inintel-
ligibili, volavano con slancio naturale sopra le sedie e le ta-
vole. I commensali si mossero tutti dal loro posto, e in gran
parte uscirono di sala; gli altri, spaventati, se ne stavano
come sull'attenti, pronti a difendersi. Solo Don Rua non si
mosse; fermo, in piedi, avanti il suo posto, posò le mani sulla
tavola, e li fissava col suo. sguardo penetrante. I tre indii,
vedutolo, ne restarono soggiogati, mansuefatti. Don Balzola
li avvicinò, e li allontanò senz'alcun inconveniente.
Il 24 ottobre si svolse la partenza di centotrenta missio-
nari, tra Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, degno epi-

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XV - È rieletto Rettor Maggiore
821
logo del decennio del Successore di Don Bosco e delle
feste del Piemonte cristiano.
Mons. Costamagna rivolse ai fedeli che gremivano il
tempio il saluto dell'addio. Evocò la memoria di Don Bosco,
<< di quel Grande a cui i due emisferi rendono omaggio >>.
Trasse lieti auspici dalla festa di S. Raffaele, protettore di
Tobia; di quel Tobia che commendava l'elemosina. Dimostrò
che le Missioni vivono di elemosina: consolò i parenti dei
nuovi apostoli, illustrando il bene che produrrà il loro sacri-
fizio; e raccomandava sè e i partenti alle preghiere di tutti.
Impartita la benedizione, l'Arcivescovo Mons. Richelmy
recita le preghiere dei pellegrinanti e ricorda ai missionari
la Casa Madre, Don Rua, Don Bosco, la povertà del Fondatore
e gli umili inizi della Società Salesiana. Come nel secolo XIII
Iddio suscitò il poverello d'Assisi a riformare le sfrenate li-
cenze del tempo, ai giorni nostri suscitò un altro poverello,
Don Bosco, figlio di semplici campagnuoli, il quale con la
povertà ha operato ed opera prodigiose riforme in ogni parte.
I suoi missionari, finchè ameranno la povertà, da cui germogliò
ed ha vita il loro Istituto, saranno sicuri di rinnovare i miracoli
compiuti dal Fondatore. Parve un'eco delle raccomandazioni
di Don Bosco ai primi Missionari: - Cercate anime, ma non
denari, nè onori, nè dignità! - In fine li animava ad essere i
propagatori della divozione alla Madonna ed a Gesù Sacra-
mentato, partendo dalla Città della Consolata e di Maria
Ausiliatrice e del SS. Sacramento... Anche queste raccoman-
dazioni erano un commento delle parole di Don Bosco: -
Fate quello che potete, Dio farà quello che non possiamo noi.
Confidate ogni cosa in Gesù Cristo Sacramentato e in Maria
Ausiliatrice, e vedrete che cosa sono i miracoli!
Il Servo di Dio, come soleva, li aveva già radunati nella
cappella di Don Bosco. << Nel 1898 - ricorda Suor Canta
Rosa - prima di partire per l'estero (andò nella Svizzera)
fui ad ascoltare la Santa Messa di Don Rua nella cappella
di Don Bosco ed a fare la Santa Comunione. Dopo, egli
c'invitò a passare nella camera dove il venerato Fondatore
mori, e ci fece le seguenti raccomandazioni: di dar buon
esempio, di non perderci mai di coraggio, e, nei momenti dif-

84.10 Page 840

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822
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
ficili, di ricorrere a Maria Ausiliatrice. E siccome eravamo
le prime a partire per quelle parti, ci raccomandò di portare
la buona semente >>.
Radunò pure i Salesiani, e li esortò ad esser forti contro
i pericoli ai quali andavano incontro. E << come conservare
ed accrescere questa fortezza?>>. Con l'osservanza delle Re-
gole della Società, e, soprattutto, con l'adempimento delle pra-
tiche di pietà. Ed insisteva che non cercassero altro, come
Don Bosco, che la salvezza delle anime, e procurassero, an-
che nelle terre di Missione, di promuovere nuove vocazioni
per aumentar il numero degli evangelici operai.
Il pensiero delle vocazioni era sempre nella sua mente e
nel suo cuore. Anche di quell'anno abbiamo tante esortazioni
stupende. A Don Vacchina, che fungeva da pro-vicario
nella Patagonia Settentrionale, scriveva paternamente: << Bi-
sogna che in tutte le case si studi di formare un nuovo per-
sonale. Cost tu, che sei ora pro-vicario nella Patagonia, studia
non solo di guadagnare a te, e sovrattutto a Monsignore, il cuore
degli attuali confratelli, ma altresi a formare una buona pe-
piniera di altri operai. Non isgomentarti poi delle difficoltà
che incontrerai, ma colla carità, pazienza, prudenza, e special-
mente colla preghiera, sii costante nel duplice oggetto di guada-
gnare il cuore di tutti gli attuali operai evangelici e formarne
dei nuovi ».
A Don Vespignani, appena ritornato ali'Argentina:
<< Ricordo con piacere quanto già avete fatto nella cultura
delle vocazioni salesiane, ecclesiastiche e laiche, e mi conso-
lano molto le buone disposizioni che mi manifesti per l'av-
venire, a tale proposito. Mi piace l'idea dei piccoli Figli di
Maria, spero darà buoni frutti; non converrà però escludere
i Figli di Maria adulti; giacchè, come ne avete riuniti parec-
chi in passato, confido ne riunirete ancor più in avvenire.
Tu vedrai, se potrete averne tanti da formare un collegio per
essi soli, che potessero riuscire come Don Botta, Don Ro-
driguez, ed altri di simil risma>>.
L'immenso orizzonte del campo di lavoro, che la Divina
Provvidenza avrebbe aperto ai Salesiani, lo spronava a tali
esortazioni.

85 Pages 841-850

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XV - E rieletto Rettor Magglore
Di quei giorni, scriveva a Don Conelli: << Quanto alla
Cina che vuoi? Pare si allontani sempre più. In questi mesi
abbiamo veduto missionari della Cina, chierici cinesi, ieri
un Vescovo della Cina; ma non si vede ancora in nessun punto
squarciarsi la nube, che ricopre ai Salesiani quella regione>>.
Sbrigate le faccende più urgenti ed avviato il regolare
andamento del nuovo anno scolastico, volle recarsi a Roma
per far atto d'omaggio al Santo Padre. Il '5 dicembre era a
Pisa e a Colle Salvetti, ìl 6 a Civitavecchia: il 13 aveva la
consolazione d'essere ricevuto da Leone XIII.
Il venerando Pontefice lo accolse con somma benevolenza,
lo fece sedere presso di sè, si congratulò della sua rielezione;
con affettuoso interessamento volle essere informato dell'an-
damento della Società; chiese notizie degli alunni, dei Col-
legi, delle Missioni, dello sviluppo dell'Unione dei Coope-
ratori Salesiani; mostrò gran desiderio che si coltivino con
ardore gli studi filosofici e teologici; e con espressioni le più
lusinghiere disse quanto gli stesse a cuore l'incremento del-
l'Opera di Don Bosco, la cui bontà è meritamente apprez-
zata, come lo dimostrano le tante suppliche di Vescovi e Go-
verni, che si rivolgono al Papa, per ottenere più facilmente i
Salesiani nelle loro giurisdizioni. Egli, però, aggiungeva, va .
lento nel far pervenire al Successore di Don Bosco cotesti
nobili desideri con la sua approvazione, perchè non vuole
aggravare la Società Salesiana di troppe fondazioni, ma de-
sidera che siano ben stabilite e fornite di personale le già
esistenti. E parlò a lungo delle Missioni, e si compiacque
dello sviluppo che avevano preso in quegli ultimi tempi.
Don Rua rispose a tutto con semplicità filiale, e in fine
implorò l'Apostolica Benedizione per sè, per la Pia Società,
per le Figlie di Maria Ausiliatrice1 e per i Cooperatori e gli
allievi.
In fine - scriveva il segretario Don Giuseppe Rinetti
- << chiese ed ottenne di presentare al Santo Padre quelli
che l'accompagnavano. Primo ad essere presentato fu il Pro-
curatore Generale.
>> - Santo Padre, disse il nostro Superiore, lo conosce,
Don Cagliero...

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824
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
>> - Ed il Santo Padre: - Lo conosciamo, lo conosciamo
Cagliero, e ne siamo contenti.
>> Poi venne la volta dell'abate Ceva del Cottolengo, che
prostratosi a baciare i piedi del Papa, abbracciò con tanto
affetto il destro che più nol lasciava. Il Sommo Pontefice,
pensando d'avere innanzi a sè uno dei principali della Pic-
cola Casa, prese a rallegrarsi con lui del bene che vi si fa,
e senza più gli disse:
>> - Voi siete un santetto l
>> E l'abate: - Sono un povero peccatore, Santo Padre;
mi raccomando alle sue orazioni e chiedo la benedizione per
.me, e per tutta la Pia Opera del Cottolengo, e la prego di
gradire·queste immagini di San Giuseppe coll'orazione pre-
scritta da Vostra Santità, che io vo' diffondendo in tutti gli
istituti, specialmente negli ospedali: - e cosi dicendo riem-
pie le mani del Santo Padre d'immagini di S. Giuseppe.
>> L'udienza fu affettuosissimamente paterna, e, uscitine,
il nostro Superiore diceva all'abate: - Dunque lo possiamo
d'ora innanzi venerare sugli altari, perchè, vivo vocis oraculo,
è stato canonizzato santo dal Sommo Pontefice l
>> Abbiamo passato momenti di paradiso in quella cara
udienza, come i fortunati discepoli sul Tabor >>.
All'indomani Don Rua si portò a Caserta per la benedi-
zione della chiesa dedicata al S. Cuore di Maria. La ceri-
monia venne compiuta da Mons. Vescovo, il 15 dicembre: e
nel pomeriggio il Servo di Dio parlò, ad un affollato uditorio,
delle Opere Salesiane, e particolarmente dello scopo di quella
f-0ndazione, invocando la carità per coprirne le ·spese.
Nel far ritorno a Torino, passò per le linee ferroviarie di
Roma-Ancona-Bologna-Piacenza, per visitare varie case dei
Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, cominciando
da quelle di Trevi e Gualdo Tadino.
Nell'arrivare a Gualdo Tadino - narra Don Rinetti -
<< fu accolto da un nevischio con bufera che lo impediva nel
cammino e ci voleva l'aiuto. del buon direttore Don Perino
per farlo entrare in vettura e salire alla casa del nostro ottimo
benefattore Mons. Roberto Calai, che non potè trovarsi alla
stazione per il cattivo teinpo. Dopo festose accoglienze, si

85.3 Page 843

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XV - È rieletto Rettor Maggi,ore
825
prese il necessario ristoro e si visitò il nuovo collegio, piena-
mente rispondente alle moderne esigenze. Si passò lietamente
la giornata col proposito di continuare il di seguente il nostro
itinerario. Nella notte ca_dde neve abbondante; e al mattino
si aggiunse un soffiare impetuoso di vento che impediva
l'andare. Mons. Roberto fu tosto dal signor Don Rua per dis-
suaderlo a mettersi in viaggio: ma egli lo pregò di trovargli
il modo· di poter arrivare alla stazione per prendere il treno
stabilito, e non potendo i cavalli tirare la carrozza per la molta
neve caduta, vi furono attaccati buoi in quadriglia, e così si
arrivò felicemente alla stazione. Il venerato Superiore sorri-
deva per la novità del fatto, e ringraziava il Signore della
bella trovata per proseguire il viaggio>>.
Benchè il tempo stringesse, volendo essere all'Oratorio
per Natale, deviò anche a Lugo. << Nell'anno 1898 - ricor-
da Suor Negro Paolina - io mi trovava a Lugo di Romagna,
ed il signor Don Rua, recatosi a far visita all'istituto delle
Figlie di Maria Ausiliatrice, nel passare tra le educande e
le orfanelle a tutte diceva una parola dolce, e ad una, invece,
diede uno sguardo cosi penetrante, che la costrinse a coprirsi
il volto e ripetere: - Mi ha conosciuta! - Era costei di con-
dotta veramente mediocre; e Don Rua non lo poteva sa-
pere>>.
La vigilia di Natale era a Bologna, e visitava l'istituto,
ammirandone i progressi. E subito ripartiva per Parma, dove
non solo volle parlare a tutti i suoi figli, ma anche alle Fi-
glie di Maria Ausiliatrice. Ohi il suo gran cuore di padre!
Scrive Suor Orsolina Monateri, che dopo averle salutate tutte
insieme, benchè avesse il tempo misurato, << disse loro:
>> - Voglio vedervi e sentirvi tutte in privato I
>> Era già quasi mezzogiorno; il prefetto che l'accompa-
gnava: - Ma, signor Don Rua, disse: è tempo di pranzo, non
potrà più partire. - Ma egli, tutto calmo e sereno, rispondeva:
- C'è tempo a tutto, c'è tempo a tutto! - E, con bontà più
che paterna, ci ascoltò e padò a tutte dieci.
>> Mi ricordo che allora aveva una grandissima pena: le
superiore mi facevano capire che quasi era meglio che tor-
nassi a casa, ed io viveva in grandissima agitazione, non sa-

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826
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
pendo come risolvermi. Manifestai la cosa al signor Don Rua,
per averne consiglio. Egli mi ascoltò con pazienza e quindi
con tutta affabilità mi disse: - Andate avanti tranquilla e
state sulla mia parola; voi rimarrete in Congregazione, ma
avrete da soffrire ancora maggiori prove; pregate il Signore,
che vi aiuterà a sostenerle. - La prova, infatti, venne, e
ben dura... Ma con la parola paterna e sicura di quel santo,
che sempre mi era presente, la sopportai tranquillamente.
Ed ancor oggi quella parola mi suona viva e mi è sempre
di grande sprone e conforto>>.
E si rimetteva in viaggio... e giungeva a Torino per can-
tar la Messa di mezzanotte!
Prima di recarsi a Roma, il 18 novembre, a mezzo del
Procuratore Gener3.le, aveva inviato alla S. Sede l'istanza
per l'approvazione della sua rielezione. << Non so - diceva
a Don Cagliero - se i privilegi· ci dispensino dal chiedere
·la ·conferma al Papa. Per ogni buon fine, ed anche per la
premura converrà presentarla. Se potrai farmela aver presto,
andrà bene, dovendo io darne l'annunzio uffiziale a tutta
la ·nostra Pia Società, ciò che differii anche per aver campo
a studiare questo punto>>.
La Sacra Congregazione dèi Vescovi e Regolari, con
rescritto del 26 novembre, confermava la rielezione; e il
Servo di Dio, da Roma, il giorno dell'Immacolata Conce-
zione, ne dava l'annunzio alle case, insieme con altre notizie.
Dopo aver detto del felice esito dell'VIII Capitolo Gene-
rale, comunicava l'affettuosa udienza del S. Padre, le conso-
lazioni provate durante l'ostensione della S. Sindone e il
Congresso Mariano, la parte presa all'Esposizione d'Arte
sacra e delle Missioni Cattoliche e i premi assegnati alle
Opere Salesiane, tra cui il Diploma di medaglia d'oro del-
l'Esposizione Generale Italiana.
<< Ma quello che più ci consolò fu il premio unico toc-
catoci come istituzione di beneficenza... In occasione del-
l'Esposizione una pia persona con generosa elargizione sta-
bilì un premio di L. 5000 da destinarsi a quell'istituzione
Italiana, che, ispirandosi {l,lla Religione Cattolica ed alle ne-
cessità dei tempi moderni, meglio provvedesse ai bisogni morali

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XV - È rieletto Rettor Maggiore
e materiali.delle classi meno abbienti in Italia. Or bene questo
è il premio che la Giuria dell'Esposizione credette giusto
assegnare a noi. E questo mi consola grandemente, non solo
per le L. 5000, che in queste circostanze della partenza dei
Missionari ci tornarono di grandissimo aiuto, ma molto più
per vedere che l'Opera nostra è riconosciuta ed apprezzata.
Il che deve farci animo a perseverare nella via tracciataci
da Don Bosco e con l'opera nostra corrispondere ai bisogni
dei tempi, procurando rendere le nostre povere fatiche di
gradimento al Signore, a cui unicamente ora e sempre vo-
gliamo sia onore e gloria>>.
Finiva con la raccomandazione, che non si dimenticasse
il fine precipuo che ebbe Don Bosco nell'istituire gli Oratort
festivi, e quindi ad esso in primo luogo fossero rivolte le fa-
tiche di coloro che lavorano negli Oratori. Si cominciava qua
e là a dar troppa importanza alla musica e alla drammatica, a
scapito dei catechismi: e Don Rua dichiarava: << Il fine prin-
cipale, principalissimo [che ebbe Don Bosco nell'istituire gli
Oratori festivi] è per far imparare il catechismo ai giovani,
far loro santificare la festa e tenerli lontani in detti giorni dai
cattivi compagni, La musica, il teatrino ed altri simili diverti-
timenti sono mezzi e non altro; perciò specialmente nelle città
possono essere utili; nei paesi talvolta non sono neppure conve-
nienti. Dove sono utili si possono mettere in opera; ma ·sempre
con parsimonia e solo come mezzi per attirare i giovani e ren-
derli perseveranti nel loro intervento... Perciò mi raccomando
che non si lasci mai di fare il catechismo e che non se ne ri-
duca il tempo. Questo deve essere almeno di mezz'ora, senza
contare la recita od il canto del Pater prima e degli Atti di
Fede dopo. Anzi neppure l'esposizione dell'esempio, dove
lodevolmente si usa, non dovrebbe entrare nella mezz'ora
di catechismo... >>.
Il Servo di Dio, più d'ogni altro, vedeva le grazie che il
Signore continuamente spargeva ed accumulava sull'Opera
Salesiana, e sentiva ogni giorno più il bisogno e il dovere
di far fiorire in essa lo spirito del Fondatore.
In dieci anni, dal 1888 al 1898, aveva veduto quasi qua-
druplicarsi i Salesiani e diffondersi non solo in Italia, in

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828
IV - Successore di Don Bosco. - Primo periodo
Francia, nella Spagna, nell'Inghilterra, nell'Argentina, nel-
l'Uruguay, nella Patagonia, nel Chili, nel Brasile, nell'Equa-
tore..., ma anche nell'Austria, nella Svizzera, nella Turchia,
nel Belgio, nel Portogallo, in Egitto, nel Messico, nella Co-
lombia, nella Venezuela, nella Bolivia, nel Perù, nel Paraguay,
nelle Antille, e negli Stati Uniti!
Quante anime! quante schiere giovanili dell'uno e del-
l'altro sesso affidate alle sue cure! e quante domande di
nuovi istituti, da Vescavi e da Governi, appoggiate talvolta
dall'autorità dello stesso Vicario di N. S. Gesù Cristo, es-
sendo tutti concordi nell'ammirare e constatare il bene prov-
videnziale, ovunque diffuso dalla Società Salesiana e dall'Isti-
tuto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Come non ringraziarne Iddio? ...
Ma Don Rua, più che un motivo di conforto, in cotesta
diffusione ed ammirazione universale dell'Opera Salesiana
vedeva un motivo d'umiliarsi maggiormente innanzi a Lui,
che sceglie gli umili per compiere le sue meraviglie~ E, di
quell'anno, sur un pezzetto di carta, che portò poi sempre
con sè sino agli ultimi giorni, scriveva questi santi propositi:
<< 1898. - Rectorem te posuerunt?
>> Noli extolli: umiltà.
>> Esto in illis quasi unus ex ipsis: affabilità.
>> Curam illorum habe: sollecita carità Prr provvedere
i dipendenti del necessario nello spirituale e nel temporale.
>> Et sic conside: con calma e prudenza t!atta gli af-
fari della Congregazione nostra.
>> .Et omni cura tua. explicita, recumbe: indùstriati con
tutto zelo a promovere la gloria di Dio e la salvezza delle
anime; e non darti posa :finchè non hai provveduto a .quanto
occorre all'uopo:
·
>> suscitar Com1;1agnie dell'Immacolata fra i Confra-
telli;
'
>> fissar un giorno ai Capitolari per parlarmi;
>> affidare ai segretari, quanto posso, la corrispondenza;

85.7 Page 847

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XV - È rieletto Rettor Maggiore
° >> 4 cercar modo di tener vive le relazioni coi Coope-
ratori>>.
Affabilità, dolcezza, sollecita carità, calma, prudenza, zelo
per la gloria di Dio e la salvezza delle anime - come abbiam
veduto fin qui - erano già le virtù sue caratteristiche, ba-
sate sull'UMILTÀ più profonda; e le vedremo divenire ancor
più luminose e straordinarie, negli ultimi anni - i più labo-
riosi - della sua vita l
<< E regola della Divina Provvidenza - diceva il Servo
di Dio - di' somministrare grazie proporzionate all'ufficio
che vuole affidare >>; e noi vedremo, in modo particolareg-
giato, quali furono i doni che Egli ebbe da Dio e quanto
ammirabile l'umile e generosa corrispondenza ·sua!
Fine
del volume primo

85.8 Page 848

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*
ASCOLTIAMO
IL SERVO DI DIO
<< Imitiamo Don Bosco
quanto ci è possibile >>.
<< Non basta che ci fac-
ciamo santi, ma dobbia-
mo andare in paradiso
con una schiera di anime
da noi salvate >>.
!Pi
<< Migliaia di poveri gio-
vani ci chiedono aiuto>>.
<< State sicuri, il loro cuore
non è terreno ingrato >>.
<< Facciamo ogni giorno
qualche opera buona >>.
<< Sacrifichiamoci volentie-
ri per Dio e per le anime>>.
SAc. MICHELE RuA

85.9 Page 849

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INDICE DEL VOLUME PRIMO
PREFAZIONE
VII
I
ALLA SCUOLA DI DON BOSCO
I. - Il primo incontro
1831-1846
L'Apostolo della gioventù dei tempi nuovi. - Una prova della
divina assistenza su Don Bosco fu l'incontro di Michele Rua. - La
famiglia Ruà. - Dalla collina di San Vito alla Crocetta. - Il padre
prende stanza alla R. Fucina delle Canne. - Nascita di Michele. -
L'ambiente familiare e l'infanzia del Servo di Dio. - È amato da tutti.
- Per un mazzo di fiori cade in un canale ed è ammonito dalla mamma.
- Prega e studia volentieri il catechismo. - È uno specchio di nettezza
e di candore. - Riceve la Cresima nella chiesa dell'Arcivescovado. -
Perde il padre, e incontra Don Bosco, negli inizi dell'Oratorio.··~ Con
dolore sente dire che Don Bosco è impazzito. - L'Oratorio trova sede
stabile, e Michele s'accosta alla prima Comunione, nella chiesetta
della R. Fucina
pag. 1
II. - << D. Bosco..., son pronto a seguirla!>> 1846-1850
Ringrazia il Signore per la guarigione di Don Bosco da mortale
malattia. - Si ascrive alla Compagnia di San Luigi, fondata nell'Ora-
torio. - Vede avverarsi alcune predizioni di morte. - Studia attenta-
mente Don Bosco. - Anche Don Bosco ha fisso lo sguardo su lui. -
Ricordi del 1848. - Frequenta la Scuola Elementare Complementare
dei Fratelli delle Scuole Cristiane a Porta Palatina; e comincia a re-
carsi regolarmente all'Oratorio. - Sceglie Don Bosco a padre dell'anima
sua. - Vorrebbe incontrarlo e parlargli ogni giorno. - «Michelino,
prendi, prendi!... >>. - Attende agli esercizi spirituali in preparazione
alla Pasqua. - Termina brillantemente la terza complementare; e Don
Bosco l'invita a cominciare il ginnasio per avviarlo al Sacerdozio • 12
III. - Catechista nell'Oratorio
1850-1852
Comincia lo studio del latino, e non si applica interamente. - Am-
monito, non tarda a dar il massimo rendimento. - Prende parte a un

85.10 Page 850

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Indice
corso di esercizi spirituali nel Seminario di Giaveno, e impara ad
apprezzare l'Esercizio della Buona Morte.' - Per la festa del Rosario
va a Castelnuovo, e fa conoscenza con Giovanni Cagliero. - Compie
la prima ginnasiale. - Assiste alla vestizione dei primi chierici del-
l'Oratorio. - Perde un fratello, e teme di seguirlo nella tomba. - Con-
tinua lo studio di Don Bosco. - È ammesso alla terza ginnasiale. - Un
brutto scherzo. - Frequenta le lezioni sulla geografia dei luoghi santi.
- Chiede di vestir l'abito ecclesiastico. - Comincia l'apostolato tra i
compagni. - Una testimonianza del Card. Cagliero. - Splendide di-
chiar~zioni di Don Bosco
pag. 22
IV. - Veste l'abito ecclesiastico
1852-1853
Don Bosco confida a Michele le sue visioni. - Sante industrie di
Don Bosco nell'educare. - «Di Michele Rua giovinetto non si dirà
mai bene abbastanza!». - È promosso alla quarta ginnasiale; e con
Giuseppe Rocchietti si prepara a vestir l'abito ecclesiastico. - La «Terra
promessa>>. - 'Difficoltà dei fratellastri per il suo ingresso nell'Oratorio.
- Entra nell'Orntorio, e veste l'abito ecclesiastico nella cappella dei
Becchi a Castelnuovo d'Asti. - «Don Bosco voleva dirti che con te
avrebbe fatto a metà!>>. - Impressioni della cerimonia, - Povero nel
vestito! - Compie in un anno la quarta e la quinta ginnasiale. - Perde
un altro fratello, e teme ancor più di scender presto nella tomba. -
Vorrebbe vivere per lavorare con Don Bosco, e lo aiuta più intensa-
mente. - È il suo amanuense. - Di fronte al soprannaturale. - Ottiene
il diploma di licenza ginnasiale. - Don Bosco gli affida la ristampa
d'un opuscoletto per il 1903; ed egli rinnova il proposito di lavorare
sulle orme del Maestro
• 38
V. - Il primo salesiano
1853-1855
Compie il corso filosofico e disimpegna altre mansioni. - Vigila
per l'osservanza delle norme tradizionali della disciplina nell'Oratorio.
- Vigila ancor più su se stesso. - Don Bosco lo stima più degli altri
chierici. - Sua attività in Valdocco e nell'Oratorio di S. Luigi a Porta
Nuova. - Sua mortificazione. - Fa scuola di aritmetica agli altmni del
prof. Bonzanino. - Commenta una pagina del testo· greco dei Ss. Van-
geli. - Dagli alunni interni è proclamato all'unanimità il migliore
dell'Oratorio. - Prende parte ad un'adunanza privata per lo stabili-
mento della Società Salesiana. - Comincia ad attendere alla meditazione
quotidiana. - A Torino scoppia il colera e il Servo di Dio si presta
generosamente all'assistenza de' colerosi. - Corre grave pericolo. - È
testimonio della guarigione prodigiosa di Giovanni Cagliero. - Sue
cure per una squadra di orfanelli. - Per il p.:imo fa i voti religiosi in
mano di Don Bosco. - Continua lo studio del Maestro. - Come S. Gio-
vanni Berchmans!
54
VI. - Comincia il co~so teologico
1855-1856
Intraprende lo studio della teologia, e dell'ebraico. - «Eran tempi
belli!... », - Quanta nettezza in tanta povertà! - Singolare obbedienza
del Servo di Dio. - Sempre al lavoro! - È segretario della Conferenza

86 Pages 851-860

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86.1 Page 851

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Indice
833
di San Vincenzo de' Paoli, fondata nell'Oratorio di Valdocco; e ne
fonda una seconda nell'Oratorio di S. Luigi a Porta Nuova. - È pre-
sidente attivissimo della Compagnia dell'Immacolata, sorta per ini-
ziativa di Domenico Savio. - Don Bosco lo conduce a S. Ignazio. -
Muore mamma Margherita, e la madre del Servo di Dio entra a farne
le veci nell'Oratorio. - Spirito di mortificazione del Servo di Dio pag. 69
VII. - Prediche giovanili
1856-185'1
Esemplarità del Servo di Dio. - Ha la responsabilità dell'Oratorio
di S. Luigi. - Alcune prediche di quel tempo. - Don Bosco dispose che
i chierici, entrando in teologia, cominciassero ad esercitarsi nell'esporre
la parola di Dio. - Pregi delle prime prediche del chierico Rua. - La
prima è contro l'ozio. - << L'ozio è dannoso al corpo, agli interessi
temporali ed all'anima». - Apostrofi finali alla Madonna. - Testimo-
nianza del Card. Cagliero. - «Tutti vanno all'inferno per il cattivo
esempio ». - << Fuggite quei compagni, che dànno esempi d'irreligione,
d'immodestia, e d'insubordinazione>>, - << Le battaglie più gravi, che
ogni uomo deve combattere, son quelle contro le cattive inclinazioni».
- «Guai a chi si accosta ai Santi Sacramenti per abitudine>>. - Il chie-
rico Rua, entrando nel primo corso di teologia, cominciò ad accostarsi
alla S. Comunione ogni giorno. - Il Servo di Dio Leonardo Murialdo
prende la direzione dell'Oratorio di San Luigi. - Una lettera al chie-
rico Rua. - Aiuta il teol. Murialdo sino al termine del 1857; quindi
passa all'Oratorio dell'Angelo Custode in Vanchiglia. - Continua a
presiedere la Compagnia dell'Immacolata. - Suo zelo per la frequenza
alla S. Comunione. - Fa scuola di Vangelo ai chierici
» 78
VIII. - Accompagna Don Bosco a Roma 1858
Motivi del viaggio. - Una memoria inedita. - Da Torino a Ge-
nova. - È Don Bosco che narra: il chierico Rua è stanco di sbadigliare;
tremando per il freddo, lo attende all'oscuro sino all'una dopo la
mezzanotte; osserva tutti e nota tutto in silenzio; gli presta utili ser-
vizi. - Da Civitavecchia a Roma: «Tutto andava a tre a tre!». - «Ecco .
la cupola di S. Pietro!». - Memoranda udienza pontificia. - Bacia la
mano al Santo Padre, anche per i chierici dell'Oratorio. - «Super
socium tuum ». - I Rosminiani sperano di vederlo entrare nell'Istituto
della Carità. - Aiuti che presta a Don Bosco. - Di nuovo ai piedi di
Pio IX. - L'Oratorio riprende l'aspetto di famiglia per opera di Don
Bosco e del chierico Rua. - Nel lavoro più intenso, con edificazione
di tutti. - La «Festa del Papa>>. - Don Bosco l'anima a perseverare
nei santi propositi, perchè «solo attraverso il Mar Rosso ed il deserto
si arriva alla Terra Promessa! >>
» 95
IX. - Direttore spirituale della Società 1858-1859
Come si viveva nell'Oratorio. - Il Servo di Dio è incaricato del-
l'assistenza degli artigiani e della direzione delle scuole. - Era già
l'integratore di Don Bosco. - Come interloquiva ai sermoncini della
sera. - Fa scuola di grammatica francese a soldati francesi. - Lo studio
diligentissimo della teologia accresce in lui l'amor di Dio. - Comincia
.53 - Vita del Servo di Dio Michele Rua. Vol. I.

86.2 Page 852

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Indice
a scrivere un Storia Sacra per le famiglie cristiane. - Belle riflessioni
su l'esposizione delle meraviglie e dei fenomeni del creato. - È pre-
sente all'annunzio della costituzione della Società Salesiana. - Riceve
la Tonsura, i Minori e il Suddiaconato. - Fondazione della Società
Salesiana ed elezione dei Superiori. - Il suddiacono Rua è nominato,
all'unanimità, direttore spirituale. - Testimonianza degli ex-allievi sul
virtuoso tenor di vita del Servo di Dio in prossimità al sacerdozio pag. 111
X. - E ordinato Sacerdote
1860
Unanime ammirazione per la sua vita esemplare. - Prega e lavora.
- Come adempie l'ufficio di direttore spirituale. - Termina con splen-
didi esami lo studio della teologia. - Riceve il diaconato. - Spine e rose.
- Firma la domanda a Mons. Fransoni per l'approvazione degli Statuti
della nuova Società. - È ordinato sacerdote, a Caselle Torinese, da
Mons. Balma. - Celebra la prima messa nell'Oratorio. - Solenne
dimostrazione di affetto e di esultanza per la sua elevazione al sacer-
dozio. - Domanda a Don Bosco un ricordo per l'ordinazione; e Don
Bosco gli traccia un eroico programma di vita
bJ
» 123
""'',7. ~ ~-·.A.•,··~:~
II
PRIMO AIUTANTE DI DON BOSCO
I. - Direttore delle scuole
1860-1861
Come avanza nella perfezione. - S'esercita a predicare e si prepara
all'esame di Confessione. - È presidente della commissione formatasi
per notare le cose più importanti della vita di Don Bosco. - Dà il
maggior contributo a Don Bosco e a Don Alasonatti nella direzione
dell'Oratorio, con umiltà singolare. - È il direttore delle scuole. - Este-
riormente austero, è di una bontà e discrezione meravigliosa. - Riceve
la strenna della Beata Vergine
,
» 137
II. - Direttore ·dell'Oratorio di Vanchiglia 1861-1863
Per Don Bosco. - È a capo del primo drappello che entra regolar-
mente nella Società Salesiana. -È, fin d'allora, assenziente Don Bosco,
tenuto in concetto di santo. - Suo lavoro nell'Oratorio dell'Angelo
Custode in Vanchiglia. - Il quaderno dell'esperienza. - Attività apo-
stolica. - La sua parola rivela la carità e la saggezza dell'anima sua. -
Un piccolo saggio della semplicità, praticità ed opportunità delle sue
istruzioni sulla Storia Sacra. - Vita di abnegazione e di sacrificio. -
• Prega ancora un po', e ti darò la mia pietanza!>>. - «Cereja, cereja,
Don Rua l ». - Miglioramento dell'Oratorio
» 148
III. - Direttore a Mirabello Monferrato 1863-1865
Dà l'esame di professore di ginnasio. - È nominato direttore del
primo collegio salesiano di Mirabello Monferrato. - Riceve da Don

86.3 Page 853

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Indice
835
Bosco importanti norme di direzione. - !!: voce di tutti: «Don Rua,
a Mirabella, è come Don Bosco all'Oratorio!». - È invitato ad accet-
tare una cattedra nel ginnasio di Susa. - Si sente inorgoglire per i lieti
successi e lo confida a Don Bosco. - Don Bosco gli ricorda le parole di
San Bernardo: «Unde venis, quid agis, quo vadis? ». - Preziosi con-
sigli agli alunni. - Le << paroline all'orecchio ». - Con sè stesso. - Mar-
tire del lavoro. - Spirito di mortificazione. - Conduce i collegiali a
Torino per la posa della prima pietra del Santuario di Maria Ausilia-
trice. • Interessamento per il bene spirituale della popolazione di
Mirabella. - Fermezza nelle difficoltà insorte per l'approvazione delle
scuole del collegio. - Delicatezze paterne con giovani discoli. - Effetti
della lontananza da Don Bosco
pag. 167
IV. - Prefetto..,.dell'Oratorio e della Società 1865
Dolori e conforti. - Il Servo di Dio è richiamato all'Oratorio, per
sostituire Don Alasonatti. - t Tutto come prima!». - Cari ricordi ed
umiltà profonda. - Per il primo pronuncia i voti perpetui innanzi a
Don Bosco. - << Àmali per me»... «Come un fratello maggiore!... ». -
Assidue cure per migliorare l'amministrazione e la disciplina dell'Ora-
torio. - Conferenze settimanali. - Certi alunni. - Come e dove lavorava
il Servo di Dio. - Il suo ufficio era una scuola di povertà e di economia.
- Pazienza con certi aiutanti. - «Lavoriamo per Don Bosco I... Lavo-
riamo per il Paradiso!... >>. - Durante la ricreazione. - Ed era stimato
o venerato da tutti. - La santità di Don Rua è paragonata a quella di
Don Bosco. - Cuore di padre con i nuovi alunni. - Per gli artigiani. -
Fa predicar, per loro, un corso speciale di esercizi spirituali. - Ohi
qual fervore in tutti i religiosi al principio della loro santa istituzione!...
• · 184
V. - E il braccio destro di Don Bosco 1866-1868
«F{delis servus et prudens >>. - Appunti d'una sua conferenza ai
Salesiani. - Don Bosco può assentarsi frequentemente dall'Oratorio,
perchè Don Rua lo supplisce a perfezione. - Scopo fondamentale della
Società Salesiana: la santificazione di coloro che la compongono. -
Delicato lavoro del Servo di Dio. - Scuola pratica di fede nella Divina
Provvidenza e di prudenza cristiana.• Una risposta del can. Eugenio
Galletti. - Il Servo di Dio alla contessa Callori. - Al cav. Oreglia di
S. Stefano narra vari fatti prodigiosi di Don Bosco. - Sommi elogi
di Don Bosco alla virtù di Don Rua. - È guarito di un dolore alla
mano. - Annota fatti e detti del Fondatore. - Suo lavoro per la con-
sacrazione del Santuario di Maria Ausiliatrice. - S'ammala grave-
mente di peritonite, e riceve il Santo Viatico. - Benedetto da Don
Bosco, contro il parere dei medici guarisce. - La missione riservata
al Servo di Dio in un sogno di Don Bosco. - Durante la convalescenza.
- Ordinamento della disciplina dell'Oratorio. - Per l'approvazione della
Società Salesiana
» 197
VI. - Direttore dell'Oratorio
1869-1812
Approvazione della Società Salesiana. - La Divina Provvidenza
continua a vegliar sull'Oratorio, e Don Bosco cura la formazione de'

86.4 Page 854

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lndt"ce
primi Salesiani. - «Unità di spirito e unità di amministrazione». -
L'aiuto prestato dal Servo di Dio. - Don Rua è il primo maestro dei
novizi. - Come assolve il delicato ufficio. - Comincia a spiegare la
Storia Sacra nella chiesa di Maria Ausiliatrice. - Continua le lezioni
di Sacra Scrittura e di Vangelo. - Attende quotidianamente al mini-
stero delle confessioni. - Al letto dei moribondi. - Vede l'anima di un
alunno volare al cielo in forma di colomba. - Nuova minaccia di perder
Don Bosco, ed olocausti generosi per la sua guarigione. - Cresce il
lavoro del Servo di Dio. - Sue cure paterne per alcuni poveri alunni
irriducibili. - L'Oratorio, per opera paziente di Don Rua, riveste il
fascino irresistibile del buon esempio. - Altre attenzioni delicate. -
Le sollecitudini per l'esatta osservanza della disciplina non lo rendono
simpatico ad alcuni. - Don Cagliero espone la difficoltà a Don Bosco,
e Don Bosco toglie a Don Rua l'ufficio di prefetto all'Oratorio, e lo
nomina vice-direttore. - Unanime ammirazione per la virtù del Servo di
Dio. -Alcuni pensieri che rivelano la carità dell'anima sua. - Dà l'esame
di professore di retorica
pag. 213
VII. - La << Regola vivente>>
18'12-18'14
Generosità del Servo di Dio. - È incaricato dalla distribuzione
del personale della Società. - Come aiuta Don Bosco nella fondazione
dell'Opera dei Figli· di Maria Ausiliatrice. - Come continua la vigi-
lanza sugli ascritti alla Società e su tutti e su tutto. - Come prova il
carattere dei futuri Salesiani. - Anche dopo la mezzanotte e nelle prime
ore del mattino, pregando, vigila l'Oratorio. - Sua carità nel correg-
gere. - Sua cura per prevenire il male. - Economia in tutto ed osser-
vanza delle Regole. - «Amiamo tanto il nostro Padre!». - Attività
di Don Bosco per affrettare l'approvazione definitiva delle Costitu-
zioni della Società. - Sue raccomandazioni, personificate nella per-
sona del Servo di Dio. - Don Rua è il più povero della Società. - È la
«Regola vivente». - Lo splendore della virtù angelica gli tr11spare da
tutta la persona. - In quanta stima era già presso quanti lo conoscevano.
- È ascritto all'Accademia dell'Arcadia e all'Accademia di Storia Ec-
clesiastica del Piemonte. - Approvazione definitiva dell~ Costituzioni
s.alesiane. - Tempre d'eroi. - Altro splendido elogio di Don Bosco
alla virtù di Don Rual
• 232
VIII. - Visitàtore delle case salesiane 18'14-18'15
«Don Bosco »; nuova commissione per raccoglierne le memorie.
- Don Rua nelle assenze di Don Bosco. - Gli viene ufficialmente affi-
dato l'incarico di visitatore delle case salesiane. - Un prezioso docu-
mento: norme che seguiva nelle visite. - Il primo sguardo è alla casa
di Dio. - Poi allo stato religioso e morale dell'istituto, dei confratelli
e degli alunni. - Rilievi interessanti. - A un direttore quindici osser-
vazioni; e come sono sagge; opportune e delicate! - Pubblica alcuni
classici italiani. - Sua prima visita all'istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice a Mornese, • Sante impressioni che lascia nelle religiose. •
Supplisce Don Cagliero, dal novembre 1875 all'autunno del 1877,
come direttore spirituale della Società e delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice, - Quanto lavoro! - È l'ammirazione di tutti. - Affettuoso

86.5 Page 855

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Indice
837
plebiscito, - Come il Servo di Dio Don Luigi Guanella rende omaggio
alla santità di Don Rua
pag. 253
IX. - Nella vita intima della Società 18'15-18'16
Conferenze ed adunanze generali per ottenere quell'unità di spi-
rito e d'azione, che inculcava Don Bosco. - Aiuto prestato dal Servo
di Dio. - Come raccomanda l'economia e l'obbedienza. - Come espone
lo stato .fiorente dell'Oratorio nel 1876. - Allocuzione memoranda di
Don Bosco: Il presente e l'avvenire della Società Salesiana: «La Di-
vina Provvidenza non ci abbandonerà mai, finchè si osserveranno le
Regole». - L'Unione dei Cooperatori Salesiani. - Don Rua perde la
madre. - Attività del Servo di Dio. - Domanda soccorsi. - «Chi si
potrebbe chiamare martire del lavoro, è Don Rua >>, - È esonerato
dall'ufficio di vice-direttore. - Un particolare interessante: tutti con-
tinuano a far capo al Servo di Dio. - Una testimonianza signifi-
cativa
• 266
X. - Sempre ammirabile!
18'1'1-1879
«Faremo a metà». - Una conferenza memoranda. - «Si può dire,
che il Signore porti sulle braccia la Congregazione Salesiana». - «La
gloria della nostra Società è nella moralità». - Come Don Rua fosse il
fido aiutante e l'integratore di Don Bosco nella direzione dell'Ora-
torio e della Società. - I primi Capitoli Generali. - Alcune osservazioni
ad una circolare di Don Bosco. - Le prove del << soverchio zelo» e la
prudenza del Servo di Dio. - Va a Parigi per trattare di una fonda-
zione salesiana. - Tie;e il discorso per la quarta spedizione di missio-
nari. - Dà la strenna agli alunni e ai Salesiani dell'Oratorio per l'anno
1878, - Lavoro nascosto del Servo di Dio, - Sue sollecitudini per tro-
vare i mezzi da vivere. - Abbandono di Don Bosco nella Divina Prov-
videnza e meravigliosa prudenza di Don Rua. - Alcuni rilievi interes-
santi. - Il quadro della Madonna di Foligno. - Due signore che desi-
derano parlare a Don Bosco durante la cena. - Lettera ad un prote-
stante. - «. Vir obediens >>. - Predicazioni. - << Credo che hai indovinato...,
abbiamo un solo Don Rual >>. - Interessamento del Servo di Dio per le
Missioni della Patagonia. - Circolare alle case salesiane. - Sempre
ammirabile!
281
III
TUTTO DI DON BOSCO
I. - Per la sistemazione della Società 1880-1882
Il Servo di Dio fu l'araldo della sistemazione della Società Sale-
siana, - Sue prime circolari alle case salesiane. - Istituite le prime
ispettorie, mensilmente si tiene in corrispondenza con gli ispettori.
• Quanta opportunità e sincerità in quelle lettere! - Duplice aspetto del-

86.6 Page 856

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Indice
l'Oratorio, e contributo del Servo di Dio per il suo funzionamento
normale. - Va a Marsiglia a presiedere un corso d'esercizi spirituali.
- Un saggio delle frequenti illustrazioni meravigliose di Don Bosco.
- Don Rua accompagna Don Bosco a Roma. - Come l'assiste nella
maggior tribolazione che ebbe a sostenere. - «Anche qui ci troviamo
alle prese con i protestanti >>. - Un ricordo del Card. La Fontaine. -
Un «sogno memorando di Don Bosco descrive il carattere e raddop-
pia la vigilanza del Servo di Dio. - I necrologi della Società, e solle-
citudini del Servo di Dio per redigerli. - Come narra la morte del
Conte Don Carlo Cays
pag. 303
II. - Accompagna Don Bosco a Parigi e a Froh-
sdorf
1883
Cura del Servo di Dio per far conoscere Don Bosco. - Invia alle
case salesiane relazioni delle meraviglie che accompagnano i viaggi di
Don Bosco in Francia. - La guarigione d'una sordo-muta dalla nascita.
- Raccomanda corone di Comunioni per il viaggio di Don Bosco a
Parigi. - Guarigioni strepitose a Nizza, a Marsiglia, ad Avignone, a
a Fourvière. - Entusiasmo destato da Don Bosco a Lione e a Parigi.
- Il Servo di Dio è invitato a raggiungerlo alla capitale. - Deposizioni
di Don Rua sui trionfi di Don Bosco a Parigi, Lilla, Amiens. - Du-
rante il ritorno. - << Quante grazie dobbiamo rendere al Signore! t. -
Invia alle case il racconto di un altro «sogno » di Don Bosco. - L'ac-
compagna al Castello di Frohsdorf, al letto del Conte di Chambord.
- Il racconto del Servo di Dio. - Sante impressioni lasciate. - Leone XIII
accenna alla convenienza, che Don Bosco si scelga un Vicario che lo
aiuti, e raccolga fedelmente lo spirito, impresso alla Società Salesiana
del Fondatore
• 317
III. - Vicario Generale
1884-1885
Don Bosco è ornai esaurito, e va ugualmente in Francia per #ac-
cogliere offerte, ed a Roma per ottenere alla Società Salesiana la co-
municazione dei Privilegi dei Regolari. - Anche il Servo di Dio, benchè
indisposto, si consuma nel lavoro. - Portava anche il cilicio? - Si reca
a Tolone per ritirare una generosa offerta del Conte Colle, e torna
disfatto all'Oratorio. - Una dichiarazione del dott. Albertotti sulla
salute di Don Bosco e di Don Rua. - Eran giorni assai difficili per
l'Oratorio...; e Don Bosco rimpiange che non abbia pii1 l'aspetto fa-
miliare di un tempo! - Altra dichiarazione del dott. Combal sulla
salute di Don Bosco. - Nulla giova a sollevarlo, e cede il suo ufficio
di confessore regolare a Don Rua. - Lepido racconto di Don Bosco
e umiltà del Servo di Dio. - Don Bosco peggiora, e Leone XIII s'in-
teressa perchè designi un Vicario, o un Successore. - Don Bosco
sceglie· Don Rua a suo Vicario G~erale; ed il Papa ordina che se ne
estenda il decreto. - Tuttavia la nomina non è ancora comunicata alle
Case. - Lavoro enorme del Servo di Dio. - I giornali diffondono la
notizia che Don Bosco... è morto in America! - Il Servo di Dio visita le
Case del Lazio e della Sicilia. - Memorande accoglienze a Randazzo
e a Mascali
» 332

86.7 Page 857

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IV. - La nomina ufficiale
1885-1886
Don Bosco annunzia al Capitolo Superiore la nomina di Don Rua
a Vicario Generale. - L'8 dicembre 1885 la comunica con apposita
circolare alla Società. - Immediato cambiamento esteriore del Servo
di Dio. - Echi dell'intima gioia, destata dalla notizia nell'anima sale-
siana. - Dichiarazione del Cardinale Cagliero. - «Andate da Don
Rual ». - Da Parigi e da S. Paolo del Brasile. - << Oh come abbiamo
ringraziato la Madonna I ». - << M'inginocchio in ispirito a ricevere la sua
bendizione unitamente a quella di Don Bosco... >>. - Gara di virtù:
Don Bosco vuol essere il «figlio dell'obbedienza » al suo Vicario; e
Don Rua s'immerge nel nascondimento. - Quante sollecitudini per Don
Bosco! - Don Cerruti dedica a Don Rua due lettere su «Le idee di
Don Bosco sull'educazione e sull'insegnamento e la missione attuale
della scuola>>. - Il nuovo Vicario riscuote il più schietto tributo di
devozione. - «Quell'angelo, cui Iddio confidò l'assistenza del nostro
santo Vegliardo... •>. - «Venga a portarci le benedizioni del nostro
veneratissimo Padre Don Bosco!»
pag. 344
V. - Sempre al suo fianco
1886-1881
Accompagna Don Bosco a Barcellona. - Impara in pochi giorni
a parlar lo spagnuolo. - Il racconto del viaggio nal Processo Infor-
mativo per la Beatificazione dì Don Bosco. - Benedice, in nome di Don
Bosco, un bambino moribondo, e questi guarisce. - Durante il ritorno
dalla Spagna. - Per la prima fondazione delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice nella Spagna. - Presiede il Capitolo Generale a Nizza Mon-
ferrato. - Paterni ammonimenti ai Salesiani dopo il IV Capitolo Ge-
nerale. - «Ubbidienza, carità e povertà» erano le virtù che risplen-
devano nel Vicario di Don Bosco. - Modello di raccoglimento e di
devozione. - Don Bosco vuol intitolata la nuova casa di Foglizzo Ca-
navese a S. Michele, in omaggio al Servo di Dio. - Accompagna Don
Bosco nell'ultimo viaggio a Roma. - Sviene per la stanchezza, mentre
si prepara a celebrare. - <1 Che cosa desiderate, brav'uomo? ». - «Oh I
continuate nell'opera incominciata: mantenete in voi lo spirito del
Fondatore!>>. - «In questo, chi ci ha dato cattivo esempio è Don
Bosco!•>. - Tornato a Torino, tiene conferenza ai Cooperatori la vi-
gilia di Maria Ausiliatrice. - Purtroppo il giorno si avvicinai
357
VI. - Ne raccoglie l'ultimo respiro
1881-1888
Il pensiero dominante di Don Rua. - Sua parola d'ordine agli
ex-allievi: << Ovunque sarò, voglio cqe si veda in me un vero figlio
di Don Bosco I >>. - Saluta novecento pellegrini francesi. - Accompagna
Don Bosco a Fog!izzo Canavese: «Un altr'anno io non verrò più:
ma verrà Don Rua ». - Tiene j) discorso della vestizione chiericale
del Principe Augusto Czartoryski: «È presto detto abbandonare il
mondo, ma è cosa assai difficile a farsi!». • «Meglio non avrebbe
parlato Don Bosco!>>. - Cresce sempre il suo lavoro. - Come sta al
fianco di Don Bosco, che si avvia rapidamente alla tomba. - La festa
dell'Immacolata all'Oratorio. - Con le lacrime agli occhi provvede
alle ultime disposizioni testamentarie del Padre. - Don Bosco vuole

86.8 Page 858

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il S. Viatico. - «Raccomando ai Salesiani la divozione a Maria Ausi-
liatrice e la frequente Comunione». - Ultimi intimi colloqui con Don
Bosco. - Ultime speranze svanite. - Incertezze per la successione. -
Alza la destra paralizzata del morente e invoca la benedizione di Maria
Ausiliatrice su tutti i Salesiani... - «Consoliamoci: se abbiamo perduto
un Padre sulla terra, abbiamo acquistato un protettore in cielo; e noi
dimostriamoci degni di Lui, seguendo i suoi santi esempi!». - «Chi
deve prendere le disposizioni per i funerali?! ... »
pag. 372
VII. - Presso la salma benedetta
1888
Annunzia ai Salesiani, alle Figlie di Maria ed ai C~operatori la gra-
vissima perdita. - Incarica Don Bonetti di prender nota delle cose pii1
importanti. - Promette di decorare il Santuario di Maria Ausiliatrice,
se ottiene di seppellire Don Bosco in una Casa Salesiana. - Straordi-
naria affluenza attorno alla salma di Don Bosco. - << Devono essere
lietl nel vedere tanta moltitudine a venerarlo, come se fosse già beati-
ficato>>. - Nell'Oratorio si diffonde la voce, che Don Bosco è apparso
a Don Rua. - Una suora riacquista la vista. - Dopo 57 ore dalla morte
la salma esala una certa fragranza. - Ai funerali, Don Rua, a capo chino
e raccolto nel suo immenso dolore, segue immediatamente il feretro .
• Uno spettacolo indescrivibile. - Finita la mesta cerimonia, tutti si
affollano attorno a Don Rua per baciargli la mano, con la stessa vene-
razione come si faceva con Don Bosco. - 11 Servo di Dio si reca dal
Card. Alimonda per avere consiglio sul dubbio della regolarità della ·
sua successione. -Accompagna la salma di Don Bosco a Valsalice, dove
la tumulazione ha luogo il 6 febbraio. - Parole del Servo di Dio. -
Affettuosa protesta degli alunni del Seminario di Valsa!ice. - Don
Rua legge al Capitolo Superiore due decreti di Papa Urbano Vili
sul modo di comportarsi riguardo agli uomini morti in fama di santità.
- Il Card. Parocchi consiglia il Servo di Dio a far pratiche presso
l'Arcivescovo di Torino per cominciare gli atti in preparazione al
Processo Informativo per la Causa di Beatificazione
» 383
IV
SUCCESSORE DI DON BOSCO
PRIMO PERIODO
I. - Il programma
1888
Invia ai Salesiani una lettera lasciata da Don Bosco. - Dà come
parola d'ordine: << La santità dei figli sia prova della santità del Padre I ».
· - Espone a Leone XIII il dubbio circa la sua successione, e gli fa umile
istanza di scegliere un soggetto piò adatto. - Il Capitolo della Società
assicura il Card. Protettore che, se anche si venisse a un'elezione,
«Don Rua sarebbe l'eletto a pieni voti». - A Roma si teme che manchi
tra i Salesiani l'uomo capace ·.di raccogliere l'eredità di Don Bosco.
- Mons. Manacorda, vescovo di Fossano, dissipa cotesti timori. - Il

86.9 Page 859

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Indice
84r
Papa conferma la nomina straordinaria di Don Rua a successore di Don
Bosco per dodici anni. - Egli si reca a far atto d'ossequio al Santo
Padre, e tratta delle pratiche necessarie per iniziare il Processo In-
formativo sulla vita, virtù e miracoli di Don Bosco. - Memoranda
udienza pontificia. - << Te Deum » in Maria Ausiliatrice. - Don Bo-
netti è incaricato del lavoro preparatorio per promuovere la Causa
di Don Bosco. - Il Servo di Dio si rende conto del coro d'ammirazione
elevatosi in morte del Fondatore. - Anche Cesare Cantù lo dice degno
di succedere a Don Bosco. - Affettuosa protesta della Superiora
Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice. - Dichiarazioni del Servo
di Dio: agli ex-allievi: <<"Vorrei avere un cuore grande e tenero, come
il caro Don Bosco, per amarvi al par di lui I »; ai Salesiani: «Se, suc-
cedendo a Don Bosco non potei ereditare le grandi virtù del Fonda-
tore, l'amor suo pe' suoi figli spirituali, oh, quello si, sénto che il Si-
gnore me lo concesse!». - Alla trigesima di Don Bosco. - Prima let-
tera del Servo di Dio dopo la conferma a Rettor Maggiore: «Sostenere
e sviluppare le opere da Don Bosco iniziate, seguire fedelment~ i
metodi da lui insegnati, ed imitare il modello che il Signore ci ha
dato: questo sarà il programma che io seguirò nella mia carica>>, -
f Ti ricordi di quel sogno di Don Bosco?... Prega per me, che tremo!... t pag. 397
II. - Anno di lutto
1888-1889
Lavoro e nascondimento. - Primo pensiero: nuove vocazioni. -
<< In ogni collegio si metta grande impegno per lo studio del latino». -
Per l'estinzione dei debiti lasciati da Don Bosco. - Un'intesa col Si-
gnore?... Sta il fatto che per tutto l'anno raccolse mille lire al giorno a
favore della chiesa del S. Cuore di Gesù in Roma. - Altro pensiero del
Servo di Dio è di mandare rinforzi di personale alle case e residenze
missionarie. - Torna ad inviare ai Cooperatori l'ultimo appello spedito
da Don Bosco a favore delle Missioni Salesiane. - Commovente spet-
tacolo alla festa di Maria Ausiliatrice. - Il Comitato degli ex-allievi
determina di continuare la dimostrazione annuale in onore di Don
Bosco. - Come venne celebrata in quell'anno la festa di San Giovanni.
Esortazioni del Servo di Dio: << Tanto più promuoveremo lo spirito sa-
lesiano fra i nostri confratelli e la pietà fra i nostri giovani, quanto più
manterremo viva tra loro la memoria di Don Bosco ». - Ai direttori. -
Per il giubileo sacerdotale di Leone XIII. - Il 29 settembre a Valsalice.
- Nuove partenze di missionari. - Commovente addio nell'intimità delle
camerette del Fondatore: << Ricordatevi sempre che siete i figli di
Don Bosco». - Egual cerimonia per le Figlie di Maria Ausiliatrice. -
Nuovo appello alla carità dei cooperatori per far fronte alle gravi spese
per le spedizioni missionarie. - La circolare del Servo di Dio provoca
una contestazione di un londinese, - Don Rua, nel rispondergli esau-
rientemente, rievoca i 40 anni passati con Don Bosco, sotto il manto
della Madonna. - Il protestante replica, e Don Rua torna a rispondere
pregandolo a pensare alla salvezza dell'anima. - Omaggi ai benefattori • 418
III. - Ancora nel nascondimento
1889
A fianco del Servo di Dio, nell'intimità. - Promove la decorazione
del Santuario di Valdocco, qual «monumento al Sac. Giovanni Bosco,

86.10 Page 860

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Indice
ad onore di Maria Ausiliatrice». - «Abbiamo in cuore la vera carità
di N. S. Gesù Cristo ». - Tre suggerimenti a chi vuol fare la carità.
- Come raccomanda ai Cooperatori di Torino l'opera delle Missioni.
- Invia un devoto indirizzo a Leone XIII in protesta al monumento
di Giordano Bruno. - Inaugurazione della cappella funeraria, eretta
sulla tomba di Don Bosco a Valsalice. - Gara degli operai e degli
artisti per la sua costruzione. - Il Servo di Dio vi celebra la prima
messa. - Il primo pellegrinaggio. - Una lapide. - All'erede dello spi-
rito sacerdotale di Don Bosco. - «Dunque mi dovrò chiamare Don
Giovanni II, capo dei birichini? ~ - Agli ex-allievi: << Non potrò amarvi
come vi amava Don Bosco; ma è mio· vivo desiderio amarvi come
lui». - Le prime visite del Servo di Dio alle case salesiane. - A Nizza
Monferrato: «Oh! come il carissimo Don Rua sa ritrarre Don Bosco!».
- Ad Alassio pareva a tutti di veder in lui, non il Successore, ma Don
Bosco medesimo! - A Borgo S. Martino: «Vieni, Padre desiderato!».
- Come il Servo di Dio salvò dalla morte una Figlia di Maria Ausilia-
trice. - << Q1.1esto è vero miracolo! con tanti mali e si gravi complica-
zioni, la guarigione era impossibile>>. - A Casalmonferrato: «L'ombra
sua torna, ch'era dipartita!>>. - A Faenza: un fervorino ai seminaristi;
come raccomanda la carità; suo incontro col Servo di Dio Don Paolo
Taroni. - Presiede il V Capitolo Generale in Valsalice. - Per lo studio
delle scienze sacre. - Contro le letture pericolose. - Per la cultura
delle vocazioni. - Una lettera alle case salesiane sugli studi letterari. -
I classici latini pagani e cristiani. - Gli autori italiani. - Si vegli sui
libri di lettura! - Circa il metodo d'insegnamento. - Si eviti ogni
smania dì novità sui libri di testo. - «Regni sempre fra noi la carità
nelle opere, nelle parole e negli affetti. »- Perde il fratello cav. Antonio.
- Saluta 2000 pellegrini operai francesi alla stazione di Porta Nuova.·
Nuova spedizione di Missionari. - Interessamento del Santo Padre per
l'andata dei Salesiani in Colombia. - Per l'assistenza degli emigrati pag. 440
IV. - Fiducia nei Cooperatori
1890
Memorando appello. • «Senza operai non si può coltivare un
campo, nè far la guerra senza soldati!». - «Non è mai troppo quello
che si fa per Dio I». - Giorni difficili. - «Mettete i vostri beni ad
interesse in una banca, che non chiude mai gli sportelli e vi rende il
cento per uno». - «Fatevi degli amici che vi vadano incontro, quando
vi presenterete alla porta del cielo>>, ~ Va a Roma, ed è amabilmente
ricevuto in udienza dal Santo Padre. • Parla ai Cooperatori come Don
Bosco. - Nuove fondazioni, e frutti consolanti e bisogni delle Mis-
sioni. - «Se voi non aiutate tanti poveri giovani abbandonati, di qui
ad alcuni anni essi si presenteranno sulle vie e sulle piazze armati di
di bastoni e di picche, per far man bassa nei negozi e nelle case private».
• Diffonde l'Opera del S. Cuore a favore dell'Ospizio in costruzione
a Roma, - Visita la Spezia. - Tiene conferenza ai Cooperatori di Ge-
nova. - Ai Cooperatori di Torino annunzia la ripresa di nuove fonda-
zioni, e comunica un attentato degli Alacalufes contro i missionari. -
<< Più le annate vanno male1 più si fa sentire il bisogno di aprire nuovi
ospizi h. - << Migliaia di giovani chiedono a voi l'elemosina per mezzo
nostro». - Fa l'elogio di S. Francesco di Sales a S. Benigno
» 472

87 Pages 861-870

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Indice
V. - Primi viaggi all'estero
A Nizza Marittima: «Noi sentiamo che il nostro Padre non è
morto!». - Tiene conferenza a Notre-Dame: «Io intendo imitare Don
Bosco in tutto e per tutto, quanto mi è possibile». - «Ho visto un
miracolo: Don Bosco risuscitato!». - Alla Navarra: nel suo cuore
hanno il primo posto i ragazzi abbandonati. - A Tolone e a Cannes:
«Fa davvero mirabilia!>>. - Entusiasmo a St-Cyr: guarisce un sordo
ed una cooperatrice malata da sei anni. - A Marsiglia: << Di Don Bosco
ce n'è uno solo!... ». - A S. Margherita, Aubagne e Roquefort. - Va
nella Spagna, accompagnato da Don Barberis. - Festose accoglienze
a Barcellona e a Sarda. - Tutti riconoscono in lui un altro Don Bosco.
- A Madrid, Siviglia, Utrera. - Gli strappano i bottoni e gli tagliano
pezzetti degli abiti per conservarli come reliquie. - Commovente
addio 1 - Torna a Torino la mattina della domenica delle Palme. -
Riparte per il Nord della Francia. - A Lione visita il Museo delle
Missioni e il Santuario di Fourvière. - A Parigi parla ai Coopera-
tori nella chiesa di S. Onorato. - Va a Londra, Guines, Lilla, Liegi,
Namur, Lovanio, Malines, Anversa, Lierre, Gand, Bruges, Courtrai,
Tournai, Le Rossigno!, Amiens, e torna a Parigi. - Celebra a Paray-
le-Monial; sosta a Cluny; rientra a Torino. - Quattro mesi in viaggio! pag. 487
VI. - << E un altro Don Bosco!... >>
1890
Parla ai Cooperatori di Torino dei viaggi compiuti all'estero. -
Va a Mathi per la benedizione della cartiera. - Annunzia ai Salesiani
l'inizio del Processo Informativo per la Causa di Beatificazione di
Don Bosco; e, per il buon esito, ordina preghiere quotidiane e racco-
manda l'imitazione delle virtù paterne. - La festa del 23-24 giugno.
- «Si vollero presentar saggi di tutti i laboratori, e se ne dimenticò
uno!... ». - Benedice la nuova chiesa dell'Oratorio femminile in Val-
docco. - Rivece un gruppo di Venezuelani. - «In Don Rua sentiamo
qualche cosa di Don Bosco!». - «Se Don Bosco è volato al cielo, a
Don Rua lasciò l'amore, l'ingegno, il cuore!». - Diffonde l'oleografia
del ritratto di Don Bosco del Rol!ini. - Ricordi agli alunni dell'Ora-
torio alla pai·tenza per le vacanze. - Norme ed argomenti che desidera
inculcati ai Salesiani dai direttori e dai predicatori degli esercizi spi-
rituali. - Suoi ricordi ai Salesiani ed alle Figlie di Maria Ausiliatrice
al termine di vari corsi di esercizi. - Manifesta la gioia provata nei
viaggi, al vedere in qual fama di santità sin per tutto tenuto Don Bosco.
- Tre difetti da evitare. - Saggio della vigilanza con la quale visita le
case. - Alcuni fatti straordinari: legge nell'avvenire: ottiene la gua-
rigione d'una suora quasi morente
• 512
VII. - Gioie e dolori
I 1891
Invita i Cooperatori ad aiutarlo a compiere varie opere. - Accom-
pagna un drappello di nuovi ·'missionari a ricevere la benedizione
dal Card. Alimonda. - Ritorna a Nizza Marittima e a Cannes, e vi tiene
c~nferenze, - Visita le case del Canton Ticino, del Trentino, del Ve-
neto e delle Romagne. - Gioie ed amarezze. - Il cinquantenario della
1" Messa di Don Bosco. , I primi Salesiani in Terra Santa. - Il III

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Indice
Centenario dalla morte di S. Luigi. - Come è amato e venerato il Servo
di Dio t - Tutti vedono in lui un altro Don Bosco. - Dà l'addio ad un
altro drappello di Missionari. - Altri ricordi agli alunni in partenza
per le vacanze. - In qual conto tiene gli Esercizi spirituali. - Esortazioni
aì confratelli, agli ascritti, agli ordinandi, alle Figlie di Maria Ausilia-
trice. - Accoglie amabilmente sette pellegrinaggi di operai francesi.
- Un giorno di pioggia prega, e il cielo si rasserena sull'istante. - L'a-
gente delle imposte. - Il Giubileo dell',Opera Salesiana, e il Monu-
mento a Don Bosco molto gradito. - Le feste cinquantenarie nell'Ora-
torio e l'inaugurazione dei restauri e delle decoràzioni del Santuario
di Maria Ausiliatrice. - Propone al Santo Padre la nomina di Mons. Rie-
cardi ad Arcivescovo di Torino. - È felice di dare a Don Unia it per-
messo di consacrarsi all'assistenza dei lebbrosi d'Agua de Dios in
Colombia. - Nuovi fatti prodigiosi: guarigioni, predizioni, conver-
sioni
pag. 536
VIII. - Sempre avanti
1892
Per il buon andamento delle case. - Si rimette in viaggio. - È rice-
vuto dal Papa. - Scende a Marsala. - «Oh! che brutto augurio questo
sant'uomo fa a questi figliuoli!...>>. - La sua visita a Catania è una
pioggia benefica. - Assiste alla solennissime feste di S. Agata.• Parla
ai Cooperatori. • Guarisce la mamma del Nunzio Apostolico del Belgio
Mons. Francica Nava. - Grande entusiasmo. - A Caltanissetta assicura
due chierici che partivano per il servizio militare, che un solo di essi
avrebbe indossato la divisa. - Nelle Marche e in Romagna, - In Li-
guria e in Francia. - A Nizza ottiene da S. Giuseppe il terreno per la
fondazione dell'Oratorio festivo. - A Cannes, a Grasse, alla Navarra,
e a Marsiglia. - A St-Pierre de Canon e a St-Cyr. - Tra le Figlie di
Maria Ausiliatrice. - A Valsalice. - A Foglizzo per la festa dell'Appa-
rizione di S. Michele. - Predica l'Esercizio della buona morte. - Come
inculca la devozione alla Madonna. - Guarisce il prof. De Magistris.
• In braccio alla Divina Provvidenza! - Al VI Capitolo Generale dei
Salesiani, ed a quello delle Figlie di Maria Ausiliatrice. - Espansione
meravigliosa. - I Salesiani all'Esposizione delle MiJsioni Cattoliche
a Genova. - t Spero che la nostra Tesoriera non vertà meno nella
riputazione acquistatasi; del resto sarei costretto a fuggire anch'io in
America!~. - << Se non vengo io, procurerò di mandarvi tra non molto
qualche bravo visitatore»
» 571
IX. - Da mihi animas !...
1893
«Anime!...». - I bisogni delle Missioni. • Per il compimento della
chiesa di Londra prende S. Giuseppe a mediatore. - La prima Lettera
edificante ai Salesiani. - Si avvia a Roma. • Omaggio a Leone XIII
nel suo Giubileo Episcopale. - Il Vicariato di Mendez e Gualaquiza, e
il secondo Vescovo salesiano.• Udienza Pontificia. - «Ricorrete a
Don Bosco!».• Nuova partenza di Missionari. • Morte del Servo di
Dio Don Augusto èzartoryski. - Il XXV del Santuario di Maria
Ausiliatrice. - «Non ista, sed illa! ». - Una benediz~one a un malato
lontano. - A Rivalta. - Elogio dell' «Eco d'Italia». - Dettagliata espo-
sizione inoltrata al Santo Padre sullo stato dell'Opera Salesiana. -

87.3 Page 863

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Indice
Durante gli esercizi spirituali. - I Congresso dei direttori diocesani
e dei decurioni dei. Cooperatori. - Preziosissimo Autografo del Santo
Padre. - Un testo unico per l'insegnamento del Catechismo nelle Case
Salesiane. - Va a Londra per la consacrazione della Chiesa del S. Cuore.
- Visita Anversa, Bruxelles, Namur, Liegi, Lilla, Parigi, Dinan, Giun-
gamp, St-Brieuc, Rennes. - Un altro saggio delle osservazioni che
faceva nelle visite alle case. - L'addio a 60 nuovi missionari. - Zelo
costante per le nuove vocazioni: le voleva coltivate in ogni istituto,
anche nelle terre di Missione, e voleva sapere il numero che annual-
mente ne dava ogni ispettoria, ogni casa. - Promuovere nuove voca-
zioni ecclesiastiche e religiose, era la raccomandazione clie ripeteva
a tutti i confratelli, in mille modi e in ogni circostanza, perchè la
riteneva l'impresa più utile e santa che può compiere il Salesiano pag. 599
X. - L'uomo di Dio.
1894
A Nizza Monferrato: «Gesù Sacramentato sia il centro della vostra
vita». - Vigila anche sulle piccole cose. - «Vocazioni!». - Nuovo
omaggio a Leone XIII, alla chiusura del suo Giubileo Episcopale. -
«Filii' tui de longe venienti». - Bontà paterna. - Ampia ammirazione.
- L'offerta di una povera Cooperatrice. - Predice una vocazione reli-
giosa. - Come accetta la fondazione di Comacchio. - Guarisce un'in-
ferma. - Il 24 giugno. - Elogio dell' I< Unione» di Bologna. - All'Ora-
torio di S. Martino. - Entusiasmo attraverso la Svizzera, l'Alsazia, il
Belgio e l'Olanda. - «Don Bosco è un santo, ma è pur santo il suo
Successore! ». - Durante gli Esercizi spirituali. - Circolare agli ispet-
tori ed ai direttori di America. - Vuole che lo spirito di Don Bosco
fiorisca ovunque. - «Vocazioni, vocazioni!». - All'Xl Congresso
Eucaristico Nazionale. - Il XXV delle annuali Dimostrazioni. - Trenta
nuove case. - All'inaugurazione della chiesa di San Michele a Fo-
glizzo. - Il III Vescovo Salesiano. - Cure assidue per ogni casa. -
- Strenna per il 1895. - Sempre esemplare!
~ 631
XI. - In Terra Santa
1895
«Amare Gesù sempre più e fuggire anche ogni più piccolo pec-
catt> avvertito». - Per il canto gregoriano. - «Non dimentichiamo che
Don Bosco ci promise la protezione del cielo, fino a tanto che sarebbe
stata in onore fra noi la povertà». - A Milano. - In Liguria. - In Francia.
- S'imbarca sul Duentia, alla volta della Terra Santa. - A bordo. - Il
Signore è sempre con lui!. - Ad Alessandria d'Egitto. - A Giaffa. -
Verso Gerusalemme. - Alla stazione di Deir Aban. - Festose acco-
glienze a Gerusalemme e a Betlemme, - Porta la pioggia. - Celebra
nella grotta della Natività. - << Ecce ascendimus Jerosolymam ». -
Visite ufficiali. - Celebi;a al S. Sepolcro. - Da Betlemme, la casa della
Fede, si porta a C1emisan, la casa della Speranza. - A Beitgemal, la
casa della Carità. - Riceve la notizia della morte di Don Dalmazzo. -
Da Giaffa a Kaifa. - A Nazaret. - Al colle, dove sorse H Santuario di
Gesù Adolescente. - Sale al Carmelo. - Da Kaifa torna a Giaffa per vie
impraticabili. - «E che sono queste miserie in paragone di ciò che
soffrono i nostri Missionari?». - Il 19 marzo è a Nazaret: - Commosso
addio. - Nel ritorno. - Al Cairo. - Da Marsiglia a Torino
662

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XII. - Il << gran trionfo!>>
1895
Il I Congresso Salesiano Internazionale a Bologna fu un avve•
nimento. - Lettera del S. Padre: «Chiunque, col favore e coll'opera
asseconda le imprese e fatiche della Famiglia Salesiana, si rende in
modo luminoso benemerito della Religione e della Civiltà». - Il Card.
Svampa abbraccia e bacia il Servo di Dio in pubblica adunanza. •
Elogi del Card. l\\,1auri, del Card. Ferrari, dell'Arcivescovo Riccardi,
all'Opera di Don Bosco. - Studio del Congresso fu «la salvezza so-
ciale per mezzo della Religione e della Carità». - Relazione inviata
al S. Padre. - Parole e promessa del Servo di Dio. - «La splendida
riuscita del Congresso ci renda più cara la Pia Società», vivendo dello
spirito di Don Bosco e rappresentandolo meglio che per noi si possa,
- Impressione edificante lasciata dal Servo di Dio. - Morte. di Don
Sala. - La consacrazione di Mons. Costamagna. - A Busto Ars.W.o.
- A Nizza per gli Esercizi spirituali. - Ricordi vari ai Salesiani. - Il
XIII Congresso Cattolico Italiano, - Adunata di decurioni e di diret-
tori diocesani. - A Mondonio. - Stima di Leone XIII per il Servo
di Dio ad attaccamento del Servo di Dio al Papa. - Un sospiro di
Leone XIII! - La partenza di 107 missionari. - Tragica fine di
Mons. Lasagna, del suo segretario e di quattro Figlie di Maria Ausi-
liatrice. - Morte di Don Unia. • Diminuzione di soccorsi, - Come
raccomandava l'economia! - Rose e spine! - «È tempo di mostrarci
uomini ed addestrati alle varie vicende della vita religiosa». - Rima-
niamo fermi e ferventi nel divino servizio, sforzandoci di «dare al
nostro modo di pensare, di parlare, e di operare una forma veramente
salesiana>>
pag. 682
XIII. - Nuove meraviglie
Benedetto da Dio! - Fatti prodigiosi: predizioni, guarigioni, mi-
rabili effetti delle medaglie da lui benedette, e delle benedizioni impar-
tite ai malati; una conversione. - Testimonianza di un ex-allievo da
lui non conosciuto. - Come gli principiò o si accentuò il mal d'occhi.
- Assiste alla posa della prima pietra di nuove chiese in onore di Maria
Ausiliatrice a Chieri e a Novara. - «Ricco di povertà, ricco d.i debiti».
- A Vignale. - Adunata regionale di Cooperatori genovesi. - Ad Intra,
- Alla vigilia della festa di Maria Ausiliatrice raccomanda ai Coopera-
tori torinesi la carità delle preghiere e la carità delle elemosine. - A Mi-
lano, Verona, Vicenza, Este. • A Roma. - Assiste a. Caserta alla posa
della prima pietra di una nuova chiesa e casa sàlesiana. - «Viva il ·
ogni Papa! I), - «In LÙi Don Bosco vive rnomentcìf ~.-:.-Ringraziamenti
e raccomandazioni paterne. - Prove di vigilanza meravigliosa. • Fer-
voroso discorso alle nuove Figlie di Maria Ausiliatrice. • Cari ricordi
e pratiche esortazioni ai Salesiani. - Come crea un nuovo direttore.
- Secondo Congresso di direttori e decurioni dei Cooperatori. -
Espulsione dei Salesiani dall'Equatore. - Partenza di nuovi missio-
nari. - Pro-memoria del Servo di Dio per le spedizioni missionarie.
• Il Cinquantenario dell'dratorio di Valdocco. • Feste e comme-
morazioni solenni a Torino e a Chieri. - A Bologna si rinnova il
prodigio
» 707

87.5 Page 865

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Indice
XIV. - Tutto a tutti!...
1891
Carità grande. - Sempre al lavoro. - Una guarigione. - Nuove
esortazioni ai Salesiani: si appella ai vantaggi dell'obbedienza, ed
inculca di aiutare gli ispettori, di praticare l'economia, e di promuovere
nuove vocazioni. - «Formato alla scuola di Don Bosco>>, non ritiene
vero zelo quello di un religioso o di un sacerdote che, pur lavorando
esemplarmente, non procura nuove vocazioni! - Comunica il compi-
mento del Processo dell'Ordinario per la Causa di Don Bosco. - A
Bologna tiene conferenza ai Cooperatori, ed assiste alla posa della
prima pietra del nuovo Istituto. - Il Card. Svampa afferma che Don
Rua ha diritto d'esser riconosciuto qual uno dei primi benefattori
di Bologna. - Per la diffusione della buona stampa. - Un'altra lettera
di Leone XIII. - Inaugurazione dell'Istituto di Milano. - Una Mis-
sione in fiamme. - Morte dell'Arcivescovo Riccardi. - Di nuovo a
Roma, nei giorni in cui compiva sessant'anni. - «Ma tu sei un santo]».
- Diffonde un'eliotipia di S. Francesco del Reffo. - Degno successore
di Don Bosco I - Come risponde a chi gli chiede due righe di sua
mano. - Avvicinandosi il XXV delle Figlie di Maria Ausiliatrice, vor-
rebbe ottenere dal Papa un documento che dèsse all'istituto la san-
zione canonica di cui era privo. - Disposizioni per le feste giubilari.
- Risposta al Santo Padre. - Nuove esortazioni al termine degli Eser-
cizi: alle Figlie di Maria Ausiliatrice, agli aspiranti, ai nuovi confra-
telli, ai confratelli, ai chierici, agli ordinandi, ai sacerdoti, ai direttori.
- Inculca che gli Esercizi rinnovino lo spirito ed assicurino la perse-
veranza. - È a Novara per la benedizione della chiesa di Maria Ausi-
liatrice. - Visita le case di formazione della Francia. - Ai nnovi mis-
sionari. - Ai confratelli dell'Oratorio al principio dell'anno scolastico.
• Va nelle Romagne; a Legnano; a Milano. - Fallimento della casa
di Concepci6n, e interessamento del Servo di Dio per annullarlo. •
Carità a favore dei perseguitati, - Morte di Don Beltrami
pag. 745
XV. - E rieletto Rettor Maggiore
1898
Decennio della morte di Don Bosco, e disposizioni e proposte per
commemorarlo decorosamente. - A Nizza. - Scrive ai Salesiani: «Sento
che è ardente in me il desiderio di camminare sulle tracce di Don
Bosco... ». - Annunzia il prossimo Capitolo Generale, e la contem-
poranea rielezione dei membri del Consiglio Superiore, compreso
il Rettor Maggiore. - «La santità dei figli sia prova della santità del
Padre». - «Imitiamolo!». - Care visite ad Ivrea, Foglizzo e Fossano.
• Celebrazione del decennio a Torino. - Ai confratelli che partono
per il servizio militare. - A Bordighera. - Cure paterne per l'Oratorio. •
Conferenze ai confratelli, agli alunni di quarta ginnasiale, agli ascritti
alla Compagnia di S. Giuseppe. - Centenari religiosi ed artistici del
Piemonte. - Partecipazione dei Salesiani all'Esposizione delle Mis-
sioni. - Durante l'ostensione della S. Sindone. - «Quest'umile sacer-
dote è un santo!...>>. - Sempre il buon Padre!... - Alle feste di Nizza. -
Gara dì carità fraterna per soccorrerti la casa di Concepci6n. - Altri
motivi di conforto per il Servo di Dio. - A Milano. - Alle Scuole
Apostoliche al Martinetto, - Sviene confessando. - Ricordi ai Figli

87.6 Page 866

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Indice
di Maria ed agli aspiranti. - A Nizza. - A Valsalice. - L'VIII Capitolo
Generale. - Umile dichiarazione e commossa rielezione del Servo
di Dio a Rettor Maggiore. - Posa della prima pietra della chiesa di
Valsalice. - Al III Congresso Mariano Nazionale. - Inaugurazione
del Monumento di Don Bosco a Castelnuovo. - Va ai Becchi. - A
Foglizzo. - Battesimi di Coroados. - Partenza di centotrenta missio-
nari. - È ricevuto in udienza da Leone XIII. ~Cas.erta, Gualdo,
Lugo, Bologna. - Riconferma ·della S. Sede alla rielezione a Rettor
Maggiore. - Medaglia d'oro e premio sociale all'Opera di Don Bosco
come istituzione di beneficenza. - Sollecitudini per conservare lo spi-
rito di Don Bosco in tutte le case. - Santi propositi del Servo di Dio,
rieletto Rettor Maggiore
pag. 784
•l
•, . "1
i.
PER LA REVISIONE DELLA SOCIET~ SALESIANA
Visto: nulla osta alla stampa
Torino, 21 giugno 1931.
Sac. B. FAscm, Cons. Scol. Gen.
Visto: nulla osta alla stampa
Torino, 23 giugno 1931.
Mons. Can. G. DE SECONDI, Rev. Arciv.
IMPRIMATUR
Taurini, die 24 junii 1931.
CAN, FRANC1scus PALEARI, Del. Arch.