RM-Omelia all’inizio del CG 21 delle FMA

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Parole del Rettor Maggiore alle Capitolari

CG XXI - FMA






Fratelli e sorelle della Famiglia Salesiana

Carissime Capitolari




Mi presento dinanzi a voi, portando anzitutto il saluto di tutti i Salesiani, che con la preghiera accompagnano questa importante assemblea, auspicando che da essa possano uscire ispirazioni trainanti e linee da futuro efficaci per la vita e la missione delle Figlie di Maria Ausiliatrice presenti in tutto il mondo.


Se è vera l’affermazione che senza gli altri gruppi della Famiglia Salesiana noi Salesiani non saremmo quello che dobbiamo essere, lo è in modo particolare riguardo alle Figlie di Maria Ausiliatrice, con le quali condividiamo un padre fondatore, uno stesso carisma vissuto al maschile e al femminile, uno spirito che ci fa sentire membri della stessa famiglia, una spiritualità che scaturisce dal medesimo Sistema Preventivo e che si esprime nel Da mihi animas, una missione che ci spinge alla collaborazione e alla comunione. È naturale quindi che seguiamo con molto affetto, simpatia e interesse questo Capitolo Generale XXI dell’Istituto, come avete fatto voi in relazione al nostro CG25, convinti che le conclusioni che trarrete e gli orientamenti che prenderete saranno sempre un arricchimento alla nostra vocazione, oltre che uno slancio per il rinnovamento delle vostre comunità religiose e delle comunità educanti.


È il primo Capitolo generale che celebrate nel nuovo millennio e quindi va letto e realizzato nel contesto sociale ed ecclesiale che stiamo vivendo. Di fatto, nel vostro Documento di Lavoro si fa accenno, nella visione della realtà, alla situazione di globalizzazione (SL 82.87) e modernizzazione che si impadronisce sempre più chiaramente del nostro mondo, e, d’altra parte, nell’illuminazione, ci si riferisce al programma pastorale della Chiesa, alla spiritualità di comunione, secondo la Novo millennio ineunte (SL 87).


Come tutti i Capitoli Generali, questo vostro CG21 è un evento pentecostale, una visita dello Spirito Santo che ha il potere di “rinnovare la faccia della terra”, di creare “i cieli nuovi e la terra nuova”, tanto attesi.


Desidero ora, come successore di Don Bosco, condividere con voi alcune riflessioni che sono state provocate in me dallo studio del Documento di Lavoro.


1.Il contesto e la sua risposta evangelica



Un primo elemento di riflessione è stato per me la visione della realtà presentata nel Documento di Lavoro, che fa vedere con chiarezza il contesto in cui si svolge il vostro CG21 e che io sintetizzerei in due grandi nuclei: uno sociale e uno ecclesiale; il primo che si può identificare con il neoliberalismo e il secolarismo, che si esprimono nel materialismo, nel consumismo, nel permissivismo e nel relativismo etico (cf. SL 7); e il secondo, che è dato dal programma pastorale per la chiesa del terzo millennio, così come viene tracciato da Giovani Paolo II nella Novo millennio ineunte.


Il contesto gioca un ruolo molto importante in una assemblea come questa. Esso corrisponde alla realtà in cui viviamo, in cui si sviluppa la fede cristiana, in cui noi attuiamo la nostra vita religiosa, e in cui svolgiamo l’azione pastorale. Sin dal momento dell’incarnazione, tutta la realtà è chiamata ad essere assunta per essere redenta, come direbbe Ireneo. Il contesto è uno scenario, ma si propone anche come interlocutore, e non si possono fare riflessioni sulla vita e prenderne decisioni se queste non sono in rapporto con la realtà.


Sono contento che ci sia nell’Istituto una forte sensibilità riguardo alle “problematiche inerenti alla globalizzazione che caratterizza la nostra società…, e all’ingiustizia che sta alla radice dell’ineguale distribuzione dei beni, dell’esclusione dei deboli, della violazione dei diritti umani e diventano una provocazione nei contesti in cui sono inserite [le comunità educanti](SL 31). È una presa di coscienza che sgorga proprio dalla vocazione salesiana, che vi chiama ad “essere presenti nelle situazioni in cui i giovani, soprattutto dei ceti popolari, hanno difficoltà ad esprimere il meglio di se stessi… [a] vivere la prossimità testimoniata da Gesù e [l’esigenza] di lasciarsi evangelizzare dai poveri” (SL 37).


Mi sembra che il Santo Padre abbia descritto magistralmente questo quadro nella sua omelia durante la messa in occasione delle beatificazioni, a Cracovia, il 18 agosto: “… il ventesimo secolo, nonostante indiscutibili successi in molti campi, è stato segnato, in modo particolare, dal «mistero dell’iniquità». Con questa eredità di bene ma anche di male, siamo entrati nel nuovo millennio. Davanti all’umanità si aprono nuove prospettive di sviluppo e, nel contempo, pericoli finora inediti. Sovente l’uomo vive come se Dio non esistesse, e perfino mette se stesso al posto di Dio. Si arroga il diritto del Creatore di interferire nel mistero della vita umana. Vuole decidere, mediante manipolazioni genetiche, la vita dell’uomo e determinare il limite della morte. Respingendo le leggi divine e i principi morali, attenta apertamente alla famiglia. In vari modi tenta di far tacere la voce di Dio nel cuore degli uomini; vuol fare di Dio il «grande assente» nella cultura e nella coscienza dei popoli. Il «mistero dell’iniquità» continua a segnare la realtà del mondo. Sperimentando questo mistero, l’uomo vive la paura del futuro, del vuoto, della sofferenza, dell’annientamento… Bisogna far risuonare il messaggio dell’amore misericordioso con nuovo vigore. Il mondo ha bisogno di quest’amore.” (OR 19-20.08.02, pag.8).


Non è altro il messaggio della Novo millennio ineunte, nella quale – in risposta a queste situazioni – viene offerta al mondo la salvezza che viene dalla morte e risurrezione di Gesù, e quindi dal suo Vangelo, dallo spirito delle beatitudini (cf. SL 79).


In verità, c’è molto bisogno di un nuovo ordine internazionale e noi non possiamo non cercare di dare il nostro contributo da discepoli/e di Gesù e da religiosi/e, creando già piccoli microcosmi dove la vita maturi e fiorisca e dia frutti.



2.Tema e grazia dell’unità attorno a Dio


Una seconda riflessione riguarda il tema: Nella rinnovata Alleanza l’impegno per una cittadinanza attiva. Mi è sembrata una scelta molto interessante, prima di tutto perché fa una sintesi della vostra vita religiosa, partendo dall’esperienza di Dio (alleanza), che dà origine ad una nuova forma di vita di comunione (comunità) e che diventa programma educativo-pastorale (missione) nella “cittadinanza evangelica”. In questo modo, tutto diventa un mistero di amore e di comunione, una partecipazione alla vita trinitaria, che per sua natura è diffusiva e si esprime nella vita comunitaria e nella vita sociale e si manifesta, si rende credibile, nell’amorevolezza che caratterizza il Sistema Preventivo. Questo, infatti, non è soltanto un metodo educativo, ma dà forma alla nostra relazione con Dio e ai nostri rapporti personali nella comunità e nella missione, poiché ci fa sentire amati e ci spinge a rispondere con la forza dell’amore. In tal modo, come dite in forma molto bella, “l’ampiezza di orizzonti si coniuga con la profondità del nostro radicarci in Dio” (SL 79).


In effetti, dalla comunione – partecipazione delle Tre Divine Persone – derivano impulsi di liberazione in favore di ogni persona umana, della società, della chiesa, e dei poveri. La persona umana è chiamata a superare tutti i meccanismi d’egoismo ed a vivere la sua vita in comunione. La società, che offende la Trinità quando si organizza sulla disuguaglianza – “non si può costruire la nuova società sulla sofferenza e sulla povertà degli altri” (Giovanni Paolo II, nel suo saluto d’arrivo a Polonia, 16.08.02) –, onora la Trinità quando favorisce la comunione e la partecipazione di tutti, generando così la giustizia e l’uguaglianza fra tutti. La Chiesa, quanto più supera la divisione fra i cristiani, tanto più valorizza e vive l’unità della fede nella diversità delle culture, e tanto più diventa sacramento della comunione trinitaria. I poveri, infine, trovano nella comunione intratrinitaria il modello di una società umana che, partendo dalle differenze di ognuno, riesce a formare una società fraterna, aperta, giusta, solidale, dove tutti hanno accesso a quei beni che rendono umana la vita sulla terra.


Il Dio Trinitario non è un mistero incomprensibile, del quale è meglio non parlare. No! Il suo mistero è il mistero dell’Amore, nel quale tutti possiamo capirci e sentirsi amati. Dio è Amore (1 Gv 4, 8.12). È proprio lì che si ispira e trova il suo fondamento il Sistema Preventivo, nell’amore di Dio, «che previene ogni creatura con la sua providenza, l’accompagna con la sua presenza e la salva dando la propria vita» (Cost. SDB 20). Si tratta di un amore liberatore, che si esprime nella promozione integrale a cui deve tendere la nostra azione pastorale, rendendosi segno della presenza del Regno di Dio.


Non c’è dubbio che il tema scelto per il CG21 centra tutto sul primato di Dio, per trovare in Lui la grazia dell’unità, che aiuti a superare la frammentazione della vita e la superficialità spirituale (cf. SL 77.84). Ma, al tempo stesso, sottolinea in modo operativo le sue conseguenze nella vita della comunità (SL 88-95) e nell’azione educativa da svolgere (SL 97-102). Dio non ci risolve i problemi, ma ritornando a Lui riscopriamo le grandi direzioni di umanizzazione e ricuperiamo il coraggio per percorrerle. Molti dei nostri problemi odierni si incamminerebbero verso una giusta soluzione, se ci abbandonassimo a Dio che ci ama e vuole pace, giustizia, sviluppo, solidarietà per ogni uomo. Egli smaschera le nostre rovinose idolatrie e offre vie alternative nella ricomposizione del tessuto comunitario e sociale.



3. Cittadinanza evangelica e impegno per l’educazione



Un terzo e ultimo elemento di riflessione è il tema della cittadinanza evangelica, che voi avete voluto prendere come programma, con il conseguente impegno per un’educazione ispirata alle Beatitudini.


La comunità è – come dice molto bene il testo precapitolare – “laboratorio di cittadinanza evangelica” (SL 18). La comunità non è soltanto supporto per la fedeltà e per rendere più agevole ed efficace la nostra vita religiosa. Essa è già in se stessa evangelizzatrice, ricca di carica umanizzante, propositiva di modelli alternativi di organizzazione sociale (cf. At 2, 42-47; 4, 32-35). Perciò, la comunità è il vero soggetto della missione, la quale non consiste nel fare cose, anche se molto appariscenti, e neppure nel gestire opere, anche se molto grandiose e complesse, ma nell’essere segni e portatori/trici dell’amore di Dio, o meglio ancora del Dio-Amore, del Dio-Trinità.


Per questo motivo la scelta metodologica adeguata è quella salesiana, cioè l’educazione, che favorisce la crescita delle persone e le abilita ad affrontare la vita con senso, con successo, con sicuro traguardo, e che cambia a poco a poco la cultura di un popolo, con una particolare attenzione alla donna, nella convinzione che “se si educa una donna si educa un popolo” (SL 40). Una simile scelta non esclude, anzi postula “il lavoro in rete con i membri della Famiglia Salesiana, gli organismi ecclesiali, le istituzioni governative e civili, le organizzazioni non governative e con tutti coloro che si interessano all’educazione e lavorano per collaborare alla costruzione di una nuova società” (SL 38), e anche il “contributo critico e costruttivo nelle sedi dove si elaborano le politiche giovanili, nella difesa dei diritti umani con azioni volte a restituire dignità ai più poveri” (SL 39).


In questa linea si collocano le proposte dirette a irrobustire l’esigenza ad “educarci a un’economia solidale, alla sobrietà, alla coscienza critica nei confronti dell’impoverimento del pianeta, per assumere una nuova visione della povertà e delle sue conseguenze; per lottare contro la logica del consumismo e dell’esclusione; per sostenere i movimenti che promuovono la trasparenza del potere pubblico e il rispetto dei diritti umani fondamentali” (SL 43), e la promozione dell’educazione socio-politica alla luce dell’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa (SL 51), nello spirito delle beatitudini e con fedeltà al carisma.


È evidente che una tale prospettiva richiede una nuova FMA, e questo è compito della formazione (cf. SL 59.61). A questo riguardo, ve lo posso dire, mi è sembrato lucido, e alquanto coraggioso, riconoscere che “è urgente ri-centrare il cammino formativo su Gesù e il suo messaggio…, un’ esigenza [questa] sollecitata dall’attuale complessità” (SL 103).


Mi auguro che possiate trovare nella Parola di Dio e nel patrimonio di spiritualità salesiana, consegnatoci da Don Bosco e da Maria Domenica Mazzarello, l’ispirazione e l’energia per affrontare con successo il tema e proiettare tutto l’Istituto a una rinnovata Alleanza, verificata nell’impegno di una cittadinanza evangelica. Contate sulla nostra preghiera e sulla nostra simpatia. Vi accompagneremo, soprattutto con la preghiera, e utilizzando anche l’informazione che riceveremo, lungo questa avventura spirituale, che oggi iniziate nel nome del Signore.

Maria, la donna della nuova Alleanza, vi guidi in questo cammino e vi aiuti a manifestare la vostra cittadinanza evangelica nella comunione fra di voi e nell’impegno di prendere cura delle/dei giovani condividendo, come Lei, la sorte dei poveri e dei piccoli.






Pascual Chávez V.

Roma, 18.09.’02