Messaggio del rettor maggiore in occasione del 90° delle volontarie di Don Bosco


MESSAGGIO DEL RETTOR MAGGIORE IN OCCASIONE DEL 90° DELLE VOLONTARIE DI DON BOSCO


«PASSIONE PER DIO – PASSIONE PER IL MONDO»

Messaggio all’Istituto Secolare Volontarie di Don Bosco
In occasione del 90° anniversario della loro Fondazione
(20 maggio 1917 – 20 maggio 2007)

Alle Carissime sorelle dell’Istituto Secolare Volontarie di Don Bosco


Con immensa gioia vi scrivo questo messaggio, con il quale voglio rendermi presente nella comune celebrazione dei “90 anni di passione per il mondo”, motto con cui avete voluto sintetizzare la vostra storia e, contemporaneamente, progettare il vostro futuro. C’è veramente da lodare e ringraziare Signore che è stato buono con voi. Dalle sue umili origini l’Istituto si è sviluppato in tutto il mondo ed è stato accolto come progetto evangelico di vita da tante donne, che hanno trovato in esso una vocazione che rispondeva al loro anelito di consacrarsi totalmente a Dio, continuando ad essere pienamente inserite nel mondo. E tutto ciò all’insegna della spiritualità salesiana. Oggi formate parte della Famiglia Spirituale ed Apostolica di Don Bosco, costituendone un ramo originale appunto per questa triplice caratteristica di Consacrazione – Secolarità – Salesianità.

Mi fa piacere vedere che sono stati 90 anni intensi, significativi e fecondi, perché – come voi stesse avete voluto sintetizzare – sono stati
“vissuti in una vita totalmente donata a Cristo per una maggiore disponibilità ai fratelli;
realizzati nell’incontro con Cristo nella vita di ogni giorno, in mezzo alla gente;
impegnati nella storia umana con ottimismo e speranza;
ispirati e sostenuti dal carisma salesiano di don Bosco”.

Facendo nostro, insieme a voi, il cantico di Maria di Nazaret, magnifichiamo il Signore che ha fatto meraviglie. O, con le parole del salmista, diciamo “Il Signore è stato buono con noi e siamo allegri”. La vostra riconoscenza è la forma migliore, la più cristiana, per contemplare il passato e per meritare anche nel futuro la magnanimità del nostro Dio, che vuole continuare a contare su di voi non tanto per fare delle cose, ma piuttosto per appartenere solo a Dio e portarlo nel mondo intero.

So che il 20 maggio, anche se non potrete farlo a raggio mondiale, siete state invitate a vivere una celebrazione comune a livello locale e, dove possibile, regionale, in attesa della solenne celebrazione già programmata.

Da parte mia, penso che a questo punto della storia dell’Istituto delle VDB, il vostro sguardo e tutta la vostra attenzione deve rivolgersi al futuro: mi riferisco concretamente, alla preparazione del Centenario. Avete davanti un novenario di anni che vi permetterà di giungere a questo giubileo con una buona preparazione spirituale, personale e istituzionale. Sarà un tempo particolarmente adatto per ascoltare insieme il volere di Dio su di voi, in questa nuova fase della storia, e disegnare il futuro dello stesso Istituto.

In questo vostro cammino verso il Centenario vi è vicina tutta la Famiglia Salesiana, la quale a sua volta vivrà in questi anni un tempo di intensa preparazione alla celebrazione del bicentenario della nascita del nostro amato Fondatore e Padre, don Bosco (1815-2015): figli di santi, non possiamo che puntare sulla santità salesiana come offerta di Dio al mondo.

Sarà l’occasione per scrivere la storia dell’Istituto, consapevoli che nelle origini si trova sempre la nostra originalità e che il decorso della storia giova a maturare e crescere nell’identità carismatica, quella che ci identifica all’interno della Chiesa, della Famiglia Salesiana e della Società.

Sarà pure il momento più opportuno per sognare e disegnare il futuro. Questo è, ovviamente, un compito vostro; tuttavia mi permetto di indicarvi alcuni elementi che vi potranno essere di illuminazione e di stimolo.

Il primo è la convinzione del valore della vostra vocazione, del contributo originale che siete chiamate ad offrire. Non mi riferisco solo al campo della missione, del fare, ma soprattutto alla dimensione dell’essere, tanto più che un aspetto particolare del vostro carisma è la “riservatezza”. Questa non significa anonimato, invisibilità – perché la vostra testimonianza di fede, di valori evangelici, in una società sempre più pluralista e secolare, deve essere più evidente – , ma è semplicemente garanzia del vostro pieno legame alla realtà secolare, familiare e sociale. Appunto perché non è un abito esterno, né una vita in comunità, né un apostolato specifico ciò che vi caratterizza, la vostra vita, la vostra testimonianza deve indicare la presenza di Dio nel mondo, alla maniera della piccola lanterna che accanto al Sacrario addita la presenza reale eucaristica di Gesù. È un umile servizio, sì, ma la sua funzione non è indifferente. Ovviamente si deve puntare a uno stile di vita che susciti interrogativi e permetta a quanti vi vedono di indovinare le vostre motivazioni più profonde, di chiedervi ragione della vostra speranza.

Certo la vostra consacrazione secolare ha come campo di gioco la famiglia e il cerchio sociale in cui vi trovate a vivere e lavorare. Questo non limita le potenzialità della vostra consacrazione, anzi, deve spingervi a rendere visibile la vostra appartenenza esistenziale ed appassionata alla Chiesa; vi deve rendere coraggiose come evangelizzatrici, totalmente prese da un grande amore per Gesù, ispirazione e forza trainante della vostra esistenza; deve infine suscitare in voi spirito di profezia per annunciare attraverso la testimonianza la Buona Novella a quanti incontrate sul vostro cammino.

Spetta a voi determinare le attività pastorali specifiche nelle quali intendete coinvolgervi, tenendo conto della varietà dei contesti sociali, culturali e religiosi in cui vi trovate ad operare. Tuttavia un tratto indispensabile che vi deve identificare è l’immensa compassione per tutte le persone bisognose, povere, emarginate, escluse, “a rischio”. La passione per Dio si verifica nella compassione per l’Umanità. Quella è la fonte sorgiva della nostra vita, questa è il banco di prova della nostra esperienza di Dio e della nostra vita evangelica. Senza la prima tutto è filantropia. Senza la seconda tutto è puro spiritualismo.

Da autentiche figlie di Don Bosco, come VDB, irrobustirete l’affiliazione alla Famiglia Salesiana, chiamata oggi a pensare ed agire sempre più come movimento spirituale apostolico, nel rispetto all’autonomia di ciascuno dei rami che la compongono, passando dall’unità di cuori all’unità di intenti e di progetti. La specificità della vostra consacrazione secolare viene data proprio della vostra “salesianità”. Si tratta di una spiritualità del tutto particolare: quella espressa nel motto del nostro amato Don Bosco: “Da mihi animas, cetera tolle”. Questo esprime appunto la passione di don Bosco, che non pensava ad altro che alla salvezza dei giovani e rivestiva questa “azione di salvezza” con quella pedagogia della bontà, che costituisce il grande segreto del Sistema Preventivo. È l’amorevolezza, infatti, che rende visibile, credibile ed efficace l’amore. La bontà è il volto dell’amore. Da qui il compito imprescindibile di tornare alle sorgenti. Oggi si parla molto di “rifondazione” della vita consacrata. Più che pretendere di incominciare da capo, creare “ex nihilo”, il che porterebbe ad una cosa diversa da quanto pensato dal proprio fondatore, l’appello più vero deve essere quello di tornare alle fondamenta. Dobbiamo in ogni caso convincerci che per noi l’unico fondamento è Cristo, come si esprimeva San Paolo parlando alla comunità di Corinto, quando la invitava a superare tutte le divisioni esistenti tra coloro che si identificavano con Apollo e i suoi seguaci: “Ciascuno stia attento come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo” (1 Cor. 3, 10-11). “Rifondare” perciò vuol dire tornare al Fondatore, nel caso vostro, il Beato Filippo Rinaldi. È necessario attingere alle sorgenti del carisma per trovarvi ispirazione, energia e luce, per renderlo più rispondente alle nuove aspirazioni, alle nuove attese e ai nuovi bisogni. Ecco cosa significa “fedeltà dinamica”.

Concludo volgendo il pensiero alla Madonna, modello di donna consacrata totalmente a Dio, inserita fino in fondo nelle realtà della vita familiare e sociale, sempre attenta alla voce del Suo Signore, e sempre aperta e docile allo Spirito che la guidava. A Lei, alla sua materna cura, affido l’Istituto delle Volontarie di Don Bosco e tutte e ciascuna di voi.

Con affetto, in Don Bosco


Don Pascual Chávez Villanueva
Rettor Maggiore