RM-Omelia all'festa di Maria Ausiliatrice 24 maggio 2004

FESTA DI MARIA AUSILIATRICE 24 MAGGIO 2004:

" Donna, ecco il tuo figlio! "

 At 1,12-14; Ef 1,3-6.11-12; Gv 19,25-27

Appena ieri abbiamo celebrato la solennità liturgica dell'Ascensione del Signore, in cui abbiamo contemplato nella fede l'ingresso definitivo del Risorto nella "gloria" del Padre, alla quale ora anche noi abbiamo fiducia di aver "accesso" nella potenza dello Spirito Santo; e oggi ci troviamo qui nel Santuario - Basilica di Maria Ausiliatrice come gli apostoli al loro ritorno a Gerusalemme, "assidui e concordi nella preghiera, insieme con Maria, la madre di Gesù". La Basilica diviene oggi un cenacolo dove Maria ci raduna, come madre nostra, per mantenerci uniti nella preghiera e nell'attesa dello Spirito, Lei, la "esperta dello Spirito".

L'Ascensione di Cristo al cielo, ad opera del Padre, segna da una parte una conclusione, quella del percorso storico di Gesù sulla terra, e, dall'altra, un inizio, quello dello Spirito, che guiderà gli Apostoli e i credenti di tutti i tempi a rendergli testimonianza davanti a tutti gli uomini "fino agli estremi confini della terra" (At 1,8).

Anche se questa festa comporta un po' di tristezza e di nostalgia per il fatto di non contare più sulla presenza fisica di Gesù, come quando "percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il Vangelo del Regno e curando ogni malattia e infermità" (Mt 9,35), si tratta soprattutto di un avvenimento festoso perché, in virtù della legge di solidarietà che lega le membra al corpo, anche il "corpo" della nostra umanità è stato sublimato con Cristo nel giorno della sua Ascensione, e questa sublimazione si realizza già in questa fase terrena, "nella speranza" però del suo perfezionamento ultimo.

Ma Gesù non se ne è andato lasciandoci soli e senza compito. Innanzitutto ci ha lasciato sua Madre:

"Donna, ecco il tuo figlio!", e ci ha promesso lo Spirito Santo, che renderà presente il Cristo con un coinvolgimento più profondo, anche se misterioso, nella vita dei credenti. Siamo stati, dunque, affidati alle cure di una mamma, la mamma stessa di Gesù, che ci aiuterà a maturare come figli di Dio e discepoli del Cristo; e insieme siamo stati assegnati all'assistenza divina dello Spirito, che sarà per noi "consolatore", mantenendo viva e attiva la nostra attesa del Signore finché ritorni; "avvocato", irrobustendoci nella lotta contro il mondo in quanto potere ostile a Dio e ai suoi, sì da non lasciarci sedurre dalla falsa trinità di idoli quali sono il danaro, il potere e il piacere; e "maestro", ricordandoci ed insegnandoci tutto quanto Gesù ci ha detto nel suo Vangelo.

La Madre ce l'ha data sulla croce come ultimo e prezioso testamento: "Ecco la tua madre!". Egli, che ci aveva già dato il Padre suo come padre nostro, ora ci da' anche la madre. Pure sulla croce ci ha comunicato lo Spirito, che al momento di morire è stato "espirato" su Maria e sul discepolo amato, dando luogo alla nascita della Chiesa, anche se dopo la risurrezione lo comunicherà in modo esplicito nell'incontro con i discepoli quando "alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimettere i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" (Gv 20,22-23); e ancora in maniera più visibile lo farà nella Pentecoste quando lo effonderà come fiamme di fuoco che bruciano, purificano e consacrano, rendendo i discepoli testimoni credibili, coraggiosi, eloquenti del Signore Gesù e del suo Vangelo.

È stato appunto prima della sua partenza che Gesù ci ha promesso la forza del suo Spirito e ci ha lasciato tutto il mondo come campo di lavoro. Il Regno di Dio si estende a tutta la storia, e noi abbiamo ricevuto dal Signore Gesù il bellissimo e impegnativo compito di continuare la sua opera di rivelazione di Dio e della sua salvezza, essendo suoi testimoni, "fino agli estremi confini della terra".

La consegna di Maria, la madre di Gesù, come madre nostra significa che i discepoli devono essere formati alla sua scuola, nella sua casa, che è quella di Nazareth, fatta di ascolto di Dio, con la Scrittura nella mano, discernendo la volontà di Dio e disponendo la mente, il cuore, persino il grembo, ad accoglierlo fino ad incarnarlo. La scuola e la casa di Maria è quella di Betlemme, fatta di contemplazione del mistero con stupore, cercando di capire e conservando nel cuore tutto quanto accade, attendendo con pazienza l'ora in cui Dio vorrà rivelarle il mistero faccia a faccia. La casa e la scuola di Maria è quella di Gerusalemme, fatta di adempimento fedele della legge e di scoperta di un disegno misterioso su Gesù che come spada tagliente ferirà il suo cuore e la coinvolgerà sempre più intimamente nel mistero della persona del suo Figlio. La scuola e la casa di Maria è ancora quella di Nazareth, fatta di anonimato ma contraddistinta dall'opera più fine, delicata e preziosa che mai le sia stata affidata, l'educazione del figlio come vero Uomo e vero Dio. La casa e la scuola di Maria è quella del Calvario dove si mostra mentre ridona al Padre quello che gli apparteneva, il suo Figlio, e accogliendo in controparte, come lascito e missione, come dono e come compito, non già un figlio ma tutti gli uomini e donne del mondo, ritrovando così nuove "ragioni" per continuare a vivere. La scuola e la casa di Maria è infine quella del Cenacolo, dove si ricostruisce la Chiesa nutrita dalla preghiera e dall'attesa dello Spirito.

Il brano del Vangelo che mostra Maria ai piedi della croce, che riceve il discepolo come figlio e viceversa, evoca il racconto delle nozze di Cana, dove pure appaiono Gesù, i discepoli e Maria, anticipando in certa misura la nuova alleanza, dove il vino della salvezza abbonda e viene ad allietare la vita degli uomini per sempre. La scena di Maria ai piedi della croce richiama anche la pagina della Genesi, quella della promessa di un salvatore dopo il peccato originale, che era venuto a rovesciare tutto il disegno meraviglioso di Dio sull'Uomo: "Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la sua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e t le insidierai il calcagno" (Gn 3,15). I Padri della Chiesa hanno letto questo testo come un primo annuncio della vittoria del Messia o della donna sul male. Questa conclusione è valida a partire dal contesto complessivo della Bibbia.

Infatti, la storia di benedizione iniziata con Abramo, nel quale "si diranno benedette tutte le famiglie della terra" (Gn 12,2s), ha il suo compimento in Cristo, della discendenza di Abramo e capostipite di un'umanità nuova, capace di vincere il peccato e la morte. Nella nuova creazione descritta da Isaia - "Il lattante si trastullerà sulla buca dell'aspide, il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi" - anche il serpente fa pace con la nuova umanità, cancellando così la maledizione originaria. Infine il simbolo della lotta tra il serpente e la stirpe della donna viene ripreso e arricchito dall' Apocalisse (12) che ci presenta una meditazione simbolica sul senso della storia umana, dalla creazione alla redenzione: una storia della progressiva caduta umana, a cui fa riscontro l'intervento salvifico di Dio.

Ecco dunque Maria cui viene affidata l'umanità per renderla nuova attraverso il dinamismo dello Spirito. Ella compie meraviglie con coloro che - come il discepolo amato - la prendono nella loro casa, perché li porta ad assumere come progetto di vita il disegno di Dio, quello che ci è stato proclamato nella seconda lettura: "Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo." L'elezione per essere santi e immacolati, la predestinazione ad essere figli adottivi di Dio, l'appello a diventare eredi in Cristo è il "sogno di Dio", convertito in realtà da tanti uomini e donne che vi credono e raggiungono "una misura alta di vita cristiana ordinaria".

Un esempio recente lo abbiamo avuto, all'interno della nostra Famiglia Salesiana, nella storia di don Augusto Czartoryski, Suor Eusebia Palomino ed Alessandrina Da Costa, beatificati dalla Chiesa e offerti come modelli di vita umana e cristiana. Un segno ne è l'irradiazione della santità ammaliante di Domenico Savio e di Laura Vicuña, i cui giubilei hanno provocato tra i giovani un grande entusiasmo e anelito di diventare come loro. Un'icona ne è, infine, la santità di Don Bosco e Madre Mazzarello, sui quali migliaia e migliaia di uomini e donne hanno voluto modellare la propria vita. La maternità di Maria produce santità e la nostra filiazione si verifica appunto in essa. Ringraziamo perciò Maria che è stata madre, educatrice di santità dei membri della nostra famiglia e di tanti uomini e donne in tutto il mondo che cercano e coltivano i semi di bontà, di verità e di bellezza.

Ecco dunque Maria, cui viene affidata l'umanità per liberarla dal rischio di marcire e di scivolare in abissi di non-ritorno, come abbiamo visto nelle urtanti scene delle vittime del terrorismo, delle torture dei prigionieri iracheni, della decapitazione di un ostaggio, dello scempio dei soldati israeliani, per non parlare dei mille volti tragici della mancanza di dignità umana, calpestata, persa o rubata, che fanno vedere i limiti più bassi che può raggiungere l'uomo senza lo Spirito e senza la Madre, lasciato alle sue tendenze naturali e senza l'orientamento delle sue energie al bene. L'ingiustizia ha sempre una drammatica doppia faccia: rende inumani quelli che la esercitano, e disumanizza coloro che la subiscono. A Maria è stata affidata l'umanità, nelle sue braccia di mamma è stato deposto il corpo martoriato dei suoi figli. Perciò chiediamo a Maria che intervenga attivamente in questa fase difficile della storia e salvi l'umanità della disfatta.

Oggi siamo qui, nella sua casa che è quella di Don Bosco ed è la nostra, per affidarci a Lei, per prenderLa con noi nella nostra casa, nelle nostre famiglie e comunità, ma anche per affidarLe l'intera umanità, per chiederLe che continui ad essere madre specialmente di coloro che sono più minacciati dal non senso e dalla barbarie di ogni tipo, che viene a sfigurare il volto umano di uomini e donne, adulti e giovani, per chiederLe che ci aiuti a portare a compimento il sogno di Dio che è la nostra santificazione..

Maria Ausiliatrice, la Vergine di Don Bosco, la Vergine dei tempi difficili, prega per noi.

 Don Pascual Chávez V., Rettor Maggiore SDB

Torino-Valdocco, 24 maggio 2004