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CAPITOLO GENERALE 25
DEI SALESIANI DI DON BOSCO
LA COMUNITÀ
SALESIANA OGGI
Documenti Capitolari
CG25
Roma, 24 febbraio - 20 aprile 2002

1.2 Page 2

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1.3 Page 3

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del Consiglio generale
della Società salesiana
di San Giovanni Bosco
ORGANO UFFICIALE DI ANIMAZIONE E DI COMUNICAZIONE PER LA CONGREGAZIONE SALESIANA
N. 378
anno LXXXIII
maggio 2002
LA COMUNITÀ
SALESIANA OGGI
DOCUMENTI DEL CAPITOLO GENERALE 25
DELLA SOCIETÀ DI SAN FRANCESCO DI SALES
Roma, 24 febbraio - 20 aprile 2002

1.4 Page 4

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Editrice S.D.B.
Edizione extra commerciale
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
Casella Postale 18333
00163 Roma
Tipolitografia: Istituto Salesiano Pio XI - Via Umbertide, 11
00181 Roma - Tel. 06.78.27.819 - E-mail: tipolito@pcn.net
Finito di stampare: giugno 2002

1.5 Page 5

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INDICE GENERALE
numero pag.
Indice generale.......................................................
5
Abbreviazioni e sigle ..............................................
11
PRESENTAZIONE................................................
13
PARTE PRIMA
LA COMUNITÀ SALESIANA OGGI
INTRODUZIONE .................................................
I. VITA FRATERNA DONO E PROFEZIA
DI COMUNIONE
A. Chiamata di Dio e appello dei giovani ...........
B. Situazione...................................................
C. Sfide...........................................................
D. Orientamenti operativi .................................
• Il Confratello ..........................................
• La Comunità locale .................................
• L’Ispettore e il suo Consiglio....... ...........
23
7-10 27
11-12 28
13 29
14-16 30
14 30
15 30
16 31
II. TESTIMONIANZA EVANGELICA
A. Chiamata di Dio e appello dei giovani ........... 17-25 33
B. Situazione................................................... 26-29 35
C. Sfide....................................................... ..
30 37
D. Orientamenti operativi ................................. 31-36 38
• Primato di Dio e condivisione dell’espe-
rienza spirituale............................. .........
31 38
5

1.6 Page 6

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• Cura della grazia di unità ..........................
• Testimonianza comunitaria della sequela
radicale di Cristo....................................
• Centralità dell’obbedienza ........................
• Concretezza della povertà..........................
• Splendore della castità .............................
numero pag.
32 . 39
33 39
34 40
35 40
36 41
III. LA PRESENZA ANIMATRICE TRA I GIOVANI
A. Chiamata di D io ..........................................
B. Situazione...................................................
C. Sfide..........................................................
D. Orientamenti operativi .................................
• Presenza che accoglie e costruisce comunione
• Presenza che educa ed evangelizza.............
• Presenza che accompagna e diventa propo­
sta vocazionale........................................
37 43
38-41 44
42-45 47
46-48 49
46 49
47 51
48 53
IV. LA COMUNITÀ SALESIANA LUOGO PRIVI­
LEGIATO DI FORMAZIONE E ANIMAZIONE
A. Chiamata di D io ..........................................
B. Situazione...................................................
1. LA COMUNITÀ:
LUOGO DI FORMAZIONE E ANIMAZIONE
S F ID E ............................................................
ORIENTAMENTI OPERATIVI..........................
• Migliorare l’impegno di tutta la comunità
nella formazione......................................
• Privilegiare alcuni ambiti di formazione . . . .
• Valorizzare il vissuto quotidiano................
Per realizzare queste linee si propone
- A livello mondiale....................................
- A livello ispettoriale .................................
- A livello comunitario.................................
- A livello personale ...................................
6
49-52 55
53-54 56
55 58
56-62 59
56 59
57 59
58 60
59 60
60 61
61 61
62 62

1.7 Page 7

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2. IL DIRETTORE:
ANIMATORE DELLA COMUNITÀ
S F ID E ............................................................
ORIENTAMENTI OPERATIVI..........................
- A livello ispettoriale .................................
- A livello locale........................................
Pag-
63 63
64 63
65 64
65 64
V. CONDIZIONI ORGANIZZATIVE E STRUTTU­
RALI PER VIVERE E LAVORARE INSIEME
A. Chiamata di D io .......................................... 66-67 67
B. Situazione................................................... 68-70 67
C. Sfide...........................................................
71 69
D. Orientamenti operativi ................................. 72-84 70
• Operare secondo un progetto comunitario ... 72-74 70
• Garantire la consistenza qualitativa e quan­
titativa della comunità salesiana................ ......75-77 71
• Ridefinire i rapporto tra Comunità ed Opera . 78-81 73
• Elaborare e verificare il Progetto Organico
Ispettoriale....................................................82-84 75
CONCLUSIONE................................................... 85-86 77
PARTE SECONDA
LA VERIFICA DELLE STRUTTURE DI
ANIMAZIONE E DI GOVERNO CENTRALE
Introduzione .......................................................
87 81
1. Rapporto e collegamento tra il Rettor Maggio­
re con il suo Consiglio e le Ispettorie e le Re­
gioni, e modalità d’animazione e di governo
Attese.............................................................. 88-92 82
Problematiche................................................... 93-97 83
Criteri e linee di azione...................................... 98-107 84
7

1.8 Page 8

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2. I Consiglieri di settore
numero pag.
Attese.............................................................. 108-110 87
Problematiche................................................... 110-113 87
Criteri e linee di azione............................. ......... 114-117 88
3. I Consiglieri regionali e i gruppi di Ispettorie
Attese........................................................ . 118-120 89
Problematiche................................................... 121-124 90
Criteri e linee di azione...................................... 125-130 91
DELIBERAZIONI E ORIENTAMENTI RIGUAR­
DANTI COSTITUZIONI E REGOLAMENTI E IL
GOVERNO DELLA SOCIETÀ
1. Limitazione della durata in carica del Rettor Mag­
giore (Cost. 128)...............................................
131 95
2. Limitazione della durata in carica dei membri del
Consiglio Generale (Cost. 142)...........................
132 96
3. Attribuzione del settore della Famiglia Salesiana
al Vicario del Rettor Maggiore e costituzione del
Consigliere per la Comunicazione Sociale (Cost.
133. 134. 137) .................................................
133 97
4. Modifica dell’articolo 24 dei Regolamenti Generali
(Procure a livello di Congregazione).................... ......... 134 98
5. Divisione del Gruppo di Ispettorie Australia-Asia .. 135 99
6. Orientamento operativo sulle modalità di funzio­
namento dei Capitoli Generali............................. ......... 136 100
MESSAGGI
1. Il CG25 ai Confratelli Salesiani ...................... ..
Accogliamo la grazia che ci è stata donata nella bea­
tificazione del Salesiano Coadiutore Artemide Zatti
2. Messaggio del CG25 alla Famiglia Salesiana.......
3. Messaggio ai giovani ........................................
4. Appello per salvare i giovani del mondo...............
8
137 103
138 106
139 109
140 110

1.9 Page 9

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ALLEGATI
numero pag.
1. Messaggio di S.S. Giovanni Paolo II per l’inizio del
Capitolo Generale XXV..................................... 141-146 115
2. Intervento del Card. Eduardo Martinez Somalo . . . . 147-153 119
3. Discorso del Vicario del Rettor Maggiore Don Lue
Van Looy all’apertura del CG25 .......................... 154-164 124
4. Indirizzo di omaggio del Rettor Maggiore in occa­
sione dell’Udienza pontificia............................... 165-168 135
5. Discorso di S.S. Giovanni Paolo II neH’Udienza del
12 aprile 2002................................................... 169-171 138
6. “Buonanotte” di Don Pascual Chàvez la sera del­
l’elezione a Rettor Maggiore............................... 172-181 140
7. Discorso del Rettor Maggiore Don Pascual Chàvez
Villanueva alla chiusura del CG25 ...................... 82-198 145
ELENCO DEI PARTECIPANTI AL C G 25.............
165
CRONISTORIA DEL CG25...................................
175
INDICE TEMATICO ANALITICO..........................
189
9

1.10 Page 10

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2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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ABBREVIAZIONI E SIGLE
art.
articolo/i
can.
canone/i
cap.
capitolo/i
cf.
confronta
ib.
ibidem
n.
numero
nn.
numen
Pag.
pagina/e
s./ss.
seguente/i
Documenti ecclesiali
EN
Evangelii Nuntiandi
GS
Gaudium et Spes
NMI
Novo Millennio Ineunte
VC
Vita Consecrata
Sigle riguardanti Congregazione e Famiglia Salesiana
ACG
Atti del Consiglio Generale
ACS
Atti del Consiglio Superiore
ANS
Agenzia Notizie Salesiane
CEP
Comunità Educativa Pastorale
CG
Capitolo Generale
CGS/CGS20 Capitolo Generale Speciale (20)
CG21
Capitolo Generale 21
CG22
Capitolo Generale 22
CG23
Capitolo Generale 23
CG24
Capitolo Generale 24
CG25
Capitolo Generale 25
11

2.2 Page 12

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CIF
Cost.
CS
FMA
FSDB
FS
MB
MGS
MO
MS
PEPS
POI
Reg.
SDB
VDB
Commissione Ispettoriale per la Formazione
Costituzioni
Comunicazione Sociale
Figlie di Maria Ausiliatrice
Formazione dei Salesiani di Don Bosco (Ratio)
Famiglia Salesiana
Memorie Biografiche
Movimento Giovanile Salesiano
Memorie dell’Oratorio
Movimento Salesiano
Progetto Educativo Pastorale Salesiano
Progetto Organico Ispettoriale
Regolamenti
Salesiani di Don Bosco
Volontarie di Don Bosco
12

2.3 Page 13

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PRESENTAZIONE
Cari Confratelli,
stiamo cominciando un nuovo sessennio, che coincide con i
primi anni del terzo millennio. Lo facciamo, convinti che il Capitolo
Generale XXV è stato una grazia del Signore, e motivati dal suo in­
vito ad addentrarci nel vasto oceano della realtà di questo mondo.
L’invito a “prendere il largo” è un programma di azione, non un
semplice ‘slogan’ privo di contenuto. Così lo intese lo stesso don
Vecchi, lasciandocelo come testamento spirituale nell’ultima sua
Strenna. Non è tempo di nostalgia o di ricordi. È, invece, tempo di
speranza e di futuro, tempo che chiama ad affrontare con audacia le
sfide dell’educazione e dell’evangelizzazione dei giovani.
Non ignoriamo i pericoli che racchiude il mare aperto, ma ci
anima in questa avventura la parola del Signore. Che ci chiama a
“gettare le reti” là dove la pesca può essere più feconda. Avendo,
poi, la Parola come viatico nel cammino, ci disponiamo a guardare
avanti ed a prendere il largo, con un rinnovato entusiasmo spirituale
ed apostolico.
1. Gli Atti del Capitolo Generale 25®
Vi presento qui gli “Atti” del Capitolo Generale 25°. Essi ci of­
frono un materiale prezioso per il rinnovamento della nostra vita e
della nostra azione educativa-pastorale. Comprendono, nella prima
parte, l’introduzione, i cinque moduli operativi e la conclusione di
quello che è stato il tema principale del Capitolo e, nella seconda
parte, la verifica delle strutture di animazione e del governo cen­
trale. Ad essa seguono le deliberazioni e gli orientamenti che si rife­
riscono alle Costituzioni e Regolamenti e al Governo della Congre­
13

2.4 Page 14

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gazione, con la interpretazione pratica dei testi della nostra Regola
di vita.
Troverete, inoltre, i Messaggi inviati dai capitolari ai Confratelli
sulla vocazione del salesiano coadiutore, alla Famiglia Salesiana,
ai Giovani, insieme ad un appello per salvare i ragazzi e i giovani
del mondo.
A mo’ di Allegati, si aggiungono i discorsi ed i messaggi di sa­
luto, alcuni dei quali sono particolarmente ricchi di significato,
come quelli del Santo Padre all’inizio del Capitolo e durante l’u­
dienza, quello di S. Em.za il cardinale Prefetto della Congregazione
per gli Istituti di vita consacrata, il discorso iniziale del Vicario del
Rettor Maggiore, la prima “Buona notte” del Rettor Maggiore e il
discorso finale.
Si tratta di un insieme di documenti che raccolgono il frutto della
riflessione dei Capitoli ispettoriali e del Capitolo Generale XXV.
2. Il testo capitolare
L’Assemblea capitolare ha assunto decisamente il compito trac­
ciato dal Rettor Maggiore nella lettera di convocazione del CG25,
nella quale invitava non tanto a ripetere la dottrina già conosciuta
sulla comunità, quanto piuttosto a «trovare vie efficaci per rimoti­
vare le comunità a manifestare con semplicità e chiarezza l’identità
religiosa nelle nuove situazioni; determinare le condizioni o criteri
essenziali che permettano, anzi stimolino a vivere in modo gioioso,
umanamente significativo, la nostra professata fraternità al seguito
di Cristo»1.
Seguendo le indicazioni della Presidenza e del Regolatore, il la­
voro delle commissioni e dell’assemblea si è andato orientando, con
sempre maggior chiarezza, alla elaborazione non tanto di un docu­
mento organico, articolato, quanto di schede di lavoro indipendenti,
alla stregua di moduli operativi. In tal modo, già il genere letterario
1 Vecchi Juan E., Verso il Capitolo Generale 25°, ACG 372, pag. 14
14

2.5 Page 15

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del “testo capitolare” è una chiave di lettura per intendere la ma­
niera con cui deve essere recepito: come un testo chiaramente ope­
rativo. Questo non significa che il testo sia stato privato di ogni fon­
damento teologico. Esso appare, di fatto, fortemente concentrato al­
l’inizio di ciascuna delle schede, mentre queste, in massima parte, si
concentrano sulle sfide e sugli orientamenti operativi.
Mi sembra opportuno, in questo momento, sottolineare alcuni
aspetti che possono aiutare la lettura, l’assimilazione e l’applica­
zione del testo capitolare.
2.1 A differenza del CG23 e del CG24, che avevano parlato
della comunità locale come centro di animazione e come luogo stra­
tegico di educazione alla fede dei giovani e di coinvolgimento e for­
mazione dei laici, il Capitolo Generale 25° ha voluto mettere la co­
munità con tutte le sue caratteristiche e dinamiche al centro della
riflessione. Di fatto, il modello di comunità che emerge dal CG25 è
quello che fa riferimento alla nostra consacrazione apostolica, così
come è espressa nell’articolo 3 delle Costituzioni. Si tratta di una
comunità chiamata a realizzare, attraverso la grazia di unità, la sin­
tesi vitale tra la vita fraterna, la sequela radicale di Cristo, la dedi­
zione alla missione giovanile.
Pertanto, la comunità è - a pieno titolo - il soggetto di questo
Capitolo. Non solo per essere il tema dello stesso, ma anche per es­
serne agente e protagonista primario. Ogni comunità, perciò, è invi­
tata ad accogliere questo testo capitolare come un tesoro prezioso da
far fruttificare.
2.2 Lo schema di ogni modulo operativo è identico. Si apre
con un testo degli Atti degli Apostoli, che vuol essere una vera fonte
di ispirazione affinché ogni comunità riproduca l’esperienza della
comunità di Gerusalemme nell’accogliere lo Spirito Santo come
guida della propria vita. Si dovrebbe evitare, conseguentemente, di
considerare queste citazioni della Scrittura come una semplice ci­
liegia sopra la torta. Al contrario, si dovrebbe cominciare a realiz­
zare, proprio da qui, la “lectio divina”, in modo da imparare a par­
tire sempre dalla Parola. Il che comporta lo sforzo di fare davvero
15

2.6 Page 16

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nostre le attitudini della Vergine davanti ed essa: ascoltarla, obbe­
dire ad essa, farci suoi discepoli, diventare credenti.
È la stessa Parola che, con questa dinamica, invita la comunità a
leggere la storia sociale ed ecclesiale e ad accogliere in essa la chia­
mata di Dio e della nostra Regola di vita, le attese dei giovani, le
necessità dei laici e della Famiglia Salesiana.
Quindi, la comunità è condotta a fare una verifica della propria
situazione, scoprendo le sue risorse e le sue debolezze, le sue dispo­
nibilità e le resistenze, le sue possibilità e i suoi limiti. Si tratta qui,
di fatto, di una revisione della vita comunitaria.
In tal modo, la comunità impara a scoprire le sfide fondamentali
e ad affrontarle con coraggio e con speranza. Impara pure a porsi
le necessarie domande ed a cercare le risposte adeguate. È questo
l’obiettivo degli orientamenti operativi.
2.3 Per quanto si riferisce ai contenuti fondamentali, questi si
riferiscono alla vita fraterna, alla testimonianza evangelica e alla
presenza animatrice tra i giovani.
La vitafraterna della comunità si propone di favorire i processi
di crescita umana e vocazionale dei confratelli, promuovere rela­
zioni interpersonali profonde, rafforzare il senso di appartenenza e
lo spirito di famiglia, e aiutare alla costruzione di una visione comu­
nitaria più condivisa. Per questo possono essere utili il progetto per­
sonale di vita, la pratica del discernimento comunitario, la valoriz­
zazione dei momenti di incontro, il progetto della comunità sale­
siana.
La testimonianza evangelica ci chiede di manifestare visibil­
mente il primato di Dio nella vita di comunità, vivere la “grazia di
unità” nelle espressioni comunitarie, rendere radicale, profetica e at­
traente la sequela di Cristo, condividere le motivazioni vocazionali
e l’esperienza di Dio. La centralità della Parola di Dio, favorita dalla
pratica della “lectio divina”, la qualità della preghiera comunitaria,
l’Eucaristia quotidiana aiuteranno ad approfondire l’esperienza spi­
rituale e la manifestazione della centralità di Dio nella nostra vita.
Allo stesso modo, la sequela di Cristo, vissuta attraverso la totale
16

2.7 Page 17

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disponibilità ad un’obbedienza gioiosa, mediante la concretezza di
una povertà austera e lo splendore di una castità vigilante e serena
renderanno più trasparente la testimonianza della comunità.
Dove esiste una comunità salesiana, è presente un’esperienza di
fede, si costruisce una rete di relazioni, si offrono molteplici forme
di servizio ai giovani. La comunità rende visibile la presenza sale­
siana tra i giovani, la anima e ne promuove la crescita. È neces­
sario, anzitutto, ritornare ai giovani ed essere non soltanto una co­
munità per i giovani, ma anche una comunità con i giovani. Per
questo la comunità salesiana costruisce una presenza di comunione
e di partecipazione, coinvolge i laici e la Famiglia Salesiana, si inse­
risce nel territorio e nella Chiesa locale. Si trasforma così in una
presenza che “educa ed evangelizza”, creando ambienti di forte ca­
rica spirituale, prendendo coscienza delle situazioni di povertà dei
giovani e reagendo di fronte ad esse con mente e cuore pastorali,
mettendo in atto progetti e processi di maturazione dei giovani. In­
fine, la comunità promuove una vera cultura vocazionale, per cui
ogni giovane è aiutato a scoprire un progetto di vita, propone espli­
citamente la vocazione salesiana a quelli che sono più idonei, invi­
tandoli a fare un’esperienza vocazionale e accompagnando quelli
che l’accettano.
Per essere una comunità che vive la fraternità, che dà una forte e
chiara testimonianza evangelica, che diventa presenza animatrice tra
i giovani, essa stessa ha necessità di essere animata, motivata, orien­
tata e accompagnata. L’animazione della comunità passa principal­
mente attraverso la formazione permanente. La comunità può offrire
momenti specifici di rinnovamento spirituale e opportunità per l’ag­
giornamento educativo e pastorale dei confratelli; ma non c’è dubbio
che la prima e più importante fonte di formazione è la qualità della
vita quotidiana. Il direttore ha un ruolo fondamentale nell’anima­
zione della comunità, coinvolgendo e corresponsabilizzando tutti i
confratelli. La sua attenzione deve primariamente dirigersi all’iden­
tità carismatica, alla missione comunitaria e alla fraternità.
Da ultimo, il CG25 propone alcune condizioni che rendono pos­
sibile ad una comunità salesiana di essere significativa oggi. Si
tratta di aiutare ogni comunità ad operare secondo un progetto co-
17

2.8 Page 18

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munitane», a garantire la consistenza qualitativa e quantitativa della
comunità, ad approfondire i rapporti tra comunità e opera, ad attuare
il progetto organico ispettoriale. Alcune di queste condizioni si rife­
riscono al livello locale, ma nella maggior parte esigono la respon­
sabilità e le scelte della comunità ispettoriale.
Il primo destinatario del testo capitolare è, evidentemente, la
comunità stessa, alla quale si offrono questi cinque itinerari, perché
li studi, li approfondisca e li renda operativi.
3. L’avvenimento del Capitolo Generale XXV
Evidentemente, il CG25 non si riduce a un documento. Esso è,
innanzi tutto, un’esperienza intensa di Congregazione e uno spirito,
di cui sono portatori i Capitolari che hanno partecipato a questo
grande evento. Essi sono i portavoce migliori di quanto hanno visto
e udito!
Fra gli elementi che hanno caratterizzato il Capitolo si evi­
denzia, in primo luogo, l’atmosfera di fraternità, che si è creata fin
dal principio e che è stata molto apprezzata da tutti. È stato ammire­
vole constatare «l’unità della Congregazione nella diversità», come
dice l’articolo 146 delle Costituzioni. Questo è stato frutto della vo­
lontà espressa dei capitolari di fare della stessa assemblea capitolare
un’esperienza di comunità.
Un secondo elemento è stata la presa di coscienza crescente
della mondialità della Congregazione, che si manifesta nella sua di­
versità culturale. Le “buone notti” degli Ispettori, le celebrazioni
animate dalle differenti Regioni, gli interventi in Aula sono una
prova che il carisma di Don Bosco, nostro Fondatore e Padre, si è
andato inculturando nei contesti più diversi e che gli stessi Capitoli
Generali hanno aiutato a realizzare una sintesi feconda tra unità e
diversità.
Il terzo elemento straordinario è stata la Beatificazione - nella
Piazza di San Pietro - di tre membri della Famiglia Salesiana, il Co­
adiutore Artemide Zatti, Suor Maria Romero e Don Luigi Variara,
che ha messo in risalto una volta di più che la vocazione salesiana è
18

2.9 Page 19

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realmente «una via che conduce all’Amore» (Cosi. 196), alla santità,
e che questa deve esser la nostra maniera naturale di vivere, il mi­
glior regalo che possiamo fare ai giovani (cf. Cost. 25), la nostra più
significativa proposta educativa.
In modo speciale, la Beatificazione del primo Coadiutore sale­
siano non martire ha risvegliato nel Capitolo il desiderio di rilan­
ciare questa vocazione, tanto fondamentale per Don Bosco.
Il quarto elemento significativo è stata la presenza del Santo
Padre, attraverso il suo Messaggio iniziale e l’Udienza che ci ha
concessa, nella quale ci ha invitati a prendere la santità come nostro
compito primario.
Un quinto elemento interessante è stata la copertura informativa
data attraverso ANS, con la collaborazione dell’équipe video delle
Missioni Don Bosco di Torino, a tutto l’evento capitolare, che ha
permesso la comunicazione immediata alla Famiglia Salesiana e
a tutti gli Amici di Don Bosco di quanto avveniva nella sede del
Capitolo.
Infine, va sottolineata la presenza del nostro confratello Mons.
Alois Kothgasser, che ha animato gli Esercizi spirituali, assumendo
come tema la Strenna del Rettor Maggiore per l’anno 2002 - “Due
in altum!” -, come pure dei nostri confratelli Cardinali e Vescovi
che ci hanno visitato durante il Capitolo, evidenziando il carattere
ecclesiale della nostra vocazione e missione.
Auguro che lo spirito del CG25 si diffonda in tutte le comunità
della Congregazione e ci aiuti a rispondere con generosità alla vo­
lontà del Signore, che si è espressa attraverso questo evento pente­
costale.
4. L’impegno del sessennio
Come dicevo nel discorso di chiusura, dopo i momenti della
preparazione e della realizzazione del Capitolo Generale 25°, è arri­
vato il tempo di passare dalla riflessione alla vita. Questa presenta­
zione ha precisamente lo scopo di consegnare alla Congregazione il
19

2.10 Page 20

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testo capitolare, con l’invito a ciascun confratello e ad ogni comu­
nità di studiarlo e di metterlo in pratica.
Facciamo della comunità un progetto personale di vita. Cre­
diamo in essa e costruiamola! È un compito di tutti, giovani e an­
ziani, sani e ammalati. Mettiamo da parte stanchezze e disillusioni,
come fecero gli Apostoli che avevano faticato tutta la notte senza
pescar nulla. Il futuro della nostra vitalità si gioca sulla nostra capa­
cità di creare comunità carismaticamente significative oggi. La con­
dizione di fondo è il rinnovato impegno della santità. Sulla Parola
del Signore gettiamo le reti, fiduciosi che il Signore darà fecondità
ai nostri sforzi!
Chiediamo a Maria Ausiliatrice, la Stella Marìs, alla quale ho
affidato la Congregazione fin dall’inizio del mio Rettorato, che ci
aiuti a vincere le nostre paure, che ci animi a “prendere il largo”, e
ci accompagni ad avventurarci nell’oceano immenso di questo
mondo, con l’entusiasmo e lo zelo di Don Bosco, contemplando
Cristo e cercando la salvezza dei giovani.
Roma, 24 maggio 2002
Festa di Maria Ausiliatrice
D. Pa sc u a l C h àvez V illanueva
Rettor Maggiore
20

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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PARTE PRIMA
LA COMUNITÀ SALESIANA OGGI

3.2 Page 22

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.

3.3 Page 23

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INTRODUZIONE
1 Con lo sguardo fisso in Cristo Signore, uniti in preghiera at­
torno a Maria, la Madre di Gesù, noi, membri del Capitolo
Generale 25°, aperti allo Spirito Santo e al dono della comu­
nione, desideriamo costruire la nostra vita secondo il modello
della prima comunità apostolica.
Riconosciamo di essere radunati dall’ascolto della Parola di
Dio, dalla preghiera comune, dall’Eucaristia e dalla condivi­
sione dei beni1. Tendiamo a formare una comunità con «un
cuore solo e un’anima sola», significativa tra la gente: con la
vita e la parola testimoniamo il Signore risorto2, ricolmi della
gioia e del dinamismo dello Spirito3.
Quale frutto del Giubileo, che ha celebrato i duemila anni del-
l’Incamazione del Figlio di Dio, il Papa, nella Lettera aposto­
lica Novo millennio ineunte, ci ha invitati a volgere il nostro
sguardo alla persona di Cristo, a prendere coscienza della no­
stra vocazione alla santità, ad essere «casa e scuola di comu­
nione» e ad impegnarci nella nuova evangelizzazione4.
2 Sollecitati dall’Esortazione apostolica Vita consecrata, come
religiosi siamo chiamati a metterci in prima linea in questo
cammino di rinnovamento e di rifondazione, tornando con fe­
deltà creativa alle radici evangeliche e carismatiche che espri­
mono il vero significato della nostra vocazione nella Chiesa.
Immersa in un mondo pluralista, alla ricerca di modelli nuovi
di vita e di senso, ma anche segnato da situazioni dramma­
tiche di povertà e oppressione, la vita consacrata può essere
1 Cf. At 2, 42. 46 - 47
2 Cf. At 4, 3 2 - 3 3
3 Cf. At 13, 52
4 Cf. NMI, 16. 43. 58
23

3.4 Page 24

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significativa se, come “casa costruita sulla roccia”5, è fondata
sull’adesione incondizionata a Gesù Cristo, è ancorata alla
scelta evangelica della santità, si colloca nelle frontiere della
missione ecclesiale.
3 Nella società e nella cultura odierna si sono imposti fenomeni
di grande portata che, mentre sembrano aprire nuove possibi­
lità di sviluppo umano e sociale, mettono in discussione l’at­
tuale modello di realizzazione umana e cristiana.
In molti contesti si afferma sempre più il secolarismo, che
rende poco significativa la proposta di fede, mentre - d’altra
parte - fa spazio al sacro nelle più diverse forme di religiosità.
La globalizzazione dall’ambito economico si diffonde in altri
campi del sociale, creando interdipendenza, ma anche profonde
e ingiuste disparità, che danno vita a nuove forma di povertà.
La nascita di società plurietniche, pluriculturali e plurireligiose,
e contemporaneamente il sorgere di nazionalismi escludenti e
di integralismi religiosi interpellano la capacità di convivenza,
di tolleranza e di dialogo. Insieme al pluralismo, oggi tanto ap­
prezzato in tutti i campi, si diffonde il relativismo, l’individua­
lismo, la diversità di punti di riferimento, che sconcertano spe­
cialmente i giovani. Mentre la scienza e la tecnica stupiscono
per conquiste sempre nuove, suscitano seri interrogativi sul ri­
spetto della vita, la dignità della persona, la salvaguardia del
creato. La comunicazione di massa e lo sviluppo dell’informa­
tica sono veicoli di modelli innovativi e di nuove mentalità,
che esigono una accurata attenzione nel campo educativo.
In un mondo così complesso, per alcuni aspetti disattento e
per altri inquieto, ci sentiamo chiamati ad accogliere l’invito
del Papa ad annunciare Cristo, specialmente ai giovani, come
modello perenne di nuova umanità6.
4 La Congregazione Salesiana, sulla spinta degli ultimi Capitoli
Generali, vive e sperimenta un forte appello al rinnovamento,
5 Cf. Mt 7, 24
6 Cf. NMl 23 (GS, 22)
24

3.5 Page 25

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per manifestare con più vivacità e chiarezza la sua vocazione:
essere scuola di fede e centro di comunione per l’educazione
dei giovani7, assumere un compito peculiare di animazione
dei laici che condividono lo spirito e la missione di Don
Bosco, dando vita a un nuovo modello pastorale8.
La qualità della vita consacrata in comunità, la profondità
della spiritualità, la significatività della testimonianza, la ca­
pacità di proposta sono fattori determinanti per dare forza
evangelica alla realizzazione del Progetto educativo pastorale
salesiano (PEPS), alla presenza degli SDB nella Comunità
educativa pastorale (CEP) e alla crescita della Famiglia Sa­
lesiana.
5 Nella sua riflessione sulla comunità, il CG25 concentra l’at­
tenzione su tre aspetti fondamentali: la vita fraterna, la testi­
monianza evangelica, la presenza animatrice tra i giovani.
Considera inoltre alcune condizioni per la loro realizzazione:
l ’animazione della comunità salesiana, la formazione perma­
nente e l ’importante ruolo del direttore, l ’organizzazione
della vita e del lavoro. Questi elementi sono inseparabili e
qualificano la vita comunitaria salesiana9.
Nell’affrontare ciascuno di questi nuclei siamo partiti dalla
“chiamata di Dio”, che ci ha permesso di leggere le situazioni
nelle quali ci troviamo ad operare, raccogliendo e assumendo
le principali sfide in esse presenti, al fine di proporre alcuni
orientamenti e di suggerire opportune strategie alle nostre co­
munità ispettoriali e locali.
6 II bisogno di rinnovamento ci ha spinto ad attingere alle fonti
del Vangelo e del nostro carisma.
Siamo convinti, inoltre, che il Sistema Preventivo di Don
Bosco, mantiene ancora oggi la sua validità, non soltanto
7 Cf. CG23
8 Cf. CG24
9 Cf. Cost. 3
25

3.6 Page 26

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come metodo educativo pastorale, ma anche come fonte di
spiritualità e perciò come criterio del nostro «vivere e lavorare
insieme»10. Don Bosco lo consegna a noi come esperienza di
vita che «permea le nostre relazioni con Dio, i rapporti perso­
nali e la vita di comunità, nell’esercizio di una carità che sa
farsi amare»11. Questo è e diventa per noi scuola di santità e di
fraternità.
Il tema di questo Capitolo si inserisce, così, nel cammino ini­
ziato dai Capitoli precedenti: rendere più chiara e interpel­
lante la forza della comunità religiosa salesiana nell’azione
educativa e pastorale tra i giovani e i poveri, divenire centro
di animazione e di comunione nella Famiglia Salesiana e nel
vasto Movimento che si ispira a Don Bosco, approfondendo
le radici della nostra vocazione e rinnovando il dinamismo
della vita fraterna.
10 Cost. 49
11 Cost. 20
26

3.7 Page 27

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I. VITA FRATERNA DONO E PROFEZIA
DI COMUNIONE
«Erano assidui n ell’ascoltare l ’insegnamento degli
apostoli e n ell’unione fraterna, nella frazion e del
pane e nelle preghiere... La moltitudine di coloro che
erano venuti alla fede aveva un cuor solo e un’anima
sola» (At 2,42; 4,32).
A. CHIAMATA DI DIO E APPELLO DEI GIOVANI
7 Don Bosco, mosso dallo Spirito e assistito dall’intervento ma­
terno di Maria12, ha iniziato, in comunione di vita e di azione
con i giovani, i collaboratori e i primi salesiani, un’esperienza
di famiglia, ricca di valori umani e spirituali e fortemente pro­
tesa al servizio della gioventù. Avvertiamo che il primo ser­
vizio educativo che i giovani attendono da noi è la testimo­
nianza di una vita fraterna che diventi risposta al loro pro­
fondo bisogno di comunicazione, proposta di umanizzazione,
profezia del Regno, invito ad accogliere il dono di Dio.
8 Siamo consapevoli che la comunione fraterna è dono del
Padre in Cristo Gesù, conseguentemente compito e impegno
di ciascuno. Rendiamo visibile e costruiamo la comunione at­
traverso la condivisione di vita, la carità fraterna, la partecipa­
zione alla missione comune.
9 Ci impegniamo, per questo, a crescere nella spiritualità di
relazione coscienti che «Dio ci chiama a vivere in comunità,
affidandoci dei fratelli da amare»13.
Lo spirito di famiglia, vissuto secondo il Sistema Preventivo,
ci chiede di: coltivare un genuino spirito di fede, vivere rap­
12 Cf. Cost. 1
13 Cost. 50
27

3.8 Page 28

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porti interpersonali di qualità, crescere nella stima e nell’acco­
glienza vicendevole, nella capacità di riconciliazione e nella
condivisione.
10 Ogni confratello educa le proprie capacità di relazione, con­
vinto della stretta connessione che esiste tra maturazione del
singolo e della comunità. Ci sentiamo, perciò, tutti impegnati
a non trascurare quanto facilita i processi di crescita indivi­
duale e comunitaria.
B. SITUAZIONE
11 Riflettendo sulla pratica della vita fraterna, rileviamo aspetti
positivi, come:
- la crescita del rispetto della dignità delle persone, della
stima vicendevole e della qualità dei rapporti interpersonali;
- la comunicazione più profonda, la condivisione di vita più
sentita e ricercata dai confratelli;
- il bisogno di un confronto personale con la Parola di Dio e
il desiderio di condividerne i frutti con altri confratelli;
- un maggior contatto con le fonti del carisma e una più
chiara coscienza della spiritualità salesiana che alimentano
l’impegno della fraternità;
- l’arricchimento che nasce dalla condivisione della vita fra­
terna con giovani e laici;
- la “giornata della comunità” valorizzata e vissuta con crea­
tività;
- la comunicazione sociale, in ambito locale, ispettoriale e
mondiale, per una crescita del senso di appartenenza.
12 Constatiamo pure alcune difficoltà:
- forme di conflittualità che non si sanno gestire positiva-
mente, casi di attivismo che allontanano dalla comunità e
situazioni di indebolimento nel senso di appartenenza;
28

3.9 Page 29

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- situazioni di confratelli che si rifugiano in relazioni com­
pensatone o che ricercano esperienze comunitarie e spiri­
tuali alternative alla comunità salesiana;
- l’esistenza di comunità quantitativamente e qualitativa­
mente poco consistenti nelle quali risulta difficile organiz­
zare la vita fraterna;
- lo scoraggiamento e la demotivazione di alcuni confratelli,
dovuti spesso a esperienze negative del passato, difficoltà
di adattamento nel presente, scadimento del senso di fede e
carenze personali;
- problemi di convivenza tra confratelli distanti per età, for­
mazione, cultura e appartenenza etnica;
- la condizione di confratelli anziani o ammalati, che in al­
cuni casi trovano difficoltà per condividere la vita e la mis­
sione comunitaria;
- l’invadenza dei mezzi di comunicazione sociale, che tol­
gono tempi ai rapporti fraterni comunitari.
C. SFIDE
13 Le difficoltà indicate sono riconducibili a tre ambiti che in­
fluiscono, a volte, in modo concomitante:
- scelte individuali e stili di vita che allontanano progressiva­
mente dalla comunità;
- un’impostazione della vita comunitaria che non favorisce la
crescita umana e vocazionale dei confratelli, pregiudicando
la possibilità di “vivere e lavorare insieme”;
- la difficoltà della comunicazione interpersonale, per una in­
sufficiente condivisione della vita e della missione, che in­
debolisce il senso di appartenenza e la identificazione con il
progetto di vita salesiana.
Ci domandiamo pertanto:
Come favorire i processi di crescita umana e vocazionale
dei confratelli in contesti culturali segnati da frammenta­
zione, dispersione, relativismo e individualismo?
29

3.10 Page 30

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Come superare Vinerzia di schemi relazionali inadeguati
che indeboliscono il senso di appartenenza e compromet­
tono il clima fraterno della comunità?
• Come organizzare la vita e l ’azione comunitarie, per miglio­
rare la comunicazione e qualificare i rapporti personali?
• Quali processi attivare per apprendere ed esercitare il di­
scernimento sia individuale che comunitario, così da favo­
rire dialogo fraterno e condivisione?
D. ORIENTAMENTI OPERATIVI
Interpellati dalle suddette sfide, indichiamo i seguenti orien­
tamenti operativi:
14 II Confratello, come primo responsabile della propria forma­
zione, valorizzi il “Progetto personale di vita salesiana”, de­
dicando speciale attenzione ad alcuni elementi:
• la verifica della maturazione umana, spirituale e salesiana,
grazie a processi di autovalutazione, di confronto con la Pa­
rola di Dio e di accettazione della correzione fraterna;
• la conoscenza e la pratica della spiritualità del Sistema Pre­
ventivo, sorgente di relazioni nuove nella vita fraterna;
• la progressiva maturazione della identità carismatica sale­
siana;
• la presenza, attiva e cordiale, negli incontri ordinari e
straordinari che scandiscono la vita comunitaria;
• l’apertura all’altro e la disponibilità alla condivisione.
15 La Comunità locale, quale luogo di crescita umana e voca­
zionale:
a) Valorizza la pratica del discernimento comunitario alla
luce della Parola di Dio e delle Costituzioni. Per questo
promuove atteggiamenti che ne favoriscano l’esercizio:
- apertura alla realtà, da vivere con spirito di fede e capa­
cità di ascolto;
30

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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- disponibilità al dialogo fraterno, per facilitare e susci­
tare la partecipazione di tutti;
- ricerca paziente della convergenza, dell’unità e della
comunione.
b) Cura i momenti specifici della vita comunitaria: la pre­
ghiera comune, le assemblee, i ritiri, la revisione di vita,
gli scrutini, i consigli, i tempi di distensione, la giornata
della comunità. In essi, anche tramite adeguate metodo­
logie, aiuta i confratelli a:
- manifestare la ricchezza dei sentimenti del proprio vis­
suto interiore;
- condividere preoccupazioni e problemi, progetti ed atti­
vità educativo-pastorali;
- praticare l’ascolto, il dialogo, l’accettazione delle diffe­
renze e la correzione fraterna.
c) Elabora il Progetto di vita comunitaria salesiana, tenendo
conto della situazione esistenziale dei confratelli e dando
rilievo agli aspetti della formazione delle persone, della
comunicazione e comunione e degli impegni stabiliti dal
progetto educativo pastorale salesiano.
16 L’Ispettore e il suo Consiglio, attraverso la Commissione
ispettoriale per la formazione (CIF), suggeriscono modalità
ed offrono sussidi per elaborare il “Progetto personale di vita
salesiana” e il “Progetto di vita comunitaria salesiana”.
31

4.2 Page 32

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4.3 Page 33

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II. TESTIMONIANZA EVANGELICA
«Con grande forza gli apostoli rendevano testimo­
nianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi
godevano di grande simpatia» (At 4, 33).
A. CHIAMATA DI DIO
17 Chiamati dal Padre, con la forza dello Spirito Santo se­
guiamo il Signore Gesù14, nostra regola vivente15. Illuminati
dal mistero di Dio, che è comunità di Amore, viviamo la se­
quela di Cristo in comunità, in cui troviamo risposta alle pro­
fonde aspirazioni del cuore, siamo segni di amore e di unità
per i giovani16 e la nostra vita comunitaria diventa esperienza
quotidiana di spiritualità.
18 La prima comunità apostolica, che a volte con difficoltà
cerca il suo cammino, rimane il riferimento fondamentale per
tutte le nostre comunità. La sua gioiosa testimonianza del Si­
gnore Risorto si esprime nella ricerca del Regno realizzato nel
servizio fraterno, vissuto nella comunione e nella condivi­
sione, proclamato nell’annuncio salvifico del Vangelo e cele­
brato nella preghiera in comune e nella frazione del pane.
19 Allo stesso modo, le nostre comunità diventano profezia per i
giovani nel servizio generoso, nella fraternità, nell’annuncio e
nella festa. La loro esperienza di Chiesa, fondata sulla Parola
e suU’Eucaristia, diviene fermento di comunione e di nuove
comunità, attraverso la testimonianza quotidiana di pienezza
di vita e di felicità che derivano dal Signore Risorto.
20 La comunità di Valdocco, guidata e animata da Don Bosco,
ha cercato di vivere questa testimonianza in forma completa
ed armoniosa. Nel sogno dei dieci diamanti Don Bosco stesso,
14 Cf. Me 3,14
15 Cost. 196
16 Cost. 49
33

4.4 Page 34

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rappresentando l’identità del salesiano, ne ha tratteggiato le
caratteristiche fondamentali e i pericoli a cui è esposta. Ogni
comunità è formata da uomini, immersi nella società, che
esprimono la passione evangelica del “da mihi animas, cetera
tolte” con l’ottimismo della fede, con la dinamicità e la creati­
vità della speranza e con la bontà e la donazione totale della
carità. Questo impegno è sostenuto da una struttura spirituale
forte ed essenziale, caratterizzata in particolare dalla dimen­
sione ascetica dei consigli evangelici e da uno stile di vita la­
borioso e temperante.
21 Seguendo l’esempio di Don Bosco, la comunità testimonia
tutta la forza educativa e pastorale della consacrazione, vi­
vendo con entusiasmo e con gioia la totale donazione a Dio e
ai giovani. Sperimentiamo che la fedeltà alla consacrazione
è un processo in crescita costante e si esprime nella continua
ricerca dell’ideale evangelico, avendo come modello il per­
corso della fede di Maria.
22 L’attuale contesto è segnato dal secolarismo, dall’individua­
lismo, dal consumismo e dall’edonismo, ma è anche attraver­
sato da una più ampia sensibilità al sacro, da una più chiara
apertura al trascendente e da un impegno di concreta soli­
darietà.
Perciò, oggi più che mai le nostre comunità sono chiamate a
rendere visibile ai giovani specialmente i più poveri e biso­
gnosi, il primato di Dio, che è entrato nella nostra vita, ci ha
conquistati e ci ha messi a servizio del suo Regno, come segni
e portatori del suo amore17.
23 Seguendo Cristo obbediente povero e casto nella radicalità
del Battesimo, la comunità esprime le migliori energie della
sua libertà, contesta l’idolatria del potere, dell’avere e del pia­
cere e si rende in tal modo totalmente disponibile alla mis­
sione per i giovani. Nell’obbedienza ricerca la volontà di Dio
17 Cf. Cost. 2
34

4.5 Page 35

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attraverso il dialogo e la fedeltà al progetto comunitario e vive
ed accoglie in spirito di famiglia il servizio dell’autorità.
Nella povertà mette in Dio tutta la sua fiducia, si apre alla co­
munione dei beni e alla solidarietà, promovendo progetti a fa­
vore dei poveri e condividendone la condizione. Nella castità
esprime il suo amore per Dio e la totale dedizione ai giovani,
con quella purezza di cuore che è il distintivo che caratterizza
la sua missione educativa e pastorale.
24 Sostenuta dall’esperienza di Dio e dalla totale dedizione per la
salvezza dei giovani, la comunità vive la grazia dell’unità,
che è dono dello Spirito Santo e sintesi vitale tra unione con
Dio e dedizione al prossimo, tra interiorità evangelica ed
azione apostolica, tra cuore orante e mani operose18, tra esi­
genze personali e impegni comunitari. In tal modo si integrano
armonicamente, nell’alleanza con Dio, la missione apostolica,
la comunità fraterna e la pratica dei consigli evangelici.
25 Viviamo questa scelta nella certezza che essa concorre a
costruire un modello alternativo di umanità e di famiglia
umana, nella prospettiva della speranza cristiana.
Rispondiamo così al dono di Dio con un cammino comuni­
tario e personale di santità verso la piena maturità di Cristo,
per mezzo del quale diventiamo segno e profezia dei valori
ultimi del Regno di Dio, nello spirito delle Beatitudini.
B. SITUAZIONE
26 Come frutto degli ultimi Capitoli Generali, le comunità in ge­
nere cercano di vivere una spiritualità salesiana sempre più
autentica.
Si nota infatti una crescita:
- nell’identità carismatica,
18 Cf. CG23, 332
35

4.6 Page 36

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- nella conoscenza e nell’applicazione del Sistema Preven­
tivo, anche fra i laici,
- nella valorizzazione della vita comunitaria,
- nell’assiduo lavoro tra i giovani, specialmente quelli a ri­
schio,
- nella cura data alle celebrazioni liturgiche e alle forme di
preghiera,
- nello sforzo messo in atto da molti per vivere la grazia di
unità, armonizzando vita fraterna, preghiera e lavoro apo­
stolico.
Accanto a questi segni di crescita si nota anche la presenza di
fenomeni negativi. Tra questi si segnalano:
- mancanza del senso comunitario della vita spirituale;
- assenza dai momenti di preghiera comunitaria;
- osservanza formale delle pratiche di pietà;
- ritrosia a condividere esperienze spirituali;
- efficientismo e individualismo;
- gestione non equilibrata dei tempi di lavoro, di vita comu­
nitaria e di preghiera;
- stanchezza e scoraggiamento di fronte ad un mondo in con­
tinuo cambiamento.
Nella pratica dei consigli evangelici ci sono esempi di gioiosa
testimonianza individuale e comunitaria e di radicalità fino al
martirio.
- L’obbedienza è vissuta in spirito di fede e di umiltà, nell’a­
scolto reciproco e nello sforzo di costruire insieme il pro­
getto comunitario.
- La ricerca di uno stile di vita più semplice ed austero è resa
visibile nell’accoglienza dei poveri, nel vivere nei contesti
di povertà, nella solidarietà e nella trasparenza dell’ammi­
nistrazione dei beni.
- La castità si manifesta nella serena accettazione di sé, nella
cordialità dei rapporti, nella generosa disponibilità al ser­
vizio, nella fedeltà della vita totalmente spesa per i giovani.

4.7 Page 37

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29 Allo stesso tempo, si rileva che le comunità non sempre ri­
escono a rendere leggibile la loro testimonianza e si notano:
- difficoltà a lavorare in équipe sia tra gli stessi salesiani, che
tra salesiani e laici, talvolta con atteggiamenti di autorita­
rismo;
- difficoltà di alcuni salesiani a cambiare incarico o casa;
- disparità tra il livello di vita della comunità religiosa e la si­
tuazione di vita della gente, tra casa e casa, talvolta con
spreco dei beni di cui disponiamo, gestendo male le risorse
che sono a servizio della nostra missione;
- situazioni di freddezza relazionale, incapacità a stabilire
rapporti autentici, compensazioni fuori della comunità, am­
biguità di vita che compromettono la credibilità delle scelte
professate.
C. SFIDE
30 All’origine della situazione precedentemente descritta sem­
brano esserci diverse cause, tra le quali le seguenti:
- indebolimento nel riconoscere il primato di Dio, che porta
la comunità e il singolo confratello all’oscuramento delle
motivazioni di fede e della coscienza di essere salesiani
consacrati;
- frammentarietà nella vita personale e comunitaria, che si
manifesta nel sacrificare l’importante per l’urgente, e nel­
l’incapacità di armonizzare essere e fare, lavoro e pre­
ghiera, evangelizzazione ed educazione, iniziativa indivi­
duale e progettazione comunitaria;
- mancanza di forza profetica della nostra consacrazione sa­
lesiana, che ne offusca la visibilità rendendo le comunità
poco significative ed attraenti in senso vocazionale.
A queste cause corrispondono le seguenti sfide:
Come ravvivare continuamente ed esprimere il primato di
Dio nelle comunità e come condividere l ’esperienza spiri­
tuale in esse, con i laici e i giovani?
37

4.8 Page 38

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Come mettere in atto oggi nuovi equilibri personali e comu­
nitari tra i diversi aspetti della nostra vita per viverli nella
grazia d ’unità informa completa e armoniosa?
• Come rendere radicale, profetica ed attraente la nostra te­
stimonianza comunitaria della sequela di Cristo?
D. ORIENTAMENTI OPERATIVI
Alle sfide suindicate vogliamo rispondere assumendo, in par­
ticolare, i seguenti orientamenti operativi.
Primato di Dio e condivisione dell’esperienza spirituale
La comunità, sull’esempio di Maria, si impegna a mettere Dio
come centro unificante del suo essere ed a sviluppare la di­
mensione comunitaria della vita spirituale:
• favorendo la centralità della Parola di Dio nella vita co­
munitaria e personale, mediante la lectio divina, la medita­
zione quotidiana, la Liturgia delle ore, le celebrazioni della
Parola, la preparazione in comunità della Eucaristia do­
menicale;
• celebrando l’Eucaristia quotidiana con gioia, creatività ed
entusiasmo e favorendo la celebrazione insieme di tutti i
confratelli almeno una volta alla settimana;
• curando la qualità della preghiera comunitaria, fino a diven­
tare scuola di preghiera per se stessa, per i giovani, per i
membri della Famiglia Salesiana e i collaboratori laici;
• promovendo revisioni di vita sulle Costituzioni e sugli ele­
menti essenziali della spiritualità salesiana;
• curando l’accompagnamento spirituale con la valorizza­
zione delle opportunità care alla nostra tradizione: il sacra­
mento della Riconciliazione, la direzione spirituale, il collo­
quio fraterno;
• creando tra i confratelli un clima che favorisca lo scambio
delle proprie esperienze di fede;

4.9 Page 39

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• favorendo l’integrazione tra il progetto personale e quello
comunitario, curando la loro interrelazione e condivisione19.
32 Cura della grazia d’unità
La comunità si impegna ad assicurare condizioni sufficienti
perché ogni confratello possa dare al suo essere ed operare
un senso di unità profonda:
• praticando il discernimento evangelico come atteggiamento
di ricerca della volontà di Dio, attraverso il dialogo comuni­
tario e coerenti processi decisionali ed esecutivi20;
• verificando periodicamente l’equilibrio tra impegni di la­
voro, esigenze di vita comunitaria, tempi di preghiera, di
studio e di riposo.
33 Testimonianza comunitaria della sequela radicale di
Cristo
La comunità si impegna a garantire che i consigli evangelici
rendano trasparente la gratuità, l ’offerta incondizionata della
vita, l ’amore senza misura e senza risparmio, soprattutto per
i più poveri:
• esplicitando il valore umanizzante dei consigli evangelici
per viverli con gioia e con coerenza21;
• verificando in comunità la loro pratica, attraverso periodici
scrutini. A tale scopo il Dicastero della formazione prepa­
rerà concrete linee guida;
• educando i suoi membri all’uso appropriato dei mezzi di
comunicazione sociale, includendo i più recenti come In­
ternet, DVD, ecc. e verificando il loro uso positivo ed apo­
stolico.
19 Cf. FSDB 90, 277
20 Cf. Cost. 66
21 Cf. VC 88-92
39

4.10 Page 40

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34 Centralità dell’obbedienza
La comunità favorisce una profonda vita nello Spirito, il
senso della missione ed un efficace inserimento di ogni con­
fratello nel progetto pastorale ed educativo comunitario:
• promovendo il dialogo tra i suoi membri, attraverso l’as­
semblea comunitaria, il giorno della comunità, gli incontri
del Consiglio locale ed avvalendosi anche, quando neces­
sario, di opportune consulenze;
• coinvolgendo più efficacemente tutti i confratelli nel nucleo
animatore della CEP e nell’elaborazione ed applicazione del
PEPS;
• orientando i confratelli, nella loro scelta di qualificazione
professionale, a conformarsi ai bisogni deH’Ispettoria, in
dialogo con l’ispettore;
• rilanciando la pratica del colloquio fraterno con il direttore,
centro di unità e di orientamento pastorale per tutti i con­
fratelli.
35 Concretezza della povertà
La comunità s ’impegna a testimoniare uno stile di convivenza
ispirato alla povertà di Cristo e al suo Vangelo:
• manifestando l’austerità profetica attraverso un modo di vi­
vere semplice, sobrio e modesto, tenendo conto dell’am­
biente in cui si vive22, con un lavoro assiduo, sacrificato e
disposto a svolgere anche i servizi più umili23;
• vivendo lo spirito di distacco e di fiducia nella Provvidenza,
con la trasparenza nella disponibilità e nell’uso del denaro e
facendo il bilancio preventivo con criteri di austerità;
• facendo della solidarietà un principio regolatore del proprio
vivere ed agire, con un’autentica condivisione nell’ambito
della comunità locale ed ispettoriale, venendo anche in­
contro ai bisogni di altre Ispettorie;
22 Cf. Cost. 77
23 Cf. Cost. 78
40

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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• aprendosi ai bisogni dei giovani, soprattutto i più poveri,
mettendo vita, tempo e strutture al loro servizio, e collabo-
rando con le persone e gli organismi che si impegnano per
la promozione sociale e lottano per la giustizia.
36 Splendore della castità
La comunità irradia la sua testimonianza di castità e la offre
ai giovani d ’oggi come un segno profetico del Regno di Dio e
proclamazione della dignità di ogni persona:
• creando un ambiente di fraternità, sereno e gioioso, che sti­
mola la crescita della vera amicizia tra i confratelli e di­
venta segno della felicità della donazione per il Regno24;
• puntando su uno stile di vita temperante e laborioso, nutrito
di ascesi e di prontezza al servizio, come espressione con­
creta dell’amore illimitato a Dio e ai giovani;
• proponendo ai giovani programmi di educazione all’amore
e di valorizzazione della castità25;
• stabilendo, sia a livello di Congregazione che a livello di
Ispettoria, norme di comportamento, a cui tutti i confratelli
si devono conformare, allo scopo di prevenire scandali per
abusi sessuali, avvalendosi anche delle opportune consu­
lenze legali e scientifiche;
• offrendo ai confratelli, particolarmente a quelli in difficoltà,
accompagnamento, comprensione, spazio di ricupero e
quegli interventi, anche a livello ispettoriale, che sono ne­
cessari;
• impegnandosi nella protezione dei minori, collaborando
anche con persone ed organismi che lavorano per i diritti
dei bambini e giovani che sono vittime di sfruttamento ses­
suale.
24 Cf. Cost. 83
25 Cf. CG23 192-202
41

5.2 Page 42

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5.3 Page 43

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III. LA PRESENZA ANIMATRICE
TRA I GIOVANI
«Ed ora, ecco: io vi affido a D io
e alla parola che vi annuncia il suo amore.
Egli ha il potere di farvi crescere nella fede
e di dare tutto quello che ha promesso
a quelli che gli appartengono» (At 20, 32).
A. CHIAMATA DI DIO
37 «Vicino o lontano io penso sempre a voi. Un solo è il mio de­
siderio: quello di vedervi felici nel tempo e nell’eternità...
Sento, o cari miei, il peso della mia lontananza da voi e il non
vedervi e il non sentirvi mi cagiona pena quale voi non potete
immaginare... siete l ’unico e il continuo pensiero della mia
mente»26. Questo sentimento del cuore paterno di Don Bosco,
riletto oggi da noi Salesiani del Terzo Millennio, è un ri­
chiamo urgente a sognare e progettare con speranza, in fedeltà
al “criterio oratoriano”27, la nostra presenza tra i giovani: una
presenza fatta di vicinanza effettiva, di partecipazione, di ac­
compagnamento, di animazione, di testimonianza, di proposta
vocazionale nello stile dell’assistenza salesiana28.
Sulle orme di Don Bosco, vogliamo rispondere alla chiamata
di Gesù ad essere, nella Chiesa di oggi, segno profetico e por­
tatori gioiosi dell’amore del Padre ai giovani29. Dio ci chiama
non soltanto ad essere una comunità per i giovani, ma con i
giovani, «specialmente i più poveri, abbandonati e perico­
lanti»30. I giovani, ai quali apriamo il nostro cuore salesiano,
26 Due lettere da Roma, 10 maggio 1884, in P. B raid o (ed.), Don Bosco edu­
catore. Scritti e testimonianze, LAS, Roma 1997, pag. 377
27 Cf. Cost. 40
28 Cf. ACG 372, pag. 25-27
29 Cf. Cost. 2
30 Cost. 26
43

5.4 Page 44

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ci chiedono di accogliere le loro richieste: essi vogliono che
spalanchiamo con semplicità e familiarità le nostre porte e
usciamo incontro a loro, che ne condividiamo la vita cammi­
nando insieme, ne comprendiamo i valori, ne accogliamo le
preoccupazioni e sappiamo offrire loro spazi di partecipazione.
Per questo ci impegniamo a risvegliare nei giovani la ricerca
di senso e ad aiutarli a trovare una risposta: ci proponiamo di
essere scuola di vita, che solleva interrogativi e dà ragioni di
speranza, vive e celebra la presenza di Cristo Risorto, comu­
nica la propria esperienza di fede e forma discepoli, accompa­
gnando la loro crescita fino a «sviluppare la loro vocazione
umana e battesimale con una vita quotidiana progressiva­
mente ispirata e unificata dal Vangelo»31.
Animati dalla carità del Buon Pastore32, avendo Maria come
Madre e Maestra, ricerchiamo con fiducia un progetto educa­
tivo pastorale comune e una metodologia che sappia immet­
tere nell’educazione i valori del Vangelo, che ponga atten­
zione ai processi educativi più che alle attività, alle persone
più che alle strutture, alla fraternità più che alla funzione.
La passione per Dio e per i giovani ci spinge a essere «casa e
scuola di comunione»33, vivendo la nostra vocazione che ir­
radia gioia e promuove partecipazione, che è capace di susci­
tare numerose forze apostoliche, con le quali condividiamo lo
spirito e la missione di Don Bosco nella Chiesa locale e nel
territorio: i laici della CEP, i gruppi della Famiglia Salesiana, i
giovani più impegnati.
B. SITUAZIONE
Dove esiste una comunità salesiana, è presente un dono di
Dio: esperienza di fede e di comunione, rete di relazioni, mol­
teplici forme di servizio ai giovani.
31 Cf. Cost. 37
32 Cf. Cost. 11
33 N M I4 2 ,

5.5 Page 45

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La comunità rende visibile la presenza salesiana, la anima e
ne promuove la crescita. Anche se non è possibile identificare
missione ed opera, la presenza salesiana tra i giovani dà forma
ad un’opera e può essere da questa manifestata.
La presenza si esprime progressivamente come capacità di
accoglienza e comunione, come impegno di educazione ed
evangelizzazione, come proposta di accompagnamento e ri­
cerca vocazionale.
39 Presenza che accoglie e costruisce comunione
Si avverte la necessità di essere presenti tra i giovani nello
stile tipico del Sistema Preventivo, anche in quelle comunità
che hanno un numero ridotto di confratelli o sono segnate dal­
l’invecchiamento o dalla malattia. Spesso però le preoccupa­
zioni organizzative e gestionali fanno sì che, di fatto, alcuni
salesiani siano lontani dai giovani. Inoltre, non mancano con­
fratelli che per progetti individuali o di comodo si stanno al­
lontanando dalla realtà giovanile.
Si riconosce che nelle comunità è presente una positiva atten­
zione alle nuove e antiche povertà giovanili, ma si rilevano
anche segni di attaccamento al passato, atteggiamenti difen­
sivi di fronte alle sfide del presente e del futuro, talvolta una
ancor insufficiente sensibilità verso le nuove povertà e man­
canza di qualificazione per affrontare le sfide dell’emargina-
zione, anche se in questo ambito si sono fatti buoni progressi
rispetto al sessennio precedente.
La comunità salesiana, più convinta di avere un compito cari­
smatico nel nucleo animatore, ha dato vita a nuove forme di
coinvolgimento dei laici, soprattutto attraverso la formazione
e l’animazione della CEP, la condivisione con i volontari, l’e­
laborazione del PEPS. È anche migliorata la sensibilità per la
Famiglia Salesiana, ma si avverte l’esigenza di crescere verso
una maggiore corresponsabilità per una più efficace condivi­
sione della missione.
45

5.6 Page 46

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40 Presenza che educa ed evangelizza
L’accoglienza della proposta evangelica è favorita dalle risorse
presenti nei giovani di oggi, particolarmente dalla ricerca d’in­
teriorità, da una speciale adesione ai nuovi valori e da molte­
plici forme di servizio nel volontariato. A volte, però, l’inci­
denza della nostra proposta è indebolita da comunità che non
vivono un’intensa esperienza spirituale con chiaro riferimento
alle motivazioni evangeliche e autentica carità pastorale.
Si constata, inoltre, che oggi i rapporti tendono ad essere fugaci
e superficiali. La quantità delle possibilità comunicative non
sempre corrisponde alla qualità relazionale: ciò si ripercuote
anche nelle relazioni della comunità salesiana con i giovani.
C’è anche il pericolo che la missione sia identificata con le
opere, e queste con le strutture e i servizi. Allora ai giovani
riesce difficile percepire la comunità come forma alternativa
di vita, sfida alle proposte della società e concreta profezia di
futuro.
La nostra presenza ottiene in molti luoghi una positiva inci­
denza sociale, politica e culturale, anche se il nostro servizio
educativo e pastorale non sempre raggiunge i risultati spe­
rati. Ci sono comunità che hanno difficoltà ad armonizzare
la vita comunitaria con un senso aperto di missione, che porti
a rispondere alle emergenze e a progettare nuove forme di
servizio.
41 Presenza che accompagna e diviene proposta vocazionale
Azione e riflessione hanno dato vita in questi anni a piani vo­
cazionali sia locali che ispettoriali; maggior attenzione è stata
data alle proposte formative; più ampio è stato il coinvolgi­
mento dei giovani nei gruppi e nel Movimento Giovanile Sa­
lesiano. Non sempre abbiamo saputo coinvolgere la famiglia,
come primo luogo di crescita vocazionale.
È cresciuta l’attenzione nei confronti di tutte le vocazioni della
Chiesa e della Famiglia Salesiana in particolare, e la convin­
zione che una vera pastorale giovanile è sempre vocazionale.
46

5.7 Page 47

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Riconosciamo che i nostri ambienti sono ricchi di potenzialità
e risorse vocazionali, ma rimane la difficoltà di presentare e di
far recepire la vita come vocazione e missione e la fatica di
accompagnare personalmente i giovani. Per noi salesiani resta
sempre un impegno prioritario testimoniare la vocazione di
apostoli consacrati nella sua duplice e complementare forma,
sacerdotale e laicale34.
I contesti socio-culturali, l’attuale struttura di alcune opere e
una certa stanchezza spirituale di alcuni SDB e comunità, sono
all’origine di un indebolimento del cammino di fede e dei pro­
cessi formativi e vocazionali dei giovani ed anche del calo nu­
merico cui fanno riferimento molti Capitoli Ispettoriali.
C. SFIDE
42 La presenza salesiana è una realtà dinamica, una rete di rela­
zioni, un insieme di progetti, e di processi, attivati dalla carità
pastorale e realizzati con i giovani, i laici e la Famiglia Sale­
siana. Si è reso sempre più palese che il soggetto di tale pre­
senza non è esclusivamente la comunità salesiana.
A partire da questa constatazione, sembrano fondamentali le
seguenti sfide.
43 Presenza che accoglie e costruisce comunione
La comunità salesiana è chiamata a rinnovare la qualità della
sua presenza in mezzo ai giovani, a costruire comunione e par­
tecipazione con i laici, ad inserirsi attivamente nel territorio.
Quale modello comunitario facilita la nostra presenza tra i
giovani?
• Qual è la nostra presenza nella CEP e nella Famiglia Sale­
siana come comunità carismatica, e con quali tempi, quali
modalità di intervento e quali compiti?
s4 Cf. CG24, 253.
47

5.8 Page 48

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Qual è la nostra presenza nelle istituzioni dove si decide
sulla condizione giovanile?
44 Presenza che educa ed evangelizza
La comunità salesiana è chiamata ad essere presenza che
educa ed evangelizza e a diventare annuncio profetico tra i
giovani che vivono in contesti di secolarizzazione, globalizza­
zione e frammentazione.
In un mondo secolarizzato, pluriculturale e multireligioso, che
cerca nuove esperienze spirituali e che vive rirrilevanza della
fede:
Come può la comunità contribuire a creare ambienti diforte
impatto per fare esperienza dei valori evangelici, per offrire
opportunità di dialogo interreligioso, per promuovere mo­
menti di interculturalità, che aiutino i giovani a realizzare
progressivamente la sintesi tra lafede, la cultura e la vita?
• Come può la comunità condividere con i giovani esperienze
che siano ricche di senso, ma che siano espresse nei loro
linguaggi e nelle nuove forme comunicative?
Nella tendenza alla globalizzazione, che genera gravi situa­
zioni di povertà e stridenti esclusioni economiche e sociali e
che offre nuove opportunità di solidarietà:
Come può la comunità rendere significative strutture e ri­
sorse nel servizio ai giovani più poveri, per annunciare loro
l ’amore di Dio e perfavorire la loro promozione?
Come può la comunità trasmettere ai giovani che vivono in
un contesto di benessere il valore della povertà evangelica
e della sobrietà di vita, aiutarli nella ricerca delle cause
che generano povertà, farli crescere nell’impegno di solida­
rietà con gli ultimi?
Nell’attuale cultura complessa e frammentata, che può provo­
care dispersione e che valorizza le particolarità e la pluralità:
Come può la comunità realizzare processi di discernimento
e di conversione pastorale e passare da una pastorale di
attività e di urgenze ad una pastorale di processi?
48

5.9 Page 49

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Come può la comunità superare la frammentazione degli
interventi e realizzare un lavoro progettuale unitario e or­
ganico?
45 Presenza che accompagna e diventa proposta vocazionale
La comunità salesiana è chiamata a farsi proposta vocazionale
per i giovani ed a promuovere interventi educativi e pastorali
che permettano l’incontro personale con loro.
Come può la comunità essere proposta vocazionale per aiu­
tare il giovane a cogliere la vita come dono e compito,
espressione della “sequela Christi”?
• Come può la comunità fare la proposta vocazionale al gio­
vane, in modo che arrivi alla scoperta e all’accoglienza del
progetto che Dio ha su di lui?
• Come può la comunità realizzare la presenza educativa che
promuova l ’incontro personale e offrire continuità nell’ac­
compagnamento vocazionale?
D. ORIENTAMENTI OPERATIVI
Abbiamo individuato un insieme di orientamenti operativi,
che aiuteranno la comunità a rispondere alle sfide ed a co­
struire una presenza salesiana secondo la chiamata di Dio.
46 Presenza che accoglie e costruisce comunione
La comunità salesiana è una comunità fraterna ed apostolica,
ispirata al criterio oratoriano di Don Bosco35. Con la nostra
presenza animatrice tra i giovani e i laici, costruiamo comu­
nione e promuoviamo la missione che deve essere sentita da
tutti come unica e comune.
La comunità ripensa la sua presenza in mezzo ai giovani, af­
finché sia diretta, accogliente, gratuita:
35 Cf. Cost. 40
49

5.10 Page 50

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• organizzando la vita e le strutture della comunità intorno
alla presenza dei giovani, rivedendo orari di vita e di pre­
ghiera, per creare un ambiente che attiri e faciliti il contatto
diretto con loro;
• recuperando il valore dell’assistenza salesiana, affinché non
solo siamo per i giovani, ma con i giovani, privilegiando i
compiti propri della nostra responsabilità carismatica;
• rendendo visibile la comunità salesiana tra i giovani, apren­
dola all’accoglienza e alla convivenza per quanti desiderano
conoscere più da vicino la nostra vita;
• attivando iniziative adeguate per andare incontro in modo
particolare ai giovani emarginati.
La comunità salesiana diventa fermento di comunione tra i
giovani e i laici:
• programmando e rivedendo le linee essenziali dell’azione
educativa pastorale nel progetto comunitario, per garantire
l’unità dell’azione, la convergenza dei criteri, l’armonia tra
le persone;
• progettando e verificando il PEPS, secondo una metodo­
logia che favorisca la corresponsabilità di quanti a vario ti­
tolo condividono la missione educativa;
• approfondendo l’impegno della formazione insieme, tra sa­
lesiani e laici, mediante processi adeguati che promuovano
la condivisione di criteri e di obiettivi e il senso organico
della nostra azione;
• vivendo maggiormente la spiritualità salesiana tra i giovani
e i laici e assicurando spazi e tempi per i rapporti personali
e la condivisione dello spirito salesiano;
• curando con attenzione particolare la pedagogia di ambiente.
La comunità diventa presenza animatrice nel territorio:
• dando più attenzione ai nuovi spazi d’incontro dei giovani;
• promovendo la collaborazione con i vari gruppi della Fami­
glia Salesiana, come via per assumere la mentalità della re­
sponsabilità comune nella missione giovanile;
50

6 Pages 51-60

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6.1 Page 51

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• collaborando con istituzioni ecclesiali e civili nel campo
dell’educazione, della pastorale giovanile, della comunica­
zione sociale;
• curando un maggiore inserimento in contesti multiculturali
e plurireligiosi, attraverso la conoscenza delle lingue, il dia­
logo, le esperienze di comunità intemazionali;
• confrontandosi e dialogando con la cultura giovanile del
luogo in cui opera.
47 Presenza che educa ed evangelizza
Nella varietà dei contesti la comunità salesiana diventa an­
nuncio profetico con la propria vita ed azione e fa crescere
una presenza che educa ed evangelizza; essa crea ambienti di
forte carica spirituale, prende coscienza della realtà della po­
vertà e promuove progetti e processi di crescita per i giovani.
In un contesto secolarizzato la comunità salesiana favorisce
la creazione di ambienti di forte carica spirituale:
• proponendo e vivendo momenti di intensa esperienza spiri­
tuale con i giovani: Eucaristia, Riconciliazione, “lectio di­
vina”, preghiera, incontri, ritiri;
• coinvolgendo la CEP nell’ideazione, nella conduzione e
nella verifica dei processi di educazione e di evangelizza­
zione, in vista della coerenza di vita e dell’impegno per il
Regno;
• curando nella CEP la formazione di giovani impegnati nel­
l’azione civile ed ecclesiale, così da promuovere una società
più giusta e solidale secondo l’ispirazione cristiana;
• partecipando a momenti di incontro del MGS e valoriz­
zando i gruppi quale spazio privilegiato per percorsi di spi­
ritualità e di missionarietà giovanile;
• favorendo la partecipazione attiva dei giovani più maturi,
per renderli protagonisti dell’evangelizzazione dei coetanei.
In un mondo globalizzato la comunità salesiana prende co­
scienza della realtà della povertà e dell’ingiustizia e si im-
51

6.2 Page 52

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pegna ad educare ed evangelizzare con metodologie appro­
priate i giovani che vivono sia in un contesto di povertà che
in un contesto di benessere:
• assumendo uno stile di povertà e di condivisione con i po­
veri;
• mirando a realizzare trasparenza economica e giustizia nei
rapporti di lavoro nella CEP;
• studiando con i giovani gli elementi essenziali della dottrina
sociale della Chiesa per un inserimento responsabile nella
società;
• offrendo proposte di qualità per educare alla giustizia e so­
lidarietà i giovani, sia quelli che vivono in contesti di po­
vertà, sia quelli che vivono in contesti di benessere, me­
diante la ricerca delle cause dell’ingiustizia e in vista del­
l’assunzione di impegni concreti.
In una cultura complessa e frammentata la comunità sale­
siana si impegna ad operare con progetti e a passare da una
pastorale di attività ad una pastorale di processi:
• superando la visione che riduce la pastorale ad un settore
della nostra azione o ad un’attività specifica di formazione
religiosa;
• maturando una concezione di pastorale che comprenda l’in­
tegralità dei contenuti, degli interventi, della metodologia; il
rispetto dei ritmi di maturazione dei giovani; l’attenzione
alle diverse aree di crescita;
• assumendo la mentalità del lavoro in équipe, per andare
oltre la visione settoriale nello svolgimento di ruoli e di
compiti;
• verificando l’assimilazione degli orientamenti del CG23 a
riguardo dell’educazione integrale dei giovani e della pro­
gettazione e realizzazione dei processi educativi e pastorali;
• aprendosi a forme di educazione e di evangelizzazione, che
valorizzino la comunicazione sociale come nuovo spazio
vitale di aggregazione dei giovani.

6.3 Page 53

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48 Presenza che accompagna e diventa proposta vocazionale
La comunità salesiana promuove la scelta vocazionale del
giovane attraverso la sua testimonianza di vita; anima la co­
munità educativa pastorale perché diventi luogo di crescita
vocazionale del giovane; attua una metodologia dell’accom­
pagnamento e della proposta vocazionale.
La comunità salesiana prende a cuore il suo ruolo nel processo
di crescita vocazionale e di accompagnamento del giovane:
• testimoniando in comunità la vocazione del salesiano prete e
del salesiano coadiutore in modo visibile, gioioso e attraente;
• condividendo con i giovani alcuni momenti della vita della
comunità: la festa, l’amicizia, la mensa, la preghiera, la no­
stra storia, i progetti, l’impegno missionario;
• favorendo esperienze di volontariato, come valida opportu­
nità di orientamento e discernimento vocazionale;
• mettendo in atto un piano esplicito di accompagnamento e
proposta vocazionale a livello locale, che armonizzi le espe­
rienze in modo organico, coinvolga e qualifichi i confratelli
per l’accompagnamento spirituale, valorizzi la presenza dei
giovani confratelli;
• avendo speciale attenzione alla figura del salesiano coadiu­
tore.
La comunità salesiana anima la CEP come luogo privilegiato
dell’accompagnamento e della scelta vocazionale del giovane:
facendo della CEP una comunità di fede, che promuova la
comunione tra le varie vocazioni e sviluppi una qualificata
formazione religiosa;
• creando un clima di famiglia e di accoglienza;
• partecipando al MGS mediante la cura degli animatori,
l’opzione per adeguati itinerari di fede, la proposta di espe­
rienze di apostolato e di servizio missionario;
• organizzando un’équipe di animatori nell’ambito della CEP,
aperta alla Famiglia Salesiana, che motivi, stimoli e accom-
53

6.4 Page 54

▲back to top
pagni esperienze di sensibilizzazione e di impegno secondo
le molteplici vocazioni;
• animando, a partire dalla CEP, un’adeguata pastorale fami­
liare, in particolare per quei genitori che hanno figli impe­
gnati nel cammino di fede e in situazione di discernimento
vocazionale.
La comunità salesiana mette in atto la metodologia dell’ac­
compagnamento e della proposta vocazionale:
• animando un processo vocazionale che armonizzi le varie
componenti: la testimonianza di valori evangelici all’in­
terno della CEP; la presenza in mezzo ai giovani; la pro­
posta esplicita di accompagnamento; il cammino formativo;
l’esperienza di Dio vissuta nel servizio; la decisione voca­
zionale;
• promovendo iniziative che assicurino la continuità del pro­
cesso: dialogo con gli educatori; gruppi di ricerca vocazio­
nale per fasce d’età; accompagnamento vocazionale dei gio­
vani adulti; formazione degli animatori nel loro discerni­
mento vocazionale;
• rivalutando gli elementi della tradizione pedagogica sale­
siana: vita di gruppo, dialogo personale, direzione spiri­
tuale, discernimento vocazionale;
• proponendo per la crescita vocazionale del giovane alcune
esperienze spirituali tipicamente salesiane: l’impegno per la
Chiesa, la preghiera personale, la partecipazione assidua ai
sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione, l’amore
a Maria Ausiliatrice e a Don Bosco.
54

6.5 Page 55

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IV. LA COMUNITÀ SALESIANA
LUOGO PRIVILEGIATO
DI FORMAZIONE E ANIMAZIONE
«Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di
voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la
Giudea e la Samaria, e fino agli estremi confini della
terra» (At 1, 8).
«Vegliate quindi su voi stessi e su tutto il gregge, sul
quale lo Spirito Santo vi ha costituiti...» (At 20,28).
A. CHIAMATA DI DIO
49 Siamo convinti che Dio ci chiama a vivere in comunità fra­
terne, seguendo il modello del discepolato vissuto dai dodici e
animato da Gesù.
Don Bosco è per noi padre, modello e maestro. Tramite lo
studio, la preghiera e l’esperienza concreta egli imparò ad af­
frontare la realtà, a valutarla ed a trovare le risposte adeguate
agli eventi e alle situazioni nuove. Con le sue doti umane e
spirituali, radunò attorno a sé una comunità fraterna ed apo­
stolica, in costante crescita vocazionale.
Le comunità salesiane di oggi vogliono continuare lo spirito
della comunità di Don Bosco e dei primi salesiani. Per noi la
comunità è un vero focolare dove, in clima di fraternità, ci
sosteniamo gli uni gli altri nel cammino di crescita personale
e vocazionale, secondo le diverse tappe e stagioni della vita.
La vita comunitaria è già in se stessa formativa.
50 Interpellati dai giovani e sospinti dal dinamismo di un mondo
che cambia, ci sforziamo di aggiornare e approfondire il no­
stro impegno vocazionale. In questo contesto, il dialogo con
i laici e l’impegno per la crescita della CEP diventano per
noi un cammino di formazione e di promozione del nostro
carisma.
55

6.6 Page 56

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51 Sollecitate dal vasto movimento di rifondazione della vita
consacrata e in ascolto dei segni dei tempi, le nostre comunità
avvertono la necessità di una continua trasformazione di men­
talità, degli stili di vita, dei criteri e delle metodologie educa-
tivo-pastorali, nonché delle strutture, in costante fedeltà al ca­
risma originario. Per questo, si sentono chiamate a uno sforzo
solidale di riflessione e di dialogo, di sperimentazione e di
confronto, di decisioni e di verifica, che assicuri una forma­
zione continua.
52 II Direttore, padre, maestro, fratello ed amico, è riconosciuto e
sostenuto dai confratelli come il punto di riferimento nel vis­
suto quotidiano, e animatore della loro fedeltà e crescita voca­
zionale. Egli unisce, guida ed incoraggia tutta la comunità a
vivere in profondità la propria vocazione alla santità nello spi­
rito di Don Bosco36.
B. SITUAZIONE
53 La situazione si presenta con i seguenti aspetti positivi.
In molte comunità i confratelli si dimostrano aperti alla for­
mazione e al cambiamento. Il desiderio di crescita vocazio­
nale si realizza:
- nell’amore fraterno e vicendevole, nella comprensione e
nella mutua accettazione, nella preghiera comunitaria, nella
collaborazione per ideare e realizzare il progetto comune,
nel dialogo;
- nella partecipazione a particolari momenti comunitari,
come l’assemblea ispettoriale e comunitaria, la giornata
della comunità, i ritiri mensili e trimestrali, gli esercizi spi­
rituali.
Si evidenziano anche alcune peculiari sensibilità, che contri­
buiscono alla formazione:
36 Cf. Cost. 55
56

6.7 Page 57

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- la responsabilità per la propria crescita umana e spirituale;
- la capacità di condividere con i confratelli il proprio vissuto
interiore;
- l’attenzione alla dimensione umana ed affettiva della per­
sona;
- il desiderio non solo di educare i giovani, ma di lasciarsi
educare da essi;
- la mentalità progettuale, che porta ad un sempre più ampio
coinvolgimento;
- l’impegno per l’inculturazione e per l’inserimento nel con­
testo sociale ed ecclesiale.
In diverse parti della Congregazione viene data una valuta­
zione positiva del ministero del direttore, mentre si segnalano
alcune condizioni che ne favoriscono l’esercizio:
- il suo ruolo come uomo dell’unità e della fraternità',
- la capacità di condurre la comunità su linee di rinnova­
mento e di risposta ai problemi del mondo d’oggi, in sin­
tonia con il magistero della Chiesa e con le indicazioni
della Congregazione;
- l’attenzione degli Ispettori e dei loro Consigli e la parteci­
pazione dei confratelli nella scelta dei direttori;
- la preparazione del direttore per il suo ministero;
- il sostegno personale offerto al direttore da parte dell’ispet­
tore.
54 In alcune comunità si lamentano tuttavia difficoltà e incer­
tezze dovute a:
- l’influsso della cultura odierna, con i suoi fenomeni di se­
colarismo, relativismo, edonismo e individualismo;
- l’indebolimento della fede, che si manifesta nell’affievoli-
mento della vita di preghiera, della fedeltà alla celebrazione
eucaristica quotidiana e del sacramento della Riconcilia­
zione, nella lettura degli avvenimenti della vita e della
storia in base a criteri non evangelici, nella diminuzione
dell’entusiasmo per 1’ evangelizzazione;
57

6.8 Page 58

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- l’immaturità umana, la fragilità psicologica, la superficia­
lità nelle relazioni, l’insufficiente comunicazione e dialogo;
- l’insufficienza numerica e qualitativa, la poca collabora­
zione tra i confratelli, lo scarso collegamento tra i diversi
ruoli nella comunità e nella missione, una inadeguata distri­
buzione di compiti, la mancanza di equilibrio tra lavoro,
studio, preghiera;
- l’incapacità di accompagnarsi tra fratelli nella crescita, di
aiutarsi nelle difficoltà, di sostenersi anche con la corre­
zione fraterna;
- la crisi del “colloquio fraterno” con il direttore;
- l’insufficiente attenzione ai confratelli giovani e in forma­
zione iniziale;
- la discontinuità tra la formazione iniziale e quella perma­
nente;
- la molteplicità di impegni del direttore o la mancata gerar-
chizzazione di essi, che limitano la disponibilità di energie
e di tempo a servizio dei confratelli; talora, l’assenza, anche
frequente, del direttore dalla comunità;
- la tendenza da parte del direttore a fare più che a far fare;
- in alcuni casi, la sua inadeguata preparazione.
C. SFIDE E ORIENTAMENTI OPERATIVI
1. LA COMUNITÀ: LUOGO DI FORMAZIONE E ANIMAZIONE
SFIDE
L’analisi della situazione evidenzia la presenza di molteplici
sfide, tra le quali sembrano prioritarie le seguenti:
Quali atteggiamenti favorire per un effettivo cambiamento
di mentalità e l ’apertura al rinnovamento?
A quali condizioni è possibile assicurare e migliorare l ’im­
pegno di tutti i confratelli alla formazione continua?

6.9 Page 59

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Quali esperienze salesiane privilegiare e promuovere per
arricchire la formazione in comunità?
• Come valorizzare il vissuto quotidiano nella sua dimen­
sione formativa ?
ORIENTAMENTI OPERATIVI
Si indicano particolarmente i seguenti, come risposta alle
sfide evidenziate e in prospettiva di futuro:
56 Migliorare l’impegno di tutta la comunità nella formazione:
• abilitando i confratelli in formazione iniziale ad acquisire le
convinzioni e gli atteggiamenti necessari per la formazione
permanente;
• coinvolgendo tutti i confratelli in quei processi che promuo­
vono il confronto, il dialogo, la ricerca: programmazione
comunitaria, verifica sistematica della vita e dell’azione
della comunità;
• incoraggiando e accompagnando ogni confratello nell’im­
pegno per la propria formazione mediante il progetto perso­
nale di vita.
57 Privilegiare alcuni ambiti di formazione:
• la maturazione umana, specialmente quella affettiva;
• l’identità vocazionale cristiana e salesiana37;
• la comprensione e l’apprezzamento del Sistema Preventivo
come via di santità salesiana;
• l’abilitazione a lavorare in équipe, anche con i laici, ed a
formulare progetti e individuare processi;
• la conoscenza del contesto culturale e della realtà giovanile,
per la inculturazione dei valori evangelici e del carisma sa­
lesiano.
37 Cf. FSDB, 26-37
59

6.10 Page 60

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Valorizzare il vissuto quotidiano:
animando la comunità ad una spiritualità di comunione38,
prerequisito di ogni collaborazione e condivisione;
• coinvolgendo tutte le risorse della comunità in vista della
missione comune;
• favorendo la crescita dell’identità religiosa attraverso i mo­
menti comunitari, e in particolare gli incontri di program­
mazione e di verifica, le assemblee comunitarie, la giornata
della comunità;
• aiutando i confratelli a trovare tempi e ritmi giusti per supe­
rare l’attivismo e la superficialità e programmando con cura
momenti per lo studio, la lettura personale, la riflessione co­
munitaria, la condivisione, la preghiera, la ricreazione e il
riposo.
Per realizzare queste linee si propone:
A livello mondiale
Il Consigliere generale per la formazione con la sua équipe:
• continua a presentare opportunamente e a valorizzare la
nuova Ratio;
coordina e rafforza i centri di formazione permanente na­
zionali ed intemazionali;
• promuove la valorizzazione dei luoghi salesiani per mo­
menti di formazione, anche per i diversi contesti culturali e
linguistici.
38 Questa spiritualità di comunione «significa innanzitutto sguardo del cuore
portato sul mistero della Trinità che abita in noi... Significa inoltre capacità
di sentire il fratello di fede nell’unità profonda del Corpo mistico, dunque,
come “uno che mi appartiene”, per saper condividere le sue gioie e le sue
sofferenze, per intuire i suoi desideri e prendersi cura dei suoi bisogni, per
offrirgli una vera e profonda amicizia. Spiritualità della comunione è pure
capacità di vedere innanzitutto ciò che di positivo c’è nell’altro, per acco­
glierlo e valorizzarlo come dono di Dio... Spiritualità della comunione è in­
fine sapere “far spazio” al fratello, portando “i pesi gli uni degli altri” (Gal
6,2) e respingendo le tentazioni egoistiche che continuamente ci insidiano e
generano competizione, carrierismo, diffidenza, gelosie» (NMI43).

7 Pages 61-70

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7.1 Page 61

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60 A livello ispettorìale
• La Commissione ispettorìale per la formazione elabora il
programma annuale per la formazione permanente, con at­
tenzione speciale all’area affettiva e alla capacità di rapporti
interpersonali.
• Il delegato per la formazione coordina programmi specifici
per rispondere ai bisogni di vari gruppi di confratelli, non
trascurando gli ammalati e gli anziani, per aiutarli a vivere
con serenità e spirito di fede la loro situazione.
• L’Ispettore con il suo Consiglio cura l’elaborazione del pro­
getto ispettorìale per la qualificazione del personale, d’in­
tesa con la commissione della formazione ed in dialogo con
i confratelli. Si preoccupa di dare il peso dovuto agli studi
filosofici, pedagogici, teologici, salesiani, professionali e
accademici.
• Si predispone e si favorisce da parte di ogni Ispettoria l’effet­
tiva possibilità di accedere alle fonti della nostra spiritualità.
• Dove si giudica conveniente, le case di formazione iniziale
siano aperte anche al servizio e sostegno della formazione
permanente di altri confratelli, dei membri della Famiglia
Salesiana e dei collaboratori laici.
• I confratelli tirocinanti, i coadiutori che hanno appena com­
piuto la formazione iniziale e i sacerdoti nei primi anni del
loro ministero pastorale vengano mandati nelle comunità
che hanno una sufficiente consistenza, sia qualitativa che
quantitativa, e che siano in grado di accompagnarli nella
loro crescita.
• Ai confratelli siano offerti congrui periodi di ricarica ed espe­
rienze spirituali atte a sostenerli nelle varie fasi della vita.
• Sin dall’inizio della formazione i confratelli siano introdotti
a diverse forme di apprendimento cooperativo (cooperative
leaming).
61 A livello comunitario
Fondamentale sorgente di formazione spirituale rimangono:
la celebrazione quotidiana dell’Eucaristia, il sacramento
61

7.2 Page 62

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della Riconciliazione, la Liturgia delle ore, la meditazione,
la devozione a Maria Ausiliatrice e ai santi della Famiglia
Salesiana, e altre forme di preghiera.
• La lectio divina, personale e comunitaria, sia favorita come
strumento di crescita della vita della comunità e “scuola di
preghiera” per i confratelli, i laici e i giovani, specialmente
nei tempi forti dell’anno liturgico.
• Siano valorizzati la giornata della comunità e i vari raduni
comunitari. Queste occasioni siano adeguatamente prepa­
rate e programmate, in modo che diventino una opportunità
efficace di crescita spirituale e di condivisione delle proprie
esperienze personali.
• Il progetto comunitario nasce dall’apporto di tutti i confra­
telli, in modo che sia veramente condiviso e puntualmente
verificato.
• Anche agli effetti della formazione, le singole comunità
pongano in atto tutte quelle misure ritenute utili alla salva-
guardia, al riordino e all’arricchimento delle loro biblio­
teche e degli archivi documentari.
A livello personale
Il confratello dia la priorità ai tempi di preghiera, di rifles­
sione personale e di ritiro, alla giornata settimanale della
comunità e ai raduni per la programmazione e la verifica.
• Valorizzi la direzione spirituale, sia personale che comuni­
taria.
• Sviluppi, anche con l’aiuto delle scienze umane, le capacità
e gli atteggiamenti di autoconoscenza e autostima.
• Il progetto personale di vita39 può diventare argomento del
colloquio col direttore.
39 FSDB, 277

7.3 Page 63

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2. IL DIRETTORE: ANIMATORE DELLA COMUNITÀ
SFIDE
63 Nella situazione attuale varie sono le sfide per l’adeguato
esercizio del ministero del direttore, tra le quali queste sem­
brano le più rilevanti:
Come aiutare il direttore perché in comunità possa essere
non solo uomo di governo e ultimo responsabile delle atti­
vità, ma soprattutto padre, guida, fratello e amico?
• Come verificare che esistano le condizioni perché un diret­
tore possa svolgere convenientemente il suo ministero?
• Come preparare adeguatamente un confratello ad assumere
il ruolo del direttore?
Come aiutare i confratelli a riconoscere con fede il ruolo
del direttore e sostenerlo nel suo servizio?
ORIENTAMENTI OPERATIVI
64 • Il direttore, sul modello di Don Bosco, sia «una figura pa­
tema, allo stesso tempo affettuosa e autorevole... Profonda­
mente segnato dal carattere sacerdotale, lo traduce quotidia­
namente nel ministero della parola, della santificazione e
dell ’animazione »40.
• Il primo compito del direttore è di animare la comunità
nella carità ( “studia di farti amare”), facendo attenzione ai
confratelli, particolarmente i più fragili e quelli in forma­
zione iniziale. L’esercizio del suo ministero, nella situa­
zione odierna, richiede che egli tenga conto della scala ge­
rarchica dei suoi compiti: servitore dell’unità e dell’identità
salesiana, maestro e guida pastorale, orientatore degli im­
pegni di educazione, gestore dell’opera41.
40 Cf. J. Vecchi, Spiritualità salesiana, ed. SDB IVE-IYO, pag. 129-131
41 Cf.CG21,52
63

7.4 Page 64

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• Il direttore «vive in una visione di fede, che si traduce nella
certezza di aver ricevuto dal Signore quello che può giovare
alla comunità. Di conseguenza vive nell’offerta gioiosa
delle proprie possibilità e nella tranquillità di fronte ai suoi
limiti di temperamento o di capacità»42. Egli gode la fiducia
dei confratelli della casa e dell’Ispettoria e viene accettato
non solo per quello che fa, ma soprattutto per quello che è
e che rappresenta.
• Dinanzi alla molteplicità e alla delicatezza dei compiti del
direttore, è di fondamentale importanza garantirgli una
buona preparazione previa e continua, con contenuti e me­
todologie utili al suo servizio.
65 Si propone:
A livello ispettorìale
• L’Ispettore assicura riunioni regolari dei direttori per la for­
mazione, lo scambio di informazioni e l’intesa sulle attività
e l’animazione ispettoriali43.
• A livello interispettoriale o regionale vengono organizzati
corsi di preparazione e di aggiornamento per i direttori.
A livello locale
• La comunità, con il coordinamento del direttore, all’inizio
dell’anno elabora il progetto comunitario annuale, dove di­
rettore e confratelli esprimono le proprie aspettative, condi­
vidono obiettivi e criteri di azione e programmano i mo­
menti comuni44.
• Il direttore, oltre ad avere l’appoggio dell’ispettore, sia
coadiuvato e sostenuto da una valida figura di vicario e
dalla cooperazione costante del suo Consiglio.
42 Cf. J. Vecchi, Spiritualità salesiana, ed. SDB IVE-IVO, pag. 25
« Cf. Reg. 145
44 Cf. Cost. 181
64

7.5 Page 65

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• Il direttore, sensibile alle necessità dei confratelli e in dia­
logo con loro, s’impegna a favorire e promuovere il modo
più consono di fare il “colloquio”, pronto a fare il primo
passo.
• Il direttore, con l’aiuto dell’ispettore, cerca di assicurarsi
una adeguata preparazione, anche con l’utilizzo delle
scienze umane.
65

7.6 Page 66

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7.7 Page 67

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V. CONDIZIONI ORGANIZZATIVE
E STRUTTURALI PER VIVERE
E LAVORARE INSIEME
«Gli apostoli facevano m olti prodigi e m iracoli in
mezzo alla gente. I credenti, di solito, si riunivano sotto
il portico di Salomone. [...] La comunità cresceva
sempre di più, perché aumentava il numero di uomini
e di donne che credevano nel Signore» (At 5,12.14).
A. CHIAMATA DI DIO
66 II Signore ci chiama a “vivere e lavorare insieme” nelle diverse
situazioni sociali, culturali e religiose nelle quali vivono i gio­
vani e ad essere in esse, come comunità salesiana, segni profe­
tici del suo amore e testimoni dei valori del Regno dei Cieli.
Siamo coscienti che Dio ci chiede di assumere ed attuare la
nostra missione in primo luogo come comunità ispettoriale e
locale45.
67 In Congregazione si sono sviluppate diverse modalità di vita
comunitaria salesiana. Esse mentre ci impegnano a ripensare e
rinnovare le modalità operative e organizzative della comunità
religiosa salesiana, ci invitano a verificare continuamente le
condizioni fondamentali che rendono possibile una vita comu­
nitaria significativa nell’adempimento della nostra missione.
B. SITUAZIONE
68 Le comunità salesiane sperimentano situazioni diversificate
ed in parte nuove riguardo al “vivere e lavorare insieme”. Le
nuove situazioni di vita comunitaria salesiana oggi si presen­
tano con le seguenti tipologie:
45 Cf. Cost. 44 e 49
67

7.8 Page 68

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- Comunità con un numero ridotto di confratelli ed impe­
gnate ad animare una pluralità di opere e presenze, sia in
terra di missione, sia in realtà con carenza di personale;
- Comunità inserite in opere complesse, con sproporzione fra
lavoro e risorse e conseguente frammentazione dei ritmi
comunitari.
- Comunità inserite pienamente nel tessuto sociale, fino alla
condivisione dello stile di vita del popolo; che lavorano in
stretta collaborazione con la Chiesa locale; che collaborano
con membri di altre religioni.
- Comunità con presenze di laici e di giovani all’intemo della
vita comunitaria.
In molte comunità sono presenti esperienze positive da cui
traspare una vita fraterna di sapore tipicamente evangelico, la
condivisione comunitaria ed il senso di responsabilità e di
partecipazione alla missione.
Ci sono alcuni aspetti che influenzano negativamente la signi­
ficatività del nostro “vivere e lavorare insieme”. Permane in
alcuni casi un modello operativo di comunità che richiede un
serio ripensamento del rapporto Comunità-Missione:
- elementi strutturali che influenzano i rapporti comunitari,
quali la prevalenza delle relazioni funzionali su quelle fra­
terne; la poca valorizzazione del progetto comune e dei mo­
menti destinati all’incontro fraterno; la mancanza di orga­
nizzazione del lavoro e la sua settorializzazione;
- orari, abitudini, schemi che rendono la comunità assuefatta
a modalità d’azione pastorale, a risposte tradizionali che
sono molto distanti dalla realtà e dalla cultura dei giovani
d’oggi;
- presenze che non sollecitano alcun interrogativo, che non
attivano comunione e collaborazione con quanti condivi­
dono lo spirito e la stessa missione salesiana.
Le suddette condizioni costituiscono concreti e reali rischi per
alcuni confratelli, favorendo stanchezza fisica e spirituale, si-

7.9 Page 69

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tuazioni di disagio psicologico e relazionale, indipendenza
nelle iniziative, frammentazione nell’esercizio della missione,
difficoltà generazionali, accumulo di ruoli e di funzioni.
70 II processo verso una comunità di salesiani religiosi con il
compito di animazione all’interno di una realtà più ampia - la
Comunità Educativo Pastorale - è irreversibile46.
Sempre di più al nucleo animatore della CEP partecipano
anche altri soggetti (giovani, laici, membri della Famiglia Sa­
lesiana, rappresentanti della Chiesa locale e del territorio) che
condividono la nostra spiritualità e missione impegnandosi
nell’animazione. In esso la comunità salesiana svolge il ruolo
di riferimento carismatico a cui tutti s’ispirano.
C. SFIDE
71 In risposta alla chiamata di Dio ed alla situazione sopra illu­
strate, quattro sono le sfide che esigono una modalità nuova
di organizzare il nostro lavoro apostolico e la stessa vita della
comunità salesiana:
Come superare la tendenza all’individualismo, al settoria­
lismo ed alla scarsa capacità di condivisione, che compromet­
tono il nostro vivere e lavorare insieme?
• Come garantire una consistenza qualitativa e quantitativa della
comunità salesiana, quale condizione previa per la vita frater­
na, la testimonianza evangelica e la presenza tra i giovani?
• Come ripensare il rapporto tra le opere e la comunità sale­
siana, al fine di assicurare a questa il ruolo di garanzia del
carisma, di animazione e di coinvolgimento di quanti condivi­
dono lo spirito e la missione di Don Bosco?
• Come razionalizzare l ’insieme delle presenze salesiane in un
determinato territorio al fine di assicurare le condizioni suf­
ficienti per una vita comunitaria e fraterna e l ’animazione
della CEP?
46 Cf. Relazione del Vicario del Rettor Maggiore al CG25, n. 321
69

7.10 Page 70

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D. ORIENTAMENTI OPERATIVI
1. Operare secondo un progetto comunitario
72 Ogni comunità condivide ed elabora il proprio progetto
comunitario ed annualmente lo verifica.
In tal modo, si dà consistenza alla capacità di “vivere e lavo­
rare insieme”, superando la progressiva dispersione del lavoro
individuale ed il rischio della frammentazione. Si tratta di
condurre i confratelli a convincersi della necessità di operare
secondo lo stesso progetto, che non significa necessariamente
eseguire insieme le stesse cose.
73 La comunità si abilita ad operare secondo una mentalità pro­
gettuale:
• Sviluppando tra i confratelli una visione condivisa del pro­
getto comunitario ed aiutando ciascuno a scoprire e valo­
rizzare doni e qualità. La comunità accetta ogni confratello
con la sua ricchezza ed i suoi limiti e determina ruoli di
corresponsabilità per ciascuno47.
• Vivendo il progetto come un processo comunitario, che
parte dal vissuto dei confratelli. L’obiettivo non è solo la
stesura finale del progetto, ma soprattutto mettere in atto un
confronto continuo su visioni, valori, aspettative che porti i
confratelli ad un fattivo vivere e lavorare insieme.
• Promovendo momenti di dialogo (assemblea dei confratelli,
Consiglio locale), di discernimento della1volontà di Dio
(momenti di preghiera, ascolto della Parola di Dio attra­
verso la lectio divina, di confronto con il Magistero della
Chiesa e della Congregazione), in sintonia con il Progetto
Organico Ispettoriale ogni comunità condivide, elabora e
verifica ogni anno il cammino del proprio progetto.
• Interrogandosi in particolare sui seguenti aspetti: Chi vo­
gliamo essere oggi come comunità locale? Come possiamo,
47 Cf. Cost. 52
70

8 Pages 71-80

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8.1 Page 71

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in quanto comunità locale, essere presenti in maniera sale­
siana e religiosa, animare la CEP e dare una testimonianza
evangelica? Quali conseguenze concrete ne scaturiscono
per la comunità? Quali scelte dobbiamo fare ora? Di quale
formazione personale e comunitaria abbiamo bisogno?
74 L ’elaborazione del progetto comunitario impegna la comu­
nità nelle sue diverse componenti:
Coinvolgendo ogni confratello, al di là del ruolo che ricopre
e facendo appello alla sua corresponsabilità. Il dialogo fra­
terno facilita la partecipazione di tutti, armonizzando il pro­
getto personale di vita e quello comunitario.
• Individuando, attraverso la programmazione annuale, obiet­
tivi, mete ed interventi che la comunità stessa si impegna a
conseguire e verificare.
• Organizzando in modo adeguato e coerente il ritmo della
vita comunitaria, le attività e gli orari della vita religiosa e
del servizio educativo pastorale, salvaguardandone lo stile
salesiano.
• Garantendo al direttore, cui spetta animare questo processo
con l ’aiuto del suo Consiglio, il necessario supporto da
parte dell’ispettore e degli organismi di animazione ispetto-
riale, con attenzione ai contributi delle scienze umane.
• Invitando l’ispettore con il suo Consiglio alla verifica del
cammino di realizzazione dei progetti delle singole comu­
nità e della loro consonanza con quello ispettoriale.
75 2. Garantire la consistenza qualitativa e quantitativa
della comunità salesiana
La consistenza qualitativa e quantitativa della comunità
salesiana è condizione fondamentale affinché ogni comunità
renda possibile l’esperienza di vita fraterna, di testimonianza
evangelica, dì presenza animatrice tra i giovani, di formazione
permanente, e realizzi in modo significativo il suo compito
71

8.2 Page 72

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animatore nella CEP, secondo il modello operativo descritto
dal CG2448.
Ciò si realizza:
Curando l’equilibrio delle nuove frontiere della missione
salesiana e il consolidamento o il ridimensionamento delle
attuali, a livello mondiale ed ispettoriale.
• Promovendo nella comunità ispettoriale e locale la co­
scienza di una missione comune, garantendone la qualità
spirituale ed educativo-pastorale attraverso la formazione
permanente ed il funzionamento degli organismi della co­
munità (Consiglio della casa, Assemblea dei confratelli, in­
contri fraterni regolari).
Per raggiungere questo obiettivo:
• L’Ispettore ed il suo Consiglio valutano la consistenza qua­
litativa e quantitativa delle Comunità esistenti:
- alla luce del criterio dato dai Regolamenti Generali, arti­
coli 20 e 150;
- verificando le concrete opportunità di sviluppo che con­
sentano di giungere, in tempi ragionevoli, ad una vita co­
munitaria significativa;
- definendo, in dialogo con le comunità che vivono situa­
zioni particolari riguardo alla consistenza quantitativa, le
modalità relative all’esercizio dell’autorità e degli orga­
nismi della vita comunitaria.
• L’Ispettore ed il suo Consiglio, nell’iniziare nuove presenze
e nel formare nuove comunità, garantiscono l’adeguata con­
sistenza qualitativa e quantitativa, al fine di realizzare:
- una vita fraterna di qualità, secondo lo stile dello spirito
di famiglia;
- la programmazione e verifica comunitaria della missione
affidata alla comunità;
« Cf. CG24, 159. 173. 174

8.3 Page 73

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- l’animazione delle opere e presenze e delle rispettive
CEP.
• Il Rettor Maggiore ed il suo Consiglio, durante il sessennio,
promuovono un processo di valutazione nelle Ispettorie e
Regioni che, a causa delle nuove situazioni, devono reimpo­
stare la presenza salesiana.
3. Ridefinire il rapporto tra Comunità ed Opera
78 II rapporto tra Comunità ed Opera deve permettere alla
Comunità salesiana di vivere e lavorare insieme ed essere
punto di riferimento carismatico nel nucleo animatore della
CEP. Il che suppone che il progetto comunitario sia in linea
con il Progetto Organico Ispettoriale e con quello di ogni CEP.
79 La Comunità salesiana realizza il suo compito di animazione
della CEP maturando nella convinzione:
* Che tutti i salesiani religiosi, secondo le loro possibilità,
sono membri del nucleo animatore, nella consapevolezza
che esso non si riduce alla comunità SDB. In linea interpre­
tativa con l’art. 5 dei Regolamenti Generali e nello spirito
del CG24 e degli orientamenti successivi49, va maggior­
mente incentivata la coscienza che la responsabilità dell’a-
nimazione della CEP è da condividere con i laici, superando
49 «Che cosa intendiamo per “nucleo animatore”? È un gruppo di persone che
si identifica con la missione, il sistema educativo e la spiritualità salesiana e
assume solidalmente il compito di convocare, motivare, coinvolgere tutti co­
loro che si interessano di un’opera, per formare con essi la comunità educa­
tiva e realizzare un progetto di evangelizzazione ed educazione dei giovani.
Il punto di riferimento per questo gruppo è la comunità salesiana. Ciò vuol
dire che i Salesiani, tutti e sempre, sono parte del nucleo animatore. Cia­
scuno, anziano o giovane, direttamente impegnato in funzioni operative o in
riposo, dà il contributo che la sua preparazione o situazione consentono. [...]
Vuol dire persino, che il nucleo locale può essere formato principalmente da
laici, avendo sempre alle spalle un supporto sufficiente, sul posto o nell’I-
spettoria, da parte dei Salesiani» (Don J. E. V e c c h i, in ACG 363, pag. 8-9).
73

8.4 Page 74

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resistenze ed entrando nella prospettiva della corresponsabi­
lità carismatica e pastorale.
• Che tutta la comunità, anche quando è rappresentata da un
solo confratello, si sente partecipe del nucleo animatore del­
l’opera.
• Che il vivere e lavorare insieme della comunità trova una
prospettiva più ampia, a livello di rapporti e di corresponsa­
bilità, nel contesto della CEP.
• Che il rapporto tra le strutture di governo della comunità
religiosa e le strutture di governo dell’opera deve essere ar­
monizzato, evitando sovrapposizioni.
80 La Comunità salesiana vive la sua vocazione ad essere punto
di riferimento per l ’identità carismatica del nucleo animatore
della CEP assumendo il modello operativo descritto dal
CG24. A tal fine la Comunità salesiana cresce:
• formando i giovani ed i laici al carisma salesiano;
• condividendo con i laici la propria missione;
• vivendo lo spirito di famiglia;
• promovendo una vera corresponsabilità nell’animazione e
nel governo;
• garantendo fedeltà all’intenzionalità pastorale di tutti gli
aspetti della vita comunitaria;
• divenendo promotrice di pace e di giustizia e capace di ri­
sposte concrete ai bisogni dei poveri.
81 La Comunità salesiana favorisce il suo rapporto con la CEP:
• vivendo con fiducia e gioia il dialogo con i giovani nel ter­
ritorio;
• facilitando la partecipazione dei salesiani, dei giovani e dei
laici nel lavoro di rete, attraverso il coinvolgimento delle
strutture locali ed ispettoriali;
• operando il discernimento dei segni dei tempi;
• promovendo l’acquisizione di competenze professionali
nella pastorale giovanile, nelle dimensioni dell’evangelizza-
74

8.5 Page 75

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zione, dell’educazione, del sociale e della pastorale voca­
zionale;
• organizzando una pastorale che coordini fra loro la CEP
ed il suo Consiglio con la comunità locale ed il suo Con­
siglio50.
4. Elaborare e verificare il Progetto Organico Ispettoriale
82 La Comunità ispettoriale, attraverso i suoi organismi,
studi, elabori o verifichi, nei prossimi tre anni, il Progetto
Organico Ispettoriale.
Il Progetto Organico Ispettoriale presenta le opzioni fonda-
mentali che guidano lo sviluppo deH’Ispettoria, assicurandone
la continuità e la coerenza delle decisioni. Comprende i campi
d’azione prioritari per i prossimi anni, i criteri operativi che
devono guidare i diversi piani e progetti, le presenze cui pre­
stare attenzione, le linee generali per la preparazione delle
persone e lo sviluppo economico e strutturale, rispondendo
alle urgenze odierne ed alle previsioni future emerse dall’ana­
lisi del territorio51.
83 II Progetto Organico Ispettoriale dovrà perseguire i seguenti
obiettivi:
il rafforzamento, in ogni confratello ed in ogni comunità,
del senso della missione comune e della corresponsabilità
in essa;
• il ridimensionamento o la ristrutturazione dei fronti d’im­
pegno e di sviluppo deH’Ispettoria;
• il superamento di situazioni comunitarie di frammenta­
zione, di dispersione ed inconsistenza numerica;
50 Cf. CG24, 161
51 Cf. La pastorale giovanile salesiana. Quadro di riferimentofondamentale,
pag. 132
75

8.6 Page 76

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• la reale priorità delle presenze più significative e profetiche
e una più autentica espressione della missione salesiana nel
territorio.
Nell’elaborazione e revisione del Progetto Organico Ispetto-
riale, l ’ispettore e il suo Consiglio, coadiuvato da un’équipe
operativa, valutano la significatività della missione delle sin­
gole opere/presenze sulla base dei seguenti criteri:
• la consistenza qualitativa e quantitativa della comunità sa­
lesiana;
• la possibilità di una vita religiosa fraterna secondo lo stile
salesiano, leggibile e significativa per i giovani e per i laici
collaboratori;
• la presenza tra i giovani, specialmente i più poveri e biso­
gnosi, vivendo intensamente il Sistema Preventivo;
• la capacità di offrire risposte di qualità educativa ed evange­
lizzatrice alle sfide che provengono dal mondo giovanile e
dal contesto sociale;
• la capacità di aggregare altre forze (laici, giovani, Famiglia
Salesiana, altre ispettorie ed organizzazioni) e di suscitare
vocazioni ecclesiali, con attenzione particolare per la Fami­
glia Salesiana;
• la promozione di presenze agili e leggere, che permettano
un dinamico adeguamento al cambiamento delle realtà;
• la capacità di collaborare e di incidere in modo efficace e
profetico nella trasformazione evangelica del territorio.

8.7 Page 77

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CONCLUSIONE
85 Al termine dei lavori capitolari, ci ritroviamo con la ricchezza
non tanto di un testo scritto, quanto di un’esperienza vissuta:
quella di una comunità fraterna che ha saputo accogliere e va­
lorizzare le diversità, ravvivare e approfondire le ragioni ideali
del vivere e dell’operare, dilatare l’ascolto del mondo soprat­
tutto giovanile, assumere le gioie e le preoccupazioni di tanti
confratelli, insieme lavorare, insieme pregare, insieme spezzare
il pane. È il dono pasquale della comunità che vogliamo condi­
videre con tutti, rinnovando la nostra fede:
Crediamo che la nostra comunità
nasce dalla gratuita iniziativa del Padre,
affonda le sue radici nella Pasqua del Signore,
è un dono sempre nuovo dello Spirito Santo.
Crediamo di essere chiamati a vivere in comunità
al seguito di Gesù obbediente povero e casto
secondo il carisma di Don Bosco,
al servizio dei giovani, specialmente i più poveri,
per camminare insieme verso la piena maturità di Cristo.
Crediamo che la comunità salesiana,
guidata e sostenuta dalla materna presenza di Maria Ausiliatrice,
si costruisce attorno alla Parola, al Pane e al Perdono,
e che, attraverso l’esercizio della carità e della correzione fraterna,
diventa luogo di misericordia e di riconciliazione.
Crediamo che la pratica del Sistema Preventivo,
quale ispirazione e metodo per vivere e lavorare insieme,
rafforza le nostre relazioni con Dio,
matura i nostri rapporti fraterni
e unisce in un’unica esperienza salesiani, giovani e laici
in un clima di famiglia, di fiducia e di dialogo.
77

8.8 Page 78

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Crediamo che la missione salesiana è affidata alla comunità,
per cui tutti ne siamo partecipi e corresponsabili,
con la ricchezza dei doni personali,
nella complementarità delle vocazioni laicale e presbiterale,
nella valorizzazione di competenze, ruoli e servizi.
Crediamo che ogni nostra comunità,
vivendo lo spirito di famiglia,
facendosi attenta alle necessità del territorio,
in unione con tutta la Famiglia Salesiana,
diventa per i giovani e per i fratelli
esempio di vita piena di umanità e di grazia,
segno luminoso di amore,
scuola di spiritualità,
proposta vocazionale
e profezia di comunione.
Ora, come i discepoli di Emmaus, ritorniamo ai nostri luoghi di
vita e di azione, sapendo di incontrare comunità di fratelli con i
quali condividere questa fede. Confortati dal dono dello Spi­
rito, risponderemo insieme all’invito del “Due in altuml” per
una missione ancor più coraggiosa, certi che il primo e fonda-
mentale appello è quello della santità: «Cari salesiani, siate
santi! È la santità il vostro compito essenziale, come lo è del
resto, per tutti i cristiani!»52, e convinti che l’impegno più ur­
gente è di vivere e comunicare una spiritualità di comunione:
«fare della Chiesa la casa e la scuola di comunione: ecco la
grande sfida che ci sta davanti se vogliamo essere fedeli al di­
segno di Dio e rispondere anche alle attese del mondo»53.
Santità e comunione: ecco i doni che vogliamo condividere con
i giovani.
52 G io v a n n i P a o l o II, Discorso ai partecipanti al Capitolo Generale, in
“L’Osservatore Romano” 13-04-2002, pag. 5
53 NMI43

8.9 Page 79

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PARTE SECONDA
LA VERIFICA DELLE STRUTTURE
DI ANIMAZIONE
E DI GOVERNO CENTRALE

8.10 Page 80

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9 Pages 81-90

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9.1 Page 81

▲back to top
INTRODUZIONE
87 II Capitolo Generale 25° ha sviluppato la verifica delle strut­
ture di governo e del loro funzionamento, chiesta nella lettera
di convocazione del Capitolo stesso da parte del Rettor Mag­
giore, a partire da una rilettura attenta dei contenuti degli
articoli 122 e 123 delle Costituzioni riguardanti i principi e
criteri generali del servizio dell’autorità nella nostra Società.
Nella sua riflessione, inoltre, ha fatto proprio quanto il Consi­
glio generale ha ricordato, sulla base degli studi e dell’espe­
rienza del passato sessennio, circa il valore del principio ge­
nerale di «unità attorno al Superiore, considerato sempre
come il centro di unità e l’animatore della comunione nella
comunità a tutti i livelli»1 e di alcuni articoli costituzionali2
specifici, riguardanti:
- la natura del Consiglio generale che assiste il Rettor Mag­
giore e collabora con lui nella funzione di governo e d’ani­
mazione della Congregazione (Cost. 130);
- l’articolazione del Consiglio in Consiglieri di settore e Con­
siglieri regionali, considerata sostanzialmente positiva per
l’animazione e il governo della Congregazione (Cost. 133);
- la residenza dei Consiglieri regionali nella sede del Consi­
glio, valutata necessaria per garantire l’unità di orientamento
e di azione nell’animazione delle Ispettorie (Cost. 131);
- la sussidiarietà e il decentramento, che riconoscono una con­
veniente autonomia e un’equa distribuzione di poteri tra i di­
versi organi di governo (Cost. 124).
1 Cf. ACG 372, pag. 52-53
2 Cf. ACG 372, pag. 56-57
81

9.2 Page 82

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1. Rapporto e collegamento tra il Rettor Maggiore con
il suo Consiglio e le Ispettorie e Regioni, e modalità
d’animazione e di governo
Attese
88 Le Ispettorie apprezzano, in generale, l’unità della Congrega­
zione come frutto della comunione e della fedeltà carismatica.
Esse desiderano che il Consiglio generale faccia crescere ulte­
riormente questa unità, tenendo nella dovuta considerazione
le diversità culturali presenti in Congregazione, e accompagni
il processo di inculturazione, specie nelle situazioni proble­
matiche, assicurando così la fedeltà carismatica.
89 Le strutture di animazione e di governo assicurano già la co­
munione ai vari livelli. Le Ispettorie si attendono un migliora­
mento, considerato che la complessità culturale (mentalità, or­
ganizzazione sociale, sistemi politici ed economici, lingue,
costumi, ecc.) è in continua crescita e che si constatano sia
uno sviluppo ulteriore in talune zone della Congregazione nel
mondo, sia cambiamenti di situazione (diminuzione di confra­
telli, unificazione di Ispettorie, ecc.) in altre zone.
90 La programmazione del sessennio del Rettor Maggiore con il
suo Consiglio ha suscitato interesse e apprezzamento in Con­
gregazione ed ha aiutato le singole Ispettorie a intraprendere
il cammino della progettazione. Numerose Ispettorie si atten­
dono un ulteriore impegno dal Governo centrale che, nel ti­
pico stile di famiglia, favorisca, stimoli e accompagni la cre­
scita della “mentalità progettuale” nella Congregazione, nelle
Regioni e nelle singole Ispettorie, tenendo conto delle diver­
sità culturali.
91 Molte Ispettorie danno una valutazione sostanzialmente posi­
tiva sul servizio di animazione e di governo del Rettor Mag­
giore e del suo Consiglio (Visite d’insieme, Visite straordi­
narie, Scuole di formazione, Incontri in Regione, ecc.). La
presenza del Rettor Maggiore nelle Ispettorie è particolar­
82

9.3 Page 83

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mente apprezzata come espressione di comunione attorno al
Successore di Don Bosco. Le Ispettorie manifestano il desi­
derio di un maggiore contatto e vicinanza con i Consiglieri
generali, per garantire una conoscenza delle diverse situazioni
locali e per facilitare un efficace coordinamento sia ispetto-
riale che regionale. Si apprezza il fatto che lo stesso Consi­
glio, a metà sessennio, ha fatto una verifica globale in vista di
una equa distribuzione nelle Ispettorie della presenza anima­
trice del Rettor Maggiore e dei suoi Consiglieri.
92 Le Lettere-circolari del Rettor Maggiore risultano essere un
buon servizio di unità e di collegamento della Congregazione,
da valorizzare più proficuamente nelle Ispettorie.
Problematiche
93 La grande quantità di orientamenti, proposte e iniziative of­
ferti dai vari organismi di animazione della Congregazione
(es. documenti dei Capitoli Generali, Lettere del Rettor Mag­
giore, documenti dei vari Settori, documenti delle Visite d’in­
sieme, relazione finale delle Visite straordinarie) rende diffi­
coltoso mettere in atto processi di cambiamento e di matura­
zione comune, a causa di una qualche difficoltà nell’assimi­
lare i contenuti, delle differenti mentalità dei confratelli e
della debolezza di animazione che può essere presente in al­
cune Ispettorie o Regioni.
94 La pluralità e la complessità culturale, sociale e religiosa dei
diversi contesti nei quali si deve incarnare il carisma salesiano
esigono interventi diversificati, pluralistici e mirati. La reci­
proca comprensione tra Consiglio generale e Ispettorie e Re­
gioni può presentare difficoltà.
95 Si avverte una certa lentezza da parte degli organismi centrali
nel prendere le decisioni necessarie; sembra anche che non
vengano previste tappe e processi di realizzazione, associati
a forme di accompagnamento e di verifica. Tale situazione
rende talvolta inefficace l’animazione e debole il governo.
83

9.4 Page 84

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96 Nelle situazioni sempre più sfidanti dei giovani del mondo,
specialmente di quelli più poveri e bisognosi, sembra che alle
volte manchi da parte della Congregazione una risposta ade­
guata con interventi a loro favore al livello intemazionale e
governativo per dare ‘voce a chi non ha voce’.
97 Le problematiche segnalate indicano alcune sfide, che il go­
verno della Congregazione si trova a dover affrontare:
• vivere e promuovere l’unità nella crescente diversità delle
culture e situazioni in continua trasformazione richiede un
dialogo costante tra Centro e Ispettorie, perché da un parte
si conoscano e si tenga conto delle situazioni e dei problemi
locali e, dall’altra, ci si apra all’orizzonte dell’universalità
della Congregazione;
• governare e animare secondo processi di cambiamenti e
maturazione nelle Ispettorie, secondo la propria situazione e
le reali possibilità, richiede mentalità progettuale e visione
attenta dell’unità della missione salesiana;
• promuovere una presenza e un’azione aperta alla realtà so­
ciale, politica ed ecclesiale, particolare e globale, implica il
superamento della tendenza a un’azione troppo autorefe­
renziale.
Criteri e linee di azione
98 Per costruire comunione è necessaria una vera interazione
nella gestione dei problemi. Così, «per promuovere l’unione
fraterna fra le diverse Ispettorie e curare una sempre più effi­
ciente organizzazione perché sia attuata la missione salesiana
nel mondo» (Cost. 130), si suggerisce che il Rettor Maggiore
con il suo Consiglio cerchi sempre più e sempre meglio:
• di individuare e di approfondire i problemi comuni emergenti,
• di promuovere e guidare la riflessione delle Ispettorie e delle
Regioni,
• di proporre criteri di soluzione e orientamenti pratici ai ri­
spettivi organismi.
84

9.5 Page 85

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Alla luce di queste considerazioni il Rettor Maggiore e i
membri del Consiglio generale valutino le varie richieste dalle
Ispettorie, Conferenze ispettoriali e Regioni, per rendersi pre­
senti in modo più significativo ed efficace.
99 Si propone che il Rettor Maggiore con il suo Consiglio trovi
modi adeguati per verificare con efficacia, con le Ispettorie o
Regioni interessate: la programmazione del sessennio, le con­
clusioni delle Visite d’insieme, le indicazioni della Visita
straordinaria, in particolare circa l’impegno di inculturazione,
il grado di attuazione delle deliberazioni dell’ultimo Capitolo
Generale, la crescita della mentalità progettuale, l’accompa­
gnamento dei processi di cambiamento.
100 Per aiutare le Ispettorie a superare il rischio di una possibile
chiusura nella propria realtà e nelle proprie esigenze partico­
lari e ad aprirle ad una visione comune e solidale delle proble­
matiche e necessità della propria e delle altre Regioni (ad es.
per ciò che riguarda i centri di formazione e di studio, opere
di particolare rilevanza, sviluppo o ristrutturazione delle
Ispettorie, sostegno ai progetti di Regione, la missio ad
gentes), il Rettor Maggiore con il suo Consiglio promuova
una mentalità aperta e solidale, giungendo - in dialogo con le
Ispettorie - anche a interventi operativi, e favorendo la mobi­
lità e lo scambio di confratelli tra Ispettorie di diverse culture.
101 Le Lettere-circolari del Rettor Maggiore sono un buon ser­
vizio di collegamento e unità della Congregazione. Per poterle
valorizzare meglio nelle varie comunità, si suggerisce che
siano scritte in un linguaggio semplice e discorsivo e che si
alternino quelle ricche di contenuto su temi impegnativi con
altre familiari e informali sulla vita della Congregazione.
102 Per favorire il contatto personale e il confronto vivo sull’an­
damento deirispettoria, si propone che il Rettor Maggiore e i
Consiglieri di settore offrano ai singoli Ispettori che lo deside­
rano, a circa metà del loro mandato, l’opportunità di un in­
85

9.6 Page 86

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contro personale, in vista di una verifica della fedeltà al ca­
risma e della missione salesiana in Ispettoria, e di una condi­
visione della programmazione sessennale.
103 II futuro sviluppo della nostra missione esige la collabora­
zione di un gruppo di ricerca e sviluppo formato da esperti
(salesiani e laici) al servizio del Rettor Maggiore e del suo
Consiglio, per rispondere a domande specifiche. Questo
gruppo permetterebbe al Consiglio generale di offrire inter­
venti significativi ed efficaci, soprattutto a favore dei giovani
e dei poveri, a livello intemazionale e governativo.
104 II Rettor Maggiore con il suo Consiglio prosegua l’esperienza
di elaborazione della programmazione del sessennio, espe­
rienza da tutti valutata positivamente, facendo poi costante ri­
ferimento ad essa nei successivi documenti e proposte. Tutto
il Consiglio generale proceda secondo progetti, prevedendo
tappe e processi e verifiche, ritenute assai importanti, e solle­
citi perciò spesso una verifica delle varie proposte e iniziative,
anche durante il loro svolgimento e non solo alla conclusione.
105 Si chiede che le Regioni e le Ispettorie progettino o ripro­
gettino le loro iniziative, tenendo in seria considerazione la
programmazione fatta dal Rettor Maggiore per il sessennio, al
fine di assicurare un cammino unitario in Congregazione.
106 Si chiede al Rettor Maggiore e al suo Consiglio di seguire in
modo particolare quelle Ispettorie o Regioni che si trovano
maggiormente in difficoltà a camminare secondo la program­
mazione e i relativi progetti ispettoriali.
107 II Consiglio Generale, attraverso i diversi settori, tende a ri­
spondere alle esigenze inteme delle varie Ispettorie. Questo
compito, tuttavia, non deve attenuare la nostra vocazione
come Congregazione, che chiede di agire a difesa e promo­
zione di tutta la gioventù del mondo, specialmente di quella
più povera e bisognosa, anche a livello intemazionale, eccle­
siastico e civile.
86

9.7 Page 87

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2. I Consiglieri di Settore
Attese
108 Mentre il servizio di animazione dei Consiglieri di settore
nelle Ispettorie è stimato per le risorse che essi possono met­
tere a disposizione, per lo stimolo di animazione che possono
offrire e per l’incoraggiamento che danno alle Ispettorie nello
sviluppare un maggior senso di comunione intemazionale e di
intesa interispettoriale, c’è anche un desiderio forte, frequen­
temente espresso, che ci sia un continuo dialogo tra il Centro
e le Ispettorie.
109 In un mondo dove le complessità delle varie culture, lingue,
razze, religioni e sistemi sociali rendono difficili le comunica­
zioni, le Ispettorie si aspettano dai Consiglieri di settore che il
programma di animazione da essi proposto le aiuti ad affron­
tare i problemi locali e, allo stesso tempo, ad ampliare i propri
orizzonti. Si ha talora la sensazione, infatti, che alcune inizia­
tive proposte dai vari settori non rispondano ai reali bisogni
delle Ispettorie.
110 Mentre si riconosce che i Consiglieri di settore frequente­
mente offrono consulenza competente e servizio di anima­
zione alle Ispettorie, queste avvertono il bisogno di un coordi­
namento delle iniziative e la necessità di evitare sovrapposi­
zioni, proposte parallele od in concorrenza fra loro. Il Capi­
tolo Generale 25° apprezza gli sforzi crescenti di coordina­
mento fra i Consiglieri di settore nell’ultimo sessennio (ad es.
attraverso il Vademecum del Consiglio generale, la program­
mazione del sessennio e la sua revisione, le iniziative interdi-
casteriali) e incoraggia a procedere in questa stessa direzione.
Problematiche
111 Si evidenzia la mancanza di sufficiente comunicazione, di an­
data e ritorno, nella preparazione di programmi: ciò può dimi­
nuire l’efficacia della messa a punto dei processi ed indebolire
le Ispettorie nelle loro iniziative.
87

9.8 Page 88

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112 La mancanza di studi e progetti interdisciplinari tra i vari Settori
può ostacolare la piena comprensione della condizione giovanile,
che è oggi in rapido cambiamento e supera frequentemente deli­
mitazioni settoriali. Lo studio di temi di attualità come il divario
crescente tra ricchi e poveri, le questioni dei diritti dei bambini e
dei giovani, la perdita dell’unità familiare, l’influsso della tecno­
logia deU’informazione e della comunicazione, il processo di
globalizzazione, ecc., potrebbe colmare la lacuna evidenziata.
113 Raccogliendo le istanze di alcuni Capitoli ispettoriali, dell’as­
semblea della Casa Generalizia e della stessa relazione del Vi­
cario del Rettor Maggiore, si segnala il desiderio di una rior­
ganizzazione delle strutture operanti nella Casa Generalizia.
Criteri e linee di azione
114 La richiesta delle Ispettorie di avere una significativa pre­
senza e vicinanza da parte dei Consiglieri di settore, riflette un
desiderio profondo di impegnarsi in un dialogo effettivo circa
i modi migliori per rispondere ai segni dei tempi. Questo im­
plica un cambio di mentalità, sia al Centro come nelle Ispet­
torie. Si ritiene importante che si lavori insieme con le Confe­
renze e con i gruppi di Ispettorie, per progettare interventi a
rete piuttosto che fatti dall’alto, coinvolgendo centri e delegati
regionali o ispettoriali.
115 Nell’ultimo sessennio ci sono state esperienze positive di studi
coordinati tra vari Settori (ad es. sul volontariato, sui ragazzi del­
la strada, ecc.). Il bisogno di risposte flessibili e puntuali a situa­
zioni di ampio raggio e complesse implica coordinamento tra i
Settori e con i Regionali. Si propone che questa sia una preoccu­
pazione costante del Vicario del Rettor Maggiore, al fine di co­
ordinare le iniziative interconnesse, favorendo una riflessione
e valutazione trasversale. Sul piano operativo potrebbe essere
coinvolto di volta in volta il Consigliere più interessato.
116 I Consiglieri di settore valorizzino adeguatamente quanto sug­
geriscono i Regolamenti all’articolo 107 (utilizzo di uffici tec­
88

9.9 Page 89

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nici e consulte) e si avvalgano di commissioni qualificate di
esperti, con cui progettare, programmare e verificare gli inter­
venti di animazione. Il personale al servizio dei vari settori
professionalmente preparato sia aggiornato con progetti di
formazione continua e garantisca continuità di programmi.
117 Si chiede al Rettor Maggiore di porre in atto gli interventi ri­
tenuti più opportuni per la comunità Beato Michele Rua della
Casa Generalizia, non escluse eventuali articolazioni interne,
che rendano più fraterna, soddisfacente e corresponsabile la
vita dei confratelli chiamati a lavorare al servizio del governo
centrale della Congregazione.
3. I Consiglieri regionali e i gruppi di Ispettorie
Attese
118 Dall’esame del documento precapitolare, dei contributi dei
Capitoli ispettoriali e del Consiglio generale, si constata che,
in generale, la figura del Consigliere regionale è apprezzata
nelle Ispettorie. È valutata in maniera positiva la programma­
zione realizzata nel seno del Consiglio generale.
119 Si considera importante e necessario il Consigliere regionale
nel suo ruolo di collegamento tra il Rettore Maggiore e il suo
Consiglio e le Ispettorie, come servizio all’unità e al decentra­
mento. Si valuta positivamente la sua residenza a Roma, ma si
desidera un’adeguata distribuzione del tempo fra la perma­
nenza in sede e la presenza nelle Regioni e Ispettorie. La Visita
straordinaria è apprezzata come opportunità per FIspettoria di
valutare e rinnovare il suo cammino, per illuminare la sua pro­
grammazione, come esperienza di unità e comunione con il
Rettor Maggiore, come momento forte di fraternità e dialogo.
120 I gruppi di Ispettorie si aspettano vicinanza, accompagnamento
e animazione. Ciò risulta in certe occasioni difficile, come con­
seguenza della complessità di culture, lingue, situazioni poli­
tiche e sociali e dell’estensione geografica di alcune Regioni.
89

9.10 Page 90

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Problematiche
121 Vari fattori rendono difficile l’andamento concreto delle fun­
zioni del Consigliere regionale:
- la complessità geografica, culturale, linguistica, politica,
sociale... di alcune Regioni;
- la difficoltà del Regionale di trovare un equilibrio fra il
tempo trascorso nelle Visite straordinarie e il tempo neces­
sario per l’accompagnamento delle Ispettorie;
- la crescente complessità della vita e missione delle Ispet-
torie, che rende più difficile la realizzazione della stessa Vi­
sita straordinaria a causa dell’incremento di rapporti, non
solo con i confratelli e gli organismi comunitari, ma anche
con i differenti gruppi della Famiglia Salesiana e gli orga­
nismi di animazione della CEP e dei giovani.
122 Molte Ispettorie interessate hanno avanzato la proposta di di­
videre il gruppo delle Ispettorie dell’Australia-Asia, a causa
della notevole crescita della Regione nel sessennio e delle
attese per il futuro, della difficoltà di accompagnamento e di
coordinamento, della complessità culturale, religiosa e sociale
e dell’estensione geografica della Regione stessa.
123 È stata esaminata anche la situazione della Regione Africa-
Madagascar. A causa della complessità delle lingue, culture,
religioni, ecc., alcune Ispettorie coinvolte hanno proposto la
divisione di questa Regione.
124 Tenendo presente le proposte di alcune Ispettorie delle Re­
gioni d’Europa più coinvolte, è stata studiata la realtà dei rag­
gruppamenti attuali. Si constata: la vastità geografica e la
complessità linguistica, storica, politica e culturale del terri­
torio della Regione Europa Nord; la nuova mentalità europea
che sta crescendo nei diversi paesi, con profondi processi di
vicinanza e condivisione politica, economica, culturale e so­
ciale. Ma si osserva: che all’interno della Congregazione sono
in corso processi di riorganizzazione e raggruppamento di
90

10 Pages 91-100

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10.1 Page 91

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Ispettorie con conseguenze prevedibili, dentro un prossimo
futuro, nella configurazione delle Regioni in Europa; e che, se
nelle Ispettorie si percepisce questa sensibilità, tuttavia non
sono arrivate proposte concrete, convergenti e viabili di cam­
biamento.
Criteri e linee di azione
125 Per quanto riguarda l’azione dei Consiglieri regionali si
propone:
• che nella programmazione iniziale del Consiglio sia asse­
gnato al Regionale un numero equilibrato di Visite straordi­
narie da realizzare, contando sull’aiuto degli altri membri
del Consiglio generale;
• di condurre la Visita straordinaria, oltre all’attuale maniera
con cui viene realizzata, mediante impostazioni diversifi­
cate, garantendo sempre ad ogni confratello la possibilità
dell’incontro personale e l’adeguata conoscenza dell’anda­
mento dell’Ispettoria e l’adempimento degli obiettivi segna­
lati dal Rettor Maggiore per la visita;
• di disporre di collaboratori, se fosse necessario, per rendere
possibile un equilibrato lavoro di animazione, accompagna­
mento delle diverse Ispettorie e della messa in pratica degli
orientamenti della Visita straordinaria.
126 Per quanto riguarda l’organizzazione dei gruppi di Ispet-
torie si suggerisce di:
• ridimensionare adeguatamente alcune Regioni, tenendo in
conto i criteri di estensione geografica e diversità culturale;
• curare un’adeguata articolazione interna della Regione in
Conferenze o istanze intermedie che garantiscano l’agilità e
organicità dell’animazione;
127 In risposta alla richieste avanzate, il gruppo delle Ispettorie
ora affidato al Consigliere regionale per l’Australia-Asia
viene suddiviso in due gruppi:
91

10.2 Page 92

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• gruppo Asia Sud, comprendente le Ispettorie: India-Banga-
lore, India-Bombay (Mumbai), India-Calcutta (Kolkata),
India-Dimapur, India-Guwahati, India-Hyderabad, India-
Madras (Chennai), India-New Delhi, India-Tiruchy;
• gruppo Asia Est-Oceania comprendente: Australia, Cina,
Filippine Nord, Filippine Sud, Giappone, Indonesia-Timor,
Korea, Thailandia, Vietnam.
128 Considerando che la Regione Africa-Madgascar è ancora in
periodo di consolidamento e che il numero dei confratelli e
delle Ispettorie non è grande, si ritiene che i problemi esistenti
si possono risolvere con un’adeguata distribuzione e coordi­
nazione delle Ispettorie in Conferenze.
129 Per il momento non si ritiene conveniente procedere a cam­
biamenti nel raggruppamento delle Ispettorie europee. Si pro­
pone, tuttavia, di affidare al Consiglio Generale, coinvolgendo
in particolare i tre Consiglieri regionali interessati, l’avvio di
uno studio della situazione, appoggiato a opportune consu­
lenze, processi ed esperienze di coordinamento. Tale studio
dovrebbe prospettare, se ciò risulterà conveniente, una nuova
distribuzione e organizzazione delle Ispettorie di Europa, più
consona con la sensibilità e la mentalità europee emergenti
nel campo della cultura e della realtà politica, sociale e reli­
giosa. Intanto, si suggerisce di attivare un ufficio di coordina­
mento delle iniziative in ambito europeo, che faccia capo ai
tre Consiglieri regionali d’Europa e che agisca d’intesa con i
Consiglieri di settore interessati.
130 Come conseguenza, il quadro complessivo di configura­
zione dei gruppi di Ispettorie per il prossimo sessennio è il
seguente: gruppo Africa-Madagascar (immutato); gruppo
America Latina - Cono Sud (immutato); gruppo Interamerica
(immutato); Gruppo Asia Sud (nuovo); gruppo Asia Est-
Oceania (nuovo); Gruppo Europa Nord (immutato); Gruppo
Europa Ovest (immutato); gruppo Italia - Medio Oriente (im­
mutato);
92

10.3 Page 93

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DELIBERAZIONI E ORIENTAMENTI
RIGUARDANTI COSTITUZIONI E REGOLAMENTI
E IL GOVERNO DELLA SOCIETÀ
Le modifiche del testo delle Costituzioni, deliberate dal CG25,
sono state approvate dalla Sede Apostolica con Rescritto della
Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di
vita apostolica N. T.9-1/2002 in data 3 aprile 2002.

10.4 Page 94

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10.5 Page 95

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Sulla base della verifica condotta sulle strutture del governo
centrale, con riguardo anche al loro adeguato funzionamento
per l’animazione e la guida della Società ai suoi vari livelli,
tenendo conto delle riflessioni e delle proposte fatte dai Capi­
toli ispettoriali e dai confratelli - come si rileva pure dall’ap­
posito documento capitolare prodotto sulla verifica - il Ca­
pitolo Generale 25° ha approvato le seguenti deliberazioni
riguardanti modifiche del testo delle Costituzioni e dei Re­
golamenti generali, ed altri orientamenti operativi sul go­
verno della Società.
1. LIMITAZIONE DELLA DURATA IN CARICA
DEL RETTOR MAGGIORE (Cost. 128)
131 II Capitolo Generale 25°, considerate le proposte pervenute
allo stesso Capitolo,
tenendo presente l’indicazione generale del Codice di Diritto
Canonico ' circa la temporaneità delle cariche negli Istituti di
vita consacrata, come pure la norma già adottata nel nostro di­
ritto proprio per i Superiori ai livelli ispettoriale e locale2;
considerando anche, da una parte, il notevole impegno ri­
chiesto da tale alta responsabilità e, dall’altra parte, l’accele­
razione storica e la grande complessità del momento che vi­
viamo, sì che due sessenni sembrano sufficienti perché una
persona esprima il meglio di sé,
approva la seguente modifica (in corsivo) all’articolo 128
delle Costituzioni.
128. Il Rettor Maggiore viene eletto dal Capitolo generale
per un periodo di sei anni e può essere eletto soltanto per
un secondo sessennio consecutivo. Non può dimettersi
dalla sua carica senza il consenso della Sede Apostolica.
1cf. can. 624
2 cf. Cost. 163 e 177; Reg. 171
95

10.6 Page 96

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2. LIMITAZIONE DELLA DURATA IN CARICA DEI
MEMBRI DEL CONSIGLIO GENERALE (Cost. 142)
132 II Capitolo Generale 25°, considerate le proposte pervenute
allo stesso Capitolo,
tenendo presente l’indicazione generale del Codice di Diritto
Canonico3 circa la temporaneità delle cariche negli Istituti di
vita consacrata, come pure la norma già adottata nel nostro di­
ritto proprio per i Superiori ai livelli ispettoriale e locale4;
considerando anche, da una parte, il notevole impegno ri­
chiesto da un incarico a livello di Consiglio generale e, dal­
l’altra parte, l’accelerazione storica e la grande complessità
del momento che viviamo, sì che due sessenni sembrano suf­
ficienti perché una persona esprima il meglio di sé,
approva la seguente modifica (in corsivo) dell’articolo 142
delle Costituzioni:
142. Il Vicario del Rettor Maggiore, i Consiglieri di settore e
i Consiglieri regionali durano in carica sei anni e possono
essere eletti soltanto per un secondo sessennio consecutivo
rispettivamente nell’incarico di Vicario del Rettor Maggiore,
di Consigliere di settore, di Consigliere regionale, salvo il
caso previsto dall’articolo 143 delle Costituzioni.3
Se qualcuno dei membri del Consiglio generale venisse a
mancare o fosse definitivamente impedito, il Rettor Mag­
3 cf. can. 624
4 cf. Cost. 163 e 177; Reg. 171
5 Interpretazione pratica del Capitolo Generale: “Un Consigliere regionale
non può essere eletto per un terzo mandato consecutivo come Consigliere
regionale, anche nel caso in cui sia destinato a una Regione diversa dalla o
dalle precedenti, ma può essere eletto come Consigliere di settore o come
Vicario del Rettor Maggiore. Allo stesso modo, un Consigliere di settore non
può essere eletto per un terzo mandato consecutivo come Consigliere di set­
tore, anche nel caso in cui sia destinato a un settore diverso dal o dai prece­
denti, ma può essere eletto come Consigliere regionale o Vicario del Rettor
Maggiore. Infine, il Vicario del Rettor Maggiore non può essere eletto per un
terzo mandato consecutivo, ma può essere eletto come Consigliere di settore
o Consigliere regionale”.
96

10.7 Page 97

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giore con il consenso del suo Consiglio affiderà l’incarico,
fino alla conclusione del sessennio, a colui che nel Signore
giudicherà più idoneo.
3. ATTRIBUZIONE DEL SETTORE DELLA FAMIGLIA
SALESIANA AL VICARIO DEL RETTOR MAGGIO­
RE E COSTITUZIONE DEL CONSIGLIERE PER LA
COMUNICAZIONE SOCIALE (Cost. 133.134. 137)
133 II Capitolo Generale 25°, considerate le proposte pervenute
allo stesso Capitolo,
al fine di evidenziare meglio il servizio di unità che compete
al Rettor Maggiore nella Famiglia salesiana (Cost. 126), te­
nendo presente che il Vicario del Rettor Maggiore può contare
su una rete organizzativa ben strutturata ai vari livelli circa i
gruppi affidati alla cura diretta dei Salesiani e che, per gli altri
membri della Famiglia salesiana, esistono la “Carta di comu­
nione nella Famiglia Salesiana” e la “Carta della missione
della Famiglia Salesiana”, e che il più vasto impegno di pro­
mozione del Movimento salesiano e del carisma salesiano può
essere svolto in collaborazione con gli altri Consiglieri, sia di
settore che regionali;
e, inoltre, considerando la crescente importanza del settore
della comunicazione nel contesto dell’attività della Congrega­
zione salesiana nello spirito dell’articolo 6 delle Costituzioni
e dell’articolo 43 delle stesse, che afferma essere questo «un
campo di azione significativo che rientra tra le priorità aposto­
liche della nostra missione»,
approva le seguenti modifiche (in corsivo) degli articoli 133,
134 e 137 delle Costituzioni:
Articolo 133:
I consiglieri incaricati di settori speciali sono: il consigliere
per la formazione, il consigliere per la pastorale giovanile,
il consigliere per la comunicazione sociale, il consigliere
per le missioni e l’economo generale.
97

10.8 Page 98

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Articolo 134:
Il vicario è il primo collaboratore del Rettor Maggiore nel
governo della Società ed ha potestà ordinaria vicaria.
Fa le veci del Rettor Maggiore assente o impedito. A lui è
affidata particolarmente la cura della vita e della disci­
plina religiosa.
Ha il compito di animare la Congregazione nel settore della
Famiglia salesiana. A norma dell’articolo 5 delle Costitu­
zioni promuove la comunione dei vari gruppi, rispettando la
loro specificità e autonomia. Orienta inoltre e assiste le
ispettorie, affinché nel loro territorio si sviluppino, secondo i
rispettivi statuti, l’associazione dei Cooperatori salesiani e il
movimento degli Exallievi.
Articolo 137:
Il consigliere per la comunicazione sociale ha il compito di
animare la Congregazione in tale ambito. Promuove l’a­
zione salesiana nel settore della comunicazione sociale e
coordina in particolare, a livello mondiale, i centri e le
strutture che la Congregazione gestisce in questo campo.
4. MODIFICA DELL’ARTICOLO 24 DEI REGOLAMENTI
GENERALI (Procure a livello di Congregazione)
134 II Capitolo Generale 25°, considerata la proposta pervenuta
dal Consiglio generale,
tenendo presente l’esigenza di articolare meglio la responsabi­
lità dell’economo generale nella gestione e distribuzione delle
risorse delle procure missionarie intemazionali, insieme con
quella del consigliere generale per le missioni,
per favorire una più puntuale e corretta individuazione delle
risorse ed un coordinamento più razionale della distribuzione
delle stesse, dato anche il notevole sviluppo assunto dalle pro­
cure e organizzazioni non governative (ONG) intemazionali,
98

10.9 Page 99

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approva la seguente modifica (in corsivo) dell’articolo 24, se­
condo capoverso, dei Regolamenti generali, riguardante la co­
stituzione, l’organizzazione e il funzionamento delle procure
missionarie a livello di Congregazione:
La loro organizzazione e il loro funzionamento dipende­
ranno dall’ispettore o dagli ispettori nelle cui circoscri­
zioni opera la procura, previa convenzione con il Rettor
Maggiore e d’intesa con il consigliere generale per le mis­
sioni e con l ’economo generale.
5. DIVISIONE DEL GRUPPO DI ISPETTORIE
AUSTRALIA-ASIA
135 II Capitolo Generale 25°, considerate le proposte pervenute
allo stesso Capitolo,
tenendo presente la notevole crescita della Regione Australia-
Asia nel sessennio 1996-2002 e le attese per il futuro, le diffi­
coltà d’accompagnamento e di coordinamento, la sua comples­
sità culturale, religiosa e sociale e la sua estensione geografica;
e tenendo anche in conto che esiste già una Conferenza che ri­
unisce le Ispettorie dell’india, che la realtà attuale dell’india è
interculturale, interreligiosa e interlinguistica, e che il numero
delle Ispettorie e dei confratelli è adeguato,
approva la seguente divisione del gruppo di Ispettorie Au-
stralia-Asia:
GRUPPO ASIA SUD, comprendente le Ispettorie: India-Ban-
galore, India-Bombay (Mumbai), India-Calcutta (Kolkata),
India-Dimapur, India-Guwahati, India-Hyderabad, India-Ma-
dras (Chennai), India-New Delhi, India-Tiruchy.
GRUPPO ASIA EST - OCEANIA, comprendente le Ispet­
torie: Australia, Cina, Filippine Nord, Filippine Sud, Giappone,
Korea, Thailandia, Vietnam, e la Visitatoria Indonesia-Timor.
99

10.10 Page 100

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6. ORIENTAMENTO OPERATIVO SULLE MODALITÀ
DI SVOLGIMENTO DEI CAPITOLI GENERALI
136 II Capitolo Generale 25°
- vista la richiesta avanzata da molti capitolari di un’imposta­
zione meno monotematica e più progettuale, aperta a una
verifica della situazione generale e a una più specifica e
mirata capacità di intervento;
- data la presenza al suo interno di membri rappresentativi
dell’intera Congregazione e il bisogno di promuovere una
migliore conoscenza e confronto delle situazioni e prospet­
tive a livello di Regioni e di aree culturali contigue;
- considerando l’alto e crescente numero di capitolari, che ri­
chiede una modalità di svolgimento che favorisca le rela­
zioni interpersonali, una migliore conoscenza dei candidati
per le elezioni e la condivisione di esperienze specifiche
significative;
- prendendo atto della conseguente necessità di un aggiorna­
mento del regolamento del Capitolo generale;
approva in seguente orientamento operativo:
Il CG25 chiede al Rettor Maggiore con il suo Consiglio che
nel prossimo sessennio compia una verifica della celebra­
zione degli ultimi Capitoli generali al fine di valutare e
proporre una modalità di svolgimento più agile e rivolta,
oltre che a realizzare gli adempimenti costituzionali, a svi­
luppare un esame della situazione della Congregazione e a
delineare le fondamentali linee di politica congregazionale
da attuare nel sessennio seguente.
100

11 Pages 101-110

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11.1 Page 101

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MESSAGGI

11.2 Page 102

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11.3 Page 103

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1. IL CG25 Al CONFRATELLI SALESIANI
ACCOGLIAMO LA GRAZIA,
CHE CI È STATA DONATA NELLA BEATIFICAZIONE
DEL SALESIANO COADIUTORE ARTEMIDE ZATTI
137 Noi, membri del CG25, rendiamo grazie al Padre, che ha vo­
luto illuminare questo Capitolo Generale col dono della beati­
ficazione di tre membri della Famiglia Salesiana: suor Maria
Romero Meneses, il signor Artemide Zatti, don Luigi Variara.
Su Artemide Zatti, con speciale insistenza, don Juan E. Vecchi
ha attirato la nostra attenzione, perché ne facessimo il segno
di un rinnovato impegno di tutta la Congregazione, nel rico­
noscere l’attualità della vocazione del salesiano coadiutore e
nel promuoverne lo sviluppo, in fedeltà allo spirito di don
Bosco. In lui - come nei salesiani coadiutori martiri già beati­
ficati - si realizza, infatti, a speciale titolo, quella “misura
alta” della vocazione salesiana ordinaria, che ci porta alle ra­
dici della nostra stessa consacrazione.
Numerosi elementi di speranza ci invitano a proporre con
convinzione un nuovo impegno.
I giovani, che entrano nei nostri noviziati per diventare sale­
siani laici, mostrano di apprezzare questa vocazione. Ovun­
que, nel mondo salesiano, ci sono figure di salesiani laici, che
vivono la loro vocazione in forma gioiosa ed attraente, espri­
mendone la pienezza nel complesso mondo della comunica­
zione, nella formazione al lavoro, nella solidarietà sociale,
nell’educazione della fede, nell’audacia missionaria, nella for­
mazione alla salesianità.
Giovanni Paolo II - in occasione della beatificazione del si­
gnor Artemide Zatti - ha messo in rilievo «la sua incessante e
gioiosa attività», «il suo carattere gioviale e la sua particolare
competenza, uniti a una disponibilità senza limiti»1.
Si esprime, infatti, con singolare evidenza, nei confratelli co­
adiutori, la testimonianza di una vocazione salesiana, che con-
1 Udienza di lunedì 15 aprile 2002
103

11.4 Page 104

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giunge in sé, attraverso la carità educativa e solidale, i doni
della consacrazione e quelli della laicità. Alle comunità reli­
giose essa richiama i valori della creazione e delle realtà seco­
lari; alle famiglie ed ai laici i valori della totale dedizione a
Dio per la causa del Regno2. Il salesiano coadiutore diventa
così protagonista di quella nuova civiltà dell’amore e della
vita, cui anela l’uomo del nostro tempo.
Il loro speciale legame col mondo del lavoro fa di essi i prota­
gonisti di un’avventura educativa in cui società civile e comu­
nità ecclesiale, valori secolari ed annuncio cristiano si incon­
trano perché ovunque, attraverso il lavoro, prenda volto
l’uomo che Dio vuole.
La nostra riflessione sulla “comunità salesiana oggi” ha ricon­
fermato in noi la convinzione che essa è salesianamente più
propositiva, quando ne fanno parte salesiani coadiutori e sale­
siani preti. Non può esservi sforzo di rinnovamento comuni­
tario, che non si traduca anche in rinnovato impegno perché
ogni comunità salesiana possa vivere la pienezza della propria
identità, con la presenza di coloro che, con doni diversi e
complementari, rivelano il volto di don Bosco.
Salesiani preti e salesiani laici guardano insieme a don Bosco,
per ripresentarlo al mondo. Insieme ne vivono lo spirito e ne
perpetuano la missione al servizio dei giovani e del popolo di
Dio. Insieme, ed in continuo dialogo fra loro, ciascuno di­
venta salesiano più vero, perché più radicato nella propria
identità vocazionale. Insieme salgono all’onore degli altari.
Con la presenza del salesiano laico la comunità salesiana è
completa ed acquista piena efficacia. Noi tutti abbiamo speri­
mentato quanto il confratello coadiutore sappia essere “uomo
della comunità”, pronto alle grandi responsabilità come alle
piccole diaconie quotidiane, ricco del gusto della “casa”, ca­
pace di costruire relazioni semplici e fraterne. «I religiosi fra­
telli, infatti, ricordano efficacemente agli stessi religiosi sacer­
doti la fondamentale dimensione della fraternità in Cristo»3.
2 Cf. CG24, 154
3 VC 60
104

11.5 Page 105

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Il CG25 ci invita ad amare le nostre comunità, seguendo l’e­
sempio di A. Zatti, che - per usare ancora le parole di Gio­
vanni Paolo II - espresse un «servizio appassionato, compe­
tente e pieno di amore», tanto «puntuale a compiere i suoi do­
veri comunitari», quanto «completamente dedito al servizio
dei bisognosi»4. Di lui - autentico costruttore di comunità - si
disse che egli non solo era “medico”, ma sapeva trasformarsi
in “medicina”, in forza della relazione evangelica, che egli of­
friva a chi l’avvicinava.
Gli eventi ricordati ci incoraggiano e ci spingono a rendere
operativo in ogni Ispettoria l’impegno rinnovato, straordinario
e specifico per la vocazione del salesiano coadiutore, special-
mente nella pastorale giovanile e nella Famiglia Salesiana.
È vivo il desiderio che ad essa sia data maggiore visibilità nel
mondo della educazione e promozione umana, nei forum e
negli incontri giovanili, nelle iniziative, che mirano a far co­
noscere la vocazione salesiana, nelle équipes e nei consigli
dove, ai diversi livelli, si progetta ed anima la vita e la mis­
sione dei figli di Don Bosco.
La memoria liturgica del beato Artemide Zatti, che incomin­
ceremo a celebrare il 15 marzo, e la giornata mondiale an­
nuale della Vita consacrata sono chiamate a diventare - per
ogni comunità educativa - occasione di testimonianza e di
preghiera, perché questa vocazione continui a fiorire, per il
bene dei giovani, e per la pienezza dello spirito di don Bosco.
Mentre vi scriviamo questo messaggio, col cuore ancor pieno
di entusiasmo per l’esperienza di grazia fatta in questi giorni,
chiediamo il sostegno della vostra preghiera, perché sia data
efficacia al rinnovato impegno della Congregazione, al ser­
vizio della vocazione del salesiano laico.
Roma, 15 aprile 2002.
I Capitolari del CG25
4 Omelìa della Messa di Beatificazione
105

11.6 Page 106

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2. MESSAGGIO DEL CG25
ALLA FAMIGLIA SALESIANA
138 Carissimi fratelli e sorelle,
al termine del nostro Capitolo Generale 25°, desideriamo far
pervenire a ciascun Gruppo e ad ogni membro della Famiglia
Salesiana un particolare saluto e un vivo ringraziamento.
Vi siamo grati per i messaggi e i contributi inviatici, per aver
accompagnato con la preghiera e seguito con interesse lo
svolgimento del Capitolo e per aver manifestato la vostra
gioia e l’augurio più cordiale al nuovo Rettor Maggiore, che è
per tutti noi il successore di don Bosco.
La festa delle Beatificazioni, recentemente vissuta insieme,
rappresenta un momento significativo di riconoscimento da
parte della Chiesa. I nuovi Beati - una suora, un coadiutore e
un sacerdote - accomunati nella stessa vocazione e dal mede­
simo slancio apostolico, sono un forte richiamo alla santità di
vita per tutta la Famiglia Salesiana.
Durante le nostre riflessioni capitolari abbiamo avuto presenti
i vostri contributi e le aspettative sulla comunità salesiana: ci
auguriamo che nel documento finale possiate trovare delle ri­
sposte ai vostri desideri. Le richieste più pressanti che ci avete
rivolte nei vostri messaggi sollecitano la nostra capacità di es­
sere guide spirituali e la disponibilità ad accoglierci in reci­
procità, come fratelli e sorelle, al fine di offrire ai giovani
un’educazione valida e di testimoniare il Vangelo nella so­
cietà odierna. Questo ci è sicuramente di aiuto nel condividere
la ricchezza spirituale del carisma di don Bosco.
Nel testo capitolare abbiamo espresso, in vari modi, il nostro
proposito di lavorare in rete e di crescere insieme. La com­
plessa realtà del mondo in cui viviamo ci sollecita a condivi­
dere sempre più profondamente e corresponsabilmente la spi­
ritualità che don Bosco ci ha affidata, e la missione giovanile
e popolare cui siamo chiamati.
Consapevoli della nostra particolare responsabilità nella Fa­
miglia Salesiana, di cui don Bosco è padre e guida, inten-
106

11.7 Page 107

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diamo operare insieme per la crescita delle vocazioni nei di­
versi Gruppi, testimoniando l’autenticità di spirito e la comu­
nione dei cuori.
Il tema vocazionale preoccupa tutti i Gruppi della Famiglia.
Da parte nostra abbiamo voluto dedicare attenzione speciale
alla vocazione del salesiano coadiutore, figura originale ed es­
senziale del nostro carisma.
Attuando la missione che ci è comune, molti di noi sono im­
pegnati nell’educazione e nell’evangelizzazione dei giovani e
del popolo. In scuole, oratori, opere sociali, centri per ragazzi
in difficoltà, parrocchie ed altre realtà, operiamo e ci for­
miamo insieme per servire sempre meglio i nostri destinatari.
Nella formazione condivisa poniamo la nostra forza e la no­
stra speranza. Con la pratica del Sistema Preventivo ci rende­
remo capaci di essere, nella società e nella Chiesa, una pro­
posta significativa in campo educativo. In questi ultimi anni
abbiamo posto grande fiducia nei laici, quali autentici colla­
boratori e protagonisti: ora stiamo assistendo all’espansione di
un movimento laicale salesiano in tutto il mondo.
Il nostro Capitolo, riflettendo sulla comunità salesiana oggi,
ha confermato l’inderogabile impegno di crescere in fraternità
e testimonianza di vita. Il “vivere e lavorare insieme” da fra­
telli, secondo lo stesso carisma, vuol essere il traguardo e l’e­
sito della vita in comunità, dove l’amore fraterno risulti visi­
bile e forte. Questa forza contagiosa andrà a beneficio di tutta
la Famiglia Salesiana, che saprà arricchirsi vicendevolmente
per dar vita a un’autentica comunione di fratelli e sorelle, se­
condo il cuore di don Bosco.
Ci unisce con forza anche la testimonianza evangelica, il cui
scopo ultimo sta nel portare il Vangelo di Cristo ai giovani e
al popolo. Non ci sentiamo soli in questo impegno. La condi­
visione del carisma e la stessa complessità dell’evangelizza­
zione ci obbligano oggi a programmare e ad operare insieme.
In questo sta la grande ricchezza della Famiglia Salesiana: vi­
vendo esperienze diverse, possiamo leggere la realtà da pro­
spettive differenti e con accentuazioni carismatiche peculiari,
107

11.8 Page 108

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da mettere in comune a beneficio di tutti. Il Sistema Preven­
tivo di don Bosco è patrimonio comune nel nostro progettare
educazione ed evangelizzazione. Possiamo così raggiungere i
nostri destinatari con la stessa intenzionalità educativa e inter­
venti complementari, uniti nel medesimo spirito.
Costruiamo perciò una Famiglia viva, che agisce in sintonia e
convergenza, per perseguire una meta comune. Lasciandoci
poi guidare da quanto abbiamo espresso nella “Carta di co­
munione” e nella “Carta della missione”, veniamo coinvolti
tutti nell’unica missione di don Bosco, con le nostre originali
espressioni, ma collegati in un vasto movimento salesiano.
In tal modo il nostro donarci sarà anche frutto di quanto rice­
viamo gli uni dagli altri, consapevoli che «c’è più gioia nel
dare che nel ricevere» (At 20, 35).
In comune, godiamo della protezione dell’Ausiliatrice, Madre
delle nostre comunità e dei Gruppi, la cui devozione si va dif­
fondendo sempre più in tutto il mondo, grazie ai membri della
Famiglia. Con fiducia La invochiamo, perché benedica cia­
scuno di noi, ogni Gruppo e tutti i collaboratori con le loro fa­
miglie. Nelle sue mani affidiamo il futuro della Famiglia spi­
rituale, che tanto ci sta a cuore.
E come Capitolo, invochiamo per tutti la benedizione del Si­
gnore per intercessione deH’Ausiliatrice, di don Bosco, dei
nuovi Beati e di tutti i Santi salesiani.
Il Rettor Maggiore e i Capitolari del CG25
Roma, 18 aprile 2002.
108

11.9 Page 109

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3. MESSAGGIO Al GIOVANI
139 Riuniti a Roma,
provenienti da tutti i Continenti,
noi, Salesiani di don Bosco,
scriviamo a voi Giovani,
perché siete la ragione della nostra vita.
Convinti della parola del Signore:
«Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato»,
ci siamo confrontati su come migliorare la nostra vita di comunità.
Crediamo che il rinnovamento del nostro
«vivere e lavorare insieme»
sia un grande dono per voi come lo è per tutti noi;
e ci auguriamo che lo sappiate leggere come segno di speranza
nel vostro impegno per superare divisioni,
per cercare la giustizia senza cadere nell’odio,
per offrire a tutti aiuto e perdono.
Vogliamo essere con voi e per voi
nelle situazioni di povertà,
nei drammi della guerra,
nei conflitti che dividono
e ovunque la vita viene minacciata
e la crescita impedita.
Siamo con voi nella ricerca dell’Amore,
che dà senso pieno alla vita e dona felicità.
Insieme vogliamo essere
«sentinelle del mattino»,
messaggeri di pace, costruttori di una nuova umanità,
attingendo forza dalla Pasqua del Signore.
Vogliamo dirvi che
le porte dei nostri cuori e delle nostre case
sono sempre aperte per voi.
I Salesiani del Capitolo Generale 25°
Roma, 20 aprile 2002.
109

11.10 Page 110

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4. APPELLO PER SALVARE I GIOVANI DEL MONDO
PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI
SALVIAMO I RAGAZZI, IL FUTURO DEL MONDO
«I ragazzi vanno presi sul serio, altrimenti li ab­
biamo contro o altrove. Non possiamo abusare della
loro buona volontà: se chiedono pane, noi diamo
pane, ma se chiedono istruzione, formazione, noi
non possiamo far fìnta di niente».
(D. Juan E. Vecchi, 8° successore di Don Bosco)
140 Noi Salesiani di Don Bosco viviamo e lavoriamo in 128 na­
zioni, a diretto contatto con migliaia e migliaia di giovani, ra­
gazzi e ragazze. Come rappresentanti di tutti i Salesiani,
siamo radunati in assemblea mondiale e non possiamo tacere
per dichiarare con forza che non è più rinviabile l’impegno di
lottare con ogni energia a favore dei giovani.
Rivolgiamo le nostre parole a coloro che hanno responsabilità
nei confronti dei giovani:
- ai Responsabili della Politica e dell’Economia, in ogni na­
zione e anche a livello intemazionale;
- alle Istituzioni umanitarie, alle ONG, alle Associazioni di
Volontariato;
- alle Chiese e alle Istituzioni religiose;
- alle famiglie;
- a chi gestisce e opera nei mass media;
- alle agenzie educative.
Noi constatiamo in ogni parte del mondo non solo l’umilia­
zione della povertà in cui vivono milioni di ragazzi, senza fa­
miglia, né casa, né futuro, ma ancor più lo sfruttamento dei
minori, resi schiavi ad opera di un mondo di adulti troppe
volte insensibile e irresponsabile, artefice di strutture di esclu­
sione. Sono tanti milioni i ragazzi poveri. La povertà può es­
sere vinta. Ma c’è anche un diritto al rispetto della dignità di
110

12 Pages 111-120

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12.1 Page 111

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chi è povero. Noi assistiamo invece a un mondo che infierisce
sul povero e lo umilia, impedendo a lui ogni prospettiva di fu­
turo. Siamo convinti che alla radice di tante povertà non ci
sono cause naturali, ma chiare ingiustizie, frutto di una vi­
sione riduttiva in senso economicistico.
L’elenco delle piaghe del mondo giovanile è diffuso e cono­
sciuto: lavoro minorile, ragazzi che vivono notte e giorno
sulla strada, prostituzione di minori, pedofilia, violenza e
sfruttamento dei giovani, evasione scolastica, diffusione del­
l’AIDS, analfabetismo, disoccupazione, droga e alcoolismo,
emigrazione forzata, bambini soldato, corruzione, bande gio­
vanili: tutti fenomeni in crescita, che chiudono ogni possibi­
lità di futuro per numerose nazioni, molte delle quali schiac­
ciate dal debito estero. Rovinare i ragazzi e i giovani significa
impedire completamente il futuro di una nazione e del mondo
intero.
Noi Salesiani abbiamo ereditato da Don Bosco l’impegno a
dare la vita per la crescita e l’educazione dei giovani. È ur­
gente investire molte risorse per questo scopo.
Più di una volta Don Bosco (1815-1888), nel chiedere denaro
alle persone facoltose per educare i suoi ragazzi poveri, usò
parole forti: o apriamo oggi spontaneamente la borsa per aiu­
tare questi giovani, o verranno un domani “a prendere i vostri
soldi con il coltello alla gola e il revolver in mano”.
Ci confortano anche le parole di don Juan E. Vecchi, l’8° suc­
cessore di D. Bosco, che recentemente ha lanciato un “j ’ac­
cuse” verso istituzioni politiche ed economiche disattente o
direttamente colpevoli nei confronti dei giovani.
Siamo dalla parte dei giovani, perché noi - come Don Bosco
- abbiamo fiducia in loro, nella loro volontà di imparare, di
studiare, di uscire dalla povertà, di prendere in mano il pro­
prio futuro, ma vediamo che essi sono impossibilitati a farlo
perché troppi adulti sono colpevolmente assenti nei loro con­
fronti; non solo non vogliono saperne di investire su di essi,
ma addirittura li sfruttano.
Ili

12.2 Page 112

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Siamo dalla parte dei giovani, perché crediamo nel valore
della persona, nella possibilità di un mondo diverso, e soprat­
tutto nel grande valore dell’impegno educativo.
Ci sorprende positivamente che gli stessi “uomini del denaro”
(il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale)
abbiano dichiarato che l’unica soluzione è quella dell’Edu-
cazione.
Noi siamo convinti che è urgente da parte delle Istituzioni
spendere molte risorse denaro e attenzioni per l’EDUCA-
ZIONE DEI GIOVANI: la loro protezione, la difesa dai peri­
coli, la prevenzione, il loro protagonismo. Educare i giovani
è l’unico modo per preparare un fiituro positivo per il mondo
intero.
Globalizzare tutti insieme l’impegno per l’educazione! È
questo un compito per tutti gli uomini e le donne che respon­
sabilmente hanno a cuore il futuro dei propri figli e di tutti i
giovani del mondo.
A una globalizzazione di tipo economico cerchiamo di rispon­
dere con una globalizzazione di tipo educativo, che dia vigore
e speranza al mondo giovanile.
Il Rettor Maggiore
e 231 rappresentanti dei Salesiani nel mondo
Roma, 20 aprile 2002.
112

12.3 Page 113

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ALLEGATI

12.4 Page 114

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12.5 Page 115

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ALLEGATO 1
Messaggio di S.S. GIOVANNI PAOLO II
per l’inizio del Capitolo Generale XXV
Carissimi Figli di don Bosco!
141 1. Con grande affetto mi rivolgo a voi, convenuti dai cinque conti­
nenti per la celebrazione del 25° Capitolo Generale del vostro Isti­
tuto. E il primo del terzo millennio e vi offre l’opportunità di riflet­
tere sulle sfide dell’educazione e dell’evangelizzazione dei giovani,
sfide alle quali i Salesiani desiderano rispondere, seguendo le orme
del Fondatore, san Giovanni Bosco. Vi auguro che il Capitolo sia
per voi un tempo di comunione e di proficuo lavoro, durante il
quale possiate condividere l’ardore che vi accomuna nella missione
tra i ragazzi, come pure l’amore per la Chiesa e il desiderio di
aprirvi a nuove frontiere apostoliche.
Il pensiero in questo momento va spontaneamente al compianto
Rettore Maggiore, don Juan Vecchi, recentemente scomparso dopo
una lunga malattia, offerta a Dio per tutta la Congregazione e spe­
cialmente per quest’Assemblea Capitolare. Mentre ringrazio il Si­
gnore per il servizio da lui reso alla vostra Famiglia religiosa e alla
Chiesa, nonché per la testimonianza di fedeltà evangelica che
sempre l’ha contraddistinto, assicuro per la sua anima una speciale
preghiera di suffragio. A voi tocca ora di proseguire l ’opera da lui
felicemente svolta sulla scia dei suoi predecessori.
Educatori attenti e accompagnatori spirituali competenti quali voi
siete, saprete andare incontro ai giovani che anelano a «vedere
Gesù». Saprete condurli con dolce fermezza verso traguardi impe­
gnativi di fedeltà cristiana. «Due in altum!». Sia questo il motto
programmatico anche della vostra Congregazione, che con la pre­
sente Assemblea Capitolare stimola tutti i suoi membri a un corag­
gioso rilancio della propria azione evangelizzatrice.
142 2. Avete scelto come tema del Capitolo: «La comunità salesiana
oggi». Siete ben consapevoli di dover rinnovare metodi e modalità
di lavoro, perché con chiarezza emerga la vostra identità «sale­
siana» nelle attuali mutate situazioni sociali, che esigono, fra l’altro,
115

12.6 Page 116

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anche l’apertura all’apporto di collaboratori laici, con i quali condi­
videre lo spirito e il carisma lasciati in eredità da don Bosco. L’e­
sperienza degli ultimi anni ha posto in luce le grandi opportunità di
tale collaborazione, che permette ai vari componenti e gruppi della
vostra Famiglia salesiana di crescere nella comunione e di svilup­
pare un comune dinamismo apostolico e missionario. E per aprirvi
alla cooperazione con i laici è importante per voi focalizzare bene
l’identità peculiare delle vostre comunità: che siano comunità, come
don Bosco voleva, raccolte attorno aH’Eucaristia ed animate da pro­
fondo amore a Maria Santissima, pronte ad operare insieme, condi­
videndo un unico progetto educativo e pastorale. Comunità capaci
di animare e coinvolgere gli altri anzitutto con l ’esempio.
143 3. In tal modo don Bosco continua ad essere presente fra di voi.
Vive attraverso la vostra fedeltà all’eredità spirituale che vi ha la­
sciato. Egli ha impresso alla sua opera un singolare stile di santità. E
di santità ha oggi bisogno anzitutto il mondo! Opportunamente, per­
tanto, il Capitolo Generale intende riproporre con coraggio «il ten­
dere alla santità» come principale risposta alle sfide del mondo con­
temporaneo. Si tratta, in definitiva, non tanto di intraprendere nuove
attività e iniziative, quanto piuttosto di vivere e testimoniare il Van­
gelo senza compromessi, sì da stimolare alla santità i giovani che in­
contrate. Salesiani del terzo millennio! Siate appassionati maestri e
guide, santi e formatori di santi, come lo fu san Giovanni Bosco.
Cercate di essere educatori della gioventù alla santità, esercitando
quella tipica pedagogia di santità allegra e serena, che vi contraddi­
stingue. Siate accoglienti e patemi, in grado in ogni occasione di
chiedere ai giovani con la vostra vita: «Vuoi diventare santo?». E
non esitate nel proporre loro la «misura alta» della vita cristiana, ac­
compagnandoli sulla strada d’una radicale adesione a Cristo, che
nel discorso della montagna proclama: «Siate voi dunque perfetti
come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48).
La vostra è una storia ricca di santi, molti dei quali giovani. Sul
«Colle delle beatitudini giovanili», come oggi chiamate il Colle don
Bosco ove nacque il Santo, nel corso della mia visita del 3 set­
tembre 1988, ebbi la gioia di proclamare beata Laura Vicuña, la gio­
vane salesiana cilena che voi ben conoscete. Altri Salesiani sono in
cammino verso quella meta: si tratta di due confratelli, Artemide
Zatti e Luigi Variara, e di una Figlia di Maria Ausiliatrice, suor
Maria Romero. In Artemide Zatti sono messi in evidenza il valore e
116

12.7 Page 117

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l’attualità del ruolo del salesiano coadiutore; in don Luigi Variara,
sacerdote e Fondatore, si manifesta un’ulteriore realizzazione del
vostro carisma missionario.
144 4. Al non piccolo drappello di Santi e Beati salesiani siete chiamati
ad unirvi anche voi, impegnati a calcare le orme di Cristo, fonte di
santità per ogni credente. Fate in modo che l’intera vostra Congre­
gazione risplenda per santità e fraterna comunione.
AlPinizio di questo millennio, la grande sfida della Chiesa consiste,
come ho ricordato nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte,
nel «fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione» (n. 43).
Perché l’apostolato porti frutti di bene, è indispensabile che le co­
munità vivano uno spirito di mutua e reale fraternità. Per portare
avanti un unico progetto educativo e pastorale, è necessario che tutte
le comunità siano legate da un saldo spirito di famiglia. Ogni comu­
nità sia vera scuola di fede e di preghiera aperta ai giovani, dove si
renda possibile condividere le loro attese e difficoltà, e rispondere
alle sfide con cui adolescenti e giovani si devono confrontare.
Ma dove sta il segreto dell’unione dei cuori e dell’azione apostolica
se non nella fedeltà al carisma? Tenete pertanto gli occhi sempre
fissi su don Bosco. Egli viveva interamente in Dio e raccomandava
l’unità delle comunità attorno all’Eucaristia. Solo dal Tabernacolo
può scaturire quello spirito di comunione che diviene fonte di spe­
ranza e d’impegno per ogni credente.
L’affetto per il vostro Padre continui ad ispirarvi e a sostenervi. Il
suo insegnamento vi invita alla mutua confidenza, al perdono quoti­
diano, alla correzione fraterna, alla gioia del condividere. È questa
la strada da lui percorsa, e sulla quale pure voi potrete attirare i fe­
deli laici, specialmente giovani, a condividere la proposta evange­
lica e vocazionale che vi accomuna.
145 5. Come vedete, ritorna spesso, anche in questo Messaggio, il rife­
rimento ai giovani. Non meraviglia questo legame che unisce i Sale­
siani alla gioventù. Potremmo dire che i giovani e i Salesiani cam­
minano insieme. La vostra vita, carissimi, si svolge in effetti in
mezzo ai ragazzi, così come voleva don Bosco. Siete felici tra loro e
questi godono della vostra presenza amichevole. Le vostre sono
«case» in cui essi si trovano bene. Non è questo l’apostolato che vi
contraddistingue in ogni parte del mondo? Continuate ad aprire le
vostre istituzioni specialmente ai ragazzi poveri, perché vi si sen­
117

12.8 Page 118

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tano «a casa loro», godendo dell’operosità della vostra carità e della
testimonianza della vostra povertà. Accompagnateli nel loro inseri­
mento nel mondo del lavoro, della cultura, della comunicazione so­
ciale, promovendo un clima di cristiano ottimismo nel contesto di
una chiara e forte coscienza dei valori morali. Aiutateli ad essere a
loro volta apostoli dei loro amici e coetanei.
Quest’impegnativa azione pastorale vi pone in relazione con le
tante realtà operanti nel campo dell’educazione delle nuove genera­
zioni. Siate pronti ad offrire generosamente il vostro apporto ai vari
livelli, cooperando con quanti elaborano le politiche educative nei
Paesi dove vi trovate. Difendete e promuovete i valori umani ed
evangelici: dal rispetto della persona all’amore per il prossimo, spe­
cialmente verso i poveri e gli emarginati. Lavorate perché la realtà
multiculturale e multireligiosa della società odierna vada verso
un’integrazione sempre più armoniosa e pacifica.
146 6. Carissimi Figli di don Bosco, a voi è affidato il compito di essere
educatori ed evangelizzatori dei giovani del terzo millennio, chia­
mati ad essere «sentinelle del futuro», come ebbi a dir loro a Tor
Vergata, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù del-
l’Anno 2000. Camminate insieme con loro, affiancandoli con la vo­
stra esperienza e la vostra testimonianza personale e comunitaria. Vi
accompagni la Vergine Santa, che voi invocate con il bel titolo di
Maria Ausiliatrice. Seguendo don Bosco, fidatevi sempre di Lei,
proponetene la devozione a quanti incontrate. Con il suo aiuto si
può fare tanto; anzi, come amava ripetere don Bosco, nella vostra
Congregazione è Lei ad aver fatto tutto.
Il Papa vi esprime il Suo compiacimento per il vostro impegno apo­
stolico ed educativo e prega per voi, perché possiate continuare a
camminare in piena fedeltà alla Chiesa e in stretta collaborazione
fra voi. Vi accompagnino don Bosco e la schiera di Santi e Beati
salesiani.
Avvaloro questi voti con una speciale Benedizione Apostolica, che
invio a voi, Membri del Capitolo Generale, ai Confratelli sparsi in
tutto il mondo e all’intera Famiglia salesiana.
Dal Vaticano, 22 febbraio 2002, Festa della Cattedra di San Pietro.
Johannes Paulus II
118

12.9 Page 119

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ALLEGATO 2
Intervento del Card. Eduardo Martinez Somalo
Prefetto della Congregazione
per gli Istituti di Vita Consacrata
e le Società di Vita Apostolica
147 1. Mi è particolarmente gradito essere tra voi per esprimervi, an­
cora una volta, la partecipazione sincera del Dicastero della vita
consacrata e mia personale, all’esperienza di fede e di disponibilità
alla Volontà di Dio che la vostra Congregazione sta vivendo.
È un’esperienza carica di grazia.
Se l’evento del Capitolo Generale è un dono dello Spirito Santo che
ci apre e ci impegna alla Verità e alla Carità, la testimonianza della
vita e della morte del vostro Rettor Maggiore, don Juan Vecchi,
esprime mirabilmente il carisma di Don Bosco: essere pronti, con
serena consapevolezza, a vivere e a dare la vita, come Dio vuole,
per i giovani, specialmente i più poveri, vivendo la realtà del “g/ó e
non ancora” in un filiale abbandono alla volontà del Padre. Questa
profondità spirituale, che si esprime nella semplicità della vita e
nella fiducia in Dio, mi pare caratteristica nella linea formativa che
il Rettor Maggiore, in questi anni, ha maturato nella vostra Congre­
gazione. Anche il sempre ricordato don Egidio Viganò, in tutta la
sua feconda esistenza e nella sua ultima malattia, aveva percorso
questo cammino con lo stile in cui era vissuto: la carità pastorale
per i giovani.
Ho unito spesso nella preghiera e nella Celebrazione Eucaristica
questi due grandi animatori della Famiglia Salesiana a cui affi­
diamo, oggi, il Capitolo Generale XXV che sta per iniziare.
Sono lieto di salutare tutti i presenti e, in particolare, il Vicario Ge­
nerale, rev.do don Van Looy che, con il Consiglio Generale, ha por­
tato avanti in questi mesi la responsabilità della guida della Congre­
gazione con l’affetto del figlio e l’attenzione solerte ai desideri,
espressi ed intuiti, del Rettor Maggiore; saluto la Superiora Gene­
rale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, il Responsabile dei Coopera­
tori e degli Exallievi e tutti i gruppi religiosi e laici che, a vario ti­
tolo, sono presenti e non mancheranno di dare il proprio contributo
119

12.10 Page 120

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perché la Famiglia Salesiana continui a rispondere, con la prontezza
e la profezia di Don Bosco, alle attese della Chiesa, con l’aiuto e la
protezione di Maria Ausiliatrice.
148 2. State per iniziare il 1° Capitolo Generale dei Salesiani nel terzo
Millennio che il Santo Padre ha definito: «Un oceano vasto in cui
avventurarsi contando sull’aiuto di Cristo...Il Cristo contemplato ed
amato ci invita, ancora una volta, a metterci in cammino» (NMI58).
Abbiamo vissuto recentemente momenti eccezionali di grazia e di
misericordia durante il Giubileo dei 2000. Senz’altro nessuno è ri­
masto indifferente alla testimonianza di carità pastorale e di esi­
gente spiritualità che Giovanni Paolo II ha vissuto con i giovani. È
una pagina di storia che vi compete: mentre mette allo scoperto le
più profonde attese dei giovani, ci indica con chiarezza che, quando
il giovane si sente amato, pur con tutte le lacune proprie dell’età e
dei condizionamenti della società, mira alto.
Quale reazione avrebbe avuto Don Bosco se avesse potuto essere
presente come uno di noi a quelle giornate, e come avrebbe ripen­
sato l’impegno pastorale che caratterizza la comunità fraterna e si
espande nell’accoglienza dei giovani, volti del Cristo giovane, ma
tante volte sfigurato? Il vostro compianto Rettor Maggiore, negli
Atti del Consiglio Generale che mi avete inviato, sottolinea in
questi termini quello che sta a cuore ai salesiani di tutto il mondo:
«L’obiettivo del Capitolo Generale non è tanto ciò che la comunità
e i confratelli devono fare per i giovani, ma ciò che devono essere e
vivere oggi per loro e con loro» (ACG n. 372). E chiarisce: «Si
tratta di compiere una verifica della nostra vita comunitaria con lo
spirito e la metodologia del discernimento evangelico, per scoprire
le modalità di fraternità salesiana capaci di rispondere alle esigenze
della sequela di Cristo e della missione» (ibid.).
149 3. Se la riflessione sulla vita fraterna, in funzione della sequela e
della missione, è l’interesse centrale del vostro Capitolo e volete
fare un discernimento nello spirito del Vangelo, diventa condizione
fondamentale che ciascuno maturi sempre più profondamente il
contatto vivo, sincero ed esistenziale con Cristo, Parola di Dio ed
Eucaristia. Allora l’Assemblea Capitolare potrà veramente arrivare
ad un discernimento evangelico sull’identità e sulle linee operative
della fraternità salesiana. In questo senso il Capitolo Generale di­
venta una grande occasione di formazione che mette in atteggia­
lo

13 Pages 121-130

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13.1 Page 121

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mento di ascolto reciproco, rispettoso e capace di fiducia, e aiuta a
maturare quell’umiltà che è via maestra alla verità. Provoca, prima
di tutto, il discernimento personale sulla coerenza con cui ciascuno
vive la propria consacrazione a Dio nello stile salesiano; illumina la
riflessione sulla pastorale giovanile, che esige matura capacità per
discemere quanto è bene tralasciare o rivedere, e quanto deve essere
confermato e rafforzato; apre con equilibrio e autentica partecipa­
zione ad un’armonica inculturazione; riconferma nello spirito di
Don Bosco l’impegno di suscitare nel giovane la volontà di diven­
tare onesto cittadino e buon cristiano. Al tempo stesso fa attenti,
come lo è stato Lui, alle autentiche esigenze dei giovani, ai muta­
menti della società, alle prospettive di futuro.
Non dimentichiamo che Don Bosco ha svolto la sua opera tra i gio­
vani nel tempo della prima rivoluzione industriale, quando emigra­
vano, soli, verso la città e venivano sfruttati dal lavoro nero senza
alcun contratto che, in qualche modo, li proteggesse. Una vita che
fatalmente li metteva nella condizione del facile disorientamento e
Don Bosco, ben lo sapete, ebbe esperienza diretta degli effetti deva­
stanti dell’ambiente carcerario sui minori.
150 4. La Chiesa gode nel rilevare che il vostro Istituto ha una forte in­
cidenza tra i giovani e, di conseguenza, nel futuro della società e
della Chiesa. Certamente la missione che Don Bosco ha vissuto e vi
ha trasmesso, richiede una grande sensibilità educativa e una buona
dose di coraggio per andare incontro ai giovani e condividere con
loro i problemi e le attese, i momenti di rifiuto e il facile entusiasmo
che sfuma sovente nel nulla. Vivono in un ambiente contraddittorio,
superficiale e, al tempo stesso, convincente nel presentare la con­
quista facile e una competitività che emargina il debole e si fonda
sul denaro. Ma c’è pure una presenza di aria nuova e pulita di forze
giovani che si compromettono nel bene. Sono «le sentinelle del
mattino» che scrutano l’aurora di una nuova società. Il Santo Padre
ha saputo vedere in loro la speranza che già Paolo VI custodiva nel
cuore: sono i messaggeri della civiltà dell’amore. Non c’è come cre­
dere profondamente in una realtà e accompagnarla con la pre­
ghiera e il sacrificio, perché essa a poco a poco viva tra noi. Così
ha vissuto Don Bosco!
È una meravigliosa tradizione quella che portate avanti in ogni parte
del mondo e la Chiesa gode del bene che fate e vi ringrazia. Come
non ricordare anche il fecondo apostolato che svolgete nel mondo
121

13.2 Page 122

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della cultura con le vostre Università, con la corretta promozione
dei mass-media, con la vostra dedizione nelle missioni, nelle par­
rocchie, nelle scuole professionali per preparare i giovani ad un la­
voro dignitoso e onesto?
151 5. Non si può sottovalutare oggi la fatica comune a tutti gli Istituti:
la scarsità delle vocazioni. Questo richiede a numerosi fratelli di
prolungare la propria dedizione anche quando, pur con il cuore gio­
vane di Don Bosco, le forze non rispondono più con prontezza. Si
coglie, allora, con sofferenza, il divario tra le generazioni, che rende
più difficile il rapporto con i giovani. C’è una differenza grande di
mentalità, di linguaggio, di gusti, di scelte che incidono nel quoti­
diano, nel modo di sentire i problemi, di godere, di pregare, di giu­
dicare, di vivere insieme. Questo rischia, qualche volta, di rendere
faticosa la comunicazione, nonostante l’impegno. Allora solo la
fede nella Parola ci fa credere e vivere la carità paziente, benigna,
che tutto spera e tutto scusa, che non va in cerca della propria grati­
ficazione, ma crede nei giovani di oggi perché Dio li ama. Si vive
allora uno dei momenti più alti dell’offerta di se stessi nella carità
per la gloria di Dio e la salvezza dei giovani. La carità, che San
Paolo celebra nella Lettera ai cristiani di Corinto, è la grande forza,
insostituibile, nell’esperienza educativa. Non a caso Don Bosco ri­
peteva ai primi vostri confratelli: «Bisogna che i giovani non solo
siano amati, ma sentano di essere amati». Aveva ben compreso che
anche il giovane più refrattario avrebbe ceduto solo all’amore pa­
ziente che, nonostante tutto, tutto spera.
L’educazione incide fin dove arriva l’amore; quando si sostituisce
la norma, gli stessi gesti sono privi di anima. Per questo a chi gli
domandava una definizione del. suo sistema educativo Don Bosco
rispondeva con una sola parola: «Il mio sistema educativo? La ca­
rità!» (MB, 381). È l’unica strada che apre all’annuncio di Cristo.
152 6. Giovanni Paolo II ci offre la verifica dell’autenticità della nostra
fede: «Chi ha incontrato veramente Cristo, non può tenerlo per sé,
deve annunciarlo ... pur nel rispetto dovuto al cammino sempre di-
versificato di ciascuna persona e nell’attenzione alle diverse cul­
ture» (NMI40).
Annunciare Cristo con la propria vita esige certamente che essa sia
sostenuta da «un amore alimentato dalla Parola e dall’Eucaristia,
purificato dal sacramento della Riconciliazione, sostenuto dall’im­
122

13.3 Page 123

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plorazione dell’unità, speciale dono dello Spirito per coloro che si
pongono in obbediente ascolto del Vangelo» (VC 42). Allora la co­
munità fraterna può veramente definirsi, come dice Vita Conse-
crata, «spazio umano abitato dalla Trinità» (VC 41) e «spazio teolo­
gale in cui si può sperimentare la mistica presenza del Signore Ri­
sorto» (VC 42). Sarà ambiente fecondo in cui i giovani si sentono
non solo accolti, ma desiderati per condividere insieme i problemi
e le speranze in un dialogo aperto e sincero.
Cari Salesiani, il Capitolo è come un cantiere dove tanti progetti si
mettono a fuoco, si armonizzano, si studiano per proporre a tutta la
Congregazione un cammino di novità di vita nella fedeltà al ca­
risma. Al cuore di questa comunione fraterna, c’è sempre lo Spirito
Santo che segna la strada, coordina, ispira il modo migliore per rea­
lizzare la santità dei figli di Don Bosco e dei giovani. Ma tutti sono
chiamati a contribuire, perché a ciascuno è affidato il bene comune.
Ugualmente avviene nelle vostre comunità. Ogni giovane che rice­
vete è un progetto irripetibile dell’amore di Dio a voi affidato nella
concretezza della storia. Siete chiamati a dare vita e spazio al soffio
dello Spirito che è in lui. Chi guida? CRISTO, da cui sempre dob­
biamo partire. Egli ci accompagna attraverso la sua Parola e il dono
dell’Eucaristia. Guardando a Lui noi intravediamo Don Bosco che,
per primo, vi ha aperto questa strada di novità, commisurandola al
proprio tempo nelle modalità, ma ispirandosi alla Carità, realtà in­
tramontabile e valida per tutti i tempi.
153 La Chiesa confida in voi!
La Chiesa attende molto da voi, Figli di Don Bosco!
Lasciate che ricordi le parole che Jean Duvallet, uno dei primi col-
laboratori dell’Abbé Pierre, disse ai giovani salesiani: «Voi non
avete che un solo tesoro: la pedagogia di Don Bosco. Rischiate tutto
il resto, ma salvate la sua pedagogia! Vent’anni di ministero che ho
passato nella rieducazione dei giovani, mi obbligano a dirvi: siete
responsabili di questo tesoro di fronte alla Chiesa e al mondo».
Roma, 25 febbraio 2002.
123

13.4 Page 124

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ALLEGATO 3
Discorso del Vicario del Rettor Maggiore
Don Lue Van Looy
all’apertura del CG 25
Eminenza Reverendissima, Cardinale Martfnez Somalo,
Carissimi Cardinali Antonio Maria Javierre
e Oscar Rodrfguez Maradiaga,
Fratelli Arcivescovi e Vescovi,
Sorelle e Fratelli rappresentanti della Famiglia Salesiana,
Cari confratelli capitolari,
154 All’inizio del 25° Capitolo Generale della Società di San Francesco
di Sales, sono lieto di porgere a voi tutti un saluto cordiale e ricono­
scente. Vedo nella vostra presenza una dimostrazione di affetto per
la nostra Congregazione e di partecipazione a uno tra gli atti più im­
portanti della sua vita, quale è appunto il Capitolo Generale.
Ringrazio Madre Antonia Colombo, Superiora Generale della Figlie
di Maria Ausiliatrice, e tutti i responsabili dei vari gruppi della Fa­
miglia Salesiana qui presenti: il Coordinatore Centrale dei Coopera­
tori, il Presidente Mondiale degli Ex-allievi, la Responsabile Cen­
trale delle Volontarie di Don Bosco, i Superiori e le Superiore di
Congregazioni religiose e i Responsabili dei gruppi e associazioni
riconosciuti all’interno della Famiglia Salesiana. Nella vostra pre­
senza solidale sentiamo i legami che ci uniscono in una sola Fami­
glia, la Famiglia di Don Bosco.
E a voi, confratelli, che venite dalle diverse Ispettorie sparse nel
mondo, esprimo un benvenuto cordiale e fraterno. So che siete ve­
nuti per lavorare, per una esperienza di mondialità forte e per prepa­
rare il futuro della Congregazione.
Vorrei anzitutto dedicare un grato e affettuoso pensiero a Don Juan
Vecchi, che il Signore ha chiamato a sé un mese fa. È ancora fresco
nella nostra memoria il ricordo della sua amabile paternità, della
sua saggezza, dell’incisività nel governo della Congregazione e
della sua personale testimonianza di fede e di serena accettazione
124

13.5 Page 125

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della volontà di Dio durante la sua lunga malattia. La Congrega­
zione e la Famiglia Salesiana si sono ritrovate compatte al fianco
del Rettor Maggiore durante questo periodo, unendosi in preghiera
attorno al Coadiutore Artemide Zatti. Don Vecchi ha iniziato e di­
retto il cammino di preparazione per questo Capitolo Generale:
siamo certi che dal cielo ci aiuterà a portarlo a buon termine.
In questi ultimi anni la canonizzazione di Monsignor Versiglia e
Don Caravario, la beatificazione dei giovani oratoriani polacchi e
dei martiri spagnoli hanno stimolato tutta la nostra Famiglia verso
una “misura alta di vita salesiana ordinaria” (cf. NMI31), e le pros­
sime beatificazioni di Don Luigi Variara, di Suor Maria Romero e
del Signor Artemide Zatti porteranno ancora una volta i santi e la
santità al centro di tutta la Famiglia Salesiana.
1. Il cammino postconciliare
155 II tema di questo Capitolo Generale si inserisce in un percorso che
attraversa e si sviluppa lungo tutto il periodo postconciliare. Dopo
aver riflettuto globalmente sulla nostra identità salesiana (CGS20) e
dopo aver approfondito alcuni suoi aspetti, come l’evangelizzazione
dei giovani, il sistema preventivo, l’animazione della comunità e la
figura dei soci (CG21), siamo arrivati alla promulgazione delle Co­
stituzioni rinnovate nel CG22 del 1984.
In seguito abbiamo concentrato la nostra attenzione sul cammino da
fare con i giovani per educarli alla fede e nella fede (CG23). Ab­
biamo rilevato la necessità, per questo, di una comunità che si rin­
nova continuamente, che si inserisce più attivamente nel mondo
giovanile con un salto di qualità pastorale, e che diventa, allo stesso
tempo, nucleo animatore della comunità educativo-pastorale e dei
vari rami della Famiglia Salesiana.
Il CG24 ha ripreso quest’ultimo aspetto del coinvolgimento dei laici
nel nostro spirito e nella nostra missione, e ha delineato il nuovo
ruolo della comunità religiosa salesiana dentro la CEP e nell’elabo­
razione del PEPS.
Quindi, sia nel CG23 che nel CG24 la comunità salesiana è emersa
come punto di convergenza. Dal suo buon funzionamento, infatti,
dipende in gran parte la qualità di testimonianza, l’incidenza apo­
stolica e la fecondità della Congregazione. È la comunità dei reli­
125

13.6 Page 126

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giosi salesiani che ha il compito di essere “sale della terra e luce del
mondo” attraverso le varie opere e attività.
Seguendo questo “filo rosso”, il CG25 vuole ora verificare i passi
fatti alla luce dell’ultimo Capitolo Generale, approfondirne le indi­
cazioni non sufficientemente recepite, e dare un impulso al lavoro
già in atto di rinnovamento della comunità. Con esso si intende ri­
lanciare la comunità come la carta vincente nell’evangelizzazione
dei giovani nel nuovo millennio.
Questo tema, quindi, non ci fa distogliere lo sguardo dai nostri de­
stinatari, né dai laici che collaborano con noi. Come ha scritto Don
Vecchi nella sua lettera di convocazione:
«L'obiettivo del CG25 non è tanto ciò che la comunità e i con­
fratelli devono fare ancora per i giovani, ma ciò che devono es­
sere e vivere oggi per loro e con loro. Lo sguardo va anzitutto a
quello che siamo e viviamo per agire più efficacemente, dal
punto di vista evangelico, in favore dei destinatari della nostra
missione» (Verso il Capitolo Generale 25°, ACG 372, pag. 13).
La comunità salesiana, quindi, costituirà il punto focale del CG25.
Ad esso si aggiunge il compito di dare compimento all’orienta­
mento operativo del CG24 (n. 191) riguardo delle strutture di go­
verno, e quello dell’elezione del nuovo Rettor Maggiore e dei
membri del Consiglio Generale che guideranno la Congregazione
nel prossimo sessennio.
2. Il tema del CG25 a confronto con le sfide odierne
156 II tema del Capitolo, “la comunità salesiana oggisi articola in
questi quattro punti:
la vita fraterna,
la testimonianza evangelica,
la presenza animatrice tra i giovani,
l’animazione comunitaria.
I Capitoli Ispettoriali hanno riflettuto su questi punti, partendo dal­
l’esperienza delle comunità locali e individuando alcuni problemi di
particolare rilievo che la Commissione Precapitolare ha pensato
bene di segnalare, come, per esempio:
- il bisogno di rafforzare la vita della comunità secondo lo Spirito:
creare, cioè, le condizioni affinché i confratelli godano di un’in­
126

13.7 Page 127

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tensa esperienza dell’amore di Cristo che li porti ad una vita pro­
fondamente fraterna, ad una dedizione totale alla missione giova­
nile, ad una testimonianza attraente dei valori evangelici;
- l’esigenza di sviluppare la capacità ispiratrice della comunità reli­
giosa all’interno della comunità educativa e pastorale, così da ge­
nerare comunione, entusiasmo e un forte senso di appartenenza;
- la difficoltà di far fronte alle esigenze reali della missione, data la
diminuzione delle forze e il conseguente squilibrio tra il volume
di lavoro e il personale disponibile;
- l’invecchiamento e la scarsità di vocazioni che rendono la vita di
comunità più pesante e rischiano di offuscare il cammino futuro
della missione.
Su questi e altri aspetti della vita comunitaria il Capitolo Generale è
chiamato ad indicare delle piste sicure e motivate per rilanciare la
comunità all’inizio di questo millennio, ricordando l’insistenza di
Don Bosco: «Noi abbiamo scelto di abitare in unum. Vuol dire in
unum locum, in unum spiritum, in unum agendi finem» (in uno
stesso luogo, con lo stesso spirito, con lo stesso fine da raggiungere)
(MB IX, 573).
L’idea di scegliere questo tema, però, non viene soltanto dalla con­
sapevolezza di debolezze o lacune nel profilo della nostra vita co­
munitaria religiosa, ma da alcune sfide provenienti da un raggio
molto più ampio.
157 La cultura odierna
In primo luogo ci sfida la cultura odierna. Vivere e annunciare la
fede è diventato difficile nel mondo secolarizzato, dove la gente si
allontana in modo graduale e silenzioso dalla fede come da un ele­
mento poco rilevante nella vita di ogni giorno.
Essendo diminuito considerevolmente il valore educativo e reli­
gioso della famiglia, e venendo la Chiesa ad essere considerata
come un’istituzione alienata dalla società moderna, i giovani che
crescono negli ambienti secolarizzati trovano di difficile compren­
sione la terminologia religiosa e si abituano ad arrivare ai criteri di
condotta e al senso della loro vita per conto proprio, senza riferi­
mento a valori religiosi e spesso senza ascoltare i consigli degli
adulti loro vicini. Nei nostri giorni la credibilità della Chiesa è
anche presa di mira dai mezzi di comunicazione i quali mettono in
127

13.8 Page 128

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risalto, giustamente o ingiustamente, certe debolezze o errori morali
di religiosi e sacerdoti.
Anche la scuola ci interpella fortemente, soprattutto in quei paesi
dove è in atto un processo di riforma. Il sistema di Don Bosco mette
al centro la persona e la sua educazione integrale, mentre oggi con­
statiamo che la preoccupazione nel campo scolastico si concentra
quasi unicamente sull’istruzione, senza badare tanto alla formazione
e all’accompagnamento della persona. L’insegnamento della reli­
gione inoltre tende ad avere sempre minor peso, portando inevita­
bilmente a un indebolimento della formazione integrale del giovane
e della sua capacità di sviluppare una cultura personale.
D compito oggi è di trovare un modo per superare queste barriere fi­
siche, psicologiche e culturali, per raggiungere anche i giovani più
lontani, e aiutarli ad arrivare alla fede in Cristo. Non saranno in primo
luogo le parole o i ragionamenti ad aprire questa strada, ma la testi­
monianza di una comunità che vive la propria fede in Gesù Cristo,
trova la sua coesione in essa e la rende visibile, in gioia e trasparenza.
Questa carica spirituale conduce la comunità di fede a superare il
settorialismo e l’individualismo e a vivere in fraterna amicizia e
collaborazione, al punto di essere attraente ed evangelizzante, come
indica il documento Vita Consecrata:
«La vita di comunione, infatti, diventa un segno per il mondo e
una forza attrattiva che conduce a credere in Cristo... In tal
modo la comunione si apre alla missione, si fa essa stessa mis­
sione» (VC 46).
Lo stesso amore per Cristo porta anche ad una generosa accoglienza
e donazione di sé agli altri. Ai giovani, in primo luogo, mediante
una presenza attiva e amichevole tra loro, e poi ai collaboratori laici
e ai membri dei diversi rami della Famiglia Salesiana, mediante una
comunione fatta di esperienze di comune progettazione, partecipa­
zione responsabile e formazione insieme, «fino a poter diventare
un’esperienza di Chiesa, rivelatrice del disegno di Dio» (Cost. 47).
Essendo segno, la comunità diventa anche scuola di fede che trova
il coraggio e la creatività per mostrare il proprio volto cristiano e sa
dare sapore e direzione alla vita dei destinatari.
158 Espansione geografica e inserimento
Il fenomeno della globalizzazione, con il correlativo fenomeno
della localizzazione, sottolinea la necessità di un equilibrio tra l’u­
128

13.9 Page 129

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nità del carisma e il pluralismo delle espressioni.
Richiede che si dia maggior peso al valore della fraternità piuttosto
che alle differenze di etnia, lingua, ecc. in modo che le nostre comu­
nità, aperte alle diverse culture, diventino un vero regalo alla Chiesa
e alla società. La nostra presenza in tutti i continenti, in 128 nazioni,
ci aiuta ad avere una visione mondiale del nostro carisma e ad os­
servare il movimento geografico della vita della Chiesa e delle vo­
cazioni. Mentre si invecchia in alcune zone tradizionali, si cresce e
si rinasce in altri paesi e continenti.
Scrive il Santo Padre nella sua Esortazione Apostolica, Vita Conse-
crata, al n. 51:
«Collocate nelle diverse società del nostro pianeta società
percorse spesso da passioni e da interessi contrastanti, deside­
rose di unità ma incerte sulle vie da prendere le comunità di
vita consacrata, nelle quali si incontrano come fratelli e sorelle
persone di differenti età, lingue e culture, si pongono come
segno di un dialogo sempre possibile e di una comunione ca­
pace di armonizzare le diversità. Le comunità di vita consa­
crata sono mandate ad annunziare, con la testimonianza della
loro vita, il valore della fraternità cristiana e la forza trasfor­
mante della Buona Novella, che fa riconoscere tutti come figli
di Dio e spinge a ll1amore oblativo verso tutti, specialmente
verso gli ultimi... Soprattutto gli Istituti intemazionali, in que­
st'epoca caratterizzata dalla mondializzazione dei problemi e
insieme dal ritorno degli idoli del nazionalismo, hanno il com­
pito di tener vivo e di testimoniare il senso della comunione tra
i popoli, le razze, le culture. In un clima di fraternità, Vapertura
alla dimensione mondiale dei problemi non soffocherà le ric­
chezze particolari, né l'affermazione di una particolarità creerà
contrasto con le altre né con Vunità. Gli Istituti intemazionali
possono fare questo con efficacia, dovendo essi stessi affrontare
creativamente la sfida delVinculturazione e conservare nello
stesso tempo la loro identità».
159 La ricerca della qualità
L’inserimento nella realtà culturale esige un impegno serio per qua­
lificare le persone e le opere. La significatività del nostro intervento
dipende principalmente dalla capacità di coniugare la professiona­
lità con lo spirito carismatico.
129

13.10 Page 130

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Parlando del ruolo della comunità salesiana come nucleo animatore,
Don Vecchi indicò i traguardi da raggiungere. Dobbiamo sforzarci
di diventare:
- persone che vivono con fiducia e con gioia la propria vita, in at­
teggiamento di comprensione e dialogo con i giovani e il loro
mondo, con attenzione alla cultura, con capacità di inserimento
nel territorio;
- educatori competenti, che sanno congiungere l’educazione e l’e­
vangelizzazione e preparare agenti per la trasformazione cristiana
della società;
- animatori disposti a condividere i cammini formativi con i colla­
boratori laici nella vita di ogni giorno e nei momenti comunitari
di particolare importanza, come l’elaborazione del PEPS, la veri­
fica della CEP, e il discernimento davanti a situazioni concrete;
- dirigenti che hanno interiorizzato il valore della partecipazione e
della corresponsabilità e sanno animare creando e rinnovando le
modalità opportune;
- salesiani che, lavorando in équipe con altri, manifestano una sen­
sibilità particolare per l’educazione dei più poveri e diventano
promotori di una cultura di solidarietà e di pace (cf. Esperti testi­
moni e artefici di comunione. La comunità salesiana - nucleo
animatore, in ACG 363, pag. 38-39).
Per conseguire tale qualità, sia delle comunità che dei confratelli, la
Congregazione, nell’ultimo sessennio, ha fatto uno sforzo notevole
per ripensare e aggiornare la sua prassi formativa, adeguando il
compito formativo alle sfide ed alle esigenze di oggi. La Ratio, pro­
mulgata nel dicembre 2000, è un compendio delle norme e degli
orientamenti della Congregazione in materia di formazione. Guarda
tutta la formazione dalla prospettiva della formazione permanente,
attribuisce un’efficacia formativa alla vita e al lavoro di ogni giorno.
Per questo, richiede che nella comunità ci sia:
- un clima che favorisca la crescita dei confratelli come persone e
come comunità (spirito di famiglia che crea una mentalità di co­
mune ricerca e discernimento, valorizzando l’esperienza di tutti;
clima di fede e di preghiera che rafforza le motivazioni interiori e
dispone a viverle con radicalità evangelica e donazione aposto­
lica...);
- la valorizzazione dei diversi tempi e mezzi per favorire la forma­
zione permanente;
130

14 Pages 131-140

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14.1 Page 131

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- la programmazione annuale della formazione permanente;
- la comunicazione con la comunità ispettoriale e con la Congrega­
zione e l’accoglienza degli stimoli e degli orientamenti che giun­
gono da esse... (cf. FSDB n. 543).
3. Alcune prospettive
160 II compito affidatoci da Cristo - di essere “sale della terra e luce del
mondo” - ci porta al confronto con la realtà, nella quale vogliamo
ripensare costantemente la nostra originalità carismatica, verifi­
cando se il sale ha ancora sapore e se abbiamo collocato al posto
giusto la lucerna.
L’Anno Giubilare ci ha invitati ad alzare la misura della nostra vita,
e con la parola d’ordine “Due in altum” il Santo Padre ci stimola a
remare al mare aperto e verso il profondo, come ha riecheggiato
Don Vecchi nella sua Strenna per quest’anno. “Due.in alturrì\\ per
questo primo Capitolo Generale del nuovo millennio, vuol dire ri­
lanciare la Congregazione in uno dei suoi aspetti fondamentali, che
testimoniano il suo vigore religioso e carismatico. La comunità, in­
fatti, è la chiave per il rinnovamento e la crescita della Congrega­
zione nella sua missione giovanile, nella sua pastorale vocazionale,
e nel suo impatto carismatico ed evangelico sul mondo.
In questo incontro fraterno, che è il Capitolo Generale, vogliamo in
primo luogo vivere la comunione, come segno dell’unità della Con­
gregazione; vogliamo compiere una riflessione insieme sulla comu­
nità per riscoprire e riesprimere il nucleo dell’ispirazione evangelica
del carisma di Don Bosco, sensibili ai bisogni dei tempi e dei luoghi
(cf. Cost. 146). Si tratta di ravvivare e dare fondamento alla nostra
testimonianza evangelica e carismatica come comunità per diven­
tare profeti per il nuovo millennio. Vogliamo individuare e condivi­
dere le linee di cammino di tutta la Congregazione nel prossimo
sessennio.
161 A questo proposito vorrei già subito segnalare alcune piste o pro­
spettive per le nostre comunità, mirando ad una testimonianza signi­
ficativa di futuro, capace di rifondare o ridisegnare la nostra pre­
senza nel mondo d’oggi.
Anzitutto come testimoni di povertà, le nostre comunità si inseri­
ranno nella società, partecipando alle molteplici forme di povertà,
131

14.2 Page 132

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materiale e spirituale, e impegnandosi per la giustizia e il rispetto
della persona. È infatti la vocazione dei suoi membri consacrati che
le colloca in questa sensibilità che è tipica per la Chiesa.
«Uopzione per i poveri - ci ha ricordato il Papa - è insita nella
dinamica stessa dell'amore vissuto secondo Cristo. Ad essa
sono dunque tenuti tutti i discepoli di Cristo... Ciò comporta
per ogni Istituto, secondo lo specifico carisma, l'adozione di
uno stile di vita, sia personale che comunitario, umile ed au­
stero» (VC 82).
Le comunità saranno sollecitate a ripensare il loro modo di vivere e
di lavorare, favorendo la loro presenza tra i giovani meno fortunati
e fomentando nei loro membri e nei destinatari una cultura di soli­
darietà che sia espressione del vangelo della carità.
162 In secondo luogo, come testimoni di fede, le comunità dovranno ri­
spondere alla sete di spiritualità che i giovani manifestano.
Cito le parole di Don Vecchi:
«I giovani... hanno bisogno di testimoni, di persone e ambienti
che mostrino, per via di esempio, le possibilità di impostare la
vita secondo il Vangelo nella nostra società. Questa testimo­
nianza evangelica, che è allo stesso tempo comunione tra fra­
telli, sequela radicale di Cristo e presenza attiva, stimolante e
portatrice di vita tra i giovani, costituisce il primo servizio edu­
cativo da offrire loro, la prima parola di annuncio del Vangelo.
Dal punto di vista vocazionale è evidente che essi si sentono at­
tirati ad entrare in ambiti comunitari significativi, piuttosto che
ad assumere soltanto un lavoro» ( “Verso il Capitolo Generale
25°", in ACG 372, pag.15-16).
Nell’Esortazione Vita consecrata il Papa invita i consacrati a
«suscitare in ogni fedele un vero anelito alla santità, un desi­
derio forte di conversione e di rinnovamento personale in un
clima di sempre più intensa preghiera» (VC 39).
E la loro testimonianza comunitaria di vita fraterna e di carità verso
i bisognosi costituirà un forte invito e incoraggiamento agli altri a
condividere il carisma salesiano. Realizzeranno così quanto dicono
le nostre Costituzioni: «La scoperta e l'orientamento delle voca­
zioni costituisce il *coronamento ' di tutta la nostra azione educa-
tivo-pastorale» (Cost. 37).
132

14.3 Page 133

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163 Terzo: come testimoni di comunione, le nostre comunità dovranno
cercare di espandere, rafforzare e ricreare la comunione per diven­
tare, come dice il Papa, veri «esperti di comunione» (VC 46).
Diventeranno così significative nel territorio attraverso il loro coin­
volgimento, in linea con il proprio carisma, sia nella pastorale della
Chiesa particolare, sia nel lavoro a favore dei giovani poveri, e in
collegamento con altri enti ed agenzie. Cercheranno di promuovere
i valori evangelici, con le parole e più ancora con il proprio
esempio, e di essere presenti là dove si fissano i criteri educativi e
si stabiliscono le linee politiche riguardo alla gioventù.
Non solo: la vocazione di educatori e consacrati e il ministero sa­
cerdotale porterà le comunità a promuovere azioni sistematiche per
l’orientamento e la formazione dei collaboratori e delle comunità
educative. Per renderli capaci di vivere la propria vita con maturità
e gioia, di capire e vivere la spiritualità salesiana e di compiere
la missione educativo-pastorale con competenza e professionalità,
le comunità mireranno alla loro crescita culturale e professionale,
ma anche e soprattutto allo sviluppo della loro vocazione umana,
cristiana e salesiana.
Tesseranno rapporti di collaborazione e corresponsabilità nella co­
mune missione, e si impegneranno attivamente nella Chiesa e nella
società, particolarmente negli ambiti dell’educazione, l’evangeliz­
zazione della cultura e la comunicazione sociale.
Quarto: Come testimoni di una profonda vita spirituale, le comunità
dovranno impegnarsi soprattutto a rivivere la propria spiritualità sa­
lesiana, riconoscendo che la comunità deve la sua esistenza e la sua
missione allo Spirito, e quindi non potrà mai re-inventare se stessa o
compiere il suo ruolo con frutto senza un’intensa esperienza spiri­
tuale. Cercheranno così di «ripartire da Cristo» (NMI29), nella con­
sapevolezza che «la comunità religiosa è prima di tutto un mistero
che va contemplato e accolto con cuore riconoscente in una limpida
dimensione di fede» (La vita fraterna in comunità, n. 12).
Alla svolta del nuovo Millennio ci viene richiamata con insistenza
l’importanza di essere cristiani autentici e testimoni competenti e
credibili. Oggi - si dice - senza passione e mistica nessuno potrà
essere cristiano, tanto meno religioso e salesiano. Il Capitolo Gene­
rale sappia riaccendere questo fuoco in ogni comunità salesiana.
133

14.4 Page 134

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Conclusione
164 Affidiamoci all’aiuto di Maria, «modello di preghiera e di carità
pastorale, maestra di sapienza e guida della nostra Famiglia»
(Cost. 92), e alla guida dello Spirito Santo, con la docilità di Don
Bosco, per essere illuminati su ogni passo che faremo e decisione
che prenderemo in questo Capitolo. Sappiamo pure che ogni rinno­
vamento fatto in conformità all’ispirazione dello Spirito e in sin­
tonia con il carisma di Don Bosco sarà accompagnato dalla loro
forza creativa. È così che possiamo intraprendere il nostro lavoro
con la piena fiducia di fare la volontà del Signore.
È questo l’augurio che ci facciamo, certi della presenza del Signore
in mezzo a noi.
Roma, 25 febbraio 2002.
134

14.5 Page 135

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ALLEGATO 4
Indirizzo di omaggio al Santo Padre
del Rettor Maggiore in occasione dell’Udienza pontificia
165 Beatissimo Padre,
siamo colmi di gioia e di gratitudine per questo incontro paterno
che Ella ha voluto concederci nella sua Casa, presso la sede di
Pietro. Sentiamo che questa è anche la nostra Casa, per quel senso
vivo di Chiesa e di amore al Vicario di Cristo, che Don Bosco ci ha
trasmesso, per il servizio della Chiesa.
Siamo 231 partecipanti al Capitolo Generale 25° della Società Sale­
siana, membri di diritto e invitati, provenienti dalle 94 Ispettorie sa­
lesiane sparse nei cinque continenti, dove i Salesiani realizzano
oggi il carisma e la missione di Don Bosco, impegnati nei contesti
più diversi, particolarmente nell’educazione della gioventù e nella
nuova evangelizzazione, spesso in situazioni di frontiera.
A nome dei capitolari e dell’intera Famiglia Salesiana, desidero an­
zitutto esprimere i sentimenti più vivi di gratitudine per questo spe­
ciale incontro e per le tante attestazioni di affetto, di fiducia e di
stima espresse alla nostra Famiglia. La vicinanza fraterna e la pa­
rola incoraggiante di Vostra Santità, nei momenti più importanti -
lieti e dolorosi - della nostra Congregazione, fino al recente lutto
che ci ha colpiti, con la morte di don Juan Vecchi, hanno illuminato
il nostro cammino e ci hanno introdotti, con rinnovata fedeltà allo
Spirito, nel nuovo Millennio.
166 Stiamo ora concludendo, Beatissimo Padre, i lavori del Capitolo
Generale 25°, cui ci siamo dedicati, in comunione di famiglia e con
senso di responsabilità, durante queste settimane. Ci è stato di sti­
molo e orientamento, nello svolgimento del tema capitolare, cen­
trato su La comunità salesiana oggi, il Messaggio trasmessoci all’i­
nizio del Capitolo dalla Santità Vostra. «È importante - ci diceva -
focalizzare bene l’identità peculiare delle vostre comunità: che
siano comunità, come Don Bosco voleva, raccolte attorno all’Euca-
ristia ed animate da profondo amore a Maria Santissima, pronte ad
operare insieme, condividendo un unico progetto educativo e pasto-
135

14.6 Page 136

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rale. Comunità capaci di animare e coinvolgere gli altri anzitutto
con l’esempio».
Su questo abbiamo riflettuto nel nostro Capitolo, prendendo orien­
tamenti per il futuro. Consapevoli dei nuovi contesti in cui oggi è
inserita la vita consacrata, in un mondo globalizzato e pluralista, se­
gnato da situazioni drammatiche di povertà e oppressione, alla ri­
cerca di motivi e modelli nuovi di vita, vorremmo essere capaci di
offrire ai giovani un modello nuovo di umanità, attraverso comunità
che siano “un cuor solo e un’anima sola”, significative e visibili,
che con la propria vita e parola rendano testimonianza al Signore
risorto. Come Lei stesso, Santità, indicava nella Novo Millennio
Ineunte, vogliamo che le nostre comunità siano “casa e scuola di
comunione”.
167 E proprio con riferimento alla stessa Lettera Apostolica, con la quale
Vostra Santità ha lanciato la Chiesa nel Terzo Millennio, devo dire
che i nostri lavori capitolari sono stati guidati dall’invito che Lei
stesso ci ha ripetuto nel nome del Signore Gesù: Due in altum! L’in­
vito era stato già raccolto dal nostro amatissimo e compianto Rettor
Maggiore, don Juan Edmundo Vecchi, che ce lo lasciò quasi come
un testamento, nell’ultima sua “Strenna”: «Due in altum: al mare
aperto e nelle acque profonde», stimolandoci a rinnovare la nostra
missione educativa ed evangelizzatrice nel “mare aperto” del mondo
di oggi, rispondendo alle sfide della gioventù odierna, e insieme a
fondare la nostra azione nella profondità della vita spirituale.
Voi stesso, Santità, nel vostro Messaggio all’inizio del Capitolo, ci
dicevate: «Educatori attenti e accompagnatori spirituali competenti
quali voi siete, saprete andare incontro ai giovani che anelano a “ve­
dere Gesù”. Saprete condurli con dolce fermezza verso traguardi
impegnativi di fedeltà cristiana. Due in altum!».
Nei giovani d’oggi vogliamo riconoscere - come Vostra Santità ci
ha indicato - la via della Chiesa. Con essi, «chiamati ad essere sen­
tinelle del mattino», vogliamo scoprire, sempre di nuovo, la Luce
vera, quella che illumina ogni uomo. E, in loro compagnia, inten­
diamo diffonderla, con coraggio evangelico.
168 Nel Capitolo abbiamo tenuto davanti questo orizzonte: la vita fra­
terna e la testimonianza evangelica vissute nella comunità porte­
ranno ad una più viva presenza animatrice tra i giovani, aiutandoli a
136

14.7 Page 137

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crescere verso quella “santità” che - come dicono le nostre Costitu­
zioni - è il dono più bello che possiamo fare ai giovani.
Per questo desidero ringraziarLa, Beatissimo Padre, per il dono dei
tre nuovi Beati che Ella farà alla nostra Famiglia: il sacerdote Luigi
Variara, il coadiutore Artemide Zatti e Suor Maria Romero Me-
neses: tre splendidi modelli della santità, che vogliamo vivere nelle
nostre comunità e offrire ai giovani di oggi.
Perché possiamo raggiungere questi impegnativi traguardi, chie­
diamo la Benedizione Apostolica di Vostra Santità, che ottenga i
doni dello Spirito sui capitolari presenti, sui membri del nuovo
Consiglio Generale, sull’intera Famiglia Salesiana.
Da parte nostra, insieme con la preghiera assidua secondo le Vostre
intenzioni, assicuriamo l’impegno per essere nella Chiesa, come Lei
auspicava, «educatori attenti e accompagnatori spirituali compe­
tenti» dei giovani.
137

14.8 Page 138

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ALLEGATO 5
Discorso di S. S. GIOVANNI PAOLO II
nell’udienza ai Capitolari del 12 aprile 2002
Carissimi Fratelli!
169 1. Sono lieto di accogliervi in occasione del venticinquesimo Capi­
tolo generale della vostra Congregazione. Attraverso di voi vorrei
far pervenire il mio cordiale pensiero a tutti i Salesiani impegnati in
varie parti del mondo.
Con affetto saluto il nuovo Rettor Maggiore, don Pascual Chàvez
Villanueva, e il Consiglio generale che lo affiancherà nei prossimi
anni. Ad essi auguro di guidare la vostra Famiglia religiosa con en­
tusiasmo e con docilità all’azione dello Spirito Santo, mantenendo
vivo il carisma sempre attuale del vostro santo Fondatore.
Non posso poi non far memoria del precedente Rettor Maggiore,
don Juan Vecchi, di recente scomparso, al termine d’una malattia
accettata con rassegnazione e abbandono alla volontà del Signore.
La sua testimonianza sia di stimolo per ogni Salesiano a fare della
propria vita una totale offerta d’amore a Dio e ai fratelli.
170 2. In questo tempo pasquale, la Chiesa, dopo i giorni della pas­
sione e della crocifissione del Figlio di Dio, invita i credenti a con­
templare il volto sfolgorante del divino Maestro risorto. In effetti,
come ricordavo nella Lettera Apostolica Novo millennio ineunte, «la
nostra testimonianza sarebbe insopportabilmente povera, se noi per
primi non fossimo contemplatori del suo volto» (n. 16). In Cristo
soltanto possiamo trovare risposta alle attese più intime del nostro
cuore. Ciò presuppone che ogni energia sia orientata verso Gesù da
«conoscere, amare, imitare, per vivere in Lui la vita trinitaria e tra­
sformare con Lui la storia» (ibid., 29).
Cari Salesiani, se a questo impegno sarete fedeli costantemente, se
vi sforzerete di imprimere al vostro lavoro una costante carica di
amore evangelico, potrete compiere sino in fondo la vostra missione
con gioia ed efficacia. Siate santi! È la santità - voi ben lo sapete -
il vostro compito essenziale, come lo è, del resto, per tutti i cristiani.
138

14.9 Page 139

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La Famiglia Salesiana si appresta a vivere la gioia dell’imminente
beatificazione di tre suoi figli: il sacerdote Luigi Variara, il coadiu­
tore Artemide Zatti e la religiosa Maria Romero Meneses. La santità
costituisce la migliore garanzia di un’efficace evangelizzazione,
perché in essa sta la testimonianza più importante da offrire ai gio­
vani destinatari delle vostre varie attività.
171 3. La Vergine Santissima, che voi venerate con il titolo di Maria
Ausiliatrice, guidi i vostri passi e vi protegga dappertutto. San Gio­
vanni Bosco, insieme con i numerosi Santi e Beati che costituiscono
la schiera celeste dei vostri protettori, vi accompagni nel compito
non facile di dare esecuzione alle linee programmatiche emerse dai
lavori capitolari per il bene dell’intero Istituto.
Con questo auspicio vi benedico, carissimi Fratelli, assicurando la
mia preghiera per ciascuno di voi e per quanti incontrate nel vostro
quotidiano ministero apostolico e missionario.
139

14.10 Page 140

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ALLEGATO 6
“Buonanotte” di Don Pascual Chàvez
la sera dell’elezione a Rettor Maggiore
Spero che per la mia nomina non abbia influito il fatto che ci tro­
viamo nel tempo pasquale; dato che il mio è un nome che ricorre
moltissimo in questo tempo liturgico (si parla infatti del cero pas­
quale, di tempo pasquale...), potrebbe essere stato visto come un
messaggio subliminale.
1. Ringraziamento
172 Ecco, incomincio esprimendo il mio più sentito grazie, prima di
tutto a Dio nostro Signore che ha voluto dare alla Congregazione e
alla Famiglia Salesiana un nuovo pastore sulla scia di Don Bosco.
Grazie a don Lue Van Looy, che per quasi due anni, fin dall’inizio
della malattia di don Vecchi, ha guidato la Congregazione con vera
dedizione e amorevolezza. Grazie al padre Anthony McSweeney,
che ha accompagnato il processo di discernimento con saggezza e
grande amore per i Salesiani. Devo dire che il fatto di non aver reso
pubblico all’assemblea capitolare il numero delle preferenze nel ri­
sultato del primo sondaggio, mi ha consentito di dormire bene, al
punto di essere adesso molto più sereno di quanto lo fossi ieri.
Grazie a tutti voi, che siete stati gli strumenti di Dio per farmi cono­
scere la sua volontà. Mi ero messo completamente nelle sue mani,
come dice il Salmo 130, «come un bimbo nelle braccia della sua
mamma», per essere pronto a rispondere a qualunque cosa mi
avesse chiesto. Non so se siete coscienti di quello che avete fatto,
comunque eccomi.
2. Una sorpresa
173 Questa nomina è senz’altro una sorpresa per me, e l’accolgo come
espressione della volontà di Dio, così come ho detto quando mi è
stato chiesto se accettavo. Esprime il volere amorevole di Dio, che
mi vuole sempre di più al servizio dei confratelli e dei giovani,
140

15 Pages 141-150

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15.1 Page 141

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avendolo come unico Signore della mia vita. Sento tuttavia la mia
poca adeguatezza a svolgere il grande compito e assumere l’onore
di essere il successore di Don Bosco.
3. Il profilo
174 Leggendo più volte l’elenco delle qualità richieste per l’incarico di
Rettor Maggiore e presentate all’assemblea per il discernimento,
posso confidarvi che non mi ci ritrovavo, che non mi sentivo adatto.
Per questo ero sicuro che sarebbe stato eletto un altro. Lo dico con
molta sincerità. Adesso capisco che in questo profilo invece voi
avete voluto tracciare non soltanto le vostre attese riguardo al Rettor
Maggiore, ma anche il suo programma personale di vita. Molte
grazie. Anche questo è un dono di Dio.
4. Il programma sessennale
175 La descrizione dei problemi da voi presentati nelle domande rivolte
al Vicario del Rettor Maggiore dopo la presentazione della relazione
sullo stato della Congregazione nel sessennio 1996-2002, completa
il panorama della situazione, già descritta da don Lue Van Looy
nella stessa relazione. Insieme alle priorità indicate e alle conclu­
sioni del CG25, essa entrerà a far parte della programmazione del
Rettor Maggiore e del suo Consiglio per il prossimo sessennio.
5. Un percorso veloce
176 Forse vi domanderete come io sia arrivato a questo incarico. È stato,
a mio avviso, un percorso decisamente corto e veloce. Nel 1995,
alla fine del mio mandato come Ispettore di Guadalajara-Messico,
fui chiamato da don Egidio Viganò che mi inviava a completare il
percorso formativo con il dottorato in Teologia Biblica. Ricordo
molto bene le sue parole: «La Congregazione ha bisogno di questo
dottorato». Quando gli ho chiesto quale sarebbe stato il mio futuro,
mi ha risposto: «Non lo so ancora. Forse potresti fare il professore
all’UPS, oppure collaborare nel dicastero della formazione, o forse
potresti... potresti anche fare l’ispettore!». Avevo a disposizione un
anno e mezzo di tempo per finire.
Probabilmente ricorderete come sia stato chiamato al Consiglio ge­
nerale nel sessennio scorso. Sei anni fa mi trovavo a predicare un
141

15.2 Page 142

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corso di esercizi spirituali ad un gruppo di confratelli dell’Ispettoria
di Madrid, quando ricevetti una chiamata telefonica da don Vecchi,
il quale mi informava che l’assemblea capitolare mi aveva eletto
Consigliere per la regione Interamerica e mi chiedeva quindi una ri­
sposta. Era il 2 aprile del 1996. Questo vuol dire che soltanto 6 anni
dopo, più un giorno, arriva questa nuova nomina.
Chiedendomi di fare l’ispettore, don Viganò mi invitava a lasciarmi
guidare dallo Spirito, mettendo da parte i progetti personali e assu­
mendo quelli che Dio mi presentava come programma di vita.
Dal suo canto, don Vecchi, nella sua introduzione ai lavori del
nuovo Consiglio Generale, ci invitava a vivere l’incarico come una
grazia, un’opportunità per progredire nel cammino della santità, il­
luminando la propria e l’altrui realtà con la luce di Don Bosco, del
suo carisma, della sua missione, così come è stato codificato nella
Regola. Anche se sento di essere cresciuto salesianamente in questi
anni, vi confesso che c’è ancora tanta strada da fare, ma conto sul
Signore e sulla sua grazia, così come su ognuno di voi e su tutti i
confratelli delle vostre Ispettorie.
6. In continuità con gli ultimi Rettori Maggiori
177 Mi sento chiamato a continuare lo splendido lavoro di animazione e
di governo svolti da don Viganò e don Vecchi. Lo sforzo del primo
di rinnovare l’identità salesiana secondo le indicazioni del Concilio
Vaticano II e di mettere la Congregazione in sintonia con i bisogni
dei giovani di oggi, sono stati un contributo al quale non si può non
rispondere adeguatamente, facendo nostra quell’identità. E il contri­
buto di don Vecchi di creare un modello pastorale consono alla si­
tuazione della società attuale, con le nuove concezioni di educa­
zione, di evangelizzazione e di pastorale giovanile, è servito soprat­
tutto a rendere significativa la nostra opera a favore dei giovani.
La salda formazione teologica di don Viganò e la sua vicinanza al
carisma di Don Bosco sfociarono in una originale interpretazione
aggiornata del nostro Padre fondatore. La competenza pedagogica e
la visione antropologica di don Vecchi hanno arricchito la Congre­
gazione, dandole sicurezza sul cosa fare oggi per essere veramente
significativi, sia come singole persone sia come comunità.
142

15.3 Page 143

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7. Il mio desiderio
178 Vorrei avere la preparazione teologica di don Viganò, la sensibilità
pedagogica e culturale di don Vecchi, ma soprattutto l’amorevole
paternità di don Rinaldi e la fedeltà di don Rua, del quale Paolo VI
affermò che la sua beatificazione era dovuta al fatto che egli aveva
fatto di Don Bosco una scuola, della sua santità un modello, della
sua regola uno spirito. Consapevole dei miei limiti e delle mie de­
bolezze, vi invito, e attraverso voi tutti i confratelli della Congrega­
zione, anziani e giovani, preti e coadiutori, ammalati e in pienezza
di salute, a riprodurre insieme l’immagine di Don Bosco.
8. Una nuova fase
179 Sono il primo Rettor Maggiore che non è italiano di origine (Don
Vecchi era argentino, ma di genitori italiani). Questo è il segno più
evidente della multiculturalità della Congregazione ormai sparsa in
tutto il mondo.
Colgo l’occasione per ringraziare tutta l’Italia salesiana, che ha sa­
puto finora svolgere la sua responsabilità storica di trasmettere fe­
delmente il carisma di Don Bosco. Grazie, carissimi confratelli ita­
liani qui presenti, o inseriti nelle varie comunità della Penisola, o
come missionari nel mondo.
Adesso questa responsabilità storica passa a tutti, perché tutti siamo
chiamati a incarnare Don Bosco. Abbiamo la necessità di approfon­
dire la conoscenza di Don Bosco, proprio perché abbiamo bisogno
di identità carismatica, per non perderci in questo oceano verso cui
siamo stati chiamati ad addentrarci, così come indica la Strenna del
mio predecessore. Abbiamo bisogno di conoscere Don Bosco, fino
a farlo diventare la nostra mens, il nostro punto di vista, il nostro
agire di fronte ai bisogni dei giovani. Vi invito ad amarlo. È il re­
galo più bello che Dio ci ha fatto: Don Bosco, strada sicura per la
realizzazione umana e soprattutto per la sequela di Cristo. Ecco la
mia esortazione: conoscerlo, amarlo, imitarlo perché siamo tutti
quanti eredi e trasmettitori del suo spirito, e quindi diffonderlo.
9. Il mio atteggiamento oggi
180 Con quale atteggiamento assumo oggi questa responsabilità? Con
l’atteggiamento di Mosè e di Don Bosco. In effetti quando fui ordi-
143

15.4 Page 144

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nato sacerdote, 1*8 dicembre 1973, presi come motto un’espressione
che mi aveva molto colpito mentre studiavo la Lettera agli Ebrei:
«Come se vedesse l’invisibile, perseverò saldo nella fede». È il
testo con cui l’autore della lettera riassume l’esperienza spirituale di
Mosè, l’uomo pasquale. Per fare il lungo e pericoloso percorso in­
sieme al popolo di Dio che guidò da leader fuori dall’Egitto, egli
aveva bisogno di molta audacia, di “parresia”; ma questa si era mo­
strata insufficiente, soprattutto quando seppe di essere ricercato per
avere ucciso l’egiziano e si era rifugiato nel deserto; lì maturò la
scelta di rinunciare ai suoi progetti. Perciò, quando fu chiamato
nuovamente dal Signore, Mosè dovette rinunciare a se stesso e ai
suoi progetti e affidarsi a Dio, credere in Lui, camminare come se
vedesse l’invisibile.
Vi assicuro di aver provato una grande emozione quando, anni
dopo, lessi nel testo rinnovato delle Costituzioni questa stessa
espressione riferita a Don Bosco nell’articolo 21, in cui il santo
viene presentato come padre e maestro. Don Bosco fu un uomo che
visse per realizzare un unico sogno: salvare i giovani, specialmente
i più bisognosi e pericolanti; fu un prete educatore “consacrato” to­
talmente alla missione che Dio gli aveva affidato, e in questo ser­
vizio mise in gioco tutte le sue qualità di natura e di grazia.
Questo essere un uomo unificato, la perfetta incarnazione dell’inte-
riorità apostolica, è alla radice della sua meravigliosa intrepidezza,
della sua fantastica creatività, della sua instancabile capacità di la­
voro, della sua ricca sensibilità, del suo amore generoso.
10. Affidamento alia Madonna
Finisco invitandovi ad affidare a Maria la mia persona e tutta la
Congregazione. Lei è stata il prezioso testamento lasciato da Gesù,
perché fosse Madre nostra e ci insegnasse ad essere credenti e di­
scepoli del suo Figlio. Lei è stata, fin dal sogno dei 9 anni, la Madre
e la maestra di Don Bosco. Lei è oggi la “Stella Maris”, che ci gui­
derà e ci accompagnerà nell’avventura del “prendere il largo” a cui
ci ha spinto don Vecchi, per mettere la Congregazione e la Famiglia
Salesiana in sintonia con il programma pastorale della Chiesa all’i­
nizio di questo terzo millennio.
Grazie. Buonanotte!

15.5 Page 145

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ALLEGATO 7
Discorso del Rettor Maggiore
Don Pascual Chàvez Villanueva
alla chiusura del CG25
182 Cari Confratelli Capitolari,
siamo giunti al termine dell’esperienza del CG25, che abbiamo
vissuto come dono dello Spirito per noi e per la nostra Congrega­
zione. Lo Spirito di Cristo ha riversato su di noi la ricchezza e la va­
rietà di suoi doni, che ci hanno colmato di gioia e ci hanno indicato
le vie del cammino futuro. Il nostro primo pensiero, umile e grato,
è perciò rivolto a Dio, che mediante il suo Spirito ha animato la
nostra assemblea a vivere l’unità nella comunione ed a ricercare la
risposta ai suoi appelli.
Sono numerose poi le persone che desidero ringraziare in questo
momento conclusivo. Ringrazio innanzitutto il Vicario del Rettor
Maggiore don Lue Van Looy, il Regolatore del Capitolo don An­
tonio Domenech, don Antonio Martinelli, la Commissione precapi­
tolare, i Moderatori e i Segretari dell’Assemblea, Mons. Alois Koth-
gasser, il Padre Anthony McSweeney, che con diversa intensità di
impegno e di responsabilità hanno guidato la vita e il lavoro del-
l’Assemblea stessa.
Ringrazio inoltre l’Assemblea capitolare, che è stata sempre pronta,
operativa e disponibile nelle varie tappe e scadenze che si sono suc­
cedute, aiutata dalle sue Commissioni e articolazioni interne. Rin­
grazio anche i segretari del Capitolo, i traduttori, l’ANS e la sua
équipe, i confratelli della Casa generalizia, il personale ausiliario,
che con un lavoro discreto e fattivo hanno reso possibile lo svolgi­
mento di questa importante assise.
Ringrazio infine i membri del Consiglio generale uscente, che
hanno svolto il loro incarico con vera dedizione e competenza; sa­
luto particolarmente i Consiglieri che hanno concluso il loro man­
dato; formulo poi il mio augurio al Vicario e ai Consiglieri generali,
che hanno accolto l’indicazione dell’assemblea capitolare ad essere
miei collaboratori per questo sessennio.
145

15.6 Page 146

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Ci ha accompagnato in questi giorni la preoccupazione per la Terra di
Gesù. D dramma della guerra è sempre stato davanti ai nostri occhi;
abbiamo seguito le notizie, che si sono susseguite rapidamente; ci
siamo uniti nella preghiera al grido preoccupato di Giovanni Paolo II.
Le stragi, le rappresaglie, le occupazioni, le distruzioni hanno creato
ormai una grave frattura tra le popolazioni. Noi abbiamo trepidato
anche per la sorte dei nostri confratelli e consorelle di Betlemme e di
Cremisan e tuttora siamo attenti agli sviluppi della situazione, che
seguiamo con la preghiera, la vicinanza e la solidarietà.
Siamo stati anche colpiti dallo scandalo rimbalzato sui media ri­
guardo a preti e religiosi della Chiesa degli Stati Uniti, accusati i
abusi contro minorenni. Tutto questo richiede a noi educatori una
particolare attenzione. Come pure abbiamo continuato a seguire le
situazioni di conflitti sociali o di guerre, che affliggono i paesi in
cui operiamo.
Sull’esempio della comunità apostolica, inviata da Gesù prima a
portare l’annuncio del Regno e poi a fare discepole tutte le nazioni,
“nella gioia dello Spirito” ora la nostra assemblea è pronta ad an­
dare in tutto il mondo, perché ognuno possa tornare a percorrere le
strade della storia, a vivere con i giovani, ad animare le comunità, a
camminare con la Chiesa.
1. La Comunità salesiana oggi
183 II CG25 ha sviluppato il tema principale della “Comunità salesiana
oggi” e quello secondario della “Verifica del funzionamento delle
strutture del governo centrale”. La maggior parte del tempo è stata
dedicata alla riflessione sul tema della comunità, che era già stata
iniziata dai due Capitoli Generali precedenti; essi avevano fatto
emergere la comunità locale come il luogo strategico dell’educa­
zione alla fede dei giovani e del coinvolgimento dei laici.
Il Capitolo Generale 23 aveva affrontato la sfida dell’educazione
dei giovani alla fede. Essa stava diventando un’azione sempre più
complessa, conseguenza di una cultura emergente, che esigeva un
ripensamento della metodologia e dei contenuti. Partendo dalle
sfide della realtà giovanile nei suoi vari contesti, i capitolari traccia­
rono un cammino di educazione alla fede per i giovani, offrendo
loro una proposta di vita cristiana significativa e di spiritualità gio­
vanile salesiana.
146

15.7 Page 147

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Occorreva rinnovare la qualità della nostra proposta educativa pa­
storale. Non si trattava di creare nuove presenze, ma di far sorgere
una presenza nuova, un modo nuovo di essere presenti lì dove già ci
troviamo. Una volta ancora la Congregazione si sentiva chiamata a
rilanciare l’atteggiamento del «da mihi animas», convertendo le co­
munità in «segno di fede, scuola di fede e centro di comunione».
Il Capitolo Generale 24 centrò la sua riflessione sulla sfida di
creare una nuova sinergia fra SDB e laici, ossia sulla sfida di molti­
plicare le persone che vogliano vivere il proprio battesimo nell’area
dell’educazione, di far convergere salesiani e laici in un nuovo pa­
radigma di relazioni, di mettere i salesiani davanti al loro compito
prioritario di animazione pastorale e pedagogica.
Si radicava sempre di più la convinzione che la nuova evangeliz­
zazione e la nuova educazione non potevano realizzarsi senza la
collaborazione organica e qualificata dei laici. Quanto alle comunità
salesiane, esse dovevano ormai attrezzarsi sempre di più per diven­
tare animatrici delle comunità educative pastorali e della Famiglia
Salesiana.
In questi due ultimi Capitoli Generali si è disegnato un nuovo mo­
dello pastorale. In esso la comunità salesiana ha un compito d’ani­
mazione, come punto di riferimento carismatico per tutti quelli che
condividono lo spirito e la missione di Don Bosco. La qualità della
sua vita consacrata, la profondità della sua esperienza spirituale, la
significatività della sua testimonianza e l’incisività della sua pro­
posta, sono fattori indispensabili per dare vita e forza evangelica
all’animazione della CEP e della Famiglia Salesiana.
184 Con il Capitolo Generale 25 la comunità salesiana è posta al centro
ed è vista in tutte le sue dinamiche e caratteristiche. Non è tanto la
dimensione comunitaria ad essere presa in considerazione, ma la co­
munità locale come soggetto, ossia la sua capacità di progettualità,
di coinvolgimento di numerose forze, di profezia evangelica, di co­
munione e in definitiva di evangelizzazione. Il CG25 approfondisce
così il cammino finora percorso dalla Congregazione e dà nuovo ri­
lievo alla realizzazione della “soggettività piena” della comunità. Il
modello di comunità che emerge dal CG25 è quello che fa riferi­
mento alla nostra consacrazione apostolica, come è espressa nell’ar­
ticolo 3 delle Costituzioni. La comunità vive la grazia di unità, che
realizza la sintesi vitale tra la vita fraterna, la sequela radicale di
Cristo, l’esperienza spirituale, la dedizione alla missione giovanile.
147

15.8 Page 148

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Il testo capitolare circa la comunità si presenta come un insieme di
cinque moduli operativi o schede di lavoro. La comunità salesiana è
il soggetto principale, cui è indirizzato questo testo. Assumendolo,
essa è invitata ad accogliere la chiamata che Dio le rivolge attra­
verso gli avvenimenti storici ed ecclesiali, le indicazioni della Pa­
rola di Dio e della nostra Regola di vita, gli appelli dei giovani, le
necessità dei laici e della Famiglia Salesiana. La comunità appro­
fondisce poi la lettura della propria situazione, scoprendo le dispo­
nibilità e le resistenze, le risorse e le mancanze, le possibilità e i li­
miti. Essa impara inoltre a riconoscere le sfide fondamentali e ad af­
frontarle con coraggio e speranza; sa anche interrogarsi con do­
mande appropriate, cui dare risposta. Infine, la comunità si con­
fronta con gli orientamenti operativi proposti e determina le condi­
zioni per tradurli in pratica.
185 I contenuti fondamentali riguardano la vita fraterna, la testimo­
nianza evangelica, la presenza animatrice tra i giovani. La vita fra ­
terna della comunità si propone di favorire i processi di crescita
umana e vocazionale dei confratelli, di superare l’inerzia di rela­
zioni formali o funzionali, di rafforzare il senso di appartenenza e il
clima fraterno, di facilitare la comunicazione, di aiutare la costru­
zione di una visione condivisa. Per questo possono essere utili il
progetto personale di vita, la pratica del discernimento comunitario,
la valorizzazione dei momenti di incontro comunitari, il progetto
della comunità salesiana.
La testimonianza evangelica ci chiede di manifestare visibilmente il
primato di Dio nella vita della comunità, di vivere la “grazia di
unità” nell’esperienza spirituale e nelle espressioni comunitarie, di
rendere radicale, profetica ed attraente la testimonianza comunitaria
della sequela di Cristo, di condividere le nostre motivazioni ed im­
pegni vocazionali. La centralità della Parola di Dio, favorita dalla
pratica della “lectio divina”, la qualità della preghiera comunitaria,
l’Eucaristia quotidiana, la comunicazione e la condivisione della
vita aiutano l’approfondimento dell’esperienza spirituale e la mani­
festazione del primato di Dio. Il modo poi di vivere la sequela di
Cristo, attraverso la centralità di un’obbedienza gioiosa nella mis­
sione, la concretezza di una povertà austera e solidale, lo splendore
di una castità vigilante e serena, rende più trasparente la testimo­
nianza della comunità.
148

15.9 Page 149

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Dove esiste una comunità salesiana, è presente un’esperienza di
fede, si costruisce una rete di relazioni, si offrono molteplici forme
di servizio ai giovani. La comunità rende visibile la presenza sale­
siana tra i giovani, la anima e ne promuove la crescita. Occorre
prima di tutto ritornare tra i giovani ed essere non soltanto una co­
munità per i giovani, ma anche con i giovani. Per questo, la comu­
nità salesiana costruisce una presenza di comunione e di partecipa­
zione, coinvolge i laici e la Famiglia Salesiana, si inserisce nel terri­
torio. Essa diventa presenza che educa ed evangelizza, creando am­
bienti di forte carica spirituale, prendendo coscienza ed operando di
fronte alle situazioni di povertà, realizzando progetti e processi di
crescita per i giovani. Essa, infine, promuove la scelta vocazionale
di ogni giovane, anima la comunità educativa pastorale perché sia
luogo di crescita vocazionale, attua una metodologia dell’accompa­
gnamento e della proposta vocazionale.
Per essere una comunità che viva la fraternità, che dia una forte te­
stimonianza evangelica, che animi la presenza tra i giovani, essa
stessa ha bisogno di essere animata, aggiornata, motivata, incorag­
giata, orientata, guidata. L'animazione della comunità passa princi­
palmente attraverso la formazione continua. La comunità può of­
frire momenti di rinnovamento spirituale, occasioni di confronto,
opportunità di aggiornamento educativo e pastorale; ma la valoriz­
zazione e qualificazione del vissuto quotidiano sono la prima ri­
sorsa di formazione nella comunità. Il direttore ha un ruolo fonda-
mentale nell’animazione della comunità, ma coinvolgendo e re­
sponsabilizzando tutti i confratelli; la sua attenzione si concentra
sul carisma, sulla missione, sulla fraternità. Egli anima la comunità
insieme ai confratelli.
Il CG25 propone infine alcune condizioni che rendono possibile
l’essere comunità salesiana oggi; si tratta di aiutare la comunità ad
operare secondo un progetto comunitario, di garantire la consi­
stenza qualitativa e quantitativa della comunità, di approfondire il
rapporto tra comunità e opera, di attualizzare il progetto organico
ispettoriale. Alcune di queste condizioni riguardano il livello locale,
ma per lo più richiedono anche la responsabilità e le scelte della
comunità ispettoriale.
Ad ogni comunità il Capitolo consegna questi cinque percorsi,
perché li studi, li approfondisca, li concretizzi, al fine di diventare
una comunità carismatica significativa.
149

15.10 Page 150

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2. La verifica del funzionamento
delle strutture centrali di governo
186 II secondo elemento tematico della riflessione capitolare ha riguar­
dato la verifica del funzionamento delle strutture del governo cen­
trale. Tale verifica, richiesta esplicitamente dal CG24, venne avviata
dal Consiglio generale ed è approdata a questo CG25. Il Consiglio
generale iniziò il lavoro di revisione attraverso l’apporto di una con­
sulenza esterna e la riflessione di un gruppo di Ispettori, guidata dal
Vicario del Rettor Maggiore. Furono poi interpellati i Capitoli Ispet-
toriali con alcuni quesiti che riguardavano i Consiglieri di settore, i
Consiglieri regionali e le Visite straordinarie. Il Capitolo Generale
25, infine, ha preso in considerazione questo lavoro ed ha svilup­
pato la sua riflessione, con lo scopo di rendere agile ed efficace il
funzionamento delle strutture del governo centrale.
La verifica compiuta ha condotto il CG25 ad apportare alcune mo­
difiche costituzionali; esse riguardano la temporaneità dell’incarico
del Rettor Maggiore e dei membri del Consiglio generale, l’attribu­
zione dell’animazione della Famiglia salesiana al Vicario del Rettor
Maggiore e la conseguente assegnazione ad un Consigliere generale
del solo incarico del settore della Comunicazione sociale. In tal
modo, si offrono una modalità di ricambio all’internò del Consiglio
generale, che è prevista per tempo e può quindi essere preparata,
una nuova possibilità di animazione della Famiglia Salesiana, una
ulteriore valorizzazione della Comunicazione sociale al servizio
dell’educazione e della evangelizzazione.
Sono stati costituiti due distinti gruppi di Ispettorie, denominati
Asia Sud ed Asia Est-Oceania, originati dalla divisione dell’unico
gruppo, chiamato Australia- Asia. Questa decisione consentirà una
migliore animazione delle due nuove “Regioni” da parte dei rispet­
tivi Consiglieri; essa richiede di trovare forme più idonee di coordi­
namento all’interno delle “Regioni” stesse.
Si sente l’esigenza di studiare un modo diverso di realizzazione del
Capitolo Generale, affinché esso sia più rispondente ai bisogni della
progettazione e della concretezza. Si è consapevoli che i Capitoli
generali di rilettura del carisma sono ormai terminati e che si è pas­
sati ai Capitoli generali ordinari. Analoghe riflessioni potranno es­
sere svolte sul funzionamento dei Capitoli ispettoriali.
Si sottolinea l’istanza che il Rettor Maggiore con il Consiglio gene­
rale lavori in modo più organico e coordinato, a partire dalla pro­
150

16 Pages 151-160

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16.1 Page 151

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grammazione del sessennio, ma anche nelle realizzazioni succes­
sive. In particolare, si auspica che sia superato il settorialismo e so­
prattutto che i cosiddetti settori della “missione salesiana”, ossia pa­
storale giovanile, comunicazione sociale e missioni, lavorino in
modo più congiunto. Si avverte anche l’urgenza di operare per pro­
getti e di curare un’animazione capace di attivare processi. Si nota
pure l’importanza di valorizzare le risorse esistenti nelle Regioni,
nelle Conferenze e nelle Ispettorie e di collegarle in rete. In questo
anche la Casa Generalizia può dare il suo specifico apporto di mi­
glioramento nelle modalità di lavoro con tutta la Congregazione.
Si apprezza l’apporto, dato alla crescita delle Ispettorie, dalla realiz­
zazione del decentramento e della sussidiarietà; ma si riconosce
anche l’esigenza di una solidarietà che superi l’ambito ispettoriale o
regionale e la necessità di un più forte coordinamento interispetto-
riale. In un tempo di mondializzazione occorre moderazione per con­
temperare le istanze globali e le spinte locali; occorre riflettere su ciò
che è conveniente che le Ispettorie facciano con le proprie forze e
ciò che è più utile che facciano insieme. Ci sono infatti bisogni, ur­
genze e priorità che superano l’ambito delle “Regioni”. Le frontiere
della missione richiedono di coniugare sussidiarietà e solidarietà.
La realizzazione del processo di discernimento per l’elezione del
Rettor Maggiore e dei Consiglieri generali è stata un’occasione per
vivere e sperimentare una prassi, un metodo e un’esperienza spiri­
tuale, che hanno bisogno ancora di essere approfonditi, ma che
stanno già dando risultati apprezzabili. Il discernimento, realizzato in
comune nelle cose di rilievo (Cost. 66), è una via aperta da sperimen­
tare nei momenti del governo e della vita pastorale ai diversi livelli.
L’esercizio di tale pratica ci aiuterà a raggiungere visioni condivise.
L’esigenza della verifica delle strutture del governo centrale resta
aperta all’effettiva realizzazione di un diverso funzionamento e ri­
chiede un analogo impegno ai diversi livelli della Congregazione.
Da un migliore modo di lavoro si giungerà ad un lavorare insieme,
ad un lavorare bene, ad un lavorare efficace.
3. L’ora che stiamo vivendo
187 L’ora che stiamo vivendo è esaltante e drammatica; offre nuove op­
portunità e limita alcune possibilità; apre spazi inediti e prospetta
sfide ardue. Gli orientamenti operativi del CG25 si inquadrano in
151

16.2 Page 152

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contesti di riferimento più ampi, che occorre tener presentì; il cam­
mino delle comunità infatti si svolge all’interno delle situazioni
della società e della cultura, della Chiesa, della vita religiosa. L’ap­
plicazione del CG25 ci richiede di conoscere i nostri contesti parti­
colari, ma anche di saperci situare nei grandi cambiamenti in atto.
3.1 II contesto sociale e culturale della secolarizzazione,
globalizzazione eframmentazione
Nella società e nella cultura hanno luogo profonde e rapide trasfor­
mazioni, che interpellano l’impegno di educazione ed evangelizza­
zione, la testimonianza della vita religiosa, il modello di uomo e di
donna che proponiamo.
Si constata un accentuato pluralismo etnico, culturale e religioso,
favorito anche da emigrazioni di massa. Spesso diventano diffìcili
la tolleranza e l’integrazione culturale; sorgono poi varie forme di
sincretismo religioso; talvolta nascono tensioni, conflitti e guerre a
sfondo etnico, nazionalistico e religioso. In ambito religioso è molto
forte il processo di secolarizzazione, che riguarda prevalentemente
la fede cristiana, ma che coinvolge anche altre religioni. Sono pure
accentuati i movimenti che ricercano esperienze spirituali, benes­
sere interiore, emozioni profonde.
La globalizzazione, inoltre, è una realtà che si afferma sempre più e
che si manifesta specialmente nella pianificazione delPeconomia a
dimensioni mondiali, nella crescente coscienza di solidarietà, nella
difesa dell’ambiente, nell’esigenza di una più giusta condivisione e
distribuzione dei beni, nella comunicazione sociale e nello sviluppo
deH’informatica. Essa però produce anche ingiustizie ed esclusioni
sociali, a scapito delle popolazioni più deboli. Il benessere econo­
mico, che assume aspetti sempre più arroganti nelle fasce privile­
giate dell’umanità, produce in esse consumismo ed edonismo. Allo
stesso tempo le sfide della fame, della povertà, delle malattie e del­
l’esclusione, che affliggono miliardi di persone, diventano sempre
più acute.
La complessità e la frammentazione infine creano instabilità e di­
versità di punti di riferimento, di valori e di interessi. Insieme ad un
sano pluralismo e alla ricerca di nuovi criteri, si moltiplicano le
sfide e si diffondono il relativismo ed il pragmatismo. Mentre, da
una parte, viene sottolineato con forza il valore della persona e dei
suoi diritti, la dignità della donna è progressivamente riconosciuta
152

16.3 Page 153

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nella pratica, si ha una visione più oggettiva del corpo, dell’affetti­
vità e della sessualità, dall’altra parte nascono forme nuove di sfrut­
tamento della persona e in particolare dei minori, e aumenta la fuga
dall’impegno solidale. La postmodernità accentua la cura delle rela­
zioni interpersonali, la coltivazione degli affetti, ma anche l’indivi­
dualismo ed il soggettivismo.
Il CG25 sollecita le comunità ad accogliere le sfide che la cultura
presenta all’educazione e all’evangelizzazione; a vivere la fraternità
con attenzione alla maturazione vocazionale di ogni confratello ed
alla cura delle relazioni interpersonali; a dare una testimonianza
evangelica che sia propositiva ed alternativa rispetto al contesto in
cui si trovano. Ogni comunità cerca così di approfondire sempre più
la conoscenza del contesto in cui vive ed agisce e di offrire risposte
efficaci.
3.2 II contesto ecclesiale della “Novo Millennio Ineunte”
188 Alla fine dell’Anno Giubilare e all’inizio del nuovo millennio Gio­
vanni Paolo II ha invitato la Chiesa a «prendere il largo»1, a «fissare
10 sguardo nel Signore Gesù»2, a «ripartire da Cristo»3, ad essere
«testimoni dell’amore»4, costruendo comunione.
11 primo ambito in cui occorre individuare orientamenti pastorali
adatti ad ogni comunità è il “ripartire da Cristo”. «La prospettiva
in cui deve porsi tutto il cammino pastorale è quello della santità»5:
è giunta l’ora di riproporre a tutti questa misura alta della vita cri­
stiana che è la santità e di avere una pedagogia della santità. «Per
questa pedagogia della santità c’è bisogno di un cristianesimo che si
distingua nell’arte della preghiera»6: le nostre comunità sono solle­
citate a diventare autentiche scuole di preghiera; l’educazione alla
preghiera deve diventare un punto qualificante di ogni programma­
zione pastorale. «Non c’è dubbio che questo primato della santità e
della preghiera non è concepibile che a partire da un rinnovato
1 Cf. N M I1
2 Cf. NMI 16-28
3 Cf. NMI 29-41
4 Cf. NMI 42-57
5 Cf. NMI30
6 Cf. NMI 32
153

16.4 Page 154

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ascolto della Parola di Dio»7. Santità, preghiera ed ascolto della pa­
rola di Dio sono le vie fondamentali della pastorale postgiubilare.
Il secondo ambito in cui occorre esprimere un deciso impegno pro­
grammatico è quello della comunione. «Fare della Chiesa la casa e
la scuola della comunione; ecco la grande sfida che ci sta davanti
nel millennio che inizia, se vogliamo essere fedeli al disegno di Dio
e rispondere alle attese profonde del mondo»8. La profezia della co­
munione presuppone di coltivare la spiritualità della comunione;
essa si esprime nel curare la varietà delle vocazioni, promuovere
l’impegno ecumenico, scommettere sulla carità, favorire il dialogo
interreligioso e la missione “ad gentes”, affrontare le sfide della cul­
tura odierna.
Con il Capitolo Generale 25 la Congregazione intende rispóndere
all’appello di Giovanni Paolo II ad operare sulle frontiere della
nuova evangelizzazione e a mettere a frutto i doni e le consegne del
Giubileo: “Due in altum”. Ogni comunità è chiamata a ripartire da
Cristo e a costruire comunione. Questo porterà nuovi frutti di vita
spirituale e di evangelizzazione.
3.3 II contesto religioso della rifondazione carismatica
189 Durante questi anni postconciliari la vita consacrata ha vissuto un
pressante invito a rinnovarsi, rendendosi eloquente e significativa;
in particolare l’Esortazione Apostolica Vita Consecrata raccoglie le
istanze di rifondazione che in questi trent’anni si sono verificate
nella vita consacrata e costituisce il punto di riferimento per «una
grande storia da costruire»9.
Nel delicato processo di rinnovamento voluto dalla Chiesa, la nostra
Congregazione ha dedicato tre Capitoli Generali “straordinari”, che
hanno specificato l’identità salesiana. È utile richiamare il cammino
percorso. Mentre il CG19, svolto durante il Concilio, «prese co­
scienza e preparò», il CGS20 «mise in orbita», il CG21 «rivide, ret­
tificò, confermò ed approfondì»; il CG22 fu chiamato a «riesami­
nare, precisare, completare, perfezionare e concludere».10
7 NMl 39
8 NM I43
9 VC 110
10 ACS 305, pag. 9
154

16.5 Page 155

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Il Capitolo Generale Speciale 20 realizzò la revisione e l’adeguato
rinnovamento della Congregazione secondo lo spirito del Fondatore
e secondo gli obiettivi indicati dalla Costituzione Dogmatica Lumen
Gentium e dal Decreto Perfectae Caritatis. Il Capitolo si propose
non solo di dare compimento agli orientamenti e alle direttive del
Concilio Vaticano II come una semplice formalità, ma prese l’op­
portunità per rispondere meglio a Dio e ai giovani. Per questo, il
CGS, preceduto da una preparazione molto accurata, mediante una
interpellanza fatta a tutte le Ispettorie, volle riformulare un progetto
globale. La domanda fondamentale era come rendere visibile ed at­
tuale la testimonianza particolare della vita religiosa salesiana nella
Chiesa. Si trattava anche di raggiungere un testo rinnovato delle
Costituzioni e dei Regolamenti. In sintesi, occorreva rifondare l’i­
dentità della Congregazione.
Il risultato di sette mesi di lavoro capitolare è costituito da 22 docu­
menti di orientamenti dottrinali ed operativi. Si fece quindi una ri­
formulazione più carismatica del “Testo Costituzionale”. Si codificò
nei “Regolamenti” il modo pratico universale di vivere le Costitu­
zioni, lasciando alle Ispettorie il compito di regolare ciò che è pro­
prio del luogo mediante i Direttori Ispettoriali.
Il Capitolo generale 21 si prefisse di verificare se e come fosse
stato realizzato il rinnovamento. La profondità e la rapidità del
cambio, frutto del Concilio Vaticano II, portarono nella Chiesa e
nella Congregazione una situazione di disagio, che richiedeva chia­
rezza nell’impostazione e saggezza nelle soluzioni. L’azione pro­
fondamente rinnovatrice, realizzata nella Congregazione dal CGS,
esigeva revisione, rettifica, approfondimento e riconferma.
Nel CG 21 si studiarono anche alcuni temi sostanziali per la Con­
gregazione: il Sistema Preventivo, la Formazione alla Vita Sale­
siana, il Salesiano Coadiutore e l’Università Pontificia Salesiana.
Questo lavoro di chiarificazione dell’identità, rafforzato dall’Esorta-
zione Apostolica Evangelii Nuntiandi di Paolo VI, approfondì la
missione specifica salesiana. Nel suo discorso di chiusura il Rettor
Maggiore Don Egidio Viganò sintetizzò i tre obiettivi che si erano
venuti chiarendo durante il lavoro capitolare: il compito prioritario
di portare il Vangelo ai giovani, che implicava un progetto educa­
tivo pastorale; lo spirito religioso; il nuovo statuto della comunità
salesiana come animatrice della comunità educativa pastorale.
Certamente il CG21 significò un radicale rinnovamento pastorale.
155

16.6 Page 156

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Il Capitolo Generale 22, realizzatosi dopo un tempo intenso di spe­
rimentazione e approfondimento dell’identità salesiana, si prefig­
geva di concludere il progetto di rinnovamento, con la definitiva re­
visione della Regola di Vita. Il risultato finale del lavoro capitolare
fu, secondo le parole del Rettor Maggiore, «un testo organico, pro­
fondo, migliorato, permeato di Vangelo, ricco della genuinità delle
origini, aperto all’universalità e proteso al futuro, sobrio e dignitoso,
denso di equilibrato realismo e di assimilazione dei principi conci­
liari»11. La redazione definitiva della Regola di Vita portò con sé, fra
altre cose, il rinnovamento della Ratio-, l’idea centrale era che tutta
la formazione dei salesiani si addicesse alla natura della vocazione
e della sua missione specifica di educatori e pastori dei giovani.
In questo modo la nostra Congregazione si impegnò alla rilettura
fondazionale del suo carisma e alla sua “rifondazione”. Dopo i Ca­
pitoli Generali “straordinari” seguirono altri tre Capitoli Generali
“ordinari”, diretti ad argomenti di carattere operativo: l’educazione
alla fede dei giovani, il coinvolgimento dei laici nello spirito e nella
missione salesiana e la comunità salesiana oggi. La rilettura cari­
smatica della identità era conclusa, ma la traduzione concreta è
ancora in atto.
4. Il traguardo del CG25
190 Concluse le tappe della preparazione e della celebrazione del CG25,
è giunto il momento di passare alla fase dell’attuazione. Ora è
tempo di assimilare il Capitolo con tutti i confratelli, di renderlo
programma di governo ispettoriale, di tradurlo operativamente nelle
comunità. Per individuare i passi da compiere, ci soffermiamo a
considerare le prospettive di futuro e il traguardo da raggiungere.
Rivedendo il cammino percorso dalla Congregazione in questi tren-
t’anni, si può notare che il cambiamento non è sempre stato lineare.
Penso che la resistenza più forte non si è data per il rinnovamento
delle Costituzioni o delle strutture di governo o della pratica pasto­
rale, ma per il rinnovamento spirituale, che comporta una profonda
conversione interiore.
11 Capitolo Generale 22 della Società di San Francesco di Sales, Documenti.
Roma 1984, pag. 19
156

16.7 Page 157

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In questi anni di trasformazione si è venuta configurando una nuova
forma di vita religiosa salesiana. Ormai abbiamo gli “otri nuovi”:
una nuova evangelizzazione, una nuova educazione, un nuovo mo­
dello pastorale, una nuova formazione. A poco a poco si è venuto
anche producendo il “vino nuovo“: il nuovo evangelizzatore, il
nuovo educatore, il nuovo soggetto pastorale, il nuovo salesiano.
A volte ci sentiamo a disagio dinanzi all’uso dell’aggettivo “nuovo”
per qualificare realtà che crediamo conosciute, soprattutto per le
conseguenze pratiche che ciò comporta: la necessità di rinnovarci
spiritualmente, di aggiornarci professionalmente, di qualificarci pe­
dagogicamente. La novità proviene dalle situazioni, dai contesti, dai
cambiamenti della realtà, dalla visione antropologica.
Oggi la preoccupazione della vita religiosa in genere, e della Con­
gregazione in particolare, non può essere quella della sopravvi­
venza, bensì quella di creare una presenza significativa ed efficace.
È questione di profezia. «Ciò comporta - scriveva don Vecchi - di
dare vita ad una presenza che sollevi interrogativi, dia ragioni di
speranza, convochi persone, susciti collaborazione, attivi una comu­
nione sempre più feconda, per realizzare insieme un progetto di vita
e di azione secondo il Vangelo»12. Ciò che si vuole è una forma di
vita affascinante ed attraente, che dia il primato al profetico più che
all’organizzativo, che privilegi le persone più che le strutture.
Parafrasando Karl Rahner nel suo testamento spirituale, possiamo
dire che il futuro della vita religiosa passa attraverso la sua forza
mistica, la sua salda esperienza e trasparente testimonianza di Dio,
11 superamento di ogni forma di imborghesimento, atonia e medio­
crità. La vita religiosa è sorta e ha senso solo come segno della
ricerca e del primato di Dio. La sua missione è quella di essere sa­
cramento: essere «segni e portatori dell’amore di Dio» (Cost. 2),
specialmente in favore dei più bisognosi, perché essi possano fare
l’esperienza che Dio esiste e li ama.
Quando i Superiori Generali hanno deciso di approfondire il tema
della rifondazione della vita religiosa13, erano mossi dalla consape­
12VECCHI Juan E., Esperti, testimoni e artefici di comunione. ACG 363, 21.
Non è indifferente che lo stesso Don Vecchi citi questo testo nella sua lettera
di convocazione del CG25, ACG 372, pag. 30
13Cf. AA.W., Per una fedeltà creativa. Rifondare: ricollocare i carismi, ri­
disegnare la presenza, Il Calamo, Roma, 1999, che raccoglie il 54° Conve-
nius Semestraiis della USG, ad Ariccia nel mese di novembre 1998
157

16.8 Page 158

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volezza che c’è bisogno del “vino nuovo in otri nuovi” (cf. Me 2,
22); una sorgente di novità è la chiamata a ritornare alle origini del
carisma. Si tratta per noi di esprimere l’originalità della Congrega­
zione, di andare all’essenziale, di riscrivere la lettera da Roma del
1884. Ritorniamo a don Bosco e ritorniamo ai giovani!
Le immagini della “luce”, del “sale” e del “lievito”, adoperate da
Gesù nel Vangelo per definire l’identità e la missione dei discepoli,
sono rivelatrici e impegnative. Semplicemente bisogna “essere” per
avere significato e rilevanza; ma se il sale perde il suo sapore, o se si
mette la luce sotto il moggio, o se il lievito non ha forza per fermen­
tare, non servono a nulla. Hanno perso la ragione del loro “essere”.
La forza della vita religiosa si radica nel suo carattere profetico nei
confronti della cultura, sovversivo rispetto all’imborghesimento, al­
ternativo al progresso illimitato ma senza trascendenza. Il problema
è quello dell’identità e dell’identificazione-, ciò che ci caratterizza e
ci manifesta è una forte esperienza di Dio, che cambi profonda­
mente la nostra vita, e una comunità in cui si incominci a vivere con
novità di vita. «Non conformatevi alla mentalità di questo secolo -
scrisse Paolo ai Romani - ma trasformatevi rinnovando la vostra
mente, per poter discemere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui
gradito e perfetto» (Rm 12,2).
In questa linea, desidero tracciare cinque prospettive di futuro, che
sono state oggetto di riflessione e di studio da parte di Don Egidio
Viganò e Don Juan Vecchi nelle loro lettere, ma che sono campi an­
cora bisognosi di rinnovamento per introdurci decisamente nel
nuovo millennio con energia e chiarezza di progetto.
4.1 II rinnovamento spirituale di ogni salesiano
Il rinnovamento spirituale comporta il ritorno al fondamento della
nostra vocazione: Dio e il suo Regno. Dio deve essere la nostra
prima “occupazione”. È lui che ci invia e ci affida i giovani, per aiu­
tarli a maturare fino a raggiungere la statura di Cristo, l’uomo per­
fetto. Per noi il ricupero della spiritualità non può essere staccato
dalla missione, se non vogliamo cedere al pericolo dell’evasione.
Dio ci aspetta nei giovani per darci la grazia di un incontro con
Lui14. Perciò diventa inconcepibile e ingiustificabile ritenere che la
14 Cf. Cosi. 95; CG23, 95

16.9 Page 159

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‘missione’ sia un ostacolo per l’incontro con Dio e per coltivare
l’intimità con Lui.
4.2 La consistenza delle comunità
192 La qualità della vita di comunione e l’azione educativa e pastorale
richiedono una consistenza quantitativa e qualitativa della comunità
salesiana. Tutte le proposte per rendere formativo il quotidiano e
migliorare la qualità della metodologia, dei contenuti e delle attività
si scontrano con le possibilità reali della comunità. Per noi la vita
fraterna in comunità è un elemento della nostra consacrazione apo­
stolica e quindi della professione religiosa15, insieme alla sequela di
Cristo obbediente, povero e casto e alla missione. Essa è •anche
l’ambito in cui siamo chiamati a vivere l’esperienza spirituale, la
missione e i consigli evangelici. Non possiamo perciò continuare
con la pretesa di voler risolvere tutti i problemi, a scapito del ca­
risma e della vita della comunità.
4.3 La risignificazione della presenza
193 La significatività della presenza è un’esigenza sia della comunità
che della missione; si tratta della qualità di entrambe. Nel passato,
quando si parlava di “ridimensionamento”, l’accento era posto sulla
chiusura di opere o sulla consegna di queste ai laici. Oggi invece,
mentre si continua ad affermare che il ridimensionamento è un
compito ineludibile, se non vogliamo indebolire le comunità e so­
vraccaricare i confratelli, l’insistenza va posta sulla “significatività”
della presenza salesiana nel territorio. Essa non si riduce all’opera o
alle attività; è piuttosto una forma di essere, di lavorare e di orga­
nizzare che cerca non solo l’efficacia, bensì il suscitare senso, aprire
prospettive, convocare persone, promuovere nuove risposte. Si
tratta di ricollocare l’Ispettoria lì dove sono più pressanti i bisogni
dei giovani e dove è più feconda la nostra presenza. La nostra vita
consacrata non sarà onnipresente e neppure sempre socialmente ri­
levante, ma continuerà ad essere riferimento necessario, nella mi­
sura che sia segno del Regno.
15 Cf. Cosi. 3 e 24
159

16.10 Page 160

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4.4 La qualità della proposta educativa pastorale
194 II percorso finora fatto è stato, almeno in molte parti, di moltiplica­
zione delle opere, compromettendo in non pochi casi la qualità della
nostra attività. Talvolta si è privilegiato l’aspetto organizzativo su
quello pastorale, o il mantenimento e la costruzione di strutture più
che la chiarezza e la serietà del progetto educativo pastorale. Oggi
ci si chiede di sviluppare forme più intense di evangelizzazione, di
concentrarci sulla maturazione umana e sull’educazione alla fede
dei giovani, di formare i laici, di animare la comunità educativa pa­
storale ed insieme ad essa elaborare un progetto. Questo compito è
già realizzazione della significatività.
4.5 La formazione del salesiano
195 La complessità delle situazioni odierne, le sfide dei giovani, l’esi­
genza della nuova evangelizzazione, il compito deH’inculturazione
richiedono una formazione capace di abilitare il salesiano a vivere
con dinamismo e solidità la sua vocazione, a svolgere con profes­
sionalità e competenza la missione, ad assimilare personalmente l’i­
dentità carismatica. Per noi Don Bosco è non solo punto di riferi­
mento costante, ma norma di vita, e la formazione non è altro che
un appropriarsi del dono che Dio ci ha dato quando ci ha chiamato.
Il documento sulla formazione nella Vita Consacrata afferma con
chiarezza: «Il rinnovamento degli istituti religiosi dipende principal­
mente dalla formazione dei loro membri»16. Questa è la sfida più
grande che ha oggi la Congregazione, alla quale ha voluto rispon­
dere con l’edizione della nuova Ratio11.
La Chiesa e il Mondo hanno bisogno di persone che facciano pro­
fessione di incarnare l’interesse per Dio, che siano una riserva di
umanesimo, che diventino un segno potente, eloquente, radicale
della “sequela Christi”. Questo è ciò che il Concilio Vaticano II vo­
leva ed aspettava dalla vita religiosa. Questo è stato l’obiettivo della
Congregazione durante questi ultimi 30 anni. Ora il CG25 ha inteso
dare il suo apporto specifico al raggiungimento di questo traguardo,
16Potissimum Institutioni, 1
17 La Formazione dei Salesiani di Don Bosco. Principi e Norme. Ratio Insti-
tutionis et Studiorum. Terza Edizione. Roma, 2000, (n. 15), 33
160

17 Pages 161-170

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17.1 Page 161

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un contributo di concretezza che, come abbiamo visto, punta sul
rafforzamento della comunità salesiana in tutte le sue dinamiche.
5. Il dono delle beatificazioni
196 «Cari salesiani, (...) siate santi! È la santità - voi ben lo sapete - il
vostro compito essenziale». Con questa esortazione Giovanni Paolo
II si è rivolto a noi partecipanti al Capitolo Generale, ricevuti in
udienza nella mattina del 12 aprile. La santità è anche la consegna
di questo Capitolo che si conclude con il dono di tre nuovi beati per
la Famiglia salesiana: il sacerdote Luigi Variara, il coadiutore Arte­
mide Zatti e suor Maria Romero Meneses.
Questi beati, che si aggiungono alla schiera numerosa della santità
della nostra Famiglia carismatica, sono accomunati dal dono
gioioso di sé e dalla dedizione generosa ai più poveri. Non c’è nulla
che attiri come la testimonianza dello spendersi senza risparmio,
senza misura, senza condizioni; non c’è nulla che affascini come il
servizio ai più poveri, ai più umili, ai più bisognosi. I lebbrosi di
don Variara, gli ammalati del Signor Zatti, le ragazze abbandonate
di suor Romero richiamano immediatamente l’offerta gratuita della
vita di queste tre figure, che ci sono proposte come modelli. La cura
dei più poveri e il dono totale di sé si congiungono insieme, testi­
moniando così la carità eroica dei tre nuovi beati.
La santità è il cammino più esigente che vogliamo realizzare in­
sieme nelle nostre comunità; è «il dono più prezioso che possiamo
offrire ai giovani» (Cost. 25); è il traguardo più alto che dobbiamo
proporre con coraggio a tutti. Solo in un clima di santità vissuta e
sperimentata i giovani avranno la possibilità di operare scelte corag­
giose di vita, di scoprire il disegno di Dio sul loro futuro, di apprez­
zare e accogliere il dono delle vocazioni di speciale consacrazione.
In particolare, la beatificazione del Signor Artemide Zatti evidenzia
l’attualità e la validità della vocazione del salesiano coadiutore. Il
carisma salesiano non sarebbe quello che deve essere senza tale fi­
gura. La sua presenza nella vita della comunità salesiana non è
un’aggiunta estrinseca di una categoria di persone, ma è parte im­
prescindibile della sua fisionomia. Questo ci chiede una più con­
vinta proposta vocazionale e una più visibile presenza di tale figura
nella comunità educativa pastorale.
161

17.2 Page 162

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Il filo conduttore dell’esistenza del Signor Zatti è costituito dalla se­
quela di Gesù, con don Bosco e come don Bosco, ovunque e
sempre18. Questo significa che don Bosco lo affascinò e lo attrasse;
sull’esempio di don Bosco visse il dono totale di sé; come don
Bosco scelse di essere educatore: Zatti fu un infermiere educatore.
Egli visse in unità profonda l’esperienza spirituale, il lavoro pro­
fessionale, la fraternità gioiosa, fino a diventare un riflesso di Dio
con radicalità evangelica. La luminosa figura di questo salesiano
coadiutore beato ci insegni le vie per far scoprire ai giovani la bel­
lezza di questa vocazione.
6. Prendere il largo sulla sua Parola
197 L’episodio evangelico della pesca prodigiosa, presentato dalla Novo
Millennio Ineunte e ripreso dall’ultima Strenna di don Vecchi, è un
simbolo della ripresa del nostro cammino a conclusione del Capi­
tolo Generale 25.
Possiamo aver sperimentato anche noi, talvolta, la fatica inutile del
nostro lavoro. Il Signore Gesù ancora oggi ci invita a “prendere il
largo”, a rinnovare il nostro impegno di gettare la rete, a tentare
nuovamente anche se abbiamo più volte sperimentato l’inefficacia.
È questa l’ora del coraggio! Bisogna spingersi in mare aperto, af­
frontando le sfide di oggi, ed occorre andare verso le acque pro­
fonde, coltivando un’intensa esperienza spirituale e favorendo la
qualità della nostra azione.
Ciò che ci sollecita a tentare nuovamente è la fiducia nel Signore
Gesù: sulla sua parola getteremo ancora la nostra rete. È questa
l’ora della speranza! Il tempo che stiamo vivendo è proiettato verso
le grandi responsabilità che ci attendono, verso l’avventura gioiosa
di calare ancora le reti per la pesca e di sperimentare la potenza
della Parola di Dio. Siamo certi che il Signore Gesù saprà ancora
stupirci con la sua fedeltà e le sue sorprese.
Dove ci sono grandi sfide, occorre il coraggio e la speranza della
comunità. Le vie nuove e i compiti ardui dell’evangelizzazione po­
tranno essere affrontati da comunità, che intraprendono una radicale
conversione pastorale e vivono una profonda esperienza spirituale.
18 Cf. ACG 376, pag. 27
162

17.3 Page 163

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Coraggio e speranza sono le espressioni più eloquenti della profezia
delle nostre comunità.
Non ci sfugga il fatto che nell’episodio evangelico il gesto gratuito
della pesca sorprendente non ha altra finalità, se non quella di susci­
tare la fede e di provocare alla sequela. Di fronte al gesto sovrab­
bondante di Gesù e dopo l’invito: «Non temere; d'ora in poi sarai
pescatore di uomini», i primi discepoli, tirate le barche a terra, la­
sciarono tutto e lo seguirono (cf. Le 5, 1-11). Essi saranno così coin­
volti nella stessa missione e nello stesso destino di Gesù: la chia­
mata definitiva di tutti ad accogliere il Regno. I gesti sorprendenti e
sovrabbondanti di coraggio e di speranza delle nostre comunità pro­
vocano la risposta vocazionale dei giovani; la testimonianza profe­
tica della comunità ancora oggi sarà capace di suscitare giovani di­
sponibili a condividere il progetto di vita di don Bosco: “Da mihi
animas; cetera tolle”.
7. Con Maria nostro aiuto
198 Come nella comunità apostolica delle origini, anche nelle nostre co­
munità è presente Maria. Ella è in preghiera con i discepoli del suo
Figlio; vive con noi, diventati suoi figli ai piedi della Croce. Da
quel momento Maria sta nella Chiesa con una presenza orante; Ella
prega perché i discepoli superino le chiusure della paura, siano at­
tenti e pronti al soffio dello Spirito, si avventurino sulle strade del-
l ’evangelizzazione.
Don Bosco ci ha lasciato come preziosa eredità l’affidamento fidu­
cioso a Maria: Lei è il nostro Aiuto, è la Madre della Chiesa, è
l’aiuto dei giovani e dei poveri, è la Madre di tutti. Come il disce­
polo prediletto, anche noi accogliamo Maria in casa nostra, nelle
nostre comunità. Ella ci farà attenti ai bisogni del tempo presente:
«Non hanno più vino», e ci farà sensibili alle esigenze evangeliche:
«Fate quello che vi dirà» (cf. Gv 2, 3-5).
Maria, con il tuo intervento materno,
aiutaci a ritornare a don Bosco e ai giovani!
Maria, nostro aiuto,
prega per noi e per le nostre comunità!
163

17.4 Page 164

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17.5 Page 165

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ELENCO DEI PARTECIPANTI
AL CAPITOLO GENERALE 25
Consiglio Generale
1 P VAN LOOY Lue
Vicario del Rettor Maggiore - Presidente
2 P NICOLUSSI Giuseppe Consigliere per la Formazione
3 P DOMENECH Antonio Consigliere per la Pastorale Giovanile - Regolatore
4 P MARTINELLI Antonio Consigliere per la FS e la CS
5 P ODORICO Luciano
Consigliere per le Missioni
6 P MAZZALI Giovanni
Economo Generale
7 P BARUFFI Helvécio
Consigliere regionale
8 P CHAVEZ V. Pascual
Consigliere regionale
9 P D’SOUZA Joaquim
Consigliere regionale
10 P FEDRIGOTTI Giovanni Consigliere regionale
11 P RODRIGUEZT. Antonio Consigliere regionale
12 P RODRIGUEZM. Filiberto Consigliere regionale
13 P VAN HECKE Albert
Consigliere regionale
14 P MARACCANI Francesco Segretario generale
Regione salesiana: AFRICA-MADAGASCAR
15 P ROCA Alfredo
16 P BARAKI Weidegabriel
Sup. Visit. Africa Etiopia-Eritrea
Delegato Africa Etiopia-Eritrea
17 P SWERTVAGHER Camiel
18 P TSHIBANGU Joachim
19 P RUVEZI Gaston
Ispettore
Delegato
Delegato
Africa Centrale
Africa Centrale
Africa Centrale
20 P CHALISSERY George
21 P LOWE Glenford
Ispettore Africa Est
Delegato Africa Est
22 P GORE Robert
23 L THUSI John Butana
Sup. Visit. Africa Meridionale
Delegato Africa Meridionale
24 P OLIVERAS Lluis Maria
Sup. Visit. Africa Occidentale Francofona
25 P FERNANDEZ Antonio César Delegato Africa Occidentale Francofona
165

17.6 Page 166

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26 P PICCOLI Luiz Gonzaga
27 P FAVARO Gino
28 P OLAVERRI Miguel Angel
29 P ASSIENE Grégoire
30 P MIELE Giuseppe
31 P SALVO Bartolomeo
32 P SOCHA Kazimierz
33 P LEWANDOWSKI Grzegorz
Sup. Visit. Angola
Delegato Angola
Sup. Visit. Africa Tropicale Equatoriale
Delegato Africa Tropicale Equatoriale
Sup. Visit. Madagascar
Delegato Madagascar
Sup. Visit. Zambia
Delegato Zambia
Regione Salesiana: AMERICA LATINA CONO SUD
34 P REPOVZ José
35 P LAPADULA Enrique
Ispettore Argentina - Buenos Aires
Delegato Argentina - Buenos Aires
36 P LOPEZ Joaquín
37 P LAXAGUE Esteban
Ispettore Argentina - Bahia Bianca
Delegato Argentina - Bahia Bianca
38 P JARA Walter
39 P BARBIERI Horacio
Ispettore Argentina - Cordoba
Delegato Argentina - Cordoba
40 P FIERENS Antonio
41 P PERERA Ramon Dario
Ispettore Argentina - La Piata
Delegato Argentina - La Piata
42 P BOSIO Carlos Alberto
43 L DEVIT Eduardo
Ispettore Argentina - Rosario
Delegato Argentina - Rosario
44 P SCARAMUSSA Tarcisio
Ispettore Brasile - Belo Horizonte
45 P CARRARA DE MELO Alfredo Delegato Brasile - Belo Horizonte
46 P WINKLER Josef
Ispettore Brasile - Campo Grande
47 P VENDRAME Paulo Fernando Delegato Brasile - Campo Grande
48 P SUCARRATS FONT Joäo
49 L LOBATO Antonio
Ispettore Brasile - Manaus
Delegato Brasile - Manaus
50 P SANDRINI Marcos
51 P MOSER Assis
Ispettore Brasile - Porto Aiegre
Delegato Brasile - Porto Aiegre
52 P SOBRINHO Raimundo Ricardo Ispettore Brasile - Recife
53 P VANZETTA Diego
Delegato Brasile - Recife
166

17.7 Page 167

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54 P PESSINATTI Nivaldo Luiz
55 P SPINOSA Benedito
56 P BASTRES Bernardo
57 P STRAHSBURGER Hugo
58 P CARDOZO Miguel Angel
59 P AQUINO Severo
60 P BISIOEnrique
61 P STURLA Daniel
Ispettore Brasile - Sào Paulo
Delegato Brasile - Sào Paulo
Ispettore Cile
Delegato Cile
Ispettore Paraguay
Delegato Paraguay
Ispettore Uruguay
Delegato Uruguay
Regione Salesiana: AUSTRALIA-ASIA
62 P MURDOCH Ian
63 P PAPWORTH John
64 P HON Tai-Fai Savio
65 P LAM Simon
66 P GUSTILO Francis
67 L FERRER Jose Maria
68 P BUZON Patricio
69 P BACLIG Mario
70 P FUJIKAWA Nagaki Stefano
71 P PUPPO Orlando Lorenzo
72 P COELHO Ivo
73 P FURTADO Adolf
74 P NORONHA Romulo
75 P ALENCHERRY Francis
76 P BERGER John
77 P YE MAUNG Joachim
78 P MULAYINKAL Thomas
79 P PULIMOOTTIL Alex
80 P BARJO Philip
81 P VARICKASSERIL Jose
82 P MALIECKAL Francis
Ispettore Australia
Delegato Australia
Ispettore Cina
Delegato Cina
Ispettore Filippine Nord
Delegato Filippine Nord
Ispettore Filippine Sud
Delegato Filippine Sud
Ispettore Giappone
Delegato Giappone
Ispettore
Delegato
Delegato
India - Bombay
India - Bombay
India - Bombay
Ispettore
Delegato
Delegato
India - Calcutta
India - Calcutta
India - Calcutta
Ispettore India - Dimapur
Delegato India - Dimapur
Ispettore
Delegato
Delegato
India - Guwahati
India - Guwahati
India - Guwahati
167

17.8 Page 168

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83 P MEDABALIMI Balaswamy Ispettore India - Hyderabad
84 P ARIMPOORJose
Delegato India - Hyderabad
85 P MARUVATHRAIL Matthew
86 P FERNANDEZ Joseph
87 P KOLLASHANY George
Ispettore
Delegato
Delegato
India - Bangalore
India - Bangalore
India - Bangalore
88 P FERNANDO Bellarmine
89 P KANAGA Maria Arokiam
90 P PUTHOTA Benjamin
Ispettore
Delegato
Delegato
India - Madras
India - Madras
India - Madras
91 P KEZHAKKEKARA Joseph
92 P PEEDIKAYIL Michael
Ispettore India - New Delhi
Delegato India - New Delhi
93 P THEOPHILUS James
94 P SUSAI Amalraj
Ispettore India - Tiruchy
Delegato India - Tiruchy
95 P WONG Andrew
96 P CARBONELLJose
Sup. Visit. Indonesia - Timor
Delegato Indonesia - Timor
97 P KLEMENT Vaclav
98 P KIM Benjamin
Ispettore Korea
Delegato Korea
99 P SOMCHAI KITNICHI Philip Ispettore Thailandia
100 P SARACHITNiphon Peter
Delegato Thailandia
101 P NGUYEN VAN TY Giovanni Ispettore Vietnam
102 P NGUYENVANTHEM G. Battista Delegato Vietnam
Regione Salesiana: EUROPA NORD
103 P VÖSL Josef
104 P OBERMÜLLER Petrus
105 P PALMANS Piet
106 P LOOTS Carlo
107 P KOMÄREK Jan
108 P KA§NŸ Jiïi1
109 P MATUSI^ Ambrozije
110 P KRPlC Josip
Ispettore
Delegato
Ispettore
Delegato
Ispettore
Delegato
Ispettore
Delegato
Austria
Austria
Belgio Nord
Belgio Nord
Rep. Ceca
Rep. Ceca
Croazia
Croazia
1 Sostituto da P JANCARIK Zdenek dal 25 marzo
168

17.9 Page 169

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111 P BOGUSZEWSKI Henryk
112 P BACZYÑSKI Andrzej
Sup. Circos. Circos. Est
Delegato Circos. Est
113 P VON SPEE Meinolf
Ispettore Germania Nord
114 P VON HATZFELD Ulrich Hatto Delegato Germania Nord
115 P BIHLMAYER Herbert
116 P GRÜNNER Josef
117 P MENZ Heinz
Ispettore
Delegato
Delegato
Germania Sud
Germania Sud
Germania Sud
118 P PRESTON Francis
119 P DICKSON William John
Ispettore Gran Bretagna
Delegato Gran Bretagna
120 P SMYTH Michael
121 P MANGION Victor
Ispettore Manda
Delegato Manda
122 P SPRONCK Herman
123 P FLAPPER Wim
Ispettore Olanda
Delegato Olanda
124 P STRUS Józef
125 P KOWALIK Krzysztof
126 P NIEWEjGLOWSKI Jan
Ispettore
Delegato
Delegato
Polonia - Warszawa
Polonia - Warszawa
Polonia - Warszawa
127 P WOREK Jerzy
128 P BALCERZAK Antoni
129 P CHMIELEWSKI Marek
Ispettore
Delegato
Delegato
Polonia - Pila
Polonia - Pila
Polonia - Pila
130 P KRASOÑ Franciszek
131 P KEMPIAK Ryszard
Ispettore Polonia - Wroclaw
Delegato Polonia - Wroclaw
132 P ROZMUS Tadeusz
133 P KRAWCZYK Wojciech
134 P CHRZAN Marek
Ispettore
Delegato
Delegato
Polonia - Kraków
Polonia - Kraków
Polonia - Kraków
135 P FEKETE Vladimir
136 P TURANSKY Stefan
137 P GRACH Pavol
Ispettore
Delegato
Delegato
Slovacchia
Slovacchia
Slovacchia
138 P DOBRAVEC Alojzij
139 p St u m p f Peter
Ispettore Slovenia
Delegato Slovenia
140 P HAVASI József
141 P MÉSZÁROS György
Ispettore Ungheria
Delegato Ungheria
169

17.10 Page 170

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Regione salesiana: EUROPA OVEST
142 P JEANMART José
143 P VAN der SLOOT André
Ispettore Belgio - Sud
Delegato Belgio - Sud
144 P INISAN Job
145 P FEDERSPIEL Daniel
146 P CHARMOILLE Jean-Noél
Ispettore
Delegato
Delegato
Francia
Francia
Francia
147 P MENDES Joaquim
148 P PEREIRA Artur
Ispettore Portogallo
Delegato Portogallo
149 P VALLS i FERRER Doménec Ispettore Spagna - Barcelona
150 P CODINA Joan
Delegato Spagna - Barcelona
151 P LETE Ignacio
Ispettore Spagna - Bilbao
152 P GUTIERREZ Luis Fernando Delegato Spagna - Bilbao
153 P ACOSTA RODRÍGUEZ Felipe Ispettore Spagna - Cordoba
154 P MUÑOZ Eusebio
Delegato Spagna - Cordoba
155 P FERNÁNDEZ ARTIME Ángel Ispettore Spagna - Leon
156 P GUZÓN NESTAR José Luis Delegato Spagna - Leon
157 P GUERRA IBÁÑEZ Jesús
Ispettore
158 P APARICIO SÁNCHEZ Manuel Delegato
159 P DÍEZ ANDRÉS Julio
Delegato
Spagna - Madrid
Spagna - Madrid
Spagna - Madrid
160 P PEREZ GODOY Juan Carlos Ispettore Spagna - Sevilla
161 P VIGUERA FRANCO Valentin Delegato Spagna - Sevilla
162 P SANCHO Juan Bosco
Vicario Ispet. Spagna - Valencia
163 P ORDUNA ABADÍA Cándido Delegato Spagna - Valencia
Regione Salesiana: INTERAMERICA
164 P SOTOAngel
Ispettore Antille
165 P ROSARIO PENA Luis Emilio Delegato Antille
166 P HERRERO Miguel Angel
Ispettore Bolivia
167 P ZABALA TÓRREZ Juan Pablo Delegato Bolivia
168 P GUIJO GONZÁLEZ José Manuel Ispettore Centro America
169 P ECHEVERRÍA Rolando
Delegato Centro America

18 Pages 171-180

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18.1 Page 171

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170 P LANTAGNE Luc
171 D HARKINS George
Sup. Visit. Canada
Delegato Canada
172 P RIVERA Nicolás
Ispettore Colombia - Bogotá
173 P REYES ZAMBRANO Mario Delegato Colombia - Bogotá
174 P ALVAREZ Armando
Ispettore Colombia - Medellin
175 P ANGEL CAMPUZANO A.de Jesús Delegato Colombia - Medellin
176 P ORTIZ Esteban
177 P FARFÁN Marcelo
Ispettore Ecuador
Delegato Ecuador
178 P NAU Jean-Baptiste
179 P FLORIVAL Elan
Sup. Visit. Haiti
Delegato Haiti
180 P GUERRERO CORDOVA Héctor Ispettore Messico - Guadalajara
181 P PLASCENCIA José Luis
Delegato Messico - Guadalajara
182 P VALERDI SÁNCHEZ L. Rolando Ispettore Messico - México
183 P OCAMPO URIBE Ignacio Delegato Messico - México
184 P DALBEN Santo
185 P ZEGARRA PINTO José
Ispettore Peru
Delegato Perú
186 P ANGELUCCI Patrick
187 P DUNNE Thomas
Ispettore Stati Uniti - Est
Delegato Stati Uniti - Est
188 P REINA Nicholas
189 P ITZAINA John
Ispettore Stati Uniti - Ovest
Delegato Stati Uniti - Ovest
190 P MASIERO Bruno
191 P REYES SEQUERA Johnny
Ispettore Venezuela
Delegato Venezuela
Regione Salesiana: ITALIA - MEDIO ORIENTE
192 P SCAGLIONI Arnaldo
193 P DILETTI Pietro
194 P TESTA Luigi
195 P MARTOGLIO Stefano
196 L MARANGIO Claudio
197 P BOSCO Giovanni Battista
198 L BOMBARDA Guido
Ispettore Italia - Adriatica
Delegato Italia - Adriatica
Sup. Circos. Italia - Circos. Piemonte
Delegato Italia - Circos. Piemonte
Delegato Italia - Circos. Piemonte
Delegato Italia - Circos. Piemonte
Delegato Italia - Circos. Piemonte
171

18.2 Page 172

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199 P RIVA Eugenio
200 P CACIOLI Claudio
201 P VANOLI Stefano
Ispettore
Delegato
Delegato
Italia - Lombardo Emiliana
Italia - Lombardo Emiliana
Italia - Lombardo Emiliana
202 P COLAJACOMO Giorgio
Ispettore Italia - Ligure Toscana
203 P D’ALESSANDRO Giovanni Delegato Italia - Ligure Toscana
204 P GALLONE Francesco
205 P COMITE Gennaro
206 P SAMMARRO Pasquale Italo
Ispettore
Delegato
Delegato
Italia - Meridionale
Italia - Meridionale
Italia - Meridionale
207 P CARNEVALE Mario
208 P PUSSINO Gian Luigi
209 L MAGAGNA Giuseppe
Ispettore
Delegato
Delegato
Italia - Romana
Italia - Romana
Italia - Romana
210 P LILLIU Giovanni
211 P GALIA Gaetano
Sup. Visit. Italia - Sardegna
Delegato Italia - Sardegna
212 P LA PIANA Calogero
213 P DI NATALE Francesco
214 P RUTA Giuseppe
Ispettore
Delegato
Delegato
Italia - Sicilia
Italia - Sicilia
Italia - Sicilia
215 P FELIPPIN Claudio
216 L PETTENON Giampietro
217 P TREVISAN Alberto
Ispettore
Delegato
Delegato
Italia - Veneta Est
Italia - Veneta Est
Italia - Veneta Est
218 P BREGOLIN Adriano
219 P BONATO Giannantonio
Ispettore Italia - Veneta Ovest
Delegato Italia - Veneta Ovest
220 P MURRU Mario
221 P CAPUTA Gianni
Ispettore Medio Oriente
Delegato Medio Oriente
Casa Generalizia
222 P MOTTO Francesco
Delegato RMG
Visitatoria Università Pontifica Salesiana
223 P CEREDA Francesco
224 P PELLEREY Michele
Sup. Visit. UPS
Delegato UPS
172

18.3 Page 173

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Invitati
225 P VANDECANDELAERE Frans Delegato ispettoriale AFC
per Rwanda - Burundi - Goma
226 L FONTAINE Gastón
Angola
227 L GRANADOS Wilfredo
Centro America
228 P BARBERO Valeriano
Delegato ispettoriale FIN
per Papua New Guinea
229 P CASTELLINO Riccardo
Italia - Piemonte-Nigeria
230 L DAS Joseph
India - Madras
231 P De PABLO Valentin
Delegato ispettoriale POR per Mozambico
Addetti alla traduzione
per ilfrancese
don Lambert PETIT
don Christian BIGAULT
don Joseph OCCHIO
per Vinglese
don Bernard GROGAN
don Giorgio WILLIAMS
don Rocco RAGONE
don Chrys SALDANHA
per il portoghese don Ervino MARTINUZ
don Hilario PASSERO
per lo spagnolo
don Oswaldo GORZEGNO
don Gabriel LARRETA
don Angelo BOTTA
don Ambrosio BOEM
don Francese BALAUDER
per il tedesco
don Johannes BORCHARDT
don Josef PRIVOZNIK
173

18.4 Page 174

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18.5 Page 175

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CRONISTORIA DEL CAPITOLO GENERALE 25°
(24 febbraio - 20 aprile 2002)
Si inizia il Capitolo
Il 24 febbraio 2002 arrivano alla Casa Generalizia i 231 membri del
CG25 per dare inizio al 25° Capitolo Generale, che ha per tema centrale
«La comunità salesiana oggi» e per tema complementare «La verifica sulle
strutture del governo centrale».
Essi rappresentano i 16.805 salesiani che lavorano in 128 nazioni
del mondo. Per oltre 160 delegati è la prima volta che partecipano ad un
Capitolo Generale. Provengono dai cinque continenti: 6 dall’Africa, 55
dall’America, 40 dall’Asia, 2 dall’Australia e 128 dall’Europa. L’età
media dei capitolari è di 52 anni, compresa tra i 74 del più anziano e i
27 del più giovane.
Alle ore 7,30 di lunedì 25 febbraio il Vicario del Rettor Maggiore,
don Lue Van Looy, presiede la solenne Concelebrazione di invocazione
dello Spirito Santo. Le parole dell’omelia danno il senso con il quale af­
frontare l’impegno di confronto e riflessione del Capitolo: «Non siamo noi
a dirigere questa parte della storia salesiana - dice. In linea con quanto
Don Bosco ha vissuto lungo la sua vita, vogliamo mettere il timone nelle
mani di Dio, dello Spirito e di Maria Ausiliatrice».
Alle ore 10,30 presso l’Aula Magna del “Salesianum”, rinnovata e at­
trezzata con le più aggiornate tecnologie, ha luogo la sessione di apertura
del CG25. Sono presenti alcuni cardinali e vescovi salesiani, oltre ai re­
sponsabili di alcuni gruppi della Famiglia Salesiana. Tra i primi ricor­
diamo: il cardinale Antonio M. Javierre Ortas, il cardinale Oscar Rodrf-
guez Maradiaga, mons. Vincenzo Savio, vescovo di Belluno, mons. Alois
Kothgasser, vescovo di Innsbruck, mons. Vartan Boghossian, eparca di S.
Gregorio di Narek per i fedeli armeni dell’Argentina, mons. Gennaro
Prata, arcivescovo emerito di Cochabamba.
Dichiarati aperti i lavori da parte del Regolatore don Antonio Dome-
nech, don Lue Van Looy legge il messaggio augurale del Santo Padre. In
esso il Papa, dopo aver ricordato il compianto don Juan Vecchi, invita i ca­
175

18.6 Page 176

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pitolari a seguirne le orme, chiedendo loro e a tutta la Congregazione sale­
siana di essere «educatori attenti», «accompagnatori spirituali compe­
tenti». Giovanni Paolo II auspica inoltre di fare del Due in altum il motto
programmatico non solo di questo Capitolo, ma di tutta l’attività aposto­
lica del prossimo futuro per l’intera Congregazione.
Al messaggio del Papa seguono l’intervento del cardinale Eduardo
Martinez Somalo, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Con­
sacrata e le Società di Vita Apostolica, e i saluti augurali di alcuni rappre­
sentanti della Famiglia Salesiana: Madre Antonia Colombo, Superiora
Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, il Signor Rosario Maiorano,
coordinatore generale dei Cooperatori Salesiani, la Sig.na Anita Meertens,
Responsabile maggiore delle Volontarie di don Bosco - a nome anche dei
Volontari con don Bosco - e infine il Signor Antonio Guilhermino Pires,
presidente confederale degli Ex allievi/e. Segue il discorso inaugurale del
Vicario del Rettor Maggiore.
L’Assemblea capitolare muove i primi passi
Alle ore 16.00 dello stesso giorno, lunedì 25 febbraio, ha luogo la
prima sessione ordinaria di lavoro. Il Regolatore apre i lavori presentando
la tabella degli impegni che aspettano i capitolari; si sofferma, in partico­
lare, sulla dinamica dei lavori dell’Assemblea e delle commissioni, se­
condo il Regolamento del Capitolo.
Il giorno seguente, martedì 26 febbraio, il Vicario del Rettor Mag­
giore presenta la Relazione sullo stato della Congregazione nel sessennio
1996-2002. In sintesi, don Lue Van Looy descrive l’obiettivo, il contenuto,
i destinatari e il carattere della relazione che contiene, fra l’altro, anche i
dati statistici relativi ai salesiani, alle opere, ai collaboratori e ai destinatari
della loro missione apostolica.
A partire dalla lettura dei dati, il Vicario sottolinea alcuni tratti carat­
teristici ed i problemi più urgenti relativi alle situazioni in cui si trovano a
vivere e lavorare oggi le comunità salesiane. Evidenzia inoltre alcuni ac­
centi che il Capitolo Generale, appena aperto, deve porre all’intemo del
suo impegno di riflessione e confronto: la comunità come luogo di forma­
zione ordinaria e permanente dei confratelli; il ruolo chiave del direttore
nella comunità religiosa e nell’opera ad essa affidata; la significatività di
un’opera, che si riconosce nelle priorità che si rispettano e nei destinatari
che si privilegiano. Conclude lanciando uno slogan: «O saremo mistici o
non saremo!».
176

18.7 Page 177

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Il Regolatore invita i Capitolari a fare un’attenta lettura della Rela­
zione ed a preparare per la settimana seguente il dialogo di approfondi­
mento con lo stesso Vicario del Rettor Maggiore.
Nel pomeriggio vengono presentati i due documenti di lavoro preparati
dalla Commissione Precapitolare: il documento su «La comunità salesiana
oggi», presentato da don Francesco Cereda, superiore della Visitatoria UPS,
e il documento sulla «Verifica delle strutture del governo centrale», presen­
tato da don William John Dickson, dell’Ispettoria della Gran Bretagna.
Iniziano gli Esercizi Spirituali
Alle 19,20 del 26 febbraio iniziano gli Esercizi spirituali in prepara­
zione al lavoro di riflessione e di confronto che attende i Capitolari. Sono
predicati e animati da monsignor Alois Kothgasser, salesiano, vescovo di
Innsbruck (Austria), che propone delle meditazioni sul tema del “ D mc in
altunC\\ in relazione alla lettera apostolica del Papa Novo Millennio
Ineunte e alla Strenna che il compianto don Vecchi ha lasciato alla Fami­
glia Salesiana per il 2002.
Al termine di questa prima giornata i capitolari si riuniscono per il
momento della “buona notte”, tenuta da padre Camillo Maccise dei Car­
melitani Scalzi, presidente emerito dell’Unione dei Superiori Generali.
Padre Maccise concentra la sua breve riflessione sulle sfide - ne indica
sette - che si pongono davanti alla vita consacrata nella Chiesa e nel
mondo di oggi all’inizio del terzo millennio.
Giovedì 28 febbraio, conclusa la prima riflessione di mons. Koth­
gasser, i Capitolari si recano in pellegrinaggio presso le catacombe di San
Callisto, dove oltre a don Juan Vecchi sono sepolti anche i precedenti due
Rettori Maggiori don Egidio Viganò e don Luigi Ricceri. Si inizia con un
momento di preghiera, presieduta da don Van Looy, nella cappella della
comunità salesiana di San Tarcisio. Successivamente i Capitolari si recano
in processione alla tomba del Rettor Maggiore, sostando in preghiera per­
sonale di suffragio.
La seconda giornata si conclude con il pensiero di “buona notte” ri­
volto da Madre Antonia Colombo, Superiora delle Figlie di Maria Ausilia-
trice, la quale, in relazione alla prossima ricorrenza del 125° anniversario
della prima spedizione missionaria delle FMA in America, esprime la sua
gratitudine affermando che, come allora, «anche oggi senza i salesiani non
saremmo in molte parti del mondo» e conclude con un’efficace espres­
sione: «senza di voi non saremmo noi». Madre Antonia accenna poi al
177

18.8 Page 178

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tema del loro 21° Capitolo Generale, che si terrà il prossimo settembre:
“Nella rinnovata Alleanza, l’impegno di una cittadinanza attiva”.
Il giorno successivo inizia con la celebrazione eucaristica presieduta
da Sua Em.za Card. Oscar Rodrìguez Maradiaga il quale, a partire dal
tema biblico delle letture del giorno, sprona i Salesiani ad essere sempre
promotori di una cultura della vita rispetto alla cultura di morte molto pre­
sente nella società contemporanea.
Sabato 2 marzo terminano gli Esercizi spirituali con la celebrazione
eucaristica presieduta da Mons. Alois Kothgasser. Nella serata un gruppo
di Capitolari partecipa alla recita del rosario con il Santo Padre nell’occa­
sione di un incontro organizzato dalla diocesi di Roma con i giovani uni­
versitari della città.
I lavori del Capitolo entrano nel vivo
La seconda settimana di lavori capitolari inizia con la comunicazione
della nomina, da parte del Vicario del Rettor Maggiore, don Lue Van Looy,
di don Antonio Martinelli quale Presidente supplente del Capitolo durante
il periodo della sua assenza, causata da un incidente stradale di cui è stato
vittima il sabato precedente.
Di seguito, il Regolatore del Capitolo, don Antonio Domenech, legge
il messaggio di ringraziamento che il Vicario del Rettor Maggiore, a nome
dei membri del CG25, ha inviato al Santo Padre. In esso, don Van Looy
scrive: «Studieremo il tema della “Comunità salesiana oggi”, seguendo le
linee che la Santità Vostra ci ha tracciato, nel desiderio di rendere profetica
la missione di Don Bosco nel nuovo millennio», assicurando la fedeltà
della Congregazione «al Vostro Magistero e la volontà di collaborare
sempre con la Chiesa universale e particolare».
L’Assemblea, successivamente, passa alla votazione del Regolamento
del Capitolo, che viene approvato a larga maggioranza.
Nel pomeriggio si completa la Presidenza del Capitolo con l’elezione
dei tre moderatori da una lista di nomi presentata dal Presidente del Capitolo.
I confratelli eletti sono: don Savio Hon Tai-Fai, ispettore di Hong Kong, don
William John Dickson, deH’Ispettoria Gran Bretagna, e il signor Claudio
Marangio, della Circoscrizione Speciale del Piemonte e Valle d’Aosta.
Nei giorni di martedì 5 e mercoledì 6 marzo i Capitolari, suddivisi in
15 gruppi linguistici, iniziano ad approfondire la relazione del Vicario del
Rettor Maggiore sullo stato della Congregazione ed i due documenti di
178

18.9 Page 179

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lavoro relativi al tema della comunità salesiana e della verifica delle strut­
ture di governo.
Ogni gruppo, secondo la propria sensibilità ed esperienza, sceglie tre
priorità a partire da quelle espresse dalla relazione del Vicario del Rettor
Maggiore; un piccolo gruppo ne fa una sintesi, che il Regolatore presenta
all’Assemblea come aiuto per la riflessione da fare sui temi capitolari.
Dopo un’ampia discussione sui due documenti di lavoro, nel pome­
riggio del mercoledì 6 marzo, entrambi sono approvati come base per co­
minciare i lavori delle Commissioni e dell’Assemblea: il documento sulla
comunità salesiana è accettato quasi all’unanimità e con poco più di due
terzi quello sulla verifica delle strutture del governo centrale.
Sin dalle battute iniziali i lavori di Assemblea si caratterizzano per nu­
merosi interventi e richieste di chiarimento, a testimonianza che il CG25
entra ogni giorno di più nel vivo e che gli argomenti sono visibilmente
sentiti. Molti Capitolari prendono per la prima volta la parola, mentre
alcuni dimostrano già molta più dimestichezza con gli interventi. Tra gli
interventi più frequenti, la richiesta della produzione di un documento
conclusivo semplice, praticabile, uno strumento per la vita delle comunità
che miri più all’aspetto operativo che a quello teorico.
Le commissioni capitolari
Nel primo pomeriggio di mercoledì 6 marzo il Vicario generale don
Lue Van Looy viene operato dai professori della Clinica Pio XI di Roma.
Dopo aver assicurato l’Assemblea del buon esito dell’intervento, il Rego­
latore del Capitolo passa a presentare la proposta per la formazione delle
commissioni capitolari. Ne sono costituite sei, alle quali vengono assegnati
i seguenti argomenti: alla prima il nucleo tematico della vita fraterna; alla
seconda quello della testimonianza evangelica; alla terza, la presenza ani­
matrice fra i giovani; la quarta studierà il nucleo del direttore e della for­
mazione permanente; mentre la quinta assume l’ultimo nucleo sulle nuove
situazioni e forme di comunità salesiana. Alla sesta commissione è asse­
gnato il tema della verifica delle strutture del governo centrale e le diverse
proposte di cambiamento delle Costituzioni e dei Regolamenti generali. A
queste commissioni di lavoro del Capitolo si deve aggiungere la commis­
sione per la comunicazione, composta da un capitolare per ogni regione.
Terminata la costituzione delle commissioni, l’ordine dei lavori pre­
vede l’esame della proposta della data di elezione del Rettor Maggiore e
del suo Consiglio, e la presentazione delle modalità per il discernimento.
179

18.10 Page 180

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Dopo un’attenta discussione in aula, l’Assemblea approva il calendario
proposto: le elezioni si terranno nella settimana dal 2 all’8 aprile.
Durante questo tempo i capitolari saranno aiutati nel processo di di­
scernimento da padre Anthony McSweeney, sacramentino, già superiore
generale della sua Congregazione ed ex-presidente deH’Unione Superiori
Generali (USG).
Intanto le sei commissioni iniziano a lavorare e procedono subito alla
elezione dei rispettivi presidenti, relatori e segretari. I sei presidenti for­
mano, insieme al Presidente del Capitolo, al Regolatore e ai tre Modera­
tori, la Commissione Centrale, che si riunisce per la prima volta alle 21.30
di giovedì 7 marzo.
Un’esperienza diretta di comunità
I capitolari non parlano soltanto sulla comunità, ma la vivono intensa­
mente durante i due mesi del Capitolo Generale. Questa esperienza diretta
crea rapporti profondi di comunione, aiuta a condividere esperienze e men­
talità, esprime, soprattutto attraverso la preghiera e le celebrazioni, le radici
e le fonti della vita in comunità, ci rende testimoni e non solo maestri.
L’orario delle giornate del Capitolo prevede al mattino la celebrazione
delle Lodi e dell’Eucaristia, solitamente per gruppi linguisitici tranne il
mercoledì, quando ci si ritrova tutti insieme per la celebrazione, di volta in
volta animata da una Regione. Seguono in mattinata due momenti di la­
voro: il primo dalle 9.00 alle 10.30, il secondo dalle 11.00 alle 12.45 circa.
Lo spazio dopo il pranzo si caratterizza invece per il momento della ricrea­
zione, vissuto dai capitolari secondo varie modalità: chi passeggia per i
viali della Pisana, chi gioca a basket o a calcetto nei rispettivi campi del
Salesianum, attrezzati per l’occasione, chi si misura nel tradizionale gioco
salesiano delle bocce. Ogni tanto per i viali della Casa Generalizia compare
anche qualche capitolare con pattini “roller” ai piedi, oppure in bicicletta.
Nel pomeriggio i lavori riprendono alle 15.30 per terminare solitamente
alle 19.00, con un intervallo di mezz’ora intorno alle 17.00. La serata pro­
segue poi con la celebrazione del vespro tutti insieme, la “buona notte”
data a turno dagli Ispettori delle diverse Regioni, particolarmente apprez­
zata per il clima di comunione e famiglia che favorisce, ed infine la cena.
La settimana di lavoro si conclude con qualche proposta di gita, prepa­
rata dal gruppo per l’animazione della vita comunitaria; sono momenti di
fraternità ed anche - in alcune opportunità - di condivisione con diverse co­
munità salesiane (ad es. neH’Ispettoria meridionale o nella Ligure-toscana).
180

19 Pages 181-190

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19.1 Page 181

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All’inizio di ogni settimana i capitolari possono vedere una breve
sintesi del lavoro della settimana attraverso un video preparato dal centro
Eurofilm della Procura Don Bosco di Torino.
Il lavoro delle commissioni
Tornando alla cronaca dei lavori capitolari, la terza settimana riprende
con il lavoro delle commissioni. Le cinque prime, alle quali è stato asse­
gnato lo studio dei diversi nuclei del tema sulla comunità salesiana, appro­
fondiscono gli apporti dei Capitoli ispettoriali e definiscono gli elementi
più rilevanti della situazione, scelgono le sfide più urgenti e cercano gli
orientamenti operativi più adeguati per rispondere ad esse. In questo la­
voro alternano momenti di studio personale e in piccoli gruppi, con mo­
menti di condivisione e discussione insieme nella commissione.
La sesta commissione, da parte sua, concentra l’attenzione sullo
studio delle proposte di modifica degli articoli costituzionali che possono
interessare le elezioni. Il mercoledì 13 marzo presenta all’Assemblea al­
cune opzioni circa la durata in carica del Rettor Maggiore e quella dei
membri del Consiglio Generale, le procedure di elezione dell’economo ge­
nerale, e la suddivisione della Regione Australia-Asia in due distinte zone,
con il conseguente aumento del numero dei Consiglieri regionali.
Si inizia la discussione in aula su queste proposte; ogni opzione riceve
abbondanti interventi in merito; al termine del dibattito, la commissione
propone i corrispondenti voti sondaggi per accertare l’opinione dell’Assem­
blea. Questa si esprime favorevolmente per la suddivisione della Regione
Australia-Asia; conferma la modalità di elezione diretta dell’economo ge­
nerale; dà parere positivo alla proposta di limitare a soli due sessenni conse­
cutivi l’incarico del Rettor Maggiore; e infine suggerisce alla commissione
di trovare una diversa formulazione alle due proposte sulla durata in carica
dei membri del Consiglio generale e sulla loro rieleggibilità ad altro dica­
stero o regione, superati i due mandati con lo stesso incarico.
Nel frattempo le altre commissioni presentano per la discussione in
Assemblea i risultati del loro studio. Si giunge così al termine della terza
settimana di Capitolo.
Visita alla nuova biblioteca dell’UPS
Nel pomeriggio di sabato 16 marzo i membri del CG25 si recano in
visita della nuova struttura nella quale sarà collocata la Biblioteca Don
181

19.2 Page 182

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Bosco dell’Università Pontificia Salesiana. La visita, per gruppi linguistici,
è preceduta da una cerimonia presieduta dal Vicario del Rettor Maggiore,
don Lue Van Looy, dimesso quel giorno stesso dalla Clinica Pio XI.
Il Vicario, nelle sue parole, ricorda come la Biblioteca, nata dalla
mente di don Egidio Viganò durante l’anno centenario della morte di Don
Bosco e avviata nella sua costruzione da don Juan Vecchi, sia da conside­
rare Biblioteca non solo dell’UPS, ma di tutta la Congregazione.
All’intervento di don Van Looy seguono quelli del Rettor Magnifico
dell’Università, don Michele Pellerey, il quale traccia una breve storia
della Biblioteca e ne mette in evidenza le potenzialità e la funzionalità; di
don Francesco Cereda, superiore della Visitatoria dell’UPS, che ricorda e
ringrazia quanti hanno voluto la sua realizzazione; dell’Economo Gene­
rale, don Gianni Mazzali, che ne illustra la “storia economica”; e di don
Juan Picca, Prefetto della Biblioteca, che sottolinea il valore e le novità
peculiari della nuova struttura.
Il Vicario del Rettor Maggiore rimane ospite dell’infermeria del-
l’UPS, per un periodo di convalescenza e pieno ricupero, fino al lunedì
18 marzo, quando farà ritorno alla Casa Generalizia per riprendere il
suo posto al Capitolo Generale 25.
Le discussioni in Assemblea
Lunedì 18 marzo si inizia la discussione dei diversi nuclei del tema
sulla comunità salesiana preparati dalle cinque prime commissioni. Decine
e decine di interventi in aula insistono sulla necessità di mettere più a
fuoco le sfide che derivano dalle situazioni descritte, e soprattutto di sce­
gliere gli orientamenti capaci di aiutare le comunità a divenire più signi­
ficative e profetiche. Le commissioni raccolgono questi suggerimenti,
insieme con quelli ricevuti per scritto, e ristudiano il tema loro affidato,
rielaborando il documento presentato.
Nel frattempo la sesta commissione ha riformulato le proposte presen­
tate e le ripropone all’Assemblea. La discussione si centra in modo spe­
ciale sulla separazione dei dicasteri della Famiglia Salesiana e della comu­
nicazione sociale, con la possibile attribuzione della responsabilità del­
l’animazione della Famiglia Salesiana al Vicario del Rettor Maggiore.
Conclusa la discussione sulle modifiche degli articoli costituzionali,
la sesta commissione ne prepara la prima stesura, che sottopone a vota­
zione con possibilità di “modi” e successivamente a votazione definitiva,
nei giorni prima delle feste pasquali.
182

19.3 Page 183

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Oltre a queste prime votazioni, la Settimana Santa si caratterizza
per la presentazione in Assemblea da parte di tutte le commissioni della
seconda redazione dei propri documenti. Anche la sesta commissione
presenta la prima stesura del documento sulla verifica delle strutture del
governo centrale, che ha dovuto ritardare per dare priorità alle questioni
costituzionali che interessavano le prossime elezioni del Rettor Maggiore
e dei membri del Consiglio.
In queste settimane la comunità del Capitolo vive anche altri momenti
di fraternità. Il lunedì 18 marzo arriva la notizia dell’assassinio di mons.
Isaias Duarte Cancino, avvenuto in Colombia sabato 16 marzo. A nome di
tutta l’Assemblea, il Vicario del Rettor Maggiore don Lue Van Looy, in
qualità di Presidente del Capitolo Generale 25, esprime la solidarietà dei
Capitolari a monsignor Alberto Giraldo Jaramillo, Presidente della Confe­
renza Episcopale della Colombia, attraverso un messaggio firmato da tutti
i membri del CG25.
Questo stesso giorno dopo cena l’aula magna si trasforma in teatro,
per accogliere la performance del “Mago Sales”, il salesiano don Silvio
Mantelli. Giochi di prestigio, esibizioni di trasformismo, scherzi di illusio­
nismo affascinano, stupiscono e divertono i Capitolari del CG25 per una
quarantina di minuti. Alcuni Capitolari vengono direttamente coinvolti,
prestandosi con entusiasmo agli inviti del “mago”.
Nel dopo cena di mercoledì 27 marzo si vive un momento di comme­
morazione di don Vecchi con la presentazione di un libro, edito dalla SEI e
curato dal salesiano don Vittorio Chiari, dal titolo “Globalizzazione, crocevia
della carità educativa:”. Si tratta di un testo che riassume il pensiero di don
Vecchi circa la situazione di sfruttamento dei minori sotto vari profili. Al ter­
mine della serata, dopo alcuni brevi sketch da parte di un clown del gruppo
di don Chiari, viene consegnata anche la lettera mortuaria di don Vecchi.
La pausa di Pasqua
L’intenso lavoro di queste settimane rende auspicabile una pausa nel
ritmo capitolare, anche per permettere una più intensa partecipazione al
triduo pasquale. Ma prima di questa pausa, il mercoledì santo pomeriggio,
il P. Anthony McSweeney presenta all’Assemblea il processo di discerni­
mento che si seguirà durante tutte le elezioni e risponde, in particolare, ad
alcune domande precedentemente preparate dai Capitolari.
Nella seconda parte della mattinata del giovedì santo il Vicario del
Rettor Maggiore, don Lue Van Looy, risponde in Assemblea alle domande
183

19.4 Page 184

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sulla relazione sullo stato della Congregazione, che erano state presentate
a suo tempo dai Capitolari e alle quali egli non aveva potuto rispondere a
causa dell’incidente e del conseguente intervento chirurgico subito.
Al termine dei lavori, l’Assemblea si ritrova alle 18.00 in chiesa per
la solenne celebrazione in Coena Domini, presieduta da don Joaquim D’-
Souza, Consigliere regionale dell’Australia-Asia.
Nei giorni seguenti un consistente numero di Capitolari (oltre 100)
parte per la Casa Madre di Torino, dove trascorrerà le giornate della Pasqua
in visita ai luoghi salesiani di Valdocco, Colle Don Bosco e Mornese.
L’elezione del Rettor Maggiore e del Consiglio Generale
Rientrati tutti i Capitolari dopo la pausa delle festività pasquali, si ri­
prendono i lavori martedì 2 aprile alle ore 9.00, dando avvio al processo di
discernimento condotto da P. Anthony McSweeney che porterà alla ele­
zione del Rettor Maggiore e del Consiglio Generale.
Nella serata di martedì i membri del CG25, dopo aver riflettuto du­
rante tutto il giorno per gruppi linguistici sulle sfide e sui punti di forza
della Congregazione, sulle principali qualità che deve avere il nuovo
Rettor Maggiore, si riuniscono in chiesa per invocare insieme lo Spirito
Santo e prepararsi così al momento delle elezioni. Il mercoledì mattina, 3
aprile, su invito di padre McSweeny, ogni capitolare consegna un foglio
contenente un solo nominativo proposto alla carica di Rettor Maggiore.
Alle ore 11.00 viene comunicata la lista dei nomi proposti per la rifles­
sione personale di ogni capitolare.
L’elezione si tiene il pomeriggio alle ore 16.00. Al primo scrutinio
viene eletto a larga maggioranza don Pascual Chàvez Villanueva.
Con la solenne celebrazione del vespro, in cui si canta il Te Deum per
il nuovo Rettor Maggiore, cui segue la prima “buona notte” e la cena, si
conclude la prima giornata delle elezioni. Al termine della cena, in refet­
torio si vive un semplice ma sincero momento di famiglia, in cui i vari
gruppi regionali esprimono con canti nelle varie lingue la loro gioia per il
nuovo Rettor Maggiore.
La giornata di giovedì 4 aprile inizia con la Concelebrazione eucari­
stica, presieduta dal nuovo Rettor Maggiore, e prosegue nel discernimento
per l’elezione del Vicario del Rettor Maggiore.
L’elezione si tiene il pomeriggio alle ore 17.30. Al secondo scrutinio,
a larga maggioranza, risulta riconfermato don Lue Van Looy.
184

19.5 Page 185

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Tra le giornate di venerdì e sabato vengono eletti successivamente i
Consiglieri dei diversi settori. Venerdì 5 aprile sono eletti: D. Francesco
Cereda al settore della Formazione e D. Antonio Domenech alla Pastorale
Giovanile. Sabato 6 aprile: D. Tarcisio Scaramussa, alla Comunicazione
Sociale; D. Francis Alencherry, alle Missioni e D. Giovanni Mazzali come
Economo Generale.
Giunti a questo punto, i Capitolari sospendono i lavori per riprenderli
nel pomeriggio di domenica, con il discernimento per l’elezione dei Consi­
glieri regionali, la cui lista - preparata da ogni Regione - viene presentata
all’Assemblea nella serata stessa di domenica.
Nella giornata di lunedì 8 aprile l’Assemblea dei Capitolari ricon­
ferma don Albert Van Hecke per l’Europa Nord, don Joaquim D ’Souza per
l’Asia Sud, don Helvécio Baruffi per l’America Latina - Cono Sud, don
Filiberto Rodríguez Martin per l’Europa Ovest. Vengono quindi scelti i 4
nuovi Consiglieri regionali: don Adriano Bregolin, ispettore della Veneta
Ovest, per l’Italia - Medio Oriente; don Esteban Ortiz González, ispettore
dell’Ecuador, per l’Interamerica; don Vàclav Klement, ispettore della
Korea, per l’Asia Est - Oceania e don Valentín de Pablo, della Delegazione
del Mozambico, per l’Africa-Madagascar.
Una settimana molto intensa di esperienze e di lavoro
Terminata la settimana delle elezioni, in cui si è dato alla Congrega­
zione il nuovo Rettor Maggiore con il suo Consiglio, il Capitolo riprende il
lavoro di riflessione, redazione e presentazione dei temi.
Da martedì 9 al pomeriggio di venerdì 12 aprile si ha la discussione
sulla seconda stesura dei documenti delle cinque commissioni, le quali nel
frattempo hanno redatto la stesura definitiva dei rispettivi documenti, sulla
base delle osservazioni ricevute. La sesta commissione, da parte sua, pre­
senta la seconda stesura del proprio documento, opportunamente riveduto
dopo i contributi ricevuti in aula.
Nella mattinata di venerdì 12 aprile, i Capitolari del CG25 sono rice­
vuti in udienza dal Sommo Pontefice, Giovanni Paolo II. Poco dopo le
11.15 del mattino, varcano il “Portone di bronzo” per raggiungere la Sala
Clementina in Vaticano. Alle 11.40 il Santo Padre entra nella sala e si
ferma a salutare personalmente il Rettor Maggiore, don Pascual Chávez.
Un caldo e lungo applauso sottolinea la gioia dei Capitolari di essere rice­
vuti nella casa del Papa. L’incontro dura complessivamente circa 25 mi­
nuti. Il Papa nelle sue parole invita ai Salesiani ad essere santi: «Cari sale­
185

19.6 Page 186

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siani, ci dice, siate santi... È la santità il vostro compito essenziale, come
lo è del resto, per tutti i cristiani!».
Riconfortati dalle parole del Papa, nel pomeriggio i Capitolari prose­
guono il lavoro del Capitolo, che si avvia verso la fine. Con lo scopo di
rendere più omogenei i testi delle singole commissioni, e dare unità di stile
ai diversi nuclei che costituiscono il documento sulla comunità salesiana
oggi, comincia a lavorare un piccolo gruppo redazionale composto da tre
capitolari.
Il dono delle beatificazioni
Quasi alla fine del CG25, la domenica 14 aprile, la Chiesa offre a
tutta la Famiglia Salesiana il dono della beatificazione di tre dei suoi
membri, don Luigi Variara, fondatore delle Figlie dei Sacri Cuori di Gesù
e Maria, suor Maria Romero Meneses, Figlia di Maria Ausiliatrice, e il si­
gnor Artemide Zatti coadiutore salesiano.
In preparazione a questa data, il Capitolo vuole fare una riflessione
sulla figura del salesiano coadiutore, seguendo le indicazioni e l’invito del
ricordato don Juan Vecchi nella sua lettera “La beatificazione del coadiu­
tore Artemide Zatti: una realtà dirompente”. Suddivisi in gruppi lingui­
stici, i Capitolari ricercano suggerimenti ed esperienze per stimolare la
Congregazione e la Famiglia Salesiana a conoscere meglio e a proporre
con più convinzione questa forma concreta della vocazione salesiana.
Nel pomeriggio di sabato 13 aprile i Capitolari si recano presso il
Tempio Don Bosco di Cinecittà, per partecipare ad una veglia di preghiera
con la Famiglia Salesiana del Lazio e con quanti si trovano già a Roma
per la celebrazione del giorno seguente.
I tre Beati riuniscono in Piazza San Pietro, nella mattinata di dome­
nica, moltissimi pellegrini provenienti da varie parti del mondo salesiano.
Alla celebrazione partecipano il Rettor Maggiore don Pascual Chàvez, il
Consiglio generale e i membri del Capitolo Generale 25. Sono presenti
anche molte personalità religiose e civili, tra cui i Presidenti di Costa Rica
e Nicaragua, alti rappresentanti di Argentina e Colombia, i sindaci delle
città italiane che hanno dato i natali ai beati, i cardinali salesiani Miguel
Obando Obravo e Oscar Rodrfguez Maradiaga, e molti vescovi salesiani.
Si stima la presenza in Piazza San Pietro di oltre 15.000 fedeli. Alla cele­
brazione prendono parte i tre miracolati, che portano le reliquie dei Beati
per intercessione dei quali hanno ricevuto la grazia richiesta.
186

19.7 Page 187

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Nel pomeriggio, il Rettor Maggiore, insieme ai Capitolari, prende
parte alla commemorazione dei nuovi Beati tenutasi nell’Aula Paolo VI in
Vaticano.
Le battute finali del Capitolo
Il Capitolo si avvia alla conclusione; durante l’ultima settimana le di­
verse commissioni presentano i testi per la prima votazione, con possibilità
di modifiche attraverso i “modi”, e quindi i testi definitivi per la loro vota­
zione finale.
Nel pomeriggio di lunedì 15 aprile, presso il Teatro Don Bosco di Ci­
necittà a Roma, ha luogo la commemorazione ufficiale del centenario del­
l’erezione della Ispettoria Salesiana Romana. Alla manifestazione pren­
dono parte il Rettor Maggiore don Pascual Chàvez e i membri del CG25.
Numerosa la presenza di personalità religiose e civili, fra le quali il cardi­
nale salesiano Antonio M. Javierre Ortas, gli arcivescovi Tarcisio Bertone e
Gennaro Prata, e altri vescovi salesiani presenti a Roma in occasione della
beatificazione di don Luigi Variara, Artemide Zatti e suor Maria Romero.
In questi stessi giorni si presentano all’Assemblea i testi dei Messaggi
indirizzati alla Famiglia Salesiana, agli Organismi Intemazionali che si oc­
cupano di problematiche giovanili, ai giovani ed infine anche un mes­
saggio del Capitolo sulla figura del salesiano coadiutore, frutto della rifles­
sione assembleare tenuta nella settimana precedente. Dopo che i Capitolari
hanno avuto possibilità di esprimere le proprie osservazioni e dare suggeri­
menti, i Messaggi vengono approvati dall’Assemblea.
Il Capitolo si congeda sabato 20 aprile con la sessione di chiusura.
Compiuti gli ultimi adempimenti previsti dal Regolamento, il Rettor Mag­
giore tiene il discorso conclusivo, nel quale presenta una sintesi del cam­
mino fatto e offre a tutti alcune indicazione per l’applicazione degli orien­
tamenti capitolari.
La Concelebrazione eucaristica rappresenta l’atto finale del CG25; in
essa ogni Regione s’impegna a trasmettere ai confratelli e alle comunità
l’esperienza e il messaggio del Capitolo; tutti insieme si affida a Maria
Ausiliatrice il frutto dello sforzo realizzato.
187

19.8 Page 188

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19.9 Page 189

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INDICE TEMATICO ANALITICO
Accompagnamento
- Accompagnamento spirituale dei SDB 31
- Accompagnamento dei giovani 37, 45, 141, 143, 146
- Accompagnamento e proposta vocazionale 38, 48, 185
- Accompagnamento dei processi di cambiamento e nell’animazione e governo 95,
99, 120, 121, 122, 125, 135
Animazione
- Animazione comunitaria
- L’animazione della comunità passa principalmente attraverso la formazione
continua 185
- Un nuovo modello pastorale nel quale la comunità salesiana ha un compito di
animazione 183
- Il direttore ha un ruolo fondamentale nell’animazione della comunità 185
- Curare un’animazione capace di attivare processi 186
- Animazione della CEP 80
- Animazione dei laici 39, 70, 79
- Animazione da parte dell’ispettore 65
- Animazione da parte del Rettor Maggiore con il suo Consiglio
- come centro di unità e animatore della comunione nella comunità a tutti i li­
velli 87, 89
- valutazione sostanzialmente positiva sul servizio di animazione e di governo
del Rettor Maggiore e del suo Consiglio 91
- alcune difficoltà 93, 95
- programmare e verificare gli interventi di animazione 116
Assemblea comunitaria
- Favorisce e promuove il dialogo tra i confratelli 34, 73
- La formazione permanente si realizza attraverso il funzionamento degli organismi
della comunità 73; e la partecipazione a particolari momenti comunitari 53
Capitolo Generale
- Il Capitolo Generale grande occasione di formazione, di discernimento, di parte­
cipazione 149; tempo di comunione e di proficuo lavoro 141; un cantiere dove
tanti progetti si mettono a fuoco 152
189

19.10 Page 190

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- Il Capitolo Generale 25, primo del terzo millennio, suoi obiettivi 141, 142, 148,
155, 160, 184
- Orientamento operativo sulle modalità di svolgimento dei Capitoli Generali
136, 186
Chiesa
- La nostra vocazione nella Chiesa 2, 3, 41, 158, 163, 168; fedeltà alla Chiesa
146, 147
- La comunità come esperienza di Chiesa 19, 48; fare della Chiesa la casa e la
scuola della comunione 144, 181, 188
- Condividiamo lo spirito e la missione di Don Bosco nella Chiesa locale e nel
territorio 37, 68, 150, 153, 195
- Studiare e confrontarsi con il Magistero della Chiesa, specialmente con la sua
dottrina sociale 47, 53, 73
Comunicazione
- Bisogno e difficoltà della comunicazione 7, 11, 13, 54
- La comunicazione nel progetto di vita comunitaria 15
- La comunicazione con la comunità ispettoriale e con la Congregazione e l’acco­
glienza degli stimoli e degli orientamenti che giungono da esse 111, 159
Comunicazione sociale
- Favorisce la crescita del senso di appartenenza 11
- L’invadenza dei mezzi di comunicazione sociale tolgono spazi ai rapporti fra­
terni 12
- Educare all’uso appropriato dei mezzi di comunicazione sociale 33
- Collaborare con istituzioni ecclesiali e civili 46
- Nuovo spazio vitale di aggregazione dei giovani 47
- Il Consigliere per la comunicazione sociale 133, 137
Comunione
Cf Comunità, Condivisione, Spiritualità di comunione
Comunità educativo-pastorale (CEP)
- La comunità salesiana, punto di riferimento per l’identità carismatica del nucleo
animatore della CEP 80, 155, 183
- Coinvolgere efficacemente tutti i confratelli nell’animazione della CEP 34, 70,
73, 79
- Coordinare la CEP e il suo Consiglio con la comunità locale e il suo Consiglio
79,81
- La CEP come luogo privilegiato dell’accompagnamento della scelta vocazionale
48, 185
190

20 Pages 191-200

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20.1 Page 191

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Comunità salesiana
Nota: Tutta la prima parte dei documenti capitolari ha come soggetto e oggetto
primario la comunità salesiana. In questo indice si sottolineano alcuni aspetti.
- Identità e centralità della comunità salesiana 8, 17, 85, 142, 155
- La vita comunitaria esprime il primato di Dio 26, 30, 38
- L’esperienza spirituale della comunità 40, 41, 47, 61, 163
- Aspetto profetico della comunità salesiana 40, 44, 47
- La comunità locale, luogo di crescita umana e vocazionale 15
- Condizioni che rendono possibile e aiutano la vita fraterna in comunità 12, 13, 40,
67, 68, 69, 185
- La comunità salesiana tra i giovani e con i giovani secondo lo stile del Sistema
Preventivo 37, 39, 43, 46, 152, 155
- Vita comunitaria e missione salesiana 40, 46, 66, 69, 71, 160
- La comunità e la presenza salesiana 38, 39
- La comunità salesiana nel nucleo animatore della CEP 39, 70
- Rapporto tra comunità e opera 71, 78
- Operare con progetti 47, 65, 73
- La comunità salesiana, proposta vocazionale 45, 48
- Diverse situazioni di vita comunitaria 68
- Consistenza qualitativa e quantitativa della comunità salesiana 12, 71, 75, 77, 84
- La comunità ispettoriale
- Soggetto della missione 66
- Promuovere la coscienza di una missione comune 76
Condivisione
- Condivisione della vita
- Testimonianza e disponibilità alla condivisione 8, 11, 14, 18
- La sfida della condivisione della vita e missione 13, 71
- Condivisione dell’esperienza spirituale 31, 61, 185
- Condivisione dei beni con i poveri e il popolo 35, 47, 68
- Condivisione della missione
- Collaborazione e condivisione nella CEP 39, 46, 58, 138
- Condivisione della programmazione sessennale 102
- Favorire nel Capitolo Generale la condivisione di esperienze significative 136
Confratelli
- Confratelli anziani, ammalati 12, 60
- Confratelli giovani e in formazione
- Presenza dei confratelli giovani nella pastorale vocazionale 48
- Attenzione ai confratelli giovani nella formazione iniziale 54, 56, 60
- Il primo compito del direttore 64
191

20.2 Page 192

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Consigli evangelici
- Dimensione ascetica dei consigli evangelici 20
- Gioiosa testimonianza individuale e comunitaria 28, 33
- Esplicitare il valore umanizzante dei consigli evangelici 33
• L’obbedienza
- Dialogo e fedeltà al progetto comunitario 34, 185
• La castità
- La comunità esprime il suo amore per Dio e la totale dedizione ai giovani 23,
28, 185
- Segno profetico del Regno e proclamazione della dignità di ogni persona 36,
135
- Programmi di educazione all’amore e di valorizzazione della castità 36
• La povertà
- Valore della povertà evangelica 23, 145, 161, 185
- Concretezza della povertà evangelica 28, 35
Consiglio/Consiglieri
Consiglio generale (Cf. anche Rettor Maggiore)
- Ruolo del Consiglio Generale nella Congregazione 87, 88, 107
- Dialogo tra Consiglio Generale e Ispettorie e Regioni 94, 98, 100,106
- Procedere sempre con progetti, prevedendo processi e verifiche 77, 79,104,186
- Promuovere un processo di valutazione nelle Ispettorie e Regioni per reimpo­
stare la presenza salesiana 77
- Limitazione della durata in carica dei membri del Consiglio Generale 132
Consiglieri di settore
- L’articolazione del Consiglio in Consiglieri di settore e Consiglieri regionali,
considerata sostanzialmente positiva per l’animazione e il governo della Con­
gregazione 87
- Il servizio di animazione dei Consiglieri di settore 108, 109, 110
- Presenza e vicinanza dei Consiglieri di settore alle Ispettorie 102, 104
- Uffici tecnici e consulte al servizio dei Consiglieri 116
- Deliberazione riguardo alla attribuzione della Famiglia Salesiana al Vicario del
RM e alla costituzione di uno specifico Consigliere per la Comunicazione so­
ciale 133
Consiglieri regionali
- L’articolazione del Consiglio in Consiglieri di settore e Consiglieri regionali,
considerata sostanzialmente positiva per l’animazione e il governo della Con­
gregazione 87
- Apprezzamento della figura del Consigliere regionale 118, 119
- Organizzazione delle Ispettorie dell’Europa 129
- Configurazione dei gruppi di Ispettorie (Regioni) per il sessennio 130
192

20.3 Page 193

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Consiglio ispettoriale (Cf. anche Ispettoria)
- Impegni affidati all’Ispettore e il suo Consiglio 16, 60, 74, 77, 84
Consiglio locale
- Promuovere il dialogo nella comunità attraverso gli incontri di Consiglio 34, 73
- Luogo di formazione permanente 76
- Coordinare fra loro la CEP e il suo Consiglio con la comunità locale e il suo
Consiglio 81
Consistenza quantitativa e qualitativa
- Condizione previa per la vita fraterna, la testimonianza evangelica e la presenza
tra i giovani 71, 75, 77, 185, 192
- L’Ispettore e il suo Consiglio valutano la consistenza qualitativa e quantitativa
delle comunità 77, 84
Contesto
- Attenzione ai contesti 3, 22, 53, 187, 188, 189
- Risposta salesiana ai contesti 44, 47, 57, 84, 187
Corresponsabilità
- Crescere verso una maggiore corresponsabilità per una più efficace condivisione
della missione 39, 46, 83, 159
- Favorire la corresponsabilità di ogni confratello 73, 74
- Corresponsabilità nell’animazione della CEP 79, 80, 163
Correzione fraterna
- La comunità si costruisce con la correzione fraterna 14, 15, 54, 85
Costituzioni
- Modifiche di articoli delle Costituzioni: cf. Deliberazioni
Crescita
Crescita umana, vocazionale
- La comunità locale, luogo di crescita umana e vocazionale 13, 15, 49, 163,
166, 185
- Responsabilità di ogni confratello 53, 54
- Il direttore, punto di riferimento e animatore della crescita vocazionale 52
- La CEP luogo di crescita vocazionale del giovane 41, 48
Crescita personale
- Stimolata dalla stessa vita comunitaria 13, 185
- Diverse aree di crescita personale 47, 57
193

20.4 Page 194

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Crescita comunitaria
- Stretta connessione tra maturazione del singolo e della comunità 10
- Favorire la crescita dell’identità religiosa attraverso i momenti comunitari di
condivisione, la “lectio divina”, l’accompagnamento... 54, 58, 61
- Creare un ambiente di fraternità sereno e gioioso 36,49, 159
Cristo
Cf Gesù Cristo
Deliberazioni (modifiche Costituzioni e Regolamenti - orientamenti operativi)
- Limitazione della durata in carica del Rettor Maggiore (Cost. 128) 131
- Limitazione della durata in carica dei membri del Consiglio generale (Cost. 142)
132
- Attribuzione del settore della Famiglia Salesiana al Vicario del Rettor Maggiore e
costituzione del Consigliere per la Comunicazione sociale (Cost. 133. 134. 137)
133
- Modifica dell’art. 24 dei Regolamenti generali 134
- Divisione del Gruppo di Ispettorie Australia-Asia 135
- Orientamento operativo sulle modalità di svolgimento dei Capitoli Generali 136
Dialogo
- Dialogo e comunicazione interpersonale
- Disponibilità al dialogo favorendo la partecipazione di tutti 13, 15, 53, 54,
65, 73
- Dialogo comunitario come cammino di ricerca della volontà di Dio 23, 32,
34, 74
- Il dialogo come strumento di formazione permanente 51, 56
- Dialogo con i giovani e la loro cultura 46, 48, 81, 85
- Dialogo tra centro e ispettorie 97, 100,108, 114
- Dialogo interculturale e interreligioso 3,44, 46, 188
Dio
- Primato di Dio 22, 30, 31, 185, 190
- Dio ci chiama a vivere in comunità 5, 9, 17, 49, 66, 85
- La risposta al dono di Dio 25, 31, 37, 86, 191
- La totale donazione a Dio e ai giovani 21, 23, 24, 37
- La nostra vita fraterna testimonianza e segno profetico del Regno di Dio 7, 18,
25, 36, 47, 66; con lo splendore della castità 36
Direttore
- Il direttore, centro di unità, guida pastorale e animatore della fedeltà vocazionale
52, 63, 64
194

20.5 Page 195

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- Sfide alla sua missione 54, 63
- Scelta e formazione dei direttori 53, 64, 65
- Il direttore e il colloquio fraterno 34, 54, 62, 65
- Rapporto direttore - ispettore 53, 65, 74
- Animare responsabilizzando tutti i confratelli 185; in modo speciale il Vicario e
il Consiglio 65, 74
Discernimento
- Discernimento comunitario alla luce della Parola di Dio e delle Costituzioni 13,
15,32,44,73,81, 185
- Discernimento vocazionale 48
Don Bosco
- La missione di Don Bosco 4, 37, 71, 149, 180
- A Valdocco ha iniziato un’esperienza di famiglia 7, 20, 151, 156
- Seguendo l’esempio di Don Bosco 21, 37, 141, 144, 178, che è per noi Padre,
Modello e Maestro 49, 179, 195
- Don Bosco, il regalo più bello che Dio ci ha fatto: strada sicura per la realizza­
zione umana e per la sequela di Cristo 179
- La comunità fraterna e apostolica ispirata al criterio oratoriano di Don Bosco 37,
46 ss
Educazione
- Verificare l’assimilazione degli orientamenti del CG23 a riguardo dell’educazione
integrale dei giovani 37, 47
- Offrire risposte di qualità educativa ed evangelizzatrice alle sfide del mondo gio­
vanile 84, 140, 141, 151, 157
- Programmi di educazione all’amore e di valorizzazione della castità 36
- Attenzione ai processi educativi più che alle attività 37, 157
- Collaborazione con istituzioni ecclesiali e civili nel campo dell’educazione 46
- Il direttore orientatore degli impegni di educazione 64
Emarginazione
Cf. Poveri
Équipe
- Mentalità di lavoro in équipe 29, 47, 48, 57
Esperienza spirituale
- Vivere un’intensa esperienza spirituale nella comunità 30, 31, 40, 192, 197
- Proporre ai giovani ambienti ed esperienze di forte carica spirituale 47, 48
195

20.6 Page 196

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Eucaristia (Celebrazioni)
- Fondamento della vita comunitaria e sorgente di vita spirituale 1, 19, 31, 61, 142,
146, 166
- L’Eucaristia quotidiana 31, 54
Evangelizzazione
- La comunità e la sua testimonianza come carta vincente nell’evangelizzazione
155, 170, 197
- Presenza che educa ed evangelizza coinvolgendo la CEP 40, 44, 47, 162, 183
- Formarsi per l’evangelizzazione nei nuovi contesti 47, 81, 84, 194, 197
- I giovani più maturi, protagonisti dell’evangelizzazione dei coetanei 47
Famiglia Salesiana (FS)
- La comunità salesiana centro di animazione e di comunione nella Famiglia Sale­
siana e nel vasto Movimento che si ispira a Don Bosco 6, 37,43, 84, 85, 133, 138
- Corresponsabilità nella missione, promuovendo la collaborazione con i vari
gruppi della Famiglia Salesiana 39, 43, 46, 48, 70, 138
- Diventare scuola di preghiera per se stessa, per i giovani, per i membri della Fa­
miglia Salesiana e i collaboratori laici 31
- Attenzione alla pastorale vocazionale nella Famiglia Salesiana 41, 84
- Formazione permanente della Famiglia Salesiana 60
- Messaggio del CG25 alla Famiglia Salesiana 138
Fede
- Visione e motivazione di fede 12, 20, 41, 54, 151, 152
- Comunicazione dell’esperienza di fede 31, 37, 85, 86
- Sintesi fede cultura e vita 44
- La CEP, comunità di fede 48
Formazione
- Formazione iniziale
- Attenzione ai confratelli giovani e in formazione iniziale 54, 60
- Abilitare i confratelli in formazione iniziale ad acquisire le convinzioni e gli
atteggiamenti necessari per la formazione permanente 56, 60
- Il primo compito del direttore 64
- Formazione permanente 195
- La comunità salesiana, luogo privilegiato di formazione permanente 55, 56,
58, 159
- Strumenti di formazione: la programmazione, le biblioteche... 60, 61
- Alcuni ambiti importanti di formazione 57
- Formazione insieme tra SDB e laici, mediante processi adeguati che promuovano
la condivisione di criteri e di obiettivi e il senso organico della nostra azione 26,
46, 50, 60, 138, 157
196

20.7 Page 197

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- Impegno della comunità salesiana nella formazione dei laici nella CEP 39, 50, 60
- Formazione del direttore: cf. direttore
Gesù Cristo
- La comunione fraterna è dono del Padre in Cristo Gesù 8, 49, 85
- Cammino comunitario e personale di sequela di Cristo 17, 23, 25, 30, 33, 35, 37;
ogni comunità è chiamata a “ripartire da Cristo” 188
- La fede in Cristo unisce la comunità e la rende gioiosa e profetica 157
- Testimonianza comunitaria della sequela radicale di Cristo 33, 184, 195
Giornata della comunità
- La “giornata della comunità” valorizzata e vissuta con creatività 11, 15, 53, 58,
61,62
Giovani (cf anche Presenza)
- Situazione del mondo giovanile: conoscerla e condividerla 3, 57, 85, 112, 150,
157, 187
- Attenzione ai giovani più poveri e in difficoltà 35, 39, 46, 47, 84, 103, 140; edu­
care alla solidarietà e alla giustizia 44, 47, 48
- Una comunità per i giovani e con i giovani 6, 7, 19, 21, 37, 46, 137, 139, 146,
147, 151, 185; che diviene segno evangelico per loro 23, 36, 37, 40, 84, 85, 166
- Rendere visibile la comunità salesiana tra i giovani, condividendo alcuni mo­
menti, con qualità di presenza 43, 46, 48, 68, 69
- Evangelizzazione dei giovani, condividendo con loro esperienze di spiritualità sa­
lesiana 22, 30, 31, 40, 44, 46, 47, 146, 162, 194; con una metodologia adeguata
47; dono della santità per i giovani 170, 191, 196
- Accompagnamento e formazione dei giovani nei gruppi e nel MGS 41,47,48, 80,
141, 146, 167
- Proposta vocazionale per i giovani 41, 45, 48, 152, 197
- Gli stessi giovani corresponsabili della missione 46, 47
- I giovani confratelli 48, 54, 137
- Messaggio del CG25 ai giovani 139
- Appello per salvare i giovani del mondo 140
Grazia di unità
- Vivere la grazia di unità 24, 26, 30, 32, 184, 185
Identità carismatica
- Crescita nell’identità carismatica 14, 20, 26, 88, 142, 158, 190
- L’identità vocazionale cristiana e salesiana come centro della formazione perma­
nente 14, 50, 57, 58, 179
- Il direttore come servitore dell’unità e dell’identità salesiana 64
197

20.8 Page 198

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- La comunità salesiana come punto di riferimento per l’identità carismatica del
nucleo animatore della CEP 39, 43, 70, 71, 78, 79, 80
- Il Consiglio Generale accompagni il processo di inculturazione assicurando la
fedeltà carismatica 88, 94
Ispettoria/Ispettore
- Responsabilità dell’ispettore con il suo Consiglio nell’applicazione del CG25:
- Promuovere un’autentica condivisione di beni 35
- Stabilire norme di condotta in riferimento alla pratica della castità 36
- Elaborare, attraverso la Commissione ispettoriale per la formazione, il pro­
gramma annuale per la formazione permanente 60
- Elaborare il progetto ispettoriale per la qualificazione del personale 60
- Promuovere la formazione dei direttori 65
- Elaborare il Progetto Organico Ispettoriale 82, 83, 84
- Suggerire modalità e sussidi per l’elaborazione del progetto di vita personale e
il progetto di vita comunitaria 16, 74
- Rapporto del Rettor Maggiore e Consiglieri con le Ispettorie 91, 98, 102, 106, 114
- Organizzazione dei Gruppi di Ispettorie 126-130; divisione del gruppo Australia-
Asia 135
Laici
- Condivisione della vita fraterna con giovani e laici 11, 46, 68
- Condivisione dell’esperienza spirituale con i laici e i giovani 30, 31, 46; la comu­
nità salesiana, scuola di preghiera per i giovani e per i laici 61
- Coinvolgimento dei laici nella missione e nell’animazione della CEP 37, 39, 79,
80, 84, 142
Lavoro (cf anche Preghiera)
- Gestione equilibrata dei tempi di lavoro in comunità 26, 27, 32, 44, 68
- Lavorare in équipe con mentalità di progetto 47, 57, 69, 71, 72, 81
- Imprimere al lavoro una costante carica di amore evangelico 170; con lo sforzo
per vivere la grazia di unità, armonizzando vita fraterna, preghiera e lavoro 26,
30, 32
Maria (Maria Ausiliatrice)
- La comunità, sull’esempio di Maria, si impegna a mettere Dio come centro unifi­
cante del suo essere 21, 31, 181
- Avendo Maria come Madre e Maestra, ricerchiamo con fiducia un progetto educa­
tivo pastorale comune 37
- Crediamo che la comunità salesiana è guidata e sostenuta dalla materna presenza
di Maria Ausiliatrice 85, 164, 198
- “La Vergine Santissima, che voi venerate con il titolo di Maria Ausiliatrice, guidi
i vostri passi e vi protegga dappertutto” 171
198

20.9 Page 199

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Mentalità progettuale (cf. anche Progetto comunitario)
- Operare secondo una mentalità progettuale 73, 90, 97, 99
- La programmazione comunitaria, momento forte di formazione nella quotidianità
56, 58, 62
- La programmazione del sessennio del Rettor Maggiore con il suo Consiglio 90,
104, 115
Movimento Salesiano
- Il Movimento Giovanile Salesiano, spazio di incontro e presenza della comunità
salesiana con i giovani 41, 47, 48
- Il movimento laicale salesiano (cf. Laici) 138
Papa (Giovanni Paolo II)
- Chiamati ad accogliere l’invito del Papa ad annunciare Cristo, specialmente ai
giovani, come modello perenne di nuova umanità 3, 148, 162, 188
- Messaggio di S.S. Giovanni Paolo II per l’inizio del CG25 141-146
- Discorso di S.S. Giovanni Paolo II nell’Udienza ai Capitolari 169-171
Parola di Dio
- Centralità della Parola di Dio nella vita comunitaria e personale 11, 14, 31, 151,
197
- Favorire tra i confratelli e tra i giovani la “lectio divina” 47, 61, 73, 185
Partecipazione (cf. anche Corresponsabilità)
- Costruire comunione attraverso la partecipazione alla vita e alla missione comune
8, 15, 37, 43, 53, 68, 81, 157, 159, 163, 185
- Il dialogo fraterno facilita la partecipazione di tutti, armonizzando il progetto per­
sonale di vita e quello comunitario 74
- I giovani più maturi protagonisti dell’evangelizzazione dei loro coetanei 47
Perdono (cf. anche Correzione fraterna)
- Fondamentale sorgente di formazione spirituale 31, 54, 61, 144
- Proporre ai giovani e vivere con loro momenti di intensa esperienza spirituale:
Eucaristia, Riconciliazione, “lectio divina”, preghiera, incontri, ritiri 47, 48
Poveri (cf anche Giovani)
- La comunità salesiana tra i poveri 6, 22, 23, 35, 46, 84, 96
- Attenzione positiva alle nuove e antiche povertà giovanili 35, 39, 44, 103, 112,
140, 166, 187
- Assumere uno stile di vita più semplice ed austero nell’accoglienza e condivi­
sione con i poveri 28, 47, 161
199

20.10 Page 200

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- Educare alla giustizia e solidarietà i giovani, sia quelli che vivono in contesti di
povertà, sia quelli che vivono in contesti di benessere 44, 47, 185
- Promuovere la pace e la giustizia con risposte concrete ai bisogni dei poveri 80
- Appello per salvare i giovani del mondo (nelle situazioni di povertà, emargina­
zione, violazione della loro dignità) 140
Preghiera
Preghiera personale
- Difficoltà 54
- Priorità dei tempi di preghiera, di riflessione personale e di ritiro 58, 62, 162
- La “lectio divina” 31, 47, 61, 73, 185
Preghiera comunitaria
- Riconosciamo di essere radunati dall’ascolto della Parola di Dio, dalla pre­
ghiera comune 1
- Momenti specifici di preghiera comunitaria 15, 18, 26, 31, 58, 185; sorgente di
formazione spirituale 61
- La qualità della preghiera comunitaria per divenire scuola di preghiera per la
stessa comunità, per i giovani e per i membri della Famiglia Salesiana e colla­
boratori laici 31, 144, 159
- Preghiera comunitaria con i giovani 46, 47, 48
Preghiera e lavoro
- Gestione equilibrata dei tempi di lavoro, di vita comunitaria e di preghiera 26,
27, 30, 54
- Verifica periodica dell’equilibrio tra impegni di lavoro, esigenze di vita comuni­
taria, tempi di preghiera, di studio e di riposo 32, 54
Presenza (cf. anche Giovani)
- La presenza salesiana
- una realtà dinamica, una rete di relazioni, un insieme di progetti e di processi,
attivati dalla carità pastorale e realizzati con i giovani, i laici e la Famiglia Sa­
lesiana 42
- la comunità rende visibile la presenza salesiana, la anima e ne promuove la
crescita 38
- ma il soggetto di tale presenza non è esclusivamente la comunità salesiana 42
- Rinnovare la qualità della presenza della comunità salesiana tra i giovani 44, 45,
46,47, 48, 139, 145, 162, 193
- Presenza dei SDB nella Comunità educativo-pastorale (CEP) e nella Famiglia
Salesiana 4, 14, 43
- Presenza animatrice nel territorio e nelle Istituzioni dove si decide sulla condi­
zione giovanile 43, 46, 97
- Criterio di presenza è il criterio oratoriano e il Sistema Preventivo 37, 39, 46
200

21 Pages 201-210

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21.1 Page 201

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Profezia (presenza profetica)
- La comunità salesiana è chiamata a diventare annuncio profetico dell’amore di
Dio e dei valori del Regno tra i giovani che vivono in contesti di secolarizzazione
19, 25, 30, 40, 44, 47, 66, 197
- Segni profetici attraverso l’austerità e un modo di vita semplice che proclami il
valore e dignità di ogni persona 35, 36
- Priorità delle presenze più significative e profetiche come una autentica espres­
sione della missione salesiana nel territorio 83, 84
Progetto
Progetto comunitario
- Natura del progetto comunitario: garantire l’unità dell’azione, la convergenza
dei criteri, l’armonia tra le persone... 46, 72, 73
- Il processo di elaborazione che impegna tutta la comunità nelle sue diverse
componenti 15, 61, 64, 73, 74
- Armonizzare il progetto personale di vita e quello comunitario 31, 74
- Il progetto comunitario in linea con il Progetto Organico Ispettoriale e con il
PEPS di ogni CEP 74, 78
Progetto Organico Ispettoriale (POI)
- Natura del Progetto Organico Ispettoriale 82
- I suoi obiettivi 83
- Criteri per la sua elaborazione 84
Progetto personale (piano personale)
- Il confratello, come primo responsabile della propria formazione, valorizzi il
“Progetto personale di vita salesiana” 14, 56
- Sussidi per elaborare il “Progetto personale di vita salesiana” 16
- Integrazione tra il progetto personale e quello comunitario, curando la loro in­
terrelazione e condivisione 31, 74
- Argomento del colloquio col direttore 62
Progetto educativo pastorale (PEPS)
- Vivere l’obbedienza coinvolgendo tutti i confratelli nel nucleo animatore della
CEP e nell’elaborazione ed applicazione del PEPS 34
- Divenire fermento di comunione tra i giovani e i laici progettando e verificando
il PEPS, secondo una metodologia che favorisca la corresponsabilità di quanti
condividono la missione educativa 39, 46, 159, 194
Proposta vocazionale
- Presenza che accompagna e diviene proposta vocazionale nello stile dell’assi­
stenza salesiana 37, 41, 45, 48, 144, 196
- Metodologia dell’accompagnamento e della proposta vocazionale 48, 185
201

21.2 Page 202

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Rapporti interpersonali
- Vivere rapporti interpersonali di qualità 9, 11, 136
- Attenzione speciale all’area affettiva e alla capacità di rapporti interpersonali 60
Rapporto comunità - opera (comunità - CEP)
- Il rapporto tra Comunità ed Opera deve permettere alla comunità salesiana di
vivere e lavorare insieme 69, 71, 78
- Armonizzare il rapporto tra le strutture di governo della comunità religiosa e le
strutture di governo dell’opera, evitando sovrapposizioni 79
Rettor Maggiore (cf. anche Consiglio generale)
- Il servizio di unità del Rettor Maggiore 91
- Programmazione del Rettor Maggiore per il sessennio 90, 104, 186
- Le lettere-circolari del Rettor Maggiore 92, 93, 101
- Limitazione della durata in carica del Rettor Maggiore 131
Ritiri
- Momenti specifici della vita comunitaria 15, 53, 62
- Momenti di intensa esperienza spirituale con i giovani 47
Salesiano/i
Nota: Tutto il testo capitolare è ricco di riferimenti al salesiano e ai salesiani, ai
quali è specificamene indirizzato. In questo indice si riportano solo alcuni elementi
riferiti alla vocazione del salesiano coadiutore, che il Capitolo ha voluto evidenziare.
Salesiano Coadiutore
- Testimoniare in comunità il valore della vocazione del salesiano prete e del sale­
siano coadiutore 48
- In Artemide Zatti sono messi in evidenza il valore e l’attualità del ruolo del sale­
siano coadiutore 143, 196
- Rendere operativo in ogni Ispettoria l’impegno rinnovato, straordinario e speci­
fico per la vocazione del salesiano coadiutore, specialmente nella pastorale giova­
nile e nella Famiglia Salesiana 137, 138, 196
- Cura dei coadiutori che hanno appena compiuto la formazione iniziale 60
- Messaggio del CG25 ai confratelli salesiani, con riferimento alla vocazione del
salesiano coadiutore, in occasione della beatificazione di Artemide Zatti 137
Santità
- Il Sistema Preventivo come scuola di santità e fraternità 6, 57, 143, 188
- Vivere in profondità la propria vocazione alla santità nello spirito di Don Bosco 1,
52, 86, 170
- Santità e comunione: ecco i doni che vogliamo condividere con i giovani 86,
143, 168, 196
202

21.3 Page 203

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- Modelli di santità 138, 154, 168
- Appello del Papa ad essere santi, educatori dei giovani alla santità 143, 170, 188
Significatività
- Aspetti che influenzano la significatività del nostro “vivere e lavorare insieme”
69, 159
- Nel Progetto Organico Ispettoriale si valuti la significatività della missione 84
- Presenza più significativa ed efficace del Rettor Maggiore e Consiglio nelle Ispet-
torie 98
- La Famiglia Salesiana, un campo di azione significativo tra le priorità apostoliche
della nostra missione 133
- Ricollocare lTspettoria lì dove sono più pressanti i bisogni dei giovani e dove è
più feconda la nostra presenza 193
Sistema Preventivo di Don Bosco
- H Sistema Preventivo di Don Bosco mantiene ancora oggi la sua validità 6, 85
- Lo spirito di famiglia, vissuto secondo il Sistema Preventivo 9
- La conoscenza e la pratica del Sistema Preventivo di Don Bosco, anche tra i laici,
come via di santità salesiana 14, 26, 57
- Con la pratica del Sistema Preventivo ci rendiamo capaci di essere oggi una pro­
posta significativa nell’educazione dei giovani 138
- Il Sistema Preventivo (la pedagogia di Don Bosco) è un grande tesoro per i Figli
di Don Bosco 153; esso ha al centro la carità 151
Solidarietà (cf anche Poveri)
- Testimonianza evangelica nella comunione dei beni 23, 28
- Fare della solidarietà un principio regolatore del proprio vivere ed agire 35,
44, 186
- Promuovere la cultura della solidarietà 161
- Offrire ai giovani proposte di qualità per educarli alla giustizia e alla solida­
rietà 47
Spirito di famiglia
- La comunità salesiana, vivendo lo spirito di famiglia diviene punto di riferimento
per l’identità carismatica della CEP 80, 85, 144
- Vivere in spirito di famiglia il servizio dell’autorità 23
Spirito Santo
- Don Bosco, mosso dallo Spirito 7
- Con la forza dello Spirito Santo seguiamo il Signore Gesù 17, 85
- La comunità, dono dello Spirito Santo 1, 24, 152
- La comunità favorisce una profonda vita nello Spirito 34
203

21.4 Page 204

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Spiritualità di comunione (cf. anche Comunità)
- Animare la comunità ad una spiritualità di comunione 58, 163, 188
- Essere casa e scuola di comunione 1, 37, 86, 144, 166
- Divenire centro di animazione e di comunione nella Famiglia Salesiana e nel
vasto Movimento che si ispira a Don Bosco 6, 7, 8
- Presenza che accoglie e costruisce comunione, attraverso una vera interazione
nella gestione dei problemi 46, 98
Spiritualità salesiana
- Chiara coscienza della spiritualità salesiana che alimenta l’impegno della frater­
nità 11, 26, 60; rinnovamento spirituale dei salesiani 191
- Revisione della vita sugli elementi essenziali della spiritualità salesiana 31
- Vivere la spiritualità salesiana tra i giovani e i laici 46, 138, 162; una proposta
di vita cristiana: la Spiritualità Giovanile Salesiana 183
Strutture (di animazione e di governo)
- La verifica delle strutture di animazione e di governo centrale fatta dal CG25: cf.
parte seconda 87-130
- Le strutture al servizio dei giovani, soprattutto i più poveri 35, 37,44,46,186, 194
- Armonizzare il rapporto tra le strutture di governo della comunità religiosa e le
strutture di governo dell’opera, evitando sovrapposizioni 79
- Riorganizzare le strutture operanti nella Casa Generalizia 113
Studio
- Equilibrio tra impegni di lavoro, esigenze di vita comunitaria, tempi di preghiera,
di studio e di riposo 32, 54, 58
- Il Consiglio Generale promuova e guidi la riflessione delle Ispettorie e delle
Regioni 98
- La mancanza di studi e progetti interdisciplinari tra i vari Settori può ostacolare
la piena comprensione della condizione giovanile 112, 115
Territorio (Cf. anche Contesto)
- Inserirsi attivamente nel territorio come presenza animatrice e di trasformazione
37, 43, 46,81,84, 193
- Conoscenza delle situazioni e urgenze del territorio e permanente dialogo e col­
laborazione con esso 82, 83
Testimonianza
- La testimonianza quotidiana personale e comunitaria di pienezza di vita e di fe­
licità nella sequela radicale di Cristo diviene per i giovani in una forte proposta
vocazionale 19, 20, 28, 33, 36, 48, 138, 155, 157, 189
- Difficoltà per rendere leggibile la testimonianza 29, 30
204

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- Testimoniare in comunità la vocazione del salesiano prete e del salesiano coadiu­
tore in modo visibile, gioioso e attraente 48
- La consistenza qualitativa e quantitativa della comunità salesiana è condizione
fondamentale affinché ogni comunità renda possibile l’esperienza di vita fraterna,
di testimonianza evangelica 75, 192
Verifica
- Sforzo continuo di verifica a tutti i livelli 14, 32, 33, 47, 74, 99, 104, 186
- Verificare continuamente le condizioni fondamentali che rendono possibile una
vita comunitaria 32, 67
- Verifica del Progetto di vita comunitaria 61, 72, 73, 77
- Verifica del Progetto Organico Ispettoriale 82
- Verifica del PEPS, coinvolgendo la CEP 47
- Gli incontri di programmazione e di verifica, come momenti privilegiati di forma­
zione permanente 56, 58
- Verifica della celebrazione degli ultimi Capitoli Generali da parte del Consiglio
generale 136
Vicario del Rettor Maggiore
- Modifica dell’art. 134 delle Costituzioni sulla figura e ruolo del Vicario del Rettor
Maggiore; attribuzione al Vicario del RM del compito di animare la Congrega­
zione nel settore della Famiglia Salesiana 133
- Limitazione della durata in carica dei membri del Consiglio generale, compreso il
Vicario del RM 132
- Impegno del Vicario del RM per il coordinamento tra i settori e con i Regionali
115
Visita d’insieme
- Valutazione positiva 91
- Verificare le conclusioni delle Visite d’insieme 99
Visita straordinaria
- La Visita straordinaria è apprezzata come opportunità per l’Ispettoria di valutare e
rinnovare il suo cammino 91, 119
- Verificare le indicazioni della Visita straordinaria, in particolare circa l’impegno
di inculturazione 99
- Difficoltà del Regionale di trovare un equilibrio fra il tempo trascorso nelle Visite
straordinarie e gli altri impegni 121
- Modi diversi di realizzarla 125
Vita consacrata
- Nuovi contesti in cui oggi è inserita la vita consacrata 158, 166
- Il vasto movimento di rifondazione della vita consacrata 2, 51, 189
205

21.6 Page 206

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Vita fraterna
Cfi Comunità
Vocazione
- Prendere coscienza della nostra vocazione 1, 2, 4, 6, 37
- La comunità salesiana, primo luogo di crescita vocazionale 41, 48
- Testimoniare in comunità la vocazione del salesiano prete e del salesiano coadiu­
tore 48, 137, 196
- Essere presenza che accompagna e diviene proposta vocazionale 41, 48
- La comunità salesiana vive la sua vocazione come punto di riferimento per l’iden­
tità carismatica del nucleo animatore della CEP 80, 163
- D direttore come animatore della fedeltà e crescita vocazionale dei confratelli e
dei collaboratori laici 52
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