ACG439_Artime_Zatti


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«CREDETTI, PROMISI, GUARII!».
Artemide Zatti: Vangelo della Vocazione
e Chiesa della Cura
Lettera del Rettor Maggiore per la canonizzazione
del Sig. Artemide Zatti
Torino, 24 settembre 2022 - prot. 2022/0329
«Il mosaico dei nostri santi e beati, pur essendo abbastanza
ricco quanto a rappresentatività - Fondatore, Cofondatrice,
Rettori Maggiori, missionari, martiri, sacerdoti, giovani - era
ancora privo del tassello prezioso della figura di un coadiutore.
Ora anche questo si sta realizzando»1•
Così don Juan Edmundo Vecchi, ottavo Successore di Don
Bosco, cominciava la sua lettera in occasione della beatificazione
di Artemide Zatti.
Se al "mosaico dei nostri santi" mancava una tessera, oggi
questo mosaico ha una lucentezza del tutto particolare perché,
tra poche settimane, ci sarà dato di vivere un grande dono del
Signore: vedere uno dei figli di Don Bosco, coadiutore salesiano,
emigrato italiano in Argentina e infermiere, canonizzato da Papa
Francesco il prossimo 9 ottobre 2022.
Artemide Zatti sarà, dunque, il primo santo salesiano non
martire ad essere canonizzato. Senza dubbio la canonizzazione
del primo santo salesiano e di un SC e darà un tocco di com-
pletezza alla serie di modelli di spiritualità salesiana, che la
Chiesa dichiara ufficialmente tali.
Riporto la bellissima testimonianza personale, piena di
profondità spirituale e di fede, resa da Artemide Zatti nel 1915
a Viedma, in occasione dell'inaugurazione di un monumento
funerario posto sulla tomba del Padre Evasio Garrone (1861-
' J.E. Vecchi, Beatificazione del coadiutore Artemide Zatti: Una novità dirom-
pente, in ACG 376 (2001), 3.

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44 ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
1911), salesiano missionario benemerito e considerato da
Artemide insigne benefattore.
«Se io sto bene, sono sano e in condizione di fare un po' di bene al mio
prossimo infermo, lo debbo al Padre Garrone, Dottore, che vedendo
peggiorare di giorno in giorno la mia salute, essendo io affetto da tu-
bercolosi con frequenti emottisi, mi disse decisamente che, se non vo-
levo finire come molti altri, facessi una promessa a Maria Ausiliatrice
di rimanere sempre al fianco suo, aiutandolo nella cura degli infermi,
che egli, confidando in Maria, m'avrebbe guarito.
CREDETTI, perché sapevo per fama che Maria Ausiliatrice lo aiutava
in modo visibile. PROMISI, perché sempre fu mio desiderio essere
d'aiuto in qualcosa al mio prossimo. E, avendo Dio ascoltato il suo
servo, GUARII. [Firmato] Artemide Zatti».
Vediamo che la vita salesiana di Artemide Zatti, secondo que-
sta testimonianza, si fonda su tre verbi che ne testimoniano la
solidità generosa e confidente. Per valorizzare il dono della san-
tità di questo grande SC, vorremmo meditare su questi tre verbi
e sui loro straordinari frutti di bene, perché tocchino in profon-
dità i desideri, i sogni, gli impegni della nostra Congregazione e
di ciascuno di noi e promuovano in tutti una rinnovata e feconda
fedeltà al carisma di Don Bosco.
a. Profilo di Artemide Zatti
Artemide Zatti2 nasce a Baretto (Reggio Emilia) il 12 dicem-
bre 1880 da Albina Vecchi e Luigi Zatti. La famiglia contadina
lo educa ad una vita povera e laboriosa, illuminata da una fede
semplice, schietta e robusta, che guida e nutre la vita.
A nove anni Artemide, per contribuire all'economia familiare,
lavora come bracciante presso una famiglia benestante.
Nel 1897 gli Zatti emigrano in Argentina e si stabiliscono a
Bahia Blanca. Artemide giunge in questa Città ali'età di diciassette
2 Ho deciso di tracciare un profilo breve e sobrio. Coloro che volessero co-
noscere di più la vita di Artemide Zatti possono trovare parecchie biografie
sul prossimo Santo e anche leggere il profilo biografico della lettera di don
Vecchi alla quale mi sono riferito precedentemente.

1.3 Page 3

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IL RETTOR MAGGIORE 45
anni e nell'ambiente familiare impara presto ad affrontare le fati-
che e le responsabilità del lavoro. Trova lavoro in una fabbrica di
mattoni e, nello stesso tempo, coltiva e matura una profonda rela-
zione con Dio, sotto la guida del salesiano don Carlo Cavalli, suo
Parroco e Direttore spirituale. Artemide trova in lui un vero amico,
un confessore saggio e un autentico ed esperto direttore spirituale,
che lo forma al ritmo quotidiano della preghiera e alla vita sacra-
mentale settimanale. Con don Cavalli stabilisce un rapporto spiri-
tuale e di collaborazione3• Nella biblioteca del suo parroco ha la
possibilità di leggere la biografia di Don Bosco e ne rimane affasci-
nato. Fu il vero inizio della sua vocazione salesiana.
Nel 1900, ormai ventenne, Artemide, invitato da don Cavalli,
chiede di entrare nell'aspirantato salesiano di Bernal, località
vicina a Buenos Aires.
Nel 1902, ormai prossimo all'ingresso in noviziato, Artemide
contrae però la tubercolosi. Racconta don Vecchi nella sua lettera:
«Sicuri della sua responsabilità, i superiori gli affidarono l'assi-
stenza di un giovane sacerdote malato di tubercolosi. Zatti svolse
con generosità l'incarico, ma dopo denunziò la stessa malattia»4•
Gravemente malato, fa ritorno a Bahia Blanca e don Cavalli
lo invia a Viedma, affidandolo alle cure del salesiano don Evasio
Garrone, competente - grazie a lunga esperienza - nell'arte me-
dica e direttore dell'ospedale San José fondato da mons. Cagliero.
Trovo molto significativo ricordare che Artemide a Viedma
incontra Zefirino Namuncura- oggi beato - proveniente da Bue-
nos Aires e come lui affetto da tubercolosi. I due, pur con età di-
versa, vivono in cordiale amichevole rapporto, finché Zefferino
parte nel 1904 per l'Italia con Mons. Giovanni Cagliero.
Dopo due anni di cure a Viedma con risultati insoddisfacenti,
don Garrone invita Artemide a chiedere la guarigione per inter-
cessione della Vergine Santa, facendo voto di dedicare tutta
la vita alla cura dei malati. Formulato il voto con viva fede,
Artemide ottiene la guarigione e, nel 1906, inizia il noviziato.
3 Cf. Positio, p. 35.
Cfr. J.E. VEccm, o.e., p. 15 e Cf. Positio, p. 47.

1.4 Page 4

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46 ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
Per i rischi associati alla pregressa condizione di salute, Ar-
temide deve rinunciare al proposito di diventare sacerdote e pro-
fessa come coadiutore tra i Salesial').i di Don Bosco 1'11 gennaio
1908. Questo fatto comporta per Artemide una grande crescita
nella fede. Infatti, egli non abbandona il desiderio di essere sale-
siano prete e continua a pensare alla vocazione sacerdotale nella
Congregazione Salesiana, soprattutto quando la salute sembra-
va migliorare. Perciò «è commovente constatare l'attaccamento
incrollabile alla propria vocazione, manifestato anche quando la
malattia sembrava precludere assolutamente questo cammino.
Leggiamo, ad esempio, quello che scrive ai suoi il 7 agosto 1902:
"Vi sapere che non solo era mio desiderio, ma anche dei miei
Superiori di mettermi il sacro abito; ma c'è un articolo della
Santa Regola che dice di non poter ricevere l'abito uno che abbia
la più piccola cosa rispetto alla salute. Così è che se Dio non mi
trovò degno dell'abito finora, confido nelle vostre orazioni di
sanare presto e così appagare i miei desideri"»5•
Ma alla fine i Superiori, date tutte le circostanze di malattia
e anche l'età (23-24 anni) devono proporre a Zatti di professare
come SC. È certo che «era la donazione totale a Dio nella vita
salesiana cui Artemide aspirava in primo luogo»6•
Anche su questo punto decisivo nella sua vita, Zatti compie
un camino di maturità. Leggiamo ancora nella lettera di don
Vecchi: «Sacerdote? Coadiutore? Diceva egli stesso ad un confra-
tello: "Si può servire Dio sia come sacerdote sia come coadiutore:
davanti a Dio una cosa vale tanto come l'altra, purché la si viva
come una vocazione con amore" »7•
L'll febbraio 1911 emette i voti perpetui e, nello stesso an-
no, dopo la morte di don Garrone, gli subentra, dapprima come
incaricato della farmacia annessa all'ospedale San José di Vied-
ma, e poi - dal 1915 - come responsabile dello stesso ospedale.
Ospedale e farmacia diverranno il campo di lavoro di Artemide.
5 J.E. VECCHI, o.e., p . 17 e Positio, p. 79.
6 J.E. VECCH.I, o.e., p. 18.
7 J.E. VECCHI, o.e., p. 20 e Summarium, p. 310, n . 1224.

1.5 Page 5

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IL RETTOR MAGGIORE 47
Così, dal 1915, per 25 anni, con grande energia, sacrificio e
professionalità Zatti sarà l'anima dell'ospedale che però, nel
1941, dovrà essere demolito: i superiori salesiani decidono di
utilizzare il terreno fino ad allora occupato dalla struttura sani-
taria per la costruzione della sede vescovile. Artemide soffre in-
tensamente al pensiero della demolizione, ma in spirito di obbe-
dienza accetta la decisione e trasferisce gli ammalati negli am-
bienti della Scuola Agricola Sant'Isidro dove crea una nuova
struttura per la cura e l'assistenza di infermi e poveri.
Dopo altri anni di intenso servizio, ormai esonerato dalle
responsabilità dell'amministrazione sanitaria, nel 1950, a se-
guito di una caduta durante un lavoro di riparazione, gli esami
clinici gli riscontrano un tumore al fegato per il quale sono
vane le cure. Accoglie e vive con consapevolezza l'evoluzione
della malattia. Di fatto, egli stesso prepara per il medico il certi-
ficato della propria morte! Non sono poche le sofferenze, ma
trascorre gli ultimi mesi nell'attesa del momento finale pre-
parato per l'incontro con il Signore. Lui stesso dice: «Cin-
quant'anni fa sono venuto qui per morire e sono arrivato fino
a questo momento, che cosa posso desiderare di più? D'altra
parte, ho trascorso tutta la vita preparandomi per questo
momento... »8.
La morte sopravviene il 15 marzo 1951 e la diffusione della
notizia mobilita la popolazione di tutta Viedma per un tributo
di gratitudine a questo salesiano che ha dedicato l'intera vita ai
malati, soprattutto più poveri. Di fatto, «tutta Viedma salutò il
"parente di tutti i poveri", come lo chiamavano da tempo; colui
che era sempre disponibile per accogliere i malati speciali e la
gente che veniva dalla lontana campagna; colui che poteva en-
trare nella più ambigua delle case a qualsiasi ora del giorno
o della notte, senza che alcuno potesse insinuare il minimo
sospetto su di lui; colui che, pur essendo sempre "in rosso",
aveva mantenuto un rapporto singolare con le istituzioni finan-
ziarie della città, sempre aperte all'amicizia ed alla collabora-
8 Positio, p. 198.

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48 ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
zione generosa con coloro che componevano il corpo medico
della cittadina»9•
I funerali, con l'imponente afflusso di popolo, confermano
la fama di santità che circonda Artemide Zatti e che sollecita
l'apertura a Viedma del processo diocesano (22 marzo 1980).
Il 7 luglio 1997 Zatti viene dichiarato Venerabile e il 14 aprile
2002 è proclamato Beato da San Giovanni Paolo II.
b. La pedagogia di Dio nei suoi santi
Per accostare la figura di Artemide Zatti è preziosa la guida
di un principio teologico, denso di significato e ripetuto da Hans
Urs von Balthasar:
«Soltanto l'immagine [cli Gesù] che lo Spirito presenta alla Chiesa
ha saputo, lungo millenru di storia, trasformare uomini peccatori in
santi. Proprio in base a questo criterio della poten za cli trasformazione
si dovrebbe misw·are il valore di un'interpretazione di Gesù che
pretenda trasmetterci una conoscenza cli Lui»'0•
Con queste parole, Balthasar rimarca un'evidenza che
ha sempre accompagnato la storia della Chiesa: l'azione dello
Spirito si manifesta come potenza di trasformazione della vita
umana, a testimonianza della perenne attualità e vitalità del
Vangelo. In questo modo la buona notizia di Gesù continua a vi-
vere e diffondersi secondo la regola dell'Incarnazione e, specie
nella carne e nella vita dei santi, per il loro profondo consentire
allo Spirito, la Pasqua sfolgora nell'attualità storica di qui ed
ora sempre nuovi, ove maturano prodigi che confermano la fede
della Chiesa.
I santi sono allora realizzazioni dello Spirito che offrono, con
la semplicità di una vita trasfigurata, lineamenti precisi del
Figlio, donati dal Padre alla fatica del mondo, nell'attualità di
un tempo e nella prossimità di luoghi bisognosi di salvezza e di
speranza.
9 J.E. VEccm, o.e., p. 25.
10 H.U. VON BALTHASAR, Gesù ci conosce? Noi conosciamo Gesù?, Morcelliana
( = Il Pellicano), Brescia, 1981, p. 95.

1.7 Page 7

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IL REITOR MAGGIORE 49
Se Dio guida la sua Chiesa attraverso la vita obbediente
dei suoi figli più docili e audaci, nella storia di ciascuno di loro
devono anzitutto brillare riflessi di Vangelo che trasformano una
feriale biografia in agiografia e poi si debbono riconoscere semi
pasquali, capaci di innescare rinnovati cammini ecclesiali nel
popolo di Dio.
Artemide Zatti conferma questa regola della santità: l'agio-
grafia è luce dello Spirito sprigionata dalla semplicità della sua
biografia, tanto convincente perché abitata in pienezza d'uma-
nità, e tanto sorprendente da rendere visibili «un nuovo cielo e
una nuova terra» (Ap 21,1); così i semi pasquali, regalati dalla
vita di questo SC al campo del mondo, hanno trasformato luoghi
di sofferenza- gli ospedali di San José e di Sant'Isidro - in vivai
della speranza cristiana straordinariamente irradianti. «Si è
trattato di un'attiva presenza nel sociale, tutta animata dalla ca-
rità di Cristo che lo spingeva interiormente»11.
È possibile allora meditare sul dono che lo Spirito fa al mon-
do, alla Chiesa, alla Famiglia Salesiana con la santità di Zatti,
sostando dapprima sulla luminosità della sua biografia - un Van-
gelo, pienamente incarnato, della vocazione, della confidenza
e della dedizione - per considerare poi la forza pasquale del
suo apostolato che ha edificato, nei suoi ospedali, la chiesa della
cura, della prossimità, della salvezza, della corredenzione, per
nutrire la fede del popolo di Dio.
Se vogliamo esprimere in modo sintetico il segreto che ha
ispirato e guidato la vita, i passi, i lavori, gli impegni, la gioia,
le lacrime... di Artemide Zatti, le parole di don Vecchi a tale
fine sono esaustive: «Al seguito di Gesù, con Don Bosco e come
Don Bosco, dovunque e sempre»12•
II J .E. VECCHI, o.e., p. 26.
12 J .E. VECCHI, o.e., p. 27.

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50 ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
1. UN UOMO DI VANGELO
1.1. Il Vangelo della vocazione: «Credetti»
La vicenda di Artemide Zatti colpisce anzitutto per la sua par-
ticolarità vocazionale. Una vocazione luminosa perché purificata
da una misteriosa pedagogia di Dio che si dispiega nella sua vita
attraverso mediazioni e situazioni diverse e impegnative. La vita
cristiana è il respiro condiviso della famiglia di Artemide, che tut-
to legge nella luce del mistero di Dio; sarà la seconda patria ar-
gentina, raggiunta con l'emigrazione, a mostrare il radicamento
degli Zatti in una fede non comune. Il Card. Cagliero scrive:
«I nostri compatrioti, anche quelli che appartengono alle popolazioni
più religiose d'Italia, giunti qui pare che mutino n atura. L'amore smo-
dato al lavoro, l'indifferenza religiosa dominante in quei paesi, i pessi-
mi esempi frequentissimi [...] operano un'incredibile trasformazione
nello spi.rito e nel cuore dei nostri buoni contadini ed artigiani, che in
cambio di qualche scudo che guadagnano, perdono la fede, la moralità,
la religione»13•
La famiglia Zatti non cederà all'influsso dell'ambiente,
segnalandosi al contrario per una pratica religiosa fervente,
schietta, coraggiosa, libera dal rispetto umano; e Artemide con-
tinuerà a nutrire in famiglia un intenso rapporto con Dio,
sostanziato di preghiera, laboriosità, rettitudine, così «tutto fa
credere [...] che la formazione religiosa che il Servo di Dio rice-
vette da fanciullo e nella prima giovinezza [...] dovette essere
privilegiata e tale da spiegare gli atteggiamenti spirituali che egli
mantenne poi per tutta la vita»14.
L'esperienza di Artemide riflette la discrezione luminosa
della «"misura alta" della vita cristiana ordinaria»16 frutto di un
esclusivo radicamento in Dio, di una fede vissuta come obbedienza
coraggiosa e irraggiante perché libera, lieta e feconda.
Quando il salesiano don Cavalli, parroco e guida di Artemide
13 Positio, 31.
•• Positio, 21.
1
NMI,
31.

1.9 Page 9

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IL RETTOR MAGGIORE 51
sui sentieri dello Spirito, dovrà sostenerne l'orientamento defi-
nitivo di vita, il discernimento sarà sobrio e limpido: constaterà
che la chiamata a darsi a Dio totalmente, come sacerdote, risuo-
na nel cuore di quel giovane in modo integro e puro, non conta-
minata dalla ricerca di sé e del proprio interesse, ma accesa dal
desiderio di servire il Vangelo del Regno.
E Dio, per la singolare disponibilità di Artemide al dono di
sé, non si limita a chiamare, ma può dilagare, con il segno in-
controvertibile della sua presenza: la croce del Figlio. Così pro-
prio al cuore del discernimento vocazionale di questo giovane de-
sideroso di diventare sacerdote si rende riconoscibile il sigillo
della predilezione di Dio: Artemide, accolto a Bernal come aspi-
rante, viene richiesto di un servizio rischioso, la cura di un sa-
cerdote malato di tubercolosi - come ricordato in precedenza.
Il servizio senza calcolo porta Artemide a contrarre a propria
volta la malattia che esigerà il sacrificio del sogno vocazionale:
Zatti sarà salesiano, ma non sacerdote.
Qui riconosciamo la potenza del Vangelo accolta senza condi-
zioni nella vita dei santi; una potenza che suscita una risposta
vocazionale pura perché custodita da un cuore non solo distac-
cato dal male - condizione essenziale per l'ascolto della voce di
Dio - ma capace di libertà anche rispetto al bene, condizione
essenziale di una fede rocciosa nell'Assoluto di Dio.
Camminando nell'oscurità luminosa della fede, Artemide sa-
crifica il desiderio di servire la Chiesa nella forma ministeriale
del sacerdozio, abbracciandone però l'essenza, secondo Cristo,
«il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì sé stesso senza mac-
chia a Dio»16•
I caratteri del vangelo della vocazione si riconoscono così, in-
delebili, nella pienezza del sacrificio di che sigilla il principio
della vita salesiana di Zatti ben prima di coronarne la pienezza.
E la fedeltà alla forma laicale della vita salesiana, abbraccia-
ta per puro amore di Dio, sarà piena e convinta, lontana da ogni
rammarico, dispiegata in un'esistenza convincente e contenta.
1
Eb
9,14

1.10 Page 10

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52 ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
Questo è il vangelo della vocazione, la buona notizia della
chiamata di Dio riservata singolarmente a ciascuno dei suoi figli,
chiamata della quale Dio solo conosce la portata, le ragioni,
la destinazione, lo svolgimento concreto. Chiamata che si rende
percepibile solo nella corrispondenza pura dell 'amore che, a
propria volta «vuole disfarsi dell'avversario più pericoloso: la
propria libertà di scelta . Ogni vero amore ha perciò la forma in-
terna del voto: esso si lega all'amato, a motivo dell'amore e nello
spirito dell'amore»17•
Il vangelo della vocazione, nella santità di Zatti, è il vangelo
della pura fede: la buona notizia del respiro sano del cuore che
assapora la libertà nell'obbedienza al disegno di Dio, custode del
mistero di ogni vita chiamata ad essere tralcio fecondo della vera
Vite, affidata alla sapienza dell' «Agricoltore» (Gv 15,1).
Letta con le "categorie" del nostro tempo, la santità di Arte-
mide Zatti sfida la "paura vocazionale", paura che stringe il cuo-
re nella sfiducia davanti al mistero di Dio. Il vangelo della voca-
zione annunciato dalla vita di questo santo SC mostra che solo
corrispondendo al sogno di Dio è possibile, ad ogni età e in ogni
situazione, sconfiggere la paralisi dell'io, con la povertà del suo
sguardo e delle sue misure, con l'angustia della sua incertezza e
del suo timore.
Quando don Garrone - salesiano a propria volta di eminente
virtù, oltre che di grande competenza medica, acquisita attra-
verso il servizio generoso ai malati - esorta Artemide malato di
tubercolosi a chiedere la grazia della guarigione per intercessione
della Vergine e con il voto di dedicarsi per tutta la vita ai malati,
la fede di Zatti dà buona prova di sé: semplice, disinteressata,
senza riserve, racchiusa in una parola: "Credetti!".
"Credetti", ovvero quando basta una parola a dire la fede,
perch é la fede è pura; e solo questa fede è vocazionalmente ge-
nerosa, per la levità della sua purezza che "mette ali al cuore e
non catene ai piedi".
17 H.U. VON BALTHASAR, Gli stati di vita del cristiano, Jaca Book, Milano
1985, 34.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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IL RETTOR MAGGIORE 53
La santità di Artemide Zatti raggiunge i nostri cammini vo-
cazionali, talvolta stanchi e grevi, con la forza dirompente di un
«credetti» che non è mai venuto meno: il presente della fede che
si fa continuo lungo la vita e la rende credibile. La sua è stata
una fede con una continua unione con Dio. Nelle testimonianze
raccolte così si esprimeva Mons. M. Pérez: «L'impressione che
io ricevetti fu quella di un uomo unito al Signore. L'orazione era
come il respiro della sua anima, tutto il suo comportamento di-
mostrava che viveva pienamente il primo comandamento di Dio:
lo amava con tutto il cuore, con tutta la sua mente e con tutta la
sua anima»18•
Siamo chiamati a valorizzare la testimonianza di Zatti per
rinnovare l'ardore della nostra pastorale vocazionale e per offri-
re ai giovani l'esempio di una vita che la solidità della fede rende
piena, semplice, coraggiosa, per la potenza dello Spirito e la do-
cilità del chiamato.
1.2. Il Vangelo della confidenza: «Promisi»
Il Vangelo della vocazione, del quale Zatti è testimone, anima
un secondo verbo di importanza fondamentale: promettere.
Delle promesse umane oggi si sperimenta spesso la debolez-
za, si teme l'inaffidabilità, si constata l'incapacità ad essere de-
finitive: di qui gli inverni vocazionali che stanno colpendo la fa-
miglia, le Congregazione in molte parti del mondo, la Chiesa, e
che rendono urgente l'annuncio del vangelo della chiamata di
Dio e della risposta del cr edente.
Van Balthasar, riflettendo sull'essenza della vocazione, frutto
di un credere autentico, così scrive: «Non c'è nessun camminare
incontro all'amore senza almeno un accenno di questo gesto di
consegna. [...] [L'amore] vuole definitivamente rimettersi, con-
segnarsi, affidarsi, racchiudersi. Vuole depositare presso l'amato
una volta per tutte la sua libertà di circolazione, per lasciargli un
pegno d'amore. Appena l'amore si desta veramente alla vita, l 'at-
18 Summarium, p. 43, n. 160.

2.2 Page 12

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54 ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
timo temporale vuole essere superato in una forma di eternità.
Amore a tempo, amore ad interruzione non è mai vero amore»19
Artemide Zatti, pur in giovane età e proprio in un grande
momento di prova, sente la chiamata alla pienezza dell'impegno
di in una promessa irrevocabile e radicale; quando in età ma-
tura, testimoniando la sua gratitudine verso il Padre Evasio
Garrone, suo benefattore, rievocherà i primordi del proprio
cammino di consacrazione , Zatti potrà essere lapidario n el
presentare il cuore della sua adesione giovanile alla chiamata del
Signore: «credetti, promisi».
Il "promisi" di Zatti segue il suo "credetti" ma anche ne pla-
sma la radicalità e la qualità umana e cristiana. Artemide crede
perché promette e non solo promette perché crede: in lui vedia-
mo realizzata la regola della fede che, se non può contare sulla
disponibilità alla promessa, alla consegna di sé, decade ad inte-
resse spirituale, a previdenza e contratto religioso.
Zatti non attende garanzie per dedicare rischiosamente la
sua vita, non chiede di riscuotere il diritto al "centuplo quaggiù"
come condizione previa al suo gettare le reti; piuttosto «si offerse
con pronta disponibilità ad assistere un sacerdote malato di tisi
e ne contrasse il male: non disse una parola di lamento, accolse
la malattia come dono di Dio e ne portò con fortezza e serenità
le conseguenze»20•
Così la generosità di Artemide, è pagata prima ancora della
professione religiosa, e il prezzo è alto: una malattia debilitante,
un sogno vocazionale infranto, una sofferenza acuta, e - soprat-
tutt o - una totale incertezza. Ma al crocevia di fede e promessa
il vangelo della vocazione realizza in questa vita, sin dalla giovi-
nezza, prodigi di santità.
La promessa di Zatti è pura, disinteressata, come la sua fede
e fa brillare l'integrità dell'abbandono al disegno di Dio e la ge-
nerosità del dono e dell'impegno di sé che mostrano autentico
spessore t eologale: Artemide fa su a la vita del Figlio obbediente
1
H .U.
VON
B ALTHASAR,
Gli
stati
di
uita
del
cristiano,
34.
20 Positio, 206 (Profilo spirituale del servo di Dio).

2.3 Page 13

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IL RETTOR MAGGIORE 55
che si lascia totalmente decidere e destinare dall'amore del
Padre per la salvezza del mondo.
L'alfabeto vocazionale di Zatti è tanto profondo quanto sem-
plice e chiaro:
«Credetti, promisi. Zatti crede e promette con radicalità evangelica
perché già ha praticato la Passione del Signore quale regola della
sua fede e della sua dedizione, come non si stanca di ripetere nelle sue
lettere ai familiari: "Le nostre gioie sono le croci, il nostro conforto è il
patire, la nostra vita sono le lacrime, ma con a fianco la sempre cara e
inseparabile compagna, la speranza di raggiungere al bel paradiso,
quando sarà compiuto il nostro pellegrinaggio in terra" »21.
La croce è la regola della fede, e insegna come il credere cri-
stiano non sia un semplice conoscere qualcosa, ma affidarsi a Qual-
cuno promettendoGli non qualcosa, ma se stessi. Formato dalla
croce Artemide prima ancora di intraprendere il cammino della vi-
ta religiosa, non promette ma si promette, non fa voto, si vota, e così
riflette i lineamenti del Figlio che «entrando nel mondo, [...] dice:
Tu non hai voluto sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai
preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato.
Allora ho detto: "Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel ro-
tolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà"» (Eb 10, 5-7).
E, sempre alla scuola del Signore Gesù, Zatti impara ch e alla
radicalità della promessa di sé corrisponde l'audacia crescente
della fede. Chi si completamente a Dio può abbandonarsi alla
certezza di ricevere tutto da Lui, e Artemide non si stanca di ri-
cordarlo nelle sue lettere: «Mi raccomando che non abbiate pau-
ra o vergogna di domandare grazie. Domandate pure ed otterre-
te; e più domandate, più otterrete; poiché chi domanda molto ri-
ceve molto, chi poco, riceve poco; e chi niente domanda, nulla ri-
ceve. [...] Io non starò a enumerare le grazie che dovete chie-
dere; ben voi lo sapete. Solo vi metto sotto gli occhi una: ed è
quella, che noi tutti possiamo amare e servire Dio in questo
mondo e poi goderlo nell'altro»22•
21 Positio super scriptis 12.
22 Lettera al padre, Viedma 15 giugno 1908.

2.4 Page 14

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56 ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
1.3. Il Vangelo della dedizione: «Guarii»
«Guarii» è il verbo con il quale Zatti sigilla l'evento che lo
introduce nella vita salesiana.
Cosa significa «Guarii »? Certamente la tubercolosi che ne
aveva minato la salute fu superata da Zatti e in un modo che
sorprese i medici:
«Nel processo di Viedma il Tribunale si domanda se la guarigione
fu miracolosa. A quanto ci è dato sapere, mancò per qualificarla tale
la istantaneità, ma, a detta dei dottori [...] che conobbero bene Zatti fi-
n o alla sua morte, fu straordinaria per la scarsezza e la poca efficacia
delle cure di allora, per la continuità della guarigione e per la più che
normale robustezza fisica di cui godette poi sempre il Ser vo di Dio,
nonostante la sua vita di strapazzo. L'intervento della Madonna sem-
bra innegabile, sia che si trattasse di miracolo sia che fosse grazia
s t r a o rd i n ar ia »23
Il dito di Dio però agì secondo il suo stile inconfondibile: non
estirpò il male riportando la vita di Artemide alle condizioni
previe alla malattia, e neppure dipanò il mistero tipico di ogni
disegno divino e di ogni esistenza umana. Così, come sappiamo,
«i Superiori, pw· constatando i miglioramenti della salute del Servo di
Dio, non dovettero essere pienamente persuasi sulle sue future possi-
bilità. La tubercolosi, a quei tempi, non dava mai sicurezza di guari-
gione e di guarigione definitiva; il curriculum di studi che il Ser vo di
Dio avrebbe dovuto affrontare, alla su a età (23-24 anni), era ancora
lungo e non certo adatto ad un tubercolotico; egli, d'altra parte, aveva
già incominciato a lavorare, e tutto fa credere con su ccesso e con reci-
proca soddisfazione, nella Farmacia in una occupazione adatta ad un
laico; forse Padre Garrone faceva qualche pressione per tenerlo con
nel suo lavoro. I Superiori allora, date tutte queste circostanze, dovet-
tero proporre al Servo di Dio - che certamen te, da tutto quello che ap-
pare nei suoi scritti, aveva deciso di lasciare il mondo e di consacrarsi
a Dio - di farsi religioso salesiano, ma come coadiutore (confratello
laico): la soluzione sembrava la più prudente in vista della sua ancora
incerta salute: u n lavoro materiale richiedeva meno sforzi di quanti
non se ne esigessero per un lungo periodo di studi severi»24.
23 Positio, 75-76.
24 Positio, 80.

2.5 Page 15

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IL RETTOR MAGGIORE 57
Il mistero di Dio si infittisce con la guarigione, e alla fede di
Artemide viene chiesta una purificazione forse più severa di
quella imposta dalla perdita della salute: il sacrificio dell'orien-
tamento vocazionale. Così Artemide è condotto ad approfondire
il cammino di svuotamento che Dio gli richiede: la liberazione
dalla malattia non è una riconquista di forze, che permette a un
giovane intraprendente di "riprendere in mano la vita". La gua-
rigione, a suo modo, è il deserto di una nuova povertà, perché la
vita di Zatti sia spazio libero per Dio, nella radicalità di un nuovo
a b b an d o n o .
Dio guarisce Artemide dalla tubercolosi per rinnovare in
lui il prodigio della salvezza dall'attaccamento a se stesso, del
distacco anche dai propri progetti di bene:
«C'è da ritenere che abbandonare l'aspirazione al sacerdozio sia stata
per il Servo di Dio una grande sofferenza spirituale, tanto era lo slan-
cio e lo spirito di sacrificio con cui aveva intrapreso il cammino verso
questa meta. È però meraviglioso, e indice di straordinaria forza spiri-
tuale, il fatto che non appaia mai una parola di lamento od anche solo
di rammarico e nostalgia [...] per questo capovolgimento nella prospet-
tiva della sua vita»26•
«Guarii»: è allora la voce della coerenza dell'alfabeto voca-
zionale di Zatti. Quando Dio chiama e la sua creatura risponde,
lo Spirito non si limita a riparare la precarietà umana ma com-
pie il sogno di Dio «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21,5).
Così, se la malattia inclina il cuore umano a ripiegarsi su di sé,
il credere e il promettere di Zatti, nutriti dall'amore al Signore
Gesù e alla Croce, producono vera salute: una più grande dimen-
ticanza di sé e condiscendenza incondizionata a Dio, che lo porta
ad essere l'umile apostolo dei più poveri, dei malati e, tra questi,
a diventare l'apostolo dei casi più particolari; in breve, degli
abbandonati e degli scartati di questo mondo.
Artemide rinato a più grande povertà è più arreso, in confi-
denza piena e operosa, al disegno del Padre: «Ex auditu posso
dire che [nella vita del Servo di Dio] c'è stata una volontà gene-
26 Positio, 81.

2.6 Page 16

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58 ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
rale che Dio fosse glorificato. In quel che lo conobbi posso assi-
curare che vivesse per la gloria di Dio»26•
La subordinazione di tutto alla gloria di Dio e il sacrificio del-
le proprie vedute - compresi i progetti di bene - per assecondare
la sapienza di Dio che sola realizza la pienezza dell'Amore,
saranno essenziali non solo all'esperienza spirituale di questo
salesiano straordinario, ma pure alla pedagogia del dolore che
dovrà praticare per la specificità della sua missione.
Nel "guarii" di Zatti si compie non solo una grazia ma una
scuola, ed entrambe plasmate dal dito di Dio per il bene dei fra-
telli: libero dalla malattia Artemide servirà per una vita i malati,
dopo essere passato attraverso il vero guarire che lo renderà vero
medico delle creature sulle quali si chinerà.
«Faceva spesso il segno della Santa Croce e lo faceva fare agli infermi,
amava insegnarlo ai bambini. In lui la fede e i medicamenti formavano
una simbiosi, senza la fede non curava e nemmeno senza medicine.
Ugualmente non vedeva una dicotomia tra l'anima e il corpo; era una
sola cosa l'uomo, e curava questo uomo: corpo e anima»27•
Solo perché condotto dalla mano di Dio a vivere il guarire
come morire a se stesso Zatti potrà farsi prossimo ai malati con
il farmaco dell'Amore Incarnato e Crocifisso, dispensando
conforto, luce e speranza.
2. UN TESTIMONE DELLA PASQUA
Se nella vita di Zatti - per il modo in cui fu raggiunto dalla
chiamata di Dio - brilla in forma originale e attualissima il Van-
gelo della vocazione, la sua semina apostolica si compie come ar-
te della cura nella luce della Pasqua.
La coerenza pasquale è la regola di fedeltà di ogni apostolato
cristiano: nei santi la pratica di questa regola raggiunge il fulgore,
portando la vita di Dio dentro le fatiche degli uomini, della
storia, del mondo, edificando così la Chiesa.
M Summarium 15.
27 Summarium 80.

2.7 Page 17

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IL REITOR MAGGIORE 59
Zatti ha praticato con passione pasquale la fatica della soffe-
renza umana ed ha così edificato la Chiesa come vero ospedale
da campo (come oggi continua a ripetere Papa Francesco), pro-
prio trasformando due ospedali sorti "alla fine del mondo" in
cellule vive della Chiesa.
Gli ospedali di San José prima e poi di Sant'Isidro furono tra
la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento una risor-
sa sanitaria preziosa e unica per la cura soprattutto dei poveri
di Viedma e della regione del Rio Negro: l'eroismo di Zatti ne fe-
ce luoghi di irradiazione dell'amore di Dio dove la cura della sa-
lute diventa esperienza di salvezza.
Zatti ha consegnato la sua vita alla parabola del buon Sama-
ritano. Il Samaritano è Cristo, il Dio vicino (nel suo Figlio Amato)
che non conosce indifferenza e disprezzo, ma offre se stesso, in
anticipo, per guarire fin l'ultimo dei suoi figli e figlie, per mezzo
della prossimità dell'amore, così che il male della storia non con-
danni nessuno di questi piccoli a perire fuori da Gerusalemme.
Ecco il miracolo di Dio: in quel fazzoletto di terra patagonica,
dove scorre la vita di Zatti, ha preso vita una pagina del Vangelo.
Il Buon Samaritano ha trovato volto, mani e passione, anzitutto
per i piccoli, i poveri, i peccatori, gli ultimi. Così un ospedale è
diventato la Locanda del Padre, è diventato segno di una Chiesa
che voleva essere ricca di doni di umanità e di Grazia, attraverso
la donazione, il servizio, e la fedeltà al comandamento dell'amo-
re di Dio e del fratello.
Sono numerosi i testimoni che permettono di contemplare
l'esperienza di Chiesa accessibile in quell'ospedale da campo re-
so vivo dal cuore infiammato di Zatti: dando loro la parola emer-
ge di nuovo il fascino di Artemide preoccupato di curare quanti
a lui si affidavano, sia con i rimedi dell'arte medica, sia con
la presenza, la simpatia, la preghiera per tutti e con tutti, e con
l'espressione di fede di tutti giorni di questo umile salesiano.
Tutto questo si rivelò certamente più efficace di tante medicine.

2.8 Page 18

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60 ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
2.1. Cura pasquale e servizio (diakonia) della vita ferita
Dove c'è santità la Chiesa si diffonde, e dove si edifica la
Chiesa c'è santità. Chi ha incontrato Zatti, chi è stato accolto nel
suo ospedale, ha fatto esperienza di fraternità e in questa fra-
ternità esperienza di Chiesa.
Zatti ha vissuto con radicalità evangelica la certezza che il
servizio, che è stata la sua caratteristica vocazionale - la diakonia
- rende credibile, riconoscibile, amabile, il volto della Chiesa. La
porta del servizio attrae il cuore umano, specie quando è provato
dalla vita e dalla sofferenza, e apre all'esperienza dell'incontro con
Gesù, il vero Buon Samaritano, e Zatti ha fatto del suo meglio per
vivere come un buon samaritano. «L'ospedale e le case dei poveri,
visitati notte e giorno viaggiando su una bicicletta, considerata
ormai elemento storico della città di Viedma, furono la frontiera
della sua missione. Visse la donazione totale di a Dio e la con-
sacrazione di tutte le sue forze al bene del prossimo»28•
Zatti è testimone di servizio, e così come Gesù ha donato se
stesso sino alla fine, Zatti ha realizzato fino all'eroismo, sui passi
del suo Signore, una donazione e una diakonia pienamente
cristiana. Meritano di essere sottolineati, con le parole unanimi
dei testimoni, i caratteri straordinari della diakonia evangelica
di Zatti: l'universalità della sua dedicazione, la totalità del dono
di sé, la generosità nata con Dio accanto, in obbedienza a Lui,
compiuta in Lui e per Lui.
Che il servizio di Zatti non conoscesse particolarismi e non
facesse preferenza di persone è sotto gli occhi di quanti lo hanno
conosciuto:
«So che ha visitato la prigione per curare i malati. Con gli increduli e i
nemici della Chiesa era disponibile e amabile. Ricordo la frase di un
medico che commentando il titolo del libro del Padre Entraigas "Il pa-
rente di tutti i poveri" diceva che avrebbe dovuto essere corretto in
"parente di tutti" per l'equità con la quale [Zatti) non faceva distin-
zione tra tutti quelli che lo cercavano»29•
28 J .E. VEccm, o.e., p. 21.
29 Testimonianza di Tassara Carlo, Summ. 126-127.

2.9 Page 19

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IL RETTOR MAGGIORE 61
Se nel servizio e nella donazione di se stesso da parte di Zatti
c'era una preferenza per qualcuno, questa era la preferenza in-
segnata dal Buon Pastore, sensibile soprattutto alla sorte delle
pecore più ferite e smarrite: «Fu una delle predilezioni [di Zatti]
la sua totale donazione a Dio in queste persone umili, indifese
o con infermità ripugnanti a tal punto che quando qualcuno
voleva mandarle a un ospizio perché erano state molti anni nel-
l'Ospedale San José rispondeva che non si dovevano abbando-
nare questi veri parafulmini dell'Ospedale»30•
Zatti poi serviva con tutto se stesso, consumandosi in una
generosità senza calcolo nelle forme più disparate di un'attività
febbrile, orientata soltanto a corrispondere alle richieste di tutti:
«Siccome era a tutti nota la sua bontà e la sua buona volontà nel ser-
vire gli altri, tutti si rivolgevano a lui per le cose più disparate. [...]
I direttori delle Case dell'Ispettoria scrivevano per consigli medici, gli
mandavano confratelli da assistere, affidavano al suo ospedale-croni-
cario persone di servizio diventate inabili. Le Figlie di Maria Ausilia-
trice non erano da meno dei Salesiani nel chiedere favori. Gli emigran-
ti italiani chiedevano aiuti, facevano scrivere in Italia, sollecitavano
pratiche, coloro che erano stati ben curati all' Ospedale, quasi fosse
espressione di gratitudine, gli inviavano parenti e amici da assistere
per la stima che avevano delle sue cure. Le autorità civili avevano spes-
so persone inabili da sistemare e ricorrevano a Zatti. I carcerati e altre
persone, vedendolo in buoni rapporti con le autorità, si raccomanda-
vano perché chiedesse clemenza per loro o facesse procedere la solu-
zione
dei
loro
problemi,,3
1
Il servizio di Zatti era poi continuativo e dimentico di sé e,
proprio per questo, non frenato da suscettibilità, ingratitudini,
corrispondenze mancate o richieste assillanti: «Nel servo di Dio
la preoccupazione per il prossimo era straordinaria nel lavoro
quotidiano; dalla mattina alla sera viveva per i suoi amati in-
fermi. Queste circostanze si moltiplicavano la notte, quando, a
qualunque ora lo chiamassero, egli accorreva rapidamente. [...]
Mi consta che spesso abbia dovuto soffrire di pretese eccessive
30 Testimonianza di mons. Peréz Carlo Mariano, Summ. 52.
3' Fiora Luigi, Biografia, Positio 132.

2.10 Page 20

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62 ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
di alcuni infermi, esigenze smodate, capricci, come il caso [...] di
pazienti con infermità mentali. Il Servo di Dio non perdeva mai
la pazienza. Ricordo di averlo visto in più di una occasione salire
con cattivo tempo, freddo e pioggia con il suo veicolo, una bici-
cletta non ultimo modello, per curare infermi tra la popolazione
andando per strade molto poco transitabili»32•
A segnare poi profondamente la diakonia, il servizio a tutti,
di Zatti era il suo svolgersi in compagnia del Signore. A nessuno
sfuggiva la competenza di questo generoso infermiere, ma altret-
tanto evidente era il suo essere in missione con Gesù:
«Un fatto personale molto concreto: essendo io novizio e poi sacerdote
novello, venni a Viedma per alcune pustole che mi uscivano soprattut-
to sul collo e sulla faccia e il Servo di Dio sempre mi accoglieva sorri-
dente, mi curava cauterizzandomi con una punta rovente canticchian-
do il Magnificat mentre operava e incoraggiandomi poi a offrire quelle
sofferenze per la santa perseveranza nella vocazione»33•
Ancora, in Zatti rifulgeva l'obbedienza a Dio e al suo disegno
come anima di un servizio umile e fiducioso, che doveva ispirare
nei poveri e nei malati sentimenti di abbandono in Dio. Tutto
trovava in Dio ispirazione, e tutto Zatti svolgeva secondo il co-
mando di Dio, così che il servizio di questo grande salesiano era
una pratica continua e affascinante del precetto dell'amore:
egli «amò Dio sopra ogni cosa. Per lui tutte le cose di questa terra era-
no transitorie e secondarie. Per me Zatti era costante, senza cedimenti
nel suo amore a Dio e nella sua pietà. Non solo negli atti di pietà ma
in ogni servizio al prossimo teneva sempre il nome di Dio sulla bocca.
Esortò tutti coloro che gli furono vicini a vivere la pietà. Zatti era per-
manentemente un esempio, la sua pietà era superiore all'ordinario»:,.i.
Quella di Zatti però, come accade sempre nei santi, è una
diakonia, un servizio compiuto certo in obbedienza a Dio, ma so-
prattutto in nome di Dio, prestando a Dio il volto, il cuore, le
mani, nella certezza - fonte di grande audacia - di essere piccolo
82 Testimonianza di mons. Peréz Carlo Mariano, Summ . 43-47.
83 Testimonianza di mons. Peréz Carlo Mariano, Summ. 43.
:,.i Testimonianza di Garcia Oscar Giovanni, Summ. 113.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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IL RETTOR MAGGIORE 63
strumento della sua grande Potenza e Provvidenza. Così Zatti
opera con generosità straordinaria, ma con abbandono totale per-
ché sa che ad agire, in lui, è il suo Signore: «Sperò e confidò sem-
pre in Dio. La serenità con la quale superava le difficoltà era una
dimostrazione della sua speranza in Dio. Sempre diceva: "Dio
provvederà", però lo diceva con piena confidenza e speranza»35.
Zatti, credente e uomo vero, è «mosso dalla carità verso il
prossimo perché in ogni malato vedeva Cristo sofferente. Tanta
era la bontà che usava con gli infermi che non negava loro nul-
la»36; «per il Servo di Dio l'amore si manifestava nella carità
con la quale assisteva gli "altri Cristi". Nella sua concezione
evangelica che tutto quello che faranno i suoi discepoli al loro
prossimo lo staranno facendo allo stesso Cristo, il Servo di Dio
si comportò abitualmente con tutti con carità, anche quando si
trattava di increduli o indifferenti»37.
O vivendo in uscita una Chiesa del servizio, capace di rag-
giungere in bicicletta i suoi poveri, o servendo quanti bussavano
al suo ospedale - di San José prima e di sant'Isidro poi - perché
vi incontrassero l'amore di Dio Zatti ha dato tutto se stesso a
Dio, divenendo servo del Signore, missionario autentico della
Chiesa nel nome del Signore Gesù.
2.2. Fraternità pasquale e comunione (koinonia) nella vita
condivisa
La santità di Zatti ci porta nel cuore della Chiesa non solo
per la singolarità della sua diakonia, ma anche per la qualità
della comunione fiorita per il suo donarsi agli altri. Cosa fosse
per Zatti la comunione è attestato tanto dalle testimonianze di
chi ne ha visto l'azione, quanto dal modo in cui attraversò i mo-
menti più faticosi che ne segnarono la vita.
Un fatto per lui particolarmente doloroso si verificò quando
i superiori si orientarono per la demolizione dell'Ospedale di San
:i& Testimonianza di Molinari Ferdinando Enrique, Summ. 151.
36 Testimone Morero Noelia de Tofoni, Su.mm 259.
37 Testimonianza di don De Roia Luigi, Summ. 271.

3.2 Page 22

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64 AITI DEL CONSIGLIO GENERALE
José, al quale Artemide aveva consacrato ogni energia; a Viedma
mancavano gli ambienti per l'episcopio e per edificare una con-
facente dimora vescovile fu deciso l'abbattimento del vecchio
ospedale, con l'onere del trasferimento di tutti i servizi sanitari
negli spazi della Scuola agricola di Sant'Isidro, sede di un'altra
opera salesiana a Viedma.
Per Zatti la demolizione non era una semplice operazione
edile, era una prova cruda e crocifiggente: davanti agli occhi non
aveva solo le macerie di un vecchio ospedale, ma il dubbio che
con quelle mura fosse crollata la sua vita e fossero finite anche
le sue rinunce e privazioni, incomprensioni e veglie, grattacapi e
sudori, dedizione agli altri e sacrificio di sé. A Zatti il calice non
fu risparmiato, ma rimase in piedi, con fortezza e dolcezza cri-
stiana: «All'epoca della demolizione dell'ospedale san José aveva
prima proposto ch e il palazzo vescovile fosse costruito in altro
luogo e il terreno fosse permutato; poi, data l'inesorabilità della
demolizione, che [...] sentiva enormemente data la sua estrema
sensibilità umana, non si r ibellò né protestò; anzi, calmava colo-
ro
che
cercavano
di
farlo
ri
b
e
l
l
a
r
e
»38
Come sempre accade nella vita dei santi, la prova è insieme
crogiolo oscuro e dimostrazione luminosa: Zatti con la sua sere-
nità d'animo e con l'alacr ità posta nell'allestire la nuova sede dei
servizi sanitari, dimostrò quale fosse il fondamento della sua
dedizione: il vero ospedale da lui edificato non poteva essere ri-
dotto in macerie perché era un'inven zione della carità, di quella
carità che «non avrà mai fine» (lCor 13,8), e che esprime il mi-
racolo della comunione, riflesso dell'eterna Vita di Dio. Il vero
ospedale di Zatti non era un edificio terreno, dedicato a San José
o a Sant'Isidro; in quegli ambienti la sua professionalità acco-
glieva tutti, attraverso la porta del servizio, perché facessero
però esperien za vera e piena della ten erezza di Dio.
Zatti non ha predicato il catechismo della comunione, ma con
la su a santità lo ha incarnato; e il suo ospedale non era un fab-
bricato imponente, ma un miracolo evidente, quotidiano, di ser-
38 Testimonianza di Kossman Emico Mario, Summ. 10

3.3 Page 23

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IL RETTOR MAGGIORE 65
vizio e comunion e. Qui ((il Servo di Dio dirigeva il personale, che
era composto da persone varie che abitavano nell'ospedale, come
un superiore di una comunità religiosa [...] Il personale lo ama-
va, lo venerò e ne seguì alla lettera le regole. A ciascuno non è
mai mancato il necessario: morale, spirituale e tecnico per il di-
sbrigo dei suoi impegni e questo per la personale preoccupazione
del Servo di Dio»39•
Ch e proprio la statura spirituale di Zatti ne facesse l'artefice
della comunione è persuasione di tutti:
«Negli anni in cui sono stato a scuola nel Collegio san Francesco di
Sales, l'Ospedale era una dipendenza del Collegio e si sapeva tutto ciò
che accadeva qui come là. Non ho mai sentito parlare di liti o incom-
prensioni tra i collaboratori di Zatti che potessero avere qualche rilievo
ed essere causa di pettegolezzi in paese o nella scuola »•0•
La comunione cristiana, quando si realizza, non passa inos-
servata per la sua bellezza che sconvolge il mondo prostrato dal
rancore e dalla divisione ; sono solo i santi però a conoscere fino
in fondo il prezzo della comunione, la sua estraneità allo spon -
taneismo, all'immediatezza della simpatia, alla facilità senza sa-
crificio. I santi sanno quanto costa la comunione perché sanno
qual è la sua fonte: il Costato squarciato del Signore, che compie
l'opera della riconciliazione tra gli uomini e con gli uomini.
Zatti sa che solo il Sangue del Signore crea comunione, e sce-
glie la via della partecipazione fedele e quotidiana al sacrificio
del Figlio, con il sorriso sul volto, la fortezza nell'animo, la pace
nel cuore, le mani trafitte dal lavoro e dalla fatica. Rendendo qua-
si impercettibile l'impegno richiesto dalla sua immolazione, Zatti
«era un uomo che irradiava pace, [uomo] di azione, dinamico, non mo-
strava nervosismo, allegro. Era frequente una sua battuta [...] per ralle-
grare un malato [...]. Era un uomo che non ha vacillato nelle sue pratiche
religiose, [.] segno del suo sforzo per migliorare sé stesso. Personalmente,
ciò che ho notato di più di lui sono state la sua carità e umiltà»41•
" Testimonianza di don Prieto Antonio F Fernandez, Summ. 61
•• Testimonianza di don Brizzola Mario, Summ. 75
1
Testimonianza
di
Garda
Oscar
Giovanni,
Summ.
113

3.4 Page 24

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66 ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
L'umiltà di Zatti costruisce la Chiesa e rende cristiana la co-
munione della quale egli stesso è artefice; chi non muore ogni
giorno a se stesso porta con sé la pesantezza dell'egoismo che fe-
risce la comunione; solo l'umiltà guarisce le relazioni e vince le
lusinghe del potere, del controllo, della seduzione, della prevari-
cazione. Zatti, senza moltiplicare parole o discorsi, sa che solo
con l'umiltà può essere artefice di vera koinonia frutto e condi-
zione di una diakonia efficace e discreta, che non crea dipenden-
za ma restituisce dignità; solo l'umiltà serve in modo generativo,
promuovendo una comunione che cura il legame e promuove
l'autonomia. L'umiltà è la virtù di Dio perché è il segreto di ogni
padre, la speranza di ogni figlio, lo spirito di ogni vita vera.
Zatti può essere servo e artefice di comunione per l'umiltà
che lo rende semplice figlio di Dio, vivo della Vita dello Spirito e
padre di tutti:
«Penso che nel rapporto di Zatti con i collaboratori non ci siano mai stati
problemi perché era come il padre di tutti. Ricordo che a tutti mancava
molto quando era assente per essere andato a Roma alla Canonizzazione
di Don Bosco»42; «il rapporto di don Zatti con l'ospedale era come quello
di un padre. Non conosco malintesi o difficoltà: se ci sono state, credo
non siano state da parte sua. Dalle infermiere con le quali ho trattato
[...], non ho sentito altro che lodi e nessuna lamentela»49•
2.3. Prossimità pasquale e martyria della vita senza fine
Il nostro confratello Artemide Zatti ha realmente testimo-
niato con la sua vita (martyria) che il Signore è risorto. «Io
sono la luce del mondo» (Gv 8,12) dice di il Signore. Il Van-
gelo è Luce che vuole penetrar e la vita degli uomini, e Luce per
il mondo è la Chiesa, sacramento vivente di Dio. Anche la san-
tità di Zatti, alimentata dalla Pasqua di Gesù, è luce, e ne fanno
esperienza soprattutto i poveri e i malati di Viedma. Zatti li ac-
coglie attraverso la porta del servizio, li custodisce tra le mura
della comunione ma per offrire loro, con la sua testimonianza
•2 Testimonianza cli Costanzo Giuseppe Nicola, Summ. 103.
•3 Testimonianza di Giraudini Amalia Teresa, Summ. 117.

3.5 Page 25

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IL RETTOR MAGGIORE 67
di vita, la luce del Vangelo, lo splendore della Pasqua che illu-
mina la Chiesa.
Credenti e non credenti sono folgorati dalle parole e dai gesti
di Zatti; la sua testimonianza è senza ombre, straordinariamen-
te salesiana, raggiunge tutti e annuncia, attraverso due nomi,
due lineamenti decisivi del Dio di Gesù: Provvidenza e Paradiso.
Non c'è Chiesa dove non c'è annuncio esplicito del nome di
Dio, annuncio pagato con il martiTio della vita, nel segno del
sangue o della carità; dove si spingono il servizio e la comunione
di Zatti risuona l'annuncio del nome di Dio, di questi due nomi,
tanto cristiani e tanto salesiani: Provvidenza e Paradiso.
Zatti annuncia con la su a vita che tutto in Dio è amore, ma
amore concreto, attento, sconfinato e minuto, per ciascuna crea-
tura: l'amore di Dio è Provvidenza. La Provvidenza di Dio però
non è a tempo, bensì eterna, ed ecco il secondo nome: Paradiso;
Paradiso è il n ome proprio del desiderio di Dio che n ella storia
provvede alle sue creature per averle con per sempre, per
l'eternità.
Zatti è maestro di questo alfabeto cristiano:
«Era suo costante desiderio che il Signore fosse conosciuto e amato.
Lo attestava la gioia che esprimeva quando un nuovo paziente, che
non sapeva nulla cli Dio cliventava devoto cr istiano. La sua prima sol-
lecitucline era cural'e premurosamente e ispirare fiducia nella divina
Provvidenza»44•
Il senso della Provvidenza non era la r isposta obbligata a
condizioni di precarietà, una sorta di ultima spiaggia offerta ai
naufraghi per non affondare nei momenti difficili. Testimoniare
la Provvidenza per Zatti significava insegnare a parlare con Dio,
a chiamarlo per nome, con fiducia cristiana, perché
«era molto convinto dei principi evangelici e uno che era ben scolpito
nel suo cuore e nella sua mente era "cercare prima il Regno di Dio e la
sua giustizia e tutto il r esto vi sarà dato in aggiunta" (Mt 6,33). Aveva
imparato alla scuola di Don Bosco - avendo letto molto la sua vita - a
"' Testimonianza di Linares Manuel, Summ. 92.

3.6 Page 26

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68 AIT/ DEL CONSIGLIO GENERALE
non diffidare mai dell'aiuto di Dio, soprattutto quando è onorato come
vuole,
in
ogni
nostro
p
rossimo»
45
Ma una Provvidenza senza Paradiso non consen tirebbe al-
l'annuncio del nome di Dio di reggere l'urto della storia, con il
suo carico di fatica, sofferenza, morte. Zatti animava, dentro e
fuori l'ospedale, una Chiesa sempre visitata dal dolore e dalla
morte, e questo chiedeva pienezza di fede e di testimonianza,
chiedeva di annunciare il nome dell'unico desiderio di Dio per
l'uomo: Paradiso. Quando testimoniava il Paradiso Zatti mostra-
va la certezza «della vita eterna e della sua acquisizione per gra-
zia e buone opere; questo manifestava soprattutto di fronte alla
morte[...]. L'ho ascoltato personalmente gioire per aver potuto
prestare aiuto religioso ai malati ed esclamare [...] "Oggi ne ab-
biamo mandati due o tre in cielo"»46•
Con questi due nomi di Dio Zatti ha evangelizzato la vita e la
morte, la gioia e il dolore, la salu te e la malattia da vero testimo-
ne cristiano, da martire, nel martirio quotidiano della carità.
L'annuncio e la martyria di Zatti non divulgano un vangelo di
circostanza o di opportunità, ma diffondono Sale, Luce, Lievito,
prestano volto, cuore e mani a un Vangelo ch e chiede la vita e
tutta la pervade, scioglie gli enigmi e vince l 'angoscia con il calo-
re della Verità: «Da quando l'ho conosciuto, h a sempre dato più
importanza alle pratiche religiose ch e al suo lavor o, sebbene lo
facesse con perseveranza. Citava spesso le Scritturn, soprattutto
i vangeli, per consolare i malati o incoraggiare la virtù [...]. Era
molto difficile per lui non mettere un pensiero spir ituale nelle
sue conversazioni. Una volta, parlando con lui, accennavo alla
scoperta di alcune nuove medicine come la penicillina e i sul-
famidici; il Servo di Dio mi ha ascoltato e, quando ho finito di
parlare, mi ha detto: vero, è vero, ma la gente continuerà
comunque a morire"»47•
•• Testimonianza di mons. Peréz Carlo Mariano, Summ. 36.
' 6 Testimonianza di Kossman Enrico Mario, Summ. 14.
'' Testimonianza di don Brizzola Mario, Summ. 79-80.

3.7 Page 27

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IL RETTOR MAGGIORE 69
E la verità del vangelo, tutta intera, illumina l'ospedale di
Zatti, come aveva illuminato l 'Oratorio al tempo di Don Bosco:
per questo nell'ospedale di Viedma come tra le mura di Valdocco,
non si teme la morte e non si moltiplicano gli espedienti per
addolcirne lo scandalo o nasconderne l 'evidenza, inganni perico-
losi per il cuore umano. Zatti affrontava la morte con la testimo-
nianza del Vangelo della vita: una vita con i piedi per terra,
per questo operosa e concreta, ma con il cuore in cielo, e per
questo fiduciosa e serena: «L'unico motivo della sua vita è stato
proprio l'attesa di un premio celeste, non ha mai agito per
guadagnare denaro o reputazione, ha fatto tutto nella speranza
della felicità futura»48•
Il suo impegno è stato, pur nella semplicità, quello di vivere
il Vangelo con il cuore radicato nel Premio finale è portare il Dio
della Provvidenza e del Paradiso dentro ogni piaga e ogni morte
umana, perché vi fioriscano Vita e Resurrezione. Questo rende-
va benedetta la testimonianza di Zatti e ne invocava la presenza
quando indispensabili erano le medicine preziose e rare della
speranza e della consolazione. Tutta la città di Viedma lo sapeva,
come hanno confermato con sorprendente unanimità i testimo-
ni: si chiamava sempr e Zatti, e lui accorreva a rincuorare e con-
solare, donando questa medicina cristiana che attingeva, per la
sua vita in Grazia di Dio, dallo Spirito stesso, il Consolatore. Co-
diventava «straordinaria nel Servo di Dio la capacità di infon-
dere speranza negli infermi, fatto che contribuiva quasi miraco-
losamente alla guarigione sollevando l'animo del sofferente»49•
Zatti testimonia, fino al martirio della carità, che il Signore è
Dio del cielo e della terra. Zatti ne è testimone, con la passione
dei santi, che non conosce misura: «Ricordo che un paziente
disse a Zatti che lo preparava sempre al cielo e che doveva
prepararlo un po' per la terra.
Un altro fatto mostra l'atmosfera dell'Ospedale: un'infermie-
•• Testimonianza di don Brizzola Mario, Summ. 80.
'" Testimonianza di Cadorna Guidi Giovanni, Summ. 218.

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70 ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
ra, una volta, insistette per preparare alla morte un paziente che
non stava così male e che in effetti è ancora vivo»50•
2.4. Gioia pasquale e liturgia della vita redenta
Artemide Zatti, con la sua fedeltà straordinaria agli appun-
tamenti centrali della vita cristiana, si nutre del Pane della Pa-
rola, del Pane del Perdono, del Pane del Cielo, e la sua vita si
trasfigura, sempre più profondamente, a beneficio di una mis-
sione ricca di frutti crescenti. Così, la vita di Grazia, intensa-
mente vissuta da questo figlio di Don Bosco, raggiunge quanti lo
incontrano, indistintamente: malati e collaboratori, confratelli e
autorità, poveri e benefattori, in Zatti toccano la vita del Signo-
re, per la forza del mistero sacramentale che si partecipa tra le
persone nella comunione del popolo di Dio. E così la Chiesa tut-
ta, nei sacramenti, per la potenza dello Spirito Santo, celebra il
mistero Pasquale e assicura agli uomini il nutrimento per il cam-
mino e i rimedi che guariscono le ferite del male e della morte.
Questa è la Chiesa: fiorisce e cresce dove il servizio e la co-
munione annunciano il nome di Dio, testimoniano la Parola di
Gesù, sono nutriti dal suo Corpo, guariti dal suo Perdono. Zatti
non semplicemente fa tutto questo, ma è tutto questo; per la
corrispondenza alla Grazia, che rende santa la sua vita, in lui si
riconoscono non solo i gesti e le parole del Signore, ma si fa espe-
rienza della Sua stessa Vita: Zatti è un "tabernacolo vivente",
e la sua testimonianza irradiante suscita domande, propositi,
conversione, anche in chi è lontano da una partecipazione intima
al mistero del Signore.
La dedizione di Zatti, i-ivelando una radice più che umana,
diventa una prova, universalmente convincente, della forza
soprannaturale dei sacramenti; il suo, infatti, è
«un amore soprannaturale e straordinario per il prossimo. [.. .] Era di-
sposto a qualsiasi sacrificio ed è per questo che in lui il difficile sem-
brava facile. Penso che le circostanze ardue della sua azione caritativa
50 Testimonianza del dott. Guidi Pasquale Attilio, S umm. 100.

3.9 Page 29

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IL RETTOR MAGGIORE 71
siano state: la carenza di personale, la richiesta di assistenza in ogni
momento, non farsi condizionare dalle intemperie, servire ogni tipo di
persone. Ricordo di un mio parente, ammalato, cui venne a far visita
in una giornata di pessimo tempo e quando gli fu detto: "Con questo
tempo
esce,
signor
Zatti?",
lui
rispose:
"Non
ne
ho
un
a
l
t
r
o
!
"
»6
1
È una regola della liturgia cristiana saper dare buona prova
di sé nella vita del credente con l'ordine, l'armonia, il dinamismo
efficace, e soprannaturale. Zatti è un cristiano, un consacrato
laico salesiano di Don Bosco, è una pietra viva della chiesa, è un
testimone della Pasqua, perché nelle sue opere diviene visibile il
comandamento dell'Amore, che fa riconoscere Dio nel prossimo
e il prossimo in Dio; ma Zatti insegna, con la sua vita, che la for-
za necessaria alla pratica di quel comandamento è soprannatu-
rale, e può venire solo da Dio, dai suoi sacramenti e della pre-
ghiera e unione con Lui.
«Zatti esercitò la carità in circostanze difficili per la carenza di risorse
economiche. Anche perché la sua attività eccedeva l'ordinario, per la
quantità di ore che dedicava ai suoi impegni senza omettere i suoi ob-
blighi religiosi. Per come lo conoscevamo ci chiedevamo come potesse
sostenere uno sforzo così grande senza il riposo che solitamente si con-
sidera necessario»62•
Due episodi meritano di essere ricordati, a esempio della liturgia
della vita per la quale Zatti è prima discepolo e poi apostolo del
Signore Crocifisso e Risorto; anzitutto la demolizione del vecchio
ospedale San José, con la necessità di trasferire i malati a Sant'Isidro:
«Non ho notizie che a Zatti sia stata comunicata una data di sfratto,
e di certo non aveva ricevuto nulla dal suo Ispettore, altl'imenti l'avrei
saputo [...]. Lo stato emotivo in cui è caduto Zatti quando è stato neces-
sario rimuovere i malati, perché le macerie non crollassero su di loro,
poteva essere psicologicamente fatale. Pianse amaramente, ma dopo aver
pregato davanti al Santissimo, si mise al lavoro con serena energia»63;
e poi il servizio ai morenti:
•• Testimonianza cli Garda Oscar Giovanni, Summ. 114.
•2 Testimonianza di De Palma Luigi, Summ . 135.
63 Testimonianza di don L6pez Feliciano, Summ. 178.

3.10 Page 30

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72 ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
«Stava per morire un giovanotto, e Zatti conversava con lui dopo aver-
gli fatto fare la comunione; a un certo punto il ragazzo cominciò agri-
dare "Zatti, io muoio!" e nello stesso momento si sollevava dal letto;
Zatti, guardandolo negli occhi, sorridendo gli disse: "Che bello, vai in
paradiso!" e il giovane si lasciò cadere con un sorriso che ritraeva quel-
lo di Zatti, e che gli rimase impresso sul volto»54.
Ecco cosa accade quando l 'Eucarestia diventa vita e il Mistero
pasquale pratica quotidiana: le grandezze umane si trasformano,
per la potenza dello Spirito, e ogni azione di un credente si
compie in Cristo, per Cristo e con Cristo, rendendo la vita una
liturgia e trasfondendo i doni santi della liturgia nella vita.
Il nostro caro Artemide Zatti, debitore in tutto dei Misteri del
Signore, sa che tutto può solo grazie a Lui; di qui la sua umiltà:
«Ricordo che, essendo molto malato di febbre tifoidea mio fratello
Salvador, il Servo di Dio lo andava a curare più volte al giorno. In una
occasione, incontrandomi con lui che si dirigeva alla casa di Salvad01;
afflitto gli dissi: "Signor Zatti, per favore, salvi mio fratello!". Egli
voltandosi e fissandomi negli occhi, con severità mi disse: "Non sia
blasfemo, solo Dio salva! 55•
Quella di Artemide Zatti è stata una vita fatta di donazione,
comunione, testimonianza del Signore risorto. Una vita piena di
grazie che l'ha portato ad una morte pienamente cristiana:
«Chiedendogli se i suoi dolori fossero continui, forti o no, senza
rispondere direttamente mi disse: "Sono un mezzo di purificazio-
ne e sono contento perché mi rendo conto che sto completando la
Passione di Cristo, cosa che ho tanto inculcato negli infermi"»56•
E l'offerta di Zatti fu piena, discreta, serena e gioiosa, come
sigillo della sua liturgia. Merita di essere ripreso un fioretto, nel
quale, dietro il velo della simpatia, Zatti regala a chi lo assiste il
senso della sua vita, che Dio ha potuto spremere fino in fondo,
perché matura e piena. Pochi mesi prima della morte, sorriden-
54 Testimonianza di don L6pez Feliciano, Summ . 174.
55 Testimonianza di Echay Pietro, Summ. 211-212.
66 Testimonianza di Ger onazzo Francesco Erasmo, Summ. 274.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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IL RETTOR MAGGIORE 73
do della sua malattia - un tumore al fegato che ingiallisce il volto
- Zatti dice a un'infermiera che sarà presto colorato, anche lui,
con il trucco! Il suo sarà però, come nei limoni, il colore della
maturità, che rende quel frutto pronto per essere spremuto, fino
in fondo: «Voi vi truccate? Anche io! Entro sei mesi vi darò la
dimostrazione. Il limone non serve se non è giallo»57•
3. UN INVITO AD UN IMPEGNO STRAORDINARIO
Questo era il titolo dell'ultima parte della lettera di don Vecchi,
a cui ho fatto riferimento più volte, e che vorrei conservare e con-
dividere ora. Nelle pagine precedenti ho cercato di delineare in
modo semplice ma incisivo la straordinaria figura del nostro con-
fratello SC Artemide Zatti. Il suo percorso di vita, impregnato e
riempito di Dio, è lampante, così come la sua santità. Davanti a
questa grande figura, nella nostra Congregazione si accende la co-
scienza più viva della necessità e dell'importanza di uno speciale
impegno per promuovere oggi questa bella vocazione. Faccio mie
le parole di don Vecchi per chiedere ad ogni lspettoria, ad ogni co-
munità, e a ciascun confratello nei prossimi anni, fin da ora, «un
impegno rinnovato, straordinario e specifico per la vocazione del
SC, all'interno della pastorale vocazionale, nel pregare per essa,
nell'annunciarla e proporla, nel chiamare, nell'accogliere e accom-
pagnare, nel viverla personalmente e insieme nella comunità»58•
Non mancano ricche pubblicazioni sulla figura del SC59; forse ciò
di cui abbiamo bisogno in questo momento è rendere il nostro im-
pegno più convincente. Ho ricordato spesso nelle mie visite alle
ispettorie e anche nelle mie lettere che dobbiamo essere prima di
tutto uomini di fede, oggi più che mai abbandonati al Signore.
57 Testimonianza di don L6pez Feliciano, Summ. 193.
•• J.E. VEccm, o.e., p. 47.
•• Quelli offerti da Don Vecchi sono disponibili in ACG 373 (2000) e in La
Vocazione del salesiano coadiutore nella pastorale vocazionale, in Il salesiano
coadiutore. S toria, identità, pastorale vocazionale e formazione, Editrice SDB,
Roma ,1989, 133-161.

4.2 Page 32

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74 ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
Molte altre strategie e piani possono aiutarci, ma ci faranno uscire
da una difficoltà profonda solo la fiducia nel Signore e il ricorso a
Lui. La seguente testimonianza di un confratello coadiutore ha,
a mio avviso, una forza particolare:
«Anche oggi risuona il "Vieni e seguimi". Ed è sempre uno stupore
constatare che anche oggi ci sono giovani a cui nulla mancherebbe per
orientarsi verso il sacerdozio e invece fanno la scelta del laico consa-
crato anche nella Congregazione Salesiana. Perciò nella pastorale vo-
cazionale bisogna credere in questa vocazione .in sé completa e tra-
smetterne per osmosi la stima, senza operare forzature e distorsioni
in direzione della figura clericale. Bisogna essere convinti che ci sono
giovani che non si identificano nel modello presbiterale, mentre si sen-
tono attratti dal modello del laico consacrato. Quali i motivi di questa
scelta? Tutte le motivazioni sono insufficienti: al fondo resta il mistero
della Grazia e della libertà»60•
A questo punto vorrei invitarvi ad approfondire le prossime
pubblicazioni che usciranno sia su Sant'Artemide Zatti che sulla
vocazione del coadiutore salesiano nella nostra Congregazione,
nelle varie Regioni, e nelle proposte di entrambi i Settori della
Pastorale Giovanile e della Formazione. Non mancheranno gli
stimoli, le riflessioni, e soprattutto i doni di intercessione del
nuovo santo, in modo particolare per i suoi confratelli salesiani
coadiutori nel mondo, per quelli che già ci sono e per quelli che
verranno con la Grazia di Dio.
La forza e la bellezza di un invito
Credo che non si possa terminare il confronto con la vita di
Artemide Zatti senza evocare, ancora una volta, una lettera del
1986, del cardinale Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco,
scritta a un salesiano, a testimonianza di una grazia ricevuta per
intercessione di Zatti.
La vicenda è nota: quand'era Provinciale dei Gesuiti dell'Ar-
gentina, padre Bergoglio affidò a Zatti la richiesta al Signore di
sante vocazioni alla vita consacrata laicale per la Compagnia di
60 J.E. VECCHI, o.e., pp. 49-50.

4.3 Page 33

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IL RETTOR MAGGIORE 75
Gesù e la sua Provincia ebbe la grazia, in un decennio, di venti-
tré nuove vocazioni di religiosi fratelli.
L'episodio è rilevante non solo per i protagonisti della vicenda
- il Padrone della Messe, un Santo coadiutore salesiano, l'attuale
Successore di Pietro - ma per il suo contenuto: la forza vocazio-
nale della testimonianza di Zatti.
Stupisce che il primo salesiano canonizzato non per il marti-
rio del sangue sia un coadiutore, e un coadiutore che rinuncia,
in radicale obbedienza a Dio, alla stessa forma della vocazione
dalla quale era stato affascinato, quella presbiterale, per stare
con Don Bosco, svolgendo poi un servizio sacrificato nel mondo
della malattia e della sofferenza.
Non può sfuggire però la forte bellezza di questa testimo-
nianza; in lui brillano gli amori fondamentali che devono infiam-
mare il cuore del Salesiano: l'amore per Dio e per la sua volontà,
l'amore per il prossimo, che nelle sue membra sofferenti è il
Volto vicino di Gesù Crocifisso, l'amore alla Madre del Signore,
Mediatrice di ogni grazia, l'amore a Don Bosco che ad ogni sale-
siano promette pane, lavoro e Paradiso.
Questi amori brillano nella luminosa grandezza della vita
religiosa di Artemide, abbracciata con gioiosa radicalità e intra-
prendenza generosa.
Il nostro confratello Artemide Zatti ci mostra quanto il mon-
do sia sensibile alla t estimonianza della vita religiosa, purché ta-
le testimonianza sia vera, credibile, autentica: il trionfo dei suoi
funerali, la fama di santità, la venerazione della sua tomba sono
segni chiari di quanto tutti abbiano riconosciuto il dito di Dio in
azione in questo salesiano generoso e fedele:
«in proporzione agli abitanti di Viedma fu impressionante la quantità
di gente che accorse ai funerali. Da ogni dove accorreva gente umile
con piccoli mazzi di fiori. Oltre alle autorità molte altre person e.
Nei giorni [successivi alla morte] le persone, erano convinte che fosse
morto un san to; alcuni si recavano alla tomba sperando miracoli:
pregavano, portavano fiori»6' .
61 Testimonianza di Girauclini Amalia Teresa, Summ. 115-116.

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76 ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
La vita di Artemide Zatti ha svegliato una città, e oggi tocca
l'intero mondo, perché ha parlato di Dio: ha portato tra i poveri
e i malati, con una pratica esemplare della castità, il profumo
dell'amore verginale e fecondo di Dio; ha donato a tutti la ric-
chezza della fede, pagandola con una povertà amata fino a cede-
re la propria camera a un infermo o a portarvi un morto per sot-
trarlo alla vista degli altri malati in un ultimo gesto di tenerezza
e pietà; ha insegnato la libertà vera, obbedendo a prezzo di la-
crime amare alla volontà dei superiori riconoscendoli mediatori
del disegno di Dio.
Religioso esemplare, con questa testimonianza, insegna
a tutti che la salute da custodire sopra ogni bene è quella del-
l'anima, di quella nostra anima tanto preziosa perché da Dio
viene e a Lui aspira, spesso inconsapevolmente, nel desiderio di
trovare, tra le su e braccia, Amore eterno.
Possano gli amori di Zatti accendere i nostri amori; possano
la sua testimonianza dell'Assoluto di Dio, della grandezza del-
l'anima e della nostra vera Patria ispirare i nostri gesti e la nostra
passione pastorale, per una nuova fedeltà apostolica e rinnovata
fecondità vocazionale. Che non ci manchi mai, come ha sempre
cercato Artemide Zatti, la protezione materna dell'Ausiliatrice,
e che la devozione alla Madre in ogni casa salesiana del mondo,
e in ogni angolo dove è presente la Famiglia di Don Bosco, sia
una strada sicura che ci a iuti a vivere una santità come quella
del nostro confratello.
Concludo queste parole proponendo una preghiera al Padre
per intercessione del nuovo santo coadiutore salesiano, santo
Artemide Zatti.

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IL RETTOR MAGGIORE 77
Preghiera di intercessione
per chiedere vocazioni di salesiani laici
O Dio, che in sant'Artemide Zatti
ci hai dato un modello di salesiano coadiutore,
che docile alla tua chiamata,
con la compassione del Buon samaritano,
si è fatto prossimo a ogni uomo,
aiutaci a riconoscere il dono di questa vocazione,
che testimonia al mondo la bellezza della vita consacrata.
Donaci il coraggio di proporre ai giovani
questa forma di vita evangelica
al servizio dei piccoli e dei poveri,
e fa' che coloro che tu chiami per questa via,
rispondano generosamente al tuo invito.
Te lo chiediamo per l'intercessione di Sant'Artemide Zatti
e per la mediazione di Cristo Signore.
Amen.
Con vero affetto e uniti nel Signore con la mutua preghiera vi saluto
~~-=-+cli.~
Don Angel FERNÀNDEZ AnTIME, s db
Rettor Maggiore

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