rallegratevi-lettera-consacrati_it


rallegratevi-lettera-consacrati_it

1 Pages 1-10

▲back to top

1.1 Page 1

▲back to top

1.2 Page 2

▲back to top

1.3 Page 3

▲back to top
CONGREGAZIONE
PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA
E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA
ANNO DELLA VITA CONSACRATA
Rallegratevi
Lettera circolare
ai consacrati e alle consacrate
Dal Magistero di Papa Francesco
LIBRERIA EDITRICE VATICANA

1.4 Page 4

▲back to top
Prima edizione Febbraio 2014
Prima ristampa Marzo 2014
Seconda ristampa Marzo 2014
Terza ristampa Marzo 2014
Quarta ristampa Aprile 2014
Quinta ristampa Maggio 2014
Sesta ristampa Giugno 2014
Settima ristampa Luglio 2014
© Copyright 2014 - Libreria Editrice Vaticana
00120 Città del Vaticano
Tel. 06 69 88 10 32 - Fax 06 69 88 47 16
www.libreriaeditricevaticana.com
www.vatican.va
ISBN 978-88-209-9272-9

1.5 Page 5

▲back to top
« Volevo dirvi una parola
e la parola è gioia.
Sempre dove sono i consacrati,
sempre c’è gioia! ».
Papa FRANCESCO

1.6 Page 6

▲back to top

1.7 Page 7

▲back to top
Carissimi fratelli e sorelle,
1. « La gioia del Vangelo riempie il cuore e la
vita intera di coloro che si incontrano con Gesù.
Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la
gioia ».1
L’incipit dell’Evangelii gaudium nel tessuto
del magistero di Papa Francesco suona con vi-
talità sorprendente, chiamando al mirabile mi-
stero della Buona Novella che, accolta nel cuore
della persona, ne trasforma la vita. Ci viene
raccontata la parabola della gioia: l’incontro con
Gesù accende in noi l’originaria bellezza, quella
del volto su cui splende la gloria del Padre
(cf. 2 Cor 4, 6), nel frutto della letizia.
Questa Congregazione per gli Istituti di vita
consacrata e le Società di vita apostolica invita a
1 FRANCESCO, Esortazione apostolica Evangelii gaudium
(24 novembre 2013), LEV, Città del Vaticano 2013, n. 1.
7

1.8 Page 8

▲back to top
riflettere sul tempo di grazia che ci è dato di
vivere, sull’invito speciale che il Papa rivolge alla
vita consacrata.
Accogliere tale magistero, significa rinnovare
l’esistenza secondo il Vangelo, non nella moda-
lità di radicalità intesa come modello di perfe-
zione e spesso di separatezza, ma nell’adesione
toto corde all’evento dell’incontro di salvezza
che trasforma la vita: « Si tratta di lasciare tutto
per seguire il Signore. No, non voglio dire radi-
cale. La radicalità evangelica non è solamente
dei religiosi: è richiesta a tutti. Ma i religiosi
seguono il Signore in maniera speciale, in modo
profetico. Io mi attendo da voi questa testimo-
nianza. I religiosi devono essere uomini e donne
capaci di svegliare il mondo ».2
Nella finitudine umana, nel limite, nell’affan-
no quotidiano i consacrati e le consacrate vivono
la fedeltà, dando ragione della gioia che li abita,
diventano splendida testimonianza, efficace an-
nuncio, compagnia e vicinanza per donne e
uomini che con loro abitano la storia e cercano
la Chiesa come casa paterna.3 Francesco d’Assi-
2 ANTONIO SPADARO, “Svegliate il mondo!”. Colloquio di
Papa Francesco con i Superiori Generali, in: La Civiltà Catto-
lica, 165 (2014/I), 5.
3 Cf. FRANCESCO, Esortazione apostolica Evangelii gau-
dium (24 novembre 2013), LEV, Città del Vaticano 2013,
n. 47.
8

1.9 Page 9

▲back to top
si, assumendo il Vangelo come forma di vita
« ha fatto crescere la fede, ha rinnovato la Chie-
sa; e nello stesso tempo ha rinnovato la so-
cietà, l’ha resa più fraterna, ma sempre col Van-
gelo, con la testimonianza. Predicate sempre
il Vangelo e se fosse necessario, anche con le
parole! ».4
Numerose sono le suggestioni che ci vengono
dall’ascolto delle parole del Papa, ma particolar-
mente c’interpella l’assoluta semplicità con cui
Papa Francesco propone il suo magistero, con-
formandosi alla genuinità disarmante del Vange-
lo. Parola sine glossa, sparsa con il largo gesto
del buon seminatore che fiducioso non fa discri-
minazioni di terreno.
Un invito autorevole rivolto a noi con la lie-
vità della fiducia, un invito ad azzerare le argo-
mentazioni istituzionali e le personali giustifica-
zioni, una parola provocativa che giunge a inter-
rogare il nostro vivere a volte intorpidito e
sonnolento, vissuto spesso al margine della sfi-
da se aveste fede quanto un granello di senapa
(Lc 17, 5). Un invito che ci incoraggia a muovere
4 FRANCESCO, Annunciate il Vangelo, se serve anche con le
parole, con l’espressione di San Francesco il Papa affida il
suo messaggio ai giovani riuniti a Santa Maria degli Angeli
[Incontro con i giovani dell’Umbria, Assisi (Perugia), 4 otto-
bre 2013], in: L’Osservatore Romano, domenica 6 ottobre
2013, CLIII (229), p. 7.
9

1.10 Page 10

▲back to top
lo spirito per dare ragione al Verbo che dimora
tra noi, allo Spirito che crea e che costantemente
rinnova la sua Chiesa.
Questa Lettera trova le sue ragioni in tale
invito e intende iniziare una riflessione condivi-
sa, mentre si offre come semplice mezzo per un
leale confronto fra Vangelo e Vita. Questo Di-
castero introduce così un itinerario comune,
luogo di riflessione personale, fraterna, d’istitu-
to, in cammino verso il 2015, anno che la Chiesa
dedica alla vita consacrata. Con il desiderio e
l’intento di osare decisioni evangeliche con frutti
di rinascita, fecondi nella gioia: « Il primato di
Dio è per l’esistenza umana pienezza di signifi-
cato e di gioia, perché l’uomo è fatto per Dio ed
è inquieto finché in Lui non trova pace ».5
5 GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica post-
sinodale Vita consecrata (25 marzo 1996), n. 27, in: AAS 88
(1996), 377-486.
10

2 Pages 11-20

▲back to top

2.1 Page 11

▲back to top
RALLEGRATEVI, ESULTATE,
SFAVILLATE DI GIOIA

2.2 Page 12

▲back to top

2.3 Page 13

▲back to top
Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per
essa quanti la amate. Sfavillate di gioia
con essa voi tutti che avete partecipato al
suo lutto.
Poiché così dice il Signore: « Ecco io farò
scorrere verso di essa, come un fiume, la
prosperità; come un torrente in piena la
ricchezza dei popoli; i suoi bimbi saranno
portati in braccio, sulle ginocchia saranno
accarezzati.
Come una madre consola un figlio, così io
vi consolerò; in Gerusalemme sarete con-
solati.
Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore, le
vostre ossa saranno rigogliose come erba
fresca. La mano del Signore si farà manife-
sta ai suoi servi ».
Isaia 66, 10-14

2.4 Page 14

▲back to top

2.5 Page 15

▲back to top
In ascolto
2. Con il termine gioia (in ebraico: s´imh. â/
s´amah. , gyl) la Sacra Scrittura intende esprimere
una molteplicità di esperienze collettive e perso-
nali, in particolar modo collegate con il culto
religioso e le feste, e per riconoscere il senso
della presenza di Dio nella storia di Israele.
Si incontrano nella Bibbia ben 13 diversi verbi e
sostantivi per descrivere la gioia di Dio, quella
delle persone e anche della stessa creazione, nel
dialogo della salvezza.
Per l’Antico Testamento, nei Salmi e nel pro-
feta Isaia si trovano le ricorrenze più numerose:
con una variazione linguistica creativa e ori-
ginale molte volte si invita alla gioia, si proclama
la gioia della vicinanza di Dio, la letizia per
quanto ha creato e fatto. Nei Salmi, per centi-
naia di volte, si trovano le espressioni più effi-
caci per indicare nella gioia sia il frutto della
presenza benevola di Dio e le risonanze esultanti
che provoca, sia l’attestazione della grande pro-
messa che abita l’orizzonte futuro del popolo.
Per quanto riguarda il profeta, è proprio la se-
conda e la terza parte del rotolo di Isaia che è
cadenzata da questo frequente richiamo alla
15

2.6 Page 16

▲back to top
gioia, che si orienta verso il futuro: sarà sovrab-
bondante (cf. Is 9, 2), il cielo, il deserto e la terra
sussulteranno di gioia (Is 35, 1; 44, 23; 49, 13),
i prigionieri liberati arriveranno in Gerusa-
lemme urlando di gioia (Is 35, 9 s.; 51, 11).
Nel Nuovo Testamento il vocabolo privile-
giato è legato alla radice char (chàirein, charà),
ma si trovano anche altri termini come agalliáo-
mai, euphrosy´nee implica di solito una esultanza
totale, che abbraccia insieme il passato e il futu-
ro. Gioia è il dono messianico per eccellenza,
come Gesù stesso promette: La mia gioia sia in
voi e la vostra gioia sia piena (Gv 15, 11; 16, 24;
17, 13). È Luca che, fin dagli eventi che prece-
dono la nascita del Salvatore, segnala il diffon-
dersi esultante della gioia (cf. Lc 1, 14.44.47;
2, 10; cf. Mt 2, 10), e poi accompagna la diffusio-
ne della Buona Novella con questo effetto che si
espande (cf. Lc 10, 17; 24, 41.52) ed è tipico
segno della presenza e diffusione del Regno
(cf. Lc 15, 7.10.32; At 8, 39; 11, 23; 15, 3; 16, 34;
cf. Rm 15, 10-13; ecc.).
Secondo Paolo la gioia è un frutto dello Spi-
rito (cf. Gal 5, 22) e una nota tipica e stabile del
Regno (cf. Rm 14, 17), che si consolida anche at-
traverso la tribolazione e le prove (cf. 1 Ts 1, 6).
Nella preghiera, nella carità, nel ringraziamento
incessante si deve trovare la fonte della gioia
(cf. 1 Ts 5, 16; Fil 3, 1; Col 1, 11 s.): nelle tribola-
16

2.7 Page 17

▲back to top
zioni l’apostolo delle genti si sente ricolmo di
gioia e partecipe della gloria che tutti attendia-
mo (cf. 2 Cor 6, 10; 7, 4; Col 1, 24). Il trionfo
finale di Dio e le nozze dell’Agnello complete-
ranno ogni gioia ed esultanza (cf. Ap 19, 7) fa-
cendo esplodere un cosmico Alleluia (Ap 19, 6).
Ci introduciamo al senso del testo: Rallegra-
tevi con Gerusalemme, esultate per essa tutti voi
che l’amate. Sfavillate con essa di gioia (Is 66, 10).
Si tratta della finale della terza parte del profeta
Isaia, e bisogna tener presente che i capitoli
Is 65-66 sono strettamente uniti e si completano
a vicenda, come già era evidente nella conclusio-
ne della seconda parte di Isaia (cc. 54-55).
In tutti e due i capitoli il tema del passato è
evocato, a volte anche con immagini crude, ma
per invitare a dimenticarlo, perché Dio vuole far
brillare una luce nuova, una fiducia che risanerà
infedeltà e crudeltà subite. La maledizione, frut-
to dell’inosservanza dell’Alleanza, sparirà per-
ché Dio sta per fare di Gerusalemme una gioia e
del suo popolo un gaudio (cf. Is 65, 18). Ne sarà
prova l’esperienza che la risposta di Dio giunge-
rà prima ancora che venga formulata la supplica
(cf. Is 65, 24). Questo è il contesto che si prolun-
ga ancora nei primi versetti di Is 66, riaffiorando
qua e là per cenni ancora più avanti, evidenzian-
do ottusità di cuore e di orecchi di fronte alla
bontà del Signore e alla sua Parola di speranza.
17

2.8 Page 18

▲back to top
Suggestiva appare allora qui la similitudine di
Gerusalemme madre, che si ispira alle promesse
di Is 49, 18-29 e 54, 1-3: il paese di Giuda si
riempie all’improvviso di coloro che ritornano
dalla dispersione, dopo l’umiliazione. È come se
dicesse che i rumori di “liberazione” hanno
“messo incinta” Sion di nuova vita e speranza, e
Dio, il Signore della vita, porterà fino in fondo la
gestazione, facendo nascere senza fatica i nuovi
figli. Così che Sion-madre viene circondata di
nuovi nati e si fa nutrice generosa e tenera per
tutti. Una immagine dolcissima che già aveva
affascinato Santa Teresa di Lisieux, la quale vi
aveva trovato una chiave decisiva di interpreta-
zione della sua spiritualità.1
Un accumulo di termini intensi: rallegratevi,
esultate, sfavillate, ma anche consolazioni, deli-
zia, abbondanza, prosperità, carezze, ecc. Era ve-
nuto meno il rapporto di fedeltà e di amore, ed
erano finiti nella tristezza e nella sterilità; ora la
potenza e la santità di Dio ridà senso e pienezza
di vita e di felicità, esprimendole con termini
che appartengono alle radici affettive di ogni
essere umano, e risvegliano sensazioni uniche di
tenerezza e sicurezza.
1 Con più citazioni: cf. SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO,
Opere complete, LEV - Ed. OCD, Città del Vaticano - Roma,
1997: Manoscritto A, 76vº; B, 1rº; C, 3rº; Lettera 196.
18

2.9 Page 19

▲back to top
Lieve ma vero profilo di un Dio che riluce di
vibrazioni materne e di emozioni intense che
contagiano. Una gioia del cuore (cf. Is 66, 14)
che passa da Dio – volto materno e braccio che
solleva – e si diffonde in mezzo ad un popolo
storpiato da mille umiliazioni, e per questo dalle
ossa fragili. È una trasformazione gratuita che
si allarga festosa a nuovi cieli e nuova terra
(cf. Is 66, 22), perché tutti i popoli conoscano la
gloria del Signore, fedele e redentore.
Questa è la bellezza
3. « Questa è la bellezza della consacrazione: è
la gioia, la gioia... ».2 La gioia di portare a tutti la
consolazione di Dio. Sono parole di Papa Fran-
cesco durante l’incontro con i Seminaristi, i No-
vizi e le Novizie. « Non c’è santità nella tristez-
za! »3 continua il Santo Padre, non siate tristi
come gli altri che non hanno speranza, scriveva
San Paolo (1 Ts 4, 13).
La gioia non è inutile ornamento, ma è esi-
genza e fondamento della vita umana. Nell’af-
fanno di ogni giorno, ogni uomo e ogni donna
2 FRANCESCO, Autentici e coerenti, Papa Francesco parla
della bellezza della consacrazione [Incontro con i Seminaristi,
i Novizi e le Novizie, Roma, 6 luglio 2013], in: L’Osservatore
Romano, lunedì-martedì 8-9 luglio 2013, CLIII (155), p. 6.
3 Ibidem.
19

2.10 Page 20

▲back to top
tende a giungere e a dimorare nella gioia con la
totalità dell’essere.
Nel mondo spesso c’è un deficit di gioia.
Non siamo chiamati a compiere gesti epici né a
proclamare parole altisonanti, ma a testimoniare
la gioia che proviene dalla certezza di sentirci
amati, dalla fiducia di essere dei salvati.
La nostra memoria corta e la nostra esperien-
za fiacca ci impediscono spesso di ricercare le
“terre della gioia” nelle quali gustare il riflesso
di Dio. Abbiamo mille motivi per permanere
nella gioia. La sua radice si alimenta nell’ascolto
credente e perseverante della Parola di Dio.
Alla scuola del Maestro, si ascolta: la mia gioia
sia in voi e la vostra gioia sia piena (Gv 15, 11) e
ci si allena a fare esercitazioni di perfetta letizia.
« La tristezza e la paura devono fare posto
alla gioia: Rallegratevi... esultate... sfavillate di
gioia – dice il Profeta (66, 10). È un grande
invito alla gioia. […] Ogni cristiano e soprat-
tutto noi, siamo chiamati a portare questo mes-
saggio di speranza che dona serenità e gioia:
la consolazione di Dio, la sua tenerezza verso
tutti. Ma ne possiamo essere portatori se speri-
mentiamo noi per primi la gioia di essere conso-
lati da Lui, di essere amati da Lui. […] Ho tro-
vato alcune volte persone consacrate che hanno
paura della consolazione di Dio, e si tormenta-
no, perché hanno paura di questa tenerezza di
20

3 Pages 21-30

▲back to top

3.1 Page 21

▲back to top
Dio. Ma non abbiate paura. Non abbiate paura,
il Signore è il Signore della consolazione, il Si-
gnore della tenerezza. Il Signore è padre e Lui
dice che farà con noi come una mamma con il
suo bambino, con la sua tenerezza. Non abbiate
paura della consolazione del Signore ».4
Nel chiamarvi
4. « Nel chiamarvi Dio vi dice: “Tu sei im-
portante per me, ti voglio bene, conto su di te”.
Gesù, a ciascuno di noi, dice questo! Di là nasce
la gioia! La gioia del momento in cui Gesù mi ha
guardato. Capire e sentire questo è il segreto
della nostra gioia. Sentirsi amati da Dio, sentire
che per Lui noi siamo non numeri, ma persone;
e sentire che è Lui che ci chiama ».5
Papa Francesco guida il nostro sguardo sul
fondamento spirituale della nostra umanità per
vedere ciò che ci è dato gratuitamente per libera
sovranità divina e libera risposta umana: Allora
4 FRANCESCO, L’evangelizzazione si fa in ginocchio, messa
con i seminaristi e le novizie nell’Anno della Fede [Omelia
per la Santa Messa con i Seminaristi, i Novizi e le Novizie,
Roma, 7 luglio 2013], in: L’Osservatore Romano, lunedì-
martedì 8-9 luglio 2013, CLIII (155), p. 7.
5 FRANCESCO, Autentici e coerenti, Papa Francesco parla
della bellezza della consacrazione [Incontro con i Seminaristi,
i Novizi e le Novizie, Roma, 6 luglio 2013], in: L’Osservatore
Romano, lunedì-martedì 8-9 luglio 2013, CLIII (155), p. 6.
21

3.2 Page 22

▲back to top
Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: “Una cosa solo
ti manca: va’ vendi quello che hai e dallo ai poveri
e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi”
(Mc 10, 21).
Il Papa fa memoria: « Gesù, nell’Ultima
Cena, si rivolge agli Apostoli con queste parole:
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi
(Gv 15, 16), che ricordano a tutti, non solo a noi
sacerdoti, che la vocazione è sempre una inizia-
tiva di Dio. È Cristo che vi ha chiamate a seguir-
lo nella vita consacrata e questo significa com-
piere continuamente un “esodo” da voi stesse
per centrare la vostra esistenza su Cristo e sul
suo Vangelo, sulla volontà di Dio, spogliandovi
dei vostri progetti, per poter dire con san Paolo:
Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me
(Gal 2, 20) ».6
Il Papa ci invita a una peregrinatio a ritroso,
un cammino sapienziale per ritrovarci sulle stra-
de della Palestina o vicino alla barca dell’umile
pescatore di Galilea, ci invita a contemplare gli
inizi di un cammino o meglio di un evento che,
inaugurato da Cristo, fa lasciare le reti sulla riva;
il banco delle gabelle sul ciglio della strada; le
6 FRANCESCO, Discorso ai Partecipanti all’Assemblea Plena-
ria dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali
(Roma, 8 maggio 2013), in: AAS 105 (2013), 460-463.
22

3.3 Page 23

▲back to top
velleità dello zelota tra le intenzioni del passato.
Tutti mezzi inadatti per stare con Lui.
Ci invita a sostare a lungo, come pellegrinag-
gio interiore, innanzi all’orizzonte della prima
ora, dove gli spazi sono caldi di relazionalità
amica, l’intelligenza è condotta ad aprirsi al mi-
stero, la decisione stabilisce che è bene porsi alla
sequela di quel Maestro che solo ha parole di
vita eterna (cf. Gv 6, 68). Ci invita a fare dell’in-
tera « esistenza un pellegrinaggio di trasforma-
zione nell’amore ».7
Papa Francesco ci chiama a fermare la nostra
anima sul fotogramma di partenza: « La gioia del
momento in cui Gesù mi ha guardato »8 ad evo-
care significati ed esigenze sottesi alla nostra
vocazione: « È la risposta ad una chiamata e ad
una chiamata di amore ».9 Stare con Cristo ri-
chiede condividerne la vita, le scelte, l’obbe-
7 FRANCESCO, Per salire al monte della perfezione, Messag-
gio del Pontefice ai carmelitani in occasione del capitolo
generale [Messaggio al Priore Generale dell’Ordine dei Fratel-
li della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, in occasione
del Capitolo Generale, Roma, 22 agosto 2013], in: L’Osserva-
tore Romano, venerdì 6 settembre 2013, CLIII (203), p. 7.
8 FRANCESCO, Autentici e coerenti, Papa Francesco parla
della bellezza della consacrazione [Incontro con i Seminaristi,
i Novizi e le Novizie, Roma, 6 luglio 2013], in: L’Osservatore
Romano, lunedì-martedì 8-9 luglio 2013, CLIII (155), p. 6.
9 Ibidem.
23

3.4 Page 24

▲back to top
dienza di fede, la beatitudine dei poveri, la radi-
calità dell’amore.
Si tratta di rinascere per vocazione. « Invito
ogni cristiano […] a rinnovare oggi stesso il suo
incontro personale con Gesù Cristo, almeno, a
prendere la decisione di lasciarsi incontrare da
Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta ».10
Paolo ci riporta a questa fondamentale visio-
ne: nessuno può porre un fondamento diverso da
quello che già si trova (1 Cor 3, 11). Il termine
vocazione indica questo dato gratuito, come un
serbatoio di vita che non cessa di rinnovare
l’umanità e la Chiesa nel più profondo del loro
essere.
Nell’esperienza della vocazione è proprio
Dio il misterioso soggetto di un atto di chiamata.
Noi ascoltiamo una voce che ci chiama alla vita e
al discepolato per il Regno. Papa Francesco nel
ricordarlo, « tu sei importante per me », usa il
dialogo diretto, in prima persona, così che la
coscienza emerga. Chiama a consapevolezza la
mia idea, il mio giudizio per sollecitare a com-
portamenti coerenti con la coscienza di me, con
la chiamata che sento rivolta a me, la mia chia-
mata personale: « Vorrei dire a chi si sente indif-
ferente verso Dio, verso la fede, a chi è lontano
10 FRANCESCO, Esortazione apostolica Evangelii gaudium
(24 novembre 2013), LEV, Città del Vaticano 2013, n. 3.
24

3.5 Page 25

▲back to top
da Dio o l’ha abbandonato, anche a noi, con le
nostre “lontananze” e i nostri “abbandoni” ver-
so Dio, piccoli, forse, ma ce ne sono tanti nella
vita quotidiana: guarda nel profondo del tuo
cuore, guarda nell’intimo di te stesso, e doman-
dati: hai un cuore che desidera qualcosa di gran-
de o un cuore addormentato dalle cose? Il tuo
cuore ha conservato l’inquietudine della ricerca
o l’hai lasciato soffocare dalle cose, che finiscono
per atrofizzarlo? ».11
La relazione con Gesù Cristo chiede di es-
sere alimentata dall’inquietudine della ricerca.
Essa ci rende consapevoli della gratuità del
dono della vocazione e ci aiuta a giustificare le
motivazioni che hanno causato la scelta iniziale e
che permangono nella perseveranza: « Lasciarsi
conquistare da Cristo significa essere sempre
protesi verso ciò che mi sta di fronte, verso la
meta di Cristo (cf. Fil 3, 14) ».12 Rimanere co-
11 FRANCESCO, Con l’inquietudine nel cuore, ai capitolari
agostiniani il Papa chiede di essere sempre alla ricerca di Dio
e degli altri [Omelia per l’inizio del Capitolo Generale dell’Or-
dine di Sant’Agostino, Roma, 28 agosto 2013], in: L’Osserva-
tore Romano, venerdì 30 agosto 2013, CLIII (197), p. 8.
12 FRANCESCO, Cammini creativi radicati nella Chiesa, Papa
Francesco con i confratelli gesuiti nel giorno della memoria
di Sant’Ignazio di Loyola [Omelia alla Santa Messa nella
Chiesa del Gesù in occasione della festa di Sant’Ignazio di
Loyola, Roma, 31 luglio 2013], in: L’Osservatore Romano,
giovedì 1º agosto 2013, CLIII (175), p. 8.
25

3.6 Page 26

▲back to top
stantemente in ascolto di Dio chiede che queste
domande divengano le coordinate che ritmano il
nostro tempo quotidiano.
Questo indicibile mistero che ci portiamo
dentro e che partecipa all’ineffabile mistero di
Dio, trova l’unica possibilità di interpretazione
nella fede: « La fede è la risposta a una Parola
che interpella personalmente, a un Tu che ci
chiama per nome »13 e « in quanto risposta a una
Parola che precede, sarà sempre un atto di me-
moria. Tuttavia questa memoria non fissa nel
passato ma, essendo memoria di una promessa,
diventa capace di aprire al futuro, di illuminare i
passi lungo la via ».14 « La fede contiene proprio
la memoria della storia di Dio con noi, la memo-
ria dell’incontro con Dio che si muove per pri-
mo, che crea e salva, che ci trasforma; la fede è
memoria della sua Parola che scalda il cuore,
delle sue azioni di salvezza con cui ci dona vita,
ci purifica, ci cura, ci nutre. […] Chi porta in sé
la memoria di Dio, si lascia guidare dalla memo-
ria di Dio in tutta la sua vita, e la sa risvegliare
nel cuore degli altri ».15 Memoria di essere chia-
mati qui e ora.
13 FRANCESCO, Lettera Enciclica Lumen fidei (29 giugno
2013), n. 8, in: AAS 105 (2013), 555-596.
14 Ivi, n. 9.
15 FRANCESCO, Memoria di Dio, durante la messa in Piazza
San Pietro il Papa parla della missione del catechista [Omelia
26

3.7 Page 27

▲back to top
Trovati, raggiunti, trasformati
5. Il Papa ci chiede di rileggere la nostra
storia personale e verificarla nello sguardo
d’amore di Dio, perché se la vocazione è sempre
sua iniziativa, a noi si addice la libera adesione
all’economia divino-umana, come relazione di
vita nell’agape, cammino di discepolato, « luce
nel cammino della Chiesa ».16 La vita nello Spi-
rito non ha tempi compiuti, ma si apre costan-
temente al mistero mentre discerne per conosce-
re il Signore e percepire la realtà a partire da
Lui. Nel chiamarci Dio ci fa entrare nel suo
riposo e ci chiede di riposare in Lui, come pro-
cesso continuo di conoscenza d’amore; risuona
per noi la Parola tu ti preoccupi e ti agiti per
molte cose (Lc 10, 41). Nella via amoris noi avan-
ziamo nella rinascita: la vecchia creatura rinasce
a nuova forma. Se dunque uno è in Cristo, egli è
una nuova creatura (2 Cor 5, 17).
Papa Francesco indica il nome di questa ri-
nascita: « Questa via ha un nome, un volto:
il volto di Gesù Cristo. Lui ci insegna a diventa-
alla Santa Messa per la giornata dei Catechisti, Roma, 29 set-
tembre 2013], in: L’Osservatore Romano, lunedì 30 settem-
bre - martedì 1º ottobre 2013, CLIII (224), p. 7.
16 FRANCESCO, Discorso ai Partecipanti all’Assemblea Plena-
ria dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali
(Roma, 8 maggio 2013), in: AAS 105 (2013), 460-463.
27

3.8 Page 28

▲back to top
re santi. Lui nel Vangelo ci mostra la strada:
quella delle Beatitudini (cf. Mt 5, 1-12). Questa
è la vita dei Santi: persone che per amore di
Dio nella loro vita non hanno posto condizio-
ni a Lui ».17
La vita consacrata è chiamata a incarnare la
Buona Notizia, alla sequela di Cristo, il Crocifis-
so risorto, a far proprio il « modo di esistere e di
agire di Gesù come Verbo incarnato di fronte al
Padre e di fronte ai fratelli ».18 In concreto assu-
mere il suo stile di vita, adottare i suoi atteggia-
menti interiori, lasciarsi invadere dal suo spirito,
assimilare la sua sorprendente logica e la sua
scala di valori, condividere i suoi rischi e le sue
speranze: « Guidati dall’umile e felice certezza
di chi è stato trovato, raggiunto e trasformato
dalla Verità che è Cristo e non può non annun-
ciarla ».19
17 FRANCESCO, Non superuomini ma amici di Dio, l’Angelus
di Tutti i Santi [Angelus, Roma, 1º novembre 2013], in:
L’Osservatore Romano, sabato-domenica 2-3 novembre 2013,
CLIII (252), p. 8.
18 GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica postsinoda-
le Vita consecrata (25 marzo 1996), n. 22, in: AAS 88 (1996),
377-486.
19 FRANCESCO, Nei crocevia delle strade, ai vescovi, ai sacer-
doti, ai religiosi e ai seminaristi il Papa affida la missione di
formare i giovani a essere girovaghi della fede [Omelia alla
Santa Messa con i Vescovi, con i Sacerdoti, i Religiosi e i
Seminaristi in occasione della XXVIII Giornata Mondiale del-
28

3.9 Page 29

▲back to top
Il rimanere in Cristo ci permette di cogliere la
presenza del Mistero che ci abita e fa dilatare il
cuore secondo la misura del suo cuore di Figlio.
Colui che rimane nel suo amore, come il tralcio
è attaccato alla vite (cf. Gv 15, 1-8), entra nella
familiarità con Cristo e porta frutto: « Rimanere
in Gesù! È un rimanere attaccati a Lui, dentro
di Lui, con Lui, parlando con Lui ».20
« Cristo è il sigillo sulla fronte, è il sigillo sul
cuore: sulla fronte, perché sempre lo professia-
mo; sul cuore, perché sempre lo amiamo; è il
sigillo sul braccio, perché sempre operiamo »,21
la vita consacrata infatti è una continua chiamata
a seguire Cristo e ad essere conformati a Lui.
« Tutta la vita di Gesù, il suo modo di trattare i
poveri, i suoi gesti, la sua coerenza, la sua gene-
rosità quotidiana e semplice, e infine la sua de-
dizione totale, tutto è prezioso e parla alla nostra
vita personale ».22
la Gioventù, Rio de Janeiro, 27 luglio 2013], in: L’Osservatore
Romano, lunedì-martedì 29-30 luglio 2013, CLIII (173), p. 4.
20 FRANCESCO, La vocazione dell’essere catechista, il Ponte-
fice incoraggia a non aver paura di uscire da se stessi per
andare incontro agli altri [Discorso ai partecipanti al Congres-
so Internazionale sulla Catechesi, Roma, 27 settembre 2013],
in: L’Osservatore Romano, domenica 29 settembre 2013,
CLIII (223), p. 7.
21 AMBROGIO, De Isaac et anima, 75: PL 14, 556-557.
22 FRANCESCO, Esortazione apostolica Evangelii gaudium
(24 novembre 2013), LEV, Città del Vaticano 2013, n. 265.
29

3.10 Page 30

▲back to top
L’incontro con il Signore, ci mette in movi-
mento, ci spinge ad uscire dall’autoreferenziali-
tà.23 La relazione con il Signore non è statica, né
intimistica: « Chi mette al centro della propria
vita Cristo, si decentra! Più ti unisci a Gesù e
Lui diventa il centro della tua vita, più Lui ti fa
uscire da te stesso, ti decentra e ti apre agli
altri ».24 « Non siamo al centro, siamo, per così
dire, “spostati”, siamo al servizio di Cristo e
della Chiesa ».25
La vita cristiana è determinata da verbi di
movimento, anche quando è vissuta nella di-
mensione monastica e contemplativo-claustrale,
è una continua ricerca.
« Non si può perseverare in un’evangelizza-
zione piena di fervore se non si resta convinti,
23 Cf. FRANCESCO, Esortazione apostolica Evangelii gau-
dium (24 novembre 2013), LEV, Città del Vaticano 2013,
n. 8.
24 FRANCESCO, La vocazione dell’essere catechista, il Ponte-
fice incoraggia a non aver paura di uscire da se stessi per
andare incontro agli altri [Discorso ai partecipanti al Congres-
so Internazionale sulla Catechesi, Roma, 27 settembre 2013],
in: L’Osservatore Romano, domenica 29 settembre 2013,
CLIII (223), p. 7.
25 FRANCESCO, Cammini creativi radicati nella Chiesa, Papa
Francesco con i confratelli gesuiti nel giorno della memoria
di Sant’Ignazio di Loyola [Omelia alla Santa Messa nella
Chiesa del Gesù in occasione della festa di Sant’Ignazio di
Loyola, Roma, 31 luglio 2013], in: L’Osservatore Romano,
giovedì 1º agosto 2013, CLIII (175), p. 8.
30

4 Pages 31-40

▲back to top

4.1 Page 31

▲back to top
in virtù della propria esperienza, che non è la
stessa cosa aver conosciuto Gesù o non co-
noscerlo, non è la stessa cosa camminare con
Lui o camminare a tentoni, non è la stessa co-
sa poterlo ascoltare o ignorare la sua Parola,
non è lo stessa cosa poterlo contemplare, ado-
rare, riposare in Lui, o non poterlo fare. Non è
la stessa cosa cercare di costruire il mondo
con il suo Vangelo piuttosto che farlo unica-
mente con la propria ragione. Sappiamo bene
che la vita con Gesù diventa molto più piena
e che con Lui è più facile trovare il senso ad
ogni cosa ».26
Papa Francesco esorta all’inquietudine della
ricerca, come è stato per Agostino di Ippona:
una « inquietudine del cuore che lo porta all’in-
contro personale con Cristo, lo porta a capire
che quel Dio che cercava lontano da sé, è il Dio
vicino ad ogni essere umano, il Dio vicino al
nostro cuore, più intimo a noi di noi stessi ».
È una ricerca che continua: « Agostino non si
ferma, non si adagia, non si chiude in se stesso
come chi è già arrivato, ma continua il cammino.
L’inquietudine della ricerca della verità, della ri-
cerca di Dio, diventa l’inquietudine di conoscer-
26 FRANCESCO, Esortazione apostolica Evangelii gaudium
(24 novembre 2013), LEV, Città del Vaticano 2013, n. 266.
31

4.2 Page 32

▲back to top
lo sempre di più e di uscire da se stesso per farlo
conoscere agli altri. È proprio l’inquietudine
dell’amore ».27
Nella gioia del sì fedele
6. Chi ha incontrato il Signore e lo segue con
fedeltà è un messaggero della gioia dello Spirito.
« Solo grazie a quest’incontro o re-incontro
con l’amore di Dio, che si tramuta in felice
amicizia, siamo riscattati dalla nostra coscienza
isolata e dall’autoreferenzialità ».28 La persona
chiamata è convocata a se stessa, cioè al suo
poter essere. Forse non è gratuito dire che la
crisi della vita consacrata passa anche dall’inca-
pacità di riconoscere tale profonda chiamata,
anche in coloro che già vivono tale vocazione.
Viviamo una crisi di fedeltà, intesa come con-
sapevole adesione a una chiamata che è un per-
corso, un cammino dal suo misterioso inizio alla
sua misteriosa fine.
27 FRANCESCO, Con l’inquietudine nel cuore, ai capitolari
agostiniani il Papa chiede di essere sempre alla ricerca di Dio
e degli altri [Omelia per l’inizio del Capitolo Generale dell’Or-
dine di Sant’Agostino, Roma, 28 agosto 2013], in: L’Osserva-
tore Romano, venerdì 30 agosto 2013, CLIII (197), p. 8.
28 FRANCESCO, Esortazione apostolica Evangelii gaudium
(24 novembre 2013), LEV, Città del Vaticano 2013, n. 8.
32

4.3 Page 33

▲back to top
Forse siamo anche in una crisi di umanizza-
zione. Stiamo vivendo la limitatezza di una coe-
renza a tutto tondo, feriti dall’incapacità di con-
durre nel tempo la nostra vita come vocazione
unitaria e cammino fedele.
Un cammino quotidiano, personale e frater-
no, segnato dallo scontento, dall’amarezza che ci
serra nel rammarico, quasi in una permanente
nostalgia per strade inesplorate e per sogni in-
compiuti, diventa un cammino solitario. La no-
stra vita chiamata alla relazione nel compimento
dell’amore può trasformarsi in landa disabitata.
Siamo invitati ad ogni età a rivisitare il centro
profondo della vita personale, laddove trovano
significato e verità le motivazioni del nostro vi-
vere con il Maestro, discepoli e discepole del
Maestro.
La fedeltà è consapevolezza dell’amore che ci
orienta verso il Tu di Dio e verso ogni altra
persona, in modo costante e dinamico, mentre
sperimentiamo in noi la vita del Risorto: « Colo-
ro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal
peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dal-
l’isolamento ».29
Il discepolato fedele è grazia ed esercizio
d’amore, esercizio di carità oblativa: « Quan-
do camminiamo senza la Croce, quando edifi-
29 Ivi, n. 1.
33

4.4 Page 34

▲back to top
chiamo senza la Croce e quando confessiamo
un Cristo senza Croce, non siamo discepoli
del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi,
Preti, Cardinali, Papi, ma non discepoli del
Signore ».30
Perseverare fino al Golgota, sperimentare le
lacerazioni dei dubbi e del rinnegamento, gioire
nella meraviglia e nello stupore della Pasqua
fino alla manifestazione di Pentecoste e all’evan-
gelizzazione fra le genti, sono tappe della fe-
deltà gioiosa perché kenotica, sperimentata per
tutta la vita anche nel segno del martirio e al-
tresì partecipe della vita risorta di Cristo: « Ed è
dalla Croce, supremo atto di misericordia e
di amore, che si rinasce come nuova creatura
(Gal 6, 15) ».31
Nel luogo teologale in cui Dio rivelandosi
ci rivela a noi stessi, il Signore ci chiede, dun-
que, di ritornare a cercare, fides quaerens: Cerca
la giustizia, la fede, la carità, la pace insieme a
quelli che invocano il Signore con cuore puro
(2 Tm 2, 22).
30 FRANCESCO, Omelia alla Santa Messa con i Cardinali
(Roma, 14 marzo 2013), in: AAS 105 (2013), 365-366.
31 FRANCESCO, L’evangelizzazione si fa in ginocchio, messa
con i seminaristi e le novizie nell’Anno della Fede [Omelia
per la Santa Messa con i Seminaristi, i Novizi e le Novizie,
Roma, 7 luglio 2013], in: L’Osservatore Romano, lunedì-
martedì 8-9 luglio 2013, CLIII (155), p. 7.
34

4.5 Page 35

▲back to top
Il pellegrinaggio interiore inizia nella pre-
ghiera: « La prima cosa, per un discepolo, è stare
con il Maestro, ascoltarlo, imparare da Lui.
E questo vale sempre, è un cammino che dura
tutta la vita. […] Se nel nostro cuore non c’è il
calore di Dio, del suo amore, della sua tenerez-
za, come possiamo noi, poveri peccatori, riscal-
dare il cuore degli altri? ».32 Questo itinerario
dura tutta la vita, mentre lo Spirito Santo nel-
l’umiltà della preghiera ci convince della Signo-
ria di Cristo in noi: « Il Signore ci chiama ogni
giorno a seguirlo con coraggio e fedeltà; ci ha
fatto il grande dono di sceglierci come suoi
discepoli; ci invita ad annunciarlo con gioia
come il Risorto, ma ci chiede di farlo con la
parola e con la testimonianza della nostra vita,
nella quotidianità. Il Signore è l’unico, l’unico
Dio della nostra vita e ci invita a spogliarci dei
tanti idoli o ad adorare Lui solo ».33
32 FRANCESCO, La vocazione dell’essere catechista, il Ponte-
fice incoraggia a non aver paura di uscire da se stessi per
andare incontro agli altri [Discorso ai partecipanti al Congres-
so Internazionale sulla Catechesi, Roma, 27 settembre 2013],
in: L’Osservatore Romano, domenica 29 settembre 2013,
CLIII (223), p. 7.
33 FRANCESCO, Coerenza tra parola e vita, a San Paolo il
Papa invita ad abbandonare gli idoli per adorare il Signore
[Omelia alla celebrazione eucaristica a San Paolo fuori le
Mura, Roma, 14 aprile 2013], in: L’Osservatore Romano,
lunedì-martedì 15-16 aprile 2013, CLIII (88), p. 8.
35

4.6 Page 36

▲back to top
Il Papa indica l’orazione come la fonte di
fecondità della missione: « Coltiviamo la dimen-
sione contemplativa, anche nel vortice degli im-
pegni più urgenti e pesanti. E più la missione vi
chiama ad andare verso le periferie esistenziali,
più il vostro cuore sia unito a quello di Cristo,
pieno di misericordia e di amore ».34
Lo stare con Gesù forma ad uno sguardo
contemplativo della storia, che sa vedere e ascol-
tare ovunque la presenza dello Spirito e, in
modo privilegiato, discernere la sua presenza
per vivere il tempo come tempo di Dio. Quando
manca uno sguardo di fede « la vita perde gra-
datamente senso, il volto dei fratelli si fa opaco
ed è impossibile scoprirvi il volto di Cristo, gli
avvenimenti della storia rimangono ambigui
quando non privi di speranza ».35
La contemplazione apre all’attitudine profe-
tica. Il profeta è un uomo « che ha gli occhi
penetranti e che ascolta e dice le parole di Dio;
34 FRANCESCO, L’evangelizzazione si fa in ginocchio, messa
con i seminaristi e le novizie nell’Anno della Fede [Omelia
per la Santa Messa con i Seminaristi, i Novizi e le Novizie,
Roma, 7 luglio 2013], in: L’Osservatore Romano, lunedì-
martedì 8-9 luglio 2013, CLIII (155), p. 7.
35 CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E
LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA, Istruzione Ripartire da Cri-
sto. Un rinnovato impegno della vita consacrata nel Terzo
Millennio (19 maggio 2002), n. 25, in: EnchVat 21, 372-510.
36

4.7 Page 37

▲back to top
[…] un uomo di tre tempi: promessa del passa-
to, contemplazione del presente, coraggio per
indicare il cammino verso il futuro ».36
La fedeltà nel discepolato passa ed è provata,
infine, dall’esperienza della fraternità, luogo teo-
logico, in cui siamo chiamati a sostenerci nel sì
gioioso al Vangelo: « È la Parola di Dio che
suscita la fede, la nutre, la rigenera. È la Parola
di Dio che tocca i cuori, li converte a Dio e alla
sua logica che è così diversa dalla nostra; è la
Parola di Dio che rinnova continuamente le no-
stre comunità ».37
Il Papa ci invita dunque a rinnovare e quali-
ficare con gioia e passione la nostra vocazione
perché l’atto totalizzante dell’amore è un pro-
cesso continuo, « matura, matura, matura »,38
36 FRANCESCO, L’uomo dall’occhio penetrante, meditazione
mattutina nella Cappella della Domus Sanctae Marthae
(16 dicembre 2013), in: L’Osservatore Romano, lunedì-
martedì 16-17 dicembre 2013, CLIII (289), p. 7.
37 FRANCESCO, Quell’attrazione che fa crescere la Chiesa,
l’incontro con i sacerdoti, le religiose e i religiosi nella catte-
drale di San Rufino [Incontro con il Clero, persone di vita
consacrata e membri di Consigli Pastorali, Assisi (Perugia),
4 ottobre 2013], in: L’Osservatore Romano, domenica 6 otto-
bre 2013, CLIII (229), p. 6.
38 FRANCESCO, Autentici e coerenti, Papa Francesco parla
della bellezza della consacrazione [Incontro con i Seminaristi,
i Novizi e le Novizie, Roma, 6 luglio 2013], in: L’Osservatore
Romano, lunedì-martedì 8-9 luglio 2013, CLIII (155), p. 6.
37

4.8 Page 38

▲back to top
in sviluppo permanente in cui il sì della nostra
volontà alla sua unisce volontà, intelletto e sen-
timento « l’amore non è mai concluso e comple-
tato; si trasforma nel corso della vita, matura e
proprio per questo rimane fedele a se stesso ».39
39 BENEDETTO XVI, Lettera enciclica Deus caritas est
(25 dicembre 2005), n. 11, in: AAS 98 (2006), 217-252.
38

4.9 Page 39

▲back to top
CONSOLATE,
CONSOLATE IL MIO POPOLO

4.10 Page 40

▲back to top

5 Pages 41-50

▲back to top

5.1 Page 41

▲back to top
Consolate, consolate il mio popolo,
dice il vostro Dio.
Parlate al cuore di Gerusalemme.
Isaia 40, 1-2

5.2 Page 42

▲back to top

5.3 Page 43

▲back to top
In ascolto
7. Con una peculiarità stilistica, che si ritrova
ancora più avanti (cf. Is 51, 17; 52, 1: Svegliati,
svegliati!), gli oracoli della seconda parte di
Isaia (Is 40-55) lanciano l’appello a venire in
aiuto a Israele deportato, che tende a chiudersi
nel vuoto di una memoria fallita. Il contesto
storico chiaramente appartiene alla fase della
prolungata deportazione del popolo in Babilo-
nia (587-538 a.C.), con tutta l’umiliazione con-
seguente e il senso di impotenza a venirne fuori.
Tuttavia, la disgregazione dell’Impero assiro sot-
to la pressione della nuova potenza emergente,
quella persiana, guidata dall’astro nascente che
era Ciro, fa intuire al profeta che potrebbe
avverarsi una liberazione inattesa. E così sarà.
Il profeta, sotto l’ispirazione di Dio, dà voce
pubblica a questa possibilità, interpretando i
sommovimenti politici e militari come azione
guidata misteriosamente da Dio attraverso Ciro,
e proclama che la liberazione è vicina e il ritorno
nella terra dei padri sta per realizzarsi.
Le parole che Isaia usa: Consolate... parlate al
cuore, si trovano con una certa frequenza nel-
l’Antico Testamento, e particolare valore hanno
le ricorrenze dove si tratta di dialoghi di tene-
43

5.4 Page 44

▲back to top
rezza e di affetto. Come quando Rut riconosce
che Booz l’ha consolata e ha parlato al suo cuore
(cf. Rt 2, 12); oppure nella famosa pagina di
Osea che annuncia alla sua donna (Gomer)
che la attirerà nel deserto e parlerà al suo cuore
(cf. Os 2, 16-17) per una nuova stagione di fedel-
tà. Ci sono, però, anche altri paralleli simili:
come il dialogo di Sichem, figlio di Camor, in-
namorato di Dina (cf. Gen 34, 1-5) o quello del
levita di Efraim che parla alla concubina che l’ha
abbandonato (cf. Gdc 19, 3).
Si tratta perciò di un linguaggio da interpre-
tare nell’orizzonte dell’amore, non in quello del-
l’incoraggiamento: quindi azione e parola insie-
me, delicate e incoraggianti, ma che richiamano
i legami affettivi intensi di Dio “sposo” di Israe-
le. E la consolazione deve essere epifania di una
reciproca appartenenza, gioco di empatia inten-
sa, di commozione e legame vitale. Non quindi
parole superficiali e dolciastre, ma misericordia
e visceralità di preoccupazione, abbraccio che
dà forza e paziente vicinanza per ritrovare le
strade della fiducia.
Portare l’abbraccio di Dio
8. « La gente oggi ha bisogno certamente di
parole, ma soprattutto ha bisogno che noi testi-
moniamo la misericordia, la tenerezza del Signo-
44

5.5 Page 45

▲back to top
re, che scalda il cuore, che risveglia la speranza,
che attira verso il bene. La gioia di portare la
consolazione di Dio! ».1
Papa Francesco affida ai consacrati e alle
consacrate questa missione: trovare il Signore
che ci consola come una madre e consolare il
popolo di Dio.
Dalla gioia dell’incontro con il Signore e del-
la sua chiamata scaturisce il servizio nella Chie-
sa, la missione: portare agli uomini e alle donne
del nostro tempo la consolazione di Dio, testi-
moniare la Sua misericordia.2
Nella visione di Gesù la consolazione è dono
dello Spirito, il Paraclito, il Consolatore che ci
consola nelle prove e accende una speranza che
non delude. Così la consolazione cristiana diven-
ta conforto, incoraggiamento, speranza: è pre-
senza operante dello Spirito (cf. Gv 14, 16-17),
frutto dello Spirito e il frutto dello Spirito è
amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà,
fedeltà, mitezza, dominio di sé (Gal 5, 22).
1 FRANCESCO, L’evangelizzazione si fa in ginocchio, messa
con i seminaristi e le novizie nell’Anno della Fede [Omelia
per la Santa Messa con i Seminaristi, i Novizi e le Novizie,
Roma, 7 luglio 2013], in: L’Osservatore Romano, lunedì-
martedì 8-9 luglio 2013, CLIII (155), p. 7.
2 Cf. FRANCESCO, Autentici e coerenti, Papa Francesco par-
la della bellezza della consacrazione [Incontro con i Seminari-
sti, i Novizi e le Novizie, Roma, 6 luglio 2013], in: L’Osservato-
re Romano, lunedì-martedì 8-9 luglio 2013, CLIII (155), p. 6.
45

5.6 Page 46

▲back to top
In un mondo che vive la sfiducia, lo scorag-
giamento, la depressione, in una cultura in cui
uomini e donne si lasciano avvolgere dalla fragi-
lità e dalla debolezza, da individualismi e inte-
ressi personali, ci è chiesto d’introdurre la fidu-
cia nella possibilità di una felicità vera, di una
speranza possibile, che non poggi unicamente
sui talenti, sulle qualità, sul sapere, ma su Dio.
A tutti è data la possibilità di incontrarlo, basta
cercarlo con cuore sincero.
Gli uomini e le donne del nostro tempo
aspettano parole di consolazione, prossimità di
perdono e di gioia vera. Siamo chiamati a por-
tare a tutti l’abbraccio di Dio, che si china con
tenerezza di madre verso di noi: consacrati, se-
gno di umanità piena, facilitatori e non control-
lori della grazia,3 chinati nel segno della conso-
lazione.
La tenerezza ci fa bene
9. Testimoni di comunione al di là delle no-
stre visuali e dei nostri limiti siamo dunque chia-
mati a portare il sorriso di Dio, e la fraternità è il
primo e più credibile vangelo che possiamo rac-
contare. Ci è chiesto di umanizzare le nostre
3 Cf. FRANCESCO, Esortazione apostolica Evangelii gau-
dium (24 novembre 2013), LEV, Città del Vaticano 2013,
n. 47.
46

5.7 Page 47

▲back to top
comunità: « Curare l’amicizia tra voi, la vita di
famiglia, l’amore tra voi. E che il monastero non
sia un Purgatorio, che sia una famiglia. I proble-
mi ci sono, ci saranno, ma, come si fa in una
famiglia, con amore, cercare la soluzione con
amore; non distruggere questa per risolvere que-
sto; non avere competizione. Curare la vita di
comunità, perché quando nella vita di comunità
è così, di famiglia, è proprio lo Spirito Santo che
è nel mezzo della comunità. Sempre con un
cuore grande. Lasciando passare, non vantarsi,
sopportare tutto, sorridere dal cuore. E il segno
ne è la gioia ».4
La gioia si consolida nell’esperienza di frater-
nità, quale luogo teologico, dove ognuno è re-
sponsabile della fedeltà al Vangelo e della cre-
scita di ciascuno. Quando una fraternità si ciba
dello stesso Corpo e Sangue di Gesù, si riunisce
intorno al Figlio di Dio, per condividere il cam-
mino di fede guidato dalla Parola, diviene una
cosa sola con lui, è una fraternità in comunione
che sperimenta l’amore gratuito e vive in festa,
libera, gioiosa, piena di coraggio.
4 FRANCESCO, Per una clausura di grande umanità, rac-
comandazioni alle clarisse nella basilica di Santa Chiara [Pa-
role alle Monache di clausura, Assisi (Perugia), 4 ottobre
2013], in: L’Osservatore Romano, domenica 6 ottobre, CLIII
(229), p. 6.
47

5.8 Page 48

▲back to top
« Una fraternità senza gioia è una fraternità
che si spegne. […] Una fraternità ricca di gioia
è un vero dono dell’Alto ai fratelli che sanno
chiederlo e che sanno accettarsi impegnandosi
nella vita fraterna con fiducia nell’azione dello
Spirito ».5
Nel tempo in cui la frammentarietà dà ragio-
ne a un individualismo sterile e di massa e la de-
bolezza delle relazioni disgrega e sciupa la cura
dell’umano, siamo invitati a umanizzare le rela-
zioni di fraternità per favorire la comunione de-
gli spiriti e dei cuori nel modo del Vangelo per-
ché « esiste una comunione di vita tra tutti colo-
ro che appartengono a Cristo. Una comunione
che nasce dalla fede » e che rende « la Chiesa,
nella sua verità più profonda, comunione con
Dio, familiarità con Dio, comunione di amore
con Cristo e con il Padre nello Spirito Santo, che
si prolunga in una comunione fraterna ».6
Per Papa Francesco cifra della fraternità è la
tenerezza, una « tenerezza eucaristica », perché
« la tenerezza ci fa bene ». La fraternità avrà
5 CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E
LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA, Istruzione La vita fraterna in
comunità. “Congregavit nos in unum Christi amor” (2 febbraio
1994), n. 28: in EnchVat 14, 345-537.
6 FRANCESCO, Una grande famiglia fra cielo e terra, al-
l’udienza generale il Papa parla della comunione dei santi
[Udienza generale, Roma, 30 ottobre 2013], in: L’Osservatore
Romano, giovedì 31 ottobre 2013, CLIII (250), p. 8.
48

5.9 Page 49

▲back to top
« una forza di convocazione enorme. […] La fra-
ternità pur con tutte le differenze possibili, è
un’esperienza di amore che va oltre i conflitti ».7
La prossimità come compagnia
10. Siamo chiamati a compiere un esodo da
noi stessi in un cammino di adorazione e di
servizio.8 « Uscire dalla porta per cercare e in-
contrare! Abbiate il coraggio di andare contro-
corrente a questa cultura efficientista, a questa
cultura dello scarto. L’incontro e l’accoglienza
di tutti, la solidarietà e la fraternità, sono ele-
menti che rendono la nostra civiltà veramente
umana. Essere servitori della comunione e della
cultura dell’incontro! Vi vorrei quasi ossessio-
nati in questo senso. E farlo senza essere pre-
suntuosi ».9
7 ANTONIO SPADARO, “Svegliate il mondo!”. Colloquio di
Papa Francesco con i Superiori Generali, in: La Civiltà Catto-
lica, 165 (2014/I), 13.
8 Cf. FRANCESCO, Discorso ai Partecipanti all’Assemblea
Plenaria dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali
(Roma, 8 maggio 2013), in: AAS 105 (2013), 460-463.
9 FRANCESCO, Nei crocevia delle strade, ai vescovi, ai sacer-
doti, ai religiosi e ai seminaristi il Papa affida la missione di
formare i giovani a essere girovaghi della fede [Omelia alla
Santa Messa con i Vescovi, con i Sacerdoti, i Religiosi e i
Seminaristi in occasione della XXVIII Giornata Mondiale del-
la Gioventù, Rio de Janeiro, 27 luglio 2013], in: L’Osservatore
Romano, lunedì-martedì 29-30 luglio 2013, CLIII (173), p. 4.
49

5.10 Page 50

▲back to top
« Il fantasma da combattere è l’immagine del-
la vita religiosa intesa come rifugio e consolazio-
ne davanti a un mondo esterno difficile e com-
plesso ».10 Il Papa ci esorta a « uscire dal nido »,11
per abitare la vita degli uomini e delle donne del
nostro tempo, e consegnare noi stessi a Dio e al
prossimo.
« La gioia nasce dalla gratuità di un incontro!
[…] E la gioia dell’incontro con Lui e della sua
chiamata porta a non chiudersi, ma ad aprirsi;
porta al servizio nella Chiesa. San Tommaso
diceva “bonum est diffusivum sui”. Il bene si
diffonde. E anche la gioia si diffonde. Non ab-
biate paura di mostrare la gioia di aver risposto
alla chiamata del Signore, alla sua scelta di amo-
re e di testimoniare il suo Vangelo nel servizio
alla Chiesa. E la gioia, quella vera, è contagiosa;
contagia... fa andare avanti ».12
Dinanzi alla testimonianza contagiosa di
gioia, serenità, fecondità, alla testimonianza del-
la tenerezza e dell’amore, della carità umile, sen-
10 ANTONIO SPADARO, “Svegliate il mondo!”. Colloquio di
Papa Francesco con i Superiori Generali, in: La Civiltà Catto-
lica, 165 (2014/I), 10.
11 Cf. ivi, 6.
12 FRANCESCO, Autentici e coerenti, Papa Francesco parla
della bellezza della consacrazione [Incontro con i Seminaristi,
i Novizi e le Novizie, Roma, 6 luglio 2013], in: L’Osservatore
Romano, lunedì-martedì 8-9 luglio 2013, CLIII (155), p. 6.
50

6 Pages 51-60

▲back to top

6.1 Page 51

▲back to top
za prepotenza, molti sentono il bisogno di venire
a vedere.13
Più volte Papa Francesco ha additato la via
dell’attrazione, del contagio, quale via per far
crescere la Chiesa, via della nuova evangelizza-
zione. « La Chiesa deve essere attrattiva. Sveglia-
te il mondo! Siate testimoni di un modo diverso
di fare, di agire, di vivere! È possibile vivere
diversamente in questo mondo. […] Io mi at-
tendo da voi questa testimonianza ».14
Affidandoci il compito di svegliare il mondo il
Papa ci spinge ad incontrare le storie degli uo-
mini e delle donne di oggi alla luce di due
categorie pastorali che hanno la loro radice nella
novità del Vangelo: la vicinanza e l’incontro, due
modalità attraverso cui Dio stesso si è rivelato
nella storia fino all’Incarnazione.
Sulla strada di Emmaus, come Gesù con i
discepoli, accogliamo nella compagnia feriale le
gioie e i dolori della gente, dando « calore al
cuore »,15 mentre attendiamo con tenerezza gli
13 Cf. FRANCESCO, L’umiltà è la forza del Vangelo, me-
ditazione mattutina nella Cappella della Domus Sanctae Mar-
thae (1º ottobre 2013), in: L’Osservatore Romano, mercoledì
2 ottobre 2013, CLIII (225), p. 8.
14 ANTONIO SPADARO, “Svegliate il mondo!”. Colloquio di
Papa Francesco con i Superiori Generali, in: La Civiltà Catto-
lica, 165 (2014/I), 5.
15 Cf. FRANCESCO, Per una Chiesa che riaccompagna a casa
l’uomo, l’incontro con i vescovi brasiliani nell’arcivescovado
51

6.2 Page 52

▲back to top
stanchi, i deboli, affinché il cammino comune
abbia in Cristo luce e significato.
Il nostro cammino « matura verso la paternità
pastorale, verso la maternità pastorale, e quando
un prete non è padre della sua comunità, quan-
do una suora non è madre di tutti quelli con i
quali lavora, diventa triste. Questo è il proble-
ma. Per questo io dico a voi: la radice della
tristezza nella vita pastorale sta proprio nella
mancanza di paternità e maternità che viene dal
vivere male questa consacrazione, che invece ci
deve portare alla fecondità ».16
L’inquietudine dell’amore
11. Icone viventi della maternità e della
prossimità della Chiesa andiamo verso coloro
che attendono la Parola della consolazione chi-
nandoci con amore materno e spirito paterno
verso i poveri e i deboli.
Il Papa ci invita a non privatizzare l’amore,
ma con l’inquietudine di chi cerca: « Cercare
di Rio de Janeiro [Incontro con l’Episcopato Brasiliano, Rio de
Janeiro, 27 luglio 2013], in: L’Osservatore Romano, lunedì-
martedì 29-30 luglio 2013, CLIII (173), pp. 6-7.
16 FRANCESCO, Autentici e coerenti, Papa Francesco parla
della bellezza della consacrazione [Incontro con i Seminaristi,
i Novizi e le Novizie, Roma, 6 luglio 2013], in: L’Osservatore
Romano, lunedì-martedì 8-9 luglio 2013, CLIII (155), p. 6.
52

6.3 Page 53

▲back to top
sempre, senza sosta, il bene dell’altro, della per-
sona amata ».17
La crisi di senso dell’uomo moderno e quella
economica e morale della società occidentale e
delle sue istituzioni non sono un evento passeg-
gero dei tempi in cui viviamo ma delineano un
momento storico di eccezionale importanza. Sia-
mo chiamati allora come Chiesa ad uscire per
dirigerci verso le periferie geografiche, urbane ed
esistenziali – quelle del mistero del peccato, del
dolore, delle ingiustizie, della miseria –, verso i
luoghi nascosti dell’anima dove ogni persona
sperimenta la gioia e la sofferenza del vivere.18
« Viviamo in una cultura dello scontro, della
frammentarietà, dello scarto […] non fa notizia
quando muore un barbone per il freddo », eppu-
re « la povertà è una categoria teologale perché il
Figlio di Dio si è abbassato per camminare per le
strade. […] Una Chiesa povera per i poveri in-
comincia con l’andare verso la carne di Cristo.
Se noi andiamo verso la carne di Cristo, inco-
minciamo a capire qualcosa, a capire che cosa sia
17 FRANCESCO, Con l’inquietudine nel cuore, ai capitolari
agostiniani il Papa chiede di essere sempre alla ricerca di Dio
e degli altri [Omelia per l’inizio del Capitolo Generale dell’Or-
dine di Sant’Agostino, Roma, 28 agosto 2013], in: L’Osserva-
tore Romano, venerdì 30 agosto 2013, CLIII (197), p. 8.
18 Cf. FRANCESCO, Veglia di Pentecoste con i Movimenti, le
nuove Comunità, le Associazioni, le Aggregazioni laicali
(Roma, 18 maggio 2013), in: AAS 105 (2013), 450-452.
53

6.4 Page 54

▲back to top
questa povertà, la povertà del Signore ».19 Vivere
la beatitudine dei poveri vuol dire essere segno
che l’angoscia della solitudine e del limite è vinta
dalla gioia di chi è davvero libero in Cristo e ha
imparato ad amare.
Durante la sua visita pastorale ad Assisi, Papa
Francesco si chiedeva di cosa deve spogliarsi la
Chiesa. E rispondeva: « Di ogni azione che non è
per Dio, non è di Dio; dalla paura di aprire le
porte e di uscire incontro a tutti, specialmente
dei più poveri, bisognosi, lontani, senza aspetta-
re; certo non per perdersi nel naufragio del
mondo, ma per portare con coraggio la luce di
Cristo, la luce del Vangelo, anche nel buio, dove
non si vede, dove può succedere di inciampare;
spogliarsi della tranquillità apparente che danno
le strutture, certamente necessarie e importanti,
ma che non devono oscurare mai l’unica vera
forza che porta in sé: quella di Dio. Lui è la
nostra forza! ».20
Risuona per noi come un invito a « non aver
paura della novità che lo Spirito Santo fa in noi,
non aver paura del rinnovamento delle struttu-
19 Ibidem.
20 FRANCESCO, Per una Chiesa spoglia della mondanità, con
i poveri, i disoccupati e gli immigrati assistiti dalla Caritas
[Incontro con i poveri assistiti dalla Caritas, Assisi (Perugia),
4 ottobre 2013], in: L’Osservatore Romano, sabato 5 ottobre
2013, CLIII (228), p. 7.
54

6.5 Page 55

▲back to top
re. La Chiesa è libera. La porta avanti lo Spirito
Santo. È questo che Gesù ci insegna nel vangelo:
la libertà necessaria per trovare sempre la novità
del vangelo nella nostra vita e anche nelle strut-
ture. La libertà di scegliere otri nuovi per questa
novità ».21 Siamo invitati ad essere uomini e don-
ne audaci, di frontiera: « La nostra non è una
fede- laboratorio, ma una fede-cammino, una
fede storica. Dio si è rivelato come storia, non
come un compendio di verità astratte. […] Non
bisogna portarsi la frontiera a casa, ma vivere in
frontiera ed essere audaci ».22
Accanto alla sfida della beatitudine dei pove-
ri, il Papa invita a visitare le frontiere del pen-
siero e della cultura, a favorire il dialogo, anche
a livello intellettuale, per dare ragione della spe-
ranza sulla base di criteri etici e spirituali, inter-
rogandoci su ciò che è buono. La fede non
riduce mai lo spazio della ragione, ma lo apre ad
una visione integrale dell’uomo e della realtà, e
difende dal pericolo di ridurre l’uomo a « mate-
riale umano ».23
21 FRANCESCO, Rinnovamento senza timori, meditazione
mattutina nella Cappella della Domus Sanctae Marthae (6 lu-
glio 2013), in: L’Osservatore Romano, domenica 7 luglio
2013, CLIII (154), p. 7.
22 ANTONIO SPADARO, Intervista a Papa Francesco, in:
La Civiltà Cattolica, 164 (2013/III), 474.
23 Cf. FRANCESCO, L’apocalisse che non verrà, discorso al
mondo accademico e culturale [Incontro con il mondo del-
55

6.6 Page 56

▲back to top
La cultura, chiamata a servire costantemente
l’umanità in tutte le condizioni, se autentica,
apre itinerari inesplorati, varchi che fanno respi-
rare speranza, consolidano il senso della vita,
custodiscono il bene comune. Un autentico pro-
cesso culturale « fa crescere l’umanizzazione in-
tegrale e la cultura dell’incontro e della relazio-
ne; questo è il modo cristiano di promuovere il
bene comune, la gioia di vivere. E qui convergo-
no fede e ragione, la dimensione religiosa con i
diversi aspetti della cultura umana: arte, scienza,
lavoro, letteratura ».24 Un’autentica ricerca cul-
turale incontra la storia e apre strade per cercare
il volto di Dio.
I luoghi in cui si elabora e comunica il sapere
sono anche i luoghi in cui creare una cultura
della prossimità, dell’incontro e del dialogo ab-
bassando le difese, aprendo le porte, costruen-
do ponti.25
la cultura, Cagliari, 22 settembre 2013], in: L’Osservato-
re Romano, lunedì-martedì 23-24 settembre 2013, CLIII
(218), p. 7.
24 FRANCESCO, La scommessa del dialogo e dell’incontro,
alla classe dirigente del Brasile [Incontro con la Classe Diri-
gente del Brasile, Rio de Janeiro, 27 luglio 2013], in: L’Osser-
vatore Romano, 29-30 luglio 2013, CLIII (173), p. 4.
25 Cf. FRANCESCO, Uomini di frontiera, il Papa alla Co-
munità della Cività Cattolicà [Discorso alla Comunità degli
Scrittori de “La Civiltà Cattolica”, Roma, 14 giugno 2013],
in: L’Osservatore Romano, sabato 15 giugno 2013, CLIII
(136), p. 7.
56

6.7 Page 57

▲back to top
PER LA RIFLESSIONE

6.8 Page 58

▲back to top

6.9 Page 59

▲back to top
12. Il mondo, come rete globale in cui tutti
siamo connessi, dove nessuna tradizione locale
può ambire al monopolio del vero, dove le tec-
nologie hanno effetti che toccano tutti, lancia
una sfida continua al Vangelo e a chi vive la vita
nella forma del Vangelo.
Papa Francesco sta compiendo, in tale stori-
cizzazione, attraverso scelte e modalità di vita,
un’ermeneutica viva del dialogo Dio-mondo.
Ci introduce a uno stile di saggezza che, radicata
nel Vangelo e nell’escatologia dell’umano, legge
il pluralismo, ricerca l’equilibrio, invita ad abili-
tare la capacità di essere responsabili del cam-
biamento perché sia comunicata sempre me-
glio la verità del Vangelo, mentre ci muoviamo
« tra i limiti e le circostanze »1 e consapevoli di
questi limiti ognuno di noi si fa debole con i
deboli... tutto per tutti (1 Cor 9, 22).
Siamo invitati a curare una dinamica genera-
tiva, non semplicemente amministrativa, per ac-
cogliere gli eventi spirituali presenti nelle nostre
comunità e nel mondo, movimenti e grazia che
1 FRANCESCO, Esortazione apostolica Evangelii gaudium
(24 novembre 2013), LEV, Città del Vaticano 2013, n. 45.
59

6.10 Page 60

▲back to top
lo Spirito opera in ogni singola persona, guarda-
ta come persona. Siamo invitati a impegnarci a
destrutturare modelli senza vita per narrare
l’umano segnato da Cristo, mai assolutamente
rivelato nei linguaggi e nei modi.
Papa Francesco ci invita a una saggezza che
sia segno di una consistenza duttile, capacità dei
consacrati di muoversi secondo il Vangelo, di
agire e di scegliere secondo il Vangelo, senza
smarrirsi tra differenti sfere di vita, linguaggi,
relazioni, conservando il senso della responsabi-
lità, dei nessi che ci legano, della finitezza dei
nostri limiti, dell’infinità dei modi con cui la vita
si esprime. Un cuore missionario è un cuore che
ha conosciuto la gioia della salvezza di Cristo e
la condivide come consolazione nel segno del
limite umano: « Sa che egli stesso deve crescere
nella comprensione del Vangelo e nel discerni-
mento dei sentieri dello Spirito, e allora non
rinuncia al bene possibile, benché rischia di
sporcarsi col fango della strada ».2
Accogliamo le sollecitazioni che il Papa ci
propone per guardare noi stessi e il mondo con
gli occhi di Cristo e restarne inquieti.
2 Ibidem.
60

7 Pages 61-70

▲back to top

7.1 Page 61

▲back to top
Le domande di Papa Francesco
• Volevo dirvi una parola e la parola è gioia.
Sempre dove sono i consacrati, i seminaristi,
le religiose e i religiosi, i giovani, c’è gioia,
sempre c’è gioia! È la gioia della freschez-
za, è la gioia del seguire Gesù; la gioia che ci
dà lo Spirito Santo, non la gioia del mondo.
C’è gioia! Ma dove nasce la gioia? 3
• Guarda nel profondo del tuo cuore, guarda
nell’intimo di te stesso, e domandati: hai un
cuore che desidera qualcosa di grande o un
cuore addormentato dalle cose? Il tuo cuore
ha conservato l’inquietudine della ricerca o
l’hai lasciato soffocare dalle cose, che finisco-
no per atrofizzarlo? Dio ti attende, ti cerca:
che cosa rispondi? Ti sei accorto di questa
situazione della tua anima? Oppure dormi?
Credi che Dio ti attende o per te questa verità
sono soltanto “parole”? 4
3 FRANCESCO, Autentici e coerenti, Papa Francesco parla
della bellezza della consacrazione [Incontro con i Seminaristi,
i Novizi e le Novizie, Roma, 6 luglio 2013], in: L’Osservatore
Romano, lunedì-martedì 8-9 luglio 2013, CLIII (155), p. 6.
4 FRANCESCO, Con l’inquietudine nel cuore, ai capitolari
agostiniani il Papa chiede di essere sempre alla ricerca di Dio
e degli altri [Omelia per l’inizio del Capitolo Generale dell’Or-
dine di Sant’Agostino, Roma, 28 agosto 2013], in: L’Osserva-
tore Romano, venerdì 30 agosto 2013, CLIII (197), p. 8.
61

7.2 Page 62

▲back to top
• Noi siamo vittime di questa cultura del prov-
visorio. Io vorrei che voi pensaste a questo:
come posso essere libero, come posso essere
libera da questa cultura del provvisorio? 5
• Questa è una responsabilità prima di tutto
degli adulti, dei formatori: dare un esempio
di coerenza ai più giovani. Vogliamo giovani
coerenti? Siamo noi coerenti! Al contrario,
il Signore ci dirà quello che diceva dei farisei
al popolo di Dio: “Fate quello che dicono,
ma non quello che fanno!”. Coerenza e au-
tenticità! 6
• Possiamo domandarci: sono inquieto per Dio,
per annunciarlo, per farlo conoscere? O mi
lascio affascinare da quella mondanità spiri-
tuale che spinge a fare tutto per amore di se
stessi? Noi consacrati pensiamo agli interessi
personali, al funzionalismo delle opere, al car-
rierismo. Mah, tante cose possiamo pensare...
Mi sono per così dire “accomodato” nella mia
vita cristiana, nella mia vita sacerdotale, nella
mia vita religiosa, anche nella mia vita di co-
5 FRANCESCO, Autentici e coerenti, Papa Francesco parla
della bellezza della consacrazione [Incontro con i Seminaristi,
i Novizi e le Novizie, Roma, 6 luglio 2013], in: L’Osservatore
Romano, lunedì-martedì 8-9 luglio 2013, CLIII (155), p. 6.
6 Ibidem.
62

7.3 Page 63

▲back to top
munità, o conservo la forza dell’inquietudine
per Dio, per la sua Parola, che mi porta ad
“andare fuori”, verso gli altri? 7
• Come siamo con l’inquietudine dell’amore?
Crediamo nell’amore a Dio e agli altri?
O siamo nominalisti su questo? Non in mo-
do astratto, non solo le parole, ma il fratello
concreto che incontriamo, il fratello che ci sta
accanto! Ci lasciamo inquietare dalle loro
necessità o rimaniamo chiusi in noi stessi,
nelle nostre comunità, che molte volte è per
noi “comunità-comodità”? 8
• Questa è una bella, una bella strada alla san-
tità! Non parlare male di altri. “Ma, padre,
ci sono problemi...”: dillo al superiore, dil-
lo alla superiora, dillo al vescovo, che può
rimediare. Non dirlo a quello che non può
aiutare. Questo è importante: fraternità!
Ma dimmi, tu parlerai male della tua mam-
ma, del tuo papà, dei tuoi fratelli? Mai.
E perché lo fai nella vita consacrata, nel se-
7 FRANCESCO, Con l’inquietudine nel cuore, ai capitolari
agostiniani il Papa chiede di essere sempre alla ricerca di Dio
e degli altri [Omelia per l’inizio del Capitolo Generale dell’Or-
dine di Sant’Agostino, Roma, 28 agosto 2013], in: L’Osserva-
tore Romano, venerdì 30 agosto 2013, CLIII (197), p. 8.
8 Ibidem.
63

7.4 Page 64

▲back to top
minario, nella vita presbiterale? Soltanto
questo: pensate, pensate... Fraternità! Questo
amore fraterno.9
• Ai piedi della croce, Maria è donna del do-
lore e al contempo della vigilante attesa di
un mistero, più grande del dolore, che sta
per compiersi. Tutto sembra veramente fi-
nito; ogni speranza potrebbe dirsi spenta.
Anche lei, in quel momento, ricordando le
promesse dell’annunciazione avrebbe potuto
dire: non si sono avverate, sono stata ingan-
nata. Ma non lo ha detto. Eppure lei, beata
perché ha creduto, da questa sua fede vede
sbocciare il futuro nuovo e attende con spe-
ranza il domani di Dio. A volte penso: noi
sappiamo aspettare il domani di Dio? O vo-
gliamo l’oggi? Il domani di Dio per lei è
l’alba del mattino di Pasqua, di quel giorno
primo della settimana. Ci farà bene pensare,
nella contemplazione, all’abbraccio del figlio
con la madre. L’unica lampada accesa al se-
polcro di Gesù è la speranza della madre, che
9 FRANCESCO, Autentici e coerenti, Papa Francesco par-
la della bellezza della consacrazione [Incontro con i Semina-
risti, i Novizi e le Novizie, Roma, 6 luglio 2013], in: L’Os-
servatore Romano, lunedì-martedì 8-9 luglio 2013, CLIII
(155), p. 6.
64

7.5 Page 65

▲back to top
in quel momento è la speranza di tutta l’uma-
nità. Domando a me e a voi: nei Monasteri è
ancora accesa questa lampada? Nei monaste-
ri si aspetta il domani di Dio? 10
• L’inquietudine dell’amore spinge sempre ad
andare incontro all’altro, senza aspettare
che sia l’altro a manifestare il suo bisogno.
L’inquietudine dell’amore ci regala il dono
della fecondità pastorale, e noi dobbiamo
domandarci, ognuno di noi: come va la mia
fecondità spirituale, la mia fecondità pa-
storale? 11
• Una fede autentica implica sempre un pro-
fondo desiderio di cambiare il mondo. Ecco
la domanda che dobbiamo porci: abbiamo
anche noi grandi visioni e slancio? Siamo
anche noi audaci? Il nostro sogno vola alto?
Lo zelo ci divora (cf. Sal 69, 10)? Oppu-
10 FRANCESCO, Quelli che sanno aspettare, alle monache
camaldolesi il Papa indica Maria come modello di speranza
[Celebrazione dei Vespri con la Comunità delle Monache Be-
nedettine Camaldolesi, Roma, 21 novembre 2013], in: L’Os-
servatore Romano, sabato 23 novembre 2013, CLIII
(269), p. 7.
11 FRANCESCO, Con l’inquietudine nel cuore, ai capitolari
agostiniani il Papa chiede di essere sempre alla ricerca di Dio
e degli altri [Omelia per l’inizio del Capitolo Generale Ordine
di Sant’Agostino, Roma, 28 agosto 2013], in: L’Osservatore
Romano, venerdì 30 agosto 2013, CLIII (197), p. 8.
65

7.6 Page 66

▲back to top
re siamo mediocri e ci accontentiamo delle
nostre programmazioni apostoliche di labo-
ratorio? 12
12 FRANCESCO, La compagnia degli inquieti, nella chiesa del
Gesù il Papa celebra la messa di ringraziamento per la cano-
nizzazione di Pietro Favre [Omelia alla Santa Messa nella
Chiesa del Gesù nella ricorrenza del Santissimo Nome di Gesù,
Roma, 3 gennaio 2014], in: L’Osservatore Romano, sabato 4
gennaio 2014, CLIV (02), p. 7.
66

7.7 Page 67

▲back to top
Ave, Madre della gioia
13. Rallegrati, piena di grazia (Lc 1, 28),
« il saluto dell’angelo a Maria è un invito alla
gioia, ad una gioia profonda, annuncia la fine
della tristezza […] È un saluto che segna l’inizio
del Vangelo, della Buona Novella ».1
Accanto a Maria la gioia si espande: il Figlio
che porta nel grembo è il Dio della gioia, della
letizia che contagia, che coinvolge. Maria spa-
lanca le porte del cuore e corre verso Elisabetta.
« Gioiosa di compiere il suo desiderio, deli-
cata nel suo dovere, premurosa nella sua gioia, si
affrettò verso la montagna. Dove, se non verso le
1 BENEDETTO XVI, Quella forza silenziosa che vince il
rumore delle potenze, la riflessione proposta dal pontefice
durante l’udienza generale nell’aula Paolo VI [Udienza gene-
rale, Roma, 19 dicembre 2012], in: L’Osservatore Romano,
giovedì 20 dicembre 2012, CLII (292), p. 8.
67

7.8 Page 68

▲back to top
cime, doveva tendere premurosamente Colei
che già era piena di Dio? ».2
Si muove in tutta fretta (Lc 1, 39) per portare
al mondo il lieto annunzio, a tutti la gioia incon-
tenibile che accoglie nel grembo: Gesù, il Signo-
re. In tutta fretta: non è solo la velocità con cui
Maria si muove. Ci racconta la sua diligenza,
l’attenzione premurosa con la quale affronta il
viaggio, il suo entusiasmo.
Ecco la serva del Signore (Lc 1, 38). La serva
del Signore, corre in tutta fretta, per farsi serva
degli uomini.
In Maria è la Chiesa tutta che cammina insie-
me: nella carità di chi si muove verso chi è più
fragile; nella speranza di chi sa che sarà accom-
pagnato in questo suo andare e nella fede di chi
ha un dono speciale da condividere. In Maria
ognuno di noi, sospinto dal vento dello Spirito
vive la propria vocazione ad andare!
Stella della nuova evangelizzazione,
aiutaci a risplendere
nella testimonianza della comunione,
del servizio, della fede ardente e generosa,
della giustizia e dell’amore verso i poveri,
2 AMBROGIO, Expositio Evangelii secundum Lucam, II, 19:
CCL 14, p. 39.
68

7.9 Page 69

▲back to top
perché la gioia del Vangelo
giunga sino ai confini della terra
e nessuna periferia sia priva della sua luce.
Madre del Vangelo vivente,
sorgente di gioia per i piccoli,
prega per noi.
Amen. Alleluia.3
Roma, 2 febbraio 2014
Festa della Presentazione del Signore
João Braz Card. de Aviz
Prefetto
José Rodríguez Carballo, O.F.M.
Arcivescovo Segretario
3 FRANCESCO, Esortazione apostolica Evangelii gaudium
(24 novembre 2013), LEV, Città del Vaticano 2013, n. 288.
69

7.10 Page 70

▲back to top

8 Pages 71-80

▲back to top

8.1 Page 71

▲back to top
INDICE
Carissimi fratelli e sorelle . . . . . . . . 7
Rallegratevi, esultate, sfavillate di gioia . . . . 11
In ascolto . . . . . . . . . . . . . 15
Questa è la bellezza . . . . . . . . . 19
Nel chiamarvi . . . . . . . . . . . 21
Trovati, raggiunti, trasformati . . . . . . 27
Nella gioia del sì fedele . . . . . . . . 32
Consolate, consolate il mio popolo . . . . . 39
In ascolto . . . . . . . . . . . . . 43
Portare l’abbraccio di Dio . . . . . . . . 44
La tenerezza ci fa bene . . . . . . . . 46
La prossimità come compagnia . . . . . . 49
L’inquietudine dell’amore . . . . . . . 52
Per la riflessione . . . . . . . . . . . 57
Le domande di Papa Francesco . . . . . . 61
Ave, Madre della gioia . . . . . . . . . 67
71

8.2 Page 72

▲back to top
TIP. DETTI − ROMA