Formazione_permanente


Formazione_permanente

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ORIENTAMENTI E DIRETTIVE 25
2.2 LA FORMAZIONE È PERMANENTE
Don Ivo COELHO
Consigliere Generale per la Formazione
Lungo il cammino si disseta al torrente,
perciò solleva alta la testa (Sal 11 O, 7)
Un salesiano aveva appena concluso una brillante conferen-
za sull'importanza dell'accompagnamento spirituale, cercando
di rendere il suo uditorio entusiasta quanto egli lo era. Alla fine
dell'incontro sentì di passaggio il commento di un giovane con-
fratello: "Meno male che finalmente sono diventato prete. Non
ho più bisogno dell'accompagnamento".
È la formazione qualcosa che si chiude e conclude con la pro-
fessione perpetua o con l'ordinazione sacerdotale? O è qualcosa di
molto diverso, qualcosa che ha la durata stessa della vita? Pren-
dendo ispirazione dal documento recente della Congregazione
per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica,
Per vino nuovo in otri nuovi1, questa nostra lettera ci riporta alle
Costituzioni e a quel validissimo commento alle Costituzioni che
è il Progetto di vita dei Salesiani di don Bosco, per metterci in
sintonia con 'l'avventura dello Spirito'2 che è la formazione, e
offrirci alcuni spunti pratici per viverla.
L'espressione 'formazione permanente' è diventata familiare
negli ultimi decenni soprattutto nel contesto della vita religiosa
e sacerdotale3• La realtà che evoca, tuttavia, è antica quanto il
mondo, anche se solo recentemente è diventata oggetto di rifles-
s10ne.
1 CIVCSVA, Per vino nuovo in otri nuovi: Dal Concilio Vaticano II la vita consacrata
e le sfide ancora aperte: Orientamenti (6 gennaio 2017), cfr. nn. 16 e 35.
2 Angel Fernandez Artime, Strenna 2016: "Con Gesù, percorriamo insieme l'avven-
tura dello Spirito!".
3 CIVCSVA, Identity and Mission ofthe Religious Brother in the Church (2015) uti-
lizza l'espressione "lifelong formation" al n. 35.

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26 ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
È stato un merito dell'esistenzialismo l'enfatizzare la stori-
cità dell'essere umano come spazio della sua realizzazione, in
contrasto con un essenzialismo che tendeva a considerare l'esse-
re umano come sostanzialmente 'già costituito'. Senza dubbio vi
furono esagerazioni, come la famosa espressione di Jean-Paul
Sartre, "l'esistenza precede l'essenza"; ma proprio in questo ec-
cedere, servì come un correttivo salutare a un modo troppo sta-
tico di comprendere la vita umana. Con maggiore equilibrio si
potrebbe parlare dell'identità dell'essere umano come costituita
in buona misura dalla sua esperienza di vita concreta, dai suoi
progetti e scelte.
In questo contesto, il concetto di esperienza è fondamentale,
con le sue connotazioni etimologiche, soprattutto quelle che ri-
mandano a rischio e pericolo: ex-perior, ex-perto, periculum, ecc.
Senza entrare nella complessità del concetto e di che cosa indica,
vorrei soffermarmi su due elementi che credo sia importante di-
stinguere: l'accadere come tale (evento, acontecimiento, événement)
e l'impatto che esercita sulla persona - ossia quanto uno impara da
ciò che gli succede. In tedesco è possibile fare una interessante di-
stinzione tra Erlebnis e Erfahrung, vale a dire tra la molteplicità
delle 'esperienze' (il vissuto), e 'esperienza' come quanto uno rie-
sce ad apprendere dalle tante 'esperienze' che va facendo. È possi-
bile infatti avere molte esperienze senza imparare nulla. Un con-
fratello diceva di un altro che continuava a vantarsi dei suoi 25
anni di esperienza: "Ha avuto solo un anno di esperienza che ha
poi ripetuto per 25 volte". Far diventare la vita uno spazio di for-
mazione non significa correr dietro a tante cose ('fare tante espe-
rienze'), quanto piuttosto crescere nell'arte di imparare da quello
che si vive ('diventare esperto'). Questo è un punto importante per
comprendere quanto le Costituzioni vogliono dirci.
1. Formazione permanente: il significato della espressione
Tenendo presente quanto abbiamo appena detto, potremmo
chiederci: che cosa dunque significa l'espressione 'formazione

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ORIENTAMENTI E DIRETTIVE 27
permanente'? Certamente non si riferisce a una serie di attività
organizzate da una istituzione (religiosa o professionale o di
qualsiasi natura) per la qualificazione o aggiornamento dei suoi
membri, molte delle quali avran luogo al di fuori del contesto or-
dinario di vita e di lavoro. Ancor meno si rifà ad una fase che co-
mincia dopo quella che si suol definire come 'formazione inizia-
le'. Difatti il Capitolo Generale 22 aveva preso in esame diverse
espressioni alternative nello sforzo di evitare possibili ambiguità
- formazione continua, formazione post-iniziale, ecc. - ed erano
state scartate come non adeguate.
Per andare al cuore dell'idea, proviamo a prestare attenzione
all'uso della parola 'permanente': è un aggettivo o è un predica-
to? Più semplicemente: quale tra le due seguenti espressioni ci
pare cogliere meglio quanto si vuol dire?
La formazione permanente è... (permanente = aggettivo)
La formazione èpermanente (permanente = predicato)
È ovvio che è la seconda quella che dice quanto noi qui in-
tendiamo. È all'interno di questa formazione che permane viva
in tutto l'arco dei giorni - fino all'ultimo - che ha la sua ragion
d'essere anche quella che definiamo come 'formazione iniziale'.
Visti in questa luce le sottolineature che la Ratio mette sulla
'formazione a servizio della identità salesiana' sono lucidamen-
te ricche di senso: è chiaro che la formazione non si riferisce so-
lo alle fasi inziali della vita salesiana4• La formazione permanen-
te, per dirlo con altre parole, non è la naturale continuazione
della formazione iniziale. È invece la forma abituale di vivere la
nostra vocazione. È un modo nuovo di comprendere la vita con-
sacrata, accolta e compresa come la partecipazione nell'azione
del Padre, che, attraverso lo Spirito, forma e modella nel cuore i
sentimenti e gli atteggiamenti del Figlio5• La formazione dura
' La formazione dei salesiani di don Bosco. Principi e norme (FSDB), 4° edizione (on-
line, 2016) capitolo 2, sezione 2: La formazione al servizio della identità salesiana. Cfr.
http://www.sdb.org/it/formazione-it.html (28.01.2017) .
' Vita Consecrata 66.

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28 ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
tutta la vita, fino all'ora in cui la nostra esistenza da consacrati
raggiungerà 'il compimento supremo'6•
2. Formazione permanente nelle Costituzioni salesiane:
analisi
Come abbiamo già detto, il concetto di 'formazione perma-
nente' è relativamente nuovo. Nella nostra Congregazione è
esplicitamente emerso durante il CG22 nel contesto della elabo-
razione definitiva del testo costituzionale. La commissione che
preparava gli articoli sulla formazione è stata l'unica che non è
partita da un testo precedente (le Costituzioni ad experimentum
del 1971-72), precisamente perché questo era un modo total-
mente nuovo di intendere la formazione. Non dobbiamo lasciar-
ci fuorviare dal fatto che nel capitolo 9 delle Costituzioni vi sia-
no due articoli dedicati espressamente alla formazione perma-
nente (il 118 e il 119). Come annota Il Progetto di vita dei sale-
siani di don Bosco (1986), il principio organizzativo dell'intera
sezione terza delle Costituzioni era la formazione permanente7•
In altre parole, la formazione permanente è l'idea madre e il
criterio organizzativo di tutto quello che le nostre Costituzioni
hanno da dire sulla formazione.
a) La formazione è anzitutto risposta a una chiamata: "Gesù
chiamò personalmente i suoi apostoli perché stessero con
Lui" (C 96). È molto importante distinguere chiamata da scel-
ta. In questo nostro tempo la scelta è diventata una delle ca-
tegorie principali con cui si organizza la realtà, compresa la
dimensione religiosa dell'esistenza. Questo ha un suo lato po-
sitivo: incoraggia la responsabilità personale e dà valore al-
l'intenzione con cui si opera, oltrepassando i limiti dell'accet-
tazione cieca e di un'appartenenza passiva. Ma se diventa la
' C54.
1 Il progetto di vita dei Salesiani di don Bosco. Guida alla lettura delle costituzioni
salesiane (Roma, 1986) 673-674. Non vogliamo riprendere e ripetere qui tutto ciò che
questi testi hanno da dire sulla formazione intesa come permanente.

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ORIENTAMENTI E DIRETTIVE 29
'forma' su cui si imposta il cammino di vita spirituale, il suo
maggior limite sta nel mettere l'individuo al centro. Chiama-
ta invece presuppone che noi siamo davanti a qualcuno che
chiama. Parlare di chiamata è riconoscere uno che chiama: è
rendersi conto che l'iniziativa gratuita di Dio sempre precede
tutti i nostri piani e progetti. La vita consacrata non è una
scelta che noi facciamo. È una risposta a una chiamata.
b) Formazione è la nostra risposta alla chiamata di Dio. Dice
l'articolo 96 delle Costituzioni: ''A questo appello rispondia-
mo con l'impegno di una adeguata e continua formazione,
per la quale il Signore dona ogni giorno la sua grazia"8• Pos-
siamo trarne due immediate conseguenze:
Si può comprendere la formazione come permanente sol-
tanto se si comprende anche la vocazione come perma-
nente. Il Signore continua a chiamarmi giorno dopo gior-
no: "Ogni mattina fa attento il mio orecchio" (ls 50,4). Il
martire protestante D. Bonhoeffer fa notare che la prima
e l'ultima parola che Gesù rivolge a Pietro è la stessa:
'Seguimi' (Gv 21,22)9.
La vita non è formativa se non viene guardata dal punto
di vista della crescita vocazionale. Il beato J. H. Newman
era solito dire: "Non preoccuparti del fatto che la tua
vita finirà. Preoccupati assai di più della possibilità che
non sia mai cominciata". Quando trattiamo di formazio-
ne, il vero rischio è che per qualcuno di noi la formazione
non sia mai realmente iniziata10• Il nostro discernimento
' "Rispondere alla chiamata significa vivere in atteggiamento di formazione" (Il pro-
getto di vita dei Salesiani di Don Bosco 682). "Formazione è accogliere con gioia il dono
della vocazione e renderlo reale in ogni momento e situazione dell'esistenza" (FSDB 1).
' Ma l'apostolo a cui questa parola è rivolta non è affatto 'lo stesso': la seconda volta,
nuovamente sul mare di Tiberiade, è meno presuntuoso ma molto più centrato, perché
il suo centro ora è Cristo Gesù e il suo amore misericordioso. La trasformazione di Pietro
fino a giungere al martirio offre alla teologia il punto di partenza per la riflessione su
grazia e libertà, che inizia in Agostino e percorre i secoli attraverso Tommaso d'Acquino
fino a giungere ai nostri giorni: una riflessione che ha a che fare in tutto e per tutto con
la formazione che permane e continua lungo tutto l'arco della vita.
1°Cfr. A Cencini, Formazione permanente: Ci crediamo davvero? (Bologna: Edizioni
Dehoniane, 2011) 131.

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30 ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
potrebbe essere inadeguato o addirittura falsato, qualora
non abbia come criterio di base la crescita nella vocazio-
ne, intesa come risposta al Signore che chiama. E sul ro-
vescio della medaglia molte esperienze negative e crisi
possono paradossalmente diventare formative, quando la
persona è in grado di affrontarle dal punto di vista della
crescita nella vocazione.
c) La nostra chiamata è di seguire Gesù in un modo specifico:
da persone consacrate nello spirito di don Bosco. Se-
guire Gesù vuol dire diventare come Lui, figli nel Figlio, con-
sentendo al Padre che plasma in noi il cuore e la mente di
suo Figlio, finché viviamo e sentiamo, pensiamo e compren-
diamo, valutiamo e giudichiamo, decidiamo, amiamo e ci
comportiamo come Lui. Con san Paolo possiamo dire: "Non
sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me" (Gal 2,20).
Seguire Gesù da consacrati significa essere memoria vivente
di lui, fino a seguire anche le sue concretissime scelte di vita
celibe, povera e obbediente per amore del Regno, anticipando
fin da subito quello che un giorno speriamo di diventare.
d) La chiamata non è mai "per se stesso": il Signore chiama
per mandare. Dunque la missione è il modo in cui si vive
l'elezione. La formazione del salesiano è tutta orientata alla
missione e motivata dalla missione (C 97) 11• "Immerso nel
mondo e nelle preoccupazioni della vita pastorale, il salesiano
impara a incontrare Dio attraverso quelli a cui è mandato"
(C 95). L'obiettivo è di incontrare Dio nel bel mezzo della
nostra vita e lavoro; l'itinerario per arrivare è il cammino
formativo. Non serve saltare fuori dalla vita ordinaria per
formarsi: al contrario bisogna entrarci dentro, ma nel modo
giusto. Si tratta di passare dal lasciarci vivere all'iniziare a
11 "La formazione continua va orientata secondo l'identità ecclesiale della vita consa-
crata. Non si tratta solo di aggiornarsi sulle nuove teologie, sulle norme ecclesiali o sui
nuovi studi relativi alla propria storia e al carisma dell'Istituto. Il compito è quello di con-
solidare, o spesso anche ritrovare il proprio posto nella Chiesa a sevizio dell'umanità".
(Per vino nuovo in otri nuovi, 35).

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ORIENTAMENTI E DIRETTIVE 31
imparare dall'esperienza nel modo che ci indicano le Costi-
tuzioni. Se ci sintonizziamo con questo stile cominceremo a
vivere in un "permanente stato di missione" che è al con-
tempo un permanente stato di formazione 12•
e) Formazione non è una fase o una parte della vita salesiana,
quanto piuttosto un modo di essere che abbraccia la vi-
ta intera, fino a che tutto - la preghiera, la vita fraterna,
l'impegno apostolico e la pratica dei consigli evangelici - di-
venta formativo, ossia risposta al Signore che ci chiama (in
ogni momento, durante tutta la vita) 13•
D L'articolo 119 delle Costituzioni ci parla della natura della
nostra vita intesa come formazione: "Vivendo in mezzo ai
giovani e in costante rapporto con gli ambienti popolari, il
salesiano si sforza di discernere negli eventi la voce dello
Spirito, acquistando così la capacità d'imparare dalla
vita" 14• L'articolo aggiunge: "Egli si sente poi chiamato a
vivere con impegno formativo qualunque situazione, consi-
derandola un tempo favorevole per la crescita della sua vo-
cazione". Nessuna esperienza diventa inutile o irrilevante
se siamo capaci di imparare. Ovviamente non basteranno i
nostri sforzi, l'intelligenza e la perspicacia; ci vuole fede, che
ci abilita a "discernere negli eventi la voce dello Spirito".
g) Tutto ciò apre la via a una grande domanda: qual è il ruolo
della formazione iniziale? Innanzitutto va chiarito che la
formazione iniziale NON è il princeps analogatum o la pietra
di paragone della formazione tutta (come siamo portati a
credere anche oggi). Trova la sua ragion d'essere in quello
che "viene dopo" (diversamente non si spiega la qualifica di
'iniziale'). È parte di una formazione che è permanente. Non
di meno la formazione iniziale ha le sue peculiarità. Ha il
12 Cfr. EG 25 i cui riflessi sono in GC27, 74.1.
1
'
Cfr.
VC
65,
e
CIVCSA,
'Ripartire
da
Cristo':
Un
rinnovato
impegno
della
vita
con-
sacrata nel terzo millennio. Istruzione, Roma, 19 maggio 2002, 15.
" Il testo inglese: "the ability to learn from life's experiences".

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32 ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
valore che l'università ha per un medico: non è fine a se stes-
sa, ma un tempo privilegiato per acquisire gli strumenti in-
dispensabili in vista di quello che seguirà. Prendiamo come
esempio la 'direzione spirituale'. Lungi dall'essere una prati-
ca riservata alla formazione iniziale, è qualcosa che getta le
fondamenta per un accompagnamento spirituale che per sua
natura deve continuare per tutta la vita. Tenendo in mente il
testo dell'articolo 119 delle Costituzioni potremmo semplice-
mente concludere che lo scopo della parte iniziale della
nostra vita compresa come formazione è di imparare come
imparare15• E quando nella parte rimanente della vita l'im-
parare permanentemente continua, la vita diventa formazio-
ne, una risposta che prosegue giorno dopo giorno all'amore
di Dio, il quale, miserando et eligendo16, mai smette di chia-
mare come mai smette di amare.
3. Formazione permanente nelle Costituzioni Salesiane:
la sintesi
Abbiamo considerato alcune delle caratteristiche della for-
mazione permanente così come è presentata nelle nostre Costi-
tuzioni. Credo che possiamo finire con la sintesi straordinaria
offerta dall'articolo 98: l'esperienza formativa.
"Illuminato dalla persona di Cristo e dal suo Vangelo, vissuto
secondo lo spirito di Don Bosco, il salesiano si impegna in un
processo formativo che dura tutta la vita e ne rispetta i ritmi di
maturazione. Fa esperienza dei valori della vocazione salesiana
nei diversi momenti della sua esistenza e accetta l'ascesi che
tale cammino comporta.
15 La formazione iniziale "non può accontentarsi di formare alla docilità e alle sane
consuetudini e tradizioni di un gruppo, ma deve rendere il giovane consacrato realmente
docibilis. Questo significa formare un cuore libero d'imparare dalla storia di ogni giorno
per tutta la vita nello stile di Cristo per mettersi a servizio di tutti". (Per vino nuovo 35).
16 Stemma di papa Francesco, assunto dalle omelie di san Beda il Venerabile sulla
chiamata di Matteo (CCL 122, 149-151).

1.9 Page 9

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ORIENTAMENTI E DIRETTIVE 33
Con l'aiuto di Maria, madre e maestra, tende a diventare edu-
catore pastore dei giovani nella forma laicale o sacerdotale che
gli è propria".
Anzitutto qui troviamo la formazione intesa come processo:
"Fa esperienza dei valori della vocazione salesiana". Durante le
fasi iniziali della formazione diventiamo familiari con questi va-
lori fondamentali, ma conoscerli non è la stessa cosa del 'farne
esperienza'. Per essere pronti a fare il grande passo della pro-
fessione perpetua non è sufficiente conoscere le Costituzioni a
memoria; c'è bisogno di avere esperimentato la vita salesiana,
di avere cioè imparato dalla vita.
Inoltre, l'articolo evidenzia che la formazione dura tutta la
vita. Quando la formazione è compresa come risposta, e quando
la missione è compresa come epifania, l'entusiasmo e la passio-
ne non han più né limiti né fine, perché anche nell'età matura e
nelle ultime stagioni della vita il dialogo d'amore tra il Signore e
la singola persona continua; il salesiano diventa, in modo sem-
pre più chiaro e trasparente, segno e portatore del suo amore,
vultus misericordiae.
Ancor più, non si può ignorare l'ascesi che fa parte della nostra
vita, da intendersi tutta come formazione. Le rose dei valori insiti
nello spirito salesiano hanno anche le loro spine, come don Bosco
ha cercato di insegnarci attraverso il sogno del pergolato di rose.
Val la pena di insistere sul fatto che la formazione ha luogo
essenzialmente in un contesto di fede, vissuto dentro il carisma
salesiano: "Illuminato dalla persona di Cristo e dal suo Vangelo,
vissuto secondo lo spirito di Don Bosco". Essere come don Bosco
significa essere uno con Gesù, percorrendo insieme 'l'avventura
dello Spirito' - ed è impensabile essere un consacrato figlio di
don Bosco senza una personale, appassionata, splendida relazio-
ne con Cristo.
Infine dobbiamo prestare attenzione alle parole conclusive: il
salesiano, ogni salesiano, è essenzialmente educatore-pastore.

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34 ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
È educatore-pastore prima di essere coadiutore, o diacono o prete.
Un salesiano coadiutore che non è pastore non è salesiano; e un
salesiano prete che non è educatore non è salesiano. La nostra
efficacia in ultima analisi prende vita dalla relazione che abbiamo
con il Signore, dal nostro con-formarci al cuore di Cristo. Perché
di fatto educhiamo attraverso ciò che siamo, ciò che amiamo. Dal-
la pienezza del cuore noi parliamo, operiamo, siamo. Cor ad cor
loquitur, come diceva San Francesco di Sales.
E tutto questo "con l'aiuto di Maria, madre e maestra" che ci
"educa alla pienezza della donazione al Signore" (C 92). Siamo
invitati ad essere figli nel Figlio, lasciando che Maria mòdelli in
noi un corpo e un cuore come quello di Cristo; lascjando che Lei ci
insegni ad amare proprio come ha insegnato a don Bosco (C 84) o,
possiamo ancora meglio dire, come Lei ha insegnato a Gesù stesso.
4. Come essere in formazione per tutta la vita
Fin qui abbiamo parlato soprattutto del 'che cosa'. Ma si de-
ve anche guardare al 'come', basandoci sulle Costituzioni e sulla
Ratio -va detto però che un buon 'che cosa' è già di per sé anche
un 'come'11•
L'articolo 119 delle Costituzioni, già citato, contiene alcune
parole su cui di proposito prima non ci siamo soffermati: "il
salesiano si sforza di discernere... acquistando così la capacità
d'imparare dalla vita". Questo imparare e sforzarsi avviene
lungo tutto l'arco della vita, anche se ha un suo tempo privile-
giato durante la 'formazione iniziale'.
17 Per vino nuovo in otri nuovi 35 dice che non esiste ancora una cultura della forma-
zione continua, e che al livello di prassi pedagogica, non abbiamo ancora trovato itinera-
ri concreti, sul piano individuale e comunitario, per rendere effettiva la formazione per-
manente. Il documento richiede anche una riflessione sulla dimensione strutturale-isti-
tuzionale della formazione permanente: "Come un tempo, dopo il Concilio di Trento, so-
no nati seminari e noviziati per la formazione iniziale, oggi siamo chiamati a realizzare
forme e strutture che sostengano il cammino di ogni consacrato verso la progressiva
conformazione ai sentimenti del Figlio (cf. Fil. 2,5). Sarebbe un segnale istituzionale
estremamente eloquente". (Ibid. ).

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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ORIENTAMENTI E DIRETTIVE 35
Sia l'articolo 118 che l'articolo 119 delle Costituzioni indica-
no quali sono le aree da sviluppare se vogliamo che la vita di-
venti davvero un luogo formativo: "Cerchiamo di crescere nella
maturità umana, di conformarci più profondamente a Cristo e di
rinnovare la fedeltà a Don Bosco, per rispondere alle esigenze
sempre nuove della condizione giovanile e popolare." (C 118)
"Durante il tempo della piena attività trova occasioni per rinno-
vare il senso religioso pastorale della propria vita e per abilitar-
si a svolgere con maggior competenza il proprio lavoro". (C 119)
Due aspetti tipici della formazione emergono chiaramente dal
testo: processo e responsabilità personale. In linea con questo,
vorrei elencare alcuni punti metodologici che hanno a che fare
soprattutto con le fasi iniziali della formazione.
a) La dimensione qualitativa deve prevalere su quella quanti-
tativa: il punto della questione sta nell'imparare dalla espe-
rienza, piuttosto che limitarsi ad avere molte esperienze.
b) Dobbiamo sviluppare l'abilità di imparare dalle nostre
esperienze, anche quelle che potrebbero considerarsi 'nega-
tive'.
c) Ancor prima dell'insistenza sull'imparare dalle nostre espe-
rienze, con Papa Francesco possiamo imparare a sostare
di fronte al mistero della vita, alla bellezza della natura, al
mistero dell'altro, sia che si tratti di un giovane o di un
nostro confratello o di chi condivide con noi la stessa missio-
ne. Prendiamo a cuore la insistenza del Papa sullo 'sguardo
pastorale' e sulla 'serena attenzione' .18 Non trascuriamo la
nostra esperienza vissuta. Se davvero ci importa 'imparare
da', prima di tutto abbiamo bisogno di 'imparare a' dimora-
re, rimanere, stare davanti al mistero. Fermando là i nostri
passi, ci renderemo conto di essere su terra santa, di trovar-
ci davanti al roveto ardente.
18 Cfr. EG 51, e anche 125, 141, 169; e LS 225-226.

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36 ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
d) Nel nostro imparare e discernere, la Parola di Dio è il cri-
terio ermeneutico. La Parola è luce e forza, alimento per il
cammino (C 87). La vita salesiana fa spazio all'ascolto pro-
lungato della Parola di Dio19, attraverso la lettura personale
come anche la lectio divina in comunità.
e) Formazione significa anche costante ritorno alle Costituzio-
ni, che sono per noi la concretizzazione della Parola di Dio, e
alle fonti salesiane che custodiscono l'avventura dello Spirito
vissuta da don Bosco e da tanti salesiani dopo di lui. Possiamo
e dobbiamo pensare alla formazione inziale anche come a una
iniziazione alle fonti: tornare regolarmente alle nostre fonti,
così da dimorarvi e attingere la vita che da esse sgorga.
f) Quest'arte di apprendere richiede accompagnamento. Non
si impara senza un maestro, o a essere più precisi, senza
un esperto (parola che deriva da ex-perior, stessa radice di
esperienza). Conviene insistere di nuovo sul fatto che, come
per la vocazione e la formazione, anche l'accompagnamento
spirituale personale è permanente e continua tanto quanto la
vita. 20
19 Congregazione per i Religiosi e gli Istituti secolari, La dimensione contemplativa
della vita religiosa (marzo 1980) 20. Cfr. http://www.vatican.va/roman_curia/congrega-
tions/ccscrlife/documents/rc con ccscrlife doc 12081980 the-contemplative-dimension-
of-religious-life_it.html (28.01.2017). - -
-
20 Mentre le nostre Costituzioni parlano di affidarsi con semplicità a un direttore
spirituale come una delle attitudini e uno dei mezzi per progredire nella castità (C 84), e i
Regolamenti chiedono che ogni confratello "mantenga viva la disponibilità alla preghiera,
alla meditazione, alla direzione spirituale personale e comunitaria" (R 99), la Ratio afferma
che "ordinariamente nell'età adulta non è necessaria la direzione metodica richiesta dal pri-
mo periodo della formazione" (n. 267). Vita Consecrata (1996) dice: di grande sostegno
per progredire nel cammino evangelico, specialmente nel periodo di formazione e in certi
momenti della vita, il ricorso fiducioso e umile alla direzione spirituale, grazie alla quale la
persona è aiutata a rispondere alle mozioni dello Spirito con generosità e ad orientarsi de-
cisamente verso la santità." (VC 95) I nostri ultimi Capitoli Generali iniziano un cambia-
mento quando ci invitano ad andare nella direzione di un accompagnamento permanente,
dal momento che l'obiettivo della formazione è conformarsi a Cristo (cfr. CG26, 62 e CG27,
67.2). Il Direttorio per la vita e il ministero dei presbiteri (73 / edizione 2013) parla della di-
rezione spirituale come di una necessità per i presbiteri: "per contribuire al miglioramento
della loro spiritualità è necessario che i presbiteri pratichino essi stessi la direzione spiri-
tuale. " La Nuova Ratio della Chiesa (2016) presenta l'accompagnamento personale come
una delle dinamiche più importanti per la formazione permanente: "Il presbitero non do-

2.3 Page 13

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ORIENTAMENTI E DIRETTIVE 37
g) Non si tratta affatto di un apprendimento unidirezionale;
sempre ha luogo nella rete di relazioni che è la comunità -
sia la comunità salesiana (C 99) che nell'ambito più ampio
della
comunità
educativo
pa
s
t
o
r
a
l
e2
1
"Per
educare
un
figlio
ci
vuole un villaggio", dice un proverbio africano citato da Papa
Francesco22• L'articolo 101 delle Costituzioni ci ricorda che la
comunità ispettoriale accoglie e accompagna la vocazione di
ogni confratello, e che, da parte sua, ciascun confratello "con
la preghiera e la testimonianza, contribuisce a sostenere e a
rinnovare la vocazione dei suoi fratelli" .
h) Acquisiamo l'abilità di dare qualità formativa alla vita ordi-
naria - e il formatore creativo farà uso di tutti i mezzi a sua
disposizione per incoraggiare l'imparare dalla esperienza, la
riflessione in clima di preghiera, il discernimento spirituale
come stile di vita. Qui vorrei insistere anche sulla importan-
za della lettura23• Stiamo attenti a non correre il rischio di
sottovalutare la forza di cambiamento personale insita in
buone letture, a cominciare dalla lettura della Parola di Dio
e delle Costituzioni, come abbiamo già detto24•
i) Facciamo spazio per l'ascesi insita nella nostra vita e mis-
sione, non solo nell'accoglierla di buon grado ma anche im-
parando da essa. Si ritrova qui lo spazio e l'importanza della
meditazione quotidiana, dei momenti di preghiera personale,
dell'accompagnamento spirituale personale, e anche della
condivisione spirituale a cui i nostri ultimi Capitoli Generali
ci hanno invitato25•
vrà isolarsi: necessiterà invece di sostegno e di accompagnamento in ambito spirituale e/o
psicologico. In ogni caso, sarà utile intensificare il rapporto con il Direttore spirituale al
fine di trarre positivi insegnamenti dalle difficoltà, imparando a fare verità sulla propria
vita e a comprenderla meglio alla luce del Vangelo". (Congregazione per il Clero, Il dono
della vocazione presbiterale: Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis, n. 84).
21 FSDB 560.
22 Discorso del Santo Padre Francesco al mondo della scuola italiana, 10 maggio 2014.
23 Cfr. R 99: "Ognuno coltivi l'abito alla lettura...".
24 Su Parola di Dio e Costituzioni come i due poli principali della nostra lettura for-
mativa, cfr. Il Progetto di vita dei salesiani di don Bosco 696.
25 GC27, 67.4.

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38 ATTI DEL CONSIGLIO GENERALE
Nelle nostre Costituzioni e Regolamenti troviamo poi una
serie di altri strumenti e mezzi rilevanti per la formazione.
Basti qui ricordare che ogni progetto personale di vita (R 99)
va letto chiaramente nell'ottica della formazione come risposta
a una chiamata, a servizio di ciò di cui l'ispettoria ha bisogno
(R 100). Lo stesso si può dire a riguardo delle iniziative ordinarie
e straordinarie promosse dalla ispettoria o da gruppi di ispettorie,
dalla Chiesa e dalla società (R 101), e ovviamente di momenti
dedicati al rinnovamento personale (R 102).
Questa breve riflessione sulla formazione permanente non
può concludersi senza una parola sulla devozione - che per
San Francesco di Sales è l'abilità di trovare Dio in tutto e di
vivere con freschezza e gioia, 'correndo e saltando' nella via dei
comandamenti di Dio26•
Preghiamo che il Signore ci aiuti ad essere fedeli giorno per
giorno - a "dissetarci al torrente lungo il cammino" (Sal 110,7),
così che i nostri cuori siano sempre rivolti verso Lui, la fonte
dell'acqua viva, e che fiumi d'acqua viva possano sgorgare dal
nostro seno (Gv 7,38), per la vita di molti.
26 "Come un uomo guarito di recente da una malattia, cammina quel tanto che gli è
necessario, piano piano e trascinandosi un po', così il peccatore, guarito dal suo peccato,
cammina quel tanto che Dio gli comanda, trascinandosi adagio adagio fino a che non giun-
ga alla devozione. Allora, da uomo completamente sano, non soltanto cammina, ma corre
e salta nella via dei Comandamenti di Dio e, inoltre, prende di corsa i sentieri dei consigli
e delle ispirazioni celesti". Francesco di Sales, Introduzione alla vita devota, Parte 1,
capitolo 1.