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CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA
Istruzione
della Congregazione per l'Educazione Cattolica
circa i criteri di discernimento vocazionale
riguardo alle persone con tendenze omosessuali
in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri
Introduzione
In continuità con l'insegnamento del Concilio Vaticano II e, in particolare, col decreto Optatam
totius [1] sulla formazione sacerdotale, la Congregazione per l'Educazione Cattolica ha pubblicato
diversi documenti per promuovere un'adeguata formazione integrale dei futuri sacerdoti, offrendo
orientamenti e norme precise circa suoi diversi aspetti [2] . Nel frattempo anche il Sinodo dei
Vescovi del 1990 ha riflettuto sulla formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali, con l'intento
di portare a compimento la dottrina conciliare su questo argomento e di renderla più esplicita ed
incisiva nel mondo contemporaneo. In seguito a questo Sinodo, Giovanni Paolo II pubblicò
l'Esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis [3] .
Alla luce di questo ricco insegnamento, la presente Istruzione non intende soffermarsi su tutte le
questioni di ordine affettivo o sessuale che richiedono un attento discernimento durante l'intero
periodo della formazione. Essa contiene norme circa una questione particolare, resa più urgente
dalla situazione attuale, e cioè quella dell'ammissione o meno al Seminario e agli Ordini sacri dei
candidati che hanno tendenze omosessuali profondamente radicate.
1. Maturità affettiva e paternità spirituale
Secondo la costante Tradizione della Chiesa, riceve validamente la sacra Ordinazione
esclusivamente il battezzato di sesso maschile [4] . Per mezzo del sacramento dell'Ordine, lo Spirito
Santo configura il candidato, ad un titolo nuovo e specifico, a Gesù Cristo: il sacerdote, infatti,
rappresenta sacramentalmente Cristo, Capo, Pastore e Sposo della Chiesa [5] . A causa di questa
configurazione a Cristo, tutta la vita del ministro sacro deve essere animata dal dono di tutta la sua
persona alla Chiesa e da un'autentica carità pastorale [6] .
Il candidato al ministero ordinato, pertanto, deve raggiungere la maturità affettiva. Tale maturità lo
renderà capace di porsi in una corretta relazione con uomini e donne, sviluppando in lui un vero
senso della paternità spirituale nei confronti della comunità ecclesiale che gli sarà affidata [7] .
2. LÂÂ’omosessualità e il ministero ordinato
Dal Concilio Vaticano II ad oggi, diversi documenti del Magistero – e specialmente il Catechismo
della Chiesa Cattolica – hanno confermato l'insegnamento della Chiesa sull'omosessualità. Il
Catechismo distingue fra gli atti omosessuali e le tendenze omosessuali.
Riguardo agli atti, insegna che, nella Sacra Scrittura, essi vengono presentati come peccati gravi. La
Tradizione li ha costantemente considerati come intrinsecamente immorali e contrari alla legge
naturale. Essi, di conseguenza, non possono essere approvati in nessun caso.
Per quanto concerne le tendenze omosessuali profondamente radicate, che si riscontrano in un certo
numero di uomini e donne, sono anch'esse oggettivamente disordinate e sovente costituiscono,
anche per loro, una prova. Tali persone devono essere accolte con rispetto e delicatezza; a loro
riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Esse sono chiamate a realizzare la

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volontà di Dio nella loro vita e a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono
incontrare [8] .
Alla luce di tale insegnamento, questo Dicastero, d'intesa con la Congregazione per il Culto Divino
e la Disciplina dei Sacramenti, ritiene necessario affermare chiaramente che la Chiesa, pur
rispettando profondamente le persone in questione [9] , non può ammettere al Seminario e agli
Ordini sacri coloro che praticano l'omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente
radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay [10] .
Le suddette persone si trovano, infatti, in una situazione che ostacola gravemente un corretto
relazionarsi con uomini e donne. Non sono affatto da trascurare le conseguenze negative che
possono derivare dall'Ordinazione di persone con tendenze omosessuali profondamente radicate.
Qualora, invece, si trattasse di tendenze omosessuali che fossero solo l'espressione di un problema
transitorio, come, ad esempio, quello di un'adolescenza non ancora compiuta, esse devono
comunque essere chiaramente superate almeno tre anni prima dell'Ordinazione diaconale.
3. Il discernimento dell'idoneità dei candidati da parte della Chiesa
Due sono gli aspetti indissociabili in ogni vocazione sacerdotale: il dono gratuito di Dio e la libertà
responsabile dell'uomo. La vocazione è un dono della grazia divina, ricevuto tramite la Chiesa, nella
Chiesa e per il servizio della Chiesa. Rispondendo alla chiamata di Dio, l'uomo si offre liberamente
a Lui nell'amore [11] . Il solo desiderio di diventare sacerdote non è sufficiente e non esiste un
diritto a ricevere la sacra Ordinazione. Compete alla Chiesa – nella sua responsabilità di definire i
requisiti necessari per la ricezione dei Sacramenti istituiti da Cristo - discernere l'idoneità di colui
che desidera entrare nel Seminario [12] , accompagnarlo durante gli anni della formazione e
chiamarlo agli Ordini sacri, se sia giudicato in possesso delle qualità richieste [13] .
La formazione del futuro sacerdote deve articolare, in una complementarità essenziale, le quattro
dimensioni della formazione: umana, spirituale, intellettuale e pastorale [14] . In questo contesto,
bisogna rilevare la particolare importanza della formazione umana, fondamento necessario di tutta
la formazione [15] . Per ammettere un candidato all'Ordinazione diaconale, la Chiesa deve
verificare, tra l'altro, che sia stata raggiunta la maturità affettiva del candidato al sacerdozio [16] .
La chiamata agli Ordini è responsabilità personale del Vescovo [17] o del Superiore Maggiore.
Tenendo presente il parere di coloro ai quali hanno affidato la responsabilità della formazione, il
Vescovo o il Superiore Maggiore, prima di ammettere all'Ordinazione il candidato, devono
pervenire ad un giudizio moralmente certo sulle sue qualità. Nel caso di un dubbio serio al riguardo,
non devono ammetterlo all'Ordinazione [18] .
Il discernimento della vocazione e della maturità del candidato è anche un grave compito del rettore
e degli altri formatori del Seminario. Prima di ogni Ordinazione, il rettore deve esprimere un suo
giudizio sulle qualità del candidato richieste dalla Chiesa [19] .
Nel discernimento dell'idoneità all'Ordinazione, spetta al direttore spirituale un compito importante.
Pur essendo vincolato dal segreto, egli rappresenta la Chiesa nel foro interno. Nei colloqui con il
candidato, il direttore spirituale deve segnatamente ricordare le esigenze della Chiesa circa la castità
sacerdotale e la maturità affettiva specifica del sacerdote, nonché aiutarlo a discernere se abbia le
qualità necessarie [20] . Egli ha l'obbligo di valutare tutte le qualità della personalità ed accertarsi
che il candidato non presenti disturbi sessuali incompatibili col sacerdozio. Se un candidato pratica
l'omosessualità o presenta tendenze omosessuali profondamente radicate, il suo direttore spirituale,

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così come il suo confessore, hanno il dovere di dissuaderlo, in coscienza, dal procedere verso
l'Ordinazione.
Rimane inteso che il candidato stesso è il primo responsabile della propria formazione [21] . Egli
deve offrirsi con fiducia al discernimento della Chiesa, del Vescovo che chiama agli Ordini, del
rettore del Seminario, del direttore spirituale e degli altri educatori del Seminario ai quali il Vescovo
o il Superiore Maggiore hanno affidato il compito di formare i futuri sacerdoti. Sarebbe gravemente
disonesto che un candidato occultasse la propria omosessualità per accedere, nonostante tutto,
all'Ordinazione. Un atteggiamento così inautentico non corrisponde allo spirito di verità, di lealtà e
di disponibilità che deve caratterizzare la personalità di colui che ritiene di essere chiamato a servire
Cristo e la sua Chiesa nel ministero sacerdotale.
Conclusione
Questa Congregazione ribadisce la necessità che i Vescovi, i Superiori Maggiori e tutti i
responsabili interessati compiano un attento discernimento circa l'idoneità dei candidati agli Ordini
sacri, dallÂÂ’ammissione nel Seminario fino all'Ordinazione. Questo discernimento deve essere
fatto alla luce di una concezione del sacerdozio ministeriale in concordanza con l'insegnamento
della Chiesa.
I Vescovi, le Conferenze Episcopali e i Superiori Maggiori vigilino perché le norme di questa
Istruzione siano osservate fedelmente per il bene dei candidati stessi e per garantire sempre alla
Chiesa dei sacerdoti idonei, veri pastori secondo il cuore di Cristo.
Il Sommo Pontefice Benedetto XVI, in data 31 agosto 2005, ha approvato la presente Istruzione e
ne ha ordinato la pubblicazione.
Roma, il 4 novembre 2005, Memoria di S. Carlo Borromeo, Patrono dei Seminari.
Zenon Card. Grocholewski
Prefetto
+ J. Michael Miller, c.s.b.
Arciv. tit. di Vertara
Segretario
[1] Concilio Ecumenico Vaticano II, Decreto sulla formazione sacerdotale Optatam totius (28
ottobre 1965): AAS 58 (1966), 713-727.
[2] Cfr. Congregazione per l'Educazione Cattolica, Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis (6
gennaio 1970; edizione nuova, 19 marzo 1985); L'insegnamento della filosofia nei Seminari (20
gennaio 1972); Orientamenti educativi per la formazione al celibato sacerdotale (11 aprile 1974);
Insegnamento del Diritto Canonico per gli aspiranti al sacerdozio (2 aprile 1975); La formazione
teologica dei futuri sacerdoti (22 febbraio 1976); Epistula circularis de formatione vocationum
adultarum (14 luglio 1976); Istruzione sulla formazione liturgica nei Seminari (3 giugno 1979);
Lettera circolare su alcuni aspetti più urgenti della formazione spirituale nei Seminari (6 gennaio
1980); Orientamenti educativi sull'amore umano – Lineamenti di educazione sessuale (1 novembre
1983); La Pastorale della mobilità umana nella formazione dei futuri sacerdoti (25 gennaio 1986);
Orientamenti per la formazione dei futuri sacerdoti circa gli strumenti della comunicazione sociale

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(19 marzo 1986); Lettera circolare riguardante gli studi sulle Chiese Orientali (6 gennaio 1987); La
Vergine Maria nella formazione intellettuale e spirituale (25 marzo 1988); Orientamenti per lo
studio e l'insegnamento della dottrina sociale della Chiesa nella formazione sacerdotale (30
dicembre 1988); Istruzione sullo studio dei Padri della Chiesa nella formazione sacerdotale (10
novembre 1989); Direttive sulla preparazione degli educatori nei Seminari (4 novembre 1993);
Direttive sulla formazione dei seminaristi circa i problemi relativi al matrimonio ed alla famiglia
(19 marzo 1995); Istruzione alle Conferenze Episcopali circa l'ammissione in Seminario dei
candidati provenienti da altri Seminari o Famiglie religiose (9 ottobre 1986 e 8 marzo 1996); Il
periodo propedeutico (1 maggio 1998); Lettere circolari circa le norme canoniche relative alle
irregolarità e agli impedimenti sia ad Ordines recipiendos, sia ad Ordines exercendos (27 luglio
1992 e 2 febbraio 1999).
[3] Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis (25 marzo 1992):
AAS 84 (1992), 657-864.
[4] Cfr. C.I.C., can. 1024 e C.C.E.O., can. 754; Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Ordinatio
sacerdotalis sull'Ordinazione sacerdotale da riservarsi soltanto agli uomini (22 maggio 1994): AAS
86 (1994), 545-548.
[5] Cfr. Concilio Ecumenico Vaticano II, Decreto sul ministero e la vita dei presbiteri
Presbyterorum ordinis (7 dicembre 1965), n. 2: AAS 58 (1966), 991-993; Pastores dabo vobis, n.
16: AAS 84 (1992), 681-682.
Riguardo alla configurazione a Cristo, Sposo della Chiesa, la Pastores dabo vobis afferma: “Il
sacerdote è chiamato ad essere immagine viva di Gesù Cristo Sposo della Chiesa […]. È chiamato,
pertanto, nella sua vita spirituale a rivivere l'amore di Cristo Sposo nei riguardi della Chiesa Sposa.
La sua vita dev'essere illuminata e orientata anche da questo tratto sponsale, che gli chiede di essere
testimone dell'amore sponsale di Cristo” (n. 22): AAS 84 (1992), 691.
[6] Cfr. Presbyterorum ordinis, n. 14: AAS 58 (1966), 1013-1014; Pastores dabo vobis, n. 23: AAS
84 (1992), 691-694.
[7] Cfr. Congregazione per il Clero, Direttorio Dives Ecclesiae per il ministero e la vita dei
presbiteri (31 marzo 1994), n. 58.
[8] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica (edizione tipica, 1997), nn. 2357-2358.
Cfr. anche i diversi documenti della Congregazione per la Dottrina della Fede: Dichiarazione
Persona humana su alcune questioni di etica sessuale (29 dicembre 1975); Lettera
Homosexualitatis problema a tutti i Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone
omosessuali (1 ottobre 1986); Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge
sulla non discriminazione delle persone omosessuali (23 luglio 1992); Considerazioni circa i
progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali (3 giugno 2003).
Riguardo all'inclinazione omosessuale, la Lettera Homosexualitatis problema afferma: “La
particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia in sé un peccato, costituisce
tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto
di vista morale. Per questo motivo l'inclinazione stessa dev'essere considerata come oggettivamente
disordinata” (n. 3).

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[9] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica (edizione tipica, 1997), n. 2358; cfr. anche C.I.C., can.
208 e C.C.E.O., can. 11.
[10] Cfr. Congregazione per l'Educazione Cattolica, A memorandum to Bishops seeking advice in
matters concerning homosexuality and candidates for admission to Seminary (9 luglio 1985);
Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Lettera (16 maggio 2002):
Notitiae 38 (2002), 586.
[11] Cfr. Pastores dabo vobis, nn. 35-36: AAS 84 (1992), 714-718.
[12] Cfr. C.I.C., can. 241, § 1: “Il Vescovo diocesano ammetta al seminario maggiore soltanto
coloro che, sulla base delle loro doti umane e morali, spirituali e intellettuali, della loro salute fisica
e psichica e della loro retta intenzione, sono ritenuti idonei a consacrarsi per sempre ai ministeri
sacri” e C.C.E.O., can. 342, § 1.
[13] Cfr. Optatam totius, n. 6: AAS 58 (1966), 717. Cfr. anche C.I.C., can. 1029: “Siano promossi
agli ordini soltanto quelli che, per prudente giudizio del Vescovo proprio o del Superiore maggiore
competente, tenuto conto di tutte le circostanze, hanno fede integra, sono mossi da retta intenzione,
posseggono la scienza debita, godono buona stima, sono di integri costumi e di provate virtù e sono
dotati di tutte quelle altre qualità fisiche e psichiche congruenti con l'ordine che deve essere
ricevuto” e C.C.E.O., can. 758.
Non chiamare agli Ordini colui che non ha le qualità richieste non è una ingiusta discriminazione:
cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Alcune considerazioni concernenti la risposta a
proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali.
[14] Cfr. Pastores dabo vobis, nn. 43-59: AAS 84 (1992), 731-762.
[15] Cfr. ibid., n. 43: “Il presbitero, chiamato ad essere immagine viva di Gesù Cristo Capo e
Pastore della Chiesa, deve cercare di riflettere in sé, nella misura del possibile, quella perfezione
umana che risplende nel Figlio di Dio fatto uomo e che traspare con singolare efficacia nei suoi
atteggiamenti verso gli altri”: AAS 84 (1992), 732.
[16] Cfr. ibid., nn. 44 e 50: AAS 84 (1992), 733-736 e 746-748. Cfr. anche: Congregazione per il
Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Carta circular Entre las más delicadas a los Exc.mos y
Rev.mos Señores Obispos diocesanos y demás Ordinarios canónicamente facultados para llamar a
las Sagradas Ordenes, sobre Los escrutinios acerca de la idoneidad de los candidatos (10 novembre
1997): Notitiae 33 (1997), 495-506, particolarmente l'Allegato V.
[17] Cfr. Congregazione per i Vescovi, Direttorio per il Ministero pastorale dei Vescovi
Apostolorum Successores (22 febbraio 2004), n. 88.
[18] Cfr. C.I.C., can. 1052, § 3: “Se […] il Vescovo per precise ragioni dubita che il candidato sia
idoneo a ricevere gli ordini, non lo promuova”. Cfr. anche C.C.E.O., can. 770.
[19] Cfr. C.I.C., can. 1051: “Per quanto riguarda lo scrutinio circa le qualità richieste nell'ordinando
[…] vi sia l'attestato del rettore del seminario o della casa di formazione, sulle qualità per ricevere
l'ordine, vale a dire la sua retta dottrina, la pietà genuina, i buoni costumi, l'attitudine ad esercitare il
ministero; ed inoltre, dopo una diligente indagine, un documento sul suo stato di salute sia fisica sia
psichica”.

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[20] Cfr. Pastores dabo vobis, nn. 50 e 66: AAS 84 (1992), 746-748 e 772-774. Cfr. anche Ratio
fundamentalis institutionis sacerdotalis, n. 48.
[21] Cfr. Pastores dabo vobis, n. 69: AAS 84 (1992), 778.