seminary_educators-it


seminary_educators-it

1 Pages 1-10

▲back to top

1.1 Page 1

▲back to top
CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA
(DEI SEMINARI E DEGLI ISTITUTI DI STUDI)
DIRETTIVE
SULLA PREPARAZIONE DEGLI EDUCATORI
NEI SEMINARI
ROMA 1993
INTRODUZIONE
l. Tra i vari mezzi indicati dal Sommo Pontefice Giovanni Paolo II
nell'Esortazione Apostolica «Pastores dabo vobis» per promuovere lo stile
pedagogico dei seminari, figura in primo luogo la preparazione specifica
degli educatori. Essi infatti occupano a tale riguardo la posizione chiave,
che determina lo spirito e l'intera efficacia dell'opera formativa. Pertanto i
Vescovi, quali primari responsabili dell'andamento dei seminari, «per
primi devono sentire la loro grave responsabilità circa la formazione di
coloro che saranno incaricati dell'educazione dei futuri presbiteri». [1]
Considerate le particolari esigenze di questo compito e la sua importanza
nelle circostanze attuali, la Congregazione per l'Educazione Cattolica ha
ritenuto opportuno invitare le autorità ecclesiastiche responsabili a
riflettere sulle presenti «Direttive» e a prendere in proposito decisioni
conformi alle necessità locali.
2. Il problema che si desidera portare alla loro attenzione non è
certamente del tutto nuovo. Esso è stato avvertito già nel Concilio Vaticano
II ed è vivamente sentito in tutta la Chiesa. Il decreto «Optatam totius»
infatti richiede per gli educatori dei seminari una preparazione «con un
corredo di sana dottrina, di conveniente esperienza pastorale e di una
speciale formazione spirituale e pedagogica», e suggerisce «che a questo
fine si organizzino appositi istituti o almeno dei corsi con programmi
organici, nonché convegni di superiori di seminario da tenersi
periodicamente». [2]
3. Le istanze conciliari sono state ulteriormente sottolineate da alcune
raccomandazioni del Sinodo straordinario dei Vescovi del 1967,
sintetizzate poi nel n. 30 della «Ratio fundamentalis institutionis
sacerdotalis»: «Essendo la missione dei superiori del seminario l'arte delle
arti, che non permette un modo di agire improvvisato e casuale, essi, oltre
alle doti naturali e soprannaturali, devono necessariamente possedere,
secondo il compito di ciascuno, la debita preparazione spirituale,
pedagogica e tecnica, acquisita soprattutto negli istituti specializzati, eretti
o da erigersi a tale fine nel proprio o in altri paesi». Per l'attuazione di tali
iniziative i Vescovi sono stati invitati ad avvalersi della collaborazione

1.2 Page 2

▲back to top
delle Congregazioni e delle Società sacerdotali specializzate nella
direzione dei seminari, e di peculiari «commissioni tecniche» di esperti da
costituire nelle singole nazioni.
4. Oggi, a oltre venticinque anni dal Concilio Vaticano II e dalle prime
disposizioni postconciliari, la «Pastores dabo vobis» si esprime
sull'argomento alla luce delle esperienze fatte in varie parti del mondo e
riferite in numerosi interventi dei Padri sinodali. Essi, mossi dalla viva
sollecitudine per rafforzare l'efficacia pedagogica dei seminari, hanno
ribadito le menzionate istanze conciliari, mettendo un forte accento sul
profilo collegiale, ecclesiale e spirituale dei formatori: «Il compito della
formazione dei candidati al sacerdozio certamente esige non solo una
qualche preparazione speciale dei formatori che sia veramente tecnica,
pedagogica, spirituale, umana e teologica, ma anche lo spirito di
comunione e di collaborazione nell'unità per sviluppare il programma, così
che sempre sia salvata l'unità nell'azione pastorale del seminario sotto la
guida del rettore. Il gruppo di formatori dia testimonianza di una vita
veramente evangelica e di totale dedizione al Signore. E' opportuno che
goda di una qualche stabilità e abbia residenza abituale nella comunità del
seminario. Sia intimamente congiunto con il Vescovo, quale primo
responsabile della formazione dei sacerdoti». [3]
5. La Congregazione per l'Educazione Cattolica, nell'intento di
confermare la validità di varie esperienze e di ribadire disposizioni passate
e di aggiornarle secondo i suggerimenti della «Pastores dabo vobis», offre
con il presente documento ai Vescovi e ai loro collaboratori nella
formazione sacerdotale alcune indicazioni che possono valere come criteri
di verifica delle iniziative promosse e di quelle in atto, e come linee
operative per la programmazione dell'immediato futuro. A tal fine si darà
prima uno sguardo ad alcune caratteristiche della situazione attuale dei
formatori del clero e della loro formazione (I), per esaminare poi le
principali responsabilità in questo campo (II), proporre alcuni criteri di
scelta degli educatori (III) e dare indicazioni sulla loro formazione (IV). In
conclusione, verranno suggerite alcune indicazioni concrete che possono
rendere operativa ed efficace la sollecitudine della Chiesa per questo
importante ministero (V).
I. ASPETTI DELLA SITUAZIONE ATTUALE
Per rendersi conto delle necessità reali in questo campo, bisogna
soffermarsi sull'odierna situazione, che è contrassegnata dalla scarsità di
formatori, dalle aumentate esigenze dell'impegno educativo e da varie
iniziative ed esperienze che in questi ultimi decenni si sono registrate in
diversi paesi.
1. Scarsità di educatori
6. In primo luogo si nota la grande sproporzione tra la disponibilità di
personale dirigente e docente e le necessità reali dei seminari.
Non mancano situazioni soddisfacenti e positive, soprattutto nelle diocesi

1.3 Page 3

▲back to top
e nelle nazioni che, grazie alle sane tradizioni spirituali e ad un prudente
rinnovamento conciliare, sono riuscite a creare e a mantenere comunità
cristiane attive, animate dallo spirito missionario e dall'ideale della
vocazione sacerdotale. Esse provvedono al proprio fabbisogno e sono
spesso in grado di prestare aiuti dove sono ritenuti più necessari. Tali
condizioni, tuttavia, nel quadro della situazione generale, sono da
considerarsi piuttosto eccezionali.
7. La scarsità di educatori si manifesta anche in molti paesi di antica
tradizione cristiana. In seguito alla crisi degli anni passati, le file del clero
diocesano e religioso si sono diradate e l'età media è molto avanzata,
mentre la complessità dei nuovi compiti pastorali richiederebbe invece un
aumento di pastori d'anime. Una situazione assai grave si profila, in
particolare, nei paesi del blocco ex-comunista dell'Europa centrale e
orientale dove, per molti motivi, non è facile trovare sacerdoti idonei per
prestare un servizio nei seminari; e quando se ne trovano, non sempre
possono essere trasferiti dai loro ministeri, per i quali sono ritenuti
indispensabili.
8. In una situazione delicata si trovano anche le diocesi - soprattutto in
terra di missione e in America Latina - che stanno registrando un sensibile
aumento di candidati al sacerdozio. Esse aspirano ad organizzare i propri
seminari, per i quali però non è facile trovare un numero sufficiente di
formatori adeguatamente preparati. Improvvisazioni e soluzioni di ripiego,
a cui talvolta si ricorre, si rivelano problematiche e insufficienti a garantire
un buon livello spirituale, intellettuale e pastorale del futuro clero.
9. Per superare tali difficoltà alcune diocesi ricevevano, e in vari casi
continuano a ricevere un generoso aiuto da parte di istituti religiosi.
Questa collaborazione è oggi però in via di diminuzione, in seguito alle
difficoltà vocazionali degli istituti stessi. In non pochi casi, infatti, i
religiosi hanno dovuto ridurre il loro servizio ai seminari o anche
sospenderlo per mancanza di personale preparato per tale compito
formativo.
2. Esigenze del rinnovamento pedagogico
10. Con la dettagliata analisi delle condizioni spirituali del mondo e
della Chiesa di oggi compiuta nel l° cap. della «Pastores dabo vobis»
viene confermata la complessità della situazione in cui si trovano i
seminari. I loro compiti formativi sono diventati più difficili e con ciò
stesso anche i criteri di scelta dei formatori risultano molto esigenti. La
necessità di promuovere una pedagogia più dinamica, attiva, aperta alla
realtà di vita e attenta ai processi evolutivi della persona, sempre più
differenziati e complessi, richiedono doti di provata solidità in una misura
quasi sconosciuta ai tempi passati. Inoltre, oggi si richiede negli educatori
un costante sforzo di aggiornamento, soprattutto nel campo della loro
specifica competenza, insieme con la capacità di accompagnare l'intero
processo formativo con una presenza assidua ed attenta alle necessità
spirituali della comunità e di ogni singola persona. Ciò comporta un
impegno personale costante ed assorbente, che suppone rispondenti
disposizioni psicologiche e fisiche nei candidati proposti a tale servizio

1.4 Page 4

▲back to top
educativo.
11. Un'altra istanza rilevata dall'Esortazione Apostolica che può rendere
talvolta più difficile la scelta di educatori idonei, è la necessità di disporre
di sacerdoti animati dallo spirito di comunione e di collaborazione, i quali
posseggano «la conoscenza dei modi per lavorare in gruppo». [4] Si rivela
pertanto insufficiente la scelta e la formazione di singoli educatori, anche
se ricchi di doti personali, qualora non siano in grado di entrare a
costituire delle vere e proprie «équipes educanti», ben affiatate e
fraternamente collaboranti. Occorre pertanto scegliere candidati ispirati
agli autentici ideali sacerdotali, alla retta spiritualità e dottrina, i quali
sappiano impegnarsi in un progetto educativo comune. Le esperienze
infatti dimostrano che senza un vero «lavoro d'insieme » (teamwork) non è
possibile far funzionare bene il seminario. Ciò costituisce, da un lato, la
premessa per un vero progresso dell'opera formativa, ma, dall'altro,
aumenta le difficoltà nella ricerca di sacerdoti adatti a questo tipo di
attività.
3. Iniziative ed esperienze in atto
12. Per quanto concerne la preparazione previa o iniziale dei formatori,
essa è stata sperimentata solo in quelle diocesi e nazioni dove una certa
disponibilità di vocazioni e di sacerdoti consente una buona
programmazione del personale educativo in rapporto alle necessità dei
rispettivi seminari.
Ma anche in questi casi, ed a maggior ragione in tutte le altre situazioni, si
fa leva più sul «carisma» e sulle doti personali dei candidati che sulla
necessità di una preparazione specifica e di studi specializzati. Ci si
accontenta, in genere, di una solida formazione teologica e spirituale e di
un buon equilibrio psicologico, confidando nella successiva formazione
acquisita attraverso la prassi pedagogica e la frequenza a convegni ed
incontri.
L'idea di istituti speciali per gli educatori del clero non ha quindi trovato
finora una realizzazione sufficientemente ampia, che consenta di riflettere
criticamente sulla sperimentazione in atto.
13. Più abbondante e diffusa è l'offerta di convegni e corsi periodici di
aggiornamento, di breve e media durata. Essi si mostrano in genere molto
utili, soprattutto quando si svolgono in un clina spirituale intenso e sereno,
sotto la guida dei Vescovi e secondo programmi esigenti ed organici. Una
articolata valutazione s'impone invece per iniziative proposte da persone o
enti fortemente «specializzati», soprattutto in campo psicologico. Esse
sono valide nella misura in cui esprimono una linea pedagogica radicata
nei valori evangelici e negli orientamenti ecclesiali per i candidati al
sacerdozio, mentre sono meno fruttuose, e persino fonte di
disorientamento, quando non soddisfano pienamente a tale condizione,
mediando contenuti e metodi unilaterali e discutibili.
A tale proposito è opportuno rilevare che indispensabile punto di

1.5 Page 5

▲back to top
riferimento e criterio di ispirazione rimangono il Magistero Pontificio, i
documenti della Santa Sede e le «Rationes institutionis sacerdotalis» delle
Conferenze Episcopali nazionali, approvate dai competenti dicasteri
romani.
14. In vari casi viene utilizzato e debitamente apprezzato l'aiuto delle
«commissioni tecniche» che prendono forma e denominazione concreta a
seconda delle circostanze e tradizioni locali, soprattutto dove la loro
composizione è equilibrata, i loro membri sono animati da un autentico
spirito ecclesiale e viene evitato il rischio che assumano responsabilità
improprie sulla conduzione dei seminari e sul discernimento vocazionale.
Tali commissioni non hanno potuto essere costituite nelle nazioni con un
piccolo numero di diocesi, dove le esigenze organizzative a questo
riguardo sono minori.
Si è rivelato prezioso l'apporto delle famiglie religiose e delle società
sacerdotali legate istituzionalmente alla formazione del clero. Esse
mostrano in questo settore una lodevole disponibilità e spirito di iniziativa.
15. L'aggiornamento scientifico, e in parte anche didattico, degli
insegnanti viene spesso promosso con una certa assiduità nel quadro delle
associazioni che si articolano secondo le diverse discipline teologiche e
filosofiche. I loro congressi annuali e le settimane di studio, ormai abituali
specialmente nelle grandi nazioni, vengono normalmente sostenuti ed
orientati dai docenti delle grandi Facoltà ecclesiastiche, in collaborazione
con le Commissioni episcopali per la formazione sacerdotale o per la
dottrina della fede. In base alle esperienze degli anni passati, la necessità
di una tale cooperazione ed intesa viene avvertita sempre più come
garanzia di un orientamento sicuro e rispondente alle vere esigenze
spirituali e pastorali della formazione sacerdotale.
In questi ultimi tempi viene offerto un prezioso aiuto didattico agli
insegnanti dei seminari con la redazione di libri di testo e di sussidi
bibliografici che alcune Facoltà stanno promovendo con lodevole zelo,
rispondendo così all'esplicito desiderio di molti Vescovi e degli alunni dei
seminari. Tali aiuti meritano quindi una sincera riconoscenza e sono da
incoraggiare.
16. Le iniziative qui brevemente richiamate, anche se non hanno
conseguito pienamente le mete prefisse dalle disposizioni ufficiali della
Chiesa, sono tuttavia di vera efficacia. Possono essere considerate una
tappa importante nel rinnovamento dei seminari. Dove si sono svolte in
spirito sereno e costruttivo, la stessa vita dei seminari è risultata rafforzata.
Lo scambio delle idee e delle esperienze pratiche, le informazioni sull'uso
delle scienze pedagogiche, la comunicazione dei risultati degli studi
scientifici sono stati e sono per gli educatori di valore inestimabile, come
lo sono del resto molti altri contributi: approfondimenti dottrinali,
spirituali e pastorali riguardanti il ministero e la vita dei sacerdoti,
commenti ai relativi documenti pontifici e della Santa Sede, contatti
personali allargati con colleghi ed esperti e, non da ultimo, i legami più
stretti con i Vescovi, dai quali gli educatori si sentono meglio aiutati e

1.6 Page 6

▲back to top
compresi.
II. GLI EDUCATORI E 1 RESPONSABILI
DELLA LORO FORMAZIONE
17. Come appare con chiarezza dai Vangeli, la formazione degli
Apostoli è un compito che Gesù ha riservato personalmente a sé,
attribuendole un'importanza fondamentale per le future sorti della Chiesa.
Egli affidò poi tale compito agli Apostoli perché continuassero cosi, con
una speciale assistenza dello Spirito Santo, la sua opera e divenissero a
loro volta formatori dei loro discepoli e collaboratori. Si può pertanto dire
che il Divin Maestro è il primo ispiratore e modello per ogni formatore e,
quindi, che «non si dà... autentica opera formativa al sacerdozio senza
l'influsso dello Spirito di Cristo». [5]
L'ininterrotta tradizione della Chiesa testimonia che i Vescovi, successori
degli Apostoli, hanno sempre esercitato questa missione di educatori dei
ministri del Cristo a servizio del popolo della nuova Alleanza, pur vivendo
questa loro inalienabile responsabilità in modi diversi secondo le diverse
circostanze ambientali e storiche, e utilizzando varie mediazioni e forme
di collaborazione. Infatti, tale loro compito comportava di solito anche
quello di scegliere e di preparare idonei educatori del futuro clero.
18. «Primo rappresentante del Cristo nella formazione sacerdotale è il
Vescovo»: [6] così l'Esortazione Apostolica post-sinodale afferma la
responsabilità del Vescovo per la formazione iniziale e permanente del suo
presbiterio.
Il dovere e il diritto proprio ed esclusivo che appartengono alla Chiesa
nella formazione di coloro che sono destinati al sacro ministero [7] si
realizzano quando il Vescovo sceglie, chiama, forma ed ammette al
sacramento dell'Ordine i candidati che ritiene idonei. Da tale sua
responsabilità formativa nei riguardi dei candidati al sacerdozio deriva la
necessità che egli «li visiti spesso e in qualche modo “stia” con loro». [8]
Egli però non può normalmente svolgere questo ministero da solo.
discernimento vocazionale e i compiti formativi sono di tale complessità e
gravità che superano le possibilità di una sola persona.
19 Vescovo quindi chiama altre persone a condividere una buona parte
delle sue responsabilità in questo campo: deve scegliere collaboratori
particolarmente idonei e curare la loro formazione con un'attenzione e
sollecitudine del tutto particolari. Gli occorrono «sacerdoti di vita
esemplare» e «di personalità matura e forte... sotto il profilo umano ed
evangelico». [9]
I responsabili e i docenti deputati a servizio dei seminari sono dunque i
collaboratori più diretti del Vescovo nel suo compito di formare il clero per
la sua diocesi. Essi sono doverosamente consapevoli di aver ricevuto tale
incarico dal Vescovo, e devono esercitarlo in stretta unione con lui,

1.7 Page 7

▲back to top
conformemente alle sue direttive. Si tratta infatti di attività non privata, ma
pubblica, che rientra nella stessa struttura della Chiesa: «Il seminario è, in
se stesso, un'esperienza originale della vita della Chiesa; in esso il Vescovo
si rende presente attraverso il ministero del rettore e il servizio di
corresponsabilità e di comunione da lui animato con gli altri educatori».
[10] Ciò comporta quindi un servizio eminentemente ecclesiale,
caratterizzato dalle relazioni di fraternità e di collaborazione con i colleghi
e di dipendenza gerarchica nei confronti del Vescovo locale, in comunione
con il Sommo Pontefice e in cordiale ascolto delle sue direttive per la
Chiesa universale.
L'espletamento dei compiti direttivi nel seminario richiede però anche una
giusta autonomia di azione del Rettore circoscritta dal Codice di Diritto
Canonico (cf. Cann. 238, 260, 261), dallo Statuto e dal Regolamento del
seminario.
19. Un discorso analogo, fatte le debite proporzioni e sempre con
riferimento al Can. 659, §3 CIC, va fatto per il diritto/dovere di cui sono
soggetti i Superiori maggiori delle famiglie religiose e delle società di vita
apostolica, canonicamente erette, per poter dare alle loro comunità i
sacerdoti di cui hanno bisogno per l'espletamento della loro missione. Tale
dovere/diritto include infatti anche per essi il compito di provvedere, in
conformità del n. 31 delle «Direttive sulla formazione negli Istituti
Religiosi», alla preparazione degli educatori per le comunità formative in
cui i membri di queste famiglie di vita consacrata si preparano al
sacerdozio ministeriale.
20. Tenendo presenti le indicazioni dell'Esortazione Apostolica
«Christifideles laici» e della Lettera Apostolica «Mulieris dignitatem»,
richiamate nella «Pastores dabo vobis», potrà essere opportuno associare
all'opera formativa del seminario «in forme prudenti e adatte ai vari
contesti culturali, anche fedeli laici, uomini e donne, scelti secondo i loro
particolari carismi e le loro provate competenze». [11] Spazi di feconda
collaborazione potranno essere individuati anche per i diaconi permanenti.
L'attività di queste persone, «opportunamente coordinata e integrata alle
responsabilità educative primarie», [12] è destinata ad arricchire la
formazione soprattutto in quei settori nei quali i laici e i diaconi
dispongono normalmente di particolari competenze, come la spiritualità
familiare, la medicina pastorale, i problemi politici, economici e sociali, le
questioni di frontiera con le scienze, la bioetica, l'ecologia, la storia
dell'arte, i mezzi della comunicazione sociale, le lingue classiche e
moderne.
21. Utili apporti formativi agli educatori del seminario possono venire
anche dai sacerdoti in cura d'anime, dai laici impegnati nell'apostolato e
nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali. I formatori potranno
usufruire delle loro esperienze riguardanti i problemi che la vita quotidiana
pone alla fede e alla pastorale. [13] Un rapporto assiduo e vivo di servizio
e di stima reciproca tra il seminario, il presbiterio e la comunità diocesana
è premessa indispensabile perché questi apporti alla formazione degli

1.8 Page 8

▲back to top
educatori possano esprimersi in tutta la loro fecondità.
Tale radicamento nella comunità del clero e dei fedeli si rivela
particolarmente benefico soprattutto nelle diocesi che sono ricche di
lunghe e sane tradizioni educative sacerdotali. Esse plasmano lo spirito del
seminario e degli educatori. Bisogna pertanto apprezzarle e valorizzarle
nella preparazione dei candidati ai compiti formativi, cercando non solo di
conservarle ma anche di trasmetterle, ulteriormente arricchite, alle
generazioni future.
22. Tutta la comunità cristiana deve sentire come suo il problema della
scelta e della formazione degli educatori del seminario. E' questo un
aspetto che non può essere isolato dalla vita e dalle responsabilità della
comunità diocesana. L'esperienza ci dimostra che dove la fede è viva, i
carismi suscitati da Dio possono operare fruttuosamente, potendo contare
sulla preghiera, sul sostegno e sulla solidarietà di molti.
Tuttavia, la diretta responsabilità della formazione degli educatori nei
seminari e delle case religiose spetta ai Vescovi e ai Superiori Maggiori.
Sono essi che devono preoccuparsi di garantire ai collaboratori che si sono
scelti un'adeguata, specifica formazione. Lo dovranno fare sia con il
contatto personale, sia attraverso istituti e strumenti adeguati.
III. CRITERI PER LA SCELTA DEGLI EDUCATORI
PREMESSA
23. A riguardo dei criteri di scelta per gli educatori la Chiesa si mostra
molto esigente. Secondo il decreto Optatam totius, «i superiori e i
professori dei seminari devono essere scelti tra gli elementi migliori». [14]
Su questo punto, il Concilio si fa eco dell'enciclica di Pio XI «Ad catholici
Sacerdotii» che rivolge ai Vescovi la seguente esortazione: «Vi sia
anzitutto un'accurata scelta dei superiori e dei maestri... Date ai vostri
collegi i migliori sacerdoti; non vi rincresca di sottrarli ai loro compiti,
anche se in apparenza più grandi, ma che pur tuttavia non possono essere
paragonati a quest'opera capitale e insostituibile ». [15]
Tale preciso compito è da intendersi nel senso di un pressante invito a
considerare il problema dei formatori come una delle priorità pastorali più
importanti. Nulla deve rimanere intentato nelle diocesi per poter dare ai
seminari il personale dirigente e docente di cui hanno bisogno.
24. Le qualità essenziali richieste, alle quali i citati documenti alludono,
sono state specificate nella «Pastores dabo vobis», [16] nella «Ratio
fundamentalis» [17] e nelle «Rationes» nazionali in modo più esplicito e
diffuso. Vi si menziona, tra l'altro, la necessità di possedere un forte spirito
di fede, una viva coscienza sacerdotale e pastorale, stabilità nella propria
vocazione, un limpido senso ecclesiale, la facilità di contatti umani, di
«leadership», un maturo equilibrio psicologico, emozionale ed affettivo,
un'intelligenza unita a prudenza e saggezza, una vera cultura della mente e
del cuore, la capacità di collaborare, la profonda conoscenza dell'animo

1.9 Page 9

▲back to top
giovanile e lo spirito comunitario.
25. La vocazione dell'educatore implica da un lato un certo «carisma»,
che si esprime nelle doti naturali e di grazia, e dall'altro alcune capacità ed
attitudini da acquisire. In ogni discorso sulla sua personalità andrà sempre
considerato questo duplice aspetto: ciascuna delle caratteristiche
auspicabili in un educatore di seminario presenta degli elementi per così
dire innati ed altri che devono essere progressivamente maturati attraverso
lo studio e l'esperienza.
L'individuazione dei criteri di scelta degli educatori suppone sempre un
ideale, che riflette le varie qualità sopraelencate insieme con tante altre
che si possono dedurre dall'insieme degli obiettivi formativi indicati nella
«Pastores dabo vobis». Qui di seguito si cercherà di presentarne una ricca
rassegna, senza pretendere però che tutte quelle doti e prerogative si
realizzino in modo perfetto nelle singole persone. Si è voluto offrire
soltanto un punto di riferimento per la ricerca e la scelta degli educatori,
che insieme possa servire da criterio di programmazione per la loro
formazione e di verifica per il loro servizio. Pur tenendo presenti i limiti
imposti dalle circostanze reali e le possibilità umane, non si è ritenuto
inutile collocare l'ideale un po' al di sopra di tali prevedibili limiti,
affinché costituisca costante richiamo e stimolo al loro superamento.
A. Tratti comuni a tutti gli educatori dei seminari
1. Spirito di fede
26. L'oggetto e il fine dell'attività educativa nel seminario possono essere
compresi soltanto alla luce della fede. Per questa ragione il formatore deve
essere in primo luogo uomo di fede sicura, ben motivata e convinta,
vissuta in profondità in modo che traspaia in tutte le sue parole ed azioni.
Animata dalla carità, la fede irradia nella vita la gioia e la speranza di una
dedizione totale a Cristo e alla sua Chiesa. Essa si manifesta in scelte di
vita evangelica e in un'adesione sincera ai valori morali e spirituali del
sacerdozio, che cerca di comunicare con delicatezza e convinzione. Nella
varietà di opinioni nel campo dogmatico, morale e pedagogico, l'educatore
si ispira ai criteri dettati dalla fede, seguendo con cordiale e intelligente
docilità le indicazioni del magistero. In tal modo egli si sente «maestro
della fede» [18] dei suoi allievi, facendone scoprire ad essi la bellezza ed i
valori vitali, e si mostra sensibile ed attento verso il loro cammino di fede,
aiutandoli a superare le loro difficoltà.
27. Il formatore che vive di fede educa più con ciò che è che non con
quello che dice. La sua fede si traduce in una coerente testimonianza di
vita sacerdotale, animata da zelo apostolico e da vivo senso missionario. «I
superiori e i professori abbiano viva consapevolezza di quanto possa
dipendere dal loro modo di pensare e di agire la riuscita della formazione
degli alunni». [19] Essi manifestano in maniera semplice e convincente la
bellezza e le ricchezze spirituali, come anche la fecondità di buone opere,
che scaturiscono da una fede vissuta nella forma del ministero e della vita
sacerdotale. Chi ha trovato, nell'orizzonte della fede, il senso della vita nel

1.10 Page 10

▲back to top
proprio sacerdozio, è capace di irradiare la gioia della propria vocazione
comunicandola agli altri.
Lo spirito di fede va accompagnato e sostenuto dall'amore alla preghiera. I
seminaristi hanno bisogno oggi più che mai di essere educati «al senso
umano e profondo e al valore religioso del silenzio», [20] come condizione
per conoscere e sperimentare il senso autentico della preghiera, della
Liturgia, del culto eucaristico e di una sincera pietà mariana. I maestri
della fede devono quindi diventare veri maestri della preghiera e di
esemplari celebrazioni liturgiche per i loro alunni.
2. Senso pastorale
28. «L'intera formazione dei candidati al sacerdozio è destinata a
disporli in un modo più particolare a comunicare alla carità di Cristo,
Buon Pastore. Questa formazione, dunque, nei suoi diversi aspetti, deve
avere un carattere essenzialmente pastorale». [21] Tutti gli educatori
devono preoccuparsi di valorizzare ogni aspetto formativo in ordine a
questo principale scopo del seminario. In particolare i professori, senza
venir meno alla dovuta scientificità del loro impegno, ne metteranno in
evidenza il valore pastorale e lo faranno «convergere alla progressiva
apertura delle menti degli alunni verso il mistero di Cristo... in modo che
essi possano percepire il significato degli studi ecclesiastici, la loro
struttura e il fine pastorale ». [22]
Gli educatori attingeranno questa sensibilità dalla loro propria
partecipazione alla carità pastorale di Cristo, sperimentata nel ministero
svolto prima della loro nomina e coltivato con generosità - seppure entro i
limiti consentiti dal loro impegno in seminario - anche durante il servizio
educativo. Nei vari interventi educativi, essi cercheranno di aprire i
seminaristi sempre più all'«esigenza, oggi fortemente sentita,
dell'evangelizzazione delle culture e dellÂÂ’inculturazione del messaggio
della fede», [23] facendoli così «amare e vivere l'essenziale dimensione
missionaria della Chiesa e delle diverse attività pastorali ». [24]
3. Spirito di comunione
29. Gli educatori vivano «in strettissima unità di spirito e di azione, e fra
loro e con gli alunni formino una famiglia tale da tradurre in pratica la
preghiera del Signore “Che siano una cosa sola” (Gv 17, 11) e da
alimentare negli alunni la gioia della propria vocazione ». [25]
Questa «comunione» autorevolmente richiesta dal Concilio, riguarda da
vicino la natura del sacerdozio ministeriale e l'esercizio del suo ministero.
Come si esprime a tale proposito la «Pastores dabo vobis», «proprio
perché all'interno della vita della Chiesa è l'uomo della comunione, il
presbitero dev'essere, nel rapporto con tutti gli uomini, l'uomo della
missione e del dialogo». [26] Si può dire che l'educatore è autentico nel
suo servizio e risponde alle esigenze del suo ideale sacerdotale soltanto
nella misura in cui sa impegnarsi e sacrificarsi per l'unità, quando nel suo

2 Pages 11-20

▲back to top

2.1 Page 11

▲back to top
pensiero, nei suoi atteggiamenti e nella sua preghiera riflette la
sollecitudine per l'unione e la coesione della comunità a lui affidata.
Questo aspetto dell'azione formativa richiede delle doti naturali e di grazia,
ed è coltivato con una particolare docilità allo Spirito Santo, vincolo di
unità nell'intima vita divina e nella vita della Chiesa.
Ispirandosi ad un'autentica «ecclesiologia di comunione», [27] i formatori
saranno in grado di educare la comunità seminaristica ai «rapporti di
fraternità, di servizio, di comune ricerca della verità, di promozione della
giustizia e della pace, con tutti gli uomini. In primo luogo con i fratelli
delle altre Chiese e confessioni cristiane: ma anche con i fedeli delle altre
religioni, con gli uomini di buona volontà». [28]
30. Come abbiamo già accennato, questo principio di comunione si
traduce in una pronta e fraterna capacità di collaborare.
Intorno al Rettore, il quale ha nel governo del seminario la responsabilità
più importante e onerosa, gli educatori devono essere capaci di
convergere, soprattutto quando si tratta di stabilire o di salvaguardare
l'unitarietà del progetto educativo. Nell'elaborazione del regolamento di
vita, del programma di studi, di formazione spirituale, pastorale e liturgica
si richiedono una mutua concertazione e la disponibilità a considerare gli
obiettivi comuni e i criteri di discernimento dati dalla Chiesa e dal
Vescovo come normativi e prevalenti rispetto al proprio personale punto di
vista.
Lo spirito di collaborazione e di intesa è di fondamentale importanza in
modo particolare nell'adozione dei criteri del discernimento vocazionale
per l'ammissione dei candidati in seminario e agli ordini sacri. A tale
riguardo, salvi ruoli diversi e differenti responsabilità, tutti i membri del
gruppo dirigente devono sentirsi corresponsabili, dimostrando la capacità
di valutazioni sicure e conformi alle norme della Chiesa. Però anche in
altre circostanze bisogna sempre tenere presente che per l'esito della
formazione sono responsabili non solo il Rettore o il Direttore spirituale,
ma tutti i membri dell'équipe educativa.
31. Una riflessione a parte merita lo spirito di collaborazione che deve
stabilirsi tra gli insegnanti delle diverse discipline. Essi devono aver
coscienza di formare un unico organismo, preoccupandosi delle reciproche
relazioni tra i diversi insegnamenti e della loro unità. [29] Questo compito
si presenta difficile in tempi di diffuso pluralismo teologico e di
frammentazione dei corpi docenti, costretti spesso a ricorrere a
collaborazioni occasionali di professori esterni. Ma la difficoltà richiede
una capacità di collaborare ancora più intensa.
32. Un particolare problema è costituito dalla necessità di stabilire una
buona armonia tra l'insegnamento teologico e la linea formativa del
seminario con la sua visione del sacerdozio e delle varie questioni
concernenti la vita della Chiesa. Tale spirito di intesa, che è sempre da
rafforzare negli istituti che dispongono dell'insegnamento teologico
interno, s'impone molto di più in quei casi in cui gli studi vengono

2.2 Page 12

▲back to top
compiuti presso le Facoltà teologiche o in altri Istituti di studi teologici. A
tale proposito «l'insegnante di teologia, come ogni altro educatore, deve
rimanere in comunione e collaborare cordialmente con tutte le altre
persone impegnate nella formazione dei futuri sacerdoti e presentare con
rigore scientifico, generosità, umiltà e passione il suo contributo originale
e qualificato». [30]
Considerata l'odierna fluidità e complessità dei problemi in campo
teologico, pastorale ed educativo, si deve sapere che l'auspicata unità di
spirito e di azione rimane per gli educatori un ideale che si cerca di
conquistare giorno per giorno, non potendosi realizzare una volta per
sempre. La loro capacità di collaborazione, il loro senso di comunione
sono sottoposti ad una continua necessaria verifica, ed esigono quindi
personalità particolarmente armoniche e dotate in questo senso.
4. Maturità umana ed equilibrio psichico
33. Si tratta di un aspetto della personalità che è difficile definire in
astratto, ma che corrisponde in concreto alla capacità di creare e
mantenere un clima sereno, di vivere rapporti amichevoli che esprimono
comprensione e affabilità, di possedere un costante autocontrollo. Lungi
dal ripiegarsi su di sé, l'educatore prende interesse al proprio lavoro e alle
persone che lo circondano, nonché ai problemi che deve quotidianamente
affrontare. Impersonando in qualche modo l'ideale da lui proposto, egli
diventa modello da imitare, capace di una vera «leadership», e quindi di
coinvolgere l'educando nel proprio progetto formativo.
L'importanza di questo fondamentale tratto della personalità è da tenersi
sempre presente anche per evitare fallimenti pedagogici, i quali possono
verificarsi nei casi di educatori insoddisfatti, esacerbati ed ansiosi. Essi
trasferiscono le loro difficoltà sugli alunni, deprimendoli ed intralciando il
loro normale sviluppo umano e spirituale.
34. Collegata intimamente con la maturità è la saggezza intesa come
retta coscienza di se stessi, del proprio valore e dei propri limiti
onestamente riconosciuti e serenamente accolti. Un educatore maturo
possiede una buona distanza critica da se stesso, è aperto ad imparare, sa
accogliere le critiche e le osservazioni ed è disposto a correggersi. Solo
così saprà essere giustamente esigente anche con gli altri, senza
dimenticare la fatica ed i limiti posti alle possibilità umane. Una buona e
costante predisposizione alle valutazioni sagge, equilibrate e alla pazienza
farà sì che il senso del dovere non sia mai confuso con uno scoraggiante
rigorismo e che l'amore comprensivo non si trasformi in remissiva
debolezza.
5. Limpida e matura capacità di amare
35. Come parte integrante della maturità globale di cui sopra e insieme
come sua conseguenza essenziale, è importante verificare negli educatori
una buona maturità affettiva. Con questo termine s'intende il libero e
stabile possesso del proprio mondo affettivo: la capacità di amare
intensamente e di lasciarsi voler bene in modo retto e purificato. Chi la

2.3 Page 13

▲back to top
possiede è normalmente inclinato all'attenzione oblativa all'altro, alla
comprensione intima dei suoi problemi, alla lucida percezione del suo
vero bene. E non rifiuta la gratitudine, la stima e l'affetto altrui, pur
vivendoli senza pretese e mai condizionando ad essi la propria
disponibilità a servire. Chi è affettivamente maturo non legherà mai gli
altri a se stesso; sarà invece in grado di educare in loro un'affettività
altrettanto oblativa, centrata e fondata sull'amore ricevuto da Dio in Gesù
Cristo e a lui sempre, in ultima analisi, riferita.
L'Esortazione post-sinodale sottolinea in più di un contesto l'importanza di
questo aspetto della formazione dei futuri sacerdoti: non sarà possibile
garantire loro una necessaria crescita verso il possesso sereno e liberante di
questa affettività matura, se gli educatori per primi non ne saranno
esempio e modello. [31]
36. Occorre quindi agli educatori un autentico senso pedagogico, cioè
quell'attitudine di paternità spirituale che si esprime in un
accompagnamento premuroso, e in pari tempo rispettoso e discreto, della
crescita della persona, unito ad una buona capacità d'introspezione e
vissuto in un clima di reciproca fiducia e stima. Si tratta di una dote
speciale che non s'improvvisa. Il senso pedagogico in una certa misura è
innato e non può essere imparato come una teoria, né sostituito da
atteggiamento puramente esteriori; allo stesso tempo l'esercizio attento e
autocritico del servizio educativo e una buona conoscenza dei principi di
una sana psicopedagogia lo possono sviluppare e perfezionare.
6. Ascolto, dialogo e capacità di comunicazione
37. Da queste tre capacità dipende in gran parte la riuscita del rapporto
educativo. Da una parte si trova il formatore con il suo ruolo di consigliere
e di guida e dall'altra l'alunno quale interlocutore chiamato ad assumere
atteggiamenti di libera iniziativa. In questo rapporto molto dipende dagli
interventi del formatore psicologicamente indovinati e ben dosati. Occorre
evitare da un lato un comportamento troppo passivo che non promuove il
dialogo, e dall'altro un'invadenza eccessiva che può bloccarlo. La capacità
di comunicazione reale e profonda riesce ad attingere il nucleo della
persona dell'alunno; non si accontenta di una percezione esteriore, in
fondo pericolosamente illusoria, dei valori che vengono comunicati;
suscita dinamismi vitali di relazionalità che mettono in gioco le
motivazioni più autentiche e radicali della persona, che si sente accolta,
stimolata e valorizzata. Tali contatti devono essere frequenti, per verificare
il cammino, per orientare le mete, adattando al passo di ciascuno la
proposta educativa e riuscendo così ad individuare il livello nel quale si
configurano i veri problemi e le vere difficoltà di ogni persona.
38. Per esserne capaci, i formatori devono disporre non soltanto di una
normale perspicacia, ma anche dei dati fondamentali delle scienze umane
sulla comunicazione interpersonale e sulle dinamiche della decisione
umana. I giovani d'oggi sono in genere generosi, ma fragili, sentono un
forte, alle volte eccessivo bisogno di sicurezza e di comprensione,
manifestano le tracce di un ambiente familiare e sociale non sempre sano,

2.4 Page 14

▲back to top
che bisogna curare e integrare con grande tatto pedagogico e spirituale.
39. Il formatore per adempiere efficacemente il suo compito deve essere
un buon comunicatore, capace di presentare i valori e le nozioni che sono
l'oggetto della formazione in maniera chiara e adatta alla ricettività degli
alunni. Pertanto il seminario, con l'impostazione stessa dell'opera
pedagogica, deve diventare una scuola di comunicazione che, mentre ne
stimola la vera vitalità, prepara i futuri sacerdoti ai delicati compiti
dell'evangelizzazione.
In un recente documento, la Congregazione per l'Educazione Cattolica
parla della necessità di creare un clima di comunicazione tra gli alunni e
con gli educatori che li alleni al frequente dialogo interpersonale e di
gruppo, a curare la proprietà del linguaggio, la chiarezza dell'espressione e
la pertinenza ed efficacia dell'argomentazione, per integrare le
comunicazioni prevalentemente unidirezionali tipiche della civiltà
dell'immagine in cui prevale l'influsso dei mass media. [32]
Anche i docenti, per quanto loro compete, devono curare la massima
comunicabilità, aggiornando il proprio linguaggio e tenendo conto delle
esigenze di una giusta inculturazione delle verità di fede: «Tutti
indistintamente, in unione di volontà e di cuori sono esortati a tendere a
quella comunione che secondo la fede cristiana costituisce il fine primario
ed ultimo di ogni comunicazione». [33]
40. Compito dei formatori è anche quello di mantenere vitale la
comunità educativa, di orientarla e di stimolarla affinché raggiunga i suoi
fini. E' un'attività che esige la previsione, l'attuazione e la guida di
processi in cui possano maturare atteggiamenti di responsabile
partecipazione e disponibilità ad un generoso ed attivo impegno in seno
alla comunità. Si richiede, a questo proposito, di saper gestire le
articolazioni e i diversi ruoli della comunità educante, e le suddivisioni
della più vasta comunità del seminario, con una sapiente scelta dei mezzi
adatti a coordinare, motivare e dirigere tutte le energie al fine prefisso.
Oltre ad alcune doti naturali, l'educatore si fornirà della conoscenza dei
principi di metodo che regolano l'organizzazione e la buona conduzione di
una complessa trama di relazioni e di responsabilità.
L'attenzione che deve essere riservata a questo riguardo, tradotta per
esempio nella dinamica di gruppo o nei metodi attivi d'insegnamento, non
ha altro fine che di ottenere un maggiore e più profondo coinvolgimento
degli alunni nel processo formativo, che deve essere da tutti partecipato e
non meramente subìto. Ogni candidato, infatti, «deve dirsi protagonista
necessario e insostituibile della sua formazione». [34]
7. Attenzione positiva e critica alla cultura moderna
41. Ispirato alla ricchezza culturale del cristianesimo, radicata nelle fonti
bibliche, liturgiche e patristiche, il formatore dei futuri sacerdoti non può
fare a meno di una vasta conoscenza della cultura contemporanea. Infatti il

2.5 Page 15

▲back to top
rapporto educativo e la sua efficacia sono molto aiutati dalla conoscenza di
tutto ciò che contribuisce a plasmare la mentalità e gli stili di vita nella
società odierna. Ciò si applica al mondo industrializzato occidentale, alle
culture indigene dei territori di missione come anche a ceti particolari di
operai, di «campesinos», ecc. Tale corredo intellettuale aiuta il formatore a
comprendere meglio gli alunni e a sviluppare per essi una pedagogia
appropriata, situandola nel contesto culturale dei nostri tempi. Si pensi, per
es., alla varietà delle correnti di pensiero, all'accelerata variabilità delle
condizioni politiche e sociali, alle creazioni letterarie, musicali ed
artistiche in genere divulgate con grande rapidità dai mass media, alle
conquiste tecnologiche e scientifiche con le loro incidenze sulla vita. Una
conoscenza profonda, insieme positiva e critica, di questi fenomeni
contribuisce notevolmente ad una trasmissione organica e valutativa della
cultura contemporanea, facilitando negli alunni una sintesi interiore alla
luce della fede. Sintesi che l'educatore dovrà aver conseguito in se stesso, e
dovrà continuamente aggiornare, grazie ad una vasta informazione
scientifica, ma anche filosofica e teologica, senza la quale non si ha una
vera integrazione del sapere umano. [35]
42. Questa dote presuppone nell'educatore una sana apertura di spirito.
Lungi dal chiudersi e dal ripiegarsi su se stesso, il formatore deve essere
sensibile ai problemi delle persone, dei gruppi sociali, della Chiesa nel suo
insieme. Egli deve essere un uomo «magnanimo», cioè dalle larghe vedute
che gli permettono di comprendere gli avvenimenti con le loro cause, la
loro complessità e le loro implicanze sociali e religiose, prendendo le
opportune distanze da ogni atteggiamento superficialmente emotivo e
legato all'effimero e al momentaneo.
B. Note di qualificazione per i principali uffici
43. Oltre alle qualità comuni a tutti, l'immagine concreta dell'educatore
assume altre sfumature a seconda dei diversi incarichi che vengono
affidati. E' opportuno accennare brevemente ad alcuni di essi.
Per rendersi meglio conto delle qualità che devono contraddistinguere il
Rettore del seminario, bisogna prendere in considerazione le varie
funzioni e responsabilità che comporta il suo ufficio. Egli rappresenta il
Vescovo; è il primo responsabile della vita del seminario, oltre che il suo
rappresentante sia in sede ecclesiale sia in sede civile. [36] Segue e
promuove la formazione degli alunni sotto tutti i suoi aspetti, curandone
l'armonia e l'integrazione reciproca. Accogliendo e valorizzando il
consiglio e l'aiuto dei suoi collaboratori, a lui spetta la responsabilità del
giudizio sintetico da esprimere al Vescovo circa l'idoneità per l'ammissione
in seminario, alle varie fasi del cammino educativo e agli ordini sacri. Se
l'impegno educativo è prima di tutto progettazione e conduzione creativa e
prudente di rapporti ed esperienze, il Rettore ne è il primo operatore e
coordinatore. Spetta a lui di assicurare l'unità di indirizzo e la sua sintonia
con le scelte del Vescovo e della Chiesa, favorendone la traduzione nella
più ampia collaborazione da parte di tutti.
E' facile intuire quanto sia richiesto in termini di autorevolezza e di

2.6 Page 16

▲back to top
esperienza da questo complesso di non facili interventi direzionali e
pedagogici. Ci vuole infatti molta prudenza, saggezza, equilibrio.
44. Molto esigente è anche il ruolo del Direttore o Padre spirituale, sul
quale incombe la responsabilità per il cammino spirituale dei seminaristi
in foro interno e per la conduzione e il coordinamento dei vari esercizi di
pietà e della vita liturgica del seminario. Egli è anche il coordinatore degli
altri sacerdoti autorizzati dal Vescovo ad impartire la direzione spirituale
agli alunni come anche dei confessori, per assicurare l'unità dei criteri di
discernimento della vocazione. Oltre alle doti di saggezza, di maturità
affettiva e di senso pedagogico, egli deve disporre di solide basi di
formazione e di cultura teologica, spirituale e pedagogica, insieme con una
particolare sensibilità per i processi della vita interiore degli alunni.
45 Di solito, specialmente nei grandi seminari, il Rettore viene
affiancato dal Vicerettore, dal quale viene assistito nei settori della vita
seminaristica assegnatigli e supplito nei casi di assenza. Egli deve
dimostrare spiccate doti pedagogiche, amore gioioso del suo servizio e
spirito di collaborazione. Analoghi atteggiamenti si esigono anche dagli
altri cooperatori: economo, coordinatore delle attività pastorali, prefetto
degli studi, bibliotecario, animatori, associati in vario modo e a vari livelli
alle responsabilità educative.
46. Secondo le direttive della Chiesa, i Professori devono considerarsi
veri educatori anche quando l'istituzione scolastica o accademica fosse
distinta da quella del seminario. Essi concorrono all'educazione dei futuri
sacerdoti in un ruolo importantissimo e delicato: l'insegnamento deve
alimentare una solida mentalità di fede che abiliti gli alunni a diventare
servitori del Vangelo e maestri del popolo di Dio. A riguardo di tale opera
educativa, la «Pastores dabo vobis» afferma che essa è «spesso più
decisiva, nello sviluppo della personalità presbiterale, di quella degli altri
educatori». [37]
Si richiede quindi che i Professori siano particolarmente sensibili alla
trasmissione di una dottrina completa e sicura, pur non tralasciando gli
opportuni approfondimenti e le eventuali digressioni critiche. Ad essi
spetta il compito di garantire la crescita globale di un'adeguata
competenza nelle discipline umanistiche, filosofiche e teologiche che
conduca ad un'assimilazione profonda del mistero cristiano integrale e
finalizzata al ministero pastorale.
E' necessario che l'insegnante mostri che il proprio sapere, soprattutto se
teologico, è diventato per lui stesso un patrimonio spirituale, un valore
intimamente assimilato che ha illuminato e trasformato la sua vita. In
questo senso l'insegnamento deve diventare un discorso fatto da un
soggetto credente ed orante, nel quale coincidono l'intelligenza del mistero
e l'intimità di vita con il medesimo. Perciò una delle doti fondamentali del
professore in seminario, oltre alla competenza scientifica e didattica, è
l'idoneità ad essere testimone convinto della fede.
47. Il lungo ed articolato elenco di qualità richieste agli educatori dei
seminari non deve far dimenticare che l'idoneità di una persona non risulta

2.7 Page 17

▲back to top
dalla giustapposizione di queste caratteristiche. Una vera maturità e
pienezza di doti scaturisce dall'insieme armonico e integrato di elementi
posseduti in profondità. Occorrerà quindi considerare la personalità del
candidato a questo ministero nelle sue attitudini e convinzioni più
profonde e nel suo complesso. All'interno di esso saranno opportunamente
collocate le valutazioni sui singoli aspetti della sua fisionomia spirituale.
IV. LA FORMAZIONE DEGLI EDUCATORI
48. Precisata l'identità dell'educatore con i suoi vari requisiti come
condizione per un'accurata scelta dei candidati, si pone il problema di una
solida preparazione per i suoi incarichi. Nella «Pastores dabo vobis» viene
sottolineata la necessità di una «preparazione speciale dei formatori che
sia veramente tecnica, pedagogica, spirituale, umana e teologica». [38]
Essa include una fase iniziale, possibilmente previa all'incarico, e una fase
successiva di aggiornamento periodico, ossia la formazione permanente.
A. La fase iniziale
1. Diversità di itinerari
49. I futuri educatori presentano, in genere, necessità formative
differenti a seconda degli studi fatti e delle attività svolte
antecedentemente alla loro designazione, e a seconda dei diversi incarichi
cui vengono chiamati.
In migliore condizione a questo riguardo si trovano i futuri insegnanti
quando, possibilmente dopo un conveniente periodo di esperienza
pastorale, diretta, possono dedicarsi agli studi di specializzazione nelle
materie di loro competenza. Per gli altri educatori - rettori, direttori
spirituali e collaboratori - il cammino è diverso. Le possibilità di
procurarsi una preparazione specializzata previa all'incarico presso
qualche istituto per la formazione degli educatori del clero non sono
grandi, sia perché tali istituzioni sono finora pochissime, sia perché le
condizioni di servizio ministeriale in cui si trovano di solito non
permettono loro di dedicarsi completamente e per un tempo sufficiente a
tali studi preparatori. Le raccomandazioni del Concilio e dei Sinodi
trovano non pochi ostacoli nella loro attuazione concreta. Occorre pertanto
una grande duttilità, unita a senso di realismo, per poter dare alla fase
iniziale della formazione un programma utile e consistente.
50. Fermo restando il fine di una preparazione speciale, oltre a quella
comune a tutti i sacerdoti, bisogna cercare nella varietà dei mezzi e delle
situazioni gli strumenti più adatti al suo raggiungimento. Dove le risorse
di personale e di mezzi lo consentono, i futuri educatori dovranno ricevere
una solida preparazione previa. In altri casi la fase preparatoria sarà, di
necessità, congiunta con altre occupazioni abituali e anche con l'inizio
anticipato del lavoro in seminario.
51. Non mancano delle diocesi che, per prevenire soluzioni precarie e di
ripiego, programmano la scelta e la preparazione degli educatori in
maniera graduale e remota. Badando a non anticipare in modo incongruo e

2.8 Page 18

▲back to top
diseducativo responsabilità sproporzionate, già durante il curricolo
seminaristico possono essere individuati soggetti dotati di attitudini
educative, affidando loro qualche primo incarico di animazione e di
servizio alla comunità. Dopo l'ordinazione, essi possono venir collocati in
ministeri che per la loro stessa natura stimolano una crescita e una verifica
di tali attitudini. Infine è possibile iniziare il loro coinvolgimento diretto
nella comunità educativa del seminario con incarichi di collaborazione,
come quello di assistente o di vice-rettore, seguiti e sostenuti dal
confratelli più anziani ed esperti. Un simile itinerario, unito alla frequenza
di convegni e corsi di spiritualità, di pedagogia e di psicologia che
vengono oggi offerti con una certa abbondanza da vari centri accademici,
può predisporre un sacerdote a diventare rettore o direttore spirituale,
consentendo in pari tempo al Vescovo di vagliarne la capacità e la maturità
complessiva.
52. Qualunque sia la scelta del tipo di itinerario formativo, occorre in
ogni caso che non manchi un programma serio, studiato in ogni dettaglio
di tempi, metodi e contenuti. E' importante distinguere tra i requisiti
fondamentali, necessari per una preparazione di base che bisogna esigere
fin dall'inizio, e le varie capacità e conoscenze che si possono acquisire e
coltivare anche in un secondo tempo.
2. Le linee fondamentali della formazione
a) Preparazione dottrinale
53. Non solo per i professori ma per tutti gli educatori è indispensabile e
preliminare ad ogni possibilità educativa un'ampia e profonda
preparazione dottrinale. Uno dei possibili indici è costituito da un buon
profitto negli studi filosofico-teologici compiuti prima dell'ordinazione e,
auspicabilmente, dal conseguimento di un grado accademico in qualche
scienza ecclesiastica.
EÂÂ’ necessario verificare che tale cultura teologica presenti negli
educatori alcuni importanti connotati:
- la chiara percezione della dottrina comune della Chiesa conforme agli
insegnamenti del magistero ed il conseguente discernimento dei limiti del
pluralismo teologico;
- convinzioni profonde e motivate circa l'importanza di una sana
formazione filosofica e teologica contro le tendenze verso un superficiale
pragmatismo e «immediatismo» pastorale;
- una cultura teologica assimilata in profondità a contatto con la vita, che
renda idonei ad approfondire, nel dialogo con gli alunni, il loro patrimonio
dottrinale e a prepararli per i loro futuri compiti pastorali;
- un conveniente aggiornamento nelle discipline sacre, per poter
mantenere un fruttuoso dialogo con i professori e lo scambio di idee circa
i problemi formativi degli alunni;

2.9 Page 19

▲back to top
- un vivo senso ecclesiale unito alla conoscenza della natura e missione
dei vari stati di vita nella Chiesa;
- una particolare sensibilità missionaria ed ecumenica verso i problemi
della vita della Chiesa, le sfide dell'evangelizzazione e le giuste vie
dell'inculturazione della fede.
54. Nel corredo teologico del formatore acquista un particolare risalto la
chiarezza di idee circa il sacerdozio, il suo ministero e le condizioni di vita
che esso richiede. E' necessaria una buona informazione circa le
problematiche teologiche storiche e pastorali che renda idonei a dare un
sicuro orientamento agli alunni, rispondendo in modo pertinente e
persuasivo alle difficoltà che vengono da essi sollevate. Nella vastità della
materia da trattare la «Pastores dabo vobis» rileva come «l'importanza e la
delicatezza della preparazione al celibato sacerdotale, specialmente nelle
attuali situazioni sociali e culturali», richiedano che i responsabili della
formazione sacerdotale «stabiliscano principi, offrano criteri e diano aiuti
per il discernimento in questa materia». [39] Ciò suppone una buona
conoscenza delle relative indicazioni del Magistero Pontificio, degli
orientamenti e della prassi dei Dicasteri Romani, dei dati sicuri scientifici
come anche la valorizzazione e lo scambio delle esperienze di educatori
esperti.
Non bisogna dimenticare, in particolare, la necessità di conoscere
esattamente le varie disposizioni canoniche circa l'ammissione dei
candidati in seminario e agli Ordini [40] come anche la normativa
concernente la conduzione del seminario, sotto i suoi vari aspetti.
b) Preparazione spirituale
55. Quanto alla specifica preparazione spirituale in senso stretto, oltre
alle doti comuni ad ogni buon sacerdote, occorre garantire negli educatori
del seminario la formazione di alcune attitudini di grande rilievo
educativo:
- una vera libertà di spirito che renda l'educatore sensibile ed attento alle
mozioni della grazia, per poter cogliere i segni della volontà divina nella
vita dei candidati che sono affidati alla sua guida;
- una spiritualità priva di ogni esagerato soggettivismo e radicata nella
tradizione della Chiesa, che renda il formatore attento a non confondere
preferenze e criteri soggettivi con le esigenze essenziali del piano di Dio;
- una giusta sollecitudine per l'approfondimento della spiritualità
diocesana e l'unità del presbiterio unita alla sensibilità per la peculiarità
dei vari carismi di vita consacrata;
- una sana apertura di spirito, capace di armonizzare le forme classiche
della spiritualità sacerdotale con le nuove esigenze e le nuove sfumature
delle correnti spirituali del nostro tempo;

2.10 Page 20

▲back to top
- una conoscenza solida della teologia spirituale, delle leggi di sviluppo
della vita interiore cristiana, delle regole del discernimento, delle
dinamiche della relazione spirituale personale, attingendo ai classici della
tradizione occidentale e orientale e dedicando un'adeguata attenzione
anche agli autori moderni e contemporanei;
- amore della liturgia e comprensione del suo ruolo nella formazione
spirituale ed ecclesiale;
- la lettura assidua e meditata delle encicliche, dei documenti della Santa
Sede e delle Chiese locali sul sacerdozio e la vocazione sacerdotale.
Questo complesso di attitudini e di conoscenze è necessario perché
l'educatore possa garantire al candidato un orientamento spirituale
sistematico e capace di promuoverne e di verificarne il progresso nelle
singole tappe del suo cammino. Di tale preparazione devono essere dotati
anche i confessori.
c) Preparazione pastorale
56. Sono indispensabili all'educatore del seminario anche significative
esperienze pastorali per poter sintonizzare l'opera formativa ed il
discernimento con le esigenze reali dei fedeli e del ministero. I documenti
ufficiali della Chiesa non si esprimono circa la durata e la qualità di queste
esperienze. In ogni caso esse devono risultare tali da consentire
all'educatore di poter valutare con competenza le attitudini degli alunni per
vari compiti pastorali e la validità della preparazione che ricevono a tale
scopo.
Tra le capacità degli educatori in questo campo sono da segnalare:
- la programmazione delle esperienze pastorali degli alunni, la loro
supervisione e valutazione;
- l'armonizzazione della formazione intellettuale degli alunni con le
esigenze pastorali del ministero;
- la capacità di presentare le istanze teoretiche e pratiche dei vari campi
della vita pastorale, in sintonia e in dialogo con il corpo docente e in
particolare con gli insegnanti delle materie pastorali;
- l'efficace cura della formazione di un giusto equilibrio tra
l'evangelizzazione e la promozione umana e sociale, tenendo conto delle
grandi linee pastorali della diocesi e della Chiesa universale;
- lÂÂ’integrazione nella viva tradizione pastorale della Chiesa particolare
dell'apertura verso la dimensione missionaria della vita ecclesiale. [41]
d) Preparazione pedagogica
57. La «Pastores dabo vobis» insiste sulla necessità di una buona
preparazione nella scienza pedagogica e nelle scienze umane. [42] La

3 Pages 21-30

▲back to top

3.1 Page 21

▲back to top
stessa insistenza era già presente nell'«Optatam totius». [43] Si tratta di
una preparazione iniziale indispensabile per tutti gli educatori, che deve
poi essere continuata e ripresa per tutta la vita. Bisogna promuovere la
maturazione della necessaria competenza per poter realizzare
l'osservazione sistematica dell'alunno e saperne individuare le attitudini, le
inclinazioni da favorire e quelle da contrastare, i tratti più significativi della
sua personalità.
L'educatore deve essere in grado di non illudersi e di non illudere sulla
presunta consistenza e maturità dell'alunno. Per questo non basta il «buon
senso», ma occorre uno sguardo attento ed affinato da una buona
conoscenza delle scienze umane per andare al di là delle apparenze e del
livello superficiale delle motivazioni e dei comportamenti, ed aiutare
l'alunno a conoscersi in profondità, ad accettarsi con serenità, a
correggersi e a maturare partendo dalle radici reali, non illusorie, e dal
«cuore» stesso della sua persona.
58. A questo proposito non si deve dimenticare che prioritari e
normativi restano i principi della pedagogia cristiana, che non sottovaluta
né assolutizza l'apporto delle scienze umane. Al contrario lo libera da
condizionamenti ideologici che spesso ne snaturano la funzione. [44] La
pedagogia del seminario non può mai essere neutra, se mai può esistere
una pedagogia di questo tipo. Essa è tutta permeata di valori evangelici ed
orientata alla formazione di veri discepoli del Cristo, disposti ad assumersi
il giogo soave della sua carità pastorale. I principi formali della pedagogia,
della sociologia e della psicologia come scienze umane acquistano per
l'educatore del seminario una precisa specificità in quanto messi al servizio
di una sempre migliore realizzazione della «educazione cristiana», [45]
inquadrata in una esemplare vita liturgica, sacramentale, in una sistematica
direzione spirituale individuale e collettiva e nelle norme disciplinari
necessarie ai candidati «per acquistare il dominio di sé, per assicurare il
pieno sviluppo della personalità e per formare quelle altre disposizioni di
animo che giovano moltissimo a rendere ben ordinata e fruttuosa l'attività
della Chiesa». [46] Si tratta dunque di un'auspicabile sintesi tra
l'esperienza educativa della Chiesa, maturata alla luce della fede, delle
esperienze del passato, degli esempi dei santi ed i risultati ben vagliati
delle scienze dell'uomo.
59. La Chiesa invita ad assumere un atteggiamento di fiducia verso
questi campi della ricerca scientifica ed esorta a mantenere con essa un
clima di mutua comprensione e di dialogo, [47] ma insieme non manca di
segnalarne i limiti, in quanto «ogni disciplina scientifica non potrà
afferrare, nella sua specificità, che un aspetto parziale del vero uomo ».
[48] Esistono infatti, e non vanno ignorati, concreti pericoli di
generalizzazione indebita dei risultati parziali e rischi di condizionamento
ideologico di tali ricerche.
E' pertanto necessario:
- un costante riferimento alla visione globale e completa dell'uomo, quale

3.2 Page 22

▲back to top
ci viene offerta da una sana antropologia teologica; [49]
- una giusta mediazione filosofica, per il necessario confronto con le varie
teorie psico-pedagogiche e sociali sul piano razionale;
- unÂÂ’attenzione particolare ai vari pronunciamenti magisteriali
riguardanti specifici problemi morali, [50] e soprattutto il richiamo del
rispetto dell'intimità ed inviolabilità della coscienza umana. [51]
3. La preparazione specifica per i vari ruoli
60. Quanto è stato esposto sulla formazione di base che si richiede per
tutti gli educatori deve assumere alcune sfumature finalizzate all'esercizio
degli incarichi particolari riservati al rettore, al direttore spirituale, agli
insegnanti, al coordinatore delle attività pastorali e agli altri collaboratori.
I molteplici compiti del rettore vengono caratterizzati, come abbiamo
visto, dalle sue relazioni con il Vescovo, con gli altri educatori, con gli
alunni, con il presbiterio e con l'intera comunità diocesana. A lui si
richiede, dunque, di essere uomo capace di solide relazioni umane a tutti i
livelli, e soprattutto uomo di comunione, in grado da un lato di valorizzare
tutti gli apporti e le competenze, e dall'altro di guidare con mano ferma e
capacità decisionale A cammino dei singoli e della comunità,
rappresentando degnamente quest'ultima in varie occasioni. Si attende da
lui in modo particolare che abbia un senso spiccato del seminario come
istituzione ecclesiale, per garantirne le finalità specifiche e custodirne
l'unità di indirizzo e di progetti educativi. Quindi «l'unità della direzione
manifestata nella figura del rettore e dei collaboratori» è un necessario
presupposto perché «il seminario abbia una sua precisa programmazione»
e perché essa sia «al servizio, senza esitazione e indeterminazione, della
finalità specifica che sola giustifica l'esistenza del seminario, la formazione
cioè dei futuri presbiteri, pastori della Chiesa». [52] Si tratta di capacità e
di convinzioni che in ogni rettore si suppongono, ma che possono e devono
essere sempre più perfezionate.
61. Incaricato di offrire alla comunità e ai singoli, nel rapporto
confidenziale della direzione spirituale, un accompagnamento sicuro nella
ricerca della volontà divina e nel discernimento vocazionale, il direttore
spirituale deve affinare le sue capacità di accogliere, di ascoltare, di
dialogare e di comprendere, insieme con una buona conoscenza della
teologia spirituale, delle altre discipline teologiche e delle scienze
pedagogiche ed umane. Non si dovrebbero risparmiare mezzi per dargli la
possibilità di frequentare un istituto o almeno un corso intensivo di
spiritualità.
La preparazione del direttore spirituale per i suoi molteplici compiti, e
soprattutto per la cura della formazione delle coscienze degli alunni, si
basa su seri studi e su un'ampia prassi direttiva che, per dare buoni
risultati, deve essere continua e prolungata nel tempo. Si tenga presente
che:

3.3 Page 23

▲back to top
- la direzione spirituale è un fatto essenzialmente teologale ed ecclesiale,
distinto dalla terapia o dall'assistenza psicologica; il diretto deve viverla
come strumento e stimolo per il proprio cammino di fede e di obbedienza
alla volontà di Dio;
- il direttore spirituale è, di conseguenza, un testimone della fede, esperto
nel progressivo ed umile riconoscimento del progetto di Dio sulla vita dei
suoi figli;
- le varie forme comunitarie di orientamento spirituale, di scambio di
esperienze e di revisione di vita, possono essere supplementari rispetto
alla direzione spirituale, ma non devono mai sostituirla;
- il direttore spirituale è dunque il primo custode della propria identità e
dei propri compiti irrinunciabili e insostituibili, che non vanno confusi con
quelli di altri operatori pedagogici né impropriamente sostituiti con altri
tipi di intervento educativo.
62. Oltre alla preparazione scientifica nelle loro rispettive discipline, gli
insegnanti devono acquisire una buona qualità didattica e pedagogica e la
capacità di animare il lavoro di gruppo e di stimolare la partecipazione
attiva degli alunni. Un conveniente perfezionamento delle loro capacità
didattiche richiede la cura della comunicazione chiara e precisa, un
congruo rinnovamento del linguaggio teologico [53] e la costante
sollecitudine per mettere in risalto l'intrinseca unità e armonia dell'intera
dottrina della fede, badando a porre un particolare accento sul suo aspetto
salvifico. E loro insegnamento acquisterà una maggiore vitalità se
impareranno a stabilire il legame tra le loro lezioni da una parte e la pietà,
la vita ed i problemi pastorali dall'altra. Devono, inoltre, rendersi familiari
i metodi scientifici del lavoro teologico, seguirne i progressi ed introdurvi,
attraverso lo studio privato guidato, anche gli alunni. Per poterne curare la
formazione integrale, e non solo scientifica, i docenti devono cercare di
inserirsi sempre meglio nella comunità del seminario con la
collaborazione e il dialogo educativo. La «Pastores dabo vobis» infatti
raccomanda che i formatori abbiano «residenza abituale nella comunità del
seminario». [54]
63. Le attività pastorali dei seminaristi, raccomandate dalle norme della
Chiesa, [55] per essere veramente fruttuose e per conseguire i loro
obiettivi formativi, hanno bisogno di essere orientate e coordinate da un
sacerdote ben esperto e deputato espressamente a tale ministero. Egli deve
familiarizzarsi con alcuni principi di un'efficace supervisione e valutazione
di tali attività ed ispirarsi ai genuini ideali del sacro ministero conformi
alle norme dell'autorità ecclesiastica. L'incaricato, chiamato direttore o
coordinatore delle attività pastorali, deve essere rispettoso
dell'ordinamento disciplinare del seminario, procedendo in stretta
collaborazione con il rettore, con gli altri educatori e docenti e, in
particolare, con il professore di teologia pastorale.
64. Per quanto riguarda gli altri collaboratori, oltre al vicerettore e agli
assistenti - i quali devono disporre almeno di una solida formazione di

3.4 Page 24

▲back to top
base - si richiede una preparazione «tecnica» per alcuni uffici particolari,
come quello di bibliotecario e di economo. Per questi ed altri simili
incarichi si raccomanda una conveniente abilitazione professionale,
mediante la frequenza di scuole o corsi specializzati. L'importanza della
biblioteca per la serietà e il buon livello degli studi, come anche la
complessità e la delicatezza dei problemi amministrativi richiedono per
questi uffici la collaborazione di veri esperti.
B. La formazione permanente degli educatori
65. La formazione permanente degli educatori risponde agli auspici
espressi nel Vaticano II e nella «Ratio fundamentalis». [56] Essa può
essere concepita sia come completamento e miglioramento progressivo
della formazione iniziale, che permette di superare le abitudini ripetitive e
l'incompetenza di ritorno, sia come fattore di un profondo rinnovamento, là
dove metodi e stili educativi devono essere sottoposti ad un processo di
revisione più radicale. In ogni caso, la formazione permanente, nelle varie
forme in cui è già realizzata e in quelle che potranno essere progettate in
futuro, si coestende al campo della formazione iniziale come è stata
delineata nei paragrafi precedenti. Persegue le medesime finalità, si
riferisce al medesimo oggetto, comporta gli stessi metodi. Ciò che la
contraddistingue è la valorizzazione delle esperienze e la capacità di
trovare spazi e strumenti per sottoporle a verifica e tenerle sotto controllo
critico.
1. L'aggiornamento costante
66. L'esperienza stessa degli educatori è fonte privilegiata della loro
formazione permanente. Il formatore impara e si perfeziona anche
attraverso l'esercizio concreto del suo ministero, purché esso sia sottoposto
a costante e fraterna verifica, nel dialogo con gli altri educatori,
comparando diverse formule educative e allargando progressivamente la
prudente sperimentazione di progetti, proposte e iniziative.
L'analisi metodica dei casi concreti, che viene spesso svolta nei corsi di
formazione permanente, si rivela talora più illuminante che la spiegazione
astratta dei principi pedagogici. L'educatore non può mai chiudersi nel
ristretto ambito della propria esperienza personale, ma deve restare aperto
alla verifica e alla revisione anche in base all'apporto dell'esperienza altrui.
La necessità di un continuo aggiornamento con un mutuo scambio di idee
con i confratelli e con esperti si avverte in modo particolare in alcune sfere
della vita ecclesiale e sociale soggette a cambiamenti maggiori: la
situazione spirituale dei giovani, le condizioni di vita e di ministero
sacerdotale, le profonde e rapide mutazioni delle correnti di pensiero
filosofico-teoloffico e culturale in genere.
67. La conoscenza del mondo giovanile di sua natura è sempre aperta a
nuovi sviluppi. Le ricerche e gli studi su tale argomento vanno
moltiplicandosi sotto l'aspetto descrittivo, analitico e riflessivo e vanno
conosciute e studiate con sempre rinnovato interesse. L'Esortazione

3.5 Page 25

▲back to top
post-sinodale fa notare l'influsso di questi cambiamenti: «Si dà una forte
discrepanza tra lo stile di vita e la preparazione di base dei ragazzi, degli
adolescenti e dei giovani, anche se cristiani e talvolta impegnati nella vita
della Chiesa da un lato, e dall'altro lo stile di vita del seminario e le sue
esigenze formative». [57] Su tali trasformazioni, che sono sempre in atto e
stanno prendendo a seconda dei luoghi e delle circostanze sempre nuovi
aspetti, il formatore deve essere ben informato per mantenersi in contatto
con la realtà, che determina in gran parte la sua attività educativa.
68. Oltre alla conoscenza aggiornata del mondo giovanile come punto di
partenza del processo educativo, bisogna rivolgere l'attenzione anche alle
condizioni di vita e di ministero sacerdotale che ne costituiscono il fine. Di
fronte alla mutevolezza e alla fluidità delle situazioni pastorali occorre
continuamente domandarsi quali esigenze formative ne derivano per i
futuri sacerdoti. L'articolata analisi condotta nel capitolo I dell'Esortazione
Apostolica non fa che sottolineare l'importanza di questo aspetto della
formazione permanente degli educatori, che sono invitati a porsi sempre di
fronte alla fondamentale domanda: «Come formare sacerdoti che siano
veramente all'altezza di questi tempi, capaci di evangelizzare il mondo di
oggi?». [58]
69. L'attività formativa dei seminari viene inoltre profondamente
influenzata da quanto succede nel campo teologico, dalle correnti di
pensiero e dagli atteggiamenti di vita che da esse derivano. La
responsabilità dell'insegnamento filosofico e teologico è, a questo riguardo,
molto grande. Non solo i professori, ma anche il rettore, il direttore
spirituale e gli altri educatori, devono continuamente aggiornarsi, in modo
critico e preciso, su queste questioni, sottoponendole docilmente alla luce
che ad esse deriva dai pronunciamenti del magistero. [59]
2. La revisione
70. A volte sarà necessaria, in determinati casi e a fronte di problemi
adeguatamente complessi, la scelta di qualche tempo di formazione
prolungato e di ripresa radicale delle tematiche educative, con la
frequenza di corsi specializzati o di periodi di revisione guidata presso
qualche centro di studi specializzato o qualche istituto accademico. Lo
scopo di tali periodi di formazione è quello di favorire un accurato esame
della stessa personalità dell'educatore, del suo impegno ministeriale, del
suo modo di concepire e di vivere la propria missione educativa.
71. Periodi di formazione di questo genere dovrebbero comportare corsi
ben scelti e appositamente programmati sia nel campo delle scienze
ecclesiastiche, sia in quello delle scienze umane, unite ad esercitazioni
pratiche condotte con l'aiuto di un supervisore e sottoposte con lui ad
attenta revisione critica. In questo modo l'educatore potrà prendere
coscienza più viva delle proprie capacità e attitudini, accettare più
serenamente i propri limiti, e aggiornare e migliorare i criteri cui ispirare
la propria azione.
Nei programmi di formazione permanente di questa ampiezza devono

3.6 Page 26

▲back to top
essere previsti periodi prolungati di rinnovamento spirituale (mese
ignaziano, esercizi spirituali, tempi di deserto) per consentire all'educatore
di rivedere la propria missione nelle sue connessioni e radici spirituali e
teologiche più profonde.
V. DISPOSIZIONI OPERATIVE
I. Problemi di formazione
72. Se è lecito parlare, in non poche zone geografiche ed ecclesiali, di un
nuovo rilancio dei seminari, bisogna in pari tempo riproporre il discorso
su un corrispondente rilancio della necessità di una specifica formazione
iniziale e permanente degli educatori. Nulla potrà sostituire A benefico
influsso di una rinnovata e motivata convinzione in proposito da parte dei
Vescovi e degli altri responsabili nel campo.
Alcune nazioni e Chiese locali hanno già preso al riguardo opportune
decisioni. Altre dovrebbero seguirne l'esempio. Per dare maggiore impulso
a tali iniziative, si dovrà provvedere ad un reciproco scambio di
esperienze.
73. Anche se non è dappertutto possibile creare istituti speciali per la
formazione degli educatori, è tuttavia necessario procedere ad un minimo
di programmazione organica: disporre di gruppi di esperti in ogni nazione,
sulla cui collaborazione si possa sempre contare; stabilire un programma
ben definito sia riguardo alla durata e alla periodicità, sia riguardo ai
contenuti; un programma che risponda alle necessità e garantisca una
buona organicità e continuità della formazione. Nelle zone di maggiore
estensione geografica e omogeneità linguistica e culturale è ipotizzabile
un istituto «itinerante» che potrà svolgere corsi intensivi a servizio di varie
realtà locali.
74. Dov'è possibile, ci si avvalga, ai fini della formazione permanente,
della collaborazione delle università ecclesiastiche e di altri istituti
accademici e centri di ricerca e di studio soprattutto per quanto riguarda lo
studio delle scienze umane. In questi casi sarà bene stipulare previ accordi
con le Conferenze Episcopali per assicurare la solidità dottrinale della
linea formativa.
75. Benché, come si è visto, gli spazi e i mezzi per una vera e propria
preparazione previa degli educatori siano in pratica assai ristretti, tuttavia
si ritiene necessario che sia concesso un conveniente periodo di
preparazione spirituale e pedagogica specifica ai futuri rettori e direttori
spirituali prima del conferimento dell'incarico, eventualmente
combinandola con l'esercizio di altri ministeri in seminario. Una cura del
tutto speciale deve essere dedicata alla formazione iniziale e permanente
dei direttori spirituali, in considerazione delle molteplici problematiche
che comporta oggi tale missione nei seminari.
76. Per quanto riguarda la preparazione dei professori, sarà necessario
richiedere non soltanto i corrispondenti titoli di studio canonicamente
riconosciuti, [60] ma anche il corredo di una conveniente formazione

3.7 Page 27

▲back to top
spirituale, didattica e pedagogica, affinché la loro opera possa dare un
efficace contributo alla formazione integrale dei futuri sacerdoti.
77. Dove vengono impiegati nell'insegnamento i laici, nel senso indicato
sopra al n. 20, si rende necessario provvedere ad una loro conveniente
formazione religiosa ed apostolica, perché la loro opera sia in tutto
conforme alle finalità proprie della formazione sacerdotale.
78. Per la preparazione degli educatori dovranno essere maggiormente
valorizzate le numerose università ed istituzioni educative pontificie di
Roma, com'è già stato opportunamente suggerito dalla «Ratio
fundamentalis institutionis sacerdotalis». [61] A tale riguardo, soprattutto
per quanto concerne la preparazione pedagogica dei futuri formatori,
potranno trovare valido aiuto particolarmente quelle nazioni che, per vari
motivi, non sono in grado di dar vita a proprie istituzioni.
79. Mentre si riconosce pienamente il prezioso contributo che stanno
fornendo alla formazione degli educatori le varie Congregazioni e Società
sacerdotali esistenti, si seguiranno con simpatia ed apertura di spirito
alcune nuove iniziative che la grazia di Dio sta suscitando nella Chiesa a
favore della santificazione del clero e della formazione sacerdotale,
accompagnandole con aiuti ed il necessario discernimento. [62]
2. Pianificazione e distribuzione più razionale degli educatori dei
seminari
80. Dal momento che l'efficienza delle comunità educanti dei seminari
dipende in gran parte dalla loro stabilità, si rende necessario prevedere con
un certo anticipo le loro necessità di avvicendamento, per programmare in
tempo le opportune sostituzioni.
Una buona programmazione, soprattutto del personale docente, è
necessaria laddove vige il sistema dei cosiddetti anni o semestri sabbatici,
affinché tutti gli insegnamenti rimangano sempre adeguatamente attivi
anche durante l'assenza dei singoli docenti.
81. Mentre si cercherà di ovviare all'attuale scarsità di formatori, con una
loro migliore preparazione, si dovrà anche pensare ad una loro più
conveniente pianificazione e distribuzione. S'impone anzitutto la necessità
di regolare la proliferazione dei seminari maggiori, o evitare il
frazionamento di quelli già esistenti. Data la scarsità del personale, si
dovrebbero tenere in maggiore considerazione gli inviti ad un razionale
concentramento dei mezzi materiali e del personale mediante la creazione
di seminari interdiocesani (nazionali, regionali, provinciali). [63]
82. Inoltre, la necessità dello «scambio dei doni» tra Chiese sorelle, più
volte ribadita da Giovanni Paolo II, esige che le diocesi più ricche di
educatori del clero siano disponibili ad aiutare quelle più povere. Infatti,
secondo la «Pastores dabo vobis», il candidato al sacerdozio deve
«prepararsi ad un ministero che gli potrà chiedere la concreta disponibilità
allo Spirito Santo e al Vescovo per essere mandato a predicare il Vangelo

3.8 Page 28

▲back to top
oltre i confini del suo paese», [64] e quindi anche a mettersi a disposizione
di qualche seminario. In tali casi, i sacerdoti i quali «si avviano a una
nuova nazione devono cercare di conoscere non solo la lingua che lì si
parla, ma anche gli speciali caratteri psicologici e sociali di quel popolo al
cui servizio essi umilmente desiderano mettersi». [65]
A questo proposito è da segnalare l'istituzione, da parte della Santa Sede,
della Commissione Interdicasteriale Permanente per una più equa
distribuzione dei sacerdoti nel mondo, che ha come scopo principale
proprio quello di favorire lo scambio degli educatori dei seminari e degli
animatori vocazionali.
CONCLUSIONE
83. Il presente documento, che la Congregazione per l'Educazione
Cattolica sottopone all'attenzione degli Ecc.mi Vescovi e dei formatori dei
seminari, è stato redatto al fine di facilitare l'applicazione fedele dei
suggerimenti dati nel 1990 dal Sinodo dei Vescovi ed integrati
nell'Esortazione Apostolica di Giovanni Paolo II «Pastores dabo vobis».
Infatti un'accurata preparazione professionale delle équipes educative, che
si cerca di promuovere, costituisce un presupposto indispensabile per
realizzare le intenzioni proprie di quell'assemblea sinodale, le quali
consistono nel creare nei seminari condizioni tali da poter dare alla Chiesa
veri pastori d'anime, sensibili alle odierne necessità spirituali. t chiaro che
soltanto formatori bene scelti ed esperti dell'arte pedagogica saranno in
grado di formare presbiteri dotati di quelle qualità spirituali, intellettuali
ed umane, che stanno a cuore di tutti e che sono state specificate con tanta
dovizia di particolari nell'Esortazione Apostolica post-sinodale.
E' stato quindi per questa ragione che si è voluto ribadire a tale riguardo
alcune particolari esigenze dottrinali, pedagogiche ed organizzative, che
gli Ecc.mi Vescovi tengono, del resto, in gran parte presenti e che cercano
di soddisfare superando talvolta non poche difficoltà. Tuttavia, nelle
circostanze attuali, illustrate dal Sinodo, tali compiti si presentano con
grande urgenza e richiedono che vengano affrontati con maggiore
coraggio, con volontà più decisa e con mezzi più adeguati. Si attende a
tale proposito che le eventuali lacune esistenti vengano colmate e tutti i
responsabili si adoperino per promuovere programmi ed iniziative atti a
conseguire ulteriori progressi. t perciò nostro vivo desiderio comune che
le esperienze positive in atto in varie diocesi siano confermate, potenziate
ed estese a tutta la Chiesa nello spirito di mutua solidarietà e
collaborazione.
Roma, dal Palazzo delle Congregazioni, il 4 novembre 1993, nella festa di
S. Carlo Borromeo, Patrono dei seminari.
Pio Card. Laghi
Prefetto

3.9 Page 29

▲back to top
Saraiva Martins
tit. di Tuburnica
+ José
Arcivescovo
Segretario
INDICE
INTRODUZIONE
I. ASPETTI DELLA SITUAZIONE ATTUALE
l. Scarsità di educatori
2. Esigenze del rinnovamento pedagogico
3. Iniziative ed esperienze in atto
II. GLI EDUCATORI E I RESPONSABILI DELLA LORO
FORMAZIONE
III. CRITERI PER LA SCELTA DEGLI EDUCATORI
Premessa
A. Tratti comuni a tutti gli educatori dei seminari
l. Spirito di fede
2. Senso pastorale

3.10 Page 30

▲back to top
3. Spirito di comunione
4. Maturità umana ed equilibrio psichico
5. Limpida e matura capacità di amare
6. Ascolto, dialogo e capacità di comunicazione
7. Attenzione positiva e critica alla cultura. moderna .
B. Note di qualificazione per i principali uffici
IV. LA FORMAZIONE DEGLI EDUCATORI
A. La fase iniziale
1. Diversità di itinerari
2. Le linee fondamentali della formazione
a) Preparazione dottrinale
b) b) Preparazione spirituale
c) c) Preparazione pastorale
d) d) Preparazione pedagogica
3. La preparazione specifica per i vari ruoli
B. La formazione permanente degli educatori
l. L'aggiornamento costante .
2. La revisione
V. DISPOSIZIONI OPERATIVE .

4 Pages 31-40

▲back to top

4.1 Page 31

▲back to top
l. Problemi di formazione
2. Pianificazione e distribuzione più razionale degli educatori nei seminari
CONCLUSIONE .
[1] PDV, 66.
[2] N. 5.
[3] PDV, 66.
[4] PDV, 66
[5] PDV, 65
[6] Ibid
[7] Can. 232, CIC
[8] PDv, 65
[9] Ibid., 66.
[10] Ibid, 60.
[11] Ibid, 66.
[12] Ibid.
[13] Ibid, 59, 66.
[14] N. 5.
[15] AAS 28 (1936) 37-52.
[16] N. 66.
[17] N. 39.
[18] PO, 6, 13.
[19] OT, 5.
[20] PDV, 47.
[21] Ibid., 57; cf. anche OT, 4.
[22] OT, 14.
[23] PDV, 55.
[24] Ibid, 59.
[25] OT, 5.
[26] PDV, 18.
[27] Ibid, 12.
[28] Ibid., 18.
[29] Ratio fundamentalis, 90; cf. 63.
[30] PDV, 67.
[31] Ibid, 44.
[32] Orientamenti per la formazione dei futuri sacerdoti circa gli
strumenti della comunicazione sociale (19 marzo 1986), n. 24.
[33] Ibid.
[34] PDV,69.
[35] GIOVANNI PAOLO II, Cost. Apost. Ex corde Ecclesiae, 16.
[36] CIC 238 § 2. 260.
[37] N. 67.

4.2 Page 32

▲back to top
[38] N. 66.
[39] N. 50.
[40] CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA,
Circolare del 27 luglio 1992.
[41] PDV, 58.
[42] N. 66.
[43] N. 20.
[44] OT, 11: « Si osservino scrupolosamente le norme della educazione
cristiana, e queste siano convenientemente perfezionate coi dati recenti
della sana psicologia e pedagogia ».
[45] Ibid.
[46] Ibid.
[47] PAOLO VI, Lett. Apost. Octogesima adveniens (14 maggio 1971),
n. 40.
[48] Ibid.
[49] Cf.GiOVANNI PAOLO II, Alloc. Esta hora alla III Assemblea
Generale del CELAM, 28 genn. 1979 a Puebla: AAS 71 (1979) 195 s.
[50] Per esempio: CONGREGAZIONE PER LADOTTRINA
DELLAFEDE, Dichiarazione circa alcune questioni di etica sessuale
Persona humana (29 dicembre 1975); Lettera ai Vescovi della Chiesa
cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali (1° ottobre 1986);
Lettera circolare su alcuni aspetti della meditazione zione cristiana
Orationis formas (15 ottobre 1989).
[51] Cost. Apost. Gaudium et Spes, 16; CONGREGAZIONE PER
LADOTTRINA DELLA FEDE,Monito Cum compertum sopra gli esami
psicoanalitíci (1961); cf. anche CIC 220.
[52] PDV, 61
[53] CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA, La
formazione teologica dei futuri sacerdoti (28 febbraio 1976), 77.
[54] N. 66.
[55] OT, 21; Ratio fundamentalis, 97-99.
[56] OT, 5; Ratio fundamentalis, 31, 36.
[57] PDV, 62.
[58] Ibid, 10.
[59] Ibid, 10, 67.
[60] Ratio fundamentalis, 34; CONGREGAZIONE PER
L'EDUCAZIONE CATTOLICA, La formazione teologica dei futuri
sacerdoti (22 febbraio 1976), n. 118; CIC, 253 § l.
[61] N. 85.
[62] CIC, 605.
[63] CIC, 237 § 2; rimane però sempre come ideale il Seminario
díocesano in quelle situazioni che consentono un suo funzionamento
decoroso e regolare, e cioè « ubi id fieri possit atque expediat », come si
esprime a tale proposito il medesimo Can. 237, al l° paragrafo.
[64] N. 59.
[65] PO, 10