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La Santa Sede
LETTERA ENCICLICA
DEL SOMMO PONTEFICE
PAOLO PP. VI
SACERDOTALIS CAELIBATUS PER QUALI VIE LA CHIESA CATTOLICA DEBBA
OGGI ADEMPIRE IL SUO MANDATO Lettera Enciclica ai Vescovi, ai Sacerdoti
e a tutti i fedeli del mondo cattolico: sul celibato sacerdotaleVENERABILI FRATELLI E DILETTI FIGLI
SALUTE E APOSTOLICA BENEDIZIONE Il celibato sacerdotale oggi1. Il celibato sacerdotale, che la Chiesa custodisce
da secoli come fulgida gemma, conserva tutto il suo valore anche nel nostro tempo, caratterizzato da una profonda
trasformazione di mentalità e di strutture. Ma nel clima dei nuovi fermenti si è manifestata anche la tendenza, anzi
l'espressa volontà di sollecitare la Chiesa a riesaminare questo suo istituto caratteristico, la cui osservanza secondo
alcuni sarebbe resa ora problematica e quasi impossibile nel nostro tempo e nel nostro mondo.2. Questo stato di cose,
che scuote la coscienza e provoca la perplessità di alcuni sacerdoti e giovani aspiranti al sacerdozio e genera sgomento
in molti fedeli, Ci impone di rompere gli indugi per mantenere la promessa già fatta ai Venerabili Padri del Concilio, ai
quali dichiarammo il Nostro proposito di dare nuovo lustro e vigore al celibato sacerdotale nelle circostanze attuali (1).
Nel frattempo, abbiamo a lungo e ardentemente invocato i necessari lumi ed aiuti dello Spirito Paraclito ed abbiamo
esaminato al cospetto di Dio pareri e istanze giunteCi da ogni parte, innanzitutto da parecchi Pastori della Chiesa di
Dio.3. La grande questione relativa al sacro celibato del clero nella Chiesa si è lungamente presentata al Nostro spirito in
tutta la sua ampiezza e in tutta la sua gravità: deve ancor oggi sussistere quella severa e sublimante obbligazione per
coloro che intendono accedere agli ordini sacri maggiori? È oggi conveniente l'osservanza di una tale obbligazione? Non
sarebbe maturato il tempo per scindere il vincolo che unisce nella Chiesa il celibato al sacerdozio? Non potrebbe essere
facoltativa questa difficile osservanza? Non ne sarebbe favorito il ministero sacerdotale, facilitato l'avvicinamento
ecumenico? E se l'aurea legge del sacro celibato deve tuttora rimanere, per quali ragioni essa oggi dev' essere trovata
santa e conveniente? E con quali mezzi può essere osservata, e come da peso convertita in aiuto alla vita
sacerdotale?4. La Nostra attenzione si è fermata in modo particolare sulle obiezioni che in varia forma sono state e sono
espresse contro il mantenimento del sacro celibato. Un tema di così grande importanza e complessità, infatti, Ci impone,
in virtù del Nostro apostolico servizio, di considerare lealmente la realtà e i problemi che essa implica, illuminandola però,
come è Nostro dovere e Nostra missione, con la luce della verità che è Cristo, nell'intento di compiere in tutto la volontà
di colui che Ci ha chiamati a questo ufficio, e di dimostrarci quali siamo di fronte alla Chiesa, il servo dei servi di Dio.Le
obiezioni contro il celibato sacerdotale5. Si può dire che non mai come oggi il tema del celibato ecclesiastico sia stato
scrutato con maggiore acutezza e sotto ogni aspetto, sul piano dottrinale, storico, sociologico, psicologico e pastorale, e
spesso con intenzioni fondamentalmente rette, anche se le parole possono averle talvolta tradite. Guardiamo
onestamente le principali obiezioni alla legge del celibato ecclesiastico abbinato al sacerdozio. La prima, sembra

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provenire dalla fonte più autorevole: il Nuovo Testamento, nel quale è conservata la dottrina di Cristo e degli Apostoli,
non esige il celibato dei ministri sacri, ma lo propone piuttosto come libera obbedienza ad una speciale vocazione o ad
uno speciale carisma (2). Gesù stesso non ha posto questa pregiudiziale nella scelta dei dodici, come anche gli Apostoli
per coloro i quali venivano preposti alle prime comunità cristiane (3).6. L'intimo rapporto che i Padri della Chiesa e gli
scrittori ecclesiastici hanno stabilito nel corso dei secoli tra la vocazione al sacerdozio ministeriale e la sacra verginità
trova la sua origine in mentalità e situazioni storiche diverse dalle nostre. Spesso nei testi patristici si raccomanda al
clero, più che il celibato, l'astinenza dall'uso del matrimonio, e le ragioni addotte per la castità perfetta dei sacri ministri
sembrano talvolta ispirate a eccessivo pessimismo per la condizione umana nella carne, o a una particolare concezione
della purezza necessaria per il contatto con le cose sacre. Gli argomenti antichi, inoltre, non risulterebbero più consoni a
tutti gli ambienti socio-culturali, in cui oggi la Chiesa è chiamata a operare mediante i suoi sacerdoti.7. Una difficoltà che
molti avvertono sta nel fatto che con la disciplina vigente del celibato si fa coincidere il carisma della vocazione
sacerdotale col carisma della perfetta castità come stato di vita del ministro di Dio; e perciò si domandano se sia giusto
allontanare dal sacerdozio coloro che avrebbero la vocazione ministeriale, senza avere quella della vita celibe.8. Il
mantenimento del celibato sacerdotale nella Chiesa arrecherebbe inoltre gravissimo danno là dove la scarsità numerica
del clero, accoratamente riconosciuta e lamentata dallo stesso sacro Concilio (4), provoca situazioni drammatiche,
ostacolando la piena realizzazione del piano divino di salvezza e mettendo a volte in pericolo la stessa possibilità del
primo annunzio evangelico. La preoccupante rarefazione del clero, infatti, viene ascritta da alcuni alla pesantezza
dell'obbligo del celibato.9. Non mancano poi quelli, i quali sono convinti che un sacerdozio uxorato non soltanto
toglierebbe l'occasione a infedeltà, disordini e dolorose defezioni, che feriscono e addolorano tutta la Chiesa, ma
consentirebbe ai ministri di Cristo una più completa testimonianza di vita cristiana anche nel campo della famiglia, dal
quale il loro stato attuale li esclude.10. C'è ancora chi insiste nell'affermazione secondo la quale il .sacerdote, in virtù del
suo celibato, è in una situazione fisica e psicologica innaturale, dannosa all'equilibrio e alla maturazione della tua
personalità umana; accade così - dicono - che spesso il sacerdote si inaridisca e manchi di umano calore, di una piena
comunione di vita e di destino con il resto dei suoi fratelli, e sia costretto a una solitudine che è fonte di amarezze e di
avvilimento. Tutto questo non indica forse una ingiusta violenza e un ingiustificabile disprezzo di valori umani derivanti
dalla divina opera -della creazione e integrati nell'opera della redenzione compiuta da Cristo?11. Osservando inoltre il
modo con cui un candidato al sacerdozio giunge all'accettazione di un impegno coli gravoso, si eccepisce che, in pratica,
esso è il risultato di un atteggiamento passivo, causato spesso da una formazione non del tutto adeguata e rispettosa
della umana libertà, piuttosto che il risultato di una decisione autenticamente personale, essendo il grado di conoscenza
e di autodecisione del giovane e la sua maturità psico-fisica assai inferiori, e in ogni caso sproporzionati, all'entità, alle
difficoltà oggettive e alla durata dell'obbligo che egli si assume.12. Non ignoriamo che altre obiezioni possono essere
sollevate contro il sacro celibato: è questo un tema molto complesso, che tocca sul vivo la concezione abituale della vita,
e che introduce in essa la luce superiore proveniente dalla divina rivelazione; una serie interminabile di difficoltà si
presenterà per coloro che non capiscono questa cosa (5), che non conoscono, o che dimenticano il dono di Dio (6), e
non sanno quale sia la logica superiore di tale nuova concezione della vita e quale la sua mirabile efficacia, la sua
esuberante pienezza.13. Questo coro di obiezioni sembrerebbe soffocare la voce secolare e solenne dei Pastori della
Chiesa, dei maestri di spirito, della testimonianza vissuta di una legione senza numero di santi e di fedeli ministri di Dio,
che del sacro celibato hanno fatto interiore oggetto ed esteriore segno della loro totale e gaudiosa donazione al mistero
di Cristo. No, questa voce è tuttora forte e serena; non viene soltanto dal passato, viene anche dal presente. Solleciti
sempre all'osservanza della realtà, Noi non possiamo chiudere gli occhi su questa magnifica e sorprendente realtà: vi
sono ancora oggi nella santa Chiesa di Dio, in ogni parte del mondo, dove essa ha eretto le sue tende benedette,

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innumerevoli ministri sacri - sud-diaconi, diaconi, presbiteri, vescovi -, che vivono in modo illibato il celibato volontario e
consacrato; e, accanto a loro, non possiamo non avvertire le schiere immense dei religiosi, delle religiose, e anche di
giovani, e di laici, fedeli tutti all'impegno della perfetta castità: essa è vissuta non per disprezzo del dono divino della vita,
ma per amore superiore alla vita nuova sgorgante dal mistero pasquale; è vissuta con coraggiosa austerità, con gioiosa
spiritualità, con esemplare integrità ed anche con relativa facilità. Questo grandioso fenomeno documenta una singolare
realtà del regno di Dio vivente in seno alla società moderna, a cui presta umile e benefico ufficio di luce del mondo e di
sale della terra (7); Noi non possiamo tacere la nostra ammirazione: in esso soffia indubbiamente lo Spirito di
Cristo.Confermata la validità del celibato14. Noi dunque riteniamo che la vigente legge del sacro celibato debba ancora
oggi, e fermamente, accompagnarsi al ministero ecclesiastico; essa deve sorreggere il ministro nella sua scelta
esclusiva, perenne e totale dell'unico e sommo amore di Cristo e della consacrazione al culto di Dio e al servizio della
Chiesa, e deve qualificare il suo stato di vita, sia nella comunità dei fedeli, che in quella profana.15. Certo, il carisma
della vocazione sacerdotale, rivolta al culto divino e al servizio religioso e pastorale del popolo di Dio, è distinto dal
carisma che induce alla scelta del celibato come stato di vita consacrata (8); ma la vocazione sacerdotale, benché divina
nella sua ispirazione, non diventa definitiva e operante senza il collaudo e l'accettazione di chi nella Chiesa ha la potestà
e la responsabilità del ministero per la comunità ecclesiale; e quindi spetta all'autorità della Chiesa stabilire, secondo i
tempi e i luoghi, quali debbano essere in concreto gli uomini e quali i loro requisiti, perché possano ritenersi adatti al
servizio religioso e pastorale della Chiesa medesima.16. In spirito di fede, consideriamo perciò favorevole la occasione
offertaCi dalla divina Provvidenza per illustrare nuovamente e in una maniera più consona agli uomini del nostro tempo le
ragioni profonde del sacro celibato, giacché, se le difficoltà contro la fede possono stimolare lo spirito a una più accurata
e profonda intelligenza di essa (9), non altrimenti accade della disciplina ecclesiastica, che modera la vita dei credenti.
Ci muove la gioia di contemplare in questa circostanza e da questo punto di vista, la divina ricchezza e bellezza della
Chiesa di Cristo, non sempre immediatamente decifrabile ad occhio umano, perché opera dell'amore del Capo divino
della Chiesa e perché si manifesta in quella perfezione di santità (10), che stupisce lo spirito limano, e trova insufficienti a
darne ragione le forze della umana creatura.Parte primaI. LE RAGIONI DEL SACRO CELIBATO
17. Certo, come ha dichiarato il Sacro Concilio Ecumenico Vaticano II, la verginità non è richiesta dalla natura stessa del
sacerdozio, come risulta dalla prassi della Chiesa primitiva e dalla tradizione delle Chiese orientali (11), ma lo stesso
sacro Concilio non ha dubitato confermare solennemente l'antica, sacra, provvidenziale vigente legge del celibato
sacerdotale, esponendo anche i motivi che la giustificano per quanti sanno apprezzare in spirito di fede e con intimo e
generoso fervore i doni divini.18. Non è da oggi che si riflette sulla molteplice convenienza (12) del celibato per i ministri
di Dio, e anche se le ragioni esplicite sono state varie per la varia mentalità e le varie situazioni, esse furono sempre
ispirate a considerazioni specificatamente cristiane, al fondo delle quali è la intuizione dei motivi più profondi. Questi
possono venire in miglior luce, non senza l'influsso dello Spirito Santo, da Cristo promesso ai suoi per la conoscenza
delle cose da venire (13) e per far progredire nel popolo di Dio l'intelligenza del mistero di Cristo e della Chiesa, anche
con l'esperienza data da una maggiore penetrazione delle cose spirituali nel corso dei secoli (14).Significato cristologico
del celibato19. Il sacerdozio cristiano, che è nuovo, può essere compreso soltanto alla luce della novità di Cristo,
Pontefice sommo ed eterno Sacerdote, il quale ha istituito il sacerdozio ministeriale come reale partecipazione al suo
unico sacerdozio (15). Il ministro di Cristo e amministratore dei misteri di Dio (16) ha dunque in lui anche il mode1lo
diretto e il supremo ideale (17). Il Signore Gesù, unigenito di Dio, inviato dal Padre nel mondo, si fece uomo affinché
l'umanità, soggetta al peccato e alla morte, venisse rigenerata e, mediante una nascita nuova (18), entrasse nel regno
dei cieli. Consacratosi tutto alla volontà del Padre (19), Gesù compì mediante il suo mistero pasquale questa nuova
creazione (20), introducendo nel tempo e nel mondo una forma nuova, sublime, divina, di vita che trasforma la stessa

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condizione terrena dell'umanità (21).20. Il matrimonio, che per volontà di Dio continua l'opera della prima creazione (22),
assunto nel disegno totale della salvezza, acquista anch'esso nuovo significato e valore. Gesù, infatti, ne ha ristabilito la
primigenia dignità (23), lo ha onorato (24) e lo ha elevato alla dignità di sacramento e di misterioso segno della sua
unione con la Chiesa (25). Così i coniugi cristiani, nell'esercizio del mutuo amore, nel compimento dei loro specifici doveri
e tendendo a quel santità che è loro propria, camminano insieme verso la patria celeste. Ma Cristo, Mediatore di un più
eccellente Testamento (26), ha aperto anche un nuovo cammino, in cui la creatura umana, aderendo totalmente e
direttamente al Signore e preoccupata soltanto di lui e delle sue cose (27), manifesta in maniera chiara e compiuta la
realtà profondamente innovatrice del Nuovo Testamento.21. Cristo, figlio unico del Padre, in virtù della sua stessa
incarnazione, è costituito Mediatore tra il cielo e la terra, tra il Padre e il genere umano. In piena armonia con questa
missione, Cristo rimase per tutta la vita nello stato di verginità, che significa la dea totale dedizione al servizio di Dio e
degli uomini. Questa profonda connessione tra la verginità e il sacerdozio in Cristo si riflette in quelli che hanno la sorte di
partecipare alla dignità e alla missione del Mediatore e Sacerdote eterno, e tale partecipazione sarà tanto più perfetta,
quanto più il sacro ministro sarà libero da vincoli di carne e di sangue (28).22. Gesù, che scelse i primi ministri della
salvezza e li volle introdotti alla intelligenza dei misteri del regno dei cieli (29), cooperatori di Dio a specialissimo titolo,
ambasciatori suoi (30), e li chiamò amici e fratelli (31), per i quali consacrò se stesso, affinché fossero consacrati in verità
(32), promise sovrabbondante ricompensa a chiunque avrà abbandonato casa, famiglia, moglie e figli per il regno di Dio
(33). Anzi raccomandò anche (34), con parole dense di mistero e di attesa, una consacrazione ancora più perfetta al
regno dei cieli con la verginità, in conseguenza di un particolare dono (35). La risposta a questo divino carisma ha come
motivo il regno dei cieli (36); e parimenti da questo regno (37), dall'Evangelo (38) e dal nome di Cristo (39), sono motivati
gli inviti di Gesù alle ardue rinunzie apostoliche per una partecipazione più intima alla sua sorte.23. E, dunque, il mistero
della novità di Cristo, di tutto ciò che egli è e significa, è la somma dei più alti ideali dell'Evangelo e del regno, è una
particolare manifestazione della grazia, che scaturisce dal mistero pasquale del Redentore, a rendere desiderabile e
degna la scelta della verginità da parte dei chiamati dal Signore Gesù, con l'intento di partecipare non soltanto al suo
ufficio sacerdotale, ma di dividere anche con lui il suo stesso stato di vita.24. La risposta alla divina vocazione e una
risposta d'amore all'amore che Cristo ci ha dimostrato in maniera sublime (40); essa si ammanta di mistero nel
particolare amore per le anime alle quali gli ha fatto sentire i suoi appelli più impegnativi (41). La grazia moltiplica con
forza divina le esigenze dell'amore che, quando è autentico, è totale, esclusivo, stabile e perenne, stimolo irresistibile a
tutti gli eroismi. Perciò la scelta del sacro celibato è sempre stata considerata dalla Chiesa quale segno e stimolo della
carità (42); segno di un amore senza riserve, stimolo di una carità aperta a tutti. Chi mai può vedere in una vita così
interamente donata, e per le ragioni che abbiamo esposto, i segni di una povertà spirituale, dell'egoismo, mentre essa è,
e deve essere, un raro e oltremodo significativo esempio di una vita che ha come movente e forza l'amore, nel quale
l'uomo esprime la sua esclusiva grandezza? Chi mai potrà dubitare della pienezza morale e spirituale di una vita così
consacrata non a un qualsiasi pur nobilissimo ideale, ma a Cristo e sua opera per una umanità nuova in tutti i luoghi e in
tutti i tempi?25. Questa prospettiva biblica e teologica, che associa il nostro sacerdozio ministeriale a quello di Cristo, e
che dalla totale ed esclusiva dedizione di Cristo alla sua missione salvatrice trae esempio e ragione alla nostra
assimilazione alla forma di carità e di sacrificio propria di Cristo Redentore, Ci sembra così profonda e così ricca di verità
speculative e pratiche, che noi invitiamo voi, Venerati Fratelli, invitiamo gli studiosi della dottrina cristiana ed i maestri di
spirito, e tutti i sacerdoti capaci delle intuizioni soprannaturali della loro vocazione a perseverare nello studio di tale
prospettiva e a penetrare nelle sue intime e feconde realtà, così che il vincolo fra sacerdozio e celibato sempre meglio
appaia nella sua logica luminosa ed eroica d'amore unico e illimitato a Cristo Signore e alla sua Chiesa.Significato
ecclesiologico del celibato26. Preso da Cristo Gesù (43) fino all'abbandono totale di tutto se stesso a lui, il sacerdote si

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configura più perfettamente a Cristo anche nell'amore col quale l'eterno Sacerdote ha amato la Chiesa, o Corpo, offrendo
tutto se stesso per lei, al fine di farsene una posa gloriosa, santa e immacolata (44). La verginità consacrata dei sacri
ministri manifesta infatti l'amore verginale di Cristo per la Chiesa e la verginale e soprannaturale fecondità di questo
connubio, per cui i figli di Dio né dalla carne né da sangue (45) sono generati (46).27. Il sacerdote, dedicandosi al
servizio del Signore Gesù e del suo Mistico Corpo, nella completa libertà resa più facile dalla propria totale offerta,
realizza in maniera più piena l'unità e l'armonia della sua vita sacerdotale (47). Cresce in lui l'idoneità all'ascoltazione
della parola di Dio e alla preghiera. Infatti la parola di Dio custodita dalla Chiesa suscita nel sacerdote, che
quotidianamente la medita, la vive e l'annunzia ai fedeli, gli echi più vibranti e profondi.28. Così, intento tutto e soltanto
nelle cose di Dio e della Chiesa come Cristo (48), il ministro di lui, a imitazione del sommo Sacerdote sempre vivo al
cospetto di Dio per intercedere a nostro favore (49), riceve dalla attenta e devota recita del divino Ufficio, col quale egli
presta la sua voce alla Chiesa che prega insieme con il suo sposo (50), gioia e impulso incessanti, e avverte il bisogno di
prolungare la sua assiduità nella preghiera, che è compito squisitamente sacerdotale (51).29. E tutto il resto della vita del
sacerdote acquista maggiore pienezza di significato e di efficacia santificante. Il suo particolare pegno nella propria
santificazione trova infatti nuovi incentivi nel ministero della grazia, e nel ministero dell'Eucaristia, nella quale è racchiuso
tutto il bene spirituale della Chiesa (52): agendo in persona di Cristo, il sacerdote si unisce più intimamente alla offerta,
deponendo sull'altare tutta intera la propria vita, che reca i segni dell'olocausto.30. Quali altre considerazioni potremmo
poi fare sull'aumento a capacità, di servizio, di amore, di sacrificio del sacerdote per tutto il popolo di Dio? Cristo ha detto
di sé: Se il chicco di frutto non cade in terra e vi muore, resta solo; se invece muore, porta molto frutto (53); e l'Apostolo
Paolo non esitava ad esporsi a una quotidiana morte per possedere nei suoi fedeli una gloria in Cristo Gesù (54). Così il
sacerdote, nella quotidiana morte a tutto se stesso, nella rinunzia all'amore legittimo di una famiglia propria per amore di
Cristo e del suo regno, troverà la gloria di una vita in Cristo pienissima e feconda, perché come lui e in lui egli ama e si
dà a tutti i figli di Dio.31. Nella comunità dei fedeli affidati alle sue cure il sacerdote è Cristo presente; di qui, la somma
convenienza che in tutto egli ne riproduca l'immagine e ne segua in particolare l'esempio; nella sua vita intima come nella
vita di ministero. Ai suoi figli in Cristo, il sacerdote è segno e pegno delle sublimi e nuove realtà del regno di Dio di cui è
dispensatore, possedendole per conto proprio nel grado più perfetto e alimentando la fede e la speranza di tutti i cristiani,
che in quanto tali sono obbligati alla osservanza della castità secondo il proprio stato.32. La consacrazione a Cristo in
virtù d'un titolo nuovo ed eccelso, come il celibato, consente inoltre al sacerdote, com'è evidente, anche nel campo
pratico, la massima efficienza e la migliore attitudine psicologica ed affettiva per l'esercizio continuo di quella carità
perfetta (55) che gli permetterà in maniera più ampia e concreta di spendersi tutto a vantaggio di tutti (56), e gli
garantisce ovviamente una maggiore libertà e disponibilità nel ministero pastorale (57), nella sua attiva e amorosa
presenza al mondo, al quale Cristo lo ha inviato (58), affinché egli renda a tutti i figli di Dio interamente il debito loro
dovuto (59).Significato escatologico del celibato33. Il regno di Dio, che non è di questo mondo (60), è qui sulla terra
presente in mistero, e giungerà alla sua perfezione con la venuta gloriosa del Signore Gesù (61). Di questo regno la
Chiesa costituisce quaggiù il germe e l'inizio; e mentre va lentamente ma sicuramente crescendo, anela al regno perfetto
e con tutte le forze brama di unirsi col suo Re nella gloria (62).
Il pellegrinante popolo di Dio è, nella storia, in cammino verso la sua vera patria (63) dove si manifesterà in pienezza la
filiazione divina dei redenti (64); e dove splenderà definitivamente la trasfigurata bellezza della Sposa dell'Agnello divino
(65).34. Il nostro Signore e Maestro ha detto che alla risurrezione... non si prende moglie né marito, ma si è come angeli
di Dio in cielo (66). Nel mondo dell'uomo, per tanta parte impegnato nelle cure terrene e dominato assai spesso dai
desideri della carne (67), il prezioso dono divino della perfetta continenza per il regno dei cieli costituisce appunto un
segno particolare dei beni celesti (68), annunzia la presenza sulla terra degli ultimi tempi della salvezza (69) con

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l'avvento di un mondo nuovo e anticipa in qualche modo la consumazione del regno, affermandone i valori supremi che
un giorno rifulgeranno in tutti i figli di Dio. È, perciò, una testimonianza della necessaria tensione del popolo di Dio verso
l'ultima meta del pellegrinaggio terrestre e incitamento per tutti a levare lo sguardo alle cose superne, là dove Cristo
siede alla destra del Padre e dove la nostra vita é nascosta con Cristo in Dio, finché si manifesterà nella gloria (70)
II. IL CELIBATO NELLA VITA DELLA CHIESA
35. Troppo lungo, ma assai istruttivo, sarebbe lo studio dei documenti storici sul celibato ecclesiastico. Basti l'accenno
seguente. Nell'antichità cristiana i Padri e gli scrittori ecclesiastici testimoniano la diffusione sia in Oriente che in
Occidente della pratica libera del celibato nei sacri ministri (71), per la sua alta convenienza con la loro totale dedizione
al servizio di Cristo e della sua Chiesa.La Chiesa d'Occidente36. La Chiesa d'Occidente, fin dagli inizi del secolo IV,
mediante l'intervento di vari Concili provinciali e dei Sommi Pontefici, corroborò, estese e sanzionò questa pratica (72).
Furono soprattutto supremi Pastori e maestri della Chiesa di Dio, custodi e interpreti del patrimonio della fede e dei santi
costumi cristiani, a promuovere, difendere e restaurare il celibato ecclesiastico nelle successive epoche della storia,
anche quando si manifestavano opposizioni nello stesso clero e i costumi della società in decadenza non erano
favorevoli agli eroismi della virtù. L'obbligo del celibato fu poi solennemente sancito dal Concilio Ecumenico Tridentino
(73) e inserito infine nel Codice di Diritto Canonico (74).37. I Sommi Pontefici a Noi più vicini spiegano il loro
ardentissimo zelo e la loro dottrina per illuminare e spronare il clero in questa osservanza (75); e non vogliamo mancare
di rendere omaggio particolare alla piissima memoria del Nostro immediato Predecessore ancor vivo nel cuore del
mondo, il quale, nel Sinodo Romano pronunziò, tra il sincero consenso del nostro clero dell'Urbe, le seguenti parole: Ci
accora che... si possa da qualcuno vaneggiare circa la volontà o la convenienza per la Chiesa cattolica di rinunziare a ciò
per secoli e secoli fu e rimane una delle glorie più nobili e più pure del suo sacerdozio. La legge del celibato ecclesiastico
e la cura di farla prevalere resta sempre un richiamo alle battaglie dei tempi eroici, quando la Chiesa di Cristo dovette
battersi, e riuscì, al successo del suo trinomio glorioso, che è sempre emblema di vittoria: Chiesa di Cristo, libera, casta e
cattolica (76).La Chiesa d'Oriente38. Se altra è la legislazione della Chiesa orientale in materia di disciplina celibataria
del clero, come fu finalmente stabilita dal Concilio Trullano dell'anno 692 (77) e come è stata apertamente riconosciuta
dal Concilio Ecumenico Vaticano II (78), ciò è dovuto anche a una diversa situazione storica di quella parte nobilissima
della Chiesa, alla quale situazione lo Spirito Santo ha provvidenzialmente e soprannaturalmente contemperato il suo
influsso.
Noi profittiamo di questa occasione per esprimere la Nostra stima e il nostro rispetto a tutto il clero delle Chiese orientali,
e per riconoscere in esso esempi di fedeltà e di zelo che lo rendono degno di sincera venerazione.39. Ma Ci è altresì
motivo di conforto a perseverare nell'osservanza della disciplina circa il celibato del clero l'apologia che dai Padri orientali
ci viene sulla verginità; Ci risuona nel cuore, ad esempio, la voce di san Gregorio Nisseno, la quale ci ricorda che la vita
verginale è l'immagine della felicità che ci attende nel mondo avvenire (79), e non meno Ci conforta l'encomio del
sacerdozio, che tuttora meditiamo, di san Giovanni Crisostomo, intento a mettere in luce la necessaria armonia, che
deve regnare tra la vita privata del ministro dell'altare e la dignità di cui è rivestito in ordine ai suoi sacri uffici: Conviene a
chi si accosta al sacerdozio essere puro come se stesse in cielo (80).40. Per di più non è inutile osservare che anche in
Oriente soltanto i sacerdoti celibi sono ordinati vescovi e i sacerdoti stessi non possono contrarre matrimonio dopo
l'ordinazione sacerdotale; il che fa intendere come anche quelle venerande Chiese posseggano in certa misura il
principio del sacerdozio celibatario e quello di una certa convenienza del celibato per il sacerdozio cristiano, del quale i
vescovi possiedono l'apice e la pienezza (81).41. In ogni caso, la Chiesa d'occidente non può esser da meno nella
fedeltà alla propria antica tradizione, e non è pensabile che abbia per secoli seguito una via che, invece di favorire la

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ricchezza spirituale delle singole anime e del popolo di Dio, l'abbia in qualche modo compromessa, o che abbia, con
arbitrari interventi giuridici, compromesso la libera espansione delle più profonde realtà della natura e della grazia.Casi
particolari42. In virtù della norma fondamentale nel governo della Chiesa cattolica alla quale abbiamo sopra (82)
accennato, come, da un lato, rimane confermata la legge che richiede la scelta libera e perpetua del celibato in coloro
che sono ammessi agli ordini sacri, dall'altro, potrà essere consentito lo studio delle particolari condizioni di ministri sacri
coniugati, appartenenti a Chiese o a comunità cristiane tuttora divise dalla comunione cattolica, i quali, desiderando di
aderire alla pienezza di tale comunione e di esercitarvi il sacro ministero, fossero ammessi alle funzioni sacerdotali, in tali
circostanze tuttavia da non portare pregiudizio alla vigente disciplina circa il sacro celibato.
E che l'autorità della Chiesa non rifugga dall'esercizio di questa potestà lo dimostra l'eventualità, prospettata dal recente
Concilio Ecumenico, di conferire il sacro diaconato anche ad uomini di matura età, viventi nel matrimonio (83).43. Ma
tutto questo non significa un rilassamento della legge vigente, e non deve essere interpretato come un preludio alla sua
abolizione. E piuttosto che indulgere a questa ipotesi, la quale indebolisce negli animi il vigore e l'amore, onde il celibato
si fa sicuro e felice, e oscura la vera dottrina, che ne giustifica l'esistenza e ne glorifica lo splendore, sia promosso lo
studio in difesa del concetto spirituale e del valore morale della verginità e del celibato (84).Fiducia della Chiesa44. Dono
particolare è la vera verginità, ma la Chiesa intera del nostro tempo, rappresentata solennemente e universalmente dai
suoi responsabili Pastori, e nel rispetto, che dicevamo, della disciplina delle Chiese orientali, ha manifestato la sua piena
certezza nello Spirito che il dono del celibato, così confacente al sacerdozio del Nuovo Testamento, viene concesso
liberalmente dal Padre, a condizione che coloro, i quali partecipano del sacerdozio di Cristo col Sacramento dell'Ordine,
anzi la Chiesa intera, lo richiedano con umiltà e insistenza (85).45. E Noi convochiamo idealmente tutto il popolo di Dio,
affinché, a compimento del suo dovere di dare incremento alle vocazioni sacerdotali (86), supplichi instantemente il
Padre di tutti, lo Sposo divino della Chiesa e lo Spirito Santo che ne è l'anima, perché, per intercessione della Beata
Vergine Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, effonda specialmente nel nostro tempo questo dono divino, di cui il Padre
certamente non è avaro, e perché le anime ad esso si dispongano con spirito di profonda fede e di generoso amore.
Così, nel nostro mondo che ha bisogno della gloria di Dio (87), i sacerdoti, sempre più perfettamente configurati al
Sacerdote unico e sommo, siano una irradiante gloria di Cristo (88) e sia magnificata per loro mezzo la gloria della grazia
(89) di Dio nel mondo d'oggi.46. Sì, venerabili e carissimi Fratelli nel sacerdozio, che amiamo nel cuore di Gesù Cristo
(90), è proprio il mondo in cui oggi viviamo, travagliato da una crisi di crescenza e di trasformazione, giustamente fiero
degli umani valori e delle umane conquiste, che ha urgente bisogno della testimonianza di vite consacrate ai più alti e
sacri valori spirituali, affinché a questo nostro tempo non manchi la rara e incomparabile luce delle più sublimi conquiste
dello spirito.La scarsità numerica dei sacerdoti47. Il Nostro Signore Gesù non dubitò di affidare a un pugno di uomini, che
ognuno avrebbe giudicato insufficienti per numero e qualità, il formidabile compito della evangelizzazione del mondo
allora conosciuto, e a questo «piccolo gregge» ingiunse di non perdersi d'animo (91), perché avrebbe riportato con lui e
per lui, grazie alla sua diuturna assistenza (92), la vittoria sul mondo (93). Gesù ci ha ammonito anche che il regno di Dio
ha una sua forza intima e segreta che gli permette di crescere e di giungere alla messe senza che l'uomo lo sappia (94).
La messe del regno di Dio è molta e gli operai sono ancora, come all'inizio, pochi; non mai anzi sono stati in numero tale
che l'umano giudizio avrebbe potuto giudicare bastevole. Ma il Signore del regno esige che si preghi, affinché sia il
padrone della messe a mandare gli operai nel suo campo (95). I consigli e la prudenza degli uomini non possono
sovrapporsi alla misteriosa sapienza di colui che nella storia della salvezza ha sfidato la sapienza e la potenza dell'uomo
con la sua follia e la sua debolezza (96).48. Noi facciamo appello al coraggio della fede per esprimere la profonda
convinzione della Chiesa, secondo la quale una risposta più impegnativa e generosa alla grazia, una fiducia più esplicita
e qualificata nella sua potenza misteriosa e travolgente, una testimonianza più aperta e completa al mistero di Cristo,

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non la faranno mai fallire, nonostante i calcoli umani e le esteriori apparenze, nella sua missione per la salvezza del
mondo intero. Ognuno deve sapere di poter tutto in colui che solo dà la forza alle anime (97) e l'incremento alla sua
Chiesa (98).49. Non si può senza riserve credere che con l'abolizione del celibato ecclesiastico crescerebbero per ciò
stesso, e in misura considerevole, le sacre vocazioni: l'esperienza contemporanea delle Chiese e delle comunità
ecclesiali che consentono il matrimonio ai propri ministri sembra deporre al contrario. La causa della rarefazione delle
vocazioni sacerdotali va ricercata altrove, principalmente, per esempio, nella perdita o nella attenuazione del senso di
Dio e del sacro negli individui e nelle famiglie, della stima per la Chiesa come istituzione di salvezza, mediante la fede ed
i sacramenti, per cui il problema deve essere studiato nella sua vera radice.III. IL CELIBATO E I VALORI UMANI50. La
Chiesa, come più sopra dicevamo (99), non ignora che la scelta del sacro celibato, importando una serie di severe
rinunzie che toccano l'uomo nel profondo, comporta anche gravi difficoltà e problemi, ai quali sono particolarmente
sensibili gli uomini d'oggi. Potrebbe, infatti, sembrare che il celibato non s'accordi con il solenne riconoscimento dei valori
umani da parte della Chiesa nel recente Concilio; ma ad una più attenta considerazione risulta che il sacrificio dell'amore
umano come è vissuto nella famiglia, compiuto dal sacerdote per amore di Cristo, è in realtà un omaggio singolare reso a
quell'amore. È universalmente riconosciuto, infatti, che la creatura umana ha sempre offerto a Dio ciò che è degno di chi
dona e di chi riceve.Grazia e natura51. La Chiesa, d'altra parte, non può e non deve ignorare che alla scelta del celibato -
se è fatta con umana e cristiana prudenza e responsabilità - presiede la grazia, la quale non distrugge e non fa violenza
alla natura, ma la eleva e le dà soprannaturali capacità e vigore. Dio, che ha creato l'uomo e lo ha redento, sa che cosa
gli può chiedere e gli dà tutto quanto è necessario, affinché possa fare ciò che il suo Creatore e Redentore gli chiede.
Sant'Agostino, il quale aveva ampiamente e dolorosamente sperimentato in se stesso la natura dell'uomo, esclamava:
Da' ciò che comandi, e comanda ciò che vuoi (100).52. La conoscenza leale delle reali difficoltà del celibato è assai utile,
anzi necessaria al sacerdote, perché egli si renda conto in piena coscienza di ciò che il suo celibato richiede per essere
autentico e benefico; ma con uguale lealtà non si deve attribuire a quelle difficoltà un valore e un peso maggiore di quello
che esse effettivamente hanno nel contesto umano o religioso, o dichiararle di impossibile soluzione.53. Non è giusto
ripetere ancora (101), dopo quanto la scienza ha ormai accertato, che il celibato sia contro la natura, dal momento che
avversa esigenze fisiche, psicologiche e affettive legittime, il compimento delle quali sarebbe necessario per completare
e maturare la personalità umana. L'uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio (102), non è soltanto carne, e l'istinto
sessuale non è tutto in lui; l'uomo è anche e soprattutto intelligenza, volontà, libertà: facoltà grazie alle quali egli è e deve
ritenersi superiore all'universo: esse lo fanno dominatore dei propri appetiti fisici, psicologici e affettivi.54. Il motivo vero e
profondo del sacro celibato è - come abbiamo detto - la scelta di una relazione personale più intima e completa con il
mistero di Cristo e della Chiesa a vantaggio della intera umanità; in questa scelta, non c'è dubbio che quei supremi valori
umani abbiano modo di esprimersi in massimo grado.Il celibato come elevazione dell'uomo55. La scelta del celibato non
comporta l'ignoranza e il disprezzo dell'istinto sessuale e dell'affettività, il che nuocerebbe all'equilibrio fisico e psicologico
del sacerdote, ma esige lucida comprensione, attento dominio di sé e sapiente sublimazione della propria psiche su un
piano superiore. In tal modo, il celibato, elevando integralmente l'uomo, contribuisce effettivamente alla sua
perfezione.56. Il desiderio naturale e legittimo dell'uomo di amare una donna e di formarsi una famiglia, sono, sì, superati
dal celibato, ma non è detto che il matrimonio e la famiglia siano l'unica via per la maturazione integrale della persona
umana. Nel cuore del sacerdote non è spento l'amore. Attinta alla più pura sorgente (103), esercitata a imitazione di Dio
e di Cristo, la carità, non meno di Ogni autentico amore, è esigente e concreta (104), allarga all'infinito l'orizzonte del
sacerdote, approfondisce e dilata il suo senso di responsabilità - indice di personalità matura -, educa in lui, come
espressione di una più alta e vasta paternità, una pienezza e delicatezza di sentimenti (105) che lo arricchiscono in
sovrabbondante misura.57. Tutto il popolo di Dio deve rendere testimonianza al mistero di Cristo e del suo regno, ma

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9
questa testimonianza non è univoca per tutti. Lasciando ai suoi figli laici sposati il compito della necessaria testimonianza
di una vita coniugale e familiare autenticamente e pienamente cristiana, la Chiesa affida ai suoi sacerdoti la
testimonianza di una vita totalmente dedicata alle ultime e affascinanti realtà del regno di Dio.
Se al sacerdote viene a mancare una esperienza personale e diretta della vita matrimoniale, non gli mancherà
certamente, a ragione della sua formazione, del suo ministero e per la grazia del suo stato, una conoscenza fors'anche
più profonda del cuore umano, che gli consentirà di raggiungere quei problemi nella loro origine e di essere così di valido
aiuto nel consiglio e nell'assistenza ai coniugi e alle famiglie cristiane (106). La presenza, presso il focolare cristiano, del
sacerdote che vive in pienezza il proprio celibato sottolineerà la dimensione spirituale di ogni amore degno di questo
nome e il suo personale sacrificio meriterà ai fedeli uniti dal sacro vincolo del matrimonio la grazia di un'autentica
unione.La solitudine del sacerdote celibe e l'esempio di Cristo58. È vero: il sacerdote, per il suo celibato, è un uomo solo;
ma la sua solitudine non è il vuoto, perché è riempita da Dio e dall'esuberante ricchezza del suo regno. Inoltre, a questa
solitudine, che dev'essere pienezza interiore ed esteriore di carità, egli si è preparato, se l'ha scelta consapevolmente e
non per l'orgoglio di essere differente dagli altri, non per sottrarsi alle comuni responsabilità, non per estraniarsi dai suoi
fratelli o per disistima del mondo. Segregato dal mondo, il sacerdote non è separato dal popolo di Dio, perché è costituito
a vantaggio degli uomini (107), consacrato interamente alla carità (108) e all'opera per la quale lo ha assunto il Signore
(109).59. A volte la solitudine peserà dolorosamente sul sacerdote, ma non per questo egli si pentirà di averla
generosamente scelta. Anche Cristo, nelle ore più tragiche della sua vita, restò solo, abbandonato da quelli stessi che
Egli aveva scelti a testimoni e compagni della sua vita e che aveva amati fino alla fine (110), ma dichiarò: Io non sono
solo, perché il Padre è con me (111). Chi ha scelto di essere tutto di Cristo troverà innanzi tutto nella intimità con lui e
nella grazia la forza d'animo necessaria per dissipare la malinconia ,vincere gli scoraggiamenti; non gli mancherà la
protezione della Vergine Madre di Gesù; la materna premura della Chiesa al cui servizio si è consacrato; non gli
mancherà la sollecitudine del suo padre in Cristo, il Vescovo, non gli verrà meno la fraternità intima dei suoi confratelli nel
sacerdozio e il conforto di tutto il popolo di Dio. E se l'ostilità, la diffidenza, l'indifferenza degli uomini renderanno a volte
assai amara la sua solitudine, egli saprà di dividere così con drammatica evidenza la stessa sorte di Cristo, come un
Apostolo che non è da più di colui che lo ha inviato (112), come un amico ammesso ai segreti più dolorosi e gloriosi del
divino Amico, che lo ha scelto, affinché in una vita apparentemente di morte porti frutti misteriosi di vita (113).
Parte secondaI. LA FORMAZIONE SACERDOTALE
60. La riflessione sulla bellezza, importanza e intima convenienza della sacra verginità per i ministri di Cristo e della
Chiesa impone anche a chi vi è Maestro e Pastore il dovere di assicurarne e di promuoverne la positiva osservanza, a
partire dal momento in cui comincia la preparazione ad accogliere un dono così prezioso.
Infatti, le difficoltà e i problemi che rendono ad alcuni penosa, o addirittura impossibile l'osservanza del celibato, derivano
non di rado da una formazione sacerdotale che, per i profondi mutamenti di questi ultimi tempi, non è più del tutto
adeguata a formare una personalità degna di un uomo di Dio (114).61. Il Concilio Ecumenico Vaticano II ha già indicato a
tal proposito criteri e norme sapientissime, intonate anche al progresso della psicologia e della pedagogia, nonché alle
mutate condizioni degli uomini e della società contemporanea (115). È Nostra volontà che siano emanate al più presto
istruzioni apposite, nelle quali il tema sia trattato con la necessaria ampiezza, col concorso di persone esperte, per
fornire a coloro i quali hanno nella Chiesa il gravissimo compito di preparare i futuri sacerdoti un competente ed
opportuno ausilio.Risposta personale alla divina vocazione62. Il sacerdozio è un ministero istituito da Cristo a servizio del
suo Corpo Mistico che è la Chiesa, alla cui Autorità perciò appartiene di ammettervi coloro che essa giudica adatti, cioè

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quelli ai quali Dio ha concesso, con gli altri segni della vocazione ecclesiastica, anche il carisma del sacro celibato (116).
In virtù di tale carisma, corroborato dalla legge canonica, l'uomo è chiamato a rispondere con libera decisione e
dedizione totale, subordinando il proprio io al beneplacito di Dio che lo chiama. In concreto, la vocazione divina si
manifesta in un individuo determinato, in possesso di una propria struttura personale, alla quale la grazia non usa fare
violenza. Nel candidato al sacerdozio, perciò, si deve coltivare il senso della ricettività del dono divino e della disponibilità
nei confronti di Dio, dando essenziale importanza ai mezzi soprannaturali.63. Ma è anche necessario che sia
esattamente tenuto conto del suo stato biologico e psicologico per poterlo guidare e orientare verso l'ideale del
sacerdozio. Una formazione veramente adeguata deve dunque coordinare armoniosamente il piano della grazia e il
piano della natura, in un soggetto di cui siano note con chiarezza le reali condizioni e le effettive capacità. Le sue reali
condizioni dovranno essere accertate appena si delineano i segni della sacra vocazione con la cura più scrupolosa,
senza fidarsi di un frettoloso e superficiale giudizio, ma ricorrendo anche all'assistenza e all'aiuto di un medico o di uno
psicologo competenti. Non si dovrà omettere una seria indagine anamnestica per accertare l'idoneità del soggetto anche
su questa importantissima linea dei fattori ereditari.64. I soggetti, che siano riscontrati fisicamente e psichicamente o
moralmente inadatti, devono essere subito distolti dalla via del sacerdozio: sappiano gli educatori che questo è un loro
gravissimo dovere; non si abbandonino a fallaci speranze e a pericolose illusioni e non permettano in alcun modo che il
candidato le nutra, risultati dannosi sia a lui che alla Chiesa. Una vita così totalmente e delicatamente impegnata
nell'intimo e all'esterno, come quella del sacerdote celibe, esclude, infatti, soggetti di insufficiente equilibrio psicofisico e
morale, né si deve pretendere che la grazia supplisca in ciò la natura.Sviluppo della personalità ed esercizio
dell'autorità65. Una volta accertata l'idoneità del soggetto e dopo averlo ammesso a percorrere l'itinerario che lo condurrà
alla meta del sacerdozio, si dovrà curare il progressivo sviluppo della sua personalità, con l'educazione fisica, intellettuale
e morale, in ordine al controllo e al dominio personale degli istinti, dei sentimenti e delle passioni.66. Questa sarà
comprovata dalla fermezza d'animo con la quale viene accettata una disciplina personale e comunitaria, quale è quella
richiesta dalla vita sacerdotale. Tale disciplina, la cui mancanza o insufficienza è da deplorarsi, perché espone a gravi
rischi, non deve essere sopportata solo come una imposizione dall'esterno, ma, per dir così, interiorizzata, inserita nel
complesso della vita spirituale come una componente indispensabile.67. L'arte dell'educatore dovrà stimolare i giovani
alla virtù sommamente evangelica della sincerità (117) e alla spontaneità, favorendo ogni buona iniziativa personale,
affinché il soggetto stesso impari a conoscersi e a valutarsi, ad assumere consapevolmente le proprie responsabilità, a
formarsi a quel dominio di sé che è di importanza suprema nella educazione sacerdotale.68. L'esercizio dell'autorità, il
cui principio dev'essere in ogni caso tenuto fermo, si ispirerà a sapiente moderazione, a sentimenti pastorali e si svolgerà
come in un colloquio, e in un graduale allenamento, che consenta all'educazione una comprensione sempre più
penetrante della psicologia del giovane e dia a tutta l'opera educativa un carattere eminentemente positivo e
persuasivo.69. La formazione integrale del candidato al sacerdozio deve mirare a una pacata, convinta e libera scelta dei
gravi impegni che egli dovrà assumere nella propria coscienza, dinanzi a Dio e alla Chiesa.
L'ardore e la generosità sono mirabili qualità della gioventù e, illuminate e sorrette, le meritano, con la benedizione del
Signore, l'ammirazione e la fiducia della Chiesa, come di tutti gli uomini. Ai giovani non verrà nascosta nessuna delle
vere difficoltà personali e sociali a cui con la loro scelta andranno incontro, affinché il loro entusiasmo non sia superficiale
e fatuo; ma, insieme con le difficoltà, sarà giusto mettere in risalto con non minore verità e chiarezza la sublimità della
scelta, che, se da una parte provoca nella persona umana un certo vuoto fisico e psichico, dall'altra apporta una
pienezza interiore capace di sublimarla dal profondo.Un'ascesi per la maturazione della personalità70. I giovani dovranno
convincersi di non poter percorrere la loro difficile via senza una ascesi particolare, superiore a quella richiesta a tutti gli
altri fedeli e propria degli aspiranti al sacerdozio. Una ascesi severa, ma non soffocante, che sia meditato e assiduo

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esercizio di quelle virtù che fanno di un uomo un sacerdote: rinnegamento di sé nel grado più alto - condizione
essenziale per mettersi al seguito di Cristo - (118) ; umiltà e obbedienza come espressione di interiore verità e di ordinata
libertà; prudenza e giustizia, fortezza e temperanza, virtù senza le quali non può esistere una vita religiosa vera e
profonda; senso di responsabilità, di fedeltà e di lealtà nella assunzione dei propri impegni; armonia tra contemplazione e
azione; distacco e spirito di povertà, che danno tono e vigore alla libertà evangelica; castità come perseverante
conquista, armonizzata con tutte le altre virtù naturali e soprannaturali; contatto sereno e sicuro col mondo al servizio del
quale il candidato si dedicherà per Cristo e per il suo regno.41. In tal modo, l'aspirante al sacerdozio acquisterà, con
l'aiuto della grazia divina, una personalità equilibrata, forte e matura, sintesi di elementi nativi e acquisiti, armonia di tutte
le sue facoltà nella luce della fede e della intima unione con Cristo, che lo ha scelto per sé e per il ministero della
salvezza del mondo.71. Tuttavia, per giudicare con miglior certezza della idoneità di un giovane al sacerdozio e per
avere successive prove della sua raggiunta maturità umana e soprannaturale, memori del fatto che è più difficile
comportarsi bene nella cura delle anime a causa dei pericoli esterni (119), sarà opportuno che l'impegno del sacro
celibato sia osservato durante determinati periodi di esperimento, prima di diventare stabile e definitivo col presbiterato
(120).72. Una volta raggiunta la morale certezza che la maturità del candidato offre sufficienti garanzie, egli sarà in grado
di assumere il grave e soave impegno della castità sacerdotale, come donazione totale di sé al Signore e alla sua
Chiesa.
In tal modo, l'obbligo del celibato, che la Chiesa annette oggettivamente alla sacra ordinazione, è fatto personalmente
proprio dal soggetto, sotto l'influsso della grazia divina e con piena consapevolezza e libertà, non senza, è ovvio, il
consiglio prudente e sapiente di provati maestri di spirito, intesi non già ad imporre, ma a rendere più cosciente la grande
e libera opzione; e in quel solenne momento, che deciderà per sempre di tutta la sua vita, il candidato sentirà non il peso
di una imposizione dall'esterno, ma l'intima gioia di una scelta fatta per amore di Cristo.II. LA VITA SACERDOTALE73. Il
sacerdote non deve credere che l'ordinazione gli renda tutto facile e che lo metta definitivamente al riparo da ogni
tentazione o pericolo. La castità non si acquisisce una volta per sempre, ma è il risultato di una laboriosa conquista e di
una quotidiana affermazione. Il mondo del nostro tempo dà grande rilievo al valore positivo dell'amore nel rapporto tra i
sessi, ma ha anche moltiplicato le difficoltà e i rischi in questo campo; quindi è necessario che il sacerdote, per
salvaguardare con ogni cura il bene della sua castità e per affermarne il sublime significato, consideri con lucidità e
serenità la sua condizione di uomo esposto al combattimento spirituale contro le seduzioni della carne in se stesso e nel
mondo, col proposito incessantemente rinnovato di perfezionare sempre più e sempre meglio la sua irrevocabile offerta,
che lo impegna a una piena, leale e reale fedeltà.74. Nuova forza e nuova gioia verrà al sacerdote di Cristo
nell'approfondire ogni giorno nella meditazione e nella preghiera i motivi della sua donazione e la convinzione di aver
scelto la parte migliore. Egli implorerà con umiltà e perseveranza la grazia della fedeltà, che non mai è negata a chi la
chiede con cuore sincero, ricorrendo nello stesso tempo ai mezzi naturali e soprannaturali di cui dispone. Non trascurerà,
soprattutto, quelle norme ascetiche che sono garantite dalla esperienza della Chiesa e che nelle odierne circostanze non
sono meno necessarie d'un tempo (121).Intensa vita spirituale75. Il sacerdote si applichi innanzi tutto a coltivare con tutto
l'amore che la grazia gli ispira la sua intimità con Cristo, esplorandone l'inesauribile e beatificante mistero; acquisti un
senso sempre più profondo del mistero della Chiesa, al di fuori del quale il suo stato di vita rischierebbe di apparirgli
inconsistente ed incongruo. La pietà sacerdotale alimentata alla purissima fonte della Parola di Dio e della santissima
Eucaristia, vissuta nel dramma della sacra liturgia, animata da una tenera e illuminata devozione alla Vergine, Madre del
sommo ed eterno Sacerdote e Regina degli Apostoli (122), lo metterà a contatto con le sorgenti di una autentica vita
spirituale, che sola dà all'osservanza della sacra verginità solidissimo fondamento.76. Con la grazia e la pace nel cuore il
sacerdote affronterà così con grande animo i molteplici impegni della sua vita e del suo ministero, trovando in essi, se

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esercitati con fede e con zelo, nuove occasioni di dimostrare la sua totale appartenenza a Cristo e al Mistico Corpo di lui
per la santificazione propria e altrui. La carità di Cristo che lo sospinge (123) lo aiuterà, non a rinunziare ai migliori
sentimenti del suo animo, ma a sublimarli e approfondirli in spirito di consacrazione, a imitazione di Cristo, il sommo
sacerdote che partecipò intimamente alla vita degli uomini e li amò e soffrì per essi (124), a somiglianza dell'Apostolo
Paolo, che partecipava alle ansie di tutti (125), per irradiare nel mondo la luce e la potenza dell'Evangelo della grazia di
Dio (126).77. Giustamente geloso della propria integrale donazione al Signore, sappia il sacerdote difendersi da quelle
inclinazioni del sentimento che mettono in gioco una affettività non sufficientemente illuminata e guidata dallo spirito e si
guardi bene dal cercare giustificazioni spirituali e apostoliche a quelle che, in realtà, sono pericolose propensioni del
cuore.78. La vita sacerdotale esige una intensità spirituale genuina e sicura per vivere dello Spirito e per conformarsi allo
Spirito (127), una ascetica interiore ed esteriore veramente virile in chi, appartenendo a speciale titolo a Cristo, ha in lui e
per lui crocifisso la carne con le sue passioni e le sue voglie (128), non dubitando per questo di affrontare duri e diuturni
cimenti (129). Il ministro di Cristo potrà così meglio manifestare al mondo i frutti dello Spirito, che sono: carità, gioia,
pace, pazienza, benignità, bontà, longanimità, mitezza, fedeltà, moderazione, continenza, castità (130).79. La castità
sacerdotale è incrementata, custodita e difesa anche da un genere di vita, da un ambiente e da un'attività confacenti a un
ministro di Dio, per cui è necessario fomentare al massimo quella intima fraternità sacramentale (131), della quale tutti i
sacerdoti godono in virtù della sacra ordinazione. Il Signore nostro Gesù ha insegnato l'urgenza del comandamento
nuovo della carità e ne ha dato mirabile esempio proprio quando istituiva il sacramento della Eucaristia e del sacerdozio
cattolico (132), e pregò il Padre celeste affinché l'amore col quale il Padre lo ha amato da sempre fosse nei suoi ministri
ed egli in loro (133).80. Sia dunque perfetta la comunione di spirito tra i sacerdoti e intenso lo scambio di preghiere, di
serena amicizia e di aiuti d'ogni genere. Non si raccomanderà mai abbastanza ai sacerdoti una certa loro vita comune
tutta tesa al ministero propriamente spirituale; pratica di incontri frequenti con fraterni scambi di idee, di consigli e di
esperienza tra confratelli; l'impulso alle associazioni che favoriscono la santità sacerdotale.81. Riflettano i sacerdoti al
monito del Concilio Vaticano II (134), che li richiama alla comune partecipazione nel sacerdozio perché si sentano
vivamente responsabili nei confronti dei confratelli turbati da difficoltà, che espongono a serio pericolo il dono divino che
è in essi. Si sentano ardere di carità per coloro, che hanno più bisogno di amore, di comprensione, di preghiere, di aiuti
discreti ma efficaci, e che hanno titolo per contare sulla carità senza limiti di quelli che sono e devono essere i loro più
veri amici.82. Vorremmo finalmente, a complemento e a ricordo di questo Nostro epistolare colloquio con voi, Venerati
Fratelli nell'Episcopato, e con voi sacerdoti e ministri dell'altare, suggerire che ognuno di voi si proponga di rinnovare
ogni anno, nel giorno anniversario della rispettiva sacra ordinazione, ovvero tutti insieme spiritualmente nel Giovedì
Santo, il giorno misterioso dell'istituzione del sacerdozio, la dedizione totale e fiduciosa a Cristo Signore, di riaccendere
in tale modo in voi la coscienza della vostra elezione al suo divino servizio, e di ripetere nello stesso tempo, con umiltà e
coraggio, la promessa della vostra indefettibile fedeltà al suo unico amore e alla vostra castissima oblazione (135). III.
DOLOROSE DISERZIONI83. A questo punto, il Nostro cuore si rivolge con paterno amore, con trepidazione e dolore
grande a quegli infelici, ma sempre amatissimi e desideratissimi fratelli Nostri nel sacerdozio, i quali, mantenendo
impresso nell'anima il carattere sacro conferito dall'ordinazione sacerdotale, furono disgraziatamente infedeli agli obblighi
assunti al tempo della loro consacrazione sacerdotale.
Il loro lacrimevole stato, e le conseguenze private e pubbliche che ne derivano, muovono alcuni a pensare se non sia
proprio il celibato responsabile in qualche modo di tali drammi e degli scandali che ne soffre il popolo di Dio. In realtà, la
responsabilità ricade non sul sacro celibato in se stesso, ma su una valutazione a suo tempo non sempre sufficiente e
prudente delle qualità del candidato al sacerdozio o sul modo col quale i sacri ministri vivono la loro totale
consacrazione.84. La Chiesa è sensibilissima alla triste sorte di questi suoi figli e ritiene necessario fare ogni sforzo per

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prevenire o sanare le piaghe che le sono inferte dalla loro defezione. Seguendo l'esempio dei Nostri immediati
Predecessori di s. m., anche Noi abbiamo voluto e disposto che la investigazione delle cause riguardanti l'ordinazione
sacerdotale sia estesa ad altri motivi gravissimi non previsti dall'attuale legislazione canonica (136), i quali possono dar
luogo a fondati e reali dubbi sulla piena libertà e responsabilità del candidato al sacerdozio e sulla sua idoneità allo stato
sacerdotale, in modo da liberare quanti un accurato processo giudiziario dimostri effettivamente non adatti.La
concessione delle dispense85. Le dispense che vengono eventualmente concesse, in una percentuale in verità minima
nei confronti del grande numero dei sacerdoti sani e degni, mentre provvedono con giustizia alla salute spirituale degli
individui, dimostrano anche la sollecitudine della Chiesa per la tutela del sacro celibato e la fedeltà integrale di tutti i suoi
ministri.
Nel fare questo, la Chiesa procede sempre con l'amarezza nel cuore, specialmente nei casi particolarmente dolorosi nei
quali il rifiuto a portare degnamente il giogo soave di Cristo è dovuto a crisi di fede, o a debolezze morali, spesso perciò
responsabile e scandaloso.86. Oh, se sapessero questi sacerdoti quanta pena, quanto disonore, quanto turbamento essi
procurano alla santa Chiesa di Dio, riflettessero quale era la solennità e la bellezza degli impegni assunti, e a quali
pericoli essi vanno incontro in questa vita e a quella futura, essi sarebbero più cauti e più riflessivi nelle loro decisioni, più
solleciti alla preghiera e più logici e coraggiosi nel prevenire le cause del loro collasso spirituale e morale.87. Particolare
interesse la Madre Chiesa rivolge ai casi dei sacerdoti ancora giovani, i quali avevano iniziato con entusiasmo e con zelo
la loro vita di ministero: non è forse facile oggi ad essi, nella tensione dell'impegno sacerdotale, provare un momento di
sfiducia, di dubbio, di passione, di follia? Per questo la Chiesa vuole che sia tentato, specialmente per questi casi, ogni
mezzo persuasivo, allo scopo d'indurre il fratello vacillante alla calma, alla fiducia, al pentimento, a ritornare al primitivo
fervore. E solo quando sembrerà che il sacerdote non possa essere indotto a tornare sulla buona strada, solo allora
l'infelice ministro di Dio è radiato dal ministero a lui affidato.88. Che se egli si dimostrasse irrecuperabile per il
sacerdozio, ma presentasse tuttavia qualche seria e buona disposizione di vivere cristianamente come laico, la Sede
Apostolica, studiate attentissimamente tutte le circostanze, d'accordo con l'Ordinario del luogo o col Superiore religioso,
lasciando che sul dolore vinca ancora l'amore, concede talvolta ogni richiesta dispensa, non senza accompagnarla con
l'imposizione di opere di pietà e di riparazione, affinché rimanga nel figlio infelice, ma sempre caro, un segno salutare del
materno dolore della Chiesa e un ricordo più vivo del comune bisogno della divina misericordia.89. Una tale disciplina,
severa e misericordiosa insieme, sempre ispirata a giustizia e verità, a somma prudenza e riservatezza, contribuirà
senza dubbio a confermare i buoni sacerdoti nel proposito di una vita intemerata e santa e sarà di monito agli aspiranti al
sacerdozio, affinché, con la saggia guida dei loro educatori, avanzino verso l'altare con piena consapevolezza, con
supremo disinteresse, con slancio di corrispondenza alla grazia divina e alla volontà di Cristo e della sua Chiesa.90. Non
vogliamo, infine, omettere di ringraziare con gioia profonda il Signore nel rilevare che non pochi di quelli, i quali furono
purtroppo infedeli temporaneamente al loro impegno, ricorrendo con commovente buona volontà a tutti i mezzi idonei, e
principalmente a una intensa vita di preghiera, di umiltà, di sforzi perseveranti sostenuti dall'assiduità al sacramento della
Penitenza, hanno ritrovato per grazia del sommo Sacerdote la via giusta e son ritornati, per la gioia di tutti, ad essere
suoi esemplari ministri.IV. LA PATERNITÀ DEL VESCOVO91. Un insostituibile e validissimo aiuto per l'osservanza più
agevole e felice dei doveri assunti, i Nostri carissimi sacerdoti hanno il diritto e il dovere di trovarlo in voi, Venerabili
Fratelli nell'episcopato. Voi li avete accettati e destinati al sacerdozio, voi avete imposto le mani sul loro capo, a voi essi
sono congiunti per l'onore sacerdotale e in virtù del sacramento dell'Ordine, voi essi rendono presenti nella comunità dei
loro fedeli, a voi essi sono uniti con animo fiducioso e grande, prendendo su di sé, secondo il loro grado, i vostri uffici e la
vostra sollecitudine (137). Scegliendo il sacro celibato essi hanno seguito l'esempio, vigente fin dall'antichità, dei Presuli
d'Oriente e d'Occidente: ciò costituisce tra il Vescovo e il sacerdote un motivo nuovo di comunione e un fattore propizio

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14
per viverla più intimamente.92. Tutta la tenerezza di Gesù per i suoi Apostoli si manifestò con ogni evidenza allorquando
egli li fece ministri del suo Corpo reale e Mistico (138), e anche voi, nella cui persona è presente in mezzo ai credenti il
Signore Gesù Cristo, Pontefice Sommo (139), sapete di dovere il meglio del vostro cuore e delle vostre pastorali premure
ai sacerdoti e ai giovani che si preparano ad essere tali (140). In nessun altro modo voi potrete meglio manifestare
questa vostra convinzione che nella consapevole responsabilità e nella sincera e invincibile carità con la quale
presiederete alla educazione degli allievi del santuario e aiuterete con ogni mezzo i sacerdoti a mantenersi fedeli alla loro
vocazione e ai loro doveri. 93. La solitudine umana del sacerdote, origine non ultima di scoraggiamenti e di tentazioni, sia
riempita innanzi tutto dalla vostra fraterna e amichevole presenza e azione (141). Prima di essere superiori e giudici,
siate per i vostri sacerdoti maestri, padri, amici e fratelli buoni e misericordiosi, pronti a comprendere, a compatire, ad
aiutare. Incoraggiate in tutti i modi i vostri sacerdoti a un'amicizia personale e a un'apertura confidente con voi, che non
sopprima, ma superi nella carità pastorale il rapporto di obbedienza giuridica, affinché la stessa obbedienza sia più
volenterosa, leale e sicura. Una devota amicizia e una filiale confidenza con voi permetteranno ai sacerdoti di aprirvi in
tempo il loro animo, di confidarvi le loro difficoltà, nella certezza di poter sempre disporre del vostro cuore per deporvi
anche le eventuali sconfitte, senza il servile timore del castigo, ma nella attesa filiale di correzione, di perdono e di
soccorso, che li invoglierà a riprendere con nuova fiducia il loro arduo cammino.94. Tutti voi, Venerabili Fratelli, siete
certamente convinti che ridare a un'anima sacerdotale la gioia e l'entusiasmo per la propria vocazione, la pace interiore e
la salvezza, sia un ministero urgente e glorioso, che ha un influsso incalcolabile su una moltitudine di anime. Che se, a
un certo momento, sarete costretti a ricorrere alla vostra autorità e a una giusta severità verso quei pochi che, dopo aver
resistito al vostro cuore, causano con la loro condotta scandalo al popolo di Dio, nel prendere i necessari provvedimenti
procurate di proporvi innanzi tutto il loro ravvedimento. A imitazione del Signore Gesù, pastore e vescovo delle anime
nostre (142), non spezzate la canna già incrinata e non spegnete il lucignolo fumante (143); sanate, come Gesù, le
piaghe (144), salvate ciò che era perduto (145), andate in cerca con ansia ed amore della pecorella smarrita per
riportarla al caldo dell'ovile (146), e tentate come lui, fino all'ultimo (147), di richiamare l'amico infedele.95. Siamo sicuri,
Venerabili Fratelli, che non lascerete nulla di intentato per coltivare assiduamente nel vostro clero, con la vostra dottrina
e sapienza, col vostro pastorale fervore, l'ideale del celibato sacro e non perderete mai di vista i sacerdoti che hanno
abbandonato la casa di Dio, che è la loro vera casa, qualunque sia l'esito della loro dolorosa avventura, perché restano
per sempre vostri figli.V. LA PARTE DEI FEDELI96. La virtù sacerdotale è un bene di tutta quanta la Chiesa, è una non
umana ricchezza e gloria, che ridonda a edificazione e beneficio di tutto il popolo di Dio; vogliamo perciò rivolgere la
Nostra affettuosa e pressante esortazione a tutti i fedeli, Nostri figli in Cristo, affinché si sentano responsabili anch'essi
della virtù dei loro fratelli, i quali hanno assunto la missione di servirli nel sacerdozio per la loro salvezza. Preghino e si
adoperino per le vocazioni sacerdotali e aiutino i sacerdoti con devozione e con amore filiale, con docile collaborazione,
con la studiata intenzione di offrire ad essi il conforto di una lieta corrispondenza alle loro cure pastorali. Incoraggino
questi loro padri in Cristo a superare le difficoltà d'ogni genere che incontrano nell'assolvere ai loro doveri in piena
fedeltà, a edificazione del mondo. Coltivino in spirito di fede e di carità cristiana un profondo rispetto e un delicato riserbo
nei confronti del sacerdote, in modo particolare della sua condizione di uomo interamente consacrato a Cristo e alla
Chiesa.97. Il Nostro invito si rivolge in particolare a quei laici, i quali cercano più assiduamente e intensamente Dio e
tendono alla perfezione cristiana nella vita secolare: essi potranno con la loro devota e cordiale amicizia essere di grande
aiuto ai ministri. I laici, infatti, inseriti nell'ordine temporale e nello stesso tempo impegnati in una più generosa e perfetta
corrispondenza alla vocazione battesimale, sono in grado, in alcuni casi, di illuminare e confortare il sacerdote, il quale,
immerso nel mistero di Cristo e della Chiesa, da certe situazioni e da certo torbido spirito del mondo potrebbe subire
nocumento alla integrità della sua vocazione. In tal modo tutto il popolo di Dio onorerà il Signore Gesù in coloro che lo

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rappresentano e dei quali egli ha detto: Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato
(148), promettendo certa ricompensa a chi in qualunque modo eserciterà la carità verso i suoi inviati (149). 98. Venerabili
Fratelli Nostri, Pastori del gregge di Dio che è sotto tutti i cieli, e dilettissimi sacerdoti fratelli e figli Nostri, accingendoci a
concludere questa Lettera che vi indirizziamo con l'anima aperta a tutta la carità di Cristo, vi invitiamo a rivolgere con
rinnovata fiducia e con filiale speranza lo sguardo e il cuore alla dolcissima Madre di Gesù e Madre della Chiesa, per
invocare sul sacerdozio cattolico la sua materna e potente intercessione. In lei il Popolo di Dio ammira e venera la figura
e il modello della Chiesa di Cristo nell'ordine della fede, della carità e della perfetta unione con lui. Vergine e Madre,
Maria ottenga alla Chiesa, anch'essa salutata vergine e Madre (150), di gloriarsi umilmente e sempre della fedeltà dei
suoi sacerdoti al dono sublime della sacra verginità e di vederlo fiorire e apprezzare in misura sempre più grande in tutti
gli ambienti, affinché infittisca sulla terra la schiera di coloro che seguono il divino Agnello dovunque egli vada (151).99.
La Chiesa proclama altamente questa sua speranza in Cristo: essa è conscia della drammatica scarsità del numero dei
sacerdoti in rapporto ai bisogni spirituali della popolazione del mondo, ma è ferma nella sua attesa, fondata sulle infinite
e misteriose risorse della grazia, che la qualità spirituale dei sacri ministri genererà anche la quantità, perché tutto è
possibile a Dio (152).
In questa fede e in questa speranza sia a tutti auspicio delle celesti grazie e testimonio nella nostra paterna benevolenza,
la Benedizione Apostolica che con tutto il cuore impartiamo.Dato in Roma, presso San Pietro, il 24 giugno festa di san
Giovanni Battista, dell'anno 1967, quinto del Nostro Pontificato. PAOLO PP. VI
(1) Cf Lettera del 10 ottobre 1965 all'Emo Card. E. Tisserant, letta nella 146ª Congregazione generale, 1'11 ottobre(2) Cf
Mt 19,11-12(3) Cf 1 Tm 3,2-5; Tt 1,5-6(4) Cf Decr.. Christus Dominus, n. 35: AAS 58 (1966), p. 690; Decr. Apostolicam
actuositatem, n. 1: AAS 58 (1966), p. 837; Decr. Presbyterorum Ordinis, nn. 10ss: AAS 58 (1966), pp. 1007-1008; Decr.
Ad gentes, nn. 19 e 38: AAS 58 (1966), pp. 969 e 984(5) Mt 19,11(6) Gv 4,10(7) Cf Mt 5,13-14(8) Cf sopra nn. 5 e 7(9)
CONC. VAT. II, Cost. past. Gaudium et spes, n. 62: AAS 58 (1966), p. 1082(10) Cf Ef 5,25-27(11) Decr.. Presbyterorum
Ordinis, n. 16: AAS 58 (1966), pp. 1015(12) Ibid.(13) CONC. VAT. II, Cost. dogm. Dei Verbum, n. 8: AAS 58 (1966), p.
820(14) Cf Gv 16,13(15) CONC. VAT. II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 28: AAS 57 (1965), pp. 33-36; Decr.
Presbyterorum Ordinis, n. 2: AAS 58 (1966), pp. 991-993(16) Cf 1 Cor 4,1(17) Cf 1 Cor 11,1(18) Cf Gv 3,5; Tt 3,5(19) Cf
2 Cor 5,17; Gal 6,15(20) Cf Gv 4,34; 17,14(21) Cf Gal 3,28(22) Cf Gn 2,18(23) Cf Mt 19,3-8(24) Cf Gv 2,1-11(25) Cf Ef
5,32(26) Eb 8,6(27) Cf 1 Cor 7,33-35(28) Cf CONC. VAT. II, Decr. Presbyterorum Ordinis, n. 16: AAS 58 (1966), pp.
1015-1017(29) Mt 13,11; cf Mc 4,11; Lc 8,10(30) Cf 2 Cor 5,20(31) Cf Gv 15,15; 20,17(32) Cf Gv 17,19(33) Cf Lc 18,29-
30(34) Cf CONC. VAT. II, Decr. Presbyterorum Ordinis, n. 16: AAS 58 (1966), pp. 1015-1017(35) Cf Mt 19,11(36) Cf Mt
19,12(37) Cf Lc 18,29-30(38) Mc 20,29-30(39) Mt 19,29(40) Cf Gv 3,16; 15,13(41) Cf Mc 10,21(42) CONC. VAT. II Cost.
dogm. Lumen gentium, n. 42: AAS 57 (1965), p. 48(43) Fil 3,12(44) Cf Ef 5,25-27(45)Gv 1,13(46) CONC. VAT. II, Cost.
dogm. Lumen gentium, n. 42: AAS 57 (1965), p. 48; Decr. Presbyterorum Ordinis, n. 16: AAS 58 (1966), pp. 1015-
1017(47) Cf CONC. VAT. II, Decr. Presbyterorum Ordinis, n. 14: AAS 58 (1966), pp. 1013(48) Cf Lc 2,49; 1 Cor 7,32-
33(49) Cf Eb 9,24; 7,25(50) CONC. VAT. II, Decr.. Presbyterorum Ordinis, n. 13: AAS 58 (1966), p. 1012(51) Cf At
6,4(52) CONC. VAT. II, Decr.. Presbyterorum Ordinis, n. 5: AAS 58 (1966), p. 997(53) Gv 12,24(54) Cf 1 Cor 15,31(55)
Cf CONC. VAT. II, Decr. Optatam totius, n. 10: AAS 58 (1966), pp. 719-720(56) Cf 2 Cor 12,15(57) Cf CONC. VAT. II,
Decr. Presbyterorum Ordinis, n. 16: AAS 58 (1966), pp.1015-1017(58) Cf Gv 17,18(59) Cf Rm 1,14(60) Gv 18,30(61) Cf
CONC. VAT. II, Cost. past. Gaudium et spes, n. 39: AAS 58 (1966), pp.1056-1057(62) Cf CONC. VAT. II, Cost. dogm.
Lumen gentium, n. 5: AAS 57 (1965), pp. 7-8(63) Cf Fil 3,20(64) Cf 1 Gv 3,2(65) Cf CONC. VAT. II, Cost. dogm. Lumen
gentium, n. 48: AAS 57 (1965), pp. 53-54(66) Mt 22,30(67) Cf 1 Gv 2,16(68) CONC. VAT. II, Decr. Perfectae caritatis, n

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12: AAS 58 (1966), p. 107(69) Cf 1 Cor 7,29-31(70) Col 3,1-4(71) Cf TERTULLIANO, De exhort. castitatis, 13: PL 2, 930;
S. EPIFANIO, Adv. Haer., l, 48, 9 e 59, 4: PG 41, 869, 1025; S. EFREM, Carmina nisibena, XVIII, XIX, - ed. G. BICKELL,
Lipsia 1866; EUSEBIO DI CESAREA, Demonstr. evan., 1, 9: PG ;. 22, 81; S. CIRILLO DI GERUSALEMME, Catechesis,
12, 25: PG 33, 757; S. AMBROGIO, De officiis ministr., 1, 50: PL 16, 97ss; S. AGOSTINO, De moribus Eccl. Cath., 1, 32:
PL 32, 1339; S. GIROLAMO, Adversus Vigilantium, 2: PL 28, 340-341; SINESIO DI TOLEM., Epist. 105: PG 66,
1485(72) La prima volta nel Concilio di Elvira in Spagna (c. 300), can. 33: MANSI, II, 11(73) Conc. Trid., Sess. XXIV,
cann. 9-10(74) Can. 132, § 1(75) S. Pio X, Esort. Ap. Haerent animo: ASS 41 (1908), pp. 555-577; BENEDETTO XV,
Lettera a Francesco Kordac Arciv. di Praga: AAS 12 (1920), pp. 57-58; ID., Allocuzione concistoriale, 16 dicembre 1920:
AAS 12 (1920), pp. 585-588; Pio XI, Encicl. Ad catholici sacerdotii, 20 dicembre 1935: AAS 28 (1936), pp.24-30; Pio XII,
Esort. Ap. Menti Nostrae, AAS 42 (1950), pp. 657-702; ID., Encicl. Sacra virginitas, AAS 46 (1954), pp. 161-191;
GIOVANNI XXIII, Encicl. Sacerdotii Nostri primordia: AAS 51 (1959), pp. 554-556(76) GIOVANNI XXIII, Allocuzione al
Sinodo Romano, 26 gennaio 1960: AAS 52 (1960), p. 226(77) CONCILIO TRULLANO, cann. 6, 12, 13, 48: MANSI, XI,
944-948, 965(78) Cf Decr. Presbyterorum Ordinis, n. 16: AAS 58 (1966), pp. 1015-1016(79) De virginitate, 13: PG, 381-
382(80) De Sacerdotio, 1. III, 4: PG 48, 642(81) CONC. VAT. II, Cost. dogm. Lumen gentium, nn. 21, 28; 64: AAS 57
(1965), pp. 24-25; 33-36; 64(82) Cf sopra, n. 15(83) Cf Cost. dogm. Lumen gentium, n. 29: AAS 57 (1965), p. 36(84) Cf
ibid., n. 42: AAS 57 (1965), pp. 47-49(85) CONC. VAT. II, Decr. Presbyterorum Ordinis, n. 16: AAS 58 (1966), pp. 1015-
1016(86) Cf CONC. VAT. II, Decr. Optatam totius, n 2: AAS 58 (1966), pp. 714-715; Decr. Presbyterorum Ordinis, n. 11:
AAS 58 (1966), pp. 1008-1009(87) Cf Rm 3,23(88) Cf 2 Cor 8,23(89) Cf Ef 1,6(90) Fil 1,8(91) Cf Lc 12,32(92) Cf Mt
28,20(93) Cf Gv 16,33(94) Cf Mc 4,26-29(95) Mt 9,37-38(96) Cf 1 Cor 1,20-31(97) Cf Fil 4,13(98) Cf 1 Cor 3,67(99) Cf
sopra, n. 10(100) Confess., X, 29, 40: PL 32, 796(101) Cf sopra, n. 10(102) Gn 1,26-27(103) Cf 1 Gv 4,8-16(104) Cf 1
Gv 3,16-18(105) Cf 1 Ts 2,11; 1 Cor 4,15; 2 Cor 6,13; Gal 4,19; 1 Tm 5,1-2(106) Cf 1 Cor 2,15(107) Eb 5,1(108) Cf 1 Cor
14,4ss.(109) Cf CONC. VAT. II, Decr. Presbyterorum Ordinis, n. 3: AAS 58 (1966), pp. 993-995(110) Gv 13,1(111) Gv
16,32(112) Cf Gv 13,16; 15,20(113) Cf Gv 15,15-16.20(114) Cf 1Tm 6,11(115) Cf Decr. Optatam totius, nn. 3-11: AAS 58
(1966), pp. 715-721; Decr. Perfectae caritatis, n. 12: AAS 58 (1966), p. 721(116) Cf sopra, n. 15(117) Cf Mt 5,37(118) Cf
Mt 16,24; Gv 12,25(119) S. TOMMASO, Summa Theologiae, II-II, q. 184, a. 8 c.(120) Cf CONC. VAT. II, Decr.. Optatam
totius, n. 12: AAS 58 (1966), pp. 721(121) Cf CONC. VAT. II, Decr. Presbyterorum Ordinis, nn. 16, 18: AAS 58 (1966),
pp. 1015-1016; 1019(122) Cf ibid., n. 18(123) Cf 2 Cor 5,14(124) Cf Eb 4,15(125) Cf 1 Cor 9,22; 2 Cor 11,29(126) Cf At
20,24(127) Cf Gal 5,25(128) Gal 5,24(129) Cf 1 Cor 9,26-27(130) Gal 5,22-23(131) Cf CONC. VAT. II, Decr..
Presbyterorum Ordinis, n. 8: AAS 58 (1966), p. 1003(132) Cf Gv 13,15.34-35(133) Cf Gv 17,26(134) Cf Decr.
Presbyterorum Ordinis, n. 8: AAS 58 (1966), pp. 1003-1005(135) Cf Rm 12,1(136) Cf C.I.C., can. 214(137) Cf CONC.
VAT. II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 28: AAS 57 (1965), pp. 34-35(138) Cf Gv cc. 13-17(139) Cf Cost. dogm. Lumen
gentium, n. 21: AAS 57 (1965), p. 24(140) Cf CONC. VAT. II, Decr. Presbyterorum Ordinis, n. 7: AAS 58 (1966), pp.
1001-1003(141) Cf ibid.(142) 1 Pt 2,25(143) Cf Mt 12,20(144) Cf Lc 9,11(145) Cf Mt 18,11(146) Cf Lc 15,4ss.(147) Cf Lc
22,48(148) Mt 10,40(149) Cf Mt 10,43(150) CONC. VAT. II, Cost. dogm. Lumen gentium, nn. 63, 64: AAS 57 (1965), p.
64(151) Ap 14,4(152) Mc 10,27; cf Lc 1,37
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