Teologia vita consacrata


Teologia vita consacrata

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Egidio Viganó
PER UNA TEOLOGIA
DELLA VITA
CONSACRATA
COLLANA « VITA CONSACRATA »/14

1.2 Page 2

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Collana « Vita consacrata »
EGIDIO VIGANÓ
dj B>
Per una teologia
della vita consacrata
kto) 10096 LEUMANN (TORINO)

1.3 Page 3

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Propriété riservata alla Elle Di Ci - 1986 >
ISBN 88-01-01714-6

1.4 Page 4

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PRESENT AZIONE
L’autore di questa riflessione é don Egidio Vigano, setti-
mo successore di don Bosco alia guida della Congregazione
Salesiana.
Giunto in Cile nel 1939, vi compie gli studi di teologia,
addottorandosi all’Universita Cattolica con una tesi sul «Corpo
Místico». Ordinato sacerdote nel 1947, svolge il suo ministe-
ro in mezzo ai giovani. Nel 1949 é professore di teologia nel-
l ’Istituto Teologico Intemazionale «Don Bosco», di La Cister­
na; i suoi allievi sono giovani salesiani del Cile, del Perü,
della Bolivia e dell’Uruguay.
Piü tardi entra come professore all’Universitá Cattolica
di Santiago e sará inviato a Roma, Lovanio e Parigi per ag-
giornamenti in ecclesiologia e pastorale. Durante quegli an-
ni, don Vigano si fa notare come studioso che crede nel valo­
re della scienza teologica in funzione di una vera azione pa­
storale. Detta lezioni, tiene conferenze, é collaboratore di di­
verse riviste e soprattutto del cardinale Raúl Silva Henríquez,
arcivescovo di Santiago.
Nel 1962 viene eletto teologo conciliare e partecipa a tut-
te le adunanze del ConcilioVaticano H, accanto al card. Sil­
va Henríquez. In tal modo comincia ad essere conosciuto da
parecchi vescovi dell’America Latina. Sará poi chiamato a
partecipare attivamente alie Conferenze Episcopali latino-
americane di Medellín e di Puebla e a vari Sinodi dei Vesco­
vi a Roma.
Nel 1971, il Capitolo Generale della Congregazione Sa­
lesiana lo elegge consigliere generale per la formazione. Nel
1977 é eletto Rettor Maggiore dei Salesiani, e rieletto nel 1984
per un secondo periodo.
Negli anni del postconcilio ha collaborato a mettere in chia-
ro i nuovi problemi che si presentano per la vita consacrata
in questo ultimo scorcio del secolo. Decisivi sono stati i suoi

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contributi in diversi documenti, ad esempio in «Mutuae rela-
tiones», che tratta del delicato problema delle relazioni tra i
vescovi e i religiosi.
Nella presente riflessione, svolta nella facoltá di Teolo­
gía della «Universidad Católica» di Santiago del Cile (agosto
1985), l ’autore offre valide indicazioni per quanti si sentono
impegnati in una sincera ricerca teologica al fine di indicare
le vie giuste perché i consacrati possano rispondere alie sfide
attuali.
4

1.6 Page 6

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INTRODUZIONE
II tema «Teología e vita consacrata» é molto vasto e diffi-
cile. Considerándolo non in astratto ma storicamente nell’am-
bito della situazione postconciliare, vi si scopre una panorá­
mica assai differenziata e complessa. Ció mi suggerisce di
non affrontarlo ora globalmente nella totalitá della sua pro­
blemática, ma di limitarmi a considerare alcuni aspetti di mag-
gior interesse universale.
D criterio nella scelta di questi aspetti scaturisce anche dalla
mia responsabilitá di Superiore Generale animatore di vita
consacrata in questi anni di trasformazione; e ció a livello di
Chiesa universale.
Questo criterio si affianca alie preoccupazioni di chi de-
sidera seguire gli sviluppi della teologia nel campo della vita
consacrata e intende restare fedele alia natura della scienza
di Dio, senza distorsioni per quanto riguarda le sue esigenze
metodologiche.
Mi sembra indovinato quello che ha scritto il teologo Wal-
ter Kasper: «Disgraziatamente non c’é niente di superfluo nel-
l ’affermare, in modo particolare ai nostri giorni, che una teo­
logia “ teologica” sia l ’imperativo del momento attuale co­
me Fuñica risposta adeguata all’ateísmo moderno».1
Certamente, una teologia «teologica» non soltanto non pre­
scinde dalla realtá umana, ma piuttosto cerca di penetrarla
maggiormente per scoprire in essa la presenza e la creativitá
dello Spirito Santo; guarda alia vita consacrata privilegiando
la considerazione della sua dimensione carismatica, come par­
ticolare «esperienza dello Spirito» (MR 11) nello svolgersi del­
la vita degli uomini, e tiene a cuore la storicitá senza cadere
nello storicismo.
' W. Kasper, II Dio di Gesú Cristo, Queriniana, Brescia 1984, p. 26.

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I. OTTICA CONCILIARE
Per la prima volta nella storia dei concili ecumenici, il Va­
ticano II ha formulato una dottrina specifica sulla vita consa-
crata nel contesto di una costituzione «dogmatica».
II termine «religiosi», nella Lumen gentium, non é stato
preso in senso di «definizione ontologico-giuridica», ma piut-
tosto di «descrizione tipológica». Si volle far risaltare l ’aspetto
esistenziale della vita consacrata nella Chiesa quale testimo-
nianza e servizio di radicalitá battesimale, andando oltre le
barriere dello «stato di perfezione».
La lunga e difficile evoluzione dei capitoli V e VI della
Lumen gentium2ha portato alia esplicita affermazione dell’ap-
partenenza della vita consacrata alia costituzione divina della
Chiesa, precisandone il modo originale di presenza nel mon­
do e facendo risaltare la sua specifica modalitá sacraméntale
nel Popolo di Dio.
L ’indirizzo preso dalla Lumen gentium é stato affermato
e ampliato dalla costituzione pastorale Gaudium et spes. In
essa si insiste sulla missione storica del Popolo di Dio, pro­
clamando che ad esso compete, nei vari suoi stati e con di­
verse forme d ’intervento, un compito di servizio integrale a
beneficio dell’uomo, per mezzo di una evangelizzazione tal­
mente incarnata che tiene conto apostólicamente anche della
retta promozione dell’ordine temporale. Orbene, se la mis­
sione di tutta la Chiesa nel mondo si muove in questa pro-
spettiva missionaria, ció vuol dire che il Vaticano II ha de-
scritto e ha lanciato la vita consacrata nel vivo della storia
umana.
Infatti questa ottica concillare ha aperto le porte a un vero
movimento di rinnovamento, sia della vita consacrata come
esperienza dello Spirito, sia della sua interpretazione teologica.
2
C f P. M o u n a r i - P. G r u m p e l , II Capitolo VI nella costituzione dom-
matica sulla Chiesa, nella rivista «Vita consacrata», vol. XX, Milano 1984,
pp. 816-893.
6

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Ed era precisamente questo lo scopo cui mirava un Concilio
che volle essere specificamente «pastorale».
Sappiamo che dopo il Concilio la vita consacrata ha attra-
versato una grande crisi. Dopo il 1965 si constató negli isti-
tuti religiosi un considerevole calo numérico di soci dovuto
a uscite e a non-entrate: diversi istituti religiosi maschili su-
perarono il 35% di perdite, e la maggior parte degli altri ar­
rivé al 20% circa. Un fenomeno di tale entità è vincolato a
tante cause che hanno le loro radici nelle profonde trasfor-
mazioni socio-culturali di questa seconda metà del secolo XX.
Non è il caso, qui, di entrare in un argomento cosí comples-
so. Conveniva pero ricordarlo, perché è stato uno stimolo al­
ia prassi esperienziale e alie ricerche di una corrispondente
teología.
Evidentemente, sia le esperienze di rinnovamento di vita
sia gli sforzi di riflessione teologica hanno avuto il loro mo-
vimento ail’interno délia visione globale di una ecclesiologia
rinnovata.
n. TIPOLOGIA E TEOLOGIA
II Vaticano H, con la sua preoccupazione pastorale, ha fatto
emergere nella vita consacrata l ’aspetto storico di impegno
esistenziale. In questo senso ha sollecitato da tutti gli Istituti
una revisione profonda della loro identitá carismatica e della
loro missione storica, come una risposta alie sfide dei segni
dei tempi: «L’umanità vive oggi un periodo nuovo della sua
storia» (GS 4). «Ne segue un’accelerazione tale della storia,
da poter difficilmente essere seguita da singoli uomini... C o ­
il genere umano passa da una concezione piuttosto statica
dell’ordine, a una concezione piú dinamica ed evolutiva; ció
favorisce il sorgere di un formidabile complesso di nuovi pro­
blemi, che stimola ad analisi e a sintesi nuove» (GS 5).
Dopo il Concilio ulteriori orientamenti e direttive hanno
accompagnato e illuminato lo sforzo di rinnovamento della
vita consacrata.

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I principali sono: il Motu proprio Ecclesiae sanctae (1966),
le due esortazioni apostoliche Evangélica testificado (1971)
e Redemptionis donum (1984), il nuovo Códice di Diritto ca­
nónico (1983). Inoltre hanno avuto il loro influsso i documenti
Cum admotae (1964), Religionum laicalium (1966), Renova-
tionis causam (1969), Venite seorsum (1969), Clericalia in­
stituía (1969), Ordoprofessionis religiosae (1978), Ordo con-
secrationis virginum (1970), Mutuae relationes (1978), le
istruzioni della CRIS Religiosi e promozione umana (1980)
e Vita religiosa e sua dimensione contemplativa (1980), la
lettera del papa Giovanni Paolo II ai vescovi degli Stati Uniti
d ’America con una sintesi-guida della dottrina del Magistero
sulla vita religiosa (1983); infine, vari documenti degli Epi-
scopati, tra i quali emergono quelli di Medellín (1968) e di
Puebla (1979).
Ma il contributo decisivo di concentrazione, di riflessio-
ne, di ricerca, di dibattito, di sperimentazione e di revisione,
é stato apportato con la celebrazione, da parte di ogni Istitu-
to, di vari Capitoli generali: prima di tutto quello «speciale»,
richiesto da Ecclesiae sanctae, e poi almeno altri due Capi­
toli susseguenti per completare e definire il prorio compito
di rinnovamento. II frutto piü importante di un cosí lungo e
qualificato lavoro cui ha partecipato attivamente la maggior
parte dei membri di ciascun Istituto per la durata da 15 a 20
anni, sono i nuovi testi delle Costituzioni o Statuti — che so-
no stati oggetto di approvazione da parte della Sede Apostó­
lica — e dei Manuali del Diritto particolare proprio. In venti
secoli di storia della Chiesa non si era mai affrontato e con-
dotto a termine un lavoro di cosi vasta portata, di revisione
tanto esauriente e di una proposta cosí audace di rinnova­
mento.
Al vertice di questo lavoro c ’é stata la preoccupazione ti­
pológica privilegiata dal Vaticano II.
Ció che prima di tutto é balzato alia vista dei responsabili
e impegnati nella ricerca e neU’esperienza rinnovatrice é che
non vi é opposizione fra «tipologia» e «teologia», ma piutto-
sto che una corretta descrizione tipológica ha assolutamente
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bisogno di una solida base e giustificazione teologica: l’orto-
prassi esige intrínsecamente l ’ortodossia. Non si puó rinno-
vare il «tipo» o modello esistenziale e storico, se non lo si
illumina e se non lo si fonda su una corrispondente dottrina
vincolata alla rivelazione, alla tradizione e all’indagine teo­
logica.
La novitá dell’ottica tipológica non sta nel prescindere dalla
teologia, ma nell’esigenza di una sua relazione piú viva con
la realtà esistenziale, con il dinamismo storico dello Spirito,
e con le recenti grandi sfide dei segni dei tempi. L’opzione
pastorale del Vaticano II si basa su una dottrina sicura, poi-
ché fa parte del patrimonio della tradizione viva della Chiesa
al di là di possibili differenti sue interpretazioni, giacché la-
scia aperta la via ad eventuali diversité di accentuazione e di
prospettiva. I consacrati si sono mossi con questi principi dot-
trinali di base; evidentemente hanno sentito il bisogno di ap-
profondirli, di illuminarli, di ampliarli, ricorrendo cosí, in
qualche modo, alia collaborazione dei teologi.
Stimo utile e significativo elencare qui alcuni temi princi-
pali proposti dalla vita consacrata alia teologia.
1. Carattere ecclesiale
II «carattere ecclesiale» della vita consacrata è un’affer-
mazione esplicita del Vaticano II. La vita consacrata appar-
tiene alla vitalité e santitá «della» Chiesa (cf LG 44); non è
semplicemente una modalitá possibile «nella» Chiesa. Non fa
parte della sua struttura gerarchica, pero è un elemento vivo
e connaturale del suo mistero.
In tale senso la figura e la missione storica del Fondatore,
o della Fondatrice, sono espressione e sviluppo della vitalita
del «Corpo di Cristo». Non si tratta di una semplice iniziati-
va particolare possibile nell’insieme del «sacramento univer-
sale di salvezza», come se fosse una specie di propriété pri-
vata accettata (o tollerata) in considerazione del suo contri­
buto di utilitá ecclesiale, ma di un’iniziativa dello Spirito San­
to, voluta da Gesú Cristo, capo della Chiesa, e per sua stessa
9

2 Pages 11-20

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natura ordinata all’organismo del Corpo mistico per vivifí­
came le funzioni e le attivitá. Cosí la comunione organica
della Chiesa, sia quanto all’aspetto spirituale, sia quanto alia
sua natura gerarchica, trae origine e vigore simultáneamente
da Cristo e dal suo Spirito. Giustamente dunque e a proposi­
to 1’apostólo Paolo ha piü volte enunziato in intima e vitale
convergenza le formule «in Cristo» e «nello Spirito» (cf
MR 5).
Questo carattere ecclesiale della vita consacrata invita i
teologi a daré maggiore spazio, nelle loro riflessioni e ricer-
che, alia dimensione pneumatologica del mistero della Chiesa.
2. Progetto tipologico degli Istituti
II progetto tipologico di ciascun Istituto di vita consacrata
si rifa a questa sua dimensione di origine pneumatologica,
aggiungendole pero concretezza e varieta storica. Si riferi-
sce, é vero, a un dono dello Spirito «di» e «per» la Chiesa,
ma in quanto progetto esistenziale derivante dal «tipo» o mo-
dello vissuto dal Fondatore, o Fondatrice. Si tratta di una
«esperienza» dinamica della vitalita creatrice dello Spirito San­
to, iniziata da un uomo o da una donna particolarmente sen-
sibili al mistero (cf LG 45; PC 1,2), approvata ufficialmen-
te, con il discernimento della gerarchia, come patrimonio
evangélico affidato nella Chiesa a un gruppo di chiamati «per
essere da questi vissuta, custodita, approfondita e costante-
mente sviluppata in sintonia con il Corpo di Cristo in peren­
ne crescita» (MR 11).
Questo progetto tipologico permette di abbracciare tutta
una specifica Índole di stili di santificazione, di comunione
e di apostolato che arricchisce la «sacramentalitá» e cattolici-
tá della Chiesa a vantaggio degli uomini e la rende omata «co­
me una sposa pronta per andaré incontro alio sposo» (cf Ap
21,2), esprimendo cosí la multiforme sapienza di Dio (cf E f
3,19).
Questo aspetto da una grande importanza alia dimensione
storica del mistero e richiede da parte dei teologi maggiore
10

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sensibilita e competenza ermeneutica nell’indagare e promuo-
vere una storiografia della santitá e della cattolicitá lungo i
secoli.
3. Consacrazione speciale
La «consacrazione» speciale da parte di Dio é un altro
tema di forte rinnovamento dottrinale affermato dal Conci­
lio. Nella Costituzione dogmatica Lumen gentium é detto espli-
citamente che il religioso per mezzo della professione dei con-
sigli evangelici «divino obsequio intimius consecratur», non
in senso attivo quasi che egli stesso «si consacri» (come erró­
neamente dicono molte traduzioni), ma in senso passivo di
«essere consacrato» da Dio. Infatti, la commissione teológi­
ca del Concilio, rispondendo a domande e critiche dei padri,
spiegó ufficialmente il testo: «Textus novus est “ per eadem
vincula divino obsequio intimius consecratur” , sub forma pas-
siva, subintelligendo “ a Deo” ».3
Questo esprime una novitá di «speciale consacrazione» che
ha indotto a considerare lo stato dei consacrati non tanto co­
me «uno stato di perfezione» con determínate caratteristiche
istituzionali, quanto piuttosto come «una vita consacrata», cioé
contrassegnata e sostenuta continuamente dalla soave e po­
tente grazia dello Spirito Santo, per fare dei consacrati, al-
1’interno della Chiesa, segni speciali e annunziatori delle qua-
litá salvifiche del mistero di Cristo.
In questo senso il teologo Y. Congar, nella sua recente
opera in tre volumi sullo Spirito Santo, riconosce precisamente
che: «La professione religiosa é una consacrazione, per cui
si comprende perché gli antichi l ’hanno collocata tra i “ sa­
cramenta” in un’época nella quale questa categoría non era
definita in una forma cosi precisa come l’attuale».4
3 Cf Schema Constitutionis dogmaticae de Ecclesia, Modi V , caput VI
De Religiosis, p. 7, Resp. ad 24.
4 Y . C o n g a r . Credo nello Spirito Santo, vol. 3, Queriniana, Brescia
1983, p. 280.
11

2.3 Page 13

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Da questo punto di vista la vita consacrata reclama una
teología maggiormente «teologica», che approfondisca i tre
momenti complementan delTiniziativa di Dio: é lui che «chia-
ma», é lui che «consacra» a sé e aiuta ad essere fedeli, é lui
che «invia» al mondo!
4. La missione
La incisivitá costitutiva della «missione» é un elemento
che influisce e determina tipológicamente la natura stessa della
vita consacrata. II tema della «missione» ha caratterizzato la
visione ecclesiologica del Vaticano II, precisamente perché
volle essere un Concilio «pastorale».
Trattando dei consacrati (specificamente agli istituti di vita
apostólica) il decreto Perfectae caritatis (n. 8) fa un’affer-
mazione audacemente rinnovatrice.
Si riferisce a una forma molto originale e di sintesi unita­
ria nel considerare il reciproco ordinamento tra «consacra-
zione» e «missione» senza dicotomie di antitesi. Questo ob-
bliga a superare una dimensione unidimensionale ed essen-
zialistica della vita consacrata e ad approfondire due temi di
straordinaria rilevanza concreta: da una parte, 1’incisivitá della
«grazia di unitá» e, dall’altra parte, l ’originalitá del «tipo di
azione» proprio dei consacrati in istituti di vita apostólica.
La «grazia di unitá» anima e muove dall’interno la «con-
sacrazione apostólica», infondendo nei consacrati una sintesi
di unitá vitale tra interioritá e attivitá esteriore.
II «tipo di azione» richiede che sia un’attivitá apostólica
che scaturisca dall’intima unione con Cristo (anche se la sua
materialitá appartiene all’ordine temporale), che sia affidata
ai consacrati dalla Chiesa stessa affinché la portino a compi-
mento in nome suo, che si ispiri alia radicalitá battesimale
e che impregni tutta la consacrazione di una costante proie-
zione apostólica (cf PC 8).
Questo importante aspetto dell’unitá vitale tra consacra­
zione e missione, vissuto con tanta originalitá ed esemplaritá
dai Fondatori e dalle Fondatrici, non ha avuto ancora un’a-
deguata ed esaustiva riflessione teologica.
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5. Radicalitá battesimale
La radicalitá battesimale é uno dei temi presi maggior-
mente in considerazione dopo il Concilio, sia nel suo aspetto
globale di «sequela del Signore», sia nella considerazione e
approfondimento di ogni singolo consiglio evangélico. II ca-
rattere cristologico della vita consacrata si e grandemente ar-
ricchito in questi anni.
Un particolare aspetto ha suscitato alcune difficoltá e ri-
chiede una maggiore attenzione e approfondimento: quello
della dimensione kenótica della sequela di Cristo. L’incalzante
progresso delle scienze dell’uomo ha imposto un notevole
cambio di ottica nell’antropología. E dato che qualsiasi pro-
getto ascético presuppone necessariamente una base antropo­
lógica il piü oggettiva possibile, si é sentita l ’urgenza di un
ripensamento di tutto il campo ascético. Alcune discipline an-
tropologiche parlano di autorealizzazione, ma la sequela di
Cristo proclama ancora e sempre la kénosis; tali discipline
esaltano la dignitá della persona all’insegna della liberta, ma
i consigli evangelici e le beatitudini insistono ancora e sem­
pre sulla dimensione-paradosso di un amore che si dona in
sacrificio.
Probabilmente é in questo campo sguarnito e indebolito
da una visione esageratamente antropocentrica della cultura
secolarizzata che la vita consacrata ha urgente bisogno del-
l ’aiuto di una riflessione teologica piü sensibile ai valori per-
manenti del mistero di Cristo, della grandezza della sua li­
berta e del suo amore nell’obbedienza, e dell’indispensabile
e assai realistico apporto della teologia della croce, in ade-
guata armonizzazione con l ’attuale nuova visione dell’uomo.
6. Opzione comunitaria
La opzione comunitaria é un altro vasto tema di rinnova-
mento della vita consacrata propria dei religiosi. E compito
dei membri di tali istituti essere, in mezzo al popolo di Dio,
«gli esperti della comunione». E qui é necessario meditare
13

2.5 Page 15

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(come giá hanno fatto molte Costituzioni rinnovate) sui ri-
flessi vitali del mistero centrale della Trinitá, quale sorgente
ineffabile di tutta la realtá comunionale della Chiesa.
II processo di socializzazione é uno dei segni dei tempi
che ha portato in questo campo una piü chiara coscienza di
«partecipazione attiva» e di fraternitá: il che ha indotto a ri-
vedere le strutture degli istituti religiosi e le loro modalitá co-
munitarie. La decentralizzazione, la sussidiarietá, la corre-
sponsabilitá hanno inciso profondamente (a volte anche peri-
colosamente) su alcuni elementi istituzionali della vita reli­
giosa provocando l’urgenza di una riflessione teologica piü
adeguata circa il delicato e importante binomio «istituzione
e carisma». C ’é da ricordare che i temi ecclesiali (e quindi
quelli della vita religiosa) non si possono analizzare adegua-
tamente né risolvere rettamente pariendo semplicemente da
constatazioni sociologiche; la loro natura é radicata nel mi­
stero e abbisogna sempre, in definitiva, di luci teologali.
D ’altra parte, l ’incalzante processo di socializzazione ha
avuto un considerevole influsso su un altro aspetto della vita
religiosa: ha dato un nuovo rilievo alia dimensione sociale
e comunitaria degli elementi stessi che ne costituiscono la pe-
culiaritá di vita: la prassi nella testimonianza dei voti, l ’eser-
cizio deH’autorita, gli impegni apostolici in situazione, le nuo-
ve relazioni con i membri secolari della Chiesa. Sono temi
che richiedono una riflessione teologica veramente ecclesia-
le, anche se essa dovrá tener conto di non poche conclusioni
e suggerimenti delle scienze antropologiche, senza sminuire
mai la natura specifica dei valori di consacrazione.
7. Professione di oblazione totale
Infine, il significato globale della «professione di obla­
zione totale» ha richiesto speciali riflessioni teologico-
liturgiche. Si tratta dell’atto di risposta personale al Signore
che chiama e consacra; esso da inizio e caratterizza definiti­
vamente tutta la vita di un consacrato: é l ’atto personale e
pubblico interamente cosciente e libero in cui si rinnova la
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2.6 Page 16

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scelta fondamentale dell’alleanza battesimale con il fine di te­
stimoniarla nella Chiesa con maggiore chiarezza e particola-
re radicalità.
È un impegno che non si limita soltanto ai voti, ma a tutto
il progetto tipologico dell’istituto cui rimane incorporato il
professo. Infatti, l ’aspetto di consacrazione da parte di Dio,
con la conseguente assistenza potenziatrice e inventiva dello
Spirito Santo, abbraccia sia la pratica dei consigli evangelici
sia la missione specifica dell’istituto e la comunione fraterna
secondo il progetto evangélico descritto auténticamente nelle
Costituzioni che si professano.
In questo settore si è sentita la carenza di una teología rin-
novata délia «professione», dinanzi al pericolo di vederla ri-
dotta a un atto fórmale di valore pressoché arbitrario, aperto
ad altri impegni paralleli che vanno indebolendo e, concreta­
mente, adulterando a poco a poco il suo carattere di «scelta
fondamentale» pubblicamente riconosciuta dalla Chiesa. L’ob-
bedienza «religiosa» ha un suo stile teologale di mediazione
sacraméntale umana che non puô venir soppresso da teorie
arbitrarie.
III. TEOLOGIA E RINNOVAMENTO
DELLA VITA CONSACRATA
II Concilio Vaticano II é stato una specie di terremoto per
la teología. L’ha svegliata, le ha proposto degli orizzonti piü
ampi; l ’ha ringiovanita e l ’ha arricchita di una cittadinanza
piü significativa nel mondo. Peró, per tutto questo si é dovu-
to pagare un prezzo. Si é notata nel corso dei due decenni
postconciliari un’effervescenza non sempre «teologica», an­
che se maggiormente inserita nella storia. Non ci addentria-
mo qui a giudicare le conseguenze della crisi. A noi interes-
sano gli aspetti positivi di autenticitá e di attualitá in varié
discipline teologiche in quanto hanno offerto e offrono alia
vita consacrata nuove luci per il suo rinnovamento.
15

2.7 Page 17

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1. Prima di tutto, in generate, la teologia ha aiutato i con-
sacrati ad apprezzare dovutamente i notevoli progressi dei set-
tori biblici e liturgici come fondamento e animazione della
loro vita. Ha insistito, almeno tramite i suoi migliori espo-
nenti, sulla centralita del mistero trinitario. Ha proposto una
comprensione piü dinamica della storia dei dogmi e una nuo-
va visione su alcuni aspetti di base, come «salvezza», «pecca-
to», «santitá», «testimonianza», «sacramento», «escatologia».
In modo particolare ha arricchito la presentazione della dot-
trina del battesimo come sacramento della fede per la seque-
la di Cristo, e una visione piü genuina dei consigli evangelici
e dello spirito delle beatitudini.
2. Parecchi teologi, inoltre, hanno saputo approfondire
i valori della risposta concillare ai segni dei tempi. Di fronte
al «processo di secolarizzazione», hanno privilegiato lo stu­
dio della Chiesa come «mistero» della presenza reale di Dio
nella storia. Di fronte al «processo di liberazione», si sono
dedicati ad elaborare una teologia della «missione» e del «Re-
gno», mettendo in evidenza l ’originalitá della «pastorale» e
illustrando la peculiare partecipazione della vita consacrata
al compito storico del Popolo di Dio. Di fronte al «processo
di promozione della persona», hanno voluto leggere nuova-
mente, con accenti di attualitá, i valori paradossali della «Pa-
squa». Di fronte al «processo di socializzazione» hanno ela­
borate nuove forme di «partecipazione» e «comunione» e han-
no insistito sulla dimensione evangélica dell’«autoritá intesa
come servizio». Di fronte al «processo di inculturazione», han-
no aiutato a sviluppare la coscienza della «Chiesa lócale», han-
no analizzato la pedagogia della «incarnazione», hanno pro-
mosso il dialogo ecumenico e hanno rinnovato il significato
fondamentale della Chiesa una e universale guidata dal prov-
videnziale ministero del Successore di Pietro.
3. Alcuni temi teologici che toccano assai da vicino la vi­
ta consacrata sono stati oggetto di speciale attenzione. Lo stu­
dio di questi temi ha portato luci assai preziose, sebbene sia-
no ancora necessari ulteriori sviluppi e maturazione. Ricor-
diamo i principali: «La presenza e la reciproca complemen-
16

2.8 Page 18

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taritá di Cristo e dello Spirito» nella Chiesa; le «relazioni tra
la vita consacrata e i ministeri ecclesiali»; e «la dimensione
mariologica dei carismi di vita consacrata».
Cristo e lo Spirito sono, alio stesso tempo ma in maniera
diversa, principio vitale di unitá organica e di molteplicitá di­
námica e santificante. Sono il vincolo generatore e costituti-
vodell’unitá e della molteplicitá, sia della Chiesa universale,
sia della comunione delle Chiese particolari, dell’indispen-
sabilitá della gerarchia e della vitalitá dei carismi, del magi-
stero dei pastori e della missione profetica del Popolo. In que-
sto modo garantiscono la totale armonia tra «comunione ge-
rarchica» e «dinamismo carismatico» escludendo qualsiasi abu­
so arbitrario (cf MR 5).
Un tale argomento viene a illuminare anche il delicato pro­
blema delle relazioni tra «ministeri ecclesiali» e «vita consa­
crata». Per esempio, il dibattuto problema circa la reciproca
complementaritá tra religiosi-sacerdoti e religiosi-laici in un
medesimo istituto di vita consacrata. Non sono sufficienti, per
risolvere questa problemática, le argomentazioni di estrazio-
ne esclusivamente sociologica o psicológica, e neppure di teo­
logía generale sui valori comuni a tutti gli istituti. Si richie-
dono studi di tipo teologico-storico secondo la tipología pro-
pria e 1’índole specifica di ciascun istituto in particolare.
Le nuove riflessioni mariologiche, infine, hanno interes-
sato particolarmente la vita consacrata. Ció é servito a met-
tere in luce che l ’intervento materno di Maria ha svolto, se­
condo la testimonianza degli stessi Fondatori, una parte di
primaria importanza nella fondazione e nella storia degli isti­
tuti. É un intervento che la teología accosta spontaneamente
all’iniziativa fecondatrice dello Spirito Santo, armonizzando
pneumatologia e mariologia: una sinergia creatrice lungo i
secoli. Una ricerca storica condotta a termine con criteri er-
meneutici rispondenti al momento attuale, e una rifiessione
sistemática che tenga conto della varietá dei dati, offrirebbe
un materiale assai ricco e suggestivo (oggi, purtroppo, anco­
ra inesplorato) e apportatore di un genuino rinnovamento.
Accanto a questo aspetto mariologico sorge il problema
17

2.9 Page 19

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della donna nella Chiesa e i problemi della vita consacrata
femminile, che rappresentano una grande sfída per la teolo­
gía. Si tratta di una problemática assai vasta, in continua evo-
luzione, che riguarda gli aspetti della vita familiare, sociale,
culturale, economica, política, e che ha importanti risonanze
nella vita ecclesiale, in seno alia quale suscita problemi e prese
di posizione inedite rispetto a un passato anche recente.
Questa problemática obbliga e rivedere determinad mo-
delli sociali ed ecclesiali del passato e del presente, e ad ela­
borare un progetto nuovo di societá e un modello di Chiesa
piü adeguato. In questo nuovo modello la dignitá e le capaci­
ta umane e cristiane della donna dovranno essere maggior-
mente promosse (cf MR 49.50) e le differenze antropologi-
che e ministeriali dovranno risultare veramente complemen­
tan. Si richiede un comportamento, di fatto e di diritto, pari­
tario in dignitá anche se differenziato in ministero, in vista
della instaurazione di relazioni di un’autentica reciprocitá, sen-
za finzioni di indebita subordinazione.
La riflessione teologica su questa problemática cosí vasta
e delicata richiede, com’é facile intuiré, uno sforzo d ’inve-
stigazione interdisciplinare con la cooperazione di biblisti, sto-
riografi, sociologi, psicologi, antropologi, filosofi, teologi di
dogmatica e teologi pastoralisti, radicando la sintesi definiti­
va nelle luci atipiche del mistero e seguendo le direttive uffi-
ciali del Magistero.
I temi del ministero e della questione femminile sono pro­
blemi teologici ancora in piena evoluzione.
4. É anche il caso di far notare con grave preoccupazio-
ne che una teologia «teologica» sperimenta concretamente il
bisogno di superare la crisi antimetafisica della cultura at-
tuale. Tale crisi implica, in definitiva, una malattia dell’in-
telligenza, poiché la considera incapace di recepire i valori
assoluti sia a livello ontologico che etico. Di li deriva un sot-
tofondo di agnosticismo e di relativismo, carenti di oggetti-
vitá critica e di buona ermeneutica; manca, infatti, 1 apertura
deU’intelligenza all’«essere» totale, come fondamento intel-
ligibile della realtá oggettiva delle cose.
18

2.10 Page 20

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In particolare la teología rinnovata esige dai filosofi che
scrutino fino in fondo la dinamicità dell’uomo, la sua dimen-
sione storica, il suo processo evolutivo, la sua peculiare sog-
gettività creatrice, vale a dire non solo l ’«essere», ma anche
l ’«agire», che è in definitiva un modo di essere. Non esiste
l ’azione disgiunta dell’essere délia persona, come se fosse
qualche cosa che viene dopo. L ’aforisma «agere sequitur es­
se» va interpretato con oggettività ontica: l’«agire» non viene
dopo 1’«essere»; lo suppone e gli è inseparabile; lo costitui-
sce e lo rivela; scaturisce da esso e gli dona identité; ne pro­
clama l ’indispensabilità fondamentale e ne esprime la pienezza
dinamica. Non viene «dopo», ma si trova «dentro»! Questa
intuizione filosófica progettata teológicamente sulla missio-
ne délia Chiesa e sulla sua pastorale puô aprire nuovi oriz-
zonti altamente fecondi. Per raggiungere questo scopo la teo­
logía ha bisogno di una metafísica delF «essere» totale eman-
cipata da certe implicazioni antiquate e dai condizionamenti
dell’essenzialismo, di modo che l ’aiuti a porre in risalto la
figura dell’uomo integrale, protagonista délia sua propria
storia.
Una sana dottrina délia vita consacrata dipende, in non
piccola parte, anche da una teología esperta nella metafísica
délia persona: «Il cristiano — infatti— è un uomo spinto dal­
la sua stessa fede ad essere filosofo» (U. von Balthasar).
IV. SFIDE PASTORAL!
Il rinnovamento della vita consacrata ha dovuto confron-
tarsi ampiamente con la sua concreta «missione» nella storia.
Il Concilio ha dato una grande importanza alla «missione» délia
Chiesa nel mondo. La teologia délia missione ha avuto in tal
modo una intensa evoluzione, sia nello studio globale délia
Chiesa stessa, sia in relazione all’identità degli Istituti di vita
consacrata.
La missione, per essere efficace, deve rivestirsi di stori-
19

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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cità; incarnandosi nelle differenti situazioni umane si fa
«pastorale».
La «pastorale» non si identifica con la «missione»; pero
si rapporta intrínsecamente ad essa, poiché è la sua concre-
tezza operativa, orientata e coordinata tramite i «Pastori» (cf
AG 6; AA 2).
Corne derivazione dell’unica missione délia Chiesa vi so­
no, pertanto, diverse «pastorali» secondo i tempi, i luoghi,
le culture, le persone, ecc.
Questo pluralismo pastorale non è provocato, di per sé,
né dalla missione, né dalla teologia, e neppure dall’arbitra-
rietà dei pastori o da qualche mancanza di fedeltà, ma dalla
stessa molteplicità umana nel suo svariato divenire: i segni
dei tempi, le nazionalità, le situazioni storiche, le congiuntu-
re socioculturali economiche e politiche, l ’età, il sesso delle
persone, ecc., a cui inoltre lo Spirito sovviene con sempre
rinnovati carismi. La pastorale non sarebbe concretezza ve-
ritiera délia missione se non considérasse e non si sforzasse
di adattarsi alFevoluzione umana e aile sue esigenze pratiche
di evangelizzazione. Le culture stesse, frutto di secoli di espe-
rienza sociale, sono oggi dinamizzate dall’esplosione di al-
cuni importanti segni dei tempi e dai reciproci interscambi
che continuamente si intensificano a motivo dell’accelerazione
délia storia. Urge evangelizzare non solo le culture in gene­
re, ma particolarmente gli eventi che le spingono verso nuo-
ve modalità emergenti. In tal modo la pastorale presenta sfi-
de nuove e urgenti tanto alla teologia come alla vita consacrata.
Per esempio, i processi di socializzazione, di promozio-
ne délia persona, di liberazione, di secolarizzazione, di in-
culturazione, propongono nuovi valori umani, problemi nuovi,
nuove ambiguità e si presentano anche assieme a nuove de-
viazioni che interpellano la pastorale, esigendo un aggiorna-
mento délia prassi con cui si realizza la missione.
Si prospetta cosi un grande lavoro, complesso e creativo,
per l ’evangelizzazione. La vita consacrata, che è una prassi
animata dallo Spirito dei Signore, non puô attendere le con­
clusion! di una scienza, ancorché teologica, per impegnarsi
20

3.2 Page 22

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in questo compito cui partecipa pe vocazione specifica: la vi­
ta precede l ’analisi scientifica, anche se questa le risulta poi
assai utile per le revisioni e le progettazioni ulteriori.
D ’altra parte la teologia, che é scienza di una fede salva-
trice e mediazione carismatica di un Vangelo che deve esse-
re messaggio per l ’oggi, non puó prescindere dalla conside-
razione della presenza di Dio in questi processi e dal rilegge-
re la rivelazione come una risposta alie attuali inquietudini
e ricerche, considerando come funzione anteriore e superio-
re alia propria quella del Magistero e della moderazione viva
e autentica delle persone e degli organismi responsabili degli
istituti. Di qui l ’esigenza che la teologia si apra intelligente-
mente alia vita reale entrando in dialogo con le scienze uma-
ne (storiche, antropologiche, filosofiche, sociologiche, poli-
tiche, pedagogiche.. e non prescinda dagli orientamenti uf-
ficiali della Chiesa. La pastorale, infatti, ha bisogno del con­
tributo anche di queste scienze e della luce del magistero dei
Pastori. Per soddisfare tale esigenza é necessario che, assie-
me alia riflessione teologica di carattere biblico, storico, dog­
mático e litúrgico (ritenuta prima come l ’unica vera teolo­
gia), si sviluppi anche, con un’appropriata metodologia, lo
studio «teologico-pastorale» della prassi ecclesiale nel giusto
senso del suo inserimento nella vita. Non pochi problemi con-
creti esigono, tra l ’altro, un serio studio della situazione og-
gettiva della vita umana nei suoi vari aspetti; hanno bisogno,
inoltre, in sintonia con il Magistero della Chiesa e con la mo­
derazione autentica degli istituti, di una riflessione pedagó­
gica e metodológica di strategia d ’azione, di studio e di pro-
grammazione di tempi, di modi, di itinerari, di mezzi, ossia
di una elaborazione di progetti onde passare dalla situazione
analizzata a quella cui si tende.
Una riflessione di questo genere si sta portando avanti oggi
in vari centri, in dialogo con le scienze umane e il Magiste­
ro, da parte di una nuova «teologia pastorale» che si sforza
di essere scientiflcamente oggettiva e formalmente «teologica».
Una teologia viva e fedelmente «teologica», come ricor-
davo all’inizio, é un imperativo del momento presente. Non
21

3.3 Page 23

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si tratta di cambio d’interpretazione della rivelazione, ma di
orientare la sua luce sull’attualitá concreta. Una simile teolo­
gía pastorale non agisce spinta da mode occasionali, fácilmente
strumentalizzate da ideologie senza metafísica, ma mossa dal-
l ’intelligenza di una fede che sa anche riflettere filosófica­
mente nella concretezza delle situazioni.
Se essa é una «teología particolare», non pretende eriger-
si a «teología universale»; si inserisce nella vasta area teoló­
gica come una parte vítale e importante, ma non come un tutto
o come l ’unico criterio valido del tutto. La «pastorale» non
cerca di cambiare la formalitá della teología; soprattutto, non
deve cambiarla quando volge la sua attenzione e riflessione
su qualcosa di concreto urgentemente vítale. Se l ’urgenza di
riflessione é precisamente teologica, ossia polarizzata dalla
rivelazione e dalla luce del mistero di Cristo sotto la guida
del Magistero, sarebbe un grave errore il privarla di questa
sua connaturale polarizzazione, sostituendola con un’ottica
orizzontalistica che pretendesse manipolare a suo piacimen-
to l ’interpretazione del cristianesimo.
«La prassi e le esperienze, che sorgono sempre da una de-
terminata e limitata situazione storica, — ha ricordato recen-
temente la Sacra Congregazione per la Fede — aiutano il teo-
logo e lo obbligano a rendere accessibile il Vangelo per il
tempo presente. La prassi tuttavia non sostituisce né produce
la veritá, ma resta a servizio della veritá consegnataci dal Si-
gnore. Pertanto il teologo é chiamato a decifrare il linguag-
gio delle diverse situazioni — i segni dei tempi — e ad aprire
questo linguaggio aü’intelletto della fede (cf Ene. Redemp-
tor hominis, n. 19)».5
V. OPZIONI PASTORALI E INDOLE PROPRIA
La «pastorale» comporta necessariamente l ’esigenza di re-
visione degli impegni ecclesiali della vita consacrata; intéressa
s Notificazione sul volume: Chiesa: carisma epotere, 11 marzo 1985.
Tip. Poliglotta Vaticana, p. 5.
22

3.4 Page 24

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esistenzialmente al suo rinnovamento operativo. Lo stile di
vita e il programma di azione dei consacrati si trovano a con­
fronto con le opzioni pastorali della Chiesa lócale. Cosí, per
esempio, furono caratteristicamente orientative la seconda e
la terza Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoameri­
cano a Medellín e a Puebla; in Italia i convegni ecclesiali del-
l ’Eur e di Loreto; altrove, varié iniziative delle Chiese locali.
La vita consacrata si trova cosi coinvolta in un impegno
pastorale definito e di concreta incisivitá. «Alia luce della fe-
de che professiamo come credenti — proclamano, per esem­
pio, i Pastori da Medellín — abbiamo compiuto uno sforzo
per scoprire il disegno di Dio nei “ segni dei nostri tempi
Alia nostra interpretazione, le aspirazioni e i lamenti dell’A-
merica Latina sono segni che rivelano l ’orientamento del di­
segno divino operante nell’amore redentivo di Cristo che ra­
dica queste aspirazioni nella coscienza di una solidarietá
fraterna».6Per questo i Vescovi latino-americani hanno pro-
clamato, a Medellín e a Puebla, l ’importanza ecclesiale della
vita consacrata.
II documento 12 delle Conclusioni di Medellín e il capo
11,2 della parte terza del Documento di Puebla parlano diret-
tamente ai consacrati del continente e danno orientamenti sulla
loro partecipazione attiva agli impegni pastorali delle Chiese
locali. Purtroppo altrove, in Convegni ecclesiali importanti,
non si é dato uno spazio adeguato alia vita consacrata. (Me-
rita un elogio l ’assemblea plenaria dell’Episcopato francese
— Lourdes 1985 — che ha trattato ampiamente il tema).
É evidente, per esempio, che le quattro opzioni pastorali
di Puebla riguardano direttamente anche i consacrati nell’A-
merica Latina. Ció ha suscitato revisioni, progetti, program-
mazioni, iniziative. Di qui il bisogno di una riflessione teoló­
gica che esamini la nuova problemática e che orienti l ’indi-
spensabile inserimento pastorale dei consacrati in consonan-
za con l ’autenticitá del loro carisma. La vita consacrata gene­
6 Medellín. Testi integrali delle conclusioni, Quaderni ASAL 11-12,
Roma 1974, p. 43.
23

3.5 Page 25

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rosamente inserita nella pastorale ha il dovere di prolungarsi
e crescere, precisamente in quanto al fatto stesso della sua
originalité carismatica, ossia, in quanto consacrata e porta-
trice di una specifica iniziativa divina. Essa, infatti, deriva
non da una ispirazione sociale o da un altruismo generico,
ma da un dono peculiare e concreto dello Spirito Santo, che
la sprona a seguire la persona di Cristo e a rendere testimo-
nianza del suo mistero. E portatrice dell’amore di Dio, ne
afferma la presenza e diffonde l ’esperienza di comunione con
lui, come sorgente di uno stile di vita e di azione. Un inseri-
mento pastorale che minimizzi nei consacrati la loro specifi­
ca qualité «carismatica», o prescinda da essa in definitiva ri-
sulta nocivo per la pastorale stessa perché la fa deviare dai
doni con i quali ha voluto vitalizzarla lo Spirito del Signore.
Si nota, quindi, chiaramente che è necessaria, tra l ’altro,
l’illuminazione della teologia per analizzare il modo, l ’inten­
sité, le priorité e la metodología con cui gli istituti di vita con­
sacrata accolgono e realizzano le opzioni pastorali della Chiesa
locale.
In particolare, è pure compito della teologia l ’aiutare a
riflettere su alcune tensioni che sorgono, per i consacrati, dalle
esigenze del loro inserimento pastorale. La tensione non è
conflitto, ma puo arrivare ad esserlo, se non la si percepisce
e se non la si vede come un invito ad avvalorare e arricchire
simultáneamente i due poli in questione; ambedue sono una
sorgente inseparabile di vitalité. Invece, la polarizzazione por­
ta fatalmente a un conflitto che snatura l’autenticité dell’in-
dole propria, giacché impoverisce o sopprime — invece di
arricchirlo — uno dei due poli. Vale la pena segnalare qui
alcune tensioni che sorgono provvidenzialmente quando i con­
sacrati si sforzano di concretizzare la loro missione nella pa­
storale locale e dinamica.
1. La tensione tra «dimensione contemplativa» e «attivitá
apostólica»
Questo è, come abbiamo gié detto, un tema fondamentale
e fino ad oggi non suficientemente chiarito, in particolare
per ció che riguarda i consacrati di vita attiva.
24

3.6 Page 26

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2. La tensione tra «indole propria» e «missione ecclesiale»
La pastorale della Chiesa locale deve estendersi a tutti gli
ambiti della sua missione evangelizzatrice; i consacrati vi par-
tecipano con un peculiare Stile di santificazione e di aposto-
lato. Non é difficile armonizzare i due poli, ma oggi si corre
il pericolo, in realtä, di un «genericismo» pastorale che non
tiene conto dell’apporto specifico di ciascun carisma. Una buo-
na teologia dovrebbe ¡Iluminare i Pastori, a qualsiasi livello,
perché conoscano, stimino e promuovano i doni che lo Spiri-
to rende presentí per mezzo dei vari istituti (cf MR 9,b,c).
3. La tensione tra «unitä» e «pluralismo»
É importante l ’unitä e la comunione mondiale all’interno
di ciascun istituto di vita consacrata: sono la base della sua
identitä carismatica. Evidentemente l ’unitä, che non é uni-
formitä, deve manifestarsi in espressioni differenziate e mol-
teplici in sintonía con le culture, le situazioni storiche e pa-
storali. É quello che si sta facendo dal Concilio in poi. II pro­
blema sta nell’evitare polarizzazioni regionalistiche o nazio-
nalistiche che sopravvalutino determinati aspetti antropolo-
gici a scapito della comunione, della compartecipazione e del-
1’identitä carismatica del proprio istituto.
4. La tensione tra «novitá di presenza» e «validitá delle
opere esistenti»
Dopo il Vaticano II le opzioni pastorali invitano i consa­
crati a una vera novitá di presenza. É necessario riconsidera-
re e programmare nuovamente i propri impegni apostolici.
Ció non vuol dire, tuttavia, l ’abbandono di tutte le loro ope­
re precedenti, bensi una riconsiderazione dell’ubicazione e
della modalita di funzionamento delle medesime. Sono ne-
cessarie «presenze nuove» sia nei luoghi piü poveri e biso-
gnosi, sia in tante altre opere gia esistenti, ma che si devono
rinnovare nella loro qualita pastorale. E un lavoro che richiede
intraprendente coraggio, criteri pastorali e discemimento spi­
rituale.
25

3.7 Page 27

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5. La tensione tra «progetto comunitario» e «inserimento
personale»
Moite nuove presenze pastorali, frutto di una opzione pre-
ferenziale dei consacrati a bene dei poveri, sono nate dovun-
que. È segno positivo che dà testimonianza della loro spéci­
ficité carismatica. Evidentemente, nelle nuove presenze (an­
che se già esistenti) ciascun consacrato deve in certo modo
convertira per sentirsi inserito personalmente in una rinno-
vata pastorale di ricerca e di attualità. Il problema sta, per
i «religiosi», nel farlo con uno stile di vita e un progetto di
azione «comunitari», secondo lo spirito della propria congre-
gazione e non soltanto individualmente e magari anche arbi­
trariamente.
6. La tensione tra «qualificazione pastorale» e «promozio-
ne umana»
L’evangelizzazione va intimamente e inseparabilmente vin-
colata a tutto ció che è umano; pero ha una sua propria natu­
ra, che le conferisce originalité qualitativa. Bisogna evange-
lizzare promovendo l’uomo e promuoverlo evangelizzando.
II problema consiste nel non ridursi soltanto a «catechisti»,
e neppure soltanto a «promotori». E molto facile esorbitare
sia nell’uno sia nell’altro senso.
La teología puô, a questo proposito, svolgere un lavoro
sommamente importante e benefico. È sua competenza dimo­
strare l ’originalité caratteristica del contenuto pastorale e la
sua funzione di guida (di giudizio e di azione) di ogni attivitá
concreta dei consacrati. In questo campo le deviazioni pro-
vengono da scelte piuttosto ideologiche o visceralmente con-
testatrici che necessitano una revisione critica.
7. La tensione tra «coscienza di consacrazione» e «respon­
sabilité socio-politica»
Questo argomento è stato trattato parecchie volte dal Ma-
gistero della Chiesa. Merita ricordare qui il documento della
26

3.8 Page 28

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Congregazione dei Religiosi e degli Istituti Secolari sul tema
Religiosi e promozione umana, dove viene studiato come quar­
to problema «l’impegno nella prassi politica»: «Costruire il
Regno di Dio nelle strutture stesse del mondo, in quanto ani-
mazione evangelica della storia dell’uomo — dice il testo —
é certamente un tema di vivo interesse per tutta la comunitá
cristiana, e quindi anche per i religiosi. Ma non nel senso di
lasciarsi essi stessi coinvolgere direttamente nella “ prassi
politica” ».
La coscienza chiara dell’indole propria, mentre risveglia
e irrobustisce il senso di responsabilitá sociale e anche politi­
ca (non di partito) in ordine al bene comune, aiuta nel mede-
simo tempo a discernere opportunamente e criticamente ció
che é interesse di parte o una moda ideológica. Evidentemente,
per garantiré una genuina coscienza di consacrazione, rinno-
vata conciliarmente, sono indispensabili i contributi della
teologia.
VI. CARISMA E CARISMI
Nei documenti del Vaticano II sulla vita consacrata si pos-
sono distinguere due serie di affermazioni: alcune mettono
in evidenza la natura di tale vita in generale come un «dono
divino»; altre mettono l’accento sull’azione specifica dello Spi-
rito Santo nei Fondatori e Fondatrici che hanno dato inizio
alia molteplicitá degli istituti.
II Concilio non usa mai esplicitamente, al riguardo, il ter­
mine «carisma», pero lo favorisce e lo insinúa. Verrá in uso
immediatamente dopo il Concilio per indicare sia la vita con­
sacrata in genere, sia l’indole propria di ciascun istituto in
particolare. L’esortazione apostólica Evangelica testificado
adotta ufficialmente per la prima volta le espressioni «cari­
sma del Fondatore», «carisma della vita religiosa» (ET 11).
II termine é stato accolto poi e approfondito accuratamente
dal documento Mutuae relationes (MR 11).
27

3.9 Page 29

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II duplice livello cui fa riferimento l ’uso del termine «ca-
risma» é stato oggetto di studi speciali (in particolare nell’USG
- Unione dei Superiori Generali), portando al superamento
di una certa «uniformitá» di considerazione della vita consa-
crata, non applicabile alia oggettiva e multiforme diversitá
degli istituti. II cammino percorso per arrivare a ben definire
il «carisma del Fondatore» e «il carisma della vita religiosa»
non é stato facile. Lo prova anche la faticosa storia di alcuni
capitoli generali di questi ultimi anni.
Per ció che riguarda i teologi: coloro che hanno trattato
il «carisma della vita religiosa» in genere (e sono la maggior
parte) si sono limitati ad affermare che gli aspetti carismatici
comuni si configurano in forme concrete diverse e con una
diversa armonizzazione dei loro elementi costitutivi; coloro,
invece, che hanno insistito anzitutto sulla considerazione del
carisma del Fondatore hanno fatto risaltare che la vita consa-
crata non si vive in astratto, ma con stili determinati storica-
mente, facendo rilevare l’originalita di ciascuno di essi. No-
nostante l ’abbondanza della letteratura teologica al riguardo,
non sembrano ancora del tutto soddisfacenti 1’armonizzazio­
ne e lo sviluppo di una adeguata teologia dello Spirito Santo
nella considerazione pratica dei suoi carismi.
Per quanto mi sembra, questo sviluppo e questa armoniz­
zazione hanno bisogno di uno studio piü attento della «stori-
citá» delle diverse forme di vita consacrata e della analogia
delle loro reciproche relazioni.
Infatti, la vita consacrata non é un ideale astratto, scindi-
bile dalla sua prassi storica. Abbiamo visto che la storia del­
la Chiesa presenta una considerevole molteplicitá di forme
di vita consacrata, differenti non soltanto per il loro stile ester-
no o per le finalita apostoliche, ma anche per i loro elementi
costitutivi: per lo spirito, per la metodologia di santificazio-
ne, per le relazioni con il mondo, per la stessa esperienza di
Dio. Ciascuna di queste forme (che puó comprendere — co­
me vedremo — diversi istituti omogenei) vuole realizzare un
progetto completo, pur sapendo che non é l ’unico, della se-
quela di Cristo. In questo dimostrano tutte una comune unita
28

3.10 Page 30

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radicale; pero ciascuna prende la spinta da una sua peculiare
lettura del mistero di Cristo, che si fa sintesi organizzatrice
di un «tipo» speciale di sequela per proclamare nella storia,
secondo le sue evoluzioni e trasformazioni, la profezia della
redenzione.
Tale interessante diversitä di forme di vita consacrata ha
fatto maturare una convinzione che deve ergersi a dato di ba­
se: le espressioni «vita consacrata» e «vita religiosa» indica-
no un’esperienza evangélica che non é «univoca», ma «ana-
loga», con una ricchissima varieta di forme.
Questo comporta, tra l ’altro, il bisogno e un’attenta cura
di rivedere determínate impostazioni teologiche che partono
da una teoría generale sulla vita consacrata o religiosa, ap-
plicandola quindi con sorprendente generalizzazione a qual-
siasi tipo di istituto. Cosí si sono nótate in alcuni autori certe
semplificazioni e applicazioni forzate che non corrispondo-
no alia realta carismatica presente nella Chiesa. La stessa clas-
siñcazione tipológica del nuovo Diritto Canonico ha avuto
un itinerario assai difficile e ha suscitato non poche resisten-
ze. Si ha l ’impressione, a volte, che certi autori (anche reli-
giosi) parlando del carisma della vita consacrata o religiosa
in generale, di fatto prendano le mosse da un’ottica settoriale
di un determinato carisma (verso il quale forse hanno una mag-
giore sintonia di conoscenza e di esperienza) e da una simile
angolatura ristretta giudicano il tutto.
Una teología della vita consacrata, convinta della storici-
tá inerente ai molteplici doni dello Spirito, deve poggiare og-
gettivamente sulla base di una precisa analisi e di una inter-
pretazione storica e spirituale delle differenti forme concrete
della vita consacrata stessa.
La diversitä di forme puo anche spiegare perché siano
nate, lungo i secoli, diverse teologie della vita consacrata o
religiosa.
In questo campo, prassi e teoría, esperienza e analisi, in-
dagine settoriale e sistematizzazione si condizionano e si com-
penetrano reciprocamente.
29

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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VII. VERSO UNA TEOLOGIA
DELLA VITA CONSACRATA
Durante il periodo che va dalla chiusura del Vaticano II
agli anni ’80, la teologia — come abbiamo visto — ha studia-
to con discreto impegno la vita consacrata e i suoi diversi
problemi.
1. Nell ’immediato postconcilio i teologi si erano limitati
a commentare e ad approfondire i testi conciliari: in modo
particolare Lumen gentium e Perfectae caritatis, considerad
nel quadro generale dell’ecclesiologia rinnovata. Si é consta-
tato súbito che i testi conciliari non avevano la pretesa di of-
frire una dottrina teologica esauriente sull’argomento. Sap-
piamo, infatti, che lo scopo del Concilio era la promozione
del rinnovamento, e non la presentazione di una dottrina or­
gánica esauriente.
2. Per cui, intomo agli anni ’70, vari teologi entrano in
una nuova linea di ricerca, basata criticamente sulla rivela-
zione e sull’esperienza cristiana. Piü esattamente, affrontano
il problema dei fondamenti biblici della vita consacrata, il pro­
blema della sua identitá specifica di fronte alie altre forme
di vita cristiana, e fanno anche un tentativo di interpretare
il suo avvenire storico-fenomenologico.
3. Tra gli anni ’70 e ’80 si tentano anche studi critici sul-
le linee di rinnovamento suscitate dai capitoli generali (so-
prattutto quelli «speciali») e compaiono saggi su diversi pro­
blemi di attualita: la dimensione contemplativa e il «Deo sum-
me dilecto totaliter mancipatur», la missione evangélica, l ’op-
zione dei poveri, l ’inserimento nel mondo del lavoro, il con­
fronto con i movimenti carismatici, i rapporti con la Chiesa
lócale, il complesso problema dell’acculturazione e dell’in-
culturazione, ecc.
4. Hanno raggiunto una particolare consistenza (soprat-
tutto all ’interno dei singoli istituti) gli studi circa «il carisma»
del Fondatore e del suo Istituto per mezzo di un approfondi-
mento progressivo: prima, l ’analisi degli «elementi costitu-
30

4.2 Page 32

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tivi» della sua esperienza nello Spirito; quindi, la «storicitá»
di questa esperienza, distinguendo ció che é permanente da
ció che é passeggero; e infine, la dichiarazione teologica sul
significato di «fondatore» da un punto di vista storico-
teologico, determinando i criteri di discemimento per una sua
permanente vitalitá.
5. La letteratura teologica nata in questi anni di rinnova-
mento é materialmente abbondante. Juan Manuel Lozano nel
suo volume «La sequela di Cristo», che vorrebbe essere di
teologia storico-sistematica della vita religiosa (apparso si­
multáneamente in inglese e in italiano),7presenta ben 27 pa­
gine di bibliografía al riguardo. Se si confronta la feconditá
di questo periodo con i decenni immediatamente anteriori al
Concilio risulta evidente un aumento notevole in quantitá e
in qualitá della riflessione teologica sulla vita consacrata. Si
cammina in avanti, ma non si é ancora arrivati. Non credo
che si possa parlare oggi di una sviluppata e sistemática «teo­
logia della vita consacrata». Si tratta piuttosto di monogra-
fie, di alcune tracce globali circa determinad aspetti, di arti-
coli specifici, di ricerche ognor piü arricchenti. Un semplice
sguardo alia bibliografía citata lo conferma chiaramente. Quel-
le 27 pagine aumenterebbero enormemente se vi si aggiun-
gessero gli studi storici, dottrinali e spirituali apparsi in cia-
scun istituto sulla sua esperienza dello Spirito. I loro autori
non sempre sono conosciuti come teologi di fama, pero i lo­
ro scritti offrono non di rado contributi teologici assai apprez-
zabili.
Davanti a questa esuberanza di esplorazione teologica di-
rei che con tutta probabilitá si sta andando verso una nuova
e robusta teologia della vita consacrata. Non pensó certamente
a una specie di trattato, ma a una visione pneumatologica del
Popolo di Dio piü oggettiva e globale, nella quale l ’analisi
dei carismi di vita consacrata e lo studio delle loro conver-
genze di fondo vengano descritte con oggettivitá storico-
dottrinale a conferma della concreta feconditá della «vita e
santitá» della Chiesa.
1 J.M . L o z a n o , La sequela di Cristo, Ancora, Milano 1981.
31

4.3 Page 33

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Intanto, tutti coloro che si occupano dello sviluppo della
teología postconciliare, devono necessariamente constatare che
c ’é stato un vero risveglio di interesse, di ricerca e di produ-
zione teologica sulla vita consacrata. Motivo per cui risulte-
rebbe necessariamente incompleta e carente al giorno d ’oggi
una ecclesiologia che non desse uno spazio suficientemente
ampio e aggiomato all’argomento della vita consacrata; e, pri­
ma ancora, risulterebbe anche difettosa e riduttiva una pasto-
rale che prescindesse praticamente dai carismi speciñci di tale
vita o volesse manipolarli.
6. Riflessione differenziata. Pensó sia indispensabile, pe­
ro, aggiungere ancora una osservazione esigente, che é a un
tempo constatazione e sfida nella ricerca e nella riflessione.
Nel presentare gli istituti di vita consacrata, il Vaticano
II li classifica (se cosí si puó dire) in tre grandi gruppi, al
di dentro dei quali si trovano numerosi istituti in qualche modo
omogenei; i tre gruppi si differenziano abbastanza fortemen-
te tra loro.
II decreto Perfectae caritatis parla di
— istituti interamente dediti alia contemplazione (n. 7);
— istituti (clericali o laicali) dediti alie varié opere di apo-
stolato (n. 8);
— istituti secolari, anche se non sono propriamente «re-
ligiosi» (n. 11).
A sua volta, il decreto sull’attivitá missionaria parla nello
stesso senso di:
— istituti di vita contemplativa;
— istituti di vita attiva;
— istituti secolari (AG 40).
Questo aggruppamento é certamente imperfetto e non ade-
guato alia straordinaria molteplicita dei carismi. Bisogna ri-
conoscere che lo Spirito Santo non si lascia classificare tanto
fácilmente nei nostri schemi mentali.
Pero questa distinzione di gruppi (che ha puré una sua au-
torevolezza) serve almeno per evitare di elaborare una teolo­
gía troppo univoca sulla vita consacrata. I tre gruppi presen-
tano progetti ben differenziati di vita evangélica, anche se
32

4.4 Page 34

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coincidenti in una consacrazione speciale da parte di Dio e
in una oblazione totale di sé a lui per amarlo, testimoniarlo
e servirlo nella Chiesa.
In ognuno dei gruppi é presente, anzi concretamente in-
dispensabile per ciascun istituto, sia una «dimensione contem­
plativa», sia una «dimensione apostólica», sia una «dimensio­
ne secolare». Queste dimensioni sono vissute e realizzate nella
prassi in tutti i gruppi, ma con una tipologia fortemente dif-
ferenziata da un gruppo all’altro.
Sarebbe quindi improprio e deviante elaborare una teolo­
gía della vita consacrata, per esempio, solo con taglio «mo­
nástico» o solo con preoccupazione «apostólica» o solo con
prospettiva «secolare».
Certo, la pratica dei consigli evangelici (comune a tutti)
offre ampi orizzonti per una teologia di tutta la vita consa­
crata, curando pero in essa, con molta acutezza, di evitare
precomprensioni riduttive che identifichino surrettiziamente
la vita consacrata con il progetto-tipo di uno solo dei suddetti
gruppi.
Una buona teologia dovrebbe essere capace di illuminare
anche una spiritualitá; ora, evidentemente, é ben differente
una spiritualitá religioso-monastica da una religioso-aposto-
lica; come puré é assai diversa una spiritualitá «religiosa» da
una di consacrazione «secolare».
Anche per la elaborazione di un abbozzo di storia della
vita consacrata lungo i secoli occorre evitare un sottile atteg-
giamento di precomprensione riduttiva (partendo semplice-
mente dal secolo IV con una determinata forma di vita reli­
giosa), per poi lasciarsi portare da una spiegazione «evoluti­
va» da quel secolo verso i secoli XI, XIII, XVI, XIX, XX
(quasi che lo Spirito Santo non fosse piü creativo e veramen­
te origínale in ogni suo nuovo carisma donato alia Chiesa).
II ricercatore non puó trascurare la luce teologale ineren-
te alia fonte prima di questa consacrazione speciale, che é Ge-
sü Cristo stesso. La sostanza del progetto di vita dei consa-
crati é la sua sequela radicale. E tale sequela radicale é inco-
minciata proprio intorno a lui dalla prima ora e con differen-
ti modi. Cosí un istituto di vita apostólica, per esempio, si
33

4.5 Page 35

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sente piü in sintonía con gli apostoli del primo secolo che con
gli eremiti del deserto del quarto secolo.
In un ponderoso volume su «Gli stati di vita del cristiano»
H. Urs von Balthasar esamina con acutezza teologica il fon-
damento e le origini dello «stato dei consigli».8É nel mistero
origínale di Cristo e nella testimonianza viva dei primi disce-
poli, docili a una chiamata speciale, che bisogna cercare le
luci per una ricerca e una adeguata elaborazione di una dot-
trina e di una storia della vita consacrata nella Chiesa.
C ’é ancora tanta strada da percorrere!
CONCLUSIONE
I membri degli istituti di vita consacrata si sono mossi nel
senso indicato dal Concilio, spesso con audacia e determina-
zione. La via intrapresa é positiva. É cresciuta la coscienza
degli elementi fondamentali della radicalitá nella sequela del
Cristo; un senso piü concreto di Chiesa, una visione piü pneu-
matologica del Fondatore. Sono apparse anche alcune diffi-
coltá inedite e pericoli nuovi. II che ha fatto risaltare il biso-
gno di una teología rinnovata del carattere ecclesiale della vita
consacrata in armonía con l’indole propria di ciascun carisma.
É auspicabile che si vada sviluppando sempre piü una teo­
logía veramente «teologica» in dialogo con le scienze umane,
con una capacita ermeneutica della storicitá e della prassi pa-
storale della Chiesa, e aperta anche a una rinnovata e sana
riflessione filosófica.
Vita consacrata e teología si richiamano a vicenda per una
degna preparazione all’avvento del terzo millennio del cri-
stianesimo.
Insieme, consacrazione speciale e sua teología, possono
contribuiré a far crescere un fecondo rinnovamento nel Po-
polo di Dio.
Dal Concilio fino ad oggi non sono pochi — come abbia-
mo visto — gli interventi del Magistero che possono illumi-
nare le ricerche e le elaborazioni.
8
H. U rs v o n B a l t h a s a r , Gli stati di vita del cristiano, Jaca Book,
Milano 1985.
34

4.6 Page 36

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II Santo Padre Giovanni Paolo II nella lettera (anterior­
mente citata) ai Vescovi degli Stati Uniti d ’America offriva
«come aiuto» alia loro responsabilita di guide e pastori un do­
cumento (approvato da lui stesso) che raccoglieva in sintesi
«i punti importanti deH’insegnamento della Chiesa riguardo
alia vita “ religiosa” , preparato dalla Sacra Congregazione
per i Religiosi e gli Istituti Secolari».9
Ebbene, in tale documento c’é un aspetto suggestivo che
mi piace citare come conclusione.
Sappiamo che Maria é l’icona escatologica della Chiesa
e che la riflessione teologica su di essa arricchisce profonda-
mente l ’ecclesiologia. Anche la dottrina della vita consacrata
ne riceve copiosa luce. Dice il documento:
«É soprattutto in Maria, Madre di Dio e Madre della Chie­
sa, che la vita religiosa comprende piü profondamente se stessa
e trova il segno di sicura speranza (LG 68). Ella, concepita
immacolata perché scelta tra il popolo di Dio a portare Dio
stesso nel modo piü intimo e a darlo al mondo, fu totalmente
consacrata dallo Spirito Santo che l ’awolse con la sua ombra.
Maria fu l ’arca della nuova alleanza, l ’ancella del Signo-
re nella povertá degli “anawim la Madre del bell’amore
da Betlemme al Calvario e anche piü in la; la Vergine obbe-
diente il cui “ si” a Dio ha cambiato la nostra storia; la don-
na contemplativa che custodi “ tutto nel suo cuore” ; la mis-
sionaria che si affrettó a Hebron; la sola persona attenta alie
necessita di Cana; la ferma testimone ai piedi della croce; cen­
tro di unitá che sostenne la giovane Chiesa raccolta nell atie­
sa dello Spirito Santo: Maria ha riflesso nella sua vita tutti
questi valori a cui tende la consacrazione religiosa. Ella é Ma­
dre dei “ religiosi” in quanto é Madre di Colui che fu consa-
crato e mandato dal Padre. Nel suo ‘[fíat ’’e nel suo ‘‘magní­
ficat ’’ la vita religiosa trova la totalitá del suo abbandonarsi
a Dio, il palpito della sua gioia nell’azione consacrante di
Dio».10
9 Cf Lettera del Santo Padre ai Vescovi degli USA, 3 aprile 1983.
10 La vita religiosa n ell’insegnamento della Chiesa. I suoi elementi es-
senziali negli Istituti dediti alie Opere di Apostolato. Dal Vaticano, Festa
della Visitazione della Beata Vergine Maria, 31 maggio 1983.
35

4.7 Page 37

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INDICE
Presentazione .......................................................... pag. 3
Introduzione .............................................................
5
I. Ottica conciliare ................................................
6
II. Tipología e teología .........................................
7
1. Carattere ecclesiale, 9 - 2 . Progetto tipologico degli
Istituti, 10 - 3. Consacrazione speciale, 11 - 4. La mis-
sione, 12 - 5. Radicalitá battesimale, 13 - 6. Opzione
comunitaria, 13 - 7. Professione di oblazione totale, 14.
III. Teología e rinnovamento della vita consacrata
15
IV. Sfide pastorali .................................................
19
V. Opzioni pastorali e indole propria ...............
22
1. La tensione tra «dimensione contemplativa» e «atti-
vita apostólica», 24 - 2. La tensione tra «»indole pro­
pria» e «missione ecclesiale», 25 - 3. La tensione tra «uni-
tá» e «pluralismo», 25 - 4. La tensione tra «novitá di
presenza» e «validitá delle opere esistenti», 2 5 - 5 . La
tensione tra «progetto comunitario» e «inserimento per-
sonale», 26 — 6. La tensione tra «qualificazione pasto-
rale» e «promozione umana», 26 - 7. La tensione tra «co-
scienza di consacrazione» e «responsabilitá socio-poli-
tica», 26.
VI. Carisma e carismi ..........................................
27
VII. Verso una teología della vita consacrata ...
30
Conclusione .............................................................
34

4.8 Page 38

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UNIMEKSITH' commun s a l i s i r n r
BIBLIOTECA CENTRALE

4.9 Page 39

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C O LLANA «VITA CONSAC R A T A»
1 U na v ita c h e si rac c o g lie in D io , G. G ozzelino
2 Parrocchie affidate ai religiosi: supplenza o spazio per una spé­
cificité di annuncio?, M. Vacca
3 i rapporti tra i Vescovi e i R eligiosi nella C hiesa, S C. per i Religio­
si e gli istituti S e co la ri - S. C. p e r i V e sco vi
4 II ru o lo e d u c a tiv o d élia c o m u n itá relig io s a , V. Bosco
5 Risvolti educativi délia crisi religiosa-sacerdo tale, V Bosco
6 L e c tio d iv in a e v ita re lig io s a , B. B aroffio
7 II C ap ito lo : m o m e n to di p ro fe zia p e r te n e re il passo di D io, V. Bosco
8 R elig io s i e p ro m o z io n e u m a n a , S. C. p e r i R eligiosi e gli Istituti Secolari
9 V ita relig io sa. La sua d im en sio n e co n te m p la tiv a , S C per i Reli­
giosi e gli Istituti Secolari
10 C om unitá di religiosi alla guida di parrocchie, A. Viganó
11 La d o n n a c o n s a c ra ta v e rs o la s u a id e n titá , M P G iu d ici
12 M aria, icona della C hiesa-m adre, e la religiosa, A. A m brosanio
13 R eligiosi, religiose e pastorale parro cch iale, M Vacca
¥
ISBN 88-01-01714-6
L. 900