Michele Rua. II. Amadei. 1934


Michele Rua. II. Amadei. 1934

1 Pages 1-10

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1.1 Page 1

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1.2 Page 2

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I
ANGELO AMADEI
SACERDOTE SALESIANO
l
i
l
L SERVO D
l
l
l
CHELE RUA
SUCCESSORE DI SAN
GIOVANNI BOSCO
i
VOLUME I1
l
-7- L", ' 'W-'
&-o&d
-.
.,
CIETA EDITRICE INTERNAZIONALE
. . . . RINO :MILANO GENOVA PARMA ROMA CATANIA

1.3 Page 3

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Al Mev.mo Signor Don Pietro Ricaldone
Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana
Prqoi~etàk e r v a t a
aIIB Soct'edd Edab& Internazionale di TW&O
Rev.mo Padre,
Ecco finalmente il secondo... e il terzo volume della
del Servo di Dio Don Michele Rua, che l'umile sotto-
o è lieto di offrire a Lei con la stessa devozione con
la quale li avrebbe presentati al compianto Don Rinaldi,
e aveva tanto a cuore questo lavoro e si spense, come
la pure i1 vide, col capo chino sulle pagine del primo
Mi ero lusingato di finir il lavoro nel dicembre del 1932
per umiliarne la prima copia al suo amato Predecessore
il giorno della sua Messa d'Oro; ma piacque al Signore di
chiamarlo anticipatamente al premio eterno, e la voluminosa
documentazione raccolta e lo studio, di trarne quei parti-
colari che servissero a delineare nell'incanto della sua realtà
l'eroica figura del I O Successore di Don Bosco, non permi-
ero a me... ciò che forse più d'ogni altro bramavo! Aveva
erminato la quinta parte (le prime ~ o eopiù pagine del pre-
ume) dove cercai di ritrarre la figura morale del
ran Servo di Dio, e mi venne il pensiero di farne un volu-
e separato, anche per accontentare tanti cari confratelli;
- Torino 1934 Tipografia della Società Editrice ~ ~ t ~ ~ ~ ~ a ~siccomi e n~el fra~ttem~po avl rei ~dovuto sostare alquanto,
(M. E. 76x8)
azientemente continuai il lavoro sino alla fine.

1.4 Page 4

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Dedica
Come vede, questo non è di piccola mole e non comune
fu la fatica che costò, poichè, mi permetta dirlo aper-
tamente, il veder la brama con cui era atteso, anzichè es-
sermi di sprone e d'incoraggian~ento,per un po' mi fu in-
vece di sconforto, fincbè piacque al Signore donarmi tanta
forza e tanta gioia spirituale, quale mai aveva provato in
vita mia, ed ebbi non solo il sollievo necessario ma anche,
e spesso in forma tangibile, un aiuto speciale.
Sia Egli quindi benedetto! e a Lui, con la dichiarazione
della più profonda riconoscenza per il vantaggio che. n'ho
ricavato., elevo la preghiera che queste pagine abbiano a
produrre un bene ancor maggiore in coloro che devo-
tamente le leggeranno. In esse, come dissi da principio,
non mi son preoccupato affatto nè della vaghezza dello stile,
di un'incantevole esposizione e connessione dei fatti, ma
cercai unicamente di far risplendere nella loro realtà, con-
tinuità ed ascensione meravigliosa, le virtù del Servo di Dio.
Preghi Ella pure, amato Padre, perchè questo lavoro
torni particolarmente vantaggioso ai Salesiani, alle Figlie
di Maria Ausiliatrice, ai Cooperatori ed ai nostri ex-allievi,
che in Don Rua vedranno sempre l'al& ego e l'imitatore
incomparabile del nostro Santo Fondatore.
A m& doni 'una speciale benedizione, e mi abbia,
Di Lei, rev.mo ed amatissimo Padre,
umilissimo servo e figlio in Cristo
Sac. ANGELO AMADEI
Torino, Natale 1933,
Anno Santo della nostra Redenzione
AL
LETTORE
ervo di Dio; ed alcuni forse, nel leggere queste pa-
quali sono esposti tanti piccoli particolari che ci
rammenteranno altri
nti, che convervebbe conoscere...
mettere peu iscritto
re utile tramandare
iuti dal Servo di Dio
lia e alE%stero, ci siamo fatti un dovere di accennaie
tappe di cui non avevamo alcun partico-
, nella cmtezza che potrà sus~~~tianretaluno il desiderio di
r alla ricerca di notizie che si potrebbero assumere da testi-
.%alio periodici Zocali,p e tramandare pur
este alla storia. I l sapere che il Servo di Dio ha visitato
torneà gradito anche a quelli che ver-
ancora se si pot7anno raccogliere dati
Noi qziiudi preghiamo i carissimi nostri Confratelli, le Fi-
e i Cooperatori, ad indagare e

1.5 Page 5

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AL lettore
111)La Quinta Parte, contenuta in questo volume e inti-
tolata << Sull'orme di Don Bosco n, tornerà forse la p& in-
sette capitoli delineano la jgura del Servo di Dio
nell'ade~apime~tdoel più esemplare dei suoi doveri di religioso,
di
e di superiore, e potevan bastare per una bio-
graja di piccola mole.
Ma egli si segnalò in faodo non comune anche sotto altri
rnpetti, come di buon padre che amava tutt< nel modo pih
afjettuoo e delicato, e del più devoto e perfetto imitatore di
Don Bosco di cui zelò ussidnumente gli ideali, nell'intensa m-
siduità di lavoro insuperabile,con esemplarità singolare anche
nelle minime cose.
Quindi abbiamo ritenuto necessario, prima di passare a
dire della sua umiltà e semplicità quasi infa?ztifee della vene-
razione che godeva univmsahzente e dei doni speciali di cui il
Signore lo volle arricchito, d'iZlustrare anche questi lati speci-
jci della sua figura. Evidentemente per noi fu un lavoro fati-
coso, e il lettore troverà qua e là degli spunti dei quali già
si fece parola, ma a noi parve doveroso parlarne ancora p@
illusti-arli in, modo conveniente. Ad esempio ss'incontreranno
vari accenni all'apostolato compiuto dal Servo di Dio con la
corrispondenza, alla carità con la quale consacrava ogni mat-
tina a dar udienza ad ogni sorta di persone, tra le quali gode-
nano naturalmente le preferenze i suoi $gli e le sue figlie s ~ + i -
tuali, alla precisione meravigliosa con cui compiva e zelava il
compimento d'ogni dovere... ma ritenemmo necessario tor-
nare sull'argomento, per coloriine convenientemente tutti gli
aspetti caratteristZn'.
C m questa dichiarazione non intendiamo scusarci della ma-
niera seguita nel far gli accennati profili, chè altri indubbia-
mente avrebbe eseguiti in forma meno faticosa e più snella, ma
vogliam dire a chi legge che abbia la bontà di segz~ircianche in
quelle pagine, perchè anch'esse dicono cose nuove, che se non
sono un'iflustrazione delle cose dette ne sono una conferma.
V)
per quanto abbickm cwcato d'esser esatti in t f l t ~ ,
... q ~ l t rco v~d qualche cosa da correggere o da ag-
ungere; ebbene abbia la bontà di avvisarcene. ~~i terremo
reziosa ogni comunicazione, la deporremo in archivio, e po-
dio della Vita, che uscirà
,,
Si dichima,
in ossequio ni decreti
bano v111 e della S. Conpegazione ~ ì t i ,
Peste Pagine biograJiche non vogliamo dare altro
oltre P ~ U Oche merita qualunque storica narrazione

1.6 Page 6

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L L ' O R M E D1 D O N B O S C O
;la sua presenza eri «di quelle che annunziano una
fanno amaie ». - Tutti lo dicevano il degno ministro
testano di non aver conosciuto in tutta la vita un
perfetto. - Bisognava vederlo in preghiera, alle proces-
- onz, e quando compiva le pratiche di pietà. Anche in privato era
- re edificante. S i ammirava in lui il gentiluomo e il santo.
lti piangevano di commozione al vederlo per la prima volta.
z non era in grazia di Dio, tremava alla ara presenza. - Per
- - i aveva la parola buona ed edificante, col sowiso alle labbra.
ortiter i n re, suaviter in modo », segui una linea spiiituale net-
- tracciata con forza di volontà imuperabile. BenchB di
piuttosto delicata, fu sempre in un lavoro casi assiduo e as-
nte, che dz$cilmente si possono additare persone, di qualsiasi
dizione sociale, che abbiano lavorato più di lui. - -4ttendere a
arie cose e soddisfare contemporaneamente diverse persone, gli av-
- eniva di frequente. Era ammirato anche per l'ingegno, per am-
iezza e robustezza di mente non comune, e per la memoria prodi-
sa. - Zelare lagloria di Dio sull'orme e con le direttive del Maestro
l'eroico programma della sua vita, e divenne il modello dei Sale-
ani. - Di suo non gli rimase che la forma esteriore; e saR alla
alta perfezione ascoltando l'invito evangelico: Qui vult venire
post me, tollat cmcem suam et sequatur me; compienh quotidia-
- namente ogni cosa in modo non comune. I bimbi stessi provavano
la piìi dolce attrattiva alla sua presenza.
Vita del S e h o di Dia iMic1ieie Rua. vol. 11.

1.7 Page 7

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V - Sull'orme di Don Bosco
I1Servo di io Michele Rua erauna cara figura d'asceta,
soffusa di tanta virtù, che in ogni istante edificava e spro-
nava alla perfezione. Anche chi i'osservava la prima volta
provava un senso d'ammirazione profonda e, talora, palpiti
misteriosi, come quelli che si provano alla presenza dei
Santi.
Aveva un fare e un portamento così buono e cordiale ed
insieme così nobile e dignitoso, che non sapevi se ispirasse
maggior confidenza od imponesse riverenza maggiore. La
>>. sua presenza - avrebbe detto il Manzoni - era ((diquelle
che annunziano una superiorità, e la fanno amare
Pallido in volto e patito, come chi fa continue penitenze,
irradiava dalla fronte, ampia e serena, insieme con l'intima
gioia d'una vita totalmente spesa a gloria di Dio e a salvezza
delle anime, una perenne floridezza verginale.
Dagli occhi dolci e modesti, quasi velati dalle palpebre,
anche quando logori dal lavoro e dalle veglie prolungate
eran così scerpellini, che parevan due fiamme che gli uscis-
ser dall'orbita., e negli ultimi anni coperti di piaghe e piccole
croste, gli brillava un sorriso dolcissimo.
Era, e lo dicevan tutti, il sacerdote esemplare, pio, ca-
ritatevole, il degno ministro del Signore.
e Una delle più grandi fortune che possa avere un uomo
su questa terra - osservava il salesiano Don Francesco
Picco110 - si è quella di poter vedere e stare a contatto con
uomini notevoli per santità. I1 santo è il capolavoro della
grazia di Dio; e, se ricrea la vista d'un capolavoro d'arte,
molto più e molto meglio il capolavoro della grazia riempie
l'animo di letizia spirituale, con questo di più che il contatto
o, meglio ancora, la convivenza con esso, apporta innume-.
revoli benefizi, sia per l'esempio, sia per il vantaggio dei
consigli, sia per l'aiuto delle orazioni. Io [... e quanti altril]
questa fortuna l'ho avuta doppia, perchè educato e gover-
nato da Don Bosco e poi governato per tanti anni da Don
... Rua! t). <( Don Bosco è il sostegno e la base dell'opera
Salesiana, Don Rua n'è l'ornamento e la ricchezza, tutti e
due segnano il culmine di quella gloria che non
mai
venir separata nella nostra Società)).
I - Sempre ediJicante
cità inalterabile, l'amabilità attraente, il buon cuore
emente doveva
un gran Servo di Dio; per conoscerlo, bisognava
pa;eva in 1"i connatur&o. Quante volte, trovandosi
loquio con salesiani o forestieri, ai tocchi dell'Angelus

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4
V - Sull'orme di Don Bosco
o della Benedizione Eucaristica, si toglieva la berretta o il
cappello, e inginocchiandosi per un istante, anche in cor-
tile, si metteva a pregare con tanto raccoglimento che
tornava di edificazione e destava, ogni volta, ammirazione
profonda.
Bisognava vederlo alle processioni solenni, frammischiato
con altri sacerdoti. Aveva un contegno così raccolto, che
non pochi si udivano esclamare: Ecco un santo! C Una volta
- ci diceva un buon salesiano - fui spettatore della pro-
cessione della Consolata in Torino e volli osservare, al
passaggio del Clero, su chi splendesse maggior pietà e rac-
coglimento. Un solo si distingueva tra i numerosissimi ca-
nonici e sacerdoti, come il sole si distingue dalle stelle: ed
era Don Rua. Tale angelica devozione e modestia risplen-
deva nel suo volto, che mi sentii fortemente compunto)).
Noi pure l'osservammo più volte in simili circostanze, e
parve anche a noi il più umile e santo dei sacerdoti.
E come compiva esemplarmente le pratiche di pietà in
comune! La sua puntualità - scriveva Don Giuseppe Ve-
spignani - (( era una di quelle caratteristiche proverbiali,
che in lui restarono personificate [e ciò già nell'anno 18761.
Don Rua era la regola, era l'orario, era la vita comune; e
in questa vita comune cominciava ad essere il prinio nelle
pratiche di pieti. Io stesso, non sapendo, dirò così, dove
pescare Don Rua nella giornata perchè sempre occupato,
solevo mettermi dietro a lni nella meditazione del mattino,
casi ali'uscire di gli avrei potuto facilmente dire una pa-
rola; ed era immancabile i).
Bisognava vederlo durante gli Esercizi Spirituali! 4 Fra
tutti gli uomini che ho conosciuto - ci scriveva da Mo-
naco di Baviera il salesiano Don Giorgio Ring - Don
Rua fu colui che mi fece l'impressione più profonda. E que-
sto è non solo il mio giudizio, ma è anche l'espressione del
pensiero di quasi tutti i niiei compagni di studio. Ogni
anno, quando fui agli Esercizi Spirituali in Valsalice, vicino
alla tomba del nostro venerabile Padre Don Bosco, pjù che
l'eloquenza dei predicatori degli esercizi m'impressiono sem-
pre l'esempio di pietà di Don Rua. Con che raccogliniento
Miserere, andando dal refettorio in cap-
me: - Ecco come pregano i Santi! )>.
premurosa, più desiderosa di farmi tutta a tutti; e la
rettitudine insuperabile mi rendeva così ferma nel bene,

1.9 Page 9

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6
-V Sull'ome di Doir Bosco
che sarei stata disposta a perdere anche la vita, piuttosto
che deviare da quello sguardo fisso in Dioo.
<C Ero ancora fanciulla - scrive una terza -- quando
per la prima volta in Roma, nella casa di via Marghera, vidi
il veneratissimo sig. Don Rua. I1 mio sguardo si posò lun-
gamente su quel volto dimagrito, su quello sguardo soave
e penetrante, e non so esprimere l'impressione che allora
provai; ricordo solo che una commozione vivissima e inso-
lita invase tutta l'anima mia. Sentii profondamente che tutto
il suo cuore era informato ad una santità vera. Fra noi com-
pagne si diceva: - E un santo! è un santo! - Tale era l'im-
pressione che produceva in noi la sua presenza)).
Dawero, la sua vista, ovunque, impressionava santa-
mente. All'Estero, Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice,
al vederlo la primasvolta, piansero di consolazione. Anche
~ersonaggiawersi alla Chiesa e pieni di prevenzioni contro
il Clero, awicinandolo, fissavano a lungo quel viso scarno
e quell'occhio puro e indagatore e, in fine, si chinavano a
baciargli la mano, convinti d'essere innanzi a un degno mi-
nistro di Dio, a un santo.
a Ho avuto l'onore e la consolazione-scriveva il dottor
Quenda da Lanslebourg - di avvicinare più volte Don
Rua, e sempre ne riportai l'impressione che egli era un
uomo fuori della massa comune degli uomini. La sua soa-
vità e la sua pacatezza avevano del soprannaturale; ond'è
che sempre ne ripartivo coll'animo molto più tranquillo e
lieto di quando lo avevo awicinatoe.
- Non avrei mai creduto (ebbe a dichiarare più di un
ecclesiastico) che si possa essere cosi santi e cosi peifetti ca-
valieri; è pioprio vero che chi ama la perfezione, I'ama e la
pratica anche nelle cose più piccole ed ordinarie!
-Ancora (dicono altri) sento sul mio capo la sua mano
benedicente; e quella benedizione mi è di conforto nei momenti
dz3cili della eita!
Ma quelli che non erano in grazia di Dio, temevan di
awicinarlo; e, se vi erano costretti, lo facevan pensosi e
tremanti. Quell'animo, che aveva sempre Dio sul Iabbro e
nel cuore, per chi si trovava in colpa grave era un mo-
I - Smnpre edificante
7
culto ed un secreto spavento; e vari ebbero a confi-
he non osavan presentarsi al Servo di Dio, temendo
gesse loro nell'anima.
di costoro ci narrò come, un giorno, non essendo
'a di Dio e dovendosi presentare a Don Rua che
eva, fu accolto con tale amabilità paterna ed inte-
ento cordiale, che d'un tratto si sentì sollevato; e,
uscito dalla camera del Servo di Dio, andò a con-
ssarsi, con tanto slancio promettendo di non cader più
a colpa a costo di qualunque sacrifizio, come mai aveva
o in passato, convinto che Don Rua gli aveva letto nel
mpre col sorriso sulle labbra, tanto nei giorni sereni,
e nei piùgravi e preoccupanti, era il buon padre e l'amico
i tutti, e -per tutti aveva la parola mite e soave, e la più con-
Quando parlava con persone altolocate e dotte, l'eleva-
a del suo discorso e la profondità delle vedute destavano
iglia negli interlocutori, e c'era proprio da rimanere
ti di fronte a tanta assennatezza ed esperienza di uomini
i cose in un povero prete, che pareva un asceta dei secoli
uando s'intratteneva con gli umili, la sua parola era
ora uno sprone e un'elevazione. Durante le ricreazioni,
conversare con i confratelli e con gli alunni, sollevava
legrava gli animi e li spronava al bene; se udiva qualche
elletta, rideva e rideva d'un riso così buono e così gen-
e che era una delizia a vederlo; e spesso faceziava egli
e con grazia immutata.
Era, sempre, dello stesso. buon umore insuperabile. (1 11
rsì sempre uguale, sia 'nelle cose prospere come nelle
, indica una grande virtù, la virtù dei santi)), dice
Francesco di Sales; e Don Rua commentava: a Questa
massima da ricordare e da praticare sempre! o.
la sua calma inalterabile, o, meglio, la sua amabilità
tante fece ripetere a vari che di pochi Santi, come di
est0 gran Servo di Dio, si può in modo scultorio delineare
tere con le parole: - Fortiter in re, suaviter in modo!

1.10 Page 10

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V - Sull'orae di Don Bosco
Di fronte al dovere era irremovibile, ma, nel praticar.o
e
nel
*
Afarmloep-raticdaicreh,iadria
una bontà che non
il salesiano prof.
si
smentiva.mai.
paolo ~ i
~
-
gueglia - tutte le.volte che potei avvicinarlo, fece sempre
forza l'impressione di un uomo che vivesse scrupolosamentesopra
una linea spirituale tracciata ben chiara con
costante
di volontà e docilità di sentimento, diventata, per lunga con-
suetudine non mai interrotta; natura di un'anima natural-
mente tuffata ed operante nel soprannaturale e pei sopran-
naturale, e ciò senza sforzo, dolcemente, quasi per una far-
tunata necessità J).
q Mi voleva bene - attesta l'Arcivescovo M ~~~~~~l~ ~ .
Bartolomasi, Ordinario Castrense - ed a chi non ne voleva
quell'anima fatta di santi amori, il primo successoderle
Beato Don Bosco? Ed amava dirmi sale~ianodi a$o,zione,.
e del caro titolo eroallora e sono ora contento; mi piace;
solo vorrei averlo meritato. Lo vidi molte
a chieri,
cittadina per molti titoli a lui cara, ove i ricordi di ~
i
~
Bosco, studente e chierico, sono ancor vivi, e le
di
lui, e da lui tanto amate, l'oratorio maschile e femminile,
fioriscono, meglio, fmttificano. Ed era una festa
di
Don Rua in questi Oratori, ed i buoni amici, i sacerdoti
dirigenti, salesiani, mi volevano in quei giorni vicino a lui,
e vicino a lui c'era da godere spiritualmente,
da impa-
rare- Tutto insegnava, tutto che traspariva dal suo porta-
mento corretto, modesto, semplice; da1 suo sorriso costante,
Paterno, livelatore di un'anima ingenua, innocente, tutta
carità; dall'occhio penetrante, ma dolce, quasi scmtatore,
eppure attraente; tutto che usciva dalle sue labbra nei fa-
miliari discorsi, che erano ricordi di Don B ~ rico~no- ~ ~ ,
ai benefattori, gratitudine per gli amici delle opere
Salesiane, progetti di nuove case, nuove opere, nuove mis-
sioni, espansione dello spirito salesiano; oppure usciva dal
suo labbro, o piuttosto dal suo cuore, nei sernioni ai coope-
ratori, ai giovinetti, aile oratoriane; ed erano parole semplici,
tutto
Per Maria Ausiliatrice, per la salute delle anime,
Per il risvegli0 della vita cristiana, secondo gli insegnamenti
e g!i esempi di Don Bosco.
pure gli ardori e le attività
anta fuoco proiettò, a tante
e iniziative escogitò e condusse a pro-
imenti, erano quasi velati da una calma inva-
0 le virtù, quanto le opere, che fe-
e 1%società ~alesiana.Calma che sempre
mi disse quànta padronanza egli avesse
anta fiducia nella Divina Prowidenza)).
i& ed amar di Dio, tanta padronanza di
tutti, in mezzo ad un lavoro vario, con-
- dice Don Paolo Linguegiia - che poche
lui: Dalk m,attina avanti
agricoltore stava curvo sul-
na ben dire che la sua fosse proprio
~
~
~i fucile,~se ha poituto durare più di
SO logorante. Anche Don Bosco fu
ratore, e io non voglio dire che
memorabile in cui Don Rua ritornò da Mirabello
Don Bosco per non distaccarsene
a fatica di Don Bosco Per
per Torino, per l'Italia
gno di ricorrere a simili
in quei primi eroici Pe-
r chi dava l'indirìzzo, Per
oro ce n'era bravamente Per una
ina di persone e molto di pi* ove non avrebbe ba-
egati, per parecchio tempo se la
poi venne il rinforzo prezioso, ma intanto pure si
d'azione. Si trattò Presto
&aia di giovanetti pieni di
ener a freno coll'amore,
2% continua; si trattò Presto e
,

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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IO
V - Sull'orme di D a Bosco
mente come ricolmare nemmeno temporaneamente; si trattò
presto e spesso di fondazioni nuove non preparate secondo
le norme della prudenza umana ma iniziate e proseguite
fiduciosi solo nella Prowidenza Divina che, si direbbe, certe
volte si diverte a far un poco aspettare e sospirare; si trattò
Presto e spesso di una paurosa legione di pensieri, di grat-
tacapi, di cure, di esigenze, affrontata per l'energia potente
di una parola propulsiva e solita a esser obbedita: u ~ a
anima$, cetera tozze ,,. E le anime venivano, ma nel motto
fatidico avveniva una non lieve modificazione: le anime ve-
nivano e se le prendeva tra le braccia Dio, a Don B~~~~
e al SUO fedele aiutante restavano sulle braccia quei cetua
che Protestavano invece di voler cedere liberalmente agli
altri: fatiche, preoccupazioni, scuole, officine, liste da pa-
gare, cervelli storti dà raddrizzare, teste deboli da guidare,
teste piccole da compatire, spedizioni di missionari da appa-
recchiare, pubblicazioni da promuovere, studi da indirizzare
e da intensificare, personale di rinforzo da formare, edifizi
da fabbricare, chiese da aprire a1 culto, anime da aprir
luce; e, come se fosse POCO, una quanti6 di corrispondenza
da sbrigare, una infinità di persone da ricevere e un
numero da visitare, un numero pur ragguardevole e sempre
crescente di uffiziali subalterni da consigliare, da confortare,
da correggere paternamente, un groviglio di responsabilità
da affrontare; e come se ciò non bastasse, il pensiero di
un'autorità di governo non dirò ostile ma diffidente talora,
talora non libera dalle suggestioni di piazza e dalle correnti
anticristiane; e, come se ciò non bastasse, le guerre -anche
di dove non si sarebbe creduto di incontrare - talvolta a
colpi di spillo e coperte, talvolta più gravi e palesi fino a
prorompere in quella clamorosa campagna di perfidie, di
calunnie e di fango, che tutti ricordano ancora [i fatti di
Varazxel. Non era poco dawero fare da secondo di bordo
sopra una simile nave, e non fu poco, aila scomparsa di Don
Bosco, sedersi tranquillo e fidente al timone guidandola tra
tante ondate e tempeste senza mai perder d'occhio la Stella,
verso il porto sicuro.
1) Don Rua successe a Don Bosco nel 1888 e coll'anima
e1 sYoi ricordi e dei suoi consigli si pose ai-
rave e fu sua gloria suprema che i suoi ammini-
n awertissero neppure il cambiamento del pilota,
azione, e Ia Pia Unione dei Cooperatori, conti-
scosse,,senza trabalzi per la sua rotta awiandosi

2.2 Page 12

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12
-V Sull'orme di Don Bosco
appunti, credo, a ogni lettera, senza lasciare di parlare con
,.
noi. Ancora di più. Entrato un sacerdote salesiano, gli disse:
-.
~
Venivo
a
pregarla
di
approva-
questo scritto per il BOE-
lettino. - I1 buon Padre gli disse: - Leggi pure! - e quegli
si mise a leggere dietro alle spalle di Don Rua; il quale,
com'ebbe finito, esclamò: - Va benone! - e vi appose la
firma. Dunque, ascoltare, parlare, far passare la posta, seri-
vere e soddisfare più persone contemporaneamente e ri-
mandarle tutte così soddisfatte, come se si fosse esclusiva-
,). mente intrattenuto con ciascuna in particolare, era cgsa
facile e frequente per Don Rua!
Aveva sortito da natura un ingegno acuto. e versatile,
e un'agilith e robustezza di mente non comune. Se si fosse
dedicato allo studio delle scienze, avrebbe fatto la più brii-.
lante riuscita. Dagli studi che compi regolarmente in pre-
parazione al sacerdozio, usci colto ed erudito. Pareva che di
nessun ramo di scienza fosse ignaro. Ragionava di filosofia,
di teologia, di storia, con sicurezza da maestro. Conosceva
bene il latino e il greco. Parlava il francese, lo spagnuolo,
il portoghese; comprendeva anche l'inglese, il tedesco, il
polacco.
Pari era lo spirito di osservazione e intuizione abituale.
Quando gli si chiedeva un parere o un consiglio, chinava
la testa, rifletteva un momento, e subito approvava o disap-
provava un disegno, un progetto, un programma, esponen-
done ordinatamente, con meraviglia dei competenti, pregi
e difetti.
Nessun problema della vita gli era sconosciuto: su qua-
lunque argomento cadesse il discorso, entrava così al vivo
della questione e con termini così precisi, che molti si do-
mandavano:
- Ma dove ha trovato il tempo per far cotesti studi
Un uomo, che è vissuto tanti anni tra le cifre, ed ora è as-
sillato da mille gravi preoccupazioni?
Alla mente aperta univa una memoria prodigiosa. Ri-
cordava con precisione matematica fatti, detti e circostanze
di vecchia data; passi di autori italiani, latini e greci; g .
capo e il versicolo di molti brani biblici; il nome e il cognome
- Sempre edificante
tutti i Salesiani con i quali si
una volta, e di moltissimi Coo-
he minute di luogo,
ella sua diletta camera, - di-
e - dopo ben 36 anni, cioè dal 1863
torio all'anno 1899, per chiedergli con-
miglia, rimasi stupito quand'egli appena
e e mi fece la seguente domanda: "Aspet-
i l'oratorio per dedicarmi al
rammento benissimo, continuò, che tu nella
1862
cadesti
ammalato
nto
apebruofenbabbriirrtaifoeidseaela, mee.s.i.
che passarono vari anni, ed
di vederti sano e di saperti padre di famiglia,
eratori della Pia Società Sa-
damente commoss~per
le
accoglienza,
come
per-la
prodigiosa memoria )).
Che memoria ha Don
alE'Oratorio dopo 40 anni, e non solo mi fico-
ricordò che fui E'undicesimo da lui accettato a

2.3 Page 13

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V - Sull'me di Don Bosco
t'anni dacchè ci eravamo visti, ci riconoscesse ancora, ag-
giunse: - So essere tu Giuseppe e tu Eugenio!... >).
<< Io ebbi la fortuna - attesta Emilio Ripa di Meana -
di accostare la veneranda persona di Don Rua, ed oltre alla
naturale bontà, affabilità e, direi meglio, santità che n6 tra-
spariva, rimasi colpito dalla memoria prodigiosa.,
,
7) Dovevo intrattenerlo di persona e di fatto, che n me
interessava, e che non aveva se non relazione molto indiretta
con quanto era oggetto quotidiano delle sue cure e della
sua direzione e formava la vita della sua vita; pure con mia
sorpresa osservavo come fosse ai corrente di nninimi parti-
colari e ricordasse fatti, circostanze e persone di parecchi
anni addietro; cosicchè riflettevo quanto bene fosse appog-
giata l'opera di Don Bosco, e come anche in questo si mani-
festasse la Provvidenza Divina.
)) Era pure a me cagione di meraviglia la percezione mi-
rabile della sua mente, così che, discorrendogli, afferrava
subito quanto interessava e il nesso e i rappoiti dei fatti.
Ho ripetuto ad altri le mie osservazioni, e quanti lo
conobbero consentirono con me.
Anche negli ultimi suoi tempi ho avuto la ventura di
avvicinarlo; mi ricevette coricato nel suo lettuccio; il corpo
si vedeva stanco, sfinito; ma aveva intatta la prodigiosa
memoria e la lucidità perfetta 7).
Era un uomo meraviglioso.
scriveva Mons. Costamagna nel
149C00h-i .è
mai
Che
Don Rua? -
fa? come vive?
Quando va egli a dormire? quando si alza? Chi mi sa dire
dove è il letto del nostro Rettor Maggiore? Chi l'ha mai
visto prendersi una mezz'ora di sollievo, per puro sollazzo,
senza lavorare allo stesso tempo, attorno ad uu'anima, o
senza trattare qualche serio affare della nostra cara Congre-
gazione? Non I'abbiam noi veduto più volte in tempo degli
esercizi spirituali di .Valsalice, confessare i suoi Salesiani
indefessamente e con tanto zelo da cader svenuto fra 1
loro braccia? Oh! I'ammirabile! Io lo conobbi fin da quando
egli era ancora chierico, e vi so dire che non l'ho mai potuto
sorprendere un sol momento in ozio; io l'ho sempre visto
tal qual egli è adesso, tutto spirito, tutto anima, .tutto zelo;
Sempre edijcante
I5
..
rte materiale è secondaria affatto; egli L'per C O S ~
ima che trascina il corpo maghero, maghero... è
1 un santo! Lasciatemelo ripetere: - Oh l'ammira-
i Fondatori d'istituti religiosi furono non solo ve-
a così intensamente amati dai primi discepoli come
o; ed anche in cotesta gara d'amore per il Maestro
o Don Rua. Egli - insiste il Card. Cagliero - fu
primm inter pares, cioè il più esatto nell'adempi-
suoi doveri, il più raccolto nella preghiera, il più
delle nostre Costituzioni, il più zelante tra i sa-
'1 più attivo ed indefesso lavoratore per la gloria
Nel Servo di Dio non è mai esistito l'io, nè il mio,
SOLO DIO SULL'ORME DI DON BOSCO; ed anche
t0 egli primeggia in modo assoluto tra i Salesiani.
an Paolo diceva ai primi cristiani: ((Irnitatores m a
cut et ego Christi)),anche Don Rua, con 10 splen-
'esempio, ripeterà sempre ai Salesiani:
te come ho fatto io: imitate Don Bosco!
a comunanza de' sentimenti con Don Bosco, per
izio arduo della carità svolgentesi nelle ampie volute
1, per il suo spirito di preghiera e di obbedienza al
della Chiesa secondo il testamento di Don Bosco, per
iema nei grandi cimenti che la nequizia dei
gli uomini gli prepararono, per quella serenità
erturbata che mantenne nella Pia Società, fu i1
Successore di Don Bosco e il gagliardo continuatore
ra da lui iniziata, che non solo conservò nella sua
sta freschezza, ma ampliò e perfezionò in modo
nizzatore ardito e lavoratore paziente, poneva tutto
grandi imprese come nelle occupazioni minute,
gli appariva di trascurabile di quanto riguardava
inistratore scrupoloso e saggio dei tesori che la
enza gli poneva tra mano, sapeva, rispettando la
ere conjiden~&=i,direttori delle Case Salesiane del Vicaiato sul Pa-

2.4 Page 14

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V - Sull'orme di Don Bosco
volontà dei donatori, .trasfonderli %?a migliore utilità morale
delle varie istituzioni, valendosi di nuove energie, di preziose
esperienze e di vantaggiosi ritrovati, che uomini e cose gli
offrivano 'abbondantemente.
Era uomo di azione e di fede! La sua vita spesa a bene
dell'umanità in un'immolazione continua e totale di sè, at-
traversata da una fiumana di occupazioni, di prove, di con-
trasti, si ergeva sopra ogni miseria. Superiore a sè ed alle
cose, guardava serenamente gli eventi come un tramite
tracciatogli dalla Divina Proviidenza; più che nel mondo
materiale, viveva nello spirito, e dinanzi alla sua anima im-
bzlszmata dai soavi profumi della preghiera, rinvigorita
dall'alta unione con Dio, ma ognor compresa della sua mis-
sione, si delineavano sempre nuove vie di bene.
Zelare la gloria di Dio, sull'ome e con le direttive del
Fondatore, fu l'eroico programma della sua vita. Aveva un
così alto concetto del dovere, che, mercè i doni sortiti da
natura, avrebbe lasciato luminose impronte per qualunque
via si fosse incamminato. Anche se fosse entrato tra i Trap-
pisti e i Certosini, per l'asprezza delle penitenze che si sa-
rebbe imposte, sarebbe divenuto non meno ammirabile dei
Fondatori e, forse, gli sarebbe costato meno. Seguì Don Bo-
sco, e divenne il modello dei Sulesiani.
A lato del Maestro, appariva più austero; ma si ha da
notare che la santità di Don Bosco era così naturalmente
vissuta, che non faceva grand'impressione a chi l'osservava
superficialmente, mentre la santità di Don Rua impressio-
nava di più, perchè pareva frutto di continui atti di volontà
risoluta.
Nel Servo di Dio si vedeva, anche esteriormente, uno
slancio di fervore con cui accompagnava ogni passo, ogni
gesto, ogni parola, per cui era straordinario nell'ordinario.
I n ogni istante, dava lezioni di santità, che a prima vista
apparivano facili ed invitavano a ricopiarlo; ma la loro con-
tinuità e la loro perfezione l'elevavano a tale altezza, che,
a contemplarla attentamente, tutti ne sentivano la più alta
ammirazione, ed il pensiero di raggiungerla incuteva loro
quasi syavento.
I - Sempre edificante
tanta perfezione costò molto al Servo di
a, che fu il suo confessore ordinario dopo
esteriormente sembrava
c< conquistasse a prezzo di continui sacrihi
perfezione; ma non era così. Fin dagli anni
iventata la sete, l'ideale
ostava più nessuna fa-
i diverso restò in
suo modo di fare, la
rimere l'intimo
e, i cui echi sonanti
ammirazione da chi gli stava accanto.
or di vita impresse alla sua persona, che non
attrattiva naturale, una sì grande bellezza spi-
e l'uomo e quanto
radiando continui splendori di cari&,
ia di Dio e di Don Bosco, e
ò la tempra adamantina, l'eletto
zelo instancabile e tutto un
della Croce, ha detto a tutti:
t crucem suum, et sepuatur me.
osservava il Santo Padre
vere »; e, in vero, <iquanta
une virtù è necessaria per adempiere con non co-
la comune e quotidiana
uente inesattezza, rilassatezza, negligenza, facilo-
con attenzione, ~ i e t àe fervore intimo di spirito,
Seruo di Dio Miciielc h o . Vol. 11.

2.5 Page 15

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18
-V Sull'orme di Don Bosco
tutto il complesso di cose comuni che riempie la nostra vita
quotidiana! La Chiesa non è mai tanto grande apprezza-
trice e tanto provvida maestra di santi&, come allorchè
niette in alto queste umili luci, tanto spesso ignote a quelli
stessi che ebbero il bene di vederle splendere sotto gli occhi
loro. Le cose straordinarie, i grandi eventi, le belle imprese,
col loro sol presentarsi suscitano e svegliano gli istinti mi-
gliori, le generosità, le energie sopite che tanto spesso dor-
mono in fondo alle anime. Le grandi circostanze sono come
... un eletto argomento per un artista e un poeta che, col solo
suo presentarsi, porta l'ispirazione verso le più alte vette
E per questo che tanto provvida ci appare la Chiesa quando ci
invita ad ammirare ed imitare gli esempi delle più comuni ed
umili virtù quotidiane, tanto più preziose quanto pzù sono
umili e comuni. Ecco dunque la grande lezione che questo umile
Servo di Dio viene a portarci ancora una volta, che cioè non
nelle cose straordinarie consiste la santità, ma nelle cose comuni
non comunemente adempite... )> ( I ) .
Diligentissimo ed umile seguace del Maestro e saggio
Maestro egli stesso in ogni impresa rivolta alla gloria di Dio
e alla salvezza delle anime, Don Rua era di un'incantevole
semplicità e perfezione sublime.
Ingenuo come un fanciullo e semplice come l'ultimo fi-
glio del popolo; austero con sè ed affettuoso con i più me-
schini; pieno di accondiscendenza con tutti e per tutti men-
dico per poter promuovere il bene delle anime; vero araldo
del Signore con le mani ricolme di promesse e doni celesti,
e insieme dignitoso come un sovrano, era irremovibile nel
dovere anche in mezzo alle difficoltà più tremende, perchè
pieno di fede e di una volontà ferma, sempre diretta al bene,
con una rettitudine insuperabile!
I bambini stessi, innanzi ai quali si toglieva i1 cappello
per rendere omaggio all'innocenza, provavano la più dolce
attrattiva alla sua presenza.
<( Si trovava a Roma, ospite del S. Cuore - scrive una
(I) Allocuzione del Santo Padre Pio XI nella proclamasione dell'eroismo delle
virtù dei Servo di Dio Frate1 Bbnilde dei Fratelli delle Scuole Cristiane. - Cfr.: Os-
senatore Romano, 7-8 gennaio 1928.
'9
e fu invitato a presiedere
adonna, presso le Suore in
, gremita di signori
arattere fino allora troppo
andiere, disposti con arte;
s'era trasformato in un trionfo di luci e di fiori.
n&bandiere, nè fiori, valsero ad attrarre l'atten-
imbi dell'asilo, che bianco-vestiti, disposti in
evano nello spazio tra la linea dei Superiori e
accademia un bellissimo inno assai applaudito,
ei bimbi non erano
Superiore. Da prinia quei
vivaci e intelligenti; si contentarono di guar-
care col loro ditino là, donde emanava tanta
o, come traso-
anta, va a portar-
ente al palco.
n fine tutti i bimbi
per terra, 'intorno al Cervo
uardarlo ed a mo-
...straordinaria. L'innocenza
o l'apoteosi del santo! )l.

2.6 Page 16

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V - Sull'orme di Don Bosco
I1
TUTTO DI DIO
- lice come un fanciullo. Era sempre alla presenza di Dio, e col
- ore a Dio. - Gesz2 era la vita della sua vita. La pietra filosofale
- - l cristiano. <Sioldati di Cristo i). Sete insaziabile di fare iZ
- bene e salvar delle anime. - Suo spirito di preghiera. Pregava
- anche per via. <iTutti possiamo e dobbiamo pregare)). - Come
- - - pregava. Proluqate preghiere notturne. L'orazione mentale.
- Come intendeva l'orazione mentale e come l'inculcava. Sua esem-
- plaritù nelle pratiche di pietà. - La lettura spirituale. L'UfJick
- - Divino. In qual conto teneva ogni preghiera liturgica. Mirabili
effetti della sua fede. - Suo eroico abbandonoin Dio in ogni necessit&.
- - Come infondesse in.altri la stessa fiducia. <I Bisogna soffrir qual-
che cosa per amar di Dio )). - I l pensiero dell'etmnitù. - (( Avremo
tutta l'eternitù per riposare! t). - Come sperava di arriare al para-
diso. - Come imitò Don Bosco nell'amor di Dio e nello zelo per le
- anime. Suo dolore per l'offesa di Dio. - «Chi ama, d sempre felice >>.
- - Di.fronte al peccato e all'innocenza. Altre prove del suo amore
- per Dio. -Era una fornace d'amore. <i Dio! nient'altro che Dio! n.
- Servire allegramente Dio era per Don Rua la migliore dimostra-
zione d'amore.
Alla scuola di Don Bosco, grande educatore egran santo,
il Servo &Dio acquistò presto quella fede che gli fu guida
e sprone in tutta la vita e divenendo, col volger degli anni,
ognor piiì viva e profonda, gli fu sostegno in lotte e cimenti
che avrebbero spezzato qualunque fibra senza un aiuto so
prannaturale, pur serbando inalterata quell'incantevale sem
I I - Tutto di Dio
21
di Dio era per Don Rua il mezzo
nella perfezione, e lo ripeteva so-
a unione con Gesù era da lui inculcata
i e paragoni efficaci. << Gli antichi - diceva -
etra jilosofa~eper convertke in oro tutti i me-
trovarono; ma noi cristiani l'abbiamo sempre
lla mano e possiamo con essa converiire tutte le
le più ordinarie, in oro per il Paradiso. Questa
( I ) . Noi dobbiamo spogliarci dei nostri difetti e
e vesti& di Gesù in modo da vivere di Lui, per
t Christtrs ( I Cor., IO, q).

2.7 Page 17

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V - Sull'orme di Don Bosco
nella pazienza e nell'obbedienxu, nell'esattexza di ogni virtd.
Se viviamo di G e d , saremo felici, anche in questa terra; perchi
l'Eterno Padre, vedendoci somiglianti al Divin Figlio, ci guar-
derà con occhio di compiacenza,$no a quando non ci chiamerà
Bisogna, quindi, studiarlo il Divino Maestro: « Con la
scenza di Gesù, l'uomo conosce la propria miseria e nel
o stesso apre il cuore alla più dolce speranza, vedendo
potrà attingere forza, lumi e grazie, in una parola,
rimedio ai suoi mali, alla sua debolezza, alla sua ignoranza o.
Fin da chierico, egli sentì tutta la nobiltà del cristiano e
cercava di farla amare anche dagli altri. Giovane sacerdote,
ai giovinetti che frequentavano l'oratorio dell'Angelo Cu-
stode in Vanchiglia: a Vediamo tuttora - diceva - quanto
vanto ménino quei pochi superstiti d i Napoleone 10 per avere
militato sotto le sue insegne. Or, se tanto si stima glorioso l'es-
sere stati soggetti ad un generale, che forse non era se non un
fortunato avventuriero od un'prepotente usurpatore, quale sarà
la nostra gloria nel militare sotto le insegne del Re immortale
dei secoli, che porta scritto sul cingolo dei suoi lombi; - Rex
>>. qreugeui mcheetcoDmoamndiannuos!..d.ominantium: Re dei re, e Signore di
Da tanta fede nasceva la sua sete insaziabile di fare il
bene e di farlo nel modo migliore, per avanzare nelle vie
della grazia e cooperare più efficacemente alla gloria di Dio:
<(Facciamo tutte le nostre azioni per amor di Dio e con retta
intenzione, e c i avanzeremo ogni giorno nella via del paradiso D.
t Per correggerci dei dzfetti e progredire nella perfezione, è
necessario avere molta purità d'intenzione e proporci unica-
mente di piacere a Dio >).
Ai Salesian'i ripeteva: e R b a r d a t e gli allievi con l'occhio
della fede, e tutto v i sarà facile s. <( Fatemi santi tutti i vostri
giovani; voi siete i loro angeli custodis.
Alle Figlie di Maria Ausiliatrice: e Per mezzo vostro
Maria Ausiliatrice aiuta i cristiani, li conforta e li solleva.
Quale onore per voi e quale stimolo a far bene tutte le vostre
' La sua fede brillava nel raccoglimento continuo. Come
II - Tutto di Dio
23
iero a Dio, anche dall'intimo del cuore aveva
iti ed elevazioni a Lui.
rava di buon mattino, quando scendeva in
er far la meditazione o quando vi tornava per cele-
o scorgeva sempre raccolto e in pre-
per via, in carrozza, in treno. Non
o, anche breve, senza fare il segno
l suo cuore, e prima
upazioni giornaliere,
e ripeteva centinaia
ricordo - è Don
Barberis che depone - che accompagnandolo da
a Ventimiglia, dove sono molte gallerie, attendeva
e la sua corrispondenza quando la luce gli giovava;
o incominciava una galleria, egli perseverava nel dire
ogni momento, con chiunque parlasse, gli erano fa-
&eslpornetsàsidoinDi idoe;v-otee:s- imilTi.ut<<t
o per
Non
il Signore! -
dimentico mai
S-ia
Don -Rinaldi - quanto gli tornasse gradito l'uso
di salutare col nome della Madonna e di Dio, e
rispondesse a tali saluti )).
ano a fare gli Esercizi Spirituali a Lanzo
ese e la ferrovia arrivava appena a Ciriè, e la maggior
dei Salesiani, scesi dal treno, anzichè prendere la vet-
preferivano far la strada a piedi, Don Rua era in capo
ori dell'abitato si voltava e, traendo di
la corona del S. Rosario e mostrandola a tutti, diceva
no accanto a me i miei amici; reciteremo
tutti si avvicinavano e si cominciava a
ettura, in compagnia
con l'esempio, poi
parola, lo invitava a pregare.
1 treno, alla vista di una chiesa, salutava con fede
Passando per una città che aveva una

2.8 Page 18

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24
V - Sull'orme di Don Bosco
casa qlesiana e non potendo scendere a visitarla perchè
diretto altrove, più volte fu visto in prossimità della stazione
alzarsi, affacciarsi al finestrino e, fissando l'istituto, mormo-
rare una preghiera e, a capo scoperto, benedirlo con fede,
tracciando una croce.
Cercava pure, con le parole più convincenti, di far com-
prendere a tutti la facilità e i preziosi vantaggi della preghiera.
( ( L a vita nostra - diceva - dev'essere di mortiJicazione e
di preghiera; quanto al fare penitenze, ognuno si atterrà a
quello che gli è possibile, perchè v i possono essere ragioni spe-
ciali per esserne dispensati, ma la preghiera è possibile a tutti;
d'altronde, qual miglior cosa, che metterci in relazione con Bo,
con la S S . Vergine, con gli Angeli, e con i Santi? qual cosa
pi?k cara e vantaggiosa della preghiera, che ci apre i tesori di
Dio e ci ottiene ogni grazia ed ogni benedizione?».
Ricordando la fortuna che abbiamo di poter pregare al1
presenza di Dio, faceva più volte questo confronto: <i
giusti dell'Antico Testamento dovevano fare uno sforzo per la
preghiera; bisognava che elevassero gli occhi delE'anima Jfno
al cielo. Noi abliamo il nostro buon Dio in chiesa... 0.
Nel tempo che s'intratteneva con Dio era della più alta
edificazione, per il raccoglimento, per il fervore e per il
gusto che gli traspariva dalla persona. Qualunclue breve
preghiera facesse, in qualunque luogo, subito 10 si vedeva
prendere un atteggiamento così raccolto e pieno d'intima
soddisfazione, come se da lungo tempo fosse assorto nel-
l'orazione più soave. Farsi il segno di Croce e .mettersi tosto
in affettuosa comunicazione con Dio era per lui cosa abi-
tuaie.
Ed era frutto di generosa conquista: (1 Ilfervore - osser
vava - non 2 cosa che dipenda da noi; tuttavia posiamo aiu
farci Pw acquistarlo, col dimandarlo, coll'escludere le distra
zioni, e col protrarre E'orazione 1).
Con cotesto contegno continuamente ammirabile pa
cipava a tutte le pratiche di pietà in comune. Amava ta
le preghiere in comune, che se la comunità pregava ed egl'
doveva fare il ringraziamento della S. Messa, non appena
aveva tekinato le preghiere liturgiche, preferiva unirsi
I1 - Tutto di Dio
25
a tanto nell'intrattenersi con Dio, che dava al-
rice, o nella chiesa di
e era stato costruito
te ai piedi deli'altar
talvolta all'altare di
nel Santuario o a quello della Madonna del
. Francesco - dove, insieme con Domenica
. aveva tanto pregato
ntratteneva in lunga
chiave le porte, che
iapriva e richiudeva nell'uscire.
mattina, - narra Mons. Spandre, Vescovo di
regare con gran
che non era la psma
Vespignani - Don
a in chiesa diretto a pregare, e incontrò un Coa-
e fungeva in quei giorni da prefetto e gli impedì
dicendogli che non doveva interrompere così
sovrabbondando di salute, e si arrese umil-
si trovava al riposo,
ava, con la corona
ndava a chiudersi

2.9 Page 19

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26
-V Sull'orme di Don Bosco
-11 Tutto di Dio
gradino dell'altar maggiore in cornu ep'stolae, e, con un'at-
teggiamento da serafino, s'intratteneva a pregare, mezzPora,
un'ora, e talvolta anche più lungamente. Ed era tanto assofio
in Dio, che (l'osservai tante volte!) non mi sono mai accorto
che si accorgesse di un gatto che si chiudeva in chiesa ogni
sera; il quale, al vederlo arrivare, andava a lui e per qualche
tempo gli girava attorno la persona, cercando carezze che
non ebbe mai. Don Pesce, prefetto della sacrestia, mi
tante volte: - Non SO che cosa pagherei, se si potesse foto-
grafare Don Rua nell'atteggiamento che tiene durante
preghiere notturne )).
tanto bene mi faceva
recitare a Maria Ausi-
sprimeva con tanta
conoscere che l'anima
Sempre raccolto in modo impressionante era il contegno
che teneva durante la meditazione. Aveva cominciato a
starne le dolcezze in gioventù, e non appena indossb l'abito
chiericale, soleva, come s'è detto, inginocchiarsi per terra
nella sala di studio ed attendere all'orazione mentale. ln
nterrogarli come facessero la meditazione;
seguito, quando venne stabilita la meditazione in comune, era
sempre il primo ad intervenirvi; ed anche quand'era in viag-
gio, non mancava mai di compierla esattamente. E per&& ilel-
I'Oratorio potessero attendervi per tempo tutti i confratelli
che non hanno obbligo d'assistenza nelle camerate, egli in-
trodusse l'usanza di levarsi mezz'ora prima della levata co-
mune, per dar alla preghiera mentale il primo posto nelle
occupazioni quotidiane.
E bisognava mirarlo in quel tempo. Sempre allo stesso
Posto, nel centro del coro della chiesa di Maria ~ ~ ~ i l i ~ t ~ i ~ ~ ,
col capo chino, le mani appoggiate alla faccia e, per tutto il
tempo, immobile! Cangiò posto negli ultimi anni, per
tersi più vicino a chi leggeva i punti da meditarsi; ma non
diminuì, nè potè accrescere il raccoglimenro.
(( 10 - attesta Don Lorenzo Saluzzo - fui per sette
servo anni lettore della meditazione, nel coro della chiesa di ~~~i~
Ausiliatrice, alle j,30 d'inverno e alle 5 d'estate. 11
di Dio era sempre il primo a trovarsi in chiesa in pio e de-
voto raccoglimento, anche
nella notte precedente da
qquuaanldcoherivtoiargngaivoa,>ad.
ora
tardissima
6Anche quand'io scendevo prima dell'ora stabilita -
ompreso della
e dell'efficacia dell'orazione
ale per avanzar nella perfezione, aveva belle parole Per
in~cae~rnuecaondcohneogslo-i raltdriic. eva - impadronitosi di Gmf'sa-
conferma Don Angelo Zipoli - lo trovavo sempre al suo
,ze fece cavare gli occhi a Sedecia per assicurarsi che non

2.10 Page 20

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i
28
v - S~Zl'ourncdi Don Bosco
1
I
fuggisse e 10 indusse in schiavith. Così
nerci nella schiavitù cerca di cavarci
con cui vediamo il nostro stato; cerca
fa il demonio;
gli occhi,
cioè $impedir&
per te-
occhi
di far
meditazione 9.
Ammoniva che ciascuno deve far in modo di meditare
con vantaggio spirituale ((perclzè non basta attendere alle
meditazione, ma bisogna attendervi in modo che Q serva ad
avanzare neila perfezione s.
Interrogato, se fosse meglio meditare da soli o con altr.,
( ( h$2, pak meglio da solo, ma, attese le
Regole, meglio con la comunitàs.
Nessuna cosa poteva distrarlo o farlo prescindere.
ibnertius"at- te qepuriaeeltmlàeadpsecrlehsSiacererivtftoeorddteai;lDlneoionno-tsrtorepapfRfeeerpgmroaalteicehde,inm~vaaicrioes~taBalntrltee~ i ~~ -
ad &rum da Don Bosco. 11 vederlo pregare ispi-
rava a quanti Yosse~avanola più grande edificazione.
~r.cvirbialein casa la sua puntualità e
trovarsi alla meditazione della comuni&..
~p~e~rshe~venraeni zvaiagngeli
attendeva fedelmente a questa pratica come fece
volte
insieme cQn me, in treno, quand'era possibile; e
anche con altri t).
fece
Anche quand'era ammalato - ricorda Giuseppe $alestra
- (( dava il tempo preciso aile pratiche di pietà, alla prepa-
razione e al ringraziamento per la S. Messz,
zione di mezz'ora precisa, con l'orologio alia mano,
,>. lettura
d'un quarto d'ora, alle preghiere della sera
In via ordinaria, anche da Rettor Maggiore, attendeva
lettura spirituale in comune; ma dovendo
prio in que1l'ora intrattenersi necessariamente
spesso, pro-
con qualche
od uscire di casa per urgente lavoro, che. andava
a
guaii
avevanPorecsasroa
qluaalscuhae
pfraemseignlziaa,
daiccnaodsetvria
bcehneefdaottvoersisei
attendervi privatamente, e vi attendeva con precisione me-
ravigliosa. I n via ordinaria, anche per non st
gli occhi, che aveva quasi sempre
in
qualche famiglio, addetto alla sua anticamera,
a leggergli questo o quel libro di ascetica, ed egli devota-
29
enerazione ogni preghiera approvata.
petere con ugual fede, e con uguali effetti me-
~~~~di~.i~ deprecatoria contra muresy zocustas~
es et alia animalia nociua 1).

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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V - SulZ'onne di Don Bosco
Faceva pure grand'uso dell'q Exorcismw in Satanam et
angelos aposfaticos)), approvato ed indulgenziato da Le0-
ne XIII, e 10 suggeriva ripetutamente in certe circostanze.
A Foglbzo Canavese si voleva ottener l'alIontanamento
di una bèttola, che dava troppo disturbo alla nostra casa di
noviziato:. il Servo di Dio consigliò di recitare ogni giorno
detto esorcismo verso quell'osteria, e, in breve tempo, questa
fece fallimento, e si potè comperare quella casa ed ampliare
l'istituto.
Avendo saputo che, nello stesso paese, - scrive
Terrane - « c'era stato un gran temporale con grandine
che aveva distrutto quasi interamente il raccolto, ne ebbe
gran Pena. Poi domandò: - Perchè non fate gli Esorcismi?.,.
Incarichiamo Don Terrone, perchè d'ora innanzi li faccia
ogni giorno immancabilmente. - E rivoltosi a me continuò:
-.Ma vedi di non dimenticarti mai, perche, se tu mancherai,
io non rispondo più dell'incolumità dell'oao e della vigna.
Li farai secondo la formala approvata da Leone ~111V.e-
drai la potenza degli Esorcismi di San Michele!
D 10 incominciai con fede1 puntualità a fare gli Esorcismi.
Talora mi ricordavo soltanto a tarda sera, e magari a notte
avanzata; ma non sapevo rassegnarmi ad andare a riposo
senza lanciare fe mie maledizioni contro gli spiriti maligni,
~ e r c h èavevo presenti le parole d i Don Rua. Una parte la
recitavo inginocchiato tra due chierici all'altare maggiore, e
Parte all'a~erto;specialmente quando minacciava il tempo-
rale cercavo di essere più puntuale, di farli con maggior
fede, sempre coi pensiero a& raccornandàzione del vene-
rando Don' Rua. E così continuai per parecchi annj, senza
che mai un chicco di gragnola cadesse sulla nostra casa.
un giorno, non so ricordare se per dimentica
o . ~ e r c h èassente dalla casa, non feci la solita
ecco, quello stesso giorno, un furioso temporale con fulmini
tremendi e prolungati si riversò sulla casa, e la grandine
devastò tutta la nostra piccola campagna; sarà stata una
combinazione, ma allorchè Don Rua seppe della grandinata
e del danno subito, chiese subito: - E Don Terraneaveva
fatto gli Esorcismi?- E la prima volta che m'incontrò,
ancora dal giorno che Don
into della caducità e della nullità delle cose
eno di fiducia nell'onnipotenza e nella bontà
iuta sempre chi lo prega, ricorreva a Lui

3.2 Page 22

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2" 2
V - Sull'oi-me d i Don Bosco
genere, in ogni età, chè sempre maggiore d'ogni prova fu
la sua fiducia.
Premio a tale eroismo erano la calma e la pace che in-
fondeva anche in quelli che, trovandosi in angustie disperate,
ricorrevano a lui. Bastavano poche parole a ridonare la se-
renità a ogni anima. (( Nei patimenai, ricordatevi che dopo la
pioggia viene il sereno D. <( I sacrifzi ci aprono le porte del
paradiso s. (i Il premio che il Signore ci darà in p a ~ d i s osarà
proporzionato alle fatiche sostenute >). Soffrite con pazienza
e per amor di Gesù le pene che s'incontrano nella vita comune;
e vi farete dei meriti grandi per il paradiso o.
Ricordava anche che bisogna soffrire qualche cosa per
amor di Dio: <(Chi confida in Dio, non deve pretendere che
Egli operi sempre dei miracoli, anche quando non ce n'è bisogno )>.
( ( I nnessun caso dobbiamo crederci sciolti dall'obbligo di la-
vorare e d i dover lasciare far tutto a Dio )). (( Tenete come per-
duto quel giorno passato senza pena o tribolazione >).(( Amate
molto il Signwe, e amatelo tanto da desiderare di essere crocifissi
per luir. a Portate con generosità anche una croce pesante,
pensando che, prima di voi, la croce l'ha portata Gesù, il quale
adesso non v i lascia soli a portarla n.
E ne indicava il modo: <(Ogni croce è pesante per chi la
trascina: per chi l'abbraccia con amore e se la carica sulle spalle
con generosità e rassegnazione, diventa leggera a.
Con i figli e le figlie spirituali bastava spesso uno sguardo
paterno, una sola parola: 6 Coraggio, neh! v. a Coraggio!... è
nulla! ».<( Est Deus in Israel! D.(( Deponi ogni affanno nel Cuor
di Gesù )).
Era tanto l'ardore con cui pronunziava queste parole,
che si comunicava subito agli uditori, infondendo nei loro
cuori una dolcezza profonda. Quando gli si narrava qualche
storia dolorosa, ascoltava con carità: infine, dando a chi par-
lava un piccolo colpo sulla mano e sorridend~,gli diceva
6 Ed ora mettiti a ridere, e ricorri a Maria Ausiliatrice >>:
oppure: a Ricorri a Gesù Sacramentato; e vedrai che ti con-
solerà ». E l'effetto era mirabile.
Dal giorno che si copsacrò all'apostolato tra la giovent
sotto la guida di Don Bosco - quando l'Opera Salesia
I1 - Tutto di Dio
33
a Don. Giulio Barberis - che
gli altri, a sprone ad una vita virtuosa, ricordava
. Ai giovani sotto forme diverse ripeteva questo
<( State buoni, abbiate fiducia in Dio, ed il paradiso
ro! )>; e li addestrava a lavorare per meritarsi il gran
con la fuga del peccato e col fare in ogni momento
di Dio: (( Lavoriamo, lavoriamo volentieri per gua-
n po' di paradiso! ».
dei Sernio di Dio iMiiele Xua. Vol. 11.

3.3 Page 23

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31
V - Sull'oufizc di Don Bosco
se non vidi mai alcuno dei suoi penitenti dominato da scrupoli,
e si che ne conÒbbi migliaia; e per lo più giovani di delicatis-
kma coscienza. Infondeva tanta jiducia nella bontà di Dio e
nel patrocinio di 1Varia Ausiliatrice, che tutti si lasciavano
gettare nelle loro braccia >>.
g Don Rua - conferma Suor Enrichetta Sorbone, Vi-
caria Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice - aveva
il sentimento del paradiso, molto istintivo. Quando ci affi-
dava clualche opera gravosa, l'accompagnava col pensiero
del paradiso, esortandoci a lavorare volentieri, perchè il
Signore ci avrebbe ricompensato in cielo. Questo pensiero
lo ripeteva specialmente alle persone sofferenti per incorag-
giarle a portar con merito la croce; e lo ripeteva anche alle
suore che si trovavano sotto il peso di qualche prova, o
pena, o difficoltà, affine di sostenerle coll'infondere in esse
una grande fiducia nel Signore ».
Quando parlava del paradiso e della infinita bontà del
Signore ai moribondi, anche ai più giovani, che d'un tratto
vedevano stroncarsi il filo dell'esistenza, era così cara ed
' incantevole la sua parola, che per tanti anni si ripetè nel-
l'Oratorio:
- Com'è bello morire assistiti da Don Rua!
La sua vita fu un'ininterrotta aspirazione e preparazione
al paradiso. Parlava continuamente di Dio e delle cose ce-
lesti, m a sentiva anche e predicava che la vita è un dono
grande di Dio. Quindi, col più profondo ed intimo ossequio
all'adorabile volontà del Signore, preferiva una vita lunga,
piena di opere buone. Ogni giorno per lui rappresentava un
doppio beneiizio;una doppia grazia segnalata: aver modo
di poter meglio dimostrare al Signore il proprio amore,
lavorando per la sua gloria; e rendersi, così, meno indegni
del premio celeste. A questo duplice intento egli era felice
di vivere a lungo, e ad esso consacrò tutta la vita.
Don Rua ebbe a confessare, che tra le virtù che brilla-
rono di più viva luce in Don Bosco nessuna l'aveva Così
colpito, quanto l'amorsuo per Iddio; donde, diceva, lo zelo
instancabile da cui ebbe in ogni istante infiammato il cuore.
Cotesto eroico,amore e lo zelo che ne deriva si studiò di
II - Tutto di Dio
aboriosissima vita.
nostri pensieri siano
ui, operiamo per Lui.
ria di Dio. Imitiamo
imitazione dei Santi preferiamo di gran lunga sof-
'anima, così nobile e retta, e così generosa, dinanzi
eraviglie- del creato si sentiva più vicina al Creatore
tenza, fateci un altro
cio, fate che noi, giammai dimenticando il vostro amore,
iamo e siamo pronti a perdere ogni cosa piuttosto che offen-
e pare non abbiano
del mondo, anzi la

3.4 Page 24

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V - Sull'omzc di Don Bosco
( ( I lcristiano è il tempio di Dio; Dio pone nelranima del eri-
. . stiano la sua dimora; ed egli, q u a d o pecca, caccia il buon
D i o Per far luogo
al demonio!)). Ah
al
che
suoorrorriev!a.l.e.:
caccia Dio per
« N o i fremiamo
dar
di
ri6etto
sdegno
quando leggiamo 2'orrìbile ingiuria fatta dagli ebr& a Gesù,
allorchè, interrogati se volessero salvare o
o Barabba,
' . gridarono inferociti: - Lascia in libertà Barabba e crocgggi
dGeemon!- io?..E.
non
« )).
è peggiore l
Preferire la
a preferenza che fa il peccatore al
sfrenata libidine alfa .Santissima
- volontà di Dio è tale ingratitudine da fare inorridire il delo,
e la terra».
E si CommoveVa sino aile lacrime al pensiero del dicin-
ganno estremo di tanti disgraziati: (Piange il contadino,
allorchè, dopo aver faticato l'annata intera, sul più bello vede
tutto essergli rapito dalla gragnuola; che sarà del peccatore
quando si troverà privo di meriti e di tutte le opere buone che
ha fatto?...)).
Trovandosi in visita ad una Casa delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, in un luogo incantevole, sulle sponde di un
lago, le ascoltò una a una, ed avendole udite concordi nel
rilevare le difficoltàche incontravano nel far il bene in mezzo
a quella popolazione, le ammonì mestamente: <(Efacile com-
prendere coteste di@colt&, perchè dove il Signore abbonda le
sue bellezze nella natura, facilmente l'uomo si perde in esse,
dkmenticando il suo Creatore D.
E il pensiero dell'offesa di Dio gli straziava lSanima.
Mentre era sempre sereno e allegro, non riusciva a celare
la tristezza che sentiva nell'intimo del cuore, quando ve-
niva a conoscere che si era commesso il peccato. Tutte le
volte che sentiva che s'era commesso il peccato, lo si vedeva
soffrire anche fisicamente, ed eran quelli gli unici istanti
in cui le sue ciglia si aggrottavano dimostrando disgusto,
e il SUO accento acquistava un po' di severità e d'asprezza.
Splendeva invece e pareva trasfigurarsi - tanta era la
gioia che sentiva in cuore e gli saliva subito in viso - alla
vista dell'innocenza;. ed innanzi alle tenere anime, raccolte
negli asili d'infanzia, si toglieva rispettosamente il cappello,
(( Perche - diceva - i bambini sono gli angeli del Signore )).
II - Fitto di Dio
io Don Lago. Questo santo sacerdote, morto
concetto di santità e ritenuto in mezzo a noi
dicelli, con disturbo
essergli awenuto qualche scatto di sdegno,
va bestemmiare, oppure qualcuno dei suoi al-
apprendere notizie di qualche disordine morale 0

3.5 Page 25

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V - SnlZ'orrne di Don Bosco
esternamente, ed erano quelle le sole occasioni che si vedeva
Don Rua rattristato o.
Come lo si vedeva soffrire per l'offesa di Dio, lo vedevan
tutti raggiante di letizia nelle feste più solenni, nelle più
belle dimostrazioni di carità cristiana, in ogni trionfo della
Fede! Allora i suoi occhi, sempre così raccolti e modesti,
sfavillavano di santa letiz-ia!
La gloria di Dio fu l'unico ideale della sua vita!
<< 11 carattere del Servo di Dio - dichiara Don Giulio
Barberis - era serio e non molto espansivo; diceva poche
parole, e da quelli che non andavano a fondo nel suo cuore
si sarebbe detto calcolatore, ma non era così. L'amore che
portava a Dio era nlolto profondo, ed egli era pronto per
dimostrarlo ai più grandi sacrifizi, cercando tuttavia di
tenerli nascosti e non lasciarli intrawedere... Fin da giovane
si mise per la via della perfezione, e cercava ogni occasione
di fare quello che piaceva al Signore: questo lo udii da
Don Bosco.
)) solo cercava di non commettere il minimo difetto,
ma sin da giovane si propose anche di dare buon esempio
ai compagni affine di attirarli al bene. Questi, specialmente
Mons. Cagliero, mi dissero che udirono più volte Don Bosco
a lodarlo, e Monsignoreaggiungeva che egli stesso ebbe molti
buoni esempi e molti ammonimenti ed incoraggiamenti al
bene dal Servo di Dio. Più tardi, quando lo conobbi io
personalmente, ebbi a ripetere le medesime cose. Non posso
figurarmelo se non grandemente impegnato a far bene i suoi
doveri, a stare attento a non commettere il minimo fallo,
e invigilare perchè tutti i compagni stessero buoni...
D Posso attestare ed attesto che per quanto abbia potuto
conoscerlo in cinquant'anni di convivenza, non mi sono
accorto che abbia commesso anche solo un peccato veniale
deliberato; non un atto di collera Ò di vera impazienza, non
una parola superba o di vanto, non una curiosità indebita,
non una golosità...
»Quando fu superiore, cercò con tutto lo zelo che gli
fu possibile di far odiare i1 peccato e di far raggiungere la
perfezione ai suoi figli ed alle sue figlie spirituali, nei cuori
li si studiò di tenere sempre accesa la fiamma del-
di Dio. Quando parlava di Dioveededveai scuhoei alettrpibaruotlie,
di amore. Detestava
anza qualche giacula-
incontrava, che viveva in
ur trovandosi in mezzo ai
a raccolta l'anima e regolava
rincipii e le norme della virtù )>. '
da vicino egli parve una for-
andava incessantemente luce e
dare un'idea precisa di quel che fosse nel nostro
Dio l'amore verso il Signore -adficoendDoonneBlla'arnbiemrias
o dire che non par-
! NIENT'ALTRO CHE Dxo!».

3.6 Page 26

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40
V - Sull'ome di Dorz Bosco
la sua forza e la serenità anche tra le continue e gravose oc-
cupazioni; tutto per il Signore!
E l'insegnava anche: c< Lavoriamo volentieri chè lavo-
riamo per un buon Padrone. Lavorate tutti con lo spzrito dello
zelo e della carità di Gesù Cristo, anche quando avete da fare
>>. sacrtfizi; soflrite stenti e disagi, e grande sarà la
che vi darà il Signore a suo tempo
Altre volte ripeteva: ((AmiamoGesù e ci sa
nostre fatiche e le nostre pene D. <i Studiamoci t
Gesù e di sapere di Lui, cioè di vivere intimamente della su
vita )>.((Deponeteogni aflanno nel Cuore di Gesù, e troverete
la vera pace D.
Cotesto fervore di carith trovava copioso a:imento nella
meditazione degli innumerevoli benefizi che ci comparte il
Signore: <i Quanto è grande la Divina Provvidenza! Ella
molto più si occupa del nostro benessere, di quello che ce ne
occupiamo noi medesimi! Quanta non dev'essere la nostra ri-
conoscenza verso questo buon Dio, che tanta cura si prende
noi! Quanta non dev'essere la nostra confidenza in Lui! >>.
I1 servir Dio allegramente, così nelle liete come nelle
dolorose vicende, era per Don Rua la miglior dimostrazione
d'amore: <( Siate sempre più fedeli al Sign~re,che ci colma
di tanti favori; e mostriamogli la nostra riconoscenza con oc-
cuparci sempre pid allegramente nelle cose che per sua bontà
ci a@da s.
Cercar Dio e tendere a lui con tutte le forze dell'anima
fu lo studio di Don Rua in tutta la vita; di giorno in
di ora in ora, non bramò altro che awicinarsia lui c
sempre più'viva, con amore più ardente, con fedeltà e di1
genza sempre maggiore nell'adempimento d'ogni dovere, p
l'intensità ognor più crescente di quest'unico desiderio.
((cercarDio - dice S. Bernardo - è il bene supremo.
a me lo stimo sopra ogni altro bene dell'anima. E il primo don
e I'inizio d'ogni progresso >> ( I ) .
(11 In Canrica, 84, I.
- .mp.udati;
ebbe il conforto, prima di morireire, d i veder
tutti i debiti contratti. Prudentissiino in ogni cosa. - Un

3.7 Page 27

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42
V - Sull'ortne di Don Bosco
- adatta alla propria capacità, e nessuno stesse in oxio. Come esi-
geva che si osservassero le semplici usanze e tradizionifamiliari, con
- esattezza anche nelle minime cose. In tutto era guidato da un alto
- spirito di carità, di eqzitd e di prudenza. - Altri n'Iiman. ( ( M a ifu
"sto commettere un'imperfexiune volontaria! ».
I1 Servo di Dio, nell'assecondare il celeste invito: ci Qui
/ justus est, justz$cetur adhuc)),era mosso da un si' vivo e tra-
volgente anelito che la fedeltà all'eroico programma, guidata
e sorretta dalla più illuminata prudenza, parve la sua carat-
teristica.
Era così esatto in ogni cosa, da esser comunemente chia-
mato l'uomo giusto! mai disse basta! un'unica brama ebbe
in tutta la vita: - amare e servire Dio e vederlo anche dagli
/
altri cordialmente amato e onorato; - e fu modello di cri-
stiano, di religioso, di salesiano, di sacerdote e di superiore.
«Noi- inculcava ai confratelli - dobbiamo tendere alla
perfezione, come cristiani, come religiosi, come salesianio.
Come cristiano, l'amore a Dio e la riconoscenza a lui
per tanti benefizi fu il pensiero suo dominante, e col cuore
pieno di gratitudine eccitava tutti ad ammirare e contrac-
cambiare la liberalità divina.
<( Tutto è creato per l'uomo, tutto è fatto per benefizo del-
l'uomo. Quanto è buono il Signore! Prima ancora che l'uomo
esistesse, Iddio già gli aveva preparata l'abitazione, provveduta
non solo del necessario, ma di ogni sorta di bellezze. Oh! Si-
gnore, poichè voi avete voluto benejicarci cotanto ancor prima
della nostra esistenza, fateci ancora un benejizio, fate che noi,
giammai dimenticando il vostro amore, Vi amiamo e siamo
pronti a perdere ogni cosa, piuttostochè offendervi t).
Ed insisteva con parola efficace:
S i riceve da Dio un cumulo di benejizi, e ci dimentichiamo
di ringraziarnelo, mentre anche quando riceviamo dagli uomini
un beneficio, il primo a ringraziarsi dovrebb'essere Iddio e poi
colui che ce lo fa, perchè l'uomo, in fin dei conti, non è che un
istrumento della Divina Provvidenza, e Dio è quegli che pro-
priamente ce lo impartisce S.
I1 miglior modo di mostrare a Dio la dovuta riconoscenza
r lui, la fedeltà alla sua Legge; e il lettore ricorda come
giovinetto, tenesse in custodia i sensi per evitare
pericolo di mancare alla Legge del Signore, quotidia-
nte si esercitasse nella pratica della virtù, e, senz'arre-
di fronte a nessuna difficoltà, avanzasse con lena in-
via della perfezione.
so. osservò così esattamente le Regole della
u
Pin società, anche nei minimi parricohri, che da tutti, a
.co- minciar dn Don Bosco, era chiaiiiato (<la Regola vivelite v .
Conle salesiano, prima d'ogni altro intuì il dovere di stu-
diare lo spirito del Fondatore C di aesimilarselo. Ponderava
di Don Bosco ogni atto ed ogni parola ogni momento; e,
lui morto, ne rievocò sempre i dolci ricordi, le volontà, i
desideri, facendone le direttive del suo operare.
FII anrhe il santo sacwdole. e il diliEentissimo imitatore
e superiori. Del suo modo di gover-
avanti; tuttavia non possiamo non farne
, per rilevare come amasse e praticasse la
azione di Don Bosco nutriva un trasporto filiale
ta Persona del Papa; ricordava quanto il venerato
aveva fatto per il Capo della Chiesa, e commoveva
orava a sentirlo celebrare la dignità, la bontà, la
del 'Vicario di Gesù Cristo.
tti, particolarmente ai Salesiani, ad ogni occasione
a cordiali sentimenti di devozione ed obbedienza
tata al Romano Pontefice; a lui promoveva dimostra-
e di esultanza in occasione di speciali ri-
e la gioventù e il popolo all'amore e
del Vicario di Gesù Cristo; e non lasciava
e nessuna data opportuna per far meglio conoscere
e di amarlo ed ubbidirlo filialmente.
Don Bosco - diceva - dobbiamo sempre
opinioni private del Papa; amarlo di sin-
affetto, come un buon &Zio suole amare il buon padre;
iierne l'autorità; e far questa propaganda con le parole e
Come figli di Don Bosco dobbiamo venerare ed amare il

3.8 Page 28

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44
V - Sull'orme di Don Bosco
Papa, ubbidendolo, parlandone volentie~iai gio~ani,e soste-
nendone Z'autorità )l.
A meglio educare l'anima salesiana alla devota venera-
zione verso la Cattedra Apostolica, volle istruiti in Roma,
alla Pontificia Università Gregoriana, un bel numero di
chierici, alcuni dei quali vennero elevati all'episcopato ed
alla sacra porpora.
Ogni direttiva, ogni desiderio dei Sommi Pontefici eb-
ber0 in lui un pronto e generoso esecutore.
Pio X, appena elevato ai Sommo Pontificato, il giorno
della festa di S. Cecilia, il 22 novembre del 1903, emanava
.,il celebre Motu proprio sulla riforma della musica sacra.
Fra i salesiani - nota Don Chiappello - vi erano idee
diverse a tale proposito. Ad alcuni pareva che non si potesse
essere buoni salesiani e figli di Don Bosco se non continuando
a favorire e promovere ed eseguire la musica tradizionale
della Pia Società e che si assommava a così dire a Mons.
Cagliero, poi Cardinale di S. Chiesa.
Don Rua non aveva mai nascosto la sua preferenza
per la musica tradizionale dell'oratorio, e quando si esegui
per la prima volta la Messa di Papa Marce110 del Palestrina
congratulandosi col maestro Dogliani e col cav. Remondi
della splendida esecuzione, nella semplicità del suo cuore
e del suo dire aveva però concluso (io mi trovavo presente)
che a lui piaceva di più la musica di Mons. Cagliero. Tanto
più meritoria parve quindi a tutti quelli che intimamente
10 conoscevano, l'assoluta ed incondizionata sua adesione di
mente, di
Suprema
Acuutoorrei,tàdiEcocpleesraiasatilcl'ai.n..d»i.rizzo
diverso
dato
dalla
Don Ottonello ci fa ben comprendere questrinsigne atto
d'umiltà compiuto dal Servo di Dio. ((Prima della riform
della'musica sacra ecclesiastica e del modo di eseguire
canto gregoriano fatta dal S. P. Pio X, tutti sanno in che
misere condizioni si trovassero l'una e l'altro. ~~~~~d~ .
fin dall'anno 1882 incaricato dai superiori dell'ufficio
organista e di maestro di canto nella chiesa di S. ~i~~~~~
Evangelista in Torino, mi impegnava di assecondare le buon
intenzioni che da parecchio tempo si manifestavano da m.
$$-T - Fìdelis servus et p~udens»
45
musicisti nel periodico la Musica sacra di Milano. Nel 1884
uscì un primo ordinamento intorno al canto gregoriano ed
alla musica chesi doveva eseguire nel tempio, emanato dalla
S. Congregazione dei Riti. Presi occasione di scrivere una
lunga lettera a Don Rua intorno a siffatto argomento, di-
tendo: 10 quanto fosse necessaria la riforma; z0 che come
necessaria o presto o tardi non poteva mancare; 3' che 1
iani avevano mezzi potentissimi per aiutarla; 4' che se
ano potevano mettersi alla testa, mentre in caso diverso
si sarebbero trovatialla coda e strascinati con poco Onore ecc.
Viveva ailcor Don Bosco], e Don Rua non mi rispose. 10
ontinuai nella mia via, facendo del. mio meglio che a San
ovanni Evangelista le funzioni si facessero secondo 10
irito della riforma, voluta dall'arte e dalla Chiesa. Non
bi mzi incoraggiamenti, ma neppure molestie. Venne
nno 1903 e, col novembre, il Motu proprio di Pio X. In
el turno io mi trovai con parecchi eonfratelli in una saletta
l'Oratorio. Don Rua era presente. Si aspettava qualche
ro per trattare ora non mi ricordo di che; e Don Rua,
endo ogni altra conversazione, vòltosi a me, usci in
e precise parole: "Don Ottonello, avevi proprio ragione,
di quanto mi dicevi della musica e del modo di eseguire il
togregoriano,,. Ta!e confessione era giusta e forse doverosa,
non era necessaria che la facesse così pubblicamente come
fu ben lieto, come vedremo, nel 1906 che si tenesse
i o Salesiano il 70 Congresso di Musica Sacra,
atamente proibì che si eseguisse e si vendesse
tra musica antica. I1 Card. M a 6 nell'elogio del Servo
esto particolare:
i primi di gennaio del 1908 io riceveva da Torino
dei volumi, che della grande. Vita di Don Bosco sta
arido con diligenza affettuosa i1 valentissimo Don
: aprii e vidi rawolti i libri nei fogli di una messa
da Mons. Cagliero. A Torino ne domandai e seppi
inata la riforma del canto sacro, tutte erano state
musiche di prima e rifiutate! Ed erano di famiglia
care! Episodio piccolo? Non mi pare, ed è elo-

3.9 Page 29

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46
V - Sull'onne di Don Bosco
quentissimo. Innamorato delle tradizioni e delle glorie della
Chiesa per Don Rua era festa una esecuzione gregoriana;
si pensi però all'immolazione che con Mons. Cagliero (e
quanti altri!) egli ha fatto di canti, che gli ricordavano le
epoche grandi dell'oratorio e della sua vita; e si comprenderà
l'esempio e il monito che, anche con questo atto, dà a chi
znieoinl'oi..b.bOedbibeendzaitea!lEPla'uplatimedo
alla Chiesa
comando di
pone limiti
Don Rua, il
e dila-
segreto
dei santi e delle opere dei santi D.
risparmiò fatiche e sacrifizi per aprire nuovi isti-
tuti in ogni parte in ossequio a' desideri manifestati dai
Sommi Pontefici; e per inculcare e diffondere l'amore e il
rispetto alla loro augusta persona volle intitolate al loro
nome non poche fondazioni salesiane in Italia e all'Estero.
Anche se aveva stabilito, per mancanza di personale, di
non aprire per qualche tempo nuove case, quando il Papa
facevagli una proposta l'accettava con sacrifizio; e a questo
e a quel membro del Consiglio Superiore che gli ricorda-
vano le strettezze che si facevano sempre più assillanti, ri-
spandeva: - E desiderio del Santo Padre!
Leone XIII, quando vide la pronta obbedienza di Don
Rua ed era al corrente delle difficoltà cui andava incontro
per mancanza di mezzi e di personale, cessò d'insistere e di
proporgli l'apertura di nuovi istituti.
L'amore del Servo di Dio per i1 Papa non poteva esser
più cordiale nè più tangibile. Anche se si trovava all'Estero,
non mancava d'inviargli devoti auguri per il suo onomastico.
In omaggio all'intenso lavoro di Leone XIII per l'unione
delle Chiese Orientali, cercò di moltiplicare le fondazioni
salesiane in Palestina, lieto di cooperare al trionfo della
Chiesa Cattolica in quelle terre.
Ricordando come Don Bosco solesse, nel tempio di Mari
Ausiliatrice, celebrare' di preferenza all'altare di San Pietr
egli pure preferiva dir Messa a quell'altare, mosso dal
devozione verso la Cattedra Apostolica.
Fu più volte ricevuto in private udienze da Leone
e da Pio X; e quelli che l'accompagnavano .lo ved
uscirne quasi trasfigurato.
III - << Fidelis sservus et prudens »
47
Diligentissimo nel zelare l'integrità della Fede e l'osser-
nza della disciplina ecclesiastica, negli anni in cui presero
divulgarsi le teorie modernistiche, nei colloqui familiari,
ei discorsetti della sera, nelle prediche e nel darci i ricordi
la chiusura degli esercizi spirituali, ci raccomandava di
stodire gelosamente la sana dottrina, coll'evitare la lettura
i periodici o libri sospetti, e di attenerci fedelmente alle
irettive della Chiesa: 4 Il Signore ci ha chiamati alla vera
ligione: di~mstriamogllia nostra riconoscenza colla fermezza
lla fede. Non lasciamoci travolgere dalle false dottrine attuali.
mbattiamo il modernismo che vorrebbe scalxare la nostra
ta Relkione dalle jcondamenta e che accarezza i raziona-
e protestanti dei quali vorrebbe farci abbracciare gli &ori;
v~liatevil,a Chiesa è sempre stata combattuta, ma
vinto, e noi dobbiamo cooperare alle sue vittorie >>.
n quei .tempi soprattutto ci ricordava e spiegava perchè
Bosco avesse posto nelle nostre Regole: il nostro maestro
S. Tommaso; ed inculcava lo studio della filosofia e
logia dell'Angelico Dottore. Ed è gran merito di Don Rua
la malefica pianta del modernismo non giunse ad offu-
nemmen coli'ombra, la Società Salesiana.
ossequio alla Cattedra Apostolica, ai Salesiani che si
vavan fuori d'Italia raccomandava di pronunziare il latino
omana. La pronunzia del latino alla romana era per il
d i Dio una prova dell'amore che i figli di Don Bosco
n nutrire per il centro della Chiesa Cattolica.
e1 1883, avendo udito Don Costamagna, reduce dalla
ica Argentina, cantar Messa pronunziando il latino
nuola, glie ne fece una dolce riprensione O; e, dopo
ionfalmente risposto a tutte le obiezioni che questi
ortato con sè dal nuovo mondo )>, gli disse: <( Tu
o ispettore d'America; devi perciò dar ordine in mio
tti i Salesiani addetti a quelle nostre Missioni, che
anti leggano e cantino il latino co& pronunzia del
e lo legge e canta il Papa stesso ».
coltà che i nostri dovevan superare per ubbidire
i Dio non erano poche; ma egli non si stancò di
tesse raccomandazioni.

3.10 Page 30

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- V Szsll'orme di Don Bosco
Anche Mons. Lasagna sosteneva che conveniva adattarsi
ai luoghi, e Don Rua ad insistere in modo assoluto: (( Quanto
alla pronunzia del latino - scriveva a Mons. Costamagna -
io ricevetti una lettera$rmata, non scritta, da Mons. Lasagna,
con molte ragioni per adattarsi alle pronunsie locali. Io però
gli risposi prontamente che non poteva ammettere tali ragioni,
e raccomandava di tenersi al desiderio tante volte espresso da
Don Bosco. Forse tra le carte del compianto Monsigtore sl'
troverà anche la mia lettera )>.
Per motivi di fede amava anche la lingua italiana. La
diffusione della lingua parlata dal Papa, accettata come la
latina dalle Sacre Congregazioni Romane, e ritenuta ufJiciale
dalla Segreteria di Stato di Sua Santità, era per lui un mezzo
di di#m.one e un richiamo all'amore e alla pratica del Vangelo,
cioè al Cattolicismo; più meno, come t<lo studio del Za-
tino su vasta scala >> era una semina di vocazioni sacerdotali n.
Riteneva la lingua parlata da Don Bosco come la lingua
ufficiale della Pia Società, e in essa vedeva un mezzo per
promuovere lo spirito di unione e di solidarietà tra i con-
fratelli d'ogni nazione, e l'unico mezzo con cui essi d'ordi-
nario possono corrispondere col Rettor Maggiore e con gli
altri membri del Consiglio Superiore, senza obbligarli a
violare neppur indirettamente, come avverrebbe dovendosi
servire di segretari, il segreto epistolare.
e Ricevo talvolta - scriveva in una circolare del 1900 - letter
scritte in buon italiano da alcuni de' miei cari figliuoli appartenen
ad altre nazioni, e questo mi fa veramente piacere, perch&dimostran
così d'aver preso a cuore la raccomandazione da me altre volte fatt
di studiar questa lingua. Sì, amiamo, studiamo, vorrei quasi dir
collo stesso amore e colla stessa applicazione il latino e l'italiano,
ricordiamoci che l'italiano 4il linguaggio che parla il Papa, il linp~agg
che parlava Don Bosco nostro Padre, il linguaggio della Casa iMad
d à Salesiani e però il linguag#o con cui potranno facilmente intende
tra di loro i Salesianz delle divevse nazioni. Mi si procuri sove
piacere di ricevere lettere scritte in questa lingua da chi non è italia
e si abbiano quelli che già le scrissero il dovuto encomio p>.
E tornava ad insistere che raccomandando di no
menticare di fare scuola di lincua italiana>)in tutte le
talianismo, ma di provvedere a
e tutte le circolari dei supel.ioG e
enendo in qualsiasi casa, farsi compren-
uesto studio - aggiungeva nella let-
obre 1909 - risultano altri vantaggi
non occorre qui accennare, ma che
o di grande impoenza >>.
Come natura1 riflesso del suo grande amore al Papa ed
la Chiesa, nutriva e mostrava la venerazione più profonda
tutti i Sacri Pastori. Io - dichiara Monsignor Luigi
ratorio - ebbi dal Servo di Dio
che aveva anche verso gli altri.
l'occasione, del rispetto grande che
gittimamente costituite; ed egli
o; e so di scienza diretta che racco-
Ile case filiali di tenersi sempre in
rapporti di dipendenza non solo coi Vescovi, ma pure
aste mia debbo dire che creato ve-
vo, il Servo di Dio mi continuò sempre la sua benevolenza,
n solo, ma notai anche una benevolenza speciale )>.
ei casi anche più discili la sua prudenza e il suo ri-
anti. n Mi ricordo - attesta Don
al tempo di un Arcivescovo, che
ddiva apei-tamente l'Opera di Don Bosco, egli non
rte alle lamentele di molti; ed io, che lo, awici-
quenza, non sentii mai da lui parole che fossero,
co contro giustizia, ma neppur contrarie alla più
ità civili era di una compitezza e
igliosa. <( Sapeva molto bene - dice Don Bar-
- dare a Cesave quello che 2 di Cesare, e dare a Dio
- or Enrichetta Sorbone, Vicaria Ce-
i Maria Ausiliatrice che ci tenessimo
armonia ed in ottimi rapporti con le autorità locali,
iva di partecipare in qualsiasi modo a tendenze di
osa che diceva assaì funesta al buon ordine della
unità, e che poteva mettere in cattiva luce presso
emo di Dio Micirelo Rur. Vol. I1

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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5O
V - Sull'orme di Don Bosco
non pochi l'Opera Salesiana. Ci raccomandava anche di es-
sere assai caute nel giudizio sulle persone, anche le più
conosciute. Per carità cristiana si doveva dir bene di tutti;
ed in ogni caso, ad interrogazioni delicate e scabrose, noi
dovevamo secondo il consiglio del Servo di Dio rispondere:
- Noi vogliamo bene a tutti e desideriamo far del bene a tutti >>.
Fedelissimo al programma di Don Bosco, vigilò, come
vedremo, assiduamente e nel modo più delicato, perchè i
Salesiani non facessero della politica.
Gli viene confidato che un direttore pare un po' libera
leggiante ed egli scrive subito all'ispettore: (( Esamina ben
come stanno le cose; da quanto mi si riferisce pare che N .
liberaleggi alquanto producendo quasi scandalo nella -pa
eletta del Clero. Sarebbe conveniente potessi tu parlare
solo a solo col Vescovo, col Rettore del Seminario, ecc.,
farti raccontare chiaramente ogni cosa che si dice sul su
conto. Poi parlarne in famiglia, specie con iui, per forma
un giusto concetto e, se occorre, correggere le idee, anc
ritornare dal Vescovo prima di partire, per riverirlo e metter
le cose nel loro posto >>.
Lo stesso ispettore pensava di far predicare nella chie
della sua residenza vari religiosi, oratori di grido, per acce
dere un po' di fervore in mezzo alla popolazione. Don Ru
non lo ritiene prudente, e l'avvisa in modo delicatissi
<( Mi rincresce che disturbiate tanto i Padri N. N . Non
par conveniente far predicare sempre, essi per tre o
mesi di seguito, come ti proponi; sarei d'avviso che
anche altri, e cosi non attirar l'attenzione dei malevo
che a& capito )).
Un direttore gli invia consolanti notizie della sua
tra i'altro gli annunzia che ha iniziato una tipografia; ed
Mi fa piacere che siasi istituita la Schola cantorum,
pur s'insegna il cinto gregoriano. Bene, sostienlo q
canto e cerca diffonderne quanto meglio puoi lo studio.
pur contento dell'impianto della tipografia e legataria.
però attenti a non incaricarvi della pubblicazione di
giornale politico >).
Anche i parenti ebbero il primo posto nel cuor
III - (iFidelis servus et pvudens
5'
santo del Servo di Dio. E prima e dopo la morte della
ma, continuò a tenersi in intime relazioni con i fratelli
ro e Antonio, i quali, com'ebbero numerosa famiglia,
mancavano di condurla a visitare lo zio, e i piccoli
ti erano felici di vederlo, d'ascoltarlo e d'intrattenersi
lui. A Natale solevano mandargli i più affettuosi auguri;
egli il 26 dicembre 1870 rispondeva premurosamente alle
oti Anna e Teresa:
a vostra lettera ha recato -grande piacere tanto a me,
alla cara madre mia e vostka uva. Vi ringraziamo
tanto dei buoni auguri, e di tutto cuore ve li ricambiamo,
do 2 Bambino Gesù a ricolmare di benedizioni voi due,
a vostro, la mamma e tuttì i vostri fratelli e sorelle. Oh!
E celeste Bambino vi conservi tutti in sanità e in grazia,
v i i vostri genitori affcnchè v i possano dare una cristiana
e, conservi pure voi tutti afinchè crescendo di giorno
in sapere, in f m a ed in virtù specialmente, possiate
e la loro consolazione i n questo mondo e fare poi loro
a corona in Paradiso... Ora, se vi fossi vicino, vorrei
lche regalo per la strenna, ma non potendo per la
a vi lascerò un ricordo che v i serva di strenna per
I : " V i raccomando di mettwe grande impegno per
Jigura avanti a Dio e ai Santi col tenere ognora
tete la vostra coscienza pulita ,, t).
o dei ricordi di famiglia, l'ultimo di dicembre
riveva al fratello cav. Antonio, impiegato alla
Armi a Brescia, accennando ai suoi' 59 anni
o1 dire che hai la precisa età di nostro padre,
amato all'altra vita! T u però guarda di valicare
e molti anni. l o te lo auguro di cuore per te,
a famiglia ed anche per mia consolazione. Do@
ia cordialmente i saluti ed auguri pregando il
in abbondanza su te e la tua fam&lia le sue
sco ebbe un grande affetto per i fratelli
uando Pietro fu fatto cavaliere, volle che la
Il'Oratorio andasse a suonare sotto le
itazione. Ed il Servo di Dio, vedendo in

4.2 Page 32

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52
'V - Sz6ll'wme di Don Bosco
tutti i .Salesiani altrettanti fratelli, fu pieno egli pure di
attenzioni per i loro parenti, ed a quanti abbisognavano di
particolare interessamento non negò mai il suo aiuto.
Ci narrava Don Piccollo; che quando perdette il padre,
Don Rua s'interessò premurosamente di mettergli a posto
il fratello, il quale sposo, ma, dopo quattro anni, passava
'egli pure aii'eternità! <<Cosrìimasero due vedove in casa.
Fu allora che Don Rua spiegò tutta la sua carità verso di
esse con conforti spirituali e morali, e quando occorreva
anche materiali. 1Mi parlava spesso della cognata Vincenza,
che potè conoscere a fondo e che ora è volata all'eternità,
e aveva una stima grandissima di lei. Più tardi anche la mia
sorella Domenica restò vedova con quattro figli ancor kio
vani ed era in grandi angustie per la loro educazione ed anch
più per il governo della casa e per la coltura dei terréni, che
sorvegliati da una donna poco pratica andavano malamen
Don Rua anche allora s'interessò di. lei, e tra gli altri m0
di aiutarla pensò a quello di ordinare all'economo dell'Ora-
tori0 di comperare sempre i l vino da lei e senza stringere
troppo sui prezzi. Cotesto modo di agevolare a mia sorella
la vendita del vino, a quei tempi in cui esso abbondava e
difficilmente si poteva vendere, fu per lei di grande vari-
taggio. Come nella mia famiglia, così credo si sia diport
con tutte le famiglie dei confratelli che si trovarono ne
condiioni della mia a.
((Avevotre nipoti - attesta un altro salesiano direttore
abbandonati dal loro padre, mio fratello. Erano a carie
miei poveri genitori. Uno contava dieci anni; poteva
con me; io non osavo prenderlo. Mia sorella, suora di
Ausiliatrice, ne parlò con Don Rua a Crusinallo. Le risp
che ne avrebbe parlato con me, recandosi dove io mi trov
Venuto, mi volle parlare da solo, e prima di tutto mi di
"Perchè non prendi con te il primo nipote? Ricèvilo!...
... bene a tanti altri figli disgraziati, chi ti impedisce di ricev
un tuo nipote?,, >).
Un confrateiio, che aveva il babbo in qualità di fa
all'oratorio, venne inviato in Sicilia, e, dopo poco te
che si trovava nell'isola, senti il desiderio di aver-o un
- 111 u liidelis sevvus e2 pvudens 1)
53
vicino e scrisse al Servo di Dio, pregandolo a provvedere
col farlo
in qualche casa. I1 Servo di Dio chiamò
il buon vecchietto e gli manifestò il desiderio del figlio e la
ua disposizione ad accontentarlo; ma questi disse e ripetè
preferiva restare all'oratorio, dove aiutava a rivedere
ozze di stampa. Don Rua, dandone ragguaglio al figlio:
i-
paternamente - gli useremo tutti i ri-
ardi che gli sono dovuti dall'età, e a quando a quando ti
audevemo sue notizie, Sta' adunque tranquillo SU questo punto,
se tuo padre fosse costi con te >)D. opo alcuni mesi il vec-
t. cessava di vivere, assistito con ogni premura; ed
utane notizia, il figlio si fece un dovere di inviare al Servo
~i~ i più
ringraziamenti anche per i confratelli
e si erano delicatamente prestati ad assistere il babbo nei
i ultimi giorni; e il Servo di Dio tornava a scrivergli:
ricevuto e partecipato a chi di ragione i tuoi ringraziamenti
le attenzioni prestate a tuo padre, come partecipai ap tuo
re per l'amara perdita, pregando e facendo pregare Per
'anima benedetta D.
a speranza di salvare un'anima, benchè fosse così osser-
e dei regolamenti, lo moveva talvolta a suggerir delle
icordo - dice una Figlia di Maria Ausiliatrice - che
o una parente prossima in gravissima tribolazione e
lievi
per l'anima sua: venne a trovarmi, e il
Padre mi ordinò di farla restare con me per qualche
me, come suora, e tanto più come direttrice, non
ener una secolare in casa, e, pur ringraziando, re-
la paterna bontà dell'uomo di Dio, sembrandomi
oteva essere causa di dicerie e di cattivo esempio
11 buon Padre insistè, volle ne parlassi a nome
ispettrice, e credo che ne parlò anch'egli
1 ordinò che, superata la ripugnanza ed ogni
rdassi solo di fare del bene a quelyanima. Così
quanto egli stesso s'adoperasse per
di affetto ai parenti, ricordo che una volta
dogli di alcunidei miei cari che lasciavano

4.3 Page 33

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54
V - Sull'orme di Don Bosco
qualche cosa a desiderare e che mi stavano tanto. a cuore,
gli dissi: - Veda, Padre, io prego tanto per loro, faccio an-
che con la parola e con lo scritto quel tanto che posso come
suora; ma poi li affido al Signore e alla Vergine Santissima,
e procuro di starmene tranquilla; sarà questa indifferenza?
- No, mi rispose il buon Padre, la vostra non è indifferenza,
è confidenza in Dio e nella Madonna, ed è proprio così che do-
vete fare )>.
c( Quando io ricevetti l'obbedienza per Milano - ci
diceva Don Dones - osservai a Don Rua che sarei stato
troppo vicino ai parenti, e quindi troppo disturbato dalle
loro visite. Ed egli mi rispose: - Farai anche tu come faccio
io, li riceverai amorevolmente, come qualunque amico venisse
a trovarti, sentirai quello che ti dicono, e poi bellamente con
buone parole li congederai, e tu continuerai il tuo dovere)).
Ma a quanti versavano in particolari strettezze inviava
o faceva giunger soccorsi nella maniera più delicata.
e Riguardo a tua madre procureremo di mandarle qualche sussidi
con cui, occupandosi-anch'essa quanto può, potrh andar avanti. Potr
scriverle, che quando veramente non può fare diversamente, s'indi
rizzi a me, dandomi il suo indirizzo, volta per volta)).
& Aveva stabilito che s'inviassero lire ogni trimestr
ai parenti di un confrateflo, e l'ispettore ne affidò l'incari
al direttore della casa dove il figlio dimorava. I1 Servo
Dio non ritenne conveniente quella disposizione:
a Su questo debbo richiamare la tua attenzione facendoti no
che non conviene lasciare tale incarico al direttore ma dev'essere
ficio deli'ispettore o del suo segrejrio... I1 direttore non dovre
quasi nemmeno essere informato della cosa, anche per evitare il
colo di rinfacciare al suo dipendente questo riguardo ché gli si
Tanto dico pm tua norma e non per farti rimproueri, giacchd de
di goder sempre delle tue r a z i e e ddl'ainto delle tue f m i d e orazt
E a tutti i confratelli, in modo speciale ai più lenta
genitori, raccomandava di scriuere loro di quando in
delle Proprie notizie e di non farli sospirare e gemere p
trascuratezza di un tale dovere cotanto facile a compz
111- (I Fidelis semus ct prudem))
55
I1 Servo di Dio usò ogni mezzo per accrescere e per
ener uniti all'opera di Don Bosco i Cooperatori.
<< Se Don Bosco - diceva loro - lasciò scritto che senza
a vostra carità non avrebbe potuto compiere alcuna opera
buona, immaginate voi quale bisogno ne abbia i1 suo povero
uccessore, e quanta è la riconoscenza che egli nutre per voi)).
Come Don Bosco, soleva diffondere commoventi appelli
la carità dei privati e non lasciava passare un anno senza
iarne almeno uno in gravi circostanze, come nelle spe-
ioni di nuovi missionari, ai Cooperatori d'Italia e del
ondo intero; ed il Signore, con l'abbondanza delle ele-
sine, tale da poter far fronte a spese incalcolabili, mostrò
anto gli tornasse gradito lo zelo prudente del Servo di Dio.
'esempio di Don Bosco ebbe egli pure per tutti i
ttori le manifestazioni di riconoscenza più squisite.
ons. Pasquale Morganti, Arcivescovo di Ravenna, diceva
pochi santi ebbero così vivo e manifesto il sentimento
a riconoscenza come il Fondatore dei Salesiani; ed i1
uccessore imitò il Maestro in modo singolare., Ne ve-
e ne sentiva il dovere e i vantaggi.
La riconoscenza è una virtù che ci rende cari a Dio e
eva un elenco dei principali, e per il loro onomastico
n dell'anno, e in altre ricorrenze, inviava ad essi
era d'augurio e di ringraziamento, scritta a mano
firmata e, talvolta, postillata con espressioni devote.
a far lo spoglio dei giornali per venire a conoscere
',onorificenze, matrimoni, decessi, ed altri fatti
importanza, riguardanti le loro famiglie e, sol-
te, inviava rallegramenti cordiali, o sentite con-
ti benefattori torinesi soleva inviare, accompa-
n un biglietto personale, il 2 febbraio, il cero
la domenica delle Paline una bella palma, che
di far venire egli stesso dalla Liguria.
a in viaggio, e in Italia e all'Estero, soleva far
refetto Generale grosse ceste di specialità locali,
dei cooperatori cui Ie voleva distribuite.

4.4 Page 34

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56
- V Sull'orme di Don Bosco
Quando fu l'ultima volta in Terra Santa, toni6 con molte
immagini, e fiori, e oggetti di devozione, che erano stati
depositati sul Santo Sepolcro e sul luogo dove nacque Gesù,
che tornarono carissimi anche a molte illustri persone e no-
bili famiglie.
Se riceveva in dono confetti, frutta o selvaggina, il suo
pensiero volava subito ai più insigni benefattori, e si affret-
tava a farne ad essi regalo.
Soleva pure far semplici distribuzioni dell'uva delle viti
che ombreggiavano le finestre delle camere di Don Bosco
e della povera frutta raccolta nell'orto dell'oratorio, che
chiamava « il Giardino di Maria Ausiliatrice ».
Non potendo gratificare tutte le persone che prestavano
gratuitamente l'opera loro a vantaggio dell'istituto, dottori,
professori, awocati, impiegati, aveva cura d'invitarli qualche
volta a pranzo, al quale aggiungeva alla fine commo
role di ringraziamento.
Ai pib caritatevoli era largo di altre affettuose a
zioui. A quando a quando annunziava loro che nel tal g
avrebbe celebrato egli stesso la Santa Messa e gli
dell'oratorio avrebbero offerto le loro preghiere e, le San
Comunioni per ottenere ad essi, anche in questa vit
premio alla loro carità le grazie che maggiormente
ravano.
E u n dovere - diceva - mostrare la nostra
scenza ai benefattori nel modo che p& tornare foro gru
Anche in questo, aveva le attenzioni più delicate.
k?gere la corrispondenza che ebbe col Procuratore Gene
per restarne ammirati.
A Molti fu lieto di poter ottenere speciali onorifi
civili ed ecclesiastiche.
(C Ho da affidarti una commissione importante: si tratta
nere una decorazione (basta quella della Corona d'Italia) a cert
N.N.Egli è un onesto industriale, che... non tralascia, in m
affaaridi commercio, di rendersi utile al povero e al soff@,mteco
largzoni; e l'Oratorio di S. Francesco di Sales ebbe pure a p
beefnfetmtiedreitlalatasuoanolrizbjiecreanlxiatà..,.mn. otivo per cui m'interesso ad atta
III - < Fidel$ servus et prudens o
57
ualdo Tadino [dovuto alla munificenza
n Roberto, in onore
eva un cuore delicatissimo per tutti i benefattori. Non
iava sfuggire occasione per dimostrare la sua riconoscenza
più fine. Le sue attenzioni splendevano nelle più
spedire 6 alla Superiora del
rito di S. Monica a Cartagine (Tunisia) un diploma
peratrice col Bollettino Francese per lei e sua comu-
o già glie l'ho consegnato )), e
re la data del 25 rnarzo,giorno
re una mattina dava udienza entra un salesiano
che gli stava allora parlando - recante la
molti vaglia, e chiama a Don Rua se si deve in-,
mmagine con la firma di Don Bosco, come segno
Ili che hanno spedito l'offerta di quindici
anquillo e sorridente, rispose: - Mi Pare
ssa inviare anche a quelli che màndano meno di
- Gran cuore e gran carità! )).
cenza brillava ancor più nella parte che
loro afflizioni,alle loro malattie. Invitato a dir
i conforto, non badava a sacrifizi.
a di Maria Ausiliatrice era di passaggio a Trina
vide giungervi improvvisamente il Servo
chiamato ((presso il letto di una nobile
nte dal mio paesello. Il venerato Padre
agi della cruda stagione e neanche alla di-
arti immediatamente da Torino e, in un sol
16
pia di quella signora, fece visita ai

4.5 Page 35

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58
V - Sulì'wme di Don Bosco
Salesiani ed alle Figlie di Maria Ausiliatrice, e la sera stessa
ripartiva. Tanto i Salesiani, come le Suore lo supplicarono
a volersi fermare almeno una notte per riposare, avendo già
perduto una parte della notte antecedente. Egli, col suo
solito sorriso e colle labbra tremanti:
»- No, rispose, mi riposerò in Paradiso! siamo nella so-
lennità di San Francesco di Sales, ed è bene che domani mi
trovi a Torino a.
Un'altra testimonianza dice così: <( Una nostra benefat-
trice, nell'ultima sua malattia, volle ricevere la benedizione
del signor Don Rua. Egli, quantunque avesse avuto la feb-
bre il giorno prima (il fatto avvenne negli ultimi suoi anni)
si recò a 'consolare di presenza quella ottuagenaria. Nel
darle la benedizione era visibilmente commosso; la sua voce
tremula cominciò a velarsi, quindi a mancargli affatto, tanto
da non poter proseguire e grosse lacrime irriga
magre guance cadevano sul c avi mento trasforni
stelle. Fu una scena commovente.
udiva esclamare: - Come è comnpms
Era delicatissimo nel compimento d'ogni d
dalla. riconoscenza. ((Ricordo - dice Don
raccomandazioni che fece a me, quando a
sul modo di comportarmi verso tutti i b
anche che per essi si facessero ogni giorno s
Uguali raccomandazioni faceva a tutti,
privato, in ogni circostanza. Sempre-
Piero Gribaudi - quando parlava a
torio, ed accennava ai Cooperatori Salesiani, aveva
veramente toccanti di gratitudine per
pre noi pregassimo per essi e ci diceva che tutto
aveva fatto Don Bosco e faceva lui, era ~ e r c h èil Si
la Madonna l'avevano voluto, e per
siani gli avevano dato il loro aiuto )).
Ai giovinetti mantenuti agli studi, o direttame
diati da benefattori particolari, ricor
pregare per loro; s'informava da quanto tempo non
piìi dato ad essi notizie; e, in speciali circostanz
tristi,'li esortava a speciali preghiere.
- III (iFidelis servus et prudens »
59
((Essendo il Marchese di Villeneuve mio benefattore
n Rua - ricorda il missionario Don Cimatti - frequen-
temente, anche per iscritto, mi. esortava a pregare per lui,
a scrivergli di frequente; quando mi vedeva, mi domandava
notizie di lui Od egli me ne riferiva; e proprio pochi giorni
nti verso di lui, e a pregare assai
nche nell'eseguire le intenzioni
a Di questi giorni - scriveva a Don Evasi0 Rabagliati
1901
un
c-alicuenapeslignlaozrxaaproeltatoccademi alnédbòbroIsOiO. @Tonrinn'ipdeirrapirocvovme-e
da mi mandò 100 sterline p&
unisco l'indirizzo ».
sta in via Florida
tificava allo stesso

4.6 Page 36

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--
V - Sull'oume di Don Bosco
commosso anche la povera gente che gli metteva
in mano piccole offerte.
Madre Clelia Genghini, Segretaria Generale delle Figlie
di Maria Ausiliatrice, ricorda che, negli anni in cui fu di-
rettrice a Conegliano Veneto, s'industriava di <( promovere
la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani tra le persone che
aveva più occasione di awicinare, nella loro maggioranza
wiù ricchi di cuore che di borsa. Conoscevano esse le stret-
iezze della casa, e si presentavano spontaneamente a soc-
correrci con i mezzi loro più facili, come per esempio in-
viandoci qualche prodotto dei loro terreni o della loro indu-
stria. Erano dunque Cooperatori e Cooperatrici Salesiane e
delle Figlie di Maria Ausiliatrice! E non inviando esse of-
felte in denaro a Torino, anche perchè sapevano i bisogni
della nostra casa di Conegliano, partecipavano ugualmente al
tesoro delle Indulgenze concesse ai Cooperatori salesiani?
i\\iiossi queste domande al sig. Don Rua, il quale, dopo ave
pensato un tantino, rispose sorridendo: - Fate cosi: mandat
a Torino da lire 3 a lire 5 all'anno per ciascuna di queste buon
persone, tanto per aiutare a sostenere le spese pel Bollettin
... e poi che continuino pure ad aiutarvi come già fanno. S O
Cooperatori nostri e vostri; e le Indulgenze ma si, sono an
per loro!...
>)L'ultimavolta che awicinai in modo particolar
Rua fu in Sarria-Barcellona (Spagna), nel 1906. Er
accompagnato da alcuni superiori e sacerdoti salesi
al baciargli la mano, subito mi disse: - Oh! Suor
E tanto tempo che non scrivete a Conegliano? Scrivete, s
a quelle buone persone là: se lo meritano! Vi hanno vo
vi vogliono sempre tanto bene. E un dovere, sapete, mos
la nostra riconoscenza ai -nostri benefattori, nel modo
tornare loro gradito! Fatelo, neh!, fatelo! )>.
In ogni persona vedeva un fratello, un amico, un'
cara al Signore: e per questo. era con tutti amabilissi
Con gli amici e compagni di chiericato e di sac
che educati nell'oratorio avevano preso altre vie tor
alle proprie famiglie, conservava stretti vincoli di b
lenza, che dimostrava in mille modi, in ogni occasi
III - a Fidelis s m u s et prudens
perchè anche gli alunni dell'oratorio, tornando ai propri
waesi. conservassero tra loro affettuose rimembranze.' diede
il più grande impulso alle Unioni degli ex-a!lievi.
I n ogni momento, e in tutto, la sua prudenza, la sua
rettitudine, la sua bontà erano insuperabili.
Le meraviglie della sua prudenza splendevano nelle cose
più gravi. Non prendeva nessuna deliberazione importante
nza pregare; e ciò faceva particolarmente nell'eleggere un
uovo su~eriore.
<( Ricordo - dichiarava Don Filippo Rinaldi - che
ando mi chiamò a sè vicino, all'ufficio di Prefetto, scri-
domi la lettera d'annunzio, diceva di aver terminato una
ena di preghiere a S. Giuseppe, premessa appunto per
re lumi nella scelta del soggetto. Quando poi gli fui
no,.e potei con maggior agio studiare e conoscere la
sua nell'eleggere un soggetto a qualche ufficio, ho
ato che anzittutto pregava, poi s i consultava segre-
aratamente coi diversi membri del Capitolo ».
no dei punti più difficili per un superiore - conferma
arberis - è il saper distribuire i vari uffici tra i con-
'; e il Servo di Dio in questo dimostrò tale valentia,
i ad accontentare tutti. Non mi ricordo che ci sieno
lagnanze su questo punto; anzi fu da ammirare
i adattassero volentieri alle sue elezioni; e devo
e non mai fece la minima preferenza o procedette
ne prestabilito; si consigliava sempre con noi del
adattava volentieri ai nostri consigli; non cercò
iormente gli piacesse; ma solo si distribuivano le
e ai più degni, senza lasciarsi mai sopraffare da
- a. in rimo luogvo,. se l'eligendo era . c< notoria-
. delle Regole e delle tradizioni salesiane )>; e,
. gli raccomandava di procedere con molta
diceva- che per il primo anno chi entra nuovo
non debba aver premura di far novità o riforme;
di osservare bene il terreno su cui Si trova, per
e suscettibilità, a fine di poter operare

4.7 Page 37

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62
v . Sull'orme di Don Bosco
in seguito,con maggior sicurezza e non aver per caso da trala-
sciareo da cambiare ~$6 che si fosse iniziato, senza sufiiciente
ponderazione ».
u n altro punto delicatissimo era, per il Servo di Dio,
Yaccettazione di nuove fondazioni. Amava tanto e favoriva
con entusiasmo l'incremento dell'opera di Don Bosco in
ogniterra e in ogni ramo 'del suo apostolato; ma vigilava
nella forma più assidua perchè ogni nuova iniziativa ve-
nisse assunta con-le debite cautele.
Non badava ad attrattive del luogo e di mezzi di sussi
stenza, n&di alte raccomandazioni; ma unicamente al mag
bisogno ed alla più urgente necessità, nei singoli casi:
steva B-i.sogcnai
andare adagio con
lamentiamo sempre
le nuove fondazirmi - ins
della scarsezza di persona
ed abbiamo ragione; quindi non dobbiamo assolutamente m0
liplicare il numero delle case, senza avere il persona
sario. Correremmo rischio di veder cadere sotto il peso del
*oro i poveri confratelli e di dover chiudere altre c m ) ) .
( { I lcaro Don Bosco diceva anche che non bisogna
plicare troppo le case in un solo paese o cittù;... di non
scuole professionali in piccoli centri, per non togliere
agli operai del luogo, e di non accettare cappellanie che pos
esser desiderate dal clero secolare o.
Vigilava su tutto. Aveva permesso che un
sumesse la direzione del Seminario d'Orvieto, e, d
che anno, vedendo che v'erano altri seminari ass
sognosi d'aiuto, scriveva al Procuratore Generale
gliero:
... ci Orvieto ha membri del suo Clero capacissimi di sost
direzione del Seminario Perciò se il Card. Vicario potesse
dal carico di provvedere un successore [al confratello che n
tenuto sino allora la direzione] potremmo mandare N. N. a dir
Seminario di S. Salvador,pw salvare quella diocesi da imminente
essendo quel Seminario quasi al punto d'essere chiuso o.
Quando non vedeva la possibilità d'aprire una ca
se presentava il più bell'awenire, perchè manc
nale, era irremovibile. Don Peretto voleva fin dal 19
III - <iFidelis s m L s et prudens n
63
to di Rio de Janeiro, e il Servo di Dio non lo permise.
producesse poco buona impressione,
« N o n esser dolente - gli scriveva - di non aver accettato la
oi avuto maggiori fastidi se
on permetteva neppure che, iniziata una fondazione,
nducesse d'un tratto a compimento, ma voleva che il
poco, man 'mano che
le domande di accet-
i, che aveva iniziata la costru-
'istituto salesiano di Lima:
a rassodarli bene
azioni era mosso dal proposito
arti - scriveva a Don Vespignani nel 1905 .- se
cosa contro la fondazione di Cordoba; siamo tutti
e, tanto pib vedendo che avevi
o. Tutto sarà disposto dalla Di-

4.8 Page 38

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64
'p - Sull'orme di Don Bosco
sviluppando a misura che vi sarà la necessità e si avranno i mezzi
materiali e personali. L'Oratorio di Torino impiegò dieci anni Per
avere una discreta cappella, quella di S. Francesco $1 Sale%ed una
casa capace di circa 150 giovani! )).
vigilava
non si assumessero troppe iniziative. D o n
~i~~~~~~Vespignani, desiderando assecondare le insistenti
raccomandazio~i di D o n Rua a prò degli emigrati, Pensava
'di aprire un
a loro vantaggio, ma c'era scarsità di
personale; ed il S e n o di Dio, pur incoraggiandolo Paterna-
mente, gli diceva così:
?iace anche a me l'idea di un circolo di operai italiani. Pef no
caricare
vento e
voi
metterlo
nuova impresa,
su buone basi;
si potrebbe
vale a dire
iniziarlo coltuo inte
preparandovi Persone
sode e di iniziativa, e poi lasciare che faccia il suo cammino da sè,
limitandoti a qualche visita d'incoraggiamento. Anche riguardo
l>ospedale~ t ~ l ifare~te~m,olto bene a procurare di rientrarvi Per
provvedere alla salvezza di tante anime, sempre perb avendo riguardo
al vostro numero e al quid valeant vims )).
Vigilava
ogni casa conservasse lo scopo di fon
dazione; permetteva in alcun modo che si cangiasse
anche quando si presentavano ostacoli, che pazientement
volevea~isurpinegraratiz. io- scriveva a D o n MaIan - delle noti
che dai, sebbene non tutte piacevoli. Speriamo che le per
cuzioni saranno cessate, e che a Cuyabà e d alla Colo
goda pace. A tal fine preghiamo. Voialtri nelle Persec
e tr&olazioni usate preghiera,.prudenza, e , quando Occo
energia per isventare ingiuste vessazioni)).
E come non permetteva che s'aprisse una casa
averne constatato la necessità e la convenienza,
mettevan&mmenoche al sorgere di difficoltà imprevi
chiudesse, quando si potevan superare. Nel Brasile,
ratinguetà s'era apefio u n istituto che non dava i fr
si speravano e D o n Peretto lo chiuse e ne diede co
zione ai Servo di Dio, come se avesse compiuto
presa: e questi, a volta di corriere:
4 1) Perchi tanta premura? - 2) Non si P&
senza il permesso del Capitolo SUp~iore;tanto
"
devono chiudere senza tale permesso. - 3) Perche non tener
conto del dispiacere che arrecavasi al benefattore? - perche
tener conto della triste figura nostra in faccia alla popola-
zione? - 5) Sarebbe opportuno riaprirla l'anno venturo, anche
sotto altra forma, se si vuole, ma riaprirla )).
E la casa si riaperse e restò aperta sino al termine della
vita del Servo di Dio.
Invece, se vedeva la convenienza di sospendere un'ini-
tiva, era il primo a prender la cosa in considerazione.
e1 19019 a D o n Albera, inviato qual suo rappresentante
n America, comunicava qyeste riflessioni:
@Unacosa potrà meritare la tua attenzione speciale, ~i quando
che senza volerlo, si viene a far concorrenza ai maestri
rnativi, il che suole creare inimicizie, gelosie, ostilità,
Chi sa se non vi sarebbe modo di evitare tali dispiaceri?chi sa
in certi siti non si potrebbe (anche per la scarsezza del nostro
sonale) lasciar
esimi limitarsi
la scuola elementare ai
a far scuola di religione
maestri
o nei locali
stessi
ed i
governa-
0 nelle proprie chiese? Vedere un po' se ciò sia combinabile,
arido d'accordo con le autorità scolastiche e con i maestri stessi.
di questo parlare ai nostri Ispettori, specie per le
~colelocalità, dove facilmente può avvenire che il maestro gover-
tivo trovi la sua scuola spopolata, se si apre una scuola sa]esiana.
tale ipotesi il salesiano, oltre la scuola di religione, potrebbe forse
bare pih facilmente nel latino i giovani più distinti per pietà ed
.nche nell'uso del danaro spiegò tesori di prudenza sin-
Non
avanti e non permetteva che sYandasse
i alla cieca. N o n iniziava un'opera, anche di &dente
senz'averia raccomandata alla cari& dei Coopera-
n permetteva che si facessero nuovi lavori nelle case
~enz'esserne informato, e senz7averne ricono-
convenienza, e senz'aver rilasciato il permesso per
si trattava, di frequente, d i spese non gravi. Un
o cosf~uxione-. Dietro dimanda del Rev. Don Ce-
o.Direttore dell'Ospizio del S. Cuore e reiterate istanze di
assistente ai lavori, avuto il parere favorevole delllEco-
e w o di Dio Michele Rua. vol. 11.

4.9 Page 39

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noma Generale Don Sala, si permette di fare sopra le navatelle la-
relali e la sacrestia della parrocchia un pavimento in mattonelle so-
pra quello di asfalto, e ciò a scanso di grave danno che ne potrebbe
derivare alle vòlte. Questo lavoro fu preventivato in Lire 1200 circa.
~ ~ ~ess,ere. dài comune impegno ed interesse il non oltrepassarle.
- - Torino, 19aprile 1888. Sac. MICHELREUA)).
Vigilava, ancor più attentamente, perchè non si facessero
debiti.
(( vedo
- scriveva
a
un
ispettore
- cha
hai
ade
costi
degli individui che poco guardano le spese. Sorvegliali e fa'
quanto puoi per impedire che si carichino di debiti. Intanto
ioffar0 la parte mia con chi dei tuoi si trova attualmente qua.
procura soprattutto che non s'immischino nelle banche e non
contraggano mutui. Facciano sohmente le spese a misura delle
entrate )).
Erano
- dichiara
Don
Filippo
Rinaldi
-
norme
ge-
nerali, ma tassative, nell'amministrazione del Servo di Dio
le seguenti:
)) ,o Chefossero puntualmente soddisfatti i vitalizijduciari,
la mort$cazione e il disturbo di venire due volte la
chi si presentava a ritirare gli interessi];
o zo Che non si tenesse denaro in tasca O presso le banche,
c'erano pagamenti da fare;
,)3o venute nuove istruzioni da Roma, volle che fossero
osservate attentamente.
)) Tenne &occhio la soddisfazione dei legati pii. Egli stes
neiprimi anni in cui fui prefetto, ritoccò e pmfezionò il
di tutti i legati con i relativi oneri, sicchè a me non rimase
aggiornaer~cuorarne I'adempimento, mentre il S'~rv0 di Dz
esserne accertato. Di questo pure s'interemva nelle
e neirendiconti delle singole case)).
Costretto a far qualche debito, soleva chiedere
tempo per soddisfarlo; e più di una volta si trovò in
zioni assaicritiche, ma la Divina Provvidenza intervenne
pre in suo aiuto. (( Le esigenze dell'Istitut0 -Piosegue
~ i ~ ~ l imd pionevano necessariamente d'incontrare
jyllora non
disposizioni tassative, quali oggi
nel codice di Diritto Canonico, e alcune volte questi
salirono anche a cifre considerevoli. Erano però incontrati
sempre con prudenza e col consenso del Capitolo, ed avevano
per 10 più garanzie nelle costruzioni già esistenti. 11 servo
di Dio, però, confidava nella Divina Provvidenza, la quale
non lo abbandonò mai... E PRIMA DI MORIRE EGLI EBBE IL CON-
FORTO DI VEDER PAGATI TUTTI I DEBITI... )).
>>. (( E'mdenxa in ogni cosa i) era il suo ammonimento qua-
tidiano, (( anche nelle più ordinarie! « Quanto alla festa
scriveva a un direttore - sarò contento che si possa fare
a, ma bisogna c@ntentarsidi farla come sipotrà,
sta alle nostre condizioni di povertà relipiosaed
amti che potrai raccogliere a tal $ne; peycii, ricorri pure ad
Itri aiuti, ma non fare spese senza aiuti; peychè se la po-
Ozazionev i vedrà far grandi cose senza chiedere e ricevere
dirà che non ne avete bisogno, e v i chiuder&per sempre
(( P@ provvedwe i mezzi .da soddisfare i debiti, sarà con-
iente raccomandarvi qua e per ogni parte. potrà
Vare tener conto delle raccomandazioni d a parroci, su-
0" d'ordini religiosi, e di altri personaggi,. degni di fede
rkuardo, infavore di giovani orfani, povmz, a b b a d n a f i ,
rido p@ essi tutte le facilitazioni, ed anche accettandoli
uitamente quando occorre )).
Tra le norme che dava a noi iqettcrPi- rileva
ePPe Vespignani - v'era pur quella di a v o sempre
i a noi I'elenco dei debiti, proponendoci di diminuirli
e non aumentarli. Voleva poi che si facesse
Per una Più ~o~le~ta.soddisfaziovenreso le case consorelle,
-almente quelle che per la loro jnalità erano meno
Chiamava questi, DEBITI SACRI t).
continua sua vigilanza perchè nelle singole case si
ero nell'amministrazione le n o m e suggerite ed im-
~ove&, dalla prudenza e dalla giustizia, direnlo
viglioso fu l'incremento che ebbe l'Opera di
rante i 22 anni del suo Rettorato e, dopo l'aiuto
i Dio, evidentemente è d'ascriversi all'illuminata .

4.10 Page 40

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~p ~~~p
68
V . Sull'orme di Don BOSCO
sua maniera di governo era ancor più meravigliosa
nelyintimità dei suoi figli spirituali. Ne parleremo diffusa-
meniqeui;rileviamo soltanto come ogni volta che dava un
comando o un
pareva che chiedesse o concedesse
un favore; tanta era la grazia e la gentilezza esteriore che
dimostrava, pur essendo irremovibile allorchè riteneva do-
veroso ciò che chiedeva.
~~1 correggere soleva citare l'articolo delle Regole che
veniva trasgredito, ed inculcava ai superiori di fare altret-
tanto.
a ~~1
l&-,s
- rileva
la
Vicaria Generale
delle
Figlie
di
~~~i~ Ausiliatrice, Suor Enrichetta Sorbone - quando la
~~d~~ al^ Caterina Daghero... andò a visitare le Gas
in A~~~.~~, dovendola sostituire, mi sentii come smarrit
e mi presentaial servdoi Dio, manifestandogli i
le mie titubanze e le mie difficoltà per visitare 1
81talia, parlare alle Suore durante gli eserciz
quegli altri uffici propri della Madre Generale
parole d'incoraggiamento dèttemi in quella circostanza:
statetranquilla; e, per i colloqui. particolari con le vaSt
consorelle, attenetevi alle Costituzioni che porterete
voi... ~~i singoli casi dite: " Guardiamo un po'
... che cosa dicono le nostre Costituzioni. Oh! ecco, vedi anche
articolo tale Metti un po' il segno! ...,,. Sopra tutto ab
tanta caita e bontà; e il Signore vi aiuterà. Coraggio!
mi benediceva.
)) Compresi subito, che assegnandomi come norma
dotta i[ seguire le Costituzioni, mi dava U n consiglio
prudelzza, da&c? coll'osservanza delle medesime
di
mentre veniva ad inculcare semp
spirito del Fondatore che le aveva dettate )).
Cauto e ponderato nel dar un giudizio e m'
parole, nell'ampiezza della sua carità lasciava
gli confidasse quanto aveva nell'animo; con &a
paterno accoglieva qualsiasi osservazione, anche d
dei confratelli; e chiedeva egli stesso che gli si usa
ramente cotesta confidenza fraterna e filiale.
Anche agli ispettori e ai direttori, nei privati
ZII - 6Fidelis s m u s et prudm
69
per lettera, raccomandava di
onale laico e per i confratelli più gio-
. i e non ancora interamente formati, ({perchè- esser-
e trattati come
la di lode e di conforto4
. Quando occorre fure
e cmexione, s i parli sempre senza passione, con calma.
b e n a app4ra~eil fatto per non turbare
almente insistente era di p,.e-
i ciascuno ed usare abituai-
ottener da tutti affetto e ob-
ome raccomandava ai Superiori di trattar paterna-
enti, egli stesso per spingere
eferenza ai superiori, aveva
e gentili attenzioni innanzi
senti la responsabilità dell'anima di ciascuno
me l'Apostolo S. Paolo, nè più n&meno come se
dell'anima propria; e fu, come vedremo
modello dei superiori.
a vigilanza, suggerita dalla più perfetta carità,
aratteristica del suo governo.
tutto e non trascurava nessuno, dei
stesse persone di servizio. Anche per
famQli, ebbe cure paterne,
rchè i singoli confratelli avessero
a alla loro capacità e la disimpegnassero nel
6 non mancassero del necessaio; per-

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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70
- V Sull'ome di D a Bosco
chk, allbccorrenza, fossero trasferiti in clima migliore, e
non restassero in ozio, neppur nel tempo che erano ma-
laticci.
Avendo cangiato destinazione a un missionario toma'to
in Italia, ne dava comunicazione all'ispettore in questi ter-
mini: I l motivo che ci rese dubbiosi sulla convenienza di ri-
mandarlo costà, è anche la sua salute. I n Colombia egli non
>>. potrebbe durarla più di due anni; mentre altrove la sua costitu-
zione promette ancora almeno quarant'anni
Un giorno, recandosi in camera, vide dalla balconata,
oltre la Piazza di Maria Ausiliatrice, alcune suore sedute
nell'orticello annesso al loro primiero istituto. Mandò a chia-
mare .la direttrice, e, sentendo che erano alcune convale-
scenti, la esortò a non lasciar neppur queste senza far nulla
e ad occuparle un pochino in modo conveniente, aperchè
' il riposo necessa~ioal corpo non abbia a tornare pericoloso
all'anima)). Raccomandazione che ripeteva di frequente.
Altra cura del Servo di Dio era l'esatta osservanza delle
semplici usanze e tradizioni di famiglia. Accadeva che sen-
tisse suonar l'organo durante la Nlessa della comunità e ve-
desse usar paramenti festivi in giorni feriali, naturalmente
per qualche convenienza; ed egli, se non la conosceva, in-
contrando il direttore, gli domandava: - E perchè I'organo
questa mattind...Perch2 la pianeta più bella?
La sua prudenza brillava in tutte le cose. A Don Unia,
l'apostolo dei lebbrosi, vien proposta la croce di cava-
valiere e, prima che l'accetti, il Servo di Dio scrive delica-
tamente al Procuratore Generale: ((Desidero chs tu ne parli
al Card. Vicario od al Card. Segretario di Stato, per sapere,
a loro giudizio, se convenga far rilevare che in quelle Repub-
bliche, tarzto soggette a rivoZuzioni, sarebbe questo forse un
mezzo per ottenere più facilmente protezione dall'Autoritù ita-
liana colà stabilita, qualora ne avvenisse il bisogno)).
Don Antonio Riccardi da Lima gli annunziava la fonda-
zione di nuove scuole professionali, domandandogli se le
approvava; ed egli: <<Mci hiedi se approvo la fondazione
di cotesta casa TALLERES Salesianos in Lima: di tutto cuore
l'approvo e ti applaudo, con due condizioni però:
III - (1 Fidelis seruus et prudens »
71
u 10 che non porti i l nome sovraccennato, bensì di
ESCUELA Salesiuna de Artes y Ojcios.
>> 20 Che, senza dirlo, vi siano annesse le scuole di latino,
ome già cominciasti a fare con vera mia soddisfazione >).
I n una casa annessa ad una chiesa parrocchiale (a Roma)
era successo un furto, ed egli ammoniva Don Cagliero:
<< Dovete imparare che non conviene tenere il denaro dove
si fanno i pagamenti, ma tenerlo in altra camera, dove non
abbiano da entrare i paganti. Come pure che si deve sempre
tener chiuso il cassetto del denaro alla mano, anche quando
si è presenti, aprendo e chiudendo ogni volta che si ha da
renderne, e sempre estraendo la chiave. La qual cosa con-
rà pure inculcare al prefetto, al libraio, ed alla parroc-
Sente che, in Brasile, un salesiano accompagna le Suore
che si recano a fondare nuovi istituti, e memore che qualche
giornale, quando awenne lo scontro ferroviario in cui peri
Mons. Lasagna, trovò a dire che si trovassero nello stesso
carrozzone sacerdoti e suore, benchè in diversi scomparti-
menti: « Ricordo - ammoniva - come allora furon insultati
perchd si trovavan a viaggiare insieme. Sarà opportuno evitare
questo pretesto d'insulti alla Religione; e però qualche salesiano,
se occorre, p& andar prima a fare i preparativi, potrà andar
dopo per vedere se sono bene crllogate e nulla manchi, ma non
insieme. Che se vedessi necessità d'andar insieme, conviene star
arati nel viaggio, in modo da non uvaver l'apparenza di viag-
Viene a conoscere che un dei nostri pubblica' articoli
di critica musicale, ed egli l'ammonisce e nella circolare
mensile del 28 febbraio 1900 vuole inserita questa dichia-
((Nontocca a noi censurare le altrui opere; abbiamo bi-
ogno di tenerci tutti amici, e però non dobbiamo erigerci a se-
eri giudici di alcuno. Per altra parfe deve ogni salesiano
Cordare che le Deliberazioni Capitolari vietano di pubblicare
r pubblicare qualsiasi articolo, senza la revisione dei supe-
' salesiani a ciò deputati)).
Le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno assunto la dire-

5.2 Page 42

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72
-V Sull'ome di Don Bosco
zione di un istituto già awiato, nel quale si trovano un po'
a disagio; ed egli con sollecitudine paterna: a Bisognerà avvi-
sare suor N. N., che pel primo anno abbia molta longanimità
verso le allieve e verso il fondatore. CHI VA PIANO, VA SANO E
VA LONTANO. I l Padrone della messe non volle che si estirpasse
subito la zizzania )n.
Delicato nel tributare le lodi meritate, non menomò mai
i meriti di alcuno; aborriva da qualunque artifizio che sa-
pesse di astuzia e di scaltrezza; copriva e scusava le colpe
altrui col manto della prudenza e della carità; soleva ripe-
tere che se una persona ha novantanove difetti e un lato
buono, si ha da rilevare il lato buono e tacere il male; posse-
deva così profondo il senso della giustizia, che la voleva
rispettata con tutti.
« Siamo tutti uniti col vincolo della carità vicendevole;
compatiamoci, sosteniamoci, aiutiamoci P.
a Non bisogna mai pensar male del prossimo in.
a Molte volte ciò che pare amore di giustizia o zelo, è
passione n.
((Evitiamo le.gelosie spi~dualitra persona e persona, tra
Ordine e Ordine a.
((Bisogna prendere le cose dal lato migliore per quanto è
possibile,squando si tratta di giudicare )n.
<< ~ h i f ail possibile per non giudicare il prossimo in questa
vita, sark giudicato favorevolmente da Dio nell'alt~aD.
Delicatissimo nel custodire ogni confidenza pe
che seppelliva nell'anima quasi munita di sigillo sacramen
tale, usava tutti i riguardi per tutelare anche il segreto del1
corrispondenza personale.
Negli ultimi anni, quando per il male agli oc
altri acciacchi gli tornava troppo gravoso lo scrivere,
le risposte al fido Giuseppe Balestra, o a Giovanni
o a d altri amanuensi, tacendo frequentemente il
destinatari e delle loro residenze, che aggiungeva poi e
stesso nel rileggere le lettere, prima di apporvi la firma.
d'ordinario, ad uno dettava le lettere, ad un altro gli
dirizzi, in modo che nessuno poteva conoscere che C
avesse scritto di preciso a questo o a quel confratello.
- 111 (< Fidelis semus et prudens I)
73
questo tutti si rivolgevano a lui, e i più anziani e più i gio-
vani, con intera fiducia.
Nel disimpegno d'ogni dovere attingeva luce, sprone, e
rza dalla più alta prudenza, congiunta alla più squisita
ari& e ad un'esemplarità insuperabile.
Come N. S. Gesù Cristo, egli coepit facere et docere,
recedeva con l'esempio! Era veramente straordinario nel-
esercizio d'ogni virtù: evitava ogni esagerazione, e si teneva
ende perfetti ogni atto,
gni parola, ogni aspirazione.
Nel disimpegno d'ogni dovere usava abitualmente la mas-
preoccupato da-affari
occupazioni ordinarie.
boriosi nessuno lo
paziente, ma sempre
serenità d'animo che
servanza associava la
à più cordiale; ed alla magnanimità e
del carattere univa tanta mitezza e tanta umiltà, da
e l'detto e l'ammirazione universale.
perenne studiava e trovava il modo
rare e di prendere qualsiasi delibera-
rettitudine e semplicità, che pub
celeste e umana.
ro tanto dominio di sè, non per fini
tanti anni che ebbi
Rua, non ho mai
ola mancanza; anzi, in tutte
dello della più alta perfe-
sima indole, l'acume del-
prodigiosa memoria, l'infaticabile operosità, ne
il continuo dominio di stesso, e, più an-
viva e la rettitudine impeccabile; quanti lo
no e lo dicevano irre-

5.3 Page 43

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74
-V Sull'onne di Don Bosco
« L a mia opinime personale - ci scriveva Don Francesco
Piccollo - è che Don Rua sia t4n vero santo, anzi un gran
santo. Credo pure che si possa dire di lui che egli fosse conti-
nuamente e talmente vigile su se stesso che se v i fossero state
anche centinaia di persone ad osservarlo per spiare la Sua con-
dotta, mai avrebbero potuto sorprenderlo nel minimo dqetto.
,gVrà forse mancato senza volerlo, ma certo mai f u visto a
commettere una impe$ezione volontaria. L a sua vitu fu tutta
di sa&$.zio, lavoro e preghiera; e, quantunque per natura ten-
desse al rigore, fu per sforzi fatti sofra di uz modello di
bontà e di dolcezza, e questo specialmente dopo che succedette
a Don Bosco. Mentre l'eroidà del suo spirito di sacrz$2io atter-
r i c~hi l~o avvicinava, era con tutti di una dolcezza e bontà
inarrivabile v .
Non gli mancarono, come vedremo, difficoltà e preoccu-
pazioni assillanti, ed egli sempre avanti con fede, (( !&ando il
signore - diceva - affida a qualcuno ~n'impresa,a costo di
miracoz10i aiuta)). ((Degniveramente di lode sono coloro
prefei.isconoDio a tutto, anche alla loro stessa vita ))- <( Umi
fede, perseveranza vincono le difficoltà)). C Se anche Ge
ha tanto
nel monte degli olivi, noi possiamo pretende
dcoi nnfoonrtos..o. ,f)f.r<it rAebbracLciaamtroisatenzczhae
di Gesù dev'essere il nos
noi la Croce che il Sig
dà a soppo~.tare»C. Nel fare il bene, non dobbiamo
sgomentarci. Le dificoltà devono accrescere il nostro
E faceva guidato e sorretto dal pensiero
porta la croce con Gesù, mediante la mort$cazione
esterna giungerà alla cima della santità e poi al Pa.
-
IV - Mortz$icato e forte
IV
MORTIFICATO E FORTE
- Non sibi placuit! >>.Ebbe un alto dominio di
cercava co-
- modità, nd soddisfazioni personali, ma piuttosto disagi.
mor-
- tifratissimo nel cibo. Già da chierico aveva fatto la promessa di
- bere vino sempre annacquato. - Anche negli ultimi non trascu-
va i toxxetti di pane. Apprese tanta temperanza alla mensa
'Don Bosco. - Parole memorande! - In via ordinmia,fUOpdipasto
- accettava nulla. u A me fa molto bene una taxxa di niente! )).
n Datemi un bzcchierino dt' niente! els. - Fece qualche rara eccezione,
- no di bontd paterna. - (iLavoro e tempwanxa ,)fui1programma
m a vita. Anche quand'era costretto a pra-e o cenar da
- , non permetteva gli si wasswo speciali r&uardi. ~~~h~ nei
'orni più solenni dava grande edz$?cazime a tutti i commensa~i.
a riswbato e modesto nello sguardo, nel passo, nel gesto, in
- cosa. P .ECCOil Superi'ore che non ci gt~& ma$ ». - A B ~
- on Permetteva f~emmenoche gli si baciassero le mani.
- e Parma un po' esqmato nel teneu gli occhi bassi. poveri
- dalle fatiche (1 e wedit& di tante ore di sonno! ,)
di Sales, tollerava pazientemente il prurito delle
- e all'altare e durante le s m e funzioni. - dormiva
ore Pw notte, e sopra un povero divano! Fu mortc$i-
- tto, in tutta la vita. Non si prese mai la sodd&faxione,
Gaggi che doveva fare, di recarsi a visitare celebri badie
, cui passava vicino. - Tanta mortzjkazione era sovetta
afortexza, che apparve ancor pf.2 meravigliosa, panda
ligrad le spalle con woci dolorose e pesanti! - (iBevette
costanxe fino all'ultima goccia un calice amaro, e rq-
- amate più alte vette del sacrz$ixio )). Nulla n u k a

5.4 Page 44

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76
V - Sulì'mme di Don Bosco
ad alterarlo. - Lo si vedma calmo e dignitoso anche ¶uando compiva
- - un atto energico. Trattava amabilmente con ogni carattere. Era
Cosìperfetto, da poter ripetere con S:Paolo: «Vivo... jam non ego,
vivit vero in m e Christus I).
Come di altre anime grandi, anche di Don Rua si può
ripetere cib che S. Paolo diceva di N. S. Gesù Cristo:
-Non &i plamit! - Mercè un'eroica soggezione dei sensi
alla ragione guidata dalla fede, e della volontà alle leggi e'ai
consigli della mortificazione cristiana, l'abito della perfe-
zione in lui parve connaturato. Bastava vederlo per dire che
era la mortzjìcaxione in persona.
L'alto dominio di sè appariva dalla gravità, abitualmente
congiunta alla familiarità più amabile ed ingenua, O meglio
ad una santa amabilità; dalla compostezza del gesto, sempre
misurato e grazioso; dalla serenità del ~arlare,sempre ri-
flessivo.
Non discorreva mai con troppo calore, rideva forte,
benchi: avesse sempre il sorriso sulIe labbra, e spesso ridesse
anche di gusto e di .cuore. Anche quando, e accadeva con
frequenza, doveva trattar con persone aspre e petulanti, non
- perdeva la calma, nè la padronanza di sè. <r Se qualche volta
- Sleva Don Giulio Barberis fu obbligato a
severo e, in qualche caso; intransigente, cw non giungeva a
bargli il cuore. Era riuscito talmente a dominare i
ltanimo, che in ogni occasione, lieta o dolorosa, C
,una perfetta tranqu2llità di spirito 1).
ammirabile nella semplici& disinvolta con la
moaificava & continuo. Sedendo le lunghe ore a tav
non s7appoggiavamai aììa spalliera; e stando in P
a lungo ritto e immobile. Anche quando
ginocchio, d'ordinario non appoggiava le braccia
il capo alle mani; ma con le mani giunte e il capo
rimaneva ritto nella persona, immerso nel fervore
tenso.
Non cercava comodità, nè soddisfazioni perso
piuttosto disagi.
Com'egli depose di Don Bosco, che 4 sebbene no
IV - Movtificato e fovte
77
patentemente straordinarie austerità, come di lunghi digiuni,
di cilici, usava però una continua mortificazione dei sensi n,
specie una grande temperanza nel cibo, ed evitava ogni oc-
casione nella quale avrebbe potuto trovarsi in contrasto con
l'eroico programma adottato, ed assiduamente lavorava alla
gloria di Dio e alla salute delle anime..., uguali dichiara-
zioni si possono e si debbono ripetere di Don Rua.
In alcuni istituti religiosi le penitenze e le mortificazioni
sono una caratteristica, e le anime che vi appartengono
s'immolano continuamente come vittime; Don Bosco invece
e di vivere esemplarmente la
ai laici, di vivere da laici
e da esemplari sacerdoti; ma
èta è indispensabile la mor-
ha, detto: « Se non fate
samente i digiuni pre-
e bisogno di nutrirsi
in lui più imponenti;
ortare il:caffè, perchè gli dava ai nervi,
ornava indigesto, faceva colazione con
da, dove, spesso senza zucchero, in-
cchiaini di cacao, che gli regalavano ,
primi anni di sacerdozio, si può dire fin da quando
n po' di caffè ogni giorno - chè
orio anche i chierici al mattino non
ezzo di pane - Don Rua s'accorse
, e cominciò ad allungarlo con
o a tavola dei forestieri, faceva
di pranzo un po' di caffè, il Servo di Dio se
emente invitato a prenderne,

5.5 Page 45

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78
V - Sulì'ovme di Don Bosco
se ne sch&miva nel modo migliore; e quando non poteva
dir proprio di no, ne dimezzava la tazzetta con altri.
Succeduto a Don Bosco, in una di dette circostanze
prese egli pure una tazza di caffè, credendo di poter superare
la natura1 ripugnanza, e poi ci pose in grave costernazione,
passò la notte insonne, e per l'alta tensione dei nervi parve,
ripetutamente, che dovesse mancargli il respiro, finchè, sor-
preso dal vomito, rigettò la bibita dannosa e cominciò, al-
lora, a prendere ogni giorno un PO' di cacao.
I1fido Balestra, che ebbe la fortuna - è sua la frase -di
a mensa per parecchi anni, dichiara che non avrebbe
saputo immaginare maggior perfezione di quella che vedeva
quotidianamente praticata da Don Rua. ((Bevevapoco vino.
Prendeva da un angolo del piatto di servizio come veniva,
senza mai cercare i pezzi migliori e la frutta migliore. Man
giava adagio e masticava bene, e non sprecava
minima parte di cibo, e nemmeno una briciola di pan
Desiderava sempre cibi comuni. Solamente nell'
lattia, per ordine del medico e dei superiori, accondisces
a prendere qualche cosa di particolare, da ammalato').
a mensa con lui, fanno identiche
chiarazioni.
Pranzai per oltre trent'anni con lui, alla stessa
-
Don
Barberis - e se avessi da dir
una volta m'accorsi che abbia cercato di soddis
persuaso di &e il falso. Prendeva
cahGengacliqsuiatpoo,rNtaovna,SOIO
mai lo vidi a bere vino
osservava rigorosamente
giorniprescritti dalla Chiesa, e quello del venerdì P
dalle costituzioni Salesiane, ma,
necessarioil comando del medico
anche n
Per fargli
prende
necessario )>.
(l Circa i digiuni e le. astinenze - nota Do
~ i ~ ~-l fdu iosse.rvantissimo fino agli
vita. sentivo io pena per lui; davo ordini in
erano inutili; e tutto questo senza la minima
limitando a me la manifestazione di voler asse
cetti della Chiesa >).
IV - Mortijìcato e forte
79
((A tavola -
primo Pezzo che
spi rporseesgeunetaDvao..n.
Rinaldi
Non ha
- si serviva del
mai scelto tra le
porzioni e non ha mai preso più d'una porzione; e questo
sempre faceva in modo che nessuno 10 notava. ~~~~~~~i
che il cuoco qualche volta poneva qualche porzione speciale,
non se ne serviva, e lo richiamò aIl'ordine. Non dimostrò
ai una preferenza per una qualità di cibo, piuttosto che per
n'altra; e direi che mangiava senza dimostrare soddisfa-
one del cibo presentato. Così pure non si servi mai di due
ualità di frutta, e, se vi eran frutta e fomaggio, prendeva
na soltanto delle due cose, indifferentemente... A~~~~
care stessa mort~CaZione
i solenni, nei quali Don Bosco disponeva.
migliore del solito e un Po' più &b-
ortificato. Si serviva d'una
to di servizio prendeva il
d'ordinario riempiva i bic-
n acqua abbondante mesceva in fine
migliore. Da chierico, dice Don B ~ ~ -
romessa di (1 mescolare sempre il vino
costanza di mantenerla sino al ter-
altissimi anni a tavola - conferma
isto che egli cercava ogni modo per
contentava dell'ordinario, ma cer-
aria ancora, fino a cibarsi
i altri. Mai sentii un lamento
guardo al cibo, nè al lavoro ».
ci narrò un episodio, che ci fa meglio com-
l'oratorio. I1 cuoco Francesco
r un vitto alla buona, diciam
i talvolta non dava nemmeno
saia sa dare a qualunque cibo
iorno preparò una minestra
re, e insieme così insipida e quasi nau-'
esero in cambio una tazza di brodo, e
gì il lamento: - Si lavora tutto ilgiorno,

5.6 Page 46

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..
80
V - Sull'orme di Don Bosco
e non c'è nemmeno un po' di minestra che si possa mangiare! -
Don Bosco udì, arrossì, non disse nulla. Anche Don Rua
udì e tacque. Veramente era una minestra che non si poteva
... ingollare; la maggior parte rimase nelle marmitte e tornò
in cucina e la sera, riscaldata, tornò in tavola! Don Rua,
come se ne awide, contro l'usato se ne servi tra i primi,
ne inghiotti un cucchiaio e, dando uno sguardo amabile ai
vicini, tra cui era Don Cagliero, disse con grazia sottovoce:
- Che buona minestra abbiamo questa sera! - La minestra
tornò di nuovo in cucina; ma, dopo l i dichiarazione del
Servo di Dio, nessuno osò fiatare, e venne risparmiato a
Don Bosco un nuovo dispiacere.
Noi - nota il comm. Costanza Rin
pure commensale per parecchi anni - erava
zione nel fare lamenti del genere dei cibi, vedendo
di tutto si accontentava D.
Un modo, come si è accennato, che usava abitualmente
fin da chierico per mortificarsi, era quel1
e cibarsi di pezzetti di pane abbandonati, od
via. << I1 sentimento di alta venerazione e stima verso
Servo di Dio è nato in me- dichiara il pro
fin dai. primo giorno dalla mia entrata nell'o
lo vidi, in fine di pranzo, raccogliere le briciole
sul tavolo e per terra, per farne suo nutrimento. Al
stupore mi fu risposto dai condiscepoli che era abituale
Servo di Dio ».
«Saranno molti i confratelli - aggiunge Don
Porta, salesiano - che avranno notato lo spirito
cazione di Don Rua. Raccoglieva pezzi di pane
nel cortile, e a tavola li mangiava come co
arrivò al punto che non mangiava quasi altro pane,
per molto tempo, in modo che, saputolo Don Bosco,
perchè poteva soffrirne di salute >).
Anche quando fu Rettor Maggiore continuò a
vedendone, di tozzetti di pane; e quando n
u n pezzo, lo riponeva nel tovagliolo per mangiarl
seguente. I1 buon salesiano Luigi Viscardi, che
anni preparò la mensa dei superiori, il sabato sera
IV - ni'o,t$cct:to e J'OY~C
SI
o di Don Rua trovava un
va, com'egli diceva, con gran
ofonda che aveva della virtù
Così si diportava nelle altre case, anche dove si fer-
ava un giorno. Una volta, durante gli esercizi spirituali
o, sacerdote salesiano, ricor-
spirante, aveva l'incarico di
reparare il refettorio - l'incaricato di prowedere il pane
occorreva, cosicchè per più
n tavola G un pane impos-
, secondo che spirava il
on Rua non lasciò mai un
ne raccoglieva ogni avanzo
lla salvietta. Arrivato finalmente il pan fresco, mi feci
emura di portar via dalla tavola dei superiori ogni avanzo
vecchio. E Don Rua, venuto in refettorio, non tro-
i1 suo avanzo del mezzogiorno, mi chiama e mi do-
suo pezzetto di pane. Gli
o via; ed egli mi pregò di non farlo.
mi colpi assai, e diceva tra me: -
di un pezzetto di panej e,
rsi, lo reclama per sè! D.
ervo di Dio saliva lesto la strada
me soleva fare quando viaggiava
ori città, parte della corrispon-
do un momento l'occhio per terra vede' un
china, lo raccoglie, e, credendosi
gia delicatamente. Ma die-
, s'avanza un signore, che visto
llentare il passo, in modo che
cato sacerdote non s'accorgesse che era ve-
re chi fosse, lo seguì, e come
Missioni, un minuto dopo
dere al portinaio chi fosse quel
ire che era " Don Rua, il suc--
osco, il padre di migliaia di orfanelli ,, restò
subito tanta stima del Servo di Dio che,

5.7 Page 47

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82
V - Sz?ll'o~mcdi Don Bosco
sebbene prima d'allora non l'avesse mai veduto,. divenne
suo benefattore.
Cotesta moderazione nel cibo in modo da mantenere la
vita e .la salute, senza dar nessuna soddisfazione al corpo
per elevare anch'esso alla bellezza delle cose spirituali, Don.
Rua l'aveva appresa alla mensa di Don Bosco; e d anche da
Don Bosco f u rilevata con ammirazione.
(i La. sua vita - dichiara il Card. Cagliero - fu di una
mortificazione continua e di una penitenza a'usterissima,
tanto che 10 stesso Don Bosco interveniva qualche volta a
temperare gli ardori della sua mortificazione s.
Anche Suor Petronilla Mazzarello, la seconda l?
Maria Ausiliatrice, ci narrava d'aver udito il nostro san
Fondatore esaltare lo spirito di mortificazione di D
e, tra l'altro, rilevare come il Servo di Dio cercasse ogn
occasioneper mortificarsi. «Essendomi per 10 più vicin
a tavola, - diceva Don Bosco - vedo, talvolta, che non s
nutre quanto dovrebbe, e gli dico:" Così non è abbastanza!,,
risponde: " M a io, Don Bosco, sto bene, e mi basta!
Allora prendo ancora qualche cosa e glie la metto n
piatto; ed egli se ne ciba, e vedo che gli fa bene! )).
A volte Don BOSCO metteva la sua pietanza
di Don Rua, e il Servo di Dio, che lo studiava continuame
vedendo la sua mortificazione, ne traeva il proposito di m
tificarsi sempre più.
~ ~ s fcu doi una temperanza sublime: ness
sacerdoti che nei primi tempi dell'oratorio avevan
stare con lui, resistere alla sua mensa! E com'era
nel voler praticata la temperanza anche dai s
rilevare le forti parole che disse a Don C0
l'agosto del 1883, dopo aver appreso. qualche
peranza: - &fio caro, io tremo per il nostro avveske!
visto e toccato con mano che la causa per cui andarono in
tante e tante case ed Istituti Religiosi è stata la gola
proseguiva: - Se noi andremo avanti di ques
remo in breve ogni spirito, e la nOS@U Cara Congrega
è uscita appena dalle fasce, perirà. E impossibile C
nuando cosi,Iddio ci possa benedire. 10 sento in me
IV - MortzFcato e forte
avrà udito espressioni consimili
e le
volte, senza dubbio, raccolse dal labbro
on Bosco i suoi vivi desideri circa 10 spirito di tem-
a quello del lamwo per la salvezza
anime, voleva fosse 10 stemma, il motto, la parola d'or-
n coteste direttive anche Don Rua fu l'uomo piena-
mortificato. ( ( N o nprese mai di cibo che il puro neces-
ice Madre Enrichetta Sorbone - non si poteva
tori, non accettava nulla in
condere meglio la sua mor-
insieme accontentare chi l'offriva e dar un
va in visita alle Case Salesiane o a quelle

5.8 Page 48

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84
V - Sull'owne di Don Bosco
delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e all'arrivo gli veniva
chiesto che cosa avrebbe desiderato, rispondeva sorridendo:
- Una tazza di niente!
Se gli si domandava che gli abbisognasse, replicava:
- Ho bisogno di una tazza di niente!
Se si continuava a pregarlo che dicesse apertamente qual
cosa gli avrebbe fatto bene, tornava a ripetere;
- A me fa molto bene una tazza di niente!
A volte, cedendo alle insisterne dei figli, accettava un
dito di vino bianco; poi, chiedendo licenza, ne versava
la maggior parte nella pezzola, per bagnarsene gli occhi
malati.
(t 11 veneratissimo signor Don Rua - s
sina Massobrio - era la mortificazione p
si
sempre. Una volta (e si era d'
un rinfresco prima che andasse a fare la p
ridendo e stropicciandosi le mani, ai miei
servirsene, rispose: - Si, si, ne prenderò
prima della Messa! - e non prese nulla
~~~~d~ nel 1892 fu con Don Francesia in Sicilia
recò anche a Trecastagni, la direttrice delle Figlie di
Ausiliatrice, appena entrati, offerse loro un bicchier
marsala, ed egli:
Datemi un bicchierino di niente!
- ()h! Padre, è men che niente, è quel che desi
noi fa pena se non accetta, dopo tanta strad
per venire a trovarci.
11 buon Padre guardò con sorriso Paterno
comuni& che 10 mirava spiacente del. rifiuto, ed7
in compagnia, cedette, e in fine versò le ultime
rnarsala in un angolo del fazzoletto bianco, che
bito agli occhi, fin d'allora sofferenti, dicendo:
- Ecco che .l'ho goduto tutto!
<< Era modello non colo di rigorosa tempe
di grande e piena mortificazione cristiana,
Angela Camerana Collina - non accettò
visite che soleva fare alla nostra famiglia per conso
afflizioni, eccetto una volta che si trovava
IV - .Mo~t@catoe forte
85
e, per non fare singolarità, accettò egli pure un po' di mar-
sala, ma mi ricordo che vi mise un po' d'acqua>>.
((Quando veniva nelle nostre case - conferma la vi-
ffè. Rispondeva, carne più
tto una tazza di niente!
)>Ricordo, a mia soddisfazione, un'eccezione a questa
ala. Mi
io stavo
tproevrapvaortairRe opmera,l'eAdmeerraiccao..n.
noi il Servo di
Furono offerti
Dio,
dolci
lestra, che in via ordinaria il
nulla fuori pasto, << eccetto,
orso d'acqua fresca al dopo
e d'essere andato, due o tre
ssivo, a prendergri un tuorlo
li diedi sbattuto con un cucchiaino di zucchero,
- insegna S. Agostino -
lla qualità, nella quantità
nel modo con cui proporzioniamo il cibo
si porta ad usare o a non
po o la necessità lo richie-
Rua la temperanza era anch'essa informata
radizioni familiari e dalle Regole dell'istituto.
visita alle case lontane, ed era una gran

5.9 Page 49

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86
V - Sull'orme di Don Bosco
festa per i confratelli e gli alumi, non voleva 'che la sua
presenza fosse un'occasione per allontanarsi dalle regole
ordinarie riguardo al vitto. Si trovava in una casa di Spagna,
e parve naturale all'economo di continuare un po' di festa
in refettorio nei giorni della permanenza del Servo di Dio;
ma egli, delicatissimo nell'osservanza di ogni articolo re-
golamentare, suonò il campanello e disse:
- Che facciate un po' di festa quando arriva il superime,
va bene. Che rinnoviate qualche segno di esultanza, quando
egli parta, dopo essersi trattenuto parecchi gimni con voi,
pazienza! Ma che facciate festa continua durante la sua per-
manenza, non va ed è contrario alle Regole. D'altronde, se si
facesse cosi in tzltte le case, il Rettor Maggiore quando potrebbe
stare al vitto comune?...
(i Lavoro e temperanza fu il programma della sua vita.
Ovunque si recava, si accontentava di
per la comunità., e fino a pochi giorni prima d
sempre il cibo comune.
Anche quand'era costretto a pranzare o a cenare dop
gli altri perchè impedito di trovarsi in refettorio all'or
stabilita, non permetteva che gli si usasse eccezion
(<Unasera - ci narrava Don Luigi Porta
il corso degli esercizi spirituali per i sacerdoti, Don
arrivò a valsalice dopo cena. Veniva da San Be
aveva confessato lungamente e compiuto la
sura di un altro corso d'esercizi, ed era rimasto
fari fin tardi. Sapendo che doveva arrivare, 10 attesi.
Io di sera; la comunità era a riposo. Io gli andai i
sotto i
e l'accompagnai in refettorio. Era un ve
e, recatomi in cucina, dissi al cuoco: -E arriv
affranto dalla fatica, si vede che non n
ancor cenare;
un po' diminestra
buona. -E gli portai una buona m
e doman& la minestra comune, e man
quasi fredda. Allora dissi al cuoco: -
due uova! -Egli non volle nemmen le
di alcune patate, quasi fredde anch'esse, avanzat
della comunità. Tornai in cucina, chiesi un p0
IV - Mort$icato e forte
87
e gli portai alcine pesche. Ed egli non volle neppur quelle,
dicendomi:- Oggi è digiuno, ed a cena non si mangiafrutta! >).
In casa, fuori casa, nei giorni comuni, nelle feste solenni,
era sempre mortificato.
(( 10fui comntensale col Servo di Dio - dice il prof. Ro-
1f0 Bettazzi - in occasione di feste salesiane; esempre
edificato dal modo suo di comportarsi. Più che badare a
e al cibo, cercava di far buona accoglienza ai commensali,
teressandosi di loro )>.
La bellezza e l'opportunità dei suoi discorsi a tavola era
munemente ammirata del pari che la sua mortificazione,
ecie da ottimi ecclesiastici, che in molti luoghi, dopo aver
ificava in tutto, e dappertutto. Quante
cose da dire nella vita di questo santo uomo di Dio!
crittore avrà molta facilità per provare con argomenti
he era un santo!...)>.
che nello sguardo, nel passo, nel gesto, in tutto il di-
ento, aveva un non so che di singolare, o meglio di
d'altro sesso,
alle
to O di saluto, teneva gli
li fissava SU alcuno. Le
devano, eran solite a ri-
ore che non ci guarda mai!
no, a Nizza Monferrato,
lanti per recarsi nell'in-
incontro, salutandolo e

5.10 Page 50

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88
y .. ~ull'otmedi Don Bosco
continuando a seguirlo serrate per baciargli le mani;
le alzò, delicatamente sorridendo, le nascose
della sottana, e non permise che glie le baciassero, lascian-
vdpNplaeoreenetlltuineeevttdseae~utemfagriav,suploslaociallhtmeCdiiueeacdlnshleaaatevelaMslraàquens~ccaouna$ciddaoitavandrtdaeedionsne,oScfolmeaceunr~sthaiotiSaseitr,aiu.acMplpehzpoeaeaetrnvrer~iiosaosvaoniarneiSlfgageaia,truncreaeeaveldv.voriaatdanaalablevmevP,baaee-nirna~smolecoehdsnnasneiobooeqavqbntivau'auetasiorsanardgrvlioola-ai-
passati alcuni istanti )).
Il card. cagliero ci diceva che fin da giovane chierico,
sembrava persino un po' esagerato nel tener gli occhi bassi
quado doveva uscire di cara, n&si mostrò meno cauto
- Mortificato e forte
89
'Orne mo*ificava gli occhi d i giorno, continuava a
Da otanvolino*aaillalatRrneiomnteottetl,ai -lpurcoel<ud(npeglraogntadrsao!ttCleepoitoùersectehdev'ienlgotleiens-o lavoro
le sue forze, gli procurarono una grande infiammazione
Occhi
non potè guarire, pur adoperando lampade
ad 'lio e, in seguito, a luce elettrica. I1 cav. dottor ~~~~~i~~
Orla, trovandosi a pranzo con lui alla nostra cartiera, os-
i con animo di guarirlo, li
le protratte veglie e volgendosi
signor D~~ R~~ - gli
creditori di molte ore di sonno;
loro un Po' di .cari&, e vedrà che le serviranno ancora
molti anni 9,. Egli però continuò a lavorare sino ad
tarda; mentre vedendo che io soffriva di congiuntivite,
crescer degli anni.
suo
Tutti invece .fissavano lui, la sua cara figura,
volto, sorridente, ed i poveri occhi, logori dalle fatiche e
creditori
~
di
tante
ore,-di&soorndnao!Don~
Bartolomeo
M~"linari
-
~
dall~Oratorioad una parrocchia della città, dove doveva
cantar messa alle lo. Non volle prender il tram, e
nando leggeva la preparazione alla Santa Messa su di un
libr)e) t-to
inglese. Aveva gli occhi
Caro padre - gli dissi
r-ossinoenstfaanccchiai:
tra
uso dengilai eocchioablib, lsigeòmaprfearamt-i
Quaidcui sare
agli altri quei riguardi che
spontaneo un confronto
rifiutava a se stesso )).
con S. prancescodi
del q~uale si legge ~che <c essendo ~calvo e sebben~e le
lo punzecchiassero fino a sangue, poichè gli si ve-
diverse
p,ure non
pazientemente e senza
imo tratto incivile aila preosretnuznai&de, lanszuio&s&apcerrmaemtteerentato
lenza a suoi occhi; sono tanto stanchi!
E vero, sono stanchi, ma hanno una
proprie
))
faccio (e li
Facciocosì (e
stringeva leggermente) e
li moveva in altro modo)
ve%0 lungi,
e veggo ta
lun
legg))eAre~. ~~~ocu~osmeos ne videant vanitatem!",
Era mortificato nello sguardo, che più
fu
ppdncaaiehrnme.aomrsre?iempncgrooileinesueovcnncihiscsithiesiaatiaencCncctotoaeennmn,eteelepaGnrviadt<ogrcalnboii,aadscsvdsasehialcilre.aveeavagsnarltseiaceazhcmlviheooriecnedshbeinpibfouileernnsornionFdtirdedaasotacoaptuai'nn
tate
chi
del
Servo
di
Ie mosche si posavan di
Dio, e indugiavan con
ifnresiqsuteennztea
sue sopracciglia, rosse e sanguinanti, anche
rava 0 amministrava la Santa Comunione; ed
e per rispetto a Gesù Sacramen-
a darlo a vedere in nessun
no aggirarsi e rincorrersi come
i se ne stava impassibile come una statua.
Ite fu visto nelle medesime pietose condizioni

6 Pages 51-60

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6.1 Page 51

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90
V - Sull'orme di Don Bosco
e nella stessa ferrea mortificazione durante le prediche intere
destando sentimenti di divozione non meno con l'aspetto
che con la parola! Nel 1906 noi l'osservammo per circa tre
mentre dava i ricordi alla chiusa di un corso
d ' ~ ~all~e F~iglie~ dii M~ariai Ausiliatrice - e gli eravamo
proprio a lato - con le palpebre insistentemente irritate
da varie mosche. Da principio fece due o tre gesti, non di
più, per scacciarle: poi lasciò che 10 tormentassero di con-
tinuo e si posassero a due, a quattro, a cinque, sulle malate
palpebre, senza più dar segno che se ne avvedesse!
Anche Suor Lungo Annetta di Borgo Cornalense, Press
Villastellone, nel 1909, ancor ragazzetta ebbe la fortuna
d'incontrare il Servo di Dio che s'era recato a visitare' il
conte De Maistre, e di
per una mezz'ora; e veden-
dolo per tutto il tempo con le braccia co
una mosca sulla faccia senza scomporsi, .rimas
vigliata a tanta mortificazione, che non sentiva quasi C'
,-he le diceva; ricorda solo che le raccomandava l'm~oreal
Madonna.
Ma chi ha vissuto accanto al Servo di Dio, e non ram
menta con profonda ammirazione d'averlo visto soPp"*
pazientemente il prurito delle mosche?
<i se non è santo Don Rua - osservava
colli - chi lo sarà? Era doloroso vederlo C 0
rossi!... Un altro, certamente, avrebbe chie
tamento diverso: non il Servo di Dio. Ric
io infermiere in valsalice, e venendo là il bue
i1 suo
mi richiese un po' d'aceto con
si sarebbe bagnati gli occhi, e con questo P
avrebbe passato a tavolino gran parte della notte, cura
più del bene
che della propia salute!..-n.
Era moaificatissim~nel riposo.
~ ' ~ ~nond rieintra~va i~n ca~meria p~rima
dasilenmosatttett,ianeeorta,tealsoe,rmacpcironenqtiuinenupdai'veinadvia.erDlnaoovnoeraBraoelslcfeionqogulaittro
mandato di non far mai meno di sei ore di ripos
regola ha le sue, eccezioni, e queste sono tanto
IV - Mortificato e forte
9'
uando sono dirette ad uno scopo così santo, come
i Poter lavorare di più alla gloria di Dio. per questo le
sei ore assai spesso erano appena iniziali!
sue giornate piene e faticose e delle cure assidue
W I'osservanza comune, dovremo dire più avanti.
E... come dormiva!
e sino all'ultima ma-
riguardo ai visitatori;
a
exlerazione, perchè vi
Don Bosco; non prese altra camera per amore
mortificazione nella stessa
la giornata, prendeva riposo
Un povero divano! Giuseppe Balestra che glie
li ultimi dieci anni, dice che era assai incomodo perche
ta e nelle spalle. Solo negli
un capezzale sotto quella
va, e <i rimaneva un po'
stra - non sarebbe stato
letto per qualche set-
riori a motivo dfuna
gli fu pure preparato
superiori, aj17ultima
me - diceva Don Rua - torna più comodo domir
odo, potendo dormire nella camera
ancora, com'osserva Don Barberis,
di mortijcazione; per me sono certo
ze, che cercava accuratamente di
97, a Milano fu ospite in casa Ravizza, e nella
na era un confratello. Alla notte questi senti
i, e domandò poi al Seno di
do il dubbio che si fosse data
n volto, troncò recisamente il
dire queste cose! T~ non

6.2 Page 52

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92
-V Sull'orne di Don Bosco
~~~h~ nei mesi più caldi si .negava un po' di riposo nel
pomeriggio; e, per vincere la stanchezza naturale, lavorava
stando in piedi, o passeggiando leggeva O dava udienza
a
confratelli.
1( ~ ~voltel-
cit
dicev~a
Giovanni
Sorg
-
si
riduceva
ad una stanchezza senza pari, come ho potuto constatare
con i miei occhi. Diverse volte andai a fargli la barba. Co-
.minciando a radere, mi diceva dolcemente: - Mi permet-
teresti di dormire un poco? - Naturalmente rispondevo di
e lui si addormentava subito, istantaneamente, di guisa
&e, nel radergli la barba, dovevo alzar io la sua testa, Come
se facessila barba a un morto. Appena avevo finito di ra-
dere, mi ringraziava con un sorriso, lodandomi di aver fatto
molto presto e molto bene, sebbene fossi poco pratico del
mestiere, tanto che io temo che dovevo farlo anche soffrire.
~d appena io terminavo di fargli la barba, si rimetteva su-
bito a lavorare o.
F~
in tutto, in tutta la vita! Non si dispensò
mai dalla più piccola osservanza, si valse -mai dell'auto-
rità e della venerazione che godeva per prowedersi una
minima agiatezza particolare. E fu con questo r i W e verso
la sua persona, ammirato da tutti e da qualcuno giudicato
forse troppo severo, che raggiunse quel grado di perfezione
sempre maggiore, e con un'energia di volontà insuperabile
riuscì a farsitutto a tutti, abbandonando fiduciosamente se
~tesso~nelmleani della Divina Provvidenza.
Ricordiamo!... La mamma, che per 20 anni prestò l
sua di carità all'opera Salesiana, si lamentava che il gio
chierico, fosse solito togliere abitualmente dal letto il
terasso per morti&azione. Quand'era direttore a Mirabel1
metter dei pezzi di legno sotto le coltri, Per spirit
di penitenza. Nel 1884 Don BOSCOm, entre si tr
Roma, l'ammoniva per iscritto che si togliesse la cor
petto, per&& gli poteva far malealla salute; e Don
attesta: <<Hosentito dire da Don Bosco che il Servo di
portava la corazza (da noi ritenuta il cilicio) e
proibi, dicecendogli che gli era dannosa alla salute)).
la corazza, o il cilicio, anche da giovane. ( ( f ku~dito
- IV MmtiJicato e forte
93
i - dichiara Don Rinaldi - specialmente da
Durando, che godeva le confidenze del Servo di ~i~
d'erano
1Clo)). Nel
giovani, che in
1907 - come
quel tempo
vedremo -
lqouestsetisspoosrtoavma iml o
X l'obbligava a riposare un po' più al mattino,
e bisognava conservare a lungo la sua vita, es- .
sendo egli una reliquia vivente di Don Bosco. E nelpultima
con la scusa che più cuscini potevano produrgli
n
nocivo, voleva un'assicella dietro alla schiena.,. e,
ettesse a letto, si faceva porre un grosso libro
quando stava divano.
zione aveva nelpanima di Don Rua le p i ~
un rofonde radici. In casa e fuori di casa, per via, in treno,
Per tutto, chiunque 10 guardava, rimaneva edificato.
o spirito di temperanza lo presiedeva e governava in ogni
Fu molte volte in Francia, più volte in Ispagnam, a non
deva giusto che il supe-
soddisfazione che non po-
a ceIebre &cihadia. ~ i ~ h i
<'Più d'una volta mi accadde
I'occasione, a visitare M ~ ~ -
si lungamente. ~
i
~
abilmente: -Passando là sotto dirò un Pater noster a
ma io son venuto per uisitare i miei salesiani e i
vani, non per wiritare i monumenti o per godere delle
zi"ni che si troverebbero sul cammino che devo pweor-
Riuscii invece a farlo entrare nel Duomo di Napoli,
e del 1 8 ~ 8in cui si cele-
, a venerarvi il prodigioso
artire, che si era trovato, contro le previsioni,
entro I'ampolfa; e ricordo i santi pensieri che gli
il mirabile intervento. della Divina Provvidenza
ione dei suoi Santi )).
vicino ad altri celebri Santuari; siccomeil visi-

6.3 Page 53

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94
'p . Sull'orme di Don Bosco
importava una deviazione dail'itinerario ed una sosta,
non se lo permise.
Quando nel 1 8 ~ 5fu in Terra Santa per assestare quelle
fondazioni salesiane, dopo aver passato in ritiro spirituale i
primi giorni trascorsi sul bastimento, giunto al Paese di
~~~ù s'interdisse quasi ogni visita ai luoghi più venerandi
che si trovavano sul passaggio, con alto stupore di Don
Albera che l'accompagnava, cui parve soverchia quella mOr-
tificazione, per dedicarsi unicamente agli affari che l'avevano
condotto. Eppure pianse anche allora, celebrando all'altare
del Presepio e visitando altri luoghi venerati!
ciò era frutto dell'alta mortificazione che eroicamente
si era imposta. Tanta fortezza apparve ancor più grande e
meravigliosa col volger degli anni, quando piacque al Signore
aggravargli le spalle con tante croci che non potevano esser
più dolorose, nè più pesanti!.
~~~t~ricordare la tragica morte di vari confratelli, come
d i Don Agosta travolto nelle acque del Neuquén, di Don
savio spirato ai piedi del Chimborazo, del chierico Eterno
morto alla Guaira mentre si recava in Colombia, d i Monsi-
gnor Lasagna perito col Segretario e un drappell
di Maria Ausiliatrice a Juiz de Fora (Brasile), e l
di Francesco Dalmazzo. E poi l'incendio della Missio
della Candelara e della Chiesa di S. Francesco di Califo
nia; il disastro della Casa di Concepcidn; l'inondazione e
devastazioni del Rio Negro in Patagonia; il terremot0
~
~del Chi~lì e di M~essina; li'espulsio~ne dei S~alesi ,
dall'Equatore e la loro soppressione in Francia;
dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice;
creta che proibì ai superiori di confessare i propri su
come si faceva col sistema di Don Bosco; e, SoP
calunnie di Varazze.
lntutte coteste dolorose vicende brillò d'una
veramente eroica, piegando umilmente la fronte, a
e,senza dare un lamento, continuando a lavorare in
mente &a gloria di Dio!
~ (( b pebne e~dolori grandi, speciecome Retto
- ,-ileva Mons. Luigi Spandre - ma non fu vis
IV - MortiJicato e forte
95
a sempre fidente in ~ i ~ . . .
renze fisiche, e ricordo con mia
orriso egli tutto sopportava,.. >).
iunge Don Rinaldi - negli
dolorosissirr,e e gravissime.
a ne poteva,ma che ne
do superiore. 10 assistetti a
1 suo fianco. Non udii mai
>>. ava conforto dall'Alto
il dolore e l'uomo che cer-
Bevette - conferma Don Barberis - i n molte circo-
anze fino all'ultima goccia un calice amaro e raggiunse
una grandezza d'animo,
insuperabili; come quando
e110 scontro ferroviario che
ni, quando conobbe i1 ter-
ime, e, più ancora,, q,Iando
ero le persecuzioni di Varazze in cui veniva
e, e la Chiesa medesima; e, sempre,
i. Vedeva in tutto la mano della ~ i -
O questo cumolo di cose finì per far-
non inferiore al martirio di sangue;
re tetragono al doiore, e ancora do-
remesse
l'offesa
anche d
di Dio
i più la mano
i preparasse
slaopcraodni -
maggior nummo di anime )).
sopportar ogni prova con cristiana
pesso questa massima: - nnete
asserete senza pena e senza tribo-
i la sua calma anche nei giorni più gravi. <<un
icorda Don Giuseppe Bistolfi - durante gli eser-
che i superiori fossero in parti-
a di mezzi pecuniari. ~ b b
, dandoci l'addio, raccomandò
impressionante che stessimo allegri, e che
entura ci rallegrassimo anche di più. A qual-
uesta raccomandazione, simile a quella di

6.4 Page 54

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96
V - Sull'ome di D o n Bosco
S. Paolo: - Gaudete in Domino seinper, iterum dico gaudete
egli, il buon Padre, la ripetesse prima a sè; non aveva il
volto ilare,, sebbene calmo e sereno n.
Nessun contrattempo riusciva ad alterarlo. ((Ero di
rettore dell'lstituto Paterno a Castelnuovo -- narra
Segala - e Don Rua mi scrisse di trovarmi immanc
mente in porteria dell'oratorio di Torino, il giorno tale,
alle ore 14, perche dovevo recarmi con lui al Consolato
Inglese, per apporre la mia firma a non so qiiale atto. Mi
trovai a Torino nel giorno stabilito, ma, inavvedutamente,
avevo l'orologio fermo che segnava le 13; quindi, facend
conto di poter fare alcune commissioni, mi posi in gi
per la città. Un quarto d'ora dopo sentii suonare le 14;
accortomi dell'errore, mi recai in gran fretta all'oratorio
spiacente di esser causa al sig. Don Rua di noia e di perdita
di tempo; e vi arrivai alle 14 ma Don Rua si era recato
al Consolato, dicendo al portinaio di farmi la commissione
di raggiungerlo appena fossi arrivato, e lasciandomi l'indi-
rizzo preciso. Si trattava di andare al Valentino, quindi
un'altra mezz'ora di viaggio e di aspetto per il sig.Don Rua.
Rimasi mortificato, e, pur rep parando non so quale scusa,
mi attendevo qualche rimprovero od osservazione. Il signor
Don Rua mi attese si lungamente, camminando su e giù
davanti il palazzo del Consolato; ed appena vide il mio im-
brogli0 e sentì la causa del ritardo,con la voce più amore-
vale e senza la minima impazienza mi disse: - Bisogn
che ti procuri un altro orologio! - e, casi dicendo,
condusse al Consolato, lasciandomi la più edificante impres-
sione della sua pazienza e dolcezza P.
Tutti lo vedevano ugualmente calmo e dignitoso, anche
quando doveva compiere un atto energico. Una volta, ri-
corda il cav. Dogliani, eran fermi alla stazione di Settimo
i confratelli che avevano fatto gli Esercizi a S. Benigno, in
attesa che giungesse il treno da Milano per proseguire il
cammino. I1 coadiutore Giuseppe Buzzetti ~ r e g òil capo-
stazione a fare in modo di dar loro un carrozzone speciale
nel quale sarebbero saliti tutti quanti, anche a disagio. M
quegli; anticlericale e violento, gli rispose villanamente, di
IV - 1Wo~tortiJcateo forte
97
che non s'interessava di una nidiata di corvi. Don
a, udite quelle parole, lo avvicinò e gli chiese il libro dei
', insistendo. - Che cosa ne vuol fare - gli chiese
. - Voglio solo - rispose il Servo di Dio - far 1%
ione del modo con cui ella tratta i liberi cittadini! -
egli abbassò le ali, e: -Capirà, reverendo, che non è
ssibile qui SU due piedi trovar posto per tanti in un treno
forse sarh pieno di viaggiatori. - Ma, caro signore,
... uesto bastava che lei ci dicesse ch'era impossibile,
regalarci dei titoli ingiuriosi - E con altre parole
ole seppe vincere casi bene quel funzionario, che que-
, giunto il treno, non solo gli toccò la mano, ma si fece
quattro per dar a tutti un posto conveniente, divisi in
uppi, e ne fece salir vari anche in seconda classe.
Da tempo i1 Servo di Dio s'era abituato a vincer se
esso, facendo con garbo le parti più difficili. Si è detto
Don Bosco, nel suo metodo educativo, volesse sot-
al direttore ed affidate ad altro superiore le parti poco
'te, e talvolta anche odiose, di correggere, ammonire
owedere che s i osservasse da tutti i1 regolamento e
on s'introducessero ma si eliminassero, al primo apparire,
'sordini, infrazioni e trasgressioni; e per molti anni que-
'ufficio fu affidato a Don Rua, il quale non solo si curvb
renamente al grave peso, ma guidato dalla perfezione con
quale soleva compiere ogni dovere, lo disimpegnò così
e, che non costrinse mai Don Bosco a compiere nulla di
che amabile, o men gradito. Awertiva e ripeteva am-
animenti, sempre con dolcezza e amabilità, finchè non
usciva a ottenere quel grado di disciplina, richiesto per
buo,nfinanodaalmlaemntoortdee,llf'uisimituertoav. iglioso nel vigilare personal-
e perchè da tutti si osservassero le Regole, e nel soste-
e i diritti e dirigere il lavoro della Società, con tanta se-
ità e soavità che rendevano più meritoria ed efficace la
Quando occorreva ammonire, non mancava di farlo; s e
rattava di vera offesa di Dio, era severo; se di ordinarie
ilità, era buono, mite e talvolta anche faceto.
- ViLa dei Serro di Dia M{clzele Rito. Vol. I1

6.5 Page 55

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'. .
98
V -' S~1.11'wmdei Don BOSCO
<<pivùolte - rileva Don Giovanni Zolin, - ebbe a fare
con taluni sgarbati, arroganti,
oltre misura; ed
io constatai in lui una serenità d'animo e un'amabilità di
parola e di portamento, quale solo si legge dei più grandi
santi. ~d una lettera insolente di un tale, rispose di Suo
pugno con espressioni di carità che mi colpirono, avuto
riguardo all'individuo ed alle molte sue Occupazioni, che
spesso non gli permettevano di rispondere direttamente
neppure ai suoi salesiani)>.
ancor Prefetto, quando entrò nell" Oratorio, come
aspirante, un sacerdote che non stava traranquillo in nessun
luogo. Egli lo destinò alla sacrestia, e Un mattino mandò il
sacrestano Palestrino a dirgli una cosa. Quegli diede una t%
sposta poco favorevole; e Palestrin0 la comunicò tale quale
a
Rua, che stava allora pregando. 11 Servo di Dio si
alzò e, recatosi presso il sacerdote, gli disse: - Sono io,
sai, che ho mandato il caro Palestrino a fare la commissione.
-
si levò in piedi e prese a scatenare una moltitu-
dine d'insulti al povero Don Rua, che li sopportò
una calma ammirabile e, senza più dire una parola*'torn
un a pregare, indubbiamente anche per quel p0veretto.
confratello, che amava molto lo scherzo, narrava ch
una mattina insieme col direttore della casa salesiana dov
trovava, aveva accompagnato Don Rua in r
colaione, e gli avevano portato un po' di caffè, mentre
dircttore veniva chiamato in portieria. 11 Servo di Dio
-aPllorerandail
confratello e gli disse:
un po' di caffè anche
tu!
- co ho già preso, sig. Don Rua.
- Ebbene ,prèndinesolo un poco insieme con Don
-
Grazie, grazie;
~ h v!uoi farti
l'ho già preso!
vedere mortificato
-
gli
disse
deri-do
il Servo di
oh! signor
Dio.
Don
Rua,
se
avessi
voluto
fingere,
st'ora,.. sarei Rettor Maggiore!
Arudire quella grave sgarbatezza, il buon
un po> rosso in viso, e, senza turbarsi, gfi disse
catezza:
IV - Mortifcato e forte
99
- Grazie! grazie!
- Scusi, voleva dire... sarei direttore!...
- E 10 stesso; grazie! grazie!
E Prese a parlare d'altro amabilmente. Quel confratello
ricordava più volte cotesto episodio, ammirandd la serenità
e la bontà del Servo di Dio.
Altri episodi, ancor più significativi, e quindi ancor
eritori Per il Servo di Dio, li ricorderemo parlando della
ed esemplari& nelle più pie-
Don Ghione - restar,-
calmo nel sentire narrare gravi disordini e pazientare
allerare e scusare difetti
mancanze di individui di carattere veramente insoppor-
Don Albera, che gli succedette nella direzione generale
a Socie&, additando ai superiori il dovere di formarsi un
attere forte e mite per saper comandare, scriveva: <( cia-
0 studii bene il proprio carattere, e se trova che è na-
; se al contrario si
ntinuamente tener
Dio doni felicità temporali

6.6 Page 56

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100
-V Sull'orme di Don Bosco
inpremio, ma felicità spirituali>>(.(Le tribolaxioni sono segno
che io ci ama )>. G L a più grande tribolazione 2 foriera delle
p& grandi consolazion~)).
(( Approfittiamoci - insisteva anche - di tutte le d$o-
della Divina Provvidenza per arricchid di ?ftey~'ti)).
((1sa&$.zi n' aprono le porte del Paradiso! )>.
4 ~e tribolaziom' sono me& che Dio zlsa per chiamarci a
Lui; sappiamocene approfittare n.
(( Ottima regola nelle di@coltà 2 confidare in Dio, come se
dovesse egli solo scioglierle, ed operare come se avessimo a fare
da noi v.
<<Peqruanto gravi sieno le tribolazioni che abbiamo a s?P-
portare, sono un niente a confronto del premio che vime
promes.yo, se sappiamosopportarle colla dovuta rassegnaione».
(( Corqgio! tra i venti e le bufere si vanno radicando le
querce! n.
Non devi maravigliartz' - scriveva ad un zelante mis-
sionario - della guerra che ti fanno i malvagi; questo 2 un
buon segno, il demonio vi ha in uggia; tuttavia si.fac&a quanto
può per non dar
Continuate a
occasione >>.
servire il Signore
in
letizia
-
diceva
a
tutti -
a servire il Signore, e continuate ognora a
nella potente intercessione di Maria )).
A Don Isnardi, nominato direttore del Collegio di Borgo
S. ti^^, che gli aveva manifestato i1 timore di probabili
difficoltà per parte dell'autorità scolastica, rispondeva con
queste parole: - Est Deus in Israel!
~d egli era sempre con Dio! Non vi fu giorno, n&0%
luogo,
nè difficoltà, n&lotta che valse a
farlo rallentare dal fervoroso tenor di vita, continuamente
spesa per il Signore. Ecco il segreto! ... e l'esemplarità C
stante, la regolarità. abituale nel disimpegno di ogni uffic
l'intima abnegazione, la carità e la paternità. amplissima
insuperabile, 10 zelo e la bontà con cui compativa e
geva, lo resero a tutti caro e ammirabile e 10 faranno
si rare anche dai posteri più lontani-
può ripetere di lui l'elogio che il Card. Boria n
Manductio ad coelum fa dell'uomo perfetto:
IV - IWo~tificatoe forte
IOI
(( Imperterrito nei pericoli, non tocco dalle ree passioni,
felice nelle avversità, trionfante nelle ignominie, tranquillo
in mezzo alle tempeste, noncurante di tutto ciò che gli altri
temono o desiderano, guarda le cose della terra come basse
e spregevoli, non vestito d'altro splendore fuori di quello
della propria virtù; sempre libero, sempre uguale, sempre
il medesimo, elevato ad alte speranze, vuoto di s&,pieno di
Dio, sicuro di non perdere i suoi beni per forza nessuna,
~angiain beni le contrarietà, non si trova mai defraudato,
n è offeso da accidente alcuno, stima le cose non secondo il
fanno gli uomini, ma secondo il loro vero
_ n l'animo superiore a tutte le cose, estende
ogni regione, ad ogni opera del mondo, anche lesue con-
re sereno, sempre uguale, ritenendo la
perpetuamente collocata là donde è
o di Dio - afferma Don Giulio Barber& si
fece ((olocaustoperfetto e vittima per conservare nel buono
Congregazione a cui era stato preposto )), e
dò sempre avanzando <( di bene in meglio, fino ad awam-
are d'amore per i sacrifizi, tanto da consumarsi sino al-
ultimo nello zelo della perfezione di se stesso e nel fare il
re la salvezza delle anime, e, questo per me
a non aver mai avuto un minuto d9inter-
momento, dirò così, nel cammino ascen-
Credo
coll'Aposto10: - Vi
vcoh.e..sjiaamarnroivnateogoa,l&pvuint toverdoi
poter
in me

6.7 Page 57

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-V Sull'orme di Don Bosco
RELIGIOSO PERFETTO
- Fu l'umile e devoto seguace di Don Bosco. - La. povertà era la sua di-
visa. Vestiva poveramente. Portava con devozione le vesti usate'
dal Fondatore. - Non cercò e non accettò mai nulla di speciale. -
Sempre pulito e dignitoso, appariva spesso anche in pubblico vestito
- povwissimamente. Un abito, <ianche rattoppato, sta bene, dicewa,
quando chi lo porta dà esempi di umiltà, di pietà, di carit&, di pru-
- - denza nel parlare ». Era in tutto di un'esemplarità singolare. An-
che nel viaggiare il suo amore e la pratica della povwtà brillavano
continuamente. - Assai di raro faceva uso del tranvai. - Viaggiava
in terza classe; solo quando la salute glie l'impose si adattd a viag-
giare in seconda. - Non tolleuava che si convertissero in gite fwr9-
- viarie le nostre passeggiate annuali. Soleva rammentare la gene-
rosità dei benefattori che si privavano quasi del necessario per SOC-
- correre meglio le Opere Salesiane. I1 suo amore alla poverti brillò
in ogni cosa, per tutta la vita. - Amava l'mdine e la pulizia, ma
- voleva banditi il lusso e il super$m. Non risparmiava sollecitudini
per impedire sprechi e valorizzare ogni economia. - Non appro-
vava che si esagerasse neppur nelle medicine, che si facesse uso di
liquori e vini troppo fini. -(i I n Congregazione non v'è n2 mio, nè tuo,
v'd la povertà che ci deve guidare o. - Amava e zelava la pratica
della povertà, perché si potesse vivere intimamente con Dio e salvare
- un maggior numero di anime. - Fu pure un angelo in carne.
Bastava vededo per conoscerne il candore. - Nel trattar con donn
era più risedato. - Quando parlava della virtù angelica, assumev
un linguaggio incantewole ed aveva un accento più dolce e impre
- sionante. l3 voce comune di puanti lo conobbero intimamente.ch
- portd con nella tomba L'innocenza battesimal$. Fu anche
V - Religioso perfetto
ediens »,in modo eroico, alla volontà del Fondatore, alle tra-
zioni di famiglia e alle Regole, ai doveri del proprio nfticio, anche'
- lle più piccole cose. Alcuni esempi: il silenzio; la lettura a ta-
- vola. Non tollerava innovazioni; volewa e inculcava e praticava
'osservanza integra e letterale, in ogni cosa, con ugml ppiacere e
- rontema. poteva essere più deferente la devozione sua a
on Bosco e a tutti i rappresentantidi Dio. - E come l'inculcava! -
a pure meraviglioso nell'adempimento di tutti i doveri del suo
stato; e lo stesso spirito irradiava e avvolgeva i superiori che divi-
vano con lui le czwe della direzione dell'Opera.
l Servo di Dio, dal giorno che promise di vivere vita
osa nella Società Salesiana; fu così diligente nel man-
nere quest'eroica consacrazione )>,<( anche a costo - come
ce Don Bosco - di lungo e grave sacrzjizio D,che divenne
modello dei religiosi, e dei Salesiani. Fu esattamente il
n-povero!)), l'umile e il devoto seguace di Don BOSCO.
primi chierici dell'oratorio, Turchi, Reviglio, Cagliero,
ncesia, Anfossi e Rua, un giorno erano attorno a Don
sco, ancor seduto a tavola, e, scherzando, discorrevano
1 loro awenire. Don Bosco a un certo punto fece silenzio,
ese quell'aria grave e meditabonda che aveva di frequente,
uardando i presenti disse: - Uno di voi sarà vescovo!--
tti si misero a ridere; ma quelle parole che preannunzia-
no
di Cagliero, le ripetè anche altra volta. 'E
allora che uno dei presenti disse: - Il futz~rovescovo sarà
a! - E Don Bosco sorridendo: - No! Rua non sarà mai
re, &i sempre mon-povero! - E fu anche quella
ione.chiara e solenne. Don Rua fu l'umile servo
colla mente, col cuore, e con tutte le sue
, seguire e servir Don Bosco fu per lui seguire Gesù
o. E con quale eroismo! Avrebbe facilmente potuto
posizione restando in famiglia e seguendo la via
fratelli, ma fin dalla giovinezza preferi darsi tutto
dell'anima sua e vivere con lui :neli'Oratorio.
conforme all'umana natura portare la croce,
roce, castigare il corpo e ridurlo in servitù, fuggir
opportar volentieri i disprezzi, disprezzarsi e

6.8 Page 58

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104
V - Sull'orme di Doa Bosco
amare di essere disprezzato, soffrir ogni sorta di avversità
esedifami acloi,netonsounlldeetsuideefroarrzeei,nntounttaploatrvaiit,adparotesp, efrairtànaullclaundai.
tutto questo. Ma se confidi nel Signore, ti sarà data dal cielo
la forza, e dominerai il
volontà - diceva Don
mondo e
Rua -
la carne )) (I).
tutti possiamo
Q Con la buona
farci santi a.
(<11 di che Gesù benedetto, volendo promulgare la Legge
del nuovo regno, si fermò in un luogo pianeggiante del
Monte delle Beatitudini, e, aperta la sua bocca, proferì
queste prime parole: Beati i poveri in ispirito, promulgò due
virtù cristiane, cioè la povertà in ispirito e l'umiltà)); e con
esse - commenta il Capecelatro - << gettò le fodamenta
del grande edifizio morale, che era venuto ad elevare )), sbar-
bicando dal cuore umano le due pessime radici delle ricchezze
e dell'orgoglio, e seminandovi (( le due virtù della santa po-
e dell'umiltà ..., due virtù nobilissime, per le-quali i
maggiori beni esteriori, dico le ricchezze e tutti gli altri beni
più intimi e più personali di ciascuno, si valutano giusta-
mente, si riferiscono al
usano come strumento
dSeiglln'eotreernachneocsteranesaflvecezezda.o..no,
e
si
)) La povertà in ispirito diventa consiglio evangelico, ge-
neratore di perfezione, allorchè il fedele, per essere più li-
bere e pronto nel servire Dio, si spoglia delle proprie ric-
chezze, e si iontenta'del puro necessario alla vita. 11 Primo
esempio di &atta povertà eroica ce 10 dètte Gesù Cristo,
,-he, in se stesso ricchissimo di ogni dovizia, volle nei
tatre anni della vita terrena, esser povero e viver da P
poi yesempio suo fu imitato da molti santi,... i quali.
Inolto si giovarono di questo consiglio evangelico della santa
povertà per camminare nelle vie del proprio perfeziona-
mento » (2). Tra questi va annoverato.*.,i.Don-.R, ua.
LAPOYERTA FU LA SUA DIVISA.
Vestiva poveramente, non cercò nessuna agiatezza,
nomizzava ogni piccola cosà; e vigilava in pari tem
(i)
(,)
Dcefrim.ci:taartidm.eA.CChAe tPiB, 1C1B, 1L2A. TLReO6,7th
cristiane,
Roma,
D s c ~ ~ ?et
C.
I9
-
V - Religioso perfetto
'O5
perche tutti i Salesiani amassero e praticassero la p o v e ~
con spirito di fede, come voleva il Fondatore.
Le sue vesti eran piene di toppe; un paio di scarpe gli
durava parecchi anni; il cappello era sempre- vecchio e me-
schino; e in casa sino alla morte usò d'inverno un vecchio
pastrano'con mantelletta, già usato da Don Bosco, e lo por-
tava con divozione.
Una Figlia di Maria Ausiliatrice, che per molti anni
attese a rammendare le vesti dei Salesiani dell'Oratorio,
dichiarava che assai di raro le veniva affidata qualche cosa
di Don Rua; e quando le recavano la sua taIare le facevan
vive istanze di compiere il lavoro al più presto, perchè il
Servo di Dio se ne stava lavorando in camera, vestito appena
del pastrano, non avendo altra talare. Del pastrano, poi,
non si vedeva più nemmeno la stoffa; era tutto un rammendo,
e guai se gli si diceva di provvedersene un altro.
Un anno, alla festa di San Giovanni, una signora regalò
n taglio di panno e un altro di tibet per far quattro vesti,
ue Per Don Bosco e due per Don Rua. I1 Servo di Dio,
non volendo vestire diversamente dai confratelli, che a quei
tempi tanto d'estate come d'inverno usavano la stessa veste
di Panno, e non volendo apparire più perfetto di Don Bosco,
rovò questo strattagemma, d'estate portava la veste di panno,
d'inverno, sotto il pastrano, quella di tibet.
(t Solo nel 1888,nel mese stesso che succedeva a Don
esco, qualcuno - narra Don Francesia (1)- se ne accorse,
mi si fece osservare questo particolare procedere del Su-
d'essere solo con lui e poi con tutta con-
viveva Don Bosco, eri solito fare per noi
tteva il buon Padre; ora devi pensare che
doveri di conservarti; tu non sei più tuo,
della Pia Società; quindi cessa di fare questa
è non bisogna tentare il Signore.
oltò con tranquillità, e poi mi rispose:
- Dunque non potrò più fare penitenza?
Cfr. Don Michele Rua, pag. 86

6.9 Page 59

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-
106
V . Sd'ourne di Don Bosco
)> gli risposi che era già gran penitenza il Portare
peso della Società; ed egli da quel giorno cambiò 1%ves
d'estate in qella d'inverno, e fu perseverante)).
~~~~d~ aveva bisogno d'un abito nuovo, bisognava far
gliela
prender la misura e talora mal si adattava al1
sua
speegrsloi nvae,nimvaan1r0egpaolrattaivnaufoivnichcèapni odni
1'
vestiar
inava. in guardaroba, perche fossero destinati a chi
Se gli venivan donati oggetti di lusso, o li destin
alle camere dei forestieri, o li inviava in dono ad altri ben
fattori.
Un confratello, addetto al Magazzino S
all'Oratorio, aveva ricevuto in dono dal comm
di Trivero tre magnifiche coperte; Una la gradi il
Dseon-rvMdoRairicDnhgiirosai- zoi,aemtaad,nucteoomleiel ppcreousmoeimnbt.òenZaceDgonmoanpr-Renudage.lrie,rDiosn~ o
non usa queste coperte: - e ne assegnò una al1
dei Vescovi, l'altra l'inviò in dono a un insigne benefatt
Giunse in dono all'oratorio un gran pacco di
e <(iostesso - ricorda Giuseppe Balestra - aPr
e feci vedere a Don Rua un cappello da prete, molto us
e lo volle tenere per se)).
(( Madre Daghero - attesta Suor Enrichetta
mi aveva raccomandato, che venendo a Torino
al sig. Don Rua se ci lasciava I'onore e il piacere di fare
che cosa per lui, cioè prowedergli qualche
avesse bisogno. I1 Servo di Dio ascoltò la doma
aver pensato un momento, mi disse con un
noscenza: - Se me lo dicevate qualche giorno prima,
proprio bisogno di un cappello; ma ora sono
E morto un chierico; il suo cappello era i
mi v(,aUtannatovobletane-l>a.nnotava Suor Maddalena S ~ P P ~
fu regalata una flanella, e dicendomi che non
lui, percl~ètroppo elegante, mi pregava di volerla
ai confratelli, perchè, notava, chissà quanto ne
)) Era d'inverno, e gli mandai un paio d
V - Religoso perfetto
307
. di safin. Egli, credendo che la cintura fosse
n le usò, ed ebbe la costanza di continuare a por-
e di tela; ed io, non vedendole mai venire dal bu-
ne feci richiesta. Egli, sorridendo, aperse un cas-
con una veste così meschina,
10 così vecchio e consumato,
e1 timore che facesse nei be-
tremamente dimesso,
ri che l'avevano
viene certo a chiedere l'elemosina! )>U. na Fi-
ia Ausiliatrice, che in quel nlomento si trovava
municipio, disse: E il successore di B ~ ~ ~ ~
i Salesiani, Don Rua! ». E quelli a una
indi, allorchè dava l'abito ecclesiastico ai nuovi

6.10 Page 60

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--
108
V - Sull'orme di Don Bosco
Un chierico di Valsalice voleva un cappello nuovo,
avendolo chiesto al prefetto, ricevuta una negativa, scese
l'Oratorio per farne richiesta al Servo di Dio. L'incon
sulla porta che usciva in città ed aveva in testa un capP
più malandato del suo. Sull'istante abbandonò la v0
del cappello nuovo ed ebbe un forte sprone ti mortific
Per riguardo all'autorità di cui era 'rivestito, acca
sovente che gli si usassero attenzioni particolari; ma
non le accettava.
Quando veniva a visitare il collegio di Nizza - ric
Madre Sorbone - con attenzione filiale
quanto poteva occorrergli di biancheria.
rnandosi presso di noi qualche giorno, non si
nulla. Soltanto una volta gradì un paio di scarpe di
fatte dalle Suore e quindi senza spesa; e le
finche ce ne fu un pezzo o. Questo negli ultimi
aveva le gambe coperte di piaghe.
Nell'inverno del i893 invece, benchè avesse male ai
forse per i geloni, rifiutò un paio di scarpe di pann
una buona signora, avendo saputo che soffriva nel ca
nare aveva consegnate al suo segretario Don Rinetti,
l'obbligasse a calzarle. Don Rinetti, in bel modo,
lungamente perchè le accettasse; ma il Servo di
guardò sorridendo, e: - Non le metto, non le metto!
petè - perche domani, se i confratelli vedess
con le scarpe di panno, subito le domandereb
Era di un'esemplarità singolare.
<i posso attestare - diceva la suddetta Suor M
addetta alla lavanderia de1l'Oratorio - che ogni
giorno del ritiro mensile, era solito far visita
e se aveva qualche cosa non necessaria per il m0
mandava in guardaroba.
>)Unavolta, avendo avuto in regalo dei
plicemente lavorati con un orlo a giorno,
richiesto del motivo, mi disse che li avrebbe u
si fosse tolto l'orlo a giorno; perchi. com'erano
belli per lui1
» Un'altra volta mi fece osservare che non er
-V Religioso perfetto
nel viaggiare il suo amore e la pratica della po-
i 18 anni da me passati all'oratorio - dichiara
Ghione - non lo vidi mai una volta a prendere
n& la vettura, mai servirsi di quella che era

7 Pages 61-70

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7.1 Page 61

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1x0
V - Sull'orme di D a Bosco
Anche nei lunghi viaggi prendeva d'ordinario la terza,
e solo, quando la sua salute cominciò a esigere particolari
riguardi, s'adattò a viaggiare in seconda.
Gli accadde di non trovar posto in seconda, e la Coope-
ratrice, che gli aveva pagato il biglietto, pagò la differenza
e volle che montasse in prima. Povero Don Rua! Vari be-
. nefattori andarono a salutarlo, altri ne incontrò lungo la via
ed egli, accogliendo affettuosamente i loro complimenti, no
lasciava di ripetere a quanti gli si presentavano come mai
ci trovasse in quella classe, temendo che ne restassero male
impressionati.
Poteva quindi Mons. Costamagna additare il Servo di
Dio ai direttori delle case salesiane, dicendo: Squadr
pure dalla testa ai piedi; osservate cm'egli veste, come si
di
veicoli si serve per i suoi indispensabili viaggi; an
a vedere dove prende i suoi brevishi sonni; studiatene ifisom
per bene tutta la vita, e poi tornate a me, che l'ho già atte%
mente studiata, e tutti insieme ci copriremo h faccia col
manto del rimorso e del rossore! Altro che volercene an
carrozza ed in prima classe per non far torto alla nostra P
sizione!
i)Sentite un fatto. Tanti anni or sono, io ero appena
rivato da Buenos-Aires a Torino, quando Don Rua
chiamò a $è, e: - Mi accompagneresti, disse, fino a Ni
Monferrato per alcune predicazioni?- Sono ai suoi or
risposi; e senz'altro ce n'andammo a piedi alla stazion
Porta Nuova. Colà giunti: - Padre, gli dissi, è poi i
che
sogni?
-
la seconda, non è vero? - Che dici
Possibile ! Ma non riflette, sig. Don Rua,
tu
ch
è il Superiore Generale dei Salesiani?- Pm E'appuflto;
perckì dar esempio a tutti i Salesiani di amore verace
povertà di cui noi tutti abbiamo fatto voto a Dio st
Fu giuocoforza obbedire e comprare i biglietti di terza
Arrivammo alle due e mezzo a Nizza, digiuni e colte
mezzo ammaccate per le tante scosse avute in quei ca
zoni sconquassati di terza classe, ma il sig. Don Rua
se ne diede per inteso. Egli lesse continuamente lette
rante il tragitto, e, giunti sul posto del lavoro, sdigiu
V - Religioso perfetto
III
lquanto, si mise tosto all'opera con una serenità ed un
rdore invidiabile)) (I).
Quando 1' (( Aisociazione
d
i
S
.
Francesco
d
i
Sales
,)godeva
eciali riduzioni ferroviarie e superiori ed alunni avreb-
ro potuto approfittarne per ogni classe, anche sui treni
retti, il Servo di Dio dichiarava: u Conviene però che la
ma ch-use non si prenda mai, e la seconda solo in caso di
E vediava perchè le lunghe passeggiate annuali non si
nvertissero in gite in treno, ritenendole contrarie al voto di
vertà fatto dai superiori ed alle condizioni degli alunni,
sistendo che si seguissero anche in questo le tradizioni
Don BOSCON. el Capitolo Generale del 1898 le
a dettagliatamentealla mente dei direttori: B Rben vero
21. nosfro Don BOSCOn' procurava di quando in quando delli
passeggiate, ma queste erano quasi sempre passeggiate a
, che servivano a sollevare lo spirito o giovavano mirdil-
te a rinvigorire le forze jìsiche, mentre lo scopo relkioso
medesime e il contegno da' nostri allievi recavano ed@ca-
ovufique andavano. Far viaggiare in ferrovia... è un
rtimento da signori, da persone comode, ciò che non siam
' i nostri allievi; imltre, viaggiando casi, si pmde q@&
vantaggio delle passeggiate )).
i m k ì r e più efficacemente 1afpove& soleva ricor-
a generosità di tanti benefattori, che si privavano
e1 necessario per soccorrere le Opere Salesiane. Ci
sovente: (( Come vorrei avevvi a testimoni di certe
ioni, nelle quali buoni benefattori svelano c a d d a -
sante indzutrie con cui riescono a raggranellare quel-
e mi presentano: oh! se vi fosse dato di leggere cgte
ime, allora si, comprendereste quanto dobbiamo amare
e praticare Peconomia. Sprecare il frutto di tanti
d anche SOLO spenderli inconsideratamente, è una
titudine verso Dio e i nostri benefattori! i).
'orno 10 accompagnammo noi a visitare le sorelle
li ad Avigliana, che si trovavano nella casa di cam-
ai Direttorì delle Case SaIesiane, etc.p, ag. p,

7.2 Page 62

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-., ..
:,"
,.
,,~
.
112
V - Sull'orme di Don Bosco
pagna; presso cui il fratello, Don Francesco, compagno di
B~~~~nel Seminario di Chieri e SUO ultimo confes-
sore, aveva fatto innalzare un pilone, nef quale Per
anni rimase esposta alla venerazione dei viandanti la prima
statuetta della WIadonna della Cotisolata, che Don Bosco
aveva comprato nel 1846 per la primitiva cappella dell'ora-
torio - la porziuncola Salesìana - dove è stata riportata,
come da anni avevamo vagheggiato! Una casa umilissima,
due piani; quello a terra per le stalle e gli attrezzi di cani-
pagna, quello superiore diviso in alcune stanze dove ali&
tavano le
e, per recarvici, bisognava salire all'apert"
una scaletta di legno tutto tarlato, amai cadente; e il Servo
di D-io:vedi, ci diceva, quanta povertà!... Vorrei che fossero
certi confratelli che non sanno fare, e non fanno, certe
econompieer, dir loro: Vedete come vivono i nostri benefat-
tori, che han dato quanto avevano alle Opere di Bosco!
11 suo amore alla povertà brillava in ogni. cosa. Non
vofeva che gli si mandassero telegrammi Per l'onomastico~
dichiarando apertamente che preferiva lettere ed anche
offerte, frutto di sagge economie, Per far fronte
spese
quali ogni giorno andava incontro. Non Per-
metteva
che alcuni, 'mossi dal desiderio di ester-
nargli maggior rispetto, adoperassero, in simili circostanze,
carta di lusso, dichiarando che badava più ai sentimenti
espressi,.-he ai fogli che li contenevano: ((Pratichiamo,in-
sisteva, la povertà anche in questo)).
conviene avvisare N.
legrammi da tanta distanza
-N.
che vada
scriveva a
adagio
Mons.
a spedire te-
Costamagna
- vada adagio. nello spendere; sappia e c o n o m i m e pe
aiutarti a pagare i debiti )).
(i ~~iprinzi tempi - ammoniva delicatamente lo stes
~~~~i~~~~~ - si adoperava costi carta velina a scrive
ora & adopera carta che par cartolina; Certo reconomia
ne aurà vantaggio P.
4 Credo &e tutte le lettere che mi hai scritto - rispon
a
sagna
peretto - rai pervennero.
da te ne avrò ricevute fin0
Dopo la morte
a questa data
di
Mons.
Iz m
A
V - Religioso perfetto
113
1 ~ 9 6u) na mezxa dozkna e tutte assai luqhe. ~ ' ~ l... ht a i ~ ~
data del 19 febbraio [quindi una mezza dozzina di lette-
ni in POCO più di due mesi]. Converrà per risparmio far
$0 & carta più leggera )).
Imitatore fedelissimo di Don Bosco, viveva alla giornata
e non ca~italizzava,nè voleva che si capitalizzasse, essendo
orma'assoI~tadel Fondatore d'andare avanti fiduciosi nella
rowidenza anche nelle cose materiali.
{(Non$darti g ~ ~derllie banche --scriveva a
R~-
bagliati - il denaro PZJ&deporvelo solo quando è necessario,
nongià per sistema di accumular denaro alle banche, per averne
interessi; giacchè noi non dobbiamo p@ norma accumular
aro presso di noi, presso le banche )).
Amò e praticò la povertà in modo insuperabile, se ve-
eva Per terra anche un ago, uno spillo, li raccoglieva.
aleva neppure che si tagliasse una cardicella avvolgente un
zcco, invece. di scioglierne i nodi per usarla ancora; non
Ilerava che si facesse alcuna spesa di lusso; e raccomandava
izdenaro con grande criterio e nel miglior modo,
Ome fanno i Poveri che hanno pochi soldi a disposizione.
, Come vegliava per impedire il minimo spreco, più
anno faceva togliere, dalle tante lettere che gli giunge-
no, i mezzi fogli e i tratti di carta bianca, che usava per
rivere ai confratelli e per prendere note. Molti quaderni e
dernetti, contenenti appunti di prediche fatte nel tempo
fu Rettor IMaggiore od altre annotazioni, san di questi
zzi fogli, tolti dalle lettere.
Mb E P ~ ~ T LI A~POÒVERTÀ IN TUTTA LA VITA. La povertà
ava nell'umile soffitta che abitò da chierico, e continuò
rillare nelle stanze dove dimorò da prefetto e direttore
'Oratorio, e da Prefetto generale e Vicario di B ~ ~ ~
pPe povere, senza alcun ornamento, senza un mobile di
o o anche solo superfluo.
nche fa camera dove
Rettor lMaggiore, era
passò gli ultimi
tutto un inno alla
ventidue
povertà.
caonnmi, e
lasciata Don Bosco, casi la volle immutata! Un anno,
ecisamente nel 1906,mentre era nella Penisola Iberica,
del Seno di Dio Miciisle
voi. 11.

7.3 Page 63

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1x4
v - ~ull'orinedi Don Bosco
~ ~ ~ ~direhttorie d~ell'oirat~orio,, ne fece a sua
,puta rinnovare il pavimento, che era di mattoni rossi e in
parte
e fece dare il bianco e un po' di colore
pareti con, alcune linee ornamentali tutt'attorno la
e
la sommi& della stanza. I1 Servo di Dio, quando tornò,
n,ebbe gran dispiacere, perchè non trovò più i mattoni che
aveva calcato
BOSCO, e le pianelle, sostituite ai mattoni,
tolto assai della povertà primitiva. E diede Ordine
che si levassero subito le linee ornamentali e
ed
aimenosi ridonasse alle pareti il semplice bianco di prima"'
J , ~gioia provata alla Beatificazione di Don Bosco la
di nuovo un po' ornata e suggerì anche di mettere le varie
stanze adiacenti in &glior comunicazione per cOmodith dei
visitatori, cosicchè oggi sembra di visitare un appartamento,
equellsat,anezachaibilt'oastaseprvear tsatnentitaananci odma pDreonndeBroesceoadnoanmmè irpairùe
.la pove& che aveva e nella quale la volle gelosamente 'On-
un servata il.Sgeiorvronod- i Deiog!li depose nel Processo dell'Ordinario
- per la causa della Beatificazione e Canonizzazione di
Bosco un segietario [un segretario di Don Bosco3 trovato
uno
scrittoio.
di
capiti,
tappeto rosso, pensò di
a passarvi Don Bosco,
stenderlo Sul mio
e vistolo tosto mi
.disse: -. Ah! Don Rua, ti piace Peleganza, neh? - Cercai'di
fare le mie scuse, ma egli continuava: - 11 ~~~0 e
facilmente s'introducon~,se non si sta attenti!*.
E
R~~ vegliò assiduamente perchè la povertà
pt-artaotAdicinmcaoesansveasdol'aloor~tduiiltnteiluies~slcoa-o, nmfcr~aahteealnilnici.nh~ueongainl vislicusaiptsaear,f&fieaut"itna')s.aiellm(a' eca(s'
~
~in Spagna~, residenza~ dell'ispet~tore, non lapp l
vingresso, perchè appariva di una certa eleganza e
diosità. osservic>he non era secondo 10 spirito
povertà voluta da Don Bosco e necessaria per aver m
al maggior bene spirituale.
,,voleva verificare egli Stesso i progetti di
faceva obbligo che fossero presentati prima d'iniziare
V - Religioso pe~fetto
"5
per avere la sua approvazione. E li esaminava e sopprimeva
quanto aveva anche di semplice parvenza di giandiosità o ri-
cercatezza >). ,
Se gli accadeva di notare in qualche casa che nei giorni
festivi, si esorbitava alquanto nella
o nella qua-
lità dei cibi portati a tavola, non mancava di ammonire il
direttore: - Vedi! devi dar ordine al prefettoeh., un'altra
limiti
Osservare la
popvoecrotà.il
menù;
in
ogni
circostanza
noidobbiamo
Anche in questo era guidato dalla fede!
"Obbiamo -diceva - lasciare le cose del mondo inegetto
via della perfezioneed
SCO, se
rante
fnaonnostiteam-a
questa
attesta
virtù
,).
1 cortile e salire alvultimo piano,
quanto una fiammella
i corridoi, o nei dormitori, che gli
n avevano abbassato abbastanza,
A notte avanzata scendeva frequentemente in panatteria
.
un beccuccio di gas, e talora faceva anche
re forno Per constatare che non vi fosse rimasta qualche
netta. Già d'allora Si facevan ogni giorno sei quintali di
nelvOratorio! Ed una volta - ricordava una persona
del servo di ~i~ -
forma, si trovarono alcune
~
~
~
ervo di ~i~ a
vista
per l'affronto fatto con
ema, ,-he il brav~uomo
nni ripeteva commosso:
vava ad Alassio, e una
e si recò a salutare le

7.4 Page 64

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~
~
I 16
-V Sull'otme di Don Bosco
già chiaro, e lesuore, ansiose di veder comparire il Servo
di ~ inon~ si a,widero che avevan kSciat0 in sala un lume
acceso. ~~t~~ nonRua in compagnia del direttore, rivolge
loro alcune paro]e di saluto e, in ultimo, col più bel sorriso,
conchiude: - Ricordatevi poi di spegne? quel fume là,
~~~t~ era il suo amore alla povertà che bramava vederla
essuatptapmcoeincteompurantiiccaavtaa:
anche dagli
<< Di tanto in
altri.
tanto
Suor Maddalena
Don Rua mi
deva se mai avessi notato che qualche confratello facesse
guasti o fosse trascurato nel tenere la propria rob
e in fine mi diceva: - Fatemi il favore di dirme
di dimzi il nome di questi tali, anche se fossef'o superiori, a@n
iop,arlando, possa avvisarli.. . E [già allora l'Oratori
di ~
~ era divliso in ddue com~unità, 1 ~
~
~
dal capitolo Superiore, l'altra dal direttore
se poi fossero del.f'Oratorio - aggiungeva -fate il Piacere
.auukareil
o ilprefetto. - E soffriva
che qualcuno forse trascurava un poco il v
e maggiore era la sua gioia nei sentire che m
che I'amavano. M'interrogava spesso a questo
voleva sapere i nomi, dicendo che coloro che n
difficoltà a indossare 1%roba che loro veniv
bere fatto, e l'assicurava, una buona riuscita; e ~ 0 n c l ~ ~
- guestaè la più grande consolazione che mi date!".
;i.7el 1877 cncaricava me - diceva Don Vespignan
che nei momenti liberi esaminassi i registri delle spese
chierici per vedere quale conto avevano degli abiti e
cabature, e gli facessi una lista' di quei tali che consum
più di una veste e di un paio di scarpe all'anno, Per poi
sarneli particolarmente8.
In casa e fuori vegliava su ogni cosa.
s i andava ancora da Torino a S. Benigno e a
con l'umile tranvaiche partiva da Porta P
sino a Volpiano; e il resto del cammino si compiva
e faceva anche i1 Servo di Dio. Una volta vede
vane confratello, sano e robusto, che giunto a Volpia
a prendere il biglietto alla stazione della ferrovia ca
per fare in treno i tre chilometri che separano S.

7.5 Page 65

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V - Sulì'orme di Don Bosco
E qui dobbiamo aggiungere altri particolari Per meglio
comprendere 10 zelo di Don Rua per l'osservanza
p"-
religiosa.
~~l =8.,6 un giovane sacerdote, che doveva partir mis-
sionario, si presentò al servo di Dio per chiedergli un bre-
nuovo. Fammelo vedere il tuo breviari0 )), gli
e quando 16 vide, ancora in ottimo stato, presentandogli
amabilmente il suo, vecchio e logoro, Con dolce sarriso gli
disse: vuoi che lo
)). 11 buon confratello fece
un inchino e se ne andò, tranquillo
viaUrian.-aitcroosimlamYeentrò-ac?ogn.li.l.cuhiiecshee
e ammirato-
gli avevan rubato
il Servo di Dio. -
bre-
Nuo-
vissimo. e ben legato! - Se fosse stato come il mio..., sta'
certo che te l'avrebbero rispettato!
Un terzo, dai parenti il giorno dell'ordinazione sacerdo-
tDaloen,
n~ebbein dano uno di lusso
R~~ con la solita dolcezza gli
e di finissinla
domandò: -.E
legatlira
non P"
darlo a me?... è così bello e mi potrebbe servire!... Io
te ne darei un altro più comodo... - E glie 10 cangiò, che
non gli pareva conveniente per chi aveva fatto voto di P"
vertà((.A~~~~ fattostampare - ricorda un altro confratello
il mio bravo biglietto da visita. Capitò in mano di Don Ru
e me lo vidi giungerecon lascritta:-Da chi avevi il Pe
di far questa cosa di lusso? Ricòrdati che un religioso
e ambizioso è un disgraziato che sarà infelice nella su
di
infelice e ridicolo )).
c,~ i - s~cnve lo~ stesso~- chde, ritor~nando da
vacanze, avevo comprato un bell'orologio con i denari
,io padre m'aveva dato. All'Oratorio mi venne inv
feci la denunzia a lui, non perchè si rintracciasse i
ma perchè si stesse sull'awiso che avevamo in casa
cuno che si appropriava dell'altrui. Egli, tranquillo, a
la mia deposizione; poi, cessando dallo scrivere* mi
paternamente:
),)) - vedi, tu hai fatto male a comprare l'orologio
- ~~h~ comprato col denaro che proprio Per q"
aveva dato mio padre.
V - Relkioso perfetto
- )) In Congregazione non v'& più mio, tuo,
la Pove*à che ci deve guidare. Io non comprerei certo un
orologio senza il permesso di Don Bosco. ~~i siamo reli-
la prima dote del religioso è lo spirito di p o v e ~ p, oi
viene 10 spirito di dipendenza. T e l'hanno mbato; non dico
che han f3tto bene, ma tu hai contravvenuto alle ~ ~e ~ ~
il Signore ha disposto che fossi mortificato a questo modo.
RicÒrdati: sei povero? sarai contento e umile; hai qualche
tu sei un disgraziato,
presentò a parlare al servodi ~ i ~ ,
n una catenella ed una bella medaglia, attaccata come
eva fuori della veste: - o h !
qui!. - gli disse - e pose il dito
eva Don Giuseppe vesPignani -
da casa un leggio a. maniera
tar diritto e non far soffrire
gli chiesi di usarlo: - vedi,
modo per iscrivere in piedi si è il
tteEe sul tavolo una sedia e scrivere sopra di essa; resta
; così il tuo scrittorio può semire
Anche sui libri che avevo portati da casa mi diede un'ot;
a e delicata lezione: - Che debbo fare, sig.
R~~,
libri che Porto con me? - Io ti dirò quello che ho tre;
ne.
-
Va
aver
tanto
fare io: li ho
bene, risposi,
fmareòssainnceolrlaiobilbolisotetescsoa.c-o-
ni in America, mi fece dare, non la mia,
*altra&mma di S. Tommaso, che io gli avevo chiesto )>.
a se poteva spingere qualcuno ad amare
e la povertà!... L'anno prima
aria Ausiliatrice gli &iese un
e come programma di perfezione in tutta
e un'immagine e le spiegò il significato,
21 2 nato Povero ed 2 morto spogliato di tutto. h p a -
i ad amare la povertà ed a distaccare il cuore da ciò

7.6 Page 66

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v - sull'wrne di D a Bosco
che non 2 Dio o per Iddio. Se farete così, vi troverete contenta
in
vita e in mmeQ.uesto è il
Nel rgo8, a ~ ~ ~ t ~ ~ t i
ricordo
n doopoo
che vi lascio)).
alvie,r fatto parecchie
vi-
site in citta, ritornò a casa con i piedi tutti bagnati, e chiese
un paio di calze di lana per cambiarsi. Era d'inverno*e aveva
ldeispsoe:vuerne~~g~a~mpt~baieèogdoinvcfeiarelazeepodpviiaelgratanàtaes;.aeIbdni
tutta la casa non si
egli ne fu contento e
ana)),e si accontentò
di un paio di calze comuni.
Ci assicurava che non verrà a mancar nulla alle Case sa-
,,, finchè regnerà esse l'amore alla poveA e si terrà
,to anche di una briciola di Pane.
Ripetna h.,e i Salesiani godranno sempre
mondo, o almeno saranno tollerati dai nemici
le simpatie
stessi
re-
ligiarie, finche ameranno e praticheranno
Ricordava spesso la promessa di Don
1B%oPscoovecAhe.
gnore avrebbe benedetto la pia SOCie% finchè in
Si-
ai
Salesiani saranno in fiore ramore
conincerannmo noi le
e la pratica
comodità e
della poveA:
agiateize, la
((
nostra pia
società
ha
compiuto il
SUO
corso.
Dobbiamo
amare
la povertà praticamente )).
T
~del servo~di Dio pe~r la povert,à era nutr~ito
dal finevcihveesr'eienrdamparmoepnotsetoc:on Dio e salvare un nzaggior
Al medesimo fine mirayan le continue raccomandaz
ai salesiani. ~ ~ l l ' i ~ ~ ip~ertcehèr efiorisse in Ogni casa
povereai confratelli cercassero di far economie, lo
amente o che ad un
azioni; si tratta di far si
ertà
a
cui
!i
ccioonbcbeldigeaamlmo
come
nel tratmento, nel vestiario, nei viag8,
maisipotrà avere fervore nelle pratiche
dnielpZieet'Oàr?n
essev disposti a quesi aCI$cihie sono inerenti alla vitu
Sarebbe impossibiie ogni vero progresso nella pe$ezione, t
passibile essere veri $gli di Don Bosco')-
v - Relipioso peffetto
I21
'I1 DA
ANIMA& CETERA T&E )), gli era di guida
anche in questo: 6 Facciamo, tutti d'accordo, ognipossibile
,. i'aOndstprueenriPcMoolvioses(r2idoo0i% ngiipoieuvrnandonesoertprsdiierirpaisiiopùa,draimlpliaicùCi, vhueienrsraàsaudlnavtaotodrifeaortandniit@reei,lpaallne e
tte
virtù 'necessaria al religioso,
con voto, ((virtÙ- come dice
De ocnheBi~l~r~e~li-giossoompmroa--
, virtù angelica, cuifanncoorona
E
IL
virtù della castità s.
SERVODI DIO FU UN ANGELO
IN
CARNE.
modestia e della riservatezza sua insuperabile ci
arebbero da dire tante cose. Ne fu un perfetto modello,
e; si vedeva in lui di continuo
e il fine soprannaturale lo
ente unito al proposito di dar buon
~
divertim~ento
mond~ano,
la
taemn~ipeprearniczoaloeselae
d'ogni svago
mortificazione
0, la pratica della povertà evangelica,
SUO venerato Superiore e M ~ il ~ ~
rn0 e prolungato di notte e tutto ri-
e basso sentire di sè, unita-
e alla pratica della meditazione e della
frequenza ai
Maria SS.
eSaS.GSeascùrasmaecntriaemd aellna tato,
antenne immacolato in tutta la vita.
Lo splendore dell'angelica virtù gli traspariva dalla per-
ammirarne il candore de1lpanima.
parlare, di maversi, di sedersi, il
anche ogni scherzo, erano impron-
quisita e alla più delicata modestia.
evamo attorno e lo prendevamo
ma ogni atto, ogni parola, ogni

7.7 Page 67

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-..,...., . , ~ .-.... .. ,, , : ,.
~~
~~
122
v . Sull'ornte di Don Bosco
della sua persona dimostravano l'estrema
riservatezza; e a me - dice il comm. Gribaudi - (( Pa
di
non le mani di un corpo umano, ma
un'anima 1).
Nelle lunghe udienze, con chiunque parlasse, avev
contegno così raccolto e pur così paterno e interessante,
edificava e rapiva i cuori, e con la parola,mentre i
nava e confortava assai, accendeva pensieri virtuosi e
Avvicinandolo, si provava la stessa impressione
aveva nelvavicinare Don Bosco, l'impressione di
un
e molti san quelli che ebbero la convinzione
R ~ ins~iem,e con altri doni segnalati, abbia avuto
~i~ anche la grazia di serbar intatto il gig
Vicaria Generale delle Figlie di Maria
suoErnrichetta Sorbone, facendo sue le impres
le suore che avvicinarono Don Rua, proferiva questa
chiarazione:
a 11 Servo di Dio mi è sempre apparso come un vero a
di riserbo e di purezza. Avevo I'impressimze che
corporee si assottigliassero in lui fino a lasciar
luminosa bellezza del suo spirito, tutto di D
sempre come il suo sguardo non fissasse mai; ma, PIIr
tralasciando di guardare in faccia per Conoscere le Pers
se ne restasse abitualmente con modestia abbassato.
,)Gli era poi naturale il sollevare di qua
lo sguardo al cielo, le mani giunte, O conserte, o
benedire. Non l'ho mai visto appoggiato alla
pre ritto sulla persona, sempre con un contegno che
pensieri verginali che faceva dire a chiunque 10 vedeva:
un santo; vive p& in cielo che in terra! - Era
per lui e spontaneo che raccom&dasse cal
lanza per allontanare tutto ciò che potesse menomame
offuscare la bella virtù: vigilanza sulle fanciulle a noi affid
sulle compagnie da frequentare, sui libri,
rappresentazioni del teatrino; in una parola
perche il demonio, attraverso a questo peccato, non
in casa. Posso affermare che per il Servo di Dio Pesto sop
tutto era il male che temeva.
V - Religi,so perfetto
523
lo ammirai io, un'anima veramente bella, degna
0. La sua mente, le sue parole, tutti i .vuoi sensz.,
ne del rispetto .riverenziale che egli
tal garbo da coprire la riservatezza;
uomo che aveva domato il corpo e
010 dello spirito. Ho rilevato -osserva il prof.
is - il Servo di Dio nei coll6quj con uomini parlare
mente compassione. V& compatitele,
t.e,Tprarettgaatteelepceormleortroa; ttmatae
non per-
le ~~i~~
li, senza dubbio v i fanno cornpas-
do e facendo opere buofze in .loro
per non bruciarvi!...s. e, non vi pemzettereste ma; di
sul!a castità gli affluivano dai cuore così
1% così belle e care immagini per innamorare i gio-
elica, che impara$isava.
aceva volentieri il panegirico di S.Luigi per aver oc-
e di animare la gioventù a porsi sotto il suo patrocinio
stavano predicando gli Esercizi Spirituali in una nostra
le, e il predicatore delle istruzioni ,parlava
astiti, quando giunse inatteso Don Rua, che subito
ecarsi in chiesa a fare la visita al SS. ~
~
~
la cappella, pregò alquanto e poi si mise
altare ciò che diceva il predicatore; e presto s'accorge
e d non è tanto felice in un tema così delicato, ma un

7.8 Page 68

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-~ . . .~~
-i ? . . > -_
124
y . Szrll'orme di Don Bosco
spintoin qualche parola. Che fa? S'alza pian
avvicina alla cattedra, saluta i giovanetti e dice al Predica-
tore: ~~~~i~che dica anch'io qualche parola)). 11 confra-
tello capì,scese, e Don Rua intrattenne i giovani riassumendo
yargomento e li incoraggiò alla pratica della castità, cer-
cando,
denza
~
senza darlo a vedere, di correggere qualche impm-
del predicatore. « Questo - dichiara Don Vincenzo
l- mil narrò~10 stes~so conf~ratello,~che non se l'ebbe
nullca oa nmsaalnet,aanMziarniea
fu edificato )).
Maddalena de'
Pazzi
egli
la castità 6 un paradiso in terra, sia Per la perfezione che
con essa
ga per la felicità che si può con ess
godere, $iaperche cifa familiari a Cristo, sia per la pace
tuo, e serenità della mente che l'acco~pag~anos;ia per
ci dispone meglio a godere dei tratti più dolci ed amorosi
dkina presenza, sia perchi con essa più soavi riescono le
tiche di pietà )>.
~i confratelli dava ammonimenti preziosi:
tanto i giovani sfidati alle vostre cure, ma non attaccate
essil vostro cuore. volete imparare ad amarli? Imitate l'
cangelo Raffaele, il quale usò ogni Cura al giovine T*bia>
gli era stato affuiato, ma non si attaccd a lui)).
~~isim desfinati a coadiuvare gli Angeli nella
(lei
giovani; sappiamo imitare S. Raffaele e
Cust(odviis.viampoer, amar di Dio, distaccati da tutte
iflsensibili.Non attacchiamoci alle occupazioni,
ma spedalmente
distaccati da tutte le creature 7
nevoli. velo raccomando tanto. Custodite il vostro cuore lib
da ognaiffetto. Quando vi accorgete di un'attrattiva particol
per qualche creatura, soffocatela subito. I santi
cumoli di benedizioni celesti colla pratica della
c i raccomandava di amar tanto i giovani e d
per loro; e le parole più calde e insistenti erano Per ricor
a rimirare sempre in loro l'immagine di Dio, e ad a
specialmente le loro anime, e ad amarle tutte
misura, avendo N. S. Gesù Cristo dato per tutte fin yul
goccia del suo Sangue.
V - Religioso perfetto
( Amate tutti egualmente. Si deve aver cura di tutte le
rire una così. bella virtù:
e le parole enfatiche con cui si
esse dimostrare a noi come doveva esser puro e
tar le
'tere
Persone
che
per i
rgaigoivoinneetdtii
emdienliisctaetroo
il
di
dovevamo
11 suo discorso lasciò indelebile im-
ssione in tutti i direttori e ispettori, che la
pri dipendenti, ma-
Il'animo del Servo di ~i~ che
suscitato sentimenti così sublimi ed alti sulla bella

7.9 Page 69

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-~
~
126
v .- 'S&omze di Don Bosco
cane le parole (( erunt i c u t angeli Dei )), e dalle vergini, delle
quali anche ai nostri tempi, malgrado le persecuzioni, ve
ne sono milioni; in Francia più di trecentomila hanno
dato il loro nome e sono arruolate sotto il vessillo della ver'-
ginib, avverandosi quelle parole della Chiesa: Quocu%ue
tendis, vi+nes sequutztur, atque laudibus Post Te canentes
cursitant,), si domandava: << Perchè in terra e in' cielo vuo
il signoreessere circondato di vergini? Risponde San Ber
nardo: v'ha nulla di più risplendente di qU
questa veramente supera tutti gli altri beni che possa aver
diletta ed appagare i divini sguardi )). (( Salve, adun
que,
-
o
esclamava con
verginità,
tenerezza
- salve, adunque,
indefettibile, corona
o
immar-
cescibile,tempio di Dio, domicilio dello Spirito Santo, pre-
ziosa margherita, vincitrice della morte e delrinferno9 vita
degli angeli, corona dei Santi...)).
~~1 proferire cotesti elogi, l'accento SUO diventava sern-
pre vivo ed anche l'aspetto si faceva così luminoso che
pareva trasfigurato!
~ l volta, p~arlan~do della stessa virtù, t((
quanto d$pcile a praticarsi, ed altrettanto cara aE
che d rende
agli Angeli ed in paradiso ci
dei ,pre& particolari )), osservava: (( Le persone caste sono
ma le persone disoneste sono conze demoni; e punti
perdono per questo vizio! r; e suggeriva tre mezzi Pe
la
dei sensi, specialmente degli
e della
bile la
gola; la fuga delle
conversazione e la
occocmaspiaognni,iaevdietallnedPoeqrsuoane
di
ses
diverso; e l'orazione. Anche la iVTadonna praticava q"
mezzo, tutti ne sono persuasi; anzi fu rive1ato C
alcuna
senza fatica e continua orazione. E noi, qua
siamo tentati, ricorriamo alla preghiera, invochiamo
stessEa...il)s>e.rvodi Dio non avrà provato qualche tentazio
pensiamo dover dire di sì; ma con la mortificazione, con
fuga delle occasioni, con la preghiera, si .mantenne ui a
gelo in carne. E voce concorde di quanti l'h
mente ~ O ~ O S C ~ U ~ O .
v - ReZzgioso perfetto
127
m. Rinaudo - che abbia
alla morte; lodeduco dal modo con
noi e dal SUO portamento
'
, - notava illons. Spandre - mi p,
lo in carne. Portamento, contegno rhervato, parlare %O-
rità del suo cuore )>.
iceva il Card. cagliero - che
ZSEe'ravnoimadieDEio'innaobcbeianzcaodnesei rcvoasttoumpier,).tutta la
i1 candore
"Avendolo osservato per tanti anni, - dichiara anche
re più persuaso che egliabbia
rlato alla tomba l'innocenza batte&ale
Fu ANCHE (( VIR OBEDIENS >).
Tutta la perfezione religiosa consiste nella soppressione
Propria volontà, vale a dire nella pratica defpubbi-
ienza '),rileva Don BOSCOcon S. Bonaventura;ed <(il servo
i Dio - diceva il Card. Cagliero - fu virobediem usque
Fin
via
da giovinetto, rispose alla voce che io &iamava per
perfezione, e generosamente fece il proposito
Socie@salesiana -
ad annum nelle
@enza. (( Quando siparla
- ripeteva Don Bosco - 6isogna starattenti
ttera e mette inpratica
jfatti egli si distinse nell'osservanza di una
za: <( I O alle Costituzioni; zo agliordiRi dei
egno dei propri zL&,c).i
fosse chiamato da tutti (( la li>egola
ella Società, ed in-
sione: ma tutti ne ammiravano

7.10 Page 70

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, . ,..'. ~ ~ , '
I 28
I/ - Sull'orme di Don Bosco
lo zelo per la più diligente osservanza, anche nei più minuti
ad esempio nella prontezza abituale al S W J ~ ~
della campana, nel silenzio assoluto dopo le preghiere
sera, nell'attendere alla lettura in refettorio.
~ <( ~ ~ b-binsi~stevda iliSer~vo d~i D~io - dev'essere
in perfetta, deu'essere in tutto e per tutto in conformitci
con le nostre Regole, così come la V O ~ ~ EDUon Bosco alla
come famglia apparteniamo )>.
t
è P& alto grado di carità far limosina al Povero
per amore di Gedl Cristo, che farla a Gesù stesso,cosi è più
alto grado di obbedienza obbedire a un uomo per amore di
,,~ sicuheo~arDDel,ifoinsatesDsoemseacrocmhiasndraicsoserd*.a come nel tempo
noviziato il servo di Dio tenne a Nizza una conferenza
nella quale diceva:
~ ~ era~l'uomco doi Dio e posso pure dir l'uomo
della
e noi dobbianio cercare d'imitarlo, affine di
essere figli meno indegni. Ma però io aggiungo: con la
virtù -della cari* ce ne vuole ancor un'altra, che è la base
della perfezione della vita religiosa, la virtù deli'obbedienza.
-E ci diceva di vedere Dio nella persona che ci comanda. -
D~~~~~facciamo tesoro
di tempo,
la vita
di tutto
è corta
e
e
dnoobnbipaemrdoiafmarociumnomltiinmuteo-
riti
bel
per il
posto
PianraPdaisroad: iesop.iù-avCreimdoicdeevia
meriti, più avremo
queste cose con t
trasporto che proprio pareva che fosse per andare in cie
di quel giorno stesso )>.
~d era, come vedremo più diffusamente più avanti,
un'ammirabile
segno del
termine
anche nelle più piccole
della ricreazione, anche
cose.
da Re
~
~era il prim~o ad inte~rrompere ifin la par~ola,
~
un semplice novizio, animando coll'esempio gli altri a
tarlo; e se qualcuno desiderava terminare un racco
un.periodo incominciato, egli, sollevando amabilment
dice teso alle labbra e sorridendo, gli faceva segno di t
Diligentissimo nel raccomandare ai direttori la
a mensa, scrupo~osamentesi atteneva egli stesso a
prescrizione nel refettorio dei Superiori, non disp
-
- V Religioso pe$etto
129
mai la lettura, senza un motivo. E mentre si leggeva, lo si
vedeva più attento alla lettura che al cibo, tenendo regolar-
mente l'orecchio teso dalla parte ove si trovava il lettore e,
spesso, anche l'occhio e tutta la testa.
Un giorno, terminata fa lettura di alcuni versetti del Vari-
gelo, Mons. Cagliero si mise a parlare con altri commensali,
e i] lettore, per deferenza, non incominciava la lettura. 11
Servo di Dio, attese alcuni istanti, poi, vòltosi con bel garbo
a Monsignore, gli disse: <(.CaroMor&gnore, vuoisentire
Come.legge bene Don Rabagliati?>>E. il lettore incominciò.
S'era recato a visitare il collegio di Lanzo e, nel partire,
CcomPagnato dal direttore Don Bistolfi alla stazione con-
tinuò a intrattenersi sull'andamento del collegio, anche dopo
in treno, e mentre questo fischiava e il direttore mori-
tato sul predellino gli baciava la mano, gli domandò ancora:
E la lettl*ra a tavola si fa? D. E poi&& senti che si leg-
va Poco, insistè: <( Ti raccomando la lettura a tavola, sai,
raccomando la lettura a tavola! >t.
Anche quand'era in viaggio e pranzava per necessità
'albergo, traeva di tasca I'lmitazione di tristo, o altro
retto ascetico, e, porgendolo ai compagno, l'invitava a
gerne un tratto.
Accadde Pure, e più d'una volta, che in segno di bontà
aterna sedesse a mensa con le Eglie di Maria ~ ~ ~ i l i ~ t ~
n ammirabile semplicità ed edificazione; ed anche allora
he si tralasciasse la lettura prescritta.
fedeltà alle Regole per il Servo di Dio era superiore
1 considerazione. « L'obbedienza - rileva
~~~i
ta Sorbone - era una di quelle virtù che maggiormente
Icava a noi sue Figlie, perchè era troppo convinto che
obbedienza si assicuravano alle Case la benedizione di
~ l'ordine, , fonte di prosperi*.
ridava perciò molto cauto nel permettere la più
ne. Ricordo come, quando gli chiesi a none della
a Madre Daghero di aggiungere aiie nostre pre-
1 S. Cuore di Gesù da recitarsi ogni mat-
us Domino, mi disse: - Fate veramente
e le preghiere che avete, sono sufficienti per voi;

8 Pages 71-80

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8.1 Page 71

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v . Sull'mme di Don Bosco
- dtceioghnmmiwpaoaml,tpafooi,nmddaaopaaotdteaanvgizeoir.o..pnmeeRn.ii.sp.:aed"ttSoietsse,eel:asrii.a,.r'.jm,uR..teeenEctiPetdautocreeopn;moti2eauuvannedarPuop'nreqaguhfefiaestrraae
beve, e sarà molto eficace ,,)).
L,osservanza delle Regole la voleva integra ed alla let-
era, in ogni cosa, facile o difficile, con ugual piacere e pron-
volte i soccorsi scemavano*
samente, ma non lasciava
la Regola prescrive per
il
viItnto
comune.
un istituto
si
voleva
togliere
a
cena
la
frutta
agli
facna. ascritti; interrogato
a la fiutia
inlaprsoeprao.siLtoa:
R(teNgoOla, ridsipsPosmee:
.cvoi sì> e
,i
,
In
provvederà il Signore!
un caso identico approvò
una
variazione, facendo ri
spandere a Don Cagliero:
smmo,too, l{tVtifSAiesepptrtmspeaorrinozibavlaeomnteoeelrrsaemftartudniunittaiteatenidmedaeleplalmeparrodavaninindtzdazoaoad.r,eveei ldcaioSineetcnreovonnodvtoaiimznddioiiuadDed'.i.iiot.va,inmtiodpiirùetto
dell' oratorio, preoccupato dalle strettezze in
dalla difficoltàdi trovar denaro anche solo Per
cupiansetava
taidtuiatdtniao&,lannoqnuaanvtaecnindqopudeerean~nainii p-ceh~eriimol ramnneagiicil;oeSlliaelirPovaofnedeciedDnifaoiorn:dd-iobbi
e la provvidenza ci ha sempre aiutati;
anche ora aver fede nella Divina
trattenne dal manifestar apertamente
e perchè
il SUO
-e
dispiacere
quelsalterazione alle tradizioni familiari.
In un altro istituto vide che si mangiava.
fuori pasto, per il semplice motivo die Ve n'era in
danza e, non Potendosi conservare, sarebbe an
Datela ai poveri, consigliò : disfatevene
mente: e quan#anche non poteste farlo, è meg
v - Religioso pefetto
'31
,,.. andare a
la frutta, piuttosto che veniate meno voialle
Regole e alpabitudine della mort$cazione
Informato che un chierico professo triennale aveva avuto
approv.a..va
e
sorrideva. Parlandogli di ,uno, accennb
mai fatto! Don Rua prese patteg-
Oste dal voto di pove*h, che =ige
e
O
d'impiegare nel
disporre, come
ymaningoliorle mpoedr-o
iamo uccelli e pollami; e il servo
e' non
della piccola economia che si po-
che se ne mangiasse ogni giorno, perchè,
Se uno s'abitua a mangiar carne di pollo,
più, trova più duro adattarsi al
iin po' di rilassatezza,
- con parole forti e tenerissime.
'
stica di Don Rua insiste ~0~ ~ i ~- ~ ~ l l
Overno di se stesso e una vigilanza

8.2 Page 72

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-V Sull'orme di Don Bosco
v
oculata da farlo parere indefettibile; se cento 0 mille Persone
lo avessero
non viste, e e notte, non 10 avreb-
bere certo sorpreso in un, benche minimo, difetto. 11 prin-
cipio di questo regime era una mortificazione che aveva deiio
spavento so^ la sua vita atterriva chi la studiava da vicino.
so, se da ragazzo o da chierico, un giorno
altri attorno a lui, pronunciò queste parole d
di tristo: s a t k suaviter equitat, quem gralia
(L.
g). mai più dimenticato qUe
parve allora e poi di veder descritto Don Rua
dalla grazia di D ~ Om, a con in mano le briglie con cui egli,
perfetto
frenava.
E
vero,
della perfezione in tutto e
in tutto ciò che si osservava
Per tutto, si
in Don Rua,
si travedeva lo sforzo, ma appunto perchi: lo sforzo è la
condizione essenziale della via&, così egli era in continua
corsa nella via della santità p.
maggiorepoteva essere, perchè ispirata e sorretta dagli
stessi principi di fede, la devozione sua a tutti i superiori*
dalpamato
BOSCO ad ogni rappresentante dell'autorità
di Dio.
per
ubbidire a Don
volontà, convinto
BOSCO si spogliò
di dovere far o
sinìtePraemr epiacere
signore. così, vivo il Maestro; così, dopo la sua n'orte-
~~l momento, che fu Rettor Maggiore - r
~ i ~Balrbeir&~- ((tutto il suo impegno fu di seguire
orme di
e dopo che fu a Roma e il Papa
raccomandò di mantenere lo spirito di Don Bosco, So!%iu
gendògli che la Congregazione sarebbe Sempre
fin&& si fosse in essa mantenuto 10 spirito del
egli, sebbene già prima ne fosse persuaso, Prese queste
rolecome un'obbedienza e stette sempre più fe
tenecrsoi mfedeneloenadpoetsesvaaP.essere maggiore la Perfeziolle co
quale, ailcor vivente il vcneratissimo Padre, procurò in
tempo
!a sua volontà alle direttive ed
spirito di lui, non poteva nemnleno essere più Pron
perfetta la diligenza con cui, anche dopo
sempre sino all'ultimo giorno di rito
V - Religioso perfetto
simamente gli esempi del Santo Fondatore; e tanta fu la
naturalezza, o meglio il fervore, con cui spronò di continuo
i confratelli a battere anch'essi la stessa ea,che per il
momento restò quasi offuscato il merito di cotesta sua di-
rettiva, additandola a tutti come l'unica via che si potesse
seguire dai Salesiani per aver in ogni impresa le benedizioni
Appare già meravigliosa a noi, e più meravigliosa ancolx
la diranno i posteri, cotesta linea di condotta tenuta dal
Servo di Dio, la quale apportò all'opera &lesiana l'incre-
mento che Poteva ricevere solo dalla fedeltà al programma
assegnatole ed aiio spirito vissuto dal Fondatore.
Anche Per tutte le Autorità, ecciesiastiche e
a deferenza più devota.
ebbe
11 suo amore alle tradizioni di Don B~~~~ si trovò
in contrasto con nuovi orientamenti proposti dalle
Autorità della Chiesa. Fin&&
conciliare
dovuto ossequio all'iiutorità le care tradizioni devota-
"te' preferite, ne ringraziava di cuore Iddio. ~~~~d~ i
enti e i consigli divennero comandi, chinò umil-
fronte; e, calmo e tranquillo, vedendo nelle nuove
ni la volontà del Signore, si uniformò ad esse
0 del cuore, dicendo: 't &'e%xu dubbio è
h C O S ~ disposto il S&n,ore!,,.
per
vi direttori - rileva Don Filippo ~ i ~ ~-f radc-i
n~andavanormalmente' di far visita d'ossequio al vescovo
di (1 ricorrere a lui nei dubbi e nelle incertezze,
mai pretese od osservazioni inopportune.
a me stesso, in alcune difficoltà che incontrai
escovi, che non comprendevano an-
spirito, le nostre usanze, le nostre pratiche di
il Servo di Dio mi consigliò ad esporre sommessa-
nte tutte f e nostre ragioni e poi a rimettermi interamente
pe Rinetti, come « rappresentandosi
rinoy in tempo di quaresima, gli Oratori del perosi,
d. Richelmy aveva manifestato il desiderio che i re-
si astenessero dall'assistervi, La nostra scuola di musica

8.3 Page 73

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'34
V - Sull'orme di Don Bosco
di S. Benigno Canavese, in completa buona fede, vi Prese
parte alVinsaputa del Servo di Dio. Quando questi seppe
la cosa, mandò me a farne le scuse al Cardinale e a Persua-
derlo che il fatto era successo per pura inavvertenza. Tanto
gli premeva che anche il semplice desiderio di chi era su-
periore fosse rispettato completamente >).
Memore 'che ogni potestà viene dall'Alto, aveva ognor
presente il giusto concetto deila superiorità e ne praticava
ossequente ogni conseguenza; e, come s'inchinava e umil-
mente s'inginocchiava a baciar la mano ai Vescovi e alle
piì, alte Autorith della Chiesa, aveva pure e manifestava la
piì, cordiale deferenza a tutte le Autorità dello Stato.
Anche verso queste era rispettosissimo in ogni incontr
e fin dave il dovere e la coscienza 10 permettevano anch
remissivo; n&ebbe mai contrasti con alcuna, ma Per tutt
sincere dimostrazioni di rispetto e di stima, con il più devot
ricambio.
Suor Enrichetta Sorbone, rilevando la massima defere
del servdoi Dio verso le Autorità civili Come raPPrese
tanti di Dio stesso R, aggiunge questo particolare:
<( Metteva attenzione financo nell'applicare i fran
alle buste, e li voleva ben diritti e ben collocati Per r
alrautorità. A me diede questa lezione, che non ho
potuto dimenticare; e tutte le volte cheapplico un fr
bollo, ho presente il venerando Padre, che pare mi
- Esatta neh! ».
Guidato da cotesto spirito di fede e così diligen
metterlo in pratica, obbedì esattamente a tutti i dove
suo stato, c i ~ &li disimpegnò, com'era SUO abito, in
perfetto.
F~
pio, studioso e diligente; religioso es
sacerdote secondo il Cuor di Dio, a giudizio di
conobbero. Quanti lo +edevano, di 'raro o di fre
~~~i~~ o fuori, Salesiani o forestieri, erano ammir
squisitezza con la quale esepiva ogni cosa.
E fu anche, come vedremo, superiore impa
in primo luogo, per la precisione con, la qual
tutti i
doveri. Noi sapevamo sempre dov
V - Religioso perfetto
'35
~erchè'erasempre dove il dovere lo chiamava, e tutti lo
potevano avvicinare.
Ci predicava sovente sopra la virtù defl'obbedienza, per
animarci ad essere virtuosamente obbedienti. ~ ' ~ b b ~ d i
anche nelle Piccole cose era per Don Rua un esercizio facile
fruttuoso della virtù dell'umiltà. Per questo insisteva che
sse accompagnata da spirito di fede, cioè fatta per
i Dio, pronta ed esatta.
Era voce Comune nella nostra Pia Soci&: D;
n solo! o. E perchè? « Pe~chè- diceva un caro confratello
-fatto Don Rua., il sknore ruppe lo stampo! 9.
Previdente e a tutto prowidente, vigilante, edificante,
te, forte, incrollabile di fronte al dovere, era in pari
o discreto, longanime, mite, affettuoso, cordialmente
temo. Alla piena conoscenza del proprio dovere univa la
nel modo che riteneva più adatto, solito a regolarsi
ogni caso, come giudicava tornar meglio alla gloria di
io e al bene delle anin;e!
Lo stesso spirito irradiava e avvolgeva tutti i superiori
~ ~ d e v a ncon lui le cure del governo dell'Opera Sa-
otto Don Rua il Consiglio Superiore della soci&à sa-
na continuò a formare un cuor solo e unTaIlimasola,
tamente come sotto Don BOSCOE. ra tale la ,deferenza e
*a soggezione di quelli che lo componevano alla sua
nelle cose spirituali e nelle temporali, che. il caro e
Belmonte, prefetto generale, verso il termine della
0 bisogno di cibarsi di grasso al venerdì ed es-
i Dio a Valsalice, gli scriveva un biglietto
endogli il caso, e glie lo mandò a mano a mezzo di
fratello sacerdote che aveva per lui grande ammira-
Servo di Dio posti110 immediatamente il biglietto,
010 a fare tranquillamente quello che gli pareva
1 Signore, ed affidò l'incarico di riportarglielo al
confratello. Questi, che era di bell'ingegno ma
. PO' indipendente, ci narrava il fatto con una
dia; ma ci fece insiem capire d'aver compreso
ua evidentemente sarebbe stato ben lieto che

8.4 Page 74

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- V Sull'orme di Don Bosco
atto di Don Belmonte fosse tornato a lui di ammoni-
mento salutare.
Bisognerebbe stendere un ampio rilievo di c ~ s c Ud~i ~
quelle figure care, per tramandarle ai posteri nella loro bel-
lezzca 'oinmcanenteovnolreicaotrtdoarnreo,
a Don Rua!..:
con intima ammirazione,
l'ardore
apostolico di Don Giovanni
quotidiana di Don Antonio
SBaolan,.e.t.til,.a..lilma psidema psIeirceeniatàttinveitlà-
l'intenso lavoro di Don Domenica Belmonte e di Don Ri-
naldi,... l'edificante contegno abituale di Don Albera?... E
yinsuperabile bonarietà
di Don Cermti
dpierDlo'innsRegoncacma,.e.n.tloe,..c.uIr'eirIa~ss~idnuteeveole
semplicità e la voce di Don Lazzero?... E l o Zelo per l'esatta
osservanza,burbero in apparenza, in realtà il più familiare,
del caro Don Bertello,.:. la vita monastica di Don Celestino
~
~l'ingegno~ acuto e~d elevato~e la nuldlità ester~iore di ,
Piscetta,... e la gioconda amabilità di Don Giovanni
~ ~ t t~i~ r~n ot y~n lee, mille rimembranze familiari di Don
prancesia, la semplice e fervorosa ascetica di Don Barberis,...
e la santa vita nascosta e laboriosa del segretario particolare
degi licpourmeReupelarei,vmaDtaooDnaollAn'onnBgooerlseocod,LegialglioS,aelrctvahorei?d.mi..eDriitoerterbasbfeondd'eesvsaereil
suo
e fa sua opera nelle idee e nel lavoro
generosi e santi uomini d'azione, valendosi saggi
delle
accidentalità di cronaca, di corrispo
e di conversazione per arricchire maggiormente i già gran
tesori di
oh
essepelirievnezdaeseted-i cosgcnriivzeiovnai.
ai
direttori
de
Americane nel 1900 Mons. Costamagna - quei venera
padri del Capitolo Superiore, con che semplicità,
allegria, con
spirito di sacrifizio essi obbediic
~ ~Maggtiore!tSono~press~ochè tutti anziani quei
venerati maestri, e si mostrano ciò non pertanto come
bambini. Felice infanzia spirituale! E Don Rua? Ah!
voi fosse stato dato, come toccò a me, di presenziar
lunghi anni alla precisione, vorrei dire matematica, C0
egli obbediya a Don Bosco, non sol0 allorchè era
V - Religioso perfetto
chierico, ma ancora quando divenne direttore, e poi prefetto
gsteensesroalDe odnelBlaoscCoo!.n..gDre.gazione, e finalmente Vicario dello
(( Immaginate per un momento - continuava il Vescovo
Missionario - che egli venga in persona a presiedere jl
... Mi par di vederlo quel ve-
osco, che se non fa miracolgi,li
r di udirlo esprimersi presso a
' Oh! cari jgli miei, oh! direttori
Case Americane, la cosa che più $ognailtra
raccomando si è che siate a tutti modello gobbedimSa.
irtù quella che maggiormente Losta
ver rinunziare alla propria volontà, al pro-
dover dipendere da altri, non solo nelf'ope-
e, ma ancor nel Pensare e nel giudicare, tanto nelle cose
ridi come nelle piccole, e perfino in cii, che Tiguardala sa-
no certamente sacrifzi ben più malagevoli
le più austere penitenze; ma il premio sarà
allo sforzo che avrete fatto per obbed+e,.
nte canterà vittoria! Adunque,o ~miei
,. rio ferma volontà di obbedirefino alla
- noi rispondiamo a l ~ u n ~ o n o
ntimo del cuore, che ogni salesiano
ammirando la perfezione del primo
bbia a sentirne la voce che gli
del
nostro
caro
to:
Fondatore;
"Vivi,
sia egli
vivi anche tu dello
il modello tuo in
osgpin- i
! ;e faccia Iddio che abbiamo tutti a rispondergli cor-

8.5 Page 75

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v - Sull'orme di Don Bosco
118
VI
SACERDOTE MODELLO
- Compi perfettamenteognidovere che impone il sacerdozio. Bisognava
- vederlo all*altarel come si preparava nel siEenzio e nella preghiera.
-
la S. M~~~~pareva la devozione person$cata. - AzmEe-
dellsostia santa fu visto raggiante di luce ~ ~ s ~ -mComa e.
trattava il corpdoi G ~ A -. Come attendeva al ringraziamento.
~~~~d~ usciva di chiesa pareva un Serafa0 dramore.- Volaia
i sacerdoti salesiani tenesseroil primato
orare. - suozelo per l'esatta ossemanza
ddeelllle'edruifbicriac~hieo,neenPeelr
pro
moielarferequenza alla Mensa Eucaristica. - La devozione
S s . ti^ fu caratteristica nel Servo di Dio, come in Don
Bosco. - sue &site; durante la B e n e d i h e ; nelle processioni
- di ~ s ,.yùamamentato. Anche per la Madonna ebbe una te-
- nerissima divozione. Come ne salutava le immagini e ne zelava
il culto, - 11 suo amore per Maria Ausiliatrice. - Assicurava che
- di D~,, sarà sempre d a La' benedetta,finch
sianine zeleranno il culto. Sua devozione a S. Giuseppe e
~ ~ ~ -i C~omel fui sc~am.pato da un grave pericozo. -
continue
per 10 splendore del culto divino. -
il pulpito e il confessionale furonotre fari luminosi che imzdiaro
di continulo'ardore e lo splendore della carità del S@vo & D
<, ~ > ~ d~ella ~Conf~essiot ne.~- ((Ql ues~ta 2tla m~ia vendemmz
- ~~~~d~ sto confissando, non venite mai a chiamarmi, qua
sia la persona
a questo ~
mi cerchi!». - Con quale precisione
-~ rapostol~ato della pa~rola. - SemP~
adatta&lità erano le doti del suo parlare, ed una
- - Era ancheattraente. -Alla sempiicita evangelica univa u n ' u n z ~
e soave. ~lpronunxiareil nome di Dio, della
- VI Sacerdote modello
- da' Santi, lo si vedeva fortemente commosso. Quando parlava del
peccato, pareva che ne avesse fm3a Panima; qnando spronava al-
- l'amor di Dio, pareva trasjigurato! Predicando sulla Passione di
Gesù e sui Dolori di Maria Santissima, aveva spesso gli occhi
- pieni di lamime. Suo zelo per animme e preparare i nuovi sacer-
- doti a predicare la parola divina. Per pwtare più facilmente le
anime a Dio soleva far largo nso di similitudini e paragoni semplici
ed eficaci. - Un saggio delle insZFtenti raccomandazioni che uscivan
con frequenza dal suo cuore sacerdotale.
" I sacerdoti devono essere .i luminari del mondo e brii-
are come gli astri nel cielo della Chiesa per le loro eroiche
on odore di Gesù tristo coi loro
ere intorno per tutto un soave profumo
ei fedeli contro l'infezione degli esempi
devono essere casi pieni di Dio che sembrino qual-
e cosa di divino in tutta la loro condotta»
Tale fu il nostro Servo di Dio in ogni luogo, in ogni
rarlo anche per via, per
rtuna di osservarlo in chiesa, mentre
ifizio, o d'a3coltarlo mentre predi-
lui, non può non ripetere, con in-
r veduto, ascoltato, amicinatO un
*'SOGNAVA VEDERLO ALL'ALTARE! celebrava con tanta di-
razione anche in chi I'osservava per
Prima volta. ((Quando veniva a Milano - ricorda
Orenzo Sah~zzo- ed io annunziavo la Messa di
R~~
membri del Comitato Salesiano, tutti correvano ad assi-
la Messa d i un santo; e subito
P0 la Messa, facevano ressa attorno la sua
per
di buon matting, sia che tornasse in
~ iesa Pter celebra~re pciùhetasrid. fie, rnmoanssaemaenpiavralamreaci,onnemalmcuennoo,
e delio ~ p i j - 2d~egli o;clesiaStici, appendice,

8.6 Page 76

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140
v - Sull'ovme di D a BOSCO
fedelissimo al desiderio di Don Bosco di osservare silenzio
dalle preghiere della sera fino al mattino dopo la
Santa Messa.
~~~h~se si trovava fuori dell'oratorio, era sempre esatto
in questa osservanza. L'anno 1904 mi trovavo a
ncee~riyr)aspt-iozioedeflreSqaucernotaCvuoolr'eun-iverrasmitàmeGntraegDoroinanDa,oqmueannidcoa
improvvisamente arriva il Servo di Dio; ed io e i miei con-
discepoli andammo a riverirlo, e Con non poca sorpresa
vedevamo ,-he egli si limitava a rispondere ai nostri ossequi
con leggero e paterno sorriso. Finalmente, forse in risposta
alla nostra meraviglia, disse sottovoce : " Non ho ancora
celebrato',,. Erano le otto. Comprendemmo subito l'enigma;
il caro superiore, sempre straordinario anche nell'ordinario,
osservava ed eccitava verbo et opere ad osservare il silenzio
prescritto prima della Santa Messa)).
Trovandosi nella casa di Sarrià (presso Barcellona)
- narra il confratello Don Giacomo Ghione - un mattino,
prima delle otto, lo incontrai nel cortile, e 10 salutai con voce
piuttosto forte, dicendogli: - Buon giorno! -t non Pen-
sando in
momento che era tempo di silenzio. Ed egli,
avvicinandosi a me, con voce appena intelligibile, mi ri
Spose: Buon giorno!,, i).
Premetteva regolarmente la preparazione prescritta. A
che se celebrava dopo di aver atteso alla meditazione
primadi vestire i sacri paramenti, leggeva o
ghiere liturgiche. Poi, come prescrivono le mbric
cabilmente prima di tutto segnava il Messale,
le mani, quindi preparava il calice e indossava
recitando le orazioni assegnate.
~~l recarsi all'altare aveva tale semplicità
portamento, e insieme era così sereno e quasi
che dvelava l'intima riflessione all'atto che and
e la letizia che gl'inondava il cuore.
All'altare era edificantissimo. Tanto nei giorni
come nei feriali, sia che celebrasse di buon mattin
ora tarda, nelle nostre chiese e cappelle 0 altrove¶
comunità o privatamente, era la devozione ~ersonific
- VI Sacerdote rnoddo
14r
l'impeccabile compostezza della persona, raccolta e senza
alcuna ostentazione.
Pronunziava le parole a voce intelligibile. Grave nelle
non era lungo, quantunque indugiasse alquanto
dopo la Consacrazione.
Alla Consacrazione pareva trasfigurarsi; il volto pren-
deva un sorriso accentuato, che si accendeva quando fis-
una e
rosso
toccava il Santissimo Sacramento. Alle
una fiamma, e restava così fino alla
Santadicvoenmivau-
nione. Altre volte gli si empivan gli occhi di lacrime.
mattina - dichiara Suor Delfina &marchi
((ebbi la
fortuna di assistere alla Messa di Don Rua. ~ i all'ele~- ~
un to, io vidi il suo volto raggiante di
uesta durò alcuni istanti#. angelo,
rubino, se potessero, celebrare il santo
ber0 un contegno più devoto di quello
e aveva abitualmente Don Rua.
Ma ciò che era ancor più meraviglioso - ci diceva
n pio sacerdote, Don Bartolomeo Fumero, cappellano
eellilc'aOte~zezraaPainageBlaicraolocoanTcouriintroat-tavearaablaitufeadlme elanmtepialncteoerlpa o
Nostro Signore; era stimolo a tenerezza e fervore a &iun-
E non tralasciava mai di celebrare. Spesso nei lunghi
a salir all'altare prima di partire, restava
anca, celebrava a me& viaggio o a viaggio
iuta, all'una e alle due dopo mezzogiorno, godendo
Santa Comunione aveva un'espressione
raccolta7devota, soave e sorridente, come chi è immerso
la Santa Messa sembrava un serafino d'amore.
alle mani, con le quali delicatamente
a ferma davanti agli occhi, quasi sempre ammalati, una
la bianca, per più di venti minuti il suo cuore e le sue
ri~etevanpreti con tanto ardore, che, da vicino, se
devoti della Chiesa della quale sola è giudicare

8.7 Page 77

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v - Sgporme di Don Bosco
rava y ~ ~ . -Coard. Maffi- noi chiniamo la fronte,
neppur una sillaba avanzare... che non sia pieno
alla sapienza e alla guida della Madre; quanti
però avran seguito Don Rua nella celebrazione della Santa
M ~e do~po l'a~vrann~o vis,to raccogliersi al ringraziamento
avran notato l'ardore che, in quei momenti di paradiso, più
vivamente ymimava e che più. profonda inspirava allora
una venerazione santa per lui. Scrivendo così, io scrivo
impressione avuta nella sagrestia della chiesa di Maria
~ ~ ~ i lil.izg~getnn~aioi de~l ~1908, incancellabile; faccia
j)io che sia del pari fnittuosa in me! )).
E piena era l'espressione d'intimo godimento, e dolce
e luminosa la maestà paterna che gli traspariva dal volto
e da tutta la persona, quando usciva di chiesa, appena com-
piuto il
Tutti si accorgevano che aveva
gustato dolcezze divine sul Monte Santo. Spesso, rispon-
derido al saluto che correvano a fargli in bel r~umerocon-
fratelli éd allievi, allargava sfavillante le braccia, come s
avesse voluto, nella Farità di Gesù Cristo, abbracciare i
monda intero.
( ( D la~san~ta~Messa
-
rileva
Suor
Enrichetta
Sor-
borie - quando veniva a Nizza, andavo io a prenderlo Pe
accompagnarlo dalle Superiore. Un giorno vedendolo rag.
giante in viso, come se avesse avuto comunicazioni divine,
mi feci ardita e gli domandai: - Oh! Padre, quanto mi pia-
cerebbe sapere che cosa ha detto a Gesù nella $3. Messa!
soavemente mi rispose: - Facciamo che la nostra vita sia
unasCuoomurMniaodndeacleonnatinMuaor)a).no, ispettrice delle Figlie di Ma
Ausiliatrice, narrava di aver più volte sorpreso il Serv
~i~ in sagrestia dopo la Santa Messa a ringraziare il Sign
con la recita del Pater noster, a voce forte, adagio, staccan
le parole, come se su d'ognuna facesse una meditazione.
se ((
i
sacerdoti di
Don
Bosco -
rileva
Don
Frances
~ i ~- e~rano~coml unlem~ente notati per il modo edifica
di celebrare, Don Rua li siiperava tutti. Ho sentito e vi
Rua all'altare; era commovente il modo devotissi
che aveva; tutte le industr<ee tutti i buoni suggerirne
- VI Sacerdote modello
'43
o
da altre fonti, che riguardavano la perfetta
brazione della Santa Messa, eran da fui praticati.
)) Un giorno, circondato da parecchi sacerdoti, egli parlava
e1 mado di ben celebrare, e chiese se qualcuno avesse da
ggerire qualche cosa di speciale per compiere sempre
evotamente' il Santo Sacrifizio. Uno dei presenti; dopo un
o' di ritrosia, disse che al "Domine, non amdignus,, egli
eva dei sentimenti particolari, perche il
n sum dknm ,,10 diceva intendendo di
primo
chieder
~~
perdono
~
Dio dei difetti e delle mancanze commesse come
.Secondo delle mancanze Commesse come religioso; il terzo
quelle commesse come sacerdote. A Don Rua piacque tanto
e esclamò: - Bravo! anch'io, d'ora innenzi, voglio aver
est; santi pensieri che mi paiono tanto belli! )).
Ai Salesiani non si stancava di ripetere di tener il primato
~d~braziondevota della Santa Messa, perchè la il.^^^^^
votamente celebrata è la predica meliore per i fedeli.
Ogni giorno li ricordava nel S. Sacrifizio
((tutti
enzssero degni &li di Don Bosco e potessero avere dal
nore tutte le grazie di cui abbisognavano o; e questo chie-
va in particolare al Signore <<chela compostezza della
ona e resattezxa delle
Salesiani)). ((Quanto
fceecroimndooni- e fodssicereovase-mprdeiviedrriretbibnetivili
apostolato, mediante la devota celebrazione dei divini
m delle racc~~andazionchie faceva regolarmente du-
e il ritiro annuale era l'esatta osservanza delle nibricfie
l.Uessale- Aveva caro che i sacerdoti si semissero la
sa a vicenda Per ammonirsi di eventuali inesattezze; ed
stesso, anche l'ultim'anno, chiese insistentemente a chi
veva servito Messa quali difetti avesse
sercizi spirituali del 1909 a Valsalice
-notadtiic.h(i(aDraurante
0 Rodighiero, salesiano, - ebbi la fortuna di
a Messa. Avendo egli raccomandato, secondo il solito,
ercitandi, di additarsi a vicenda gli errori
le
Cerimonie, ripetutamente voleva che gli notassi i
9 mentre io, tutt'altro che a notare i difesi, avevo
t0 ad edificarmi della sua pie&».

8.8 Page 78

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V . Sull'orme di Don Bosco
nc.e ,nelle circolari mensili faceva delle raccomanda-
in proposito; ad esempio che il celebrante andasse
are col capo coperto; che non s'introducesse nei nostri
ri , e Istituti l'usanza d'ascoltar qualche parte della
stando seduti, (c perchè - è suo il richiamo - al
capo 170delle Rubriche generali, no 2,si legge: CirCwf~tante~,
in mb<~pivatis, etiam Tempore Pasdali, SemPer ge%ua
jeCtunt, praeterpuam dum legitzlr Evangelkm ...h). Quando
vedeva u n sacerdote recarsi all'a1ttaI-e a Capo scoperto non
mancava di ammonirlo privatamente, è in alcuni casi fu
visto togliersi di capo la sua berretta ed offrirla a chi an-
dava a capo scoperto all'altare.
Altre volte ammoniva di non portar troppo ba
calice,
la rubrica dice di portarlo elevato aste p
Una volta, tornato in sacrestia dopo aver celebrato
Messa solenne, si volse al diacono, e alludendo all'omissio
di qualche bacio aila mano durante il sacro rito, gli
(, T ~m,iocaro, mi sei debitore di alcuni baci)). E sicc0
che 10 amava tanto, subito allargando le brac
atto di volerglieli dare in fronte, il buon Padre indietreg
alquanto, e continuò sorridendo: ((Sulle mani, sai; su
mani!)E).il confrateilo, Don Paolo Ubaldi, profes
l'università Cattolica di Milano, gli prese le mani e glie 1
baciò, ripetutamente, con tenerezza.
La diligenza che usava in ogni Cosa,
liturgia pareva moltiplicata. Era così attento all'osserva
d'ogni prescrizione, che soffriva quando, forzatamente, n
p-otenvaarrcaoDmopnierLlau.igiCTeelerrboranvea-eglpi elar
Messa del1
i giovanet
tori che gremivano la piccola e misera cappelletta de
tuta salesiano di Vienna, ancora sprowista di tante
~ i il tem~po di ~comunticare, ~cercava, inv
il piattello che si usa nel dare la santa C0
l'aveyo ancora provvisto, non tanto per l'estrema P0
in cui ci trovavamo in quei primi mesi di r
quanto
i confratelli tedeschi mi avevano fatto
vare che non era costume adoperarlo; perciò, amici
all'altare gli dissi che il piatte110 non l'avevamo, e 10
- Sacerdote modello
'45
ndeifaavtteorrilapbreosnetnàtid..i. comunicare lo stesso i giovinetti e i be-
- )) Cèrcaio e pòrtamelo.
- Non l'abbiamo, qui non si usa...
')Stette ancora alquanto pensoso, quasi a dimostrare
poi distribuì la Comunione. Ma dopo la
nzione si rammaricò con me, dimostrandomi la necessi&
riguardo per impedire la perdita di qualche frama
to; non dover io badare in ciò agli usi focali, ma garan-
il rispetto per i frammenti. Le giustificazioni da me
n gliparvero sufficienti, e mi fece promettere che
eduto il piatte110 quanto prima e.
ava ai sacerdoti, che anche nel fare l>abluxione
dita tenessero il calice sopra l'altare, così, se acciden-
se caduta qualche goccia del vino o de1lfacqua
i del calice non sarèbbe andata a terra, ma rimasta sulla
sa; e insisteva tanto anche in questo, quantunque non
P"& dire che ci sia un'espiicita prescrizione liturgica, ,-he
una on Albera una volta ci diceva: - A me non pare che sia
caso d'insistere tanto, p~rchè,anche se goccia va
terra, non C'& nulla di male! - Ma al Servo di ~ i ~ .
a una doverosa delicatezza applicare anche in questo
rO1e super altare )>, che si leggono nelle Rubriche
stesso periodo m si parla della pur@cazione del ca-
veva tanta ~enerazioneper tutte le cose prescritte per
ebrazione del Santo Sacrifkio, che non voleva neppur
si consumassero fuori di chiesa per altri usi i mocco~i
che erano state sulf'altare!
ontinue eran poi le Sue esortazioni alla frequenza della
stica. In quasi tutte le esortazioni che rivolgeva
mancava di raccomandare la Comunione fre-
s'informava se in ogni casa avessero comodi& di
i giorno con Dio, e ciò per promovere la
nta Comunione; e più volte, in casi
la Comunione dei bambini, prima che si
al Santo Padre Pio X istruzioni ed esortazioni in
Seiw0 6;Dio Miclzele Ruo. Vol. 11.

8.9 Page 79

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146
.. y SullYol.medi Don Bosco
per lui era un gran dolore l'apprendere che qualche
alunnolasciava
voltecomuantitceasvtao
puansseaxr-alullniegvoot-empmoi
senza accostarvisi.
rimproverò perche
Più
non
con la frequenza che avrebbe desiderato, e
non teneva per buona la scusa che portavo, di essere cioè
molto occupato. Voleva che per Nostro Signore si facesse
qualunque,sacrifizio, tanto più che se ne avrebbe avuto
subito grande ricompensa; e ciò da me esigeva anche
buon esempioche potevo dare, come insegnante
Ppeur b-
bliche scuole governative n.
~ ~ l ldi D' on~BOS~CO e~ra s~olito~sugigeri~re la fre-
quenza alla santaComunione come rimedio per vincere le
cattive abitudini, anzi&& rigorosamente consigliarne o
mandarne l'astensione.
sua parola, sempre chiara ed efficace, aveva un'un-
zione affascinantenei fervorini che teneva prima di ammini-
$trare la Comunione nei giorni solenni, e nelle prediche dei
..icor& al termine degli Esercizi Spirituali. La voce dive-
niva
e quasi
forte e insinuante, la gesticolazione più animata
esuberante, e un tremito in tutta la Persona
lava la dolcezza che %liinondava il cuore; anche in
si accendeva tutto, come se fosse in estasi, per cui a
l'udiva veniva
per bocca sua!
spontaneo esclamare:
n. (i Com'arde d'amar
(i
di
EDiiol !SignoQreuachnetop
per le anime! )>.
~~~~d~ inculcava le disposizioni necessarie per accostars
degnamente Sacra Mensa, era solito ripetere
la veste nuziale, cioè di accendere in cuore i più intl
sentimenti di fede, di carità e di umiltà, per ottener da
ogni grazia, spirituale e temporale, e la grazia partic
per la quale esortava a porre l'intenzione 'ogni volta.
sue parole spronavano a compier bene un atto così subii
* per raccoglierne i frutti più preziosi: Se ci accostiamo
disposti a questa Merta Divina, noi pf'overemo Ogni
quanto è buono il Signore e vedremo ifrutti delzanostra
con Lui)).
vigilava
nell'oratorio e in ogni casa
delle Figlie di Maria Ausiliatrice, dopo la Santa C
V I - Sacerdote modello
= 47
solita a distribuirsi infra Mis~ams,i facesse almeno un quarto
d'ora di ringraziamento.
<(Erala prima quindicina di giugno 1907 - scrive una
vVeennneetodnei-llMa aqnruoiaasntrAdaoucsihilliieasvtrienicnaee,rpareteirsssicdimeelnoetbersaurpeelraiorsaeanctoaneig7/1ieRiass~nao~.
Tutte le Suore ed alunne si tenevano fortunate di assistere
S. Sacrifizio da lui celebrato e ricevere dalle sue maniil
Pane degli Angeli. Terminata la ~ e s s au,scimmo tutte, schie-
reandoci
nel lungo corridoio attiguo alla chiesa, per sa~utarlo
la mano- Dopo venti minuti d'attesa, il venera-
comparve in mezzo a noi, però non sorridente
'Ome solito, ma grave e paternamente serio. E così prese
-a dire: -risDpoitsetma iafufnerpmoa',tisvieatseaigisgciuitnesseu:b-itoDdo~p~o~l~a~S. n /che~ ~ ~ ~
Santa Comunione al termine della Messa s7impiegano
cinque minuti; unendo poi le tre &e ~ a r i ala, saioe ~~~i~
i
ossono
Of'em~sson altri tre
contare otto, nove minuti
.m..inVuiti,radcicommoadnodoc,hme isei
uone figliuole, di non uscire dalla chiesa dopo la S. comu-
,>. 9 9 per nessun Pretesto, senza aver fatto almeno
ora di rikgraziamato
quarto
LA DEVOZ1O*E ALLA SS. EUCARISTIA fu in Don R~~ carat-
mstateibcreaitranctoaomcodelioviennneiDlssonenoislBtrcooesncCtorg.owAedvi- rteubtbtaienidvaocvuiuaotroir.icpheet~en~~d~ko~~ù~-~sa~e-.
amoci uniti a2 Divin Prigioniero ». rrattenete&
Gesù alza .familime; conversate con 2%;; sta tanto bene
e preghiere, ma sta anche bene conversare con lui,
a cuore, specialmente dopo .la Santa Comunione8.
mmirava e lodava i pellegrinaggi in Palestina, ai luoghi
ificati dalla vita di N. Signore: (<Maquale 2uogo -di-
a - e qual santUari0 d pik insigne e venerando di ogni
O o cappella, dove si trova Gesù in Sacramento?».
e visite a Gesù Sacramentato erano per lui il più caro e
le esercizio di pietà, perchk l'anima amante di ~i~
di libriP@ parlargli,ma si serve del linguaggiO

8.10 Page 80

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148
V - Sull'ornce di Don Bosco
del
e chi ha fede nella presenza reale di. Gesù sotto
le Specie sacramentali, non ha bisogno di libri devoti Per
aprirgli i segreti e gli affetti delvanima.
Ed egli ogni giorno faceva varie visite al SS. Sacramento,
con tenera devozione. Anche quand'era spossato Per gli
acciacchi degli anni, appariva ringiovanito, allorchè Piegava
il ginocchio innanziil Santo Tabernacolo e indugiava in
adorazione, ~ ~ ~ ~ f ei ~s'intchtineava~ caon tal sentimento,
,he era ammirato da tutti; e restava Così assorto che se qua'-
cunosedpeesirdeqruaavlachpearilnacrogmli oddooveovaincfheirammitaàrlopapsisùava le notti
insonni, soleva, pregando, ((jarcompagnia alf'innamorato
litario del Tabernacolo )).
+itava le case, appena terminaio il ricevimento,
cosa domandava di far visita al <Padrone di
per
casa )>, a Gesù -Sacratnentaro.
~~~~d~ sentivai rintocchi
che
annunziavano
la
Bene-
dpiazriloacnsee,Eiunctaerrirsotmicap,evqauaillulnaqvuoerocoosail
facesse, con
discorso, e
chiunque
s'inginoc-
&iava a pregare. <(Era il pomeriggio della domenica '3 Ot-
tobre r898 - ricorda il salesiano Don Emilio Riquier - e
in uno dei
dell'Oratorio alcuni stavano parlando del
nostro prossimo viaggio in America, quando vedemmo Don
R~~ attraversare il cortile, diretto
momento le campane annunziavano
cahl eSGanetsuùarbioen. eIdniceqvuae
fedeli congregati nel tempio. Oh! arrossisco ancora a ricor
darlo! ~~i al sonoro avviso restammo in piedi, coperta i
capo, mentre il buon Padre, togliendosi la berretta,
ginocchiava riverente, adorando Gesù in Sacramento. A
vederlo in quell>atteggiament~così umile e divoto, ci gua
dammo yun yaltro,
la distrazione, che
fu causa di quella mancanza di fede e divozionea.
~~~ù sacramentato era sempre nella sua mente e
suo cuore. un anno stava per partire da Nizza
dopo un corso $Esercizi Spirituali; le suore eran tutte a
nate per ossequiar~oe,la Vicaria Generale 10 Pregò a
loro un ricordo prima di
--subito! - rispose,
p-arteirep.rontamente
levando
in
VI - Sacerdote modello
'49
le mani congiunte disse: - Gesù nella miamente, G~~ nella
mia bocca, Gesù nel mio cuore!
Quand'era studente all'Oratorio, - scrive
AlbiSetti - ebbi varie volte la fortuna di recarmi
ai
BCeecscahrei
casetta natia di Don Bosco] in occasione della solennità
funzione
11 primo
Pomeriggio, con
alannporoccehseciovni eanddeal iS, Sc.omsaclraa-
mento, Don Rua- Quante volte avevo io visto sacerdoti a
Portare il
Sacramento in processione! E~~~~~ mai
Don Ruma;io
dicendo che
aveva Provato l'impressione che in me produsse
mi
Pareva
ch'io non saprei esprimere, se
un Sniifino d'antore per il suo
nsoan -
ramentato Gesùl )).
"
- Sa~~amentat-o diceva devTessereil centro dei
nostri pensZeri ed clffetti e delle nostre occupazioni. ~~~h~ in
mezzo alle occupazioni teniamo volti il
e la mente a
piedi ,. " I santi
((IVeì o
si accendevano d ' a m o ~per
davanti al Santo Tabernacolo
ai
del
nelle divergenze, nelle tentazioni, ricow&o
venerato szgli altari; ed anche dal sito delle nostre
ccu~azioni,con la mente e col cuore
LA MADONNiAl Servo di Dio ebbe una tenera
?vozione$ e instancabilmente ne promosse le glorie sotto il
t010 di A~siZiatricedei cristiani.
Non mancava mai di salutare le sue immagini. Q~~~~~
trava in asili d'infanzia, in oratori femminili, in educan-
ti, e in qualunque altro istituto, dove il sguardo si
subito su un'immagine della Vergine, a
chiara e
fervore le volgeva i1 saluto: (C Ave, Maria! >),ed invitava
esenti a ripeterlo affettuosamente.
Raccomandava e vigilava che l'immagine di M ~~ ~~ . ~ ~ i
fosse
in ogni casa non solo nel
ln Ogni
e in Ogni scuola; e spesso, nel salutarla
netto:
-
labbro
Questo
la giaculatoria che soleva ripetere da
cuore, o Maria, tutto vostro sempre sia!
'Ortava con immagini e medaglie di p,faria -qusilia-

9 Pages 81-90

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9.1 Page 81

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v - Sull'orw~edi Don Bosco
150
trite, e le distribuiva ad ogni sorta di Persone. piccoli e
e
accompagnando l'atto con parole
,dmDVailleeoifalsdneCeedn,peRveolral.iesUaetbritirnoi,acuvm~anaeo~ddpmeieeolledlltaalezoenz&,iotpnleleeciearufdfflfeeiciszcsappitavroeocea.>niadsensLisldacie'mehaittktdemaaccenopeador$leeeeiorlcb$goaraDgnacmlliliircavnbesiedaonaMitrdttPdeaDeardreaieovdodSioner')tegna,,erameaepzgfeiienleuqnic,su,tcieiea'pnPmteoder'ei
cialm(e(nLtaeMspaidriotunanali »-. diceva - è l'aiuto dei Cristiani, e n
dobbimno pregarla prima di tutto che ci aiuti a fzlxgire pe
, cato.
mici
mIIlorsletuoo-fsogriuntais,risdctoeevrncaoann-oindcceohlenletrciraemldleaoaninonzeud;lilaaevcnehroeei?Lapeofdavierser~ectitaoi>nccnciheae))
abbiamo
tanti
~
zsognip,ossianzo
~ iOnor~iamola~,
rfiacror~rliaammoligaZiwL~eialiEne,aOngnziu
'On
* ma osserviamaonche le condiziolli de~l'alEeanza~
per paie nostya dducono ad una soia: - Far gzLewa pe
cato!
(
nP. adri
e
madri
-.ripeteva
sovente --
volete
procaccia
nn,eredità kcaa; oostri figli? inculcate la divOzione a
Akliatrice P.
I(( divoti
voti di ~
nZ.solo i
di Maria si salvano tutti )); ma
~bisogna~,ad imitiazione ~di Lei,
ma anche i leggeri
per essere
ca,fbloerriimrepepgeecczi0
E suggeriva di frequente:
<i Lo sguardo.di Maria non incontrr mai nulla su noi
le dispiaccia)). (( Tentati, non lasciate mai di yaccoman
alla ~~d~~~~ mattina e sera con affettofiliale)). " Ric
a ~~~i~.nelle vostre tribolazioni D. (( Non
con iEfantile confidenza nelle braccia di
temetAe;wdgeiat
essa vi consolerà e vi sosterrà)). La lMadonna%
dice:- venite, filii, audite me, timorem
vos -vuoi insegnaricl itimore filiale, più che il servile;
chi La'amscoaltvap!aun.re iniziare le nuove opere nella ricorre
- VI Saceudote modello
151
qualche festa di Maria §S., nutrendo ferma fiducia che le
reghiere, che in tali circostanze s>innalzano
Più fervide a1 cielo, avrebbero avuto una grande influenza
'la loro felice riuscita. E per trasfondere negli altri questi
entimenei di viva ed intima fede, di cui aveva ripieno il
cuore, sovente si Compiaceva di ricordare che
dei
avvenimenti della Società salesiana erano accaduti
n giorni sacri al culto della celeste patrona.
La divozione alla Madonna era una delle
accomandazioni.
calde sue
"1%0 f l i azione dobbiamo aver rivozta la mentea ~~~i~
=.liatrice Maria è nostro aiuto in tutti i nostrbisogni
i'ituaLi e temporali)). ((Ricorrete a Maria nelle vostre t?i-
~ ~ a z i o n i ' )<i..Il mese di Maria Au&atrice
izia per aver grazie D.
è l'epoca più pro-
Ai Salesiani ripeteva: - a ~a santaverginè eE'aiuto di
tti i cristiani, ma particolarmente, e ben possiamo dido, 2
nostro conforto, il nostro sostegno, l'aiuto nostro )). ((
essere buon salesiano, chi non ha una tenera divoxione
(( Aumentando la divozime verso n/raria ~ ~ ~
trite aumenta anche la stima e ~ ' a f e t t overso
B~~~)~).
a Awiliatrice mostrò più la sua materna tenerezzaverso
O e i suoi$gli a misura che s'interessavano a proma-
sua divozione a. d'indimenticabile nostro padre e
re IPon Bosco r@eteva che la divoziorzeverso la
a sarebbe stata la nostra maggiw gloria i% e la
"Y consolazione in morte: '<E Maria stes,9as, ogqiun-
" che v"Ol essere onorata e venerata sotto questo bel titilo d i
deìcristiani, ed ha promesso speciale protezione a coloro
avessero con questo bel titolo invocata,, )). (<~
~
p
ne Pesta divozione e in particolare da per tutto fondate
di ìkfaria Ausiliatvice, destilzataafare tanto
voi- disse un anno ai direttori al termine degli E ~ ~ ~
rice:uali - siete fi araldi della divoxione a ~~~i~
vos
- diceva
QraeconesBeatae n/rayiae ~ ~
a11è Figlie di Maria Ausiliatrice
-~
i 1 oi.
dovete
~
t
~
i
una sua immagine. Essa è Azlsilia!rice del popolo

9.2 Page 82

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-V Sull'oime di Don Bosco
VI - ~ & r d o t emodello
cr~st~anov,.oi;me Figlie, preparatevi a diventare a2*siliahin
principio del mese in preparazione alla festa del santolo,
'delleanime sulla via del Paradiso)).
'pinse a
l'affetto e la fiducia in ogni necessità
A mensa voleva leggesse anche l'elenco dei graziati
da j ~ Aus~iliatric~e, chei allo~ra si pubblicava nel Bollettino
insieme col paese di loro dimora, per conoscere i luoghi
dave il culto della dolcissima Madre si andava diffondendo,
'OnSdnee'ellrlla'aorvaittoar.ioAdanBlolauttzpeuzanerattvtetiar,andctozetarollst'aeodreuatolnl,aoveedisletrrsaen'howdeelroudfpomios~osziezr~eo,susinnciecsriesoees;msnoete.i
e rallegrarsi con i direttori delle Case Salesiane o . s ~ r ao
diffondere di Più la cara divozione, secondochè la vedeva
~
~
~
~B~uzzetti, scorgendo come una macchia scura al
trat-
tenne il Servo di Dio dall'avanzarsi; ed ecco, subito dopo,
fiorire o meno nei centri di loro residenza e nelle vicinanze.
c i assicurava pure che sebbene fossero ga grandi le
per
un
il resto della vòlta su] quale si erano fermati
istante! 11 pozzo era pieno fino all'orlo e profondo
meravigliecompiuteda Maria Ausiliatrice a favore delVOpera
tre metri... Anche Don Bosco attribuì ad una grazia parti-
salesima, tuttavia esse erano ancor nulla in confronto di
quelle che farà in amenire, se l'ameremo e la faremo amare,
"lare di S. Giuseppe 10 scampo di Don Rua e ~~~~~~~dia
una caduta fatale.
propagandone Ia divozione, come voleva Don Bosco.
Un anno, a valsalice, al termine di un trattenimento
I1 Servo di Dio non dimenticò mai quel tratto di bontà
e in Ogni circostanza preoccupante faceva ricorso a S. G ~ ~ -
musico~~etterarioad onore dell'Immacolata, diceva
, fa Q~~~~~ piacere sentir lodare la nostra celeste Madre in ita-
Seppe con fiducia e veniva esaudito anche prodigiosamente.
Una
Don
sera
190.5, D-on Ferrari, segretario
Rinaldi che era assente da ~
del prefetto
~andò a~d
i
liano, in latino, in francese, in ispagnuolo,
in polacco! E quanto più sarà cosa deliziosa
in inglese, in
quando forse in
questa
medesima sala sentiremo risuonare questo nome in arabo, in indiano,
c,inese, in
in persiano, ecc.
poco sarebbe, se
Dio
$010
faccia che
risuonasse
arrivi
questo
Pbreelstnoomqueeilnteqmuepsota!
sSaalna;tiislsimobdeillo~
sarà che anche per opera nostra, accoPPiato 'Orne
~risu~oni ilùnom,e di Maria in que!le lontan!
'!-
gioni, apportatore di luce, apportatore di grazie e di onsoiaziom
Q~~~~~era il vivo desiderio del nostro amato Padre Don Bosco: -
Far dovunque risuonare il nome di Gesù Cristo, far conoscere e
amare in tutti i paesi del mondo il Redentore nostro e la sua Madr
'e1 santissima; far servire Gesù e far lodare e invocare Ma?ia.
l,Intanto, mentre non ci è dato ancor di far sentire questo
nome nelle regioni orientali, mentre con la preghiera e.cou I?
ne
movere
la
il momento,
divozione a Maria
quella belia lode: Imparate,
con tutto 10 zelo adoPeriamoci a
vIamllmi aecomloantati.!.V..oiSceanvtoag%liaqmuoalcchhee
pro
v
7
avvisare il Servo di Dio che la mattina dopo doveva pagare
un
debito di 20 mila lire, e non aveva nulla.
che non aveva un soldo neppur lui, ma
intaRn~to~.dgil-i -
guardòununPPaOtfl' ,mAevraevieglGiaZtowiead~aeSsc.laGmiòu:se-ppe.
"gnor Don Rua! - Si, sta' tranquillo! -
~~~~~lno
dica anche ~
L~ mattina.se-
~
i
,
PentDeon Ferrari sente suonare il campanello; era
Rua che lo
u-no.lersZeradmi
va e questi tranquillamente gli dice:
i hai detto che avevi &sogno di 2o milalire:èccoti
20 mila lire; - e gli fa osservare che il timbro
era di quel mattino. Nel darglielo aggiunse: -~ b b i
pre fede in S. Giuseppe!- e Don Ferrar- intimamente
mmosso: - Di qui innanzi ne avrò di *i&!
Soleva donare centinaia d'immagini del santoai nuovi
e monti, fiumi e fonti ripetano, festeggino questo DOme,
i'si0nari, perchè se ne giovassero a diffondere il culto e
con tutto l'ardore propagarne la divozione l).
erchè glorioso Patriarca, memore del suo viaggio in ~~i~~~
~ f i ~di Don BOSCO aveva appreso fin dalla giov'
nezza a professare una tenera DIvOzIoNE A S. GIUSEPP
Un fatto singolare, avvenuto nel febbraio del 1874 s
a gli idolatri, li vegliasse nei lunghi viaggi e li aiutasse a
'Onvertire i popoli che si recavano ad evangelizzare.
"ggeriva di ricorrere al suo potente patrocinio per
e le somme necessarie ad ampliare istituti, aprirne dei

9.3 Page 83

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"i&<.-. -. .-.-. ..,~-~-~ .
P
V - S~ll'ormedi Don Bosco
I54
nuovi, e popolarli di alunni; e i suoi Su$gerime
meravigliosamente efficaci.
sneepllpeenaodsPat~rle~c~~a~sd~eseellanseuCbhcieiteolesadborCapsaostetloallapicrafe,~sD~taolncaomme~di dio"ip'nleSre.
Giu-
che
ed anche il servodi Dio, e prima che venisse dichiar
di precetto, e quando venne temporaneamente
voleva
sempre
che
Più
si
h
celebrasse
divorione
come di precetto
al gran Santo tra
laPgioventù
e
popNoleog. li ultimi an&, nelle lettere private E nelle
soleva
con agettuosa insistenza anche la
vozione alla sacraFamiglia. (i Entriamo sovrnte
di Nazaret, ed uniflnzociagli angeli a conterfzare
di amore e dz' pace 9.
Tutte le divozioni più difEuse e particolarmente rac
mandate, e le stesse solennità liturgiche, ebbero
di Dio un cdtordeevoto e un propagandista in'tancabi'
suo zelo appame luminosissimo anche neile "l1
dini PER LO SPLENDORE DEL CULTO DIVIN0. Amante
pover,~e~i
decoro della
gciaossnaado, inDbaiod.avPaersaq.supeessteo
quando
volle
li
corato il santuario di Maria Ausiliatrice e prowi
s,innalzassero tante chiese, reclamate dai bisogni
Italia e all'Estero.
~~~~d~ se ne inaugurava
qualcuna,
se
Poteva* non
vescovo cava di
quella del
parte e di celebrami la Prima Messa
o
consacrante. anche
alle due pomeridiane
se
come
nel IgoI alla spezia, nel Santuario della i'v1ad0nn
Neve.
promotore dell'osservanza
del
riposo
festivo*
sturava alcun mezzo perchè fosse degnamente
il giorno del signore, cercando di dar comodità di
la S. M~~~~e udire la parola di Dio al maggior
di fedeli ,-he fosse possibile, ,c0l~ordinaresaggia
distribuzione del1.e Messe e delle altre funzioni'
- Sacerdote modello
I55
razioni nei giorni delle Q
~
~
uando non erano anc0r molti i Sacerdoti neil~ratOriOe,
le undici, era sempre la sua.
fervore per l'osservanza religiosa
di Dio fu fedelissimo nell,esten-
ane l'usanza, introdotta da Don
di dare$ Ogni festa di precetto, comodita agli alunni
assistere a due Messe, e voleva che nelle
prin-
mbiente festivo anche fuori del
e piii solenni del solito
se, per papparato, le accurate
ioni canto liturgico e il servizio all'altare. Volle
che essi, Oltre le funzioni .deila sera, vespri, predica
i festa
ne del
uSn.apamderzez$poioraxdi
cate-
venne
e "leva
techismo, e .questa, per non
iorni festivi, venne assegnata
attento per posservanza di
appena cominciarono a fio-,
, nel permetterne la fonda-
dir chiaramente che acconsentiva a a patto
tiche &pietà solitea
ALpTaArtRoEn, oil
PULPITO,
di
il
CONFESSIONALE, i tre punti sacri
le mistiche onde del ministero
che accendono le menti e muovono i cuori alla
di N. S; Gesù Cristo, furono tre fari luminosi che ir-
re e lo splendore della
,OedGisteisnùguveernsni etrqaugalgiguioùmaidniapcecrenla-
Oc0
carità e disse che il distintivo dei suoi
; e i sacerdoti hanno l'obbligo, o
di eccellere tra i s.emplic fedeli
sa la pienezza della legge ed essi
e sacerdotali riboccano
ed il bene del prossimo~

9.4 Page 84

▲back to top
-V ~ulromzedi Don Bosco
di ~i~ fu una delle più ferventi; come ardeva
i carità alyaltare, uguale ardore l'infiammava quando se-
eva in confessionale.
i
AL
pure,
lla
ccMoomInNfeIeSsTsEioRnOeBD'Oi)E.SLCSLOoE, lomCeOgrlNiitaFaEndSg'eSeslIsiOeNrPcoIcothrnieabtmabneattrooo
fece per tanti anni nell'oratorio, nelle Case
tutti i corsi di Esercizi Spirituali ai quali
intervenivacon zelo instancabile! E
che
solo aly~ratoriom, a in tutte le Case salesiane,
era atteso
Come
tantissima
DppoearnrteqBudeestlo~~acpaovolesvpt~oaiùlatatvonis~vt'aoacmedroedr~soeidtaeplxeei,,roc.qhueesntaonimsiporri--
fniueltlaavaqumalaei,
nonostante la sfinitezza
perdurava giornate intere
dell'improba
e parte del1i
notti.
per soddisfare quanti
confidargli i segreti deilinima.
Negli ultimi anni che confessò anche gli alunni e i confra-
dli,
,di
frequente si scorgeva la
con la qualedava i suoi
sua stanchezza
saggi consigli, e
p
lpv'aieùbrbepiacomhteevvailisyptaoemnvseoienrriodremdlleeenlloaanppimeroreplr'eaiarddues1aall'uaftadete;imceap,;immaenitnoblrueiva'osdrsoaa-'i
tornava a confessare.
incoSnetrandolqouallocucnhoiacmheavriataerdagvlia
a compiere suo dover
diceva amabilmente:
~dviattoemchpe~occhoetestitno~olanscceiravi~eddviieafdmaeroere,cp?no-otenvoaèpèevpseusrreoer?:c--riticGaltoigiafduauOns p
ed egli, senza scomporsi, apertamente rispon
. - Caro mio,tu non comprendi che io faccio casi Per
certi confratelli a co>npiereil loro dovere? se non li invita
forse
scapi,
resdteerlevbabneimroamloorloto-te.mEpotustetnizcaacpoivnafensosacrhsie,
'On gran
egli,
in questo, era mosso dalla più viva carità.
Un giorno parrà incredibile il lavoro che
o
anno dalla metà di agosto ai primi di ottobre, durante
Esercizi spirituali. prendeva parte ai singoli corsi:
- sacerdote modello
'57
la
Messpaerdilubnugohne
mattino,
ore; poi
si metteva
presiedeva
a confessare, e conti-
.le lunghe adunanze
Pranm per tutto i1 tempo della ricreazione
Siintratteneva in meno ai suoi cari amici , terminata
Ornava a confessare sino alljora di
dopo le preghiere; e quando non
tava quanti volevano parlargli in pri-
mattino aila sera era immerso nel
-doveQvuaesptarenèdersimqiauOavlsecsnhedreveamsromelliciaeh.v!eo-,si rismstpaeonnnctdarveevaavtreonspodpreromidmeeniadcvoha:e
'tutto Ijanno> lavorando per le anime senza un minuto di
La frequenza della Confessione e delg comuniofune
n Rua. 'Orne Per Don Bosco, la m@liordeelle pe-
"gli Che dava ai penitenti, pieni di pieth e di piu-
oducevano frutti meravigliosi. condiscrezione nelle
negli ammonimenti e nei consigli,
ione e la rendeva utilissima ai peni-
Don Bosco era più breve; Don R~~ &ordinario non
nessun Capo dell'accusa senza dire una parola in
e soleva anche ricordare la ricorrenza delle
e e le novene di preparazione alle
Nonostante la sua apparente austerità
-
si
ricorreva
a
ex-allievo, professore di scuole supe-
lui come confessore con animo aperto.
stanza della vita sentii il bisogno
di tutti i miei atti, ricorsi a Don Rua;
la confessione, anche per ~~~i~~c~he durante
confessione egli mi dava, mi sentii profondamente sol-
a
rino - narrava il
Ausiliatrice - entrai nei Santuario
i
di
1
una
di ~
Suora
~
l
sacerdote che confessava, ed andai a confessarmi.
'lta la confessione, l'animo mio
una gioia insolita

9.5 Page 85

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y .. ~ ~ l l ' o r mdei Don Bosco
158
ed un>allegreztzalae che mi durò più
_piannaturale nelh Confessionefatta a
gqiuoerlniP.reIote;seen. tpiirima
- di
sDaocnreBstano~,
e-chi~Aeslalo, r~vamodililsids~isisasfepr:ae!-rme ecE:hiDofEonspsRreao;pa1r,0ioildusonumcscaaensnsdtooar!ie
di
-
'. Ritornai a casa e a tutti manifestai la causa del mio
vDiritou<toqpsuiasarfnliaidmnodomosRaipecaaeemrlrmdmeoestnopetnee-irvDieaonainznvaeRcnmoudnaioafe2uspdsueiinrotsonsoeapn,niahtdl0ee!vbobltoeddiicrheiaqruaanudtnoi
ndeill'anoigmnopiumsruioacofmosbsaettgernadnodneiel llpaesecsrcpvaeitroreaneizlsapSrnoiegnlnaknodrmeo,imsdeiiriacformordneitta-e
alle mie debolezze, ,-he a lui con tutta schiettezza confidavo'
aveya parole di efficaceincoraggiamento. Mi diceva di 'lre
attenzione,di mettere tutta
s c o r a g ~ a m e n t ~il Signore
la buona
non mi
volontà, ma
avrebbe
"Onabbando-
nato e coll,aiuto della sua grazia il paradiso sarebbe stato
mio. Comprendevo che trasformava in me i suoi sentimenti,
efiildccahovnea;;.pgy~ruiimmeantgoiincchdeoelr~acigseul@ ogm,glee~aarairpvrcaeoqgnuhf~aiiedliraamr.eeliaznzdfiDrPeieqoru, aee~sgnsluiicivuairiarSma-i
cramenti, insistendo inoltre sulla fedeltà ai miei doveri'.
11 servdoi ~i~ avrebbe potuto ripetere con Don Bosc
$ cari
quelli
figliuoli, vi
che hanno messo
assicurare
in patita i
che
miei
finora nessuno
consigli si è t
vato pentito; invece di tutti quelli che non ne fecer
uno si è trovato contento!
Come
B~~~~ dava tanta importanza
delle confessioni, che in quel tempo non
essere
sturbato da nessuno. <(Unavolta - narra i1 sa'esiano
~ ~ p~ortin~aio d~ell'orlatorlio -~ men, tre Don Bos
confessando nel corridoio presso la
camera'
a
illustre personaggio, ed io credetti bene di
visare; mi feci largo in mezzo alla folla dei gio
confratelli
Bosco mi
,c.ihspeosaet:ten-depvearnotuila
loro turno
norma non
e lo
venir
mai
marmqiuando confesso, chiunque che mi desi
- VI Sacerdote modello
mi feci
I 59
l'avvia e l'osservai esattamente. Lo
a mia madre che era portinaia delle piglie di Maria
Ausiliatrice; una volta andò a chiamare
in
c a ~ ~ e lpke,rchè
c'era
chi
h
Le
cercava;
e
sDtaovna
Rua le disse: Quando sto COnfess~ndo,non
mia
chima'%
Ed era
qu@lun<luesia: la persona
vedere con quanta
mi
devozione
e
precisione
'gli stesso a questo sacramento! per anni il
dbgG settimana, dopo
Francesia* era sempre
eadviefricaasnctoeltialtaveladecroeniflesssieonrevdodii
Don
Dio
SsuteassocognifoielrsnsPoioosnst'eion. geiQdnouicancnghdini'aeovrcaachdiinianrsavinizaaiiggaliod, irppeoitetsodsriibeiplmerenfaterceasllaoa
ava, e umilmente faceva Ia sua confessione con
di quanti 10 vedevano. Eran talora sacerdoti
giovanissimi, dai venticinque ai frentlanni, che restawi
bapprima confusi e si scusavano risolutamente; ma egli
- lnSisteva daicemente e li lasciava santamente impressionati.
egli a Ferrara, ove io dice Don Lin-
- ero' direttore, e correndo il giorno suo di confes-
egli, inginocchiandosi per terra nel mio
di confessarlo. l o che non me
ma egli con gravit& e fermezza
on era caso tempo di far ceri-
Quando fu lhlfima volta a Milano, ci diceva il cam
ta, < m i chiese di riconciliarsi; ma era un santo ai
peccatore; sembrava che non avesse materia d,as-
nche riandando tutta la vita, e credo di non s ~ a ; a -
are <licendo che abbia portato al tribunale di ~i~ la
a fede Servo di Dio nell'e&cacia del sacramento
Confessione appariva chiarissima neue mensili adu-
e che si facevano per ia soluzione del caso di M~~~~~
Circa le adfodomseslale'nroodraeatnodnraiootf,aatrcisuiii,asiupopoietencniotdneosni,tgiilni!etelrevepneinvniatoernmzee
egnarsi; Per impedire che i fanciulli tacasero per veri-

9.6 Page 86

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160
I/' - Sull'omte di Doa Bosco
gogna qualche peccato grave; per scuotere e rialzare M
fango i recidivi; per animare alla frequenza della Santa
comunione e a trarne il miglior frutto i I?" devoti.
Carità accende lo zelo più fervido e operoso, e questa
8 la caratteristica del vero M'inistro di Dio e il fine del Sa-
cer.ote. Per questo Don Bosco, Pio IX, ed altri Servi di Dio
ripetevanoche un prete non va mai solo n&al paradiso, n&
all~inferno:o ha zelo per la salute delle anime e si salva
con molte che egli aiuta a salvarsi, o non ha zelo e si dann
con
un prete
che lascia perire e con le quali perisce egli
zelo è nulla! Sant'Ambrogio diceva
angeli stessi sarebbero un nulla, Se non avessero
stesso.
che g-li
sne qnoque zelo &il sune, et substantiae s u e amittunt
praerogaticam, ni.ci eam zeli ardore ~ustentat(1). - E lo
zelo brilla anche nels~OSTOLATODELLA PAROLA, apostolato
facile a tutti, anche ai semplici cristiani, quando è guidato
dalla fede e awalorato dalla preghiera.
R~~ Sesercitò meravigliosamente ogni giorno della
vita.
d li giovò assai lo studio diligente della Sacra Scrittura,
da cui .traeva fatti e detti opportuni per render più &%aci
i
insegnamenti; e continuò sempre cotesto studio con
diligenza e interessamento particolare.
A~~~~ un amore così radicato e profonao Per tutte le
verità rivelate, che, a sostegno di una sola, avrebbe dato
la vita, e tanta fede brillava in ogni parola: in quelle che
indirizzava a coloro che ricorrevano a lui per consiglio,
come nelle esortazioni alla comunità e nelle conferenze e
nelle prediche.
semplici&e adattabilitàeran le doti del suo liuguaggio>e
un~itnzioneforte e soave che moveva al bene. Ciò che Col-
piva maggiormente era la schiettezza e la forza del sentimento
. con cui apriva il cuore. Era semplice, vivo, &icace-
lorate da
della vita
citazioni scritturali
di Nostro Signore
e dei
Gesù
SCarnistitoP, adderlil,aeBdeaateaseVmepr-i
(I) In P E ~ Z V I1. x8.
- VI Sacerdote modello
161
ine e dei Santi, le esortazioni gli sgorgavano sempre spon-
nee e andavan diritte al cuore degli uditori.
Era d'una praticità singolare, per cui, mentre edificava,
10 si udiva volentieri e con frutto. Nelle conferenze e nelle
intime al1ocuzioni ai Salesiani d'ordinario preferiva rievo-
care gli esempi e gli insegnamenti di Don Bosco, od altri cari
ricordi di famiglia, come dell'angefico Domenica savio e di
altri pii alunni dell'Oratorio e virtuosi e santi confratelli.
Ed era sempre attraente. Chi non ammirava, ad esempio,
la sua delicatezza nel ringraziare quanti avevano piesoparte
a qualche festa? per tutti aveva una parola di lode e d>inco-
raggiamento, e « con che grazia sapeva farlo e qualche volta
anche con quanto spirito! Lo ricordo - scrive Don il^^^^
arescalchi - a Foglizzo Canavese, 1'8 maggio 1g09, sul-
m'anno che il caro Padre vi si recò per celebrare il giorno
di San Michele, che 6 pure il Patrono di quella casa. ~ 1 1 ' ~ ~ -
cademia della sera, nelle parole di chiusura, si
Per l'esecuzione della musica specialmente sacra. - ~~~~t~
mattina, disse, quando ho sentito un coro così poderoso e
ben affiatato,ho detto subito: "Saranno i teologi che cantano
tosi!,, invece erano i novizi! - A queste parole i novizi che
ci stavano dinanzi, nella loro... umii& si fregarono le mani,
strizzando l'occhio a noi studenti di teologia, che ce ne
stavamo 11 sorridenti e mortificati: ma, subito, prosegui
ua che aveva notato l'impressione delle sue parole: "se
no&~icantano così bene, chissà poi i teologi!,... ,,. pu uno
coppia generale di applausi )>.
19007 a Bronte, in Sicilia, - narra Don Giuseppe
Rinett-- parlava ai ragazzi dell'Oratorio festivo, raccolti
in una Piccola cappella, e li spronava a recarsi sempre al-
l'Oratori? ed a condurvi molti compagni, <$perchèè vero
- diceva - dze la
subito!)>;e i ragazzi
cappella è
a fissare le
@pa'crceotZia,,cmread: ennodi ol'aclhlaerig]hsereermvoo
di Dio facesse in quel momento un miracolo. Se n'awide e
sorridendo: ((Oh!non ora - disse - ma in seguito!voiin-
tanto continuate a Jrequentare l'oratorio e conducetevi qzlanti
compagni volete, e state certi che troveremo posto per tz*ttip)).
1 ~ ~ 7qu7ando accompagnò Don Bosco nell'ultima
- Vira del S O ~dOi Dio ?iihele x ~vi~il,rI.,

9.7 Page 87

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I 62
v . ~ull'omtedi Don Bosco
visita a R ~sostò~con ~lui all,a Spezia e tenne una confe-
renza ai Cooperatori. Era la seconda domenica di Pasqua;
e Don B ~stanc~o sfin~ito, g~li diss,e: - Don Rua, Parla tu!
E
Angelo
R~~ salì alla piccola tribuna - e (( r
caimi - parlò con tanta carità, unzio
persuasiva,che tutti quei signori (v'erano
militari, ammiragli, gentiluomini e prelati in gran numero)
pend,)eQlraunaondoestpatoiciipdarallòsudoel1la9babssrois.t.e. nzavisibile della Divina
provvidenza sulle Opere Salesiane, ebbe tali espressioni ch
susc~tarononon solo l'interesse più vivo degli ascoltatori
ma vidi
alzare la pezzola per nascondere
commozione per tergere le furtive lacrime che sgorgavan
dagli occhi. E al terminar della conferenza due ammirag
si alzarono dal posto d'onore che occupavano Per andar
, a lui e congratularsi pubblicamente...
~ 1 se1ra ~si doveva predicare nella
nostra
chiesa,
~ iuffi~ciato,per questo, pregava me che lo
risposi aspettano lei, vogliono sentir 1
dicare!,,. E predicò,lui. Doveva fare fa spiegazione
gelo corrente ed egli, benchè stanco delviaggio?
le fatiche del giorno, salì la cattedra e Parlò; Parlò
pastore ~~~ù tristo, con tanta dottrina e con tale
affetto che la folla n'era assorta; e quando in ulti
mandò un poco d'elemosina in prò delle Opere
quella buona popolazione sorse quasi tutta come un
uomo a dire: "Venite, daremo tutto quello che abbiam
E difatti si trovarono nel gazofilacio parecchi anelli, o
chini e perfino un braccialetto d'oro)).
R~~ - diceva Don Filippo Rinaidi
mai
nel senso stretto della parola, m
semplice,
ed istruttivo; a noi Salesia
~ ~come u~n catted~ratico lspiega ~un Punt,o
al popolo esponeva la dottrina in modo piano e chia
sempre i appunti, come io ho visto, frut
parazione pensata e non breve. Premetteva sempre,
io
stesso ho
appunti
enoratactcoo,gulineareplroepsapriariztioo.nRe iPcroorsdsoimqauapnerto"
VI - Sacerdote modello
efficaci le Prediche di chiusa degli Esercizi. F~~~R~~~~~~
n, -m1te al pronunciare il nome di ~ i dei~la v,ergine
dei Santi* 10 vedevamo fortemente commosso. Q~~~~~
e prediche e nelle istruzioni che teneva ai confratelli,
o alle Figlie di Maria Ausifiatrice, esaltava la
e la misericordia del Signore e spronava a contrae- .
con amore sincero, tutti sentivano ,-he la parola
civa dal cuore di un santo.
luntatem Eius qui mist me; in ogni cosa: , B
Ogni istante: Quae placita sunt ~ ifac, i*
~ f~ent;~
E tanto
fervore e l'amore con cui commentava queste parole,
1% Ia voce gli tremiva assai e quanti erano
Signore Gesù Cristo, se non chi & avvezzo a vivere
o, delIlorridezza del peccato
struosa di chi lo commette,
a. Così, quando illustrava
ezza di un'anima pura e le compiacenze di predile-
pduireGzzeas,ù
e IWaria
sfavillava
per chi
di tanta
non ha
letizia
macchiato il
che era una
giglio
prova

9.8 Page 88

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. . . ... -
v - ~ u l l ' w r ~dei Don Bosco
Un
anno, a chiusura degli Esercizi
tordi, ci diede quello di
Spirituali
qauVoatildsaialincae-,
nera e fattiva divozione a Gesù Sacramentato.
delle sue raccomandazioni aveva preso le Parole
dei cantic.: - . Dilectus meus nzihi et ego illi -; ed
modo che suggeriva, ad esempio di mandare
cramentoil primo e l'ultimo pensiero della
iornata, di fare una visita devota al Tabernacolo, di cele-
Messa con divozione, di riceverlo con amore
e con fede, ci ripeteva le parole suddette, ed ogni volta,
stendendo largamente le braccia e riportandole in croce
.
petto tornava a ripetere
più alta due o .tre volte
cdoinsetagnutiotoa: fefteettgooeilclio!.n..veotceegoseimllii!J.r..e
ego illi!..., che quanti eran presenti non poterono tratte-
dallo scambiarsi commossi intime dichiarazioni della
più santa edificazione.
~~~~d~ parlava della passione di Gesù Cristo, dei do-
lori della Madonna, il suo sembiante e il timbro della v"
prendevano tale espressione, e tanta sofferenza gli trasp
,iva da tutto l'aspetto, che quanti l'ubivano 10 fissava
come rapiti, vedendo quanta parte prendeva ai ~atimenti
~ <( i - d~ice Suo~r Emil~ia Lualddi - c~he a N
~
~una sera i~l. venerato Pf adre, sedu~to all'altare~y ci
fianco al Tabernacolo, intratteneva le Suore sulla conside
razione dei sette dolori di Maria SS., ed era egli stesso cos
intenerito fin dal principio del discorso, che sovente si asciu-
guanv'aaqltrnlaerala~ucnriimgie~odrsn.ilowdiliadr~oiamAenuisciali,actrreicdeo-del
IYS, -
e il veneratis
D~~ R ~di ~sant,a memoria, ci fece la predica. del pomeriggi
sui dolori di Maria Santissima. Egli
profondamentecommossa nel vederlo
e anch'io er
piangere, mentre espo-
neva i
affettuosi é~.a>. ~c~mpassionevsoelni timenti
verso Maria SS. Addolorata )).
dimenticherò mai - ricordava Don Filippo
naldi la predisa che fece Don Rua a Barcellona neli'
tuta delle ~ i ~di lMai ria~ Ausiliatrice. Celebrò la S. Messa e
VI - Sacerdote modello
'65
dopo, fece loro un po' di meditazione. In quel giorno la
Chiesa commemorava le piaghe del Divin Salvatore; ed egli
parlò di q"est'argomento, aggiungendovi un pensiero sul-
con tale accento di dolore, che le suore ne fu-
e impressionate. E'mi dissero poi, che non
te colpite dai suoi pensieri, ma dal senso di
Olore e di amore che traspariva dalle sue parole >..
Oro che in quegli istanti assistesse alle scene doloro,speacrvhe
andava rievocando.
ma specialmente quando discorreva di cose di
il suo esteriore prendeva un aspetto tosi raccolto,
che Palesava l'intimo raccoglimento,
L'a~ostolatodella parola fu ininterrottamente esercitato
raccomandato dal Servo di Dio. << La nostra santa R ~ -
Don Giuseppe Rinetti - raccomanda vi-
vamente a tutti i sacerdoti salesiani di rendersi capaci di
0 il popolo la parola di Dio spiegando dap-
gelo ai fanciulli degli Oratori festivi, in
arandosi
al
'elogio
triduo per
dei
le
santi più noti e
Quarant'ore al
mari mano
popolo ed
parge-li
ercizi Spirituali per i giovinetti. E Don R~~ consigliava
lettura delle opere predicabili meglio rispondenti allo
OPO>di cui 6 fornita la Biblioteca dell'Qratorio, ne
~
~
to a lui ma~ndate in omaggio, ne procurava
')Si trovava volentieri alle prediche, specie dei
Ori novelli, cui faceva animo dando loro
consigli. ~i
Più Per facilitare la preparazione allo svolgimento dei temi
morali, si provvide di molte copie delpaureo libro: - seri-
t?f exempla a l i c a e vetera et nooo testamento excerpta
P. J-
stravano
Berthier,
desiderio
che
di
di buon grado regalava a
attendere anche solo per
qtuuarnntiomalola-
E ~om'erasolito raccomandare ai novelli sacerdoti di
repararsi senz'indugio a predicare la parola di ~ i non~ ,
mmetteva scuse di chi non si sentiva di accettare predi-
predicatore fosse ben preparato per
tace, insisteva che ogni sacerdote prepa-

9.9 Page 89

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I 66
v - Sull'mme di D m Bosco
rasse e scrivesse un corso di prediche e d'istruzioni, perche le
Don Rua bramava una cosa soia: portar anime a Dio;
per esser chiaro, efficacee convincente, faceva largo uso
similitudini e di paragoni semplicissimi. Qualche esem~'
e
- in tempi- diceva in cui
di nutrirsbie,ne,peuchè alle volte per gU
con alimen& sostanziosi,.. Ci6 B anc
( 0 buone $pep,@ ben coltiu
fintello, urb sostegno; bisogna potarla, raddrizz
... fanno con i szapm.ori; e voisiatene contente. Avete mai sentito
piantaa lamentarsi? )).
che siaun uomo'
di porgevgli soccorso, di aiu
scente, si
adira, e p
ciamonoidi
tale!
Ebbene noifacciamaoppunto casi riguardo a
b&ogno di soccorso spirituale, egli ce ne ma%
bene se noirifutiamo o prendiamo in malap
appuntoh $ p i a di quello sciocco, di quel
~d ecco un saggio delle insistenti raccomandazioni
uscivan
dal cuore sac
ai figli spirituali:
VI - Sacerdote modello
"?chiamo sempre la gloria di fio ».
"
"
0
F
a
selo
ckm
non sa star
o ognigiorno
qnueaglhchitetoospoeor.-a
buona
)).
- "I
;amo
1 Signore
Per la sua
ugpzloPriaadtr).e
buono,
che
m
i
a lafgamte
quello chefac-
' ,). n""tAeAnhDn!meioqauopagnontioiciPsgdalaràiebibobcsoeucd,hadiiionegalcsanirsuaeimtspics;èaeitrtvaotoorcloldcaevaì,asoelasagsveqnnouoiaraiaalllazcr'ipeeuopsnnptroroeee$rdrtrailiarntnàgoelioofpar)p)it.azoksdtaasi,s~peetructihtna.e. ~
!
,, possa
bella
stare
cosa tenersi sempre
unita a quelle d i G
uendi,titrcaonnne~ilpe~ccatodvi,.j
azione
che
"
sempre colpi alla radice d& nostri difetti
"F"gg2mo ogni qcc&ne pericolosa >; <i la tattjca militaYeinsegna
mtare combattzmenti dove si vede inevitabilmate ,la scon.fittan.
rno senza dare un passo nella via della perfezione o,
dilz'genza alle proprie occzlpaimi ,j sicurodi fare
per avanzarci nella peifaime si ,j il n>or-
O alla presenza di &n.
essere promotwi della reggione anche nel-
dare buon esempio, specialmealetepersone .
e al piexioso dono della parola, nostra
te alla nostra condizjone d i religiosi
religiose deu7@sserseimilea quellada

9.10 Page 90

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168
v - Sull'orme di Don Bosco
(, dobGamo portare la cioce dietro a G e d , @cialmente noi
colla pratica della povertà, colla mortificazione delle passioni,
colla costanza nelrabnegazione della volontà mediante l'Obbedienza').
c,~icordia,noche Pobbedienza è il perno della d a rel&iosa e
buon andamento delle nostre case; se manca questa virtù, tutto andrà a
rotoli n.
<< sembrerà talvolta pesante la croce, sarà gravoso quell'esaito
*imentodei nostri doveri, sembrerà duro quei sopportare 18 ingiurie
e
le offese, sm&erà penoso alla carne il mort$care le passioni,
il
gli
il mortificare la lingua, il %ortificarela gola, ci
difticile ?assoggettare la propria volontà e i f Propio giudizio a
quello dei supmenmmia,. diamoci che tutto questo sevvirà a rendere
ptu gloriosa la nostra risuffezione1).
ci~>ordinar;qouantopiù ci costano le opcre buone, tanto sono Più
fmttuose )).basta che cijaCkamo santi noi soli, ma dobbiamo andare in
(l
paradiso con una schiera di anime da noi salwate!)).
n signore vuolesmirsi anche di noi per condurre molte anime
con retta intenzione e approfittiamoci di tutti i
,cercare mezzi che abbiamo in abbondanza 1).
gli interessi di Dio, amarlo e cercare la ma gloria, farlo
attirando le animeal =o swvizio: questo è il nostro negozio,
?affare di tutta la nostra
a ~ veara pietà, il
viatma a))r.
di
Dio,
non
sa
limitarsi
a
$2;
ma è
espam&o, e cerca diffondersi negli altri».
(<sappiamoTonare che il Signore ci ha fatto chiamandoci
alla Pia Società Salesiana ».
e
riamo
di
cBosr~ri~ias~pmo~enofridagtlriteuadttliol'obpoi~ntzàiBoOenSCeccOha.erCistiài,hcaehidpaeimrniaoqniuzeeostasolallageuasdv%ioad'cnai.z.i.oPnre*o'lctci%he-
abbiamo abbracciata I>.
a 11 buon salesiuna è dolce e mmf-.weto)).
a dolce~Xcai farà padroni dei cuori').
a ~ i g ldii Don Bosco, amiamo la gioventù $'ovcua
a. fiordafe che il fine principale di nostra Società è la santificaz{
dei suoi membri)).
a
<,
,yOcie
siamotutti uniti
t
d
fi&àa m'sura
vincolo della
che le
carità
Regole saranno.
amorevole: a
patiamoci, sosteniamoci, aiutiamoci$.
a In u7Lacasa dove regnano la carità e l'obbedienza è la felicità*
SuPeviwe impareggiabik
VI1
SUPERIORE IMPAREGGIABILE
L'arte m a d i governare era frutto d'un alto rpil.io di saCIZ*io. - Aveva
- un per i sua' &li spirituali attenzioni meraviglose.
saggio delle
raccomandazioni per il buon andamento delle case,- carne
- deva
S"ggmva
nonzina da' direttori. - Delicatezze
le. stesse attenzioni agli ispett&.
.
i nuoveiletti.
~~~i~un~a ,somina,
'On
facilmente alle dz@coZtà che gli si facevano per
- - - Orieidl piotere d'un'Ave Maria?!o. a tidi^ di^ moriar
S"pwiori devonoguadagnarsiil cuore di tutti i confratelli e
<I
- Salzecitudini P@ gli ascritti ed i chierici i&ti per
- - mortale
chi
è
a lavorare nelle case.
di grave danno morale
va esente da peccato
ad suo mdd;to>).
- - Per
i
coadiatwi. Sinteressava
incaricato della
ddiiretuzitotoneedd'ui ntuattcia,saan.checd~i c~hi ~er~a ~~~
ogni direttore da capire n prima d aa qual casa ap-
- parteesse un confratd0 che vedeva pev la prima volta. e
- repente
summus». <I La peysevwanza di molti d$ende
- in gran Parte dal modo col qu& son trattati>).
lamaediscre~ioneammirabili,e rz$eteva: conle
buone
una
maniere,
'On la pazienza, con la carità))si devono migliorare tutti i caratteri.

10 Pages 91-100

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10.1 Page 91

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'o
v C sull'orme di Don Bosco
mente i
anche n&
li esaminava a uno a uno con la
minimpiarticolari; e apertamente facwa
atta-
le esser-
v,im i conveniati- Amava che la casa ispettoriaze fosse parti-
colamente, destinata formazione di nuove reclute
e
sacerdotali,- pieno di carità e cmpassionefratma,
che Ogni
ispettorefosse il padre e ilfratello maggiore tra i &li duetti. - An-
che ad essi faCma le due
dei confiatelli e formarne
C< GgadWarsi cuore
- nuovi)). Quest'anno avete costi
un solo ascritto!-)). permetteva nuove fondaioni
'pet-
torie che
- per le
avevano ancora ben fornite di personale tutte le case.
- di
- e mi
e per quelle più isolate. vegliava
d& confratelli. Zelava il miglior
tra gli ispettoeri direttori delle case ispettoriali; e
gliava,
ammoniveaconjortava tutti nel modo più
particolam&e di mira il proJitto
sapcirciotnucaizoe.
- Le sue
dei 'On-
,,fratelli. - ~
~passavainosse~rvata innanzia~l suo
- Tutto a tutti,tuttigiiapr&ano schiettamente ilcuore, ed
pens''i'enr-o.~
- anche della salute dei singoli confiatelli. Aveva uguali
sollecitudini s p ~ t a m a t e paterne pei le Figlie di Maria Awiziatrice.
- m Alle direttrici: *ljuon esempio,discrezione e carità!)). ((Niente
vi
santa
- ((pietàe carità, calma e prudenza, buona armonia
,).- pregava per tutti ogni giorno. - Un caso
a Ricbrdati -
San Bernardo a un nuovo abat
dubbioso di riuscire a compiere i doveri del suo ufficio,
averlo incoraggiatonel miglior modo a far quello che potev
- ricbrdati anche di dare alla tucl, Voce la
zinsegnare Clehe
vuoi
dimr eglio
mi din.
ancora
Che le tue azioni concordino
le paroie cai le azioni,
ti
di fare. L'ordine Più
e
acconcèioche porti
agli albi, e
tu
che
per il primo i
impari da te
lcopmeesococnhveengima p'oOni
dam %li
parola h v e s~iva ed e@cace E'ese
fdate&i ,ile
pmmasibiZe ciò che si dice, col
che connglia. b questi due
parola e dcl]'esempio, "tieni, per tranquillità di
,,Aenza, che sta la somma del tuo u$icio- Tu
& saggione, %giungerai un t@.% quello del'a preghie
- vII SuPeiio~eimpareggiabile
'7'
mdcoiempn@atesmcterersaneestoclpueadrPsaecetlolceaorqaruteirel$lcsefoti.ocnEetrlz'ep3rsiZoepitmceretapiziozibbro,ibntleseiengeoperasevascacdern&iogn, oseenlcpiocana~vare.sfrcrcaumeitletrcnooaodnmeillalea-
Sante Orazioni.
l'obbligo di tutte e tre questec.ose, ma la
più impoante 2 la preghiera. Perchè, come s ~ èdetto, Oencu
la vmù della Parola sia Z'esempio, tuttavia allj
parola ottiene g7axia ed efiacia la preghiera (I) ».
e
Don Rua superiore fu insuperabile nel praticare il
p"" apostoiato raccomandato da S. Bernardo, della parola,
dezres'm~io~ e della preghiera, come appare da ogni pagina
sua vita. Del primo riferiremo nuovi saggi in
prossimi capitoli; ed anche degli altri due, specie del
econdos torneremo a dire in modo pafiicolareggiato.
scuola di Don Bosco per 40 anni egli apprese in
~
per,fetto I'uflici~o di govern~are,
i
nnaturato; tanta era la delicatezza, la prudenza,
la
cinariltuai,
~
e usava abitualmente con ognuno dei dipendenti.
'OVgniivevea
intimamente la vita della società, conosceva i
d'ogni casa, il carattere e la condotta
maggior Parte dei confratelli, e dava a tutti norme e
Onsigli 'Osi opportuni, come se fosse al fianco di cia-
'Otesta vita era fmtto, o meglio preziosa conquista,
- un spirito di perfezione. a L'essere
soleva
- etere è un'occazone per fare maggior bene, e anche per
(I) ".'
era tua
voci tuae dare vocem vimitiS.
e"ncimnt, immo verba operibus, ut cures
iUud? inquiS. Ut
prius
Putcherrimus ordo est et ~ a ~ ~ut b ~ ~ piorta~ndum~ ~ ,
Oenmis tu portes prior, et ex te discas qualiter oporteat abis
,.,
o
et efficax memplum est operis, facile &iens suadibue quod didtur,
factibile quod suadetur. E ~ i~n bOis duobus mandatis, verbi
exempb, summarn tu: officii ad wnscientiae securitatem pendere inteUige.
tamen, si s a ~ i sj,unges et tertium, studium videlicet orationis ad complemMtum
e
trinitatis
repetitionis in Evangeli0 de pascendis
h
in nullo frustratum a te, si pascas verbo, pascas exemplo,
. et ynctarufmructu orationum. ixanent enun tria haec: verbum, exemplum,
autem est oratio. Nam etsi, dicium est,
,,imis sit opus,
i
voci gratiam efficaciamquepromeretu,. aratio,,, EBisto
um Abbatem Reotim. nronmterii,

10.2 Page 92

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v - SzcIl'orme di Don BOSCO
sconiare ipropri
a. «L'essere superiore è aver da Portare
una vera croce per obbedienza r; ed egli era proprio di una
mortificazione meravigliosa per l'attenzione, la ,vigilanza e
la premura con la quale si faceva tutto a tutti ogni mo-
mento, sacrificandosi; non viveva per SA, ma Per i fratelli
sollecitu&ini per i bisogni spirituali e materiali d'o
di loro erano meravigliose.
un quademetto si leggono scritte di sua mano, in la-
tino, queste parole: <( Nel supmiore l'affetto faccia vedere ai
m a ?na&e, la disciplina un padre, dice 5'. Gregoco
pcoaippau;ncirieoèpuantearnmaamdreentceolqpureollvivcehdeermeaanicalonroo
bisogni,
(I) )). E d
padre
egli era
per tutti una madre, e un padre per quelli che mancavano+
~i~~~~~ scorrere le lettere mensili, che venivano inviate
alle. case;
di tante delicatezze, che se ne può
un trattato d'intima pedagogia per i Salesiani,
cogliendo e collegando ordinatamente le raccomandazioni
osservanza, di pietà e di fervore, con le quali continuò a
avvolgere, nella stessa onda di paternità, tutta la famigli
ampliatasi fino agli ultimi confini della terra, rilevando
prattutto, iricordi delle tradizioni familiari, che 6
insigne del Servo di Dio se son fiorenti in mezzo a no
un saggio DELLE RACCOMANDAZIONI PIÙ INSIST
Voleva, in primo luogo, che in ogni casa, ((insieme
la pietà, resempZarità e la disc$lina )), regnassero sovrane,
superiori ed alunni ,<(la gaiezza e 1'~fWJnia come av
Don Bosco. Egli pure, come Don Bosco, voleva
,>, giunta all'osservanza delle tradizioni familiari (( la Più san
, ,allegria che chiamava « il bel frutto dell'allegrezza esterio
del cuore nel servizio di Dio )).
(( Sta' allegro di discreta e santa allegria, in casa e fu
di
e c&jcostantemente, ad imitazione di S. Francesco
Sales e di Don BOSC»O.
a ~ e c t o r e msuoditis matrempietar, patrem exhibeat disciplina, ait
papa.
nLatrem subocniendo necessitatibm, P@trem puniendo paterna
quentes o .
VI1 - Superiore impareggiabile
'73
Ma veniamo,, ordinatamente, ai rilievi delle
(( S"$'erio7i, pzaestri, assistenti,coadiutori )), al principio del-
scolastico uniscano le loro fwvide orazionail D~~~~~
Ogni bene)) Per ottenere la sua benedizione, ((procurando
col trovarsi tutti al proprio posto al-
q Sia Sempre davanti ai nostri occhi resempio del nostro
nerubile Padre Per lavorare ognora alla mqgior gloria di
h e a vantaggio delle anime#.
Si ricordisempre che i<è cattiva speculazione sotto
il discernimento presmitto dalle nostre
si uniscano (1 nel più cordiale accordo per com-
" ~ i P~ ropr~i dove0teri, aiutandosi recipr&camente, ove
e proceda convenientemente E,
za il divino aiuto, s'implorino da
AusiEia&ice e di tutti i santi,
zie necessarie a passar bene tutto Panno scolastic)o).

10.3 Page 93

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1.74
-V Sull'owne di Don Bosco
~
una ,jsita a tutte le loro case per informarsi del loro stato ed
appianare le dc$coltà che ordinariamente s'iflcontrano in prin-
d'anno 0 .
DoQmuianniondolaoegtintiiac,oes.a..&abceonnfaidvavrieatna,ellsai
continui a servire
Potente protezione di
Mmmza~ ~ s ~ lla qi ua~le n~on~mainc~hwù~ m,ai d'aiutarci in
necessità r .
Non ii dimentichi che
4 dalle
pratiche
di pietà
ben fatte
d+ende in ,gran parte il buon andamento della casa )); e tutti,
i direttorii,
gli assistenti, e tutti i sup@'iori in gene-
,),
il miglior modo di pregare.
trascuratezza nell'osservan.za delle Regole e delzepya-
di pietà gràvita sulla coscienza dei direttori, ed ne
dovranno remiere conto
L~ nostre Regole
a L% >).
raccomandano
nella
recita
delze pre-
ghiwe e d& divini ~ i g zlia compostezza della persona, la Pro-
nunziachiara, dkota e distinta delle parole. Orbene
che da noi si dia vese&pio; e, sia in privato, sia in pubblic
si facciaprimieramente bene il segno della Croce,
dicano le preghiere con sentimenti di pietà, con divoto 'On-
tegno, e pronunziando chiaramente le parole, e ben
guendole l'una dall'altra. Così dicansi pure le brevi
che sogjionsi fare prima e dopo il cibo, prim
narie occupazioni.Quanto fa pena sentire talvolta i
i1 maestro,
dire quell'Actiones 0 quel
rìtus ingarbugliato, frettoloso, in guisa da non
distinguere qual preghiera si dica! 1 direttori
debbono farsiun dovere per far recitare dai m
preghiere col dovuto decoro e
questo un
e$cace per attirare le divine benedizi
sopra la propria casa )).
d
e
i
lcaOricgsatniraiintskae)tc);tiivmeiltasàinsaponreotnemndgaenazzouinaea$cmlaecoziidoenllei,dmi aganantlcahteeoi.
((
n
Le
quest
nostro patrono S. Francesco di Sales e il nostro s e W e
Padre Don Bosco !p.
C&
devotanlente 4 le novene e
plmmacolata e del Santo Natale, come v01
.
<'
una volta al mese sia convocato il ~ ~ pdelila ~ ~ l
e si red* il verbale dell'adunanza, da coizservaerk
presentarsz'alrispettore qualunque volta ne desGeri &ionee,d
anche a qualunque membro del Capitolo SuperioreB; e (igiandi
scaaryaicnan,o
i
vantaggi che ne risulteranno,
per i suoi successori, potendo
sia per il direttore in
facilmente acquistare
cognizioni per il governo della casa >).
Si santifichi il carnevale ((colravakaPe la dil%enza e il
p'OercecatnoellePratidc&he
di pietà, e col vigilare per tenerlontano
allievi mediante ~a.pp~~caZZZk Zdounea
prevat&o 1); e si chiuda r con payticolari
Gesù sacramentato e speciali suffragi alle animedel pnr-

10.4 Page 94

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-V Sull'onne di Don Bosco
176
Vn'- S~p'2Yi"i~mparegBiabile
'77
s i faccianogli Esercizi Spirituali Con il maggior
t( perchi torninodi vantagyio agli aln%i?i)); i superiori (( si
vacanze%afinchè possano passarle in buma salute ed in
adopericnonotutto lo zelo per rendere duraturi i frutti)} che
se ne ricavano; e il direttore ne invii un (( dettagliato %-
guaglio>> anche al Superiore Generale-
( ( ~ ~ s1ett1im~ana di Passione si dia lettura
di
quanto
prescrivonole Deliberazioni intorno alla Settimana San'u
.sa(gDilpiiosattr.la1li1eq1,,uleelldaVivs)oetatetifmumaun>dani, ipcercrehcpeaahnrdaaonrcnidoai luwpoangsdsoea,rreee tqgoursaiadPnittoe
meglio
anche
~
ri e direttori diano anche N ai conjratellgquei sa-
daanofaqrulielrliepopsaatreerndealdle&faptoicdhoendi eC1hpeamnnegaltiao,
ed evitare l'ozio e la dissipazione C& *trebbero YiuSCi, di
tanto danno alle anime loro)>.
~
'plrlPilsafpineceraal nsdazuad~raadngitleierleneleevm~naedcnaatnzikzceeh,,e)s~.ispi ecnospitoas~ncecshseeroadp~ericolog~colan
ad una lieta e santa Pasqua)).
La Settimana santa con la solenne commemorazione dei
~%k ioanzaekqgueUllesfetiste,dcihneo, ssetrcaonRdeolilgaioSnaecr,aselrivtuargdiiav,esroanoPlreepparirna--
c$ali dell'anno >).
mese mariano <t i. l'epoca più propizia per ottenere
grazie nostre case per intercessione della nostra cara ilta-
dre Celeste.Diamoci qzlindipremura per animare tutti i nostvi
dipendenti a farlo col massimo fervore ed impegno)),
mese d i ~~~i~e il smseguente mese del Sacro Cuore
<t
di Gesù
propizia occasione a conservare gli alzievi
pietà e nella buona condotta )), dando a questi un
stimolo a frequentare con divozione e con frutto i Santi
Sacrasmiefnatic.ciacon gran fervo.re il mese del sacro Cuore, che
,flvirà ad attirare le benedizioni del Sig?a~esugli esami dei
nostricari
~lp
ed a prepararli a passar bene le vacanze#.
~ ~dellai fi~ne diell'~anno~ sc~olas~ticoi, il direttor
inculchi ai confratelli di usar ogni mezzo aper lasciar
E'animdoegli alunnile migliori impressioni)),in modo che tor
.neaaudnmedelonritsiantrietfuaitmlo$i,ngulmiaeersoside(<ialagbibopiavihnaonei,aficcpoaancrveliatrrtoarcbice)o)nmeèadne(d(iaqzsiuo~pneer~ l i ~
fanno gli alunai neiloro paesi, dimostrandosi contenti e so
sfatti del collegio in Cui furono educati)).
Tenga anche una conferenza agli alunni per 'ncul
loro nel
parentei
i
vivo
beB4a$tori>); in
efficace
fine dia
cr la Ti~QrZoscenzv~erso
ad essi i(( ricordi pe
Sagge, pratiche e particolareggiate erano anche le racco-
mandazioni che faceva in privato.
e
cauità.
non cessava d'inculcare .+ilanza,pazienxa
((~~o~tipli~.llila rvnigoilanza, la pazienza e la
e non lasciamoci sgomentare dalle dzfico[tà)>,
n Vigilanza e preghiera: G Vigilate et
' I i d@etere meno allontana dalla
sua
o.
cafa,
meglio/aa;
dev'essere " Cane di guardia, che veglia continuamenie per
I direttori non dddmzo andar mai a epowp,rima
Icn giro d'ispezione pev tutta la casa, recitando nelfrat-
"O S. Rosario. 1%tal modo si ottengono le benedizbni
edi di pGrovecseUurgr.iinSeadcirsfaoamprrbeonittanuttoctiaqpupeellllia,chpeervimaebttietraenoo. gEn~icosabail ~ i ~ ~
Quando
collegio,
si
trattava di
sua primo
aprire una nuoya casa, un
pensiero era la scelta del
direttore
personale. Come si è detto, prima di venire a qualsiasi
ignazione* pregava; e la sua preghiera, iomveedremo,,
Va effetti meravigliosi.
Poi se poteva, di presenza, dare afl'eletto llannunzio
'la nomina, non mancava nel modo più
nvitarlo a Iet?gere i capi e gli articoli delle
e gradoso
costituzioni e
'le Deliberazioni Capitolari che 10 riguardavano e di com-
"tarli opportunamente.
Con i 'onta"' "Veva up.ali premure, come appare da
saggi, uno più bello dellJaltro.

10.5 Page 95

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178
-V ~ull'orrnedi Don Bosco
- Supeiore impmeggiab~e
I79
(,Scrivo a te, primieramate $H salutarti come diretto. effettivo
dcnioelnLldeootDelsuteeoglioopeerrdf6aazr~itnoienl ~Ri,ego~elaedmeaelnlneitmoS~daueroltvlieecandositsu~tMrdeiaaCrr~iaabseAen,eiuislnieltuillaoatr@Szc.e+R.iIenog?pos?ez-a$
pprreasttiocadrleolle
potrai meglio. In terzo bogo
vostre notiBieed esporci le di$coltà
$e?'
e
i
invitarti a
bisogni che
scnvecr
per caso
incontrassi, specialmente nei principig)).
A ~ i ~ ~ele~tto d~iredttoire ,della nuova casa di Lima
c - e Parlando
pitoZo delze case
con ogni confratello, specie
stesse, leggessimo con loro
ceonliqeuseallmi dinelassaimo
perchèi~l
provenire
compimento degli articoli dei
da questo esame
rorganizzazione e lo spirito
rispetti& ~ ~ ~
ed osservanza, devon
rel&ioso nella casa e
~
l
nei singoli confratelli.
rcome " 2' Che noi dovevamo sempre appoggiare
si è gii
le nostre disposizioni ed osservazioni - soavemente
ne) pe&, scriveva paternamente casi:
ma fernzamente - alla Santa Regola O ~ o ~ t i a ~ ito~s~i lie, .
o D~~~~~ tu sei direttore, ed io ti spedisco Ia nota de! P ? ~
destinato a cotesta casa, insieme con gli avvisi confidenzzaZdzi Don
~
?
~
~pnroesst~sroe
p~arole resterebbero pih autorizzate e meglioaccette
i confratelli che fecero appunto professione di osserva+.
BOSCO ai direttori...
,)Quanto alla destinaione dei tre salesiani tuoi
?O?
daveetteercmostiinG. coert~onèocnhep~oDteonnd~oPaannce~o,rcahesa,psaerebebneeneloqsu~aalg1nouccoulpoa,zlpoont!ra
fare da buon catechista ed anche da buon maestro. Don
spero, diventerà buon maestro e professore di latino, quando
Ma in-questo doveva andare con discrezione e prude, nel
P@ Piccole cose od in casì troppo particolari. li^
,). ancora Poi, se nelle conferme di regola si sa prender partito
Per estirpare 0 prevenire abati, ecc.
aver deciso una nomina, non cedeva facilmente
imparato bene lo spagnuo~oS. ciolli, che sa Pure alquanto lo 'pa-
gnuolo, pot& yare da faccendtere di Casa e da commission!ere .Tu
Ticivili in fraterna carità,e continuaa trattarli da buonifratellzl <eszde-
rosi tutti di ocncpar~alla gloria di Dio ed alla salvezza delle anzme...
,,t.Io dato a pane una lettera per l'Arcivescovo ed per
il Presidente della
tiate
,)m~ tti
insieme,
~ ldel
socie& di Beneficenza; sarà bene
essendo lettere di presenpzione
fcuor~e ti b~enedidco e ~prego zl Signore
chep?rlseonPa1ree:sen-
a 7zc01marvzdi
sue grazie,la ~~d~~~~ a ~ O p r i ~dteil s w i manto, S . Francesco dz
e Don Bosco a renderviognora,pi&valenti ministri di Dio e fervorose
salesiani )>.
stesse attenzioni suggeriva agli ispettori.
difficoltà che spesso gli si facevano per accettare; ed
insisteva paternamente, spronando e incoraggiando.
Don.Saluzzo era ancor giovane sacerdote, quando fu
nominato direttore della Casa che doveva aprirsi a i~ilano,
e ricorda e& Pure il superiore buono, delicato, affabilissimo,
peeirnsniemo ea~npdruadreenateMeilrainsool,usteob. b(e(nNeotnultatsociiali
nulla d'intentato
capitolo d'allora
avesse decisa la mia nomina; ma tanto fece che mi fu gioco-
:forza accettare l'ubbidienza; presentatomi a 1; prima di
partire, mi domandò: - Hai denari pel viaggio? - si,
'"posi- - Bastano per i tuoi due compagni? - A ~ ~
con~feàrlma~leogl giereidmaimteefacottna
di
te:
N. N . a direttore
10 il regolamento dei
direttorz
il Regolamentodelle Case e le Delibevazioni dei Capitoli Gene-
rsTatiaalibli,i,.)l:ii20eqidueastg'agninuoncgo[ennve~ala1am8z9iaa6bl~iplid@mi eDrnoetgneo:Bla«or~secaolelùariteadlaliorzieinotttnaoinrnit;oe3l,l'edalceapsneaorrtme e
col titolo di "signm Direttore ,,.
Giuseppe vespignani ricorda Come, ne1 I9'43
servodi ~ i riu~niti ,gli ispettori, con Mons. Cagliero e
illons.Costamagna, nelle camere di .Don Bosco dava q"
appena, soggiunsi io. - Ebbene, va' con la fiducia nel si-
gnore, in Maria Ausiliatrice e in Don B~~~~che ti voleva
tanto bene; e del denaro ne troverai quanto ti abbisogna! -
Oltre a due milioni furono raccolti e spesi, secondo queste
sante parole di Don Rua, il quale, man mano che
nostra si s v i l u ~ ~ a vear,a sempre lui a farci coraggio, mai
nsdieimsrteeu,)r)cb. haEendao(n'stcuihtdteoel,llaedCodpiafsofaicDdoliitoiM, e-ildaenldoleicshooipsatpreaonsnizeioansipsraeluezzfioerg-ie.s--
eve attribuirsi alla virtti che ovunque diffondeva il com-
consigli miteridi dimione: 10 Che visitando le Case Sa
ianto Don Rua, colla parola, con i suoi scritti,
sua

10.6 Page 96

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C1
'
V - Sull'wme di Don Bosco
180
fede; la pove&,
la prudenza, la carità e l'amor di
~i~ erano in lui una cosa Sola i).
~~1
urgeva inviare a New
York
un
salesiano, sa-
cerdoteeh,.-, cqnoscesse bene l'inglese; ed ecco di passaggio
" a ~~~i~~uno dei nostri d'Inghilterra. 11 Servo di Dio gli
espone il bisogno, sperando che questi, ~onosciutolo~ di-
sponesse a recarsi in America e ne facesse domanda
stesso, M ~ a,vendo qualche impegno e non riuscendo a
vincere su due piedi ogni difficoltà, fece rispettosamente
comprendere che non si sentiva di andar a New York. Per
oltre un'ora durò il colloquio sotto i portici; e il Servo di
Dio, vedendolo fermo nel diniego, gli diede l ' a ~
di trovarsi di nuovo sotto i portici dopo cena, Per cercar
nuove ragioni da puterlo convincere. E riprese ad insistere e
scorgendo, che, nonostante la buona volontà, non si sentiva
di cedere, lo pregò d'attendere un momento e, attraversato
il coaile, aprì la porta della sacrestia del Santuario di Maria
Ausiliatrice, già chiusa a.chiave, e vi entrò. Non era trascorso
un minuto, che il confratello sentì una dolce influenza che
di
il cuore; e, appena ii Servo di Dio usci7 gli andò
incontro e si
- esclamò il
dichiarò deciso a partire per v ~ m e--~A~h!
servdoi ~i~ -vedi il potere d'un'Ave Maria!
~
~
.
- Vi andri> per un anno - disse il sacerdote. - Sarebbe
troppo poco, vi resterai due anni, e poi potrai tornare; -
e, ambedue contenti, si ritirarono per andare .a riposo'
per D~~ R~~ accettare uffici e gradi di superiore era,
davvero, mettersi una croce sulle spalle, per il dovere an-
nesso, e inseparabile, di farsi tutto a tutti con sacrifizio
se, assiduamente. Chi presiede, non può limitarsi a portar
il nome di superiore, ma. dev'essere agli altri superiore prim
di
tutto
~ <(
coll'esempio.
~direttore ~di
Foglizizo
- ric~orda
Don ~Ema-
t
nuele M~~~~~~~- ~ mi pesentai a lui dopo cena,
fettoriodi Valsalice, per chiedergli una massima che
servisse nel nuovo uffizio. Mi assegnò con Prontezza:
, Quotiduienmdiorreiattro!r>e->.insisteva - dev'essfle la guida dei
confratelli nel sentiero della perfezione; l a
lunte dei giovinetti alle sue cure &ìdati, 2
di
Dpoenr
Bosco )),
riuscire
questo il programma
a praticarlo (( deve usare paterna
dello
benevolenza
verso tutti senz'ombra di parzialità »; così otterrà (( la buona
amnia e l'affetto di tutti)),e forme& con loro uSicuor solo
e ~n'animasola, come faceva Don B ~ ~ ~ ~ .
case cari(s'Ta'ei-siaenssìo;crrtiofvae'qvuqaauanadtnotuonppiuiùsopicepatetlodrraiemst- aebnit&deiypeaoivnsesrtouttienlevdiesicenroisbtlwrai
PspieitgàliaetO'o>ssperevra?Z"X0U%
della S. Regola, eliminando queflare troppo
sbrigliato, che facilmeizte s'introdfdcein
~chi ha ~da trov~arsi al c~ontatto~di m 0~1 estran~ei e con~pochi ~
" Cura di tutti e... cure particolari per i più bisognosi,):
per gli ascritti e per i chierici che stanno
hanno appena incominciato triennio di ti-
Quando in una nazione l'opera nostra era ancora agli
possibile aprire in essa una casa regolare
per
'jana
la
restavano
del personale, gli aspiranti
affidati al direttore locale; e il
servvitodaisDaleio-
"inviandgoioranoquedsetlilail
permesso
vestzione
di dar loro l'abito ecc~esiastico:
- ricordava - essirestano
ascritti, e Però li raccomando alle tue sol~ecitudini,
istruiti nelle Regole, abbiano le conferenze,possano fure
in una parola abbiano tutta la cultura
divenire buoni saieriani. s e potrai fare un di solennità
la vestizione, spero potrà produrre buon effetto
si nzandino novizi a lavorarenellecase,
per evitare tale smembnbramenftionche
e non hanno jinito alrieno un anno
di
~
Raccomandava cure speciali
er scarsità di personale eran
anche per quei
costretti a studiar
teolocghiea
erano così gravi e soleuni le sue esortazioni,
magna, nelle Lettere conl;denXiali, senti i,
scienza arle con queste parole:
('Forse alcuni di essi... per mancanza di questa

10.7 Page 97

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I82
V - Sull'orme di Don Bosco
[dello studio regolare della teologia] perderanno perfin la
vocazione!
Ce l'ha assicurato Don Rua in una sua cara lettera, in
cui, dopo d'aver esortato i direttori a far loro con impegno e
wgolarità la scuola di teologia, cosi argomenta: -Come è
possibile che divenga buon sacerdote quel povero chierico che,
tutto il gimno occupato nel far scuola o nell'assistwe, non ha
m istante da dare allo stua'io della scienza propria del suo
stato? Da 42, o non la studierà, o 1o.Jarà d'un modo incompleto,
superficiale. Io tremo pensando all'avvenire che si prepare-
rebbe alla nostra Pia Società, qualora, per colpa nostra, gli
allievi del Santuario non fossero forniti della scienza neces-
saria! - E nell'aurea sua circolare vigesima terza, dopo
aver di nuovo ricordato ad ogni direttore l'obbligo che ha
di procurare a suoi chierici e il tempo per istudiare la teo-
logia e i professori che la spieghino, finisce con una parola
che, ben meditata, deve incutere spavento ai direttori ne-
gligenti. Eccola: - Questo io credo veramente un grave peso
di coscienza per i direttori; pwchè NON VA ESENTE DI PECCATO
' MORTALE CHI È CAUSA DI GRAVE DANNO MORALE AD U N S U 0
53JDDITO D.
Rammentava a ten'po opportuno, e con frequenza, come
i professi triennali venissero, allora, notati nel Catalogo se-
paratamente dai professi perpetui, non tanto per indicare
la diversità di professione, quanto per affidarli alle cure più
assidue dei dirigenti; perchè <r egli, il nostro carissimo Padre
- rilevava Mons. Costamagna - ci assicura che questi pro-
fessi triennali occupano una gran parte del suo cuore; e che
se essi, nonostante le cure speciali che se ne presero il maestro
dei novizi e gli altri superiori per formarli alle virtù religZose e
allo spirito salesiano, non hanno ancor raggiunto quel grado di
perfezione, a cui secondo il nostro ideale dovrebbe arrivare un
&Zio di Don Bosco, hanno tuttavia un buon fondo di virtù e
specialmente
ci dice con
Su.naPabouloon:aQvuoelmontràe.mEisi~tpibeir..c.u,tneml eparevsisecnetraarcseul-i,
scipe (I); fate loro una fraterna accoglienza; tratthteli con
carità; arnmaestràteli con pazienza e dolcezza. Continuate con
loro il lavoro del noviziato... )>.
Per i coadiutori poi, come Don Bosco, ebbe le attenzioni
più amabili e delicate. Si è accennato al suo zelo per le vo-
cazioni e si dovrà parlarne ancora più volte; anche nel favo-
rire nuove reclute tra i coadiutori fu infaticabile.
Suggeriva di cercar giovani e uomini senza stretti vincoli
di famiglia, suscettibili, mediante una buona cultura spiri-
tuale, di divenire buoni confratelli. << Parlando ai parroci di
campagna si potrà più facilmente trovarne, e quando un
direttore non ne avesse bisogno nella propria casa, potrà
scrivere ali'ispettore, il quale certamente saprà bene dove
collocarli, anche per supplire i servitori a pagamento*.
. Insisteva che le regole tracciate dal IVo Capitolo Ge-
nerale per l'indirizzo morale, intellettuale e professionale
degli artigiani, non rimanessero lettera morta; ma quando
si scorge in alcuno di essi qualche segno di vocazione, lo
si coltivi e si ammetta come aspirante agli esercizi spirituali
nelle prossime vacanze; si accolgano le domande di quelli
che, essendo già sui 16 o 17 anni, desiderano ascriversi alla
Società Salesiana, e s'inviino alla casa di Noviziato ov'ab-
biano regolarmente conferenze a parte, se son numerosi, o
con-i chierici, se il numero è limitato.
Per i coadiutori voleva un noviziato a pane, od almeno
una sala con adatta bibliotechina, per dare ad essi comodità
di leggere, di esercitarsi a comporre,e di compiere nel modo
mig-liore la loro istruz- i.o.n--e-.
... <(FiwG il loro numero è ristretto e non avete altro luogo, è
meglio metterli cogli altri ascritti provvedendo ad essi la-
voro del proprio mestiere. Quando poi il numero sarà cresciuto
abbastanza, il Signore provvederà altro sito per gli asmtti
studenti o per gli artigiani, come avvenne a S. Beneno... Per
cominciar un noviziato salesiano, convime che i novizi si tro-
v i in~num~ero non troppo piccolo a.
Fin dal 1888, vedendo come da ogni parte gli giungessero
istanze d'aprir nuove scuole d'arti e mestieri, ritenute quasi
una prerogativa dell'Opera Salesiana, convinto che si può
far molto bene e impedir molto male <(inquesto sfacelo

10.8 Page 98

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184
V - Sull'orme di Don Bosco
d i moralità nei popoli)) mediante le scuole professionali: -
(I Inculca ai direttori - scriveva a Don Costamagna - di
trattare paternamente il ~ersonalelaico, tanto i confratelli
coadiutori come i famigli. I1 vedere un superiore, specie se
direttore, affabile con tutti, giovani, preti, chierici, fore-
stieri, ma che non ha mai un sorriso, una parola amorevole
verso il personale laico della casa, è veramente cosa scon-
venevole. I laici, trattati bene, portano a cielo i superiori;
abbandonati, si scoraggiano, fanno il loro ufficio per forza,
ed è assai se non si mettono a mormorare. Gioverk adunque
molto al bene d'una casa, se il personale laico riceverà dal
direttore o dagli altri superiori quei segni di benevolenza,
sii~eeritidallo spirito di S. Francesco di Sales e dal nostro
~ z r Deon Bosco )).
Consigliava anche di dare (iun buon catechista agli arti-
giani )), perchè (<aiuterà molto nella coltz~radelle vocazioni ».
E per quanti aspiravano alla vita salesiana, o si trovavano
al noviziato, suggeriva grande carità: o Tieni allegri cotesti
ascritti: e fa' di addestrarli molto all'obbedienza ed allo spirito
di sacr&o, e tutto senza spaventarli)).
L'OCCHIODEL SERVO DI DIO si posava su tutto e su tutti,
anche su chi veniva temporaneamente incaricato della di-
rezione d'una casa e su coloro che tenevan le veci degli
ispettori, nel tempo che questi dovevan restare lungamente
assenti, ad esempio quando venivano in Italia per i Capitoli
Generali.
a Chi fa le tue veci durante Ea tua assenza2 a chi indirizzare lettere
ed affari?... n.
a I l sacerdote, che rimase dopo la partenza di N. N..., temo non
sia all'altezza di tale missione... Forse anche N. N... non converrà la-
sciarlo alla testa della casa di... Se puoi tenerlo ancwa qualche anno
..s.otto la tua tutela. pot~à forse riuscire un buon direttore; ma, per ora,
t m o sia premat& iale &a destinazioneI).
A Don Vespignani, mentre suppliva a Buenos Aires Don
Costamagna, dava questi consigli:
(r Fa' coraggio e tieni le redini con fermezza e dolcezza. Se potete
riuscire a tene? con voi nelle vacanze gli allievi e averne cura come du-
- V I I Superiore impareggiabile
'85
rante l'anno scolastico, andrà benissimo. Studia il modo di ovviare a
quella certa fiacchezza che tu rilevi negli allievi durante Passenza del
superiore. Forse potrà giovare lo stabilir in tal tempo corone di Comu-
nioni ed a n k a r i giovani coll'impegnarli a regalare buoni voti al Snpe-
riore stesso, sia durante la sua assenza, sia al suo n t m o u .
A Don Bernardo Vacchina, nel tempo che suppliva
Mons. Cagliero in Patagonia, inviava queste raccomanda-
zioni:
(iConverrà che tu (già anziano fra i confvatelli...) procuri' d i munte-
nere sempre la calma, prima nel tuo cuore, poi fra i confratelli. Fùtti un
grande studio per riuscirvi e potrai con cid fare un gran bene a tutte
coteste case nostre. Colla caritd, colla pazienza ed anche col trattare
dolcemente, e quando occorre anche umilmente, i riottosi, riuscirai a
ridurli ed a trarupillizzaili e renderli pieghevoli al bene generale, meglio
che col comando assoluto o colle rimostranze severe e calorose. C'è poi
d gran mezzo della preghiera che opera prodki; non bisogna mai tra-
scurarlo nelle d$'icoltà. ERA QUESTA L'ARMA POTENTE DI DON BOSCO K.
Con questa oculatezza insuperabile, congiunta alla più
accesa carità, sentiva sempre più vivo il desiderio che tutti
i figli di Don Bosco progredissero continuamente nella via
della virtù, e non tralasciava d'inculcare ai direttori ed agli
ispettori di sopportar certi caratteri e spronarli al bene.
o Nessun direttore deve far le meraviglie, se trova difetti
nei dipendenti, specie nei più giovani )>; quindi <( corregga, am-
monisca, e, se occorre, r+eta molte volte lo stesso ammonimento,
perchè non si diventa pe$etti iutt'a u n tratto: nemo repente
fit summus v.
t L a perseveranza di molti confratelli - insisteva - di-
pende in gran parte dal modo col quale sono trattati e curati )>;
e tiguai a noi, - commentava Mons. Costamagna - se
essi per incuria nostra vanno perduti! Io vi assicuro, o direttori
confratelli miei, che ogni qual volta rileggo questi ammoni-
menti severi e paterni a un tempo del nostro Padre Don Rua,
mi sento una stretta al cuore e mi trovo obbligato a far tosto
l'esame di coscienza, che finisce poi sempre col mea cuZpa,
mea ma.xima culpa! >).
(( Governare nel debito stato i sudditi, si che i iuoni pro-
grediscano e perseverino; coneggwe ed emendare i caduti ed

10.9 Page 99

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186
V - Sull'ome di Don Bosco
i traviati è il programma di ogni superiore, e per man-
tenere tutti nel dehito stato - insegna San Bonaventura -
è conveniente che il superiore perspicuamente conosca co-
stumi, coscienza e forze d'ognuno, per così aggiustare e di-
stribuire il peso della regolare osservanza, come meglio,
conviene all'uno e all'altro. Invero non tutti possono ugual-
m. .e.n.te~ t~ut~to: ma oxnuno ha il proprio dono da Dio; chi in un
modo, chi in un dtro » ( I ) .
Don Rua possedeva cotesta conoscenza in grado emi-
nente; e, mentre vigilava con assiduità che si osservassero
le Regole e le Deliberazioni Capitolari e che regnassero la
pace e l'amore tra i confratelli, conoscendo le coscienze
cercava di liberarle da ogni perplessità, spronava a progre-
dire, correggeva opportunamente, chiariva i dubbi, educava
individualmente al disimpegno più opportuno delle varie
.i.n..c.ombenze ed anche, in caso di necessità, a sostituire i
. fratelli, senza venir meno ai propri doveri.
C< Posto nella condizione di vivere per molti, di sodd.isf.a.re
ad ognuno e di piacere a tutti)), egli non era << ne troppo
nzalinconico nè troppo allegro, troppo severo n& troppo
indulgente, nè troppo socievole scontroso, taciturno
chiacchierone, nè arcigno nè complimentoso, rigido molto
remissivo, sempre con gli ospiti n&sempre ritirato; non epu-
lone a tavola ma neppure stare a vedere e appena assaggiare
qualche cosa; non pesante osservatore di quel che i fratelli
fanno, ma neanche come straniero; non troppi favori ad alcuni
e nessuna stima ad altri, ecc., ecc. s (2). Possedeva la discre-
zione in grado sovrano, e l'inculcava nel modo più efficace.
C( Come va - diceva - che certi direttori non hanno mai
bisogno di cambiar personale, mentre altri sovente hanno qual-
cuno da rimandare? Qualcuno dirà: - Gli uni hanno un per-
sonale migliore. - No, dico io, i primi sanno accudire il per-
sonale, azutarlo e formarselo o.
I1 Servo di Dio conosceva così intimamente l'indole di
ogni direttore e il modo suo di trattare e governare, che
(I) Delle sci ali del Serafuto, VI, 3 , 4.
(2) Ivi, VI, 17.
VII - Superiore impareggiabile
'87
arrivava a comprendere da sè a qual casa appartenesse un
confratello che lo avvicinava anche per la prima volta. E
Mons. Costamagna che ne rende testimonianza.
Don Rua non si perita d'affermare che, senza che altri
gliei dica, egli conosce subito a qual casa o collegio appar-
tiene un salesiano qualunque.
t)- E come fa a saperlo? gli dicevo un giorno. Consulterà
il catalogo?
- )> No, rispose egli; lo deduco dal modo di fare, di parlare,
di opinare di lui. Per lo più i Salesiani ritraggono la&onomia
morale di quel direttore, con cui sono vissuti per parecchio
tempo. E siccome io conosco tutti i miei cari direttori, così resta
risolto il problema D ( I ) .
Nel 1893 Don Costamagna lo aveva ringraziato per aver
mandato a Buenos Aires roba buona,), cioè buoni missio-
nari, e: ((Mifa piacere - gli rispondeva Don Rua - che
tu giudichi roba buona le nuove reclute salesiane spedite in
America. Bisogna che i direttori ne abbiano cura, altrimenti
anche i più buoni e dotati della migliore volontà possono venir
meno. Vediamo di qui ottimi soggetti mandati in America venir
meno e quasi defezionare, mentre altri mediocri li vediamo so-
stenersi e perfezionarsi. Donde tal differenza? Dalle diversità
delle case a cui vengono destinati, o meglio dalla diversità
dei superiori con cui hanno da fare. Bisognerà che ogni diret-
tore si prenda tutta la cura degli allievi e più ancora del suo
personale, essendone gravemente responsabile davanti a Dio >).
C( Con le buone maniere, con la pazienza, con la carità,
con il compatimento » si possono rendere migliori tutti i
caratteri, quindi ripeteva a tutti:
({Nonisgomentarti delle dz$tcoltà che incontrerai; ma colla
carità, pazienza, prudenza e specialmente colla preghiera, sii
costante nel duplice oggetto di guadagnare il cuore di tutti gli
attuali operai evangelici e formarne dei nuovi>>,
Solleva la mente a Dio, a Maria Ausiliatrice e a Don
Bosco; e tira avantifacendo il bene che puoi, con calma e carità )).
( I ) Lettere confidenziali ai Direttori dclle Case Salesiane del Vicariato slrl Pa-
cifco, Santiago, 1901,pag. 3%.

10.10 Page 100

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I 88
v Ssll'omze di Don Bosco
e spmo che s a p k sempre conservare la calma e pazimsa
NcessarW p f l trattare i tu& direttori e tutti i t w i di~nden'i
caritài A tal fine pwva assai d non essere mai per-
daiia fretta, come insognano S . Francesco di
e
B ~con ~le par~ole
a Abbicura
di
contraretà. pvatichiamo
e ~coll'es,@npioa.
te stesso e non inquietarti
il primo avviso di Don Bosco
paei rdil-e
rettori:
a
e wia
- *iente
~ ba ,
npesiaie,
ti
turbi; - nelle difficoltà volgiamo peri-
Ausii1&t~ke,e, dopo qualche giacuZatoria
avanti in Domino a .far còi che ci
par meglio )). che i tuoi direttori trattino Con tutta carità i
dipauienti. lio
q ~ ~ l c hlaegnansa a questo ~~~p~~~~d~a
quulc~ec o ~ r a , e ~ ~FUo .pena il pensare che molti hanno ahban-
donato Patriae pulenti, @aiosi di trovar nella nostra
Società padri
e p& abhiano u rimaner*
In casi dificili e nei momenti di agitazione suggeriva di
trattenersi e di recitare un'Ave Maria per ottenere di parlar
con cUalnmag. iorno- ricorda una direttrice - accusandomi
d'esser troppo facile e pronta a correggere con
alcune consorelle: <i Amisate sempre, mi disse il buon
non ,sparmiute la conezirne quund~conviene. ma non iascia-
tevi<m,Aaiccgaudideasrpeesdsaolla-paosssisoenreval)v. a - di trovar qualcuno in
atto d'infrangereun
derido di averlo preso
del
in pagranÉi
Regolamento; e
e giudicandolo co1pevole9
vorremmo infliggergli
e chiediamo primale
un castigo. Ma se aspettiamo
dovute informazioni, tanto a
un
lui
cpoomcoe
apderasultardiesurcpiaelrcihoR'reeiggeloi alaianvc~eovemanptOraag.Egnioissneueondio,iii,nfasmerecoolqntiudceaalnlsadiovaeprpraeprmreimnotoae
i<aue.simosg-idato, forse la cariti e la pace de'1a
casa ne sarebbero andate di mezzo').
Quando gli veniva comunicato qualche inconveniente
mancanza, cui senz'indiigi~bisognava Porre rimedio,poten
mandava a chiamare l'imputato: e, prima d'ammonirlo, l'i
terrogava prudentemente per conoscere bene lo stato de'
_ - S~Pmbreinzpareggia&le
189
cose. Non veniva mai
rezionali, senza prima
- (i
uapdeirrriemqpIu'raeosltvteaerrasiupoaarsar,e. ptteriotugvidvàiendeimederi.acnetci Dictaootron-
'Ome
anche dai giovani dell>oratorio negli anni
mio debole avviso, questa la
, lo farà
e santo superiore nel
ione - dichiara un altro salesiano - di
'ammirare la m a st~aordinariaumiltà di quas<i iemandare rcusa
riiredflG7
quando conosceva di aver dato Un
non dei
conforme a verità od a una disposizione senza
' BistoIlf1i d-irettore
d'una
una
casa salesiana - narra
volta meravigIiato in
Don Giuseppe
refettorio che
sicsponesse nell'a~essa chiesa pubbfica una reliquia dei
Madonna. Don Rua 10 seppe,
a chimare
direore e i domandò spiegazioni. 11 sacerdote
che
venerava le
di Don
reliquie autentiche, come
Bosco; ma non credeva probabile
sl,taautatenutni-a
'- cita dei capelli della Madonna.
in
Ma
pubblico
dnoi ncertebecnoese-.
soggiunse
Don
R~~
- parlare
)) - Quando ne parlai - si scusò il confratello erano
PerraenYonti usciti di arelcfeutntoi rSioa.cerdoti; altri, chierici e laici,
- )'- Vedi conchiuse Don Rua - piuttosto fa>tosi:
'gli la
dalla chiesa, ma non fare cefii discorsi.
I' direttore ammirò la prudema del superiore e il suo
per quanto santo, per quanto
formato, o perche raggirato da
mettere qualche errore involon-
i
pau. òAatmtriebu-irescaricvoelpa
i]
fatto awe-
Francesco
ione, o
e avvenne di ricevere qualche os-
rimprovero, per fatti inesistenti. Per
mpio' ho tra le carte un biglietto in cui mi
dbcordo con l'ingegnere Sciuto patti, avevo rega-

11 Pages 101-110

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11.1 Page 101

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lato al Municipio di Catania un'importante striscia di ter-
reno, appartenente all'Istituto di S. Francesco di Sales (il
terreno è ancor adesso di pertinenza nostra...); ed appena
seppe che non vi era in ciò ombra di verità, quasi si SCUSÒ
con me; e questo si prudente e caritatevole modo di agire
l'ho esperimentato più volte.
)) Qualche volta, debbo confessarlo, fui perfino insolente.
Avendo licenziato un chierico che veniva da un seminario,
per&& miscredente e lettore di libri contro la religione,
Don Rua, dietro le insiste~izedi questo chierico, che falsava
la cosa. mi scrisse di riaccettarlo. Io allora ho risposto :-
Caro signor Don Rua, il chierico fabbricante di menzogne
è di tale condotta che non deve mettere più piede in nessuna
delle Case nostre, tanto meno in quelle di Sicilia! Ella se
10 prendere dove vuole, ma fuori di questi luoghi. - Era
una mezza insolenza; ma egli tacque. Quando poi seppe che
il chierico, ritornato in seminario, giunse ad essere ordinato
sacerdote e, nel giorno stesso della prima messa, dava un
enorme scandalo secolarizzandosi..., Don Rua mi fece sapere
che in simili casi avrei sempre fatto bene a tener duro.
,)Altre
o per la rimozione di qualcuno che occu-
pava
per i quali non lo credevo adatto. o per la chiusura
0 napertura di qualche casa, essendo d'opinione contraria,
io mostravo un po' di vivacità o nel parlare o nello scrivere,
- ma
<egtlui snipoèvmeraeittooff-eso
t).
ricorda
un
altro
confratello
era
stato accusato d'aver disonorato l'abito ecclesiastico, e non
ardiva presentarsi a lui, già infermo e che Stentava a parlare.
Volle l'avvicinasse con fiducia; non permise che s'inginoc-
chiasse, come voleva fare, innanzi a lui; lo Venne paterna-
mente confortando e incoraggiando, e lo congedò con queste
parole:
))- Salniamo, salviamo I'anima nostra! 0 .
Un giorno un caro ispettore perdè la calma e diede uno
schiaffo ad un ubbriaco, e ne ragguagliava apertamente
egfi stesso il Servo di Dio, manifestando il dubbio che i
superiori non fossero contenti di lui; e Don Rua si affrettav
a rispondergli:
- VlI S u p h r e impareggiabile
Sebbene talvolta non si possa approvare quanto si fa da tafano,
questo non vzdol dire che non sim. contenti del medesimo. Supponi per
esempio: nel fatto che m i racconti, non potrk approvare lo schiaffo che
rheattiod! attio caomqpuaetlils'ucbob, reiatcio;estourtttoavaiafaior qnuonanstoonpmuoailcpoenrteanctqouistatere. ppioevnea-
Padronanxa del tuo w w e , ma ti voglio sempre benene, e san catento del
lavoro che vai facendo a benei;zio delle anime, specie della ,.ioventù... >).
-
Don Bosco prudentemente soleva affidare a Don Rua
coloro che dovevano esser ammoniti e richiamati allbrdine,
e il Servo di Dio prosegui a compiere, direttamente e in
modo perfetto, anche questo dovere sino all'ultimo della vita.
Quante pagine potremmo scrivere delle sue attenzioni
quotidiane, basandoci sui rilievi più interessanti della sua
. corrispondenza!
Come vigilava assiduamente perch& ciascun direttore
compisse regolarmente il proprio ufficio, in modo ancor
più ammirabile AIUTAVA A COMPIERE IL PROPRIO DOVE= GLI
ISPETTORcIo, n ciascuno dei quali si teneva in istretta corri-
spondenza, adattandosi al carattere di ciascuno e dando a
ciascuno quei consigli e quei suggerimenti che riteneva più
convenienti nei singoli casi.
Perchè fiorisse la regolare osservanza tracciata dalle Co-
stituzioni, e per il buon uso di un mezzo efficacissimo a
spingere avanti i confratelli nella via della perfezione, dava
tutta l'importanza che hanno alle visite ispettoriali: ed in-
sisteva che si compissero nel modo più edificante.
etudaaP((M(a1 DrTaoorilaaivauwegAqfuemtrc~oToebnitauudotirvndiacvideisaa,ag,cngoptimioofreprteuadrtetegliansloetpu&ataurZgevioii.sfiaiadttaiidc.hiDnv-eoso,)inz.gioBnnOoerSaeCld,O)Ci.aueofrlecadniaGael&la
(( San contento delle viste che vai facendo e delle relazioni parti-
colareggiate che ce ne fai. Confuio che dovunque darai l'esempio della
pietà nella celebrazione della Santa Messa c m la devota preparazione
e rzngraziamento; col recitare qualche volta i2 Br&& clare, distincte,
ac devote, coi confratelli; col prender parte alla meditazione della co-
munità; ecc. Queste cose, congiunte alla calma e carità, non mamano di
produrre ottimo effetto. Il Signore benedica le tue sollecitudini e Maria
Amliatrice le r a d a &che di fmtti soam.u.

11.2 Page 102

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'92
-V Sull'orme di Don Bosco
E regolarmente ne esigeva i rendiconti. Se qualcuno
ritardava ad inviarglieli, non mancava d'invitarlo in belle
maniere a non indugiar di più.
(iSo che facesti molte escursioni, le quali ti portarono via molto
tempo, tanto che non potesti mandami il regolare rendiconto delle tue
visite ispettoriali. Nondimeno, se con la tua buona volontà riuscirai a
riem~irei moduli stampati a questo effetto, mi sarà molto caro e te ne
sard grato ».
e Ripassando i rendiconti degli ispettori al Rettor Maggiore, non
ho trovato i tuoi del corrente anno. Vedi un po' di darti premura per
+, farmeli avere, chè mi sta molto a cume di aver notizie particolarfggiatf
di tutte le tue case, giacchè desidero che sieno tutti seminari buo?zz
cristiani, di onesti cittadini, e specialmente di zelanti eccleszastzcz, non-
chd di ferventi missionari».
e Ripassando i rendiconti delle visite ispettoriali eseguitesi nello
spirante anno, non trovo i tuoi. Spero me li farai avere regolarmente,
avendoti io condonati quelli dello scorso anno. Dicendo regolarmente,
intendo dire fatti sopra gli appositi moduli, di cui credo avrai presso di
te un numero su@ciente di copie n.
Esaminando i rendiconti, apponeva sopra ciascuno un
voto, indice della diligenza con cui era stato fatto, e non
trascurava di confrontarlo con quello degli anni precedenti
per formarsi un'idea esatta del modo con cui ci compiva
un dovere così importante, ed incoraggiare e lodare od am-
monire secondo i casi.
H <i o ripassato i tuoi rendiconti... Nella casa tale trovai pochi
confratelli e parmi siano anche poco occupati; se s i p d utilizzare maggior-
mente quella casa in guisa da portarla poco alla volta ad avere sei con-
fratelli con utili occupazioni per ciascuno, andrà bene)).
e M i consola la notizia che le tue case... vadano migliorando nel
numero degli allievi e nello zelo per far conoscere, amare e praticare la
nostra santa Religione. Questo è un effetto della visita ispettoriale, che,
fatta bene, suole ordinariamente avere ottimi risultati n.
S~essone traeva riflessioni le più opportune.
..., (r Ho ripassato i tuoi rendiconti dell'anno scorso - scriveya a Don
Carlo l'eretto - che mi arrivarono accompagnati dalla gradzta tua
in ari mi annunzi che uum preparare le feste per le nozze dz argento.dz
mtesta ispettwia, o meglio della prima fondazione fatta nel Braszle.
Vedremo un po' se il Signore ascolterà il tuo desiderio di poter per quella
- VII Superime impareggiabile
~rcostanxacomim'are una casa nella Capitale della Repubblica. Per
quanto dipende da noi, desideriamo vivamente che si sostengano i novi-
ziati, e si procuri d'incamminare bene gli stzldentati jilosofci e teolqiCi,
differendo quanto è possibile le nuove fondazioni. S e per pe& memorabile
circostanza potessi incominciare lo studentato teologico, sarebbe certo
molto meglio che il fondare una nuova casa. Colla scarsezza d i p w n a l e
in cui ci troviamo, le nuove fondazioni sono causa di numi cambiamenti
di personale, di mancanza d i soggetti nelle case, di deficienza d'idoneità
per i vari @ci, e quindi di decadenxa nella pubblica opinione, sia ri-
guardo all'insegnamento, sia rlguardo ali'indirixzo mora& i>.
Saggi consigli, prowide deliberazioni, paterni incorag-
giamenti, affluivano sempre, anche se ne vedeva soltanto
la convenienza. Come accennarli tutti quanti?
Amava che una Casa Ispettoriale fosse, di preferenza,
destinata come la Casa Madre di Torino alla preparazione
ed alla formazione di nuove reclute religiose e sacerdotali;
ed anche dove s'era iniziata con programma vario, essendo
la prima fondazione della nazione, suggeriva di ridurla pru-
dentemente allo scopo accennato:
A Buenos Ayres, dove il numero delle accettazioni nella
casa di S. Carlo diveniva superiore a quello che era possibile
accogliere, suggeriva, pur continuando a tener aperte le
scuole elementari, a ridurre le accettazioni degli interni solo
per le classi ginnasiali.
u Potreste forse fare anche voi come noi qui, che accettiamo come
stdenti interni solo quelli che possono entrare nelle scuole di latinità e
che porgono speranza di riuscire per la cultura religiosa od atmeno ec-
clesz'astica. Gli altri, per le scuole elementari, come interni, si accet-
tano solo nei collegi di pensione regolare*.
voi
ta(I nCtoontbiinsuoganteo..a.
fare numerose reclute
Come già scrissi...
per la nostra Società, avendone
pensate un po' se sia meglio
in cotesto collegio... stabilir la regola (poco alla volta) di accettare
come, interni solo dagli 11 e 12 anni in su. Forse potreste ottener
magg~oririsultati, che col caricarvi di tanti piccolini.
>>Riguardoai quesiti che mi fai (I), se sia conveniente seguire
il programma governativo, e mandare a prendere gli esami al Collegio
Nazionale, ecc., ti dirò quello che il carissimo Don Bosco volle che
si introducesse qui da due o tre anni a questa parte. Egli permette
che nei nostri collegi di pensione regolare vadasi a prendere gli esami
( 1 ) A Don Giuseppe Vespignani, in data 31-v-r887.
3-
dai Seruo di Dio M a & &,a. VOI.11.

11.3 Page 103

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'94
-l7 Sull'wme di Don Bosco
nei Collegi ~ ~ ~ m~a q~ui a~ii'ora~toriot , laiscia~ndoiche; si segua
piu o meno il programmagovernativo nelle varie classi, volle abolita
lDa i
ginnaside, appunto per togliere il
modo che all'~ratorionon si va più
ticchio degli esami Pubblici.
a prenderli; bensì da S. Be-
nigno [dove allora erano il noviziato e lo studentatol ci vanno alcuni
chierici di maggior capacità e viah, dopo due anni od Ameno uno colA
... passati come professi
~ ))
i poi al~l'altro
q~uesito se~ potete~voi
alldevare gi~ovani
(già di età) pel seminario, mentre colà si ricevono gratis, t1 dirò che
quando non
?ia Socieb,
o
alcuna
motivo
speranza che siano per
particolari servizi che
enlrare nella
rendano alla
nostra
vostra
casa, conviene mandarli in seminario, e così farebbe di cefio il caro
Don Bosco a.
cH1COMAND~DEVE AVER PIETÀ, ossia compas~onefraterna*
perc.è <(comela
iu$ainma alla giustizk, l'amore
dei fratelli informa aila compassione. Per i vizi ci vuole la
verga, ma per le infermità.è necessario il bastone d'appoggio:
- tua verga ed il tuo bastone mi hanno consolato )) (11.
~ ~meglilo -tinseg~nava anche Don Rua imPaz-
zire corporalmente che spiritualmente. Abbiamo pazienza.
11 demonio lavora a più non posso, e noi colla cari% longa-
,imit. e colla preghiera adoperiamoci a paralizzare tutti i
sforzi. Dico loqaninzitÙ, però questa non si avrà da
usare coi lupi, -perchè allora sarebbe crudeltà. contro gli
agnelli. cogli altri, tentati contro la vocazione, e
tratta con tutta calma, senti le loro difficoltà, mostra loro
di sormontarle, facendo lor vedere e toccar con mano
gli Strattagemmi e le fallacie del maligno spirito)).
(,11 Prelato veramente buono sa d'essere, non padrone, ma
padre dei fratelli, e si presenta loro come medico e non
come tiranno )) (2); e il Servo di Dio voleva così pafiicolar-
mente GLI ISPETTORI. Le raccomandazioni che faceva a cia-
scuno
S. ~
di
loro
si
~
possono sintetizzare in questi consigli di
Sia umile ~per I'affabilitù~. I sudditi ab~biano
accesso.a lui, gli parlino con$ducia e confranchezza, e
s
i loro bisogni ed egli li ascolti con pazienza, li soddis$ con bontà
li istruisccaon amore, li esorti con fede, e si studi Più d'esser
(I) S. BONAYENTURA, iwi, 111, 1.
(2) I*, 111, q.
VI1 - Snpdore impareggiabile
'95
amato che d'esser temuto, perchè, si sa, si obbediscepiù voleri-
tieri a colui che si ama che a colui che si teme.~ , ~ b b ~
dell'amore 2 Propriamente volontaria, quella del timore 2 un,ob-
bedienxa per forza. E quanto più quella ha di volontario, tanto
Più è sublime il merito; ora lo scopo del(U,Ciogovernatièvo
quello di guidare i sudditi alla vita eterna e di promaveretedel-
mente simili meriti di virtù 8 (I).
Nel concetto del Servo di Dio 19ispettor- e e dev'essere
padre, il fratello maggiore tra i fratelli diletti)>; (( ~~~~~l~
case a lui affidate. Tutto deve risplendere
attorno a lui, anche ((la casa ispettoriale, dovendo essere
casa modello));egli, poi, (i con un fare tutto paterno verso i
subalterni)), ((perguadagnarsi il loro affetto)), cerchi in
primo luogo (i di conquistarsi l'amore di tutti i direttori da lui
dipendenti, trattandoli con carità, paximXa e cordiale Campa-
Sia ringraziato il Signore della buona accoglienza fatta
tua elezi~ne.T u fa' coraggio, e c m di guadagnarti sem-
pre più la con$denza dei tuoi ddipendenti, spede dei
tori, senza mai tralasciare i tuoi doveri>).
het-
A un
ispettore>che gli inviava buone notizie delle
case e udella lieta accoglienza della m a nomina ,, scriveva:
" Questo servirà certo a rendere sempre più ben.&no il tuo
.cuore verso i tuoi dipendenti)).
E' R A C C O M ~ Dche~ ~rip~ete~va~ a~ssiduamente AGLI
Zarsi
il
eran ie stesse che
cuore dei confratellis
efac(e(fvoarmaiardnierdeettionri:uov~i)).
~
~
Per Ottenere la prima cosa, suggeriva (i esemplaritù)) e
(i Un
di guadagnarsi sempre più la
dei
2 quello di non tralasciare mai i propri doveri)), vi-
~ do la ~vita comune.t
~
~
~
~
~
m~ezzo l'a~bbiamo ~già ripe~tutament~e accennato:
Fate quanto Potete Per g~adagnarviil cuore di tutti i subal-
trattando con patema e fmteyna autorità e caritù)).
( 1 ) S. BONAVENTURAid, ,v, q.

11.4 Page 104

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I 96
-V Sull'orme di D a Bosco
4 Calma, belle maniere, e soprattutto preghiera )). (( Dal-
cezza e
per attirarsi gli animi; e pietà, prudenza e calma
per indirizzarli al bene o. <( Dolcezza e preghiera D.
((Converr&che tu cerchi di acquistarti l'animo di tutti
cotesti .direttori, trattandoli con carità, pazienza e c~rdiale
compatimento 1).
Con ugud prernura raccomandava loro di attendere a
formare nuove recluie. E necessario tornar su questo punto?
Per quanto se ne parli, non se ne parlerà mai abbastanza.
Le sue insistenze erano di tutti i giorni.
(<Bisogna che in tutte le case si studi di formare nnovo
personale. Cosi su studia non solo di guadagnare a te il cuore
degli attuali confratelli, ma altresi a formare una b ~ ~ o n@api-
nieradi altri operai. Non isgomentarti delle d{@coltÙ che in-
centrerai; ma colla carità, pazienza, prudenza, e specialmente
colla preghiera, sii costante nel duplice oggetto di guadagnarti
il cuore di tutti gli attuali operai evangelici e formarne dei
nuovi o.
((Formarne dei nuovi» era il suo voto, la sua preghiera
quotidiana.
« I l Signore ti benedica e consoli con una larga messe di
vocazioni, giacchè ho visto con gran pena nel catalogo che
numeroa quest'anhavete costi UN SOLO asmitto. tanti collegi, cos
e fiorenti, quali sono quelli della tua ispettoria, avere
un solo ascritto indica che forse si è cambiato indirizzo a co-
teste case; non si hazno dai superiori locali quelle mire e quei
metodi che erano voluti dal nostro caro Padre Don Bosco. Si
dà forse troppo al commercio ed all'esteriorità, invece del gin-
na& e soda pietà )>.
Se ne vedeva un numero consolante, ne ringraziava il
Cielo e non mancava di rallegrarsi con chi le aveva Pro-
mosse, e d'incoraggiarlo a moltiplicarle usando ogni mezzo
colla grazia di Dio.
(( Dieci nuovi chierici quest'anno; è giù U n nWf'Zer0 conso-
jante; tuttavia col caro ispettore dovete' pretendere, esigere
contingente da tutte le case dell'ispettoria, e perd Promovere le
scuole di latino in tutte le case, e non quietare, fiflchè non le
vedrete bene avviate e numerose in tutte o.
- VII Superioiore impareggiabile
'97
Ad evitar più facilmente tanti inconvenienti ((assadain-
nosi*, raccomandava a tutti di « non accingerg a nuove fori-
dazioni, bensi di consolidare le già esistenti )).
Non accettava e non voleva che si accettassero nuove pro-
poste, finchi: il noviziato non avesse un bel numero di ascritti
e provveduto del personale necessario le Case dell'ispettona.
Ed aveva c0s.ì a cuore quanti davano il nome alla società,
che desiderava veder i gruppi fotografici delle nuove reclute,
nonper dtro che per averle meglio presenti nel cuore.
((AbGamricevuto le fotografe del noviziato e dei novizi
- scriveva nel 1893a Don Costamagna; - so% contento sia
finita la loro casa, ma i detti da voi novizi mi paiono ap-
Pena aspiranti; nessuno in abito clericale! Gli ascritti studenti,
dopo il primo mese di ascrizione, devono ordinariamente indos-
sare l'abito clericale o.
E quanto gli stesse a cuore la loro formazione spicca
dalle raccomandazioni che faceva ai maestri:
Non posso a meno di m r t a r t i ad andare avanti, sempre
di buon animo, adoperandoti con zelo a coltivare la mente
e il cuore delle tenere piante di cotesto vivaio delfa nostra Pia
Società, voglio dire degli ascritti di cotesta casa. Anch'io prego
sempre Per te e per loro, AFFINCHÈ POSSIATE DIVENTARE VERI
E DEGNI FIGLI DI DON BOSCO, SALVARE LA VOSTR'ANIMA IN-
IEME CON MOLTE ALTRE ».
Straordinario era il numero delle domande di nuove
case, spesso appoggiate anche dai direttori e dagli ispettori
iciniori e talora con forti pressioni, per deferenza alle au-
toritb locali O ad insigni benefattori; ed egli, sempre fermo,
ni volta ripeteva chiaro il suo programma, pur mostran-
osi disposto a favorir quelle proposte che facessero sperare
un maggior numero di vocazioni.
,). (( Vi Proibisco di aprir nuove case ed oratori, fnchè non
abbiate buon contingente dal vostro noviziato e .ytudentato...
Vedo che avete un gran bisogno per qualche tempo di
aprir pid case,
Per formar
p@' provvedere
bene il nuovo
9leercsaosneaZdee..l.peCrosonnvaelreràmpaerir-
Palche anno tralasciar di aprir nuove case, ed il personale che
sta formando destinarlo a completare ciascuna casa n.

11.5 Page 105

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198
-V Sull'orme di Don Bosco
Parve ad alcuno che si aprissero 4 troppe case nel primo
decennio del suo rettorato con le conseguenti difficoltà nel
secondo. Non posso negare - osserva Don Rinaldi - n&
l'una cosa nè l'altra; però devo notare che trovandomi io
quale ispettore di Spagna e Portogallo nel primo decennio
e aprendosi ivi almeno 18 case, mi rivolsi sempre per auto-
rizzazione al Servo di Dio, ed ebbi per queste case l'autoriz-
zazione a condizione pwò che avessi i mezzi ed il personale
su$ciente per far fronte agli impegni)). E questo - è voce
unanime degli ispettori - fu il criterio seguito dal Servo
di Dio nell'accettare nuove fondazioni. <( La crisi del secondo
decennio - prosegue Don Rinaldi - non devesi attribuire
alla moltiplicità di case aperte prima, ma al mutato indirizzo
di formazione spirituale in seguito alle disposizioni della
Santa Sede circa le confessioni, le quali, trovandoci impre-
parati, provocarono non poche defezioni e diminuzione di
personaie >).
Come si vedrà, le difficoltà sorte per tali disposizioni fu-
rono realmente gravi; ma le vocazioni (tranne nel 1907, in
cui s'arrestarono) continuarono a crescere ogni anno in modo
meravig!ioso, come appare dai cataloghi ufficiali. Alla morte
di Don Bosco i soci e gli ascritti alla Società erano 1030;
alla morte del Servo di Dio 4428; in vent'anni grazie alla
assidua e zelantissima sua vigilanza si quadruplicarono!
Don Rua ripeteva di continuo:
« Sta' attento a non lasciarti lusingare dalle belle apparenze
ad aprir nuove case; il tuo studio sia di formare bene il perso-
nale ed accrescerlo quanto sia possibile )>.
<( Tieni conto sempre della scarsezza di personale, ed abbi
pur Pocchio a fondare nuove case, quando si può, tali che pos-
sano dar contingente di personale alla nostra Pia Società J>.
4 Sempre inculco di non a p i r nuove case,jìnchè la casa di no-
viziato non possa somministrar all'uopo personale benfomzato >>.
Anche in questo era attentissimo: voleva e prowedeva
che alle case di noviziato venissero preposti superiori esem-
plari ed edificanti sotto ogni aspetto: ed i nuovi istituti,
che si aprivano in regioni lontane, li affidava a soggetti
di speciale virtù, che col tempo potessero esser nominati
- V I I Superiore impareggiabile
'39
ispettori delle varie fondazioni che si sarebbero compiute
nella stessa regione.
« Quando si ha da fondare una missione in sito molto lon-
tano dalle altre case, conviene, a costo di sacriJizi, mandarvi
un soggetto di tal genere, e andrà molto bene >).
Nel suo cuore, più degli altri, eran presenti i confratelli
sparsi in case remote.
4 Fate coraggio al caro N. N. con frequenti lettere, afincllè
veda che non è dimenticato )).
Una ((casa,appartata dalle altre, ha particolarmente IIi-
sogno di conforto morale, oltre I'aiuto personale e materiale.
Se il direttore può avere qualche parola d'incoraggiamento dal
suo ispettore, e specialmente se può avere pronta risposta alle
sue lettere, non parrà pib a lui ed ai suoi confratelli d'esser
tanto isolati >).
Nulla sfuggiva al suo sguardo.
Vegliava sulle destinazioni e sui vari cambiamenti di
personale; e ((conviene - ammoniva - cangiar con fre-
quenza gli individui addetti alle Missioni appartate 1); e ((fare
il possibile per completare in ciascuna casa il numero di sei fra
sacerdoti, chierici e coadiutori, per conservare lo spirito)).
6 Chi non fa gnari bene nella casa dov'è posto dall'obbedienza,
difjrcilmente riesce nelle Missioni, anzi si troverebbe in esse esposto a
più grawi pericoli 1).
Quanto alla distribuzione del personale, fa' come meglio credi
in Domino; abbi solo riguardo a
e colle inclinazioni dei confratelli
non
».
urta?e
mai
troppo
coi
desideri
(1 Ho ricevuto la tua relativa al cambio di personale. Non posso
disapprovare i numerosi traslochi; tuttavia quando si tratta di direttori,
se sipuò, non cambiarli sovente pare sia meglio n.
«Anche ai direttori bisogna dare avvisi, ammonizioni, far cowe-
zioni, cercando in bel modo di farli emendare dai loro difetti)).
Anche a Don Albera, inviato qual suo rappresentante a
visitar le case di America, indirizzava a questo proposito
le più care parole d'incoraggiamento:
((Sta' tranquillo in quanto alle impressioni in me prodotte dalla
pregiatissima tua intorno a qualche salesiano; non danneggia affatto
la buona impressione che ne avevo.

11.6 Page 106

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ZOO
V - Sull'orme di Don Bosco
,)per altra parte credo conveniente che tu insista a n c h e si m-
mettano i cambiamenti da te proposti, chè, son persuaso, tendono al
- dei salesiani cosa che deve starci sommamente a
- cuore e con tale perfezionamento tendono anche al maggior v a -
taggio di coteste popolazioni.
nicchia per coloro che si dovranno traslocare converrà tra-
, in casenumerose, dove l'autorità dei superiori e l'esempio dei
buoni confratelli possa produrre benefica influenza in loro?).
E <l i
se si potrà, fàlli poco aila volta, per non ecc;-
tare un vespaio 1).
D'una vigilanza insuperabile e di ugual zelo Per il bene
di tutti, teneva conto e voleva clie si tenesse conto della ca-
paci& e dei bisogni d'ogni confratello:
... (<veramente mi fa pena
F~~~q~uel direttore è un po'
quanto
timido e
mnoi ndaicdiatrtiog.u..aErdsoseanldlao
casa di
la casa
la
più importante dell'i~~ettoriap,otrebbe servir di dimora per YisPet-
tore, se non sta lmente, almeno per la maggior Parte dell'annO. E
forse potresti rimanervi per ora come direttore, e N . N . Potrebbe
fare come vicedirettore; oppure cerca se vi è nell'ispettoria chi Possa
compiere le parti di direttore al posto di lui. I n tal caso potrai vedere
se egli è disposto a cedere ad altri il suo posto e ritirarsi in altra casa;
se a è disposto, potrebbesi persuadere a chiedere egli stesso d'es-
sere
s e perb si pub tirare avanti almeno fino al termine
dell'anno, sarebbe meglio. Qualora ci sia da stabilire altro direttore,
farcelo sapere per avere l'elezione regolare e mandargli da
~~~i~~ la nomina. Studia bene la questione e il modo di rimediare
alla grave rilassatezza che si va introducendo; fa' 'quanto credi conve-
niente e, se occorre la nostra intervenzione, scrivici; noi faremo quanto
parrà opportuno I>.
Aveva le attenzioni più premurose perchè nelle Case
Ispettoriali fiorisse il miglior accordo tra i vari superiori:
ad esempiotra il parroco e i coadiutori, e i confratelli, il
direttore e l'ispettore.
~i fa un po' p a a quella specie di screzio che vi d fra alcufii cm-
fratelli. sepotete riuscire a conciliarli insieme, andrà tanto baci).
(<consersevmapre I'allegria e la pace in cotesta casa, con la carità,
pazienza
del suo
e
bmnbaiac-cmoarnddoo; lporoecutrraattdainfdaocliolitacroemael
parroco il d'1simPegnO
caro fratello, cornea-
tendolo e facendolo compatire nelle sue debolezze e facendolo a:utae
ed ubbidire dai suoi coadiutori. Non ti rechino Pena queste mie P
Iole; non ho nessuna sinistra impressione a tuo riguardo; deside
- Su$ericwe impareggiabile
201
solo che le vostre yelazioni riescano sempre più coidiali e jratellevoli.
11 Signore vi benedica tutti coll'abbondanza delle sue grazie,,.
8 Va tanto bene che tu metta sempre più il direttore in campo
per l'adempimento del suo ufiio. Sorv&gIiaiopaternamente per aiu-
se occorresse, anche spingerlo e correggerlo dove
... (<Sento che il nuovo direttore spiega troppo zelo, troppa attivia,
ardore e che si assume tutte le cariche, vale a dire concentra
troppi u f i i in se stesso, introducendo tante novità o meglio innova-
zioni nella casa. Vedi un po' di frcaarlo colla tua calma e
"andolo Pel Primo anno ad osservare molto ed operare poco
e
ani-
limitare
la sua azione a vedere come cìascun uffizaZe della casa disimpegni il
Proprio u@zio, per animare chi ne avesse bisogno. ~ &va&j
arri-
varono JT" P a : ci6 rincresce per l'affetto che tutti gli a6biamo e pel
h o n nome della casa >).
Ammoniva, consigliava, confortava in ogni occorrenza,
sollecitamente, nel modo più opportuno e dettagliato.
entzfi"iaismfoa,facnhneo..P.isaicmeraenliefebsutaonpeernoitiSxaielecshiaenni;~rdiicaeivdeenldlao
stima,simpatia,
però gli osanna,
teniamoci sempre preparati ai cmcifige; non ismettendo maidapardwe
digloiz?care Dio efar del bene alprossimo, si negliuni, come negli altril).
<i C i fa pena sapervi in mezzo alla rivo~uzione.Se poteieprestare
vostra in favore dei feriti di ambo le parti belligaanti ed anche
somministrare locali, qualalora ve ne fosse bisagno per raccoglierli,farefe
se non allarmarti per le persecux&i a cuisa.fatto
a i avo rare saxa far uso dei giornali e delle dicepie.
O qualcuno dei t u a abbiate dato appiglio a tali accuse,
er
correggere ciò
del resto la
che si
vostra
potesse trovare di
risposta alle maldicenze
seisaatltao
a calma, esemplarità, carità e pazienza, congiunta allo zelo, atti-
e Prudenza. Nelle piccole città specialmente i giornaIacci, non
avendo P a r i materia da trattare, studiano di trovarne nelle persone
istri di Dio,. Possiamo poi anche già persuaderci
O presi di mira in modo speciale; quindi, senza
dobbiamo sempre aspettarci d'essere tribolati pubblica-
privatamente. La miglior risposta sarà: - LAETABRTIBENE-
, e lasciar cantar le passere! ».
, (<Ricorda che Parlando o minendo a superiori ecclesiastid @ secolari
Sogna sempre Procedere con tutto rispetto, e non conm'me neppu~efare
Oppa
e
insistenza w n d o si ricevono negative. In
o t . f ~Pe~r ealtre me-, ciò che non siprrd
tal caso, può cercare
avere direttamente ,).

11.7 Page 107

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202
V - S u l l ' m e di Don Bosco
Tanta vigilanza, premurosa e paterna, aveva di mira par-
ticolarmente il profitto spirituale dei confratelli.
6 Prega il Signore che t i voglia illuminare a rimettere bene a posto
ogni cuore, in guisa che possano sermYe il Signore, attendere alle pratiche
di pietà e adempire i propri doveri con tranquillità ed allegria, delle
quali i superiori devono essere i modelli I).
Studia il modo di conciliare il tale col tale e di persuadere ilprimo
a star soggetto, obbediente, afJezionato, per amore al Cuore di Gesù, al
secondo I).
(1 Quanto al tale, fa' come credi, procura solamente di non soffocare
il lucignolo fumigante e sterpare la canna fessa. Chi sa che non gli si
possa trovare un'occupazione adatta? Dal canto nostro ti aiuteremo
come meglw potremo>.
<r Riguardo a2 tale, se puoi persuadere N. N,, che l'aveva chiesto
con calde istanze, a ritenerlo ed utilizzarlo almeno $no al temine del
corrente anno scolastico, andrd bene. Raccomàndqli intanto d'assisterlo
caritatevolmente, ma anche con qualche energia: fortiter et suaviter I).
a È da qualche tempo che non ho pizt notizie da te sul conto di N. N.
Amerei sapere come si diporta, se va d'accordo colle persone con cui ha
da fare, se lavora proprio per la gloria di Dio e pel bene delle anime.
Tu lo conosci e sai quanto ha bisogno di fvatma assistenza, percid,
mentre ti chiedo le sue notizie, non posso a meno di raccomandarlo cal-
damente aila tua carità n.
n iWi consoM la notizia del ritorno a buoni sentimenti della pecora
che era in paicolo di perdersi. Ne sia lodato il Signore e la Vergine
Ausiliatrice Immacolata! Voi intanto fate attenzione per l'avvenire ad
evitare quelle disposizioni urtanti cm suoi desideri ed inclinazioni, e
specialmente i traslochi' I).
Ogni anima, affidata dal Signore alle cure dei Salesiani,
era presente al pensiero di Don Rua.
Don Malan nel 1906 aveva condotto in Europa un gio-
vinetto bororo, figlio di un bari, battezzato col nome di Ma-
gone Michele, il quale, ritornato alla Colonia del S. Cuore
nel Matto Grosso in Brasile, fu oggetto di singolari dimo-
strazioni di giubilo; e il Servo di Dio osservava:
« Molto mi piacciono le notizie intorno a Magone Michele;
si dovrà però stare attenti che non abbia ad insuperbirsi per i
privilegi di cui fu fatto oggetto e per la stima che ora gode nella
sua popolazione. Andrà bene che non dimori in famiglia; tut-
tavia converrà che usi rispetto e mostri affetto a suo padre ed
- V I I Superiwe in@areggiabiZ
203
a' suoi parenti; penso che questo farà buona impressione nei
suoi compapnit).
T U ~ ;~coIrrevano a lui con assoluta confidenza filiale,
frutto dell'ampfissima sua carità; ed egli se ne serviva, di
presenza e per iscritto, per esercitare un continuo apostolato.
Nei casi più delicati non mancava d'esortare egli stesso, su-
periori e inferiori, a dargli tutta la confidenza con illimitata
schiettezza.
"i ringrazio delle informazioni che ci dài. Continua a
scriverci con tutta libertà, anzi con maggior libertà che pel
passato. Al superiore non si ha da tener niente nascosto )).
(1 Non solo ti permetto, ma t i esorto a scrivermi con libertà
ed a flogarti con me, quando hai dei fastidi)).
(1 Non aver mai paura di scrivermi; se mi scriverai cose pia-
cevoli, mi railegrerò teco; se cose penose, dividerò teco le pene,
cosi diventeranno meno gravi)).
In ogni caso, pieno di compassione per le umane debo-
lezze, aveva il linguaggio più aperto e confidenziale.
(1 Non lasciarti troppo assorbire il tempo dalle cure verso le suore.
Esse hanno le loro ispettrici; se la intendano con esse; e tu accudisci
bene i salesiani in guisa che nessuno abbia mai più a lamentarsi che
quelle ti rubino il tempo. Spero che in questo modo le cose andranno
bene; tanto più se si procurera di stabilire bene l'osservanza delle
Regole, impedire la troppa liberta d'uscita per i confratelli e per i
giovani, e correggere i sentimenti di modernismo che in qualche casa
regnassero I).
((Tutte le campane mi fanno risuonare all'orecchio che.ehi 6
alla testa di cotesta casa è sopraffatto dal lavoro della predicazione
e delle confessioni, e non accudisce abbastanza l'interno, il perso-
nale, i giovani; se io potessi aver un buono in mano da sventare tale
aggravio, sarei contento I).
Di frequente postillava le lettere contenenti lagnanze ed
osservazioni, e in segreto le inviava a chi poteva e doveva
porvi rimedio.
((Senzaallarmarti e senza nulla dire dell'autore di questa
lettera, esamina le cose, consola, consigla, aggiusta, ecc. >>.
Favorisci vedere la presente, specie in fine, e poi ad oc-

11.8 Page 108

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204
-V Sull'mme di Don Bosco
avvisa chi di ragione, senza dire il nome di chi si 2
lagnato; ed anche tu non avèrtela a male che siasi scritto qua
per quell'inconveniente )).
ln ogni casa voleva quella santa letizia e quella giocon-
di& familiare, che & frutto di. cordiali rapporti tra su?e-
riori e dipendenti. Avendo ricevuto iagnanze dai direttori
delle colonie aperte tra i Bororos, si fa premura di scrivere
minutamente aii'ispettore:
a ti sarà d&caro che io ti metta sott'occhio alcune 0s-
servazioncihe mi vennero fatte dai divettori delle tre Coloniee,e
persuaso che non te la prenderai contro di loro perche hanno
3critto a me, essendo questo lorodiritto e co%forto.C0.d tu potrai
m o d i ~ a r enel tuo governo qztello che avesse bisogno di modifica-
,). %ioneep,otrai anche darmi qualche spiegazione, se sarà neces-
sario E, dopo avergli esposto sei osservazioni, cinque delle
quali riguardavano la maniera di trattare e civilizzare i BO-
roros e una di sempre << incoraggiare i direttori ed il personaEe
salesiano, procurando lasciar loro tale impressz'me da far desi-
derare le
rendo tutte
&te )>:
queste cose,
(( Io - concludeva -
non perchk io creda che t
ti vengo sagge-
u ne abbia gran
bisogno; ma piuttosto per -trattenermi alquanto con te, per
meniarti qualche cosa che potesse sfuggire aila tua memoria e
rendere.più cordiali ed intime le tue relazioni coi dipendenti;
giacchè, specialmente dalla persuasione di essere da te amati e
stimati, essi attingeranno coraggio ed impegno nella loro grave
e dificile impresa )).
E LE CURF: PER LA SALUTE DEI CONFMTELLI ! Ne diremo
più avanti. Non mancava, se ne vedeva il bisogno, d'in-
culcare
agli ispettori i riguardi del riposo necessario,
di rivolgere nelle difficoltàil pensiero a Dio, di farsi supplire
temporaneamente in qualche uffizio, di scegliersi un bravo
segretario,di sospendere certi lavori non obbligatori, di ri-
cordare che non siamo di ferro e che " un0 vale uno 9,.
~i direttori insisteva continuamente di avere gran cura
della sani& dei confratelli, sia coil'usare e suggerire i mezzi
preventivi per evitare le infermità, come sarebbe non esporsi
alle correnti
non tenere indosso panni bagnati, non
- 6'11 Supevime impareggiabile
20.5
Passare da luoghi caldi ad altri freddi senza gli opportuni
ripari; avvisare i maestri, specialmente novelli,
non
facciano inutile spreco di voce nell'insegnare; non appli-
a r s i ad occupazioni mentali dopo la refqzione, n&privarsi
del necessario riposo, ecc.; sia ancora coll'applicare i ne-
cessari rimedi in principio delle malattie, senza aspettare
il male si aggravi, sia coll'assistere e fare assistere
caritatevolmentegli infermi, quando il male venisse ad ag-
cuore, le attenzioni più delicate in
ava tanto di vivere d'accordo e alle-
iglia, senza trascurare le pratiche di
orendo lo spirito, resterù anche pzpzùnkin-
Uguali Premure, nell'ampiezza della sua carità, della sua
paternità e del su0 zelo, il Servo di Dio prodigò alf'Is~ITuTo
s - DELLE FIGLIDEI MARIAAUSILIATRICE,la seconda Famiglia a
lesiana; e si direbbe che n'ebbe anche di più, come appare
dalle relazioni che abbiamo sott'occhio scritte da centinaia
di Suore che ne furono testimoni.
Tra le Figlie di Maria Ausiliatrice il Servo di Dio, ose-
uore daiccceonlotoroanchcoerl'paisùcotletanvearonoeeferravcenctee,n-
modo più efficace. Le raccomanda-
amenti, i suggerimenti, erano gli stessi
a più impressionante, o meglio in forma
adatta all'uditorio.
Identico il SUO modo di governare; aveva per le direte
riti le stesse premure, che usava con i direttori.
(( Dalla gradita vostra... sono informato che siete direttrice.
rallegro con voi che cosi avrete occasione di far mqgior
fare un po' penitenza della vita passata.
evi coraggio e ravviuate la vostra confidenza in
A&
cherà di aiutarvi. State allegra C sempre
uona, e tenete allegre in Domino le vostre sorelle, aiutan-
ole a far buone le allieve D.

11.9 Page 109

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206
-v Snll'orme di Don Bosco
possiateassistere,consigliafe e aiutare gli altri, e priflciPaLmente
quelle che escono dal novizia@)).
E (( se volete che si osservino le8Regole perchè si mantenga
la &&plina, prima osservatele voi)).
D~~~~~g~li esercizi spirituali soleva indirizzare anche ad
esse
raccomandazioni; ed abbiamo degli appunti,
anche autografi, molto importanti:
a pensate che siete poste nella vostra casa come modelli. Voiere
... o non
siete considerate come tali, perciò fate in modo che
.abbiano ad imparare da voi Osservate le S. Regole, attendete 'On
divozione alle pratiche di pietà; non approfittatevi della posizione
per trasandarvi; non ammettete diversità nei cibi, se non nei casi
di
e
bisogno.
n
abbiate
riguardo
alla
specialmente nel praticare e
vostra salute
coll'esempio
nel nutrirvi a sufficienza:
insegnar aile altre quei
piccoliriguardi che tanto giovano e nulla costano;
alle correnti dxaria;non aver premura d'i alleggerire
come non
le vesti in
prima-
vera;
a tempo nelt'autunno dai primi freddi; non rimaner
, coi piedi bagnati o colle vesti bagnate.
precedete le sorelle nel lavorare; una buona dFettrjce
buisce i lauori in modo che tutte ne abbiano proporzionati
loro
capacità ed attitudine...
l) considerate le dipendenti come care sorelle che
Signore
Pi affida alle vostre cure e hvostro aiuto, e come tali amatele...
,) p~~~ aspettatevi che sieno perfette; perciò Procurate
sterle amorevolmente, specie nel principiare a disimpegnare i PropFi
uffizi; aiutatele, insegnate, procurate di formarle alla virtù e al Proprio
' dovere.
n procurate di aiutarle a conservare l'allegria e quella
li-
bdeerltàbednie. ~
che tanto giovano a tener lontano il Peccato e a far
~adagido a dir~e: questto è fX~ccato .mortale; q21e110 pec-
veniale. Talvolta potreste sbagliare e turbare la coscienza e f"!se'
metter degli scrupoli e togliere la libertà di spirito. Lasciatelo dire
al
confessore
~ ))
ed ai libri...
~ come so~relle,
abb~iate
cura ddella
lor~o
salute
Pler
pre-
~
venirele malattie. sesono inferme, usate tutti i riguardi ne!
col riposo,con le medicine; tenetevi aile prescrizioni del medico e a
quel tantoche un'ecperienza ben sicura può suggerire.
))procurate che ciascuna abbia le sue occu~aZ$'~i. e non perda
il tempo; ma non
di troppo lavoro. Fuori dei lavori obbii-
gatori del vostro stato, si vada adagio a caricar voi 0 le more di
pesanti lavori e lunghi, che possano mettere in pericolo la vostra
salute e la loro.
- TV1 superioiore impareggabiZe
207
))
Si Procuri
piuttosto
che si faccia la ricreazione
allegra. Dove non si può,
a
si
tempo e
facciano
ifuaorgeod, eellreicpraesa--
~eggiate,con eccezioni alle più attempate,..
l) Si stia attente a quelle che avessero qualche
di tenerle allegre e d'impedire le mormorazioni,
si cerchi
o Fa;atele conferenze, ricevete i rendiconti mensili, sempre con
cari'> c?rcando unkxnente i1 buon andamento della casa e
'Ostre
e di aprir il loro cuore alla confidenza...
Presero mmoria delle raccomand&ioni che loro
il ~ e r v odi Dio, ed anche queste sono un
della sua illuminata paternità:
"e
vivano in buona armonia con le dipendenti, e
cerchino di renderle virtuose ed operose col mostrarsi soddisfatte
pdoi ssqibuiellita.
o di quel poco che fanno secondo la propria
sul c"oNnoton lsoirof.a.c.ciano mai vedere maicontente, indifferenti, o fredde
Buando Non si facciano puntigli, non si conservino rancori,
si pal) rli
Occorre fare qualche correzione o dare qualche avviso,
Passione e non si conservi aicun risentimento ,).
Siate madri Per le vostre consorelle; trattatele come vostre
abbiate speciali riguardi per la salute e per la pace in casa; non
" tenete il broncio con nessuna.
cmoesntatnreLtialnaeplileatàveirtlùae
cari6 vi aiuteranno molto
vl.a prudenza nel dirigerle
ad attirarle
servirmno
al
a
signore,
renderle
Madre caterina Arrighi, Economa Generale, ci ha tra-
Smesso questa raccolta di « cari pensieri che i~ sknor
Rua ~@etevadi ff'equente alle direttrici
"far "aelstcr"o'aIZet,e,recpiotiasnstoeofgqanuriealodcchiceabesgnioie-ncienu,iaqiltuoevrsoitaas.trcoircporsotafnitztao?,s,.piEritsuealneo: ndipteotseote-
" ricchire
l'anima
esattamente ogni vostro dovere
di meriti e piacere al signore.
particolare,
per
ar-
con fervore per fare del bene
e a coloro che vi osservano.
anime vostre
State
attente alle prediche; anche ascoltando attentamente
Una predica voi potete fare del bene col buon esempio.
Procurate, con ogni diligenza, che nelle vostre case regnila

11.10 Page 110

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208
V - Sull'orme di Don Bosco
e l'osservanza. Se si faranno bene le pratiche di pietà, tutto andrà
bene; e quanto all'osservanza generale, non siate troppo esigenti,
troppo dure.
1) Procurate di fare un cuor solo e un'anima sola colle dipendenti;
e adoperatevi perchè anch'esse facciano altrettanto con voi e tra loro.
>) Non moine, non carezze, ma siate affettuose e mostrate a tutte il
vostro affetto con materna sollecitudine, sollevandole da ogni cruccio
con parole d'incoraggiamento, e facendole sollecitamente curare e vi-
sitare in qualsiasi incomodo di salute.
i) Durante le ricreazioni cercate di lasciare una cara impressione,
tenendo desto il discorso, anche se vi costa qualche sacrifizio.
1) Anche neli'intrattenervi con ciascuna in particolare, fate che sia
sempre materna la conversazione; e quando dovete dare qualche av-
viso, datelo sempre con cordiale carità, come faceva Don Bosco.
n Sopportate un'indole un po' difficile; abbiate con tutte molta
pazienza; awisate, e, occorrendo, rimproverate, ma sempre dolce-
mente, non lasciandovi mai dominare dalla passione.
r) Combattete la malinconia, cacciate la tristezza; e quando il cuore
è un po' risentito, non parlate, tacete.
» Evitate ogni parola pungente, rinunciate anche alla soddi-
sfazione di dire qualche spiritosità, quando questa potrebbe ferire;
e non contraddite mai di prima impressione, ma riflettete e pro-
curate di rinunziare al vostro gusto, per adattarvi a quello delle
dipendenti.
1) Evitate anche ogni parzialità, memori che in ogni cuore v'ha il
germe dell'invidia; e trattate tutte con belle maniere, per eliminare
aualunaue apatia e aualuna*ue .piccola scissura, che possono sorgere
i;i qua~SiasiEomunita'.
i)Siate sempre ottimiste; interpretate bene ogni cosa per quanto vi
è possibile, e mantenetevi costantemente calme ed allegre.
>>Prendetesempre in buona parte ogni parola e il modo di fare
delle vostre consorelle. Non pensate mai che alcuna possa avere qualche
animosità verso di voi. Ad es., se vedete che qualcuna è sempre seria
e che incontrandovi non vi saluta, dite: "Forse pensevà ad altro, e non
saluta pevchè non ne ha fatto caso,,.
» Don Bosco praticava costantemente la massima: "Niente ti
turbi,,. Sempre calmo e sereno, in ogni contradizione o grave circo-
stanza era ancor pih allegro, e cercava di tener allegri anche gli altri
con qualche santa lepidezza; cosicchè quando lo vedevamo così, di-
cevamo tra noi: "Don Bosco 2 visitato dal Signore!.. Don Bosco ha
qualche grave dispiaceve!,,.
)) Quando vedete che tutte le sorelle hanno buona volontà, siate
contente, perchè nemmeno il Signore non pretende di pi$ ed esse,
vedendo in ogni istante il vostro cuore di madre, vi apriranno il loro,
e voi santificherete le anime vostre e le loro 1).
VI1 - Superiore impareggiabile
Anche per lettera dava ammonimenti e consigli, secondo
il caso e l'indole di coloro cui scriveva, ed erano una con-
ferma letterale delle raccomandazioni che faceva a voce.
<i Niente vi turg! Sopportate i caratteri petulanti, abbiate pazienza,
rimproverate dolcemente e non lasciatevi mai dominare dalla passione.
Se i1 cuore è inasprito, non parlate. Prendete sempre in buona parte
le parole e il modo di fare delle persone con le quali avete da trat-
tare. Non sospettate che altri abbia animosità con voi; per esempio
una è sempre seria, vi passa vicino, e non vi saluta; forse penserà ad
altro. e non saluta oerchè non n.e .h.a--fa--t-tn- r-a-c-"n...
a Mostrateui chtente di quel che fanno, quando c'k buona volontà;
perchd anche il S&nore non mole di più 1).
tralasciava di raccomandare d'aver cura della salute,
usando i riguardi necessari, tenendo conto della particolare
delicatezza, e vivendo insieme in santa letizia.
H L'esame dei fatti e l'esperienza hanno provato che i dispiaceri
e le pene morali hanno nel fisico (specialmente delle figlie) un'influenza
fatale a danno della sanità e bene spesso incominciano di qui malu-
mori insuperabili.
sempre in buona
Perciò
armonia
sci ornaclceomdiapnednadeanltlei...suTpaelrvioorleta
che
una
vivano
parola
di lode o di conforto è pih che balsamo per allietare e confortare un
cuore e prevenire e scongiurare il principio d'una malattia.
1) Una direttrice, che non sia capace di perdonare presto un di-
spiacere, anche personale, soffre e fa soffrire anche gli altrin.
Fu davvero, come vedremo più dettagliatamente, il su-
periore impareggiabile. <(Fmente nella giustizia, compassio-
nevole al prossimo per amor di Dio, paziente nelle avversità,
edzficante agli altri col buon esempio, circospetto e discreto
dappertutto, e sqrattutto unito familiarmente, per lo studio
dell'orazione, a Dio (I))>, a Dio raccomandava quotidiana-
mente i suoi figli e le sue figlie spirituali, .perche li pro-
teggesse, li guidasse, li perfezionasse, e tuttt li riunisse un
giorno attorno a Don Bosco, in Paradiso.
((Quando aveva il peso dell'ispettoria - racconta Don
Francesco Piccollo - mi avveniva di aver giorni pieni di
- i4 Viin del Serro di Dio Micltele Rua. Vol. I1

12 Pages 111-120

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12.1 Page 111

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l
eoccupazioni ed assai pesanti da portare; ed allora spe-
almente, durante il ringraziamento della S. Messa, mi rac-
omandava al venerato Padre Don Bosco, e spesso invocavo
i Don Rua, tuttora vivente, pregando il mio
e gli suggerisse di pregare per me e
bisogni di quelle case. Una volta mi feci coraggio e gli
mprowiso, senza che la successione
tasse, gli fosse venuta l'ispirazione di
le case della Sicilia; ed egli pronto:
verso le ore sette di mattino ,,. Gli
o; ed egli se ne compiacque)>.Se ne
ando la fede del .buon confratello e la
Dobbiamo ancora dir tante cose del saggio e santo modo
di governare del Servo di Dio, che ci vorrebbero dei volumi;
le restringeremo in pochi capitoli, limitandole ai rilievi prin-
cipali per delinearne nella realtà incantevole la figura.
E precisamente così.
Il Servo di Dio fu tutto a tutti, in modo particolare per
le sue famiglie spirituali, zelandone assiduamente la forma-
zione interiore, dando a tutti comodità di aprirgli il cuore
in privati colloqui e con la corrispondenza, prodigando le
attenzioni più delicate ai più bisognosi; e in pari tempo si
occupava anche degli alunni, dei Figli di Maria, degli ex-
allievi, delle stesse persone di servizio, e di quanti ricor-
revano a lui.
I1 suo studio assiduo e le sue cure avevano per iscopo di
ncopiare esattamente Don Bosco, nel contegno, nella pietà,
nell'attenersi al sistema preventivo nell'educare, nel moltipli-
care e conservar fiorenti gli Ospizi e gli Oratori con i mezzi
suggeriti dal Fondatore, nel diffondere la buona stampa,
specie le Letture Cattoliche, nel promovere nuove vocazioni
ecclesiastiche e religiose, nel zelare l'incremento e lo sviluppo
delle Missioni Cattoliche.
Osservandolo in mezzo a tanta attività, io vedremo già qual
vero u cavaliere del lavoro »; tuttavia non potremo dispensarci
dall'accennare dettagliatamente come passava la giornata:
V I I - Supiuiore impareggiabile
21 I
come fosse solito a consacrare le ore del mattino nel dar
udienza a tutti, nel pomeriggio ad uscir di casa per nascon-
dersi presso qualche famiglia di benefattori ed attendere al
disbrigo della voluminosa corrispondenza, e poi seguitasse a
lavorare fin dopo le 11 di notte; come pur nei viaggi impie-
gasse diligentemente il minuto; con qual cura visitasse di
frequente le case della Pia Società, avendo sempre in mira
lo sviluppo dell'istituto senza perdersi di coraggio di fronte
a nessuna difficoltà, felice di consacrare ogni istante, lieto
o triste, della vita al Signore.
Lo splendore delle singolari virtù del Servo di Dio
brillava anche nelle minime cose, essendo solito compiere
ogni dovere con perfezione anche nei minimi particolari.
Era l'araldo del Signore che spronava incessantemente al-
l'osservanza regolare, vegliando assiduamente perchè dopo
le orazioni della sera si osservasse il silenzio di regola, e
da tutti si stesse all'orario, e si compissero bene i doveri,
dandone egli l'esempio in ogni cosa, anche nel tenersi al
corrente dello stato finanziario della Società, nell'insistere
che puntualn~entesi pagassero i debiti fatti per necessità,
e nella. cura d'impedire ogni disordine e valorizzare ogni
coserella, avendo sempre aperto, a tutto e a tutti, non solo
l'occhio ma anche il cuore con prontezza e discrezione me-
ravigliosa.
A fondamento di tal altezza di perfezione aveva l'umiltà
profonda che intraprese a praticare dalla giovinezza, rite-
nendosi in ogni circostanza il povero servo di Don Bosco,
e non cercando aitro sino al termine della vita che la gloria
di Dio e del Santo Fondatore. Soffriva quando vedeva che
gli. si rendevano onori come a Don Bosco; e sempre mo-
desto come l'ultimo salesiamo, non permetteva n& tollerava
che gli si usasse eccezione alcuna, umile e delicato nel por-
tamento, nel discorrere, ogni giorno, in ogni luogo, con una
semplicità incantevole.
Egli fu, nè più meno, il superiore perfetto quale lo
descrive S. Ignazio al ca-po I1 della parte 9* delle Costi-
tuzioni della Compagnia. Sempre unito con Dio e adorno
d'ogni virtù, nell'umiltà più profonda esemplare anche nelle

12.2 Page 112

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V - SuZZ'orme di Don Bosco
, univa così bene la, rettitudine e la necessaria
enignità e alla mansuetudine, che; anche i
poco osservanti vedevano in lui il rappresentante del Si-
gnore. Magnanimo e forte dinanzi a qualsiasi difficoltà,
irremovibile nel dovere, era pronto a dar la vita per il
bene della Congregazione. D'alto ingegno e di uguale di-
screzione, prodigava a tutti i tesori della sua saggezza e
prudenza in modo ammirabile; ed ognor vigile e ardito
neli'intraprendere e condurre a terminele opere che gli sug-
geriva la gloria di Dio, benchk non fosse un atleta, rimase
sulla breccia fino alla morte, cattivandosi la stima e la ve-
nerazione universale!
Cib essendo frutto del fermo proposito di ricopiar Don
Bosco, è evidente la stretta affinità spirituale e direttiva tra
i due Santi Fondatori.
V I I I - Tutto a tutti
TUTTO A TUTTI
- Suo unico ideale in tutta la vita. Della pienezza della sua cariti gode-
- vano abitualmente i figli spirituali: i Salesiani Non si videropib
... quelle scene incantevoli! - I n primo luogo aveva di mira la nostra
- - formazione spirituale. Era il buon Padre! E quanti sforzi dovette
- compiwe! S'interessava di ciascuno di noi, e tutti n'eravamo con-
- solati. Dichiarazioni conjidaziali. - Affabile e gioviale, moveva
ogni cuore ad espandersi liberamente. - Oh! se le camerette di Don
Bosco e di Don Rua potessero parlare!... - Era di una bontà insu-
perabile in ogni circostanza! - Testimonianze di attenzioni premurose
- e gentili. L'apostolato'da lui compiuto con la corrispondenza.
- Non trascurava alcun rilimo, J alcuna domanda. - I tratti più
cordiali eran rivolti a raccomandare, incoraggiare, compatire, e ve-
- gliare certi caratta'. Come esortava e spronava a prevenire qua-
- lunque diserzione. - Sue cure per scongiurarle. (<Credimi tuttora
... - tuo affex.mo amico i). (iFacciamo per il povero N. N. ciO che vor-
- remmo fatto a noi!». Quanti ne ha salvati la carità del Servo di
Dio! - Le jinali delle lettere erano raccomandazioni, voti, ammoni-
menti, talora voci d'allarme, spesso intime partecipazioni a preoccu-
pazioni d'ogni genere. - Le case della Società formavano per lui una
- sola famiglia. - A chi gli chiedeva due righe autografe. Con i piz2
lontani. - Anche per le figliedi Maria Ausiliatricefu tenero padre.
- - Care esortazioni. - Qualche volta fu visto anche scherzare. Lar-
- gheggiava di comgli e incoraggiamenti. Quante lo conobbero, illu-
- strano la santità e la bontà del Servo di Dio. « Coraggio!>)era
la parola che ripeteva con frequenza e risultati consolanti. - « Tenete,
mangiate questo miele, e il cutugno passerà! ->). S'interessava nzinuta-

12.3 Page 113

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214
V - Sulì'orme di Don Bosco
mente di ciascuna, come se non avesse null'altro da fare. - ci State
tranquilla e da questo momento non pensate pi& a nulla!n. - Fu i1
- (I Sovrano della bontà!>>-. Carità per gli amhalati. Si teneva in-
- fo~matodei singoli casi. Avevo per tutti attenzioni singolari e rac-
comandazioni paterne. - O c c o m d o , imponeva riguardi speciali. -
- Le sue visite quotidiane erano un conforto soave. Fu l'angelo con-
solatore anche di tanti esterni, ricchi e poven'. - Come <I l'amore deì
fratelli informa alla carità 1). - (1 Meglio vivere... alla gloria di Dio! r.
- Sue tenerezze per la gioventù. - In mezzo agli alunni. - Partico-
- l a n eloquati. - Oh! l'occhio e il cuore di Don Rua! La sua me-
moria rimase indimenticabile in quanti ebbero la fortuna di cono-
- scerlo. - Per i figli di Maria. Per le Associazioni degli ex-allievi.
- Tutto a tutti, anche a tutte le persone di servizio! - Cercava
le anime! - Molti ricorrevano a lui per trovar lavoro, ed egli li
- accontentava. - Premure per gli emigranti. La carità di Don Rua
- fu uwiversale! Era compassionevole, e quanto!, anche con i de-
funti! - Anche gli aninzali godevano delle sue attenzioni delicate!
- I (I Fioretti di Don Rua! i) <I Laudato sii, Tu, mio Signore, con
tutte le Tue creature!... )).
<<Frale virtù che brillarono di vivissima luce nella vita
del nostro... Padre e Maestro - scriveva il secondo suo
successore Paolo Albera - il compianto signor Don Rua ebbe
a dire che nessuna lo aveva colpito quanto lo zelo instancabile
onde appai-ae ognora in$ammato il cuore di Lui, e questo zelo
sembrò proporsi in modo speciale di ricopiare in se stesso; quindi
a procurare ovunque e sempre la g1ol.i~di Dio, a salvare il
maggior numero possibile di anime erano rivolti i suoi pensiek,
a ciò erano indirizzate tutte le sue parole, e consacrate le sue
azioni. Questo fu l'unico $ne, la sola aspirazione di tutta la
sua laboriosissima vita. Anche durante la lunga e penosa sua
malattia non cessò di tormentarlo questa inestinguibile sete di
anime. E tutti quelli che circondarono il letto dei suoi dolori,
possono rendere testimonianza che pur quando non gli r i m e v a
che un debolissimo$lo di voce, ed un leggerissimorespiro animava
le ormai infralite sue membra, egli spendeva quel so@o di vita
per dare a tutti saggi consigli e preziosi insegnamentiO.
Unico ideale di.Don Rua, in tutta la vita, fu la pratica dei
V I I I - Tutto a tutti
21 5
precetti di nostro Signor Gesù Cristo: l'amor di Dio e l'amor
del prossimo; e il secondo, in lui ardente come il primo e
sempre rivolto a inculcar questo agli altri, gli fu continuo
stimolo a zelare la salvezza delle anime.
I due amori gli si leggevano in volto abitualmente, chè
anche il suo esteriore aveva un aspetto così sereno e raccolto
che palesava l'intimo raccoglimento in Dio e il proposito
di vivere solo per lui.
Cotesto duplice anelito brillava nelle stesse conversa-
zioni familiari, gli traluceva dalle parole ricche di pensieri
di fede, si manifestava in ogni atto immancabilmente con-
giunto alla più schietta espressione di gentilezza e di bontà,
e gli sgorgava prepotente dal cuore nelle esortazioni fre-
quenti, semplici e opportune, ed anche nelle brevi parole,
che sull'esempio di Don Bosco, diceva ora a questo, ora a
quello dei suoi, nelle ricreazioni ordinarie, che per lui, sino
alla morte, furono un paterno apostolato, o ai piedi dell'al-
tare di Maria Ausiliatrice, quando con infinita tenerezza dava
l'addio ai missionari.
Della pienezza della sua carità godevano I SUOI FIGLI
SPIRITUALI: I SALESIANI.
<( Nel breve tempo che gli fui segretario - rileva il com-
pianto Don Paolo Valle - potei accertarmi che amava i
figli spirituali fino alla tenerezza; e si mostrava intimamente
lieto, quando aveva di loro buone relazioni e li vedeva se-
condo il suo cuore)).
Quanti abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo, ricor-
diamo, pieni di ammirazione, le continue sollecitudini per
il nostro bene spirituale e temporale, la partecipazione alle
nostre pene, la gioia nel vederci sani e allegri! Chi non ha
presente il suo occhio buono e il suo labbro sempre aperto
al sorriso dolce e di un candore ineffabile! Ogni volta che
l'incontravamo, il suo sguardo prendeva un'espressione così
affascinante, che ci diceva tutta l'adesione dell'anima sua.
E il gesto di quelle mani, scarne e verso la fine tremole, e
sempre così delicate e carezzevoli? Tutta la persona ispirava
massima fiducia. Gli si poteva parlare ogni momento e dirgli

12.4 Page 114

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-V Sull'mme di Don Bosco
, ed
con interesse senza dare la
one. Vedevamo tutti quanto ci voleva bene!
avano il Signore che, in mezzo alle dif-
abili della vita, aveva dato loro un conforto casi
e quello di aver a superiore Don Rua!
aniato cordialmente!
Durante le ricreazioni ogni volta che compariva in cor-
tile, confratelli ed alunni andavano a gara per awicinarlo e
intrattenersi con lui. Bastava- vederlo, perchè in bel numero,
quanti potevano serrarglisi attorno e goderne in qualche
modo la conversazione, sospesi i giuochi o i discorsi, corres-
sera a baciargli le mani, le quali, d'ordinario, continuavano
a tener strette quelle di coloro che correvano a salutarlo,
mentre aveva per ognuno uno sguardo buono, wn sorriso,
una parola soave. Altri, intanto, che avevano preso a cor-
rergli incontro, al vederlo già circondato da tanti, a capo
scoperto s'arrestavano a guardarlo, e dopo qualche istante
riprendevano a ricrearsi, perchè non avrebbero potuto re-
di tutti i giorni!
Chi non rammenta l'espressione di tenerezza che gli
brillava da tutta la persona, quando costretto ad allon-
tanarsi dalla ricreazione per qualche dovere, o facendovi
breve comparsa, attraversava i cortili per recarsi da un
punto all'altro della casa, con l'anima negli occhi, il riso
sulle labbra, le braccia alzate e le mani agitantisi in cordiale
saluto, quasi a stringere quelle di tutti i suoi figli? Pareva
' volesse effondere tutte le tenerezze paterne a quahti gli si
affollavano attorno o lo salutavano.
Anche quando col cappello in testa e a passo svelto era
diretto alla porteria, non restava solo un istante, e mentre
egli con la mano salutava quanti incontrava, chiamandoli
" mici,, continuavano a corrergli a' fianchi sempre nuovi
gruppi di alunni e confratelli con devozione.
Aweniva talvolta, che, tra l'unanime slancio di filiale
esultanza che splendeva in volto a quanti l'awicinavano
scorgesse un po' di titubanza o incertezza in alcuno, o pe
timidità d'indole, o per altro motivo. Subito il buon padr
V I I I - Tutto a tutti
2x7
ad incoraggiarlo e confortarlo, lo fissava con l'occhio mite
e penetrante, gli stringeva la mano, e dopo un po' di silenzio,
asttrtiongdeindfoesgtleievloale psiaùlutaof,featpturiovsaamleenltaebbera aagituanndodgolliceilsasimino
... sorriso, rivolgendogli un'espressione soave: - Coraggio!...
Sta' allegro! ... Sempre amici, neh? Il Signore ti b e n e d d . . ,
Dopo la sua morte non si videro più coteste scene in-
cantevoli, incominciate attorno a Don Bosco!... che diveni-
vano ancor più impressionanti durante gli Esercizi Spirituali,
dove la sola sua presenza era la predica più efficace per tutti
i confratelli, dei quali, durante i brevi sollievi in cortile,
talora a più di quindici e venti teneva aggruppate le dita,
cui in fine, più che una stretta, dava una scossa con tenerezza
aterna, sottolineandola con una facezia o un'ultima espres-
E a tutti in particolare, durante il sacro ritiro, non solo
diceva la buona parola, ma volgeva subito il più affettuoso
saluto. Chi non ricorda i l suo dolce sorriso, accompagnato
di frequente da un tacito mover di labbra indicante un au-
gurio, quando, ad esercizi awiati compariva per la prima
volta in refettorio, durante il pranzo o la cena o la colazione,
il suo sguardo s'incontrava con quello di ciascuno di noi
In particolare? Si vedeva com'egli stesso, volgendosi deli-
catamente a destra e a sinistra, desiderasse e cercasse quel-
l'incontro con i singoli esercitandi. Tutti rammentano anche
n quanta cordialità l'ultimo giorno ci dava altri ricordi
refettorio, quando, con un'ultima esortazione, insisteva
... e nessuno abbandonasse Valsalice senz'andare a salutare
ncor una volta Don Bosco!
- La sua carità aveva sempre di mira la nostra formazione
irituale. ((Ricordo - scrive Don Giuseppe Binelli la
a preoccupazione particolare per formare il personale;
intendo riferirmi a quanto passava nell'intimità del rendi-
conto. Quanti consigli, quante esortazioni, e quanta pater-
nità! Nel ricevere le. confidenze che naturalmente san tanto
iservate e che possono essere molto gravi, mostrava un
riterio prudentissimo. Non l'ho mai visto preoccuparsi;
i, al contrario, con molta carità e prudenza faceva pre-

12.5 Page 115

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218
V - Sull'ome di Don Bosco
senti circostanze che potessero lasciare ben impressionato e
tranquillo chi gli parlava n.
Come sapeva aiutare, consolare nelle pene e compatire
nelle miserie spirituali! Si era certi -afferma Don Domenico
Campa.- che il suo cuore paterno era una tomba che riu-
chiude'va in sè tutti i segreti, anche dolorosi, che riguarda-
vano i suoi figli o.
E quali sforzi dovette compiere, abituato com'era a,far
sempre le parti meno piacevoli e talvolta odiose per evitarle
all'amato Don Bosco, per spogliarsi, 'anche all'esteriore, di
quella specie di severità contratta coll'abitudine, ed acqui-
stare quell'aria dolce ed amabile che gli legava i cuori!
Dal giorno che fu Vicario di Don Bosco e poi Rettor
Maggiore, per sentimento di dovere e con ferrea volontà, fu
proprio un padre. E qual padre! era voce comune che aveva.
ereditato tutta la tenerezza paterna. Solo dai più anziani
era rilevato com'avesse dovuto costargli uno sforzo eroico,
anche per la perfezione con cui l'aveva raggiunta. Agli altri
pareva una virtù naturale.
<<Hosentito molte volte a dire - scrive Don Luigi
Terrone - che Don Rua prima di essere superiore generale,
benchè ricolmo di ogni virtù, compresa quella di una sin-
golare mitezza interiore, appariva ~iuttostosevero nel suo
esterno, -e che la sua scrupolosa regolarità e precisione nel-
l'osservanza metteva in soggezione tutti i dipendenti. Noi
salesiani conosciamo le ragioni dell'apparente severità esterna
di Don Rua. Don Bosco non volle mai fare alcuna parte
odiosa; in mezzo ai suoi figli egli fu sempre un padre, e le
.
parti scabrose e difficili prudentemente le affidava a Don
Rua. Così leggiamo nella Vita di Don Bosco (Cfr. Lemoyne,
vol. 11). Per conto mio, non avendolo conosciuto prima che
fosse Rettore, non ho mai saputo raffigurarmi Don Rua
differente da quello che l'ho sempre veduto fin dal primo
istante in cui lo conobbi, privo cioè di quella celeste amabi-
lità ed esteriore familiarità che riscontrai sempre in lui, fin
la prima volta che ebbi la fortuna di vederlo e parlargli v.
Era il più premuroso dei padri, che s'interessava di
ciascuno e non perdeva mai di vista nessuno; se vedeva che
- VIII Tutto a tutti
229
si abbisognava d'una parola d'incoraggiamento, ne diceva
due; largheggiava con delicatezza cordiale di ammonimenti
spirituali e, come una mamma affettuosa con i figliuoli,
dava a tutti anche norme igieniche e ogni consiglio oppor-
Per questo SUO modo di fare, sempre mite e paziente,
uno, un po' pronto. e forte di carattere, prese una volta i
suoi avvisi in mala parte, e fece risplendere la virtù eroica
del Servo di Dio!
((Un giorno - annota un salesiano - si era sentito in
bbligo di richiamare al dovere, con paterna sollecitudine e
rmezza, un direttore, piuttosto anziano, il quale, essendo
carattere un po' risentito, si permetteva di resistere con
... role imprudenti e anche offensive. Quando il sig. Don
ua se ne accorse, tacque, e senza più dire una parola
sciò che quegli si sfogasse completamente. Intanto il buon
adre teneva le mani giunte dinanzi al petto, e stava
in piedi, tutto tremante per lo sforzo,di contenersi. Come
l'altro finì lo sfogo irriverente, ecco che Don Rua, con
gli occhi pieni di lacrime, tutto amabilità e dolcezza, gli
dice: - Se hai ancora altro da dirmi, dillo pure; ma che
tu abbia la pace! - A tale inattesa espressione il povero
confratello ritorna in sè, comprende l'imprudenza com-
messa e, vinto da tanto eroismo di pazienza, s'inginocchia
ai piedi di Don Rua, chiedendo perdono di quello scatto
e delle insolenze proferite; perdono che subito ottenne, ri-
manendo si edificato del contegno del superiore che a me,
che godevo della sua intimità, egli stesso narrava il fatto,
non finendo di esaltare le eroiche virtù di Don Rua s.
E ciò accadde più d'una volta!
,
Nel Servo di Dio regnavano ugualmente sovrane la for-
tezza, la pazienza, la calma, la paternità più sublime. Tutti,
in pubblico e in privato, in camera e in cortile, in ogni luogo
e in ogni istante, lo vedevano sempre uguale, vigilante e
insieme buono ed affabile.
Succeduto a Don Bosco, dedicava egli pure l'intera
attinata all'udienze. Accorreva a lui ogni sorta di persone,
e in quelle ore, come diremo più avanti, aveva, senzapar-

12.6 Page 116

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220
V - Sull'orme Don Bosco
zialità di sorta, continue manifestazioni di bontà per ogni
sorta di persone: Salesiani, Figlie di s aria‘ Ausiliatrice, sa-
secoiari, signori, signore, e gente del popolo.
c h i non rammenta l'intima comunicazione che aveva
con chiunque gli parlasse?... Gli si leggeva in volto, che si
copriva di rnestizia e si vedeva anche bagnarsi di lacrime,
o si rallegrava festevolmente, secondo le parole che udiva e
che l'invitavano a fieye cum fientibm O gaudere a m gauden-
tibm. E per tutti aveva parole così opportune che anima-
vano, confortavano, e davano calma e pace anche ai cuori
più angustiati.
Pareva che si attenesse, nei singoli casi, alle ~ O sa-~ ~
che & S. Gregario Magno nella sua Regola Pasto-
dove insegna come bisogna comportarsi con ogni
sorta di persone; ad esempio come trattare con i poveri e
con i ricchi, con i sudditi e i superiori, con le persone allegre
e le tristi; come
ai sapienti e agli incolti, ai taciturni
e ai loquaci; a coloro cui tutto va bene e a coloro cui va tutto
a rovescio; come ammonire i pertinaci e gl'incostanti, i pa:
zienti e gli impazienti, i miti e gli iracondi, i pigri e i Pre-
cipitosi, i sani e gli infermi.
Un buon sacerdote, entrato nella Società sui quaranta-
cinque anni, per lungo tempo ebbe a sopportare una dura
lotta di scrupoli e malinconie, e sentiva il bisogno - di-
chiara egli stesso per iscritto - di una Voce amica che n 4
animasse a salire il mio calvario, che cominciava ad essermi
assai grave e insopportabile.
>)Iddio benedetto mi aiutò col darmi questa mano Paterna
che mi sostenesse, questa voce amica che mi animasse, nella
persona del signor Don Rua. La mia penna è incapace di
esprimere al vivo, come vorrei, le premurose industrie usate
verso di me da questo santo e fedele Servo di Dio, Per far
conoscere da quale carità squisita e delicata era animato il
suo cuore verso anche l'ultimo dei suoi figli.
,)Qualche volta mi sentivo scoraggiato e ~fiduciato
del solito, e una parolina del signor Don Rua mi rend
la
Alle volte me ne andavo a lui, bastavano P0
parole
mi facessi. intendere, ed egli con cari&-tUtta
- VIII Tutto a tutti
22 I
a di aiuto e conforto, anzi
presentarmi, sembrava che
roducevano per me l'effetto
sario. Spesso pel suo fido
, ora per un piccolo
a per qualche dichiarazione su certe registrazioni, ora per
se che sembravano di piccolo momento; ma io vedevo i
i industriosi che il santo uomo usava per farmi del
Più
volte
mi
è
accaduto
d'incontrarlo
co dietro
sotto
il coro
del
sadenl -
e
er recarmi in camera, e
infondeva veramente calma
cose non avrei voluto manifestarle; ma poi ho
e di esporle, a f i c h è unite ad iltre notizie che
erranno fuori, si faccia conoscere sempre meglio la grande
carità da cui era animato il cuore di Don Rua>).
(( Quando io venni nella fine degli studi in Congregazione
un altro caro confratello - e Don Rua era
ettor Maggiore, avendogli per dovere di coscienza mani-
stato le miserie della mia vita anteriore, moralmente scor-
tta e deplorevole, quell'anima pura seppe far prevalere
senso di repulsione e di ribrezzo, che certo dovette pro-
vare, un gran sentimento di compassione e di bontà. Ricordo
che non fece se non incoraggiarmi a continuare nel propo-
sito di pentimento e mutamento di vita, ed esortami a rin-
a misericordia di Dio; e mi vietò di ritornare
pure per giusto desiderio di umiliazione,
arido la conversazione su altre cose edificanti e doman-
ente notizie della mia famiglia n.
Affabile,e spesso gioviale, apriva e moveva ogni cuore
ad espandersi liberamente; pazientemente ne ascoltava ogni
confidenza senza perderne sillaba, ed era a tutti di conforto!
Oh se le camerette di Don Bosco e di Don Rua potessero
e ci direbbero della bontà dell'amatissimo
e Un giorno d'inverno - narra Don Bistolfi - disceso

12.7 Page 117

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da Lanzo, ero andato a far visita al signor Don Rua, il'quale
preferì quella volta ascoltarmi passeggiando. Nell'andare su
e giù per la sua cameretta io, che soffrivo quel giorno di mal
di capo, a quando a quando portavo al capo una mano,
quasi per riscaldarlo.
- Perchè fai così? mi domandò.
D- Perchè sento un freddo, che è forse la causa del
mio mal di capo, oggi.
» Si chinò, tirò un cassetto, ne trasse un pile010 di velluto
nero, forse già usato da lui, e me l'accomodò in testa così
bene da carpirne quasi tutta l'ampia calvizie.
>)Io gli baciai la mano commosso, e tenni, come tengo,
quell'oggetto come una reliquia ».
Un coadiutore gli parlava del suo stato di salute un po'
malandato, e accusando una certa debolezza di petto, seb-
bene in apparenza fosse l'uomo più robusto, gli disse che
andava soggetto a raffreddori. Don Rua gli raccomandò di
comprare delle maglie'di lana pura, lo forni del denaro oc-
corrente, e mesi dopo, sentendo che non aveva più sofferto
e s'era rimesso e stava bene, si rallegrò e gli raccomandava
di non smettere più le maglie di Iana.
<< Sul ~rincipiodi dicembre 1902 - ricorda Don Michele
Currò - dovendo partire per l'America con la spedizione
del 10 dello stesso mese, fui a visitare il venerando Don Rua.
Dopo i convenevoli mi disse: - Lei, Don Currò, certamente
sentirà molto freddo qui in questo clima, tanto differente
da- quello della Sicilia; ebbene io le darò un cravattone di
lana, che oggi hanno portato per Don Rua. - E, così dicendo,
apre un pacco che aveva sul tavolino e ne trae il cravattone,
ed egli stesso me lo mette al collo, raccomandandomi che pre-
gassi per lui e per la persona che l'aveva regalato >E>r.a un
cravattone lungo tre metri t>, che il missionario, arrivato al
Matto Grosso, lasciò nella casa di Cuyabà, ma non lasciò mai
di ricordare con affettuosa ammirazione la bontà di Don Rua.
La carità del Servo di Dio abbracciava ugualmente vicini
e lontani; anche di questi chiunque ebbe la sorte di vi-
vergli accanto qualche giorno, n'ebbe così grande ammir
zione da serbarne il più dolce ricordo.
- VIII Tutto a tutti
'((Nel 1909 ebbi la fortuna - ci scriveva il missionario
DonGiuseppe Thannhuber, dal Matto Grosso - di passare
più di un mese vicino a Don Rua e di fare proprio al suo
fianco gli Esercizi Spirituali a Valsalice; e in quella circo-
stanza più d'una voita ebbi a pensare e a ripetere: - Don
Rua è davvero un santo!...
))Passeggiavo con lui nella stretta galleria, quando sì
fermò davanti a un quadro dove stavano dipinti degli an-
geli, e mi disse: - Guarda! gli angeli di Frate Angelico non
sono scoperti in alcuna parte del corpo; come ispirano a
conservare ed accrescere la purezza, propria degli spiriti
D Altre volte si fermò innanzi ad un nostro gruppo foto-
rafico, e con sentimento di dolore m'indicava quelli che
erano' morti. Ad un punto arrivò a un tale che ancor
iveva, ma era morto alla nostra Società, e l'espressione del
suo dolore e i seguenti awisi furono tali che domandai in
cuor mio che il buon Dio mi facesse partecipare un poco
dell'amor immenso che questo veneratissimo Superiore nu-
triva per la cara Congregazionea.
ilità singolare per tutti, in ogni luogo, in
((Eravamo in cortile durante la ricreazione - narra un
x-allievo dell'Oratorio, Don Fermccio Baldi, salesiano -
Don Rua, al vedermi, mi domandò del mio paese, del
covo, e mi fece fare un piccolo calcolo per sapere quanti
i erano passati dacchè Don Bosco si era recato ad Arezzo
conobbe Mons. Giusti. Io rimasi confuso, non seppi che
al vedermi. mortificato, col suo angelico
- Ecco un gran matematico! - Tutti si
compreso anch'io! )>.
Rivière rammenta che recandosi (la do-
'ca 18 ottobre 1903) a Lombriasco col Servo di Dio,
ti, strada facendo e parlando confidenzialmente con un
s'era messo a camminare piuttosto cpedi-
svi oalcsceoerseglcihedisDseonamRaivbiièlmreesnites:fo-rzavCaardoi
natemi se vi ho fatto affrettare i l passo;

12.8 Page 118

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224
V - Sull'onne di Don Bosco
io non badava più che voi eravate con me, era assorto in ciò
che mi diceva questo buon confratello!
La carità continua e il contegno sempre allegro e talvolta
anche faceto, ((faceva - osserva un altro salesiano -,
che anche certe correzioni o avvisi un po' toccanti fossero
presi in buona parte e accettati con allegrezza. Ricordo che,
un giorno, un tale trovandosi dopo pranzo nell'ora di ricrea-
zione sotto i portici, vide comparire il sig. Don Rua, che
festoso e allegro gli si awicinò, e tenendo una caramella
in mano gli disse: " Questa caramella w a destinata pel primo
fanciullo che i~oz~azioh:o trovato lei pel primo, e gliela dò,,.
Quel tale prese la caramella, ringraziò Don Rua e allegra-
mente se la mangiò. Don Rua godette del modo che tenne,
e gli disse: " Coraggio, e avanti! ,,. Natisi che quel confra-
tello aveva passata la cinquantina, e per le prove a cui era
sottoposto e per quanto aveva sofferto, potevano quelle pa-
role essergli amarissime. Qual fu la causa per cui prese le
parole in buona parte? I1 contegno e la carità del signor Don
Rua. Invero so, che ad un altro confratello che era stato
presente alla cosa, disse: - Sequello che mi ha fatto il szgnor
Don Rua me l'avesse fatto un altro superiore, non so se avrei
preso la cosa in tanta pace; ma la carità di Don Rua cmvevte
anche l'amaro in dolce >>.
Unanimi sono le testimonianze nell'esaltare la sua bontà
e ci duole di poterne riferire solo qualcuna.
Trascriviamo quella di Don Enea Tozzi, che ci offre
varie particolari&. come accogliesse con prontezza osservazioni
opportune, nutrisse la pii1 sentita devozione per i nuovi
sacerdoti, s'interessasse della salute dei confratelli, inviasse
loro quanto riteneva vantaggioso e necessario, ed avesse la
massima delicatezza con tutti. Ecco le sue parole:
(t Invitato dalla confidenza dei superiori ad andare a
Bunvash in Inghilterra a lavorare alla fondazione del novi-
ziato in quel paese, il signor Don Rua, dopo sciolte e messe
a parte le mie difficoltà e la mia diffidenza, mi chiese se avevo
ancora qualche osservazione a fare, e gli dissi che ero solo
suddiacono ed avrei trovato difficile il lavorare per i novizi,
prima di essere sacerdote, e che non sarebbe stato bene ed
VIII - Tutto a tutti
economico ritornare in Italia subito dopo la mia ordinazione
per accontentare i miei parenti, che avrebbero desiderato
assistere ad una delle prime Messe. Egli riconobbe I'oppor-
tunità del suggerimento, e mi invitò a pranzo quel giorno
stesso con i superiori. Con quella finezza, che accresceva il
valore delle sue gentilezze, m'invitò a mettermi dirimpetto
a lui a tavola, e, dopo la lettura, in bel modo sciolse le
obiezioni che i1 signor Don Albera.aveva per la mia ordi-
nazione anticipata.
>)I1 mattino del 7 novembre 1897 uscivo dall'Arcivesco-
vado, ripieno l'animo dei carismi della ordinazione sacerdo-
tale; e, prima di ritornare a Valsalice, pensai di andare a
Maria Ausiliatrice a ringraziare la buona Madre dell'im-
mensa favore ricevuto; e, mentre ero per salire gli scalini
che mettono dal cortile dell'oratorio alla sacrestia, ecco il
signor Don Rua che ne esce e, prima che potessi formolare
un'espressione dei miei sentimenti, il buon Padre mi pre-
venne, mi baciò la mano e mi chiese in ginocchio la bene-
dizione. Pieno di confusione obbedii, e poi mi buttai io ai
suoi piedi, e con bontà paterna mi benedisse, e mi invitò
... all'oratorio a celebrare la mia seconda Messa all'altare
di Maria Ausiliatrice e a rimanere a pranzo con i superiori
>)Lanostra casa ed artistica chiesa a Bumash è nascosta
tra le dune verdeggianti del Sussen al sud dell'Inghilterra,
un posto delizioso sperduto tra colli e boschi silenziosi dove
tutto parla di Dio. Ma fosse l'ansietà d'imparare la lingua, il
cambiamento di clima e di vitto, o la mia malferma salute,
cominciai a soffrire per indigestione ed insonnia. I1 buon
Padre lo venne a sapere, e presto ricevetti una lettera affet-
tuosa, in cui mi dava norme minute per la dieta cui doveva
attenermi, e mi diceva anche certe eccezioni che doveva fare
nel vitto, e, di più, che mi faceva spedire un barile di vino
che doveva usare nei pasti. Mi diceva anche che gli comu-
nicassi se il barile era arrivato in buon stato, se il vino s'era
.conservato bene, e se mi piaceva; e quando il barile si awici-
nasse ad essere vuoto, lo awertissi in tempo. Tanta squisi-
ezza e bontà fu il miglior tonico, e presto mi rimisi in forze
potei compiere i miei doveri. E prima che il barile fosse

12.9 Page 119

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-V Sull'omze di Don Bosco
vuoto,ne ricevetti un secondo, e il buon Padre mi n~andava
anche l'indirizzo di una nostra casa di Francia, non molto
lontana, donde avrei potuto ottenere simile vino ad un Prezzo
ragionevole.
, ) ~do~po ~(neli 1904) trovandomi al Capo di Buona
speranza, il lavoro aumentò considerevolmente, ed .il per-
sonale era assottigliato non poco. Scrissi a1 buon padre del
bisogno grande in cui versava di un buon appoggio, di un
robusto aiutante, e gli dissi dello stato di mia salute, ~ i u t -
tosto cagionevole. Ricevetti una lettera paterna, confor-
tante: mi diceva che stava cercandomi un sacerdote, proprio
come mi abbisognava. Infatti qualche tempo dopo ci mari-
dava
Giovanni Cerutti e due altri confratelli, e a Don
Cenitti - che lavorò indefessamente al Capo - consegnava
alcune bottiglie di medicina che mi suggeriva quale ottimo
ricostituente. 11 buon Padre era proprio tutto dei suoi figli)).
Aveva abitualmente le attenzioni più squisite.
Nelvanno 1909- ricorda Don Edmondo Teissèdre
-
essendo io studente di teologia a Foglizzo, mi trovai a Torino
alla vigilia della festa di San Michele (8 maggio) e fui lieto
di questa circostanza per poter accompagnare il sig. Don
R~~ a Foglizzo. Giunti alla stazione Dora, con mio stupore
mi accorsidi aver dimenticato nella mia Camera un docu-
mento importantissimo. Senz'altro lasciai il sig. Don Rua
in compagnia del suo segretario e con tutta l'agilità delle mie
gambe corsi all'Oratorio a prendere il documento. Ritornai
correndo, e potei raggiungere il treno che già si ~~Oveva.
11 signor Don Rua mi fece cenno con la mano di salire sulla
piattaforma ove si trovava lui tenendomi aperto 10 SPor-
tello. Vedendomi ansante e pieno di sudore mi fece entrare
e sedere innanzi a se, chiuse egli stesso la porta del carroz-
zone e, togliendosi il pastrano, me 10 mise sulle spalle Per
evitare &e, l'aria raffreddandomi, il sudore mi facesse del
male. Voleva resistere, ma per le sue premure così Paterne
e insistenti lo lasciai fare.
)) Giunti alla stazione di S. Benigno gli ridonai il pastrano,
non sapendo come ringraziarlo di tanta cortesia, e mi aiTret-
tai a scendere per aiutare il venerato Superiore. Mentre gli
- VIII Tutto a tutt;
offriva la mano, non so in qual modo, egli, ammalato nelle
gambe, scivolò nel lasciar la piattaforma e per fortuna lo
trattenni nelle mie braccia, preservandolo da una gravissima
caduta. Riavutosi, mi disse con una amorevolezza che non
dimenticherò mai:
- )) Bravo, caro figliuolo, esto baculzrs senect~tkme@!
1) Sulla vettura, sedendo io accanto al vetturino, mi do-
Inandò ancora più volte se non aveva freddo, raccomandan-
fdroemddioprea.t..er»na.mente di coprirmi bene per evitare un raf-
(( 11 5 aprile 1907- dice Don Emanuele Manassero -
trovandomi a pranzo proprio alla destra del sig. Don R ~ ~
e ricordando che quello era il 100 anniversario della mia
prima Messa, mi disse che godeva tantonel vedere ricordato
dai sacerdoti il giorno della loro ordinazione; ed essendovi,
Per caso, una scatola di dolci regalati, me ne
il piatto
egli stesso, e volle che li mangiassi tutti per far festa>).
Un prete novello ricordava come dopo aver celebrato
la prima Messa a Borgo S. Martino, accompagnato dai
parenti si recò a celebrare la terza all'altare di Maria ~ ~ ~
liatrice; e il Servo di Dio lo colmò di gentilezze, insieme con
i parenti 10 volle a pranzo in Capitolo, e fece portar anche
l'antipasto e un po' di dolce per fargli festa.
((Nel 1908 - annota Don Francesco Picco110 - era a
Torino e, siccome si compiva il 250 della mia Messa, stu-
diavo dove con pace e divozione avrei potuto celebrarlo.
I n fine mi decisi; andai da Don Rua, e lo pregai perche da
oulx, ove mi recava, mi avesse permesso d'andare a cele-
brare il 2.5' a Paray-le-Monial, all'altare dell'Apparizione
del S. cuore. Non mi lasciò nemmeno finire la domanda, e
mi rispose: - Non solo son contento che tu ci vada, ma vo-
gli0 che conduca con te un compagno)). 11 Servo di Dio
conosceva intimamente i1 caro confratello che gli chiedeva
quel conforto, e forse vedeva già quali e quanti dolori
avrebbe dovuto sopportare fino al termine della vita!
Don Evasi0 Rabagliati, ispettore delle Case Salesiane
Colombia, nel 1897 veniva nominato cavaliere dal
Governo d'Italia, e Don Rua, in data 28 aprile, gli scriveva;

12.10 Page 120

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228
-V Sull'orme di Don Bosco
«Ill.mo e Car.rno Slg. Cavaliwe! ho qui sott'occhio la gradita tua
del z.3 febbraio, nella quale non ci dài la notizia che ti hanno croci-
fisso; ciò non ostante l'abbiamo saputo ugualmente. Faccia il Signore
che la Croce dei SS. Maurizio e Lazzaro ti renda più leggere le altre
croci che devi necessariamente portare. Di tutto soli Deo honor et
gratiarum actio! n.
E qui dobbiam dire un po' largamente DELL'APOSTOLATO
COMPIUTO CON LA CORRISPONDENZA: ne abbiam fatto cenno
più volte, ma non abbiamo mostrato quanto fu singolare.
Don Cesare Cagliero, Mons. Costamagna, Don Vespi-
gnani, Don Conelli, Don Rabagliati, Don Peretto, Don
Gamba, ed altri ispettori, conservarono religiosamente tutte,
o quasi tutte, le lettere che ebbero da lui; e basta leggere
questa o quella serie, per dirle, ognuna, un monumento di
saggezza circa il modo di governare e della sua carità.
Mons. Costamagna le trascrisse in vari quaderni, e dopo
mer apposto accanto a ciascuna il sommario, se ne serviva
per avere alla mano norme pratiche per conservare e dif-
fondere lo spirito salesiano.
< La sua ammirabile corrispondenza - osserva Don Ve-
spignani - colla sua frequenza ed estensione segnava una
caratteristica salesiana, fomentando l' espansione, la confi-
denza filiale, e tenendo uniti i Confratelli al Padre, al cen-
tro della Congregazione, alla Casa Madre. 11 Superiore
sapeva tutto, interveniva a tutto, scioglieva ogni dubbio e
appianava ogni difficoltà, anche tra i singoli dipendenti, i
quali sempre sapevano a chi ricorrere. La discrezione e pru-
denza di Don Rua sapeva poi il caso che doveva farsi d'ogni
relazione, chiarire le cose, tenerle riservate o comunicarle,
secondo era meglio per la Congregazione ed i singoli indi-
vidui. Basta dare un'occhiata all'immensa mole di questa
corrispondenza del 10 Successore di Don Bosco per vedere
quanto bene ha fatto con tenersi casi in relazione con tutti
e ciascuno dei suoi figli. Sapeva poi battere spesso sopra
certi punti sui quali pareva ispirato od avesse missione spe-
ciale dal Cielo
(t Una volta - rammenta don Paolo Valle - mi chiamò
a scrivere lettere sotto sua dettatura.
VIII - Tutto a tutti
A un direttore raccomandava una saggia amministra-
zione, facendo presente come avesse largheggiato con una
somma cospicua verso un altro superiore che ne aveva molto
meno bisogno, e che avrebbe potuto dare a lui il denaro.
Ad un altro scriveva di badare che i confratelli fossero
ben coperti e che non misurasse la loro resistenza dalla
propria, ma con cuor paterno provvedesse che non aves-
sero a soffrire il freddo e pertanto domandasse egli stesso a
ciascuno se avesse bisogno di maglie di lana o di altri simili
P Ad un terzo scriveva che temeva che i confratelli non
ssero sufficientemente nutriti per causa del desiderio di
onornia, forse esagerato, del Prefetto. Vedesse quindi di
ere in modo paterno che tutti, anche i più timidi,
mandava una certa indulgenza verso
i chierici e coadiutori, procurando di non esporli a pericolo
di disobbedienza mediante un modo prudente di ordinare
ed ingiungere i comandi#.
Occupato quotidianamente in mille cose, per attendere
al disbrigo della corrispondenza soleva, nelle prime ore dal
pomeriggio, recarsi in case di amici e benefattori dell'opere
Salesiana, dove, scambiate brevi parole di saluto, si chiudeva
in una camera, solo soletto, e si poneva a lavorare.
Anche nei lunghi viaggi, e in Italia e all'Estero, non
mancava di leggere le lettere confidenziali e le più impor-
tanti, facendosele inviare dall'impareggiabile segretario Don
Lago in luoghi prestabiliti; e nelle fermate, che faceva qua
e là, ed anche a bordo dei bastimenti, rispondeva egli stesso
direttamente. Così visse la vita intima della Società fino al
termine dei suoi eiorni.
Se gli accadeva di non poter rispondere a tutti, prendeva
le lettere più lunghe, ove gli si chiedevano parecchi consigli
e pareri, scriveva sommariamente a fianco di ogni quesito
la risposta, si scusava in fine in bel modo, e rinviava ai mit-
tenti le lettere postillate.
Non di rado, insieme con le lettere dei direttori e degli
ispettori gliene giungevano anche, in particolari ricorrenze,

13 Pages 121-130

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13.1 Page 121

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230
-V Sull'orme di Don Bosco
molte dagli allievi; e anche a queste, dopo averle lette atten-
tamente, non tralasciava d i rispondere almeno con due righe
collettivamente:
({Finiiadesso - scriveva a Don Conelli, direttore ad Orvieto,
il 29 aprile 189j-di leggere le lettere dei tuoi allievi e ne rimasi con-
tento. Ringràziali delle preghiere che hanno fatto e fanno per me, esor-
tandoli a perseverare. Dirai loro che molto volentieri verrò a visitarli
e sentire le armonie della nuova banda musicale, appena mi sia possi-
bile. Intanto raccomanda a tutti, per parte mia, di far bene il mese
di Maria $S. Essa tiene preparate anche per loro molte grazie durante
quel bel mese.
n Dirai poi in particolare a Carletti Giulio che mi piace molto la
preghiera che fa per me, che cioè io possa farmi santo come il Patriarca
San Giuseppe; io prego per lui, affuichè si faccia santo come San Luigi
, od almeno come Savio Domenico.
A M... Giuseppe dirai che per riuscire vincitore nelle bat-
taglie di cui mi parla, devesi frequentare sovente i SS. Sacramenti e
, mettere bene in pratica gli avvisi del confessore.
Tu sta' allegro e procura di far bene anche tu il mese di Maria I).
Anche con le Figlie di Maria Ausiliatrice era in continua
corrispondenza, e per capire come p u r con loro si tenesse
al corrente d'ogni cosa, basta leggere una lettera, indirizzata
a Suor Orsola Rinaldi, nel 1900.
<Mi ia buona Suoi Orsola, coll'occasione che scrivo a Messico,
unisco anche una lettera per voi. Non so comprendere come vada che
mi mandate molto di rado delle notizie di vostre case, mentre io ne
sono piuttosto ansioso, conoscendo le difficoltà che s'incontr?rono in
passato. Procurate dunque di soddisfare questo mio desiderio, indi-
candomi come va la salute vostra e delle Suore di Messico e di Puebla;
come sono le relazioni delle une e delle altre verso i Salesiani; se si
osserva il Decreto riguardante la libertà che si deve lasciare alle Suor!
di chiedere confessore straordinario; se si lascia libertà di scrivere ai
Superiori maggiori, senza leggere tali lettere; se regna la pace e la
concordia tra le Suore; se non ve ne siano di quelle che seminano la
discordia; se si sono accomodate le difficoltà finanziarie tra i Salesiani
.sPe.le.avS.eutoerOe:rsaetoilrivooestrsocufoalbebbriecnatforveaquaevnatnattie, o, ercimc..a.ne allo stesso punto;
)>Vedetequante cose mi stanno cuore!
n Se poi mi farete un vostro rendiconto confidenziale; lo riceverò
volentieri nel desiderio di aiutarvi a sormontare le difficolth e andare
avanti di bene in meglio nella perfezione.
VIII - Tutto a tutti
I) Salutate tutte coteste vostre sorelle ed allieve, e vogliate tutte
pregare il Cuor di Gesù pel vostro in G. e M. Sac. Michele Rea.
P. S. - Desidero pur sapere se trovate vocazioni, e se le professe
I
e novizie sono ferme nella vocazione D.
Nella corrispondenza con i direttori e gli ispettori i ri-
lievi più frequenti erano rivolti a raccomandare, incorag-
giare, e vigilare certi caratteri.
(I Ti raccomando il caro N . N.; non lo credo cattivo, sarà pronto,
ma penso che sia animato da buono spirito ed affezionato alla Congre-
gazione. I suoi parenti versano in gravi strettezze; egli tuttavia prefe-
risce stare in Congregazione, malgrado le esibizioni che ebbe di im-
pieghi con cui soccorrerli. Se puoi riabilitarlo in tutto, penso servirgli
d'incoraggiamento o.
(I Da qualche lettera di N. N. mi pare che sia alquanto afflitto;
se puoi consolarlo andrà bene. Forse egli crederà di aver perduto la
tua stima e il tuo affetto; vedi un po' di renderlo persuaso del contrario.
Favorisci recapitargli la qui unita, senza fargli rimprovero d'avermi
scritto per confidarmi le sue pene. Fàgli coraggio ».
(I Riguardo a N. N. bisogna proprio aver molta longanimità; penso
con te, che agir diversamente sarebbe estinguere il lucignolo fumi-
gante. Quanto al suo awenire è nelle mani del Signore; ma penso che
otteirà p& colla pazienza, che colla ordinaria esigenza. Tuttavia è
bene incorag-g-iarlo alla vita comune...... »...
« Ti unisco una lettera del tale; io non credo opportuno rispon-
dergli; lascio a te l'incarico facendo notare che dovrebbe essere ben
più umile e rispettoso; dovrebbe pensare che è tenuto a semplice ti-
tolo di carità, e per6 dovrebbe mostrarsi umilmente grato e non par-
lare akezzosamente come fa in questa lettera I).
..
~~~
(I Riguardo a N. N. mi fa pena che si diporti come fa. Per lui vale
più una parola d'incoraggiamento che cento di rimprovero, sebbene meri-
tato. Egli ha bisogno di star a servizio ed in qualche contatto coi su-
periori; cogli uguali facilmente si disgusta e si scoraggia 1).
«Vedi di continuare ad avere gran cura del chierico N. N. Cono-
scendone i difetti, prendilo alle buone e fàgli animo, perchè, vincendoli,
possa riuscire ad avanzare nelle virtù opposte e a suo tempo andar
avanti negli Ordini Sacri. Io, per parte mia, gli perdono, ben volen-
tieri, quello che potesse essergli sfuggito in certi momenti di mestizia'
e malumore e.
(1 Fa' coraggio al diacono N. N.;speriamo che facendo un po' di
sforzo per correggere i suoi difetti, potrà riuscire ad essere ordinato
sacerdote. Si valga della dilazione come di un tratto della Prowidenza

13.2 Page 122

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V - Sull'ome di Don Bosco
232
pdearnzpaepdairgarrasziime Ie)g.lio a ricevere poi l'ordinazione con maggior abbon-
Vedendo un po' di buona volontà, incoraggiava sempre.
H Mi rallegro con quelli che professarono e vestirono oggi e fo co-
raggio a quelli che desideravano professare e non poterono ancora;
non si sgomentino, si facciano coraggio ad emendare quanto ?i può
essere d'impedimento alla professione; verrà il loro turno. Il Signore
lascia ancora loro un po' di tempo per meglio prepararsie così ptÙ
abbondantemente ricolmarli di sue grazie 9.
11 pensiero che qualcuno avrebbe abbandonato la vita
religiosa, era una spina acuta ai suo Cuore.
più volte, coprendosi il volto con le mani, deplorava la
condotta di costoro, poco curanti della vocazione e restii
all'obbediema; ed ai maestri dei novizi inculcava d'insistere
sulla grandezza del dono della vocazione religiosa, e sulla
docilità e sull'obbedienza che si deve ai superiori.
E sempre ammoniva e spronava a prevenire e impedire
-
defezione.
a Il tuo $tudiop&ipale sia quello di conservare le vocazioni che i{
Signore ci manda ed impedirne a tutto potere la pwdita. Si fanno tantt
mmfii nel coltivarle neì giovani e poi, quando potrebbevo cominciare a
darf i t t i , doloroso vedede squagliarsi come ilghzacczo al sole. 81Sappia
anche compatire certi difetti e mancanze, procurandone l'emadazzone
con amorevoli ammonimati, ora in pubblico, ora in privato; c'è pericolo
che il Signore c i chieda conto di queste vocazioni cke Eeasciam perdere*.
a Da lettere di Monsignore rilevo che parecchi preti e chierici
corrono
per la loro vocazione. Fa' di scongiurare tale ?nfe-
del&, che riuscirebbe di tanto danno a loro ed alta nostra Società».
(Mi fari pena le defezioni di cui mi parli. Bisogna lavorare molto
nel
per la formazione dei confratelli, ma poi devono i diret-
to,; rnecialmente continuare l'opera, accudendoli con patema carità
nelle 'case ».
Che grandirnata ha sofferto in questi ultimi tempi cotest? ispet-
toria! state un po>attenti a prevenire, qumto potete, simiii disgra!le.
11 signore vi ricompensi col mandare tante altre buone vocazioni e
la comodità di coltivarle D.
Uno, allettato dalle belle promesse che gli venivano
fatte, deciso di uscire dalla Socieh si presenta a Don Rua,
chiedendo con tali ragioni e con tanta insistenza la dispensa
- VIZI Tutto a tutti
233
dai voti che altri, forse, avrebbe ceduto alla domanda. I1
Servo di Dio impallidì a quelle forti dichiarazioni, e subito
ricomponendosi, col solito sorriso e coII'anima riboccante
- di carità: - Come - gli dice tu vuoi abbandonare Don
... - Bosco? ah! no%è $ossibile, non è possibile!... E quel po-
- veretto, di fronte a tanta amabilità, restò vinto, si commosse
e usci in questi accenti:
mi ppadmi...,fard quello
cBheenpeo,ssstog..n.or-DoInl'eRSZMeLr,vioodriimDaniogo.g..l,i
rivolse altre parole di affettuoso incoraggiamento e gli cangiò
occupazione; e quegli perseverò e divenne un salesiano
modello, pieno di riconoscenza per chi l'ha salvato.
Quando un confratello manifestava il proposito d'andar-
sene, non si dava pace, gli metteva sott'occhio i pericoli ai
- quali s'esponeva, e pareva che non cessasse di tremare per lui.
"n giorno narra Don Francesia - lo vidi più pen-
"90 del solito e, temendo che avesse gravi dispiaceri,
- gli dissi senz'altro preambolo: - Che hai?
n Che vuoi? ho sentito da Mons. Manacorda riferire
un dialogo da lui udito in una Congregazione di Roma.
Due religiosi avevano domandato ed ottenuta la dispensa
dai voti e di uscire dalla loro Congregazione; e si trattava di
- sottoscrivere la loro soluzione. La cosa era tutta legale;
tuttavia quel Prefetto disse: Eccomi qui a sottoscrivere
due biglietti d'ingresso per l'inferno! - Questo racconto
mi fa pensare e tremare per alcuni che misero mano all'ara-
tra, e poi, per amore ai parenti o poca corrispondenza alla
grazia di Dio, si volgono indietro, tradiscono le loro promesse
e si mettono in pericolo della loro eterna salvezza.
" Che potevo mai dirpli?
- Hai ragione di teGere e nell'istesso tempo un dovere
di pregare, perchè quanti cominciano sotto gli umili stendardi
di Don Bosco abbiano a perseverare sino alla morte! n.
I1 rz febbraio 1904, inviando a un direttore la dispensa
dai voti per un giovane confratellp, gli diceva così:
a Qui ti unisco la carta di dispensa pel giovane N. N.; ne1 conse-
gnargliela, dlgliche io nelfirmarla sentii la pena che proverdbe un padre
nel.segnar la condanna di morte pel suo $@o diletto, e solo per la sua
xnsistenza mi sono indotto a firmar la^).

13.3 Page 123

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234
- V Sulì'm-me di Don Bosco
U n tale, dopo aver defezionato, andava spacciando ai
quattro venti che il Servo di Dio aveva avuto sempre tanta
stima di lui che non avrebbe neppur sognato ciò che egli
aveva fatto; e Don Rua gli scriveva paternamente:
((Mifurono comunicate le dolorose notizie della tua defezione;
vedo proprio awerarsi quel detto della Scrittura: Abyssw abyssum in-
vocat; dopo aver disertato dalla nostra Società, quanto sei già preci-
pitato! Dio voglia che non abbia a fare una pessima fine. Con tante
promesse che mi avevi fatte, mancar cosi presto e cosi gravemente ad
ogni impegno assunto con gli uomini e con Dio! Fra le altre cose tu
getti il ridicolo su di me per aver creduto alle tue proteste di fedeltà,
mentre altri non vi prestarono fede. Ma meno male per questo: il
peggio è lo scandalo che hai dato e la condizione deplorevole in cui
ti sei gettato. Pensa ai conto che dovrai rendere a Dio, che tanto ti ha
beneficato e privilegiato. CR~DIMTIU, TTORTAUO, AFFEZIONATO AMICO
Sec. Michele Rua S.
U n altro, già uscito lui pure, supplicava d'essere riam-
messo con la miglior buona volontà; e il Servo di Dio tele-
grafava favorevolmente all'ispettore, e confermava la sua ade-
sione con queste commoventi parole:
ieri
P
a
Credo necessario far
proposito del nostro
psoevgeuriroeNl.aNp..r.eCseenrttaemalenteteleeggrlaimcommaminisveiautno
grave errore, diede ai confratelli cattivo esempio e compromise la
stima della nostra Pia Societa, ma ho ragione di credere sincero il suo
rawedimento, e perciò non & indegno dell'indulgenza che implora.
E questa indulgenza gli va usata anche perchè sui suoi costumi non
vi fu nulla a dire, e lavorò sempre con zelo e con sacrifizio dove lo
collocò l'obbedienza. T u hai fatto bene a mostrarti rigoroso finora ad
esempio e correzione; è venuto però il tempo di dar luogo alla miseri-
cordia verso di lui, poveretto, che riconosce il suo fallo e non desidera
che di ripararlo. Accèttalo in qualcuna delle tue case, posto che lo
permettano le circostanze di cui tu solo puoi giudicare; che se paresse
meglio dinanzi a Dio che debba vivere lontano da X... e fuori d'ispet-
toria, adòperati di farlo accogliere [altrove]. Opera quindi in mio
nome, e sollecitamente, &che non rimanga il nostro fratello in quei
doloroso abbandono, che a lungo pub divenirgli cattivo consigliere.
»Rivestiamoci della carità di N. S. Gesu Cristo che pronunziò la
la frase: Septuagies septies; e facciamo pel nostro povero.'%1 N. ciò che
vorremmo fatto a noi, se avessimo la disgrazia di cadere in simile fallo.
... I) Attendo da te quest'opera di carità, che consolerà il Signore ed
anche il mio cuore addoloratissimo 1).
- VIZI Tutto a tutti
235
A chi negò la buona parola?
Un missionario tentennava nella vocazione e gli comu-
nicava che voleva abbandonar l'America, tornare in Europa,
ed esser destinato a una casa della Svizzera; e il Servo di Dio:
e T i fo notare - l'ammoniva - che non è mai conveniente circo-
scrivere l'autorità dei superiori nel disporre della nostra persona, tanto
più dacchè si è fatto il voto d'obbediaza assoluta senza limitazione.
Tuttavia non mi oppongo al giudizio del tuo ispettore, se egli delibera
di lasciarti venire. Qui poi penseremo al sito e al modo di occuparti.
I) Ricordati però che dappertutto s'incontrano dzjicoltà e contrarietà,
tanto più portando con noi la causa delle medesime, vale a dire il carat-
tere non abbastanza riformato e le passioni non ben domate. I1 Signore
... ti accompagni e ti difenda da ogni pericolo. Mentre lo pregherò per
te, tu prègaio per il tuo aff.mo I).
Quanti ne salvò il Servo di Dio!...
Anche per i confratelli, obbligati a compiere il servizio
militare aveva tenerezze paterne. Più d'una volta, prima della
partenza, ne raccolse i gruppi in devota cerimonia neila cap-
pella privata di Don Bosco; ed ogni giorno, come si legge
in una circolare del 1894, li raccomandava nella Santa Messa,
e (ipare che il Signore si degni esaudire le preghiere che
s'innalzaiio per loro, poichè se pur troppo vi è da lamentare
che la virtù di alcuni venne meno, ve ne sono altri che col
soccorso della divina grazia non solo traversano senza loro
danno spirituale questa terribile prova, ma esercitano nella
caserma, si può dire, una vera missione. Molti, con modi
urbani, col prestarsi volentieri a render servizi, riuscirono
ad affezionarsi superiori e compagni ed ebbero cosi molto
maggior libertà per compiere le pratiche religiose. Altri
poterono impedire qualche male e promossero il bene traendo
con belle maniere altri militari ad ascoltare la S. Messa e
ad accostarsi ai SS. Sacramenti...)).
Al chierico Salvatore Rotolo, che gli aveva chiesto qualche
consiglio, dava questa risposta:
u Eccomi ad esaudirti: IO T u procurati per mezzo del sig. Ispettore
il libretto del soldato salesiano, leggine attentamente tutte le avver-
tenze, procura praticarle e te ne troverai bene; zo converd non nascon-

13.4 Page 124

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7-36
V - Sull'ome di Don Bosco
dere la tua qualità di chierico, ma senza menarne vanto dirlo chiara-
mente a chi t'interrogasse, procurando onorare tale tua condizione
colla tua seriamente caritatevole ed esemplare condotta. Non mi estendo
a darti altri consigli, perch& tutto troverai nel suindicato libretto.
I) Volentieri riceverò altre tue lettere, ricordandoti che hai in me
un amico che desidera il vero tuo bene. Saluta cotesti cari superiori
e confratelli, e mentre io prego per te, tu non dimenticare il tuo aff.
in G. e M. Sac. Michele Rua~).
Per comprendere il bene compiuto dal Servo di Dio con
la corrispondenza, bisognerebbe pubblicare un gran numero
di lettere che si leggerebbero con diletto e con frutto.
Belle e squisitamente gentili erano spesso le prime linee,
quasi saluto e spunto di amabilissima introduzione; prati-
cissime e di sprone al bene le finali.
Neile finali s'effondeva in benedizioni a chi scriveva o
in auguri di buona riuscita a pratiche ed affari in corso;
di ((abbondanti pesche spirituali nel tempo pasquale o, o in
altre ricorrenze; e spesso in fervidi voti di nuove vocazioni
>>. ((per corrispondere alle mire della Divina Prowidenza in
favore dei nostri prossimi
Anche delle finali delle sue lettere si potrebbe fare una
raccolta per far meglio comprendere come quelt'anima santa
viveva ogni istante per la gloria di Dio.
Ne diamo un saggio, breve ma espressivo, disposto se-
condo il corso dell'anno scolastico, tolto dalla corrispondenza
con i Salesiani. Non è una ripetizione di quanto abbiam detto
parlando del suo modo di governare, ma una conferma della
sua illuminata carità.
u I1 Signore vi ricolmi tutti di sua grazia e vi faccia passare un
ottimo anno scolastico ricco di ubertosi fmtti spirituali P.
u Raccomanda ai tuoi giovani che facciano bene la novena dei Santi;
essi otterranno loro tutte le grazie necessarie per passare bene i1 nuovo
anno scolastico, che mi auguro a tutti ricolmo di benedizioni I).
Buona festa dei Santi; ci vogliano un po' aiutare ad arrivare un
di lassù a cantar con loro le lodi del Signore s.
a Addio, carissimo, pensa in questa novena di tutti i Santi a farti
santo anche tu, e a far santi un gran numero di studenti e anche
un gran numero di artigiani, che finora avete in quantità cotanto
limitata I).
VIII - Tutto a tutti
237
u San Carlo, di cui oggi ricorre la festa, ci sia di stimolo a non
risparmiare fatica nel santo servizio ».
u I1 Signore vi ricolmi di sue grazie e la Vergine Immacolata vi
preservi dal più gran male, il peccato D.
a Buona novena e buona festa dell'Immacolata, dalla quale v'im-
ploro tutte le grazie spirituali e temporali I).
u Gesù Bambino nacque nel rigor del freddo, ma... desidera ri-
nascere nei nostri cuori ben caldi d'amore per lui)).
(i Gesù Bambino vi ricolmi di sue carezze e vi sostenga nelle diffi-
coltà, facendovi trovare mezzi e numeroso e valido personale ».
(i I1 nostro caro Patrono ci riempia tutti del suo spirito di carità,
mansuetudine e zelo n.
«San Francesco di Sales e Don Bosco ci ottengano il vero spirito
di zelo e di fervore nel divino servizio.».
(iSpero che farete costì bella festa di San Francesco di Sales; io
lo prego che ci riempia tutti del suo spirito di carità e di dolcezzas.
« San Francescodi Sales e Don Bosco si degnino pagarci la festa con
suscitare tante belle vocazioni, e noi corrispondiamo con coltivarle».
u San Francesco di SaIes ci faccia parte del suo spirito di dolcezza
e mansuetudine, e Don Bosco ci comunichi a tutti la sua inalterabile
calma da poter come lui praticare il detto: Niente ti turbi, e: Festina
lente n.
,' (i I1 Signore vi conceda di ricavare tutti i vantaggi spirituali per
cui fu istituita la auaresima I).
u Siamo nel mese di San Giuseppe; ricorriamo a Lui affuichè
proweda alle nostre necessità spirituali e temporali, e adoperiamoci
ad insinuarne fa divozione in tutti i nostri dipendenti a.
u San Giuseppe infiammi tutti d'amore per Gesù e vi ottenga tutte
le grazie spirituali e temporali di cui abbisognate)).
(iSan Giuseppe assista te e noi tutti e ci aiuti a mantenerci fedel-
mente in grazia di Dio &o all'ultimo istante di nostra vita I).
« 11 Signore ci aiuti a portare con Lui le croci con tutta pazienza
e gaudion.
>>. I1 Signore degnisi imprimere nei nostri cuori la tanto salutare
memoria dei suoi patimenti
n I1 Signore vi conceda ottimo alleluia, e ci faccia risuscitare tutti
a sempre nuovo fervore e zelo nel suo santo servizio ».
a T i auguro una lieta Pasqua che renda te stesso allegro come una
Pasqua e che porti l'allegria in tutte le vostre case H.
(( Gesù risorto prenda pieno possesso delle nostre case e dei nostri
>>. cuori, e ci porti quella pace e fraterna unione che tanto giova al pro-
gresso spirituale dei confratelli e al buon avviamento dei nostri allievi
(iGesù risorto porti a tutti tanto zelo per la gloria di Dio ed il
bene delle anime, in guisa da poter ciascuno con verità esclamare:
Zelus domus tuae comedit me I).

13.5 Page 125

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2"18
V - Sull'orme di Don Bosco
<< 11 Signore vi benedica tutti, e Maria Ausiliatrice vi accenda di
zelo per la gloria del suo Divin Figlio t).
n 11 Signore vi assista, e Maria Ausiliatrice ricopra col SUO manto
tutti i Salesiani, loro allievi e Cooperatori P.
11 Cuore di Gesù sia sempre il vostro amore, e Maria Ausilia-
trice la vostra Patrona I).
« - 11.Sacro Cuore di Gesù spanda largamente le fiamme del. suo
amore nelle nostre case 1).
((11Cuore di Gesù v'infiammi d'amore per lui,e San Luigi ci $ccia
p&e del suo fervore negli esercizi di pietà e nel servire ai prossimo D.
11 signore vi assista tutti e vi mandi fresche aurette a temprar
i grandi calori, ma infuochi i cuori vostri di caldo amore per lui]).
a 11 Signore coroni le vostre fatiche con un buon termine dell'anno
scolastico, e degnisi conservare nel bene i vostri allievi nel tempo delle
vacanze )t.
(( 11 Signore vi ricolmi tutti di sue grazie e la Madonna, Assunta in
Cielo ci porga la mano per trarci tutti su con Lei in Paradiso 0 .
I1 nome di Maria Ausiliatrice era frequentemente as-
sociato a quello di Don Bosco; e continuo il ricordo del-
l'amatissimo Padre.
«Maria Au.viliatrice sia il vostro sostegno e Don BOSCOil vostro
, modello I).
iii4aria Ausiliatrice vi copra col suo manto e Don Bosco sia sempre
il vostro potente avvocato u.
(,-Procura che si mantenga vivo in tutte le tue case la memoria e
lo spirito di Don Bosco».
((Saluta tutti i confratelli, animandoli a mostrarsi sempre pegni
figli di Don Bosco, come desidera divenire ed esserlo ognora 11 tuo
aff.mo in G. e M. Sac. Michele Rua)).
11 Signore benedica le vostre fatiche e sollecitudini confermando
la benedizione che di tutto cuore vi manda dalla tomba del nostro vene-
ra&le Padre i1 tuo aff.mo in G. e M. Sac. Michele Rua!).
Continuate a godere buona salute di corpo e di anima e, a lavo-
rare pel Signore che ci ricompenserà generosamente nella vita pre-
sente e più abbondantemente nella vita futura, dove speriamo di es-
sere tutti uniti al nostro carissimo e amatissimo padre Don Bosco)).
Talora, più che raccomandazioni, voti o ammonimenti,
p- arevano voci d'allarme.
8 11 Signore vi assista, conservi e moltiplichi; e Maria Ausiliatrice
tenga lontano da tutte le vostre case ogni malanno, specie il Peccatoi).
- VIZI Tutto a tutti
239
<I La Vergine Ausiliatrice ti aiuti a tener lontano da cotesta casa
il demonio della disonestà, aiiìnchè siate tutti degni figli di questa
Madre purissima I).
Spesso anche partecipazioni cordiali a fastidi e preoccu-
pazioni per intime o pubbliche vicende.
n Il Signore ve la mandi buona; e Maria Ausiliatrice, tesoriera di
Don Bosco, vi assista nelle attuali necessità u.
(i Maria Ausiliatrice aggiusti ogni cosa a gloria del suo Divin Figlio
e a salvezza di coteste anime)).
« L a Vergine degnisi difenderci'dalle calunnie di chi, denigrando
noi, intende deniprare la C.h-i.e..s.a i> . .
(i I1 Signore vi-ricolmi di grazie, e sollevi cotesta cara Nazione dalle
sue miserie. Preghiamo e confidiamo >>.
(i I1 Sacro Cuore di Gesù apporti a cotesta Repubblica la pace di
cui abbisogna e la faccia rifiorire moralmente e materialmente. Noi
preghiamo a tal fine >).
(i Facciamoci coraggio, e pieni di fiduciain Dio non trascuriamo di
fare quanto è in nostro potere per rompere le corna al demonio e far
trionfare Gesù I).
(i I1 Cuore di Gesù versi su di voi le sue grazie e specialmente la
fortezza e i lumi in mezzo alle difficoltà I).
Era di un'opportunità squisita. u Gesù - scriveva alle
Figlie di Maria Ausiliatrice dimoranti in Africa - vi dia
forza a sopportare il caldo e la fatica; fate in modo che i1 ca-
lore esterno non diminuisca l'ardore dei vostri cuori )>.
Gioie e dolori, come li sentiva in cuore, avevano riso-
nanza nella corrispondenza familiare, dove soleva accennare
non solo le consolazioni provate per il buon esito di solennità
religiose e di qualche pratica o affare da tempo vagheggiato,
ma inattese disgrazie, perdite dolorose di cari confratelli e
gli stessi anniversari.
C Ho ricevuto la cartolina che mi annunzia i nuovi fiagelli per co-
testa repubblica: tifo e vaiuolo; Dio vi presemi da simili disgrazie, e
faccia guarire chi ne fu colpito)).
(i Ci fanno tanto pena le notizie delle vostre disgrazie e, non po-
tendo altro, preghiamo per voi B.
B Prega per noi e particolarmente pei nostri confratelli di Francia,
Ila nuova legge contro le associazioni non 'possono

13.6 Page 126

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840
V - SuZ'6>ormedi Don Bosco
(<11Signore vi benedica tutti; e tu prega e fa' Pregare pei confra-
telli defunti, specie per le vittime del disastro del Brasile avvauto
l'anno scorso in questo dì I)..
In questi ultimi tempi il Signore ha chiamato un numero consi-
... derevole di nostri confratelli, fra cui parecchi direttori. Prega anche
tu per loro o.
Usava le sollecitudini le più assidue e premurose nel
procurarsi notizie delle singole case, graziosamente e se-
riamente parlando con ogni confratello che fosse di pas-
saggio all'oratorio, e anche con benemeriti e affezionati
cooperatori. S'informava prudentemente se tutto procedeva
con regolarità, se tra alunni e superiori regnava la familia-
rità che voleva Don Bosco, se si lavorava volentieri e con
frutto, se v'era frequenza alla Mensa Eucaristica e comodità
di confessarsi in qualunque giorno, se non vi fosse nulla che
dksse pretesto a rilievi poco edificanti, e a lamenti, o mor-
morazioni.
Nel cuore di Don Rua tutto e tutti avevano Un posto, e
l'interessamento paterno glifaceva abitualmente, nonostante
i1 continuo sviluppo, considerare tutte le case dell'opera
come una casa sola, e con tutti usava i1 iinguaggio più
familiare.
Molte lettere degli ultimi anni, dettate ad amanuensi,
sembrano un meraviglioso fonografo che riproduca esatta-
mente- la sua voce. Chi l'ha udita, legga questa, inviata a
Don Edvigio Paolini a La Plata, nel 1908:
« M i giunse assai gradita la tua lettera del 21 luglio p. p. colle
notizie della splendida festa celebrata in onore di S. Luigi Gonzaga
il giorno dello
mese. Te ne ringrazio cordialmente, e mi ral-
legro con te di una festa così ben riuscita. Mi rallegro delle numerose
Comunioni in onore del Santo, della Messa eseguita in Canto grego-
dai giovanetti stessi delSOratorio, della solennissima proces-
zione, alla quale prese parte un numero di giovani veramente impo-
nente. ~ ~ ~ i ~Ce~rcia dmi faore\\in maniera che l'oratorio si mantenga
sempre in fiore come al presente. Bellissima l'idea di coltivare il canto
liturgiconellJOratoriostesso e di farlo apprezzare dai giovani. Questo
mi fa molto piacere; piaceva anche molto al Venerabile nostro Padre
B ~ il q~uale i~nsiste~va pe,rch&anche negli Oratori festivi si
facesse imparare il canto gregoriano. Di gran cuore invio la benedi
I
- VIII Tutto a tutti
241
%ionedi Don BOSCOa te, ai confratelli, e a tutti i tuoi giovani. prega
Per il tuo sempre &.m0 nei Signore Sac. iWichele Rida».
Col pensiero e col cuore era sempre accanto ai suoi. AI
Procuratore Don Cagliero:
<r Mi pare di vederti - scriveva in fin d'anno - sulla vettura del
cav. Cucco correre per tutta la città a portare i tuoi auguri! Corri
pure, e guarda di far fortuna per provvedere alla casa di Genzano... h.
a Ormai si rende necessario stabilire un telefono tra me e te per
corrispondere pita prontamente e frequentemente I).
Si i: accennato come vari gli chiedevan due righe scritte
di sua mano (naturalmente le bramavano per avere un
caro ricordo), ed egli li accontentava spronando sempre alla
perfezione.
Al chierico Salvatore Gaglianone diceva:
~Èccotdi ue parole di mia mano in risposta alla gradita
Mi rallegro teco dei voti perpetui e degli ordini minori. sia tua Santa
ambizione praticar i voti fedelmente anche nelle piccole cose, e pre-
parati in questo modo a salire gradatamente agli ordini maggiori, specie
. presbiterato, per divenire un santo ministro del Signore e degno
figlio di Don Bosco ».
- Don Luigi Macchi ricordo della sua ordinazione sa-
cerdotale riceveva questi consigli:
e Mi rallegro con te della dignità sublime a cui fosti elevato, a
inistro di Dio. Sii tanto riconoscente ai Signore che ti
così
timamente unito a Lui. I suoi interessi siano gl'interessi tuoi. santa
ione tua sia di far sempre la sua volontà e farla bene, disimpe-
do con fervore i tuoi doveri ».
-..
Madre Eulalia Bosco, nipote del venerato nostro Fonda-
Conserva devotamente queste righe ricevute quando era
irettrice a Bordighera:
- "e tue educaade, come mi scuivi, vogliono almeno una riga di e-
Sta alla gradita loro di augurio. Eccomi a compiace&; 12 signore,
ttosibambino nella capanna di Betlemme, inuita &tte a
in i!Pirito ed accendersi d'amore per
o.
tarlo al-

13.7 Page 127

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242
- V Sull'orme di Don Bosco
Alle volte era il primo a scrivere ad ispettori, direttori,
e ad altri che avevano uffici speciali per insistere che gli
mandassero notizie, od anche solo per ricordare che, mal-
grado l'immenso lavoro, avrebbe continuato ad aiutarli con
i suoi consigli.
o P a m i gza mezzo secolo che non ricevetti tue lettere, perciò
vengo io sponte ad interessarti...)).
Nel 1903, causa la rivoluzione, non era possibile tenersi
in regolare corrispondenza con quelli che dimoravano in
Colombia; ed egli, tornando a scrivere alla superiora delle
Figlie di Maria Ausiliatrice, addette al Lazzaretto di Con-
trataciòn, l'esortava a non affiiggersi e a rimaner tranquilla,
con espressioni le più gentili, premurose e sante:
u...Ciò non proviene altro che dalla difficoltà estrema delle comuni-
cazioni. Ora però dopo la guerra, speriamo che il servizio postale di
nuovo si potrà stabilire regolamente tra la Colombia e l'Europa, ed
anche nell'interno della Repubblica.
>)Passando ad altro, devo dirvi che il mio cuore ha provato gran
pena, e fu realmente ripieno da un senso d'angosciosa amarezza, al
leggere il contenuto della vostra lettera.
n Poveri infermi! poveri lebbrosi! quanto devono soffrire dopo gli
orrori della guerra, non solo per la malattia che li tor+ta, ma anche
per la fame che si aggiunge ad accrescere il loro martirio!
)) E dopo aver esclamato: Poveri infermi! dirò pure: Povere suore!
povere Figlie di Maria Ausiliatrice,che sono costrette a,viverein mezzo
a tanti sofferenti, a udirne i lamenti, i pianti e le grida, senza poter
loro venire in aiuto che in una maniera molto limitata, senza poter
soccorrere che alcuni infelici fra tanti infelici! Io son certo che questo
riesce, per voi, Figlie di Maria Ausiliatrice, che avete innato nel cu?re
e che sentite irresistibilmente il senso della compassione verso i mise-,
rabili, il più gran tormento. Veder soffrire e non poter porgere uzuto a ch,
soffre; non poter laire che parzialmente il dolore di tantì nostri f?a?elli
in Gesù Cristo è ben doloroso per un cuore gentile che si sente rzpzeno
della carità di N . S. Gesù Cristo.
n Se non potete però soddisfare alla vostra carità, sollev
pletamente i poveri lebbrosi quanto al corpo, cercate d
quanto all'anima il più che potete, suggerendo loro buoni
pie raccomandazioni, insinuando loro la rassegnazione in mezzo
loro patimenti, perchè almeno riescano ad acquistare qualche me
davanti al Signore e non abbiano a perdere tutto il meritodelle 1
V I 1 - Tutto a tutti
24..3
sofferenze. Soffrire mollo sulla terra, senza speranza che questo sof-
frire frutti per la vita fu tura e serva a guadagnnrciil Paradiso 2peu una
povera anima la condizime@'ù triste e dolorosa. Che ipatimenti di pesta
vita ci servano almeno per ottenerci i godimenti del Paradiso. Questa
idea, insinuata spesso ai poveri lebbrosi, & la più consolante che pos-
siate loro suwerire.
B QuantOYallefanciulle dell'Oratorio fate tutto quello che potete
per animarle al bene anche coi mezzi limitzti che avete alla mano.
Presto verrà il nuovo Ispettore, ed io spero vi sarà di grande aiuto
per procurare a voi ed al170ratoriouna condizione meno disastrosa.
>)Sono presso alla tomba di Don Bosco in Valsalice, e di qui prego
per voi e per le vostre consorelle, per gli infermi e per le figlie del-
l'oratorio. Tutto vostro in G. C. Sac. Michele Ruar).
ANCHE PER LE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICfEu il te-
nero padre, che ugualmente aveva a cuore l'incremento del-
l'Istituto e la formazione delle singole religiose.
Lieto quando incontrava delle giovinette che desideravano
entrare nell'Istituto, a tutte, povere e non povere, racco-
mandava di pregare Maria Ausiliatrice e Don Bosco ad
aiutarle a prepararsi un bel corredo di virtù t1 da portare in
congregazione. Alle novizie ripeteva:
a Pensate che è tempo di prova per voi; dovete formami e la-
sciami formare.
m o v e t e rinnegare voi stesse, i vostri gusti, la volontà, le comodità,
le abitudini contratte nel mondo, e assuefami a tutto quello che vi
aiuterà a camminare per le vie della perfezione, delle quali la prima e
la più importante è la mortificazione.
7) Armatevi della carità e vestitevi dell'umiltà, in modo che quelli
della terra abbian poi a vedere in ciascuna di voi quasi un essere ce-
leste.
j) Adornatevi di ogni virtù per essere sale e luce, quando sarete
chiamate a compiere la vostra missione in mezzo alla società.».
d o v e t e lasciarvi formare in modo - insisteva - da
divenire un'immagine vivente della tzostra Madre Celeste,
Maria SS. AusiYiatrice! ».
Alle professe, oltre i doveri comuni a tutte le religiose,
ricordava:
?VOISIETE DISCEPOLE DI DON BOSCO. Quanto ha fatto Don Bosco
per i1 vostro Istituto! Ma perchè? Don Bosco aveva di mira due cose:

13.8 Page 128

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Ivezza delle anime. Desiderava ?vere aiutanti
sesso femminile. Percid voi dovete sempre aver di mira la volontà
gloria di Dio e la salvezza delle anime. Don Bosco era il figliuolo
... oto, obbediente, affezionato di S. Chiesa e del Papa: quanto ha
ntimenti! e voi dovete imitarlo Don Bosco
; non badava a fatiche e incomodi per il
SIETE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE. Dovete amare e cercare di
di questa vostra tenera Madre, conside-
tele ogni mattina umiltà, purità, carità.
pecialmente in queste virtù. All'idea di Figlie di
a la convenienza di una soda pie* così le Figlie
devono mettere per base una pietà fervida,
ete zelare la divozione verso di Lei, interes-
orare ed amare dagli individui e dalle
Madre Luisa Vaschetti, Superiora Generale, ricorda con
devozione che essendo ella in America, nella Repubblica
Argentina, il Servo di Dio rispondendo ad una sua lettera, per
esortarla a progredire nella perfezione le scriveva così: ((Ogni
mattina posate un piede sul già fatto, ed attendete diligentemente
a pepararvz' nel corso del giorno il terreno su cui poggiare
l'altro piede al termine della giornata; cosl facendo arriverete
sìcuramente alla mèta senza grave fatica)>; cioè nulla dies
sine linea, sempre avanti, in Domino!
Somma era la riservatezza e sempre edificante il con-
temo che aveva con loro, anche q-uando, qualche volta, fu
Q
visto amabilmente scherzare.
U n mv orno, arrivato a Nizza, mentre le postulanti, le
novizie e le suore facevano ala al suo passaggio, uscì sor-
ridendo in queste parole: - Le postulanti non lo sembrano
sante, e non lo sono! Le novizie lo sembrano, e non lo sono! Le
professe non lo sembrano, e lo sono!
U n mattino per andare in infermeria a visitar le amma-
late attraversava il cortile delle educande, e queste - ri-
corda Suor Francesca Bruno - «appena l'ebbero scorto,
corsero ad attorniarlo e a farlo ~arlare.Egli nell'abituale sua
bontà, le accontentò, e poco dopo per allontanarsi si ap-
pigliò ad una facezia, invitò tutte le fanciulle a guardare un
uccelletto che volava, e, mentre quelle tenevano il viso ai-
VIII - Tutto a tutti
245
zato, si diede alla fuga con una rapida corsa... Le educande
rimasero sorprese e lo guardavano mute, ed egli un minuto
dopo rallegrava con la sua presenza e con la santa parola
le povere inferme D.
Altra volta (si era alla chiusura degli Esercizi), dati i
ricordi e terminata la funzione, si recò nel cortile delle suore
e con loro si mise a passeggiare sotto i portici. A un tratto
guardò l'orologio; e chi l'osservava notò un piccolo atto di
sorpresa. Era tempo di andare alla stazione. Che fece? AI-
lungando la mano, richiamò l'attenzione delle suore verso
la fine del porticato, mentre con l'altra si faceva largo alla
sinistra verso il cortile, e: - Guardate là, diceva; guardate
bene! guardate bene! che cosa vedete?! - E mentre I'at-
tenzione di tutte stava rivolta a quel punto, uscì in fretta
dalla parte che si era aperta, correndo come un giovinetto;
e quando, vista la trovata, le presenti uscirono in un oh pro-
lungato, egli scompariva e, accompagnato dai sacerdoti, si
avviava alla stazione.
A Sampierdarena era in cortile con loro e, vedendo che
alcune erano sofferenti, le esortò a star sempre allegre, e in
fine prese a cantare: - Fuor di qua, malinconia, - tu non dài
che dispiacer, - va' lontan da casa mia, - non ti voglio più
veder! - E volle che tutte si unissero a canterellare con lui.
Altri graziosi particolari si ebbero altrove.
In più case ebbe la degnazione di assidersi con loro a
mensa trattenendole in santi colloqui e inculcando d'ascoltare
attentamente la lettura e in fin dei pasti chiedere perdono a
Dio di qualche atto o compiacenza di gola, lasciandole sem-
pre edificate. ((Certe buone religZose - soleva ripetere -
non escono mai di refettorio, senza aver presentato a Nostro
Signore un piccolo frutto della loro mortzjicazione, non fosse
che un boccon di pane lasciato per amor di Dio >.
Nella corrispondenza due parole precise gli bastavano
talvolta per rispondere a lunghissime lettere, e lo faceva
anche per ammonire; nelle udienze invece, pur sempre at-
tento a non perdere un briciolo di tempo, largheggiava di
consigli e incoraggiamenti d'ogni specie, scendendo a minuti
particolari, per facilitare l'adempimento d'ogni dovere.

13.9 Page 129

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246
V - Sull'orme di Don BOSCO
Ad una, che doveva vegliare qual madre due fratellini,
s'indugia a insegnare come debba trattarli per affezionarseli,
farsi ascoltare, e farli crescere sempre migliori; a un'altra,
che attendeva al ricamo, dà consigli e chiede se è abbonata
al periodico la <( Ricamatrice a; ad una terza incaricata del
catechismo ai bambini in parrocchia, insegna come debba
-f-are Der ben istruirli; a una quarta dà suggerimenti per me-
glio apprendere
<t E pur parte
una lingua
della carità
straniera.
salesiana -
diceva
Don
Rua
-
il trattare con riserbo e rispetto le buone Figlie di Maria
Ausiliatrice, le quali con tanto spirito di sacrificio prestano
l'opera loro in molte delle nostre case; è nostro stretto do-
vere riguardarle come nostre sorelle in G. C., ed evitare con
loro ogni maniera sgarbata od espressione indelicata ed
imperiosa, quali si usano purtroppo a persone di servizio ».
Tanta ~erfezionebrilla in modo stupendo dalle testimo-
nianze di tuelle che lo conobbero!
Tutte con interessanti particolari illustrano la santità del
Servo di Dio, e benchè si tratti ordinariamente di piccole
cose. nella loro incantevole schiettezza e semplicità ci dicono
qual era l'anima sua.
((Ero addoloratissima - scrive una di esse - dovendo
partire per la Svizzera e lasciare mio d ad re solo e ammalato.
Raccontai la mia pena al sig. Don Rua; ed egli, dopo avermi
ascoltato con grande bontà, mi disse: - Penserò io stesso a
vostro padre -. Infatti lo fece accettare in una buonissima
casa a Torino, dove si sarebbe trovato benissimo, se il Si-
gm-.ioorrnei
non
)>.
lo
avesse
preso
in
paradiso
dopo
una
ventina
di
t( Ricordo come fosse ieri - dice un'altra - che, vedendo
il caro Superiore occuparsi con tanto delicato e paterno
interesse di me, tanto piccola nella Congregazione, mi com-
movevo. Saputo che io era di Mirabello, paese in cui egli
era stato direttore, con soddisfazione ricordava persone e
cose di là. Volle sapere i particolari della mia famiglia, e,
sentendo che non aveva che la mamma e un fratello mi
disse: - Coraggio! quando sentirete ancora un poco la pun-
tura del saciifizio che avete fatto allontanandovi dai vostri
VIII - Tutto a tutti
247
cari, ricordatevi che vostra mamma, permettendovi di venire
a farvi religiosa, ha compiuto un sam$xio assai maggiore del
vostro! - Quante volte ho ricordato con grande vantaggio
tali sapienti parole )).
« M i trovavo a Torino - dichiara una terza - e deside-
ravo parlare all'ottimo Padre; come fare? Pensai di scrivergli
un biglietto manifestandogli il desiderio, perchè non poteva
trattenermi a lungo in anticamera e neppure andarvi tanto
presto. Scrivo e spedisco. All'indomani, dopo la medita-
zione e la Santa Messa, salii in anticamera e la trovai già
gremita. E allora? Presi l'ultimo posto, aspettando il mio
turno; e, senz'esagerare, avrei dovuto aspettare fino a mezzo-
giorno e più, quando dopo un quarto d'ora ecco entrare il
venerato Padre. Guardò tutti e vide me, che era proprio
l'ultima. Si volse agli astanti e con una bontà più che paterna
disse: - Permettete che passi la suora nevvero? è da ieri che
m'aspetta, poverina! - Io rimasi confusa, umiliata; ringraziai
con uno sguardo tutti i presenti ed entrai in sua camera,
dove mi ascoltò, m'interrogò; e soddisfatta ritornai a casa...
e così contenta, che mi pareva di aver parlato con un santo o.
a Diverse volte - leggiamo in un'altra testimonianza -
vidi il signor Don Rua a Nizza Monferrato, dove fui educata,
e al noviziato di S. Giuseppe dove si ebbero da lui preziose
conferenze che ci furono di eccitamento al bene; ma nel
cuore mi si ripercuote continuamente una semplice parola,
che egli mi disse il 16 dicembre 1907 nell'impormi la me-
daglia benedetta qual postulante delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice: - Coraggio! - Questa parola, detta con accento
paterno e quasi profetico, mi fu d'aiuto in molte traversie
della vita e a mantenermi saida nella santa vocazione )).
G Coraggio!)) era fa parola che ripeteva con frequenza,
a tempo e luogo, con evidenti risultati consolanti, come
dichiarano molte con venerazione.
4 Ero postulante a Nizza Monferrato - scrive un'altra
Figlia di 1Maria Ausiliatrice - ed eravamo nel salone aspet-
tando il veneratissimo Don Rua, e quando giunse sfilammo
per baciargli la mano. Era vicina a me una compagna, molto
sofferente, perchk temeva della sua vocazione, ostacolata

13.10 Page 130

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248
V - SuU'orme di Don Bosco
- dai parenti. Don Rua le mise la mano sul capo e le disse: -
Coraggio, e allegra! Da quel giorno la buona compagna
si senti dawero incoraggiata e divenne allegra, fece vesti-
zione e dovette andare poi a casa per qualche tempo, ma
ritornò tutta festante, ed ora è suora professa perpetua, e
d--ic-e-vami una volta: - Dopo le parole del signor Don Rua
mi sentii un'altra 9.
<r Ebbi sempre - dichiara Suor Rosalia Dolza - la
convinzione che Don Rua era un santo nel senso vero della
paro,)laO. gni volta che potevo awicinarlo e udirlo, ne avevo
eccitamento al bene. Ritengo come grazia particolare di Dio
I'aver avuto da lui, a Torino, la benedizione di Maria Ausi-
Iiatrice prima d'entrare nell'Istituto come postulante, per
ottenere la santa perseveranza; I'aver avuto, a Nizza Mon-
ferrato, dalle sue mani l'abito religioso, e più tardi I'aver
fatto a Dio la mia consacrazione con la santa professione
e i voti in perpetuo innanzi a lui. Un amo, nel giorno della
chiusura degli Esercizi, che pure avevo fatti meglio che potei,
mi sentivo, per un insieme di cose, triste e malcontenta; e
il veneratissimo signor Don Rua distribuiva a tutte le eser-
citande un'immaginetta del S. Cuore. Venuto il mio turno,
mi sentii dire l'ispirata parola: - Cwaggio! - che dissipò
le nubi dell'anima mia e mi diede forza e serenità. Ripeto
che mi parve ispirata quella parola che mi disse guardandomi,
come faceva raramente )>.
4 Più volte nella cara Casa Madre ebbi occasione di vedere
il veneratissimo signor Don Rua - devotamente conferma
Suor Maria Micanzi - riportando sempre più forte convin-
zione che quella figura di dolce anacoreta fosse un santo
vivente.
>) E mi par sempre di vederlo, come lo vidi il 12 ago-
sto 1906, Va sul pianerottolo della casa, a dispensare un'im-
magine ricordo alla comunità. che usciva dal salone. Anch'io,
benchè per l'ultima, mi presentai; ed egli guardandomi e
quasi tenendomi la mano che aveva preso per baciarla, mi
disse con amabilità: - Coraggio, coraggio, neh! - Se abbia
letto ciò che io sentivo e cercavo d i dissimulare non lo so;
VIII - Tutto a tutti
ma rimasi stupita e contenta. Posso poi assicurare che d'al-
lora mi sentii forte e coraggiosa, e quel suo sguardo, quelle
sue parole mi sovvennero più volte e mi aiutarono e sosten-
nero ogni qual volta il nemico del bene tentò farmi volgere
indietro lo sguardo; e tuttora ho viva fede che Don Rua dai
cielo mi protegga e mi aiuti ».
L'eco di cotesti effetti consolanti si faceva sempre più
larga nell'istituto; e si andava a gara nell'aprire il cuore al
Servo di Dio nelle pene e nelle amarezze, leggere e gravi,
senza timori e reticenze, con la certezza d'averne sollievo.
Suor Teresa Visconti fa questa esplicita dichiarazione:
"i trovavo a Torino col cuore oppresso da un ordine ri-
ricevuto dalle Superiore, il quale pareva che mi facesse
scoppiare i1 cuore. Mi presentai al signor Don Rua e, pian-
gendo, gli raccontai il mio dolore, per aver da lui qualche
- aro la di conforto. 11 signor Don Rua, che mi conosceva
bene, mi disse: Suor Visconti, è un po' di super6ietta che
" f a soSfre! - Si, si, lo so che è la superbia che mi fa sof-
frire; ma se lei, o Padre, mi dice una parola di conforto, od
anche mi dà una sgridatina, la superbia se ne va, ed sof-
frirò sì, ma in pace!... O Padre, ho un mtugno qui - e facevo
segno alla gola - e non cala! [cotugno è un'espressione si-
ciliana, che vuoi dire mela cotogna acerba]. - I1 buon Padre
si awicinò al tavolo ove teneva libretti, immagini ed altre
cosette da regalare secondo i casi ai suoi visitatori e bene-
fattori, poi si portò ridendo vicino a me e mi faceva vedere
- un barattolo di miele e lo teneva con tutte e due le mani,
dicendomi: Tenete, mangiate questo miele, e il cotugno
passerà. - Io guardavo, guardavo, ora il signor Don Rua,
ora i1 barattolo, che in quel momento aveva per me due si-
gnificati: l'uno, che io dovevo essere tutta dolcezza verso le
persone sofferenti; l'altro, che, assaggiando il miele che era
nel barattolo, dovessi tramutare le mie pene in dolcezze
infinite. Con queste ispirazioni conservai i1 miele, e tutte le
volte che mi venivano gravi croci a portare, dissuggellavo
il barattolino e con fede, con fede viva, prendevo un pochino
di miele, sicchè un bel giorno, avuta una gran prova, sba-
razzai e consumai, sempre con fede, tutto il miele che mi

14 Pages 131-140

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14.1 Page 131

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V - SuEl'orme di Don Bosco
250
era stato dato da1 santo Don Rua per servirmene efficace-
... mente in circostanze dolorose )>.
I1 buon Padre s'interessava d'ognuna con tanta carità,
che impressionava santamente. «Oh! lo ricordo come se
fosse oggi! Pochi giorni prima di partire per l'America, -
scrive Suor Natalina Ferraris - doveva visitare per l'ultima
volta i miei cari a Torino. Un gran timore m'invadeva e non
volevo andare in casa, senza prima avere un'intemista con
Don Rua.
)> Come fare? Le ore erano contate, e tutti mi dicevano
che era impossibile in quel giorno. La Madre Generale,
visto il mio affanno, mi fece accompagnare dopo pranzo
da una pia signora all'Oratorio, dove Don Rua stava in cor-
tile circondato da altri superiori. Appena la signora gli disse
che desideravo parlargli, mi fe' cenno d'approssimarmi e
mi condusse nella sua camera, e gli manifestai ogni mio ti-
more e i miei dubbi, ed egli ebbe per ogni cosa una parola
così persuasiva da lasciarmi completamente tranquilla. Sen-
tivo che era il riflesso di Gesù, poichè mi sentii invasa
d'una gioia realmente celeste; erano svaniti dubbi e diffi-
coltà. e sottentrata una pace ed una fortezza che mi venivano
da Dio.
))Non si limitò a questo colloquio la bontà del Padre,
ma volle farmi vedere la stanza del Venerabile Don Bosco,
e quivi fece una preghiera per la mia felicità, mi diede una
medaglia come ricordo, e con una benedizione mi congedò.
Mi perdura ognor viva la santa impressione di quell'ora
felice, e lo tengo come mio protettore della vita interiore)).
Suor Nazzarina Galli fin dal 1910 stendevaquesti appunti:
o In molte circostanze la bontà del veneratissimo Padre
mi ha commossa sino alle lacrime...
Sul finire del 1905 le Superiore disposero che ritornassi
in America... Andai dal veneratissimo Padre per congedarmi
e ricevere un'ultima sua benedizione. Incoraggiata dalla
sua bontà, e persuasa che mi conosceva bene, lo re gai di
volermi dare un ricordo che fosse l'espressione del buon
Dio,)a-mSiotartieguseamrdpore. allegra! - disse il buon Padre.
VIII - Tutto a tutti
251
a - Oh Padre! a me dice questo, mentre io sono sempre
allegra e non ebbi mai un momento di tristezza in vita mia?
- State sempre allegra! - ripetè con più forza.
- Veramente anche Don Bosco
allegri anche ai più dissipati, per dir
rlaocroc.o..mandava
di
stare
- State sempre allegra! - ripetè ancora.
D Io non poteva persuadermi che quello facesse per me
e, con confidenza al tutto filiale, presi a dire:
)i-Padre! mi scusi, lei forse mi dice questo, perchè
sa che sono superba e non osa dirmi altro, di cui forse avrei
più bisogno. Oh! mi parli col cuore alla mano, e creda che
il buon Dio mi darà grazia di trar profitto dei suoi santi
- State sempre allegra, figlia mia! - ripetè per la
- avrete ancora molto da soffrire, ed anche allora
! - che era quanto dire che non mi lasciassi
Lo ringraziai, mi raccon~andaialle sue sante preghiere
e lo pregai di benedirmi. Si alzò; mi accompagnò fino a un
certo punto della camera, poi si 'fermò e mi benedisse. Io
era commossa, perchè era quello il luogo preciso dove ven-
t'anni prima aveva ricevuto l'ultima benedizione del venerato
nostro Fondatore. I1 tempo poi ed i fatti provarono che
Don Rua fu profeta. Specialmente all'epoca della sua morte
fortemente mi risuonò in cuore e tornò di gran conforto i1
paterno invito: - State allegra, figlia mia! - e fu allora che
convinta del suo potere sul cuore di Dio, mi raccomandai
a lui in un gravissimo affare, che si aggiustò in un' modo
)) I1 mio vecchio genitore mi raccontò, come l'ultima
volta che il Servo di Dio si recò a Milano andò a visi-
tarlo e fra le altre cose gli disse che gli riusciva difficile dir
bene il Rosario. I1 buon Padre cavò un borsellino di tasca,
ne estrasse la sua corona, e: - Prendetela, disse con bontà,
con questa pregherete meglio. - E il buon vecchio mi
dice)v)-al
che realmente fu come gli disse Don Rna.
o attesto riconoscente che-molte volte una sua
parola,
un suo scritto, la sola sua presenza o vista, anche da lontano,

14.2 Page 132

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V - Sull'omze di Don Bosco
ha operato in me più fortemente che una predica, e mi era
di grande stimolo per avvicinarmi al buon Dio e rinnovarmi
e1 compimento del dovere della perfezione.
u La stessa cosa udii pure raccontare da altre persone.
distintissima signora Enrichetta Alais de Vivot, presi-
tessa delle Dame Patronesse di Maria Ausiliatrice di
uenos Aires, di ritorno da un lungo viaggio in gran parte
d'Europa, dove aveva avuto il bene di awicinare i più insigni
personaggi, per cui era stata munita di specialissima racco-
mandazione, mi disse ancor tutta commossa: - Io non ho
trovato persona al mondo che più mi abbia colpito santamente
come l'umilissimo Don Rua! - col quale conservò intima
relazione epistolare di grandissimo ~rofittoper le opere di
carità... )>.
Suor Nazzarina termina la sua dichiarazione così: u Ve-
ramente col mfin sulle labbra affermo che sono tanto compresa
della squisita santità di Don Rua che $n fina,quanto ho detto
e udito di lui, dista dalla realtà come un sole dipinto dal
vero! P.
Spesso la parola e l'intervento del Servo di Dio avevano
effetti e forme singolari, nettamente fuori dell'ordinario, come
vedremo dettagliatamente.
u Da parecchi mesi - dichiara una Figlia di Maria Ausi-
liatrice - era tormentata da una pena di spirito che non mi
lasciava tranquilla, nè giorno nè notte. Non valsero a tran-
quillizzarmi le convincenti esortazioni del mio confessore
che ben conosceva, perchè gli aveva aperto tutto l'animo mio,
il mio cuore. Avevo fatto tante ~reghiereper ottenere la
grazia di essere.liberata da quella pena che non mi lasciava
in pace neppure in tempo delle pratiche di pietà. Venne
a farci visita il sig. Don Rua, di assaggio a Cannero, portan-
dosi al collegio di Ascona nella Svizzera. Mi sentii ispirata
di presentarmi a sì buon Padre e aprirgli il cuore. Egli mi
ascoltò benignamente, e poi mi disse: - State tranquilla
e da questo momento non pensate più a nulla; ve lo dice il vostro
Padre! - Da quel momento mi sentii tranquilla e d'allora
in poi non ebbi più a provare simili pene. Da quel giorno
mi sono persuasa che Don Rua era proprio un santo, ed io
VI11 - Tutto a tutti
253
10 prego e mi raccomando sovente a lui nei miei spirituali
bisogni e sempre con buon esito )).
INSUPERAFBUILLAESUACARPIETRAI MALATI !.
11 nostro Rettor Maggiore Don Rinaldi, ricordando come
Eliseo Battaglia avesse, fin dal 1910, pubblicato un libretto
SU 18 vita e la figura del Servo di Dio, intitolandolo oppor-
tunamente (( Un sovrano &ella bontà a, diceva: (( Difatti lo
elidi sempre tutto a tutti, servo di tutti. Visitava volentieri
gli ammalati della nostra infe~mwiav, isita che non ometteva
mai quando andava in visita alle casejliali, carità che esercitava
anche con persone estranee all'istituto, dacchè io l'accompagnai
più volte presso ammalati in case private s.
Per i nostri ebbe attenzioni singolari. Se non poteva
visitarli di giorno, non mancava di farlo dopo le preghiere
della sera. Prendeva tanta parte al corso della loro malattia,
che se questa si aggravava e la fine di un caro confratello
pareva vicina, le sue visite divenivano più frequenti; e quando
gli veniva comunicato che i medici lo avevan dato spedito,
gli spuntavan due lacrime, levava la fronte al cielo, e ripe-
teva: " Fiat voluntas Dei! ,, con una preghiera per il mo-
rente. E per ogni defunto, anche per un chierico e per il più
umile dei coadiutori, soleva celebrare egli stesso le esequie,
anche negli ultimi anni, in cui era tanto sofferente, con edi-
edificazione di tutti.
In fatto di povertà, come s'è detto, era ossemantissimo;
largheggiava tuttavia e amava che si largheggiasse quando
si trattava di cure salutari. Più volte inviò a stazioni clima-
tiche alcuni che ne abbisognavano; e stava attento che nella
distribuzione del personale i più delicati di costituzione fos-
ero assegnati a case situate in luoghi più sani:
,
!Riguardo al tale, forse non conve@ mandarlo qua adesso, nel a o r
nverno, sebbene in weritd non faccia freddo; sarà meglio un po' pil2
Se, per consiglio dei medici, a qualcuno veniva suggerito
i tornare per un PO' di tempo al clima natio, badava che
on avesse a riuscire d'aggravi0 ai familiari.

14.3 Page 133

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. V Sull'me di Don Bosco
- Quando potè stabilire presso Toriilo, a Rivalta, una casa
per i malati della Società ed era suo desiderio che ogni
'ispettoriacercasse di averne una - vegliava che non man-
cassero di nulla e che a quando a quando fossero visitati, ed
inviava loro dei regali e ogni tanto si recava egli stesso a
E s'interessava dei singoli casi.
Viene a sapere che le suore di una residenza prossima ad
una casa ispettoriale san tutte malate o malaticce, e scrive
aprocura un po' di osservare come cib vada, da che provenga,
ed occorrendo, diminuisci il loro lavoro, dandone anc?e ad altre donne.
Intanto, se potrai andarle a vedere qualche volta, sentire i loro bisogni,
far loro qualche conferenza, mostrare per loro paterna attenzione,
servirà a confortarle ed incoraggiarle. Potrai già far loro moltodel bene
in confessionale, dando loro comodità di parlarti alquanto prolissa-
mente, sia in confessione sia dopo la confessipne; ma far loro qualche
conferenza e qualche visita sarà ancor meglio 1).
Si ammalava in Roma u n giovane sacerdote, e siccome
l'ispettore non riteneva conveniente che si fermasse nel
nostro Ospizio, s'affrettava ad osservare che era la Divina
Provvidenza che aveva disposto che capitasse colà, e sug-
,Perm&ttiglidi sottoporsi alla cura Maggiorani; da cui tanto vari-
taggio ha ricavato N. N... Fissagli un sito alquanto appartato, affinch&
i.rnedici nulla abbiano a dire, e figli usare tutti i riguardi che prescri-
verà il dottore sullodato. Se si potesse fissare un appartamentino per
qualcuno soggetto a questa malattia, come andrebbe bene! Potreb-
bero godere di quella cura, ed il Capitolo Superiore non avrebbe diffi-
coltà di pagarvi la pensione, come si fa per i Gregoriani. Intanto:a-
rebbe un incoraggiamentoper i salesiani, nel veder quanto i superiori
fanno nei casi di malattia anche gravi. Avremmo da mandare altrp
caro sacerdote della casa di Milano, che, essendo appena nei primordi,
potrebbe forse guarire in poche settimane. Pènsaci e scrivimi qualche
cosa. Voglia Maria Ausiliatrice mandartz la buona ispirazione anche per.
simili poveri infermi nostri confratelliI).,
Avendo saputo che il parroco salesiano alla Boca in
Buenos Aires, Don Stefano Bourlot, non poteva più atten-
VIII - Tutto a tutti
255
dere al suo ufficio, gli scriveva paternamente in data r r no-
vembre 1902:
"ggi, festa di S. Martino, vengo a proporti di fare anche tu San
Martino. Ho saputo con rincrescimento e pena gl'incommodi che ti
hanno c0o. e che impediscono molto la tua attivita. Se mai ti facesse
piacere di ritirarti e riposare, noi ti accoglieremmo a braccia aperte,
non per non lasciarti interamente in ozio, il che son persuaso a te non
garberebbe; ma per valerci dei tuoi consigli, suggeriti dall'esperiema,
in favore delle Missioni, ed anche dell'opera tua come procuratore
delle stesse. Pbnsaci coram Domino, consulta Monsignor Cagliero ed
il signor Ispettore, e poi scrivimi qualche risposta. Fa' coraggio, sta'
allegro, e mentre io ti raccomando al Signore, tu tieni presente nei tuoi
Santi Sacrifizi il tuo aff.mo in Gesù Cristo Sac. Michele R u a ~ .
Siccome il zelante sacerdote non sapeva risolversi, in-
sisteva presso altri:
«Procura persuadere questo povero infermo che si fa questo per
sollevarlo dalle sue fatiche e prolungargli la preziosa sua vita, ed anche
per?ccudire meglio la popolazione nelle sue spirituali necessita. Potrai
farti forte colla parola dell'Arcivescovo e, se occorre, anche di queste
parole del superiore, a cui sta tanto a cuore la sua conservazione D.
Un altro missionario, non badando a fatiche, correva
rischio di andarsene all'altro mondo, ed egli awertiva chi
fungeva da ispettore:
8 Sentiamo che il povero Don N. N. non gode buona salute; io
10 raccomando caldamente a te; se sai che non abbia migliorato, invì-
talo,con insistenza a venire almeno prowisoriamente a Lima per cu-
rarsi. Intanto si scriverà a Mons. Costamagna per fardi avere altra
readenza più sahbre. Poveretto! egli d tanto amante della fatica e così
poco pensa a sd stesso, che se non istanno attentigli altri, cade sul lavoro,
anzichd muov@sidal sito dove fu posto dall'obbedienza».
Don Unia ricadde ammalato e non accennava a guarire,
e difatti non guarì; e il Servo di Dio scriveva all'ispettore
Don Rabagliati: « Vedo che obhe la croce che gli fu conferita
per onor$cenza, continua a portarne un'altra 6en pesante,
quella della szla infermità. Ci fa pena, e raccomando anche a te
di usargli tutta l'attenzione, a$nclze si abbia tutta la cura e
non ritwni ad Agua de Dios, se non è ben ristabilito I>.

14.4 Page 134

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a56
-V Sull'oume di Don BOSCO
Frequenti e
erano le sue raccomanda-
... zioni per conservarsi in buona salute: - ad esempio, mo-
derare il lavoro e aumentare il riposo
+ « M i rincresce la notizia che mi dài della tua malfeima splute. È
vero che i cocci, come dice il proverbio, dujano più; tuttavza abbztl
rigumdo nei lavoro, non fare spropositi, lzmitatz solo a quel che p-
fure sema sforxare violentemente ia fragile navicella ».
,Mi fa pena quello che mi dici riguardo alla tua salute.
strapazzi
- - troppo; m&&qa il tuo lavora, aumenta il tuo riposo; ricbrdatz dr quel che
diceva Don Bosco: Uno vale uno; - ed altre volte: Noi non
siamo di fmo, ma di carne e ossa, per6 dobbiamo limitare il lavoropo-
pmzionandolo alla nostra debolezza n.
I fari pena le cose che mi scrivi della m a I f m a salute di parecchi
confratelli; vedi un po' se non potete diminuire le occupazioni; procurate
e4, es. di non accettare predicazioni e confessionifuori delle nostre case
chiese a.
Consigliava anche.... qualche passeggiata, e di provvedere
quanto occorre per il ristabilimento. esimersi da lavori non
obbligatori, e diminuire gli ordinari limitando le classi e
il numero degli allievi:
Abbi cura di tua sanità. Fa' ogni g b o , se pua, in ora adattata,
qualche passeggiata a piedi; spero ti' gioverà »
«Abbi molto riguardo aila tua salute e a quella dei tuo,i collabora-
tori. Quando ti accorgi che so$rono qualche incommodo, àbbtne ncra.con
farli &osare alquanto e provvedere quanto che occorre per t1 l ~ nsota-
bilimekto n.
... n vedo che il lavoro ti va crescendo tra le mani, makrado le nostre
raccomand&midi non affaticartitroppo Quando ti trovi molto stanco,
puoi anche scusarti dal fare certi lavovz per te non obbligatori$.
9 . . n ~ d b ~ mpteir limitare il lavoro dei confratelli; obbliga
necessario riposo Si l?.miti?zo anche le classi e il numero dfglz allzevz
a quello che k compatibile con lo scarso numero di $ e i ~ o m kd~pm?zbzle*.
E fiduciosamente... pregare Don BOSCO:
11 Sento che tu [Don Costamagna] e Don Vespignanisiete entrambi
ammalati. Che pensate? Cader infermi contemporaneamente, questo
non va; bisogna che facciamo le nostre umili lagnanze Don B:sco
e che l'incarichiamo di regolare l'affare. Fate entramb~COragglo, e
confidate B.
V111 - Tutto a tutti
Per conservar la salute suggeriva sempre due riguardi:
I O Non occuparsi in cose intellettuali subito dopo pranzo o
dopo cena; z0 Rzposure ogni notte non meno di sei ore e Mezzo;
e quando ne vedeva il bisogno, imponeva riguardi speciali.
A un ispettore, che provava fatica nell'attenersi ai ri-
guardi che gli aveva consigliati: (1 Non prendeyti pena - di-'
ceva - per le eccezioni cui devi adattarti nel trattamento;
nessuno resta sca?zdulizzato, anzi questo fa amare la Congre-
gazione, mostrando come nei casi di bisogno sa concedere le
necessarie eccezioni alla regola B.
"e1 mese di luglio del 1906 un giorno - ci comu-
nicava Don Paolo Valle - Don Rua mi' disse: - Sdràiati
un po' sulletto dopo pranzo, e vedrai che ti farà bene. - Io
lo ringraziai come di una cortesia paterna, e non ne feci
caso. Dopo due giorni mi chiese: " Hai provato a riposare
dopo pranzo?,,. Io gli dissi che, trattandosi di un consiglio
di quel genere, avevo creduto bene, e quasi di far piacere
anche a lui, di vedere se potevo farne a meno; e gli dissi
pure che cercavo di tenermi desto, bagnandomi la fronte
con acqua fresca. Egli allora si fece serio e con quella solen-
nità, che assumeva qualche volta, mi disse come " I'obbedienza
sta nel conJormare la propria voloiztù a quella del Supwiore
&e nelle cose che possono parere comode,,, D'allora in poi
ho praticato il suo paterno consiglio con mio gran vantaggio,
,>. anche per un lavoro intensivo di studio, dopo quel breve
riposo che era richiesto dal mio stato di salute
(1 Ricordo sempre - dice Don Giuseppe Binelli - che
essendo di quaresima, un giorno, al prendere il mio posto
- in refettorio, trovai sul piatto un bigliettino, scritto di sua
mano, che
che prenda
diceva così:
di grasso. Sac.
So che
Michele
m&aang,>i d.i
magro;
conviene
(1 Nel tempo che mi trovava all'Ospedale Mauriziano
ricorda una Figlia di Maria Ausiliatrice che aveva dovuto
bire uniperazione - durante la convalescenza qualche
uona persona veniva a visitarmi, e sovente mi portavano
aste dolci, ecc. Per qualche volta le ho mangiate, e poi
flettendo che come religiosa non era cosa da farsi senza il
vuto permesso, mi sono consigliata' con il nostro caro e
- Vitn del Sene di Dio .Uiiielo Ruo. Vol. 11.

14.5 Page 135

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y - ~ ~ l p o n ndie Don Bosco
258
vpeanreorlaet:o-sig~nor ~
Rua, il quale mi disse queste precise
r chie adbbo~ndia~te, anzichè .>namhiate
necessario
Altre
1~).
i
~dil~~i ~i~~ Ausiliatrice ci
danno interessanti
particolari.
<(Dacirca un mese giacevo nell'infermeria a Torino,
colpita da febbre da tosse ostinata; mi si diceva che era
una semplice influenza, ma io mi awedevo che tale asser-
non era che una pietosa bugia, e che senza dubbio
minacciavo qualche cosa di grave, quando ebbi una preziosa
visita dal veneratosignor Don Rua. Dopo di avermi
savie esortazioni, mi diede la sua benedizione, dicendomi
che
bre
dovevo guarire
mi scese subito
per obbedienza.
d'un grado, poi
Da qllell'istante
a Poco a Poco
lalafsecb-
del tutto, e io, in breve, potei dirmi Completamente rista-
,bilifaU. n>altra volta, a
con tanta bontà
~a
che
nz
mi
olTasocriiònedsaev,vmer'oincsoegmnmò oassafa*rpeoi-
chè mi fece una cosìcara impressione, come se in quei
menti avessi avuto vicino la mamma.
l) La a Lanzo soffrivoun forte mal di denti; mi si ripeteva
che
che
tale in~isposizione era causata
si sviluppava nel fornello, presso
dall'acido
cui stava
carbonicoj
gran parte
della gioniara, il quale era guasto. Saputolo il buon Padre'
se ne presenota, e pochi giorni dopo giungevano da Torino
alcuni
.
operai
..~
con l'incarico di riparare i p a s t i
~vo' lt~a flui~co~lpi~ta da risipola; il
dbeulon
mi venne a vedere e mi disse che dovevo parire; poi,
prima
mi suggerì alcune norme sapienti per pre-
servarmi in avvenire da tale infermità)).
Le premure quotidiane per i malati e
le
sue
visite
erano
un
conforto
<( Quando
Soave.
mi ammalavo
-
ricorda
Don
Zipoli
-
ed
er
costretto ad andare in infermeria, mi vedevo venire fi
Balestra a visitarmi a nome di Don Rua, e
avuto le sue visite, che nei miei mali mi sollevavano gr
mente; e si noti ,-he le visite mi erano fatte, ancorchè
fosse da POCO )).
.-
VIII - Tutto a tutti
259
n -4ntonio h ' ! h - a ci narra che trovandosi a
Don &n andò a visitare quell'istituto salesiano, era
letto per sbocchi di sangue, e che un suo alunno, leggendo
un
- Signor
Don
ai Servo di Dio,
R u ~s,i degni anche
tra j>altrogli di-
di pregare per il
io
'Ovente
derebbe?
che, sebbene di aspetto prosperoso,
a non leggeri
appena finito il
pinrcaonmzoo,d-i ddi iscaelute.
-va
soggetto
+ c h i lo
lMorra -
n Rua si Presenta al mio letto, affettuosamente mi saluta,
i, senza mostrare la più piccola ripugnanza, scoperchia
sputacchiera e vi esamina attentamente il sangue ed il
tarro; e
boccetta
n'è! -
Ineoraltrveudoamtami,detirscisshet:ea-mperenFntiedne&èvs&oclanIm'oenròg:oti-tisnean, tivibsseteonen=oihnne
di Breviaria dirai solo l'inno di compieta!
Don lMichele Fassio un giorno I'accompagni, a ~ i ~ ~
iunti ad Orbassano, appena sceso dal tranvai il servodi
o gli disse: - Prima di metterci in cammino, conviene
e andiamo a comprare delle caramelle per i cariinfermi. -
comprò un bel pacco di caramelle, e dopo una mezz'ora
ungeva tra i nostri, accolto a festa, e si tratteneva amabil-
ente con loro tutto il giorno..
Q~~~~~ FU UN ANGELO CONSOLATO^!
che persone nobili ed agiate desideravano veder.o,
aver una sua parola, e riceverne la benedizione. s>informava
le accoinntceunitaavvare. bbe potuto awicinarle con minor disturbo,
Ai ricchi ebbe a ripetere più d'una volta: - Dio non
unda figli a i ricchi, perchd si occupino dei figli dei poverii
Invitato a dire una parola di condoglianza a una nobile
' che aveva perduto il primogenito, un caro bimbo
due anni, andò a farle visita. Alla nonna che lo pregava
Strappare un miracolo a Maria Ausiliatrice secondo paf-
rmazione di Don Bosco, rispose con un sorriso ineffabile:
sta "'O! non lo disturbiamo più questo caro piccino!...
d"v'è! -E poi, scendendo lo scalone, ,.icco di
e di tappeti, si fermò di botto, e voltosi al

14.6 Page 136

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260
v - Sull'orme di Don Bosco
che l~accompagnava,accennandoai lusso circostante esclamò:
..., ma...,&a!... Che non sia ancora una
mroobrat!e.!..non è
tanto facile salvarsi in mezzo
grazia
a tutta
qquueessttaa
~~~~d~ parlava con i poveri, aveva frasi soavissime a
commento della promessa evangelica: - Di loro è regno
dei cieli!
persone del popolo, che abbisognavano di soccorsi s ~ i -
e
raccomandavano o venivano a lui rac-
una comandate, ed egli promedeva.
povera donna desiderava tanto d'ascoltare la Santa
Messain casa; ed egli le inviò più volte un sacerdote, de-
bitamente autorizzato, a celebrare e ad amministrarle la Santa
Comunione.
per i
abbandonati s'interessava anche a cercare un
letto
lavoro
e
ospedali. «Ai vecchi
cronici - attesta Don
e alle vecchie,
Rinetti - Procurava
un
posto al R. Ospizio di Carità. Li esottava a Procurarsi le
necessarie, per le quali, all'occorrenza, si serviva
caro nipote di Don Bosco, Francesco Bosco; e, quando tutte
le carte erano in ordine, le inviava a .questa 0 a quella Pa-
tronessa dell'Ospizio; e, appena si faceva un posto, il racco-
mandato
una
o la raccomandata erano esauditi>.
poveretta era entrata inconsapevolmente
in
Un
ospedale acattolico; il Servo di Dio, come lo seppe,
tamente le cercò altro posto.
c h e cosa non fece, e che cosa non avrebbe fatto Per
levare i bisognosi! Anche .in viaggio il Suo pensiero
a loro. ~~1 Iqoo, quando si recò in Sicilia, accom~agnato.
da
~ i ~ ~ tartreicò, , com'era solito, il suo conforto a
vari inferni; e mentre si trovava in treno, da Marsala a
~ i ~(( io~- sc~rive~Don~Rinietti ,- teneva nella
una bottiglia di rnarsa1a vecchio regalatagli dai baroni
e: - c h e ne facciamo?- dissi all'amato Superiore: - Lo
daremo al segretario del Vescovo di Girgenti,. che lo farà
avere
a
qualche persona inferma, cui Potrà
ala dei Prelati - insegna S.
giovare''
Bonaventura
-
è la pietà: come la carità di Dio infiamma a %ezare giu
VIII - Tutto a tutti
261
stizia,
l'amore dei fratelli infama alla compassione...
Le malattie fisiche sono di tre specie. &biamo un primo
d'infermi, quello dei costretti al letto, per malattie
acute 0 altro; quello degli infermi che si muovono per la casa
e fanno qualche passeggiatina fuori, soggetti a frequenti e
gravi dolori.:.; finalmente quello dei cronici che non hanno
un'infermità determinata, ma sono d30rganismo debole ed
esauriti di forze: vecchietti, depressi per l*eccessivo lavoro
anPneor iencvoemngoodnioa.bituali, o anche, talvolta per
che
')A questo triplice genere di malattie soccorre una tri-
lice pietà: rimedi medicinali per i primi, come meglio si
uò;
dal rigore del vitto, del vestito e delle
c.$Per i secondi; esenzionidalle fatiche negli impieghi, nei
rvizi, nei viaggi, e cose del genere per i terzi, a tutti e a
ascuno secondo fe necessità personali, fino a cure speciali
r chi ne abbia più bisogno (I)
T& fu la carità di Don Rua! Come faceva
B~~
continuò a fare in tutta la vita; e questa, possiamo dirlo,
ra la carità che brillava ne1l'0ratorio e che voleva vedere
ni tutte le case. Andando a visitare gli infermi, non si stan-
cava di ripetere: - Teneteli ben da conto, perchè vi attiTano
in casa le benedizioni di Dio!
cristiano deve vivere alla gloria di ~i~ e, quando
far altro, sopportare pazientemente le sofferenze e
lr queste al Signore. u n apostolato sublime! ma per
OmPierlo ci vuole della forza, e perche non manchi, bisogna
vere molta carità Con gli infermi; questa era la raccomanda-
ione di Don Rua.
e Ti ringrazio - scriveva a un superiore - ti ringrazio di tutre
attenzioni che... hai usate a N . N . e che gli usi, le qudi, spero,
approdato a buon esito. Con gli infermi bisogna aver molta
ienza e molti riguardi, altrimenti le piaghe fisiche e spirituali
o cambiarsi in cancrena )>.
Tutte coteste raccomandazioni erano, suggerite dalla sua
ternia illuminata e guidata dalla fede.
(1) Delle sei ali del Serafino, III,

14.7 Page 137

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262
-V Sull'omze di Don Bosco
(,Abbiamosaputo che tu sei alquanto incommodato di salute; finne
avere di tue notizie. Noi intanto pregheremo che tu possa andar avanti
ancora molti anni, lavorando a gloria di Dio e salvezxa delle anime H.
((Abbicura dei cari malati... Abbiamo estremo bisogno di personale;
rnro- -ruriamo di conservare q-uello che il Signore ci diede quanto più lunga-
mente ci sia possibile D.
((Stateallegra, e procurate di non cader mai ammalata almeno per
cent'anni; e cosi preparàtevi una bella corona di meriti con tante 6elle e
sante opere n.
Un chierico è colto dalla lebbra, e il Servo di Dio: <(Quan-
to bene potrà fare in mezzo ai suoi compagni di dolore! forse la
sua condizione d'infermo potrà ispirare maggior Jiducia nei
poveri lebbrosi!
AI procuratore generale Don Cagliero: «Sei nella città
m t a ! - scriveva - non mancare di far santo te e tanti altri;
ma adagio, non tutto in una volta; voglio dire che mentre la-
vorerai alla tua santiJicazione e al bene delle anime, procuri
di avere i riguardi necessari alla tua salute, unicamente per
lavorare maggior tempo e non lasciar troppo presto neli'imba-
'razzo-i tuoi confratelli col partire repentinamente pel paradiso! >>.
Nel cuor suo tutti avevano il primo posto, perchè la
carità si estendeva a tutti, specie a quelli che ne avevano
maggior bisogno, tanto ai figli suoi, come ad ogni altra per-
sona; ma naturalmente chi ne godeva di più, subito dopo i
Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice, erano gli allievi.
LA GIOVENT~ecco un altro vastissimo campo del suo
apostolato, nel quale sbocciarono numerosi i fiori più belli!
Sentiva una casi dolce attrattiva per le anime giovanili
che gli traspariva, in mille modi, quando si trovava in mezzo
a loro. Oh! come godeva di stare in mezzo ai fanciulli! come
appariva chiaramente dal suo volto che li aveva più cari
ancora delle sue pupille! Con quanta grazia imponeva le
mani sul capo ai più piccoli e ai più grandicelli, che, at-
tirati dal suo sguardo e allietati dal suo sorriso, gli si pro-
stravano innanzi per ricevere la benedizione!
A Sampierdarena gli fu presentato un piccino dai tre a
quattro anni, e il buon Padre graziosamente si tolse la ber-
VIII - Tutto a tutti
tta, la
Oh!
iml gisreaninpecraspoonaaglgiboa!.m..bVinuoo,ilofarbteinperdeites?se!..e.d-es<c<lSaemmò-:
brava, dice chi ricorda i l fatto, il nostro Divin Salvatore che
benediceva i fanciulli! o.
<< Ricordo - dichiara Giuseppe Balestra - che un giorno
gli si presentò un giovinetto che gli domandò un paio di
scarpe; e. vidi il Servo di Dio regalargli un paio di pantofole
nuove, perchè non aveva altro; e mi sono accorto che eser-
citava questo genere di carità con molta frequenza )).
Per i nostri allievi nutriva la paternità più gioconda. Li
mava come Don Bosco, li attirava con belle maniere, s'in-
ratteneva affettuosamente con loro, li stimolava alla virtù
con racconti ameni ed edificanti, prendeva parte alle loro
reoccupazioni, vigilava perchè adempissero bene i doveri
i scuola e s'abituassero a frequentare devotamente i Santi
acramenti, e nulla di male s'infìltrasse in mezzo a loro a
scemare il fervore e ad offendere la legge di Dio.
« Durante quella mia visita a Torino, - aggiunge nelle
citate note Don Tozzi - varie volte passai la ricreazione
del dopo pranzo col signor Don Rua. Eravamo durante le
vacanze autunnali, e vi erano pochissimi studenti all'Ora-
torio; ma ogni dopo pranzo egli visitava tutti i corridoi e i
cortili e assicuravasi che anche quei pochi giovani fossero
assistiti premurosamente. Un dopo pranzo, dopo un acquaz-
zone i giovani studenti non si vedevano in alcun luogo; in
fine i1 buon Padre li trova nell'ultimo cortile sotto il vecchio
studio; si divertivano con alcune barchette di carta e gli
assistenti si dilettavano con loro. A quella vista si rallegrò
sommamente della semplicità del divertimento e della tenera.
cura degli assistenti, e: - Vedi, mi disse, quanto buono sp'-
rito regna ancora nell'Oratorio! »..
~~
~ d triicordano con quanta bontà s'interessava anche dei
loro biso~ni!
« D a ;n po' di tempo - narra Don Cesare Albisetti,
alunno dell'Oratorio di Torino - un-mio compagno, certo
Ferrero Mario di S. Damiano d'Asti, era impedito nell'adem-
pimento dei suoi doveri scolastici da mal d'occhi. Un giorno
mi trovavo discorrendo con lui sotto i portici presso la sa-

14.8 Page 138

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264
- V Sull'orme di Don Bosco
crestia del Santuario di Maria Ausiliatrice, quando passò
Don Rua a cui baciammo la mano. I1 buon padre s'accorse
subito dell'incomodo che il mio compagno soffriva e si volle
informare di mille particolarità, e conchiuse dicendo: - Ora
devo uscire in città, ma stassera in tempo di ricreazione vieni
in camera mia; ho un unguento che ti farà molto bene. -
I1 buon cuore, la bontà del venerato superiore fu poi tema
dei nostri discorsi per tutto il tempo della ricreazione n.
a Durante l'anno scolastico 1891-92,-racconta il teologo
Sebastiano Bosio, Curato di Coassolo S. Pietro sopra Lanzo
Torinese - un giorno, mentre noi giocavamo allegramente
nel cortile Don Bosco, vediamo il signor Don Rua che lascia
la compagnia di altri superiori con i quali passeggiava sotto
i portici e s'avvia frettoloso verso un giovane, certo Varvello,
che sveniva e cadeva a terra. Nessuno se n'era accorto. Don
Rua fu il primo a correre in suo soccorso; lo prese fra le
braccia e, sollevatolo di peso, lo portò in infermeria, dove
l'adagiò, affidandolo all'infermiere e ad altri superiori, che,
visto l'incidente, eran corsi a lato del Servo di Dio a.
Oh! l'assidua vigilanza di Don Rua!
Un'altra volta, mentre stava per uscir dall'oratorio, vede
un giovinetto messo in castigo in cortile, e subito al maestro
Dogliani, che gli si era avvicinato a baciargli la mano, dice:
- Va' un po' a chiamare quel chierico! - e glie l'addita.
Era il chierico che aveva imposto il castigo. Appena gli fu
dappresso, prudentemente e quasi sorridendo, perchè il
punito non venisse a capire neppur alla lontana ciò che gli
diceva, ed anche, osserva il maestro Dogliani, per ammonire
senz'aria di rimprovero, gli chiese: - Come va che quel
giovane sta in ginocchio?- e, avutane la risposta, aggiunse
subito: - Guarda! facciamo così: làsciami uscire dalla por-
teria, quindi fàllo alzare, e fa' in modo che ritenga che sei
tu che l'hai perdonato! Vedi poi di non dar più questi ca-
stighi, perchè Don Bosco non li voleva. Anche quando si
trattasse di gravi mancanze, parla col consigliere scolastico,
e si provveda in altro modo.
Col suo sguardo santamente scrutatore e, diciam pure,
chiaramente illuminato da Dio, non solo cercava d'impe-
VIII - Tutto a tutti
265
e ogni male o disordine esteriore, ma spronava al retto
((Ogni anno - scrive Don Antonio Dones - si faceva
nire a Milano per la festa di Maria Ausiliatrice, che si
rasportava sempre in giugno, appunto per avere Don Rua.
giovani gli si affollavano intorno come a un santo: ed egli
tutti rivolgeva la sua paterna parola. A vari parlava al-
orecchio. Cosa dicesse.loro nessuno Io sa; però la maggior
rte,
eva
rivolgendosi a
indovinato, e
me che gli stava
vari si vedevano
aarfrioanssciore, .d..ic»e.vano
che
(( Lo ricordo - scrive Don Ernesto Carletti - come se
sse ieri. I compagni si erano assiepati, appena usciti da
ranzo, a pie' dello scalone. Don Rua, uscendo dal refettorio,
oveva passare di là. Eccolo! un fragoroso battimani, e tutti
precipitano verso di lui; a stento i superiori trattengono
massa irruente. Don Rua riesce a piazzarsi sui gradini,
e incomincia a distribuire la tradizionale parolina ai biri-
chini di Bologna. Io, nuovo del collegio (facevo IB ginnasiale),.
ontemplavo in disparte lo spettacolo nuovo di quel magris-
simo prete, che accostava la bocca all'orecchio di ognuno,
sussurrava qualche cosa e poi lo lasciava andare raggiante,
lice. - Voglio sentire anch'io! - mi dissi. A gomitate mi
ci largo, e... un fiato caldo mi alita all'orecchio:
- >) Il Signore vuol servirsi di te per fare del bene!... e
andrai lontano lontano!
) ) E uno sguardo negli occhi, neil'anima...
Tre anni dopo, la stessa scena; stavolta però era in
prima fila e fui dei primi a passare. Lo stesso contatto di
manl tremanti e quasi febbricitanti, lo stesso alito all'orec-
chio, le stesse parole:
s - I l Signore vuol servirsi di te per fare del bene!... e
andrai lontano lontano!
)) E lo stesso sguardo negli occhi, nell'anima ...
Tre anni dopo, da Valsalice ero mandato, chierico del
secondo corso liceale, a rappresentare la casa all'accademia
tradizionale che l'Oratorio
giorno onomastico. Lessi il
fa al
mio
cRometptolirmMenatgog..i.oree
ne1 suo
all'uscir
dal teatro la folla si attardò alla porta. Ero anch'io tra la

14.9 Page 139

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266
- Sull'ovme di Don Bosco
folla e quando comparve Don Rua, mi chinai anch'io al bacio
della mano. C'erano suore, preti, laici, signore. Mi sentii
afferrare vivamente la destra. Era Don Rua! - Ah! tu sei
a Valsalice, vero? - mi disse. E senza curarsi della risposta,
distribuendo sorrisi a destra e a sinistra, mi trascinò con lui
fuori e, quando fummo quasi soli, nel cortile, al buio, an-
cora una volta, come tre, come sei anni prima, si chinò e
mi
sofliò all'orecchio:
- 1) Il S@nore vuol
serzn'rsi
di
te
per
fare
del
bene!...
e
andrai lontano lontano!.
»Confesso che fino allora, e studente a Bologna, e chie-
... rico a Valsalice, avevo sempre evitato di parlare a Don Rua
in particolare. Perchè? Non osavo. Quelle parole, quello
sguardo, mi dicevano che Don Rua doveva conoscermi da
un pezzo. In che modo? per mezzo dei miei superiori di Bo-
logna, no! Ripetutamente li interrogai se gli avessero parlato
di me, e mi rispondevano negativamente, osservando: - Oh
i1 gran personaggio che credi di essere! - E allora? Per me
resta un mistero, ma non dimenticherò più quelle parole
e quello sguardo, ed è con un sentimento di arcana trepi-
dazione che prego ogni giorno cosi: - Fate, o Signore, che
~ o ~ s p o n daaquel monito misterioso )). E Don Carletti, nel
mese di novembre 1932, partiva per il Matto Grosso!...
La memoria di Don Rua è indimenticabile in quanti lo
conobbero, specialmente a Valdocco.
N Nel triennio dal 1899 al 1902,da me trascorso come
alunno di ginnasio all'oratorio Salesiano in Torino - scrive
il sac. Michele Calvi di Diano Castello - mi feci di Don
Rua un concetto d'uomo cosi santo, che al solo vederlo e
massime nell'awicinarlo l'animo mio si sentiva fortemente
scosso, convincendomi d'essere innanzi ad un'immagine
vivente del soprannaturale. Dai suoi occhi mi pareva bril-
lasse una luce così misteriosa che, osandosi su di me, me
la sentiva penetrare nella coscienza, mi sentiva leggere nel
cuore; ond'è che se sventuratamente non fossi stato in grazia
di Dio, mi sarei certamente trovato imbarazzato al suo CO-
spetto.
)) Quando al principio d'anno soleva accennare al numero
approssimativo di coloro che sarebbero passati durante lo
stesso anno all'eternità, parevami che già ne conoscesse i
nomi. Anche se eravamo ritirati nello studio o in altro luogo
della casa, sembravami ch'egli conoscesse quel che da me
e dagli altri si faceva; tanta era l'idea che fossegli comuni-
cato un raggio della divina veggenza. Non temo di ripetere
che un'anima in peccato, che avesse bene conosciuto Don
Rua, o non l'avrebbe avvicinato o non sarebbe stata tran-
quilla al suo cospetto, pel naturale presentimento ch'egli
si sarebbe accorto di quel triste stato. Sono certo che l'atmo-
sfera tutta soprannaturale che respiravasi in casa fosse ca-
'onata dalla presenzadi Don Rua; tanto salutare influenza
' aveva trasfuso quest'uomo di Dio. Ed è anche per la
rza divina sprigionantesi da tutta la sua persona che attra-
ersando i cortili dell'oratorio, i giovani, come per forza
maggiore, cessavano dal giuoco anche quand'era più ac-
calorato e, quasi senza awedersene, si trovavano ai suoi
fianchi; e, come. un vero taumaturgo l'acclamavano, quando
dalla vecchia cattedra di Don Bosco attorno a cui serravansi,
dava la buona notte )).
Le stesse scene si rinnovavano in ogni casa. Mons. An-
tonio Dal Colle ricorda con ammirazione una visita fatta
dal Servo di Dio all'istituto di Mogliano Veneto nel 1904.
<(Labanda del Collegio suonava nel cortile tutto illuminato
a palloncini, mentre noi facevamo a gara per poter baciar
la mano a Don Rua, che passeggiava circondato dai nostri
superiori. Anch'io mi avvicinai a lui, sebbene con un po' di
timore;. gli prendo la mano, glie la bacio, ma Don Rua più
non mi lascia andare, e stringe forte forte la mia; anzi mi
tiene per venti minuti circa, avvicinando di tanto in tanto
la mia mano a1 suo petto. Finalmente mi guarda, mi sorride,
e mi lascia andare. Alcuni compagni subito mi furono at-
torno a domandarmi se conoscessi Don Rua, che cosa mi
.. aveva detto, perchè mi aveva tenuto stretto tutto quel tempo,
perchè questa preferenza.
domande alle quali, un po'
insomma una
confuso, nulla
rfiislapsotsroi.c..caSodni
passati più di 28 anni ed ho ancora dinanzi tutta la scena
poetica di-~quella sera indimenticabile. Spesso mi domando:

14.10 Page 140

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..
7.68
v . ~ ~ l l ' o r mdie Don Bosco
- Perchk
sua? perche
se
R~~ mi tenne stretta stretta la mano
la strinse al petto? perchè quella Preferenza
a me? forse voleva dimi che anch'io amassi Iddio e Maria
nATsvaoerucennsevuirsiltdsiaoaoo.tzmrCiieocee;enirnoteodoilènascsmamhieeleu,lmaiilm?oavnraceinahsnoteeedseaeehlncgoccguhleree'ainsonnitaedeseuetainncvDtarròogaeniiosnenrRnemelolupaSr1see9anm1rioen5ininnsaaPanrlrizieomiitedal?aii
cara e buona immagine paterna nell'atto che mi sorrise"-
Anche per i F ~ D~I MLAR~IA(i giovani adulti aspiranti
alla vita religiosa e sacerdotale) aveva Premure assidue, at-
tenzioni amabilissime.
((Nelsettembre del
1907 -
scrive
uno
di
essi
- benchè
figlio di Maeadel IO corso, feci gli Esercizi Spirituali nella
nostra casa <lvreNae.gli ultimi giorni venne anche il signor
Don R~~ e, passeggiando pel cortile, 10 vidi Più volte
ben&& circondato da tanti confratelli, ad un grup-
petto di ~ i ~dil ~i ~fra i q~uali eria anch~e il so,ttoscritto.
Ci salutò, ci interrogò e s'intrattenne con noi lungamente.
Nei giorni seguenti continuò ancora, come il Primo, a par-
larci, rimanendo tutti meravigliati della sua gentilezza e
giovialità.
~ )) ~ lsegulente' pas~sai a~ Vals~alice~a terminare
csdauodearlsl.aaolv.tprei~unl~meiizniiedaeiobdcbeoeilgmlaolipcsacaugaasnVicio.aanlSmseaeeldire'ceagetml,tiamq,suieiratalrqcrouehvaealSvcevhamoeliptnaarletcrfaaPumiiùeinrlaac,acrtioiccasctaòo-
lutava, ci domandava il nome, il corso che frequentavamo,
il paese di nascita, se avevamo tempo da studiare, e 'Ose
simili. E noi partendo, sempre ci ringraziava e salutava di-
tendo: - sempre
a T~~~l~e volte
amici neh!
che veniva a
Valsalice,
e
poteva
intrat-
tenervisi alquanto, veniva volentieri a farci una conferenza
, a parte, dopo aver parlato ai confratelli.
Dopo la visita che fece alle Case d'oriente, si ritirò a
valsalice per alcuni,giorni: ed anche in quel tempo venne a
parlarci, e, come le altre volte, non si trattenne di
VIZI - Tutto a tztti
269
le
sue e della Società saleSiana sui Figli
il SUO dire con molti esempi di sale-
efunti, come Don Unia,
altri. E c'incoraggiava a
milanesio,
sormontare le
Don
d k l i studi e ci animava al bene in vista della missione
')Tanti miei compagni lo tenevano per santo. sodi uno
ardito di prendergli la berretta, mettendone
Posto, e molti andavano a gara per potergli
Zio a tavola o in camera.
gli' Esercizi del 1908 venne a valsalice per la
Esercizi dei direttori, ed una sera, mentre era
dato da un gruppo di confratelli anziani, visto che
i Maria s'appressavano. a lui per baciargli
licenza a quelli che lo circondavano e s'in-
all'ora delle preghiere con i ~ i ~dil Mi aria.
ci venne
Ebbene
Posso
me andavano gli
un sorriso ed
assicurarvi che
Eegslei:rc-izi.cAomevo?i
l'andamento degli
domanda
riEd~et~e~)..~. ~~~
dipende in Parte anche da voi. Ricordo che un anno mi
trovavo nel Santuario di Piova alla chiusura degli E~~~~~~~
dei
della diocesi d'lvrea.
~i~h~l~~
' vgtpeSvairr:itneaoast-nsvoceaoaPgnvutaoduirvattetdraio:ianan-qocrucdihebnocoeSleginlmeanarhaaieliazdn?olbniidrao-unnoarcooovlenisadstisEeierel,oglodrlaiardvoorpeaivitnrntboiMienudurgoomioooantnnrteailaesr'qnaiòFguddprinieòdegudosirlistoribviceleedio,gtnrairaspiieooi~e,.rdsrmnulceoighoo;lèitsi- iivs~gEaicdl;ciheeeeidvErnedcsfioieonni~rtnn-i-e~,
Per tutta la sera l'indimenticabile Padre c'intrattenne
~
i
in piacevole ricreazione, animandoci sempre più al nostro
E PER
... EX-ALLIEVI? Ebbe un cuore grande come
quello di Don Bosco.
e
prenpduernmdoerlieto
di
vie
Don R u s~e
più diverse,
rasi, tornando in famiglia
conservarono tanta vene-

15 Pages 141-150

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15.1 Page 141

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270
V - Sull'onne di Don Bosco
razione per Don Bosco e tant'affetto per l'opera sua.
cominciò a svolgersi in forma collettiva l'annuale di-
mostrzzione di riconoscenza degli antichi allievi dell'orato-
rio, e il servo& Dio ebbe tanto a cuore la formazione di
consimili associazioni e queste fiorirono così spontanee e
compa~epresso gli altri istituti salesiani, che furori dette
m prodigio della pedagogia moderna )).
visite alle case salesiane G ne raccomandava con
gran premura la fondazione, ed è specialmente per opera
sua che esse si moltiplicaronoe si stabilirono amai dovunque
si è estesa la Pia Società Salesiana. Nessuno meglio di noi
- diceva Don Pietro Montefameglio - sa con quale intima
soddisfazione egli sempre rivedesse gli ascritti a queste
associazioni.s i &re che bastava essere stato allievo del-
yoratorio, per avere ogni diritto a tutta la sua confidenza e
paterna bon&. ~a più cara consolazione che si potesse Pro-
curare al suo cuore era dargli buone notizie di felice riuscita
di un ex-allievo. Quando poi ogni anno nella solenne ricor-
di S. Giovanni ci vedeva in gran numero radunati
attorno a Sè, per festeqgiare la memoria del comun Padre
B ~ non~ si p~uò e~sprim,ere con parole con quale
trasporto d i gioia e intimità di confidenza tutta effOndesse
yanima sua ingenua in sapienti esortazioni, e ci mettesse a
parte di tutte le vicende liete e tristi, e dei principali aweni-
menti succeduti nell'anno decorso, nella sua grande
salesiana, come di cose di nostra famiglia e di casa nostra.
quei
egli appariva in mezzo a noi come
ringiovanito e mostrava di sentirsi felice, e a noi Pareva con
dolce illusione di essere ritornati i ragazzi di venti, trenta,
ed anche cinquant'anni prima )).
~ 1 m1orte~ del Fondatore aveva scritto a Carlo Gastini,
presidente de]llUnione ex-allievi dell'oratorio, che avrebbe
avere un cuore grande e tenero come il caro Don Bosco
per amarli al par di lui, e avrebbe fatto del suo meglio Per di-
ad essil>affettosuo fraterno nelle occasioni che gli si
sarebbero presentate, rimirando-sempre in loro i $gli di
B ~ ~ t~utt~i, i,n .coro unanime, dichiarano che egli fu di
parola in tutta la vita.
VI11 - Tutto a tutti
271
bbe per loro paterno affetto e attenzioni speciali, che
he dalla corrispondenza. A
conelli, ad
(lVi è in Roma nel Regio Istituto Tecnico, il sig, prof. N . N.,
nostro allievo; andrà bene che lo invitiate qualche volta alle vostre
So che era molto affezionato a Don ~o~~~ e aly~ratorion.
presente è un antico allievo... il quale viene in
di grave importanza. Egli è persona degna di fiducia
1%sua condizione e gli affari ,-he ha da trattare.
arido affinchè tu gli faccia avere ospitalità in cotesto
"O per quel po' di tempo che potrà averne bisogno, ed anche
azioni
lo
Per
aiuti in
riuscire
quello che potresti coi tuoi consigli e colle
negli affari per cuiviene a , ~ o m a i > .
tue
re-
il corso ginn'asiale - narra u n ex-allievo
ell'Oratorio - mi trovai subito alle prese colle dificol&
vita. Mezzi per continuare gli studi non ne
SapevoOve rivolgermi per impieghi, perche timido, inesperto
e abbandonato a me stesso.
')In uno di quei tristissimi giorni mi presentai al succes-
di Don Bosco, delle cui opere avevo inteso parlare va-
gamente. Entrai nella cameretta delle udienze e rimasi presso
la Porta, ritto.e impacciato.
))Don Rua mi venne incontro, mi prese per mano e
il mio nome: - Scarrone Luigi - risposi. - oh,
caro Scarrone, - mi disse egli come parlando ad un'antica
conoscenza - come stai? Hai fatto bene a venirmi a trovare.
Che desideri da Don Bosco? - Tale accoglienza midiede
animo e passeggiando con lui per la camera gli esposi le
)) La conclusione del colloquio è facile immaginare:
Rua mi accoglieva tra i suoi figli, coi quali rimasi oltre quin-
ta che parlai con Don Rua fu una domenica,
un anno prima del suo decesso. Io mi trovavo all'~ratorio
festivo di Valdocco, quando venne in cortile il santo sacer-
dote, subito attorniato da una turba di ragazzi e di
Io
quella figura di asceta, tanto severo verso

15.2 Page 142

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y .. ~ a ~ l ' o p ~dni eDon Bosco
ssepasrttees.soDoen
indulgente verso
R~~ mivide, mi fece
gli altri, ~
cenno colla
i raestavo in di-
mano e quando
gli vicino,
t u ed ebbe la degnazione d4nf0r-
marsi minutamente delle cose mie. ultima delicatezza che
egli mi usava e della quale, come di t a n e altre a mio ri-
serberò incancellabile ricordo e riconoscenza".
(,Usciti dalle scuole gli antichi alunni rimanevano sempre
con lui i figliuoli veduti crescere a poco a Poco*
mentre facevano il chiasso negli ampi cortili degristituti3
benedetti
lavoro
così
o gli
affettuosamentemille volte
si stringevano intorno Per
fmesetnetgregiearralon,oocphrien-i
,vano r a c
lnoersosuvniota dei
c o nelle grandi
come un babbo
figliuoli lontani e
cappelle degli
affettuoso che
insotintudtii-mEentica
s'interessa vivamente alla loro
scoorntfeor-la,
egli
la
di oggi e di ieri,
sempre il consiglio Sereno, l'aiut0 'che
che previene e incoraggia; e gli 'lunni
orfani e ~ l lchie avevano una famiglia%
l'amarono come si ama un babbo a cui nulla si nasconde,
Un babbo che si ammira e si venera Come un santo )'('1.
E i frutti della sua bontà non potevano esser più 'On-
salanti. ~i~ dal Igoo egli poteva rilevare come gli ex-a11ievi
<t in aEcunluioghi si unirono in fraterno Congresso... con 't-
timi risultati di reciproche e più strette relazioni, di vittoria
sul rispetto umano, d'incoraggiamento al bene. In
case
formularono brevi e semplici regolamenti Per tenerli sempre
uniti
spirito di
e di cari& reciproca; altri direttori
trovarono modo di Utilizzare l'attività loro con ~
Pa
far il catechismo
alle conferenze di
S
.
pawocchir ed Oratori, e
vincenzo de' Paoli e ad
@'ne
altre
ascriuere
pie e cari-
tutevoli
~ l t si~otte~nneeda loro una esemplare fie
c quenan aiSacramenti,
famiglie non è
con qual profitto per loro e
vegga. iMolti s'iscrissero fra
per
i
oloepleoraro-
tori c ~ ~ le ~miima~nda~ronio la 10?0 quota di
, sostener le moltepuci opere nostre. Anzi uno dei più
fecf i,
,,imo
degli ~ ~
~~
per
i
i
l~
A s s o c i a z ~la pf'opoSta%
dih~DOi%~~osco&'abbracciil
mchoendo
CI) ~~~j~ puortes,in Arr et Charitas, maggio 19100.
VIII - Tutto a tutti
273
"te" " divenga u n i v ~ ~ j rrkìu, nendo poi pobo'o cosmo:4ita
di tanti3gZi ed eieoaado col n,edenmo
anno un monumento al Gran Padre nella fornza di un
per una nuova fondazione, una chiesa, ecc. ~
i il
~
"gnore di questo aumento di affetto a D, B~~~~ed a, suoi
di questa unione e carità fraterna fra i nostri antichi
'"='lliievi,
e continuiamo a stringerli in ~ ~ ~e ad a~iu-
potere. Oh quanto male potiannimopedire
~
i
"qlueste Societa, quanto maggior bene operare anche in mezzo
sociazioni
11 demonio ha fatto un
cattive nel secolo XIX e
smi aplreepimarameanfsaornceolmleoaltso-
di più secolo XX. Salviamo i nostri
questi nostri
'gliu0Ii, e persuadiamoci che collo stringerli in sociera
non
salveremo sofamente
amici, conoscenti,
loceron,tump1aicmhperlteimaoncihl ebdeeniel,odroarceomno-
maggior gloria a Dio. Come vedete, con queste associazioni
si 'Ontinua a fare da angeli custodi ai nomi alunni
comAe l'abbiam fatto a loro giovanetti )>.
di scopi e di
il Servo di Dio lawò ampia liber&
secondo i bisogni e le convenienze
locali, ma diceva e ripeteva che (idue punti desono esser co-
qua'u~ue
Una
riunione annuale
comportali da
-e
,
dooungue C
di i)_
trovino,>, .
era Suo anelito: che fossero cristiani praticanti ed
P
PUan ss~ò
ad
Per
poterli rivedere tutti in paradiso!
degli ex-allievi della Repubblica
A~~~i~9~0~3~~
o~ssequiar~lo a To~rino, e~ al suo~ ,..torno~ in patria
Don Rua scriveva a Don Vespignani:
' Vi restituiamo
""'legrati
sua
il caro
visita.
sFigo.rmDaotme etnaignhtiinbiucohnei
ci
ha
molto
di
voi renderete felice cotcsta ~
~mentre ~
i
te " 'aradiso. Saluta per parte nostra tutti gli antichi
ievi3 di cui egli 6 il rappresentantk; ringràgali della cara
potw'i
che mihanno scritto, e,d$ loro ,-he
conoscere tutti in paradiso! D.
desidero vivamente
(( L'amor prossimo - dice il Card. Boria - si mostra
I8
-benefdeiicaSe-re
tutti, col giovare a
di Dio ,wiii,e(e ,<o,Vol. ir,
tutti,
col prevenire tutti
di

15.3 Page 143

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274
y .. Sull'omze di Don Bosco
rispetto e benevolenza; E i benefizi s'hanno da fare a chi ne
abbisogna con animo lieto e pronto, senza indugiare Punto,
solo che chi li riceve non abbia ad arrossirne..-
Tu moltiplichi il favore che fai, se previeni il desiderio del-
in modo che egli non abbia a chiedertelo, perchè si
può dire che non riceve un regalo chi deve sottomettersi
all'umiliazione della domanda... E aile buone opere aggiungi
la buona parola, e al favore gon accoppiar nulla di sgrade-
vale,
vanto.
la
~
faccia scura,
~e la ~.cosa i
n&il
;
ritardo, nè il
da sè, e Chi
rimprovero, nè
vede neU'occult0
... te ne dar&la ricompensa )).
~~l~ la cari& di Don Rua! aveva premure Per tutti
in ogni momento, per i confratelli, per gli alunni, ed anche
PER LE PERSONE DI SERVIZIO.
per quest'ultime, dette i famigli, « molti dei quali se fos-
serorimastiin mezzo al mondo, sarebbero andati et@mmente
perduti n, ebbe cure ugualmente Paterne.
~~~~d~ gli si presentava un uomo di buona volontà,
disoccupato e desideroso di lavorare, s'impegnava Per
accettare nell'oratorio o in qualche altra casa salesiana.
- e
11 latore
uno dei pih
N. N.
antichi
scriveva a Don Bianchi, direttore ad Ivrea -
allievi dell'Oratorio. Ora trovasi nell'estremo bi-
soocgcnuopadz'eiossneer;ecuroiccoov(edriatcoh;ehahavoqgulaialcghreanpdraetidcai )l,asvcoorapraetoirne,qluinagluenriqsutae~
agricoltore, legatore di libri (sua antica professione), a tutto si a~P1i-
xn cherà ,,,,lentieri.
bisogno di
ricovceoron.fidentezal,oegralicchoammaongdloieveivfaigmlie;nctieò.
n11onCuOostranet? di
Gesii ci giuti a beneficare sempre il prossimo. Accettalo ed ÒccuPalo
come ti parrà meglio D.
A un altro annunziava l'accettazione così:
ho trovato il posto per occuparsi molto utilmente qui all'Ora-
torio. vengaquando che sia, cerchi di me o del sig.Don Lago, e sarà
suo subito allegato.
il Signore, che
&
stipendio
ricchissimo
sarà abbondante, perchè glie l?
e munificentissimo A rivederci
riserva
presto.
amico Sac. Michele Rua».
F~~~~tante le cure che il Servo di Dio ebbe Per loro,
per la loro vita regolare, perchè potessero adempiere bene
VIII - Tutto a tutti
275
i doveri religiosi, che Mons. Costamagna, nelle L~~~~~~
denziali ai Direttori delle Case salesiadneel vicariaato
1 Pacifico, fin dal 1901 scriveva:
i che ogni direttore del Vicariato andasse a
re un PO' di tempo nell'oratorio di Torino, e colà no-
ro sse come sono trattati i famigli nella parte spirituale.
utto attentamente varie volte, e vi assicuro che
e rimasi altamente ediilcato. Ai .famigli in ~~~i~~ non solo
la Messa e si fa un po' di catechismo ogni domenica,
ssero salesiani, loro si dà-comoditàdi confes-
i Ogni mattina, e poi di udir Ia S. Messa
rispettive
0, breve punto di meditazione, ecc. ogni
le loro orazioni in comune, seguite dal di-
buona notte adattato ai loro bisogni. ogni
e l'esercizio della Buona Morte. Un sacerdote da mane
si prende di tutti loro una cura speciale. v i sono dei
riti e dei buoni coadiutori incaricati di vigilarli, a h c h e
ssuno di essi, specie dei nuovi arrivati, faccia discorsi
non buoni, Oppure si scoraggi in quella oscura vita di ritiro
e di umile obbedienza. Insomma io ho visto colà una vera
famiglia di Don BOSCOe; se mi fece immenspoiacere, non
mi causò nessuna maraviglia il sapere che da quei fam*i
vari aspiranti per il noviziato di S. ~
~
o: Chi semina raccoglie (1) )).
buoni venisserioo vaodlulenaantichaedchuenial gcioovnefderìeinpziaù rienltiegliloigseantoi
perche alla fin dell'anno quelli che ne avessero
sentito il desiderio potessero far domanda ed essere accolti
al noviziato. E il 31 gennaio 1903 esortava tutti i salesimi,
teassspeercoiaclomnesnute@iciseunptieraitotreis,taadti adcicbougolineareciofnadmoitgtaliedchiendsiupSrteYsieanr-~,
santo cm.
diatori.
che la carità suggerisce, di fomame dei buoni coa-
Sarti qwsto un Jioretto il pih gradito al gran
della Chiesa Universale e patrono pure della nostra
Per qualche tempo vagheggiò anche l'idea di formare
( 1 ) Cfr. pag. 278.

15.4 Page 144

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~~p
276
V - Sull'orme di Don Bosco
per loro una Pia Unione, una specie di tesz'Oldine di O
della Società di San Francesco di s'ales.
E negli ultimi anni, quando per incomodi di
cosaetto a rimaner in casa per mesi interi e il gio
fare un po' di passeggio P facendo un giro per 1
si fermava a parlare con i famigii sul posto del lavoro, in
formandosi amabilmente delle loro occupazioni,
iute, dei bisogni spirituali. Alcuni, nel ricordare tanta boa
anche
anni dopo la sua morte, avevano le lacrim
agli occhi.
Rinaldi ricorda come v'era un famiglio,
il qual
ppoercail
suo carattere non
devozione. Venne
incontrava
a morire
con nessuno e dimostrav
quasi improvvisamente;
in casa, a dire il vero, lo si ricordava con parole Poco ben
voli. sera il Servo di Dio diede lui il saluto ai confrate
e seppe
defunto
colla sua
e quanto
epgaliroalvaevdaolclaevoeractoom...m, oevternatseseri
c~
rda
rei
di ammirazione e di lode, terminando col raccomandarlo
alle preghiere di tutti, per titolo di ricon~scenzache si do-
VIII - Tutto a tutti
277
DI D10 FU... T U ~ AO TUTTI!
Don Barberis-fu particolarmente
anime; per salvarne qualcuna era pronto a qua-
a che nell'accettazione dei giovani si dèsse la
a coloro che fossero in maggior pericolo dell'anima,
alla retribuzione che potessero dare.
ollecitudine era di allontanare dai gio-
etterli in grazia di Dio.
vendo notato nei suoi viaggi il maggior bisogno spi-
che si aveva di case salesiane nelle provincie
i d'Italia, si propose di aprirne di preferenza colà;
vero .ne aPerse a Bova Marina, a Borgia, a Soverato
onteleone in Calabria, a Potenza in Basilicata, a cori-
bbe voluto fare di più; e disse a
nche al Capitolo Superiore, che avendo
no spirituale di quelle regioni, cerca$-
veva a lui )).
~d anche per i famigli che morivano nell'oratorio dopo
aver prestato l'opera loro per vari anni, faceva egli stesso
le esequie.
Vagheggiò pure la fondazione di una Congregazione
femminile, composta di povere donne che avrebbero prestato
l'opera loro nelle case delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Nel
1901 ne scriveva a Don Albera in America:
conuerrà pure vedere se si potrà iniziare una Congrega-
%iondei Figlie dipendenti dalle nostre Suore, che col h ~ o ~ ~
delle loro manpiotessero mantenersi e intanto liberarsi dai molti
i erano così nu-
pericoli da cui sono Lrcondate )).
ln breve, ebbe un così operoso spirito di carità che an-
che ai più lontani sembrerii più unico che raro.
carità comprende essenzialmente l'amore del prossimo
come applicazione dell'amore verso Dio, e quotidianamente
praticata nel modo più generoso diventa anche un esercizio
di
per il lavoro che impone e i sacrifizi che
provoca. Così avvenne in Don Rua!
O Rettorato? Solo nell'Argentina
he ci piovevano da lui ogni mese,
un buon numero erano di raccomandazioni,
ai biglietti
che direttamente porgevano gli emigranti che giudicavano
grandissima sorte il poter venire qua nel nome di Don Rua
e presentarsi con una sua raccomandazione.
')E se san veramente molti gli italiani collocati da noi

15.5 Page 145

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- V Sull'orme di Don Bosco
o diretti in posizione comoda, la maggioranza, possiamo di
ci fu presentata dal molto caritatevole superiore. Anche ade
spesso .di questi amici, che dopo anni ed anni
ci ricordano che ci furono presentati da Don Rua e che
a lui debbono la loro 'sistemazione e la felicità delle loro
famiglie t).
a Nei primi anni d'ispettorato nell'A~entina- ci dicev
Don Vespignani - tenevo una cassettina speciale per le racco
mandazioni del Servo di Dio D; e questi una volta:
< Aproposito di queste raccomandazioni- gli scriveva - parmi
che qualcuno dei tuoi direttori o prefetti non si curi affatto di quelle
stesse che mando io; anzi talvolta si ricevono i raccomandati fredda-
mente, e quasi con disprezzo. T i esorto a procurare che ciò non ac-
cada; non siam noi dispensati dal dovere di trattar bene i1 nostro pros-
simo, tanto più se raccomandato da superiori, e più ancora se questo
prossimo .& emigrato italiano, che forma ormai uno dei nostri scopi
nelle Missioni. Talvolta non converrà spender parole di calda raccoman-
dazione o dare assicurazione di buona condotta; tuttavia, se possiamo fare
un po' di bene a chiunque si presenti, non dobbiamo tralasciare di farlo.
Così c'insegnava il caro Don Bosco n.
Aveva tanto a cuore le sorti degli emigranti che per qual-
che tempo, prima che si sviluppasse l'Istituto di Monsignor
Scalabrini, dispose che alcuni salesiani assistessero quelli
che
dal porto di Genova per aiutarli a superare
ogni difficoltà, non escluse quelle in cui, a quei tempi, cer-
cava di arretarli gente straniera.
La carità di Don Rua fu universale. Don Rinaldi, nel
ricordare come il Servo di Dio dèsse consigli <(aquanti a
lui ricorrevano >>e,come a erano di grande conforto a tutti »,
aggiunge: a Faceva anche elemosine ed a questo scopo aveva
all'ingresso della sua camera una ~iccolabussola, dove rac-
coglieva offerte che distribuiva poi ai ~ o v e r i ,oltre a quelle
un po' straordinarie che faceva a persone bisognose, soprat-
tutto ai sacerdoti n; ma sempre con ~rudenza.
Recatosi a far visita al Card. Dusmet, Arcivescovo di
Catania, questi lo presentò a un Vescovo Missionario pro-
veniente dall'Australia, il quale - narra Don Lovisolo -
<< disse a Don Rua come in Australia i Salesiani avrebbero
- VIII Tutto a tutti
sto campo da evangelizzare, e Don Rua rispon-
n dubiti, Monsignore, i Salesiani verranno, p e r c ~
o ?ha detto e Maria Ausiliatrice lo vuole, ma... più
on adesso. - E lo diceva con accento di certezza.
stesso Monsignore, venuto in giro di propaganda a
ella sua Missione, chiedeva a Don Rua un obolo,
o fra l'altro arditamente: - Ella potrà benisinzo, se
alche cosa, tanto più che come Rettor Maggiore
eniato dal voto di povertà. - Ah.! no!, in-
ppe rispettoso, ma severo Don Rua; io le darò un'ojjferta
è posso disporre di una certa somma, non mai perchè non
tenuto alla
io! - E gli
ppoorvseertuànr'oeflifgeirotasa..,.gDi.acche
ne
ho
fatto
voto
an-
Un alunno del Seminario Francese di Roma gli chie-
un monumento che i chierici di quel Semi-
O erigere nel Santuario del Sacro Cuore ' a
veva al Procuratore Don Cagliero: (( T i
,
vare, ed esaminando con prudenza la
rimettergli da parte nostra L. 50 con tanti
realtà
auguri
enti per il loro zelo D.
veva il cuore sempre aperto a beneficare spiritualmente
fu anche - dichiara Don Lorenzo
otto dalla disperazione al suicidio, trovò
Servo di Dio )).
Era compassionevole, e quanto!...,ANCHE CON I DEFUNTI.
Quotidianamente la morte gli portava tanti lontan dagli
occhi, ma non riusciva a portargliene uno lontan dal cuore!...
Ogni giorno offriva preghiere e, come Don Bosco, anche
mortificazioni e sacrifizi in loro suffragio. L'ultimo di car-
nevale voleva che in tutte le case si facessero sante comunioni
n solo in riparazione di tante offese
ma anche in suffragio delle anime sante
o Don Bosco, ad occuparsi delle biografie dei
fu lieto di approvare la stampa del primo
Necrologio Salesiano.
«Oh! la pena che provava quando riceveva l'annunzio

15.6 Page 146

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ZSO
V - Sull'omze di Don Bosco
della morte di un confratello, e quando la comunicava agli
altri! Ricordo - dice Don Lucchelli - con quali parole
e con quale atteggiamento partecipò la morte di Don Perona;
io non ho mai sentito tanta pietà per Don Rua, come in quel
momento; tanto mi parve disfatto dal dolore! o.
A~~~~ognor presenti tutti quelli passati all'eternità!
Viaggiava con lui - ricorda Don Angelo Caimi - sul
trenoda Verona a Milano. Giunti alla stazione di S. Martirio
della Battaglia, io gli indicai la superba torre, eretta in me-
moria
e poi:
dei
-
caduti nella
Recitiamo u
tremenda guerra del
m preghiera per quei
'59 Egli guardò
nostri fratelli ca-
duti per la patria! - esclamò con voce commossa. E tutti i
viaggiatori dello scompartimento si scoprirono e accampa-
gnarono la preghiera divota.
)) Finita l'orazione del De pofundis, tutti gli sguardi delle
persone che viaggiavano insieme, mi chiesero: - Chi è quel
sacerdote? ha l'aria di un santo... - E Don Rua, risposi; il
Superiore dei Salesiani! -- Al suono del suo nome tutti
sorsero in piedi, facendogli un riverente saluto, a cui egli
rispose con un saluto graziosamente mesto )).
Anche attraversando il Bosforo, invitato a contemplare
lo splendido panorama, volse attorno lo sguardo dicendo:
- E veramente bello! - e subito osservò: - Dicono che qui
sotto vi sono molti morti! Preghiamo per loro! - E cominciò
il De profundis.
« ~ ' a m fr~atrer~no secondo Gesù Cristo ha una dote Pro-
p&, che 10 distingue da,tutti gli amom' umani. Questi amori
sono p i o~ meno particolari, e l'amore fratevno di carità 2 z m i -
versale; tanto univemle, che e$igia in certo modo E'im?~zedà
e I'onnipresenza di Dio )> ( I ) .
E « Don Rua - ricorda la signora Angela Chmerana
Collino -fu come Gesù, il grande consolatore di tutti quelli
che ricorrevano a lui per consigli e per qualsiasi bisogno.
Anche quando per la salute già compromessa era estenuato
di forze, si faceva tutto a tutti senza lasciar COm~cerele sue
soiferenze, che soleva dissimulare. Mai gli veniva meno il
(I) CAPECELATRhO:~ ~mistcianùe, Capo IV, pag. 70.
VIII - Tutto a tutti
281
sorriso sulle labbra, pur di far bene al prossimo; si rattristava
solo innanzi a quelli che soffrivano, pur conservando una
delicatezza straordinaria.
1) Fu modello di sacerdote nell'immensa carità. sentiva
eri, per gli ammalati, per gli infelici, per
stiana; e li soccorreva come poteva, anche
li animava alla rassegnazione e alla fiducia
stanza si scorgeva il sommo suo interes-
te delle anime, per le quali ebbe uno zelo
nche che si assoggettava a sofferenze per
salvezza dei peccatori; e che cercò sempre
i far del bene in tutti i modi, per attrarre tutti al bene e alla
PERSINGOLc
ano delle
AaNtteIMnzAiLoIn, inosnuecodnevliiecnaete!o..m. e«tSteorneo
il
a
rilievo,
ncces
~
narra una Suora - mi trovava ad Este,
addetta al col1egio Manfredini. Nel mese di giugno si ebbe
una visita del signor Don Rua; e tutte accogliemmo il nostro
superiore con profonda venerazione... Quando gli tornò
possibile, ci riunì per trattenersi un poco con noi, e ci tra-
vammo a fargli corona di fianco alla casa, vicino alle nocciuole,
nel breve tratto di terra che divide la casa dalla vigna.
)) Si parlava alla buona di cose varie, rimanendo egli
sempre in piedi, nei vano della porticina che mette dal cor-
ridoio alla vigna. Da tempo le formiche, in numero stra-
grande, nella dispensa e nella cucina guastavano frutta, far-
maggio, riso, zucchero, ecc.; perciò, colta !a propizia acca-
sione, Pregammo il signor Don Rua a volere dar loro una
bella benedizione e mandarle altrove, soggiungendo che il
signor direttore, più volte pregato di farlo, ci rispondeva
con una risatina. Don Rua, sempre buono, disse di portargli
un rituale, che l'avrebbe fatto egli stesso. La suora sacre-
stana andò in cerca del libro. Nefl'attesa egli, sempre in piedi,
appoggiò la persona al muro, mostrando di non avvenire
che una moltitudine di formiche nere e rosse facevano strada

15.7 Page 147

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282
V - Sull'orme di Don Bosco
inversa in fitta fila. La direttrice l'avvisò di riguardarsi... e,
con stupore suo e delle suore, le formiche andarono via,
e non se ne videro più neppure in seguito. I1 signor Don
Rua guardò e
penata di non
asvoerrrister.ovIanttoanitloriaturrailveò...la
suora
sacrestana,
)) - Bene, bene, lo dirò io al direttore che domani, im-
mancabilmente, venga a dare la desiderata benedizione,
disse il venerato superiore; ma... dove volete mandarle?
I> - In fondo alla vigna; di del muro vi è un fosso,
non porteranno danno ad alcuno
- E... da mangiare, foro ne
1).
porterete?
o - Sì, sì, si rispose da tutte, purchk se ne vadano.
Egli però volle assicurarsi del luogo, e, vistolo, approvò,
ma raccomandò di portare poi !à, davvero, alcuni avanzi di
frutta od altro. Ci trattenne quindi in breve conferenza:
disse della protezione che la Madonna ha delle sue Figlie e
delle loro case, e dell'amore e della corrispondenza che esse
le debbono.
Intanto giunse il direttore, il quale, tra il serio e il fa-
ceto, brontolando veniva a prendere il Superiore, dicendo
che le suore non ne hanno mai basta. I1 venerato Padre,
come non fosse occupato da altri pensieri, disse al direttore:
>>- Domani verrai con cotta e stola a benedire le for-
miche, come desiderano le suore.
1)- Ma sì, ma sì, ora favorisca venire che i ragazzi
aspettano.
Le suore, ancora ammirate dalla scomparsa delle for-
miche al solo appoggiarsi di DOn Rua al muro, andarono
premurose ad assicurarsi se anche quelle della dispensa e
della cucina se ne fossero andate, e con loro crescente mera-
viglia non ne videro più. Il giorno seguente, per soddisfare
all'ordine ricevuto, venne il signor direttore, ma della bene-
dizione non ce ne sarebbe più stato bisogno, poichè le for-
miche, docili, già se ne erano andate per la nuova dimora,
più fecero ritorno 1).
Era a Chieri - ricorda un'altra Figlia di Maria Ausi-
liatrice - e venne il signor Don Rua. Molto popolo accorso
era ammirato della sua presenza da santo e del contegno suo
VfIZ - Tutto a tutti
282
'~4
edificante. Egli parlò della virtù della carità con tale unzione
da commuovere, e giunse persino a dire che, non solo dobbiamo
tar bene le persone e dar loro quanto hpnno bisogno, ma che
stessi animali non 2 lecito negare quanto debbono avere.
teneteli in casa piuttosto, ma z li avete, date loro il ne-
O, e trattatelibene!... s.
Una volta - attesta un ex-allievo - mi rimpoverd
è in un momento di spensieratema aveva fatto d d male a
atto, e mi disse, dimostrando d'esserne addolorato, che
le bestie sono creature del Signore; che vanno trattate
e bestie, ma non vanno maltrattate 1).
Chi legge, non può non ripensare ai.tempi del PovereIIo
ssisi e... non sentire un'eco lontana, viva e solenne:
- Laudato sii Tu, O mio Signore, con tutte le tue creature!...
Accenneremo più avanti, altri graziosi panicolari della
isita paternità del Senro di Dio; ma se si fossero raccolti
ti gli atti di carità universale, da lui compiuti accanto
a J&' cola
Salesiauna, diciamo presso la prima Cappella
ell'Oratorio, e
in altre Case
asalllehsmiabnrea...d.ealvSreamntmuoziopodtiuMtoafraiarnAeuusnilialutrnicgeo,
apitolo a parte e intitolarlo i Fioretti di Don Rua u, o me-
io ancora << il nuovo Cantico delle creature! )).

15.8 Page 148

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v - Sull'orme di Don BOSCO
DEVOTISSIMO AL MAESTRO
E CON GLI STESSI IDEALI...
(iDon Rua >> rimarrà in perpetuo il più bel mon2cmento di Don Bos
- Lo studid ogni giorno << nelle cose più minute »; ed imitarlo in t
- fu il programma della sua vita, convinto d'imitare un santo. Dic
aiSalesiani: (I Ciascuno di noi sia di Lui copia fedele !D; eglt n
- fu la copia perfetta. Nei Processi Canonici per la Causa di
Bosco i rilievi suoi sono i più signi$catiiii, e se ne possono trarre m0
pagine per descrivere anche il suo spirito e le sue virti; tanta fu la
sua diligenza nel ricopiare il Maestro! - (I Potè dirsi u n altro Don
- - Bosco! s. Da principio sembr0 persino troppa tale imitazione.
(I Sipud dire che Don Boscoform6 in Don Rua un santo non infwiore
a se stesso 2). - Tanto studio servi per qualche tempo a velare l'eroismo
delle sue virtù. - ( I Erede universale dello spirito di Don Bosco l),
- - anche nella direzione dell'istitnto soleva prender lwni dal Fondatore.
È doveroso scendere a particolari. Sua raccomandazione costante:
- (I Imitiamo Don Bosco quanto ci è possibile )>. In primo luogo nel
- contegno e nella pietà. Sipoaebbe fare un trattate110 della sua asce-
- tica, semplice e praticissima. Come voleva inculcata la pietà anche
agli alunni. - « Atteniamoci fedelntente a l h scopo dell'lstituto n. -
(iLa nostra missione deve essere rivolta ai figli del popolo n. - Ogni
casa, qualunque ne sia lo scopo, sia (iun centro aipietà e un sememaio
di giovinetti morigerati ed esemplari».- Particolari richiami ed esorta-
zioni per consemar integro lo spirito del Fondatore. - Una delle più
- calde raccomandazioni: la pratica del sistema preveiltivo. "Pa-
zienza e bel garbo anche nel correggere - >). Altri spunti di assidua
vigilanzaperchd in tutte le case S;orisse il sistema educativo, tanto
caro, e giustamente, al nostro venerato Fondatore. - Altro campo
votisszmo al Maestro e con gli stessi ideali 285
osa attività, gli Ospizi e gli Oratori: << Vorrei che te-
a mente essere la istituzione degli Oratori festivi e degli
giovanipoveri la prima opera di carità verso igiovanetti
ati, di cui Don Bosco abbia incaricata la Congregazionei).
ercialle tradizioni paterne S. - (I Ciò che è smplice
grandicittà,non deve diventarelo'scopo
cure percu fossero fiorenti gli Istituti e gli Ora-
- del Catechismo. Regolarità dellefu~tzionrie-
- ie. Le ricreazioni movimentate ed allegre.
ento,al S.Cuore Gesù,a Maria Ausilia-
- o Gregoriano e del latino. La d f -
"Letture Cattolichen. - La musica
a tutte le tradizioni... saz'esagera-
- oni ! Q. <Li'avvenire della Pia Società 2
- elle vostre mani». n Da mihi animas!...i) - L e Missioni Cattoliche.
- uIl Signore ci apre orizzonti vast&si?nio,C dobbibiamo preparara' a
portare n la fede e la civiltà non solo ai popoli dellJAmerica,ma
- altresi dell'Asia, Aell'Africa e dell'Oceania!n. Sue~tenerezzeper
- i ~Wissibnari. (iChe il Regno di Dio si estenda anche per mezzo
dei Salesiani e delle Fig2e di Maria AusiIiatrice a tutti i popoli
u DON RUAR rimarrà in perpetuo il più bel monumento
di Don Bosco!
Conobbe il grande Apostolo della gioventù pochi giorni
dopo la morte del padre, e sentì subi'to tanta attrattiva che
a tredici anni, deposto il pensiero d'entrare tra i Fratelli
delle Scuole Cristiane, si abbandonò a lui e si consacrò al
suo apostolato; e, riconosciutolo adorno di virtù straordi-
narie, prese a studiarne le parole, le opere, il pensiero; e
l'imitazione sua in ogni cosa divenne il suo programma,
o meglio la via maestra per la quale giunse alla più alta
perfezione!
Dobbiamo - diceva - fondare I'edifizio della nostra
santificazione supra Jirvzam petranz, cioè sopra Gesù Cristo;
non sull'arena di affezioni alle creature, ai luoghi, alle occu-
pazioni. Non si deve confondere l'amore alla Congregazione
coll'amore alle persone n; ed egli vide in Don Bosco il santo

15.9 Page 149

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i
286
v - s&"orme di Don Bosco
l
l
IX - Dwotissimo ai I@iaestro e con gli stessi idealz
e gli parve udirlo ripetere con S. Paolo: - Imitatores mei
estote, sicut et ego Christi! Siate miei imitatori, o fratelli,
come anch'io lo sono del Cristo!
Intento in questo studio, sin dai primi anni senti il do-
vere di raccoglier memorie e di richiamare l'attenzione dei
condiscepoli sulla santità del Maestro; ispirò e presiedette
le Commissioni che si assunsero l'incarico d'annotare, man
mano che succedevano, fatti degni di nota, e vigilò perchè
compissero diligentemente l'assunto; stese egli stesso una
traccia cronologica della vita del Padre, per meglio annotare
quanto degli anni scorsi era ancor vivo nella mente dei con-
temporanei; scrisse pure degli appunti; e con diligenza quoti-
diana continuò a raccogliere e a trasmettere all'archivista
Don Berto e allo storico Don Lemoyne ogni rilievo e ogni
documento riguardante l'Opera Saleiiana e le virtù del Fon-
datore.
Felice dì vivergli accanto, nei lunghi viaggi che lo allon-
tanavano dall'oratorio, si studiava d'averne continue e det-
tagliate notizie; e, se toccava a lui ad accompagnarlo, pre-
gava e si raccomandava alle preghiere altrui «perchi sapesse
approfittare di quella fortunai).
In breve finchè gli fu al fianco, lo studiò ((nelle cose
più minute ,);e, dal giorno che lo. vide dare Sultimo respiro,
lo proclamò suo modello, sua guida, suo ispiratore, e non
lasciò più di esaltarlo.
Per renderne più venerata la memoria, non finiva di ri-
levarne le caratteristiche della santità, i consigli particolari,
gli ammirabili esempi; e per 22 anni lo fece rivivere assi-
duamente lavorando per il fiorire e lo sviluppo dell'Opera,
infondendo anche negli altri devoto affetto per Lui e fer-
vore d'imitazione.
L'incessante e imperioso stimolo a questo programma
l'ebbe dall'intima convinzione che Don Bosco era un santo,
un santo straordinario.
Ricordiamo. Appena ne raccolse l'ultimo respiro disse
\\ai pesenti: K Se abbiamo perduto un Padre &terra, abbiarno
'acquistato un Protettore in cielo; e noi siamodegni di lui, se
guendo i suoi santi esempi!... 1).
Che Don Bosco fosse un santo era voce comune; e Don
Rua accuratamente ascoltava anche i rilievi d'altri per ri-
peterli a tutti, particolarmente ai confratelli, e spingere a
meglio ricopiarlo: B La santità dei &li - fu uno dei primi
rilievi - sia prova della santità del Padre! D.
Confermato dalla Santa Sede a succedergli: ((Noi-
scriveva ai Salesiani - dobbiamo stimarci ben fortunati d'esser
figli d'un tal Padre. Perciò nostm solEece'tudine dev'essere di
sostenere e a suo tempo sviluppare ognora più le opere da lui
iniziate, seguire fedelmente i metodi da lui praticati ed ime-
gnati, e nel nosh.0 modo di parlare e di operare cercaye d'in&
tare il modello che il Signore nella sua bontà ci ha in lui som-
nzz'nistmto. QUESTO, O figli carissimi, SARÀ IL PROGRAMMA
CHE IO SEGUIR^ NELLA MIA CARICA; QUESTO PURE SIA LA MIRA
E LO STUDIO DI CIASCUNO DEI SALESIANI ».
Da quel giorno non tenne più un sermoncino, una con-
ferenza, ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice, agli
alunni, ai Cooperatori, senz'additare e raccomandare qualche
virtù o qualche ideale di Don Bosco. La sua persona pareva
che non esistesse; sul suo labbro sempre risuonava il nome
del Padre ed echeggiavano le sue parole e il ricordo dei suoi
esempi. Quanto faceva, tutto era ispirato da Don Bosco o
rivolto a lui.
Gli stessi restauri del Santuario di Maria Ausiliatrice,
compiutisi per il IO Cinquantenario dell'Oratorio, volle che
fossero un monumento alla sua memoria, e proprio allora
ripeteva:
"Noi discepoli e jìgli di Don Bosco, facciamo in modo che
le nostre azioni, la nostra attività, zelo e fervore nel servizio
di Dio, il nostro spzkito di smiJizw a favore del prossimo, spe-
cialmente della gioventù, servano a rummemorare le virt22 e
la santità del nostro bume Padre, IN GUISA CHE CIASCUNO DI
NOI SIA D1 LUI COPIA FEDELE. Questo sarà certamente MoNu-
... MEN-TO A LUI MOLTO GRADITO! >).
E il monumento più vivo e rassomigliante, da qualunque
lato si miri, fu e rimarrà Don Rua!
Nelle Deposizioni fatte nei Processi - che si svolsero
per la Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Don

15.10 Page 150

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288
-V Sull'ome di Don Bosco
l
l
j
Devotissimo al Maestro e con gli stessi ideali
289 , .
Bosco - i rilievi più esatti e caratteristici sulla vita e sullo
su,mrpniaiaarminètioemDntdioeneri~RcFc~odo~nicddchaihitaeorrnaereetstaiolmdnnioeoncdstateerrlointSàPe,earcadvtdirodezietdulaoin
Dio. I testi sono
uomo straordina-
e celesti carismi;
l'eroica continuità
via della perfezione, il singolare amore alla temperanza
ecoanl
lavoro, la calma inalterabile, frutto della
~ i l'ar~te d,i velare con un esteriore
continua unione
più allegro
solito i contrasti e le amarezze inevitabili della vita, l'orrore
implacabile peccato, che gl'ispirò mille sollecitudini per pre-
venirlo piuttostochè reprimerlo, l'umiltà somma nel ricordare
lc,huimamilavadqeui ansiatianlic,oelptaandtienoanltrreampmaretinctoalraer,itfào;rsee,tuttavicaossei
che avrebbero
,per
potuto
R~~ -
più precisamente additarne lo spirito.
diceva Nlons. Farrugia - Don
dbentd un volume,, apertogii sempre ,davanti, Per attingerne
le norme ,-he doveva7zo guidar lzli e per lui ?Opera Sazesiana.
E ne imitò di fatto... l'intima unione con Dio,... il sorriso
angelico che abitualmente sfiorima il suo labbro* la parola
soave che aveva il secreto di schiarire i dubbi, di lenire gli
di calmare le coscienze, lo imitò fino a divenire
tipo perfetto del suo Maestro)).
Abbiamo già fatto vari
allo spirito di Don Bosco
togliendoli dalle Deposizioni del Servo di Dio, Per
quanto impressionò maggiormente nella giovinezza;
e
pos-
siamo ora aggiungerne altri, assai significativi.
Possiamo fare di più!... e cioè,scrivere .non
gine sullo spirito e sulle virtù di Don Rua copian
ralmente ciò che egli depose di Don Bosco; tanta
' tezza
con la
pure
q-ualeadl'iemseitmò!pio
-
giunse
ad
essere,
padre, un gran lavoratore e un gran santo, Pieno di
prowidenza e nella bontà di Maria Santissima.-,
diceva la buona parola a tutti, e, largo di ca
sorta di bisognosi, sebbene sprovvisto di mezzi
non indietreggiava di fronte a nessuna difficoltà,rinno
i prodigi del fervore della fede, dell'abbandono nelle
di Dio, e dell'apostolato.
a sentCeh'"ilcosnuoobcboenDtegonno.R..uEardaa
uicino, non può non aver pre-
tale ,che, avvicinandosi a lui,
Sentiva 'Orne l'Olez~odel giglio della purititg, e... sp ne partiva
ammirabile la sua fortezza nelle udimze, in cuimai
sd"iinclaescritaivavisitpaartloetnrried.eUroescacdnvaaplalt'xaiimnotpnaia,bziome%neztnàater,etmraunanpkzalciludlimtoitoglfoicnhdeisscemre-ziaiovnaleo
"Interrogato e richiesto di cornigli pa affariiraportanti
"leva ?accogli&, e sollevando gli occhi al cielo si vedeva che
di impzO'a~a i f ~ l i iper dare i cons&li oppqrt~ni;... e poi
i dubbi, manedalendsouesoedsdpiossfatettococlphiivnaenotunevl seegvrniocaheiesstcoi,o).g~ievam
'lA prudentis fcfoOm~&e slie,rpernatmi,mseenmtapvliaci scoovmeentce olelopmar-ohle: -
gparunddeonzqauesdLeel
Parole CO~l'insegnumentodi S. ~
serpente consiste nel mettere in
~
salvo
la~testlaa~.
~
"'Osi diceva
mett"eQreuando
che esempio
egli: - L a nostra prudenza deve cornisternel
ifz salvo la jede, la cos&nZa, jbnimanostra)>.
gli facevamo bella corona..., n raccontava qual-
ed@cante, oppure, parlando all'orecchio or del-
a"0rOe r
dePzelr'~ltroc, i &va
virtù...;
parole si dolG' ,-he c'in$ammavano
PU cui si vedeva tosto quel giovane
chiesa a jar una visita a Gesù in ,yacramento, un
aandomani ad accostarsi ai ,y,y. ,yacramenti,
divenire Più raccolti nelle preghiere, più diligenti n&
doveri, Più caritatevoli coi compagni )).
a
pieni
volentieri del paradiso, e talvoll*l ne fa-
di
d
così bella da trattenere gli
attenti ad mcoltare la sua parola,
lalusnngam- -
contentezza e jducia di potervi arrivaree,.
nelle prediclze, ma anche nelle conversazioni
veramente ammirabile nella scelta d a suoi
Prefetti, catechisti, projesssori,
sce-
menti speciali e la cui scelta non eccitava gelosia
accadeva talvolta di dover cambiare taluno di

16 Pages 151-160

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16.1 Page 151

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v _ Sulllorme di Don Bosco
290
proprio
lo faceva con tale delicatezza da
del~individuoe no1 diminuirgii
non offendere
il prest&io in
if'aanccwiar
agli altri ».
(t ~~~~~l~~~ ne[rattendere al profitto
morale dei
suoi
di-
penhnstiai,sale+ani, sia altievi..., anche di questi si
con affetto e tanta diligenza che conosceva la condotta di
scuno in partico~are,dando all'uopo incoraggiamenti, esorta-
zioni, ammoniziosneic,ondo le indoli e secondo i bisogni)).
mlvoeonatt(vev~ivm~silicecinenelteailbavrsaaurnaledaoiemr,poaodpteuoslletaicazihi,loecsnh,ueeaoneccdchocaeninttadesvogtaanvoelagaelidilneaavllgoc'ahrzzaiioetvasnirateeàyiandfOfeqeoinulzasausnoort-siii
colà ove egli celebrava )).
A~~~~
la Madonna,che 6 agli infermi
caldamente di ricorrme con tutta fiducia a Maria; la
in Lei in&lcava a chi si trovava nelle pih gravi tentazioni e
nelle a ~ l i ~ o n i ,a.i suoiallievi si può dire che non sapeva par
lare senza raccomandare la divozione a Maria S
mente per insegnar 1 ~ a0 conservare la purità, racco
la divovozione a Lei)).
per i malati e gli afflitti <<avevale
tenere
tudini..., visitandoli, confortandoli e assistendoli, s~eciazm
n, bisogni spiduali. Esigeva che fossero trattati con
dagli infermieeriche non si ~ s C ~ UlorSo ~manc
di quantopotesse occorrere per E'anima e pel corpo...').
(( pure ammirabile la sua prerogativa nez
a#litti, tantoche 10 si chiamava espressamnie quando qual
trovavasiimmerso in profonda tristema. Ben s
la sua presenza, il suo amabile sorriso, per dissipare
dense... )); e tanta era la consolazione che
f,i da lui assistiti, che i suoi allievi desiderav
avere lui ad assisterli, quaiora fossero arrivati a quel
estrevlo e.
sua vita <<fun continuo esercizio di caetà
prossl;mo n. Anche <i se usciva al passeggio, era! per a
&tare qwlche infermo, O per recarsi a qualch
cercar soccorso per i suoi figli, oppure anche p
nascondiglio dave dar corso alla corrisponden~a.--i,1
ali 291
ente avrebbe Potuto far all'Oratori0, assediato com'era
9
Don BOSCOu,n gran lavoratore e un
mezzi materiali, per lasalvezza delle
t0 zelo e tanta Jidueìa di essere aiutatodalla
ina, che mai indietreggiò difronte a qualun-
"olo... Soleva dire che nelle imprese che venivano
te, Osservava se fossero necessarie o di grande utilità
delle
il
anime; e poi
Signore non
aI'nadvraevbabeavaabnbtaincdoonnactoo,r).aggeio
fabbkche aveva sempre di mira di cominciadarlele
di Dio, e in queste non aveva tanto r&uardo alla
desiderava
e, le q u a z
che
ip~
ò[vilvoacleocvosatsatcrnhuzezei,ofgonrseas]enrfdooisodsseeall.daIencmosareosgss&iam,toaepdsmemavpalicitàasle,l)-e.
<'AmòSempre la povertà e la praticò in grado
O... in
le maniere, nell'abitaxione, che fu sempre
licissima, abormdo da ogni eZeganau e conzodità,. negli
Va Conservare
tempo e portava
ti... So#riva se vedeva qualche
ande gettate al suolo o sciupatein
quazungue e raccomandava ai s ~ ~ i f idgi a~vier cura
carta già scritta e di
altra
" ancora trarre qualche utile ».,
'amore e la pratica di questa
ed
ains--
Salesiane avrebbero sempre prosperato
sarebbe praticata zu povertà, e avrebbero cominahto
VeSSe cercato comodità e lusso,).
da alcuni perchè intraprendesse
va...: - Quando io sappiache il
io cesserà dalPimidiare le anime, io pure cesserò dal
nuovi mezzi pe? salvarle dai suoi inganneid insidie ,).
fu, visse Don Rua, come risulta da quanto ab-
onendo,... precisamente come
leggono nel!e deposizioni che
di Dio fece'sul venerato Fondatore nel processo

16.2 Page 152

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292
( La
fu un
y - Sulrwme di Don Bosco
- di.^^^ ~ u -a osservava gia Don Albera
studio d'imitare il venerabile Don Bosco. A cii,
rarte 2lpcueoirnd,eeoltbvalbouetqoiualadqmleuoeedl?geillnilcoecsshaencohteagiunnproqirrpuaoregotreled'ndhueiarrveraaeivndnveinilcslaeainnszaptiteeosras;fogeqlziunioeeonslctecam,hoiè,cdhsoeicPcihnièì~
DON
a
RUAPOTÈ DIRSI UN ALTRO DON
I , ' a~Don~Bos~co -~ no~ta Don
Zolin
-
10
Portava
a
menti,
di lui sempre e ovunque, a
gli esempi, a confermare ogni
ricordarne gli
suo atto sulla
ammoni-
condotta
di un tanto Padre. L'ipse dixit e Jz~rare in verbo
non credo siano mai stati tradotti in pratica da alcuno con
maggior impegno e con maggior gusto e allegrezza d'animo
~i~ da chierico e giovane sacerdote fu così esatto ad
ture
beris
-
B~~~~in tutto, che noi - dichiara Don Giulio
dicevamo persilzo troppa questa imitazione, ma
Bar-
era-
verso vamo ammirati
a
una vera
del
SUO -zeloag)lg. iunge Don Barberis --
ed insisteva paternamente perchè
aveva
i Sa-
lesianisploiriitmo itdaissemroanisnuettuugdtion,e
specie
i).
nella
pietà,
nel
lavoro
e
- viveva che del ivlaestro e per il Nhestro!
a ~ o m i n a t ovescovo di Asti ricord
Spandre - ne pofiai la notizia al Servo di Dio, il quale l'
fu lieto. Mi diede suggerimenti e consigli preziosi, e 10 r'
chiesi di una benedizione, che con cuore paterno diede
me e diocesi mia, aggiungendo questa r
- ~ ~caro, la~ Divina~ Provvide=a t~i ,
di B ~ e tu~, che~sei d~ell'Or;atorio, guarda di portar
10 spirito di Don Bosco! )).
T ~ ~o ~ tan' ta d~evozio~ne, i:~ ~ ~ ,
egregiamente delineata da Don Picco110 in una
testimonianze.
caratteristica di Don Rua fu l'impegno
un gente, costante, di ricopiare in sè il venerabile Padre
)) beato Fpancescano ebbe desiderio di cono
qual
di santità fosse giunto S. Frances
lo accontentò con una visione. Vide un bel1
IX - Devotissimo al Maesho e con E& $tessiideali
2293
pavimenrtioccoeradirimcoaprmeritoe
di
di
sapienti motivi architettonici, il
uno strato di finissima polvere
d'oro, il tutto illuminato da copiosissimi fasci di luce che
dava all'ambiente uno splendore e una solennità da parere
]Iatrio del Paradiso; poi vide, dal fondo di una porta, tutta
marmi, uscire Gesù, splendente di luce ancor superiore a
quella dell'ambiente, Gesù cantante inni di
Padre
e dopo vide seguire Maria SS,, S. ~
al suo
i
i Santi Apostoli, ed in seguito migliaia di ~ ~e ~ i
Santi. osservò Pure che Maria, S. Giuseppe, gli ~~~~~~l~
orme camminavanocon estrema lentezza ed avevano somma cura
ddai
Porre i loro piedi in modo da
Gesù Cristo sema guastarle,
ricoprire le
mentre i santi
lasciate
seguenti
camminavanocon la stessa diligema insuperabile;però,
ncesco che,
~~~i~ e i
ma attenzione per non met-
e orme lasciate da ~ ~ ~ u . . . ;
nella storia è già grande, e col
sarà Più grande, ami gigante, questa. figura non può
si da Don Rua, che 10 adorna ed arricchisce di una
speciale, di formatore di Santi; e s i p d dire che
in Don Rua un santo non inferiore a se stesso)).
nel
Servo
di
Dio
qual primo dovere
così assidua, schietta
eaidicsoinn--
CCennato, a velare l'eroismo

16.3 Page 153

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294
V - Sull'orme di Don Bosco
i
nascondere ciò che soleva fare e ciò che il Signore aveva
voluto che si facesse da lui. Noi pure che solevamo vivere
con lui, che lo sentivamo quasi ogni ora parlare, che lo trat-
tavamo come si suole con persona intima e confidente, non
trovavamo che tutto naturale e senza alcuna distinzione:
- Così, si diceva, farei io! cosi avrebbe fatto Don Bosco!
cosa c'è di straordinario? non mi pare che ci sia nulla! ...- Ep-
pure a pensarci su, si sarebbe dovuto dire che quella sem-
plicità, con cui cercava di accompagnare le sue opere, quel
dire continuamente: - Tutto per il Signore! e null'altro che
per il Signore! - destava già in noi meraviglia, come formerà
sempre l'elogio più bello della laboriosa ma nobile e santa
vita di Don Michele Rua...
Don Michele Rua, sempre uguale a se stesso, non deviò
IX - Devotissimo al Maestro e con gli stessi ideali
295
silenzio per qualche minuto, abbracciava e approfondiva la
proposta mia, e se, con quell'acume che gli era proprio di
persona superiore, rispondeva: " Si!... vedremo!...,, per me
era un segno che la cosa non doveva aver seguito. Altre volte,
e cioè quando intendeva attuare la proposta, trovava argo-
menti per convincere sè e dimostrare la vera convenienza
dell'attuazione dal modo con cui, in circostanze analoghe,
i1 Venerabile Don Bosco si era comportato ed aveva agito )>,
scendendo a particolari ed accennando specificatamente fatti
consimili, di modo che nella sua prudenza e umiltà <( veniva
ad attribuire al Fondatore la decisione d'ogni cosa buona e
conveniente s.
E quindi doveroso, ed insieme interessante, scendere a
particolari su quest'aspetto della figura del Servo di Dio.
mai dal cammino che Dio gli tracciò per mezzo di Don Bosco;
e mentre altri della sua tempra e della sua capacità avrebbe
messo la sua gloria nel farsi un'altra via, egli pose la sua am-
hizione nel rimanere sulle orme a lui segnate dal grande e vir-
tuoso Maestro >) ( I ) .
... << L'amatissimo nostro Rettor Maggiore Don Rua - di-
ceva Mons. Costamagna - chi no1 sa? - fu l'erede uni-
versale dello spirito di Don Bosco, come Eliseo lo fu del suo
maestro Elia. Egli stesso, dolcemente tradito dalla verità,
che non potè occultare, lo manifestò in una cara lettera a
me diretta [la lettera indirizzata nel 1888 ai Salesiani della
Repubblica Argentina] che dice così: - La grande carità
che infomzava il cuore del nostro amato Don Bosco, di santa ed
indimenticabile memoria, avvivd coll'esempio e colla parola la
scintilla d'amore che Iddio benedetto aveva posto nel mio cuore t).
Coll'affetto più devoto cercò di ricopiare esattamente il
Maestro. Don Rinaldi notava come in Don Rua fosse cosi
vivo questo desiderio, che lo si vedeva anche quando a nella
direzione delE'Istituto cercava di prender lumi dal Fondatore.
Mi è successo molte volte - dice Don Rinaldi - di fare al
Servo di Dio proposte in colloqui segreti, che a me parevano
opportune. I1 Servo di Dio ascoltava, e poi si raccoglieva in
Le raccomandazioni più frequenti erano queste:
IMITIAMO DON BOSCO QUANTO CI È POSSIBILE! )>.
((Siamofigli di Don Bosco; questo è titolo di nobiltà, ma
implica il dovere di lavorare per la causa di Dio e delle anime,
come Don Bosco ci ha insegnato)).
( ( I Salesiani non hanno altro scopo che la gloria di Dio e
la salvezza delle anime; e, in primo luogo, la salvezza del-
l'anima loro >>.
<<Ricordatcehe il fine priizn$ale di nostra Pia Società è la
santificazione dei suoi membri)).
Imitazione, quindi, del Maestro, cominciando dal porta-
mento, dal contegno esteriore:
<' Niuna cosa - scriveva Don Bosco nelle Regole della
Società - adorna di pì2 il religioso che la santità della vita
per cui sia d'esempìio agli altri in tutto... La compostezza della
persona, la pronuncia chiara, divota e distinta delle parole dei
divini njfiei, la modestia nel parlare, guardare, camminare in
casa e fuori di casa, devono essere tali nei nostri soci che li di-
stinguano da tutti gli altri)).
Così era Don Bosco, così Don Rua; e cosi volevano che
ssero i loro figli spirituali.
Fin dal 1885 Don Rua scriveva a Don Costamagna:
((Le nostre Regole raccomandano, nella recita delle

16.4 Page 154

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I/ - Sulrorme di Don Bosco
296
e dei divini &zi, la c o r n p o s ~ o ~daella persona,
lcaonpvreornucnhueacdhaianroai,
divofa e distinta
si dia esempio, e
delle
sia in
parole.
privato
Or bene
come in
pubblico,
si dicano
si
le
faccia piimieramente il segno
preghiere, con sentimento di
dpeielltaà,crcoocne.
e
poi
contegno e
dole bene
ghiere che
pronumiacdo chiaramente le parole,
dalvaitra. così pure si dicano le brevi.
sogliano farsi prima e dopo i l cibo, prima e
Pre-
le comunioccupazioni~Quanto fa pena sentire
direttore, il maestro, l'assistente dire quell' "Actionesj, e quel
sanCte,, ingarbugliato, frettoloso, in guisa quasi da
ntmooraniessatrpieerdssaiagdrliàistaiqnsudwsieesevstreotton.ntuoiqnutfaaamlrlisieipzpruzreonegghmdhioieoevrlreteeorcesoeifdlfdiidciofcaavacrnueotrPoe.ecrdi1teaacrtdoteiirrrodaeratee-i
le divi;e benedizioni sopra la tua ca.sa...)).
Dovete essere -ripeteva ai Salesianie alle Figlie di &Iaria
Ausiliatrice-
cia e illumina,
la lampada del SS.
dovete ardere d'amor di
Sacramento
Dio e di
chepebrrul-e
anime e illuminare col buon esempio le persone che ci circondano,
a gloria di Di0 )).
~ (< i ~di D~on ~Bosco~, do~bbiaml o IiMITARNE
RITO DI P I E T ~ .Don BOSCO era sempre in unione con Di
- di qui i prodigi della sua attività)).
fl DALLE pRRTICIIE DI PIETÀ ben fatte
insisteva
Rua - dipende in gran parte il buon andamento delle n
case )). ~d egli le amava tanto, che quando era interi
pregare, non pareva più su questa terra, ma im
gloria celeste. potremmo fare un trattate110
i pensieri abituali dell' anima sua; ci limitiamo a
particolare.
h apietà consiste nel servire Dio con grande
retta intenzione D. << Quando preghiamo dobbiamo
sempre v;sili alla presenza di Dio, con umiltà, con
con )a)ffEeltato.chiesa che c'insegna a cominciare la
zioni con un atto d'umiltà, con la recita del Conlite
IX -
a2 Maestro e 602 stessiihali 297
)) IiSignore Poi 6 tanto buono e disposto ad aiutarci che
merita veramente che abbiamo in ~~i tutta la confidenza.
)) Bisogna anche pregare con amore, e con fervore... ))
('Boc@~iamdoi esser costanti negli
avremo un mezzo e@can>sisimodi perseverare
di pietà ed
buoni pro-
Un anno, tenendo conferenza ai confratelli dell~~ratorio
bene un nuovo anno
è necessario pavere nuovo di-
"O
un
ispettore, ma piuttosto un
fervore, un
un nuovo forte vincolo d'amar fraterno. ~ h !, vi
età? ben
fatstepeeciianlmcoemntzemeu.nOnh1uocvoomefecrovnosroel,a
i1
pratiche di
vedere il nostro
chiesa di M a ~ i aAusi~iatricep u a ~ t r o p p opiccolo
atiinsieme a farvi
lì, per tempo,
nostro buon G ~ &sacramentato
lce pane della parola divina. E
nuovo tutti insieme alla Santa Messa, alleoraziodneil
"'O;
8. Rosario, poi alla iettum spirituale, e linalmente
e per ricevere tutti insiemuen
ricordo della pornata,da un
a meditazione non dev'essere N una semplice
tidiano)). Qualunque sia il
e si fa attenzione, si trova
rzYettere e mantenere il
a tanto i'orazione mentale che non cessava d,insi- '
si facesse con attenzione,si prendesse sempre qual-
m i a e si richiamasse alla memoria du-
e si ripetesse al signore
della giornata 2 la mezzyora
di

16.5 Page 155

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V - Sull'orme di Don Bosco
7.98
del buon religioso,,,, ed aveva cura di scegliere i libri più fa-
,ili e adatti all'inteiiigenza di tutti.
dz,eol ruaaaMdnitiagc@onosodleall-a tutaumleadfaitiazadioiununen'cqoournaoft;irdnaiotmenlrlao.-.P@erPlaononnigootbi,mazisaata'cOhunenami
come obbligatoria di tale durata)).
Per raccogliere frutti salutari dalle pratiche di pietà? e
dalsadempimento d'ogni
retta intazabndeil,genza
altro dovere, suggeriva
abituale, oSS@rVanxa
tr?ebbziga"
%ionaissunte come religiosi.
((Inprimo luogosia santa Pintenaione; se è Santa
zione, anche le cose indifferenti diventano buone e merite-
. majo,,, E
D,
dovd essere il fine delle nostre opere? Ad
,l0nam! prendiamo quest'abitudine di far
asltelassgi:loripaiadcei
=aio~; ie~dqui el
che
in quando interroghiamo
faccio?...anche il modo
noi
lo
". faccioI?n secondoluogo siamo diligenti: in omnibus operibus
excellens
genti in
esto.
ogni
Lavorando per il Signore si
cosa, negli esercizi di pietà
edevneelleessoecrcupa-
zioni, e nelle stesse conversazioni.
$ne che cosa dobbimco fare?
p Foitunati i Religiosi! l'obbedienza segna loro le 'pere
da compiere; facciamo E'obbedicnxa, e saremo sicuri di Ope-
, rare santamente.
Alpobbedenza aggiungiamo la
hel~aureoladi santdà! L&povertà
castità e
ci facilita
glaraPnodveemrteàn: te
santità col toglierci gsimpedimenti; la castità ci farà cam'
nare a grandi passi per la via della perfezioneh
Ripeteva anche:
roto(n<dUa nemuonnaacsoolaerfeimneistatresi'learaalflaabsbormicamtaitàlaPecrelplarender
la mira nelle sue opere. Noi pure incominciamo fin
m
taiznioonaida
tutti i nostri
maggior gloria di
pensieri, le nostre parole*le
Dio. COS~v,enendo la vanado
nfm.amo potremo risponderle... che 6 giunta troppo tardi' Di
e
a io ogni nostra azione in ParticoZa
IX -
al Maestro c con gli stesd ideali 299
e
stessi:
-
Pinatehrrèomfacpciiaomqaueasntochlaevoilrola?v-orocpoemr einfateirlromguarraetonroei
piombino... -Perchè mi compiaccio di questa occupa~one?
e'prochnèdep:ro-vo Pgeurcshtod
in qwsto lavoro?
è volontà di Dio
- se la coscienza ci
lofaccia-! andiamo
avanti. Se ci risponde altrimenti, tralasciamo e mettiamoci
che piace al Signore. Qui dev'essere tutto il nostro
nostro Piacere, l a nostra contentema; e allora tanto
l. troverà contento colui che predica, come colui che lavora
nascasto, colui che comanda e colui che obbedisce, perchè
n badiamo al materiale dell'opera, ma alla volontà di Dio
facendo... Dobbiamo procurare di aver sempre
Occa e nel cuore queste parole: - Per voi,o ,y;ignore,
questo-.- + Questo dev'essere il nostro conforl.o, il
'Ostegno in mezzo alle occupazioni: le sto facendo per
di Dio; operare amando! b.
'l"eleva
dire: (( Chi è fedele alle pratiche di pietà stabilite
anche in mezzo alle sofferenze e alle fatiche del
U0 ~$i&o,è sempre allegro e contento )).
Per
utte le
qcuaesest. o
voleva
la
pietà
diligentemente promossa
in
b"asTeenpete
ben
fermo - raccomandava agli ispettori - che
P@' ottenere buon n>ultato nelle nostre
dai direttori, dai confratelli e dai nostri giovansit,a nel
muovere la pietà e la moralità. Inculcate pertanto, v; dirò
n San
Opportune, importune, quelle cose che tendono
questo fine; se occmre, v i dirò ancora per compireil testo di
obsecra, increpa in omni patientia et
rina; ma non cessate Jinchè siate a ~
sfidate camminano bene; e siate persu&'
ch~e,-heno~nleca~mma~i-
~
t
no bene,avessero Pure la più bella apparenza, se non regna in
e grande pietà e moralità >>.
La
inculcata ai,giovanetti, ad occasione opportuna,
le stesse. conversazioni, ed anche nella scuola. q F~~~
- diceva ai con6ratelli di Lanzo - per far imparare
mmatica, la letteratura; ma non dimenticate che noi
ZarnoScuola per instillare Pamor di ~ iinse~gnan,do la
One, incnlcando la virtù; per& nella sceltadei
e

16.6 Page 156

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y - Sull'orme di DUE Bosco
ad ogni oCcm.one, parlate di
ulMMi.sarebbe &ficolo che
;egozio. H non temete che i
guqinuoevsmatonericanarognontempensrneoetrnnoiedstaàennoczahiendme' ostri
prte
la vostra
vocostnrevinpzairoonlee.,
epavrleadterentee
ccohne
prenderanno
sempre
in buona parte le vostre eso&azioni').
, , scaelteeLnraMvanaoAtaoNif,lnaTl,o"etEes,NaIecaAuMdmiaOd[ia2s>FsEUiaDolntEnrbaLadeeMp:enTvaeE'ereNstmseeTseEptrsweetLraraOeinntseztScoaCsrdeOnetmooPlOp:aarveiDDoL'$'aragoltlmai)" iIlhaSiTbIapTn"UpdoiTezOro')a;.
lasciando ad altri &"tuti religiosi la cura dei giovani di
In ogni ispettoria voleva almeno un ospki0
fossero accolti i giovanetti poveri e abbandonati, 'Ome
e virlava che in queste case si consemase
lo SRCOicPoOrddaindfoondcaozimon3ee.bbe principio l'ospizio a
primo oratorio salesi~noe il fine che m o m Don Bosco a
- ammoniva Don cagliero, Procuratore
tierale - che ~ >
pe&
s~iasoo~snpoizo~ior ie"in,onpkocvoel~rlei gieo,apbebrni,
di bwne speranze Per la
pseiorxgtzlicasctuhdei,noinigportroebubaernoifar altrove gzi studi.
attenti, facilmente i direttori inclinano a
solo i pensionanti regolari, e questo non era
,,,, Don B
con
~ spec~ie pe~r Ro~ma.
ma non a respingsre
,I
i
mbipsoagkn0osi,adquando
~~~~~~~~d~la direzione d'un orfanotr
tana,
e che
dichiarava:
abbia esso
,E
la
intenzione di con
preferenza collegio.
licenziati solamente quelli di cattiva 0 mediocre
tuttigli
nutifin
ora,
nano ritenuti. La Provvidenza che li ha
speriamo che vorrà contiWre a mantene
tardi potrà poi cominciare l'accettazione
~~
~ ~~
.
~
~~
--
.- -. ~ ~
~~~
~ h-- -
~
- IX Dm~tfisz+n~ Maestro e io. gli
geali
3,,
m@0 di
ed anche ammettere agli studi alcuni
rdmaeittneovsat,rcicohcmoelmlseigeiar.cpEiraislssis,ieresoeosnsscoeundoaople,erdetiicesvpae,cialmesecnalutfe-.
talora la necessith o la conve-
di aggiungere le scuole tecniche, ciò
Onvitti, oppure in unione con le scuole
che si
Quando
di'~
che non si facessero spese soverchie
ieòrocbchacenordsrioe1sv0ifuasaobpibifrrfaiaibtcrobaerrv;deiacina,omrpeeop,iivoifimeredeeszrtpaz6eunib,gcahafemairrnieseeugrulainecppdhpiaieaeerrnits.òeoi,
cura pecOoneomloias..p.reècoimdpeoissloibcialeli.ogni vero pro-
si
PeYfezione, impossibile d'eSSme
direbbe che sul letto di morte fosse
v
f
l
; $gli
il
di Don
penkero
d'ogni altro il nostro buon padre... )).
Amava che si mantenesse, come ai tempi di D~~ Bosco,
divise collegiali adatta alle
,
di sorta. Come
a )):
a Repubblica Americana in
ttotea))gplieralclioenvdi uurnliifaordmariemspileittatarci o(clocon
istituti
ispescaerto
non v'd cosa - ammoniva l~ispeteore-che
le vocazioni quanto tal; uniformi e
bene adoperandoti pey impediffe
I
INaTEmTO
LO SPIRITO DI DON BOSCO)!>.
apiet& particolare delle singole case,
oveva essere <( un centro
e un
ed esemglario,. e in
si procurasse di
fa frequenza ai Santi sacrameenti,

16.7 Page 157

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y - ,yzlzpome di Don Bosco
302
coll<incu~carlea
Comunione frequente.
ed
anche
quotidiana'
da
$ognifrutto il più comozante*. Poi cari'
fraterna, e santae sana auegria, (t I forgi coiamite PPI atti'are
i dngiovinettie>
nel modo migliore.
lare sovente di
B~SCO, delle Missioni e
Opere
salesime, chefa rmpre una cara im~essione
gioventU)),.
mai
i,
tralasciarede({ilasulpetetruiroari,dqeul aBnOto1leinttinqOuSelalo-
dei giovani e delle altre persone addette a ciascuna casa n.
a nostro Regolamento & guida anche nelle piccole 'Ose
a ,piere esattamente i nostri ~$2').
Solo il direttore od il prefetto, o chi ne fosse 'pe-
cialmente ,incascato, deve trattare coi parenti
'lunni
e coi forestieri,p$
che lo spirito di mondo &%lriin
casaR8a. mmentando come Don BOSCO, nonostante (( Pabituale
dolcezza ed accondiscendenzar vietasse ogni uscit
insisteva che non si lasciassero uscire q da
o conoscenti,se non in caso di necessità)).
In sepito si
ai &&tori d'ogni collegio
agli alunni
lastico, e il
gsieomrnei
di
di
vacanza in famiglia dura
Dio rilevando le difficol&e
le
loti
c e ~liuoghi incontrateper questo motivo coi parenti "
nelpamoredei lorofigliuoli )>, si affrettavaa so
che molti da questo rigore -medeGmo T i c
amavamo
e cercavamo nient'altro
morale,intellettuale e religioso dei loro $gfi'l"*olie$per q"
stesso maggioymen,ac$ e z i o n a ~ ~a ~n~ostri cO1legi e
,tro s&tema di educazione )).
Alle accademie ed ai teatrini non voleva ammessa
sqaoumretmgaleisdsrieppppe2er2rssoaoncneoeld,ia,iiimmoitnadnodp,ordeanl'ldOleornaqotuoParila0irtiedgiiioTvgaioonviraipnoi'ss"a"
occasione di
mondani. S i fanno poi
i ben&attwicnuliiopnre<ndono pafle solo gli
im
stia
,-he vi convengano solo quellefamiglie 'On
esser veramente meste e benefiche').
Insistva, ihvece, di non dimenticare le cOnfe
'x ' " v o f i s ~ ~ aoi Maestlo I coa s i e s ~
303
nUali ai
e di mandarne 13invito,((
iuso
d i Don Bosco.-, a tutte le persone conosciute per la loro
pie& e
sebbene non abbiano ancor daio il loro nome
all'Associ~~neq:uesto sarà
plicare i Cooperatori».
mem
m~
e,cace
per
molti-
prop"latrgeazionlae
lettura dei Bollettino, giova M~~~~~~~~~al~la
dei Cooperatori Salesiani pinvitarli sovente
finzimi re&@ose ed a& feste di famklia:accademie e
che "fanno nelPistituto, ed iljar lorolietaaccoglimza
a visitare le nostre case. E sempre bello ed
i nostri giovanetti raccolti nello studio,
in cappella. Il loro volto apeno, la fronte
nay
deila loro persona, tutto dirnostra che vi
no
che sono contenti; e
basta sovente
attirare
per animare i visitatori ad ascriversi
a Pia unione dei Cooperatori. Questa fu parte
On Bosco durante tutta la sua vita>>.
da
,. G A T T *L~NOS~TRO~SIST~EMA~ EDq~CAT1~vo ~
Una
raccomandazioni più calde e ripetute era la
verante del metodo preventivo.
grande amico ed educatore della goventÙ,
Sue case il sÌistema di educazione preventivo,
dalz'orrore che aveva al peccato, e dal vivodesi-
df'iicpor~em~wuneairieciassuteohi$i,gclio, lglaiarcc~he ofrdilnlia~rriiadmu~ceenvtaec ~ ~
OSCWe iP r O P i mancamenti e a correggerli>).
"" emo che noi abbiamo per esercitaie
dei nostri alunni, unico metodo edmativo che conveqa
e che sia in p n f t t a armonia con la legislazione
di
a chi 2-designato dal ~~~~l~~~~d~el~le
vigilare
sienoovunqzle
lunghi, penosi e umiliantie,nessuno
in
qualsiasi
Stato,
le
t), <C il che, oltre ad
, è ancor contrario
quali hanno sancito
sevleecrgoigsnsidiavmni--e
e inconsulte puninoni )).

16.8 Page 158

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-.I/ Sull'omze di Don Bosco
304
<t Noi dobbiamo lasciarci guidare dalla fede, vigilando 'On
cari(t<àL)~> o.cchiodeve dominare e ìa lingua sempre tacere n
sislenza o.
E c<pazienzae bel garbo anche nel correggere').
e
Don
vi compi
gli
~ ~ ~ ich~e en~tròl noe!l'O, ratori
studi di ginnasio e di filosofia, ci
fa
conf,iUdennaze:sera d'inverno del 1879 sentii il Gisogno
dallo studio per respirare un po' d'aria, ed eludendo la vig.
ltsfaaaomvrloeeatltopoda.aetlelpl]are'npraosolsremitsastiecnacltheei.,a..mipeacpcrdmooicefcietlhntaaednsovdvmeiogdi:noda-eiDlvloaeOnrshvoR!iclubi'inaena,nfne'elzr!maqeurailae
- e mi conduce nell'infermeria. Entra, ed io con
in una
in fin di
presso i~ letm
riservata agli ammalati Più gravi
vita
del
coadiutore Tonelli, calcografo.
morente, il Servo di Di0 mi da a
Giu
"n
una candela accesa, mentre egli recitava il Pf'@ciscere e da
benedizione al morente. Giammai aveva vi
alcuno, n& so ridire l'impressione subita allorquando
poveretto, di
sforzo di reazione,
assai robusta,
rizzavasi sul letto Per
in Un
ricade
sup
colpo, spirando dopo un ultimo rantolo straziante. La
impressionefu tale che mi sentii mancare. e, uemand
' cfcaahcpieeonsdeda:oi,m- piiceocdEmoi,retaulgasgsedciooina,niu&lclaavddfieeosrnsseeisve:ai-?s.tt.aeRtrdoreoa,cvic'lteaoiranimcdaloanirUdesentotlloaDi?tae...pr-ofuCn
fessai come e perchè era
gilanza dell'assistente; ed
uscito dallo
egli riprese
Pstautderionaemluedneten:do-
i ~d~~~~ rito?na pure nello studio e... non
Inteso? ~i basti questo. - E davvero mi bastò la
specialmente per la triste scena vista e Per la
e proposidi non uscir più dallo studio sema i
messo, anche per evitare d'assistere a qualche
di quel genere...
n cl,ierico del secondo anno di filosofia.
-.
- ~-
- IX Devotissimo al Maestro c con gli stessi ideali
3i5
Oste Presso la porta di uscita e ne approfittavo
ntemente Per uscire, appena terminato il pasto, prima
'e.
Se
non
ne
per
altro che per godere
il servo di Dio,
un
cui
più di ricrea-
nulla sfuggiva e
- "lta,
a se, mi chiese:
stai vicino alla
cere di prender nota di tutti quelli che escono
e, volta per volta, me lo faraiiapere-.
e, rispondendo a lui: - sissignore!, non
Perchè
'Orne
nelle case di formazione, tanto nel no-
studentato, con particolari conferenze si
l'importanza e la pratica del sistema pre-
molteplici casi che
O incontrare, e sull'obbligo di praticarlo bene, con
etodo, Precisamente come lo voleva praticzto
giiava Perchè rimanesse in fiore nelle singole case,
do assegmmento sulf'esperienza e sul buon esempio dei
questi si occupassero unicamente del
ministero e che si Iarciasse la scuola, insieme con I,as-
ai Più giovani. <<Contal teoria uno si ritira dal-
di educatore, quando l'esperienza, la maturità e la
sacerdotale gli offrono modo di giovare all'edu-
'istruzione de' nostri giovani, e gli uffici di
e di assistente finiscono per gravare su pochi prin-

16.9 Page 159

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y - S~ll'ownedi Don Bosco
306
ktituti quel buon nome e quella giusta espansione che tutti ab-
biam samosanto dovere di conservare)>.
~~~~d~ appreso da un direttore che alcuni si appartavano
dalla ricreazione per studiare un po' di più, 10 consigliava:
(( sarà bene d'invitare spesso quelli che amano un po' troppo
ustarsene tranquilli per studiare o leggere a loro genio,, d'in-
vitarli, dico, ad essere piu dil%en.ti nell'assistenza per prevenire
qualunque disord&e. FU sempre così, 10 sai, la cura di Don
B~~~~di
i
e di avvezzare i suoi collaboratori
a trattenersi con loro tutte le volte che non sono a scuola,
in studio D.
perchè ogni casa potesse esser pi&facilmente un istituto
modello, suggeriva vigilanza nelle accettazioni, Per non
introdurvi elementi che sarebbero altrettanta zizzania in
mezzo al buon grano.
~
i di- app~rofittare ~del temp~o delle vdacanze au~-
tunnaii(,per purgare la pr0pl.i~casa degli ekmenti pericolosi));
come
scoli e
vigilarli
che
in
preferiva accettare giovani anche di-
speciale nella speranza che attratti
dal buoi esempiodei compagni cambiassero vita, anziche
aprire riformatori o case di correzione, ma quando vedeva
alcuni incorreggibili, non li tollerava più a lungo e li rinviav
allesfeamvioglleies.simo accennare tutte le delicate attenzioni
R~~ per la pratica esatta del sistema preventivo, n
finiremmo più!
che non
card.
fescetpoer
farlo apprezzare in ogni parte?
Hlond, Primate di Polonia, nel
I9O
quand'era direttore della prima casa salesiana aperta
vienna, giungeva questa dichiarazione:
(<~~d~ che siate tutti animati da gran zelo per far
apprezzare, specialmente costi, il sistema preventivo, la
caro e giustamente al nostro venerabile Padre. Non manco
racconzandarvi sovente al Signore, afinchè col
luminato e prudente abbiate a fare in cotesta capitaze
prova #.
E la prova non poteva esser migliore; a Vienna d'
anni dopo, nel 19x9, veniva affidato ai Salesiani anche
- IX Devotissimo al Maest~oe cm gli stessi ideali
307
rotezione -per gioventù maschile pericolante,
ione di salvataggio per poveri giovani dai r4
18 anni, inviati dalla questura e dalle autorità
Parte dei quali fu vista tornar sul buon sentiero
sistema preventivo; e gli splendidi fnitti furono
riconosciuti anche da gente avversa a ~ a
sollecitudine per prevenire ogni difetto nell'edu-
Poteva non animar il Servo di Dio, sulf'esempio
Maestro, anche a vegliare perchè si evitasse da .tutti,in
l"que modo e in
omettersi in faccia
qualunque nazione,
alle autorità civili
o@ pericolo di com-
governntive...
GL1 ORATORFIESTIVI fgrono un altro campo della sua
, st2ll'orme di ~0~ B ~ ~ ~ ~ .
~
~ mava
avremmo .procurato a lui una grande
One )> e rallegrato ((DonBosco che dal &lo ciguarda ),,
e avessimo avuto << amorosa cura di p e i *bvinetti che
O manda ai nostri Oratori))e ci fossimo attenuti anche in
uesto (( alle tradizioni della nostra Pia soaktà )t.
mente essere la &-tituzione d e or~atWi
poveri, la p&a opera di cariti verso i
abbia Don Bosco incaricata la cm-
l'Is~ettorese in ogni casa vi 6 deeo oratorio festivo
sneon
vi
h
che
a
cosa possa farsi per istituirlo; e, se vi 6 , ve-
dovere o che cosa possa farsi perchè funzioni
.
"miwiecbabeisatrunmotmartealceheedinalqnteaalcthreinOo..r.atCor~ioOchsie
dà troppa
dovrebbe
importanza
essere acces-
Wn+Pale; C$ che dovrebbe essere strumenta al bae, trae
tutte le sollecitudini, come fosse il fine p@ cuiporatorio è fondato.
ed operava Don Bosco, il quale av&& volutoh.e, si
colà solo ove abbondano i divertimenti mondani, ove
che igiovani vadano a teatn'pubb&, che sventuratamente
essere tue'altro che scuole di moralità. Invecedella musica
che importa gravi spese e fatiche, in molti oratori ba-
e con minor d&-turboe maggior profitto insegnare il cantofem20 e
cose snfichti per radere belle ed
ed affezionare i giovani a l ~ ~ ~ r ~ t ~ *
le funzioni

16.10 Page 160

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308
V - Sull'orme di Don Bosco
<(DonRua - commentava Mons. Costamagna - vuole
che ci atteniamo sempre alle care tradizioni che ci lasciò Don
BOSCO; e per conseguenza se l'oratorio può avere la sua banda
di musica ed il suo teatrino, questo n6 quella devono
trarre a sè tutte le nostre sollecitudini, come fossero 10 scopo
per cui l'oratorio fu fondato. Sono cose accessorie, non
principali; sono mezzi al fine, non il fine stesso; quindi non
si dovrh mai dare troppa importanza n&alla musica, al
teatrino D.
a Dove non v'è la banda - diceva chiaro Don Rua - non
si cerchi d'introdurla; e dove è introdotta, si Ficordi sempre
che deve servire all'Oratorio ».
q Il teatro Don Bosco lo permise solo come preswvativo
in quelle città in czti pubblici teatri disonesti corrompono la
gioventù; dove non vi ha detto pericolo, il teatro non si deve
fare.
,>Sono più che sufficienti altri divertimenti, come la gin-
nastica, le passeggiate, le tombole, ecc. )).
4 I giovani - ricordava assiduamente - hanno bisogno
di boria cera e di attraenti parole per essere stimolati a fre-
quentare l'oratorio. Lo zelo, la carità, le belle maniere del
direttore, di un chierico, di un coadiutore, operano miracoli ));
i giovani hanno bisogno di vedersi ben accolti, desiderati,
amati.
Per render fiorente un Oratorio non basta <tun locale
adatto, cioè un vasto cortile, un teatrino, attrezzi di ginnastica
e giuochi numerosi ed attraenti. Certamente san questi mezzi
efficacissimi per attirare numerosi i giovanetti agli Oratori,
e per&& i buoni principii, seminati ne' loro cuori, mettano
profonde radici; tuttavia debbo dirvi con la più viva gioia
che in più luoghi lo zelo dei confratelli ha supplito alla
mancanza di questi mezzi. Si cominciarono degli Oratori
in quel modo stesso che tenne Don Bosco al Rifugio. Una
scuola od una misera sala serviva di cappella, mentre piccolo
spazio di terreno senza riparo serviva di cortile e a tutt
sembrava affatto impossibile continuare, eppure i giovanetti
allettati dalle belle maniere dei Salesiani, accorsero numerosi.
L'interessamento che loro si mostrava, strappò loro dalle lab-
- IX Dmotissi~zoal Maestro e con gli stessi ideali , 309
i troveremmo vaste sale,
, giuochi d'ogni fatta: ma n& amiamo
o venir qui ove non c'è niente, ma sappiamo che ci si vuoi
elice quando poteva aprir nuovi Oratori, largheggiava
no affidati, per&& non
dalle difficoltà naturali, prima di
Un chierico, che mostrava quest'attitudine particolare,
ali al sacerdozio; e il Servo di Dio, scrivendo all'ispettore:
Fàgli - diceva - le mie congratulazioni, esprimendogli
SPa'anza e il desiderio che, quanto può e dovunque sia, coltivi
, a cui mostra special vocazione )).
ssero ricorda come nei primi
'Università Gregoriana, il nostro
ratorio festivo fosse quasi deserto. Don Rua, recatosi a
Roma, non mancò di visitarlo; andò in cappella, e vi trovò
ette giovani appena; tuttavia rivolse loro la parola: - siete .

17 Pages 161-170

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17.1 Page 161

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31°
v - ,%U'orme a? Don Bosco
- pochisi, è vero, ma spmo e mi augura che aumeiztiate di numero
e... di bontà! e parlò con affetto di padre; poi prese i ne-
cessaripromedimenti. Circa un anno dopo, tornato a Roma
in occasione della festa di S. Francesco di Sale8 trovò un
numero sterminato di ragazzi; assistè egli pure alla rappre-
sentazione drammatica e, mentre ii cortile era pieno zeppo
di gente per assistere allo spettacolo pirotecnico, fece radu-
nare gli aaori nella sala della libreria insieme con i più gran-
dicelli, berne in loro compagnia, e agii uni e agli altri diede
teneri consigli, raggiante e felice!
o h ! bisognava sentirlo parlare alla gioventù, special-
mente negli Oratori! Aveva tanta sernplicia e vivezza di
colorito e opportunità di pensieri, che andava al cuore!
~ b b vairiap~pun~ti di~quei discorsetti, e ci limitiamo a
trascriverne uno, brevissimo, di un fermino che tenne a
Milano nel 1906.
siete giovani,avete bisogno di un amico. Io ve 10 voglio indicare.
Egli
l)
èIoG~e~s~bu.
nel
corso
della
sua
vita
accoglieva
volentieri
i
giovanetti.
~~~~~~~~d~~~<li guardarsi bene dallo scandalizzarli, assicurando di
riguardare come fatto a si: il bene fatto a loro.
Z0 ~~~ùancora adesso & il vostro fedele amico, uell'Eucar=tia,
prigioniero #amore per noi. Si dà per cibo alle nostre anime. Viene a
consolarci nelle infermità, anche in punto di morte.
~
l
c
l)
o
r
d
~~d~ di corrispondere: Venire
arsidi lui anche fuori di chiesa...
a
0.
visitarlo,
venire
a
ricevedo.
E additava gli esempi di Domenico Savio, che gli restarono mera-
"igliosarnente scolpiti, nella mente e nel cuore, sino al termine della
vita! ...
brama ardente di Don Rua era di vedere regnar Dio
in tutte le anime, particolarmente in quelle
alle
nostre cure, come aveva fatto Don Bosco.
per riuscire nelf'eroico intento raccomandava ogni mezz
usato e inculcato dal Padre.
prima raccomandazione per il buon andamento degli I
e degli Oratori.
Fin dal 1884 scriveva a Don Costamagna:
- IX Devotissimo a2 Maestro e con gli stessi idea& 3iI
in qualche casa
non si
i, e ne ebbe vwo rincncrescimento,
pertanto converrà che tu faccia intendere che la spiegazione del
e c h h o , che si fa nella scziola ogni settimana, non supplisce il cate-
.mofestivo; che questo deve farsi possibilmente in chiesa, dividendogli
evi in varie c h i , ed occupando a farlo pr$~ibilmate tutti ipret; e
, che in quell'wa si t~ovasseoin libertà. F ~ '
catechismo festivo non deve consistere in dis-
a nell'insegnare progressivamente il cate-
a semplice, procurando di farlo imparare a
gazione più o meno ampia, secondo l'età e
In un'altra lettera insisteva:
(<Ramxnandoche si faccia sentire vivamente ai ~ i i e t ~ ~ &
importanza alla lodevole consuetudine
O meno spiegato secon& la classe
O la predica. Ottima cosa però
l'altra cosa, ma con zelo
allievi abbondante il pascolo
- ammoniva anche nelle

17.2 Page 162

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3'2
- V SuSull'owne di Don Bosco
circolari - quegli Oratoe in cui non si facesse il catechismo,
non
che ricreato6n; e ((cesserebbero di essere sale-
siani quegli Istituti ove non s'insegnasse debitamente la religione,
specie coi catechismin.
ZELÒ ASSIDUAMENTE LE PRATICHE-DEVOTE.
Perchè fiorisse la pietà, insisteva che si dèsse comodità
d'accostarsi al Sacramento della Penitenza e s'inculcasse e
promovesse la frequenza alla Santa Comunione; s'insegnasse
a se&r bene la S. Messa; si celebrassero regolarmente i
tridui, le novene, le solennità; si compissero devotamente
l'esercizio mensile della Buona Morte, il triduo d'apertura
dell'anno scolastico, il breve corso annuale di esercizi spiri-
tuali, e il mese mariano; e non si trascurassero mai, nemmeno
negli Oratori festivi, le varie funzioni religiose prescritte
dai Regolamenti. Ricordava anche come Don Bosco voleva
che in ogni casa, alla porta dei dormitori e della sala di
studio, vi fosse il vasetto dell'acqua benedetta.
I(< n quasi tutte le prediche e parole che rivolgeva ai
giovavani - ricorda un ex-allievo - non mancava di racco-
mandare la Comunione frequente; ed era per lui un gran
dolore il sapere che qualche giovane lasciava passarrc qualche
tempo senz'accostarsi ai SS. Sacramenti.
»Dava grande importanza alla santificazione delle feste
in generale, e particolarmente di quelle solennità, che po-
tevano avere speciale influenza sull'educazione dei giovani;
specialmente io ricordo che insisteva sulla celebrazione della
festa dell'Pmmacolata Concezione, e raccomandava costan-
temente la santificazione di queste feste coll'accostarsi ai
sS. Sacramenti .)1
Per far bene l'Esercizio mensile della Buona Morte con-
sigliava un esame accurato «sul male fatto, sul bene jatto
male, e sul bene trascurato R.Era la raccomandazione di Don-
Bosco di esaminarci bene su ciò che C'& da togliere dall'anima
nostra, su ciò che c'è da correggere, su ciò che c'è d'aggiungere,
per allontanare ogni peccato, anche veniale, correggerci dei dì-
jetti, ed acquistate le virtù che ci mancano.
Rilevando come nella stagione estiva suo1 diminuire la
sidui agli Oratori, per le mille
no in ogni parte, animava a far
e col raddoppiare lo zelo e le
rario delle funzioni religiose, nem-
eno durante il tempo delle vacanze. Sopra tutto non si
sci mai il catechismo!
raggiava a praticare tutti gli
Bosco: l'assennata divisione delle
chismi quaresimali, le gare cate-
istiche, le piccole lotterie periodiche, le premiazioni e le
sseggiate annuali, le ricreazioni allegre e animate.
Tutte le caratteristiche dell'apostolato salesiano ebbero
ncabile, perchè ebbe continui
i a mantenerle in fiore e non
alle nostre tradizioni e non peri-
LE COMPAGNIE RELIGIOSE.
egolarmente colti-
dai primi tempi
confe enze, sono,
ietà, il conservatorio
eccle.&.ctichee reli-
.
te industrie
SiSifcndifzole varie
che c'insegnò Don
Compagniedi Maria
, di S. Giuseppe, del SS. Sacramento,
e può, anche pe11a delE'lmmcolata
Non sarà mai fiorente quell'oratorio, in cz~ifossero tras-
queste sante industrie per migliorare la condotta dei no-
« Si 2 per mezzo di queste provvidenziali associazioni che i
metti s
i
abituano
a
poco a poco alle pratiche d
ato, rifuggono dai cattivri
i pietà, con-
compagni e
ristiane virtù. O quanto fu bene
on Bosco quando Ze istituì e fece in
do che fossero arricchite di speciali indu,?genze! .)1

17.3 Page 163

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3'4
T - Sull'orme di Don BOSCO
M ~ Co~ctam~agna,. che ne fu testimonio, ricorda, nel
modo più entusiastico, i frntti meravigliosi della prima Com-
pagnia dell'lmmacolata-della quale « era presidente il chic?-
rito R ~ aiu~tato, in modo speciale dall'angelico Domenica
savio. societe&ra formata di chierici e ottimi allievi, che
sull'orme di Rua e di Savio la facevano da cacciatori d'anime.
~ i ~quia e~làiin ricreazione, alcuni di essi erano l'anima di
tutti i divertimenti, anzi se ne facevano capi, Per Poter
minarli ed essere gli arbitri, e così impedire contese, Paro-
laccie, risse, epperciò l'offesa di Dio; in quella che altri,
nel cortile, scioglievano bellamente certi g m p ~ i
che davano a sospettare sulla loro moralith, e si mettevano
ai panni or di questo or di quello, apparentemente Per chiac-
chierare un po' del vento e della pioggia, ma in realtà Per
finire poi col dar loro un assalto in piena regola e condurli
a
B ~ ~ o~ve ne~ aves,sero bisogno, li riconci-
liasse
11
csoenrDviood> i )D. io
non
dimenticò
una
così
santa
awedu-
tezza in tutta la vita;.e suggeriva a tutti, che P U ~prendendo
Parte
rosi,
alle ricreazioni le più animate e
ciascuno se ne servisse - come
afaicgeivuaocDhoi npiBùocslcaom- o-
per volare da un punto all'altro della casa e prevenire e
pedire ogni inconveniente. Nella sua mente rimasero iride-
lebili le rumorose e movimentate ricreazioni dei primi tempi
dell'oratorio, che possiamo, per Un istante, contemplare
anche noi,
di nuovo Mons. Costamagna.
~i sembra - questi narra - di trovarmi ancora adesso
a godere degli incantevoli giuochi, diretti or dall'amabile
&ierico Michele Rua, or dal sempre caro chierico Celestino
~
~ parmi ~ancora d~i vedere ~il chiarisdsimo mi~o Pro- .
fessore G. B. Francesia, pazientemente sostenere Per anni
ed anni la ricreazione dell'oratorio festivo di Valdocco, ora
col giuoco detto dei mestieri, ora.Con quello della banda
musicale finta, oppure con un altro chiamato: l'u.&o vola!
A~~~~~adesso mi sembra di correre appresso al valoroso e
snello Don Giovanni Cagliero, in allora primo sacrestano
predicatore ed organista nella chiesetta di 5. Francesco
sales, il quale, dico il Cagliero, sceso appena dall'organo
. ..~.-
IX - Devotissimo al Maestro e con gli stessi ideali , 315
l ~ i t os,altava di netto sulle parallele o sulfa sbarra fissa,
Pure salendo tutto d'un fiato la scala dell'Qratorio sino
quarto piano su certe stampelle alte un metro, scendeva
ostia rapidamente in eortile, e camminando su di una sola
am~ellaed armeggiando e manovrando per aria coll'altra,
traeva dietro in certi momenti tutto ~ ' ~ ~ ~ t
Ed &.meritodi Don Rua se l'Opera di Don B ~ se- ~ ~
endo fedelmente le paterne direttive, intensificò lJapo-
tolato a prò dei figli del popolo, moltipficò gli ospizi e gli
ratori festivi, gli Istituti e le scuole professionali; e con-
nuando a zebre la divozione a Gesù Sacramentato, al
ore di Gesù e a Maria Ausiliatrice, l'insegnamento del
gregoriano, le scuole di latino, la diffusione della buona
amPa, e tutte le tradizioni salesiane, suscitò in ogni parte
uove vocazioni ed allargò il campo delle Missioni cattoliche.
L A IXVOZIONE AL SS.SACRAMENTO, AL CUORDI
EA
1.4 AUSILIATRICfoErmarono il tema di tante e belle sue
azioni! Ne abbiam fatto cenno: e ci limitiamo ad ag-
ungere alcuni pensieri.
sales"iai~neoridniammodoocispseecmiaplriessicmheo,qpueersctedièvozdiaolnSi .hacnudoa redesise~re~~d&ù icohnei il
Salesiano deve attingere l'arnor santo della gioventù, la dolcezza e
mansuetudine che devono accompagnare le sue parole e le sue azioni,
pazienza nelle contrarietà e tribolazioni, lo spirito di sacrifizio, lo
10 delle anime; ed è dalla intercessione di Maria ~ u s i ~ ich~e dto~b-i ~ ~
lama sperare lume alla mente, forza alla V O I O v~ig~or,e al corpo,
ros~eritànelle imprese, e tutti quegli aiuti, anche temporali,
ano necessari alle nostre Case )).
<< Gesù v'invita: Venite ad omnes et ego re$ciam vos,,. ma dice
ure ciò che Dio diceva a Mosè: T u vwo sta mecum et loqua?tibi omnia
mea. Non abbandonate Gesù solo, trattenetevi con lui... >).
Da noi che cosa chiede? Praebe,fili mi, cor tuummihi. chi oserà
egargli questo regalo? tanto più che ce lo chiede per
razie, renderlo felice nel mondo e nell'etemità l,., e.
di
Faceva caldo appello « a tutti i direttori, a a ~ai tutti i
ceydoti salesiani» perchè il culto di pAaria SS. ~ ~ ~ i l i ~
ZPPertutto divenisse popolare: « Questa divozione - diceva
deve essere la cayatteristica della famiglia salesiana e.

17.4 Page 164

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V - Sull'orme di Don Bosco
zelò pure, e come!, L'INSEGNAMENTO DEL CANTO GREGO-
RIANO. s i
esecuzioni a
sino alle lacrime, quando ne udiva le
di
e insisteva che s'inse~asseagli
studenti, agli
e negli Oratori. Talvolta non mancò
d'ammonire:
~i affligge il pensiero che, mentre si fanno tante Prove
per la musica, in certe case non si trova nella settimana
mezz.$oraper far imparare le antifone del Vespro e l'Introitoto,
il ~ ~ ~l'offdertor~io e ~ii C ol m m~~ n i od, ella Messa,'.
quest'insegnamento, come s'è detto, finchè 1%Chiesa
non adottò il metodo odierno, dopo avere ripetutamente
chiesto al procuratore Generale Don Cagliero, qual fosse la
forma da ritenersi genuina per le esecuzioni: (1 Fin ora, diceva,
pare sempre da preferirsi il sistema o metodo che ci ha in-
segnatoil nostro buon Padre Don Bosco, che, P# essere
facile, sipuò con molta facilità popolarizzare 1).
sue sollecitudini per l'insegnamento del canto
,iano avevan di mira di rafforzare qua e là le piccole cari-
torie delle chiese parrocchiali.
$L LATINO 10 voleva coltivato in ogni casa.
(( ln ognicollegio si metta grande impegno nello studio
latino,,-he è un mezzo potente d i educazione intellettuale
e di avviamento alla carriera ecciesiastica)).
~ ~ dqueisto ~studi~o astsicu~rava che si troverebbero
in ogni luogo nuove vocazioni, quindi la possibilità di aprir
nuove case.
(( converrà promoveve che in tutte le tue case s'insegni il latino. Con
qpLesto. e colla coltura della moralità e della pietà vedrai che poco
alla volta anche nelle classi sociali alquanto agiate si dluPPeanno
delle buone vocazioni D.
~ i ~ h dch~e se~ i , tirar su dei chievici ad aiutarti, bisogna Pro-
movm punto si p& lo studio del latino D.
stato ~ (( i ~ ò$in~cudlca~re i~nogi ni casa la scuola di latino.,Parecchienuove
case si sarebbero potute aprire, se fin da principio il novzziatofosse
posto su honbeui, e se fosse stato molto attivato lo studio del latzno n.
non era possibile aprirne scuole regolari, insisteva
che almeno si stabilisse una scuola privata.
IX - Devotksimo al Maestro e con gli stessi ideali
317
avere la scuola di latino,
certa vocazione, se non si
s i p o t d f a r e & sua o di mat-
d'un'ora, tutti igiarnoi
Soffriva e tornava ad insistere, se da alcuno le raccoman-
azioni non erano ascoltate.
udenti di latino e poca impor-
p u settimana!.,. ~ ~ ~
PER L A - DIFFUSIONE DELLA BUONA STAMPA ebbe tutte le
done i vantaggi e raccomandandola ad ogni
One. Ai Salesiani rammentava, che Don Bosco nelle
uzioni della Pia Società « f a un obbligo ai suoifigli d i
nere di apostolato. N o i allontaneremmo
Fondatore, se non ci adoperassimo per
ni libri. E ciò ci riuscirebbe così facile
tori festivi, nè occorrerebbero grandi
di stampati &ogni genere che escono
e salesiane a prezzo modic-simo
adoperarsi seriamente d3ac-
, a favorire la dZxwioned i au-
referendoli inparità d i materia
nda delle L E T T UCA~T~-
e saggi ecclesiastici
nei tempi pericolosi e
dolo (1 la vigile Sentinella
e in balia e all'Estero, ed
avrebbe voluto che ogni casa non solo vi fosse abbonata ma
divenisse centro di nuovi abbonamenti.
non voglio impowe nessun obbligo - scriveva a un direttore del
suna
- ma mi Permetto e ~ p k w iel mio desiderio, il
casa salesiana sia priva di almeno una copia &
qtaulaelepsuiblicazionense-.
Meglio Pm'
na ventina
sarebbe se
od almeno
si potesse procurare più abbaamenti,
una dozzina, anchefrag&
epmsone
esanpio
estme ,).

17.5 Page 165

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318
y ~u22'ovmedi Don Bosco
E le sue attenzioni per LA MUSICA SALESIANA! In visita
alle case, più d'una volta, alla fine di trattenimenti accade-
mici, lo si udiva lodar tutto e... delicatamente lagnarsi che
si fosse trascurata, o tenuta in POCO conto, la musica
siana. ~~~~d~ gli fu comunicato il programma dei feste!?
giamenti per il XXVO delle Fondazioni Salesiane nella Re-
pubblica Argentina, ossemav?:
a
siane la
che c~ sia
il vostro programma musicale, mi ha fatto Pen?sa imPres-.
assolutaesclusionedi cmnposizioni mzisicali saleszane. Parmz
un atto $ingratitudine verso Dio, che ci ha dati tanti geni
di gusto antico e nuovo)).
T ~ C O~ N ~~~ N~A~i ~VIG~ILAANZA e di raccomandazioni
per tutto ciò che
tradizioni o Specialità salesiane e
per il nome stesso salesiano, era ispirata dalla brama ardente
di veder ogni cosa in bona luce, ma senza esagerazioni.
Trovandosi, fuori d'~talia,a pranzo presso un Prelato,
nostro insigne benefattore, circondato da altre Persone
amiche e benemerite dell'opera Saksiana, InostrÒ sorridendo
alrispettore che gli stava al fianco, nella listina delle vivande,
una novi&: - Gelatina alla
(, Evidentemente - scrive
salesùzna!
l'ispettore
-
eraauna
leccornia
voluta battezzare con tal nome in quella circostanza per far
onore al
pensava
festeggiato ed anche
non avrebbe potuto
per fargli
rifiutare...
una sorpresa, cui si
di far da Padrino a
nome dei salesiani. Invece il Servo di Dio, volgendosi a me
e sorridendo come sanno sorridere i santi, si mostrò mera-
vigliato, e mi chiese s'io conoscessi tale "gelatina alza
siana,,. u ~ o nsaprei vgamente, szgnor Don Rua!,,. "A1lora
fa* il piacere, stai un po' attento quando verrà...,,. E venne
finalmente. Era un manicaretto squisito, di un bel cO!Ore
e di gusto non comune; un piatto di lusso senz'altro-
guarda! ne hai mangiato altra volta tu di questa roba2,,
mi chiede ansioso."Mai, signor Don Rua, mai ch'io ricoydi!,,.,
a ~ io~! Epp~ure... #non c~da discutere: qui è scritto...
ALLA s A L E S I ~ ~ ~ ! .~.i. pare?!,,. Ed ecco il Prelato, lieto della
sorpresa, rivolgersi al signor Don Rua e chiedergli se quel
piatto non fosse effettivamente degno del nome datogli.
..
IX - Devotissimo al Maestro e con gli stessi idea2i
-,
Ecco!... dirò, Monsignore; è davvero un dolce squisitom,a
quanto al nome... non mi pare giusto!...,,. "Come?! che dice,
signor Don Rua? Ma perchè?!,,. " M i pare - soggiuilse il
Servo di Dio delicatamente e santamente spiritoso - mi
'lie sia un dolce troppo... troppo dolce..., per essere sale-
.,,. s i rise, ma
SserO dettate quelle
si capi
parole
,a)n. che
.da
quale
spirito
religioso
... COLTIVATLE VOCAZIONI! COLTIVATE LE V O C A Z I O ~ ~ !
Si 6.accennato ripetutamente allo zelo del servodi ~i~
nIovere nuove vocazioni, e non potrà mai dire
auto fu fervido ed Operoso sino al termine della
Promuovere nuove vocazioni, ecclesiastiche, religiose e
e, in ogni parte del mondo, fu la raccomandazione
tente ai direttori, agii ispettori e a tutti i salesiani,
voce e per iscritto:
,> (( Ricordatwi che l'opera p& gradita a ~i~e a iuaria
usiliatrice k quella di coltivare le vocazioni!
((Anima i tuoi direttori a lavorare con sempre nzaggiore
impegno a preparare personale di buoni salesiani per corrispon-
dere alle mire della Divina Provvidenza infavore d k nostri
Prossimi. Il Signore vi ispiri ardore e coraggio alla nobile ih-
&tori ricordava d'usare ogni mezzo per animare
a compiere questo dovere; ai direttori insisteva
e ogni anno a qualche corso d'esercizi spirituali i gio-
nni delle classi superiori, studenti e artigiani, intemi
esterni, ricordando il bisogno di cercar nuovi operai per
vigna che il Signore nella sua bontà ci volle affidare:
che coltiviate le vocazioni e che ognianno pro-
cuiate nuove reclute alla Chiesa e alla nostra pia ~ ~ ~ i ~ ~
Pr@arate molti m.m.i operai salesiani, preti e secolari: questa
è l'imPresa più utile e più santa che possiate compiere.e.
a
che, a tenore del nostro scopo primario e delle
'Oni del nostro caro Don Bosco, non solo ogni ispettoria
una casa Per i Figli di Maria, ossia per gli aspiranti
"cieGatico, ma ogni &rettore si adoperiper coltivare
v~caz?zonfira' propri famidi ».

17.6 Page 166

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3s0
V .. Sull'orme di Don Bosco
I
6 Anche negli Oratori festivi conviene cohh.zre le voca-
zioni. Ricordiamo clze il nostro buon Padre raccolse nell'ora-
torio festivo le sue prime reclute; e così in alt-re nostre ispet-
f n v--i ~l.e~*rime e buone reclute per la Pia nostra Società si
ebbero &gli Oratori festivi I).
«Facciamo in modo di non dover rendere conto a Dio di
vocazioni trascurate t).
Ricordava spesso che il Signore suscita dappertuito
nuove vocazioni, se c'è chi si prende a cuore il coltivarle,
e dappertutto i chiamati all'altare ed alla vita religiosa sono
in numero ben maggiore di quelli che se ne trovano, ma
sventuratamente molte e molte vocazioni si perdono per non
essere coltivate!
ct Coltivate le vocazioni, onde sia copioso il numero degli
operai nella vigna del Signore, come è la messe! o.
( ( I l Signore ci apre orizzonti vastissimi; conviene quindi
adoprarci a preparare molti operai evangelici, e anche operaie I).
G Se il Signore ci pone tanta messe tra matzo, è sepo che
ce li prepara e vuol dàrceli gli operai; ma questo importa che
- noi dobbiam coltivare di più le vocazioni o.
4 I n opni paese il Signore senzina le vocazioni, ma non c'è
in ogni paese chi le coltivz'>).
((Don Bosco ci assicura che il Signore manda sempre nei
nostri collegi molti che hanno il germe della vocazione; e se
questi germi no% fruttijicano è segno che non vengono coltivati
come si deve 1).
di s<a(Gwezjnieziroa.l.m. Ie).nte le vocazioni mancano, dove manca lo spirito
(<Ciascun direttore, d'accordo con gli altri superiori, si dia
la massima sollecitudine per non lasciar fallire le vocazioni
ecclesiastiche e religiose che il Signore avèssegli a$da& a col-
tivare S.
cc Quante anime vanno perdute per mancanza di operai
evangelici!... >).
<t Leggete - dice Don Albera - tutte le sue lettere
circolari e le troverete ripiene di documenti altissimi per la
coltura delle vocazioni; sui mezzi di svilupparle; su la cura
che se ne deve avere, sulla necessità d'imitare Don BOSCOin
IX - Devotissimo al illaestro e con gli stessi ideali
"2 2 1
sto, sull'obbligo di coltivarle fra gli artigiani, tra i famigli,
soprattutto negli Oratorii festivi...v.
((Ad ogni direttore che si recava per qualche cosa da lui
aggiunge Don Albera - chiedeva infallantemente se
sse preparando buon numero di vocazioni. E tanto era
istente su questo punto che fu sentito taluno dire quasi
tono di rimprovero: - M a il sknor Don Rua vo-bbe che
mandasima al noviziato o per lo meno nei seminaa tutti i
"Fomentare e coltivare le vocazioni - scrive Mons. Co-
uesta la parola d'ordine di Don Bosco du-
vita. HO qui sott'occhio un prezioso di lui
mi mindò a Buenos Aires un anno e mezzo
per andarsene alla Patria. Da esso voglio
eguente: - h c u k a a tutti e raccomanda
di promuovere le vocazioni religiose, tanto
salesiani. Io mi sento profondamente an-
tanta messe di anime che n' si o f i e , mancano
gli operai. Coltivate adunque con ogni impegno le vocazioni.
Sia questa la grande opera di ogni salesiano...!
x E l'amatissimo nostro Rettor Maggiore Don Rua... non
s- 0-Salesiani, cercate, promovete, fomentate, coltivate
er bene le vocazioni ecclesiastiche e religiose!
»Ricevetti or ora una lettera di questo amatissimo padre,
omincia così: - Ho saputo che scrivi delle conferenze
r quelli del tuo Vicariato;. in esse insta opportztne et impor-
ne perchè coltivino con santo affanno le vocazioni...(r) $.
(I Le lettere di Don Rua...,con quelle di Don Bosco, forme-
nno un giorno, <lpi& prezioso epistolario che potranno mai
i Salesiani. I n questo epistolario i nostri supersiiti tro-
no sempre vive le tradizioni salesiane, e se aggiusteranno
loro vita ai dettami di queste, essi saranno felici, perchè parrà
loro di vivere allato a Don Bosco e a Don Rua, come a noifor-
unatamente concesse, per speciale privilegio, i1 nostro buon Dio.
(I) Conferenze m' FkZi di Don Bosco: Lzbreria Salesiana Editrice, Santiago del
Chill, 1900, pag. 43-44

17.7 Page 167

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322'
v C .'aZl'oume di Don Bosco
)) voglio
qui alcuni tratti di varie lettere di Don
R ~ ch~e ri,guardano appunto la ricerca e la conquista
, vocazioni. udite come sa parlar chiaro il nostro Superiore.
11 Salesiano - egli dice - che non lavora Per atte-
nere vocaziopneir, quanto sz'stanchi ed arrabatti in altre opere,
non farà la metà di quanto deve fare per corrispondere
che ebbe di $gli0 di Don Bosco-
)) ~d altrove: - Maria Ausiliatrice v i assista ed aiuti a
aver coltivare le vocazioni, affinchènon abbiate a render conto a Dio
per lasciati infruttuosi i buoni semi che Egli ha certamente
posto i%tante anime.
a ~d ancora: -ponete mente che l'avvenire della Congrega-
e zione nelle vostre nzani (parla specialmente ai direttori).
morte A voitoccarifornire le @e dell'esercito salesiano, assottiS?liato
dalla
e da qualche defezione. Lode a direttori che
non
mazzo
peYd&ano ad alcun disagio, pur di avere
di olexzanti $ori del loro giardino da off
ogni un?z0un
kre alla Con-
giegaione~~~d sono certi che Don Bosco dal Cielo 1; guarderà
con particolacrompiacenza vedendoli tutto ardore Per imitarlo
parte più
e più vantaggiosa del suo apostolato, cioè
nelraumentare il numero dei religiosi e dei ministri dell'Altare.
invece chi non si cuya.,-sedi fare sbocciare questi fiori d i virth9
mi duole il dirlo, forse non può sperare dal nostro buon Padre
uno di quegli sguardi affettuosi,che noi stkzavamo più di qua-
1ztngM.ue pre~mCioos~ta(mI ).a~gna,. cornmekando (( le magiche parole [Ie
magiche esortazionil di Don Bosco e di Don h a : "Voca-
zioni,o Salesiani; cercate vocazioni! ,,)): 4 Immaginatevi -
dice - di vedere una scala d'oro cane quella di Giacobbe,
he., dalla terra faccia capo alla porta del cielo. sopra C"
B~~~~inclin6to e colle braccia tese alvingiù, che in-
cessantemente esclama: - Oh! Don Rzia, oh! amato mio
successore, MIHI ANIMAS! - E questi alla sua volta, dai
piedi della celeste scala ci grida con voce improntata di fede
e di santo amore: - oh! Salesiani carissimi! non sentite? Don
B~~~~vupbanime.! bisogna contentarlo questo nostro carissimo
(I) lui, pag. 1814.
- IX Deuothsimo al Maestro e con gli stessi idea& 323
dre; cercatemi adunque un gran numero di vocaxioni, che
questa ~ n d i z i o a eio potrò sperare di stabilire una corrente
incessante di anime Su per questa scala del paradiso ed appagare
osi le brume ardentissime del nostro santo ~ ~ do. ~ t
11 Servo di Dio per poter riuscire a suscitare un gran
umflo di vocazioni)) suggeriva di promoverne la cultura:
1) Con 10 studio del latino su vasta scala; 2) coll'alxar bene
alto la bandiera della parità; 3) con la freqz~entecomunione
col Parlar .wvente ai giovani delle Opere di Don B~~~~e
Don Bosco stesso ».
Ed ebbe la consolazione di vederne fiorire un gran nu-
in ogni Parte, anche tra polacchi, tedeschi, irlandesi,
eresi, sloveni e croati, ai quali aperse varie case in ,,i-
inanza della Casa Madreper formarli alla vita saiesiana, e
oi iniziare lo sviluppo dell'Opera nei loro paesi.
Anche Don Vespignani, rilevando come (<il grido di
Don Bosco - " Insegnate il latino! contrapponete questo
studio alla scuola laica, alla scuola puramente tecnica e com-
merciale, date il suo posto alla Madre della nostra lingua,
lingua della Chiesa, che fu combattuta prima del Prote-
stantesimo poi dalle sètte,, - passò a Don R~~ e fa tuttora
seguaci tra le nostre file salesiane,
anche in America, <(spiuò dire -
non solo in
affermava-
Europa ma
che ;;Ilavoro
delle vocazioni in Anzerica fra i Salesiani, specie nelrAvmtina,
dovuto a questa insistenza del nostro Don Rua! n.
11 Servo di Dio ripeteva tante volte: C 11 ~ z g n o r ~apre
of?kzonti vastissimi!)) e diceva anche che i Salesianidovevau
@ e p a ~ a ~ak portare ((la fede e la civiltà, non soloaipopoli
dell'America, ma altresi dell'Asia e de,ll'Oceania!)), ~~d~~~~
come il " Sitio!,, di Gesù dall'alto della Croce e dal santo
Tabernacolo, era l'anelito di Don Rua per 10 sviluppo delle
MISSIOXCI ATTOLICHE !
M*SSIONI..E. l'opera per eccellenza raccomandata
da Gesù. 11 primo Missionario fu Gesù stesso... ~~~h~ gli
Apostoli furono missionari; la parola apostolo significa in-
viato 0 missionario; infatti ebbero la missione di
ovunque, insegnando e battezzando. Iddio, in
su-

17.8 Page 168

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324
V - Szlll'orme di Don Bosco
scitb
San
tanti altri
Francesco
adp'Rosstsoislii:,..S.anSaBnet'rInganradzoio,..,....SaDnonDoBmosecnoi,cac,h..e.
suscitato da Dio a provvedere ai bisogni dell'attuale società,
ebbe pure l'ispirazione delle Missioni. Quante belle visioni
.... ... egli ebbe mai in proposito! Varie razze,... una strada seminata
... di
mine
A
,
*piante
suoi figli! )).
con
frutti
tinti
di
sangue,
e i viaggi dei
Ricordando coteste scene, che indubbiamente con la gra-
zia di Dio un giorno si vedranno in ampia realtà, i1 Servo
di Dio dichiarava di (( non medere che Don Bosco parlasse
esclusivamente deì posteri, quando diceva che essi vedrebbero
il h t t o delle nostre Missioni. Una parte dobbiamo vederla noi
e preparare grande consolazione ai posterz' nel vedere E'abbon-
dante frutto, appunto col coltivare $n d'ora molte vocazioni));
quindi lavorare a cotesto scopo senza tregua!
Se per difetto di personale non gli era dato di accettare
un nuovo campo di Missione che gli veniva offerto, sugge-
riva altri Istituti che potessero assumerlo, felice se la pro-
posta era accolta. Godeva anche di vedere missionari o
missionarie di altri Istituti entrare nello stesso campo a
condividere il lavoro coi Salesiani e colle Figlie di Maria
Ausiliatrice.
La Patagonia e la Terra del Fuoco erano particolarmente
care al suo cuore, perchè furono le missioni iniziate da Don
Bosco; e nell'ardore della carità fu ben lieto di veder affidati
ai Salesiani nuovi campi di lavoro nell'Equatore, nel Bra-
sile, nella Colombia, nell'Egitto, nell'Africa Settentrionale e
Centrale e al Capo di Buona Speranza, nella Turchia, nel-
l'India e nella Cina. Non mancò qualcuno quasi di lagnarsi
che dèsse troppo personale alle Missioni; ed egli, come Don
Bosco, rispondeva che il Signore ci avrebbe moltiplicate le vo-
cazioni, quanto più avremmo sorretto l'apostoiato missionario.
Anche Don Albera fece questo rilievo: e cioè come il
veneratissimo nostro Padre Don Bosco, ((a chi, nel vederlo
togliere dai suoi collegi i soggetti migliori per allestire le
sue prime spedizioni di missionari, gli faceva osservare che
così operando sarebbe stato costretto a ridurre le case per
mancanza di personale adatto, rispondeva con la più pro-
IX - Dmotissimo al Il/laestro e con gli stessi ideali
325
fonda convinzione:- Sta' di buon animo; il Signore per ogni
missionario ci manderà certo due buone vocazioni, e anche di
pik. - Che così realmente avvenisse, ce lo attestò pure il
venerando Don Rua, che durante tutto il suo lungo rettorato
non cessò mai dall'eccitare ne'suoi figli, sull'esempio paterno,
l'amore per le missioni, preparando annualmente qualche
spedizione di Missionari h).
Sull'esempio del Padre egli amava teneramente le Mis-
sioni e i Missionari. Fin dalla prima giovinezza si ascrisse al-
l'Opera della Propagazione della Fede, e non solo continuò a
agare la piccola offerta annuale sino alla morte, ma promosse
nora nuove iscrizioni tra i giovani delI'Oratorio.
Tutti ammiravano la carità che aveva per i Missionari.
Quando stava per accomiatarsi u n drappello di nuovi apo-
stoli, s'intratteneva c.on ciascuno in particolare, li adunava
nella cappella di Don Bosco, ricordava lo scopo del loro
generoso sacrifizio e le fatiche cui andavano incontro, ed
assicurava l'abbondanza delle benedizioni celesti quanto
meglio avrebbero corrisposto alla vocazione: ((Nondimenti-
cate mai il'$ne pel quale andate in Missione, che è quello di
farvi santi e di salvare molte anime v. Da queste cerimonie
private faceva sbocciare i più generosi propositi che non tra-
lasciava di rammentare a tempo opportuno: << Ricorda i
buoni pioponimenti fatti nella camera del nostro amatìsimo
Padre Don Bosco, prima di partire per cotesti lontani paesi, e
t'aiuteranno a perseverare nella tua vocazi&e t).
Durante il giorno della partenza era sempre con loro,
e con loro posava innanzi all'obiettivo per un gruppo foto-
grafico, avendo anche in quegli istanti una buona parola di
padre e di sacerdote; diceva ad esempio: - Procuriamodi.
trovarci poi uniti tutti quanti anche in Paradiso!
I1 momento più caro era quello dell'addio innanzi al-
'altare di Maria Ausiliatrice. Lo si vedeva mesto e insieme
aggiante; soffriva realmente per i1 distacco, e gioiva al pen-
siero dei bene che avrebbero compiuto a vantaggio di tante
anime! I partenti, a uno a uno, passavano avanti a lui, a ri-
ceverne l'abbraccio e un ultimo ricordo che gli usciva dal
cuore, adatto a chi era rivolto.

17.9 Page 169

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326
V - Sull'orme di Don Bosco
A vari predisse difficoltose vicende, e il preannunzio
servi loro di conforto e sprone a sopportarle. Ad un coadiu-
tore disse: Tu non sarai un buon salesiano: guarda ainzeno
di essere un buon cristiano>>e; difatti, dopo qualche tempo,
chiese ed ottenne di uscire dell'istituto.
La raccomandazione più generica era quella di ricopiar
Don. Bosco nelle opere, nei pensieri e negli affetti del cuore;
, e quelle brevi parole, piene di fervore, infondevano nei Par-
tenti la sua fede.
Don Borgatello ci ha lasciato questa bella dichiarazione:
<(Dopola funzione che si faceva per la partenza dei Mlssio-
nari nel Santuario di Maria Ausiliatrice, Don Rua, dando
d'addio a ciascuno di essi, soleva dar loro un
ricordo affettuoso all'orecchio. Erano paroline ardenti di.
cari& che scendevano fino all'anima, che intenerivano e non
si potevano mai dimenticare. Allora si conosceva tutto
l'uomo
di zelo
di Dio,
per le
il padre
anime e
affettuoso,
di carità
cilrissatinatnoa..s.acBeridsoogten,epreiebnboe
averle intese, per poter dire quello che esse esprimevano e
significavano e l'effetto magico che producevano su cia-
scuno! ,Lasciavano il missionario vivamente commosso, in-
capace di rispondere una parola. Dopo 33 anni che le ho
udite, ancora mi risuonano all'orecchio come le avessi udite
oggi, e sempre mi commovono al ricordarle, come quando
le intesi per la prima volta. La sua parola era affascinante,
suggestiva, indescrivibile! Incominciava con dire: - Abbi
cura della tua salute, propòniti a modello di tutti i tuoi Confra-
telli. Rieàrdati sempre che lavori per Iddio ed Eglz' sarà la tua
eterna. Sii divoto di Maria SS. Ausiliatrice e del
sS. Samamento, e propàgane il culto. Salva molte anime,
pmchè saranno poi la tua corona in eielo. Fàtti santo e gran
santo per piacere al Signore. C i rivedremo poi in Paradiso
accanto a Don Bosco. - Queste ed altre simili parole soleva
dire all'orecchio di ciascuno, ma con tanto affetto che com-
movevano h o alle lacrime )>.
Mostrava loro tutta la tenerezza paterna anche quando
li rivedeva dopo vari anni. « Erano pur grandi - dice Don
Vespignani - le feste che faceva a tutti noi missionari,
IX - Deuotissi~noal iWaestro e con gli stessi ideali 327.
uando ci vedeva tornare alla Casa Madre: ci colmava di
tenere premure, ci procurava acqua per lavarci,... bevande
per ristorarci, ci chiedeva notizie della salute, del viaggio, di
tutti i confratelli, con una tenerezza paterna che c'inteneriva
c'incantava. E non era cosa del momento, n&era più per
no che per l'altro; sembrava che solo a uno, e a tutti come
a un solo, dovesse pensare.
)> Questa tenerezza e queste sollecitudini si rivelavano pure
irabilmente in tutte le lettere ai Missionari: ogni mese (e
arie volte al mese) ne giungeva un bel plico e ve n'erano
ancorchè in piccoli biglietti) per tutti, ed anche per tutte
Suore, pei giovanetti, ecc. n.
Aveva tutti presenti nel pensiero, nel cuore, e nella pre-
ghiera. Specie i più lontani. Don Costamagna gli manife-
stava il timore di un senso d'accidia per la lontananza, ed
egli affettuosamente:
(( TUmi scrivi che le estremità del corpo salesiano corrono
pericolo di restar fredde, gelate e morte. Non credo. Anzi
gli ultimi vagoni d'un convoglio fanno maggior moto, per
cui le care nostre Case di costì hanno maggior impulso dai
pericolo stesso d'essere sorprese d'atroja, e si scuotpno e si
stropicciano le membra con fortissimi spiriti ed in conclu-
sione vivono d'una vita piena di gioventù e di robustezza.
L'essere troppo vicino alla locomotiva d&spesso vera sonno-
lenza invincibile e pericolosa. D'altronde per lontani che
siate, la benedizione di Don Bosco e le nostre preghiere vi
seguono ovunque n.
Non si recò mai a visitare alcuna missione, perchè i1
lavoro non glie lo permise. Più volte ricevette vive istanze
dall'Argentina, dall'Uruguay, dal Brasile, che andasse a vi-
sime quelle case; ed egli amabilmente rispondeva che Don
Bosco non era mai andato in A m ~ i c ae, quindi non era do-
veroso che vi andasse il suo successore.
Nel 1900 tornarono a supplicarlo, osservando come Don
Bosco avesse assicurato i suoi figli dell'Argentina che sarebbe
andato a rivederli,
15 giorni: ed egli:
quando si fosse
«Per rettificare
lpeoitduetoe,.f.a.rfeoi' l nvoitaagrgeiochine
non ricordo che Don Bosco avesse promesso di venir costà quando

17.10 Page 170

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si potesse arrivare in 15 giorni. M i pare un po' di&cile che abbia
fatto tale promessa, se non forse per ischerzo! 1).
Ma, se non andò a visitarli, non mancava di prowedere
al loro necessario, attentamente. G Ai bisogni che io avevo,
quando era nella Patagonia - attesta il Card. Cagliero -
Don Rua rispose sempre largamente; e ricordo una lettera
scrittami da lui, dove mi diceva che, se occorreva qualche
cosa, scrivessi liberamente e chiedessi quanto era necessario 1).
E che non fece per sostenere l'attività straordinaria di
Mons. Fagnano? Non mancava di raccomandargli maggior
prudenza e di aver riguardo alle difficoltà di trovare tanto
denaro, ma si adoperb sempre per mandargli aiuti.
Come Don Bosco, ogni anno inviava una lettera parti-
colare a tutti i Cooperatori, nelle varie lingue, per domandar
sussidi per le Missioni; e la Divina Provvidenza visibilmente
veniva in suo aiuto, anche in modo prodigioso.
Avrebbe voluto dilatare il Regno di Gesù Cristo in tutta
la terra!...
Una Figlia di Maria Ausiliatrice ricorda, che, mentre era
novizia a Conegliano Veneto, si ebbe una visita del Servo
di Dio, e G per festeggiarlo - ella scrive - si preparò un
po' d'accademia e, tra le altre cose, il dramma: Le cinque
parti del mondo. Mi fu datz la parte dell'Europa, e mi ricordo
sempre, con la più viva impressione, che in un punto delle
varie parlate dissi: - ... E la Bandiera Salesiuna sventolerà
in tutte le parti del mondo!...- A queste parole il veneratis-
simo Superiore, alzando le tremole mani, quasi per dirmi
d'arrestarmi un istante, con il suo angelico sorriso... inter-
loquì, dicendo:
- Si, si! brava, brava! Facciamo voti perchè si avveri'
questo auguvio, e possa cosi, anche per mezzo di noi Salesiani
e di voi, Figlie di Maria A ~ ~ ~ ~ l i a t rEiScTEeN, DERSI IL REGNO
DI GESÙCRISTO SINO AGLI ULTIMI CONFINI DELLA TERRA!>).
- X (1 Cavaliere del lavoro D
{( CAVALIERE D E L LAVORO !... >>
- Fin da giovane fece la promessa di non perdere un minuto di tempo.
- Parma che l'unico sollievo che cercasse fosse... il lavoro! u Caro, ci
- ~iposeremoin paradiso! n. u I n qualunque stato si trovi, l'uomo deve
- l a ~ ~ r ~ r e )<()O. sservate come fanno i negozianti!...i>. . I l tempo
- d di Dio, e non nostro». (<L'orazione,la temperanza e il lavoro
- formano il vessillo salesiano». Ed erano meraviglie di tutti igiornd
- Tutte le mattine dava udienza a ognisorta di persone, che se n'an-
- davano soddisfatte e contente. (( S e d casi dolce parlare con i Santi,
- come sarà dolce stare con Dio! 1). Quantiprodigi avvenneroin quella
cameretta, che fu (I testimonio delle sue eroiche virtils. - Accoglieva
- tutti c m incantevole semplicità e col pizi cordiale interessamento.
Nelle prime ore pomeridiane usciva in città, per attendwe al disbiko
- della cmispondenza, o per miite di caritd e di conforto. NelL1andare
e nel tornare, prendeva con sd qualche confratello per parlargli o
- p@ ascoltarlo. Anche il resto della giornata lo passava nel lavoro
più intenso. - Con c d ((segretaril... u. -Prima delle 23 n a n riti-
rava a riposare. - Non si sa come abbia potuto oltr@assare i 70 anni
- in un lavoro cosi faticoso. S'addormentava... pregando! - Nemmeno
nei viaggi prendeva un minuto di riposo! - Pregava, meditava, leg-
- geua, postillava la corrispondema. Preferiva viaggiar di notte per
- lavorare di giorno. In ogni casa il suo arrivo era un trionfo e un
- prodigio di attività esemplare. Visztava attentamente I'istit2lto in
Parte, parlava con tutti, provvedeva a tutto, dava cm&&per
i2 miglior andamento. - Anche nelle case delle Figlie di Maria A&-
- liatrice la sua memoria d in somma venerazione. Sul labbro aveva
sempre opportuno l'ammonimento sacmdotale. - Parafasava talvolta
- i nomi per suggerire un buon pensiero. I prodigi delle sue visite.

18 Pages 171-180

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18.1 Page 171

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330
V - Sull'orme di D a Bosco
- delle sue
delle sue g h a t e piene, laboriose e sante!...
- Come allargò merav%liaammte il campo dell'azione salesiana. Non
. perdeva di coraggio di fronte a nessuna difficoltà,abbandonandosi
anquillo nelle brac& della Divina Provvidenza, che talora veniva
- anche in forma prodigiosa. Per Don Rua la è
dono,.
fortunati quelli che Possono farne buon uso
per lungo tempo,. ed in tutta la vita fu il Cavaliere del la-
varo a a gloria.di Dio! ...
pochi servi di Dio hanno lavorato come Don Rua; forse
nessuno k riuscito a
~ ~che il~Nostrobaveva
Ci assicurava Don
f~atto, co~me S. Ai lfonso~,
Giulio
la pro-
messa di non voler perdere un minuto di tempo (( in un corso
di Esercixi, quand'era ancora giovane
E vari quelli che pensarono che avesse fatto voto di
non perdere nemmeno un minuto di tempo, vedendo la sua
attività straordinaria. 6 Non so - scrive Don Picco1lo - se
D~~ R~~ abbiu mai emesso un voto somigliante, so che l0
ha praticato h m a maniera cosi esatta che in q~~~~~ tempo
della giornata ed in buona parte della notte era applicato
lavmo: lavorava durante le ricreazioni, chiamando a sè
qualcuno dei suoi figli per sentirne il rendiconto; così du-
rante le passeggiate, che faceva sempre Per uno scopo
e non per divertimento; lavorava nei viaggi dove Per
percorso leggeva la posta e p~stillavale lettere, a cui al più
presto avrebbe risposto o fatto rispondere; lavorava assu-
mendosi occupazioni che erano già troppo gravose per lui
se che aveva la responsabilità e il governo della Società Sale-
siana,.. ogniminuto di tempo vale un tesoro, come si sarà
presentato al tribunale di Dio Lui che si P& dire lavorò
agli ultimi
a che dire
istanti della vita! i).
osserva Don Domenico
Canepa
-
della
sua
attività straordinaria,del suo lavoro indefesso?S i sarebbe detto
fpcorhs2se0eadnueonsvaseervfeai,tttstiemonazvaocto,omstdaaini ptneeomrnmeneptteetredCresorin,eSnuaeOnp'pamtuairneaulntoelalldveoisrttoeesmesdeporiecprrceoha-e-
, u n oxioni,
un
mgioomrneonto-di
svago! B.
dichiara
Don
Nai
-
dissi
celiando
al
-X « Cava1iei.e del lauovo»
331
a
Dio
di Dio che non
della perdita di
avrebbe dovuto
un solo minuto;
erdispilonsdeerrevoddiina~ni~zi.
rseonrdriedreendcoontmo..i.
rispose:
i).
-
Credo
che
di
questo
non
avrò
da
Zi
q I1suo lavoro
~oli- era fale
continuo e indefesso
da animare i più
- rileva
e indolenti,
s~i~c~c~ol~me
loaveva quasi sempre sott'occhZo, mi è awenuto più
che
menti in cui era preso un po' dalla pigrizia, al vedere
- t0 f'eli&oso, tanto occupato ma sema preoccupazione,
dicendo a me stesso: redi come il signor Don R ~ ~ ,
'-
Ciò
negli anni,
mi era di
lavora continuamente; e tu-vorresti
grande incitamento, perche quel-
dice il comm. Gribaudi - il servo
i Dio cercare comodità; anzi quasi direi che pho piuttosto
,>. visto desiderare le incomodità. Ci pareva che l'unico sollievo
che Don Rua cercava e r i~l lavmo
" vidi - aggiunge Mons. Spandre - sostenere gravi
sacrifizi. Io stesso, ~ommossodinanzi agli sforzi che faceva,
'On filiale confidenza gli consigliavo di aversi riguardo; ed
caro, senticmonenstpoornetlaignieoistàoeinntaimtuora,lemzizad,iccheveae:ra-un riflesso del suo
poi in ParadzSo?t).
Nel lavoro vedeva il dovere comune a tutti gli uomini,
e lo ricordava sovente: t In qualunque stato si trovi, riccoo
povero, Puomo deve lavorare; e chi passa i suogi iorniin 6oxio,
agisce apertamente contro questo comando di Dio >).
@ tempo di Dio, e non nostro; non abbiamo diritto di
disporne a nostro piacimento >l.
Per questo non rifiutava nessuna fatica che giudicava
tornar a gloria di Dio: era suo programma e sua massima:
mivere Come se si dovesse ogni giorno morire, e lavorare
Se non si dovesse mori7 mai! #. Ed inculcava la stessa generosi&:
" Osservate come fanno i negozianti quando hanno diver&
cento per poterli seruire ed aumen-
. E se fanno così i mondan;pey un
n dovremo far noi per un premio

18.2 Page 172

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332
V - Sull'orme di Don Bosco
L~~~~~e~v~oleva che si lavorasse allegramente: Servite
~~~i~~ in laetitia! Coraggio e allegri. 11 Sipore vuole
anche di noiper
molte anime al paradiw e noi
siamogliene riconoscenti! )).
11
pensiero del
qualunque
gli
sacrifizio; e
era così abituale
compiangendo la
che gl'im-
cecità che
tiene attaccate e immerse tante anime nei beni miserabili di
quaggiù, per cui non sanno e non possono aspirare alla feli-
,it& eterna, coglieva ogni occasione per esortare a non
dietro i beni fugaci, ma ad amare e assicurarsi gli eterni;
e lo faceva con accento così cordiale e così vivo, e spesso col
acceso e la voce piena di tanta tenerezza, che si vedeva
&iaro com'egli, benchè quaggiù col Corpo, avesse la mente
e il cuore fissi in Dio enelie cose celesti.
così, sino alyultimo, lavorò senza prendere un minuto
di riposo, rinunziando a ogni svagq, consacrando all'a~osto-
lato anche il tempo delle ricreazioni, ripetendo con la parola
e con i fatti la protesta del santo Fondatore:
euando iosaprò che il demonio cessa dall'insidiare le anime,
allora
anch'io dall'aflaticarmi per salvarle!
B~~~~soleva dire che sulla bandiera salesiana stanno
scritte le parole: 6 Lavoro e temperanza! La preghiera era
cosa sottintesa. 11 Servo di Dio amava specificarla, Pur am-
mettendo che non è possibile spendere la vita in,continuo
lavoro e in continua mortificazione, senz'avere il cuore e la
mente uniti a Dio.
(,~i di&, scriveva a Don Evasio Rabagliati, che L'ORA-
ZIONE, LA T E M P EERILmLA~VO~RO formano glorioso vessillo
sale&ano: dici molto
di orazionsear,emo
bene, perchè
temperanti
fino a
e non
tanto che noi
ricuseremo
vfiavtiiacmhoe,
andremo
ad alcuna
delle
se per disgrazia venisse m?faoin.noi l'mzore
accennate virtù, perderemmo terreno e fini-
remmo per lasciar trionfare il demonio >).
Fu un martire del lavoro!
~~~t~dare sguardo alla sua giornata. Eran meraviglie
di tutti i giorni, ed anche ad occhio profano apparivano
straordinarie.
mattino si l e m a per tempo; scendeva in chiesa e,
X - (1 Cavaliere del lavovo i,
333
editazione, confessava fin verso le otto. ~~l Igor in
si ritirava in camera a lavorare. Alle otto saliva al17aftare.
nove era di nuovo in camera, e dava udienza fino a
uenza di cittadini e forestieri che desi-
e parlargli. Non poche persone dell'ari-
opolo, si recavano a visitarlo ogni
fte ai mese, per chiedergli consiglio
Iia famiglia e all'educazione dei figli.
tti ricorda la contessa Edmea ~ i ~ ~
, che ogni volta usciva dalla camera del
fvo di Dio lieta e raggiante.
tinuith e intimità di colloqui operò pro-
gi. Richiamò molte anime sulla retta via, ne riappacificò
tre disunite da discordie inveterate, ad altre additò la via
azione; mentre egli ne traeva
irare la boria del Signore, gli effetti
azia, e quelli terribili del peccato.
nunziate ordinariamente con lo sguardo
di convinzione profonda, ,-he rivela-
vano tutto l'interessainento che prendeva alle cose che
venivano comunicate, illuminavano e tranquil{izzavano; e
riacquistavano la pace perduta, altri comprendevano
che leggeva nella loro coscienza, altri ebbero a confessare di
aver appreso la vofontà del Signore che volevano conoscere,
prima che gli avessero detto una parola; altri si sentirono
Preannunziare. cose future, che
((Avvicinai molte volte Don
mero - e fui sempre accolto
si realizzarono
Rua - ci diceva.
amente.
F~
con particolare delicatezza.
-
Oso dire che per me ebbe delicatezze speciali. mi voleva
bene Don Rua;
v i i~~fon~do al
sciuto e trattato
mi amava tanto! 11 suo ricordo
cuore, insieme con la certezza di
con un santo >).
sempre
aver cono-
Quanti si udivan ripetere all'uscire dalla sua
- Se 2 così dolce parlare c o n i santi, come sarà dolce lostare
Fin dal principio che incominciai a trattare con quel
sant'uomo - diceva Don.Zipoli.*- ho notato che nel chie-

18.3 Page 173

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334
V - Suli'ome di Don Bosco
dergli il parere di qualche cosa, attendeva un momento, poi
dava il suo parere. Questa silenziosa sospensione mi fece sup-
porre che egli, nel parlare, seguisse gli avvisi che dà lo Spirito
Santo per seguire la prudenza ».
Cotesto modo di fare gli era abituale, sia che parlasse con
forestieri, sia che si trattenesse con i suoi, tanto con i Sale-
siani, come con le Figlie di Maria Ausiliatrice, in adunanze
e in privato.
((Nelle adunanze - dice Suor Enrichetta Sorbone -
voleva che noi dicessimo il nostro pensiero e ce lo lasciava
dire; poi, colle mani giunte, con lo sguardo levato in alto,
come a prendere ispirazione, pensava; poi con molta deli-
catezza paterna esponeva il suo pensiero decisivo, che noi
accettavamo ossequenti, come se venisse dal cielo 9.
Con i confratelli, addetti ai vari uffizi del Capitolo Su-
periore, s'intratteneva ogni giorno nel primo quarto d'ora
o nella prima mezz'ora che dedicava alle udienze; ed eran
sempre una dozzina e più quelli che mandava a chiamare
per qualche intesa o comunicazione. Quanti volevano par-
largli più a lungo, tranquillamente prendevan posto in mezzo
ai forestieri che gremivano Ia saletta, ovvero l'avvicinavano
dopo pranzo o nella sera.
E nemmeno allora perdeva un minuto di tempo. Aveva
alla portata di mano qualche opuscoletto, spesso Le Pagliette
d'oro, e ne leggeva qualche riga nei minutissimi ritagli di
tempo tra un'udienza e l'altra. Quando vedeva entrare un
confratello, mentre questi gli faceva quei convenevoli che
non esigono alcun'attenzione di mente, continuava a leg-
gere, o riordinava le carte che aveva sul tavolino, o tagliava
le buste per aprire le lettere, o scriveva un indirizzo o un
bigliettino, poi si metteva tutto a sua disposizione.
Non si poteva entrare in quella cameretta, senza esserne
ogni volta fortemente impressionati. Don Albera nella prima
circolare che inviò ai Salesiani appena fu suo successore,
la disse testimonio delle eroiche virtù» del Servo di Dio,
con questo rilievo:
C( Qui tutto mi parla di lui. Ad ogni momento si para
dinanzi alla mia mente la sua dolce e paterna figura. Sem-
X - « Cavaliere del lavovo
335
ra che ad ogni istante risuoni al mio orecchio la sua soave
consolantissima voce. Ora mi par di vederlo tutto intento
leggere la sua immensa corrispondenza, or a scrivere quelle
numerose lettere che versavano balsamo sulle piaghe, ri-
chiamavano sul retto cammino i traviati, e spingevano le
anime alle più alte cime della perfezione. Altre volte lo con-
templo calmo e sorridente accogliere un numero sterminato
di visitatori che, come si legge di S. Teresa, nell'uscire dal
suo colloquio si sentivano migliorati.
s Fra le nude pareti di questa cella formò chissà quanti
randiosi disegni, prese molte generose decisioni, escogitò
uovi mezzi di salvare la gioventù, di moltiplicare le mis-
sioni, di estendere il regno di Gesù Cristo. Attorno a me
appertutto trovo le tracce del suo instancabile zelo, della
ncredibile sua attività e di quell'ordine inappuntabile, che
regolava la sua vita >>.
Quella cameretta parla sopra tutto dei prodigi operati
con la buona parola, con i saggi consigli, con le semplici e
pratiche esortazioni alla virtù e alla perfezione rivolte ad ogni
sorta di persone.
C( Presentavasi nell'anticamera di Don Rua per l'udienza
- ricorda Don Giuseppe Rinetti - una giovane signora,
riccamente vestita, ma con un'aria di desolazione e di scon-
forto. Impaziente dell'attesa, passeggiava per la stanza, senza
rivolgere la parola ad alcuno. Invitata a visitare la cappella
e la camera di Don Bosco, si rifiutò, temendo forse che altri
le prendessero il posto. Quando venne la sua volta, si presentò
al nostro ottimo superiore, e si trattenne con lui piuttosto a
lungo. Uscita dall'udienza, tutta raggiante di gioia proruppe
in quest'esclamazione: - Mai più mi sarei aspettata di tra-
vare tanta consolazione!... - e passò nella cappella di Don
Bosco, ove pregò e pianse)).
« Stavo per decidere intorno alla mia vocazione - dice
una suora - alquanto contrastata per la mia poca salute e
anche per molti dubbi e tentazioni,. dalle quali era molto
travagliata l'anima mia. Vivevo, ripeto, in un'agitazione e
in un'alternativa, direi mortale, perchè non sapevo nè potevo
decidermi a lasciare il mondo, mentre dentro ail'anima una

18.4 Page 174

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336
V - Sull'ome di Don Bosco
... voce insistente mi faceva sentire, che se continuavo a vivere
nel mondo mi sarei perduta.
Stanca di menare quella vita, mi portai a Torino e col-
l'animo tutto agitato mi presentai al caro Superiore che avevo
visto per caso un mese prima a Nizza Monferrato, dove tanta
confidenza mi aveva ispirato quel suo volto santo. Fui pa-
ternamente accolta ed espressi candidamente le mie
i miei dubbi, aprendogli tutta l'anima mia e versando n
cuore tutto il mio dolore. Egli, dopo avermi ascoltata, assicur
che avrei perseverato in religione e che avrei anche molto
ldaivzoiornateo..;.
e mi
Posso
rimandò tranquilla
asserire che mai più
colla sua paterna
provai sconforti di
bene-
anima
e sono ognor più contenta di chiamarmi Figlia di Maria Ausi-
liatrice )). E la buona religiosa vive ancora ed è direttrice,
e ricorda, sempre p i c~ommossa, la bontà del Servo di Dio.
(iNli trovavo grandemente angustiata a cagione di un
grave disordine, che quasi giornalmente succedeva in nostra
casa - narra una signora della provincia di Cuneo - e la
cosa diventò più seria a mille doppi a cagione di un trasloco
che ci metteva addirittura in braccio ai pericoli. Trovandomi
di necessità in sì duro cimento, innalzavo incessantemente
al cielo le mie povere preghiere, le aumentavo, le duplicavo... ,
interposi altre buone persone, acciò mi aiutassero colle loro
preghiere, e feci promesse anche
avessi potuto ottenere la grazia,
mdiagnraienndtieoeffenrtiee,ntqeu!.a.l.orIa1
cielo pareva sordo alle mie preghiere e alle mie lacrime, e a
qualunque mia promessa. Mezzo disperata allora, raccontai
in lungo e in largo la cosa al venerato Don Rua, supplican-
dolo a volersi interporre per me e ottenermi dalla Vergine
Ausiliatrice la tanto sospirata grazia, E oh! portento! non lo
posso ricordare senza che mi spuntino le lacrime. Da allora,
da quel momento, le cose cambiarono d'aspetto, e sovente mi
mccedevano dei casi in cui vedevo, non dico la
ma il
mitkzcolo del Signore, parlante ».
Abbiamo un gran numero di queste dichiarazioni e ne
scegliamo un'altra che nelle minute particolarità ci fa com-
prendere la semplicità e l'interessamento caritatevole con
cui il Servo di Dio accoglieva ogni persona.
X - (iCavaliere del laworo i)
337
La prima volta che ebbi la fortuna di avvicinare il signor
Rua - così scriveva un'egregia insegnante nel 1911-
il 16 settembre 1909 a Valsalice, dove si trovava per gli
sercizi Spirituali. Mi si usò il privilegio di entrare. Dire
mia impressione al vederlo, non è tanto facile; ci vor-
e una penna ben più eloquente della mia. La sua figura
'asceta mi commosse così profondamente, che diedi in un
irotto pianto; intesi che mi trovavo dinanzi a un santo e mi
convinsi subito della sua santità, quando, ancor prima che
li esponessi tutti i miei sentimenti e i miei pensieri, egli
evaletto così bene nell'anima mia, che io, altamente me-
vigliata, mi sentii attratta a lui da così alto rispetto, vene-
zione e amore, che gli apersi tutto l'animo mio e lo pregai
on le lacrime agli occhi, come si prega Dio, che mi ottenesse
grazie che tanto mi stavano a cuore. Egli mi consolò, mi
lede
subito
launbaengeradziziaionspeirditiuaMlea..r.iaMAi ucsoilniagteridcaei,
e mi ottenne
più consolata,
coll'animo pieno di fede e di speranza, e una gran pace nel
cuore e un ardente desiderio di farmi buona )>.
La stessa persona tornò per vederlo il 14 ottobre e il
segretario non voleva lasciarla entrare, perchè il Servo di
Dio stava poco bene. Io feci vedere la cartolina. scrittami
di suo pugno in data IO ottobre, e gli dissi che ero venuta
appositamente per parlare con lui, ed egli riferì la mia am-
basciata, e Don Rua mi fece subito entrare e mi accolse con
grande bontà. Al vederlo il cuore mi batteva forte forte, e
la mia commozione fu ancora così grande che non seppi
frenare le lacrime. Mi riconobbe subito, rammentandomi
la visita che gli avevo fatta a Valsalice. Mi disse che un'in-
disposizione alle gambe lo obbligava al riposo; e m'intrat-
tenne una bella mezz'ora che per me passò in un attimo. Io
mi sentivo trasportata in un altro mondo, mi sentivo talmente
attratta dalla sua bontà, dalla sua carità, dal suo fascino, che
parlavo con tanta confidenza come se avessi parlato con mio
padre. Gli esposi, fra l'altro, che da lunghi anni ero tormen-
tata da un gran male di stomaco che non mi lasciava dormire
di notte e minava la mia salute: ed imploravo che mi otte-
nesse la guarigione. Egli allora con la sua solita bontà mi disse:

18.5 Page 175

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338
-V Sull'orme di Don Bosco
n - Quando è tormentata da questo male prenda un
bicchiere o mezzo d'acqua limpida, e la beva a centellini
passeggiando, e ricorra alla protezione di Don Bosco e
Maria Ausiliatrice ... io l'ho esperimentato e ho trovato C
mi ha fatto tanto bene. Una mattina ero aspettato a fare un
predica alle IO, ed ero quasi deciso di mandare ad avvertir
che non potevo recarmivi per indisposizione, quando feci
come le ho suggerito, e per le 10 mi sentii bene e potei far
la predica.
... B Io lo stavo a sentire meravigliata, poi dissi: - Ma lei
è un santo! - Ed egli sorridendo mi disse: - Abbia fede!
farà poi pubblicare la grazia sul Bollettino. - Io gli promisi
che se nella durata di un anno fossi guarita, l'avrei fatta
dawero pubblicare. Mi diede ancora la benedizione di Maria
Ausiliatrice, e poi mi regalò una medaglia per me, per le mie
sorelle e per papà. Da quel giorno non sentii più mal di sto-
maco, e di notte dormivo saporitamente.
Al 9 novembre ebbi occasione di ritornare a Torino
con un'amica. Partimmo da Alessandria col primo treno e
per viaggio volli prendere un uovo, che mi fece venire un
gran male di stomaco. Arrivate a Torino, non mi passò, e
... dissi alla mia amica che volevo andare a fare una visita a
bDeolnsoRrruiaso. ..L.OIotrogvliaiesapdoasgiiacthoe
sul letto
dopo la
iMi salutò col suo
sua benedizione del
I 4 ottobre non avevo più sentito mal di stomaco, ma quella
mattina mi era ritornato. Allora egli sorridendo mi disse,
segnando con la sua mano: - Lo lasci qui il suo mal di
stomaco! - Sorpresa, lo guardai, poi subito mi sowenni
che ero dinanzi a un santo e, commossa oltre ogni dire non
seppi proferire, fra le lacrime, che un grazie. Uscii guarita!
F) Richiestogli che mi desse un'immagine per suoricordo,
mi disse indicandomi la sua scrivania: - Guardi, apra quel
cassettino, mi dia qui alcune immagini; glie la voglio dare io
stesso! - E avutele, ne prese una e consegnandomela: -
>>. Prenda, questa è per lei! - La baciai con trasporto e la
tengo preziosissima
La stessa, ai primi di gennaio del 1910, l'anno della morte
del Servo di Dio, scrisse ancora per sapere se poteva, verso
X - « Cavaliere del lavoro n
339
o il IO, avere una nuova udienza, ed ebbe risposta af-
ativa. (1 Questa fu l'ultima volta che lo vidi. M'accolse
solito, con amorevolezza e cordialità. Io gli domandai
ava di salute, ed egli mi disse: - Come vede, sto
io. mi trova alzato... - l o gli parlai di tante cose, dello
o mio di non poter fare del bene a quelle anime a
ate, essendo proibito parlare di Dio. Egli mi confortò.
ancora per altre grazie, e poi mi benedì. Suonava ,
iorno, e mi disse: - Recitiamo insieme I'Angelus
ni? - M'inginocchiai e non ricordo di averlo recitato
anto fervore come in quel giorno. Nli accompagnò fino
porta, ed io gli dissi ancora: - Per un bel po' ora non
rò a Torino...-Ed egli: - Dio la benedica e le dia tanto
e! - Gli baciai la mano
Oh! di Don Rua conserverò sempre un santo ricordo e
posso rassegnarmi al pensiero d'averlo conosciuto troppo
i, perchè la sua presenza, la sua vicinanza, la sua parola
i avrebbero fatto un gran bene ed ottenuto copiose grazie
irituali e temporali >).
Quando diremo dei prodigiosi effetti delle benediioni
e1 Servo di Dio per i doni singolari, di cui il Signore lo
arricchito, i1 lettore rimarrà meravigliato nel leggere
meraviglie. Tra gli altri ebbe anche quelli di leggere
hiaramente nei cuori, di predire il futuro, di operare guari-
'oni ritenute impossibili, di richiamare prodigiosamente
la grazia molte anime.
Così passava ogni giorno la mattinata; a mezzodì recitava
SAngelus, aI suono della campana, ordinariamente con chi
parlava; e, se gli era ~ossibile,scendeva puntualmente in
A tavola ascoltava attentamente la lettura sino alla frutta;
poi distribuiva lettere o bigliettini ai commensali, e, fre-
quentemente, dava loro importanti comunicazioni o parti-
colari incarichi. Era così diligente nell'approfittarsi anche
di quel po' di tempo per trattar di cose serie e d'affari, che
qualcuno era più contento che si prolungasse la lettura, per-
chè provava minor fatica che nell'ascoltare e nel rispondere
Ile domande del Servo di Dio.

18.6 Page 176

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340
V - Sull'orme di Don Bosco
Quindi, ogni giorno, usciva in cortile ove s'intratten
amabilmente tra i giovani, i confratelli, e quanti bramava
awicinarlo, se non aveva bisogno di parlare d'urgenza
qualcuno in particolare; ma quasi sempre era tutto a t
AI termine della ricreazione, molte volte saliva in came
prendeva un pacco di corrispondenza, ed usciva in C'
accompagnato da qualche confratello, che voleva interrog
o ascoltare con la più grande attenzione.
<I Benchè altri lo ricorderanno - scrive Don Giuse
Binelli - io non voglio tralasciare di far presente il gr
bene che fece col modo che tenne di parlare ai confratel
invitandoli, un per uno, ad accompagnarlo nel pomeri
alla casa di qualche benefattore, dove soleva andare a l
rare, o a riprenderlo; owero a qualcuna delle nostre cas
e sempre, naturalmente, a piedi. Io con lui ho impara
molte vie di Torino, e molte volte sono andato da Valsali
all'oratorio, e viceversa. Mi faceva parlare e dire, e m i
animava assai; ed oltre la formazione spiritualè e morale mi
raccomandava anche la salute, e mi dava opportuni consigli )>.
Non poteva essere maggiore l'importanza che dava a
questi rendiconti spirituali. Godeva la confidenza di tutti,
tutti gli aprivano il cuore, si sentivano alleggerite le pene
interne,. e acquistavano più slancio a compiere i loro doveri,
praticando i suoi consigli saggi e opportuni.
<I Oh! il rendiconto - ripeteva - fatto e fatto fare in
questa terra regolarmente, come salveqà e direttori e diretti dal
gran rendiconto jinale! o.
Qualche giorno andava a far visite a famiglie addolorate
o ad infermi. ((Una volta - ricorda Balestra - I'accompa-
gnai a far visita a una famiglia, e per la strada mi diceva:
- La carità non è di soko 'pane, ma è anche di consolare gli
>>. afflitti. - E veramente quella ed altre visite che faceva a
questa e a quella famiglia eran sempre di grande conforto
((Nel settembre del 1905 - annota Don Emanuele Ma-
nassero - per discorrere delle cose mie si fece accompa-
gnare dall'Oratorio fin presso la casa, non rammento di chi,
dov'egli si recava con una gran borsa di corrispondenza
da sbrigare. Entrando mi disse di tornare a prenderlo alle
X - (4 Cavalieve del lavoro i)
34'
cinque, ed avremmo continuato i nostri discorsi. Giunsi
lche minuto prima e la nobile padrona di casa mi disse
si sentiva fortunata e reputava una benedizione che la
a potesse accogliere il venerato Don Rua per attendere
ro che non poteva sbrigare all'oratorio. All'ora pre-
li uscì dalla stanza ove scriveva; con brevi parole mi
nascere alla signora e ~ o si accomiatò, ripigliando il
orso con me a.
- ricorda il maestro Don Giovanni Pellegrino -
ato col suo segretario a far visita alla signora Caranti.
non era in casa, ma non doveva tardare a fare ritorno.
rata Don Rua accennò che' l'avrebbe attesa li. Allora
a cugina, Peirone Caterina, dama di compagnia della
nora, conoscendo chi era Don Rua si diede attorno per
are di rendere breve e comoda l'aspettativa; ma egli,
cando con un espressivo cenno della mano ogni com-
imento, disse semplicemente: - Non s'incomodi! io non
bisogno-che di un vano di finestra e di un bicchiere colmo
nulla! - Così dicendo sedette presso la finestra, tirò fuori
elle carte, e in un attimo fu immerso tra i suoi grandi ed
ortanti affari )>.
((Eravamo tre chierici - narra un salesiano - che sta-
mo parlando, quando incontrammo Don Rua. I compagni
i esprimono il desiderio di aver un abboccamento con lui,
egli assegna loro il tempo; ed io, solo per non essere da
no, soggiunsi: - Io pure ho bisogno di parlarle! - ma
realtà avevo niente da dire. Egli mi rispose: - T u vieni
a prendermi alle quattro in via tale, numero tale, e... parle-
remo! - Puntualmente ero ad attenderlo, e fu singolare il
'torno perchè invece di accompagnare io lui, egli accompagnò
e, poichè avendogli ceduto, com'è dovere, il passo d'onore
verso il muro, assolutamente ricusò e facendo io qualche
insistenza, disse con certo impero: - Sta', sta' pur lì! -; e
poi, accortosi tosto che non avevo nulla d'importante da
dire, si fece a interrogarmi sulla meditazione del mattino
che io non ricordavo, e mi scusavo allegando che il libro era
astruso. - Anzi, riprese lui, è molto bello! - e prese a
ripetermi tutta la meditazione del mattino, punto per punto,

18.7 Page 177

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V - Sull'orme di Don Bosco
fino a ritornare a casa. Dov'è da ammirarsi la sua grande
umilrà, la sua pazienza, il suo tratto serenamente paterno
Nel tempo in cui talvolta riceveva solo confratel
ra subito dopo la ricreazione pomeridiana d'estate, e
17 d'inverno, di frequente lo trovavamo in piedi. Si
'ava baciare la mano, e, spesso ritenendo la nostra strett
Ila sua, passeggiando ci ascoltava; e, finito il collo
ci licenziava affabilmente, talvolta con una delicata carezz
sulla- guancia, accompagnata da un sorriso e da un tacit
mover di labbra, che evidentemente formolavano un augurio
un voto, un'invocazione di benedizioni celesti.
I1 rimanente della giornata lo spendeva nel lavoro più
intenso; sbrigava tutte le faccende urgemi, avendo per pro-
gamma di non rimandare a domani il lavoro che bisognava
far oggi; teneva adunanze capitolari o riceveva qualche su-
periore del Capitolo, e dava particolari udienze ai così detti
segretari, e ne aveva parecchi!
Oltre Don Lago ed altri buoni e santi confratelli, si
chiamavano «segretari» di Don 1Zua certi awentizi, che non
stavan bene in nessun luogo, povere anime, deboli di carat-
tere e bisognose di compatimento! Don Rua li prendeva
alla sua dipendenza, assegnava loro un lavoro adatto, s'in-
tratteneva a discorrere con loro di ciò che avevano fatto e
di ciò che dovevano fare, e a quando a quando li invitava
anche a far un po' di lettura spirituale: - Vedi, ho proprio
bisogno di te! oggi non ho ancor potuto far la lettura; me la
faresti tu? - In fine aggiungeva qualche osservazione op-
portuna, e quelli, a tali dimostrazioni paterne, non solo erano
lieti d'obbedirlo, ma si sentivano anche commossi, cercavano
di far nel miglior modo il lavoro che foro affidava, e cosi,
poco alla volta, si sentivan sciolti da ogni assillo o dubbiezza
e tornavano alla vita -normale.
duraAndteallceunuidaieffnizdea,vael'isnpceasrsioc.o..deirsaonrveesgsliiairediinstaunrbtiactaomrie!.r.a.
<( Aveva dei segretari [sarebbe stato più esatto chiamarli
piantoni di anticamera] alle volte così grossieri - scrive
un confratello - che facevan pietà. I forestieri glie lo dice-
vano, e lui: - E buono, poveretto, è buono, e va compatito!
X - a Cavaliere del lavoro >h
343
... E >) infelice, diceva qualcuno, nella scelta dei segretari!
simo, perchè quegli individui che
uno voleva, li prendeva lui e li faceva contenti. Dicono
Don
Beltrami
e
altri
S! aDleosnianRi ufaoslsiesroupaedròorntui ttdi.i..
tali
Se
i mali fisici, egli era pazientis-
n ogni cosa...; se altri era modello di orazione, egli
ò esser messo alla pari cogli anacoreti del deserto, pregava
; se altri era modello di attività, Don Rua fu, non un
non una vita, ma molti uomini e molte vite per la
ua laboriosità h).
a la giornata non era finita!...
in comune, d'ordinario
2 e mezzo, per il cortile e
1salarvioo,.r.o.
quotidiano, pregando,
e vigilando! Durante
o era l'umile sentinella che riusciva di sprone a
i, a ritirarsi in silenzio in
si recava presso il santo
corrispondenza pronta per
per altra da sbrigare e alle
on Ghione - occupava scmpolosa-
mente il tempo della giornata, tutti lo sanno, ma a pochi
sarà noto che allorquando la corrispondenza abbondava, per
rispondere con sollecitudine ed assiduamente alle lettere
che riceveva, passava la notte nello scrivere. Ce ne accor-
gevamo dalla mancanza del petrolio della lampada, e dal
fumo depositato sul tavolino e per la camera. Per moltianni
io ho studiato la vita di questo santo Superiore, e non ho mai
compreso come abbia potrito disimpegnare tanti e si diversi
lavori, come non ho ravvisato una virtù che non possedesse in
Anche il dott. Giovanni Albertotti, nel veder Don Rua
immerso giorno e notte nel lavoro più intenso, accompa-
gnato, è vero, da intime grandi consolazioni ma anche da
dispiaceri sanguinanti, ebbe a ripetere di non saper compren-
dere come avesse potuto oltrepassare i 70 anni!

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344
V - Suìl'omre di Don Bosco
Tanto lavoro protratto tutto il giorno gli impediva tal-
volta di prender sonno; ed allora, com'ebbe a confessare
con semplicità incantevole, riprendeva 'la recita del Rosario
leabinbrpa!o.c..o
tempo si addormentava
Si potrebbe dire, che,
pregando, con 1'Ave sulle
già addormentato, queste
continuassero a battere in suon di preghiera,... attuando an-
che materialmente il detto di S. Girolamo:
- Sanctis, @se somnus oratio est!
Neppure durante i brevi e lunghi viaggi che faceva nel
recarsi in visita alle case, e ne fece tanti in Italia e all'Estero,
si permetteva un momento di riposo.
Affabile e gioviale con tutti, la sua compagnia era un pia-
cere e un conforto, ma evitava i discorsi inutili e occupava
il tempo nelle pratiche di pietà, nella meditazione, nella lettura
spirituale, nel recitar il Rosario, o leggeva e postillava lettere.
Io - scrive Don Francesco Scaloni - sempre lo vidi
occupato. Nei treni, nelle sale gaspetto, nelle strade e nelle
abitazioni di cooperatori, rimaneva raccolto e quasi assorto
in Dio; leggeva lettere, le annotava, e percorreva l'Imita-
zione di Cristo.
)) Di tanto in tanto mi faceva qualche pia riflessione e mi
dava consigli per la buona direzione delle nostre case. La
sua conversazione tuttavia non aveva nulla di austero, ma
era piacevole ed amena, benchè sempre diretta ad elevare
l'anima verso Iddio ed al bene della Congregaziones.
Don Lingueglia ricorda che accompagnandolo ad Este,
dopo avere discorso per via e per un po' di tempo anche in
treno, gli fece cenno di voler raccogliersi e, tirato fuori un
semplice librettino, fece con molta semplicità e naturalezza
la sua mezz'ora di meditazione, come se fosse stato nel coro
di Maria Ausiliatrice.
Un chierico si era recato a Torino per dar gli esami
d'ammissione agli ordini sacri e tornava a Lombriasco, ca-
sualmente con la stessa corsa che prese Don Rua, e nello
stesso carrozzone. Appena salito, lo vide trarre di tasca un
fascio di lettere che si mise a leggere e ad annotare, e
quando il treno parti, parve ricordarsi che non era nella sua
stanzetta, alzò gli occhi e vide il chierico che non faceva
X - (iCavaliere del lavoro 1)
345
nulla; subito Io chiamò e l'invitò a non perdere tempo, do-
mandandogli se aveva con qualche libro... 4 Sì, ho la
teologia!>. ({Oh! bene, approfitta di questo tempo per ri-
sarla un poco, approfitta sempre del tempo che è molto
zioso~.Ciò detto, continuò a leggere e postillare fino a
Un'altra volta si trovò insieme con u n gruppo di aspi-
anti che si recavano agli esercizi a San Benigno. Non cre-
endo conveniente, in mezzo a loro, di mettersi a pregare
leggere e postillare, tirò fuori di tasca l'lmitaxione di Cristo
graziosamente invitò, un per uno, i compagni di viaggio
d aprirla e leggere il primo versetto a destra, che egli com-
entava e spiegava praticamente, pascolando così le loro
ime. 11 triplice apostolato della parola, della preghiera e
eli'esempio fu mirabilmente svolto dal Servo di Dio in
E non badava a disagi. (( Spesse volte - dichiara Don
Giulio Barberis - era in viaggio di giorno e di notte, se-
condo la necessità, ma quando poteva viaggiare di notte lo
faceva per aver tempo a lavorare di giorno. Ricordo, per
esempio, che accompagnandolo per Ia Spagna, si viaggiò di
notte per arrivare al mattino a Barcellona, e dovendo poi
partire per Madrid si viaggiò tutta la notte e parte della
mattinata. Celebrata la Messa si era presso a mezzodì, si
adempirono nel pomeriggio due grandi affari, e alla sera si
arti per Siviglia dove non si arrivò che ad ora abbastanza
tarda all'indomani, tanto che si ebbe appena tempo di cele-
brare la S. Messa prima di mezzodì. Quello che awenne in
quella circostanza, gli avvenne un bel numero di volte, come
da Roma per andare in Sicilia, da Londra per andare nel
Belgio, in mia compagnia, e millanta altre volte, secondochè
mi raccontavano vari altri suoi compagni di viaggio; ma si
era accostumato così, e ringraziava il Signore quando po-
teva sacrificarsi >>.
Il suo arrivo era dovunque un trionfo. Alunni, amici, am-
miratori, benefattori gli si stringevano attorno; ed egli, buono
e sorridente, cercava subito collo sguardo e salutava i singoli
confratelli, chiamandoli ordinariamente col nome di battesimo.

18.9 Page 179

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-V Sull'orme di Don Bosco
nque era una gara di devozione e, per lui, un lavoro
nte. Non mancava di recarsi ad ossequiare e di ri-
le pe'rsone più autorevoli e le più benemerite del-
pera nostra; nelf'intimità familiare raccoglieva i salesiani
onferenza, poi s'intratteneva con ciascuno in particolare
inciando dal direttore, dal prefetto e dagli altri superiori,
timo dei confratelli; visitava la cappella, le scuole,
camerate, il refettorio, gli uffici di direzione e di contabi-
atorio, l'infermeria, in breve ogni parte della casa;
olentieri gli alunni delle classi superiori che de-
no parlargli; teneva conferenza ai soci delle Com-
pagnie; in ricreazione, sempre circondato da un gran nu-
mero di giovani, piccoli e grandi, discorreva di Don Bosco,
di Maria Ausiliatrice, delle Missioni e dei Missionari; e,
prima di partire, radunava di nuovo i confratelli manife-
stando paternamente le impressioni ricevute, spronando a
far meglio ogni cosa.
((Voleva parlare con tutti, veder tutti, e tutto osservare
e controllare: ed esortava, ammoniva - dice Don Giovanni
Zolin - paternamente, anche per cose di poco momento;
ad es. se si era sbagliato nel guidare le. preghiere o nell'ese-
guire le cerimonie. Faceva persino stendere gli stracci per
assicurarsi che non erano più in buono stato! P.
La prima visita era a1 luogo santo, alla casa di Dio. Os-
servava quanto si faceva in chiesa e in qual modo; visitava
la sacrestia, e se vedeva qualche cosa che non fosse o non
ritenesse conforme alle sacre cerimonie, o alle nostre tradi-
zioni, non lasciava di avvertire, sempre in così bella ma-
niera che,'invece di mortificare, piaceva e spronava.
Don Tozzi ricorda come la prima volta che andò alla
casa salesiana di Faenza, il direttore Don Giovanni Battista
Rinaldi aveva preawisato della prontezza del Servo di Dio
<( nel notare qualunque piccola differenza dalla Casa-Madre.
La rima sera che recitò con noi le preghiere, osservò che
finivano il Credo dicendo: - la Risurrezione della carne,
Cosi sia! - E il mattino seguente notò subito al direttore
che avrexxmo dovuto finire coll'Amen, o Cosi è; e d'allora
si concluse sempre Cosi è, che suona una professione espli-
~p
~, ~~
X - «Cavaliere del Lavovoh
347
cita e concisa di tztta la fede in tutto l'insegnamento del
Divin Maestro o.
A tavola, accettava la prima volta l'invito di benedire
la mensa, poi voleva che la benedicesse il direttore. Uno,
a buona, nel dire le preci pronunciava in
parole: e il Servo di Dio lo accompagnava
dagio, e adagio e devotamente rispondeva con la
nità. Finita la benedizione, gli disse: - Ecco io son
r dare la benedizione della mensa dal direttore, e
il voto - e ridendo amabilmente s'assise augu-
modo particolare " ~l signor Direttore,,:-
volta che venne in visita alle nostre case della
narra Don Rosin - nel sermoncino della
era tenuto a Cremisan notò e fece correggere come con-
ioni nostre l'uso colà introdottosi di far dire
'aculatoria Cara Madre, Vergine Maria, fate ch'io salvi
ma mia, parte da colui che dirige le preghiere e parte
a comunità. .
))Nel 1908, essendo io direttore della casa di Nazaret,
volle che in sua presenza, come al solito, continuassi a be-
nedire la mensa. Or ecco, all'uscir di refettorio, ch'egli mi si
rivolge sorridendo e, senza nulla dirmi, m'accema colle
dita delle mani aperte il numero 8. Chiestagli spiegazione
di quello, che era per me un indovinello, mi rispose che,
tutto considerato, la mia preghiera di ringraziamento dopo
il cibo non valeva più di un otto. Tacqui e mi proposi di far
meglio in seguito. I1 giorno seguente, collo stesso gesto ed
allo stesso modo, mi ebbi un nove. Era un progresso, ma ad
ogni modo mi parve il censore un po' troppo severo, chè,
in fine, mi credevo di aver messo tutto l'impegno per dir
bene quelle preghiere. I1 giorno appresso non ebbi più la
votazione, ma un altro cenno di mano che voleva dirmi che
la cosa poteva andare. Riflettendo, m'ero accorto che-nel
Pater in segreto me la sbrigava un po' in fretta,... ed avevo
Teneva il sermoncino dopo le preghiere della sera, anche
Il'estero, studiando il modo di farsi comprendere. Quando

18.10 Page 180

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348
V - Sull'orme di Don Bosco
fu in Terrasanta non lo tralasciò mai, però a Nazaret ad
esempio, per farsi intendere dagli alunni che di francese
ne sapevano ancora pochino e d'italiano ancora meno, si
presentava accompagnato da un sacerdote indigeno, da cui
faceva ripetere in arabo, frase per frase, i1 suo discorsetto.
Così faceva anche in Polonia, dove uno dei nostri ripeteva
le sue parole in polacco.
Anche alla messa della comunità che celebrava egli stesso
il primo giorno, prima della S. Comunione soleva rivolgere
una tenerissima esortazione per accendere i cuori all'amore
di Gesù Sacramentato.
Nè si rifiutava d'indirizzare la parola al pubblico, se ve-
niva invitato, e non mancava mai di rivolgere belle e care
allocuzioni agli alunni nelIe visite che faceva alle singole
classi, o al termine di un'accademia o d'altro trattenimento
ricreativo.
Nella nostra casa della Spezia i giovani ginnasti esegui-
rono degli esercizi con tale disinvoltura, scioltezza e grazia,
che egli pure ne fu entusiasmato. Finito il programma tutti
si allinearono attorno a lui che si trovava sul ballatoio innanzi
all'ufficio deli'amministratore. <( Vedo - disse - e m i com-
piaccio vivamente con voi che siete così valenti ne' vostri ludi,
nella vostra palestra! Bravi, bravi, e bravi! Vi felicito e v i
faccio un augurio. Come nel salire sulle antenne non avete pari,...
oh! procurate, coll'eseucizio della cristiana pietà, di salire, di
salire sempre, di virtù in virtù, fino ad arrivare al paradiso! v.
La sua prontezza nel trovare la parola più adatta e il
modo più delicato di comportarsi in ogni circostanza erano
meravigliosi.
((Essendo insegnante del Collegio di Alassio - ricorda
Don Paolo Lingueglia - ebbi campo di osservare il suo
spirito di fede e di penetrazione spirituale. Lo circondavano
una trentina di giovinotti di quel liceo ed egli non lasciò,
si può dire, un momento, nell'andare su e giù stentatamente
pel cortile, di dare insegnamenti e ricordi spirituali. Chi sa
la timidezza di bene che prende ordinariamente anche buoni
preti, quando si trovano a contatto con giovinotti che si teme
d'infastidire con manifestazioni di molto zelo, capisce la
-X (I Canaliere del lavoro I)
forza di questo esempio, che ci mette in guardia contro
una cosidetta virtù di discrezione, la quale talvolta non
è se non ripiegamento e dissimulazione colposa del nostro
I n una visita che fece al nostro giardino d'infanzia a
rello - scrive una Figlia di Maria Ausiliatrice - dopo
odato la poesia recitata da una bambina, le domandò
se sapesse 1'Ave Maria, e, comel'ebbe ascoltata, mostrò la
sua soddisfazione dicendo: - I n generale i bambini dicono
le preghiere in fretta e senza chiarezza, questa invece le dice
chiare e adagio. Vediamo se sa il Credo, che è più lungo -
e le fece recitare il Credo. - Sono contento, in fine esclamò,
bene la poesia, e bene anche le preghiere, così mi piace! -
E sorrideva con bontà paterna o.
Anche nelle case delle Figlie di Maria Ausiliatrice la sua
memoria è in somma venerazione.
Interveniva e prendeva attiva parte ai loro corsi di Eser-
cizi Spirituali, ai Capitoli Generali, e ad altre adunanze,
sempre largo di preziosi suggerimenti e consigli. Quando si
recava alla Casa-Madre a Nizza Monferrato, trascorreva Ie
lunghe ore con le Superiore del Consiglio Generalizio per
il disbrigo delle cose più importanti, e quel po' di tempo
libero che gli restava preferiva trascorrerlo in compagnia
dei salesiani addetti alla loro direzione spirituale, o in pre-
ghiera; ma se, passando col suo venerando contegno per i
corridoi e i cortili, incontrava anche un'umile postulante,
non mancava di fermarsi per ascoltarne o dirle una parola
d'incoraggiamento e sprone alla perfezione.
<(Ero nella casa d'Este - racconta una religiosa - quando
il signor Don Rua venne colà per una visita, accolto da tutti
con. entusiasmo e da noi con filiale devozione. Era passato
nella casa delle suore, e con paterna bontà, pur avendo il
tempo limitato, chiese subito se c'era qualcuna che deside-
rasse parlargli. Le suore, che prima non osavano farsi avanti,
a volo accettarono l'invito, e se ne approfittarono volentieri.
I salesiani facevano pressione perchè si recasse da Ioro dove
era atteso per l'accademia, presenti tutte le autorità, ed egli
alle replicate istanze: - Abbiano pazienza, rispose, prima mi

19 Pages 181-190

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19.1 Page 181

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350
- V Sull'mme di Don Bosco
sta a cuore il bene delle mie jiglie!- e con calma ammirabile
continuò
e Un
gaiopranrola-re
con noi finchè ebbe finito )).
ricorda la direttrice Suor Adele
Gemme
-
ritornando dal Collegio di Lanzo passò a Mathi per salutare
le suore, e le mamme dei Salesiani. Noi eravamo felici ed
ascoltavamo riverenti le sue preziose parole; ma il tempo
passò senz'accorgersi ed egli perdette la corsa per Torino.
Senza punto scomporsi, volse la cosa in facezia e mi disse:
- Bene, bene! ora fac& io la direttrice; vado nel vostro ufficio,
e voi lasciate venire le suore. - così fu; tutte vollero par-
largli, e tutte uscirono felici ed edificate di un padre cosi
buono e santo v.
Gli ammonimenti che dava loro scendevano a minimi
rilievi con prudenza meravigliosa. ((Alla sera quando fa
buio ed è necessario accendere i lumi, chiudete le persiane
delle finestre per evitare che gli esterni osservino in casa
vostra, e perchè se fra di essi vi fosse chi volesse insultarvi,
non lo possa fare facilmente e.
A Trino Vercellese, dopo aver assistito ad un'accademiola
con quadri plastici, le ammoni ((di essere industriose per
attirare le ragazze all'Oratorio, allontanarle dalle cattive
compagnie ed animarle alla frequenza dei SS. Sacramenti u,
quindi impartì loro la sua benedizione e in fine soggiunse:
4 Quando fate qualche accademia, non fate mai primeggiare le
ragazze che per avvenenza o per il modo di fare si distinguono
fra le altre: 10 per non suscitar gelosie; 20 perchè il demonio
è tanto astuto che per un po' di vanagloria o per superbia
una può anche fare cattiva riuscita >)P. ur troppo indovinò.
(<La ragazza che all'apice del monumento rappresentava
l'angelo, non dètte frutti consolanti, e dopo qualche anno
ne diede anche degli amari v.
Con chiunque parlava, Salesiani o Figlie di Maria Ausi-
liatrice, preti secolari o laici di qualunque condizione sociale,
quando lo vedeva a proposito, aveva ognora sul labbro, nella
nella forma più opportuna, l'ammonimento sacerdotale.
((Mi trovavo a Lanzo - ricorda una suora - ed arrivò
i1 signor Don Rua; si faceva il ritiro mensile e venne a farci
la conferenza. Finita, si passò a baciargli la mano. Arrivato
-X <iCavaliere del Zavoro 0
351
e, disse: - Siete giovane e vi do un c o n ~ l i o .Fate,
npre e Bene, il ritiro me1~sz~eled avrete la perseveranza nella
((Ero di passaggio a Penango - ricorda un'altra - ar-
ivò il signor Don Rua, venne a trovare le suore, ci parlò a
tte assieme, poi rivoltosi a me, disse: - Eh! suor Candida,
il Signore vi dicesse come a San Pietro: Suor Candida,
ami tu? mi ami tu? e così per tre volte; che cosa rispon-
ereste? - Io rimasi confusa, non seppi che rispondere, ma
on dimenticai più quella domanda che non lasciò di farmi
Anche parafrasando o semplicemente interpretando i
ognomi, aveva per fine un buon pensiero, un consiglio, un
ncoraggiamento, un invito.
<< Oh! Amadei! ..., non è meglio Amadio?!... Si, ama Dio,
ma Dio ..., e sarai felice! ».
6 Caro Casadio, il tuo nome stesso ti dev'essere stimolo
farti un santo e un gran santo, perchè tu sei Domus Dei, la
a di Dio! n.
<( Voi vi chiamate Suor Maria Vièceli; è meglio che vi
facciate chiamar Viecèli, così sarete sulla via del cielo!)).
Suor Irene Oria, prima di partire per l'America, si recò
altre nuove missionarie a salutare il Servo di Dio, che
a male ed era coricato: <Rivolsea tutte qualche parolina
e a me disse: - Voi siete Suor Irene, non è vero?... Ebbene
oi porterete la pace a molti cuori, perchè il vostro nomein-
ica pace. - E in omaggio al vero posso affermare che nella
a scabrosa e difficile missione, vidi, per puro aiuto di Dio,
ealizzarsi le parole del venerato Padre, e trassi buoni frutti
dalle mie povere fatiche. Quando la morte lo rapì alla nostra
edificazione, lo elessi a mio protettore, ne porto tuttora la
reliquia, e lo invoco con ottimi risultati ».
A Vizzini in Sicilia, dov'ebbe un'accoglienza trionfale,
gli furono presentate molte persone tra cui la signora Failla,
la quale scrive: << I1 buon Padre, appena sente il mio nome,
mfaiviallwa,icbirnuaciac,obnructaian!t.a..
grazia e
ho tanti
mi dice:
saluti da
" Failla, Failla!...
farle ,,; e mi portò i
saluti della Madre Morano e di altri che mi conoscevano.

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V - Sull'orme di Don Bosco
~ i in lu~i l'asp~etto inon di un superiore, ma di un padre
che brama con ansia di vedere i suoi figli sparsi Per tutto
mondo... lonon dimenticherò quei giorno tanto caro, come
così care sento continuamente ripetersi all'orecchio quelle
dolci parole: - Failla! favilla, brucia! - che anche il tono
della
cuore
per
s&mbramisentire. Realmente fuoco accese nel mio
Maria Ausiliatrice e per le Opere Salesiane ').
una città del Veneto si trovavano due coniugi che
a da
anni non facevan più la Pasqua, per un odio
placabile che portavano a un loro parente. Mai nessuno era
riuscito ad indurli a perdonare. Io - attesta una Figlia di
~~~i~ Ausiliatrice - parlai loro del signor Don Rua e dissi
loro che presto ci avrebbe fatto una visita, e li esortai ad
poi a &erire. Essi promisero e mantennero la pa-
rola. L'amato Superiore informato, con la sua bontà ed af-
fabili&, seppe guadagnare quei due cuori. Si acCostaron0 ai
SS. sacramenti, e mi assicurarono che provarono una feli-
mai provata prima d'allora ».
Rinaldi ricorda un fatto consimile. A Malaga
spagnvaiv,eva una signora << di oltre 70 anni, conosciuta
come kreligiosa, con spirito d'avversione ai preti e alla Chiesa.
oltre 40 anni non entrava più in chiesa », e non dava
udienza a sacerdoti. Aveva un figlio avanti negli anni,
quale, da lei educato, era pure lontano dalla Chiesa, ma da
due anni s'era ravveduto e aveva ricevuto i Sacramenti. Ella,
invece, era irremovibile nel suo astio irreligioso. 11 Servo di
~ i sap~uta ,la cosa, si portò in casa sua, quantunque non
e conquise quelsanima, la ridusse al bene, tanto
che si
gasamente
e ricevette la Santa Comunione; visse reli-
ancora alcuni anni, e morì cristianamente. Io
- dice Don Rinaldi - ero compagno al Servo di Dio, e
conousncevsoalemsioalntoo,
la famiglia.;. *.
che viveva solitario
in
un
Oratorio,
ebbe
una visita di Don Rua. Uno stuolo di sacerdoti e di signori
corse a visitarlo, e furon lieti di sedere a mensa con lui. Era
povero il cibo, cope povera era la casa!..., ma nessuno se ne
lagnò, anzi si vedevan felici di udire la parola del Servo di
~ i ,-he~ li , intrattenne familiarmente sui suoi viaggi in
- X <r Cavaliere del lavoro >>
3 53
riente, e seppe così awicinarseli e allettarli alle cose che
arrava, che, tutti, dimentichi del cibo, pendevano dal suo
abbro, nè più alcuno si ricordò del pranzo. E com'ebbe
il ringraziamento, gli si strinsero attorno, unanime
irazione, interessandosi delle cose nostre; e un sacer-
ote, il parroco d'Iseo, disse: << Io non ritorno al mio paese,
e prima non mi promette che avrò la sorte di avere nella
ia parrocchia i suoi figli ad aiutarmi ad allevare i giovani
econdo il suo spirito, che è quello di Don Bosco! a.
((Don Rua - osserva Don Francesco Piccollo - amava
anta il suo nome di Michele, che era devotissimo del suo
atrono, e prediligeva anche, tra i suoi figli, quelli che por-
vano questo nome. Credo che non lo avrebbe cambiato
m un altro, però io glie ne avrei aggiunto un secondo,
erfettamente adatto a lui, cioè Gregario, che significa v@-
lante- La vigilanza del superiore era in lui meravigliosa;
quando visitava qualche casa, non. solo la riempiva e beava
della sua Presenza, tutta bontà e tanto gradita, ma si occupava
di tutto. Per prima cosa si occupava del personale, poi del-
l'orario delle pratiche di pietà, e di quello delle diverse occu-
azioni dei giovani e del personale dirigente; sentiva tutti i
confratelli, visitava tutti i locali della casa, e cercava di porre
rimedio a qualsiasi disordine, vuoi morale,
materiale;
pretendeva pulizia dapper utto, regolari& e un
sano,
ben condizionato e pulito, sebbene modesto e adatto a chi
professa ~ o v e eper i malati poi non aveva ristrettezza,
voleva si concedesse largamente tutto il bisognevole secondo
10 stato di salute. Lasciava insomma tutti contenti,perchè
non dimenticava nessuno; era il padre di tutti. ~ ~ tin t ~ ~
Parte, in pratica la massima che si attribuisce a S. Gregario
Magno: Supefior omnia videtat, multa dissìmulet,pauca puniat.
La prima parte la metteva letteralmente in pratica, vedeva
tutto; la seconda la praticava a rovescio, cioè avvisava sempre,
ma con tale dolcezza che nessuno si offendeva; la terza, cio&
il castigo, credo non sia per lui esistito, se pur non dovette,
una volta 0 due, mostrar fermezza dando qualche
salutare castigo, ma sempre misto a cari&.
n La vigilanza che mostrava visitando le Case, la ,prati-

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V - Sull'orme di Don Bosco
cava sorvegliando tutta l'Opera: s i occupava di tutto e
tutti; e, se non conosceva tutti di persona, conosceva tutt
per informazioni; era sempre intento a scrivere, a consigliare
ere, a dare qualche dolce rimprovero, se aveva n
che disordine; insomma il suo occhio vedeva tu
ngelo della Congregazione Salesiana che vedev
tutti, voleva portar tutti per la via della santità,
ti con sè in paradiso. In uno dei molti panegirici
me fatti ad onore di S. Gregario Magno, ho adoperato
testo scritturale: Oculi mei adJdeles terrae ut sedeant m
Modificandolo alquanto, sarebbe adattatissimo a Don
il vero santo della vigilanza, e direi: - Oculi mei adJlios
ut sedeant mecum >).
Nel 1901 presiedeva gli Esercizi Spirituali per i direttori
prima del IX Capitolo Generale, e un giorno, raccoman
vigilanza su tutta la casa: - Don Bosco, diceva, ci raccontò
l'effetto della cassetta magica regalata da un eremita ad un buon
signore che spendeva assai per i servizi domestici, ma tutto an-
dava deperendo, i campi, il giardino, le stalle... e le spese au-
mentavano sempre. Incontrò l'eremita, che al sentire le sue
lagnanze gli disse che gli avrebbe inviato una cassettina, ed
egli l'avrebbe messa sul petto ogni mattina mentre avrebbe
fatto una visita alla casa, ai campi, a ciascuno degli uffizi,
e a ciascuna delle rimesse. E non avrebbe aperto la cassettina,
se non dopo averla usata cosi, ogni giorno, per tre mesi.
Già alla fine del primo mese tutto appariva migliorato, ben
tenuto; alla fine del secondo era evidente che il bestiame, i
cavalli,
lazioni
dearganlioabmeinci.t.e.nAulltai,
appariscenti,
fine del terzo
e ne ebbe
mese apri
congratu-
la casset-
tina e vi trovò un biglietto su cui era scritto: " Gli occhi del
padronerendonograsso il cavallo! ,,...Così voi vigilate! visitate
la chiesa, la czicina, le scuole,i laboratori, i dormitori, se stanno
chimWIaZ tempo e luogo; le decurie, i registri del Prejetto, del
Comgliere scolastico, delZa sacrestia, della libreria, della dire-
zione dei laboratori. Dividete fra i giorni della settimana le
vostre visite. L'inJnità dell'attivo v i darà l'imperativo; non
... gid per fare voi, ma per aiutare, esortare, stimolare ciascuno a
far bene la pmte propria
-X (1 Cawaliere del lavoro a
355
visite del Servo di Dio, anche brevissime, erano vi-
benedizioni celesti. Se, per mancanza di tempo, non
radunare i confratelli a conferenza prima del riposo
i seguente doveva ripartire di buon'o~a,li chiamava at-
a sè dopo le preghiere e così, stando tutti in piedi
er cotti dal sonno )>, li
della vita reli-
o più operoso per la
sul mezzodì -
hie visite di sa-
mente tutto lo sta-
agnato dal direttore, il quale,
o della bontà e carità del Servo
cibo, tornò al battello, accompa-
rio maschile, lasciando in quanti
e far miracolio, diceva Don
in ogni parte, come il gran
traviati, ridotti sul buon
igenti e indifferenti, resi
a noi avversi, divenuti
i Salesiani, in-
assistenza spirituale
e laica, composta di un
i, laureati o laureandi,
della città, gelosissimi
o può capire - dice
quanta indifferenza fu
... accolta la notizia della visita del Superiore Generale dei
Salesiani e quando giunse, anzichè l'accoglienza festosa ed
--affettuosa, solita a ricevere nelle sue case, trovò in queste
persone un contegno freddo e compassato. Don Rua si fermò
fra noi poche ore; arrivato alle nove del tnattino, alle dieci
di sera dello stesso giorno ritornava a..., ma allora il contegno
di queste persone era ben cambiato.
>> Durante la sua permanenza non ebbe occasione di te-

19.4 Page 184

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V - Sull'wme di Don Bosco
nere la solita conferenza; fosse stanco, oppure avesse co-
di trovarsi in un ambiente alquanto ostile, egli man-
un contegno più umile del solito; a pranzo, a cui il
ettore aveva invitato il personale dell'oratorio festivo,
ariva quasi, e chi non ne fosse stato informato avrebbe
o che chi presiedeva la tavola fosse il parroco che per
'occasione indossava le insegne prelatizie.
A nessuno dei presenti venne l'idea di chiedere la parola
per rivolgere un saluto a1 Superiore, e ad un giovane che
lesse un discorsetto Don Rua rispose brevemente.
)) Nel pomeriggio, impartita la Benedizione, tenne circolo
sottoun pergolato e naturalmente parlò delle Opere Salesiane;
ma allora il suo contegno umile aveva già conquistato i
presenti; la sua parola semplice, e qualche volta stentata, fu
ascoltata con interesse; ed egli, ricevuto la mattina con in-
differenza, dalle medesime persone era circondato di vene-
razione e accompagnato attraverso i diversi cortili.
A cena il direttore invitò il presidente della.direzione
dell'Oratorio, e Don Rua parlò di Don Bosco; la sua parola
era quanto mai semplice, nessuna enfasi, il tono di voce
era il meno adatto a produrre un effetto qualsiasi; eppure
quando ci alzammo da tavola, quel signore, giudice istrut-
tore presso il Tribunale della città, che oltre alla posizione
sociale possedeva tutte le qualità fisiche che ne rialzano il
prestigio, non seppe dominare l'emozione che lo invadeva,
e con vero stupore lo vedemmo d'un tratto cadere ginocchioni
davanti a Don Rua, e chiedere singhiozzando che benedicesse
lui e sua madre, e partiva ripetendo: - Oggi ho incontrato
I miracoli di Don Rua, del suo passaggio e delle sue pre-
ghiere, apparvero in mille modi...,anche nella più nume-
rosa affluenza di allievi.
fi Passando per Vigevano il venerato Superiore - narra
Suor Emilia Saamini - venne a fare una visita al convitto
Sacra Famiglia in cui mi trovavo come direttrice. Nel vi-
sitare i locali della casa, trovò un dormitorio quasi vuoto,
e mi chiese: - Perchè questa parte è vuota? - Non abbiamo
domande - risposi. - State tranpuilla, buona direttrice,
X - (I Cavaliere del lavoro >>
357
parte si riempirà. - Dopo poco tempo il dormitorio
completo non solo, ma con nostra pena ci trovammo
ligate a rifiutare parecchie domande per mancanza di
<<Nell'ultimavisita che fece all'istituto salesiano di
ualdo Tadino - nel 1908 - ci comunicava il direttore
on Giuseppe Isnardi - chiestomi quanti alunni aveva,
rispostogli solo 38, mi aggiunse: - Abbine cura; vewà
orno che non saprai dove metterli! - E casi fu, crebbero
tti gli anni, iinchè nel 1913, '14, '15, '16 passarono il cen-
naia e più sarebbero stati, se non fosse mancato il posto >>.
Ovunque passò, lascib il più dolce ricordo delle sue gior-
ate laboriose e sante!
E il Signore colmò di benedizioni il suo eroismo. Durante
suo rettorato il numero delle fondazioni salesiane si quin-
cò; sorsero dalle fondamenta molti istituti e chiese
umentali, come quelle di S. Maria Liberatrice in Roma,
della Madonna della Neve alla Spezia, di S. Ambrogio a
Milano, della S. Famiglia a Firenze, del S. Cuore di Gesù
a Londra e a S. Paolo nel Brasile, di S. Carlo a Buenos Ayres;
si moltiplicarono gli istituti per l'Opera dei FiglZ di Maria
Amiliatrice; e le case salesiane si apersero a un gran numero
di giovani orfani o colpiti da pubbliche e private sventure.
Quando gli veniva proposta un'opera, osservava .in primo
luogo, non tanto s'era d i c i l e e gravosa, ma urgente per la
gloria di Dio e possibile a compiersi con le norme della
prudenza cristiana. Ravvisandola in queste condizioni, I'ini-
ziava con coraggio, nè si lasciava abbattere dalle difficoltà,
ma prosepiva impavido, come Don Bosco, anche se avesse
avuto innanzi un esercito di nemici...'.Avanzava in nomine
Domini, sereno e fidente.
(1 Il demonio - diceva - nemico d'ogni bene, non tralascìa
mai di opporre dz$coltà, quando si tratta di promovere la
gloria di Dio e il bene delle anime; e noi con la preghiera, con
la pazienza, con la carità, cincnceremo ogni ostacolo ».
<< Procurianzo di far bene la volontà del Signore; operiamo
sempre alla sua presenza, e se le nostre azioni non sono appro-
vate dagli uomini, stiamo tranquilli; non facciam caso dei loro

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358
V - Sull'orme di Don Bosco
giudizi, perchè il più delle volte ciò che non piace agli
piace al Signore P.
Hai ragione di dire che l'inferno muove spietatame
guerra ai nostri poveri salesiani, i quali cercano di st
le anime, ch'ei vorrebbe trascinare seco all'eterna per
ma ha un bel da fare questo crudele nemico. Ipsa
caput tuum, dissegli già Iddio, fin dal principio del mo
e noi ben sappiamo che la Donna profetata da Dio era 1
macolata Vergine Maria. Oh! Ella non ha mai permesso
permetterà che l'infernale serpente prevalga a lungo con
i fedeli suoi servi. Le sue persecuzioni non serviranno C
a far loro acquistare nuove palme, e procacciarsi dei
meriti per il cielo. Continuate dunque a servire Domino
laetitia, e continuate ognora a confidare nella potente prot
zione di Maria Ausiliatrice, la quale non mancherà mai
aiutarvi in ogni vostra necessità)).
Nelle opere del Signore, tutti i principii sono dz$cili,
prima di arrivare a compierle, per ordinario si hanno a superar
molti gravi ostacoli a.
((Mi ricordo - dice Don Barberis - che questi
menti di illimitata fiducia nella Provvidenza risplendettero
in certi momenti difficilissimi in cui le difficoltà pecuniarie
premevano da ogni parte e sembrava non vi fosse alcuna
probabilità di prowedervi. Allora infondeva il coraggio an-
che a noi. Nelle conversazioni, negli ammonimenti, nelle
lettere che scriveva, l'esortazione più insistente era la fiducia
nella Divina Prowidenza. Una volta mi ricordo che ci disse:
- Al Signore non costa fatica a farci avere i mezzi necessari;
è cosi buono, che quando ne vedrà il bisogno lo farà! - Nem-
manco la sua umiltà lo faceva diffidare e soggiungeva: - Il
Signore è solito servirsì dei più meschini per fare opere grandi! -
Non si può temere che quel Padrone pel quale lavora, lasci
mancare i mexzZ necessari per fare le opere sue! ».
E quante difficoltà e quanti ostacoli dovette incontrare!
Eppure con la più limpida serenità nel viso e il più modesto
contegno di tutta la persona, attendeva al lavoro quotidiano,
vario e assillante, abbandonato in Dio, convinto che non si
può andare in paradiso in carrozza e che tutti dobbiamo
- X (C Cavaliere del lavoro I)
359
mo imitare Gesù Cristo. ((Non
il calice di qualche amarezza$.
trare nella Terra promessa è necessario passare per la
strada delle tribolazionin. ((Perquanto siano gravi le
che abbiamo a sopportare, sono un nulla a confronto
che ci è promesso, se sappiamo sopportarle colla
<Nonvidi mai - dichiara Don Filippo Rinaldi - il
o di Dio turbato, scoraggiato, e questo dicendo non
io alludere solo ai momenti più difficili, che pur furono
ossono sorpassare con minore
continue e minute sotto mille
ente dovevano travagliare I'animo del
(( Nelle liete o tristi circostanze che ogni giorno capitano,
di dove convivono insieme centinaia
Efisio Angius, che gli fu umile servi-
otesta Casa-Madre ho potuto
rbato od alterato, ma sempre,
ioni e nel disbrigo degli affari i
n una dolcezza ed affabilità da
alla rassegnazione ai santi voleri
((Più volte - attesta il prof. De Magistris - mi confi-
dava le pene dell'animo suo per le difficoltà finanziarie in cui
la Congregazione si trovava, e le cose, a quanto mi diceva,
erano gravi, e terminava le sue confidenze dicendomi: -
Questa notte non dormo; ma ho fede in Dio; ciò che non ho
og$, il Signore me lo manderà domani!».
Non mancarono - aggiunge Don Rinaldi, che gli visse
al fianco dieci anni come Prefetto Generale- non mancarono
anche angustie per ragioni economiche, e confesso che io mi
trovai più volte infastidito nel dover provvedere a pagamenti
di entità, mentre non avevo in cassa un soldo. Mi rivolgevo
al Servo di Dio, il quale, pur sprovvisto al ari di me, stava
tranquillo e mi diceva di attendere fino all'ultimo mo-
mento, chè Iddio avrebbe provveduto. Ed io ammiravo la
sua serenità, la quale attraverso a quelle poche parole, così

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360
- V Sull'ame di Don Bosco
pacate, finiva per trasfondersi in me. Una volta, trattavasi
di somma ingente da pagarsi la mattina seguente; interessai il
Servo di Dio, il quale non si scompose più delle altre volte.
10, invece; ero preoccupato e, dopo le parole di assicurazione
del Servo di Dio, sentii il bisogno di andare in cappella a
pregare, e noil seppi dir altro: - Oh! Gesù;
Ccoimseonsaop!.r.à.
cavarsela!
>>.
-
A
cena
il
Servo
di
vDeidoremmiodidsosem: a-ni
Chi gli aveva recato la somma ingente? Don Rinaldi as-
sicura «che nel frattempo nessuno era entrato in camera del
Servo di Dio )).
Tanta fede l'aveva appresa alla scuola di Don BOSCO.
« Da lunghi anni - confessava egli stesso - io vivo
al fianco del nostro Don Bosco, e posso dirvi c h le spese gioror-
nafiere per sostenere le opere nostre sono enormi e tali che,
anche in me, sorge alle volte il dubbio di G n poter far fronte e
proseguire più oltre. Ma lo credereste? Quando maggiore è i,?
g m , quandocivediamoquasiin procinto di non far buonajgura...
ecco l a Divina Provvidenza che viene per vie scomsci~te!)).
Un amico un giorno gli disse:
- Don Rua, lei avrebbe bisogno di una fabbrica...
- Quale?
- Di biglietti di banca!
- Non mi conviene, rispose, perche il Governo mi darebbe
tosto la pensione, e non potrei pizi lavorare.
La vita, quella che si vive oggi specialmente, in ci-
viltà meccanica e materialistica, è per tutti lavoro, lotta e
dolore; ma se la fede convince e spinge I'anima a gettarsi
nella braccia di. Dio, il lavoro si trasforma da dura imposi-
zione in strumento di perfezione individuale. Anzi è nel
lavoro pii1 grave ed intenso, santificato dalla preghiera, che si
sente un anelito più spontaneo di elevarci a Dio e di restare
in continua unione con Lui, cosicchè ogni istante ci accresce
il premio che riceveremo in paradiso.
Tale era la convinzione di Don Rua: ct Lavoriamo per
buon padrone! )>. Per lui la vita era un gran dono, e chia-
mava fortunati quelli che possono impiegarla bene e lun-
gamente.
-X a Cavaliere del lavoro >>
<Lamento unefio - scriveva ad una superiora delle
iglie di Maria Ausiliatrice - la premura che hanno le suore
volarsene in paradiso. Abbiamo bziogno che si fermino in
questo basso mondo dove c'è tanto da lavorare; ma pazienza,
rassegniamoci e confidiamo che dal paradiso, con Don Bosco e
con Maria Ausilatrice, promoveranno lo sviluppo spirituale e
personale della Congregacione. Facciamo tuttavia quanto pos-
amo per non lasciarle ammalare ».
Un salesiano gli manifestò il desiderio di morire piuttosto
.ovane, sembrandogli più sicura la salvezza; egli, fattosi
n po' serio in viso, gli rispose che non era un buon desi-
efio, e che era molto meglio desiderare di vivere lunghi
anni e lavorare a gloria del Signore.
Nel 1909 l'onorevole Paolo Boselli, ammiratore di Don
Bosco, delle Opere Salesiane e del Servo di Dio, manifestò
ripetutamente l'idea di voler proporre al Re il conferimento
di un'alta onorificenza a Don Rua, in occasione del suo
Giubileo Sacerdotale. Don Rinaldi, appreso il devoto pro-
posito, ritenne conveniente di non tenerlo nascosto al Servo
di Dio, il quale sorrise e gli disse: - TU sai che Don Bosco'
non volle accettare nessuna o~orÉJicenza!- Comunicata la
risposta all'onorevole, questi ripetè il suo pensiero, dichia-
rando che non avrebbe cambiato idea, perchè i tempi erano
Don Rinaldi tornò a comunicare il pensiero e la
dichiarazione di Boselli al Servo di Dio, il quale riflettè un
istante, poi, sorridendo, rispose: - Di' così all'onorevole,
che se è proprio deciso di dare cotesta testimonianza del suo
affetto all'opera di Don Bosco, ottenga a Don Rua la Croce
di Cavaliere del lavoro!... Questa è un'onorificenza che potrà
tornar di
- E così si convenne; ma il Signore,
nei adorabili disegni, non concesse al Servo di Dio d'ar-
rivare alle Nozze d'oro e lo chiamava a ricevere il premio di
tanto lavoro in paradiso!
Don Rua, come Don Bosco, in ogni azione, in ogni
parola, in ogni pensiero, non ebbe altro di mira che il bene
delle anime; egli pure, di continuo, ripetè con le parole e
con i fatti: - DA MIHI ANIMAS, CETERA TOLLE !
FU -.
- diceva Paolo Boselli - (6 che visse in Dio

19.7 Page 187

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362
-V Sull'onne di Don Bosca
amando e benedicendo colle opere di carità e della educazione
popolare >>o,,come lo dissero altri, (t il gigante della carità,
il benefattore i@ne dei popoli)).
Interrogato - osservava il Card. Richelmy - un pio
discepolo di Don Bosco qualcosa egli credesse potersi scri-
vere a lode del suo Successore, nulla v'ha di più facile, ri-
spondeva, e nulla di più dficile dell'elogio di Don Rua:
I giorni di lui, tutti furono l'un simile all'altro; dire di uno
è dire di tutti; ma qui sta l'opera malagevole, dire conve-
nientemente della umilth profonda e dello zelo di un tanto
sacerdote; quella attirava sovra di lui tutta i'abbondanza
delle divine grazie e benedizioni, questo faceva sì che no
cadesse in terra pur briciolo dei favori del cielo )>.
..
- AI bsemplme m h e n&& mznzme cose
363
'
.
XI
SEMPLARE ANCHE NELLE IMINIME COSE!
mezzi usati dal Servo di Dio per avanzare nelle vie della p&-
ione: Studiare le vite da' Santi e imitarne le virtù caratteristiche:
trascurare nelì'adempimento dei dova' nemmeno le minime cose.
- e penn'menlo mossero esattamente a questa pratica. G La santità
- sig. D a Rua mi spaventa I). Era in continua unione con Dio.
- me raggiunse tanta perfezione. «Chi vive di fede ed ossma
- tamente le Regole, si unisce a Dio nel modo più intimo I). N a
- na mai trascurare nemmeno ie minime cose. Suo amore alle
- Regole, e all'esatta ossmanza. I m i t w a tanto per la puntualità
Zl'orarw. - 4 2 giunta troppo tardi; s'era al suo posto, ce n'era
- anche per ld D. Anche nell'attendere ai dovera' particolari era am-
- mirabile. La sua perfeziae òrillava ancor più nella tranquillità
-perenne, mantenendosi nel p2 perfetto equilibrio in ogni circostanza.
Nulla sfuggiva al suo sguardo. - «Niente politica!». - Vegliava
continuamente per la regolarità della vita comune, e pefchè ciascuno
- impegnasse bene il suo uficio. Dopo le peghiere della sera
- Z'assiduo vigile &l silenzio $no a notte avanzata. Badava a
- tutto. Vegliava ed insisteva che si pagasse puntualmente ogni de-
- bito. - a Vedi, che ti ho detto bene!...». Come connglava chi era
nelie strettezze. - Molti ricarrevano a lui per pagare, e se non po-
teva aiutarli, aveua sempre una parola di conforto e di fiducia nella
- - Divina Provuidenza. I (<debiti sacri. Dai nosei accettava, con
ricaoscenxa, piccole offerte, e s'interessava delle case pizt bisognose.
- Finchè non fossero estinti tutti quanti i debiti, non permetteva
- - zes-e~accessorie. (I Sono contento che le cose raccontatemi non sieno
- - esatte ». Amava valorizzare ogni coserella. Non lasciava dormire

19.8 Page 188

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364
-V Sull'mme di Don Bosco
- ... il denaro. <<Quest3e00 lire le avevi dimenticate! 1). - Era fede-
lissimo alla restitusone di qua2siasi cosa ricevuta in altre case. -
- (i V i voglio dare anch'io d d daaro! I). Accettava con commozione
- l'offerta d'un soldo, e lo voleva speso attentamente. La sua peci-
done brillava nella corrispoudaza quotailiana. - Ammoniva di star
attenti nell'ajyrancatura delle lettere per evitare multe e sopratasse.
- Poteva raccomandare a tutti d>economizzarein ogni maniera!... -
Come l'occhio, grande e aperto meva anche il mme!... - Ricordava
l'onomastico deì singoli confratelli dell'Oratorio. - Tutti, anche.di
- lontano, ricmrevano a lui per qualunque favore, ed egli s'interessava
premurosamente di accontentare. All'osservanza della vita comune
voleva abitualmente congiunte particolari attenzioni per quelli che ne
awevan bisogno. - Era sempre ammirabile!... - Ciò che@ di tuttogli
- stava a cuore era il profitto spirituale da'fratelli. A uno invid per
posta... un vasetto di miele1 - Scrisse 1x5 lettere a un altro... che s&-
veva sempre al Papa ed era rigoioso nell'ammettere i fedeli alla Santa
- Comunione. Aveva, con tutti, il modo di fare più adatto e con-
- veniente. Qual grado di mktù raggiunse con questo eserckio!
Ogni giorno cercò d'avanzare nella perfezione con due
mezzi che si possono ritenere suoi caratteristici.
I1 primo fu lo studio assiduo della vita dei Santi. Anclie
leggendone i semplici profili che si hanno nelle lezioni del
Breviario, aveva sempre il pensiero di cogliere qualche fiore
da ognuna di quelle aiuole celesti, ed arrivò ad aver molti
punti di somiglianza con vari pur conservando l'incantevole
sua
figura
Questa
p-ersaofnfaelrem. a
Don
Piccollo
-
@ h atale
grandezza
di santità da non sfigurare tra i più grandi Santi della Chiesa;
ma se in qualche cosa ha caratteristiche comuni a qualcuno
di essi, non somiglia completamente a nessuno.
Don Rua è Don Rua!
Avrebbe la rigidezza di S. Carlo, ma solo con sè, non
con gli altri...
o Avrebbe la carità reale e precisa di S. Vincenzo, ma non
l'iniziativa, avendo Dio disposto che questa fosse di Don
Bosco.
n Ebbe la dolcezza di S. Francesco di Sales, è stato tutto
XZ - Esemplare anche nelle minime cose
365
oavità e signorilità, propria dei Torinesi; incantava; però
on arrivò a sedurre i popoli colla finezza e il fascino che
S. Francesco di Sales davano e le fattezze esteriori e I'edu-
cazione secolare di nobiltà di famiglia.
Sembrerebbe per l'eroica mortificazione il fratello di
S. Pietro d'Alcantara, ma si distacca,. e di molto, per la mis-
ione diversa, tutta di vita attiva,
t) Anche con Don Bosco stesso, di cui pare ed è la copia
tta, tanto che a noi
ra di nominare la
il dire
stessa
DpoernsoBnoas,c..o.
e il dire Don f i a
pure Don Bosco
una fisonomia e un carattere diverso, e, direi opposto,
quello di Don Rua, pur essendo tutti e due animati dallo
esso spirito, dedicati allo stesso lavoro; diversità che non
a mutato.per nulla l'indirizzo della nostra Società, che anzi
a giovato a migliorarla, perchè Don Bosco ha ricoperto del
SUO manto Don Rua, e Don Rua ha completato Don Bosco >).
Costante nel sacrificare il proprio carattere per imita re^^
Santi, in modo speciale per assimilarsi lo spirito di Don
Bosco, raggiunse un grado di santità non comune. Non vo-
gliamo prevenire il giudizio della Chiesa, ma non possiam
tacere che ci sembra difficile il dire -qual fu la sua virtù
particolare, avendole esercitate tutte esemplarmente.
Chi può. dire, ad esempio, se in lui fu maggiore lo studio
d'avanzare nella perfezione, o Ia brama di salvar altre anime,
o lo zelo per la gloria di Dio? Anche in questo ascoltò e imitò
il Maestro, il quale ripeteva ai suoi di dar gloria a Dio
coll'assicurare la salvezza dell'anima propria, salvando altre
anime. A cotesto unico e triplice intento egli mirò continua-
mente col non trascurar nulla, nemmeno le più piccole cose!
Tre pensieri, o meglio tre profonde convinzioni e assidue
riflessioni, lo mossero a questa pratica:
I ) << I1 S@nore non vuole da noi cose straordinarie, ma
la perfezione nelle cose piccole, tant'e' vero che per questo ci
qasusiiacuirnaplaaucgalofruiaistdieflidpealrisa,dsisuop:raEumguel,tasetrevecobnostnietuaemt f>id>el.is,
2) ( ( M a i nessuna cosa deve dirsi piccola, dal momento
che e' contenuta nelle Regole. Ogni cosa contenuta nelle Regole,
è importante, e per& non pud trascurarsi)).

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-V SuZl'orrne di Don Bosco
3) ((Facendo bene tutte le cose, anche piccole, arriveremo
con sicurezza a innalxare un grande edtjizio di santità)).
((Aveva - dice Madre Enrichetta Sorbone - saputo
temprarsi alla lotta della vita con energia di volontk, con
penitenze austere, con continue abnegazioni, col darsi tutto
a tutti, coll'abbandono completo, amoroso, filiale alla volontà
di Dio. Io dicevo che le miserie umane non lo sgomentavano,
ed i1 suo modo di comportarsi dimostrava chiaramente di
ritenere egli i dolori come strumenti di santificazione. Nelle
difficoltà gravi che incontrò, e questo dico come convinzione
mia risultante da notizie raccolte, non si lasciava smarrire,
ma tentava tutti i mezzi per superarle, soprattutto intensifi-
cava nel fervore della preghiera e ricorreva alla carità delle
preghiere altrui. Mons. Costamagna, parlando del Servo di
di Dio, mi diceva: - La santità del signor Don Rua mi
spaventa. E qualche cosa di straordinario; impossibile imitarlo!
)) Una volta la venerata Madre Daghero in mia presenza
domandò al Servo di Dio come facesse a conservare sempre
il dominio di sè, la calma, la serenità, come mai fosse sempre
pronto a fare o a lasciare, secondo la convenienza; ed egli
scherzosamente rispose, come se niente fosse: - Basta
voltare il foglio! >>.
((Avendogli io chiesto - ci scriveva Mons. Morganti -
come si sapesse mantenere sì calmo, raccolto e composto in
mezzo a tanto tumulto, specie in occasione di viaggi, cosa che
mi ha sempre colpito di meraviglia, mi rispose fra i denti e
sorridendo: -Eh, caro Monsignore,sforzandosisipuòriuscire! D.
Evidentemente fu un duro lavoro di conquista. La leva
potente che innalza le anime a Dio è la mortificazione fatta
per amore. Una volontk eroica che offre a Dio ogni pensiero,
ogni parola, ogni atto per vivere unita con Lui, si veste del
cilizio più duro e più acre; e tutte le vite dei Santi ci offrono
meravigliosi esempi di cotesta dedizione spirituale, in cui
al posto della dolcezza della contemplazione predomina
l'asprezza della volontà martellante. Ma sopra cotesto cumolo
di coercizioni continue che battono la volontà e la volgono
al fine supremo, appare in ultimo il capolavoro della creatura
santificata! La mortificazione interiore, questo vigoroso e
amoroso procedere in Croce, è lo strumento indispensabile
er raggiungere ildistacco dalla terra e vivere uniti con Dio.
a Uniamo - insegnava e praticava Don Rua - uniamo
nostre intenzioni a quelle di Ges%.Come una goccia d'acqua,
ttata in eccellente vino, ne prende tutte le qualità, cosi l e
ostre intenzioni, unite a quelle di Gesù, ne acquistano i meriti )>.
<(Chedire... - rileva Don Canepa - della sua unione
con Dio? Credo che non passasse un istante della sua vita,
e non fosse per il Signore. I1 Signore si vedeva nei suoi
nsieri e nel suo esteriore, e in tutte le sue azioni. In lui
tto, tutto assolutamente, era del Signore.;.)).
a Come scorgiamo che restano uniti al sole i raggi che ne
rtono, qztantunque giungano sino a terra, così l'uomo perfetto,
chè conversi con n&, ritiene tuttavia la parte migliore di
sempre con Dio, fisa al suo $ne.
Il suo spirito rmsomigtia a quella superiore atmosfera
terrestre, ove non s'addensa mai alcuna nube. Non legato da
bisogni, non agitato da tanti desideri, esercita il suo impero so-
pra tutti i secoli e, come Pmtro del di, spinge i suoi sguardi
suli'universo; e, senza badare a nessuno dei molteplici oggetti,
si rZposa nella semplicissimu unità di Dio... opera unicamente
per Dio, vive unicamente per Dio...
n Il $ne della vita perfetta - prosegue il dotto e santo
cistercense Card. Bona - è Pintima unione con Dio, eperchè
Dio abita luce inaccessibile, non potrai mai avvicinarti a lui,
se non discacci gli affetti tenebrosi alle cose create.
Ogni tendema anche minima ad una cosa qualunque può
paragonarsi a quel pesciolino, detto rèmora, cui gli antichi at-
tribuivano la forza di fermare con i denti e rattenere a mezzo
E1 corso una nave. Il medesimo avviene a molte anime, che, a
guisa di navi, cariche di preziosissimi tesori celesti, giungereb-
bero feZicmente al porto delE'unione beata, se non fossero trat-
tenute da q d h e viziosa inclinazione.
a Iddio è uno e sem@liczrsimo:una e semfilicissima conviene
che si faccia l'anima nostra, ahnkenti n& sarà mai degna
d'unirsi con lui ( I ) B.
(11 Manuductio ad coelum, cap. XXXV.

19.10 Page 190

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V - S u l l ' m e di Don Bosco
Semplicissimo fu il mezzo che usò Don Rua per vivere in
continua unione con Dio: praticare l'invito di Nostro Signor
Gesù Cristo, nel miglior modo, quotidianamente, in ogni
co le sue parole:
e& dice che il modo di essere suo discepolo, anzi fhtello,
care continuamente di fare la volontà del Padre: -
que fecerit voluntatem Eius qui misit me, ipse meus
ater et soror et mater est. Questo - adunque - è il punto
l bersaglio, a cui dobbiamo sempre tener rivolta la mira della
stra mente. Chi studia, chi confessa, chi predica, chi lavora,
ve cercar questo )).
I1 religioso, che vuole indirizzare bene la mira, osservi
le Regole dell'Istituto: (( Chi vive di fede e osserva diligente-
mente le Regole, pub esser certo di fare in ogni istante e in ogni
cosa la volontà di Dio )). Chi osserva esattamente le Regole
si unisce a Dio nel modo più intimo; ma per osservare le Regole
con esattezza, bisogna d a ~.eimportanza anche alle piccole cose J).
Per <*piccolecose> non intendeva alcuna delle Regole,
nè alcuno .dei loro particolari, perchè, come s'è accennato:
((nessuna cosa - diceva - deve dirsi piccola dal momento
che è contenuta nelle Regole >>; ma voleva dire neppur un pic-
- colo particolare circa il modo di osservarle con perfezione,
convinto, in primo luogo, di ciò che dice S. Bernardo: - Qui
in modico fidelis non est, nec in nzaximo,chi non è esatto nelle
piccole cose, non è esatto nemmeno nelle più grandi (I) -; in
secondo luogo, di quello che insegna S. Gregorio Magno,
che è necessario andar sempre avanti in questo eroico eser-
cizio: e Bisogna coltivare le pitì piccole virtù, senza crederle
sufJienti, per non trascurare di tendere alla perfezione più
sublime (2).
Tale l'amore del Servo di Dio all'osservanza. Un anno
dopo.aver consegnato il libro delle Regole alle novizie delle
Figlie di Maria Ausiliatrice, diceva:
<( Stamane ho regalato a voi che entrate al noviziato il libro delle
ostituzioni. Leggètele, studiatele; praticàtele; le vostre Costituzioni
(i) Eeistola citata.
XZ - Esemplare anche nelle minime cose
369,
siano la vostra vita. S. Giovanni Berchmans portava il libro delle Co-
stituzioni sul cuore. Dio i'ha dato anche a voi, e voi avete in esso il
... Codice, la Guida per il cammino che dovete fare per meritarvi la co-
rona che vi tiene preparata
s Amatele, amatele le Sante Regole, e quando lasciate di leggerle,
- baciatele con espressione d'amore e di riconoscenza a Lui, che vi ha
dato in esse un pegno dell'eterna salute. Non dite mai: Questa &
una regola da poco;- ma pensate che viene anch'essa da Dio; e quanto
meglio l'osserverete, tanto più avanzerete nella perfezione.
- >> Osservatele tutte per amor di Dio, anche nelle cose più minute;
perchè così facendo piacerete al Signore, il quale vi. d i k Poichd
sei stata fedele nelle cose piccole, ti dard cose giandi. - Osservatele nei
doveri e nei lavori che vi vengono affidati, in ogni occupazione. Cia-
scuna compia cib che deve fare attentamente, esattamente, pronta-
emel'onftfer,ageanDerioos,amcoenn:tsela, nacliloegrda'mameonrtee1, .s..ena.za lamenti, senza brontolii;
Ripetutamente ammoniva: « Quelle lamentazioni, quelle
.piccole bugie, quello stimarci dei bwni successi, feriscono il
Cuore adorabile di Gesk, e dimZiuiscono il fernore della carità
e ci trascinano alle volte a commettere colpe. Dobbiamo fuggi~e
le piccole negligenze e dare molta importanza a tutte le pic-
cole cose)). Invece chi consacra interamente a Dio tutte le
facoltk dell'anima sua, raggiunge una dignità più sublime
'd'ogni re della terra. Servire Deo dawero regnare est.
I1 nostro Servodi Dio apprezzava tanto l'esatta osser-
vanza della regola che la riteneva un mezzo efficace per otte-
ner grazie.
Una Figlia di Maria Ausiliatrice si presentò a chiedergli
la benedizione per s&e per due fratelli, che avevano del tutto
abbandonato le pratiche religiose. ((Esposi- ella scrive -
anche i miei timori per la salvezza delle loro anime e gli
chiesi che cosa avrei potuto fare per ia Ioro conversione. -
Nulla di particolare, mi rispose il buon Padre. Siate molto
osservante delle vostre Sante Regole, cercate di perfezionare
voi stessa, affidateli alla Madonna e questa buona Madre
farà i l resto: i vostri fratelli saranno salvi! B.
Un ispettore, dopo aver atteso agli esercizi spirituali, si
presentò a fare il rendiconto al Servo di Dio, risoluto, per
ottenere certe grazie ai suoi familiari, di praticare con ob-
bligo di voto quanto gli avrebbe suggerito. Don Rua ap-
- 24 Vita del Servo di Dio Michelr Rtzo. Vol. 11.

20 Pages 191-200

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20.1 Page 191

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370
-V Szlll'orme di D a Bosco
provò e, basandosi sul rendiconto, gli assegnò di alzarsi pe
un anno puntualmente con la comunità, tornando magar
dopo a riposo se gli fosse necessario, ma di non restare a
letto durante la levata comune, per dar buon esempio.
Anche la semplice osservanza dell'orario gli era molto
cara, e ne fu promotore instancabile.
< Diurante un corso d'esercizi - ricorda Don Zolin -
mi s i mostrò addoloratissimo per aver constatato. che nel-
l'orario, contrariamente al disposto del regolamento, s'era
fissata la levata alle sei, anzichè alle 5 1/2, perchè non rima-
neva tempo agli esercitandi di raccogliersi dopo la medita-
zione per un po' di riflessione nello studio )>.
S'interessava di ogni particolare e tutti consultavano lui per
attenervisi con esattezza. Don Nai gli mandò l'orario che s
seguiva in Palestina negli istituti aperti dal canonico Belloni
ed annessi 'alla Società Salesiana; e Don Rua gli rispondeva:
e Il Signore vi aiuti a dare un prospero avvenire a tutte coteste
case, in modo che la stessa morale fragranza eserciti su tutta la Pale-
stina benefica influenza, come gih la produce il nome del caro canonico
Belloni.
In questo modo spero si potrà fra alcuni anni procedere a
varie fondazioni, tanto pib se avrai riguardo a far coltivare il latino
e l'italiano in tutte le case.
o Quanto all'orario ho solo tre piccole osservazioni, a cui per
non aspetto risposta:
B I) Procura vi sia tempo sufficiente per le Confessioni.
I) 2) Mi pare non convenga mettere la scuola della banda a un'ora;
* si lasci^ sempre all'una e mezzo.
3) Mi pare troppo breve il tempo dalle z j/,alle 3 i/, per vespro,
predica e benedizione.
»Nontrovo al mattino la spiegazionedel Vangelo o della Storia Sa-
cra; yesta sarebbe una divergenza troppo grave dalle nostre Delibera-
zioni Ca~itolarideail'anticousointrodotto dal nostro caro Don Bosco >).
Oh! quanto amava la puntualità all'orario!
u Stavo - ricorda Don ~artolomeoMolinari - strim-
peuando un vecchio piano a corda, in una cameretta sotto
.il campanile della chiesa di S. Francesco di Sales.nell'Ora-
mtoursioic,asmu.ll-a cEuni tpraorDtaoenraRnuoasecrmititesalleutpaarcoolred:i-almNenetei,mqpueidnidasi
si siede al piano e fa benino due o tre delle principali scale;
- XI Esemplare anche nelle minime cose
371
lora Don Bosco aprì le mani e fece vedere che non ne
eva più dicendo: - S e vifoste trovata presente, ce ne sarebbe
zza a lasciar tutto senza lamenti, per andare dove l'obbe-
enza ci chiama, perchè Iddio ci tiene preparato un cu-
A lui pure - cose frequenti nelle vite dei santi, tanto più
quando uno è assiduo imitatore deii'altro - accadde esatta-
tamente altrettanto.
Essendosi recato in un monastero a re dica re in una
festa solenne, terminata la funzione, usci nel corridoio at-
t i p o alla cappella, e fu subito attorniato dalle religiose
(ifelici - racconta una di esse - di vedere in mezzo a loro
un santo. Egli, sempre benevolo e cortese, messa la mano
i n tasca, ne trasse alcune immagini, le quali, benchè poche,
bastar dovevano all'esiguo numero di suore professe, accorse
>Incomincia la distribuzione, e già il pacchetto si riduce
tanto da far temere una sgradita sorpresa, simile a quella
del vino nelle nozze di Cana, quand'ecco spuntar dali'altra
parte lo stuolo delle novizie, guidate dalla loro maestra. Si.
capisce che all'immagine ci tengono anch'esse, per serbarla
poi a mo' di reliquia.
>> Oh! povero Don Rua! come farà? uno sguardo al pac-

20.2 Page 192

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372
-V Sull'orme di Don Bosco
chetto omai quasi invisibile, un altro alle numerose mani
pronte ad allungarsi. I santi non si sn~arrisconoper casi
poco. Egli continua a distribuire le immagini, una dopo
l'altra, e ce n'& sempre.
-
$ALrrieveurlàtimsienoararivnaotie?..s.i
dànno delle
Impossibile!
occhiate
timorose:
a Eppure ci arriva! Con l'ultima postulante termina il
misterioso pacchetto, e Don Rua con un gesto familiare si
sfiora la palma della mano con le nocche della destra, poi
leva sorridendo gli occhi al cielo, quasi a dire: - Signore, ti
&grazio! oh fìnezze della Provvidenza!
o Mentre s'awiava per andarsene, incontrò una suora,
giunta
tardi,
a festa
troppo
tfainrditia!....E
Don Rua
Se era al
subito: - E arrivata
suo -posto, ce n'era
troppo
anche
per leis.
E chiara l'affermazione: la moltiplicazione delle immagini
sarebbe arrivata fino a quella suora, se puntualmente si fosse
trovata fra le consorelle!
L'esemplare osservanza che inculcava a tutti, splendeva
nel disimpegno d'ogni suo dovere.
Prefetto, teneva così ordinati i registri e le fatture e
tutto l'incartamento dell'amministrazione dell'Oratorio e
della Società, che anche di lontano, come awenne più volte,
sapeva indicare il luogo preciso dove si trovava anche un
piccolo foglio.
Vicario e Rettor Maggiore - attesta Don Zipoli - C la
esattezza con cui registrava le offerte che gli venivano brevi
manu e tutte le spese che faceva è dimostrata dai 17 e più
libretti che si conservano in archivio e che comprendono
tutto il tempo del suo vicariato e rettorato, e che consegnava
alla fine d'ogni mese per riportare le partite ivi iscritte negli
altri libri d'amministrazione. In quei libretti si trova tutto
specificato, niente in complesso, e perfino le spese più mi-
nute, che fanno conoscere la pratica della povertà, special-
mente nei suoi viaggi. Nel modo poi di usare i libretti si nota
anche l'economia della carta I).
Con pari esattezza si teneva al corrente dello stato finan-
ziario deil'intera Società.
- X I Esemplare anche nelle minime cose
373
((Non ricordo bene l'epoca - prosegue Don Zipoli -
ma mi pare negli anni 1903 e 1904 egli volle vedere ad una
ad una le partite dei mastri e con pazienza ammirabile veniva
nel nostro ufficio e la durava anche per tre ore di seguito,
dandomi tutti gli schiarimenti opportuni per le annotazioni
da apporci e per le ricerche da farsi, giacche la memoria gli
serviva assai bene; e questo lavoro non per un giorno solo,
ma per parecchi, specialmente in quelli in cui era libero da
altre occupazioni.
>>Altermine dei rendiconti annuali, mi chiamava per
avere schiarimenti su quanto era stato scritto nel nostro
ufficio, e mi ricordo che tutte le volte che trovava un risul-
tato confortante emetteva un Deo g a t k con tale espressione
da mostrare chiaramente il sentimento di viva gratitudine
da cui era animato verso Dio datare d'ogni bene.
Si prendeva cura delle cose più minute, specialmente
delle offerte che venivano raccolte per l'Opera della S. In-
fanzia, della Propagazionedella Fede, e delle Scuole d'oriente;
ed era puntuale ogni anno di portare o mandare il complesso
delle offerte all'incaricato di tali Opere ».
Pieno di devozione per la Santa Chiesa e il Romano
Pontefice, spediva regolarmente a Roma le somme che gli
giungevano per l'Obolo di S. Pietro e direttamente al Santo
Padre le lettere che per lui gli arrivavano da benefattori e
confratelli.
Quando rimaneva fuori di Torino un po' di tempo, alla
fin del mese inviava all'oratorio il numero delle Sante Messe
applicate secondo le intenzioni raccolte, per la debita regi-
strazione; e coglieva, osserva Don Zipoli, l'occasione di unire
al biglietto del numero delle Messe, per lui in particolare,
<(qualche parola d'incoraggiamento n.
Nel calendario ecclesiastico che teneva sul tavolo per
suo uso, faceva copiare le singole postille che si leggevano su
quello della sacrestia circa le Messe funebri da cantarsi e
altri legati assunti dal Santuario, per vigilare se venivano
eseguiti nei giorni assegnati.
Nel disimpegno d'ogni dovere egli era meravigliosamente
esemplare.

20.3 Page 193

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374
-V Sull'orme di Don Bosco
La perfezione sua brillava. ancor più nella pace perenne,
con cui sopportÒ tante contraddizioni. Don Bosco soleva
ripetere: L'Orat07É0 nacpue dalle bastonate, crebbe sotto le
bastonate,
quasi chi
leevraicaevvaenvati!.i.n.
mezzo
Anche
alle bastonate! », nascondendo
Don Rua poteva ripetere le
.stesse parole ed applicarle a sè, chè egli pure in ogni tempo
incontrò prove- e tribolazioni d'ogni genere, e le tollerò e
superò con la calma dei più grandi santi.
11 Servo di Dio - attesta Don Filippo
- . dac-
che entrò nell'Istituto, ebbe sempre in tutti i tempi
importanti che portavano con sè gravi responsabili& e anche
odiosia; e per esperienza posso dire che a resistere in detti
uffici occorreva molta franchezza. Egli vi rimase senza tur-
barsi, e certo dèvesi a lui un maggior merito, perche dovette
Portare il peso dell'ordine e della disciplina, in momenti in
cui YIstituto era agli inizi, ed era cosa difficilissima l*osser-
vanza delle Regole, che, se anche conosciute, n o n sempre
da tutti erano accettate e praticate. Egli non retrocedette
mai dinanzi a nessuna difficoltà. Avvertiva e ripeteva gli
avvertimenti, e sempre con dolcezza ed amabilità, fin&& non
era riuscito ad ottenere quel grado di disciplina necessario
al buon andamento dell'Istituto... )).
Chi era al corrente della vita che doveva condurre, era
stupito di tanta fortezza serena.
(( Per una parte - notava il Card. Richelmy - noi con-
templiamo quasi estatici una serie di successi, per altra parte
in alcuni.tempi e in alcuni luoghi specialmente, o per opera
dell'umana malizia, o fors'anco, così permettendo 1 > ~ l t i ~ -
simo, per le astuzie di Satana, tale si vide un accanimento
contro la Società Salesiana, che gli stessi profani, non guasti
da pregiudizi deil'empietà, a mala pena poteano frenare ,lo
sdegno. M2 Don Rua' non si smentì un istante; impertur-
babile fra i vortici della gloria, come tra le spire della perse-
cuzione, egli seppe tacere ed operare, nascondendo &len-
ziosamente se stesso nelle pieghe della modestia cristiana.e
insieme guidando imperterrito il timone della nave a lui
affidata v.
Non si dirà mai abbastanza della perfezione dell'equi-
XI - Esemplare anche nelle minime cose
375
i caso, e conviene aggiungere qualche pic-
Amantissimo della regolarità in ogni Cosa, tuttavia, aP-
un di naturale riluttanza ad un ordine
un po' esagerato, aveva pronta la remis-
ella maniera più schietta e paterna.
<<Neluglio del 1893 - ricorda un bravo confratello -
io mi trovavo a Valsalice come insegnante e in pari tempo
quentavo l'università. I1 direttore Don Barberis mi invita
assumere la responsabilità dell'ufficio della prefettura
urante le vacanze e trova in me un'inattesa resistenza. Non
ero mai stato addetto all'ufficio d'amministrazione e mi ri-
tenevo assolutamente incapace di assumere quella responsa-
i]ità; supplicai volesse designarmi come segretario sotto la
ipendenza di un confratello più competente. 11 buon di-
rettore credette dover insistere e mi fece consegnare le
chiavi dell'ufficio, ed io giunsi al punto di aperta disubbi-
dienza col rimandargli indietro le chiavi. Fui giustamente
ammonito e deferito al signor Don Rua, al quale dovetti
portare la lettera di accusa. Con fronte Vergognosa, con gli
occhi bassi, mi presentai alle 9 nella cameretta di Don Bosco,
in attesa di una severa e ben meritata riprensione. Con mia
sorpresa Don Rua mi accolse paternamente, mi interrogò
brevemente, e poi mi fece sedere ad un tavolino, dandomi
a copiare un certo manoscritto, di cui non ricordo il con-
tenuto. verso le 11% mi sorrise dicendomi che potevo tor-
nare a valsalice per il pranzo...; e nè lui nè altri mi parlò
più del mio gravissimo fallo. Quel suo grandissimo cuore
aveva intuito che in quella contingenza io abbisognavo più
di compatitnento che di severità; e mi ottenne compatimento
e perdono incondizionato anche dal mio direttore, giusta-
mente scontento e adirato contro di me*.
capita spesso, a chi si trova alla testa di tante Persone,
tessere tra yincudine e il martello, cioè di non saper in che
modo cavarsela per accontentare, 0 meglio Per non won-
tentairles, enrevssdouinaDidoetlrloevpavaratila
contendenti. Anche in questi
soluzione migliore nella'forma
più saggia e disinvolta.

20.4 Page 194

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376
V - Sull'orme di Don Bosco
((In una particolare circostanza - attesta Madre Teresa
Pentore - ebbi occasione di ammirare la prudenza e la
bontà del rev.mo sig. Don Rua.
Ero a Novara e verso il termine dell'anno scolastico
. stavo in pensiero per Ia mancanza di un locale adatto per
l'accademia della distribuzione dei premi solita a farsi, in
quei tempi, con vera solennità. I1 signor Don Francesia,
ispettore delle Case del Piemonte, compreso del mio bisogno,
mi venne in aiuto offrendomi il salone teatro dei salesiani
e si Poteva usufruirne senza. disturbo del collegio,
detto salone aveva una porta d'entrata & esso affatto.indi-
pendente.
o Accettai riconoscente e, senza chiedere altri p e m s i ,
pubblicai sul programma-invito il luogo in cui, eccezional-
mente, si sarebbe tenuta la distribuzione dei premi. Nac-
quero subito delle difficoltà e una formale opposizione del
direttore circa la scelta .del luogo, che ormai era stata fatta
e pubblicata. Che fare?
p Fortunatamente proprio in quel giorno doveva passare
da Novara il sig. Don Rua. Alquanto preoccupata, mi pre-
s e m i a lui e gli esposi la cosa. Il rev.mo Superiore mi ascoltò
paternamente, e quand'ebbi terminato mi disse: "(&' voi
avete ricevuto un ordine dall'iqettore e un contr'ordiPLeda[
direttore; vediamo ora che cosa si deve decidere,,. prese due
pezzetti di carta, mi fece scrivere su uno il nome della via
del nostro Istituto e sull'altro quello. del collegio dei Sale-
siani. Li arrotolò, li mise nella sua berretta e me ne fece
estrarre uno. Sul biglietto sorteggiato era scritto: Via paolo
Gallarati; dunque l'accademia doveva aver luogo nel nostro
collegio. Mi persuasi che quella era la volontà di Dio e seri-
z'altro mi disposi a fare i preparativi nel breve tempo che
rimaneva vincendo tutte le difficoltà. Ammirai però la pru-
dema e bontà del Superiore, di cui conservo la più gr
memoria P.
Una Figlia di Maria Ausiliatrice, che nel 1908 si tro
nella casa di Beitgemal, ricorda come il Servo di Dio
visita anche alle Suore, e (( giunto in cucina, sorse la questi0
di tutto l'anno, cio&che la direttrice voleva che si dèss
- XI Esemplare anche nelle mininze cose
377
'anca alla' cucina e chi doveva farlo non voleva. 11 buon
non volendo urtare nè I'uno nè l'altra, tirò fuori
cetamente la storia del fumatore che aveva una pipa, la
quale, più diventava nera e vecchia, più gli era cara e gu-
stosa; e la conversazione fini li con una bella risata n.
Qui potremmo aggiungere tanti particolari per mostrare
come il Servo di Dio possedesse la discrezione più saggia e
prudente, e come nulla, proprio nulla, sfuggisse abitualmente
al suo sguardo e al suo pensiero, quando si trattava di gio-
are a qualcuno anche in piccole cose.
U n confratello veneto aveva un cognome quadrisillabo
he terminava in uso, la qual voce in piemontese vuol dire
sino. 11 Servo di Dio - si era nell'ottobre del 1900 -
ome terminò di confessarlo, gli disse che gli pareva conve-
iente che avesse cambiato il cognome perchè dai giovani,
n mezzo ai quali doveva recarsi a lavorare, sarebbe stato
eso in burla. Mentre gli diceva questo, era così spossato
e 4 andò declinando la testa sulla mia spalla destra, ri-
manendo assopito dal sonno per un quarto d'ora. Poi sen-
z'altro riprese il ragionamento interrotto, conchiudendo che
tava cambiare l'accento portandolo suila terz'ultima sii-
per rendere il cognome sdrucciolo: "Così, diceva, per-
a quella rima che richiamerebbe certamente l'attenzione
nel dialetto piemontese,,. Sostenne poi la cosa in ricrea-
zione e davanti al ma.ggior numero di compagni proclamò
la nuoya pronuncian, come ricordano ancora, insieme col
caro confratello, vari dei re senti.
Ma se volessimo illustrare minutamente tutte quante
le
che rendevano incantevole il suo modo di
fare, dovremmo tornar su tutte le virtù da lui praticate,
delle quali abbiam fatto parola. Chi gli stava vicino, ogni
giorno, ogni ora, n'andava meravigliato; non poteva mai
osseruarlo nè vederlo a lavorare o sentirlo a. parlare, senza
ripetere intimamente: - Meglio di cosi non si potrebbe fare!
meglio di così non si potrebbe dire! l? sempre in tutto di una
perfezione incomparabile!
Ad.esempio, era attentissimo a vegliare perchè i Salesiani,
nendosi sull'esempio di Don Bosco sempre appartati dalla

20.5 Page 195

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- ' V Snll'orme di Don Bosco
politica, lavorassero unicamente alla maggior gloria di Dio
e al bene delle anime. Ne abbiam fatto cenno, ma conviene
scendere a qualche dettaglio.
. . Tutti sanno che Don Bosco se ne tenne sempre appartato,
voleva che facessero così anche i Salesiani, limitandosi a
eiare... la politica del Pater nostw, a lavorare aila maggior
{aria di Dio e al bene delle anime. Don Rua fece 10 stesso.
(( Usate pmdenza con non immZrchimvi mai in politica e con impe-
dire ai vostri alliivi di parlare d i politica».
<Fa' guanto puoi per impedire che i Salesiani si mettano evidente-
' - mente in politica. D? a chi di ragione che Don Bosco ce lo vietava, e
specialmente eva assolutamente alieno dal permettere che si stampasse
quaIsiaszacsozsa che pizzicasse di politica p.
All'estero, in una casa si stampava un periodichetro
che una volta ebbe qualche rilievo poco prudente, ed egli
sollecitamente ammoniva l'ispettore:
u Bisognerà che
foglietto ..., afìinchk
tu veda un
non abbia a
po' di regolare le pubblicazioni del
comprometterci, come pare essere
avvenuto coll'occasione del zo settembre. Certo, in casa, non conviene
pubblicare un giornale che tratti di politica interna od estera, eccet-
tochè si limitasse, e assolutamente, a riferire a modo di cronaca con
tutta discrezione R.
e
Un salesiano fu pregato dali'autorith competente a tener
un corso di prediche contro il liberalismo, e il Servo di Dio:
a Le prediche che fate contro il liberalismo sono state per te un
lodevole atto di obbedienza. Don Bosco per0 non prendeva mai difronte
alcun partito politico, bensì combatteva il vizio e le massime contrarie
all'imegnamento di Nostra Santa Religione; così senza attirarsi odiositù
da nessun partito riusciva molto bene nell'intento di fare del bene. Tanto
. . per tua norma in avvenire*.
In America, in una Repubblica scoppiava la guerra civile;
e il buon Padre s'affrettava a confortare l'ispettore:
(1 Ci fa pena la guerra civile; fate molto attenzione a non i?imischiarvi
per nulla nei partiti politici, possibilmente non lasciar entrare giornali
che ne parlino e non lasciarne parlare nessuno fra gli allievi. I n simili
circostanze ci vuole molta prudema. Noi pregheremo per voi>.
- XI Esemplare anche nelle minime cose
379
In un'altra Repubblica era già scoppiata la rivoluzione,
Convien leggere anche queste quattro paginette di bella
» Terza causa (e forse la pih ejjicace da' vostri mali) p a m i essere la
mormorazione che pzrtroppo si era introdotta fra di voi. Quanto male
pioduce questo jlagello delle comunità! L'insubordinazione, la di$deenza,
le disseazioni, per$no le sacrileghe defezioni sogliono essere conseguenze
di questo grave nemico delle anime:
>)Si vede proprio che il demonio era indispettito e rabbioso pel gran
bene che andava operando in cotesta ìspettoria, speete vedeva di mal

20.6 Page 196

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"
V - Sull'omte di Don Bosco
occhio la riuscita di tante belle vocazioni e cercd di vendicarsi coll'intro-
dnwe la mormorazione ed in parte gli riuscl la maligiza sua trama.
)) Fatevi coraggio: risolvete di astenerui assolutamente da questo
grande difetto, e vedrete la pace e la felicità ritornare fra di voi. .
P Qualche prowedimento prenderanno i vostri superiori, special-
mente quello dell'apertura di qualche nuova casa, che so essere da voi
desiderata. Se non si potrà effettuare subito (essendo cosa che esige
tempo e ponderazione), abbiate pazienza; poco alla volta coll'aiuto di
Dio si riuscirà.
)) Aprite il cuore alla confidenza nei vostri superiori ed a
tutti come buoni fratelli e pregate il dolce Cuore di Geszì ad ac
in tutti i vostri cuori quel sacro fuoco che Q venuto a pwtare su
il fuoco della carità.
)>Atal fine pregherà pure il vostro affezionatissimo in Gesù
Maria Sac. MICHELE RUA I).
Un altro spunto assai significativo dell'esattezza sua ab'
tuale ce lo addita la riflessione congiunta .all'opportunità pi
precisa, con la quale stabiliva i nomi da dare alle nuov
fondazioni e alle nuove ispettorie. Voleva che le case di
Noviziato fossero intitolate al S. Cuore di Gesu; per le
altre case, d'ordinario, procurava di associare lo scopo della
nuova fondazione al nome di chi eventualmente l'aveva
generosamente promossa e a quello di un Santo insigne
della regione in- cui veniva stabilita..
Suor Enrichetta Sorbone nel novembre 1891 gli doman
dava come avrebbe dovuto intitolare la casa che apriva in
Roma, ed egli: <<Alldaimanda che mi fate come si dovrà bat-
tezzare cotesta nuova casa ed Oratorio, dopo consultato il
Signore, mi pare sarebbe opportuno chiamarlo Oratorio di
S. Cecilia. Era, questa Santa Vergine e Martire, di Roma,
era zelantissima della conversione delle anime; voi siete arri-
vata costi nel suo mese, e forse nel giorno di sua festa avete
cominciato a trattenervi con qualche ragazza; mettetevi adunque
sotto la m a protezione, se nulla osta. Tuttavia domandate
anche a Don Cagliero e ad altri che possono dare giudizio
competente ».
E la casa s'intitolò da S. Cecilia.
Vegliava assiduamente e amorevolmente per la regolarità
della vita comune e perchè ciascuno eseguisse esattamente il
proprio dovere.
- X I Esemplare anche nelle minime cose
381
Grazie alla sua vigilanza, l'oratorio era a quei tempi la
casa modello, cui ogni direttore volgeva lo sguardo per
seguire con esattezza ogni usanza e tradizione salesiana,
ond'era abituale il dire:
- All'Oratorio si fa cosi; quindi bisogna fare così!
Prima che Don Bosco insieme col Capitolo- Superiore
ssasse a un piccolo refettorio a parte, Don Rua era il rego-
ore della lettura a tavola. Awenne più d'una volta, per
non dir
1 nome
mdiovltaerivsoaltnet,i.c..hepeirl
lettore
far più
del Martirologio
presto! Il Servo
saltasse
di Dio
e n'accorse e prese a leggere attentamente il Martirologio
rima di scendere in refettorio, e quando si accorgeva che si
rana fatti dei salti, finita la lettura, suonava il campanello
... ciiiedeva al lettore: - E il santo tale e il tal altro perchè
hai lasciati? perchè hai lasciato anche i particolari del
martirio del tal altro?- Bastarono alcune di queste osser-
vazioni, perchè ogni soppressione cessasse.
Accadde un. anno che il sabato avanti la domenica di
Passione, ad ora tarda, non erano state ancor velate le Croci
e i quadri degli altari nel Santuario di Maria Ausiliatrice;
e a cominciar dall'anno appresso fino al 1909, trovandosi
all'oratorio, la mattina di tal giorno mandava regolarmente
un biglietto al direttore ricordandogli di far coprire le croci
e i quadri, appena terminata la celebrazione delle Messe.
Dopo le preghiere della sera era il vigile del silenzio,
non solo nell'Oratorio ma in ogni casa salesiana nella quale
.
fosse di passaggio, fedele all'incarico avuto da Don Bosco,
fin da quando era prefetto, di vegliare perchè si osservasse
la regola che prescrive il silenzio dalle preghiere della sera
fino al mattino dopo la S. Messa.
Eretto della persona e dignitoso e raccolto in preghiera,
con la corona del Rosario in mano e le braccia incrociate
sul petto, passeggiava sotto i portici e per i cortili, e se a
caso s'imbatteva in qualche nottambolo, lo 'chiamava e l'in-
vitava a recitare insieme il S. Rosario, e in fine con voce
carezzevole e dolcissima gli diceva: - Buona notte! Va' a
rz'posare, chè sei stanco! - Ed egli continuava a pregare, egli
che dall'alba non aveva avuto un minuto di riposo. ((Lasua .

20.7 Page 197

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382
V - Sull'orme di Don Bosco
vita - scrive un caro confratello - si può riassumere in
queste parole: Don Rua lavorava e pregava sempre!... Don
... Rua pregava e lavorava... )).
E- vigilava!
Dei confratelli anziani che furono anche solo due giorni
all'Oratorio, chi non ricorda d'averlo veduto assiduo a questa
vigilanza! A quei tempi, in quella vita familiare che si vi-
veva da tutti, quanti possibili inconvenienti ha allontanafo
il Servo di Dio!
Io - dice Don Ghione che fu per molti anni catechista
all'Oratorio - mi portavo a visitare gli sparsi dormitori
degli artigiani, dalle 21.30 alle 22.15 circa; e se incontravo
Don Rua, sentivo dirmi: - Quis est hic? - Alla risposta:
- Don Ghione - rispondeva: - Bene, buona notte! >>.
Don Martinengo, assistente dei famigli, ricorda che una
volta era omai la mezzanotte ed era ancor occupato nel suo
piccolo u&io a terminare un lavoro. Di repente entra
Don Rua e mi dice: - Ricòrdati poi di andar a riposare. -
Gli risposi rispettosamente di si ed egli se ne partì. Un'altra
volta, avendomi incaricato che nessuno si trovasse in giro
per i cortili dopo le orazioni della sera, mentre io ad ora tarda
stavo eseguendo il suo mandato, ecco che vedo come un'om-
bra venire alla mia volta. Era Don Rua, che mi diede la buona
notte e si allontanò. Io dissi tra me: - Don Rua non si
contenta di dare incarichi, ma quando può li eseguisce egli
stesso!
>> Un'altra sera dopo le orazioili mi ero messo a recitare
il breviario alla fiammella del gas. Passò Don Rua e alzando
di più la luce osservò:
- Eh! per pochi centesimi vuoi rovinarti la vista, che
vale molto di più? D.
Nel 1887 s'era trasportata la scuola di musica in altra
camera e restava vuota l'antica, che si trovava in fondo al
corridoietta dell'edifizio eretto da Don Bosco sopra la vec-
chia casa Pinardi, al secondo piano, presso il campanile della
chiesa di S. Francesco di Sales. Don Lemoyne che aveva
già raccolto tanti documenti per scrivere la vita del Fonda-
tore, desiderava prenderla per sè, ben inteso come camera
XI - Esemplare anche nelle minime cose
383
da Ietto e insieme di studio, ne parlò a Don Bosco, e-ne
ebbe subito l'autorizzazione. Una o due sere dopo, verso le
23.30, mentre stava mettendo a posto le sue carte, sentì
picchiare alla porta. Don Rua sapeva che quella camera era
vuota - tra brevesi doveva trattare a quale scopo avrebbe
potuto essere destinata - e vedendo che v'era il gas acceso,
delicatamente continuava a picchiare alla porta. Don Le-
moyne n'apre due dita, e vede e sente il Servo di Dio che gli
chiede:
- Chi ti ha dato il permesso di venire in questa camera?
~. - Non il permesso, ma l'ordine di venire in questa
... camera l'ho avuto dal signor Don Bosco!
- Ah! bene! bene! Buona notte! buona notte!
Don Bosco aveva dettoa Don Lemoyne di andarvi su-
bito, anzi glie l'aveva quasi imposto, conoscendo che ne
aveva bisogno e sapendo che si pensava di dare alla camera
un'altra destinazione.
- «Nel 1895- ricorda Don Tozzi - fui mandato con un
confratello ai Becchi per preparare la novena e la festa del
S. Rosario.
Alla vigilia fui inviato in gran fretta ali'oratorio a cer-
care un sacerdote che cantasse all'indomani la Santa Messa,
e giunsi in casa alle undici di notte. Faccio il giro dei
cortili deserti ed awolti nelle tenebre, e m'imbatto nel
signor Don Rua, che diceva il Santo Rosario, facendo il giro
della casa. Mi chiede che affare mi conducesse a quell'ora
all'Oratono. Subito che udì di che si trattava, mi dice che
aveva già avvertito un prete, e mi domanda se ho cenato.
- Nossignore! - Allora m'indica dove avrei potuto trovare
di che rifociliarmi e dove era il cuoco, e al mio ritorno m'in-
dicò pure dove avrei trovato un buon letto preparato. Non
appena fui in letto, scoccava la mezzanotte, e pensavo a quel
buon padre, vigile custode dei suoi figli, e così pieno di
carità D. :
I1 salesiano Carlo Gavarino, addetto alla panatteria, ri-
corda che se talora si doveva per necessità lavorare sino alla
mezzanotte « spesso verso le 11 si sentivano dei passi leggeri,
e poi una voce gentile e graziosa: - Amik miei, avete ancora

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384
- V Sull'mme di Don Bosco
del lavoro?,.. B ~ a v i.!.. e quel gas là non si potrebbe spegnere
e questo non si può abbassare un poco?.- Generalmente si
dubitava che verso quell'ora sarebbe sceso in panatteria, e si
procurava che non ci fosse troppa illuminazione.
>> Una volta mi mandà a chiamare in camera per dirmi :
Questa notte... ho wisto un lume acceso in panatteria;
i forse dimenticato di-spegnere qualche gas?... - Wera di
enticato di spegnere la lampadina ad olio avanti al
... Vigilava anche al mattino, perchè fossero tutti puntuali
a scendere in chiesa a far la meditazione. Giorno per giorno
se uno mancava era certo che l'assenza non era sfuggita
all'occhio di Don Rua e ne avrebbe avuto un paterno
Un venerando salesiano, tuttora vivente, ci fa questa
narrazione: .
4 Ero chierico assistente e ~ maestro nell'Qratorio, e Don
Rua era prefetto. Nulla sfuggiva all'occhio vigile del Servo
di Dio, la cui attenzione si posava non soltanto sulle cose di,
maggior rilievo, ma anche su tutte le particolarità e, vorrei
,
dire, su tutte le minuzie della casa. Ricordo che pur mante-
nendomi in salute, soffrivo tuttavia non poco a causa del
freddo intenso, che mi agghiacciava anche sotto le coperte.
Al mattino, poi, quella levata alle cinque, quando cominciavo
a sentirmi più caldo e avevo più voglia di dormire che di
scendere giù per fare la meditazione, mi recava, francamente,
molto fastidio e mi costava proprio una vera violenza. In
certi giorni, sia perchè non sentissi la sveglia, sia per la
resistenza del sonno e del freddo e un po' anche della mia
accidia, mi capitava di restare a letto durante il tempo della
meditazione. A Don Rua, che tutti seguiva immancabilmente
dovunque, queste mie assenze non dovevano certo sfuggire;
ed ecco che un giornomi chiama a sè affabilmente;; si
svolge tra lui e me questo dialogo:
»- Oh! di' un poco, mio caro, come stai di salute?
a - Bene, grazie a Dio.
- E la scuola puoi farla senza molto incomodo?
- >) Si, signor Don Rua, non san mica ammalato, sa!
XI - Esempfare anche nelle minime cose
385
- 1) Bene, bene... E riposi abbastanza la notte? Dormi
>)Quicominciai a capire dove andava a finire, e risposi:
o - Così, così...
- i) Sicuro... E la meditazione la fai sempre con gli altri?
- Che vuole? spesso il sonno... sa, siccome mi ad-
armento verso la mezzanotte, soffrendo molto il freddo
urante la notte, succede che al mattino non sento sempre
)>- Già, già!... Allora, senti un po'... T i do una ricetta,
osservando la quale vedrai che nella notte potrai dormir
bene e così non perderai la meditazione, e ti alzerai ben ri-
posato e meglio disposto a lavorare. Prima di metterti a letto
recita un De profirndìs alle anime del Purgatorio, sicchè esse
abbiano sollievo nei loro patimenti e ottengano a te riposo
e sonno tranquillo; così vi solleverete a vicenda. Siamo
- )) Sissignore, risposi grato di tanta paterna carità.
Ho eseguito fedelmente la ricetta di Don Rua e posso
assicurare che fin dalla prima volta ne ho sentito il beneficio,
giacchè non ho più sofferto d'insonnia e potevo alzarmi al
mattino per tempo e sempre ben riposato v.
Pur nel lavoro più intenso, era il vigile notturno e diurno,
con l'occhio e l'orecchio sempre aperti ed acuti, perchè tutto
procedesse a gloria di Dio.
Nulla sfuggiva alla sua attenzione.
Vegliava perchè non si trascurasse mai alcuna delle pra-
tiche di pietk familiari e si stesse fedelmente alle nostre
tradizioni anche circa il modo di eseguirle.
Per questo direttamente si ricorreva a lui per le più
piccole cose, ed egli non trascurava di rispondere esattamente.
Un particolare:
u Riguardo al Veni Creator qui s'introdusse una leggerissima
modificazione che serve a far osservare meglio anche nel canto la
prosodia; nel V i adoro non mi consta che siasi introdotta novità ,).
Pari era la sua cura perchè anche nelle case delle Figlie
di Maria Ausiliatrice tutto procedesse con regolarità.

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386
V - Sull'oime di Doiz BOSCO
(( I n occasione dei Santi Esercizi, specialmente nelI
Casa madre, - ricorda Madre Enrichetta Sorbone - i
'rSeetrtrvioci,d..i.
Dio chiamava in udienza particolare
ascoltava paternamente i loro dubbi,
tutte le d'
timori, dif
ficoltà)),e (( le i ~ ~ ~ m i n ae vtaranquillizzava, come mi dice
.vano nelle loro confidenze. Si interessava dellJandament
materiale delle case allo scopo di assicurarsi che erano ben
amministrate, che non si facevano debiti, che fossero conser-
vate le doti delle suore, dando all'uopo saggi consigli secondo
le circostanze.
A quelle che si trovavano a capo di convitti operai,
case da amministrare, per esempio giardini d'infanzia, or-
fanotrofi, ospedali, raccomandava caldamente di stare at-
tente, sì, a fare gli interessi delle ditte, ma d i tener bene le
ragazze nel vitto, di prowedere alle loro necessita perso-
nali, dacchè questo è richiesto da stretta giustizia e perche
in tal modo loro riusciva più facile il formarle aila vita eri-
stiana, essendo questo il nostro principale dovere: - E na-
turale, diceva che è pure giustizia fare gli interessi delfa
Congregazione )>.
L'eroico esercizio di codesta continua vigilanza era am-
mirato da tutti, e non si può dirne come si dovrebbe.
Accenneremo ancora con quale minutezzi vegliasse as-
siduamente perchè ogni cosa procedesse con la migliore
regolarità; perchè non si facessero debiti alla cieca; per&&
si.pagassero puntualmente quelli che s'erano dovuti per ne-
cessita, incontrare e non si dimenticassero anzi si
... la preferenza ai debiti sacri; perchè da tutti si facesse la
maggior economia nei viaggi e in ogni spesa; e come
largheggiasse, con quanti ne avevano bisogno, di cure e di
carità, e di gentilezze ed attenzioni squisite.
Se un direttore ricorreva al Servo di Dio perchè non
aveva mezzi per pagare i debiti, egli era ben lieto se poteva
accontentarlo nel modo più conveniente; se non poteva, non
mancava di dirgli una parola di consiglio, di conforto e di
fiducia nella Divina Prowidenza.
Al direttore di una nuova casa dava questi saggi e mi-
nuti consigli.
- XI EsempEare anche nelle minime cose
3%
Metti l'amministrazione sopra un piede di saggia economia,eli-
a i muratori (se mai vi fossero ancora) dalla casa; tieni conto di
tte le entrate anche piccole che possiate avere, evita pure le uscite
che piccole non necessarie; tutto questo diverrà cespite vantaggio-
'm0 di risorse. Intanto procura dare piccoli acconti ai creditori,
do la preferenza alle case salesiane; in questo modo terrai tutti a
a. Dal tale comincia a chiedere anche solo qualche centinaio di
re. e tieni conto di quanto ti darà. La buona condotta e pieta dei
... esimi e dei giova& attireranno le celesti benedizioni. Intanto scrivi
. N. pregandolo a disporre in vostro favore le persone benefiche
egli conosce. Se vi offrono censi vitalizi ad interesse modico, ac-
ali. Preghiamo S. Giuseppe a prowedere; egli ci ~ e n s e r à ~ .
Un salesiano, addetto al Magazzino-Somministranze del-
'Oratorio, ci diceva che una volta doveva 18.000 Lire a1
omm. Bona di Caselle Torinese, nostro grande benefattore,
il quale però non transigeva nel tempo della riscossione. Non
endo denari, egli andò dal Servo di Dio, e Don Rua gli
disse: - Va' da Don Belmonte [che era prefetto generale],
e digli che ti dia le 18.ooo lire per pagare il comm. Bona che
è un gran bravo signore, che fa i suoi calcoli sugli incassi,
anche per fare a tempo debito le sue beneficenze. - Avu-
tele, le portò al commendatore; e dopo qualche giorno il
Servo di Dio, incontrando quel confratello: - Vedi, gli
disse, che ti ho detto bene; i1 commendatore Bona ci ha
mandato un'offerta di lire 1000, e spesso fa così!
L'Oratorio aveva da soddisfare un debito urgente, e il
direttore Don Scappini non sapeva a che santo ricorrere, T
essendo assente Don Rua. Come seppe che si trovava a
Valsalice mandò subito un confratello ad esporgli la cosa e a
chiedergli l'occorrente. Sorridendo, il Servo di Dio si trasse
d-i taPsrceanddiu, eplòirrtealde'aarlgdenirteot,toerele,
consegnò all'inviato
e digli che cominci a
dpiacgeanrde.o.:.
e la Proovidenxa cornpl'rà l'opera!...
Carlo Vegezzi-Bassi, fabbricante d'organi, venne a chie-
dere, d'urgenzaj una parte almeno della somma che gli si
doveva per
a noi fatte. Il prefetto Don Rinaldi
non aveva nulla, e in bel modo si scusò. Egli attese pazien-
temente che il Servo di Dio uscisse di camera al termine
delle udienze. Don Rua l'ascoltò attentamente, e non avendo

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388
- V Sull'orme di Don Bosco
neppur lui da soddisfarlo, tolse dal portamonete due soldi
e glie li offerse gentilmente dicendo: - Cominci a prender
questo, e il Signore provvederà! - e lo invitò ad accompa-
gnarlo a pranzo. I1 bravo signore lo guardò con gli occhi
spalancati, prese e baciò commosso la picco1a moneta, e non
disse più una parola. Dopo qualche giorno la somma venne.
La direttrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Torino,
sapendo di fargli cosa gradita perchè Io metteva in grado di
farne un regalo a qualche benefattore, gli portò una scatola
di cioccolatini, involti in stagnola dorata, in forma di zec-
chini. Appena li vide: - Oh! bene, bene! - esclamò - li
manderemo a Don Talice a Parma, che ha tanto bisogno di
soldi, poveretto!... Come si rallegrerà! - E chiamò il fido
Balestra e gli ordinò di spedire il sacchetto di zecchini a
Don Talice.
I drebiti, che i nostri contraevano a quei tempi con altre
case salesiane, specialmente coli'Oratorio, acquistando stoffe
ed alt i generi dal Magazzino-Somministranze, li chiamava,
come s'è accennato, debiti sacri e insisteva che fossero pagati
puntualmente.
<Siia tua cura eziandio far pagare i debiti da ogni tua casa, special-
mente quelli che si hanno verso le case salesiane e per qualche tempo
impiega ogni sollecitudine per impedire che se ne facciano da' nuovi un
po' gravosi e s'intraprendano nuove fabbriche B.
<Di al canto vostro dovete far due cose; primieramente animami a
fare ognora meglio in tutto, procurando anche diformare il personale del
noviziato e studentato con tutta diligenza; in secondo luogo pensando a
pagare i debiti che avete verso l'Oratorio, la Cartiera ed altre case sale-
siane, le quali sono in sofferenza p& rispettivi loro debiti. Cosd, osservando
i regolamenti nostri, vi procaccmete sempre piule diuine benedizioni)).
Nel 1905, trovandosi la Casa-Madre in particolari stret-
tezze, scriveva privatamente a vari ispettori perchè solleci-
tassero i direttori che avevan debiti con questa a soddisfarli:
« E compiere - diceva - un dovere d i giustizia e carità fra-
terna, rendendo cosi meno penosa la sua condizione. Charitas
Christi urgeat nos, specialmente verso i confratelli, come pre-
scrivono le Deliberazioni CapitolariD.
Questi richiami s'incontrano anche nelle Circolari, dove
. ..
.-
.. . .. . .-
~
~
X I - Esemplare anche nelle minime cose
389
on lascia di rilevare cotesto dovere, nè di rallegrarsi nel
rederlo compiuto. (( In una città, malgrado le gravissime
ese di una nuova costruzione, il direttore raccolse a grande
L. 1500, appunto la somma a cui ascendeva il suo
verso l'Oratorio, e poi nell'occasione che andai a
isitarlo, si affrettò a rimetterle nelle mie mani. L a Provvi-
nza ne lo ricompensò immediatamente inviandogli, ancora
me presente, un biglietto d a L. 500, e poco dopo un bbigetto
1000, precisamente quanto m'aveva consegnato R.
Ti dico un bravo d i cuore - scriveva a un altro che
i aveva rimesso quanto doveva all'oratorio - e per d i pizE
nzando una bella immagine! ».
Se, nell'inviargli tali somme, si univa qualche piccola cosa
in più, come ((frutto di risparmi D, in qualche solennità o
pel suo onomastico, non mancava di ringraziare cordialmente:
<Sii vede che conosci il modo di rendere più gradevoli gli auguri. Ti
ringrazio delle L. 500, che mi rinscirono tanto più gradite, in quanto
conosco anche alquanto le vostre strettezze. Certo però che non uguagliano
le nostre. Iddio vi renda almeno il roo per uno o.
B Taqte grazie delle L. IOO che lasci a mia disposizione e della buona
volontà che dimostri di fare assai di più, sepotrai. L'assistere il padre d
opera di misericordia la più gradita a Dio i).
Nel 1900 aveva per tutti le più care parole:
(i Colgo volentieri l'occasione per ringraziare gl'Ispettori e i Diret-
tori e per mezzo di essi tutti i loro dipendenti per gli auguri che mi
vennero mandati, per le preghiere e Comunioni che per me vennero
fatte nell'occasione della festa di S. Giovanni Battista. Pregai in modo
speciale in tale circostanza per tutti i Confratelli e loro allievi, affirichb
tutti possiamo un giorno far bella corona al nostro buon Padre Don
Bosco e lassù in paradiso celebrare con esso il solenne suo onomastico.
Rimasi contento quest'anno nel vedere che si fece molto risparmio di
telegrammi; ed in quella vece furono più abbondanti le offerte per
soccorrere i1 povero scrivente nelle molteplici necessità, cui deve far
fronte il Capitolo Superiore. A quei Direttori, che ebbero sì buona
idea, speciali ringraziamenti con augurio del centuplo )>.
Se una casa versava in particolari strettezze e doveva
anche qualche somma alla casa ispettoriale, non mancava
d'interporsi perch6 le venisse condonata:

21 Pages 201-210

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21.1 Page 201

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390
v - Sull'onne di Don Bosco
,). c~~~~~~ tcuuSuonneor'odsotbz'poiuaa(ueLo,prnaaosptpcedeepuirscdeoosiecisvraaesaeclm,trttoieioetnte.uà.dn.ndiottoieienrnhddaldataridtgiousplcrombieoeciriimtcdsoopeeoprerlpgaslisigausc.oseoncCsitroattoodhcnsiahieadde,sd,eiolldieanrf.eoaa.gmv.cveaccoPioowrafosmeavotroteaseerrniesotpdttàaetaiorrip!etiiialllcieecbreear.a.a.rllliuitcdàdoodi?vipdefeerabrsrioteio.s..rtiial
<'Lavirth della giustizia governa tutte le nostre relazioni
m"lesPsaroslsaimvoi,rteù
da ciO
della
trae la
carità,
qsuueastcaappiatarrleebimbeposrutapnerzfal)u)a. ,Amma-
esamini attentamente la cosa ha da dire che assolutamente
'ltra è la gimtizia,altra è la carità; che al cristiano sono ne-
entrambe; e che le due virttì sono due raggbein distinti
medesimo sole che 2 Iddio, eterno Amore e austisia s; ma
"tutte due unite im'eme ci dànno contenti belliSsmi e cele-
(1) 0. Così avveniva nell'anima di D~~ R ~ ~ .
Finchè non s'erano pagati i debiti, non permetteva nep-
pure piccole spese accessorie. Don Cagliero gli comunicava
che un direttore gli aveva comunicato che avrebbe voluto
'pendere un 400 lire per sistemare un po' il teatrino.
Rua rispose d'invitarlo ad inviare la somma di cui poteva
a un proweditore della casa, che l'attendeva da
11 teatro lo aggimtterà, quando avrà fito di
Pagare i debiti)).
' icbsoepsnetot"?it?nostrseiiasmaSii,ustspileie*nn.z-daecaphmieùmvceohnenivenaosniuancuoinnsvapeepnttugorara,een-ecscihefesasnitno,elelenceammsemodaninuccmooteeunsnttaia,
'pese
i'Wto.
r?ccomando di vegliare attentamente per&& non si facciano
0 di puro lusso. Siamo poveri, e dobbiamo limitarci in
di fare tutto il possibile nel risparmiare, per sostenere
" Noi,ecpoalgBaorellietdtienboitiindseelglenivaamrioe caagslei ,aelttriirarm e innia^nz;i cosen apnooircei.
permettiamo di sprecare quel che la Prowidenza ci manda, che
?na - gran conto ne dovremo rendere a Diq!
sono qpuroincduricaireanbinumiocnehzazesiiPgdoniroteordasumecmai rdpeirceleevqaguieaoscvtcaienmnentetaednedpsorimemsasiolvaelsesutea~;vreiisstpe~a:drimlMioi~p~e~r~~
(I) C @ ~ C ~ - AL~e Ovir.tù nijtiane,
159,
~~i viagginon voleva che si prendessero treni diretti
seconde classi, e molto meno che s'andasse in pubblici
nettoi stpteossealdeuseianliire-, conmarprraesadilfafumsa*mn&ena!te chi si trovò a capo
del drappello - nell'autunno del 1887 partivano da Faenza
di buon mattino per recarsi ad Este agli esercizi spirituali.
Giunsero a mezzogiorno a Ravenna, ed appresero che non
avrebbero potuto continuare il viaggio su d'un treno Omnibus>
che
otto di sera. Trattandosi d i una piccola differenza
decisero di salire sopra un diretto, e giunsero all'ultima
stazionealle 15, con appetito. Dovendo fare ancora un
tratto a piedi e con le valigie in mano, si misero d'accordo
ce
nt
<<
rare
~~1
in un'umile trattoria a fare u
seguente mattino - prosegue
n
il
PrOa'ccdointPora-nzog.iunse
il signor
Rua per presiedere a quella muta di santi
spirituali
del
esercizi, e volle
era proceduto
informarsi da qualche
il nostro Viaggio. m
Bcoennifsrsaitmelolo,
signor D~~ Rua, rispose l'interrogato, giunti a Ravenna, i'
nostro capo ci fece salire tutti sul diretto e, prima di entrare
in collegio, ci siamorecati all'albergo e vi abbiamo mangiato
i capponi! L L'inesatto racconto, fattogli da quel bambolonej
produsse una cattiva impressione nell'anima del nostro su-
pcaerroiovraen,ac, hfeacfeencdeotgolsitoqucheliamriamreprcohviearvoevcha'egguliidastoedlaevpaiccmoela-
saiche noi, muniti di tessera per la riduzione fer-
)) L
roviaria,
non possiamo
viaggiare
sui
treni
diretti.
Perchè
du*que
sa ti fatto lecito di condurre i confratelli dalla stazione di
R~~~~~a quelladi Este sul treno diretto? Non sai che &faranno

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392
V - Sull'orme di D a Bosco
dell'amministraxione ferroviaria?... Mi hanno anche riferito
che tutti insieme siete stati all'albergo dove avete maqiato i
cparopipboisncio.nMo..e.no in casi di stretta necessità, le nostre Regolelo
- Signor Don Rua, permette ch'io parli?
- )) Parla pure; mi rispose.
p) - Ebbene quel tale che ha riferito. a lei queste cose
h a recato un dispiacere a lei, senza alcun bene alla religiosa
disciplina. Poichè abbiamo viaggiato, è vero, col treno di-
retto, ma col pieno assenso del capostazione e del bigliettario
di Ravenna, ai quale abbiamo pagato la prescritta sopratassa
di cm. 90 caduno, e ciò l'abbiamo fatto per evitare le noie
e le spese maggiori, che avremmo incontrato fermandoci
8 ore a Ravenna. In quanto ai capponi intendo di assicurarla
che non li abbiamo nemmeno veduti. Abbiamo mangiato,
è Vero, un piatto di minestra ed un pezzetto caduno di un
piccolo pollo; ma per pura necessità. L'oste non aveva altro
da offrirci, e d'altronde se non si prendeva alcun poco di
ristoro, dopo otto ore di viaggio in ferrovia digiuni, ci senti-
vano venir meno. 11 nostro meschino pranzo in otto ci
costò nove lire. Ecco come realmente è proceduto il nostro
viaggio. Ora giudichi lei, signor Don Rua, se nel nostro
operato vi & qualche male!
))A questo punto ia corrugata fronte di Don Rua si
rasserenò: - Sono contento che le cose raccontatemi non siano
esatte. Coraggio, addio, e sta' sempre alleyo! D.
Abituato, nel grand'amore alla povertà, a vestire povera-
mente, a raccogliere un tozzetto di pane che vedeva per terra,
un pennino, e qualunque inezia che riteneva potesse ancor
s m i r e a qualche cosa, raccomandava pure di tener puliti
gli abiti per farli durare più a lungo e di rammendarli fin-
... che fosse
nemmeno
ploesspiibùileu,meilidiconsoenreltlera!scurare.
,
lasciar
perdere
(( trovavo giovinetto all'Oratorio - narra Don Angelo
Lovisolo - quando ilservo di Dio era il prefetto della casa.
Un giorno capito nella sartoria e ricevo dal capo una gradita
incombenza.
» - Guarda! mi dice il brav'uomo, mostrandomi un
- ,YI Esemplare anche nelle minime cose
393
aio di calzoni mezzo sfilacciati e consunti; gnarda che razza
i calzoni manda a rattoppare il signor Don Rua. Abbi la
di riportarglieli e dirgli, che, essendo le maglie deila
aperte e il filo consumato, non posso rattopparli in
nessun modo, giacchè il nuovo sul vecchio non avrebbe
consistenza. Di' al signor Prefetto che taglierò da una tela
nuova un altro paio di calzoni per lui, chè non è giusto, del
resto, che egli dia il permesso di farne dei nuovi per tanti
altri, tenendo per sè la roba peggiore, mentre può disporre
della migliore, specialmente quando c'è bisogno e non si può
far diversamente, come in questo caso.
)>Lietodi tale incarico, mi presento al signor Don Rua,
riferendo quanto il sarto mi aveva detto. I1 Servo di Dio
sente tutto, indi, col solito suo fare, dolce ma risoluto,
n - No, no, di' pure al sarto che vi dia soltanto akuui
punti, gi&chd quei calzoni possono durarmi ancora un poco; a
suo tempo poi, quando saranno del tutto disfatti, ne faremo un
altro paio, se ve ne sarà bisogno; ma, per carità, che non tagli
della stoffa nuova! Glielo dirò poi io stesso, se Occorrerà.
n E dovetti obbedire, come dovette obbedire i1 buon sarto,
rimanendo non poco edificati entrambi di tanto amore al-
l'economia e alla povertà D.
.<Un giorno - ricorda un salesiano, assistente della
scuola professionale dei sarti nell'oratorio - entra un gio-
valle e mi porge un ritaglio di stoffa, dicendomi: - Don
Rua dice che dia questo al capo. - Dov'era questo pezzo?
- Era in cortile. Don Rua l'ha raccolto, e m'ha mandato a
portarglielo. -- La singolarità del caso sta nel fatto di aver
dato
ad una cosa che si direbbe senza valore, poicht:
quel ritaglio, non più lungo di un palmo, non poteva servire
che per imbottir cuscini )).
Non trascurava neppure i bocconcini di lapis, che por-
tava in tasca e di cui si serviva abitualmente!...
Si trovava di passaggio alla Spezia circondato da vari
confratelli durante la ricreazione, desiderosi di ascoltare la
sua amabile conversazione, quando uno domandò una ma-
tita. <( siccome nessuno ne aveva presso di - narra Don

21.3 Page 203

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394
-V SulZ'ovme di D a Bosco
Terrone - Don Rua con grazioso sorriso: - Io sono sempre
prowisto, disse, e tirò fuori dal taschino un pezzetto di
matita che non era lungo più di due centimetri. Tutti sor-
risero, ma Don Rua: - Voi ridete, ma intanto nessuno di
sveorivinzeio.h-a uDnaonpiùRubaellpaardtìi
questa, ed è questa
senza riavere la sua
che ora fa
minuscola
matita. I1 confratello se la ritenne, forse per dimenticanza o
per ricordo. Passarono parecchi mesi, e Don Rua, essendo
ripassato alla Spezia, appena rivide il confratello: - Di',
mio caro, è tempo di restituirmi la matita che ti ho prestato
tanti mesi fa. - Il confratello, pur intendendo lo scherzo,
si scusò, ma Don Rua bonariamente approfittò per fargli una
piccola lezione di delicatezza e povertà. Si dirà che questa è
un'inezia insignificante, che al più può attestare la nota su
prodigiosa memoria, ma la circostanza del fatto e le paro
del Padre indicano apertamente il suo amore alla povertà
I'insuperabile fedeltà sua anche nelle minime cose >>.
Egli invece, se aveva qualcosa in prestito da altre cas
era fedelissimo alfa restituzione. Un anno si trovava a
glizzo alla fin di settembre per la festa di S. Michele, e sic
come cominciava a farsi sentir forte il fresco, ed egli er
vestito semplicemente d'estate, gradì un corpetto di magli
alquanto pesante. Lo tenne addosso tutto l'inverno, e to
nando ai primi di maggio a Foglizzo, lo depose e rest
netto e benconservato, con parole di riconoscenza.
Un'altra volta, mentre era in visita alle case, avendo pro-
lungato il viaggio senti il bisogno d'una flanellina, che pre-
murosamente gli fu data. da un direttore. Tornato all'Ora-
torio, cangiò la flanellina e pregò la suora, addetta alla lavan-
deria, di farla lavare e di rinviarla al più presto alla casa
dove, diceva, avevano avuto la bontà di prestargliela.
Nell'agosto del 1909, trovandosi a Lanzo per gli ese
spirituali, e sentendo il fresco, ebbein prestito dal confra-
tello Don Salvatore Duroni un pastranello. Terminati gli
esercizi, glie lo faceva restituire lasciandogli per ricordo una
bellissima corona che aveva portato dalla Palestina, co
bigliettino di ringraziamento.
Badava a tutto, osservava tutto, vedeva tutto, e nella ma
- X I Esemplare anche nelle minime cose
395
così garbata e gentile, spronava anche a non preoc-
i nelle strettezze, ma a tener da conto il denaro.
Un amo nell'accompagnare Don Bosco in Francia s i
i al Torrione di Bordighera, dove il parroco
lesiano Don Nicolao Cibrario chiese qualche sussidio,
cendosi nella necessità. A Don Rua non pareva necessario;
isse di dargli 500 lire, ed egli obbedì. Al ri-
no si fermano di nuovo al Torrione, e il Servo di Dio
ede a Don inCifbirnaeriporeinl dreegliastrpoendenlalaecvoinstacbriivliet:à,-l'osRseersvtia-
L. 500 - e si fa ridare la somma, avendo
nstatato che non ne aveva urgente bisogno.
Recatosi a St. Pierre de Canon a visitare i nuovi ascritti
, trovò nella camera che gli fu assegnata, nel cassetto
aperto della scrivania, 300 lire... dimenticate. Le prese e le
mise nel portafogli, senza dir nulla. Quando parti, accom-
pagnato da Don Binelli h o alla prima stazione ferroviaria,
sempre parlando delle cose nostre, qualche minuto rima
che giungesse il treno trasse di tasca le 300 lire e graziosa-
... mente porgendole al direttore: - Tieni, gli disse; ho visto
che siete sempre poveri, e questo mi piace, voglio pagarti
la mia permanenza. - Grazie, signor Don Rua: non si di-
sturbi, non si disturbi, la Prowidenza ~rowederà- . E il
i Dio, mettendogliele nelle mani: - Prendi, prendi!
on
usoladiPqruoevlvloidcehnezaciprmoavvneddae..&. ,Vesdi,i?p!r..o.vvqeudesetreà,3s0e0
faremo
lire le
ianueqvuiedstiimgeinotricnai,tenenlelcatassveottloinoapdeerltloa...caSmeerlea,
dove ho
trovava
dimorato
un altro,
chi,sa se te ravrebbe consegnate! - e, ridendo cordialmente,
...Egli teneva in serbo anche le piccole monete di altri
Stati per valorizzarle alla prima occasione.
I1 7 dicembre 1903 aveva raccolti, com'era solito, nella
camera di Don Bosco un gruppo di nuovi missionari, per
dar loro ammonimenti e ricordi confidenziali; ed uno dei
presenti racconta: <( Dalla camera di Don Bosco,
i ricordi, passammo nella camera di Don Rua.
dopo avuti
- Ed ora
- ci disse - vi voglio dare anche del denaro! - Lo vedo

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396
V - Sull'orme di Don Bosco
ancora alzarsi dal tavolino, dirigersi ad uno scrigno; non
pareva lui, sembrava trasparente, tutto sorridente, tutto
assorto in non so che cosa, tanto che mi san detto: - Que-
st'uomo sta vedendo Iddio! - Non diversamente si poteva
spiegare il suo contegno. Apre il cassetto e ne ricava alcuni
gruzzoli di monete americane, di rame, e faceziando le di-
stribuisce a seconda degli Stati dove ci; recavamo. Non era
da ammirarsi il valore della moneta, che, essendo una vera
inezia, non poteva prendersi come un dono che avesse vo-
luto farci, bensì la cura che suell'inezia non andasse ~ e r d u t a
ma fosse impiegata nel miglior modo possibile o.
Pari alla cura di non sciupar un soldo, era la riconoscenz
con cui lo riceveva in dono!
Una suora narra che un mattino si presentò nell'anti
camera del Servo d i Dio un'umile orfanella, che con tutta
semplicità gli mise in mano una piccola offerta, l'obolo della
vedova del Vangelo!... Come se avesse ricevuto un milione,
la ringraziò gentilmente, aperse un cassetto, ne trasse un
piccolo cuore d'argento dorato e lo diede con tutta delica-
tezza alla fanciulla, dicendo - Prendetelo; questo & per
voi; me lo regalarono le suore tali. « Io - dice la suora
che ero presente - rimasi stupita a quell'atto; poi quasi
non bastasse tanta bontà, si trattenne confidenzialmente con
l'orfanella per circa un quarto d'ora. Bontlt esimia di tanto
padre! D.
A Lugo, dopo aver visitato l'Istituto S. Gaetano, nel
partire si fermò presso la porteria e parlò ancora, a tutte le
alunne delle classi superiori, delle IMissioni e dei loro bisogni.
Una bambina, commossa dal pietoso racconto, lo awicinò
e gli porse un soldo; e il Servo di Dio, visibilmente com-
mosso egli pure, l'accettò graziosainente dicendo: - Al Si-
gnore, e anche a Don Rua, questo soldo d caro come se fosse
un milione!
La sua vigilanza era ammirabile in ogni cosa!
Muore nell'oratorio un salesiano d'una casa lontana; e
egli sollecitamente dispone che si celebrino in suo suffragi
le Messe prescritte, ed awisa il direttore: « Abbiam fatto
funerali nel modo più splendido che abbiam potuto. A Im
- X I Esemplare anche nelle minime cose
397
accelerargli i suffragi, di cui avesse bisogno, appli-
o qui pure la celebrazione delle Messe prescritte dalle
e Delibberazioni. T e ne accludo nella presente il certifi-
o del signor Direttore dell'oratorio per tua norma. Vedi
oi di fargli pervenire, appena tu possa, la corrispondente
sina e rimborso di spese )).
ene indirettamente a conoscere la morte di qualcuno
nostri, e non vede arrivare 'l'annunzio funebre?... Non
... (1 Aspettiamo tuttora l'annunzio stampato della morte del povero
ierico tale Vedi un po' di farlo avere alle varie case affuichk anche
r lui si facciano molti suffragi)).
u Non hai mandato le lettere di participazione dei vostri defunti,
e suolsi fare; penso cib sarà per le difficoltà di posta; altrimenti
nverrebbe mandarle t).
Abitualmente badava a tutto in modo insuperabile!
Anche le relazioni che i Missionari inviavano per il Bol-
ttino eran da lui seguite diligentemente.
Scriveva a Don Malan:
((Vorrei soddisfare una mia curiosità. Trovo nelle tue lettere e
Bollettino tante notizie singolari e curiose sugli usi e costumi e le
gi e le cerimonie religiose dei Bororos. Desidererei sapere donde
ricavi mai tutte queste notizie... I).
Da tutta la sua corrispondenza affiora la precisione più
particolareggiata, congiunta con la massima amabilità pa-
terna. Scriveva a Don Cagliero:
«Presentandoti alla Banca Tioerina, sarà conveniente portare teco
la procura generale pel caso che volessero vederla I).
u Stiamo ancora aspettando le L. 500, pizi L. z j e un anello della
signorina Angelina vedova Sensolo di Mercatino. Certo che non ti sarà
ancora presentata l'occasione; del resto avresti spedito ogni cosa 1).
(1 Sento che il vostro organo si lascia scoperto mentre si lavora, e che
ci va polvere con immondizie in aab6ondanza dentro le canne con grande
suo danno. Vedi un po' di ripararlo, fosse anche con un grande copertone
o tela, mentre si lavora, da togliersi quando si ha da suonare I).
(1 Tanti cordiali saluti al car.nzo Don Ceiruti, che credo ora costi;
e fdgli i miei complimenti per la mtign$ca calligrajìa, maIgrado manchi

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398
V - Sull'omze di Don Bosco
A Don Rabagliati: « H o ricevuta... la gradita tua e mi
obblig0 a pormi gli occhiali anche di giorno per dec$rarla Q.
A Don Gamba: <iM i dici di una magnz$ca statua regalata
da una buona cooperatrice, che verrà solennemente inaugurata;
ma non mi dici chi rappresenti. Sarà per un'allra volta s.
Le 'risposte che inviava ai confratelli cominciano in gra
parte così: <<Horicevuto la gradita tua del giorno tale)),
ci Rispondo alla gradita tua del tal giorno>>(,{Nonpuoi im-
maginarti il piacere che mi hafatto la gradita tua del giorno
... tale));altre invece: ( H o qui sott'occhio la gradita tua del...
(manca la data) )>.
Ad evitare tasse e spese superflue, raccomandava anche
di star attenti neli'afirancatura delle lettere e di non usar
carta spessa.
spedirla non bad0 che pass
francazione; hsognerà uv
«Ho ricevuto le gradite tue... Ma&rado la tua attemiorte per non
caricare trqppo quella che accludeva due lettere di N. N., a noi venne a
costare L. I , avendo sola?nente l'unito francobollo, mentre oltr@assava
di tre
busta.
Qo uqeusatottrsoologrpaemrmtuialanosremmapl>ice>a.ffrancatura,
specie
per
causa
della
... ... (1 I1 Signore vi faccia tutti santi, voi professi antichi, e fac
santi e degni figli di Don Bosco i nuovi professi ed ascritti di cui
... mandasti nota in carta abbastanza spessa! I).
(i Conwmù per n>parmio di spesa far uso di carta pih leggera)).
a Hai adottato per le lettere una carta che t i obbl&higherà molte volte
ad aumentare la spesa di aflancaxione. Sarebbe forse anche questa una
economia che si potrebbe fare )p.
Fin dal 1890 suggeriva a un salesiano, addetto all'uffici
di un'ispettoria lontana:
(( Converrà che av
, gli si presenta con la veste macchiata in più luoghi;
ne avevo fatto caso - questi scrive - ma Don Rua
veste sarebbe durata più a lungo; adesso chissà se
no nell'oratorio, senza complimentarli. Se era in viaggio,
endo da scrivere a questo o a quello dei superiori, ricor-

21.6 Page 206

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400
V - Sull'orme di Don Bosco
dava pur l'onomastico di qualche confratello e
i suoi auguri. Ricorrendo l'onomastico dei membri
.Capitolo, in fin di pranzo faceva portare una bottiglia
un brindisi al festeggiato. Più volte fece chiamare in re
torio anche questo o quello nel giorno del suo
solennith di S. Giuseppe invitava alla sua mens
che portavan questo nome, e ricordo che, per vari
Rossi Giuseppe, Don Villanis Giuseppe, Don Pavia Gius
fDiaongcloi.a..niD.Giuseppe, e il sottoscritto si trovarono al s
Gli venne tra mano un'immagine di S. Teobaldo,
essendovi all'Oratorio un confratello di nome Teobaldi,
lo mandò a chiamare e gli disse: -Vedi, ho qui un'immag
di S. Teobaldo; ed ho pensato di farne un regalo a te, perc
ti chiami Teobaldi, cioè di Teobaldo; ed abbia lui pure co
tuo protettore!
Anche per lettera aveva cotesti rilievi delicati:
... (IViva San Gz'useppe! Fra pochi d2 sard la tua festa; in quel gio
ti raccomandwb in modo speciale al tuo gran Santo P.
«Vedo. che oggi è tua festa onomastica; ti auguro ogni celes
benedizione ed anche una nevicata di biglietti; farò di te un memen
speciale nella S. Messa)).
tue..a.PAronpzriitotutotgogtii,
giorno di
dirò che,
tua festa, voglio
non potendo io,
rispondere alle
ho pregato il
a pagarti egli la festa da pari suo. Spero mi esaudirà!...».
E non eran solo parole cordiali, ma splendevano i
modi le tangibili dimostrazioni della sua paternità. A
dalle lontane Americhe, tutti si volgevano a lui per
favore; ed egli, se ne vedeva la semplice convenien
mancava d'interessarsene con prernura. Ed erano,
anche semplici alunni e giovanissimi confratelli!
« I1 giovane N. N . mi prega di farlo cambiare di cas
dare di preferenza a Las Piedras. Favxisci chiamarlo
tutta la confidenza colle tue paterne parole, disporlo afare
parrà meglio. Da quanto mi scrive, p?re che vorrebb
amar meglio il Signore. Io temo però di qualche illusione u.
<iI1 chierico accolito N. N. mi scrisse per augurarmi
i ricordo - attesta Don Paolo Valle - che gli
chiesta qualche cosa e i'abbia rifiutata, sia che gli
esse per la casa nella quale il confratello abitava, o
manuali, e il buon Superiore glie li inviò a volta di cor-
e. In simili casi faceva un segno sulle lettere, ed incari-
u Vedi un po' di trovare in Roma un pianoforte per Don Ottonello
il quale stava ad Orvieto]; anche usitato alquanto potrebbe andar bene.
- 26 Vita dal Sauo di Dio Michela Rm. Vol. 11.

21.7 Page 207

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402
V - Sull'ome di Don Bosco
Chi sa che Madama Mariani o qualche altra benefattrice non poss
fargli tal regalo pel capo d'anno?)).
(i Fra i giovani del vostro Oratorio esterno vi & un gi
Gaggioli. Or bene, una persona a mezzo mio ti prega, che
qualcuno abbia da venire da Roma a Torino in 3" classe, tu
awisarne la madre che farebbe accompagnare qua detto
con due sorelline presso la nonna, se non erro. La madre Maria Gag-
gioli saprà l'indirizzo della nonna... t).
...(i Giunse a Roma l'Arcivescovo N. N. con due distinti ecclesia-
stici Andrà molto bene che tu vada a fargli visita, invitand
venir visitare la vostra chiesa e casa e portandogli i nostri risp
(i Di questi giorniarriverà a Roma il tale da' tali, personaggiodistinto
e molto amico dei Salesiani. Se viene da voi, trattàtelo molto bene I)
(i Don N. N , , salesiano, va soggetto a notevole calvizie e a
simi dolori di testa; avrebbe bisogno della facoltà di us
rucca anche nella celebrazione dei SS. Misteri. Favoris
per ottenergliela t).
All'osservanza della vita comune voleva abitualmente con-
giunte attenzioni particolari per quanti ne abbisognavano,
non solo per ragioni di salute, ma perchè richieste dai do
veri da compiere e dagli uffici loro affidati..
Per gli studenti universitari, sparsi in varie case, rac-
comandava particolari sollecitudini e speciali riguardi, d'in-
coraggiarli con buoni trattamenti e col provvederli di libri,
dispense e vestiarii e di quanto possa loro occorrere <( essendo
queste le spese e sollecitudini meglio impiegate. Che se a qualche
superiore paressero e riuscissero troppo gravose, questi potrà
tenerne conto, e, mandandone al Capitolo Superiore la nota,
gli verranno rimborsate 1).
Era ugualmente ammirabile nel richiamare all'osservanza
e nel consigliare ed imporre speciali trattamenti in ogni caso.
Oggi ammoniva un confratello d'essere esatto nel lasciare
il letto all'ora .della levata comune, domani consigliava e
comandava a un altro di levarsi più tardi. A questo ricordava
che Don Bosco non voleva che s'andasse a riposare in letto
di giorno, a quello imponeva d'andarvi regolarmente. A tutti
diceva che era bene risparmiare cinque o dieci centesimi
rinunziando al tranvai, ad alcuni comandava di prenderlo
ogni volta.
~..
emplare anche nelle minime cose
403
leva vissuta la regolare osservanza nelle case
e, ma con quella longanimità paziente con cui, a
l'aveva ottenuta Don Bosco. Don Valle ricorda
a lui diretta, quando' era maestro dei no-
quelli d'Europa. Il nostro caro
oco alla volta. Guai se avesse
e la perfezione negli esercizi
con facilità si ottiene; forse
però molto sulla moralità
queste duebasi congiunte
età spero andrete avanti bene t).
due anni riusciranno...o.
Chi ama Dio e vive abitualmente con Lui, non pub tra-
scurare d'unire più strettamente a Lui altre anime, perchè
l'amar del prossimo è la prova più bella del.vero amor di
Dio; e Don Rua mostrò quanto fosse grande in lui questo
amore, -vegliando perchè i singoli figli spirituali, vincendo
ogni difficoltà, potessero ogni giorno dare un passo nella via
Le sollecitudini per il progresso spirituale dei confratelli,
anche i più lontani, non avrebbero potuto essere più pre-
murose, più opportune e dettagliate, nemmeno se fosse
vissuto accanto a ciascuno! le noie della fatica, il
tardo profitto, l'importunità di vari, nè altri fastidi riu-
scivano a scemare la sua cari&.
I1 missionario Don Michele Borghino, ricordando i pri

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V - Sull'orme di Don Bosco
tempi passati in America, narrava particolari curiosi e in-
ressanti. Tra gli altri questo: (( Allora ero giovane, tutto
ervi e pien di vita, avrei avuto il coraggio di squartare un
! Quando per la strada, a destra e a sinistra sentivo dei
zacci gridare verso me: - Corvo!... Sacco di carbone!...
o i1 vero, non ci vedevo più, serravo i pugni e li mo-
loro, pronto a scaraventarli al primo mal capitato.
quei birichini, ghignando, facevan largo al mio passaggio.
Quel modo di fare mi pareva necessario per allora, benchè
predicassi ai miei confratelli: - Siate dolci e mansueti; si
prendono più mosche con un cucchiaio di miele che con un
barile d'aceto!... - quando, un bel giorno, mi vedo arrivare
un
di
-
piccolo
mano di
Cosa ci
psDaacroàcnomRpaoui?sa!t..a....le- R; egsuetoarvdpioentresoovvsooed,uoenall'oinscdaaiprtriozolzaodcicosecnnriduttono:
vasetto di miele, e, in un biglietto, queste parole: - Neh!
caro Don Borghino, prenderai un cucchiaio di miele tutte le
mattine! Don Rua. - Null'altro! e non c'era bisogno di più:
la vigilanza e la dolcezza di Don Rua arrivavano anche in
America, e mi dicevano di cangiar metodo, se volevo più
presto guadagnar anime a Dio! )>.
Un altro confratello, che si trovava egli pure in America,
sentiva spesso il bisogno di scrivere lettere al Papa e le in-
viava al Servo di Dio, il quale devotamente e premurosa-
mente le faceva giungere a destinazione. Cotesti incarichi
si facevan troppo frequenti, e l'ammoniva amabilmente:
<(Manderò al pih presto la lettera diretta a Sua Santità. Non posso
però fare a meno di notarti che non mi pare a proposito che un sem-
plice vice-parroco disturbi con certa quale frequenza il Sommo Pon-
tefice. Vi sono i Superiori, vi sono i Vescovi, gli Arcivescovi, i Cardi-
nali; perchè sempre ricorrere al Papa? Prendi pure Don Bosco, che
pur aveva tanti affari ed era personaggio di tanta importanza, a cui
stava tanto a cuore la gloria di Dio, il Vescovo della Chiesa Cattolica,
la salvezza delle anime; non s'indirizzava così sovente al Sommo Pon-
tefice con lettere. Questo ti dico per metterti in avviso contro certe
insidie che può tendere il demonio anche sotto l'aspetto di bene...$.
Un mese dopo riceveva un'altra lettera per il S. Padre,
e tornava ad ammonire:
- XI Esemplare anche nelle minime cose
405
((Hospedito la lettera pel S. Padre arrivatami colla tua del zo-v,
sebbene come già ti scrissi altre volte, io non approvi che si scriva con
tanta frequenza da chiunque ad una Dignith così alta. Se altri semplici
sacerdoti imitassero il tuo esempio, il Papa non avrebbe più tempo ad
occuparsi degli affari di tutta la Chiesa. Ci vuole discrezione a.
Questo buon confratello, che inviava tante lettere al
Papa, ne scriveva assai di più al Servo di Dio, -che gli ri-
spondeva ogni volta premurosamente. Basti il dire che alla
morte di Don Rua conservava, cronologicamente ordinate,
115 sue lettere, delle quali regalò le prime 59 a persone
che glie le chiesero per divozione. Ma le 56 che ci restano,
sono tutte una splendida conferma della carità, del lavoro
assiduo, e del vivissimo desiderio del caro Don Rua di vedere
i suoi figli, anche i lontani, lieti ed esemplari.
Questo confratello era un po' rigoroso nelt'ammettere
i fedeli alla Mensa Eucaristica, e ricordava in sua difesa i
primi tempi dell'Oratorio quando le Comunioni non erano
quotidiane; e il Servo di Dio gli rispondeva con tanta esat-
tezza, che conviene riportarne qualche brano.
<i Ho ricevuto la gradita tua... riguardante il tuo sistema
nel permettere ai penitenti la S . Comunione. M i fa molto pia-
cere il leggervi queste parole: - M i vien sempre alla mente la
grandissima prudenza di Don Bosco a questo riguardo. - I n
tanto tempo, che io ho vissuto con Don Bosco e che potei prati-
carlo con tanta intimità, non ricordo che mai rzjiutasse la Co-
munione ai suoi penitenti. Egli ve li preparava con le sue parole
piene di unzione e li animava alla frequenza maggiore, $no al
punto che molti degli interni v i si appressavano dietro suo con-
siglio ogni giorno, altri due o tre volte la settimana, e gli esterni
desiderava che si accostassero ogni otto giorni o almeno quindici;
e nessuno rinuznesse privo del cìbo Eucaristico oltre il mese;
questo per coloro che frequentavano gli Oratori Festivi. Vai
pur avanti con questo sistema, chè procurerai, ad imitazione di
lui, gran bene alle anime t.
E tornava pazientemente a ricordare e a consigliare:
Riguardo alla Comunione, ricordo che Don Bosco inco-
raggiava molto alla frequenza. Parlando in pubblico, sempre
la raccomandava, mostrando desiderio che nessuno dei suoi &li

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406
v - Sull'orme di Don Bosco
lasciasse i quindici giorni senza accostamiisi. A quelli che
a confessarsida lui, soleva dare il permesso della co-
co- munione anche quotidiana, se li vedeva disposti ad una vita
morkio'enrea..t.a8.. Dz$tWmente, e forse mai, negava [mo la S.
'liieua~doalla COnfe~~ionee Comunione sarebbe bene
leggere la vita del venerabile sac. Gimeppe ~ ~ f
e f u Un Uomo tanto caro a Dio e tanto esperimentato nelreser-
O del Sacro Ministero delle Confessioni. L& troverai le
norme siare e sante, che Egli seguiva nel guidare tante anime
a Dio nella via della perfezone )>.
L'altro non cambiava idee, anzi le sosteneva a spada
tratta con confratelli e superiori; e il Seno di h>io:
('Non posso nasconderti la pena che provo nel
in
~PPosizionecotanto accentuata con qualcuno di
confra-
telli sacerdoti e con lo stesso ispettore. Il voler antepove il tuo
giudizio al 1 ~ n0on mi suona bene. Non so se.sii andato a leg-
gme i comgli del ven&abile Cafasso, quali si trovano nellasua
vita, com'io ti suggerii in qualcuna delle precedenti mie:io
intendo di aderire pienamente al giudizio del Sommo pontefice,
pure faccio miei quei cons$i sovraccennati del venerabile
Cafaso. Riteniamo sempre, che vale più la carità e robbedienza
che un sacco di ragioni)).
h r v e finalmente che il lontano capisse un po' la cosa
e temesse di aver perduto la stima di Don R ~ e ~que;sti:
Sta' tranpuillo che non ti tengo come ribelle; tuttavia; se
uneor non 10 facesti, sarà cosa ottima per te leggere quello
ti consigliai i).
(( Giacche mi citi il Catechismo Romano (che miserve di
quotidiano Pascolo) t'invito a rivedere intorno al ~~~~~~~t~
delzu Penitenza il n. 60, specialmente l'ultima parte. ~~~~pioi
anche bene col procurarti quel libro [la Vita del Cafassol ,-he t i
esortavo in passato a consu~tareintorno all'amministraxione di
questo saffamato. Del resto mi piacciono i sentimenti più re-
missiv<che in questa lettera manZfesti, sebbene non vi manchino
alquanto vive e non conformi alrumiltà religiosa,
che dice in dubiis libertas i).
Le 56 lettere che ci restano di questa corrispondenza
. Esemplare anche nelle minime cose
ngono all'ultimo decennio della vita del Servo di Dio,
nto pare, ai p i m i dodici anni del SUO Retto-.
sto; ecco un saggio della sua pazienza e carità sublime!
Rua praticava fedelmente quanto insegna S. Gre-
orio &lagno: <(Ilsuperiore deve avvicinarsi ad ognuno con
isceredi compassione, ed elevarsi sqra tutti per l'unione con
~ ,. si u~nirà per~ rumilt~à a colo,ro che fanno il bene, ma dovrà
arsi per zelo di giustizia contro i vizi da' colpevoli; e pyocu-
rerà, di non diminuire, in mezzo alle occupa~ioniesteriori, la
per il bene spirituale; e, nelle'suePreoccupazioni
non abbandonerà la cura dei beni temporali (I))).
&la (( non tutti gli uomini hanno sortito una forma uguale di
attere; e spesso quello che nuoce ad alcuni giova agli altri,
come, sovente le erbe che nutriscono certi animali, ne Uccidono
ltri; e un fischio leggero che calma i -cavalii, irrita invece i
e la
che guarisce una malattia, rende più
un altro male; e il pane che corrobora la vita delle
ersone forti, p& cagionare la morte dei bambini (2)n, quindi
bisogna parlare diversamente a chi è lieto e a chi triste...,
agli impazienti e ai paxiati ..., ai sani e agli infermi..., e ai
giovanei ai vecchi, perche spesso la severità della correzione
riconduce i giovanail bene, mentre una dolce preghiera disporrà
i vecccohinaquuensatasdinicscerraezeiomneenDdaoznioRneua(3o)t)t)e.nne Prodigi, amato e
venerato universalmente.
~~tti
a lui con fiducia. Anche per via ogni
povero che gli stendeva la mano, aveva sempre un'elemosina*
una piccola
e una buona parola sacerdotale. Ai
ragazzi dava anche una medaglia, portandone abitualmente
un bel numero nel borsellino.
Consigliava di fare elemosina, ma con pmdenza; anche
nel fare la carità era vigilante.
T~~i tanti che ricorrevano a lui, alcuni dicevano che
dovevano andare a questa o quella città o paese, e domanda-
vano i] necessario per il viaggio che non potevano compiere
(I) Regola pastorale, parte 11, cap. f.
( z ) l e i , parte 111, prolo!Zo.
(3) I&, parte 111, cap. 1.

21.10 Page 210

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V - Szall'oume di Don Bosco
per mancanza di soldi. I1 Servo di Dio li ascoltava pazien-
temente, si faceva dire il giorno e l'ora in cui facevan conto
di partire, e inviava alla stazione una persona di fiducia per
prender loro il biglietto; e più d'una volta avveniva che i
richiedenti non comparivano, essendo dei volgari sfrutta-
tori.
<Nel maggio 1894- ricorda Don Rinetti - da pochi
i ritornalo dalla Spezia a Torino, son chiamato in par-
o da una signora che non avevo mai veduta. Col fare
più compassionevole si dice penitente di mio fratello a Roma,
mi narra che da molto tempo i suoi affari vanno male, che il
marito per disperazione s'è fatto protestante e vuole che lei
e l'unica figlia di IO anni si facciano pure protestanti. Ac-
cenna con orrore all'eresia in cui la si vorrebbe travolgere
e..., approfittando che il domani, domenica, il marito andrà
a Torre Pellice per le sue nuove destinazioni, essa vorrebbe
tornare a Ronla. Ha ricavato 45 lire dalla vendita dei suoi
gioielli, ma non bastano per il viaggio di due persone, dovendo
... pagare i posti interi. Mi prega che le ottenga un sussidio dal
Superiore
Mi reco dal Superiore, e gli narro il caso pietoso. Egli
mi lascia finire, quindi sorridendo mi dice: - E tu credi a
quella donna, a quanto ti ha narrato?
- )> Che vuol che le dica? io non so chi sia!
1)- Domàndale a che ora intende partire domattina,
chiedile se terrà il vestito che ha presentemente e ossèrvaio
per indicarlo al caro Bosco Francesco. Presenti le 45 lire ed
egli aggiungerà al bigliettario le altre necessarie per i due
biglietti per Roma.
)) Il buon Francesco andò all'ora indicata; ma la... cava-
lieressa d'industria non si fece più vedere. Essa mirava a
scuffiarsi qualche pranzo a spalle nostre.
)>Lostesso modo egli tenne con altri che lo pregavano
del denaro per il biglietto ferroviario per questa o per quella
mèta, mandava a prendere loro il biglietto e a metterli in
treno, e vi furono davvero dei bisog-nosi di tanta carità che
gli furono riconoscenti a.
<t Ero nella porteria dell'oratorio - aggiunge un altro
..
- X I Esemplare anche nelle minime cose
mi si presenta un nostro ex-famiglio della
Valsalice. - Ho fame, mi dice, mi faccia un po' di
carith. - Io avevo niente. Passa in quel momento Don Rua,
e lo prego a darmi una lira per sowenire quel poveretto:
- Estato un nostro famiglio a Valsalice, gii dicevo, e dovette
venir via perchè aveva l'abito di bere un po' troppo. Adesso
ha fame!... - Don Rua lo chiamò a sè, si tolse dal taschino
due soldi e glie li porse dicendo: - E tutto quello che viposso
e devo dare... - E a me che avevo messo un po' di broncio
per la meschina elemosina fatta al mio protetto, osservò:
- Vedi, se ha fame, due soldi di pane gli bastano; se gli davo
di più, andava a bere! n.
Potremmo aggiungere molte altre cose per far conoscere
l'abituale perfezione del Servo di Dio; ma quanto abbiamo
detto illustrando le sue virtù di cristiano, religioso, salesiano
e sacerdote, e quanto abbiamo aggiunto in questo capitolo
- che pare ed è, di proposito, una minuta conferma per
delineare l'abito suo di compier ogni cosa nel modo migliore
ciente per far comprendere il suo amore
d i Dio devono aver sentito, come Don Rua,
con pari slancio e pari dolcezza ripetersi da Gesù l'elogio pro-
- Bene, servo buono e fedele; sei stato fedele nel poco; entra
nella gioia del tuo Signore!...
L'amor suo alla perfezione appariva di continuo dal-
l'osservanza esemplare, dalla serenità imperturbabile anche
in mezzo a mille preoccupazioni, dall'intima unione con
Dio, dalle continue sollecitudini ed esortazioni perchè tutti
vivessero la stessa vita.
(1 Lavorate sempre per il Signore, e procurate di far bene anche
le piccole cose, così avrete una bella valigia di meriti quando partirete
per il paradiso P.
a Siate esatti nell'ossemanza delle Sante Regole evitando anche ipiù
piccoli mancamenti, e acquisterete la vìYtÙ del vostro stato, e vi farete
santi)).
a Fatevi coraggio: ricordate il noto proverbio: nulla dies sine li
ed attendete a ricqpiare le virtù del nostro divin modello

22 Pages 211-220

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22.1 Page 211

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4'"
V - Sull'ome di Don Bosco
u Per noi in modo particolare, che ciproponiamo di servire il Signwe
con maggiore peifezione, di promovere la sua gloria e la salvezza delle
anime,
Cristo:
è necessario
Nemo venit
pardocPuartarreem, ,pnerisiqpuearntMo ep!o..s.siamo,
d'imitar
Gesù
11Servire Dea regnare est,... e magna gloria sequi Dominum giova
dire coll.'Ecclesiastico; è glwia la più grande a cui si possa arrivare
in questo mondo quella diseguir Gesd Cristo, di servir a lui, di stu-
diarlo con tutta diligenza ed imitarlo nelle nostre opere )).
« Procuriamo di non lasciar mai passare una predica, o una con-
fessione, o un consiglio, senza applicare qualche cosa a noi e trarne
spirituale profitto s.
<I In questo mondo- le rose non sono mai disgiznte dalle spine>).
<< Gesù sia sempre l'oggetto del vostro amore o.
n Chi ama d sempre felice; amiamo Gesù, e ci saranno care le
nostre fatiche e le nostre pene n.
u La santità non consiste nei miracoli, nelle grandi penitenze, nelle
lunghe preghiere, ma nell'esercizio delle virtù del proprio stato. Di
alcune virtù non si ha sempre occasione, ma due possiamo e dobbiamo
sempre esercitarle: l'obbedienza e la carità.
a Che ricca miniera di meriti è l'obbedienza! in ogni momento au-
menta il nostro tesoro!
» E la carità! abbiamo sempre occasione di esercitarla.
» Verso Dio coi far ogni cosa per amar di Lui; se poi aggiungiamo
la frequenza delle giaculatorie e gli slanci d'amore verso di Lui, ci an-
dremo arricchendo sempre più.
)>Ancheverso ilprossimo possiamo e dobbiamo sempre esercitare la
caritd. Qualunque ufficio che abbiamo d un esercizio di carità... Pos-
siamo e dobbiamo amara' tutti come fratelli, e sovente si ha occasione
di prestar servizi, di aiutarci, di edz3carci vicendevolmente.
Oh! dunque sappiamo approfittare di queste due miniere di me-
riti: obbedienza e carità >>.
L'amar suo alla perfezione appariva in modo particolare
dalle raccomandazioni che faceva, come,Don Bosco, al prin-
cipio d'ogni anno, nel dare la strenna, ossia una massima,
un pensiero, un consiglio, per avanzare nella virtù.
Per il 1895 diceva chiaramente così: Estote perfetti,
sicut et Pater vester coelestis pperfectus est; ricordando che
quanto più grande sarà il nostro impegno per arrivare alla
perfezione, tanto più grandi ci verranno gli aiuti di Dio,
secondo queste altre parole dello stesso Divin Salvatore:
Beati qui esuriunt et sitiunt justitiam, quoniam ipsi satura-
buntur )>.
- Esemplare anche nelle minime cose
er il 1896, l'anno dopo il Congresso di Bologna, diceva:
Dum tempus habemus, operemur bonum. In ogni circo-
nza cerchiamo che cosa possiamo fare di bene, e faccia-
lo volentieri e con generosità, per amore del Signore)).
Per il 1903, l'anno della solennissima Incoronazione di
aria Ausiliatrice: - u L'osservanza delle Regole e la virtù
ll'umiltà, Ehe deve essere il fondamento di tutta la per-
ione: Deus superbis resistit, humilibus' autem dat g r a t k m h>.
Per il 1908, dopo l'orribile prova dei F a t t i di Varazze:
ratica della virtù dell'umiltà, fondamento di nostra per-
e, con la giaculatoria: - Gesù, mite e umile di cuore,
mio cuore simile al vostro ».
cco il suo programma:
... (1 SEMPRE AVANTI, SEMPRE MEGLIO! Undique - captare
ventum, TRARRE PROFITTO DA QUALUNQUE VICENDA, LIETA
..., TRISTE PER FARE IL BENE, PER AMOR DI DIO, OSSERVANDO
... ATTAMENTE LE REGOLE E VIVENDO NELL'UMILTA! D.
Quale sia stato il grado di perfezione raggiunto dal Servo
Dio dal quotidiano esercizio di non trascurare la più
ccola cosa, ce l'addita Don Bosco nel racconto del sogno
to a S. Benigno l'anno 1881 : " COLLIGITE FRAGMENTA
RTUTUM, ET VOBIS MAGNUM SANCTITATIS AEDIFICIUM CON-
ITWETIS; fate tesoro dei più piccoli atti di virtù, ed impo-
nte sarà l'ediikio della vostra perfezione!,,.
« Si ripeta ogni giorno, e più volte lungo il giorno - stava
scritto sull'orlo dello splendido manto che copriva il miste-
'oso Personaggio apparso a Don Bosco - di far tesoro:dei
piccoli atti di virtù, e meraviglioso sarà E'edifzio della
vostrh perfezione. Guai, invece, a chi disprezza le pzccole cose! D.
Don Rua non tralasciò mai di ricordare il grande ammo- -
nimento, e lo praticb in tutta la vita!

22.2 Page 212

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4'2
V - Sull'orme di Don Bosco
I l fondamento della vita e della peqfeiione cristiana B l'umiltà, e la san-
tità tanto piz2 s'innalza, guanto pizt si basa sull'umiltù. - DonRua
l'amò e praticd fin dalla giovinezza. - Prefetto Generale e Vicmio
di Don Bosco continnd a vivere nel nascondimento più profondo.
- Rettor Maggiare si ritenne sempre il povero servo di Don Bosco!
- Permise che si proseguisse a celebrare la festa della riconoscenza
- il 24 giugno per continuare l'omaggio al Fondatore. L'umiltà fu
il primo proposito e il programma che segui anche rieletto Rettor
- Maggiore. NinLt'altro eb6e a cuore fino al twmine della vita che
lagloria di Dio e di Don Bosco! - Desiderava essere (1 almeno la brutta
... copia del Padre! J), ma restava mortz?cato, quando, nei viaggi in
Italia e all'~st'ero,si vedeva accolto con imponenti dimostrazioni di
- venerazione e d'entusiasmo come il Padre! (1 Questa gente non sa
- ch'io sia; se mi conoscessero, non avrebbero fatto casi! J). Fu sempre
- modesto come l'ultimo confratello. (1 Dite che c'è un sale sia no!^).
- La sua umiltù brillava nel narrare fatti che parevano umilianti,
e nel silenzio assoluto se riteneva che un minimo accenno potesse tor-
- nme a sua lode. Umilmente chiedeva conseglio agli alpi snpmOri,
aveva per loro le attenzioni pizt delicate, non voleva nessuna ecce-
zione, nè per sè, per gli altri. - (I Date loro la tazza bella, ma il
- caffè sia quello che date agli altri!^. Riteneva (I come atto di
umile ossequio la libera e schietta sinceritù dea' propri inferiori)). -
Aborriva dal propagare le colpe altrui, e taceva quando avrebbe pa-
tuta parlare. a sua discolpa. - Chiedeva umile scusa, e si ricredeva
afiertamente, se s'accorgeva d'aver dato un rimprovm o una d*o-
sizione non troppo opportuna, e soffriva se vedeva che altri soffrivano
- innocentemente. L'umiltà del Servo di Dio im-primeva un non so che
- XII Umile e semplicissimo
attraente ad ogni piccola cosa. - Umile e delicato nel portamento,
e1 trattare e nell'esser trattato, nell'ammonire, nel parlare, nel salu-
r per via, a mensa con alti personaggi e in case d'altri religiosi...,
- insieme di una discrezione la piz2 schietta e attraente. Amava
- lorizzare il centesimo! Era di un'incanfevole sempliiitù in ogni
... - a' Forse più d'un lettoue troverà lunghe e faticose questepagine,
- quanto più dovono a v b costato a chi le ha vissute!... Don Rua
sempre (1 il povero Don Rua! J).
ia la vita dei Santi, li vede ammirabili in ogni
ente in quella delf'umiltà, luminosamente
omandata da N. S. Gesù Cristo, i1 quale ha
rate da m e che sono mansueto e umile di cuore -
Maria Santissima, che le meritò la dignità di
i Dio: - Perchè il Signore guardò all'umiltà della
a ancella, ecco che d'ora innanzi mi diranno .beata tutte le
L'umiltà è il fondamento della vita cristiana, e sebbene
il nome stesso ((sembriracchiudere un non so che dipiccolo
dimesso, pure appartiene ai grandi, perchè è la virtù
ei perfetti ed innalza l'anima alle vette più eccelse, mette
ano ad imprese illustri senza pericolo di vanagloria, ad
prese ardue senza timore delle difficoltà, alle esimie, ardite,
agnanime, conservando sempre il medesimo tenore (1) )).
L'umiltà nasce e cresce e diventa gigante, mediante
'esercizio di due intime convinzioni ed assidue riflessioni:
delle innumerevoli nostrè deficienze e debolezze, e delle per-
fezioni infinite di Dio. La seconda è una sorgente di energie
più copiosa e più limpida della prima, ma bisogna attingere
ad ambedue per corrispondere appieno alla grazia celeste.
La pratica dell'umiltà è necessaria a tutti i cristiani e
articolarmente ai religiosi, perchè, com'è il fondamento
ella vita cristiana, è anche la prima pietra della perfezione,
per costrurre un edifizio, non basta una pietra, ma ce ne
vogliono tante... finchè non si è giunti alla sommità, più o
meno alta secondo il disegno.
(I) BONA:'~:1Ma1ududiaod coelum, cap. XXXIV.

22.3 Page 213

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414
V - Sull'orme di D o n Bosco
Perciò vediamo i Santi raggiungere altezze di perfezione
-diverse, essendo diversi i doni elargiti a loro da Dio, com-
preso quello della vita, la quale, se è più lunga, permette ed
esige di toccare mète più sublimi; ma ammiriamo in tutti
lo stesso proposito di raggiungere quell'altezza che a cia-
scuno è possibile.
Tale fu l'anelito di Don Rua, a cominciare dalla giovi-
nezza. Fin d'allora si stimò il servo inutile nel senso di cui
parla l'Apostolo, quando dice: (1 Servi inutiles sumus, qnod
debuimus facere, fecimw )>, ritenendo il suo tenor di vita, già
straordinario, nè più nè meno che un semplice adempimento
del proprio dovere con la grazia di Dio, alla quale ascriveva
ogni riuscita.
L'umiltà tras~arivadal suo saardo, dal gesto, dalla voce,
e dal portamen;o di tutta la persona, coskchè scompariva
in mezzo ai compagni; era di alto ingegno, e non cercava
mai di eccellere, benchè tutti ne ammirassero la rarità
singolare. Richiesto, quand'era chierico, dal giovane Gio-
vanni Battista Piano, di spiegargli una difficoltà che incon-
trava nello studio, gli rispose con schiettezza: - Questa k
una delle tante cose che io &noro!
E per anni, in mezzo alla più grande attività, visse nel
nascondimento. Anche quando fu Prefetto Generale della
Società, continuò a lavorare nel silenzio e nell'ombra, per
il Maeitro.
E con quale prudenza e carità - ricorda Don Ghione -
<(ilbuon figlio cercava di togliere al padre tuttochè poteva
tornargli grave e odioso da parte dei confratelli! Benchè
severo in apparenza, era d'una bontà e carità particolare
verso quelli che claudicabant e stavan lontani da Don Bosco,
cercando di avvicinarglieli quanto più poteva. Egli sempre
nell'ombra, perchè nella luce piena e intera senza macchia
risplendesse i1 Padre! ».
Un anno gli furono inviati due artigianelli in camera
recitargli un dialoghetto 1'8 maggio, festa di S. Michele
suo onomastico: << Che cosa desiderate?I> domandò 1
<<Chi anno mandato a recitar un dialogo per il suo gio
onomastico I). << Bene, bene, rispose, aspettate un momen
XII - Umile e sernplicisszmo
4'5
vado a dare del lavoro a Don Lago, e ritorno subitol). Tor- %.
nato, si sedette e disse ai ragazzi: <( Fàtemi sentire il dialo-
ghetto I). Come ebbero finito, si mostrò soddisfatto e regalò
loro uno scudo d'argento, dicendo d'andarlo a depositare
presso il catechista, che li aveva inviati. E gli artigiani con-
tinuarono a complimentarlo negli anni seguenti; ma non
permise mai, finchè visse Don Bosco, che gli si rendesse
omaggio in pubblico.
Una volta alla festa di S. Michele, assente il Fondatore,
fu salutato da entusiastici applausi all'entrare in refettorio.
Andò al suo posto, come se nulla avesse sentito, senza far
un cenno di ringraziamento ; ed avendo osservato che
avevan recato a tavola un po' di antipasto, chiamò il ser-
viente e diede ordine di riportarlo in cucina, dicendo: - Que-
ste dimostrazioni si debbono fare soltanto a Don Bosco, oppure
quando si hanno a tavola forestieri di riguardo.
Anche allorchè si recava in visita alle case nella sua
qualità di Prefetto Generale e di Vicario di Don Bosco, pur
essendo in ogni cosa diligentissimo, non faceva mai sentire
la sua autorità.
<< Non dimentico mai - diceva Don Rinaldi - la deli-
catezza usatami dal Servo di Dio all'inizio del mio ufficio di
direttore e prefetto di una nuova Casa a Mathi. Io, giovane
e inesperto, mi sentivo un po' indeciso: m'aprii col Servo
di Dio che volle egli stesso venirmi in aiuto e assicurarmi se
avevo o no bene impostati i miei registri. Fu a Mathi un
giorno e, appena avevo innanzi a lui aperto i miei registri,
fui chiamato in parlatorio. Ritornato dopo oltre un quarto
d'ora, credevo di avere già il giudizio del Servo di Dio, ri-
tenendo che nel frattempo li avesse scorsi; trovai invece lui
raccolto in sè ed i registri nella stessa posizione in cui li
avevo lasciati partendo. In mia assenza nulla aveva guardato
e nulla aveva toccato I).
(Nella lunga conoscenza col Servo di Dio - conferma
il prof. De Magistris - ho sempre ammirato quel senso di
nascondimento per cui cercava di comparire il meno possi-
bile. I1 suo portamento, il suo modo di rispondere era tale
da manifestare l'umiltà del suo cuore. Rifuggi sempre da

22.4 Page 214

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- V Sull'orme di Don Bosco
tutti gli onori e da tutti gli applausi, non fece mai sfoggio
della sua bella intelligenza...s.
Nel servo di Dio - come s'è detto - notava il
Card. Cagliero - non è mai esistito l'io, n& il mio, ma
solo DIO )>.
Oltre 10 studio abituale di compiere ogni cosa con in-
cantevole semplicità e naturalezza nel modo migliore, ebbe
un'altra affermazione singolare, voluta dal pensiero di dover
tutto a Don Bosco che l'aveva awiato al sacerdozio, e nella
forma più devota a lui interamente consacrò la vita.
Anche quando successe al Padre, benchè tutti ammiras-
sera lo splendore delle sue virtù personali e l'eccezionale
attività, noti si considerava nulla più degli altri; nulla si
vedeva in Illi che sapesse di apparato, di autorità, di dignità;
il suo tratto era così modesto e semplice, che talvolta sem-
brava confinasse con la timidezza.
« A me pare - scriveva il prof. Alessandro Fabre, ex-
dell'oratorio - che l'umiltà di Don Rua appaia assai
più che da qualsiasi altra cosa da questo che egli, pur avendo
negli anni del suo rettorato dato grandissimo sviluppo alle
opere salesiane, non parve mai compiacersene e mai non ne
parlava come di cosa fatta da lui, sebbene sempre l'attribuiva,
dopo Dio e I'Ausiliatrice, a merito del venerabile Don BOSCO,
di cui si considerava come semplice ministro esecutore )).
Rifuggiva così delicatamente dal porre in evidenza la sua
persona, che se qualche sua iniziativa veniva attribuita a
Don Bosco, era felice di restare nel nascondimento. Anche
gli ultimi 22 anni furono una serie ininterrotta di atti
d'umiltà, perche non cessò mai di rivolgere al Fondatore le
lodi e gli onori che a lui venivano tributati e, dall'intimo
del cuore, di attribuire al Padre i successi del suo governo
pio, saggio, e vigilante.
((Praticamente- dice Don Barberis - era destro a far
figurare Don Bosco in tutte le cose che egli faceva; e di quelle
che gli riuscivano bene dava lode a lui che glie le aveva sug-
gerite e insegnato il modo di eseguirle, e diceva che di suo non
v'wa altro che la parte difettosa che poteva trovarsi in esse a
Permetteva che gli allievi e gli ex-allievi annualmente
gli dessero pubblica testimonianza d'affetto, come a Don
Bosco, per cattivarsi sempre più il cuor loro e fare maggior
bene alle loro anime; ma anche in quelle feste la sua per-
ona scompariva affatto per l'abito disinvolto di rivolgere il
ensiero di tutti a Don Bosco, cui cordialmente riferiva
Per questo volle che si compissero nello stesso giorno,
24 giugno, felice di veder continuato l'annuale tributo di
riconoscenza al Fondatore.
Neppure nei biglietti di visita non volle alcun titolo, ne
di professore, nè di Rettor Maggiore, ma semplicemente
il nome e il cognome, la qualità di sacerdote, e l'indi-
rizzo: Sac. Michele Rua, via Cottolengo 32, Torino. Dopo la
morte di Don Bosco, essendo rimasti molti biglietti suoi
- anche questi sol col nome, cognome e qualità di sacer-
dote - anziche gettarli nella cartaccia, volle usarli, facendovi
aggiungere a mano il nome suo, in questa forma: - 11 sac.
Michele Rua successore del SAC. GIOVANNBI OSCO- e li
sino all'ultimo; quindi prese a stampare i propri, nel
modo che abbiam detto.
<(
Rieletto Rettor Maggiore, scrisse
Rectorem te posuerunt? Noli extolli;
10quUeiMsILanTtAi...p>r)o.Eponsietli-:
l'umiltà più ammirabile, sino all'ultimo giorno, visse gli
anni più fecondi del suo apostofato; e conservò e portò i1
pezzettino di carta, su cui li aveva scritti, nel suo porta-
fogli sino alla morte.
Era voce comune che la sua vita e il suo spirito ricopia-
ano fedelmente la vita e lo spirito di Don Bosco; egli stesso
ratestava continuamente di mirare a questo in ogni cosa, , '
umilmente si raccomandava alle preghiere altrui perchi:
otesse essere « almenola b u t t a copia di Don Bosco>>m; a
ndo vedeva rinnovarsi attorno la sua persona le impo-
ti dimostrazioni di venerazione e di stima che abituai-
nte %sivolgevano attorno al Maestro, o sentiva pubblici
ogi equivalenti, restava mortificato e ripeteva con senti
mento: (( Tutto per Don Bosco!... Se fosse per me, non potrez
sopportar nulla di tutto questo! n.
In molti dei suoi viaggi in Italia e alllEstero, app
- 7 Vita del Samo di Dio Michele Ruo. Vol. 11.

22.5 Page 215

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4' 8
V - Sull'orme di D a Bosco
scorgeva moltitudini di persone d'ogni classe sociale adu-
narsi al suo passaggio, cominciava a ripetere: - Quanto è
amato Don Bosco! - ma quando vedeva accendersi l'entu-
siasmo attorno la sua persona e tutti andar a gara per awi-
cinarlo e riceverne la benedizione: - Ma non son mica Don
Bosco! - esclamava - non son mica Don Bosco io!
Accadeva spesso che mentre la folla degli ammiratori
lo premeva d'ogni parte per baciargli le mani, alcuni gli
tagliuzzassero anche gli abiti; ogni volta che se ne accorgeva.,
ne mostrava i1 più vivo rincrescimento e, nell'alto spirito
di umiltà che io governava e per il basso sentire di se,
esclamava: a Questa gente non sa ch'io sia! Se mi conoscessero,
non avrebbero fatto cosi ».
a Ben sovente - diceva - per le opere più grandi Iddio
si serve dei mezzi pi& deboli, afinchè più facilmente si riconosca
il suo intervento D.
Più volte, in treno, senti cadere il discorso di alcuni,
che viaggiavano con lui, sull'opera di Don Bosco e sul SUO
Superiore; e siccome era somma l'ammirazione e grandi gli
elogi che facevano alla sua persona, fu visto arrossire delica-
tamente e, con prudenza ma in fonna risoluta, far cenno a
chi l'accompagnava che si guakdasse bene dal dire che era
lui il sacerdote di cui parlavano e al quale mostravano tanta
venerazione.
Don Giulio Barberis che l'accompagnò ripetutamente i
lunghi viaggi, dichiara di aver veduto dappertutto <( cos
affatto straordinarie >)F. u con lui a Roma, in Sicilia, in Fran-
cia, nella Spagna, in Inghilterra, nel Belgio, e in ogni luog
-vide farglisi accoglienze trionfali, tributarglisi speciali segn'
di venerazione dal Card. Bourne in Inghilterra, dal Cardina
Mercier nel Belgio, ((a Roma si può dire da tutti i Cardi
nali)); ma egli attribuiva tutti quegli onori a Don BOSCO
dicendo che lo trattavano così splendidamente, solo perch
era il suo successore.
Le accoglienze che riceveva dai vari popoli aveva
dello straordinario; in molti luoghi veniva tutta la pop
zione a riceverlo, comprese le Autorità civili ed ecclesiasti
e... l'umilti sua spiccava anche nel modo con cui trattava
XII - Umile e semplicUsimo
4'9
poveri, i ragazzi e gli umili, con i quali si tratteneva più vo-
lentieri che con i signori e gli altolocati >).
Anche quando avrebbe potuto far sentire la sua autorità,
. rimaneva tranquillo e modesto come l'ultimo dei salesiani.
Aveva accettato il figlio d'una povera vedova a condizioni
di favore nell'oratorio, una piccola offerta all'ingresso e
un'altra ancor più piccola durante l'anno; e la mamma, ac-
compagnata da una nipote del Servo di Dio, presentò il
ragazzo al direttore, il quale disse che trovandosi nelle stret-
tezze non poteva proprio accettarlo. La nipote osservò: -
Credo che Don Rua sia il superiore! - E il direttore: - Io
non guardo che ai suoi ordini, ed ora non ho avuto nessuna
comunicazione! - E non cedette, e lo rimandò a casa. I1
Servo di Dio, come venne a sapere la cosa, senza mostrarsi
menomamente offeso, rideva e rideva grazio~ament~.
Quando andava a Roma, dopo essersi recato dai salesiani,
la prima visita che faceva - dice una suora - ((era alla
casa delle Figlie di Maria Ausiliatrice in via Marghera. E
ricordo che un anno si trovava nella porteria certa Suor
Imelde Gaspari, che non lo conosceva ancora. Lo fece pas-
sare in parlatorio e poi gli disse: - Chi devo annunziare?-
Dite a Madre Eulalia che c'è un salesiano. - La buona
Madre Eulalia venne subito e trovò niente meno che il signor
Don Rua! Quanta umiltà!... Sull'istante si diede il tocco di
campana e le suore corsero ad ossequiare il buon Padre, il
degno successore di Don Bosco )>.
La sua umiltà brillava nel raccontar fatti che parevano
umilianti, e nel silenzio assoluto quando riteneva che anche
n breve accenno potesse tornar a sua lode, avendo.sempre
resenti gli esempi del Padre. Nei Processi per la Causa
di Beatificazione e Canonizzazione di Don Bosco depose
come questi talvolta si racconzandava al Sknore afinchè non
lo mettesse in tali imbarazzi da essere riputato autore digrazie »,
e <( dI'opposto raccontava vo~mtiericerti fatti in cui s'era ot-
tenuto un risultato contrario ai desideri di chi implorava la sua
benedizione h>; ed egli faceva ugualmente.
Nel I903 fu chiamato al letto della signora Evasina Gi
lardini nata Massaza, che fin da1 1898, un anno dopo che er

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420
V - Sull'orme di D a Bosco
passata a nozze, fu colta da mille mali: le venne un tumore
al cervelletto, e contemporaneamente perdette la :vista,
Yudito e la parola! Da cinque anni si trovava in cotesto do-
lorosissimo stato; a stento riusciva a manifestare qualche
desiderio scrivendo una parola su larghi fogli di carta che le
ponevano sopra le coltri; e non poteva rendere più alcun
se non per clistere. Venendo l'estate, e assicu-
rando gli egregi dottori che l'avevano in cura che le condi-
zioni sue restavano immutate e i parenti potevan recarsi in
campagna, questi, prima di venire alla partenza aderirono
alla -proposta d'invitare il Servo di Dio a farle una visita.
Egli accettò; rifiutò la carrozza che gli avevano offerto,
ma promise che, essendo di quei giorni molto occupato, vi
sarebbe andato in tranvai, il 27 -giugno. Per ragioni impre-
viste quel giorno non potè, e con un bigliettino di sua mano
awisava la famiglia che rinviava la visita al 29, verso le ore
18, e così fece. Appena fu al letto dell'inferma, rimase for-
temente colpito 81 veder quanto sotiriva e domandò se avesse
gih 60 anni. " Ne ha solo 31! ,, gli rispose la cognata, dalla
quale abbiam appreso i!. fatto e che allora espose lo stato
della sotierente al Servo di Dio. Questi, volgendosi alle due
infermiere che l'assistevano giorno e notte (parenti di un
caro sacerdote salesiano, che avevano avuto il pensiero d'in-
vitarlo a far quella visita): - Ah!, diceva, voi avrete dawero
una bella nicchia in paradiso!...
Intanto si chiese all'inferma, con speciali segni di mano,
se voleva,l'assoluzione sacramentale. - Chi c'è? rispose. -
Un sacerdote! - e, sempre con segni, che Don Rua non
poteva capire, ella chiese chi fosse e le risposero: - Un
santo! - " Sì! ,, fece allora. E pregarono il Servo di Dio a
darle l'assoluzione. E Don Rua le impartì l'assoluzione, poi
la benedizione di Maria Ausiliatrice, quindi rivolse alcune
parole di conforto ai parenti, e se ne partì. Erano sette o
otto minuti che era uscito, e l'inferma, presente lo sposo,
tornato a casa allora allora prima del consueto, placidament
si addormentò nel Signore!... La benedizione del Servo d'
Dio le aveva abbreviato tante sofferenze ed aperto le port
del paradiso!...
XII - Umile e semplicissimo
42'
r awenne, poco dopo, che avendo il Servo di Dio rac-
ntato a Don Luigi Versiglia, poi Vicario Apostolico in
na, una grazia strepitosa ottenuta di quei giorni e attri-
uita all'intercessione di Don Bosco, il futuro martire mis-
ionario gli domandò confidenzialmente se non avesse egli
ure con le sue benedizioni operato qualche prodigio. G Si!
spose amabilmente, e taceva. L'altro insistè che gli dicesse
om'era andata la cosa, e allora: 6 Vedi, disse, mi chiamarono
i questi giorni ad impartire la benedizione di Maria Ausi-
iatrice ad una donna da anni gravemente inferma, ed io li
ccontentai )). <( Ed è subito guarita?)).<< Morì subito dopo! e
sorrideva amabilmente.
Anche nelle Deposizioni fatte negli accennati Processi s'in-
ntrano non pochi spunti d'umiltà. La causa di scienza di
ri particolari, quale venne esposta nel Processo dell'ordi-
aria, non s'incontra più negli atti del Processo Apostolico.
d esempio, parlando delle mortificazioni del Maestro nel
rendere riposo, nel Processo dell'ordinario aveva dichia-
to: (([DonRoscol mi disse una volta che $no all'età di cin-
uant'anni non dormiva più di cinque ore per notte; ed io ero
timonio, che lo vedevo sempre col lume acceso in camera $no
ora molto avanzata s... Ed egli, che allora non aveva ancor
rent'anni, che faceva in quelle ore notturne? Vegliava per
sservare Don Bosco? Lavorava, come il Padre, e... continuò
lavorare! Ma nelle deposizioni del Processo Apostolico,
entre torna ad affermare che Don Bosco soleva limitare
riposo notturno ci a cinque ore e >), che talvolta cc urgendo
ualche lavoro..., passava eziandio notti intere al lavoro, senza
rendere alcun w$oso>),non fa più l'affermazione esplicita di
scienza propria come aveva fatto nel Processo dell'ordinario.
che la preziosa cooperazione che prestò al Padre in più
circostanze, è ristretta più volte a questa frase: «col debole con-
rso dell'opera mia )>. Così molte cose che si sarebbero traman-
ate con edificazione, passarono per la sua umiltà nell'oblio.
Anche se inesattamente veniva attribuito ad altri qualche
avaro suo, o a lui qualche particolare che non tornava di
iena lode, taceva umilmente.
Nel 1901 Don Riialdi, da lui chiamato a succedere al

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_.-.-
-. -~
-V Sdl'orme di Don Bosco
prefetto generale Don Domenica Belmonte, trovò in ufficio
le bozze di stampa di un trattatello, contenente fe norme
i& importanti che deve seguire il prefetto delle case sale-
ane nella contabilità. Credendo che fosse stato composto
1 suo anteCessore, nel farlo stampare vi premise una let-
ra, nella quale ricordava le virtù e l'amabilità del caro
estinto, e presentava il lavoro che questi «compose con
grande amore e diligenza terminandolo colla sua vita>>e,
nel 1905 nel curarne la seconda edizione, tornò ({aramivare
la memoria dell'indimenticabile Don Belmonte >>m,entre poi
gli cadde sott'occhio un manoscritto che fa parte del fa-
scicolo, di mano del Servo di Dio, il quale tacque sempre
di esserne stato I'autore o l'ideatore. Forse Don Belmonte
ritoccò e ampliò il lavoro, cbe venne ampliato anche nella
seconda edizione, ma sta il fatto che Don Rinaldi fa
questa esplicita dichiarazione: «Nei primi tempi che io fui
prefetto, trovai le bozze di un manuale pel Prefetto nel ta-
volino del mio predecessore Don Belmonte. Credendolo
opera
fratelli
di
in
questi, posi una lettera di
modo di prefazione. La feci
presentazione
vedere prima
aalisceornv- o
di Dio e poi la diedi alle stampe. Solo molto tempo dopo
trovai il manoscritto, di calligrafia di Don Rua, e conobbi
che egli nella sua umiltà ne lasciava ad altri la paternità>>.
Don Lemoyne, nelle Memorie Biogra$che di Don Bosco,
riposa un dialoghetto awenuto tra Don Bosco e il prefetto
dell'oratorio, cui il buon Padre raccomandava d'avere un
PO' più di belle maniere e anche di fare un po' il negoziante
d'olio, avendo ((udito certi usci stridere, e un po' d'olio
accomoderebbe tutton; e in fine fa il nome dell'amm~nit~,
dicendo che era Don Rua, il quale divenne poi «buono,
affabile, dolce, in una parola un altro Don Boscon. L'ammo-
nito, come noi abbiam sentito raccontare, lui presente, era
invece il prefetto esterno Don Secondo Marchisia.
temente neli'oratorio s'era formata la tradizione erronea che
segui Don Lemoyne, e questa, forse più d'una volta, nelle
conversazioni familiari sarà giunta all'orecchio del Servo di
Dio, che in questi casi taceva umilmente.
Per ben assolvere l'alto mandato affidatogli dalla Prov-
--
~
- XII Umile e smpIicissinzo
423
videma, non prendeva alcuna importante deliberazione,senza
chiedere consiglio anche ad altri superiori, per cui aveva le
atte<nz(Rioinciorpdiùo-dedliiccaeteD. on Barberis - come insinuò anche a
me l'impegno d'aiutarlo, e mi metteva anche in grado di
conoscere i suoi pensieri a questo riguardo, che tutti erano
rivolti maggior gloria di Dio e al bene delle anime. Così
so che fece pure con altri. Tutti, in breve, fummo persuasi
he come Don Bosco fu mandato dalla Divina Prowidenza
a fondare la Società Salesiana e a fare cose straordinarie, Don
Rua fu mandato a sistemarle e a consolidarle».
((Nel 1909 - racconta Don Tozzi - recatomi a Torino
per ottenere un prestito per costrurre l'istituto a Cape Town,
ad un'adunanza del Capitolo Superiore lessi un lungo pro-
memoria e risposi alle obiezioni che venivano fatte special-
mente dal signor Don Rinaldi, il quale, come prefetto gene-
rale, era al corrente di tutte le difficoltà tecniche e finanziarie.
Quando esitavo a dare una risposta, il buon Padre m'inco-
raggiava a rispondere, e mi fece capire che le obiezioni
venivan
non perchè mi si volesse rifiutare il prestito,
ma perche si
chiarire il terreno e superare le difficoltà.
Alcune settimane dopo il signor Don Rua m'inconuò
all'Oratorio, e mi diede la lieta notizia che il prestito si era
effettuato, e saggiunse: - Ricòrdati che è il signor Don Ri-
%aldiche ti ha trovato il denaro, c m ~non poche difficoità; non
dimenticarti di ringraziarlo per quanto ha fatto per te. -
Restai ammirato della sua bontà nel darmi la lieta notizia,
e della gentilezza con cui desiderava che il bene fatto da
altri fosse riconosciuto con gratitudine a.
Ma per sè, nè per gli altri superiori, non permetteva
eccezione alcuna. Si trovava in visita a un collegio, e una sera
dopo cena si recò in cucina dove vide che stavano facendo il
caffè, Osservò subito che Don Bosco non voleva che lo si pre-
parasse la sera innanzi, per risparmiare il fuoco ed acconten-
tare di più la comunità, perchè il caffè se si appena fatto,
è sempre più gustoso, anche con poche droghe. E intanto
chiese d'assaggiarlo. <(Lacuciniera - narrava Suor Petro-
nilla Mazzarello - gli fece osservare che ne aveva dell'altro,

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V - Sull'orme di Don Bosco
fatto a macchina, e glie l'avrebbe preparato, come faceva
per qualche superiore. E Don Rua: - Questo non va! -
E la suora insisteva, ritenendolo una delicatezza; ed egli:
Guardate - le disse - fate così: fate il caffè uguale per tutta
la comunità; al superiore potrete dare una tazza più bella, ma
il caffè, come il vitto, sia uguale per tutti)).
L'umiltà spiccava nella semplicità con la quale accettava
ogni osservazione da chiunque. Dava importanza a qualsiasi
cosa gli dicesse qualunque confratello, fosse pure il più
giovane dei chierici o l'ultimo dei coadiutori. Qualcuno
n'andava meravigliato, ma fuor di luogo; perchè il Servo
di Dio prendeva ogni cosa in considerazione, poi indagava
e controllava, precisamente come dice l'Apostolo: - Esa-
minate tutto, e ritenete ciò che è buono - "omnia probate,
quod bonum est, tenete ,,.
Un salesiano, bravo ed esemplare, ci narrava che mentre
si trovava all'oratorio dove faceva scuola nel ginnasio, una
volta fece a Don Rua una rassegna di varie cose che riteneva
inconvenienti, circa il modo di fare dei colleghi. La lamentela
fu piuttosto lunga. I1 Servo di Dio l'ascoltò in silenzio atten-
tamente, in fine gli dichiarò in bel modo che non divideva
punto le sue idee, chè lui, ancor giovane, non vedeva le
cose dal lato giusto, non conosceva lo spirito nè le inten-
zioni dei compagni, e quindi stesse un po' più attento nel
giudicare.
Quando, dopo aver udito un lamento, chiamava l'impu-
tato, non perdeva neppur una sillaba di ciò che gli veniva
esposto a scusa e giustificazione, sempre pronto a credere
più al bene che al male; con visibile compiacenza ascol-
tava i particolari più favorevoli, ed era felice quando certe
cose non risultavano così gravi come le aveva sentite, at-
tenendosi sempre più facilmente alle spiegazioni che alle
accuse, con tale ottimismo che pareva confinasse coll'in-
genuità. Al Servo di Dio - questa è la verità - non pareva
possibile - e lo diceva chiaramente - che una persona
religiosa potesse nella giornata commettere qualche colpa
grave, se la mattina sfera accostata alla Comunione o aveva
celebrato la Santa Messa!
Riteneva abitualmente c( come atto di umile ossequio la
'bera e schietta sincerità dei propri inferiori)), proprio come
dice S. Gregario Magno (I).
a Essendomi presentato a lui negli anni in cui mi trovavo
aila redazione del caro Bollettino Salesiano - ci disse più
alte Don Antonio Dones - per comunicargli che nell'ora-
rio si vociferava com'egli si lasciasse in certe cose dominare
un confratello sacerdote, per soverchio zelo invadente,
n Rua con tutta tranquillità mi fece sedere e senza scom-
rsi volle che io gli esponessi minutamente tutto quello
e si diceva contro di lui a questo riguardo; e, senza insi-
tere troppo sull'inesistenza della cosa, mi assicurava che
vrebbe cercato di fare in modo di togliere persino l'ombra
ed il sospetto, come realmente fece in seguito. E mi conge-
dava, quasi ringraziandomi dell'osservazione fattagli.
»Altravolta, facendogli io notare come nelle brevi udienze
e dava ai confratelli, questi restando in piedi accanto a lui
tevano leggere le lettere che egli apriva o teneva aperte
sullo scrittoio, egli, senza voler indagare i fatti particolari
a cui alludeva, accettò con vera compiacenza il mio rilievo
e me ne ringraziò con affettuose parole, dimostrando poi alla
pratica come avesse gradita quell'osse&azione, che cercò
di praticare con tutti ed anche con me stesso, dopo anni
(<Nell'agosto del 1894 - conferma un altro Salesiano -
i recai a visitarlo per parlargli intorno alla mia vocazione.
Fui accolto gentilmente e fatto sedere a lui vicino. - Aspetta
un po'! - mi disse, e intanto andava sfogliando ed appun-
tando la sua interminabile corrispondenza. Io giovane, al-
quanto dissipato e curioso, davo occhiate intorno alla stanza
e qualche volta fermavo gli occhi sulle lettere aperte che
m'erano vicine. I1 buon Padre se ne accorse e, con dolce
sorriso, fissando i suoi occhi vivi nei miei, mi disse: - Nec
oculus in carta, nec manus in arca! - Grazie, soggiunsi
io, e abbassai il capo. Quella lezione non l'ho mai più
dimenticata )>.

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426
- V Sall'orme di Don Bosco
Gli giungevan talora letterine e letterone, piene di os-
servazioni e di lagnanze, e le leggew dalla prima all'ultima
riga con immutata serenità, facendone tesoro in ciò che ri-
teneva conveniente.
Una volta, - pieno d'ammirazione rammenta Don
Domenica Canepa - credetti bene di scrivergli una lettera,
piuttosto vivace, per segnalargli dei lamenti che circolavano
sopra un inconveniente nel quale si diceva pure, con poca
verità, ch'egli avesse parte. Alcuni giorni dopo, passo vicino
alla casa ove si trovava per recarsi in altra casa. Mi fece
chiamare, e mi disse d'accompagnarlo per un tratto di strada.
Credevo ch'egli rimproverasse alla mia libertà, invece mi
disse:
r) - Ricevetti la tua lettera e ti ringrazio di quello che mi
scrivesti e desidero sapere se hai ancora qualche cosa. Parla
pure con tutta libertà; mi farai sempre un gran piacere tutte le
volte che mi scriverai».
Con carità sovrana, anche nei casi più gravi, aborrendo
dalpropagare le colpe altrui, talvolta taceva anche in Ca-
pitolo le altrui mancanze; taceva anche quando avrebbe po-
tuta parlarne a sua difesa.
Don Rinaldi ricorda come in una riunione di vari su-
periori, presente il Servo di Dio, si parlò di provvedimenti
da prendersi a carico di un confratello, che aveva dato non
pochi fastidi durante la permanenza nell'istituto. I fatti a
sua condanna sembravano abbastanza palesi e gli interlo-
cutori erano convinti della sua colpevolezza. L'ultimo a
parlare fu il Servo di Dio. ((Esaminòfatto per fatto, accusa
per accusa, e con sentimento di carità, unito ad oculatezza
d'osservazione, .seppe trovare a d ogni cosa un lato, un'in-
terpretazione che veniva a sminuire assai quella colpa che
gli altri avevano riscontrato. Questo, lo si vide chiaro, lo
faceva
chiara
indotto dalla
Don Rinaldi
s-ola
carità. L'ammirazione mia -
crebbe ancora quando trovai
-
nel
cassetto del Servo di Dio una lettera dello stesso confra-
tello datata anteriormente al giorno della riunione, nella
quale confessava candidamente tutta la sua colpa )>.
I n una riunione capitolare si trattò se si doveva o meno
- XII Umile e semplicissimo
427
.re in carica un ispettore che aveva terminato il
I presenti furono contrari, il Servo di Dio non
isse una parola. Comunicata la 'decisione all'interessato,
- questi ritenne che la mancata rielezione si dovesse al Rettor
Maggiore, e ne concepì molta amarezza e gli scrisse molte
lettere di protesta. « I1 Servo di Dio - dice Don Rinaldi
mentre avrebbe potuto, con una sola parola, riversare sul
Capitolo la responsabilità di quella decisione e liberarsi da
quell'odiosità che lo faceva soffrire, tacque sempre, e portò
con merito anche quella croce)).
((A Torino, come a Milano - rileva Don Saluzzo -
bi occasione di ammirare la sua straordinaria umiltà di
si domandar scusa e ricredersi quando conosceva di aver
o un rimprovero o una disposizione non del tutto con- ;
Un altro ispettore salesiano, esemplare e pieno di zelo, ci
ce la dichiarazione confidenziale, che un tale, il quale non
poteva perdonargli di averlo tolto da una casa più impor-
ante per affidargliene una di minore importanza, valendosi
di chi poteva influir molto presso il Capitolo, riuscì ad ot-
tenere che venisse rimosso da ispettore. a Ero ben lontano,
dopo tante fatiche, da sospettare un fatto simile )) e, chiamato
a Torino, ((un bel mattino, Don Rua si avvicinò a me, e
i notificò che il Capitolo, per motivi di salute, credeva
ne di esonerarmi dalla carica. Caddi dalle nuvole, e dopo
... aver esposto quanto credevo conveniente e del caso, con-
clusi: - Senta, caro Don Rua, sono stato per trent'anni
e per vent'anni ho insegnato agli altri la perfezione, il dovere
i ubbidire e di abbracciare le umiliazioni da qualunque
arte vengano e di qualunque gravità siano; stia tranquillo
che non darò fastidi con lamenti ai superiori, ora è tempo di
praticare ciò che ho insegnato agli altri; sono già tranquillo
come prima e disposto ad andare dove lei vorrà. - Don Rua
i commosse; capì che questa decisione era stata inoppor-
una, si turbò, camminò ancora un poco con me, barcollando,
entre prima aveva il passo sicuro, e quasi balbettava....
me, più che la decisione significatami, faceva pena la ti-
ubaua di Don Rua, che proveniva dalla pena che provava

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428
V - Sull'orme d i Don Bosco
anche lui. Ci siamo separati, egli dicendomi: - Caro N . N.,
ti voglio sempre bene! - ed io rispondendo: - Anch'io le
sono e le sarò sempre grato!... - Da quel giorno le atte-
stazioni di stima e di affetto datemi da Don Rua furono tali
e tante che io ero commosso... D; ed t( ho ammirato il senso
ffienreitad..i.
giustizia e di carità con
In nessuna circostanza
cui cercava
si scordava
di
di
medicare la
me e faceva
vedere per me le tenerezze di un padre! Come Don Bosco,
egli ebbe un cuore vasto come le arene del mare!... t).
((Nessuna virtù - osserva il Capecelatro - è stata mai
casi malamente intesa o piuttosto presa a rovescio, come questa
dell'umiltà, la quale per alcuni rispetti è la regina delle virtù
cristiane, ma una regina che cela la sua leggiadra e le sue
grazie ai profani, ed è bellissima soprattutto per bellezza in-
teriore ( I ) )>.Nel Servo di Dio l'umiltà ebbe anche una
bellezza esteriore e dava un non so che d'attraente alle
più
cose. Bisognerebbe essergli stati accanto molti
anni, non solo ammirandolo, ma studiandolo e annotando
ogni particolare, per tramandare ai posteri, come sarebbe
nostro desiderio, nel suo pieno incanto l'abito della sua
perfezione!
Chi non ricorda la sua grande mortificazione, la venera-
zione per le cose del divin culto, l'a schiettezza di linguaggio,
la calma inalterabile, l a bonarietà e la squisita bonth con
tutti, la semplicità con cui sedeva a mensa in casa e fuori di
casa, la discrezione in ogni circostanza, i'amore alla povertà
e il fiducioso abbandono nelle braccia della Prowidenza;
in breve la pienezza della pratica d'ogni virtù e... l'intima
sua convinzione d'essere uient'altro
Oh! se si fossero annotati. tanti
cphaertiicloplaorvie!.r.o.
Don
Rua?
Quando si recava alle case di noviziato e di studentato
e visitava anche l'orto o l'umile giardino, <<nonfu mai vi-
sto - scrive Don Terrone - toccare un fiore, un acino
d'uva; e specialmente trovandosi coi novizi e giovani chierici
inculcava l'amore alla mortificazione e la ~adronanzadi sè
in questi
atti di virtù, che ripetuti con semplicità e
- X I ~ Umile e seml>li&simo
429
naturalezza, preparano lo spirito ai grandi sacrifizi della
rispetto e venerazione per ogni oggetto re-
lativo al divin culto che, sebbene fosse abituato a valorizzare
ogni minima cosa, non voleva che si usassero fuori di chiesa
i moccoli delle candele che erano state sull'altare!...
Don Emanuele iVIanassero ricorda come nell'estate del
1896 aveva ricevuto l'ordine di andar. direttore a Genzano
di Roma, e durante gli esercizi il Capitolo Superiore tornò
trattare della nomina del direttore di quella nuova fonda-
ione ed elesse Don Versiglia, lasciando a lui l'ufficio di
catechista o direttore spirituale a Foglizzo. (I Ciò che mi fece
impressione allora - ricorda Don Manassero - fu il vedere
qualche superiore impacciato nel comunicarmi tale notizia.
Invece il signor Don Rua, di ritorno la dimane da. Ivrea, per
la via di Rodallo, ove gli andammo incontro, con tutta deli-
ambagi, mi salutò: - Signor Catechista,
sta? - L'anno dopo Don Manassero venne nominato
izzo, e rilevando come Don Rua fosse solito
anno per la festa di S. Michele, rammenta
ce uno sforzo speciale per giungervi, es-
alla Spagna,... e il nuovo impianto di luce
elettrica fece fiasco per un temporale che danneggiò la linea,
e un certo malessere rese assai noiosa l'accademia, tenuta
quasi al buio; egli però, tuttochè stanco dal viaggio, non diede
segno di noia, di volerla abbreviare)).
Si trovava a S. Benigno Canavese, e aveva le gambe
malate. I1 fido Balestra glie le medicò nella stanza attigua a
quella dove stava, trasportandoci il cuscino del suo letto
che poi si dimenticò di rimettere a posto. Quella sera Ba-
lestra andò a dormire nella stanza dove aveva medicato il
Servo di Dio, e questi avendo cessato di lavorare quand'egli
s'era già coricato, per non disturbarlo dormì quella notte
senza cuscino. E ciò cinque mesi prima che morisse!
(1 Ricordo - scrive Don Camuto 1che quando accom-
pagnai Don Rua a Malta, non ci fu verso di aver assegnata
la cabina. Furono awisati parecchie volte i camerieri, che
romettevano e scomparivano, e in fine non comparvero

23 Pages 221-230

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23.1 Page 221

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V - Sull'orme di Don Bosco
più. E passammo tutta la notte seduti nella sala. Don Rua
non fece la minima rimostranza, non disse una parola di
lamento >>.
i< La
proprio
isnuaaltepraazbiielne.z..a
-
Un
scrive
giorno
Suor
lo si
Teresa Testa - era
invitò per la celebra-
zione d'una messa solenne all'opera Barolo, in via Cotto-
lengo. Egli accettò con bontà e si portò all'istituto all'ora
stabilita. Ma che? i1 servizio non era ancor giunto, e si do-
vette attendere assai. La suora sacrestana e il rev. Rettore,
mortificati, per il personaggio che avevano, di questo ritardo,
andavano e venivano dalla sacrestia con impazienza, spiando
dalla porta se giungeva qualcuno. I1 paziente Don Rua,
invece, in atteggiamento di serafino, con le mani giunte
pregava fervorosamente, dandosi per nulla a vedere di questa
contrarietà. E giunse il servizio finalmente, ed egli ilare e
contento si awiò all'altare, lasciando in tutte un grande
esempio di pazienza. Dico in tutte, perchè poi il fatto si
divulgò e tanto le suore che le alunne ne trassero argomento
di grande edificazione B.
Recatosi a Nizza Monferrato - narra Madre Enrichetta
Sorbone - 4 nel tratto dalla stazione a casa fu rincorso da
parecchi monelli scamiciati e sudici, che schiamazzando lo
salutavano in piemontese: Ciareia, ciareia!... I1 Servo di Di
con gesto quasi riverenziale e sorriso paterno, si tolse
cappello e rispose al saluto con parole di bontà. Non so dir
quanta edificazione ricevessero di fronte a tanta umiltà I
sacerdoti che lo accompagnavano e che avrebbero forse
allontanato quei monelli come importuni ».
Era ammirabile. Cercava di prevenire o eliminare ogni
inconveniente, e soleva graziosamente prevedere ogni desi-
derio, con un modo di fare che piaceva a tutti.
Due Figlie di Maria Ausiliatrice, addette all'asilo infan-
tile di Bertulla, si erano recate a Torino: e 4 in via Cotto-
lengo - rammenta una di esse - incontrammo il venerato
signor Don Rua, che veniva dalla parte opposta della stra
che era ingombra di neve; solo di tratto in tratto v'era qualch
piccolo passaggio. Non ostante il vivo desiderio di awicinar
il venerato Superiore, noi eravamo in agitazione, non sapen
- XII Umile e semplicissimo
ciò fosse stato conveniente. I1 buon Padre, intravedendo
Ò la strada e con paterno affetto
n solo ci salutò, ma s'interessò di noi, della nostra casa,
zia che vi avremmo trovato le
avesse avuto altro pensiero
la nostra c'onsolazione, la nostra
Un anno, il giorno delI'Immaco1ata, si trovava a Valsalice
i presentò ad ossequiarlo nel salotto della prefettura il
f. Carlo Cipolla, Ordinario di Storia Moderna alla Regia
iversità di Torino, accompagnato da parecchi nostri chie-
i, studenti universitari, tra cui Don Ludovico Costa, che
mezzo il professore accennò
gli disse: - Signor Conte,
1 professore, ma è assoluta-
tudini sedere a tavola in com-
gnia dei miei allievi.
- )> E lei faccia un'eccezione!...
a, ma io mai san venuto meno
...e sempre più vivamente e il professore
inua a schermirsi Noi si stava in pena e quasi ci pa- .
che si venisse meno alla discrezione con un'insistenza
n certo punto, con nostra sorpresa, il
on Rua, dacchè ella me lo co-
o di obbedire ad un santo!
dendo molto piacevolmente, ri-
e: - Bene, bene, signor professore, grazie! Vedrà, vedrà
... anzo i miracoli che sa operare Don Rua, facendo scom-
etanze! - e rideva festoso -e
Il professore replicò: - Ed in questa sua umiltà, signor
on Rua, io ho una prova della sua santità...
)) E il buon Padre, sempre allegro e disinvolto: - Venga,
enga, professore, e la sua stima aumenterà ancora nel vedere

23.2 Page 222

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43 2
V - ~ull'ormedi Don Bosco
i miracoli che sa fare Don Rua!...n. E durante il pranzo ap-
parve sempre di più la venerazione del prof. Cipolla per il
Servo di Dio, perchè come sostenne, irremovibile, le sue idee
parlando col direttore generale delle nostre scuole, ebbe per
Don Rua, in ogni istante, la più alta deferenza.
Per il primo gennaio e per la festa di S. Ignazio era
invitato a pranzo dai Padri Gesuiti. Se era in città, ordina-
riamente vi andava, in compagnia di un confratello, e ciò che
formava l'abituale ammirazione dei Padri era la sua sempli-
ci& nel conversare e nel contegno. T i r a ~ afuori di tasca un
coltelletto C sc ne serviva per tagliuzzare il pane ed altro,
come un umile figlio del popolo; e teneva conversazione con
tanta cordialità e candore, come se fosse stato della Coni-
pagnia, Padre Giuliano Cassiani Ingoni S. I., nella vita del
santo suo confratello P. Riccardo Friedl, dalmata, che fu
anche Preposito della Provincia di Torino e Rettore ad Avi-
gliana, ricorda un incontro con Don Rua al Santuario della
Madonna dei Laghi. << U n dì si trovò dinanzi a Don Michele
Rua, l'immediato successore di Don Bosco e in concetto di
santo. I due servi di Dio colloquiarono insieme con tanto
gusto spirituale, che il P. Vincenzo Borsalino, ivi presente,
stava ammirando come parlino fra sè i santi)). P. Friedl,
li abbiamo uditi noi puri, ~arlavadell' << infima O Compagnia
di Gesù con l'umiltà più impressionante, e Don Rua dice
che la Chiesa è come un esercito che ha i suoi soldati divi
in tante categorie, e che il còmpito dei Salesiani era quello
di semplici tamburini!
Aveva una semplicità incantevole e una discrezione me-
ravigliosa in ogni circostanza.
<iEra di quaresima - ricorda una Figlia di Maria Ausi
liatrice - e facendo strage anche in Sicilia l'influenza -
concessa la dispensa dall'astinenza e dal digiuno, anche
giorni di venerdì. La nostra buona Madre Morano si presentò
al sig. Don Rua e gli disse: - Senta, Padre, noi qui siamo
dispensati dal magro e dal digiuno per il morbo che infierisce.
Quest'oggi che è venerdì, che cosa vuole che si faccia? non
.vorrà lei, credo, rompere l'astinenza... - Ed egli, sempre
benevolo e faceto: - Ebbene, disse, stropicciandosi le mani
vi è questo permesso, ce ne approfitteremo alla gloria
io, e mangeremo di grasso >).
i trovava a Milano, ospite in casa Ravizza, ed essendo
la, per far onore a lui venne portata a tavola una folaga.
una foiaga, sa, una folaga; e i teologi dicono che la folaga
ò mangiare anche nei giorni di digiuno. - Bene, bene!
volgendosi al confratello che gli era accanto, gli disse:
er far onore alla signora, màngiala tu, màngiala tu! -
i non la toccò!
Catania - racconta Don Lovisolo - come del resto
e il Servo di Dio si recava, tutti i suoi istanti erano
tati. Durante il giorno non aveva che ricevere gente, e
pre parlare, parlare, parlare. Un mattino, andando a
argli il buon giorno, mi accorsi che il suo letto era intatto.
ignor Don Rua!, buon giorno!,,. "Buon giorno, caris-
mo!,,. "Ha riposato bene?,,. "Abbastanza,,, mi risp~se,
seduto al
enza. "Ma
tsacvuoslii.n..oilrilveettdoe.v..amaittpenartaeminetnatteto!d,e,.ll"a Ecosrì-,
e vuoi? Ho dovuto dare udienza fino a sera; ho ancora
'abbondante corrispondenza da spedire...non mi sono spic-
O che verso le due dopo mezzanotte, e allora... non valeva
la pena d'andare a letto, ho dormito alcune ore sul sofit.
i sento bene, però, sai?,,. Ed accortosi che i miei occhi
o posati sopra una bottiglia su cui era stampato
la, si fece tosto a domandarmi: "Ti piace il Mar-
, E come no? Ma in questo momento non posso,,.
No, no, piglia pure un bicchierino e così mi dirai se è
ano, giacchè io non posso gustarlo per bocca, avendo-
elo il mio medico proibito. LO gusto solo con gli occhi
!,,. Furbizia dei Santi ! Gli era forse venuto il sospetto
'.o potessi pensare ch'egli erasi volutamente tenuto desto
ia di liquore, durante la notte? E mi disse anche che tale
quore gli era ogni tanto fornito generosamente da una buona
ignora benefattrice i).
A Palermo sedeva a tavola in arcivescovado, quando,
fine, vennero offerti ai commensali anche dei sigari; ed
vitato egli pure ad accettarne: - Eminenza, disse sorri-
dendo, mi perdonerà se non ne prendo; non so fumare! -
- 8 Vita del Smo di Dio Miihali Rw. vol.11.

23.3 Page 223

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434
- V Sull'orme di Don Bosco
Ma essendo vicino a lui un confratello, che altre volte li
aveva accettati, ne prese uno e glie l'offrì delicatamente, di-
. cendo:- Tieni, prèndilo e fùmalo tu, per far onore a Sua
Eminenza!..
S'era recato a visitare la casa di Artena e all'indomani
doveva partire di,buon mattino per andare a Genazzano a
visitare quella delle Figlie di Maria Ausiliatrice e celebrar
la S. Messa al Santuario della Madonna del Buon Consiglio.
Piowe tutta la notte e al mattino pioveva a dirotto: - Non
parta, gli si diceva. - No, no, ho promesso e devo partire...
- E parti, sotto un diluvio di acqua così torrenziale, che
avrebbe arrestato chiunque, benchè forte e coraggioso, ma
non riuscì ad arrestare Don Rua, che fece quei dieci chilo-
metri a piedi sotto la pioggia!
((Miricordo - ci scriveva Don Luigi Versiglia - una
volta a Foglizzo era una festa solenne, e Don Rua doveva
' cantar iMessa tardi. Uscendo dalla cappella durante 1
creazione del mattino, i chierici gli furono intorno ed egl'
paternamente s'intratteneva con loro; ma affinchè non ve-
nisse ad alcuno il dubbio e quindi il mal esempio, quasi non
si preparasse per la S. Messa, disse candidamente: - Ecco
ho già detto il mio Uffizio ed ho già fatta la mia
zione per la S. Messa; quindi posso trattenermi con voi,
suona per andare in chiesa. - Giova pur notare che i suoi
trattenimenti, benchè gioviali, erano ben altro che dissi
r Un'altra volta, accompagnandolo in vettura da
a Gemano, erano già le nove di sera. Ed egli accorgen
che non saremmo arrivati per l'ora delle preghiere in C
volle che dicessimo subito le orazioni della sera, finite 1
quali, aggiunse casi: - Appena
cenare, e poi senza perder tempo
arrivati
andarci
anorinpoasvarreem! -o
Com
si fece a.
Il fido Balestra ci dà molti particolari dell'abituale esem
plarità e semplicità del Servo di Dio.
<( Nella spedizione delle lettere per le case salesiane usa
la massima economia. Si serviva di buste leggere e di mezz
fogli di carta leggera, e poi tagliava il margine ai medesim
finchè poteva, affinchè non passassero il peso.
)> Usava scarpe comuni e ordinarie, e le portava fin che
.osIs1ibmileederispimaroarlpea,ioesdsiensdcoarpsetatgeli
già riparate
serviva per
I) Qualche volta gli veniva della frutta dalle varie colonie
... agricole salesiane, ed egli si accontentava di vederla, di
lodarne la bellezza, ma non ne assaggiava mai
1) Sempre calmo e tranquillo in mezzo al molto lavoro,
chi lo fermava da una parte, chi dall'altra; e gli avveniva di
dover correre con le gambe gonfie, per non perdere il treno,
sovente doveva fare.
» Sebbene fosse aggravato dal lavoro per il cumolo di
lettere che aveva sempre, e per leudienze sempre numerose
e insistenti, e sebbene fosse pure ammalato, dava il tempo
preciso alle pratiche di pietà... Sovente ho avuto il piacere di
recitare in sua compagnia l'Aqelus Domini, il Dio sia bene-
detto, tre Pater al venerdì alle ore quindici, ecc.; e quando
aweniva qualche temporale, recitavamo le Litanie dei Santi.
)> Non usciva mai per fare una passeggiata e prendere un
po' d'aria specialmente al mattino d'estate, ne avrebbe avuto
tanto bisogno; e nemmeno in casa a fare due passi nel giar-
dino non ricordo di averlo mai visto. Quando usciva, era
per dovere del suo ministero.
)> Nel tempo della quaresima mi faceva veramente com-
passione vederlo così magro e stecchito e, sempre occupato
in mezzo a tanto lavoro, osservare ciononostante esattamente
il digiuno e l'astinenza. Così pure recava non meno pena e
meraviglia 'a vederlo così stanco e indebolito compiere con
tanta esattezza le funzioni della Settimana Santa. Era di
rande edificazione.
» M i faceva pur pena vederlo così magro, con gli occhi
do veniva a dare la buona notte in coro. Ci
se utili e importanti, con quell'aspetto umile
cortese e con le mani giunte.
a Parlava con tanta semplicità e umiltà con ogni sorta d i
volte alla sera, quando il cielo era sereno, mi
ceva vedere le stelle dal poggiuolo dell'anticamera, e m'in-
icava l'arsa maggiore, quella minore, la stella polare, ecc.

23.4 Page 224

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- V Sull'orme di Don Bosco
ompagnava alla stazione Dora
onnitiemvpeodesriespleeran,.u.v. orolesseroaslsemamt-i
0
in
certe
occasioni...o;nmonaiavlzisatvoa
ridere fortemente nem-
mai neppure la voce, se
quel tanto che occorreva per farsi sentire con chi parlava.
come alcune persone pie farebbero
e assemblee e riunioni, mentre si
lasciano prendere dal timore e dalla soggezione, o, come
tu genà! - restano impacciate;
POCOd'audacia l'ho sempre avuta!
AI tempo degli esercizi, quando si trovava a Valsalice,
quasi tutte le mattine gli portavo le lettere. Se lo incontravo
intempo di silenzio, 10 salutavo con segni senza parlare, ed
egli mi ricambiava il saluto, pure con segni senza proferir
parola. In camera poi mi dimandava notizie dell'Oratorio,
se stavano t%ti bene, e m'incaricava di salutare alcuni se-
>>Neciirca nove anni che io dormivo poco lontano dalla
sua camera, al mattino all'ora stabilita bussavo al suo uscio
e dicevo: Benedicamus Domino; egli mi rispondeva: Deo
.
gratias. Discendeva poi per la
aprivo I'uscio dell'anticamera, e
gmlieddiicteavzioo:n-e iRnivceorrioto;,
io gli
signor
Don Rua; ha riposato bene? - Ed egli: - Grazie; anche tu?...
>>All'estatesi cambiava di biancheria ogni settimana,
come è l'uso della casa. All'inverno ogni quindici.giorni. Si
lavava il viso i1 collo e le orecchie tutte le mattine, anche
quando era ammalato; una volta tanto anche i piedi; ma non
prendeva mai dei bagni. Una volta mi disse: -- Quelli che
fanno uso esagerato dei
cilmente vanno soggetti
abllaagnpileaulrl'ietest.a-te,
all'inverno
Penso che
poi
non
fa-
fa-
cesse mai dei bagni anche per evitare la minima ombra di
colpa .contro la bella virtù.
>)Non sputava mai; solo nella malattia, per ordine del
medico, usava la sputacchiera. Noto questo perchè mi pare
che facesse ciò per mortificazione assai grave, specialmente
quando aveva il raffreddore...
9
X I I - Umile e semplicissimo
437
t) I n Don Rua ho scorte molte somiglianze con S. Fran-
cesto. d'&&si: nella statura, magro e sottile, pativa male
agli occhi, sapeva bene la lingua francese, e la stessa modestia
e compostezza, l'amore alla povera, l'umiltà, la mortifica-
zione e la penitenza... ».
Riporteremo a suo luogo altri semplici rilievi, tutti si-
pificatiYi; qui ci limitiamo a trascrivere l'elenco delle cose
che il buon Balestra poneva nella valigetta del Servo di Dio,
quando intraprendeva qualche lungo viaggio,... tale quale
venne a lui dettato dallo stesso Don Rua:
- - - - - ci ~ ~ ~ 'D~iurnoi e c~aladrarioi L~ibro di meditazione Altro
di lettura
- Immagini - Ricordini di Don Bosco Medaglie
- paccodi biglietti da visita - Registro Messe e Contabilità - Orario
- - dellaferrovi-aPettinella - Corno Forbici Catalogo di nostra Società
- di predicazime - Fascicolo di riduzione fèrrovì'aria Porta
lettere - Carta asciugante con carta, buste, ecc. - Cacao)).
Anche
sopportare
il
il
ccaacfafèo.,..;peurnchcèu,cccohmiaienoabdbiiacnaciadoetitno,unnoantapzozatevdai
acqua calda era la sua colazione, anche fuori delI'Oratori0,
dove, sol che ne vedesse la convenienza, non mancava di
dare spiegazione di quella singolarità, perchè nessuno ne
restAassqeumesetoravpiugnlitaot.o.....forse anche qualche lettore sarà un
0' meravigliato nel vederci indugiare in tante piccole cose,
troverà troppo lunghe e minute queste pagine...
Noi, invece, pensando quanto più avranno costato a chi
e ha vissute, vorremmo aggiungerne altre. Ci si perdoni il
ilievo: (<G&inesperti - osserva S . Agostino - perfino negli
edzjizi disprezzano le basi; si fa una gran fossa, v i si fasciano
cadere delle pietre pur che sia, non si levigano, non hanno bel-
lezza. Casi pure nelle radici di un albero non vi è nulla di bello:
eppure tutto quello che poi piace nell'albero ha preso le mosse
dalle radici. Se tu guardi le radici, non vi trovi nulla che ti
piaccia, mentre vedi l'albero e lo ammiri; quello che tu ammiri
è germogliato dalle radici che non ti piacciono (I) ».
(1) T ~ CXL~in.3 a n n .

23.5 Page 225

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-V Sull'uime di Don Bosco
La figura di Don Rua fu ed è sempre grande innanzi
allo sguardo di quanti ebbero la fortuna di conoscerlo, e più
grande ancora apparirà ai posteri quando vedranno raccolte
le testimonianze che si possono ancor avere delle sue
;ma, né ora né poi, sotto qualsiasi aspetto, apparirà così ,
antevoie, come nella sua umiltà.
Don Rua fu
Don Rua!
e>>ri.m..arrà
sempre
caro a
tutti
come
« il
Non ebbi la felicità - dice una Figlia di Maria ~ ~ . ~
liatrice - di conoscere personalmente il veneratissimo
Rua; ma gli scrissi molte volte; e, siccome egli mi rispondeva
sempre Per mezzo del suo segretario, lo pregai di mandarmi
almeno una volta due paroline scritte di sua mano. pa li,
tanto buono e compiacente, mi mandò subito un bigliettino
con queste precise parole:
)) - Volete
?-unte della San
tuanoResgcroiltato...dSaiemtee;coenctceonlota:
Siate molto esser-
adesso? Bene; ogni
PvOoVltEaROcheDlOegNgeRreUteA?q..u.esStoiabmioglieintttoes,i.d..irete un'Ave Maria PEL
Oh squisita bontà paterna del caro Don Rua! )).
Poteva quindi insegnare e ripetere a tutti :
(1 Persevererete, se sarete umili ».
(1 L'umiltà ottiene i lumi del cielo pw capire
((Nondobbiamo illuderci; la dottrina evaqe~icaè dottrina di mwti-
ficmione, di umiltà, di abnegazionen.
(1 Meglio l'umiltà e la pietà, che la sapienza con la gloria e le ?ic-
chexxe ».
se (1 La potenza e la gloria stordiscono gli uomini».
(i Siamo fiaccole che devono risplendere a vantaggio delle anime.
invece di luce samo funzo, saremo di danno ».
Non lasciamociper amar di Dio accecare dal fumo della vanqloria;
teniamo fisso in ntente a che si riducano gloria, onori, dignità; la vera
gloria nostra, la nostra ambizione sia quella di fare in ogni tempo e in
ogni cosa la divina eolontàn.
(1 Ricordiamoci che noi non siamo altro che quel che siamo.al cospetto
di Dio J).
(C G e d ci dd lezioni di umiltà e carità; anche n& disponiamoci a pre-
starci recipvocamente servizi anche umili e bassi».
(1 I l SQnore vuole che ci rendiamo umili^).
Perche Gesù per g ~ a t ' i ~ilecieco nato gli pose $%li occhi del fava?
- XII Umile e semplicissimo
2ev indicarci che la prima condixioize per acquistare la vista
è
riconoscere il fango di nostra natura, cio&praticare i1uffizltà>.
L,umim c k s t e nel negare i doni del Signore, ma nel darne a
lui tutta la gloria )).
(l La vera
nel riconoscerci per quel che siamo e
esiderareche &i- altri pure ci riconoscano $ e tali)).
La base, e diciamo pure l'incanto, della santità di Don
Rua, fu l'umiltà; e verso il termine della sua vita, nel 19077
i du-rante i do~orosiFatti di Varazze, essa ebbe elevazioni
Anche
altro che
inlegpolivero
giorni
servo di
egli sentiva
Don Bosco!
di esser nient'al-
Ricordando Come
alla morte
lettera
del
Padre egli aveva inviato ai
per annunziarne la perdita
Ceoorapcecroamtoarinduanrae
il suo desiderio e per debito di jiliale affetto))di far
tboisstoogn<o(
di
pregiziere in suffragio dell'anima
dire che non voleva che per lui si
sua)), sentì
facesse altret-
tanto;
B~~~~era Don Bosco!... Difaai la lettera funebre
non s,inviò, ma la stampa se ne interessò largamente, e
mondo intero si commosse alla sua scomparsa!

23.6 Page 226

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-V Sull'orme di Don Bosco
XIII
AMATO E VENERATO DA T U T T I ...
(1 S e non d un santo Don Rua, chi potrù esser lo?^> - (<Quest'uomo è di
- Dio! n - (I Bastava vederlo una volta per leggergli l'anima n. (1 Arel-
E'avxicinarlo si provava un'impressione nuova, che ci faceva uscive
- spontaneo dal labbro: (I I'un santo! ». (I ... Il padre buono, il supe-
riore impareggiabile, l'uomo tutto di Dio... i) - (I Emanava un'aria di
santità da tutta la persona I>. - a Fu l'uomo della preghiera e del la-
- - voro 1). Specialmente ci l'uomo della preghiera I). Poteva @etere
con S . Paolo: « Imitatores mei estate, sicut et ego Chnsti B. - (1 Era
voce universale che' fosse un santo fin da giovinetta*. - « S i diceva
- già da tutti che Don Bosco era zm santo e che Don Rua non l'@a
meno n. (I L'unico in cui non potà mai scorgere il rninimo dqettofu
Don Rua ».- (I Ricordo che un distinto sacerdote m i h e s e riteneva la
- santità di Don Rua maggiore ancora di quella di Don Bosco... >)
< ( Eil Santb dov'è?>>.-Dappertutto la fama della sua santità aveva
- gettato radin' profonde. « Don Rua ha tali rapporti intimi con
Bosco che si può dire una relipin vivente di Don Bosco». - «
- scuola di un altro santo ne aveva ereditato lo spirito e il cuore >>.«
Don Bosco, aprova della sua santità, non avesse dtro che pes
l'aver plasmato Don Rna, per me basterebbe per canonizzarlo 1).
- (r Fu Palter Joannes Bosco ». - (I U n santo nel senso stretto della
- parola n. a Una delle stelle più fulgide del secolo XIX nel cielo della
Cristianità 1). - « Guarda come ifigli di Don Bosco hanno potuto tr
- vare un degno successore al primo loro venerabile Padre! >>.(I FUt
Savio Domenico prolungato fino a 70 anni e più! -i) Anche ipiù intt
lo dicevano perfetto! - Come si andava soddisfatti nel baciargli
, mano! Molti gli tagliuzzavano gli abiti per avere una reliquia/
- - Devozione universale. Anche eminenti personaggi s'inginocc
XIII - Amato e venerato da tutti...
41'
- vano innanzi a lui per a v a e la benedizione. Mirabile scambio di
ajfetto tra il Servo di Dio e la fatciullezza. - Con quanta fede era
- avvicinato. « Se riuscirò a toccargli un lembo della veste, sarò sod-
- disfatta)). « Son certa che se riesco a baciargli la mano, non avrò
... - - più la di$Icoltà che mi tormenta». Quanti di questifatii! Scene
- incantevoli d'entusiasmo popolare attorno la sua persona. In pale
- stima l'aveva il Santo Padre Pio X. « Ecco un altro f-rande e umile
- Servo di Dio, del quale la Chiesa occuperà, ne sono sicuro! n. E
... Don Bosco l'aveva preveduto nettamente: (I Se Dio mi avesse
... etto! I).
La bellezza di un'anima, che vive abitualmente una vita
urale, non avendo altro di mira che amare e far
e e servire e far servire, Iddio, non può restar nascosta,
are anche dal corpo; il volto, 10 sguardo, il gesto, il modo
tesso di parlare, pieni in ogni istante dell'amabile gravità e
ella disinvolta gravita dei santi, ispirano venerazione, e chi
awicina resta awolto in un'atmosfera soprannaturale.
Tale era l'anima di Don Rua! Tale era ed, è voce CO-
une nella nostra Societh. Quante volte abbiam sentito ri-
: - Se non è un santo Don Rua, chi potrà meritarsi
avuto tra noi altre anime grandi, come i Servi
io Don Andrea Reltrami e i1 Principe Don Augusto
artoryski, e quanti li conobbero san persuasi della gran-
~ a ' ~ a r t i c o l adr elle loro virtù, ma nessuno ha neppur
nato di paragonarli con Don Rua; perchè, e per la più
a vita e per gli alti uffici che sostenne e il modo con cui
mpì, evidentemente più elevato è il grado di virtù rag-
to dal nostro Servo di Dio.
La esile figura benedicente - scriveva la fiorentina
ianna Mazzei, che ebbe occasione di vederlo da vicino -
à sempre nei nostri occhi non come visione di forma
ale, ma come segno dell'invisibile, come una ragione
ta di credere. A prima vista anzi 10 sguardo esitava
i scontento, poiche nessuna qualità inaspettata l'aveva
ito' all'infuori della troppo apparente caducità di quel

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442
-V Sull'orme di Don Bosco
>>Forseincontrandolo per la via, sconosciuto, molti eb-
bero per lui la compassione di chi, sentendosi forte e cre-
dendosi fortunato, dice - Pover'uomo! - e lascia passare.
>> Per coloro poi che, incontrandolo, g l i parlarono, non
fu così; al suo linguaggio non eravamo abituati. La sua sem-
plicità destava il nostro interessamento, ma, evitando la
modestia sua e dei suoi l'apparato che potesse suggestionarci,
ci limitavamo da prima ad ascoltare con curiosità intellet-
tuale le sue parole, sempre di carità, spesso di fede. La espres-
sione però di questa fede, direi quasi naturale e positiva, a
poco a poco insinuava nei nostri cuori un senso nuovo di
realtà, la quiete dell'evidenza, e, prima che ce ne fossimo
accorti, l'attenzione era divenuta venerazione. Ci sorpren-
devamo dell'indifferenza con cui si era incontrato quell'uomo,
ci si pentiva del primo giudizio esteriore. Quei che gli occhi
non vedevano, l'anima a u n tratto lo aveva riconosciuto;
consolata della sorte toccatale, guardava fisso per vedere
quanto più poteva; sgomenta di e del misterioso bagliore
intravisto pensava: - Quest'uomo è di Dio... - e le labbra,
che neli'incontro si erano atteggiate a parole di pietà, appena
partito dissero: - Felice lui!... 1).
Chi lo vedeva per la 'prima volta, restava impressionato
dalla magrezza estrema, ma se gli stava un po' accanto sen-
tiva presto svanire la prima impressione e non tardava a
provarne un'altra, più viva e profonda, vedendo i1 suo modo
di fare.
(1 Poteva dirsi un'anima...- dice Mons. Jannì - ma un'a-
nima senza corpo, così eterea era la sua figura, così esile,
così gracile il suo fisico. Ma i suoi grandi occhi sereni
che erano lo specchio della sua bell'anima avevano lampi di
luce, dolce, espressiva, carezzevole; e sulle labbra, composte
a un leggero sorriso, pareva che errasse come a dire i1$remito
d'una arol la di bontà, di pace, di benedizione. Sul suo volto
poi era profonda l'impronta dell'ascetismo del pensiero e
della vita, ma la sua serenità perenne ispirava la più assolut
fiducia per l'austera ingenuità, e rispondeva facilmente alla
gioia o si oscurava al dolore, che dai cuore altrui si riperco-
teva nel suo. Viveva sulla terra conversando col cielo.
o Oppresso dal peso d'un lavoro mentale e materiale, che
avrebbe esaurito l'attività di molti, schiacciato, quasi stri-
tolato.da un'infinità di cure e di sollecitudini d'ogni giorno,
d'ogni ora, d'ogni istante, attese sempre, con la più scrupo-
losa esattezza e con la pazienza più eroica in una calma che
mai s'intorbidò. per noia o stanchezza, all'adempimento di
tutti i doveri dell'alto suo ufficio, pensando a tutto, prowe-
dendo a tutto, corrispondendo con tutti, anche con gli ul-
dei suoi figli. Eppure, sotto un mondo di pratiche in-
erabili da sbrigare, in mezzo al rumore che gli facevano
orno centinaia e migliaia di persone che accorrevano a
per consiglio, per aiuto, per conforto, per occorrenze
ariatissime, con la più incredibile facilità elevava la sua'
ente a Dio, .e mentre facevasi tutto a tutti, era tutto in Dio,
rchè Dio era il principio, Dio il fine d'ogni suo pensiero,
'ogni sua parola, d'ogni suo sorriso >>.
La sua bellezza spirituale si vedeva in ogni momento,
in ogni circostanza.
(1 Ci vogliono anni ed anni per ben conoscere un uomo
diceva P. Ferdinando da Pesaro - bastava vedere una
sola volta Don Rua per leggergli l'anima. I1 suo sorriso dolce
e attraente, il suo sguardo buono, il suo atteggiamento umile,
suo parlare semplice ma pieno di soavità e di saggezza,
cevano vedere, come attraverso
sua bella e pura, il suo cuore
tuennelrimo peidgoracnridstea,l..l.o
l'anima
bastava
... ccostarlo un istante per comprendere subito chi fosse )>.
((Teneva sul volto impresso gagliardamente I'ascetismo
del pensiero e della vita. L'esile persona movendosi meravi-
gliava, perchè non era fatta che d'ossa e nervi, apocalittica.
Ma non diede mai -- con tanta austerità di lineamenti -
soggezione a nessuna persona. Si parlava con lui a cuore
erto, come si sarebbe parlato col babbo, sicurissimi che
ni segreto nel suo cuore era come in una tomba, che ogni
isogno a lui esposto riceveva soccorso. Si ricorreva a lui
on confidenza assoluta, senza preoccupazioni d i sorta per
a sua carica elevata, per gli infiniti fastidi dai quali era op-
sso, per l'enorme cumulo di faccende che gli toccava
'gare. E non si scorgeva mai sul volto di Don Rua un

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segno di irritazione, o un accenno a noia. Ricordava - una
memoria prodigiosa la sua! - pazientemente con tutti le
circostanze più minute di molt'anni prima, e cercava la pa-
ala più affettuosa per lasciar capire come volesse essere
tutti un fratello, e nel commiato trovava sempre il buon
>Era un'anima di bambino. Prestava attenzione a ogni
orso con una tensione quasi di tutta la persona, anche se
iscorso non fosse che scherzo e burletta. Se l'allegria
ceva briose le parole lo si vedeva aprirsi in un sorriso largo,
uono, pieno, senza veli, senza infingimenti: e si sentiva sul
suo volto che gli rideva l'anima. Se parlavano kon lui di cose
tristi si abbuiava e si vedeva e si capiva che soffriva veramente.
Preferiva ascoltare che parlare; se doveva parlare non sde-
gnava l'arguzia familiare e la barzelletta gaia. Era - come
Don Bosco aveva voluto i suoi figli - allegro in Dio.
>> Ma se entrava nel tempio, o se piegava comunque nella
preghiera, o se anche solo parlava di cose sacre, non sapeva
più che un raccoglimento devoto. I1 suo ascetismo ricordava
quello degli anacoreti, tanto era fatto di meditazione e di
penetrazione del pensiero completamente dentro il mistero
della divinità. Quando era chiuso nella preghiera, la fede in
lui si faceva quasi una cosa sensibile, tanto era evidente, e
tanto profumo di convinta umiltà adorante lasciava intorno
a lui aleggiare >).
Concordi in questo giudizio, che il Momento di Torino
pubblicava il giorno stesso della morte di Don Rua, (6 aprile
I ~ I O )s,an quanti lo conobbero nell'intimità familiare.
« Nell'awicinarlo - scrive una Figlia di Maria Ausilia-
trice - si provava un'impressione nuova, un'impressione
che non si provava nell'awicinarsi a qualsiasi altra creatura,
che ci faceva uscire spontaneo dal labbro: - E un santo! -
E si ascoltavano le sue parole e i suoi consigli, come se
realmente venissero non da una creatura terrena, ma da
una creatura celeste. - Non sentite che vi ha parlato un
santo? - udimmo dire più volte dalla nostra veneratissima
Madre Generale allorchè il venerando Successore di Don
Bosco ci lasciava dopo averci fatto una predica o una con-
ferenza; e condividevamo il sentimento della nostra amata
Superiora >>.
t( Grazie al buon Dio - così un'altra - io ebbi la fortuna
di udire e di parlare moltissime volte al veneratissimo Don
Rua, e sempre dovetti ammirare e venerare in lui il padre
buono, il superiore impareggiabile, I'uomo tutto di Dio. In
particolare poi ed in ogni circostanza, mi fu sempre del più
grande stimolo ed incoraggiamento al bene; la sua grande
pietà, che "traspariva da tutta la sua persona, mi faceva quasi
toccare con mano e intravedere in lui il buon Dio; la sua
incomparabile modestia e mortificazione da sola era per me
più efficace della predica più eloquente; la sua immensa
bontà, il suo sorriso angelico, ammaestrandomi soavemente,
mi rendevano sempre assai più buona, più premurosa, più
desiderosa di farmi tutta a tutti; la sua rettitudine insupera-
bile mi rendeva così ferma che sarei stata disposta a perdere
la vita e tutto, piuttosto che deviare da quello sguardo fisso
in Dio. Si, è un fatto; alla sua presenza, al solo vederlo, io
>>. rimaneva come santamente elettrizzata, scomparendo in-
teramente dinanzi a me I'uomo e quanto vi ha di umano
<< Non posso - dice Suor Pierina Bonetti - dimenticare
l'impressione che produsse nell'animo mio il primo incontro
col veneratissimo Don Rua. Ero appena giunta in casa madre
da due giorni; tutto era nuovo attorno a me, quando il vene-
ratissimo Rettor Maggiore arrivò per presiedere la sempre
commovente funzione della santa vestizione e professione
religiosa. Ricordo il suo passaggio tra due ali di postulanti
schierate nel corridoio della chiesa. Quando giunse presso
me, gli fui presentata da Suor Onorina Lanfranco, allora
assistente delle postulanti, poichè da lui ero stata raccoman-
data. Oh! quella santa figura d'asceta come si stampò nel
mio cuore! Prese le mie mani tra le sue e mi parlò con quella
bontà paterna che lo caratterizzava, e la sua voce mi scendeva
neli'anima come voce di cielo. Mi disse, all'udire il mio co-
gnome, che era quello di un santo salesiano; mi parlò di Don
Bonetti come di un modello di perfezione religiosa, e mi
raccomandò che ne leggessi la vita e ne ricopiassi le virtù
sublimi, specialmente il suo ardente amar di Dio. Io mi

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446
V - Snll'ornae di Don Bosco
sentiva, mentre egli mi parlava, come awolta in un'atmosfera
celeste e non mi pareva di toccare la terra. Quel volto sparuto
come distrutto dalla penitenza più aspra, quegli occhi, rossi
dalle veglie, quasi velati dalle palpebre e pur brillanti di raggi
divini, tutta quell'aria di santità che emanava da tutta la sua
persona, mi fan sentire ancora adesso, come allora, un pal-
pito misterioso come quello che si sente in presenza di un
santo. Sì; Don Rua era un santo.
>)Ricevettidalle sue mani benedette la mantellina e la
medaglia quello stesso giorno, e poi l'abito santo a suo tempo.
Un anno dopo, ero ancor novizia, mi trovava nella missione
di Naters Briga, allo sbocco del Sempione nella Svizzera.
Passò di là il rev.mo signor Don Rua, accompagnato dal
signor Don Bertello, nel recarsi nel Belgio e in Inghilterra.
Non si fermò che poche ore e non ebbe tempo per ricevere
tutte le suore in udienza particolare. Si degnò però di rice-
vere me e un'altra novizia, mia compagna di missione. Ri-
cordo che nel manifestargli le mie difficoltà nel vincere una
ripugnanza per l'obbedienza, mi disse: - Guardate,Jigliuola,
quando un negoziante ha tra mano un bel negozio da cui può
trarre un ricco guadagno, non cerca di darlo ad altri, ma lo
ritiene egli stesso preziosamente... così dovete far voi; avete
tra mano un negozio che vi può far ricca di meriti; tenetelo
prezioso e non lasciate che altri ve lo rubino. - Le odo ancora
le sue parole.
>>Ebbiil bene di parlargli ancora tre volte a solo, prima
di partire per la Colombia. Come mi animò ad essere gene-
rosa, soprattutto quando gli manifestai il desiderio di consa-
crarmi agli infelici lebbrosi nel lazzaretto! Mi benedì e mi
regalò un'immaginetta su cui si degnò di scrivere di proprio
pugno questa giaculatoria: - Salus infimorum, ora pro
nobis. - La sento ancora la sua benedizione, ed ogni giorno
gli ripeto questa supplica: - Oh mio buon Padre, che mi
apristi le porte dell'istituto, aprimi ancora le porte del cielo. -
E spero che ascolterà la mia preghiera)).
Sia che fosse in preghiera, sia che attendesse al lavoro,
era sempre I'uomo di Dio.
(( Don Rua - scrive Don Lingueglia - fu l'uomo della
XIII - Amato e venerato da tutti... -
447
preghiera e del lavoro... Chi lo ha avvicinato sa quanto Don
Rua fosse uomo di orazione, quanta scrupoIosa esemplarità
mettesse nel fare la meditazione - il suo cibo - quanto
fervore e quanto rispetto nel celebrare i divini misteri e
quanto fosse osservante nell'onorare Maria Ausiliatrice con
tutti i modi che la pietà gli suggeriva. E mai entrato in una
casa salesiana che non abbia subito fatta la visita al Santis-
simo Sacramento? Ha mai passato un giorno che non abbia
fatto una qualche pia lettura? Ha mai tralasciato la recita
del Santo Rosario? I suoi occhi e il suo cuore non erano
avvezzi ad elevarsi in alto con il salutare uso di rapide e
fervorose invocazioni? 11 tempo nostro fa poco conto della
vita interiore; dalla divisa "preghiera e lavoro,, esso cancella
la prima parte credendo forse di guadagnarci nella seconda,
ma ha torto; senza la vita interiore perde persino valore il
lavoro che non trova più fa preparazione, la chiarezza, la
intuizione e la resistenza necessaria... Don Rua non ha mai
accorciato le sue orazioni; ha accorciato invece i1 sonno, ha
soppresso lo svago, la ricreazione. Ciò era divenuto neces-
sario, il suo lavoro era enorme... Dalla mattina avanti luce
alla notte avanzata il buon agricoltore stava curvo sull'im-
proba fatica...P.
Grazie alle assidue sue sollecitudini l'Opera Salesiana era
visibilmente benedetta da Dio e l'espans'ione meravigliosa
era pubblicamente attribuita alla protezione del Fondatore, e
il Servo di Dio all'udire queste dichiarazioni godeva, godeva;
ma non si può dimenticar la parte che egli ebbe in quel-
l'incremento, nota Don Lucchelli.
Era voce diffusa: - ((Ahsi! Don Bosco è veramente un
santo! Se L'Opera Salesìana continua a vivere d'una vita si ri-
gogliosa, gli è che il suo santo Fondatore continua dal Cielo
l'opera iniziata sulla t m a . Si! Don Bosco prega, Don Bosco
intercede, e l'opera sua trionfa...
i> Quando Don Rua sentiva queste esaltazioni di Don
Bosco, gioiva d'una gioia immensa; egli era felice di nascon-
dersi all'ombra della sua umiltà, di scomparire affatto agli
occhi degli uomini per lasciare che tutto il merito fosse ascritto
alla potenza di intercessione del venerabile Padre suo. Cosi

23.10 Page 230

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V - Sull'omze d i D a Bosco
faceva Don Rua, e stava bene che egli facesse così; ma...
noi dobbiamo, senza .nulla togliere ai meriti di Don Bosco,
dare anche a Don Rua la parte che gli spetta negli ulteriori
progressi dell'opera Salesiana... Don Bosco pregava dal cielo,
Don Rua pregava dalla terra: le preghiere del Padre santo
si confondevano con quelle del figlio pio...
Oh la pietà di Don Rua! A me fu concesso di vivere pa-
recchi anni nell'oratorio di Torino, di vivervi in quella età;
in cui la mente è capace di ponderatamente osservare e il
cuore di profondamente sentire; ebbi perciò la fortuna di
conoscerlo abbastanza intimamente Don Rua e il giudizio
che ebbi aformarmi fu questo: che se eglifu ammirabile in
tutto, fu amrnirabilissimo, inimitabile nella virtù della pietà,
nell'esercizio della preghiera...
» La sua persona, nella preghiera, naturalmente, sponta-
neamente, si atteggiava a tanta religiosa compostezza e a
tanto decoro, che ben si vedeva che in quei preziosi momenti
le cure terrene non gli appartenevano più per nulla, era tutto
quanto assorto soavemente in Dio.
e Bastava che si.coprisse col segno della Croce, bastava
che solo aprisse il labbro alla preghiera, perchè il suo spirito
rimanesse tutto compreso dell'atto santo che faceva, e l'anima
sua sull'ali della fede si innalzasse a volo e stesse librata in
... quelle regioni dove più non arrivano le voci del mondo...
))Aveva più profondo che mai lo spirito di preghiera
Non bastandogli al lavoro le ore del giorno vi aggiungeva
quelle delle notti che abitualmente passava per molta parte
insonni. Ma il cumulo di affari che incatenava al tavolo il
suo esile corpo, non era capace di incatenarvi lo spirito, che
avloalcarviatà.l.i.bero a Dio traendo dal volo stimoli nuovi a maggiore
s Non era possibile che terminasse una conversazione,
senza che l'argomento, qualunque si fosse, gli dèsse modo di
elevarsi a qualche considerazione di ordine superioree di por-
tare a Dio il pensiero proprio ed il pensiero altrui. E in ciò
niente di studiosamente voluto, niente di sforzato o di esa-
gerato, ma una naturalezza, una semplicità, una grazia che
anche le persone più profane e di contrari sentimenti, lungi
XIII - Amato e venerato da tutti...
al provarne tedio e disgusto, ne ricevevano la più gradita
salutare impressione. Era la candida effusione di un'anima
che viveva del più puro spirito di ~reghiera,era impossibile
sottrarsi al fascino che esercitava...
>)I n ogni particolar bisogno faceva particolar ricorso alla
preghiera. Egli non metteva mano ad impresa, non prendeva
decisione, non trattava affare di qualche rilievo, senza aver
lungamente pregato e fatto pregare.
Don Rua è tutto qui, o almeno, qui è il segreto della sua
zmponente grandezza;... lo si dica, come fu detto, l'apostolo
della rel-ione, l'angelo della carità, il padre degli orfani, un
ano della bontà, l'eroe del lavoro, il benefattore della uma-
ma se si vuole dargli un titolo che in contenga e spieghi
gli altri, lo si dica L'UOMO DELLA PREGHIERA... >).
Anche il Card. Richelmy, che lo conobbe intimamente,
on si trattenne dall'esprimere in pubblico la più alta am-
mirazione per ogni manifestazione della sua vita esemplaris-
sima, specie della sua pietà.
((Nelle dolci riunioni dei confratelli, nelle cappelle pri-
ate dei molteplici istituti, quanto volentieri, quanto spesso,
con quanto frutto non predicava egli la Divina Parola!
ell'amministrazione dei Sacramenti, nelle intime confe-
nze, negli individuali colloqui come sapeva egli, forte e
Ice al tempo stesso, porre delicatamente il dito su quella
ga, cui voleva guarire, insinuare quei rimedi che più
navano opportuni, e insieme spingere le anime su su fino
più alta perfezione! Maestro incomparabile così nel
orrere come nello scrivere (e sono invero mirabili la
ole e il fascino della sua corrispondenza epistolare), egli
anco più valente nella scuola dell'esempio; pure fuggendo
on cura ogni singolarità che potesse attirare sopra di lui uno
guardo indiscreto, nella pietà più tenera, nell'osservanza più
satta di ogni regola, nell'attenzione continua ad evitare ogni
mo difetto, nella distribuzione scrupolosa delle ore e dei
li istanti, nello studio incessante di progredire nelle vie del
ne egli riusci oggetto di ammirazione e di dolce ammoni-
ento a quanti furono testimoni del suo vivere, e in modo
peciale a quelli, che nella sua Congregazione più ebbero il
- zg Vite del SeNo di Dio Miiliele Rua. Vol. 11.

24 Pages 231-240

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24.1 Page 231

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450
V - SuB'orme di Don Bosco
I
bene di rimanere al suo. fianco; pur esse facevano per lui
quelle parole di Paolo, che mai non uscirono dalle sue labbra,
ma cui inconsciamente pronunziava ogni suo atto: Imitatores
mei estote, sicut et ego Christi.
La messa di Don Rua, la meditazione di Don Rua, la
lettura spirituale, la visita al SS. Sacramento, e insieme il
conversare di Don Rua, il breve suo riposo, quell'abbraccio
tenero, ch'egli dava specialmente a' suoi figli partenti per
le regioni remote; le correzioni stesse di Don Rua, i suoi
rimproveri: tutto era scuola di virtù, e l'insegnamento era
edesniodnerartiom, aenraevaamsaetonz, aerafruritctoo.r.d.ato, pur nei' luoghi lontani,
aE
fervide
lesubeenoerdaizziioonni.i..diiDmoniraRcoulai.?.....en.i
favori
impetrati
dalle
I miracoli li vedremo!... Era un miracolo continuo anche
il suo esempio, perchè, come notava Mons. Giuseppe Ca-
stelli, allora Vescovo di Susa, « egli, visto da vicino o da
lontano, sempre irradiava all'intorno la luce delle sue preclare
virtù e spandeva il profumo della sua santità. Bastava fissare
una volta lo sguardo nel suo volto sereno, parlare una volta
con lui, per penetrare subito una mente e un cuore che ri-
specchiavano perfettamente l'immagine del Servo fedele e
buono, di cui parla il santo Vangelo o.
Tale il giudizio di quanti lo conobbero.
Era voce universale - dichiara Don Giulio Barberis -
che il Servo di Dio fosse un santo. Fin da giovinetto era
gnuto dai compagni come tale)), e <<DonVaschetti, suo
compagno, che fu poi Vicario di Volpiano)), non solo « lo
teneva come santo )>, ma « parlando confidenzialmente Eon
me, mentre il Servo di Dio era ancor vivo, non ebbe timore
di magnificarmelo grandissimamente, fino a dirmi che egl
lo riputava più santo di Don Bosco)).
Anche il P. Secondo Franco, della Compagnia di Gesù, già
nel 1869 dichiarava che non sapeva se dir maggiore la virtù
di Don Bosco o di Don Rua.
Mons. -Gio. Vincenzo Tasso, Vescovo d'Aosta, appena
seppe che si pensava d'iniziare il Processo informativo per
la Causa della Beatificazione del Servo di Dio, scriveva:
XIII - Amato e venwato da tutti...
45 =
« F i n da quando ero all'oratorio, e ad agosto [ I ~ I S ]saran
cinquant'anni che ne sono uscito, si diceva già da tutti che
Don Bosco era veramente un Santo, e che Don Rua non lo era
meno: fin d'allora ne aveva tutta l'aria, le f ~ t e z z e la posa
esteriore, ciò che faceva tanta impressione su noi giovanetti,
che non andavamo guari più in là della scorza, ma anche
dalla buccia si conoscono i frutti, come dai frutti si conosce
la pianta che li produce. Allora egli era come coperto dal-
l'ombra di Don Bosco, che quale gigante di santità e luminare
maius attirava a sè tutti gli sguardi ed assorbiva l'attenzione
di tutti: non ostante questo anche l'astro minore mandava
tanta luce da poter supplire benissimo Don Bosco prima
ancora che si spegnesse, e appena fu tolto dalla morte, lo
sostituì in modo da poter dire: Mortuus est Pater et quasi
non est mortuus; similem enim sibi reliquit post se... E quindi
più che giusto che sia quanto prima unito nel processo della
anonizzazione, tanto più che i due astri si illumineranno a
cenda e la luce e chiarezza dell'uno riverbererà sull'altro,
anche dal cielo si potranno invitare a rendere testimonianza
l'uno per l'altro... t).
({ Fu evidentemente1 - conferma uno dei più distinti al-
lievi dell'Oratorio, il prof. Alessandro Fabre - nel contegno,
nelle parole, nelle movenze, nel modo di accogliere o di
celiare coi dipendenti, non meno che nelle opere ~iccolee
g r a d i a cui mise la mano, sempre una copia fedele del
modello che vagheggiava del continuo, il suo svisceratamente
amato Don Bosco 1).
Il missionario Don Vincenzo Bertolino, allievo del Se-
minario Brignole Sale di Genova, che fu per lungo tempo
all'oratorio nell'ufficio di Don Lago e potè conoscere da
vicino il Servo di Dio, diceva: ({DonRua è un santo! DU-
rante la mia carriera di sacerdote e di missionario ebbi ad
avvicinare moltissimi ~ersonaggi,illustri per meriti e per
virtù, ma posso in coscienza asserire che l'unico in cui non
potei mai scorgere il minimo difetto fu Don Rua; e si che,
ebbi a stare tanto tempo vicino a lui in qualità di segretario!
Lo vidi sempre uguale a se stesso, sempre ordinatissims,
sempre paziente, sempre piissimo P.

24.2 Page 232

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452
-V Sull'orme di Don Bosco
((Conobbi Don Rua a Beinette - ricorda il Missionario
Don Giorgio Tomatis - nel 1880. Egli veniva ogni anno a
fare la festa della Madonna nella casa di Don Vallauri, che
aveva numerose cascine presso Beinette. L'arrivo di Don Rua
era una solennità per il paese, e tutti lo conoscevano, tutti
accorrevano ai Boschi, per prendere parte alla festa e per
vedere Don Rua. In una di quelle occasioni, e precisamente
nel 1880, Don Vallauri mi presentò a lui, chiamandogli di
ricevermi a Torino. La cosa fu presto fatta, qualche mese
dopo io entravo nell'Oratorio. Molte volte poi, incontrandomi
con altri compagni e confratelli, diceva: - Don Tomatis è
un pesce che ho pescato io nel lago di Beinette! - Sì, è un pesce
che sarà eternamente riconoscente al suo pescatore)).
Don Eusebio Vismara, alunno dell'oratorio dal 1893 al
1896, rievocando 4 l'impressione generale che si aveva da
noi tutti »,4 ricordo - dice - la stima, l'affetto, la venera-
zione, il concetto di santità di cui era universalmente cir-
condato. Ricordo come si reputasse per noi una fortuna
singolare il potere awicinarlo, baciargli la mano, parlargli,
udire da lui una parola. Ricordo come fossimo facilmente
portati a dare un valore soprannaturale ai suoi atti ed un
senso di profezia ad ogni sua parola, che forse non era se
non parola di complimento, di augurio, o forse anche di
facezia. Certo quelle parole le ritenevamo nella mente e ci
facevano bene. Ricordo la predica che ci faceva ogni anno
prima che partissimo per le vacanze, le conferenze mensili
che teneva a quelli di 4%ginnasio, con la tradizionale distri-
buzione delle nocciole o di caramelle che si ricevevano quasi
con devozione; i rendiconti e le confessioni che si andavano
a fare a lui, per avere un giudizio sulla vocazione e la grande
importanza che a tale giudizio si annetteva; ma tutto ciò
è noto...
>> Novizio e poi assistente e professore a Foglizzo, lo ve-
devo spesso venire in questa casa, che formava come la casa
di sua predilezione, sia perchè dedicata a S. Michele, sia
perchè destinata alla formazione dei novizi e dei nuovi
chierici. Veniva regolarmente per la vestizione, per la profes-
sione, e per la festa di S. Michele, in cui si celebrava da noi
XIII - Amato e venerato da tutti...
453
il suo onomastico. E ricordo la stima e la venerazione di cui
era circondato, non solo dai novizi e dai confratelli, ma da
tutta la popolazione. Tutti stavano compresi di rispetto sacro
dinanzi a lui, ed unanime era la voce che si sentiva sulla
bocca di tutti: - E un santo! - Molti alla sua presenza e al
... suo passaggio si inginocchiavano e si segnavano, persuasi
di ricevere una benedizione celeste
>> Passando dai ricordi personali ad.altri fatti, ricordo che
un giorno trovandomi in casa di un distinto e degnissimo
sacerdote milanese, venuto il discorso su Don Bosco e su
Don Rua, quel sacerdote che aveva avuto la fortuna di co-
noscerli entrambi, osava dire che - senza menomare la
'
fìgura e la santità di Don Bosco - gli sembrava che fosse
ncor maggiore la santità di Don Rua. Forse intendeva dire
era più manifesta o più trasparente all'esterno, special-
te per l'aspetto di penitenza e d'ascetismo e insieme di
ontà che Don Rua aveva. Questo concetto di santità che
circondava la persona e il nome di Don Rua, era diffu-
e Egli è certo -scrive Don Saluzzo - che in Milano la
venerazione per Don Rua, se non maggiore, è pari a quella
che si ha per Don Bosco in ogni classe di cittadini... >).
« Mi trovavo nella nostra casa di Bologna, - ricorda
il salesiano Don Pietro Trevisan - e una domenica del
06 fui mandato a celebrare Messa nella cappella privata
i Marchesi Malvezzi, famiglia assai illustre di quella città.
Dopo la Messa fui accompagnato in un salotto per la cola-
zione, dove si trovava uno di quei Marchesi, un signore sui
quarantacinque o cinquant'anni. Si parlò del vento e della
pioggia, quando tutto a un tratto quel signore mi chiese: - E
il Santo dove è? - Era uscito da poche settimane con grande
schiamazzo il romanzo del Fogazzaro, nè ancora era stato
messo all'indice, sicchè io cominciai a volgermi qua e per
vedere se ci fosse sui tavolini o sul sofà del ricco salotto il
chiesto volume. I1 Marchese se ne accorse tosto, e meravi-
gliandosi ch'io fossi caduto nell'equivoco, si spiegò più
chiaro: - No, no, dico il loro Santo Don Rua! - A quanto
pare, egli credeva che anche fra noi Don Rua fosse chiamato

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454
- V Sull'orme di Don Bosco
volgarmente COI titolo di Santo. Io, non poco confuso, gli
dissi quanto sapevo >).
Quante volte è venuto a Novara - dice Don Ferrando -
altrettante cooperatori, laici, religiosi, mi hanno detto che
Don Rua era un santo autentico. Anche Mons. Pulciano ne
. aveva il miglior concetto e lo proclamava santo! ».
((Negli,anni che fui a Novara - attesta Madre Teresa
Pentore - ebbi occasione di avvicinare varie volte il rev.mo
sig. Don Rua. Ogni volta che il venerato Superiore visitava
pistituto salesiano, accettava volentieri di venii-e anche da
. noi. Era una grande gioia per tutti poterlo vedere e sentire:
suore ed alunne lo accoglievano a festa, convinte di ricevere
,
la visita di un santo. Le sue parole erano ascoltate con vi-
vissimo desiderio, ricordate, fatte oggetto di salutari nfles-
sioni e di efficaci propositi. Le educande, sebbene lo co-
msCessero meno, ne avevano un concetto altissimo e lo
dimostravano coll'accorrergli festosamente incontro e col cir-
~ondarlopiene di ammirazione e di santo rispetto. Qualche
volta ebbi occasione di osservare come nel momento che il
venerato Superiore si allontanava da loro, alcune ragazze
correvano premurosamente a raccogliere la terra che era
stata sotto i suoi piedi e la conservavano come reliquia.
)) Da queste visite, pure brevissime, le buone ricavavano
aiuto a continuare nel bene, e le meno buone sentivano il
bisogno di migliorarsi. Una di queste ultime dava serio
pensiero. per la sua poco buona condotta, ma in una visita
del signor Don Rua, fu vista metterglisi innanzi e dirgli con
una spontaneità e ingenuità da far meraviglia: ".Padre, io
sono molto cattiva; voglia benedirmi pwchè possa diventare
buona,,. 11 Superiore la guardò con bontà tutta paterna, le
rivolse parole d'incoraggiamento, e la benedì. Da quel giorno
la giovinetta migliorò, e ancor oggi conserva il frutto della
benedizione datale da Don Ruan.~
Nei diversi paesi della Sicilia - afferma Don Camuto
- tutti 10 consideravano un santo; ebbe accoglienze regali,
le madri portavano alla sua presenza i loro figliuoli per&
li benedicesse D.
Vedremo l'entusiasmo che negli ultimi dodici anni destò
XIII - Amato e venerato da tutti...
45 5
in ogni parte d'Italia e all'Estero. Vescovi, Arcivescovi,
Cardinali, Principi e Principesse di sangue reale, Regine e
api di Governo, attratti dalla fama della santità e dal de-
derio di parlargli e giovarsi dei suoi consigli, l'avvicinavano
on devozione e n'andavano ammirati.
Tutti vedevano il santo successore di Don Bosco.
Nel 1907, il giorno che fu introdotta la Causa di Beatifi-
iione di Don Bosco, il Card. Vives y Tuto, che n'era stato
Ponente, si recava a congratularsi con i Salesiani di via
arsala, e rivolgeva a Don Conelli. le più care parole che
esti comunicò al Servo di Dio. Don Rua tenne la lettera
scosta, ma .potemmo aver la minuta da Don Conelli e
la riporteremo a suo luogo; tra l'altro 1'Em.mo diceva:
Oh! scr2ua, scriva a Don Rua che, se prima io gli volevo bene
- ed egli lo sa che gliene volevo - adesso gliene voglio ancora
più, perchè studiando la vita di Don Bosco ho visto quale
apporti egli abbia col nuovo venerabile Servo di Dio. Se mai
Don Rua venisse in stato di non poter più far nulla, non importa,
basta la sua presenza, lo tengano sempre in mezzo e in capo a
loro, perchè egli è la reliquia vivente~diDon Bosco!... ,,.
Q Chi anche per una sola volta ha awicinato quelvanima
tta, non ha potuto - scriveva il Card. Boschi, arcivescovo
Ferrara - non riconoscere in lui quell'abito di virtù e
antità, che traspariva da ogni sua parola e da ogni suo atto.
uore ver3mente di apostolo, comprese tutta la grandezza
ell'opera del ven. suo Padre...,e ne curò i destini proprio
ome un santo, che alla scuola di altro santo ne aveva eredi-
ato lo spirito e il cuore)).
Anche nell'incohtro e nell'intima unione di queste due
ime grandi appaiono ammirabili le vie della Divina
rowidenza! Monsignor Bertagna, il dotto teologo tori-
ese, universalmente apprezzato pcr precisione di giudizio e
mirabile prontezza nello sciogliere qualunque caso di co-
scienza, tesseva il più grande elogio alle singolari virtù di
Don Bosco e di Don Rua con questa dichiarazione solenne:
Se Don Bosco, a prova della sua santità, non avesse altro
he questo, aver plasmato Don Rua, per me basterebbe Per cane-

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456
-V Sull'orme di Don Bosco
Ugual venerazione e fama di santità i1 Servo di Dio godeva
presso i nostri più illustri confratelli. Mons. Costamagna,
pregato di darci un giudizio sintetico delle virtù del Servo
di Dio, ci rispondeva:
Per me Don Rua fu un santo de marca mayor, un astro
brillantissimo; un luminare maius nel cielo della Chiesa e
della nostra Pia Società.
)>Egli fu per tanti anni la " Rua ,, o Ruota maestra del-
l'orologio fabbricato dal nostro Don Bosco; egli fu l'anima
virile del corpo mistico della nostra Congregazione; egli fu
lo specchio senza macchia, in cui noi Salesiani ci specchiamo
e tuttora dobbiamo specchiarci, onde correggere i nostri di-
fetti; egli fu I'alter Joannes Bosco, anzi alter Chrktus, perchè
tutta la vita la passò in una mortificazione stupenda, al
punto che di lui si può ripetere quanto del buon Gesù disse
S. Bernardo: - Volve et revolve vitam Jesu, semper Eum
in cruce invenies D.
Ed aggiungeva che i particolari di questo suo giudizio
si possono leggere nelle Lettere Cmjidenziali, che noi ab-
biamo riferito a suo luogo.
Anche il Card. Cagliero lo teneva in concetto di santo,
ed abbiamo già riportato vari suoi giudizi autografi, quind'
ci limitiamo ad aggiungere che Don Rua fu ((un santo nel
senso stretto della parola, perchd da studente, da chierico,
da sacerdote, religioso, e superiore, fu nell'esatto adempimento
d'ogni dovere, straordinario nell'ordinario, in tutta la vita.
I> I n ogni età e in tutto era semplicemente da ammirarsi;
sempre uguale a sè, cioè perfetto e irreprensibile. Don Bosco,
ai tempi di Savio Domenico, diceva: - Abbiam Savio Dome-
nico che è un angelo, ma ne abbiam un altro che non è inferiore
a lui, il chierico Rua! I).
iMons. Pasquale Morganti, Arcivescovo di Ravenna, che
sentì il bisogno di assistere agli ultimi istanti del Servo di
Dio, ci inviava,' con altre, queste dichiarazioni:
L'impressione generale de' miei 4 anni passati all'Ora-
torio, sempre lui presente, fu che fosse un sacerdote molto
pio, mortificato fino all'esagerazione, come affermavasi dai
compagni, intransigente, benchè con dolcezza, della disci
XIII - Amato e venerato da tutti...
457
plina, ed assai stimato anche dalle persone nobili esterne ed
amiche dell'oratorio ...
D Lo vidi più volte a Milano, continuamente occupato ed
accerchiato fino ali'indiscrezione da ogni fatta di persone,
che mostravano d'averlo in gran conto, sollecitando ansiosi
la sua benedizione. Alla sera specialmente 10 si vedeva stanco
morto, ma tuttavia non si negava,a nessuno e non mostrava
ai impazienza. Se doveva licenziarsi per urgenze, lo faceva
empre con garbo. Con me p.ersonalmente non poteva usar
aggior benevolenza e cortesia. In Milano lo si riteneva
quasi un altro Don Bosco, ed anche molte persone d'alta
ndizione, e specialmente il Card. Ferrari, ne ambivano i
i e le visite...
>>Nonricordo d'aver mai notato in lui difetto di sorta,
dendolo sempre assolutamente padrone di ...
I) Io sottoscritto, che ho potuto trattar molto con Don Rua,
ragazzo, da sacerdote, e da vescovo, lo giudico Santo nel
emo canonico della parola, un Sacerdote, Religioso ed Educa-
incomparabile, una delle personalità più benemerite della
sa e della Società, paragonabile a tanti illustri Santi ca-
onzzzati; una delle stelle più fulgide del secolo rgOnel cielo,
1la Cristianità, e conjido sodamente nella sua anche prossima
rijìcazione da parte del magistero infallibile della Chiesa >).
Noi avendo appreso da vari confratelli che l'indimen-
cabile Card. Ferrari, Arcivescovo di Milano, tante volte
levato a cielo la santità del Servo di Dio - fu udito
re più d'una volta, che se si costumasse ancora proclamare
santi a voce di popolo, egli, senz'esitare, avrebbe favorito il
oposito di proclamare santo Don Rua! - gli scrivemmo
Il'autunno del 1920, pochi mesi prima che, volasse egli
e al premio eterno, perchè avesse la bontà di farci sapere
iscritto in quale opinione egli lo teneva; e il sant'uomo,
nchè già a letto e tormentato dalla gravissima malattia che
trasse alla tomba, ebbe la degnazione di scriverci così,
i propria mano, in data 27 ottobre:
Più volte ebbi ad incontrarmi col venerando Don Rua e
re ne rimasi edz3cato. Parvemi trovarmi vicino a un santo.
re quel caratteresoave; sempre il dolce sorriso sulle sue

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458
V - Sull'orme di Don Bosco
labbra, e nel medesimo tempo l'occhio suo cosd uivido, penetrante,
lasciava intravedere una mente di illuminato governo, senza
dire che da ogni suo atto o detto trasparisse quello spirito di
fede e di caritù, che è dei santi. Tornava quindi spontaneo il
udinred:e- gnoGSuuacrcdeassocoremealifpirgilmi odiloDroonvBenoesrcaobhilaennPoadsraep!u-to trEorvaariel
sentimento comune... D.
Quanti lo conobbero fin dachierico, sono unanimi nel
dire che in lui non videro mai un difetto!... e lo stimavano
virtuoso come Don Bosco, con la differenza che la santità
del Servo di Dio era quella di un giovane e quella di Don
-Bosacsosauinpaiùsannutimtàermosaitu-ra.
Uguale & il
lo conobbero
giudizio
poi e lo
di quanti
studiarono
attentamente. Dalla giovinezza alla tomba fu di una perfe-
zione singolare.
Fu C un santo - ripete Don Piccollo - che non ha mai
smentito se stesso in tutto il corso della vita. Degli altri santi
si legge di qualche difetto nell'adolescenza o nella gioventù;
credo che in Don Rua non si riesca a trovare una mancanza,
neanche nella prima infanzia. Ho interrogato, anni sono,
diversi compagni di Don Rua e tutti hanno risposto: - Don
Rua era un altro Savio Domenico, se non migliore, perchè la
siepe di spine con cui ha circondato il giglio della sua purezza
era più folta; le spine della mortz&azione erano più crudeli, e
Don Rua, a quell'etù, era giù ciò che fu poi a 40, 50, 60 anni:
. FU UN SAVIO DOMENICO PROLUNGATO FINO A 70 E PIÙ, cosa
non da poco. -,Anche Frate1 Costantino delle Scuole Cri-
stiane, che gli fu maestro prima che Don Rua conoscesse
>>. Don Bosco, faceva elogio straordinario della sua santità, e
i Fratelli lo desideravano ardentemente nel,loro Istituto
(( Negli undici anni - dichiara Giuseppe Balestra - in
cui ebbi la fortuna di vivergli proprio a fianco e di osservarlo
continuamente, ho riscontrato in lui sempre e in ogni cosa
una massima perfezione D .
C Nei tanti anni - afferma la signora Camerana Collina -
ch'io ebbi il bene di conoscere e ricorrere sovente a Don Rua,
non ho mai potuto conoscere in lui il più piccolo difetto, anzi
in tutte le occasioni lo trovai sempre modello della più alta
XIII - Amato e venerato da tutti...
459
tanto da aver sempre avuto l'opinione
o e un gran santo. In sua presenza si
ammirati della sua santità a.
Di qui la venerazione generale e l a brama di awicinarlo,
baciare la mano, con la certezza di av-
aciare un santo!
e con uguale venerazione ve-
nianze delle Figlie di Maria
zia singolare del cielo il ba-
ed ero sicura che, a quel
e le mie labbra. Quando
a le divine benedizioni '
benediceva ai parenti
di celeste conforto,
e grazie più belle sa-
enedizione dell'amato
Ebbe una venerazione universale. Molti dei suoi viaggi
nfi. Popolazioni intere
a fama della santità,
tusiasticamente io acclamavano all'arrivo e cadevano in
partiva, per averne
E si cercavano oggetti da lui toccati o benedetti; si baciava.
terra dov'era passato; si raccoglieva la polvere che aveva
«Ricordo con grato piacere le visite del veneratissimo
tto la prima, della quale serbo indimenti-
postulante, e avendo udito parlare delle
rare virtù, mi sentii spinta, dopo d'avergli -baciato la
no, a baciar la terra che egli aveva calpestata, e a chiedere
10 stesso tempo una grazia per l'anima mia. Mi sentii
bito tutta confortata e la grazia incominciò e... continuò
l

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460
V - Sull'orme di Don Bosco
fino a compiersi perfettamente... >), come recentemente ci
dichiarava la graziata, da Magallanes!...
Una volta tornò a Torino con cinque grosse pezze nella
veste, perchè glie l'avevano tagliata per divozione. A Mes-
sina, nell'ultimo viaggio che fece in Sicilia, gli tagliarono
il pastrano; e le educande delle Figlie di Maria Ausiliatrice
raccoglievano la polvere, ove aveva lasciato l'impronta dei
piedi.
Fin dal 1900, dieci anni prima della morte, persone devote
vollero ciocche dei suoi capelli, che si mandarono a Roma,
in altre parti d'Italia, e all'Estero, in Francia, in Spagna ed
anche in America.
« A Carabanchel Bajo - narra Don Pietro Olivazzo -
essendo andato a visitare la casa di riforma per i discoli,
retta dai Terziari Cappuccini, mentre conversava col superiore
di detto stabilimento, questi con bel garbo tolse il moccichino
di Don Rua dicendo che voleva conservarlo come reliquia.
Don Rua resistette, ma invano; dovette contentarsi di un
altro e lasciare il suo in ricordo a quei buoni Padri Cappuc-
chi. Chi scrive queste linee era presente i).
E non erano solo umili e semplici fedeli che s'inginoc-
chiavano con devozione innanzi a lui, chiedendo la sua be-
nedizione, ma anche presuli venerandi e porporati.
Un allievo della casa salesiana di Novara descrivendobi
la prima visita
era vescovo di
qdui eDlloandRioucaesail:l'i(s(tuitnuatocodsoap-o cdhieceM-onms. iGriammabsea
incancellabilmente impressa nella memoria. Come di solito
al levar della mensa suonò la banda del collegio ed il nostro
Padre, terminato il pranzo, discese accompagnato nel cortile,
sorridendo e posando carezzevolmente la sua santa mano
sul capo ai più vicini de' tanti alunni che l'attorniavano. Ad
un tratto si udì un bisbiglio generale; tutti guardarono at-
torno, cercando di scoprirne il soggetto; anche i più vicini
a Don Rua (vivacità giovanile) levarono gli occhi da lui
ed istintivamente li fissarono ad un punto solo. Giungeva
S. E. Mons. Gamba. Don Rua, accortosi, gli mosse incontro
il Vescovo affrettò il passo ed awicinatosi prese tra le su
mini le mani di Don Rua e baciandogliele gentiflettè riv
XIII - Amato e venerato da tutti...
46 1
rente, mentre Don Rua invano si sforzava d'impedirglielo.
Tanta riverenza di un Pastore della Chiesa commosse tutti
gli astanti e fra noi alunni se ne parlava ancora molto
Più volte accaddero anche tenere manifestazioni di reci-
proco slancio di ammirazione tra il Servo di Dio e l'inno-
Abbiamo detto come a Roma, un bimbo di quattro anni,
tino verso di lui, esclamò: - Don Rua è un
Nel 1900, il 22 novembre a Sant'Ambrogio di Susa, ce-
brandosi le feste centenarie di S. Giovanni Vincenzo,
rcivescovo di Ravenna, accettò di recai-visi in forma priva-
a è un santo! - Alle otto celebrò
agazzetti che circondavano l'al-
ati, quando a un tratto uno di
chiesto perchè piangesse: - Mi
on Rua tanto magro!... - e
opo
'ulIi
Messa si
attorno
rinnovarono
a lui, come
altetosrcneoneael vDanivgienlicShaelvdaitotaren!t.i..fan-
Anime, piene di fede, cercavano di awicinarlo per po-

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V - Sul2'ovme di Don Bosco
a seguirlo dietro la folta schiera e, quando meno me I'aspet-
tavo, egli disse forte alla venerata Madre: "Chi è colei che mi
perseguita?...,,. Rossa in viso, ma soddisfatta, mi presentai.
La venerata Madre Generale diede le mie-generalità ed egli
mi chiese subito notizie dello zio prete, morto pochi mesi
prima, Quando sentì l'annunzio, disse con tono sicuro: '<Oh
non piangetelo! è in Paradiso!,,. Rimasi così consolata da
quelle parole, che ebbi pace e salute.
)) Nel 1900, professa per bontà delle Superiore, ero senza
salute; Madre V~cariami fece scendere dall'infermeria e mi
condusse dal venerato Superiore, che ascoltava le direttrici
venute per gli esercizi, e gli chiesi una benedizione, affinchè
potessi lavorare un anno al bene delle anime. Egli alzò gli
occhi al cielo e rispose: - Non solo un anno, ma tanti anni
al bene della gioventù! - Difatti, guarita, sono ancora nel
lavoro )>. E visse, ne1 lavoro, ancora 32 anni!
Un'altra Figlia di Maria Ausiliatrice attesta che una gio-
,,
:
vine postulante le confidava con grande amarezza chej suo
malgrado, non era capace di ricordare un sol pensiero della
meditazione quotidiana, e un giorno, trovandosi in casa il
Servo di Dio, disse: - Son certa che se riesco ad avvii-
narlo e baciargli la mano, non aurò più la dz9coltà che mi
tmmenta!... - Riuscì ad avvicinare e baciare la mano a Don
Rua, ed ottenne quanto desiderava. Da quel momento la po-
veretta riebbe la memoria e fu in grado di ricordare anche
prediche intere, e potè anche scrivere prediche intere udite
durante gli Esercizi.
E evidente che la fama di cotesti prodigiosi contatti a
dava diffondendosi,essendo awenute più volte le stesse sc
devote con gli stessi effetti consolanti. Scrive Suor Erm
Barbaglia:
((Nel 1905 mi trovavo a Nizza Monferrato, postulan
di pochi mesi, e mi sentivo alquanto indisposta di salut
La maestra Suor Novo Caterina mi disponeva a compie
la volontà di Dio: " E tempo di prova, mi diceva, se la tu
salute non regge alla vita di comunità, è segno che il Si
ti vuole a casa ,,. Io soffrivo assai, l'unico mio desider
di farmi suora. In quel tempo venne a Nizza il signor
XIII - Amato e venerato da tutti...
463
ua: E un santo, mi si diceva, fa miracoli! ,,. Io, fiduciosa,
occai il suo abito, e gli baciai la mano, con la persuasione
di ottenere una completa guarigione. Da quel giorno inco-
minciai a migliorare, e per tutto il tempo che ancor mi rimase
del postulato godetti buona salute. All'indimenticabile Padre
il mio grazie riconoscentissimoD.
Suor Felicina Vaisitti conferma la medesima fede pre-
miata in modo chiaro lampante.
<t L'anno 1906, trovandomi al noviziato, da ~arecchio
tempo soffrivo un dolore alla spalla sinistra, che mi era causa
di timori che venissi rimandata in famiglia, senza poter es-
sere un giorno Figlia di Maria Ausiliatrice. Quand'ecco
viene il signor Don Rua di S. m. al noviziato! Un pensiero
mi balenò subito alla mente, e dissi fra me: - Fio toccherò
il lembo della sua vette, ogni mio timore svanirà. - Schierate
nel gran refettorio, ecco10 finalmente vicino a me: gli bacio
la mano, e senza che nessuno s'accorga, gli tocco l'orlo della
veste. Da quel giorno non ebbi più timore di tal fatta, guarii,...
e
si
accrebbe in
Nel Servo
me
di
la persuasione
Dio vedevano
che egli
tutti il
esraandtoa!w...ereo
santo! )>.
qui do-
emmo accennare le incantevoli scene dell'entusiasmo po-
alare che-destava dovunque la sua comparsa; ma prefe-
amo parlarne a suo luogo, ad evitare ogni ripetizione. Tut-
via ci par doveroso riferire almeno ciò che dice uno dei
nti che gli furono compagni nei suoi viaggi trionfali, e
recisamente Don Francesco Piccollo, il quale, rilevando la
ellezza che in quelle circostanze splendeva in volto a1 Servo
i Dio, l'illustra rapidamente con rimembranze soavi:
« Quasi 50 anni fa - la relazione ha la data del1'11 ot-
bre 1927 - trovandomi a Randazzo, un chierico aspirante
iovanni Grassi da Mondavi) discorrendo con noi chierici
iovanissimi, egli già un po' maturo, si lasciò sfuggire queste
ole: - Sono stato a Torino e ho visto in Don Rua la me-
a più straordinaria, cioè l'uomo più bello che abbia mai
o in uita mia! - Noi ci siamo messi a ridere, ma egli
spiegò la cosa dicendo: - La bellezza non sta solo nella
golarità dei lineamenti, ma pure nel riflesso della bellezza
terna; questa, quando è molta, si mescola e perfeziona le

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V - Sull'orme di Don Bosco
fattezze esteriori che prendono tale vantaggio da far 'dimenti-
care certe deficienze che l'occhio più non iscorge, e un in-
dividuo di questo genere diventa caro e bello agli occhi di
tbuetltlie;zzoaraspiiorithuoalme..a.i veduto in nessun uomo tanta soavità e
)>Alloranoi abbiam taciuto; ma ho poi considerato in
srietgou-aitvoe,vfaatttoutptieù
maturo, la
le ragioni.
cosa,
Don
e ho capito che
Rua, appunto
quel chie-
perchè ri-
pieno della bellezza della virtù, aveva delle attrattive tali da
tirarsi tutti i cuori. Ma la bellezza vera di Don Rua, anche
fisica, l'ho vista e constatata in Sicilia, bellezza veramente
trionfante.
>> Ho visto la bellezza di Don Rua ad Aragona, dove, cir-
condato nelle vie da migliaia di persone, a stento veniva
difeso da dieci carabinieri dall'entusiasmo irrefrenato di un
popolo, che ad ogni costo voleva awicinarlo e baciargli la
mano e i piedi. Egli allora, ripieno del desiderio di santificare
quel popolo, non pareva più un uomo, ma un serafino che
faceva piovere a torrenti le benedizioni celesti su quella città.
)> Ho visto la bellezza di Don.Rua, quando viaggiando da
Palermo a Girgenti, o da Catania a Randazzo, quasi ad ogni
stazione si vedeva riversata la popolazione del paese o della
vicina città colle rispettive autorità ecclesiastiche e civili;
si voleva da lui la benedizione; usciva dal suo vagone, tutti
s'inginocchiavano, e Don Rua benediceva. Allora egli ac-
quistava un aspetto trascendentale, e si rivestiva di tale bel-
lezza che nessun artista avrebbe saputo esprimere. Vi era
poi la difficoltà di ritornare in treno; tutti volevano baciargli
la mano, i capi-stazione e i capi-treno strepitavano, poi a
viva forza lo strappavano da quella gente irreducibile, e lo
mettevano nel suo scompartimento. Dallo sportello egli dava
ancora un saluto, un sorriso; saluto e sorriso che dàvano più
gioia che non un arcobaleno coi suoi fulgori;
)>Hovisto la bellezza di Don Rua a Borgia, dove, dopo
aver celebrato e comunicato ben 600 contadini, tutti volevano
avvicinarlo e, non potendo, baciavano la terra ove egli aveva
messo i piedi. Egli nella sua umiltà era confuso, dava persin
leggeri scappellotti a chi si prostrava e, se gioiva per vedere
- XIII Amato e venerato da tutta'...
465
fede, pure soffriva e non poco, perchè non vedeva in
& che indegni&, era il trionfo della bellezza umile.
Ho visto la bellezza di Don Rua nel cammino che faceva
Giovanni la Punta, dove venivano a
ine le madri coi loro bambini per farli benedire.
ostolo della gioventù e amico dei bimbi, si illumi-
rmava tutto, il suo cuore si effondeva su quei
era più un uomo, ma un angelo di
o che quelle benedizioni abbiano molto gio-
vato a quei teneri fiori; era la benedizione del vecchio Servo
di Dio sulle creature che sono le deliziedel Cuore di Gesù.
>>Anchel'ultima volta che Don Rua fu a Roma, cammi-
ie, al vederlo, tutti si fermavano e dicevano:
"Quello è certo un santo!,,. "Non
amo mai visto un prete con un'aria così bella di santi&!,,.
Lo stesso Pontefice Pio X si incantava quando lo rice-
va in udienza e dopo, pieno di entusiasmo, non faceva che
ità di Don Rua; il che fece anche piii insi-
entemente quando intese la notizia della sua morte e disse
i Salesiani
anta, fate
che gliela comunicavano: - Don Rua è un gran
presto a cominciare la Causa di Beatificazione... P.
I n queste pagine abbiam detto più volte che Don Rua
a ritenuto e chiamato santo, ma, come abbiam dichiarato,
il giudizio della Chiesa; e torniamo a
tamente. Non abbiam fatto che esporre
anta risulta da documenti raccolti, dai quali emerge, in
ome la stessa opinione fosse condivisa dal
mmo Pontefice Pio X, di santa memoria.
Avendo sentito ripetere che Egli aveva detto più volte
a un santo nel senso pieno della parola,
La Fontaine, quand'era segretario della
ei Riti, di ritener Don Rua ancor più
, ci credemmo in dovere d'interrogare
e I'Eminentissimo Patriarca di Venezia, e ci giun-
dichiarazioni:
. Padre Pio X mi parlò più d'una volta
rande venerazione, facendomi intendere esseve sua opinione
fosse stata già introdotta la Causa di lui presso la Santa
'IO del Seroo di Dio Michele Ruo. Vol. 11.

24.9 Page 239

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466
V - Sull'orme di Don Bosco
Congregazione dei Riti, la conseguente beatzjìcazione avrebbe
potuto precedere l'esito della Causa dello stesso Don Bosco D.
Quindi 1'Eminentissimo accennava all'incontro che egli,
a n c a giovine chierico, ebbe col Servo di Dio viaggiando da
Roma a Magliano Sabino, che abbiamo riportato; e prose-
guiva:
<(RividDi on Michele a Viterbo, quando fu citato come
- . teste in un processo. Fui allora assai lieto e rimasi edificato nel
vedere la deferenza e la veneraxione che per lui mostravano
i Magistrati, e dall'altra la modestia disinvolta di Don Rz~ae
il suo grande raccoglimento.
>> Dopo la sua morte credetti di potere interporre. privata-
mente l'intercessione di luipresso il Signore, in guisa che quando
la Mamma mia, di santa memoria, fu afleita'da un'otite peri-
colosa, mattina e sera, dopo la medicatura, le segnava la parte
lesa con un pannolino appartenuto.a Don Rua e co
di lui)).
Anche il rev.mo P. Roy, della Compagnia d
tore di S. Bartolomeo a Modena, parlando col s
Domenica Finco di nuovi santi e dei relativi P
Beatificazione, fece questa dichiarazione:
<Non posso dimenticare quell'austera figura d'asceta e
disanto, ch'io ebbi la fortuna di avvicinare più volte, e tanto
meno dimenticare il giudizio dato di lui dal santo Pontefic
Pio X. Ero andato in privata udienza e il Santo P
landa confidenzialmente, m'interrogò, se conosc
uomini eminenti per santità, viventi ai nostri giorni.
'Santità, risposi, ne conosco parecchi emimenti per virtù
santità - e ne nominai alcuni, tra cui, Don Rua, il Rett
Maggiore dei Salesiani. - A h Don Rua! - escla
Pontefice, e tacque alquanto come sopra pensiero, e p
- Oh si, Don Rua è veramente un santo e non degli ultimi!
La conversazione passò poi ad altro; ma le parole del
Papa in tono così solenne e ispirato mi rimasero se
scolpite nella memoria, mentre mi riempirono
venerazione verso il sant'uomo! >>.
Il 20 luglio 1914anche Mons. Carlo Salotti ebbe u
loquio indimenticabile con Pio X, nel quale si par
XIII - Amato e uenerato da tutti...
467
di varie Cause di Servi di Dio, del Curato d'Ars, di
na d'Arco, del Cafasso, del Murialdo e di Don Bosco
ava Mons. Salotti - conoscono sol-
potè forse a taluno sembrare un
orano in gran parte quell'edifizio sa-
fezione cristiana, ch'egli aveva eretto
sua, coll'esercitarsi ogni giorno,
in tutte le virtù proprie del suo
eguiva - se tutti avessero una
questo secondo lato della figura
be maggiormente apprezzato que-
a estimazione cosi profonda ed uni-
E mentre si ragionava della mirabile opera di penetra-
ne, fatta dai Salesiani in pressochè tutte le parti del mondo,
iti - opera che non può altri-
niva lo stesso Pontefice, se non
nnettendola con la santità del Fondatore - Pio X con uno
i quei sorrisi, in cui apriva l'anima sua dolce e buona, mi
)> - E Don Rua dove lo lasciate? in lui parmi ritrovare
o di virtù intime e solide, che sono proprie dei
nti. Cosa aspettano i Salesiani? Perchè non W promovono
causa di Beatzjìcazione? Ecco un altro grande e umile Servo
Dio, del quale la Chiesa si occuperà; ne sono sicuro!
s E mi seguitò a discorrere con molto calore di Don Rua,
esso una venerazione sincera e cqnvinta D.
co fu sempre convinto della santità di
volte e in mille modi; e noi, a
capo, ci permettiamo di ripetere alcune
< Se volesse, Don Rua potrebbe far miracoli! t>.
Se io volessi, dirò cosi, mettere un dito sopra Don Rua,
vedessi in lui la virtù in grado perfetto,
non saprei dove posare il dito >>.
:prepàrati, Don Bosco, chi devi morire,
un tuo successore, perchè non voglio che l'opera tua, da

24.10 Page 240

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468
-V Sull'ornze di D a Bosco
te incominciata, venga meno, e chiedi per p e s t o successore
... quante grazie, doni, carimi, credi necessari, perchi possa &iia-
pegnare il suo uficio, che i0 tutto gli dard, non saprei che cosa
domamiare a l S@nore per questo scopo, perchd tutto quanto...
già 10 vedo posseduto da Don R n a ».
FUudito anche ripetere:
( ( S e avessi dieci o dodici Don Rua, andrei alla
del mondo! )>.
Queste ultime parole non solo ci scolpiscono la perfe-
zione raggiunta dal Servo di Dio e l'altissima stima in cui
l'aveva il Santo Fondatore, ma a tutti, particolarmente ai
Salesiani, additano anche il dovere di studiare la vita di
Dori Rua per imitarlo.
X I V - Esaltato da Dio!
XIV
ESALTATO DA DIO
- Veramente mirabile è Iddio nei suoi Santi! >>.Anche nella vita di Don
Rua si widero tanti fatti singolari. - Con la benedizione di Maria
- Ausiliatrice ottenewa ogni sorta di grazie. ( E d ora per obbedienza
- - dovete guarire! D. (I Avete fede? ». (I Vedete, in questa stanza guarì
- w e un'altrapersona! a!>>. (I I n quell'ora avewa detto la Santa Messa
er lui... s. - (iDon Rua ti manda a dire di star tranquilla; laguari-
e si otte d . . . - i). Spesso a una persona diceva che sarebbeguarita,
- un'altra che si rassegnasse alla volontà del Signore. (1 Si, si,
- remo una di quelle benedizioni che lafhvà scendere dal letto ». (I Si,
- ', che si compia in tutto la volontà del Signore! D. ({Benvolentieri
- i benedico,... n a guarirete, ma lavorerete sempre! ». Come cercava
attenuare e di nascondere l'impressione dei prodigiosi effetti delle
- e benedizioni. Leggeva chiaramente nel futuro. - Quanti e quanti
- bberopredetta la loro vocazione! (1 E lei dpostulante?... Bene, bene,
- ... - ostulante...n. (I Ah! suor Leontina! Non adesso, più tardi! 1).
Leìfaccia la domanda d'entrare nella Compagnia di Gesù, e vedrà
- e farà bene D. (I Faccia quanto più bene può con la fabbrica che
ossiede s. - (I s e viene si, si farà salesiano; se viene no, andrà in se-
... ... inario i). - t Ah! voi andrete a Loudes! Bene, bae, pregate
- nto per me... per me... per voi é meglio che restiate casi! w. « Ora
- n ai veduto; quindi puaì partire questa sera, non d vero?». (1
e , ma rammèntati che sm. ancor vivo, perchè tu mi ricorderai nel
emento dei Morti)).- Come prevedeva i decessi. - (I Non affliggerti,
... - il Signore chiamd a sd tua madre ». (I Rassegnatevi alla volatà
Dio ».- (I State tranqnilla, la morte di vostro padre, ancorchè re-
tina, non sarà improvvisa*. - (I Il suo malato aspetterb, noli ne
- biti,). (I Sona contenta d'andare in paradiso!i>.- Come leggeva

25 Pages 241-250

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25.1 Page 241

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470
- V Sull'onne di Don Bosco
nei pensieri! - (i Ah! Gulia, Giulia! hai fatto la parte del demonio! i).
- (I Sì, si, ma prima Gogna spianare i monti e colmare le valli».
- <i Tenete!...I>; era il foglio desiderato. - «Viho veduto, sapete! n. - « Lo
... - so, lo so!...)). - (i Appena finita la preghiera, sento picchiare alla
porta i). n Perchè, figlia mia, non domandate di fare Za profes-
sione?... ». - (i M i accompqnd alla porta... e mi congedc con un sa-
- luto... n. (1 Tra breve alcuno deì sua parenti awd &ogno del suo
- aiuto, lei gli fard da madre n. Alcuni si raccomandavanoa luiprima
di sostenere gli esami, ed egli diceva chiaro se sarebbero o non sareb-
- bero promossi. - u Si, si, si, si!... i). (i State preparate alla volontd d i
Dio D. - Come benediceva le medaglie e le immagini, e quali effetti
- queste producevano. - Una converti una famiglia protestante. -
Prodigioso effetto ottenuto in un istituto. Altri doni singolari. - Ap-
- Farixioni. - Estasi. Moltiplicazioni di Sacre Particole, di immagini...
- di confetti. - Aiuti provvidnziali. - Quante anime saZvate!... Solo
... Iddio sa cid che ottenne da lui il suo Servo!
4 Veramente mirabile è Iddio nei suoi Santi, in tutti i
suoi Santi, anche nella più modesta, se si può chiamar così,
di queste luci del firmamento soprannaturale che pur diffe-
Sri.scPoanoolo, :i..n.
certo
Stella
modo,
dzyert
la'usntaellad.a..ll'Maltirraa;biIloe
avvertiva anche
è Iddio in tutti
i suoi Santi, perchè ogni santità che arriva a meritare questo
nome è un frutto portato all'umana natura dal Sangue divino,
dal divino Sacrificio, è un frutto della divina stupenda opera
o meglio di quell'insieme di altissime opere con C
compiuta la Redenzione del mondo...
Dal primo prodigio operatosi alle porte del Tempi
nel nome del Redentore con le parole di S. Pietro: In
Jesu surge et ambula, in ogni miracolo è sempre qu
e quella parola che simboleggiano tutto quanto era avvenu
e stava per avvenire; il gesto e la parola rivolti da Gesù R
dentore all'umanità intera alla quale egli ha detto: Surge
ambulo! E l'umanità cammina ancora e camminerà sin
quando piacerà a Dio, per la forza di quel gesto e
parola. In essi era segnato il risorgimento e il camm
rale dell'umanità; in essi Ia vera e propria civiltà che è
stiana; in virtù di quel gesto e di quella parola continu
X I V - Esaltato da Dio!
47'
ccompagnato la Chiesa, come in un
er tutti i tempi fino ai giorni nostri
vofe di quello che comunemente si
Anche nella vita del Servo di Dio si vedevan succedere
nte in forma semplicissima, quasi
a con frequenza più notevole di
li abbiam esposti, altri li
nologico, ma ne restan
cenno a parte per dimostrare
e il Signore favorisse il SUO Servo.
Don Bosco diceva che Don R u a , se avesse voluto, avrebbe
role ci fan capire come il Servo
tarsene sempre nell'umiltà più
turale nascondere ogni fatto
modo più frequente, e diciam
diaQo, era quello di attribuire ogni grazia alla bontà di
aria Ausiliatrice o all'intercessione di Don Bosco; ma vi
e limpidissimo il suo inter-
4 Ammalata da cinque anni di gastricismo, non potevo -
Teresa Coppo - trangugiare cibo alcuno senza
're forti dolori allo stomaco. Una mia amica mi consigliò
ecarmi a Borgo S. Martirio, ove si trovava (era l'anno
9) il signor Don Rua per la festa di S. Luigi, e di farmi
e dalui la benedizione di Maria Ausiliatrice. Vi andai, e,
tito il mio caso, con tutta bontà si mise a raccontarmi di
soffriva per 'un cancro e fu
racolosamente perchè l'unica sua figlia, oltre la
di Maria Ausifiatrice aveva fatto voto che, se la
guariva, sarebbe entrata tra le Figlie di Maria AU-
mi diede la benedizione, raccomandandomi di
anch'io con fede la novena. Delio stesso giorno. potei
a soffrire gravi dolori allo stomaco, ed al ter-
ne della novena mi sentii guarita. Io pure feci la promessa
XI il zz gennaio 1933, alla lettura del
da Dio ad intercessione della Vene-

25.2 Page 242

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472
V - Sul1'01.rnedi Don Bosco
XIV - Esaltato da Dio!
che, se ottenevo la grazia, mi sarei fatta Figlia di ~~~i~
buone feste. 11 Servo di Dio, sentendo un odore di guaiacol
siliatrice, e, quattro mesi dopo la benedizione del veneratis-
simo Don Rua, entravo postuiante nella cara casa-Madre
di Nizza >).
(<Ricordo- attesta Suor M. Isabella ponzo - che il
e di iodio,
che era in cura, e, interrogàtala, udi
che era gravemente ammalata e rassegnata a morire, che i
spedita. Sorridendo, il Servo di Dio
ne, morire?!... avete ancora tanto da la-
signor Don Rua venne una volta ad Ascona (sul Lago
i e ricevete con fede la Benedizione di
giare), Ove in quel tempo era una famiglia desolatissima per
la grave malattia di un figlio; e saputo dell'arrivo del signor
e la benedisse. Quindi aggiunse: ((Ed
a dovete guarire! ».Suor Navone continuò
e Don Rua, si rivolse a lui. Egli andò a benedire l'ammalato
e s"ggeri di fare una novena alla Madonna, subito s'inco-
minciò. 11secondo giorno della novena I'am&alato era
i medici le avevano prescritta, e il 20
ennaio 1903
per Cannobio, riprese a fare scuola e si
mise in salute, e san passati 30 anni e continua a lavorare
pletamente guarito, e tutti quelli che avevano veduto la
gravita del caso, andavano dicendo: i ~ i ~ a c om~ ioi-,acozdoi
Don Rua! t).
« E , ~ ~ da pochi giorni - ricorda Suor Regina
ironcoli - quando ci si annunziò la visita del signor Don
1Madre Enrichetta Sorbone, Vicaria Generale delle ~ i ~ l i ~
o l'impressione che ebbi dalla chiassosa
di 1Maria
visita alle
cAausesildiaetlrli'cIset,ituptroim, atrodvianpdaortsiireinpRer~~1~'ilmcoelriscaerivn o
compagne fu singolare. Mi trovai come
me ne stavo in seconda fila, contemplando quel-
& Dio, lo pregò a benedirle il capo. (< Noto, ella dice, che
straordinario, al quale non poteva partecipare.
andavo soggetta a male di capo specialmente durante la
stagione estiva e temevo che portandomi alle regioni calde
d un tratto il buon Padre lascia le superiore, fende la
elle novizie che 10 attorniano con incessanti ovazioni, e viene
avessi a soffrire assai. I1 Servo di Dio mi mise la mano sul
do la mano. Io la presi e la baciai confusa, ed
capo, mi benedisse. Durante i cinque anni passati in viaggi
0~ Regina, coraggio; state allegra e avanti!...
faticosi, fra continui cambiamenti di clima e disagi di ogni
è ancora una volta. Non dimenticai più
maniera, ho avuto sempre la mente serena, non il più leggero
tardi notai il fatto in un libretto, che con
di capo. Ho potuto comprendere le suore e farmi da
loro
e fino ad oggi posso dire, attribuendo
lasciare a Canegliano al momento della
poretto. Ma altre volte ebbi dal venerato Don
questo alla paterna benedizione del Servo di Dio, di trovarmi
in queste buone condizioni, eccettuato qualche raro momento
di stanchezza mentale in questi ultimi tempi. 11 servodi
a preziosi aiuti
in momenti di lotta, che mi fe-
nella vocazione. Anche dodici anni dopo, nel
Chieri, il Servo di Dio mi ricordava il primo
Dio morì mentre io ero in America. Lo scelsi subito come mio
n sante esortazioni m'infondeva nuovo
particolare protettore. Mi trovai in tanti pericoli nell'attra-
versare selve, nel salire e scendere a cavallo montagne sto-
scese, nell'attraversare fiumi pericolosì: io lo invocavospon-
( ( ~ 1~9061 - dichiara un'altra Figlia di Maria Ausilia-
e - mi trovavo a Londra, e venne il veneratissimo Don
taneamente, e constatavo ogni volta la sua protezione )).
Suor Carolina Navone, nei 1902 trovavasi gravemente
Andai a parlargli e tra altre Cose gli dissi
crupolosa e sempre con mille pene, e gli chiesi
ammalata di malattia di petto, tanto che i dotto& Vezzetti
a benedizione. Egli mi disse: - Ora non lo sarete p&!
e Macone le avevano detto chiaramente che non sarebbe
guarita. A Natale si recò da Don Rua, per gli auguri d i
mi benedisse. E
in poi mi sentii liberata da
e anche ora. sono tranquilla

25.3 Page 243

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474
V - Sull'orme di Don Bosco
Suor Silvia Noli racconta come in varie dolorose circo-
stanze ricorse al Servo di Dio pregandolo a darle la sua be-
nedizione, sempre con effetti consolanti. Nel 1903 si trovava
a Parma e doveva presentarsi al R. Conservatorio Musicale
per gli esami, quando sfinita per il lavoro e lo studio non
sentiva più il coraggio di farlo, e scrisse al Servo di Dio
chiedendogli una benedizione; e il buon Padre da Lanzo
le inviò un bigliettino con queste tre parole: - Corqgio,
salute, allegria. - Le parve che quel biglietto le giungesse
dal cielo, si senti subito sollevata, e piena di coraggio si pre-
sentò all'esame ed ebbe un esito felicissimo. Tre anni dopo,
nuovamente colpita da esaurimento cerebrale, credeva di
non rimettersi più. Era a Nizza e volle recarsi a Torino per
ricevere la benedizione di Don Rua; a stento potè arrivare
a lui, ma non appena ebbe la benedizione si sentì un'altra.
Si recò a Giaveno e con stupore delle consorelle ogni giorno
continuò a migliorare. q Dopo un mese - prosegue ella la
narrazione - sentii il bisogno di recarmi a Torino a scio-
gliere ai piedi di Maria Ausiliatrice l'inno della riconoscenza
per l'ottenuta guarigione, e ringraziare in pari tempo il
veneratissimo Don Rua per l'efficace benedizione ricevuta.
Quando mi vide esclamò con santa gioia: - Oh, che aspetto
diverso avete adesso. Oh, buona Suor Silvia!... Bene! Bene!...
sono tantocontento che Maria S S . Ausiliatrice v i abbia cotanto
favorita! ... - E dicendogli io che sentivo ancora qualche
noioso residuo del mio male, mi assicurò che i disturbi che
sentivo adagio adagio sarebbero affatto scomparsi. E così
fu! Mentre piena di riconoscenza lo ringraziavo della sua
paterna bontà a mio riguardo, egli, colle mani congiunte e lo
sguardo volto verso il cielo, disse come ispirato: - Vedete,
Suor Silvia, in questa stanza guarì pure un'altra persona... -
A queste parole che eran per me una solenne conferma ch'io
... fossi realmente guarita dopo la benedizione ottenuta preci-
samente in quella stanza, lo guardai commossa, attonita!
E il caro e santo Padre aggiunse: - Quella signora però era
in peggiori condizioni di voi, o Suor Silvia; giacchè essa di
ceva che parlava, ma non era la sua bocca; pensava, ma non
era la sua mente che pensava.,. Vedete che stava molto peggio
XIV - Esaltato da Dio!
475
di voi! - Così il venerato Padre mi aveva dichiarato, senza
>>. volerlo, di aver ottenuto in quella sua umile ma benedetta
stanza, due consolanti guarigioni
Chi può venir a conoscere tutti i prodigi che in quella
cameretta e in altri luoghi ottennero le benedizioni del Servo
di Dio! << Io udii - attesta Don Giulio Barberis - da cm-
aia di persone attribuire alle sue preghiere, o a benedixioni
te da lui, grazie ritenute straordinarie ».
Nel 1997, Suor ,Luigina Cucchietti, ispettrice della To-
cana, recatasi a Nizza Monferrato per prendere parte al
o10 Generale, gravemente ammalò di fegato, e si do-
- dice Madre Sorbone - ((andare al suo letto con
urna per raccogliere il suo voto. Noto che andava soggetta
questo male. Terminata l'adunanza, mentre le Capitalari
tnvocavano la benedizione del Servo di Dio, l'ammalata
on sforzo venne anch'essa nel salone. I1 Servo di Dio le
ce coraggio. Ed ?sa: "Padre, mi dia la sua benedizione,,.
-"Avete fede?,,. - "La metta lei, Padre, per me, ho fede
nella sua fede,,. - Ricevette la benedizione, p a r i e visse
ancora zo anni )).
Anche di lontano si ricorreva a lui con fede e gli stessi
effetti consolanti.
q Quando ero direttore dell'oratorio di Desenzano -
narra Don Angelo Caimi - un giovane, nel giuoco all'alta-
lena, fu urtato in malo modo da un compagno. La spinta
fu tale che il poveretto cadde supino sul terreno sassoso, e
arve morto... I !giovani fuggivano tutti spaventati dall'ora-
rio, gridando: "E morto!,,. Io accorsi, lo tolsi in braccio, e
tangendo e gridando: - Chiamate il medico, correte! - 10
ortai in camera. Lo adagiai
n cordiale; ma il fanciullo
nsuèlsmi imouloevtteov,ag, linèsormesmpiirnaivstar.a..i
...immaginate la mia... lo dico, disperazione: ero fuori di
Finalmente venne il medico, accorsero i miei benefat-
... ri... e allora il fanciullo aperse gli occhi, deglutì qualche
sa... Sorgeva un barlume di speranza ma il medico mi
... riò chiaro: - 11 caso è grave; temo una congestionecere-
aie complicata..., ma speriamo - IO non avevo pace.
dai al telegrafo e telegrafai: " Don Rua dica Messa

25.4 Page 244

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476
V - SuEE'omze di Don Bosco
P@ fan&ullo gravemente infermo,,. La notte del disgraziato
fnu'anadgaitsasteis.sAiml am: astitinteom...evalal,'adlbaa
un
si
momento all'altro, che se
addormentò, e allo spuntar
del sole, ridestandosi, esclamò: - Portatemi a casa, perche
ora sto bene. - Don Rua in quell'ora aveva detto la S. Messa
per lui, ed egli risanò interamente dopo pochi giorni di riposo,
ed ora è vivo e può attestare a chi lo desidera la veraci&
di quanto ho narrato )>.
Con intima riconoscenza dichiara la contessa
di Giletta e Casellette:
Cays
((Nell'estate del 1905 mio marito si trovava affetto da
nefrite; fu in cura di valenti dottori a Bologna, ma inutil-
mente: ci recammo in villa nella speranza che quel salubre
soggiorno e la quiete campestre gli fossero di qualche gio-
vamento, ma coià giunti il male si aggravò in modo
mante. 11 nostro ammalato passò varie settimane di soffe-
renze sempre più tormentose, finchè l'egregio
Negro,
che amorevolmente 10 assisteva, ebbe a dichiararlo in gra-
vissimo Stato. Costernata, mi rivolsi fervidamente a Maria.
Ausiliatrice e alle preghiere del venerato Don Rua. ~d ecco
il giorno dopo giungere ai castello lo zio barone Garafali e
dirmi: - Porto a Carlo e a te la benedizione di Don Rua,
quale ho viaggiato ieri da Alessandria a Torino... Egli ti manda
a dire di star tranquilla, che prega molto per Carlo, e che la
guaf'&ione si otterià. - La fiducia rinacque in me, ed oh
consolazione! quella sera la febbre cominciò a diminuire,
I'ammalato riprese i sensi, potè ricevere qualche nutri
passò la notte, dopo tante insonni, in benefico riposo;
l'iniziato miglioramento prosegui rapido, seguito dalla pi
consolante guarigione o.
Leggeva chiaramente nel futuro!... benchè cercasse di
nascondere in mille modi questo dono del Signore.
e
coAndtemespeomrapnioe;amadentue.n..a
persona assicurava la guarigione
diceva a un'altra di rassegnarsi alla
volontà di Dio;... a questa diceva chiaro che non sarebbe
guarita... ma che avrebbe potuto lavorare ugualmellte. Gli
Presentavano il ritratto di un infermo ed egli tracciava sopra
di esso il segno della croce, come se fosse stato presente.
XIV - Esaltato da Dio!
anche in forma scherzevole, cercava di distrarre l'&-
c< Ricordo - racconta Suor. Alfonsa Cavalli - di aver
visita e d'una speciale bene-
gli sorrise e disse: - Dite
di L. 1000 Per un Pov@o
te, ed io farò pregare nel
arirà! - ' L'ammalato
digio! il terzo giorno
tranquillo cominciò
è tuttora vivente e
enerato signor Don
Nella stessa occasione, raccomandai al venerato Padre un
o povero ammalato che pativa dolori atrocissimi: aveva il
detto del"miserere,, [il volvolol. 11buon Padre pensò
edizione di Maria
fece la sua offerta,
di Maria Ausilia-
conforti di nostra
maggio 1899 - narra Suor Clelia Arme-
hi - il signor Don Rua venne alla casa madre di Nizza
nferrato, dove da circa sei mesi io ero obbligata a letto
rniocarditee cardiopalma. Nulla valsero le cure del medico
collegio
dott. Barberis, il consulto tenuto col
Piacenza, condotto da mio zio Monsignor
ncesco Armelonghi. La direttrice, Suor Maria Genta,
ne ad annunziarmi l'arrivo del signor Don Rua e mi
una sua visita, ma che mettessi fede

25.5 Page 245

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478
- V Sull'omte dì Don Bosco
se volevo guarire. Nel pomeriggio di detto giorno venne il
Padre desiderato, accompagnato dalla Madre Generale Ca-
terina Daghero, di f. m. Questa, guardandomi col suo occhio
penetrante e col suo abituale materno sorriso, disse queste
precise parole: - Padre, Suor Clelia è a letto da sei mesi,
ce la faccia guarire! - I1 signor Don Rua rispose: - Si, sì,
daremo una benedizione di quelle che la farà scendere dal letto.
- E rivolgendo lo sguardo paterno su me aggiunse: - E
voi ricordatevi che andrete a destra e a sinistra a propagare fa
devozione di Maria Ausiliatrice; avete capito? - Risposi un
Si commosso e riconoscente.
)) La veneratissima Madre Generale e mia sorella Suor
Marietta, che m'assisteva, s'inginocchiarono, e il buon Padre
mi benedisse. Lo ringraziai baciandogli la mano.
))La Madre Generale, alzandosi, disse al signor Don Rua
che, nella camera attigua alla mia, v'era Suor Emma Tonini
che desiderava anch'essa una benedizione. Accanto al letto
di Suor Emma v'era la mamma, che disse al signor Don Rua:
- Favorisca dare una benedizione alla mia Emma, che me
la faccia guarire. - I1 signor Don Rua: - Sì, si, che si
compia
veretta
in tutto la volontà
volb al cielo pochi
di Dio! - e
giorni dopo,
la
il
2bgeniuegdnisose,)..E
la
po-
-
Quanto a
nota Suor
SMuaorriaAGrmeenltoan-ghicih1eSaelrlavofedsitaDdioi
aveva detto
S. Giovann
Battista si sarebbe recata a Torino a ringraziare Maria AU
siliatrice: « e subito nei giorni seguenti si notò un lieve
miglioramento, tuttavia la malata non poteva muoversi dal
letto. Awicinandosi la festa di S. Giovanni, insistè press
i superiori che la conducessero a Torino a ringraziare
Madonna come le aveva detto il rev.mo signor Don Ru
Madre Vicaria, dopo qualche esitazione, cedè e insieme co
la scrivente decise di accompagnarla a Torino. Suor Cleli
fu posta in una carrozzella che le era stata regalata dallo zi
e trasportata casi in porteria, ove l'attendeva una vet
per condurla alla stazione; quindi la ponemmo in treno.
nostra gran meraviglia durante il viaggio non provò alcu
disturbo e, giunta a Torino, non volle assolutamente ess
condotta alia casa delle Suore per-andare a letto, ma va
XIV - Esaltato da Dio!
recbrsi subito a Maria Ausiliatrice, dicendo che si sentiva
bene. Madre Vicaria allora le disse: "Guarda che noi non ti
aiutiamq; se è vero che sei guarita, devi camminare da te,,.
Essa infatti salì da sola la scalinata, entrò in chiesa, fece la
sua genuflessione e si pose a pregare, mentre noi attonite e
commosse credevamo di sognare )).
E si awerarono - dice Suor Armelonghi - anche le
del signor Don Rua: - Ricordatevi che andrete a destra
a sinistra a propagare la divozione di Maria Azksiliatrice -,
stetti a Nizza fino al 1904, il 21 novembre di detto
nno fui mandata ad aprire il noviziato a Livorno, nel 190.5
collegio e noviziato di Conegliano Veneto, nel 1908 al
viziato di Nizza Monferrato, nel 1911 ad aprire la casa di
dova, nel 1917 a Lugagnano, nel 1924 al collegio di Parma
eF...as(p,sAoyiv-edvioencudooomvvepoviuaotorLiinulngmoaigvonatrarenieoin)sn)a.inot-i vroitcio, redapeSruolar
Jeannette
debolezza
della salute temevo di non poterlo fare. Proprio di quei
giorni ecco che l'amato Padre viene in infermeria. Ci ascolta
tutte, poi ci rivolge ancora alcune parole, e a me che 10 Pre-
avo di una benedizione speciale: - Si, ben volentieri t i
nedico, disse, ma non guarirete; lavorerete sempre, ma non
lavwifa&si, non potete più; ma farete tante immaginette,
lavori di mano ne farete tanti, e lavorerete sempre, la~~ref'ete
)) Rimasi penata, perchè desideravo ardentemente di.$-
orare e rendermi utile alla cara Congregazione, e facevo di
tto per non pensarvi. Ma quale non fu la mia meraviglia,
uando pochi mesi dopo, lasciata Torino per recarmi a
aint-Cyr, giunta là, la buona direttrice mi diede un centi-
aio di segnacoli da fare su carta bristol. Non avevo mai
arato su questo genere di carta, e ne feci tanti e d'ogni
e da non saperli numerare. Sono trascorsi 23 o 24 anni,
continuo serena e felice il mio lavoro )).
n'altra suora, assai impensierita e addolorata per Ia
ave malattia di una sorella, portò il suo ritratto al Servo
1 Dio, con preghiera di benedire l'inferma come se fosse
resente. ((Daquel momento scomparve ogni grave pericolo

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480
V - Sull'orme di Don Bosco
che affliggeva la nostra famiglia, e la benedizione di Maria
Ausiliatrice, data da questo santo, ha prodotto e continua a
produrre un miracolo >>.
Attesta Suor Maria Gado, che la consorella Suor Santina
Tenant, gravemente ammalata, chiese ed ottenne la benedi-
zione di Don Rua; ma questi dopo aver benedetto l'inferma
benedisse pure un piatto di biscotti che vide sul tavolino
accanto a lei, e sapendo che da tempo non poteva quasi più
prendere alcun cibo solido, la pregò di mangiarne uno, poi
un secondo, poi un terzo, con meraviglia dei presenti. La
direttrice, presente anch'essa, avrebbe voluto impedirlo; ma
in quel momento nessuno badò a lei; e Suor Santina prese
subito a migliorare, e in poco tempo guarì e visse ancora
parecchi anni.
Predisse, come vedremo, molte vocazioni religiose.
Le testimonianze raccolte in proposito ci mostrano an-
ch'esse quel velo di fine delicatezza, con cui abitualmente il
Servo di Dio cercava nascondere ogni cosa che nel suo splen-
dpoorrteavaavnreob,..b.ecpoomtuetoseadccicreesssceerseemlaplviceenmereanztieonuencahpeartuoltitni agloi
una frase scherzosa, o scherzasse dawero,... tanto che alle
volte non si faceva gran caso di ciò che diceva, mentre poi i
fatti mostravano che aveva indovinato e predetto, illuminato
dal Signore.
a Per aderire all'invito di un'amica carissima - dichiara
Suor Adele Ferrio - mi recai a Nizza Monferrato per fare
i Santi Esercizi colle signore. In tale occasione mi fu dato
di awicinare il veneratissimo signor Don Rua. Una superiora
mi presentò a lui, e mentre con venerazione gli baciavo la
mano, egli sorridente mi domandò: - Lei è Postulante?! -
No, Padre, mi affrettai a rispondere, sono esercitante. -
Come se nulla avesse inteso, mi salutò dicendo: - Bene,
bene, postulante! postulante! - Quell'insistenza, quasi mi
indispettì, giacchè per nulla io pensavo a farmi religiosa.
L'anno dopo però io entravo a Nizza come postulante e
>>. fdeotav!e..t.ti convenire che Don Rua era stato per me buon pro-
a Mi pare - narra Suor Leontina Peirolo - che fossero
XIV - Esaltato da Dio
48 I
gli ultimi giorni di giugno del 1904, quando fui accompa-
gnata a Torino con altre sei educande di Nizza e condotta
prima dal signor Don Cerruti e poi dal veneratissimo Don
Rua per una speciale benedizione, prima di proseguire per
Aosta dove andavamo per gli esami di licenza complementare.
Domandò il nostro nome, e Suor Vallarino, indicandoci una
a una glielo diceva; e il signor Don Rua lo ripeteva lentamente.
Giunto il. mio turno: - Ah! Suor ~eontinuPeirolo!... -
fece - e io di rimando, supponendo che si fosse sbagliato:
No suor!... - ed egli subito: - Oh! non adesso, pi2 tardi.
Non intinwritevi, c'è ancor tempo!... - Dopo averci incorag-
giate a sostenere gli esami senza dubitare del buon esito,
nell'accomiatarci, premendo la sua mano più a lungo sulla
ia testa che su quella delle mie compagne, innanzi al mio
ome ripetè ancora l'appellativo di Suor, quasi a voler an-
nettere Benedizione speciale. - Uscite dalla stanza ricordo
che le mie compagne esclamarono: - Se D& Rua questa
volta indovina, bisogna dire che è un santo davvero! - I n se-
guito io dimenticai completamente la profezia, ma rivedendo
poi nuovamente Don Rua la prossima volta durante il mio
postulato, me ne ricordai commossa. Ricordo anche pa-
recchie sue visite nella casa di Nizza, e non riportai altra
impressione di lui che quella che egli fosse un santo )>.
Un'altra ricorda una delle tante visite del Servo di Dio,
quando tutte devotamente Io awicinavano per baciargli la
mano e ricevere una parola d'incoraggiamento e di guida.
Tutte le novizie s'erano schierate in due ali al suo passag-
gio, ed il buon Padre aveva per ciascuna una buona parola.
Giunto a me, disse a Madre Chiarina: - Questa è professa.
- No, rispose essa, è novizia. E il buon Padre a ripetere: -
S i , professa, professa!... - E disse il vero, perchè, sebbene
novizia, interiormente ero professa, perchè dal momento
e feci la mia vestizione il signor Don Rinaldi mi permise
fare privatamente i Santi Voti. Se egli vedesse il mio
terno, non so; ma la sua visita e la sua persona mi rimasero
scolpiti nell'anima >).
Un'altra Figlia di Maria usi li atri ce -fa questa dichiara-
zione: (('Eroaccettata come postulante fra le Figlie di Maria
ji - Viro del Serw di Dio iMiihh11 Rica. Vol. 11.

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482
-V SuZZ'orme di Don Bosco
Ausiliatrice, andai a Torino, e mi recai a riverire il venerato
Don Rua. Egli mi parlò con tanta bontà, e poi mi disse di pre-
gare un momento davanti alla fotografia del ven. nostro
Padre che era nel suo ufficio, indi soggiunse: - Ebbene, si
voi andate a farvi suora,... ma avrete poi certe dz.coltà che v i
costeranno assai! - E me ne diede una semplice idea. Fatta
suora, più volte m'ero detta a me stessa: - Quelle certe
difficoltà o pene, annunziatemi da Don Rua, non esistono
per me. - Ma ecco, forse dopo
momento che vidi verificarsi la
p15roafenzniia.e..pieùs,secnhdeoamrriivpòuriel
di conforto nelle pene il pensiero che quelle erano state
predette da un santo D.
Pareva avesse ognor dinanzi la visione dell'awenire.
Un mio prossimo parente - attesta Suor Cristina
Peruffo - trovandosi in strettezze familiari, fu costretto a re-
carsi all'Estero in cerca di lavoro. Colà giunto, venne impie-
gato in un luogo pericolosissimo, e, non potendo cangiarlo
in un momento, temeva assai che un giorno o l'altro gli
avesse a succedere qualche disgrazia. Mi scrisse manifestan-
domi le sue apprensioni. Ebbi occasione di parlare con Don
Rua, e gli manifestai la mia pena. Il buon Padre mi assicurò
col dirmi: - Pregate Maria Audiatrice, prendete questa
medaglia, mandategliela, e state tranquilZa che non gli succederà
niente. - Feci quanto mi disse, e le sue parole si verificarono
alla lettera.
Una mia consorella, ora volata al paradiso, mi raccontò
che suo padre veniva defraudato di una certa somma, ed il
poverino, scoraggiato, cominciò a vivere lontano da Dio.
a l a figlia che l'esortava a mutare vita, rispondeva: - LO
farò, se acquisterò il denaro perduto. - La buona suora
manifestò la sua pena al sig. Don Rua. I1 Servo di Dio le
rispose: - State tranquilla; vostro padre riacquisterà il denaro,
si confesserà, e morirà da buon cristiano. - E fu profeta,
poichè le sue parole si a-vverarono pienamente D.
t<Mia sorella Suor Antonietta - scrive Suor Angelina
De Agostini - si era recata con la mamma e l'altra sorella
(ora Suor Cesira) a Foglizzo, in occasione della professione
del fratello Don Francesco, salesiano. Furono presentate
XIV - Esaltato da Dio!
483
tutte e tre al signor Don Rua, il quale rivolgendosi subito
ad Antonietta disse: - Questa sarà una figlia di Maria Ausi-
liatrice. - La mamma, santa donna, esclamò con entu-
siasmo: - Oh io le dono tutte e tre alla Madonna! - E Don
Rua, prendendo e tenendo per mano la suddetti sorella: -
Per ora questa! - Di noi tre Antonietta è la seconda; aveva
in cuore la vocazione, ma nulla di deciso ancora, nè cono-
sceva, chè dalle nostre parti non si erano mai viste, le Suore
di Maria Ausiliatrice. Per un seguito di circostanze veniva
poi a conoscere l'Istituto, in cui, prima di noi tre, f u accet-
tata nel 1897 e lavora da 36 anni o.
Una direttrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice avendo
fatto conoscenza con una buona signorina milionaria, che le
manifestò il pensiero di farsi religiosa, avrebbe voluto farne
una consorella, e insistè ripetutamente, e in fine (( riuscì
a condurla dal signor Don Rua, dopo aver ascoltata
la S. Messa e fatta la S. Comunione sulla tomba di Don
Bosco. La signorina aveva detto: - Se Don Rua mi dice
che mi fermi, io non ritorno più a casa. - Entriamo insieme
dal signor Don Rua. Io seguivo la cosa con molto interesse.
Don Rua ascoltò, sorrise, tacque un momento come in pre-
ghiera, e poi...:- Faccia quanto p d bene può con la fabbrica
che possiede; ne ha un gran mezzo, ed il bene si può fare anche
in casa propria. - La signorina rimase nel secolo 1).
Nel 1897, a Novara, quando si inaugurò l'Istituto Sale-
siano e si benedisse l'annessa chiesa di Maria Ausiliatrice,
non si ebbe, come si disse, la consolazione di far per le vie
della città la solenne processione con il simulacro della nostra
Patrona; tuttavia fu una gran festa popolare. Una foiia di
gente, anzi tutta la città, si accalcò nelle vicinanze per visi-
tare la chiesa e il nuovo istituto, e, a mensa il Servo di Dio
prendeva amabilmente la parola. <t Non descrivo - narra
il teol. Lino Cassani - l'esultanza del popolo, la felicità
dei salesiani in quel giorno. A tavola Don Rua, che siede a
destra di Mons. Vescovo [Edoardo Pulciano], si alza e pro-
nuncia questo brindisi: - Un giorno io era ammalato. U n
signore chiede ed insiste di volermi parlare. Lo ricevetti come
potei. M i narrò che un suo jìgliuolo voleva farsi prete, ma che

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484
V - Sull'orme di Don Bosco
lui non lo reputava adatto, quindi esaminassi io; il JgZiuoEo
era li fuori che aspettava. Usci il padre ed entrò il jigliuolo.
Lo esamimi. E, richiamato il padre, lo assicurai e lo confortai
a permettere al figlio di mettersi nella carriera ecclesiaseica.
Se ho sbagliato, ditelo voi; quel jiglio ora è d~venutoMons.
Pulciano!
mentre il
-. Fu
Vescovo
upniaongsecvoap..p.in.o
interminabile
di
applausi,
Nel 1906, tra tanta gente d'ogni ceto e d'ogni grado
sociale che si recò a parlargli mentre si trovava a Malta,
vi f u un giovane sacerdote, di bell'ingegno, dottore in lettere,
che voleva farsi religioso, e non sapeva se scegliere la So-
cietà Salesiana o la Compagnia di Gesù. Lo ascoltò con
interesse, si raccolse un istante come in preghiera, poi, volto
al giovane sacerdote, che ansioso aspettava il consiglio quasi
certo che gli avrebbe detto d'entrare tra i Salesiani, gli disse
con tutta sicurezza: - Lei faccia la domanda d'entrare nella
Compagnia di Gesù, e vedrà che farà del bene! - I1 consiglio
parve quanto mai opportuno e ispirato, poichè proprio in
quel tempo - ebbe a dire P. Narbone, provinciale, -(C noi
avevamo bisogno d'un confratello laureato in belle lettere
. e con le attitudini di quel giovane prete )>.
Come sempre, elevava il pensiero a Dio, lo pregava ed
era illuminato... mentre altri di fronte a certe vocazioni, pur
con tutta la prudenza ed assennatezza possibile esaminando
le cose solo dal lato esteriore, avrebbe detto: - Oh, venga,
venga da noi! Sia benedetto il Signore!...
Altre volte spronava e consigliava a vincere ogni incer-
tezza ed entrare nella nostra Società; mentre quando qual-
cuno, deciso d'entrarvi senza esservi chiamato, insisteva,
non fasciava di fargli comprendere la volontà del Signore.
Racconta devotamente Don Costantino Casale, parroco
di S. Cassiano a Biella: Ero viceparroco da alcuni anni in
Guarene, diocesi di Alba, quando sentii una forte ispirazione
di farmi salesiano. Tentazioni, dubbi interni, ostacoli esterni
impedivano l'effettuazione del mio desiderio. Feci gli eser-
cizi spirituali a Valsalice, dietro consiglio di Don'Rua; mi
abboccai con lui più volte e non riuscivo a vincere le difficoltà;
e a farmi smuovere ogni proposito mi sopraggiunse una ma-
- XlV Esaltato da Dio!
485
lattia di esaurimento che mi durò per due anni. L'idea però
era sempre fissa; non ostante le ripugnanze interne e le lotte
esterne, la tendenza allo stato religioso salesiano non era
mai spenta. Rimessomi in discreta salute, rifeci gli esercizi
spirituali a 'Valsalice, disposto ad abbandonare l'idea, se non
sentissi una voce forte che mi togliesse ogni incertezza. Mi
recai da Don Rua e gli dissi: - Ho terminato or ora gli
esercizi e sto per far ritorno a casa, mi dica ora una parola
sicura e prenderò una seria decisione. - Don Rua nascose
la faccia tra le mani, stette alquanto in silenzio e poi, con
tono sicuro, mi soggiunse: - Vuole che le dica una parola
sicura? Venga, sarà contento, e farà molto bene ai giovani. -
L'atto di Don Rua e le sue parole furono bastanti, perchè,
tolto ogni indugio, entrassi nella Pia Società... )).
<( Sulla fine dell'anno scolastico 1901-1902 - ricorda
Don Giuseppe Binelli - un alunno della quarta ginnasiale
era incerto sopra la sua decisione per l'avvenire. Aveva tutte
le doti per essere salesiano, anche il desiderio, mi pare però
che ci fosse una non so quale piccola difficoltà di famiglia
o di salute, per cui restava poco incerto, ma tutti gli con-
sigliavano di andar avanti. Fu a fare gli esercizi spirituali
a Valsalice: espose la cosa al signor Don Rua che gli disse:
- Scrivi sopra un biglietto la parola "sì,, e sopra un altro la
parola "no,,; mkttili in saccoccia; poi tirane fuori uno; se viene
"si',,, ti farai salesiano, se viene "no,,, andrai al Seminario.-
Così fece e venne fuori no con suo dispiacere. Ai contarci
ciò che era successo e come si disponeva ad andare al semi-
nario, noi lo dissuademmo, facendogli osservare che non
pareva cosa tanto seria fondarsi sopra tali argomenti. Si
persuase, fu al noviziato, ma si trovò poco bene di salute,
dovette fare i voti con ritardo, passò a Valsalice, e per salute
ed altre difficoltà parve bene mandarlo in altre Case. Si fece
coraggio; lavorò del suo meglio, ma continuò a incontrare
tante nuove difficoltà per la salute sempre debole ed anche
per il suo carattere, che si persuase lui e si persuasero i
superiori che il meglio era tornare in famiglia e tentare il
seminario. Uscì quindi, però un poco penato; e siccome era-
vamo molto amici, venne a farmi una visita a Borgo S. Mar-

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-V SuZl'ome di Doa Bosco
tino, raccontandomi ciò che gli era successo e dichiarandomi
in particolare la pena nel lasciare la Congregazione. Io che
ero al corrente di tutto e che non avevo mai dimenticato ciò
che Don Rua aveva detto e fatto con lui, gli dissi: - Vedi
che a'compie cw che Don Rua aveva detto!... - Egli mi do-
mandò a che cosa mi riferiva; gli ricordai il fatto ed egli,
battendosi una mano sulla fronte, esclamò: - E vero, io non
me n'era mai più ricordato; la ringrazio che me lo faccia
presente; allora pareva una saòcchezza, ora davanti alla prova
dei fatti debbo
quel consiglio,
dire che fu
forse avrei
una profexia! Ah! se
guadagnato qualche
aanvnesos!i..s.egOuritao
seguirò piil tranquillo la nuova vita. - E così fece, ed è riu-
scito un buon sacerdote della diocesi di Milano n.
Un altro caso ci fa meglio comprendere la bontà e l'umiltà
del Servo di Dio; è un bravo sacerdote che senti il dovere
di ricordarcelo nel 1917,dalla Zona di guerra:
<iNel 1904 mi trovavo all'oratorio di Torino, studente
del quarto corso ginnasiale. Ero assiduo di Don Berto, cui
parlavo spesso del mio ardente desiderio di andar missionario
e da lui fui presentato a Don Carlo Pane, allora a Torino per
il Capitolo Generale. Da Don Pane ebbi incoraggiamenti e
buone parole, che tosto interpretai come una speranza d'es-
sere senz'altro condotto con lui in America. Fuori di me dalla
gioia, non ebbi più altro pensiero; e cercavo d'incontrare il
più spesso Don Pane per averne una parola definitiva. Ne
scrissi al
difficoltà
mio tutore, ne
valse a farmi
padrelpaiorcroen...v..arli'insucopnesriuolrtoi,
e nessuna
pensiero.
Finalmente andai da Don Rua. Gli esposi il mio desiderio
e la mia speranza; mi consigliò a star tranquillo, a fare in-
tanto il mio dovere, e pregare dal cielo la manifestazione
della volontà di Dio. Non rimasi soddisfatto, e preparai
alcuni giorni dopo un manoscritto, in cui narravo d'una
visione avuta durante la Santa Messa, che mi era parso di
aver visto i novizi di Lima chiamarmi in aiuto, ed altre cose
che ben non ricordo...
1) Era una pura finzione; contavo con quel mezzo di strap-
pare l'assenso di Don Rua per il mio progetto. Tornai
quindi da lui un'altra volta. E il buon Padre mi accolse
XIV - Esaltato da Dio!
sempre con cordialità, mi ascoltò con deferenza, quasi trat-
tasse d'affari d'importanza con persona ragguardevole; tanta
umiltà ed attenzione aveva nel contegno. Fuori nell'anti-
camera eran molte persone ad attendere udienza, non percib
mostrava fretta nell'ascoltarmi. Anche quando gli volli leg-
gere lo scritto della visione, lo ascoltò con raccoglimento,
non mostrò d'accorgersi della sciocchezza, mi ripetè i con-
sigli dati la prima volta, mi domandò se altro avessi a dire,
mi accompagnò alla porta, l'aprì e mi congedò con un saluto.
Quando ripenso a quest'azione, non mi colpisce tanto
la grandezza della brutta figura fatta, quanto l'umiltà e la
carità di quel santo! Dopo d'allora rividi Don Rua altre volte
spessissime, l'ultima pochi giorni prima della sua morte. Ero
per lui una vecchia conoscenza, direi una conoscenza cara;
mi riceveva sempre con festa, chiamandomi per nome e
mostrando di ricordarsi di qualche cosa che in qualche modo
ridondasse a mio onore, e non mai, in alcun modo, della
bruttissima figura... t).
Leggeva nei cuori e nel futuro, e se ne serviva abitual-
mente, in forma delicatissima, per aiutare, consigliare e
anche ammonire.
Attesta una Figlia di Maria Ausiliatrice:
G Per la povera anima mia fu sempre il padre della bontà
e continua ad esserlo. Stavo di partenza per l'America. Ero
novizia da un anno e due mesi; tutte le superiore insieme
con Mons. Costamagna volevano che terminassi il noviziato
nell'Argentina con altre compagne che venivano novizie.
Don Rua non mi conosceva, quindi non poteva far distin-
zione tra me e le novizie che partivano. Io non avevo il co-
raggio di domandare questa grazia, prima perchè non avevo
il tempo prescritto ed anche perche non me la meritavo,
tanto più che la Madre Maestra mi aveva detto che non la
facessi perchè avevo molta superbia e poco giudizio; ed ero
rassegnata come le altre e non ci pensavo neppure. Un dopo
pranzo, due giorni prima della partenza, fui chiamata dal
venerato Superiore, il quale mi disse: - Perchè, jiglia mia,
non domandate di fare la professione?- Io abbassai il capo e
lasciai cadere una lacrima. Egli continuò: - Si, io intercederò

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V - Sull'orme di Don Bosco
per voi; è bene per la vostra anima che andiate professa in Ame-
rica. - Lascio immaginare come uscii contenta da quella
camera colla benedizione del veneratissimo Padre, che m'ac-
compagna ancora. Alle nove di sera venni chiamata da Madre
Vicaria, che mi comunicò con molta soddisfazione la grazia
ottenuta dal veneratissimo Padre; e quindi mi disse che mi
preparassi bene, perchè al mattino seguente avrei fatto i
santi voti nelle mani del signor Don Rua. Certo questo buon
Padre vedeva le lotte che avrei dovuto sostenere, specie nei
primi tempi, e volle assicurare la mia perseveranza, legan-
domi coi santi voti. Nelle prove più difficili, quando pareva
che la mia vocazione vacillasse, correvo col pensiero ai piedi
suoi, ripetevo a me stessa le parole udite, e di nuovo mi
rialzava.
)) I1 24 novembre 1899 ricevetti una letterina, nella quale
mi diceva: - Ricordando il giorno della vostra professione
fatta nelle mie mani, richiamatevi il fervore e i propositi e i
consigli avuti in quel fortunato giorno, e darete un passo sicuro
nella via della perfezione, e v i farete santa e gran santa...
» Se alcune volte scivolai, fu perchè dimenticai le parole
dell'amato Padre; ma la benedizione sua mi sostenne sempre
deirceondfeidl ovecnheeramtisisipmoortePraàdsrein,.o..aclheciemloi.
Ecco ciò che posso
continua la sua pro-
tezione )).
Un'altra dichiarazione un po' confidenziale:
((Nel settembre del 1904 - rammenta un sacerdote
salesiano - dalla Palestina mi recavo per la prima volta
all'Oratorio di Torino. I1 28 dello stesso mese, prima di tor-
nare, andai a Foglizzo a trovare Don Rua per augurargli
buon onomastico, riverirlo e ricevere la sua ultima benedi-
zione. Presentatomi a lui e fatti i convenevoli, lo pregai
che mi desse un ricordino morale, ed egli: - Volentieri, mi
disse, fa' in modo di non trattenerti mai da solo a solo con
nessun giovane; e, quando la necessità o la convenienza lo
richiede, procura di fargli da Angelo Custode, e per usargli
più rispetto pensa che ti trovi davanti al suo Angelo Cu-
stode. - Indi, prima di accomiatarmi, gli augurai un buon
onomastico, promettendo che l'indomani nella S. Messa
- XIV Esaltato da Dio!
489
avrei fatto un Memento speciale per lui. Ed egli dopo breve
pausa, mi rispose scherzando: -- E va bene; ma rammèntati
che son vivo, perchè tu mi ricorderai nel Memento dei morti! -
Lo sapeva? Fu profeta! L'indomani celebrando la S. Messa
mi ricordai di lui proprio al Memento dei morti. Dopo mi
preparai a partire e non ebbi più l'opportunità di awicinarlo;
ma credo che se lo avessi potuto avvicinare mi avrebbe chie-
sto sul fatto )>.
<( Un giorno - dichiara Mons. Falletti, Arciprete di
Diano d'Alba - dopo la mia confessione fatta al Servo di
Dio, in cui avevo esposto un caso complicato,che egli aveva
risolto con poche parole e con precisione teologica, uscendo
dalla camera mi venne il timore di avere omesso una cir-
costanza che poteva variare il giudizio. Glie la esposi pre-
gandolo a volermi nuovamente udire in confessione. I1 Servo
di Dio intuì e mi rispose sorridendo: - Vediamo un po' il
consiglio che ci il Santo di domani - e casì dicendo staccò
dal calendario che stava appeso al muro il foglietto del giorno
e senza leggerlo me lo porse dicendomi: - Legga lì. - Era
l-a- .r.i.snosta orecisa al caso mio; e sorridendo mi disse: -
Dunque vede? Ora andiamo a prango )>.
Nel 1904 il giovane sacerdote Alberto Prin veniva dal
Direttore generale delle Scuole Salesiane destinato alla casa
di Schio, con la raccomandazione di partir subito, al più
tardi tra due o tre giorni. A quel tempo nell'Oratorio era
aperta la seconda Esposizione triennale delle Scuole Profes-
sionali e Colonie Agricole Salesiane, e mancava poco più
d'una settimana alla cerimonia di chiusura, alla quale aveva
promesso il suo intervento il Principe Emanuele Filiberto,
Duca d'Aosta. Don Prin aveva un gran desiderio di assistere
alla cerimonia per vedere Sua Altezza Reale, e senza dir
nulla a nessuno della destinazione ricevuta e del ritardo che
avrebbe fatto nell'eseguirla, si recò alla casa del Martinetto
e vi rimase quei sette od otto giorni, e il 16 ottobre tornò
al1'Oratorio. Mentre faceva ala al passaggio del corteo che
accompagnava il Principe, ecco che i suoi occhi s'incontrano
in quelli di Don Rua, che era a fianco di Sua Altezza; e
quando gli fu proprio a lato, se lo sente delicatamente

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26.1 Page 251

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490
- V Sull'orme di Don Bosco
stringergli il braccio e dirgli amabilmente sottovoce: -, Ora
l'hai veduto, nevvero?... quiadi pnoi partire questa sera! -
Ci assicurava Don Prin, che il Servo di Dio non poteva aver
conosciuto da altri il suo ritardo nè il motivo per cui l'aveva
fatto, perchè non l'aveva detto a nessuno.
Una brava signora, che desiderava tanto di esser madre,
dopo aver pellegrinato ai più celebri Santuari senz'essere
esaudita, venne a Torino e chiese di aver udienza da Don
Rua. <<Ohcome fui contenta quando fui ammessa alla sua
presenza. Quanto conforto provai allora! Quanto sollievo
n'ebbe l'afflitto mio cuore! Vicino a lui versai tante, tante
lagrime; mi alzai però alleggerita, rassegnata e paziente.
Sentivo, intuivo aver awicinato un Santo, e molto speravo
dal suo aiuto spirituale, e non fui delusa nella mia speranza.
Subito non fui alleggerita dalle mie pene, ma mi sentii più
serena, più calma. Più tardi gli eventi mi confermarono il
suo spirito profetico, poichè ai miei lamenti che Dio non
mi esaudiva, me ne espose il motivo. Dieci anni dopo si
awerò appuntino la sua rivelazione! >>C.ome abbiam detto,
aveva fatto molte preghiere e pellegririaggi per aver prole, e
si recò ad esporre il caso al Servo di Dio. Lo vide subito
raccogliersi in preghiera, poi alzare gli occhi al cielo, ed ebbe
questa risposta: « I l Signme non ascolta il suo desiderio; ma
vedrà che qualcuno dei suoi parenti avrà 6isogno del suo aiuto,'
e lei gli farà da madre n. La signora, ci diceva ella stessa, non
potè comprendere subito ciò che le disse il Servo -diDio; ma
poi, essendo venute meno le agiatezze di una famiglia di pa-
renti, conobbe che il Signore affidava a lei un caro nipote
ed ella caritatevolmente gli fu madre generosa per tutto il
tempo degli studi.
Un giorno - racconta Suor Maria Bestetti - il caris-
simo Don Rua mi fece avere una calza elastica da rammen-
dargli. Riportandogliela io stessa, mi disse: - Una pia si-
gnora me ne ha portata una teste, di seta, che mi è in più,
tenetevela per voi che vi potrà occorrere. - Io feci il possi-
bile per esimermi dall'accettarla ripetendo che proprio non
- ne avevo mai avuto bisogno; ma, insistendo egli, mi convenne
accettarla. Chi l'avrebbe detto che dopo pochi mesi, sarei
- XIV Esaltato da Dio!
49 =
stata obbligata dal medico ad usare della calza elastica per
male sopraggiuntomi? Don Rua aveva dunque previsto il
futuro! I1 medesimo mi avvenne per un paio di pantofole,
calzate da lui stesso, ma quasi nuove affatto. Trovandomi in
quel tempo occupata in calzoleria, a Torino, feci per Don
Rua un paio di scarpe, che gli si adattassero non ostante
l'enfiagione persistente alle estremità. Essendo il caro Padre
osservantissimo esemplare della santa povertà, per non avere
in uso un paio in più di calzature mi obbligò a ricevere un
paio di pantofole in cambio delle scarpe che gli recavo, sog-
giungendo che mi sarebbero venute buone. 1VIe le tenni
infatti ritirate come reliquie, e dopo due anni, gonfiatemi
le estremiPà in modo che non m'era possibile reggermi in
piedi, calzate quelle pantofole, l'enfiagione sparve come per
incanto e potei reggermi e camminare come se nulla avessi
mai avuto, mentre da parecchio il dolore mi disturbava di
continuo. Pure presentemente indossando quelle pantofole,
mi sento sollevare da ogni sensazione dolorosa o di semplice
stanchezza, e sono convinta di doverlo ogni volta al caro Don
Rua, al quale non manco di ricorrere per qualsiasi bisogno
spirituale o temporale D.
Questi fatti, benchè semplici e di nessuna parata, non si
possono spiegare umanamente. E perchè si comprenda che
si ripetevano con frequenza e sempre nella stessa forma
semplicissima, ne riferiamo un altro.
<<Ne1l 904- dichiara Suor Heptia Vlttorina - il signor
Don Rua venne di nuovo a Liegi, celebrò la Santa Messa,
nella nostra Cappella, ed essendo la mia settimana ebbi la
fortuna di servirgliela. In quella circostanza, per venerazione
e per aver un ricordo del signor don Rua, un giovane prete
belga che aveva celebrato la iMessa da poco, domandò con
preghiera alla signora direttrice di portare i suoi paramenti
perchè fossero adoperati dal venerato Superiore! Dopo la
S. Messa, il signor Don Rua si recò nella saletta per ascoltare
le suore che desideravano parlargli. Io ero ammalata, ma vi
andai anch'io; e siccome allora si trattava di mandarmi a
Lourdes per ottenere dalla Madonna Immacolata la mia
guarigione, il venerato Superiore mi disse:

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492
V - Sull'oume di Don Bosco
D - Ah! suor Vittorina, voi andate a Lourdes?
- Eh! sì, Padre, gli risposi.
- >) Bene, bene; pregate tanto per me la Madonna Im-
macolata, per me, ma per me... M i pare che sia volontà di
Dio, per voi è meglio che restiate così...!
>)Queste parole del venerato Superiore sono state per me
una profezia, perchè fui due volte a Lourdes, e benchè la
Santissima Vergine mi fece la grazia della rassegnazione e
mi ottenne un po' di miglioramento, quella però della gua-
rigione completa non l'ebbi, e in tutte le preghiere e novene
che feci fin qui per ottenerla mi sembra sempre di sentire la
voce del nostro venerato Padre: - M i pare che sia volontà
di Dio, per voi è meglio che restiate cosl!...s. E Suor Heptia è
ancor viva e sofferente, e da 30 anni sta a letto, immobile,
sempre più ammirata delle parole e della santità del Servo
di Dio.
Previde anche la morte Iontana o vicina ed imminente, di
tante persone.
Racconta commossa Suor Teresa Cavagnis:
«Ebbi la grande fortuna, dirò meglio fa grazia, di par-
lare al ven.mo signor Don Rua per la prima volta a Nizza
Monferrato, mentr'ero ancora novizia. Mi è tutt'ora di
conforto grandissimo ricordare di quell'indimenticabile santo
queste testuali parole profetiche, con cui concludeva altro
suo dire: "... e state tranquilla che la morte di vostro padre,
ancorche repentina, non sarà improvvisa, perchè EOE si può dire
improvvisa Za morte, che allorquando ci sorprenda imprepa-
rati,,. Così, un anno dopo, babbo, sempre puntuale all'ora
di alzata, quella mattina, a chi gli serviva il caffè, disse che
avrebbe ritardato una mezz'oretta. Aila mamma stessa, ac-
corsa ad assediarlo di domande, ingiunse di rimanere perfet-
tamente tranquilla, non avendo altro bisogno che di un po'
di riposo. Mamma infatti uscì per la Messa. Nel frattempo
il vice-parroco del paese, persona in concetto di santità, che
da parecchio awicinava il babbo, stupito di non trovarlo
alla consueta passeggiata mattutina, invece di proseguir fuori
paese, dove recavasi chiamato di urgenza, retrocede, entra
in casa a chiederne, e, certo dkinamente ispirato, ottiene da
una mia sorella molto pia d'essere introdotto in camera del
babbo per augurargli il solito '< Buon giorno,,. All'istante
ntuì l'imminente pericolo di un colpo apopletico ed awi-
sata destramente la sorella, perchè mandasse pel medico e
preparasse la famiglia, rimasto in camera con babbo, non
solo lo confessò ma lo dispose ad accettare con rassegnazione
la morte stessa, sicchè le sue ultime parole, prima ancora
che sopraggiungessero i medici ed altri di famiglia, fu-
rono d'espressione addolorata, ma pienamente conformi alla
volontà di Dio!... " Non c'è più nztlla a fare!,, dichiararono i
medici chiamati a consulto- ed il pove"ro babbo, pur com-
prendendo con perfetta lucidità di mente fino all'ultimo
imstaansteer,esnpoireavtarasneqnuziallop.i.ù.
poter articolare parola intelligibile,
La profezia aveva il pieno compi-
mento; la mamma stessa, che io avevo messa a parte della
confidenza fattami da Don Rua, convenne che il fatto era
veramente prodigioso e scrivendo direttamente a Don Rua
in ringraziamento, ebbe in risposta promessa di preghiere
speciali e di celebrazioni di S. Messe, ma non già smentita
alcuna circa il miracoloso intervento che in quella lettera gli
attribuiva. Per conto mio ricorro sempre a Don Rua con
tanta fiducia quale non sento di avere per alcun altro santo D.
(r Il 24 settembre 1900 - narra Suor Pastore Marghe-
rita di Foglizzo - per benigna concessione della mia supe-
riora mi recai in famiglia a veder mio fratello chierico colto
da terribile malattia. I1 signor Don Rua, appena mi seppe
in casa, mi fece chiamare e mi accolse con paterna bontà.
Al sentire le cattive condizioni del fratello, si rattristò, prese
viva parte alle mie sofferenze e dei miei cari, e cercò con
sante e paterne espressioni di rassegnarmi al volere di Dio.
Ma il mio pensiero era al fratello che volevo guarito e non
potevo pronunziare la parola Fiat, come egli desiderava.
Allora il buon Padre mi porse un libriccino, Io fece aprire
col mio Crocifisso, e disse: - Ora leggete questo punto!... -
Io lessi e non feci che ripetere le parole che egli mi aveva
dette. - Siete ora persuasa, mi disse in tono commosso, che
la volontà di Dio è questa? fatevi coraggio!... Fate coraggio
a papà e mamma; io pregherò per tutti affinchè il Signore v i

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V -, SuZl'orme di Don Bosco
conforti e vi consoli!... - I1 caro Padre volle pure vedere i1
-povEeroduinnfqeurem, oc,alr'oabfbigralicoc,iòco, mseelovas?t!r.i.n.- se aFlucuuonrae
dicendogli:
scena com-
movente e dolorosa, che mai più potrò scordare. Dopo un
lungo e privato colloquio, diede a tutti e due la benedizione
di Maria Ausiliatrice. 11fratello ne fu confortato e sollevato
nelle sofferenze; ed io uscii senza speranza di vederlo guarire
ma colla rassegnazione in cuore. Frutto delle caritatevoli e
paterne parole del santo Padre e della speranza di rivedere il
caro estinto in cielo! )).
I1 can. Don Ludovico Tallandini, parroco a Bagnaca-
vallo, avendo saputo che il Servo di Dio si trovava a Faenza,
voleva andare a salutarlo. « M a come andarvi, mentre avevo
un giovane ammalato gravissimamente all'ultimo stadio
della tisi, e di cui ad ogni momento si temeva la morte? E si
rifletta che io solo tra i sacerdoti potevo entrare in quella
casa. "Ebbene, dissi, andrò, vedrò Don Rua, gli dimanderò
". la benedizione per me e per il mio malato, e ritornerb. Tre
ore mi bastano per tutto - Detto, fatto. Andai, corsi ai
piedi di Don Rua, che assisteva in quelt'istituto ad un'ac-
cademia. - iMi benedica! - gli dissi; e narratagli ta mia
preoccupazione per il malato e come io solo avrei potuto
assisterlo nella morte da temersi vicina, mi licenziavo da lui
per tornarmene tosto a casa. Egli guardò al cielo, stette un
momento in silenzio e poi: - EZZa, mi disse, si tratterrà qui
con noi questa notte e dimattina partirà; ed il suo ammalato
l'aspetterà, non ne dubiti! - Altro che la parola di un santo
poteva rassicurarmi; ed io, che non avevo alcun interesse
se non il piacere di trovarmi dov'era Don Rua, chè nessun
altro interesse avrebbe potuto trattenermi stimando quello
del mio malato superiore a tutti, rimasi quieto sulla sua
parola, il giorno dopo partii con la sua benedizione, e potei
comodamente prestare al mio infermo tutta l'assistenza del
mio sacerdotale ministero prima della sua morte. che fu la
morte del giusto in osculo Domini)).
Una volta andò a Foglizzo, ove, poco prima, era giunta
telegraficamente la notizia della morte della mamma di un
chierico, cui il direttore l'aveva delicatamente comunicata.
XIV - Esaltato da Dio!
Arrivato il Servo di Dio, mentre tutti andavano a gara ad
avvicinarlo per ossequiarlo, ecco che anche quel povero chie-
rico si avvicina, ed egli, appena lo vede, si curva al suo
orecchio, e stringendogli affettuosamente la mano gli dice:
- Non affliggerti troppo, se il Signore ti ha tolto la mamma;
C.6re"ea e sta' tranquillo... - Nessuno aveva comunicato al
Servo di Dio la notizia.
{(Parlaia Don Rua - narra Suor Bestetti - di una mia
cara sorella ammalata, che ribellavasi all'idea di morire
giovane di diciassette anni: - Andatela a trovare - mi disse
il veneratissimo Superiore - e ditele, a mio nonze, che per
amor della Madonna, di cui le mando una speciale benedizione,
faccia volentieri il sacriJixio della sua vita; in Paradiso starà
assai meglio che in questo mondo! - Eseguii la commissione
e la mia cara sorella, rientrata in sè stessa, pianse e chiese
perdono anche ai parenti del trascorso; e si pose tranquilla
dicendo: - Giacchè è così, ora mi preparo a morire vassegnata
alla volontà del Signore! - E nei tre giorni che visse ancora
aerseverò nei medesimi sentime.nti., dicendo all'estremo: -
Sono contenta che vado
Tanti altri fatti ci
imnoPsatrraandozsoc!o.am. .e,
leggendo
nei
cuori,
se ne servisse, anche per spronar al bene.
Trovavasi nella Casa delle Figlie di Maria Ausiliatrice
aonSoarerr.iàSiprreaspsporeBseanrctòelliol ndar,aemmsiaf:e-ce
un
Il
PO' di
trionfo
festa in suo
di Maria --
e << un'educanda, la cui condotta lasciava alquanto a desi-
derare, fece la parte del demonio. Questa si chiamava Giulia
e il signor Don Rua non la conosceva, tanto meno ne sapeva
il nome. Terminata la festa, tutte si recarono a salutarlo,
e quale non fu la sorpresa e lo spavento di questa ragazza,
quando il signor Don Rua le disse: - Ah! Giulia! Giulia!,
hai fatto la parte del demonio! - Essa rimase tanto impres-
sionata che dovettero ricondurla al venerato Padre, ~ e r c h è
la tranquillizzasse P.
Una nobile cooperatrice salesiana si raccomandava alle
sue preghiere allo scopo d'ottenere una grazia temporale.
o S i , si; - le rispose il Servo di Dio - ma prima bisogna
spianare i monti e colmare le valli! $; e la signora capi che Don

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V - Sull'orme di Don Bosco
Rua, illuminato da luce superiore, le aveva letto nell'anima,
avendo, com'ella ci diceva, nella sua fragilità commesso
volontariamente una mancanza che non poteva esser cono-
sciuta da nessuno.
San piccoli particolari, ma significativi.
<I Un giorno venne a Nizza e, secondo il solito, si radunò
tutta la comunità ad ossequiarlo. Io - confessa una suora -
avevo molto desiderio di avere da lui una parola, ma per
quante volte mi presentai a lui, non mi disse mai nulla, e
confusa e rassegnata mi ritirava. Quando partì, andai anch'io
con tutte le altre a salutarlo, senza alcuna speranza che mi
vedesse. Invece passandomi vicino:-Vi ho veduta, sapete! -
mi disse, e mi rivolse altre parole che mi lasciarono veramente
meravigliata, avendo compreso che aveva letto nell'animo
mio >>.
Era sempre il buon Padre pronto a soddisfare amabil-
mente ogni buon desiderio.
Una Figlia di Maria Ausiliatrice, recatasi a Torino, desi-
derava, tra le altre cose, comprare il foglio diffuso dall'Abate
Ceva della Piccola Casa della Divina Prowidenza, intitolato:
(I Modo facile e breve per suflragare le povere anime del Pur-
gatmio n, che si tien affisso in una sala o in luogo di passaggio
insieme con una borsetta di cento numeri per estrarne uno
e applicare una giaculatoria con altre preghiere a libera scelta
in suffragio della corrispondente categoria delle anime pur-
ganti elencate nel foglio. E prima andò a parlare al Servo
di Dio, senza dir nulla del suo desiderio. Egli, nel conge-
darla, tolse da un tavolo il foglio che voleva e glie lo porse
graziosamente!
A San Pier d'Arena aveva celebrato nella cappella delle
suore e passò in parlatorio, dove volle salutarle e tenne una
breve conferenza. Quando fummo per congedarci - ri-
corda una delle presenti - io concepii una specie d'invidia
per la direttrice, che vidi sedersi a lato del caro Padre per
conferire con lui; e, desiderosa della stessa fortuna, dissi
tra me e me: - Quanto sarei contenta se il signor Don Rua
mi chiamase! - e mi dispersi come tutte le altre. Dopo
cinque o sei minuti da tale esclamazione, ecco venire la
- XIV Esaltato da Dio!
direttrice a dirmi che Don Rua mi chiamava. Io tosto la
interruppi:
>> - Glie l'ha detto lei?
o - Non ti ho neppur nominata!
>> Appena il Superiore mi vide, mi disse:
r) - Siete contenta che vi abbia mandata a chiamare?
r> - Oh! Padre, è ciò che desideravo.
n - Lo so, lo so, diss'egli. Bene, sedetevi quie conversiamo
un poco. - E prese minute informazioni sulla salute anzi
tutto, che era allora dawero malandata; e s'intrattenne a
lungo sull'andamento dell'Oratorio femminile, in cui desi-
derava che si sviluppassero le vocazioni>>.
(I Novizia di pochi mesi - conferma un'altra suora -
ero occupata nella segreteria della Scuola Normale di Nizza,
da pochi mesi pareggiata alle Scuole Regie.
s Codarda come sono, dinanzi a tanta responsabilità e
fiacca nella prova, sentivo tale ripugnanza per quel genere
d'ufficio che richiedeva una continua tensione di mente, che
sentii vacillare la mia vocazione; la lotta era forte, troppo
forte per me tanto debole, e fui al punto di uscire dall'Isti-
tuta. Una sera specialmente, dopo un-incidente più doloroso
d'ogni altro, sentendo che mi mancavano le forze per sop-
portare e continuare in quell'ufficio, mi gettai ai piedi del
quadro del venerabile Don Bosco, che ero solita ad invocare,
e lo scongiurai a venire in mio aiuto, perchè volevo perse-
verare.
>>Pefrortuna si trovava in quei giorni a Nizza il signor
Don Rua, venuto non- so per quale festa religiosa. Avevo
appena finito la mia preghiera, che sento picchiare alla porta,
e prima che io rispondessi alla chiamata; la porta si apre
e mi vedo dinanzi, sorridente ed amabilissimo, il venerato
IO Successore di Don Bosco. Chi me lo aveva mandato in
un momento così opportuno? Non potei parlare, mi gettai
ai suoi piedi profondamente commossa, esclamando:
>)- Padre, mi benedica! Ne ho tanto bisogno!
»- Sì, si, mi rispose il santo Servo di Dio; e col fervore
serafico che gli era speciale, mi benedisse.
In quel momento si udi la voce del segretario che
- )z Vifi del Serw di Dio Michele Ruo. Vol. 11.

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V - Sull'orme di Don Bosco
diceva: - Dove sta Don Rua? - Ed il signor Don Rua
usci senza che gli potessi parlare; ma si portò via la mia
tentazione, lasciandomi la pace, e seguitai vario tempo in
quell'ufficio, senz'agitazione di sorta i>.
Amabile com'era e familiare, si ricorreva a lui in ogni
ansietà e si chiedeva l'aiuto delle sue preghiere... anche per
ottenere buon esito in pubblici esami.
Suor De Leone Maria una sola volta ebbe la fortuna di
trovarsi in una casa visitata per pochi istanti dal Servo di
Dio. ((Era l'anno 1908, i1 IO novembre, quando il vene-
ratissimo superiore, dopo essersi intrattenuto, non so se un
giorno o qualche ora solamente, nell'ospizio di S. Vincenzo
de' Paoli in San Pier d'Arena, passava a salutare le suore,
prima di partire per Roma. Anche noi quattro, Suor Gama-
Ieri, Suor Bracchi, Suor Terzi ed io, che ci trovavamo là
per subire gli esami' di francese all'università di Genova,
avemmo la fortuna di riverire il venerato superiore. Anzi,
avendoci la direttrice Suor Noli Angiolina presentate come
studenti di francese, prossime all'esame, egli ci animò a
confidare nella Madonna e ci promise che anch'egli si sa-
rebbe ricordato di noi nella S. Messa. Le sue ispirate parole,
il suo angelico sorriso, la sua bontà paterna, ci resero ardite
e, dopo esserci scambiate uno sguardo, come d'intesa, gli
domandammo: - Padre, saremo promosse?- E ansiose atten-
...demmo la risposta. Egli si raccolse un momento, e: - Si...
si si... si... - ci rispose, e poco dopo ci lasciò.-Quattro si,
proprio quante siamo noi; dunque saremo tutte promosse! -
ci dicemnio subito e da quell'istante ci sentimmo rinfrancate
e, direi, quasi sicure dell'esito felice del nostro esame. -
Egli è un santo! - dicevamo tra noi - e certo indovinerà! -
Infatti il 12 novembre cominciammo le prove, durante le
quali sentimmo l'effetto delle preghiere del veneratissimo
Don Rua..., e il 21 novembre tutte e quattro partimmo felici
dell'ottenuto diploma di francese s.
Le alunne di terza normale di un istituto diretto dalle
Figlie di Maria Ausiliatrice, nel 1902, bramando d'essere
promosse nella sessione di luglio e non sentendosi tanto
preparate da poter riuscire a superare felicemente tutte le
XIV - Esaltato da Dio!
499
prove, scrissero a mezzo della direttrice a Don Rua, mani-
festando il loro vivo desiderio ed anche il loro dubbio, rac-
comandandosi alle sue preghiere e promettendo un'offerta
per una Messa all'altare di Maria Ausiliatrice in ringrazia-
mento. Passati pochi giorni, Don Rua rispose: « State tran-
quille; fate tutto quello che potete per parte vostra, e la Ma-
donna farà il resto P. Letto il biglietto, le interessate ad una
voce esclamarono: ((Saremo tutte promosse, Don Rua ce lo
assicura)). Con tutta tranquillità continuarono a prepararsi
senza fare eccezioni all'orario della casa, e furon tutte pro-
mosse alla prima sessione con buoni punti.
L'anno seguente, le nuove alunne di 3a normale vollero
seguire l'esempio delle loro ex-compagne, sperando dal
Servo di Dio la stessa consolante risposta. A queste egli
rispose: Pregherò secondo la vostra intenzione; ma intanto
si stia preparate alla volontà di Dio )). E una appena fu pro-
mossa alla sessione di luglio.
Un buon salesiano ci fa un'identica dichiarazione: ((Era
stata indetta nel Regno una sessione straordinaria d'esami
per l'abilitazione all'insegnamento nelle scuole medie. Don
Cerruti, di v. m., m'invitò a pigliar parte a quest'esame.
Benchè non preparato, io calai giù dalla montagna, dove
ero maestro, andai all'Università, e mi cimentai alla prova.
Andai anche da Don Rua per consiglio e conforto. Ed egli
mi disse, in modo un po' velato, ma che io compresi assai
bene: - Prepara il tuo cwre a qualche umiliazione e sii anche
di questo sempre grato al Signore. - All'esame, Arturo Graf
che pareva a me assai benevolo, dopo la prova mi disse
chiaro: - Lei ha buona volontà, ma non è preparato... ritorni
l'anno prossimo, e vedremo... s.
Divotissimo della Vergine, il Servo di Dio si serviva pur
delle medaglie per operare molte meraviglie. Quando veniva
chiesto di benedire medaglie e anche immagini, che si vo-
levano diffondere come pegni di benedizioni celesti, più
volte fu visto indugiare a lungo nella preghiera. Suor Clelia
Armelonghi lo pregò di benedire una settantina di medaglie,
ed egli le prese in mano, le toccò ripetutamente, pregò a
lungo, in fine le segnò colla Croce, e poi disse: - Quanto

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V - Sull'orme di Don Bosco
mi auetefatto faticare! - E attesta Suor Clelia che quelle
medaglie, poi diffuse, operano tutte dei prodigi.
<< Un giorno - ci narrava un'altra Figlia di Maria Ausi-
liatrice - portai al venerato Don Rua i saluti di due sorelle,
benefattrici dei Salesiani, delle quali non ricordo precisa-
mente il nome. I1 Servo di Dio mi disse: - Bene, bene,
aspettavo l'occasione; direte a entrambe che, considerandole
come della Famiglia Salesiana, facendo il giro della Francia
... serbai appositamente per loro queste due medagliette d'ar-
gento che mando a loro con una particolare benedizione. -
Non andò molto che se ne esperimentò la prodigiosa effi-
cacia. Una di quelle medaglie venne inviata ad una prote-
stante, parente delle due benefattrici, ed ecco, di lì a non
molto, la stessa divenire fervente cattolica e condurre alla
Religione Cattolica l'intera famiglia r.
((Verso il termine del 1899 - attesta una suora Giusep-
pina - entrò all'Istituto Femminile Marchesa di Barolo in
Torino una giovane che fece molto parlare di se. Aveva
una faccia misteriosa, durante il giorno seguiva l'orario del-
1'Istituto con certa disinvoltura, ma sovente rimaneva come
alienata dai sensi, come morta. Questo accadeva specialmente
dopo la mezzanotte. Quando al mattino suonava la campana
per la levata, le cinquanta figliuole che dormivano nel mede-
simo dormitorio erano puntualissime al primo tocco della
sveglia, ma la misteriosa si trovava priva dei sensi e non
dava segno di vita. Le compagne, le più coraggiose, la pun-
zecchiavano, la schiaffeggiavano, la buttavano giù dal letto,
tutto inutilmente; pareva che si baloccassero con un fantoc-
cio. Durava in questo misero stato per più ore, passate le
quali, senza che nessuna s'interessasse di lei, balzava di letto
e ritornava alla vita regolare, pur avendo sul volto un pallore
cadaverico. Si pazientò parecchio tempo, ma siccome tali
scene si ripetevano sovente, causando grandi disordini non
solo nel dormitorio dove si trovava la figliuola, ma per tutta
la casa, i superiori decisero d'espellerla dall'istituto; e non
avendo parenti venne ritirata al Ricovero di Mendicità...
Dal momento che fu espulsa, si credeva di godere un
po' di tranquillità, ma le nostre speranze furono deluse,
XIV - Esaltato da Dioi
perchè cominciarono nuove noie. Ogni notte, dopo le ore I I,
nel dormitorio dove aveva dormito quella giovane, comin-
ciava ogni genere di rumori, e tutte le figliuole-si destavano
contemporaneamente. Si sentiva un rumore di pietre che-
rotolavano in dormitorio con vertiginosi& straordinaria, e
voci, risse... senza-interruzione, che impediva non solo che
si potesse riposare, ma comunicava a tutte, suore e figliuole,
un'agitazione febbrile, cosicchk al mattino avevano facce
sparute, come se avessero fatto una lunga malattia.
n I compianti sacerdoti, il rettore Don Carossia e il vi-
cerettore Don Fumero esorcizzarono parecchie volte' il locale
con ripetute benedizioni, ma pareva che gli spiriti maligni,
se così si debbon chiamare, lo facessero per vendicarsi. E
durò parecchio tempo. La Veneranda Curia Arcivescovile
mandò altri sacerdoti a ripetere le esorcizzazioni; inutilmente.
Quando una suora, ora defunta, che aveva tanta fiducia nel
rev. Don Rua e provava pena in vedere che suore e figliuole
soffrivano tanto e non potevano riposare, andò dal rev. Don
Rua e gli narrò quanto ho scritto. I1 reverendo, dopo qualche
istante di silenzio, con.paterna bonth disse:
>> - State tranquilla, tutto si calmerà!... Prendete queste
medaglie... (erano cinquanta) distribuiteZe alle Jiglie. Fate che
le appendano al loro letto, e pregate la Madonna.
D Da quella notte all'infuriare d'averno succedette la più
gran quiete; e tutte furono riconoscenti al rev. Don Rna che
impetrò da Maria Ausiliatrice tanta grazia D.
Nello stesso istituto era accolta d'urgenza un'altra ragazza
di undici anni che ne aveva già fatte tante, da far credere che
fosse un'indemoniata. La condussero alla chiesa di Maria
Ausiliatrice, perchè il Servo di Dio la benedicesse; ed egli,
con una dolcezza incantevole, vòltosi alla ragazza: - Con
tutto piacere - le disse
afinchè ti faccia buona
-e satni tdaò...laebaenncehdeixisounoeradetlilafaMraaid! o-nnea,,
dopo di averla benedetta, dandole una medaglia di Maria
Ausiliatrice, l'esortò a baciarla più volte al giorno con ri-
spetto e confidenza, e a recitare ogni giorno tre Ave assicu-
randola che la Madonna l'avrebbe aiutata. Cosa meravi-
gliosa! da quel giorno la ragazza divenne più docile, saggia

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V - Sull'orme di Don Bosco
e pia, tutte le suore ne andarono meravigliate, e dopo vari
anni la videro entrare in un altro istituto religioso, dove ha '
professato ed è contenta e felice, come le aveva detto il
Servo di Dio.
Con le medaglie di Maria Ausiliatrice gettate o sepolte in
un terreno, o gettate in mare, otteneva fa soluzione favorevole
di difficili contratti d'acquisti per la fondazione o amplia-
menti di case salesiane e la calma di burrasche; ed egli stesso
narrava questi portenti riferendoli alla bontà di Maria Ausi-
liatrice o all'intercessione di Don Bosco, con tanta fede e
naturalezza che proprio non si sapeva se fossero da attri-
buirsi alla potenza di Maria Ausiliatrice, o all'intervento di
Don Bosco, o alle preghiere di Don Rua!
Ci son altri particolari assai interessanti.
Don Pietro Olivazzo, salesiano, udì raccontare che tro-
vandosi Don Rua a pranzo dal Vescovo di Santander, la
sorella di Monsignore gli domandò se aveva ancora qualche
relazione con Don Bosco, morto da molti anni. E il Servo
di Dio rispose: - Son pochi giorni che mi trovavo molto
preoccupato per la soluzione di un affare assai importante;
e per quanto vi pensassi, non trovavo il bàndolo del13 ma-
tassa, quand'ecco mi si presenta Don Bosco e mi dice: "Per-
chè non ricorri a N. N. che certamente ti toglierà d'impiccio?,,
Feci come disse Don Bosco, e tutto riuscì benissimo.
Ebbe anche il dono della più intima unione con Dio, del-
l'estasi. Efisio Angius, che per 4 anni fu addetto alla sua per-
sona, dichiarava più volte, pronto a farne regolare deposi-
zione giurata innanzi al tribunale ecclesiastico:
Una sera, secondo il solito delle altre sere, il signor Don
Rua mi diede a leggergli un capo di un libro spirituale, credo
I'Imitazioize di Cristo; ma non appena arrivai a finir quel ca-
pitolo, vidi, con mia sorpresa, in un attimo, tutta la persona
del signor Don Rua inondarsi di una luce bianchissima ed il
suo purissimo corpo andar in estasi; e al sentirsi da me toc-
care per chiedergli se doveva o no continuare la lettura, lo
vidi di nuovo por piedi in terra e rimettersi nella posizione
di prima, e con gli occhi rivolti al cielo esclamare: - Quanto
sei buono, o Ilzio Dio, quanto sei buono! Grazie, o Maria!...)).
XIV - Esaltato da Dio!
Trovandosi a Livorno, in tempo degli esercizi, si rec
a celebrare la S. Messa nella cappella delle novizie. I1 conte
Pate gliela servì, e, recatosi in sacrestia, mentre il Servo di
Dio faceva il ringraziamento, lo vide in estasi!...
Quando era solo, o credeva di non essere osservato, il
suo fervore era più spiccato del consueto. In Sicilia, dopo
aver celebrato dalle suore, fu udito, a voce alta, ripetere i1
... Pater, affettuosissimamente, adagio adagio, facendo pausa
ad ogni parola, come se contemplasse una scena celeste!
Moltiplicò più volte le Sacre Particole, le immagini... ed
uva e confetti, mentre li distribuiva paternamente a schiere
giovanili che gli si affollavano attorno.
L'ultima volta che fu a Caserta, nel novembre del 1908,
- scrive il sacerdote Don Pietro Squarzon, che era cate-
chista in quell'istituto salesiano - <<accoltocon sentite
dimostrazioni di venerazione e di affetto dai superiori, dagli
alunni dell'istituto, e da numerosi ammiratori dell'opera Sa-
lesiana, destò subito in tutti una profonda impressione con
quella sua aria di santità e di paterna bontà sorridente. In-
vitato dal direttore Don Federico Emmanuel a celebrare il
manino seguente la Messa della comunità nella cappella
interna, accettò ben volentieri l'invito.
)> L'assistenza dei giovani, l'ordine del piccolo clero per
la solenne e straordinaria funzione religiosa preoccuparono
tanto il giovane catechista, che non pensò se nel Tabernacolo
vi fossero Particole sufficienti per una Comunione di oltre
200 giovani, e al momento della Comunione indossò cotta e
stola per assistere il signor Don Rua nella distribuzione delle
Sacre Specie; ma quando sali all'altare e constatò che nel-
l'unica pisside non v'erano più d'una dozzina di Particole, si
senti sconvolto e fortemente turbato.
Si fece accompagnare da due torciferi alla chiesa pub-
blica, sperando una soluzione alla critica situazione. Ri-
chiesto, Don Antonio Uberti, addetto alla chiesa, rispondeva
che non ve n'erano abbastanza neanche per i fedeli. Non
si ouò dire in auale stato d'animo il g-iovane prete tornasse
alla cappella interna.
1) E Don Rua?... Tranquillo, senza spezzate le Specie

26.8 Page 258

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5O4
V - Sull'me di Don Bosco
... Eucaristiche, continuava a comunicare, e passarono alla
balaustrata tutti i zoo giovani, i confratelli, chierici e laici,
e i famigli.
9 I1 catechista stesso copriva la pisside e la riponeva nel
Tabernacolo con un nodo alla gola e le lacrime sulle ciglia.
Lo sfogo di pianto venne, quando potè trovarsi in sacrestia.
Aveva osservato che il numero iniziale di Particole nella
pisside non era diminuito al termine della Comunione
generale!
I>) giovani vollero saper subito la causa di quel pianto;
e il catechista narrò, tra i singhiozzi, l'accaduto.
A mezzogiorno, a tavola, egli provò accennare al fatto
del mattino; ma Don Rua, con uno sguardo dolce e sorri-
dente, gl'impose silenzio e distrasse l'attenzione dei presenti,
parlando d'altro.
>)Profonda fu l'impressione riportata dai giovani; e, di-
venuti ex-allievi, gli alunni di quell'anno ricordano il fatto
e ne parlano con ammirazione o.
La stessa meravigliosa moItiplicazione avvenne, in iden-
tiche circostanze, nell'istituto delle Figlie di Maria Ausilia-
trice a Giaveno, nel 1906.
Nel 1906, il 12 di agosto, celebrandosi a Nizza Monfer-
rata il 250 anniversario della prima elezione di Madre Ca-
terina Daghero a Superiora Generale delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, anche il Servo di Dio intervenne alla festa, e
... alla fine dell'accademia parlò a lungo, augurando a tutte...
di trovarsi presenti al 50° anniversario! a Ciò che mi fece
ancor più impressione - rammenta Suor Innocenza Mar-
telli - fu la distribuzione delle immagini. I1 salone era
gremito di suore, novizie, postulanti ed educande. A un
certo punto si vedeva che le immagini venivano a mancare
e la cara e venerata Madre Angiolina Buzzetti, di f. m., con
tanta sollecitudine andò a ritirare quelIe,delle Suore, ma
ancora non bastavano per dare alle presenti. Le venerate
Superiore si vedevano soffrire, e allora Don Rua si volta a
loro tranquillo e dice: " Ce n'è d'avanzo!,,. Io guardavo quella
scena stupita, e vidi che con tre o quattro immagini tra
mano, contentò uno stuolo di gente. Finito si rivolse alla
XIV - Esaltato da Dio!
rev. Madre, le mise in mano ancora tre immagini, e le disse:
- "Vedete che sono state abbastanxa!,, )>.
A Barcellona attesta Suor Martinez - al termine di
un'accademia presentarono al Servo di Dio <(unascatola
di confetti che volle distribuire. Non so se si realizzasse il
miracolo delle nocciuole di Don Bosco; il certo si è che il
buon Padre distribuì confetti alle Suore e alle ragazze (un'ot-
tantina di persone), ne diede 4 o 5 a ciascuna, la scatola era
piccola, eppure ne ebbe abbastanza per tutti. Noi ritirammo
la scatola con venerazione F).
Da quanto abbiam detto fin qui e da quanto verremo
dicendo, il lettore non può non rimanere ammirato dei doni
singolari che il Signore largì al suo Servo fedele!
E quanti ne potremmo ancora accennare!
Anche degli aiuti materiali che gli venivan prodigati in
modo straordinario potremmo scrivere molte pagine.
A Nizza Monferrato, trattenendosi con, le suore che
ttendevano ai santi esercizi cc raccontava paternamente -
icorda Suor Teresa Danzica - tante belle cose della nostra
cara Congregazione, che mi è impossibile ricordare. Tra le
altre cose ci disse di aver bisogno di molto denaro per com-
piere tante opere in Italia e nelle Missioni. Qualche suora
gli disse: - Preghiamo S. Antonio di.Padova! - In quel
tempo s'era diffisa una grande divozione verso questo Santo
per il suo Pane dei poveri. Egli, sorridendo e stropicciandosi
le mani, rispose: - Veramente S. Antonio è un gran galan-
tuomo. Aveva bisogno di denaro, e mi rivolsi a lui con questa
reghiera: " Ho bisogno di diecimila lire; se me le procurate, io
i fo l'offerta di cinque lire per i vostri poverelli!,, e tosto mi
ottenne quanto gli domandavo, ed io gli fui fedele alla pro-
E le anime salvate? chi può dire i prodigi compiuti con
gli assidui ed opportuni ammonimenti? Abbiamo varie te-
stimonianze che accennano a fatti singolari avvenuti nel se-
creta della Confessione, quando illuminato da Dio leggeva
nelle coscienze: mentre altri, memori del suo zelo e della
sua pietà, dichiarano di averlo a modello di vita interiore.
Quanti altri ricordi significativi delle virtù e della santità

26.9 Page 259

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506
V - Sull'orme di Don Bosco
del Servo di Dio dovremmo esporre! Solo Iddio sa quali e
quante meraviglie avvennero ad intercessione di Don Rua!...
Tutti cotesti fatti, che nella coincidenza delle parole e
degli atti e del contegno del Servo di Dio coll'effetto mira-
coloso o singolare s'elevano dall'ordinario, non solo giova-
rono a chi li vide o ne fu oggetto, ma fanno del bene a noi
e ne faranno ai posteri.
Come i miracoli operati da N. S. Gesù Cristo additano e
confermano la sua missione divina, così i prodigi che s'incon-
travano nelle vite dei Santi dicono chiaramente che dob-
biamo vedere in loro gli araldi di Dio, i quali ci ripetono e
commentano, con le parole e coi fatti, gli insegnamenti di
Gesù Cristo.
(( Quanti sono i miracoli che Iddio costantemente opera?
Certo moltissimiI) e <<peproco che v i si ponga mente, essi suo-
nano ed indicano un conforto, un invito, un giudizio )>, diceva
Pio X I nel discorso citato al principio di questo capo.
« Un conforto per noi, per tutti i credenti in Dio e nei
misteri da Dio rivelati...
I) Un invito
rità di cuore e
a tutti quelli
con sincerità
cdhi espcierritcoa.n..o
la
verità
con
since-
Un giudizio... quel giudizio per il quale il Divino Mae-
stro diceva che il mondo "jam izrdicatus est ,,.Allorchè lo stesso
Divin Redentore parlava a un maestro in Israele, nel segreto
e misterioso colloquio, quasi ponendosi di fronte a tutte
quelle anime che non la cercano la verità, che non la cercano
bene, che non la cercano con le dovute disposizioni di umiltà
e di sincerità, diceva che Egli era venuto non per giudicare
il mondo ma per salvarlo, per salvare tutti. Ma aggiungeva
che, pur troppo, "gli uomini hanno amato più le tenebre che
la luce,,; e la verità è propriamente che chi crede è già giu-
stificato, ma chi non crede "jamjz~dicatusest,, D.
Ci sproni il fedelissimo Servo di Dio a vivere nella
pienezza della Fede e a raggiungere quella perfezione
che a ciascun di noi è possibile con la pratica della Legge
Divina !
SUCCESSORE DI DON BOSCO
SECONDO DECENNIO
NUOVI TRIONFI
1899.
Negli ultimi anni il Servo di Dio salì più volte il Calvario. - A l Castello
da' Conti De Maistre. - In visita alle Case di Spagna. - S i ferma ad
Oulx, Romans, Montpellier. - Festose accoglienze a Barcelha. -
Nella chiesa di Bel&. - Chi l'accompagna tarda a mandar notizie,
avendo il Servo di Dio assicurato che l'avrebbe fazto lui. - A Ge-
... rona: S <i e voi procurerete di recitm bene le orazioni, non pioverà
e faremo una gran festau. - A Saragoza, Baracaldo, Santander,
- - Salamanca e B j a r . a Evviva al Santo!>>. Pericoloso deraglia-
- mento del convoglio a Quejigal. - A Braga, Vigo e Lisbona. Visite
a corte. - a I l suo superiwe ha veramente l'aria di un santo)). -
Alla stazione, tutti s'inginocchia?~p~er essere benedetti. - A Si-
viglia e si vuol festeggiare il passaggio d'un santo i>. - È una continua
- processione alla casa salesiana per vedere e parlare al Santo. LO
stesso avviene a Valverde del Camino, Ecjia, e Montilla. - Ad
Utrera è accolto come il Re o un'altra persona della Famiglia Reale.
- A yerez de la Frontera, nell'o~atonbdi S. Benito de Calatrava,
- in quello delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Calle S. Vicente.
- Imponente adunata nel Palazzo Arcivescovile. A Malaga ed Al-
meuia. - Nel dubbio poter fare la traversata verso l'Algeria es-
sendo il mare in burrasca, il Servo di Dio getta una medaglia di
Maria Ausiliatrice nelle acque e al mattino il mare d calmato. - Ad
Orano, Echmuhl, Mers-el-Kebir. - Entusiastica accoglienza a -Mar-

26.10 Page 260

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siglia. - A. S. Margherita. - Consiglia una novena a Maria Ausì7ia-
trice e cessa la rosolia che s'era sviluppata nell'Oratorio di S. Leone.
- - A Nixxa Marittima, Bordighera, N k a Monferrato. Rientra
all'Oratorio di Valdocco dopo oltre tre mesi d'assenza. - Lavoro
- - enorme. Alla Mole Antonelliana. Dà ai confratellie ai cooperatori
- n o t i . del uiaggio. Si assenta di nuovo,in visita alle case d'Italia.
- A Bologna assiste alle feste inaugurali dell'Istituto, e raccomanda
la fondazione di un altro Oratorio festivo, ricordando le meraviglie
- ottenute con gli Oratori nella Spagna. A Verona, Desenzano sul
Lago, Milano, Parma, Modena. - A Roma ossepuia molti Vescovi
convenuti per il Concilio Plenario Latino Americano; ed assiste alla
consacrazione delle lmo diocesi al S.Cuore nel nostro tempio al Castro
- Pretorio. - 11 battesimo di un'ebea. L a festa di S. Giovanni. -
Invia ai principali benefattori la fototipia del monumento eretto a
- Don Bosco a Castelnuovo. Dolorose notizie dalle Missioni; te&-
%le inondazione nella Patagonia e grave incendio nell'isola Dawson.
- S i ritira a Rivalta in esercizi spirituali con Don Marenco, ed as-
siste ai vari corsi deì confratelli e delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
- - Appunti delle sue allocuzioni. A Nixza Monfewato benedice la
cappeZZaafa,neraria.- Un Decreto della S. Congregazione del S . Uf-
ficio e preziose e sante raccomandazioni del Servo di Dio per Peser-
cizio del sacro Ministero della Penitenza come volewa Don Bosco.
- Ricorda a tutti l'obbligo di tendere alla perfezione. - Insiste per la
- coltura delle vocazioni. « Siamo per incominciare l'Anno Santo I).
Ci rimane a dire degli ultimi dodici anni della vita del
Servo di Dio, dodici anni vissuti tra l'ammirazione universale
in un continuo succedersi di pubblici trionfi e d'intimi inat-
tesi awenimenti permessi dalla Divina Prowidenza, che ci
faranno meglio comprendere l'alto grado di virtù da lui rag-
giunto che toccò l'eroismo del martirio. Perchè, com'osser-
vava il Santo Padre Pio XI (I), <<novn'è soltanto il martirio
del sangue e della vita, la prova suprema più bella, quella che
a ragione fu detto il gesto pi& fastoso che sia concesso ad uomo
di segnare nella vita. V i sono anche altri martiri meno splendidi,
(1) Dalle parole dette ai giovani del Collegium Tharcisii, il 18 gennaio rgzg.
Cfr. I'Ossmotore Romano del zr gennaio dello stesso anno.
meno fastosi ed oscuri, ma son sempre veri martirt, e forse,
qualche volta, davanti a Dio del pari meritori, perchè richie-
dono costantemente tutta la consapevolezza della responsabilità
della dignità della vita e dell'autorità divina; perchè durano
per giorni e mesi ed anni sotto gli occhi di Dio solo, in mezzo
a da$icoltà sempre rinnovate, nello sforzo del continuo quoti-
diano esercizio del dovere sempre fedelmente compiuto, della
vigilanza non mai stanca. Non per nulla ha detto S. Agostino,
che questi sono segni del martirio, perchè non c'è una forma sola
di martirio, ma molte sono del martinb le formee. E varie, e
dure, e diuturne, furono quelle che gravarono sopra i1 Servo
di Dio, il quale, sempre calmo e sereno, sempre sorridente
e disinvolto, ne sopportò gli acuti dolori fidente e ras-
Non si può dire in due parole di che si tratti; è meglio
parlarne a suo luogo. Tre specialmente furono così gravi,
che, oseremmo dire, lo costrinsero a salire ogni volta il
Su1 principio del 1899, prima d'intraprendere un lungo
viaggio all'Estero, aveva promesso di recarsi a Borgo Cor-
nalese, a fare una visita al castello dei Conti De Maistre,
che gli mandarono la carrozza alla stazione vicina, all'ora
fissata. Egli mancò; non aveva potuto moversi da Torino,
e vi andò all'indomani.
E all'indomani le Figlie di Maria Ausiliatrice, verso le
u
I I, mentre le loro scolaresche si avviavano a casa, vedono un
sacerdote che s'intrattiene amorevolmente con i bambini che
gli fanno corona, e subito conoscono che C Don Rua; il quale,
dimentico quasi del freddo rigidissimo che faceva, e dell'or-
rida strada di circa un'ora, tutta zolle di ghiaccio ch'egli aveva
percorso a piedi da Villastellone a Borgo Cornalese, mostrava
tutta la gioia nel trovarsi e intrattenersi in mezzo all'inno-
cenza. Subito le suore corsero a lui, condolendosi di vederlo
solo e gli chiesero se era giunto a piedi; ed egli con aria
tutta sorridente e piena di soddisfazione rispose in piemon-
tese: - Si, ' n poc a pè, e ' n poc a piote ( I ) ; - e continuava
( i ) P$ e piote sono sinonimi; quindi la frase si potrebbe tradurre cosi: un Po'
a piedi, e etui po' gambo D gamba, ci08 tutta la strada a piedi.

27 Pages 261-270

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27.1 Page 261

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5 '0
VI - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
a sorridere di compiacenza, come se anche in quella cammi-
nata, così difficoltosa per chiunque, avesse provato un gran
diletto.
Dopo la festa di S. Francesco di Sales, alla quale prese
parte il nuovo vescovo di Vigevano Mons. Pietro Berruti,
ex-allievo dell'Oratorio, e la funebre cerimonia dell'XIO anni-
versario della morte di Don Bosco, partiva per la Spagna,
accompagnato da Don Giovanni Marenco, direttore generale
delle Figlie di Maria Ausiliatrice, per la linea di Modane.
Fece tre tappe appena prima di arrivare a Barcellona; la
prima ad OuZx, dove pernottb e la mattina del 10 febbraio
celebrò la S. Messa. Era stato annunziato il suo passaggio,
e molti accorsero ad assistervi, ed egli tenne una cara allo-
cuzione.
<Ci omincio qui il nuovo mese - diceva. - I1 rinnovamento del
mese è sempre occasione di rinnovamento di spirito, e viene a propo-
sito i1 dire a noi medesimi:
da
che
fmin-iirmloCz?do..em.rieSnbcebioeilciloSnm&tee?snzeot;orecahvliomlseaossmeseenclhtooiafidmneiarlldra?m.di..iapElul'tasietlatrp?ae..r.vciCatasho,e
non avessi
che cosa 8
cosa d che
mi renderebbe felice nell'etevnità?...
1) Certo i'aver servito il Signore! Non le ricchezze, non gli onori,
non i piaceri, ma l'aver fatto delle buone intenzioni e delle buone
opere, l'aver evitato l'offesa di Dio, e il trovarci allora in sua grazia.
. 1) Sia dunque nostro impegno passar bene questo mese. Vi sono
le due ultime settimane di carnevale. Ebbene sia per noi carnevale
santificato... i).
E suggeriva di pregare con fervore, aver pazienza e ca-
rità, fuggir i1 peccato e frequentare i Santi Sacramenti.
Ripreso il viaggio di quella medesima sera, alle nove e
mezzo, scendeva a Romans, presso Valenza nel Delfinato,
dove l'8 dicembre 1896 dai nostri s'era aperto un Oratorio
festivo. La mattina dopo, subito che ebbe celebrato, fu cir-
condato da una folla devota, che bramava ricevere la sua
benedizione. Ed egli, con l'abituale amabilità e schiettezza pa-
terna, ascolta quanti l'avvicinano, dice a tutti una buona pa-
rola, prega per gli uni e invita gli altri a pregare, e benedice
e benedice continuamente; ed avrebbe passato così l'intera
giornata, se non avesse dovuto ripartire alle tre pomeridiane.
I - Nuoci trionfi
Lo stesso giorno, 2 febbraio, scendeva a Montpelli
il ricordo del passaggio di Don Bosco aveva fin d
fatto metter profonde radici ad una fo
I1 direttore Don Paolo Babled g"li andò incontro a Saint-
Bres, e da tutti si ammirò la somma modestia del Servo di
Dio in mezzo all'imponente dimostrazione che ebbe. I1 3,
primo venerdì del mese, volle compiere egli stesso la devota
funzione ad onore del S. Cuore, rivolgendo una breve allo-
cuzione agli alunni. Quindi si recò a far visita al Vescovo,
e nel pomeriggio tenne conferenza ai cooperatori, dopo
la quale si rinnovarono le scene più devote, chè moltissimi
furon quelli che, prostrandosi in ginocchio anche in mezzo al
cortile, si succedettero a parlargli e chiedergli la benedizione.
114, di buon mattino, proseguì il viaggio e volle che Don
Babled l'accompagnasse sino a Narbonne, per discorrere del-
i'andamento e dei bisogni della casa ed incoraggiarlo pater-
L'annunzio del suo arrivo a Barcellona aveva destato un
entusiasmo indescrivibile. Eran passati nove anni dall'ultima
sua visita. Tutta la casa e il cortile vennero ornati a festa dai
confratelli e dagli alunni. Poco dopo il mezzodì fu visto un
alunno, con le tracce in viso di evidente malessere.
- T u stai male, gli fu detto, e perchè non chiedi il
permesso d'andare in infermeria?
- Non lo farò mai! - rispose.
- Perchè se vado in infermeria, non nedd l'arrivo di
- Ma se ti viene pih male, e te ne vai all'altro mondo?...
- Non m'importa, a me basta,.. d'aver potuto vedere
Giunse alle otto di sera, in compagnia di Don Rinaldi,
o incontro a Gerona. Alla stazione erano
iarlo i membri del Comitato Salesiano, molte
dente del Circolo Don Bosco. Alcuni allievi
di distaccare i cavalli che traevano il cocchi0
1 quale venne invitato a salire per recarsi a Sarrià, deside-
si di condurlo a mano attraverso la Rambla, che a quell'ora

27.2 Page 262

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5'2
- V I Successwe di Don Bosco - Secondo decennio
rigurgitava di gente e di luce. Appena giunto a Sarrià, si
andò in chiesa a cantare il Te Deum.
Il 5, domenica, celebrò nella grandiosa chiesa di Belèn,
dove si tenne una conferenza salesiana; e Don Rua, quando
fini di parlare il celebre dott. Don Ram6n de Garamendi,
s'avanzò alla balaustrata dell'altar maggiore. Con un'un-
zione impressionante disse la sua gratitudine ai cattolici di
Barcellona, annunziò ai presenti una speciale benedizione
del S. Padre, che nell'ultima udienza che gli aveva con-
cesso, l'aveva autorizzato ad impartire la benedizione apo-
stolica a tutti i cooperatori; e li assicurava che Maria Ausi-
liatrice avrebbe accompagnato con grazie particolari la be-
nedizione che avrebbe loro impartita in nome del Primo
Cooperatore Salesiano.
Gli occhi di tutti sino al termine della funzione conti-
nuarono a posarsi con ammirazione sul Servo di Dio, at-
torno al quale, appena fu in sacrestia, presero e continua-
rono, per molto tempo, tanti e tanti ad affollarsi per essere
benedetti.
Finchè rimase a Sarrià, ogni giorno, ogni ora, fu un ac-
correre di gente d'ogni classe sociale, che supplicava di
poterlo vedere e intrattenersi con lui un istante; e molti,
ricchi e poveri, sani e malati d'ogni genere, ebbero il deside-
rato conforto.
I benefattori principali e gli ex-allievi si raccolsero
attorno a lui in particolari adunanze. Ed egli il IO febbraio
scriveva al. Prefetto Generale Don Belmonte: I l mio viaggio
@ora fu felice, ringraziando il Signore; solamente rincresce
che trovo pochi denari)).E il giorno dopo: « Ti mando 1850
franchi che ho potuto raccogliere, parte in Francia e parte
qui. Spero che non ti faranno dispiacere... Pel resto del viaggio
spero informarti in seguito o. Il 15 aggiungeva: << Qui le cose
procedono abbastanza bene; queste case godono di grande sim-
patia, hanno fatto una fiera di beneficenza che fmttò oltre
20 mila pesetas nette. All'uopo hanno ottenuto un salone magni-
fico in una parte delle più centrali di Barcellona, gratis in esso
la luce elettrica, gratis il servizio delle signore per la fiera di
beneficenza, le quali raccolsero 42 mila oggetti)).
-I Nuovi trionfi
513
Ed aggiungeva: « Siamo stati a S. Vincenzo dels Horts
dove abbiamo avuto cordialissime accoglienze, non solo dai
nostri, ma altresi dal Parroco e dal Municipio. Anche pare
che le cose vadano bene R.
I1 Servo di Dio aveva detto a Don Marenco che egli
stesso avrebbe inviato a Torino le notizie del viaggio, e di-
fatti scrisse più volte a Don Belmonte, ma tacendo, natural-
mente, ogni particolare sulla commozione che destava per
tutto la sua persona. E Don Marenco inviava a Don Bel-
monte una prima lettera appena il 5 marzo, dicendo:
( ( M isi scrisse che lei e gli altri superiori del Capitolo desi-
derano aver da me notizie del signor Don Rua. Le dico subito
che non avrei tardato fino ad oggi, se egli non mi avesse
assicurato che ci pensava lui, dovendo scrivere spesso per
affari. Ora pertanto le darò breve relazione del viaggio e del
come riesca.
>)Mi par che si sia giunti in Ispagna il giorno 5 febbraio.
Nei 15 O 16 giorni passati in Catalogna, il signor Don Rua
visitò le due case di Sarrià, [quella dei Salesiani e quella
delle Figlie di Maria Ausiliatrice], le due di Barcellona,
quella di Gerona, dove benedisse la prima pietra della Cap-
pella nuova, e finalmente la casa di noviziato a S. Vicens
dels Horts per la chiusa degli esercizi...)).
Ma, purtroppo, le lettere di Don Marenco furono anche
esse assai rare e troppo frammentarie, cosicchè abbiam per-
duto molti particolari interessanti.
La sera del 17 il Servo di Dio si recò a Gerona. Pioveva
a dirotto, e continuò a piovere tutta la notte, e tutti benedi-
cevano il Signore, perchè quelle terre da molto tempo non
avevano più avuto una goccia d'acqua. Ma i nostri erano
sopra pensiero per l'esito della cerimonia, che doveva aver
luogo il 19, la domenica. <t In mezzo alla grande allegria,
che tutti sentivamo per avere tra noi Don Rua - ricorda
Don Giacomo Ghione - non potevamo occultare un certo
timore, e cioè che, per causa della pioggia, non potessimo
celebrare con la desiderata solennità la festa della benedizione
della prima pietra della nuova chiesa. Egli se n'accorse e ci
assicurò subito con queste parole:
33 - Vico del Sar-ro di Dio Miil& Rua. Vol. 11.

27.3 Page 263

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- V I ~uccessoredi Don Bosco - Secondo decennio
,)- v o i temete di non poter celebrare solennemente la festa
per causa della pioggia... Non temete; se voi procurerete di
recitar bene le orazioni questa sera e domani, vedrete cmne do-
menica non pioverà, e faremo una gran festa. Altre volte mi sono
trovato in simili circostanze, ed avendo fatto ai giovani la stessa
raccomandazione, tutto andò bene.
)) Come disse, così fu; il giorno dopo cominciò a rassere-
narsi il cielo, e la domenica non si vedeva una nuvola nel-
l'orizzonte, e si celebrò la festa con straordinario concorso di
popolo.
)) Altra cosa ci annunziò quella sera. Mentre stava par-
lando e continuava a piovere, egli ci disse:
)) - Voi vedete con che abbondanza cadono le gocciole della
' pioggia! Ebbene, dovete sapere, che questa pioggia abbondante,
che sta cadendo, è una figura delle numerosissiiie grazie e fa-
vori, che Maria Ausiliatrice dispenserà sopra questa casa, sopra
la città di Gerona e tutta la provincia.
)) E fu profeta; la divozione a Maria Ausiliatrice si propagò
meravigliosamente nella città e nella provincia, e da tutte
parti ci giungevano relazioni di grazie ottenute per la sua
intercessione D.
(<11 21,febbraio - prosegue Don Marenco - lasciò Bar-
cellona alla volta di Bilbao, con un viaggio di due giorni,
pernottando però presso i RR. PP. Scolopiia Saragozza. 11
25 febbraio andò a Santander; il 28 e il IO marzo ci vollero
per giungere a Bejar ».
, A Saragozza celebrò nella chiesa del Pilar.
A Baracaldo (Bilbao) restò due giorni, il 23 e il 24. 11
- Padre Zugasti, della Compagnia di Gesù, tenne conferenza
ai Cooperatori nella Chiesa di S. Nicola; quindi prese la Pa-
cola Don Rua, ed additando le umili origini dell'opera Sale-
siana, ispirata e voluta dal Signore, invitava i presenti a fa-
vorire ii sua scopo principale cooperando alla restaurazione
della società coll'educazione cristiana.
Appena giunto a Santander, dichiarò agli alunni dell'ora-
torio che si era recato fin per aiutarli a salvar I'anima e
quindi si animassero a farsi santi col cercare d'imitare assidua-
mente Domenico Savio e Michele Magone.
I - Nuovi trionfi
515
11 27 tenne egli stesso pubblica conferenza nella chiesa
della Compagnia illustrando il meraviglioso inmemento che Don
Bosco aveva dato all'Opera sua, la quale nei dieci anni dopo
la sua morte si era triplicata; e l'entusiasmo popolare si ac-
centuò ripetutamente attorno al Servo di Dio, come attorno
a un santo.
11 1' marzo giungeva alle 5 dei mattino a Salamanca, dove
da tre mesi i Salesiani avevano assunto la direzione del Pro-
tettorato dei giovani operai, e, senza prendere un minuto di
riposo, devotamente celebrata la Santa Messa, fu tutto a
Si recò ad ossequiare Mons. Vescovo, e questi volle fargli
visitare i principali monumenti della storica e antica città,
e gli raccomandò di non mancare di recarsi alla vicina Alba
de Tormes, per venerare le preziose reliquie di S. Teresa di
Gesù, come fece con gioia dell'anima sua.
Alle 5 pomeridiane ripartì per Bejar, dove assai prima che
arrivasse il treno, la stazione era gremita d'una moltitudine
di signori e di popolo accorso a vederlo ed ossequiarlo. Ap-
pena comparve, l'entusiasmo toccò ilcolmo, e fu un succe-
dersi incessante di evviva al Santo, come tutti lo chiamavano,
e a Don Bosco ed a Maria Ausiliatrice, finchè non si giunse
al collegio, dove continuò la spontanea dimostrazione sino a
notte avanzata.
Da Bejar tornò a Salamanca, e dilà il 4 marzo, con 15 ore
di viaggio, entrava in Portogallo e scendeva a Braga, dopo
aver corso un grave pericolo.
A Quejgal, .la quarta stazione per chi da Salamanca
va ai Portogallo, il <c treno - scrive Don Marenco - per
egligenza del deviatore, s'inoltrò sul binario morto, dove
tazionavano una decina di carri, carichi di grano e di le-
ame. L'urto fu terribile quanto improvviso. I carri-merci
rono a pezzi, scavalcandosi gli uni gli altri, e il nostro
O fu reso inservibile. All'urto noi ci siamo sentiti sbalzati
ontro i viaggiatori che sedevano in faccia, e poi rotolammo.
tutti per terra, confusi coi bagagli che ci caddero addosso.
11sig. Don Rua ebbe un'ammaccatura alla fronte, non grave,
ma che gli produsse emorragia dal naso; un altro viaggiatore

27.4 Page 264

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ebbe una spalla malconcia; Don Rinaldi, io ed altri del me-
desimo scompartimento, nulla. Negli altri scompartimenti,
specialmente nelle carrozze di terza classe, dove non vi sono
cuscini, l'affare fu più serio; vi furono feriti e contusi, non
però mortalmente, per quanto si è potuto sapere, visitando il
treno. La macchina servi ancora per trascinarci alla stazione
successiva, dove si formò un nuovo treno e così si potè se-
guire il viaggio senza incidenti. 'Il sig. Don Rua ben a pro-
posito notò come lo scontro avvenne alIe 6 del meridiano di
Madrid, che sarebbero le 7 1/2 del meridiano deli'Europa
centrale, ora in cui confratelli ed alunni facevano la S. Co-
munione e forse pregavano per i pellegrinanti. Sia dunque
ringraziato il Signore! >).
(( I n ogni casa - prosegue Don Marenco - è ricevuto
con vero trasporto, con affetto, e sto per dire con divozione,
non solo dai confratelli e dagli alunni, ma anche dagli esterni
specialmente Cooperatori. A Sarrià, a S . Tricens, a Bejar,
i Municipi, il popolo con il Clero, vennero ad incontrarlo.
I Vescovi di Bilbao e di Salamanca, i Gesuiti di Bilbao e di
Salamnca, gli Scolopii di Saragozza e i Carmelitani di Alba
de Tormes diedero tali dimostrazioni di stima, che mai le
.
maggiori. E poi, dovunque, vien con premura circondato da
.persone che vogliono consigli, da giornalisti che chiedono una
parola, da infermi che vogliono una benedizione. Sarebbe
lungo dire tutto. Qui mi limito a dire che si rinnovano ifatti di
Don BOSCO, compreso quello di vedg tagliati i panni addosso al
povero signor Don Rua t).
~.
A Braga venne accolto in trionfo alle 9 pomeridiane, ed
invitò tutti a recarsi in chiesa per ringraziare Maria Ausilia-
trice, che l'aveva prodigiosamente salvato nello scontro tre-
mendo.
I1 5 marzo si celebrarono solenni funzioni religiose,
coronate dal canto del Te Deurn.. « Se il nostro secolo raziona-
lista - diceva Mons. Silvano Almedia - cerca i miracoli,
guardi il miracolo più tangibile ed evidente, l'inizio, lo sviluppo
e il continuo incremento dell'opera di Don Bosco! ».
Mons. Leite de Vasconcellos, ammiratore di Don Bosco
e di Don Rua, caldeggiò la fondazione di un Oratorio festivo
-I Nuovi trionfi
5x7
città, e siccome ad ogni istante era interrotto dagli applausi:
S%nori, - diceva - non cerco applausi, ma denari per
rire gli Oratori festivi)).I1 Servo di Dio, in corretto porto-
espresse i suoi umili ringraziamenti, e diede a tutti la
izione apostolica in nome del Santo Padre.
Anche in seminario, ricevimento solennissimo. I chierici
tusiasti. << L'opera salesiana - diceva Don Marenco - è
en ricevuta, in alto e in basso, nel Clero e nel popolo.
isogna ben dire che e i t u s Dei est hic )).
Quando il Servo di Dio partì «la stazione era gremita...
più distinti benefattori erano là per salutarlo e ringraziarlo
ell'onore fatto a Braga con la sua visita. La banda cittadina
onava,.mentre la folla prorompeva in applausi e viva, fin-
è il treno scomparve. Non va dimenticato che sul passaggio
Ua carrozza al treno erano sparsi fiori ?.
Da Braga rientrò nella Spagna e sali a Vigo. Era il 7
arzo. Qui, invece della banda cittadina, furono i ragazzetti
gridando sine intermissione "Evvioa Don Rua ,, e galop-'
do, accompagnarono la vettwa dalla stazione alla casa
a, che è assai distante, con l'ammirazione della città
I1 Servo di Dio, pieno di ammirazione per la sempli-
della popolazione dell'Arenal, la maggior parte pesca-
ri, promise d'occuparsi della loro assistenza spirituale,
e in omaggio all'Aposto1o della Fede nella Spagna, i cui
mortali formano il sacro tesoro della Galizia, e nel 1901
promessa era compiuta.
Da Vigo scese nuovamente nel Portogallo e la mattina
del1'11 entrava a Lisbona. Il fior fiore della nobiltà Iusitana
on a capo il Nunzio Apostolico, il Governatore Civile, e
Arcivescovo eletto di Braga, si raccolse neli'istituto sale-
per ossequiarlo ed assistere alla geniale distribuzione di
ili del proprio mestiere agli alunni artigiani degni di
Anche a corte mostrarono vivo desiderio d'una visita del
ervo di Dio; e <(la Regina Donna Amelia - scrive Don Ma-
- lo ricevette con la maggior deferenza; disse che
be protetto, come difatti protegge, l'Opera Salesiana...

27.5 Page 265

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- - 518 V I Successore di Don Bosco Secondo decennio
Mostrò desiderio che si prenda la direzione di un istituto
esistente di discoletti... In seguito si volle che Don Rua ve-
desse e benedicesse i principini, Don Luigi Filippo, presunto
erede del trono, e suo fratellino l'Infante Don Emanuele. Fu
così commovente la cara semplicità di che diedero esempio.
Don Rua li benedisse e li regalò d'una medaglia di Maria
Ausiliatrice. I due principi restarono ammirati del loro visita-
tore. Oggi fu la volta della Regina Maria Pia... Caso volle
che ricorresse il genetliaco di suo fratello Umberto. Don Rua
promise preghiere per essa, per esso, per tutti P.
Mons. Cogliolo ci dava questi particolari: <( Fece visita alla
Regina d'orléans la quale rimase così sorpresa della figura
tutta ascetica di Don Rua, che contrariamente all'etichetta
s'inchinò per baciargli la mano, e qualche giorno dopo di-
ceva al superiore dei Salesiani di Lisbona: " I l suo Superiore
ha veramente l'aria di un santo,,. Fece altresì visita ai due
Principini Luigi Filippo ed Emanuele, coi quali s'intrattenne
familiarmente. Saputo che il primo si preparava a far la prima
Comunione si congratuiò con lui, e stava per regalare ad en-
trambi una medaglia di Maria Ausiliatrice di semplice me-
tallo, quando io, che ero presente, lo prevenni e gli presentai
due medaglie d'argento col cordoncino dello stesso metallo.
I Principini le baciarono devotamente e Don Rua stesso le
pose loro al collo. Tornato a Torino, quando fu informato
del giorno della prima Comunione del Principino Luigi Fi-
lippo, scrisse a questi una bella letterina D.
Imponente la conferenza nella chiesa di N . S. de Lupa,
tenuta dal Servo di Dio in francese, alla quale intervennero
eminenti personalità, tra cui il Nunzio Apostolico con tutto
il personale della Nunziatura.
Un generoso italiano, il marchese di Liveri, volle imban-
dito un pranzo, cui presero parte il Nunzio Apostolico, il
Governatore di Lisbona ed altri trenta illustri personaggi,
e in fine prese egli pure la parola ed offriva centomila lire
per l'acquisto di ventimila metri quadrati di terreno, in luogo
opportunissimo, per iniziare il nuovo istituto. 11 Servo di
Dio ringraziò in corretto portoghese tra lo stupore di tutti.
Alla sua partenza da Lisbona - attesta Mons. Cogliolo
- la stazione era gremita di amici e ammiratori per salutarlo.
Don Rua era già salito in treno, quando si udì una voce:
"Don Rua ci benedica!,,. E tutti s'inginocchiarono a terra,
mentre il Servo di Dio commosso ringraziava e impartiva la
benedizione. A me che l'accompagnai per qualche ora in
treno, diceva: - Credi che lascio a Lisbona una parte del mio
cuore! )>.
Dopo aver visitato il noviziato salesiano al Pinheiro, a po-
chi chilometri dalla capitale, la mattina del 17 marzopartì alla
volta dell'Andalusia, e il 18giungeva a Siviglia. I1 Correo de
- - Andalucia ne aveva preannunziato l'arrivo, dicendo:
<( Il Sufierioredei Salesiani Don Michele Rua, che piunperà
presto tra noi, è, secondo il giudizio di tutti quelli che lo cono-
scono, un vero santo... Per questo non ci ha fatto punto mera-
viglia, anzi ci pare la cosa più naturale, che le popolazioni
visitate da questo Servo di Dio siano corse in massa a rice-
verlo, abbiano ardentemente desiderato d'ascoltare una sua
parola e qualche consiglio, e ritenuto come reliquie gli og-
. getti da lui usati e tutto quello che è stato toccato d<le sue
mani.
Per questo Don Rua va commovendo le città che visita
e difficilmente si cancelleranno le orme dei suoi passi. Non
è dunque la venuta di un generale di un ordine relgioso che si
vuol festeggiare, ma i1 passaggio di un santo, per dare una so-
lenne testimonianza di cattolicismo e fede ardente col tributare
un omaggio di venerazione e di aJjEetto al santo Successore di
Don Bosco P.
Non è quindi da stupire se l'arrivo e La permanenza del .
Servo di Dio furono anche a Siviglia un continuo trionfo.
L'Arcivescovo stesso gli mosse incontro e volle che salisse
sul suo cocchio, e, seguito da una lunghissima fila di carrozze
dei più nobili cittadini, l'accompagnò al collegio salesiano.
E <( l'umile religioso - così il citato Correo - che, anche
dal vestito povero ed usato pare Pultimo dei salesiani, e dal-
l'aspetto modesto, dal corpo macilento, segno del continuo lavoro
e delle incessanti mortificazioni, dallo sguardo penetrante, dal
dolce sorriso,
cinano, dalla
dpaalrotrlaattsooapvaet,.e.r.nèo
con
uno
cui
dei
accoglie quanti l'avvi-
pz'zi zelanti propagan-

27.6 Page 266

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520 V I - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
disti dei nostri giorni e dei più grandi benefattori dell'umanità B,
awinse subito i cuori.
Siviglia dal Servo di Dio venne scelta come centro, da c
si portava a visitare le case salesiane dell'Andalusia, e vi
fermò più giorni, anche durante le celebri dimostrazioni
ligiose, dette i Pasos; e fu una processione continua alla casa
salesiana per vedere e parlare al "Santo,,. Era questo il nome
che s'udiva sul labbro di tutti, nobili e popolani, avidi di
vederlo e di ascoltarne una parola.
Don Rinaldi ricordava la straordinaria impressione che
Don Rua lasciò al popolo di Siviglia, quando assistè alle
accennate processioni, della Settimana Santa. La gente lo
conosceva, lo guardava, l o fissava, e si vedeva sopra ogni
volto l'ammirazione che destava il suo raccoglimento. Ri-
cordava anche che Don Marenco, meravigliato dei continui
applausi e delle grandi dimostrazioni che nelle chiese, per le
vie e per tutto si faceva al Servo di Dio - si giunse più
volte anche a tagliargli il pastrano e la veste, e a nibargli la
berretta, per aver un ricordo! - gli faceva confidenzial-
mente questa dichiarazione: « I o temo che Don Rua debba
morir presto, perchè questi straordinari- avvenimenti non pos7
sono esser altro che il preludio della sua prossima fine!)).
Lo stesso avvenne a Carmona. Tutta la città gli andb
incontro, e si stabili di fargli fare a piedi il tragitto dalla
-stazione alla casa salesiana, per dar agio a tutti di vederlo,
mentre tutti andavano ripetendo: - E un Santo!
A Valverde giunse alle dieci di sera, e l'intera popolazione
ugualmente si riversò alla stazione e l'accompagnò alla casa
delle Figlie di Maria Ausiliatrice, facendo tanta calca attorno
la sua persona, che fu necessario che le guardie municipali
gli aprissero il passo, non solo per le vie, ma anche- quando
doveva entrare in chiesa.
G La visita del signor Don Rua a Valverde del Camino
- ricorda Suor Lucia Martinez - fu uno di quegli awe-
nimenti che lasciano ricordi imperituri. Tutti quelli che pote-
rono almeno vederlo, non finivano di ripetere:
- )) E un santo!
)) Mossa da cosi giusta fama, una signora, da noi ben 60
I - Nuovi trionfi
il timore che le si ri-
olorose operazioni le
ano estratti, essendo assai forti i dolori che provava.
l'animò a confidare in Maria Ausiliatrice
enza aver avuto notizia alcuna della sua malattia, gliela
ente, ciò che la sorprese assai, poichè essa
> I1giorno appresso insieme con quasi tutta la popolazione
a signora andò alla stazione per congedarsi dal signor
Rua. Egli appena la scorse, le fece segno di avvicinarsi,
porse una reliquia di Don Bosco; essa alzò con molto
o il braccio ammalato per renderla e, appena l'ebbe nelle
mani, rimase completamente guarita, senza sentir più
antaneamente da una malattia incu-
, mettendo nell'acqua, con cui s'ku-
ettino di pane toccato da Don Rua.
preghiere del sig. Don Rua si con-
la vita che teneva non dava alcun
re egli stesso domandò i SS. Sa-
usiasmo si videro a Enja e a
ò il treno su cui si trovava
sta tutte le campane, e le
i avanzarono a porgergli
a la marcia reale. Anche il
siastica dimostrazione alla
~iccolia, ndavano a gara
, ripetendo ad una voce:
a mattina del 25 marzo si recò ad U t m a e fu accolto
ede soltanto quando passa
Reale. L'arciprete, in
torità civili e militari,
sua gioia nel vedere Don Rua, << irradiato
uplice prestigio, della sua santa missione e della sua
vita,.
uer
A
vivificare
con
lo
s ~ i r i t odi
L
Don
Bosco
e
gere e consolidare l'Opera sua O.Fu tanta la calca che si

27.7 Page 267

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522
V I - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
affollò nei cortili dell'istituto, che si dovettero chiamare le
guardie cittadine per allontanarla.
Don Rua cantò Messa la domenica delle Palme. Gli
alunni attesero in quei giorni al breve corso di esercizi spi-
rituali, ed egli diede loro i ricordi la mattina del giovedì
santo. I1 lunedì santo tenne una breve conferenza ai soci
dèlla Compagnia di S. Giuseppe, sempre semplice, pratico
ed efficace.
« Mi congratulo con voi,
Compagnia di S. Giuseppe.
che
Che
vavueotledfiaref?o..r.tuchnea
d'essere
siete nel
ascritti
numero
alla
dei
... protetti da questo Santo, che & il Capo della S. Famiglia. Pensate al-
l'autorità che gode presso il suo Gesh! Cib che gli domanda, non gli
... viene certamente rifiutato, basta che gli mostri le mani che han tanto
lavorato
Egli
è
il
Patrono
della
Chiesa
Cattolica..., è il
protettore
della
Buona Morte, oh come ci avrà presenti allora! Abbiate una grande
fiducia che come suoi servi devoti vi proteggerà; ma voi dovete far
due cose per essere veri membri della Compagnia: 18 Accontentatelo
S. Giuseppe col tener lontano il peccato; zg Imitatelo nel laumare per
Gesù, nel soffrire per Gesù; ecc. a.
I1 martedì santo, recavasi a visitare l'istituto delle Figlie
di Maria Ausiliatrice a Jerez de la Frontera, accolto al suono
delle campane della parrocchia, dove si cantò il Te Deum e
benedisse una grande quantità di pane che egli stesso co-
minciò a distribuire ai poveri, i quali non finivano di bene-
dire al Servo di Dio.
I1 sabato santo ebbe solenne omaggio dal .Circolo Ope-
raio Cattolico fiorente neli'oratorio di San Benito de Cala-
trava da un anno diretto dai Salesiani; e quando si recò
all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliqrice, in via S. .Viri-
cenzo, << fu tale l'entusiasmo tra le ragazze anche le più pic-
cine, che noi - ricorda Suor Antonietta Ivaldi - dicevamo
... che si rinnovavano le belle scene che si erano svolte attorno
a Don Bosco a Parigi e a Barcellona Quando venne da noi
al collegio in Calle S . Vicente per la festa in suo onore,
alla quale prese parte tutta la nobiltà di Siviglia, ne usci con
le vesti tagliuzzate, persin il suo povero cappello ebbe a ve-
dersi 'mancante della badana [della falda]. E ricordo che egli,
con vero rammarico, non tanto per lo sciupio dei panni, ma
... slaantsou,aeglroanspdoegluiamnioltpàe,rdsiincoevdae:l- le veCsrtei!d.o..noPocvheereDttoi!n
Rua
-
è
e
rattristava in volto con pena sincera)).
Imponente l'adunanza che si svolse nel Palazzo Arcive-
e. La stampa ne fece ampie relazioni, e i quotidiani più
ditati riportarono anche larghi riassunti dei discorsi che
nnero un illustre ecclesiastico della Metropolitana e un
rofessore dell'università che pregava il Servo di Dio, ap-
ena tornato a Torino, di prostrarsi ai piedi dell'altare di
ia Ausiliatrice e sulla tomba di Don Bosco a chiedere
benedizione speciale per tutta la Spagna e per Siviglia
particolare. Don Rua promise di farlo e invitava Mons.
rcivescovo ad impartire, a nome di Sua Santità, la benedi-
one apostolica ai presenti. 11 Prelato rispose di non poter
cettare l'incarico, perchè egli stesso riteneva un onore
una fortuna, come tutti i presenti, di ricevere la benedi-
ione apostolica per mano del Successore di Don Bosco.
<< Siamo per lasciare questa terra spagnuola - scriveva
on Marenco 1'11 aprile da Malaga - dove tuttora vive la
de operosa in molti cuori, e dove il sig. Don Rua ebbe tali
ttestati di affetto e di venerazione che mai i maggiori. I1
iaggio del Superiore fu un vero trionfo ininterrotto. In certi
omenti, come a Carmona, a Enja, a Montilla, io a stento
redeva ciò che vedeva; e, in mezzo a quell'entusiasmo stra-
rdinario di popoli e di città intere, andava meco' stesso ripe-
ndo pensando: - Quanto è grande il nome di Don Bosco in
ezzo alle genti! - Di tutto sia gloria a Dio!
Ieri fu la volta per Malaga. Dopo un ricevimento splen-
ido alla stazione, dopo che il Vescovo ebbe mostrato con
n convito la sua soddisfazione singolarissima nel ricevere il
periore Generale dei Salesiani, i Cooperatori ordinarono
a grandiosa accademia per onorare il Successore di Don
)>Ebbeessa luogo nella grande Sala Filarmonica, che
parte dell'Istituto Musicale. Era tutta a 'fiori e a luci da^
presentare un colpo d'occhio incantevole. Presiedeva Mon-
signor Vescovo ed erano presenti almeno ottocento persone,
fior fiore della città...)>.

27.8 Page 268

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524 V I - Successore di Don Bosco. - Secondo decennio
E dieci giorni dopo, da Marsiglia; Don Marenco conti-
nuava la relazione:
<< La partenza[da Malaga], che awenne la s
rente, fu quello che poteva supporsi. Al porto
i confratell'i, i cooperatori, e gli alunni interni ed esterni del-
l'istituto, ma un mondo di gente che voleva vedere ancora
una volta Don Rua, udirne una parola, riceverne la benedi-
zione.
A fatica si potè arrivare alla scala del battello. Parev
cherquel popolo non sapesse dividersi da colui,
e diceva un uomo di Dio. I principali cooperatori saliro
anch'essi a bordo e gli tennero onorata compagnia fino a
l'ora della partenza. Quando poi la nave stava per
dal molo ed apparve Don Rua sul ponte per sa
folla, come un sol uomo, si gettò ginocchioni chiedendo a
alta voce l'ultima benedizione. E Don Rua in mezzo ad u
silenzio generale e divoto benedisse. Fu un momento di ver
cnoemllomdo'zuinonaer;tifsutau..n.a scena degna d'essere ritratta dal pen
)) Per far cosa grata a Don Rua e per lasciare
un ricordo del suo passaggio )>, e sapendo che tu
ed esterni, con trombe e tamburi, sarebbero andati al p
per l'ultimo saluto, al porto stesso fecero la distribuz
inaspettata d'una copiosa merenda s;~e ogni alun
la sua razione awolta entro -un bel fuxzolettino
gato con nastri dai colori spagnuoli ed italiani. Si immagi
la contentezza di quei cari fanciulli, e come il genti1 trova
toccasse il cuore del Superiore.
)> Suil'imbrunire lasciavamo la indimenticabile
Trovammo al largo il mare agitatissimo, e tal fu pe
notte.
I1 povero Don Rinaldi sofferse un vero
signor Don Rua poi, sia per l'angustia della C
rumore indiavolato delle onde di fuori e delle
urtavano entro la cabina stessa, non potè chiu
cosicchè arrivò ad Almeria verso le otto del mattino, stan
ed affaticato 'assai.
Ad Almeria non abbiamo nè casa, n&gran nu
I - Nuovi trionfi
eratori; eppure anche vi fu un ricevimento solen-
mattino, ora in cui a mare tran-
scafo, le Autorità, il Comandante
o, distinti signori e molto popolo stavano attendendo.
la nave si ormeggiò, il Vicario Generale del Vescovo,
mandante ed altri Cooperatori vennero ad ossequiare
Rua e lo accompagnarono a terra sulla barca del Co-
o di porto, e poi col seguito d'una ventina di carrozze
Juan Vivas-Perez, insigne
niera di attenzioni nei due giorni
ripartire il giorno seguente,
ce tanto tempestoso, che a mez-
sarci che era assolutamente impossibile
e1 canale. Per questo inatteso contrat-
on Rua assai stanco, credetti di
e ad Orano, e gli proposi di
erso la Francia e l'Italia. Mi spingeva
abilità che pesava su me
e d'altra parte era persuaso
avrebbero nel caso consigl ato
eva il lasciar delusi nelle loro
d i cooperatori dell'Algeria;
do per alcune visite e passando dal
lia di Maria Ausiliatrice nelle onde
e fosse volontà di Dio che si pro-
rno seguente si fosse potuto
il mare era relativamente calmio e
ogiorno, come a Dio volle, si parti. La navigazione fu
ssima. La nave non potè avvicinarsi all'isola di Alboran,
come di consueto, si impiegarono
ere ad Oruno )>.
aveva sbarcare ad Orano il 1 5 ap- rile, e celebrare la
essa in terra africana, sul primo altare eretto dai
ni nell'Oratorio di S. Luigi; giunse invece la mattina

27.9 Page 269

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526 VI - Successoredi Don Bosco - Secondo decennio
dopo, domenica, e si recò all'istituto di Eckmuhl, dove era
atteso per quella mattina, e nove alunni interni, preparati
ad accostarsi per la prima volta al Celeste Banchetto, eran
disposti ad attenderlo anche fino a tarda ora, per ricevere
dalle sue mani la prima Comunione. Sceso alle 7 y!, salì
subito ad Eckmuhl, dove compì la devota funzione e dove
l'attendeva la dimostrazione più cara al suo cuore. A mez-
zodì, allievi, ex-allievi, confratelli e quanti appartenevano
alle due case, si assisero a mensa attorno a lui, che ebbe
. a dire di averne provato più gioia che non per tutte le di-
mostrazioni ricevute attraverso la Francia, la Spagna e i1
Portogallo.
Una pioggia benefica, che venne ad esaudire i voti di quei
coloni, impedì di passare una serenata all'aperto, ma strinse
attorno al Servo di Dio quei figli devoti, per lunghe ore, in
un'intimità commovente.
Anche i cooperatori accorsero attorno a lui, tanto a Me-
nerviEEe come ad Eckmuhl, insieme col vescovo Mons. Cantel,
il quale diceva che nel sentir il Servo di Dio a parlare di
Don Bosco, qual docile strumento in mano alla Divina Prov-
videnza e figlio prediletto di Maria Ausiliatrice, con tanta
modestia nel portamento e semplicità di parola, ebbero tutti
l'illusione di ascoltare Don Bosco medesimo a raccontare la
sua vita; e si congratulava anche con l'assemblea di aver ve-
duto ed ascoltato in Don Rua t( un altro Don Bosco, un vero
&Zio r$ieno dello spii.iio del Padre venerato, e divenuto, si
può dire, la sua incukaxione ».
11 18 si recò a Mers-el-Kehir, presso le Figlie di Maria
Ausiliatrice per benedire la cappella. 1,a cronaca della casa
dice che gli abitanti dell'incantevole villaggio ((volendo fare
un po' di festa alla loro maniera, spararono 700 mortaretti.
Tutte le persone che avevano. sottoscritto pei lavori della
cappella, si radunarono nel grande vestibolo. I1 buon Padre
procedette alla benedizione, e subito dopo incominciò la
Messa >>; quindi ricevette i voti di una suora. (1 La cerimonia
ebbe termine con un'allocuzione sentita del venerato Padre
a tutta l'assemblea. Ringraziò i benefattori, incoraggiòle Figlie
di Maria e le allieve che frequentano le scuole a venire di
I - Nuovì trio?$
o in tanto a far visita al SS. sacramento, e, quando il
i almeno con lo spirito
sù le pene e le gioie e
in seguito immagini
Ed in effetto, come non ammi-
rth riunite, tanta copia di bontà
la responsabilità di tante anime
nza fino a rimanere qui un'in-
Alle 4 pomeridiane partiva circondato da un gran nu-
mero di persone»; e noi, all'indomani, (( subito sopo pranzo
ci portammo a Eckmuhl per ricevere un'ultima benedizione.
Là, a tutte unite, dopo di averci benedette, egli diede per
ricordo: d'essere sempre allegre, di vivere da vere Figlie di
ria Ausìliatrice, di far conoscere ed amare questa buona
dre, e di zelare la salute delle anime, procurando di andare
molte giovinette salvate col nostro
volle cantar Messa ad Eckmuhl
nsolazione di fargli udire una
do giunse il momento del
lte, in casa e al porto, i11
la sirena annunziò che si
levava l'àncora, tutti commossi vollero ancora baciargli la
mano ed essere da lui be~edettip, oi scesero a terra, ma non
si allontanarono, se non dopo avergli ancor più volte, con
sle-gKnaiddeerlleusmcìandia,lchpioersttoa..l.a benedizione, finchè il vapore Abd-
E il Servo di Dio, come nel silenzio di una solitaria ca-
eretta, a bordo prese subito a lavorare attorno alla corri-
pondenza. Scriveva, ad esempio, a Don Vespignani, ispet-
ore dell'Argentina:

27.10 Page 270

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- 528 VI - Successore di Don Bosco Secondo decennio
... <Li a gradita tua mi giunse ad Orano e dal battello che mi porta a
Marsiglia t i nipondo Non so se già mi abbia indicato quante nuove
vocazioni chiericali e professioni salesiane abbiate avuto in quest'anno.
Lo sentirb con piacere. Penso che quest'anno Bernal [la casa di novi-
ziato] cominci a somministrare buon personale per le case dell'tlrgen-
tina. Faccia il Signore che diventi una fonte inesauribile. Dal canto tuo
imkti sempre per lo studio del latino... I).
Di quei giorni apprendeva anche la triste notizia della
morte del caro Don Calcagno, l'intrepido superiore dei nostri
missionari espulsi due anni prima dall'Equatore, che nel-
... l'autunno antecedente era ripartito alla volta di quella Repub-
blica a capo di un nuovo drappello di missionari
I1 22 aprile, dal porto di Marsiglia, con l'animo pieno dei
più cari ricordi, inviava due righe ai confratelli di Orano:
(( ... Che il Signore doni a tutti le sue benedizioni! Grazie a Dio
la traversata è stata buona...I).
A Marszglia era atteso con ansia. La maggior parte degli
alunni dell'oratorio di S. Leone non l'aveva mai visto, e la
brama di vederlo s'era accresciuta nell'apprendere l'entu-
siasmo col quale era stato ricevuto in tante città della Spagna
e del Portogallo. Avevano particolarmente innanzi la scena
del Principe Ereditario del Portogallo e del fratello a lui
spuroesi enptiaetdii,.d..allnaelMl'aattdore, dlia
Regina
ricevere
Amelia, inginocchiati ai
una medaglia di Maria
Ausiliatrice... S'immagini la festa che gli fecero appena com-
parve nell'oratorio.
I1 Servo di Dio se ne approfitta per rivolger loro parole
indimenticabili. Si congratula dell'allegria e della gioia che
splende sui loro volti, indice della gioia che dona una buona
coscienza; e li invita ad essere sempre allegri, sempre lontani
dal peccato e diligenti nei propri doveri. Cotesta vera ga-
iezza si rifletterà ognora sul loro esteriore e li farà conoscere
per veri figli di Don Bosco, perchè nei vari paesi visitati potk
constatare che nè la differenza della lingua nè la varietà del
clima non cangiano e non possono cangiar per nulla cotesta
gaiezza espansiva e costante, che forma il distintivo degli
alunni
A
delle
notte
icllausme isnaalezsioiannee....
a
giorno;
e
all'indomani
nuove
rtazioni a tutti a prepararsi all'apostolato missionario' per
angelizzare l'Africa; la preghiera, la riflessione, e i consigli
iesti opportunamente tracceranno loro la via che devon
ercorrere per raggiunger la mèta.
La sera del 24 si recò al noviziato di Saint-Pime de
non, per dar l'abito chiericale ad alcuni ascritti, e ripeteva
istentemente che affidava la conversione dell'Africa allo
o dei Salesiani di Francia. Quei buoni chierici, felici
i essergli accanto, l'accompagnarono poi per un lungo
ratto di via, stretti attorno alla sua *persona. ascoltandolo
Il 26 fu a Santa Margherita presso le Figlie di Maria
usiliatrice: Grande animazione in casa - dice la cronaca
e grande gioia dipinta sul volto di ognuna... I1 buon
adre arriva alle 10~30a; ccompagnato da molte persone che
avevano atteso alla stazione. A queste se ne unirono molte
ltre venute esvressamente all'orfanotrofio, e buon numero di
iche' allieve, che, profittando dell'occasione, ave-
o domandato ai padroni di passare la giornata con noi.
lungo evviva saluta con gioia il primo apparire del vene-
Superiore; e mentre egli si avanza tra le file delle sue
e, ognuna si avvicina per baciargli la mano e ricevere un
buona parola. In parlatorio s'intrattiene alcuni
rie persone, venute pér ossequiarlo, fra cui i
arroci di Saint-Cyr, della Cadière, di Roquefort e il Vicario
i Saint-Cyr, che non lasciarono libero il buon Padre prima
ell'ora del pranzo.
I) Alla fine del pranzo alcune orfanelle recitarono alcuni
in prosa e in poesia; e il sig. Don Rua bene-
allette che si trovavano sulla mensa e ne
alcune. Per il rimanente del giorno non ci
possibile awicinarlo, essendo molte le persone venute
espressamente per parlargli. Solo a sera inoltrata, dopo la
partenza delle persone esterne, riuniteci in parlatorio, ab-
biamo la fortuna di ascoltare una sua conferenza, finita la
benignamente tutte quelle che vollero par-
lasciava S. Marg-herita e tornava a Marsiglia, per
jg - Vita del S m di Dio Miiiielo Rua. Vol. 11.

28 Pages 271-280

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28.1 Page 271

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- 530 V I Successore di Don Bosco - Secondo decennio
continuare il viaggio di ritorno verso Torino. Prima di par-
tire volle parlare a tutta la comunità in chiesa. S'era svilup-
pata nell'istituto la rosolia, e minacciava di svilupparsi di
più, ed il Servo di Dio consigliò una novena a iMaria Ausi-
liatrice in onore di Don Bosco, dopo una cara allocuzione:
Noi ci separiamo corporalmente, ma dobbiamo restare uniti di
mente e di cuore.
» Restiamo uniti davanti il SS. Sacramento dell'Altare e davanti
Maria SS. Ausiliatrice, uniti nel Divin Cuore di Gesù.
» Vi raccomando caldamente di accostarvi sovente alla Sacra
Mensa; amate assai Maria Ausiliatrice, ed onoratela nel suo mese
benedetto, nel bel mese a Lei consacrato;approfittatevi di questo mese
per ravvivare il vostro fervore e il vostro amore verso Maria; e fuggite
soprattutto il peccato, che solo può togliervi l'affetto di questa tenera
Madre.
1) Ovunque andiate, che tutti vi riconoscano veri figli di Don Bosco
dal vostro amore a Maria e dall'orrore al peccato. Siate così per tutto,
come voi cantavate domenica sera, Catholiques et Frangais toujours,
cioè Francesi della Chiesa Cattolica, amici della fede e nemici del
male.
1) Ricordo agli studenti che lascio ai Francesi I'evangelizzazione
dell'Africa, e fiuchè non giunga il giorno che vi si potranno recare,
preghino per la salvezza delle popolazioni africane.
1) Se qualcuno di voi si sente chiamato alla vita salesiana, ascolti
questa ispirazione del cielo e la segua; se qualcuno si sente chiamato
a salvare delle anime, ascolti questa voce.
» Noi ora ci separiamo; io non so se ad una mia prossima visita
voi sarete ancora tutti quanti qui; non è probabile, ma ad ogni caso
vi do l'arrivederci in paradiso, con Don Bosco! 1).
Dette queste parole, ascoltate con divozione universale,
s'inginocchiò ai piedi del S. Tabernacolo e recitò le preci
della novena per ottenere la cessazione dell'epidemia, pro-
mettendo d'unirsi in ispirito, alle loro preghiere, anche nei
giorni seguenti. Si continuò infatti la novena, sempre col
pensiero che pregava anche Don Rua, e prima che si termi-
nasse, tutti gli ammalati erano in piedi, perfettamente gua-
riti, e più nessuno era stato colpito dal male. Così nella
cronaca dell'istituto.
La sera del 10 maggio, dopo altre fermate lungo la costa
azzurra, giungeva a Nizza Marittima, ove restò tre giorni.
I - Nuovi trionfi
3 parlò ai Cooperatori, che accorsero numerosi ad
are «ilprete santo - come diceva La Croix des Alpes
rztimes - che di Don Bosco non solo ha ereditato la ca-
'ca. ma anche le virtù e la santità manifesta 1).
4 sostava al Torrione di Bordighera; il 6 era a Nizza
Erano le ore zo,30 - dice la cronaca - il cortile mag-
era tutto illuminato e sotto il porticato si cantò un inno,
se un saluto affettuosissimo. In seguito il veneratissimo
re ci diresse una parola per salutarci e raccontarci del suo
o; Deo gratias di tutto o.
I1 7 ((celebra la Messa della Comunità, e alla S. Comu-.
dirige parole brevi, ma infocate; a noi parve di udire
tro Divin Salvatore stesso, che c'invitava a riceverlo.
siedette più tardi la solenne funzione della S. Vestizione.
1
. . e rivolse ia sua paterna parola 1:isciando le centinaia di parenti
ed amici delle Suore tutti soddisfattissimi. -3.1 dooo oranzo.
recò al noviziato per la chiusura degli Esercizi.
La sera, prima di partire, il buon Padre volle prevenire
lui stesso venne a salutarci tutte, dove prende-
ione...».
inalmente, dopo più di tre mesi d'assenza, rientrava al-
torio di Valdocco, accolto con la stessa gioia universale
o stesso slancio devoto, come si accoglieva Don Bosco.
La notizia del ritorno si diffuse all'istante, e l'anticamera
se a gremirsi di salesiani e forestieri avidi di ~oterlove-
re e parlargli. Enorme fu il lavoro di quei g&rni, anche
r l'avvicinarsi delle feste di Maria Ausiliatrice che traevano
orino tanti pellegrini; e con gran sacrifizio potè sbrigare
affari più urgenti, perchk quanto prima doveva assen-
rsi di nuovo per assistere a cerimonie inaugurali in varie
I1 IO si recò in città, alla Mole Antonelliana, all'inaugu-
ione delle feste di beneficenza promosse dall'aw. Scala a
ore della chiesa in costruzione a Valsalice ad onore di
. Francesco di Sales, Patrono della stampa cattolica, e dal
n. Vallega per l'Orfanotrofio Cattolico di Betlemme, af-
ate ad un eletto stuolo di Dame Patronesse Torinesi.

28.2 Page 272

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532
V I - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
AHa cerimonia intervennero anche le Loro Altezze Reali
la Duchessa Elena d'Aosta e le Duchesse Elisabetta e Isa-
bella di Genova, e molte autorità e illustri personaggi, con
a capo ]'Arcivescovo Richelmy, che aveva avuto l ' a n ~ ~ ~ n z i o
della prossima elevazione alla S. Porpora. I1 marchese Filippo
Crispolti, illustrando il duplice scopo delle feste, diceva:
L'alleanza fu faciEmente concZ~ap, erchd l'is+rb non il
colo d'una pia spemlazione, ma il riconoscimento di un'arm
sllpe&ore, dalla quale i due scopi diversi traevano un'intzm
unità. Cercare... di consumare presso la Culla Divina I'a
che Don Bosco dedicò a tutti i pargoli, era un'industria p7
damente consona al proposito di segnare con un tempio il
ove Don Bosco r@osa, il luogo ove la casa d a suoi missz
attesta che Egli, come tutti i grandi italiani, uolie spandere
e la ciGltà d'Italia in Occidente e in Oriente; segn
quel luogo con un tempio al Santo, da cui Egli apprese quel
in ogni tempo ed in ogni campo tutti gli uomini debbono aPPr
&+e: non esserci soavità degna dell'uonzo, che non sia soav
forte, e non esserci forza degna del Cristiano, che non sia forx
soave )).
E di quei giorni, la sera del 14 ai confratelli, fa vigili
della festa di Maria Ausiliatrice ai Cooperatori, il Servo
Dio dava notizie del viaggio recentemente compiuto.
Ai confratelli disse quello che poi scriveva a tutte le C
accennò all'imponenza dei ricevimenti avuti come superi
e rappresentante della Società Salesiana, convinto, C
sempre, che tanta ammirazione e deferenza era dovuta '
ramente a Don Bosco e all'opera sua. ((1santi e n t w
dell'indimenticabìle Congresso Salesiano di Bologna si sono
novati ed accresciuti in tutta la penisola Ibeica, cOmPr
regno del Portogallo. Questo, m' dico, non per r@efere
note e tanto meno per vana C O ~ ? Z ~ ~ UmCa~ ~ Z ~ ,
gloria e ringraziamento al Dator d'ogni bene e
noi l'amore e la stima alla nostra Pia Società e
a Dio per l'insigne benejizio che ci ha fatto col chiamar
parte della medesima, come pure per animarvi a Preg
tutti i nostri Cooperatori, Benefattori e speciaimate
tori delle opere nostre che colla qualità di Decuriofii e
I - Nzioui trionj"i
533
cooperafori, O sotto altri aspetti,sono i sostenitorie promotori
Zie Opere Salesiane n.
Ai Cooperatori parlò per oltre un'ora e un quarto, Tievo-
ndo, insieme con le imponenti accoglienze, l'operosa colla-
azione
gressi
degli amici dell'opera
di questa. Basti il dire
S-aleasciacneanneaviam-eracvhieglinoesli
o nella Spagna le case salesiane erano appena quattro,
ne1 1899 sommavano già a 27; neI1'Africa non ve n'era
cor nessuna, ed ora tra le salesiane e quelle delle Figlie di
aria Ausiliatrice son già dieci, e più sarebbero se maggiore
se il numero delle vocazioni. Nella novena di Natale del
8 t'ispettore Don Rinaldi aveva ricevuto dieci domande
nuove fondazioni. Di qui prendeva argomento per,invi-
e i-Cooperatori e le Cooperatrici ad unirsi a lui e a tutti i
siani nel ringraziare Iddio e la Vergine Ausiliatrice per la
ciale assistenza e protezione che per tutto si presta al-
era di Don BOSCO. E li esortava a continuare nelrapo-
t0 animati dall'esempio di tanti coopeyatori di altre na-
1, e a pregare il Padrone della Messe a mandar molti e
' operai alla Società Salesiana per allargar il campo a
gio di un maggior numero di anime.
a.
solennità del
Jara Vescovo
24 maggio,
di S. Carlos
onorata dalla
de Ancud, che
presenza di
amava chia-
il quarto vescovo saiesiano, e dall'Arcivescov0 Richelmy,
Ò una folla straordinaria di cooperatori e di devoti al-
O al Servo di Dio.
rata la festa si rimise subito in viaggio. a. 11 nostro
Superiore - scriveva Don Belmonte - è nuova-
prtit0 il giorno 26 corr. in visita di parecchie case
lia. Mentre scrivo, egli ha già visitato la casa di Spezia
mmirato il grandioso tempio innalzato in brevissimo
o alla Beata Vergine della Neve. Fu a Firenze per &te-
alcuni particolari interessi. Passò quindi a Bologna per
razione dei nuovi locali dell'Oratorio di quella città.
partirà alla volta di Fewara, ed in seguito visiterà
i Est,., Mogliano Veneto, Verona, Desenzano, Trhiglio
no. Continuerà poscia il suo viaggio per Parma, Mo-
In0 ad Ancona, per ivi assistere, nel giorno 11 giugno,

28.3 Page 273

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- - 534 VI Successore di Don Bosco Secondo decanio
alla benedizione della prima pietra del nuovo Or
stivo. Se il tempo glie lo permetterà è probabile che si rec
a visitare le case di Loreto, Jesz', Trevi, Gualdo Tadino, e
Orvieto.
r I1 suo viaggio pertanto durerà circa un
potrà essere di ritorno all'oratorio che poco prima della fest
di S. Giovanni Battista>>.
Aveva assunto tre impegni particolari: assistere all'inau
gurazione della casa di Bologna il 30 maggio,
Maria Ausiliatrice a Milano il 6 giugno, e 1'11
mese alla posa della prima pietra dell'istituto salesiano i
Ancona; per non andare e venire ogni volta da Torino, co
grave sacrifizio tracciò l'itinerario in modo da poter visitar
tutte le case salesiane che si trovavano in quelle parti.
I1 30 era a ~ o l o g n aper assistere alle feste in
l'Istituto Salesiano, alle quali intervenne la parte più sce!t
e gentile del pubblico boiognese. Mons. Carpa
diocesano dei cooperatori, rievocando la cerimonia della posa
della prima pietra, compiutasi il 22 febbraio 1897, e la rapi-
dissima costruzione della grande e bellissima casa, che fin
dal 15 ottobre aveva raccolti 150 allievi ed allora ne contava
220, la diceva pubblicamenie, come era chiamata da tutti,
la casa del miracolo. E Don Rua, commosso, ringraziando
quanti avevano cooperato al prodigio, non si
ripetere:
(1 A voi noi dobbiamo l'erezione di questo superbo istituto
la rapidità e lo slancio con cui potè sorgere, meritamente & C
- l'ìstituto del miracolo.
» HO di fatti - continuava il piacere di assicu
istituti ch'io vidi a nascere nelle diverse parti del mon
esempNioondatuuttgouapgelriòarèsifaattqou..e.llMo adnactao
da Bologna.
la chiesa, mancano
i
locali
un Oratorio festivo, e di quest'ultimo specialmente io sopporto di
animo la mancanza. Tutto giorno vado meglio persuadendomi
gran bene che tale istituzione è destinata a fare nelle citta, ed ulti
mente io ne ebbi esempi commoventissimi nel mio recente viag
nella Spagna. Visitai un sobborgo di Barcellona, in cui, pochi anni
sono, regnava il mal costume e l'irreligione eziandio
fatti petulanti e sfacciati dall'esempio de' maggiori, i
fendevano villanameilte i passeggeri, da provocare
I - Nuowì t1ZmJi
535
e salutano ed accostano con grande confidenza. Essi stessi attribui-
meraviglioso cambiamento all'oratorio Festivo Salesiano,
che attira sempre molti cittadini, la si rimandò al
edì successivo. I1 Servo di Dio, celebrata la Messa della
bilmente e con grande espansione dell'opera svolta dai

28.4 Page 274

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536 V I - Successore di Don Bosco 1 Secondo decennio
salesiani in città. Anche nel pomeriggio furono molti i visi-
tatori del Servo di Dio, che la mattina del 5 ripartiva per una
breve sosta a Desenzano sul Lago.
I16 , alle dieci, giungeva a Milano,e andò subito a S. Maria
Segreta, dove si celebrava dai Cooperatori la festa di Maria
Ausiliatrice.
Nel pomeriggio vi fu un'adunanza nella nuova cappella
dell'Istituto in Via Copernico, presieduta dal Card. Ferrari;
ed il Servo di Dio ringraziò quanti avevano contribuito ad
innalzare il nuovo ramo dell'Istituto, si congratulò del nuovo
Oratorio aperto a salvezza di tanta gioventù, narrò graziosi e
commoventi aneddoti del suo viaggio, e finì con una calda
esortazione a cooperare al compimento dell'opera Salesiana in
Milano, che apporterà gran bene alla Chiesa ed alla Società.
A sera il grandioso edifizio venne vagamente illuminato
e, dopo le preghiere, Don Rua parlò agli alunni, esortandoli
alla divozione alla Madonna ed al Sacro Cuore di Gesù, con
pratici consigli per risarcirlo delle tante e gravi ingiurie che
riceve.
La mattina dopo celebrò la Messa della comunità, e
rivolse un nuovo e caldo invito a tutti di essere divoti del
S. Cuore coll'esatto adempimento dei propri doveri e con
frequenti e devote Comunioni.
Quindi partiva alla volta di Parma.
L'8 era a Modena. I nostri lo circondarono con tenerezza
filiale, ed egli raccontò qualche particolare dei viaggi compiuti
all'Estero. <( Trovandomi io in quella casa - ricordava Don
Paolo Valle - l'udii narrare alcuni episodi che mi parevano
più che ordinari; e, fra gli altri, di una tempesta, frenata con
una medaglia di Maria Ausiliatrice. Ciò che non potrò mai
dimenticare fu la modestia e la deferenza a Maria Ausiliatrice
e a Don Bosco, con la quale esponeva quei fatti. Un mio
compagno, pure impressionato da quei racconti, mi diceva:
- >) Ora va a sapere, se questi fatti straordinari sono
da attribuirsi a Maria Ausiliatrice, a Don Bosco, oppure a
Don Rua!...
- >) A tutti e tre! - risposi io, pieno di convinzione; e
l'amico approvò pienamente n.
I - Nuovi trionfi
r r aveva promesso di trovarsi ad Ancona; ma, non es-
terminati i lavori preparatori per la cerimonia che si
eva compiere (la quale si svolse il 3 agosto), potè subito
oseguire per Roma, e casi assistere ad un'altra cerimonia
1 mese di maggio Papa Leone XIII, dopo aver promul-
giorno r r, con Lettere Apostoliche u Properunte ad exi-
n, l'Anno Santo, con l'Enciclica <(Annum Sacrum del zg
inava che nei giorni 9, IO,11 del prossimogiugno si facesse
maggior tempio d'ogni città o paese un sacro triduo, e
ciascuno di quei giorni si aggiungessero alle altre preghiere
litanie del Sacro Cuore, da lui approvate, e nell'ultimo
rno si compisse l'atto di consacrazione, con la formala che
ndava Egli stesso a tutta la cristianità. L'idea non era
ova; già venticinque anni prima erano state inoltrate a
IX particolari istanze da Vescovi e da Cattolici d'ogni
e del mondo, perchè volesse ritualmente consacrare al
Cuore di Gesù tutto il genere umano. Piacque allora dif-
rirne la deliberazione per meglio prepararvisi, ma la consa-
azione si compi nelle singole diocesi. Nel 1899 Leone XIII,
nuove cause soprawenute, giudicò maturo il tempo di
ettuare l'accennato disegno, convinto che specialissime be-
edizioni ne sarebbero derivate ai fedeli e agli infedeli, alle
'ngole nazioni, a tutta la società.
I n quei giorni erano radunati a Roma cinquantatre Arci-
escovi e Vescovi Americaniin Concilio Plenario; e, d'accordo
o1 Vaticano, deliberavano di consacrare sè, le loro diocesi e
o il Sud-America al Sacro Cuore di Gesù, nella chiesa
i eretta da Don Bosco al Castro Pretorio. Le sacre fun-
.ani, celebratesi nei tre giorni indicati dal Papa, furono so-
lennissime.
Alla devota funzione di chiusura intervennero i chierici
del Seminario Latino-Americano con tutti i Padri del Con-
cilio, che presero posto in appositi banchi nel presbiterio.
F- ra loro venne fatto accedere anche Don Rua, che si
era già recato ad ossequiare molti di quei prelati, come il
rappresentante delle Missioni Salesiane del Sud-America.
Celebrò 1'E.mo Parocchi, Vicario di Sua Santità, e Mons.

28.5 Page 275

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538 T71 - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
Alarcon, Arcivescovo di Messico e in quel giorno President
del Concilio, lesse in latino e gli altri Prelati ripeterono 1
formola della consacrazione, dettata dal Santo Padre.
I1 Servo di Dio fece gli onori di casa insieme col Procura-
tore Don Cagliero, e s'intratterlne con molti Vescovi ed
illustri personaggi, lasciando in tutti la più cara impressione.
Alcuni avevano già visitato l'oratorio di Torino, prima di
recarsi a Roma; altri vi si recarono in seguito, per intratte-
nersi più a lungo con Don Rua.
Una giovane romana, che avvicinò in quei giorni il
Servo di Dio e poi entrò tra le Figlie di Maria Ausiliatrice,
Suor Assunta Jannelli, fa questa testimonianza:
((Adempio a un dovere di gratitudine che s'eternerà nel
cielo, verso il Servo di Dio Don Michele Rua, raccontando
un episodio della mia giovinezza, episodio che avrei certa-
mente dimenticato, se non l'avessi poi riconosciuto espres-
sione dei disegni di Dio sopra l'anima mia. bevo diciotto
anni, ed ero studente al Regio Magistero di Roma, quando
vidi per la prima volta il Servo di Dio. Ero stata invitata con.
altre mie compagne di studi a una festa religiosa nella casa
delle Figlie di Maiia Ausiliatrice in via Marghera; e vi ero
andata quasi unicamente per far piacere alle Suore che fre-
quentavano pur esse il Magistero, e che in quel primo anno
de' loro studi superiori avevo conosciute. I1 Servo di Dio,
a cui fummo presentate, ci rivolse qualche parola buona e
gentile, e poi ci offerse un2 medaglia di Maria Ausiliatrice.
Quando venne il mio'turno e io stesi la mano a prendere la
mia, egli mi guardò fissamente. e dolcemente, poi, volgendosi
a Madre Luigina Cucchietti, ispettrice, accanto alla quale
era anche
casa, disse
SaucocrenMnaanrdgohearitameM: a-rianTie,rmdiirneatttriicgeli
allora
studi,
della
sarà
Felia di Maria Amiliatrice! - Intesi, non parlai, solo guar-
dai sorridendo incredula. Oh, non avevo mai pensato una
tal via! Madre Luigina Cucchietti e Suor Margherita Ma-
riani ne rimasero vivamente impressionate, e me ne parla-
rono come di cosa grave e importante, giacche sapevano per
esperienza di quale venerazione e profonda fiducia era il
Servo di Dio! Come egli poteva veder chiaro nel mio avve-
I - Nuovi triafi
. . 539
cosa. gradita ad una nostra benefattrice, fu
o di fargli da padrino. Dopo qualche anno, nel 1904, i1
esso alla Santa Comunione, e Don Rua
aprile scriveva premurosamente a Suor Eulalia Bosco:
cevo notizia che il mio figlioccio Federico Michele Gra-
la I& Comunione. Favorisci regalargli
parte mia qualche bel libretto con analoga immagine.
il suo indirizzo, del resto non vorrei
ssò premurosamente anche del batte-
andò alle Figlie di Maria Ausiliatrice,
trovò un'ottima
m.aBdraitntaesimneollail
signora Darbesio, e la
25 novembre. 11 Servo
ente, e dichiara ella stessa con
dentro a pensare agli anni trascorsi, devo dire,
e tutto mi ha fritto impressione nell'awicinare Don Rua.
mi mandò dalla signora Cerruti, di v. m., mi
ua paterna bontà; sentii d'aver acquistato un
a terra! Sono andata in tanti osti e nessuno
a farmi cristiana, ma appena
enza preamboli mi accolse, mi

28.6 Page 276

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I
540 V I - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
benedisse e lasciò sperare che sotto le materne e buone Suore
mi sarei trovata bene. Gli ho voluto tanto bene in questo
mondo! Gli ho dato tutta la mia confidenza perchè ho sen-
tito che era una degnazione ben grande per lui di occuparsi
di me, così piccola cosa, a rispetto delle grandi occupazioni
che aveva! I miei sfoghi, i miei piccoli dispiaceri di fanciulla
ebbero sempre dal signor Don Rua un conforto e un sollievo.
Quando lo avvicinava, mi raccomandava la divozione a Gesù
Crocifisso e alla Madonna in un modo tale, che uscendo dal
colloquio mi accorgevo che tutti i dispiaceri che credevo di
avere non li aveva più, ma al loro posto avevo un gaudio in
cuore, mai provato! Adesso capisco che avvicinavo un
Santo! n.
E non caddero a vuoto tali attenzioni!
Cotesta buona figlia ebbe in seguito la consolazione di
vedere anche una sorella ricevere il S. Battesimo e di bat-
tezzare ella stessa la mamma. Quando, negli ultimi giorni,
si recò in casa ad assisterla, ella non era contenta 0 che os-
servassi i miei doveri cristiani, ma quando si accorse che
questi non impedivano i doveri casalinghi, non solo fu con-
tenta ma mi diede prova di comprendere la bellezza delle
massime evangeliche, ed ascoltava quasi rapita e colle la-
crime tante spiegazioni, e molte me le faceva anche ripetere.
Giunse ad avere un concetto alto della fede al punto di
raccomandarmi di pregar per lei, perchè non voleva provare
l'ira della Giustizia Divina. Mentre i primi giorni che le fui
vicina, mi era quasi astiosa per la mia fedeltà alle pratiche
pie, poi mi amò tanto da provocare per l'ira dei parenti
ebrei, dai quali fui non poco perseguitata io pure dopo la
sua morte, perchè sospettavano ciò che realmente era. Posso
dire d'aver fatto il catechismo alla mamma, pe? mezzo d'af-
fettuose conferenze o conversazioni familiari e confidenti al
punto che le spiegai la grande bontà di Dio per i peccatori
e gli infedeli. Le spiegai i tre battesimi; e senza dirle di farsi
cristiana perchè sarebbe stato pericoloso, le spiegai bene
che avrebbe potuto salvarsi anche col battesimo di desiderio,
~ e r c h èil Signore è buono... Qualche giorno dopo la mamma
mi benedisse e mi abbracciò, poi si senti male e cadde. Mi
I - Nuovi tnbnji
541
nobbe ancora, ma non parlava più. Mi ricordai allora che
volta una congestione cerebrale colse me stessa in modo
non vedevo nè parlavo ed era tanto il male che credei
icina la mia ultima ora, e pur non potendo parlare, sentivo
e1 cuor mio il timore del giudizio di Dio, per cui faceva
tti di fede, speranza e contrizione... Così ricordando, mi
isi in mente che la mamma si trovava nelle mie condizioni
allora e che forse desiderava il battesimo, tanto più che
remava tanto sul letto da far fremere i ferri. Allora presi
'acqua, la battezzai con lo spirito della Chiesa, non tremò più,
morì placida, tre ore dopo il S. Battesimo!:.. >>.
E certo che le vie di Dio san molte, e che la scrivente
tinse da Don Rua, e nei frequenti colloqui e dalla sua
orrispondenza, una fede profonda non comune.
I1 Servo di Dio tornava a Torino per la festa di San
iovanni, dopo aver visitato altre case salesiane.
I1 20 era a Loreto, e di scriveva a Don Cagliero di
upplire ad una visita che riteneva doverosa, e da lui di-
enticata, al Vescovo di Rio Grande do Sul nel Brasile.
All'Oratorio, secondo l'usato, si tennero due adunanze:
la vigilia di S. Giovanni per festeggiare il Successore di Don
Bosco, la sera della festa per commemorar Don Bosco; e
l'uno e l'altro trattenimento ebbero un tema unico: Don Rua
vivente in Don Bosco, o meglio Don Bosco vivente in Don Ruu.
Don Lemoyne, nell'inno d'occasione diceva all'indimentica-
.le Fondatore: - Del tuo gran cuor partecipe - è iljìglio tuo
on Rua, - ognor tuo jìdo interprete - nell'opre e nei desir. -
in Lui Te vivo scorgono - i popoli latini, - e ai nostri orecchi
munsero - da' pih lontan confini - plauso, trionfo e cantico -
0
che il nome tuo lodò.
Anche Don Francesia cantava il connubio evidente dello
spirito del Padre con quello del Figlio prediletto, per cui
0 e quelli che verran dopo di noi, - che questo tempo chiameranno
antico, - al veder, al contar i merti tuoi, - E'opre conte, ed il
far pudico, - diranno che Don Bosco non è morto, - o in Lui
vive, se non è risorto! >).
L'ex-allievo Don Antonio Tricerri, che si diceva << par-
roco di montagna, povero in tutti i sensi, ma ricco di affetto

28.7 Page 277

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542
V I - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
e di riconoscenza al suo grande benefattore Don Bosco, che
nel 1864 accoglieva lui povero orfanello tra le sue braccia,
chiudeva il suo discorso volgendosi al Servo di Dio: - E tu,
o amatissimo Don Rua, degnissimo successore del nostro
caro Don Bosco, vero erede del suo spirito, di sue virtù,
degno superiore di tante case e di si grande famiglia religiosa,
deh! perdona se nulla dissi di te. Accetta il tenue omaggio
che oggi ti offriamo noi antichi allievi, e lascia che con effu-
sione d'un cuore affezionato e riconoscente, a nome di tutti
i presenti e di coloro che personalmente non possono ora
prender parte alla comune gioia, io gridi: Vivi, si, viviper
molti e molti anni ancora, all'amore, alla riconoscenza e fra le
... benedizioni di Dio e di tanti che ti ammirano e chiamano padre.
Vivi pel bene di tante anime )>.
Don Tricerri fu per qualche anno salesiano, poi i pa-
renti vollero ad ogni costo che entrasse in seminario; e
quando si congedò, Don Bosco gli disse sorridendo: "T u
non vuoi lasciarti friggere nella pentola di Don Bosco, ma
un giorno andrai a finire in un'altra pentola, su per gih
come quella dell'oratorio ,, E finì per ritirarsi e morire presso
Don Orione, Fondatore della Piccola Opera deila Divina
Prowidenza.
Don Rua, in verità, era ognor intento a zelare amore
e venerazione a Don Bosco e a sviluppare l'opera sua. Nel
mese di luglio inviava ai principali benefattori un caro ricordo
accompagnandolo con una nitida circolare.
((Neldesiderio di far cosa gradita alla S. V. Ben.ta mi permetto
inviarle la fototipia del monumento che l'ammirazione e la pieta di
tanti animi gentili e ben nati volle eretto alla v. m. del nostro padre
e fondatore Don Bosco in Castelnuovo d'Asti, suo paese natio. A
guisa di bella e soave immagine del Divin Salvatore, egli posa tra due
fanciulli, di cui l'uno rappresenta il mondo civile e l'altro i1 mondo
ancor giacente nelle tenebre dell'ignoranza e della barbarie, e par che
dica a' riguardanti:
- Continuatemi la vostra caritatevole assistenza nella persona
de' miei figli i Salesiani, ed io tutti condurrb a Gesù Cristo istruendo
la mente nelle verità della santa nostra Religione e formando il cuore
della gioventù de' due mondi all'amor di Dio, al lavoro, alla virtù.
1) Voglia la S. V. continuarmi sempre la sua benevolenza che ne B
I - Nuovi trionfi
543
conforto a perseverare nel difficile compito dell'educazione
religiosa della gioventù e della evangelizzazione dei poveri
-
roprio di quei giorni i bisogni aumentavano.
alle Missioni giungevano dolorose notizie per l'inonda-
di molte residenze della Patagonia Settentrionale e
Le nostre Missioni - così una relazione del Vicario
tolico Mons. Cagliero - procedevano, col favore di Dio,
ene in meglio: le scuole erano ripiene divispi giovanetti,
ni e studiosi: i nostri Missionari, protettidalle autorità,
ano il deserto per centinaia e centinaia di leghe, ri-
one copiosi frutti: l'erezione di una nuova, ancorchè
attedrale da dedicarsi a Gesù Redentore pel nuovo
o: la costruzione di una. colossale rete ferroviaria: lo
io di celebri tecnici per canaiizzare queste aride valli e
ertirle in fertili campagne, facevano presagire una nuova
per la Patagonia e ci promettevano un awenire florido
... seorop,otsaima ima!o..r.,alqeu,asniadosoclioalseg,eclohedellalecnoenvvieertlieresbtbraeoirn-
inarie piogge di maggio e giugno sopra le alte cime delle
digliere cagionarono lo straripamento dei cinque princi-
fiumi della Patagonia, avvolgendo tra i vortici di impe-,
acque, per una estensione di oltre centomila chilometri
ati, le valli del Rio Limay, Neuquen, Colorado, Chubut
Rio Nepro, ove precisamente, sono stabilite le nostre più
ortanz Case della Missione.
> Non meno di trentamila abitanti si videro costretti a
ire e coi loro numerosi armenti salvarsi nelle vicine al-
re, soffrendo ogni sorta di privazioni e perdendo numeroso
e ed aveii )>.
paesi di 3 n i n e Chosmalalalle falde delle Ande, e quelli
centro, Conesa, Pringles e Patagones, furono gravemente
eggiati; e andarono completamente distrutti quelli di
azman, Rawson, capitale del Chubut, Viedma, capitale del
'o Negro, e Roca, sede delle forze militari andine.
E vi fu da ringraziare il Signore <<chenon permise vi
sera a lamentare vittime umane, essendo le acque venute

28.8 Page 278

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- 544 VI - Szrccessore dZ Don Bosco Secondo decennio
in tre riprese, le prime delle quali awisarono le popolazioni
a mettersi in salvo.
s Ma tutte le abitazioni delle valli, delle colonie, stabili-
menti agricoli, le nostre Case, Chiese, Cappelle, Collegi e
Scuole furon preda delle acque, che se le ingoiarono.
La missione del Chubut, che ci costò otto anni di lavoro
e sacrifizi e dove esisteva una fiorente popolazione cattolica,
fu ridotta a un mucchio di macerie, e i nostri orfanelli indi-
geni dovettero parte restituirsi presso i loro parenti tuttora
indii nel deserto e parte imbarcarsi per Buenos Aires e ric
verarsi nella nostra Casa di Almagro, morendo due di lor
per lo strapazzo e delicata salute, appena giunti alla capita1
>)Da Roca, oxe caddero la chiesa principale e le due nostr
Case, ben settanta fanciulli, facendo un cam
cento e più chilometri, discesero a Bahia Blan
alloggiati nei nostri Collegi di quella città)).
Da Viedma, residenza del Vicario Apostolico, u usciro
con barche di salvataggio e passarono le vertiginose e furen
acque del Rio Negro oltre mille abitanti e trec
tra cui duecento fanciulletti, per rifugiarsi nel vicino pae
di Carmen de Patagones, con quanto spavento e disagio
questi poveri bambini ognuno se lo può figurare!
» Intanto però che le acque avevano già distrutte cinqu
cento e pih case, compresi gli edifici pubblici e la residenz
dello ste'sso Governatore, la Divina Prowidenza vegliav
sopra noi e la nostra Casa, spalleggiata da due alt
steva alle onde divoratrici ed ai gelidi venti che
dal vicino polo, e quale Arca di Noè sorgeva
gigantesca, sfidando le ire del nuovo mare, che si era format
nella sommersa e vasta valle del Rio N
>> Le acque invasero la chiesa parrocchi
interne, scuole, laboratori, cucine, refettori, co
vani, i saloni, le stanze e i giardini dell'osped
e letti degli ammalati, che trasportarono all'alt
fiume; ma rispettarono i dormitori del secon
e fu salva per la protezione di Dio ed in grazia della sua co-
lossale e forte costruzione.
Tre giorni Viedma stette sotto le acque, che si divor
I - A'uovi triarlf
545
ano tutto quanto trovarono al loro passaggio, riducendola
d un mucchio di rovine, e furono il 26, 27 e 28 di luglio i).
Mentre il Bollettino dava queste notizie, un'altra sventura
etteva alla prova lo zelo apostolico di Mons. Fagnano.
« D'un'altra grave disgrazia - scriveva il Servo di Dio
apposita circolare a tutti i cooperatori - devo ancora par-
enuta alle Missioni deUa Terra del Fuoco, già tanto
i anni scorsi. Un nuovo incendio nell'Isola Dawson
magazzini dov'erano le somministranze per l'ali-
entazione di quei selvaggi, e fiere burrasche nello Stretto
i Magellano causarono gravi danni alle imbarcazioniche re-
avano i soccorsi alla Missione della Candelara. L'inverno poi
e colà cade in giugno, luglio, agosto, quest'anno fu straor-
e freddo, e, contro il solito, cadde gran quantità
i neve. Ciò fece che gli armenti, i quali colà son sempre
la campagna, non solo ne soffersero, ma varie
bestiame miseramente perirono. Eppure queste
rano le principali risorse di quei selvaggi, e Mons. Fagnano,
di quelle Missioni, non sa più da che parte voltarsi per
re soccorso onde sostenere tanta gente...
o La vostra carità, sempre industriosa, che seppe in varie
e circostanze sostenere le opere salesiane, non vorrà, ne
rci neppure quest'anno; anzi in vista dei
ngenti bisogni ci verrà più abbondante-
C Iddio - concludeva - che non cessa di amarci anche
ando ci visita colla tribolazione e sa trarre il bene dal
ale, sottoponendo a sì grandi prove queste nostre Missioni,
o far ogni giorno divenire più viva la
... sua Prowidenza ed aprire un più vasto
o alla carità vostra, o benemeriti Cooperatori )).
Tra tante gioie e tanti dolori, tra tante prove di benedi-
celesti e tante amarezze, il Servo di Dio sentì il bisogno
cogliersi, insieme con Don Marenco, in solitario ritiro
ale presso il Santuario della iMadonna dei Laghi ad
igliana. Quello che abbia detto a Dio in quei giorni, non
sappiamo; ma possiamo, ci pare, raccoglierne un'eco e
mprendere come l'anima sua si accendesse nel fervore
- s Vita del Servo di Dio Michele R R ~Voi. 11.

28.9 Page 279

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546
- V I Successore di Don Bosco - Secondo decennio
sempre più intenso per compiere il proprio dovere e avan-
zare nelle vie della perfezione, dalle parole che rivolse ai con-
fratelli e alle Figlie di iMaria Ausiliatrice nelle varie adunate
per fece gli esercizi spirituali.
Eccone un ordinato accenno schematico, che ci ripete
con quanta adattabilità soleva rivolgere la parola ad ogni sorta
di uditori.
A i giovinetti aspiranti alla Società Salesiuna additava in
forma scultoria una congiura che tre nemici avrebbero teso
contro di loro; e Voi - diceva - preparate le armi per
combatterli tutti e tre n, nei brevi giorni che tornavano alle
famiglie prima di entrare al noviziato.
a 10 Le passioni: la superbia, la gola, la pigrizia, le cattive inclina-
zioni. Questi sono nemici interni, che se non sono ben sorvegliati,
minacciano la nostra rovina. Contro questi nemici ci vuole grande vi-
gilanza. I1 nostro Divin Salvatore ci raccomanda: VigzEate, vkilate!
L'Austria nel 1848 [ricordi d'infanzia!] era minacciata dalle rivoluzioni
nel suo interno e assalita dai nemici esterni. Assoggettb i nemici in-
terni, poi rivolse le sue forze contro i nemici esterni e riuscì vittoriosa.
Cosi noi dobbiamo vigilare contro questi nemici principali: Principiis
obsta, sera medicina paratur, cum mala per longas invalueremoras. Fra
i nemici interni ve n'& qualcuno più influente, e la polizia li tiene
... d'occhio. Es. di Tarquinio il Superbo, che taglia i papaveri più alti.
Così voi tenete sempre di mira la passione dominante Bandiera di
Don Bosco: Temperanza e lavoro.
z0 I l mondo: i cattivi compagni, gli spettacoli, i giornali, i libri
cattivi. Contro questi nemici ci vuole tattica e coraggio. Vi ricordate
di Fabio Massimo?... Cosi voi; non esponetevi a questi pericoli; co-
gliete i nemici alla spicciolata; distmggete o consegnate i libri cattivi.
Fate con i cattivi compagni, come faceva Savio Domenico, che se li
... prendeva alla spicciolata per convertirli. Non permettete il rispetto
umano; francamente!
I) 30 I l demonio: egli usa ogni sorta di strattagemmi; & il formidabile
alleato
nemici
delle passioni e del
che hanrio alleati,
nmooi nfadcoc.ia3megouaelnledaonlz'uas..o.
delle nazioni
con Gesù in
contro
Sacra-
mento, con Maria Ausiliatrice, coi Santi. Facciamo uso della preghiera,
delle buone letture, dei Sacramenti, in una parola, degli esercizi di
pietà. Ricordiamoci che Don Bosco in special modo c'inculca la fre-
quenza dei Sacramenti 1).
A un gruppo di chierici che dovevan fare la professione,
presenti molti altri confratelli, coadiutori e sacerdoti, adat-
I - Numi trwnf;
547

28.10 Page 280

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548
- VI Successore di Don Bosco - Secondo decennio
renti, ecc. Questo è proprio un atto di ingratitudine, per i maggiori
... benefici ed onori ricevuti da Dio voltar più facilmente le spalle1 Chi
avesse intenzione di aiutare i parenti, non vada avanti Nemo mittens
manum suam ad aratrum, et respiciens retro, aptus est regno Dei... Do-
rninus pars haereditatis meae )).
A d uno stuolo di confratelli, chierici, coadiutori e sacerdoti,
che avevano assistito ad alcune professioni, rivolgeva il più
tenero invito a ringraziare il Signore, con questi pensieri:
... (i10 Iljine princ+ab è la santificazionedi noi medesimi. Ripassiamo
sovente i conti coll'esame di coscienza. Diligenza dei santi eremiti1
Noi ogni dì, ogni
e ferma volontà di
settimana,
riparare le
opgenrdiimte.e..seN, ocsocne
pentimento delle
te +m. Vigilate.
cadute
» z0 Esto wir, diceva Don Bosco; io aggiungerò: Estoteforfesin 6eZlo:
attenti a lasciar le fanciullaggini; merendole, uscite senza permesso,
tener denaro, fumare, visite ai conoscenti, letture frivole, bagni, ecc. s
e additava <r i danni di queste fanciullaggini.
)) 30 Fedeltà alle pratiche di pietà. Pietas ad omnia utilis est; assi-
duità, attenzione, fervore, anche quando non si possono fare con gli
altri. Siamo costanti i).
Ai direttori, in fine, adunati in corso speciale con altri sa-
cerdoti, raccomandava il quotidiano apostolato della parola e
dell'esempio:
(iIte, diceva Gesù, in uniwmm mundum, puaedicate Ewangelium
omni creaturae; così io dico a voi: - Abbiamo finito gli Esercizi; avete
udito la parola di Dio,
cate a tutte le creature
gli insegnamenti di
con le parole e con
gGlieseùs;emorpai.a..ndate
e
predi-
1) 10Predicate il Vangelo ai wostri alunni,direttori, superiori,maestri,
assistenti. Predicate loro le massime del Vangelo con la parola e con
gli esempi: amando Dio, servendolo con fedeltà, studiandoci di for-
marci alla pietà, alla carità, all'umiltà, alla morigeratezza. Non basta
insegnar le scienze, le lettere. Tutti dovete insegnare la nostra Santa
... ... Religione, la virtù. Sono tante le anime che il Signore vi affida per la
loro salvezza E con carità e pazienza
» 20 Predicate ai wostrifratelli. Come sacerdoti siate l'esempio dei
confratelli, nell'osservanza delle Regole, nell'assiduità e nel raccogli-
mento nelle pratiche di pietà, con la carità nelle parole; mai mormora-
zioni; abbiate occhio ad ammonire chi ne ha bisogno, a consolare, ad
ifnacmoirgalgi?g..i.arTeocchciafaosvsoei
disanimato... Lagnanze sui chierici, coadiutori,
a richiamarli, non aspettando troppo ad appli-
... care i rimproveri... La Compagnia dell'Immacolata...
30 Predicate agli esterni: ut videant opera westra bona, et glorifi-
I - Nuovi trionfi
in coelis est, nel contegno, nelle conversazioni,
redicate nel confessionale, nel pulpito, col ca-
, sempre evangelizzando... Gli Apostoli ebbero tutti premura
dere altri operai evangelici; così voi studiatevi di provvedere
operai alla nostra Pia Società ed alla Chiesa con la cultura delle
Dal piccolo saggio, che fortunatamente ci rimane, si può
ere quanta carità ardesse nel cuore del Servo di
onio che cerca ogni modo per mandare a
ocazioni religiose..., amore alla vocazione abbrac-
iungere lo scopo principale della Società
tzjìcazione dei suoi membri..., assidua attenzione a
are ogni dz$7ìcoltù ed allettamento pericoloso che s'affaccia
ti...,serietà di vita religiosa evitando ogni fan-
ù nelle pratiche di pietà..., e con la parola
... tidiano predicare il Vangelo a tutti, agli
, agli esterni! ecco le vive raccomanda-
zioni opportunamente rivolte ai vari gruppi di esercitandi,
dai giovani aspiranti ai direttori!
Anche dalla cronaca della casa di Nizza Monferrato pos-
siamo trarre alcune note interessanti.
(<2-IX-1899.- Arriva il rev.mo Superior Maggiore; fa la chiusa
ici: dà loro i ricordi; fa la S. Meditazione
... Il'elezione del Capitolo Superiore; dà principio
al Capitolo generale; assiste alle varie sedute I).
Il 5 (idi buon mattino fece una visita al noviziato. CeIebrb la Santa
Messa, distribuì la S. Comunione, e fece la meditazione. In quest'ul-
tima tenne per soggetto le parole che Gesù disse alla sua prediletta
sposa, Santa Chiara da Montefalco, cioE: Poni Me pei suggello sul tuo
cupre e sul tuo braccio. Fece colazione in compagnia delle suore più
anziane, ed accorgendosi che molte novizie desideravano conferire con
lui in particolare, non potendo appagarle per la brevi6 del tempo,
fece radunare la comunità in cortile. Diede notizie recenti delle Mis-
sioni Estere, specie della Patagonia, devasate in parte da terribile
inondazione. Raccomandò di pregare per i Confratelli e le Consorelle
di colà, afflitti e senza tetto. Di poi impartì la benedizione di Maria
Ausiliatrice e ci salutb con una cordialità e benevolenza tutta patema,
lasciandoci edificate pel suo esempio di attività e di zelo s.
<< I1 giorno 7 si reca al cimitero, benedice la cappella,
I'altare, e poi celebra la Santa Messa)).

29 Pages 281-290

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29.1 Page 281

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- - 550 V I Successore di Don Bosco Secondo decennio
Erano presenti le Madri del Capitolo Superiore, che si
eran recate ai camposanto con le visitatrici e le direttrici re-
citando il Santo Rosario. << Colà, con altri sacerdoti salesiani,
già si trovava il signor Don Rua. Destò viva ammirazione in
tutti 10 scorgere il venerato superiore, il quale preparavasi alla
cele.bra-zione del S. Sacrificio, umilmente genuflesso sul nudo
suolo. Dopo aver lungamente pregato in tale atteggiamento,
benedisse la
sati i sacri
pcaaprapmelelantcio, llceecleebrirmò)o.)n..ie((ppreesrctruittttee,
poscia indos-
le consorelle
defunte, e, in particolare, per la prima Superiora Generale
defunta, Madre Mazzarello, le cui ossa si erano trasportate
ivi il giorno prima, e per la direttrice Suor Stassano, che fu
pure ivi sepolta; e fece un discorso d'occasione )).
«Disse di aver compiuto volentieri quella funzione, benedicendo
la cappella destinata a raccogliere le spoglie mortali delle Figlie di
Maria Ausiliatrice, come gib aveva benedetta in Torino quella per i
Salesiani. Fece osservare quanto sia lodevole il pensiero di voler riu-
nite, anche dopo morte, le persone d'una stessa famiglia.
- )> Volgete, diceva, volgete Io sguardo intorno, e vedete quante
famiglie hanno provvisto in modo da non separarsi neppur dopo morte.
E se questo lo fanno i semplici cristiani, è giusto e doveroso che voi
ancora lo facciate, perchè, come siete unite col vincolo della carita in
vita, non abbiate a disgiungervi dooo la morte.
I) Da questo pensiero t;asportandosi all'aitro della vera ed eterna
unione del paradiso, osservava che sarebbe stato inutile il riunire le
gelide spoglie mortali in terra, se le anime non avessero a trovarsi
... ... >>. nunite nella beata eternuta, quindi a questo scopo, pregassero in-
stancabilmente
Ed insisteva di non dimenticar mai le sorelle defunte, di applicare
per loro ogni giorno particolari suffragi, di recarsi sovente a pregare
in quel sacro luogo, ricordando non solo quelle che ivi riposano ma
quante sono sepolte nei vari cimiteri del mondo, memori sempre del-
i'appuntamento che Don Bosco aveva dato ai suoi figli e alle sue figlie
spirituali "di trovarsi insieme un giorno tutti quanti in paradiso!,,.
((Quella medesima sera ebbe fine il Capitolo Generale.
L'S, il venerato Superiore celebrò la Santa Messa della
comunità e fece precedere alla Santa Comunione un prezioso
fervorino, assistette alla solenne funzione della vestizione e
professione e ci regalò ancora una bella predica d'occasione.
)> Alla sera vi fu solennissima accademia in onore dilui e
I - Nuowi trionji
55'
elle venerate Madri nuovamente elette, e di comune gioia
r la riunione di tante sorelle lontane. Fu solenne il momento
cui tutta l'adunanza fece giuramento di sottomissione ed
bedienza al veneratissimo Rettor Maggiore ».
Abbiamo scritti di sua mano, anche gli appunti dei ri-
cardi che diede, al termine degli esercizi, aile direttrici.
((Avete udito tante belle cose, meditato nelle meditazioni, nelle
truzioni, e prese delle buone risoluzioni. Or vi dico una parola che
tto compendii, su la wostra medqlia.
» LA VOSTRA MEDAGLIA: contemplatela!
I) Il Cuore di G e d , vostro amante; oggetto supremo del vostro
amore. Amatelo con amore sommo, operoso, penitente, generoso.
Amate le creature, ma per amor di Dio, subordinatamente. Non la-
ciatevi bare il cuore.
San Francesco di Sales. Vi rappresenta la dolcezza verso il pros-
mo, colle sorelle, colle alunne, con gli estranei. Attente a non offen-
ere il prossimo in sua presenza, in sua assenza con le mormora-
oni. Vigilate per padroneggiare il vostro cuore. S. Francesco di Sales
ttb per 22 anni.
D I2 bosco, in fondo, vi rammenta Don Bosco; il suo zelo iustanca-
ile alla salvezza delle anime, nelle orazioni, nelle opere, nelle conver-
i) Dall'altra parte campeggia Maria Ausiliatrice. Sempre vi dice:
Sei mia figlia, àmami, imitami, confidati, non ti abbandoneud!s.
ella Comunith ed infra
le presenti, dicendo:loro
eva pure offerto a Dio la vo-
osta nelle sue mani la sera
ente i sacrz$xi che
. Sacramento se
da
ne
molte
attin-
e e le gravi preoccupazioni per far
samente accresciuti dalle disgrazie
issioni, il 31 ottobre, vigilia della
accomiatava un nuovo drappello
I1 Servo di Dio richiamò il loro pensiero sugli esempi
di Don Bosco, in modo particolare sulla sua pietà, vi-
gilanza, purità d'intenzione e carità; e il Card. Richelmy ad-

29.2 Page 282

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552
- V I - Successove di Don Bosco Secondo decennio
ditava loro il S. Rosario: (iI1 Rosario, fratelli e sorelle, ecco
il vostro libro, ecco il vostro conforto, ecco il vostro aiuto,
lo scudo per la vostra debolezza, la fonte perenne dello zelo
e della sete delle anime, il maestro d'ogni virtù. I1 Rosario vi
accompagni nel vostro lungo viaggio, vi segua nelle aposto-
liche fatiche, e voi col Rosario in mano avrete sempre l'anima
aperta alle speranze celesti u.
(iI1 momento è solenne, - scriveva l'Italia-Reale - con-
verrebbe essere poeta, non cronista, per tradurlo in parole
commoventi. Don Rua ed i superiori ad uno ad uno abbrac-
ciano i missionari, tutti robusti, aitanti della persona. Don
Rua è il primo. Tutti gli occhi si rivolgono specialmente su
di lui. Pare trasfigurato. Accoglie ad uno ad uno i suoi figliuoli
a mani spante, prende loro la testa e la colloca sul petto, in-
tanto che a ciascuno parla a lungo nell'orecchio e trova parole
di sommo conforto. Essi ascoltano riverenti, poi gli baciano
la mano con affetto e si ritirano. Li presso sono uffiziali, su-
periori dell'esercito e magistrati, ma la patetica scena ha virtù
di commoverli tutti. Don Rua si trova bagnata la mano dalle
lacrime furtive dei suoi missionari... o.
I1 giorno dopo fu visto colle lacrime agli occhi anche il
Servo di Dio nell'apprendere la morte quasi improvvisa del
carissimo Procuratore Generale Don Cesare Cagliero. D'in-
gegno elevato e operoso, di dottrina profonda, di rara pru-
denza, di tatto finissimo, la sua scomparsa all'età di 45 anni
fu una sciagura inattesa per la nostra Società, sebbene la sua
salute fosse quasi sempre malferma; e specialmente per il
Servo di Dio fu un gran dolore, anche perchè di quei giorni
una disposizione della Suprema Congregazione Romana lo
teneva nella più grave preoccupazione.
In data 5 luglio di quell'anno la S. Congregazione del
Santo Ufficio vietava a ogni superiore, maggiore e minore,
dei Seminari, Collegi e Comunità Religiose della città di
Roma, tranne qualche raro caso di necessità, d'ascoltare le
confessioni degli alunni dimoranti con loro nella medesima
casa. I1 decreto era precettivo solo per Roma, ma natural-
mente diventava direttiva per le altre diocesi, e non poteva
non esser preso in considerazione dal Servo di Dio. Ubbi-
- I - Nuovi trio@
diente e devotissimo alla Chiesa e al Romano Pontefice ed
ugualmente assiduo e vigilante a mantener in fiore tutte le
tradizioni di famiglia, non sapeva come secondare il volere
della S. Congregazione e serbar intatto lo spirito del Fonda-
E noto che Don Bosco, fin dal principio dell'Oratorio, e
chè era solo e perchè i giovani preferivan lui ad ogni
sacerdote, fu sempre il direttore spirituale e il con-
fessore preferito di quanti vivevano con lui. Seguendo
'1 suo spirito e le sue norme direttive, i sacerdoti salesiani,
mpresi i direttori, amministravano il Sacramento della Pe-
'tenza in tutte le case.
I1 29 novembre inviava una lungalettera agli ispettori e
direttori. Esordiva col ricordare com'essi, per la missione
affidata, devono essere (ile guide di altri confratelli nel
ero della pe.fezione, le sentinelle vigilanti dei giovinetti
ti alle loro cure, gli interpreti autorevoli delle intenzioni
superiori, anzi i rappresentanti della lovo stessa autorità >);
u col cuore alla mano e colla familiarità che userebbe un padre
' suoi figli prediletti}),s'intratteneva sul modo di ammini-
rare il Sacramento della Penitenza nei nostri istituti.
(iNon credo d'andare errato - diceva - pensando che
suono di questa mia parola le vostre menti volano come per
tinto alla vita di Don Bosco, nostro dolcissimo Padre, che
i questo argomento ci lasciò lezioni ed esempi cotanto me-
orabili. Tutti infatti sapete come egli sotto la disciplina di
uel gran Maestro dei Clero Subalpino che fu Don Cafasso,
e1 Convitto Ecclesiastico di Torino, tutta rivolse l'energia
ella mente e l'acutezza del non ordinario suo ingegno a
iuscire meglio che per lui si potesse nella più difficile delle
ti, quella cioè di dirigere le anime: ars artium, regimen
nimarum. Datosi poscia anima e corpo alla sua missione in
della gioventù, ogni giorno' per ore ed ore attendeva a
sta che è parte precipua del ministero sacerdotale. Per
nto gravi e numerose fossero le sue cure e'sollecitudini,.
ulla nlai valse a distoglierlo dall'udire le confe<sioni de' suoi
ari giovanetti, onde con ragione un illustre scrittore fran-

29.3 Page 283

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554 V I - Successme di Don Bosco - Secondo decennio
cese non dubitò d'asserire che forse nessun sacerdote udì in
confessione cotanti giovani quanti Don Bosco. Anche quando
per l'estrema sua debolezza e per le sue infermità si vide
forzato di sgravarsi di molti altri lavori, pure sembrò ancora
voler riserbare a s&in parte almeno il ministero delle con-
fessioni...)>.
E veniva a queste pratiche raccomandazioni:
u Ciascun direttore abbia una santa ambizione di conservare al
suo collegio quel carattere per cui gl'istituti salesiani andarono ognora
distinti da molti altri, cioè la frequenza dei SS. Sacramenti. Non si
obblighino i giovanetti, scriveva Don Bosco, alla frequenza dei S S . Sa-
cramenti, ma soltanto si incoraggino e si porga loro comodità di ap-
profittarne.
>> Nelle istruzioni, nei tridui e nelle novene, specialmente in sul
cominciare dell'anno scolastico, si insegni agli alunni ad accostarsi
convenientemente alla confessione;"si faccia rilevare la bellezxa, la
grandezza, la santità di quella Religione che propone da' mezzi così
facili, cosi utili alla civile società, alla tranquillità del cume, alla salvezza
delle anime,, (Don Bosco).
Il confessore si trovi ogni mattina al suo posto per accogliere co-
loro che desiderassero riconciliarsi...o.
E con altre raccomandazioni li invitava a riflettere sul-
l'importanza di cotesto sacro ministero, a studiare sempre più
a fondo la Morale pratica, a non omettere mai la soluzione
mensile del caso, ad aiutare con opportuni avvisi e consigli i
giovani sacerdoti che cominciano a dedicarsi ad ascoltare le
confessioni, e simili.
Quindi scendeva al punto importante.
( ( M anel trattare della confessione voi v'aspettate da me qualche
norma riguardo al Decreto della Sacra Congregazione Suprema del
S . Uffrcio,in data del 5 luglio 1899, i cui si vieta 6 Superiori di udire
le confessioni dei propri alunni. Eccovi i n breve il mio pensiero.
>> Primieramente è da notarsi, come osservarono varie Riwiste Ec-
clesiastiche assai autorevoli, che questo Decreto è precettivo solamente
per la città di Roma e per alcune Diocesi, nelle quali i rispettivi Ordi-
nari credettero opportuno renderlo obbligatorio. A voce o per iscritto
già ho dato norme pratiche per quelli tra i Salesiani che si trovano in
tali condizioni.
... I) Inoltre osservo:
>> 10 Che il Decreto dice testualmente: ne ullm Superior suorum
I - Nuovi triafi
555 .
ALUMNORUMin eadem domo manentium sacramentales coufessiones audire
nllo pacto audeat. Riguarda adunque le confessioni degli alunni.
>> 20 Che secondo la dichiarazione della S. Congregazione del Santo
ffiziorimangono in vigore i due Decreti Pontificii(ved. Monit. Eccl.,
ttembre '99) nei quali si stabilisce: a) confessore ordinario dei novizii
essere il loro Maestro; b) potere i Superiori religiosi confessare i loro
sudditi, se questi liberamente ne li nchieggono: quando..: subditi sponte
ac proprio motu id ab iis petierint. È bene anche notare qui che la re-
la generale degli Ordini religiosi è di accostarsi al Sacramento della
nitenza da confessori del proprio Ordine.
)> 30 Del resto ove il succitato Decreto non ha forza precettiva, pos-
no continuare i Direttori a ricevere le confessioni come fecero i n
ssato, poichè SECONDO LO SPIRITO DEL NOSTRO FONDATORE E LE
IONI SALESIANE IL DIRETTORE NEI NOSTRI ISTITUTI SI TROVE-
N UNA CONDIZIONE PRESSO A POCO RASSOMIGLIANTE A QUELLA DI
IRETTORE SPIRITUALE DI UN SEMINARTTutOta.via, perchk la cosa
a realmente cosi, ponete ben mente alle seguenti condizioni:
)> a) Ènecessario che i direttori non esercitino la lmo autorità in cose
odiose;
I> b ) Lascino ad altri superiori o d misura disciplinare:
n C ) Affrdino al prefetti special&ente le r e l k n i coi parenti degli
alunni. A questo fine giova molto che il direttore non abbia l'ufficio vi-
cino al parlatorio, nk ritenga la cassetta della posta, o riveda le lettere
degli alunni. Inoltre sia molto guardingo nel dare i n f m a x i a i agli al-
lievi per allontanare ogni bench2 minimo sospetto che nel suo dire sia
sso dalle confidenze ricevnte in confessione;
>> d ) I direttori non intemengano nel dar i voti di condotta, neppure
Eonviene che li leggano in pubblico;
e) Sinvitino ogni sabato uno o più confessori esterni secondo il nu-
degli alunni, e si pongano a confessare in luogo a cui i giovani
- no accedere senza essere veduti dal direttore, immaginandosi essi di
direttori dal mostrarsigelosi o anche per poco mal-
s'indirizxino ad altro confessore. Potranno tuttavia
a confessarsi, per animarli bellamate qualora fos-
>> g) I l direttore per la sua pietà, virtù, carità dolce e paziente, pro-
ri di guadagnarsi i cnori di tutti i d;Pendenti;
)> È QUESTA LA BASE DEL SISTEMA DI DON BOSCO. Sif u appunto per
mi. er avuto grande premura di osservare tutte queste sagge precauzioni
e si attird cotanto la confidenza de' suoi Imitiamone la condotta.
a M a mentre io v i dico che PEI; MOMENTO potete continuare a dipor-
arti come avete fatto finma, devo pur aggiungere chè@esta sapiatis-
ma legge promu&ata per la città e diocesi di Roma, cade pure in taglio
er risvegliarein tutti i direttori salesiani lo spirito di Don Bosco riguardn

29.4 Page 284

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556 V I - Successore di Don Bosco - Secondo decennib
al modo di confessare i giovani ed i confratelli. Dio volesse che ncor-
dando che sono giudici e medici delle anime, padri spirituali dei loro
confratelli ed alunni, i nostri ispettori e direttori si sforzassero a tutto
potere per adornarsi di quella bonta di vita, di quella pmdenza, ca-
rita e dolcezza per cui si diviene padroni dei cuori, e si esercita con
immenso fmtto il ministero delle confessioni».
Senz'indugio il Servo di Dio si sarebbe uniformato al De-
creta, ma trattandosi di rompere una tradizione iniziata da
Don Bosco e in vigore tra noi da circa sessant'anni, ri-
tenne di dover temporeggiare alquanto per disporre le cose
nel modo più conveniente, non essendo possibile venir
d'un tratto all'esecuzione senza andar incontro a maggiori
inconvenienti.
Nella stessa lettera ricordava ai Direttori, con gravi pa-
role, l'obbligo assunto di tendere continuamente alla perfezione
propria dello stato che si è abbracciato, e di aiutare ad avanzar
in essa anche i propri dipendenti: <(Come il direttore avrà la
maggior parte del merito, se nel suo istituto i proprii confratelli
camminano a gran passi nel sentiero della perfexione, cosi ri-
cadrà su di lui specialmente la colpa, se questi trascurano i
numerosi ed e@cacissirni mezzi di santificazione che essi hanno
a loro disposizione e si espongono al pericolo di venire meno alla
loro vocazione n.
Ed insisteva:
... e Quindi vegliate attentamente pe~chèsia allontanato qzraIsiasi osta-
colo s'opponesse al loro avanzamento spirituale...
» Non omettete la correzione fraterna quando ne scorgete il bisogno;
non lasciate che il male si aggravi, ma in t m p o opportuno in spiritu le
... nitatis esortate
negligente...
il
tie.pido,
corre.z.zete
il
colpevole,
il
difettoso,
animate
il
n ...Riguardo ai professi triennali fate loro un
... trattateli con carità e'ammaestrateìicon pazienza e
con loro il lavoro del noviziato Rifettete che forse
confratelli dipende dal modo con cui voi li trattat
avrete...
... I) Ponete ben mente che l'avvaire della Congregazione Salesiana k
nelle vostre mani t).
E con altre tenerissime parole, che abbiamo riportate, li
spronava a non perdonare ad alcun disagio, pur di poter
-I Nuovi trionjì
eth un bel numero di voca-
e di far sbocciare questi $ori
re dal nostro buon Padre uno di
oi stimavamo più di qualunque
fine li invitava ad esser esemplari nella virtù dell'ob-
a anche con spirito di sacrificio, perchè q è su questa
beatitudine del dolore che Gesù Cristo ha
on vorrebbe saperne n.
Evidentemente anche il Servo di Dio sentiva di quei
ituali di questa beatitudine, ed avrebbe
uto finir la lettera colle parole dell'Apostolo: <<Vi parlo
tutta franchezza; molto mi vanto di voi, sono r$ieno di
to di gioia in mezzo a tutte le nostre
e teneva conferenza ai confratelli dell'ora-
rdo all'annata, si rallegrava di un
a ricordiamo, diceva, che ci resta ancor
perfezione: Si .<( continui a
lla casa...,per E'osswvanza...,
di povertà, che deve regnare in
o per incominciare l'Anno Santo; mettia-
oglia per incominciarlo e passarlo santa-
te.
Non
ci
vuole
molto:
Posservanza
esatta ~
~~~~
d~elle~.n..o..st~r~ e ..
.
~
ole; gli esercizi di pietà ben fatti; la pratica della ca-
e della povertà c i faranno certamente passar bene' l'Anno
to a.
(I) II Cori, VII, 4.

29.5 Page 285

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- 558 V I --Successore di Don Bosco Secondo decennio
I1
CONSACRAZIONE DELLA PIA SOCIETA
AL S. CUORE
.Il 1900@ mem~andoper l'incremento della divozione al S. Cuore.
- - Disposizioni pontifice e raccomahdazioni del -Servo di Dio in pro-
@sito. Intraprende un'altra visita alle case. A S. Pie d '
~
- F h e , Roma. Ai piedi di Leone X I I I col &d. Richelmy. -
- A G m a n o , Caserta, Napoli, Castellamare. Con quanta venera-
- zione 8 accoho a Tropea! A Villa S. Giovanni. - A #fessina.
- L'ispettore Don Monateri aveva proibito di far pubbliche feste al
"0 passaggio, e ad A2 cominciano le scene più entusiastiche. - A
Catania. - Accoglime trionfali a S. Gregario; giubilo del sindaco
- cav. De Bella. (I Oggi desidero esaminare i miei cari figliuoli della
- casa del S. Cuore!)). A Pedara entra per la via principale tutta
illuminata, fra getti di $ori, spari di mortaretti, e suoni di banda.
- A Bronte chiama il bis dell'inno. - A Randamo devejar rammennz-
dare veste ePastrano, che gli hanno tagliuzzatiin più luoghiper divo-
%ione.- A Mascali Nunziata deve rtpetere: (I Non fate sciocchezxe! )>.
- - A vizzini accoglierne trionfali. a Se questo Santo benedice le
- - nostre campagne, il cielo ci sarà propizio! ». - Tiene conferenza a Ca-
tuma. A Sirawa. A Palermo. - Benedice il Card. Celesia gru-
vemente infermo, lo raccomanda alle preghiere dei fedeli, e nello
stesso giorno llEminentissimo d fuori pericolo. - A Marsala. - Verso
- iiinisia; a Tue&?, la Marsa, Manouba. (I Al =o passaggio si
rinnovano le stesse dimostrazionidi afletto e di venerazione dell'anno
Passato in Spagna e in PortogalloD. - Ritorna a Marsala e celebra
- alle due po'mm~iane. A Palermo, accolto con venevazione, tiene
- - conferenza nella chiesa del SS. Salvatore. A Girgenti. A T m a -
- Consacrazione della Pia Società al S . Cuore ' 559
- ottiene la pioggia desiderata, ed è ritenuto un santo. A Ra-
- sa Superiore e Inferiore. A Modica: (iAbbiano pazienza, aspet-
- a morire!...$. Nel Seminario di Siracusa: (I Benedicat nos
- us...n. Da Catania, visitando altre,case, sale a Messina e a
io e sosta a Bova Marina, Catanzaro, Taranto, Caste1 Fren-
... - , Ortona a Mare, Pescina, Gioia de' Marsi. - « Comando che
g i m o ci troviamo tutti uniti i n paradiso! )>. A S. Benedetto
- l Tronto, Ascoli, Loreto, Ancona, Forli, Lugo. - A Bologna bene-
ce uno stendardo donato all'Istituto. - A Parma. A d Alessandria.
- - Rientra a Torino, dopo più di tre mesi di assenza. Riparte per
- - lizza. - A d Iwea. A Nizza Monfèwado. Ritornato all'0-
atorio, celebra per le Dame d'onore di Maria Ausiliatrice; e come
un padre ai figli, o un fratello ai fratelli e alle sorelle))narra ai
cooperatori e alle cooperatrici del viaggio compiuto, ed espone,i
bisogni della Pia Società. - Il 4 giugno a Milano assiste alla posa
- ~ della~ prima~pietra del tempio di S. Agostino. Alla festa di San
Giovanni benedice una piccola mostra delle scuole pofessionali del-
l'Oratorio di Valdocco. - Presiede il solenne omaggio tributato a1
S. Cuore il IO luglio. - A Diano ZAlba benedice una statua di Ma&
- Ausiliatrice. - A Bra. In morte di Umberto I . - Interessanti ap-
- punti delle allocuzioni tenute agli esercizi spirituali. L'uomo di Dio.
- Al Convitto delle signore di Sassi.- A. S. Ambrogio. - Malta inti-
- tola una via a Don Bosco e un'altra a Don Rua. I Salesiani d'Ame-
rica si rivolgono al Cardinal Protettore della Pia Società per avere
i l Servo di Dio a celebrare il X X V delle Missioni Salesiane; ed egli
- manda a rappresentarlo Don Albera. Il I I Congresso ~ntern&io-
nale Salesiano. - Giorni dzBcili..., tuttavia vorrebbe fare la prima
- spedixione di missionari in Cina. Annunzia la consacrazione della
Pia Società al Sacro Cuore di Gesù. - Raccomandazioni per inten-
- @care la divozione al S. Cuore nelle singole case. La notte del
31 dicembre, consacra con apposita formula tutta la Società~Sale-
sìana al S. Cuore.
Il 1900 resterà tra noi particolarmente memorando per il
tenerissimo culto che si accese nella Pia Società verso il
Sacro Cuore di Gesù.
I1 3 agosto 1897 se n'era celebrata la festa nella casa di
Foglizzo Canavese in modo entusiastico. La sera della vigilia

29.6 Page 286

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560 V I - S~~ccessordei Don Bosco - Secondo decennio
il Servo di Dio aveva tenuto un accalorato discorso che com-
mosse quei giovani ascritti, invitandoli a cangiare la corona
di spine che circonda il Cuore Divino in una corona di rose,
con la santità della vita. Il giorno della festa tenne un altro
discorso alla messa cantata, commentando soavemente il passo
scritturale: Pone me ut ~ n a c u l u msuper COP tuum, zlt signa-
culum super brachium tuum; e nel pomeriggio, dopo i vespri
e la processione, pose la prima pietra del nuovo edifizio sul
quale si volle troneggiante la statua del Sacro Cuore. Don
Barberis aperse il trattenimento accademico esprimendo
il voto che venisse ufficialmente consacrata tutta la Società
Salesiana al S. Cuore, ricordando il desiderio del Servo di
Dio Don Andrea Beltrami, come si legge anche nella bio-
grafia da lui scritta della Beata Alacoque. La proposta venne
accolta con entusiasmo, e Don Rua, al termine dell'acca-
demia, manifestando il suo gradimento, assicurava che
avrebbe preso il voto in considerazione; ma osservando come
allora di tutte le nazioni quella che si era solennemente con-
sacrata al Cuor di Gesù fosse l'Equatore, e il promotore del i
devoto omaggio, il -presidente Garcia Moreno, fosse stato
ucciso per mano di settari, ed altre dolorose vicende avessero
seguito l'atto solenne: « Quest'idea mi fa pensare... - di-
ceva; - non vorrei che la stessa cosa capitasse alla nostra Con-
g-iegazione, cioè che la Consacrazione n' fruttasse noie, perse-
cuzioni, tormenti)),e dopo breve pausa... prosegui: << iWa noi
non temiamo i patimenti; non ci spaventeremo per le persecu-
zioni, anzi saremo ben lieti di soffrire qualche cosa per Gesù,
come hanno fatto anche i nostri confratelli dell'Equatore. S i ,
facciamoci coraggio, ed io spero che faremo questa consacra- %
sione L >). e sue parole furono accolte da irrefrenabili applausi,
e la festa si chiuse con la rinnovazione della consacrazione di
quella casa al Cuore Divino.
Varie disposizioni di Papa Leone XIII prepararono gli
animi al compimento del voto nella forma più solenne.
Nel mese di giugno dei 1899, come abbiam accennato, si
compiva per disposizione dell'augusto Pontefice la consa-
crazione di tutto il genere umano al Cuore di Gesù, mentre
il Servo di Dio si trovava a Roma ed assisteva allo stesso
- 11 Consacraxiane della Pia Società al S . Cuore
561
i Padri del Concilio Plenario
innovazione della foimola
a dare maggior diffusione
del Sacro Cuore tra i gio-
ni, massimamente quelli che sono avviati agli studi <iperchè
meditazione assidua del Divin Cuore e la più intima cono-
nza delle sue virtù e dell'inneflabile amore suo non può non
ezzare le bollenti passioni dei giovani e non aggiungere stimoli'
ricercare la virtù )>.
I n fine, in data 13 novembre, a mezzo dell'Eminentissimo
gazione dei Riti, stabiliva
rase e felicemente si compisse con Pinvo-
io e dell' Unigenitosuo Fklio e Redentore
ostro,, e concedeva che tanto il 31 dicembre 1899 come il
I1 Servo di Dio fece sue tutte le raccomandazioni del
110 stesso mese di novembre nella
<( 10 Ricambiare con vivo affetto di riconoscenza Gesù, vit-
ore -per noi, specialmente col sacrzJzio della
- 6 Viro dal S o n o di Dio MicIr#Ia Ruo. VOI: 11.

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562 V I - Sz~ccessoredi Don Bosco - Secondo decennio
nostra volontà, mediante l'esercizio di volenterosa e allegra ob
bedienza.
n 20 Consolare la celeste nostra patrona Maria S S . Ausi-
liatrice coltiuando diligentemente il bel giglio della puritù >.
Agli alunni:
G 10 Solennixawe con particolar divozione il primo venerdì
d'ogni mese in onore del Sacro Cuore di Gestì.
>)20 Chiedere soventi volte la grazia a Maria SS. Ausilia-
trice di condurre vita virtuosa, perche sia seguita da una buo
morte nel nuovo secolo o.
Altre raccomandazioni si riservava di fare, a tempo oppor-
tuno. L'Anno Santo fu per il Servo di Dio~unastraordinaria
occasione per infondere nei suoi un santo slancio a cammi-
nare più generosamente per le vie della perfezione.
I1 7 gennaio era a Nizza Monferrato per la vestizione delle
novizie. (Ringrazia - dice la cronaca - con effusione d'
cuore D per l'accoglienza devota, <t e dice di gradire altresì
l'augurio di una lunga vita, a patto perd che si preghi per lui,
afJinchè i giorni suoi siano giorni pieni. E proprio vero che i
Santi non dicono mai basta! Chiude il suo dire lasciandoci
questa bellissima strenna: - Onorare il Cuore di Gestì solen-
nizzando in particolar modo i primi venerdì del mese.
P L'8 celebra la S. Messa della comunità; si trattiene colla
comunità, in particolare colle novizie che vengono ad osse-
quiarlo s; e, prima di partire, esorta tutte ((adessere fuZgidis-
sime stelle onde attrarre le anime, per portarle al buon Dio, allo
stesso modo che la stella aveva guidato i Santi Re Magi alla
Grotta di Betlemme, alla presenza di Dio fatto uomo per la
nostra salvezza. E per riuscire nella santa impresa suggeriva
il mezzo della fraterna correzione, scegliendo prudentemente
tra le compagne che più si awicinano, e all'uopo coll'aiuto
delle superiore, un'ammonitrice segreta che a tempo oppor-
tuno possa confidenzialmente e con tutta libertà correggerle
dei propri difetti e delle proprie imperfezioni )).
Ed ecco10 intraprendere u n altro lungo viaggio h o alla
Sicilia e in Tunisia e, nel ritorno, attraverso le Calabrie, e
lungo la regione adriatica e la Romagna.
Dopo aver celebrato la festa di S. Francesco di Sales e il
- Consacrazione della Pia Societd al S. Cuore 563
niversario di Don Bosco, la sera stessa del 31.gen-
ra a S. Pier d'Arena, accolto con giubilo familiare, e il
uente, accompagnato dalle preghiere e dai più fervidi
dei confratelli, degli alunni e dei benefattori, proseguiva
r L a Spezia, dove ebbe le più festevoli accoglienze e la
nsolazione di veder ben avanzati i lavori di sistemazione del
ario della Madonna della Neve.
a sera del 2 prosegui per Firenze, e presiedette la festa
Francesco di Sales, trasportata al 4 febbraio; visitò i
più insigni ed accolse molti signori e signore e
arecchi antichi allievi dell'oratorio ed anche un suo com-
agno di scuola, Leopoldo Viglione: era la bellezza di 47
ni che non si erano più incontrati e si può comprendere
ante care rimembranze destò quell'incontro.
I1 6 partiva per Roma, dove ebbe un'accoglienza affettuo-
'ssima, presiedette la conferenza ai cooperatori e compìper
rima cosa le visite di prammatica.
Dopo aver visitato i Cardinali Rampolla, Parocchi e Cas-
tta, fu anche a rendere omaggio al Card. Arcivescovo di
orino, appena seppe che si era recato a Roma. Dopo i soliti
nvenevoli, il Card. Richelmy gli domandò se aveva già
duto il S. Padre.
- Non ho domandato l'udienza, rispose Don Rua, per-
che mi parrebbe un'indiscrezione disturbare Sua Santità in
questi giorni occupatissimi per i frequenti pellegrinaggi.
- Venga con me stamane, soggiunse il Cardinale; io
vado per l'udienza, e la presenterò a Sua Santità.
Al Servo di Dio non pareva vero di poter avere tanta
fortuna, e con riconoscenza accettò d'accompagnare l'Emi-
nentissimo. E venne ammesso alla presenza del Papa verso
mezzogiorno, ed accolto con quella sovrana bontà che -era
propria di Leone XIII.
- I Salesiani lavorano, gli disse il S. Padre; sono contento
di loro; si vede che lo spirito di Don Bosco è passato ai suoi
figli. Abbiamo perduto Cagliero; era tanto buon prete! Ma
abbiamo a successore Marenco!
- Santità, è contenta di Marenco?
- Sì, si, sono contento.

29.8 Page 288

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564 V I - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
E, dopo aver chieste notizie della Società, delle Missioni,
e di altre cose ancora, con specialissima effusione di cuore
benedise tutti i Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice, gli
alunni e le alunne, i Cooperatori e le Cooperatrici, e tutti i
loro parenti.
I1 Servo di Dio si fermò a Roma otto giorni, visitando
anche le case salesiane e delle Figlie di Maria Ausiliatrice,
e le quattro Basiliche Maggiori per l'acquisto del Giubileo.
I1 14 si recò al noviziato di Genzano, e il 17 ripartì per
Caserta, dove, come nelle altre case, ascolta premurosamente
il rendiconto dei confratelli, si presta per le confessioni, e il
18 celebra la Messa per i giovani dell'oratorio e rivolge loro
un'affettuosa allocuzione; e il lunedì fa altrettanto per gli
alunni del collegio.
I1 vescovo Mons. Cosenza, appena seppe del suo arrivo,
si reca a visitarlo e si trattiene lungamente con lui; Don Rua
gli restituisce la visita nel pomeriggio del 18, domenica.
Quella sera vi fu un trattenimento drammatico in suo onore,
e frequenti furono gli evviva al Servo di Dio, circondato da
molti cooperatori, felici della sua presenza.
I1 19 proseguì per Napoli, dove si recò subito presso il
buon cooperatore Mons. Neri, che era incomodato, e stava
a letto. Don Rua gli da la benedizione di Maria Ausiliatrice,
e lo anima ad alzarsi e a celebrare la Santa Messa. I1 malato
obbedisce, come un figlio al padre, e passa fuori di letto tutta
la giornata, lieto di mostrare a Don Rua la cameretta in cui
ospitò Don Bosco, da lui tenuta in grande venerazione.
I1 Servo di Dio si reca quindi ad ossequiare il Cardinal
Prisco, che l'accoglie come un carissimo amico, e in compa-
gnia di Don Rinetti e di Don Chiappello, direttore della casa
di Castellamare di Stabia, si porta all'istituto dei Sordomuti,
dove gli si fanno mille reste e il direttore Don Vincenzo de'
Maio mette tutto l'istituto a sua disposizione, pregandolo a
gradire l'ospitalità per sè e pei suoi figli ogni volta che pas-
seranno a Napoli.
<< Si ascende sull'altipiano del Vomero per una bella fu-
nicolare che unisce la città a detto sobborgo, popolato di
ben 1o.ooo abitanti. L'occhio spazia su vastissimo orizzonte,
- 11 Consacrazione della Pia Società .al S. Cuore 565
ede tutta la città e i deliziosi dintorni. Che scena pitto-
E al Vomero nel 1901ed ai sordomuti nel 1909 il Servo di
edeva stabilirsi i Salesiani!
quella sera giunse a Castellamare, dove un bel numero
ignori, compreso il sindaco che si trattenne con lui quasi
n'ora, accorsero ad ossequiarlo. Avrebbe voluto fare una
isita a Sorrento, ma non gli fu possibile. Don Rinetti andò
Pompei a visitare il Santuario della Vergine del Rosario, e
on Rua si fermò a Castellamare, dove l'entusiasmo fami-
'are non poteva esser maggiore.
« L a sera del 21 alle 18~30- scriveva Don Rinetti -
i* partiti alla volta di Tropea. Invitai il sig. Don Ruaa
iposarsi ed io vegliai, essendo il nostro scompartimento pieno
non conoscendo nessuno dei compagni di viaggio.
na fortuna un giovane dottore in medicina ci fu largo
lezze. Guardò più volte con sentimento del massimo
petto il nostro amato superiore, poi lo salutò cortesemente,
regandogli il buon viaggio. Quando Don Rua parve addor-
mentato, vòltosi a me mi disse:
)> - Codesto sacerdote mi pare un santo!
a Io lo confermai nella sua opinione e, a voce bassissima,
li narrai qualche fatto della vita di Don Rua, e poi silenzio
er non disturbare il sonno tranquillo )).
Alle cinque del mattino scese a Tropea, accolto dal Ve-
scovo Mons. Taccone Gallucci, come un carissimo e stima-
issimo amico, che gli propose la fondazione in città di una
casa salesiana o almeno di un oratorio festivo. Nel pomeriggio,
alla presenza del Vescovo, del Capitolo e - di molto popolo
tenne conferenza in duomo. << Dopo la benedizione gli si af-
follarono attorno molte e molte buone mamme, perchè toc-
casse e benedicesse i bambini che tenevano in braccio ed
attaccati alla gonna, timidi, vergognosetti e tanto cari. Don
Rua li benedisse di cuore e diede loro immagini e medaglie D.
Un cooperatore ci dava ,altri particolari: Nelle ore po-
meridiane del 21 febbraio Don Rua ascese il pulpito della
nostra cattedrale affollata di gente accorsa ali'annunzio del-
l'arrivo del sacerdote insigne per meriti e virtù singolari e

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566
- VI - Successo~edi Don Bosco Secondo decennio
per fama mondiale. Egli parlò con quella semplici& ,-he è
sua propria e che edifica e commove chiunque I'ascolta...
)> Poscia in Episcopio venne ossequiato dal R.^^ capi-
tolo, dal Clero della città, dal Seminario, da molti sacerdoti
dei paesi vicini, dall'iI1.mo sig. Sindaco con i membri della
Giunta Municipale, dal Circolo Cattolico, dalla Congrega-
zione di Carità e da moltissimi distinti signori e $ignore. 11
~enerandosacerdote, umilissimo e modesto, ricevè tutti con
amabilità ed ebbe per tutti una cara parola, una parola di
quelle che fanno tanto bene allo spirito quando vengono dette
da un uomo di santa vita qual è Don Rua.
)) I1 giorno appresso egli partiva per Messsina accompa-
gnato alla stazione da molti sacerdoti e signori, lasciandonel-
l'animo di quanti ebbero la fortuna d'avvicinarlo un caro ri-
cordo della sua venerata persona. Alla stazione un sacerdote
prima di accommiatarsi 10 pregò che volesse lasciarci con la
sua benedizione ed egli amorevolmente s'arrese alla preghiera.
Fu un momento di commozione generale. Quanti si trova-
vano sul piazzale della stazione preti e secolari genuflessero
tutti attorno al buon sacerdote ed egli implorò sul capo di
tutti le benedizioni del cielo. Quadro damero commovente!
Un vecchietto dal volto d'asceta, esile di persona, e tanta
gente curva e coxmnossa ai suoi piedi! Davvero ha alcunchèdi
straordinario questo prete, si diceva da ogni parte, e tutti a
guardarlo, specialmente i fanciulli, come estasi&. Prima che
giungesse il treno e poi anche quando il treno giunse e
Rua Prese Posto in uno scompartimento di 28 classe, distribuì
con un caro sorriso sulle labbra a quanti si amicinavano a
baciargli la mano una medaglina di Maria Ausiliatrice, ed
avendo fatto ritardo il treno alla nostra stazione, sparsasi la
voce della Presenza di.Don Rua, fu uno scendere da tutti gli
scompartimenti per vederlo e baciargli la mano, sicchè una
dimostrazione così spontanea trasse le lacrime dagli occhi a
molti presenti. Un signore di Tropea vivamente ~ommosso
offri la sua casa, affinchèi Salesiani venissero qui tra noi, e
Don Rua accettò di buon grado l'offerta e volle sapere il
nome del generoso per segnarlo nel taccuino delle sue me-
morie. Quando i1 treno si mosse, tutti si scoprirono reverenti
o il buon viaggio. Don Rua col suo amabile sorriso
e si ritrasse lasciando nell'animo di tutti la convin-
parlato con un santo )).
vilia S . Giovanniun industriale l'invitò a visitare il suo
ara compagnia che, giunti alla bari-
già in moto. I1 capitano del porto,
rtire anche il Superiore dei Sale-
a, lo fermò; e, salendo su di una
gerlo e in POCO più di mezz'ora
'Arrigo l'accolse con
santa affabilità,e gli alunni gli fecero le feste più cordiali; ed
anche gli esterni, vedendolo passare in cortile, gli si affol-
lano intorno affettuosamente,ed egli ripete loro le più San-
e Care raccomandazioni.
~ ' i ~Do~n M~onat terti, a~nnu~nzia~ndo ai direttori la
visita del servodi Dio, aveva proibito di far pubbliche feste
al suo passaggio limitandole ali'intimità delle case, invitato,
noi crediamo, dallo stesso Servo di Dio; ma il divieto non
giovò a nulla, subito si rinnovarono, con entusiasmo
scrivibile, le festose accoglienze d'intere po~olazion~co*me
menica, fu un giorno
un bel trattenimento,
i. I1 lunedì celebrò la
Maria Ausiliatrice, e
a loro educate con
ideravano ed ebbero
una conferenza, dal Servo di Dio.

29.10 Page 290

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568
- V I Successore di Don Bosco - Secondo decennio
I1 27 era ad Ali Marina, accolto in trionfo. L'attendevano
alla stazione una larga rappresentanza del Municipio e dei
~rincipalsiignori della città, la Compagnia di S. Giuseppe col
suo vessillo, e tutto il collegio delle Figlie di Maria Ausilia-
trice, e la musica cittadina, che I'accompagnarono nella sala
maggiore dell'oratorio salesiano, dove si svolse un ricevi-
mento affettuosissimo.
I1 confratello Don Alberto Bielli, che dirigeva l'oratorio
maschile, ci dà questi particolari: a Tenuto al corrente del
buon andamento e dei consolanti frutti che si raccoglievano
- per soddisfare ad un suo ardentissimo desiderio che per
me era un comando - egli, il sig. Don Rua, sempre ne di-
mostrò particolare gradimento, paterna sollecitudine, e sto
per dire, predilezione, e ciò non solo a parole, ma con i
fatti. In occasione della sua venuta ad Alì, i giovanetti ed
anche gli adulti che assiduamente frequentavano l'oratorio,
si recarono in corteo alla stazione ferroviaria con la propna
bandiera spiegata, per dargli il benvenuto. Sceso egli dal
treno, si trovò in mezzo a noi; ci diede il paterno saluto e ci
impartì la benedizione di Maria SS. Ausiliatrice. Permise
poscia di essere accompagnato processionalmente sino alla
Casa Salesiana, ove giunto, ci accomiatò con un cordiale
arrivederci. Infatti la sera stessa ci volle radunati nell'ora-
torio, si fece portare la Bandiera, e, lettovi sopra "Fede e
Lavoro,, l'una e l'altro spiegò con un'interessanhssima con-
ferenza che lasciò in tutti profondissima salutare impressione.
Distribuì quindi a ciascuno dei presenti una medaglia per
ricordo, e li incoraggiò ad essere costanti nella frequenza
all'Oratorio, promettendo a tutti una sua preghiera speciale.
Quefla visita lasciò in tutta Alì incancellabile memoria di
Don Rua, il cui nome fu sempre in benedizione».
Si recò a visitarlo la Marchesa di Cassibile, la quale, desi-
derando dare un ricordo del Servo di Dio ai suoi cappellani
e ad altri pii ecclesiastici, aveva portato con sè parecchi zuc-
chetti per farli anche momentaneamente usare dal buon
Padre, e poi mandarli loro in dono. ((Si raccomandò a me
- scrive Don Rinetti - perchè vedessi di far pago il suo
desiderio. Che fare? Tolsi a1 sig. Don Rua il suo zucchetto,
I l - Consacrazione della Pia Società al S. Cuore 569
e , con l'intervallo di pochi minuti, gli sostituii l'un dopo
l'altro i sei datimi dalla marchesa. Don Rua dapprima cre-
deva che gli volessi spolverare il suo, poi, accortosi del giuoco,
mi-chiamò all'ordine. Pregato più volte di accontentare la
pia signora, si arrese, vedendo che la cosa era al tutto inno-
cente. La marchesa diede, riconoscente, un'offerta a favore "
dell'istituto delle Figlie di Maria Ausiliatricei). Quest'isti-
tuto - notava Don Rinetti - 4 pare al sicuro dall'infuriare
delle onde del mare, ma in quest'anno fu visitato due volte e
con qualche danno. La prima volta l'acque guastarono il
muro della lavanderia che è più vicino alla spiaggia e coper-
sero il terrazzo soprastante, la seconda attraversarono i1 cor-
ile ed entrarono in cucina e fin nelle pentole! o.
32 28 febbraio si pose la prima pietra della nuova cappella
delle suore di Ali, che la marchesa di Cassibile avrebbe fab-
bricato a sue spese. Terminata la cerimonia Don Rua spiegò
in modo facile e chiaro i1 significato della funzione compiuta.
Disse del sublime e divino significato della pietra angolare,
e ricordando la visione di Giacobbe mostrò che la Chiesa è
scala dalla terra al cielo e la pietra angolare fonte di salute
temporale ed eterna, che attorno alla Chiesa si affollano i
popoli per imparare la religione e la civiltà, che da Essa ab-
biam la fede, il timor di Dio, la carità per il prossimo; e che'
la chiesa che si edificherà sarà di bene grande all'istituto, alla
città, alla Sicilia, e da essa partiranno cuori generosi a portare
la luce del Vangelo nelle Missioni.
11 z marzo scendeva.a Catania. L'attendevano alla sta-
zione i superiori delle case di Catania e di Pedara, i chierici
i S. Gregorio, e numerosi cooperatori.
11 4 insieme con l'E.mo Card. Francica Piava assistè ad
un'accademia musico-letteraria in onore di Papa Leone XIII,
ricorrendo il XXII anniversario della sua Incoronazione.
Al discorso ufficiale seguirono vari componimenti e un bimbo
dell'oratorio Leone XIII, volgendo un saluto al Servo di
Dio a nome di tutti i compagni, diceva che se il loro diret-
tore era il loro padre amato, egli era il loro nonno amatis-
simo: e i1 Servo di Dio accettò, con grande compiacenza, il

30 Pages 291-300

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30.1 Page 291

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- $70 V I Sucessore di Don Bosco - Secondo decennio
11 5 si recò alla casa di formazione in S. Grego~o4. Aspet-
tato da ben otto anni dai cari confratelli, desideratissimo dai
buoni novizi che mai l'avevano veduto, sospirato da tutti i
buoni popolani-scrive Don Rinetti -ebbe tale accoglienza
che migliore non la potrebbe desiderare un sovrano. Ad un
chilometro circa di distanza dal centro del paese, sorgeva un
bell'arco trionfale, e la via era tutta coperta di fiori; i nostri
chierici ed i bambini degli Oratori festivi schierati facevano
a gara a chi pel primo poteva awicinarsi a dargli il benvenuto.
Vennero ad incontrarlo parecchie Società di S. Gregario e
dei vicini paesi colle loro bandiere, il R.mo Vicario di San
Gregorio con tutto il suo clero, il Sindaco colla sciarpa a
tracollo, parecchi Consiglieri e poi tutto il popolo che si as-
siepava intorno gridando ed acclamando al sig. Don Rua, il
quale sceso dalla vettura ringraziava tutti profondamente
commosso. Appena salutati i rappresentanti del paese, la
musica del nostro Oratorio festivo di S. Gregorio suonò la
sua più bella marcia e Don Rua si avanzava sotto una fitta
pioggia di fiori che continuò fino alla Cas
sentati palme eleganti e ricchissimi mazzi di
dei mortaretti ed il suono festivo di tutte le ca
sato l'ultimo e più ricco arco trionfale vicin
ziato, tutta la folla .gli tenne dietro fin dentro l'Istituto per
assistere al ricevimento in casa, ove tutto risuonava di canti
della più viva gioia, tutto era messo a festa con festoncini,
bandiere, iscrizioni.
n Una festa si bella trova solo riscontro in
facevano a1 nostro caro Padre Don Bosco nel d
stico all'Qratorio di Valdocco, o quando vi ritorn
lunghi mesi di assenza.
> Terminato il caro trattenimento, a cui prese
autorità ecclesiastiche e civili e molta parte del1
il sig. Don Rua vivamente commoiso rin
senti promettendo di ricordarli nella S.
invitò a sentire la sua Messa in parrocchia p
cui avrebbe avuto luogo la vestizione di pare
Si chiamò contento di trovarsi in mezzo a ta
assicurandoli che vi si sarebbe fermato più che altrove, e che
- I1 Consacyazione della Pia Società al S . -Cuore 571
rtendo vi avrebbe lasciato, se non tutto, certo gran parte
e1suo cuore e li avrebbe sempre ricordati nelle sue orazioni.
se a Don Bosco le lodi a lui attribuite e ringraziò i
abitanti di S. Gregorio per l'affetto che nutrono pei
a la relazione di Don ,Rinetti inferiore
vero. Q Ad. es.: gli archi trionfali, eretti all'ingresso di San
e non due; al ricevimento poi del
no accorse in numero straordinario
persone dai paesi vicini. Sembrava in quei giorni che
venuto in quei luoghi il Messia. Quando Don Rua
altreragioni, la gente usciva di casa,
i per baciargli la mano, parlargli; le
loro bambini perchè li benedicesse,
dappertutto, anche a S. Giovanni
dara, ad Acireale.
nstatare si fu la sorpresa provata da
viluppo di quella casa. Cinque anni
ima a stento aveva concesso l'apertura di quella casa di
viziato (che fu il primo in Italia dopo quello di Foglizzo),
era ben lontano dal pensare un incremento simile. Ora
ce vedeva una casa linda, abitata da IIO chierici tra no-
e studenti di filosofia, vedeva l'attività spiegata da questi
tivi, vide una banda musicale soste-
dai giovani del paese, vide il paese di S. Gregorio
i in modo da formare quasi una stessa
miglia; ed al constatare tutto ciò Don Rua era pieno di
oddisfazione e non si accòntentò di rimanervi parecchi
giorni, ma vi volle ritornare il giovedì santo per compiere la
cerimonia della lavanda dei piedi n.
Allora -prosegue Don Picco110- <<ersaindaco di S. Gre-
gorio il cav. Raimondo di Bella, uomo di pietà e virtù ecce-
zionale, padre dei poveri e vero protettore dei Salesiani.
Egli era stato l'organizzatore di quel ricevimento, che non fu
n quel paese. I1 giorno dopo la venuta
Don Rua a S. Gregorio, egli lo volle a pranzo a casa sua,
è incredibile ciò che fece in quella circostanza. Fece venire
ed addobbò la casa come. una chiesa,

30.2 Page 292

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- 577 VI Successore di Don Bosco - Secondo decani0
anche il pranzo lo fece venire da un grande hdtel di Catania,
come pure le stoviglie, di gran prezzo. E non sapeva, oserei
dire, contenere la gioia che provava per avere Don Rua suo
ospite.
Don Rua era un po' dolente per quelle spese che rite-
neva esagerate, e non mancò bellamente di fargli qualche 0s-
servazione; ma il cavaliere, in ciò vero impenitente; rispon-
deva che per un uomo come Don Rua ciòche aveva fatto
e che faceva era cosa ben meschina. Dopo il pranzo egli colla
famiglia si alzò e, inginocchiatisi, tutti vollero la benedizione
del venerato nostro padre, dopo la quale porse a Don Rua
una busta contenente un'offerta molto generosa.
* Da quel giorno il cav. di Bella ebbe
venerazione senza limiti, non gli s
persone in fama di santità senza
-
un
sSoaler!an-no
questi
E non
dei santi,
tralasciò
ma
mai
sono
in
stelle;
volte all'anno, d'inviare ottime offerte,
in casi di stretto bisogno Don Rua rico
non mancava mai all'appe1lo e mandava generosamente
volentieri.
Dio non mancò di premiare questa
che aveva nel Successore di Don Bosco.
colpito da polmonite doppia, era giunto agli estremi.
segnato, si raccomandava a noi di pregare non per la gu
gione, sebbene per far solo la volontà di Dio. Volle però t
grafare a Don Rua chiedendo preghiere
risposta telegrafica in cui Don Rua ben
le sue preghiere venne con molta soli
mento stesso che si ricevette il telegramma,
senti migliorare, si operò in lui una crisi benefica e poc
dopo era fuori pericolo: ed egli tutto lieto, m
gramma esclamando: "Ecco, Don Rua mi h
notato che il cavaliere di Bella aveva già 70 a
era già la quarta polmonite di cui riusciva a
«Nel secondo giorno dopo l'arrivo a S. G
nota Don Michele Currò - accompagnato
Francesco Piccollo e da altri superiori, il S
- Consacrazione della PPia Societd al S. Cuore 573
i e gli ascritti nella sala di studio. Sedutosi al posto
, dopo breve pausa disse: "Oggi desidero esa-
arifigliuoli della Casa del Sacro Cuore di Gesh,,.
te parole sorpresero la maggior parte, ancor più chè
era l'epoca degli esami. E Don Rua, dirigendosi ad un
" B m m i , mio caro, qual era l'argomento della
questa mattina?,,... E poi a un altro:"Qual era
...,,;e via via, così, sino a domandare
era
sposero bene, altri no. Allora egli concluse:
olto di non potere dar dieci a'tutti qzlelli che
errogato in questa materia, che è la più importantepw il
ano,,. Detto questo, egli fece il riassunto della medi-
one del giorno, che servì come conferenza al personale
orni nelle conversazioni si parlò di questa
a, deducendo la conclusione che Don Rua volle inculcare
er come base della vita salesiana la pietà 1).
Don Rinetti rilevava sine fine le festose accoglienze che
- fin d'allora quanto desi-.
di consolazione al vedere
essore di Don Bosco! La sua vi-
suolo e caldissimo il petto
missione, che apporterà certo
ai buoni siciliani, ma ai con-
,> e ricevimento al nostro venerato Superiore.
Siamo $unti sul territorio di Pedara verso le 18~30,
ta. Ad un chilometro dalla nostra casa ecco appa-
e uno stuolo di baldi fanciulli con la loro bella bandiera ed

30.3 Page 293

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574
- V I -'&ccessore di D a Bosco Secondo decanio
un grazioso mazzo di fiori che, fermata la vettura, si presen-
tana allo s~ortelloe l'offrono al nostro superiore, gridando
all'unissono: Viva Don Rua! e così continuano per tutta la
strada. All'ingresso in città si accendono razzi, si sparano
bombe, Suona la musica. La vettura che si avanzava adagio
adagio tra due fitte ali di popolo e paggetti di onore che spar-
gex'ano fiori sul passaggio, gettandone spesso sulla vettura,
si deve fermare perchè i cavalli sono spaventati e più non
gliono tirare innanzi D.
(( Sceso dalla carrozza, - così la Luce di Catania - fu,
direi, quasi trasportato da un'onda impetuosa. I reali cara-
binieri col funzionante Sindaco fecero come una specie di
quadrato per frenare l'entusiasmo di vederlo, di baciargli la
mano, ma era inutile; tutti volevano mirare quell'uomo ve-
nerando che giustamente vien chiamato, còme il suo anteces-
sore, padre del popolo. Tutta la via principale era illuminata
e i balconi rivestiti di drappi e -di ghirlande, portanti nel
mezzo il ritratto di Don Bosco e di Don Rua. Per ogni dove
si vedevano a caratteri cubitali Viva D. l;>za!si giunse final-
mente fra il getto dei fiori, lo sparo dei mortaretti ed il
della banda al collegio, dov'era una gran sala artisticamente
illuminata, in cui doveva aver luogo un'accademia... ma era
tanta la moltitudine, la pressa che faceva, che si giudicò bene
tramandarla al giorno seguente. 11 popolo non si contentò e
voleva a qualunque costo la benedizione di Don Rua, il
quale venne nella sala ed impartì la benedizione fra la com-
mozione generale. Si vedevano i vecchi a piangere nel mirare
quella figura dolce ed amabile, le madri ed i padri presentare
i loro figliuoietti affinchè li benedicesse )).- .
11 giorno dopo, per accontentare quella moltitudine C
lebrò nella Matrice, ed anche a i memb
assi$erono in corpo )). E dopo messa
brevi tratti la vita e le opere di Don B
tutti entusiasti dal suo labbro per più di
si sentisse una mosca a volare. Oh! come la sua
al cuore e penetra le più intime fibre d
)) La sera del medesimo giorno si ten
si può immaginare di più attraente ed affe
- 11 Consacrazione della. Pia società al S . Cuore 575
o Don Rua sedeva su alto seggio e facendo sfiorare dalle
un sorriso guardava tutti con occhio di padre amo-
e... s. ~n fine <( nessuno voleva moversi dalla sala per
e; tant9èil fascino che esercita quest'uomo meraviglioso
i. Tutti indistintamente vollero baciargli la mano
cevere da lui la benedizione, e si partirono così col cuore
iena di un'ineffabile gioia )).
Da Pedara si recò a visitare le Figlie di Maria Ausiliatrice
assunto la direzione di un Con-
) veniva accolto in Nicolosi al
e sparo di mortaretti. Entrato
o prostrato la benedizione e
il paese fra gli evviva e i fiori
Di li a poco sali in vettura, e
s i trovavano alla stazione il direttore Don Fascie, il ret-
tore Don Prestianni, e una rappresentanza degli alunni del
~~~l Collegio Capizzi. I n casa ricevimento solenne. Per la
circostanza Don Urbano aveva musicato un inno composto
dal direttore che piacque assai, e il Servo di Dio amabilmente
e &iese i l bis, coronato da interminabili applausi.
L ' lo~spe~se nel ricevimento dei coope'ratori e nel rendi-
dei confratelli, e il 12 celebrò solenni funzioni religiose
on un caloroso fervorino agli alunni interni, animandoli ad
$sere divotid e l Sacro Cuore di Gesù e di Maria Ausilia-
i la mano dicendogli: - Padre, questa signorina è
a curia Figlia di Maria Ausiliatrice.- Allora egli, P a r -
i con paterna bontà, disse: - Benedico anche lei!...

30.4 Page 294

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576
- VI Successore di D a Bosco - Secondo decennio
I) Io, che avevo proprio httt'altra intenzione, mi sono indi-
spettita con l'amica che mi aveva condotto vicino. Però la
grazia del Signore incominciò a lavorare, e dopo un anno
anch'io mi consacrai al Signore >).
A Bronte scesero a visitarlo anche le Figlie di Maria
Ausiliatrice residenti a Cesarò, per risparmiargli la fatica di
salire da loro.
A Randazzo la venerazione per il Servo di Dio si mostrò
in forma straordinaria. Gli alunni manifestarono il desiderio
di averlo con loro in ricreazione dopo il pranzo, e a ve ne
furono parecchi - scrive Don Rinetti - che non paghi di
vederlo e di parlargli e stringersi ai suoi panni, armati di
buone forbici gli staccarono parte dei bottoni della veste e
del pastrano, e qualcuno, più indiscreto nella sua divozione,
gli tagliò il lembo del pastrano e della veste. Gia a Firenze
era stato così assalito, pur avendo vicino a sè il direttore e il
consigliere scolastico, ed aveva dovuto dar del lavoro ai sarti.
1) Qui a Randazzo la divozione è maggiore, e perciò deve
deporre veste e pastrano, chiedendo l'una e l'altro in prestito
a un chierico, e raccomandarsi che i suoi non vogliano farli
a pezzi )>.
I1 16 era a Mascali-Nunziata, presso le Figlie di Maria
Ausiliatrice, che ci hanno lasciato vari particolari della visita.
Nella conferenza che tenne alle comunità (suore ed educande)
inculcò la devozione alla S. Famiglia e a prendere a modelli
Gesù, Maria e Giuseppe:
S. Giuseppe a modello in qualunque occupazione, facendo
ogni cosa in unione con Gesù e Maria.
Maria a modello di divozione, procurando di non tra-
tralasciar mai nessuna delle pratiche di pietà e di farle tutte
con la maggior perfezione possibile.
G e d a modello di spirito di sacrifizio, procurando di
essere generose anche nelle piccole cose, nel mortificare i
sensi e l'amar proprio, ne1 sopportare con pazienza il caldo,
il freddo, la fame, la sete, ecc.
<(Suoree educande - scrive Suor Giuseppina Camuto
- andavano a gara nel dargli le più vive dimostrazioni di
stima e di venerazione. Fra le altre, io, col consenso del suo
II - Consacrazione della Pia Società al S . Cuore 577
segretario volli cangiare la fodera del suo cappello, ma essen-
dosene egli accorto, piglib un aspetto così severo, che noi
-ci guardavamo ammutolite, e disse: - Non fate sciocchezze!
Ma il furto era fatto, e la preziosa reliquia è in mio
tere. Parlandogli poi in particolare, manifestai. un dubbio
e da qualche tempo mi tormentava; ed egli, il venerato
adre, mi.disse: - State tranqzlilla, non pensatek pi&. -
E da quel momento
più nessuna pena a quel
o Si fermò con noi tre giorni e a chi lo sollecitava per far
ritorno a Catania, ov'era !atteso, rispose: - Lasciatemi stare,
qui sono tranquillo per sbrigare la mia posta, mentre a Ca-
tania i visitatori non mi lascerebbero far nulla.
>)La persona di servizio del sig. Arciprete, in casa del quale
andava a dormire, ci assicurò meravigliata che al mattino tro-
vava il letto intatto.
s Io ebbi la fortuna di servirlo a tavola e restai ammirata
anch'io nel veder come accettava con riconoscenza qualunque
vivanda gli si presentasse: tutto era buono. I n fine gli venne
portata una torta, regalata da uno degli amministratori, ed,
egli come la vide, per mostrare il suo gradimento a l donatore,
ivi presente, con slancio veramente infantile: "Oh la bella!
esclamava; questa, questa è la parte mia! qua, qua a me!,,. E
volle chiamate tutte le suore, perchè partecipassero alla bella
cassata servita dalle sue mani venerate )>.
I1 17 .fu accolto a Vizzini come un sovrano. << Quindici
eleganti vetture a due cyalli -scrive Don Rinetti - forma-
vano il seguito a quella del barone Gaudioso, in cui prese
posto Don Rua con i principali signori. Appena si entrò in
città, distante dalla stazione cinque chilometri, i cavalli pro-
cedettero al passo, perchè tutti potessero comodamente ve-
dere le amabili sembianze del nostro superiore, che dovette
ammirare con sua grande commozione quant'è vivo l'affetto
dei Vizzinesi pel Successore di Don Bosco I>.
Suor Rosina Magrì ricorda come ((erano più mesi che
non pioveva; le, campagne erano aride e si erano già fatte
molte preghiere per ottenere l'acqua, ma invano. Alla pre-
ziosa visita del sig. Don Rua, il popolo si era entusiasmato
- 37 Vita dei Serw di Dio Micireic Rua. Vol. I1

30.5 Page 295

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..
- - 578 VI Stzcesswe di Don Bosco Secondo decennio
..
e pieno di fede diceva: " Se questo- Santo benedice le nostre
campagne, il'cielo ci sarà propizio,,.
))E prima che partisse lo vollero condurre in carrozza'
'SU un'alt,ura del paese, affinchè benedicesse le campagne;-e
al ritorno lo indussero pure a visitar e benedire due inferme.
Alla prima disse di aver fede in Maria ~usili~tricee,difatti
guari poco tempo.dopo. Alla seconda domandò se amava la
Madonna e se voleva vederla in cielo. Si noti che questa non
voleva rassegnarsi a morire, e quando l'esortavano a ricevere
: i SS. Sacramenti, rispondeva che li avrebbe ricevuti quando
sarebbe guarita. Ma dopo la benedizione del signor Don Rua
cambiò parere. Chiese essa stessa i SS. Sacramenti, e non
desiderava altro che di andar presto in cielo avedere Maria
Ausiliatrice. Difatti pochi giorni dopo morì, edificando chi
* l'assisteva.
E la benedizione alle campagne?Appena il sig. Don.Rua
si pose in carrozza per recarsi alla stazione, incominciò a
piovigginare; salito che fu sul treno, l'acqua cadeva a cati-
nelle; e tutti quanti che l'avevano accompagnato, sebbene in
carrozze chiuse, dovettero cambiarsi da capo a piedi, tanta
fu l'abbondanza della pioggia.
D E come fu abbondante la pioggia, così fu abbondante
il raccolto. Ho visto io stessa delle spighe di grano d'una gros-
sezza straordinaria. I chicchi di grano grossi come ceri. I
vecchi non ricordavano di aver mai visto nè mai sentito dire,
di un'abbondanza simile. Dicevano che questo era l'effetto
della benedizione del Santo. Così Io, chiam
questo io l'ho visto e l'ho udito)).
E il caso'di ripetere un suo pensiero: (C
poter ospitare i Servi di Dio! apportano benedi
rate! s.
$1 18 tenne conferenza ai Cooperatori di Cat
graziò dell'attivo interessamento per le. Opere
rievocò il grande affetto che Don Bosco di
Siciliani fin 'dai primordi della Pia Società. (C Dal cielo, so
giunse, continuerà a benedire quanti gli con
verso le Opere Salesiane che morendo raccomandd ai suoi c
. cooperatori; i quali, come hanno parte a l .beni che-compion
.
..
~
..
~.
. -.
- Cokacrazione della pia So&tà al S. Cuore . 579
rte al premio con Don Bosco in
e compresi dal suo spirito dilatano
ulla terra salvando specialmente la
ale il demonio ed i tanti suoi seguaci usano
e per sviarla dal retto sentiwo e guidarla alla
ratori si strinsero sul suo passaggio per
rola, baciargli la mano, avere un sor-
plebiscito di stima e di venerazione.
onfi ci fanno desiderare ch'egli possa vivere
ora molti anni a fare del gran bene non solo ai giovani,
all'intera società )>.
sta di S. Giuseppe, col treno delle 21
c.u(CsaL. aFsuuaosfpiigtuerdaieMvaonness.ceAnrtcei,v-escoscvroiv,.efvelaiciel
n Marziano - il raggio dell'anima che gli si legge nel
oave della sua parol,a, e lo spirito di Dio che
o e santifica le aure in mezzo a cui vive, san
o davvero fortunati tutti coloro che hanno
gran bene di avvicinarlo, di baciargli con riverenza la mano,
di ricevere la sua benedizione. La mattina. del 19 disse
nella cappella del Seminario., e la sera tenne nella
rsetto ai seminaristi, pieno di quella
Ile anime sante. Accompagnato dallo
visitò i monumenti cristiani e pagani che
reso immortale il nome di Siracusa. Le pietre e i luoghi
, sotto lo sguardo penetrante di Don Rua,
areva che parlassero con più eloquenza sulla vanità della
a e sulla grandezza della fede )).
I1 sac. Giuseppe Gannarella, alunno del Seminario, ci da
a S. Messa nella nostra cappella.
la sacre cerimonie, l a magrezza
na luce mistica che pareva avvol-
na, attirarono grandemente l'atten-
i seminaristi che non sapevamo an-
detto, appena usciti di-cappella, che era
.
.. ,
. ..
~

30.6 Page 296

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580
- VI ~uccessoredi Don Bosco - Secondo decanio
Don Rua, fu un giubilo generale e si manifestò ai superiori
il desiderio di poterlo avvicinare e di sentirne la parola. 11
Serro di Dio accondiscese all'invito e la sera nella stessa
cappella, seduto vicino ali'altare, parlò per circa tre quaai
d'ora, con una semplicità e un'unzione, che penetravano i
cuori. Ricordo SU per giù le parole con cui cominciò: " s t a -
tmesainceh, enzentrreecditiacevvaaulnaaSaprnetgahiMereasspae,rebimbipuentraardeisdtraalziPoander;oinn-e
dejla messe buoni operai. Sì, questo bisogno C'&nella chiesa
e quanto grande! fZ Vicario di Ges&Cristo nelrultima udienza
che ebbe la bontà di accordarmi, prese tra le sue le mie manei
mi disse: - Quanto bene fanno i Salesiani! oh, gzdanto bisogno
C'; di buoni
miei. buoni
ssaemceirndaortiis!t-i...,L,.e
stesse
parole
r+eto
io stms,ga
a
)) Quello stesso giorno ricorreva l'onomastico de]l'arci-
vescovo Mons. Giuseppe Fiorenza, il quale dopo il pranzo,
aveva partecipato Don Rua, che n'era ospite dalla sera.
innanzi, fece chiamare tutti i seminar& per distribuir dei
dolci. 11prefetto della camerata, a un cenno di Sua Eccellenza,
stava Per dar principio alla distribuzione, quando il sig.
Rua si alzò lesto in piedi e chiese a Monsignore i1 favore di
Poter servire lui i cari seminaristi. E compì quel servizio con
tale effusionedi affetto e di bontà da farci rimanere estatici
di meraviglia. VOIIe regalare a ognuno di noi una
di iMaria Ausiliatrice, raccomandandoci la divozione
gran Madre di Dio.
')Nel pomeriggio i professori del Seminario e alcune per-
sone della città non sapevano staccarsi dalla sua persona, e
chiedevano tutti dei ricordini, che ancor oggi serbano come
Un seminarista cambiò il suo orologio d'oro con
quello d'argento del sig. Don Rua; il segretario dell'arcive-
scovo volle lo zucchetto; altri si contentarono della firma
dietro un'immaginetta. Tutti si era persuasi che quel
ugniosrnanotoa.v..ev>>a.mo avuto la fortuna di parlare e di trattare con
La mattina del
Siracusa, e alle venti giungeva a Palermo.
Un numero unico, di ampio formato, pubblicato poi da
Fin qui dal Numero Unico. - Don Rinetti scriveva che
il Cardinale era a letto per influenza e, Stante l'età avanzata,
(r) cfr.:11 saluto di ~ ~ l ~ e r ranl ovenerando Don Michele Rettor.Mag-
g,ore dei saleriani e Successore di Don Bosco per la Confwmsa della Chiesa
del SS. S&atore il 4 aprile I 900. - Tipografia Pontificia.

30.7 Page 297

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582 VI - Successoue di DonBosco - Secondo decennio
si credeva d'essere àlle porte dell'eternia: A R~~ che
gli fa cotaggio e gli augura di presto guarire, risponde:
)) - Si awicina Ia mia ultima ora, mi benedica e mi aiuti
' colle sue orazioni, perchi. possa presentarmi ben preparato al
. tribunale di Dio.
)) Ed il nostro Superiore:
- )) 11Signore la conserverà a fare ancora un po' di bene
. alla sua chiesa, ad educare tanti buoni chierici al sacerdozio,
a salvare tanta gioventù; e poichè la desidera, le d o volentieri.
la benedizione di iMaria Ausiliatrice, recitando primatre
Maria con la giaculatoria Maria A U X Z Z Z U ~ChpìSt~anoruomr,a
pro nobìs.
)) E gli diede la benedizione d i Maria Ausiliatrice, ani-
mando Sua Eminenza a confidare nella protezione di l ~ l a r i ~
Vergine I).
A11Tndomani nella chiesa monumentale del SS. salva-
tore
pella
fu 6
del
Unaffluire di gente, che raccoltasi dinanzi la cap-
Sacro Cuore stava aspettando la venuta del signor
Don Rua
nione. La
per assistere alla S. Messa e ricevere
cappella è artisticamente addobbata.
la S. comu-
L'arrivo del
nostro superiore è annunziato col suono delrinno
'la Messa è'sscoltata con grande raccoglimento. Alla comu-
nione il momento 6 solenne. 11 sig. Don Rua rivolge la sua
parola semplice, viva e calda ai fedeli, tocca le più intime
fibre dei cuori e strappa lacrime di tenerezza. Gli astanti,
parecchie centinaia, si accostano alla Sacra Mensa e ricevono.
.
la benedizione del Santissimo da lui impartita, 11 pop&lonon
si muove, e prima. di lasciare la chiesa vuole qualche cosa
ancora. E l'amato Don Rua, dopo d'aver data la benedizione
col SS. Sacramento, dà la benedizione di Maria SS. ~ ~ ~ i. .l i ~ -
trite, esortando tutti ad aver care le
di Gesù e di
Maria Ausiliatrice, e raccomanda alle preghiere d&ll'udienza
1'Eminentissimo Cardinale infermo
Al Palazzo Arcivescovile- scriveva la Sicilk .CattolicaI
1 0 alle 12 fu Un continuo aBuire di dignitari, di eccle-
siastici, di nobili sign0ri.esignore, d'istituti e di popolo; ed
egli ebbe Per tutti ((.una parola di conforto, d'incoraggia-
mento e di ringraziamento 1).
&farsaiafu dal Barone Spanò, che s'interessò premura-
nte dell'azione salesianain quella città, che v'incontrava
ostacoli;e il zz sul piroscafo Sciila partiva alla volta di
11 mare per un tratto fu assai violento, alla Pantel-
si fe* calmo,e il Servo di Dio. giunse a Tunisi un'ora

30.8 Page 298

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- 584 VI Successore di Don Bosco - Secondo decennio
Il 31 marzo anche'il prefetto generale Don Belmonte
dando notizie del Servo di Dio alle case salesiane scriveva
che <i al suo passaggio si rinnovano le stesse dimostrazioni di
affetto e di venerazione dell'anno passato in Spagna e nel Por-
togallo. Le visite del sig. Don Rua sono considerate una vera
benedizione del Signore; il popolo si affolla attorno a lui per
vederlo, per baciargli la mano, come appunto succedeva ai tempi
del nostro Padre Don Bosco. Il suo arrivo nei paesi e città è
salutato col suono delle campane, collo sparo dei mortaretti,
con archi trionfali, con le case pavesate a festa, collo spargere
fiori sul suo passaggio, e colla m w k a che precede il corteo suo-
nando allegre marce. E veramente ammirabile l'entzcsiamo che
esso desta ovunque si presenta; e quanti lo avvicinano, ne ri-
mangono non solo grandemente ediJicati, ma convinti di aver
trattato con un Santo. Cosi il Signore esalta i suoi Servi fedeli
anche in questo mondo a.
Fu questo l'unico cenno che ne fece Don Belmonte nelle
circolari mensili; evidentemente intervenne il divieto del
Servo di Dio.
I1 31 marzo egli lasciava la Tunisia e ripartiva per
Marsala.
La traversata fu piuttosto burrascosa, e si potè appro-
dare solo dopo mezzogiorno. Era la domenica di Passione,
e, godendo di particolare indulto, alle 14 sali all'altare. Per
buona sorte, grazie all'intervento di buoni cooperatori, trovò
appianate tutte le difficoltà in cui versava la fondazione sale-
siana di quella città.
Il 3 aprile, a notte rientrava a Palermo. Oltremodo festosa
fu l'accoglienza in episcopio. L'Eminentissimo fu lieto di
riveder Don Rua, e il Servo di Dio si rallegrò vivamente nel
trovare l'illustre ospite in piena convalescenza, e insieme ne
resero le più vive grazie a Maria Santissima.
L'entusiasmo che destò l'insperata e pronta guarigione
del Cardinale Arcivescovo fu tale che determinò, come ab-
biam detto, la pubblicazibne del numero unico al ritorno del
Servo di Dio.
I1 4, durante l'intera mattinata e fin dopo mezzogiorno,
ricevette un'infinità di persone, che egii, diceva la Sicilia
- II Consacrazione della Pia Società al S . Cuore
585
Cattolica ((con una sua parola impressiona, conforta, elet-
trizza e commuove o; e nel pomeriggio tenne conferenza nella
chiesa del SS. Salvatore, che rigurgitava di gente d'ogni or-
dine sociale. Presiedeva Mons. Bava, vescovo ausiliare e rap-
presentante del Card. Arcivescovo. Fu ascoltato con la più
grande attenzione, e finita la conferenza, corsero ad osse-
quiarlo il presidente dell'Azione Cattolica e molti soci.
Il giorno dopo alle 5 del mattino partiva per Girgenti.
Q Alle I I ,30 - scrive Don Rinetti - si discende, e Don Rua
con sua grande sorpresa vede il Vescovo Mons. Lagumina
a dargli il benvenuto allo sportello della carrozza. Fuori della
stazione un apposito Comitato con vetture di gala acclama il
Successore di Don Bosco che viene accolto come in trionfo
e prende posto nella vettura del Vescovo. Io salgo in vettura
con un ottimo cooperatore, padre di un ex-allievo del colle-
gio di Randazzo che mi mostra custodito nel portafoglio un
bottone della veste di Don Rua, mandatogli dal figlio con
queste parole: "Caro babbo, conserva questo bottone, che ti
mando, come un tesoro, come una reliquia. Quando verrò a
casa, avrò molte cose du dirti di Don Rua, cui ho strappato il
bottone. senza che se ne accor-Eesse. Fui dei pochi fortunati, e ne
ringrazio il cielo,,.
)>Arrivatoalla porta del Seminario il sig. Don Rua fu ri-
cevuto come un vescovo da tutto il clero, disposto in due
file sullo scalane d'ingresso. L'atto era insieme riverente ed
affettuoso nella sua solennità o.
Invitato a parlare alla popolazione, ((tenneuna conferenza
nella chiesa di San Domenica, piena zeppa d'ogni ordine di
cittadini, e specialmente di studenti. Dopo aver parlato di
Don,Bosco e delle opere da lui fondate, promise di occuparsi
anche della buona popolazione di Girgenti. Le sue parole
furono coperte da un subisso di calorosi applausi. Pregato
da Mons. Vescovo di benedire l'udienza, egli mostrò vivo
desiderio di essere benedetto dal degno Pastore della diocesi,
e così la popolazione ricevette la benedizione di Don Rua e
del Vescovo, il quale, per sottrarlo all'eccessiva divozione del
popolo che avrebbe voluto baciargli le mani e strappargli le
vesti, comandò che gli lasciassero libero il passo e si contentas-

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586
- t71 - Successore di Don Bosco Secondo decennio
sera di guardarlo riverentemente mentre passava, e fu pron-
tamente obbedito.
I1 6 aprile celebrò nella cappella del Seminario e fece un
affettuoso fervorino. Era il venerdì della settimana di Pas-
sione. Disse che tutti gli uomini, tutti i cristiani, ma special-
mente i sacerdoti sono chiamati a consolar Gesù coll'ado-
prarsi a dilatar il regno di Dio sulla terra, col salvar le anime.
Disse che al clero specialmente è affidata la mistica vigna, la
congregazione di tutti i fedeli cristiani, perchè sieno condotti
al porto della salute. "Nessuno di voi, cari sacerdoti, si riJiuti
di prestare l'opera sua come cappellano, vice-parroco, e parroco
nei diversi paesi della diocesi e dell'isola, dove l'obbedienza vi
mandi. Quanto più sarà disagiato il luogo del vostro lavoro,
tanto più sarà meritorio pel cielo. Non vi sia chi pensi al campo,
alla vigna, agli interessi terreni; mirate al cielo, SURSUM
CORDA!....,.,.
Da Girgenti passò a Terranova. (t Tra quei buoni abi-
tanti ci fu chi ammirato della bontà di Don Rua, lo disse un
santo; e i concittadini gli risposero: - Se è un santo, ci ot-
terrà la pioggia di cui abbisognamo. - Arrivati a Terranova
siamo ricevuti dalla pioggia, e perciò, confermata la santità
del nostro Superiore, venne accolto colla riverenza che de-
vesi a un santo.
)> Qui... il sig. Don Rua tenne la desiderata e ben riuscita
conferenza ai cooperatori nella cappella dell'istituto... Ter-
minata la funzione succedettero le udienze e poi un po' di
vita intima con questa cara comunità, di cui il sig. Don Rua
si mostrò assai contento. Sono consolazioni che gli dànno
con nobile gara tutte le case dell'isola, in cui vi ha perfetto
affiatamento tra i confratelli e sincera corrispondenza per
parte degli alunni, che sono molto espansivi e facili all'entu-
siasmo P.
Da Terranova si recò a Ragusa Superiore per visitare un
nuovo collegio che si voleva affidare ai
dal treno - così il corrispondente del
SSa.leMsiaarnzii.anoSiddi isScierase-
cusa - in mezzo agli evviva e ai battimani di un buon nu-
mero di cittadini e di vispi giovinetti che stavano ad atten-
dere con la massima emozione il desideratissimo Successore
- 11. Coizsacrazione della Pia Società al S . C u ~ r e ' 587
Don ~ b s c o .Egli prese posto in una delle carrozze, ap- ' ,
restate gentilmente dalla parte più eletta della cittadinanza
sieme'cpn le autorità ecclesiastiche ed il sindaco. Dalla sta-
zione, traversando la bella piazza delle Logge, si andò diret-
ente al sito, dove sorge il nuovo edificio, colseguito delle
rrozze ed il lungo accompagnamento di popolo, solen-
issimo corteo che andava dovunque ingrossando..;
Si passò quindi nella chiesa parrocchiale, ov'egli celebrò
la S. Messa. Più tardi diede la benedizione alle Palme e pre-
edette alla processione: ciò fu una vera soddisfazione per
Iti, che forsealtrimenti non avrebbero awto la fortuna di
,) Nel
tadini
eressatocedredlolati,ginoornncahtaè.r..icleavestotcei&l i
visite di vari
delle Dame
distinti
di San
omposta delle più distinte signore e signorine, alle
li rivolse brevi parole di occasione, esortandole a far si
anche tra i signori si estendesse questa benemerita asso-
ciazione. Anche i Luigini e la sezione giovani furono ricevuti
in udienza particolare, ed ebbe per loro parole di vero a f -
fetto, iingraziandoli degli indirizzi letti e ricolmandoli d i par-
ticolari . benedizioni...
)) Nel dipartirsi da Ragusa volle anche appagare i desideri
i una pia Cooperatrice di Ragusa Inferiore, la signora Con-
cettina Sortino Trefiletti, la quale da molti anni sopportando
con cristiana rassegnazione una dolorosa infermità, deside-
rava
ben
vuonlaenbtieenriedaiczcioonndeisdceelseS..u.pPeerriociròe
dei Salesiani.
verso le 18 si
E questi
dipartiva
da noi per scendere a Ragusa Inferiore, lasciando impresso
ne1 cuor di tutti il ricordo del suo amabile sembiante. Le
carrozze erano di nuovo ad aspettarlo nella piazza delle Logge,
la banda musicale era vestita a festa; seguito da molti signori
e sacerdoti, Don Rua va a prendere posto nella carrozza del
marchese Schininà insieme con il Vicario, il Provicario e il
Sindaco. Lz carrozze si muovono, ma presto s'incontrano con
altre di Ragusa Inferiore, ed allora Don Rua prese posto in
una di queste, in compagnia delle rispettive autorità eccle-
siastiche e civili; e a un tratto travasi nella piazza S. Giorgio.
Entra nella chiesa omonima, genuflette alcuni istanti, di volo

30.10 Page 300

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588 VI - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
guarda i'edifizio bello e divoto, e quindi passa alla dimora
della poyera inferma. Essa dimanda di restar sola alcuni mo-
menti coll'uomo di Dio; quindi Don Rua le impartisce la
benedizione alla presenza di tutti gli astanti. Un figlio del-
l'inferma gli legge un indirizzo di ringraziamento e di ri-
conoscenza, si ritorna alla carrozza per andare alla stazione,
accompagnato dalla musica cittadina. Non tutti ebbero la
felicità di poter toccare e baciare la mano"di Don Rua, ma
in tutti restò viva l'impressione di aver veduto un santo D.
La sera de11'8 aprile si fermava a Modica. Alla stazione
erano ad attenderlo numerose rappresentanze con bandiere
e torce a vento, essendo omai le 21. Le campane - scri-
veva Don Rinetti - suonano a festa, vetture di gaia atten-
dono in bell'ordine sullo spiazzale della chiesa, un popolo
numeroso ed educato, tutte le case illuminate. Si entra in
chiesa e la folla continua a gridare: Evviva Don Rua! Si suona
l'organo, si agitano i campanelli come al Gloria del Sabato
Santo. I1 signor Don Rua portato a braccia da buoni signori
sale il pulpito, ringrazia della cordiale accoglienza e si racco-
manda che.non si gridi evviva a lui, ma s'innalzino preci a
Dio, alla Vergine, ai Santi. Non può terminare i suoi ringra-
ziamenti, perchè è interrotto da nuovi evviva e deve discendere
dal pulpito in mezzo alle più clamorose acclamazioni. Per
abbreviargli il cammino e sottrarlo alla folla è trasportato in
canonica dalla sacrestia. I1 mattino del lunedì, q aprile, disse
la Messa per la popolazione che in buon numero si accostò
alla S. Comunione, cantò divoti mottetti, e senti con divoto
affetto un grazioso fervorino )).
Lungo la giornata - prosegue la Sicilia Cattolica -
fu una continua affluenza di persone di ogni classe, avide di
conoscere e baciare la mano all'Uomo di Dio, dal cui volto
risplende la santità delle sue virtù. Particolarmente il ceto
,. più eletto della cittadinanza rese splendidi onori al signor
Don Rua
((La signorina Maria Abate - ricorda Subr Giovanna
Piovano - lo pregò a mandare le Figlie di Maria Ausilia-
trice a Modica offrendosi con le sorelle Carmela e Ignazia
a provvedere loro la casa e il necessario per vivere. Il Servo
I1 - Consacrazione della Pia Società al S. Cuore 589
con interessamento e bontà paterna, e in
quel momento non era possibile mandare
ia Ausiliatrice a Modica, che pazientassero
nsistendo la signorina Abate: - Faccia
Rua, che le mie sorelle sono vecchie ed io ho
idendo le rispose:,f-aceAìabbpiarensotop;aszeiennoz,av,earrsàpeltatinmooartem!o-riree!g..l.i
- Poi, prendendo un tono e un aspetto solenne, soggiunse:
- No! prima non morranno! - E fu profeta, chè, quantunque
vecchie e malandate in salute, le sorelle Abate videro stan-
ziarsi le suore a Modica nel 1901, nella loro casa, e la prima
di esse mori solo tre anni dopo ».
Nelle opere pomeridiane del 9, martedì santo, ossequiato
da distinti signori in carrozza e salutato dagli evviva di nume-
roso popolo, nonostante la pioggia,. ripartiva per Siracusa,
dove si rinnovarono le scene più devote.
Si <{. trattava di breve dimora-scrive il San Marziano -
eppure ce ne siamo giovati per rinnovare in noi la grata im-
pressione lasciataci la festa di S. Giuseppe. La mattina del
IO celebrò la S. Messa nella cappella del Seminario fra l'edi-
ficazione dei nostri alunni, rapiti dalla sua amabile pietà. Con
Don Rua si poteva essere indiscreti. Quindi nei pochi mo-
menti liberi, precedenti la partenza, fu una ressa affettuosa
nella sua camera per averne una medaglia, una corona, un
santino, su cui egli scriveva un motto... Ai seminaristi poi,
riuniti in corpo, espresse la sua compiacenza di rivederli,
e disse alcune parole, come le dicono i Santi. "Consolantem
me quaesivi, et non inveni: è il lamento del Cuor di Gesù nella
Settimana Santa. Fate che trovi fra voi chi gli rechi sollievo,
con l'offerta di tutto il suo cuore e con lo zelo con cui pro-
curerà la sua gloria,,; ecco il senso della breve esortazione che
arrivava all'anima, come.balsamo che calma e come fiamma
che infervora. La sua benedizione animi questi figliuoli a
è un santo: ecco il segreto pei cui guadagna i
cuori; è si tranquillo in viso, è si allegro e modesto insLeme, è
poi tanto semplice che la semplicità è il suo carattere. Iddio gli si
legge sul viso; io credo che un positiuista si troverebbe imbrogliato

31 Pages 301-310

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31.1 Page 301

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590
Dio umilmente la chiedeva a lui,' e non essendo asco~tato
zuibobnieddì issep:i-o'
Pastore
B~edic
e
a
tCNonoslaommna@ggoitoernsdDeveouzfi,oencec.e-coLm*mAo-~
-
civescovo si alza, l'abbraccia affettuosamente, e
commosso, parte per Catania.,
R~~,
La sera dopo, era il mercoledì santo, ebbe la consolazione
di prestarsi Per le confessioni degli alunni del190ratorio ai
F i l i ~ ~ i n is;tudenti di ginnasio, di liceo e di universit& h.,e
'%ltodesideravano confessarsi da lui, e
22. Il giovedì mattina amministrò la
confessò dalle 16 alle
Santa comunioa,ne
circa 400 giovani studenti, e subito dopo partì per S. G ~ ~ -
goriOo, dove tenne un'affettuosissima conferenza ai chierici e
- ' la sera.compì la funzione della lavanda dei piedi con analogo
fervorino.
llvenerdì santo, alle cinque del mattino partì per B ~ ~ -
cezzonaSicula, per visitare l'Istituto delle ~ i ~dil ~i~~~i~
A"siliatrice, e fu ospite di una famiglia parente di S. ~ l f ~ ~i ~trovav~o nel s~eminano Vescovile,di Bava Marina
de' Liguori. 11sabato santo proseguì per Messina, ove passò
-'dichiara un confratello - in qualità d'assistente generale,.
la Pasqua e il lunedì, 16 aprile, p5oseguì subito per AZ$,e
quando (nel rgoo) venne a visitarci ilsignor Don Rua-
permesso dell'autorità ecclesiastica celebrò.sotto un padi-
glione eretto sulle fondamenta della nuova chiesa in costru-
& una folla di popolo voIle fare la Santa PasqGap,erri-
cevere l'ostia Santa dalle sue mani. ~a sera torni, a ~
~
)),Non dico.delle accoglienze festose, cordiali, unanimi,
'che confratelli, chierici, popolo gli fecero; allo stesso Cardi-
naie Poranova, che pur era tanto amato, non fecero tanto.
~
~parlo deilla vene~razione q~ual sant,o, che subito gli Por-
pteiendnie
conferenza
per evitare
ai confratelli,
il pericolo di
alle 23,45 <<.standotutti i n
addormentarsi )). mattino
S. I7,
tanova,
alle sei proseguì per Reggio Calabrk; dave celebri, la
ripianrtidvuaomedo ael,leos1se4qguiiuatnogielvCa aardB. aAvraciv~escovo p~or-
~
tarono tutti i chierici, da tenere come reliquia ciò che ave-
vano fatto toccare alle sue vesti, ma solo di.aicuni moniti
h.e, mi diede a
occhi, stringendomi fortemente la . .
i~~.
Fuori della stazione sono schierati i seminaristi e con
loro il clero, le autori@civili e militari e gran folla di persone
desiderosa di vedere il Successore di Don Bosco e riceverne
l a benedizione. All'arrivo del treno le auto& &ccfesiastiche,
nari, bisogna venire agli straordinari. Si, caro, interrompere
anche i sonni, inginocchiarsi sovente ai piedi del proprio
. letto, baciare con fei+re la medaglia di Maria Ausiliatrice,
digiunare a pane a acqua,, darsi qualche penitenza afitfiva,
..

31.2 Page 302

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592 VI - Successore d i Don Bosco - Secondo decennio
perchè tutto si deve mettere in pratica pure di mantenersi
puri, dove maggiori sono i pericoli ».
I1 Servo di Dio lasciava Bava la sera dopo, tra la commo-
zione generale. A mezzanotte giungeva alla stazione di Ca-
tanzaro e qui si fermò sino alle prime ore del mattino, e
celebrata la Santa Messa, partì alla volta di Taranto, dove
fece molte care conoscenze presentategli dal Vicario Gene-
rale Mons. Cantelmo, e passò la sera con l'Arcivescovo Mons.
Jorio e parecchi insigni ecclesiastici.
Il zo era a Corigliano d'otranto per visitare quella futura
colonia agricola salesiana e la casa in costruzione. I1 zz lasciò
Corigliano e nelle fermate fatte a Lecce e a Brindisi ebbe l'oc-
casione di ossequiare l'Arcivescovo di Otranto e i Vescovi di
Ugento e di Nardò, che furono felicissimi d'intrattenersi con
lui.
A Bari venne accolto dal Can. Bux, zelantissimo coopera-
tore, che lo condusse in vari luoghi della città per scegliere
il punto di una fondazione salesiana, ed alla Basilica di San
Nicola a venerare le insigni reliquie del Santo e gustarne
anche la manna, che cola dalla grotta che contiene le sue ossa
venerate.
A Fossacesia incontrò il fratello del Vescovo di Aquino,
Pontecorvo e Sora, che l'invitò a visitare il Convento di
N. S. del Buon Consiglio a Castel Frentano, poco lungi da
Lanciano; e fu ospite dell'arcivescovo Mons. Angelo della
Cioppa, che desiderava tanto egli pure una fondazione sale-
siana nella sua città vescovile di Ortona a Mare, dove il Mu-
nicipio offriva un locale.
A Pescina l'attendeva il parroco di Gioia de' Marsi con
altri cooperatori, e ad un chilometro da Gioia gli andava in-
contro il Sindaco con tutti .i ragazzi dell'oratorio Festivo di-
retto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice. « Tutto il paese -
rammenta Suor Margherita Ponzone - compresa la banda
musicale, si riversò nelle vicinanze della nostra casa, per dare
il benvenuto all'amato Padre.
Nel giungere delle carrozze, gentilmente offerte da ot-
timi signori, fu un evviva spontaneo, accompagnato da pro-
lungati battimani. I1 Parroco, le Autorità locali ed altri di-
II - Consacrazione della Pia Società al S . Cuove 593
stinti signori, andavano a gara per avvicinarlo e tutti resta-
rono ammirati della sua bontà e del suo contegno edificante
e santo.
Tra quel pigia pigia, con molto stento, si fa innanzi in
gran tenuta in Maresciallo dei RR. Carabinieri e: "Reverendo
- disse - se comanda qualche cosa, sono ai suoi ordini,,. "Si,
rispose con amabile sorriso l'amato Padre: comando che un
giorno con tutta questa gente, compresa anche lei, ci troviamo
uniti in Paradiso!,,.
All'udire ciò, il Maresciallo, rimase come confuso e il
buon Padre, con sollecita bontà lo tolse d'imbarazzo soggiun-
gendo: "Del resto, la ringrazio di sua bontà... con tanta
buona gente, credo non occorra,,.
Dopo i dovuti convenevoli si trattenne paternamente con
noi, parlò a tutte in particolare ed ebbe per ognuna parole di
conforto e di grande incoraggiamento. Si trattenne a Gioia,
quasi tre giorni, ospite del Sindaco. La famiglia rimase edi-
ficata del contegno santo del venerato Superiore, e meravi-
gliata perchè, avendo pernottato in casa due notti, trovarono
il letto tale e quale l'avevano preparato.
)) I n quei giorni celebrò la S. Messa nella nostra cappella
e trovatala poco arredata (essendo il primo anno) s'impegnò
paternamente perchè ci venisse mandato il necessario. Mol-
tissime furono le S. Comunioni di quei giorni, che fece pre-
cedere da un caloroso fervorino, ascoltato con entusiasmo da
quelle buone oratoriane e pie persone. Una mattina erano
più di trecento, e distribuì a tutte un'immagine che accolsero
come una reliquia. I1 suo soggiorno a Gioia dei Marsi fu un
avvenimento che restò incancellabile nel cuore di tutti o.
A S. Benedetto del Tronto venne accolto dal clero della
città, e 1'Ab. Gaetani gli presentò il suo Oratorio festivo.
Ad Ascoli Piceno fu ospite di Mons. Vescovo, che lo pregava
di aprire in città un Oratorio anche per i fanciulli. La mattina
del 27 celebrò presso le Figlie di Maria Ausiliatrice, quindi
passò all'istituto maschile diretto dal Can. Benvenuto Canta-
lamessa; e nel pomeriggio proseguì per Loreto, poi per An-
cona, deve fu ospite del Card. Manara, e disse una parola
buona, affettuosa ai cooperatori, e visitò i lavori della nuova
- 38 l'ira dal Swuo di Dio Michele Rua Voi I1

31.3 Page 303

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- 594 V I Successore di Don Bosco - Secado decennio
fabbrica salesiana. 4 Chi non lo conosce Don Rua? - scri-
veva la Patria di Ancona. - Alto, bruno, con un volto che
nel sorriso dell'asceta dice tutto il candore, la bontà del-
l'anima, è il degno successore di Don Bosco. E lui ci ha par-
lato in una sala dell'episcopio; ci ha parlato della prodigiosa
opera salesiana, dell'inizio piccolo, bersagliato, e poi dello
sviluppo rapido, benefico, che assunse nell'Italia, nell'Europa,
e nell'America. Fu una conferenza quella di Don Rua? No.
Egli parlava senza artifizio e senza posa, ma era il pensiero,
era il sentimento che sgorgava limpido, semplice, e che di-
ceva tante cose. E si è rallegrato dell'incremenio dato da
Ancona cattolica alla santa Opera di Don Bosco, ed ha
promesso, volete sapere che? che al 10 giorno dell'anno del
1901 i preti salesiani apriranno lassù, nel piano di San Laz-
zaro, l'oratorio festivo per i figli del popolo. Sarà il più bel-
l'omaggio a Cristo Redentore. Gesù amava i bimbi, voleva
che andassero tutti a lui; e pei figli di Don Bosco oh! sì, noi
riconquisteremo a Gesù molti fanciulli, ne riporteremo tanti
al suo seno... a.
I1 30 er? a Forlì, e, nonostante un furioso temporale, più
di cinquecento persone accorsero all'oratorio festivo insieme
col Vescovo Mons. Maffei attorno a lui, che visitò le Suore
del S. Cuore e del Buon Pastore, e il 10 maggio proseguì per
Faenza, dove Mons. Cantagalli, Mons. Baldassarri, Mons.
Taroni e tutto il Clero e i seminaristi e il fior fiore della citta-
dinanza, più di cinquecento persone, assistettero all'opera
"i Lombardi alla prima Crociata,, che si rappresentò per
festeggiare il passaggio del Servo di Dio; ed egli ne fu così
contento che ebbe a dire di non aver sentito in tutto il suo
viaggio musica così bella. Ringraziò il direttore, le loro Ec-
cellenze, i Cooperatori e le Cooperatrici che gli avevano dato
un così bell'attestato di affetto, complimentò i giovani che
avevano cantato e suonato casi bene, poi prendendo occasione
dall'argomento dell'operetta, invitò tutti a fare una crociata
contro il demonio con la preghiera, contro i Mussulmani col
procurare missionari che vadano a convertirli, e ricordando
quanti ne aveva veduti a Tunisi invitava i cari alunni ad ab-
bracciare presto l'apostolato missionario quanti ne sentivano
- Consacrazione della Pia Società al S. Cuore 595
i1 desiderio e, a farsi tutti missionari colf'implorare,
iante una vita esemvlarmente cristiana, ' la conversione
L
A Lugo visitò l'istituto salesiano e quello delle Figlie di
Ausiliatrice, e siccome nel primo si stava per dar
io agli esercizi spirituali e nel secondo si stavano fa-
lunni e le alunne a ricavarne il maggior
al Signore - scriveva Don Rinetti -
del nostro venerato Superiore e le sue visite
de ,feconde di più ardente zelo e di nuove opere pel bene delle
. Bologna accoglienze trionfali, nonostante il tempo cat-
Il 3 maggio festa solenne per la benedizione di un ricco
ndardo donato dalle Cooperatrici all'Istituto. I1 Cardinale
ampa celebra la Messa della comunità ammettendo alla
ma Comunione 17alunni; Don Rua canta messa solenne.
a cerimonia della benedizione dello stendardo doveva aver
uogo in cortile e si tenne invece in un salone. Compiuto il
sacro rito: << Se il sole ci ha negato il suo sorriso-diceva 1'Emi-
nentissimo - abbiamo però avuto la fortuna di aver il sorriso
del &g. Don Rua, che di ritorno dal suo lungo viaggio in Sicilia
e in AAfriposa il piede nella sua cara Bologna e sif m a apro-
re di quanto affetto la ami>)E. dice del bel significato dello
endardo che da un lato porta dipinta l'immagine della Ver-
gine di S. Luca, decus ac praesidium della città, e dall'altro
quello di S. Luigi, l'angelico Patrono della gioventu; meglio
non potevano le gentili donatrici esprimere il loro affetto al-
l'Istituto Salesiano. Invita quindi i giovanetti a rendersi essi
pure decoro e vanto della città, coltivando gli studi e la
pietà e crescendo forti nella fede, per vincere in tutta la vita
le battaglie del Signore militando sempre sotto il vessillo che
viene loro donato...
Sorse in fine il Servo di Dio, e sorridendo: - Come ve-
dete - disse - mi presento in modo diverso dalle altre volte:
ho il petto fregiato di tre medaglie; la medaglia della Compagnia
S. Luigi, della Compagnia di S . Giuseppe, e della Compagnia
l SS. Sacramento. I giovani me ne hanno fregiato il petto
leggendomi generale del triplice esercito, e però come generale

31.4 Page 304

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596 VI - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
d'armata v i parlerò di guerra. Sotto la protezione di Maria
Vwgine, come i soldati del Carroccio, detti la ((Compagnia
della morte »,perchè tutti trecento giurarono di dar la vita
piuttosto che abbandonare la bandiera, voi tutti dovete militare
sotto il glorioso vessillo, pronti a morire piuttosto che venire
meno alla divozione alla Madonna. - E li spronava ad imitare
S. Luigi, « un guerriero che combatteva da forte contro il gran
nemico, il rispetto umano )), e a combattere essi pure da forti,
e serbarsi puri e immacolati e farsi degni del premio eterno.
Ringraziò pure le gentili donatrici, disse del pregio artistico
e della bellezza del lavoro, « troppo bello e troppo ricco per
i poveri Salesiani D, ma essendo fatto per onorare la Nladonna
di S. Luca e S. Luigi, era un dono che attestava la grandezza
della loro divozione verso Maria SS. e del loro affetto per i
Salesiani che ne saranno loro riconoscenti. I1 Card. Svampa
lo volle con sè per qualche tempo e trascorsero insieme
alcune ore in santa letizia.
I1 4 era a Pa~ma;era il primo venerdì del mese, sacro al
Sacratissimo Cuore di Gesù; e quei cari giovani, dopo averlo
avvicinato in ricreazione col più grande affetto, lo vogliono in
chiesa a rendere più solenne la loro funzione ad onore del
Sacro Cuore di Gesù e di Maria Ausiliatrice; e Don Rua si
presta a lungo ad ascoltarne anche le confessioni, e la mat-
tina dopo celebra e distribuisce la Santa Comunione, rivol-
gendo a tutti un caro fervorino.
I1 5 maggio giungeva ad Alessandra. Era la prima volta
che si recava a visitare quella casa salesiana, dove all'indomani
si celebrava la festa titolare, ricorrendo la festa del Patrocinio
di S. Giuseppe. I1 Vescovo e niolti illustri personaggi pre-
sero parte all'accademia, in cui con varietà di temi si trattò
dell'azione salesiana nelle sue varie forme, collegi, ospizi,
oratori, colonie agricole, ospedali, lebbroserie, e Missioni
in Africa, in Asia e in America, rilevando come tutta
questa moltiplicità di opere evangeliche ebbe umile inizio
dal catechismo e dall'oratorio cominciato da Don Bosco
nella sacrestia di S. Francesco d'Assisi in Torino nel di-
cembre 1841.
Finalmente la mattina del 7 maggio, accolto a festa da
- 11 Consacrazione della Pia Società al S. Cuore
597
la comunità, schierata in doppia fila sino alla cancellata
antuario, rientrava nell'Oratorio.
Ila sera partì di nuovo, per Foglizzo, dov'era solito re-
a celebrar la festa di S. Michele de11'8 maggio e del
settembre, se si trovava a Torino. D'altronde troppo gli
vano a cuore le nuove reclute della Società, e voleva rive-
- e dopo la lunga 'assenza.
~ e ~ ~ i anemllaocronaca: « 7 maggio 1900. Don Rua
ene a Foglizzo per la solenne accademiadi S. Michele...
'use il trattenimento ringraziando tutti gli intervenuti e
lli che lavorarono per l'accademia. Riferì a Don Bosco e
a Congregazione tutti i trionfi dell'ultimo suo viaggio, e
animò all'abnegazione e al sacrifuio così b e n accoppiati
e1 S. Cuore, ed alla divozione di Maria SS.ma e di
a 8 maggio. - Festa di S. Michele. Celebra Messa della
munità Don Rua. Alla sera ai vespri fa egli il panegirico
occasione; fa vedere le benemerenze di S. Michele al po-
polo ebreò, e ci anima alla divozione a S. Michele. Alla buona
notte diede questo fioretto per il mese di maggio: - Evitarz
i aeccati veniali deliberati ed avere grande confidenza in
Garia
Prosegue la cronaca: « 9 maggio: Don Rua celebrata la
Messa della comunità parte per Caluso e per Iwea, racco-
mandando prima i circoli di pietà e dando la benedizione da
parte del santo Padre ».
Tornato all'Oratorio, dopo brevissima sosta, andò a N2zza
Monferrato, a visitare le Figlie di Maria Ausiliatrice. Era
l'Anno Santo, e voleva che tutti i suoi figli spirituali lo pas-
sassero santamente. (( 13 maggio: - si legge nella cronaca -
arriva il veneratissimo Superiore Maggiore, assiste alla chiu-
sura dei Santi Esercizi in noviziato, in Casa Madre presiede
alla S. Vestizione e indirizza alle novizie una calda esortazione
per animarle a serbarsi fedeli al Signore. Alla sera la comunità
presenta al Superiore un tributo di venerazione ed affetto )>.
I1 14 maggio, di buon mattino si recò al noviziato per
ricevere i voti di trentanove novizie. ((Terminata la solenne
e sempre commovente funzione, qual tenero padre passò a

31.5 Page 305

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598 VI - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
- Consacrazione della Pia Società al S. Cf~0l.e 599
bmedire la refaione del mattino, di poi sedette a mensa con
la comunità... Si mostrò soddisfattissimo della semplice sì
terzo
veditore
30' mila.
dSiosntoofcfiefr4e1chmeilfaanlinroe,spaadveunntoa.1l.t.r.oF2à0telme icloan,oa-
ma cordiale accog1ienza, e tutte ringraziò intrattenendosi per
circa mezz'ora a raccontare cose edificanti. Impartì 1%.aene-
e, e procurale che ci vengano in aiuto; e, mentrefaf'ete Opera
tutenole, religiosa e patriottica, farete certamente ~4%asse-
dizione Papale, e tutte salutò con tenerezza di padre. prima,
però, di lasciare il noviziato, trovandosi circondato da nume-
roso stuolo di novizie che seguivano i suoi passi, ancora una
t. gradito a Maria Ausiliatrice )).
, festa dell'Ascensione di N. Signore e di Maria Au-
ice, mentre il sommo Pontefice Leone XIII solenne-
rivolse loro la parola e partì lasciandoci tutte inebriate
di santa letizia D.
te inseriva nel catalogo dei Santi Giovanni Battista de
alle e ~ ida tCas~cia, il Santuario di Valdocco rigurgitava
a Torino, il 19 celebrava per le Dame d'onore
i devoti. ~ \\ meino d~i ~i~n~uantamiplaersone si succedet-
diMaria Amiliatrice, componenti una pia associazione, h.,e
aveva istituita nel 1896, in aiuto alle suoreaddette
ro innanzi a)l'altare di Maria Ansiliatrice, e diecimila si
avano alla Sacra Mensa, e un gran numero volle la
alla guardaroba dell'oratorio, per il rammendo della bian-
izione di Don Rua.
e delle vesti dei ricoverati. E diceva loro: <( voglio
lasciarvi panire senza dirvi qualche parola. Ci tengo a pre-
sentami i miei ringraziamenti per quanto fate a favore dei
giugno era a Milano, dove tenne una conferenza nella
appella dell'istituto. (<Sappiate - diceva - che sono di
rno da un lungo viaggio di visite alle case salesiane. Tunisi
giovani. Fra le opere di misericordia vi è pur
stato il punto estremo, dove sorgeva l'antica cartagine,
di vestire i poverelli. Chiunque si adopera a riparare. bian-
legatala memoria di S. Agostino. Di ritorno a Torino,
cheria, abiti, ecc., o prowederne dei nuovi, compie questa
o visitato l'istituto di S. Agostino al Martinetto; ed ora mi
Opera di misericordia, N. S. Gesù Cristo ci dice che
fatto a sè stesso quello che faremo al più piccolo dei
dà la notizia che si
di cui si porrà oggi
pensa di dedicare a S.
la prima pietra. Chi
sAagpoestricnhoèl?a..c.hSieosnao,
nostri fratelli, e Maria Santissima, di cui siete
d'onore
e che pmecipa ai sentimenti del suo divin Figlio,
lascerà di proteggervi in modo speciale. E sempre
non
stata la
tanti,ai nostri tempi gli Agostini che hanno bisogno delle
~
~ e.degli~Ambroigi per e~ssere rihdotti su~l buon se=-
tiero. ~~~h~ in questa cita quanti sono i giovani bisognosi
protettrice di Don BOSCOe dei suoi figli, e però guarda con
di ,morale assistenza!>>.E rilevava come in un anno 3457
di materno amore le Dame d'onore che s'interessano
inorenni, dai Io ai 18 anni, fossero stati condannati!
dei suoi protetti finchè saranno qui in terra, e preparerà loro
~~~~t~ spettacolo di tanta gioventù, che corre alla perdi-
uno splendido posto in paradiso )).
zione, faceva esclamare il nostro Padre Don Bosco: "Salviamo
La vigilia di Maria Ausiliatrice tenne conferenza ai coo-
;alalviamo la gioventù!,, e per salvare la gioventù
peratori, e parlò del viaggio compiuto in Sicilia e in ~ f ~
additandone le singole tappe, «come un padre
fratello aifratelli e alle sorelle >>In.fine o&ervava;
figli, o un
~~~l~~~~
i
~
~
,
on rispàrmiò fatiche, sudori, sollecitudini, non temette di
pericoli, n e di esporre la vita al cimento... Oh!
gioooasperare che qui a Milano, cui Don Bosco portava tanto
.
vedendo l'opera
i Salesiani sono
croicscìh-di.i.f.fuOsag,nfiorcsaesasaèràutnenstaaltaossao!cr~e~d~er~et~chdei
Torino ha sommi bisogni. Abbiamo gravi debiti, e siamo un
affetto, si compenderà questo SUO grido!)).
e
prtma
la conferenza ci svolse la
pietra del maestoso tempio
cerimonia della posa della
erigendo, su disegno del-
PO' dimenticati )); e additava « i bisogni di
R,,~,di
Belmonte prefetto generale, e di Don Berteli0 direttore del-
l'Oratorio )).<< Basti dire che l'Oratorio deve attualmente a un
cecilio Arpesani. Fecero da padrini il nxrchese
~ ~Moniticell~i Opiizzi, e la Principessa Geltrude. Gonzaga

31.6 Page 306

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"2
600
- VI - S ~ c c e s s w ed i Don Bosco Secondo decennio
11Card. Ferrari compi il sacro rito e con parole di fuoco
encorniò l'opera santa:
((Trevolte fui qui a benedire la prima pietra; la prima
volta allorchè s'incominciò la prima parte del fabbricato che
vediamo di fronte; la seconda quando s'incominciò la costru-
zione dell'Oratorio festivo. Ora, a questa terza, io desidero
convertiti... >>.
11 Servo di Dio, tornato a Torino, s'affrettavaad inviare
una lettera ai Cooperatori ed aile Cooperatrici di Milano per
ringraziarli della loro carità. Ricordava il lavoro compiuto in
cinque anni: ((Avetegià eretto in buona parte un amplissimo
istituto, nel quale trovano ricovero circa 300 giòvinetti, figli
Povero popolo, che lti vostra carità ha voluto così sottrarre
e in pari tempo aiie arti corruttrici, onde la mi-
scredenza si vale con tanta fortuna oggidì per
nelle
psulaetorectio.n..
Accanto a questi fanciulli convittori ho contem-
somma compiacenza la densa turba di quasi 500
colti
che frequentano i
almeno una volta
nostri due Oratori festivi, dave rac-
la settimana quei poveretti sentono
parlare di Dio, di Gesù, e delle sue dolci dottrine... >)E. rie-
,>, votando (< la posa della prima pietra di un vasto tempio in
cui Possano aver cibo spirituale anche gli adulti riconoscen-
tissimo Prometteva che dal canto suo avrebbe continuato ad
aiutare ne1 miglior modo l'istituto di Milano, (<fiducioso che ~
S. Ambrogio protettore di tutta la casa e S; Agostino titolare
del nuovo tempio e il venerando nostro padre Don Bosco
veglieranno dal cielo, e noi e voi: noi nel corrispondere ai
disegni di Dio e ai voti della cittadinanza milanese, voi col
fecondare anche in awenire le generose nostre iniziative >).
E tornava a Torino.
rofessionali Salesiane.
Alla sera si eseguì i1bozzetto melodrammatico "Don Bosco
ullo,, di Don Attilio Garlaschi; sopra il palco si legge-
est0 giorno, ma con le glorie del Ekdre risplendono ognor
tue, o Don Michele Rua, di Lui per amore e virtù perfetto
esemplare. GLORIA PATRI^ EST FILIUS SAPIENS 0 .
11 IO luglio, in omaggio alle esortazioni del Servo di Dio,
volle coronato il mese del S. Cuore di Gesù con solennità
- sia lode a Cuore Divino da cui venne la nostra sal-
vema! - Ge&, noi siamo vostri, e vostri vogliamo essere.
Nel pomeriggiosifece una solenne processione col SS. Sa-
cramento. portava l'ostia Santa il Servo di Dio, che imparti
più volte la benedizione dagli altari eretti lungo il percorso'
nei
dell'istituto e in piazza Maria Ausiliatrice.
Aila sera illuminazione e accademia in onor del S. Cuore.
Chiuse la serata Don Rua. Richiamò aila memoria una Pro-
eucaristica nella ricorrenza della solennità del CorPus
Domini, cui egli assistè da giovinetta, fatta da Don Bosco
negli inizi dell'Oratorio; e additate le benedizioni di cui Gesù
era stato largo da quel tempo, si augurava e Pregava che la

31.7 Page 307

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602 vi - successore di Don Bosco - Secondo decennio
processione del IO luglio 1900 avesse a moltiplicare le grazie
celesti su tutta. l'Opera Salesiana.
11 1.5 luglio andò a Diano d'Aiba, dove la memoria della
visita è ancora viva e in venerazione. 11 24 maggio 1898 uno
stuolo di giovani oratoriane di Diano s'era recato a ~~~i~~
alla festa di Maria Ausiliatrice, e comprava un quadro della
iKadonna da esporre in parrocchia dov'era stata istituita 1 ' ~ ~ -
sociaxiane dei divoti di Maria Ausiliatke. Andate a visitare
Don Rua, il buon Padre si mostrò lietissimo dell'iniziativa e
disse loro: - Non solo il quadro di Maria Ausilia&ice verrà
atriDoniafon!o-, ma,Lfraa
non molto, anche la statua, e sarà accolta in
profezia - scrive Suor Paolina Cardini -
ebbe il suo compimento)). Una signora del paese, Teresa
Tarditi, cadde gravemente ammalata, e nessuna cura valeva
a ~idonarlela salute, quando decise di recarsi in montagna e
d'iniziare una cura d'acque minerali. Nel partire si racco-
alle pieghiere delle Suore e delle Oratoriane promet-
tendo, Se otteneva la guarigione, di provveder-e una statua di
Maria Ausiliatrice da esporre alla pubblica venerazione. ~ ~ i -
ziata la cura e sentendosi sempre più stremata di forze, per
ordine dei medici la lasciò, e cominciò una novena a Maria
Ausiliatrice. Come l'ebbe finita, si accinse al viaggio di ri-
torno, e con stupore suo e di chi l'accompagnava
fare
a piedi, come devoto pellegrinaggio, il tragitto dalla stazione
di Porta Nuova al Santuario di Maria Ausiliatrice. Rese grazie
alla Vergine e con la benedizione di Don Rua tornò a casa,
perfettamente guarita. Venne subito ordinata !a statua che fu
scolpita
scuole professionali dell'Oratorio; si stabilì il
15 luglio 1900 per la solenne inaugurazione; e a compiere la
cerimonia venne invitato Don Rua.
((11 ricevimento di colui che era chiamato il Santo -
dice la realzione di Suor Cardini - fu davvero solenne. Una
processione grandiosa formata da tutte le compagnie della
parrocchia, preceduta da quella del1'Ausiliatrice e dai bimbi
dell'asilo, gremiva la piazza all'ingresso del paese; il castello
sovrastante la medesima, il pendio della collina e le vie adia-
centi erano affollate di popolo, riversatosi pur da tutti i paesi
circonvicini, mentre la statua di Maria Ausiliatrice, che cam-
11 - consacrazione della Pia Società al S. Cuwe 603
ceveva il preannunziato
mmossa allocuzione del-
o da tutti i circostanti,
quale erano rivolti gli
O corteo sfilò verso la
un trono di gloria e
rana di Diano d'Alba.
a sovrana sull'altar
ministra di benedi-
a Lei ricorre il po-
ntreccia pur quello
dato tuttora di ve-
bei tempi dell'Oratorio, la vita vissuta con Don Bosco, le
e sue imprese, I'aweramento di quelle profezie ch'egli
umiltà chiamava so+, e la grandiosità prowidenziale
l'Italia e il mondo deploravano l'orrendo as-
Umberto I , e il Servo di Dio scriveva il
rio eseguirono una Messa
atisl in Metropolitana per
l ' ~Esti~nto; e~il sin~dacot Cas~ana il giorno stesso delf'ese-
uzione ne ringraziava Don Rua ((peravere con somma cor-

31.8 Page 308

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R.tee&chdeaEtossma opdioanageT,)o.rino di fare cosa degna di sè e del gran
Erano già incominciati i giorni più laboriosi per il servo
di Dio, solito a prender parte ai vari corsi d'esercizi spirituali.
Per buona sorte abbiamo gli appunti delle allocuzioni che
tenne quell'anno al termine dei vari ritiri e le accenniamo
ordinatamente per non privare di un caro ricordo chi le udi
ed anche per farle conoscere
singolare.
tutti. Sono d'una pratici&
A Valsalice agli aspiranti studenti che presero parte ai
Primo corso, prendendo lo spunto da un ragno da lui esser-
vato mentre coglieva una mosca, additava le arti del diavolo
4 nell'accalappiare le anime, specie la gioventk
<i Aveva teso la tela e stava nascosto. La mosca $incappa,si dibatte,
il ragno le piomba addosso, !e lega prima un>ala e poi yaltra. poi le
zamPette di dietro, poi quelle dayanti, poi quelle di mezzo, poi paWi-
luPPa con vari giri del SUO filo. Poi r&salaimmobile, le ficca il pongi-
glione nella fronte o.
OmeEttevreenliavaPraelgl'haipepraliccaozniocnuei:
<iI1 demonio lega le
potrebbero sollevarsi..,,
anime, cioe fa
ci allontana dai
Sacramenti..., poi toglie le divozioni secondarie, alla ~
~a
d
Poi cerca d'impedirci d'andare in buone, compagnie;
Poi di lavorare: coll'ozio, coi divertimenti ...; poi ci awiluppa coi
"vizi...;J !Pfoeix, xfiidnialdm&ean:te,
colpisce la
Fedeltà alla
testa, cio&ci toglie la fede,,,
preghiera e agli esercizi di pietà;
pagnie e fauilgagfirreql'ouzeinoz;atdeenieSr asnemti pSraecrcaamraelnatif;efdree.qSueianttearperubdueonntie ccoomm-e
i
dere
la
S.
testa,
cAogl ocsotninsoersvpaireegalaqfueedseta>p)r.udenza
del
serpente
nel
difen-
,A quelli del secondo corso faceva Cinque raccomanda-
zioni per istradarli a vivere una vita veramente esempiare,
togliendo 10 spunto dalle cinque lettere che compongono il
nome di Don Bosco:
o Voi volete divenir tutti figli di Don B~~~~ e quei che già lo sono
farsi sempre più degni-suoi figli; Don B~~~~sia dunque esso
"a darci i ricordi; ciascuna lettera del SUO nome ci richiami un ricordo.
- Buone opere: La sua bandiera è preghiera e lavoro, ' c ~ ~ ~ ~ -
riamo,, diceva anche in fin di vita... A
lavoro e preghiera.
ortuzar promise pane,
11 - Consacrazione della Pia SocietÙ al S . Cuore
O - ormione.
BOSCO non insisteva nell?inculcar l'orazione;
leva nella nostra pia Società non grande fiumtità di Preghiere, ma
leva
come S. Filippo Neri, che diceva: "Non caricatevi
di
divoaioni, ma siate perseveranti in quelle che avete intraprese));
ed accennava i nostri esercizi di pietà, raccomandava di pronunziare
e parole
&timie, devote, e di fare le visite al SS. sacramento,
s - <( sacramenti. Confessione e Comunione; Confessione assidua-
ente ogni otto giorni in casa, fuori ogni quindici od almeno una volta
mese, col]e debite disposizioni, specie dalme, proponimento e
td. comunione frequente secondo il consiglio del confessore...i).
C - carità,verso i superiori e i confratelli,verso il nostro Prossimo,
specie i fanciulli »; e raccomandava di amarti con carità generosa, Pa-
ziente, benefica, evitando eccessi, c<( i ~ a&more sensibile, carezze, sdol-
- <lO obbedienza », la quale (I comprende tutte le virtù)), (1 a Dio,
alla chiesa, ai Superiori, alle Regole; obbedienza pronta, esatta, 21-
legra, umile, sempre per amor di Dio 1).
li aspiranti artigiani a S. Benigno narrava la parabola .
del R~ che distribuì i talenti ai suoi semi, perchè li traffi-
cassero, il conto rigoroso che poi ne chiese, la punizione &l
pigro, e per animarli a far tesoro di tutti i doni di Dio
~
~
~
~
,
veniva a questa spiegazione:
- ~~~i che ,-i fa il Signore: - naturali: ingegno, memoria, forza;
doni s*rannaturali: istruzione, ispirazioni e specialmente i SS. Sa-
cramenti. sappiamo approfittare di doni così preziosi. Siamo assidui ai
SS. sacramenti e sempre colle debite disposizioni. Anche nel mondo
si pub
assidui; ogni quindici giorni O una volta al mese Seser-
cizio della buona morte. Quei che sono in Co~gregazionesecondo la
Regola. Pericolo nell'aspettare in fin di vita.
~ l donot 2 il~temp~o: Fili, conserva tempw et tempus conservabit
te. 11
neta
signore
con cui
ci chiederà conto uspue
possiamo comprare il
ad ultimum quadrantm... &
paradiso)). Ed illustrava il modo
#impiegareil tempo
le varie condizioni, i pericoli dell'ozio,
e le difficolthche s'incontrano nellavoro.
(<&tro dono sono le buone ispirazioni. 11 Signore diede a tutti un
~~~~l~ custode che ha cura di noi e ci suggerisce e ci consiglia. I1
signore dice: ~ i
introducat in locum
t angt elu~m m~eum qui praecedat te et custodiat
paravi. Obsma eum et sudi vocm
te et
').
~ ~ ~ sfuof pe~r itcotad~iutori e le cure che aveva Per la
loro formazione brillano nelle parole che rivolse a un corso

31.9 Page 309

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di professi, ascritti e aspiranti, nella forma più schietta e
incoraggiante. Eran tutti laici, ed egli, con dolcezza paterna
e vivezza di fede, diceva loro:
Voi siete strumenti, apostoli, amici di Dio! )>.
Strumenti nelle mani di Dio. Lo strumento si lascia maneggiare a
... beneplacito dell'artista. Avete mai sentito uno strumento a fare resi-
stenza? si lascia trasportare dovunque occorra; non giudica I'arte-
fice, non chiede perchè, e non si lagna per essere usato ad uno scopo
a preferenza di un altro...
)) Misstionari, apostoli... In fine il Signore manda voi chi in Italia,
chi in altre parti di Europa, chi in Africa, chi in Asia)). E ricordava
come <I le prerogative degli Apostoli erano spogliarsi delle cose tempo-
rali e cercar solo le spirituali: neque sacculum, neque peram, neque cal-
ceamenta, per dimostrare il distacco dalle ricchezze, dalle comodità, e
tanto più dai piaceri mondani »;quindi diceva: (I Promovere la gloria
di Dio dev'essere la vostra sollecitudine I).
d m i c i di Dio! Quanto devono essere puri gli amici di Dio! Gesù
è l'Agnello che si compiace di dimorare fra i gigli. Viene rappresentato
nell'Apocalisse seguito dai casti. A Lui i nostri affetti. Atteiiti a non
lasciarci rubare il cuore dalle creature. Stiamo volentieri col Signore
mediante gli esercizi di pietà. Ricordiamoci che in chiesa noi siamo con
Dio. Nella meditazione e nella lettura spirituale Dio parla a noi e noi
a Lui. Noi inoltre possiamo unirci più intimamente con Dio nella
Santa Comunione. Ingratitudine riprovevole, indifferenza di chi non
si trattiene volentieri con Dio 1).
A Foglizzo riceveva sessanta professioni di giovani chie-
rici; e, accennando u ai larghi orizzonti I> che il Signore schiu-
deva alla Pia Società, li invitava a rendergli grazie e pregarlo
ad aumentare sempre più il numero degli operai e a conce-
dere ad essi il dono della perseveranza. E ad ottenerla sug-
geriva tre mezzi ((Fuggire,combattere, nutrirsi».
t< Vi siete ritirati dal mondo; ritornerete ad esso il meno possibile.
.. AI1nmtoonniod.o.. &unseamppiarneupraertiucottlaospoie»;naeddiatcrcaebnoncacvhaetutin;.a
visione di S. An-
come comportarsi
quando vi si deve tornare, e non sospirare le cipolle di Egitto!...
(i Evitare i prricoli anche in Congregazione; la dissipazione, le
cattive letture, l'ozio, le mcrmorazioni, le amicizie particolari, gli af-
fetti troppo vivi, la tristezza 1). Un buon religioso, narrava, vide una
moltitudine di diavoli intorno e sopra e dentro un convento, mentre
un solo stava in ozio alla porta della cita. #Pervincere tutte le astuzie
e gli assalti del demonio e dtlle passioni abbiamo mezzi efficacissimi.
o
in
tempi in cui
rsi bene.
iCmoesìd..i.cipeprerlacuvriatarespqiuriatulsaiales.i
infermità,
incul-
Siate fedeli alle pratiche di pietà I) e le accennava... (I Nei Sacra-
la grazia; l'orazione ve l'impetrerà, la meditazione s a d
otidiano, la visita al SS.'Sacramento vi porgerà conso-.
onti vi serviranno di guida e vi aiuteranno a sormontare
Ai confratelli, che presero parte agli esercizi per gli aspi-
anti, tenne una conferenza privata durante il sacro ritiro,
commentando il motto: Servire Deo regnare est, illustrava
l'onore e la fortuna che ci ha fatto il Signore col chiamarci
suo servizio D.
I1 Signore fece un gran dono agli Apostoli chiamandoli
la sua sequela; ((or bene lo stesso favore l'ha fatto a noi;
me corrispondere?
I) Stimarlo yuesto favore. - I1 confratello Benedetto Daghero ba-
ciava l'abito religioso. I soldati di Alessandro Farnese per premio del
loro valore chiesero di poter continuare ai suoi servizi. Un confratello
nostro diceva: Se nascessi cento volte, sempre mi far& salesiano! Rin-
graziamone il Signore...
1) Esattezza nei propri doveri. - Viviamo da veri salesiani. Osser-
vanza delle Regole. Adempimento dei propri doveri. Gli impiegati e i
... nrirrn7ilnti
--t,-------
c- o- me san
tolo di riconoscenza
solleciti dei
ed anche
propri interessi!
amore
Noi
facciamolo
a
ti-
I> Coraggio a sormontare le difffcoltà. - Quante fatiche sopporta il
guerriero! Quante fatiche il contadino. Sopportiamo anche noi volen-
tieri i disagi, le fatiche, ecc. e sosteniamo il nostro coraggio coi buoni
pensieri. Iddio ci assiste e ci tiene preparata la palma. I gladiatori
quanto si affaticano! Abbiamo da soffrire? pensiamo a quello che sof-
fersero Gesù e Maria E i). accennava alla vita di un caro coadiutore di
Valsalice...».
Ad un corso al quale avevano preso parte confratelli sa-
cerdoti, chierici e coadiutori, fece tre esortazioni in forma
scultoria per imprimerle nella mente degli uditori.
t< Voglio insegnarvi tre astuzie che vi serviranno pure a RENDERVI
FELICI, e FARVI RICCHI, e CONSERVAR^ SEMPRE VIGOROSI. San Lorenzo
Giustiniani diceva: Se i mondaniconoscessero lafelicità dei religiosi,tutti,
abbandonato il mondo, darebbero la scalata al chiostro. La carità è quella
che procura la felicità. Quello che intorbida tale felicità E la mormora-

31.10 Page 310

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- - 608 V I Successore di Don Bosco Secondo decennio
E in primo luogo gridava: Attenti al iaenaico: u La momoraione! 11
demonio riuscì a privare i nostri progenitori della felicità, mediante la
mormorazione. Così anche nelle comunità religiose, nelle case dove
andrete, troverete forse qualche mormoratore. Vigilate per non la-
sciarvi cogliere. Voi poi guardatevi perfettamente dal pensar male del
prossimo. Pensate a far bene i vostri doveri senza occuparvi dei fatti
altrui.
» Seconda astuzia: Age quod q i s ; in omnibus ope~idustuispraecellem
esto. Fa molto chi fa poco, ma fa quel che deve fare; fa poco chi fa
molto, ma non fa quello che deve fare. Lavoriamo per il Signore che
merita tutti i riguardi. Dunque facciamo bene queste faccende per lui:
preghiera, studio, lavoro, assistenza, scuola, catechismo ecc. Sive man-
ducatis, sive bibitis, sive aliud quid facitis, omnia in gloriam Dei facite.
>> Uno svegliarino; l'esercizio della Buona Morte. - Memorare no-
vissima tua, et in aedmum non peccabis. Andando avanti forse potrete
dimenticare i buoni proponimenti; le occupazioni, le compagnie, le
distrazioni potrebbero far diminuire il fervore. C'è bisogno di qualche
svegliarino. La S. Regola ce lo prowede questo svegliarino: l'esercizio
della buona morte. Facciamolo costantemente ogni mese. Confessione
e Comunione, come se fossero le ultime della nostra vita. Esame del
profitto o della perdita.
santo Patrono del mese
>R>i.nnovare
i
buoni
proponimenti;
scegliere
il
Belli e scultori furono anche i ricordi che diede ai chierici
ordinandi.
Prendendo lo spunto dal vaso in cui si brucia l'incenso
durante le funzioni liturgiche, raccomandava loro la pratica
deUa mortificazione cristiana, della carità verso Dio e verso
il prossimo, e degli esercizi di pietà.
« Don Bosco come ricordo di una delle prime mute di esercizi dopo
la sua ordinazione sacerdotale si scrisse queste parole di Teodoreto:
Ilsacerdote è il turibolo della Divinità E i). rilevava tre cose nel turibolo:
(I il vaso di metallo, le brage, l'incensoi>.
u Il vaso di metallo colle relative catene. Questo vaso 6 talvolta d'oro,
talvolta d'argento, talvolta di ottone, ma è sempre di metallo. Così il
sacerdote potrà avere più o meno valore iiitelligente, ma dev'essere
sempre - non di creta, di tewa, cioè amante delle cose della terra,
aman5e delle ricchezze, degli onori, delle proprie comodità, in guisa
da formare un paradiso in terra - non di legno che si abbrucia e si
riduce in cenere, ci06 che si lascia consumare al fuoco delle passioni,
dei piaceri: passioni della superbia, dell'ira, della gola, dell'ambizione,
della disonestà- ma di metallo, cioè forte, consistente e lucido, e colle
catene della mortificazione.
- Cmsacvaxime della Pia Società al S . Cuore
e brage dell'amor divino e della carità verso il prossimo. Tutti
nte il sacerdote, amarlo cogli
batio dilectimis exibitio est o$&.
nostra ambizione l'eseguire la sua
n Gesù Cristo: Meus ctbus est ut
coelis est. Specie nelle difficoltà.
rossimo, il Servo di Dio distin-
oprannaturale, la cari&, accen-
sso e in qual misura, ed os-
esterno se non sono peccati,
on sdolcinature, vero amore,
re generoso, amore prudente >>.
ge, s'innalza davanti al trono di Dio,
romi; la pietà nei suoi vari esercizi.
enso rimangono grani d'incenso. .Ci
ella carità del prossimo: la pietà colla
iormente. Talvolta vediamo quelle
Ila nostra pietà, se si accompagne-
- A un gruppo di sacerdoti che facevano gli esercizi in-
.L
sieme con altri confratelli, chierici e laici, raccomandava in
rivata conferenza di vivere vita di fede. Se ogni giusto
diceva - secondo S. Paolo vive di fede, tanto più deve
vere di fede il sacerdote i).
a Vita di fede nelE'intenxione.- I1 Signore ci ha creati per cono-
... scerlo, amarlo e servirlo in questa vita, e poi andarlo a godere nella
celeste patria Omnia ad majorem Dei gloriamfacite. Da mihi animas,
non ricchezze, non onori, non piaceri, non comodi*, haec omnia gentes
'' 1) A noi sacerdoti: quaerite primum regnum Dei...
,
Snct~~niamor~icoi
~~
sen~ timenti ~isbirati~dalla
f~ ede nell~ e tribol~ axwni e.
.
nelle dzj'icoltà. Sappiamo suggerire tante bellé cose agli altri, appli-
chiamole a noi stessi. Pensiamo nelle infermità ai dolori di Gesù e di
Maria. Nelle difficolta. in te Domine speraui, non confundav in aetemum.,
Nelle tentazioni: omnia possum in Eo qui me confmtat.
D Mostriamo anche vita di fede nell'estenzo. Non abbandoniamoci
alle cure esterne come i secolari; ma nelle conversazionisempre qualche
sentimento spirituale; nel modo di trattare quella riservatezza che fa
cbounoonscpeernescihereos..i.v1i).ve di spirito; nella corrispondenza mostrare qualche
E insieme apremura per l'osseruanxa della Divina Legge)).
- 39 Viia del Smruo di Dio iMii11eie Riga. Vol. 11.

32 Pages 311-320

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32.1 Page 311

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- - 610 V 1 Successore di Don Bosco Secondo decennio
Al corso dei Direttori e sacerdoti, dopo essersi amabil-
mente rallegrato del raccoglimento col quale avevano atteso
al sacro ritiro e delle buone risoluzioni che certamente tutti
avevano prese: << Io - diceva - vi lascerò qualche ricordo,
che non solo non le intralcia, ma vi aiuterà a mantenerle D.
« Un nemico da combattere, la tristezza>>e, mostrava e che è un
nemico veramente pericoloso, producendo tentazioni contro la purità,
contro la carità e pazienza, contro la vocazione. Seruite Domino in
laetitia. Hilnrem datorem diligit Deus. Laetetur cor meum ut timeat
nomen tuum. Don Bosco ai direttori dava come primo ricordo: Niente
ti turg...
... dei
I)neUgnozmiaondtoi..d.
i arricchixi: undique captare proventum. Sollecitudine
Così noi nelle conversazioni, nelle tribolazioni, nelle
occupazioni, ordinariamente,nelle ricreazioni come facevano S. Igna-
zio di Loiolst, Don Bosco, S. Francesco di Sales.
I) Un punto d'appoggio: da mihi punctum, et ego terram coelumpue
movebo; la pietà)).
Anche delle allocuzioni rivolte alle Figlie di Maria Ausi-
liatrice ahbiam qualche dettaglio.
Al termine di un corso tenutosi a Torino inculcava piena
imitazione di N. S. Gesù Cristo, rinunziando ai propri gusti,
portando volentieri le croci che il Signore ci manda, e stu-
diando nella meditazione e nella lettura spirituale il modo
migliore di seguire i suoi passi.
(1 Qui vult venire post me, abneget semetipsum, tollat crucem suam et
sequatur me.
» Abneget semetipszcm; rinneghiamo i nostri gusti, capricci, inclina-
zioni, che possono farci deviare dalla S. Regola; anche rinneghiamoci
per accordare il pensiero agli altri; specialmente rinneghiamo la pro-
pria volontà con l'obbedienza. Ricordiamo le parole di Gesu: Meus
... cibus est ut jaciam voluutatem Eins qui misit me. Qnae placita sunt Ei
facio semper. Transeat a me! Generosa abnegazione.
n Tollat crucem suam; non dice fcrat, ma tollat, cioè atto di volen-
tieri abbracciare la croce, le tribolazioni. Tutti hanno da portare la
croce, ma gli uni la trascinano, altri la portano, altri l'abbracciano.
Questi la sentono più leggera, e ne hanno merito, e Gesù fa loro da
Cireneo.
o Sequatur me. Per seguirlo dobbiamo osservare le vie da Lui bat-
tute, studiando cioè i suoi esempi, la sua vita e gl'insegnamenti, nella
meditazione, nella lettura spirituale I).
11 - Consacrazione della Pia Società al S . Cuore 611
ricordava di prendere sempre risoluzioni pratiche e di cercare
terle in pratica.
Nizza Monferrato suggeriva <<perconservare il fer-
ore di attendere quotidianamente con diligenza alla medi-
ione e ogni mese all'esercizio della Buona Morte e di far
o frequente delle giaculatorie.
a Bello l'uso del saluto "Viva G e d , , ; però ancor più efficace l'uso
'intime giaculatorie~;e ne additava alcune. <Servonoa tenerci alla
esenza di Dio, a richiamarci i buoni proponimenti del mattino e ad
tirarci le sue benedizioni, i suoi aiuti>>E. C a questa bella pratica
... ova assai l'allegria del cuore, percib si deve allontanare la tristezza
er gli awisi, per gli ordini ricevuti, la troppa premura u.
Alle direttrici si limitava a fare una raccomandazione,
aver (I cuor materno 1).
u Cuor materno»... « L a Santa Regola inculca alle direttrici di es-
sere come madri per le loro dipendenti, non mai puntigli, non farle
soffrire, usar attenzioni materne.
» Unicuique mandavit Deus de proximo suo. Tanto più a voi il Si-
nore affida questa cura; siete incaricate del profitto spirituale delle
vostre sulbalterne. Awisatele maternamente dei difetti. Mantenete la
Regola,
sature,
sloovsrpaibrbitoonddealnlazaR...egionlcau:lncealtlea
povertà, evitando ricami, soppres-
questo spirito di poverta; anche
nelle feste delle direttrici evitate spese e lavori troppo grandiosi. Ca-
rità; cura delle inferme; rispetto, attenzioni alle vecchierelle, pietà sin-
cera: pietas ad omnia utili5 est; semplicità)).
Finalmente ecco le affettuose esortazioni che rivolse al
termine di un altro corso d'esercizi a Nizza Monferrato
facendo un bell'acrostico col nome di Gesù. Eran gli stessi
ricordi, che aveva dato a Torino a un gruppo di ordinandi
u Che ricordi vi darb io? So che tutte volete essere interamente'di
Gesù; ebbene non vi lascerò altro ricordo che il nome di G e d . Esa-
miniamo il significato delle lettere che lo compongono:
I) G - GENEROSITAÀl.ui adunque tutto il nostro cuore, la nostra
olontà, le nostre opere, la nostra vita. Quanto ha mai sofferto Gesù
er noi! Siate anche voi disposte a soffrire tanto per lui, anche a dare
a vostra vita; sacrificate a Gesù le piccole croci d'ogni giorno, e se mai

32.2 Page 312

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- 617. V I Successore di Don Bosco - Secondo decennio
vi accorgeste che nel vostro cuore sorgono affetti troppo vivi che po-
trebbero diminuire l'affetto che solo dovete a Gesù, strappateli subito.
Colla vostra professione avete rinunciato a ogni sostanza temporale
abbracciando la santa povera. Attente adunque a non attaccare il
vostro cuore a certe piccole cose, a certi piccoli oggetti. Con genero-
sità finalmente sacrificate tutto a Gesb: affetti, volontà, oggetti.
- J) Seconda lettera E ESEMPLARITneAlla condotta. Nostro Signore
ci dice: "Risplenda la vostra luce al cospetto del mondo, afinchè vedano
le vostre opere buone e glwzFchino iZPadre vostro che d nei cielt!,,. Tutti
hanno il dovere di dare buon esempio, ma specialmente le persone re-
ligiose. Si dia quindi buon esempio con le parole, con le opere, in
casa, in chiesa, nelle ricreazioni, diportandovi in modo che osservate
dagli altri abbiate ad attirarli all'amor di Dio. Ma però scacciate ogni
pensiero che vi induca ad operare per ottenere la stima degli uomini.
Date buon esempio per edificare gli altri. Ricordate che le parole
muovono, ma gli esempi trascinano. Però esemplarità non solamente
in pubblico, ma ancora tra di voi. Quindi massima diligenza nel di-
sbrigo d'ogni vostro dovere, divozione nelle vostre preghiere, purità
nei pensieri, nelle parole, nelle opere, e sempre.
I) S - SEMPLICITAL. a parola semplicità in latino significa "senza
piega,,. Quando una persona non semplice, si dice che 6doppia, che
fa dei sotterfugi. Siate perciò semplici e specialmente col confessore,
non nascondendogli nulla, proprio nulla. Dite le cose come le cono-
scete. Con le superiore pure siate assai semplici, non cercate di na-
scondere nulla neppure a loro; non abbiate paura; esse devono diri-
gervi, e se non siete semplici potreste privarvi di tanti lumi. Il non
cercare di far travedere dev'escere la virtù delle persone religiose in
modo speciaie.
» U - UBBIDIENZA. Ubbidienza alla S. Regola, ail'adempimento dei
vostri doveri, agli ordini dei vostri superiori. Dovete impegnarvi tanto
per riuscire perfetti i n questa virth. Osservate anche le più piccole cose,
compite i vostri doveri meglio che potete, e sia la vostra ubbidienza
pronta e fatta con animo ilare. Se l'ubbidienza vi costa, vi ripugna,
confortatevi col pensiero che Dio vi preparauna bella occasione per
farvi dei meriti, e ubbidite prontamente ed allegramente.
I) Ecco i ricordi che vi lascio; sono racchiusi nel dolcissimo nome di
G E S G~esù sia sempre nelle vostre opere, nelle vostre parole e nei vostri
pensieri. Gesd regni e sia sempre il Padrone della vostra mente e del vostro
cuore n.
Durante quei giorni, come soleva, fu tutto a tutti; ed
una Figlia di Maria Ausiliatrice ci comunica questi par-
ticolari:
II - Consacrazione della Pia Società al S. Cuore 613
Nel 1896 ero di casa a Giaveno, e mentre stavo facendo
ia, caddi da una scala alta parecchi metri, dando un
lpo terribile a terra; e poco dopo ecco formarmisi, dove
grave era stata la battuta, un tumore della forma d'un
go, che mi causava i dolori più atroci... Benchè avessi
n faccia un color giallo che impressionava e le occhiaie
de livide, tacqui, sperando che il male sarebbe passato
sè, perchè sentivo una forte ripugnanza a farmi visitare.
e1 1898, vedendo che il male non passava e mi pareva
sempre più noioso e penoso, ne parlai al dottor Roella di
Quargnento, dove allora mi trovavo, il quale ad ogni costo
volle visitarmi e mi disse che dovevo assolutamente sotto-
ormi ad un'operazione. Tramandai la cosa alle vacanze;
quando venni a Torino mi presentai al dott. Nota, il quale
i disse e mi ripetè più chiaramente due cose: - che l'ope-
azione era indispensabile e che non potevo assolutamente
guarire senza operazione - ma essendo omai troppo tardi,
facessi come volevo, perchè l'operazione non poteva assi-
curare un esito felice. - Per tenermi vicina a Torino, venni
inviata a S. Ambrogio, dove il male continuò come prima,
sempre più grave, e mi feci visitare nuovamente dal dottor
Bolla, e fui consigliata per qualunque evento a rimanere a
Torino.
r) Nel 1900, durante gli esercizi spirituali, pensai d'av-
vicinare il venerato Don Kua, per confidare a lui le mie
sofferenze ed implorare la sua benediione. I1 buon Servo
di Dio, con quella bontà abituale che incantava, mi ascoltò
attentamente e pazientemente, e in fine mi disse:
>>- Voi mi avete parlato come una jiglia al padre; io pure
vi parlo come un padre parlerebbe con una sua jigliuola. Se
ascoltate me, non fate nessuna operazione; lasciate il pensiero
d'ogni cura, e mettete la Jiducia in Dio e nella bmtd di Maria
Ausiliatrice. Vi darò la sua benedizione e v i raccomanderò
anche a Don Bosco; pregate voi pure la iMadonna e Don Bosco;
e state tranquilla, a poco a poco il vostro malore cesserà, e
potrete ancor lavorare tanto per il S%nore!
>>Mbi enedisse e mi sentii subito sollevata, e in realtà il
male andò a poco a poco diminuendo, anche il tumore scom-

32.3 Page 313

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614 VI - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
parve da sè, e le mie condizioni andarono sempre miglio-
rando come mi disse il Servo di Dio, e dall'anno 1922 non
sentii più male di sorta, cosicchè amai sono 12 anni che Ia-
varo giorno e notte, assistendo le buone mamme dei Sale-
siani a Mathi Canavese, e benedico ogni giorno il Signore
e il suo fedelissimo Servo, perchè così mi è dato di potermi
preparare una bella corona di meriti per il paradiso. Non
ho mai dimenticato e non dimenticherò mai la bontà, la fede
e la santità dell'amato Don Rua )>.
(1 Nell'anno 1900 - attesta Caterina Vielmi di Artogne
(Brescia) - una mia nipote, Lidia Millo, soffriva da quattro
anni per un tumore interno dolori forti, e si temeva di per-
derla. Fu visitata finalmente dallo specialista prof. Mangia-
galli e ci si disse urgeva I'operazione. La madre, mia so-
rella, mi scrisse subito da Milano. Scrissi a Don Rua, scon-
giurandolo delle di lui preghiere. Pochi giorni dopo, nuova
lettera dalla sorella, e mi dice che il professore era andato
a Torino e perciò non poteva f a r lui l'operazione, ed era
desolata. Tutti eravamo doppiamente spaventati, temendo
che il professore capisse non poter andare bene l'operazione.
Scrissi subito a Don Rua, e quel santo mi rispose queste
precise parole: "Mancando la forza dell'uomo, Ramo più
sicuri della grazia della Madonna Azrsiliatrice; R farà Popera-
none e andrà bene,,. Mandai a mia sorella quella lettera, che
incoraggiò tutti. Dopo tre dì ritornò il professore Mangia-
galli, fece l'operazione, andò bene, benissimo; risanò perfet-
tamente e potè ritornare al suo ufficio...
)> Vero miracolo ottenutoci dalla Madonna per interces-
sione di Don Rua!)}.
I1 16 settembre si recava a Sassi a celebrar la festa pa-
tronale dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che era
allora un pensionato per signore desiderose di vivere una
vita serena di comunità.
I1 Servo di Dio veniva accolto con somma venerazione,
e tenne loro il discorso di circostanza sui Sette Dolori
di Maria, di cui abbiamo questi appunti che ci fanno com-
prendere quanto viva sentisse nel cuore la compassione per
i dolori sofferti da Gesù e da Maria.
- Consacrazione della Pia Societd al S . Cu
usjusta cmcem cum Maria Matatre Jeszc, cuius animam dolo
'us pwt~amivit.In questa commemorazione dei Sette Dolori,
ettiamoci anche noi ai piedi della croce e contempliamo i dolori
. - I colpi del martello eran
sono le martellate. Non rin-
Dolore immenso
. - C
r
e della rassegnazione p>.

32.4 Page 314

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616
- V I Successore di Don Bosco - Secondo decennio
Così parlano i santi.
Era abituale nel Servo di Dio il nascondere con la più
schietta umiltà tutto ciò che poteva tornare a sua lode, ma
grande era l'edificazione che lasciava in ogni parte.
A Malta era ancor viva la letizia prodotta dalla sua visita
e il 2 ottobre la Gazzetta dava la notificazione che 1'0n. Uf-
ficiale Amministrante il Governo dell'Isola aveva decretato
che la Strada Reale Via San Giuliano e l'angolo sud-ovest dei
nuovi fabbricati della casa salesiana alla Sliema fosse inti-
tolata a Don Bosco <C Don Bosco Street )), e che l'altra tra
Strada Reale Via San Giuliano e l'angolo sud-est degli stessi
fabbricati fosse intitolata a Don Rua {(DonRua Street ».«Da
un Governo e da un Governatore protestanti - notava 1'0s-
servalore Cattolico - vengono queste distinzioni ai sacerdoti
cattolici )>.
Di quei mesi il Servo di Dio fu pure in altre case.
A S. Ambrogio di Susa, come abbiamo accennato, il zz no-
vembre ebbe le accoglienze più entusiastiche e devote. Si
recarono anche quattro educande di Giaveno per fare la
prima Comunione dalle mani del Servo di Dio, accom-
pagnate dalla direttrice e dalle maestre. E le Suore lo prega-
rono di recarsi a pranzo da loro. a Ci fu concesso - scrive
una di esse - ma non abbiam potuto goderlo un momento.
Subito dopo pranzo tutti i sacerdoti che si trovavano in
parrocchia corsero per ossequiarlo e condurcelo via, e fra
quei reverendi si trovava il noto Padre Savio, Rosmi-
niano. Anche tutte le oratoriane e le loro mamme in un mo-
mento assieparono il cortile e la casa, desiderose di sentire
una parola di Don Rua e avere da lui un ricordo. Ma prima
ancora di tutti venne il cocchiere dello Stabilimento Fratelli
Bosio a presentare le sue scuse, poichè non aveva capito
prima, che era stato riserbato a lui l'alto onore di andare a
prendere Don Rua, e quindi non aveva preso il landò di
lusso. Si presentò al venerato Padre e lo supplicò a non par-
tire a piedi; ed alla sera, detto cocchiere, dopo aver condotto
il Vescovo di Susa a Rubiana, giunse grondante di sudore
alf'ora stabilita per ricondurre il signor Don Rua alla Madonna
dei Laghi, contento di riparare alla mancanza del mattino >>.
- Consacrazione della Pia Società al S. Cuore
617
issimo era in quell'anno il desiderio di avere il Servo
ià verso la fine di Don Bosco e subito dopo la sua
, gli erano giunte istanze perchè si recasse a visitar
1891 rispondeva: {i Deo dante verrò, o in
di qualche rappresentante, e spero ne
e1 1900si compivano venticinque anni dall'inizio delle
izioni
Salesian.e,Sei
si voleva solennemente celebrarne
espose di nuovo al Servo di Dio
la
i1
esiderio di averlo almeno in quella circostanza, e siccome si
teneva che non si sarebbe arreso neppur quella volta, si
edette conveniente di ricorrere alla Santa Sede perchè gli
gliato di accoglier la supplica; e f'E.mo
retario di Stato di Leone XIII e Protet-
lesiana, si limitò a inviare direttamente
Servo di Dio questa risposta:
C< Gli ispettori delle Case Salesiane esistenti nella Repubblica Ar-
gentina e nell'uruguay, con rispettosa lettera in data 13 marzo p. p.,
mi hanno informato delle straordinarie feste e di certe speciali opere
colle quali essi si propongono di commemorare il XXV Anniversario
che in questo anno ricorre della fondazione delle Missioni Salesiane
nelle menzionate Repubbliche.
i) Tra le progettate feste la principale e la più importante sembra
essere quella di un solenne Congresso di Cooperatori Salesiani, da te-
nersi in Buenos Aires, che a quanto essi dicono, darebbe un potente
impulso alllOpera di Don Bosco diffusa in tutta l'America. E perchk
poi tal Congresso possa avere maggior splendore e produrre più fa-
cilmente e con piii abbondanza i benefici effetti che se ne sperano, i
sullodati ispettori, a nome delle molte comunità soggette alla loro
giurisdizione e d'accordo con i Vescovi Salesiani Monsignor Cagliero
e Monsignor Costamagna, esprimono vivissimo desiderio che il Con-
gresso venga personalmente presieduto da Vostra Paterni& Reveren-
dissima.
» 11Santo Padre, a cui ho sottoposto l'anzidetta lettera, ha appreso
con particolare compiacenza che i Religiosi Salesiani intendono pro-
fittare di sì lieta ricorrenza per dare maggior incremento alle molte-
plici opere da loro con tanto zelo intraprese nei diversi Stati dell'Ame-
rica Meridionale, segnatamente a quella che si occupa de1,benessere si
spirituale che materiale degli emigrati italiani e dei figli del popolo
derelitti.

32.5 Page 315

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- 618 VI - Successore di Don Bosco Secondo decennio
» Ad incoraggiare pertanto questi generosi propositi Sua Santità
benedice con effusione di cuore la Congregazione cui la V. P. Rev.ma
si degnamente presiede e specialmente poi i Missionari che diffondono
la luce del Vangelo e della civiltk fra le popolazioni Americane D.
I1 Servo di Dio, inviando la risposta a Mons. Cagliero,
scriveva:
u Dalla qui zmita rilevo che voi avete nella vostra bo~ztùtentato ot-
tenere da S. S. un ordine od almeno un'esortazione a me di venir a pre-
siedere le vostre feste giubilarì.
s La lettera stessa vifarà conoscere che il Papa non giudicò opportuno
di aderiie alla vostra supplica, bensi vi manda la sua Apostolica Benedi-
zione, di mifa?ete 6ene a mandargli i vostn' ringraziamenti.
... I) Io pertanto sarò presente in ispirito, mentre mi farò rappresentare
dal caro Don Albera i).
E nella lettera mensile del 28 luglio annunziando la
partenza di Don Albera, raccomandava d'accoglierlo <i come
un suo alter ego, col mostrargli quell'affetts e prestargli
quell'ossequio che avrebbero usato allo stesso Rettor Mag-
giore o.
Don Albera, accompagnato dal segretario Don Calo-
gero Gusmano, partiva il 15 agosto. Sceso a Montevideo ai
primi di settembre, proseguiva poco dopo per Buenos Aires,
accolto con unanime tripudio. Il Servo di Dio fu così con-
tento di quelle notizie, che in data 8 ottobre scriveva a lui e
al suo segretario, da Rivalta:
<i Da questo nascondiglio v i ringrazio delle lettere che mi
avete spedite che molto mi consolarmo. Tu, Don Albera, sta'
attento a due cose, cioè a non affaticarti troppo, e a non
lasciarti mangiare bell'e vivo. Rilevo dalle lettere che mi s i '
scrivono che è tanta la contentezza di cotesti cari americani di
possederti, che temo salti a qualcun la twtazione di mangiarti...
Vi scrivo poco, perchè sono molto occupato, e so che voi siete
occupatissimi. Nel Cuore di Gestì ci troveremo uniti sovente e in
Lui diremo rectprocamente molte cose... )>.
Don Albera rimase in America qual rappresentante del
Servo di Dio quasi tre anni, visitando tutte le case salesiane
dell'argentina, dell'urnguay, del Brasile e del Chili, com-
prese le missioni del Matto Grosso, della Patagonia e delle
I I - Consacrazione della Pia Società al S . Cume
619
Terre Magellaniche: della Bolivia, del Perù. e delli~auatore
internandosi sino a Gualaquiza; di1~enezuelae della eolom-
bia, soffermandosi pietosamente a dar missioni e distribuir
soccorsi. ai lebbros; di Agua de Dios e di Contratacion; e
finalmente del Messico e degli Stati Uniti del Nord America.
Tornò a Torino nell'aprile del 1903 con mille ricordi cari
interessantissimi, dopo essersi cattivato in ogni parte l'af-
tto e l'ammirazione dei Salesiani e dei Cooperatori.
Nel novembre del 1900 assisteva all'imponente Con-
-gresso tenutosi a Buenos Aires, che il nuovo Arcivescovo
Mons. Mariano Espinosa volle fosse pure un omaggio del-
1'Archidiocesi a Cristo Redentore al chiudersi del secolo XIX.
Le solenni funzioni religiose si svolsero nella Metropo-
litana, recentemente restaurata e addobbata per la cerimonia
dell'imposizione del Pallio al nuovo Pastore; e Mons. Espi-
nosa vi celebrò, come arcivescovo, il suo primo pontificale.
Le adunanze ebbero luogo nella sala del Club Cattolico e i
discorsi degli esimi oratori, tra cui il dott. Emilio Lamarca
e il dott. Giovanni Zorilla de San Martin, direttore del Bien
di Montevideo, furono interessantissimi. Mons. Soler, Arci-
vescovo di Montevideo, fece tali elogi di Don Bosco e del-
l'Opera Salesiana che mai si erano uditi così entusiastici.
Mons. Cagliero, tra la commozione generale, facendo risalire
al 1852 la storia delle Missioni Salesiane rievocava la guari-
gione sua miracolosa e la predizione fattagli da Don Bosco
della sua elevazione all'episcopato e della sua destinazione ad
evangelizzare i Patagoni, e i primi sforzi fatti dai Salesiani
e i risultati ottenuti. Mons. Costamagna ricordò il suo in-
gresso in Patagonia il 24 maggio 1879 in compagnia di Mons.
Espinosa, e disse che tutto il bene che si fece si doveva alla
bontà e all'assistenza di Maria Ausiliatrice.
Le sedute furono coronate da un grandioso trattenimento
accademico-musica-letterario in cui si eseguì la Passione del
Perosi, e da un devoto e imponente pellegrinaggio al San-
tuario di N. S. di Lujan. A perpetuo ricordo si prese la
generosa e ardita iniziativa della fondazione di nuove case
salesiane e delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel quartiere
Palermo, tutto in mano dei protestanti.

32.6 Page 316

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- 620 VI Successore d i Don Bosco - Secondo decennio
Eran giorni difficili assai. Molti e gravi i debiti delle case,
compreso l'oratorio, e sempre più grande il bisogno di nuove
vocazioni.
E il Servo di Dio scriveva a Monsignor Costamagna:
((IlSignore v i assista, v i aiuti a coltivare centinaia di
vocazioni e a fare gran bene a tutti. Prega per noi che siam
proprio viciai alla bancarotta... s.
<tIl Capitolo Superiore cammina curvo per i tanti bisogni
della Congregazione, e l'oratorio deve fare tristi jigure per
l'enormità dei suoi debiti. Se tu ci mandi quanto ti abbiamo
imprestato, sarà per noi un bell'aiuto...>>.
In varie ispettorie era più scarso il numero di vo-
cazioni, e Don Rua non si dava pace perchè dappertutto tor-
nassero ad aumentare. A Don Malan, Ispettore del Matto
Grosso, che gli aveva mandato un indirizzo dei primi 50
alunni di Cuyabi, scriveva: <<Holetto con piacere l'indirizzo
affettuoso che mz hanno mandato e i loro cari nomi, che sono già
cinquanta. Quando si arriverà a cento? allora ti manderò
un'immagine in regalo!... )).
Tuttavia anche di quell'anno compi una nuova spedi-
zione di Missionari. In 25 anni, in trentasei drappelli, circa
1100 nuovi apostoli eran partiti dall'altare di Maria Ausilia-
trice. Quest'ultima spediione era composta di 50 sacerdoti,
laici e coadiutori; e partiva verso i campi dell'apostolato
missionario anche un drappello di Figlie di Maria Ausi-
liatrice.
E con gioia si commemorò a Valdocco il XXVO delle
Missioni Salesiane. I1 pensiero del Servo di Dio era sempre
rivolto all' espansione dell' Opera Salesiana; e senz'indugio
avrebbe voluto iniziare le Missioni Salesiane anche nel-
l'estremo Oriente. a Quest'anno - scriveva a Don Raba-
gliati - faremo pure la prima spedizione nella Cina, non
però dove ferve la guerra, ma a Macau, colonia portoghese,
dove non àwi pericolo di perturbazioni)). I1 4 dicembre
1899 aveva scritto a Don Conelli: <( Se tu medi, tra il serio e
lo scherzevole, far sentire a Sua Eminenza il Card. Vannutelli
la designazione fatta da Don Bosco di te per la prima casa
salesiana nella Cina e le attuali trattative per Macau, dove s ì
dovrebbe mandarti, credo non sarebbe fuor di proposito)).E
... alla fine di novembre insisteva: « Vieni qua subito a preparar
la spedizione 1). Ma le pratiche non ebbero l'esito che si
sperava, e la spediione fu rinviata.
Di quei giorni intanto sanciva l'atto più solenne del suo
Rettorato. I1 21 novembre 1900, ritenendo giunto il tempo di
consacrare tutta la Pia Società al Sacro Cuore di Gesù, an-
nunziava che la notte dell'ultimo giorno dell'anno si sarebbe
compiuta la solenne cerimonia.
1( M i par bello - diceva - e, direi, sublime, nell'istante che
divide due secoli presentarci a Gesù, anime espìatrici per i mi-
sfatti dell'uno, e apostoli per conquistare l'altro al suo amore.
>) Oh! come Gesù benedetto poserà allora benigno lo
sguardo sopra le varie nostre case, divenute come altrettanti
altari su cui offriamo a Lui la contrizione dei nostri cuori e
le migliori nostre energie fisiche e morali; come benedirà la
nostra Società, che questi olocausti sparsi per il mondo in-
tero raccoglie in un solo e grandioso, per prostrarsi ai piedi
di Gesù ed esclamare a nome de' suoi figliuoli: a O h Gesù!
grazie, grazie; perdono, perdono; aiuto, aiuto! ».E per dirgli:
«Noi,Gesù, siamogià vostriper diritto, avendoci Voi comperati
col vostro preziosissimo Sangue, ma vogliamo anche essere vostri
per elezione e per consamazione spontanea, assoluta: le nostre
Case son già vostre per diritto, essendo Voi padrone d'ogni cosa,
ma noi vogliamo che esse siano vostre, e di Voi solo, anche per
nostra spontanea volontà, a Voi le consacriamo: la nostra Pia
Società già è vostra per diritto, poichè V o i l'avete inspirata, V o i
l'avete fondata, Voi l'avete fatta uscire, per dir così, dal vostro
Cuore medesimo; ebbene, noi vogliamo confermare questo vostro
diritto; vogliamo che essa, mercè l'offerta che ve ne facciamo,
diventi come un tempio, in mezzo al quale possiam dire con
verità, che abita signore, padrone e re il Salvatore nostro Gesù
Cristo! Si, Gesù, vincete ogni difficoltà, regnate, imperate in
mezzo a noi: Voi ne avete diritto, voi lo meritate, noi lo VO-
gliamo.
o Questi i voti, i sospiri, i propositi del nostro cuore: cer-
chiamo di ispirarci continuamente ad essi e di rinvigorirli
nell'amor di Dio in questa circostanza specialissima n.

32.7 Page 317

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622 VI - Szrccessore di D a Bosco - Secondo decennio
E ordinava che l'atto memorando fosse preceduto da un
devoto triduo di preghiere e di predicazione, e compiuto da
tutti insieme, giovani, ascritti, confratelli, superiori di ogni
casa, nonchè dal maggior numero di cooperatori.
« Converrà che, radunati in chiesa mezz'ora prima, si
iaccia i'esposizione del SS. Sacramento, e dopo almeno un
quarto d'ora di adorazione, si rinnovino da tutti i voti bat-
tesimali, dai confratelli anche i voti religiosi, e quindi si faccia
la consacrazione di se stessi, delia propria casa e di tutto il
consorzio umano al Sacro Cuore di Gesù, con il formulario
prescritto dal S. Padre l'anno scorso ».
Nella stessa lettera raccomandava che la festa del Sacro
>>. Cuore fosse in awenire q ovunque celebrata come una delle
feste primarie dell'anno
Inoltre ((in tutte le Case si ricordi il primo venerdì del
mese con una speciale funzione, e sia raccomandato ad ogni
confratello e giovane di fare in quel giorno la Comunione
R+aratrice.
Ogni confratello sia ascritto all'associazione detta Pra-
tica dei nove U"f"fim',e cerchi veramente di eseguire l'uffizio
- che gli tocca.
I) Oeni casa sia associata alla Confraternita della Guardia
d'onore, e ne esponga il quadrante; ed ogni confratello e gio-
vane fissi il tempo speciale, in cui intende di fare la sua ora
d i guardia, com'è prescritto da detta Confraternita.
D Nelle case di noviziato e studentato chi può faccia l'Ora
Santa, secondo le norme stabilite per praticare detta divo-
zione o.
E la notte dal 31 dicembre, prostrato col Capitolo Supe-
riore della Societa all'altare di Maria Ausiliatrice, con appo-
sita formula, che aveva inviato a Roma per l'approvazione
dell'Autorità Superiore, il Servo di Dio consacrava al Sacro
Cuore di Gesù la Pia Società e tutte le sue Opere.
(<O dolcissimo nostro Signore Gesù, noi, superiori della Pia
Società di S . Francesco di Sdes, in questa solenne occasione del
terminar del secolo e del cominciamento del nuovo, prostrati
avanti a Voi, compresi come da stupore e commossi al ricordo
degli innumerevoli benefiizi elargiti in ogni tempo dalla vostra
I1 - Corsacrazio~edella PiQ Società al S. Cuore
lare ed alla nostra Pia Società Erz generale,
degli aiuti straordinarii, che ci occorrono perchè pos-
siamo guidare le cose in modo che QUESTA NOSTRA PIA SOCIETA
TUTTA INTIERA ORA E SEMPRE IN AVVENIRE ABBIA A CORRISPON-
DERE ALLO SCOPO PER CUI VENNE FONDATA, intendiamo di con-
al vostro adorabilissimo Cuore, in questo
ne, le singole nostre case, tutte le nostre
Salesiana tutta quanta, l'Istituto delle
Ausikiatrice, la Pia Unione dei Cooperatori
la gioventù a noi afJidata >).
ntinuava chiedendo fervore d'apostolato a
pro' dei figli del popolo, e, per compierlo più fruttuosamente
e largamente, <( spirito interno di carità e di sacrzjìizio )), con
tutte le grazie neceskarie a ciascuno dei Salesiani, delle Figlie
di Maria Ausiliatrice, dei Cooperatori e degli allievi, e nuove
vocazioni e nuovi missionari per cooperare ad estender più
presto il regno di Dio su tutta la terra.
<i Ci troviamo- concludeva- al tramonto del secolo X I X ,
che se tanto male ebbe, ebbe pure tanto risveglio nel bene, e fra
le altre la gloria d'aver dzjj%so fino a i confini della terra la di-
viizione al Vostro Cuore Sacratissimo. C i troviamo allo spun-
tare del secolo X X , che noi vogliamo sperare, vorrà per la bontà
del Vostro Cuore medesimo, dare il trionfo alla Chiesa, spar-
gerla fino agli ultimi confini del mondo, in modo che presto possa
di tutto' il consorizio umano formarsi un solo ovile sotto un solo
Quindi cantava Messa, distribuiva la Santa Comunione,
e dopo il canto del Te Deum chiudeva l'augusta cerimonia con
la Benedizione Eucaristica.
Venticinque anni prima, il 16 giugno 1875, ricorrendo il
I1 Centenario dell'Apparizione del S. Cuore di Gesù a
S. Margherita Maria Alacoque, ed iniziandosi nello stesso
giorno l'anno XXX del Pontificato di Pio IX, aveva compito
un'identica cerimonia. Essendo assente Don Bosco, saliva egli
in pulpito, e premesso un discorsetto sull'atto che si stava
per compiere, recitava la formula della consacrazione al Sacro
Cuore, che gli alunni ripetevano ad alta voce. La notte
delt'ultimo dicembre 1900 senza dubbio gli si riaffacciò alla

32.8 Page 318

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mente quella da.ta mimoranda, e nell'ammirare lo sviluppo
da Dio accordato in 25 anni all'opera Salesiana, con ricono-
scenza e fede insuperabile le invocava uno sviluppo ancor
maggiore nel nuovo secolo, di cui egli pure avrebbelumi-
nosamente illustrato il primo decennio col fervore dell'apo-
stolato e con la santità- della vita, e più ancora le implor&a
la grazia grande di corrispondere esattamente, pienamente,
generosamente, al santo scopo per cui Don Bosco l'aveva
fondata, in ogni parte della terra.
I I I - Dura prova
DURA PROVA
Caratteristiche dell'ultimo decennio del Swzo di Dio: santità di vita .
sempre più luminosa, fervore d'apostolato ed eroica rassegnazione
- nelle più dolorose vicende. La Compagnia di S. Camillo all'Ora-
twio. - Parte per la Francia. - Tra l'unanime venerazione presiede
le feste pel X X V della Casa di Nixza Marittima e di Bordighera.
- Come avvenne la fondazione del Twrzbne. - Ad Alassio. - A Va-
razze guarisce un giovane gravemente ammalato di t+. - Tralascia
di proseguire il wiqgio ((peruna buona ispirazione)).- Tiene con-
ferenza in preparazione all'inauguraxione della chiesa, eretta in
onore di San Francesco di Sales a Valsalice come Patrono della
Buona Stampa e qual mauntento a Don Bosco nel IO decennio dalla
- - sua morte. Torna a Nizza Monferrato. Assiste all'inauguvaxione
della chiesa di Valsalice: e Sono per lo meno sei le chiese che pesto
- unso la Pia Società inaugura al divin culto n. Nomina Don Filippo
Rinaldi Prefetto generale. - Si reca alla Spexiaper la consacrazione
del Santuario della Madonna della Neve: e zm raggio di sole squarcia
le nubi quando appare il Servo di Dio seguito dall'lmmagine prodi-
- giosa. - (<Noi siam$gli di Maria! o. Di nuovo a Nizza Monferrato
per la cerimonia delle vestizioni. - A Foglixzo per la festa di S. Mi-
chele: a Vedrai che farenzo la processione, senza pioggia e col sole! )>.
- Alla festa di Maria Ausiliatrice pontificd il piissimo Mons. Rosax,
tenne il discorso i l Card. Richelmy, e il Servo di Dio fu continua-
- mente circondato da una moltitudine di devoti. R@arte: a Parma
- e Modena. A Bologna assiste alla posa della prima pi'etra del tempio
- del S. Cuore. A Pavia visita il Seminario e tiene conferenza alla
Madonna delle Ouazie. - Da Pavia a Milano. - Alla festa annuale
- qo Vita del Seruo di Dio iMii11eio Ruu. Vol. I1

32.9 Page 319

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- - 626 V I Snccessore di Don Bosco Secondo decennio
della riconoscenza: <Di on Bosco fece bene ogni cosa, ma nell'a@dare
- l'opera sua nelle mani di Don Rua fece benone! i>. A Lu, a Mi-
- rabellu, dov'era stato direttore, e a Borgo S. Martirio. Perchè
- tanti viaggi?... La dura prova. - Prima e dopo il Decreto del j luglio
1899 .che proibiva ai Rettori dei Seminari e Superzerzodrielle case
religiose di Roma di confessare i propri sudditi: osservazioni d i un
- Rev.mo Ordinario ed espliaite dichiammoni del Seiwo di Dio.
U n altro Decreto della Suprema Congregazione del S. UfJio, in
data 24 aprile, vieta anche ai superiori e direttori iìi tutte le case
salesiane di ascoltare le confessioni dei dipendenti. - (I Sarà piena-
mente eseguito in tutte Le case con tutta la prontezza che 8 richiesta
dal Decreto stesso o. - Intimata l'esecuzione immediata, il Servo di
Dio lo comunica personalmente ai confratelli dell'Oratorio e, con una
- splendida lettera; alle Case. Soqono dubbi, e domanda e comunica
le spiegazioni. - La S. Congregazione ammonisce; e il Servo di Dio
chiede alla stessa la soluzione. - Il giudizio d'un confratello su Don
Rua imitatore di' Don Bosco. - Sollecitndini per i chi& di Val-
salice e per i confratelli di alcune nazioni che trovami in critiche
- circostanze. - Per i poveri lebbrosi della Colomòia. Lotta settaria
all'lstituto Salesiano di Messina. - <iTutti,giovani e provetti - di-
ccva Leone X I I I - tenete gli occhi ai vostri incliti Fondatori! o.
- Strettezze finanziarie - Durante l'ultima malattia d i Francesco
- Crispi. - A Nizza tiene conferenza alle direttrici. V a a Fo-
glizzo per la festa del S. Cuore, e a Valsalice per gli esercizi dei
- sacerdoti. Apre il I X O Capitolo Generale leggendo le risposte pe-
- rentorie della Suprema, con ediJicazione universale. La 1%Espo-
sizione delle Scuole Professionali. - Durante le adunanze capitolari
sorgono talora forti divergenze, ma non turbano il Servo di Dio.
- " Ci sarebbe bisogno per cinque anni di non prendere più nuovi
- impegni d i fondazioni,,. Sue sollecitudini per l'esatta esecuxiutae
del Decreto. - Per i Confratelli di Francia colpiti dalla legge delle
Associazioni. - cari ricordi al termine degli esercizi a S.'Benigno,
- a Valsalice, a Foglixzo. - A favore degli emigrati. Leone X I I I
ripete: u Oh! Don Rua fa tolto bene, sono conte~gtod i lui! )). - Nel
suo onomastico. - Si reca in Polonia pper l'inaugurazione dell'Istituto
di O$wi&m. - V a a Cracovia, a Ket, a Leopoli. - A G h i a e a
- Trieste. JJisita le tombe dei Reali di Francia. - «& un Santo!)}.
- - Dà l'addio a un nuovo drappello di diMissionari. Si reca a Crusì-
111 - Dura prova
zione dell%tituto delle Figlie di Maria Ausilia-
- a sulla tomba di Don Beltrami. V a a Roma,
- - a Genzano e Frascati. A Lombriasco. Ai nuovi diaconi. - La
strenna per il 1902.
Santità di vita sempre più splendente allo sguardo univer-
sale, fervore d'apostolato abitualmente intenso a favore di
tutti, eroica rassegnazione anche nelle più dolorose vicende:
- ecco le caratteristiche dell'ultimo decennio del Servo di
Dio, nonostante il peso e gli acciacchi degli anni.
Le sue cure, squisitamente premurose e paterne, conti-
nuavano ad abbracciare tutte le anime, specie quelle a lui
particolarmente affidate, avendo sempre in mira il pro-
gresso dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice e il
buon awiamento di quanti si preparavano a far parte della
duplice Famiglia di Don Bosco.
Nel 1901 prese a visitare le varie case di formazione più
volte l'anno; e chi lo seguirà attentamente in queste visite,
tutte uguali in verità ma tutte edificanti, ne trarrà senza
dubbio preziosi vantaggi.
Sul principio del 1901, dopo essere stato a Nizza Mon-
ferrato, si recava ad Ivrea, quindi a Foglizzo, dove 1'11 gen-
naio dava l'abito ai nuovi aspiranti al sacerdozio nella fa-
Dopo la vestizione - troviamo nella cronaca - parlò
press'a poco cosi: - Era prescritto nell'antica legge ai sacer-
doti ebrei che portassero sulla fronte una specie di berretta,
circondato da una lamina d'oro, su cui era scritto -il nome
santo di Jehova e sul petto l'Ephod coi nomi delle dodici tribù
d'Israele per sign$care che dovevano aver presente Iddio nella
mente e il popolo nel cuore. Ora anche la S. Chiesa vuole che
i suoz' sacerdoti abbiano questo duplice pensiero. Ed ecco che la
berretta anche al sacerdote cattolico ricorda Iddio, anzi coi
suoi tre spicchi e col fiocco gli ricwda il grande mistero della
, Trinità ed Unità di Dio. Che se l'abito nostro non porta scritto
i nomi delle t& di alcun popolo, egli è perchè non un popolo
solo abbraccia la Religione Cattolica, ma tutti i popoli, per i
q d tutti dobbiamo pregare ed essere pronti a fare il bene, a ,

32.10 Page 320

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628
- V I S~uccessmedi Don Bosco - Secondo decennio
costo pure di dare la vita per loro. L'abito, che testè avete in-
dossato, indica che v& aspirate ad essere ministri di Dio. Esso
è come una divisa sacra, che perciò dovete amare e rispettare
voi e fare amare e rispettare dagli altri...
>>Qui,dopo essere disceso a vari particolari, insiste
perchè si trattino con rispetto le vesti, il collare, la berretta,
e si prenda anzi la bella abitudine, praticata da molti, di ba-
bciearrreettoag..n.i mattina, indossandoli, la veste, o il collare, o la
r A pranzo prendiamo occasione della presenza di Don
Rua per ringraziarlo del grande favore fattoci coll'indire
sul fine del secolo la Consacrazione dell'intera Società Sa-
lesiana al S. Cuore.
s Egli infine si alzò e mostrandoci le bandiere delle diverse
nazionr che, partendo da un capo del refettorio in due jile
andavano a ricongiungersi all'altro formando così quasi corona
al bel quadro dell'ultima Cena, unendo insieme il pensiero
della vestizione e quello della consacrazione ci esortò a
volere divenire tutti Apostoli della Fede per conquistare il
mondo all'adorabile Cume di Gesù... >>.
I1 20 gennaio, seconda domenica dopo l'Epifania e festa
del Nome Santo di Gesù, s'inaugurava la Compagnia di
S. Camillo de Lellis nell'Oratorio di Valdocco, composta di
soci disposti a prestar assistenza notturna agli ammalati
nell'istituto. Si lesse il regolamentino e il Servo di Dio si
congratulò con i generosi che si consacravano a quell'opera,
parlò di S. Camillo e della sua carità, diede norme sagge e
sante, rievocando Ia cara impressione avuta nel 1868, quando,
essendo egli ammalato, fu assistito una notte da un buon
signore genovese di passaggio all'oratorio, il quale con la
corona in mano recitava il Santo Rosario, e ad ogni movi-
mento ch'egli faceva lo avvicinava e gli chiedeva dolce-
mente: - Ha bisogno di qualche cosa?- e con la più gran
premura gli provvedeva quanto occorreva. Assicurava i
presenti che tanta sollecitudine e tanta carità avevano con-
tribuito a fargli passare quella notte più serena e tranquilla.
Celebrato l'anniversario della morte di Don Bosco, par-
tiva per la Francia.
111 - Dura prova
Il 10 febbraio giungeva a Bordighera e il 2, festa della
urificazione di Maria, predicava alla Messa solenne. Rile-
vava l'obbedienza e l'umiltà della Madonna, e spronava ad
norarla con la pratica di queste due virtù che ci renderanno
ccetti al Signore e ci piocureranno le sue grazie s.
Alla sera proseguiva per Nizza Marittima, dove presie-
tte le feste del XXV della prima fondazione salesiana
Francia, che per il gran numero degli ex-allievi, la pre-
senza di molti direttori e la partecipazione del Vescovo
diocesano Mons. Chapon e di Mons. Christiaens, Vescovo
tit. di Colofone, riuscirono splendide.
Di quei giorni la Cattedrale, che era chiusa da tre anni
per lavori di restauro e decorazioni, si riapriva al culto, e il
vescovo Mons. Chapon volle che vi si celebrasse la ceri-
monia più solenne. Un imponente corteo dei 'numerosi
chierichetti del Patronato, di tutti gli alunni del Gran Se-
minario. e del rev.mo Capitolo, accompagnò all'altare, in-
sieme col Servo di Dio, Mons. Christiaens, che, presente
una folla di popolo, pontificò la Messa solenne, assistita dal
Vescovo della diocesi. Alla sera tenne il discorso comme-
morativo Don, Bellamy.
Erano convenuti a Nizza quasi tutti i direttori delle
case di Francia, e il Servo di Dio trascorse due giorni
esclusivamente tra loro. Anche gli ex-allievi tennero varie
adunanze, e rivolse anche ad essi la sua parola, tanto desi-
derata ed ascoltata con venerazione. Parlò pure ai Coope-
ratori, ricordando i primi che avevan chiesto e ottenuto
uella fondazione salesiana; e, ammirando lo sviluppo preso
all'opera in 25 anni, esprimeva la speranza che' maggiore
ancora sarebbe stato quello che avrebbe avuto nei 25 anni
seguenti, di modo che quanti avrebbero assistito alle Nozze
d'Oro non si sarebbero trattenuti dall'esclamare: - A
Domino factum est istud et est mirubilein oculis nostris!
E il voto si avverò in modo impressionante, se si riflette
alle vicende che seguirono e si guarda il bel tempio che si
vide sorgere in onore di Maria Ausiliatrice.
Restò a Nizza sei giorni e <<laragione più grande della
nostra felicità - così si legge'in una memoria di quel tempo

33 Pages 321-330

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33.1 Page 321

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- - 630 V I Successore di Don Bosco Secondo decennio
- era di vivere accanto a Don Rua, di godere della sua pre-
senza, di deliziarci della sua conversazione. Nella Società
Salesiana si dà a lui la venerazione e l'amore che si dava a
Don Bosco; un consiglio, una parola, usciti dalle sue labbra,
talvolta anche solo uno sguardo, sono per un salesiano o
per un ex-allievo il più dolce degli incoraggiamenti...
t) Quando attraversava i cortili, stentava ad aprirsi il
passaggio, chè i giovani che gli facevan ressa attorno; ed
egli prendeva e teneva strette le mani a quelli che gli sta-
vano più vicini. I1 buon Padre godeva a tali dimostrazioni,
sebbene gli rubassero un tempo prezioso; ma nulla valeva
a stroncarle, tranne le esigenze del regolamento e le insi-
stenze dei visitatori t>.
Assistè al ritiro mensile e tenne la conferenza, nella
quale raccomandò lo spirito di fede, e gridò l'allarme contro
il verme roditore della negligenza, che mina le buone vo-
lontà più energiche, e contro il difetto della mancanza di
quella retta intenzione che ci porta a ricercare in ogni cosa,
in ogni azione, la gloria di Dio. Sive manducatis, sive bibitis,
sive aliud quid facitis, omnia in glo~iamDei facite! E fai
tutto con calma: Age quod agis; così facendo, ogni ufFizio,
anche il più umile, è pieno di meriti innanzi a Dio e bene-
detto da Dio con frutti salutari.
I direttori tennero conferenze sotto la sua direzione
il j e il 6, godendo dei suoi consigli ed esempi.
<< Lungo il giorno la porta della camera abitata dal Padre
venerato era continuamente assiepata, perchè superiori ed
alunni bramavano aprirgli ii. cuore. Anche molte persone
esterne ricorrevano alla sua esperienza e al suo zelo sacer-
dotale, felici d'ottenere una benedizione.
1) Quando, la sera, dava la buona notte agli alunni, questi
ascoltavano le sue parole con tale attenzione che nulla po-
teva distrarre. Lo si vedeva dal loro atteggiamento immobile
e dallo sguardo fisso su Don Rua; era chiaro che lo consi-
deravano il buon Padre, e non un predicatore ordinario, ma
l'interprete vero di Don Bosco t>.
Parti da Nizza la mattina del 9, sabato; e tornava a Bor-
dighera. Là pure si doveva celebrare il XXV di quella fon-
111 -. Dura piova
ione salesiana. E proprio il IO febbraio si compivano.
nque lustri dacchè un piccolo drappello di salesiani e di
iglie di Maria Ausiliatrice si stanziava al Torrione, nei
'ani di Vallecrosia, tra Ventimiglia e Bordighera, nel punto
ove Pio VII, reduce da Fontainebleau a Savona, aveva
partito una benedizione speciale anche ai Piani di Valle-
osia. La solennità fu preceduta da un corso d'esercizi
irituali, predicati dal Vescovo diocesano Mons. Daffra e
a Don Lombardo, parroco del S. Cuore; e Don Rua tenne
discorso infra Missamm solemnia, rievocando il principio
' qnell'opera prowidenziale.
Awenne così.
Era la fine del settembre 1875 - scrive Don Cerruti -
ed io mi recavo da Alassio alla vicina Ventimiglia, invitatovi
Il'Angelo di questa diocesi, che era allora Mons. Lorenzo
iale, di venerata e cara memoria. Appena giunto: - Caro
Don Cerruti, mi disse piangendo il venerando vegliardo,
dica a Don Bosco che non mi abbandoni. Son vecchio di
oltre 90 anni, ho scarso il clero, scarsissimi i chierici del
Seminario e qui, alle porte, qui, sotto i miei occhi, i Valdesi,
im~iantatisida poco, che fanno strazio della fede cattolica,.
che è la fede dii miei figli; e questa strage le fanno soprat-
tutto con la scuola. Ho ben già istituito classi elementari
cattoliche per l'uno e l'altro sesso separatamente, pigliai a
tal effetto poche camere a pigione e pago un maestro per i
ragazzi e una maestra per le ragazze, cavandomelo, direi,
dalla bocca, giacchè le rendite del vescovado sono scarsis-
sime; ma tutto questo non basta. Ho bisogno che l'opera si
consolidi, si allarghi, si perpetui. Lo ripeto, dica a Don
Bosco che venga in mio aiuto, e presto.
t) Commosso fino alle lacrime da questi accenti, riparto
senz'altro per Alassio, e di il domani per Torino, in cerca
di Don Bosco... Ma Don Bosco non era a Torino; è a Cuneo,
mi dicono. Ripiglio dunque il viaggio ed eccomi a Cuneo a
sera inoltrata. Ma anche Va non trovo Don Bosco. E presso
Beinette, mi rispondono, in casa di Don Vallauri. Nuovo
affatto di quei luoghi cerco e trovo a stento una vettura
qualunque che mi trasporti alla casa di quel pio e benemerito

33.2 Page 322

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- 632 VI - Successore di Don Bosco Secondo decennio
sacerdote, che ospitava Don Bosco, di quell'uomo di Dio
che i poveri, i Salesiani in ispecie, ricorderanno sempre con
la più affettuosa e riconoscente memoria. Don Bosco era in
chiesa a recitare il Rosario con la famiglia, in preparazione
alla vicina festa che si celebrava colà, e si celebra tuttora nel
modo più fruttuosamente solenne, ad onore della Divina
Maternità di Maria SS.
s - Che è awenuto all'Oratorio7 - mi chiede alquanto
turbato al vedermi arrivare a quell'ora.
- Nulla, caro Don Bosco, risposi subito, tutti e tutto
bene. Vengo da Ventimiglia, dove Mons. Vescovo mi pregò
con le lacrime agli occhi di recarmi da lei ed insistere perchè
ella mandi al più presto Salesiani e Suore a pigliar la cura
delle scuole elementari prer fanciulli e fanciulle nei Piani di
Vallecrosia, al Torrione, e insieme l'assistenza religiosa e
morale di quella popolazione.
)) Don Bosco si raccolse un istante, poi soggiunse: - Ri-
torna a Ventimiglia e di' a Mons. Vescovo che noi siamo
da questo momento a sua disposizione. - Riparto il domat-
tina stesso e mi porto direttamente a Ventimiglia. Qual
commovente scena mi si para innanzi! AI lieto consolatore
annunzio i1 venerando Vescovo alza le mani al cielo e: - Si-
gnore, esclama con gli occhi bagnati di lacrime, Vi ringrazio,
ora EmuilmIbOtfreabnbax uraililon- !1)8)-76 salesiani e suore facevano modesto
ingresso al Torrione.
I1 Servo di Dio, rilevando la visibile assistenza della
Vergine nella fondazione di quell'opera, di Colei che è detta
tewibilG u t castrorum acies ordinata, <( terribile per le vit-
torie che riporta, ma sempre amabile nel modo di riportarle o.
diceva alla popolazione: (r Mostrate la vostra riconoscenza,
col mantenervi costanti nella fede della Santa Chiesa Cat-
tolica, detestando gli errori che si cerca di spargere contro
l'integrità di questa fede; mostrate la vostra riconoscenza col
coltivare la virtù, la morigeratezza, Ia giustizia, colla santifi-
cazione della festa e colla pie&. Oh! dite sovente: Noi siam
figii di f l / i a , lo ripetan Paure e i venti, lo ripetan gli ele-
elementi, coia piacevole armonia: - Noi sia% jigi di Maria )).
III - Dura prova
I1 12 febbraio tenne conferenza ad Alassio. Fece la storia
degli Oratori festivi, rimarcando le mille difficoltà che Don
Bosco ebbe a superare in questo nuovo genere d'apostolato,
e che in tanti luoghi continuavano ad incontrare i suoi figli,
e domandava soccorsi per poterle superare.
Da Alassio riteniamo che si sia fermato a Varazze, chè
d'ordinario non lasciava di far una visita anche brevissima
alle case che incontrava sul passaggio. Diciamo cosi, perchè
risale a quell'epoca un fatto che il direttore Don Finco
narrava 1'8 giugno 1914al convegno degli ex-allievi sacer-
doti radunatisi a S. Pier d'Arena, con queste parole:
<(Permettetemi di raccontarvi un fatto, succedutomi solo
. ieri alle 3 1/Z Si presentò a me un vecchio che con le lacrime
agli occhi e con le mani tremanti mi consegnava un pre-
zioso regalo, un'offerta, e mi disse: - Signor direttore, ri-
ferisca pure al sig. Don Albera, a gloria di Don Bosco e di
Don Rua quanto sto per raccontare. Avevo, 13 o 14 anni fa,
un figlio gravemente ammalato di tifo. I dottori Robello
e Carattini me l'avevano dato assolutamente per finito. Non
sapeva più a che santo votarmi. La mia famiglia era in estre-
ma desolazione. Mi si disse che era venuto Don Rua, e
mi si consigliò di andare da Don Rua. Io mi gli presentai
per ottenere subito uu'udienza. Mi prostrai ai suoi piedi e
dissi: - Mio figlio è moribondo. I medici gli danno solo
poco tempo di vita. - Andate, mi disse, e state tranquillo;
vostro figlio non morrà. Pregate soltanto Don Bosco e rac-
comandatelo a lui, e ve lo salverà.
)) Passò la mezzanotte e il figlio cadde ne1 sonno. Ven-
nero alle 4 i dottori, e 10 trovarono profondamente addor-
mentato e
> > D oil
senza febbre.
permesso a
lIe1i..m.,irnaoconlosoelraamfeantttoe.
di
scrivere
e
narrare l'accaduto; ma le dico di piU; se ha bisogno di testi-
moni, io e la mia famiglia siamo pronti a testimoniare)).
Questo è certo che anche il suo ritorno a Torino in quei
giorni fu un'ispirazione celeste. Mentre
che avrebbe visitato le case di Francia e d
ghiltcrra e sarebbe tornato a Valdocco p
festa di Maria Ausiliatrice, alla fin di C

33.3 Page 323

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634 VI - Successo~edi Don Bosco - Secondo decennio
nuovo alllOratorio, e la sua comparsa desta meraviglia, non
sapendo come spiegar la cosa. In quei giorni si trattiene a
lungo col Prefetto Generale Don Domenica Belmonte, fa-
cendosi dar conto di tutta la gestione finanziaria della Pia
Società, come far soleva regolarmente ogni anno; quand'ecco,
la sera del 17 febbraio, domenica di quinquagesima, mentre
si dava in teatro la nuova commedia di Don Lemoyne "U n
venerdi,, Don Belmonte, che si trovava egli pure alla rap-
presentazione, a metà del secondo atto sviene all'improwiso,
è portato a letto e di quella notte passa all'eternità. Si spense
((per emowagia cerebrale all'una del mattino. Quanta pena!
Qual dolore per tutti! C i consola - scriveva il Servo di Dio
a Don Albera che era ancora in America - il sapere che per
lui fu morte subitanea (solo con tre ore e mezzo d'agonia) ma
non improvvisa... Sono andato ad assistere alle feste giubilari
di Nizza Marittima e Bordighera, che riuscirono molto bene.
Avrei voluto continuare il mio viaggio nel mezzodi della Fran-
cia, ma stante la malferma salute di Don Belmonte, sono ri-
tronato subito E FU BUONA ISPIRAZIONE, avendo cosi potuto
assistere il caro confratello. L%scia andare, anzi mandai Don
Bertello, che mi aveva accompagnato a Nizza, con incarico
di fermarsi specialmente a Marsiglia, per vedere se potesse
ravvicinare la parrocchia all'0ratorio >).
Dopo la morte di Don Belmonte egli dovette, per il mo-
mento, assumere anche il peso dell'ufficio di prefetto generale;
e non potè riprendere il viaggio che aveva stabilito.
E 1'8 aprile teneva conferenza nell'Oraiorio in prepara-
zione all'imminente inaugurazione della chiesa di S. Fran-
cesco eretta a Valsalice.
(( Laudemus viros gloriosos et parentes nostros in genera-
tione sua!... Pare che avessero in vista quest'esortazione quei
benemeriti personaggi che al compiersi del 10 decennio
dalla morte del nostro Padre, al vedere lo sviluppo delle
opere di lui, hanno formato il progetto di erigergli un mo-
numento. Si pensò ad onorarlo e glorificarlo coll'innalzare
un monumento che servisse ad onorare sempre più il Santo
Patrono che Don Bosco diede a tutte le sue opere, anche
sotto il nuovo aspetto di Protettore della stampa cattolica e
111 - Dura pro"
er ricordare quella meravigliosa dilatazione dei suoi scritti
della sua ,spirituale familiarità, e in pari tempo rendere
maggio a Don Bosco per lo sviluppo dell'opera salesiana
e1 10 decennio dopo la sua morte...
))Invitato a chiudere il ciclo di conferenze, sono lieto
aver occasione di poter ringraziare, come di cuore rin-
azio, quanti concorsero a questa bella impresa; anzitutto
hi formò il progetto, poi i Comitati, poi eutti quelli che
ontribuirono con offerte. Ricordo, con riconoscenza, la
arie riunioni che si fecero, i mezzi che s'impiegarono, ac-
emie, e sacre funzioni, e rappresentazioni, e fiere di
eficenza, e fogli volanti per raccogliere adesioni: di tutto
i siamo riconoscenti. Tutti i Salesiani pregheranno sempre
... er voi, ma specialmente i giovani allievi che Va si vanno for-
ando alla virtù, al sapere, per diventare Missionari
>>Avetveoluto cominciare a glorificare il nostro buon Padre
on Bosco, là dove riposano le sue spoglie mortali, innalzando
uella chiesa-monumento...
Avete ben ragione, voi Torinesi, di prendere tale iniziativa,
cchd Don Bosco amava tanto tutto il suo prossimo, specie
gioventù di qualzknque paese, ma particolarmente la sua
tl-ia, l'Italia, e amava tanto questa città di Torino. Come
parlava volentieri, e con quanto entusiasmo si dijjondeva a
parlare delle sue bellezze materiali e morali! E qui, dove ha
vissuto i due terzi della sua vita, non pensando che a far del
bene. E qui, dov'egli fece le prime prove del Sacro Ministero,
dove andava in cerca dei giovani più abbandonati o dissi-
pati per condurli all'Oratorio di S . Francesco di Sales, istruirli,
educarli. E qui, dove cominciò l'Ospizio per giovani artigiani,
e poi anche per giovani studenti, che non avrebbero potuto fare
altrove i loro studi. E qui, dove all'occasione dell'invasione del
colera, dopo essersi con una schiera deì suoi allievi più adulti
con~acrato all'assistenza degl'ittfermi nei lazzaretti e nelle
propltie c m e ,raccolse pui nel suo istituto tutti i fanciulli che
erano rimasti orfani e abbandonati. Oh! quante centinaia, anzi
quante migliaia di giovani, ebbero sotto le paterne sue cure il
panemdesetlilearev..i.taq,udaenlEti'ipnotetellreotntoo,
dell'anima!
avviarsi a
Quanti vi appresero
carriere più elevate,

33.4 Page 324

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divenendo maestri e professori; quanti alla cawiwa ecclesia-
stica, fornendo le Diocesi del Clero necessario, e quanti parti-
rono missionari!...)>.
In ultimo accennava come a Don Bosco «non bastassero
le cure di amministratore e della ricerca dei mezzi di sosten-
tamento, ma trovava anche il tempo di scrivere tanti bei libri
per la gioventù)), per rilevare l'opportunità di aver eretto,
presso la sua tomba, un tempio al Patrono della sua Società
e della buona stampa, assicurando che Don Bosco e San
Francesco di Sales a tutti (avrebbero impetrato la grazia
di una felice dimora nel cielo, in compenso della chiesa a
questi preparata s&a terra %.
Di quel giorno ritornava a Nizza Monferrato, per assi-
stere alla chiusura degli esercizi spirituali e ricevere i voti
di alcune novizie. All'asrivo, ossequiato dalle Superiore e da
tutte le suore della casa, diede a tutte la sua benedizione,
e la mattina dopo rivolse queste parole:
a Voi, mie buone professe, siete quelle che date l'intonazione alla
casa; quelle, cio&,che col buon esempio dovete spingere alla pratica
della virtù le giovani aspiranti e le educande. Ora che avete fatto
Pasqua, sarete tutte risuscitate con Gesù Cristo, non è vero? Stamat-
tina nella S. Messa si
-rexiSsteisscieutme
Christo, p
veramente
leggevano
a e sursnm
risuscitate,
lseunptaqroulaeerditieS; .-Pacohloe:
dovete pensare a cose
- Si consnr-
vogliono dire:
celesti, ad ap-
prezzare di più le cose del cielo. Attendendo anche a cose materiali,
allo studio, al lavoro, si debbono aver sempre disposizioni sante,
perchè ogni cosa deve indirizzarsi alla maggior gloria di Dio.
o Mie buone Figlie, abbiate sempre gusto per le cose spirituali.
I medici dicono che l'appetito viene man mano che l'ammalato si
fa coraggio e prende cibo; cosi sa& di noi, se ci sforzeremo di vivere
spiritualmente, poco alla volta prenderemo gusto e diverremo anche
noi spirituali.
o E questo tornerà di grande vantaggio a noi e di grande profitto
a chi ci avvicina. Quando la minestra prende di fumo, diciamo che
ha sapore di fumo; cosi una persona che coltiva lo spirito, diciamo che
è spirituale. Parlando col nostro padre Don Bosco si gustava un non
so che di amabile e noi sperimentavamo che, awicinandolo, si diven-
tava migliori. Mi ricordo che, essendo io chierico, e trovandomi un
giorno con lui a passeggio, gli feci questa domanda: - Che cosa vuol
dire, Don Bosco, che yuando vengo con lei mi sento migliore, a som&Zianza
dei due discepolidi Emmaus, che camminando in compagnia di N. Sipore
111 - Dura prova
637
tivano in cuore un ardore insolito d'incoraggiamento al bene?... -
siamo in modo che lo stesso accada di noi, e preghiamo perchè
ignore ci comunichi questa bella grazia, di sapere noi pure di cose
Tornato a Torino, il 12 si recava a Valsalice. Nel po-
'ggio, 1'Eminentissimo Card. Richelmy benedisse so-
emente la nuova chiesa, la mattina dopo Mons. Ber-
tagna consacrava I'altar maggiore, la domenica 14 aprile
Mons. Manacorda vi celebrava il primo pontificale, e il
Servo di Dio teneva il discorso d'occasione.
(iEcce novafacio omnia. Sono, per lo meno, sei le chiese che que-
st'anno la nostra Pia Societii inaugura al Divin culto: qui, alla Spezia,
... in Sicilia, due nella Spagna a Sarrià e a Gerona, una nel Peni, ad
Arequipa; senza calcolare le varie cappelle... Ve n'è un gran bisogno,
e la Divina Prowidenza w o l servirsi anche di noi
D Forse nessuna riuscirà cosi bella, elegante e divota, come questa,
ed i? giusto che si distingua questa per lo scopo », essendo un omag-
gio al nostro Patrono, e destinata al Seminario delle Missioni.
(1 Colla novità
nella pietà, novità
materiale, siavi
nella diligema,
anche
novità
nlaellnoovzietlào..s.piQriutui.a..lea.vNetoevuitnà
Santuario dedicato al gran Maestro della pietà...Trovo molto spazio,
vacante; preghiamo affinchè venga a riempirsi di alunni. Nuova di-
... ligenza nei propri doveri, nell'osservanza delle Regole Nuovo zelo
... per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime 1).
T1 25 comunicava alle case di aver colmato il vuoto la-
sciato dall'indimenticabile Don Belmonte col chiamare a
prenderne il posto Don Filippo Rinaldi, ispettore delle case
di Spagna, pur comprendendo il vuoto che colà s'era fatto,
togliendo una mente e un'operosità così insigne, e dava
norme sapienti agli ispettori e direttori: - perchè si avesse
cura del personale; si curasse lo studio della teologia e delle
scienze sacre; si usasse da tutti <(una delicata carità di modi )>
e fraterna carità, e si coltivassero nuove vocazioni.
G Ne2 consacrare che abbiamo fatto col comincìare di
questo secolo la nostra Pia Società al Sacro Cuore di Gesù, io
ho avuto in mira specialmente questo, e domandai specialmente
questa grazia, che nessun confratello abbia da perdere la voca-
zione, e che anzi possiamo grandemente crescere il numero dei

33.5 Page 325

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638 - VI - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
nuovi confratelli coltivando le
di conservar meglio le vocazioni
vocazioni. S i
che il Signore
cci ehrachmi apnedrataton.t.o.
e di procurarne delle nuove... Così facendo corrispmderemo
meglio alle grazie del Signore, progredirà sempre la nostra
Pia Società, e il bene e la salute delle anime andrà aumentando
d i giorno in giorno S.
I1 26 aprile si portava alla Spezia per la consacrazione del
Santuario della Madonna della Neve, eretto su disegno
dell'architetto ing. Conte Giuseppe Ferrari d'orsara, un
tempio artistico e monumentale che ricorda le antiche ba-
siliche, degno del crescente splendore della ridente città.
La prodigiosa immagine della Madonna, che ivi troneg-
gia sull'altar maggiore, era in venerazione alla Spezia fin
dal termine del secolo XV, in una cappella in riva all'antico
torrente, detto la Làgora; e accanto ad essa sorgevano degli
olivi che ogni anno si vestivano di fiori e frutti il 5 agosto,
durante la messa solenne. Noi pure ne abbiam udito il rac-
conto da centinaia di testimoni. Caterina Cozzani ci diceva di
avere, un anno, colto ella stessa due ramoscelli, fioriti il
cinque agosto, per spedirli alla nobile famiglia Nasi di
Firenze, che voleva accertarsi del prodigio. Era un fatto
dawero prodigioso. Anche i1 prof. Giuseppe d'Isengard, prete
della Missione, ci scriveva in data i o aprile 1901: <(Quanto
alla fioritura degli olivi era certamente un fatto non ordinario,
perchè avveniva in giorno determinato e precisamente nel tempo
della Messa solenne Q.
Maria Pagliari ci attestava che un anno, un tale che
non voleva credere a quella meraviglia, il 5 agosto, all'ora
in cui soleva awenire il prodigio, salì sopra uno degli olivi,
e tenendo stretto in mano un ramo andava ripetendo: -
Se lo vedrò fiorire, ci crederò io pure! - ed anche quel ramo
si vestì di fiori.
L'antica chiesuola, divenuta cadente, nel 1785 veniva
sostituita con un bell'oratorio, e quando questo ne1 1864,
iniziandosi i lavori per la costruzione del R. Arsenale, venne
atterrato insieme con gli olivi, la Sacra Immagine fu traspor-
tata nella chiesa collegiata di Santa Maria, ove rimase fino
al 26 luglio 1881, nel qual giorno venne trasferita aila chie-
111 - Dura prova
639
$I appositamente innalzata da Don Bosco sul Viale Mi-
itare, in attesa dell'erezione di un tempio più degno.
E questo sorse e venne consacrato il sabato 27 aprile,
a Mons. Carli, Vescovo di Luni, Sarzana e Brugnato, che
er la circostanza aveva scritto e diramato alle sue diocesi
n'affettuosissima Pastorale. Malgrado una pioggia inter-.
ittente, una gran folla attendeva pazientemente che si
svolgesse la cerimonia; ed appena aperto, in pochi minuti,
gremì il santuario. Terminata la consacrazione, ad ora tarda
dopo mezzogiorno, salì all'altar maggiore a celebrarvi la
prima Messa il Servo di Dio, con assistenza pontificale di
Mons. Carli, mentre Mons. Boracchia, ' Vescovo di Massa
Marittima, consacrava gli altari laterali.
La domenica 28 aprile fu il dì più solenne dell'ottavario.
Ai Vescovi di Sarzana e Massa Marittima, e agli Arcipreti
mitrati di Camogli e di S. Pier d'Arena, si associò ad accre-
scere splendore alle cerimonie Mons. Reggia, Arcivescovo
di Genova, mentre il tempo, sempre cattivo, minacciando
una pioggia dirotta, pareva che dovesse impedire la grandiosa
processione per il trasporto della venerata Immagine al
xiuovo Santuario. Infatti, ad intervalli, piove a dirotto e dai
più non si ritiene conveniente di far la processione. Ma le
confraternite, accorse dalle parti più lontane del golfo hanno
indossato i ricchi costumi, spiegano i Sacri vessilli, accendono
i fanali, e s'awiano, precedute dai loro Crocifissi colossali,
che solo un miracolo d'equilibrio può sostenere. Lo spet-
tacolo è maraviglioso. Un numero straordinario di agenti,
guardie e carabinieri, a stento riesce ad aprire un varco al-
l'imponente corteo che sfila lungo il viale Garibaldi e via
Prione verso la marina: confraternite, associazioni religiose,
suore, istituti, una fila interminabile. Preceduto dalla Croce
del Capitolo della Collegiata esce finalmente dal tempio il
Clero e si schiera innanzi all'ingresso dell'Istituto S. Paolo,
mentre la folla s'inchina al passaggio dei Prelati e dei Vescovi,
che in ricchi paludamenti attendono l'Immagine della Ma-
donna. Un fremito indescrivibile invade la folla, quando
appare il Servo di Dio e, subito dietro a lui, il trono su cui
posa l'Effigie prodigiosa. Le bandiere delle associazioni cat-

33.6 Page 326

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toliche s'inchinano, il Clero si prostra, i Vescovi incensano,
le musiche dàn fiato alle trombe; e, proprio in quell'istante,
un vivissimo raggio di sole squarcia le nubi e investe il trono
della Vergine, scintillano le gemme e gli ori che lo ricoprono
e la Taumzturga Immagine par che sorrida, brillano le mitre
pontificali e rifulgono i ricami delle sacre vesti in un'improv-
visa festa di luce e colori, e il Servo di Dio mormora pre-
ghiere fissando teneramente l'immagine, mentre gli occhi
della gente, bagnati di pianto, dicono qual sia in tutti la
commozione più soave.
Giunti ai pubblici giardini, presso il porto, mentre i
Vescovi benedicono lo storico golfo lunense, un altro raggio
di sole, fulgidissimo, torna a brillare sull'effigie della Ma-
donna.
I1 ritorno della processione fu commoventissimo come
la partenza. Sull'ampia gradinata del Santuario, raggiante
di gioia attendeva la Sacra Immagine il Metropolita Ge-
novese, che l'incensa e benedice la folla; e Nostra Signora
della Neve entra nella sua reggia, al canto del MagniJicat a
voce di popolo.
I1 Servo di Dio si trattenne aila Spezia l'intero otta-
vario, facendosi tutto a tutti, come sempre. L'ultimo giorno,
il 4 maggio, prima del canto del Te Deum, sali in pulpito
e parlò alla folla che gremiva il tempio.
« H o letto la bella lettera del vostro zelante Pastore nel
Numero Unico: Egli ripete più volte: - Noi siam figli di
Maria! - In questi di ho potuto constatare co' miei occhi
che proprio volete essere figli di Maria >>; ed accennava il
gran concorso alla processione, e la pietà dimostrata, e la
frequenza ai Santi Sacramenti.
{<Ora - proseguiva - io desidero farvi conoscere la gran fortuna
d'esserefigli di Maria e il modo di comportarvi da verifigli di Maria.
O Maria, dolce Madre nostra, aiutatemi a svolgere convenientemente
l'argomento e a confermarcinel propositodi diventare degni vostri figli.
I) 10 Fortuna d'essere figli di Maria. Non li una semplice espres-
sione di cuori divoti; li realtà che noi siam figli di Maria Santissima.
Siamo fratelli di Gesù benedetto, che volle farsi uomo I), in tutto
simile a noi, tranne che nel peccato. a Non dice S. Paolo che noi
amo membri di Gesù Cristo! dunque noi siam figli di Maria. Non
hiama egli Gesù Cristo primogenitus in multis fratrìbus? Se egli è
gli0 primogenito, noi siamo gli altri figli. Se ciò non bastasse, poi:
Gesù è figliuol di Dio consustanziale al Padre, fummo adottat~
ndo Gesù lasci6 San Giovanni figlio a Maria Santissima. Abbiamo
ragione di rallegrarci e, direi, vantarci di tanta fortuna ed onore 1).
eccone i a motivi)). Maria Santissima è Madie la più santa,
dre la più tenera, Madre la pi& potente. Gli Angeli stessi non hanno
l'onore di chiamarla Madre, 2 loro Refina soltanto. Che onore, che for-
tuna, che nobiltà la nostra!
» z0 Come comportarci per diuentare degni figli di Maria. Dicono
Francesi: Noblesse oblige! L'alta nostra nobiltà c'importa obbliga-
ioni particolari... di vivere secondo il nostro esemplare, il Prototipo,
io& Gesù Cristo I), di seguire i suoi «insegnamenti ed esempi a,
amando e risoettando la nostra buona Madre]). Quindi non lasciar
mai sfuggire ai suo indirizzo parole ingiuriose; deplorare l'uso orri-
bile di bestemmiare con titoli obbrobriosi; parlare volentieri in sua
lode;
gni
raccontare
attenzione
le grazie che si ottengono
per non disgustarla, avere
ian sLuaeiinctoenrfciedsesniozanef;iliuaslaer..e.
E narrate alcune grazie ascritte alla sua visibile interces-
sione, di un giovane, che, mentre si stava costruendo il
Santuario, cadde dal ponte più alto, senza farsi alcun male,
e di ugual sorte che stava per accadere al direttore Don
Scappini, concludeva:
( L a pioggia, che accompagnò la consacrazione, fu figura
della futura pioggia di grazie )>.
Prima di scender dal pulpito, diceva ancora due parole
in confidenza: - Sono 25 anni che i Salesiani mandati dal
loro padre Don Bosco vennero a stabilimi alla Spezia, e quante
fatiche ebbero a sostenere, nelle scuole diurne e serali, negli
oratori festivi, durante il colera; prima nella casa iniziale in
via degli Aranci, e 3oi qui nella piccola cappella, annessa alla
piccola casa, e nel farne l'ampliamento,~enell'erigere la chiesa
attuale! E tutto a beneficio della popolazione, e specialmente
della gioventù!... I più vivi ringraziamenti ai benefattori!...
M a i debiti contratti sono ancor molto gravi, e i lavori incom-
pleti; - e con accento il più convincente implorava da tutti
il soccorso della carità, promettendo le preghiere sue, dei
salesiani e degli alunni.
I1 6, prima di partire, radunati a conferenza i confratelli,
- Viio dei SO& di Dio Miclzeie &a. Vol. 11.

33.7 Page 327

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642 V I - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
li esortava a prendere un po' di riposo, a cominciare un
mese di Maria a parte per gli alunni, a vigilare specialmente
i più grandicelli perchè avessero a chiuder bene l'anno sco-
lastico, a riprendere regolarmente gli esercizi di pietà e tutte
le occupazioni.
La sera era a Nizza Monferrato. I1 dì seguente celebrò
la Messa della comunità e presiedette la cerimonia della ve-
stizione di nuove aspiranti, rivolgendo care parole sullo
spettacolo della loro trasformazione:
osservo nel vostro esterno un cambiamento totale!... Quale
mutamento! le vesti eleganti in nero ammanto..., la corona di rose
... in un velo Assumeste ii modestino, e, invece deimonili, la medaglia
... di Maria Ausiliatrice!
Il cambio dellevesti significa che rinunziaste alle vanità del mondo;
l'avete detto anche nel formulario... L'abito nero è adatto, il nero B la
negazione di ogni colore: dunque nessuna vanità. Anche nel vostro
interno rinunziaste alla vani& non ambizione di comparire, com-
... battete la smania di far bella figura davanti agli uomini. Avete assunto
il modestino candore, modestia.
Invece della corona di rose, il velo! Le rose sono tenute come
simbolo dei piaceri; dunque avete sinunciato anche ai piaceri. I1 velo
vi copre i1 capo, secondo la raccomandazione di S. Paolo. Come
... sarebbe opportuno che tutte le donne e donzelle portassero sempre
iolcuvleolso!meosSneemveidaenacnhtevaanriitaptaermar.e..
gli occhi.
I1 velo vi
Davide dice: - Averte
ricordi la custodia degli
occhi.
s Avete cambiato i monili nella medaglia di Maria Ausiliatrice~),
e ricordava l'esempio della madre dei Gracchi. e Voi tenete come
vostro più prezioso ornamento la medaglia di Maria Azlsiliatrice, e ado-
peratevi per diventare degne
zione: ornare l'anima vostra
sue &Zie.
delle virtù
SdiiataqluMesatadrle'u..n.icEassvaostèra1'aAmubsii--
liatrice del popolo cristiano; voi, sne jiglie, preparatevi a diventare ausi-
liatrici delle anime pel paradiso >>.
Tornato a Torino la sera del 7, la mattina dopo era
... a Foglizzo. Si temeva - dice la cronaca di quella casa -
che non potesse venire; ma il nostro buon Padre, se non
potè arrivare alla vigilia, fu puntuale per il mattino della
festa. Dopo la messa solenne vi fu la vestizione di 9 chierici >>,
ai quali fece le sue congratulazioni; e poi tenne anche il
panegirico di San Michele su queste linee:
- III Dura prova '
643
« 10 S . Michele è il Protettore della Chiesa. I n questo tempo la
hiesa è travagliata da per tutto, ma in modo particolare nella Francia,
ella Spagna e nel Portogallo. Preghiamo S. Michele che vogliain
uesti giorni proteggere specialmente quelle tre Chiese, che non son
he una parte di quell'unica Chiesa, la quale ha per capo il Ro-
Pontefice. Anche adesso S. Michele rimarrà vincitore, farà
e .queste persecuzioni contro la Chiesa, od almeno ne la farà
scire più gloriosa.
» 20 San Michele è il Protettore dei moribondi. E noi preghiamo per
moribondi. E quando veniamo in questa chiesa dinnanzi a Gesù
Sacramentato e non sappiamo quasi che cosa dire, recitiamo un Pater,
Ave, e Gloria per gli agonizzanti. La carità verso gli agonizzanti è una
pratica molto bella. Ora voi la potrete fare appena in generale; ma
forse, quando sarete preti, avrete occasione di esercitarla in partico-
lare. ed allora Dorrete i vostri moribondi sotto la protezione di S.
~iibele.
s 30 San Michele in ciclo è onorato e riverito da 9 cori di Angeli.
Oggi-hanno messo la veste nove chierici novelli. Di qui un pensiero,
un'idea. Non si potrebbe in questa casa introdurre una nuova pratica?
Sarebbe dividervi tutti in 9 gruppi; ciascun gruppo abbia le attribu-
zioni di uno dei cori degli angeli, per onorare così S. Michele in questa
casa. come si onora in cielo 1). <i Schieratevi sotto il vessillo di un coro
ogni settimana; ed ogni mese si cambi a sorte il santo Patrono, stu-
diandovi d'imitare, secondo il possibile, il coro degli Angeli a cui vi
siete uniti )). E li esortava ad essere divoti di S. Michele, e u a ricorrere
a lui in tutte le tentazioni. Anzi nelle tentazioni sarebbe bene ripetere
le sillabe che compongono il nome di San Michele e che S. Michele
stesso pronunzib la prima volta: - Quis ut Dens? (Mi-cha-el?), le
quali ci ritrarranno da ogni cosa cattiva >).
... Durante i vespri - continua la cronaca - si mise
a piovere e bisognava fare la processione. I1 signor direttore,
che espose i suoi timori a Don Rua, sentì chiamarsi uomo
di poca fede; ed un altro che andò ad invitarlo per la pro-
cessione durante il Magnificat e gli fece egli pure palesi i suoi
timori per la pioggia dirotta, ebbe la medesima risposta, ed
insieme: - Vedrai che faremo la processione, senza pioggia
e col sole! - Ed in così dire il sig. Don Rua rideva, e si
mostrava così tranquillo, come se nulla fosse. E fu profeta;
poichè la processione fu fatta immediatamente dopo i Vespri,
senza pioggia e col sole )).
Don Giovanni Zolin, che in quell'anno era direttore della
casa, ci dà altri particolari: ((Pioveva quasi tutti i giorni e

33.8 Page 328

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- - 644 VI S~lcceSsoredi Don Bosco Secondo decennio
quasi ininterrottamente. Anche quel giorno il cielo era in
pioggia fin dal mattino. Cominciati i vespri nel pomeriggio,
avvisai Don Rua che subito dopo vi sarebbe stata la benedi-
zione col Venerabile, non potendo aver luogo la processione
come il solito degli altri anni. "Uomo di poca fede, mi rispose
il caro Padre, vedrai che si potrà fare benissimo la processione,,.
Mi sorprese una simile affermazione, fatta con una calma e
sicurezza che non ammetteva dubbio, poichè i vespri erano
presso a finire, nè. il tempo pareva punto volesse mutare! In-
fatti durante il Magn+'kat si squagliaron le nuvole, comparve
il sole e si fece terso e limpido il cieIo che durò fino a sera D.
I1 Servo di Dio, prosegue la cronaca, 4 ricordò poi la cosa
alla fine dell'accademta, narrando insieme il bell'episodio av-
venuto alla Spezia durante la processione di N. S. della
Neve, che, piovendo allora, cessò di piovere e squarciate le
nubi un raggio di sole venne a posarsi sul capo della
Vergine, nel tempo in cui uscì )) dalla nostra primitiva chie-
setta, ove era stata venerata per vent'anni.
((Durante l'accademia, parlò molto bene Don Guerra,
[Mons. Ambrogio Guerra] a nome di tutti i suoi compagni
missionari d'America. Di qui prese occasione il sig. Don
Rua per parlare del gran bene compiuto dai Salesiani in
America non solo, ma anche in altre parti, mediante l'aiuto
di Dio, di Maria e di S. Michele.
)>Allasera ci lasciò questo fioretto pel mese di maggio:
- Ogni volta che si T J ~in chiesa, recitare un'Ave Maria
perchè la Madonna si degni mandare molti buoni opwai alla
Pia Società S.
Il 9 celebrò la Messa della Comunità e ripartì raccoman-
dando nuovamente di far bene il mese della Madonna.
A Eòglizzo, per consiglio di Don Rua, fin da quando si
cominciò a celebrare solennemente la festa dell'llpparizione
di S. Michele nella nuova chiesa, si prese a compiere il mese
in onore della Madonna dal 9 maggio al 9 giugno, (perchè
- com'egli diceva - è conveniente che Maria Ausiliatrice
si onori devotamente anche nel mese che precede il giorno della
consacrazione del suo Santuarfo di Valdocco!... - che era
pure il genetliaco del Servo di Dio.
III - Dura prova
Don Carlo Borasio ci dava un altro particolare interes-
nte: <<Neml aggio 1901 Don Rua trovavasi a Foglizzo per
a festa di S. Michele; e mentre stava in cortile circondato
dai novizi, venne ad ossequiarlo il Prevosto locale Don
Giovanni Ottino. Siccome questi, piuttosto avanzato negli
nni, diceva che non sperava più di vederlo nel prossimo
anno, il signor Don Rua disse che per conto suo aveva ancor
dieci anni di tempo, dopo i quali avrebbe chiesto il permesso
Don Bosco)). Don Ottino moriva nel 1907, e il Servo
i Dio, come aveva dichiarato, nel 1910.
-Ed eccoci alla festa di Maria Ausiliatrice.
Quell'anno ebbe un carattere assai più solenne. Non
meno di centomila divoti, accorsi da Torino e da ogni
parte del Piemonte e d'Italia, e anche dall'Estero, sfilarono
innanzi al suo altare e in gran numero assistettero alla pro-
cessione con la statua della Vergine benedetta, che per ini-
ziativa e sottoscrizione popolare per la prima volta venne
portata in trionfo fino a Porta Palazzo, alla piazza del mercato.
Dopo la Messa solenne, pontificata dal Seno di Dio Mons.
Edoardo Giuseppe Rosaz, Vescovo di Susa, il Card. Ago-
stino Richelmy con un vivo e toccante discorso inneggiava
a Maria Ausiliatrice, la Madonna di Don Bosco, ((perchè
è la Pia Società Salesiana che, in questi ultimi tenzpi suscitata
da Maria
spande il
per mezzo di Don Bosco, n e
nonze, ne glor$ca la potenza,
zneelaeslaaltdaivleozgiornaez,ien..e.
I membri tutti della gran jamìglia d i Don Bosco - Salesiani,
Suore di Maria A d a t r i c e , giovinetti e fanciulle a#dati
alle loro cure, Cooperatori e Cooperatrici - costituiscono
E'eletto campo in cui la Regina del Paradiso si compiace ripo-
sare, e l'eredità del Signore, cuì Essa, la Vggine Amiliatrice,
predilige. Ed i Salesiani e le Suore con tutti i loro Cooperatori
e Cooperatrici, chiamati a sostenere nel mondo questa nobilis-
sima missione, devono a tutto potere mirare ai modelli che lmo
si rappresentano...)).
Maria Santissima è il prototipo della virtù angelica; e,
siccome Don Bosco predilesse i fanciulli, i suoi cooperatori
devono amare, onorare, rivestirsi di questa vi& si bella e
mantenerla nelle anime dei fanciulli... E modello i m - m e di

33.9 Page 329

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646 VI - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
umiltà e mansuetudine, ((altrevirtù che rirplendettero in Don
Bosco e che egli c e d driffonderesempre e dovunpue, e per cui,
caro a Dio e agli uomini, fece opere giganti... )).
*.pielnsiero che Maria Ausiliatrice abbia scelto questo
luogo come centro della sua gloria, mi fa sovvenire della grotta
di Betlemme ove la Vmgine preparò la comparsa di Gesù nel
mondo. Ecco la seconda missìone dei cooperatori salesiani:
preparare i cuori per ricevere Gesù nella Comunione. Zelate
la frequente Comuuione, essa che è il connubio divino della
creatura col suo Creatore, apporterà pud fmtti delle crirtiane
virtù di cui si sente tanto bisogno.
>>Malà in quella grotta, accanto a Maria, vi era pure il
casto suo Sposo S. Giuseppe; egli che difese, sostenne, e lavorò
per Gestì e per Maria. Cooperatori Salesiani, ecco il terzo
compito vostro: difendere, sostenwe, lavorare per Gesù. I
tempi lo reclamano, l'onore di Dio lo esige, il nostro dovere di
cristiani cattolici ce lo impone; dobbiamo operare; stretti in-
torno ai nostri Pastori, forti delle promesse del Sig~ore,con-
$denti nelE'aiuto di Maria - LA CARA PVZIDONNA DI DON
Bosco - teniamo alta la bandiera della fede, e le opere nostre
sano il suggello delle nostre credenxe, i nostri fatti l'afferma-
zione dei nostri sentimenti».
Alla processione che, nonostante il tempo minaccioso,
riuscì solennissima, prese parte in cotta, tra i sacerdoti,
anche il Servo di Dio; e quando, verso le nove, Mons. Rosa;l,
dopo aver dato la Benedizione Eucaristica nel Santuario, si
avanzò alla porta con l'ostia Santa, per benedire anche il
popolo che gremiva la piazza, un grido immenso risuonò
unanime: viva Gestì Cristo Redentore!, seguito da un batti-
mano formidabile.
il Se, di Dio, durante il giorno, fu circondato per
lunghe ore da una folla di cooperatori e di devoti, desiderosi
di sentire una sua parola e di essere da lui benedetti, come
un tempo avveniva attorno Don Bosco.
Pochi giorni dopo tornava ad assentarsi da Torino.
11 12 giugno era a Parma, il 13 a Modena, il 14 a Bologna.
A Parma assisteva alla distribuzione dei premi alla Scuola
di religione, fondata con tanto zelo da Don Carlo Baratta.
III - Duva prova
647
Si vede il vostro sano criierio, chè non vi accontentate delle
re e delle scienze profane, ma vi tenete al sodo, con lo studio$iia
ione, che è lo studio fondamentale delle scienze, delle arti, del
on Bosco aleggia fra di voi e si compiace. Taluno credeva che
e lo studio profano; ma purtroppo si tocca con mano, dalle
atisttche, che la delinquenza è più abbondante e più raffinata nei
... si più inciviliti senza religione. Coloro stessi che p@o?o combat-
la-religione, mandano i loro figli a scuola dai religiosi D.
Bologna assisteva alla posa solennissima della prima
del tempio del Sacro Cuore di Gesù presso l'Istituto
ano. «Alla nuova Reggia che sarà costruita in omaggio
gran Re dei secoli - diceva il Card. Svampa - è giù pre-
arata la corte vicina, ed è la fiorente famiglia dei figli del
opolo che qui si educa alla virtù, al sapere, al lavoro so'tto
vigile e amorosa assistenza de' seguaci dell'imm~taleDon
Bosco. Questi.cari fanciullipoyeranno incessantemente al Di:
uin Cuore di Gesù il gradito tributo de' loro candidi affettz,
ed emulando gli angeli del cielo offriranno l'odoroso incenso
della più sincera pietà. E quel Cuore Sacratissim si compiac&
della loro fede e della loro innocenza, e verrà maturando in
ess i germi di una generazione novella. L'Istituto Salesiano
ed il Tempio del Sacro Cuore realizzano nel mio pensiero un
passo avanti nel progresso del bene; son quasi il segnale di nuova
alleanza tra i1 nelo e la terra nella diocesi Bolognese. Noi
consacriamo a Gestì Cristo le nostre primizie più care, i fan-
ciulli: e
traente
Gesù
della
sCuarisctoarictià.o..ffor.e
nel
suo
Cuore
il
pegno
più
at-
Leone XIII, accompagnata da un Breve affettuoso, in-
viava al Cardinale una cospicua offerta per il nuovo tempio;
e la cerimonia fu. una nuova affermazione dell'ammiraione
della città per l'Opera Salesiana.
Da Bologna Don Rua si portava a Pavia ad ossequiare
1'E.mo Riboldi elevato allora alla S. Porpora, e annuendo
al desiderio del direttore diocesano dei Cooperatori, Don
Francesco Mariani, per assistere all'inaugurazione della bella
cappella eretta al S. Cuore di Gesù nella sua ~arrocchiadel
Carmine, e visitare la casa salesiana e l'annesso Oratorio

33.10 Page 330

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648
- - VI -=ccessoue di Don Bosco secondo decennio
III - Dura prova
festivo. Cordialissima l'accoglienza che ebbe dall,E.mo
Arcivescovo di Ravenna, e dal nuovo v~~~~~di~pavia
io annuale della riconosce*a;
Mons.
Pietro
Ciceri. 11 Cara. Riboldi lo volle a
Maffi, Rettore del Seminario, l'invitò
a
eM
visitare
~
i
~
~
.
mento. ai quali rivolse parole di saluto e d'incoraggia-
lui, cehefuaqlsuienldlaoml'easnpireasvsrioebnbe,erloa
che gli si rivolsero affettuosa-
re più delicate del cuore e sentì il
I1 16 giugno assistè alla messa solenne nella chiesa del
o era tra tutti ((ilpiù caro e ricco
Carmine e rivolse ai fedeli che gremivano i1 tempio un
affettuoso discorso. Nel pomeriggio si
siana, dove trovò radunati 500 giovani
recò alla
dei vari
casa
sale-
cit-
tadini, e il mattino seguente celebrò nei Santuario di N. S.
delie Grazie, e vi tenne anche conferenza jai cooperatori.
COm'ebbe impartita la benedizione col SS. sacramento,
,a: (( Michele! si stendano le
un popolo d'amore festante; su lui
è, Ze grazie che Prodigo il Cielo
supplite, Don Bosco morente, per te
clemente, allor che la trepida tua cura
diede comodità a tutti di parlargli e ricevere la benedizione
di 1VIaria Ausiliatrice.
Anche a
Sacro Cuore,
descrivenedoanePal'vimiamtaegninnee
uconmdeisacpoprsaemtteo
aslulal
Beata 1Margherita Maria Alacoque:
e La
pari
coi cattivi
di spine. Ci rammenta
aflfeetstip,.i.n.ecocIoln'imcpuuirsi&i p..unge
la corona della
attualmente il
pcasusioonrede,.i
ma in
G~~~
suaec, segnò. - D*% Rua amari-
G.o, a noibenedici; le preti tue fmide ci rendan felici...').
11 z4 Si radunavano gli ex-allievi e gli offrivano un bel
rpecirotriimmaltmto~oe,dnaetag~nlidoexd~-e)a-lFll'lEaeienl1sviccuiiecadliRimc. aeDavmc(oigGmnlriaoaB,,voedCssciuocrduacetihoteecdsossimaèlmSìuu.annlAibsgaeroclesse'ter)idlnooogz,iioo7;
democrazia cristiana, ad illustrazione delSapostolat0
" L a ferita della lancia. Rammenta la ferita fattagli da ~
~
come Pure le ferite fatte da noi coi nostri gravi
tare la Chiesa, col dare scandalo, colio spargere
eprercocrai tci,ocnotrloplears~egui-~
d
chi
OcLoa mmCreottcee.
Ci rmmenta la croce del Calvario. S.
Peccato crocifigge di nuovo Gesù nel
paolo dice che
proprio cuore;
disobbedienze, vendette, ingiustizie, ubriachezze,
cattive,
~
~
gra~n padrei, dopo ~aver gri~dato ew,iva a Lui e al Sommo
(, tefice, al magno panegirista di Don Bosco)),gridava anche
un .
a
R ~ ~ :caldissimo evviva innalziam0
degniSsz'mo
OGNI
~~
ma
~ ~ e s dsioDroen BOSCOD.on
nelraffidare E'opera sua nelle
Bosco FECE BENE
mani di Don Rua
furti... profanazione delle feste, bestemmie,,. o.
FECE B
~ ~ ~T~is1pecc. h~ia le vi~rtzl del~ Fonda.tore! saggio%
D a Pavia proseguì per Milano. <<Fuincaricato - ri-
corda Don Francesco
nerando
in
treno,
il
sFigu.
Peiizzaro - di accompagnare il ve-
DpeornmReuuancaavsòorfpureosraideauunnaafortuna...
valigia un diurno, e con quel suo fare bonario, col suo sor-
riso che consolava: -
dal recitar il breviario,
nSoani,
mmii
dhiasspee,ilpPraopibaitomdihi adirdliosp. e-maEto,
sua uscita, seguita da un secondo sorriso, si
segnÒ.sulla bocca e cominciò la sua preghiera l).
a8ettuoso, pmdente, come lui explica un'attività e selo ammiya-
bile;,in Rua rivive tutto Don Bosco... l).
e la mat-
~i quei giorni fece una visita nel Monferrat",
tina del 29 scendeva da Lu a Mirabello, dove la memoria
sua permanenza nei due anni che vi fu direttore
primo collegio salesiano era vivissima e incancellabile.
,,lto, come si suole accogliere il vescovo, viene
gnato dal clero alsaltar maggiore, e celebra la
tiene un fervorino che tutti infiamma all'amore
S.
di
Messae,
di Maria, e per oltre un'ora distribuisce la S. comunione.
Non ci consta qual -impegno Sabbia ricondotto a nililano
Quindi si reca a l ~ ~ r a t o r iFoemminile, diretto dalle

34 Pages 331-340

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34.1 Page 331

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650
- - VI Successore di Don Bosco Secondo decennio
di Maria Ausiliatrice; alle 11 torna in parrocchia per tenere
il discorso durante la Messa solenne; e pranza in parrocchia.
((Alla fine del pranzo - ricorda una Figlia di 1Varia
Ausiliatrice - due bambine dell'asilo recitarono un dido-
ghetto, e il sig. Don Rua distribuì loro dei dolci e dei confetti
e le benedisse. Nel pomeriggio, ricevè alcuni signori ed altre
distinte persone che vennero a fargli visita e, dopo il vespro,
intervenne, col clero Mirabellese e molti altri sacerdoti, ad
assistere all'accademia preparata in onore di Maria SS.
Ausiliatrice. A tal fine si era addobbato e ridotto a cappella
il portico annesso al collegio, che si ebbe a nostra disposizione
dall'autorità comunale. Ma, stante il gran numero di persone
accorse per la festa, non si potè dar principio all'accademia.
Sospesa la quale e allontanatasi la folla, il signor Don Rua,
accompagnato dal Clero, scese in giardino in mezzo al nu-
meroso stuolo di Oratoriane, le quali vollero, anche senza
apparato, svolgere il programma che avevano preparato e,
subito, il ven. Padre accondiscese. In fine parlò a tutte di-
cendo ch'egli gradiva tanto il loro omaggio e di cuore le
benedisse, e le Oratoriane baciatagli ancora una volta rive-
renti la mano, ritornarono contente alle loro case. LI ve-
nerato Superiore partiva egli pure.
o La piazza era gremita di uomini che volevano vedere
ancora una volta la persona venerata, e al, passaggio della
carozza tutti si scoprivano riverenti il capo, 6:il sig. Don Rua
cordialmente a tutti rispondeva. La sua venuta lasciò' le più
dolci impressioni; andò disgiunta la santa ammirazione
delle virtù di un uomo ch'essi sapevano tanto grande e che
videro, umile e dolce, farsi in quel giorno tutto a tutti)).
Di quella sera proseguì per Borgo S. Martino, e poi
tornò a Torino.
In mezzo a tante consolazioni una grave preoccupazione
assillava in quell'anno la mente del Servo di Dio. Il lettore
avrà notato come da qualche tempo i suoi viaggi si anda-
vano moltiplicando.
Perchè tante assenze da Torino?
Una Spina gli trafiggeva il cuore, pur facendo risplendere
la vivezza della sua fede e la piena conformità alla volontà
- 111 Dura prova
65'
si manifestava nelle dichiarazioni dell'Autorità
ema della Chiesa.
i è accennato al Decreto della Sacra Congregazione
ema del S. Ufficio, del 5 luglio 1899, e alle cure deli-
con le. quali il Servo di Dio aveva subito incominciato
animi che lo vedevano in contrasto, quasi,
dizioni familiari.
rdinario, fin dal 1896, aveva inoltrato alla
ione dei Vescovi e Regolari osservazioni e
menti in proposito, che vennero a mezzo dell'Eminentis-
mo Card. Protettore comunicati al Servo di Dio, che li
namente infondati. I1 31 luglio 1900 lo stesso
.nario era tornato alla carica; e il Card. Cotti, Prefetto
S. Congregazione suddetta, ne dava comunicazione al
ore Generale Don Marenco in questi termini:
risce che nelle Case Salesiane fuori di Roma il superiore
bbligato ad ascoltare le confessioni dei propri confra-
nvittori, e se deputa altri sacerdoti a tale ufficio, o perchè
sovraccarico di occupazioni, o per uniformarsi al Decreto del S. Uf-
fizio del 5 luglio 1899, viene rimproverato dal Superiore Generale,
perchè con cib si dimostra di voler governare con norme diverse da
quelle suggerite dai Superiori.
>I 2) Nelle Case Salesiane vi è stretto obbligo di rendere conto
della propria condotta al superiore locale e tal rendiconto deve ag-
girarsi su cose esterne non appartenenti alla confessione. Ma intanto
se tal rendiconto si fa davvero, è quasi impossibile che non si entri in
cose di confessione; se poi uno si mostra difficile e scorre sulla propria
condotta, riesce poco gradito ed anche sospetto al superiore.
I) 3) La Pia Società col moltiplicare delle Case si estende ogni di
più, ma oltre le proprie forze. Ne segue che i soci sono oppressi dal.
lavoro e non possono attendere che troppo scarsamente a sè e alla loro
personale perfezione. Ne segue ancora un grave danno agli alunni
stessi, perchè manchevole riesce le loro educazione morale; civile e
i
I1 Servo di Dio inviò al Procuratore questi appunti per
la risposta, che vennero comunicati il 16 novembre.
I) 11direttore delle Case Salesiane fuori di Roma qualche
volta si trova solo sacerdote munito della patente di confessione;
per non lasciar gli allievi e i confratelli senza la comodità di confes-

34.2 Page 332

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652 VI - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
sarsi, lo si esorta a prestarsi per chi liberamente lo richiede. Egli però
è obbligato a prowedere qualche confessore estraneo una volta per
settimana, se non più sovente, od almeno una volta al mese, quando
non possa averlo più spesso. I1 Rettor Maggiore poi non ricorda d'aver
rimproverato alcun direttore, se non nel caso che questi non procu-
rasse ai suoi dipendenti la comodità della confessione, dove e quando
non vi fosse altri abilitato ad ascoltare le confessioni.
>>AnI0 z ) Nelle Case Salesiane vi è la prescrizione, come forse
in tutte le Congregazioni Religiose, di render conto della propria
condotta al Superiore locale, ma è pur prescritto di limitare tale ren-
dreicnodnictoonatil.l.a.
condotta
lèggesi: "
esterna, essendo che nel capo
Si noti bene che il rendiconto si
che tratta
raggira su
dei
cose
esterne e non di cUnfesssiUe, a meno che il socio ne facesse egli stesso ar-
gonzato per suo spirituale vantaggio,,. Finora non consta al Rettor
Maggiore che alcun direttore abbia oltrepassato questi limiti. Se gli
verrà indicato qualche trasgressore, lo ammonirà debitamente.
o Al no 3) La Pia Società Salesiaua o meglio i Superiori della me-
desima fanno quanto possono per non accettare nuove fondazioni e
solo vi si lasciano indurre quando interviene il comando o la raccoman-
dazione delle Superiori Autorità Ecclesiastiche, oppure si vede chia-
ramente che la gloria di Dio e il bene delle anime esigono tali fonda-
zioni. Non ne fanno mai di propria iniziativa, e non vi s'inducono
d'ordinario se non dopo istanze reiterate di parecchi anni. Non consta
che le fondazioni riescano di danno, nè ai confratelli, n&agli alunni.
I confratelli godono di quella salute che si gode negli istituti di vita
attiva,
è loro
aedgaltitaatalu>n>n.i
ricevono
tutta
l'istruzione
religiosa
e
morale
che
La questione principale, mossa ultimamente dal Rev.mo
Ordinario, riguardava il privilegio di poter confessare gli
alunni interni senza l'autorizzazione delltAutorità Diocesana;
e la S. Congregazione, in data IO novembre, gli rispondeva
che, fino a quel giorno, ((exhactenus deductis B,non constava
che i Salesiani godessero di tal privilegio; e ne dava comu-
nicazione al Servo di Dio, a cui il 27 febbraio 1901 giungeva
un'altra dichiarazione:
((Presa cognizione delle risposte date dalla P. V. al dispaccio di
questo Sacro Consesso, in data 16 novembre rgoo, contenente alcuni
appunti sull'andamento della Pia Società Salesiana, il S. Consesso
ravvisa opportuno richiamare alla memoria della medesima P. V. la
piena osservanza del Decreto emanato dal S. Uffizio sui confessori
degli Istituti e Comunità Religiose, e perciò la invita a far si che ai
confratelli e agli alunni delle Case Salesiane non manchino mai con-
III - Dura prova
ri, o esterni o delllIstituto, onde non obbligare i Confratelli a
ervirsi anche contro loro voglia del ministero dei superiori o diret-
ori delle rispettive Case.
)> Quanto poi all'obbligo che hanno i confratelli di rendere conto
a propria coscienza ai superiori locali, il medesimo S. Consesso
ta lo zelo e la vigilanza di V. P. a prowedere in modo efficace a
non si verifichi alcuno degli inconvenienti lamentati col citato
ispaccio, e che il rendiconto di coscienza si contenga entro i limiti
rescritti dalle Costituzioni proprie dell'Istituto n.
e,
Anche qualche confratello, bisogna rilevarlo, aveva fatto
delle lagnanze circa queste usanze familiari; e la pentola
bolliva in modo, che una gocciola l'avrebbe fatta traboccare.
Difatti nel 1901, subito dopo la festa di Maria Ausiliatrice,
veniva annunziato a Don Rua che presto avrebbe ricevuto
un Decreto che vietava ai superiori della Società Salesiana
di ascoltare i loro dipendenti in confessione, sancito il 24
aprile; e il 29 maggio il Procuratore generale Don Marenco
gli spediva il Decreto. I1 Servo di Dio, immediatamente
rispondendogli, l'incaricava d'inoltrare alla S. Congrega-
zione questa dichiarazione:
<<Hlo'onore di render noto a V . E. che ho comunicato al
Rettor Maggiore il Decreto del 24 aprile di cotesta S. R. In-
quisizione, e che esso non solo fu accettato dall'lstituto, ma che
sarà pienamente eseguito in tutte le case con tutta la prontezza
che è richiesta dal Demeto stesso P.
I1 6 giugno Don Marenco tornava a scrivere dicendogli
che il Commissario del S. Ufficio, Mons. Tommaso Maria
Granello, gli aveva dichiarato che il Decreto non verrebbe
reso pubblico e che veniva concesso di differirne l'esecuzione
all'imminente Capitolo Generale, intimato per il mese di
agosto; e dopo due settimane veniva ingiunto che senz'in-
dugio, « sine mora )>, fosse messo in azione. I1 nostro Servo
di Dio, che aveva moltiplicate le assenze da Torino anche
per cessar subito di confessare regolarmente e mettere al
suo posto il venerando segretario Don Angelo Lago, chinò
il capo, dicendo 21 Signore: - No% mea voluntas, sed tua
fiat! - e si limitò a domandare se il sine mora poteva andar
d'accordo colle parole del Decreto che diceva di comuni-
care intra annum alla S. Congregazione l'esecuzione del

34.3 Page 333

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654
- Successore di Don Bosco - Secondo decennio
medesimo, e la comunicazione alle case colla dichiarazione
del Rev.mo ~ommissariodi poterla protrarre sino al
simo Capitolo.
Avuta risposta negativa, fece radunare i confratelli del-
l'oratorio nella chiesa interna di S. Francesco di sales, e
detta la preghiera consueta, tenne loro una breve conferenza.
(( Tutti voi, forse e senza forse, avrete fatto le meraviglie
nel non vedermi più da qualche tempo a confessare puri-
tualmente come in passato, specialmente dopochè il nostro
mca'irnochardicraevaDdoinsBosOtiStuCiOrnlo,o..n.
potendo più reggere a quel peso,
Un ordine della S. Sede vietava
a tutti i superiori di seminari e comunità religiose della città
di Roma di ascoltare in confessione i propri dipendenti;
ed ora quest'ordine è stato tassativamente esteso . a tutte le
nostre case. Noi che abbiamo appreso da Don B~~~~ il piìj
grande attaccamento alla Santa Sede e ad attenerci non
solo ai comandi, ma anche ai semplici consigli e desideri del
Romano Pontefice, dobbiamo, anche in questo, obbedire
immediatamente e totalmente. Così anche Don Rua non
confesserà più, desiderando imitare in tutto, per quanto gli
"è possibile, il caro e venerato nostro Padre Don Bosco.
Voi mi direte: - E se uno volesse proprio confessarsi
... da Don Rua? 10 prego costui a non mettere a cimento il ,
povero Don Rua! )).
E dopo aver raccomandato che non si facesse tema di
conversazione quanto aveva ed avrebbe comunicato, leggeva
in latino e in italiano il testo del Decreto, e senz'aggiunger
paroIa, poneva fine alla conferenza; e tutti in silenzio si
recavano alle proprie occupazioni.
Contemporaneamente i1 Servo di Dio preparava, e faceva
Stampare e spedire a tutte le Case, questa circolare che è
anch'essa una splendida prova della sua obbedienza e devo-
zione filiale,
(( Torino, 6 luglio, Ottava dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.
n Fratelli e F&li miei in Cristo c a r ~ m i ,
))Debbo oggi comunicarvi un documento della massima
importanza, un Decreto della S. Sede che rkuarda in parti-
- III Dura prova'
a so&et& di S . Francesco di Sales. Ricorderete
le nostre case. Qui unito ve ne mando copia in tutta
iena conoscenza.
torità della Chiesa.
i dei Capitoli Generali,
tta alle nostre circo-
exzo del Successore
avere questo prezioso
» ~ f ~ m c phoèi nessuno fra noi abbia a sospettare che si
avesse dificoltà di comunicarvz' questo Decreto, ~edendola
d&anza tra la data del Decreto stesso e quella di questa mia
cmu~.icax~onev,z' di& che &sso non ar~inòa nostre mani se
non inprincipio di giugno; la necessità poi di aspettare qualche
schiarimento che aveva chiesto, mi ha obbligato a differire
$no al giorno d'oggi.
,)Questo documento venne pure comunicato ai Rev.mi .

34.4 Page 334

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- 656 VI Successore di Don Bosco - Secondo decennio
Vescovi nelle cui Diocesi travasi qualche Casa Salesiana,
ma con raccomandazione di non dargli pubblicità; ora la
stessa raccomandazione io fa' a tutti i confratelli; serva
questo Decreto per nostra guida, ma non se ne
con
nessuno estraneo alla nostra Pia Società, anzi a tenore del
Decreto stesso non se ne parli neppure tra di noi nelle fa-
miliari conversazioni.
)) Quei direttori, che incontrassero dz.coltà nelresecuzione,
si rivokano al loro ispettore che volentieri si presterà in loro
aiuto Per = P ~ a ~ l eQ.uesti poi, in caso di bisogno, ricorrano
direttamente a noi.
*Eccovi, o cari Confratelli e Figli, quanto avevo a dimi
in questo proposito. Ora tutti insieme ringraziamo il Signore
e Preghiamolo di asGtern' colla sua grazia nelresatto adem-
Pimento da' Sua Santa VoZontù.
Vogliate ricordare anche, nelle vostre orazioni, il vostro
aff.1~10 in G . e M. Sac. MICHELE RuA)).
Naturalmente non era facile trovar subito in ogni casa
un confessore interno, adatto ai bisogni della comunità, ed
insieme era troppo grave il dolore della maggiorama dei
confratelli aIl'ordine tassativo di un . cangiamento
dicale. Come fare?
ra-
Prevenendo le difficoltà che sarebbero sorte, il servo
di Dio fece esaminare i vari casi da un confratelIo, in
materia maestro impareggiabile, il teol. Don Luigi Piscetta;
e nove giorni dopo, il 15 luglio, tornava a scrivere agli
ispettori:
q Nel comu?zicare d Decreto del zq aprile 1901 relativo alle
confessioni nelle Case Salesiane ho esortato i Direttori a ri-
volgersi a voi nei dubbi e difficoltà che potessero incontrare
nelresecuzione del medesimo. Nel timore che anche voi poteste
trovarvi incagliati nelio sciogliere tali dubbi e difficoltà,ho
fatto studiare bene dal nostro caro Teologo Luigi Piscetta,
dottore aggregato aila Facoltà Teologica di Torino e profes-
sore da tanti anni' nei Seminario Arcivescovile di questa
città, i quesiti che si potessero fare in proposito. Egli, non
contentandosi di quanto la sua dottrina gli suggeriva, volle
- Dura prova
tare quelvarca di s c h a morale che è Mon-
edagna, Arcivescovo di Claudiopoli, che da oltre
nsegna con plauso universale la morale casi-
i preparano al ministero delle Confes-
Iato studio mi consegnò la soluzione dei
omunemente possono presentarsi; ed io,
ve la comunico prontamente a comune
ione. Voglia il Signore trarre la sua
taggio delle anime dalle stesse nostre
are cosi la nostra obbedienza 9.
in base alle risposte di Don Piscetta, d'accordo col
, contemporaneamente faceva inoltrare
rie di dubbi alla S. Congregazione, invocandone ri-
per facilitare la pratica esatta del Decreto.
ongregazione, a mezzo del proprio Commis-
Procuratore che quei dubbi sembravano
rettante reniteme ad accettare l'esecuzione di quanto era
stato imposto, ed il tenore stesso delle risposte del Piscetta
e ,la lettera d'accompagnamento parevano voler frustrare
Yefficaciadel Decreto. a I Decreti della Suprema, che 2 quanto
dire del Papa in persona, non devono e non possono essere in-
... dalla Suprema stessa, cui spetta meglio e pa
uo pensiero >); tuttavia, se venivano re-
ani comunicate, il S. Unizio avrebbe dato
rapasti dal Procuratore a nome del Rettor
gli Ispettori quest'altro comunicato: '
a una lieta notizia da comunicarvi; vengo a sapere che
la veneranda Congregazione della S. R. ed U. 1: .ci darà fa
sozGzionueffinale dei vari dubbi che sorgono nelreseguire il
Decreto Q u o ~a SWREMAdel 24 aprile del corrente anno. In
attesa del desideratissimo documento revoco le soluzioni da me
date a stampa, manoscritte e a voce, a chi mi interrogava in
argomento. Ringraxamo il Signore
@da cosi sicura e contifzuiamo a
ad essere ognora jedeli neil' eseguirne
- 47 Viia del Seuo di Dio Micliele Rito. Vol. 11.

34.5 Page 335

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658 VI - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
Vedremo, a suo luogo, come accolse la risposta ufficial
la quale non fu che una ripetizione esplicita ed assol-ut
del contenuto nel Decreto nel modo più imperativo, m
possiamo già ammirare con qual diligenza il Servo di Dio
pur cercando di serbar intatte le tradizioni salesiane, s'in
chinasse prontamente, pienamente e devotamente alla v
lontà di chi comandava in nome del Signore, anche
il comando pareva, a prima vista, in contrasto con
Dover cangiar metodo a così breve distanza dalla ma
Fondatore, chi sa che non gli sia parso anche effetto d
mancanza di vigilanza per parte sua?
E qui giova riferire un giudizio del nostro confratello
teol. Don Francesco Paglia, per awicinare sempre più, come
si merita, la veneranda fipra del Servo di Dio a quella di
Don Bosco:
<( Succeduto al Ven. nostro Fondatore, [Don Rua]
sceomntpinreuòeslsaersgtelissraicobnenoescveonleten..z.a,Ecdoniovpaurirefacvoonrtii,nduiaicuaid
do
avere
in lui la stessa fiducia e riverenza che aveva pel nostro
Fondatore. A lui solo, come prima a Don Bosco, confidava
i secreti della mia coscienza. E come la grande maggioranza
dei confratelli, così anch'io fui dolente, che un Decreto della
Sede Apostolica, benchè sapiente e necessario, ci togliesse
la couso~azioneed il vantaggio spirituale di averlo per con-
fessore. Tuttavia, ripeto, riconosco anch'io, cogli altri con-
fratelli; che il Decreto vietante a tutti i Rettori e Superiori
dei Seminari e dei Collegi Religiosi le confessioni dei con-
fratelli e degli allievi, è santo e salutare, mirando a ren-
dere più libera la confessione dei penitenti e l'azione dei
Superiori.
»Ma stimo pur di dover insistere che nè Don Rua, nè
Don Bosco hanno dato alcun motivo ad emanare un tal
decreto; chè l'uno e l'altro si attiravano la piena e spontanea
confidenza dei confratelli e degli allievi, e con uguale bontà
e prudenza sapevano trattar con loro e di loro dopo le con-
fessioni. E questo è un altro tratto di somiglianza che Don
Rua ebbe con Don Bosco.
Altro tratto fu l'umiltà e prontezza con cui si sottomise
ena ne conobbe la vera interpretazione
che l'aveva emanato.
, non onori. Stiamo
... le intenzioni. Non lasciatevi rubare il merito Con questi esercizi
acquisteremo l'umiltà, che d il fondamento della nostra pevfezione.
a PRO SALUTE ANIMAE VESTRAE: Haec est voluntas Dei, sanctificatio
tra. I1 fine principale della nostra Società è la nostra santificazione;
n dimentichiamo questo fine primario; in mezzo agli studi sia sem-
re il primario, e adoperiamo i mezzi per raggiungerlo ed accennava
raccomandava tutte le pratiche di pietà.
>> DA MIHI ANIMAS, CETERA TOLLE. , Altro $ne della nostua Pia
Al termine del corso regolare di :esercizi durante le va-
canze estive, raccomandava loro di dir sovente 1'Ave Maria,
e dalla parola Ave traeva lo spunto per tre ricordi, che gli
uscivano caldi dal cuore:
... « AVE: A = AMORDI DIO; tutto per amar di Dio, anche soffrire
volentieri per amar di Dio Fin d'ora awezzatevi a cercare sempre

34.6 Page 336

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660 VI - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
... la gloria di Dio, la volonti, il gusto di Dio... E insieme amor del pros-
simo
v V = VIGILANZA; attenzione a scoprire ed evitare gli inganni del
demonio, il quale cerca di farci dimenticare i buoni proponimenti; ed
insieme evitare ogni pericolo, e far sempre con assiduità, con esattezza
e con fervore, le pratiche di pietà.
>>= E EMULAZIOSN.BP.aolo dice: Charitas non aemulatur, ma
altrove dice: Aemulamini charismata meliora. Vi & adunque un'emula-
zione buona, santa, quella di S. Bernardo che osservava quanto vi
era di buono nei confratelli per imitarli. Fate come l'ape che coglie
il dolce da ogni fiore; così voi, lungi dal sindacare le azioni altrui per
mormorare, considerate le virtù che risplendono nei vostri confratelli,
cercate d'imitarli. Ritenete tutti come migliori... )>.
Agli aspiranti studenti inculcava di e- fuggire ogni pe-
ricolo di commettere un peccato; - evitare l'ozio e perciò
compiere con buona intenzione, cioè per il Signore, ogni
dovere; - pregare; questa è la raccomandazione più calda;
da noi non possiamo far niente di buono; non neghiamo a
Dio ciò che gli dovuto; non priviamo l'anima nostra del
cibo necessario s.
Di quei giorni le preghiere e le sollecitudini del Servo
dì Dio avevano presenti particolarmente i confratelli di
alcune nazioni, q dove la persecuzione contro le comunità re-
ligiosa - com'egli scriveva - va accentuandosi e precz'pito-
samente P.
Dalla Colombia gli giungeva un commovente appello
di Don Evasio Rabagliati a favore dei lebbrosi, ed egli
lo diramava subito ai più generosi dei nostri benefattori:
<( Trovo - scriveva Don Rabagliati - in aleune lettere che
ha portato la posta di aprile, che costi si crede generalmente
che la rivoluxiom colornbiana è finita. I giornali lo dicono e
I'assz'eurano, ma pur troppo la rivoluzione non è finita ancora...
... In quanto ai lebbrosi di Contratacion la carità veramente
inesauribile di questa capitale li ha sostenuti fino ad oggi.
Sono ben seicentomila lire che già passarono per le mie mani
a quelle del Vescovo del Socorro, che le trapassò a quelle
piagate dei miseri lebbrosi... Qui dicono che quello che passa
coi lebbrosi di Santander è il più gran miracolo di Don Bosco,
che dal cielo lavora ancora nel benejìcare i derelitti, toccando
111 - Duva prova
66 I
vuotando le borse in loro favore... Se Don Bosco ha
iraeolo,
aiiudtoatienlotervoo..i.,
buoni Cooperatori e
Per dir tutto aggiun-
finora non è mai mancato, quei lebbrosi
biarsi e per vestirsi. Nell'uZtima
1899 già era depbevoh il loro stato;
e mettevano ribrezzo; da anni non avevano
to, ma neppure cambiarsi la bianche-
, mi scrivevi quella Superiora delle
trice in questi termini: - Molte delle
Maria non possono piu venire aall'Oratorio,,
entrare in chiesa,perchè il pudore loro vieta mostrarsi in
bblico in quello stato di quasi nudità, tanto contrario alla
cenza cristiana. Quelle che ancor escono fanno compassione.
tti poi, uomini, donne, ragazzi, fanciulle, sono I'immagine
quel Lazzaro del Vangelo, coperti di piaghe, senza neppur
poterle coprire... )).
Durante -la rivoluzione
ato il più sofferente...
lo
stato
di
q-uei
miseri era
diven-
Leone XIII scriveva una
degli Istituti della Francia, e:
lettera
Non è
ai Superiori
meraviglia -
dGiceenvear-ali
che contro di essi, come in altri tempi e con inique arti, imper-
versi ora la CITTÀ DEL MONDO, massime quella parte. che con
saerileghi patti è più strettamente avvinta al PRINCIPE stesso
di QUESTO MONDO, e più servilmente gli obbedisce. Pur troppo
nei loro dise~ailo sbandeggiamento e I'estinxiom degli Ordini
Religiosi è un'abile mossa a condurre innanzi il meditato pro-
posito dell'apostasia delle nazioni cattoliche da Gesù C k t o)>.
Contem~oraneamentea Messina si aveva una comprova
di ciò che'affermava il Santo Padre. La massoneria, che
spadroneggiava in quella citt8, si adontò che vi si compissero
dimostrazioni di vita medioevale... e precisamente le visite
alle chiese per i1 Giubileo della fine del secolo, esteso a tutto
il mondo! Si legarono al dito la cosa come un insulto perso-
nale e cercarono di battere il collegio salesiano, da cui era
partita l'idea di condurre i giovinetti a processionare pel
giubileo, e precisamente gli alunni del collegio e quelli del-
l'Oratorio, ambedue fiorenti. Pochi giorni dopo scoppiava

34.7 Page 337

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662
- - V I Successore di Don Bosco Secondo decennio
la bomba. 11 18 luglio il R. Proweditore agli studi revocava
l'autorizzazione di tener aperto il ginnasio e le scuole ele-
mentari, aimesse all'istituto e sospendeva anche @ esami
finali già in corso. L'accusa fatta ai nostri confratelli d'im-
partire un insegnamento antinazionale e antipatriottico, non
era che un palliativo per tentar di soffocare un istituto
tolico, il
tato un
quale,
Pruno
appunto perchè attivo e
negli occhi ai malevoli.
fiorente, era diven-
E l'attacco crebbe,
quando, deferita la questione al Consigliere Provinciale
Scolastico, questi nominava una Commissione composta in
maggioranza di persone notoriamente ostili e anticlericali
presieduta dallo stesso R. Proweditore, tramutato così da
accusatore a giudice. E il 29 luglio si presentava all'Istituto
la Commissione, la quale, anzichè limitarsi secondoche il
Prefetto della Provincia aveva comunicato al direttore a
prendere gli accordi per la continuazione degli esami che
dovevano ripigliarsi e si ripigiiarono di fatti l'indomani sotto
ccoonnttrinoullòo,nieniizgiiòorunni asegmuiennuttia...eMvaeslsaatgoiruisatiziniaqudiosivzeivoanet,riochne-
fare, e trionfò. L'I I novembre il Consigliere Provinciale
s d a s t i c o trattò la questione, e, grazie alfa difesa
dell'aw. Oriales e alla parola eloquente dell'aw. Santucci,
decideva di desistere dalle decisioni prese, e il collegio ria-
priva le sue scuole, ad una condizione - è naturale che bi-
sognava pur concedere qualche cosa all'amor proprio degli
avversari gravemente ferito! - che si sostituisse il testo di
... storia del Savio con qualche altro fra i tanti approvati del
Ministero
Non sembra un P r e a ~ u n z i odelle lotte più gravi, che il
f3ervo di Dio avrebbe veduto ingaggiarsi contro l'opera
Salesiana? Ma egli era temprato alla lotta: aveva tanto sof-
fe*o Don Bosco, e pur in questo doveva ricopiarlo Don
uno era il su0 studio e il suo voto: imitare Don B~~~~in ogni
cosa! 11 Sommo Pontefice nella citata lettera ai superiori
Generali degli Istituti Religiosi di Francia insisteva: <( ~~~~i
poi, e giovani e provetti, tenete gli occhi ai vostri incliti~ ~ ~
tori- vi Parlano essi con le loro massime, vi guidano con gli
statuti, vi precedono colll'eempio; sia Per voi sacra ed amorosa
III - Dura prova
663
scoltarli, seguirli, imitarli. Cosi fecero in condizioni di
tis*, tanti vostri maggiori, e così vi tra-
o una ricca eredità d'invitta costanza e d'ogni altra
eletta. Di tali Padri e fratelli addimostratevi degni;
con giusta gloria: FILIISUMUS ET FRATmS
era ai Direttori Dioce-
dei Cooperatori Salesiani,
erchè, a mezzo loro, la sua voce potesse farsi sentire come
ti i cooperatori, a favore delle Missioni
ti ultimi tempi hanno la-
e tale impronta di miseria,
quanto i lPfissionari, dopo
nel non Potere mvveflire
calamità cosi gravi! )>.
le loro Pietose suppliche
del Fuoco e i Laxzaretti d'Agua de Di&
e di contratacibn nella Colombia. Sono due anni che quella
infelice Repubblica è in preda alle discordie ed alla guerra
,-iuile. Dal Bollettino di luglio ne avete appreso le misere con-
&ioni.E che sarà degli infelici lebbrosi?...
,)jjiè meno pietose sono le voci che mi giungono dalla Terra
dai civilizzati, emano
li va scenzando. l@ons.
uxione di quella razza
~~l cuore di Don Rua la carità aveva posto Per tutti!
~~l 1901 si fondava la prima casa salesiana a Napoli,
in febbraio egli scriveva a Don h!krenco: a Quanto
fondazione napoletana si combinò che ci vada Don
cono, il quale ora detta gli esercizi a Foglizzo e poi dovrà
fare la novena di S. Giuseppe e S. Benedetto 2 Parma, e poi
sarà in liber&. Penso che pel 23 o 24 marzo potrà essere
d st~abilme-nte a suo posto o. E Don Angelo Piccono iniziava
la casa salesiana al Vomero. Uomo prudente e di non Comune
abili& (prima di farsi sacerdote era impiegato di questura)
d

34.8 Page 338

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664
- V I Successore Don Bosco - Secondo decennio
veniva - com'egli attesta - nell'estate di quell'anno, in-
vitato dal Servo di Dio a compiere una grand'opera di carità.
(( Quando Francesco Crispi si trovava in fin di vita, nella sua
villa in Napoli, ed io mi trovavo nella stessa città al Vbmero,
il compianto Don Rua mi scrisse una lettera, che mi duole
assai d'aver smarrita, nella quale mi raccomandava calda-
mente di awicinare l'infermo, anche travestendomi da bor-
ghese se fosse stato necessario, per poterlo confessare e
amministrargli gli altri Santi Sacramenti. Mi proibiva poi
di parlar di questo con chicchessia. Io tentai invano di av-
vicinare il Crispi, o farlo visitare da qualche buon prete di
mia conoscenza, perchè il povero ammalato era stretto in
una cerchia di ferro, e nessuno potè entrare nella sua camera,
salvo medici e membri della sua famiglia...)). L'IIagosto,
dopo lunga malattia, Francesco Crispi passava &'eternità,
e non ci par temerario sperare che il Signore per le preghiere
e il santo desiderio del suo Servo, nella sua infinita bontà e
misericordia abbia a s&riawicinato quell'anima, prima che
si presentasse al suo tribunale! 6 La Provvidenza - diceva
il Servo di Dio - non manca mai di mezziper eseguire i suoi
disegni )). G Il Sigdore come padre amoroso chiama a i $gli
traviati, or con minacce, W con castighi, or con promesse e
premi)). « Tante volte ci pare che il Signore dovrebbe punirci,
ed E i ci perdona )).
Dopo la festa dell'Assunta tornava a N i z a Monferrato
dov'eransi adunate le direttrici. Non potendo trovarsi pre-
sente alla chiusura del ritiro, tenne conferenza e con preziose
parole insegnò loro ad essere felici e render felici.
(<Don Bosco aveva questa bella dote di render felici... Era sempre
... allegro e rendeva allegri gli altri. Noi suoi fig11 e figlie cerchiamo
d'imitarlo. In ogni circostanza cerchiamo di fare un po' di bene
Abituatevi a non impazientarvi nelle varie occasioni di contrattempi
ed avversità, conservando il sorriso sulle labbra. Prendete in buona
parte ogni parola, o gesto, trattamento che vi riguardi. E per conser-
vare la pace, la felicità, l'allegria in casa, curate la pietà, l'unione af-
fettuosa verso le dipendenti; siate premurose del loro benessere anche
corporale, evitate ogni particolarità, rinunziate con spirito di sacri-
fizio ai vostri gusti per conformarvi ai gusti altrui, cercate di evitare
la durezza di carattere, non disapprovate quello che fanno le conso-
- 111 Dura prova
665
con buona volontà e retta intenzione. Vigilate per combattere
ttiva inclinazione di disapprovare le cose altmi; e con spirito
e generoso dite sempre qualche parola d'incoraggiamento e di
Alla comunità, in altra conferenza, additava il modo di
ssar bene la giornata, procurando di aver grande stima
Sposo celeste, con tre mezzi: dando a Dio il primo
siero nel destarci, camminando lungo il giorno alla sua pre-
, compiendo esemplarmente gli esercizi di pietà.
zo agosto era a Foglizzo « a d accrescere - dice la
naca della casa - lo splendore della festa del S. Cuore.
elebrò la Messa della comunità e durante la Messa solenne
rivolse ispirate parole. Prese a tema le parole: Pone me ut
naculum super cor tuum et super brachium tuum; e dimostrò
e i nostri pensieri, le nostre parole, le nostre opere, deb-
essere ispirati ed improntati all'ideale del S. Cuore)).
concludeva: - Gesù ~zellamia mente, Gesù nella mia
bocca, Gesù nel mio cuore, Gesù nel mio braccio, Gesù nelle
mie @me!
<t A pranzo si lessero bei componimenti e Don Rua ci
esortò ad essere tutti briganti ed incendiarii per far arder il
cuore di amore al Cuore Sacratissimo di Gesù.
>>Anchedopo la bella accademia..., prese la parola e,
ringraziato e congratulatosi di tutto, ci esortò nuovamente...
alla devozione del S. Cuore di Gesù, a conoscerla bene, a
farla conoscere agli altri, a divulgarla da per tutto, perchè
il Cuore di Gesù deve vivere, deve regnare, deve imperare su
tutto il mondo )>.
I1 zg agosto si recava a Valsalice a presiedere il corso
degli esercizi spirituali per i sacerdoti, specie per quelli che
avrebbero preso parte al 1X Capitolo Generale; e il 29 scri-
veva a Don Albera: << Fervet opw nelle Commissioni prepa-
ratorie, poco tempo mi resta, tuttavia una particella la voglio
sottrarre a tutto il resto per trattenermi teco. T i ringrazio,
veramente di cuore, delle notizie che mi dèsti del tuo viaggio
al Matto Grosso, di Corumbt5, Asuncion e dell'uruguay;
ho letto tutto con sommo piacere e interesse... Son contento
che si studi l'italiano nei noviziati. Sarà bene però che tu

34.9 Page 339

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666
- - V I Successore di Don Bosco Secondo decennio
continui ad inculcarne lo studio in tutte le case, quasi pa-
rallelamente allo studio del latino, il quale non dovrebbe
mancare (in certa maniera) neppur nelle case delle Suore».
11 31, al termine degli esercizi, dava agli adunati tre
ricordi: una sentenza scritturale, un caro pensiero, un dolce
invito to).
... (1 La sentenza scritturale: I n meditutione mea exardescit ip.nZs: La
più bella parte del di & la mezz'ora di meditazione, diceva un con-
fratello; sia quindi assidua e divota, ogni giorno vi si attinga novello
fervore.
Un caro pensiero. Noi siam $gli di Maria! Quanto & consolante
il considerare la protezione di Maria Ausiliatrice a Don Bosco nei
primi ed ultimi tempi e la protezione ai suoi figli, nello sviluppo del-
l'opera, malgrado le molte difficol&... Corrispondiamo con amore,
onore, fiducia, e zelo per propagarla.
) ) U n dolce invito: Pone me ut signaculum super cov tuum. I1 sug-
gello porta l'impronta; noi sacerdoti specialmente dobbiamo portare
sempre l'impronta di Gesù negli affetti, nei pensieri, nelle parole,
e nelle opere; affetti e pensieri, pieni d'amor di Dio e di carità pel
... prossimo; opere dirette alla gloria di Dio: Quue placita sunt a' facio
semper Pertrami't benefaciendo ».
I1 IO settembre s'iniziava il IX Capitolo Generale, che
assunse una grande importanza per le deliberazioni che si
presero, e fu l'ultimo al quale intervennero tutti i direttori
coi delegati delle singole case.
P1 Servo di Dio aperse la prima seduta, e, dopo aver
proposto l'invio di un telegramma d'ossequio e di ringra-
ziamento al Santo Padre, ordinava la lettura del Decreto
della S. Suprema Congregazione del S. Uffizio.
Quindi ripeteva che, essendogli state mosse molte dif-
ficoltà circa l'interpretazione del medesimo, aveva presen-
tato alla Sacra Congregazione una serie dei quesiti, ai quali
aveva ricevuto risposta con lettera del 28 agosto.
E q siccome - dichiarava - sui decreti e responsi della
Sacra Romana Inquisizione, di cui è Prefetto lo stesso Sommo
Pontefice, non si può in alcun modo discutere, a noi non rimane
che accoglierlo con sommo rispetto e venerazione, applicando
a noi quanto ci riguarda.
a Nel caso che sorgessero nmvi dubbi, essi si devono esporre
III -
r Maggiore e a qualcuno dei Membri del Capitolo Su-
, i quali, se non potranno dare soddisfaciente risposta,
ranno di nuovo la Suprema Sacra Congregazione)).
faceva dar lettura dei singoli quesiti e delle relative
ste, e ne distribuiva a tutti copia stampata in piccolo
ato per averla più comodamente alla mano, e senz'altro
cava i dichiarare:
1% non sapendo che tutti i dubbi relativi ai decreti della
. Inquisizione dovessero esser risolti soltanto dalla mede-
a, cedendo alllnsistenze delle moltiplicità delle domande,
iti e dubbi proposti intorno al Decreto, i1zcaricai il reveren-
Teologo Don Luigi Piscetta di studiarli e darmene una
zione della qu:zmleho mandato copia a tutti i direttori. Perciò
- che la Sacra Con"prepazione ha deciso, io ritiro tutte le so-
luzioni, spiegazioni, orali o scritte, da me date, come qualsiasi
altra parola non del tutto.conforme ai sensi del Decreto I).
E proseguiva:
<<Oualcuno dirà:-Perchè ci è venuto questo provvedimento?
I> Rispondo: - Dobbiamo assolutamente eliminare qualsiasi
maligna supposizione; ci viene dal Papa, epperciò ci viene da
Dio, quindi dobbiamo accettare con sommissione, assolutamente
e prontamente, anzi ringraziare Iddio che ci ha dato tanta
luce per mezzo dei Supremi nostri Superiori, ascrivendo tale
Decreto ad atto di speciale benevolenza, volendo che noi fos-
>>. simo conformi alle altre Società e Congregazioni Religiose che
hanno somiglianza colla nostra!
Quanti eran bene al corrente della vertenza, non pote-
rono non ammirare l'umiltà e l'assoluta deferenza del Servo
di Dio, e non riconoscere che se quella fu per lui una delle
prove più dure, fu pure la prova più bella della sua eroica
obbedienza alla Suprema Autorità della Chiesa.
« Fu la più gran prova, a parer mio, - osserva Don Gio-
vanni Zolin - che ebbe Don Rua, perchè persuaso che il
metodo seguito fin allora corrispondesse allo spirito di Don
Bosco e non gli pareva di poter pensare diversamente. Que-
sta persuasione e convinzione gli suggerì di trovare qualche
via, e di ottemperar al Decreto e di non troncare una tradi-
zione tra noi che sembrava secondo lo spirito di Don Bosco.

34.10 Page 340

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- - 668 VI Successore di Don Bosco Secondo decennio
La posizione risoluta presa dal Santo U&io lo trovò umile,
obbediente di mente e di cuore davanti a Dio, alla Autorità
Ecclesiastica, ai Salesiani tutti. Sono sempre stato convinto
che quella, come fu per lui la prova più penosa, fu ad un
tempo anche la miglior prova della sua santità nella filiale
obbedienza a Roma a.
Lo stesso giorno che s'iniziava il Capitolo, a Valsalice
s'inaugurava la ra Esposizione delle Scuole Professionali
Salesiane, divisa in tre sezioni: Arti e mestieri - Colonie
Agricole - Scuole professionali, bellamente disposta nel sa-
lone del Museo delle Missioni, nel teatrino, e sotto i portici
fiancheggianti la tomba di Don Bosco, ridotti ad eleganti
gallerie. Don Rua la benedisse, e Don Bertello, consigliere
professionale della Pia Società, ne spiegava esattamente lo
scopo. Ricordando come Don Bosco perchè i suoi figliuoli
non avessero a temere il confronto degli altri operai in tutto
ciò che si riferisce alla perfezione dell'arte aveva voluto
che si mettessero in pubblica mostra nell'Esposizione To-
rinese del 1884, proseguiva:
((Abbiamo fedelmente esposti gl'insegnamenti del no-
stro buon Padre nelle Deliberazioni del IV Capitolo Gene-
rale, ultimo a cui egli presiedette, e che possono riguardarsi
come il suo testamento per ciò che riguarda Pindirizzo da dare
alle nos&e scuole professionali. Perchè gli alunni artigiani,
ci si dice al paragrafo 315, conseguano nel loro tirocinio
pmfessiunale quel corredo di cognizioni letterarie, artistiche
e scientZfiche che loro sono necessarie, si stabilisce ecc. ecc.,
e qui seguono i prowedimenti. Tra questi non sono dimenti-
cati i programmi, gli esami, i diplomi, i maestri pratici per
le scuole mattutine e serali; e quanto ai maestri d'arte si
ordina di provvederli abili ed onesti, anche con s a m ~ z i opecu-
niario, afinchè nei nostri laboratori si possano compiere i vari
lavori con perfezione... E per eccitare una nobile emulazione
tra i vari laboratori di una casa e delle case fra di loro, si
vuole che in ogni casa professionale... si faccia annualmente
un'esposizione dei lavori comfiiuti dai nostri alunni, ed ogni tre
anni si faccia un'esposizione generale, a cui prendano parte
tutte le nostre case di artigiani)).
III - Dura prova
669
Le adunanze del IX Capitolo, che si sapeva sarebbe
stato l'ultimo al quale avrebbero preso parte tutti i direttori
con i delegati delle singole case, riuscirono importantis-
sime, ma talora anche burrascose << per l'insubordinazione
di alcuni che levavano la voce contro i Superiori, quasi
fossero la causa dei loro malcontenti; di essi - annota un
dei presenti - oggi non v'è più alcuno in Congregazione e
la loro memoria s'è dispersa al pari delle loro voci. Don Rua
fu quello che ne soffei-se di più; mentre più infuriava l'in-
veire di quei disgraziati, lo si vedeva al suo posto col capo
chino e gli occhi velati di lacrime. La sua parola però era
sempre ferma, quando cercava di far comprendere che delle
imperfezioni ve ne saranno sempre in tutte le Congregazioni,
e che quanto avevano fatto i Superiori era stato sempre ed
unicamente ispirato da1 desiderio del bene di tutti i con-
fratelli )).
6 Ricordo - attesta un altro dei presenti - la pena che
tutti provammo quando egli accennò ad un biglietto ricevuto
da qualcuno che gli rimproverava di far perdere il tempo
con i frequenti avvisi che dava, com'era solito, durante i
Ca~itolGi enerali. Mentre egli chiedeva quasi scusa, scoppiò
un applauso generale o.
Egli poi, rispondendo a Don Albera che glie ne inviava
affettuose condoglianze, diceva chiaro di 4 non essere ri-
masto turbato per le divergenze man~estatesinell'ultimo Ca-
pitolo o, che anzi sperava <( che anche da esse il Signore rica-
verà del bene per la nostra Pia Società o.
Ed ecco10 sempre assiduo a prowedere ai bisogni della
Società, e per la mancanza di personale e mezzi materiali,
e per l'osservanza assoluta del Decreto delle confessioni,
e per l'awenire dei Salesiani di alcune nazioni.
N o i siamo esausti di forze, scriveva, il personale, massime
quest'anno, sarà proprio mancante; quanto ai mezzi materiali
dobbiamo andar curvi per causa dei molti ... debiti )>.
(( T u mi parli - rispondeva ai primi del 1902 a Don
Vespignani - della colonia che si vorrebbe a voi affidare...
e della fondazione tanto desiderata in Còrdoba. Da quanto
mi dici, le due cose paiono tanto urgenti da non lasciare

35 Pages 341-350

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35.1 Page 341

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- - 670 VI Successop di Don Bosco Secondo decennio
il tempo alla nostra risposta. Vi lasciamo adunque al vostro
giudizio. Solo vi fo osservare che le condizioni createci dal
Decreto del 24 aprile 1901 e dalle nuove deliberazioni del Ca-
pitolo Generale dell'anno stesso esigono nelle case maggior per-
sonale, mentre noi ci troviamo estremamente ristretti, e ci sa-
rebbe bisogno PER CINQUE ANNI non assumere più nessun nuovo
impegno >>.
E questo era il linguaggio che teneva con ogni ispettore.
Per l'esecuzione del Decreto continuava a scrivere e a
rispondere diligentemente a tutti, dando norme direttive
anche a Mons. Cagliero e a Mons. Costamagna.
((Riguardo ai quesiti - scriveva al secondo - che mi
fai relativi alle confessioni, si rileva dalla soluzione data dal
Santo U&io che gli allievi esterni si possono confessare dai
superiori. Qualora poi, confessandosi essi nel confessionale
in chiesa pubblica, si presentasse qualche collegiale, parmi
sia conveniente esortare ad andarsi a confessare ad altri,
non superiori, se non vi è pericolo di scandalo o di ammira-
zione nel rimandare prontamente; nel qual caso parmi si
possa per quella volta secondare, ma con raccomandazione di
non più ritornare D.
( ( H oscritto a N . N. sull'esecuzione del Decreto per le con-
fessioni. Avete fatto bene ad avvisarmi dell'interpretazione che
egli dava; spero approfitterà quanto sarà possibile del mio
avviso )>.
In Francia il 2 luglio era stata promulgata la legge cosi
detta delle Associazioni, che di fatto vietava ad ogni Con-
gregazione religiosa di poter ancor sussistere senza autoriz-
zazione legale; quindi anche i Salesiani, che erano stati cosi
ben accolti fin dai tempi di Don Bosco, dovevan prowedere
al loro avvenire. Non avevano che queste vie da scegliere:
o ritirarsi completamente, o chiedere alla S. Sede Ia secola-
rizzazione, o domandare l'autorizzazione al Governo.
I1 Servo di Dio, durante il Capitolo tenne speciali adu-
nanze con gli ispettori e direttori venuti dalla Francia per
studiare il modo di salvare quelle case ch'egli amava tanto
e che erano state tanto a cuore al nostro venerato Fondatore;
in fine, acconsentì alla risoluzione di chiedere alla S. Sede
111 - Dura prova
iarizzazione, e di quel mese accompagnava le domande
Vescovi della Repubblica con questa lettera:
u Eccellenza, oso ricorrere a Vostra Eccellenza per chiederle il
ore di ben accogliere, nella sua somma benevolenza, questa do-
da di secolarizzazione. Dopo essermi raccolto nella preghiera ed
r chiesto a Roma i consigli necessari, ritengo che il modo migliore
difendersi dalle difficoltà attuali sia di affidare all'Episcopato i
.ani che sono in Francia. Credo di poter sperare che si mostre-
sempre degni del venerato Padre Don Bosco e di quanto V. E.
nerà fare per loro. Sia che si tratti d'incorporarli nella diocesi
ve risiedono, sia che si tratti, essendo incorporati nella sua diocesi,
essere messi a disposizione del Vescovo del luogo dove si trovano,
oso sperare, che Vostra Eccellenza vorrà accogliere favorevolmente
l'umile domanda di chi & lieto di dirsi di Vostra Eccellenza umilissimo
e devotissimo servo in Domino Sac. MICHELE RUA, Superiore Generale
dei Salesiani di Don Bosco 1).
Vedremo come andarono le cose.
E proseguiva il lavoro spirituale. I1 14 settembre dava
questi consigli ai coadiutori, a S. Benigno:
((Avrete già preso varie risoluzioni; intendo darvi dei ricordi che
servano a richiamare alla memoria i proponimenti fatti. - Una lam-
pada; un lucchetto, uno swegliarino.
i) Una lampada. Nel pellegrinaggio di questo mondo abbiamo
bisogno di una buona lampada che illumini i nostri passi; il mondo
& tenebroso e ha tanti trabocchetti. Lucernapedibus meis werbum tuum
(David). La parola di Dio,, prediche, catechismi, meditazione, lettura
spirituale, buone letture,
giornali che portano solo
i1
le
tGeinoewbarne.e..provveduto;
mai
cattivi
libri
e
» U n lucchetto. Avete fatto tesoro di bei insegnamenti, di sante
massime, di buoni proponimenti. Bisogna custodirli bene questi
tesori; dunque un buon lucchetto. Pone, Domine, custodiam ori meo
(David):silenzio a tempo debito;mai cattivi discorsi contro la modestia,
contro la religione, contro I'onor di Dio, contro il prossimo, con la
mormorazione, specie contro i superiori.
s Uno megliarino. Adesso avete tutti buona volontà, ma facil-
mente potrete di nuovo addormentarvi; occorre uno svegliarino,
l'esercizio della buona morte I); e ricordava le raccomandazioni fatte da
Don Bosco agli esercizi di Giaveno nel 1852; fare ogni mese, sempre,
e bene E'esercixio della buona morte; quindi « confessione mensile, ri-
passare i proponimenti fatti, confermarli. Sarà un ottimo swegliarino
tanto per i religiosi quanto per i secolariu.

35.2 Page 342

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672 V I - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
I1 20 diceva agli ordinandi, a Valsalice:
... N Dominuspars haereditatis meae et calicis ma', avete detto o direte
... Spieghiamo la parolapars I).Come quando si ha da dividere un'ere-
dità si fanno varie parti, gli stabili si dividono in lotti, e uno sceglie
cib che più gli piace, (I cosi per gli uomini vi sono onori, piaceri, ric-
chezze, e il Signore; noi scegliemmo questo: Dominus pars haereditatis
meae ;t calici; ma'.
» Dominus. I1 primo a fare questa scelta fu S. Michele: Quis ut
D w ? Diciamo anche noi nelle tentazioni del demonio, nelle lusinghe
del mondo; negli allettamenti delle passioni: Quls ut Dacs?
» Pars haereditatis meae. Traffichiamo per la sua gloria e la sua
volontà, i suoi comandamenti, i suoi consigli, i suoi interessi, la
salvezza del mondo, la sua grazia. La nostra vocazione ha questa
impresa. Lavoriamo volentieri secondo la nostra vocazione. Non istan-
chiamoci mai, sugli esempi di S. Francesco di Sales e di Don Bosco.
i> Et calicis ma': il calice B il simbolo della tribolazione e dei pati-
menti; disponiamoci a soffrire volentieri, p? amore di lui, infermità
corporali, tribolazioni, persecuzioni, calunnie, momorazioni, biasimi,
parole offensive, correzioni; tutto prendiamo volentieri per amore del
Signore.
>)Tu es qui restitues haereditatm meam mi%. Ego ero merces tua
magna nimlsi).
I1 25, agli ascritti e professi a S. Benigno, dopo essersi
rallegrato delle nuove professioni e dopo aver esaltata la
bellezza della vocazione:
6 I ricordi - diceva - ce li dia S. Michele: I) Quls ut D w ?
2) Vicini a Dio più che si pn6; 3) Pronti ai suoi ordini.
>> I ) Quis ut D w ? Siamo ben convinti che B la più gran fortuna
essere al servizio di Dio. Nelle tentazioni diciamo: Chi come Dio?
Nelle difficoltà, nelle tribolazioni diciamo: Chi come Dio? per ravvivare
la nostra confidenza. Fondiamo il nostro edifizio su questo sodo fon-
damento; non il sito, le occupazioni, i superiori o i compagni, ma Dio.
Le creature sono arena; la pietra soda B Gesù Cristo, B Dio.
>> 2) San Michele sta sempre vicino a Dio; lo contempla, lo ama, lo
benedice, lo loda. Così noi, sebbene non possiamo vederlo cogli occhi,
lo vediamo colla fede; teniamoci vicini a lui quanto più possiamo cogli
eosrearzcioiznii,dcianptiieatmà. oCloo..n.teRmicpelviaiammoololo
colla
nella
meditazione, lodiamolo colle
S. Comunione, nel che siamo
più fortunati che gli angeli. Visitiamo Gesù.
I> Sempre pronto k San Michele ai comandi di Dio; casi noi stiamo
sempre pronti all'obbediema. S. Michele B lieto di servire il Signore;
cosi noi facciamo allegramente l'obbedienza. Egli ne eseguisce gli ordini
tezza ed esattezza; giammai sta a discutere sugli ordini di
noi con prontezza, esattezza, ed umiltà pratichiamo l'obhe-
enza. Imitiamolo anche nella compassione per le anime del
a Foglizzo, riceveva quaranta nuove professioni
ed una perpetua e ne ringraziava il Signore, e si
a «coi nuovi germogli >>ed, insegnava loro a prov-
s A l fondamento della vita spirituale; - al corpo dell'edz~zio-
tetto: cosi formeremo un solido edifizio.
Il fondamento. Petra autem erat Chrhus. Ego sum lapis aqukz~LF.
Sono parole di Gesù: Chi fabbrica sull'arena, presto vede demolita
l'opera sua; al contrario, chi fabbrica sulla pietra. Mettete questo
fondamento: Gesù. Percib non badate all'affetto verso le creature, i
superiori, i compagni, le occupazioni, il luogo; ma tutto per Gesù.
Sarete in un sito non tanto piacevole? non importa. Vi sarà Gesù».
E ricordava gli esempi di S. Giuseppe da Copertino, il quale, inviato
dal S. Uflizio in tanti luoghi, anche fuori delle case del suo Ordine,
dappertutto era felice, perchB sempre unito a Dio. ((Avretesuperiori
burbetf?Non importa. Superimea tutti d Gesù. Avrete compagni noiosi,
petulanti? avrete occupazioni poco gradevoli? il nostro grande amico d
Gesù; Gesù ricompensa le nostre apatie.
R I1 corpo deli'edifizio. Non di fango. Pietre dure, quadrate, mat-
toni ben cotti e ben legati insieme da caice forte; e cioB la povertà
raffigurata nelle pietre, la castitù. raffigurata nei mattoni buoni, la
calce nell'obbedima che ci tiene bene uniti, come la calce tiene ben
unite le varie parti dell'edifizio. Non confondiamo l'amore alle persone
coll'amore alla Congregazione.
o I1 tetto sia la carità, che deve coprire tutto I'edifizio. Parole, opere,
pensieri, tutto dev'essere investito, ricoperto, accompagnato dalla
carità. Per carità occupiamoci del nostro prossimo. Con carità trat-
tiamo i compagni. Carità verso i superiori. Carità nelle parole; mai
... mormorazioni, mai parole offensive. Carità nei pensieri, negli affetti;
cacciare i giudizi temerari, mai nutrire odio oif avversioni ».
Memore delle vive raccomandazioni di Don Bosco ai
primi missionari di aiutare quei (nostri fratelli, cui la mi-
seria o la sventura portò i n terra straniera »,Don Rua ebbe
un interessamento singolare anche per gli emigrati.
Nel 1898, in ossequio a raccomandazioni di Leone
XIII, aveva aperto la casa di Zurigo, nella Svizzera, che
43 - Vizila del S e n o di Dio Michela Ru.Vol. 11.

35.3 Page 343

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674
- V I - Successore di Don Bosco Secondo decqizio
in breve divenne un'attiva missione per gli italiani, esten-
dendo la sua azione anche ai cantoni di Glarona, ScZafusa,
Argovia ed altri con numerose stazioni; e nel 1899 quella
di &$a-Naters, nei Canton Vallese, a benefizio degli operai
italiani addetti al traforo del Sempione.
Nel 1901 stabili che in ogni casa vi fosse un confratello
addetto agli emigrati italiani, e la caritatevole disposizione
apportava frutti copiosi e consolanti, particolarmente a
Buenos Ayres, a Montevideo e a Villa Colon nell'uruguay,
a S. Paoloe Nichteroy nel Brasile, a New York e S. Fran-
cisco negli Stati Uniti; e nello stesso anno scriveva a Don
Albera:
« I1 progetto che mi manifesti di un Congresso di emi-
grati italiani a Rosario (nell'Argentina) mi piace immensa-
mente, ed avrei caro che potessi trovarviti anche tu. Se sarà
tenuto dai Salesiani, per non suscitare invidie o gelosie di
altre nazioni, convewebbe prendere le mosse da quello che venne
deliberato nel Coitgresso Salesiano di Bologna, dove fummo
pregati e, direi, incaricati della cura degli emigrati italiani.
Sarebbe pur conveniente, per non suscitare sospetti nel Governo,
non entrare guari in politica, bensi trattare sul modo di rial-
zare la condizione religiosa, morale, finanziaria, degli emkrati
Italiani.
La fondazione di chiese, ospizi, collegi, casse rurali, ecc.
potrebbe formare oggetto di quel Congresso.
L >) o studio sul modo di sostenere o meglio sollevare alquanto
il prestigio degli Italiani in quelle regioni tanto lontane dalla
loro patria, lo stabilimento di segretariati del pqolo, di società
di mutuo soccorso, di conferenze di S. Vincenzo de' Paoli,
formerebbero materia utilissima per questo prossimo e per vari
altri simili congressi.
La ricerca di mezzi e siti per collocare convenientemente
gli Italiani a misura che arrivano, i concerti da prendersi colle
autorità ecclesiastiche locali per fondare cappellanie, succur-
sali, parrocchie, e provvederle di sacerdoti indigeni italiani,
farli vem're d d e diocesi italiane che sovrabbondano di clero,
provvedere ai mezzi... P.
La lettera continuava.. , ma un foglio andò smarrito. Don
I I I - Dura prova
ua avrebbe voluto, come Don Bosco, abbracciare tutte
anime per trarle a Dio. Cotesta carità, continuamente
erosa, era nota a tutti e gli attirava l'affetto universale.
29 settembre un gruppo di salesiani, venuti da1l'Estero
r il Capitolo, ebbe la fortuna di prostrarsi ai piedi di
eone XIII; ed essendo il giorno onomastico di Don Mi-
hele chiesero a Sua Santità una particolare benedizione anche
er Don Rua. A questo nome il S. Padre sorrise, e volle
minute notizie della salute di lui, dove fosse, che facesse,
dimSois,tsria!nldoobeunnedpicaortdiciocluaorree,inlutei reestusattma elnatosu, ae PfiìaniScooclietdài!r.e..:
Oh! Don Rua, fa molto bene!... Don Rua! sono contento di lui!...
L'anno prima, in una lettera edificante, egli aveva ripetuto
la raccomandazione: << Amiamo, studiamo, vorrei quasi dire
con lo stesso amore e con la stessa applicazione, il latino e
l'italiano, e ricordiamoci che E'italiano è il linguaggio che parla
il Papa, che parlava Don Bosco nostro Padre, il linguaggio
della Casa madire de' Salesiani, e per& i1 linguaggio con cui
potranno facilmente intendersi fra di loro i Salesiani delle di-
verse nazioni)).E nel 1901, per i1 suo onomastico, gli giunge-
vano anche dal Brasile varie letterine in italiano, semplici ma
così affettuose, che vogliamo riferirne alcune:
« Rev.mo Padre Don Rna, sebbene lei in questi giorni di festa riceva
molte lettere, non le sarà discaro averne una da Campinas, dove c'd un
collegio di fanciulli che godono sapere che d il suo giorno onomastico.
Gosto de questa festa, perchè d la festa del nostro caro Padre, e con una
eS.luCnogmhiuannionniedpi iveigtoa...SA. MmaicdheeuleLc.hDe ilaesid)i.a molte grazie, consolazioni
a Sapendo che Lei si chiama Michele, e che d il Superiore di una
Congregazione che fa tanto bene a noi, come non scrivere a Lei, come non
le offrirci una Santa Comunione? S i , le offro di cuore una Santa Comu-
nione, e pregherà assai il 29 settembre per Lei, che d capo e ungi01 di
guardia di tutte le case salesiane. Caro Padre, mi benedica; quantunque
non mi conosca, sono SUG aff.mo Jiglio José Camargo n.
<i A chi avrei dovuto scrivwe la prima lettera che ho il piacere di
scrivere nella lingua del mio caro Padre Don Bosco, se non a lei, caro
Padre, che d colui che succedette a Don Bosco? S i , a Lei scvivo io questa
lceotmteprrinenadpeerel,gcihoernsoebdbienSe.loMnitcahneol,ep, ecnhseoBailLgeiioernl'oamosmuaolftoe.s.t.aB, peenredfaicrtloe
Lima Ribeiro P.

35.4 Page 344

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- 676 VI Successore di Don Bosco - Secondo decennio
Oh! quanto volentieri avrebbe fatto un viaggio fino in
America per vedere ogni casa, parlare a tutti i confratelli,
e stimolare alla pieti e al lavoro gli alunni ! Ma Don Bosco
non vi era andato, e non vi 'andò neppur lui! Don Bosco
però aveva compiuto più viaggi in Europa; e Don Rua
quell'anno si recava, ed era la prima volta, in Polonia, per
l'inaugurazione dell'istituto salesiano di OSwiqcim, in com-
pagnia di Don Rocca, Economo generale della Società, e
dell'ingegner Ravizza di WIilano.
Era il 14 ottobre. Gli alunni lo attendevano alla stazione
insieme col 'parroco della città Don Andrea Znycz, nostro
grande amico e benefattore. Avevan imparato i d applaudire
battendo le mani e gridando evviva, Q al che notava Don
Emanuele Manassero - non si è usati in queste parti. In
casa gli si lesse un breve complimento in italiano e si cantò
la strofa: - Son cento, son mille - che si soleva cantare a
Don Bosco: - Son cento, son mille le turbe festanti, che
vengono innanti, che Dio
volti il colore, ma un solo
ti
è
dond. - E vario il
l'amore, che i petti
linguaggio, dei
scaldò! ... - I1
signor Don Rua ringraziò per interprete, e allo stesso modo
diede ogni sera la buona notte dopo le orazioni, tranne una
volta che si preparò un sermoncino in tedesco.:. Viaggiando
con Don Kurpisz si fece insegnare alcune frasi in polacco,
che poi ripeteva con grande piacere della gente)).
La cerimonia inaugurale ebbe luogo il 20 ottobre. La
sera della vigilia giunse da Cracovia 1'Eminentissimo Cardi-
nale Puzyna, e la mattina dopo Sua Eccellenza il Conte
Pininski, Governatore e Vicerè della Galizia.
L'Eminentissimo celebrò sulle rovine del grandioso tem-
pio, eretto sul principio del secolo XIV per i Domenicani,
presente una folla imponente, accorsa dalla Galizia, dalla
vicina Slecia pnissiana e dalla Russia. La benedizione del
collegio, monumento a l Divin Redentore, e della sua statua
colossale che troneggia sull'alto della torre, si compì dopo
la Messa.
La Messa cantata fu celebrata dal Servo di Dio. Un
incidente produsse un po' di panico,... ma senz?alcunadi-
sgrazia. Gli assi che sostenevano l'orchestra improvvisata
III - Dura prova
ettero sotto il peso dei sovrastanti,.e si spezzarono, e
na parte dei cantori, coll'armonium, si videro pian piano
bassarsi fino al livello del piano della chiesa. Per fortuna
orchestra non era molto alta, quindi non ci fu altro danno;
e i musici diretti dal chierico Augusto Hlond, ora Cardinale
di S. C., continuarono ad eseguire, dopo brevi istanti, la
I1 lunedì, invitato dal Cardinale, si recò a Cracovia per
conferire con un pio sacerdote, che era stato per qualche
tempo salesiano ed aveva iniziato l'opera nostra in Polonia,
e poi era uscito dalla Società, per. dedicarsi ad un'altra
santa iniziativa; ((ma all'ultimo momento - scrive Don
Manassero - Don Markiewicz telegrafò che era impedito
di venire. I1 Cardinale ne fu assai spiacente; ma Don Rua
non si mostrò nè offeso, ne maravigliato. E il Cardinale a
pranzo gli usò ogni gentilezza e poi lo condusse a braccetto
a fargli vedere i quadri artistici. dei suoi appartamenti.
I1 22 accompagnai il signor Don Rua a visitare la cit-
tadina nativa di S. Giovanni Canzio (Kgt). Le Suore Cap-
puccine, accogliendolo con somma venerazione, I'introdus-
sera nel monastero e gli fecero benedire stanze e celle. Alle
Suore radunate in coro rivolse alcune parole in francese,
insistendo che io le traducessi i n polacco. Non riuscii ad
infilzare che poche parole e molti spropositi, perchè di
polacco ne sapeva ancora pochissimo. Visitò poi il Decano
e i Cappuccini. Le Suore Resurrezioniste l'accolsero con
somma venerazione. Parlava in francese, e le numerose
novizie ascoltarono in ginocchio le sue parole e presero la
benedizione. Poi le superiore si trattennero a chiedere altri
consigli. Piacque loro singolarmente la massima di Don Bosco
che Don Rua riferiva: '< Se volete che un cane impari a nuo-
tare, gettatelo nell'acqua,, e se la fecero scrivere da Don Rua
stesso in francese sopra un foglio o un'immagine. Offrirono
un po' di vino, ma Don Rua, invece di bere, se ne bagnò
gli occhi, asserendo che gli giovava di più, ed allora glie ne
diedero un botticino.
Per via, in vettura, io mi lagnavo che a Torino qualche
membro del Capitolo prendesse poca cura delle nostre cose,

35.5 Page 345

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678 VI - Successore di Don Bosco - Secondo decedo
nonostante le molte mie insistenze per lettere ed a voce. Egli
difese assai bene, senza uscire in parole, in atti che
mostrassero dispiacere di me che mi lagnavo, nè di colui a
cui si riferivano i lamenti.
Tra l'altro lagnandomi, che il ritardato arrivo del con-
sigliere scolastico Don Kurpisz avesse impedito di preparare
delle belle declamazioni per quella solenne circostanza in cui
avevamo il Cardinale ed il Governatore, mi rispose: - A
noi pare che manchi molto, mancando a certe cose che noi
vorremmo fare e per solito facciamo; ma il Cardinale, il
Governatore sono soliti a g a t t e cose nei loro ricevimenti,
epperd non appare g a t t o quella mancanza che da noi tanto
è sentita.
s Insistetti molto, e troppo, per lo smembramento del
Bollettino (cioè per trasportare la redazione e la stampa del
Bollettino polacco in Polonia) ed egli, stanco di ripetere più
volte la negativa, quasi con preghiera mi disse: - M a se
abbiamo provato, e fummo troppo scottati! - e così lasciai
l'argomento.
))In quei giorni, avendo accennato che avevamo intra-
presa la traduzione del vocabolario latino e italiano del
Durando, ma vi avevamo poi rinunciato per la fatica, spesa
e diversità di metodo qui adottata per l'insegnamento delle
lingue, egli m'incoraggiò a riprendere il lavoro appena fosse
possibile.
))Da certe Suore di Leopoli, ottenne una vita di San
Francesco di Sales in francese, e me la diede raccomandan-
domi di farla poi tradurre in polacco.
t> Lodò i servienti della Messa, e fece invece notare ad
un prete che, nel dare la Comunione, aveva detto troppo
piano 1'Ecce Agnus Dei.
n A me raccomandò di mangiar di più dicendo che si
era informato che mangiava troppo poco... Al mattino egli
prendeva il cacao, usando ogni economia per non sprecarlo
e pigliandosi cura di spiegare che era costretto a quell'ecce-
zione, non potendo il suo stomaco sopportare nè il caffè,
il latte...
I1 prof. Ceradini aveva redatto un progetto di massima
.III - Dura prova
restauri e gli ampliamenti della chiesa. Molti lodavano,
sig. Don Rua a primo colpo d'occhio notò che veniva
roppo lunga in proporzione; e il prof. Ceradini ebbe a
manifestare la sua meraviglia per le osservazioni assennate
pronte.
Prima di partire tenne conferenza ai confratelli, e disse
che siccome non gli era stato possibile farci fare un corso di
esercizi spirituali, vi supplisse poi il direttore con tre giorni
di apposite conferenze t>.
~~
((Le attenzioni,.i riguardi, le cure delicate e premurose
ci scriveva la signora Ravizza - che il Servo di Dio usò
'o marito per tutti i giorni di sua permanenza colà furono
li che solo può e sa usare una tenera mamma per il suo
aro figlio, il tutto sempre accompagnato da una semplicità,
renità e grazia che edificava. Questo mi affermava appena
ato dalla Polonia mio marito, ed amava ripeterlo so-
ventissime volte, non solo con noi, ma coi suoi amici, quale
ricordo il più salutare della sua vita)).
Nel ritorno si fermò a Gorizia e a Trieste.
A Gmizia l'attendevano alla stazione vari personaggi
del Clero e del laicato, che l'accompagnarono con le loro
carrozze al collegio, mentre alcuni giovani dell'Oratorio coi
loro velocipedi infiorati circondavano la carrozza di Don Rua.
Al mattino dopo, si unirono agli alunni del convitto
anche i giovani dell'oratorio e gli ex-allievi, per assistere
alla Santa Messa e ricevere dalle sue mani la S. Comunione.
Quindi ricevette la professione religiosa di due coadiutori,
e in compagnia di Don Rocca e dell'ingegner Ravizza volle
visitar le tombe dei Reali di Francia, ricordando il Conte di
Chambord, e pregò insieme coi compagni in suffragio di
quelle anime che tanto amarono la Francia, aggiungendo
una preghiera per la salute di quella nazione.
Fece visita al Card. Arcivescovo ed ebbe i più devoti
omaggi da ;n eletto stuolo di cooperatori e benefattori,
accorsi anche dal Friuli, a nome dei quali parlò Mons. Alpi.
I1 Servo di Dio ringraziò ed espresse la~~ua~soddisfazione
pel rapido sviluppo dato all'opera Salesiana ingiGorizia,
'
cattivandosi sempre più la stima e la venerazione di tutti.

35.6 Page 346

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680
- W - Successore di Don Bosco Secondo decennio
A Trieste pure fece una tappa indimenticabile. ((Chi
ha visto Don Rua -scriveva il periodico litlmico - nei due
memorabili giorni che egli rimase a Trieste, chi ammirò la
sua scarna figura di asceta, chi vide il suo fare dolce e pa-
terno, chi potè pendere dal suo labbro, che parlava con tanta '
semplicità e pure in modo tanto
uditori, dovette dirsi: "Egli è un
aSttarnaeton!t.e..,d,.a
incantare gli
Arrivato egli
sabato scorso [il 26 ottobre] tra noi, disse subito messa nella
cappella dell'Oratorio,
ed alle Autorità locali
andò a far
e tenne la
vfuisniztaioanleVnieclarpioomCearpiigtgoiloa.r.e.
Parlò con voce esilina, con parole semplicissime, ma pure
in modo da attirarsi la generale attenzione, da entusiasmare
tutti. Disse di Don Bosco, delle origini dell'Oratorio e del-
l'opera Salesiana, nella quale egli ebbe tanta parte, del bene
che fa l'oratorio d o ~ n q u ei,n Italia, in Spagna, nelle Ame-
riche, del bene che farà a Trieste...
La mattina della domenica tutti i ragazzi dell'Oratorio
vollero assistere alla Santa Messa di Don Rua; tutti gli
erano attorno, lo festeggiavano tutti.
>> Nel pomeriggio ebbe luogo l'inaugurazione della nuova
casa. I ragazzi dell'Oratorio colla banda, il Clero numeroso,
Don Rua, il Vicario Capitolare come funzionante, e numerosi
signori, si recarono processionalmente dalla vecchia alla
nuova sede dell'Oratorios. Compiuta la cerimonia ebbe
luogo un trattenimento e in fine Don Rua caldeggiò l'ulte-
riore sviluppo dell'Oratorio, ed espresse il voto di veder
sorgere quanto prima a Trieste anche un Oratorio femminile,
diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Della stessa sera parti per Torino, dove il 29 una nuova
schiera di 85 missionari e 12Figlie di Maria Ausiliatrice si
accomiatava ai piedi di Maria Ausiliatrice. S'eran compiuti
25 anni dacchè Don Bosco aveva iniziato le spedizioni mis-
sionarie; e Mons. Fagnano, dal pulpito, rilevava l'incremento
raggiunto nei cinque lustri dall'apostolato salesiano coll'a-
pertura di 97 case e residenze solo nelle Americhe.
Dal 9 all'r I novembre fu a Crusinallo per l'inaugurazione
dell'Istituto S. Giuseppe, che ebbe l'impronta caratteristica
delle opere del Signore, cioè a superare difficoltà d'ogni
III - Dura prona
681
enere; e l'arciprete Don Luigi Lapidari, promotore del-
opera, e i parroci dei dintorni, e l'intera popolazione lo
circondarono di manifestazioni le più cordiali e delicate.
Parlò all'accademia, illustrando l'utilità degli Oratori
ivi {per conservare e far fruttificare i semi ricevuti nel-
asilo, coll'allontanamento dai pericoli, moralizzando le
unnacipuollpeoelaizliopnoep?olAop. rDitoenuBnoOscroatdoircieov!.a.:.-D. Volete moralizzare
Parlò anche prima di distribuire la S. Comunione ed
... alla Messa solenne, illustrando il Vangelo della domenica
25% dopo la Pentecoste, sulla zizzania. <c Ai compimnto
dei tempi il Signore mandò il suo Divin Figlio, la sua Madre
SS., gli Apostoli; e in seguito, secondo i bisogni, mandò
persone e suscitò istituzioni: S. Antonio Abate, S. Benedetto,
i Santi Padri e Dottori della Chiesa, S. Francesco &Assisi
contro l'amore alle ricchezze e ai piaceri. Nel tempo delle
eresie e della riforma mandò una falange di campioni: S. Fi-
lippo Neri per la gioventù, S. Carlo Borromeo, S. Francesco
... d i Sales, esemplari di zelo e veri pastori, S. Ignazio, S. Giu-
'seppe Calasanzio, S. Teresa, e tanti altri
a Ai tempi nostri la gioventù è presa di mira dal nemico
. del genere umano colla scuola obbligatoria senza Dio, senza
religione, e la classe operaia con giornali, associazioni, ro-
manzi pericolosi. I1 Signore, nella sua bontà, ha suscitato
vari personaggi nel secolo testè finito, che si prendessero
cura degli operai e della gioventù. Fra gli altri il nostro ve-
nerato Don Bosco, che ispirato da Dio, protetto da Maria
Ausiliatrice, venne in soccorso alla classe operaia ed alla
gioventù, al sesso maschile e femminile)); e ricordava le
apparizioni della Madonna a Don Bosco, il modo prowi-
denziale di sua vocazione, il suo zelo per la salvezza delle
anime dimostrato colle prediche, colle conferenze, colle
visite agli ospedali e alle prigioni, coi libri, colla fondazione
degli Istituti d i S. Francesco di Sales e di Maria Ausiliatrice.
a A misura che s'avanzava, cresceva in divozione a Maria
SS.; ed Essa aumentava i suoi prodigi a suo favore. Per
riconoscenza Le innalzò un gran santuario, e d'allora in poi
la Madonna si mostrò ognora più larga in grazie n. Ed ac-

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682 VI - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
cennava alla diffusione dell'opera Salesiana, alle Missioni,
alla parte che anche i Crusinallesi avevano alla bontk del
Signore col nuovo Istituto delle Figlie di Maria Ausiiiatrice,
concludendo: ((Aiutate l'opera secondo la vostra condizione.
I1 Signore manderà un giorno i suoi angeli a separare la
zizzania del buon frumento: questo per riporlo nei suoi
granai, nella felicità del paradiso; la zizzania sarà raccolta
per essere gettata nel fuoco. Fate in modo da essere tutti
compresi nel buon frumento per essere collocati nella gloria
eterna del paradiso o.
In quei giorni andò anche a visitar la tomba del Servo
di Dio Dori Andrea Beltrami, nel camposanto di Omegna,
poco lungi da Crusinallo. Appena si sparse la voce della
visita di Don Rua, molti concittadini accorsero attorno a
lui mostrando in quanta venerazione tengano quel prezioso
deposito, che in seguito venne trasferito nella chiesa parroc-
chiale. E Don Rua con affetto ed ammirazione rievocò il
santo sacerdote e si congratulò con loro, chiamandoli fortu-
nati di possedere i resti mortali di chi mori, si può dire,
consumato, più che da lenta malattia, dal più ardente amar
di Dio.
Nel tornare a Torino, si fermò a Novara dove un comitato
di egregie signore aveva promosso una fiera di beneficenza
per le locali Opere Salesiane, che fruttò parecchie migliaia
di lire e il Servo di Dio volle ringraziarle e congratularsi con
loro; ed esse: «Non siamo noi che abbiamo fatto questo!))
andavano ripetendo, «ma è la Madonna che volle questuare
per noi! s.
All'Oratorio continuava ad avere le attenzioni più pre-
murose. Nel 1901, con l'intento di promuovere la disciplina
tra gli artigiani, si stabiliva che i nuovi alunni, fuori delle
ore che passavano nelle loro scuole professionali, rimanes-
sero tutti sotto la vigilanza dello stesso assistente in ogni
luogo: in camerata, in refettorio, in cortile, a passeggio, e
che recitassero, a parte, anche le preghiere della sera. Un
giorno il giovane chierico, addetto alla loro assistenza, s'im-
battè nel Servo di Dio e, tanto per dirgli una parola, gli
domandò:
I
, III - Dura prova
683
- Oh! signor Don Rua, quando viene a dare la buona
notte ai miei giovani?
- Dove dicono le
preghiere?...
- Nei sotterraneo, innanzi al refettorio...
Pensò un istante e rispose: - Verrò lunedì.
Io - racconta il chierico - mai più pensavo che pren-
desse la domanda sul serio, e come non mi attendevo quella
risposta, così non le diedi importanza e non ci pensai più.
Ma una sera, mentre al solito dicevamo le preghiere a parte,
ed io pensavo che cosa avrei detto ai giovani, ecco apparire
Don Rua; era proprio il lunedì! Mi fece forte impressione
quella circostanza, stupito come avesse ricordato e mante-
nuto, in mezzo alla moltiplicità dei suoi affari, la parola
detta a un chierichetto, uscito appena allora da Fogliizzo,
com'ero io!...P.
Ai primi di dicembre si recò a Roma per trattar affari
della Pia Società, specie per l'approvazione delle delibera-
zioni prese nell'ultimo Capitolo Generale; e volle visitare
gli ascritti di Genzano e i confratelli di Frascati.
Nell'una e nell'altra casa celebrò la Messa della comunità,
e prima di distribuire la S. Comunione disse le più com-
moventi parole:
a Ecce panis Angelorum; factus c i h viatorum, non mittendus ca-
nibus. Gli Angeli si alimentano, si beano della vista di Dio, e tantp
godono che giammai si saziano: in Quem desiderant angeli prospicere.
E dove si trova Gesù in Sacramento, ivi pure gli Angeli gli fanno
corteggio. Eppure, se potesse in essi aver luogo l'invidia l'avrebbero
contro i cristiani che hanno la fortuna di ricevere Gesù nel loro cuore,
... giacchè nella sua infinita bontà si degnò farsi cibo di noi poveri pelle-
grini: factus cibus viatorum. Egli ben conosce la nostra debolezza,
e perciò appunto nel momento di separarsi dai mortali si fece cibo
nostro colla SS. Eucarestia. Quanto amore! Quale carità! Da parte
nostra ricordiamo che & chiamato vere panis filimzcm, perciò,accostia-
moci come $gE &mi, pentiti della proprie colpe, con sentimenti di
profonda umilta; come &li riconoscenti, con sentimenti di viva grati-
tudine; come $gli amanti, con sentimenti di ardente amore; come $gli
confidenti. con sentimenti di fiducia illimitata; come $gli desiderosi di
goder sempre della compagnia di tal Padre.
I) Ricordiamoci pure che & panis... non mittendus canibus. Se qual-
cuno si sente rimordere la coscienza di peccato mortale, non si ap-

35.8 Page 348

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#
pressi a quest'agape, tutta di amore. Non venga a crocifiggere di
l
I
nuovo Gesh.
1
1
» Ravvivate adunque la vostra fede, il pentimento, la riconoscenza,
l'amore, e appressatevi. Gesù vi attende, desiderosissimo di arric-
chirvi di sue grazie a misura che portate buone disposizioni D.
I
Anche ai confratelli di Roma rivolgeva, il 6 dicembre,
i
i
le più care esortazioni.
(1 Diliigte animas vestras et westrum, diceva Don Bosco; così io
dico a voi; amate le zostre anime e quelle dei vostri alunni e dipendenti.
I> Amate le vostre anime, questo è il fine per cui siamo entrati nella
nostra Pia Società, la nostra santificazione. Questa è la volontà di Dio:
haec est voluntas Dei sanctzFcatio vestra. Non trascuriamo i mezzi che
nella sua bontà il Signore ci somministra%e; d accennava gli esercizi
di pie&, il buon esempio dei confratelli, gli awisi dei superiori, i
lavori che ci vengono affidati. (GFacciamo volentieri il lavoro che ci è
assegnato; non lasciamoci ingannare dal demonio che vorrebbe
sempre farci fare cose differenti dalle comandate.
D Et westrmum... Abbiamo sempre di mira il bene delle anime.
Da mihi anima lo stemma di Don Bosco. Questo diceva Don Bosco,
che quanto faceva era per salvare le nostre anime; e si scorgeva tanto
bene nel suo modo di comportarsi. Sempre introduceva pensieri ri-
guardanti il bene dell'anima. I1 Signore ci manda gli alunni con que-
sto fine; perciò nella scuola, nel laboratorio, nella ricreazione, sempre
... si abbia di mira i1 loro vantaggio spirituale; anche nell'Oratorio fe-
stivo con gli allievi esterni, e con i famigli I).
I1 1901 si chiudeva con altre visite alle case di forma-
zione. A Lombriasco raccomandava teneramente il timor
di Dio jìliale:
u I1 ladro si astiene dal rubare quando ha paura di essere scoperto,
perchè teme i castighi; l'allievo cessa dal disturbare per il timore di
ricevere cattive note; un novizio si astiene dalla disobbedienza, dalla
negligenza, perchè teme di perdere la stima dei superiori; il cristiano
non bestemmia, non si abbandona al vizio, perchè teme i castighi di
Dio, i castighi temporali e anche gli eterni; sono tutti timori servili,
cioè degli schiavi che sempre temono la sferza e il bastone... È buono
questo timore? Si, ma non è perfetto, non è nobile, non è sublime.
Non è questo che deve formare il tesoro di un religioso ».Mentre
<Iil timorejiliale, di chi teme di disgustare il padre, d il timore dei santi;
i quali svenivano al sentir parlare dell'offesa del Signore, o venivano
presi da tremore al sentire i disordini; questo è il tesoro1o.
III - Dura prova
685
I1 20 dicembre, il giorno avanti la sacra ordinazione,
radunava quelli che dovevano ricevere il diaconato, e:
«Voi state per entrare nel campo dell'azione... - diceva - pre-
... paratevi alle battaglie; impugnate le armi diligentemente, diffidando
di voi stessi e confidando in Dio Beatus ille servus, p-, cum we-
nerit Dominus, invenerit wigilantem. Amen dico vobis, quod prdecinget
se et faciet illum discumbere et transiens ministrabit illi.
I> La diligenza d la prima dote del servo fedele. Prestatevi volentieri
a tutti i comandi dei superiori ed alle ispirazioni dello Spirito Santo,
con amore, costante, pronto ed allegro. Attenti a non lasciarvi pren-
dere a tradimento, con persuadervi a far altro da quello che vi è co-
mandato. o diversamente dal modo che vi viene indicato. Sempre
oerò con'discrezione. Non vofrliatefar troppo, e non pretendete troppo
dai dipendenti.
I> Diffidare di sd; per la nostra incapacità. Sine me nihil potestis
facere. Non sumus sujìcientes
sed su$icientia nostra ex Deo
cogitare aliquid
est. Diffidiamo
a nobis, q+
del proprio
giuexdiznioob.i.s.;,
d i d i a m o delle proprie forze e virtii, quindi evitare i pericoli; diffi-
diamo della propria scienza, e adoperiamoci per aumentarla. "S?'
riesce meglio quando si opera secondo i2 parere dei sudditi,, diceva un
santo Prelato.
I) Confidenza in Dio; non mai perdersi di coraggio: Cum ipso sum
in tribulatione, eripiam eum et glorificabo eum. Omnia possum in eo qui
me confortat. Quando si riceve qualche comando, non rifiutiamoci
colla scusa di non esser capaci. Quando si commette qualche sbaglio,
non avviliamoci; non lasciamoci mai prendere dalla tristezzar.
Ponderando coteste parole a noi sembra di sentir l'eco
dei pensieri e dei santi propositi che neli'anno della dura
prova regnavano sovrani nell'anima di Don Rua. Anche la
strenna, che dava ai confratelli per il 1902, era ispirata allo
stesso programma di vita: Tutto per amor di Dio, e con la
dolcezza del Salesio e di Don Bosco, jìdenti nell'aiuto della
Madonna!
Ecco le sue parole:
u CHARITAS CHRISTI URGEAT NOS; studiamoci d'imitare i
due esemnfdari che il Signore n' diede, San Francesco di Sales
ed il no&o buon padre Don Bosco.
>>. In ogni difficoltà ricordiamoci che abbiamo una Madre
quanto mai tenera e potente in Maria A d a t r i c e

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- - 686 V I Successore di Don Bosco Secondo decennio
IV
CITTADINO ONORARIO DI CASTELNUOVO
1902.
Sempre col cuore a tutti, a tutti avrebbe portato il conforto della parola,
anche aipia lontani. - Una lettera a Mons. Costamagna. - A Nizza
Monferrato per le vestizioni, a S. Benigno per la consegna delle
medaglie ai numi ascritti coadiutori, a Foglixxo e ad Ivrea per be-
nedire le vesti degli aspiranti al sacerdozio. - Per accrescere l'amore
- al Papa. La morte di Carlo Gastini a settant'anni, come aveva
- predetto Don Bosco. Inaugurazione del busto di Don Bosco dietro
- l'abside del Santuario. Esalta l'amore di Don Bosco al Papa. -
A Valsalice per la chiusa degli esercizi. - Comunica le risposte della
S. Congregazione deì V V . e RR. ai quesiti inoltrati dopo il Capitolo
- Generale. I chierici dovranno compiere regolarmente 10 studio delle
- scienze sacre. - Raccomandazioni per il fiorire delle Ispettorie. I l
- Cinquantenario delle ((LettureCattoliche ». Particolari benedizioni
del S. Padre. - Intraprende un lungo viaggio all'estero, e passa per
- Novara, Intra, Cannero, Cannobio. Ad Ascona, Lugano, Balerna:
(i Vedete come il giudizio del Signore sia dinerso da quello degli uo-
- mini! D. A Zurigo: C Voi siete come il giglio fra le spine n. - Un
piccolo incidente al treno sul quale viaggiava, ritarda provvidenzial-
mente il suo arrivo a Liegi, dove regnava lo sciop&o. - Dal momento
che pose piede nel Belgio Bruxelles tord in calma, e Liegi il secondo
giorno del triduo indetto dal Servo di Dio. - Particolari edz9canti
della sua permanenza nell2O~fanotrojiodi Liegi e nella casa delle
Figlie di Maria Audiatrice. - Dopo aver visitate le altre case del
Belgio e aalcuni cooperatori dell'Olanda, si reca a Londra, dove gli
- si preparano feste imponenti. (i S e fosse per me, nulla potrei sop-
- I V Cittadino onorario di Castelnuovo
687
portare di tutto questo! o. - T m a a Liegi ed edifica tutti colle parole
- - e con gli esempi. I l suo pensiero ai Salesia&idella Francza. A To-
rino presiede il Il0 Congresso degli Oratori Festivi e delle Scuole di
Relkione. - Dopo la festa di Maria Ausiliatrice si reca a Mathiper
il XXV della Cartiera fondata da Don Bosco, e concede particolari
- gratzjìcazioni a tutti gli @mai. I l Card. Rkhelmy preannun-
zia l'approssimarsi del Cinquantesimo della vestizione clekale del
- Servo di Dio. U n 6ellJartico1odel130ssematoreCattolico, e il 10
- convegno degli ex-allievi dell'lstituto di Milano. Avviato a1Za
Sardegna, a Rmna assiste al Conczstoro in cui viene proclamato
- vescovo Mons. Morganti. All'inaugurazione dell'istituto di Lanusei
- - B chiamato da tutti (iil gran santo >>.A Cagliari e a Sanluri. Il
23 giugno gli allievi dell'Oratorio gli offrono una piccola somma per
le vesti chiericali dei sei primi patagoni aspiranti al sacerdozio. -
Don Lemoyne inneggia a Don Bosco, e dice a Don Rua: << T u rinnovi
i suoi miracoli colla stessa melodia: <'Noisiam &li di Maria!,, o, e
il Servo di Dio esorta gli allievi a ripetere soprattutto colle opere la
- devota ed affettuosa dichiarazione. A N i m a per nuove vestizioni.
- - A Biella in omaggio a Don Bosco. Al Santuario della Madonna
deì Laghi ad Avigliuna per le feste giubilari. - Neì mesi pih fati-
cosi, rivolge a tutti sante esortazioni: ai chierici, agli ordinandi, ai
sacerdoti, ai coadiutori, ai direttori, alle direttrki, nelle varie case
di formazione. - A S. Benkno benedice la cappella del noviziato.
- Presiede le adunanze dei Direttorì diocesani dei Cooperatori. -
Celebra il Cinquantenario delle vestizione clericale ai (i Becchi n, e
v&ta Castelnuovo, Mondonio, Buttigliera, Riva di Chieri, e Chim'.
- Il Consiglio Muninpale di Castelnuovo accoglie con unanime ac-
clamazione la proposta del Sindaco e proclama il Servo di Dio
- " Cittadino onorario,,. Ed il Signore, visibilmente, con la venera-
&ne che suscita attorno alla sua persona, gli dà: la cittadinanza
universale. - A Giaveno una suora agli estremi t! d'un tratto fuori
pericolo, e guarisce perfettamente, proprio nell'istante in cui il S m o
- - di Dio la benedice da Torino. Altri fatti singolari e ptodigiosi. A l
principio del nuovo anno scolastico prosegue indefessamente il suo
lavoro nelle case di formazione. - Dà l'addio a un drappello di nuovi
- Missionari. Celebra ad Ivrea la festa dell'lmmacolata. - V a a
Milano per lo scoprimento di un busto ad un insigne benefattore.
- Chiede particolari soccorsi ai Cooperatori per i bisogni finanziari

35.10 Page 350

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688 V1 - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
sempre più gravi. - Inuia nome e raccomandazioni agli Ispettori
per facilitare l'adempimento dei loro d o v d . - Parte per Roma, e si
f m a alla Spezia tregiwni per le feste giubilati di quella fondazione
saksiana. - La u Strenna v.
I1
del Servo di Dio aveva abitualmente pre-
senti tutti e i bisogni di tutti, ed anche ai più lontani avrebbe
portato cordialmente la luce e il conforto della"parola, se
gli fosse stato possibile, a costo di qualunque sacrifizio,
come faceva con i vicini. Ce lo dice la corrispondenza.
Non è il caso di tornare a dimostrarlo; ci par sufficente
riferire un tratto d'una lettera a Mons. Costamagna del
3 gennaio 1902, per comprendere sempre meglio come
arrive a..s.seVroedao
tutto le sue
le difficolth
sollecitudini.
che incontri ad
aiutare
Mons.
Fa-
gnano a pagare i suoi debiti [allora assommavano a 160.000
lire!], e so compatirti. Potessi aiutarlo, o per te stesso, o per
mezzo 'di persone inffuenti ad ottenergli dal Governo quel
sussidio che egli reclama per la fabbrica della chiesa parroc-
chiale... Vedi un po' col caro Don Albera, se si troverà ancora
in cotesti paraggi,se si può muoverequalche pedinaall'uopo...
Sono ancora perfettamente d'accordo che per qualche
tempo non converrà aprire PuEo, Oruro, troppo
avete bisogno di aumentare il vostro personale; motivo per
cui raccomando sempre tanto di far fiorire i noviziati del
Chili e del Penì.
»Holetto con vero gusto tutte le tue Lettere confidenziali
ai Direttori...; se non parlassero tanto di me, potrei con
... maggior facilità raccomandarle a tutti i Direttori; tuttavia
procurerò che in qualche modo vengano raccomandate
i) Mi fa pena che sia stato obbligato a togliere quattro
chierici dal noviziato per mandarli sul campo dell'azione.
Almeno l'anno di noviziato conviene lo passino nel noviziato
interamente.
n Mi rincresce pure che si abbia a chiudere la casa di
Melip'lla; state attenti che non si abbia a disgustare la Curia.
Cambiare il nome di direttore in quello di rettore è
idea abbastanza d'importanza; ne parlerò in Capitolo.
I V - Cittadino onorario di Castelnuwo
689
a Ho scritto a Mons. Angelo Jara che con grande rin-
crescimento non potemmo per mancanza di personale man-
dare alcuno per Ancud, malgrado la deliberazione presa in
Capitolo nel settembre scorso di secondare la sua dimanda.
Tanto per tua informazione.
I1 Signore dègnisi regnare nel cuor tuo e in quello del
tuo aff.mo in G. e M. Sac. MICHELE RuA)).
L'8 gennaio si recava a Nizza Monferrato. «Alle 17 si
legge nella Cronaca dell'Istituto - giunge da Torino il
veneratissimo Superiore Maggiore Don Rua. Oh! qual
festa, a.l gioia in tutti cuori! Lo si attendeva schierate in
bell'ordine, sotto i grandi portici della casa nuova, ed egli
passa acclamato cordialmente dalla turba di suore, novizie,
postulanti ed educande, che rallegra colla sua presenza, col
suo celestiale sorriso, coll'ispirata parola. Alla sera vi fu
accademia >)e, il Servo di Dio diede a tutte per il nuovo anno
questa (1 Strenna di GESÙ BAMBINO: - Servitemi in santa
allegria, tutte unite col vincolo della carità. Nei *dubbi,nelle
dzffcoltà, nelle tribolqioni, nelle tentazioni, ricordatevi che
avete in cielo una Mladre tenerìssima sempre pronta ad aiu-
tarvi; la mia stessa Madre ».
I1 9 celebra la Messa della Comunità, e rivolge un breve
ma efficace fervorino; ((più tardi assiste alla funzione della
sacra vestizione, che riesce devota e commovente e muove
soavemente al pianto ed eccita a salutari e forti risoluzioni.
Prima d'impartire la Benedizione Eucaristica parla di nuovo
alla nuove aspiranti all'Istituto, presenti i parenti e l'intera
comunità, ascoltato come se avesse parlato il Signore, come
se fosse stata la e parola di Dio stesso a. Prendendo lo spunto
dalla visita dei Magi alla capanna di Gesù Bambino, guidati
dalla stella, accennava come il Signore ci chiami in mille
modi alla sua sequela:
H
Essi
I Magi si arresero e
furono coraggiosi,
vgoeinepruorsei,vci oasrrtaenntdi.e..ste;
continuate
ad
imitarli.
»Siamo anche noi coraggiosi nell'affrontare le difficolta, i disagi
della nostra carriera.
Generosi offrendo quanto abbiamo di meglio, il cuore, cioè gli
affetti; spogliamoci degli affetti verso le persone, verso le cose mate-
- 44 Vita del S m di Dio Mzchele R R V~ d. 11.

36 Pages 351-360

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36.1 Page 351

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690
- VI - Successore di Don Bosco Secondo decennio
... lr'iodbibedriiennuznaz..ia.nasdsoogalgleattnaonsdtorailvnoolosntrtoà
per fare
giudizio
quella di Dio mediante
a quello dei superiori...
o Costanti nella nostra vocazione. È vero che le postulanti sono
ancora in tempo a dar indietro. Tuttavia se non vi sono gravi ragioni
lavanti in Domino con buona volontà...]. Tanto più le professe devono
cssere costanti C cacciar ogni pensicro chc sorgd contro lavocazione;
&
la
iinno'isntsriadifaeddeelltàdeaml osnigio;o:&3r>...~untnoelle
diflicolti
dobbiamo
<lirnostrarc
t> Coraggio adunque, giacch* abbiamo imitato i Re Magi nell'ascol-
tare la divina chiamata, imitiamoli pure nel loro coraggio, nella loro
generosità e costanza t).
<< I1 10 era ai Noviziato di S. Giuseppe, ove celebra la
S. Messa e passa la maggior parte del giorno a bene delle
novizie. Verso sera ritorna alla Casa Madre, e volentieri si
presta a sentire quelle suore che desiderano parlargli. Ma
siccome non tutte possono ricevere una sua parola, come pur
tanto cordialmente si vorrebbe, cosi egli si dispone a tenere
una conferenza spirituale a bene di tutte e spiega il signifi-
cato dell'abito, del velo, del modestino, del vestito.
« Il velo sacro - disse - deve ricordare %lle Figlie di Maria Ausi-
liatrice la rinunzia fatta delle vanità del mondo e come la loro mente
deve sempre essere occupata in pensieri seri, che riguardino Dio e le
cose di suo servizio.
t) I1 modestino candido che tanto distingue le Figlie di Maria
Ausiliatrice in mezzo alle persone del mondo e che loro ricopre il
cuore, loro ricorda come essendosi consacrate a Dio devono essere
tutte e sole di Lui, allpntanando con gran cura dal proprio cuore
ogni affetto men casto, o troppo vivo verso qualche persona o cosa di
questo mondo.
1) I1 vestito che ricopre tutta la persona, simbolo delle opere che
debbono essere compiute dalla buona religiosa, unicamente per pia-
cere a Dio. per fare la sua SS. Volontà, a lei manifestata dalla S. Re-
gola, dall'obbedienza, dai Superiori.
» Santificando cosi i pensieri, gli affetti e le azioni si vivrà da vere
relie"iose,. ossia auali persone consacrate a Dio, che pensano a Lui e
lavorano per L&. *
>)Il giorno 11 - conclude la cronaca - celebrata per
tempissimo la S. Messa, l'amatissimo Superiore parte per
>>. Torino, lasciandoci la sua benedizione e l'efficace ricordo
della sua santità e ammirabile bontà a nostro riguardo
IV - Cittadino onorario di Castelnuovo
691
I1 15 distribuiva le medaglie ai nuovi ascritti coadiutori
a S. Benigno:
(1 Questa distribuzione tiene le veci della vestizione chiericale; è
il vostro arrolamento. Questa medaglia deve ricordarvi che siete
membri della Pia Società di S. Francesco di Sales, fondata da Don
cbBeeosnscecoon,debileSnmaeoldenesdt,.to.a...d.daiDfDfeuivsoae,spsi ercroovtsierìtvtraiaddpaiideMacmcairetinaamteAeeunstioclhiaaiatrmciceaertcaeardaeaflSaar.
Fran-
tanto
vostra
gpleirefesezricoinzei....ICsooslìdvaotii..c.oSmi dinecvieancoercaaraedddielsitbraerrsairvailldaavlIi'tiantomriplietdarieiencoton
... spirituale della mente, del cuore, della lingua, ed acquistare agilità
nell'esercizio della virtù 1).
Agli ascritti del secondo anno, il 15 gennaio, festa di
S. Maurizio, accennava al martirio del Capo della Legione
Tebea, e alle virtù mostrate da quei campioni di Cristo:
- Fede, abnegazione, costanza.
( ( I l fondamento della vita nostra dev'essere la fede. Stu-
diate bene le verità della fede..., e regolate la vita secondo i
suoi insegnamenti.
D Abnegazione: Qui vult venire post me, abneget semetZpsum,
tollat crucem suam quotidie et sequatur me... =
Costanza. Continuate, malgrado le dzficoltà, a mante-
nemi fermi al dovere...)).
2.- I1 16 dava la veste chiericaie agli ascritti di Foglizzo.
Compiuta la cerimonia - dice la cronaca - parlò così:
Comincia coll'accennare all'impressione provata nello svestire
le divise secolaresche per indossare l'abito chiericale per cui si muore
al mondo. Passa poi a spiegare il significato della berretta, del colletto,
della sottana.
t) a) Bewetta; santità dei pensieri ed unione con Dio. I nostri
pensieri, le nostre aspirazioni per Dio, per la Congregazione. I1 no-
stro spirito, lontano dai mondani desideri, dev'essere sempre puro
e raccolto continuamente in Dio.
I) 6) Colletto; mortificazione della parola. Si parli sempre con ri-
serbo, e nelle nostre conversazioni ci sia sempre la nota religiosa,
senza rendere pesante il discorso, come Don Bosco e Don Beltrami.
t) C) Sottana; indice degli affetti del cuore e dell'operosità del
braccio; dobbiamo rivolgere tutti i nostri affetti e le nostre potenze
unicamente alla gloria di Dio. Guai a chi si vanta delle sue doti e si
affatica per la gloria mondana. Quantunque qui non abbiamo ancora

36.2 Page 352

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692
- VI - Successore di Don Bosco Secondo decennio
occupazioni e studi gravi, dobbiamo tuttavia essere operosi, perchh
qui dobbiamo mettere il fondamento della nostra vita, che deve es-
sere una vita di lavoro.
)>Finiscecol rivolgere un incoraggiamento a preparare le armi
della virtii e della scienza, che, confortate dalla preghiera, ci otter-
ranno la vittoria.
»Alla sera Don Trione annunzia che in quest'anno 1902
ricorre il 500 anniversario della vestizione chiericale di Don
Rua. Parlò pure Don Rua:
i>L'anno 1852 Egli, per mano di Don Bosco, ai Becchi
vestiva l'abito chiericale. Quello fu il primo abito salesiano.
Altri quattro l'anno precedente l'avevano pure indossato per
mano di Don Bosco, ma di quelli tre uscirono ed uno rimase
in Congregazione come coadiutore. Quello fu il primo abito
salesiano ed ora oh! quanto si è moltiplicato e. quanti frutti
apporta in Italia, in Francia, in Ispagna, in Africa, in Asia,
in America! Mirabile è la Congregazione Salesiana. Molti
dicevano che alla morte di Don Bosco non avrebbe più po-
tuto continuare ed invece va sempre più ingrandendo e pro-
sperando, perchè è opera di Dio! E Dio ne sia benedetto.
Ora sono qui una ventina di giovani che vogliono entrare
in questa Congregazione e ne hanno indossato le divise. Essi
sono chiamati da Gesù e da Maria; nessuno venga meno; vi
sarà da soffrire, ma coraggio! si soffre per Gesù! Narra quindi
della sua andata a Roma e dell'udienza che ebbe dal S. Padre,
del modo con cui l'accolse Leone XIII e come gli dèsse
tutte le benedizioni che poteva dare il Vicario di Gesù Cristo
per sè, per i soci salesiani, per i benefattori e per gli alunni
>>. delle nostre case. - E ci imparte la benedizione, raccoman-
dandoci di pregare pel Papa
Da Foglizzo proseguì per Ivrea, per compiere la stessa
cerimonia, e pure dava i più santi ricordi. Era la festa di
S. Antonio Abate, e cominciava così: <<Ungiovane udì
leggere: Si vis perfectus esse, vade, vende quae habes et da
pauperibus, et veni et sequere me. E segui e diventò gran santo,
vale a dire S. Antonio Abate». Ed indicava i mezzi, con i
quali raggiunse la perfezione: Distacco dal mondo, preghiera,
e mortificazione:
- IV Cittadino onorario di Castelnuov
»Distacco dal nwndo: pratica della poveaà. Voi siete qua ritirati
dal mondo; praticate il distacco del cuore. Pensate a servire il Signore
ed attendete alla vostra perfezione. Ebbe assalti dal demonio per farlo
ritornare nel mondo, ma egli fermo non cedette mai. Così farà il
demonio con voi...
D Preghiera. Qui avete tutta la comodità della preghiera o, e accen-
nava i vari esercizi di pietà, insegnava a farli bene, e raccomandava
le visite al SS. Sacramento, le giaculatorie, e il seg-no della Croce ben
fatto e con divozione.
<< Mo~tificazione:col lavoro manuale. I religiosi dei tempi andati
avevano il lavoro manuale come mezzo di santificazione. Così la mor-
tificazione dei sensi, degli occhi, della gola, del tatto. Non cercate
delicatezze nel cibo; neppure troppo abbondante. La temperanza
è pure nella bandiera di Don Bosco. Il tatto va mortificato col non
cercar troppa comodità nel vestire, nel camminare, nel letto, nella
prontezza a levarsi... o.
Dopo il Decreto del 24 aprile 1901, che aveva fatto (non
possiamo nasconderlo) in molti cuori una grave ferita, il
Servo di Dio coglieva ogni occasione per infondere in tutti
una piena, devota e cordiale devozione alla Suprema Auto-
rità della Chiesa.
Leone XIII stava per entrare nell'anno giubilare del
Sommo Pontificato e, mentre si facevano voti da tutti che
potesse compierlo come l'immediato suo Predecessore Pio I X
di S. m., il Bollettino Salesiano di gennaio invitava i Salesiani
e le Figlie di Maria Ausiliatrice a riempire appositi fogli con
le firme loro e dei giovinetti e delle giovinette di tutti i
collegi, ospizi, scuole diurne e serali, oratori festivi e circoli
ed associazioni annesse, per farne poi due albums da presen-
tare a Sua Santità, insieme con un piccolo obolo di S. Pietro,
frutto anch'esso di offerte degli allievi, come aveva fatto
Don Bosco nel 1849 con i primi birichini.
Di quei giorni passavano all'eternità vari antichi amici
del Servo di Dio, il quale affettuosamente chiedeva per loro
uno speciale ricordo nelle comuni preghiere. I n dicembre
era morto Don Michelangelo Chiatellino, grande amico di
Don Bosco, che per tanti anni aveva predicato ai " Becchi,,
la novena del S. Rosario; e il 3 febbraio si spegneva santa-
mente il Teol. Felice Reviglio, che era stato il suo primo
monitore segreto.

36.3 Page 353

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- - 694 VI Successore di Don Bosco Secondo decennio
I1 ricordo del nostro venerato Fondatore e l'ardente
desiderio che i suoi esempi e tutte le tradizioni familiari
rimanessero ognor vive tra i Salesiani, traevano dal cuore
del Servo di Dio, in ogni circostanza, parole ed esortazioni
le più efficaci.
La vigilia di S. Francesco di Sales moriva Carlo Gastini,
i1 menestrello dell'oratorio, che da tempo soleva ripetere:
c< Io devo v h e - per settant'anni - e me lo disse -Papà
Govanni! >>.
Appena cadde malato, verso la metà del mese, chiese
che gli chiamassero Don Rua per confessarsi e ricevere il
Viatico. Gli si disse:
- Non è troppo presto!?
- Siamo ai settanta, ed io devo morire. Non ho più nulla
da-far quaggiù. Spero che Don Bosco mi aiuterà ad unirmi
con lui in paradiso!...
Insistè, il Servo di Dio si recò subito a trovarlo, e ap-
pena l'ebbe accanto, pianse di consolazione, e a lui pure
che l'incoraggiava amichevolmente, ripetè sorridendo:
- No! no! non mi leverò ptì! sono entrato negli anni
settanta, e devo morire!
E volle confessarsi, ricevere il Santo Viatico e così pre-
pararsi al gran passo.
Ricordava anche negli ultimi giorni come, rimasto or-
fano di padre, facesse il garzone presso un barbiere poco
lungi dal Convitto Ecclesiastico di S. Francesco d'Assisi e
più volte fece la barba a Don Bosco, perchè, sebbene il
padrone ripetesse che non era ancor buono, Don Bosco lo
chiamava sempre dicendo: - Anche se non la sa far bene,
per me è lo stesso, perchè la mia barba è di legno (di bosco!).
Orfano anche di madre, venne accettato nell'oratorio,
dove imparò a fare il legatore, e fu i1 primo capo di quel
laboratorio per tanti anni; e in ogni festa familiare era felice
di manifestare la sua riconoscenza a Don Bosco e a Don Rua
leggendo le sue poesie, o meglio una tiritera inesauribile di
espressioni
espressive,
rimate, le
vantandosi
più
di
cliobnetraereneillvaerfsoi.r.m. acoml ameotrriogicnuabloi!e..d.
Amico di tutti, specie degli alunni dell'oratorio, ideò, pro-
IV - Cittadino onovario di Castelnuovo
mosse e zelò sempre l'associazione degli antichi allievi, C
si deve l'annuale omaggio della riconoscenza.
L'anno prima, in detta ricorrenza, gli alunni dell'ora-
torio, avevano offerto a Don Rua un busto marmoreo di
Don Bosco, scolpito dal Cerini, e il Servo di Dio lo volle
collocato sotto il portico, dietro l'abside del Santuario, a
destra della porta del coro; e il 31 gennaio ne fece la solenne
inaugurazione, non ostante il pessimo tempo invernale,
rivolgendo questa allocuzione agli alunni:
... G I n molti siti oggi si fa l'elogio di Don Bosco. Molto op-
portunamente si scelse questo dd per scoprire il suo busto ed
occorrerebbe anche qui tessere un beli'elogio del Padre, ma non
si presta nè l'ora, n2 il sito. M i limiterò quindi ad additarvi
come per più ragioni fu scelto questo sito.
» Qui siam tutti sotto i suoi occhi. Base di tutte le sue opere
volle che fosse l'orazione. Chiamò l'opera sua Oratorio, per
inculcarci che si pregasse; nelle infermità, nelle tribolaxioni,
nelle contrarietà sempre ci esortava di ricorrere all'orazione.
Quante volte egli stesso mandava dei suoi giovani a pregare,
quando era stretto da tribolazioni o da qualche necessità! Gli
piaceva tanto che si venisse a far mXta a Ged in Sacrammto,
anche duvante la ricreazione. Se già prima si veniva a far
visita a Gesù, ora anche più numerosi si venga a trovarlo, e si
rimanga in preghiera con molta divoxione, e si ricorra a Lui
con grande fiducia. Potete ritenere che ogni volta che passerete
>>. di qui per andar a far visita a Gesù, voi farete altresì piacere
al nostro buon Padre Don Bosco
Ed osservava che la figura di Don Bosco, collocata in
luogo, oltre la pietà che ci tiene uniti a Dio, doveva pur
ricordare la carità fraterna che forma delle varie sezioni della
numerosa famiglia dell'oratorio <tun cuw solo nell'amore di
Don Bosco!... )>.
I1 22 febbraio chiudeva "gli esercizi a Valsalice. Ricevute
alcune professioni, esortava quei chierici a compiere bene
i loro ,doveri, guardandosi dai pericoli:
c< Scientia infEat. La superbia s'insinua facilmente. Crediamo di
sapere piiì che gli altri, disprezzando gli altri, preferendo il proprio

36.4 Page 354

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696
- - V I Successore di Don Bosco Secondo decennio
... giudizio,
superiori
ecollelalotreonadcisitpàosniezliloenip..r.oap. rEieriocpoirndiaovnai,l'egsieumdipciaonddoi
perfino
Socrate
i
Si nota che collo studio si raffredda talvolta Ia pietà. Pure la pietà
dev'essere il fondamento della vita religiosa e quasi l'essenza. Non
tralasciate mai gli esercizi di pietà, anzi alimentate in voi lo spirito
di pietà, con la purezza d'intenzione di lavorare per il Signore, colla
frequenza delle giaculatorie, col ricordare la meditazione del mattino
e le risoluzioni prese; ecc.
$Altro pericolo la smania di leggere romanzi, storie scritte per
tradire la verità, letture pericolose. State attenti a reprimere questa
smania. Scriveva un autore: Noi colla neve sul capo fummo in dubbio
se potessimo continuare la lettura di certi romanzi. Tanto piii i giovani.
... Cercate negli autori Suoni il pascolo che paralizzi il male assorbito
nelle scuole i).
11 3 marzo Leone XIII entrava nel XXVO anno di Pon-
tificato, e la data memoranda non passava inosservata in
mezzo a noi. I1 Servo di Dio, fin dalla sera avanti, radunava
a conferenza i confratelli dell'Oratorio e intrattenevali af-
fettuosissimamente sull'argomento:
Oggi - diceva - Leone XIII è entrato nell'anno 930.
Domani entrerà nel 250 del suo Pontzfiato. Conviene che par-
liamo di lui, o meglio della devoaione di Don Bosco al Sommo
Pontefice >>; e rievocava le relazioni sue con Gregario XVI, le
feste celebrate nell'Oratorio per Pio IX, il soccorso inviatogli
a Gaeta, la sua corrispondenza col S. Padre, i suoi viaggi
a Roma, le sue istruzioni ed esortazconi ai giovani, orali e
per iscritto; la Storia Ecclesiastica, la Storia d'ltalia, le Vite
dei Sommi Pontefici, le sue lagnanze sugli autori di Storia
Ecclesiastica; la sua cura di consolare il Sommo Pontefice,
il suo dolore nel '59 nel vedere i Francesi venire in Italia,
i suoi sforzi per rimovere il Re dall'impresa d'entrar in Roma,
le sue esortazioni a non fidarsi di chi scrive contro i Papi, le
tribolazioni sofferte per i1 suo amore al Papa, cioè le perqui-
sizioni; come per questo si vide privato dei sussidi che per-
cepiva dal Municipio e da altri Istituti fondiarii, e come il
Signore l'abbia consolato. E passava ad accennare all'affetto
dei Papi per Don Bosco e il suo trionfo in Roma nel 1867,
i servizi resi nel 1867 e nel 1870, il servizio reso all'Italia
nell'elezione dei Vescovi, il sogno profetico sulla morte di
I V - Cittadino onorario di Castelnuovo
697
Pio IX, la profezia sul Card. Pecci, la costruzione della chiesa
del S. Cuore di Gesù a Roma, e come il Papa stesso s'inca-
ricb di fargli avere i privilegi per la Società Salesiana che
invano andava cercando di ottenere per la via normale,
l'elezione del Card. Alimonda ad Arcivescovo di Torino, le
parole rivolte da Leone XIII a Don Lemoyne sulle cure da
usarsi a Don Bosco nell'ultima visita tanto cordiale che
questi gli fece e la sua pena per la malattia e per la morte di
Don Bosco; e concludeva:
«Noi $gli di Don Bosco, dobbìamo imitare il Padre, ob-
bedire agli ordini del Papa e assoggettare la nostra mente a
tutti i suoi insegnamenti. Dobbiamo attenerci sempre alle opi-
niooni anche private del Papa; amarla di sincero affetto, come
un buon figliuolo suole amare il buon padre; dobbiamo soste-
nerne l'autorità, e fare propaganda, con la parola e con gli
scritti; dobbiamo venerare il Vicario di Gesù Cristo... E se
avvenisse di ricevere ordini poco piacevoli e rimprovevi~Allora
specialmente esercitiamo la soggezione della nostra volontà
con atti di sinceva e assoluta sottomissione... D.Così si diportò
Don Bosco, quando si voleva far mettere all'indice il suo
libretto su S. Pietro. B Ricordatevi bene che è a San Pietro
che fu detto: - Tu aliquando conversus confirma fratres
tuos! - San Pietro e i m' Successori sono la pietra angolare
della Chiesa Cattolica; venerateli come tali... ».
Si è accennato alla lunga permanenza del Servo di Dio in
Roma al termine dell'antecedente autunno, per poter rego-
larizzare nel modo migliore molte cose riguardanti l'orga-
nismo della Pia Società, quali erano state studiate e ricono-
sciute necessarie nell'ultimo Capitolo Generale; ed avendone
raggiunto la soluzione nella forma più ampia, s'affrettava a
dame comunicazione ai confratelli, insieme con un ragguaglio
del Capitolo, in apposita circolare che spediva il 19 marzo, ,
festa di San Giuseppe. Non si poteva scegliere una data
migliore per implorare, ad intercessione dell'augusto capo
della S. Famiglia, che la Pia Società Salesiana continuasse
a vivere nel suo spirito intimamente familiare, anche dopo
le mutazioni awenute circa la direzione spirituale.
Nelle adunanze capitolari, nonostante la comunicazione

36.5 Page 355

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698 V I - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
dei privilegi ottenuta dallo stesso Fondatore con i prin-
cipali Ordini Religiosi, a taluno era sorto il dubbio sulla
legalità di quanto si era disposto nei Capitoli antecedenti
circa le elezioni e l'aver proposto come obbligatorie le
Deliberazioni prese; e Don Rua aveva presentati alla Santa
Sede, a mezzo del Procuratore Generale, alcuni quesiti sui
dubbi sorti, e la Sacra Congregazione, presa in conside-
razione ogni domanda, rispondeva favorevolmente ad ogni
richiesta.
( ( E ,prima di tutto, sanò in radice ogni iwegolarità che fosse
avvenuta sia nelle ammissioni al noviziato, sia nel
il noviziato stesso, M nell'ammissione alla santa
mproodfoesdsiionfae.r..e
a I n secondo luogo, tutti gli Atti e le elezioni fatte, e le
DELIBERAZIOprNesIe nei passati Cap'toli Generali, furono,
per quanto fosse necessario, ratiJicate ed autenticate.
e In terzo luogo, furono dalla medesima Sacra Congrega-
zione canonicamente eretti vari Noviziati che non erano ancora
stati presentati alla Santa Sede ed approvata la w t a dei
Maestri eletti nel Capitolo Generale...)).
Si trattava anche di ottenere l'erezione canonica delle
Ispettorie che gia esistevano e di erigerne delle nuove, ne-
cessarie pel numero delle case ognor crescenti, o per la
distanza dei luoghi, o per la diversità delle lingue; ed anche
questa domanda, inoltrata alla Sacra Congregazione, venne
accolta benevolmente.
Si chiese pure << di quali persone dovesse d'or in avanti
comporsi il Capitolo Generale)),e in base alla risposta si sta-
biliva che a cominciare dal prossimo Capitolo che si sarebbe
tenuto nel 1904, solo gli ispettori con un socio per ogni ispet-
toria, eletto da tutti i soci professi dell'ispettoria medesima, v i
avrebbero preso parte, e che in esso si sarebbe deJinitivamente
stabilito come avesse a costituirsi il Capitolo Generale in se-
guito, per cui il prossimo Capitolo sarebbe stato « una vera
assemblea costituente per il bene della Congregazione v.
Insieme con coteste comunicazioni il Servo di Dio an-
nunziava che doveva ritardarsi la pubblicazione delle Deli-
berazioni prese nei Capitoli antecedenti corrette nei punti
riguardanti le Confessioni, per poterle coordinare conve-
IV - Cittadino onorario di Castelnuouo
699
temente, avendo ottenuto anche per questo il necessario
« Ciò non pertanto - ammoniva - v i avviso che il ritar-
re la ripubblicazione delle Deliberazioni non vuol dire che
si debba stare in tutto il resto a quel Decreto. Anzi prendo
ntierz' questa occasione che mi si presenta per richiamarvi
memoria il Decreto stesso, già comunicatovi con circolare in
ta 6 luglio 1901 e ripetuto nel Capitolo Generale il primo
ettewtbre, e ribadire l'ordine che in quelle due circostanze vi
e d , di eseguire cioè, con tutta esattezza e in $atta la SWE
stembne, detto decreto. E si stia molto attenti che i confessori
facciano parte del capitolo dirigente della Casa e non p e n -
o parte aleuna nel dare i voti di condotta della categoria dei
ro penitenti e non siaw consultati dai direttori quando si
atta di ammettere al noviziato, e ai voti, o alle Sacre Ordi-
nazioni. Facciamoci coraggio e stiamo sicuri che l'obbedire
prontamente e perfettamente a quanto ci viene ingiunto dalla
Suprema Autorità è il mezzo migliore per ottenere le benedi-
zioni del Signore e per far procedere la Congregazione confor-
... memente a quanto voleva il SSignore nell'inspirarla e a quanto
aveva in mente il nostro buon Padre Don Bosco nel fondarla
))Altra importante deliberazione fu presa nel Capitolo
Generale )), e cioè ((che dopo il corso di JilosoJia i chierici
facciaw un triennio di lavofo pratico nelle Case della nostra
Pia Società, e dopo tale triennio si ritiriw nn quadriennio'nelle
case di studentato per attendere seriamente alla teologia,
facendovi tutto il corso della dogmatica, samamentaria, mo-
Era una necessità sentita che i nostri chierici venissero ben
formati nelle sctenze sacre; ed era tanto pitl pressante il p o v -
... vedere, in quanto che, anche da competente autorità ecclesia-
stiche, si erano già fatte osservazioni in proposito )).
Esposto quanto si era deciso d'importante nell'ultimo
Capitolo, tornava a raccomandare agli Ispettori di compiere
bene il loro ufficio. ((Posto lo sviluppo della nostra Pia
Società è omai impossibile che il Capitolo Superiore attenda a
tutta la Congregazione direttamente)); e li esortava ad una
santa emulazione per far fiorire la propria ispettoria, me-

36.6 Page 356

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700
- VI - Swcessore di Don Bosco Secondo decennio
diante la perfetta osservanza delle Regole e il vero spirito
di Don Bosco, col preparare degnamente i chierici al sa-
cerdozio e confratelli esperti e dotti per ogni ramo d'inse-
gnamento, per la predicazione, e per le missioni. ( ( N o nsi
attenda che i laureati abbiano sempre da venire a Torino.
Bisogna che ogni ispettore faccia del suo meglio per procurar-
sene. Indirizzi pertanto alle lauree di filosofia, di teologia, di
belle lettere, di scienze e alle patenti magistrali quelli che mo-
strano le doti opportune; badi solo che siano sodi nella vocazione
e cosi esemplari nella virtù, che possano poi servire di guida
agli altri.
a Ogni direttore abbia anche egli una santa ambizione di
cooperare efficacemente, col proprio ispettme, al bene della Con-
gregazione tutta e dei giovinetti alle nostre cure afJiati. Coo-
perare con zelo indefesso affinchè la sua casa divenga come
lucerna risplendente col buon esempio nell'esecuzione perfetta
di ogni anche più piccola regola. Cooperare con attendere sol-
lecitamente alle vocazioni che il Signore ci manda, e prima di
tutto col conservare ed educare quelle che già ci appartengono,
cioè i professi perpetui, e particolarmente quei confratelli che
coi voti triennali furono mandati in vostro aiuto. E poi coll'aiu-
tare a far sbocciare le vocazioni deigiovinetti delle proprie c m e).
Alla circolare univa alcune Avvertenze.
La prima riguardava una pubblicazione tanto cara al
cuore del Servo di Dio. <t Nell'anno prossimo cade il Cin-
quantenario delle LETTURE CATTOLICHE. E questo unagran fatto
per la nostra Società. Tutti gli antichi ricordano come esse
formarono per molti e molti anni una delle cure più gravi per
Don Bosco, quanto per sostenerle ebbe a soffrire, e con quale
impegno anche nella sua più tarda età se ne interessasse e cer-
casse di accrescere il numero degli associatia. E li esortava a
diffonderla col procurare nuovi abbonamenti.
Dopo altre comunicazioni, a comune consolazione ri-
portava un estratto di una lettera scrittagli da Don Ma-
renco in data 2 febbraio:
<t Oggi ebbi l'onore di essere ricevuto dal S. Padre per
la consueta offertadel cereo. Egli era sorridente e in perfetta
salute. Contsomma bontà chiese notizie della S. V. R. e dei
- IV Cittadino onorario
nostri Istituti, pei quali ebbe parole di tanta sollecitudine e
benevolenza, che mi sarebbe difficile ripetere. Si compiacque
incaricarmi di comunicare la sua benedizione alla S. V. R. e
a tutta la Società, ai Cooperatori e alle Cooperatrici. Un
particolar pensiero volse di poi ai nostri alunni:
s - E come stanno, Egli disse, i vostri numerosi ragazzetti?
- Benissimo, Santità. Essi ci dànno vere consolazioni.
Certo invidiano le mia sorte, e sarebbero ben lieti se po-
tessero trovarsi qui con me ai vostri piedi.
n - Ebbene, salutateli quei cari jìgliuoli. Fate loro sapere
che li benedico tutti, e li benedico di m e .
o Se i nostri alunni avessero udito con quanto affetto
venivano pronunziate queste frasi, credo che ne sarebbero
andati santamente entusiasmati n.
((Questa benedizke - aggiungeva il Servo di Dio -
confermò con effuszUSZoilnegiorno 3 del corrente marzo, quando
... per mezzo di mia lettera gli vennero presentate le felicitazioni
di tutta la nostra Pia Società per suo Pontificale Giubileo
Riconoscenti ringraziamo vivamente il Signore e continuiamo
a pregare per la sua preziosa conservazione >>.
Compiute queste comunicazioni, subito dopo le feste
di Pasqua, intraprendeva un lungo viaggio, attraverso la
Svizzera e il Belgio, fino in Inghilterra.
La sera del primo d'aprile, proveniente da Novara, giun-
geva ad Intra, accompagnato da Don Bertello, Consigliere
professionale della Pia Società. c( Ricevuto all'imbarcadero
... - casi la Cronaca Novarese - da due squadre di collegiali
e dai superiori si recò direttamente al Collegio S. Luigi
Mercoledi mattina (il 2) visitò il collegio e nel pomeriggio
la casa delle Suore di Maria Ausiliatrice, l'Oratorio Femmi-
mile e il Convitto Muggiani...
>> Giovedì mattina lasciò Intra e si recò a Cànnero, a
Cannobio, per andare in seguito a Zurigo in Svizzera.
Noi, che abbiamo avvicinato la veneranda persona di
Don Rua, possiamo dire che Don Bosco ha un successore
ben degno e che per la santità che gli traspira sul volto è caro
a quanti hanno la fortuna di awicinarlo. Facciamo voti che
presto venga tra noi in modo più solenne e non di passaggio,

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- 702 VI - Successore di Don Bosco Secondo decennio
ed Intra sa.prà mostrare quanta venerazione ha per lui e le
sue opere)).
La cronaca dell'Istituo delle Figlie di Maria Ausiliatrice
ha queste brevissime note:
z <( aprile... - Arrivo del sig. Don Rua; prima visita.
I bambini della scuola eseguirono una brevissima accademia,
ed egli distribuì a tutti una medaglia.
>> 3 aprile... - I1 sig. Don Rua visita la casa... quindi
rivolge alle suore riunite parole d'incoraggiamento, ani-
mandole a mettere qualche associazione pia per dare maggior
incremento all'oratorio festivo )).
E proseguì per Cànnero, dove le Figlie di Maria Ausi-
liatrice dirigevano un convitto di operaie. ((Arrivò da Intra
- ricorda la direttrice Suor Clelia Guglielminotti - alle ore
16.30, e prima passò in parrocchia, accompagnato da Don
Bertello e dal Coadiutore del paese, indi venne nel nostro
convitto. Mentre pose piede sul primo scalino del refettorio
venne intonato un inno, che gli riuscì tanto gradito e lo fece
cantare una seconda volta.
>)Cirivolse quindi parole di paterno affetto e mostrò
non poca meraviglia in vedere un numero così grande di
convittrici (96). Salì poscia nel parlatorio, ove si trattenne
per circa un'ora con le suore, informandosi dell'andamento
... della casa; quindi venne accompagnato dalla direttrice a
visitare l'istituto Questa gli dice la sua pena nell'aver am-
malata, con febbre altissima, una convittrice che proprio
quella sera aveva una parte obbligata nella piccola accademia
che si doveva eseguire. I1 buon Padre, col suo inalterabile
sorriso, la rassicurò, e aggiunse: - Suor Clelia, volete ac-
compagnami dall'ammalata? - Fu condotto nell'infermeria
e, vista la figliuola: - La vostra direttrice, le disse, è infasti-
dita, stassera dovete recitare... V i dò la benedizione di Maria
A d a t r i c e , e abbiate fede! - La benedisse e la lasciò. Dopo
pochi minuti l'ammalata era completamente sfebbrata e
perfettamente guarita. Riferito ciò a Don Rua, rispose col
suo sorriso: - Vedete la Madonna! - come se fosse stata
la cosa più naturale del mondo.
)) Si ritirò quindi nella camera per lui preparata, com-
- IV Cittadino onorario di Castelnuovo '
703
iacendosi della povertà che vi regnava, ed alle ore 19 c'im-
)) ... S'informò con paterna premura di tutti i particolari
lla fabbrica e dell'istituto; ed ebbe la bontà di assistere
che gli si fece. Tutto riuscì bene,
rò soddisfattissimo specialmente della
o manifestò con queste parole: - Sono
e non so come facciate a sapere il cate-
ne, se penso che lavorate tutto il giorno.
! - Incoraggiò poi tutte ad essere
1 medesimo e, dataci la benedizione,
<< Ricordo ancora al vivo - scrive una Suora - le con-
solanti parole del venerato signor Don Rua. Desideravo
entrare nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ma-
nifestai il mio desiderio alla carissima direttrice Suor Clelia
Guglielminotti, e mi distolse dicendomi che era impossibile
per la diiiicoltà d'una malattia seria che aveva colto mio
padre. Domandai personalmente alla venerata Madre Ge-
nerale, neppur essa mi diede speranza, ed io continuavo a
pregare, non potendo persuadermi di entrare in altri istituti.
Presi l'occasione della visita del venerato signor Don Rua
a Cànnero. Discendeva le scale, accompagnato da molti re-
verendi, non badai a niente, m'awicinai dicendogli che
desideravo parlargli. Egli mi condusse dietro il palco, ed io
gli manifestai le mie difficoltà e pene. Da buon padre mi
ascoltò, poi fece un sorriso e mi rispose: - E nulla; se Gesù
vuole, farà scomparire ogni cosa; prega Don Bosco, Maria
A~ZCSZliateripcrep, ara un bel corredo di virtù da portare in
Congregazione! - Da quel giorno non ebbi più nessun ti-
more, scomparve ogni cosa, e mi sentivo tranquilla come se
fossi accettata )>. E due anni dopo entrava neli'Istituto, ove
« sono sempre tanto riconoscente della grazia ottenuta, fi-
duciosa che Don Rua dal paradiso veglia su di me e mi
rile ((dopo la S. Messa, in cui si fece la Comu-
Iche pratica devota in onore del Sacro
del mese), passò in parlatorio e diede

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704
- VI - Successore di Don Bosco Secondo decennio
udienza fino alle 10.30; quindi tornò in cappella e per circa
20 minuti ci parlò della divozione al S. Cuore, fermandosi
specialmente sull'istituzione della SS. Eucaristia, facendoci
osservare come tale istituzione venne fatta da Gesù nel mo-
mento stesso in cui si pensava a tradirlo, e ci animò a corri-
spondere a tanti benefizi con cuore ardente e generoso. Ar-
dente, e quindi pensare sovente a Gesù Sacramentato, e
potendo andare a fargli visita, e anche sul lavoro indiriz-
zargli fervide giaculatorie; generoso, ossia sacrificarsi volen-
tieri per consolare quel Cuore tanto offeso.
Nel pomeriggio, poco prima della partenza, le convit-
trici cantarono nuovamente l'inno tanto gradito, ed egli
distribui a tutte una medaglia di Maria Ausiliatrice, e, in
ultimo, accompagnò la benedizione con parole di vivo com-
piacimento: - Ecco che ho visto Cànnero! M'avevano detto
tante cose di questa casa, ma ho trovato più di quello che avevo
sentito dire: soda pietà e il vero spirito di Don Bosco! n.
A Cannobio l'accolsero festevolmente il Prevosto, il Sin-
daco, il Presidente dell'Asilo, e vari ecclesiastici e laici, ex-
allievi ed altre ragguardevoli persone. << I bambini dell'asilo
- dice la cronaca - lo ricevettero con fragorosi evviva,
declamarono poesie di circostanza, ed egli, ad imitazione del
Divin Maestro, si fece piccolo coi piccoli, prese ad accarez-
zarli, e con la sua parola, facile ed amorevole, li esortò ad
amare e rispettare i superiori, i genitori e le maestre )).
Dopo essersi intrattenuto in particolare con ogni suora,
si recò a far una brevissima visita anche all'ospedale, e 1a
pure ricevette i rendiconti delle varie religiose, quindi tenne
una brevissima conferenza, lasciando per ricordi la devozione
al S. Cuore di Gesù e la caritù~icendevole;« di poi visitò gli
ammalati, distribuì loro dolci e vino, e volle appendere al
collo di ciascuno una belia medaglia, raccomandando che
recitassero ogni giorno un'Ave Maria, perchè la Madonna
loro facesse tutte le grazie necessarie per l'eterna salute D.
(( S'imbarcava a Cànnero - scrive una Figlia di Maria
Ausiliatrice- per venire a Cannobio, e mentre aspettava
il battello, s'incontrò con alcuni pescatori i quali si lamen-
tavano, perchè dopo un faticoso lavoro di ore ed ore, non
a prendere niente. I1 signor Don Rua con il
ice e pieno di fede li invitò a gettar le reti dalla
opposta. Ubbidirono subito i due buoni uomini, e con
fecero un'abbondante pesca >p. I1 fatto si dif-
nte, e q fece acquistare a Don Rua la fama di
noi - aggiunge la suora - fece una breve
ì tosto per Ascona, per recarsi al Collegio San
compagnò in vettura il nostro dottore, il quale
era rimasto impressionato dalla pesca r.
nel Servo d i Dio il nascondere con la più
schietta umiltà ogni cosa che poteva tornare a sua lode, ma
grande era l'impressione che lasciava in ogni parte.
Era la prima volta che si recava al collegio Pontificio di
Ascona, affidato allora ai Salesiani, e il giorno che vi rimase
fu una continua dimostrazione di venerazione e d'affetto.
6 Bandiere - scriveva la Cronaca Ticinese - pennoni,
fiori, versura, lampioncini, addobbi di tutte sorta. Solenni
funzioni religiose. Canti e suoni. Declamazioni in diverse
lingue. Scoppi di applausi. Formidabili ewiva. Instancabile
la ressa intorno al mite sacerdote. Ciascheduno voleva in-
contrare lo sguardo del sant'uomo. Ciascheduno voleva car-
pirgli una parola speciale. E tutti andarono soddisfatti.
Tutti dell'lstituto e degli invitati possono dire d'aver avuto in
dono una gemma di molto preziosa, destinata a brillar sempre
nel corso della loro vita n.
I1 6 aprile era a Lugano per l'inaugurazione dell'oratorio
festivo. Una pioggia torrenziale imperversò tutto il giorno,
e il Servo di Dio, ilare e sorridente, andava ripetendo ciò
che disse altre volte in identiche circostanze:
- Vedete come il giudizio del Signore spesso sia diverso
da quello degli uomini! Questi si affaccendano per festeggiare
un povero prete..'. ed il Signme, il quale conosce le cose un po'
meglio degli uomini, ci manda il regalo della pioggia! Sia sempre
La cerhonia, nonostante il tempo pessimo, riuscì im-
ponente per la folla di cooperatori ed amici, accorsi anche
da altre parti del Cantone. I1 Vescovo Mons. Vincenzo Molo,
assistito da numeroso clero secolare e regolare,,e da tutti gli
- 43 Vita del Sem di Dia Miilieie Rua. Vol. 11.

36.9 Page 359

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- 706 V I Successore di Ddn Bosco - Secondo decennio
alunni del Seminario S. Carlo, benedisse la prima pietra
della nuova cappella. Dopo. il discorso dell'ilrciprete della
Cattedrale, parlò Don Rua.
(( I1 venerando religioso - scrive la Patria - dall'aspetto
mite ed ascetico, con voce dolce ed insinuante, ringrazia
della fiducia posta nei sacerdoti salesiani, ai quali il nuovo
Oratorio è affidato. Don Bosco-stesso oggi dal paradiso deve
specialmente gioire, egli che amava tanto la gioventù, e
tanto i giovani svizzeri, e specialmente i ticinesi, che erano
a Torino, pei quali istituì una speciale classe di catechismo
e ai quali talora diede anche ricovero. Don Bosco desiderava
molto di fondare una sua casa nel Ticino, e già nel 1875 se
ne fecero.le trattative; ma per difficoltà sorte quei desideri
non poterono essere soddisfatti. La predilezione però di
Don Bosco pel Ticino continuò dal cielo, perchè qualche
anno dopo la sua morte i Salesiani aprivano nel Ticino il
convitto di Mendrisio e poi altre case, ed oggi quest'opera
che forse è la più importante.
)>Econfuso della fiducia in lui e nei suoi collaboratori
riposta; ma l'aver posto il nuovo Oratorio sotto la protezione
del Sacro Cuore di Gesù è certo argomento di grande bene
e successo. Questo Cuore, sorgente di ogni felicità e ardente
carità, farà prosperare l'opera fondata per eseguire il suo
comando: "Lmciate che i piccoli vengano a me! ,,.
- >) Alcuni, disse, udii lamentarsi pel brutto tempo! Ma
hanno torto: la pioggia che ora cade è un simbolo e un pro-
nostico:un simbolo delle grazie e benedizioni celesti che la
nuova opera riceverà da Dio, dal Cuor di Gesù; un prono-
stico della feconda abbondanza di buone opere che pro-
durrà.
>> Rivolse poi speciali parole ai giovinetti assicurandoli
dell'amore che portano loro i Salesiani e invitandoli a corri-
sdpeai ngdeenrieto: rai,llaorbaenl'eordaetlolariopatlriiafoerma egrlàorbiauodni iDaioc..o.nes. olazione
A sera << si recava nel Seminario di S. Carlo, dove, dietro
l'insistenza di quel degnissimo Rettore rivolgeva ai reverendi
chierici un breve, amorevole discorso, loro raccomandando
di prendersi pqi nell'uflcio parrocchiale cura degli infermi,
- I V Cittadino onmario di Castelnuovo
707
i vecchi, e specialmente da' giovani, secondo il saggio con-
Don Bosco >>.
I1 j celebrava nell'istituto di Balerna, ov'ebbe continui
attestati di venerazione ed ossequio. Nella mattinata visitò
i principali benefattori, nel pomeriggio si recò a visitarlo
anche Mons. Valfrè di Bonzo, Vescovo di Como, il quale
memore delle carezze che, fanciulletto di pochi anni, ebbe
da Don Bosco, si diceva felice di poter dare un attestato di
affettuosa stima al degno e venerando suo successore. E il
Servo di Dio, commosso, ringraziava il Vescovo e tutti i
presenti dell'onore reso, come diceva lui, alpovevo Don Rua.
Da Lugano proseguiva alla volta del Belgio e dell'In-
In questo viaggio visitò pure la Missione di Briga-Naters,
iniziata per assistere gli operai addetti a1 traforo del Sem-
pione, che prowidenzialmente continuò ancora per vari
anni la sua molteplice attivita con scuole elementari, serali,
oratori festivi, ed un attivo segretariato del popolo. Nella
cronaca delle Figlie di Maria Ausiliatrice si legge: ((Tanto
inaspettata, altrettanto gradita, ci fu la visita del signor Don
Rua, il quale, visitando il laboratorio e l'asilo, volle inter-
rogare sul catechismo, ad una ad una, le fanciulle, e si mostrò
soddisfattissimo delle loro risposte. Volle pure ascoltare le
suore che desideravano parlargli, di poi tenne conferenza,
>>. animandoci, colle sue ispirate parole, a proseguire con amore
nella missione a cui Dio ci volle chiamare
Sostò a Zu~igoper visitare quell'altra Missione per gli
italiani, e a mensa, circondato da molti sostenitori del130pera,
non potè contenere la sua gioia: <(l? la prima volta che ho
il piacere di trovarmi con questa detta schiera di cattolici;
mi si permetta di brindare alla loro salute. Voi siete cattolici,
proprio sicut lilium itzter spina; come il giglio fra le spine!
Csooanvseidoelreaztzeoi.l..ccaonsdìovroei
del
in
giglio
mezzo
che spande. intorno il
al brulicar delle sètte
suo
pro-
testanti, delle società anarchiche, conservate il candore della
fede cattolica e spargete il soave olezzo delle virtù cristiane
e civili. San note le opere vostre, la carità che usate in favore
dei nostri cari italiani, lo zelo che spiegate per mantenere

36.10 Page 360

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708
- V I Successore di Don Bosco - Secondo decennio
>>. viva la fede nei loro cuori e sostenere e diffondere la nostra
santa Religione in mezzo a questo popolo
E si congratulava con loro per una onorificenza ricevuta
dal Santo Padre, pegno della stima in cui era tenuta la be-
nefica loro attività a favore di tanti connazionali.
I1 15 aprile giungeva a Liegi. <Verso le otto di sera
- cosi Le Petit Memoria1 della casa - i nostri confratelli
coadiutori e molti ex-allievi anziani, armati di randelli, di-
visi in gruppi di tre o quattro, se ne vanno alla stazione des
Guillemim, a prendere il nostro amato Padre Don Rua e
Don Bertello. Una tale scorta era necessaria, perchè durante
una sommossa popolare, in cui la stazione era invasa da una
folla d'esaltati che andavano ad attendere i deputati socialisti
reduci dalla Camera, poteva temersi un brutto incontro, e
una quarantina di bastoni maneggiati da braccia vigorose
potevano tornar molto vantaggiosi.
)> Fortunatamente un piccolo guasto sopraggiunto .al
treno, su cui si trovava il rev.mo Don Rua, tardò il suo
arrivo più d'un'ora, e non fu che verso le 22 che lo vedemmo
arrivare con Don Bertello e Don Méderlet, direttore della
casa di Muri, che aveva voluto accompagnare Don Rua
fino a Liegi. Si era spiacenti del ritardo, perchè s'erano fatti
dei preparativi per degnamente ricevere I'amatissimo Padre.
I1 cortile era adorno di drappi e palloncini alla veneziana che
dovevano illuminare il passaggio che avrebbe seguito Don
Rua per recarsi nel salone, ornato con festoni e inghirlandato
per la circostanza. I1 desiderio di veder Don Rua era in
tutti cosi grande, che nessurio volle andare a letto senza
averlo visto.
)>Versole 22 e 30, com'ebbe terminato un po' di refe-
zione, tutto il ~ersonaledell'Orfanotrofio si adunò in una
sala che comunicava col refettorio. L'amatissimo Padre era
stanco dal viaggio e il ricevimento doveva esser breve.11
concerto suonò la Brabanqonne, e il prefetto della casa gli
diede il benvenuto a nome dei confratelli. Anche gli allievi,
artigiani e studenti, si avanzarono a salutare il buon Padre
e gli lessero un complimentino. Segui un pezzo di musica,
poi Don Rua dava la buona notte agli alunni.
IV - Cittadino onorario di Castelnuovo
709
- )> Son felice- diceva- di vedervi e d'essere in mezzo
a voi, e vi ringrazio d'avermi atteso, mentre da tempo voi
dovevate essere a letto a prendere riposo. Io doveva arrivare
prima, ma forse poteva esser dannoso giungere all'ora che
voleva arrivare. Vedete come la Prowidenza dispone bene
le cose: un piccolo incidente è sopraggiunto al nostro treno,
qualche cosa s'è guastata dietro il nostro scompartimento,
e questo ha fatto sì che noi siamo arrivati a Namur, quando
il treno per Liegi era già partito; e quando noi siamo giunti
a Liegi, tutto era in piena tranquillità nei dintorni della
stazione. Io v'invito a ringraziare con me la Prowidenza
di questa nuova prova della sua protezione.
a Converrà pregare perchè questi torbidi abbiano a cessare.
Rivolgetevi a Maria Ausiliatrice. Quando si avevano delk
malattie che facevano larghe stragi, ed anche quando la società
era in pericolo, Don Bosco faceva pregare Maria Ausiliatrice,
perchè proteggesse le nostre case ed anche il paese. Fisseremo
d'accordo col stgnor direttore alcune pratiche di pietà in onore
della Madonna, perchè questi disordini abbiano fine e il Bel&
sia in pace!
>>DonRua diede ancora qualche pratico consiglio per
condurre una vita veramente cristiana, poi ci diede la buona
notte e tutti ci ritirammo a riposo )>.
Il giorno dopo, celebrò la Messa della comunità, e
insieme con Don Bertello fece la visita ai laboratori. Al
discorsetto della sera prese di nuovo la parola e ci ordinò
di fare nei tre giorni seguenti un triduo in onore di S. Giu-
seppe in p-{eparazione alla festa del Patrocinio di questo gran
Santo, per ottenere la pace nel paese. A cominciare dalla
mattina dopo si sarebbero recitate le sette Allegrezze di San
Giuseppe, con la preghiera ordinata dal Sommo Pontefice
allo stesso Santo, e tre Pater, Ave, e Requiem per Don Bosco )).
« - Offrite anche, disse, le vostre Comunioni durante
questi tre giorni per ottenere la pace e l'allontanamento di ogni
male da questa nazione, modello di tutte le nazioni cattoliche.
I l Belgio per il suo benessere materiale è superiore a tutte le
nazioni; ed d una singolarità da questo punto di vista. Con-
tuttociò è minacciato da un grave pericolo; e per questo dob-

37 Pages 361-370

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37.1 Page 361

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710 VI - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
- IV Cittadino onorario di Castelnuovo
biamo pregare perchè Dio lo benedica e vi ristabilisca la pace
einare senza sentirsi migliori. Badate inoltre di ben custo-
e la tranquillità,..».<< Se voi - concludeva - pregate bene
in questi tre giorni, non avverrà nulla di sinistro )).
tutto il bene che avete in voi, perchè, se lo perdete, come
otrete far del bene agli alt&?...
La domenica antecedente v'era stata una sommossa po-
polare, nella quale una guardia di polizia era rimasta uccisa
... )>Ilgiorno 19abbiamo la stessa fortuna; celebra da noi e
fa la meditazione Dobbiamo essere riconoscenti a Dio
e due o tre altre gravemente ferite. Alcuni sobillatori s'erano
r il gran dono della vocazione, per il quale abbiamo meno
recati da Bruxelles a Liegi per agitare il popolo il 16 e il 17,
occasioni di offendere Dio che non restando nel mondo.
e distribuire armi, grossi coltelli da macellaio, e avevano
L'abito religioso ci distingue dagli altri; dobbiamo portarlo
combinato di far scoppiare il tumulto la domenica 20 aprile.
degnamente. Quando si riceve un dono, si bacia il dono e
Confratelli e alunni pregarono con fervore ammirevole,
la mano del donatore; e noi dobbiamo baciare il nostro abito
e il 18, venerdì, i sobillatori lasciavano Liegi e la cit& rimase
eligioso ogni volta che lo indossiamo e deponiamo. Il nostro
tranquilla. Bruxelles stessa, con comune sorpresa, dal mo-
bito re1igi;oso ci dà tre insegnamenti. Il color nero ci ricorda
mento che Don Rua mise piede nel Belgio, rientrò nella
che dobbiamo morire alle vanità del mondo e praticare
calma più perfetta, nel breve spazio, dal mattino alla sera!
i'umilt2q il bianco del frontale e del modestino ci deve ricordare
Dalla cronaca delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Liegi
'che dobbiamo conservare il cuore e lo spirito puro e schivo
togliamo altri particolari:
(( 15 aprile 1902 - Arriva fra di noi i1 venerato Padre
da tutti i pensieri ed affetti di questo mondo, che altro non
fanno. che toglierci la pace interna. Il Crocifisso ci ricorda
Don Rua; e ciascuna ha il conforto di potergli baciare la
che Gesù ha tanto patito per noi e che noi non dobbiamo
mano. I1 giorno seguente celebra la S. Messa nella nostra
ritirarci dinanzi ad alcun sacrifizio; ha tanto patito per la
cappella, e ci raccomanda di pregare molto secondo le sue
salvezza delle anime e noi dobbiamo' essere, in que~t~opera
intenzioni. Abbiamo poi la fortuna di fare colazione con lui
santa, le sue collaboratrici, almeno con la preghiera, se non
e ci lascia questi tre preziosi ricordi: - IO Prender tutto
quello che capita dalle mani di Dio; - z0Fare tutto per la sua
possiamo far altro.
Dopo la S. Messa si degna riceverci in particolare tutte
gloria; - 3O Vivere e lavorare alla sua santa presenza.
quante, e &a a ciascuna i consigli che crede più convenienti.
I l giorno 18 torna a celebrare da noi e ci fa la medita-
27 aprile - Domenica - Il venerato Don Rua è ancora
zione. Ci fa considerare che le tribolazioni, a cui in questi
fra di noi. Le giovinette del Patronato gli rivolgono qualche
tempi è soggetto il Bekio, sono segno della particolare prote-
parola di riverente omaggio, quindi il venerato Padre dona
zione di Dio. Che dobbiamo fare noi in questa circostanza?
loro la medaglia di Maria Ausiliatrice, esortandole a pregare
Se i cattivi mettono in campo tante industrie per fare il male,
assai la Madonna, di celebrare con fervore il suo mese, di
noi dobbiamo procurare di averne altrettante per il bene. No-
ornare il suo altare, e di prostrarsi ad esso qualche istante
stro Sgnore nel Vangelo ci esorta: " Siate il sale'e la luce
del mondo! I $gli delle tenebre hanno più industrie dei jigli
della luce,,. Se tutti i cristiani son invitati e obblgati ad esser
sale della terra, quanto più eib debbono fare i relgiosi! Procu-
i
rate prima di tutto di essere E'una di buon esempio all'altra, e
in ogni giorno, di esser perseveranti nella frequenza al Pa-
tronato e di condurvi altre compagne.
n Assiste poi alla benedizione della Casa d i St-Laurent.
Durante la settimana, va a visitare Hecthel e qualche coope-
ratore dell'olanda... )>.
poi di esserlo pure a tutte le persone che andate avvicinando,
L'orfanotrofio di Liegi rimase il centro di residenza nei
anche alle vostre ragazze. Fate in modo che si possa dire di voi
l
quel che si diceva di S. Caterina da Siena, che non la si poteva
I
I
giorni che si recò a visitare, oltre la nuova Casa-Famiglia
in via St-Laurent e quella di Hecthel, anche le case di Ver-

37.2 Page 362

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7x2 V I - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
viers, Tournai e Saiitt Denis Westrem, ricevendo ovunque
mille prove di affettuosa venerazione.
Alunni ed ex-alunni si approfittarono delle sue frequenti
comparse per tenere delle belle accademie in suo onore; gli
studenti rappresentarono il dramma latino Leo I di Don
Francesia; e i chierici studenti di teologia, che avevano sta-
bilito di tenere un trattenimento accademico de re dogma-
tico-morali et liturgica ac de Sacra Scriptura, non avendo
potuto trovare il tempo opportuno, gli offrivano i loro
componimenti.
Dal Belgio passò in Inghilterra. Giungeva il 10 di maggio
al porto di Dover, atteso allo scalo dal nuovo ispettore Don
Carlo Macey.
Fu assai lieto di vedere la nuova casa, l'ampio edifizio
The Salesian SchooZ, di fronte al Surrey Lane. Nei primi
anni i nostri confratelli avevano tenuto dimora in quattro
piccole casette in Orbel Street, un ambiente assai scomodo
e ristretto, sebbene fosse assai limitato anche il numero degli
alunni interni; e il Servo di Dio vi aveva soggiornato nelle
visite precedenti. Nel 1896 si potè coll'aiuto visibile della
Divina Provvidenza, prender possesso di un vasto terreno
con una casa, la quale venne ampliata ad ovest e ad est,
formando un edifizio ampio ed igienico, che permise di rac-
cogliervi un gran numero di alunni, studenti e artigiani.
Tutta la casa era parata a festa, e il gran porticato e il
cortile pieni di palloncini multicolori, pFr far la sera dopo
una bella illuminazione. I1 Servo di Dio, ammirando quei
preparativi, nella sua schietta umiltà, non si tratteneva dal
ripetere bonariamente: - Oh! si, si,fatepure,perchè ritengo,
quante fate e volete fare, tutto ad onore di Don Bosco; che se
fosse per me, non potrei sopportare nulla di tutto questo!
Ed annunziò che la mattina dopo IO venerdì del mese,
avrebbe celebrato la S. Messa ad onore del S. Cuore in rin-
graziamento delle visibili benedizioni, che il Signore aveva
fatto scendere su quell'istituto. Quel giorno si faceva anche
la chiusura degli esercizi spirituali degli alunni, ed egli ce-
lebrò per la comunità ed impartì la benedizione eucaristica.
Alla sera si svolse un trattenimento con alcuni tableaux
IV - Cittadino onorario di Castelnuovo
713
vivants, intercalato da pezzi musicali e composizioni in varie
lingue; gli stessi tableaux, tratti da soggetti sacri, che durante
la quaresima erano già stati dati al pubblico con tanto gusto,
che un giornale acattolico ne parlò entusiasticamente, dicendo
(( Ober-Ammetgau at Battersea ».
« Non meno grande - dice la cronaca delle Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice - è la gioia di noi suore, perchè oltre che
intrattenersi un poco con noi, il venerato Padre ci fa pure
una breve conferenza in cui tratta dell'allegria, secondo la
strenna di quest'anno, nonostante le difficoltà della lingua
e le nuove usanze a cui dobbiamo assuefarci; ci raccomanda
inoltre la pratica della virtù della carità e di far ogni possi-
bile per trascorrer bene il mese della Madonna a.
I1 3 si recò a far visita a Mons. Bourne, che ha sempre
avuto tanta devozione per Don Bosco e per l'Opera salesiana,
e il 4 presiedette la processione eucaristica, solita a farsi
nella parrocchia ogni prima domenica del mese.
I1 5 andò a Burwmh, alla casa di formazione, lontana da
ogni abitato tra le colline della Contea di Sussex, e vi rimase
fino al 7, facendo voti che divenisse presto un fecondo se-
menzaio di molti e buoni figli di Don Bosco.
Fu pure a visitare la nuova casa di Farnborough nella
Contea di Hampshire, e, tornato di quella sera a Battersea,
ripartiva per i1 Belgio.
<( I1 12 maggio - ricordano le Figlie di Maria Ausilia-
trice di Liegi - abbiamo ancora la fortuna di assistere alla
S. Messa dalui celebrata e di aver la meditazione predicata.
Svolge il pensiero:
- (( Fate del bene jìnchè siete in vita, perchd venendo il Signore,
siate preparate... Non facciamo le nostre pratiche di pietà per abitudine;
ma portiamoci alla chiesa per onorare Dio, con la certezza della nostra
immensa miseria e del gran bisogno che abbiamo di Lui. Nel lavoro
teniamo presente che facciamo la volontà di Dio, e di tanto in tanto
ripetiamo qualche orazione giaculatoria per tener il nostro cuore e il
nostro spirito uniti a Lui. Ma@ando, pensiamo pure di dar all'anima
il necessario alimento eccitandoci a sentimenti di riconoscenza verso
Dio che ci prowede del necessario. Durante le ricreazioni miriamo
di render contente le nostre sorelle colla nostra sereni& gioviale, con
la nostra pazienza. Se siamo con le ragazze, vediamo d i trattarle con

37.3 Page 363

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714 VI - Successore di Don Bosco - Srcondo deceitn;o
molta bontà e di far loro il maggior bene possibile. Quando l'obbe-
dienza ci comanda qualche cosa dz%fìcile,sforziamoci di compiere la
volontà di Dio per farci molti meriti. Con le persone esterne cerchiamo
sempre di dir qualche buona parola ad imitazione di Don Bosco; un
giorno, trovandosi in società, non aveva ancora rivolta la parola ad un
generale, e gli disse: - Signor Generale, mi raccomando alle sue pre-
ghiere! - e quegli comprese che avrebbe dovuto lui raccomandarsi
... a quelle di Don Bosco. Quando riceviamo qualche ingiuria, procuriamo
di mantenerci calme ad imitazione di Nostro Signore Infine, pro-
curiamoci qua' tesori, che il mondo non c i p d rapire, tesori a vantaggio
delle anime nostre D.
E di quel giorno parti.
Prima di lasciare l'istituto, volle radunare anche i con-
fratelli per dar loro santi consigli; e, verso le cinque pome-
ridiane, tutti gli alunni si schieravano in cortile per salutarlo
ancor una volta; e il buon Padre, sorridendo amabilmente,
con brevi parole esortava anch'essi a progredire nelle vie
del bene.
- e I figli del secolo disse loro - sono più pprzldenti dei $gli della
luce; mentre la loro prudenza non dev'essere maggiore della nostra;
mettiamo noi pure per la nostra salvezza un po' di quella cura e di
quella attività che sappiamo mettere negli affari materiali. I1 nostro
...>>. amatissimo Padre Don Bosco si augura che possiamo tutti trovarci in
sua compagnia ai piedi del trono di Dio e di Maria Ausiliatrice
Tutti s'inginocchiano, vogliono la sua benedizione, e
Don Rua devotamente benedice. Era quasi un mese dacchè
aveva messo piede nel Belgio, e non pareva vero a quei
buoni alunni, che l'avevano awicinato tante volte, ch'egli
dovesse partire, al pensiero di restar senza più rivederlo
chissà quanto!
4 Quel po' di tempo che passò a Liegi - dichiara Le
Petit Memoria1 - ci permise di conoscere il nostro buon
Padre e di apprezzarlo. Il ricordo delle sue virtù e della sua
attività è grande nella nostra memoria, e non si cancellerà
maipizi! Noi non abbiamo altro desiderio, che di riveder ancora
il nostro buon Padre e soprattutto di poterlo imitare! ».
E tornava a Torino, dopo d'aver awicinato nel modo più
prudente anche vari salesiani di Francia, sempre in pensiero
IV - Cittadino onorario di Castelnuow
per la sorte di quei confratelli. Dopo la metà di febbraio
aveva scritto a Don Rabagliati:
((Purtroppo si soffre immensamente costì, e soffriamo
anche noi alla vista delle vostre tribolazioni. Non potendo
... far altro, preghiamo per voi; giova sperare che il Signore
vorrà finalmente porre termine alle vostre angustie
))Non ci mancano anche qui le tribolazioni; pare che al
mezzodi della Francia, le nostre case siano prese di mira dal
Governo per l'applicazione della famosa legge contro le Asso-
ciazioni. Pregate voi pure per quei cari amici... n.
Vedremo come andarono le varie maniere che presero
per andar salvi dalla persecuzione. Il Servo di Dio li seguiva -
ogni giorno con la preghiera e, mediante la corrispondenza,
li raccomandava assiduamente ai confratelli più lontani.
Prima delle feste di Maria Ausiliatrice, nei giorni 22 e 32
maggio, si doveva tener il 110 Congresso degli Oratori festivi.
I1 10 s'era tenuto a Brescia nel giugno 1895 a cura dei PP. Fi-
lippini di quella città, e il z0 ebbe uno sviluppo considere-
vole, sotto l'alto patronato degli E.mi Cardinali Richelmy,
Ferrari, Svampa e Sarto, con la presidenza onoraria degli
Arcivescovi di Torino e di Vercelli, e dei Vescovi di Acqui,
Alba, Casale, Susa e Tiberiade, e la presidenza effettiva del
Servo di Dio.
ad
< Fo plauso con
un'opera tanto
tpurtotovvl'iadneinmzoia- le...scNriivuewva,
il Card. Ferrari -
che abbia a cuore
il vero bene deijigli del popolo, potrà ricusare di concorremii di
buon volere, essendo manifesto che col diminuire della educazione
cristiana nelle famiglie, collo scomparire anzi dalle scuole, gli
Oratori festivi divennero una vera necessità, il che riesce tanto
più evidente, se si considerano gli innumerevoli pericoli, ai
oqfufaicliinsei,trnoevgalinosteasbpiolismtieinftii.g..li>d>el.popolo nelle botteghe, nelle
a L'opera degli Oratori festivi - diceva il Card. Svampa -
è la primogenita del cuore del venerando Don Bosco. I tempi
presenti reclamano, come una necessità sociale, questa istitu-
zione, la quale raccoglie, nei giorni del Signore, i $gli più ab-
bandonati del popolo, e cerca d'infondere in essi, cogli alletta-
menti della musica, del teatro, e della ginnastica, quella sana

37.4 Page 364

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716 V I - Swcessore di Don Bosco - Secondo decennio
educazione, che essi non ricevono in famiglia, nè nella scuola,
nè specialmente nelle botteghe. Io ho viva fiducia che il Con-
gresso gioverà a mettere in luce l'importanza degli Oratori
festivi, e le maniere più vantaggiose perchè siano tenuti
come si conviene s. E gratissimo di dar il nome al gruppo degli
Eminentissimi sotto il cui Patronato si sarebbe tenuto il
Congresso, q questa adesione - osservava - valga ad espri-
mere la grandissima stima che io ho delle Opere Salesiane, e
segnatamente di questa, che io cm'dero come la più propria
dell'lstituto di Don Bosco, cioè l'Opera degli Oratori festivi)).
Anche l'Eminentissimo Card. Sarto, Patriarca di Venezia,
rilevando il gran bene che aveva fatto già e alle città e alle
campagne questa provvidenziale istituzione n, aderiva volen-
tieri a far parte dell'alto Patronato, convinto che c< nella
riunione di tanti direttori)) si sarebbero proposti ((nuovi
mezzi pratici e sante industrie, perchè prosperi sempre più e si
dz;fJonda )>.
Molte infatti ed entusiastiche furono le adesioni, e nu-
merosi i Congressisti, convenuti da ogni parte d'Italia e
anche dall'Estero, i quali lavorarono attivamente, e con
competenza, nelle sezioni che si tennero in tre sale del Pa-
lazzo Arcivescovile e nelle adunanze generali che si svolsero
animate nel teatro dell'Oratorio di Valdocco. I1 Cardinal
Richelmy aperse la I& adunanza invocando le benedizioni
celesti che preannunziò abbondantissime per l'approvazione
e il gradimento del S. Padre, comunicato dal Card. Segre-
tario di Stato, per la sicura protezione di Maria, Aiuto dei
Cristiani, e per la gioia di Don Bosco, « i l cui spirito, disse,
esulta certamente dal cielo alla vista di un Congresso che
ha per iscopo quello che fu lo scopo di tutta la sua vita in
terra, cioè la salvezza delle anime, in particolare della gioventh,
e soprattutto la maggiw gloria di Dio!... Lavoriamo per la
gloria di Dio, non per altro fine, non nobis, non nobis, sed
nomini ,tuo da gloriam. Quanto più ci adopreremo per dar
gloria a Dio, tanto meglio raggiungeremo lo scopo, tanto
più abbondanti saranno i frutti delle povere nostre fatiche )).
Dopo il Cardinale, parlò, applaudito ed ascoltato con
venerazione, il Servo di Dio: <(Sulpunto di dar principio
IV - Cittadino onorario di Castelnuovo
7'7
alle pubbliche conferenze del 110 Congresso degli Oratori fe-
stivi e delle Scuole di relkione, mi sia permesso d'indirizzare
qualche parola al venerando e imponente Congresso. Anzi-
tutto rendo grazie a Voi, Angelo dell'Archidiocesi Torinese,
Principe di S. Chiesa. Era ben opportuno che questo Con-
gresso fosse tenuto sotto la pastorale assistenza di Voi, che
la città di Torino vide assistente nella vostra giovinezza
all'Oratorio di S. Filippo di questa medesima città, e noi
potemmo contemplarvi con immenso nostro giubilo, fin
dalla vostra fanciullezza, amico benefico dei giovani che
frequentano l'oratorio festivo, e sempre vi avemmo in
seguito come protettore e promotore di questa opera cotanto
salutare alla gioventù. Abbiatevi i nostri ringraziamenti e
ne sia lodato Iddio. Tante grazie a voi pure, Eccellenze,
Pastori di
accrescere
anime, che vi degnaste con
solennità e splendore a queste
lraadvuonsatnraze.p..re»se.nza
Queste si svolsero con grande praticità e ponderazione
sull'organizzazione degli Oratori; sul personale necessario;
sulle funzioni religiose; sulla frequenza dei Sacramenti;
sulla predicazione e sui catechismi; sulle attrattive che de-
vono avere, cioè i divertimenti, mediante le scuole di musica,
drammatica e ginnastica; sulle Compagnie religiose e sui
circoli per i più adulti; sulle biblioteche circolanti; sui grandi
vantaggi dalle scuole serali e degli uffici di collocamento,
e sull'opera dei vestiari, cioè sui soccorsi di pezzi di tela e
panno ai fanciulli più poveri. Si trattò anche degli Oratori
femminili e delle Scuole di Religione; e particolarmente
ascoltate con attenzione furono le parole di Mons. Muriana,
del prof. Don Simonetti, del teol. Diverio, dell'aw. Fino,
del prof. Bettazzi, e di Don Trione che fu l'anima di tutte
le adunanze.
All'accademia che si tenne Ia sera del 22, qual degno
epilogo del Congresso, Don Rua, accolto da una duplice
salve di applausi, ricordando l'augurio inaugurale del Cardi-
nal Arcivescovo, dava gloria a Dio e a Maria Ausiliatrice per
l'esito felicissimo, e rendeva le più vive azioni di grazie ai
Prelati e a quanti avevano collaborato alla felice riuscita.
Uno dei frutti evidenti - scriveva il periodico l'Araldo di

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718
- V I - Suc~essoredi Don Bosco Secondo decennio
Mondovi - era questo: «che molti e molti, sacerdoti e
laici, .d'ogni parte d'Italia, tutti animati d'un grande zelo
per la povera gioventù si sono trovati in fraterno convegno,
si sono conosciuti, si sono scambiate le idee, hanno imparato
molto gli uni dagli altri, gli uni gli altri si sono animati a far
meglio e a fare di più. Ognor meglio essi hanno compreso
quale urgente necessità siavi di venire in aiuto ai poveri
giovinetti in tanti modi insidiati, cogli Oratori festivi e colle
Scuole di Religione. Si può dire che in queste due opere sta
principalmente la loro salute, e che queste due opere, se
sono relativamente facili nell'esecuzione, sono poi infallibili
nei loro risultati )).
Alla festa di Maria Ausiliatrice prese parte una folla
incalcolabile, che assiepò anche la Sacra Mensa; oltre dieci
mila furono le Sante Comunioni che si distribuirono; e in
sacrestia, attorno al Servo di Dio, fu un continuo suc-
cedersi di anime devote che volevan essere da lui benedette
in nome di Maria Ausiliatrice.
Anche il mese di giugno fu dal Servo di Dio passato in
parte fuori Torino.
I1 IO, insieme coll'E.mo Card. Richelmy prese parte
alle feste per il XXVO della Cartiera Salesiana, fondata da
Don Bosco a Mathi Canavese. Dalla stazione alla chiesa
parrocchiale archi di trionfo, addobbi a tutte le case, e una
folla immensa con tutte le autorità di Mathi e di Balangero
e numerosi parroci dei dintorni. I1 Cardinale tenne il discorso
prima della fine della messa solenne. Centocinquanta invi-
tati, compresi gli operai della cartiera, sedettero a mensa
comune, e il Servo di Dio annunziava che l'amministrazione
dello stabilimento aveva deciso di elargire a favore dei sin-
goli che al 31 dicembre 1901 avevano compiuto un ventenni0
di lavoro, duecento lire agli uomini e centocinquanta alle donne,
cento agli operai e settantacinque alle operaie che contavano
un decennio di servizio, ed altre regalie anche a quelli che
contavano appena un quinquennio, oltre l'aumento a tutti
d'una gratificazione annuale in proporzione degli anni di
lavoro.
Un uragano d'applausi accolse l'annunzio, e lo stesso
- IV Cittadino onorario di Castelnuovo
Card. Richelmy si fece interprete dei beneficati col voto e la
fiducia che sopra la direzione della Cartiera sarebbero discese
Ie più copiose benedizioni invocate da loro e dalle loro
famiglie; e richiamava l'attenzione sul cinquantenario della
vestizione clericale di Don Rua, che si sarebbe celebrato in
ottobre, provocando un ewiva generale al venerando Suc-
cessore di Don Bosco.
L'Osservatore Cattolico di Milano, nel numero di venerdi-
sabato, 6-7 giugno 1902, pubblicava un articolo assai interes-
sante sui viaggi e sulla fama di santità che circondava il
Servo di Dio:
(1 Don Michele Rua è la copia più perfetta dell'immortale
Don Bosco, di cui è il primo discepolo e il primo successore nella
dGezione della grande Opera Salesiana. Quando il 31 gennaio
..., 1888 l'anima del grande Apostolo torinese si spense placida-
mente Don Rua fu chiamato ad occupare il posto del padre
deadzeiol nmeaqesuterlol.i..E.,
furono davvero
ma brevi, e le
giorni di tristezza
nubi scomparvero
e di trepi-
per lasciar
posto al sereno e#wo del cielo...
D Che cammino non s'è mai visto dalla morte di Don Bosco!
Quanto progresso, quanto sviluppo, quante simpatie acquistate!
Questo lo si deve certamente all'opera di Dio innanzi a tutto,
ma non è estranea l'azione instancabile e sapiente di Don Mi-
chele Rua.
>)Eglpiotrù contare 64 anni [ne compiva 657. Alto, esile,
magro, più che magro scarno, diafano, colla fronte spaziosa,
cogli occhi quasi sempre arrossati e malati per le lunghe veglie,
egli è una vera figura ascetica spirante soavitù e dolcezza inef-
fabile. La sua parola, tenue e modesta, ricorda quella del Fon-
datore, che nella sua semplicità sapeva ricercare le fibre più
delicate del cuore e farle vibrare. E di una bontà inenarrabile
e d'una attività straordiuark.
Egli dorme pochissimo e, quando vive la sua vita ordinaria
a Torino, ciò che capita di raro, dal mattino alle 4 circa alle 24,
e anche più tardi, non ha un minuto libero. Nella sua antica-
mera c'è quasi sempre una folla varia di visitatori. Dalla mar-
chesa alla pezzente, dal frate al militare, dalla suora allo
sciemiato, dal prete vecchio e stanco al giovane esuberante di

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720 VI - Successoue di Don Bosco - Secondo decennio
vita; quell'anticamera è un vero cinematografo, dove passano
con tutte le loro sfumature, le varie classi sociali. E Don Rua
è là, nella sua modesta stanzetta di santo, vicina a -quella del
Padre, a quella dove il Padre mori, quaa' per riceverne l'ispi-
razione, sempre pronto a troncare a metà i suoi lavon per dare
udienza a qualszSZasi.
s Ho detto però che ciò capita di rado, ed è vero.
" I n questi ultimi anni poi egli ha intrapreso dei lunghi
viaggi per visitare le moltissime case salesiane, che si sono an-
date inzpiantando in Italia e all'Estero. Nel 1899 visitò le case
di Francia e di Spagna, suscitando dovunque passava gli m-
tusiasmi con cui Don Bosco era stato accolto a Parigi nel 1883.
Le folle lo ricevevano frementi di gioia, acclamandolo come un
santo, strappandogli i bottoni del soprabito che conservavano
come reliquie; un vero delirio!
Più tardi fu nel meridionale diItalia e nella Sicilia, ed in
questi ultimi mesi, non badando alle noie e ai disagi del viaggio,
visitò le case della Svizzera, del Belgio e dell'lnghilterra. Di
questo suo lungo viaggio me ne parlò appunto ieri. M i presentai
a lui ed appena mi vide, dopo tanto tempo, mi riconobbe e subito
declin0 il mio nome, mentre mi soriideva stringendomi cordial-
mente la mano. Dopo iprimi complimenti ed alcune sue domande
gli chiesi senz'altro nuove del suo maggio. E lui a dirmi affa-
bilmente della sua corsa attraverso la Svizzera, ancora coperta
di nevi, per vedere i suoi figliuoli ed incoraggiarli a lavorare per
i poveri emigrati.
M i narrò poi con compiacenza e ringraziando Iddio dello
sviluppo che l'Opera Salesiana va- prendendo nel Belgio e
nell'lnghilterra, e del bene che anche in quei paesi l'aziane dei
discepoli di Don Bosco va facendo. M i disse quindi che ora
conta di visitare i Salesiani della Sardegna, dove già sono
sorte parecchie case di educazione, ed avrebbe continuato a
lungo se gli
portarmelo
vaina.t.i.chi
allievi
di
Don
Bosco
non
fossero
venuti
a
Don Rua era là circondato da una schiera numerosa di
preti e di laici, sorridente, come sempre, bello d'una bellezza
ideale, ultramondana, ed io pensavo se era proprio quello
l'uomo che aveva saputo suscìtare tanto entusiasmo nelle folle
IV - Cittadino onorario di Castelnuono
721
di Francia e di Spagna, che turbe frenetiche avevano applau-
dito; pensavo se in quella esile e diafana figura si concentrava
tutto il movimento di una Congregazione che conta tante mi-
gliaia di ascritti ed esercita tante opere, e quasi quasi stentavo
-n -r.redere a me stesso; ma quell'uomo era proprio DON MI-
CHELE RuA)).
L'articolista (firmato gb) aveva avvicinato i1 Servo di Dio
a Milano, il 3 o il 4 giugno, dove si trovò per le feste di Maria
Ausiliatrice.
Il 3 vi fu conferenza per i Cooperatori nella cappella del-
l'Istituto, e dopo il Card. Ferrari e Mons. Morganti, eletto
vescovo di Bobbio, p!ese egli la parola dichiarando: <(Qui
a Milano l'opera salestana fa dei progressi veramente meravi-
gliosi. Tutte le volte ch'i~vengo in quest'istituto, ho sempre da
notare qualche nuovo progresso P.Parlò anche del lungo viaggio
recentemente compiuto, rilevando che ovunque notò un
sorprendente sviluppo dell'opera salesiana, in modo speciale
nelle missioni italiane a favore dei nostri connazionali in
Svizzera... <t M a ricordatevi - aggiungeva - che ogni opera
nuova che si imprende è un nuovo salasso che si fa, per cosl
dire, al corpo salesiano; abbiamo perciò bisogno che non ci
.7. ~ q ameno la carità dei buoni, la carità dei nostri cari
cooperatori.
11 giorno appresso prese parte alla festa che si celebrò
con straordinaria solennità nell'1stituto Salesiano e nella
--AZ.\\+sa di Santa Maria Segreta, e all'adunanza augurale
dell'associazione degli ex-algevi. All'agape fraterna era pre-
sente anche Don Francesia, il quale, dopo aver inneggiato
a Mons. Morganti e ai convenuti, rivolto a Don Rua prose-
guiva sorridendo: " Voi correr lo vedete per la terra, senza
uno stento, semplice, leggero; ora il Belgio, l'Olanda, l'InghiZ-
terra, forza aggiunge al valor del suo pensiero; mentre dicon
le genti con afSetto: Date un po' da mangiar al poveretto! ...,,>>.
Senza badare alle fatiche che gli costavano tanti viaggi,
il 9 giugno, suo genetliaco, era a Roma, come leggiamo in
una lettera a Don Albera, che si trovava nell'Equatore:
<( T i ringrazio dell'attenzione tanto benevola di scrivemi
1
a-p-punto il giorno del mio natalizio, 9 giugno, e delle preghiere
- 46 Vtto del Seiuo dr Dzo Mzchele Ruo. Vol. Il.

37.7 Page 367

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722
VI - Sucessare d i Don Bosco - Secondo decennio
che per me hai fatte in quella circostanza. l o quel giovno ho
avuto il piacere di assistere a un Concistoro, nel quale venne
proclamato Vescovo di Bobbio il nostro caro amico Don Pa-
squale Morganti ».
Da Roma, insieme con Don Rocca, Economo generale
della Società, passava in Sardegna per assistere alle feste
inaugurali del nuovo Istituto Salesiano di Lanusei, costrutto
su disegno di Don Rocca, le quali si svolsero dal 14 al 16
giugno. Le accoglienze che ebbe non potevano essere più
entusiastiche e cordiali. ((Nel giugno del 1902 - ricorda
Suor Adelaide Giua, Figlia di Maria Ausiliatrice - essendo
il veneratissimo signor Don Rua venuto in Sardegna per
l'inaugurazione dell'istituto a Lanusei, la mia famiglia ebbe
l'onore di ospitarlo. Noi tutti fummo edificati dalla sua im-
mensa umiltà. Ricordo di quei giorni un particolare un po'
intimo. I1 Municipio si teneva in poca relazione coi Sale-
siani. All'annunzio dell'arrivo del ven.mo Don Rua infatti
non si unì al popolo, accorso quasi tutto alla stazione non
solo per salutare il Successore di Don Bosco, ma per accla-
mare e festeggiare il gran Santo, come tutti dicevano... Man-
cavano, come ho detto, il sindaco e la giunta municipale.
Saputo questo, il giorno seguente il sig. Don Rua, accom-
pagnato dal suo segretario, si recò al municipio per far visita
a quei tali. Dopo poche ore, il sindaco con la giunta, resti-
tuivano, in casa nostra, la visita al sig. Don Rua, tutti edifi-
cati da un atto, che palesava apertamente la bontà del suo
cuore, lo zelo del vero apostolo del Signore >>.
La benedizione del nuovo edifizio venne compiuta dal
Vescovo diocesano Mons. Paderi, che aveva a fianco 1'Arci-
vescovo di Cagliari Mons. Balestra, il Vescovo dlIglesias
e il Servo di Dio. I1 giorno dopo, domenica, questi celebrò
la messa della Comunione generale e rivolse la parola ai pre-
senti che in gran numero si accostarono alla Santa Comunione.
Mons. Balestra pontificò alla Messa solenne nella chiesa
parrocchiale, dove Don Rua tenne la conferenza nel pome-
riggio, descrivendo con semplicità apostolica le umili origini
e lo sviluppo prodigioso dell'opera Salesiana, e additando
in Don Bosco lo strumento della Divina Prowidenza. Vi fu
pure un pranzo per 150 poveri, accorsi da Lanusei e dai
paesi vicini, servito dalle cooperatrici salesiane, e Don Rua
distribui a tutti una medaglia di Maria Ausiliatrice.
Ossequiato alla stazione dagli alunni e dalla parte pih
eletta della cittadinanza, il 16 giugno partiva per Cagliari,
dove fu ricevuto da una folla di sacerdoti, signori, signore e
rappresentanze, e con quellYaffabilit?cì he gli attirava i cuori,
volle conoscere tutti, a tutti rivolse la parola e ci volle del
bello e del buono per farlo salire nella carrozza che lo con-
dusse in Seminario. Qui erano schierati nell'atrio i giovani
del Circolo dei Figli di Gesù di Castello, di S. Luigi di Vil-
lanova e di Stampace, con i loro vessilli, i chierici e un gran
numero di Cooperatrici. Don Rua era nel suo centro. L'Arci-
vescovo discese incontro all'ospite col rev.mo Capitolo, lo
abbracciò e gli presentò il Vicario Generale e gli altri Cano-
nici, che vollero baciargli la mano.
I1 18 celebrò per i cooperatori nella chiesa di S. Antonio,
e nella stessa chiesa, gremita di pubblico sceltissimo, tenne
conferenza, e parlò anche ai seminaristi; e quanti ebbero la
fortuna d'avvicinarlo provarono il pih vivo entusiasmo,
serbandone soavemente impressa nella mente e nel cuore la
figura in modo incancellabile.
Si recò anche al Santuario di Bonaria, devotamente
ricevuto dalla religiosa famiglia dei Mercenari, in compa-
gnia di Mons. Arcivescovo. Saliti al presbiterio, Sua Eccel-
lenza intonò il Rosario, ed egli, appressatosi alla balaustrata,
parlò ai fedeli della Vergine Santa che doveva togliere gli
ostacoli che si frapponevano perchè anche in quella città
s'iniziasse un'opera salesiana, ed impartiva la benedizione
eucaristica. Due anni dopo la morte del Servo di Dio, il
santo desiderio era compiuto.
Tornato in Seminario assistè ad un'accademia, degna
della circostanza, alla quale presero parte anche il Sindaco
e il R. Provveditore agli studi, ed accorse tanta gente che
una parte degli stessi invitati dovette accontentarsi di ri-
manere nell'andito che mette alla sala teologica dell'oratorio.
11 18 parti alla volta di Sanluri per visitare l'Asilo, affi-
dato da pochi mesi alle Figlie di Maria Ausiliatrice. Un'ac-

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- 724 V I Szrccessore di Don Bosco - Secondo decennio
coglienza indimenticabile. Discese alla chiesa parrocchiale,
e tanta era la calca di gente che l'affollava che a stento potè
arrivare al presbiterio. Subito venne celebrata una Messa,
alla qbale assistè e, condotto all'Asilo, si videro rinnovarsi
le scene più entusiastiche e commoventi. Dopo il pranzo,
felice di trovarsi in mezzo a tanti bambini, insieme col Ve-
scovo Mons. Ingheo che aveva favorito quella fondazione,
volle distribuire a tutti dolci e confetti. Alla sera tornò in
parrocchia, e, come dice una relazione di quei giorni, (I ci
parlò di Don Bosco, di questo santo prete che egli avvicinò
cosl intimamente, ci raccontd vari miracoli da lui operati,
ci descrisse le sue opere, ci manifestd il modo con cui le princzpiò,
le continuò, le compin, augurando che trovassero anche in
Sanluri molti cooperatori.
A Torino, il tripudio familiare che awampò il 23 e il
24 giugno fu una nuova affermazione dell'amo~esingolare
che legava i cuori di Don Bosco e di Don Rua e della con-
tinuità dell'affetto dei figli per Chi del primo Padre, a voce
di tutti, era non solo il Successore, ma il fede1 continuatore
delle più tenere e sollecite cure per la Famiglia Salesiana.
I mesi impiegati da Don Rua nel visitar le case dell'Austria,
della Polonia, della Svizzera, del Belgio, dell'rnghilterra e
della Sardegna, avevan contribuito ad accendere nei giovani
dell'Oratorio un vivo desiderio di mostrare al venerato Su-
periore, che se festose e cordiali erano state ovunque le
accoglienze che ebbe, l'Oratorio non poteva e non voleva
essere a nessun'altra casa secondo.
Per la circostanza gli ex-allievi gli offrirono una consolle
per l'organo del Santuario, e gli alunni una piccola somma
a favore delle prime vocazioni della Patagonia. Uno dei
desideri più vivi del Servo di Dio era di stabilire anche
in quelle parti una casa di formazione per i figli delle
Pampas, i quali, dopo aver veduti e compresi i benefizi della
fede e della civiltà, sentissero in cuore il desiderio d'entrare
nella famiglia salesiana, e di divenire anch'essi apostoli nelle
loro terre. Appena si seppe che i voti di Don Rua erano
stati realizzati con l'erezione canonica del noviziato a Pata-
gones, gli alunni studenti e artigiani di Valdocco raccolsero
- I V Cittadino onorario di Castelnuovo
725
tra loro, e la sera del 23 giugno presentavano all'amatissimo
Padre la somma richiesta per prowedere la veste ecclesia-
stica ai primi sei patagoni, aspiranti al sacerdozio.
I1 pensiero del Servo di Dio volava commosso ai ricordi
di cinquant'anni addietro, e precisamente alla prima domenica
d'ottobre del 1852, quand'egli, ai Becchi di Castelnuovo
d'Asti, vestiva l'abito chiericale presso la casetta natale di
Don Bosco..., anche perchè Don Francesia cantava: « Ri-
cordi ancor quel giorno? Io lo ricordo come fosse adesso! Eri
di luce a d m o , e giovinetto, ghvinetto, all'ara de' Becchi
genujlesso, la nera veste, che sarà si chiara, indossavi nel giorno
del Rosario...!i).
L'espansione prodigiosa dell'opera 'evidentemente era
frutto delle benediioni della Madonna, e Don Lemoyne lo
rilevava nell'inno di circostanza, additando l'amore di Don
Bosco per il: culto della Vergine tra i suoi figli e lo stesso ar-
dore nel cuor di Don Rua: " Noi siam figli di Mwk!,,. ((Da
Don Bosco ifigli appresero questo canto benedetto, di un amore
immenso palpito che avvampava nel suo petto: ancor l'eco
intorno mormora di sua voce E'amonia: " NOI SIAM FIGLI
DI MARIA!...,,. (<Per la Vergine purissima T i arde in sen lo
stesso amore; T u rinnovi i suoi miracoli colla stessa melodia:
" NOI SIAM FIGLI DI MARIA ,!. O (( Don Rua! le nostre cetere
vibran liete a queste note, gzuro e applawo interminabile di
tante alme a Te devote; perchè al mondo non v i è musica che
più cara al cuor t i sia... "NOI SIAM FIGLI DI MARIA,,)).
La sera del 24 alla commemorazione di Don Bosco
intervenne anche S. A. R. e I. la principessa i\\/laria Laetitia
di Savoia-Napoleone con le Dame Patronesse dell'Opera
Salesiana; e il Marchese Filippo Crispolti, prendendo lo
spunto dalle parole del iManzoni che tanto i santi come i
birboni gli abbiano a aver E'argento vivo addosso i), mostrò di
qual natura fosse E'argento vivo di Don Bosco, che lasciò in
eredità al suo Successore e ai suoi figli ed 6 la caratteristica
dell'operz. Salesiana, delineandolo con interessanti parti-
colari uomo di governo per eccellenza, dotato di un'eccezio-
nale prudenza serena, che attingeva la sua virtù dalla pre-
ghiera; uomo dallo spirito nuovo di libertà, di confidenza e

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726 VI - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
di universalità, che nei tempi e nei giovani della rivoluzione
e del disordine portò, col suo argento vivo che ai superficiali
apparve disordine, l'ordine più perfetto, insieme salvando
le anime ed i principii, che si dicevano minati dall'argento
vivo di Don Bosco.
L'una e l'altra sera i ringraziamenti paterni trovarono la
via dei cuori, specie la sera del 23, quando il Servo di Dio,
rievocando Don Bosco ed invitando tutti alla commemora-
zione ufficiale, esortava i giovani deil'oratorio a dire, non
solo in mmCa e in poesia, ma soprattutto colle opere: " NOI
SIAM FIGLI DI MARIA,,!.
La sera del 25 si recava a Nizza. « I1 26 celebra la Messa
della Comunità,,poi assiste alla S. Vestizione ed imparte la
solenne benedizione, preceduta da un discorso d'occasione
ad incoraggiamento ed esortazione alle nuove vestite ed a
tutti i parenti. La parola, anzi la presenza sola di sì degno e
santo Superiore, è potente stimolo a migliorare, a perseverare
ne1 bene.
s Egli ripartiva il giorno 27, dopo aver visitato la casa
di Noviziato e celebrato la S. Messa nella nuova chiesa del
S. Cuore )>.
I1 29 era a Biella, per la posa della prima pietra dell'ora-
torio Salesiano. Compi la cerimonia il vescovo Mons. Gamba,
che aveva fatto l'ingresso in diocesi un mese prima, e preci-
samente il giorno dopo la festa di Maria Ausiliatrice. Finita
la funzione, vari presero la parola, tra cui il prof. Don Si-
monetti, che additò le meraviglie deUa carità di Gesù Cristo
che si perpetua nella Chiesa Cattolica, rifulgenti anche nel-
l'opera di Don Bosco a favore della gioventù. E il Servo di
Dio, rilevando lo slancio con-cui i Biellesi avevano corrisposto
ali'appello fatto alla loro carità per i'erigendo istituto. sale-
siano, si diceva pieno di fiducia che non verrà meno in avve-
nire, perchè i salesiani sono disposti afare cià che possono a
favore della gioventù biellese, e a compiere qualunque opera
venga giudicata utile e conveniente s.
S'era recato a Biella per render un omaggio a Don Bosco,
ed accennando alla fcsta che si celebrava in onore di S. Pie-
tro, concludeva dicendo che la nuova casa veniva fondata
ZV - Cittadino onorario di Castelnuovo
727
.eramente s u p a jirmam petram, la pietra deUa carità di
S. Gesù Cristo.
Ai primi d'agosto s'iniziarono solenni festeggiamenti
per il cinquantenario della terza incoronazione deila Ma-
doma dei Laghi ad Avigliana. Aperti il 2 agosto con inter-
vento de1l'E.mo Card. Richelmy, che assistè alla messa
solenne ed al Vangelo tenne il discorso di circostanza, si
sotrassero tutto il mese con ininterrotto splendore. 11 3 le
cre funzioni furono onorate dalla presenza del Vescovo di
merolo. Mons. Rossi. che assistè alla Messa solenne can-
tata da Don Rua, il quale, dopo i vespri, salì in pulpito e
tenne una tenera allocuzione. Rievocò le ultime feste cen-
tenarie, di cui egli, ancor giovane esterno dell'Oratorio,
aveva udito l'eco solenne passando di quei giorni ad Avigliana
con Don Bosco insieme con un drappello di compagni che an-
davano a fare gli esercizi spirituali nel Seminario di Giaveno;
narrò le ultime vicende del Santuario, e ricordava con la
più viva riconoscenza i generosi benefattori defunti. I fe-
steggiamenti si chiusero il 31 agosto con immenso concorso
di popolo e coll'intervento di tutti i Padri Cappuccini nativi
di Avigliana, invitati per genti1 pensiero del Servo di Dio,
avendo il loro Ordine per due secoli e mezzo avuto in cu-
stodia i1 Santuario. -
E vennero i mesi più laboriosi per il Servo di Dio, du-
rante i quali, se poteva, non mancava, nei pochi giorni liberi,
di recare il conforto della sua presenza anche ad altre case.
Or qui non tornerà discaro al lettore un breve riassunto
schematico delle esortazioni dell'amatissimo Padre alle varie
categorie di confratelli e suore, durante i vari corsi degli
esercizi spirituali. Qua e s'incontreranno alcune ripeti-
zioni, è vero, ma non ci sembrano pesanti e ci faranno
meglio comprendere lo spirito di chi le ha proferite.
A i chierici di Valsalice (il r0 agosto) incuZcava d'imitar
Don Bosco nella pietà; Don Bosco a aveva molte divozioni l),
ma le principali furono tre: - verso il Sacro Cuore, cui non
solo innalzò un gran tempio, ma raccomandava a tutti spe-
ciale amore mediante la frequente Comunione e le visite
al SS. Sacramento; - verso la Madonna, una devozione

37.10 Page 370

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728
- ?'I - Successore di Don Bosco Secondo decetnio
veramente filiale; «ne parlava con tanto affetto che il suo
volto s'infiammava, il cuore s'inteneriva talvolta fino alle
lacrime; perfino nel sonno il suo cuore ardeva per lei e la
... vedeva nei suoi sogni;- grande pure, umile e fervida, fu la
sua devozione a San Pietro Noi pure onoriamo S. Pietro
come capo della Chiesa, ma specialmente col profondo ri-
spetto, obbedienza, ed affetto al Romano Pontefice)).
Alle Direttrici delle Figlie di Maria Ausiliatrice (il 25
agosto)
di vita
esudgigeerdivuacadziioesnsee.r.e.
buonefglie di Don Bosco nel sistema
(q Tenete allegre le vostre sorelle, le
vostre alunne o; ((Figlie di Maria Ausiliatrice nella pietà e
nella modestia, Figlie del Cuore di Gesh, con lo spirito di
carità e di sacrifizio )>.
Ai direttori (il 30 agosto) diceva: - Agli altri si sogliono
lasciare più ricordi, a voi
familiarità col Cuore di
uGnessoùlo-: adpemritseuCpoprlicaaccrleoditneei
quindi
dubbi,
nelle difficoltk,nelle tribolazioni. Ego sum lux mudi...Venite
ad me omnes, qui laboratis et onerati estis, et ego refciam vos...
Per imitarlo: Exemplum dedi vobis ut quemadmodunt ego feci,
ita et vos faciatis. Discite a me, quia mitis sum et humilis corde.
Con la lettura del Vangelo. Con la meditazione. - Per con-
solarlo: il Cuore di Gesù apparve coronato di spine)),e li
esortava a consolarlo coll'amore, col fargli volentieri com-
pagnia, colle frequenti giaculatorie, coll'interessarsi della
salvezza delle anime; con far nostri i suoi interessi, gli inte-
ressi della Chiesa e del Papa.
Ad Ivrea il 15 settembre parlava casi:
"vete finito gli esercizi stamane, la Madonna c'invita attorno
a lei: Nunc ~ g Jiolii, audite me; Essa ci darà i ricordi, ascoltiamola
divotamente. C'insegna ad esser sempre contenti.
oBeati qui custodiunt vias meas... le vie della Madonna furono
sempre virtù, perfezione, -or di Dio; dunque, dovunque andrete,
sempre sulle sue orme, studio continuo della perfezione, mediante i
Sacramenti, la
O B- eatus qui
meditazione, la
vigilat a d fmes
lettura
ostii ma'
sq'ouiortii-dhiiea-:l-~c.ostante
divozione
verso di Lei; amore, venerazione; tutti i giorni preghiere: Rosario,
Angelus Domini, Ave Maria dopo l'Actiones, giaculatorie, filiale con-
fidenza nella sua bontà; uso della medaglia o dello scapolare; le sue
feste e novene; il mese di iMaria, ci08 il maggio.
- IV Cittadino onorario di Cast&fLouo
729
)>Qui me inuenerit, inuieniet vitam, et hauriet salutema Domino ecc.
Noi abbiamo per stemma: Da mihi animas, cetera tolle, eccovi un
mezzo efficacissimo,sicuro, di salvare anime. Insinuiamo la divozione
a Maria Santissima; lavoriamo volentieri per la gioven? con i cate-
chismi, nelle scuole, negli oratori festivi, nei laboratori, nelle r i ~ a -
zioni; allontaniamoli dai pericoli, animiamoli alla pietà, alle Missioni,
tra i Figli di Maria. Sovrattutto siamo solleciti ad insinuare in tutti
la divozione a Maria Santissima I).
Ai sacerdoti, in particolare conferenza (il 14settembre),
ricordava e commentava le parole dette dal Beato Giovenale
Ancina a S. Francesco di Sales: Vere tu sal es; e la risposta
di San Francesco al Beato Ancina: Tu sal et lux; e dimo-
strando come Don Bosco le avesse praticate, esortava ad
imitarlo.
Agli ordinandi (il 19 settembre) diceva: ( ( I l Signore non
si contenta che siamo buoni, ma ci vuole santi));quindi retta
intenzione: (( Si oculus tuus fuerit simplex, totum corpus tuum
lucidum erit.
<iL'intenzione da la prima forma alle opere nostre; anche le cose
indifferenti diventano buone e meritevoli. Quale dovrh essere il fine
delle opere nostre? Ad majorem Dei gloriam diceva S. Ignazio;e San
Paolo: Sive manducatis, sive hibitis, sive aliud quid fan'tis, omnia in
gloriam D à facite. Platone stesso diceva: L'uomo deve sempre offr!re
per la divinità. Davide: Doce me facere voluntatem t ~ a m A. costituire
la moralità di un'azione concorrono tre elementi: l intenzione, l'ese-
cuzione, e l'opera stessa.
u Ora vediamo quali debbono essere questi tre elementi per ren-
dere sante le nostre opere e noi stessi. Prendere i'abitndine di >avo-
... rare con quest'intenzione: Quis ut D m ? E con tale intenzione inter-
roghiamo noi stessi: - Quel che faccio piace a Dio? e il modo piace?
- Esecuzione. In omnibzls operibus tziis piaecellm esto. Lavorando
per il Signore si deve essere diligenti. Sant'Ignazio di Lojola sgridava
il laico che operava svogliatamente, dicendogli che operava per i!
Signore. Maledictus quifacit opzls Dei negligenter. Age quod agis; negli
esercizi di nietà. nelle occupazioni, conversazioni, ricreazioni, tutto,
in modo che piaccia al Signore...,>.
A San Benigno, il 22 settembre, dopo aver esposto la
parabola del demonio, da Gesù cacciato da Israele che torna
con una caterva di spiriti maligni ancor più numerosa a pren-
derne possesso per cui la sorte dei Giudei ribelli aila chia-

38 Pages 371-380

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38.1 Page 371

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- 73,o VI - Successove di Don Bosco Secondo decennio
mata si fa peggiore, raccomandava ai coadiutori: 10 Vigilanza;
20 Non lasciar awicinare il nemico, evitando anche i
difetti; 3 O far uso di buone armi, preghiera, frequenza dei
sacramenti; alimentare il nostro spirito colla parola di Dio:
prediche, conferenze, meditazioni, letture spirituali, rendi-
conti, esercizio della buona morte; rinnovare i buoni propo-
nimenti e far bene gli esercizi spirituali.
A Foglimo (il 27 settembre) essendosi compiuto il sacro
ritiro nella novena di S. Michele, durante la quale egli rac-
comandava di onorare i nove cori degli Angeli: - Ab-
biamo passato, diceva, questi giorni cogli angeli; procuriamo
di continuare ad amar Dio, conservando per lui il cuore,
lodandolo, servendo lui solo, e dando a lui il cuor nostro,
conservando la viaù angelica, che ci rende tanto cari al Si-
gnore. Gli angeli stanno sempre lodando e benedicendo
Iddio, senza tralasciare le opere loro affidate da Dio. Noi
non possiamo sempre pregare, ma usiamo esattezza nelle
pratiche di pietà, offriamo le nostre occupazioni a Dio, fac-
ciamo uso di frequenti giaculatorie, rinnoviamo sovente la
retta intenzione di lavorare per lui. Chi lavora cosi, prega s.
E {(servendoDio come suoi messaggeri, sempre pronti ai suoi
comandi, non avvenga mai che facciate dz3coltà o che eseguiate
mormorando...n, o lavoriate per gli uomini. Cercate d'imi-
tare gli angeli nella dilkenza di servir sempre e solo Iddio!
A Lombriasco (il IO ottobre) additava tre armi per com-
battere fedelmente a gloria di Dio; - Z'elmo, la fede; la
corazza, che copre il petto e difende il cuore, la carità; la
spada, l'obbedienza, l'osservanza delle Regole.
I1 25 agosto, quando fu a Nizza per la chiusura degli
esercizi delle direttrici, presenziò una gara catechistica, alla
quale prese viva parte, or compassionando le cadute, or ral-
legrandosi colle vincitrici. Terminata, incoronò la regina,
diede il premio a tutte, quindi parlò:
neoanct<suCatrtoeàr.d.t.iaanqltiuoacnoritmguopnrlqoiumsoee,ncnatiedwaultleear1oRC?.e.'.ègiMdnaaa,ssapolelneracrAeolntcethezeznetio,l ,agtlialuendtiEozcioccoedlnliteenDnziteoo,
di questa gara, anche perch&son sicuro che pur quelle che non vi pre-
sero parte lo sapranno anch'esse il catechismo; ebbene, brave di cuore!
I V - Cittadino onorario di Castelnuovo
73'
... a Vedo qui avanti scritto: Gara d'amore! Sì, gara d'amore verso
Cuor di Gesù e di Maria; e se anche aveste un pensiero per me,
azie di cuore, e tutte ricambio col raccomandarvi al Signore e alla
uona Madre Maria Ausiliatrice, perchè vi proteggano e ot-
molte grazie, specialmente la perseveranza per far tanto bene.
ero che collo studio indefesso del Catechismo persevererete
el praticare quanto esso insegna; perchè lo studio da solo
varrebbe ben poco, ma colla pratica va tanto bene e vi ripeto di
redo che questa gara, fatta alla presenza delle direttrici, abbia
di satira, e va tanto bene; lodo il vostro pensiero. A Roma h m o
importanza le gare, e la Regina viene incoronata e condotta
sopra la vettura d'una Principessa per la città e davanti al Sommo
Pontefice. "dunque ottima cosa il .promuoverle, e... la vostra satira
merita un appla&o!
)) Coraggio, spero andrete avanti di bene in meglio, e desidero
abbiate anche della salute p-er p.oter lavorare molto alta gloria di Dio
ed alla salvezza delle anime D.
Quindi, vòltosi alle direttrici, le animò a far la loro parte e
ad apprendere come il tramezzare la gara con scherzi adatti
e con qualche canto e suono, toglie quella monotonia che
stanca, e la rende piacevole e profittevole. Finì col benedire
a tutte paternamente.
I1 4 e il 5 settembre presiedette le adunanze dei Diret-
tori e di zelanti Decuzioni dei Cooperatori Salesiani, presso
la tomba di Don Bosco in Valsalice, che si svolsero in modo
pratico e familiare. Insieme con Mons. Morganti, Vescovo
di Bobbio, e vari distinti oratori, prese la parola il Card.
Richelmy, il quale diceva: - No, la Chiesa non ha bisogno
di audaci, ma di umili e di santi che faccianorivivere lo spirito
di S. Francesco di Sales sulle orme di Don Bosco e dei suoi fe-
deli imitatori. - I1 Servo di Dio parlò delle particolari stret-
tezze delsopera ed ebbe parole di conforto dagli adunati.
Ogni giorno diventavano maggiori i bisogni dei Missio-
nari per lo sviluppo che prendeva il loro apostolato, ed ogni
dì più gravi si facevano le preoccupazioni del Servo di Dio.
Ma grandi, ogni più grandi, e spesso anche singolari e
straordinarie, erano le consolazioni che riceveva dalle liete
notizie che gli arrivavano.
La Colonia del Sacro Cuore tra i Bororos, iniziata da

38.2 Page 372

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732
- V I - Successore di Don Bosco Secondo decennio
Don Balzola, quanto alla scelta del luogo e alla costruzione
delle capanne di residenza, sulla fine del 1901, fino al 7
agosto non aveva ancor veduto un indio. Quella mattina un
dei nostri ne vide due, che facevan parte di un forte gruppo
accampato a poca distanza, venuto per vedere se dovevano
lasciar tranquilli o uccidere i missionari. V'erano state di
fresco varie scaramucce con i civilizzati, con morti e feriti
d'ambe le parti, e credevano che i nostri, i quali da mesi se
ne stavan tranquilli in mezzo alle foreste, studiassero il modo
di assalirli. Don Balzola mandò con prudenza, dalla parte
dond'erano apparsi gli indii, due a fare un giro di ricogni-
zione e questi tornarono dicendo che nel più fitto della fo-
resta ve n'era proprio un gran numero che stava facendo
il bacururù, cioè grida, canti, ballo e schiamazzi, un'orgia
d'inferno.
Quella notte i nostri dormirono poco o nulla.
La sera avanti, i Bororos avevan deciso di fare un'ispe-
zione e s'erano awicinati alle capanne dei missionari, senza
essere visti, e scorgendoli intenti a varie faccende un di loro
aveva detto: - T u freccia quello che è sul tetto, io tirerò
al cuore di quello che è seduto, gli altri tirino agli altri -.
I1 cacico Major rispose: - Non sei tu il capo cui tocca dar
ordini! Noi non sappiamo se questa è gente buona o cat-
tiva... - e comandò che si ritirassero, e tutti strisciando tra
i cespugli, tornarono al centro della foresta. A notte, ra-
dunatisi secondo il solito, discussero l'affare, e vari volevan
venire senz'altro all'uccisione dei missionari, quando un
cacico disse casi: - Se questi, dopo tutto il male che noi
facemmo a quell'altra gente [i civilizzati], se ne vennero qui
con coraggio e con coraggio restano qui e stanno facendo le
capanne, è segno che è gente diversa; non sappiamo chi sono.
Facciamo dunque una prova. Domani, con quattro compagni
io andrò direttamente; voi vi dividerete in tre gruppi, il
primo a destra, l'altro a sinistra, il terzo dietro la capanna,
restando più che potete nella foresta. Io mi presenterò, e
vedrò chi sono. Se occorre, a un mio segnale, vi avanzerete
insieme e ne farete strage. Se vedrete alzarsi una colonna di
fumo, è segno che fatto l'incontro mi san ritirato soddisfatto.
Unanime approvazione!... E il cacico Major prende la
parola, dicendo che prima si dovevano evocare gli spiriti,
perchè li aiutassero in quello che avrebbero dovuto fare
l'indomani: (5 Se questi che stanno qui sono cattivi e pensano
di farci del male, diano forza alle nostre braccia, mira sincra
ai nostri occhi, polso fermo al nostro braccio e punta alle nostre
frecce perchè veloci dieno loro quella morte, che essi hanno dato
ai nostri. Se invece sono buoni, le anime dei nostri ce lo facciano
conoscere e ci dicano che nulla di male noi dobbiamo far loro,
perchè nulla di male noi dobbiamo temere da loro. Compagni,
coloro che vennero qui, hanno anche essi uno Spirito che Zi guida
e li protegge. Se lo Spirito che li guida è buono, egli pure di-
venga nostro amico, perchè noi abbiamo anche le nostre mogli
e i nostri $gli, ed anche pev questo dobbiamo aver cara la vita.
D'altronde noi desideriamo il bene e la pace; noi pure siamo
stanchi di questa lotta; e intanto, di giorno e di notte, stiamo in
continuo timore perchè non abbiam pace! D.
E cominciarono senz'altro il bacururù, che durò tutta la
notte. Al mattino il cacico e i quattro, che dovevano ac-
compagnarlo, presero l'arco e le frecce, e vennero avanti,
pronti ad ogni evento. Era il venerdì 8 agosto. Don Balzola
aveva pregato tanto il Cuor di Gesù e Maria Ausiliatrice;
e stava per salire a cavallo per recarsi egli stesso al luogo
dov'erano accampati gli indii, quando vide quei cinque
... robustissimi Bororos che si awicinano vociando: " Bmoros
bon! Bororos bm! (Siamo Bororos buoni!) ,,. Li awicinb
sorridendo, li abbracciò teneramente un dopo l'altro, mentre
i nostri piangevano di allegrezza. Quei cinque si fermarono
coi missionari il venerdi e il sabato, e Don Balzola s'intrat-
tenne continuamente con loro, dicendo lo scopo dell'awici-
namento, parlando di Dio e della Madonna; e mostrò loro
le immagini del S. Cuore di Gesù e di Maria Ausiliatrice.
Mentre addita loro l'immagine di Maria, il cacico la vede
così bella, così attraente, che n'ha un'influenza impressio-
nante. Egli la guardava << ed Essa pure, com'ebbe egli stesso a
dichiarare, mi guardava, pareva che volesse parlare e sorrideva
a me, tanto che io rimm'juorz' di me e dissi: - Ma guarda!
pare che mi conosca, non ha paura di me! - E wEiZ la sua voce

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734 V I - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
che mi diceva: "Non far male a questi che sono miei. Va',
parla ai tuoi compagni, di' loro che non abbiano paura, che
vengano qui, che stiano qui, che tutto di bene e di'buono
riceveranno da questi che, solo per i Bororos, per voi, sono
venuti qui! ...,,.
Domandò a Don Balzola chi fosse, e Don Balzola gli
rispose che
prima aveva
elroaroMmaorisatr,altao...MAadllroeradie1llocacSicpoirifteocebufuooncoo,
che
per
levare la colonna di fumo, e poi tornò alla foresta, per dare,
come disse, la buona novella ai compagni, promettendo che
dopo due lune sarebbe tornato con loro per far vita coi
missionari. Così sorgeva di quell'anno la Colonia del Sacro
Cuore nel Matto Grosso, come il Cacico Major dichiarava
con grande commozione al missionario Don Colbacchini,
prima di morire!
I1 3 ottobre si compivan 50 anni dacchè Don Rua aveva
indossato l'abito ecclesiastico. I1 Card. Richelmy, come si è
accennato, vari mesi prima aveva ricordato l'imminenza di
quella data, che con intima riconoscenza era ognor pre-
sente al Servo di Dio. Quell'anno la festa del Rosario ricor-
reva il 5, e la vigilia egli scriveva a una nobile cooperatrice:
e Passerò la giornata di domani, là, dove mi fu data la veste
chiericale, nella casa dove nacque il nostro buon Padre P.E per
tre giorni, i ricevimenti, le feste religiose e di famiglia, i
trattenimenti musico-letterari e le visite ai paesi di Mon-
donio, Buttigliera, Riva di Chieri, a noi legati da tanti cari
ricordi, formarono un'in~u~erabildeimostrazione di affetto
verso l'amato Superiore, il quale, con umiltà, tutto riferiva
a Dio, a Maria Ausiliatrice e a Don Bosco.
<<RAiva di Chieri- ricorda Suor Carolina Vigna - vi
erano tutte le autorità a riceverlo, anzi tntto il paese; si fece
una bellissima accademia e poi riparti col suo seguito, e ,tutta
la popolazione di Riva l'accompagnò fino a metà strada; loro
salutavano e lui continuava a benedire )>.
Don Anzini, che andò a prenderlo a Riva, ricorda che
parlò di Savio Domenica e della gloria che ne veniva al
paese (che fu la patria del santo giovinetto); ma questa gloria
sarebbe valsa nulla, se non l'avessero imitato nella santità
- IV Cittadino onorario di Castelnuovo
735
da lui conseguita con la S. Comunione, con la mortificazione
e con l'obbedienza a Don Boscoe.
e Ai pochi Figli di Maria che avevo nella casa di Chieri
- prosegue Don Anzini - alla buona notte della sera
parlò della vocazione di Don Bosco e del modo con il quale
vi corrispose, animandoli a far di tutto per diventare buoni
salesiani. A me e agli altri confratelli raccomandò di volerci
bene più che fratelli e di aiutarci reciprocamente sul com-
pimento dei doveri nelle pratiche di pietà in comune. A me,
in particolare, disse di non andare mai a riposo prima che
avessi visitato ben bene tutta la casa, recitando il S. Rosario:
" I n tal modo attirerai le benedizioni della Madonna sopra
tnttigli abitanti in essa. L'ultimo passo p r o m a di farlo in cap-
pella, e qui metti tutto ai piedi di Gesù,,. Avrei voluto par-
largli ancora dopo le orazioni della sera; ma Egli, in bel
'modo, mi fece capire che si doveva serbare il silenzio, e mi
congedò.
»Al mattino l'accompagnai a celebrare la S. Messa nella
chiesa di Maria Ausiliatrice, dove s'erano recati pure i Figli
di Maria e molti benefattori dell'opera nostra, ai quali ri-
volse brevi parole, eccitandoli a zelare lo sviluppo del-
l'oratorio festivo e la decorazione della chiesa, ancora tutta
disadorna... o.
I1 giubilo che provò Castelnuovo ebbe un ricordo con-
degno. I1 19 di quello stesso mese d'ottobre 1902, il Sindaco
Pietro 'Andriano, pevii gli avvisi di legge, convoca in seduta
il Consiglio Comunale: e e in relazione all'ordine del giorno
ricordando e 2'unanimitù del plauso, con cui Castelnuovo prese .
parte alle feste qui seguite il felice compimento dei IO lustri
, della vesfizione chiericale avvenuta in questo Comune di Don
Michele Rua - che, discepolo e seguace del nostro grande con-
cittadino Don Bosco Giovanni, ne divenne poi e ne è successore
degnissimo - come <(le varie opere di Don Bosco sotto la dire-
zione di un tanto Successore proseguono sempre con singolare
incremento e ormai estendono ovunque la provvida loro azione,
crescendo innumerevoli schiere di giovani a virtù e coltura ai
doveri di credenti e di patriotti - non ultima gareggiante con
le altre istituzioni salesiane è quella dell'lstituto Paterno Don

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736 V I - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
Bosco (Convitto-Ginnasio), che sul finire del 1898 qui sorta per
amore di Don Rua alla terra nativa di Don Bosco è di Castel-
nuovo vanto, decoro, ed ornamento )) - chiede al Consiglio Co-
munale q legittimo interprete dei sentimenti della popolazione s
- se vuole q conferire a Don Rua tanto benemerito di questo
paese la cittadinanza onoraria o; - ed il Consiglio Comunale
q unanime plandendo alle parole del sÉgnor Presidente, DELIBERA
di conferire, come conferisce, a Don MICHELE RUA,Successore
di Don Bosco, la CITTADINANZA ONORARIA DI CASTELNUOVOt).
L'onorifica deliberazione ebbe la conferma del Sotto-
Prefetto d'Asti il 6 novembre dello stesso anno, e il relativo
decreto, miniato su carta pergamena venne offerto al Servo
di Dio il 24 giugno 1903. Insuperabile nella riconoscenza e
nell'affetto più intimo ed operativo per Don Bosco, egli
gradì cordialmente quell'omaggio, che in certo modo l'awi-
cinava ancor più a1 dolcissimo Padre e Maestro che gli aveva
dato Signore, mentre di un'onorificenza, che oseremmo dire
consimile, lo venivano decorando tutte le città e i paesi che
andava visitando, perchè la venerazione con la quale era
accolto andava quotidianamente aumentandogli la fama di
santità, che è la vera cittadinanza universale!
A cotesta venerazione contribuiva direttamente Iddio
premiando, assai di frequente, le virtù del Servo fedelissimo
con fatti che uscivano dall'ordinario e venivano diffonden-
dosi fra coloro che lo awicinavan con fede e tra quelli che
lo conoscevano da vicino, nonostante la riservatezza sua
insuperabile. Tra le Figlie di Maria Ausiliatrice era cosa
notissima.
«Nel 1902 - annota Suor Angiolina Noli - terminati
gli esercizi spirituali stavo per partire da Nizza Monferrato
e ritornare a Giaveno, alla casa Pensionato aperta quel-
l'anno, quando mi si annunzia che avrei trovato una conso-
rella gravemente ammalata. Rimasi molto afflitta e partii
subito per Torino e proseguii per Giaveno, e appena fui in
casa, corsi a visitare la povera inferma, Suor Angiolina Pio-
vano che si rallegrò al vedermi, ma non mi rallegrai io, perchè
misurata la febbre la trovai a 39 gradi. Giunse il bravo dot-
tore Venanzio Corolle e mi spiegò la malattia: febbre tifoidea
IV - Cittadino onorario Castelnuovo
737
seria. Lo pregai a venire due volte al giorno, e venne speiso
che tre, perchè l'ammalata andava peggiorando. In quel
loroso frangente chiesi un consulto, e venne da Torino i1
ttor Maccone, e si ebbero buone speranze, ma ci si disse
che che il male avrebbe potuto prendere cattiva piega.
a prese veramente. Le cure si facevano esattamente giorno
e notte, si pregava, scrissi anche alle superiore che facessero
pregare, e l'ammalata riceveva la Santa Comunione, e le
fu dato anche l'Olio Santo; da un momento all'altro si te-
eva di perderla. Venendo da Torino ogni sabato il nostro
rettore spirituale Don Michele Fassio etornando il lunedì
a Torino, lo pregai caldamente ad awicinare subito il signor
Don Rua e a pregarlo di mandare la sua benedizione alla
morente. Com'egli partì, io restai accanto al letto dell'inferma,
e spesso, con l'orologio alla mano, andava dicendo tra me
che Don Fassio non arrivava a tempo, perchè Suor Piovano
proprio agli estremi; quando, alle g,30, mi guardò sorri-
do e si addormentò, e allorchè si svegliò stava molto
meglio e continuò sem-pre a migliorare fino a guarigione
n Al sabato chiesi a Don Fassio a qual ora il signor
on Rua l'aveva benedetta: mi rispose: " Alle 9,3o precise!,,.
Lo ringraziai di cuore, e gli narrai come fossi convinta che
awenuto a quell'ora >>.
Sono omai 32 anni e la graziata, tuttora vivente e diret-
... trice a Luserna S. Giovanni, ci scrive: ((Chi l'avrebbe mai
creduto? Dopo qualche ora, sorpassata come una gravis-
sima crisi, con somma meraviglia di tutti coloro che m'assi-
stevano, accennai a un miglioramento e dopo abbastanza
breve tempo entrai in convalescenza. Mi rammento benis-
simo che non potevo incontrar alcuno senza sentirmi dire:
- Ecco la morta risuscitata! - perchè in comunità e fuori
tutti s'interessarono e parlavano di questo fatto come straor-
dinario. D'allora in poi, volgono omai 32 anni, ho sempre
goduto buona salute, e lavoro, ed ho sempre vivo ed impresso
nel cuore il ricordo della grazia stragrande che ricevetti ad
intercessione di Nlaria Ausiliatrice per mezzo del venerato
Don Rua; e ne ripeto spesso il racconto, per riconoscenza a

38.5 Page 375

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738 VI - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
Dio e alla Madonna che, ad intercessione del prediletto loro
Servo Don Rua, mi guarirono in modo miracoloso >).
4 Nel 1902 - narra Suor Antonietta Chiappa - entrava
nel mio secondo anno di noviziato, quando mi si awertì che,
per la mia salute troppo delicata, non avrei potuto continuare
per quella via. Con indicibile pena dovetti rassegnarmi e
dispormi al ritorno in famiglia. Ma la venerata Madre Vi-
caria, compresa della mia grande sofferenza morale, volle
prima condurmi dal venerato Don Rua, che si trovava ap-
punto in noviziato per una visita, onde mi confortasse di
una speciale benedizione. E questa fu veramente un balsamo,
i cui benefici effetti perdurarono a tutt'oggi 1933. Ascoltato
infatti paternamente il mio caso, mi disse con una sicurezza
che m'infuse nell'anima un'illimitata fiducia:
... H - State tranquilla, andrete a casa, ma non vi rimarre-
rete. Voi dovrete ritornare
Q E mi disse anche che sarei vissuta ancor tanti anni..., e
questo & certo, che dopo aver passato alcuni mesi in famiglia,
fui nuovamente accolta nell'istituto, annoverata tra le Figlie
di Maria Ausiliati-ice, benchb la salute lasciasse ancora a
desiderare, e d'allora in poi ho sempre potuto darmi a quella
vita di attività che lo spirito della Congregazione richiede.
Non mancarono di assalirmi talora mali gravi, al punto di
dovermi sottoporre a difficile operazione chirurgica, ma
tutti li superai, per grazia di Dio; e sono ancor qui ad atte-
- stare l'efficacia della benedizione del suo gran Servo )>.
4 Era l'anno 1902 ricorda Suor Carolina Navone. -
Pene morali mi cagionarono una malattia, che dai medici
curanti fui dichiarata spedita. Alla vigilia di Natale mi recai
dal signor Don Rua per presentargli i miei auguri. Egli si
accorse del mio malanno dall'odore che emanava la tintura
di jodio e guaiacolo, di cui faceva pennellazioni al polmone.
Subito mi richiese dello stato di mia salute, ed io, colla con-
fidenza di figlia verso il piii benigno dei padri, gli narrai
candidamente ogni cosa, senza tacergli la finale sentenza dei
dottori. Egli allora, sorridendo con affabilità paterna, mi
disse: - Suor Navone morire? Avete ancora da lavorare
tanto! Inginocchiatevi e ricevete con fede la benedizione di
TV - Cittadino onorario di Castelnuovo
Maria Aun7iatrice. - Ecosì dicendo mi
aggiunse, ricordatevi che per obbedienza dovete guarire. - Io
lo ringraziai e continuai per circa un mese ad obbedire al
medico curante. Un mese dopo, il 20 gennaio 1903, poteva
partire per la casa di Cannobio, riprendere la mia scuola, e
rimettermi in perfetta salute. E sono più di 30 anni che con-
tinuo ad inse"gnare e a faticare)).
Anche nei viaggi awicinato da persone malate e soffe-
renti, o invitato e pregato per corrispondenza a raccoman-
dare malati al Signore, o col tocco di oggetti sacri da lui
benedetti, si ottenevano meraviglie.
Un giovane, frequentando a Roma circoli politici, aveva
cominciato a prendere una brutta piega. Essendo notorio
che un suo parente aveva contribuito alla causa liberale dal
1860 al 1870, gli venne imposto di stenderne una monografia
con tutte le notizie che poteva raccogliere in famiglia, gli si
promise che i1 lavoro sarebbe stato pubblicato, e insieme
venne spinto a dare il nome ad una società segreta con la
promessa di un buon impiego e latiti guadagni. Ne rimase
disgustato, rifiutò, e comprese lo sproposito che stava per
fare, dopo essersi gettato ai piedi del Servo di Dio, cui espose
tutti i casi suoi, ricevendone preziosi consigli e forza ed aiuto
singolare; e ((grande- diceva - è stata la grazia che ho
ricevuto dal Signore, che volle come per incanto liberarmi da
tutte quelle morse d'acciaio che avevano preso a stringere la mia
coscienxa >>.
La figlia di Angela Gilardino di Canelli, madre di tre
bambini, da un anno era tormentata da una forte nevralgia
generale. Inchiodata da tre mesi in letto senza quasi prender
cibo, fu condotta ali'ospedale Mauriziano a Torino, e dopo
tre mesi tornava a casa in condizioni peggiori di quando
n'era partita. Nulla sembrava che potesse giovarle; difatti i
medici dissero che non v'era più speranza e che sarebbe
morta consunta. In tanta desolazione, la mamma la racco-
mandava a tutti i santi, e scrisse anche a Don Rua perchè
facesse pregare i giovani dell'oratorio; e il male cresceva.
Scrisse nuovamente al Servo di Dio, pregandolo a far ce-
lebrare nove messe all'altare di Maria Ausiliatrice; e, al ter-

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740 VI - Successore di Don Bosco - Secozdo decennio
mine della novena, il male cessò, prese a migliorare, e tornò
alle sue ordinarie occupazioni.
Giovanni Tuninetti, giovane quindicenne, venuto con
alcuni parenti in pellegrinaggio da S. Remo al Santuario
di Maria Ausiliatrice, nel ritorno veniva colto da un mal
di denti così acuto e spasimante, che lo portò al delirio
con respiro affannoso e contrazione muscolare. Due giorni
prima di venire a Torino, lavorando in giardino, s'era in-
fitta una leggera scalfittura al braccio sinistro, e non ne aveva
fatto caso; mentre i dolori diventarono sempre più atroci
e i medici lo dichiaravano affetto dal tetano in modo dispe-
rato. Lo zio sacerdote promise a Maria Ausiliatrice, che nel
1903 avrebbe celebrato la Santa Messa nel Santuario di
Valdocco il 24 maggio, se l'avesse guarito. La morte pa-
reva avanzarsi a grandi passi, quando il giorno dopo che
aveva fatto il voto veniva regalata al sacerdote una statuetta
di Maria Ausiliatrice benedetta da Don Rua. Subito innanzi
ad ,essa si accesero lumi e si moltiplicarono preghiere; ed
ecco, d'un tratto, il povero giovane ritornar perfettamente
sano, pieno di meraviglia e riconoscenza per l'insigne grazia
ricevuta!
<(Nel1902 - depone il prof. Rodolfo Bettizzi - si
ammalò una mia bambina, di circa sette mesi di età. I1 male
minacciava e i dottori non lasciavano più speranza di guari-
gione. Dissi a mia moglie: - Voglio metterla nelle mani di
D m Rua! - Mi recai da lui, con la speranza di avere una
confortante assicurazione. Gli esposi il fatto, e finalmente
lo richiesi di dirmi se la bambina sarebbe guarita. Ricordo
che il Servo di Dio mi fece inginocchiare e recitare con lui
un'Ave Maria; poi, mentre io era ansioso di sapere quanto
mi stava a cuore, egli si sedette, e parlò d'altro. M'impres-
sionò il silenzio sul fatto mio. Congedandomi, gli dissi
schiettamente: - Dunque guarirà, o non guarircl2 - Egli mi
rispose: - Se sarà pel Bene dell'anima sua, guarirà. - La
bambina, dopo lunghe alternative, guarì; e la guarigione fu
per me di grande conforto, pensando alle parole di Don Rua.
Difatti è ottima figliuola; e mi è di grande conforto! >>.
L'eco di tali meraviglie, che erano cose di tutti i giorni
IV - Cittadino onorario di Castelnuouo
e talora, s'intende un po' attenuate, comparivano anche sul
Bollettino, non colpiva la maggior parte di noi, awezzi a
sentirlo riferire ogni fatto singolare alla bontà di Don Bosco
o di Maria Ausiliatrice, ed a vederlo sempre intento nel
lavoro più vario con serenità incantevole e con lo sguardo
sorridente a chiunque I'awicinava, sempre esemplare e per-
fetto in ogni cosa. Noi vedevamo in lui il superiore impareg-
giabile, il padre buono, e diciam anche il fratello affettuoso,
caldamente interessato del benessere di tutti, perchè tutti
potessero camminare e camminassero dawero per le vie
della perfezione.
Anche sul principio d'ogni anno scolastico benchè straca-
rico di lavoro era sempre esemplare per l'attività indefessa,
la calma e l'amabilità abituale lo splendore degli esempi, e
l'opportunità e la saggezza delle parole.
I1 15 ottobre tornava a Nizza: « la Casa Madre è in gran
festa... Presiede la S. Vestizione, fa un caldo discorso d'oc-
casione, ed i parenti delle suore, che in gran numero assistono
alla funzione, ne sono commossi alle lacrime, e molti di essi
esclamano: - Oh! quanto siamo fortunati, e con quantafiducia
doniamo le nostre figiuole ad una Congregazione, che tiene a
capo Superiori si santi!.
>>All'indomanipredica la meditazione alle suore e alle
postulanti. Oh! come si sentiva Dio in mezzo a noi!..."Siamo
nel mese d'ottobre, mese
speciale gli angeli custodi,,;
ecopnasralòcrdateogliadangoenloi.r..ar"eDionbbmiaomdoo
fare sulla terra ciò che fanno gli Angeli in cielo; essi amano,
lodano e servono Dio con perfezione,, D.
Il 25 ottobre, celebrandosi la festa della Beata Marghe-
rita Maria Alacoque, dava la veste a 60 chierici e le medaglie
a 12 coadiutori, e li invitava a chiedere tre grazie al Signore
durante la Santa Messa:
(iContinua dimora nei Cuor d i Gesù. I nostri novizi sono in modo
speciale consacrati al Cuor di Gesù. Chiedete di poter sempre dimo-
rare nel Cuor di Gesb, ma alla domanda unite le condizioni neces-
sarie: mondezza dal peccato mortale, awersione al peccato veniale
deliberato. Studiatevi per isradicare le male erbe: Posui te ut evelim,
et destruas, et aedifies, et plantes. Questo sia il vostro programma:

38.7 Page 377

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742 VI - Successme di Don Bosco - Secondo decennio
svellere le abitudini e le inclinazioni cattive, distruggere il peccato
mortale e veniale, coll'uso del Sacramento della Penitenza, coll'esame
quotidiano di coscienza, col rinnovare i buoni proponimenti.
Injiammarvi di pell'amore a2 Cuore di Gesù, di cui arse il cuore
della Beata
adoperatevi
aMncahrge.h..erIitna
Maria Alacoque. Chiedetelo tutti i giorni e
meditatione mea exardescet ignis; meditazione,
lettura spirituale, conferenze, riflessione nello studio, richiamar so-
vente le buone intenzioni. Riflettete sulla passione e morte del Divin
... Salvatore: - So1 che ti miri, ho pieno di sante fiamme il còre, per te
E&urdcardis'taima..o.reL, amoBweòatda'aMmaarrgpheerriteta!
- Sul
s'accese
mistero
d'amore
d'amore, la SS.
nell'adorare la
SS. Eucaristia, e fu appunto in tale circostanza che Gesù le fece ve-
dere il suo Cuore.
)) Spogliarci dalle wanitd del secolo e rivestirci dell'umiltà e man-
suetudine di Gesù. Ecco qui il plantes et aedifies. Piantiamo ben
profonda l'umiltà del Cuore di Gesh. S. Agostino dice: - Vuoi in-
nalzare un bell'edifizio di santita? pensa prima a porre un buon fon-
detamhuemntioii.s-corÈde.G..eIsnùosltteressola
che c'invita: Discite a me p i a mitis sum
mansuetudine. Questa virtù dev'esserci
tanto cara. In hoc cognoscent
habmitis ad invicem; tanto
opmnedseqvu'eiassdeirsecipcuarlai maeineositissa,lseisdiailneic..t.ionem
)>Coraggio, approfittate di questo tempo cotanto importante per
la vostra vita awenire: particnla boni diei non te praetereat: premuni-
tevi contro la svogliatezza e la noia».
I1 4 novembre compi la cerimonia delle vestizioni a Fo-
glizzo. <( Man mano - dice la cronaca - che i novelli chie-
rici ricevono l'abito dalle mani del signor Don Rua, escono
per la sacrestia neli'attiguo porticato, ove vengono presi a
ruba dai parenti, dagli amici e dai superiori (che 1i aiutano
a indossarlo). Intanto nella cappella si cantano le litanie dei
Santi, finite le quali, tutti insieme sfilando processionalmente
entrano per la porta maggiore, cantando il Magnzjìcat: cosa
non mai fatta negli anni scorsi, ma che riuscì assai bene e
produsse un magnifico effetto. I1 signor Don Rua poi rivolse
parole d'occasione, esortando i novelli chierici a magnificare
il Signore dopo l'imposizione del nuovo abito e a portarlo
degnamente I).
Solito, se poteva, al principio dell'anno scolastico a tener
conferenza ai confratelli dell'Oratorio, nel 1902 si rallegrava
del buon andamento dell'anno trascorso, rilevando come vi
fosse stato un numero soddisfacente di vocazioni tra gli
IV - Cittadino onorario di CasteZnuowo
743
studenti e discreto tra i famigli; e n se vogliamo - diceva -
un buon andamento D, dobbiamo procacciarcelo c( con tre
mezzi: ordise, uriime, zelo a.
<< 10 L'ordine - che consiste nel mettere ogni cosa a suo postor
e portava l'esempio della milizia: (iCiascuno tenga il suo posto. La
battaglia di Novara andò male per mancanza di subordinazione. Le
eccezioni negli uffici saranno ordinate dal superiore. Ciascuno compia
bene il suo ufficio. Obbedienza affettuosa congiunta col rispetto; non
mai erigersi a giudice delle disposizioni superiori. I superiori assistano
gli inferiori, e questi non si facciano lecito discutere o censurare gli
ordini su~erioriS. e si ha qualche difficoltàda fare, si faccia al supe-
riore medesimo o ad un superiore maggiore, ma non tra confratelli
e confratelli a. E specificavaa chi si potevano fare i rendiconti.
(t 20 Unione. Oltre la subordmazione ecc. ai superiori, ci vuole tra
tutti i confratelli l'unione: wis unita fortior; funicuEus triple%dz@cile
rumpitur. Tutti uniti col vincolo della carità. Amiamoci a vicenda.
In hoc cognoscent omnes p i a discipuli mei eslis; tanto piii noi seguaci
di S. Francesco di Sales e figli di Don Bosco. Mai bronci o ingiurie,
mai mormorazioni. Compatiamoci, sosteniamoci a vicenda ed aiu-
tiamoci. Non far capannelli. Awisiamoci a vicenda, od awisiamo
- il superiore, se alcuno manca.
cias>c> u30noZdeilon.oi!...ZQeluuis
domw tuae
& la casa del
comedit me:
Signore; qui
che si possa dire di
il tesoro del Signore;
le anime! - Facciamo ogni cosa per amar di Dio, con diligenza, con
... esattezza, con detto, con entusiasmo, se & possibile, però moderato.
Anche a costo di sacrici Aiutiamoci a vicenda per far buoni i gio-
... vani: il maestro coll'assistente, il confratello col catechista, col consi-
gliere, per trovar modo di migliorare s. E ricordava le meraviglie
della Compagnia dell'Immacolata dei tempi antichi, sempre con
programma ispirato dalla carità.
Divenendo sempre più gravi i bisogni di personale in
molte residenze, benchè fossero preoccupanti le strettezze
fuianziarie per le opere iniziate e per quelle che urgeva con-
durre a compimento, non potè tralasciare, nemmeno quel-
Vanno, di fare una spedizione di missionari.
Ne partivano cinquanta il 4 dicembre. A pranzo li volle
attorno a sè, e brindava alla loro salute e al loro apostolato:
Voi partite, e noi vi daremo in chiesa un fraterno ab-
braccio; non sarà per separare, ma per stampare la vostra
memoria nei nostri cuori, per tenerci sempre uniti ai piedi di
GesùAin 8acrament0, ai piedi di Maria AusiIiatrice, e sempre

38.8 Page 378

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- 744 V I Successore di D a Bosco - Secondo decennio
come figli di Don Bosco, il che vuol dire imitarlo nello zelo
per le anime, imitarlo nel rispetto, nell'amore e nella devo-
zione al Romano Pontefice, imitarlo nel far del bene al pros-
simo, agli italiani; ripariamo il torto che si fa agli italiani,
riievandone il morale. Vi auguro buon viaggio, costanza
nella vocazione, anzi abbondante messe di vocazioni in
modo da poter dire che ciascuno frutti il dieci, anzi il cento
per uno u.
In chiesa Don Barberis tenne la conferenza consueta, e
l'E.mo Card. Richelmy, impartita la benedizione eucaristica,
rivolgeva egli pure ai partenti una tenerissima allocuzione,
incoraggiandoli a confidare nella Vergine Immacolata, con-
cepita senza peccato, per poter distruggere il regno del pec-
cato e a ricorrere con fiducia a Lei, Vergine prudentissima,
che serba indeficiente per i suoi divoti l'olio delle celesti
benedizioni.
I missionari abbracciarono quindi i superiori, recatisi in
presbiterio in cotta, e prima di tutti Don Rua, il quale ap-
pariva in quel momento più che mai circonfuso di tenerezza
e augusta dignità. Si accostava al petto le teste dei partenti,
sussurrava a ciascuno una parola di sprone e di conforto, e
molti si vedevano commossi fino alle lacrime.
Per la festa dell'Immacolata si recò ad Ivrea. La vigilia
fece la conferenza per l'esercizio della buona morte, e ricor-
dando la morte del confratello Don Croserio, che, poco
prima di spirare, intonò il Te Deum, ne traeva questa
riffessione: la sua vita era stata una continua preparazione,
con la pih affettuosa divozione alla Madonna; quindi imi-
tiamolo.
La divoxione alla Madonna! Che cosa vi pub essere di più bello,
di pih consolante che una viva e tenera divozione a Maria Santissima?
Ricordatevi sovente di Lei, pensate sovente a Lei»; ed enumerava
le pratiche di pietà più comuni in onore della B. Vergine, insegnando
il modo di farle bene.
<Ti ota puìchra es Maria, et macula originalis non est in te! Se yo-
gliamo essere veri divoti di Maria, dobbiamo aborrire il peccato ad
imitazione di Lei; non solo i peccati gravi, anche i leggeri e le imper-
fezioni a.
IV - Cittadino onorario di Castelnuowo
745
L'8 tenne il panegirico:
... u Gaudas gandebo in Domino! e noi aggiungeremo: et in Conce-
... ptione Immaculatae Beatae Mariae V i e n i s col cantare i pregi di
Maria SS. ed imitarla.
D Decantiamo ipregi di Maria SS! È usanza delle persone di nobil
casato decantare gli antenati. Noi apparteniamo alla più nobil Matrona,
Maria Santissima. Cantiamo volentierile sue lodi, cantiamolein chiesa.
Decantiamole colle oarole. colle orediche. anche nei familiari di-
scorsi: Tu gloria ~&sakm!
I> Imitiamola! Perchè decantare le sue lodi? Perchè lo merita; per
animarci alla divozione. alla confidenza: soecialmente per eccitarci
ad imitarla. Trahe uos p'ost Te, Virgo 1&&1ata, cuw&us in odorem
unguenturum tuorum; imitiamola nell'orrore al peccato, nella purezza
dei costumi, nella carità, nello zelo per la salvezza delle anime 1).
I1 14 dicembre si recava a Milano per cantar messa al-
l'indomani in suffragio dei benefattori defunti ed assistere allo
scoprimento di una lapide.con i loro nomi e di un busto ' ~
dell'insigne benefattore dell'istituto di S. Ambrogio, l'awo-
cato Zucchi-Pecoroni. Dopo il Vangelo rivolse ai presenti un
discorso pieno di tanta riconoscenza che commosse i presenti.
«Dice la Sacra Scrittura: Sancta ergo et salubris est cogitatio pro
defunctis exorare ut a peccatis solvantur; ancor più santo è il pensiero
di pregare per i benefattori defunti, come fate voi stamane, perchk
noi paghiamo un debito di riconoscenza e ci animiamo ad imitar5
nella loro beneficenza.
s 10 Noi paghiamo un debito, quello delia riconoscenza, virtù
che ci rende tanto cari a Dio e agli uomini. Chi riceve, contrae un
debito, quello di compensare il dono che riceve. Se si riceve qualche
oggetto per compra, si paga il prezzo. Se si riceve a titolo di benefi-
cenza, si deve soddisfare con dimostrazione di affetti, di riconoscenza,
con servizi. Ma quando il benefattore è morto, come dimostreremo
... la nostra riconoscenza?con la preghiera. Coltiviamo, cari figli, questa
virtù, anche verso i trapassati. Non dientichiamo i loro beneiìzi V.
E ricordava l'esempio di S. Pier Damiano, che avendo trovato una
somma mentre era nella miseria, non la tenne per sè, ma la portò a un
sacerdote perchè dicesse una messa per il fratello, che era con lui un
tiranno e dopo quella Messa divenne suo protettore.
(i z0 Ci animiamo ad imitare le loro virtù, specialmente la loro
beneficenza. E c'è bisopo di questo; cioè di animarci ad imitare la
loro carita. Vi sono tante miserie ne1 mondo; guai se non vi regnasse
la carità! Poveri da soccorrere, infermi da assistere e da ricoverare,
giovani da istmire ed educare e mettere sul sentiero della W. Par-

38.9 Page 379

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746
- V I - S~uecessoredi Don Bosco Secondo decennio
late volentieri della carità altrui e cominciate fin d'ora a praticarla fra
di voi nel modo a voi conveniente, e disponetevi a praticarla genero-
samente, se il Signore ve ne da i mezzi nel corso della vita.
» Questi due monumenti non devono essere per noi statue mute,
ma monumenti parlanti; uno a rammentare l'importanza dell'anima
e la grande opera ch'è interessarsi alla salvezza delle anime; l'altro
rammenta fa carità generosa, pmdente, iIluminatai).
Alla fine di quell'anno'assai gravi erano le strettezze del
Servo di Dio, e per scarsezza di personale, e per mezzi ma-
teriali.
All'estero la Pia Società aveva parecchie defezioni ed
egli confidenzialmente scriveva: (( Ci troviamo incagliati per
i vuoti che ci procura la morte e per quelli che ci procura
il demonio >).
E a Don Albera: Se mai nel Messico o negli Stati Uniti
trovaste qualche milionario che volesse regalarne almeno uno,
, accettate prontamente, chi ne avremmo sommo bisogno b.
Con la data de11'8 dicembre inviava una circolare ai
.. Cooperatori implorando particolari soccorsi dalla loro ca-
rità. ((Viconfesso - dichiarava - che non avrei osato. se
i molti direttori e decurioni dei Cooperatori, sul principio
di settembre raccolti a fraterna adunanza presso la tomba
del nostro caro Don Bosco a Valsalice, col loro zelo e col
vivo interesse che dimostrarono pei bisogni dell'opera nostra,
non me n'avessero infuso il coraggio. D'altra parte I'ecce-
zionalità delle mie presenti strettezze s'impone e mi parrebbe
di venir meno ai secreti disegni della Divina Prowidenza,
se non le comunicassi a voi pure.
n Mons. Cagliero, dopo d'aver compiuto recentemente
la visita della maggior parte delle nostre case della Patagonia,
mi ha veramente commosso descrivendo gli stenti che dob-
bono sostenere quei nostri Missionari e le Figlie di Maria
Ausiliatrice, e l'aumento dei debiti che si va accentuando in
quelle case.
9 Mons. Fagnano, ponendomi sott'occhio l'imminente
pericolo di rimandare i numerosi Indi delle nostre case-
missioni dell'isola Dawson e della Terra del Fuoco, di ri-
mandarli, dico, a scorazzare per quelle regioni per mancanza
- IV Cittadino onorario di Castelnuovo
747
dei mezzi di sostentamento, mi ha indotto ad autorizzarlo
a compiere un debito, come non avrei fatto dawero, se non
avessi veduto in pericolo il frutto di tanti sudori e di tanti
» Mons. Costamagna poi, i1 quale ha potuto entrare fi-
nalmente nei suo Vicariato, mi fa capire che ha bisogno di
molto personale e di molto aiuto materiale... >>.
E accennava alle stesse richieste che gli giungevano dal
Matto Grosso e da altre parti, per cui il 4 dicembre aveva
dato l'addio ad una cinquantina di nuovi Missionari, e in
antecedenza ad altri partiti per le Missioni d90riente;~e
terminava così:
<( Questamattina, celebrando la S. Messa, ho cercato di
re per voi un Memento speciale più fervoroso del solito.
o pregato per voi, per le vostre famiglie, pei bisogni vostri,
tanto spirituali, quanto materiali; ma ho pregato anche per
me. Pensando di scrivervi questa lettera mi san raccomandato
al Signore perchè le mie parole parlassero efficacemente al
vostro .cuore e lo muovessero a venirmi in aiuto. Questo
giorno, sacro alla Vergine Immacolata, che ha dato tante prove
di amore e di special patrocinio alla Pia Società Salesiana, mi
è di bell'augurio a sperare che voi tutti risponderete generosa-
mente all'unziEe domanda del povero Successore di Don Bosco >>.
Sentì pure il bisogno di scrivere agli ispettori per intrat-
tenersi con loro di cose di alta importanza, dopo la compiuta
sistemazione delle Ispettorie, che sommavano in quei giorni
al numero di 33, c<( ~ispondenieagli anni che visse il Divin
Redentore in questa terra t), ed oggi sono 45. Bramoso che tutte
funzionassero !in modo da rendere alla Pia Società quei
vantaggi per cui erano state regolarmente istituite, volle dar
ancor uria mano alla grand'opera, perchè dovunque sempre
meglio si vivesse dello spirito del Fondatore, a gloria di Dio
ed al bene delle anime. E raccomandava caldamente lo
studio e l'osservanza del proprio regolamento, sia nella parte
dei doveri individuali, sia in quella che ricorda quanto devesi
fa'r eseguire e inculcare agli altri, particolamente la cura dei
singoli direttori. a Siate i consiglieri amabili dei vostri diret-
tori, siate come i loro padri, i loro consolatori, il loro aiuto, il

38.10 Page 380

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748
- VI Successore di Don Bosco - Secondo decennio
loro sostegno,il loropacijicatore. Il precoce svilulppo della nostra
Società fece si che si dovettero e che si devono, alle volte, met-
tere alla testa delle case direttori giovani, alquanto inesperti
e non interamente formati. Sta a voi dirEgerli, dar loro norme
opportune, andarli a trovare con frequenza, trattarli con tutta
carità, afinclcè v i apranoil cuore e non facciano novità di qualche
importanza senza intendersi con voi... Persuadetevi che le
fatiche che spenderete attorno ai direttori per aiutarli e formarli
bene, sono le fatiche più bene spese. Se voi farete tante opere
e non formate dei buoni direttori, voi non potete dimi ispettori
prudenti ed oculati; facendo molto riuscirete a poco, mentre
al contrario se spenderete le vostre fatiche nel formare buoni
direttori, son per dire, che anche facendo poco, potete tenere
d'aver fatto molto )>.
E dava norme sapienti per le regolari riunioni dei diret-
tori dell'ispettoria; per la cura delle singole case, specie delle
più povere e bisognose; per le visite ispettoriali, enumerando
tutte le cose che debbono essere particolarmente osservate:
le raccomandazioni da farsi ai direttori, il rendiconto da
inviarsi al Rettor Maggiore dopo ogni visita, e le norme da
seguire circa la contabilità e l'amministrazione. Una racco-
mandazione particolare era la cultura delle vocazioni sale-
siane sacerdotali: <( Le principali sollecitudini vostre siano
dirette alla coltura delle vocazioni salesiane specie delle sacer-
dotali, animando i vostri direttori allo stesso zelo nel coltivarne
il più gran numero secondo le norme indicate nelle Delibera-
zioni Capitolari ».
(< Tenete ben fermo - concludeva - che la base più solida
per ottenere buon risultato nelle nostre case dai direttori, dai
confratelli e dai nostri giovani, sta nel promuovere la pietà e
la moralità. Inculcate pertanto, vi dirò con S. Paolo, oppor-
tune, importune, quelle cose che tendono a questo fine; se
occorre, vi dirò ancora per compire il testo di San Paolo:
argue, obsecra, in omni patientia et dottrina; ma non cessate
finchè siate assicurati che le case a voi affidate camminano
bene; e siate persuasi che non camminano bene, avessero pure
... la più bella apparenza, se non regna in esse grande pietà e mo-
ralità o.
- IV Cittadino onora60 di Castelnuovo
749
Sulla fine del 1902 alla Spezia si celebravano le nozze
d'argento della fondazione salesiana. Per sei giorni l'artistico
e vasto Santuario della Madonna della Neve si gremì di
migliaia di cittadini durante le solenni funzioni celebrate dai
Vescovi di Sarzana e di Pontremoli, Mons. Carli e Mons.
Fiorini, e dai Monsignori Raganti ed Olcese. I1 Servo di
Dio vi rimase tre giorni. I1 28 parlò ai giovani dell'Oratorio
festivo, raccontando brevemente la fondazione e lo sviluppo
dell'opera e rievocando i personaggi che vi ebbero parte.
<<Eun tratto di riconoscenza a Dio il celebrare questo giu-
bileo: l'iniziativa fu presa dagli antichi allievi; toccherà a voi
prender l'iniziativa per celebrare le nozze d'oro, come tocca
a voi sostenere e sviluppare l'oratorio colla vostra buona
condotta ed acquistargli la riputazione, che basti il dire che
un giovane è dell'Oratorio per giudicarlo buono. V'invito
a venire il 10 del prossimo anno a far anche una Comunione
di ringraziamento E )). li animava a vivere in buona armonia,
ad amarsi e aiutarsi come fratelli, in modo che in ciascuno si
potesse vedere <( un buon consigliere descritto da Dante con
>>. un sol verso meraviglioso: - Che vede, e vuol dirittanzente,
ed ama
Gli antichi allievi tennero convegno il 30, ed anche ad
essi rivolse affettuose parole, congratulandosi della bella
iniziativa che avevan preso di commemorare il 2s0 della
fondazione. Al termine dell'accademia tornava a congratu-
larsi per la felice riuscita dei festeggiamenti: <( Congratula-
zioni per la felice idea degli ex-allievi. E un doveroso tributo
a Dio pel meraviglioso sviluppo-e le molte grazie accordate;
però non dobbiamo dimenticare gli strumenti della Divina
Prowidenza. Sono contento d'aver occasione di rendervene
grazie. Voi avete fatto ottimamente col ramment2re nel
numero unico Don Persi, Pio IX, Don Bosco, Leone XIII,
... Mons. Rosati, la famiglia Bruschi, l'Abate Battolla; io rin-
grazio tutti i qui presenti, assicurando preghiere L'ed$cio
materiale si può dire compiuto. Don Rocca cominciò in Via
Aranci e trasportò qui le tende; Don Leveratto diede il grande
sviluppo all'istituto, e Don Scappini diede compimento all'isti-
tuto e fabbricò la chiesa; Don Signoretti la compi e ne raccolse

39 Pages 381-390

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39.1 Page 381

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750 VI - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
i debiti; i Cooperatori aiuteranno. A voi I'ed$zio morale,
buona riputazione, l'ed~cazionedel prossimo. Come figli di
Don Bosco, come allievi di S. Paolo, siate buoni cattolici e
buoni cittadini I).
Andava a Roma, e senza dubbio col pensiero indugiav
a&lungopresso il Santo Padre, i1 quale, con la data del
dicembre, aveva inviato ai Vescovi d'Italia, l'Enciclica ((Fin
dal princ$io I), sull'Educazione del Clero.
I1 tema l'interessava assai.
Il sacerdozio cattolico - osservava il Sommo Pontefice
- divino nella szca argine, soprannaturale nella sua essenza,
immutabile nel suo carattere, non è un'isti~z~zioncehe possa ac-
comodarsi alle volubilità delle opìnioni e dei sistemi umani.
Partecipazione del sacerdozio eterno di Gesù Cristo, esso
deve perpetuare fino alla consumazione dei secoli la missione
stessa dal Divin Padre affidata al suo Verbo Incarnato:
" Sicut misit me Pater et ego.mitto vos,,; la salute eterna delle
anime t). E rilevando come <(nella formazione del ' clero ragion
vuole che si abbia rigzkardo alle varie. condizioni dei tempi)),
additava com'oggi sia <(conveniente di promovere in esso una
più solida e squisita coltura e di aprire un campo più largo al
suo ministero n; quindi (( rispetto agli studi, poichè il clero non
dev'essere estraneo agli avanzamenti d'ogni disc$lina, si ac-
cetti pure quanto di veramente buono ed utile si riconosca negli'
innovati metodi; ogni temgo suo1 contribuire al progresso del
saphe umano I).
((Alnobile scopo di preparare degni ministri del Signor
- ammoniva I'Augusto Pontefice - è necessario, o venera
bili Fratelli, che sia volto e sempre con maggior vigore e
vigilanza, oltre i'ordinamento scientifico, anche il discip
nare e'Teducativo dei vostri Seminari P; e che con la scienz
si coltivi la pietà: a Quanto più la pietà avrà messo radicipf-o-
fonde nei chierici, tanto meglio saranno temprati a quel forte
spirito di sacrifixio che è al tutto necessario per zelare la gloria
divina e la salvezza delle anime)). Oggi è necessario che il
Clero <ivada al popolo cristiano, im'dkto d'ogni parte e con
ogni sorta di fallaci promesse adescato segnatamente dal socia-
lismo ad apostatare dalla fede avita I), per a togliere i $gli del
V i - Cittadino onorario d ì Castelnuovo
751
o10 alla ignoranza delle cose spirituali ed eterne, e con indu-
orevolezza avviarli ad un vivere onesto e virtuoso I),
er 4 raffermare gli adulti nella Fede dissipandone i contrari
regiudizi e confortarli alla pratica della vita cristiana e, per
il laicato cattolico quelle istituzioni che ricono-
mente eficaci al mzgEioramento morale e materiale
lle moltitudini P, per apropugnar soprattutto iprinncipii digiu-
zia e carità evangelica, nei quali trovano equo temperamento
uttì i diritti e doveri della czvile convivenza I).
ali di Don Bosco e i desideri di Rua circa
ne dei nuovi sacerdoti salesiani. Come 6'6 detto,
aveva gih stabilito che i nuovi chierici compissero
rmente il triennio pratico nelle case e, compiuto questo,
li studentati teologici per lo studio regolare della
a quel tempo il continuo sviluppo dell'opera
non l'aveva permesso, ma urgeva che si cominciasse, a costo
di qualunque sacrifizio; e nel 1904, come vedrenlo, si veniva
alla fondazione regolare degli studentati teologici, con mo- .
mentanea crisi per la distribuzione del personale ma con
preziosi vantaggi per i singoli chierici e per tutta la Società
E proseguiva per Roma. Era l'ultimo giorno dell'anno,
e queIla sera giungeva a tutte le case l'eco della sua parola,
che annunziava la Strenna per il 1903.
(( PEI SALESIANEI'osservanza delle Regole e la virtù del-
l'umiltà, che deve essere fondamento di tutta la perfezione:
Deus superbis resistit, humilibus autem dat gratiam.
o PER TUTTI augura l'allegria (servite Domino in laetitia)
ricordando a tuiti che la vera allegria nasce dalla mondezza
dell'anima e dell'unione c m Dio I).

39.2 Page 382

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ASCOLTIAMO
IL SERVO DI DIO
Quante anime vanno
... perdute per mancanza di
operai evangelici! D. M
1<Coltivate le vocazioni,
onde sia copioso il nume-
ro degli operai nella vigna
del Signore D.
M
M
In ogni paese il Signore
semina le vocazioni, ma
non C'& in ogni paese chi
le coltivi >t. M M
4 Generalmente le voca-
zioni mancano, dove man-
ca lo spirito di sacrifizio s
INDICE DEE VOLUME SECONDO
SULL'ORME DI DON BOSCO
I. - Sempre edificante
- Cara figura d'asceta, la sua presenza era u di quelle che annunziano
una superiorità, e la fanno amare u. Tutti lo dicevano il degno ministro
di Dio; vari attestano di non aver conosciuto in tutta la vita un uomo più
- perfetto. Bisognava vederlo in preghiera, alle processioni, e quando
- compiva le pratiche di pieta. Anche in privato era sempre edificante.
- - Si ammirava in lui il gentiluomo e il santo. iMolti piangevano di com-
- mozione al vederlo per la prima volta. Chi non era in grazia di Dio,
- tremava alla sua presenza. Per tutti aveva la parola buona e consolante,
- col sorriso sulle labbra. e Fortifer in re, suaeriter in modo», segui una
-linea spirituale nettamente tracciata con forza di volontà insuperabile.
Benchè di tempra piuttosto delicata, fu sempre in un lavoro casi as-
siduo e assillante, che difficilmente si possono additare persone, di
- qualsiasi condizione sociale, che abbiano lavorato pih di lui. Atten-
- dere a varie cose e soddisfare contemporaneamente diverse peixone,
gli aweniva di frequente. Era ammirato anche per l'ingegno, per
- ampiezza e robustezza di mente non comune, e per la memoria
prodigiosa. Zelare la gloria di Dio s u l l ' o m e con le direttive del
- Maestro fu l'eroico programma della sua vita, e divenne il modello
dei Salesiani. Di suo non gli "mase che la forma esteriore, e salì alla
pih alta perfezione ascoltando l'invito evangelico: Qiri uult wenire port
me, tollat ciucem suam et requotur me; compiendo quotidianamente
- ogni cosa in modo non comune. I bimbi stessi provavano la più dolce
attrattiva alla sua presenza.
PQ8. 1
11. - Tutto di Dio
- Semplice come un fanciullo. Era sempre alla presenza di Dio, e
- - col cuore a Dio. Gesù era la vita della sua vita. La pietra filosofale
- - del cristiano. <i Soldati di Cristo*. Sete insaziabile di fare il bene
- 4 Vita dei Seme di Dio Mirheie Run. Vol. II.

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Indice
- - e salvar delle anime. Suo spirito di preghiera. Pregava anche per
- - - via. o Tutti possiamo e dobbiano pregare 8. Come pregava. Pro-
- - lungate preghiere notturne. L'orazione mcntale. Come intendeva
- l'orazione mentale e come l'inculcava. Sua esemplarità nelle pratiche
- - - di pieth. La lettura spirituale. L'Ufficio Divino. In qual conto'te-
- - neva ogni preghiera liturgica. Mirabili effetti della sua fede. Suo
- eroico abbandono in Dio in ogni necessita. Come infondesse in altri
- la stessa fiducia. (<BisognasoEriir qualche cosa per amor di Dio n.
- - I1 pensiero dell'eternità. «Avremo tutta l'eternità per riposare!a.
- - Come sperava di arrivare al paradiso. Come imitò Don Bosco nel-
- I'amor di Dio e nello zelo per le anime. Suo dolore per l'offesa di
- - Dio. R Chi ama, & sempre felice ». Di fronte al peccato e all'inno-
- - cenza. Altre prove del sua amoie per Dio. Era una fornace d'amore.
- - n Dio! nient'altro che Dio! o. Servire allegramente Dio era per Don
Rua la miglior dimostrazione d'amore.
- 111. << Fidelis servus et pmdens
- <i 1,'uomo giusto o. Sempre avanti: o Noi dobbiamo tendere alla
- perfesione come cristiani, come religiosi, come salesianih. Somma
devozione al Papa: ogni direttiva, ogni consiglio, ogni desiderio dei
- Sommo Pontefice eran per lui u n comando. Contro il modernismo.
- Vo..leva che tutti i salesiani ~ronunziasseroii latino alla Romana, e
- studiassero l'italiano. Venerazione per i sacri Pastori, e sentita defe-
- - renza per tutte le autorità. Veno i parenti. Delicatezze squisite per i
- - benefattori. Come adempiva esattamente le loro intenzioni. Amabi-
- - lissimo con tutti, serbava vincoli di speciale benevolenza con gli amici
e i condiscepoli. Le meraviglie della sua prudenza singolare. Non
- - affidava nessuna carica importante, senza aver premesso speciali pre-
ghiere. Non si lasciò mai guidare ds tini umani. Osservava in primo
- luogo se l'eligendo era notoriamente osservante delle Costituzioni e
delle tradizioni salesiane. Come procedeva nell'accettazione di nuove
- Case. -' Non voleva che d'un tratto si conducesse a compimento un
nuovo istituto. Vegliava perchh ogni Casa mantenesse lo scopo di
- - - fondazione; nh permetteva che al sorgere d'impreviste difficolta si
chiudesse. N o m e sapienti. Quanta prudenza nell'uso del denaro!
Non lasciava che si facessero debiti imprudenti; ed ebbe il conforto,
- prima di morire, di veder pagati tu& i debiti contratti. Prudentis-
- - simo in ogni cosa. Un accenno al suo modo di governare. Come
- dava avvisi e comandi. Nel correggere voleva che si citasse l'articolo
- delle Costituzioni o delle Deliberazioni trasgredito. Era il buon Pa-
dre, pieno di delicatezze e riguardi particolari per tutti i confratelli
- - che ne abbisognavano. Suo programma: vigilanza! Cure paterne
- anche per le persone di servizio. Vegliava che tutti avesiero un'oc-
- cupazione adatta alla propria capacita, e nessuno stesse in ozio. Come
esigeva che si osservassero le semplici usanze e tradizioni familiari,
- con esattezza anche neUe minime cose. In tutto era guidato da un
- - un alto spirito di carith, di equità e di prudenza. Altri rilievi. o Mai
fu visto commettere un'imperfezione volontaria! h.
IV. - Mortificato e forte.
- - O o n sioi placit!». Ebbe un alto dominio di sè. Non cercava
- comodità, n* soddisfazioni personali, ma piuttosto disagi. Era mor-
- tificatissimo nel cibo. Gih da chierico aveva fatto la promessa di bere
- vi- sempre annacquato. Anche negli ultimi anni non trascurava i
- tozzetti di pane. Apprese tanta temperanza alla menia di Don Bosco.
- - Parole memorande! In via ordinaria, fuor di pasto non accettava
- - nulla. SA me fa molto bene una tazza di niente!,. u Datemi un
- bicchierino di niente!n. Fece qualche rara eccezione, in segno di
- bontà paterna. <i Lavoro e temperanza* fu il programma della sua
- vita. Ancbe quand'era costretto a pranzare o cenar da solo, non
- permetteva gli si usassero speciali riguardi. Anche nei giorni più
- solenni dava grande edificazione a tutti i commensali. Era riseibato
- e modesto nello sguardo, nel passo, nel gesto, in ogni cosa. n Ecco
- il Superiore che non ci guarda mai! i). Alle volte non permetteva nem-
- meno che gli si baciassero le mani. Da giovane pareva un po' esage-
- rato nel tener gli occhi bassi. Poveri occhi! logori dalle fatiche <<e
- creditori di tante ore di sonno1D Come S. Francesco di Sales, tolle-
rava pazientemente il prurito delle mosche, specie all.'altare e durante
- le sacre funzioni. Non dormiva nemmeno sei ore per notte, e sopra
- - povero divano! Fu mortificato in tutto, in tutta la vita. Non si
- prese mai la soddisfazione, nei lunghi viaggi che doveva fare, di re-
carsi a visitare celebri badie e santuari, cui passava vicino. Tanta
mortificazione era sorretta da un'eroica fortezza, che apparve ancor
più meravigliosa, quandò il Signore gli gravò le spalle con croci do-
- lorose e pesanti! (<Bevettein molte circostanze tino all'ultima gnc-
cia un calice amaro, e raggiunse eroicamente le più alte vette del sa-
- - crifizio>). Nulla riusciva ad alterarlo. Lo si vedeva calmo e digni-
- toso anche quando compiva un atto energico. Trattava amabilmente
- con ogni carattere. Era così perfetto, da poter ripetere con S. Paolo:
... Vivo jam non ego, dvit vero in me Chriitur r
Pag. 75
V. - Religioso perfetto
- Fu l'umile e devoto seguace di Don Bosco. La paiertà era la sua
- - dirisa. Vestiva poveramente. Portava con devozione le vesti usate
- - dal Fondatore. Non cercb e non accettò mai nulla di speciale. Sèm-
- pre pulito e dignitoso, appariva spesso anche in pubblico vestito po-
verissimamente. U n abito, u anche rattoppato, sta bene, diceva,
- - quando chi lo porta da esempi di umilth, di pieth, di cariti, di pru-
denza nel parlaren. Era in tutto di un'esemplarità singolare. An-
- - che nel viaggiare il suo amore e la pratica della poverta brillavano
continuamente. Assai diraro faceva uso del tranvai. Viaggiava in
terza classe; solo quando la salute giie l'impose si adattò a viaggiare
- in seconda. Non tollerava che si convertissero in gite ferroviarie le
- nostre passeggiate annuali. Soleva rammentare la generosità dei be-
nefattori che si privavano quasi del necessario per soccorrere meglio
- le Opere Salesiane. Il suo amore niln pouertd Orilld in ogm. cosa, per
- tutta la vita. Amava l'ordine e la pulizia, ma voleva banditi il lusso
- 48. Vzta del Sovo dt Dro iWzchele Rua. VOI 111

39.4 Page 384

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Indice
- e il superfluo. Non rispamdava sollecitudini per impedire sprechi
- e valorizzare ogni economia. Non approvava che si esagerasse neppur
- nelle medicine, nè che si facesse uso di liquori e vini troppo fini. <I In
Congregazione non v'.? n&mio, n&tuo, v'è la povertà che ci deve gui-
dare o. - Amava e zelava la pratica della povertà, perchè si potesse vi-
vere intimamente con Dio e salvare un maggior numero di anime.
- - F u pure an on&o in carne. Bastava vederlo per conoscerne il can-
- dore. Nel trattar con donne era più riserbato. - Quando parlava dèila
- virtù angelica, assumeva un linguaggio incantevole ed aveva un ac-
cento più dolce e impressionante. E voce comune di quanti lo co-
nobbero intimamente che portò con sè nella tomba l'innocenza bar-
tesimale. - Fu anche E nuii obed-o, in modo eroico, alla volonth del
- Fondatore, alle tradizioni di famiglia e alle Regole, ai doveri del pro-
prio ufficio, anche nelle piu piccole cose. Alcuni esempi: il silenzio;
la lemira a
- Non tollerava innovazioni; voleva e i>culeava e
- . - - oraticava I'osservahza inteara e letterale. in oeni cosa. con urna1 aia-
- cere e prontezza. Nd poteva essere pih deferente la <mozione sua a Don
- - Bosco e a tutti i rappresentanti di Dio. E come l'inculcava1 Era pure
e meraviglioso nell'adempimento di tutti i doveri del suo stato; lo
stesso spirito irradiava e awolgeva i superiori che dividevano con lui
le cure della direzione dell'opera.
$
VI. - Sacerdote modello
Compi perfettamente ogni dovere che impone il sacerdozio. - Si-
- sognaa vederlo di'dtare! Come si preparava nel silenzio e nella pre-
- - ghiera. Durante la S. Messa pareva la devozione personificata. Al-
- l'Elevazione deii'ostia Santa fu visto raggiante di luce vivissilna.
-Come trattava il Corpo di Gesii. - Come attendeva al ringraziamento.
Quando usciva di chiesa pareva un Serafino d'fiore. - Voleva che
i sacerdoti salesiani tenessero il primato dell'edificazione nel cele-
- brare. Suo zelo per l'esatta osservanza delle rubriche, e per pomo-
- - vere la frequenza alla Mensa Eucaristica. La devozione allo SS. Eu-
- carestiafu caratteri~ticanel S m o di Dio, come in Don Bosco. Le sue
visite; durante la Benedizione; nelle processioni di Gesù Sacramen-
- tato. Anche per la Modonna eb6e una tenerissima divoaime. - Come
- ne salutava le immagini e ne zelava il culto. I1 suo amore per Ma-
- ria Ausiliatrice. Assicurava che l'Opera di Don Bosco sad sempre
da Lei benedetta, h c h è i Salesiani ne zeleranno il culto. - Sua devo-
- aione a S. Giuseppe e alla Sacra Famiglia. Come fu scampato da un
- grave pericolo. Sue continue solleumdini per lo splendore del culto
divino. - L'altare, il pulpito e il eonfaionale furono tre fari luminoi
che irradiarono di continuo I'ardore e lo splendore della carità del
- Servo di Dio. L'apostolato della Confessione. - r'Questa è la mia ven-
- demmial». 6 Quando sto confessando, non venite mai a chiamarmi,
- qualunque sia la persona che mi cerchila. Con quale precisione si
- accostava a questo Sacramento. - Capostolato della parola. Sempli-
- cità e adattabilità erano le doti del suo parlare, ed una praticità sin-
golare. Era anche attraente. - Alla semplintd evangelico univa un'un-
aione delicata e soaw. - Al ponunziare il nome di Dio, della Vergine
Indice
a Santissima, aveva spesso gli occhi pieni di lacrime.
per animare e preparare i nuwi sacerdoti a predicare la pa-
- rola divina. Per portare più facilmente le anime a Dio soleva fa;
- largo uso di similitudini e paragoni semplici ed efficaci. Un saggio
delle insistenti raccomandazioni che uscivan con frequenza dal suo
cuore sacerdotale.
pag. 138
uperiore impareggiabile
L'arte sua di governare era frutto d t n alto spirito di sacrifizio.
- Aveva per i suoi figli spirituali attenzioni meravigliose. - Un saggio
- - delle raccomandanoni per i2 buon ondàmmto dalle case. - Come proce-
deva alla nomina dei direttori. Delicatezze verso i nuovi eletti. Sug-
geriva le stesse attenzioni agli ispettori. - Decisa una nomina, non
- cedeva facilmentealledifficoltàche gli si facevano per accettare. Q Vedi
- - il potere d'unrAwe Mmia7!n. <iQuotidie moriar<i. u I superiori de-
vono guadagnarsi il cuore di tutti i confratelli e vigilare. - Sollecitudini
- per gli ascritti ed i chierici inviati per necessità innanzi tempo a lavo-
rare nelle case. a Non va esente da peccato mortale chi è causa di'
grave danno morale ad un suo suddito ». - Per i coadiutori. - S'inte-
- ressa= di tutto e di tutti, anche di chi era temporaneimente incari-
cato della direzione d'una casa. Conosceva così bene ogni direttore
- da capire a prima vista a qual casa appartenesse un confratello che
vedeva per la prima volta. u Nemo repente $t summus o. - <i La per-
severanza di molti dipende in gran parte dal modo col quale son trat-
- tati u. Era di una vigilanza e discrezione ammirabili, e ripeteva: iiCon
... le buone maniere, con lapmiema, con la carità n si devono migliware a t t i
i carattk. - Calmal «Awisate sempre, non risparmiate mai la cor-
- rezione quando conviene, ma non lasciatevi mai guidare d d a pas-
sione*. Se gli era riferita a carico d'altri confratelli qualche infra-
zione alla Regola, non veniva a p m w e d h n t i corraionali senza udir
prima l'altera pars; e chiedeva scusa re si accorgeva di aver fatto un
rimprovero non del tutto-meritato. - Come trattava con chi aveva man-
cato. -'Come aiutava premurosamente anche gli ispettori. - Dava somma
importanza alle visite ispettoriali; ne esigeva regolarmente i rendiconti;
li esaminava a uno a uno con la massima attenzione anche nei minimi
particolari; e apertamente faceva le osservazioni convenienti. - Amava
. - Zelava il miglior ac-
pettoiiali; e consigliava,

39.5 Page 385

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758
Indice
- ammoniva e confortava tutti nel modo più acconcio. Le sue cure
- - avevan particolarmente di mira il profitto spirituale dei confratelli.
Nessun'anima passma inosseruata innanzi al suo pensiero. Tutto a
tutti, tutti gli aprivano schiettamente il cuore, ed egli s'interessava
- anche della salute dei singoli confratelli. Aveva uguali sollecitudini .
- squisitamente paterne per le Figlie di Maria Ausiliatrice. Alle di-
- rettrici: i<Buon esempio, discrezione e cariti! ». o Niente vi turbi! n.
- uPieth e cariti, calma e prudenza, buona armonia e santa letizia*.
- - Pregava per tutti ogni giorno. Un caso singolare.
pag.
VIII. - Tutto a tutti
Suo unico ideale in tutta la vita. - Della pienezza della sua cm'tà
... godmmo abitualmente i frgi spirituali: i Salesiani - Non si videro più
- quelle scene incantevoli! In primo luogo aveva di mira la nostra
- - formazione spirituale. Era il buon Padre! E quanti sforzi dovette
- compiere1 S'interessava di ciascuno di noi, e tutti n'eravamo con-
- - solati. Dichiarazioni confidenziali. Affabile $ gioviale, moveva ogni
- cuore ad espandersi liberamente. Oh! se le camerette di Don Bosco
e di Don Rua potessero parlare!... - Era di una bonti insuperabile in
- - ogni circostanza! Testimonianze di attenzioni premurose e gentili.
L'apostolato da lui compiuto con la cowispo*~ema.- Non trascurava
- alcun rilievo, nè alcuna domanda. I tratti più cordiali eran rivolti a
- raccomandare, incoraggiare, compatire, e vegliare certi caratteri.
- Come esortava e spronava a prevenire qualunque diserzione. Sue
- ... cure per scongiurarle. n Credimi tuttora tuo affez.mo amico a.
- Facciamo per i! povero N . N. cib che v o r r e m o fatto a noi!».
- - Quanti ne ha salvati la carità del Servo di Dio! Le h a l i delle let-
- tere erano raccomandaaioni, voti, ammonimenti, talora voci d'allarme,
spesso intime partecipazioni a preoccupazioni d'ogni genere. Le case
- della Società fo~mavanoper lui una sola famiglia. A chi gli chiedeva
- - due righe autografe. Con i più lontani. Anche per le Figlie di iViaria
AusiIiapice fu tenero padre. - Care esortazioni. - Qualche volta f u v i -
- sto anche scherzare. Largheggiava di consigli e incoraggiamenti.
- Quante lo conobbero, illustrano la santiti e la bontà del Servo di
- Dio. u Coraggio!n era la parola che ripeteva con frequenza e risultati
- consolanti. #Tenete, mangiate questo miele, e il cunigno passeràlo.
- S'interessa$a minutamente di ciascuna, come se non avesse null'al-
- tm da fare. a State tranquilla e da questo momento non pensate più
- - a nulla1». Fu il n Sovrano della bontà! i). Carità per gli ammalati.
- - Si teneva informato dei singoli casi. Aveva per tutti attenzioni sin-
- golari e raccomandazioni paterne. Occorrendo, imponeva riguardi
- - speciali. Le sue visite quotidiane erano un conforto soave. Fu San-
- gelo consolatoreanche di tanti esterni, ricchi e poveri. Come « l'amore
- .. dei fratelli informa alla carità». (i Meglio vivere. alla gloria di Dio! o.
- - - Sue tenerezze per lagiouenttl. In mezzo agli alunni. Particolari elo:
- - q u a t i . Oh! l'occhio e i! cuore di Don Rua! La sua memoria rimase
- indimenticabile in quanti ebbero la fortuna di conoscerlo. Per i&li di
- - 'M&. - PP/ le Associasimi degli ex-allievi. - Tutto a tutti, anche a
a tutte le persone di s h i z i o ! Cercava le anime! Molti ricorrevano a
Indice
- lui per trovar lavoro, ed egli -li accontentava. Premure per gli emi-
- - granti. La carità di Don Rua fu universale! Era compassionevole,
- e quanto!, anche con i defunti! Anche gli animali godevano delle sue
- attenzioni delicate! I a Fioretti di Don Rua! r <i Laudato sii, Tu, mio
... Signore, con tutte le Tue creature! a.
213
IX. - Devotissimo al Maestro e con gli stessi ideali
n Don Ruan rimarrà in perpetuo il più bel monumento di Don
- Bosco! Lo studib ogni giorno v nelle cose più minute »; ed imitarla
in tutto fu il programma della sua vita, convinto d'imitare un santo.
;Diceva ai Salesiani: a Cia,mno di noi sia di Lui copia fedele! »; egli ne
- fu la copia perfetta. Nei Processi Canonici per la Causa di Don Bosco
i rilievi suoi sono i più significativi, e se ne possono trarre molte pa-
gine per descrivere a n d x il suo spirito e le sue virN, tanta fu la sua
diligenza nel ricopiare il Maestro! - <Pota dirsi un altro Don Bosco!r.
- - Da principio sembrb persino troppa tale imitazione. Si pub dire
che Don Bosco formb in Don Rua un santo non inferiore a stesso o.
- Tanto studio servi per qualche tempo,a velare l'eroismo delle sue
- virtù. u Erede universale dello spirito dà Don Bosco », anche nella di-
- rezione deIl'Istituto soleva prender lumi dai Fondatore. & doveroso
- scendere a particolari. Sua raccomandazione costante: «Imitiamo
Don Bosco quanto & k possibile>>.- In primo luogo nel contegno e nella
- pietà. Si potrebbe fare un mttatello della sua ascetice, semplice e pra-
ticissima. - Come uoleva iniuleata la pietà anche agli alunni. - <Atte-
- niamoci fedelmente allo scopo dell'Istituto i . n L a nosha missione
dme esere rivolta ai &li del popolo ».- Ogni casa, qualunque ne sia lo
scopo, sia 4 un centro di pietà e un semenzaio di giovinetti morigerati
- ed esemplariu. Particolari richiami ed esortazioni per conservar in-
- tegro lo spiri80 del Fondatore. ,Una delle più calde raccomandazioni:
- la pratica del sistema prmentiuo. <<Pazienzae bel garbo anche nel
- correggere r. Altri spunti di assidua vigilanza perchè in tutte le case
fiorisse il sistema educativo, tanto caro, e giustamente, al nostrove-
nerato Fondatore. - Alho campo M l a sua operosa ottiuitd, gli Ospki
e gli Oratori: u Vorrei che teneste sempre a mente essere la istituzione
degli Oratori festivi e degli Ospizi di giovani poveri la prima opera di
carità verso i giovanetti abbandonati, di cui Don Bosco abbia incaricata
- la Congregazioneo. n Dobbiamo attenerci alle tradizioni paterne*.
- - <iCib che è semplice mezzo d'attrazione, specie nelle grandi città
non deve diventare lo scopo degli Oratori n. Sue cure perchè fossero
fiorenti gli Istituti e gli Oratori: L'insegnamento del Catechismo. - Re-
- - riti delle funzioni religiose. Le Comp-.
Le ricreazioni mo-
- entate ed allegre. Divozione al SS. Sacramento, al S. Cuore di
ù, a Maria Ausiliatrice. - L'insegnamento del Canto Gregoriano e del
- i ~ r o . La diffusione della buona stampa e delle <LettureCattoli-
- - e». La musica salesiana. Attenersi fedelmente a tutte le tradi-
e... - senz'esagerazione. n Vocazioni, vocazioni! a. - e L'awenire della
- ... - a Societi è nelle vostre mani 9. <<Damihi anima! n Le Missioni
- ttoliche. u I1 Signore ci apre orizzonti vastissimir, e dobbiamo
repararci a portare n la fede e la civiltà non solo ai popoli del12Ame-

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Indice
- riea, ma altresi dell'Asia, del13Africae dell'Oceanial n. Sue tenerezze
- per i iMissionari. u Che il Regno di Dio si estenda anche per m a z o
dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausihatrice a tuta t popoli della
Terral o.
X. - 4 Cavaliere del lavoro R
Fin da giovane fece la promessa di non perdere un minuto di tempo.
... - -Pareva che l'mica sollievo che cercasse fosse il lavoro1 n Caro, ci
- riposeremo in paradiso! a. n In qualunque stato si trovi, l'uomo deve
... - - lavorarea. 4 Osservate come fanno i negozianti! n. n I1 tempo è
- di Dio, e non nostro». <i L'orazione, la temperanza e il lavoro far-
- mano il vessillo salesianoo. Ed erano meraviglie di tutti i giorni!
- Tutte le mattine d m a udienza a ogni sorto di persone, che se n'anda-
- vano soddisfatte e contente. u Se B cosi dolce parlare con i Santi,
- come sari dolce stare con Dio! i). Quanti prodigi avvennero in quella
- cameretta, che fu testimodo delle sue eroiche virtù!». Accaelieva
- tutti con incantevole semplicitAe col più cordiale interessamento. Nelle
prime ore pomeridiane usciva in citti, per attendere ai disbrigo della
- corrispondenza, o per visite di carità e di conforto. NeIl'andara e nel
tornare, prendeva con sh qualche confratello per parlargli o per ascol-
tarlo. - Anche il resto della gio~ornatalo passaaa nel lavoro pid iintemo.
... - - Con certi n segretari! 8. Prima delle 23 non si ritirava a riposare.
- ... - Non si sa come abbia potuto oltrepassare i 70 anni in un lavoro cod
- faticoso. S'addormentava pregando! Nemmeno nei viaggi prendma
- un minuto di Sposo! Pregava, meditava, leggeva, postillava la corri-
- - spondenza. Preferiva viaggiai di notte per lavorare di giorno. In
OP. casa il suo ortino era un trionfo 0 un prodigio di attioità esemplme.
- - . . Visitava attentamente l'istituto in ogni.Darte,. ~- arlauacon tutti. orov-
- vedeva a tutto, dava consigli per il miglior andamento. Anche nelle
- case delle Figlie di Maria Ausiliatrice la sua memoria è in somma ve-
neiazione. Sul labbro aveva sempre opportuno l'ammonimento sa-
- cerdotale. Parafrasava talvolta i nomi per suggerire un buon pen-
- siero. I prodigi delle sue visite, delle sue preghiere, delle sue gior-
... - nate piene, laboriose e sante! Come allargò meravigliosamente il
- campo dell'azione salesiana. Non si perdeva di coraggt'o di fronte a
nessuna d1.coItà, abbandonandosi tranquillo nelle braccia della Di-
vina Provvidenza, che taIora veniva in suo soccorso anche in forma
- prodigiosa. Per Don Rua la vita è un gran dono; chiamava fortunati
... quelli che possono farne buon uso per lungo tempo; ed egli in tutta la
vita fu i! a Cavaliere del lavoro r a gloria di Dio!
PQE.
XI. - Esemplare anche nelle minime cose
i
!I ,
Due mezzi usati dai Servo di Dio per avanzare nelle vie della per-
fezione: Studiare le vite dei Santi e imitarne le virtù caratteristiche:
- - Non trascurare neli'ademoimento dei doveri nemmeno le minime
cose. Tre pensieri lo mossero esattamente a questa pratica. v La
- santità del sig. Don Rua mi spaventa 8. Era, in continua unione con
Indice
- - Dio. Come raggiunse tanta perfezione. a Chi vive di fede ed o
- esattamente le Regole, si unisce a Dio nel modo più intimo n. Non
- bisogna mai trascurare nemmeno le minime cose. Suo amore alle
- Regole, e all'esatta osservanza. Insisteva tanto per la puntualità al-
- l'orario.
giunta txoppo tardi; s'era a1 suo posto, ce n'era anche
- per lei! r. Anche nell'attendere ai doveri particolari era ammirabile.
- La sua perfezione brillava ancor più nella tranquilliti perenne, mante-
- nendosi nel pia perfetto equilibrio in ogni circostanza. Nulla sfug-
- - giva al suo sguardo. @Nientepoliticaln. Vegliava continuamente
per la regolarità della vita comune, e perchè ciascuno disimpegnasse
- bene il suo ufficio. Dopo Ie preghiere della sera era l'assiduo vigile
- - del silenzio tino a notte avanzata. Badava a tutto. Vegliava ed in-
... - - sisteva che si pagasse puntualmente ogni debito. #Vedi, che ti ho
- detto bene! n. Come consigliava chi era nelle strettezze. Molti
, ricorrevano a lui per pagare, e se non poteva aiutarli, aveva sempre
- una parola di conforto e di fiducia nella Divina Provvidenza. I a de-
- biti sacri*. Dai nostri accettava, con riconoscenza, piccole offerte, e
- s'interessava delle case piU bisognose. Finchè non si fossero estinti
- tutti quanti i debiti, non permetteva spese accessorie. n Sono contento
- che le cose raccontatemi non sieno esatte n. Amava valorizzare ogni
- - coseiella. Non lasciava dormire il denaro. n Queste 300 lire le avevi
... - dimenticate! r. Era fedelissimo alla restituzione di qualsiasi cosa
- - ricevuta in altre case. a Vi voglio dare ancb'io del denaro1 n. Ac-
cettava con commozione l'offerta d'un soldo, e lo voleva speso atten-
- tamente. La sua precisione brillava nella corrispondenza quotidiana.
- Ammoniva di star attenti nell'affrancatura delle lettere per evitare
- multe e sopratasse.. Poteva raccomandare a tutti d'economizzare in
... ... - ogni maniera! Come l'occhio, grande e aperto aveva anche il cuore!
- - Ricordava l'onomastico dei singoli confratelli dell'Oratorio. Tutti,
- anebe di lontano, ricorrevano a lui per qualunque favore, ed egli s'in-
teressava premurosamente di accontentare. All'osservanza della vita
- .. - comune voleva abitualmente congiunte particolari attenzioni per quelli
che ne avevan bisogno. Era sempre ammirabile!. Cib che pib di
- tutto gli stava a cuore era il profitto spirituale dei fratelli. A uno in-
- vib per posta... un vasetta di miele! Scrisse 115 lettere a un altro...
che scriveva sempre al Papa ed era rigoroso nell'arnmettere i fedeli
- alla Santa Comunione. Aveva, con tutti, il modo di fare più adatto
- e conveniente. Qual grado di virtù raggiunse con questo esercizio1
XII. - Umile e semplicissimo
I1 fondamento della vita e della perfezione cristiana è I'umiW, e la
- santità tanto più s'innalza, quanto più si basa sull'umiltà. Don Rua
- l'amb e praticb fin dalla giovinezza. Prefetto Generale e vicari^
- Don Bosco continuò a vivere nel nascondimento. Rettor Maggiore
- si ritenne sempre il povero senwo di Don Bosco! Permise che si pro
guisse a celebrare la festa della riconoscenza il 24 giugno per conti
- uare l'omaggio al Fondatore. L'umUtà fu il prima proposito e il pro-
- ramma che segui anche rieietto Rettor Maggiore. Nient'altro ebbe
cuore fino al termine deila vita che la gloria di Dio e di Don Bosco

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Indice
... - Desiderava essere o almeno la brutta copia del Padre! h, ma restava
mortificato, quando, nei viaggi in Italia e all'Estero, si vedeva accolto
con imponenti dimostrazioni di venerazione e d'entusiasmo come il
- Padre! o Questa gente non sa cli'io sia; se mi conoscessero, non avreb-
- bero fatto cosI!n. Fu sempre modesto come l'ultimo confratello.
- - u Dite che c'b un salesiano!h. La sua umiltà brillava nel narrare
- fatti che parevano umilianti, e nel silenzio assoluto se riteneva che un
minimo accenno potesse tornare a sua lode. Umilmente chiedeva
- consiglio agli altri superiori, aveva per loro le attenzioni più delicate,
non voleva nessuna eccezione, nè per sè, nè per gli altri. a Date loro
- la tazza bella, ma il caffè sia quello che date agli altri! 8. Riteneva
- a come atto di umile ossequio la libera e schietta sincerità dei propri
inferiorii). Aborriva dal propagare le colpe altrui, e taceva quando
- avrebbe potuto parlare a sua discolpa. Chiedeva umile scusa, e si
ricredeva apertamente, se s'accorgeva d'aver dato un rimprovero o
una disposizione non troppo opportuna, e soffriva se vedeva che altri
- soffrivano innocenteaiente. L'umilth .del Servo di Dio imprimeva
- un non so che d'attraente ad ogni piccola cosa. Umile e delicato nel
portamento, nel trattare e nell'esser trattato, nell'ammonire, nel par-
lare, nel salutar per via, a mensa con alti personaggi e in case d'altri
..., religiosi era insieme di una discrezione la più schietta e attraente.
- - Amava valorizzare il centesimo! Era di un'incantevole semplicith
... - in ogni cosa! Forse più d'un lettore troverà lunghe e faticose queste
... - pagine, ma quanto più devono aver costato a chi le ha vissute! Don
R? fu sempre <! il Povero Don Rua! D.
Pag. 412
XIII. - Amato e venerato da tutti...
- Se non è un santo Don Rua, chi potrà esserlo?i> o Quest'uomo
- - è di Dio! o u Bastava vederlo una volta per leggergli Ihniman. s Nel-
- ... l'avvicinarlo si provava un'impressione nuova, che ci faceva uscire
spontaneo dal iabhro: un santol~. 1< 11 padre buono, il supe-
- riore impareggiabile, l'uomo tutto di Dio...i. a Emanava un'aria di
santità da tutta la persona#. - Fu l'uomo della preghiera e del la-
- - voror. Specialmente «l'uomo della preghiera>>. Poteva ripetere
- con S. Paolo: n Imitntores ma' estote, sicut et ago Ch'~isfi». n Era voce
- universale che fosse un santo fin da giovinetton. <iSi d1'ceva già da
tutti che Don Bosco era un santo e che Don Rua non Pera menon.
- n L'unico in cui non potei mai scorgere il minimo difetto fu Don
- Rua». Ricordo che un distinto sacerdote milanese riteneva la San-
tità di Don Rua maggiore ancora di quella di Don Bosco... * - o E il
- Santo dov'b?,~. Dappertutto la fama della sua santità aveva.gettato
- radici profonde. <(DonRua ha tali rapporti intimi con Don Bosco
- che si pub dire una reliquia vivente di Don bosco^. s Alla scuola
- di un altro santo ne aveva ereditato lo spirito e il cuore D. u Se Don
Bosco, a prova della sua santità, non avesse altro che questo, l'aver
- plasmato Don Rua, per me basterebbe per canonizzarlo>). n Fu l'dter
- - Joannas Bosco*. u Un santo nel senso stretto della parolaa. r Una
-delle stelle più fuigide del secolo XIX nel cielo della Cristianità ».
o Guarda come i figli di Don Bosco hanno potuto trovare un degno
Indice
- successore al primo loro venerabile Padrel~. o Fu tiri Savio Dome-
- nico prolungata fino a 70 anni e più! u. Anche i più i n t k i lo dice-
- ... - vano perfetto! Come si andava soddisfatti nel baciargli la mano1
- Molti gli tagliuzzavanogli abiti per avere una reliquia! Devozione
- universale. Anche eminenti personaggi s'inginocchiavano innanzi a lui
- per averne la benedizione. Mirabile scambio di affetto tra il Servo
- - di Dio e la fanciullezza. Con quanta fede era avvicinato. u Se riu-
- scir&a toccargli un lembo della veste, sarb soddisfattao. a San certa
che se riesco a baciargli !a mano, non avrò più la difficoltàche mi tor-
- ... - mentan. Quanti di questi fatti! Scene incantevoli d'entusiasmo
- popolare attorno la sua persona. In quale stima l'aveva il Santo Pa-
- dre Pio X. o Ecco- un altro grande e umile Servo di Dio, del quale
... - la Cbieca si occuperà, ne sono sicuro! ». E Don Bosco l'aveva preve-
duto nettamente: n ...Se Dio mi messe detto! r.
pag. 440
XIV. - Esaltato da Dio!
>>- . Veramente mirabile è Iddio nei suoi Santi1 Anche nella vita
- di Don Rua si videro tanti fatti singolari. Con la benedizione di Ma-
- ria AusiIiatrice otteneva ogni sorta di grazie. BEd oia per obbedienza
- - dovete guarire! ». s Avete fede2 ». <i Vedete, in questa stanza guarl
- pure un'altra persona!». u I n quell'ora aveva detto la Santa Messa
- per lui.;. 71. Don Rua ti manda a dire di star tranquilla; la guarigione
- si otterrà...S. Spesso a una persona diceva che sarebbe guarita, ad
- un'altra che si rassegnasse alla volontà del Signore. r SI, si, daremo
- una di quelle b e n e d i ~ i coh~e la farà scendere dal letto n. a Si, d,che si
- compia in tutto la volontà del Signore!». uBen volentieri vi bene-
..., - dico non guarirete, ma lavorerete sempre!*. Come cercava di at-
tenuare e di nascondere l'impressione dei prodigiosi effetti delle sue
- benedizioni. Leggeva chiaramente nel futuro. -Quanti e quanti eb-
... - bero predetta la loro vocazione! n E lei b postulante? Bene, bene,
... - ... - postulame u. i<Ah! suor Leontina! Non adesso, più tardi! D. «Lei
faecia la domanda d'entrare nella Compagnia di Gesù, e ve@ che
- farà beneo. s Faccia quanto più bene pub con la fabbrica che pos-
- siede». «Se viene si, si farà salesiano; se viene no, andrà in semina-
... ..., - rio». <Ah! voi andrete a Lourdes! Bene, bene pregate tanto per
- me... per me... per voi è meglio che restiate cosi! 8. u Ora l'hai ve-
- duto; quindi puoi partire questa sera, non è vero?». !<Vabene, ma
rammhntati che son ancor vivo, perchè tu mi ricorderai nel Mmmt.o
- - dei morti>). Come prevedeva i decessi. <<Nonawiggerti, se il Si-
... - gnore chiamb a sb tua madre P. a Rassegnatevi alla volontà di Dioo.
- <i State tranquilla, la morte di vostro padre, ancorchè repentina, non
- - sarà improvvisa S. <C Il suo malato aspetterà, non ne dubiti o. Sono
- - contenta d'andare in paradisol n. Come leggeva nei pensieri! 6 Ah!
- Giulia, Giulial hai fatto la parte del demonio!*. n Si, sì, ma prima
- ... bisogna spianare i monti e colmare le valli». 8 Tenete! 1); era il
- - ... foglio desiderato. n Vi ho veduto, sapete! u. <<Loso, lo sol o.
- - «Appena finita la preghiera, senta picchiare alla porta...^. r Per-
... - cb&, figlia mia, non domandate di fare la professione? #. <i Mi ac-
... - papnb alla porta e mi Congedb con un saluto...*. (,Tra breve

39.8 Page 388

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764
Indice
alcuno dei suoi parenti a v d bisogno del suo aiuto, lei gli far&da ma-
dre n. - Alcuni si raccomandavano a lui prima di sostenere gli esami,
- ed egli diceva chiaro se sarebbero o non sarebbero promossi. o Si,
... - - sì, sì, sì1 ». n State preparate alla volontà di Dio S. Come benedi-
ceva le medaglie e le immagini, e quali effetti queste producevano
- - Una convertì una famiglia protestante. Prodigioso effetto ottenuto
- in un istituto. Altri doni singolari. - Apparizioni. - Estasi. - Molti-
... - plicazioni di Saere Partitole, di immagini di confetti. Aiuti prov-
- ... videnziali. Quante anime salvate1 - Solo Iddio sa cib che ottenne
... ds lui il suo Servo!
PUS.
SUCCESSORE DI DON BOSCO
SECONDO DECENNIO
I. - Nuovi trionfi
1899
- Negli ultimi anni il Servo di Dio sali più volte.il Calvario. - Al
Castello dei Conti De Maistre. - In visita alle Case di Spagna. Si
ferma ad Oulx, Romans, Moutpellier. - Festose accoglienze a Baxcel-
- lona. - Nella chiesa di Bel&. - Chi l'accompagna tarda a mandar no-
tizie, avendo il Servo di Dio assicurato che l'avrebbe fatto lui. A Ge-
... rona: <i Se voi
e faremo una
procurerete
gran festa,.
d- iAreScaitraargobzean,eBlaeraocraaldzaio,nSi,anntoanndpeiro,vSera&la-
- - manca e Bejar. n E&& al Santo!». Periwloso deragliamento del
- convoglio a Quejigal. - A Brasa, Vigo eLisbona. - Visite a corte. 5 I1
- suo superiore ha veramente l'aria di un santo >i. Alla stazione, tutti
s'inginocchiano per esser benedetti, A Siviglia usi vuol festeggiare il
- passaggio d'un santo n. - E una continua processione alla casa salesiana
per vedere e parlare al Santo. Lo stesso avviene a Valverde del Ca-
mino, Ecjia, e Montilla. - Ad Utrera è accolta come il Re o un'altra
persona deUa Famiglia Reale. - A Jerez de la Frontera, nell'Oratorio
- di S. Benito de Calatrava, in quello delle Figlie di Maria Ausiliatrice
in Calle S. Vicente. Imponente adunata nel Palazzo Arcivescovile. - A
Maiaga ed Almsria. - Nel dubbio di poter fare la traversata verso
l'Algeria essendo il mare in burrasca, il Servo di Dio getta una me-
daglia di Maria Ausiliatrice nelle acque e al mattino il mare B calmato.
- - Ad Orano, Echmiihl, Mers-el-Kebir. Entusiastica accoglienza a
- Marsiglia. - A. S. Margherita. Consiglia una novena a Maria Ausi-
liatrice e cessa la rosolia che s'era sviluppata nell'Oratorio di S. Leone.
- - A Nizza Marittima, Bardighera, Nizza Monferrato. - Rientra all'Ora-
torio di Valdocw dopo oltre tre mesi d'assenza. Lavoro enome.
Indice
765
- Alla Mole Antonelliana. - D i ai confratelli e ai cooperatori notizie
- del viaggio. - Si assenta di nuovo, in visita alle case d'Italia. A Bolo-
gna assiste alle feste inaugurali dell'Istituto, e raccomanda la fonda-
- zione di un altro Oratorio festivo, ricordando le meraviglie ottenute
con gli Oratori neUa Spagna. A Verona, Desenzauo sul Lago, Mi-
lano, Parma, ~Modena.- A Roma ossequia molti Vescovi convenuti per
il Concilio Plenario Latino Americano; ed assiste alla co~acrazione
- delle loro diocesi al S. Cuore nel nostro tempio al Castro Pretorio.
- I1 battesimo di un'ebrea. La festa di S. Giovanni. - Invia ai prin-
'pali benefattori la fototipia del monumento eretto a Don Bosco a
- stelnuovo. - Dolorose notizie dalle Missioni; terribile inondazione
Ua Patagonia e grave incendio nell'isola Dàmon. Si ritira a Rivalta
esercizi spirituali con Don Maenco, ed assiste ai vari corsi dei con-
-telli e delle Figlie di Maria Ausiliatrice. - Appunti delle sue allocu-
ioni. A Nizza Monferrato benedice la cappella funeiaria. - Un De-
creto della S. Congregazione del S. Ufficio e preziose e sante racioman-
dazioni del Servo di Dio per l'esercizio del sacro MiNstero della Pe-
- tenza come voleva Don Bosw. Ricorda a tutti l'obbligo di tendere
- - Ila perfezione. Insiste per la wlnira delle vocazioni (i Siamo per
incominciare l'Anno Santo n.
pag. 507
11. - Consacrazione della Pia Società al Sacro Cuore
1900
I1 1900fu memorando per l'incremento della divozione al S. Cuore.
- Disposizioni pontificie e raecomahdazioni del Servo di Dio in pro-
- posito. Intraprende un'altra visita alle case. - A S. Pier d'Arena, Fi-
renze, Roma. - Ai piedi di Leone XIII col Card. Richelmy. - A Gen-
- no, Caserta, Napoli, Castellamare. - Con quanta venerazione B ac-
to a Tropeal - A Villa S. Giovanni. A Messina. - L'ispettore Don
- onateri aveva proibito di far pubbliche feste al suo passaggio, e ad Alì
minciano le scene più entusiastiche. A Catania. - Acwglienze trion-
- i a S. Gregario; giubilo del sindaco cav. De Bella. - n Oggi desidero
saminaie i miei cari figliuoli della casa del S. Cuore!». A Pedara
- ntra per la via principale tutta illuminata, fra getti di fio~i,spari di
mortaretti, e suoni di banda. A Bronte chiama il bis dell'inno. - A
Randazzo deve far rammendare veste e pastrano, che gli hanno ta-
gliuzzati in più luoghi per divozione. - A Mascali Nunziata deve ripe-
- tere: « Non fate sciocchezzelo. A Vimini accoglienze trionfali. - u Se
- questo Santo benedice le nostre campagne, il cielo ci s d propizio! i).
Tiene conferenza a Catania. - A Siracusa. - A Palermo. - Benedice il
Card. Celesia gravemente infermo, lo raccomanda alle preghiere dei
- fedeli, e nello stesso giorno l'Eminentissimo B fuori pericolo. A Mar-
- sala. - Verso la Tunisia; a Tunisi, la NIarsa, Manouba. u Al suo pas-
saggio si rinnovano le stesse dimostrazioni di affetto e di venerazione
deil'amo passato in Spagna e in Portogallo,). - Ritorna a Manal
celebra alle due pomeridiane. - A Palermo, accolto con veneraz'
tiene conferenza nella chiesa del SS. Salvatore. - A Girgenti. - A
ranova ottiene la pioggia desiderata, ed è ritenuto un santo. - A R
Superiore e Inferiore. - A Modica: <Abbiano pazienza, aspetti

39.9 Page 389

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Indice
- - ... ... morire1 o. Nel Seminario di Siracusa: «Benedicot nos Deus ».
DaCatania, visitando altre case, sale a Messina e a Reggia e sosta a
BOM Marina, Catanzaro, Taranto, Caste1 Frentano, Ortona a Mare,
Pescina, Gioia de' iMarsi. - u Comando che un giorno ci troviamo tutti
... - uniti in paradiso! 20. A S. Benedetto del Tronto, Ascoli, Loreto,
- Ancona, Forll, Lugo. A Bologna benedice uno stendardo donato al-
- - all'Istituto. A Parma. - Ad Alessandria. Rientra a Torino, dopo più
- di tre mesi di assenza. - Riparte per Foglizzo. - Ad Imea. A Nizza
- Monferrato. Ritornato all'Oratorio, celebra per le Dame d'onore di
Maria Ausiliatrice; eyome un padre ai figli, o un fratello ai fratelli
- e alle sorelle D narra ai cooperatori e alle cooperatrici del viaggio com-
piuto, ed espone i bisogni della Pia Società. Il q giugno a Milano
assiste alla posa della prima pietra del tempio di S. Agostino. - Alla
festa di San Giovanni benedice una piccola mostra dille scuole profes-
sionali dell'oratorio di Valdocco. - Presiede il solenne omaggio tri-
- butato al S. Cuore il ro luglio. - A Diano d'Alba benedice una statua
di Maria Ausiliatrice. - A Bra. In morte di Umberta I. - Interessanti
- ' appunti delle allocuzioni tenute agli esercizi spirituali. - L'uomo di
Dio. - Al Convitto delle signore di Sassi. - A S. Ambrogio. Malta
intitola una via a Don Bosco e un'altra a Don Rua. - I Salesiani d'Ame-
rica si rivolgono al Cardinal Protettore della Pia Societh per avere il
Servo di Dio a celebrare il XXVo delle Missioni Salesiane; egli manda
- a rappresentarlo Don Albera. - I1 IloCongresso Internazionale Sale-
siano. Giorni difficili..., tuttavia vorrebbe fare la prima spedizione
di missionari in Cina. - Annunzia la consacrazione della Pia Società
- al Sacro Cuore di Gesù. Raccomandazioni per intensificare la di-
- vozione al S. Cuore nelle singole case. La notte del 3r dicembre,
consacra con apposita formula tutta la Società Salesiana al S. Cuore. fiog. 558
111. - Dura prova
1901
Caratteristiche dell'ultimo decennio del Servo di Dio: santiti di
vita sempre più luminosa, fervore d'apostolato ed eroica rassegnazione
nelle più dolorose vicende. - La Compagnia di S. Camillo all'orato-
rio. - Parte per la Francia. - Tra l'unanime venerazione presiede le
feste pel XXVO della Casa di Nizza Marittima e di Bordighera. - Come
avvenne la fondazione del Torrione. - Ad Alassio. - A Varazze y a -
risce un giovane gravemente ammalato di tifo. - Tralascia di prose-
guire il viaggio npei una buona ispirazione>>-. Tiene conferenza in
preparazione alfinaugurazione della chiesa, eretta in onoie di San
Francesco di Sales a Valsalice come Patrono della Buona Stampa e
qual monumento a Don Bosco nel IO decennio dalla sua morte. - Torna
a Nizza Monfemato. - Assiste all'inaugurazioné della chiesa di Val-
salice: a S ~ n oper lo meno sei le chiese che questo anno la Pia Società
inaugura al divin culto s. - Nomina Don Filippo Rinaldi Prefetto ge-
nerale. - Si reca alla Soezia oer la consacrazione del Santuario della
- \\ladonna tIc113 Se\\.c: c un r~sgiadi sole ~ q u ; ~ r cIci inubi qu.,iido appare
il Seiw di Dio .cguiio d.~ll'lrnrn~sinprr<iiligioj.a. Xoi 5i.m 5 ~ 1d1i
- \\I9113! . DI TIUO\\.O a S i z ~ i 1\\lunterr:~ro nei 13 ceririionia dcllc wsii-
- zioni. A Foglizzo per la festa di S. Michele: <Vedraiche faremo la
Indice
- processione, senza pioggia e col sole1>). Alla festa di iMaria Ausilia-
trice pontificb il piissimo Mons. Rosaz, tenne il discorso il Card. Ri-
- chelmy, e il Servo di Dio fu continuamente circondato da una molti-
tudine di devoti. - Riparte: a Parma e Modena. A Bologna assiste alla
posa della prima pietra del tempio del S. Cuore. - A Pavia visita il
Seminario e tiene conferenza alla Madonna delle Grazie. - Da Pavia
a Milano. - Alla festa annuale della riconoscenza: i< Don Bosco fece
bene ogni cosa, ma nell'affidarel'opera sua nelle mani di Don Rua fece
- benone! n. A Lu, a Mirabello, dov'era stato direttore, e a Borgo San
... - Maaino. - Perchb tanti viaggi? - La dura prova. Prima e dopo il
Decreto del 5 luglio 1899 che proibiva ai Rettori dei Seminari e Supe-~
riori delle case religiose di Roma di confessare i propri sudditi: osser-
vazioni di un Rev.mo Ordinario ed esplicite dichiarazioni del Servo
di Dio. - Up altro Decreto della Suprema Congregazione del S. Uffi-
cio, in data zq aprile, vieta anche ai superiori e direttori di tutte le
- case salesiane di ascoltare le confessioni dei dipendenti. <i Sari pie-
namente eseguito in tutte le case con tutta la prontezza che b richiesta
dal Decreto stesso 8. - Intimata l'esecuzione immediata, il Servo di Dia
lo comunica personalmente ai confratelli delI'Oratoria e, con una splen-
- dida lettera, alle Case. - Sorgono dubbi, e domanda e comunica le
spiegazioni. La S. Congregazione ammonisce; e il Servo di Dio chiede
alla stessa la soluzione. - I1 giudizio d'un confratello su Don Rua imi-
- tatore di Don Bosco. - Sollecitudini per i chierici di Valsalice e per i
confratelli di alcune nazioni che trovansi in critiche circostanze. Per
i poveri lebbrosi della Colombia. - Lotta settaria ali'Istituto Salesiano
di Messina. - u Tutti, giovani e provetti - diceva Leone XIII - te-
nete gli occhi ai vostri incliti Fondatorila. - Strettezze finanziarie.
- Durante l'ultima malattia di Francesco Crispi. - A Nizza tiene con-
- ferenza alle direttrici. Va a Foglizzo per la festa del S. Cuore, e a
Valsalice per gli esercizi dei sacerdoti. - Apre il IXo Capitolo Gene-
rale leggendo le risposte perentorie della Suprema, con edificazione
universale. - La P Esposizione delle Scuole Professionali. - Durante
le adunanze capitalari sorgono talora forti divergenze, ma non turbano
il Servo di Dio. -"Ci sarebbe bisogno per cinque anni di non prendere
più nuovi impegni di fondszioni,,. - Sue sollecitudini per l'esatta ese-
cuzione del Decreto. - Per i Confratelli di Francia colpiti dalla legge
delle Associazioni. - Dà cari ricordi al termine degli esercizi a S. Be-
nigno, a Valsalice, a Foglizzo. - A favore degii emigrati. - Leone XIII
ripete: u Oh! Don Rua fa molto bene, sono contento di lui!#. - N-l
suo onomastico. - Si reca in Polonia per l'inaugurazione dell'Istituto
- di OCwiecim. Va a Cracovia, a Ket, a Leopoli. - A Gorizia e a Trieste.
- - Visita le tombe dei Reali di Francia. - C<.&un Santo1n. D i l'addio
a un nuovo drappello di Missionari. - Si reca a Cmsinallo per l'inau-
gurazione dell'istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e ad 'Omegna
- sulla tomba di
Lombriasco. -
Don Beltrami. - Va
Ai nuovi diaconi.
a Roma, a Genzano e Frascati.
La strenna per il 1902.
-
A
pag.
625
IV. - Cittadino onorario di Castelnuovo
- Sempre col cuore a tutti, a tutti avrebbe portato il confor
parola, anche ai più lontani. Una lettera a Mons. Cas

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Indice
Nizza Monfe~ratoper le vestizioni, a S. Benigno per la consegna delle
medaglie ai nuovi ascritti coadiutori, a Foglizzo e ad Ivrea per bene-
dire le vesti degli aspiranti al sacerdozio. - Per accrescere l'amore al
Papa. - La morte di Carlo Gastini a settant'anni, come aveva predetto
- Don Bosco. - Inaugurazione del busto di Don Bosco dietro l'abside
del Santuario. - Esalta l'amore di Don Bosco al Papa. A Valsalice per
la chiusa degli esercizi. - Comunica le risposte della S. Congregazione
dei W. e RR. ai quesiti inoltrati dopo il Capitolo Generale. - I chie-
rici dovranno compiere regolarmente lo studio delle scienze sacre.
- - Raccomandazioni per ii fiorire delle Ispettorie. I1 Cinquantenario
- delle u Letture Cattoliche 8. Particolari benedizioni del S. Padre.
- - Intraprende un lungo viaggio all'estero, e passa per Novara, Intra,
Cannero, C-&io.
Ad Ascona, Lugano, Balerna: «Vedete come
- il giudizio del Signore sia diverso da quello degli uomini! n. -,A ZU-
rigo: a Voi siete come il giglio fra le spine)). Un piccolo incidente al
- treno sul quale viaggiava, ritarda prowidenzialmente il suo arrivo a
Liegi, dove regnava lo sciopero. Dal momento che pose piede nel
Belgio, Bruxelles tomà in calma, e Liegi il secondo giorno del triduo
indetto dal Servo di Dio. - Particolari edificanti della sua permanenza
neil'Orfanotrofio di Liegi e nella casa delle Figlie di Maria Ausilia-
uice. - Dopo aver visitate le altre case del Belgio e alcuni cooperatori
- dell9Olanda,si reca a Londra, dove gli si preparano feste imponenti.
- (4 Se fosse per me, nulla potrei sopportare di tutto questo! i>. Torna
- - a Liegi ed edifica tutti colle parole e con gli esempi. - I1 suo pensiero
ai Salesiani della Francia. - A Torino oresiede il 110 Coneresso deeli
Oratori Festivi e delle Scuole di Religione. - Dopo la festa di Maria
- Ausiliatrice si reca a Mathi per il XXVa della Cartiera fondata da Don
Bosco, e concede particolari gratificazioni a tutti gli operai. Il Card.
Richelmy preannunzia l'approssimarsi del Cinquantesimo della vesti-
zione clericale del Servo di Dio. - Un bell'articolo deU'Osservatore
Cattolico, e il lo convegno degli ex-allievi dell'Istituto di Milano. - Av-
viato alla Sardegna, a Roma assiste al Concistoro, in cui viene procla-
- mato vescovo Mons. Morganti. Ail'inaugurazione deli'istituto di
- Lanusei chiamato da tutti (t il gran santo r. A Cagliari e a Sanluri.
- I1 23 giugno gli allievi dell'Oratorio gli offrono una piccola somma
per le vesti chiericali dei sei primi patagoni aspiranti al sacerdozio.
Don Lemoyne inneggia a Don Bosco, e dice a Don Rua: u Tu rinnovi
i suoi miracoli colla stessa melodia: "Noi sia* figli di Maria!,, n, e il
Servo di Dio esorta gli allievi a ripetere soprattutto coUe opere la de-
- - vota ed affettuosa dichiarazione. A Nizza per nuove vestizioni. A
- Biella in omaggio a Don Bosco. Ai Santuario della Madonna dei
Laghi ad Avigliana per le feste giubilari. - Nei mesi pih faticosi, ri-
volge a tutti sante esortazioni: ai chierici, agli oordinandi, ai sacerdoti,
ai coadiutori, ai direttori, alle direttrici, nelle varie case di formazione.
- - A S. Benigno benedice la cappella del noviniato. Presiede le adu-
- nanze dei Direttori diocesani dei Coopeiatori. Celebra il Cinquaw
- tenario della vestizione clericale ai o Becchi,), e visita Casteinuovo,
Buttigliera, Riva di Chieri, e Chieri. I1 Consiglio Municipale di Ca-
- stelnuavo accoglie con unanime acclamazione la proposta del Sindaco
e proclama il Servo di Dio n Cittadino onorario 3). Ed il Signore, vi-
..-
Indice
769
sibilmente, con la venerazione che suscita attorno aila sua persona, gli
d i la cittadinanza universale. - A Giaveno una suora agli estremi
d'un tratto fuori pericolo, e guarisceperfettamente, nell'istante in cui
- il Servo di Dio la benedice da Torino. Altri fatti singolari e prodi-
- giosi. Al principio del nuovo anno scolastico pmsegue indefessa-
- mdiennuteovilisMuoislsaivoonraorin. e-&CeclaesberadiafdorImvraezaiolanef.e-stDa &dle'alld'Idmiomaacuonladtar.appeVlloa
a Milano per lo scoprimento di un busto ad un insigne benefattore.
- Chiede particolari soccorsi ai Cooperatori per i bisogni finanziari
- sempre pih gravi. Invia norme e raccomandazioni agli Ispettori per
- facilitare l'adempimento dei loro doveri. Parte per Roma, e si ferma
alla Spezia tre giorni per le feste giubilari di quella fondazionesalesiana.
- La u S e m a r.
pag. 686

40 Pages 391-400

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40.1 Page 391

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PER LA REVISIONE DELLA SOCIETA SALESIANA
Visto: nulla osta alla stampa
Torino, 9 marzo 1934.
Sac. B. FASCEC, onr. Scol. Gen.
Visto: nulla osta alla stampa
Torino, 9 marzo 1934.
Mons. Can. G. DE SECONDI, Rev. Arciv.
IMPRIMATUR
Taurini; die 9 martii 1934.
CAN. F&WCISCUSPALEARDI,el. Arch.

40.2 Page 392

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