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Istituto Storico Salesiano
DON RUA
NEL BOLLETTINO SALESIANO
1887-1910
Lettere, discorsi e interventi

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INTRODUZIONE
Dopo la pubblicazione dell’E-book “Don Bosco nel Bollettino salesiano 1877-
1888. Lettere, discorsi interventi” nel febbraio 2008, è ora il turno di un’analoga
pubblicazione relativa al suo primo successore, don Michele Rua.
Nato a Torino nel 1837, Michele Rua entrò nell’Oratorio di Torino-Valdocco nel
1852. Fu tra i primi a cui don Bosco propose di formare la “Società Salesiana”. Primo
Direttore spirituale della Società a 22 anni nel 1859, ordinato sacerdote nel 1860,
continuò a collaborare intensamente con don Bosco, fino a divenire nel 1888 il suo
successore come Rettor Maggiore, carica che ricoprì fino alla morte avvenuta
nell’aprile 1910. Vicino e solido collaboratore di don Bosco, coraggioso governante,
che nell'intraprendenza e saggezza emulò il fondatore, per certi aspetti superandolo.
A ragion veduta, può essere considerato un autentico confondatore della società
salesiana.
La bibliografia di don Rua – disponibile on line sul sito dell’Istituto Storico
Salesiano (http://www.sdb.org/iss) - non è certamente ricca come quella di don
Bosco; altrettanto si può dire della bibliografia dell’Opera salesiana durante il suo
lungo rettorato, se si esclude la colluvie di testi commemorativi editi in occasione dei
giubilei delle singole case sorte al suo tempo.
Crediamo perciò di fare opera gradita mettendo qui a disposizione di tutti “le
lettere, i discorsi e gli interventi” di don Rua pubblicati sul Bollettino Salesiano dal
settembre 1887 al giugno 1910, per un totale di oltre 200 citazioni. Il valore del
“Bollettino” come fonte per lo studio del personaggio è particolarmente rilevante
anche in questo caso, perché vengono pubblicati testi a stampa firmati dallo stesso
don Rua ed altri suoi interventi (lettere, discorsi, omelie, saluti, auguri, messaggi ...)
garantiti dal fatto che il Bollettino Salesiano, come è noto, era pubblicato a Torino
sotto lo sguardo diretto del Rettor Maggiore. Il nuovo E-book trova così la sua
collocazione più adeguata accanto a quello analogo di don Bosco, edito recentemente,
di cui condivide criteri (personali) di selezione, di edizione e di uso. (Sul sito Web del
Bollettino Salesiano - http://biesseonline.sdb.org/ - sono comunque disponibili in
duplice versione - pdf e testo semplice - tutte le migliaia di pagine della rivista).
Considerato che i documenti ufficiali della società salesiana dell’epoca non
sembrano esprimere sempre, sul piano della riflessione, la molteplicità ed
eterogeneità delle situazioni e delle istituzioni nelle quali si svolse l’attività salesiana,
le pagine del Bollettino Salesiano qui riprodotte si rivelano quanto mai utili per
correggere, almeno in parte, tale impressione, soprattutto mettendo in rilievo le
originarie valenze assistenziali e sociali del sistema preventivo.
Nella decina di citazioni per ogni annata, al primo posto, per ampiezza di testo e
ricchezze di contenuti ed informazioni, si pone indubbiamente la lettera ai
Cooperatori e alle Cooperatrici che don Rua, continuando la tradizione di don Bosco,
scriveva sul fascicolo di gennaio. In essa, dopo i dovuti ringraziamenti per lo “zelo,
generosità e spirito di sacrificio” con cui i cooperatori e le cooperatrici avevano
promosso le opere salesiane, tracciava un ampio quadro delle nuove case dei
salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice aperte nel corso dell’anno precedente e
dei progressi avvenuti nelle Missioni. L’occasione era anche propizia per tracciare un
resoconto degli avvenimenti lieti e tristi occorsi nell’anno appena concluso.Nello
stesso tempo annunciava le prospettive delle nuove fondazioni (collegi, scuole medie
e superiori, grandi scuole professionali, oratori meglio strutturati, case di

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formazione, missioni...) per il nuovo anno, che evidentemente sarebbero state rese
possibile dal sostegno economico dei cooperatori e delle cooperatrici cui si rivolgeva
con la sua circolare.
Ma lungo le pagine del volume si rincorrono continuamente i temi cari alla
Famiglia salesiana: la salvezza dei anime, la cura dei giovani soprattutto più poveri,
la promozione delle vocazioni, anche di quelle adulte (Figli di Maria), la
collaborazione fra clero e laici, la devozione all’Eucarestia, alla Vergine, alla chiesa, al
papa, la necessità del sostegno economico all’Opera salesiana... Gli ultimi 4 mesi poi
(marzo-giugno 1910) sono particolarmente preziosi in quanto tracciano un ampio
profilo di don Rua, aperto con un significativo titolo: “Chi è don Rua” e chiuso con
un titolo altrettanto significativo: “Chi era don Rua”.
Nel cammino di ripensamento e di aggiornamento in corso nella società
salesiana, il “Ripartire da don Bosco” non può non prendere in considerazione anche
il “Ripartire” effettuato dal don Rua, figlio prediletto di don Bosco, attento suo
discepolo e imitatore, primo suo successore, beato, che nel più che ventennale
rettorato intese mantenere la società salesiana nei solchi percorsi e indicati dal padre
e fondatore.
Un grazie sincero va dunque al curatore del volume, Giorgio Bonardi, che
si è assunto l’onore di mettere a disposizione di tutti questo nuovo testo.
Roma, 12 aprile 2008
Francesco Motto
direttore dell’Istituto Storico Salesiano

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5
Indice generale
Indice generale .................................................................................................................. 5
1887 ................................................................................................................................. 11
106-107 Una festa di famiglia nell'Oratorio di S. Francesco di Sales .................................................... 11
137-138 Pellegrinaggio degli operai francesi a Roma. Tre ore in Torino .............................................. 11
1888 ................................................................................................................................. 11
9-10 Una solenne vestizione clericale nella chiesa di Maria SS. Ausiliatrice ........................................ 11
25-36 D. Bosco!! .................................................................................................................................... 12
38-49 Diario della malattia di don Bosco ............................................................................................... 13
49-51 La tumulazione............................................................................................................................. 13
55-60 Commemorazioni funebri di D. Bosco nelle principali chiese da lui edificate ............................ 14
107-108 Gli ultimi giorni dell'anno scolastico nell’Oratorio di S. Francesco di Sales ........................... 14
109-110 La solenne distribuzione dei premii nell'Oratorio festivo di S. Francesco di Sales.................. 14
141 Augurii di felicità............................................................................................................................. 14
1889 ................................................................................................................................. 15
1-8 Lettera del sacerdote Michele Rua ai cooperatori salesiani e alle cooperatrici. ............................... 15
18-27 Partenza dei missionarii per la Patagonia. .................................................................................... 21
77-82 Maria Ausiliatrice e i protestanti. ................................................................................................. 22
89-92 La festa di Maria SS. Ausiliatrice................................................................................................. 27
97-98 I Salesiani al Sommo Pontefice per il 9 Giugno 1889.................................................................. 28
99-105 Riconoscenza ed amore. Le feste de' figli al loro padre ............................................................. 29
115-119 Le feste salesiane a Faenza....................................................................................................... 29
124-127 Conferenze salesiane ................................................................................................................ 31
132-133 Una gita ai Becchi frazione di Castelnuovo d'Asti. .................................................................. 32
153 Riconoscenza ed augurii di felicità.................................................................................................. 32
1890 ................................................................................................................................. 32
1-6 Lettera del sacerdote Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane ........................... 32
10 L'Immacolata all’Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino........................................................... 37
38-40 Conferenze in onore di San Francesco di Sales. Torino............................................................... 37
45-50 Don Rua in Francia ...................................................................................................................... 39
92-93 La conferenza di D. Rua alla vigilia della festa e la Benedizione della Cartiera di S.
Francesco di Sales in Mathi......................................................................................................... 41
111-113 Feste di famiglia. Omaggio a Don Rua. ................................................................................... 41
118-119 Una cara visita e una nuova Casa alla Venezuela..................................................................... 42
152-156 Don Rua al Nord della Francia e nel Belgio............................................................................. 42
157-159 Ricordi per le vacanze .............................................................................................................. 43
201 Operai alla tomba di D. Bosco......................................................................................................... 44
209 Augurii............................................................................................................................................. 45
1891 ................................................................................................................................. 45
1-7 Lettera del Sac. Don Michele Rua ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane.............................. 45
41-46 L’addio ai missionari salesiani e le grandezze dell'apostolato cattolico....................................... 51
107-109 Don Rua in visita alle Case Salesiane. ..................................................................................... 51
128-129 Conferenze Salesiane. .............................................................................................................. 52
131-133 Don Rua in visita alle Case Salesiane. ..................................................................................... 53
143-145 Le feste Aloisiane..................................................................................................................... 54
172-175 Notizie varie ............................................................................................................................. 54
190-197 La Francia del lavoro in Roma. Il pellegrinaggio operaio sulla tomba di DON BOSCO......... 55

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6
217 Augurii e felicitazioni ......................................................................................................................55
1892 ..................................................................................................................................55
1-4 Lettera del Sac. Don Michele Rua ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane..............................55
52-54 Conferenze salesiane ....................................................................................................................58
74-76 Il viaggio di D. Rua in Sicilia .......................................................................................................59
94-97 Notizie dei nostri missionari.........................................................................................................59
128-129 Festa di famiglia nel nostro Oratorio di Torino. .......................................................................60
153-154 Francia. Nuovo oratorio festivo in Nizza marittima .................................................................61
233 Augurii.............................................................................................................................................61
234-239 Feste solenni nella chiesa di Maria Ausiliatrice .......................................................................61
1893 ..................................................................................................................................62
1-6 Lettera del sac. Michele Rua ai cooperatori e cooperatrici salesiane ...............................................62
69-71 Le feste salesiane di Roma in omaggio al Papa............................................................................67
148-149 Benedizione della pietra angolare della cappella e casa salesiana d'Ivrea ................................67
187-190 Primo congresso dei Benemeriti Direttori Diocesani dei Cooperatori della Pia Società
Salesiana ...................................................................................................................................... 67
208-210 Un nuovo drappello di Missionari Salesiani.............................................................................69
225 Augurii e Felicitazioni .....................................................................................................................70
226-234 La novella chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Battersea - Londra. ............................................70
1894 ..................................................................................................................................70
1-7 Lettera del sac. Michele Rua ai cooperatori ed alle cooperatrici salesiane.......................................70
45-46 Chiusura del Giubileo Episcopale di Leone XIII..........................................................................76
60-64 Azione Salesiana ..........................................................................................................................77
112-114 Varietà. Le primizie dell’America del Sud...............................................................................77
149-152 Ad onore di Maria Ausiliatrice .................................................................................................77
164-165 Commemorazione di Don Bosco e omaggio a Don Rua ..........................................................77
166-167 Gli antichi allievi di don Bosco ................................................................................................78
186-189 Visita di Don Rua ai Cooperatori della Svizzera, Alsazia, Belgio e Olanda. ...........................78
215 I figli di Don Bosco a Lombriasco...................................................................................................79
Gli antichi allievi sulla tomba dell'amato loro Padre. .............................................................................79
257 Buone feste natalizie e buon capo d'anno ........................................................................................79
277-280 Varietà ......................................................................................................................................80
1895 ..................................................................................................................................80
1-7 Lettera del sac. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici salesiane .....................................80
33 Lettera del Successore di Don Bosco.................................................................................................86
35-38 L'opera Salesiana in Italia.............................................................................................................87
117-127 La prima giornata del Congresso..............................................................................................87
131-136 La terza giornata .......................................................................................................................88
269-271 Adunanza Salesiana tenutasi a Valsalice il giorno 11 settembre 1895 .....................................88
309 Gli Auguri dei Salesiani ai loro Cooperatori e Cooperatrici ............................................................89
1896 ..................................................................................................................................89
1-6 Lettera di Don Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiani......................................89
117-120 Nuova Chiesa ed Ospizio Salesiano In Novara. .......................................................................94
134-135 Oratorii festivi ..........................................................................................................................94
143-144 La Solennità di Maria Ausiliatrice in Torino............................................................................94
185-190 Slancio d'amore verso Maria Ss. Ausiliatrice ...........................................................................95
204-205 Benedizione della Casa di Genzano .........................................................................................96
246-249 Oratorii festivi ..........................................................................................................................96

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7
285-287 Il secondo congresso dei Direttori Diocesani dei Cooperatori Salesiani .................................. 96
309 Augurii e Felicitazioni ..................................................................................................................... 97
310-314 Solenne Giubileo dell'oratorio di S. Francesco di Sales in Torino ........................................... 97
1897 ................................................................................................................................. 97
1-6 Lettera annuale di D. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane........................... 97
26-27 Notizie varie ............................................................................................................................... 102
59-60 Esposizione delle Missioni Cattoliche nel 1898 in Torino. ........................................................ 103
84-86 L'imminente inaugurazione dell'istituto S. Ambrogio in Milano ............................................... 103
86-90 Collocamento della prima pietra dell'Istituto Salesiano in Bologna........................................... 104
146-148 Solenne inaugurazione dell'istituto Sant'Ambrogio in Milano ............................................... 105
161-167 Trionfi di Maria Ausiliatrice .................................................................................................. 105
193-194 Gli Antichi Allievi di D. Bosco.............................................................................................. 105
279-282 Le feste salesiane per la benedizione ed inaugurazione della nuova Chiesa ed Istituto in
Novara. ...................................................................................................................................... 106
1898 ............................................................................................................................... 106
1-7 Lettera del Sac. Michele Rua ai Cooperatori Salesiani .................................................................. 106
23-24 Notizie varie ............................................................................................................................... 111
32-36 Il decimo anniversario della morte di Don Bosco ...................................................................... 111
60-72 Il decimo anniversario della morte di Don Bosco ...................................................................... 112
72-79 Feste e Conferenze di San Francesco di Sales............................................................................ 113
119-123 Il decimo anniversario della morte di Don Bosco .................................................................. 113
166-169 L'amore dei figli e le glorie del padre nella festa di S. Giovanni Battista all'Oratorio di
Valdocco ................................................................................................................................... 114
225-228 Un piccolo Congresso Eucaristico Giovanile......................................................................... 114
252-261 Castelnuovo d'Asti a Don BOSCO - 18-19 Settembre 1898 .................................................. 114
302 Buone Feste Natalizie buon fine e miglior principio d'anno! ........................................................ 114
1899 ............................................................................................................................... 115
3-11 Lettera del R.mo D. Michele Rua ai Cooperatori Salesiani ......................................................... 115
29-32 Consolazioni di famiglia ............................................................................................................ 122
49 Notizie varie. La solenne benedizione della Chiesa Salesiana di Caserta. ...................................... 123
107 Notizie varie. I salesiani a Porto Legnago ..................................................................................... 123
120-122 Il viaggio del ven.mo nostro superiore Don Rua.................................................................... 124
143-144 Le nostre Solennità a Maria Ausiliatrice ................................................................................ 124
177-185 La Madonna Ausiliatrice ed i cooperatori salesiani ............................................................... 124
187-189 L’inaugurazione solenne dell'Istituto Salesiano di Bologna................................................... 124
210 Gli Antichi Allievi dell'oratorio di Torino..................................................................................... 125
305 Augurii di felicità .......................................................................................................................... 125
1900 ............................................................................................................................... 125
2-10 Lettera del R.mo Don Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane...................... 125
72-76 Feste, commemorazioni e conferenze salesiane ......................................................................... 133
159-164 Il 24 maggio 1900 a Valdocco ............................................................................................... 134
186-190 Notizie di famiglia.................................................................................................................. 135
220-222 Il 1° luglio 1900 ..................................................................................................................... 136
235-236 Notizie Varie. La festa di Maria Ausiliatrice e la solenne benedizione della prima pietra
della Chiesa di S. Agostino in Milano....................................................................................... 136
260 Notizie varie. Don Rua a Diano d’Alba......................................................................................... 137
1901 ............................................................................................................................... 137
3-8 Lettera del R.mo Don Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane........................ 137
182-189 Cronaca del Movimento Salesiano......................................................................................... 142

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8
220 Cronaca del Movimento Salesiano. La festa del Padre..................................................................143
280 Cronaca del Movimento Salesiano. ...............................................................................................143
339-342 Cronaca del Movimento Salesiano. ........................................................................................143
1902 ................................................................................................................................143
3-7 Lettera del R.mo D. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane...........................143
13-18 Cronaca del Movimento Salesiano .............................................................................................148
38-41 La prima esposizione delle nostre scuole professionali. .............................................................148
45-50 Cronaca del Movimento salesiano..............................................................................................148
119-122 Notizie compendiate ...............................................................................................................148
183-188 Notizie compendiate ...............................................................................................................149
234-236 Don Bosco e don Rua. L’annuale dimostrazione degli antichi allievi....................................149
236-239 Inaugurazione del Collegio - Convitto di Lanusei in Sardegna ..............................................149
240-241 Il Giubileo della cartiera salesiana in Mathi Torinese ............................................................150
279-284 Notizie compendiate ...............................................................................................................150
305-312 Notizie compendiate ...............................................................................................................150
1903 ................................................................................................................................151
2-7 Il Sacerdote Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici di D. Bosco....................................151
35-39 Il nostro omaggio ai piedi del Papa ............................................................................................155
63 Notizie Compendiate .......................................................................................................................157
66-68 Incoronazione di Maria Ss. Ausiliatrice e Terzo Congresso Generale dei Cooperatori
Salesiani.....................................................................................................................................157
98-103 Pagina intima. Alla vigilia del 3° Congresso dei nostri Cooperatori ........................................159
160-178 Il terzo Congresso dei nostri cooperatori................................................................................159
245-250 Notizie compendiate ...............................................................................................................159
350 Augurii e voti.................................................................................................................................160
1904 ................................................................................................................................160
1-9 Il Sacerdote Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici di D. Bosco....................................160
25-30 Notizie compendiate ...................................................................................................................167
36 Pagina intima. Pel Rev.mo nostro Superiore. ..................................................................................167
73 Pagina intima. Ringraziamenti.........................................................................................................167
129-131 Per le imminenti solennità dell'Ausiliatrice ............................................................................167
164-165 Pel Giubileo dell'Immacolata..................................................................................................168
166 Pagina intima. La benedizione del S. Padre...................................................................................168
217 Dall’Italia.......................................................................................................................................168
219 Dall'impero Austro-Ungarico.........................................................................................................169
250-254 Notizie compendiate ...............................................................................................................169
257-260 La IIa Esposizione triennale delle Scuole professionali e colonie Agricole Salesiane............169
282-287 Notizie compendiate ...............................................................................................................169
289-294 Un prezioso Autografo pontificio sulla Pia Unione dei Cooperatori Salesiani.......................169
324-330 La IIa Esposizione triennale delle Scuole professionali e colonie Agricole Salesiane............170
1905 ................................................................................................................................171
1-8 Il Sac. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici di D. Bosco ............................................171
41-43 Nel Giubileo dell’Immacolata ....................................................................................................176
192-196 Le Feste pel XXV° dell'Opera di Don Bosco al Castro Pretorio in Roma..............................176
350 Il Sac. Michele Rua Successore di Don Bosco ..............................................................................177
1906 ................................................................................................................................177
2-9 Il Sac. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici di D. Bosco ............................................177
86 Il Culto di Maria Ausiliatrice...........................................................................................................183

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9
106-110 Le nostre Chiese. La Chiesa di S. Agostino nell'Istituto Salesiano di S. Ambrogio in
Milano ....................................................................................................................................... 183
161-163 Il V Congresso dei Cooperatori Salesiani............................................................................... 183
199-207 Il V Congresso dei Cooperatori Salesiani............................................................................... 183
222-223 Notizie varie ........................................................................................................................... 184
251-254 Notizie varie ........................................................................................................................... 184
353 Auguri............................................................................................................................................ 184
1907 ............................................................................................................................... 184
2-7 Il Sac. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici di D. Bosco ............................................ 184
133-136 Il Circolo "Giovanni Bosco" di Torino................................................................................... 189
165-172 Il Congresso di Faenza ........................................................................................................... 189
200-205 Il viaggio di D. Rua ................................................................................................................ 189
209-210 Oratori festivi ......................................................................................................................... 190
216-220 Il culto di Maria Ausiliatrice .................................................................................................. 190
230-232 Il Congresso di Faenza ........................................................................................................... 190
292-293 Il nostro omaggio - Appello del Sac. Michele Rua ai Cooperatori Salesiani ......................... 190
324-328 Omaggi al Venerabile Giovanni Bosco .................................................................................. 192
349 Auguri............................................................................................................................................ 192
372-375 Notizie varie ........................................................................................................................... 192
1908 ............................................................................................................................... 192
1-10 Il Sac. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane .............................................. 192
65 Per l'Onomastico del Santo Padre.................................................................................................... 199
134-140 Il Sig. Don Rua in Oriente...................................................................................................... 199
164-170 Il Sig. Don Rua in Oriente...................................................................................................... 200
197-205 Il Sig. Don Rua in Oriente...................................................................................................... 200
235-240 Omaggi al Venerabile Giovanni Bosco .................................................................................. 200
267-268 Omaggi al Venerabile Giovanni Bosco .................................................................................. 200
280-281 Tra i figli del popolo............................................................................................................... 200
321 La Consacrazione di S. Maria Liberatrice ..................................................................................... 201
1909 ............................................................................................................................... 201
1-8 Il Sac. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici di D. Bosco ............................................ 201
33-45 Il terremoto del 28 dicembre ...................................................................................................... 206
65-66 Per una data giubilare................................................................................................................. 207
189-191 Notizie varie ........................................................................................................................... 207
195-197 Feste di famiglia. Il 24 giugno................................................................................................ 207
204-209 Tra i figli del popolo............................................................................................................... 207
237-240 Domenico Savio ..................................................................................................................... 207
353 Auguri............................................................................................................................................ 207
377-381 Notizie varie ........................................................................................................................... 208
1910 ............................................................................................................................... 208
1 Ai Sigg. Cooperatori.......................................................................................................................... 208
2-8 Il Sac. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane ................................................ 208
67-70 Chi è Don Rua? .......................................................................................................................... 213
97 Preghiamo! ...................................................................................................................................... 218
99-102 Chi è don Rua? ......................................................................................................................... 218
133-149 Gli ultimi giorni...................................................................................................................... 222
150-161 La morte ................................................................................................................................. 231
171-176 Chi era Don Rua? ................................................................................................................... 231

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10

2 Pages 11-20

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11
1887
settembre, a. XI n. 9
106-107 Una festa di famiglia nell'Oratorio di S. Francesco di Sales
[agli exallievi, mentre d. Bosco è a Lanzo]
D. Rua Michele al levar delle mense, in nome di D. Bosco ricordò come ogni allievo
dell'Oratorio dovesse portar impressi nella sua cristiana condotta l'immagine, i consigli, i
desiderii di D. Bosco: pensare a lui sovente, riandare gli anni passati nell'Oratorio e ripetere a
se stesso: Io ovunque sarò voglio che in me si conosca un vero figlio di D. Bosco. In secondo
luogo raccomandò a tutti di farsi cooperatori, non fosse altro almeno colle preghiere e coi
consigli, di tutte le opere che D. Bosco ha iniziate.
Novembre, a. XI n. 11
137-138 Pellegrinaggio degli operai francesi a Roma. Tre ore in Torino
[…Don Bosco] pregò D. Rua di dire a nome suo alcune parole, delle quali ne
riproduciamo il senso
« D. Bosco si congratula coi pellegrini e li ringrazia, rappresentando essi la Francia
cattolica, la vera Francia, quella di cui il risorgimento va sempre di più accentuandosi, per la
misericordia divina e mercè le ammirabili e buone istituzioni fondate e sorrette dalla risoluta
volontà dei suoi figli migliori. Anch'esso spera poter efficacemente concorrere a quel felice
risorgimento; nessuno meglio di lui sa quali risorse ella può trovare nel suo temperamento
cristiano per trionfare di molti mali, per guarire da ferite profonde. Egli non ebbe da far altro
che mandare un grido, dare un segnale, per trarre verso le sue Opere quella vitalità
maravigliosa che supera e abbatte tutti gli ostacoli e per cui sono un nonnulla i più pesanti
sacrifizi.
» Tutto ciò è per D. Bosco un motivo particolare di ringraziare i pellegrini in un giorno in
cui essi gli procurano la preziosa consolazione di benedirli sulla strada di Roma. Avanguardia
del mondo cattolico, vanno ad annunziare nell'Eterna Città ed in un modo così provvidenziale,
il risorgimento della loro patria; i primi fra i figli del Padre comune dei fedeli, essi vengono a
dirgli quanto soffrono i suoi figli di Francia dei suoi dolori, e qual energia di preghiere e di
azione impiegheranno per ottenere il. trionfo pacifico del Vicario di Gesù Cristo.
« D. Bosco domanda agli operai che dopo aver deposti ai piedi del Sommo Pontefice
eziandio i suoi umili ossequii di figliale venerazione, non si dimentichino di pregare presso la
tomba di S. Pietro per tutta la famiglia Salesiana, e ottenerle le grazie delle quali ha tanto
bisogno per compiere la sua missione nella Chiesa di Dio. Egli, in fine, dopo averli esortati a
visitare il Santuario da lui eretto in Roma al Sacro Cuore di Gesù, promette di celebrare
all'indomani la Messa, coll'intenzione di far discendere sull'intiero Pellegrinaggio le più elette
benedizioni. D. Bosco sapeva che gli operai del Mezzodì della Francia, condotti dai signori de
Villechaize e de Villeneuve, si recavano in Roma, via Ventimiglia.
» Egli vorrebbe ancora, prima di dar loro l'addio, lasciar uscire dalle sue labbra quel
grido che ha nel fondo del suo cuore: Evviva la Francia! Ciò non gli è permesso: ma ciò che
nessuno potrà proibirgli si è di mandare verso Dio quel grido con uno slancio di riconoscenza
e di particolare affezione. »
1888
gennaio, a. XII n. 1
9-10 Una solenne vestizione clericale nella chiesa di Maria SS. Ausiliatrice
[24-11-1887, alla vestizione di d. Czartoryski]

2.2 Page 12

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12
[…] Allora Don Rua, il Vicario di Don Bosco, prese la parola e tratto l’argomento dal
versicolo di Isaia: Filii tui de longe venient, diceva fra le altre cose: « Voi vedete qui quattro
giovani sul fiore dell'età troncare ogni speranza di cariche ed onori terreni, cui la loro
posizione sociale permetterebbe di aspirare e dare un addio agli allettamenti del mondo e
consacrarsi al Signore. Questo è giorno ben solenne per loro e per noi: per loro, perché il
Signore d'or avanti sarà loro eredità, perché d'ora avanti essi avranno come il diritto di
presentarglisi vestiti delle divise dei suoi ministri; per noi, perché l'aver oggi vestiti quattro
candidati, tutti quattro già insigni o per posizione, o per cariche, o per studii, fa presagire, per
la nostra piccola Società, un avvenire sempre più splendido, e, quel che è più, ci dà speranza di
estendere maggiormente quel bene che con la grazia del Signore si è incominciato a fare.
Benediciamone il Signore dal fondo del nostro cuore ed impariamo dal loro esempio ad
amare solamente la bontà infinita di Dio, a tenerci t'empi nella pratica della nostra santa
religione, ed aspirare efficacemente a quei beni che non finiranno mai più. […]
Marzo, a. XII n. 3
25-36 D. Bosco!!
[31 gennaio 1888, p.26]
[…] Quindi chinatosi all'orecchio del caro Padre: Don Bosco, gli disse con voce
soffocata dal dolore, siamo qui noi, i suoi figli. Le domandiamo perdono di tutti i dispiaceri che
per causa nostra ha dovuto soffrire, e per segno di perdono e di paterna benevolenza ci dia
ancora una volta la sua benedizione. Io le condurrò la mano e pronuncierò la formola della
benedizione. Scena commovente e straziante ad un tempo. Tutte le fronti si curvano a terra,
e D. Rua, facendo forza all'animo trambasciato, pronunciando le parole di benedizione, alza la
destra paralizzata di Don Bosco e invoca la protezione di Maria Ausiliatrice sui Salesiani
presenti e su gli altri assenti o sparsi nelle varie regioni della terra.
[Annunzi della morte di D. Bosco, p. 28]
D. Michele Rua, vicario di Don Bosco, non ostante il dolore che straziavagli l'anima,
padroneggiando coll'idea del dovere ogni sentimento dell'anima, avea già spedito il mesto
annunzio per telegramma, prima al S. Padre, al Cardinale Alimonda, e quindi alle case
d'America, d' Inghilterra, di Spagna, di Francia, d'Austria e d'Italia, e ad un certo numero di
benefattori. Intanto stendeva e faceva stampare la seguente circolare:
Ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice, ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane.
Coll'angoscia nel cuore, cogli occhi gonfi dal pianto, con mano tremante vi do
l'annunzio più doloroso, che io abbia mai dato, o possa ancor dare in vita mia; vi annunzio che
il nostro carissimo Padre in Gesù Cristo, il nostro fondatore, l'amico, il consigliere, la guida
della nostra vita, è morto. Ahi! parola che trapassa l’anima, che trafigge il cuore da parte a
parte, che apre la vena ad un profluvio di lagrime!
Le private e pubbliche preghiere innalzate al Cielo per la sua conservazione hanno
ritardato al nostro cuore questo colpo, questa ferita, questa piaga amarissima; ma non
valsero a risparmiarcela, come avevamo sperato.
Nulla ci conforta in questi istanti fuorché il pensiero che così volle Iddio, il quale
infinitamente buono nulla fa che non sia giusto, sapiente e santo. Quindi rassegnati chiniamo
riverenti la fronte e adoriamo i suoi alti consigli.
Per ora non occorre che io vi dica come Don Bosco ha fatto la morte del giusto, calma e
serena, munito per tempo di tutti i conforti della religione, benedetto più volte dal Vicario di
Gesù Cristo, visitato con insigne pietà da prelati ed incliti personaggi ecclesiastici e laici,
nostrani ed esteri, assistito con amore figliale dai suoi alunni, curato con affetto e perizia
singolare da celebri dottori. Neppure vi dirò qui delle sue virtù e delle opere sue, ché il tempo
stringe e il cuore non regge.
Pel momento vi notifico solo che, ancor pochi giorni sono, Don Bosco disse, che l’opera
sua non avrebbe sofferto per la sua morte, perché affidata alla bontà di Dio, perché protetta

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13
dalla valida intercessione di Maria Ausiliatrice, perché sostenuta dalla Carità dei Cooperatori e
Cooperatrici, che avrebbero continuato a favorirla.
Dal canto nostro possiamo aggiungere ancora che abbiamo la più grande fiducia che
sarà così, perché D. Bosco dal Cielo, ove fondatamente lo speriamo già accolto in gloria, ci
farà ora più che mai da amorosissimo padre, e presso il trono di Gesù Cristo e della Divina sua
Madre eserciterà più efficacemente la sua carità verso di noi, e più abbondanti ci farà piovere
le celesti benedizioni.
Incaricato di tenerne le veci, farò del mio meglio per corrispondere alla comune
aspettazione. Coadiuvato dall’opera e dai consigli dei miei confratelli, son certo che la Pia
Società di San Francesco di Sales, sostenuta dal braccio di Dio, assistita dalla protezione di
Maria Ausiliatrice, confortata dalla carità dei benemeriti Cooperatori
Salesiani e delle benemerite Cooperatrici, continuerà le opere dal suo esimio e
compianto Fondatore iniziate, specialmente per la coltura della gioventù povera ed
abbandonata e le estere missioni.
Ancora un pensiero. Ad esempio del glorioso nostro Patrono S. Francesco di Sales, più
volte D. Bosco, udendo o leggendo certe espressioni, che le persone benevoli usavano
inverso di lui, ebbe a manifestare il timore che dopo sua morte, creduto non bisognevole di
suffragi, lo si lasciasse in purgatorio. Pertanto, giusta il suo desiderio, e per debito di figliale
affetto, raccomando a tutti che vogliano tosto far calde preghiere in suffragio dell'anima sua,
ben conoscendo che il Signore saprà a chi applicarne l'efficacia.
Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, Cooperatori e Cooperatrici, giovanetti e
giovanette alla nostra cura affidati, noi non abbiamo più il nostro buon padre in terra: ma lo
rivedremo in Cielo, se faremo tesoro dei suoi consigli e ne seguiremo fedelmente le virtuose
pedate.
Credetemi anche nel dolore e nelle pene
Torino, li 31 Gennaio 1888.
Vostro aff.mo Confratello ed Amico
SAC. MICHELE RUA.
Aprile, a. XII n. 4
38-49 Diario della malattia di don Bosco
[31 gennaio 1888]
Alle 4 e 3/4 D. Bosco muore. Recitatosi il Deprofundis, D. Rua si alza e voltosi ai
confratelli dice loro, con voce rotta dai singhiozzi Siamo doppiamente orfani. Ma
consoliamoci. Se abbiamo perduto un padre sulla terra, un protettore abbiamo acquistato in
cielo. E noi dimostriamoci degni di lui, seguendone i santi esempi.
49-51 La tumulazione
[4 febbraio 1888]
[…] Anche D. Rua volle dire poche parole colle quali fece rilevare essere la Divina
Provvidenza che affidava a quei di Valsalice il corpo di Don Bosco. Egli raccontò in breve come
nelle vacanze passate tutti i Superiori avessero concordemente divisato di mantenere il
collegio per i giovani di civile condizione; e come in pochi minuti cangiassero disegno con una
unanimità che poco prima pareva impossibile; come si decidessero sorpassando ogni
difficoltà, di sciogliere il collegio e stabilirvi la casa di studentato per le nostre missioni. Lo
stesso D. Bosco che pochi giorni prima aveva acconsentito a mantenere il collegio, ancor di
buon animo aver approvata la divisata trasformazione. E concludeva; Ma a che cosa mira,
dimanderete voi, questo ricordo? Mira a farvi intendere che se questa casa fosse ancora
collegio, noi non avremmo potuto ottenere il permesso di avere le spoglie di D. Bosco fra di
noi; non all’Oratorio, perché il Ministero diede una negativa assoluta, non qui, perché le altre
autorità avrebbero posto un veto in vista della natura della casa destinata a dimora di

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giovanetti. Ma Iddio che aveva decretato di prenderci D. Bosco, e per nostra consolazione
voleva lasciarcene il corpo vicino, dispose gli eventi come io vi ho raccontato. Noi possiamo
adunque dire in tutta verità che è la Divina Provvidenza quella che vi affida la custodia di
questo sepolcro. Pertanto mostratevi degni di tanta sorte, e colla pratica delle virtù di D.
Bosco fate che egli possa allietarsi di essere col suo corpo in mezzo di voi, qual Padre presso
a' suoi figli.
Maggio, a. XII n. 5
55-60 Commemorazioni funebri di D. Bosco nelle principali chiese da lui
edificate
[circolare di invito per il funerale di settima, p. 56]
Benemeriti signori Cooperatori e benemerite signore Cooperatrici,
Mi fo un dovere di annunziare alle SS. VV. che giovedì prossimo, 9 corrente, nella chiesa
di San Giovanni Evangelista in Torino, avrà luogo un funerale di settima in suffragio dell'anima
del compianto nostro D. Bosco. In questa medesima occasione sarà pur tenuta la Conferenza,
che era stata stabilita per giovedì scorso, e che l'agonia, indi la morte dell'indimenticabile
nostro Fondatore e Padre ci obbligavano di sospendere.
La Messa comincierà alle 9 ore e sarà pontificata da S. E. R.ma Mons. Basilio Leto,
Vescovo titolare di Samaria. Dopo le esequie, Monsignor Giov. Cagliero salirà il pulpito, e
volgerà agli intervenuti alcune parole di circostanza. In fine sarà cantato il Deprofundis, ed in
tal modo avrà fine la prima Conferenza, che teniamo dopo la dolorosa scomparsa di Colui, la
cui sola presenza bastava a consolarci ed infonderci coraggio.
Nella fiducia che i Cooperatori e le Cooperatrici della città non mancheranno di venire a
pregare con noi la eterna pace all'anima del nostro comune amico e Superiore,
raccomandando anche me stesso alla carità delle loro orazioni, e col più profondo rispetto mi
professo,
Delle SS. VV. Benemerite,
Obbligat.mo servitore sacerdote MICHELE RUA
Settembre, a. XII n. 9
107-108 Gli ultimi giorni dell'anno scolastico nell’Oratorio di S. Francesco di
Sales
[15 agosto 1888. Distribuzione dei premi agli allievi delle scuole]
[…] Distribuiti i premi alle classi degli studenti ed ai migliori artigiani di ciascun
laboratorio ed a coloro che avevano fatto maggior profitto nelle scuole serali; dopo che
vennero suonati e cantati varii pezzi di musica, D. Rua parlò. Ricordò i motivi imperituri di
riconoscenza che legavano i giovani alla benedetta memoria di D. Bosco, ringraziò tutti i
Superiori dell'Oratorio per la cooperazione efficace prestatagli nell'educare ed istruire tanta
gioventù, lodò la condotta degli alunni della quale dichiarossi molto contento, ed invitò a
gridare unanimi: VIVA D. BOSCO!
109-110 La solenne distribuzione dei premii nell'Oratorio festivo di S. Francesco
di Sales.
[12 agosto 1888]
[…] Il sig. D. Michele Rua esortava infine i giovanetti ad amare il loro Oratorio, a
perseverare nella frequenza, perché così potevano, ricevendo una sana educazione religiosa,
riuscire nell’avvenire buoni cristiani e buoni cittadini.
dicembre, a. XII n. 12
141 Augurii di felicità.

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Il Sacerdote D. Michele Rua successore di D. Giovanni Bosco, coi suoi numerosi
giovanetti, profondamente commosso e riconoscente per le condoglianze e dimostrazioni di
simpatia e carità che continuarono a prestargli i Signori Cooperatori e le Signore Cooperatrici
in questo anno così luttuoso per la morte dell'indimenticabile fondatore della Pia Società
Salesiana, coglie la propizia occasione delle prossime Feste Natalizie e della fine dell'anno per
augurar loro dal Cielo le più elette benedizioni ed ogni prosperità.
Tutte le Comunioni e le preghiere che si faranno nella mezzanotte del Santo Natale dai
Salesiani e dai loro alunni saranno indirizzate a Dio, perché si degni concedere ai loro
Benefattori ed alle loro Benefattrici un nuovo e felicissimo anno coll'abbondanza delle sue
grazie.
1889
gennaio, a. XIII n. 1
1-8 Lettera del sacerdote Michele Rua ai cooperatori salesiani e alle
cooperatrici.
Benemeriti Cooperatori Salesiani e benemerite Cooperatrici,
Nell'accingermi ad indirizzarvi questa lettera pel nuovo anno 1889, mi si risveglia nella
mente un pensiero ben doloroso, e sono persuaso che ancor voi, nel riceverla, ne proverete
penosa impressione. Non é più Don Bosco che,scrive, ma il suo Successore! Quantunque
abbiamo la più grande certezza che il sant'uomo ci assista dal cielo, tuttavia il riflesso che egli
non è più visibile tra noi continua ad eccitare nel nostro cuore la più viva emozione.
Per l'addietro, e specialmente l'anno scorso in quest'occasione medesima,
accennandovi il numero dei Cooperatori e delle Cooperatrici chiamati all'eternità, Don Bosco
lasciava intravvedere non lontano il giorno, nel quale ancor egli sarebbe scomparso dalla
scena del mondo; anzi era così fisso in questa idea, che la sua lettera parve il ricordo di un
padre morente. La sua previsione fu pur troppo avverata, ed un mese dopo egli ci aveva già
abbandonati, sollevando nel mondo un generale compianto.
Ma io non voglio contristare maggiormente me stesso e voi con sì dolorosa
rimembranza; in quella vece intendo che ci animiamo a vicenda a camminare sulle pedate sue
gloriose, a seguirne fedelmente i consigli, affinché, quando giunga anche per noi l'ultimo
giorno della vita, possiamo lasciare senza rincrescimento questa terra di esilio, per la certezza
di andare al possesso della patria celeste.
Ringraziamenti.
Prima di passare a segnalarvi, secondo il costume, le opere che coll'aiuto di Dio e colla
vostra carità abbiamo potuto compiere nell'anno ora scaduto, e proporne alcune delle
principali da effettuarsi nell'anno di fresco incominciato, io debbo compiere un dovere. Il
dovere si è di ringraziarvi della parte vivissima, che a voce e per iscritto avete preso nel
condolervi con me e co' miei confratelli Salesiani della perdita irreparabile da noi fatta nella
morte di Don Bosco. In alcune famiglie, ricevuto il doloroso annunzio, grandi e piccoli si son
messi a piangere, come se fosse morta la persona loro più cara. In altre s'interruppe il pranzo
o la cena, si alzarono da tavola, e diedero in un pianto dirotto. Molte persone presero il lutto
per più mesi e si vietarono ogni divertimento. Le lettere poi di condoglianza, che mi
pervennero in quei giorni, erano piene di così commoventi espressioni, che nel leggerle mi si
gonfiavano sovente gli occhi, e doveva piangere ancor io ed esclamare: Oh caro D. Bosco,
quanto mai tu eri stimato ed amato nel mondo!
Ringrazio adunque di gran cuore tutti coloro, che in qualsiasi maniera ci consolarono
nell'afflizione. Ringrazio chi fece private e pubbliche preghiere prima per la guarigione, indi in
suffragio dell'anima di D. Bosco; ringrazio sentitamente i molto reverendi parrochi, che a loro
spese celebrarono solenni funerali nelle proprie chiese, e ne invitarono con premura le loro
popolazioni a prendervi parte; ringrazio con tutta la effusione del cuore i Venerandi Vescovi

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d'innumerevoli diocesi, che ebbero la bontà e di ordinare consimili suffragi nelle proprie
cattedrali, e di fare essi medesimi l'assoluzione al tumulo a titolo di onore; ringrazio con non
minore affetto i molti ed eloquenti oratori, che ne dissero nell'uno e nell'altro emisfero
l'elogio funebre, e con le loro lodi intrecciarono e posero sopra la sua tomba corone, che non
periranno.
Né occorre che io ringrazi i miei confratelli Salesiani e le Suore di Maria Ausiliatrice, che,
dimentichi della mia insufficienza, mi accolsero tosto a loro Superiore e mi prestarono
l'omaggio di loro obbedienza e sottomissione, prima ancora che conoscessero appieno la
sovrana disposizione del Sommo Pontefice a mio riguardo, dando essi in tal modo una
splendida prova di carità verso di me, e di venerazione alla memoria del lagrimato padre.
Passo pur sotto silenzio la provvidenziale venuta di Mons. Giovanni Cagliero dall'America, nel
momento in cui stava per cadere sopra di me il peso enorme di tutte le opere di Don Bosco,
ma ricorderò sempre la bontà veramente fraterna, con cui egli mi sorresse nell'ardua impresa;
il buon Dio ne lo rimeriti per me, coll'incoronare il suo apostolico zelo, mediante la
conversione d'innumerevoli anime.
Ma un ringraziamento cordialissimo io debbo dare soprattutto al sapientissimo e
benevolissimo Santo Padre Leone XIII, che prima con lettera preziosissima fatta scrivere
dall’Eminentissimo Cardinale Rampolla suo Segretario di Stato, e poscia egli medesimo a viva
voce si degnò di esternare il grande cordoglio, che aveva cagionato all'augusto animo suo la
morte di Don Bosco, dicendola una pubblica sventura, ed uscendo coll'umile scrivente in tale
encomio del sant'uomo, da riempirmi il cuore di consolazione ed infondermi un grande
coraggio. Sì, grazie vivissime a Voi, o Beatissimo Padre, per tanta bontà, e il Ciel vi conservi ad
multos annos all'amore dei Salesiani, alla gloria della Chiesa, all'ammirazione del mondo.
Invito finalmente i Cooperatori e le Cooperatrici a sciogliere con me e coi Salesiani un
inno del più divoto ringraziamento a Dio e alla Santissima Vergine Maria, per le molte ed
amorosissime grazie, che ci hanno pur concesse nello scorso anno, da farci toccare con mano
che non ci lasciavano orfani, e darci la più grande certezza che, avendo perduto D. Bosco in
terra, lo avevamo acquistato in cielo, dove ci può aiutare con maggiore efficacia. Si, te Deum
laudamus, te Dominum confitemur.
Opere eseguite nell'anno 1888.
Sciolto, sebben debolmente, il debito della gratitudine, passo ora al soggetto
principale della mia lettera. Nelle ultime sue memorie il nostro indimenticabile Don Bosco
raccomandò che, venendo egli a morire, non si aprissero più per alcun tempo nuove Case, ma
si rivolgessero i comuni sforzi a rassodare vie meglio le già aperte, fornendole del personale
occorrente. La stessa raccomandazione mi venne pur fatta dal Vicario di Gesù Cristo, il giorno
21 febbraio, quando ebbi la bella ventura di essere ammesso a sua particolare udienza. Fedeli
a questo savio e paterno consiglio, noi non abbiamo quest'anno accettata alcuna delle
moltissime proposte, che ci vennero fatte da Cardinali, da Vescovi, da parrochi, da sindaci e
financo da presidenti di Repubbliche, e ci siamo limitati ad eseguire gli impegni assunti già dal
compianto Don Bosco e le opere già incominciate col suo beneplacito.
Per il che a Torino in Valsalice abbiamo impiantato e vie maggiormente fatto fiorire il
Collegio delle Missioni, per la cui fondazione il signor Don Bosco medesimo, pochi mesi prima
di sua morte, aveva dato il suo pieno consenso; Collegio composto ormai di centocinquanta
giovani chierici, i quali sulla tomba del loro amato padre e maestro si formano alla virtù e alla
scienza, e s'inspirano a divenire come lui apostoli di carità e di fede.
Nella città di Parma abbiamo presa l'amministrazione di una parrocchia, e incominciato
un Ospizio di carità ed un Oratorio festivo, frequentato già da circa 200 fanciulli.
A Gévigney in Francia, presso la città di Besançon, si piantò una colonia agricola per
poveri giovani contadini, in un fondo a tal uopo lasciato da un caritatevole signore.
Dal canto loro, le Suore di Maria Ausiliatrice si assunsero la direzione di un
Conservatorio di fanciulle nella città di Catania, ed apersero nella città medesima una loro
Casa con laboratorio per giovinette esterne. E nella città di Novara, nell'ampio fabbricato, di
cui erasi già dinanzi fatto acquisto, mediante la carità di una egregia signora Cooperatrice

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Salesiana, le dette Suore si stabilirono il 26 dello scorso novembre, vi apersero Oratorio
festivo con centinaia di fanciulle, al quale aggiunsero laboratorio e scuole festive.
Questo in Europa. Nell'America poi e nella Repubblica del Chilì si fondò una Casa di arti
e mestieri, per poveri fanciulli, nella città di Talca, promessa già dallo stesso Don Bosco e
apertasi il giorno medesimo di sua morte, il 31 dello scorso gennaio; come pure per sua
esortazione venne stabilita una residenza di Missionarii nelle Isole Malvine, sotto la Prefettura
Apostolica della Patagonia meridionale, dove i Salesiani, oltre la cura degli adulti, si applicano
alla istruzione dei fanciulli, facendo scuola e catechismo.
È pur da notare che gli 8 Salesiani, partiti da Torino il 6 dicembre del 1887, ultimi inviati
da Don Bosco in persona a fondare una Casa per poveri artigianelli a Quito, capitale della
Repubblica dell'Equatore, giunsero alla loro destinazione pochi giorni prima di sua morte, e
stabilirono e svilupparono la detta Casa con tanto vantaggio della gioventù, da riscuotere già
l'ammirazione e il plauso dell'autorità ecclesiastica e civile.
Le Suore poi a Punta Arenas, sullo stretto di Magellano, apersero altresì una Casa per
raccogliervi le fanciulle indie della Terra del Fuoco, e per attendere alla loro religiosa
istruzione e civile educazione in quel modo, che non sarebbe acconsentito ai Salesiani,
occupati particolarmente nella evangelizzazione delle tribù selvaggie e nella cultura dei
fanciulli.
In quanto all'America, non debbo tacere la numerosa spedizione di 60 e più Missionarii,
partiti da Torino in 3 squadre principali, per recarsi colà a rinforzare le file dei loro confratelli
nelle Case e residenze già stabilite, allo scopo di conservare la fede nei compatriotti emigrati,
e per farla conoscere agli infedeli mediante la predicazione del Vangelo, ed, occorrendo, per
fondare eziandio altri Collegi ed Ospizi di carità, colonie agricole, Case di arti e mestieri a pro
della gioventù cristiana e pagana, in quei luoghi più che altrove povera ed abbandonata.
Parimenti fecero vela in due volte ben 20 Suore di Maria Ausiliatrice, per dedicarsi, secondo le
proprie forze e condizione, all'assistenza e alla eterna salvezza delle persone del loro sesso.
Queste sacre spedizioni di operai evangelici, sebben numerose più che non quelle degli
anni scorsi, non furono contrarie alle intenzioni del defunto Don Bosco, perché,
raccomandando egli che, avvenuta la sua morte, si sospendesse l'apertura di nuove Case,
aveva escluse appositamente le Missioni estere, anzi aveva esortato tutti a sostenerle e
promuoverle, promettendo una speciale protezione di Maria Ausiliatrice a quanti avessero
cooperato in loro favore. Le spese fatte pei viaggi dei Missionarii e per le necessarie provviste
furono grandi; ma, debbo pur confessarlo, la carità dei Cooperatori e delle Cooperatrici,
specialmente nell'Italia, nella Francia e nel Belgio, ci sorresse e confortò come nei bei giorni
dell'incomparabile D. Bosco.
Quantunque poi, in paragone di altri anni, non abbiamo in questo aperte tante Case, né
posto mano ad opere nuove, ciò non di meno si può dire che sia stata un'opera più di ogni
altra maravigliosa l'aver potuto tenere in piedi e continuare tutte le opere e le Case Salesiane,
senza abbandonarne neppur una, non ostante la morte di colui, che ne era il cuore e la vita;
argomento questo non dubbio che il buon Dio prosegue a rimanere con noi e ci protegge
coll'amorosa sua provvidenza. Si, Iddio ci protegge col mandarci degli aiutanti; ci protegge
coll'infondere in questi lo spirito di abnegazione e di sacrifizio nel lavorare con ardore alla sua
maggior gloria; ci protegge soprattutto nell'inspirare e muovere tante persone dabbene, quali
sono i Cooperatori e le Cooperatrici, a sostenerci colle loro limosine e colla loro beneficenza,
affinché possiamo affrontare le spese che ci occorrono. Ne sia il Signore Iddio infinitamente
benedetto, e degnamente ricompensata la carità dei suoi fedeli amatori.
Alcune opere proposte per l'anno 1889.
Nell'anno corrente noi dovremo proseguire il bene incominciato per lo innanzi, e
sviluppare e rassodare le Case già fondate a sempre maggior vantaggio della religione e del
buon costume, quale si è lo scopo della nostra Instituzione. Le numerose Case di vario genere
da sostenere in Europa e in America comprendono da duecento cinquanta a trecento mila
fanciulli, la cui educazione pesa sulle nostre spalle.
Pertanto le opere principali, che propongo alla vostra carità, sono le migliaia di
giovanetti, raccolti nelle Case Salesiane, ai quali, perché poveri, dobbiamo provvedere vitto,

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vestito, maestri, libri, strumenti d'arte e simili, affinché abbiano l'istruzione richiesta ed
imparino una professione, con cui in avvenire possano procacciarsi il pane onoratamente, e
far del bene a se stessi e al loro simile. Sono le centinaia di giovani chierici avviati alla carriera
ecclesiastica, ancor essi da mantenere, da vestire, da aiutare nei loro studii, affinché non ci
vengano a mancare i Sacerdoti e i Missionarii, i maestri e gli assistenti, con cui sostituire i
defunti e gli infermi; anzi, affinché si accresca ogni anno il numero dei nostri coadiutori, e col
mezzo loro possiamo distendere maggiormente il regno di Gesù Cristo sulla terra, fondando
Case e Missioni in ogni luogo, dove se ne scorge bisogno. Sono le tipografie, sono le librerie e
la diffusione della buona stampa, allo scopo d'instruire i fedeli nei proprii doveri, premunirli
dai serpeggianti errori, e contal mezzo far riamare e rispettare la nostra santa cattolica
religione, che è l'unica vera, l'unica che conduce a salvamento. Sono i 300 e più Missionarii
sparsi nelle varie parti dell'America del Sud, e sino nelle ultime estremità della terra, i quali,
come sapete, essendo colà non in cerca di oro, ma di anime, non nell'agiatezza,ma negli
stenti, abbisognano continuamente dei nostri aiuti materiali, sia per mantenersi in vita, sia per
provvedere gli abiti e vestiti se medesimi e agli indii, sia per procurare strumenti a questi,
onde addestrarli a coltivare la terra, sia per costruire cappelle, ove raccogliere i convertiti
dinanzi all'altare, sia per fabbricare Case di carità, nelle quali ricoverare i loro figliuoletti,
educarli cristianamente, istruirli secondo il bisogno, a fine di giovarsi un giorno dell'opera loro,
per incivilire e salvare i loro connazionali.
Opera finalmente pur molto raccomandata dal compianto Don Bosco, e che io ricordo
alla vostra pietà, è il compimento dell’Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma. L'Ospizio è già
bene avviato e vi raccoglie circa 100 giovanetti; ma 100 non sono ancora 500, quanti voleva
poterne radunare il prelodato nostro fondatore e padre, per salvarne un maggior numero,
conducendoli a Gesù Cristo. A mesto fine è d'uopo riprenderne la costruzione, dovutasi
sospendere per mancanza di mezzi.
Voi vedete adunque, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, quale vastità
di campo si presenti alla vostra carità nell'anno corrente, e quale feconda occasione abbiate
per far del bene in vita, procurarvi un più dolce conforto in morte, e per rendere ognor più
ricca e splendida la vostra eterna corona.
Monumento a D. Bosco in onore di Maria Ausiliatrice.
Ma un'opera, la quale deve starci in quest'anno singolarmente a cuore, è quella sopra
cui voglio qui intertenervi alquanto. Niuno di voi ignora come il nostro caro Don Bosco per
varii anni consacrò le sue più vive sollecitudini per innalzare in Torino, presso la Casa centrale
del nostro Istituto, una chiesa ad onore della gran Madre di Dio, sotto il titolo di Maria
Ausiliatrice. Stante poi il bisogno che il sacro edifizio fosse presto ultimato per raccogliervi
quasi un migliaio di giovanetti, che più non capivano nella chiesa di S. Francesco di Sales; in
vista eziandio delle spese ingenti, che vi erano già occorse, egli fu costretto a soprassedere
dall'idea di decorarla di preziosi marmi, di pitture e di oro, e si limitò a farle dare una semplice
tinta. In appresso, e specialmente in questi ultimi anni, memore dei prodigi da Dio operati a
pro di coloro, che da principio avevano concorso ad innalzare la detta chiesa; testimonio
quotidiano delle grazie, che la Vergine Ausiliatrice continuava a concedere a chi in essa la
veniva a pregare, oppure da lontano ne invocava il valido patrocinio e raccomandavasi alle
preghiere de' suoi orfanelli; riconoscente ai favori di ogni genere che riceveva per sè e pei suoi
giovanetti, il gran servo di Dio e divoto di Maria concepì vivissimo desiderio di por mano ad
abbellirne ed ornarne la Casa, donde, come dal suo trono, l'amorosissima Regina aveva
impartiti e impartiva segnalati benefizi a conforto dell'afflitta umanità. Nell’anno 1887 Don
Bosco aveva già fatto chiamare a sè due celebri pittori e decoratori per interpellarli in
proposito, e dato ordine per gli studi opportuni.
Or bene, ecco l'opera alla quale nell'anno 1889 e seguenti noi vorremmo applicar la
mente, il cuore e la mano. Dopo la morte di Don Bosco, da molte ed anche autorevoli persone
io ricevetti invito ed incoraggiamento ad iniziare una pubblica sottoscrizione per alzargli un
monumento. Avendo avuto l'invidiabile sorte di stare per tanti anni a fianco del sant'uomo,
udirne le parole, essetestimonio de' suoi pensieri e de' suoi desiderii, io sono convinto che il
monumento più caro a Don Bosco si è di compiere il monumento, che egli stesso innalzò a
Maria, rendendolo più adorno di pitture e di fregi, facendolo più ricco di marmi e di ori, più
degno di sì eccelsa Regina.

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19
Quest'opera, oltre al tornare di gloria alla gran Madre di Dio e di onore a Don Bosco,
sarà pure l'adempimento di una solenne promessa fatta dai Superiori della pia Società
Salesiana, la sera stessa del 31 gennaio scorso, in cui rimanevano orfani di un tanto padre.
Vedendo noi insorgere gravi difficoltà per ottenere dalle autorità civili il permesso di
seppellirlo presso qualcuna delle nostre Case, e temendo di vedercelo portato nel cimitero
comune, abbiamo promesso che se Maria Ausiliatrice ci concedeva di avere le amate spoglie
di Don Bosco sepolte nell'Oratorio di S. Francesco di Sales, o almeno nel Collegio di Valsalice
in Torino, ci saremmo adoperati a tutto nostro potere per la decorazione di detta sua chiesa,
siccome in ringraziamento di un favore così desiderato. I nostri voti, come ognun sa, furono
esauditi, e quindi ci sentiamo in dovere di sciogliere la data parola. Ma se dal canto nostro
nulla lascieremo d'intentato per far riuscire l'impresa nel più breve tempo possibile, vi confido
nondimeno che noi Salesiani vi potremo concorrere solamente coi mezzi morali, vale a dire
colle parole, col consiglio, coll'assistenza, perché viviamo di carità ancor noi, come i nostri
orfanelli; quindi i mezzi materiali li speriamo tutti dalle mani dei Cooperatori e delle
Cooperatrici, così divoti di Maria ed ammiratori del suo fedelissimo servo D. Giovanni Bosco.
Adunque, fin da questo mese, in cui si compie il primo anniversario della morte di D.
Bosco, è aperta la sottoscrizione con questo titolo: Monumento al sacerdote D. Giovanni
Bosco in Torino, ad onore di Maria Ausiliatrice.
Per ora non incarico alcuno a farsi raccoglitore per questo scopo, e prego i divoti di
Maria e gli amici di D. Bosco che abbiano la bontà di mandare le proprie offerte direttamente
al sottoscritto in Torino, indicandone la destinazione.
Occorrendo, saranno inviate apposite schede munite col bollo dell’Istituto ai signori
parrochi, con preghiera che vogliano prestarsi essi medesimi a questo atto di carità col
ricevere offerte, a fine di chiudere ai male intenzionati l'adito a sorprendere la buona fede
delle popolazioni, come suole accadere in consimili occasioni.
Saranno da noi notate sopra un registro particolare le limosine delle singole città e
paesi, col nome e cognome degli offerenti.
Finisco questo punto con un ricordo. Mentre negli anni 1865, 66 e 67 si stava
fabbricando la chiesa di Maria Ausiliatrice, il signor Don Bosco e noi tutti fummo testimonii di
grazie molte e straordinarie, concesse da Dio a coloro che colle limosine ed altri mezzi
materiali concorrevano alla sua costruzione; fatto, questo, così pubblico e notorio, che ad uno
dei primi Vescovi, che predicarono in detta chiesa, fece dire: Ogni pietra di questo sacro
edifizio è una grazia, è un miracolo della Madonna.
Or quello, che avvenne nella sua costruzione, confido pienamente che si rinnoverà
nella sua decorazione; ed è bene appoggiata la mia fiducia. Imperocchè chi prende parte a
quest'opera fa onore a Maria, come chi si adopera ad abbellire il palazzo, la casa, l'abitazione
di una generosa ed augusta regina. Ma sta scritto che chi onora la Madre dell'eterna Sapienza
avrà la vita eterna: Qui elucidant me, vitam aeternam habebunt; e se avrà la vita eterna, che è
il tutto, assai più facilmente avrà la parte, avrà il meno, che sono le grazie spirituali e
temporali, di cui tanto abbisogniamo in questa valle del pianto. Chi onora Maria ne troverà le
materne finezze, non solo nelle grazie di santificazione e della salvezza dell'anima, ma altresì
negli aiuti del corpo e negli affari del tempo, per quanto giovano a quelli dell'eternità, e
proverà quanto le siano bene applicate quelle parole dello Spirito Santo: Chi mi troverà, avrà
trovata la vita, e dal Signore riceverà la salute: Qui me invenerit, inveniet vitam, et hauriet
salutem a Domino.
Mezzo efficace per sostenere le opere di beneficenza.
Dopo di aver considerate le varie opere di religione e di beneficenza da me suesposte,
voi mi domanderete forse come mai dovreste fare per potervi rendere capaci di concorrere
alla loro esistenza ed esecuzione. A fine di non dilungarmi in cose che già conoscete, per
risposta io mi limito a segnalarvi un mezzo solo, che giudico il più efficace e valevole per tutti.
Abbiate in cuore la vera carità, la carità di nostro Signor Gesù Cristo. Chi possiede tale carità
trova modo di cooperare a qualsiasi opera buona. Sì, procuriamoci la dolce inclinazione a far
del bene al nostro simile, specialmente ai fanciulli più poveri ed abbandonati, e alle anime in
pericolo di eterna dannazione, quali sono quelle soprattutto dei poveri selvaggi, che ancor

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non conoscono Iddio. Questa inclinazione, chi più chi meno, tutti già la sentiamo; ma
possiamo renderla ognor più forte, facile e pronta, con degli acconci riflessi, di cui eccone
alcuni.
Anzitutto riflettiamo che il far del bene al prossimo ci rende più che ogni altra cosa
simili a Dio, il quale, essendo una bontà per sua natura diffusiva, fa del bene a tutti, persino a
chi non lo conosce e non lo ama, persino ai suoi nemici, e, come dice il Vangelo, fa levare il
sole sopra i buoni e sopra i cattivi, e manda la pioggia pei giusti e per gli iniqui (MATT. v, 45).
Riflettiamo a quanto fece e a quanto fa nostro Signor Gesù Cristo per tutti e per
ciascuno di noi in particolare. Essendo ricchissimo e per se stesso beato, pure elesse ogni
sorta di stenti e di pene; sostenne ingiurie, insulti, derisioni e calunnie; si sottomise a
condanne, a flagelli, a spine, alla croce, alla morte, versando sino all'ultima goccia il proprio
sangue; e dopo di aver dato esempii di sì inaudito amore, ce ne diede anche il comando colle
più efficaci parole. E poi la carità, che dimostrò a ciascuno le tante e tantissime volte, col
perdono dei peccati, coll'allontanarci disgrazie, col risparmiarci la morte forse in momenti ben
poco felici, non ci deve forse essere di forte stimolo a fare ancor noi la carità ad altri, almeno
con qualche sacrifizio delle nostre sostanze?
Riflettiamo alla dolce consolazione che proveremo specialmente in punto di morte,
quando, nel momento di presentarci a Dio, e tremanti forse pel ricordo di qualche nostra
miseria, ci verrà in mente che in Cielo vi è già qualche anima beata che prega per noi, perché
stata istruita nelle Case fondate e mantenute colla nostra carità, perché salvata per opera di
Missionarii da noi provveduti, perché ritornata sul retto cammino pel sacro ministero di un
Sacerdote da noi fatto raccogliere ancor giovanetto e favorito ne' suoi studi e nella sua
vocazione. Ed oh! quanti fatti commoventi vi potrei qui citare in prova di questa indicibile
gioia, pregustata nell'agonia da persone caritatevoli!
Riflettiamo ancora che Dio ha promesso che la carità, la quale noi facciamo agli altri,
egli la farà a noi; la farà nelle cose spirituali e temporali; la farà altresì ai nostri cari, e
specialmente a coloro, i quali si prendono cura dei poveri orfanelli e dei fanciulli più
abbandonati e pericolanti. Ed in vero sono parole dettate dallo Spirito Santo le seguenti del
Salmo 40: Beato colui che ha pensiero del miserabile e del povero: lo libererà il Signore nel
giorno cattivo. Il Signore lo conserverà e gli darci la vita, e lo farà beato sopra la terra, e nol
darà in potere de' suoi nemici, e gli porgerà soccorso nel letto del suo dolore. Or nel corso di
nostra vita in quali e quante critiche e dolorose circostanze non potremmo forse trovarci
ancor noi, nelle quali niuna persona del mondo sarebbe in grado di portarci, soccorso? E non è
egli un forte stimolo ad usare carità al prossimo il pensiero che con questa carità noi ci
renderemo debitore e protettore un Dio onnipotente?
Vedete adunque, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, quanti stimoli
abbiamo ad essere caritatevoli. Usiamoli sovente, ed accenderemo in cuor nostro una fiamma
di sì viva carità, che ne faremo sentire il calore benefico in tutte le parti del mondo.
Alcune massime da praticare.
A compimento di quanto ho sopra riferito per accendere nei cuori la santa carità,
aggiungo alcune massime, che praticate saranno di grande giovamento al nostro scopo.
1°. Mettiamo tutti i giorni, o almeno tutte le settimane o tutti i mesi qualche cosa in
disparte, per sostenere le opere di beneficenza e di religione. Questo già suggeriva di fare
l'apostolo san Paolo ai primi cristiani, in sollievo degli indigenti ( I Cor. XVI, 1, 2).
2°. Facciamo di quando in quando qualche sacrifizio e risparmio a tale uopo, ora in un
viaggio, ora in un divertimento, ora nell'acquisto di una veste o di un abito e simili, ora nella
cucina, rendendola più economica, e via dicendo. Specialmente le madri e le figlie di famiglia,
le padrone e financo le serve, con queste ed altrettali industrie, possono procacciarsi il mezzo
di fare del bene moltissimo.
3°. Chi intende di lasciare qualche parte del fatto suo a vantaggio delle opere di carità,
prenda il consiglio di farlo sua vita durante; lasci anche più poco, ma si assicuri in tal modo che
la sua volontà si eseguisca, direi quasi, sotto i suoi occhi. Dopo la morte possono insorgere
grandi ed inaspettate difficoltà, dissensioni e liti, per le quali non solo non ne abbiano aiuto le

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21
opere di carità, ma trovino la rovina ed anche la dannazione dell'anima non poche persone,
sedotte dall'avarizia e dall'interesse. E poi rischiara più il nostro viaggio alla eternità una
candela davanti, che non due di dietro.
Conclusione.
Ecco, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, ecco i sentimenti dell'umile
Successore di D. Bosco, e che ritengo siano pure i sentimenti di ognuno di voi. Ora conchiudo
col pregarvi che abbiate la bontà di continuarmi l'appoggio della vostra benevolenza. Fatelo
per amor di Dio, per amore di Maria Ausiliatrice ed anche per amor di Don Bosco, che tanto vi
amava e che prima di morire vi scriveva così: Se avete aiutato me con tanta bontà e
perseveranza, ora vi prego che continuiate ad aiutare il mio Successore dopo la mia morte.
Dal mio canto vi assicuro che unitamente coi miei confratelli Salesiani proseguirò ancor
io ad inspirarmi ai sentimenti, ai consigli, alle massime di Don Bosco, e di comune accordo
faremo il possibile che la vostra carità riporti il frutto desiderato a vantaggio della religione,
della famiglia, della civile società, a gloria di Dio, a salvezza delle anime.
Fedele alla raccomandazione che Don Bosco mi fece, io vi raccomando tutti i giorni al
Signore, anzi intendo che nelle comuni e private preghiere, che si fanno nelle Case Salesiane,
voi siate sempre compresi, e che Iddio vi conceda il centuplo della vostra carità anche nella
vita presente, e in fine la corona delle grazie, che si è di poterci tutti trovare in Cielo a goderlo
per tutta la eternità. Pregate anche voi per me; preghiamo tutti altresì pei Cooperatori e per le
Cooperatrici defunti, e intanto credetemi quale mi professo con profonda gratitudine e con
pienezza di stima
Di voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,
Torino, 1° gennaio 1889.
Obbl.mo Servitore
Sac. MICHELE RUA.
Febbraio, a. XIII n. 2
18-27 Partenza dei missionarii per la Patagonia.
[7 gennaio 1889, don Rua ai Missionari, p. 19]
Al mattino D. Michele Rua celebrò la S. Messa nella cappella attigua alla camera di D.
Bosco, assistendo a questa tutti i Missionarii; coloro che non erano Sacerdoti fecero la S.
Comunione per le sue mani. Quindi D. Rua volse loro alcune affettuose parole Prima che
partiate, ei disse loro, per le lontane regioni dell'America, vi ho radunati in queste stanze per
ravvivare nei vostri cuori tante soavi rimembranze. Qui ove D. Bosco abitò per tanti anni; qui
ove nel Santo Sacrificio della Stessa raccomandava a Gesù benedetto tutti i suoi figliuoli che
tanto amava; qui ove meditò, ordinò e condusse a compimento tante sante imprese; qui ove
per la prima volta gli brillò nella mente il grandioso pensiero delle Missioni, colla sicurezza che
la Vergine SS. Ausiliatrice gli avrebbe mandati gli operai evangelici, qui ho desiderato darvi il
mio saluto e la benedizione in nome suo.
Voi partirete per l’America! Ricordatevi sempre che siete i figli di D. Bosco! Che cosa
vuol dire esser figlio di D. Bosco? Vuol dire, seguire i suoi esempi, praticare le sue virtù,
continuare la missione da lui intrapresa, animati da quello spirito di carità, di sacrifizio
continuo, di lavoro indefesso, dal quale era egli tutto compreso. Oh quanto grandi furono e
sublimi le virtù di D. Bosco! Non fa bisogno che io ve le descriva: voi ne foste testimonii; ma
quella che in lui poteasi dire caratteristica fu l'ardente brama di salvare le anime. Da mihi
animas, caetera tolle, aveva scritto fin nei primordii della sua carriera sacerdotale sull'uscio
della sua camera. Questo fu il suo programma ed ogni istante della sua vita fu consacrato nel
metterlo fedelmente in pratica. Ed ecco lo scopo che voi tutti dovete avere, preti, chierici e
coadiutori nell'andare in America. Non la speranza di guadagni, non la lusinga di passatempo,
non la brama di onori, non la curiosità di veder nuovi paesi, ma il solo desiderio di salvare
molte e molte anime deve essere lo stimolo che affretta la partenza del Missionario. Con
questo fine le vostre prediche, i vostri catechismi, le vostre scuole, le vostre assistenze, i

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vostri viaggi, le vostre stesse privazioni saranno fruttuose, dolci e senza dolori; poiché, avrete
il Dio delle consolazioni coli voi e la certa speranza d'un guiderdone ineffabile ed immortale. Il
vostro cuore palpiti sempre e solo per il N. S. Gesù Cristo. Questo proponimento tutti possono
e debbono farlo. Però mentre cerchiamo di salvare l'anima altrui, badiamo a non perdere la
nostra. E qui si diffondeva nel ricordare i saggi avvisi che tante volte D. Bosco aveva ripetuti.
Ciò detto li benedisse e regalò a tutti una memoria ed un ritrattino di D. Bosco, soggiungendo:
Ricopiate in voi vivo D. Bosco nelle vostre opere, nella vostra mente, nel vostro cuore.
Quindi passarono nella camera di D. Bosco e postisi in ginocchio ìntorno al letto sul
quale egli era spirato, D. Rua esclamò: O caro e venerato padre! Oli Don Bosco! Voi che ora,
come noi fermamente speriamo, già godete il premio delle vostre fatiche, degnatevi di
volgere uno sguardo pietoso sopra di noi vostri figli, prostrati intorno al vostro letto di morte,
ed otteneteci dal Signore che tutti possiamo compiere degnamente la nostra missione. E voi,
Vergine Santissima e Madre nostra, per intercessione del vostro servo fedele, concedeteci
che, mantenendoci vostri e suoi figli qua in terra, possiamo esserlo per sempre lassù in
Paradiso. […]
Giugno, a. XIII n. 6
77-82 Maria Ausiliatrice e i protestanti.
[Lettere a un protestante di Londra, non presenti in ACS, ovviamente]
PRIMA RISPOSTA.
Torino, 15 marzo 1889.
Stimatissimo Signore,
Ho ricevuto la vostra lettera in data del 2 corrente, nella quale mi dite di non poter
coscienziosamente aiutarmi nelle Missioni della Patagonia, perché voi credete solamente nel
Simbolo di Atanasio, nel Niceno e degli Apostoli, dove non si contiene né anco una parola che
Maria, nostra Benedetta Signora, sia l’Aiuto dei Cristiani. Inoltre scrivete che Essa non ha
alcuna autorità o potere di aiutarci, e che noi, ricorrendo a Lei ed onorandola, facciamo
disonore a Dio ed a Gesù Cristo. Che più? Dite altresì che noi adoriamo la Benedetta Vergine
come Dio, mentre non è che una creatura umana. Queste sarebbero in sostanza e in breve le
ragioni, per cui voi vi credete in coscienza di rifiutarmi il vostro caritatevole soccorso. Giudico
di rispondervi alcune parole pel bene dell'anima vostra.
Anzitutto nel mio Appello non si trova parola, che dia ragione al vostro diniego. Nel mio
scritto tratto delle Missioni della Patagonia da promuoversi alla maggior gloria di Dio, alla
salute delle anime e al bene della civile società. Dico che i Missionari in quella regione fanno
conoscere la Religione ai numerosi selvaggi, che ancor non sanno chi li ha creati e redenti, a
migliaia di Indii, che non hanno ancor mai udito a predicare che vi è un Dio Creatore, un Dio
Redentore, un Dio che tien loro preparata un'eterna felicità. Ricordo le promesse del S.
Vangelo a chi compie opere di carità, ed esorto i cuori ben fatti a voler cooperare alla salute di
tante persone, che giacciono tuttora nell'abbrutimento e nella barbarie, e che pur sono sì care
a Dio e costano il sangue del suo Divin Figliuolo. Essendo così, come potete convincervene
rileggendo il mio Appello, mi pare che voi come cristiano avreste potuto aiutarmi in tutta
coscienza e farvi un merito presso Dio. Ma lasciamo questo a parte e veniamo all'esame delle
ragioni, che adducete, ricavate non già dal mio Appello, ma di mezzo alle solite difficoltà degli
eretici le mille e mille volte combattute, e disciolte dai controversisti Cattolici.
In quanto al Simbolo, comincio dall'osservare che vanno credute le verità che si
contengono nei Simboli da voi citati, perché da Dio rivelate, ma non tutte le verità
divinamente insegnate sono contenute nei prefati Simboli, i quali sono solamente un
compendio delle principali, ivi raccolto allo scopo di meglio segnalarle ai fedeli in quei tempi,
nei quali venivano più audacemente negate dagli eretici. In fatti gli stessi dissidenti anglicani
ne credono non poche, le quali non trovansi nel Simbolo Niceno, né di Atanasio, né degli
Apostoli. Basti accennare che credono e praticano i Sacramenti, di cui non si parla in detti
Simboli; credono che si debba ogni settimana consacrare a Dio un giorno astenendosi dalle
opere servili, e ritengono che tal giorno, invece che il Sabato, debba essere la Domenica;

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23
eppure di queste verità non si trova alcun cenno e né anco una piccola allusione nei Simboli
soprannominati.
Ma, scendendo ad una risposta più diretta, dico che se i Simboli non fanno parola di
Maria, come Aiuto dei Cristiani, e non insegnano che si debba ricorrere a Lei e onorarla,
questo viene chiaramente insegnato nel S. Vangelo ed approvato dalla retta ragione.
Premetto che la dottrina cattolica non insegna già che sia necessario di ricorrere a Maria e che
senza il suo aiuto non possiamo salvarci, giacché nostro Mediatore necessario presso il Padre
è solamente Gesù Cristo; ma insegna solo che è lecito ed utile il farlo. Epperchè non sarà lecito
ed utile ricorrere alla Benedetta Madre del Salvator Gesù Cristo, mentre Iddio medesimo
comandò ai tre amici del pazientissimo Giobbe, che ricorressero a quest' uomo se volevano
essere perdonati per non aver parlato rettamente? (Giob. Cap. 42). Perché non sarà lecito ed
utile raccomandarsi all'intercessione di Maria, mentre vediamo l’Apostolo Paolo ricorrere alle
preghiere dei primi Cristiani? (Rom. 15, 30). Perché non sarà lecito ed utile invocare la Vergine
in nostro favore, mentre leggiamo al Cap. I del Profeta Zaccaria che un angelo pregava pel
popolo israelitico gemente nella schiavitù babilonica, e ne riceveva dal Signore parole di
consolazione Forsechè la Madre di Gesù è da meno di Giobbe, dei primi Cristiani, di un Angelo?
Forsechè sarà lecito ricorrere ad esseri di minor dignità e condizione, ed illecito far ricorso a
Maria benedetta fra tutte le creature?
In quanto all'onore è fuori di dubbio che la S. Scrittura insegna esser lecito l'onorare la
Benedetta Signora, poiché la onorò l'Angelo Gabriele, salutandola rispettosamente piena di
grazia e benedetta fra tutte le donne (Luc. Cap. I, 28); la onorò Elisabetta, proclamandosi
felice nel riceverla in casa sua (ivi); la onorò quella donna evangelica, che di mezzo alle turbe
disse a Gesù: Beata colei che ti fu e ti fece da madre (Luc. 11, 27). E poi come spiegate voi
quelle parole di Maria medesima, colle quali annuncia che tutte le generazioni la
chiamerebbero beata? (Luc. I, 48) Non vi pare che con queste parole la Vergine Benedetta dal
Cielo ispirata inviti tutte le generazioni ad onorarla per la sublime dignità, alla quale il braccio
dell'Onnipotente l’aveva innalzata? Non vi pare che di queste generazioni profeticamente
predette facciano parte i cattolici e non i protestanti, i quali sì poco s' interessano dell'onor di
Maria e tutt' al più le tributano un onore teoretico e non pratico? È poi affatto contrario al
vero che l’onor dato alla Madre torni in detrimento dell'onore dovuto al Figlio; imperocchè
tutte le feste e solennità celebrate nella Chiesa cattolica ad onor della Vergine Maria hanno lo
scopo di attirare gli uomini alla cognizione ed all'amor di Gesù Cristo, e sempre si inculca ai
fedeli che il miglior modo di compiacer Maria si è di non offendere, ma di amar Gesù.
Che poi la Benedetta Nostra Signora abbia ricevuto autorità e potere di aiutare i
Cristiani è chiarito altresì dalla S. Bibbia là dove dice che Essa perorò la causa degli sposi di
Cana di Galilea e che col solo esporre a Gesù il loro bisogno ottenne che fossero consolati
(Giov. Cap. II°). E se Iddio volle servirsi del ministero di Maria per dare al mondo il Salvatore e
con lui ogni benedizione; se Gesù volle servirsi di Maria per comunicare precocemente al suo
precursore la grazia della santificazione, perché mai ora che è in Cielo non si potrà più credere
che del ministero di Lei voglia giovarsi ancora per continuare a spargere le sue misericordie sui
poveri mortali? Avete voi mai letto quello che scrive San Paolo nella lettera agli Ebrei Cap. I
vers. 14 in riguardo agli Angeli, che cioè sono mandati al ministero in grazia di coloro, i quali
acquistano la eredità della salute? Ora se Iddio si giova degli Angeli a vantaggio dei Cristiani e
ciò senza far torto alla bontà sua e alla mediazione del suo divin Figliuolo, perché non si potrà
credere che si serva altresì del ministero della Madre sua a questo nobile fine, e Le abbia
conferito autorità e poteri a tal uopo?
Vi aggiungo ora alcuni dettami della ragione. Ciò che è saviamente ragionevole presso
gli uomini non può non esserlo anche presso Iddio. Ora è secondo la retta ragione che sia
onorata una persona innalzata dal Re a sublime dignità; è secondo la retta ragione che un
figlio re, lungi dall’adontarsi che la madre sua sia onorata dai sudditi, ne provi anzi piacere; è
ancora secondo la retta ragione che la madre di un potentissimo principe abbia ed eserciti una
qualche autorità nel regno di lui, e che egli medesimo si compiaccia di favorire coloro, che a lei
si raccomandano nei loro bisogni. E se ciò è conforme alla ragione, e niuno di mente sana vi
trova di che criticare, perché sarà disdicevole che si pratichi egualmente da Colui, che crea ed
illumina tutte le umane menti?

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Potrei aggiungere che il fatto e la esperienza contraddicono alla vostra osservazione,
che Maria non abbia autorità né potere di aiutarci. Senza appellarmi ai fasti dei passati secoli,
senza ricorrere ai fatti moltissimi attestati ancora oggidì da persone degnissime di fede di ogni
nazione e paese, che furono e sono testimoni oculari di favori segnalatissimi ottenuti dopo
aver invocata la Benedetta Vergine, io e più migliaia de' miei colleghi abbiamo veduto coi
nostri occhi, abbiamo toccato colle nostre mani che Maria ha autorità e potere di soccorrerci,
perché pregata ci aiutò visibilmente, e ci costrinse, per così dire, a credere che in Cielo ad una
materna bontà congiunge una potenza grandissima. Se voi aveste avuta la sorte che ebbi io di
stare per 40 anni ai fianchi del compianto D. Bosco, vi sareste convinto della verità che vi
asserisco, e forse meglio di me l'avreste annunciata alle cinque parti del mondo; imperocchè i
pregiudizi anche più inveterati non possono resistere alla eloquenza dei fatti le cento e le
mille volte ripetuti.
Finalmente in quanto all’adorazione, vi rispondo nettamente che noi non adoriam
Maria, come voi dite, e presso di noi lo sanno fin anche i bambini. Noi sappiamo che Maria non
è sempre stata, che non ha creato il mondo, sappiamo che è una creatura umana, sappiamo
insomma che non è Iddio; epperciò La onoriamo bensì, ma non Le tributiamo un culto divino.
Consultate la nostra liturgia e nulla troverete che vi autorizzi a chiamarci adoratori della
Vergine. Osservate la differenza che passa tra la preghiera che noi facciamo a Dio e a Gesù, e
quella che volgiamo alla Vergine Benedetta. Prendete le cosidette Litanie alla mano, che noi
Cattolici siamo soliti a cantare in Chiesa e nelle processioni, e voi troverete che quando noi ci
volgiamo al Padre, al Figliuolo, allo Spirito Santo, alla SS. Trinità, diciamo: Miserere nobis, cioè
abbi pietà di noi. Lo stesso facciamo con Gesù Cristo dicendo: Cristo, esaudiscici; Agnello di
Dio, perdonaci e via dicendo, riguardando G. C. come nostro Padrone e Signore. Ma quando
poi ci rivolgiamo a Maria Vergine, diciamo invece Ora pro nobis, prega per noi. Lo stesso
divario voi noterete osservando il Padre nostro e la Salutazione angelica, cioè l’Ave Maria. Nel
primo noi diciamo: Padre nostro... dacci oggi il nostro pane quotidiano...; nella seconda: Santa
Maria, Madre di Dio, prega per noi.
Avrei ancora più cose a dire, ma mi accorgo che la mia risposta è già fin troppo lunga.
Aggiungo solo un riflesso sull’asserzione che voi fate sulla fine della vostra lettera, che cioè
scrivete come cattolico e non come protestante. A questa confessione rispondo
semplicemente che, se voi siete cattolico, la vostra istruzione sulla dottrina cattolica è
imperfettissima. Per la qual cosa: amandovi grandemente come fratello in G. e bramando la
vostra eterna salute, io prego che vogliate studiare meglio la nostra Santa Religione,
raccomandarvi eziandio a qualche buon Sacerdote cattolico di Londra, e pregarlo che abbia la
bontà di compiere la vostra istruzione a viva voce, oppure indicarvi qualche buon libro, da cui
possiate attingere tutta e limpida la cattolica verità.
Sebbene poi non abbiate voluto aiutarmi nello spandere la cognizione e l'amor di Dio e
Gesù Cristo in mezzo ai selvaggi della Patagonia, tuttavia, io intendo di aiutar voi col pregare e
col far pregare eziandio i miei orfanelli, affinché un bel giorno possiamo unirci in cielo,
conoscerci e vivere insieme congiunti coi vincoli dolcissimi di perpetua amicizia.
Credetemi in N. S. Gesù Cristo.
SECONDA RISPOSTA.
Torino, 4 aprile 1889.
Egregio Signore,
Quantunque mi trovi occupatissimo, la carità di N. S. Gesù Cristo mi anima a rispondere
all’ultima vostra lettera, che mi avete indirizzata da Londra in data del 23 dello scorso Marzo
in risposta alla mia del 15 del medesimo. Dico che vi rispondo animato dalla carità di Nostro
Signore, perché mentre scorgo in voi un buon cuore, mi duole altamente che abbiate il velo
sugli occhi della mente, che non vi lascia vedere la verità, anche quando risplende candida e
limpida.
Mettiamo la questione in termini chiari. Voi pretendete che noi Cattolici Romani
ricorriamo all'aiuto e alla mediazione di Maria Vergine, come se per la nostra eterna salute
non bastasse l’aiuto e la mediazione di Gesù Cristo, UomoDio; e io vi rispondo che voi errate.
Noi Cattolici Romani non invochiamo l'aiuto di Maria, come necessario alla salute, ma solo

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come cosa buona ed utile e consentanea alla S. Scrittura e alla retta ragione, a norma della
dottrina del Concilio di Trento (Sessione 250 De invocatione etc. Sanctorum). Voi giudicate
che Maria non possa aiutarci, ed io vi provai che può e in conferma vi citai il Cap. 2° del
Vangelo di S. Giovanni, dove la Vergine Benedetta col solo esporre al Divin Figlio, che mancava
il vino, ne ottenne da lui miracolosamente, quantunque non fosse per anco venuta l’ora di
fare il miracolo. Volendo sminuire il peso di questo fatto biblico, voi mi domandate in qual
versicolo si legga che la Vergine insistesse perché il Figlio facesse il miracolo per assecondare
il desiderio di Lei. Vi rispondo che non dissi che la Vergine abbia insistito, ma che col solo
esporre a Gesù il bisogno degli sposi ottenne che Egli li consolasse. Qui aggiungo che Maria, la
quale conosceva meglio di noi il Cuore del Figlio, nonostante la risposta di Lui
apparentemente dura, fu nondimeno così certa che Egli avrebbe provveduto, che disse ai
servi: Fate quello, che Ei vi dirà. (vers. 5°). Ora dimando a voi: Perché mai Gesù avanti che
facesse il suo primo miracolo in prova di sua divinità dinanzi ai discepoli dispose che Maria ne
lo richiedesse? E se Maria mal si diportò ad interessarsi di quella bisogna, perché mai Gesù,
UomoDio, fece a norma del desiderio di Lei? Per meglio conchiudere questo punto domando
ancora: È vero sì o no che al Cap. 2° del Vangelo di S. Giov. vers. 3°, Maria dice a Gesù, che si
mancava di vino, e che dalla risposta di lui al vers. 4° si scorge che la Vergine Benedetta
desiderava che Egli vi provvedesse con un miracolo? Basta leggere i due versetti 3° e 4° perché
debbasi rispondere di sì. Domando ancora: È vero sì o no che nonostante la risposta di Gesù
apparentemente sfavorevole, tuttavia la Vergine ritenne che Egli avrebbe assecondato il suo
desiderio ed avrebbe provveduto al bisogno, come avvenne infatti? Sì e lo confermano le
parole che Essa al versicolo 5° volse ai servi dicendo: Fate quello, che Ei vi dirà. Or di tutto
questo non risulta forse chiaramente che la Bibbia autorizza a credere che Maria può aiutare e
ottiene da Dio favori ai poveri mortali?
Ma voi soggiungete: Posto anche che la Vergine Benedetta mentre era ancora in terra
avesse qualche influenza sul Figlio, qual prova abbiamo noi che l'abbia ora che è in Cielo? Vi
rispondo con una domanda L'aver influenza sul cuor del Figlio in terra era un bene od un
male? Se era un male, perché mai Gesù accondiscese a questo male, facendo il citato miracolo
nelle nozze di Cana a norma del suo desiderio? Se era un bene, perché mai non avrà Essa più
questo bene in Cielo, luogo di tutti i beni? Ma sembra che voi poniate in dubbio che Maria in
Cielo, possa udire le nostre preghiere e conoscere i nostri bisogni; se di ciò dubitate, leggete
la S. Bibbia ed essa vi assicurerà che i beati comprensori in Cielo conoscono le cose degli
uomini in sulla terra. Di ciò abbiamo una bellissima prova nel Vangelo di S. Luca al capo XV
vers. 7 e 10, dove il Divin Salvatore ci dice, che gli Angeli in cielo fanno più festa per un
peccatone che fa penitenza, che non per 99 giusti che non ne hanno bisogno. Or se gli Angeli
fanno festa per la conversione dei peccatori, dunque conoscono le cose che ci riguardano; e
se le conoscono gli Angeli, per qual ragione le ignorerà la Madre di Gesù?
Voi dite ancora: Anche supponendo che Maria conosca i nostri bisogni e possa
ottenerci favori da Dio, sarà forse suo desiderio che noi ce ne approfittiamo e ne invochiamo
la potenza? E rispondete enfaticamente no. Ma perdonatemi, mio caro signore, se vi fò una
domanda forse un po' troppo ardita: Vi ha Iddio forse o la Vergine chiamato a parte de' suoi
consigli, o vi ha rivelato quali siano i desideri del suo cuore? In quanto a me con maggior
ragione di voi affermo che Maria desidera che noi ci approfittiamo della sua potenza, perché
di questa Ella medesima si giovò presso Gesù a vantaggio altrui mentre era in terra; affermo di
sì, perché è cosa ragionevole che una persona di buon cuore e piena di carità, come è la
Vergine, desideri di aiutare chi è miserabile ed abbisogna di aiuto; affermo ancora di sì, perché
sono migliaia di persone che attestano anche con giuramento essere state da Maria aiutate.
Il dire poi che per più secoli dopo la età apostolica non si trovi veruna traccia della
credenza intorno alla intercessione di Maria, fuorché in una setta di eretici, come voi asserite,
è un ignorare affatto la Storia di nostra S. Religione. Abbiate la pazienza di mettervi a studiare
i fasti della Chiesa dei primi tempi, leggete le opere dei ss. Padri dei quattro primi secoli, e se vi
torna comodo, andate a Roma e visitate le catacombe, e troverete che i primi Cristiani
adoravano Gesù Cristo, come Dio, e prestavano eziandio un culto speciale alla Vergine, sua
Madre, e facevano assegnamento sopra la sua intercessione. E poi, erano forse eretici i Padri
del concilio Efesino che contro Nestorio definirono solennemente che Maria era e doveva
chiamarsi Madre di Dio, perché Madre di Gesù Cristo, nella cui divina persona sono unite le
due nature divina ed umana? Erano forse eretici i fedeli di Efeso, che con fiaccole ardenti

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andarono incontro festosi ed accompagnarono alle proprie abitazioni i Vescovi, perché
avevano preso la difesa della Vergine contro l'empio bestemmiatore?
E poiché vi ho accennato i Padri dei primi secoli, mi piace di riferire qui un passo di S.
Gregorio Nazianzeno, il quale scrivendo di una vergine del secolo III, chiamata Giustina, dice
chiaramente, che sentendosi essa tentata al peccato, invocò supplichevole la Vergine Maria
che le portasse aiuto nel pericolo (Orat. 18, n. 19).
Che poi nei primi secoli non una setta di eretici, ma i veri seguaci di Gesù Cristo
credessero alla intercessione dei Santi in Cielo e li invocassero, abbiamo altresì la bella
testimonianza di Cipriano martire, del III secolo, il quale in una lettera a Cornelio Papa scrive
tra le altre queste parole: « Ricordiamoci a vicenda e preghiamo sempre l’uno per l'altro in
questa terra, e qualora l'uno di noi per la divina bontà precedesse l'altro nella morte, continui
la nostra amicizia dinanzi al Signore, e presso la Misericordia del Padre non cessi la sua
preghiera pei nostri fratelli (Epist. 57) ».
Vi ho pur fatto parola delle catacombe romane; ebbene vi ripeto che in quei secreti
penetrali dei nostri fratelli dei primi secoli si scopersero e si conservano delle pitture, nelle
quali la Beata Vergine viene rappresentata seduta in trono elevato e col capo cinto di aureola,
segno di alta venerazione. Or oserete voi chiamare una setta di eretici quegli eroi dei primi
secoli, che per amor di Gesù davano il sangue e la vita, e intanto presentavano un culto
speciale alla Madre sua?
Nelle catacombe medesime si leggono tuttora sui sepolcri dei defunti dei primi secoli
delle iscrizioni, le quali attestano chiaramente la credenza dei Cristiani nella intercessione dei
Beati del Cielo a pro dei mortali. In questa si dice ad un figlio: Prega pei tuoi genitori; in quella:
Il tuo spirito riposi in Dio e tu domanda grazie per la tua sorella; in un' altra: Prega per noi,
perché sappiamo che ti trovi con Cristo; ed altre ed altre moltissime dello stesso tenore.
Non è punto vero che nel Messale Romano e nei Breviarii antichi non si faccia parola
sulla credenza dell’intercessione di Maria; imperocchè è un fatto indubitato che le più antiche
liturgie, taluna delle quali attribuita agli Apostoli, fanno cenno della Vergine Maria e ne
invocano la intercessione.
Per amore di brevità basti il citare le parole della liturgia attribuita a S. Giacomo, che era
già in vigore nei 3 primi secoli della Chiesa, le quali dicono così: Precipuamente facciamo
memoria della santa e gloriosa sempre
Vergine, beata genitrice di Dio. Ricordati di Lei, Signore Iddio, e per le pure e sante sue
orazioni perdonaci ed abbi misericordia di noi ed esaudiscici. Che cosa volete di più per
convincervi? Quindi i Cattolici romani, francesi e spagnuoli, che secondo voi paiono più
entusiasmati verso la SS. Vergine, non sono punto promotori di una credenza nuova e
contraria alla Chiesa; essi, come i Cattolici romani di tutto il mondo, non fanno che continuare
la catena di quelle generazioni, che nella sua mente illuminata la Vergine Santa aveva veduto
o meglio udito chiamarla Beata, fin dal giorno che beata la proclamava Elisabetta: Beata te,
che hai creduto.... Ecco che da questo punto beata mi chiameranno tutte le generazioni (Luc.
Cap. I, 45 e 48).
Nella mia lettera del 15 Marzo per avvalorare la mia asserzione, che cioè era lecito
invocare la Vergine, e che tale invocazione non faceva punto disonore a Dio e al Mediatore
Gesù C., io vi addussi tre esempi Scritturali, quali sono Giobbe, intercessore pei suoi amici, i
primi Cristiani, alle cui preghiere si raccomandava S. Paolo, ed un Angelo, che nella profezia di
Zaccaria prega Dio per Gerusalemme e per le altre città di Giuda. Di questi tre esempi voi non
fate alcun conto, li chiamate uno stentato paragone, e ve ne sbrigate dicendo che i citati
intercessori erano persone viventi sulla terra. Ma comincio dire: Se non facevano torto né
disonore alla bontà ed onnipotenza di Dio le preghiere e la intercessione di persone viventi
sulla terra, per qual ragione gli faranno torto e disonore le preghiere e la intercessione di
persone viventi con Lui nel regno dell'amore? Forsechè a Dio tornavano più gradite le
preghiere di un Giobbe pei suoi amici, e a Gesù le preghiere dei primi Cristiani per l'Apostolo
Paolo, che non quelle di Maria, creatura da Lui così amata e privilegiata? E poi l'Angelo che
prega Dio per Gerusalemme era forse una persona vivente su questa terra? No di certo.
Eppure la S. Bibbia ci dice chiaramente che Egli pregava Dio, e Iddio lungi del provarne

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disgusto lo esaudì e come dice il Sacro testo, gli rispose buone parole, parole di consolazione
(Zac. I.13). Da quanto pare questo fatto ultimo vi deve aver colpito più degli altri, perché nella
vostra risposta fate cenno dei due primi e tacete affatto su quest'ultimo, e ciò mi farebbe
supporre che voi temete di guardare in faccia alla verità, per non doverne essere rapito a
seguirla e professarla. E questo vostro contegno mi affligge grandemente e mi fa innalzare a
Dio una più fervida preghiera, perché vi usi misericordia.
Mi recò poi molto stupore il leggere quello che voi scriveste nella citata vostra lettera,
che cioè il N. Salvatore Dio è ora perduto di vista nelle chiese cattoliche romane in molte parti,
e che la Madonna è a Lui sostituita; anzi aggiungete, che noi indirizziamo a Lei le stesse parole
che rivolgiamo alle persone della SS. Trinità,dicendole: Io ti adoro Mi rincresce assai che voi
non pratichiate le Chiese Cattoliche Romane delle varie parti del mondo, perché se le
frequentaste coll’intenzione di conoscere la verità, non tardereste a persuadervi che la
Madonna non vi è punto sostituita al Salvatore Gesù, e vi convincereste invece che tutte le
feste che vi si fanno in. onor della Madre hanno per fine principale di condurre le anime alla
cognizione e all’amore del Figlio. In quanto all'adorar Maria, vi sfido a citare un solo dei
Rituali, Messali, Breviarii Cattolici Romani, che vi autorizzi a ripetere questa asserzione;
giacché in nessuno dei libri adoperati dalla Chiesa Romana trovasi un' espressione diretta alla
Vergine Maria la quale indichi una adorazione quale si tributa a Dio, a Gesù Salvatore, alle
Persone della SS. Trinità. Nella mia lettera del 15 Marzo vi ho mostrato la differenza che passa
tra le preghiere da noi rivolte a Dio ed a Gesù, e quelle rivolte alla Vergine; le prime indicano la
credenza ch' Eglino possano esaudirci senza altro intermediario, le seconde esprimono una
potenza di semplice intercessione, una potenza dipendente e subordinata a Dio medesimo,
quindi le diciamo: Maria, ora pro nobis: prega Dio per noi.
Lascio più altre osservazioni, che potrei ancor fare sulla vostra risposta del 23 Marzo,
per non essere troppo lungo e non mutare una lettera in un trattato di controversia; ma per
quella carità che tutti ci deve unire in Gesù Cristo, vi esorto di voler meglio studiare la dottrina
Cattolica Romana, e, se avete retta intenzione di conoscere la verità per seguirla, non potrete
a meno di convincervi che nella condotta dei Cattolici Romani verso la Vergine Benedetta,
nulla vi ha che contrarii la S. Bibbia né la sana ragione.
Siccome poi dalle vostre due lettere mi sembra di scorgere che voi siate fuori della
Chiesa di Gesù, e che stante la posizione che occupate, non potete non avere almeno qualche
dubbio sulla eterodossia della vostra dottrina, così fo' ardenti voti che pensiate seriamente
alla terribile conseguenza che ne avverrebbe qualora sbagliaste, poiché si tratta degli interessi
dell'anima immortale. Riflettiamo alle parole del Divin Salvatore (Vangelo di S. Matteo Cap.
XVI, 26): Che giova all'uomo di guadagnare tutto il mondo, se poi perde l’anima? In quanto a
me, cattolici e non cattolici mi assicurano che posso operare la mia eterna salute nella Chiesa
Romana; ma in quanto a voi, se siete fuori dal suo seno, avete bensì favorevole il sentimento
dei vostri correligionarii, ma avete contrario il parere dei Cattolici romani di tutto il mondo,
che non son pochi, i quali ritengono che non potete salvarvi, se siete in mala fede. In cosa di
tanta importanza, prudenza vuole che voi scegliate la via più sicura, ed abbracciato la dottrina
pura e semplice della Chiesa Cattolica Romana, come hanno fatto e vanno facendo molti
dotti anglicani. Dio ve ne conceda la grazia e ci faccia ritrovare insieme riuniti in terra nella
stessa Religione, per esserlo nella pace dei giusti.
Credetemi in Gesù Cristo
Vostro affez.mo amico Sac. MICHELE RUA.
Luglio, a. XIII n. 7
89-92 La festa di Maria SS. Ausiliatrice
[23 maggio 1889, conferenza ai cooperatori, p. 89]
Dipinse come in un quadro la vita intera di un missionario. Prima di abbandonare la
patria egli impara la scienza sublime di salvare le anime, si esercita nelle sante fatiche
dell’apostolato in quella sfera di azione che a lui viene assegnata dai Superiori, si santifica per
poter far santi coloro ai quali sarà inviato: in una parola si prepara. Quando rispondendo alla
chiamata di Dio s' incammina per le terre lontane, durante il viaggio la Provvidenza di Dio ha di

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lui una cura materna, e le centinaia di emigranti sulla nave lo intrattengono continuamente
nelle pie occupazioni del ministero sacerdotale, durante la traversata. Arrivato appena nel
luogo della sua missione corde magno et animo volenti incomincia la sua opera di salvezza. In
quest' opera egli impiegherà tutti gli istanti della sua vita, tutti gli ardori del suo zelo, tutte le
affezioni del suo cuore. Raccoglierà migliaia di nuove pecorelle nell’ovile della chiesa militante
per popolare un giorno gli atrii immensurabili della Chiesa trionfante. E di quanto diceva
recava le prove. Descrisse eziandio l’ardore col quale i popoli attendono chi loro annunzi la
parola di Dio e le feste che fecero i selvaggi della Terra del Fuoco quando videro ritornare fra
di loro D. Fagnano aspettato per molti mesi.
Agosto, a. XIII n. 8
97-98 I Salesiani al Sommo Pontefice per il 9 Giugno 1889.
[Lettera di solidarietà al Papa Leone XIII in occasione dell’inaugurazione del monumento a Giordano
Bruno a Campo de’ Fiori in Roma]
Beatissimo Padre,
Un monumento, il più iniquo che s'incontri nella storia delle aberrazioni umane, sta per
incalzarsi costì sotto i Vostri occhi. La personificazione di Satana, nelle sue tre più luride
esplicazioni dell'orgoglio, dell'odio e della dissolutezza, sta per ricevere le adorazioni de' suoi
satelliti.
Quanti dolori, o Padre Santo, quante ambascie al Vostro paterno seno! Oh! perché non
è dato a' Vostri figli di correre tutti costì a' Vostri piedi, stringersi attorno a Voi, che siete il
Vicario infallibile di Gesù Cristo, a Voi che avete le parole di vita eterna, e con Voi in questa
dolorosa circostanza soffrire, con Voi pregare, con Voi piangere? E poiché non mi è data
questa felice sorte, permettete,
Beatissimo Padre, che ultimo de' Vostri figli, ma non ultimo per devozione e affetto alla
Vostra Sacra persona, io adempia almeno da lungi, in ispirito, a questo dovere di fede e di
amore. Successore, benché indegno, del mio amatissimo D. Bosco, di colui che ancora
morendo lasciò come in testamento a' suoi figli la devozione più illimitata, l’attaccamento più
fermo ed assoluto all'infallibile Cattedra di San Pietro, in Voi redivivo, io vengo, Padre, Santo,
a nome mio e di tutti i Salesiani e loro alunni a rinnovare a' Vostri piedi questa devozione,
questo attaccamento. Sì, ripeto ancor io che le Vostre pene sono le nostre, nostri i Vostri
dolori, nostre le Vostre lacrime.
Confesso altamente che fo ancor io miei i sentimenti di fede, di amore e di venerazione
verso l'Apostolica Sede del mio Patrono S. Francesco di Sales e del mio padre e fondatore D.
Bosco, dichiarando che io e tutti i Salesiani accoglieremo sempre prontamente,
rispettosamente e con semplicità di mente e di cuore non solo le decisioni Vostre circa il
dogma e la disciplina, ma il Vostro parere, le Vostre sentenze, i Vostri desideri medesimi,
anche nelle cose puramente disputabili, lietissimi ogni qualvolta questi desideri potremo pur
prevenirli.
Possano queste parole, povere sì, ma ispirate dall'amore e dalla fede, portar qualche
sollievo alle Vostre grandi amarezze di questi giorni! Possano le preghiere, le comunioni, che
Salesiani ed alunni faranno per la Santità Vostra, domenica 9 corrente, nel modo più fervoroso
che sarà loro possibile, recar qualche refrigerio a' Vostri dolori. Voglia il Cuor di Gesù
consolarvi con la conversione di tanti infelici, quante sono le lacrime che versate per loro!
Voglia sopratutto (e ne abbiamo tanto bisogno) continuar per molti anni il miracolo della
Vostra conservazione, pur di mezzo a tante lotte, a tante fatiche, a tanti dolori.
Ed ora beneditemi, o Padre Santo, e con me benedite pure a' miei confratelli ed alunni,
costì prostrati in ispirito al bacio del Sacro piede.
Benedite all'umile Congregazione de' Salesiani e delle Figlie di Maria SS. Ausiliatrice,
sicché devoti, anche a costo della vita, a cotesta solidissima pietra, al Vostro infallibile
magistero, fermi alle tradizioni del nostro Don Bosco di carissima memoria troviamo in questa
devozione e in questa perseveranza lo spirito della vera vita e possiamo assicurare nel tempo
e nell'eternità la salvezza nostra e della povera gioventù a noi affidata.

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Della Santità Vostra Torino, 6 giugno 1889.
Obb.mo ed U.mo figlio in G. C.
Sac. MICHELE RUA
99-105 Riconoscenza ed amore. Le feste de' figli al loro padre
[22 giugno 1889, inaugurazione della cappella di don Bosco a Valsalice, p. 99]
[…] D. Michele Rua salì un piccolo palco e con forbita parola, fece commemorazione e
tributò ringraziamenti a tutti quei valenti artisti, antichi allievi dell’Oratorio, i quali avevano
concorso o col lavoro solo delle loro mani, o col lavoro e colla spesa insieme ad erigere quella
tomba e quella cappella, come monumento perenne del loro affetto al caro D. Bosco. Fece
speciale menzione del pittore Rollini e degli impresarii costruttori fratelli Buzzetti. Passò
quindi in rassegna le ragioni per le quali fin da' primi tempi della Chiesa era invalsa l’usanza di
innalzare altari sulle tombe di coloro che dormivano il sonno dei giusti in aspettazione del
suono dell’angelica tromba, facendo rilevare quali vincoli di carità stringano nella Religione
Cattolica i fratelli viventi con quelli defunti, la Chiesa militante colla chiesa trionfante e quella
purgante, il tempo coll'eternità, e come Gesù Cristo stesso vegliasse a custodia delle ossa de'
suoi fedeli. Ricordò poscia le virtù di D. Bosco invitando i salesiani e i giovanetti ad imitarle;
raccomandò quella grande anima alle preghiere comuni, concludendo non doversi cessare dai
suffragi, quantunque la nostra ferma persuasione sia che D. Bosco trovisi già tra i beati del
paradiso: e perché i giudizi di Dio non sono conosciuti dagli uomini e perché D. Bosco stesso si
era raccomandato, acciocché la stima che aveasi di lui non lo defraudasse di quelle preghiere
sulle quali poggiava le sue speranze di presta liberazione dal purgatorio.
[24 giugno 1889, mattino, p. 103]
[…] Ciò detto, si lesse l’elenco degli aderenti a quella dimostrazione e poi D. Rua li
ringraziò dell’affetto da essi dimostrato a D. Bosco ed a lui ed all'intiero Oratorio; li assicurò
che esso intendeva imitare D. Bosco nel ricambiare tutti in generale e ciascuno in particolare,
sia amandoli nell'interno del cuore, sia col pregare per essi e per le loro famiglie, sia col
giovarli in tutto che le sue forze e quelle de' suoi fratelli lo consentissero. Da ultimo disse che
intendeva si continuasse la bella usanza, per la quale D. Bosco soleva invitare tutti gli antichi
allievi dell'Oratorio, che si ricordavano di lui e gli continuavano la loro affezione, ad un
fratellevole banchetto per godere alcune ore della piacevole compagnia degli antichi e
sempre cari suoi figli ed amici.
[24 giugno 1889, alla sera: accademia in onore di D. Bosco, p. 105]
[…] D. Rua, finita ogni cosa, disse alcune brevi parole. Ringraziò tutti quelli che
avevano cooperato alla riuscita di quella testa. Lodò grandemente coll’approvazione di tutti le
due scuole musicali di suono e di canto sia dell'Oratorio interno, come dell'Oratorio esterno,
disse essere troppo fortunato che si fosse stabilito di congiungere il suo nome di Michele con
quello di Giovanni, e fini col parlare delle Missioni, dell'aiuto costante che ci prestano i buoni
Cooperatori ai quali non sa come rendere adeguate azioni di grazia, del bisogno che si ha di
operai evangelici, e della gloria di chi obbedisce alla chiamata di Dio pel suo santo servizio e
per la salute delle anime.
Settembre, a. XIII n. 9
115-119 Le feste salesiane a Faenza
[discorso del 13 luglio 1889]
Eccellenza Rev.ma, Benemeriti Signori Cooperatori e Cooperatrici, sia ringraziato Iddio,
sia benedetta Maria SS. Ausiliatrice! Queste espressioni sgorgano spontanee dal mio cuore
alla vista di questa Chiesa, innalzata ad onore di Gesù e di Maria. I nostri cari giovani potranno
esclamare: Quam dilecta tabernacula tua, Domine, quam dilecta tabernacula tua! Quanto
sono cari, o buon Dio, quanto sono dolci i tuoi tabernacoli! Oh qual pace, qual dolce
consolazione l'animo prova in mezzo di essi, ove abita in persona il nostro Divin Salvatore! Oh
sì: Laudate, laudate, pueri, Dominum, laudate nomen Domini! Lodate, o giovanetti, lodate il
Signore che è sì buono lodatelo colla vostra lingua, lodatelo coi vostri cuori. Fate echeggiare

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per la prima volta questo luogo sacro coi vostri cantici: Sit nomen Domini benedictum ex hoc,
nunc et usque in saeculum! Oh sì, benedetto sia il Signore, benedetto sia il suo santo nome
ora e per tutti i secoli! E siate benedetti e ringraziati anche voi, o benemeriti Cooperatori e
benemerite Cooperatrici, che foste per tutti questi giovanetti i generosi strumenti della Divina
bontà. E per mezzo mio vi ringraziano essi pure della vostra carità così pronta e continua in
tutti i loro bisogni, e vi promettono che pregheranno il buon Dio, affinché benedica voi, le
vostre famiglie, e vi conceda lunga vita e felice. Le loro e le nostre preghiere saranno
continue, perché a noi e ad essi altri succederanno in questa casa, ove le loro preghiere vi
accompagneranno nell’eternità e affretteranno il vostro ingresso nella gloria del Paradiso agli
amplessi di Dio.
Ed ora quale sarà il tema che brevemente vengo a svolgervi? Parlerò di voi e dell'opera
vostra, che con tanta carità avete condotta così prosperamente, di quest'opera della quale D.
Bosco deve certamente godere dal cielo.
Correva l'anno 1881, quando abbiamo visto pregare D. Bosco, perché volesse aprire
una sua Casa nella loro città. Contemporaneamente da varii altri luoghi e da persone di
altissima considerazione venivano presentate con urgenza domande di altre Case per
provvedere ai gravi bisogni della gioventù povera ed abbandonata. Che cosa farà D. Bosco?
Mancava di mezzi materiali, tutto il suo personale era già occupato nei varii collegi, sapeva per
pratica a quali e a quante difficoltà va incontro chi si accinge a simili imprese, la moltiplicità
delle domande lo metteva sopra pensiero per la scelta. Quindi sulle prime rispose a tutti di
non poter assecondare il loro desiderio, ma poscia per le replicate ed affettuose istanze,
decise in favore di Faenza. Esso ancora non conosceva quante anime generose fossero in
questa città, e ben si può dire essere stata tale preferenza inspirata da Dio.
Nel novembre pertanto di quell'anno si dovevano mandare alcuni pochi Salesiani in
questa città, ma era necessario trovar loro un direttore, cosa difficile, poiché già tutti i
sacerdoti erano al loro posto. D. Bosco si rivolse a Maria, perché gl'indicasse su chi dovesse
cadere la scelta. In quel mentre D. Rinaldi Giovanni Battista partiva da Torino per recarsi in
Sicilia, ove era aspettato, e nello stesso tempo giungeva una lettera da Faenza che instava
perché D. Bosco mandasse i promessi suoi figli il più presto possibile. Allora D. Bosco scrive
tosto a Roma al Direttore della casa salesiana, dicendogli che, se D. Rinaldi non era ancor
passato per andare in Sicilia, aspettasse colà nuovi ordini. Ma si teneva per certo che già fosse
giunto a sua destinazione. La risposta sorprese D. Bosco. D. Rinaldi non si era ancor visto in
Roma. Che cosa era accaduto?
Il treno in cui egli viaggiava aveva deviato, e questa era stata la causa provvidenziale
del suo ritardo. D. Rinaldi, giunto incolume a Roma, ricevette l'ordine di recarsi subito a
Faenza per dirigere la nuova Casa. « Temo di non riuscire in quest'ardua impresa; si preghi per
me! » egli rispose al Superiore. E partì. Arrivato a Faenza, trovò una piccola casa, assai ristretta
e appartata. Lì cominciò l'opera, e la gente correva. Ma per varie cause continuava grande lo
scoraggiamento. Il giorno 20 Novembre il Direttore celebrava la sua Messa, e, arrivato al
Vangelo, legge queste parole: Nolite timere, pusillus grex. Non vogliate temere, o piccolo
gregge, ci sono io, io a vostra difesa. Queste parole, che a lui potevano bene riferirsi,
gl'infusero coraggio, e si cominciò l'Oratorio. I giovani crescevano di numero, e si andò avanti
in tal modo per quattro anni circa. Ma D. Bosco non era solito mandare i suoi figli, perché
solamente nella domenica esercitassero la loro divina missione; conosceva esservi bisogno di
un ricovero per i giovani più abbandonati. E nel 1882 venuto egli a
Faenza, radunava nella Chiesa dei Servi i suoi cooperatori, e teneva loro una
conferenza. Voi ricordate come dicesse aver esso piena confidenza nella vostra carità. E
quando il Direttore per le continue difficoltà che sorgevano diffidava alquanto, D. Bosco gli
ripeteva Sta tranquillo, giacché non sarai abbandonato! Intanto eravamo all'84, e non si erano
ancor potuti ricoverare tanti poveri ragazzetti, sparsi qua e là per le strade. Gli ostacoli al
compimento dell'impresa si facevano sempre più gravi, e talora parevano insormontabili.
Alcuni molto si adoprarono per far costringere i Salesiani a ritirarsi da Faenza, dicendo che per
essi si era perduta la pace nelle famiglie e nella città stessa, e che erano cagione di discordie.
Ma costoro senza saperlo cooperavano alla Divina Provvidenza in favore dei Salesiani stessi.
Iddio quindi benedica i nostri avversarii e li copra colle ali della sua misericordia.

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4.1 Page 31

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31
Era morto molti anni addietro in Faenza un pio signore, il conte Naldi. Tenero del bene
della gioventù, aveva lasciato il suo palazzo col giardino, perché vi si stabilisse una casa
d'educazione. I religiosi chiamati, trovatala disadatta allo scopo, chiesero ed ottennero di fare
una permuta, e la casa fu venduta. Lo scopo del testatore pareva defraudato. Ma la Divina
Provvidenza vi rimediava in modo prodigioso! Essa destinava il Direttore Salesiano ad eseguire
le sante disposizioni del Naldi.
Un bel mattino, mentre quasi nulla si sapeva per la città, i Salesiani si trovano nella casa
del Naldi, comprata dai nostri benefattori. In questa si era preparato un piccolo altare. D.
Rinaldi celebrò quivi la prima Messa, e nel vangelo di quel giorno lesse di nuovo queste
parole: Nolite timere, pusillus grex. Queste parole gl'infusero novello coraggio; si persuase
che Dio l'avrebbe sempre aiutato e celebrò per tutti i defunti benefattori; quindi si mise a
riordinar l'Oratorio. E il fatto dimostrò veramente che tale era la volontà di Dio. Il Cottolengo
stesso, che pure ha dovuto tanto e tanto lottare, dimandato da alcuni come avvenisse che
l'opera sua, tuttoché qua e là sbalzata, nondimeno prosperasse maggiormente, rispose:
Vedete, noi facciamo come i cavoli, i quali trapiantati, diventano più belli e rigogliosi. E così
pure era stato dei Salesiani a Faenza. La prima loro casa, assai ristretta, era stata piantata nel
Borgo ma poscia venne trapiantata in terreno più spazioso, più atto ad operare il bene e più
acconcio ai bisogni della gioventù. E si andava dicendo: Oh che miracolo fa la Divina
Provvidenza! Si vede proprio che Iddio ludit in orbe terrarum. Allora l'opera cominciò
veramente a fiorire. Benché di quando in quando le tribolazioni si facessero sentire, pure le
parole: Nolite timere, etc. risuonavano sempre nel cuore dei Salesiani. Quindi si diè mano ad
ingrandire il locale.
Ed io mi ricordo che nel 1885 passando per di qua, vidi la piccola chiesa composta di
due stanze al pian terreno, e dissi allora: Manca la Chiesa; ne parlerò a D. Bosco, egli
provvederà al bisogno. Ne parlai infatti con lui, che mi rispose tosto: L'opera è troppo
necessaria, dunque avanti; la carità dei Faentini son certo che non mancherà. Ed ecco che la
Chiesa è ormai condotta a termine, e domani vi celebreremo la prima solennità.
Sia dunque lodato il buon Dio, sia benedetta Maria SS. Ausiliatrice. Siamo loro
riconoscenti! Essi hanno incominciato quest'opera, essi la condurranno a compimento, ma per
mezzo vostro, o miei cari cooperatori.
Alcune costruzioni non sono finite e il cortile degli esterni è tutto ingombro di macerie.
Il direttore mi diceva che ha grossi debiti ed essere costretto lunedì a licenziare molti
lavoranti. Ma io gli ho risposto: Sta tranquillo, Maria non ti abbandonerà! Cari Faentini, vi
raccomando adunque caldamente quest'opera che è vostra. Si tratta di poter raccogliere un
numero maggiore di giovani, affine di provvedere al loro bene. Deh! non ci abbandonate; non
abbandonate il povero Direttore! Noi siamo esausti. Il mantenimento di tante Case, la
fondazione di nuovi ospizi, le missioni esigono somme enormi, dunque soccorretelo voi. Il
ricco faccia offerte proporzionate allo stato suo, il povero lo imiti. Non arrossite se date anche
poco. Iddio tutto gradisce; e così anche l'operaio presti l'opera sua. Ricordatevi che D. Bosco
diceva sempre a' suoi cooperatori: Siate generosi, non temete la limosina cagioni deficienza
nelle vostre sostanze. Ho dalla mia parte una gran Tesoriera che ama largamente
ricompensarvi […]
124-127 Conferenze salesiane
[a Casale Monferrato, 27 giugno 1889, p. 127]
[…] saliva il pulpito ed esordiva parlando dell'immortale e compianto D. Bosco; come
pochi anni sono D. Bosco stesso parlava da questo medesimo pulpito ed ora non è più, ma dal
cielo ove fondatamente lo crediamo non solo prega pe' suoi figli e per la Congregazione, ma
eziandio pei cari Cooperatori e per le benemerite Cooperatrici, ed abbiamo pur segni così certi
di sua protezione per grazie anche straordinarie ricevute per sua intercessione, da non
lasciare alcun dubbio che egli trovasi in Paradiso. Anzi, dopo la sua morte crebbero gli aiuti ed
i mezzi per diffondere le opere sue.
Parlò poi degli Oratorii che si stanno aprendo a Macerata, Catania, Parma ed in
America; parlò a lungo delle Missioni e dei mezzi che usano i missionarii salesiani per
avvicinare i poveri selvaggi e far loro il catechismo; disse come debbono dar loro carne,

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gallette e vestiti e con questi doni allettarli e far deporre il timore che essi sieno nemici. A che
servono adunque le vostre offerte? soggiungeva a formare degli oratorii, dove si raccoglie
la povera gioventù per educarla alla religione ed all'amore della patria; servono a provvedere
il cibo spirituale e materiale ai poveri selvaggi, a salvare quelle anime che giacciono nell’ombra
di morte e condurle in Paradiso. Quelle anime poi pregheranno per voi e Dio benedirà i vostri
sacrifizi. Ricordatevi, conchiudeva, che non è la limosina che fa diventar poveri, ma il vizio e
l'irreligione.
Ottobre, a. XIII n. 10
132-133 Una gita ai Becchi frazione di Castelnuovo d'Asti.
[La gita è l’11 agosto 1889, per l’inaugurazione di una lapide commemorativa sul luogo della nascita di don
Bosco. Le parole di don Rua sono invece dette a Torino il 25 e 28 luglio, al pranzo degli exallievi]
Don Rua aveva detto sul finire del convito: « Miei cari fratelli, io vi amo. Non potrò
amarvi come vi amava Don Bosco, ma è mio vivo desiderio amarvi come lui. Mi sforzerò
d'imitarlo in tutto quello che potrò. Tutte le volte che avrete bisogno di me venite pure colla
fiducia di fratello a fratello, ed io sarò tutto per voi fini dove si estenderà la possibilità delle
mie forze. E non dimenticate mai che l’Oratorio è sempre la vostra casa paterna. »
Dicembre, a. XIII n. 12
153 Riconoscenza ed augurii di felicità.
Il sacerdote D. Michele Rua e i numerosi suoi giovanetti, ricordando con piacere come
l'anno passato molte benevole persone abbiano avuto il caritatevole pensiero di mandar loro
la strenna, godono di cogliere la propizia occasione delle prossimo feste Natalizie e della fine
dell'anno per augurar loro con viva riconoscenza le più elette benedizioni ed ogni prosperità.
La Comunione che per privilegio pontificio faranno nelle loro chiese nella mezzanotte
del santo Natale i Salesiani ed i loro alunni la indirizzeranno al graziosissimo Gesù Bambino,
affinché spanda sopra dei loro benefattori e benefattrici l'abbondanza dello sue grazie celesti,
e conceda loro un nuovo e felicissimo anno, colla perseveranza nel bene.
1890
gennaio, a. XIV n. 1
1-6 Lettera del sacerdote Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici
Salesiane
Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,
È questa la seconda volta che, seguendo l'esempio dell'incomparabile D. Bosco, io vi
scrivo sul principio di un nuovo anno. Compio di buon grado quest' uffizio per darvi breve
relazione di quel tanto di bene, che i Salesiani hanno potuto fare nel corso dell'anno passato,
mediante la vostra carità, e per proporvi alcune opere, alle quali in modo particolare avremo
da rivolgere i nostri sforzi nell'anno or ora incominciato. Prima di passare all’argomento
v'invito a ringraziare Iddio dei molti favori che ci ha fatto finora, tra cui vi ha pur quello di
averci conservato in vita. Vi esorto altresì che nelle vostre preghiere vi ricordiate dei
Cooperatori e delle Cooperatrici passati all'eternità.
Opere compiute nel 1889.
La principale opera compiuta nell'anno decorso coll'aiuto di Dio e coll'appoggio di voi,
miei amati Benefattori, e un complesso di altre opere, delle quali ciascuna basterebbe ad
esaurire l'attività di molte caritatevoli e zelanti persone, voglio dire: Si sono conservate in
fiore le 200 e più Case già prima fondate a benefizio della povera gioventù, e in non poche di
esse abbiamo fatte considerevoli aggiunte di fabbricato, a fine di raccogliervi più centinaia di
altri giovanetti, che ci venivano raccomandati. Ad un popolo di circa trecentomila fanciulli
sparsi delle varie Case di Europa e di America si è provveduto il necessario alla vita, il mezzo

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d'imparare un' arte o mestiere, oppure di coltivare l'ingegno collo studio, e più migliaia di essi,
terminata la loro educazione, sono rientrati nella famiglia, capaci di servire utilmente alla
religione ed alla civile società.
Ma non solo si tennero in vita e fiorirono le opere degli anni passati; il buon Dio per
mezzo della benevolenza degli uni e della carità degli altri, ci ha dato di eseguirne delle nuove
di non poca importanza.
Nella città di Parma, annesso alla parrocchia di S. Benedetto, all’Oratorio festivo pei
giovanetti esterni, e all'Ospizio pei giovanetti interni addetti ad un'arte, si diede pure principio
ad un Collegio per giovani studenti, il quale, sebbene annunziato soli pochi giorni prima della
sua apertura, tuttavia conta già un numero considerevole di allievi.
Un CollegioConvitto con le scuole elementari e ginnasiali abbiamo pure aperto nella
città di Terracina, dove i Salesiani furono con viva istanza chiamati dal Vescovo e dal
Municipio, ed accolti con singolare benevolenza.
Invitati, abbiamo accettato nel Canton Ticino nella Svizzera la direzione del Collegio di
Mendrisio, dove speriamo di poter cooperare al benessere morale e civile di quella cattolica
popolazione, educandone saviamente la gioventù.
In Francia, in una località chiamata Rossignol, presso la città di Amiens, per la generosa
donazione di buona signora Cooperatrice si fondò una Colonia Agricola per giovanetti
contadini, e, stante l'ampiezza del tenimento, abbiamo fiducia di poter giovare materialmente
e moralmente a molti orfanelli, addestrandoli alla coltura dei campi e alla pratica delle
cristiane virtù.
Questo fu principalmente a vantaggio della gioventù maschile; ma a pro delle fanciulle
le Figlie di Maria Ausiliatrice poterono altresì aprire nuove Case e prendere la direzione di
Scuole, di Asili, di Laboratorii e di Oratorii festivi, già frequentatissimi. Così fecero a S.
Ambrogio di Susa, così a Coassolo di Lanzo, così a Mathi nella Cartiera Salesiana, così a Cerro
Maggiore presso Milano. A Cerro Maggiore, oltre l'Asilo, l'Oratorio festivo e le Scuole
elementari, le predette Suore dirigono eziandio un Istituto di cieche e sordomute.
Dall'Europa passando all'America, ho pure la consolazione di segnalarvi parecchie
opere di non poco rilievo. Tra queste un Collegio con le Scuole diurne e festive, fondato nel
paese di Canelones nella Repubblica dell'Uruguay dalle anzidette Figlie di Maria Ausiliatrice, le
quali, non ostante la dolorosa perdita di una di esse (Suor Attilia Roma) caduta bentosto
vittima del suo zelo, operarono un bene così notevole, che si ebbero pubblicamente
amplissime lodi. Altra Casa consimile stabilirono sulla riva del Rio Negro, in un luogo chiamato
Guardia Pringles a 20 leghe da Patagones verso le Cordigliere, e già ebbero il conforto di
guadagnare a Dio un buon numero di figliuole colle loro madri.
I Salesiani dal canto loro apersero una nuova Casa nella città di Montevideo, capitale
dell’Uruguay, raccogliendo nelle Scuole e nell'Oratorio festivo centinaia di fanciulli, non pochi
dei quali figli di Italiani.
Nella Patagonia, per lo zelo di Monsignor Cagliero, Vicario Apostolico, si stabilirono tre
nuove residenze di Missionari, l'una dell'altra più vicina alle tribù degli Indii verso le
Cordigliere: una nel luogo suddetto di Guardia Pringles; l'altra in un sito chiamato Generai
Roca; e la terza in Malbarco o ChosMalal. Da questi tre punti i Salesiani si disperdono sopra
una sterminata estensione in cerca dei poveri selvaggi, istruendoli nella fede e facendo loro
sentire il benefico influsso della cristiana civiltà.
Non debbo passare sotto silenzio che il Sacerdote Don Giuseppe Fagnano, Prefetto
Apostolico della Patagonia Meridionale, dopo di avere esplorato personalmente in più punti la
Terra del Fuoco soggetta alla sua giurisdizione, vi mandò alcuni Missionari nell'isola di
Dawson, i quali, con rischio della propria vita, sono riusciti ad avvicinare buon numero di
Fueghini, colla speranza di guadagnarli a Dio.
Parlando di Missioni dobbiamo pur dare un posto distinto, tra le principali opere
compiutesi l'anno passato, alla sacra spedizione di 36 Salesiani e di 12 Suore nell'America, per
la quale ho nuovamente provato quanto generosa sia la carità dei nostri Cooperatori e delle
nostre Cooperatrici di tutte le parti.

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Finisco questo punto della mia rassegna coll'accennarvi ancora un'opera, la quale
nell'anno scaduto venne a provare quanto nel vostro cuore sia grande la divozione verso
Maria Ausiliatrice e viva la memoria di D. Bosco. L'opera, a cui accenno, è il monumento a D.
Bosco in onore di Maria Ausiliatrice, vale a dire la decorazione del suo Santuario in Torino. Alla
decorazione interna si darà presto principio, ma è già finita la decorazione esterna della
facciata e il restauro del tetto, senza del quale, a causa degli stillicidii e dell'umidità, sarebbero
stati esposti a precoce deperimento gli abbellimenti interni, gli ornati e le pitture..
Di varie altre Opere più o meno dovute, dopo Dio, alla vostra carità, io tralascio qui di
parlare per non allungare di troppo la mia relazione, ed anche perché di parecchie vi fu già
tenuta parola nel Bollettino Salesiano. Conchiudo pertanto questo punto invitandovi a
sciogliere con me un inno di lode a Dio, dal quale, come dice la Chiesa, procedono i santi
desiderii, i retti consigli e le opere giuste. Io poi coi Salesiani e colle Figlie di Maria Ausiliatrice
ringrazio anche voi, miei buoni Cooperatori e mie buone Cooperatrici, perché la carità, che ci
avete usata colle vostre preghiere e colle vostre limosine, ha resa più utile la nostra vita, e ci
ha fatto lavorare con maggior profitto a salvezza di tante anime, che nel Cielo saranno pure il
vostro gaudio e la vostra corona.
Opere proposte per l'anno 1890.
Quantunque voi siate persuasi che la vostra carità va sempre a finir bene, perché
impiegata a sostegno di molte opere di Religione e di beneficenza, a diffusione della buona
Stampa, a propagazione della Fede, a difesa della verità contro l'errore, e specialmente a
salvezza d'innumerevoli giovanetti, ciò non di meno mi piace di proporre alla vostra
considerazione e raccomandarvi alcune opere, nelle quali andrà particolarmente a rifondersi
la vostra generosità nel corso di quest'anno.
Nella mia lettera precedente io vi accennava il compimento dell’Ospizio del S. Cuore di
Gesù a Roma, che stava molto a cuore al compianto D. Bosco; ed ora ve lo raccomando di
nuovo. Mi fu poc'anzi presentato l'intiero disegno, e confido che la divozione al S. Cuore di
Gesù inspirerà e muoverà i vostri cuori a somministrarmi i mezzi per eseguirlo, affinché
possiam raccogliervi non solo 130, quanti sono al presente, ma più centinaia di poveri fanciulli,
come intendeva D. Bosco di cara memoria. Occorreranno non meno di 400 mila lire. Più sotto
voi troverete proposto un mezzo per raccogliere offerte, suggerito da pie persone, e già
approvato e benedetto dal regnante Pontefice Leone XIII.
Di un altro Ospizio di carità capace di 150 poveri orfanelli furono da pochi mesi gettate
le fondamenta nella città di Catania. Ormai la fabbrica per una metà è giunta al tetto.
Trattandosi di un'Opera di carità esclusivamente privata, sento il bisogno di segnalare quello
stabilimento alla generosità dei Cooperatori e delle Cooperatrici di quella città, anzi di tutta la
Sicilia. Li prego che vogliano imitare la generosità e lo zelo dell’Ingegnere, che presta
gratuitamente l'opera sua nella direzione dei lavori, nonché di quelle pie persone, che ne
sostengono le prime spese; e tutti si adoprino ad ottenere che ci sia dato di aprire
quell'Ospizio al più presto possibile, essendo anche colà urgente il bisogno di dare un asilo
sicuro a molti poveri giovanetti, che versano in grave pericolo per l'anima e pel corpo.
Altro Ospizio da proporvi è quello di Londra, nella regione detta Battersea. Finora
abbiam dovuto restringerci alla amministrazione della Parrocchia e alle Scuole delle fanciulle,
mediante l’opera di alcune maestre religiose, autorizzate dal Governo; ma ormai vediamo che,
in una città di oltre a 4 milioni di abitanti, l'opera nostra non produrrà il frutto desiderato fino
a che non avremo una Casa, per raccogliervi fanciulli poveri e più o meno abbandonati,
conservandoli nella Fede, se cattolici, ed istruendoli nella medesima, se protestanti. I miei
benefattori di ogni nazione mi permetteranno di invocare la loro carità, trattandosi di
un'opera cattolica in un paese eretico.
Due altri Ospizi, o piuttosto il loro ampliamento, vi propongo in Francia. Le nostre Case
di Marsiglia e di. Parigi sono divenute insufficienti al bisogno. Nonostante che alla prima negli
anni addietro siasi data una succursale nei dintorni della città, e che nella seconda siansi fatte
varie aggiunte di fabbrica, tuttavia non sono più capaci di contenere un decimo dei giovanetti,
che vengono ogni dì raccomandati, ed ormai il cuore più non regge a dare continui rifiuti, e a
vedere tanti poveri fanciulli in pericolo di perdizione. A Marsiglia, colla spesa di 60 mila lire, di
cui parte è ancora da pagarsi, fu già comperato un terreno attiguo alla Casa principale, detta

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di S. Leone, e ne occorrono altre 100 mila per innalzare la fabbrica necessaria. Altrettante
richiedonsi per la Casa di Parigi, a Ménilmontant. Raccomando in modo particolare queste due
opere alla generosità dei Cooperatori e delle Cooperatrici francesi, che ebbero sempre ed
hanno tuttora una gran benevolenza a D. Bosco ed alle opere sue.
La decorazione interna della chiesa di Maria Ausiliatrice è pure un'opera, che si
propone alla divozione dei Cooperatori e delle Cooperatrici verso la Gran Madre di Dio, quale
monumento alla memoria di D. Bosco; e nutro fiducia che essi non mi verranno meno
nell’impresa sì bene incominciata.
Le Missioni estere,. quelle specialmente della Repubblica Argentina e della Terra del
Fuoco, meritano un nostro sguardo speciale e il più caldo palpito del nostro cuore. Rovescii
finanziari avvenuti ultimamente in detta Repubblica fecero aumentare le derrate, fecero
scemare i sussidii locali, ed esposero le nostre Missioni a grave cimento. Son 150 missionari
che, per salvar le anime, si trovano ora soggetti a grandi sofferenze. Mentre speriamo tempi
migliori, io vi raccomando quelle Missioni, che mi sono più care che la pupilla degli occhi miei.
Altra opera ancora vi ricordo, senza della quale dovremmo deporre financo il pensiero
di proseguire il bene incominciato. Come senza operai non si può coltivare un campo, né far la
guerra senza soldati, così se noi non ci formassimo degli aiutanti, dei sacerdoti, dei catechisti,
dei capi d'arte, non potremmo sostenere le nostre Case già stabilite, né fondarne delle nuove;
senza consimili aiutanti dovremmo chiudere i Collegi e gli Ospizi, cessare i laboratorii, fermare
le macchine tipografiche, abbandonare le Missioni. Per la qual cosa l'opera delle opere, cui i
Salesiani ed i Cooperatori non debbono mai perdere di vista, si è quella di formare un
personale acconcio al bisogno. Or questa formazione riesce costosissima, perché occorre per
anni ed anni mantener giovani o nelle scuole per lo studio, da riuscire maestri e professori, o
nelle officine per l'apprendimento dell'arte, da divenir capaci ad insegnare ad altri. Occorre
provveder loro maestri e libri, strumenti e lavoro; occorre sopratutto provvedere il vitto
necessario alla loro età e condizione, e vi so dire che i giovani hanno sempre un buon
appetito, e ne sono contento. Or bene, una buona parte della carità dei Cooperatori e delle
Cooperatrici viene appunto impiegata a formare e a mantenere questo vivaio di operai per la
vigna del Signore, a preparar maestri, a crear apostoli. Faccia il buon Dio che essa non e'
manchi mai!
Risposta ad una probabile domanda.
Leggendo la proposta di tante opere da eseguirsi pel nuovo anno, forse a taluno di voi
spunterà sulle labbra la domanda: E non son troppe?? Rispondo Non è mai troppo quello che
si fa per Dio. Del resto è sentenza di nostro Signor Gesù Cristo: Cercate prima il regno di Dio e
la sua, giustizia, e tutto il resto vi sarà dato per giunta (MATT. vi, 33). Il resto sono appunto gli
aiuti materiali. Or se questa sentenza vale per le persone private, tanto più deve valere per
una Pia Società, i cui membri non solo cercano il regno di Dio, ma si affaticano eziandio per
farlo cercare e trovare dagli altri. Infatti i Salesiani in tutte le loro imprese hanno sempre
esperimentata la veracità di questa divina promessa, poiché la divina Provvidenza, non ci
mancò mai, e spesso ci venne in aiuto anche straordinariamente. Ne sono prova luminosa le
grandi opere che ha fatto Don Bosco, ancorché in tempi difficilissimi. Fin qui nulla è avvenuto
che ci possa far temere che Iddio voglia fare d'ora innanzi un eccezione alla sua parola e
mutar modi con noi, e perciò noi tiriamo avanti pieni di fiducia nella sua divina bontà.
Per altra parte il male morale aumenta ogni dì più, e i cattivi in più luoghi vanno
guadagnando terreno a danno della Religione e delle anime. A. tale riflesso una onesta
persona deve sentirsi spinta ad opporre opere benefiche alle molte opere malefiche. Cessino i
malvagi, cessi il demonio dal fare del male, diceva il nostro D. Bosco, e io cesserò dal fare del
bene; ma siccome essi non cessano, così neppur io.
Come promuovere le opere anzidette.
Ma come faremo a trovare i mezzi per conservare e promuovere tante opere di carità e
di Religione? Rispondo che dobbiamo metterci tutti d'accordo e fare ciascuno la parte
nostra. I Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice, come schiere di un esercito in campagna,
faranno la parte loro, mettendo a disposizione di Dio e del prossimo la loro volontà, la loro
sanità, la loro vita; i Cooperatori e le Cooperatrici facciano dal loro canto quello, che i buoni

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padri e le buone madri di famiglia praticano pei loro figliuoli, quando sono in battaglia. Essi
pregano che Dio li salvi dai pericoli a cui sono esposti, conceda loro la vittoria contro i nemici,
e sapendo che abbisognano di molte cose, li aiutano anche materialmente, inviando loro
soccorsi opportuni. Fate così ancor voi, amati Benefattori. Pregate tutti i giorni per quei
Salesiani che lavorano nell’Europa, e per quelli che affaticano nell'America; pregate che Dio li
mantenga coraggiosi contro i nemici della Religione e mandi loro dei compagni zelanti,
affinché possano strappare un maggior, numero di anime al potere del demonio. Se poi Iddio
inspira a qualcuno dei vostri figli o parenti a venire a rinforzare le nostre file, coltivate in esso il
buon desiderio, fate maturare nel suo cuore la santa vocazione, e voi presterete alla causa del
bene una fiorita carità.
Ma siccome in tutte le imprese anche spirituali sono pur sempre necessarii i mezzi
materiali, così vi prego che non vogliate ricusarmi il vostro soccorso, specialmente in questo
anno. Non occorre già che vi spogliate per vestire il prossimo, che soffriate la fame per
satollare altrui, che priviate del necessario i figli per provvederne i poveri orfanelli; ma si tratta
solo di mettere in serbo a tal uopo una qualunque parte del fatto vostro secondo le vostre
forze; parte, che, unita con altre, concorre a procurare i mezzi per poter fare tutto il bene, che
vi ho di sopra accennato, ed altro ancora.
Una banca che non chiude mai gli sportelli.
Nell'anno passato fallirono molte Banche, ed innumerevoli persone, le quali avevano
presso di quelle depositate le proprie sostanze, si trovarono in pochi giorni ridotte a gravi
strettezze. Tali disgrazie mi fecero gran pena, tanto più che ho saputo che ne furono colpite
altresì molte persone dabbene ed amiche. Prego Dio che le voglia assistere e consolare nella
tribolazione, ed Egli saprà farlo, specialmente coll'infondere nei loro cuori la dolce speranza
dei beni eterni. Gli accennati rovesci di fortuna però mi ricordarono la raccomandazione, che
faceva sovente il nostro D. Bosco, sopratutto a quei benestanti, che non avevano eredi
necessarii o bisognosi. Egli diceva: « Mettete i vostri beni ad interesse in una Banca, che non
chiude mai gli sportelli, la quale anzi rende il cento per uno ». Questa è la Banca di Dio, la
Banca di Maria Ausiliatrice ed anche la Banca di D. Bosco. Questa Banca celeste spende
sempre bene le vostre sostanze, vi rende il centuplo con elette benedizioni nella vita
presente, e poi vi restituisce il capitale col darvi il Paradiso eterno.
Nell'accennare queste cose io intendo solo di mettere sott'occhio uno dei tanti mezzi
di praticare il precetto del Divin Salvatore: Non vogliate tesoreggiare sopra la terra, dove le
ricchezze non sono sicure, ma tesoreggiate pel cielo, dove i vostri beni sono al riparo da ogni
infortunio (MATTH. 19, 20). E questo altro: Coi vostri beni temporali fatevi degli amici, che vi
vadano all'incontro, quando vi presenterete alle porte del cielo, e v'introducano negli eterni
Tabernacoli (Luc. xvi, 9). Per voi, o Cooperatori e Cooperatrici, tali amici saranno le anime dei
giovanetti e delle giovanette salvate colla vostra carità; saranno anche tanti poveri Indi e
tante povere Indie della Patagonia e di altre regioni, fatti cristiani e Mandati in Paradiso, per
opera di quei Missionari e di quelle Suore, a cui, colle vostre limosine, avrete provveduto i
mezzi di andarli a salvare e farne dei santi.
Un nobile corteggio e conclusione.
Quando i re e le regine stanno per entrare in una, città, sono per lo più accompagnati
da nobili signori e dame illustri, che formano il loro reale corteggio. Voi tutti, o miei buoni
Cooperatori e mie buone Cooperatrici, avete desiderio di entrare un giorno nella città eterna,
nel regno di Dio, nel Paradiso; ma badate che, eccettuati i bambini, nessuno entra in cielo
senza un conveniente corteggio di buone opere. Lo dice l'apostolo S. Giovanni scrivendo:
Beati i morti che muoiono nel Signore. E perché beati? Perone accompagnati dalle buone
opere che fecero in vita: Beati mortui qui in Domino moriuntur.... Opera enim illorum
sequuntur illos (Apocaliss., xiv, 13).
Dunque mentre siamo in tempo procuriamoci un bel corteggio pel giorno di nostra
morte. Quanto più saranno le nostre opere di carità, altrettanto più nobile sarà il nostro
corteggio, altrettanto più glorioso il nostro ingresso in cielo, altrettanto più felice il nostro
soggiorno con Dio e coi Santi. La Pia Unione dei Cooperatori, alla quale voi appartenete, vi
porge molte e svariate occasioni di fare delle opere buone, con grande vantaggio delle anime.
Il Signore vi conceda la grazia di approfittarne a vostra temporale ed eterna consolazione.

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Intanto io conchiudo assicurandovi che non cesserò di pregare e di far pregare per voi
e per tutti quelli, che più da vicino vi appartengono, affinché Iddio e la Beatissima Vergine vi
ricompensino di quanto fate in favore delle opere di Don Bosco; pregheremo che la Divina
Provvidenza in questo mondo non vi lasci mancare mai di quanto è necessario all'onesto
sostentamento vostro e dei vostri cari; pregheremo che dopo una vita tanto tranquilla,
quanto possiamo aspettarci in questa valle di lacrime, il Signore vi conceda una morte
preziosa nel suo cospetto, principio della felicità eterna. Pregate anche voi per me, che ho
l'onore di professarmi con profonda gratitudine
Di voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici
Torino, 1° Gennaio 1890.
Obbl.mo servitore
SAC. MICHELE RUA.
10 L'Immacolata all’Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino
[…] Chiuse l'accademia la parola di D. Rua. Egli prese argomento del suo dire da un
pezzo di musica eseguito dall'orchestra e intitolato Il tramonto. Tutto tramonta quaggiù, egli
disse; ma due cose non devono mai tramontare nell'Oratorio: la divozione a Maria SS. e la
memoria di D. Bosco e de'suoi ammaestramenti.
Marzo, a. XIV n. 3
38-40 Conferenze in onore di San Francesco di Sales. Torino
[Conferenza ai Cooperatori in Torino, 1 febbraio 1890]
[…] Dopo aver protestato di voler imitare Don Bosco nella semplicità del dire, come
l'avea imitato nell’invitarci in detta chiesa per la conferenza in onor di s. Francesco di Sales, ci
diede una lieta notizia. Che egli era stato a Roma e che il S. Padre Leone XIII l’aveva incaricato
d'impartire a tutti i Cooperatori Salesiani l'Apostolica Benedizione, cui allora di tutto cuore
implorò su di noi e sulle nostre famiglie. Passò quindi a parlare delle Opere dei Salesiani.
» Accennò anzitutto all'aumento degli Oratori festivi ed al bene che in essi si fa alla
povera gioventù. Tanti e tanti giovanetti del popolo che nel mondo, nelle officine, nelle
scuole, nelle famiglie non vedono, non sentono che scandali, bestemmie, maldicenze contro
la nostra santa Religione, contro la morale cristiana, negli Oratori festivi trovano un'àncora di
salute. Mentre s'intrattengono in onesti divertimenti, quivi respirano un' aria tutta pura, tutta
santa: imparano a pregare, a lodare, a ringraziare il Signore, odono la soave parola di Dio,
apprendono quali sono i doveri del cristiano, del cittadino, s'addestrano, in una parola, a
menare vita onesta in società. E quanto grandi siano i vantaggi che ne ritraggono ben lo
conoscono quei molti che li frequentano, i quali sospirano la domenica per accorrervi en
frotte a passare bene almeno una giornata la settimana, come ebbero ad affermare non pochi
di essi.
» Non di minor importanza sono gli Ospizi, i Collegi salesiani. In essi si raccolgono per lo
più giovani poveri, abbandonati, giovani che lasciati liberi diverrebbero il flagello della società
e finirebbero per popolare le carceri. Per l’opposto raccolti negli ospizi di Don Bosco, sotto le
amorevoli cure dei Salesiani, mentre s'educano col santo timor di Dio, apprendono un' arte,
un mestiere, o se atti agli studi, a questi si applicano in modo da rendersi utili a sè, alla
famiglia, alla società. E Don Rua aveva il piacere di significarci come, dopo un po' di sosta,
quest'anno scorso si è incominciato di nuovo ad ingrandire i già esistenti, per le tante
domande che gli si fanno, e ad accettarne dei nuovi in parecchie località, come a Terracina in
Italia, a Mendrisio in Isvizzera, a Rossignol in Francia, senza parlare degli altri aperti dalle
Suore di Maria Ausiliatrice per il sesso femminile.
» Venendo poi a dire dei progressi che hanno fatto le missioni, passò a rassegna le
nuove Case o Residenze di Pringles, di Roca e di ChosMalal o Malbarco, stabilitesi in questi
anno sul Rio Negro le due di Montevideo e Canelones nell’Uruguay; le grandi proporzioni che
presero quelle del Chilì e di Quito. A questo proposito manifestò come gli Equatoriani
entusiasmati per quanto fanno i Salesiani a Quito, hanno già fatte pratiche presso la Santa

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Sede per affidare loro un Vicariato Apostolico con Vescovo nella loro Repubblica, e che sta ai
Salesiani l’accettarlo. Sarebbe questo il secondo Vescovo Salesiano!
» È pure un incremento per le missioni l'ultima spedizione fattasi per volontà del Santo
Padre Leone XIII nella Colombia. Di questa sacra spedizione già si lamenta una vittima. Un
bravo missionario partiva da S. Nazaire coi compagni, benché si sentisse un principio d'
influenza. Era robusto e coraggioso e non temeva. Ma per telegramma si è ricevuto la
dolorosa notizia, che al primo porto americano, nella, Venezuela, egli ha dovuto scendere dal
bastimento ed è spirato nel bacio del Signore, tra le braccia di colui che guidava la missione.
» Assai difficoltà per altro incontra il missionario nella Terra del Fuoco. Là ha da trattare
colla indigenza non solo, ma colla barbarie ancora: gente rozza, bestiale. di cuor duro,
insensibile a' sacrifizi del povero missionario, anzi ingrata ai benefizî che ne riceve. L'impresa è
di cangiare i cuori colla pazienza: cosa facile nei giovanetti, ma ardua e quasi impossibile negli
adulti. E però ivi si è sempre soggetti a mille pericoli. Non ha guari i selvaggi dell'isola Dawson,
pe' quali già tanto avevano faticato i Missionarii, hanno fatta una insurrezione, ed a stento il
sacerdote ed il catechista che vi risiedevano, hanno potuto sottrarsi vivi alle loro furie,
ricevendone gravi ferite e spargendo molto sangue: sangue, sperasi, fecondo di grandi frutti.
» Il signor D. Rua prendeva occasione per ringraziare di tutto cuore i Cooperatori e le
Cooperatrici della loro cooperazione data anche in quest'anno scorso; e li pregava a volergli
continuare il loro valido aiuto, perché le opere che rimangono a compiersi sono ancora
molteplici e grandiose. Oltre quelle già da lui accennate nel Bollettino di gennaio, altre molte
ve ne sarebbero. Immaginatevi: in un sol giorno gli si fecero cinque domande di aprire nuove
case. Egli non diede ancor parola, ma ne vede la necessità e vorrebbe quanto prima porvi
mano. Tanto più che parecchi de' richiedenti si rivolgono al Sommo Pontefice, e quando il
Vicario di Cristo parla, bisogna che i Salesiani rispondano coll'opera.
» Donde proviene la necessità di personale e di mezzi materiali. E D. Rua faceva un
caldo appello alla carità de' Cooperatori, perché volessero pregare il Padron della messe che
mandi operai nella messe sua, e perché volesse ciascuno porgere il suo contributo per la
salute di molti poveri giovanetti e per l'estensione del regno di Gesù Cristo sopra la terra.
» Né alcuno qui dica che i Salesiani si accingono a troppe e troppo grandi imprese; non
si obbietti che le campagne sono andate male e che non si è potuto trarne quegli abbondanti
raccolti degli altri anni; che le banche hanno chiusi gli sportelli ed i capitali rimangono morti
senza fruttar alcuni reddito; che a tutto ciò s'aggiungono le malattie, l'influenza, per cui
bisogna spendere quei pochi quattrini che si hanno. Chi ha sentito parlare D. Rua dirà: Più le
annate vanno male e più si fa sentire il bisogno di aprire nuovi ospizi, onde soccorrere alla
miseria; risparmiamo adunque e facciamo tutto il possibile per diminuire tanta indigenza.
» Sentite. Un giorno, nel breve spazio di due ore circa, D. Rua ebbe ad assistere a
quattro scene dolorosissime. Eran le 9 del mattino. Non appena ebbe finito di celebrare la
santa Messa, gli si presenta nella sagrestia di Maria Ausiliatrice una povera donna, all'aspetto
molto afflitta, con a lato quattro ragazzini smunti e cenciosi, de' quali il maggiore avrà avuto
dieci anni. Inginocchiatasi a' suoi piedi, coll'angoscia nel cuore, gli manifesta come il fatal
morbo dell'influenza l'ha resa vedova e misera, e quei putti orfani di padre, e che ella è
nell'impossibilità di mantenerli. Quindi colle lagrime agli occhi lo supplica a volergliene
ricoverare almeno qualcuno ne' suoi ospizi. Poco stante, ritiratosi nella sua camera, ecco
venirgli un uomo in sui trentacinque anni a pregarlo della stessa cosa. Gli è morto il fratello ed
ha lasciata nella miseria la moglie con due figli. Benché, egli abbia numerosa figliuolanza, a
costo di qualunque sacrifizio, è pronto a raccogliere in sua famiglia la vedova cognata con un
bambino; ma ei non si sente forze bastevoli per prendersi anche il nipotino maggiore. Prega
pertanto D. Rua a volerlo egli accettare nelle Case Salesiane. Non ha per anco costui discese
le scale, che ne arriva un terzo. È un giovanotto in sui ventidue anni, rimasto orfano con un
fratello di quattordici. Viene a raccomandarsi a D. Rua, perché voglia collocare in un suo
laboratorio il povero fratello che ancor non sa alcun mestiere.
Partito costui, ne giunge un quarto. È un giovane di diciott'anni, sparuto della persona
e sofferente per mancanza di cibo. Ei si rivolge a D. Rua per aver pane e lavoro. E D. Rua che
farà? Li rimanderà tutti senza consolarli? Il suo cuore non può reggere a tante sventure. Sa che
la divina Provvidenza, benché qualche volta si sia fatta sospirare, pure nelle estreme necessità

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39
non gli è mai venuta meno. E però ingrandisco gli ospizi esistenti, altri ne innalza, e stende la
mano ai Cooperatori ed allo Cooperatrici Salesiane e chiede pietà. Chiede pietà poi poverelli e
dice: Miei buoni Cooperatori, parecchie migliaia di poveri giovani chiedono a voi l'elemosina
per mezzo nostro. Essi son orfani, son miseri, deh! soccorreteli. L'elemosina vi otterrà il
perdono de' peccati, prospererà i vostri affari temporali e vi assicurerà un posto glorioso nella
beata eternità.
Aprile, a. XIV n. 4
45-50 Don Rua in Francia
[8 febbraio 1890, a Nizza, p. 46]
Il nostro amatissimo Rettor Generale comincia col dichiarare quanto abbia caro che gli
venga ricordato Don Bosco. Questo ricordo, mentre fa rivivere profondi dolori, è ben
acconcio a ricordare tutto ciò che il nostro venerato Padre ha fatto e tutto ciò che noi
dobbiamo fare. Frattanto D. Bosco è in cielo: e noi abbiamo già molte volta esperimentato il
suo benefico appoggio. Egli vi ha raccomandato di amarmi come avete amato lui, e di
obbedirmi come avete a lui obbedito. Ottemperando alle sue raccomandazioni voi renderete
soave e facile il compito mio, che consiste soprattutto, voi lo sapete, nel fare del bene alle
anime.
Voi mi avete detto: Domine, mane nobiscum, quoniam advesperascit; « Rimanete con
noi, Signore, perché è già tardi. » Ebbene, miei cari fanciulli, D. Bosco amava di fermarsi a
Nizza, ed io non ho altro desiderio che di fare come faceva D. Bosco. Dimorerò a dunque con
voi più settimane (vivi applausi), e come non essere commosso della vostra splendida
accoglienza? voi mi avete ricevuto come un Re.
[9 febbraio 1890, a Nizza (dalla Semaine religieuse), p. 47]
[…] sul principio del suo discorso ringraziò vivamente tutti coloro che s'interessano
delle sue Opere, accorsi così numerosi per ascoltare la sua parola. Queste Opere per le quali
egli chiede la loro generosa cooperazione, la loro ardente simpatia, il loro sollecito concorso,
comprendono tre sorta di stabilimenti: i Patronati della Domenica od Oratori festivi, gli Ospizi
e i Collegi di educazione, e infine le missioni estere.
« Avendo spiegata la natura di queste tre sorta di fondazioni, l'oratore narrò quanti
sacrifizi esigono il loro sostenimento e sviluppo. Ora questi sacrifizi, così fecondi di magnifici
risultati, che è che li rende possibili, se non la carità dei Cooperatori e delle Cooperatrici: carità
che fino al giorno d'oggi si mostrò sempre generosa nei suoi doni, indefettibile nella sua
costanza, carità la cui effusione non ha migliore sorgente in tutta la contrada che il recinto di
NotreDame di Nizza
« D. Rua disse in seguito, che in conformità di un voto emesso dal suo venerabile
predecessore, e confermato dal S. Padre Leone XIII, la Congregazione Salesiana aveva
impiegato questi ultimi anni a raccogliersi e a rinforzare le proprie file. Egli non aveva accolto
nessuna domanda di nuove fondazioni, preferendo consolidare quelle già esistenti; ma
soggiunse che il momento è venuto di uscire da questa prudente determinazione, di accettare
nuovi campi da lavorare, d' aprire nuovi orizzonti all'attività dei suoi religiosi. »
[10 febbraio 1890, ai membri dei “Comitati promotori” di Nizza, p. 47]
Cari Cooperatori e Buone Cooperatrici,
« Già più volte, in occasione delle feste di Natale e del primo giorno dell'anno, ebbi
occasione di indirizzarvi per lettera i miei ringraziamenti pel vostro zelo e per la vostra carità
verso il patronato di S. Pietro di Nizza. Io so tutto ciò che il Comitato protettore ha già fatto
per questa Opera, tutto l’appoggio che a lui presta ogni giorno. Non ignoro punto le pratiche
sì generose che furon fatte per costituire in maniera permanente il Comitato delle Dame
protettrici e assicurare la regolarità delle loro riunioni periodiche.
« Oggi finalmente mi è concesso di ringraziarvi a viva voce. D. Bosco amava di venire a
Nizza e di soggiornarvi. In nessuna parte della Francia e fuori di essa Don Bosco si fermò così

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40
lungamente come a Nizza. Questa Casa, la prima da lui aperta sul territorio francese, a lui fu
sempre particolarmente cara.
« Io intendo di imitare D. Bosco in tutto e per tutto, per quanto mi è possibile; e mi sta a
cuore di stringere vieppiù il vincolo che univa D. Bosco alla città di Nizza, culla delle sue opere
fuori della penisola italica.
« Il vostro Convitato già ha fatto molto bene co' suoi consigli, col suo zelo nella ricerca
dei lavori pei nostri laboratori, e infine pei suoi savi avvisi in tutte le questioni delicate e
difficili.
« Io sono adunque felice, di rinnovarvi qui tutti i miei ringraziamenti e di pregarvi con
istanza a voler continuare le vostre opere di beneficenza. Il Direttore del Patronato di S. Pietro
e i suoi coadiutori impiegheranno certamente tutti i loro sforzi per far prosperare le opere
intraprese; ma senza di voi essi possono far nulla.
« Noi possiam dire che il Patronato di S. Pietro fa un gran bene. Tra personale ed allievi
comprende più di duecento persone.
« I nostri ragazzi, come voi ben sapete, si dividono in due sezioni: gli artigiani, che
imparano nei nostri laboratori a campare onestamente la vita, ed a conservare intatti i
principii di morale e di religione che formano la loro forza, la loro consolazione e la loro
felicità.
« Gli Studenti. In quanto a questi, D. Bosco aveva soprattutto per fine di coltivare le
vocazioni ecclesiastiche, e noi speriamo che sorgeranno numerosi manipoli, i quali andranno
dappertutto a sviluppare e ad accrescere le opere di D. Bosco.
« Ma insieme a questo patronato interno noi dobbiamo occuparci di tutti quei poveri
ragazzi, che passano la maggior parte della vita per le strade e sulle piazze, triste luogo dove
disgraziatamente sviluppansi e con grande vigore tutti i malvagi istinti della nostra corrotta
natura.
« Per completare l'opera di D. Bosco sarebbe necessario il Patronato esterno. Questo
esiste già per le ragazze. Le Suore di Maria Ausiliatrice le radunano la Domenica e il giovedì.
Ieri 150 eran venute a prender parte agli esercizi religiosi ed ai giuochi per loro apprestati.
« Noi vorremmo un Oratorio esterno per i giovani. Voi avete già fatto molto, miei
Signori, per la gioventù. Il Circolo Cattolico è un vero Patronato, ed io son certo che, D. Bosco
dal Cielo si compiace di tutto il bene che voi fate ai giovami onerai. Ma quanti ragazzi hanno
ancor bisogno di esser soccorsi! Sembra che noi dovremmo cercare sovra la riva sinistra del
Paillon, tra la parrocchia di S. Rocco del porto e di S. Agostino, un locale adattato alla
fondazione di un patronato esterno.
« lo vi sarei ben riconoscente, miei Signori, se ci aiuterete in queste ricerche.
« Non voglio terminare senza porgere alle Dame protettrici nuove preghiere, acciocché
per un' organizzazione definitiva, esse abbiano una buona parte dei favori e dei meriti
spirituali annessi al compimento delle opere Salesiane. Io loro ricordo eziandio che tutte
possono aiutarci sia dando esse stesse lavori ai nostri laboratori, sia impegnando altre
persone a darcene.
« Ritornando indietro noi vediamo che l'anno 1876 fu fecondo per le opere di D. Bosco.
Voi rammentate che esse presero in quell’anno una meravigliosa estensione. La prima
partenza dei Missionari Salesiani sotto la guida di Monsig. Cagliero ebbe luogo circa quest'
epoca. D. Bosco fonda le Case di Bordighera e di Lucca, quindi viene a Nizza, e il Patronato di
S. Pietro cominciò, come la casa di Torino, con un Oratorio esterno. Lavoriamo con coraggio,
e stiamo sicuri che D. Bosco professerà una riconoscenza patente verso i benefattori dei suoi
ragazzi.
Permettetemi di parlare ancora di una grazia singolarissima fra molte altre che mostra
ad evidenza il credito del nostro santo Fondatore.
Accadeva a Torino in sullo scorcio del febbrajo 1889. Una pia e caritatevole signora di
Torino, la quale spesse volte aveva dato prove di sua generosità verso i giovanetti di D. Bosco,

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era così gravemente inferma per un cancro, che da cinque anni non era più uscita di sua casa,
e da quattro non aveva varcata la soglia di sua camera.
« Una prima novena fatta in onore della B. Margherita Maria, di S. Francesco di Sales e
di S. Giuseppe non aveva ottenuto alcun miglioramento. Il male si aggravava in maniera
spaventosa.
« Un pio ecclesiastico fece osservare alla famiglia che non si era presa la miglior via. Un
miracolo non poteva essere ottenuto che in vista di glorificare il Signore in qualcheduno de'
suoi Santi. Per ciò ottenere conveniva ricorrere all’intercessione di un solo, e si decise di fare
una novena a D. Bosco.
« L'inferma accolse questo progetto con gioia e con fede. Ed esclamò: D. Bosco, voi
sapete che allorquando io era di buona sanità ho fatto quanto ho potuto per aiutare le opere
vostre: or dunque aiutate me, e se piace al buon Dio, ottenetemi la guarigione.
« Si incominciò la novena a D. Bosco il giorno 31 gennaio, anniversario della sua morte.
« Dopo il secondo giorno si vide un notevole miglioramento. La povera inferma, che
poteva appena sopportare qualche po' di brodo, domandò di mangiare e mangiò davvero
alimenti sostanziosi, con grande stupore di quelli che la circondavano. Il medico constatò con
meraviglia il cangiamento sopravvenuto nello stato dell'ammalata. Finalmente l’ultimo giorno
della novena chiese di alzarsi da letto. Grande fu l’imbarazzo del marito. Questi, persuaso
come lo erano tutti gli altri e come lo era lo stesso medico, che la sua moglie non si sarebbe
giammai alzata, aveva distribuite le sue vestimenta ad alcune povere famiglie. A gran stento
potè ottenere ch' ella aspettasse l'indomani per alzarsi, e nel frattempo le procurò i vestiti
necessarii.
« L'indomani, un venerdì, con grande sorpresa dei vicini, l’inferma andò a ringraziare
Dio e Don Bosco nella nostra Chiesa di S. Giovanni Evangelista. Il sabato ella si recò a Valsalice
a visitare la tomba di D. Bosco. La domenica venne a fare i suoi ringraziamenti ai piedi di Maria
Ausiliatrice nella Chiesa dell'Oratorio di S. Francesco di Sales. Finalmente il lunedì si mise in
viaggio per recare in persona la buona novella alla sua famiglia. La guarigione era completa.
Quanta riconoscenza non dobbiam noi professare al Signore che sembra compiacersi
di essere glorificato nel suo umile servo! »
Luglio, a. XIV n. 7
92-93 La conferenza di D. Rua alla vigilia della festa e la Benedizione della
Cartiera di S. Francesco di Sales in Mathi
[2 giugno 1890, a Torino]
[…] Salutò con affetto il numeroso e distinto uditorio, composto di amici ed
ammiratori del compianto Don Bosco e diede interessante relazione dei suoi viaggi fatti in
quest'anno nel mezzodì della Francia e nella Spagna, quindi al nord della Francia,
nell'Inghilterra e nel Belgio per far visita ai diversi Istituti della nostra pia Società ed ai
Cooperatori Salesiani di quelle contrade. I nomi di quei paesi e di quegli Istituti non riuscivano
del tutto nuovi ai Cooperatori di Torino, perché già erano stati ricordati dal venerando D.
Bosco, quando in simiglianti conferenze soleva parlare di quelle e delle altro fondazioni, frutto
del suo zelo fecondissimo. Ma alla mente di chi ricorda Don Bosco, le sue parole, i suoi
progetti, e quello che è più le sue opere sparse in tanto parti del mondo e piene di tanta
gagliardia di vita, viene spontanea l'esclamazione: quanta attività, quanta operosità!
Era nel nome e coll'aiuto di Maria, ripeteva D. Rua, che sviluppavasi nelle mani di D.
Bosco la rete di tante e sì mirabili opere. […]
Agosto, a. XIV n. 8
111-113 Feste di famiglia. Omaggio a Don Rua.
[23 giugno 1890, p. 111]

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42
[…] In fine, dopo la ripetizione dell'inno, Don Rua pronunziava commosso parole di
ringraziamento. Lodava poscia con cuore di padre tutti quelli che concorsero in qualche modo
per rendere bella e grandiosa quell'accademia.
Parlando dei doni, notò lepidamente una dimenticanza: « Si vollero, diceva egli,
presentar saggi di tutti i laboratorii della nostra Casa, ma se ne dimenticò uno della massima
importanza; fu dimenticata la panetteria; eppure è il laboratorio che si fa ricordare di più a chi
deve pagare, perché abbonda di uscite e non ha entrate. »
118-119 Una cara visita e una nuova Casa alla Venezuela.
[13 luglio 1890, discorso ai pellegrini venezuelani, ]
[…] Don Rua si alzò tra la generale espettazione, dicendo che brindava alla Venezuela
ed agli illustri suoi rappresentanti che avea l'onore di ospitare.
« Da tempo, soggiunse poi, siamo in ottime relazioni con quella Repubblica; fin dal 1886
il venerando Arcivescovo di Caracas era venuto in persona a chiedere i Salesiani, e Don Bosco
si era preso a cuore il desiderio del pio Pastore di quella vasta Diocesi, deliberando d'inviare in
quella lontana terra i carissimi suoi figliuoli. Ma finora i nostri non furono che desiderii e voti.
Ultimamente però la divina Provvidenza rese più stretti i vincoli di amistà e più vivi i sentimenti
di riconoscenza che legano i Salesiani a quella nazione; volle anzi che già si trovasse nascosto
in quel suolo il seme che dovrà bentosto germogliare una istituzione Salesiana. L'amatissimo
nostro confratello chierico Giuseppe Eterno, accolto con sì caritatevoli premure dal Rev. sig.
D. Santiago Machado qui presente, ed onorato dopo morte con tanta dimostrazioni di
fraterna pietà e della più grande simpatia verso l'umile Società Salesiana, sono per noi un
indizio per farci intravedere la divina volontà, mentre ci sono di forte stimolo a far eziandio
sacrifizi per corrispondere alle reiterate istanze per averci colà. Mentre pertanto ringraziamo
Iddio di averci presentato occasione propizia per manifestare la nostra riconoscenza non solo
per lettera, ma anche di presenza ai benevoli Venezuelani di quanto fecero per noi e
specialmente pel nostro compianto fratello, io vi prego a voler consegnare a S. E. Rev.ma
Mons. Arcivescovo questa risposta alla venerata sua lettera. Con essa (soggiunse D. Rua,
consegnando una lettera al P. Machado) facciamo piena adesione ai caldi inviti di S. E. Rev.ma
e degli ottimi Cooperatori di Caracas e di tutta Venezuela, e speriamo che fra poco tempo i
comuni voti si cambieranno in consolante realtà. Permettete adunque che io brindi alla salute
del venerando vostro Pastore, dei Venezuelani tutti ed alla prosperità della nuova fondazione
Salesiana, e che dal fondo del cuore io gridi un evviva ai nostri cari ospiti, un evviva ai nostri
ottimi Cooperatori Venezuelani ed anche un evviva ai Salesiani che fra poco andranno a
dividere con voi le fatiche e sollecitudini a favore dei figli della vostra generosa nazione. » […]
settembre, a. XIV n. 9
152-156 Don Rua al Nord della Francia e nel Belgio.
[8 maggio 1890. Benedizione della prima pietra dell'Orfanotrofio Salesiano di San Giovanni Berchmans a
Liegi, dalla “Gazzetta di Liegi”]
[…] Egli parla di cuore e con eloquenza, con correttezza e semplicità
«... Si era sullo scorcio del 1887; il 6 dicembre D. Bosco, già sofferente assai, era disceso,
per l'ultima volta, nella chiesa di Maria Ausiliatrice per dare la sua benedizione e l'addio ad un
drappello di Missionarii che partivan per l'Equatore. Non gli restava più un personale
disponibile; è venuto il tempo, dicevasi, di non più pensare a nuove fondazioni. Quand'ecco
all'indomani arrivava dalla Patagonia Mons. Cagliero: veniva per sollecitare nuovi operai per la
vigna del Signore. Nello stesso tempo presentavisi un Prelato del Belgio. Veniva per ricordare
a D. Bosco la domanda fatta quattr'anni addietro e la promessa ottenuta di una fondazione
nel Belgio; insisteva con ardore per i bisogni della popolazione della sua città vescovile, la
capitale industriale del Belgio. Chi non sarebbe stato commosso dalle sue preghiere? Don
Bosco non mancava di buona volontà, gli mancava il personale. Il Vescovo insistette, ed il
buon Padre, per non prendersi sopra di se solo la responsabilità di un rifiuto, radunò il suo
Consiglio, e questo Consiglio ad unanimità non potè che rispondere con una sol parola:
Impossibile!

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» Il santo Prelato respinto s'appellò a più alto; recossi nella chiesa di Maria Ausiliatrice,
sotto l'inspirazione della quale D. Bosco aveva sempre operato, e si mise a pregare. Qual
fosse stata la sua preghiera non si seppe, ciò che si conobbe furono i risultati. D. Bosco quella
notte dormì pochissimo; all'indomani, 8 dicembre, celebrò la santa Messa tra le lagrime e i
singhiozzi, e finito il santo Sacrifizio, radunò di nuovo il suo Consiglio, gli parlò con tal forza, e
così bene fece comprendere ciò che voleva la Vergine Ausiliatrice, che più nessuno seppe
persistere nella sua opposizione, e da quel giorno fu decisa la fondazione di cui oggi si pone la
prima pietra.
» Il nostro fondatore non è più quaggiù per assistere a questa festa che gli avrebbe
recata tanta gioia; dal Cielo egli veglierà sullo stabilimento di Liegi, ultima fondazione della sua
carità Appena sarà possibile raccogliere dei fanciulli e dar loro qualche lezione, noi verremo
con ogni impegno per renderli buoni cristiani e onesti cittadini. Sarà questo il miglior modo di
mostrare la nostra affezione e la nostra gratitudine verso del vostro Prelato, che tanta fiducia
ha posto in noi. Noi conteremo sul vostro appoggio. Questa Casa sarà il monumento della
vostra carità; ma voi non vorrete solamente contribuire ad innalzarne le pietre, le vostre
preghiere debbono assicurarcene la prosperità...»
[al pranzo offerto dal vescovo]
[…] « Io vorrei prima di tutto, disse, ringraziare Monsignor Cartuywels del suo discorso,
pronunziato stamattina durante la funzione, se tuttavia mi permette di fargli un rimprovero
Monsignore ha detto troppo bene dei poveri Salesiani; ma egli l'ha fatto con buona
intenzione... io non debbo dunque esser severo con lui (Applausi). Io ringrazio di tutto cuore
Monsignor di Liegi d'aver organizzata la bella festa, di cui tutti fummo testimoni con
emozione così consolante. Sapevamo da lungo tempo la sua benevolenza pei figli di D. Bosco:
oggi egli ce ne ha dato una prova che mi commosse assai, e di cui certo ha gioito il nostro caro
Padre in cielo. Parimenti esprimo la mia riconoscenza a tutti quelli che in qualche modo hanno
concorso all'Opera nascente ed alla festa di questa mattina. Una gioia che accresce tutte le
altre è di vedere come il Sovrano Pontefice nella persona del suo degnissimo rappresentante
nel Belgio volle trovarsi in mezzo a noi per questa solennità. Sua Eccellenza mi permetterà di
fare una piccola digressione che non è estranea al mio soggetto. A Catania, in Sicilia, D. Bosco
ha potuto fondare una Casa in favore della gioventù povera della città. I benefattori anche
colà non mancano, ma io debbo dire, in presenza di questa assemblea, che proprio dirimpetto
alla Casa Salesiana di Catania abita una nobile signora, di cui io dirò ora il nome. Per
caratterizzare il suo attaccamento alle nostre Opere, e la sua bontà verso i figli di D. Bosco, io
non voglio far notare che una cosa sola: i nostri fanciulli la chiamano col dolce nome di Madre.
Ora la pia e caritatevole patrizia, che ha conquiso a tal punto il cuore dei figli di D. Bosco, è
semplicemente... la degnissima madre di Monsignor di Nava, Nunzio Apostolico a Bruxelles...
La presenza di S. E. a Liegi, in un giorno come questo, ha dunque un doppio significato, tanto
caro al cuore dei Salesiani, poiché il rappresentante del Santo Padre è anche il figlio di
un'insigne benefattrice dei figli di D. Bosco. Il nostro amatissimo Padre avrebbe riguardato
come una grazia l'assistere alla solennità di questa mattina, ed io sono sicuro che ci prese
parte: gli eletti non sono punto privati delle gioie che possono aumentare la loro felicità. E noi
abbiamo buone ragioni da credere che D. Bosco è presso Dio.
Egli gioirà come noi e con noi che oggi i Salesiani siano diventati Belgi, in virtù della
solennità che loro ha dato il diritto di fare un po' di bene anche nel Belgio. » […]
157-159 Ricordi per le vacanze
[16 agosto 1890, agli allievi]
[…] il nostro Rettor Maggiore D. Michele Rua saliva in pulpito per dar loro opportuni
avvisi ed il paterno addio.
Esordiva ricordando l'obbligo di ringraziare il Signore pei benefizi ricevuti durante
l'anno scolastico, ricordava i pericoli delle prossime vacanze e proseguiva con le esortazioni
che qui in breve riassumiamo.
Ieri, continuava egli, tra i drappi e le bandiere che ornavano il cortile nell'accademia per
la vostra premiazione, ho letto quanto era scritto a caratteri cubitali in diversi cartelli
bellamente sparsi qua e colà. In uno era scritto Pietà. Questo era il primo ricordo che il nostro

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amato Padre D. Bosco soleva dare ai giovani nel ritorno alle loro case per le vacanze, ed io ve
lo ripeto a nome suo.
Pietà: perciò recitate bene ogni giorno le orazioni del mattino e della sera, assistete
possibilmente ogni giorno alla santa Messa, anzi datevi premura dì servirla devotamente; fate
ogni giorno una visita a Gesù in Sacramento e, se potete, ricevetene la benedizione che forse
nelle vostre rispettive parrocchie si suol dare ogni sera.
Pietà: frequentate con coraggio cattolico i sacramenti della Confessione e della
Comunione come avete fatto lungo l'anno in collegio. Alle feste, oltre alla santa Messa,
recatevi alle prediche ed alle altre sacre funzioni parrocchiali; darete così edificazione al
prossimo e adempirete i vostri doveri di buoni parrocchiani.
In un altro cartello era scritto: Lavoro. Sì, anche nelle vacanze, fuggite l'ozio: Omnem
malitiam docuit otiositas. Occupatevi in lavori materiali, ne ricaverete utile per la vostra sanità;
occupatevi in lavori intellettuali a profitto negli studi.
Lavoro. Nel raccomandarvi questo importante ricordo, non debbo tacere di un pericolo
non leggero che dovete risolutamente superare, e questo si è quello che vi proviene dalle
cattive letture. Queste letture le incontrerete in cattivi giornali, in cattivi libri. Mantenetevi
lontani da siffatta peste pel bene che bramate alle anime vostre.
Terzo ricordo, importante ricordo, viene richiamato alla vostra memoria da altra
importante parola: Educazione. È questo un ricordo, direte voi, che faccia per il tempo delle
vacanze? Sì, miei cari figliuoli, manifestate in casa e nei paesi vostri, a cui ritornerete, la
cristiana e civile educazione ricevuta in collegio. Siate rispettosi ed affezionati verso i vostri
parenti, manifestate riconoscenza verso gli antichi vostri maestri e specialmente verso i vostri
benefattori. Non tralascio poi di raccomandarvi che salutiate col dovuto rispetto le Autorità
ecclesiastiche e civili del vostro paese e tutte quelle altre persone che per qualche titolo
meritino pubblicamente questo segno di riverente saluto. Ricordatevi che dovete essere
buoni cristiani e virtuosi cittadini non solo tra le pareti domestiche, ma anche, anzi
specialmente, in pubblico.
Ultimo ricordo vi è dato dalla parola che tra le prime spiccava in quei cartelli che
circondavano ieri la vostra festa. Voi forse non la ricordate più, io ve la richiamo a mente:
Costanza. Oh la virtù della costanza è la virtù dei magnanimi, dei forti. A che giovano buoni
principii senza costanza? A che tanti propositi? Sfumeranno come leggeri vapori al vento, non
saranno che vaghe illusioni. Siate costanti nel bene incominciato e sarete felici.
Ora, o cari giovani, mi rimane a dire a quelli che si fermano nell'Oratorio che anche qui
passeranno lietamente e con frutto le loro vacanze: avranno passeggiate, teatrini,
trattenimenti accademici... e per gli altri mi viene dal cuore una amara parola, ed è la parola
dell'addio. Addio, cari figliuoli, addio. Ci rivedremo ancora su questa terra? Alcuni forse non li
rivedremo mai più. Oh preghiamo che ci possiamo tutti rivedere in Paradiso. Altri invece
ritorneranno fra non molto all'Oratorio. Preghiamo perché al ritorno ci possiamo rivedere
tutti sani e salvi nell'anima e nel corpo.
Voi partite, o cari figli; portate pertanto i saluti dei vostri superiori ai vostri cari parenti,
ai vostri benefattori, alle Autorità religiose e civili dei vostri paesi, e non mancate di
cordialmente salutare a nome nostro i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane mediante il cui
aiuto vanno fiorendo le opere nostre. Addio, o cari figli. Il Signore vi benedica e vi ricolmi di
sue grazie.
Novembre, a. XIV n. 11
201 Operai alla tomba di D. Bosco.
[Pellegrinaggio degli operai cattolici, dalla “Voce dell'Operaio” del 5 ottobre 1890]
[…] Rispose a tutti D. Rua, rallegrandosi della buona memoria che conservano i
cattolici operai per D. Bosco, loro presidente onorario perpetuo; ringraziando in pari tempo
per gli auguri fatti pel suo onomastico o raccomandando la santa unione e fratellanza

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45
cristiana, li congedò dopo d'aver a tutti fatto regalo di una medaglia benedetta dal Santo
Padre.
dicembre, a. XIV n. 12
209 Augurii.
IL Sacerdote Michele Rua augura col più vivo e riconoscente affetto BUONE FESTE
NATALIZIE e BUON FINE e CAPO D' ANNO ai cari e benemeriti Cooperatori e pie Cooperatrici
Salesiani.
Agli augurii del Padre s'uniscono gli augurii dei figli, non esclusi quelli che pure di grati
cuore mandano ai loro Benefattori i Missionari Salesiani e i selvaggi da loro convertiti.
La Comunione poi che per Privilegio Pontificio i Salesiani ed i loro alunni faranno nella
notte del Santo Natale, la indirizzeranno a Dio, affinché per i meriti del graziosissimo Gesù
Bambino spanda sopra i Cooperatori e Cooperatrici l'abbondanza delle sue grazie celesti e
conceda loro un nuovo e felicissimo anno colla perseveranza nel bene.
1891
gennaio, a. XV n. 1
1-7 Lettera del Sac. Don Michele Rua ai Cooperatori e alle Cooperatrici
Salesiane
Benemeriti Cooperatori, e benemerite Cooperatrici,
La Circolare, che in data dell'8 ora trascorso dicembre vi ho indirizzata per invocare il
soccorso della vostra carità a pro della prossima spedizione di Missionarii nell'America,
potrebbe dispensarmi dal rivolgervi la presente lettera; ma siccome questa ha per iscopo di
mettervi sott'occhio le opere principali compiutesi nell'anno ora spirato, e segnalarvi quelle
altre, che paiono più meritevoli della vostra benevolenza nell'anno in corso, così mi attengo
alla consuetudine introdotta dal nostro Don Bosco, e nuovamente vi scrivo. Per altra parte
mentre torna soave al mio cuore trattenermi qualche volta, almeno per iscritto, in
conversazione con persone così benevole, quali voi siete, verso i figli di Don Bosco, penso che
riesca a voi caro di sapere in quali opere andarono e andranno a rifondersi le vostre
beneficenze, per sentirvi sempre meglio eccitati a continuarle alla maggior gloria di Dio e a
sollievo della povera umanità.
Intanto sciogliamo la lingua in un vivo ringraziamento a Dio pei benefizi, che ci ha fatto
nell’anno ora decorso, specialmente per averci conservati in vita in mezzo al grave malore,
che afflisse presso che tutti i paesi della terra, e che a noi tolse pure ben più di mille
Cooperatori e Cooperatrici. Quantunque siano già state fatte speciali preghiere in suffragio
delle loro anime, tuttavia raccomando ancora a ciascuno un requiem aeternam quale tributo
del nostro sincero affetto, di cui l'anno venturo forse più centinaia di noi riceveranno dai
superstiti il contraccambio fraterno.
Ed ora passo ad esporvi come in uno specchio le principali opere, alle quali coll'aiuto di
Dio e mediante la vostra cooperazione i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno posto
le mani con felice risultato.
Opere compiute nel 1890.
Coloro che conoscono i disastri finanziarii, che l’anno scorso hanno colpito parecchie
nazioni, e quindi qual più qual meno anche le famiglie dei nostri benefattori, non potranno
non fare le più alte maraviglie, e ringraziare con noi la Divina Provvidenza per le opere che si
poterono compiere, come sto per accennare. Per seguire un ordine passerò a rassegna le
opere di Europa, poscia quelle di America.
Fra le prime mi piace annoverare la casa di Macerata. In questa pia ed illustre città si
trovò un considerevole numero di Cooperatori e di Cooperatrici, i quali con grandi sacrifizi
comperarono da prima un vasto terreno, poscia v'innalzarono a conto dei Salesiani un

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fabbricato capace di un centinaio di giovanetti. Ne abbiamo preso possesso il dì 4 di
novembre, e tosto si è dato principio all'Ospizio e all'Oratorio festivo, coll'intervento di più
centinaia di fanciulli, col plauso di ogni ceto di persone, specialmente dell'ottimo Clero e dello
zelantissimo Vescovo.
Degna di venire pure segnalata fra le prime è la Casa di Trino nella diocesi di Vercelli.
Colà un esimio e generoso ecclesiastico dell'insigne collegiata, il canonico Antonio Montarolo,
dopo di aver col suo patrimonio e coll'aiuto di altre caritatevoli persone della città innalzata
una bella chiesa in onore del Sacro Cuore di Gesù, con a fianco una modesta abitazione, con
porticato e vasti cortili, lasciò il tutto allo scopo che i Salesiani vi tengano Oratorio festivo pei
fanciulli. Se ne fece l’apertura il 19 del mese di ottobre con particolare solennità, e d'allora in
poi ogni festa v'intervengono al catechismo, alla predica, alla onesta ricreazione non meno di
600 giovanetti. Ne va lieto il degno e stimatissimo parroco, che vede con tal mezzo assicurata
la religiosa istruzione e la moralità della porzione più eletta del numeroso suo gregge, e se ne
rallegrano i genitori e tutte le persone dabbene, augurandosi un grande vantaggio per tutto il
paese.
Fu terminato in Catania l'Ospizio che l'anno scorso io raccomandava sopratutto alla
carità dei Cooperatori e delle Cooperatrici della Sicilia. L'edifizio per la saluberrima sua
posizione e per la solidità, l’ordine ed ampiezza dei suoi membri, riuscì stupendo e capace di
200 orfanelli. Gli si diede principio cominciando a ricevere parecchi fanciulli dei più
abbandonati, applicandoli a mestieri più acconci al bisogno e più vantaggiosi. Restano ancora
a pagarsi parecchie mila lire di spese fatte, ma confido che appiè dell'Etna non sia esausta la
fonte della cristiana carità, e che i nostri benefattori di colà non mi lascieranno in pena per
saldare gli ultimi debiti contratti a benefizio della cara gioventù della seconda città di Sicilia.
Nell'ora scorso dicembre abbiamo potuto soddisfare al vivo desiderio da più anni
nutrito in cuore dal Rev.mo Vescovo di Fossano, e per suo mezzo e per la sua più che paterna
benevolenza il giorno 11 di dicembre si prese in detta città la direzione di una casa di
educazione e di un Oratorio festivo pei fanciulli delle varie parrocchie. Ne speriamo un bene
grande e duraturo, religioso e morale per quella diocesi, che si onora del santuario della
Vergine, sotto il titolo della Provvidenza, e che diede i natali al beato Oddino Barotti e al beato
Giovenale Ancina.
Uscendo dall'Italia siamo andati ad occupare una casa nella città di Dinan all'ovest della
Francia, il cui scopo è di accogliere giovanetti bisognosi di particolare assistenza, e
coll’apprendimento di un'arte o per mezzo dello studio renderli capaci a guadagnarsi
onoratamente il pane della vita. L'impianto di quella Casa per più anni sospeso va attribuito
allo zelo di distinti ecclesiastici ed alla carità dei Cooperatori e delle Cooperatrici della città,
che nulla risparmiarono per superare gli ostacoli più volte insorti ad impedirlo.
Quasi contemporaneamente si entrava in possesso di altra Casa e terreno annesso a
Ruitz, presso la città di Bethune non lungi da Lille, che un caritatevole Cooperatore salesiano
cedette allo scopo di farne una colonia agricola in vantaggio di poveri fanciulli contadini.
Non debbo passare sotto silenzio che nella mentovata città di Lille, facendosi vie più
sentire la necessità di dare ricetto ad un maggior numero di poveri orfanelli, si acquistò un
fabbricato vicino all’Orfanotrofio già esistente; e la spesa di oltre a settanta mila franchi dovrà
tra poco essere pienamente soddisfatta mediante le offerte dei Cooperatori e delle
Cooperatrici della Francia, che contano tra i più generosi.
Nella nostra Casa di S. Leone in Marsiglia mancava la tipografia e questa si è
provveduta; con essa si aggiunse agli altri un nuovo laboratorio, dove furono tosto occupati
parecchi giovanetti ad imparare l'arte tipografica, e in pari tempo si ebbe un mezzo efficace
per favorire colla buona stampa la diffusione di libri morali e a modico prezzo.
Nella Casa di Parigi si comperò a caro prezzo del terreno vicino, collo scopo di
ampliarla, perché sono più centinaia di poveri orfanelli, che battono alla porta per averne
ricovero, e per mancanza di posto si è costretti a lasciarli abbandonati nella strada.
Nella Casa di Londra, sebbene situata in un quartiere poverissimo, si ampliarono le
scuole già esistenti, alle classi delle allieve si aggiunsero le classi degli allievi separatamente, si
fabbricò un recinto attorno al terreno adiacente alla chiesa, che ci rese possibile l’Oratorio

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festivo pei fanciulli, si comperò altresì altra modesta casetta vicina, ove si diede principio al
bramato Ospizio, ricevendo alcuni giovanetti bisognosi e di belle speranze. Con queste opere
di carità si riuscì pure ad attirare nel seno della religione cattolica un buon numero di
protestanti.
Né i Cooperatori e le Cooperatrici della cattolica Spagna stettero indietro a quelli delle
altre nazioni; poiché per la loro carità e soprattutto per la generosità di una signora, che è
chiamata a buon diritto la madre dei poveri, si aperse in Barcellona una nuova Casa sotto il
titolo di S. Giuseppe, e alle scuole diurne e serali e all'Oratorio festivo accorrono più centinaia
di fanciulli.
Le opere poi che si compirono nell'America, lo sviluppo delle Missioni, e le nuove Case
aperte sono una prova luminosa della specialissima protezione di Dio, poiché le spese fatte, le
difficoltà superate, i frutti riportati sono cose superiori alla industria ed ordinaria attività
dell'uomo. Anzitutto per l'intervento del sapiente e zelantissimo Pontefice Leone XIII si fondò
una Casa di arti e mestieri in Bogotà, capitale della repubblica Colombiana. Fin dai primi mesi
gli edifizi destinati all'uopo divennero ristretti ed un altro se ne dovette preparare per più
centinaia di giovani, che applicati alle arti e ai mestieri più utili, istruiti nella religione e coltivati
nella morale cattolica, mentre cresceranno buoni cristiani e savii cittadini, gioveranno
efficacemente al progresso artistico in quella repubblica, e si renderanno altamente
benemeriti della patria.
Nella Repubblica Argentina si fondò una Casa nella città di Rosario di Santa Fé, colle
scuole quotidiane e coll’Oratorio festivo pei giovanetti, buona parte dei quali appartenenti a
famiglie italiane, che sono colà predominanti. Nella repubblica medesima altra Casa consimile
si aperse in un sobborgo di BuenosAires, chiamato Barracas; e per vive istanze dello
zelantissimo Arcivescovo si prese l’amministrazione della parrocchia di Bahia Blanca, che per
grandi difficoltà ben quattro parrochi avevano dovuto abbandonare.
Una nuova Casa di Salesiani s'impiantò al porto di Paysandú nella repubblica
dell’Uruguay, ed oltre il bene religioso e morale che si fa agli adulti, sono colà più centinaia di
giovanetti, che v'imparano per tempo a divenire buoni cristiani e uomini probi, utili a se stessi,
alla famiglia, alla civile società.
Anche nel Brasile, col concorso di benevole persone si fondò una casa di arti e mestieri
nella città di Lorena, e si fece e si va facendo un gran bene a moltissimi giovanetti, con
incremento della pubblica moralità e perciò del benessere domestico e sociale.
Tralascio di fare parola di più altre opere, alle quali si mise pur mano nell'anno passato,
e che assorbirono buona parte delle nostre sollecitudini e della vostra carità, ma che per la
loro importanza non si poterono ancora condurre a compimento. Tali sono l'Ospizio del Sacro
Cuore di Gesù in Roma, le decorazioni della chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino, l'Ospizio di S.
Giovanni Berkmans a Liegi nel Belgio, l'ampliamento dei laboratorii salesiani a Marsiglia, e
quello della Casa di Gesù Bambino a Sarrià, e parecchie altre, delle quali darò piena contezza a
suo tempo.
Ed ora dalle opere dirette precipuamente a vantaggio dei giovanetti, passando a quelle
che hanno di mira la cristiana educazione delle fanciulle, sono pur lieto di notificare che le
Suore di Maria Ausiliatrice, coadiuvate dai Cooperatori e dalle Cooperatrici, ebbero ancor esse
la consolazione di estendere la loro azione benefica in più altri luoghi, tanto nei nostri paesi
quanto nelle lontane Missioni.
Nella città di Lugo nelle Romagne, col valido concorso di una nobile non meno che
caritatevole signora, fondarono un orfanotrofio per povere fanciulle, apersero scuole
elementari ed un oratorio festivo ormai frequentatissimo.
Nel Comune di S. Giusto Canavese presero la direzione del nuovo asilo d'infanzia e
dell'Oratorio festivo per le giovanette; e a Magenta presso Milano assunsero la direzione di
un nuovo ospedale.
Scuole gratuite, laboratorio ed Oratorio festivo aprirono nel Comune di Alì presso
Messina, in una casa loro lasciata da una caritatevole Cooperatrice Salesiana a vantaggio della

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fanciulle del luogo, le quali prima per essere lontane dalle scuole e dalla parrocchia
crescevano nella ignoranza e mancavano della necessaria istruzione religiosa.
In Torino, e non lungi dalla chiesa di Maria Ausiliatrice, col concorso di pie e generose
Cooperatrici Salesiane, innalzarono ed inaugurarono al divin culto una vasta e graziosa
cappella in sostituzione ad un'altra, per l'ognor crescente concorso divenuta insufficiente, e
nei giorni festivi vi convengono alla messa, alla spiegazione del Vangelo, al catechismo e alla
predica e benedizione parecchie centinaia di giovanette della città.
Nella loro CasaMadre in Nizza Monferrato innalzarono dalle fondamenta un tratto di
fabbrica, che loro permette di accettare un più gran numero di zitelle, che, non aspirando alle
terrene nozze, domandano di consacrarsi allo Sposo celeste, nell'Istituto delle Figlie o Suore
di Maria Ausiliatrice, fondato da D. Bosco.
Nelle Case di Nizza Marittima e di Marsiglia diedero principio all'Oratorio festivo, e non
avendo un luogo apposito tengono le ragazze nella stretta loro abitazione, assoggettandosi a
molti incomodi per più ore del giorno, pur di far loro un poco di bene all'anima col catechismo
e col tenerle lontane dai pericoli.
Nell'America poi impiantarono scuole ed Oratorii festivi in Barracas, sobborgo al nord
di Buenos Aires, e a Bahia Blanca, nella Repubblica Argentina; un laboratorio per giovanette
operaie ed Oratorio festivo nella città di Montevideo; ed un Ospizio di carità per le fanciulle
indie dell'isola Dawson nella Terra del Fuoco.
Tutte queste opere congiunte con quelle degli altri anni fanno ognor più vasto il campo
evangelico, che il Signore affidò alla cura degli operai Salesiani; e a questa rassegna, voi, miei
amati Cooperatori e Cooperatrici, mentre vi sentirete in dovere di ringraziare con me il
Signore che ci abbia concesso di fare un po' di bene alla maggior sua gloria e alla salvezza
delle anime in tante parti del mondo, potrete convincervi altresì che ho ben ragione di far
sovente appello alla vostra carità e a fare fidanza sulla vostra benevolenza per continuarlo. Ho
già più volte confessato e mi è dolce confessarlo nuovamente che, dopo Dio, i Salesiani e le
Suore di Maria Ausiliatrice devono alla vostra generosa bontà il principio, il sostegno e
l'incremento delle loro opere di carità e di fede, e che per mezzo vostro confidano di salvare
per l'avvenire un numero ognor più grande di povera gioventù.
Opere proposte per l'anno 1891.
Da più a meno voi già potete arguire quali opere io abbia da raccomandare quest'anno
alla vostra bontà. In generale sono quelle degli anni scorsi; sono il mantenimento degli Ospizi
di carità, dove teniamo raccolti migliaia di giovanetti, a cui dobbiamo provvedere vitto e
vestito per anni ed anni, sino a che coll'arte o collo studio non siano capaci a lavorare nel
mondo e a guadagnarsi il pane; sono le case di arti e mestieri, dove più centinaia di giovani si
fermano, a fine di perfezionarsi per divenire maestri ad altri giovanetti artigiani nell'Europa e
nell'America; sono gli studentati e i Collegi delle Missioni, dove moltissimi allievi Salesiani
devono passare ancor essi più anni nelle scuole di letteratura, filosofia, teologia e simili, per
riuscire professori, sacerdoti, predicatori, confessori, missionarii, ministri insomma di salute e
di santificazione delle anime nelle scuole e nelle chiese; sono le Missioni di America, quelle
specialmente della Patagonia, dello Stretto di Magellano e della Terra del Fuoco, dove per la
lontananza dai paesi inciviliti, per difetto di commercio, per le crisi finanziarie delle vicine
Repubbliche, le derrate, gli oggetti di vestiario, i sacri arredi, gli strumenti di arti e di
agricoltura, non si possono avere che ad un prezzo esorbitante e favoloso; eppure colà si ha
da provvedere non solo ai Missionarii e alle Suore, ma ai loro neofiti tuttora ignari di quanto si
attiene a materiale progresso, e sprovvisti delle cose più necessarie alla vita e al civile
consorzio.
Ma se in generale la vostra esimia carità non deve perdere di vista le accennate opere,
le resta di prendere in particolare considerazione alcune altre, che mi preme di qui segnalarvi.
Metto in prima linea l'Ospizio pei poveri fanciulli poc'anzi incominciato in Londra. In
quella città di oltre a 4 milioni di abitanti, capitale del protestantesimo d'Inghilterra, noi
abbiamo una piccola Casa con una parrocchia in un circondario di 20 e più mila protestanti, e
con solo 2 mila cattolici, quasi tutti poveri operai. È quindi impossibile che i Salesiani possano
ritrarre limosine ed offerte dalle persone del luogo in quella proporzione, che sarebbe

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necessaria. Speriamo in tempi migliori, giacché ogni anno molti sono gli eretici che si
convertono alla religione cattolica; ma per ora dobbiamo riguardare quella Casa conce una
Missione in paese straniero, ed impiegare a suo sostegno unii parte della carità dei
Cooperatori e delle Cooperatrici dei paesi cattolici. Sì, io raccomando alla vostra bontà quella
Casa, e mi sarebbe assai caro che in questo anno le vostre offerte mi procurassero il mezzo di
ampliare quel piccolo Ospizio, onde albergarvi centinaia di fanciulli abbandonati, istruirli nella
vera fede e nei sani costumi, e per tal modo cooperare più efficacemente al bene della
innumerevole gioventù della più grande città del mondo.
Col giorno 8 di dicembre dell'anno corrente 1891 si compiranno 50 anni dacché il nostro
desideratissimo Don Bosco cominciò la sua instituzione, attirando a sè con amorevole tratto il
primo fanciullo, che fu come la pietra fondamentale degli Oratorii festivi, degli Ospizi di carità
e della Pia Società di S. Francesco di Sales, che doveva perpetuarli. E mio intendimento
celebrare il caro avvenimento coll'inaugurare solennemente la chiesa di Maria Ausiliatrice in
Torino, abbellita, pitturata, decorata come monumento alla memoria di Don Bosco. Il nostro
intento non andrà fallito, se la vostra divozione alla SS. Vergine, e la vostra stima e
benevolenza al suo fedelissimo servo Don Bosco, continuerà a scaldare i vostri cuori e
muovere la vostra mano per raccogliere ed inviare limosine, affinché per mancanza dei mezzi
materiali non ci vediamo costretti a rallentare i lavori incominciati.
Or fa un anno io raccomandava alla vostra carità l'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in
Roma, accennava da prima e poscia vi esponeva qual mezzo acconcio a raccogliere limosine la
Pia Opera del Sacro Cuore di Gesù, cioè l'offerta di una lira italiana per fondare 6 messe
quotidiane in perpetuo, secondo la intenzione degli offerenti, e voi avete fatto buon viso alla
mia raccomandazione e mi avete lodevolmente assecondato. Mediante le sottoscrizioni
vostre e quelle di altri. fedeli da voi procurate, noi abbiamo potuto avere di che far fronte alle
prime spese della fabbrica, uscita già dalle fondamenta. Ho motivo a sperare che continuerà la
vostra e l'altrui carità sino al compimento dell'Ospizio, cotanto reclamato dai bisogni dei
tempi presenti, e a salvezza temporale ed eterna di centinaia di poveri giovanetti, dalle sétte
nemiche di nostra santa religione insidiati nella fede e nei costumi, nella stessa capitale del
mondo cattolico, e sotto gli occhi del più amorevole dei padri, del Vicario di Gesù Cristo. Sì, le
parole Gioventù, Roma, Cuor di Gesù valgano per ogni raccomandazione, e siano,
specialmente in questo anno, di sovrumana efficacia sul vostro caritatevole cuore.
Un premio ambito concesso in questa vita alle persone caritatevoli.
Espostevi le cose, come portava lo scopo della mia lettera, non mi resta che di venire
alla conclusione. Ma prima di finire questo mio scritto vorrei lasciarvi, come per ricordo, un
qualche pensiero, che vi servisse di stimolo a promuovere le accennate ed altre opere di
religione e di carità. Lascio da parte l'obbligo che tutti abbiamo di concorrere, secondo le
nostre forze, alla gloria di Dio nostro Creatore, Redentore e Padre; tralascio di far notare che
la natura e la grazia predicano altamente il dovere di aiutare i nostri simili e i nostri fratelli di
religione; ommetto che fatti per la società dobbiamo tutti cooperare al suo benessere morale
col darle savii cittadini, formando buoni cristiani delle giovani generazioni; passo sopra a
queste e a più altre considerazioni più o meno efficaci, e mi limito a far rilevare un premio dei
più ambiti al cuor umano, concesso da Dio sulla terra alle persone, che si esercitano nelle
opere di beneficenza.
Una vita lunga viene generalmente giudicata un dono ed una grazia tra le temporali la
più desiderata; noi vi aspiriamo per natura, e Iddio medesimo promette e concede un tal dono
a chi fa bene, e lo nega e lo ritira talvolta a chi fa male.
Ora tra quelli ai quali il Signore concede una lunga vita, come per premio su questa
terra, la Sacra Scrittura annovera le persone caritatevoli. Ne abbiamo tra gli altri due splendidi
esempi, che giova esporre brevemente.
Il pazientissimo Giobbe erasi fatto occhio al cieco, piede allo zoppo, il difensore degli
oppressi, il consolatore degli afflitti, il sostegno delle vedove, il padre degli orfani.
Or per questa sua carità verso i bisognosi il Signore, dopo di averlo provato nel fuoco
della tribolazione, gli fece incontrare la più grande benevolenza tra i suoi parenti, conoscenti
ed amici, poi gli diede il doppio dei beni che aveva perduti, e per giunta gli concesse una

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lunghissima vita. È commovente quello che lo Spirito Santo fece scrivere di questa nuova
prosperità del caritatevolissimo Giobbe: E andarono a ritrovarlo, così il sacro testo, tutti i suoi
parenti dell'uno e dell'altro sesso, e tutti quei, che prima lo avevano conosciuto... e ognuno di
essi gli diede una pecora e un orecchino d'oro. E il Signore lo benedisse da ultimo più che in
principio Dopo queste cose visse Giobbe 140 anni, e vide i suoi figliuoli e i figliuoli dei suoi
figliuoli sino alla quarta generazione, e morì in età avanzata e pieno di giorni (Job., cap. xxix e
XLII.).
Un altro esempio ce lo somministra la Storia Sacra nei due Tobia, padre e figlio, i quali
furono tra le persone più caritatevoli dei tempi andati. Il padre soccorreva i poveri con larghe
limosina, dava da mangiare agli affamati, vestiva i nudi, e in tempo di persecuzione seppelliva i
morti anche con pericolo della propria vita. Istruendo il figlio, tra le altre gli faceva queste
raccomandazioni: « Di quello che hai, fa limosina, e non volgere le spalle a nessun povero,
perocchè così avverrà che la faccia del Signore non si rivolga da te. Usa misericordia secondo
la tua possibilità. Se avrai molto, dà abbondantemente; se avrai poco, procura di dar volontieri
anche quel poco. Perocchè ti accumulerai una grande ricompensa nel dì del bisogno. Perché la
limosina libera dal peccato e dalla morte, e non permetterà che l'anima cada nelle tenebre. La
limosina sarà argomento di gran fidanza dinanzi al sommo Iddio per tutti quei che la fanno...
Mangia il tuo pane in compagnia dei meschini e degli affamati, e delle tue vesti copri gli ignudi
» (Tob. cap. iv.). Così quell'ottimo tra i padri; e il figlio accolse e praticò fedelmente così santi
precetti. Ed or qual fu la ricompensa avuta da Dio anche in questo mondo? Anzitutto una
grande stima e riputazione presso ogni ceto di persone e perfino presso del re; poi una
ricchezza considerevole sino a poter prestare danaro senza interesse, come fece con Gabelo,
al quale senza pretendere alcun frutto diede la somma di 10 talenti di argento, che
equivalevano, come si crede, a ben 60 mila franchi; poscia nel tempo della tribolazione un
Angelo del Cielo in aiuto e sollievo, un matrimonio pel figlio dei più convenevoli e benedetti, la
guarigione mirabile del padre dalla cecità che avevalo afflitto quattro anni, e infine dopo tale
liberazione una serie ancora di ogni sorta di prosperità per anni 42, coronate da una morte
invidiabile a cento e due anni dell'età sua. Lo Spirito Santo ci dice di lui: E il rimanente della SV
vita lo passò nell'allegrezza, e con grande avanzamento nel timore di Dio andossene in pace.
Non meno fortunato fu il figlio suo, chiamato ancor esso Tobia, e come il padre pieno
di compassione e di carità verso il prossimo. La Sacra Bibbia così finisce di parlare di questo
sant'uomo:
Egli vide i figliuoli dei suoi figliuoli sino alla quinta generazione. E compiuti 99 anni nel
timore di Dio, lo seppellirono con gaudio; quasi per dire che i suoi funerali furono come la
festa e il trionfo di un santo. Né solo furono benedetti essi personalmente questi due
caritatevolissimi uomini dell'antichità, ma ancora nei loro discendenti, imperocchè il sacro
scrittore così termina il Libro di Tobia: Or tutta la sua parentela, e tutti i suoi discendenti
perseverarono nel ben vivere, e nelle opere sante, talmente che furono cari a Dio e agli uomini
e a tutti gli abitanti del paese.
Io potrei ancora riferire altri esempi consimili, essi pure eloquentissimi, tratti o dalla
Sacra Bibbia, o dalla storia ecclesiastica, o dalla storia profana; potrei citarvi eziandio le
longevità fortunate di parecchi benefattori e di parecchie benefattrici di D. Bosco e de' suoi
giovanetti; ma per amor di brevità vi osservo soltanto che i fatti sopra narrati di Giobbe e dei
due Tobia sembrano essere stati dallo Spirito Santo appositamente esposti alla
considerazione di tutti gli uomini, collo scopo di persuaderci che chi fa misericordia trova
misericordia, che la stessa misura di pietà che noi usiamo verso i bisognosi Iddio la usa verso
di noi, e che come cantò il real profeta, beato è colui, che ha pensiero del miserabile e del
povero, perché il Signore lo libererà nel giorno cattivo, cioè nel giorno della calamità e della
afflizione (Salm. XL). E così sarà pure di voi, o miei buoni Cooperatori e mie buone
Cooperatrici, se non verrà meno nel vostro cuore la carità verso i poverelli di nostro Signor
Gesù Cristo.
Un pensiero di Don Bosco e conclusione.
Qualche tempo prima di morire il nostro amatissimo D. Bosco mostrò desiderio di
scrivere ancora un'operetta, che diceva di grande utilità. La cagionevole salute e poi la morte
gli impedì di scriverla, ma egli si compiacque di esporci il titolo che le avrebbe dato, che è

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6.1 Page 51

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questo: Il Cielo aperto ai ricchi per le mani dei poveri da loro beneficati. Gli oracoli dello
Spirito Santo, le sentenze dei Santi Padri, gli esempi tratti dalla vita dei Santi e dalla quotidiana
esperienza, le conversioni mirabili e le morti edificanti di persone caritatevoli e via dicendo,
avrebbero formata la materia del libro divisato, che sarebbe certamente riuscito non inferiore
a tanti altri, che ci diede l'aurea penna del Servo di Dio.
Ma se non possediamo la prefata operetta, valga non di meno il santo pensiero di Don
Bosco ad incoraggiare i facoltosi nel promuovere le opere di carità e di beneficenza. Potranno
essere tra voi delle persone, le quali non amino una vita lunga su questa terra, di quelle anzi,
che desiderano di uscire più presto da questo luogo di esilio, da questa valle di lagrime, da
questo campo di battaglia, ragione per cui Iddio le esaudisce e se le toglie ancora in buona
età; ma chi tra voi non aspira alla gloria celeste, alla eterna felicità? Chi non ama di udirsi una
sentenza favorevole nel giorno del giudizio? Chi non desidera di vedersi o più presto o più
tardi aperte le porte del Paradiso? Orbene tutto questo noi otterremo per mezzo delle
limosine e delle opere di carità, e ce n'è garante la parola di Gesù Cristo che non fallisce mai:
Venite, o benedetti del Padre mio, dirà Egli a quei che saranno alla sua destra nel giorno finale,
venite al possesso del mio eterno regno, perché nella persona de' miei discepoli io era
bisognoso, e voi mi avete soccorso (Matth. XXV).
Conchiudo coll'assicurare che in ogni giorno nel Santuario di Maria Ausiliatrice in
Torino, nella chiesa del Sacro Cuore in Noma, e in tutte le chiese, cappelle e case della nostra
Pia Società si prega e si fa pregare, secondo la intenzione dei benefattori e delle benefattrici
dei nostri poveri orfanelli, e dei promotori e sostenitori delle opere e delle Missioni Salesiane.
Ho la più grande fiducia che Iddio, per intercessione della SS. Vergine, esaudisca le nostre
domande, e dopo di averci colmati de' suoi benefizi in questa vita ci apra in morte il seno della
sua misericordia e tutti ci accolga nella sua gloria.
Colla più alta stima e colla più profonda gratitudine mi professo
Di Voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,
Obbligatissimo servitore
Sac. MICHELE RUA. Torino, 1° gennaio 1891
Marzo, a. XV n. 3
41-46 L’addio ai missionari salesiani e le grandezze dell'apostolato cattolico.
[I Missionarii Salesiani dal Cardinale Alimonda, p. 43]
« Partiranno tutti assieme i missionarii?» chiese l'E.mo Principe al Rev.do Don Rua.
« Eminenza, no. La squadra destinata all'Isola Dawson ed al Chili salperà dal porto di
Bordeaux, e la squadra diretta alla Colombia salperà da Marsiglia.
« E andranno presto?
« Prestissimo. Posdomani avremo la Conferenza dei Cooperatori a Valdocco. La
presiederà Monsignor Vescovo di Fossano. E là, sotto al manto della nostra cara Madonna
Ausiliatrice pregheremo insieme e con più espansione; ci saluteremo ancora una volta; così il
distacco, addolcito dai conforti religiosi, sarà meno amaro: quella sera stessa i Missionarii
prenderanno la via di Francia, e addio. Noi li accompagneremo coi nostri voti. »
giugno, a. XV n. 6
107-109 Don Rua in visita alle Case Salesiane.
[14-15 aprile 1891, a Trento. (Dalla Voce Cattolica, periodico trentino), p. 108]
[…] Sul finire del trattenimento il venerando successore di Don Bosco diresse ai
giovani e alla moltitudine stipata intorno a lui, con semplicità veramente evangelica,
affettuose parole. Ringraziò Sua Altezza R.ma, i Sacerdoti e Signori che vollero onorarlo col
loro intervento. Ringraziò i giovani della banda, che encomiò ripetutamente. Ricordò l'affetto
di Don Bosco verso i Trentini, dei quali un rilevante numero già fin dal 1860 in poi accolse ne'

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suoi Collegi e che divennero in seguito zelanti Sacerdoti, Capioperai, Missionari ed anco
direttori di Missioni nella Patagonia, nel Chili e nella Terra del Fuoco. Rammentò la viva
riconoscenza di Don Bosco verso i benefattori Trentini, singolarmente pel battistero donato
nella ricorrenza del Giubileo del Papa alla Chiesa Salesiana del S. Cuore in Roma. Ricordò il vivo
desiderio di Don Bosco di fondare una Casa Salesiana a Trento, e finalmente la benedizione
impartita da Don Bosco in punto di morte a questa città.
Ed a questo proposito, narrò come anche a Nizza nel testè scorso febbraio i Salesiani
ricoverarono presso di sè, ove dimora tuttora, un giovinetto undicenne del Trentino, che
trovarono di notte tempo quasi intirizzito dal freddo davanti alla porta d'una casa signorile,
ove era stato abbandonato da un suo fratello. Chiuse il suo breve discorso proponendo un
evviva a Sua Altezza Rev.ma, ai signori presenti e alla banda dell'Oratorio.
Il 15 poi il Rev.mo D. Rua tenne una conferenza ai Cooperatori e Cooperatrici Salesiani
di Trento, che vi intervennero in buon numero. Il Rev.mo Conferenziere intrattenne per più di
mezz'ora l'uditorio narrando l'esordio e lo sviluppo delle opere Salesiane, alle quali bene
s'attaglia la similitudine del grano di senapa. Ebbe parole lusinghiere per la casa di Trento e
per la nostra città, sopra la quale invocò la benedizione del Signore.
[20 aprile 1891. Conferenza e piacevole intrattenimento pei Cooperatori di Mogliano Veneto. (Dalla Difesa
di Venezia.), p. 109]
[…] Dopo il canto, bene eseguito, del Laudate pueri di Mons. Cagliero, cominciò la
conferenza nella quale l'oratore con un fare semplice, ingenuo, confidente, ma insieme tutto
ordine ed unzione di zelo e di carità che innamorava ogni anima ben fatta, venne esponendo
le opere ideate ed attuate dalla multiforme attività di Don Bosco, per l'educazione della
povera gioventù e per la propagazione del Vangelo.
Queste opere di D. Bosco si rannodano in quattro gruppi: le radunanze festive per i
giovani del popolo; i collegi in cui si provvede all'educazione dei fanciulli più abbandonati;
gl'istituti in cui si preparano i sacerdoti che attendono alla direzione dei fanciulli e le Suore di
Maria SS. Ausiliatrice e finalmente l'opera delle Missioni.
Conchiuse raccomandando a tutti i zelanti Cooperatori le imprese di D. Bosco, le quali
giorno per giorno tirano innanzi contando unicamente sull'aiuto della Divina Provvidenza.
Luglio, a. XV n. 7
128-129 Conferenze Salesiane.
[Torino, 23 Maggio 1891]
Alle ore 3 3/4 pom., dopo breve lettura e canto di un mottetto, ascendeva in pulpito il
Rev.mo D. Rua con cotta e stola e dopo breve esordio così ripigliava
Tutte le circostanze della vita dei valorosi operai della vigna evangelica meritano
attenzione, perché di frequente preludono ciò che avranno ad essere. Di D. Bosco si poteva
far qualche previsione fin dai primi suoi anni! Nacque nella più grande tra le solennità di Maria,
vale a dire nel giorno 15 di agosto sacro all’Assunzione della B. V. l'anno 1815, nel quale il Papa
Pio VII di s. m. istituiva la festa di Maria SS. Ausiliatrice.
Allevato nel timor di Dio e nella divozione alla Beata Vergine, sui dieci anni od in quel
turno ebbe un sogno, dal quale potevansi avere di lui felici presagi. Lo raccontò la mattina
seguente ad un gruppo di compagni, da uno dei quali, che ben lo ricorda ancora, io stesso lo
sentii ripetere non è molto tempo.
Trovossi in sogno in ampia pianura di prati e campi. Gli comparve colà una pastorella di
celestiale aspetto, circondata da numeroso gregge di agnelli che scappavano qua e là, e gli
disse: Giovannino, vieni qua; vedi questi agnelli? vedi quelli che scappano? voglio affidarli tutti
a te; tu abbine cura. Il giovanetto risponde: Che cosa potrò io fare son povero, non ho prati
ove condurli al pascolo... Non ti corrucciare per questo, ripiglia la celeste pastorella, a tutto ci
penserò io; tu prendi cura di loro e fa la parte tua, ed io farò il resto. Detto ciò, sparì.
L'impressione lasciata da questo sogno nel giovanetto, fu così soave e gioconda, da riempirlo

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d'indicibile contento; tant'è che i compagni gli lessero in volto al dimani l'insolita gioia e ne lo
interrogarono; ed egli tutto narrò con ingenuità.
Dopo questo breve racconto, D. Rua ricordava i fatti principali della vita di D. Bosco e
della Pia Società Salesiana e li lumeggiava mirabilmente, ponendoli sotto l'intervento e la
incessante protezione della celeste Pastorella.
Seppe parlare con tanto affetto ed unzione e con tale accento di verità e richiamo di
fatti interessantissimi, che fu udito con incessante attenzione.
131-133 Don Rua in visita alle Case Salesiane.
[Este, 26 aprile 1891 (Dalla Specola di Padova)]
[…] Dopo si alzò Don Rua e disse parole commoventi. Premesso che da tanto tempo
desiderava di venire a visitare i suoi figli del Collegio Manfredini, e che era finalmente
contento di trovarsi in mezzo a loro, espresse la gratitudine del suo animo per i ringraziamenti
e per i complimenti che gli erano stati indirizzati; però, disse, che i ringraziamenti prima
dovevano essere rivolti ai defunti Don Bosco, cav. Benedetto Pelà e D. Agostino Perin, che
tanto fecero per l'impianto e la prosperità del collegio, ed a tanti altri presenti ed assenti che
vi contribuirono; quanto ai complimenti, disse che si erano pronunciate delle bugie, alludendo
umilmente agli elogi che di lui si erano fatti, e che gli era tornata di grande consolazione la
promessa degli alunni di voler profittare dell'educazione che tanto sapientemente viene loro
impartita nel collegio e per la quale egli, erede della volontà e dei desideri di Don Bosco, colla
grazia di Dio non risparmierà fatiche e sacrifizi. Disse essere vero che il suo nome è sulla bocca
e dell'Europeo e dell'Afro e dell'Americano, ma che tanti parlano di lui perché invocano da lui
soccorsi per gli Istituti già esistenti e per la fondazione di nuovi, come apparisce dalle molte
lettere che continuamente riceve. Accennò alla sua speranza che anche da questo collegio
escano giovani animati da fervido zelo nella cooperazione ai Salesiani: finì augurando a tutti le
benedizioni del cielo ed acclamando con un evviva al direttore del Collegio, agli istitutori, ai
collegiali ed a tutti i presenti.
[I Cooperatori di Faenza raccolti nella Cappella dell'Istituto Salesiano. (Dall'Unione di Bologna).]
Il 4 Maggio alle 10 del mattino […] il Rettor maggiore dei Salesiani tenne Conferenza.
Narrò rapidamente la storia degli Oratorii e degli Ospizi salesiani, enumerò quelli fondati dopo
la morte del compianto Don Bosco, e ne dimostrò la opportunità ai nostri giorni, chiamandoli
un porto di salvezza per la gioventù povera ed esposta a mille pericoli di pervertimento. S'alzò
quindi Monsignore, e con acconcia parole dimostrò quanto importi che si sostenga questa
benefica istituzione. Chi sarà, diceva, chi sarà fra pochi anni padrone del mondo? Questi
giovani. Fra poco noi non vi saremo più, ed essi formeranno la società. E questa sarà buona se
essi saranno educati bene. Guardo questi giovani, crescente generazione, guardo a voi che
vedo convenuti in gran numero e mi date a dimostrare che siete persuasi anche voi che il
bisogno de' tempi nostri è la educazione de' figli, non solo l'istruzione di cui oggimai non
difettiamo più.
L'educazione importa uomo perfezionato; essa infonde il carattere della virtù, e virtù
dal vis latino significa forza, e forza che conduca a Dio; ecco che cosa importa educazione. Ma
crescono oggi educati i giovani? Oh! purtroppo essi crescono senza freno e vanno per la
peggio. Un giorno lessi un libro che aveva per titolo: Facciamo l'uomo. Questa frase vale per
noi: sì, facciamo l'uomo. Quando la Grecia era minacciata da estrema ruina si unirono i grandi
per porvi rimedio. Tutti dissero qualche cosa, solo un vecchio se ne stette mutolo. Invitato a
parlare gittò a terra al cospetto dell'assemblea un pomo fradicio e disse: in questo pomo non
tutto è guasto, ma ancora serbonsi sani i semi, poneteli in buon terreno e vedrete che
frutteranno. Salvate la gioventù, educate bene i giovani e salverete la patria. La Grecia cadde
perché non ascoltò il savio consiglio, Ciò che essi non seppero o non vollero fare facciamolo
noi. In questo sta specialmente l'opera dei preti di Don Bosco. Ma questi prodi educatori,
traboccanti di carità, hanno bisogno dell'opera e dei mezzi vostri, carissimi figli. Essi hanno un
ramo della carità, voi abbiatevi l'altro ramo. Dirò che la carità che fate loro vi sarà
grandemente ricompensata, perché se Gesù Cristo ha detto che chi dà al povero dà a lui,
come non terrà dato a sè quello che vien dato ai fanciulli che erano le sue particolari delizie

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Ecco che cosa posso dire a voi di cui conosco la bontà, che siete miei figli e che tutti
porto nel cuore.
E (volgendosi ai convittori) voi, cari giovanetti, conservatevi buoni, di voi abbisogna la
società. In questi tempi, in cui tanti che dovrebbero cercare il bene dei giovani cercan di
strappar la fede dai loro teneri animi, noi, carissimi figli, noi dobbiamo fare il contrario. E io
dico a me: ecco i giovani che porranno una diga al male che innonda; guardo a voi e spero
bene della mia patria. Mi congratulo con voi e colla mia cara Faenza, e formo un voto, e
questo è che cresciate su buoni, e quest'augurio estendo alle altre città vicine e alle città tutte
dell'Italia nostra.
Agosto, a. XV n. 8
143-145 Le feste Aloisiane
[Torino, 25 giugno 1891, agli studenti]
[…] Le parole del sig. D. Rua chiudevano la festa. […] Egli ringraziò, e portando poscia
il pensiero a S. Luigi, faceva calda esortazione che le virtù del Santo divenissero le virtù di tutti
gli astanti, e che, se l'accademia musico letteraria era durata solo qualche ora, durasse
imperitura l'accademia dell'amore e della divozione all'angelico Protettore della gioventù.
Settembre, a. XV n. 9
172-175 Notizie varie
[Torino, 16 agosto 1891. Ricordi agli studenti per le vacanze, p. 173]
[…] Ecco in sunto brevissimo le sue parole:
1° Ricordo: Un gran segreto per essere sempre allegri: Tenere lontano il peccato
nemico più grande della pace del cuore e dell'allegria. Non c'è capezzale più soffice che la
buona coscienza. Basterà evitare il peccato? No, non basta, debbonsi anche evitare le
occasioni di peccare. Quindi evitare le letture cattive. Cari giovani, se nelle vostre famiglie vi
verranno in mano libri e giornali cattivi, e sia in vostra facoltà di disfarvene, consegnateli alle
fiamme. È meglio gettar nel fuoco questi oggetti pericolosi, che gettar l'anima nell'inferno.
Evitare le compagnie pericolose. V'incontrerete forse in taluni giovani, educati in mezzo a
tanti pericoli, in certe pubbliche scuole od in certi istituti, i quali ritornati ora al paese, la
vorranno fare da dottori in cose di religione e diranno spropositi madornali. Guardatevi dal
veleno che esce dalla lor bocca, guardatevi dalla sozza bava che scorre dai loro discorsi contro
la fede e contro la moralità.
2° Se per disgrazia cadeste in qualche peccato? Ricorrete prontamente al rimedio,
frequentate i SS. Sacramenti della Confessione e della Comunione. Questi sono i grandi
mezzi che sostengono la virtù, aumentano la grazia di Dio e la ridonano se perduta. Recitate
bene le orazioni del mattino e della sera, intervenite assidui alle sacre funzioni nella vostra
parrocchia ogni giorno e specialmente nelle feste.
3° Come rinvigorire le forze corporali?
L'ora del mattino porta oro in bocca. Alzatevi per tempo, per respirare l'aria migliore.
Eccellente per questa sarebbe la passeggiatina alla chiesa, quando questa fosse lontana.
L'ozio non accresce, ma infralisce le forze corporali. Il ruscello limpido s'ingiallisce e
s'avvelena fermandosi e forma lo stagno Così è della gioventù. Omnem malitiam docuit
otiositas. Dividete il tempo in modo che non siate mai oziosi, ed al tempo delle ricreazioni e
dei lavori corporali, che son tanto atti rinvigorire le membra, fate ogni dì succedere anche uno
spazio di tempo consacrato allo studio. Il grande Apelle, immortale pittore, soleva dire: Nulla
dies sine linea, ne voraris a tinea.
Ultima parola: Dimostratevi dovunque e sempre bene educati; riconoscenti verso i
vostri benefattori, affettuosi ed ubbidienti ai genitori, in modo da attirarvi le benedizioni di
Dio e da ben meritare di essere chiamati degni figli di D. Bosco.

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Ottobre, a. XV n. 10
190-197 La Francia del lavoro in Roma. Il pellegrinaggio operaio sulla tomba di
DON BOSCO.
[17 settembre 1891. Al primo gruppo di pellegrini francesi a Valsalice, p. 194]
[…] A sua volta, il successor di Don Bosco volle pure parlare, ed ebbe tale felicità di
espressioni, da commuovere ed entusiasmare il numeroso uditorio. Ci rincresce tanto di non
poter dar qui il testo di queste parole singolarmente felici e tutte paterne. Ricordando che il
lavoro e gli operai, considerati sotto il punto di vista cristiano, furono sempre il centro delle
preoccupazioni sacerdotali di Dori Bosco, e che divennero la principale ragione di essere della
sua Pia Società, Don Rua si rallegra di vedere il fiore degli operai di Francia sulla tomba di Don
Bosco. La preghiera di operai, venuti così da lontano, stringerà ancora i legami che uniscono
alla Francia Don Bosco e tutte le opere, nelle quali egli lasciò l’impronta della sua fede. Don
Rua prega in seguito i pellegrini di umiliare ai piedi del Sovrano Pontefice l'omaggio della
profonda venerazione e della divozione senza limiti della Pia Società Salesiana verso della
sacra Sua Persona. Egli termina invocando, presso di loro e dei loro fratelli italiani, il suo
titolo di Presidente onorario di una Sezione de' Circoli Cattolici di Torino, per acclamare con
tutta l’effusione del cuore: Evviva Leone XIII! Evviva il Papa degli operai!
dicembre, a. XV n. 12
217 Augurii e felicitazioni
IL Sac. MICHELE RUA con tutti i Salesiani e loro allievi mandano i più lieti augurii e le più
cordiali felicitazioni ai benemeriti Cooperatori e Cooperatrici della Pia Società Salesiana nella
fausta occasione del S. Natale e pel Buon Fine e Buon Capo d'Anno.
I voti ardenti pei nostri cari Benefattori e pie Benefattrici in quest'anno sollevansi non
solo da tanti paesi d'Europa e d'America, ma ben anche dalle spiaggie settentrionali
dell'Africa e da uno dei punti più benedetti dell'Asia, vogliam dire da Betlemme. Son dunque
centinaia e centinaia d'altri cuori che ardono della più viva riconoscenza ed implorano dal
Cielo prosperità e vita, grazie celesti e benedizioni copiose sopra i Cooperatori e le
Cooperatrici Salesiane e sopra le loro famiglie.
La Comunione, che per Privilegio Pontificio i Salesiani ed i loro alunni faranno nella
notte del S. Natale in tutti i punti da loro abitati, verrà unita ai detti voti, affinché siano più
accetti a Dio e più largamente esauditi.
1892
gennaio, a. XVI n. 1
1-4 Lettera del Sac. Don Michele Rua ai Cooperatori e alle Cooperatrici
Salesiane.
Miei buoni Cooperatori e Cooperatrici,
Anche al principio di quest'anno il Signore mi concede di presentarmi a Voi e farvi il
solito rendiconto delle Opere compiute, grazie alla vostra carità, nello scorso 1891.
Ringraziamo tutti insieme la Divina Bontà che ci ha mantenuti in vita e ci aiutò a fare un
po' di bene. L'anno scorso, mediante il divino favore e la vostra cooperazione, non solo si
poterono sostenere le varie ed importanti Opere già intraprese, ma si è potuto svilupparle e
propagarle sempre più alla maggior gloria di Dio ed a salute delle anime.
Opere compiute nel 1891.
Nell'anno testè passato i Salesiani andarono in Terra Santa pregati con calde istanze di
porgere aiuto agli Stabilimenti della S. Famiglia fondati in Betlemme, Cremisan e Beitgemal
dal benemerito sig. Canonico Belloni. Quasi contemporaneamente si stabilirono nel
Continente Africano chiamati da Monsignor Vescovo di Oran a prendersi cura della povera

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gioventù di quella popolosa città e diocesi; mandarono nuovi rinforzi ai Missionari della Terra
del Fuoco, di Puntarenas dove si edificò una nuova e bella Chiesa, del Chili dove si fece una
nuova fondazione in Chuchunco presso la Capitale di quella Repubblica; diedero nuovo
impulso alle Missioni della Colombia e dell'Equatore: quivi fu loro affidata una nuova Casa in
Rio Bamba, città molto importante. Riguardo alla Colombia, mi è consolante il riferirvi che i
Salesiani presero cura di un grande lazzaretto dei poveri, lebbrosi in Agua de Dios, come
spero narrarvi diffusamente in altro numero.
Mentre i Salesiani si recavano in Palestina presso la Capanna di Betlemme, dietro
preghiera da parecchi anni reiterata di Mons. Vescovo e dei buoni cattolici di Loreto, la Divina
Provvidenza dispose che dovessero pur aprire un nuovo Istituto in quella città presso la Santa
Casa, in cui alla SS. Vergine venne annunziato il Mistero dell’Incarnazione.
Nuovo Oratorio pei fanciulli si aprì in Torino, in Chieri ed altro pure pei fanciulli venne ai
Salesiani affidato in Verona; mentre nel Belgio a Liegi essendosi quasi compiuti i lavori pel
nuovo fabbricato, di cui si benedisse la pietra fondamentale nello scorso anno, come ben
ricorderete, il giorno dell'Immacolata Concezione del 1891 s'inaugurò il Collegio coll'annesso
Oratorio festivo per gli esterni.
Una nuova Colonia Agricola venne aperta in Francia a Ruitz nel dipartimento del Passo
di Calais. Nella Spagna si potè compiere la Casa dell'Angelo Custode in Sarrià presso
Barcellona e si fece acquisto dì un terreno attiguo all’Oratorio di S. Giuseppe nella stessa
Capitale della Catalogna per fabbricarvi una chiesa più ampia, essendo divenuta insufficiente
l'attuale cappella a contenere l'ognor crescente numero degli accorrenti. Di più è stata fatta
cessione ai Salesiani di una grande proprietà per Colonia agricola in Gerona. Si spera pure di
poter fondare ben presto un nostro Collegio a Santander, per il quale sono già ben avviate le
pratiche. Nell'Impero Austriaco si ottenne facoltà di ammettere un numero assai maggiore di
fanciulli bisognosi nell'Orfanotrofio da noi tenuto in Trento.
Non parlo poi dei Collegi, Ospizii, Laboratorii, Oratorii festivi, Colonie Agricole ed altri
simili Istituti di Italia, Francia, Spagna, Inghilterra, Austria, Svizzera, già prima esistenti, i quali,
anche in mezzo a grandi e varie difficoltà, continuano coll'aiuto di Dio a prosperare ed aprono
le loro porte ad un sempre maggior numero di giovanetti indigenti dell'uno e dell'altro sesso.
Nell'anno testè scorso anche alle Figlie di Maria Ausiliatrice vennero affidati parecchi
asili e scuole elementari qui in Italia a vantaggio delle, povere fanciulle. In pari tempo si
ingrandì assai il campo delle loro fatiche nelle Missioni dell'America del Sud, dove una Società
di beneficenza le chiamò ad aprire un Oratorio festivo con un nuovo Ospizio e Laboratorio per
le ragazze più abbandonate nella città di Lima, capitale del Perù: lo stesso avvenne in
Montevideo, Repubblica dell'Uruguay, per opera di pie e caritatevoli signore: con limosine
collettate di casa in casa le medesime Suore edificarono una graziosa Cappella aperta al
pubblico accanto al loro Collegio di Sant' Isidro nella Repubblica Argentina: presero il servizio
del nuovo Ospedale fondato dalla carità di Mons. Cagliero a Viedma nella Patagonia: aprirono
a Roca presso il Rio Negro scuole ed ospizio per le povere fanciulle Indie e con virile coraggio
si spinsero fin nella Terra del Fuoco ponendo stabile dimora nell'Isola Dawson per convertire
ed incivilire quelle misere selvaggie.
Alcune Opere proposte per l'anno 1892.
Se ci consolano questi frutti della grazia di Dio e dell'aiuto che Voi, buoni Cooperatori e
Cooperatrici, prestate alle Opere Salesiane, dobbiamo prenderne animo per andar avanti e
compiere nuove imprese. Voi sapete che in via Domini non progredi regredi est, il non andar
avanti nelle vie del Signore è lo stesso come tornar indietro. Ora vie del Signore son tutte le
Opere Salesiane, perché queste son tutte opere di carità cristiana. Perciò non mi è lecito
dubitare del vostro efficace concorso ad altri lavori, a nuove imprese che ci aspettano.
E per limitarmi all'anno 1892, il cui principio Iddio misericordioso ci concedette di
vedere, io vi supplico, miei buoni Cooperatori e Cooperatrici, di sostenermi coi vostri soccorsi,
affinché, se Dio ci darà vita, possiamo veder compiuto nel corso di quest'anno l'Ospizio
annesso alla Chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Roma. Grazie alla vostra carità e mediante le
oblazioni alla Pia Opera, che da quell'amabilissimo Cuore prende il nome, e che fra gli altri
vantaggi assicura la celebrazione di sei Messe quotidiane perpetue pei vivi e pei defunti,

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abbiam potuto gettar le fondamenta e tirar su le mura maestre dell'Ospizio. Ma tutto il resto
è ancor da fare e lascio pensare a voi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici, le
enormi spese alle quali dobbiamo ancora sobbarcarci per condurre a termine una tal Casa in
Roma destinata ad albergare cinquecento e più giovanetti poveri ed abbandonati. Non vi
inculco la necessità non solo di finirla, ma di aprirla presto, perché tutti conoscono le
disgraziate condizioni economiche di quella gran città in questi critici momenti, e i
Cooperatori Salesiani non possono ignorare quanto stia a cuore del Santo Padre il veder
presto aperto questo rifugio a tanti miseri suoi figli costituiti in gravissimi pericoli dell'anima e
del corpo.
Si raccomandano pure alla vostra carità le nuove Case di patronato pei giovani di Chieri,
di Verona e di Catania, le quali essendo nei loro primordii han bisogno del vostro aiuto per
potersi sviluppare. Vi raccomando pure la nuova fabbrica cominciata in Messina per un nuovo
Orfanotrofio dietro le vive e reiterate istanze di quel venerando Arcivescovo e dei buoni
Messinesi, fabbrica che si dovette da qualche tempo sospendere, per mancanza di mezzi.
Anche le Case nostre di Marsiglia e di Parigi divennero troppo ristrette per contenere
l'ognor crescente numero di poveri orfanelli che picchiano alla porta per esservi accolti. In
entrambe le città si dovette por mano a nuovi fabbricati. Ma con dolore debbo annunziarvi
che saremmo pure costretti a sospendere i lavori, se la carità dei buoni non ci viene in
soccorso per portarle a compimento.
Nella diocesi di Aix in Provenza, in una località chiamata S. Pierre de Canon presso
Salon nel dipartimento delle Bocche del Rodano, ci venne da S. E. Rev.ma l'Arcivescovo
offerto l'uso di un ampio locale con pressanti inviti a volerlo occupare. Fu un tratto di
Provvidenza per noi, giacché ne avevamo gran bisogno per casa di preparazione e formazione
dei nostri aiutanti sia chierici, sia artigiani specialmente agricoltori. L'abbiamo accettato ed
occupato; ma gli indispensabili ristauri e adattamenti ci obbligano a contrarre gravi debiti che
andranno pur troppo crescendo per le spese del mantenimento dei cinquanta e più giovani
raccoltivi, se la vostra generosità non ci viene in soccorso.
Altra opera poi di somma urgenza, cui dobbiamo accingerci in quest'anno, è la fabbrica
della Chiesa per la nostra Missione a Londra. L'anno scorso faceva appello alla vostra carità
per ampliar l'Ospizio pei poveri giovani annesso a quella nostra Missione, e ringraziando la
Divina Provvidenza e la vostra bontà, l'Ospizio si potè ampliare coll'acquisto di un fabbricato
coerente colla nostra piccola abitazione, per il che il numero dei giovani accoltivi potè essere
notevolmente aumentato. Ora si presenta un nuovo e più stringente bisogno. La Cappella di
legno e ferro che serviva fin qui di Chiesa parrocchiale è divenuta insufficiente pel numero
sempre crescente dei fedeli. Avvi di più: le Autorità di quella Capitale non permettono più che
si funzioni in simile Chiesuola, ma pretendono che se ne costruisca una in muratura, e per altra
parte è vano sperar notevoli soccorsi là dove le opere cattoliche son tutte onerate di debiti,
come ognun sa, e dove pure in mezzo ai protestanti non è a dire quanto sia necessaria l'opera
nostra; epperciò io non ho altra speranza che nella Divina Provvidenza e in voi, suoi
procuratori e sue procuratrici.
Non posso poi dar fine a questa esposizione e a questo appello alla vostra generosità
senza invitarvi a dare uno sguardo alle Missioni Salesiane dell'America del Sud e specialmente
della Patagonia e della Terra del Fuoco, tanto care al cuore di D. Bosco. Monsignor Cagliero,
Vicario Apostolico della Patagonia, e D. Fagnano, Prefetto della Terra del Fuoco, si
moltiplicano e fanno di tutto per sostenere e far progredire l'evangelizzazione di quelle tribù
selvaggie e quasi sconosciute al mondo civile, affidate al loro zelo dal Vicario di Gesù Cristo.
Ma che cosa possono far essi colla terribile crisi finanziaria che affligge quei paesi, colle
sanguinose guerre civili che desolarono il Chili e la Repubblica Argentina? Essi mi scrivono
lettere che fan pietà ed io ne faccio la girata a voi, caritatevoli Cooperatori e Cooperatrici, e vi
ricordo il detto di S. Agostino: Animam salvasti, animam tuam praedestinasti, hai salvato
un'anima, hai predestinato la tua. Ora i Missionarii colla divina grazia son disposti a salvarne
molte anime, ma ne attendono i mezzi materiali da Voi, signori Cooperatori e signore
Cooperatrici, e Voi certo potendolo o con poco o con molto non vi rifiuterete a questa opera
divinissima, come la chiama S. Dionigi, di salvare le anime.
Ringraziamenti.

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Prima di conchiudere devo ringraziare di cuore la Divina Provvidenza che non ci lasciò
mai mancare aiuti e conforti, che benedisse visibilmente le Case nostre in tutte le parti del
inondo, ma più particolarmente in America, nella quale si domandano da ogni parte Salesiani
e sono aspettati specialmente nel Messico e nella Venezuela, dove speriamo si possa andar
presto. Devo ringraziare e ringrazio vivamente Voi, miei buoni Cooperatori e Cooperatrici, che
avete corrisposto così bene alla fiducia che io metteva nella bontà e pietà del vostro cuore,
Voi che siete stati pei poveri Salesiani gli Angeli della Divina Provvidenza ed i ministri della sua
carità.
Particolarmente vi ringrazio d'avermi fornito i mezzi per la decorazione del Tempio di
Maria Ausiliatrice, che è riuscito come da tutti si desiderava un bello e glorioso monumento
alla memoria del nostro amatissimo fondatore e padre Don Bosco, e, diciamolo pure, una
graziosa perla che la Regina del cielo non isdegnerà, speriamo, nella sua corona, ma che ci è
costato molto e molti debiti ci ha lasciato. Vi ringrazio d'essere accorsi in tanto numero e con
tanta pietà alle feste che nella medesima Chiesa si sono celebrate pel primo Cinquantenario
delle Opere Salesiane, e intendo qui rendere pubblicamente le più sentite e rispettose grazie
all'Ecc. Arcivescovo, ai Rev.mi Vescovi, a tutti gli altri degnissimi Ecclesiastici, ai bravi Maestri
di musica e Cantori, ai benevoli Direttori di Giornali, Riviste e Periodici che in questa
circostanza hanno parlato diffusamente delle Opere Salesiane, proponendo ai loro Associati il
grazioso Omaggio iniziato dal benemerito Corriere Nazionale, a tutti insomma quelli che o in
un modo o in un altro, o con offerte in danaro od in oggetti cooperarono alla buona riuscita
del solenne Ottavario, onorando in tal modo Maria SS. e se stessi nella loro divozione a così
eccelsa Regina e Madre.
Anche un cordiale ringraziamento indirizzo all'Unione degli Operai Cattolici di Torino,
che ebbero il bel pensiero di perpetuare la memoria del giubileo delle Opere Salesiane con
una lapide commemorativa nella chiesa di S. Francesco d'Assisi di questa città, dove esse
ebbero umile principio.
Preghiere.
Raccomando alle orazioni di tutti Voi, Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, tutta la
Pia Società di S. Francesco di Sales e le sue imprese, e vi assicuro che in tutte le Case Salesiane
si continua e si continuerà ad innalzare ogni giorno speciali preghiere per Voi tutti, o nostri
generosi Benefattori e Benefattrici. Vi prego poi di non dimenticare nelle vostre orazioni i
numerosi Cooperatori e Cooperatrici che furono chiamati da Dio alla eternità nell'anno testè
scorso. Vi raccomando i Confratelli e Consorelle Salesiane che in buon numero anch'essi
partirono da questa terra. E come non far qui particolar menzione di D. Giovanni Bonetti per
tanti anni redattore del Bollettino Salesiano e Direttore spirituale della nostra Pia Società?
Come non ricordare Giuseppe Buzzetti tanto benemerito ed il più antico fra gli alunni di Don
Bosco? Sì, preghiamo per loro, e ricordiamoci che sarà stato un gran conforto per le anime
loro negli estremi momenti della vita il pensiero d'aver cooperato secondo le loro forze al
bene, che col divino aiuto si è fatto e si fa per mezzo della Pia Società Salesiana. Ah si! « In
morte si raccoglie il frutto delle opere buone », diceva il nostro D. Bosco, e con questo
pensiero vi lascio, sperando e pregando che per mezzo delle opere buone ci possiam meritare
per la Divina Misericordia di trovarci un giorno tutti riuniti nel bel Paradiso a godere e lodare
Iddio per tutta l'eternità.
Col maggior rispetto e colla più viva riconoscenza mi professo
Di Voi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,
Torino, 1° Gennaio 1892.
Obblig.m° Servitore Sac. MICHELE RUA.
Marzo, a. XVI n. 3
52-54 Conferenze salesiane
[14 febbraio 1892, conferenza ai Cooperatori, Catania, p. 54]

6.9 Page 59

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59
[…] Ricordò come in riassunto le principali imprese compiutesi dalla Società Salesiana
nello scorso anno, i ristauri cioè del santuario di Maria SS. Ausiliatrice terminati per l'occasione
del giubileo delle Opere Salesiane, l'Ospizio del S. Cuore di Gesù in Roma quasi condotto a
termine, e le iniziate missioni di Africa e di Palestina, che già promettono un'abbondante
messe per la salute delle anime in quei paesi. Parlò inoltre di Catania; del bene che si fa alla
gioventù coll'Oratorio festivo di S. Filippo Neri; accennò alle grandi speranze che in pro della
povera gioventù ha diritto di concepire la nostra città col nuovo Ospizio già cominciato, e che
si desidera presto condotto a compimento, e si raccomandò colle più efficaci e persuasive
parole alla carità dei Cooperatori. Concluse poi col dimostrare i grandi premii e vantaggi con
cui Dio premia le persone benefiche; i quali premii e vantaggi se sono qui in terra in
proporzione del cento per uno, sono però molto maggiori, anzi infiniti nella vita futura, giusta
le promesse del Divin Salvatore.
aprile, a. XVI n. 4
74-76 Il viaggio di D. Rua in Sicilia
[conferenza a Marsala]
[…] Alla conferenza colà tenuta narrò come Don Bosco ebbe sempre di mira di fare
che le forze di molti lo aiutassero a compiere le belle imprese che Dio gli aveva messo in
animo di fare. Ci piace di qui riprodurre una sola circostanza. « Parve anzi, disse D. Rua, che in
lui fosse come un mezzo suggeritogli dalla Provvidenza. Quando giovinetto ebbe a vestirsi da
chierico per andare al Seminario di Chieri, si ha memoria, che uno gli provvide il cappello, un
altro la veste, un altro il mantello, e perfino ci fu chi gli procurò il fracco, che a quei tempi i
nostri sacerdoti portavano, specialmente in estate. Così i Cooperatori nacquero con lui fin dal
principio della sua carriera.
[riflessione sul viaggio, p. 75]
« Non voglio che si dia alle mie parole altra importanza che quella puramente umana;
ma mi ricordo, che Don Bosco in tempi assai lontani, quando non viveva che per la sua opera,
ci aveva quasi annunziato il prodigio che ora io vedo co' miei occhi. Un giorno egli raccolse i
suoi allievi più adulti attorno a se, e poi, con l'aria sua consueta ilare, ci disse che in un sogno
fatto in quella notte aveva veduto varii drappelli di giovani, che, venuti da diverse parti,
combattevano sotto la bandiera di S. Francesco. Conobbe i Francesi, distinse gli Spagnuoli, ma
fermò la sua attenzione sopra un grandissimo numero, che egli non riusciva a conoscere
bene.
Chi siete voi? disse Don Bosco.
Siamo Siciliani, risposero unanimamente quei valorosi, e vogliamo essere con te.
Don Bosco sorrideva di sè, del suo sogno, tanto più che quasi nessuno avevasi allora di
quest'isola, e ci invitava a scherzare anche noi sulle originalità di quell'anticipato trionfo che
ora io contemplo, e per cui ne ringrazio il Signore. »
Maggio, a. XVI n. 5
94-97 Notizie dei nostri missionari
[lettera a don Michele Unia per sospendere la sua obbedienza al Messico, p. 95]
Torino, 13 ottobre 1891. CARISSIMO D. MICHELE UNIA,
Avrai ricevuta la mia lettera, nella quale ti incaricava di andare al Messico a trattare le
cose riguardanti quella casa, aperta colà circa due anni sono, sotto il titolo di Casa Salesiana.
Può essere che tu l'abbia ricevuta quando ti trovavi già in Agua de Dios: in tal caso non
pretendo obbligarti a quel viaggio, anzi sono contentissimo della generosa risoluzione di
sacrificarti in favore dei lebbrosi. Ti do il mio pieno consenso e imploro da Dio per te le più
elette e abbondanti benedizioni. Tu sei disposto a sacrificare la tua vita ed io me ne
congratulo. Ti raccomando bensì di usare le debite precauzioni per non contrarre quella
terribile infermità o almeno contrarla il più tardi possibile. Può essere che qualche altro

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60
Salesiano, attratto dal tuo esempio, si disponga ad andare a farti compagnia per aiutarvi
reciprocamente nei bisogni spirituali e temporali.
Benchè ti trovi coi lebbrosi, ti consideriamo sempre come nostro caro confratello
Salesiano; anzi consideriamo Agua de Dios come una nuova colonia Salesiana, e ben
vorremmo ci fosse possibile aiutare in qualche modo cotesti infermi. Con che piacere lo
faremmo!
Per ora basta. Saluta affettuosamente i tuoi infermi da parte nostra e di' loro che li
amiamo assai e che pregheremo per loro.
Ti raccomando che la tua condotta e la tua vita sieno sempre da vero Salesiano e figlio
di Don Bosco.
Addio, Don Michele, prega pel tuo
Aff m° in Gesù e Maria Sac. MICHELE RUA.
[biglietto in risposta alle suppliche dei lebbrosi, p. 95 ]
Ai miei cari amici infermi all'ospedale di Agua de Dios.
AMICI IN G. C. CARISSIMI,
Ho ricevuto il vostro telegramma con cui pregate a lasciare costì il mio diletto figlio in
G. C. Don Michele Unia, e ne fui commosso fino alle lagrime.
Sebbene non vi conosca, tuttavia vi amo tanto e non saprei rifiutarvi il favore che mi
domandate. Avrei bisogno di lui in altri siti; ma in vista del vostro desiderio lo lascio in mezzo a
voi. Egli si adopererà a vostro spirituale vantaggio, a salvare le anime vostre; voi siate docili
alle sue parole, secondate le sue esortazioni e sopportando con pazienza e rassegnazione i
vostri incomodi adopratevi a procacciarvi molti meriti pel Paradiso.
Io ed i miei confratelli preghiamo per voi tutti; voi pregate Gesù e Maria per noi.
Vostro aff.m° amico in G. C. Sac. MICHELE RUA.
[Lettera a Gioachino Vélez, Ministro della Colombia presso la S. Sede, p. 96]
Torino, 7 dicembre 1891. Ecc.mo SIGNORE,
IN risposta alla pregiata Nota di V. E., n° 562, in data 4 di questo mese, comincio col
porgere alla E. V. le più sentite azioni di grazie per gli onorevoli termini onde si degna
esprimersi a riguardo della Pia Società di San Francesco di Sales dalla mia povera persona,
benché indegnamente, diretta, e prego V. E. a voler far pervenire il mio gradimento e quello di
tutti i Salesiani all'Ecc.mo signor Presidente della Repubblica di Colombia per la fiducia che
ripone in questa Pia Società e per la benevolenza con cui si degna di trattarla.
Desideroso di compiacere, nei limiti del possibile, all'Ecc.mo signor Presidente e a V. E.,
di buon grado aderisco alla domanda fattami nella surriferita sua Nota di lasciare in Colombia
il sacerdote Salesiano D. Michele Unia e nella carica che esercita attualmente nel Lazzaretto di
Agua de Dios, raccomandandolo di tutto cuore alla protezione di S. E. il signor Presidente.
Sarebbe tuttavia conveniente, per gravi motivi, che V. E. facesse sapere questa
disposizione a S. Santità il Papa e a S. Eminenza il Cardinal Simeoni, Prefetto della S.
Congregazione di Propaganda.
Dopo aver così risposto alla pregiata Nota di V. E., ho l'onore di protestarmi col più
profondo rispetto e con la più alta considerazione
Di Vostra Eccellenza
Dev.mo ed Obbl.mo Servitore Sac. MICHELE RUA.
Luglio, a. XVI n. 7
128-129 Festa di famiglia nel nostro Oratorio di Torino.
[accenno alla proposta di ampliamento dell’Oratorio festivo. Torino 23 giugno 1892]

7 Pages 61-70

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61
[…] D. Rua non dimenticava questa preghiera. Anzi al termine dell'accademia, nel suo
affettuoso discorso di ringraziamento, ebbe parole toccanti e piene di accondiscendenza per
la proposta di quei cari giovanetti. Disse che consegnava alla Divina Provvidenza il pensiero di
far sì che le ottanta lire si moltiplicassero, mediante il concorso di santi benefattori, in ottanta
mila, e soggiungeva d'aver già presentato al Municipio il progetto per tale lavoro e sperarne
presto la approvazione
agosto, a. XVI n. 8
153-154 Francia. Nuovo oratorio festivo in Nizza marittima
Una grazia di S. Giuseppe.
[…]
Don Rua, visitando le Case del mezzodì della Francia, nella conferenza che tenne
all’adunanza generale dei Comitati protettori del Patronato (Ospizio) di S. Pietro, il 18 marzo
u. s., ebbe la felice e santa idea di affidare la riuscita di questo affare [il reperimento di un
nuovo locale per l’oratorio] a s. Giuseppe, Patrono degli operai cattolici. Egli pertanto
raccomandava a tutti i membri del Comitato di recitare ogni giorno, fino alla fino del mese di
s. Giuseppe, e colla ferma fiducia di essere esauditi, tre Pater, Ave e Gloria in onore del
glorioso Sposo di Maria, una Salve Regina in onore di Maria Ausiliatrice, infine un Pater, Ave e
Requiem per Don Bosco.
[6 aprile. Inaugurazione]
Don Rua indirizzò la parola alla radunanza. Egli raccontò tutte le difficoltà superate, e
poi, dopo di aver ricordato con parola commossa che questa fondazione si doveva alla
paterna protezione di s. Giuseppe, pose il nuovo Oratorio sotto la invocazione di questo
glorioso Patrono della Chiesa Cattolica.
Dicembre, a. XVI n. 12
233 Augurii
IL Sacerdote MICHELE RUA augura col più vivo e riconoscente affetto BUONE FESTE
NATALIZIE, BUON FINE e CAPO D'ANNO ai cari e benemeriti Cooperatori e pie Cooperatrici
Salesiane.
Agli augurii del padre si uniscono gli augurii dei figli sparsi in tanti punti dell'Europa,
America, Asia ed Africa, non esclusi quelli che pure di gran cuore mandano dalla lontana
Patagonia e Terra del Fuoco i numerosi selvaggi dai Missionari Salesiani convertiti.
Gradisca il Bambino Gesù gli ardenti voti che noi innalziamo con migliaia e migliaia di
innocenti fanciullia pro dei nostri Benefattori e Benefattrici e spanda copiose le sue celesti
benedizioni sopra di loro e sopra le loro famiglie.
La Comunione, che per Privilegio Pontificio faranno nella mezzanotte del S. Natale i
Salesiani ed i loro alunni nelle loro Chiese, la indirizzeranno al graziosissimo Bambino Gesù,
affinché conceda ai buoni Cooperatori e pie Cooperatrici Salesiane un nuovo e felicissimo
anno colla perseveranza nel bene.
234-239 Feste solenni nella chiesa di Maria Ausiliatrice
[dalla circolare ai Cooperatori del 30 ottobre 1892 per la partenza di una spedizione missionaria, p. 237]
« Eccomi un'altra volta a Voi, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, per darvi la lieta
notizia di una nuova e numerosa spedizione, di Missionarii, non più solamente all'America del
Sud, ma anche all'America settentrionale.... Lo sviluppo che prendono le nostro Missioni è
tale, che ci muove a ringraziare con tutta l’anima il Signore e nello stesso tempo a non lasciare
intentato mezzo alcuno per aiutarle. La Colombia, l'Equatore, il Perù, il Brasile, l'Uruguay, il
Chili, la Repubblica Argentina, la Patagonia, la Terra del Fuoco, chiedono a gran voce rinforzo
d'uomini e di denaro per proseguire le opere con tanta fatica intraprese ed estendere la
nostra sfera d'azione. Venezuela, Messico e Paraguay ci desiderano e ci chiamano da anni
parecchi....

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62
» D'altra parte, molti Salesiani mi chiedono di poter dividere coi loro compagni già
missionarii le fatiche, i disagi, i pericoli per conquistar animo a G. C. Ed io vorrei ben
accondiscendere a tutte queste generose domande, ma m' impensierisce la spesa in questi
tempi, che da tutti si lamentano critici e fortunosi.
» Tuttavia non vi devo tacere che mi sento in cuore una gran fiducia nella Divina
Provvidenza, la quale aiutò sempre D. Bosco e il suo povera successore in tutte le imprese
dirette a far conoscere il nome di Gesù Cristo nostro Salvatore e nostro Dio, a dilatarne il
paterno Regno su questa terra,. a raccogliere ed educare la porzione del suo gregge più cara
al suo Cuore divino, la gioventù, e specialmente la più povera ed abbandonata, a salvare
anime, a glorificare il Signore. Ond'è che io non arrossisco di stendere anche questa volta la
mano a Voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, e domandarvi l'obolo della
vostra carità per le varie e copioso spedizioni di Missionarii Salesiani che si preparano per le
varie regioni sopra indicate.
» Una di queste sarà la prima che si dirigerà al Messico, dove i Salesiani vanno a farsi
carico d'un orfanotrofio che da anni li aspetta. Io la raccomando specialmente alla vostra
generosità e alle vostre preghiere. »
1893
gennaio, a. XVII n. 1
1-6 Lettera del sac. Michele Rua ai cooperatori e cooperatrici salesiane
Benemeriti Cooperatori, e Benemerite Cooperatrici,
QUELLI che conobbero il nostro sempre compianto D. Bosco ricordano certamente le
delicatezze della sua riconoscenza verso tutti coloro che l'aiutavamo nelle sue imprese. I
nonni dei suoi Benefattori erano scritti da lui nei suoi registri, ma più ancora erano stampati
nel suo cuore. Si serviva volontieri di tutte le occasioni, che gli si presentavano, per esternare
loro la sua gratitudine a viva voce o per iscritto. Spesse volte, specialmente nel cominciare del
nuovo anno e nelle grandi solennità, invitava tutta la sua numerosa famiglia a fare comunioni
e preghiere speciali per quelle persone che erano state gli strumenti della Divina Provvidenza
per venirgli in aiuto. Contava con massima cura il numero dei Cooperatori che durante l’anno
erano stati chiamati da Dio all'eternità, e raccomandava di fare particolari pratiche di pietà pel
riposo dell'anima loro.
Assicuratevi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, che tutti i Salesiani,
anche sparsi in remote contrade, continuano pure in ciò ad imitare l'esempio di Don Bosco ed
a mettere in pratica i suoi santi consigli. Ed io sono lieto che mi si porga il destro, scrivendovi
questa lettera, di ringraziarvi sentitamente in nome di tutta la famiglia Salesiana, pel bene che
ci avete fatto e ci fate tuttora colle vostre preghiere e colle vostre limosine.
È eziandio una grande consolazione per me, in mezzo alle innumerevoli sollecitudini e
pene che sono inerenti alla mia carica, il vedere che i cinque anni che trascorsero dalla morte
del nostro sempre carissimo Don Bosco fino ad ora, nei nostri Cooperatori non venne a
raffreddarsi l'affezione e venerazione che avevano verso di lui, né la loro carità verso i suoi
poveri figli. Anche di questo io vi ringrazio di gran cuore e prego Iddio che ve lo rimeriti.
Arrivato alla fine dell'anno 1892, io mi rivolgo indietro col cuore intenerito, e vedendo
le molte opere compiute col vostro concorso, non posso resistere al bisogno di farvene una
succinta esposizione, e mettervi così sott'occhio i frutti della vostra carità.
Rapidi cenni di ciò che si fece nell'anno 1892.
Incomincio da quella casa che il nostro amato Padre Don Bosco aveva tanto a cuore:
intendo accennarvi l'Ospizio del Sacro Cuore di Roma. Voi tutti sapete, o benemeriti
Cooperatori e benemerite Cooperatrici, che egli, dopo aver con immensi sacrifizi condotto a
termine la chiesa parrocchiale del Sacro Cuore, la cui costruzione gli era stata affidata dal
sapientissimo Pontefice Leone XIII, concepì il disegno di fondare in quella metropoli del
mondo, accanto alla medesima chiesa, un vasto stabilimento destinato alla gioventù povera

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63
ed abbandonata. Si è dunque con giubilo che vi annunzio che, nell'anno testè passato, la
fabbrica dell'Ospizio del Sacro Cuore fu quasi terminata. Già molti giovanetti vi sono stati
accolti e così sottratti dai pericoli; tuttavia noi aspettiamo a fare l’inaugurazione del nuovo
edifizio all'occasione del Giubileo Episcopale del Santo Padre, sicuri che non si può fare cosa
più gradita al paterno suo cuore, che aprire un asilo a tanti suoi figli bisognosi e procurar loro
un'educazione ed istruzione veramente cristiana. Rimangono, egli è ben vero, molte migliaia
di lire di debito; ma io nutro fiducia che la grande carità dei nostri Cooperatori verrà in nostro
aiuto per pagarle.
A Roma parimenti, nella nostra chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù, si continua
la celebrazione delle sei Messe quotidiane per tutti quelli che si ascrissero all’Opera pia del
Sacro Cuore. Col far parte di questa Associazione si possono ricavare tanti vantaggi spirituali,
che io non dubito punto, che tutti i nostri zelanti Cooperatori non si terranno paghi di avervi
dato il loro nome, ma ancora eserciteranno intorno a loro un vero apostolato, sforzandosi di
attirarvi altre pie persone, i membri delle loro famiglie, i loro amici e conoscenti. Voi
specialmente che piangete per la morte di qualche anima cara, affrettatevi a sollevarla, se mai
fosse in Purgatorio, col metterla a parte dei vantaggi che la Pia Opera del Sacro Cuore procura
anche alle anime dei defunti.
Durante l'anno 1892 le domande di nuove fondazioni ci arrivarono oltremodo
numerose. Col più profondo dolore noi dovemmo rispondere negativamente a molte di
queste caritatevoli proposte tuttavia, dietro le ripetute istanze di Monsignor Vescovo d'Ivrea,
si aperse in quella città una casa per albergare, istruire ed educare quei giovani che, divenuti
poi maestri, chierici o sacerdoti, saranno mandati a lavorare ne' nostri varii istituti ed anche
nelle missioni straniere.
In Orvieto, in attesa che sia preparato per espressa volontà e generosità del Santo
Padre Leone XIII un ospizio pei poveri giovanetti, un confratello già presta l'opera sua nella
direzione del Seminario.
A Mascali in Sicilia ci fu dato di aprire un asilo per quei giovani che desiderano formarsi
alla vita salesiana e lavorare poi a vantaggio della gioventù.
A Catania, coll'aiuto di caritatevoli Cooperatori, potemmo ingrandire la casa di S.
Francesco di Sales e portare il numero dei giovani ricoverati da 20 a 140.
Ricorderanno i nostri buoni Cooperatori che, in sul principio dello scorso anno,
recatomi in Sicilia, promisi a vari rispettabili signori di Marsala di accettare la Casa della Divina
Provvidenza, che essi con islancio di carità superiore ad ogni elogio avevanci preparata. La mia
promessa è ora eseguita: fin dallo scorso ottobre i Salesiani sono a Marsala, ed hanno cura di
quei fanciulli che il Signore loro ha affidati e che loro affiderà in avvenire.
Il numero stragrande di domande d'ammissione ci aveva indotti a metter mano a
nuove costruzioni nell'Istituto di san Paolo a Spezia. Durante il corso dell'anno 1892 questi
lavori furono terminati, e il locale è già occupato.
Parimenti a Macerata si è quasi terminata la meta del fabbricato che ancor mancava a
compimento di quella casa.
Se poi dall'Italia noi passiamo alla Francia, devo segnalarvi la fondazione di nuove
scuole, in un quartiere dei più popolati in Marsiglia, sotto la protezione di S. Antonio di
Padova. Dietro vivissime istanze di Monsignor Vescovo i Salesiani presero la direzione di
queste scuole fin dallo scorso ottobre. I giovanetti che le frequentano, oltre le materie
prescritte dal programma governativo, imparano il canto gregoriano, la musica e le sacre
cerimonie pel servizio di quella nuova magnifica cattedrale. In questa stessa città, all'Oratorio
S. Leone, il giorno 21 del p. p. novembre, nell'occorrenza delle grandi solennità che vi si
celebrarono, coll'intervento di quattro Vescovi, pel cinquantesimo anniversario della
fondazione delle Opere di Don Bosco, furono benedetti e inaugurati i nuovi laboratorii.
Questo Oratorio ha speciale bisogno di aiuto, essendo la sede dell’ispettore dei Salesiani di
Francia, ed avendo contratti dei gravi debiti per le recenti costruzioni.
Alla Navarra presso Tolone ebbi io stesso nello scorso marzo la consolazione di
benedire un nuovo ponte della lunghezza di 24 metri, che facilita l'accesso alla Colonia

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64
Agricola: inoltre nella stessa occasione s'inaugurò la novella costruzione che completa il bel
disegno della casa.
I lettori del Bollettino Salesiano non hanno certo dimenticato quanto soffrisse il nostro
cuore di dover rispondere negativamente ad innumerevoli richieste che ci erano presentate
nella capitale della Francia, in favore di giovani assolutamente bisognosi d'essere ricoverati.
Ciò avevaci spinti ad incominciare un assai vasto fabbricato, il quale ci permetterebbe di
duplicare il numero dei nostri allievi. L'edifizio è ora quasi terminato e in gran parte occupato
fin dal principio dell'anno scolastico. Siami però permesso di farvi notare, benemeriti
Cooperatori, che i sovraccennati costosi lavori hanno gravato l'Oratorio di Ménilmontant di
considerevoli passività che durano tuttora.
L'Ospizio di Gesù Operaio a Dinan, nella cattolica Brettagna, ha esso pure subìto molte
indispensabili ed utilissime trasformazioni, per cui si potè accrescere notevolmente il numero
degli allievi.
È da segnalare alla bontà dei Cooperatori di Francia la casa di Salon nelle Bocche del
Rodano. Essa ha un' importanza capitale per la nostra Pia Società, avendo per iscopo di
preparare dei Sacerdoti, degli assistenti ed anche dei maestri di scuola e di agricoltura per gli
altri nostri istituti di Francia e per le missioni di America, di Africa e di Asia. A tal fine molti fra
gli alunni sono addestrati a lavorare la terra. Voi, o benemeriti Cooperatori, che sapete quanto
le nostre campagne manchino di braccia, e quanto male ne venga dalla smania febbrile di
lasciare il proprio paese per recarsi nelle grandi città, contribuite secondo le vostre forze ad
evitare la rovina di tante anime. Aiutateci a formare degli onesti contadini, degli abili
giardinieri e in pari tempo dei buoni cristiani. Quella casa versa in gravissime necessità, e
fallirebbe al suo scopo, se non si venisse efficacemente in suo soccorso.
Ma parlandovi delle case di Francia, il mio pensiero si porta alle sponde dell'Affrica, ove
noi mandammo, non è guari, una schiera dei nostri Salesiani. Essi ci scrivono che la messe loro
cresce tra mano, ed il bene che essi fanno è in proporzione degli aiuti che loro si danno.
Occorrerebbe ancora a quei giovanetti un vasto cortile per la ricreazione, specialmente per
raccoglierne un gran numero ne' giorni festivi, ed un nuovo fabbricato per accogliervi i più
bisognosi, la qual cosa si spera eseguire nel quartiere detto Eckmühl coll’aiuto della divina
Provvidenza.
A Barcellona (Sarrià) fu ultimata una cappella dedicata a Maria SS. Ausiliatrice, e venne
benedetta con una grande solennità commemorativa della fondazione delle nostre Opere.
Le Scuole di S. Giuseppe, nella stessa città, videro moltiplicarsi talmente gli allievi, che la loro
cappella divenne insufficiente. Que' generosi Cooperatori ci aiutarono ad edificarne una altra
più vasta, che venne benedetta da S. E. R.ma il Vescovo di Barcellona ed inaugurata anche a
benefizio degli adulti nella festa dell’Immacolata Concezione.
In fine a Santander nelle scuole esterne è nell'ospizio per gli interni la messe è già sì
abbondante, che i confratelli colà inviati ci chieggono rinforzo.
Ma nell'enumerazione delle opere compiute in quest'anno debbo fare un cenno
particolare di una cosa che mi fu di dolcissima consolazione, e che certo avrà rallegrato il
cuore di D. Bosco in cielo; voglio dire l'apertura di varii Oratorii festivi. Voi sapete che il nostro
buon Padre, ha cominciato da quelli la sua missione, e vi è noto quanto egli desiderava che,
anche coltivando le altre opere, questa non fosse trascurata. Vi è pur noto che in questi tempi
fortunosi, in cui si cerca dì corrompere la gioventù impartendo un insegnamento avverso alla
religione o almeno indifferente e somministrandogli tutti gli allettamenti al vizio, gli Oratorii
festivi mettono il sacerdote in contatto con tanti giovani che forse giammai sentirebbero
parlare di religione. In questi Oratorii si attirano i fanciulli con giuochi svariati, si istruiscono
nelle verità di nostra santa fede, si dà loro comodità di assistere alle sacre funzioni e di
frequentare i SS. Sacramenti, in una parola sono immensi i vantaggi che si possono ricavare.
Sia dunque ringraziato il Signore che ci concesse di aprire un Oratorio festivo a Vignale, a
Treviglio, a Lugo, a Savona, ad Alì, a Catania, a Nizza in Sicilia, a Nizza marittima, a Lilla in
Francia, ad Utrera, Siviglia e Gerona in Ispagna. L’importanza di queste riunioni festive non
isfuggi alla sagacità ed allo zelo dei membri del Congresso Cattolico di Siviglia e mi piace
trascriverne qui le sue testuali parole: Per ottenere l'osservanza del riposo domenicale si
raccomanda specialmente. 1° Lavorare perché si estenda quanto è possibile (todo lo mas

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65
posible) la pia Società Salesiana, la quale ne' suoi Oratorii festivi, Ospizi e laboratorii, colla
parola e coll'esempio, in modo eccellente insegna e abitua gli operai a santificare la festa.
(Sez. 3a punto IV.)
Per quel che spetta all'America, so con quanto interesse siano lette dai nostri buoni
Cooperatori le relazioni che c'inviano i nostri Missionarii; perciò non discenderò a particolari.
Mi basta accennare la nuova spedizione di cinque Missionarii salesiani diretti al Messico. Erano
aspettati colà con impazienza fin dal 1890 ed appena noi potemmo inviarli nello scorso
novembre. Sappiamo che arrivarono felicemente, che furono molto ben accolti e che già si
misero con zelo a lavorare a pro delle anime.
I nostri buoni Cooperatori, che prendono tanto a cuore le Missioni, riceveranno con
gioia la notizia che la Santa Sede, di comune accordo col Governo della Repubblica
dell'Equatore, affidò ai Salesiani un nuovo Vicariato Apostolico nella provincia dei Jivaros di
Mendez e di Gualaquiza, che sono i popoli più selvaggi di quei paesi. Il 9 dicembre partirono
da San Nazaire per quelle regioni cinque Salesiani, fra cui due, un sacerdote ed un catechista,
incaricati di esplorare il campo della nuova Missione. Appena avranno fissato il luogo della
residenza altri confratelli s'affretteranno a raggiungerli. Nella medesima Repubblica, oltre la
casa di Quito, si fondò un altro Ospizio, con scuole e laboratorii, in Riobamba.
Nello stesso giorno salparono pure vari missionarii per la Colombia. Due di essi, un
prete ed un catechista, andranno ad aiutare il Sacerdote Don Michele Unia, che con ispirito di
abnegazione veramente eroica si consacrò al servizio dei lebbrosi in Acqua de Dios. Quegli
infelici son consolati di vedersi affidati a mani caritatevoli e di aver la facilità di ricevere i
conforti della religione Nella medesima spedizione erano compresi nove Salesiani che, coi
quattro Fueghini guidati da D. Beauvoir, salparono da Bordeaux per la Terra del Fuoco,
mentre lo stesso giorno altri otto Salesiani partivano dal porto di Genova alla volta del Brasile.
Furono parimenti inviate sei Figlie di Maria Ausiliatrice al Chilì e sei altre al Brasile. I bisogni di
soccorso sono talmente gravi in quella vastissima Repubblica, come avete letto nel Bollettino
Salesiano, che non potei a meno di inviar loro questo rinforzo, con rincrescimento di non
poter fare di più.
Anche nella Repubblica dell’Uruguay a Montevideo si gettarono le fondamenta di una
casa d'arti e mestieri. A Mercedes nella stessa Repubblica egualmente i nostri confratelli
cominciarono a lavorare a pro della gioventù in un Oratorio festivo con apposite scuole. Nella
Repubblica Argentina si aprì un nuovo Ospizio con laboratorii e scuole in Mendoza, e a Bernal
presso BuenosAires si innalzò un edifizio che ci permetterà di riunire insieme parecchi giovani
di quei paesi che si preparano a divenire nostri ausiliari in quelle missioni. Infine dopo aver
molto insistito e molto aspettato, Santiago, la capitale del Chilì, ha la sua casa Salesiana,
essendoci stato affidato il così detto Asilo della Patria, destinato originariamente ad
accogliere i figli dei morti in guerra.
Son noti ai nostri buoni Cooperatori gli sforzi che dovettero fare i nostri missionarii per
ridurre a stabile dimora alcune tribù della Patagonia meridionale. Un vero villaggio fu fondato
nell'isola Dawson con la sua cappella e con le sue scuole. Il capitano del bastimento che vi
portò Mons. Cagliero, avendo visitate con lui le scuole dei fanciulli e delle fanciulle, ripe leva
con visibile soddisfazione: « Si direbbe che noi visitiamo le scuole rurali dei nostri paesi
d'Europa. » Gli uomini cominciano ad abituarsi al lavoro e le donne alle faccende di casa. Nella
Terra del Fuoco e nel resto della Patagonia meridionale si sarebbero fatti anche maggiori
progressi per la religione e per la civiltà, se un vasto incendio a Puntarenas non avesse resi
vani in gran parte i sacrifizi e le fatiche di quei poveri missionarii.
Ecco, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, in succinto i frutti della vostra carità.
Opere proposte per l'anno 1803.
Un giorno il nostro buon Padre Don Bosco trattenevasi con uno de' suoi più zelanti
Cooperatori di varie fondazioni che aveva in mente di fare. Costui credette bene di esortare D.
Bosco a rassodare le sue opere già cominciate e non intraprenderne più delle nuove. « Si,
consento ad arrestarmi, disse D. Bosco, ma ad una condizione. E quale sarebbe? ripigliò l'altro.
Alla condizione che il demonio si fermi anche lui. Ma come egli non cessa di lavorare alla
rovina delle anime, non cesserò neppur io di lavorare per salvarle. »

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66
Io pure desidero di strappare delle anime alle unghie del demonio, ed è per ciò che,
facendo assegnamento sulla vostra carità, vorrei dirigere tutti i miei pensieri ed i miei sforzi ad
alcune opere, di cui voi conoscerete facilmente l'importanza.
Primieramente vorrei pregarvi instantemente ad aiutarmi per dare un novello impulso
alle missioni che dirige con tanto zelo e annegazione il nostro carissimo Monsignor Cagliero,
Vicario Apostolico della Patagonia. Ei venne in Europa per far appello alla generosità di tutti
coloro che hanno a cuore la estensione del Regno di G. C., la propagazione di nostra santa
fede, lo sviluppo della civiltà. I bisogni delle sue missioni sono immensi; i missionarii non
indietreggiano quando si deve fare il sacrifizio delle comodità e della vita stessa, se fa duopo;
ma se non hanno mezzi pecuniarii pel servizio divino, pei loro viaggi, pel vitto e per
provvedere il necessario ai loro neofiti, sono obbligati ad arrestare i loro passi, e col massimo
dolore vedono sparire in un istante il frutto dei loro sacrifizii. Dio voglia che, nel ritornare in
America, Monsignore possa portar qualche soccorso alle residenze che sono maggiormente
in bisogno.
I Missionari della Patagonia Meridionale e della Terra del Fuoco per mezzo del loro
superiore, il Prefetto Apostolico D. Giuseppe Fagnano, ci chiedono pure istantemente
soccorso. A Puntarenas si deve fabbricare in muratura la Chiesa parrocchiale, che essendo
prima in legno venne consumata dal vasto incendio, di cui si fece poco sopra menzione.
Nell'isola Dawson devono i missionari pensare a fabbricare perfino le case per le varie famiglie
dei selvaggi. Quelle missioni, lontane da ogni centro, non ricevono altro aiuto che quello che
loro inviano i Cooperatori Salesiani. Si videro all'Esposizione Colombiana di Genova varii di
quel poveri selvaggi, a cui i nostri missionarii consacrano da alcuni anni i loro sudori e le loro
fatiche. Sebbene di ruvida scorza, essi sono pure anime redente dal Sangue di N. S. G. C. Essi
corrispondono assai bene alle cure del Missionario. Colle vostre offerte voi contribuirete a
renderli meno sventurati sulla terra e eternamente felici in cielo. Anche dal seno delle vostre
famiglie, colla vostra carità, voi sarete insieme coi Missionari i continuatori dell'opera di
Cristoforo Colombo dilatando i confini della religione e della civiltà.
Per facilitare maggiormente l’evangelizzazione dei Jivaros si dovrà nel nuovo Vicariato
di Mendez e Gualaquiza fondare una casa in Cuenca, città dell'Equatore molto più vicina alle
regioni abitate da questi selvaggi.
Un'altra impresa mi premerebbe di condurre a termine con prontezza e questa
sarebbe la costruzione della Chiesa del Sacro Cuore in Londra. Il Bollettino Salesiano di
settembre vi narrava la benedizione della pietra fondamentale. I lavori si continuarono di poi
con una certa alacrità; malgrado ciò i nostri Missionarii sospirano il momento, in cui potranno
servirsi della nuova chiesa, essendo obbligati a fare le funzioni parrocchiali in una scuola con
gravissimo scapito dei fedeli. Se per mancanza di mezzi questi lavori tirassero per le lunghe,
questo ritardo sarebbe forse ben funesto a tante anime. Fate quanto potete per abbreviarlo.
Nella città di Messina riprenderemo i lavori che avevamo dovuto sospendere.
La Casa di Macerata manca ancora di Chiesa pubblica, e noi, in vista del bisogno
urgentissimo, metteremo mano quanto prima a questa costruzione pieni di fiducia che la
Divina Provvidenza ci manderà i mezzi necessarii.
Né posso tacervi uno dei moltissimi impegni presi per l'anno 1893, quale si è l'impianto
di un Ospizio per arti e mestieri nella città di Montpellier in Francia. Oltre le istanze di quel
venerando Vescovo e di varii Cooperatori, c' indusse ad accettare questa proposta il ricordo
dell'entusiasmo con cui fu accolto in quella città il nostro desideratissimo Padre D. Bosco nel
1886, l'ultima volta ch'ei visitò le sue Case francesi. In quell’occasione egli aveva fatto sperare
a que' zelanti Cooperatori che tardi o tosto Montpellier avrebbe pure il suo Oratorio
Salesiano. Il tempo fissato dalla Provvidenza sembra giunto: una pia signora, ottima
Cooperatrice, offri il terreno; altri ci procureranno, ne ho piena fiducia, i mezzi per far sorgere,
nella patria di S. Rocco, un asilo per tanti giovani che già domandano di essere accettati.
Per non dilungarmi troppo non vi parlo di tante altre opere a cui, se Dio ci conserva in
vita, noi pensiamo di metter mano nel corso del nuovo anno. Finisco raccomandando
caldamente alla vostra carità gli istituti e le Missioni già esistenti, che si risentono moltissimo
delle difficoltà dei tempi in cui ci troviamo.

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Nel chiudere questa lettera, io sento il bisogno di chiedervi scusa, o nostri benemeriti
Cooperatori e Cooperatrici, se colle mie continue domande di soccorso abuso della vostra
bontà e della vostra pazienza. Ci sono forzato da una parte a causa dei pressanti bisogni de'
nostri istituti e ci sono incoraggiato d'altro lato dalle parole sì delicate e sì cristiane che
vennero dette talvolta a D. Bosco da varii insigni Benefattori. Come egli li ringraziava degli
aiuti che essi davano alle opere nostre, l'interruppero dicendo: « Non mi ringrazii, tocca a me
di ringraziare la S. V. Sappia che ogni volta che io diedi qualche cosa pe' suoi giovanetti o per
le sue missioni, la Madonna Ausiliatrice me l'ha reso ad usura. Son io qui il debitore. »
Ciò non sarebbe altro che l’avverarsi della promessa di N. S. Gesù Cristo, il quale
assicurò che del bene fatto al nostro prossimo si ottiene la ricompensa nunc in tempore hoc (
S. Marco x, 30), anche durante questa nostra vita mortale. Chi sa che non debbasi a questa
carità l'essere stati preservati da certi malanni che mietono tante vittime in ogni paese? Chi sa
che non debbasi ad essa l'essere stati liberati da gravissimi pericoli, l’aver ottenuto un esito
felice in un affare di commercio? Ogni giorno noi chiediamo a Dio, per intercessione di Maria
SS. Ausiliatrice, tutte queste grazie pei nostri Benefattori. Che se non piacesse a Dio di
concedervi queste grazie temporali, egli è certo, come diceva D. Bosco, che alla fine della vita
si raccoglierà il frutto delle opere buone.
Da canto mio pregherò e farò pregare tutta la famiglia Salesiana, affinché, dopo una
vita lunga e felice, abbiate la bella sorte di trovarvi ricchi di meriti all’ora della morte.
Pregate anche per me e credetemi col più profondo rispetto e la più viva riconoscenza
Di Voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,
Torino, 1° gennaio 1893.
Obbl.mo Servo Sac. MICHELE RUA.
Aprile, a. XVII n. 4
69-71 Le feste salesiane di Roma in omaggio al Papa
[ricordo senza data sulla costruzione dell’Istituto, p. 70]
« Il Giubileo Episcopale del S. Padre si avvicina a gran passi, diceva l'amatissimo nostro
D. Rua: la chiesa del S. Cuore fu dedicata, secondo l'augusto intendimento dello stesso
regnante Pontefice, a monumento dell'immortale Pio IX, che l'aveva ideata; perché l'Ospizio,
anche tanto caldeggiato dal S. Padre, non verrà dichiarato monumento di devozione e di
affetto della Pia Società Salesiana al Sommo Pontefice Leone XIII? »
agosto, a. XVII n. 8
148-149 Benedizione della pietra angolare della cappella e casa salesiana d'Ivrea
[9 maggio 1893, cenni di ringraziamento a mons. Agostino Richelmy]
[Disse] il Sig. D. Rua […] una parola di ringraziamento per i molteplici favori che la
nostra Società ricevette sempre dalla famiglia Richelmy, ricordando con patetica semplicità
come il Sig. Comm. Richelmy si compiaceva prender parte alle feste dell'Oratorio, cui
conduceva anche il piccolo Agostino, e come poi questa benevolenza sia andata sempre più
crescendo in Agostino Professore al Seminario di Torino e poi Vescovo d'Ivrea […]
ottobre, a. XVII n. 10
187-190 Primo congresso dei Benemeriti Direttori Diocesani dei Cooperatori
della Pia Società Salesiana
[Valsalice, 12-13 settembre 1893]
Nella prima conferenza così incominciava il Sig. D. Rua:
Monsignori Reverendissimi, Signori!

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Trattandosi di dar principio al primo Congresso dei Direttori Diocesani dei nostri
Cooperatori, credo sia conveniente ch'io metta come una prima base a tutto quello che v'è da
dirsi e trattarsi: e questa penso che sarà di comune gradimento; cioè s'io faccia conoscere
qual'era l'idea di D. Bosco intorno ai Decurioni Salesiani e ai Direttori Diocesani dei nostri
Cooperatori.
D. Bosco era cattolico fino al midollo, quindi in tutte le sue opere cercava sempre di
sostenere l'Autorità del Vicario di G. C. Se si osservano i suoi scritti, i suoi libri, ben si vede che
dappertutto lavorava all'intento di raggruppare i fedeli cristiani intorno al Sommo Pontefice.
Questi infatti inverso dei fedeli esercita l'autorità sua per mezzo degli Arcivescovi e Vescovi. E
Don Bosco bramava che i fedeli si tenessero sempre uniti agli Arcivescovi ed ai Vescovi. Ma i
Vescovi esercitano la loro autorità per mezzo dei parroci, e l'unione con questi pure Don
Bosco senza posa raccomandava. Su ciò regolò sempre il suo modo di vivere, ed a questo fine
specialmente indirizzava l'Associazione dei Cooperatori Salesiani...
Sin dai primi tempi dell’Oratorio, Don Bosco ebbe alcuni aiutanti, che erano noti sotto il
none di benefattori dell'Oratorio di S. Francesco di Sales; ma a misura che le sue opere si
svilupparono, il Signore provvide gli aiutanti in maggior quantità. E D. Bosco per questi signori
e signore, preti e secolari, che si adoperavano con tanta bontà in favore delle sue opere, dei
suoi orfani e dei suoi biricchini, com'egli soleva chiamare i suoi giovanetti, conservava la più
viva riconoscenza. Ne li ringraziava, come meglio poteva, con lettere ed augurii, con libri,
oggetti di divozione e simiglianti doni. Ma non gli bastava questo; desiderava far qualche cosa
di più, e pensò di rivolgersi a chi poteva loro concedere favori d'altro ordine, al S. Pontefice
Pio IX, di sempre cara memoria, che amava tanto D. Bosco. Egli pregollo dapprima che
concedesse speciali Indulgenze a questo od a quel benefattore, a questa od a quella
benefattrice. E ben mi ricordo io, che nel 1858, quando fui a Roma con lui, gran parte delle sue
occupazioni consistette nel chiedere di questi favori per i suoi benefattori; e ritornato a
Torino, andava lietissimo nel poter loro comunicarli.
Cresceva intanto il numero delle opere sue, e D. Bosco pensò allora di collegare
insieme i benefattori per mezzo d'una Associazione, allo scopo d' ottenere favori spirituali da
estendersi a tutti. Ideò quindi la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, ne stese un apposito
Regolamento, che poi presentò al Sommo Pontefice Pio IX, il quale, encomiandolo con
lusinghiere parole, espresse la sua piena soddisfazione per aver escogitato tale istituzione e
per avere a lui presentato così un bel modo di comunicare a molti fedeli i favori spirituali di
Santa Chiesa.
Ma i Cooperatori Salesiani, moltiplicandosi in mille paesi e città, avevano bisogno di chi
li tenesse uniti; onde poco dopo D. Bosco stabilì i Decurioni ed i Direttori: quelli per ogni
gruppo considerevole di Cooperatori, vale a dire uno per parrocchia, e questi uno per diocesi.
Trattandosi però della scelta dei Decurioni e dei Direttori Diocesani, D. Bosco, il quale
nel dar vita alla istituzione dei Cooperatori, oltre all'aver di mira di rendere una testimonianza
di riconoscenza ai suoi benefattori, e ricompensarli con favori spirituali del bene che facevano
ai suoi orfani ed alle sue fondazioni, e di tenerseli sempre uniti per fruire della loro bontà e
generosità nell’educare ed istruire tanta povera gioventù; ancora altro scopo egli avea
sempre vagheggiato nella sua vita sacerdotale; quello cioè, come già dissi, di collegare
insieme i fedeli cristiani di ogni paese intorno al Papa, della città e diocesi intorno al Vescovo,
della parrocchia intorno al Parroco e tutti insieme intorno a Gesù Cristo. Laonde nel formare il
Regolamento combinò le cose in modo, che nella parrocchia possibilmente Decurione fosse il
Parroco, il quale avesse così nei Cooperatori degli aiutanti nelle opere che ha da compiere. E
poi Direttori Diocesani il desiderio di D. Bosco sarebbe stato che tali fossero i Venerandi
Vescovi stessi; ma siccome questi per le loro molteplici e gravi occupazioni spesso non
possono addossarsi questa carica, egli nel Regolamento loro si rivolge, perché vogliano
designare chi meglio giudicano per Direttori dei nostri Cooperatori, i quali saranno come
rappresentanti del Vescovo stesso in tal ramo di azione.
In questo modo i Cooperatori Salesiani formano, secondo l'intenzione di. D. Bosco,
come una falange di persone, che si uniscono ai sacri Pastori e si schierano ai loro cenni nel
campo del bene, per sempre meglio promuovere la gloria di Dio e la salvezza delle anime.

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Novembre, a. XVII n. 11
208-210 Un nuovo drappello di Missionari Salesiani.
[dalla circolare del 21 ottobre 1893 ai Cooperatori]
1) L'anno scorso con la grazia del Signore si aperse una Casa nel Messico; ma questa era
assai piccola. Nel corso dell'anno alcuni buoni Cooperatori di colà provvidero terreno più
ampio, fabbricarono per metà una casa, che finita potrà contenere 500 giovani. Ora si
apriranno varii laboratorii, e di quest' anno i giovani potranno ascendere a circa 250 interni,
senza calcolare gli esterni e l'oratorio festivo; il personale perciò di quella casa va più che
duplicato, sia per riguardo agli insegnanti ed assistenti, sia riguardo a' capi d'arte e coadiutori.
2) Mons. Lasagna, ritornato Vescovo questa primavera nell'Uruguay e nel Brasile, diede
impulso così grande a quelle missioni, che è necessario mandargli in aiuto buon numero di
operai evangelici. In particolare iniziò le missioni nello Stato di Matto Grosso, la parte forse
più bisognosa del Brasile, e queste missioni bisogna sostenerlo.
3) Nella Repubblica Argentina, la grande crisi monetaria e le intestine guerre di
quest'anno fan sì, che il numero dei fanciulli abbandonati è duplicato, ed è impossibile
rimanere apatici a tanto strazio: si dovettero ingrandire le case per accettare un numero più
grande di derelitti, ed in conseguenza bisogna colà aumentare il numero dei preti, dei maestri,
dei sorveglianti.
4) Mons. Cagliero l'anno scorso è venuto espressamente in Europa per cercare
missionarii per la sua Patagonia: ora deve partire e condurre con sè le reclute fatte. In
quest'anno i nostri missionarii penetrarono fin nel Chubut in Rawson, capoluogo della
Patagonia Centrale; là pure occorre aumentarne il numero e somministrar mezzi, di cui si
trovano affatto sprovvisti.
5) In Africa già da due anni si lavora, specialmente in Orano nell'Algeria. Ora pare il
tempo di darsi all'educazione diretta degli Arabi e si procurò per questo scopo casa apposita.
Alcuni dei missionarii della spedizione che si prepara sono diretti a quella volta. Un drappello
pure di Suore di Maria Ausiliatrice si recherà a MerselKebir pure in Algeria chiamatevi per una
numerosa colonia in gran parte di poveri Italiani.
6) In Palestina occorre rinforzare il personale colà già spedito, specialmente per quanto
concerne i coadiutori, per la coltivazione della terra e per l'insegnamento pratico
dell'agricoltura ai ragazzi che la Divina Provvidenza colà ci affida.
Per provvedere a tutte queste missioni si richiede non solo un buon personale, ma ben
anche spese gravissime; ed il nostro amato Superiore si raccomanda tanto tanto alla sempre
generosa carità dei buoni Cooperatori e delle pie Cooperatrici Salesiane.
Chi non si commoverà, egli dice, al vedere migliaia e migliaia di ragazzi in paesi barbari
correre la via della perdizione? Al vedere tanti popoli che ancora seggono nelle tenebre e
nell’ombra di morte? Nei paesi di missione si tratta di far conoscere per la prima volta Gesù
Cristo, senza del quale non vi è salute; si tratta di gettare il primo seme del Vangelo, affinché
cresca in grand'albero, per raccogliere sotto l'ombra sua benefica le presenti e le future
generazioni. Quando il padre e la madre, quando una famiglia, quando una tribù abbia
ricevuta la Religione cattolica, questa, come un prezioso retaggio, sarà per secoli e secoli
tramandata di padre in figlio, di famiglia in famiglia, di generazione in generazione; ed allora
quante anime si salveranno! Altrimenti quei popoli ed in presente ed in futuro continueranno
a sedere nell’ombra di morte e a cadere irreparabilmente nella notte eterna. Se gli Apostoli,
se i primi loro discepoli, se i Missionarii cattolici fin dai primordii del Cristianesimo ed in
appresso non avessero illuminati i nostri antenati, non è egli vero che noi saremmo tuttavia
pagani? Ed invece quanti milioni d'anime si sono già salvate nei trascorsi secoli, e quante si
salveranno nei secoli venturi! In tanti paesi si tratta inoltre di soccorrere migliaia e migliaia di
nostri connazionali, che, dispersi in quelle immense lande dell'America e d'altre regioni, si
dimenticano di Dio e dell'avita Religione, perché non trovano più un prete che loro spezzi la
parola di Dio e richiami alla memoria i doveri del cristiano. »

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Dicembre, a. XVII n. 12
225 Augurii e Felicitazioni
IL Sac. MICHELE RUA, reduce da Londra, ove ha assistito alla consacrazione di quella
nuova Chiesa Salesiana dedicata al S. Cuore di Gesù, pieno di riconoscenza verso dei
benemeriti Cooperatori e delle benemerite Cooperatrici Salesiane, di gran cuore augura loro
Buone Feste Natalizie, Buon Fine e Buon Capo d'Anno, con ogni felicità temporale e spirituale.
Agli augurii del padre s'uniscono le felicitazioni dei figli sparsi in tanti punti dell'Europa,
America, Asia ed Africa, memori tutti della benevolenza e carità che i Cooperatori e le
Cooperatrici dimostrano ad essi ed alle migliaia di giovanetti e di Indii raccolti nelle Case e
nelle Missioni Salesiane.
La Comunione, che i Salesiani ed i loro alunni, per privilegio Pontificio, faranno nelle
loro Chiese la mezzanotte del S. Natale, sarà indirizzata al Divin Infante Gesù in pro dei
Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane; affinché Egli faccia gustare a tutti quella dolcissima
pace che è venuto a portare dal Cielo in terra, ed al termine dell'esilio della presente vita loro
conceda di entrare nella Patria dei Beati, dove le opere di carità ricevono da Dio la eterna
mercede.
226-234 La novella chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Battersea - Londra.
[14 ottobre 1893. Telegramma, p. 229]
SANTO PADRE ROMA. SALESIANI ESULTANTI CONSACRAZIONE NUOVA CHIESA
SACRO CUORE DI GESU LONDRA BATTERSEA ORBEL STREET 64 IMPLORANO APOSTOLICA
BENEDIZIONE SOVRA COMUNITÀ COOPERATORI MISSIONE.
MICHELE RUA.
1894
gennaio, a. XVIII n. 1
1-7 Lettera del sac. Michele Rua ai cooperatori ed alle cooperatrici salesiane
Benemeriti Cooperatori; benemerite Cooperatrici,
Per tenervi informati di ciò che i figli di D. Bosco vanno di mano in mano facendo, colla
grazia di Dio e mercè il vostro aiuto ed il vostro sostegno, io lascio ordinariamente la penna ai
redattori del Bollettino Salesiano. Vi è però un'epoca, nella quale io sento il bisogno di
rivolgervi direttamente la parola, e si è sul cominciare del nuovo anno. Mi è dolce e doveroso
ad un tempo unirmi con voi, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, per
ringraziare Iddio d' averci conservata la vita e di averci assistiti colle sue grazie e benedizioni.
Inoltre insieme con voi io desidero rivolgere indietro lo sguardo e per poco riandare col
pensiero il bene che si è compiuto durante l'anno 1893. Ciò da un lato ci gioverà a sempre
meglio convincerci non esser la nostra Opera d'uomini, ma l'Opera di Dio; e dall'altro lato
ecciterà il nostro cuore alla più viva gratitudine verso il Signore, che si degna sceglierci a
strumenti per sostenerla. Nel quadro, che io intendo porre sotto i vostri occhi, voi potrete
scorgere qual uso siasi fatto della vostra generosità, ed a me si presenterà una novella
occasione di esprimervi i sentimenti della mia più sincera riconoscenza.
Ampliazioni delle Case già esistenti.
Nell'accingermi a farvi un cenno delle opere compiute nell'anno 1893, il mio pensiero si
porta anzitutto a Roma, ai piedi del Vicario di Gesù Cristo. Noi pure volemmo festeggiare, in
Roma stessa, e più solennemente che per noi si potesse, il Giubileo Episcopale di Leone XIII; e
ciò facemmo coll’inaugurare in suo onore l'Ospizio del Sacro Cuore completamente
terminato. Le feste riuscirono oltremodo splendide, coronate dalla consacrazione del
secondo Vescovo Salesiano. Abbiamo fiducia che questa sia una delle opere permanenti, che
maggiormente contribuirà a conservare il ricordo di quelle feste giubilari. L’iscrizione latina,
incisa sul marmo e collocata nell'atrio di quel grandioso fabbricato, per secoli e secoli

8 Pages 71-80

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8.1 Page 71

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71
rammenterà ai ricoverati ed ai loro benefattori il nome del Sapientissimo Pontefice, sotto i cui
auspizi fu innalzato ed a cui fu dedicato quell’Ospizio, ove tanti giovani poveri ed abbandonati
riceveranno dai Salesiani l'ineffabile benefizio d'una cristiana educazione.
L'anno scorso fra le opere da compiersi io dava il primo posto alla Chiesa da dedicarsi al
Sacro Cuore di Gesù in Londra, e mi presi la libertà di raccomandarla ripetutamente alla,
vostra carità. Il Bollettino di Dicembre scorso vi annunziava, colla più viva soddisfazione, che
finalmente si era condotto a termine questa importante costruzione. Tutte le missioni, che la
Divina Provvidenza ha affidate ai Salesiani, mi stanno a cuore; ma sommamente mi premeva
che quella di Londra non mancasse di quanto era veramente indispensabile per mantenere
nella fede coloro che già per grazia di Dio la posseggono, e per lavorare più efficacemente alla
conversione di quel fratelli che ancora sono nelle tenebre dell'errore. Il 14 ottobre sarà una
data memorabile per la nostra Pia Società. In quel giorno il primo Vescovo Salesiano
consacrava la vasta e bella Chiesa del Sacro Cuore di Gesù nel centro stesso dell’Anglicanismo,
ed io ebbi la grande consolazione di celebrarvi pel primo il santo Sacrifizio. Non occorre che io
vi dica qual fosse la mia commozione: voi la potete immaginare facilmente; ma bisogna che io
assicuri i nostri benemeriti Cooperatori e le benemerite nostre Cooperatrici, che per essi ho
celebrato l'augusto Sacrifizio, e tutti in quel momento, a quell'altare, io li aveva presenti alla
mia mente, e che ho implorato le più elette benedizioni su tutti coloro che mi vennero in aiuto
per affrettare l'apertura della nuova Chiesa. Non ignorate tuttavia che molto rimane ancora a
fare perché quella nuova Chiesa sia fornita di quanto è necessario pel decoro e per la pompa
delle sacre funzioni. Da veri divoti del Sacro Cuore non vi terrete paghi d'avergli colà eretto un
trono, ma vi sforzerete di adornarlo, arricchirlo e renderlo così meno indegno della sua
maestà.
Mentre noi spingevamo a tutta possa i lavori della Chiesa di Londra, dovemmo pur
rivolgere le nostre sollecitudini alla nostra Casa di Torino. Stanchi di rispondere
negativamente ad innumerevoli domande di accettazione che ad ogni pie' sospinto ci erano
fatte, ci decidemmo infine di mettere mano ad una nuova costruzione, in un terreno già da
varii anni a quest' uopo acquistato, a fianco della Chiesa di Maria Ausiliatrice. A mala pena noi
potemmo coprire la nuova fabbrica prima che sopraggiungesse l’inverno, e non sarà abitabile
che nell'autunno venturo.
La Casa d'Ivrea, destinata nel 1892 alla formazione del nostro personale, divenne
bentosto troppo ristretta pel numero di giovani che vi. furono accolti; convenne pure
ampliarla. I lavori si cominciarono in primavera, ed il 24, settembre già si potè benedire la
nuova Cappella e occupare una parte del nuovo locale.
La Casa principale delle Figlie di Maria Ausiliatrice a Nizza Monferrato non era più
sufficiente al bisogno, e si dovette innalzarvi una succursale ne' dintorni della medesima città.
Il Collegio di S. Benedetto a Parma ha terminato i lavori d'ingrandimento e possiede ora
una bella Cappella, sufficiente al bisogno, dedicata al Sacro Cuore di Gesù, la quale fu
benedetta verso la fine di luglio. Ciò ci permise di portare a 200 il numero de' giovanetti che vi
sono cristianamente educati.
Merita un cenno particolare in questa rassegna la Casa di Bordighera. Oltre i lavori che
erano necessarìi perché la nostra Chiesa, diventata Parrocchia, corrispondesse ai bisogni della
popolazione, si ampliò pure l'annesso Collegio femminile, che può ora contenere un centinaio
di fanciulle. Vi è nota, o buoni Cooperatori, l’importanza di quell'Istituto destinato a porre un
argine alla propaganda protestante in quelle valli, specialmente colle scuole maschili e
femminili e coi catechismi; quindi voi vi rallegrerete nel sapere che non solo esso continua, ma
aumenta i suoi benefici influssi.
Fin dal 1891, invitati dal Cardinale di Verona, noi inviammo alcuni salesiani in quella città.
Essi non potevano adoprarsi quanto il loro zelo avrebbe desiderato, in pro della gioventù, non
essendo la loro abitazione adatta al bisogno; nello scorso anno, coll'aiuto dei buoni
Cooperatori di quella regione, potemmo avere casa con terreno adiacente; ora l'abbiamo
ristorata e ridotta al nostro scopo. La spesa non fu lieve, e in parte solamente è pagata;
tuttavia noi fummo lieti di potere inaugurare il 23 dell’ora scorso novembre la novella Casa,
che il venerando Cardinal di Canossa volle intitolata senz'altro Istituto D. Bosco.

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72
La Casa di Treviglio fu in grado di aumentare le sue scuole e di accogliere maggior
numero di giovanetti, mercè lo zelo di generosi Cooperatori di quella città.
Anche le Case della Francia, per la protezione di Maria Ausiliatrice e coll'aiuto de'
Cooperatori, presero un notevole sviluppo. Accennerò solamente il Patronato di S. Pietro in
Nizza, che si è considerevolmente ingrandito per la compera di una villa con giardino
adiacente all'edifizio che già esisteva. Si poterono quindi ricostruire più belli e più vasti i
refettorii e le cucine, che più non bastavano ai bisogni della comunità ognor crescente; e
l'Oratorio festivo femminile, diretto dalle Suore di Maria Ausiliatrice, possiede ora una
Cappella ed un cortile più convenienti.
La Provvidenza intervenne in modo evidente in favore dei nostri piccoli bretoni
dell'Orfanotrofio di Dinan. Mancava lo spazio per accogliere anche un solo terzo de' giovani
che ci erano presentati, e parevano insuperabili le difficoltà che si opponevano
all'ingrandimento dell'Istituto. Queste difficoltà scomparvero infine e l'Ospizio di Gesù
Operaio ora è quasi duplicato, mercè l'acquisto d'una casa vicina.
A Liegi nel Belgio il numero dei giovani ricoverati ascese a 150 e si spinsero con alacrità i
lavori della grandiosa e bellissima Chiesa da dedicarsi a Maria Ausiliatrice. Si spera di
consacrarla in luglio venturo.
Taccio delle Case di Spagna e di altre ampliazioni che si compirono nelle Case già
esistenti, le quali opere hanno forse minor importanza, ma pur furono l'oggetto di molte
nostre sollecitudini e di continua beneficenza per parte vostra.
Valgano questi rapidi cenni a persuadervi, o benemeriti Cooperatori e benemerite
cooperatrici, che i sacrifizi dell'impianto di nuove, Case son seguiti da innumerevoli altri per
mantenerle, appoggiandosi esse unicamente sulla carità.
Fondazioni fatte nel 1893.
Prima d' intrattenervi delle fondazioni fatte nell'anno or ora trascorso, io sento il
dovere di chiedere scusa a varii nostri Cooperatori, se non mi venne fatto di accettare le
generose proposte che essi fecero con ardente zelo ed ammirabile disinteresse. Essi lo sanno
che non ci mancò la buona volontà, e che solamente la mancanza di personale fu la cagione di
questo involontario rifiuto. Cionondimeno si poterono fondare ben venti tra Case ed Oratorii
festivi solamente in Europa, delle quali permettetemi che vi faccia brevemente
l’enumerazione.
Egli è per me ben consolante il poter anche qui incominciare da una fondazione fatta
per espressa volontà e colla munificenza del Santo Padre Leone XIII. Intendo parlarvi
dell’Istituto Leonino in Orvieto, che venne aperto nello scorso ottobre, allo scopo di
procurare a giovani poveri e di mezzana condizione il mezzo di compiere i loro studii e avviarsi
per quella carriera, a cui Iddio li chiama. Prima di mettersi all'opera i Salesiani, che furono
destinati all'Istituto Leonino, ebbero l'alto onore di prostrarsi ai piedi del Sommo Pontefice,
che loro indirizzò parole improntate della più paterna bontà. Essi lavorano ora di buona lena
nel campo che fu loro assegnato, sicuri che le loro fatiche saranno coronate di ottimo
risultato, essendo benedette dal Vicario di Gesù Cristo. Il 7 dicembre l'Istituto Leonino
riceveva due preziosissimi regali: una bella statua dell’Immacolata ed un busto di Leone XIII.
Era il Papa stesso che avevali mandati.
Cedendo infine a molte instanze, prendemmo la direzione di un Collegio con scuole
elementari e ginnasiali nella città di Trevi.
Colla speranza di poter fare maggior bene, abbiamo lasciato la Casa di Lucca, che
esisteva da molti anni e che per mancanza di locale non poteva prendere quello sviluppo che
noi avremmo desiderato, per fondare un altro Ospizio a Collesalvetti.
Una caritatevole signora di Trecate, nella diocesi di Novara, aveva in animo di dotare la
sua patria d'un Istituto per poveri giovanetti. La Provvidenza sembrava averle ispirato di
affidare la sua opera ai figli di Don Bosco; ma per mancanza di personale mai non le era dato
di veder accettata la sua generosa proposta. Fu veramente mirabile la sua costanza. Ella
aspettò varii anni, rinnovò le sue instanze e quando finalmente venne l'ora da Dio fissata, vide
appagati i suoi desiderii. A giorni i Salesiani inaugureranno la nuova Casa di Trecate.

8.3 Page 73

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73
Tre anni or sono Mons. Davide dei Conti Riccardi, ora nostro veneratissimo Arcivescovo
ed allora Vescovo di Novara, lei suo ardente zelo pel bene della gioventù, concepì il disegno di
fondare nella sua città episcopale un Oratorio festivo, ed affidarlo ai figli di Don Bosco. Il suo
trasferimento a Torino gli tolse di compiere il suo pio divisamento, ma lo zelantissimo suo
successore ebbe cara di compierlo egli stesso. È questa una delle opere permanenti, iniziate
per ricordare il Giubileo Episcopale di S. Santità. L'Oratorio di Novara fu benedetto ed
incominciò ad accogliere dei giovanetti nel giorno stesso dell'Immacolata Concezione,
cinquantesimo secondo anniversario della umazione delle Opere Salesiane.
L'Oratorio di N. S. della Misericordia a Savona non conta che un anno di vita; eppure,
per la grazia di Dio e per l'aiuto di zelanti Cooperatori, raccoglie ogni domenica e perfin
durante la settimana più centinaia di fanciulli, che dànno le più liete speranze per l’avvenire.
Incredibili furono le astuzie, con cui il demonio si sforzò di strappare i giovani a quell’Oratorio;
ma i suoi disegni andarono falliti, ché anzi egli non riuscì ad altro che a renderveli sempre più
affezionati.
In Varazze le Suore di Maria Ausiliatrice aprirono Scuole ed Oratorio festivo perle
fanciulle. Altre Scuole aprirono in Casal Monferrato, e fin dai primi giorni sì nell’uno che
nell'altro luogo furono numerosissime le allieve.
L'Oratorio festivo delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Giaveno, cominciato il giorno del
Patrocinio di San Giuseppe, accoglie circa trecento giovanette, che passano in oneste
ricreazioni le ore libere dei giorni di festa; e nei giorni feriali buon numero di esso si
addestrano ai lavori femminili.
Sebbene la Casa di Messina non sia terminata, tuttavia già vi fu aperto un Oratorio
festivo l'8 dicembre scorso pei fanciulli; mentre poco prima aprivasene un altro pure pei
fanciulli in S. Gregorio presso Catania per cura dello zelante Parroco di quel paese, e fin dal 19
Marzo scorso si era presa la direzione di quello fondato dai Card. Dusmet in Catania stessa a
perenne ricordanza delle feste giubilari del Santo Padre.
Per particolari motivi, da noi indipendenti e che è inutile esporre, essendosi mutata la
condizione del nostro Collegio di Mendrisio nel Canton Ticino, abbiamo creduto necessario di
ritirarci. Abbiamo quindi accolto colla più viva. riconoscenza la proposta di Mons. Vescovo di
trasferire il nostro Istituto a Balerna. Inoltre non lungi di là, a Gravesano, noi abbiamo pure
accettato la direzione di scuole elementari. Questi due Istituti della Svizzera cominciarono in
modo assai soddisfacente.
L'ultima volta che ebbi la consolazione di prostrarmi ai piedi di S. S. Leone XIII, cioè
nell’occorrenza delle feste pel suo Giubileo Episcopale, mi feci ardito di chiedergli una speciale
benedizione su d'una opera permanente che si stava preparando a Courcelles, non lungi da
Parigi. Quella Casa è stata terminata e fornita di tutto il necessario dalla carità d' un insigne
Cooperatore salesiano. Già fin dai primi di ottobre si apersero le scuole, ed i nostri confratelli
colà stabiliti nutrono speranza di far in quel paese tutto il bene, per cui vi furono chiamati.
Era nostro intendimento di fondare nel corso dell'anno 1893 un Orfanotrofio nella città
di Montpellier, ove Monsignor Vescovo ed altri buoni Cooperatori da tempo ci attendevano e
ci chiamavano a calde istanze. Ci venne proposto di incominciare l'istituto in una bella villa
circondata da vasti ed ameni giardini, assicurandoci che facilmente si troverebbero i mezzi per
comprarla. Noi non potemmo rifiutare, essendo già colà riuniti vagii orfanelli veramente
bisognosi d'esser ricoverati. La domenica in Albis Monsignore benedisse la Casa e la Cappella.
Intanto si conobbe che non era facil cosa raccogliere l'ingente somma promessa al venditore,
e il tempo fisso pel pagamento s'avanzava a gran passi. Nell'impossibilità di tener la
promessa, già per dispaccio erasi significato al Direttore di ritirarsi, quando la Provvidenza
venne in nostro aiuto, e fu trovato contro ogni speranza il denaro per allora occorrente. La
persona, a cui siamo debitori di questa fondazione, andò pochi mesi dopo a. ricevere il premio
dell'opera buona che aveva compiuta.
Una Colonia agricola si sta preparando a Nizas, non lungi da Montpellier. Nell'andare
ad imbarcarsi a Barcellona, Monsignor Cagliero dì passaggio in quei paesi ha benedetto, il 29
novembre, la pietra fondamentale della nuova Casa.

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Due altri Oratorii maschili sonosi pure aperti in Francia, per raccogliere nei giorni festivi
i fanciulli che sarebbero esposti in tali giorni ai pericoli della dissipazione e del disordine, l'uno
a Lilla e l'altro a Toulon.
Nella Spaglia, a Siviglia, accanto all'Oratorio festivo già esistente dall'anno precedente,
si aprirono Scuole per i figli del popolo. Avemmo poi la consolazione di incominciare un nuovo
Ospizio per giovani studenti in Rialp, nella Diocesi di Urgel fra i Pirenei; mentre le Figlie di
Maria Ausiliatrice aprirono Scuole ed Oratorio festivo per le fanciulle nell'estremità opposta,
cioè in Valverne, nella provincia di Huelva.
Missioni.
L'anno testè trascorso segnerà un gran passo nella storia delle nostre Missioni.
Sebbene una numerosa spedizione di Salesiani e di Suore di Maria Ausiliatrice si fosse fatta in
sul finire del 1892, tuttavia, colla grazia di Dio, noi potemmo trovare ancora altre anime
generose da formarne due schiere di Missionarii che partirono per l'America e per le altre
inospite regioni, ove era assegnato il loro campo d' azione. I primi partirono dal tempio di
Maria SS. Ausiliatrice il giorno di Pasqua, benedetti ed incoraggiati dal nostro veneratissimo
Arcivescovo Monsignor Davide de' Conti Riccardi. Erano guidati da Mons. Luigi Lasagna, che
ritornava in quei paesi non più come semplice missionario, ma, per la bontà di Sua Santità
Leone XIII, rivestito del carattere episcopale. Egli percorre in questo momento l'immenso
territorio del Brasile, e si duole di non aver mezzi e personale per fare quanto il suo zelo gli
inspirerebbe in favore di tanti infelici selvaggi e di tanti poveri emigrati europei.
L'altra schiera, benedetta pure dal nostro Arcivescovo, salpava parte da Genova e
parte da Barcellona il 3 dicembre passato; e quando a voi giungerà questa mia lettera, i nostri
coraggiosi viaggiatori avranno, speriamo, già quasi tutti posto piede a terra e raggiunta la
meta, a cui erano destinati. Erano essi capita nati dallo zelantissimo Mons. Cagliero, il quale
spera, col personale che condusse con sè, dì riempiere i vuoti, che la morte fece fra le file dei
suoi Missionarii e dare un po' d' aiuto a coloro che stremati di forze pel troppo lavoro
minacciano di cadere.
Già fin da quando egli era ancora fra noi rivolse le sue pastorali sollecitudini alla
Patagonia Centrale, ove da nove anni i nostri Missionarii avevano inutilmente tentato di
penetrare. Quante volte l'udimmo a lamentarsi che nella immensa Missione del Chubut,
invasa già dalle sétte protestanti, non vi fossero che due Missionarii salesiani! Raccomandò
caldamente a D. Milanesio di portarsi in loro soccorso, e nella speranza di nuove reclute
dall’Europa, incaricò D. Costamagna di incominciare a mandarvi colà alcune delle Suore di
Maria Ausiliatrice di Buenos Aires. Ora poi trovandosi egli stesso sul luogo, vedrà modo di
provvedere efficacemente alla salute di tante anime alle sue cure affidate.
Un pensiero sconfortante assale talora il povero Missionario salesiano nel traversare
quelle sconfinate pianure e nel valicare quelle altissime montagne. Ei vorrebbe far partecipare
a tante anime la grazia della Redenzione; ei non la perdona a personali sacrifizi per
raggiungere il suo scopo; ma spesso riescono vani i suoi sforzi, perché privo di aiuto e di mezzi
pecuniarii; e intanto vede passare al suo fianco il pastore protestante che è fornito a dovizia d'
ogni mezzo per seminare l'errore. Oh! quanto conforto arrecate al Missionario coll'obolo della
vostra carità!
Nel suo passaggio a Buenos Aires e nelle altre Case salesiane della Repubblica
Argentina Mons. Cagliero sarà lieto di vedere condotte a buon termine varie Chiese e nuove
Case, che appena erano cominciate, quand'egli partiva alla volta dell’Europa. Per non
enumerarle tutte, vi basti accennare la fondazione di Rosario di Santa Fé, ove in ampii
laboratorii un gran numero di giovanette riceve l'istruzione professionale, conveniente alla
loro condizione, sotto la direzione delle Suore di Maria Ausiliatrice. In Buenos Aires le
medesime Suore aprirono in un centro dei più popolati presso la Parrocchia di S. Elmo un
Patronato per l'Infanzia. Questo istituto, destinato per bambine, dovette bentosto
ammettere delle figlie grandi di statura, avendo venti e più anni, ma bambine in quanto ad
istruzione cristiana. Non bastò più il catechismo festivo: le buone Suore si videro obbligate a
farlo ogni giorno.

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L'Ispettore delle Case Salesiane dell'Argentina, Don Giacomo Costamagna, ebbe pure
la consolazione di aprire in quest'anno un nuovo vasto Oratorio pei fanciulli di Buenos Aires,
de' quali molte centinaia vi si raccolgono a passare allegramente e cristianamente i giorni
festivi.
Nel Chilì, le Suore di Maria Ausiliatrice partite da Torino nel Dicembre del 1893,
incominciarono un vasto Istituto per orfanelle, ed ora il numero di quelle già colà raccolte è
assai considerevole.
Nella Repubblica dell’Equatore, malgrado la perdita gravissima, che facemmo per la
morte del nostro caro D. Savio, noi riuscimmo a stabilire una residenza a Cuenca, e di là i
nostri Missionarii cominciarono le loro escursioni in mezzo a quei terribili selvaggi, quali sono i
Ivaros. Il Bollettino vi darà la narrazione di questo primo tentativo.
Al Messico si gettarono le fondamenta e si compiè una parte importante di un
vastissimo fabbricato, che colla carità di generosi benefattori speriamo di condurre ben
presto a termine, perché si possano accogliere molti giovani poveri ed abbandonati, che
continuamente vanno a battere alle porte del nostro istituto.
Vi sono noi noti gli sforzi fatti da D. Fagnano, Prefetto Apostolico della Terra del Fuoco,
per istabilire la nuova residenza nell’Isola Grande a favore degli Onas. Colà si abbisogna di
tutto, e noi speriamo che la Divina Provvidenza vorrà continuarci il suo aiuto in un'opera tanto
importante.
Nell'Africa le Suore di Maria Ausiliatrice fondarono una Casa, ove si occupano per ora
delle figlie degli emigrati italiani, sperando fare un po' di bene eziandio alle morette, la cui
infelicissima condizione è nota a tutti. In pari tempo i Salesiani fondarono una nuova Casa in
un sobborgo di Oran, chiamato Eckmhull.
Queste sono le opere principali compiute nel 1893. Vedete, o buoni Cooperatori,
quanto vasto sia diventato il campo che il Signore ci diede a coltivare. Non bastando le nostre
forze, voi non istupirete se io ricorro spesso a voi per aiuto.
Proposte per l'anno 1894.
Conosco appieno i gravi sacrifizi che impongono a se stessi taluni de' nostri buoni
Cooperatori per sostenere le opere che la Divina Provvidenza ci mette fra mano, ed al
pensarvi io mi sento profondamente commosso. So pure che voi avete piena fiducia ne' figli di
Don Bosco, e non ammettete dubbio che le vostre limosine siano impiegate a pro della
gioventù povera ed abbandonata e a sostegno delle nostre Missioni. Tuttavia secondo
l'abitudine vi dirò quali sono le opere, a cui desidero destinare quel mezzi che spero dalla
vostra esimia carità durante il nuovo anno.
Primieramente mi preme di somministrare qualche soccorso a quelle Case, le quali
versano in gravi strettezze a causa delle ampliazioni suaccennate e del sovrabbondante
numero di orfanelli ricoverati.
Debbo segnalare alla vostra bontà quegli Istituti ove si forma il nostro personale. Prima
che noi possiamo fare assegnamento su di un giovanetto per farne un assistente, un capo
d'arte, un maestro, un missionario a quanti sacrifizi pecuniarii deve sobbarcarsi la nostra Pia
Società! Ma qual consolazione pei benefattori di questi giovani poter dire a se stessi: Non ci
era dato d'andar missionarii noi medesimi, ma colle nostre limosine contribuimmo a mandar
degli altri!
A questi giovani, speranza dei nostri Istituti e delle nostre Missioni, sarà pur destinata
la Casa venutaci ultimamente a Lombriasco, nella Diocesi di Torino. Noi aspettiamo dalla
Divina Provvidenza, rappresentata dai nostri Cooperatori, i mezzi di pagare la somma pattuita
e di fare le indispensabili riparazioni.
Desidero ardentemente che siano con dotti a termine i lavori d'impianto per l'Istituto di
Castellamare di Stabbia, e così dar cominciamento a quell’opera permanente fondata per
tramandare a' posteri la memoria del Giubileo Episcopale di Leone XIII.
Sebbene partendo da Londra io fossi compreso della più viva gratitudine verso il Cuore
Sacratissimo di Gesù per averci concesso di dedicargli un tempio in quella città, tuttavia aveva

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una spina che mi pungeva al vivo. Mi rincresceva di vedere, malgrado tante spese, i nostri
confratelli ed i nostri giovanetti dimorare in basse e ristrette casette, senza cortili e senza
portici per la ricreazione, così necessarii nel clima d'Inghilterra. Ho fatto ardenti voti, perché si
potesse edificare accanto alla Chiesa un vasto Ospizio, per accogliervi il più gran numero de'
poveri giovanetti orfani od abbandonati che abbondano in quella sterminata città, e questi
voti io li rinnovo sovente dinanzi all'altare di Maria SS. Ausiliatrice, colla speranza che Essa
ispiri a qualche anima generosa di aiutarmi a provvedere a questa urgentissima necessità.
Intanto, erede de' sentimenti del nostro dolcissimo Padre D. Bosco riguardo alle
Missioni: ad esse rivolgerò specialmente le mie sollecitudini, ed al loro incremento impiegherò
con gioia que' soccorsi che a tal fine m' invierete. Sarebbe una grande consolazione per me,
se mi fosse permesso in quest' anno di dar principio alla Missione del Paraguay. Voi avrete
letta certamente la relazione de' viaggi, che fece in quel paesi il nostro compianto Don Savio,
e sapete quanto bene vi sarebbe da fare.
Così pure sarebbe mio vivo desiderio che si potesse compiere la vasta Chiesa del Sacro
Cuore di Gesù in S. Paolo nel Brasile, che sarà di tanto vantaggio a quella popolosa città, ma
che stenta a progredire poi molti debiti, da cui è aggravata, e le molte spese che ancora
occorrono. Sarà eziandio fonte di gaudio, se si potranno fare novelle fondazioni in quella
vastissima Repubblica che tanto ne abbisogna, e specialmente in Pernambuco, donde da
parecchi anni ci si fanno le più vive istanze.
Ringraziamenti e Promesse.
Io non posso terminare questa mia lettera, senza rivolgervi una parola di cordiale
ringraziamento per quanto avete fatto in passato e per quanto nella vostra carità vi disponete
a fare nell’avvenire per le Opere Salesiane. Malgrado le difficoltà dei tempi che corrono, non
venne meno la vostra carità ed il vostro zelo. Aiutandomi anche ultimamente a spedir un
novello stuolo di missionarii, voi voleste contribuire ad estendere il regno di G. C., ed a
continuare la diffusione del Vangelo nelle nostre Missioni. Il vostro slancio, o buoni
Cooperatori, solleva e rallegra il nostro cuore e ci è sprone a sacrificar volentieri comodità,
riposo ed anche la vita, se occorre, per lavorare alla maggior gloria di Dio ed alla salvezza delle
anime.
In ricambio vi prometto la più viva riconoscenza e le nostre preghiere comuni e private.
In ogni Casa Salesiana, specialmente poi a' piè di Maria Ausiliatrice nel suo santuario di Torino,
tutti i giorni, i nostri giovanetti pregarlo per voi. Se N. S. G. C. ha assicurato, che ove sono due
o tre congregati in suo nome, Egli si trova in mezzo di loro e rende più efficaci le loro
preghiere, quanto più saranno potenti le suppliche di tante migliaia di cuori riconoscenti che
implorano le celesti benedizioni sui loro benefattori! Né cessiamo di pregare per loro, quando
ci son rapiti dalla morte. In ogni nostra pratica di pietà noi abbiamo un ricordo per essi e coi
nostri suffragi cerchiamo di affrettare loro il possesso dell’eterna gloria.
Col massimo rispetto e colla più profonda gratitudine mi professo
Di voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici
Torino, 1° Gennaio 1894.
Umil m° Obbl.mo Servitore
Sac. MICHELE RUA.
marzo, a. XVIII n. 3
45-46 Chiusura del Giubileo Episcopale di Leone XIII
[Telegramma al Papa]
SANTO PADRE LEONE XIII.
TUTTI I SALESIANI PLAUDENTI FELICE TERMINE VOSTRO GIUBILEO EPISCOPALE
FANNO CALDI VOTI AL SIGNORE PERCHÈ ACCORDI GIUBILEO PAPALE A GLORIA E TRIONFO
DELLA CHIESA.

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RUA.
60-64 Azione Salesiana
[Ai Cooperatori Salesiani ed ai Milanesi per l'impianto d'un Istituto Salesiano in Milano, p. 64]
Il sottoscritto è vivamente grato per la stima e fiducia che l'Onor.mo Comitato e Sotto
Comitato Salesiano Milanese professano verso la Pia Società di S. Francesco di Sales e ne
rende cordiali ringraziamenti. Erede dei sentimenti di affetto e riconoscenza, che l'amatissimo
suo Antecessore D. Giovanni Bosco nutriva verso la città di Milano, fin d'ora aderisce al
pressante invito e si dispone a mandarvi Salesiani ad occuparsi colla miglior volontà a
benefizio della gioventù appena sia preparato un locale adatto a qualche istituto od opera in
di lei favore. Intanto insieme co' suoi confratelli porge fervide preci al Signore, affinché voglia
benedire lo zelo del Comitato e SottoComitato e rendere fecondo di abbondanti frutti il loro
caldo appello.
Torino, 2 Febbraio 1894.
Sac. MICHELE RUA.
maggio, a. XVIII n. 5
112-114 Varietà. Le primizie dell’America del Sud
[Torino, 5 aprile 1894, per la vestizione di quattro chierici sudamericani, p. 113]
Don Rua, nel commovente discorso che pronunciò in sì fausta circostanza, ricordò una
funzione analoga celebrata da Don Bosco di v. m. allo stesso altare di Maria Ausiliatrice e
poche settimane prima della preziosa di lui morte (V. Bollettino di Gennaio del 1888). Allora
erano anche quattro giovani stranieri che ricevevano l'abito ecclesiastico: due polacchi, un
inglese ed un francese. Ora sono anche forestieri, ma provenienti ancor più da lontano.
Quindi, soggiungeva Don Rua, possiamo qui ricordare le profetiche parole: Filii tui de longe
venient (Isaia LX, 4.): I tuoi figli verranno da lungi.
luglio, a. XVIII n. 7
149-152 Ad onore di Maria Ausiliatrice
[parole della visita a Milano il 29 maggio 1894, p. 150s]
[…] Sceso dal pulpito l'oratore, accennò a voler dir pur egli qualche parola il R.mo Sig.
D. Rua; e, uscito dal presbitero, recossi in mezzo alla folla ansiosa, a cui dalla predella d'un
banco colla sua voce fievole ma limpida disse carissime cose e su Maria Ausiliatrice e su D.
Bosco e il suo amore ai Milanesi, eccitando anch'egli alla coadiuvazione del Comitato.
[…]
Parlò per primo il R.mo signor D. Rua, che sviluppò più largamente le parole dette in
Santa Maria Segreta, dopo aver prima con nobile disinvoltura felicitato Mons. Montegazza
della sua elezione a Vescovo Titolare di Samo, e ringraziatolo di sua benigna degnazione e
prestazione verso il nostro sodalizio.
[…]
« Avvenne poi una gran ressa attorno alla esile e pallida figura di D. Rua; tutti volevano
baciargli le mani, parlargli, consegnargli offerte. Ei non potè contener poi un' espressione, che
su quelle labbra parche e dignitose ci fece senso: Oh quante brave e buone Signore ha Milano!
agosto, a. XVIII n. 8
164-165 Commemorazione di Don Bosco e omaggio a Don Rua
[all’accademia del 23 giugno 1894 in suo onore]
[…] Egli ringraziò quanti avevano concorso al buon esito dell'Accademia, cantori,
musici, poeti e prosatori, ed ebbe parole carissime e lusinghiere pei buoni Brasileni. Attirando

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poi gli sguardi di tutti alla tavola dei doni, ringraziò e di cuore quanti Benefattori ebbero il
felice pensiero di mandargli o pubblicamente o privatamente qualche regalo, qualche
soccorso per le Opere Salesiane; e finì coll'assicurare che all'indomani avrebbe celebrata la
santa Messa per questi e per quelli, implorando da Dio su tutti copiose benedizioni spirituali e
temporali.
[all’accademia del 24 giugno 1894 in memoria di don Bosco]
[…] Pose termine alla nostra festa Don Rua. Animò anzitutto i buoni Polacchi, pei quali
disse essere sempre aperte le porte delle Case Salesiane, a voler corrispondere alla grazia del
Signore, a fin di poter rendersi capaci di apportare un giorno qualche vantaggio alla tribolata
loro patria; esortò i giovanetti dell'Oratorio e degli altri Collegi Salesiani a voler, quando
debbono abbandonare le Case Salesiane, dare il loro nome al Comitato degli Antichi Allievi di
Don Bosco, per essere così sempre in qualche modo legati a quella Pia Società, da cui
ricevettero la prima educazione e per cui nutrono tanta riconoscenza; ed infine richiamando il
grido più volte in quella sera ripetuto di: Viva Don Bosco! « Sì, disse, facciam sempre vivere
Don Bosco in mezzo a noi, imitando noi tutti i suoi santi esempi, praticando le sue belle virtù,
affinché tutti quelli che ci vedono, tutti quelli che hanno da trattare con noi, e nelle Case
Salesiane, e fuori di esse, tutti possano dire di noi: Son veramente figli di Don Bosco! »
166-167 Gli antichi allievi di don Bosco
[24 giugno, agli exallievi]
[…] rispose infine a tutti Don Rua, encomiando la costanza dei primi organizzatori di
questa dimostrazione, che omeri, dopo soli venticinque anni, divenne una vera festa del
cuore, e lodando il felice pensiero di porre due candelieri a' piedi dell'altare di Maria
Ausiliatrice, sui quali arderanno perpetuamente le fiaccole del loro affetto e della loro
riconoscenza a Maria ed a Don Bosco.
settembre, a. XVIII n. 9
186-189 Visita di Don Rua ai Cooperatori della Svizzera, Alsazia, Belgio e
Olanda.
[4 luglio 1894, a Balerna]
[…] Infine rispose Don Rua, ringraziando ognuno dei presenti per l'affetto che
dimostrano ai Salesiani. Poi ricordò quanto D. Bosco si prendesse pensiero dei giovanetti
poveri del Canton Ticino, accettandone molti nei suoi Ospizi aiutando quelli di loro che in date
stagioni emigravano in Piemonte, ed avviando allo studio quanti avessero disposizioni per la
carriera ecclesiastica; accennò a, casi particolari che commossero gli astanti.
Narrò delle pratiche da lungo tempo seguite da cattolici ticinesi per avere fra di loro
qualche Casa Salesiana, e come finalmente nel 1889, dopo la morte di Don Bosco, il loro
desiderio sia diventato un fatto coll'accettazione del Collegio di Mendrisio, donde ora si è
trasferito a Balerna in condizioni assai migliori mercè specialmente la munificenza del Pastore
di quella Diocesi, Mons. Vincenzo Molo, e coll'avviamento della seconda istituzione iniziatasi
lo scorso anno a Gravesano. Ringraziò cordialmente il Vescovo ed i Cooperatori della
benevolenza loro verso i Salesiani.
[5 luglio, ai Seminaristi di Lugano]
[…] Quivi Don Rua, per invito dell'Eccellentissimo Vescovo, dovette parlare ai
Seminaristi raccolti nella cappella. Saputo che stavano per recarsi alle vacanze, egli indicò loro
un antidoto contro tutti i pericoli che si possono incontrare nelle medesime e questo si è la
divozione tenerissima verso del SS. Sacramento.
[5 luglio, all’Istituto Rusca di Gravesano]
D. Rua si rallegrò di cuore con quel Direttore e coi professori del profitto fatto dagli
alunni di quelle Scuole; si fermò con compiacenza ad esaminare i lavori di disegno
professionale eseguiti dai medesimi alunni durante l'anno; e parlando loro, fra le altre cose,
raccomandò che, essendo soliti essi in date stagioni ad emigrare dal paese, lontani di casa si

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ricordassero dei loro parenti e facessero volentieri dei sacrifizi per inviare ai medesimi ogni
risparmio.
[20 luglio a Liegi. Accademia in onore del vescovo]
[…] Don Rua poi prendendo la parola dopo tutti gli altri richiamava in brevi parole alla
memoria le sante relazioni che passarono fra S. E. ed il nostro venerato padre D. Bosco e da
parte di tutti i Superiori Salesiani faceva i più caldi voti per la prospera conservazione di S. E.,
per la felice riuscita di tutte le sue belle imprese, invocando l'appoggio di Maria Ausiliatrice e
di D. Bosco stesso a rendere efficaci presso Dio le nostre preghiere.
ottobre, a. XVIII n. 10
215 I figli di Don Bosco a Lombriasco
[19 agosto 1894, inaugurazione della casa di Lombriasco]
[…] Don Rua, ringraziando tutti della benevolenza che dimostravano poi Salesiani,
annunziava che alcuni giorni prima aveva scritto al Santo Padre per mandargli i cordiali augurii
pel suo felice onomastico e significargli che in suo onore in detto giorno appunto sarebbesi
inaugurata la nuova Casa intitolata a S. Gioachino, e dava quindi lettura del seguente
telegramma di risposta inviatogli dal S. Padre […]
Terminato il trattenimento, Don Rua ringraziò tutti i Lombriaschesi e successivamente
il signor Prevosto e gli altri benefattori che gli facevano bella corona, e poi, prendendo
occasione dai componimenti uditi, narrò brevemente la storia del Castello, animò i giovani
polacchi ad imitare i buoni esempi di Giovanni Sobiescki e di S. Stanislao Kostka, assicurandoli
che colla virtù e collo studio riusciranno ad onorare la loro patria ed a giovare ai loro fratelli,
sparsi per le varie parti del mondo. Dava quindi un' altra volta lettura del telegramma
pontificio, perché tutta la popolazione ammirasse con quanta bontà il S. Padre gradì
l'omaggio dei Lombriaschesi e dei Salesiani nell’inaugurazione della nuova Casa.
243-245 novembre, a. XVIII n. 11
Gli antichi allievi sulla tomba dell'amato loro Padre.
[21 ottobre 1894]
[…] Rispose a D. Reviglio dicendo che alla sua volta ringraziava prima lui che aveva
fatto la proposta di una festa così bella e poi tutti gli altri che l'avevano approvata e messa ad
effetto. Nel 1870, al tempo della 1a dimostrazione figliale degli antichi allievi, l'Opera Salesiana
consisteva nell'Oratorio di S. Francesco di Sales, nel Collegio di Mirabello ed in quello di Lanzo.
Quanto progresso in questi 25 anni! Accenna alle molte case sorte in Italia, in Francia, in
Inghilterra, in Ispagna, nella Svizzera, in Austria, nel Belgio, in America, in Africa, ed in Asia,
mostrando così come l'Opera di D. Bosco è l'Opera di Dio, a cui dobbiamo render grazie per
averci dato sì gran maestro ed ognora mostrarci degni figli di un tanto padre. Prende
l'occasione per presentare agli adunati un prete dalla lunga barba nera, certo Rev. D. Jusefidi,
il quale appartiene alle Missioni dell'Africa; quindi ne fa alzare in piedi un altro, il Rev. D.
Vercauteren, destinato alla Casa di Betlemme, e poi additando il commensale che gli stava a
fronte, D. Tomatis, uno dei Missionari Salesiani della prima spedizione in America, lo invita a
trattenersi alquanto sulle opere di D. Bosco nel nuovo mondo […]
Indi prende nuovamente la parola D. Rua, tenendo in mano un bel calice nuovo, che i
suoi ospiti avevano fatto fare a spese comuni o glielo presentavano come segno del loro
affetto e riconoscenza. Ne esamina i fregi, ne legge la dedica cesellata nel piedestallo e dice
che quel grazioso oggetto sarà destinato alla cappella della Pietà presso la tomba di D. Bosco
e che fra poco sarebbe tornato a Valsalice per celebrarvi la S. Messa adoperando per la prima
volta quel calice, sicuro di fare a tutti grande piacere. […]
dicembre, a. XVIII n. 12
257 Buone feste natalizie e buon capo d'anno

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Si avvicinano a grandi passi le S. Feste del Natale col fine del 1894 ed il principio di un
nuovo anno; ed il nostro Superiore Don Michele Rua, non per usanza, bensì per vero
sentimento di gratitudine e pel sincero affetto che porta ai Benemeriti Cooperatori ed alle
Benemerite Cooperatrici della Pia Società Salesiana, coi quali si sente legato da stretti vincoli
di carità, si affretta a porgere loro, per nostro mezzo, le sue più cordiali felicitazioni,
augurando loro dal Cielo copiose benedizioni spirituali e temporali, con una vita lunga e piena
di meriti pel Paradiso.
A quelli del padre s'uniscono pure di gran cuore gli augurii dei figli sparsi in tanti punti
dell'Europa, dell'America, dell'Asia e dell'Africa, memori tutti della benevolenza e carità che i
Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane dimostrano ad essi ed alle migliaia di giovanetti e di
Indi! raccolti nelle Case e nelle Missioni Salesiane.
In quest'anno poi (consolazione invero!) i voti ardenti pei nostri Benefattori e le nostre
Benefattrici sollevansi al Cielo da trenta nuovi punti della terra, giacché trenta sono le nuove
fondazioni compiutesi nel corso dello spirante anno. Sono dunque altre centinaia d'innocenti
fanciulli, che, compresi dalla più viva riconoscenza, implorano da Dio pace e prosperità poi
nostri Benefattori e Benefattrici e loro famiglie. […]
277-280 Varietà
[don Rua a Treviglio, 12 novembre 1894, p. 277]
[…] ebbe parole di lode, di ringraziamento, di incoraggiamento, diede saggi consigli,
ricordò i prodigi della carità e le benedizioni eterne e temporali che piovono copiose sui
benefattori delle Opere salesiane, e raccomandò specialmente ai Trevigliesi il compimento di
questo Convitto, in modo da poter contenere un trecento giovanetti.
1895
gennaio, a. XIX n. 1
1-7 Lettera del sac. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici salesiane
Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,
LA RASSEGNA, che in sul cominciare del nuovo anno mi accingo a farvi delle opere
compiutesi nel 1894, è un inno di ringraziamento a Dio e ad un tempo il più bel elogio della
vostra carità.
Nel riandare col pensiero quel bene che noi potemmo operare, mi sfugge spontanea
dal labbro la parola del Salmista: A Domino factum est istud, dal Signore ciò è stato fatto.
Tutto quanto espongo è opera di Dio, e noi Salesiani non fummo che i deboli strumenti,
ond'egli si degnò servirsi pel bene delle anime. A lui tutta la gloria, a lui le più vive azioni di
grazie.
Ma dopo Dio, mi è dolce il ripeterlo, a voi andiamo debitori, o benemeriti Cooperatori e
benemerite Cooperatrici, se ci venne fatto d'incarnare varii nostri disegni, che lo zelo per la
salvezza delle anime ci aveva ispirati, ed a cui forse con troppa arditezza noi avevamo posto
mano. Quali edificantissime cose, avrei a raccontare, se la vostra modestia non mi vietasse di
sollevare il velo che ricopre tante pie industrie della vostra carità! Mi sia però permesso di
porgervene pubblicamente i più vivi ringraziamenti e di esporvi per sommi capi il bene che col
vostro aiuto noi potemmo compiere.
Case Salesiane fondate nel 1894.
In mille modi mostrò la Divina Provvidenza con quanta cura vegli sulla Pia Società
fondata da D. Bosco; ma uno degli effetti più maravigliosi della sua protezione si fu senza
dubbio l'aver suscitate sì numerose le vocazioni alla vita salesiana. Né era a stupire che ciò
avvenisse nella nostra Italia e in altre regioni a noi vicine, ove il nome di Don Bosco risuonava
sulle bocche di tutti e con tanto onore; ma ciò che maggiormente fa meraviglia si è che
perfino nella lontana Polonia tanti giovani di ottime speranze si sentissero chiamati alla
Congregazione Salesiana, e non risparmiassero alcun sacrifizio per rispondere al divino

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appello. Fatta una prova della fermezza e buona volontà di questi cari Polacchi, ci parve non
solamente opportuno, ma necessario riunirli almeno in parte in un istituto, ove avessero
scuole adattate ai loro bisogni e maestri capaci di intenderli e di farsi da loro capire. Ciò noi
facemmo coll'aprire la casa di Lombriasco, che dedicammo a S. Gioachino, di cui il
sapientissimo Pontefice Leone XIII porta il nome, e che inaugurammo il giorno stesso della
sua festa, cioè il 19 Agosto. Mi sento ancor commosso quando mi torna a mente la carità e
l'entusiasmo con cui furono accolti in quel paese i Salesiani ed i loro allievi.
Si fa pure il desiderio di preparare operai evangelici da inviare ove più abbonda la
messe, che c'indusse a cedere alle calde e continue istanze che ci si fecero, perché
accettassimo le Scuole Apostoliche nel quartiere di Torino chiamato il Martinetto. Fondate
dallo zelo infaticabile del Canonico Ortalda in altra parte della città, furono queste Scuole
trasferite ove sono attualmente e sostenute con immensi sacrifizi da alcuni pii e dotti
sacerdoti torinesi. Faccio voti ardenti perché, dirette dai figli di Don Bosco, le Scuole
Apostoliche continuino a dare frutti abbondanti, come diedero sotto l'antica direzione.
I giovani Siciliani, che nella pietà e nello studio si preparano alla nobile missione di
educare la gioventù secondo lo spirito di D. Bosco, hanno finalmente una dimora fissa in S.
Gregorio presso Catania. Partiti da Mascali Nunziata, ove troppo ristretta era divenuta la loro
abitazione, sarebbero rimasti senza tetto, qualora l'Amministrazione della Diocesi di Catania
non li avesse accolti nel Seminario di S. Giovanni la Punta, loro graziosamente concesso, e
dove passarono intero lo scorso anno scolastico. Le parole non valgono ad esprimere la
gratitudine che io sento verso chi ci usò tanta carità; così pure io mi confesso incapace di
ringraziare come vorrei quel venerando e caritatevolissimo sacerdote che con tanta bontà ci
cedette la sua casa in S. Gregorio.
Mons. Vescovo di Catanzaro nelle Calabrie affidò ai Salesiani il suo Seminario, a cui
furono annesse le Scuole ginnasiali ed elementari.
Durante l’anno decorso i lavori da tempo incominciati per un istituto a Castellamare di
Stabia, furono portati al punto da potervi trapiantare l'Orfanotrofio con tanta carità fondato
dal signor
D. Raffaele Starace in un vicino sobborgo, ed i figli di D. Bosco da più anni aspettati
vennero accolti con grande entusiasmo, e ne presero la direzione nello scorso Novembre.
Son lieto di annunziarvi che le Scuole Salesiane inaugurate il 15 Ottobre con gran festa
in Cavaglià, patria di Giovanni Gersen, autore, come da molti si crede, dell'Imitazione di Cristo,
sono frequentate da un numeroso stuolo di giovanetti, i quali corrispondono assai bene a
quanto si fa per la loro educazione ed istruzione.
Ad Avigliana, poco lungi da Torino, mercè il generoso concorso di più persone e
specialmente d'una famiglia, i cui membri furono fin dalla prima ora instancabili cooperatori di
D. Bosco, fu acquistata la bella chiesa della Madonna dei Laghi coll'annesso convento,
occupato per tanti anni dai Reverendi PP. Cappuccini e che essi dovettero abbandonare per
deficienza di soggetti. Noi chiediamo alla Divina Provvidenza, rappresentata dai nostri
benefattori, i mezzi di fare alla novella casa le indispensabili ed urgenti riparazioni.
Nella scorsa primavera, appena furono terminate le costruzioni, il personale salesiano
andò a prendere la direzione dell'Oratorio festivo e del Collegio di Trecate nella Provincia di
Novara.
Da varii anni i buoni Cooperatori Milanesi facevano calde preghiere perché i Salesiani
aprissero un Oratorio festivo ed una Casa d'arti e mestieri a benefizio dei figli del popolo nella
capitale della Lombardia. Dal canto nostro non era men vivo il desiderio di compiacerli; ma
non pareva per anco suonata l'ora fissata dalla Provvidenza. Finalmente nel corso dell'anno
passato il Comitato milanese, costituitosi allo scopo di preparare tale fondazione, sormontò
ogni difficoltà, provvide un locale, e noi potemmo; fin dal giorno dell'Immacolata Concezione,
data per tanti titoli memorabile nella storia della nostra Pia Società, stabilirvi alcuni Salesiani
per dar principio all'Oratorio festivo. A Milano, come in altre città, sono piccoli ed umili i
principii dell'Opera Salesiana; ma per noi è questo un indizio sicuro di una special protezione
di Dio e dell'estensione ch'essa prenderà pel bene di maggior numero di giovanetti, tanto più
che questo Oratorio cominciò colla benedizione del Vicario di Gesù Cristo in terra.

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Nella Svizzera, alle due Case già esistenti se ne aggiunse una terza, cioè il Collegio
Pontificio di Ascona, la cui direzione noi accettammo dietro invito di S. E. Rev.ma Monsignor
Vescovo Amministratore del Canton Ticino.
La carità dei nostri amici di Trento ci pose in grado di aprire una seconda Casa di
artigianelli in quella città.
Memore dell'impegno, con cui il nostro caro D. Bosco sforzavasi di promuovere
l'agricoltura e d'impedire che la gioventù s' agglomerasse nelle grandi città con grave pericolo
per le anime, accolsi con particolare compiacenza varie proposte di i stabilire Colonie agricole
in Francia, e, mercè l'aiuto di generosi. benefattori, potemmo iniziarne una a Courcelles
presso Parigi, un'altra a Nizas presso Montpellier, ed una terza a Mordreux non lungi da
Dinan.
Nella Spagna si ebbero numerose domande di nuove Case, ma per la ristrettezza del
personale dovemmo limitarci per ora alle fondazioni di Vigo e di Malaga.
Non vi sarà tornata sgradita la notizia che nello scorso 1894 i Salesiani si stabilirono
anche in Portogallo, dove da molti anni erano aspettati. Esisteva da qualche tempo un istituto
per poveri artigianelli nella città di Braga, diretto dal pio Sacerdote Francesco da Cruz.
Affranto dalle fatiche e dagl'incomodi, egli non potendo più sostenere il peso della direzione,
voleva affidarlo ai figli di D. Bosco. Finalmente in Novembre scorso potemmo soddisfare il
desiderio di quel zelante Cooperatore Portoghese e de' suoi amici.
Nella Polonia da alcuni anni un Sacerdote Salesiano, inviatovi per fungere da Parroco in
Miejsce, paese della Gallizia, comincio a raccogliere nella casa parrocchiale poveri giovani
bisognosi d'istruzione e sostentamento. Il piccolo Ospizio si sviluppò poco alla volta. Già si
dovette mandar soccorso di personale al povero Parroco che da solo più non poteva bastare
alla fatica; e sul finire dello scorso anno ammontava a circa cinquanta il numero dei ricoverati.
Case dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel 1894.
Il campo d'azione aperto allo zelo delle Suore di Maria Ausiliatrice nello scorso anno ha
pure considerevolmente dilatati i suoi confini, e non sarà discaro ai Cooperatori ed alle
Cooperatrici salesiane di conoscere almeno in succinto lo sviluppo che presero alcune loro
Case già esistenti, e quali nuove fondazioni furono fatte.
Dobbiamo accennare dapprima i porticati ed altri locali che si edificarono a Nizza
Monferrato per l'Oratorio festivo e per la Scuola di lavoro delle fanciulle esterne, le quali vi
accorrono ognor più numerose. Si lamenta ancora la mancanza d'una cappella che dovrebbe
esser capace di circa 500 persone. Appena vi siano i mezzi, si metterà mano ai lavori.
Al Torrione presso Bordighera, a Casal Monferrato e ad Alì Marina in Sicilia con nuove
fabbricazioni si ampliarono i locali, e si potè ricevere maggior numero di educande e di alunne
esterne, che con istanze chiedevano di essere ammesse.
Mi stava molto a cuore ed era al tutto necessario di avere un locale adatto ad Oratorio
festivo per le fanciulle della nostra Parrocchia del Sacro Cuore a Roma. Da parecchi anni le
Suore dimoravano là in una piccola casa, ed un'antica scuderia serviva di cortile, di sala di
catechismo e di ricreazione per tante giovanette bisognose d'essere istruite e preservate dai
pericoli. La Divina Provvidenza ci fece trovare finalmente un locale che corrisponde al nostro
scopo sia per l'estensione, sia per la posizione. Le Suore già l’occuparono: speriamo che la
stessa Provvidenza ci verrà in aiuto per pagarlo.
Le fondazioni fatte durante il 1894 dalle Suore di Maria Ausiliatrice sono diciasette. Per
brevità vi accenno solo quelle di maggior importanza.
Presso Nizza Monferrato fu terminata, la Casa di S. Giuseppe, ove saranno raccolte
quelle figlie che nella pietà, nei lavori donneschi o nello studio sì prepareranno all'esercizio
d'ogni opera di carità propria della loro vocazione, sia in patria, sia nelle Missioni.
Invitate, accettarono Asili d' Infanzia a Busca, a Sparone ed a Cassolnovo, con Oratorio
annesso per le fanciulle. Altrettanto si fece a Vizzini in Sicilia, dove inoltre si aprirono scuole e
laboratorio. Un'altra Casa con Oratorio festivo fu aperta a Marsala, dietro richiesta ed
insistenza di benemeriti Cooperatori.

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Nella Spagna si fondò educatorio, scuole e laboratorio in Valverde, nella provincia di
Siviglia, e ultimamente, dietro invito del Cardinal Arcivescovo, si assunse la direzione d' un
Orfanotrofio in Siviglia stessa.
In Africa, si aperse una Casa a MerselKebir presso Orano a vantaggio delle figlie de'
numerosi Italiani colà residenti. In Dicembre partirono le Suore per Tunisi, ove dirigeranno un
Orfanotrofio per povere fanciulle fondato dalla caritatevole suor Giuseppina Civallerì che,
trovandosi ora alquanto avanzata in età, sospirava il momento di poter affidare a mani sicure
l'opera che le aveva costate tante sollecitudini e tante fatiche.
Nell'America mi basterà accennare: la Colonia Uribelarrea nella Repubblica Argentina,
la Casa di Messico, quella di S. Paolo nel Brasile, quella di Talca ed una seconda in Santiago nel
Chili, quella del Chubut ivi Patagonia, e quella della Candelara nella Terra del Fuoco.
Nuove fondazioni nelle Missioni durante il 1894.
Mentre ci sforzavamo di provvedere ai bisogni delle case d'Europa e ci occupavamo a
fondarne delle nuove, mi stava in cima di ogni pensiero di portar soccorso ai nostri carissimi
confratelli Missionarii sparsi omai in tutta la faccia della terra. Ciò non reca meraviglia ad
alcuno, sapendo per prova che in famiglia si pensa maggiormente ai membri che sono lontani,
di loro senza pur avvedersi parlasi più di spesso, e la lontananza rende più vivo l'affetto.
Studiando attentamente lo stato delle nostre Missioni, dovetti sempre meglio
persuadermi della necessità di moltiplicare in quelle inospite regioni gli istituti, ove raccogliere
la gioventù, istruirla e formarla alla vita cristiana; senza di questo si corre rischio di vedere ad
un tratto resi vani tanti sudori e sacrifizi del Missionario. Ecco perché in quest' anno ben sedici
furon le nuove case aperte nelle Missioni.
Monsignor Cagliero, ritornato al suo Vicariato della Patagonia, sentiva gran pena che
qualche centro assai popoloso mancasse dell'aiuto de' Missionari; epperò stabilì una nuova
residenza nella parte occidentale presso le Cordigliere.
Le più pressanti richieste ci venivano dal Chili e dalla Terra del Fuoco; quindi fin dallo
scorso Maggio salparono alla volta di Valparaiso alcuni Salesiani guidati da D. Scavini, e
diedero principio ad una casa salesiana in quella città.
Così furono finalmente appagati i voti di quel buoni Cooperatori, a cui da varii anni noi
avevamo data parola. Ma ciò non bastava. In sullo scorcio di Luglio il Sacerdote Domenico
Tomatis intraprese il lungo e penoso viaggio d'Europa per venir a chieder soccorso. Per non
dispiacere ad un personaggio, i cui desiderii sono per noi comandi, tanto gli siamo obbligati, in
Santiago, capitale del Chili, oltre l'Asilo della Patria per artigianelli, noi dovemmo ancora
accettare il Patrocinio di S. Giuseppe, altro importante istituto capace di oltre 200 alunni.
Parimenti nei dintorni di Santiago, a Macul, fu iniziata una casa per Oratorio festivo, scuole e
colonia agricola, più specialmente destinata a que' giovani che desiderano addestrarsi alle
varie occupazioni e fatiche della vita salesiana.
Nel Perù il Direttore spirituale dell'Istituto Sevilla, D. Antonio Riccardi, fondò in
quest'anno un ospizio di arti e mestieri per giovani poveri ed abbandonati nella città di Lima;
ora già comincia a dar consolanti frutti..
Il Prefetto Apostolico Monsignor Giuseppe Fagnano ci dava la lieta novella, che infine,
superate immense difficoltà, erasi riuscito a penetrare nell’Isola Grande della Terra del Fuoco
e fondarvi una residenza pei Salesiani e per le Figlie di Maria Ausiliatrice, residenza che fu
denominata Candelara, dalla festa della Purificazione, in cui i Missionarii approdarono. Nel
tempo stesso egli chiedeva mezzi pecuniarii e personale pei gravi bisogni di quella Missione, i
cui principii parevano sì visibilmente benedetti da Dio. Mi affrettai di mandargli rinforzo di
personale; spero che la Vergine Ausiliatrice gli farà pur avere i soccorsi materiali di cui
abbisogna.
Lo stesso Monsignor Fagnano ebbe nello scorso anno la grande consolazione di fare
acquisto di un piccolo battello a vapore, con cui si rendono molto più facili le comunicazioni
fra le varie residenze della sua Prefettura Apostolica, e così molto più agevole diviene
l'evangelizzazione pei poveri selvaggi della Terra del Fuoco. È ben vero che non ha ancor

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potuto compierne il pagamento: confida però che la Provvidenza divina non lascierà
incompleta un'opera di tanta necessità.
Al Messico, la casa aperta due anni or sono nella capitale prese un considerevole
sviluppo, ed inoltre se ne fondò una seconda in Puebla, altra importantissima città di quella
Repubblica. Quattro Missionarii dell'ultima spedizione erano diretti a questa nuova
fondazione.
Nel 1891 il Vescovo di Caracas nella Venezuela veniva a Torino per ottenere alcuni
Salesiani e fondare un Oratorio nella sua città episcopale. Si diede parola, senza però fissare il
tempo in cui i Missionarii sarebbero stati inviati. Solamente ora, cioè tre anni dopo, ci venne
fatto di sciogliere la nostra promessa, facendovi due fondazioni, una in Caracas, capitale, e
l'altra in Valencia, altra popolosa città di quella Repubblica.
Nell’Equatore, dove ci venne affidato un nuovo Vicariato Apostolico, si cominciò a
lavorare per apportare la Grazia della redenzione ai Jivaros di Mendez e Gualaquiza, e dopo
aver stabilita una stazione nelle vicinanze di quel Vicariato, a Cuenca, un'altra si fissò quasi nel
centro, a Gualaquiza. Fra tutte le Missioni questa è la più difficile e la più bisognosa di
soccorso. Speriamo sarà pure delle più fruttuose.
Monsignor Lasagna si spinse coraggiosamente nelle immense foreste del Matto Grosso
nel Brasile, e stabilì una casa pei figli de' selvaggi nel territorio di Cuyabà, ove già risiedono
alcuni nostri sacerdoti e catechisti, facendo continue escursioni in que' dintorni, ove dimorano
tante anime che ancora non conoscono Iddio.
A Pernambuco, parimente nel Brasile, i Salesiani nello scorso Dicembre cominciarono a
lavorare in modo speciale pei giovanetti poveri ed abbandonati in un Oratorio e laboratorii
appositamente preparati.
Il Bollettino Salesiano vi narrò minutamente la solenne inaugurazione della Colonia
Agricola Uribelarrea, presso Buenos Aires, perciò mi basti l'avervela accennata, aggiungendo
che a Bernal, altra parte del territorio argentino, poco lungi dalla capitale, si finì di costrurre
una Casa destinata a preparare i maestri, assistenti e capi d'arte, di cui abbisognano gli istituti
salesiani di quella regione.
In ultimo va pur nominata la fondazione d'una casa di artigianelli a Tunisi. Quell'anima
grande del Cardinale Lavigerie, nelle varie visite che fece al nostro amato Fondatore, e
specialmente quando s'incontrò con lui in Parigi, avevalo invitato a rivolgere le sue
sollecitudini alla Tunisia. D. Bosco scese nella tomba senza poter eseguire il suo disegno; ma
noi non abbiamo dimenticato il suo desiderio, e quest'anno testò passato abbiamo inviato a
Tunisi alcuni Missionarii ed alcune Suore di Maria Ausiliatrice. S. Vincenzo de' Paoli che ha
santificato que' luoghi coi patimenti d'una durissima schiavitù, ci aiuti a farvi un po' di bene.
Proposte per l'Anno 1895.
Nel porre termine a questa mia esposizione non posso celare un sentimento di stupore
ch'io provo, alla vista della moltitudine di opere che la brama di salvar anime, le insistenti
richieste di insigni personaggi e le caritatevoli premure de' nostri cari Cooperatori ci han fatto
intraprendere; né credo ingannarmi pensando che voi pure ne siate al par di me maravigliati.
Si procedette, egli è vero, colla massima prudenza nell'accettare le proposte e prima di
eseguirle abbiamo misurate le nostre forze; pure devo confessarlo, sentiamo ora il peso degli
impegni che ci siamo assunti.
Vi è noto, o benemeriti Cooperatori, che i nostri istituti non hanno proventi assicurati, e
che si appoggiano unicamente sulla carità dei benefattori; si è per questo che non è tutto
fondare una casa; ma bisogna persuadersi che la sua fondazione trae seco e c'impone
immensi e continui sacrifizi affinché essa corrisponda al suo scopo. È duopo provvedere al
mantenimento de' giovani e del personale, all'impianto di scuole e laboratorii, e quasi sempre
lo sviluppo che prende l'istituto ci obbliga a fare lavori di riattazione e d'ingrandimento. Tutto
ciò m'ha ispirato alcune proposte che io col cuor alla mano verrò esponendovi e che saranno,
quasi direi, il programma dell'anno corrente.
1. In vista del gran numero di case aperte nel 1894, sarei d'avviso che convenga
arrestarci e non più aprirne altre, almeno durante il nuovo anno, se non quelle per cui già

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prendemmo impegno per quest'anno stesso. Non ignoro che a varii nostri caritatevoli
Cooperatori, i quali già sono con noi in trattative per nuove fondazioni, questa misura tornerà
poco gradita; ma voglio sperare che l'approveranno considerando che essa è assolutamente
richiesta dal bene generale di tutta la nostra Pia Società.
2. Varii nostri istituti, e non son pochi, versano in gravi strettezze per novelli acquisti e
costruzioni fatte per dar luogo alle molte dimande di ammissione. Se le opere che avevamo
fra mano m' impedirono pel passato di porgere loro sufficiente aiuto, faccio voti che almeno
nell'anno corrente, non prendendo altri impegni, mi venga fatto di soccorrerli efficacemente.
3. Alcuni nostri Direttori, tratti dal loro zelo e dalla loro carità e più ancora commossi
dall'estremo abbandono in cui gemevano molti infelici giovanetti, aumentarono oltre misura i
loro ricoverati ricevendo nulla o ben poco di pensione. Si fu per questo che, pei tempi difficili
in cui viviamo, essi dovettero contrarre gravi debiti, anche solo per provvedere le cose di
prima necessità, quali sono il vitto ed il vestito. Faccio assegnamento sulla vostra carità per
soddisfare almeno in parte i loro creditori, di cui non vorremmo stancare la pazienza.
4. Le interessantissime relazioni dei nostri Missionari di Patagonia e della Terra del
Fuoco vi dicono il florido stato di quelle Missioni e le belle speranze che danno per l’avvenire.
Sono pure assai consolanti i frutti pei primi tentativi fatti nel selvaggio paese dei Jivaros e del
Matto Grosso. Non vorrei che avessero ad arrestarsi questi progressi, perciò in gran parte a
quelle Missioni desidero rivolgere le mie sollecitudini, persuaso che non mi verrà meno la
vostra carità, anzi che avrò da voi incoraggiamento ed abbondanti soccorsi.
5. Infine sarebbe mio divisamento non aprire altre Case, per riservare alle case già
esistenti quel personale che potremo formare e che loro è assolutamente necessario. Con una
messe così abbondante, specialmente nelle Missioni, già troppo scarsi erano gli operai, e
venne ancora la morte a diradarne le file. Spero che la vostra generosità mi aiuterà pure a
sostenere le varie case ove si preparano Sacerdoti, Professori, Assistenti e Maestri d'arte,
sicché io possa soddisfare le incessanti domande dei nostri Direttori.
Congresso Salesiano.
Ora mi resta a darvi una lieta notizia. Sul finire dello scorso anno ricevetti preghiera dai
zelanti Cooperatori di Bologna di permettere di tenere in quella insigne città un Congresso
Salesiano. Sua Eminenza Rev.ma l'illustrissimo Sig. Cardinal Arcivescovo Domenico Svampa,
non solo aderì all'idea, quando gli venne proposta, ma benignamente si esibì di assumere la
presidenza onoraria di tale Congresso: un comitato di distinti personaggi già si formò per
prepararne i lavori: tutto fa sperare che abbia a riuscir bene. Io non solo accolgo tale dimanda,
ma riconoscente ringrazio chi me la fece, e fin d'ora v'invito a prendervi parte nel più gran
numero, mentre vi esorto a voler fin d'ora porgere a Dio fervide suppliche, affinché tale I°
Congresso dei Cooperatori Salesiani abbia a riuscire ricco di frutti a gloria della Religione e a
vantaggio della civile società.
Conclusione.
In sul finire io debbo chiedervi scusa, se colla lunghezza di questa lettera ho abusato
della vostra bontà. Erano tante le cose di cui doveva intrattenervi! Inoltre come esser breve
sapendo di scrivere ad amici, a confratelli, a generosi benefattori, i quali si degnano prendere
a cuore tutte le opere buone, ma specialmente quelle che riguardano i figli di D. Bosco?
Ben lo so, i nostri Cooperatori non sono di coloro che a null'altro aspirano che ad
accumular ricchezze credendo di trovare in esse libertà, benessere, riposo, in una parola, la
felicità: voi trovate tutto questo nell'esercizio della carità. Voi non imitate quelli che coll'oro si
fabbricano una catena, la più pesante fra le catene, quella che li incurva fatalmente verso la
terra. Essi traggono dai beni del mondo un principio di morte; voi ne ricavate un elemento di
vita: O beati voi, che vi date pensiero del miserabile e del povero! Come mi è dolce e
consolante trattenermi con voi!
Il Curato d'Ars, con cui, secondo molti, il nostro D. Bosco aveva tanti tratti di
rassomiglianza, diceva: Noi fortunati che i poveri vengano a chiederci la limosina od altri ce la
chieggano per loro! Se essi non venissero, noi dovremmo andarli a cercare!...

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E perché mai? perché i poverelli sono i più cari amici di Dio; perché il Divin Giudice
considererà come fatto a lui ciò che si fa ai poveri; perché sono essi che attirano le benedizioni
celesti sui loro benefattori e un giorno li introdurranno nella beata eternità. Questi ed altri
pensieri famigliari alla vostra pietà, mi fanno sperare da voi benigno compatimento, se mi
rendo talora importuno nel chiedere la vostra carità.
Mentre infine vi porgo i più cordiali ringraziamenti di quanto voi faceste per noi, vi
assicuro che ogni giorno i giovanetti di tutte le nostre case, i poveri selvaggi di già convertiti
nelle nostre Missioni, le Suore di Maria Ausiliatrice, tutti i Salesiani imploreranno sopra di voi
le più elette benedizioni. Si degni il Signore esaudire le nostre preghiere e concedervi una vita
lunga, felice, piena di meriti e coronata da una morte preziosa al cospetto di Dio.
Col più profondo rispetto e colla più viva gratitudine
Di voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici
Torino, 1° Gennaio 1895.
Umil.m° Obbl.m° Servitore
Sac. MICHELE RUA.
Febbraio, a. XIX n. 2
33 Lettera del Successore di Don Bosco
[2 dicembre 1894, lettera a Mons. NICOLA ZOCCOLI, Vicario Generale di Bologna, Presidente del
Comitato Promotore del Congresso dei Cooperatori]
Eccellenza Rev.ma,
APPORTATORE di grande consolazione per me e pe' miei confratelli fu il venerato
foglio in data 27 novembre indirizzatomi da Vostra Eccellenza e dalla eletta schiera di insigni
personaggi che con Lei si firmarono. Noi ringraziamo di cuore il Signore per aver ispirato così
bella idea di un primo Congresso Salesiano nell'illustre città di Bologna, ed in pari tempo
presentiamo i sentimenti della più viva riconoscenza all'E. V. Rev.ma e a tutti gli altri che a Lei
si unirono in tale divisamento. In modo particolare umiliamo i ringraziamenti più cordiali a Sua
Eminenza Rev.mo il Cardinale Svampa, loro veneratissimo Arcivescovo, per le parole piene di
bontà, con cui volle accompagnare il precitato foglio. Voglia l'E. V. Rev.mo farsi interprete
della nostra riconoscenza presso gli altri membri del Comitato e specialmente presso l'E.mo
Cardinale.
Lascio immaginare a V. E. con qual piacere io approvo sì bel disegno dandovi a suo
tempo tutta la pubblicità, tutto l’appoggio, di cui posso essere capace verso i nostri
benemeriti Cooperatori. Se poi pare conveniente che come Superiore dei Salesiani io assuma
la presidenza effettiva di tale Congresso, sebbene con qualche trepidazione accetto il
benevolo invito, confidando a mia volta sull'appoggio del Comitato e sulla benignità dei
Cooperatori che vi prenderanno parte.
Nutriamo noi pure fiducia che da tale riunione di persone di sì buona volontà, quali
sono i Cooperatori Salesiani, abbiano a risultare abbondanti frutti pel bene delle anime e
specialmente nuovo e potente impulso alla educazione cristiana della gioventù e però alla
vera rigenerazione della società, come giustamente si fa risaltare nell'accennato foglio. A tal
fine, fin d'ora raccomandiamo il progetto al Signore da cui ogni bene procede, non senza
ricorrere alla protezione di S. Francesco di Sales nostro Patrono ed alla potentissima
intercessione di Maria Santissima Ausiliatrice che, come fu il continuo sostegno del nostro
venerato padre D. Bosco e delle opere sue, vorrà, fermamente lo speriamo, esserlo pure per
la felice riuscita di questo primo Congresso di Cooperatori Salesiani da lui fondati.
Gradisca i rispettosi omaggi con cui godo professarmi con tutta venerazione
Di V. E. Rev.ma
Um.mo ed Obb.mo Servitore
Sac. MICHELE RUA.

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35-38 L'opera Salesiana in Italia
[6 gennaio 1895, inaugurazione dell'Oratorio Salesiano di S. Ambrogio in Milano]
S'alzò poscia il sig. D. Rua, il quale […] disse del disegno costante vagheggiato da D.
Bosco di fondare anche in Milano una Casa Salesiana e ringraziò tutti quanti concorsero
all'attuazione di esso. […]
[lettera al Direttore del Comitato D. Pasquale Morganti]
Rev.mo e Cariss. D. Pasquale,
Milano, 7 Gennaio 1895.
Non posso allontanarmi da questa illustre città senza esprimere i sentimenti della mia
ammirazione e riconoscenza anche a V. S. Car.ma, che con generale rincrescimento non potè
ieri per incomodo di salute partecipare alla inaugurazione dell’Oratorio Salesiano di
Sant'Ambrogio.
La degnazione di S. E. Rev.ma il Card. Ferrari Arcivescovo, le parole piene di bontà al
nostro indirizzo da lui pronunziate alla numerosa udienza, lo zelo spiegato dai benemeriti
membri del Comitato Salesiano, le caritatevoli premure delle signore del SottoComìtato per
provvedere la nuova cappella di tutto il necessario, somministrando eziandio i mobili pel
piccolo alloggio destinato ai Salesiani qua venuti a stabilirsi, l'entusiasmo dei numerosi
Cooperatori e Cooperatrici intervenuti alla simpatica riunione; l'opera così spontaneamente
prestata dall'eccellente Circolo musicale di Salita Cecilia, tutto fece in me la più grata
impressione.
Vorrei a ciascuno in particolare presentare cordiali ringraziamenti, ed in modo speciale
ai due ottimi giornali milanesi l'Osservatore Cattolico e la Lega Lombarda che tanta parte
ebbero nel promuovere il nuovo Istituto Salesiano: ma per la mancanza di tempo essendomi
ciò impossibile, prego la S. V. a voler fare le nostre veci, assicurando tutti della vivissima
nostra gratitudine che non ci lascierà giammai dimenticare nelle nostre orazioni chi mostra
tanta benevolenza per la Società Salesiana e tanto interesse pel bene spirituale e temporale
della gioventù.
L'opera è ora inaugurata; la generosità ed alacrità finora dimostrata dai Milanesi non si
arresterà certo a mezza via; ma, son persuaso, continuerà in guisa da veder fra breve sorgere
locali adatti per accogliere buon numero di poveri giovanetti bisognosi di sostentamento,
d'istruzione religiosa e civile e di apprendere un mestiere con cui campare onoratamente la
vita.
L'impresa è evidentemente opera sommamente gradita a Dio; Egli stesso, come ieri ci
assicurava S. E., si farà largo rimuneratore coll'abbondanza delle sue benedizioni sopra gli
oblatori e sulle loro famiglie.
Si abbia poi la S. V. la porzione più grande dei nostri ringraziamenti, giacché Ella fa
l'iniziatore ed il sostenitore più valido di tutto questo movimento.
Voglia il Signore ridonarle presto perfetta salute per continuar ad impiegar così
utilmente le sue forze a gloria sua ed a benefizio del prossimo.
Mi creda quale godo professarmi con sincera stima e vivo affetto
Della S. V. Rev.ma e Carissima
Obb.mo servitore ed amico Sac. MICHELE RUA.
Maggio, a. XIX n. 5
117-127 La prima giornata del Congresso
[23 aprile 1895, discorso di Don Rua all’apertura del Congresso dei Cooperatori, p. 123]
Poscia si alza il Presidente effettivo Rev.mo Don Michele Rua. Nella commozione della
gioia, la voce gli trema sul labbro e lo sfavillìo d'un conforto ineffabile ravviva i suoi scarni e
dolci lineamenti.

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Incomincia col dichiarare di sentirsi commosso ed in pari tempo confuso nel trovarsi in
mezzo a tanti eccelsi personaggi convenuti in uno stesso luogo per prender parte al Primo
Congresso Salesiano, e ne ringrazia anzitutto il Signore, dal quale ogni bene e ogni buona
ispirazione procede.
Ringrazia inoltre le Autorità locali, le Congregazioni religiose e le famiglie private che si
degnarono di favorire il Congresso e dice che tutta la Congregazione Salesiana ne sarà in
eterno riconoscente.
Fa osservare l'importanza del Congresso, e dice che tutto ciò che si dirà e discuterà
sarà promulgato in tutte le parti del mondo.
Porta un saluto speciale agli illustri Prelati, che collo splendore della loro dignità hanno
voluto rendere più solenne il Congresso, e un ringraziamento particolare rivolge all’E.mo Card.
Svampa, il cui nome dice tutto l'ardore del suo cuore (applausi entusiastici).
Ricorda le prime glorie della giovinezza del Card. Svampa, che in tenera età esprimeva
pubblicamente in versi a Don Giovanni Bosco la sua sentita simpatia, e conclude dicendo che
ha ricevuto già domanda per impiantare una Casa Salesiana a Bologna, e che sarà ben lieto se
potrà dimostrare tutto l'affetto che lo lega con dolcissimi vincoli all'E.mo Principe ed
all'insigne Archidiocesi bolognese.
131-136 La terza giornata
[25 aprile, ringraziamenti di Don Rua al termine del Congresso, p. 133]
[…] Quindi prende la parola il Presidente effettivo Don Michele Rua, il quale con voce
tremante per l'emozione, e in forma semplicissima e piana, rivolge uno di quei discorsi che
scendono al cuore, appunto perché scevri affatto di ogni rettorica, ma pieni di affetti
soavissimi.
Dopo avere constatato l’esito felice del Congresso dicendolo a Domino factum et
mirabile in oculis nostris, ringrazia tutti quanti hanno preso parte al Congresso non
dimenticando neppur uno. Ringrazia il Sapientissimo Leone XIII pel Breve inviato al
Congresso. Ringrazia i quattro Porporati, i quattro Arcivescovi, i venticinque Vescovi, i
Sacerdoti, i laici, i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane che in grandissimo numero sono
accorsi a Bologna in questi giorni. Ringrazia il Comitato e SottoComitato Promotore di questo
Congresso, e l'Ecc.mo loro Presidente. Ringrazia la cittadinanza, il clero secolare e le famiglie
religiose tutte di Bologna per la cordiale e squisita accoglienza fatta ai Salesiani ed ai loro
Cooperatori, ed in ispecie i Figli di S. Domenico e le Suore di S. Chiara che offersero le loro
chiese. Infine ringrazia cordialmente coll'E.mo Card. Svampa le Autorità politica e civile che
così bene hanno contribuito al buon esito del Congresso. Termina col ripetere quanto ha
detto nel discorso d' apertura, assicurando che egli e tutta la grande Famiglia Salesiana
pregheranno fervorosamente Iddio, perché voglia apprestare in Paradiso una bella dimora a
quelli che ospitarono i Salesiani e cooperarono in qualsiasi modo alla miglior riuscita del
Congresso. Chiude il suo discorso dicendo che nella storia della Congregazione Salesiana le
date 23, 24 e 25 aprile 1895 saranno segnate a caratteri d'oro, ed in mezzo ad esse brillerà il
nome dell'E.mo Cardinale Svampa.
Ottobre, a. XIX n. 10
269-271 Adunanza Salesiana tenutasi a Valsalice il giorno 11 settembre 1895
[Ai Cooperatori, nella circostanza del XIII Congresso Cattolico]
[…] Prese dapprima la parola il Rev.mo Signor D. Rua, il quale presentò riverenti
ossequii agli Eccellentissimi Vescovi presenti ed affettuosi ringraziamenti a tutti gl'intervenuti.
Disse dell'occasione e dello scopo dell'adunanza e fermossi a delineare chiaramente la
duplice missione che hanno i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane, cioè sostenere le Opere
e Missioni Salesiane e ricopiare ed estendere nell'umana società lo zelo e lo spirito di D.
Bosco, specialmente per la salvezza della gioventù.

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Ebbe parole della più viva riconoscenza verso tutti i generosi benefattori ed amici delle
Opere e Missioni di Don Bosco e specialmente verso i presenti all'adunanza. Animò tutti i
convenuti a continuare in questa loro benevolenza, della quale i Salesiani traggono tanto
conforto, ed a zelare sempre più il progresso e l'azione dei Cooperatori Salesiani.
Dicembre, a. XIX n. 12
309 Gli Auguri dei Salesiani ai loro Cooperatori e Cooperatrici
BUONE Feste Natalizie, Buon Fine e Miglior Capo d'Anno a tutti i nostri cari lettori e
lettrici, ai nostri buoni Cooperatori ed alle pie Cooperatrici Salesiane! Sorga per tutti
apportatrice di pace e di consolazione l'aurora del S. Natale! Per tutti spuntino felici i giorni
del nuovo anno e siano essi fecondi di opere buone! Che il Signore conceda a tutti una vita
lunga e prospera, ripiena di meriti e coronata colla felicità eterna!
Sono questi gli augurii sinceri e cordiali che, nell'avvicinarsi del S. Natale e del Capo
d'anno, invia a tutti gli ottimi Benefattori e Benefattrici della Pia Società Salesiana il Sacerdote
D. Michele Rua con tutti i suoi figli sparsi in tanti punti dell'Europa, dell'America, dell'Asia e
dell'Africa.
1896
gennaio, a. XX n. 1
1-6 Lettera di Don Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiani
Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,
NEL corso dell'anno passato, la Dio mercè, mi venne fatto di visitare varii nostri buoni
Cooperatori e Cooperatrici sul campo stesso della loro carità. Non vi potrei dire di quanto
conforto e di quanta consolazione mi sia tornato il poter constatare co' miei occhi con quale
zelo, generosità e spirito di sacrifizio essi promuovano le opere salesiane, le quali, mediante la
grazia del Signore e la valida loro cooperazione, progrediscono, si sviluppano e producono
frutti consolanti, specie a vantaggio della gioventù. Pur in lontani paesi, non mi parve già di
trovarmi in mezzo a forastieri, ma bensì in una famiglia, i cui membri sono tenuti uniti tra loro
dai più stretti vincoli della carità. Nel rivolgere la parola a' miei benevoli uditori, io sentiva che
eravamo in perfetta comunione di pensieri, di affetti e di desiderii; che essi ricevevano con
piacere le notizie che io loro arrecava; che con buona volontà accoglievano le proposte che io
faceva. È inutile che io vi dica che dopo siffatti viaggi io ritornai colla gioia nel cuore e coi
sentimenti della più viva riconoscenza.
Ma purtroppo quanto è mai ristretto il numero dei Cooperatori e delle Cooperatrici che
mi fu concesso di visitare! Quanti sono coloro che io non conosco se non di nome, e che forse
non avrò mai la bella sorte di vedere sulla terra! Questo pensiero fa si che io colga colla più
affettuosa sollecitudine ogni occasione che mi si offra, di trattenermi con voi, o benemeriti
Cooperatori, almeno per iscritto. Tale pensiero è pur quello che mi detta questa lettera, in cui
col cuore alla mano, come fossimo in famiglia, io vi farò un po' di rendiconto dell'anno or ora
trascorso, e vi esporrò i miei progetti per quello che sta per incominciare.
Cenno delle nuove Case Salesiane in Europa ed in America.
Certamente voi non avete dimenticato il nostro proposito, manifestato nella mia
lettera del 1° Gennaio 1895, di andar a rilento nel nuovo anno a fare nuove fondazioni. Voi,
buoni Cooperatori, che senza fallo avevate approvata e commendata questa nostra prudente
deliberazione, sarete lieti di sapere che noi l'abbiamo fedelmente osservata.
Né ciò dovrebbe darvi a credere che sia venuta meno, oppure diminuita quell'attività,
che noi abbiamo avuto la fortuna d'imparare alla scuola del nostro sempre amatissimo D.
Bosco: sia lode a Dio che non permise che e' incogliesse una sì grande sventura! Piuttosto,
siccome ci eravamo proposti, rivolgemmo i nostri pensieri e tutti i nostri sforzi a consolidare le
Case già esistenti ed alla formazione del personale ad esse necessario.

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Tuttavia per non arrestarci un istante sul cammino che la Provvidenza ha tracciato alla
Pia Società Salesiana, il 4 Settembre scorso, mentre celebravansi in Milano solennissime feste
Eucaristiche, gettavansi le fondamenta dell'Istituto di S. Ambrogio nella metropoli della
Lombardia. La carità dei Milanesi che già tanto fece pei Salesiani, non ci verrà meno e ci
aiuterà a condurre a fine l'opera sì bene incominciata.
Nel formare il proposito di non aprir nuove Case era nostro intendimento fare
un'eccezione per quegli istituti che noi già precedentemente avevamo promesso di fondare
nel corso del 1895. Tali sono gli Orfanotrofii di Gorizia e di Tournay nel Belgio. Ci parve pure
opportuno di non ritardare l'apertura degli Oratorii Festivi di Gualdo Tadino, nella diocesi di
Nocera Umbra, quello di Oulx nella diocesi di Susa, ed in fine quelli di Somma e di Busto
Arsizio nella diocesi di Milano.
Fuori d'Italia va segnalata la fondazione di un Oratorio Festivo in S. Vincent des horts,
in Ispagna, e quella di pubbliche scuole nel già esistente Oratorio di Tolone in Francia.
Ma in quella che, facendo violenza a me stesso, mi sforzava di metter un limite alla
brama di maggiormente estenderci in Europa, dovetti rivolgere le mie sollecitudini. a
provvedere alle più urgenti necessità di varie Missioni d'America. Anzi tutto per impedire che
gli Indii della Colonia Teresa Cristina fossero dispersi, e andasse perduta per loro ogni
speranza di cristiana civilizzazione, ci fu giuocoforza accettarne la direzione che ci venne
offerta dal Governo di Matto Grosso nel Brasile. Mi sentii intenerito fino alle lagrime quando
seppi che l'Apostolo del Matto Grosso, Mons. Lasagna, era disposto ad imporsi qualsiasi
sacrifizio pur di non lasciare sfuggire questa bella occasione di far un passo di più
nell'evangelizzazione di quel selvaggi. Voi leggeste negli scorsi. mesi le industrie che i
Salesiani della Colonia Teresa Cristina mettono in opera per togliere dall’abbrutimento quelle
infelici creature che non hanno dell'uomo quasi altro che le sembianze.
La Missione della Terra del Fuoco prese in questi ultimi anni tale sviluppo, che più non
possono bastare i Missionari che vi sono addetti. Per meglio farne conoscere i bisogni Mons.
Fagnano, Prefetto Apostolico, venne egli stesso a Torino, e seppe sì bene perorare la causa
de' suoi cari Fueghini, che ottenne di ritornare con una numerosa carovana di Salesiani.
Nell'annunziarvi l'ultima spedizione di Missionarii, che fu la più numerosa dacchè le
Missioni d'America furono iniziate da D. Bosco, fu nostra cura di farvi conoscere le varie
nazioni, a cui essi erano destinati. Ben ricordate come fummo obbligati a venir in aiuto alle
Missioni già esistenti nel Messico, nell'Equatore, nel Chilì, nel Brasile, nel Perù e nella
Venezuela. Inoltre per soddisfare le ripetute domande del Presidente della Bolivia ci siamo
indotti a fondare pure due case d'arti e mestieri in quella Repubblica, una a Sucre e l'altra a La
Paz.
Voi senza fallo avete fatto le meraviglie nel leggere che a cento ascendevano i
Missionari che salparono per l'America: eppure quanto aveva ragione Mons. Costamagna
d'esclamare, nel suo discorso di addio, che tali sono i bisogni di quelle Missioni, che tutto quel
personale è come cento gocce d'acqua nell’oceano!
Opere compiute dalle Figlie di Maria Ausiliatrice nell'anno 1895.
Perché compiuta abbia a riuscire la nostra rassegna fa d' uopo qui aggiungere alcuni
cenni sulle opere che coll'aiuto di Dio le Suore di Maria Ausiliatrice poterono compiere nel
1895. Anzi tutto esse presero possesso della Casa di S. Giuseppe, non guari distante dalla
CasaMadre in Nizza Monferrato, destinata alla formazione del personale necessario negli
Istituti e nelle Missioni. A Canobbio esse accettarono la direzione dell’ospedale. Mercé la
generosità d'un benemerito Cooperatore, con un educandato estesero la cerchia delle loro
opere già esistenti in Giaveno. Fu iniziato a Trino un convitto collo scopo di istruire le
fanciulle già adulte nei varii lavori proprii d'una donna nella famiglia. A Lugagnano per opera
di quell'ottimo Parroco le Suore aprirono un Asilo d'Infanzia, l'Oratorio Festivo ed una scuola
di lavoro. Infine non vi sarà discaro di sapere che a Roma esse fondarono una scuola infantile
non molto discosta da quella che da varii anni vi mantengono i Protestanti.
Le nostre Suore di Spagna hanno pure preso la direzione d'un orfanotrofio di fanciulle
a Ecija presso Siviglia. E ciò per quel che spetta all’Europa.

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Passando ora alle Missioni, merita un cenno particolare la spedizione dell'Equatore
sotto la scorta di Mons. Costamagna che si aspetta frutti abbondanti dalla cooperazione delle
Figlie di Maria Ausiliatrice in mezzo agli Jivaros. Alcune di esse si fermeranno a Cuenca e le
altre andranno a Gualaquiza, centro del Vicariato Apostolico.
Il compianto Mons. Lasagna aprì la strada alle Figlie di M A. per entrare nel Matto
Grosso, ove fondarono due residenze a Cuyabà ed alla Colonia Teresa Cristìna. Nel Brasile
stesso inoltre aprirono le nuove case di Araras e di Lorena. Né han da passarsi sotto silenzio le
nuove fondazioni di Mendoza nell'Argentina, e quella di Puebla nel Messico.
Infine le Suore di Maria Ausiliatrice che l'anno passato si sono recate a Tunisi, avendo
dovuto ritirarsi dalla direzione dell'Orfanotrofio Regina Margherita, iniziarono un istituto di
educazione nel vicino borgo di Manouba con scuole ed Oratorio Festivo.
Fiori e Spine.
Per poco che noi ci fermiamo a considerare le vicende dell'anno che ieri sera si
precipitava in seno all'eternità, di leggieri ci convinceremo che desso fu per la nostra Pia
Associazione più d'ogni altro fecondo di avvenimenti or lieti or tristi, di gioie e di dolori, di fiori
e di spine.
Noi esultammo di santa letizia nel veder crescere ogni di più la stima e la venerazione
ond'è circondato ovunque il nome del nostro sempre dolcissimo Padre Don Bosco, che
continua a vivere nelle sue opere. Ci consolarono le felici novelle che ci pervennero da tutti i
nostri Istituti e dalle Missioni, visibilmente benedetti da Dio. Furono per noi fiori olezzanti le
numerose e, vogliamo sperarlo, ferme vocazioni che a Maria Ausiliatrice piacque regalarci Si è
per noi un ineffabile conforto il vederci attorniati, sostenuti e incoraggiati da una ognor
crescente schiera di zelanti Cooperatori che insieme con noi dividono la missione che la
Provvidenza ci ha affidata. Personalmente poi il 1895 sarà per me una data memorabile,
perché mi ricorda il mio divoto pellegrinaggio in Terra Santa. Riandando col pensiero quel
Santi Luoghi, mi si rinnovano ancora quel sentimenti di pietà che provai nel visitare Nazaret,
nel prostrarmi innanzi alla Grotta di Betlemme ed al Santo Sepolcro. Benedico il Signore che
abbia disposto che i miei figli lavorino a vantaggio della gioventù di quel paese stesso che fu
abitato e percorso dalla Sacra Famiglia, e ringrazio voi che mi aiutaste a sostenere le nostre
Case di Palestina.
Né qui dovevano aver fine i fiori; altre consolazioni doveva ancora apportarci il 1895,
poiché appena ritornato in Italia mi fu dato assistere ad un sì sublime spettacolo di fede, di
zelo e di carità, e, bisogna pur che lo dica, di simpatia verso l'umile nostra Società, che ancora
il mio cuore ne è tutto commosso e tutta ripiena la mia mente. Voi m'avete compreso,
intendo parlare del I° Congresso Salesiano. La mia penna non potrà giammai esprimere ciò
che io sento di gratitudine verso gli Em.mi Cardinali e gli Eccel.mi Arcivescovi e Vescovi che
onorarono di loro presenza le nostre assemblee, verso la dotta Bologna che ci accordò sì
generosa ospitalità, verso i Congressisti tutti, che sì generosi ed unanimi presero parte alle
nostre riunioni. La data di quel Congresso sarà scritta a caratteri d'oro nella storia della nostra
Pia Società.
Il 23 Maggio era pei Salesiani un giorno di gioia ineffabile. L’umile Società di S.
Francesco di Sales vedeva in quel giorno consacrato Vescovo uno de' suoi figli, Mons.
Costamagna, nel santuario stesso di Maria Ausiliatrice, presso cui D. Bosco, dopo averlo
accolto da fanciullo, lo aveva cresciuto alla virtù ed alla pietà e preparato alla lotta
dell'Apostolato.
La gioia che provò tutta la Famiglia Salesiana per la consacrazione di Monsignor
Costamagna doveva pure essere preceduta da una dolorosissima perdita. Alla vigilia noi
accompagnammo all'ultima dimora il nostro amatissimo D. Sala, Economo Generale della
nostra Pia Società, uno de' più laboriosi figli di D. Bosco.
In Ottobre poi, in questa medesima chiesa, ci era riservato di rimirare ai piedi di Maria
SS. Ausiliatrice lo stesso Vescovo circondato da 100 Salesiani in procinto di dar addio ai parenti
ed agli amici per recarsi a conquistare delle anime nelle lontane Americhe. E fu certamente
gran conforto pel mio cuore paterno l'aver saputo un mese dopo che tutti questi miei figli
erano giunti felicemente alla loro destinazione. Che più? Nel tempo stesso ci giungevano

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lettere che ci assicuravano che nulla avevano sofferto i Salesiani d'America durante la
rivoluzione scoppiata nel Perù, nella Colombia e nell'Equatore.
Ma con questi fiori dovevano essere intrecciate pungentissime spine; così volle Iddio
che sa trarre il bene dal male, che non cessa di amarci pur quando ci visita colle tribolazioni. La
prima spina venne a trafiggere il mio cuore mentre mi trovava in Terra Santa. Sul punto di
lasciar la nostra Casa di Beitgemal e prender le mosse per Nazaret, mi fu arrecato il tristissimo
annunzio che D. Dalmazzo era morto. La perdita d'un confratello così caro e così benemerito
della Società Salesiana mi avrebbe già profondamente addolorato anche quando la sua fosse
stata una morte placida e tranquilla: ma il sapere in qual modo egli ci fu rapito, fu questa una
ferita sì profonda al mio cuore,. da non rimarginarsi forse mai più.
Eppure chi avrebbe mai detto che nel corso del medesimo anno avremmo dovuto
ricevere una novella ancor più dolorosa? Un'altra spina pungentissima doveva essere quella
catastrofe ferroviaria che ci tolse ad un tratto Monsignor Lasagna, l'Apostolo dell'Uruguay e
del Brasile, con cinque altri Missionarii. A qual dura prova sia stato messo il mio cuore, voi lo
immaginaste, o benemeriti Cooperatori, che vi degnaste prendere sì viva parte al mio
cordoglio, e mi scriveste lettere sì delicato ed affettuose. Mi fu eziandio di grande conforto il
vedervi assistere sì numerosi e devoti ai funerali celebratisi in tutti i nostri Istituti per
implorare l'eterno riposo alle vittime di quell'orribile disastro. Deh! vogliate ancor aiutarmi
colle vostre preghiere e colle vostre. limosine a sostenere e continuare quelle Missioni e
quelle opere molteplici, che l'ardente Vescovo Missionario, di cui piangiamo la morte
repentina ed immatura, aveva sì bene cominciate ed organizzate.
Si erano appena compiuti i funerali di trigesima in suffragio di quelle vittime, quando
altra morte venne a funestare i nostri animi. Il caro confratello D. Michele Unia, l’Apostolo dei
lebbrosi di Agua de Dios, reduce dalla Colombia,. dove era scampato come per prodigio da
pericolosissima infermità, da nuovo improvviso malore ci venne rapito il 9 del p. p. Dicembre,
cambiando in un istante in acerbo dolore la gioia d' averlo riveduto tra noi quasi
perfettamente ristabilito. Anche per le condoglianze ricevute da varie parti per tale perdita vi
rendo grazie, o miei buoni Cooperatori.
E poiché è tanta la vostra bontà verso di noi da farvi considerare come vostre le nostre
pene, io prendo coraggio per farvi conoscere ancora un'altra spina, e questa si è una notevole
diminuzione di soccorsi materiali. Non è mio compito indagare qual ne sia la ragione, mi tengo
pago solamente di constatare il fatto doloroso assai, che durante l'anno 1895, diminuirono
sensibilmente le limosine, sicché a grande stento si potè provvedere alle prime necessità delle
nostre opere, che non hanno altro appoggio che la carità de' nostri Benefattori. Dio volle per
tal mezzo che più viva divenisse ogni giorno la nostra fiducia nella sua Provvidenza.
Missionari
E questa fiducia fu messa alla prova specialmente nell’ultima spedizione di Missionari.
Era urgente che essi partissero per venir in aiuto ai confratelli che con impazienza li
attendevano, e che più non reggevano al peso delle loro fatiche. Monsignor Costamagna
doveva pure affrettare il suo viaggio per poter arrivare alla sua Missione prima che
cominciassero le pioggie, che per sei mesi rendono impraticabili le vie. Intanto noi non
avevamo che una piccola parte del danaro necessario pel viaggio, ed era ancora
indispensabile provvederli d'un po' di scorta pei primi bisogni delle Missioni. Fu questo che
fece dire a Mons. Costamagna ch' ei sarebbe stato obbligato a limosinare per via.
Dopo mature riflessioni, imitando il totale abbandono nella Provvidenza, che D. Bosco
praticò durante tutta la sua vita, m'indussi a procurarmi meglio che mi fu possibile, gran parte
ad imprestito, il danaro del viaggio e lasciar partire i nostri cari Missionarii, colla promessa di
aiutarli nelle loro stesse Missioni. Essi partirono, ma rimangono tuttora i debiti contratti. Ecco
perché voi riceveste la mia ultima circolare quando già i Salesiani avevano fatto vela per
l'America. Oh! non temete, ché le vostre limosine giungeranno a tempo e saranno ben
opportune. Fin d'ora io dal fondo del cuore vi ringrazio dei soccorsi che inviaste o invierete poi
nostri Missionarii.
Coll'ascrivervi alla Pia Associazione dei Cooperatori Salesiani, voi ne avete adottate le
opere, che perciò divennero opere vostre. Si fu mercè il vostro aiuto che i figli di D. Bosco

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diedero vita ai varii loro Istituti ed alle loro Missioni, e sarà per mezzo delle vostre limosine
che essi potranno svilupparle e moltiplicarle. Se per isventura venisse a mancare la vostra
cooperazione, che cosa diverrebbero tante Opere Salesiane? Se non fosse per me troppo
ardito il servirmi dell'esempio di S. Vincenzo de' Paoli, vorrei io pure presentarvi tanti poveri
giovanetti e una folla innumerevole di neofiti dicendovi: la loro vita e la loro morte è nelle
vostre mani. Aiutatemi a salvare le anime loro. Se perciò fra i nostri benemeriti. Cooperatori,
fra le zelanti nostre Cooperatrici ve ne hanno di quelle che durante il 1895 non inviarono
offerta, vorrei pregarli di non ritardare a compiere questa carità, di cui sentiamo urgente il
bisogno.
Proposte pel 1896.
Così stando le cose, o benemeriti Cooperatori, vi sarà facile comprendere che,
malgrado tutta la nostra buona volontà, non ci verrà fatto di estendere molto il nostro campo
d'azione durante il nuovo anno. Bisognerà che noi raddoppiamo le nostre preghiere al
Padrone della messe perché mandi numerosi operai a raccoglierla, essendo
straordinariamente abbondante; così pure continueremo a supplicare la Divina Provvidenza a
venir in aiuto agli urgenti bisogni delle opere nostre. Per tal modo, se non tutte le numerose
proposte che ci vengono fatte, speriamo poter almeno accogliere le più importanti e le più
opportune.
Per tacere di quelle che riguardano l’Europa, va fatto cenno speciale della Missione del
Capo di Buona Speranza, dove con grandi istanze ci invita il R.mo Vicario Apostolico, affine di
aiutarlo alla conversione di quelle popolazioni e prenderci cara specialmente della gioventù, in
mezzo a cui fa già propaganda il protestantesimo.
Sarei lieto di poter inviare i Salesiani a fondare una Casa di arti e mestieri in Alessandria
d'Egitto, e mi gode l'animo di annunziarvi che i generosi sforzi dei zelanti Cooperatori di
quella metropoli con tutta probabilità saranno coronati da felice riuscita.
Pare egualmente che la Provvidenza ci additi un gran bene da fare in Palestina, dove
tanta gioventù ha bisogno di istruzione, e di essere avviata alle arti, ai mestieri ed
all'agricoltura. Con febbrile attività colà i protestanti, scismatici e israeliti fondano colonie,
aprono scuole e si sforzano di fare dei proseliti. È necessario sostenervi la nostra santissima
Religione con ogni sforzo e sacrificio.
Ci tendono infine le braccia varie Repubbliche dell'America pregandoci di aprire scuole
professionali pei figli del popolo.
Conclusione.
In sul finire mi sia permesso d'emettere un voto. Il Congresso Salesiano di Bologna,
come si legge nel suo programma, mirava a far conoscere più largamente lo spirito da cui fu
informato D. Bosco, a farlo viemeglio penetrare e crescere segnatamente nell'animo dei
Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane. Faccia il Signore che sia raggiunto il santo scopo di
quella solenne adunanza, che quella fiamma di zelo ardente che tutta consumò la vita di Don
Bosco, s'appigli a tutti i nostri cuori, sicché anche noi con lui gridiamo: da mihi animas.
Degnatevi unirvi meco per chiedere una grazia sì segnalata per tutti i membri della
nostra Pia Unione.
Or che più mi resta che pregare il Signore di spandere sopra di voi e sopra le vostre
famiglie le più elette benedizioni? Si compiaccia Iddio di concedervi una vita lunga, ripiena di
opere buone e coronata a suo tempo dalla morte dei giusti.
Raccomando alle vostre preghiere tutti i Salesiani, affinché possano compiere quel
bene che da loro la Provvidenza s'aspetta. Vogliate specialmente ricordarvi innanzi a Dio di
quelli che una morte immatura ci ha rapiti, di tutti i Cooperatori e le Cooperatrici defunti, e
infine di me che col più profondo rispetto e colla più viva riconoscenza mi professo
Di voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,
Torino, 1° Gennaio 1896.
Obbl.mo Servitore

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SAC. MICHELE RUA.
Maggio, a. XX n. 5
117-120 Nuova Chiesa ed Ospizio Salesiano In Novara.
[19 marzo 1896, conferenza ai Cooperatori, p. 118]
[…] D. Rua parla. La sua voce flebile s'incatena l'uditorio. La sua parola non è ornata,
nemmeno eloquente; ma il suo accento come di padre penetra i cuori. Egli si dice contento
d'aver assistito alla benedizione solenne della pietra angolare di una Chiesa Salesiana in
Novara. Gode che l'Oratorio festivo dia già buoni frutti; ma riconosce che questo sia poco pei
bisogni della nostra città.
Vi ci vuole un Ospizio; vi ci vuole una Chiesa e sorgeranno e si riempiranno di giovanetti;
allora noi pure vedremo quanto sia benefica l’opera di D. Bosco.
« D. Bosco! Questo nome riscalda l'accento dell'oratore e gli anima tutta la persona. D.
Bosco chierico; poi povero prete in cerca di giovinetti abbandonati; poi nelle strettezze della
più squallida miseria; poi sognatore di grandi ospizi; poi pazzo, ma di amor di Dio; poi
circondato dall'affetto di più migliaia di figli; poi ammirato dal mondo, sono l'argomento
interessantissimo di un discorso semplice, eletto, commovente.
« Commosse quando descrisse la primitiva Chiesa di D. Bosco: larga, immensa, con un
non mai interrotto tappeto di verdi prati, con colonne alte, esili, slanciatesi nella loro libera
vegetazione, per sostenere coll'intrecciato capitello dei loro rami l'azzurra volta del cielo.
Commosse quando disse del primo orfano, a cui D. Bosco volle essere padre; e quando egli
piccino si sentiva raccontare “ D. Bosco essere impazzito. „ Oh santa pazzia d'amor di Dio! E
commosse sopratutto al fine quando si dichiarò povero, o se pur lo vogliamo ricco, ricco ma di
povertà, ricco di debiti.
134-135 Oratorii festivi
[6 aprile, don Rua all’Oratorio di Vignale]
Dopo l’evangelo, D. Rua salì il pergamo per tenere all’affollatissimo uditorio, invitato
dal prevosto locale, una conferenza. Esordì col ricordare una passeggiata autunnale che nel
1864 avevano fatto in quel paese con D. Bosco. Passò quindi a dire che la Pia Società
Salesiana, da quell’anno a tutt' oggi aveva preso uno sviluppo precoce; tratteggiò in
brillantissimi quadri l’estendersi prima in Piemonte, poi nella Liguria, in tutta l'Italia,
nell’America e via via, accennando in particolar modo il fine di questa Pia Società, il condurre
alla fede tanti poveri indigeni dell’America, l'assistenza spirituale dei nostri connazionali che si
trovano fuori dell'Italia. Ma i Salesiani nulla potrebbero senza l’aiuto dei buoni Cooperatori e
delle Pie Cooperatrici. […]
Giugno, a. XX n. 6
143-144 La Solennità di Maria Ausiliatrice in Torino
[Conferenza ai Cooperatori, 23 maggio 1896]
[…] Egli esordi coll'invitare il numerosissimo uditorio ad inneggiare all’Ausiliatrice dei
Cristiani per le opere veramente meravigliose che compie per mezzo di umili strumenti, quali
sono i Salesiani ed i loro benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici.
E tra queste meraviglie enumerò anzitutto la nuova Missione iniziata dai figli di Don
Bosco nelle vastissime pianure di San Martin nella Colombia, in vicinanza a molte migliaia di
poveri selvaggi giacenti ancor nelle tenebre e nell'ombra di morte, dei quali parecchie
centinaia, senza essere da alcuno avvertiti dell'arrivo dei Missionari, accorsero loro incontro,
chiedendo la grazia del Santo Battesimo e consegnando loro i proprii figliuoletti.
Coll'aiuto di Maria Ausiliatrice, i Salesiani poterono assecondare i desiderii dei Boliviani.
Monsignor Costamagna condusse in quella Repubblica due drappelli di Missionari; e
presentemente La Paz e Sucre, capitale, hanno due Case Salesiane, che raccolgono ciascuna
più di ottocento giovanetti, e nell’Oratorio festivo e nelle loro Scuole interne ed esterne.

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Il Paraguay è l'unica Repubblica dell'America Meridionale che ancora non possedeva i
figli di D. Bosco; e D. Rua assicurava che a quest'ora Monsignor Costamagna s'è colà recato
per appagare pure i voti di quel Governo e di quella popolazione e realizzare così le sante
aspirazioni del compianto Mons. Lasagna in favore di quei poveri popoli.
Maria fu l'aiuto di D. Bosco e continua ad esserlo per i Salesiani. E D. Rua faceva
notare questo nello sviluppo ognor crescente di tutte le altre Missioni Salesiane dell'America,
pur di quelle lasciate a mezzo dallo sventurato Mons. Lasagna, e poi soprattutto nel modo
mirabile con cui si è potuto principiare l'Ospizio di Nazaret, patria della Madonna stessa, ove
un bravo figlio di Don Bosco, dopo varie pratiche e non pochi viaggi in cerca di elemosine, è
riuscito a comperare una piccola casetta e raccogliere una decina di fanciulli nel giorno del
Patrocinio di San Giuseppe.
Don Rua parlò ancora di un'altra Casa Salesiana da aprirsi fra qualche mese ad
Alessandria d'Egitto in favore dei nostri diletti connazionali, che in quella vasta metro poli
oltrepassano i 60000. Ma poi venne a dire che non v' è rosa senza spine e che i poveri
Salesiani in varie regioni sono sottoposti a duri cimenti. Strappò lagrime di commiserazione
quando disse che i nuovi Salesiani alla Bolivia furono bersaglio di gente malvagia che scaricò
varii colpi di moschetto nel recente Oratorio festivo, e quando li descrisse privi del necessario
sostentamento e Colpiti da grave infermità per l'insolita temperatura. Anche nell’Equatore i
Salesiani son messi a dura prova per quella rivoluzione antireligiosa scoppiata lo scorso anno
e per la quale sono già espulsi varii Ordini religiosi. Ma i più travagliati sono i Missionari della
Terra del Fuoco, circondati da parecchie centinaia di selvaggi, ai quali devono provvedere
tutto, vitto, vestiario, alloggio, mentre, stante le crisi bancarie, si trovano affatto senza mezzi.
Di qui D. Rua prendeva argomento per invocare, colle lagrime agli occhi, una duplice
carità dai Cooperatori e dalle Cooperatrici Salesiane, carità di preghiera e carità di elemosine.
[…]
Luglio, a. XX n. 7
185-190 Slancio d'amore verso Maria Ss. Ausiliatrice
[3 giugno 1896, a Verona, p. 189]
[…] Don Rua, presa la benedizione dal Vescovo, salì il pergamo e per tre quarti d'ora
parlò di Maria Ausiliatrice.
La sua parola semplice fu religiosamente ascoltata sopratutto quando venne a dire dei
rapporti che corrono fra Maria Ausiliatrice e i Salesiani; e descrisse il rapido allargarsi
dell'Opera di D. Bosco e come s'innalzò il santuario di Maria Ausiliatrice in Torino. Conchiuse
toccando di Verona in maniera particolare, dicendo che, se finora si spesero
centocinquantamila lire, è mestieri innalzare un'altra ala per accogliere nuovi giovani, per
avviarli ad arti e mestieri; nel che assicurò che non si farà concorrenza all'industria cittadina.
Per questo lavoro, ci disse, abbisognano almeno trentamila lire; ma non s'aspetterà a
cominciare quando si abbiano; no, la fabbrica si inizierà, la Madonna penserà a far venire il
denaro. La Casamadre di Torino farà quel poco che potrà, dovendo essa provvedere ai
Salesiani ormai sparsi per tutto il mondo. Si confida dunque che non verrà meno la generosità
dei Veronesi, i quali proveranno che i denari posti in mano a Maria Ausiliatrice son ben
collocati e fruttano un cospicuo interesse.
[5 giugno 1896, a Vicenza, p. 189]
Essendo la prima volta che D. Rua parlava ai Vicentini, cominciò dall'esprimere la sua
compiacenza per tante opere di carità e di zelo, che qui fioriscono a meraviglia, delle quali non
ultima è la Pia Associazione dei Cooperatori Salesiani, ricostituitasi nel 1892 e data in cura a
questo Circolo della Gioventù Cattolica.
» Fece quindi una rapida rassegna dei più recenti progressi delle Opere di D. Bosco,
specialmente in America.
» Riferì le pratiche già da tempo avviate ed ora condotte felicemente a termine colla
Società detta di S. Raffaele per la protezione dei nostri emigranti in America. I figli di D. Bosco,
col titolo di Corrispondenti Salesiani, si sono già stabiliti, come in altrettante stazioni, a S.

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Paolo del Brasile, a Buenos Aires ed a Montevideo, dove specialmente fanno capo i nostri
emigranti, che vengono accolti, giovati di consiglio e di indirizzo, e protetti contro le arti e le
insidie di ingordi speculatori, ai quali, nuovi del paese e della lingua, cascano in mano e dai
quali sono spesso sfruttati e traditi.
» Queste ed altrettali consolazioni sono da riferirsi alla visibile protezione di Maria
Ausiliatrice, tanto cara a D. Bosco e Patrona principalissima delle sue Opere; ma con esse si
mescolarono testò gravi dolori e gravi amarezze. Tra le quali non volle contare la truce fine di
Mons. Lasagna e la morte di D. Unia; ché queste, a giudicarne cristianamente, piuttosto che
perdite sono guadagni. Altre prove dovettero sostenere i Salesiani; una delle due fondazioni
della Bolivia corse gravissimo pericolo di essere annientata quasi sul nascere. Mons.
Costamagna si vide dal Governo rivoluzionario dell'Equatore chiuso l'adito alla sua Missione.
Mons. Fagnano, Prefetto Apostolico, prega ed insiste per i suoi cristiani della Terra del Fuoco,
ridotti a tale estremo da dover ritornare alla loro primitiva forma di vivere selvaggio e
vagabondo, ove manchi od anche tardi il soccorso.
» Da queste difficoltà e da altre ancora confidano i figli di D. Bosco di poter uscire,
affidati alla divina Provvidenza e sostenuti dalle preghiere e dalla carità dei molti loro amici e
benefattori.
» Terminò incaricando la pietà e la devozione a Maria Ausiliatrice, per le cui amabili
influenze la piccola pianta dell'Oratorio Salesiano, seminata da solo mezzo secolo in Torino, è
cresciuta ora in albero grande e robusto, che ha messo salde e profonde radici e stende
largamente i suoi rami in tanta parte del mondo.
Agosto, a. XX n. 8
204-205 Benedizione della Casa di Genzano
[17 giugno 1896]
[…] elettrizzarono gli animi le parole di D. Rua, il quale chiudendo l'accademia, dopo
aver ringraziato la città di Genzano, che aveva fatto sorgere come per incanto una nuova Casa
Salesiana, il Cav. Flavio Iacobini che ne ha regalata l'area, il Cav. Ing. Giacomo Cucco che la
disegnò e costrusse tanto bella e comoda, annunziava che fin dal principio di agosto i
Salesiani sarebbero andati a incominciarvi il loro lavoro.
settembre, a. XX n. 9
246-249 Oratorii festivi
[2 agosto 1896, Torino S. F. di Sales, p. 247]
[…] Chiudeva la solennità il Rev.mo Sig. D. Rua. Coll'affettuosa, paterna e sempre
dolce sua parola encomiato l'ottimo Direttore, il suo ViceDirettore, i Maestri ed i Catechisti
per il felice esito della bella festa e più per l'incremento che va prendendo l'Oratorio, esortava
tutto quel mondo di ragazzi a crescere buoni, saggi, virtuosi, frequentando sempre l'Oratorio
festivo, perché non si debbono perdere i frutti dell'educazione religiosa con tanti sacrifizi
impartita e perché le famiglie possano sempre trovare quella pace così soave ed invidiata che
solo si trova nell'unione dei cuori amanti della pietà e della virtù.
Novembre, a. XX n. 11
285-287 Il secondo congresso dei Direttori Diocesani dei Cooperatori Salesiani
[Valsalice, 23 e 24 settembre 1896]
Il Congresso fu aperto da un discorso del Sig. Don Rua, il quale, dopo aver ringraziati gli
intervenuti ed annunciata la benedizione degli Em. mi Cardinali di Verona e di Bologna, degli
Ecc. mi Arcivescovi di Torino e di Modena, dei Vescovi di Mondovì, Concordia e di altri, si
faceva a mostrare come il I° Congresso dei Direttori Diocesani tenuto nel 1893 avesse dato
ottimi risultati; cioè migliore organizzazione e diffusione dei Cooperatori per tutta Italia ed
all'estero; pubblicazione di un Manuale pratico per i Direttori e per i Decurioni, nonchè di

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Brevi Notizie sulle Opere Salesiane; aumento di tiratura del Bollettino, al quale, mentre si
regolarizzava l'edizione inglese, si aggiungevano la tedesca, tra breve la polacca, forse anche
la portoghese; fondazione di nuove Case a Gorizia, a Milano, a Ferrara, a Modena, ecc.;
Congresso Salesiano internazionale di Bologna; adunanze regionali di Cooperatori a Torino, a
Genova, a Palermo, ecc.; istituzione dei Zelatori e delle Zelatrici.
Onde a buon diritto il Sig. Don Rua si augurava che anche il secondo Congresso dei
Direttori Diocesani fosse, come il primo, fecondo di ottimi risultati.
E terminava commemorando il Rev. Don Nàccari di Chioggia e il Barone Somaruga dì
Gorizia, presenti alle adunanze del 1893 ed ora defunti.
[…]
Il Congresso fu chiuso dal Sig. Don Rua, con parole di ringraziamento e di impulso a
continuare sempre nell'amore e nella benevolenza verso de' Salesiani. E come attestato di
riconoscente gratitudine egli concedeva a tutti i Sacerdoti presenti la facoltà d'impartire agli
infermi la benedizione di Maria SS. Ausiliatrice, rinnovando ancora a tutti l'invito di voler
erigere canonicamente nelle proprie città e paesi, previa autorizzazione dell’Autorità
ecclesiastica locale, la Confraternita di Maria Ausiliatrice, aggregandola all’Arciconfraternita di
Torino, secondo il Breve di Leone XIII in data 25 febbraio 1896.
[…]
Ultimo parlò, per circa 10 minuti, ascoltatissimo, il Sig. Don Rua, che mostrò avverati a'
dì nostri i non pochi sogni profetici di Don Bosco.
Dicembre, a. XX n. 12
309 Augurii e Felicitazioni
[…] IL SAC. MICHELE RUA Superiore Generale della Pia Società di San Francesco di
Sales con tutti i suoi figli sparsi in tanti punti dell'Europa, America, Asia ed Africa Augura
Buone Feste Natalizie, Buon Fine e Miglior Principio d'Anno invocando sopra di essi in modo
speciale e sopra i loro parenti ed amici le più elette benedizioni del cielo.
Che il Signore conservi i nostri cari Cooperatori e le benemerite nostre Cooperatrici ad
multos annos, e conceda a tutti lunga e prospera vita, ripiena di meriti e coronata colla felicità
eterna! […]
310-314 Solenne Giubileo dell'oratorio di S. Francesco di Sales in Torino
[19 novembre 1896, p. 313]
[…] Alla fine il veneratissimo Signor D. Rua, salito sul palco delle declamazioni, disse
brevi parole di ringraziamento, e, dopo aver accennato ai primordii dell'Oratorio nel 1846 ed
al suo successivo sviluppo, con crescente commozione ringraziò in particolare S. E. R.ma
Mons. G. B. Correa Nery, Vescovo dello Stato dello Spirito Santo nel Brasile con sede nella
città di Vittoria, che aveva assistito a tutta la nostra Accademia. Invocò sopra l'illustre Prelato
Brasileno e sopra l'estesissima sua diocesi le più elette benedizioni di Maria Ausiliatrice, la cui
effigie egli porta riccamente scolpita sull'anello vescovile, egli assicurò che i Salesiani, nei
limiti del possibile, saranno sempre disposti a coadiuvarlo nell'alta sua missione. Poscia pregò
Mons. Correa a voler impartire a tutti i presenti la benedizione pastorale […]
1897
gennaio, a. XXI n. 1
1-6 Lettera annuale di D. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici
Salesiane
Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,

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Eccoci giunti al termine dell'anno 1896; ecco che un altro anno si è precipitato in seno
all'eternità!
Pei tempi tristissimi che corrono, chi farebbe le meraviglie, se si dicesse che per molti
infelici, i quali pur troppo non nutrono sentimenti cristiani, dei 366 giorni trascorsi più non
rimane altro che una vana rimembranza e fors'anche un pungente rimorso per quanto hanno
fatto ed hanno goduto? Ma, ne sia lode a Dio! ciò non può dirsi di alcuno fra i nostri
benemeriti Cooperatori e fra le zelanti nostre Cooperatrici. Per loro né l'anno è intieramente
scomparso, poiché rimangono i meriti del bene operato, né essi ne sentono in fondo al loro
cuore alcuna amarezza, poiché la loro coscienza li rassicura che quel tratto della loro vita fu
convenientemente e cristianamente occupato. Le fervide loro preghiere, le opere di carità e di
zelo, onde fu ricco l’anno 1896, sono state scritte a caratteri d' oro nei libri della Divina
Giustizia, la quale loro prepara quella ricompensa che ogni desiderio avanza.
E che io non vada errato basterebbe a provarlo, oltre il bene che ciascuno di voi ha
fatto in particolare o come membro di altro pie Associazioni, il dar un rapido sguardo alle
opere buone che, mercè il vostro concorso e coll'aiuto di Dio, potè compiere la Pia Società di
S. Francesco di Sales nel 1896.
Ciò mi propongo di fare insieme con voi a comune edificazione ed incoraggiamento ed
in pari tempo per renderne le dovute grazie al Signore. Ma siccome nel lavorare a pro delle
anime mai non dobbiamo arrestarci, né maí dobbiamo dire basta; così alla rassegna ben
sommaria che io mi accingo a farvi delle opere salesiane condotte a buon fine in questo anno
passato, secondo l'abitudine, farò seguire qualche proposta per l'anno venturo,
Cenni delle opere eseguite nel 1896 in Europa,
Le dolorose vicende dell’anno precedente, sebbene alternate da qualche consolazione,
le gravi perdite di personale, i debiti ond' erano gravate alcune Case salesiane, ed infine i
tempi difficili che noi traversiamo, avevano ispirata una certa qual trepidazione sull’avvenire
di varie opere che avevamo fra mano; ma la Divina Provvidenza mostrò una volta di più che le
Opere nostre sono le opere sue. Non solamente i nostri Istituti e le nostre Missioni
continuarono ad esistere, ma continuano a dare consolanti frutti per le anime. Le novelle
fondazioni non sono la sola prova della vitalità della Pia Società Salesiana e dell'attività e
generosità dei suoi Cooperatori, ma ne sono una prova ancor più convincente la
continuazione ed il sempre crescente sviluppo delle Case e Missioni già esistenti.
Se la morte aveva fatto larghe breccie fra il personale salesiano specialmente nel
Brasile e nell'Uruguay, ci venne fatto di colmarle mediante lo zelo generoso di altri Salesiani e
Missionarii. Come il sangue dei martiri fu seme di altri cristiani, così nell'umile nostra Società la
perdita di alcuni Missionarii ha suscitate altre numerose vocazioni. E non è questo per noi
lieve conforto.
Malgrado le difficoltà finanziarie, il numero dei giovanetti alle nostre cure affidati non
solamente non fu diminuito, ma si accrebbe di varie migliaia, ed a tutti il Padre nostro che è
ne' cieli, per mezzo dei caritatevoli nostri benefattori, provvide il pane di ogni giorno, i libri
egli strumenti necessari perla loro istruzione intellettuale e professionale.
Mi consola e m'inspira coraggio a progredire nelle opere intraprese il vedere da quale
spirito siate animati, benemeriti Cooperatori. Mi stan altamente fissi nel cuore e nella mente
lo zelo e la carità che io ammirai nei Direttori dei nostri Comitati, convenuti nello scorso
settembre presso la tomba di D. Bosco in Valsalice. Quell'assemblea fu veramente una eco
fedele del grandioso Congresso Salesiano di Bologna, e basterebbe da sola ad assicurarmi che
il seme gettato in quelle memorabili riunioni ha prodotto frutti abbondanti. Se si dovettero
deplorare molti vuoti fatti fra le file dei Cooperatori dalla morte, ho constatato con grande
gioia che altri ne furono inscritti, i quali promettono di emulare l'ardore e la generosità di
coloro che abbiamo perduti.
La vostra industriosa carità non si tenne paga di continuare gli Istituti già esistenti e di
dare ad alcuni di essi più grande sviluppo, ma ci venne inoltre in aiuto per fondarne degli altri.
Mi gode l'animo perciò di annunziarvi che nello scorso ottobre e novembre si potè
assumere la direzione dei Collegi di Modena, di Ferrara, ed aprire quelli di Legnago e di

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Frascati. Per attestar poi la mia gratitudine alla dotta Bologna per la cordialissima ospitalità
concessa al primo Congresso Salesiano, non volli fare più lungamente aspettar il personale
per l'apertura almeno di un Oratorio festivo in quella città, in attesa che la Provvidenza ci
mandi i mezzi di far di più. Sono ben umili i principii, ma è appunto ciò che mi fa sperare che
Iddio benedirà la nostra buona volontà ed i generosi sforzi dei Cooperatori Bolognesi. Dietro
reiterate calde istanze, i figli dì D. Bosco presero pure possesso del Collegio di Cuorgnè nel
Canavese e d'Intra sul Lago Maggiore, e cominciarono a raccogliere dei giovanetti nei giorni
festivi nell'Oratorio di Desenzano presso Verona.
Mercè l'ammirabile attività del Comitato e Sottocomitato Milanese, si poterono
continuare alacremente le costruzioni del nuovo Oratorio di S. Ambrogio. Giova sperare che
nella ventura primavera, durante le feste centenarie che si celebreranno in onore di S.
Ambrogio, ci verrà dato di occupare il nuovo fabbricato, e così soddisfare almeno ad alcune
delle molte domande che già ci furono presentate in favore di poveri giovanetti della
metropoli lombarda.
La nuova Casa Salesiana di Novara è pure omai terminata e nel corso dell'anno or ora
cominciato potrà essere abitata.
Il Bollettino Salesiano vi descriveva le feste fatte nell'Istituto di Genzano presso Roma
quando fu benedetto; ed ora son lieto di darvi la novella che già colà sono raccolti parecchi
giovani di belle speranze, che attendendo alla pietà ed allo studio si formano alla vita
salesiana. Né furono interrotti i lavori dell'Istituto di Caserta, di cui fu benedetta la pietra
angolare nello scorso mese di giugno da S. E. Rev.ma il Vescovo di quella città.
Fu poi per me e per tutta la famiglia salesiana oggetto di alta meraviglia e di dolcissima
consolazione il vedere con quanta sollecitudine siasi condotta a termine la chiesa di Maria
Ausiliatrice nella città di Chieri. Da oltre dieci anni era lamentata la mancanza di una cappella
proporzionata al gran numero di giovanette che frequentano quell'Oratorio; finalmente,
superate innumerevoli difficoltà, il 14 marzo ultimo scorso Monsignor Arcivescovo di Torino,
Davide Dei Conti Riccardi, benediceva la prima pietra della nuova chiesa, ed il giorno 8 di
novembre io potei inaugurarla quasi in ogni parte finita. I benefattori che si mostrarono sì
generosi nel cominciare e nel terminare i lavori, speriamo non vorranno lasciarci soli a portar il
peso dei debiti contratti. Si abbiano intanto i miei più sentiti ringraziamenti.
In Francia debbo far cenno particolare dell’ampliazione fattasi nella Casa di Marsiglia,
ove poco a poco s'innalzò un vasto edifizio, necessario complemento di anteriori costruzioni.
Il giorno 8 dicembre, data memorabile per la nostra Pia Società, si diè principio ad un
Oratorio festivo nell'industriosa città di Romans presso Valenza nel Delfinato.
L'Oratorio di S. Antonio da Padova in Montpellier, per la carità d'un insigne
benefattore, fu dotato d' una stupenda cappella che sarà ben tosto aperta al pubblico.
Vanno pure segnalate le fondazioni di Rueil presso Parigi, di Hechtel nel Belgio, di Bejar
in Ispagna; né infine posso passar sotto silenzio la consegna a noi fatta d'un Ospizio per
poveri giovanetti in Lisbona (Portogallo), consegna che, sollecitata ed attesa per molti anni da
quei buoni Cooperatori portoghesi, quest'anno solamente si potè effettuare.
L'istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel 1896.
Dacché il cuore di D. Bosco, così sensibile ad ogni sventura, si sentì commosso dai
pericoli gravissimi che corrono cotante inesperte fanciulle, e si arrese a quella voce che lo
invitava a far per esse, coll'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ciò che fanno i Salesiani pei
giovanetti, questi due rami della famiglia salesiana vengono per necessità ad intrecciarsi fra
loro nel campo della carità. Ecco perché nel rendervi conto di quanto fu fatto dai Salesiani,
convien pure aggiungere un cenno sulle opere delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
In Europa esse contano quest'anno una ventina di novelle fondazioni. La maggior parte
di esse sono Oratorii festivi, ove pare che il Signore abbia loro preparata un' abbondantissima
messe. Accanto all'Oratorio, e come indispensabile complemento, esse aprirono, secondo il
solito, un laboratorio, ossia scuola di lavori donneschi; ed è questo un mezzo efficacissimo per
rendere più radicato nei cuori l'insegnamento religioso, per rendere le zitelle ognor più

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affezionate all'Oratorio ed alle loro Maestre, mentre le prepara a quello stato, qualunque sia,
a cui la Provvidenza le destina. Tali sono gli Istituti aperti in Alessandria, ad Intra e altrove.
Le nostre Maestre furono chieste a dirigere sale d'Asilo e scuole in Arignano Crusinallo,
Faliceto, Fezzano e Samacata.
Esse si stimarono fortunate di poter esercitare la carità verso i poveri ammalati,
assumendo il servizio dell'Ospedale di Buttigliera d'Asti e di Toceno presso Novara.
Senza trattenermi più lungamente su varie altre fondazioni da loro fatte ancora in
Italia, in Francia ed in Ispagna, noterò solo di passaggio che anche nelle
Missioni esse hanno considerevolmente accresciuto il numero dei loro Istituti, e colla
grazia di Dio continuano a dare un valido aiuto ai Missionarii salesiani nella Patagonia, nel
Matto Grosso e nella Terra del Fuoco, compiendo pure le due fondazioni di Ouro Preto e
Ponte Nova nel Brasile, a cui erano dirette le loro sorelle rimaste vittime del disastro
ferroviario dello scorso anno.
Progressi delle Missioni salesiane!
Il sapientissimo Leone XIII nella sua Enciclica Preclara, dopo aver calorosamente
raccomandate le Missioni, termina dicendo essere il massimo de' suoi voti che il nome
sacrosanto di Gesù non tardi ad esser conosciuto e a dominare in ogni plaga dell'universo.
Similmente il nostro dolcissimo Padre D. Bosco, fin dal principio della sua carriera sacerdotale,
nell'ardente zelo ond'era divorato, proruppe in quel grido: da mihi animas; fu questo bisogno
di salvar delle anime che gli fece parere angusto l’antico mondo e lo spinse ad inviare i suoi
figli nelle lontane Missioni d'America.
Animato dalla parola del Papa, spronato dall’esempio di D. Bosco, anch' io ebbi ognora
a cuore il progresso delle nostre Missioni. Si è perciò che oltre l'invio di personale, quando le
vostre limosine me ne fornirono i mezzi, venni in soccorso alle nostre Missioni, ma
specialmente a quelle di Monsignor Fagnano, il quale si trova sovente in gravissime
strettezze, dovendo provvedere tetto, vitto e vestito a gran numero di selvaggi, specie
nell'isola Dawson e nella Missione della Candelara presso Rio Grande.
Monsignor Costamagna con edificantissime lettere ci raccontò come siansi iniziate le
Case salesiane di La Paz e di Sucre nella Bolivia. Ulteriori corrispondenze ci assicurano che colà
negli Oratorii festivi si operano veri prodigi, ascendendo fino a 1400 circa i giovanetti che li
frequentano.
Mons. Cagliero va estendendo in modo veramente consolante la sfera d'azione in
favore dei poveri indigeni della Patagonia; e quest'anno, per aderire alle vive e replicate
istanze di Monsignor Arcivescovo di Buenos Aires, si prese pure a cuore la nuova Missione
della Pampa Centrale e vi mandò tre Sacerdoti che fissarono loro dimora alla capitale General
Acha, donde però partono per apportare la buona novella con tutti i conforti di nostra santa
religione alle varie popolazioni di quel vastissimo Territorio.
A costo di gravi sacrifizi si vollero compiere almeno in parte i voti di quel non mai
abbastanza compianto Apostolo dei selvaggi che fu Mons. Lasagna, inviando un drappello di
Salesiani ad Assunzione, capitale del Paraguay.
L'Arcivescovo di Bogotà in Colombia, per lettera dapprima e poscia venendo
personalmente a Torino, ci fece caldo istanze perché inviassimo qualche altro Sacerdote in
Agua de Dios pei poveri lebbrosi, e altri Missionari ad evangelizzare i selvaggi dei Piani di San
Martin, dove in principio del 96 si stabilirono i nostri confratelli D. Ferraris e D. Briata. I nuovi
operai evangelici a quest' ora debbono essere giunti sul loro campo di azione. Dio benedica i
loro sudori e renda fecondi di frutti consolanti i patimenti che li attendono.
Altra piccola schiera di Figli di Don Bosco partì alla volta delle Missioni di Capo di Buona
Speranza, ed altri sono pronti per imbarcarsi per S. Francisco di California chiamativi dal
Vescovo per aver cura dei nostri emigrati italiani, numerosissimi in quella contrada.
Ma poiché, quali membri d'una stessa famiglia, ci sono comuni le gioie ed i dolori, dopo
aver accennati i progressi delle nostre Missioni d'America, è pur d'uopo che io aggiunga
quanto sia stato afflitto il mio cuore paterno all'annunzio della morte di D. Agosta, martire

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dell'ubbidienza, annegato traghettando il fiume Neuquen. Mi strapparono pur le lagrime le
sofferenze ed i pericoli dei Salesiani delle Case dell'Equatore nei torbidi della rivoluzione. Uno
di essi, D. Giovanni Milano, soccombette ai disagi morendo nell'Ospedale di Guayaquil.
Nello scorso gennaio vi esponeva il mio ardente desiderio di iniziare un Istituto in
favore della gioventù in Nazaret, in quella stessa città, ove il Divin Redentore passò lunghi
anni, e santificò il lavoro manuale, esercitando il mestiere di falegname. Vi giungerà ora ben
lieta la novella che il mio disegno comincia ad incarnarsi, poiché già una trentina di giovanetti
orientali furono raccolti in una casa appositamente appigionata. Quanto prima, se la carità dei
benefattori ce ne metterà in grado, prepareremo loro un'abitazione più adatta in quel terreno
che a questo scopo si è colà acquistato.
Durante il breve soggiorno che io feci in Alessandria d'Egitto recandomi in Palestina,
ne' termini più pressanti mi venne espresso, sia dal Delegato Apostolico R.` Mons. Corbelli, sia
da altri ragguardevoli personaggi italiani e francesi, il voto che colà i figli di D. Bosco
impiantassero un Istituto di arti e mestieri. Tal bisogno è sì urgente in quella cosmopolita
città, che non mi parve dovessi frapporre indugio; fu comprato un vasto terreno; già un
caritatevole ingegnere ne tracciò il disegno, e quanto prima si porrà mano al lavoro. Già si
trova sul luogo il Direttore per assistere la novella costruzione e per occuparsi intanto dei figli
dei nostri connazionali. Né vogliate credere, o miei buoni Cooperatori, che uno zelo
inconsulto ci abbia spinti a tali imprese, e che in queste due fondazioni siasi proceduto con
troppa precipitazione. A me parve invece che per tal modo i Salesiani dovessero mostrare
d'entrare nelle viste del S. P. Leone XIII, che da tre anni lavora a tutta possa per la riunione
della Chiesa Orientale. Non sarà certo cosa di lieve peso la somma necessaria per le
costruzioni e primo impianto, somma che noi attendiamo dalla Divina Provvidenza per mezzo
dei nostri caritatevoli Cooperatori e Cooperatrici.
Nell'ottobre ci venne pure affidata una Parrocchia nella città di Tunisi, dove poco dopo
si aprì anche un Oratorio pei fanciulli di varia nazionalità, ma specialmente per gl'Italiani, di cui
abbonda quella città dell'Africa.
Proposta pel nuovo anno.
L'esposizione che io vi son venuto facendo, o benemeriti Cooperatori, delle opere a cui
abbiamo posto mano durante l'anno or ora spirato, potrebbe bastare, senza che io spenda
più parole, a farvi conoscere a qual fine noi dobbiamo rivolgere i nostri sforzi ed i nostri
pensieri nel corso di quest'anno; tuttavia devo segnalarvi la somma necessità di una nuova
chiesa in Firenze nella via Aretina. Dietro le calde esortazioni dell'Emm° Arcivescovo il Card.
Bausa, vi ci accingiamo nel terreno del nostro Istituto lungo detta via, e già si sono
incominciati gli scavi. Le fondazioni di Nazaret e di Alessandria d'Egitto sono di tale
importanza esse sole, da meritare tutta la nostra attività. Per continuare a vivere vi tendono
pur le mani, implorando il vostro soccorso, quegli Istituti Salesiani che non hanno altro
sostegno che la carità delle anime buone, ed io ve li raccomando in modo speciale. Ma
sebbene io affidi alla vostra generosità queste opere già incominciate, non v'incresca, o
benemeriti Cooperatori, che io vi faccia ancora una proposta, ossia vi trattenga ancor un
istante intorno ad un'opera, la cui organizzazione sarà feconda di consolantissimi frutti;
intendo richiamare alla vostra memoria l'Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice per le vocazioni
allo stato ecclesiastico.
Per chi ha fede com'è possibile non sentirsi straziare il cuore, pensando che oltre due
terzi del genere umano gemono ancora nelle tenebre dell'ignoranza e dell'errore e per nulla
conoscono quanto Gesù Cristo fece per la redenzione delle anime? E come mai ritenere le
lagrime, se si riflette sul numero immenso di coloro che si perdono ne' paesi stessi, ove la vera
religione è conosciuta? Si è questo che strappa soventi volte al nostro labbro il lamento:
messis quidem multa, operarii autem pauci, e ci fa desiderare che, anche a prezzo di gravi
sacrifici, il numero dei buoni e zelanti sacerdoti vada ognor crescendo, come crescono i
bisogni delle anime. E se mai venisse ad essere meno ardente questa brama nei nostri cuori,
ben varrebbe ad attizzarla di nuovo quel grido di S. Francesco Zaverio, che ad ogni piè
sospinto ci ripetono per lettere ed a voce tanti Vescovi, tante città e gli stessi nostri
Missionarii: mandateci operai evangelici in aiuto.

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Il nostro amatissimo D. Bosco, al cui zelo nulla sfuggiva che potesse procurare la gloria
di Dio e la salvezza delle anime, ben convinto, al pari di S. Vincenzo de' Paoli, che non si può
far opera migliore che contribuire a far un prete, indirizzò dapprima sulla strada dei santuario
un grandissimo numero di giovanetti; poscia egli ebbe un'idea, che, come s'esprimeva il
Cardinal Alimonda, fu tutta sua. Egli trovò modo di facilitare la via allo stato ecclesiastico o
religioso a quei giovani stessi, i quali, già alquanto avanzati negli anni, sempre avevano
conservati i germi della vocazione, ma pel servizio militare, per difficoltà in famiglia o infine
per mancanza di mezzi non avevano potuto seguirla. È questo lo scopo dell'Opera dei Figli di
Maria Ausiliatrice, affidata particolarmente ai membri d'un'Associazione creata a bella posta,
approvata da Pio IX il 19 maggio 1876 e da lui pure arricchita di numerosissime indulgenze. Le
speranze che D. Bosco aveva riposte nella sua Opera dei Figli di Maria non dovevano andar
fallite, poiché erano corroborate dall'esempio di grandi Santi. Non erano diffatto allievi di tali
scuole un Ignazio di Lojola, un Camillo de' Lellis, ed altri che erano venuti tardi alla scuola,
come schernendolo dicevano a quest'ultimo i suoi giovani condiscepoli, ma erano poi giunti
presto a far il bene?
Il nostro Fondatore ebbe la fortuna di vedere, prima di partire per l'eternità, i frutti
delle scuole dei Figli di Maria, da lui istituite; e noi ne avemmo testè un esempio nel generoso
Apostolo dei lebbrosi D. Michele Unia, che era uscito appunto dalle nostre scuole dei Figli di
Maria.
Iddio, ricco in misericordia, in podestà, del quale sono i tempi ed i momenti, ha forse
disposto che sia questa l'ora opportuna per lo sviluppo di quest'Opera; forse le ha riserbate
grazie speciali di salute. Pare egualmente che Maria Ausiliatrice riserbi favori speciali per
coloro che se ne fanno promotori. Com'è afflitto il nostro cuore, quando, per mancanza di
mezzi, non ci vien fatto di accogliere le domande, che ci sono presentate per i Figli di Maria!
Tale angoscia ci sarebbe evitata, e noi vedremmo ben più numerosi nei nostri Istituti quegli
aspiranti al sacerdozio, se molte anime buone volessero farsi Oblatori, Corrispondenti,
Benefattori dei Figli di Maria Ausiliatrice, secondo il programma che D. Bosco stesso ne ha
compilato.
Sarà cura dei Redattori del Bollettino il tracciar le norme, con cui raccogliere le offerte
destinate a sostenere questa categoria di giovani, sui quali si fondano così belle speranze
della Chiesa e della stessa civile società; perciò mi tengo pago per ora di questi cenni
d'un'Opera cotanto cara al cuore di D. Bosco. Spero che queste mie poche parole cadranno
sopra un terreno ben preparato, e che la vostra benevolenza ed il vostro appoggio non ci
verranno meno. I Salesiani per istruire questi Figli di Maria Ausiliatrice spendono il loro
ingegno, il loro cuore, le loro persone; voi date generosamente l'obolo della carità.
Non so porre termine a questa lettera senza rivolgere al Sacratissimo Cuore di Gesù
una calda preghiera, perché renda ognor più stretta ed operosa quell'unione che già esiste fra
i Figli di D. Bosco ed i loro Cooperatori, quell'unione di mente e di cuore, la cui soavità ci fa
passare ore sì liete e felici allorquando possiamo trovarci insieme riuniti.
Anche a costo di ripetervi ciò che già mille volte vi scrissi, sento il dovere di assicurarvi
che, nelle nostre pratiche di pietà, ogni giorno preghiamo Maria SS. Ausiliatrice, perché vi
tenga ognora sotto la sua potente protezione, vi colmi d'ogni grazia spirituale, difenda voi e le
vostre famiglie da ogni infortunio e vi prepari in cielo una degna ricompensa del bene che voi
fate alle nostre Missioni ed ai nostri Istituti.
Col più profondo rispetto e colla più viva riconoscenza mi professo
Di Voi, benemeriti Cooperatori e pie Cooperatrici,
Torino, il 1° Gennaio 1897.
Obbl.m° Servo ed Amico in G. C.
SAC. MICHELE RUA.
26-27 Notizie varie
[7 novembre 1896, benedizione della Chiesa di Maria Ausiliatrice in Chieri]

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In soli otto mesi di tempo la città di Chieri vide sorgere come per incanto questa nuova
chiesa ad onore di Maria SS. Ausiliatrice. Al 15 marzo dell'anno scorso S. Ecc. Rev.ma Mons.
Arcivescovo di Torino con tutta la solennità del rito ne poneva la pietra fondamentale; al
[…] poscia D. Rua rivolse agli astanti calde ed affettuose parole, rifacendo la storia
dell'Oratorio di Chieri dal giorno in cui il benemerito Sig. Bertinetti colla propria consorte
decise chiamare il venerato D. Bosco erede delle sue sostanze.
Esortò ad esser costanti nell'aiutare i Salesiani, ricordando che ottima maniera
d'impiegare il danaro è impiegarlo a favore della gioventù. […]
Marzo, a. XXI n. 3
59-60 Esposizione delle Missioni Cattoliche nel 1898 in Torino.
[Circolare ai Direttori delle Missioni, cfr. copia in ASC A4570240]
Torino, 16 Novembre 1896.
Carissimo Direttore,
Sotto la Presidenza del nostro veneratissimo Arcivescovo e benedetta dal S. Padre si
sta preparando qui in Torino una solenne Esposizione Cattolica per l'anno 1898, alla quale
sono invitate a prendere principalissima parte le Missioni. La nostra Pia Società, che coll’aiuto
di Dio ha potuto nel breve spazio di venti anni portare l'opera sua a benefizio di tanti popoli
dell'Asia, dell'Africa e specialmente dell'America, non può e non deve mancare di
accondiscendere all'invito. E pertanto mio vivissimo desiderio che ciascun Direttore delle Case
di Missione si occupi nell'anno 1897 a preparare oggetti da spedire alla sopra accennata
Esposizione secondo il programma che sarà mandato. Per le spese che occorreranno, il
benemerito Comitato costituitosi all'uopo ha promesso di venirci generosamente in aiuto.
Non sono una vana pompa queste Cattoliche Esposizioni; ma un saggio di quello che
fanno i generosi Missionari a pro dei fratelli sepolti nella barbarie e nell'ignoranza ed un invito
ai buoni a sostenerli nella pia impresa. Anche il nostro indimenticabile Fondatore e Padre
incoraggiava sì fatte mostre, affinché si potesse conoscere il frutto della Carità dei benemeriti
Cooperatori. Omnia ad maiorem Dei gloriam!
Il Signore benedica le opere tue e di cotesti carissimi Confratelli, e la Vergine
Ausiliatrice vi sia di conforto nelle lotte e nelle difficoltà che dovete incontrare per allargare il
Regno di Dio.
Prega pel tuo
Aff.m° in G. C. Sac. MICHELE RUA.
NB. Per tutto quello che riguarda alla Esposizione Cattolica, corrispondenze, spedizioni
ecc. ti indirizzerai al Sac. Celestino Durando, che fu nominato membro del Sotto Comitato per
le Missioni. Dal medesimo potrai sempre avere tutte le opportune istruzioni.
Aprile, a. XXI n. 4
84-86 L'imminente inaugurazione dell'istituto S. Ambrogio in Milano
[Al Sac. Pasquale Morganti, direttore diocesano dei Cooperatori milanesi, p. 86]
Benemeriti Cooperatori e Buone Cooperatrici,
Ho letto quanto qui sopra scrive il zelante Direttore Diocesano dei Cooperatori Milanesi
e non posso trattenermi dall’aggiungere anch'io qualche parola. Ho visitato poc'anzi il nuovo
fabbricato erettosi pei Salesiani in Milano, e son rimasto altamente maravigliato e soddisfatto
nel vederlo così presto e così bene condotto quasi a termine; ne ringraziai in cuor mio il
Signore pregandolo a ricompensare largamente colla rugiada delle sue grazie i generosi
Oblatori, e non tralasciai di esprimere i sentimenti della mia riconoscenza anche all'eletta di
Signori e Signore del Comitato e Sotto Comitato che si trovarono presenti in quella
circostanza, come pure alla dimane nella riunione che ebbe luogo nell'Oratorio di Via
Commenda. Sento tuttavia il bisogno di manifestare a tutti in generale gli Oblatori la viva

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gratitudine che noi Salesiani proviamo per chi si mostra generoso ad aiutarci nelle opere a
favore della povera gioventù. Si abbiano tutti i nostri più cordiali ringraziamenti.
Siccome poi, come dice il Presidente dei due Comitati, restano ancora a pagarsi molti
debiti ed a compiersi i lavori, non vengano meno i Milanesi ed i Lombardi specialmente
nell’ardore della loro carità, giacché a vantaggio dei figli del popolo di Milano e di tutta la
Lombardia s'innalza il nuovo Istituto di Sant'Ambrogio.
Il Santo Patrono, cui è dedicato e che tanto s'interessava della gioventù, non mancherà
certo d'implorare su tutti i Benefattori le più elette benedizioni.
Sac. MICHELE RUA.
86-90 Collocamento della prima pietra dell'Istituto Salesiano in Bologna
[21 febbraio 1897, conferenza di Don Rua (da L’Avvenire), p. 86]
« Trovasi nella Sacra Scrittura un testo che deve essere da noi tenuto in grande
considerazione: Adolescens iuxta viam suam, etiam cum senuerit, non recedet ab ea. Di più,
nel Vangelo odierno si legge la parabola insegnata dal Divin Salvatore alle turbe, quella cioè
del seminatore che gittó il seme parte sulla strada, parte sulle pietre, parte sulle spine e non
portò frutto: lo gettò sul terreno fertile e produsse frutti buoni ed abbondanti.
» Qual è questo terreno così fertile, così atto a produrre frutti tanto abbondanti? È il
cuore dei giovani, il cuore dei fanciulli, terreno che si lascia coltivare come si vuole, e che ove
venga seminato bene, produrrà frutti abbondanti di bontà e di virtù, se male invece, pur
troppo non darà che triboli e spine.
» Io debbo anzitutto, o miei cari Bolognesi, indirizzare a voi i miei complimenti ed in
pari tempo i miei ringraziamenti, poiché vedo che a Bologna si sa stimare la gioventù e si vuol
gettare in questo terreno fertile il buon seme. Non sono ancora trascorsi due anni, dacchè la
gentile Bologna diede ospitalità ai Salesiani in occasione del 1° Congresso dei Cooperatori. In
quella circostanza rimasi altamente commosso nel vedere le simpatie di cui eravamo oggetto,
le premure spese per organizzare con tanta sapienza, sagacia e previdenza quel Congresso,
che riuscì un vero trionfo sia per l'ordine che sempre regnò nelle sue sedute, come per la
serietà ed il contegno di quanti vi presero parte e dell'intera cittadinanza. In quella
circostanza, commosso da tanta bontà, io presi l'impegno di venir presto a Bologna, per
realizzare qualche cosa a beneficio di questa gioventù, presi l'impegno di mandar presto i miei
fratelli.
» Ora sono passati due anni e già si è aperto un Oratorio festivo, ove si raccolgono i
fanciulli in numero grande. L'ho visitato stamane, e ne sono rimasto consolato e ne ho
ringraziato Iddio.
» Domani poi avrà luogo la posa della prima pietra del nuovo Istituto, e questo non sarà
che il germe che dovrà svilupparsi in seguito e fruttificare grandemente. La colletta che si farà
alla fine di questa conferenza andrà tutta devoluta a quest'opera; ed io confido che la vostra
generosità darà animo ai promotori a procedere in fretta alla novella costruzione, in guisa da
poter installarvi quanto prima una bella e numerosa schiera di giovanetti.
» Dopo questo felicissimo esordio, Don Rua si addentrò nell'argomento.
» Disse che, mentre nei tempi antichi l'uffizio dell'educazione della gioventù era
reputato gravoso, quasi una dannazione, nella Chiesa cattolica invece i grandi Santi furono
tutti grandi educatori della gioventù.
» L'oratore rammentò S. Girolamo Emiliani, S. Filippo Neri, S. Giuseppe Calasanzio, S.
Ignazio, il B. La Salle e da ultimo nel secolo nostro l’immortale D. Bosco suscitato da Dio a
salvezza della gioventù.
» E qui D. Rua si fermò a narrare alcuni tratti della vita di D. Bosco, ricordando un sogno
meraviglioso che egli ebbe tenero fanciullo ed il cui significato comprese soltanto più tardi.
» Illustrò il sistema tenuto da Don Bosco nella educazione della gioventù, narrando
alcuni episodii del più grande interesse, e ricordando che il segreto dei suoi trionfi consisteva

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nella educazione del cuore, congiunta al rinvigorimento delle forze del corpo mediante i
giuochi ginnastici.
» Conchiuse constatando come l'Opera Salesiana continui a prosperare
prodigiosamente, in guisa che tutti debbono convenire che essa è opera voluta da Dio, il quale
largisce i suoi doni per mezzo di Maria Ausiliatrice. Spera che il nuovo Istituto, che si
inaugurerà all'indomani, abbia da riuscire di decoro alla città, anzi si dice persuaso che
produrrà frutti abbondantissimi non solo per Bologna, ma pel mondo intero, e però i
Bolognesi vorranno essere larghi, certi che Iddio non si terrà verso di essi debitore di
generosità. […]
[22 febbraio, alla costituzione del Comitato femminile, p. 89]
[…] prese pel primo la parola D. Rua. Dopo aver accennato alla parte importantissima
che sempre ebbe la donna in ogni impresa ed anche in quelle di Don Bosco, e dopo aver
ringraziate le Signore Bolognesi per quanto han fatto per D. Bosco medesimo vivente e
ultimamente pel I. Congresso Salesiano, loro manifestò il bisogno che si sente ora
specialmente dell'opera loro per condurre a buon punto e presto l'Istituto incominciato.
Giugno, a. XXI n. 6
146-148 Solenne inaugurazione dell'istituto Sant'Ambrogio in Milano
[15 aprile 1896, p. 148]
[…] È il turno ormai del Rev.mo Sig. D. Rua, la cui parola senza frondi, esatta, corretta e
condensata scende al cuore. Egli, ammirata la bontà dei Milanesi verso i Salesiani, promette
che questi ne li ricambieranno colle preghiere e collo zelo nel curarne la gioventù, e termina
pregando che si continui a soccorrere quest'Opera tanto bisognosa. […]
luglio, a. XXI n. 7
161-167 Trionfi di Maria Ausiliatrice
[22 maggio, a Torino, p. 162]
[…] Con accento commosso, parla per circa un'ora del compianto Arcivescovo,
tessendo, con l'elogio delle sue preclare virtù, quello dei benefizì verso le Opere Salesiane. Gli
episodii, le dimostrazioni dì affetto verso i figli di D. Bosco sono ritratte al vivo da D. Rua, che
riesce a commuovere.
Dovere di riconoscenza impone ai Salesiani di implorare il premio delle anime elette a
Mons. Riccardi; e D. Rua termina invitando i Cooperatori e le Cooperatrici ad unire i loro
suffragi a quelli dei Salesiani e dei loro giovanetti.
Agosto, a. XXI n. 8
193-194 Gli Antichi Allievi di D. Bosco
[parole agli exallievi]
[…] D. Rua con affetto di padre, li ringraziava dello stupendo dono e delle ottime
disposizioni manifestate a nome di tutti dall'oratore. E per attestare loro il suo pieno
gradimento, auguravasi di vedersi circondato da maggior numero all'agape fraterna, che
stabiliva pei giorni 18 e 22 dell'ora scorso luglio.
[…]
A tutti rispondeva D. Rua, con accento commosso, congratulandosi del felice esito
sortito da questa annuale dimostrazione e augurando di potersi trovare ancor per molti anni
circondato da sì buoni e cari amici.

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Novembre, a. XXI n. 11
279-282 Le feste salesiane per la benedizione ed inaugurazione della nuova
Chiesa ed Istituto in Novara.
[9 ottobre 1896, conferenza ai Cooperatori, p. 281]
[…] Don Rua disse appunto questo, che cosa ha egli fatto della beneficenza della
Signora Pisani in Novara, e che cosa fa nelle altre città delle beneficenze che altre pie persone
affidano alle sue mani.
1898
gennaio, a. XXII n. 1
1-7 Lettera del Sac. Michele Rua ai Cooperatori Salesiani
Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici
IL tempo che corre con vertiginosa prestezza e cui nulla mai può arrestare, ci condusse
al termine di un anno ed al principio di un altro. Per la bontà del Signore che si degnò
conservarci in vita, noi cominciamo da quest'oggi a contare un anno di più.
Il principiare questo periodo di tempo che noi chiamiamo anno, le svariate e fortunose
vicende, a cui durante esso andranno incontro i nostri Istituti e le nostre Missioni, il bene che
coll'aiuto di Dio si potrà fare, gli ostacoli che si troveranno sul nostro sentiero, son questi per
me argomenti di seni riflessi e di profonde emozioni. Qual meraviglia pertanto, se io sento
imperioso bisogno di esporvi, come si farebbe fra i membri d'una stessa famiglia, queste
considerazioni, e di mettervi a parte delle mie consolazioni e delle mie pene, delle mie
speranze e de' miei timori, delle opere compiute e di quelle che si vorrebbero compiere alla
maggior gloria di Dio ed a bene delle anime?
D'altro lato poi mi è noto per esperienza, con quanta bontà e con quanto interesse i
cari nostri Cooperatori e le ottime nostre Cooperatrici leggano questa lettera, che io soglio
inviar loro periodicamente ogni anno al 1° di gennaio, nella quale loro rendo conto dello stato
delle Opere Salesiane, e con quale edificante impegno accolgano quelle proposte che loro
vado facendo. Volentieri perciò io mi accingo a fare la rassegna delle opere nostre, sicuro che i
risultati ottenuti colla grazia del Signore e coi comuni nostri sforzi saranno, come ai Salesiani,
così ai loro Cooperatori un eccitamento a sempre maggiore slancio per lavorare nel vastissimo
campo della carità cristiana.
Ampliazioni di Case già esistenti.
In fronte al nostro Bollettino Salesiano, fin dalle prime volte che vide la luce, D. Bosco
aveva scritto di proprio pugno quelle parole del Santo Vangelo: messis quidem multa, la
messe è molta ed abbondante. Se era intendimento del nostro veneratissimo Fondatore
applicare queste parole divine in modo speciale alle Missioni, noi vediamo ch'esse debbono
pure ripetersi rispetto ad ogni impresa riguardante la salvezza delle anime, che la Divina
Provvidenza ci mette tra mano. Dai nostri carissimi Confratelli Missionarii ci giungono ogni
giorno pressanti suppliche, perché loro siano inviati degli aiuti: per quanto siano numerosi, gli
Operai Evangelici colà sono sempre impari al bisogno; da ogni paese, ove sia penetrato il none
di D. Bosco, ci vengono insistenti richieste per novelle fondazioni salesiane; dobbiamo dire in
pari tempo che la messe è cresciuta a dismisura ne' luoghi stessi, ove già sono s6rte, per la
carità dei Cooperatori, delle Case Salesiane, sicché ogni dì più vasta diviene la loro sfera
d'azione, donde nasce la necessità di ampliazioni.
Fra gli Istituti che si dovettero ampliare durante l'anno 1897, meritano particolar
menzione quelli, ove i giovani, che ne hanno la vocazione, si formano nello studio e nella pietà
alla vita salesiana. Nella Casa della Natività di Maria SS. in Ivrea, si vide necessario dar
maggiore sviluppo alla incipiente Colonia Agricola ed alla sua scuola teoricopratica; a tal fine
si dovette estenderne i confini coll'acquisto d'un vasto terreno e d'una abitazione adiacente.
In Foglizzo fu assolutamente necessario dar principio ad un assai grande fabbricato, per

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impedire che la ristrettezza del locale nuocesse alla sanità dei nostri Chierici. Era pure voto
comune di tutti che la Casa di S. Benigno possedesse alfine una Cappella meno indegna della
maestà di quel Dio che si degna dimorare ne' nostri tabernacoli, un po' più vasta ed arieggiata,
corrispondente al numero di giovani che colà sogliono fare le loro pratiche di pietà. Questo
voto è ora compiuto; la Casa di S. Benigno possiede ora una bellissima Cappella, e giova
sperare che molto abbia ad avvantaggiarsene la pietà di quei cari giovanotti, che colà si
preparano a divenire abili maestri e guide sicure a tanti artigianelli nel lavoro e nella virtù.
Non è da passar sotto silenzio la felicissima trasformazione del nostro Collegio di Lanzo
Torinese, ove mediante la compra e la riattazione di un locale attiguo, antico convento, si
potè preparare il posto a più gran numero di alunni.
Più che ingrandimento si potrebbe chiamare novella fondazione quella che ebbe luogo
nella città di Novara. Come vi è noto, miei buoni Cooperatori, esisteva da quattro anni in
quella città un Oratorio festivo, dovuto allo zelo ed alla carità del non mai abbastanza
compianto Mons. Riccardi e del suo degno successore a Novara Monsignor Edoardo Pulciano.
La generosità dei Cooperatori, e specialmente di una caritatevole Signora, cui la morte ci rapì
troppo presto, ci aiutarono a far sorgere in quella città un Istituto Salesiano, che, benedetto
nello scorso ottobre, speriamo sarà porto di salute per un gran numero di giovanetti di quella
regione.
Anche l'Oratorio del Sacro Cuore di Gesù in Bologna ha fatto grandi progressi, in modo
da rendere, io spero, consolate quelle molte anime pie ed accese di zelo per la gioventù, che si
degnarono di adottare come loro propria l'Opera di D. Bosco, stabilita nella loro città. Sono sì
numerosi i giovanetti che frequentano l'Oratorio, che omai ci è forza pensare a fondarne un
secondo. Ma non bastò ai Bolognesi quest'Opera domenicale; si sta ora fabbricando un
Ospizio, ove nel corso dell'anno or ora incominciato si potranno iniziare scuole e laboratorii a
favore di tanta povera gioventù. Non ignoro quanto siano gravi i sacrifizi che s'impongono i
nostri benefattori di Bologna, per condurre a buon fine l'edifizio che hanno incominciato; ma
certamente non verrà loro meno il coraggio, spronati come sono dall'esempio e dalla parola sì
efficace del loro Eminentissimo Cardinale Arcivescovo.
I nostri buoni Cooperatori avranno letto con gioia l'inaugurazione solenne dell'Istituto
S. Ambrogio in Milano. Essa fu un episodio delle splendidissime Feste Ambrosiane. Sebbene io
l'abbia già fatto a viva voce, pure debbo ancora in questa lettera dire una parola di
ringraziamento a Sua Eminenza il Cardinal Ferrari ed a tutti gli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi
che in tale occasione vollero, colla loro presenza e con parole piene di bontà, ispirarci forza e
coraggio per continuare l'opera intrapresa. Ed i loro incoraggiamenti ci torneranno veramente
opportuni, poiché malgrado gli sforzi e la tenacità di proposito del Comitato e del Sotto
comitato Milanese, cotanto benemeriti verso i Salesiani per raccogliere offerte, rimangono
tuttora molte migliaia di lire a pagare. Noi preghiamo la Divina Provvidenza, rappresentata da
tanti nostri benefattori milanesi, a volerci venire in aiuto per soddisfare i pazienti nostri
creditori.
A Tournay nel Belgio, divenuto affatto insufficiente il fabbricato dell’Istituto S. Carlo, si
dovettero intraprendere nuove costruzioni, per dar luogo alle molto dimande di poveri
giovanetti che ci vengono con calde istanze raccomandati. Lo stesso dovettesi pur fare con
più vaste proporzioni nella città di Liegi.
Fondazioni Salesiane dell'anno 1897.
Il timore di vederci crescere intorno una generazione priva dell'inestimabile beneficio
della fede cattolica, il desiderio di paralizzare, per quanto torni possibile, le mire degli empi,
che vorrebbero bandire dalla incute della gioventù l'idea d'un Dio e d'una eternità,
suggeriscono a molti Vescovi e Sacerdoti ed a pii secolari il pensiero di associare i Figli di D.
Bosco ai loro lodevoli sforzii ed alle loro sollecitudini per operare il bene. Di qui quelle
numerosissime proposte che ad ogni momento ci vengono fatte, di aprir qua e là novelle Case
Salesiane. La penuria di personale ci costringe a rispondere ogni anno negativamente a molti,
i cui voti pure noi ci terremo felici di poter soddisfare. Tuttavia, per non mancar di parola a
promesse date precedentemente e per venir in soccorso alle più urgenti necessità, si sono
iniziate varie Opere, che io vi accennerò di volo.

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Ad Alessandria di Piemonte si è aperto un Oratorio festivo in un locale, che, con zelo e
perseveranza superiore ad ogni elogio, ci preparò un Comitato di benemeriti Cooperatori.
Voglia il Signore che questa Casa Salesiana, cominciata modestamente, come era solito D.
Bosco, abbia a produrre quel bene che i benefattori si aspettano dai Figli di D. Bosco.
Fu pure affidata ai Salesiani la direzione d'un Oratorio festivo ed il servizio d'una
pubblica Chiesa in Pavia. Il giorno d'Ognissanti quello zelantissimo Vescovo degnavasi di
presentare i Salesiani colà giunti alla devota popolazione. Sappiamo che anche a Pavia la
messe è quanto mai abbondante.
La Casa di Caserta è a buon punto, la Cappella aperta al pubblico è funzionate e
l'Oratorio festivo è organizzato, mentre alcune classi elementari cominciano accogliere buon
numero di giovanetti esterni.
Prendemmo pure possesso di nuovi Istituti a Pisa, a Sondrio, a Jesi. La Sicilia possiede
ora due Istituti Salésiani di più, l'uno a Pedara alle falde dell'Etna, destinato ai Figli di Maria SS.
Ausiliatrice, e l'altro a Terranova, ove i nostri Confratelli dirigono un Ginnasio ed un Liceo
Municipale.
Passando alla Francia, sebbene il nostro personale sia anche colà assai disturbato dal
servizio militare, pure ci venne fatto di aprire una Scuola Agricola in LonsleSaunier, nella
diocesi di SaintClaude; un'altra nella diocesi di La Rochelle, in SaintGenisdeSaintonge; una
terza a Etagnac, diocesi d'Angoulême; e due Istituti per le vocazioni degli adulti allo stato
ecclesiastico a Tolone ed a Rueil non guari lungi da Parigi.
Anche nella Spagna fu molto accresciuto il numero degli Istituti Salesiani, avendo
aperto nell'anno testè decorso l'Asilo di S. Bartolomeo a Malaga, le Scuole del SS. Sacramento
a Carmona, l'Oratorio di S. Paolino da Nola a Bilbao (Baracaldo), l'Oratorio Salesiano a Ecija, e
L'Oratorio S. Benito a Siviglia.
Una nuova Casa fu aperta in Portogallo; un'altra in Inghilterra, non lungi da Londra; ed
una terza nella Svizzera tedesca nella città di Muri per arti, mestieri ed agricoltura.
Questi brevi cenni, per tacere di altre cose di minor importanza, bastino a far
conoscere quanto abbondi la messe nel nostro campo, ed a convincervi come quasi non ci
venga fatto d'arrestarci sul nostro cammino, tanto è potente la voce che ci grida ad ogni
istante: Avanti, Avanti sempre!!
Nuove opere delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Se i limiti d'una lettera me lo consentissero, vorrei in quest'anno parlarvi pure un po'
ampiamente delle opere promosse dalle Figlie di Maria Ausiliatrice. Sarebbe invero
opportuno, nella ricorrenza del loro primo Giubileo, confrontare l'attuale loro sviluppo cogli
umili principi dell'Istituto or sono 25 anni in Mornese. Sarebbe facile rilevare come Iddio abbia
benedetto questa seconda opera del cuore apostolico di D. Bosco come quella dei Salesiani.
Ma pur troppo debbo contentarmi di raccomandare alla vostra benevolenza quelle opere,
dandovi un cenno succinto dello sviluppo che si ebbe nell'anno che spira.
In Italia, oltre al progressivo aumento delle singole Case e delle particolari opere di
ciascheduna, furono nove le nuove Case aperte. Sei sono Asili d'Infanzia con Scuole Comunali
ed Oratori festivi per fanciulle. Tali Case sono quelle di S. Marzano Oliveto, di Trofarello, di
Diano d'Alba, di Berceto, di Cavaglio d'Agogna e di Mornese. Quest'ultima fu aperta con
singolare soddisfazione del mio cuore, perché per essa le Figlie di Maria Ausiliatrice ritornano
nell'anno giubilare colà, dove il loro Istituto ebbe la culla. A Conegliano Veneto, alle istanze e
coll'aiuto di un Comitato di Signore Cooperatrici, con a capo lo zelantissimo Clero della città,
venne fondato un Convitto con scuole per fanciulle, una Scuola di lavoro ed un Oratorio
festivo. In Giaveno si aprì un Convitto sotto l'invocazione di Maria SS. Addolorata per quelle
Signore che, non avendo più cura di famiglia, desiderano fare una vita quieta, pia e divota.
Finalmente a Campione sul Lago di Garda le Figlie di Maria; Ausiliatrice furono chiamate a
prendersi cura dell'assistenza morale delle numerosissime operaie addette allo stabilimento
industriale Feltrinelli.
Un notevole sviluppo si ebbe eziandio nella Francia e nella Spagna. L'aumento delle
alunne e delle altre persone convittrici nella Casa centrale di S. Margherita presso Marsiglia

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creò il bisogno di ampliare l'edificio e di erigere una Cappella assai capace per le persone di
casa e per il vicinato. È questa un'opera che essendo di assoluta necessità si rapporta in anodo
singolare alla gloria di Dio, per il che in singolare maniera la raccomando alla vostra carità. A
Guines, oltre all'Orfanotrofio già esistente, si vide opportuno assecondare il consiglio di
persone zelanti del bene della città e si apri una scuola d'infanzia. Nella Charente, a Etagnac,
nella diocesi d'Angoulème, le Figlie di Maria Ausiliatrice nello scorso mese presero la direzione
d'un incipiente Orfanotrofio per fanciulle di condizione agricola.
A Barcellona nella Spagna si potè finalmente attuare un'opera per le povere fanciulle in
un sobborgo di quella città particolarmente bisognoso. Le notizie che di colà mi giungono
sono tali da consolare veramente chi si preoccupa del bene pubblico. Altra opera simile
venne iniziata da circa un mese nella importante città di Jerès.
Quanto poi alle Missioni, il Bollettino a suo tempo vi annunziò anche la partenza di un
numeroso drappello di Suore. Alcune si recarono in Terra Santa, altre in Tunisia, altre
nell'Algeria per completare il personale richiesto dalle singole Missioni. Per l'America del Sud
ne partirono testè 22, delle quali 10 si recarono nel Brasile, dove era necessario il loro aiuto per
ragione della fondazione delle Case di Ouro Preto e Ponte Nova, per aprire le quali era in
viaggio Monsignor Lasagna compagni quando furono vittime dell'immane catastrofe; altre
andarono a recar rinforzo alle sorelle diradate per l'apertura delle Missioni del Colorado nella
Patagonia e della Casa del Callao nel Perù.
Cenni sulle Missioni.
Ogni giorno, su ogni punto del globo, da milioni di cuori infiammati dalla carità s'innalza
fino al trono di Dio la preghiera:
Sia santificato il tuo Nome, venga il regno tuo, sia fatta la volontà tua. Che fortuna per
coloro, che col loro apostolato nelle lontane Missioni possono contribuire a farvi. conoscere il
Nome di Dio, a farlo regnare in molti cuori, a far compiere sulla terra la sua volontà per mezzo
dell'osservanza de' suoi comandamenti! A quest'onore, a questa gloria aspirano gli umili figli
di D. Bosco, e non par loro di pagarla troppo cara dando l'addio alla patria, ai parenti,
rinunziando alle agiatezze dei paesi inciviliti, per condannarsi alle inevitabili sofferenze d'un
clima micidiale, d'un insopportabile calore, ad ogni sorta di privazioni.
Secondando i loro desiderii, come vi fu notificato dal Bollettino Salesiano, ho inviato
una schiera di questi Missionari nella Repubblica di San Salvador, in cui le Autorità
ecclesiastiche e civili intendono di loro affidare la gioventù, perché sia istruita ed educata alla
virtù ed al lavoro. Abbiamo parimenti accettato l'invito di aprire
Scuole Professionali nell'isola di Curaçao.
Vi è noto inoltre come i giovani artigianelli accolti nel nuovo Ospizio di S. Marco in
Alessandria d'Egitto già ascendono al numero di 100, distribuiti in varie classi e laboratorii e
forniti della loro banda musicale. Non è qui il luogo di dirvi quali sacrifizi si dovettero fare per
iniziare e per sostenere questo Istituto; ma basti l'accennare che in quella città pare
veramente che Iddio ci prepari una messe abbondantissima. Per la qual cosa i Cooperatori,
che ci vengono in aiuto per una tale opera, entrano particolarmente nelle viste del S. Padre
Leone XIII, che con tanto zelo si sforza di richiamare all'ovile le disperse pecorelle di Oriente.
Parte delle vostre limosine per le Missioni furono inviate in aiuto delle Case di Palestina
e specialmente degli Orfanotrofi di Gesù Bambino in Betlemme ed anche a quello di Gesù
Adolescente in Nazareth. Son più che convinto che questa notizia tornerà oltremodo gradita
alla vostra pietà, e che la Vergine di Nazareth scriverà sul libro della vita il nome di coloro che
fanno del bene a' suoi compatriotti, a quel fanciulli ed a quegli adolescenti che le ricordano il
suo caro Gesù quando era della loro età.
Ma debbo confessarvi che ancor maggiori sacrifizi di mezzi pecuniarii e di personale ci
furono imposti dalle altre Missioni d'America, perché non avvenisse che alcuni Confratelli
soccombessero alla fatica e che ad un tratto fosse perduto il frutto di molti anni d'apostolato.
I Missionari che salparono da Genova in sul principiare di novembre erano appena bastanti a
rifornire le file dei Missionari diradate dalla morte, ed io sentii profondissimo dolore per non

11.10 Page 110

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110
aver avuto mezzo di fornire a ciascuna Missione un personale corrispondente a' suoi gravi
bisogni.
Per ciò che spetta ai soccorsi pecuniari non istarò a ripetervi ciò che già vi scrissi in
apposita circolare; mi terrò pago di ricordarvi, o miei buoni Cooperatori e zelanti Cooperatrici,
che la salvezza eterna e la stessa esistenza temporale di molti infelici sta nelle vostre mani e
dipende dalla vostra generosità verso i Missionarii.
Opere proposte per l'anno 1898.
Numerose sarebbero le opere, a cui siamo invitati a metter mano nell'anno testè
incominciato.
Anzitutto vi ripeto la preghiera che mi veniate in aiuto per liberarci dalle molte passività
contratte nell'ultima spedizione di Missionari, nel sostenere tanti Orfanotrofi e nel soccorrere
le nostre Missioni. Vi raccomando pure di continuare a darvi d'attorno per raccogliere l'obolo
destinato a sostenere l'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni dei giovani adulti allo stato
ecclesiastico, e imitare l'esempio di coloro che vollero assumersi l'intera spesa
dell'educazione di un giovane.
E compiendosi al 31 del corrente mese dieci anni, dacchè il Signore chiamò agli eterni
riposi il nostro buon Padre D. Bosco, sia l'anniversario della sua morte celebrato con
particolari preghiere, e se è possibile con una riunione dei Cooperatori, in cui qualcuno abbia
l'incarico di commemorare il benemerito Fondatore della nostra Pia Associazione. Ed a questo
proposito sono oltremodo lieto di potervi dare la felice novella che il processo dell'Ordinario
per la Causa di D. Bosco, istruito per circa sette anni, con tanto e così assiduo lavoro del
tribunale ecclesiastico di Torino, fu terminato, e nello scorso aprile furono inviate a Roma le
numerose deposizioni de' testimonii. Continuiamo a pregare pel buon esito di questa Causa a
gloria di Dio e del suo fedel servitore.
Finalmente permettetemi, o miei buoni Cooperatori e pie Cooperatrici, che io vi
raccomandi la diffusione e la lettura del Bollettino Salesiano. Son persuaso che per questo
mezzo voi esercitereste fra le persone di vostra conoscenza un fruttuosissimo apostolato.
Ogni giorno abbiamo la consolazione d'essere informati che la lettura di questo periodico ha
suscitato qualche vocazione ecclesiastica o religiosa; ha risvegliato la divozione verso Maria
SS. nostra buona Madre in qualche cuore, in cui la divozione da anni ed anni sembrava
assopita; ha guadagnato qualche benefattore alle Missioni; ha ricondotta all'ovile qualche
pecorella smarrita. Ciò ben sanno molti nostri amici che, specialmente nelle lunghe serate
d'inverno, dopo aver letto il Bollettino, invece di lasciarlo inoperoso, fanno in modo che
divenga gradevole pascolo di molti altri.
Si tratterebbe intanto di fare alcune fondazioni della massima necessità: occorrerebbe
edificare Chiese in Firenze, alla Spezia ed altrove, per far fronte ai progressi dell'eresia e
dell'empietà e provvedere ai bisogni urgenti di numerose popolazioni. Vi sarebbe pur bisogno
d'intraprendere nuove Missioni, specialmente nell’America dei Nord, dove trovansi tanti
nostri connazionali; aspetteremo per queste imprese le disposizioni e gli aiuti della divina
Provvidenza.
Conclusione.
Non saprei meglio por fine a questa mia lettera che col richiamare alla vostra mente
alcuni sentimenti che, dieci anni or sono, D. Bosco, vergava di proprio pugno nell'addio che
egli dava a' suoi benemeriti
Cooperatori. Con quel candore e con quella tenerezza di affetto che ammirarono in lui
quanti poterono avvicinarlo, egli in quello scritto fece l'enumerazione di tutte quelle imprese
che colla carità de' suoi benefattori aveva potuto condurre a buon fine, particolarmente in
favore della gioventù. Dopo Dio, ad essi attribuiva il merito del bene operato, anzi con una
umiltà che non ha confini, nascondendo se stesso per vie meglio mettere in evidenza i
Benefattori, conchiudeva in questi termini: Le opere che col vostro appoggio ho cominciato,
non hanno più bisogno di me, ma continuano ad aver bisogno di voi e di tutti quelli che, come
voi, amano di promuovere il bene sa questa terra. A tutti pertanto le affido e le raccomando.

12 Pages 111-120

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111
Da queste memorande parole possiamo dedurre, o miei buoni Cooperatori ed ottime
Cooperatrici, che se nella nostra Pia Associazione i Salesiani sono i lavoratori, voi siete gli
strumenti di cui si serve la Provvidenza in loro aiuto; che come al fuoco per ardere è
necessaria la legna, alla lampada l'olio per rimanere accesa, così alle Opere Salesiane è
indispensabile la vostra cooperazione, la vostra carità.
Se mai vi sembrassero pesanti i sacrifizi che a nome dei nostri giovani e dei nostri
Missionari mi fo ardito di domandare al generoso vostro cuore, vi ricordi che come S. Paolo
disse avere la pietà la promessa della vita presente e della futura, promissionem habens vitae,
quae nunc est, et futurae, così sarà pure delle nostre opere buone: esse vi procureranno in
cielo una ricompensa eterna, e durante il pellegrinaggio della vita una pace ed una gioia, che il
mondo co' suoi piaceri e co' suoi onori non può dare.
Nelle nostre preghiere private e comuni ogni giorno avremo un ricordo per voi e per le
vostre famiglie. Vogliate voi pure, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici, pregare
per me e credetemi ognora
Torino, 1° Gennaio 1898.
Vostro Aff.mo ed Obbl.mo Servitore
Sac. MICHELE RUA.
23-24 Notizie varie
[D. Rua a Legnago, p. 24]
[…] Prese argomento dai suoi viaggi a Parma, a Bologna, a Faenza, a Lugo, testè
compiuti, dove trovò meraviglie, mentre pochi anni od anche solo pochi mesi fa c'era quasi
niente, per inculcarci la più viva fiducia.
» Le opere del Signore in generale e le Opere Salesiane in ispecie hanno avuto sempre
umili principii, e quelle che più furono contrastate, più fiorirono e maggiori frutti portarono.
Ma noi siamo le braccia, (continuava il D. Rua), voi quelli che le sostengono; abbiamo bisogno
del vostro soccorso e del vostro aiuto. Le città, che or ora ho visitato, mi hanno date
splendide prove di carità, e mercè loro si poterono compiere grandi cose...
» Lo so, aggiunse, che a Legnago vi furono esimie Cooperatrici, le quali spero che in
cielo abbiano ottenuto il premio della loro carità; so pure che vi sono anche altri generosi
Cooperatori; ma tutti dovete partecipare a quest'opera di beneficenza, e perciò vi invito tutti
a farvi Cooperatori Salesiani. Finì con un caldo appello, perché tutti si inscrivessero tra i
Cooperatori.
Febbraio, a. XXII n. 2
32-36 Il decimo anniversario della morte di Don Bosco
[All’avv. Stefano Scala, direttore de L'Italia RealeCorriere Nazionale, p. 33]
CARO E BENEMERITO SIG. AVVOCATO, Torino, 2 Gennaio 1895.
RICEVO or ora l'unito appello del Comitato Salesiano Veronese, che mi ha veramente
commosso... Ne sia benedetto il Signore, e siano pure sentitamente ringraziati quei buoni
benefattori! Lo mando a Lei, riconoscente se vorrà pubblicarlo.
Dal canto mio, mentre ringrazio con la più viva gratitudine la S. V. dell'iniziativa, così
nobile e pietosa, di commemorare il 1° decennio dalla morte di D. Bosco, accolgo con non
minor riconoscenza l'idea che questa iniziativa si attui e si compia nell'erezione di una Chiesa
nel Seminario delle Missioni di Valsalice presso la tomba dell'amatissimo Don Bosco, e ciò
quando appunto sta per aprirsi la Esposizione dell’operosità cattolica nell'arte e nelle
missioni.
Da quella tomba partono i poveri figli di D. Bosco, per portare a lontane e spesso
barbare regioni la luce della Religione e della civiltà e il nome stesso dell'Italia. Sta bene
adunque che presso quella tomba s'innalzi un monumento, che dica nel suo mesto ma

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eloquente linguaggio come dalla fede e dalla carità cristiana abbia attinto D. Bosco
l'ispirazione e la forza all'opera sua sublimemente cattolica ed umanitaria.
Provveder di pane i poveri giovani, e provveder di chiesa quel Dio, da cui ci viene ogni
bene, era il suo motto, il suo ideale. Ebbene, questo motto e quest'ideale intendono pure di
far proprio i Salesiani e i Cooperatori di Don Bosco. Il monumento, eretto con questi
sentimenti, sarà certo il più rispondente a questo concetto e il più conforme allo spirito
dell'amatissimo Padre.
Mi permetta ora, Sig. Avvocato, di pregarla che tutto si concentri nel commemorare il
decennio dalla morte di Don Bosco, non già il decennio di carica del suo successore. Noi non
facciamo che raccogliere quel che D. Bosco ha seminato con tanti sudori; sia dunque a lui, a lui
solo, dopo Dio e Maria Ausiliatrice, il merito e la glorificazione.
Dio benedica Lei, caro Sig. Avvocato, e con Lei i valorosi Collaboratori dell'Italia Reale
Corriere Nazionale, da Lei così degnamente diretto, ed in ispecie l'indimenticabile Canonico
Tinetti.
Noi Salesiani e i nostri giovani li accompagniamo con le nostre povere ma affettuose
preghiere. Mi creda sempre
Di V. S. Chiar.ma
Obbl.mo servitore
Sac. MICHELE RUA.
marzo, a. XXII n. 3
60-72 Il decimo anniversario della morte di Don Bosco
[28 gennaio 1898, commemorazione di D. Bosco a Foglizzo, p. 71]
« Desidero qui far conoscere meglio una qualità di D. Bosco, generalmente non
avvertita, e da voi non accennata nei vostri componimenti, affinché possiamo animarci ad
imitarlo anche in questo. Io credo, che il movente principale delle opere di Don. Bosco fu il suo
gran cuore ed il suo gran zelo. Ad ogni necessità che scorgeva nel prossimo, il suo gran cuore
restava commosso ed il suo gran zelo gli faceva subito cercare mezzi, per quanto potesse,
adattati a sopperirvi.
» Egli era poverissimo e da solo poteva nulla, ma vide molti giovani abbandonati, per lo
più non di Torino, gironzolare qua e là, senza neppur sapere dove andare a dormire; anzi ne
vedeva vagii venire di notte a rannicchiarsi sotto una, tettoia presso l'Oratorio: subito pensò
fondare un ospizio per dar loro ricetto. Vide il male immenso che minacciava Torino
dall'invasione dei protestanti, che nel 1848, fatti baldanzosi, mettevano in pericolo la fede di
molti; il suo gran cuore non potè assistere a tante rovine senza commuoversi; si pose a
predicare, a scrivere foglietti, ad aprire Oratorii festivi, persino a far dialoghi e commediole
che ne smascherassero gli errori, e non cessò finche vide scongiurato il maggior pericolo. I
protestanti medesimi nel 1880 dovettero confessare di aver potuto fare gran propaganda
nelle principali città d'Italia, ma che in Torino erano riusciti a fare molto poco.
» Vide D. Bosco la cattiva stampa a cominciare una battaglia terribile contro ogni cosa
onesta e religiosa; ed egli, sebbene privo di mezzi, si pose a propagare la buona stampa, a
scrivere egli stesso libretti appositi, specialmente le Letture Cattoliche, che, non potendo
comporre di giorno, perché già tanto occupato, componeva nelle ore tolte al sonno; poi
aprire tipografie e librerie
» Specialmente vide che era bistrattata la Storia d'Italia, in cui si cercava generalmente
di denigrare il Papato; ed egli si pose a scriverne una in senso affatto cattolico e diffonderla a
migliaia e migliaia di esemplari.
» E così si può dire di tutti i bisogni che scorgeva: il suo gran cuore non reggeva a
vedere tanta colluvie di mali allagare il nostro paese, ed il suo gran zelo non lo lasciava posare
finche non vi trovava qualche rimedio.

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113
» La gran carità di D. Bosco e lo zelo della gloria di Dio gli fecero operare quanto noi
conosciamo. Sia vostra gloria di arricchirvi di quelle virtù che vi meritino un giorno il nome di
degni figli di Don Bosco: »
72-79 Feste e Conferenze di San Francesco di Sales
[22 gennaio 1898, a Ivrea, p. 74]
Don Rua, fra la comune aspettazione, esordì: « Tra le beatitudini evangeliche il Divin
Salvatore pose pure quella: Beati i pacifici, perché possederanno la terra, cioè, come spiegano
gli espositori, possederanno i cuori. S. Francesco di Sales, dopo lunghi e perseveranti sforzi
riuscì ad essere di quei beati, perciò a possedere i cuori, ed è questo il secreto per cui fece
tanto bene. Don Bosco vero imitatore di Gesù e di S. Francesco di Sales, ebbe anch'egli l'arte
mirabile di accaparrarsi i cuori dei giovanetti, che accorrevano intorno a lui e sempre lo
circondavano; poi il cuore di quanti lo avvicinavano; poi anche quelle dei lontani, buoni e
cattivi; ed anche i peccatori alle parole di lui si convertivano. »
Indi raccontò tra la commozione universale il quasi sconosciuto episodio del
Grignaschi. Costui circa il 1854 era riuscito ad abbindolare e pervertire tutto il paese di Viarigi
nel Monferrato, formandovi una setta insensata, ma fatale e rovinosa. Non si andava più in
chiesa, ed assolutamente non si voleva più ascoltare la parola di Dio. Era una vera
desolazione. Fu allora che il parroco ebbe la felice idea d'invitare D. Bosco a dettarvi un corso
di esercizi spirituali. Aderì D. Bosco all'invito, ma una congiura erasi fatta di non andare ad
ascoltarlo, con minaccie a chi osasse andarvi. Ma tanto pregò e fece Don Bosco, e tanto fu
aiutato dal Signore, che in breve più nessuno gli potè resistere, e si fecero tali conversioni, che
il paese intiero d'un subito si cambiò affatto, ed ancora oggidi si conserva come uno dei paesi
più fervorosi. L'infelice Grignaschi poi, per varii delitti incarcerato e condotto nelle torri
d'Ivrea, ebbe la visita di Don Bosco e la fortuna di riconciliarsi con la Chiesa. È questo uno dei
trionfi della Chiesa, ed una prova lampante che i miti possederanno la terra.
Curioso il detto, che portò in seguito, di Monsignor GoutheSoulard, il celebre
Arcivescovo di Aix in Provenza, il quale in una conferenza che tenne ai Cooperatori Salesiani di
quella città disse: « Napoleone possedette la terra materiale, per poco tempo, D. Bosco venne
a possedere i cuori e per sempre. Le conquiste di Napoleone si fermarono in Europa, D. Bosco
le estese nei due emisferi. »
[28 gennaio 1898, nella parrocchia di Foglizzo, p. 75]
[…] Esordito col ricordo di Don Bosco, il quale tante volte predicò da quel pulpito,
toccò della festività del giorno, dedicato alla Sacra Famiglia; e venuto a parlare delle Opere
Salesiane, fece vedere come la Società Salesiana abbia varie Case dedicate alla Sacra Famiglia
e varie dedicate a ciascun membro di essa: per non dire delle Case dedicate alla Madonna, che
sono innumerabili, tre in particolare ne ha dedicate a Gesù Operaio, una a Nazareth, una ad
Orano in Africa, l'altra a Dinan in Francia: oltre poi alle tante già dedicate a S. Giuseppe, nel
solo mese scorso se ne apersero due a Lui intitolate, e tutte e due aperte nel dì
dell'Immacolata, una a Muri nella Svizzera, l'altra a Lonsle Saunier in Francia, senza contare
una Chiesa a Lugo in Romagna, benedettasi nella stessa circostanza.
[6 febbraio, all’oratorio di Fossano, p. 76]
[…] Qui prese la parola il Rev.mo D. Rua, esortando i giovani della nuova Sezione ad
essere sempre fedeli agli ordini del loro generale Mons. Vescovo e stretti alla propria
bandiera, pronti sempre ad onorarla colle loro virtù o difenderla col loro coraggio.
Maggio, a. XXII n. 5
119-123 Il decimo anniversario della morte di Don Bosco
[28 febbraio 1898, all’avv. Stefano Scala, direttore de L'Italia Reale-Corriere Nazionale, p. 121]
Chiar.mo Sig. Direttore del Giornale Italia Reale Corriere Nazionale
Sono profondamente grato alla S. V. Chiarissima ed al benemerito Comitato Promotore
per la tanto generosa e commendevole iniziativa presa di erigere nel Seminario delle Missioni

12.4 Page 114

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114
di Valsalice una Chiesa, come Omaggio internazionale all’Opera Salesiana, nella ricorrenza del
i° Decennio della morte del nostro amatissimo Padre D. Bosco.
Mentre rendo le più vive grazie, faccio voti che tutti i Direttori e Condirettori diocesani
dei Cooperatori Salesiani, coi Decurioni, Zelatori e Zelatrici, gareggiando col Giornalismo
Cattolico, raccolgano il più gran numero di adesioni alla magnifica idea nel modo indicato nella
presente circolare.
A tutti esprimo fin d'ora la più sincera riconoscenza ed assicuro per tutti gli aderenti le
più fervide orazioni dei Salesiani e specialmente dei giovani Leviti, che in quel sacro recinto si
formeranno alla vita del Missionario Cattolico.
Mi creda coi sentimenti della più alta considerazione della S. V. Chiar.ma
Dev.mo Obbl.mo Servitore Sac. MICHELE RUA
Luglio, a. XXII n. 7
166-169 L'amore dei figli e le glorie del padre nella festa di S. Giovanni Battista
all'Oratorio di Valdocco
[24 giugno 1898, all’accademia, p. 169]
[…] Sale sul palco il R.mo D. Rua, e, ricordato il sogno del novenne Pastorello di
Castelnuovo, ringrazia e fa plauso al Comitato Promotore dell'Omaggio Internazionale. Indi
invita tutti per un evviva a Maria Ausiliatrice ed a Don Bosco: e discende fra gli applausi
generali, mentre dalla platea si grida: W. Don Rua!
Settembre, a. XXII n. 9
225-228 Un piccolo Congresso Eucaristico Giovanile
[23 luglio 1898, al Martinetto (Torino), p. 228]
[…] Chiude il Congresso il Rev.m° Sig. D. Rua. Santa e nobile fu l'iniziativa dei giovani
della Compagnia del SS. Sacramento ed egli loro applaude di tutto cuore. Mostra la necessità
di amare la SS. Eucaristia e la Vergine Santa, di starsi fedeli alla cattedra infallibile di Pietro e di
istruirsi bene nella storia del Papato, onde si possa un giorno difenderlo dagli assalti e dalle
calunnie de' suoi nemici.
Ottobre, a. XXII n. 10
252-261 Castelnuovo d'Asti a Don BOSCO - 18-19 Settembre 1898
[inaugurazione del monumento a don Bosco, p. 255]
Parla commosso D. Rua a nome della Famiglia Salesiana, di cui esprime la gioia e i
ringraziamenti al Comitato, alle LL. EE. i Vescovi, alle Rappresentanze di Torino, dell'Arte
Sacra, delle Associazioni, ed all'egregio quanto modesto scultore Stuardi, che con tanta
finezza d'arte ritrasse le sembianze del Padre D. Bosco, di cui ricorda l'opera religiosa,
educativa e civilizzatrice. Elogia Castelnuovo, patria di Don Cafasso, maestro del Clero, di Don
Bosco, di S. E. Mons. Bertagna, di S. E. Mons. Cagliero, Mons. Filipello, patria di adozione di S.
E. Mons. Rossi, ai quali tutti, qui convenuti, manda un reverente saluto e ve ne unisce un altro
al Comitato, che con tanto intelletto d'amore promosse e condusse a compimento l'opera.
Dicembre, a. XXII n. 12
302 Buone Feste Natalizie buon fine e miglior principio d'anno!
È questa la sintesi espressiva degli auguri e delle felicitazioni che, seguendo la
tradizione cristiana, il veneratissimo nostro Superiore Generale D. Michele Rua, a nome di
tutti i suoi figli sparsi per il mondo e di tutti i giovanetti raccolti nelle Case da loro dirette,
manda annualmente, ai generosi Coooperatori ed alle zelanti Cooperatrici delle Opere di D.

12.5 Page 115

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115
Bosco, insieme coll'assicurazione della nostra profonda gratitudine verso di loro e delle nostre
incessanti preghiere a Gesù Bambino per la loro prosperità spirituale e temporale. […]
1899
gennaio, a. XXIII n. 1
3-11 Lettera del R.mo D. Michele Rua ai Cooperatori Salesiani
Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,
L'ANNO di grazia 1898 non è più ed è incominciato l'anno 1899. Ma se è passato l'anno,
rimangono le buone opere ed i meriti con esse acquistati, come pure perdura il bene fatto ai
nostri giovanetti ed alle nostre Missioni. Ed ora mi torna di somma consolazione il potere
esporre alla vostra considerazione le opere, che, coll'aiuto di Dio e colla vostra continua
carità, abbiamo potuto compiere in questo anno, e quanto, a Dio piacendo, confidiamo
condurre a termine nel corso del nuovo anno.
L'Opera di Maria Ausiliatrice.
Son già due anni, o miei cari Cooperatori ed ottime Cooperatrici, che con particolare
insistenza vi raccomando l'Opera di Maria Ausiliatrice per promuovere le vocazioni
ecclesiastiche fra gli adulti. Quest'Opera, come sapete, fu sempre fra le predilette dal nostro
venerato Fondatore D. Bosco; e m'è dolce potervi dire come vada prendendo ogni dì più
grande incremento. In quest'anno furono oltre 300 i Figli di Maria, cioè quei giovani adulti
chiamati allo stato ecclesiastico, che godettero dei vostri sussidii. Varii, terminato il corso
letterario, già diedero il nome nel Seminario della loro Diocesi; altri, desiderosi di consacrarsi
alle Missioni, entrarono nei vani Istituti religiosi a ciò destinati; ed anche le nostre Missioni si
arricchirono di nuovi apostoli, frutti dello sviluppo mirabile di quest'Opera. La sola Casa di
Trecate nella Diocesi di Novara per la sua vastità scarsa assai di ministri del Signore in
quest'anno diede ai Seminari ben 30 chierici; e quasi ugual numero usci pure dalle nostre
Scuole Apostoliche del Martinetto in Torino, per tacere di quelli formati a Valsalice, Chieri,
Sampierdarena, Lugo, Lombriasco, Foglizzo ed Ivrea. Abbiamo pure iniziato nuove Case per
quest'Opera a Pedara in Sicilia, a Gemano presso Roma; come anche nelle altre nazioni, specie
in Ispagna, in Francia e nella Repubblica Argentina si aumentarono le già esistenti.
Quest'Opera è destinata, come diceva il nostro D. Bosco di s. m., a recare immensi
vantaggi alla presente società, la quale tanto scarseggia di vocazioni ecclesiastiche con danno
incalcolabile delle anime e delle Missioni. Epperò non sarà mai raccomandata abbastanza alla
pietà vostra, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, e se tra voi si formasse una nobile gara
per incaricarsi dell'educazione di uno o più di questi Figli di Maria, ne verrebbe gioia e felicità
indicibile ai vostri cuori ed alle vostre famiglie; perché le preghiere del Ministro di Dio,
divenuto tale mercè la vostra cooperazione, attireranno sopra di voi le celesti benedizioni e le
sue buone opere saranno da Dio misericordioso ascritte pare a vostro merito. Coraggio
adunque e non passi anno senza che gli ascritti a quest'Opera, cioè gli Oblatori, i
Corrispondenti ed i Benefattori non le consacrino qualche pensiero di predilezione e l'obolo
stabilito.
Le nostre Missioni.
Dove più rifulge la mano della Provvidenza egli è certamente nelle nostre Missioni, che,
iniziate ventiquattro anni fa, si sono già estese in tutta l'America del Sud e penetrarono nella
Centrale per dilatarsi negli ultimi due anni anche in quella del Nord, nonchè nell'Africa e
nell'Asia. I nostri Missionari ebbero a faticare assai in questi estesissimi campi della vigna del
Signore; ma e per la benedizione di Dio e mercè il costante vostro aiuto operarono veri
prodigi per la diffusione del regno di Gesù Cristo.
Nella remota Terra del Fuoco lo spirito del male, inferocito pel bene grande che i nostri
Missionari andavano operando in questi ultimi tempi, li minacciò in più modi, con incendii e
con vessazioni inaudite. Il totale incendio della Candelara, le spese enormi che gravitano
sull'isola Dawson, dove si alimentano oltre 400 Fueghini dell'infelice razza Onas, che va ogni
dì più estinguendosi, e più altre cause parvero far pericolare in un subito gli ubertosi frutti che

12.6 Page 116

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116
già si ripromettevano i nostri Missionari dalle loro indefesse fatiche. Ma Iddio misericordioso
allontanò le procelle, ed inspirando i vostri cuori generosi a venir in aiuto alle nostre Missioni
con frequenti ed abbondanti offerte, si potè presto riedificare l'abbruciata Candelara, far
fronte agli ingenti debiti ed aprire eziandio nuove stazioni di Missione alla Punta S. Valentino,
al Porvenir ed Usuaja. Così per i poveri Indii della Terra del Fuoco si potè fare molto
relativamente ai grandi impedimenti che incontransi ad ogni piè sospinto; anzi abbiamo tutta
fiducia a sperare che il Governo Argentino annuirà alle domande dei nostri Missionari,
assicurando agli Onas e Alacaluffes più vaste estensioni di terreno e maggiori protezioni
contro i brutali loro cacciatori.
Anche nelle Pampas il Missionario potè allargare la sua azione, dando frequenti e
fruttuose missioni nei centri più importanti delle estancias di quelle immense pianure ed
aprendo nuove residenze a Victorica ed a S. Rosa de Toay. Tutti, Governatori e popoli,
benedicono al figlio di D. Bosco, che, protetto da Maria Ausiliatrice, arreca tanto bene alle loro
famiglie, prima abbandonate di ogni morale assistenza.
Passando alle altre Repubbliche dell'America Meridionale, l'animo mio sentesi
oltremodo consolato, perché nel Perù, la patria di S. Rosa da Lima, ove abbiamo la Casa
Centrale, veggo estesa l'Opera nostra ad Arequipa, al Callao, Hoja Redonda, dove con Colonie
Agricole, Oratorii festivi, Scuole e Chiesa pubblica si viene in aiuto ai bisogni spirituali di quelle
popolazioni; e nei remotissimi Piani di S. Martin in Colombia alle due Parrocchie di Villavicencio
ed Uribe, assunte nonostante la scarsezza di personale per accondiscendere alle vive istanze
di Mons. Arcivescovo di Bogotà ed alle strazianti suppliche di quella povera gente.
Ed è in questa Repubblica, vera valle del dolore, perché ben 30000 de' suoi abitanti
soggiacciono al tristo malore della lebbra, che i figli di D. Bosco lavorano da più anni in una
nuova per loro ed eroica missione. L'opera iniziata dal compianto D. Unia, l'apostolo di quei
lebbrosi, venne continuata, estendendola a tutto il territorio, dal nostro caro confratello D.
Evasio Rabagliati, il quale in tre anni percorse tutta la Repubblica, visitando e confortando i
lebbrosi con mezzi morali e materiali, e tenendo nei centri. principali pubbliche conferenze
per muovere tutti ad una grande crociata in favore di quegli infelici. Vasto è il suo ideale a
seconda della carità di G. C.: egli intende colla Religione dar forza ai lebbrosi di sopportare la
loro sventura, e, coi mezzi che l'arte, il Governo ed i buoni gli possono fornire, alleviare le loro
pene ed impedire la propagazione del morbo. Quest'opera veramente eroica è ricca di copiosi
frutti, come da più anni esperimentano i lebbrosi raccolti ad Agua de Dios e nell'anno scorso
anche quelli del lazzaretto di Contratacion nell'estesissimo Dipartimento di Santander.
L'opera dei nostri Missionari ebbe un notevole sviluppo anche nella Repubblica
dell'Equatore. Quantunque per le continue turbolenze civili quei nostri Confratelli, due anni or
sono, siano stati costretti ad esiliare; pure nelle foreste di Mendez e Gualaquiza la Missione
degli Jivaros non venne disturbata e continua molto bene. Laggiù in quei remoti luoghi,
lontani per intiere settimane da ogni civile comunicazione, i nostri Missionari furono più volte
provati da ogni sorta di privazioni. Tuttavia essi poterono ampliare la Casa di Gualaquiza,
edificare sopra un nuovo e più grande disegno la Chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice, aprire
una nuova residenza a quattro ore di cavallo nella località denominata S. Josè, ammansare gli
odii delle avverse fazioni degli Jivaros, dar loro parecchie fruttuose missioni ed esplorare gran
parte della estesa foresta. Tanta fu l'attività dei nostri Confratelli di quella Repubblica, che nel
passato anno si poterono pure riaprire le due Case di Cuenca e Riobamba, ed è a sperare non
lontano il giorno, in cui la nostra Missione Equatoriana rifiorirà in tutta la sua vitalità.
Né qui ha termine il campo dalla Provvidenza aperto ai nostri Missionari. Dalle foreste
dell'Equatore è facile colla mente il passaggio a quelle del Brasile, dove ogni di più
progredisce la Colonia Teresa Cristina fra i Coroados del Matto Grosso. E qui mi piace
ricordare come, lo scorso anno, tre di questi Indii Coroados con grande fatica e spesa vennero
condotti a Torino per l'Esposizione delle Missioni Cattoliche. Quanti quivi visitarono il recinto
delle Missioni d'America avran potuto vedere questi tipi di selvaggi e farsi un'idea delle
difficoltà somme che deve superare il Missionario per dirozzarli alquanto ed instillar loro i
primi rudimenti della nostra santa fede. Tuttavia, mercè la protezione di Maria SS., questi tre
Coroados nei quattro mesi di residenza fra noi si poterono sufficientemente istruire per la
solenne amministrazione del S. Battesimo, ch'ebbe luogo nella Chiesa di Maria Ausiliatrice il 16
ottobre scorso. Questa data tornerà sempre carissima all'animo mio per le ineffabili

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consolazioni provate e mi è caparra sicura del bene grande che si può operare in quelle
foreste, se la Provvidenza non ci lascierà mancare i mezzi ed il personale occorrente.
E voi ben sapete, o miei buoni Cooperatori e pie Cooperatrici, come ogni anno sia
pressato da continue domande di nuovo personale, sicché, come vedete, è divenuta annuale
la partenza de' nostri Missionari. Ma quella dell'anno testè decorso ebbe una speciale
importanza, vuoi pel numero, vuoi per le circostanze che l'accompagnarono. Il numero fu
oltremodo consolante, perché raggiunse la cifra di cento e trenta finora non ancora
raggiunta. A mettere insieme sì considerevole numero di Missionari ed a sobbarcarmi
all'enorme spesa che importa la loro partenza fui indotto dalla presenza dei nostri due Ecc.mi
Vescovi Mons. Cagliero e Mons. Costamagna e degli altri Superiori delle nostre Missioni venuti
in Italia e pel Capitolo Generale Salesiano e per il grande convegno di tutte le Missioni
Cattoliche tenutosi in Torino contemporaneamente alla prima Esposizione d'Arte Sacra. Essi
approfittarono della propizia circostanza per ottenere a viva voce quanto per iscritto avevano
chiesto invano più volte, e con la prova dei fatti piegarono l'animo mio a fare ogni sacrifizio
per secondare le loro suppliche. Laonde per soddisfare ai bisogni più urgenti delle nostre
Missioni, diedi rinforzi alle Case di Terra Santa, dell'Africa, della Terra del Fuoco, della
Patagonia, del Matto Grosso, dell'Equatore, del Brasile, Argentina, Uruguay, Chilì, Paraguay,
Bolivia, Venezuela, Colombia e S. Salvador.
Da questi brevi cenni, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, potete facilmente
vedere come vengano impiegate le generose vostre oblazioni e perché sì di sovente a voi mi
rivolga per aiuti. Le nostre Missioni dipendono in gran parte da voi ed il crescente loro
sviluppo è la più bella prova dell’ammirabile vostra carità.
Nuove Case in Europa.
Mentre però cercava di accontentare il più che mi fosse possibile i nostri Missionari,
non poteva non curare le replicate insistenze di ingrandimenti e di nuove fondazioni in
Europa. Così dovetti annuire alle calde preghiere dei nostri buoni Cooperatori di Milano per
l'erezione di un nuovo Oratorio festivo, e di Alessandria del Piemonte per l'ampliamento di
quell'Istituto. Acconsentii pure all'erezione di una nuova grande Chiesa pubblica alla Spezia,
per provvedere di assistenza spirituale la popolazione di quella città, ed all'apertura
dell'Ospizio a Bologna e di nuovi Istituti a Lanusei in Sardegna, a Bova nelle Calabrie, a Caserta
ed a Castelnuovo d'Asti, patria di D. Bosco. Vennero pure iniziati varii nuovi Oratorii festivi, tra
i quali ricordo quello di Biella con annessa Chiesa pubblica e di Perosa Argentina nella Diocesi
di Pinerolo.
Anche in Francia, non ostante la dolorosa perdita di alcuni del personale dirigente
caduti sul campo del lavoro, si fecero ingrandimenti a Menilmontant, a Marsiglia ed a
Montpellier; e si accettò la direzione di un Orfanotrofio a S. Denis presso Parigi, dove per cura
di una pia Signora vengono allevati orfanelli dai quattro ai dieci anni per essere quindi ricevuti
negli altri nostri Ospizi.
La Spagna pure si arricchì di due nuove fondazioni, a Salamanca ed a Valencia, mentre
le Case già esistenti estesero la loro azione a maggior numero di giovanetti, sopratutto a
Barcellona ed a Siviglia.
L'Austria aggiunse una nuova Casa con Oratorio festivo già fiorente a Trieste, e paiono
bene avviate le pratiche per un'altra fondazione a Oswiecim nella Galizia.
In favore degli emigranti.
Parlando dell’opera dei nostri Missionari ho tralasciato di accennare ad un pulito
importantissimo della loro azione, cioè a quanto essi fanno in favore dei nostri emigrati. Però
non posso passarlo sotto silenzio; perché è bene che sappiate come buona parte delle
elargizioni che siete soliti inviarmi per i nostri Missionari ridondi ancora a vantaggio grande
degli emigranti. Nelle diverse Repubbliche dell'America del Sud, specialmente nell'Argentina,
Uruguay e Brasile, dove essi più abbondano, i figli di D. Bosco hanno cercato ognora tutti i
mezzi per conservarli nell'avita fede. Chiese pubbliche, Scuole ed Ospizi, Collegi ed Oratori
festivi ebbero questo principalmente di mira; e i frutti che se ne raccolgono sono così
abbondanti, da legittimare le ingenti spese che si debbono incontrare.

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Confortato dal felice esito ottenuto in circa cinque lustri nell'America Meridionale, mi
piegai pure ad accettare altre missioni esclusivamente per gli emigrati e nella Svizzera e
nell'Africa e nell'America del Nord.
In Isvizzera, dove gli emigrati sono in gran numero e circondati da mille pericoli di
perdere la cattolica fede, perché in mezzo ai moltiformi protestanti, dietro proposta e
consiglio del S. Padre Leone XIII, cui gli Ecc.mi Vescovi Svizzeri s'erano rivolti, si dovette l'anno
scorso accettare la missione italiana di Zurigo, che promette assai bene.
Altrettanto si fa pure a Tunisi e ad Alessandria d'Egitto con l'Istituto d'Arti e Mestieri,
aperto due anni or sono e che raggiunge ornai la pienezza della vita.
Negli Stati Uniti dell'America del Nord, oltre la Parrocchia di S. Pietro e Paolo accettata
nel 1896 a S. Francisco di California, si vide la necessità di erigere la nuova Chiesa del Corpus
Domini in altra parte di quella stessa città ed iniziare una nuova Missione a Nuova York.
Le Suore di D. Bosco.
Questa succinta relazione però non sarebbe compita, se qui non facessi anche un breve
cenno di quanto fecero le Figlie di Maria Ausiliatrice, le quali sono l'altro ramo dell'albero
salesiano. Per esse lo scorso anno va sopra gli altri memorabile, perché solennizzarono il 25.°
anno dalla loro fondazione. Il S. Padre, sempre ammirabilmente buono e sollecito verso gli
istituti religiosi, volle dare in questa circostanza un pubblico pegno del suo affetto a quello
delle Suore di Maria Ausiliatrice, concedendo varii favori spirituali. E fu per godere di tali
favori, come anche per farne approfittare le alunne, che non solo nella CasaMadre di Nizza
Monferrato, ma anche in tutte le altre si celebrarono nel corso dell'anno giubilare speciali
festività, sì in ringraziamento a Dio dei benefizi ricevuti, come eziandio per invocare copiose
benedizioni sopra i benefattori e benefattrici dell'Istituto vivi e defunti. Nel ricordare quelle
care solennità mi si permetta di porgere vivi ringraziamenti agli Eminentissimi Prelati, ai
Rev.mi Parroci, agli illustri personaggi, ai Cooperatori e Cooperatrici, che vollero colla loro
presenza e colla loro autorevole parola renderle più belle. Sono persuaso che la loro
degnazione sarà di novello sprone alle Suore di D. Bosco per perseverare nella loro vocazione
e corrispondere alla giusta aspettazione di Dio e degli uomini.
Ora, per venire a parlare dello sviluppo dell'Istituto nel decorso anno, mi par di dover
innanzi tutto mettervi a parte di quanto mi venne riferito dai Superiori delle nostre Missioni.
Essi sono concordi nel dichiarare provvidenziale l'opera delle Suore nei paesi di Missione,
tanto presso i selvaggi, come nei lazzaretti e fra gli emigrati. Quindi lo scorso anno si vide
necessaria una copiosa nuova spedizione di Missionarie. Di esse alcune sono destinate ad
aprire un Ospedale a Puntarenas presso lo stretto di Magellano, altre al grande lazzaretto di
Contratacion nella Colombia, altre a cooperare alla fondazione d'un noviziato a Bernal
nell'Argentina ed altre alle Missioni della Terra del Fuoco e del Matto Grosso. Degne di nota
sono inoltre due altre fondazioni nel Perù, cioè un Educatorio nella città di Lima ed altra Casa
con Scuole ed Oratorio festivo ad Hoja Bedonda. Così pure nel Messico, colle vocazioni del
paese si potè prendere la direzione di un Orfanotrofio nella città di Tulancingo.
Eziandio nell'Africa esse apersero due nuove Case, l'una ad Eckmuhl nell'Algeria, l'altra
a Porto Farina nella Tunisia. Tali fondazioni debbono essere di grande soddisfazione al vostro
cuore, o cari Cooperatori e Cooperatrici, poiché nell'Africa Settentrionale l'immigrazione di
famiglie italiane e francesi è continua e l'ignoranza religiosa grandissima.
Ma uno sviluppo tanto consolante nelle Missioni non impedì quello, direi ordinario, nei
paesi d'Europa. A San Denis presso Parigi le Figlie di Maria Ausiliatrice presero la direzione
dell'Asilo San Gabriele destinato a raccogliere bambini orfani dai quattro ai dieci anni, i quali,
privi della loro madre, hanno ancor bisogno dell'affetto e delle sollecitudini materne.
Chi conosce le condizioni sociali della grande capitale della Francia e dei sobborghi,
comprende tosto quanto utile sia questa istituzione per conservare la vita e l'innocenza a
tanti fanciulli, che più tardi verranno accolti nel nostro Ospizio di Menilmontant.
Si stabilirono pure a Muri nella SvizzeraCanton d'Argovia, sia per prestare l'opera loro
a pro dei poveri giovinetti d'un vicino Collegio Salesiano, sia a favore delle fanciulle del luogo.

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In Italia poi furono nove le Case aperte, cioè gli Asili infantili di Perosa Argentina e di
Borgo Campidoglio in Torino; le Scuole di Civitavecchia, di Genazzano e di Isola d'Asti; i
Laboratorii di Cassolnovo e di S. Salvatore; gli Ospedali di S. Salvatore stesso e di Arquata. A
tutte queste Case va unita l'opera degli Oratorii festivi, che sono l'arca di salute per le
fanciulle, massime di condizione operaia.
In vista di questo consolante sviluppo vi invito, o buoni Cooperatori e Cooperatrici, a
porgere vive grazie al Signore, che benedice questa seconda opera di D. Bosco, e i frutti
riportati siano di eccitamento a sostenerla con preghiere e generose oblazioni.
L'Omaggio Internazionale.
Quest'ammirabile incremento dei nostri Istituti e queste fondazioni, se per una parte ci
manifestano la speciale protezione di Maria Santissima, per altra parte ci dimostrano pure la
benevolenza ed il concorso grande che voi ci continuate, o benemeriti Cooperatori e
Cooperatrici.
L'appoggio vostro mi è sempre di somma consolazione, ma specialmente quando
riveste nuove forme di estrinsecazione, come avvenne lo scorso anno con l'Omaggio
Internazionale. Assecondando il mio invito a voler ricordare con speciali preghiere il decimo
anniversario della morte di Bosco, voi avete voluto fare ancora di più con abbracciare la nobile
iniziativa intrapresa da un nucleo di egregi Signori Torinesi e promossa dalla Stampa Cattolica
con a capo l'Italia RealeCorriere Nazionale. Il primo decennio della morte di D. Bosco
dovunque venne ricordato con solenni esequie e commemorazioni; ma meglio non si sarebbe
potuto eternarne la memoria, che con l'erezione di una Chiesa ad onore del Patrono nostro e
della Stampa Cattolica presso la tomba venerata del Padre nostro amatissimo. La forma
popolare data a quest'Omaggio, i varii Comitati nazionali e locali già costituiti in molte città
d'Europa e d'America, formanti il grande Comitato Generale per quest'omaggio
Internazionale, la solenne funzione della posa della pietra angolare di questa Chiesa
Monumento, nonchè l'ardore con cui procede la fabbrica, tutto mi dà a sperare che potrà
esser compiuta prima della fine del secolo.
Mentre dall'imo del cuore rendo le più vive grazie alla Stampa Cattolica, che caldeggia
questo grandioso progetto, ed a quanti vi diedero la loro adesione, faccio voti che tutti i nomi
vostri, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, abbiano a figurare nell'album da deporsi
sotto l'altar maggiore di questa Chiesa a perenne memoria di questo mondiale plebiscito.
Le grazie del Signore a nostro riguardo.
Nuove consolazioni vennero pure ad aggiungersi alle altre durante il periodo
dell'Esposizione d'Arte Sacra e Missioni Cattoliche.
Senza parlare delle gioie indicibili provate l'anno scorso durante i pellegrinaggi per
l'Ostensione della SS. Sindone, perché gran parte de' nostri Cooperatori vollero darci una
nuova prova della loro devozione con recarsi anche ai piedi della nostra buona Madre Maria
SS. Ausiliatrice e poscia con figliale affetto visitare la camera ove morì D. Bosco; accennerò
solo alla parte che presero i nostri Missionari nell’Esposizione delle Missioni d'America,
d'Africa e di Palestina. Essa fu di generale soddisfazione, e le mille cose dei lontani paesi, dove
abbiamo le nostre Missioni, specie la Terra del Fuoco, la Patagonia, il Brasile, l'Equatore ed il
Messico, furono oggetto di studio a molti e di ammirazione a tutti.
In questa circostanza alcuni Laboratorii Salesiani e delle Suore di Maria Ausiliatrice
vollero concorrere in modeste proporzioni alla mostra d'Arte Sacra; e le parecchie menzioni
onorevoli e le medaglie d'oro e d'argento riportate furono per loro potente stimolo a nuovi
progressi nelle diverse arti premiate.
Oltremodo lusinghiera fu poi la Giuria. per l'Opera di Previdenza ed Assistenza nel
giudicare l'Opera nostra vincitrice al concorso del premio di Lire Cinquemila proposto da una
Gentildonna all'Istituzione Cristiana che meglio provvede al sollievo delle classi meno
abbienti. Di tale benevolo giudizio mi tengo onorato poter rendere qui pubblicamente le più
vive azioni di grazie agli Onorevoli Membri della prelodata Giuria e principalmente alle
benefica Gentildonna.

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Né posso dimenticare i molteplici favori arrecati dal terzo Congresso Mariano. Esso fu
un vero trionfo della nostra Celeste Patrona, ed i Salesiani da buoni figliuoli ne gioirono
teneramente. Di più in quei giorni mi fu caro rivedere molti benevoli Direttori Diocesani,
Decurioni, Zelatori e Zelatrici della nostra Pia Unione in famigliare convegno per studiare i
mezzi più acconci a promuovere la gloria di Dio con la salvezza della gioventù abbandonata.
Degna corona di tutto fu infine l'inaugurazione del Monumento a D. Bosco in
Castelnuovo d'Asti, compiutasi il 18 settembre passato, coll'intervento dell'amatissimo nostro
Arcivescovo, Mons. Agostino Richelmy, di altri sei Ecc.mí Vescovi e numerosissimi illustri
personaggi. Non tento neppure di dirvi quanto abbia provato in me stesso in quel giorno
memorando, al vedere nell'immensa moltitudine colà radunata tanto entusiasmo ed amore
verso il Padre nostro. Piansi di consolazione, e con tutto il cuore pregai il Signore a voler
ricolmare di celesti benedizioni i promotori e quanti coll'opera, cogli scritti e col loro denaro
concorsero all'erezione ed all'inaugurazione di questo veramente splendido Monumento.
Opere affidate alla vostra carità nel corso dell'anno 1899.
Come vedete, o miei buoni Cooperatori e pie Cooperatrici, il Signore quest'anno ha
voluto largire ai poveri figli di Don Bosco grandi consolazioni, le quali furono come tante rose
che colla loro fragranza ci hanno rallegrati e ci rallegrano tuttora. Ma bisogna pur dirlo e
persuadercene appieno che in questo mondo non v'è rosa senza spine; e la nostra Pia Società
nell'anno decorso ha avuto anche le sue nelle ognor crescenti strettezze finanziarie e nelle
morti premature di parecchi nostri Confratelli e di gran numero di attivissimi nostri
Cooperatori e Cooperatrici.
La morte, che ci rapisce le braccia necessarie al lavoro e toglie i sostegni più validi
all'Opera nostra, ci fa sentire ogni dì più la necessità di pregare il Padrone della messe che
mandi operai nella sua vigna e di diffondere maggiormente nelle città e borgate di ogni
nazione la provvidenziale Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo stato
ecclesiastico. E però ancora per l'anno testè incominciato rinnovo la mia preghiera che tutti
vogliate interessarvi a far conoscere e far inscrivere a quest'Opera, ricca di spirituali privilegi, i
vostri parenti, amici e conoscenti. Le diverse Diocesi, le nostre Missioni presenti e le future
che ci sospirano, tra le quali quelle per gli Indii del Paraguay, del Parà e dell'America del Nord,
reclamano instantemente l'aiuto dei Ministri del Signore. Ora l'Opera di Maria Ausiliatrice per
le vocazioni degli adulti, so coltivata con amore e costanza dalle persone desiderose della
diffusione del regno di G. C. in mezzo alle anime, è destinata a far scomparire a poco a poco
questa grande penuria di Sacerdoti.
Mi preme quindi insistere presso i vostri cuori in favore di Opera cotanto salutare,
assicurandovi che non potete contribuire a cosa più grande che a formare un buon Sacerdote.
E voi a questa grand'Opera della formazione di un buon prete potete concorrervi in mille
maniere, sia col diffondere la Pia Associazione dell'Opera dei figli di Maria, sia anche e più con
somministrarci i mezzi onde nutrire, calzare e vestire tanti giovanetti che sono gratuitamente
raccolti nelle nostre Case, tra i quali per regola ordinaria il Signore elegge i nostri compagni di
lavoro, inspirando loro ad unirsi con noi per fare a pro di altri quello che abbiam fatto per essi.
Voi potete concorrere col suggerire a quelli dei vostri figli e soggetti che mostrano
inclinazione allo stato ecclesiastico e alle sacre Missioni, di consacrarvisi con animo
volonteroso. Voi potete concorrere col favorire le vocazioni religiose fra i parenti ed amici, e
coll'ottenere, per quanto vi è possibile, che l'interesse, l'amore malinteso, i pregiudizi del
mondo non allontanino dalla sacra milizia coloro, che, avendone i requisiti, domandano di
abbracciare questa nobile carriera, per farsi seminatori della parola di Dio, soldati della Chiesa,
salvatori di anime, per continuare insomma sulla terra la missione di Gesù Cristo e dei suoi
Apostoli. A questo fine io sarei a pregarvi che, quando vi si presenta l'occasione, vogliate
ragionare cogli uni e cogli altri e far loro vedere che un padre ed una madre cristiana non
dovrebbero avere altro di più caro in vita che il consecrare un figlio al servizio del Re dei re; far
vedere che un tale atto sarà loro di grande consolazione al punto di morte, di alto conforto e
di grande fiducia nel presentarsi al tribunale di G. C.; far vedere che un giovane generoso
dovrebbe ritenere, per il più bel vanto il dedicare la propria vita ad estendere il regno di Dio in
sulla terra, a strappare anime all'inferno e quale intrepido capitano condurle alle battaglie del
Signore, condurle alla conquista del cielo; far vedere che coloro, i quali si consacrano al
Signore per predicare colla parola e coll'esempio il Vangelo, si rendono altamente benemeriti

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della stessa civile società e degli Stati, perché dal canto loro promuovono tra i cittadini la
moralità, la virtù, il buon ordine e per tal modo cooperano al benessere morale e materiale del
popolo più che non possano fare gli eserciti, le leggi, i tribunali, le prigioni; far loro vedere
ancora che chi impedisce un figlio dall'entrare nel servizio della Chiesa, oppure sentendosi
chiamato vi si ricusa, sarà da Dio reso responsabile delle anime che per un tal fatto andranno
perdute, e che il più delle volte in pena di una tal colpa accadono nelle famiglie disgrazie e
rovesci spaventosi e sempre si. provano rimorsi ed inquietudini che straziano il cuore. È
questo il segreto lavorio che dovete compiere, o miei cari Cooperatori e buone Cooperatrici,
in seno alle vostre famiglie nel corso di quest'anno, e, se lo fate, ne avrete dal Signore grandi
ricompense in terra, soavissime gioie in morte e splendide corone in cielo.
Una conseguenza naturale di quest'Opera si è pure quella che secondariamente
intendo additarvi quale campo della vostra carità nel corrente anno. Dare il vostro nome
all'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni ecclesiastiche è buona cosa, come ottima cosa
è pure il suscitare in mezzo ai giovani di vostra conoscenza le religiose vocazioni, ma non
basta. Se efficacemente volete procurare zelanti Missionari alle Missioni che la Provvidenza ci
viene affidando, dovete fare non solo quanto testé vi accennava, ma ancora determinare la
vostra volontà a venirmi in aiuto per assicurare l'esistenza, dei nostri noviziati e studentati.
Dessi sono il vivaio del nostro personale dirigente ed apostolico; ma la loro manutenzione mi
costa un occhio, perché ai novizi, che numerosi si van preparando alla vita laboriosa di
istitutori e capi d'arte nei nostri Collegi ed Ospizi o di Missionari nelle lontane regioni, debbo
provvedere ogni cosa, cioè vitto, vestito, oggetti di cancelleria e questo non per uno o per
due, ma per più anni consecutivi. Immaginate però a quante spese debbo far fronte per
potermi tirar su quel personale, che mi vien chiesto con tanta insistenza per l'apertura di
nuove Case e di quanta urgenza sia il vostro concorso pecuniario a questo riguardo.
Finora esplicitamente non ho chiamato la vostra attenzione sopra questo punto vitale
della nostra Pia Società; ma, alla vigilia del secolo ventesimo, non posso non proporvelo quale
mezzo indispensabile per dare al venturo secolo una ben compatta legione di operai
evangelici, che, 1 militanti sotto la bandiera di Don Bosco, mantengano in mezzo ai popoli il
restaurato regno di Cristo Redentore.
Molte sono le Case destinate a questo scopo: ne abbiamo pressoché in tutte le nazioni:
in Italia, Valsalice, Foglizzo, Ivrea, S. Benigno, Lombriasco, Genzano, S. Gregorio di Sicilia: in
Francia, S. Pierre de Canon presso Salon e Rueil presso Parigi: nella Spagna, S. Vincens dels
Horts: nel Belgio, Hecthel: nel Portogallo, Pinheiro: nell’Inghilterra, Burwahs: nell'Argentina,
Bernal: nell’Uruguay, Las Piedras: nel Brasile, Lorena: nel Chili, Macul; nella Colombia,
Fontibon. Oh! se la Provvidenza inspirasse qualche generosa persona delle rispettive nazioni a
voler dotare annualmente qualcuna di queste istituzioni, quanto più facilmente potrei
soddisfare alle pressanti ed autorevoli domande di nuove fondazioni nei luoghi più bisognosi!
Che il buon Dio e la Vergine Ausiliatrice compiano il mio voto!
Conclusione.
Raccomandandovi in modo speciale queste due opere, non intendo tuttavia escludere
le tante altre necessitose pure del vostro appoggio. Vi prego sopratutto a raccogliere adesioni
all'omaggio internazionale della Stampa Cattolica e ad essere generosi con la erigenda Chiesa
di Spezia, di Sarrià (Barcellona) e con la Cappella Santa Margherita a Marsiglia; nonchè con le
iniziate Case di Milano e di Bologna, di Santander in Ispagna, di Muri nella Svizzera e con tutti
quegli altri nostri Istituti aperti in questi ultimi anni e non ancora ben sistemati.
Come vedete la vostra carità può esercitarsi sotto mille diverse forme, ed io
candidamente vi ho esposto quello che si è fatto e quello che resta a farsi. Ora non mi rimane
più altro che ricordarvi un pensiero carissimo al nostro Fondatore. Egli, per dichiararvi a che
cosa serve la vostra carità e la vostra elemosina, animava i vostri cuori con queste
consolantissime riflessioni. Essa serve a raccogliere dalle vie tanti poveri giovanetti, a dar loro
col pane della vita il cibo dell'anima, istruirli nella religione, avviarli ad un mestiere o a qualche
carriera onorata, a formarne dei buoni figliuoli di famiglia e de' savii cittadini; serve a dare alla,
civile società dei membri utili, alla Chiesa dei cattolici virtuosi, al Cielo dei fortunati abitatori;
serve a creare per la gioventù dei maestri dabbene, per le popolazioni cristiane dei zelanti
Sacerdoti, pei popoli selvaggi dei coraggiosi Missionari; serve ad innalzare sacri edifizi per

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radunarvi i fedeli ed ammaestrarli nella religione, confortarli coi Sacramenti e farli benedire
Iddio, onde risarcirlo delle orrende bestemmie, con cui lo maledicono gli empii; serve a
pubblicare e diffondere migliaia di buoni libri, per seminare nel mondo sani principii,
combattere gli errori, raffermare le anime nella fede, richiamare sul buon sentiero gli erranti e
rassodarli nelle virtù; serve insomma ad ampliare il regno di Dio in sulla terra, a far regnare
Gesù Cristo negli individui, nelle famiglie, nelle città, nelle nazioni, a farlo conoscere ed amare,
se dato ci fosse, da un capo all'altro del mondo, onde si compia la profezia che dice: Egli
dominerà dall'uno all'altro mare: Dominabitur a mari usque ad mare.
Siatemi adunque larghi del vostro aiuto a sostegno di queste opere di religione e di
vera civiltà, e state sicuri che, se voi coopererete al bene della Chiesa Cattolica e alla salute
delle anime, Iddio ve ne compenserà degnamente e da pari suo. Se siete sacerdoti, Dio ve ne
ricompenserà col rendere più fruttuoso il sacro vostro ministero; se padri e madri, vi
ricompenserà nella vostra figliuolanza, se superiori, vi ricompenserà nelle vostre comunità e
famiglie. In qualunque stato vi troviate, Iddio vi ricompenserà dei vostri sacrifizi col benedirvi
nella persona, nei negozi temporali, negli affari spirituali, e, quello che meglio vale, vi farà
godere tuia grande consolazione al punto della morte, come un saggio anticipato di quelle
sovrane dolcezze che vi tiene preparate in Cielo.
Nel finire, o miei. cari Cooperatori e pie Cooperatrici, permettetemi vi domandi ancora
un'ultima carità. Lo scorso novembre tutti i buoni cristiani ricordarono con speciali preghiere
l'ottavo centenario della solenne commemorazione di tutti i fedeli defunti. Anch'io mi sono
associato a questo universale suffragio, ed unendo le preghiere e le buone opere de' Salesiani
e de' giovani raccolti nelle numerosissime nostre Case, le offersi a Dio in sollievo speciale delle
anime dei Confratelli e dei Cooperatori e Cooperatrici tutti delle Opere nostre defunti dal
principio della nostra istituzione. Nondimeno prendo questa propizia occasione per
raccomandare più efficacemente queste anime sante alla vostra pietà.
Intanto non ci passi mai dalla mente che tardi o tosto ancor noi saremo colti dalla
morte; anzi parecchie centinaia di coloro stessi, che leggeranno questa lettera, di qui ad un
anno non vi saranno più, e forse non vi sarà più colui medesimo che ora la scrive. Stiamo
adunque preparati, affinché in qualunque mese, giorno ed ora Iddio ci chiami a sè, noi
possiamo rispondergli con tranquillità di coscienza e con piena fiducia: Ecce veno eccomi
pronto, o Signore.
Dal canto mio pregherò ogni giorno e farò pregare i nostri giovanetti, che Dio benedica
voi e le vostre famiglie e a tutti conceda la grazia delle grazie, che è la perseveranza finale,
onde un giorno tutti insieme raccolti in Cielo possiamo godere e lodare Iddio per tutta
l'eternità. Vogliate ancor voi pregare per me, e credetemi quale con tutto rispetto e profonda
gratitudine mi professo
Di Voi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,
Torino, 1° Gennaio 1899.
Obbligatissimo Servitore Sac. MICHELE RUA.
Febbraio, a. XXIII n. 2
29-32 Consolazioni di famiglia
[31 dicembre 1899, presentazione della strenna]
[…] Egli parla ed annunzia a tutti l'annua strenna, che nel medesimo istante in mille
Case ed a 300,000 cuori vien ripetuta dai superiori di ciascheduna di esse. Esordisce dal
pensiero che ci troviamo quasi al tramonto del secolo decimonono, e, dato un breve sguardo
alle molteplici vicende da cui fu agitato questo secolo, annunzia la strenna, o meglio
l'intenzione generale che dobbiamo porre in tutte le nostre azioni del futuro anno. Nel secolo
che muore, Gesù, il dolce maestro dei nostri cuori, venne offeso, oltraggiato in mille guise...
Ebbene, dice il Successore di D. Bosco, la strenna dell'ultimo anno del 1800 sia questa: «
Mettere in tutte le nostre azioni una speciale fervida sollecitudine per risarcire il Cuore
Sacratissimo di Gesù dei tanti oltraggi che ricevette nel corso dell'agonizzante secolo. »

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Suggerì quindi alcuni mezzi per renderne facile la pratica. Tra questi ci piace ricordare
quelli che possono essere di eccitamento anche ai nostri lettori: Animarci ad accrescere nei
nostri cuori la divozione al Cuore di Gesù con la frequenza dei SS. Sacramenti, con la visita
quotidiana a Gesù Eucaristico, con la puntuale e devota assistenza alle religiose funzioni, con
pregare e molto pei traviati fratelli, con diffondere ed estendere con tutte le nostre forze la
divozione al Cuore SS. di Gesù, e finalmente con compiere molte opere buone, che
compensino in certo modo le tante malvage azioni compiutesi nel corso del nostro secolo;
ecco i principali mezzi inculcati da D. Rua.
In seguito l'amatissimo nostro Superiore passò a narrarci l'udienza avuta dal Santo
Padre; e qui la sua voce divenne, siam per dire, più armoniosa: pareva che ad ogni sillaba
volesse trasfondere ne' suoi uditori tutta la venerazione e l'amore ch' egli nutre verso il
Vicario di G. C. insieme alle consolazioni ineffabili provate alla presenza dell'immortale
Successore di Pietro. Don Rua da circa sei anni non aveva più visto il grande Pontefice: ma lo
trovò immutato. Sta bene, parla con vigore e presenza di spirito ammirabile. Volle avere da D.
Rua minate informazioni dello stato della nostra Pia Società, dei nostri giovanetti, dei nostri
Collegi, delle nostre Missioni e dello sviluppo della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani. Con
assai lusinghiere espressioni Leone XIII mostrò quanto gli stia a cuore l'incremento delle
Opere Salesiane, la cui bontà è meritamente apprezzata, come lo provano le molteplici
suppliche di Vescovi e Governi, i quali al Papa si rivolgono per ottenere più facilmente che i
Salesiani aprano Case nelle loro giurisdizioni. Ma egli va lento nel far pervenire al Successore
di D. Bosco questi nobili desideri con la sua approvazione: il Papa non desidera aggravare la
Società Salesiana di troppe fondazioni, ma vuole che siano ben stabilite e fornite di forte
personale le già esistenti. Parlò a lungo delle nostre Missioni, ed assai si compiacque dello
sviluppo che presero in questi ultimi anni. D. Rua rispose a tutto con semplicità figliale, ed
infine implorò una specialissima benedizione per sè, per i suoi Confratelli di religione, pei
giovani educati nelle nostre Case, per tutti i nostri Cooperatori e Cooperatrici; benedizione
che il Sommo Pontefice impartì con affetto indicibile.
Questi, in pallido sunto, i punti principali della narrazione di D. Rua, il quale terminò la
sua Conferenza con un caldo invito a voler sempre esser uniti in tutto e per tutto al Capo
Supremo della Chiesa. […]
49 Notizie varie. La solenne benedizione della Chiesa Salesiana di Caserta.
[cenni a una circolare di invito]
[…] Il Rev.m° Sig. D. Rua stesso (che in quei dì si trovava a Roma) con apposita
circolare ne dava il felice annunzio ai cittadini di Caserta, invitandoli per il 15 di dicembre a
prender parte alla solenne benedizione del nuovo tempio, alla consacrazione dell'altar
maggiore ed alla benedizione dell'artistica statua del Cuor di Maria. Nella sua circolare D. Rua
notava pure bellamente che si ora fatto di tutto per aprire questa nuova Chiesa al culto nel più
breve tempo possibile, corrispondendo per tal modo al vivo desiderio dell'inclito Pastore della
Diocesi, il quale vedeva la necessità d'una Chiesa in quella parte popolatissima di Caserta.
[15 dicembre 1898, ai fedeli]
Dopo la Messa il Rev.mo D. Rua dal pulpito rivolse all'affollato uditorio un attraente
discorso sulle Opere Salesiane, fermandosi in ispecial modo a parlare di quanto si fa e si farà in
seguito a vantaggio dei cittadini di Caserta. Invocò il concorso di tatti per aiutarlo a coprire le
gravi spese incontrate.
Aprile, a. XXIII n. 4
107 Notizie varie. I salesiani a Porto Legnago
[dal Verona Fedele del 23 gennaio. Cenno a una conferenza dell’anno precedente]
« I Salesiani a Legnago sono destinati dalla divina Provvidenza a far del gran bene,
perché aspramente combattuti. »

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maggio, a. XXIII n. 5
120-122 Il viaggio del ven.mo nostro superiore Don Rua
[da una lettera di don G. Marenco. Riflessione sull’incidente ferroviario del 4 marzo 1899 in cui fu
coinvolto, p. 121]
Il Sig. D. Rua ben a proposito notò come lo scontro avvenne alle 6 del meridiano di
Madrid, che sarebbero le 7 1/2 del meridiano dell'Europa centrale, ora in cui confratelli ed
alunni facevano la S. Comunione e forse pregavano per i pellegrinanti
Giugno, a. XXIII n. 6
143-144 Le nostre Solennità a Maria Ausiliatrice
[Torino, 23 maggio 1899. Conferenza]
[…] Il venerato successor di D. Bosco, come un padre in mezzo ai suoi diletti figli, li
intrattenne per oltre un'ora ed un quarto col racconto del suo viaggio in Francia, Spagna,
Portogallo ed Africa. Con parola semplice e chiara, ci trasportò il numerosissimo ed eletto
uditorio da Oulx, Romans, Montpellier a Barcellona, Sarrià, Gerona, S. Vincens dels Horts,
Bilbao, Saragozza, Santander, Salamanca, Bejar, Braga, Oporto, Vigo, Lisbona, Malaga,
Siviglia, Utrera, Almeria, Orano, bellamente notando le cordiali ed imponenti accoglienze r
avute dovunque dai Cooperatori e Cooperatrici Salesiane, l'entusiasmo operoso suscitatosi
presso di loro, e più che tutto i progressi sorprendenti che va facendo in quelle Nazioni
l'Opera Salesiana. Solamente in Ispagna le istituzioni salesiane nel 1890 erano 4: ora sommano
a ben 27. E più sarebbero, se maggiore fosse l'esercito salesiano. L’Ispettore della Spagna
nella sola novena del Natale dell'anno passato ricevette ben 10 domandi di nuove fondazioni.
Di qui il Rev.m° Sig. D. Rua prendeva argomento per invitare nuovamente i Coopera tori
e le Cooperatrici Salesiane ad unirsi a lui e a tutti i suoi figli nel ringraziare Iddio e la Vergine
Ausiliatrice per la speciale assistenza e protezione che dappertutto prestano all'Opera di D.
Bosco. Li esortava quindi a voler continuare nella loro cooperazione, animati pur dall'esempio
di tanti Cooperatori d'altre Nazioni, ed a pregare il Padron della. Messe perché mandi molti
buoni e zelanti operai alla Pia Società Salesiana, per poter corrispondere alle tante
aspettazioni ed aumentare così il bene delle anime.
Luglio, a. XXIII n. 7
177-185 La Madonna Ausiliatrice ed i cooperatori salesiani
[6 giugno 1899, conferenza ai Cooperatori a Milano, p. 184]
[…] Parlò poscia, riverentemente ascoltato, il nostro amatissimo Padre, ringraziando
cordialmente tutti della benevolenza e carità, con cui aiutano i poveri figli di D. Bosco. Si
congratulò del nuovo ramo dell'Istituto, e in modo speciale dell'Oratorio Festivo aperto, vera
arca di salvezza per tanta gioventù; raccontò varii graziosi e commoventi aneddoti del suo
viaggio e finì con una calda ed affettuosissima raccomandazione ai Cooperatori di aiutare
quest'Opera, che dovrà portare tanto bene alla Chiesa ed alla società.
187-189 L’inaugurazione solenne dell'Istituto Salesiano di Bologna.
[30 maggio 1899, p. 188]
[…]E sorse Don Rua: si fa intorno un religioso silenzio. L'esile, mistica voce del
venerando Superiore tutti desiderano raccogliere con la più reverente premura. Sente Don
Rua il bisogno di versare la piena degli affetti, che gli occupano il cuore. Fu buon pensiero
quello dì scegliere per l'accademia il salmo Laudate pueri, perché va ben altamente lodato il
Signore, cui è da recarsi il primo merito dell’inaugurato edificio; buona e doverosa anche la
scelta del canto del Magnificat come omaggio alla Madonna, che l'Istituto ha raccolto sotto il
suo patrocinio; ma ad altri ancora egli sente il dovere di significare tutta la sua gratitudine,
all'Em.mo Arcivescovo, a Mons. Vescovo di Sebaste, a Mons. Carpanelli, a tutti i bravi
Cooperatori, a tutte le ottime Cooperatrici. Per essi è sorto questo Istituto, che merita
veramente il nome di Istituto del miracolo, per la rapidità, per lo slancio con cui ha potuto

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sorgere. Egli, che pur tanti Istituti ha visti sorgere per tante parti del mondo, non conosce
esempio che possa eguagliarsi a quello dato da Bologna. Non tutto però è fatto: l'ha detto
Mons. Carpanelli. Manca la Chiesa: mancano i locali per un Oratorio festivo. Insiste quindi Don
Rua sulla utilità grande degli Oratori, e dai ricordi del recente suo viaggio per la Spagna
adduce esempi toccantissimi per dimostrare questa utilità, ed il pubblico pende ammirato
dalle labbra del venerando sacerdote. Il quale concluse facendo proprio l'augurio espresso già
da Mons. Carpanelli che il giorno non tardi, in cui si provveda anche all'Oratorio.
Agosto, a. XXIII n. 8
210 Gli Antichi Allievi dell'oratorio di Torino
[16 e 20 luglio 1899]
[…] Il venerato Padre si congratulò con tutti questi suoi figli; li ringraziò dell'affetto e
della riconoscenza che nutrono per D. Bosco, per lui, per l'Istituzione Salesiana; li animò a
tener sempre alta la bandiera di D. Bosco e augurò che vada sempre aumentando il numero
già grande degli ascritti a quest'Associazione degli Antichi Allievi di D. Bosco.
Dicembre, a. XXIII n. 12
305 Augurii di felicità
Per le imminenti Feste Natalizie e prossimo Capo d'Anno, il Sacerdote MICHELE RUA,
Superiore della Pia Società di S. Francesco di Sales, anche a nome dei Salesiani, delle Suore di
Maria Ausiliatrice, con i giovanetti e le giovanette alle loro cure affidati, dispersi nelle varie
Case d'Europa, America, Asia ed Africa, augura ai Benemeriti Cooperatori e zelanti
Cooperatrici dal Bambinello Gesù le più elette benedizioni spirituali e temporali con
lunghissima, florida vita, ripiena di opere buone e coronata da una santa morte.
Attorno alla Culla del Celeste Infante, che viene misericordiosamente a redimere tutti
gli uomini, nasce eziandio l'ANNO SANTO, l'anno della ricchezza dei tesori celesti implorati pel
ministero della Chiesa.
Degnisi Gesù buono esaudire le umili preghiere, che, durante tutto questo faustissimo
avvenimento del GIUBILEO MAGGIORE, il Successore del Venerando Padre D. Bosco farà
innalzare da tutta la Famiglia Salesiana a favore dei suoi numerosi Cooperatori e Cooperatrici,
e mostri a tutti la sua benignità e il suo amore, diffondendo copiosamente sopra di loro e
sopra le loro famiglie l'abbondanza delle sue misericordie.
Questi voti ardenti i Salesiani ed i loro giovanetti indirizzeranno in particolar modo a
Gesù Bambino nella Comunione, che per privilegio pontificio faranno in tutte le loro Chiese
nella mezzanotte del S. Natale.
Buone Feste Natalizie!
Buon Fine e Miglior Principio d'Anno!
1900
gennaio, a. XXIV n. 1
2-10 Lettera del R.mo Don Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici
Salesiane
Benemeriti Cooperatori,
SECONDO il costume degli anni scorsi e a norma del Regolamento della nostra Pia
Unione sono oltremodo lieto di potervi indirizzare, o benemeriti Cooperatori e pie
Cooperatrici, questa lettera proprio sul principio dell'Anno Santo, perché in questa propizia
circostanza posso con più fiducia invocare sopra di voi le benedizioni della divina grazia ed
animarvi a compiere nuove buone opere. Intendo perciò di mettervi anzitutto a parte delle
prove, a cui Iddio misericordioso, nei suoi imperscrutabili giudizi, sottopose noi e le opere

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nostre, e poi mi sarà dolce presentare a voi, che durante lo scorso anno siete stati colla vostra
cooperazione gli strumenti della divina Provvidenza per i poveri Salesiani, i frutti della vostra
carità, affinché possiate con noi gustare un po' di quella purissima gioia che si prova al riflesso
del bene operato per Dio e per il prossimo, nella speranza della ricompensa celeste.
Le visite del Signore.
L'anno testè passato piacque a Dio di sensibilmente visitarci più volte col crogiuolo
della tribolazione sia togliendoci alcuni valorosi operai, come affliggendo in molti modi le
Missioni affidate dal Sommo Pontefice alla nostra Pia Società.
Voi, o Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, già conoscete le dolorose perdite, a cui
voglio alludere, e, prendendo viva parte al nostro cordoglio, avete certo fatto pii suffragi per
l'anima degli indimenticabili operai del Signore D. Luigi Calcagno e D. Cesare Cagliero, caduti
sul campo del lavoro in ancor fiorente età.
D. Luigi Calcagno, l'intrepido capo dei nostri Missionari anni sono esiliati fra mille stenti
dall'Equatore, morto a S. Salvador nel Centro America, fu una gravissima perdita per la nostra
Pia Società, ma sopratutto per le nostre Missioni, le quali con lui vennero a mancare di una
mente eletta e di un cuor magnanimo a tutta prova. La sua morte mi addolorò tanto più
profondamente in quanto che laggiù nella Repubblica di S. Salvador era estremo il bisogno di
personale per potere convenientemente compiere gli assunti impegni.
Più sensibile ancora e dolorosissima fu la quasi improvvisa dipartita del, nostro
Procuratore Generale a Roma D. Cesare Cagliero, tanto benemerito della Società Salesiana e
della Pia Unione dei nostri Cooperatori. Anzi posso attestare che amava con predilezione
questa Pia Unione, poiché in tutto il tempo che fu Procuratore seppe colle sue belle ed
attraenti qualità arricchirla di numerosi insigni Cooperatori e Cooperatrici della più alta
condizione sociale, e con le sagaci sue industrie farla dotare dal Sommo Pontefice di singolari
favori e privilegi spirituali. Però nella perdita di questi due ottimi Salesiani mi fu di grande
conforto il rimpianto universale, che lasciarono dopo di loro, e gli imponenti e devoti funerali,
con cui spontaneamente furono onorati. Io rendo qui le più vive grazie a quanti concorsero in
qualche modo a lenire la mia afflizione, tanto più perché la morte ha fatto in mezzo a noi
anche altre vittime in tanta scarsità di personale.
Passando ad altre visite fatteci l'anno scorso dal Signore, avrei da presentarvi in un
gran quadro le nuove sventure e tribolazioni toccate alle nostre Missioni della Patagonia e
Terra del Fuoco; ma siccome avrete già letto sul Bollettino Salesiano varie relazioni in
proposito e siccome buona parte di voi ha già risposto alla mia circolare del 24 ottobre scorso,
io non farò che richiamare le cose principali alla vostra mente ed al vostro cuore.
Dal giorno in cui il venerando ed. indimenticabile nostro Padre D. Bosco iniziava le
Missioni Salesiane nell'America del Sud, sono appena trascorsi 25 anni, ma in questi cinque
lustri, mercè la vostra costante carità, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, quanto bene
hanno potuto operare i poveri figli di D. Bosco in quelle remote contrade, specie della
Patagonia e Terra del Fuoco! Non intendo parlarvi di questo bene, e d'altronde quand'anche
ne avessi l'intenzione, mi sarebbe impossibile, nel breve giro di una lettera, darvene anche
solo un indice. D. Bosco, mettendo in pratica la sentenza evangelica, che, cioè, è buona cosa
veggano gli uomini le nostre opere buone, affinché, siano mossi a dar gloria a Dio, volle che si
scrivesse ad edificazione di tutti il bene operato volta per volta dai nostri Missionari; ed il
Bollettino Salesiano già da 24 anni mensilmente compie questo suo nobile uffizio, sempre
letto con avidità dai nostri amici e Benefattori. A voi quindi, o miei buoni Cooperatori e
Cooperatrici, son noti i copiosi frutti che Iddio già da anni degnossi concedere alle vostre
elemosine generose e poi alle fatiche, alle lagrime ed al sangue versato laggiù dai Missionari
Salesiani. Ma ora il corso regolare di questi ottimi frutti nella Patagonia e Terra del Fuoco
venne d'improvviso arrestato; speriamo però non sia per molto tempo. Una tremenda bufera
si è scatenata contro le vergini piante che annualmente li producevano, sradicandone e
strascinandone seco parte nel suo viaggio desolatore e rendendo le altre inerti e senza vita!
Quanto fiorenti erano, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, sei mesi fa, le nostre Case di
Viedma, Patagones, Pringles, Conesa, Roca, ChosMalal, Junin de los Andes e Rawson! Esse
tutte, quali rigogliose piante, elevavano al cielo le loro palme cariche di copiosi frutti di santità
e di carità a pro delle povere anime dei Patagoni; ma ora più non sono e quelle che in parte

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ancor sussistono sono squallide e sfrondate d'ogni lor frutto! Il Signore ha visitato le nostre
Missioni di Patagonia colle terribili inondazioni del Rio Limay, del Neuquen, Colorado, Chubut
e Rio Negro: sia anche in questa amarissima circostanza benedetta la sua visita! È vero che
insieme alle onde impetuose dei fiumi scorsero pure in quei giorni rivi di lagrime, ma le lagrime
sparse dai nostri Missionari al vedersi privati dei mezzi necessari ad operare il maggior bene,
in lor muto linguaggio, benedicevano sempre la visita, del signore.
Anche la remota Terra del Fuoco, abitata dall’infelice razza Onas, fu pure l'anno scorso
visitata dal Signore, e quelle nostre Missioni passarono un'altra volta per il crogiuolo di
gravissime tribolazioni. Nell'Isola Dawson un furioso incendio distrusse i magazzini dov'erano
le somministranze per l'alimentazione di quei selvaggi, e fiere burrasche nello Stretto di
Magellano recarono gravi danni alle imbarcazioni che recavano i soccorsi alla Missione della
Candelara. L'inverno poi, che colà cade in giugno, luglio, agosto, nel passato anno fu
straordinariamente freddo, e, contro il solito, cadde gran quantità di neve. Ciò fece che gli
armenti, i quali colà son sempre dispersi per la campagna, non solo ne soffersero, ma varie
migliaia di capi di bestiame miseramente perirono. Eppure queste erano le principali risorse di
quei selvaggi, e Mons. Fagnano, capo di quelle Missioni, non sa più da che parte voltarsi per
avere i soccorsi necessari onde mantenere tanta gente.
Iddio però, che non cessa di amarci anche quando ci visita colla tribolazione e sa trarre
il bene dal male, sottoponendo a sì grandi prove queste nostre Missioni, vuole per ciò stesso
far ogni giorno divenire più viva la nostra fiducia nella sua Provvidenza ed aprire un più vasto
campo alla carità vostra, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, cui sono affidate in modo
particolare dette Missioni.
I frutti della vostra carità nel 1899.
Volgendo ora un rapido sguardo sulle altre Missioni ed Opere confidate alle nostre cure
nelle diverse parti del mondo, posso asserire che tutte nel decorso anno presero maggior
sviluppo e consistenza. E' questo uno dei più bei frutti della vostra carità, o benemeriti
Cooperatori e Cooperatrici, perché, come ben sapete, i nostri Oratori, Ospizi, Collegi,
Laboratorii e Colonie Agricole, tutte insomma le opere affidateci vivono unicamente di carità
ed è alla carità costante dei Cooperatori e delle Cooperatrici che debbono la loro sussistenza.
Quel giorno in cui questa carità venisse meno, tutte le opere nostre, senza un qualche
speciale intervento della Provvidenza, cesserebbero di esistere. E qui permettetemi vi apra
l'animo mio e compia un sacro dovere. Visitando l'anno scorso i nostri Istituti del mezzodì
della Francia, tutti quelli della Spagna, del Portogallo, dell'Algeria e molti anche d'Italia, coi
miei propri occhi ho potuto vedere da per tutto i frutti della vostra carità. Alla vista
dell'affetto sincero, che i Cooperatori delle diverse città e paesi da me visitati nutrono verso i
poveri Salesiani, e dell'efficace cooperazione, con cui sostengono le nostre opere assistenti
presso di loro, ne rimasi profondamente commosso. Dal fondo del cuore benedicendo al
buon Dio ed alla nostra cara Madre Maria SS. per averci da per tutto circondati di tanti buoni
amici, sempre pronti ad aiutarci, implorai in quei giorni su tutti copiosissime le celesti
benedizioni, il cento per uno della loro carità e la felicità eterna nell'altra vita. Ora poi colgo la
propizia occasione per di nuovo ringraziare con tutta l'anima mia quei zelanti Cooperatori e
Cooperatrici che, durante il mio viaggio, incontrai così solleciti e pieni di zelo per le Opere
Salesiane. Nel mio cuore avrò dì loro imperituro soave ricordo e la mia umile preghiera, unita a
quella dei giovanetti ricoverati nelle Case da essi sostenute, sforzerà il Signore a rimunerarli
degnamente di tutto.
Altri frutti della vostra carità, o Cooperatori e Cooperatrici, sono le nuove opere che
l'anno scorso si poterono iniziare presso diverse nazioni a vantaggio della gioventù.
In Italia si cominciarono Oratori festivi a Carmagnola di Piemonte, a Ferrara, a
Comacchio, a Chioggia presso Venezia, a Figline in Toscana e a Forlì, dove insieme all'Oratorio
festivo si assunse pure la direzione di alcuni laboratorii. Anche a Pallanzano nella diocesi di
Parma si aprì un Oratorio festivo, tanto desiderato dal defunto Parroco che ne somministrò i
mezzi; e a Milano ne venne inaugurato solennemente un secondo accanto all'Istituto S.
Ambrogio in via Copernico.
A Fossano dietro le vive insistenze di quell'Onorevole Consiglio Comunale si dovette
assumere l'importante direzione del Collegio Convitto Civico. E ciò nell'intento di provvedere

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sempre più alla sana educazione civile e morale dei giovinetti di civil condizione, che
intendono frequentare le Regie Scuole Ginnasiali, Tecniche ed Elementari Comunali annesse al
medesimo Convitto.
Nella città di Roma, nella regione denominata Testaccio, si cominciarono le scuole
elementari private per quello sciame di poveri fanciulli che colà vanno formicolando.
In varie altre città d'Italia furono pure gettati i semi, che, germogliando, produrranno
copiosi frutti di carità. Così a Spezia i lavori della Chiesa della Madonna della Neve
progredirono con mirabile celerità, tanto che si ha fiducia di aprirla presto al divin culto. A
Savona, lo scorso febbraio, per opera di un Comitato locale sotto la presidenza effettiva di
Mons. Giuseppe Salvatore Scatti Vescovo (cui umilio qui vivissime grazie per l'efficace sua
cooperazione all'opera nostra), si benedisse solennemente la prima pietra del nuovo Oratorio
Salesiano di N. S. della Misericordia di Savona.
Lo stesso fecesi ad Ancona nel passato agosto. Colà per mezzo della Pia Opera di S.
Luigi si deve erigere al Piano S. Lazzaro un grande Istituto con annessa Chiesa pubblica, che
verrà affidato ai Salesiani. L'E.mo Vescovo Cardinale Achille Manara volle egli stesso benedire
la prima pietra di questo nostro futuro Istituto. Degnisi Sua Eminenza gradire i miei ossequii e
ringraziamenti.
La Francia, sempre generosa, volle pure aumentato il suo patrimonio salesiano con la
fondazione ed apertura di una bella Casa a Mordreux destinata a raccogliere gli adulti che
desiderano abbracciare lo stato ecclesiastico. Questa nuova Casa è un bel frutto dell'Opera di
Maria Ausiliatrice, Opera che, non sarà mai raccomandata abbastanza alla carità di tutti.
A Verviers, nel vicino Belgio, sorse eziandio un grazioso Oratorio ed Orfanotrofio per i
fanciulli poveri di quella popolosa città.
Facendo grandi sacrifizi, perché fiduciosi nella carità dei nostri buoni Cooperatori,
abbiamo accettato in Svizzera un'altra Missione a favore degli Operai Italiani, che in quella
industriosa Repubblica non sono meno di 100.000. Con questa nuova missione stabilita a
Briga nel Vallese per gli operai addetti al traforo del Sempione, unita all'altra di Zurigo, iniziata
due anni fa e l'anno scorso aumentata di personale, i Salesiani di D. Bosco fanno di tutto per
coadiuvare alla conservazione della fede nel cuore degli Italiani colà emigrati.
In riguardo alla Spagna mi è dolce ricordare ora che, mercè la generosità di varie
persone di quella cattolica nazione, le Opere Salesiane si sviluppano in modo mirabile.
Nell'anno passato venne aperta una terza Casa a Siviglia con Chiesa pubblica, Oratorio festivo
e Scuole diurne e serali; un'altra in Mortilla nella Provincia di Cordoba; un nuovo Oratorio a
Vigo in un quartiere sprovvisto di Chiese; ed il 18 ottobre scorso si stabili pure una piccola Casa
in Madrid. Di più si assunse la direzione dell'Oratorio ed Orfanotrofio San Francesco di Sales,
fondato alcuni anni fa dallo zelante Sacerdote D. Pareja a Ciudadela nell'isola Minorca.
Il Portogallo vide i Salesiani ad O'Pinheiro presso Lisbona aprire l’Oratorio festivo; e a
mezzo dell'illustre Marchese di Liveri si ebbe in dono un vasto terreno per fabbricare un
grande Orfanotrofio con Scuole e Laboratori nella sua stessa capitale.
Anche in Inghilterra fu affidata ai Salesiani la cura spirituale d'una prigione con annesso
Ospedale ed Orfanotrofio.
La vostra carità nelle nostre Missioni.
La vostra carità nel 1899, o benemeriti Cooperatori e pie Cooperatrici, non si restrinse
solo alle nostre Case dell’Antico Continente, ma valicando gli Oceani, scese sopra le nostre
Missioni qual rugiada benefica e fecondatrice. Quindi degnatevi di accettare ancora, raccolti in
un mazzetto, i preziosi frutti della vostra carità nelle nostre Missioni.
Fu la vostra carità che permise alle Mostre Missioni d'Africa di fabbricare in La Marsa
(Tunisi) una nuova Casa a lato dell'Istituto Perret già da parecchi anni affidato alle nostre cure;
ed a quelle di Palestina somministrò mezzi per poter ricoverare e mantenere un maggior
numero di figliuoli abbandonati.

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Ma per non dilungarmi troppo, passo subito all'America. Colà, a Buenos Aires
nell'Argentina si aprì il nuovo Collegio ItaloArgentino presso la Chiesa della Madonna della
Misericordia.
Nell'Uruguay, si iniziò una Colonia Agricola in un terreno provvisto dalla generosità di
quei Benefattori presso Montevideo.
Il Brasile ebbe pure la fortuna di una nuova Casa Salesiana a Bahia (detta anche
volgarmente Bahia Negra per distinguerla da Bahia Blanca dell'Argentina), città popolatissima
ed estremamente bisognosa di aiuti spirituali; ed il Matto Grosso, mentre varii nostri
Missionari lo percorrono evangelizzandolo, si arricchì di un nuovo Collegio di scuole primarie e
secondarie a Corumbà.
La capitale della, Colombia vide sorgere la nostra Casa di S. Vicente la quarta in
Bogotà ‐‐ ed un'altra si sta costruendo nella vicina città di Bosa per la formazione di maestri di
scuola e mestieri. Intanto D. Rabagliati, l'apostolo dei poveri lebbrosi, continuò l'anno scorso
le sue scorrerie attraverso l'immensa Repubblica onde eccitare gli animi ad una vera crociata
per impedire lo sviluppo della lebbra e cercare luoghi convenienti per raccogliere gli infelici
lebbrosi. Egli nel maggio 1899, trovato il terreno conveniente, in una vasta foresta a quattro
giornate di viaggio da Pamplona, incideva sulla corteccia d'un albero una croce e su di un altro
tronco le parole: Lazzaretto Don Bosco, Maggio 1899. Faccia Iddio che presto si compia il
vaticinio scolpito su quell'albero e sarà questo mi altro fragrante frutto della carità dei nostri
Cooperatori.
Ad Arequipa nel Perù si sta fabbricando con ardore una vasta Chiesa pubblica in onore
di Maria Ausiliatrice, annessa all'Istituto Salesiano, e si spera poterla aprire al culto durante il
corrente anno come Omaggio a Gesù Redentore in sul fluire del secolo.
A Concezione del Chilì la nostra Casa, la quale negli ultimi anni corse pericolo di esserci
tolta per i molti aggravi e debiti che la opprimevano, potè riaprire le porte delle sue scuole e
l'Oratorio festivo ai fanciulli del vicinato, dando nuovamente ospitalità a parecchi orfanelli.
Nella Repubblica S. Salvador del Centro America fu iniziata a S. Tecla una Casa
d'istruzione elementare e secondaria, ultima fondazione del compianto D. Calcagno che ivi
morì.
Anche l'America del Nord, alle due Case Salesiane già esistenti a S. Francisco di
California, aggiunse a Nuova Jork una piccola Parrocchia per gli Italiani colà dimoranti.
Preziosi frutti della vostra carità sono eziandio, o benemeriti Cooperatori e
Cooperatrici, i tanti poveri Indii della Terra del Fuoco e della Patagonia, del Matto Grosso nel
Brasile e delle foreste Orientali dell'Equatore, vestiti e mantenuti colle vostre generose
offerte; gli infelici lebbrosi di Agua de Dios e Contratacion, cui voi rendete meno dolorosa la
vita colle industrie del Missionario che, sostenuto dalla vostra carità, laggiù in quei recinti del
dolore e della morte si seppellisce per salvare almeno le anime di quelli che sono condannati a
vedere coi loro occhi la distruzione del proprio essere; le cure spirituali e pur corporali
prestate l'anno scorso dai Salesiani ai superstiti del vajuolo che desolò la Venezuela; ed infine
frutti della vostra carità sono pure le nuove fondazioni fatte dalle Suore di Maria Ausiliatrice,
delle quali darò alcuni brevi cenni.
Nuove Case ed Opere delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice o Suore di D. Bosco costituiscono il secondo ramo
dell'albero salesiano, e le loro opere si dilatano anche ogni dì più a vantaggio delle fanciulle.
Infatti esse. non cessando di ampliare le Case già esistenti, assunsero la direzione di un
Istituto educativo ad Ascoli Piceno, ed apersero Asili d'infanzia, Scuole, Laboratori cd Oratori
festivi a Barcellona Pozzo di Gotto nella Provincia di Messina; a Gioia dei Marsi negli Abruzzi; a
La Torretta presso Livorno nella Toscana; a Gattico nel Novarese; in Cardano al Campo ed una
seconda Casa a Castellanza in Lombardia; a Mirabello di Monferrato e a Tigliole d'Asti. Di più,
sempre in Italia, stabilirono a Roma una Casa di probandato per le Suore di Maria Ausiliatrice;
e a Sassi presso Torino trasportarono il Pensionato iniziato a Giaveno per le Signore, che non
avendo alcun legame nel mondo, oppure essendosi rese libere dai pensieri e dalle cure della
famiglia, desiderano finire il loro mortal pellegrinaggio in dolce ritiro nell'esercizio delle opere

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di pietà e carità. Si sentiva profondamente la necessità di trasferire una simile istituzione, già
tanto desiderata dal nostro buon Padre Don Bosco, in sito più vasto ed opportuno; ed io ben
volontieri l'annunzio a tutte le esimie Cooperatrici Salesiane, le quali possono anche farla
conoscere alle loro parenti ed amiche.
In Italia le Suore di Maria Ausiliatrice furono pur chiamate a prestar l'opera loro ad un'
istituzione, che per la sua importanza merita di esser in modo speciale ricordata. Intendo
parlare dei Convitti per le Operaie, che, incominciati alcuni anni fa, diedero tosto ottimi frutti.
Questi Convitti vengono aperti dai proprietari di grandi fabbriche, nelle quali si suole
impiegare la mano della donna. Essi sono una vera provvidenza per tante zitelle, che, per
apprendere un mestiere o piuttosto per guadagnarsi il pane col sudore della propria fronte,
sono costrette ad allontanarsi dallo sguardo materno e stabilire la loro dimora nelle vicinanze
delle fabbriche. Facilmente si comprende di quanto pericolo sia alle giovanette questa dura
condizione di cose. Ora se v'è chi le raccolga, chi loro faccia le veci della madre, compie opera
sommamente commendevole; e questo fanno le Suore di Maria Ausiliatrice, le quali l'anno
scorso furono chiamate a dirigere altri due Convitti, il primo ad Intra sul Lago Maggiore e
l'altro a Grignasco nella Provincia dì Novara.
Opera somigliante nello scopo e pur sommamente vantaggiosa fecero parimenti le
Figlie di Maria Ausiliatrice di Barcellona (Spagna) coll'aprire nella loro Casa un Pensionato per
le giovani che frequentano le Scuole Normali, per cui debbono allontanarsi dalle loro famiglie.
Altre fondazioni fecero eziandio in America, tra cui ricordo quella di La Plata
nell'Argentina, di Manga nell'Uruguay, dove aprirono Collegio, Laboratorio ed Oratorio
festivo. A Puntarenas nella Terra del Fuoco assunsero la direzione dell'Ospedale, e a Junin de
los Andes nella Patagonia avevano stabilito le Scuole, il Laboratorio e l'Oratorio festivo, che
subirono la sorte di tutte le nostre Case laggiù inondate.
La vostra carità sulla tomba del Padre.
Non sarebbe compiuta questa mia rassegna dei frutti della vostra carità, se nulla dicessi
di quello che, auspice la stampa cattolica, avete voluto far sorgere proprio presso la venerata
tomba del comun Padre D. Bosco, quale Omaggio Internazionale alla cara sua memoria. Il
Museo delle Missioni Salesiane e la bella Chiesa dedicata al nostro Patrono San Francesco di
Sales, una volta compiuti in Valsalice, saranno pure il monumento bello della carità vostra, la
quale l'anno passato fece molto per quest' Omaggio, ma non bastò a tener fronte alle spese
pei lavori di detto monumento, che si spera poter inaugurare, entro l'anno, se continuerete
generosamente ad aiutare il Comitato Promotore di esso, sia raccogliendo ancora offerte a
questo scopo, sia con acquistare qualcuno degli oggetti che verranno raccomandati alla carità
degli oblatori. Dal canto mio rinnovo ora le più vive grazie al Comitato Promotore
dell'Omaggio, a quello delle zelanti Dame Patronesse ed ai molteplici altri Comitati locali sorti
in più luoghi nel decorso anno, per quanto si è fatto finora e del molto più che si farà nell'anno
testò incominciato, in cui oltre il grave debito già incontrato che rimane da soddisfare, sonvi
ancora molti lavori da compiere.
Proposte per l'Anno Santo.
In quest'Anno del Giubileo Maggiore la vostra carità deve venirci in aiuto a sviluppare e
rassodare le Case già fondate a sempre maggior vantaggio della religione e del buon costume,
secondo lo scopi della nostra Istituzione. Per questo era mio vivo desiderio di non aprire in
quest'Anno Santo nuove Case o Missioni, ma l'urgente necessità e gli impegni assunti per
l'anno testè trascorso, che allora non fu possibile mantenere, mi obbligheranno a metter
mano anche nel corrente anno a nuove imprese. Quindi la vostra carità, o benemeriti Coopera
tori e Cooperatrici, in quest'anno deve raccogliere i suoi frutti primieramente in mezzo alle
migliaia di giovanetti ospitati nelle Case Salesiane, ai quali, perché poveri, dovrà provvedere
vitto, vestito, maestri, libri, strumenti d'arte e simili, affinché abbiano l'istruzione richiesta ed
imparino una professione, con cui in avvenire possano procacciarsi onoratamente il pane e far
del bene a se stessi ed ai loro simili. In secondo luogo olezzanti frutti deve pure raccogliere la
carità vostra in mezzo alle centinaia di giovani Chierici e di Figli di Maria avviati alla carriera
ecclesiastica, ancor essi da mantenere, da vestire, da aiutare nei loro studii, affinché non ci
vengano a mancare i Sacerdoti e i Missionari, i Maestri e gli Assistenti, con cui sostituire i
defunti e gli infermi, anzi, affinché si accresca ogni anno il numero dei nostri coadiutori e col

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mezzo loro possiamo distendere maggiormente il regno di Gesù Cristo sulla terra. Di qui ne
viene che la vostra carità avrà, anche nell'Anno Santo, da mietere copiosi frutti nelle nostre
Missioni, specie in quelle tanto tribolate della Patagonia e Terra del Fuoco, dove si può dire
che il terreno, purificato dalle acque desolatrici, è ritornato vergine e altissimo ad esser di
nuovo coltivato dalle mani benefiche dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane. I
Missionari Salesiani, come ben sapete, sono laggiù in quelle remote contrade non in cerca di
oro, ma di anime, non nell'agiatezza, ma negli stenti, e quindi abbisognano continuamente,
ma in particolar modo quest'anno, dei vostri aiuti. materiali, sia per mantenersi in vita, sia per
provvedere gli abiti e vestiti a se medesimi e agli Indii, sia per procurare strumenti a questi,
onde addestrarli a coltivare la terra, sia per ricostruire le Cappelle, in cui radunare i convertiti
dinanzi. all'altare, sia per rifabbricare le Case di carità, nelle quali ricoverare i figliuoletti degli
Indii, educarli cristianamente, istruirli secondo il bisogno, a fine di giovarsi un giorno
dell'opera loro per incivilire e salvare i loro connazionali. Quali preziosi manipoli di fiori e frutti
sono additati al vostro zelo in tutte queste varie opere da sostenere e perfezionare! Ma non
basta. Nel. corrente anno una nuova Missione si aggiungerà alle altre, e sul grande istmo del
Panama, nella Repubblica di Nicaragua, matureranno presto nuovi frutti di carità per tutti
quelli che ne coadiuveranno il buon esito.
In quest'anno occorre poi il così detto Giubileo d'Argento per le nostre Missioni
d'America, cioè si compie il 25° anno dacchè si fece la prima spedizione dei Missionari
Salesiani. In vista degli immensi benefizi largitici dal Signore durante questo periodo di tempo
e specialmente della rapida diffusione delle Opere di D. Bosco in quei paesi, i nostri Confratelli
Missionari desiderano renderne a Dio pubbliche grazie con particolari festeggiamenti, dei
quali spero che il Bollettino ve ne darà a suo tempo relazione. A me basta ora darvene
l'annunzio, affinché voi pure vi uniate in quest'anno con noi e coi nostri cari Missionari nel
ringraziare di cuore il Signore di tanta sua bontà verso di noi ed implorare nuove copiose
benedizioni sulle nostre Missioni e su tutte le Opere nostre.
Come vedete, miei buoni Cooperatori e buone Cooperatrici, il campo aperto alla vostra
carità per l'Anno Santo non è piccolo, né sterile: irrigatelo di quando in quando colla rugiada
della beneficenza e sarete saturati dall'abbondanza de' suoi frutti. Dinanzi al quadro di un
tanto bene da operare, io spero che voi mi vorrete dare un benigno compatimento, quando
mi udirete ad implorare il soccorso della vostra cooperazione; anzi confido che voi, ancorché
da me non sollecitati, mi verrete nondimeno in aiuto, spinti dallo zelo della gloria di Dio e della
salute delle anime, tanto più perché l'Anno Giubilare eccita tutti ad arricchirsi di nuovi meriti
con l'esercizio più assiduo delle opere di misericordia. In modo speciale esorto caldamente
coloro, che non avessero ancor risposto alla mia lettera circolare dell'ottobre scorso, affinché
non lascino di procurarsi anch'essi le consolazioni della carità ed i grandi meriti davanti a Dio
col soccorrere le molteplici opere di beneficenza affidate ai Salesiani ed ai loro Cooperatori.
E qui permettetemi una piccola digressione. Il Giubileo celebravasi già nell'antica legge,
e Iddio, che è tutta carità, nell'istituirlo voleva che il popolo ebreo si abituasse ad essere
benigno e misericordioso verso il prossimo. Perciò nell'anno giubilare erano rimessi i debiti;
quelli che avevano venduto od impegnato case, vigne, campi od altre cose, riprendevano il
tutto come primieri padroni; gli esiliati facevano ritorno alla loro patria e gli schiavi erano
lasciati in libertà senza alcun riscatto. Inoltre il popolo doveva cessare dalle occupazioni
temporali ed occuparsi un anno intiero nelle cose riguardanti il divin culto, unendosi ricchi e
poveri, padroni e servi in un cuor solo ed in un'anima sola a benedire e ringraziare il Signore
dei benefizi ricevuti.
Ma tutte le cose che accadevano nella legge antica, dice S. Paolo, erano una figura di
cose molto più sublimi che succedere dovevano nella legge nuova, e il Giubileo ebraico
prefigurava il Giubileo cristiano, che è il vero anno della retribuzione, l'anno gradevole, in cui
spiritualmente si avvera quanto materialmente avveniva presso gli Ebrei. Che se sotto la legge
della grazia non è più possibile e però non ci viene comandato che le terre ritornino agli
antichi proprietari, certo è però che il Signore vuole che chi è favorito di maggior abbondanza
di beni. temporali allarghi la mano in favore dei poverelli, degli orfani, delle vedove e delle
opere di pubblica beneficenza. Per questo dissi in principio della presente che in quest'anno
con più fiducia avrei potuto bussare alle vostre porte, onde animarvi a compiere nuove buone
opere. Poiché ben so che voi, o benemeriti Cooperatori e pie Cooperatrici, mettete ogni

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studio nell'adempiere le condizioni prescritte per l’acquisto delle indulgenze giubilari, tra cui
una delle più importanti è la limosina o le opere di carità verso il nostro prossimo. Ora i
Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane possono compiere questa condizione sovvenendo le
opere affidate, alla loro carità in quest'anno, con più abbondanti limosine, meritandosi così
tutti i vantaggi del Giubileo e quelli ancora proprii della nostra
Pia Unione applicandoli ai defunti.
Non avete bisogno ch'io vi ricordi quali siano questi vantaggi, ma solo vi dico che essi si
compendiano nella ricompensa che il Signore tiene preparata ai frutti, cioè alle opere di carità.
Nostro Signore Gesù Cristo durante la sua vita lasciò in eredità ai suoi segnaci varie sentenze
Date, Egli dice, e sarà dato a voi Date et dabitur vobis. Misura giusta e pigiata e scossa e
colma sarà versata in seno a voi: Mensuram bonam, et confertam, et coagitatam et
supereffluentem dabunt in sinum vestrum. E in altro luogo dice: Beati i misericordiosi,
perché questi troveranno misericordia: Beati misericordes, quoniam ipsi misericordiam
consequentur. È dunque parola di Dio, aggiungeva il nostro buon Padre D. Bosco dopo aver
riferite queste sentenze, che coloro, i quali fanno la carità agli altri e mostrano viscere di
compassione nel sollevare, aiutare e consolare gli afflitti e miserabili, troveranno essi pure
carità e misericordia. E promessa di Dio e non falla. Non possiamo sapere come, dove, in quale
maniera Dio manterrà questa sua promessa; ma è di fede che Egli la manterrà. Talora Iddio la
mantiene col risparmiare un fallimento alle persone caritatevoli, o coll'allontanare, un disastro
dalle loro campagne o dal loro bestiame; altre volte Egli la mantiene coll'impedire o col
troncare una lite dispendiosa; talaltra la mantiene col conservare o ridurre nel sentiero della
virtù una persona cara: non di rado la mantiene col dare la grazia di vincere una forte passione
e superare una grave tentazione: spesso la mantiene colla sanità o col liberare da una penosa
malattia e in mille altre guise.
Prendiamo dunque le nostre misure, o miei buoni Cooperatori e virtuose Cooperatrici;
e siccome ad ogni istante e per casi. imprevisti possiamo avere urgente bisogno della carità e
della misericordia di Dio, così colle opere nostre di carità e di misericordia verso il prossimo
rendiamocelo debitore e mettiamo questo ricco e onnipotente Signore nella dolce necessità
di serbare la sua promessa con noi pel corpo e per l'anima, in vita ed in morte, nel tempo e
nella eternità. Oh! no di certo, Iddio non si lascia vincere in amore e tu generosità; e se noi
daremo per Lui come uno, Egli darà a noi come cento. Darà a noi come cento anche in questo
mondo, e infine ci darà la grande ricompensa che tutte le comprende, cioè la stessa sua gloria
nella vita eterna: Centuplum accipietis et vitam aeternam possidebitis.
Preghiere e conclusione.
Io non posso terminare questa mia lettera, senza una parola di cordiale ringraziamento
per quanto avete fatto e farete ancora in avvenire per le Opere Salesiane. Vi ringrazio tutti
con gratitudine e riconoscenza profonda, perché mercè lo zelo vostro non vennero mai meno
le Opere affidate ai Salesiani, e godo assicurarvi che tutti i Salesiani in quest'Anno Santo
pregheranno più fervorosamente per voi e per le vostre famiglie. Per voi pregheranno le
Suore di Maria Ausiliatrice piegheranno i giovanetti ricoverati nelle nostre Case, rendendovi
così il contraccambio di quella carità, che loro fate colle vostre limosine ed oblazioni;
pregheranno per voi anche i disgraziati Patagoni e Fueghini, mercè vostra tolti dalle vie della
perdizione, dalle tenebre dell'idolatria e richiamati nell’ammirabile lume della fede. Per voi
tutti mi farò dovere di pregare ogni giorno nella santa Messa; pregherò che Dio vi prosperi
nelle cose spirituali e nelle cose temporali: tenga lontana da voi e dai vostri cari ogni sorta di
disgrazia; vi conceda ancora molti anni di vita felice, e quando giunga per voi il tempo di
partire per l’eternità, Maria, la nostra celeste benefattrice, vi assista, vi conforti e vi
accompagni al possedimento di quei veri beni, con cui Iddio clemente premia la carità dei suoi
fedeli.
Infine il mio ultimo pensiero sia per le anime sante del Purgatorio. Ogni anno una gran
moltitudine di Cooperatori e Cooperatrici Salesiane passano all'eternità. I Salesiani e le Suore
di Maria Ausiliatrice con tutti i loro dipendenti innalzano al cielo ogni giorno preghiere
particolari in loro suffragio, ma non posso omettere di raccomandarli calorosamente anche ai
suffragi vostri. Preghiamo che Dio si degni di. accogliere quelle anime nel regno della gloria,

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né mai dimentichiamole nelle nostre preghiere e nelle comuni opere di carità che faremo nel
corso di quest'Anno Santo.
Raccomandando pure me, i miei Confratelli, le Suore di M. A. e i nostri giovanetti al
valido sussidio delle vostre preghiere, con gratitudine somma mi professo in Nostro Signore
Gesù Cristo
Di Voi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,
Torino, 1 Gennaio 1900.
Obbligatissimo Servitore
Sac. MICHELE RUA.
marzo, a. XXIV n. 3
72-76 Feste, commemorazioni e conferenze salesiane
[Roma, 9 febbraio (da “La Voce della verità” dell’11-2-900”), p. 75]
[…] Quindi il Sig. D. Rua fece un'affettuosa commemorazione del compianto D. Cesare
Cagliero, Procuratore Generale dei Salesiani, e presentò all'udienza il successore di lui D.
Marenco, pregando i Cooperatori di nutrire verso di esso quella benevolenza, di che
onorarono il compianto antecessore. Si disse fortunato di poter porgere i suoi ossequi e
ringraziamenti ai Cooperatori di Roma e poi cedette la parola a D. Marenco
aprile, a. XXIV n. 4
99-105 Notizie di Famiglia
[La Spezia, accademia in suo onore, 1-2-900, p. 99]
[…] dopo aver ringraziato tutti, tessé bellamente la storia del Collegio di Spezia,
ricordandone i primi e più cari benefattori nella persona del Santo Padre Pio IX di f. m. e del
Missionario D. Giuseppe Persi. Anche il zelante Pontefice Leone XIII, soggiunse, benedice di
cuore ai cari Spezini e gode di sapere che l'Istituto tanto caro all'angelico suo Predecessore
diventi ogni dì più fiorente. Infine promise di ritornare fra loro per la consecrazione della
nuova Chiesa di Nostra Signora della Neve, che sì augura abbia a farsi nel prossimo agosto
[Roma, 12 febbraio, dialoghetto con il card. Richelmy e il Papa Leone XIII, p. 100]
Il Cardinale lo accolse con quella paterna bontà che tanto lo distingue, e, dopo aver
discorso di più cose, lo richiese se avesse già veduto il Santo Padre.
Non ho domandato l'udienza, risposegli Don Rua, perché mi parrebbe indiscrezione
disturbare Sua Santità in questi giorni occupatissima per i frequenti pellegrinaggi.
Venga con me stamane, soggiunse S. Em.: io ci vado per l'udienza e la presenterò a
Leone XIII.
Al nostro buon Padre non pareva vero di poter avere tanta fortuna, ed accettò con
riconoscenza la gentile esibizione. Verso le ore 12 di quello stesso giorno, D. Rua era dall'E m°
Card. Richelmy presentato al Regnante Pontefice, il quale lo accolse con affetto veramente
paterno.
I Salesiani lavorano, disse il Papa, sono contento di loro: si vede che lo spirito del
Padre Bosco è passato nei suoi figli. Abbiamo perduto Cagliero; era tanto un buon prete! Ma
abbiamo a successore Marenco.
Santità, è contenta di D. Marenco?
Sì, sì, sono contento.
[Nella Cattedrale di Tropea, 21 febbraio 1900 p. 101]
[…] Egli parlò con quella semplicità che è sua propria e che edifica e commuove
chiunque lo ascolta. Tratteggiò per sommi capi la vita di D. Bosco e le opere educative a
favore della gioventù da lui fondate; parlò dei suoi figli sparsi per tutto il mondo ed espresso

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anch'egli il desiderio vivissimo di poter presto contentare le brame dei buoni cittadini di
Tropea
[Alì Marina, 27(?) febbraio, p. 103]
[…] Don Rua, ringraziati tutti di tutto, pigliando argomento da un pensiero udito
nell'accademia, fece una breve, ma efficace considerazione sui vantaggi che la religione
arreca all'individuo, alla famiglia ed alla società. Accennò al bene grande che possono fare gli
Italiani ai loro paesi ed all'estero, specialmente in America, dove sono in sì gran numero i
nostri connazionali, e terminò facendo voti per la prosperità della patria nostra, augurandole
il primato materiale e morale.
[ivi, Conferenza ai soci della Compagnia di S. Giuseppe]
[…] D. Rua, prendendo motivo dalle parole fede, lavoro e preghiera scolpite sul ricco
vessillo di questa Compagnia, coni parola insinuante tratteggiò da maestro il programma
dell'operaio cattolico. Conchiuse con un forte appello a star sempre attaccati al Papa, al
grande Leone XIII, che è il Papa degli operai per eccellenza, e si disse fortunato di poter recare
a, ciascuno e per le proprio famiglie l'apostolica benedizione, impartita da questo miracoloso
Vegliardo a Don Rua nell'udienza del 12 dello stesso mese non solo per i Salesiani e loro alunni,
ma anche per tutti i Cooperatori e per quanti sono in qualche modo vincolati all'Opera
Salesiana.
[ivi, 28 febbraio, posa della prima pietra di una chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice]
[…] Spiegò in modo chiaro e facile il rito celebrato e le preghiere che
l'accompagnarono. Disse del grande, sublime, divino significato della pietra angolare, e
ricordando la visione di Giacobbe mostrò che la Chiesa è scala dalla terra al cielo, e la pietra
angolare fonte di salute temporale ed eterea; che attorno alla Chiesa si affollano i popoli per
impararvi la religione e la civiltà, che da essa abbiam la fede, il timor di Dio, la carità pel
prossimo. La Chiesa, che si edificherà, sarà di bene grandissimo all'Istituto, alla città, alla Sicilia
e da essa partiranno cuori generosi a portare la luce del vangelo nelle lontane missioni
dell'America. Chiuse con la papale benedizione.
[Catania, 4 marzo, accademia per l’anniversario dell’incoronazione del Papa]
[…] un bambino dell'Oratorio festivo […] disse il Sig. Don Rua padre del loro Direttore
e perciò nonno di tutti i giovanetti dell’Oratorio Leone XIII. Piacque a tutti la bella trovata, ed
il Sig. D. Rua sorridendo accettò il nuovo titolo di nonno.
[S. Gregorio di Catania, 5 marzo, accademia, p. 105]
[…] il Sig. D. Rua vivamente commosso ringraziò tutti i presenti promettendo di
ricordarli tutti nella S. Messa; di più li invitò a sentire la sua Messa in parrocchia pel giorno 8, in
cui avrebbe avuto luogo la vestizione di parecchi dei novizi. Si chiamò contento di trovarsi in
mezzo a tanti buoni amici, assicurandoli che vi si sarebbe fermato più che altrove, e che
partendo vi avrebbe lasciato, se non tutto, certo gran parte del suo cuore e li avrebbe sempre
ricordati nelle sue orazioni. Rivolse tutte a D. Bosco le lodi a lui attribuite e ringraziò i buoni
abitanti di S. Gregorio per l'affetto che nutrono pei figli di D. Bosco.
giugno, a. XXIV n. 6
159-164 Il 24 maggio 1900 a Valdocco
[23-5-900, Conferenza ai Cooperatori, p. 160]
[…] esordisce dicendo che parlerà come un padre ai suoi figlìuoli, un fratello ai fratelli,
e narrerà il viaggio fatto testè attraverso l'Italia, la Sicilia e l'Africa per visitarvi le Case
Salesiane. […]
Rallegrò col racconto delle ovazioni fattegli in una pubblica chiesa in Sicilia, che egli,
appena potè parlare, si affrettò a disapprovare dall'alto del pulpito, e che si ripeterono più
insistenti che mai, appena terminò l'esortazione a non farle più. Si mostrò soddisfattissimo del
buono spirito che regna in tutte le Case da lui visitate sia dei Salesiani, sia delle Figlie dì Maria
Ausiliatrice e disse che è tale l'insistenza, che da ogni parte gli si faceva per l'apertura di nuove
Case, che, non potendo soddisfare le numerose richieste, era obbligato ad abbreviare la sua

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dimora nelle varie città e negli altri luoghi del suo passaggio per sottrarsi ad un'insistenza che,
se lo consolava da una parte per la stima e benevolenza verso la Pia nostra Società, per altra
parte gli faceva pena per non potere contentare tutti, non bastandogli al presente il
personale di Salesiani e di Suore.
Disse che l'emigrazione dalla Sicilia a Tunisi si fa sempre più numerosa, e sebbene i
Salesiani amministrino in quella città la Parrocchia degli Italiani, che sono ben ventimila, poco
possono fare per essi, perché la chiesa è appena come la sacrestia del Santuario di Maria
Ausiliatrice. Terminò con una commovente esortazione ad aiutare le Case Salesiane della città
di Torino, che versano in gravi strettezze. Alcuni credono, aggiunse, che i Salesiani siano ricchi
perché possiedono molte case; ma queste case sono piene di giovani che bisogna mantenere;
queste case sono tutte produttive di spese. I Salesiani sono ricchi di debiti. Fece la confidenza
che l'Oratorio deve attualmente ad un solo provveditore di generi di vestiario 41 mila lire, ad
un altro 20, ad un terzo 30 mila. Sono cifre che fanno spavento! Invoca l'aiuto di questa
generosa città per l'Oratorio, mentre con pena rileva come dopo la morte di D. Bosco
l'Oratorio fu quasi dimenticato nella beneficenza testamentaria. Con questo doloroso
lamento e con una calda esortazione a provvedere ai più urgenti bisogni dell’Oratorio si
chiude la conferenza del Successore di Don Bosco […]
luglio, a. XXIV n. 7
186-190 Notizie di famiglia
[Una carissima funzione a Bologna, 3 maggio 1900, p. 188]
[…] Sorse in ultimo il sig. D. Rua, e presentandosi col petto fregiato dalle medaglie
delle tre Compagnie di S. Luigi, di S. Giuseppe e del SS. Sacramento: Come vedete, disse, mi
presento in modo diverso dalle altre volte: ho il petto fregiato di tre medaglie, perché voi, o
cari giovani, mi avete eletto generale del triplice esercito di S. Luigi, di S. Giuseppe e del SS.
Sacramento: e perciò come generale vi parlerò di guerra.. Sotto la protezione di Maria
Vergine, come i soldati del Carroccio, detti la compagnia della morte, perché tutti i trecento
che la formavano, giurarono di dar la vita, piuttosto che abbandonare la bandiera, voi tutti
militerete sotto il glorioso vessillo, pronti a morire piuttosto che venir meno alla divozione
verso la Madonna. Ricordò il valore dei soldati nel difendere la bandiera, raccontando la
vittoria di Napoleone al ponte di Arcole nel 1796. Quivi essendo i suoi soldati divisi da un sol
ponte dall’esercito nemico e non osando avanzarsi in mezzo al fischiar delle palle, Napoleone
strappata la bandiera all'Alfiere, la piantò in mezzo al ponte. I suoi soldati, vista in pericolo la
bandiera, fatti coraggiosi come leoni, assalirono il nemico e ne riportarono splendida vittoria.
Chiamò S. Luigi modello e protettore dei giovani, un guerriero che combatteva da forte
contro il gran nemico, il rispetto umano, e aggiunse che guardando la sua bella figura,
circondata da un ricco trofeo di gigli, anche i giovani devono combattere come lui forti e
coraggiosi per serbarsi immacolati e rendersi degni del Paradiso. Ringraziò le gentili donatrici,
dicendo che il dono fatto ai figli è pure fatto al padre; disse del pregio artistico e della
ricchezza del lavoro, che sarà oggetto di santa invidia per tutte le altre Case salesiane, ma che
essendo fatto per onorare la Madonna di S. Luca e S. Luigi, doveva per ciò stesso, essere bello
e prezioso, adeguato alla loro divozione per la Madonna ed all'affetto che nutrono per
l'Istituto salesiano, che scriverà i loro nomi a caratteri d'oro e sarà sempre riconoscente.
Invitò quindi tutti a gridare un evviva all'Eminentissimo Cardinale, alle gentili donatrici ed a
quanti lavorarono con intelletto d'amore attorno al ricco stendardo.
[Riuscitissimo trattenimento e festa patronale ad Alessandria, 5 maggio 1900, p. 190]
[…] il nostro Superiore ringraziò Mons. Vescovo […], ringraziò il Clero e tutti i buoni
Alessandrini dell'attestato di stima e d'affetto, che vollero dargli coll'intervenire alla festa di
famiglia, alla festa del cuore. Rivolgendosi poi ai confratelli ed alunni, ringraziò il carissimo
Direttore della bella dimostrazione di figliale affetto, e con lui ringraziò i cantori, gli oratori e
specialmente la banda militare, che si unì agli alunni del Collegio per rendere più allegra e più
solenne la festa.

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agosto, a. XXIV n. 8
220-222 Il 1° luglio 1900
[Torino, funzione in onore del Sacro Cuore, p. 222]
[…] Chiuse la serata il Venerando D. Rua. Richiamò alla memoria una solenne
processione del Corpus Domini fatta, essendo egli ancor giovinetto, da D. Bosco negli inizii
dell'Oratorio di Valdocco, ed enumerate le immense benedizioni di cui Gesù fu largo da quel
tempo a tutt'oggi, augurò che la nuova solenne processione, fatta il 1° luglio 1900, abbia ad
accrescere e perennare le benedizioni di Gesù sopra l'Oratorio di Valdocco e sopra tutte le
Opere Salesiane.
235-236 Notizie Varie. La festa di Maria Ausiliatrice e la solenne benedizione
della prima pietra della Chiesa di S. Agostino in Milano.
[4 giugno 1900]
[…] Ricordò le dolci emozioni provate nell'ultimo suo viaggio, nel quale visitò anche le
Case Salesiane delle coste settentrionali dell'Africa; parlò della grande consolazione che
provava vedendo l'impegno santo con cui i buoni milanesi promuovevano le opere di Don
Bosco. Ricordò come l'essere la nuova chiesa dedicata a S. Agostino, era augurio felice di
molte conversioni che in essa si sarebbero operate, e che quindi un tal pensiero doveva
animare tutti a condurla a termine il più presto possibile.
[Lettera ai Cooperatori milanesi, inviata da Torino il 7 giugno. Inutile dire che in ASC non c’è]
Reduce dalla vostra città, ove trovai accoglienze sì benevoli e generose, sento insieme
il bisogno ed il dovere di rivolgervi, o buoni Milanesi, i più vivi ringraziamenti.
Già altra volta mi trovai nella felice necessità di soddisfare a sì dolce compito, e fu
quando in principio del 1895 mi procuraste la gioia d'inaugurare la prima Casa Salesiana in
Milano, nella qual circostanza ebbi agio di verificare quanto già diffuso e profondo fosse
l'affetto dei figli di S. Ambrogio a quelli di D. Bosco.
Ma quanto cammino non si fece costì in appena cinque anni! Avete già eretto in buona
parte un amplissimo Istituto, nel quale trovano ricovero e sana educazione circa 300
giovanetti, figli del povero popolo, che la vostra carità ha voluto così sottrarre alla miseria e in
pari tempo alle arti corruttrici, onde la miscredenza si vale, con tanta fortuna oggidì, per
attrarre nelle sue reti il figlio del proletario, a cui finisce di avvelenare anche l'ultimo conforto,
la speranza cioè d'una vita futura e felicità celeste.
Accanto a questi fanciulli convittori, ho contemplato con somma compiacenza, la
densa turba di quasi 500 altri, che frequentano i nostri due Oratorii festivi, dove raccolti,
almeno una volta la settimana, quei poveretti sentonsi parlare di Dio, di Gesù e delle dolci sue
dottrine.
Ma la vostra carità, incoraggiata dalla benedizione di Dio che n'ha sì largamente
fecondati gli sforzi, vieppiù cresce e s'infiamma; e impaziente di voler presto vedere aperto un
vasto tempio, in cui possano aver cibo spirituale anche gli adulti, specie del ceto operaio
numerosissimo nel sobborgo industriale fuori di P. Nuova, ne posavate per mano dell'E.mo
Cardinale vostro Arcivescovo la prima pietra il 4 corr.
Come mi sdebiterò io con voi per tanta vostra carità? Come adeguatamente ringraziare
il degno successore di S. Ambrogio e di S. Carlo, che fu sempre sì largo co' miei figli? Come
ringrazierò i Signori Cooperatori ed in ispecie l'attivissimo Comitato Salesiano? Ogni parola
sarebbe impari al bisogno; epperciò condenso i miei ringraziamenti nella promessa di
continuare dal canto mio ad aiutare con ogni possa il vostro Istituto Salesiano, fiducioso che
S. Ambrogio protettore di tutta la casa e S. Agostino titolare del tempio e il venerando nostro
padre D. Bosco veglieranno dal cielo e noi e voi; noi nel corrispondere ai disegni di Dio ed ai
voti della cittadinanza Milanese; voi col fecondare anche in avvenire le generose vostre
iniziative.

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In tutta la numerosa famiglia Salesiana sale fervida ed incessante al cielo per le labbra
di mezzo milione di fanciulli la preghiera per tutti i nostri cari Benefattori, tra i quali voi,
Milanesi, primeggiate da tempo.
Esortandovi con illimitata fiducia ad assistere codesti miei figli colle vostre limosine
nella nuova e costosa intrappresa, mi rassegno con grato ossequio.
settembre, a. XXIV n. 9
260 Notizie varie. Don Rua a Diano d’Alba
[15 luglio 1900, a pranzo]
[…] Il Sig. D. Rua, lieto e amabilmente sorridente, ebbe una parola di ringraziamento
per tutti quelli che si adoperarono alla buona riuscita della festa, e fece i più sentiti e meritati
elogi di S. Eccellenza Rev.ma Mons. Re, Vescovo d'Alba, grande amico dei Salesiani,
mandando a lui un plauso affettuoso. Parlò poi dell'Arciprete di Diano, chiamandolo un santo
brigante, perché non si ristà mai di brigare per l'azione cattolica: è riuscito, disse, ad ottenere
nella sua parrocchia le Suore di Maria Ausiliatrice, mentre spesso il loro scarso numero non
può corrispondere alle tante richieste fatte da tutte le parti del mondo; né contento di ciò,
briga ancora per altro e vuol anche i Salesiani.
1901
gennaio, a. XXV n. 1
3-8 Lettera del R.mo Don Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici
Salesiane
Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,
L'ANNO testè passato, ultimo del secolo XIX, non ostante il turbamento del mondo,
vide molte cose consolanti il cuore cristiano. Poiché tra gli inni di gloria che da ogni parte
s'innalzarono al Divin Salvatore, e lo splendore della Croce e delle statue del Redentore e di
Maria collocate sulle cime dei monti, quasi ringraziamento a Gesù che millenovecento anni fa
discendeva Re pacifico ad impadronirsi della genti e condurle alla Redenzione, anche i
Salesiani hanno potuto compiere con l'aiuto di Dio e con la vostra cooperazione opere non
indifferenti alla sua maggior gloria ed alla salute delle anime. Perciò in questi primi momenti
del nuovo secolo, come eco della voce di D. Bosco che a voi riferiva il merito di quelle
strepitose conquiste a cui poneva la mano, desidero di farvi sentire la mia parola, espressione
di riconoscenza schietta ed affettuosa.
Facendo tacere ogni altro sentimento, devo rivolgervi due principali pensieri; il primo
sia uno sguardo a quanto si fece nel passato anno, ed il secondo su quello che per mezzo della
divina Provvidenza sarebbe a farsi nell'anno che viene.
Il Giubileo Maggiore ed i Giubilei della nostra Pia Società.
Nell'anno trascorso, l'Anno Santo, e che sarà famoso per i numerosi pellegrinaggi alla
Città Eterna, abbiamo avuto anche noi molte ragioni per consolarci. Se infinite erano le pie
turbe che accorrevano a Roma per guadagnare la Santa Indulgenza, e così riempivano di
santa consolazione il gran cuore del Papa Leone XIII, non potevamo essere indifferenti nel
vedere, come molti e molti andavano a visitare il nostro Santuario del Sacro Cuore. E quella
vasta Chiesa era quasi continuamente gremita di pellegrini e specialmente di nostri
Cooperatori. Questo concorso che sapeva di prodigioso consolava immensamente il mio
cuore, perché vedeva che essi si davano premura di andar a vedere l'opera delle loro mani e
della loro divozione al Cuor di Gesù. Io credo che anche il nostro buon Padre dal cielo avrà
veduto con gioia quella vostra pietà, e si sarà fatto valido intercessore a vostro benefizio.
Mise il colmo alla nostra pia e santa esultanza la presenza quasi continua di Vescovi e
specialmente di quelli che venivano dalle lontane Americhe.
I miei figli di Roma avevano ricevuto in questa occasione incarico di fare, nella
ristrettezza delle loro forze, l'uffizio di ospiti generosi a quanti colà giungevano, e sebbene

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sollecita ne sia stata la loro cura ed attenzione, temendo che non abbiano potuto soddisfare a
tutte le esigenze e compiere quanto il loro cuore suggeriva, chiedo un benevolo
compatimento per me e per loro.
Ma con l'Anno Santo di tutta la cristianità giungeva pure il piccolo Giubileo per le
nostre Missioni di America. Nel mese di novembre testè passato, si compivano i venticinque
anni, dacchè benedetti nel nostro Santuario di Maria Ausiliatrice dal buon Padre D. Bosco
erano partiti i primi Missionari salesiani per la Repubblica Argentina. Quanti meravigliosi
avvenimenti, si ha da esclamare, mercè la divina Provvidenza! Si prepararono colà grandiose
manifestazioni, di gioia e di riconoscenza a Dio con una Esposizione speciale di lavori fatti in
quei varii Collegi di Arti e Mestieri. E quasi compendio di ciò che si era già potuto fare ebbero
luogo Conferenze, Accademie, e specialmente un Congresso di Cooperatori Salesiani. Era una
eco del primo Congresso tenuto a Bologna nel 1895 per i Cooperatori dell'antico continente,
ed eseguito con pari slancio ed affetto particolare.
Furono presenti Mons. Espinosa, il fortunato e valoroso compagno e guida a Mons.
Costamagna nelle missioni della Patagonia, ed ora Arcivescovo di BuenosAyres, varii Vescovi
delle Repubbliche SudAmericane, ed i nostri due Vescovi, Mons. Cagliero e Mons.
Costamagna con Mons. Giuseppe Fagnano Prefetto Apostolico della Patagonia Meridionale e
Terra del Fuoco. Devo dire con la massima riconoscenza che vi presero parte molti insigni
personaggi del laicato, e gran numero di Cooperatori di ogni sesso e condizione, come spero,
fra breve, informarvi per mezzo del Bollettino Salesiano.
Per tal motivo possiamo ripetere che questa riunione in novello Congresso, fatta
all'altra parte del mondo, fu ed è la più solenne e profittevole corona dei benefizi che Dio
Consolatore ha voluto serbare all'umile nostra Società. Devo poi soggiungere, che una fra le
più soavi decisioni fu quella di elevare in Buenos Aires un grande Santuario al Sacro Cuore di
Gesù, come ringraziamento a Dio del prospero dilatarsi dei Missionari Salesiani. Tale proposta
piacque tanto, e fu accolta con sì grande entusiasmo, dall'Arcivescovo di Buenos Aires e da
tutti i Congressisti, che si volle subito raccogliere un fondo di offerte. I Vescovi colà raccolti
prima di separarsi vollero benedire la pietra fondamentale. Funzione solennissima, e forse mai
prima veduta, perché accompagnata dalla Benedizione particolare del Santo Padre ed
assistita dal Presidente della Repubblica il Generale Roca. Questo Santuario è l'omaggio a
Gesù Redentore e a Maria Ausiliatrice, offerto a S. S. Leone XIII dai Cooperatori Salesiani
dell'Argentina.
Nella medesima occasione che i nostri Missionari partivano per l'America, il Signore ci
volle consolare coll'introdurci in Francia. Era questa la prima ricompensa che Dio riserbava al
venerato Don Bosco per i gravi sacrifizi che aveva fatti per quelle Missioni. È vero, e nessuno
più di noi lo sente nel più profondo del cuore, che il tutto si deve a Dio; tuttavia ci deve
consolare che Egli ci abbia voluto prendere per suoi umili strumenti per il bene che così si è
potuto riversare a favore di tanta povera gioventù. Poiché da Nizza marittima, si è presto
dilatata a Marsiglia, e poi in tante altre parti della Francia.
Fondazioni ed ampliazioni compiute nel 1900.
Era mia intenzione, che quest'anno fosse vero Giubileo anche per noi, cioè riposo, non
aprendo nuove Case. Ed a questo fine ho dovuto fare violenza al mio cuore per mantenere il
fatto proponimento. Tuttavia si dovettero fare delle eccezioni. Alcune Case si era promesso di
aprirle nell'anno 1899, e poi per varie circostanze si dovette differire a questo anno. Così per
es., in Italia si aperse il Collegio di Alvito in provincia di Caserta, che, preparato parecchi anni
prima, era stato fissato per l'anno scorso. Vicino a Roma, nella piccola terra di Artena, si
assunsero le scuole comunali e si aperse un Oratorio Festivo, per soddisfare le vive istanze di
Eminentissimi. personaggi che ci erano state fatte fin dal 1892. A Spezia abbiamo potuto
condurre quasi al termine una Chiesa dedicata a Maria SS. della Neve, a benefizio di quella
nostra Casa, ma specialmente della numerosa popolazione, cresciuta in pochi anni a dismisura
e senza il conforto della Casa di Dio. E speriamo che nel corso dell'anno 1901 essa sarà aperta
al pubblico e solennemente consacrata.
Dalla parte opposta della riviera ligure, cioè a Savona, dove già da molti anni abbiamo
un Oratorio Festivo, si faceva sentire il. bisogno di un modesto Pensionato Cattolico per tanti
studenti che colà vengono a fare i loro corsi. Ed in breve tempo si mise mano ad una

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proporzionata costruzione che già si è inaugurata. Ai Cooperatori e Cooperatrici Savonesi mi
sento in dovere di rendere di nuovo pubblici ringraziamenti assicurandoli che loro non
mancheranno le nostre preghiere perché il Signore li prosperi nei loro commerci e li consoli
nella educazione della loro famiglia.
A Chioggia si era già incominciato l'anno 1899 un Oratorio Festivo con Ospizio e scuole.
In quest'anno si lavorò assai per consolidarlo e renderlo capace di un più gran numero di
giovani.
Ad Ancona, dove nel 1899 s'era posta la prima pietra per un cospicuo Oratorio Festivo,
di cui tanto abbisogna la parte bassa della città verso la stazione ferroviaria tutta gremita di
nuove abitazioni e senza chiesa, si continuarono i lavori per tutto l'anno, e si spera che
l'Oratorio tanto sospirato potrà aprirsi fra breve a conforto di tutti i buoni anconitani.
Per la generosità di una famiglia, degna di ogni encomio, si cominciò pure a Corigliano
d'Otranto un'opera che sarà di molta utilità per tutta quella regione, trattandosi di una
Colonia Agricola.
Secondando i desiderii del compianto e fervente cattolico Cav. Domenico figlio al
Generale Rossi, già institutore dei Principi Umberto ed Amedeo di Savoia, si assunse la
direzione dell'Oratorio Festivo a Buttigliera d'Asti, da lui medesimo incominciato colla zelante
cooperazione del molto Rev. D. Serafino. Così si continua a produrre il bene ideato dal suo
benemerito fondatore.
Nel Belgio si dovette cedere alle istanze dello zelante Vescovo di Liegi, aprendo una
Casa a Verviers, che pure doveva essere aperta l'anno scorso.
Nella Spagna si diede principio ad un Orfanotrofio poco lontano da Santander, dove
eravamo attesi da parecchi anni, per assistere i poveri fanciulli fatti orfani dal grande scoppio
di dinamite che tanto desolò quella città.
In America vi fu eziandio qualche nuova fondazione, come verremo esponendo in
seguito. Come si vede, si è tenuto fermo per quanto si è potuto nell'astenerci da nuove
fondazioni. Era una imperiosa necessità per poter sostenere le Case già fondate, di cui gran
parte scarseggiavano di personale.
Tra le Suore di Maria Ausiliatrice.
Anche le Figlie di Maria Ausiliatrice furono chiamate ad aprire Educandati, Scuole, Asili
Infantili, ed Oratori Festivi. E per cominciare, dirò che ad Alì Marina in Sicilia si mancava di una
chiesa grande, essendosi resa troppo piccola ed affatto insufficiente quella dell'Istituto.
Mediante la munificenza di una insigne Benefattrice si cominciarono i lavori e si
proseguirono con tanta alacrità che si spera quandochesia, che si potrà aprire al pubblico.
Faccia il buon Dio che i tanti voti siano presto coronati da felice esito, e ché presto si possano
cantare le sue lodi presso quegli altari consacrati.
Nel continente si pose mano alla costruzione di un nuovo edifizio a Crusinallo, nella
provincia di Novara, industriosissimo borgo sulla linea d'accesso al Sempione. Le nostre Suore
già da parecchi anni vi stavano in casa d'affitto e molto a disagio. Quest'anno, per opera dei
Cooperatori e specialmente del parroco assai zelante del bene della sua popolazione, si
cominciò a lavorare in terreno proprio con l'intenzione di provvedere un Oratorio Festivo, con
Scuole ed un Asilo infantile. E questa pietosa opera sarà un vero rimedio per quella gioventù
che va a lavorare nelle nuove fabbriche onde è ricca quella valle con pericolo della educazione
morale e religiosa.
In Francia si aprì una nuova Casa di Maria Ausiliatrice a Fouquières poco lungi dal Passo
di Calais.
Ogni anno poi nuovi drappelli partono per l'America, dove vanno a dividere il lavoro
con le molte altre sorelle che già da tempo spargono ovunque l'olezzo delle loro virtù e della
loro abnegazione. È vero che anche laggiù nel nuovo mondo non mancano le vocazioni
religiose, ed in molti luoghi sopperiscono al gran bisogno, ma il continuo moltiplicarsi delle
Case e delle Missioni rende necessario quell'aiuto che non cessa mai di mandare l'Europa.

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In Patagonia, rimesso il coraggio smarrito per lo spavento della terribile inondazione
del 1899, subito si tornò all'opera sia per le costruzioni materiali, sia per la riedificazione
morale di quei poveri indi, e di quella gente che viene colà per cercare i mezzi di sussistenza.
Nelle Pampas si aperse un nuovo Ospizio nella città detta General Acha, che forma la
Capitale delle Pampas Patagoniche. Non è a dire quanto queste notizie pervenute
ultimamente ci consolarono per il gran bene che si va facendo. Ma ciò che mi riempie di
piacere sì è il pensare che se si possono mandar avanti queste opere di beneficenza e di
religione, io devo dire grazie a voi, o benemeriti Cooperatori e zelanti Cooperatrici, che non
tralasciate mai di venire in mio soccorso ogni qualvolta faccio ricorso umile e fervoroso alla
vostra carità.
Opere compiute nelle nostre Missioni.
Furono queste il primo ed ultimo pensiero di D. Bosco, e tale dev'essere di colui che
egli volle fosse destinato a raccoglierne l'eredità. Ho quindi, sempre là il cuore e la mente,
prendendo parte alle gioie ed alle pene, esortando, favorendo ed aiutando in ogni possibile
maniera. Sa Dio come ebbi a penare per i travagli. de' miei carissimi Missionari di Quito,
quando furono bandeggiati da quella Repubblica! Ora ho la consolazione di dirvi che essi
poterono di nuovo penetrarvi, col permesso di quelle autorità, e riaprirono le Case che si
erano dovute chiudere. Solo la Casa di perfezionamento in Sangolquì non si potè ancora
ripristinare perché vi manca tuttavia il personale, che fu tosto impiegato per altri siti. Poco alla
volta si spera che le cose saranno ristabilite come un tempo e col medesimo vantaggio per la
gioventù.
Venendo al Perù, nella patria di santa Rosa di Lima, vi devo dire che nella città di
Arequipa si sta innalzando un gran Santuario a Maria Ausiliatrice. Si lavora già da due anni, e si
spera che presto sarà condotto a termine. E sapete perché? Quando i nostri Missionari di
Quito si trovarono cacciati in mezzo alle foreste, e già disperavano della vita, fecero promessa
che se fossero mai arrivati a salvamento, avrebbero fatta una Chiesa in quella terra, dove
avessero potuto riparare in segno di ringraziamento. Ricordo come il buono e valoroso D.
Luigi Calcagno me ne domandava il consenso. E poteva io negarlo? La grazia era ottenuta, ed
in mezzo a mille pericoli e disagi; questo Santuario ricorderà ai posteri la materna bontà di
Maria verso i poveri Salesiani esuli dall'Equatore, che essi consideravano come loro seconda
patria.
Anche a LaSerena nel Chilì da molto tempo erasi promessa una Casa e finalmente in
quest'anno si potè aprire. Colà con le scuole elementari vanno unite quelle di arti e mestieri.
Nella Patagonia Meridionale e nella Terra del Fuoco le Missioni che furono tanto tribolate in
varie maniere negli anni antecedenti, van via migliorando, e danno una certa fiducia di un più
lieto avvenire.
A chi ci accompagna con amore, confrontando i nomi con le Carte Geografiche più
recenti, annunzio, che nell'estremità orientale del continente Americano, a Gallegos, si
riaperse una nuova Missione, e si potè dare un po' più di incremento a quelle della Candelara
ed a quella di Porvenir, entrambe nell'isola grande della Terra del Fuoco. Queste Missioni, che
rallegravano il cuore di D. Bosco negli ultimi anni di sua vita, sono povere assai, e non
sussistono che per la carità dei nostri benevoli Cooperatori. È difficile trovare al mondo una
Missione che sia più bisognosa e che domandi. maggiormente i nostri soccorsi.
Nelle Isole Malvine la Missione potè fare in quest'anno notabile progresso. Una nuova
Chiesa e scuole nuove molto più ampie furono inaugurate per accogliere il numero ognor
crescente di fedeli e di allievi. Con la vostra generosità si è potuto arrestare il funesto
progredire delle missioni protestanti, e togliere molti altri dalle loro scuole.
Alla Plata, la capitale della Provincia di Buenos Aires, v'era già una Casa con cappella
interna, e si sentiva la necessità d'una Chiesa pubblica; confidando nella Divina Provvidenza,
visi eresse una Chiesa Maria Ausiliatrice, che non mancherà di spargere copiose benedizioni
sopra quelle popolazioni. Le lettere che mi giungono di là son piene di ringraziamenti,
specialmente perché così si può provvedere ai numerosi nostri emigranti, che giunti colà non
mancheranno più d'aiuto ne' bisogni spirituali, non dimenticheranno più gl'insegnamenti
cristiani. Con questo medesimo pensiero si cominciò a fare alla, Ensenada, terra poco distante

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da Buenos Aires, un Oratorio Festivo per i molti giovanetti quasi tutti italiani. Fu dietro le vive
premure di quello zelantissimo Arcivescovo, Mons. Espinosa, che si fondò quest'opera nuova,
con l'intenzione di mettervi scuole maschili e femminili, ed un Ospizio per accogliervi come
interni i giovani più bisognosi.
Chiamo poi tutti voi, o benemeriti Cooperatori d'Europa, ad unirvi con me, per
ringraziare in questa fausta occasione, quelli di Buenos Aires e terre vicine, per l'aiuto che ci
diedero nel fondare, far crescere e dilatare la Casa per arti e mestieri di Bernal, piccola
cittadina quasi sulle porte di Buenos Aires. Ciò che per noi è S. Benigno, cioè Casa ove si hanno
a formare i nostri Capi d'Arte assistenti e maestri, è, nell'America del Sud, questa Casa. Si
cominciò dal poco, e poi crebbe in tali proporzioni da far vedere l'intervento della mano di
Dio. Si andarono ampliando i locali, si provvidero macchine di ogni genere e convenienti al
progresso delle nuove industrie, e si spera che quando che sia, quelle nostre Case potranno
bastare a se stesse. Una parte di questi ringraziamenti è pure dovuta a varii Cooperatori
d'Europa che vollero in modo particolare mandarmi delle offerte per questo scopo.
Traversato il Rio della Plata, vedo con piacere il Paraguay, terra un dì visitata dallo zelo
apostolico del compianto nostro Mons. Lasagna. Egli aveva già pensato di mettere una Casa a
Villa Concepcion, e moriva senza vedere coronati i suoi vivi desiderii. Ma nell'anno 1899 si potè
destinare a questa Missione una parte dei Salesiani partiti dal Santuario di Maria Ausiliatrice, e
l'anno scorso, superate felicemente tutte le difficoltà, si potè effettuarne la fondazione. Ora
salendo in sin verso il Matto Grosso, vediamo che quelle nostre Missioni furono assai
benedette dal Signore. E dirò di buon grado come quel Vescovo, per mancanza assoluta di
clero indigeno, abbia affidato ai Salesiani la cura di varie popolazioni, che vengono visitate
tratto tratto dai nostri Missionarii, non avendo colà neppur noi un personale sufficiente per
fissarvi. regolarmente dei Parroci.
Nella città di Bahia, nel Brasile, fu fondata una piccola Casa per arti e mestieri, che
speriamo diverrà grande con l'opera e col consiglio di generosi Salesiani e Cooperatori di
quello Stato così importante. Io nutro fiducia che il loro zelo e la costante benevolenza a
favore della gioventù non verrà meno, e che fra breve quella Casa non avrà più nulla da
invidiare a quelle di questo genere che abbiamo nel Brasile.
Terminando il lungo viaggio intorno all'America, mi fermo volentieri a Nuova Yorch
negli Stati Uniti. Molte volte e per molti anni quel buon Arcivescovo invitava i poveri figli di D.
Bosco in quella vastissima città, dove vivevano più di duecento mila italiani senza istruzione
religiosa. Già D. Bosco ne era stato pregato, e solo per la mancanza assoluta di personale si
era dovuto rispondere chiedendo tempo: ora da due anni ci siamo e, grazie a Dio, sempre con
maggior incremento dell'opera nostra. Nello scorso anno una nuova cappella per gl'Italiani
venne colà affidata alle cure de' nostri Confratelli.
Venendo nell'Africa, comincierò a dirvi che la casa di Tunisi, a noi data fin dall'anno
1894, fece assai progresso. La parrochia del Santo Rosario non bastava più al bisogno, e si
pensò di ingrandirla. Confidando in Maria Santissima si diede subito mano all'opera: Ci giova
sperare che fra breve saranno finiti i lavori, e la nuova Chiesa molto più ampia e più decorosa
verrà aperta al pubblico. Per tale opera si dovette trasportare provvisoriamente a La Marsa,
nell’Istituto Perret, l'Orfanotrofio che era annesso alla Parrocchia. Pare che la Provvidenza
voglia preparare per quei poveri orfani altro nido più ampio e più comodo nella stessa Tunisi
dove lo scorso novembre si pose la prima pietra di un altro Orfanotrofio. Anche ad Orano
dopo grave burrasca il nuovo anno scolastico si aprì con lusinghiere speranze: ma ahi! quanto
l'Orfanotrofio di OranEckmühl ha ancor bisogno di soccorsi dei Cooperatori per rimarginare i
gravi danni ch'ebbe a soffrire!
Opere proposte per il nuovo anno.
Molte cose vorrei raccomandare alla vostra carità così grande sempre per i figli di D.
Bosco, ma mi devo limitare alle sole più necessarie. In primo luogo misi presentono i cari
lebbrosi della Colombia. Voi sapete dai pubblici giornali e dal Bollettino come questo infelice
paese sia tormentato dalla rivoluzione. Mentre vi raccomando che preghiamo perché presto
l'Angelo della pace faccia sentire i suoi benefizi, e torni a rifiorire il commercio, rinascere la
pubblica provvidenza, mi sanguina il cuore a sentire come colà si manca di pane. Ed anche i
miei Missionari vanno soggetti a mille privazioni, per provvedere il necessario a quegli infelici.

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Occorrono quindi aiuti straordinarii per raddolcire un poco quelle pene che sono anche
straordinarie. Il nostro buon sacerdote Evasio Rabagliati Superiore di quelle Missioni,
coadiuvato dal Vescovo di Soccorro, nella cui. Diocesi trovasi il Lazzaretto di Contratacion, fa
quanto sa e quanto può, ma pur sempre meno di quanto esige quell'immenso bisogno.
Alla Terra del Fuoco e nel Matto Grosso si versa in grave necessità, e senza un va lido
aiuto, il bene di quelle Missioni è di molto diminuito. È quindi da augurarsi, che il buon Dio,
come ne Lo preghiamo sovente di cuore, volga il suo occhio pietoso verso quelle terre e
susciti qualche potente benefattore, onde esse ricevano un nuovo e visibile incremento.
Ma alcune Case, più vicine a noi, anzi appartenenti a questa Casa principale, come sono
quelle di S. Benigno, di Foglizzo, di Ivrea e di Valsalice e questo Oratorio specialmente donde
vi scrivo, si trovano in non credibile bisogno. Da loro escono, in massima parte, i Missionari, i
nostri maestri e capi d'arte, e le spese per la loro manutenzione sono assai gravi. Ora nella
speranza di provveder loro un qualche durevole soccorso, ho pensato ad una opera che sarà
come una continuazione dell'Omaggio Internazionale, ed avrà sua sede principale colà
appunto in Valsalice presso la tomba del venerato nostro Padre e Fondatore. Ma di ciò mi
riservo di parlarvene nel Bollettino medesimo nel corso di questo anno.
Ora sono alla fine, e domando a tutti voi umile compatimento se fui tanto prolisso. Se
guardassi al desiderio che ho di trattenermi con voi, palesarvi diffusamente tutti i miei
sentimenti, per riceverne il vostro consiglio ed approvazione, richiamarne il vostro aiuto per le
opere che la Divina Provvidenza vuol affidare ai poveri vostri Salesiani, sento che non finirei
così presto.
Non posso però ristarmi dal ricordarvi qui nel finire, mentre il cuore è agitato da varii e
più forti pensieri, come nella notte ultima dell'anno, in cui per concessione Pontificia si potè
celebrare la santa Messa ed i fedeli fare la S. Comunione, la nostra Pia Società siasi consacrata
solennemente al Sacro Cuore di Gesù. Anche voi, rispondendo all'invito inserito nel passato
Bollettino, vi sarete uniti in un solo pensiero, in un solo affetto, in quella notte santissima e
beata, con me, che consacrai al Sacro Cuore l'intiera Unione dei nostri Cooperatori. Voglia
questo medesimo Divin Cuore aprirvi i suoi tesori di grazie e benedizioni. Vi benedica nei vostri
interessi spirituali, ne' vostri interessi materiali, e porti la sua pace e li suoi più eletti favori
nelle vostre famiglie per tutto il tratto che Dio vi accorderà di vivere nel nuovo secolo e ci
conceda a tutti di sempre tenerci preparati alla sua divina chiamata.
Se ogni giorno è, come dice S. Bernardo, semen aeternitatis, quanti frutti salutari noi
potremo raccogliere nel corso di un anno e di più anni, spesi alla gloria di Dio, al sostegno
della sua santa causa, ed alla salute dei nostri fratelli! E D. Bosco dal cielo ottenga a noi e a
tutti voi, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, di tenere sempre accese le
nostre lampade, stretti i fianchi con opere di santità e di virtù, affinché possa ciascuno sentir
ripetere dal Re de' secoli: Coraggio, o servo fedele, tu che hai provveduto a me povero, vesti,
pane, tetto, istruzione, ricovero, vieni a goderti il frutto di tante opere buone, nella beata
eternità.
Raccomando pure a tutti voi, alla carità delle vostre preghiere me stesso, che ho il
piacere di sottoscrivermi con rispetto e stima
Di voi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,
Oratorio di S. Francesco di Sales, Torino, 1 gennaio 1901.
Obbligatissimo Servitore
Sac. MICHELE RUA
luglio, a. XXV n. 7
182-189 Cronaca del Movimento Salesiano
[Nizza, 4 febbraio 1901, p. 183]
[…] Poi prende la parola Don Rua che rammenta i modesti principii dell'Opera, gli
amici, i benefattori della prima ora ai quali soli sorvivono il Barone Herand ed il conte

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Micheaud. Porta i saluti del S. Padre e la sua speciale benedizione che tutti ricevono
ginocchioni.
[…] A tutto pone termine la parola inspirata di D. Rua che è un canto di ringraziamento
a Dio per il bene operato, ed una efficace esortazione a tutti di confermarsi sempre più nei
buoni propositi così consolanti per il suo cuore di padre.
agosto, a. XXV n. 8
220 Cronaca del Movimento Salesiano. La festa del Padre.
[Torino, 23 giugno 1901]
[…] Don Rua infine si alza e ringrazia i giovani, i Cooperatori, i suoi aiutanti, e con tanta
umiltà che quasi quasi si crederebbe che egli sia qui d'inciampo e non ne sia la mano e la
mente che tutto fa, tutto muove e tutto pensa. Una parola l'ha commosso. I suoi figli han
promesso che alla dimani avrebbero fatta per lui la santa Comunione, e quest'idea gli ha
toccate le fibre più delicate del cuore, ed ha bisogno di dire a tutti che questo è sicuramente
fra tutti il più caro e ricco dei regali.
[24 giugno, agli exallievi]
[…] Il regalo di quest'anno consistette in un ritratto ad olio della madre di D. Rua […].
Inutile dire che il signor D. Rua accettò con vero piacere […], lodando il delicato pensiero di
ritrarre le fattezze della sua cara madre, di cui tessé subito un bell’elogio.
ottobre, a. XXV n. 10
280 Cronaca del Movimento Salesiano.
[Pavia, 17 giugno 1901]
[…] Poscia tenne pure un po' di conferenza, nella quale, letta la lettera con la quale il
direttore della Missione Salesiana di Zurigo in Isvizzera ringraziava un generoso signore
Pavese che gli aveva mandato mille lire per gli Italiani colà emigrati, parlò bellamente della
necessità urgente di soccorrere i nostri connazionali all'estero, rilevandone con efficace
parola le miserie ed i pericoli a cui sono esposti, specialmente nella Svizzera.
dicembre, a. XXV n. 12
339-342 Cronaca del Movimento Salesiano.
[Trieste, 26-27 ottobre 1901, p. 340]
[…] Disse di Don Bosco, dell'origini dell'Oratorio e dell'Opera Salesiana, nella quale egli
ebbe tanta parte, del bene che fa l'Oratorio dovunque, in Italia, in Spagna, nelle Americhe; del
bene che farà a Trieste....
[…] Parlò poi Don Rua, caldeggiando l'ulteriore sviluppo dell’Oratorio Salesiano, ed
anelando di veder sorgere quanto prima a Trieste anche un Oratorio femminile, diretto dalle
figlie di Maria Ausiliatrice.
1902
gennaio, a. XXVI n. 1
3-7 Lettera del R.mo D. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici
Salesiane
Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,
Niuno può certo immaginare quanto sia caro al mio cuore poter al principio di ogni
anno segnalare al vostro zelo ed alla vostra bontà le opere che mercè vostra si sono potute
compiere dai miei cari Salesiani nelle varie parti del mondo. L'affetto esuberante che nutro
per tutti i benefattori delle opere nostre, mi risveglia ogni giorno al pensiero l'obbligo della

15.4 Page 144

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riconoscenza e del ringraziamento che mi lega ad essi; riconoscenza che io vi esterno ora a
nome di tutti i miei confratelli e giovanetti negli auguri più affettuosi, che lieto sia per voi
l'anno testè incominciato, pieno di grazie e di meriti per la vita eterna. Oh sì! ringraziamo Iddio
che nella sua bontà ha voluto conservarci in vita, e ricordiamo spesso che questi anni che
passano e si succedono ci vengono dati dal Signore perché li occupiamo in opere buone e
meritorie. Con la semplicità pertanto degli scorsi anni mi industrierò di porre sotto i vostri
sguardi quanto col divino aiuto e col vostro soccorso abbiamo potuto fare nell'annata ora
decorsa, e nello stesso tempo quanto col medesimo aiuto e soccorso ci proponiamo di fare in
questo nuovo anno. Ma prima di tutto sento il dovere di sottoporre alla vostra considerazione
che ovunque in quest'anno si è continuato a dare alla moltitudine di giovanetti a noi affidati
quell'istruzione civile e religiosa che formerà la felicità della loro vita. Sono varie centinaia di
migliaia i giovani che nelle varie parti del mondo godono del beneficio della vostra carità
presso i figli di Don Bosco, sia pur dimorando nelle loro famiglie col frequentare le nostre
scuole diurne e serali, oppure i nostri Oratori festivi. La maggior parte però con l'educazione
ha eziandio bisogno di vitto e vestito, cose che per la vostra beneficenza ha ricevuto e tuttora
riceve. Oh! quanto ci deve esser caro il pensiero che tanti di questi giovanetti, che forse
abbandonati a se stessi sarebbero diventati un giorno gli spostati della umana società, ora
crescono buoni e onorati cittadini, e non pochi sono quelli che, prediletti da Dio,
abbandonano il mondo per farsi apostoli in mezzo agli stessi compagni, oppure si uniscono
alla famiglia salesiana per fare ad altri quanto altri hanno fatto per loro. E ciò mi porge
occasione di farvi qui notare che, come il raccogliere e l'educare tanti giovani è cosa solita e
continua, così non deve mai venir meno la vostra carità per il bene di essi. Sono favolose, direi,
le spese che in complesso ci tocca fare ogni giorno per il nutrimento e senza il vostro soccorso
ci sarebbe impossibile proseguire. Il vedere tante nostre case lottare nelle strettezze coi
debiti per l'esistenza, mi fa ricordare quanto disse con molta verità il nostro Monsignore
Fagnano nella conferenza che tenne a Torino alla partenza dei Missionari: « Molti dicono: i
salesiani sono ricchi... Sì, rispondo, sono ricchi di case senza rendita e cariche d'imposte, sono
ricchi di giovani poveri ed orfani da istruire e da mantenere, sono ricchi di debiti da pagare,
fatti per continuare le opere e sostenere le Missioni loro. »
Questa idea sarebbe fatale alle opere di D. Bosco fondate solo sulla Provvidenza divina,
perché cessando la carità cesserebbero di esistere. E le strettezze finanziarie mi posero in
obbligo di farvi un appello speciale con la circolare speditavi nello scorcio dell'anno testè
decorso e che qui torno a ricordare alla Vostra carità.
Opere compiute nell'antico continente.
Nell'anno testè decorso, nostra e principale cura fu di consolidare per quanto ci era
possibile le case già esistenti, sia nel fornirle di personale, come dei mezzi più adatti al buon
andamento di ognuna di esse. E, grazie a Dio, l'opera nostra, non riuscì a vano, poiché dal
resoconto generale abbiamo trovato un miglioramento notabile e di piena soddisfazione. Di
più, dietro reiterate domande di eminentissimi personaggi mi fu giocoforza accettare nuove
Case, la cui apertura era stata promessa sino dagli anni addietro.
In Italia si è inaugurata la Casa di Ancona che col titolo di Istituto della Sacra Famiglia,
sarà ricovero di fanciulli per scuole ed arti e mestieri. Un Comitato di generosi Cooperatori con
alla testa l'Eminentissimo Card. Manara da qualche anno lavorava per l'erezione dell'Istituto,
preoccupato della necessità assoluta di una istituzione che si occupasse della gioventù. Ora
l'opera è iniziata e con la benedizione di Dio darà presto i suoi frutti.
A Schio, in quel di Vicenza, mediante la munificenza di Mons. Panciera e dei Benemeriti
Signori della città si sono affidate ai figli di Don Bosco l'Oratorio festivo e le scuole diurne e
serali a favore dei figli degli operai di quel centro manifatturiero. L'amore della gioventù e
l'affetto ai Salesiani fece sviluppare in ogni premurosa cura la carità di quei generosi
Cooperatori.
A Corigliano d'Otranto, si è aperta una nuova Colonia agricola mediante la munificenza
del signor Barone Corni, che ce ne somministrò i mezzi, dove con un lavoro razionale dei
campi si educa la gioventù all'amore della Religione e ad amare quel lavoro che può fare
l'Italia nazione eminentemente agricola, grande e prosperosa.

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Ad Oswiecim, nella Polonia Austriaca, si è potuto, nell'ottobre scorso, inaugurare la
nuova Casa presso la storica Chiesa di S. Giacinto, che un Comitato di generose persone,
restaurata la Cappella, che sino al 1894 era rimasta agli ebrei, l'affidava ai Salesiani, i quali vi
hanno aperte Scuole per la gioventù e si aggiungeranno le Arti e Mestieri se la Provvidenza
continuerà a benedirli in mezzo alle gravi difficoltà in cui si trovano.
E finalmente per soddisfare alla sempre animata carità del Vescovo di Portsmouth in
Inghilterra, abbiamo accettato un Ospizio per gli orfani dei marinai e soldati tanto travagliati
in questi ultimi tempi nella città di Farnborough. Anzi perché possiate conoscere l'importanza
di questa nuova Casa, mi piace riportarvi un brano della lettera con la quale lo stesso Vescovo
annunziava al suo Clero la nuova opera sorta nella sua Diocesi. « Sentiva ogni dì più, egli
scrive, la necessità di avere un Ospizio dove si potessero instradare ad un arte o ad un
mestiere quei tanti giovanetti abbandonati che sono segno di predilezione pei protestanti a
danno della fede cattolica, e più di tutto un Ospizio dove si potessero liberamente mandare
tutti gli orfani dei nostri soldati e marinai. M'affidai ai Salesiani che tosto esaudirono la mia
domanda facendo acquisto di un terreno da me indicato vicino al campo settentrionale
Aldeshot ed in poco tempo poterono innalzare un fabbricato.
» L'unica ricompensa che i Salesiani mi domandano è il permesso di domandare
elemosina nella Diocesi, cosa che io ho concessa assai volentieri, persuasissimo che anche voi
raccomanderete l'opera loro alla carità del vostro popolo. Quanto a me non trovo parole
bastanti per esprimere la mia profonda gratitudine verso questi benemeriti preti per avermi
sollevato dalla grande ansietà che mi accompagna nel governo della diocesi. La loro opera
avrà esito felice ed io non avrò più dinanzi ai miei occhi il desolante spettacolo di vedere il
fiore del mio gregge ricoverato negli Ospizi dei protestanti con certezza della perdita della
loro fede e della loro morale. »
In America e nelle Missioni.
Mi piace il dirvi subito che consolanti sono le notizie riguardo alla maggior parte delle
Case delle Americhe e delle Missioni. Come già avete conosciuto dal Bollettino Salesiano si
tenne nel novembre a Buenos Aires un imponente Congresso di Cooperatori Salesiani.
L'occasione del Congresso fu memoranda, perché intendevasi con quello commemorare il
Giubileo delle nostre Missioni, compiendosi appunto allora il XXV° anno dal loro inizio. A
ricordo della solenne circostanza, si decise e si effettuò l’apertura di Una nuova Casa a
Palermo, sobborgo il più necessitoso ed abbandonato di Buenos Aires, giungendo così sino a
cento il numero delle Case e Missioni in America nel breve periodo di venticinque anni. E ciò
senza contare gli Oratori festivi che anch'essi sommano a buon numero, e solo a Buenos Aires
sono più di due mila i fanciulli e le ragazze che alla domenica godono dell'educazione religiosa
lontani dai pericoli e dai vizi.
Nell'Equatore poi, a Quito, da dove nel 1896, come tutti ricordate, i nostri furono
esiliati, ora cambiati i tempi a poco alla volta si vanno riaprendo i Collegi e le Case chiuse, e si
riprende a fare quel bene che per un po' di tempo fu interrotto.
Il bene però che fu interrotto nella Capitale dell'Equatore, nelle Missioni. della stessa
Repubblica si continuò a fare, e quello che consola il mio cuore si è che finalmente si è potuto
portare la pace tra i Jivaros che trovansi ad oriente delle Ande equatoriane. Da anni ed anni si
può dire ferveva l'odio fra le tribù di quegli indi, manifestato da continue uccisioni e stragi, ed
ora la pace è sicura e speriamo duratura, poiché vennero a pacificazione ed a riconciliazione ì
Cacichi che più erano sitibondi di sangue.
Anche nel Matto Grosso del Brasile il Missionario ha potuto fare nuove esplorazioni tra
i selvaggi delle tribù dei Bacairjs e Cajabis che riuscirono felicemente, e si nutre speranza che
presto si potrà intraprendere la loro civilizzazione in modo definitivo.
Non punto confortanti però sono le notizie che ci giungono dalla Patagonia e Terra del
Fuoco e dalla Colombia. In quest'ultima la guerra civile, che dura da parecchi anni, le malattie,
il caro dei viveri e di ogni cosa necessaria alla vita, ridussero nella più desolante condizione i
lebbrosi di Agua de Dios. La loro misera situazione ci venne già descritta dal nostro D.
Rebagliati nelle lettere che avete letto alcuni mesi sono nel Bollettino. Le Missioni poi della
Patagonia e della Terra del Fuoco, massime le prime che stavano per consolidarsi divenendo

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un fatto compiuto, furono due anni or sono arenate da inondazioni rovinose. Finora non
ostante l'industriosa e instancabile opera di Monsignor Cagliero e di Mons. Fagnano non si è
potuto riparare che a metà i danni.
La vostra carità, o miei Cooperatori, abbia di mira specialmente quelle desolate
Missioni.
Per gli emigrati Italiani.
Altra cosa che godo potervi segnalare è l'immenso lavorio che si va facendo a favore
degli emigrati Italiani all'estero. Con apposita circolare ai direttori delle Case d'Europa e delle
altre parti del mondo, stabilivamo che in ciascuna Casa vi fosse un confratello addetto
specialmente agli Italiani, e che nell'insegnamento colle altre lingue venisse impartita
regolarmente la lingua italiana. A Zurigo poi nella Svizzera, al primo locale affatto insufficiente
e disadatto se n'è sostituito un secondo più ampio e centrale ad esclusivo beneficio degli
Italiani. A Briga e Naters, presso il traforo del Sempione, al sacerdote che già vi era, se ne
aggiunse un altro a tenere una fiorente scuola pei figli degli Italiani. Anche alcune Figlie di
Maria Ausiliatrice apersero l'Asilo infantile e le scuole delle fanciulle.
Ma in America questa cura degl'Italiani si fa anche su più larga scala. A Montevideo ed a
Villa Colon sono accettati gratuitamente alle nostre scuole primarie e superiori i figli degli
Italiani. In Buenos Aires, oltre alla Chiesa Italiana, ove si funziona e si predica esclusivamente
in italiano, abbiamo quattro altri centri, a cui i. nostri emigrati. possono rivolgersi con
sicurezza di essere aiutati, indirizzati, o quanto meno confortati, e spesse volte ricoverati. A S.
Paolo nel Brasile, nel gran Santuario dedicato al Sacro Cuore di Gesù, si tengono sempre
doppie funzioni, una delle quali intieramente in italiano, ed anno per anno si occupano e si
trova lavoro per molte centinaia dei nostri emigrati. Il medesimo si opera a Nichteroy, nello
Stato di Minas Geraes, e nell'America del Nord a Nuova Yorck ed a San Francisco di California.
E questo lavorìo è mio fermo proposito di accrescerlo anno per anno, a proporzione dei mezzi
che voi mi somministrerete, o Benemeriti Cooperatori; perché ci stringono il cuore le loro
misere condizioni, e carità di patria e di amor delle anime ci spingono a soccorrerli.
Come compimento di questa prima parte vi ricordo quanto avete letto nel Bollettino di
dicembre, come cioè quest'anno si è preparata una nuova spedizione di Salesiani e come essa
sia stata numerosissima a causa degli urgenti bisogni che gli stessi Ispettori e direttori, venuti
a Torino per il IX Capitolo generale della nostra Società ci hanno fatto constatare. Lo so che ci
siamo addossate nuove spese, se si pensa che ciascuno dei cento partiti ci viene a costare più
di un migliaio di lire, ma la fiducia in Dio ed in voi, Benemeriti Cooperatori, mi animò a
sobbarcarmi a tali sacrifizi.
Opere proposte per il 1902.
Senza discendere ad altri particolari intorno ai bisogni delle varie nostre opere,
permettetemi che io, assecondando il nuovo e salutare risveglio di ritorno ai campi, cotanto
caldeggiato dal venerando Clero, richiami l'attenzione vostra sulle nostre Colonie agricole.
L'impedire lo spopolamento delle campagne ed il relativo agglomeramento nelle città, con
grande pericolo della fede e dei buoni costumi dei nostri campagnuoli, e il richiamare le
popolazioni alla fonte vera del loro benessere economico, saranno i primi vantaggi di questo
ritorno ai campi. Ecco quale vorrei fosse il precipuo campo della attività dei figli di D. Bosco,
come quello delle cure nella vostra beneficenza in quest'anno.
I Salesiani già da parecchi anni consacrano la loro attività nelle Colonie agricole in Italia
ed all'estero, e maggiori certamente saranno i risultati, quando i nostri buoni Cooperatori ci
procureranno i mezzi onde fornirci di tutti quelli strumenti che i progressi della agricoltura
richiedono.
Le nostre Colonie di Ivrea, Canelli, Marocco Veneto, Corigliano di Otranto in Italia; di
Gerona in Spagna; di Beigemal in Palestina; di Arequipa, Cachoeira do Campo, Giammaica,
Uribellarrea, Puntarenas, Dawson, ecc. nell'America, sono tutte in grande deficienza di
attrezzi agricoli. La Colonia agricola di Ivrea, alla quale sono ammessi giovani adulti e quelle
persone che desiderano ritirarsi dal mondo per essere poi di aiuto nelle nostre Colonie, mi sta
molto a cuore, perché ivi si addestrano Salesiani che dovranno dirigere le colonie. Lo studio e
la pratica agraria vi si fanno secondo i metodi moderni. La Colonia di Canelli sul Monferrato, di

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Marocco, presso Mestre nel Veneto, e quella di Corigliano di Otranto nelle Puglie, sono aperte
unicamente per giovanetti e allo scopo di promuovere e propagare i migliori sistemi di
agricoltura razionale e meritano tutto l'appoggia dei Benemeriti Cooperatori.
E qui parmi anche, opportuno ricordare la Scuola Agraria di Parma, la quale, sorta per
iniziativa di quei nostri Confratelli sotto la direzione del solerte direttore Don Baratta e col
consiglio ed appoggio del celebre Stanislao Solari,, che ne è lustro e decoro, promette di
riuscire luce di progresso agrario e fonte di benessere specialmente per l'Emilia.
Nelle Missioni poi l'agricoltura, insegnata razionalmente dà vita a molte nostre Case. A
Gualaquiza nell'Equatore presso i Jivaros, al Matto Grosso, nello Stato di Minas Geraes nel
Brasile, nell'Uruguay, nella Repubblica Argentina,, le Colonie agricole contribuirono assai a
fare gran bene. Ora poi una vasta Colonia agricola si sta allestendo nell'Isola di Giammaica,
una delle grandi Antille. Essa è sotto la dominazione inglese e la maggior parte della
popolazione è protestante. Quivi lo zelantissimo Vicario Apostolico Mons. Cordon ideò e
preparò i terreni che sono fertilissimi in caffé, cacao, canna da zucchero, cotone ecc. Cotesto
santo Vescovo pensò di affidarne la direzione ai Salesiani. Ha già fissato che i giovani i quali
verranno da noi educati cristianamente nella Colonia, siano provvisti dell'occorrente, e che
arrivati all'età maggiore restino padroni di una parte delle terre di quella vasta Colonia. Si
procurerebbero inoltre a loro gli attrezzi agricoli e si fabbricherebbe loro una Casa colonica;
così si spera poco per volta di formare colà molti paesi cattolici.
Noi speriamo gran bene da questa istituzione e la raccomandiamo alle preghiere dei
nostri Cooperatori affinché il Signore voglia rendere presto una realtà il desiderio di quel buon
Vescovo e voglia far approdare a bene le nostre fatiche.
Io vi prego, che mentre mi aiutate a sostenere le altre opere già esistenti, e delle quali
con insistenza già vi parlai in anni andati, mi aiutiate anche a sostenere queste nuove che a
maggior gloria di Dio, a bene della povera gioventù e della civile società mi propongo di
impiantare e propagare.
Conclusione.
Nel por termine a questa mia, mi piace annunziarvi che dal principio di questo anno, il
nostro Bollettino si pubblicherà anche in lingua portoghese, tanto desiderato dai nostri
Cooperatori del Portogallo e Brasile.
Ed ora sento il bisogno di chiedervi scusa, o Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, se
colle mie continue domande abuso della vostra bontà e della vostra pazienza. Sono forzato
da una parte a motivo dei pressanti bisogni dei nostri Istituti e delle nostre Missioni, e sono
incoraggiato per altro lato dalle parole così delicate e cristiane che vennero talvolta dette a D.
Bosco da vari insigni benefattori. Quando egli li ringraziava degli aiuti che essi davano alle
opere nostre: « Non mi ringrazi, interrompevano, tocca a me ringraziare la S. V. Sappia che
ogni volta che io diedi qualche cosa per i suoi giovanetti o per le sue Missioni, la Madonna
Ausiliatrice me lo ha reso ad usura. »
Ciò non sarebbe altro che l'avverarsi della promessa di Nostro Signore G. C. il quale
assicurò che del bene fatto al nostro prossimo si ottiene la ricompensa del centuplo per uno
anche durante questa nostra vita mortale.
Ogni giorno noi chiediamo a Dio per intercessione di Maria Ausiliatrice tutte quelle
grazie per voi, nostri Benefattori, che Egli sa aver voi maggiormente bisogno, siano spirituali o
temporali. Che se non piacesse a Dio di concedere a tutti certe grazie temporali, egli è certo,
come diceva D. Bosco, che alla fine della vita si raccoglierà il frutto delle opere buone.
Dal canto mio io pregherò e farò pregare tutta la famiglia salesiana, affinché dopo una
vita felice abbiate la bella sorte di trovarvi ricchi di meriti all'ora della morte.
Anche voi pregate per me e come io vi assicuro che vi porto sempre in cuore, così voi
ricordatevi di chi col più profondo rispetto e con la più viva riconoscenza gode sottoscriversi
Di voi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,
Oratorio S. Francesco di Sales Torino, 1 gennaio 1902.

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Obl.m° Servitore Sac. MICHELE RUA
13-18 Cronaca del Movimento Salesiano
[visita a Gorizia, p. 17]
[…] Rispose egli con quella parola che gli esce sempre così viva dal cuore ringraziando
della bella accoglienza che si fa, disse lui, non già alla sua persona, ma al successore di D.
Bosco, di Colui che tanto amò gioventù e per essa sacrificò tutta la sua vita. Ringraziò
vivamente tutti i benefattori Salesiani, Cooperatori e Cooperatrici, per l'appoggio efficace
dato all'Opera di D. Bosco; e si congratulò schiettamente col coro dei giovanetti cantori e
suonatori rilevando il merito del bravo signor Maestro.
[…] Al mattino dopo […] colse l'occasione per rivolgere di nuovo la sua parola ai
giovani con quell'insinuante facondia, con quella soave unzione che avvince le menti ed i
cuori.
[…] ai brindisi D. Rua rispose attribuendo la massima parte del bene che si è fatto in
questi sei anni all'opera indefessa dei Cooperatori di Gorizia. Dopo il pranzo […] rivolse ai
chierici la parola animandoli a prepararsi alla loro missione.
[…] Si alzò quindi Don Rua che disse tosto che quanto era stato detto di lui, non era
altro che la verità di quanto Don Bosco disse prima della morte. Io pregherò, se il Signore mi
prende nella sua santa grazia, perché l'opera nostra abbia ad estendersi sempre più a
vantaggio delle anime. Ringraziò vivamente i Cooperatori e le Cooperatrici di tutto
l'appoggio morale e materiale che hanno dato all'Opera Salesiana; e li esortò a continuare e
crescere sempre più il loro zelo, concorrendo così efficacemente al maggior bene della
gioventù. Espresse la stia viva soddisfazione pel rapido sviluppo verificatosi a Gorizia
dell'Opera Salesiana, ed è fermamente persuaso che fiorirà sempre più.
febbraio, a. XXVI n. 2
38-41 La prima esposizione delle nostre scuole professionali.
[Valsalice, 26 settembre 1901, p. 41]
[…] Egli terminò le sue paterne parole incitando i giovani allievi a procurare di
perfezionarsi sempre più nello studio e nella tecnica della loro arte, ed augurando loro di
diventare col tempo cittadini utili ed artigiani provetti
45-50 Cronaca del Movimento salesiano
[Torino, gennaio 1902, inaugurazione di un busto di Don Bosco, p. 46]
[…] Don Rua, accettando la consegna del dono gradito, ringraziava commosso i piccoli
donatori e spiegava loro ciò che la figura di D. Bosco, collocata in quel luogo, doveva
ricordare, cioè la pietà che li tiene uniti a Dio, e la carità fraterna che forma, delle varie sezioni
della numerosa famiglia dell'Oratorio, un cuor solo nell'amore a D. Bosco.
aprile, a. XXVI n. 4
119-122 Notizie compendiate
[da una lettera a Lorenzina Mazè de la Roche per un pellegrinaggio a Roma, p. 119]
[…] « Di cuore applaudo alla stupenda idea della nobile signorina Mazè de la Roche,
benefattrice nostra e discendente da altre fra le più antiche benefattrici del nostro buon
Padre D. Bosco. La bella riuscita dei precedenti omaggi e pellegrinaggi da lei iniziati sono
pegni sicuri di ottima riuscita anche del presente. Tuttavia uniamo i nostri auguri e preghiere
per implorare sopra di lei e sopra quante aderiranno al suo fervido appello le più elette
benedizioni della celeste Madre Maria Ausiliatrice e ben volentieri lo raccomandiamo ai nostri
Cooperatori e Cooperatrici »

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giugno, a. XXVI n. 6
183-188 Notizie compendiate
[Al Collegio Pontificio di Ascona, 5 aprile 1902, p. 185]
[…] D. Rua infine rispose a tutti ringraziando, facendo voti che tutti abbiamo a seguire
la bandiera di Don Bosco su cui sta scritto: Preghiera e lavoro; ed infine col suo affetto
volando presso il Vicario di Gesù Cristo, propone un telegramma al Papa ed uno a Mons.
Vescovo di Lugano per implorare la loro apostolica e paterna benedizione su quanti presero
parte a sì bella festa.
[A Lugano per l’inaugurazione dell'Oratorio festivo, 6 aprile 1902 (da La Patria di Lugano), p. 186]
D. Rua, […] con voce dolce ed insinuante, ringrazia della fiducia riposta nei Sacerdoti
Salesiani ai quali il nuovo Oratorio è affidato. D. Bosco stesso oggi dal Paradiso deve
specialmente gioire, Egli che amava tanto la gioventù, e tanto i giovani svizzeri e specialmente
ticinesi, che erano a Torino, pei quali egli istituì una speciale classe di catechismo e ai quali
talora diede anche ricovero. D. Bosco desiderava molto di fondare una sua casa nel Ticino e
già nel 1875 se ne fecero trattative: ma, per difficoltà sorte, quei desiderii Don poterono
essere soddisfatti. La predilezione però di D. Bosco pel Ticino continuò dal Cielo, perché,
qualche anno dopo la sua morte, nel Ticino i Salesiani aprivano il Convitto di Mendrisio e poi
altre case, ed oggi quest'opera che è forse la più importante.
» È confuso della fiducia in Lui e nei suoi collaboratori riposta; ma l'aver posto il nuovo
Oratorio sotto la protezione del Sacro Cuore di Gesù è certo argomento di grande bene e
successo. Questo Cuore, sorgente di ogni felicità e ardente carità, farà prosperare l'opera
fondata per eseguire il suo comando: Lasciate che i piccoli vengano a me.
» Alcuni, disse, udii lamentarsi pel brutto tempo!. Ma hanno torto: la pioggia, che ora
cade, è un simbolo ed un pronostico: un simbolo delle grazie e benedizioni celesti che la
nuova opera riceverà da Dio, dal Cuor di Gesù;. un pronostico della feconda abbondanza di
buone opere che produrrà. Rivolse poi speciali parole ai giovinetti assicurandoli dell'amore
che portano loro i Salesiani e invitandoli a corrispondervi. Allora l'Oratorio li formerà buoni a
consolazione dei genitori, a bene della patria ed a gloria di Dio.
[A Balerna, 7 aprile 1902, p. 188]
[…] Ultimo s'alzava D. Rua, e con parola molto commossa tutti ringraziava dell'onore
reso, come diceva lui, al povero D. Rua. Lietissimo di saper amati e circondati di stima i suoi
figli di Balerna, ne rendeva grazie a Dio, e poi dopo aver raccomandato ai giovanetti di
crescere buoni e pii, particolarissimo ringraziamento rivolgeva all'Ecc. Mons. Vescovo di
Como, che colla sua quanto improvvisa ed innaspettata, altrettanto preziosa e gradita visita,
aveva resa ancora più solenne la festa.
agosto, a. XXVI n. 8
234-236 Don Bosco e don Rua. L’annuale dimostrazione degli antichi allievi
[24 giugno 1902, p. 236]
Il sig. D. Rua manifestò la sua più viva soddisfazione per l'indovinata scelta del dono
[una console d’organo] che riesce a maggior lustro del Santuario di Maria Ausiliatrice,
ringraziò tutti gli offerenti e, dopo cordialissime parole di affetto e di incoraggiamento per
questa annuale dimostrazione, terminava incaricando gli amici di portare anche il suo saluto al
comun padre D. Bosco, alla tomba di Valsalice
236-239 Inaugurazione del Collegio - Convitto di Lanusei in Sardegna
[15 giugno 1902, conferenza, p. 238]
[…] Dopo il banchetto, si andò di nuovo alla parrocchia, ove Don Rua con lucidità
ammirabile, con semplicità apostolica, con vivacità di immagini e sopratutto con ardore di
fede e di amore tessé la storia della modesta origine e del prodigioso sviluppo dell'Opera
salesiana, considerando D. Bosco come strumento della Divina Provvidenza.

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240-241 Il Giubileo della cartiera salesiana in Mathi Torinese
[1° giugno 1902, agli operai della cartiera]
[…] le sue parole furono un largo encomio alla buona condotta e alla coscienziosa
diligenza di tutti gli operai; furono una paterna esortazione a perseverare sempre sulla retta
via chiudendo l'orecchio a lusinghevoli inganni.
Poscia annunziava che l'Amministrazione della Cartiera, volendo dare un pegno di sua
soddisfazione agli operai e alle operaie, e un incoraggiamento a ben perseverare, aveva presa
una deliberazione in diversi articoli, dei quali chiamava il segretario della Cartiera a dare
lettura. [= i premi di anzianità]
settembre, a. XXVI n. 9
279-284 Notizie compendiate
[29 giugno 1902 (da Biella Cattolica), p. 280]
Il Rev.m° D. Rua ricorda con quale slancio abbiano corrisposto i Biellesi al primo appello
fatto alla loro carità per l'erigendo Istituto salesiano e si dice pieno di fiducia che tale
appoggio e concorso non verrà meno per l'avvenire. I Salesiani da parte loro, soggiunge, son
disposti a fare quanto possono per la gioventù biellese, e qualunque opera venga giudicata
utile essi son pronti a cercarne l’attuazione. I giovanetti artigiani biellesi furono i primi a
popolare l'Oratorio festivo di Don Bosco fin dal primo suo sorgere mezzo secolo fa in Torino.
Egli ha creduto di rendere omaggio a D. Bosco venendo a Biella per la funzione della pietra
fondamentale, sebbene non sia nelle sue consuetudini intervenire personalmente a tali feste.
Conchiude accennando la protezione di S. Pietro, la cui solennità ricorreva in tal giorno,
perché la nuova casa sia fondata veramente supra firmam petram, la pietra della carità di N. S.
Gesù Cristo.
ottobre, a. XXVI n. 10
305-312 Notizie compendiate
[Avigliana, 3 agosto 1902, p. 305]
[…] Cantò Messa il Rev.mo D. Michele Rua, il quale, dopo i vespri, rivolse al popolo una
tenera allocuzione. Rievocando le feste centenarie del 1852 di cui egli, giovane ancora, aveva
udito l'eco solenne, passando appunto di quei giorni insieme con D. Bosco per Avigliana,
narrò le ultime vicende del Santuario e con quella riconoscenza che nel suo cuore è così
profonda, ricordò commosso i generosi benefattori defunti, invitando tutti alla funzione da
Requiem, che si sarebbe celebrata il giorno dopo
[Cagliari, 18 giugno 1902, p. 307]
[…] Don Rua, appressatosi alla balaustra, parlò ai fedeli che in discreto numero si
erano recati al Santuario; parlò di Maria, che deve tórre gli ostacoli che si frappongono perché
anche nella nostra città sorgano le Opere salesiane, se ciò è nei divini voleri
[Sanluri, 19(?) giugno 1902, p. 310]
Sulla fine Don Rua si alzò e complimentò Monsignor Ingheo per la soddisfazione che
ora prova il suo cuore per veder realizzato il suo desiderio di lasciare al suo paese natio questo
Asilo per ricordo; si dichiarò pieno di volontà per corrispondere anche alle altre domande che
gli sono state rivolte specie per una colonia agricola e terminò coll'augurare molti anni di vita
all'illustre Prelato. […
Alle 18 Don Rua tenne l'annunciata conferenza. Ci parlò di Don Bosco, di questo santo
prete che egli avvicinò così intimamente, ci raccontò vari miracoli da lui operati, ci descrisse le
sue opere, ci manifestò il modo con cui le principiò, le continuò, le compì e conchiuse,
augurandosi che anche a Sanluri vengano a conoscersi e ad apprezzarsi le sue opere e siano
molti quelli che ne diventino Cooperatori.

16 Pages 151-160

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16.1 Page 151

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151
1903
gennaio, a. XXVII n. 1
2-7 Il Sacerdote Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici di D. Bosco
Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,
NEL presentarvi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici, al principio d'ogni
nuovo anno, un po' di rendiconto del bene operato, mercè il vostro efficace concorso, dai figli
di Don Bosco, l'animo mio prova sempre vivissima consolazione perché mi si offre propizia
occasione d'esternarvi in qualche modo i sensi della mia sincera e profonda gratitudine. E
questa consolazione mi riesce assai più sensibile quest'anno che è già il 15° dacchè, succeduto
al nostro caro Padre D. Bosco, m'è dato esperimentare più da vicino i prodigi e le meraviglie
della vostra cooperazione e carità salesiana. Risalendo col pensiero il corso di questi 15 anni,
ne veggo i giorni tutti pieni dell’inalterabile vostro affetto ed aiuto verso il Successore di D.
Bosco, affetto ed aiuto che mi resero possibile non solo mantenere in vita le opere iniziate da
un tanto Padre, ma eziandio moltiplicarle e diffonderle in mezzo a tutti i popoli. La mano della
divina Provvidenza, in questo non breve periodo di tempo, ha suscitato dovunque generose
falangi di Cooperatori e Cooperatrici Salesiani ed ora il mio cuore vorrebbe proporzionata alla
piena della sua consolazione anche la manifestazione della propria gratitudine.
In quest'anno vorrei potervi dire, o buoni Cooperatori e pie Cooperatrici, un grazie
speciale che tutto ritraesse l'affetto cordialmente riconoscente che albergava nella
grand'anima di D. Bosco e che Egli sapeva sì bene palesare nelle sue lettere; perché,
grandemente dilatatasi in questi ultimi 15 anni la sfera delle opere affidateci dalla divina
Provvidenza, sono pure immensamente cresciuti i bisogni cui debbo provvedere, e voi mi
permetterete che, nutrendo la più viva riconoscenza pel già fatto, io ritorni ad eccitare la
vostra valida cooperazione. Non potendo altro, lasciate che con tutta l'effusione del cuore vi
rinnovi i più cari auguri delle più elette benedizioni per l'anno nuovo testò incominciato; e vi
aggiunga, che insieme con me tutti i Salesiani, le figlie di Maria Ausiliatrice, i fanciulli e le
allieve da noi dipendenti, pregano e pregheranno sempre per voi, benemeriti Cooperatori e
Cooperatrici, essendo la preghiera l'espressione più solenne di un animo grato.
Ed ora esaltate meco il Signore ed esaltiamo insieme la sua divina bontà che ci ha
colmati di tanti favori nel corso dell'anno or ora compiuto! Non ultimo, miei cari, anzi dei più
segnalati, fu certamente il benefizio della vita che godiamo tuttora e per cui possiamo aiutarci
vicendevolmente a compiere opere buone, a fare del bene all'anima nostra e così assicurarci il
diritto al regno dei cieli, mentre tanti nostri conoscenti ed amici se ne partirono già per
l'eternità. Rallegriamoci dunque nel Signore e ringraziamo Dio dal più profondo dell'animo
per questo benefizio sommamente prezioso.
Strumenti della divina Provvidenza per quel poco di bene che coll’aiuto 'di Dio hanno
potuto operare i Salesiani e le figlie di Maria Ausiliatrice l'anno passato, voi, o benemeriti
Cooperatori e Cooperatrici, dovete eziandio unirvi a noi per ringraziarne il Signore. Alla
memoria del bene fatto il nostro ringraziamento sarà più vivo e per di più voi gusterete con
noi una stilla di quella purissima gioia, che si prova al riflesso del bene operato per Dio e per il
prossimo e nella speranza della ricompensa celeste.
Opere compiute nel 1902.
a) Nuove fondazioni.
La rassegna di quello che abbiam potuto compiere nel decorso anno mercè il divino
aiuto e la vostra carità, è il miglior inno di ringraziamento che possiamo sciogliere a Dio
Ottimo Massimo; e per tenere un certo ordine, dirò prima delle nuove fondazioni che, non
ostante le gravi strettezze pecuniarie e la scarsità somma di personale, si sono fatte.
In Italia: a Lanusei di Sardegna, si inaugurò solennemente lo scorso giugno il nuovo
Collegio Convitto, il cui splendido avvenire è caparra di immensi benefizi religiosi e sociali per
quell'isola. E qui mi sia permesso una breve digressione. Fra le memorie indelebili del mio
cuore custodisco il mio viaggio attraverso la Sardegna dove fui fatto segno a tante prove di

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152
vivo squisitissimo affetto e venerazione da non poterlo neppur esprimere: fu tanto
l'entusiasmo per il povero Successore di D. Bosco ch' io ne rimasi trasecolato, ma nel tempo
stesso compresi una volta più come l'Opera del nostro compianto buon Padre sia benedetta
dal cielo. Di tutto rinnovo a tutti pubblicamente i miei umili ringraziamenti.
A Palermo in Sicilia, dove i Salesiani erano attesi da più anni, si iniziò l'Oratorio festivo
con apposite scuole: a S. Giuseppe Iato e a Terranova una colonia agricola; a Ragusa Inferiore,
ad istanza di persone ragguardevolissime si assunse la direzione dell'Istituto dedicato al SS.
Redentore; a Napoli, al Vomero, oltre l'Ospizio e l’Oratorio per i giovani abbandonati, si
principiò la costruzione di una bella Chiesa; a Pisa, un nuovo Oratorio festivo e a Biella si potè
finalmente porre la pietra del nuovo Oratorio dedicato a S. Cassiano.
In Austria: a Lubiana, fece le sue prime prove il nuovo Istituto di Maria Ausiliatrice con
grande soddisfazione di quei Cooperatori.
Nel Belgio: a Liegi, si è stabilita una Casafamiglia per i giovani operai ed impiegati di
quella industriosa città. Per noi è questa un'opera nuova che ci renderà assai più facile
l'esercizio d'un assistenza salutare a pro' degli allievi usciti dalle nostre scuole; a Gand, si
assunse la direzione di una Casa d'arti e mestieri con scuole primarie.
Nella Svizzera: a Lugano, si inaugurò l'Oratorio festivo, fin d'ora fiorente e prosperoso;
a Zurigo, dove, benedetta dal Sommo Pontefice, fiorisce la nostra Missione per gli Italiani, ora
si sta raccogliendo i fondi necessari per la costruzione di una Chiesa a favore dei nostri
connazionali. L'urgente necessità di quest'opera mi spinge a raccomandarla in modo
particolare alla vostra carità, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici.
Nella Spagna si fondarono due case: l'una a Ronda, presso Malaga, e l’altra nella città di
Cordova: quest'ultima a dir vero, fu aperta negli ultimi giorni del 1901, ma non avendone fatto
parola nel mio rendiconto dell'anno passato, non poteva quest'anno passarla sotto silenzio.
Nell'America poi si apersero al divin culto varie nuove chiese; la prima a Quito
nell'Equatore, intitolata a Maria Ausiliatrice; una seconda, più vasta, è dedicata al S. Cuor di
Gesù nella città di La Plata nell’Argentina. In Villa Colon di Montevideo si aperse al culto il
nuovo Santuario dell'Ausiliatrice dichiarato da quell’Eccellentissimo Arcivescovo, Monsignor
Mariano Soler, Santuario nazionale; a Soriano, pure nell'Uruguay, Monsignor Arcivescovo ci
affidò da funzionare la più antica chiesa della nazione; ed altra Chiesa infine a Corumbà nel
Matto Grosso. Anche al Almagro di Buenos Aires fervono i lavori per la costruzione del
grandioso tempio di Maria Ausiliatrice nella parrocchia di S. Carlo. Inoltre si impiantò un
Oratorio festivo al Ladario presso Corumbà del Matto Grosso; un secondo se ne aperse a Lima
nel Perù e un terzo a S. Salvador nella Repubblica omonima del Centro America. S'iniziarono
pure nuove fondazioni di Case, Ospizii ed Oratori festivi a Maracaibo di Venezuela; a Bosa, di
Colombia; a Guayaquil nell'Equatore si assunse la direzione della grande istituzione chiamata
"La Filantropica"., destinata all'educazione professionale della gioventù; a New York si prese,
ad uffiziare la Chiesa degli Italiani detta della Trasfigurazione e a Oakland nel Nord America, ci
venne affidata la Parrocchia dei Portoghesi; a Pernambuco nel Brasile del Nord, ci venne dato
la cura di un orfanotrofio, mentre a Sergipe si fondò una, Colonia agricola per occuparvi i
giovani più poveri ed abbandonati.
Fra le fondazioni compiute nell’anno decorso, più, care al mio cuore, e nel tempo
stesso più difficili e dispendiose, devesi annoverare la nuova Colonia del S. Cuore di Gesù fra i
poveri Indii CoroadosBororos nel Matto Grosso. Di tutte le nostre Missioni presentemente
questa è quella che ha maggior bisogno d'ogni sorta d'aiuti, spirituali e materiali; per cui la
raccomando in particolar maniera alla vostra generosità ed alle vostre. preghiere. Quei nostri
poveri confratelli, lontani cinquecento chilometri dal più vicino dei punti civilizzati, fra quelle
tribù veramente selvagge, versano di continuo in gravi pericoli, e forse mentre io scrivo
possono esser trucidati con inaudita ferocia e barbarie. Oh! preghiamo, il Cuore SS. di Gesù
che li liberi da ogni disgrazia e li consoli nel loro sacrifizio.
b) Tra le Figlie di Maria Ausiliatrice.
La Madonna Ausiliatrice benedice visibilmente le sue figliuole e le prospera di copiose
vocazioni e di sempre nuove fondazioni. In Italia, oltre la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, in
Nizza Monferrato per le esterne, esse poterono aprire scuole private o di lavoro con annessi

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Oratori festivi, ovvero mettersi alla direzione di Asili infantili; a Varese in Lombardia; a Paullo
nella diocesi di Lodi; ad Asti, ad Arquata Scrivia, a S. Secondo di Parma, ad Ameglia nel Golfo di
Spezia;. ed a Sanluri in Sardegna. Inoltre apersero in Giaveno un pensionato per signore di
mezzana condizione; a Villadossola di Novara ed a Vigevano un Convitto per giovani operaie;
ad Asti assunsero pure la direzione di quel R. Orfanotrofio femminile; e finalmente coll'aiuto
del Signore, poterono anche stabilirsi in Inghilterra nella città di Londra.
Nell'America andarono anch'esse ad innalzare le tende fra i poveri Coroados del Matto
Grosso e fondarono altre case a Morelia nel Messico, a Bosa in Colombia, e a Rodeo del Medio
nella Repubblica Argentina.
c) Sviluppo delle opere già esistenti.
Accennate brevemente le nuove fondazioni, non debbo nascondervi, o benemeriti
Cooperatori e Cooperatrici, il vero sviluppo che presero altre nostre; opere. E dapprima
intendo parlarvi dell'impulso che ebbero, lo. scorso anno le nostre Missioni. Per quanto
riguarda la Patagonia ce n'e garante il carissimo nostro Mons. Cagliero, il quale in una lunga
escursione di visita pastorale per varii punti abitati del suo Vicariato, potè toccar con mano il
gran bene che ivi va operando la grazia di Dio. Simili consolanti notizie ci pervennero dalla
Terra del Fuoco, con lettere dello zelante Prefetto. Apostolico Mons. Fagnano, il quale
m'assicura che le sue missioni potrebbero ancor più progredire, se talora non gli venissero
meno le somme necessarie. Il Vicario Apostolico di Mendez e Gualaquiza, Mons. Costamagna,
potè finalmente entrare nel suo Vicariato e anch'egli mandandoci notizie dei poveri selvaggi
affidati al suo zelo pastorale, encomiando altamente l'opera generosa dei nostri carissimi
confratelli di Gualaquiza, specie di D. Mattana, il famoso P. Francisco dell'Oriente equatoriano,
ci fa sapere che quanto prima i terribili Jivaros saranno guadagnati, mercè l'educazione dei lor
figliuoli, alla Chiesa ed alle costumanze civili. Delle care Missioni del Matto Grosso vi ho
parlato più sopra: qui, insieme con le altre Missioni d'America, di Africa e di Asia, torno a
raccomandarle alle vostre preghiere.
Secondariamente le nostre Colonie Agricole provviste degli attrezzi necessari e
seguendo le norme dei migliori cultori di agraria, hanno dato assai soddisfacenti: risultati.,
Tanto vi posso assicurare di tutte in genere; ma specialmente della colonia Faravelli presso
Canelli; della colonia Comi a Corigliano d'Otranto; della colonia Juan Jackson nel Uruguay, ove
si compirono nuove necessarie costruzioni, e così pure di quella annessa al nostro
Orfanotrofio di Nazareth nella Palestina., Quest' ultima ottenne finalmente il sospirato
firmano e la fabbrica dei laboratori progredisce, sebbene un po' lentamente per mancanza di
mezzi, motivo per cui la raccomando vivamente a tutti i nostri cari Cooperatori e benemerite
Cooperatrici, a cui so stare tanto a cuore quell'istituto destinato a raccogliere i poveri fanciulli
della città natale della SS. Vergine. Merita anche particolar menzione la colonia Richelmy,
presso Ivrea, la, quale per le cure indefesse di quel direttore, è giunta a tal perfezione che fu
presa a modello; e per disposizione dell'Autorità scolastica della provincia le sue scuole di
agricoltura, viticoltura ecc., per due mesi furono frequentate da oltre 80 maestri dello Stato
per le analoghe:lezioni. All’esposizione di Torino la medesima Colonia Richelmy riportò 6
medaglie, tre di oro e tre di bronzo.
d) Nuova spedizione di Missionari.
Vi è poi un'altra opera che, fidenti in Dio e nel vostro generoso buon cuore, abbiamo
potuto compiere nel dicembre u. s. Come vi ho già annunziato con apposita lettera circolare,
nella Novena dell'Immacolata, partivano dal Santuario di Maria Ausiliatrice ben altri cinquanta
tra Missionari e Missionarie. Pertanto, mentre son lieto di ringraziare pubblicamente quelli
che hanno già risposto al mio umile appello, torno a supplicare gli altri di venirmi in aiuto
coll'offerta della loro carità. Poiché giova qui ricordare che se i Salésiani e le Figlie di Maria
Ausiliatrice hanno potuto, colla divina grazia, fondare nuove case, ampliare le esistenti, ed
inviare alle genti che ne abbisognano nuovi banditori della buona novella, ciò fu anche in forza
della vostra carità, o Benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici.
Sì, furono le vostre elemosine, (ed è questo il cantico della nostra gratitudine) che
sostennero, fondarono ed ampliarono le nostre case, per dare ricovero ad un maggior
numero di giovani, i quali erario in pericolo di divenire la desolazione dei parenti e il flagello
della società: furono le limosine, che provvedendo loro vitto e vestito diedero ad un tempo il

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mezzo di rendersi buoni cristiani ed onesti cittadini e di riuscire il decoro della famiglia e il
sostegno delle opere di religione; furono infine le vostre elemosine che mandarono e
mantennero tanti Missionari in America a salvare innumerevoli anime facendole figlie di Dio e
della Chiesa.
Opere da compiersi nel 1903.
Come vedete, miei buoni Cooperatori e buone Cooperatrici, coll'aiuto di Dio e merce la
vostra carità, tutti gli anni la nostra Pia Società dilata le sue tende a nuove regioni e paesi; ed
abbiamo ora la più grande speranza che Iddio ce ne darà la promessa ricompensa. Ma non
dobbiamo rallentare di buona volontà per l'avvenire perché più altre cose ci restano a.
compiere nell'anno testé incominciato. Io ve ne accennerò solamente alcune delle principali.
a) Venire in aiuto per la formazione del personale salesiano.
Da più parti sono pressato per nuove fondazioni da compiersi nel presente anno, ma di
esse vi parlerà a suo tempo il Bollettino, se pur per la scarsezza di personale adatto non dovrò
rinunziarvi. Avviene talora che molti buoni Cooperatori insistono fortemente per avere o
Salesiani, o Figlie di Maria Ausiliatrice nei loro paesi per dirigere Oratori festivi, Ospizi, Convitti
od Asili Infantili ecc. Promettono di preparare tutte le cose necessarie, compresa talvolta, se
fa d'uopo, una rendita annua per l'assicurazione dell'opera, e poi credono di possedere un
certo qual diritto ad essere esauditi, e quasi quasi se l'hanno a male se si dà loro una
negativa... O miei buoni Cooperatori e zelanti Cooperatrici, voi sopratutto che vi interessate
per dilatare la nostra pia Società con nuove fondazioni nei paesi ove pare maggiore il bisogno,
rivolgete, di grazia, in quest'anno le vostre sollecitudini, non solo a preparare nuove case, ma
a darmi i mezzi necessari per la formazione del personale salesiano, senza del quale a nulla
approdano i fabbricati e le cose necessarie. Perciò ardentemente vi supplico a venirmi in aiuto
nel sostenere e coltivare numerose vocazioni salesiane, indirizzando presso qualche nostra
casa quanti, noti per bontà di vita, desiderano arruolarsi sotto la bandiera del nostro buon
Padre. Non basta però scoprire le vocazioni, ma fa d'uopo renderle possibili. Grazie a Dio la
nostra pia Società, nella molteplicità dei giovani affidati alle nostre cure, trova molte
vocazioni, ma scarseggia di mezzi per svilupparle. Le nostre varie case di formazione religiosa
sono sotto il peso di enormi debiti incontrati per il mantenimento dei futuri lavoratori della
vigna evangelica; e se voi, o generosi benefattori e benefattrici, non mi verrete sollecitamente
in aiuto in questo urgente bisogno, sarò costretto, con mio sommo cordoglio,, a limitare il
numero delle vocazioni ecclesiastiche e religiose e per conseguenza a rifiutarmi pure per
nuove fondazioni. Se volete che si diffonda sempre più l'Opera Salesiana non dovete
permettere che inaridiscano le sorgenti della vita, mandandomi numerose offerte per la
coltura e lo sviluppo delle vocazioni salesiane.
Questa è la prima opera che dovete prendere di mira in quest'anno colla vostra carità.
Stabilite, se potete, sul vostro bilancio una data somma per far studiare un qualche giovane
chiamato alla nostra pia Società, e, staccata una cambiale per il banco del Signore, inviatela a
me, che, a tempo opportuno, io mi farò premura di farla riscuotere dandovi anche la
consolazione di mettervi in relazione col fortunato allievo che godrà della vostra carità.
Questa, o buoni Cooperatori e Cooperatrici, è azione salesiana pratica e senza la quale a nulla
approdano i desideri e le parole.
b) Aiutare e moltiplicare gli Oratori festivi. Il richiamo a quest' opera tutta salesiana mi
viene suggerita dall’esito consolante che ebbe lo scorso maggio il II Congresso degli Oratori
festivi. Fine primario della pia Società Salesiana e delle opere di carità proposte a tutti i
Cooperatori, la più raccomandata è questa provvedere all’educazione religiosa di tanta
gioventù, raccogliendola negli Oratori festivi. Vorrei che tutti intendessero l'importanza di
questa missione come la intendeva D. Bosco. Mi ricordo di averlo sentito ripetere più volte
che per molti giovani è questo l'unico mezzo di salute, come per molti altri è pure il più facile
ed opportuno. Vediamo dunque di adoperarci quest'anno a riempire di giovani gli Oratorii
esistenti ed a promuoverne la fondazione di nuovi. E qui dovete notare, miei buoni
Cooperatori, che non basta dare il vostro appoggio morale agli Oratorii, ma urge che quelli
che fra di voi ne hanno la possibilità si prestino a fare il catechismo, ad assistere i giovani nei
loro divertimenti e a fare qualche annuale sacrifizio pecuniario per concorrere anche

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materialmente allo sviluppo maggiore dell'Oratorio festivo che più gli sta a cuore. La nostra
pia Società ne ha da tutte le parti: basta scegliere e poi aiutare.
c) Diffusione della buona stampa.
Vi raccomando questo dovere imposto pure dal regolamento per un motivo speciale.
Voi tutti, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, conoscete le Letture Cattoliche
di D. Bosco.
Queste Letture compiono ora cinquant'anni di gloriosa esistenza; è giusto quindi che
abbiano un incremento ed una diffusione consolante col trovare in tutti i Cooperatori
altrettanti abbonati, altrettanti propagatori. Questa pubblicazione è proprio provvidenziale ai
tempi nostri in cui l'avidità del leggere si fa comune e un diluvio di stampa malvagia invade il
mondo. Animo dunque e le Letture di D. Bosco incomincino il loro secondo cinquantennio di
vita con numerosissimi nuovi abbonati, procurati dai nostri Cooperatori. Per vostra
informazione troverete qui unito il relativo programma.
Consolanti avvenimenti di famiglia.
Prima di chiudere questa mia mi sento in dovere di accennare pure ad alcuni particolari
avvenimenti, che sono tornati carissimi al nostro paterno cuore.
L'anno decorso fu segnalato da un sensibilissimo incremento della divozione alla
nostra Potente Ausiliatrice: più numerosi i pellegrinaggi al suo Santuario di Valdocco; più
numerose le grazie registrate e queste anche più strepitose. Inoltre vennero pure aperte al
culto più chiese sacre all'Ausiliatrice e l'America primeggia in questa divozione.
Argomento pure di consolazione furono e il giubileo della nostra Cartiera di Mathi
Torinese, la quale da 25 anni ha messo in grado le tipografie salesiane di lavorare alacremente
per la diffusione della buona stampa; e l'adunanza dei Direttori e Zelatori della nostra Pia
Unione presso la tomba di D. Bosco in Valsalice.
Questa fu veramente improntata all'amore più fervente per tutte le Opere del nostro
compianto Fondatore e per la loro pratica diffusione. L’avvenimento però che più giocondò il
nostro cuore fu lo slancio con cui i giovani raccolti nelle nostre Case, si unirono come un cuor
solo per rispondere al mio appello, che li chiamava a rendere speciale omaggio al Sommo
Pontefice regnante, il gloriosissimo Leone XIII, nell'anno venticinquesimo del suo sacro
Pontificato. Le trentatre lire raccolte nel 1849 tra i poveri fanciulli di D. Bosco per il mite Pio IX,
esule a Gaeta, nel 1902 si sono talmente moltiplicate da raggiungere la cifra di lire dodicimila!
Omaggio e conclusione.
Se voi, o miei cari Cooperatori, vi adopererete con zelo ognor crescente e con figliale
affetto per lo sviluppo di tutte le opere riguardanti la nostra pia Unione, a me pare che le belle
parole di D. Bosco: verrà tempo in cui il nome di Cooperatore vorrà dire vero Cristiano
Cattolico, siano vicine ad essere avverate. Sia questo l'omaggio della nostra Pia Unione a Colui
che si protestò di voler essere non solo il primo Cooperatore, ma il primo Operatore salesiano,
e che coll’anno venticinquesimo del suo glorioso Pontificato fa meravigliare il mondo. Il
Signore lo conservi ancora lunghi anni e lo ricolmi di sante consolazioni. Oremus pro Pontifice
nostro Leone! Preghiamo per il Papa!...
Con questa esortazione pongo fine allo scrivere, ma vi assicuro che non avrà mai fine la
nostra riconoscenza. Maria Ausiliatrice vi copra col suo manto ed anche su questa terra vi
rimuneri largamente della carità che usate con i figli di D. Bosco.
Pregate voi pure per me, che mi professo,
Di Voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,
Torino, 1° gennaio 1903.
Umil.mo Servitore Sac. MICHELE RUA.
febbraio, a. XXVII n. 2
35-39 Il nostro omaggio ai piedi del Papa

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[motivo dell’udienza del 5 gennaio 1903 e dialogo col Papa]
Beatissimo Padre,
Anche i figli di D. Bosco desideravano partecipare al Vostro Giubileo Pontificale che
rallegra tutto il mondo. Così pure le Figlie di Maria Ausiliatrice colle loro allieve anelavano far
parte al comune concerto di esultanza per sì fausto avvenimento. Tutte le nostre Case vollero
concorrere, e noi Vi presentiamo due Albums contenente le firme degli uni e delle altre come
pegno del loro caldo affetto, della loro profonda venerazione e piena sudditanza verso
l'augusta vostra Persona.
Non erano però contenti di presentarvi solo i loro nomi, ma vollero anche venire in
soccorso col povero loro obolo all'augusta vostra povertà. Sebbene ci troviamo alla vigilia
della festa dei Magi, non osiamo unirci ad essi, ci contentiamo di frammischiarci ai poveri
pastori di Betlemme per offrire a Gesù, nella Persona dei suo Vicario, il nostro meschino
obolo. Non potendo venir tutti ai vostri piedi, hanno scelto fra gli allievi della Casamadre i
migliori per rappresentarli.
In questa occasione il nostro caro D. Francesia, ormai vecchio di età, ma sempre
giovane poeta, si è provato a tradurre in sestine italiane il magnifico vostro carme pel nuovo
secolo. Ci parve ben riuscita la sua traduzione e la facemmo stampare. Degnatevi gradirla
come attestato della sua e nostra ammirazione
Quest'anno poi nella novena di Maria Ausiliatrice si vorrebbe celebrare il 39 Congresso
Salesiano, sul quale, e specialmente sui lavori preparatori, imploriamo fin d'ora l'apostolica
Vostra benedizione. »
[…]
Al Sacro Cuore so che si fa molto bene coll'Oratorio festivo e colla predicazione.
Sostenete la predicazione.
Faremo il possibile, Santità, rispose D. Rua.
D. Rua, presentando al Papa una cinquantina di copie del Carmen Saeculare, composto
da S. Santità all'aprirsi del nuovo secolo
È il Vostro Carmen Saeculare, Santità, tradotto in versi italiani dal nostro D. Francesia,
che sarà fortunato se V. S. vorrà gradire e si degnerà leggere.
L'accettiamo volentieri: è cosa Nostra, lo vedremo. Conosciamo già il valore letterario
del Francesia.
Glielo diremo, Santo Padre, gli farà piacere.
Qui venne presentato l'obolo dei giovanetti e delle giovinette inscritte nei due Albums.
S. S. gradì con segni di viva compiacenza l'offerta, mentre D. Rua diceva
S. Padre, è l'obolo che i giovani raccolti nelle nostre case vengono ad offrir all'augusta
vostra povertà, ricordando le 33 lire che i biricchini di Don Bosco offrirono alla Santità di Pio
IX...
Esule a Gaeta nel 49? interloquì il Papa.
Sì, Santo Padre.
Ringrazio di cuore. Fate bene ed aiutare il Papa, sono tanti i bisogni e le necessità da
cui è assediato in questi tempi! E poi (aggiunse sorridendo) era bene che anche i Salesiani
facessero qualche cosa in questa circostanza....
Santità, l'obolo dei nostri giovani poteva essere più considerevole, se le nostre Case di
Francia e varie d'America avessero potuto rispondere tutte all'appello.
Al sentire nominare la Francia la fronte del Papa, da calma e paternamente sorridente
che era, si corrugò bruscamente
Mi avete nominato, disse, la Francia e questo pensiero mi conturba. In Francia si fa
gran torto alle Congregazioni religiose. No, la vita delle Congregazioni religiose non è altra

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cosa dalla vita della Chiesa. Tutte queste Congregazioni fanno capo alla Chiesa e al Papa come
a centro: esse sono membra di questa Chiesa Cattolica che le sostiene e le anima e la Chiesa si
serve di esse in tanti uffici dove non può giungere il clero secolare, come negli ospedali, nei pii
istituti, nella predicazione...
Poi continuò per ben dieci minuti a discorrere con enfasi oratoria e da inspirato delle
benemerenze delle Congregazioni religiose, e conchiuse rivolto a D. Rua
Conosco lo sviluppo della Congregazione Salesiana ed il bene che fa. Ne sono
contento: è una prova certa che D. Bosco dal Paradiso vi assiste e protegge e lei procuri che si
mantenga sempre lo spirito di D. Bosco.
Farò tutto il possibile, Santità.
... e che si mantenga vivo in tutti i Salesiani l'attaccamento alla Santa Sede e... a Noi,
aggiunse sorridendo.
Sì, sì, volontieri, Santo Padre.
E se in Francia avete dovuto soffrire qualche cosa... cosa farci... pazienza... molti altri
soffrono gli stessi danni... E del resto D. Bosco dal cielo non cesserà di proteggervi, se
manterrete il suo spirito.
Non mancheremo, Santo Padre.
Ed ora benedico di cuore voi, i Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice, i giovani, le
giovinette raccolte nelle Case salesiane e tutte le vostre pie opere.
Santo Padre, una benedizione speciale per tutti i nostri Cooperatori e Cooperatrici.
‐‐ Volontieri, volontieri rispose mettendo la Sua mano sul capo di colui che aveva fatto
la domanda Il vostro Superiore Ci disse, che si fa molto bene con la Pia Unione dei
Cooperatori e che per opera loro si conserva la fede in molti paesi, sopratutto con la
diffusione della divozione all'Ausiliatrice. Per l’incremento di questa divozione Ci ha umiliato
una petizione da Noi favorevolmente accolta. Abbiamo accordato il favore: Ci riserbiamo solo
di studiare il modo dell'esecuzione.
Grazie, grazie, Santo Padre.
C'inginocchiammo ed Egli ci benedisse. Di poi ciascuno chiese particolari benedizioni
presentando medaglie, corone ed altri oggetti, che il S. Padre benedisse e toccò più volte
ripetendo con bontà
Ditelo poi che il Papa li ha toccati!
63 Notizie Compendiate
[Milano, dicembre 1902, in memoria dell'Avv. Francesco Zucchi-Pecoroni]
[…] Dopo il Vangelo il rev. D. Rua con quell'unzione che è tutta sua propria rivolse ai
numerosi intervenuti breve discorso improntato di riconoscenza e di gratitudine. Prendendo a
testo le parole di Giuda Maccabeo: sancta et salubris est cogitatio pro defunctis exorare,
assicurò che i giovanetti dei suoi Istituti non lasciano mai di pregare per i loro benefattori,
specialmente per quelli che Dio avesse già chiamati all'altra vita.
marzo, a. XXVII n. 3
66-68 Incoronazione di Maria Ss. Ausiliatrice e Terzo Congresso Generale dei
Cooperatori Salesiani
[circolare di annuncio, 20 febbraio 1903]
Benemeriti Cooperatori, Benemerite cooperatrici,
QUANDO nel 31 gennaio 1888 vi comunicava la perdita del nostro caro D. Bosco, mi
ricordo che vi diceva essere quello l'annunzio più doloroso che vi avessi dato o vi potessi dare
in vita mia. Ebbene, sia lodata e benedetta la bontà del Signore! Questo è il giorno in cui mi
pare di poter dire: Eccovi la notizia più bella e più consolante che vi abbia mai dato o possa

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darvi, dovessi pur rimanere lunghi anni sulla terra. Il 17 corrente febbraio, primo giorno del
mese dedicato a S. Giuseppe, giungeva da Roma un desideratissimo Breve, con cui il S. Padre
che il Signore conservi per lunghi anni alla nostra illimitata venerazione e profondissima
riconoscenza ha decretato annuendo alle nostre umili preghiere la solenne Incoronazione
della nostra cara Madonna, Maria SS. Ausiliatrice. Lascio pensare a voi, quello che provò il mio
cuore al leggere l'importante documento pontificio. Oh! no, il Vicario di Gesù Cristo non
poteva, dare all'umile Società Salesiana un pegno più caro e più commovente del suo paterno
affetto, e proprio al chiudersi dell'anno venticinquesimo del glorioso suo Pontificato. Per noi
Maria SS. Ausiliatrice è tutto. È dessa che inspirò e guidò prodigiosamente il nostro Don Bosco
in tutte le sue grandi imprese; è dessa che continuò e continua tuttodi tale materna assistenza
sulle nostre opere, per cui possiamo ripetere con D. Bosco, che tutto ciò che abbiamo, lo
dobbiamo a Maria SS. Ausiliatrice. Quindi è, che il nuovo splendore che il breve pontificio
irradia stilla venerata Immagine di questa nostra pietosissima Madre, mi 'ha profondamente
commosso.
In vero, miei cari, l'augusto Pontefice, decretando questo sommo onore alla cara
Madonna, ha solennemente dichiarato, che l'imposizione delle preziose corone si compia con
tutta la maggior pompa possibile, Suo nomine et auctoritate, cioè a suo Nome e con sua
Autorità; delegando a far le sue veci l'Eminentissimo Arcivescovo di Torino, il sig. Cardinale
Agostino Richelmy. Per questo, Bene meriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici, quando
noi, il 17 del prossimo maggio giorno stabilito per la esecuzione del solenne decreto Papale
vedremo il Veneratissimo nostro Cardinale Arcivescovo porre le sante corone sulla fronte
augusta della nostra cara Madonna e su quella del suo celeste Pargoletto, potremo dire di
vedere nella persona dell'Eminentissimo Principe di S. Chiesa la persona stessa del Papa,
avendolo Questi delegato a ciò quale suo speciale Rappresentante. Sarà per tutti un giorno
indimenticabile!
Ad accrescerne lo splendore, e a prepararci più degnamente a questa straordinaria
solennità, si terrà pure in Torino ed in quei giorni, coma vi fu già annunziato, il Terzo
Congresso Generale dei Cooperatori Salesiani. È questo un secondo avvenimento che rallegra
l'animo nostro. Esso avrà luogo nei giorni 14, 15 e 16 maggio.
Nel darvene ora l'annunzio ufficiale, non posso nascondervi la mia speranza, che
questo Terzo Congresso abbia a riuscire non meno solenne e grandioso dei precedenti,
tenutisi il primo a Bologna nel 1895, ed il secondo a Buenos Aires nel 1900. Ne sarà Presidente
Onorario lo stesso Eminentissimo Card. Arcivescovo di Torino il quale si è degnato di
raccogliere intorno a sè i più autorevoli e degni Signori del clero e del laicato cattolico di
Torino per la costituzione del Comitato Esecutivo.
Questo elettissimo Comitato, cui umilio pubblicamente l'omaggio della riconoscenza di
tutta la famiglia salesiana, sotto la Presidenza effettiva di S. Ecc. Mons. Luigi Spandre,
Vescovo Ausiliare di Torino, antico allievo di D. Bosco, e dei Vicepresidenti, l'illm°. sig. Barone
D. Antonio Manno e l'Avv. Cav. Riccardo Cattaneo, assessore comunale, nonchè del
Segretario Generale `sig. Olivieri di Vernier Conte Deodato, si è già messo all'opera e ci da
sicurtà dell'esito più felice. Ma perché siano realizzate tante belle speranze è necessario,
Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici, l'aiuto vostro efficace, il vostro appoggio.
Quindi caldamente vi prego a coadiuvare alacremente l'egregio Comitato Torinese,
accogliendo con slancio tutte quelle proposte, che, o per mezzo del Bollettino Salesiano o con
apposite circolari, esso giudicherà opportuno di indirizzarvi. Vi invito perciò ad intervenire,
potendo, al Congresso, o a mandare la vostra adesione per mezzo dei Decurioni, Zelatori e
Direttori diocesani.
Certo, il lavoro non è indifferente e il tempo stringe. Animo adunque, o miei cari; è
questa un'occasione per mostrare a tutti quei vincoli di fraterna carità e di zelo, che formano il
distintivo particolare di quanti lavorano nel campo salesiano, a beneficio della gioventù.
Se l'amore che portate vivissimo al nostro D. Bosco sarebbe stato anche da solo più
che bastante ad eccitarvi a questo pubblico e solenne omaggio all'opera sua, oh! per certo,
dall'affetto vivissimo che avete per la gloria della comune nostra Ausiliatrice, trarrete tanto
slancio che farà di questo Congresso Generale dei Cooperatori la preparazione più degna
all'imponente solennità del 17 maggio, che affrettiamo coi più ardenti sospiri.

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159
Maria SS. Ausiliatrice ci benedica tutti quanti e riempia di ineffabili consolazioni il
paterno cuore di S. S. Leone XIII.
Di Voi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici, Torino, 20 febbraio 1903
XXV. Anniversario dell'Esaltazione di S. S.
Obbligatissimo Servitore
aprile, a. XXVII n. 4
98-103 Pagina intima. Alla vigilia del 3° Congresso dei nostri Cooperatori
[invito al congresso, p. 100]
Fiducioso che il prossimo Congresso dei nostri buoni Cooperatori abbia a riuscire
risolto vantaggioso alla Chiesa e alla Società, e bramoso di vedere la Celeste nostra Patrona
Maria Ausiliatrice, nella solennità della sua Incoronazione circondata da numerose schiere dei
suoi devoti, unisco pur io la mia voce per invitarvi ad intervenire personalmente. Che se ciò a
taluno tornasse impossibile, caldamente l'esorto a prendervi parte moralmente man dando la
propria adesione per assicurarsi di aver altresì parte alle molteplici grazie che la dolcissima
nostra madre dispenserà in quella circostanza.
giugno, a. XXVII n. 6
160-178 Il terzo Congresso dei nostri cooperatori
[Torino, 14 maggio 1903, allocuzione di D. Rua, p. 164]
DON Rua fa suoi i sentimenti già espressi dagli oratori che lo precedettero,
aggiungendo che dichiarasi lieto, in nome dei Salesiani, di vedersi onorato da tanti Cardinali,
Arcivescovi, Vescovi venuti sì di lontano, e da tanti Cooperatori; spera che da questo
Congresso scaturisca immenso bene, e servì ad allargare la cerchia delle Opere Salesiane. Si
rallegra pensando che qui aleggi lo spirito del Padre D. Bosco, dove iniziò l'opera sua e la
condusse col l'aiuto della Vergine a sì splendidi trionfi. Narrò del colloquio avuto col S. Padre
quest'inverno, e contentezza Sua nel sentire del Congresso: credo che questo Congresso Gli
sarà di grande gaudio.
« Qui parleremo della gioventù, degli operai, del] Missioni, dell'emigrazione, e non
sono forse tutte cose, che stanno tanto a cuore al Papa? Or è un consolazione pei cattolici, il
poter consolare il Papa.»
Dice che Egli è contento che si tenga questo Congresso alla vigilia della Incoronazione
della Madonna. Esorta a ringraziare Maria Ausiliatrice, e far sì che il Congresso sia degna
preparazione alle feste.
[Ringraziamenti al termine del congresso, p. 176]
PARLA ex abundantia cordis […], ringraziando gli Em.mi Cardinali, gli Ecc.mi
Arcivescovi e Vescovi, ai quali è dovuto in massima parte, dopo la protezione di Maria
Ausiliatrice, la riuscita del Congresso. E dopo avere ringraziato il Comitato esecutivo, gli
oratori, la stampa, e tutti i Cooperatori, ecclesiastici e laici, e le zelanti cooperatrici, rivolge
loro calda preghiera di aiutare i Salesiani colle orazioni, coi consigli e colle elemosine, onde
essi possano continuare sulla via tracciata dal loro maestro e padre D. Bosco.
agosto, a. XXVII n. 8
245-250 Notizie compendiate
[Comacchio, 7 giugno 1903, p, 247]
Al pomeriggio nella Chiesa del Carmine Don Rua tenne una conferenza sopra Don
Bosco: e con parola semplice, insinuante, tratteggiò la bella figura del suo antecessore
lasciando nell'accorso numeroso e distinto popolo la più gradita impressione.
[Ferrara, p. 248]

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Il Sig. Don Rua si rallegrò della frequenza e della buona volontà dei baldi giovani che
fan parte, all'Oratorio festivo, della compagnia drammatica e della piccola banda e aveva per
essi e per il loro direttore, antico allievo dell'Oratorio festivo di S. Francesco di Sales, le più
affettuosi e incoraggianti espressioni. Fu pure soddisfatto dell'ordinato andamento del
CollegioConvitto che sempre più accenna a prosperare per il bene di tanta gioventù di civile
condizione
[Trento, 14 giugno 1903, p. 248]
In fine prese la parola il sig. Don Rua, che con schietta semplicità e amabile candore,
colla soddisfazione nel volto e nel cuore, ringraziò tutti dell'onore che gli vollero fare,
manifestando la sua riconoscenza, che disse aver ereditata da Don Bosco verso tutti i
benefattori delle opere salesiane. Disse che a D. Bosco stava tanto a cuore l'Istituto salesiano
di Trento, istituto a cui benediceva dal letto di morte negli ultimi giorni della sua malattia.
Quindi presentò ai convenuti il Superiore degli istituti salesiani della Palestina […]
[Legnago, 11 giugno, p. 250]
[…] egli rispondeva con parole di incoraggiamento, e dopo aver manifestato la sua
riconoscenza pei benefattori, si diceva sicuro, che coll'aiuto della Madonna Ausiliatrice l'opera
salesiana in Legnago acquisterà sempre maggiore sviluppo.
dicembre, a. XXVII n. 12
350 Augurii e voti
Seguendo la tradizione dell'amatissimo Padre Don Bosco, il Sac. MICHELE RUA in nome
Suo, dei Salesiani, delle Suore di Maria Ausiliatrice, e dei loro alunni e ricoverati, presenta ai
benemeriti Signori Cooperatori ed alle zelanti Signore Cooperatrici i migliori auguri di ogni più
eletta benedizione per le prossime feste del S. Natale e del Capo d'Anno.
« Il Bambino Gesù renda il cento per uno ai nostri benefattori, e Maria SS. Ausiliatrice li
copra ognora col suo manto materno! » […]
1904
gennaio, a. XXVIII n. 1
1-9 Il Sacerdote Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici di D. Bosco
Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,
RIMARRANNO per sempre profondamente scolpite nella mia memoria le parole
pronunziate dall'Eminentissimo Cardinale Svampa nel Congresso salesiano tenutosi in Torino
nello scorso maggio. Colla sua smagliante eloquenza, egli ci dipinse a vivi colori il popolo
ebreo che nella valle valorosamente combatte contro i suoi nemici, mentre sul monte Mosè
intercede per lui, tenendo levate in alto le braccia, e gli ottiene dal Dio degli eserciti compiuta
vittoria. Nel popolo d'Israele l'Eminentissimo Principe si compiacque di ravvisare un'immagine
di noi, poveri figli di D. Bosco, che sparsi ornai su tutta la faccia della terra ci sforziamo di far
guerra al vizio ed all'errore, e secondo le nostre deboli forze ci adopriamo ad estendere vie
più il regno di Gesù Cristo. In Mosè poi, molto più a proposito, egli vedeva raffigurati i nostri
buoni Cooperatori, le zelanti nostre Cooperatrici che colle loro ferventi orazioni,
moltiplicando le opere buone e imponendosi non pochi né lievi sacrificii, implorano
sull'esercito salesiano la protezione dell'Ausiliatrice dei Cristiani, e procurano di ottenergli la
vittoria sul nemico delle anime.
Se cosi stanno le cose, chi non vede quale intima relazione esista fra i Salesiani ed i loro
generosi Cooperatori? Non v'ha dubbio, gli uni e gli altri hanno un solo desiderio, la gloria di
Dio; uno ed unico è il fine dei loro sforzi, strappare all'inferno il maggior numero di anime che
loro sia possibile. Si conosce di qui egualmente qual parte abbiano i Cooperatori in quelle
opere di cristiana carità che i Salesiani coll'aiuto di Dio vanno facendo. Quindi nasce la
convenienza di render loro conto di quando in quando dei lavori che abbiamo tra mano, come
abbiamo costume di fare in sul finire d'ogni anno. Il riandare colla nostra mente le vicende

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dell'anno testè terminato, il ricordare quel poco di bene che abbiamo potuto fare, le lotte
sostenute, le difficoltà che abbiamo vinte, ben lungi dall'essere per noi oggetto di vana
compiacenza od ostentazione, sarà per contrario un tributo di viva riconoscenza a Dio per le
grazie che ci ha concesse, sarà un conforto, un incoraggiamento per tutti a continuare
generosamente quell'apostolato che è fine principale della nostra Pia Associazione, cioè la
salvezza delle anime.
Uno sguardo indietro.
La Divina Provvidenza dispose che l'anno 1903 fosse pei Salesiani e pei loro benemeriti
Cooperatori uno dei più memorabili. Nel corso del medesimo fummo rallegrati dagli
avvenimenti più maravigliosi e consolanti, quantunque, come suol avvenire in questa valle di
pianto, essi andassero alternati con alcune vicende assai dolorose. Gli uni e le altre vi sono già
note, miei buoni Cooperatori e pie Cooperatrici, tuttavia non sarà fuor di proposito farne
cenno in questa mia lettera.
L'ultimo anno si apriva con un fatto che a tutti riempiva il cuore di purissima gioia, di
felicità ineffabile. Il sapientissimo Leone XIII, di santa memoria, nello scorso gennaio riceveva
in particolare, straordinaria udienza il Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana e varii
rappresentanti dei nostri principali istituti, i quali umiliavano a' piedi dell'Augusto Vicario di
Gesù Cristo l'obolo della loro filiale pietà. In quel momento fortunato fu concepita l'idea di un
Congresso Salesiano da tenersi in Torino; in quell'istante solenne fu decisa per ispeciale
favore di Sua Santità l'Incoronazione della taumaturga immagine di Maria SS. Ausiliatrice; due
gloriosi avvenimenti che rimarranno scritti a caratteri d'oro negli annali della nostra Pia
Società. Infatti quel Congresso, benedetto ripetutamente dall'Augusto Vegliardo del
Vaticano, onorato dalla presenza di cospicui personaggi, venuti anche dalle più lontane
contrade, fu coronato dal più splendido risultato, e fu un vero trionfo pel nostro dolcissimo
Padre D. Bosco e per l'Opera da lui fondata. Né io posso lasciare sfuggire quest'occasione per
attestare ancor una volta la mia più profonda gratitudine a quegli Eminentissimi Cardinali e
Rev.mi Arcivescovi e Vescovi che. pure con molto disagio, si degnarono accrescere decoro alle
nostre assemblee collo splendore della loro altissima dignità e colla sapiente loro parola
tracciarci la via più sicura per far il bene. Serberò egualmente grato ricordo di quegli ottimi
Cooperatori, sacerdoti e laici, che venendo a Torino ci edificarono colla loro, specchiata pietà
e coll'ardente loro zelo, e che ci infusero coraggio e lena colla loro eloquenza. Mi è dolce
sperare che, come augurava il nostro Eminentissimo Cardinal Richelmy in fine di una
sessione, del Congresso salesiano di Torino si potrà ripetere la parola della Genesi: dixit, et
fatta sunt. Ciò che disse fu fatto. Sì, faccia il Signore che le belle e stupende deliberazioni
prese siano messe in pratica, procurando cosi la maggior gloria di Dio e salvando molta
gioventù.
Il Congresso fu la miglior preparazione all'incoronazione dell'immagine di Maria
Ausiliatrice. Di queste solennissime feste io mi dichiaro incapace di darvene anche solo una
pallida immagine, e d'altro lato è inutile che io v'intrattenga, avendo la fama delle medesime
valicati i monti, tragittati i mari e riempiuto, si può dire, il mondo intiero. Ciò che non posso
passar sotto silenzio si è la consolazione che io provai vedendo che quelle grandiose;
solennità non produssero solo un entusiasmo passeggiero e ristretto alla breve cerchia del
nostro Piemonte, ma ebbero un'eco fedele nei più lontani paesi. Ovunque, quale scossa
elettrica, eccitarono i cuori ad amare ed onorare sempre più la nostra dolcissima Vergine
Ausiliatrice, e ne abbiamo irrefragabili prove nelle devotissime feste che si celebrarono
incoronando in molti luoghi le immagini di Maria Ausiliatrice col permesso degli Ordìnarii. Che
più? Altro consolantissimo frutto di tali feste si fu l'aver eretta in molte città e paesi d'Europa
e d'America la Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice e d'averne a dismisura accresciuto il
numero degli associati. Ciò mi convince che i nostri buoni Cooperatori non si terranno paghi di
aver incoronata Maria Ausiliatrice di gemme e di diamanti, ma le procureranno ancora un
serto più prezioso di molte anime strappate al demonio ed all'inferno.
Fu pur causa di gaudio al cuor mio e de' miei Confratelli il felice ritorno, dopo un viaggio
di circa tre anni del mio rappresentante D. Albera, che ci portò notizie cotanto consolanti del
bene che si va operando dai Figli di D. Bosco in quasi tutte le repubbliche dell'America.

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E siami qui permesso accennare un'altra gioia di cui ci fu apportatore l'anno 1903. Dopo
il lutto di tutta la Chiesa nel vedere scomparire la maestosa figura di Leone XIII, quale giubilo
nel vedere assunto al trono di Pietro il Cardinal Sarto! Pio X conobbe D. Bosco e si mostrò,
qual Vescovo di Mantova e Patriarca di Venezia, oltremodo benevolo verso i Salesiani. Pochi
giorni dopo la sua esaltazione si degnò inviarci la sua apostolica benedizione con
preziosissimo autografo, il 3 novembre mi accordò una particolare udienza, in cui per tre
quarti d'ora ebbi a godere di quella paterna bontà per cui il nome di Pio X corre sulla bocca di
tutti, e lo fa padrone di tutti i cuori. Diede a divedere quanto ami l'associazione dei
Cooperatori, e quanto bene da loro si aspetti, e nel congedarmi si degnò d'impartire una
cordiale ed ampia benedizione ai Cooperatori, alle Cooperatrici, alle loro famiglie ed a tutti i
loro affari temporali e materiali.
Ma non si dànno rose senza spine. Il Signore volle visitarci colla prova della
tribolazione. Infatti una spina pungentissima fu pel mio cuore la triste sorte toccata a' miei
carissimi figli, i Salesiani di Francia. Questa grande nazione, onorata del titolo di figlia
primogenita. della Chiesa, sempre la prima e la più generosa quando si tratta di esercitare la
carità, ora con immenso dolore de' buoni cattolici, che sono la maggioranza, vede migliaia de'
suoi cittadini, di nient'altro colpevoli che d'essersi consecrati al servizio di Dio e del prossimo,
trascinati dinanzi ai tribunali, condannati quali malfattori, cacciati dai loro conventi, spogliati
di ogni avere ed obbligati a prendere il sentiero dell'esilio, se vogliono conservarsi fedeli alla
loro vocazione. I Salesiani che per mezzo dei loro caritatevoli Cooperatori avevano aperte
oltre venti case pei giovanetti francesi poveri ed abbandonati, fondate per loro numerose
scuole e vasti laboratorii; i Salesiani che avevano saputo attirarsi la simpatia perfino di tanti
non cattolici, ebbero la speranza per alcuni mesi di essere risparmiati e di poter continuare ad
essere i padri degli orfani, il sostegno dei derelitti. Ma nei primi di luglio, dopo una lunghissima
discussione in Senato, veniva emanato il decreto della loro espulsione e della chiusura dei loro
istituti. Il vostro buon cuore solamente può misurare l'acutezza della mia angoscia nel vedere
in un istante disfatto ciò che aveva costato tanto danaro e tanti sacrifici, il dover lasciare che sì
gran numero di poveri fanciulli siano di nuovo abbandonati a se stessi ed esposti ai pericoli
d'un mondo corrotto e corrottore. Non posso però fare a meno di rendere pubbliche grazie ai
valenti Oratori che difesero così strenuamente la nostra causa ed ai cento senatori, che a
dispetto delle gravi pressioni diedero il voto favorevole ai Salesiani.
Altra spina mi trafisse il cuore nel ricevere l'infausta novella che la febbre gialla era
penetrata nelle nostre case del Brasile, ed aveva mietute ben nove vittime fra i nostri
Missionarii. Alcuni erano primarii Superiori, tutti in giovane età, forniti di bell'ingegno, ardenti
di zelo, ed in un momento scomparvero dalla. scena del mondo, lasciando un vuoto che noi
non sappiamo come riempire. Inoltre venne pure chiamato all'eternità D. Antonio Belloni,
fondatore delle case di Palestina. La morte di questo padre degli orfani, di questo Salesiano
esemplare, fu pianta come pubblica sciagura in Betlemme, e fu oltremodo sensibile e
dolorosa a tutti i benefattori delle scuole d'Oriente, d'Italia, del Belgio e della Francia. Giova
sperare che i nostri benemeriti Cooperatori continueranno ad aiutarci per provvedere il pane,
il vestito e l'istruzione a tanti poveri fanciulli della Terra Santa. E questo il miglior omaggio che
si possa rendere alla venerata memoria di D. Belloni.
Ai Benefattori della prima ora.
Ogni anno mi pare doveroso dar conto delle nuove fondazioni. La ragione si è che
ordinariamente dal numero delle case recentemente aperte i nostri buoni Cooperatori si
fanno una idea della vitalità e del progresso dell'umile nostra Pia Società. Da ciò ugualmente si
viene a conoscere di qual riputazione goda la nostra Associazione presso i Vescovi ed anche
presso i Governi che in mille modi insistono perché noi andiamo nelle loro diocesi e nei loro
Stati a prendere cura della gioventù.
Questi nuovi istituti sono pure chiaro indizio dell'attività dei Cooperatori che nulla
risparmiano pur di avere fra loro i Salesiani. È quindi per noi un dovere di riconoscenza
segnalare questi atti di generosa carità. Ciò non di meno noi siamo ben lungi dal non tenere
nel conto dovuto lo zelo d'innumerevoli nostri benefattori che imponendosi gravi sacrifici
sostengono certe case salesiane esistenti da molti e molti anni. Come ci edifica e c'incoraggia
la costanza di coloro che ogni anno ci fanno pervenire la loro offerta, e per tal modo ci
mettono in grado di continuare ad educare cristianamente tanti giovanetti ad alimentare ed

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163
istruire tanti poveri orfanelli, a coltivare le vocazioni, e diffondere i buoni libri, a soccorrere le
missioni più bisognose! Ond'è che allorquando io prendo in mano i registri dei nostri
benefattori e scorrendone le pagine incontro il nome di quelli che già aiutarono D. Bosco e poi
continuarono ad usar carità col suo Successore, il mio cuore si commuove, gli occhi mi si
riempiono di lacrime, e prorompo in queste parole: ecco gli operai della prima ora! Mutarono i
tempi, si cambiarono le persone con cui ebbero a trattare, ma rimase incrollabile la loro
simpatia e la loro carità verso le opere salesiane. Questi nostri benefattori non temano che
piccola abbia ad essere la mercede della loro generosità; noi ogni giorno preghiamo perché
sia proporzionata alla loro perseveranza, e perché loro sia dato il cento per uno e la vita
eterna: centuplum accipiet et vitam aeternam possidebit. Questa è parola del Vangelo, e
sillaba di Dio non si cancella.
Nuove fondazioni.
Nell'enumerazione delle case fondate nel corso del 1903 mi torna oltremodo gradito
l'incontrare subito varii Oratorii festivi, pei quali voi sapete aver io una verace predilezione,
essendo stato un Oratorio festivo la culla delle opere di D. Bosco. Nel 1903 se ne fondarono
due nuovi, uno ad Ascoli Piceno e l'altro ad Iseo in quel di Brescia. Si diede maggiore sviluppo
a quelli di Pistoia e di Livorno in Toscana, ove il personale prese stabile dimora. La Spagna ne
conta uno di più, ed è quello di Huesca, a cui sono annesse varie scuole elementari. Con
somma gioia vi annunzio che aumentò il numero delle Casefamiglia, poiché si assunse la
direzione di St. George's home, in Londra, nella qual casa si radunano più di cento giovani
artigiani per la scuola, per dormire, prender cibo, fare le loro pratiche di pietà. I risultati
ottenuti negli otto primi mesi, sono assai consolanti. In Ottobre scorso i Salesiani furono
chiamati parimenti a dirigere un'opera somigliante per fanciulli allievi delle pubbliche scuole in
Vienna, capitale dell'Impero Austriaco. In quell'asilo i bambini dopo la scuola, passano il resto
della giornata fuori d'ogni pericolo morale e corporale sotto la sorveglianza dei Salesiani.
Desiderosi di renderci utili ai nostri cari connazionali emigrati, ed aiutarli
nell'importantissimo affare dell'educazione dei loro figliuoli, abbiamo, con non leggiero
sacrificio, accettato dietro caloroso invito dell'Associazione nazionale per la protezione dei
missionarii italiani all'estero, di mandare alcuni maestri ed assistenti per le scuole italiane
commerciali e le scuole elementari in due quartieri diversi della città di Smirne in Turchia, così
pure per le scuole elementari italiane in Costantinopoli, ove sono assai numerosi gli emigrati.
Da varii anni i salesiani erano attesi nell'Isola di Malta per prendervi la direzione di un
istituto d'arti e mestieri, preparato specialmente dallo zelo di varii benemeriti Cooperatori e
sostenuto dal Governo inglese. Finalmente nello scorso Novembre essi ne presero possesso,
e faranno del loro meglio per corrispondere all'aspettazione del Governo e dei loro
benefattori e formare di quei giovanetti dei buoni cristiani ed onesti cittadini.
Nella Repubblica Argentina, suolo così ferace di istituti salesiani, non ostante l'estrema
strettezza di personale, sorsero in quest'anno testè passato un Oratorio festivo a S. Isidro ed
una Colonia agricola a due leghe di Brinkmann (Prov. di Cordoba), dovuta alla liberalità dei
coniugi Vignaud.
Nel sud del Brasile si aprì una Colonia agricola in S. Francisco dos Campos.
Nell'Equatore oltre all'aver fatto risorgere gli istituti che si avevano prima della espulsione dei
religiosi, i Salesiani fondarono una casa in Atocha presso Ambato, destinata alla formazione
del personale necessario per quelle scuole e laboratorii. Merita egualmente una speciale
menzione il Collegio di Sant'Anna, fondato nella Repubblica di San Salvador, centro America.
Ma dove si manifestò più particolarmente l'intervento della Provvidenza si fu nella fondazione
fattasi ultimamente in Troy, nella diocesi di Albany, negli Stati Uniti. Desideravamo
ardentemente di aver un luogo ove raccogliere i figli degli emigrati italiani, bisognosi di
assistenza ed aiutare quelli che mostrassero inclinazione allo studio ed anche vocazione alla
vita sacerdotale, che per la grazia di Dio non sono rari. Già si pensava di far acquisto d'un
terreno in NewArk, città vicina a NewYork, anche gravando la nostra Pia Società d'un debito
enorme. Ma quando S. E. R. Mons. Fareley, Arcivescovo di NewYork ebbe notizia di questo
tentativo, immediatamente pose a nostra disposizione un grande e comodo edifizio, altre
volte adibito come Seminario, nella città di Troy. Mentre ne rendo pubblicamente sentite

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grazie a Monsignor Arcivescovo, faccio voti che i figli degli italiani che colà saranno accolti, si
mostrino degni di cosi segnalato favore.
È necessario prima di terminare questa rassegna che io accenni alcune opere che senza
fallo interesseranno in modo speciale i lettori di questa mia lettera. I figli di D. Bosco costretti
ad abbandonare la Francia, non si rassegnarono a cessare dal beneficare i giovanetti affidati
alle loro cure. Essi nel prendere il sentiero dell'esilio con immenso sacrificio condussero seco
buon numero dei più bisognosi fra i loro allievi. Accompagnati dai medesimi, alcuni si
rifugiarono nel Belgio, altri vennero in Italia, altri andarono in Inghilterra ed in Isvizzera. Sì è
per tal modo che alcuni istituti di Francia si videro quasi trapiantati con tutto il loro personale
nelle circostanti nazioni. Cosi i Superiori ed i Maestri diedero un esempio memorabile di carità
e zelo verso i loro alunni, e questi dal canto loro mostrarono pure quanto sapessero
apprezzare il benefizio d'una educazione cristiana procurandosela anche a costo di andar
lungi dai loro parenti e dalla loro patria. Questo fatto mi dà a sperare che la persecuzione
contro i religiosi non varrà punto a spezzare il vincolo che finora tenne uniti i buoni
Cooperatori francesi alla Pia Società Salesiana, e che essi ci verranno in aiuto per continuare
l'educazione di questi cari giovani, loro concittadini.
Nuove Case delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Da quanto ho potuto vedere co' miei occhi e da quanto mi fu riferito, mi sono convinto
che Iddio benedice in modo speciale la Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Il
campo loro assegnato va prendendo ogni anno più vaste proporzioni, né mai, la Dio mercè,
venne a diminuire la loro attività. Pare che la Divina Provvidenza loro abbia affidata la
delicatissima missione di fare da madri ad un numero sterminato di piccini d'ambi i sessi, la cui
genitrice, obbligata a lavorare da mane a sera, non potrebbe averne cura; quindi ben
numerosi sono gli asili d'infanzia diretti dalle Suore di Maria Ausiliatrice. Si sa quanto bene
esse possono fare in questi asili, ma solamente chi li visitò od assistette qualche volta al
saggio che i bambini sogliono dare in sul finire dell'anno, potè rendersi ragione dell'eroica
pazienza che debbono esercitare le Maestre per gettare in quei piccoli cuori i germi della virtù
e della pietà. In vista degli ubertosi frutti raccolti in questo vasto campo, durante l'anno 1903,
le Figlie di Maria Ausiliatrice furono chiamate a dìrigere altri Asili in Livorno (Toscana), in
Mede, Bellagio, Jerago, Villadossola nel continente, oltre quelli di Modica, Piazza Armerina,
Biancavilla, Balestrate e Parco nell'isola di Sicilia.
Fu pure in quest'anno assai accresciuto il numero di scuole elementari, complementari
ed anche normali in Europa ed in America. In esse le Suore fondate da Don Bosco e animate
dal suo spirito, tutto carità e dolcezza, vanno preparando molte e molte fanciulle a quella
missione che Dio loro ha destinato. Inoltre in vista della buona prova fatta in varii luoghi, le
Suore di Maria Ausiliatrice furono incaricate di assistere e dirigere le giovanette che lavorano
in lanifici, in fabbriche di vario genere e ad amministrare Convitti di operaie. Quest'anno esse
andarono per questo fine a Legnano.
Accenno di volo solamente le fondazioni di nuove scuole a Valencia in Ispagna e di
Lipeloo in Belgio, ma debbo specialmente segnalare l'istituto per bambini fondato dalle Suore
in Chertsey presso Londra, in mezzo ai protestanti, che come mi viene assicurato, sono
edificati dello spirito di sacrificio di quelle buone religiose. La loro cappella per desiderio del
Vescovo serve di parrocchia ai pochi cattolici di quella città. Faccia il Signore che esse possono
contribuire alla salvezza di molti.
Né io posso porre fine a questi brevi cenni senza sciogliere un inno di ringraziamento al
Signore che vuol servirsi delle Figlie di Maria Ausiliatrice per fare del bene a moltissime
giovanette per mezzo degli Oratorii festivi, che anche in quest'anno divennero più numerosi e
fiorenti, specie in certe Repubbliche d'America. Additando questi asili, queste scuole ed
Oratorii, io mi rivolgo ai nostri benemeriti Cooperatori ed alle nostre zelanti Cooperatrici che
con tante industrie aiutano le Suore e loro dico con tutta riconoscenza: ecco il frutto della
vostra carità!
Opere proposte pel 1904 Soccorriamo i Missionarii.
Ogni giorno ripetiamo la preghiera: adveniat regnum tuum. Con queste parole noi
manifestiamo il nostro ardente desiderio, che sia distrutto il regno di Satana; sia ovunque

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conosciuto, amato, adorato N. S. Gesù Cristo; ch'egli regni in ogni cuore, in ogni famiglia, in
ogni nazione. Se però noi vogliamo che più gradita giunga al Cuore dolcissimo di Gesù questa
nostra domanda, dobbiamo contribuire secondo le nostre forze e colle opere buone
all'estensione del regno di Gesù Cristo. Questo è appunto ciò che fanno i nostri ottimi
Cooperatori col venir in aiuto ai nostri Missionarii.
Il nostro venerato Padre Don Bosco non quietò, finchè, con indicibili sacrifici, non ebbe
introdotto nella Patagonia i suoi sacerdoti ed i suoi catechisti. Oh! come deve gioire ora
mirando dal Paradiso, ove noi lo crediamo, quegli immensi deserti seminati di missioni e di
scuole, percorsi in tutti i sensi dai suoi sacerdoti, abitati non più, come in altri tempi, da indii
ributtanti, ma da cristiani e civilizzati. Omai è mutato l'aspetto di quelle sterminate pianure,
sicché non è lontano il giorno in cui pel governo civile ed ecclesiastico la Patagonia sarà
equiparata alle altre provincie della Repubblica Argentina. Certamente a tutti torneranno
oltremodo consolanti questi progressi dovuti ai sudori dei missionarii, ed in parte eziandio alla
generosità dei nostri Cooperatori, perché frutto delle loro limosine; pure quanto rimane
ancora a fare per continuare quest'opera di rigenerazione! Quanto soffre quell’intrepido
Apostolo della Patagonia, Monsignor Cagliero, allorquando per mancanza di mezzi non può
metter mano a molte imprese che la sete di anime gli ispira! Egli, malgrado la sua età, affrontò
altra volta l'Oceano per ritornare alla sua diletta missione. Ho fiducia che i nostri buoni
Cooperatori non cesseranno di sostenerlo colle loro preghiere, di aiutarlo colle loro offerte.
Dalla Terra del Fuoco e dall'Isola Dawson riceviamo egualmente relazioni che ci
riempiono il cuoi e di santi letizia. Quelle nuove cristianità si vanno ognor più consolidando, la
religione ingentilisce i costumi, la nuova generazione cresce imbevuta del sentimento
cristiano, i vecchi muoiono rassegnati e consolati dalla speranza d'una vita migliore della
presente. Ma io debbo confessarvi, o miei buoni Cooperatori, che quella missione è per me un
peso così grave, che quasi me ne sento schiacciato. Oltre i debiti di cui è gravata, mi affligge il
sapere che i Missionarii debbono limitarsi nelle loro opere di zelo. Mons. Fagnano durante
l'anno testè terminato non potè aver il necessario per fare la sua solita escursione in cerca di
selvaggi da condurre alla missione per quivi istruirli e battezzarli. Voi sapete parimenti che
sarebbe molto diminuita l'influenza del Missionario quando recandosi in mezzo a' suoi neofiti,
egli non avesse nulla da dare. Ond'è che facendo appello al vostro buon cuore vi ripeto: non
istancatevi di soccorrere i Missionarii.
La missione del Matto Grosso in favore dei Coroados, fece in quest'anno un notevole
progresso. Poco alla volta quei selvaggi, riluttanti ad ogni lavoro, si vanno abituando a
coltivare la terra, si istruiscono nelle verità di nostra santa religione. Un nuovo villaggio, una
nuova cristianità sorse in mezzo a quelle vergini foreste, e fu dedicata al Sacro Cuore di Gesù.
Ma questo poco bene è il frutto di molti ed immensi sacrifici. Le interessantissime lettere di D.
Balzola ce ne danno un'idea. Il cibo dei missionarii si riduce ordinariamente ad alcune banane
ed altri frutti del suolo. Il clima estremamente caldo ed umido costituisce un continuo pericolo
per la loro sanità. Si vedono ognora esposti ad essere la preda di animali feroci e di velenosi
serpenti. Il guaio maggiore potrebbe loro venire dai selvaggi stessi, qualora disgustati per non
ricevere i soliti regali, si volgessero contro i Missionarii. Che ci vuole di più per commuovere
chiunque abbia cuore e senta pietà verso i patimenti altrui? Chi non vorrebbe coll'obolo della
carità associarsi ai sacrifici di questi missionarii?
Monsignor Costamagna dopo lunghi e pericolosi viaggi a traverso a popoli che mai non
videro un Vescovo, ritornò fra i suoi Jivaros di Gualaquiza. La presenza del Vicario Apostolico
diede particolare impulso a quella missione. Uno dei capitani promise che più non vi sarebbe
guerra fra di loro. I Jivaros impararono a considerare il Missionario come loro padre,
protettore ed arbitro d'ogni loro contesa. Basta che un civilizzato si ponga sotto la protezione
dei missionari, perché lo rispettino; in mezzo di loro più vale la croce del missionario che la
spada del soldato. Mi duole solo che talora mancando i viveri, i missionarii sono obbligati di
allontanarsi dalla loro residenza e andar questuando nelle città con grave scapito dei loro
neofiti.
In fine vi è noto, o benemeriti Cooperatori, che non ostante la guerra civile che desolò
la Colombia, i buoni cattolici di quell'infelice Repubblica, animati dalla parola di D. Evasio
Rabagliati, continuarono a soccorrere i poveri lebbrosi, anzi facendo veri prodigi di carità
raccolsero limosine per la costruzione di due nuovi lazzaretti. Alcuni Salesiani e varie Suore di

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Maria Ausiliatrice salparono dal porto di Genova nello scorso Novembre per consacrarsi a
sollievo di quegli infermi, dai quali talora i loro più prossimi parenti fuggono inorriditi.
Non è egli vero che nelle nostre missioni la Divina Provvidenza ha aperto un vastissimo
campo ai salesiani per esercitare il loro zelo sacerdotale, ai Cooperatori per mostrare quanto
sia generosa la loro carità? Sforziamoci tutti di compiere quel bene che Dio si aspetta da noi.
Aiutiamo gli emigrati.
Memori delle raccomandazioni di D. Bosco i Salesiani sparsi nelle varie Repubbliche
d'America, rivolsero sempre tutte le loro sollecitudini verso gli emigrati. Trovandosi in mezzo
di loro, di leggieri poterono rendersi conto della loro condizione, sovente tutt'altro che
comoda e fortunata, e conobbero il grave rischio che corrono di perdere il prezioso tesoro
della fede. Oltre ciò che fanno per gli emigrati nell'America del Sud, oltremodo copiosa è
diventata per loro la messe negli Stati Uniti. Colà si volse da alcuni anni l'emigrazione italiana;
quindi più che in ogni altra parte, colà è sentito il bisogno di sacerdoti italiani. Animati
dall'esempio di altre zelanti Congregazioni religiose, che li precedettero, i Figli di D. Bosco
presero cura primieramente della parrocchia degli italiani in S. Francisco di California; più tardi
fondarono la parrocchia di S. Brigida in New York, e l'anno scorso accettarono quella della
Trasfigurazione nella medesima città. Fu specialmente dovuta alla loro attività la fondazione
del periodico l'Italiano in America, assai largamente diffuso fra gli emigrati. Per opera loro
furono iniziate varie Società di Mutuo Soccorso e varie Associazioni per i giovani e per le
fanciulle per mezzo delle quali la gioventù è tenuta lontana dai pericoli e si tiene salda nel
sentiero della pietà e della virtù. Sono i membri di queste giovanili associazioni che dando
oneste rappresentazioni in italiano, conservano l'uso e l'amore della nostra bella lingua, e non
poco contribuiscono a tener alta la bandiera ed il prestigio della nostra patria.
Mancava tuttavia un luogo ove raccogliere i figli degli italiani poveri ed abbandonati,
ove fornire a quelli che ne avessero disposizioni il mezzo di fare i loro studi e prepararsi ad
essere, coll'aiuto di Dio, apostoli fra i loro connazionali. E come già vi ho accennato, a questo
bisogno fu provvisto in modo provvidenziale. Il giorno 12 Ottobre scorso, otto Salesiani, tra
cui tre sacerdoti furono mandati a prendere la direzione del nuovo istituto di Troy. Non credo
d'andar errato pensando che l'apertura di quella casa abbia da segnare un gran passo
nell'opera dei Salesiani a favore dei nostri connazionali negli Stati Uniti; perciò vorrei proporre
l'assistenza dei nostri connazionali all'estero e l'organizzazione dell'Istituto salesiano di Troy
come uno degli scopi principali dei nostri sforzi durante il nuovo anno. Per il tempo che corre
questa è opera di tale importanza che basterebbe da sola alle nostre comuni sollecitudini.
Conclusione.
E qui, sul punto di prendere congedo dai nostri buoni Cooperatori, mi torna alla mente
il concetto che tutta informa la maravigliosa Enciclica, con cui Pio X esordì il suo Pontificato:
ristaurare ogni cosa in Cristo.
Egli pose il dito sulla piaga dell'attuale società; infatti infiniti ed immensi mali le
piombarono addosso perché ella si è allontanata da Colui che è fonte d'ogni bene, è via, verità
e vita, da N. S. G. C. Perciò secondo la parola del Papa, è necessario restituire l'impero di Dio
nelle anime. I Salesiani ed i loro Cooperatori, che, nel pensiero di D. Bosco, hanno da essere
fedeli interpreti dei sentimenti e dei desiderii del Vicario di Gesù Cristo, si ricordino che loro è
riserbata una parte importante nell'operare questa ristaurazione della società. Ed essi la
compiranno, se procureranno di tenersi sempre più strettamente uniti al Papa ed ai Vescovi
che lo Spirito Santo ha posto a reggere la Chiesa di Dio; se eviteranno ogni compagnia o
lettura che li esponga al pericolo di non sentire sinceramente colla Chiesa nostra Madre; se
edificheranno i prossimi coll'esemplarità della loro vita; se infine colle preghiere, colle parole e
colle limosine procureranno di sostenere le opere che loro propone la nostra Pia
Associazione. Tutte queste cose ci furono caldamente raccomandate nei Congressi, ci sono
ripetute dai Direttori dei Comitati nelle loro conferenze; sia nostro impegno praticarle.
Implorando le più elette benedizioni di Dio su di voi e sulle vostre famiglie,
assicurandovi che ogni giorno nelle orazioni comuni e particolari facciamo menzione di voi,
colla più viva riconoscenza mi professo
Di Voi, benemeriti Cooperatori e zelanti Cooperatrici,

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Umilissimo Obbligatissimo Servitore Torino. 1 Gennaio 1904
25-30 Notizie compendiate
[Torino, 8 dicembre 1903, benedizione di due bandiere, p. 26]
[…] Voi, disse D. Rua, me le donaste ed io ne divenni il padrone. Ora vorrei anch'io
esser generoso con voi e consegnarle alle rispettive sezioni. Ma non sono io che ve le do: è la
stessa vostra Madre, Maria Immacolata. Non furono esse benedette nel giorno a Lei
consacrato ed al sorgere del suo anno giubilare? Fate conto pertanto di riceverle dalle sue
mani, e tenetele come un suo prezioso regalo. » Spiegò anche il linguaggio simbolico delle
due bandiere […]
[Napoli, 8 e 12 novembre 1903, p. 28]
[…] Don Rua, che vi si trovò presente, tutto commosso com'era da quella effusione di
carità, ebbe ad esclamare Io non ho mai passato una giornata come questa in Napoli.
[…] Nella chiesa dei Pellegrini, gentilmente concessa, il reverendissimo sig. Don Rua, il
12 dello stesso mese, celebrò la S. Messa, dopo la quale fece alle signore Patronesse una
conferenza tutta pietà ed unzione, ringraziandole del molto che già avevano fatto a favore dei
Salesiani, esortandole alla perseveranza. Conchiuse benedicendole colla benedizione di Maria
Ausiliatrice; e tornato in sagrestia, dopo il ringraziamento della Messa, si trattenne in breve
colloquio con loro, lasciando a tutte un ricordo di D. Bosco
febbraio, a. XXVIII n. 2
36 Pagina intima. Pel Rev.mo nostro Superiore.
[passi da una circolare del 6 gennaio 1904, cf. ASC A4580361]
[…] egli vi diceva: « Monsignor Fagnano è seriamente impensierito per poter
continuare la sua opera eminentemente civilizzatrice a favore dei poveri Fueghini; molti dei
Missionari Salesiani della Patagonia, dell'Equatore, della Colombia, del Matto Grosso e della
Tunisia, mi fanno, riguardo ai loro ricoverati, le stesse commoventi dichiarazioni. I miei Figli
della Palestina, con accenti di piena convinzione, mi persuadono sempre più, che dopo la
morte del compianto Can. D. Belloni quelle Case di beneficenza aperte per tanti infelici
giovanetti del Paese di Gesù, sono venute ad aggravare completamente il bilancio della carità
dei nostri Cooperatori. » E un po' più innanzi « Faccia conto ognuno di voi, che invece di
questo mio scritto io stesso vi sia davanti e dopo di aver picchiato alla vostra porta, col
cappello in mano vi chiegga umilmente una elemosina. Son persuaso che nessuno mi
rimanderebbe colle mani vuote. Or bene chi è ricco dia da ricco, chi è povero dia di meno; ma
tutti mi inviino qualche cosa per amore di Gesù Bambino.
marzo, a. XXVIII n. 3
73 Pagina intima. Ringraziamenti.
l Rev.mo Successore di D. Bosco, Sac. MICHELE Rua, coll'animo profondamente
commosso ringrazia nuovamente tutti quei benemeriti Cooperatori e quelle zelanti e
generose Cooperatrici che risposero caritatevolmente alla sua lettera speciale del 6 dello
scorso gennaio. Mentre li assicura della sua vivissima riconoscenza e delle ferventi preghiere
che egli innalzerà e farà innalzare ogni dì al Sacratissimo Cuore di Gesù ed a Maria Santissima
Ausiliatrice secondo le loro devote intenzioni, osa raccomandarsi ancor una volta a quegli altri
che sono in grado di venirgli presentemente in aiuto, di sollecitare benevolmente l'obolo
atteso della loro cristiana carità, e a tutti ripete i suoi umili ringraziamenti.
maggio, a. XXVIII n. 5
129-131 Per le imminenti solennità dell'Ausiliatrice
[p. 130, citazione dal BS marzo 1903]

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Per noi Maria Ausiliatrice é tutto. È dessa che ispirò e guidò prodigiosamente il nostro
Don Bosco in tutte le sue grandi imprese é dessa che continuò e continua tuttodì tale materna
assistenza sulle nostre Opere, per cui possiamo ripetere con D. Bosco, che tutto ciò che
abbiamo, lo dobbiamo a Maria Ausiliatrice
giugno, a. XXVIII n. 6
164-165 Pel Giubileo dell'Immacolata
[da una circolare del 17 maggio 1904 a tutte le Case Salesiane. Cf. ASC A4570346]
Vi sarà noto con qual ardore e con qual entusiasmo Papa Leone XIII, di santa memoria,
abbia caldeggiato solenni e splendide onoranze per festeggiare il Cinquantesimo della
proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione di Maria SS.— che cadrà l'8 Dicembre
p. v. Questo ardore, questo entusiasmo si trasfuse anche accresciuto nel regnante Pontefice
Pio X, di cui uno dei primi atti fu appunto quello di approvare, incoraggiare e largamente
propagare quanto aveva fatto a questo riguardo il suo illustre Predecessore. Desideroso che
ancor noi Salesiani, non solo come cattolici, ma eziandio come figli di D. Bosco, prendiamo
parte a questa mondiale dimostrazione di fede e di amore che si sta preparando, aderendo
con cuor riconoscente all'invito che ci venne rivolto, con una circolare del 6 aprile u. s. dal
benemerito Comitato centrale istituito a tal uopo in Roma e uniformandomi ai desideri, da
esso Comitato Romano espressi, raccomando che
1° Si rilegga attentamente e si faccia largamente conoscere il programma generale de'
detti festeggiamenti che fu pubblicato nel nostro Bollettino di ottobre u. s. nelle sue rispettive
lingue, come pure il programma particolare dell'Esposizione Mariana Internazionale, che
troverete qui appresso... »
Vengono in seguito le raccomandazioni
2° Di inviare per mezzo del Procuratore Gen. Rev.m° D. Marenco, quelle opere,
monografie o relazioni di Salesiani o di Cooperatori, riguardanti Maria SS.ma, che possano
giovare alla formazione della Biblioteca Mariana. 3° Di mandare per lo stesso tramite
qualsiasi offerta individuale o collettiva, raccolta allo scopo di cui l'articolo 5° del citato
programma generale. 4° Di promuovere in ogni Casa speciali festeggiamenti, inviando fin
d'ora le informazioni necessarie per partecipare collettivamente al prelodato Comitato
Generale quanto fanno in questa faustissima ricorrenza i figli di D. Bosco
166 Pagina intima. La benedizione del S. Padre.
[da una circolare ai Cooperatori del 25 aprile 1904. Cf. ASC A4580363]
« Per incarico dello scrivente, il Rev. nostro Confratello D. STEFANO TRIONE, segretario
della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, andò a Roma dove con sua ineffabile consolazione
fu testé ricevuto in udienza privata dal S. Padre. Gli presentò gli atti del III Congresso dei
nostri Cooperatori, tenutosi il Maggio scorso 19o3 in Torino; e gli fece un succinto resoconto
dello stato attuale della nostra Pia Unione, di che il S. Padre manifestossi molto soddisfatto; e
per mezzo di lui m'incaricò di comunicare a tutta la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani la sua
Apostolica Benedizione, che di gran cuore impartiva ai Direttori, Zelatori, Zelatrici, Decurioni e
Cooperatori e alle Cooperatrici... Il S. Padre si degnò ancora intrattenerlo su altri argomenti
spettanti la Pia Società Salesiana e, nel congedarlo, gli riconfermò, con effusione di cuore la
sua tenerissima benevolenza verso i figli di D. Bosco e i benemeriti loro Cooperatori. »
luglio, a. XXVIII n. 7
217 Dall’Italia
[Milano, 30 maggio 1904]
[…] Don Rua con accento ispirato, dopo essersi dichiarato soddisfatto di quanto fu
fatto e si fa a Milano, parlò efficacemente delle Opere salesiane, mostrandone l'importanza
somma nei riguardi religiosi e civili e toccando della loro evidente necessità di fronte ai
pericoli ai quali trovasi ogni dì esposta la gioventù. Quindi augurò che cresca il numero dei
Cooperatori, onde gli aiuti sieno proporzionati ai crescenti bisogni.

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219 Dall'impero Austro-Ungarico.
[Vienna, 10 giugno 1904]
[…] Caratteristica fu la supplica, nella nostra lingua, in cui due orfanelli pregavano D.
Rua di essere accettati nel Collegio salesiano tedesco a Penango[…]. Don Rua, commosso,
promise che i desiderii dei due orfanelli saranno adempiuti.
agosto, a. XXVIII n. 8
250-254 Notizie compendiate
[Casale Monferrato, 22 giugno 1904, p. 251]
Il conferenziere fu lo stesso signor Don Rua, il quale additò ai Casalesi l'importanza di
assodare convenientemente l'opera degli Oratori festivi nella loro città […]
settembre, a. XXVIII n. 9
257-260 La IIa Esposizione triennale delle Scuole professionali e colonie
Agricole Salesiane
[all’inaugurazione, 21 agosto 1904, p. 260]
[…] Il Rev.mo Rettor Maggiore, D Michele Rua, ringraziava tutti gl'intervenuti alla festa
e, ricordato l'esempio di D. Bosco, raccomandava loro di accompagnare o mandare visitatori
all'Oratorio e all'Esposizione, affinché tutti possano giudicare dai frutti le istituzioni salesiane.
Poscia pregava S. E. R. Mons. Cagliero a voler benedire l'Esposizione disposta nell'ampio
locale del teatro.
282-287 Notizie compendiate
[al pranzo degli exallievi, 28 e 31 luglio 1904]
[…] Chiuse la serie dei brindisi la parola piena di affetto paterno del sig. Don Rua, il
quale, dopo alcuni preziosi avvertimenti, quasi ad esprimere il contento che provava nel
trovarsi in mezzo a tanti amici, volle che tutti fossero invitati a visitare l'Esposizione Generale
delle Scuole professionali e delle colonie agricole salesiane, già inaugurata il 21 dello scorso
mese.
ottobre, a. XXVIII n. 10
289-294 Un prezioso Autografo pontificio sulla Pia Unione dei Cooperatori
Salesiani
[lettera di presentazione, 21 settembre 1904]
Benemeriti Cooperatori, e Benemerite Cooperatrici,
A MEZZO dell'Eminentissimo nostro Protettore, il Signor Cardinale Mariano Rampolla
del Tindaro, umiliava al S. Padre un breve ragguaglio sullo stato della vostra Pia Unione, sulla
moltiplicità delle vostre imprese, sul vostro numero ognor crescente e sull'alacrità del vostro
zelo generoso ed edificante. M'induceva a questo anzitutto il pensiero di far cosa gradita al S.
Padre, cui sta tanto a cuore la cristiana educazione della gioventù, scopo precipuo della vostra
Pia Unione e mezzo fra tutti il più facile per ottenere la ristorazione di ogni cosa in Gesù
Cristo: ma mi spingeva anche un sentimento di viva e profonda riconoscenza per voi, da cui ho
quotidianamente tante prove di carità e zelo, come potei constatare in persona anche nei
miei viaggi recenti attraverso l'Italia settentrionale, l'AustriaUngheria, segnatamente nella
provincia della Galizia, la Svizzera e il Belgio.
E il Santo Padre, che ebbe sempre per D. Bosco e per le opere sue un affetto ed una
deferenza al tutto particolare, con un atto di squisita ed insperata benevolenza mi faceva
l'onore di rispondermi col venerato Autografo, che qui appresso religiosamente vi trascrivo,
facendolo seguire dall'esatta traduzione nella nostra lingua italiana. Come vedrete, la
splendida lettera del S. Padre, più che diretta a me, è interamente indirizzata a voi, o zelanti

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Cooperatori e pie Cooperatrici, che dovete altamente esultarne nel Signore; poiché dessa
altro non è che la più ampia ed autorevole sanzione della vostra Pia Unione. In, essa infatti se
ne commenda altamente lo scopo e la si raccomanda a tutte le diocesi e città e parrocchie,
anzi ad ogni fedel cristiano; si rinnova la concessione di tutti i privilegi e di tutte le indulgenze
già elargite dai Sommi Pontefici Pio IX e Leone XIII; e per colmo di bontà si fan voti che
dappertutto, sia nelle città, sia nei villaggi, o si viva dello spirito del Fondatore dei Salesiani, o
se ne coltivi l'amore, come appunto voi fate, o benemeriti Cooperatori.
Il S. Padre LEONE XIII di s. C. M., in occasione del I° Congresso Salesiano tenutosi a
Bologna, aveva già detto: Non è dubbio che chiunque col favore e coll'opera asseconda le
imprese e le fatiche delta Famiglia Salesiana si rende in modo luminoso benemerito della
religione e della società civile, e queste parole che allora ci riempirono di riconoscenza e di
confusione, le ha volute ripetere ancora più solennemente il regnante Pontefice PIO X.
Nuovamente confusi e grati a tanta bontà, sia nostro impegno, o cari Cooperatori, di
corrispondere alle speranze del Papa. Voi sapete che la vostra Pia Unione è un'associazione
canonicamente istituita i cui membri, tra le varie e moltissime opere di pie là e di carità, si
propongono specialmente di assumersi cura dei giovanetti poveri ed abbandonati (2). Ora al
Santo Padre, ripeto, nulla sta più a cuore che la cristiana educazione della gioventù, e poiché,
questo si ripromette da voi in modo particolare, voi adoperatevi sempre più a questo fine,
provvedendo al collocamento dei giovanetti pericolanti, indirizzandoli agli oratori nei giorni
festivi, coadiuvando voi stessi i RR. Parroci nell'insegnamento della dottrina cristiana e
continuando a venire in nostro aiuto coll'obolo della vostra carità, affinché possiamo
continuare noi pure ad educare nei nostri istituti tanti giovanetti e proseguire tutte le altre
imprese, che ci ha messo e ci mette tra mano la Divina Provvidenza. Sarà questo il modo
migliore di mostrare la nostra riconoscenza al Vicario di N. S. Gesù Cristo.
Colgo quest'occasione per raccomandare me e tutte le opere nostre alle vostre
preghiere e ripetermi con viva riconoscenza,
Di voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,
obbl.m° servitore
Sac. MICHELE RUA.
novembre, a. XXVIII n. 11
324-330 La IIa Esposizione triennale delle Scuole professionali e colonie
Agricole Salesiane
[Una rimembranza del sig. D. Rua. Al pranzo di chiusura, 16 ottobre 1904, p. 328]
[…] parlò il rev.mo sig. Don Rua esternando loro la sua gratitudine, e poi, ricordando le
parole dell'avvocato Meda, se Don Bosco aveva la concezione di quello che iniziava, narrò un
caro episodio ricordatogli dal cinquantenario della fondazione della prima scuola
professionale fatta da D. Bosco nell'Oratorio.
« Non so se Don Bosco, disse egli, avesse piena idea di quello che sarebbe stata
quest'Esposizione e delle proporzioni che l'opera sua avrebbe avute. Certo si è che aveva in
casa appena i primi e pochi giovani artigiani che mandava in città per apprendere il mestiere,
quando un giorno, ci disse: « Voglio che facciate una bella Esposizione di quello che avete
imparato e di quello che siete buoni a fare » I giovani d'allora che lavoravano per il loro
padrone non ebbero mezzo di corrispondere alla proposta di Don Bosco, e dei parecchi che
eravamo all'Oratorio due soli si fecero espositori. Uno esponeva a D. Bosco una pagina
commentata del Testamentino greco; e l'altro, che era di professione magnano, presentò
l'opera delle sue mani in una piccola casseruola.
» Qual paragone dopo 5o anni! Quei due espositori (il primo dei quali era Don Rua
stesso) come si sono moltiplicati! Ne sia ringraziata la Divina Provvidenza!
» Sono sicuro che Don Bosco stesso avrà gioito dal Cielo e pregherà per loro, Signori,
che, nel disimpegnare il mandato di giudicare i lavori dei suoi figli, hanno dato prova di tanta
bontà e deferenza per l'opera sua. »

18 Pages 171-180

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18.1 Page 171

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171
1905
gennaio, a. XXIX n. 1
1-8 Il Sac. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici di D. Bosco
Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,
VERREI meno ad un bisogno del cuore, se nel presentarmi a voi per l'attesa relazione
annuale, non tributassi tutta la mia riconoscenza alla celeste Patrona delle Opere Salesiane, a
Maria SS. Ausiliatrice.
Voi sapete, com'Essa sia stata in ogni tempo l'ispiratrice, la guida e il sostegno del
nostro D. Bosco. Prima ancora che egli desse mano al grande apostolato degli Oratori festivi
nell’8 dicembre 1841, di quanti favori non gli era già stata larga dispensatrice! Ma da quel dì
memorando, ben possiamo dirlo, Essa moltiplicò con lui le sue cure veramente materne, ed a
suo tempo la storia racconterà quali meraviglie abbia compiute a favore del suo servo fedele.
Orbene, io debbo dichiarare che la Vergine Ausiliatrice, quell'aiuto che donava a D.
Bosco, or lo dona alle Opere sue. Omai son diciassette anni, dacchè per disposizione della
Divina Provvidenza io dovetti raccogliere la eredità di un tanto Padre; ma se in questo tempo
le Opere Salesiane si moltiplicarono e si svilupparono continuamente in modo quasi
meraviglioso, io tengo per certo che dobbiamo esserne del tutto riconoscenti a Maria
Ausiliatrice.
Anche l'anno or ora spirato fu uno di quelli più ricolmi delle incessanti benedizioni di sì
pietosa Regina. E noi, nell'esultanza del cinquantenario della dommatica definizione del Suo
Immacolato Concepimento, a testificarle il nostro amore, demmo mano a molte nuove opere
permanenti, nonostante le strettezze finanziarie e la persistente scarsità di personale: alludo
alle numerose fondazioni, compiute o avviate nell'anno 1904, quasi sotto il manto
dell'Immacolata, le quali rimarranno appo i posteri come altrettanti ricordi del faustissimo
Giubileo.
È per questo, che sento il bisogno di innalzare a Lei dall'intimo del cuore un inno
speciale della mia più viva riconoscenza.
La bontà del S. Padre e la missione dei Cooperatori Salesiani.
Ma prima di venire all'enumerazione delle opere suaccennate, debbo anche deporre le
più umili azioni di grazie ai piedi del Sommo Pontefice Pio X, che nell'anno testè decorso, a
tacere di altre prove di singolare affetto, si compiacque di dare alla famiglia salesiana due
pegni particolarissimi della più alta benevolenza. Il primo fu l'autorevole ed affettuoso
autografo, che Sua Santità, in data 17 agosto, ebbe la sovrana degnazione d'inviarmi, e che io
mi feci premura di comunicare a voi, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici.
L'altro pegno l'avemmo in un ricchissimo Elenco o Sommario d'indulgenze, indulti e privilegi,
che la medesima Santità Sua, a mezzo della S. Congregazione delle Indulgenze, ebbe l'insigne
bontà di concedere direttamente ai singoli nostri Cooperatori ed alle singole nostre
Cooperatrici. Voi ne troverete la versione fedelmente eseguita sull'originale, in calce a questa
mia. Quind'innanzi, come ivi potrete osservare, quanti dei Cooperatori brameranno di
partecipare a qualsiasi delle dette grazie spirituali direttamente concesse, ancorché non siano
prescritte altre opere di particolare pietà, dovranno tuttavia recitare ogni dì un Pater, Ave e
Gloria in onore di S. Francesco di Sales, insieme coll'invocazione: Sante Francisce Salesi, ora
pro nobis. Nel nostro Regolamento era già inserito questo omaggio al nostro Patrono, e il S.
Padre volle farne una condizione necessaria per aver parte ai nuovi favori spirituali; ma è una
condizione così facile, che non dubito punto che andrete tutti a gara per lucrare ogni dì molte
delle nuove indulgenze.
E qui, nel miglior modo possibile, vorrei, ripeto, umiliare le espressioni della mia
profonda riconoscenza al Santo Padre: ma debbo confessare di non trovare a questo fine
parole adeguate. Tuttavia credo conveniente di fare almeno rilevare a voi, o benemeriti
Cooperatori e benemerite Cooperatrici, che fu in vista del gran bene operato per vostro
mezzo sin qui, che il Vicario di N. S. Gesù Cristo ci ha voluto onorare cotanto.

18.2 Page 172

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Sua Santità infatti, nel sullodato Suo prezioso autografo, ebbe la bontà di dichiarare
che l'umile nostra Società « suscitata da quell'illustre personaggio, in cui risplendeva il modulo
di ogni cristiana virtù, principalmente della carità, sommi vantaggi apportò alla società civile,
ed a procurare la salute delle anime molte opere intraprese in ogni parte del mondo, non
trascurando in nulla l'indole dei tempi presenti. » Ma quel po' di bene che hanno fatto i figli di
D. Bosco non è forse da attribuirsi alla vostra generosa cooperazione? « Senza la vostra carità,
ripeterò anch'io le parole che D. Bosco vi indirizzava come in testamento, io avrei potuto fare
poco o nulla; colla vostra carità abbiamo invece cooperato ad asciugare molte lagrime e a
salvare molte anime. Colla vostra carità abbiamo fondato numerosi Collegi ed Ospizi, dove
furono e sono mantenuti migliaia di orfanelli. tolti dall'abbandono, strappati dal pericolo della
irreligione e della immoralità, e mediante una buona educazione, collo studio e
coll'apprendimento di un'arte, fatti buoni cristiani e savii cittadini. Colla vostra carità abbiamo
stabilito le missioni sino agli ultimi confini della terra e inviato centinaia di operai evangelici ad
estendere e coltivare la vigna del Signore. »
Oh! come è bella la vostra missione, o cari Cooperatori e zelanti Cooperatrici;
estendendosi a tutte le opere di D. Bosco, di quali frutti copiosi e consolanti non è mai
feconda! Vi confesso, che a queste considerazioni oso unire la mia voce a quella del Papa, e
dall'intimo del cuore innalzo anch'io il voto che la vostra Pia Unione « prenda di giorno in
giorno incremento maggiore, e la Dio mercè arrivi a tale che dappertutto, sia nelle città, sia
nei villaggi, o si viva dello spirito del Fondatore dei Salesiani o se ne coltivi l'amore. » Sì, dello
spirito di D. Bosco!... Ricordiamoci, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, che
lo spirito di D. Bosco è spirito di lavoro continuo per la salvezza delle anime, è un continuo
adoperarsi pel bene spirituale e materiale della gioventù, sopratutto povera ed abbandonata.
Da mihi animas, caetera tolle! ecco il motto preferito da D. Bosco ed il suo immutato
programma. Chi ama Don Bosco, ama pure i giovanetti, si piega in soccorso dei bisognosi e si
adopera per la gloria del Signore.
Opere compiute dai Salesiani nel 1904.
Ed eccomi, a vostro conforto, ad una rapida rassegna delle molteplici fondazioni
compiute dai Salesiani nell'anno passato, mercè il concorso della vostra carità.
Memore dell'affetto che Don Bosco portava agli Oratori festivi, mi è caro di dirvi
anzitutto, che anche il 1904 fu segnalato dall'apertura di vani oratorii. Ad esempio nelle città
di Pisa e Livorno erasi già aperto da qualche anno un oratorio: ma nello scorso anno, visto il
gran bene che ne proveniva e riconosciuta la necessità di estenderlo ad un numero maggiore
di giovinetti, tanto nell'una quanto nell'altra città se ne aperse un secondo.
Un terzo oratorio festivo, con annesso Orfanotrofio, si inaugurò nell'industriosa città di
Bari, annuendo alle istanze di quell'Ecc.m° Arcivescovo ed alle premure di un insigne
benefattore. Attese le commoventi insistenze dell'Ecc.m° Vescovo di Potenza, anche in quella
città aprimmo un oratorio festivo ed assumemmo la direzione di un piccolo seminario. A
Schio, accanto all'oratorio si potè aprire un istituto di perfezionamento pei giovani desiderosi
di associarsi all'opera nostra. A Foglizzo Canavese e a San Gregorio presso Catania si apersero
felicemente due studentati teologici per la nostra Pia Società; e ad Este accettammo la
direzione anche del Convitto Civico. Questo in Italia.
Anche in altri punti del vecchio continente, dentro e fuori di Europa, si effettuarono
altre importanti fondazioni. A Londra, accanto all'oratorio aperto poco prima, si accettò la
direzione di una nuova parrocchia; ed all’Est di Londra al Patriot Square una Missione pei
Polacchi. A Sierk, nella Lorena, si fondò una casa, intitolata da S. Giuseppe, destinata
all'assistenza spirituale ed alla protezione dei numerosi emigrati italiani disseminati in quei
dintorni. A Dilbeek nel Belgio e a Carabanchel presso Madrid, con somma mia consolazione, si
fondarono due altri studentati di teologia. Cadice vide inaugurarsi una scuola di arti e mestieri,
grazie alla intelligente e generosa carità di un'esimia nostra cooperatrice. A Daszawa si aperse
coi migliori auspici la seconda casa salesiana nella Polonia Austriaca. A Costantinopoli, stante
la cessione di un locale conveniente, si potè dare sviluppo a quell'opera. E finalmente nella
Palestina, ove si reca con tenerezza il pensiero di tutti i Cristiani, potemmo iniziare
un'altr'opera a Gerusalemme, aprendovi una scuola per gli Italiani.

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Passando ora all'America, godo di poter trovare qui pure il consolante avviamento di
molte nuove opere. A Cuzco, una delle più antiche città del Perù, si istituì una scuola pratica di
agricoltura. Nel Brasile si aperse un collegio a Bagè nello stato di Rio Grande do Sul, e
s'inaugurò una nuova scuola di arti e mestieri, con annesso oratorio festivo, a Batataes nello
stato di S. Paolo. Nel Paraguay a Villa Concepcion, proprio nell'anno del Giubileo
dell'Immacolata, si potè aprire un ospizio con scuole di arti e mestieri; e ad Asuncion, in casa
propria, si potè dare stabilità all'opera. Nella Repubblica Argentina poi si aperse la casa di
Cordoba, ove da tanto tempo erano attesi i Salesiani: nella Patagonia centrale, a Rawson nel
Chubut, si raddoppiò il personale per dar principio di questi giorni a due o tre nuove
fondazioni: e nella Patagonia Meridionale, si benedisse a Porvenir una nuova parrocchia, a S.
Cruz s'inaugurò solennemente nel 15 maggio u. S. una nuova parrocchia con annesso collegio
salesiano, e ad Uswhaia, capitale della Governazione Argentina della Terra del Fuoco, si prese
ad officiare regolarmente una nuova cappella a benefizio di quella popolazione, Nella
Colombia si fondò una nuova casa ad Ybagué nel dipartimento del Tolima.
Come vedete, o miei buoni Cooperatori, grazie a Dio ed alle copiose benedizioni di
Maria Ausiliatrice, aiutati dalla vostra carità abbiamo potuto dar mano a molte fondazioni.
Ma qui non posso fare a meno di non ricordare eziandio la bella Esposizione, che nei
mesi di agosto, settembre e ottobre, ebbe luogo nell'oratorio di Torino.
Compivasi, come sapete, il decimo lustro dalla fondazione delle prime scuole
professionali dell'Oratorio di Valdocco; e parve che il miglior nodo di festeggiare la lieta
ricorrenza fosse quello d'indire nell'Oratorio la II Esposizione triennale delle scuole
professionali e delle colonie agricole salesiane, anche nell'intento di dare a quest'opera più
ampio e sicuro cammino e di procacciarle in pari tempo la stima e l'appoggio di ogni ceto di
persone. E infatti la solennità con cui la detta Esposizione si aperse, le visite preziose di cui fu
illustrata, lo splendore con cui fu chiusa, tutto insomma non solo costituì un importante
omaggio alla cara memoria di D. Bosco, ma riuscì pure una felice rivelazione dell'opera stessa
per quanti visitarono l'esposizione. Poiché a cominciare dalle più auguste ed eminenti
persone, ebbero tutti i più alti elogi per un'istituzione così provvidenziale e le dimostrarono
effusamente la loro più schietta simpatia.
Di tutto sia lode al Signore; e a quanti contribuirono al compimento di tante opere
nuove ed al felice esito dell'accennata esposizione, tornino graditi i miei più vivi e rispettosi
ringraziamenti.
Opere delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Se Maria Ausiliatrice benedice a tutte le opere salesiane, non può non riservare una
benedizione speciale a quello stuolo di sacre vergini, che godono di fregiarsi del suo bel
nome.
Infatti anche le Figlie di Maria Ausiliatrice compirono nel 1904 molte nuove fondazioni.
A Viarigi, nella provincia di Alessandria, assunsero la direzione di un asilo, con annesso
oratorio festivo, il quale è destinato a produrre un gran bene anche in mezzo alle fanciulle
adulte. Egual fondazione ebbe Ottobiano nella provincia di Pavia; a Retorbido poi similmente
nella provincia di Pavia e a Brisighella in Romagna, insieme coll'asilo e coll'oratorio festivo,
apersero anche delle scuole. A Livorno in Toscana, grazie alla generosità di un' illustre
famiglia, inaugurarono una scuola di perfezionamento per la regolare formazione del loro
personale; e Roma ebbe, per opera loro, uri importantissimo oratorio festivo per le fanciulle.
Degni di nota speciale sono poi i Convitti per operaie aperti in Conegliano nel Veneto, in
Garottola in quel di Milano e a Perosa Argentina nella provincia di Torino.
Anche fuori d'Italia compirono nuove fondazioni. Si stanziarono anzitutto a Tournay
nel Belgio; quindi a Salamanca nella Spagna apersero un nuovo educatorio intitolandolo da
Maria SS. Ausiliatrice. Nell'America del Sud aumentarono d'assai il numero delle loro case.
Solamente nel Brasile si ebbero cinque nuove fondazioni: a Cachoeira do Campo, ove
assunsero la direzione delle Scuole Comunali; a Batataes, ove apersero un importante collegio
con oratorio festivo, a Corumbà parimenti un collegioconvitto con oratorio festivo, a S.
Paolo, capitale dello stato omonimo un altro collegioconvitto e a Ponte Nova dove assunsero
la direzione di un ospedale.

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Anche in altre regioni iniziarono opere nuove. A Cuenca apersero scuole ed oratorio
festivo; nel Messico, capitale, inaugurarono un asilo d'infanzia con laboratorio; a Brinkmann
nell'Argentina apersero un collegio con oratorio festivo; a Punta Arenas, nella Patagonia
Meridionale, fabbricarono un nuovo orfanotrofio e in Rio S. Cruz, nella Patagonia meridionale,
fondarono un collegio con annesso un oratorio festivo per le fanciulle. Finalmente per venire
in soccorso ai poveri lebbrosi della Colombia partirono altre Suore che dovranno prendere la
direzione di un lazzaretto dipartimentale.
Opere proposte pel 1905.
Ma è tempo, o benemeriti Cooperatori, che io venga alla seconda parte di questa
lettera; che passi cioè ad accennarvi quali siano le opere che intendo di proporre in particolar
maniera alla vostra carità pel 1905, al quale per grazia di Dio siamo arrivati. Mi contenterò di
notarne quattro soltanto.
I) Anche pel nuovo anno, come avrete rilevato dall'ultimo numero del Bollettino,
l'opera alla quale dobbiamo convergere con particolare urgenza le nostre cure, è quella delle
Missioni salesiane. Ben 200 missionari negli scorsi mesi di ottobre e novembre salparono dai
nostri porti d'Europa, diretti chi all'Africa, chi all'Asia, e chi a questa o a quella delle
Repubbliche Americane.
Mercè questi ingenti rinforzi di personale, che non hanno riscontro nella storia della
nostra Pia Società, si consolideranno le fondazioni già esistenti e se ne faranno delle nuove.
Dalla capitale del Matto Grosso nel Brasile, non appena saranno colà giunti i nuovi missionari,
partirà la spedizione per fondare tra i Coroados Bororòs una nuova colonia, che verrà
intitolata all'Immacolata, dieci leghe oltre quella del S. Cuore; e se non cadranno a vuoto le
mie speranze, sul cammino delle colonie, a cento chilometri da Cuyabà si fonderà un'altra
stazione, per venire più facilmente in soccorso dei lontani confratelli delle due colonie e dei
numerosi figli della foresta, che andranno a stabilirsi presso le loro capanne. Questo nuovo
centro di missione verrà intitolato al Protettore della Chiesa Universale, il glorioso Patriarca. S.
Giuseppe.
Anche la missione della Patagonia Centrale avrà un considerevole amplia mento. Il
nostro Mons. Cagliero, quantunque sia stato promosso alla sede arcivescovile di Sebaste e in
vista della sua età venga ritenuto dalla S. Sede in Italia, nondìmeno rimane tuttora Vicario
Apostolico della Patagonia, al cui governo spirituale ha provveduto egli stesso nominandovi
due Provicarî, il Rev. Don Stefano Pagliere per la Patagonia settentrionale e il Rev. Don
Bernardo Vacchina per la centrale. Ora, appunto al Chubut, nella Patagonia centrale, si verrà
quanto prima alla stabile fondazione di due o fors'anche tre nuove residenze, la prima a
Trelew, l'altra a Gajman, la terza dove apparirà più grande il bisogno.
Parimente mi gode l'animo di annunziarvi, che nell'isola di Macao si aprirà tra breve la
prima casa salesiana in Cina, e che sono già ben avviate le trattative per concretare un'altra
importantissima fondazione a Meliapor nell'India Orientale, che dovrà effettuarsi in
quest'anno, se nulla osta alle intelligenze prese con quell'Ecc.mo Vescovo. Altra fondazione è
pure in vista nella diocesi di Calcutta, il cui arcivescovo ha già segnato il sito in cui desidera i
figli di Don Bosco.
Come vedete, l'anno che oggi comincia, resterà memorando nella storia delle nostre
missioni, sia per lo sviluppo che avranno i centri già esistenti, sia per le nuove stazioni che si
fonderanno e sia principalmente pel nuovo ed ampio orizzonte che si apre alla nostra, Pia
Società nella Cina e nell'India. E questo il peculiare omaggio che noi ci determinammo di
offrire a Maria SS. Ausiliatrice nel faustissimo Giubileo della dommatica definizione del suo
Immacolato Concepimento, ma pel quale sentiamo più che mai il bisogno della vostra
generosa cooperazione.
II) Inoltre, torno a raccomandare a ciascuno di voi i nostri Emigrati. E questa un'opera
altamente necessaria e caritatevole, che non può non cattivarsi ogni cuore ben fatto, ed alla
quale noi intendiamo di consacrarci con raddoppiato fervore.
Fin dalla prima spedizione di Missionari, i quali partirono per la Repubblica Argentina
nel novembre 1875, D. Bosco caldamente raccomandava ai suoi figli questa pietosa missione:
« Vi raccomando con insistenza particolare, egli diceva, la posizione dolorosa di molte famiglie

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italiane, che numerose vivono in quelle città e in quei paesi e in mezzo alle stesse campagne. I
genitori, la loro figliuolanza, poco istruita della lingua e dei costumi dei luoghi, lontani dalle
scuole e dalle chiese, o non vanno alle pratiche religiose o se ci vanno nulla capiscono. Perciò
mi scrivono, che voi troverete un numero grandissimo di fanciulli ed anche di adulti che
vivono nella più deplorevole ignoranza del leggere, dello scrivere e di ogni principio religioso.
Andate, cercate questi nostri fratelli, cui la miseria o la sventura portò in terra straniera, e
adoperatevi per far loro conoscere quanto sia grande la misericordia di quel Dio, che ad essi vi
manda pel bene delle loro anime... »
In ossequio a queste vive raccomandazioni di D. Bosco, i missionari salesiani si son
sempre premurosamente interessati degli Italiani all'estero; ma ora abbiamo stabilito di
organizzare e sviluppare maggiormente quest'opera di assistenza e di protezione a favore
degli emigrati, e per questo ho nominato un' apposita Commissione Salesiana. Dalle relazioni
che continueranno a pubblicarsi sul Bollettino, voi potrete sempre meglio conoscere di quale
necessità e di quanta importanza sia quest'opera, che riaccende potentemente nell'animo di
tanti nostri fratelli l'amore alla religione ed alla patria. Intanto io ho il piacere di annunziarvi,
che essendosi in quest'anno ricostituita in Sicilia una Società di Patronato, S. Michele, per
gl'Italiani del Sud emigranti per l'America, un sacerdote Salesiano venne assunto per la loro
assistenza all'imbarco sul porto di Palermo, mentre un altro Salesiano assiste al loro sbarco
nel Porto di New York.
III) Richiamo anche la vostra attenzione su varie chiese grandiose, che la nostra Pia
Società, a tutto suo carico, ha presentemente in costruzione, oltre altre meno grandiose, ma
pur molto importanti, come quella che si sta innalzando a Riobamba, dedicata a Maria
Ausiliatrice. La prima delle chiese suaccennate si sta edificando a Milano in onore di S.
Agostino; la seconda a Firenze dedicata alla S. Famiglia; la terza in onore del S. Cuore di Gesù
sul Monte Tibi Dabo, presso Barcellona; la quarta, in omaggio al S. Cuore ed a Maria SS.
Ausiliatrice, nella città di Buenos Aires. Tutte queste costruzioni, compresa l'ultima, la quale
quantunque coperta è ben lungi dall'essere finita, richiedono, come potete comprendere,
somme ingenti e continue. Ne posso dispensarmi dal segnalarvi anche il tempio maestoso,
che mercé l'iniziativa e lo zelo mirabile dell'Em.m° sig. Cardinale Domenico Svampa, si va
felicemente innalzando presso l'Istituto salesiano di Bologna. È pur questa un'opera della
massima importanza, e che merita di esser presa in particolar considerazione dai singoli
Cooperatori di quell'illustre Archidiocesi.
IV) Ma ciò che mi sta più a cuore, e che mi sento in dovere di raccomandare in special
modo alla vostra carità, è il mantenimento di tanti orfanelli, avviati ad un mestiere o ad
un'arte, affidati interamente alle cure dei figli di D. Bosco. Per i soli orfanelli di Francia che
dovettero seguire la sorte dei nostri confratelli e che ci vengono fortemente raccomandati dal
dovere di riconoscenza verso nobili e generose persone di quella Repubblica, abbiamo aperte
tuttora tre case, l'una a Tournai, l'altra a Guernesey nelle isole Normanne, dipendenti
dall'Inghilterra, e la terza a S. Pier d'Arena. Ora, a questi aggiungete molti altri orfanelli
raccolti nelle Case salesiane della Palestina e gli altri numerosi raccolti in tante altre regioni, e
ditemi che cosa potrebbe fare il Successore di D. Bosco se gli venisse meno un sol giorno la
vostra premurosa assistenza.
Importanti riflessioni e conclusione.
Giunto a questo punto, non posso trattenermi, o buoni Cooperatori e buone
Cooperatrici, dal proporvi alcune importanti riflessioni.
Nel 1889, quando io vi faceva questo rendiconto per la prima volta, rammento che vi
diceva: Riflettiamo alla dolce consolazione che proveremo specialmente in punto di morte,
quando, nel momento di presentarci a Dio, tremanti forse per il ricordo di qualche miseria, ci
verrà in mente che in cielo vi è già qualche anima che prega per noi, perché fu istruita nelle
case fondate e mantenute con la nostra carità, perché salvata per opera di missionari da noi
provveduti, perché ritornata sul retto cammino per il sacro ministero di un sacerdote da noi
fatto raccogliere ancor giovanetto e favorito nei suoi studi e nella sua vocazione... Riflettiamo
ancora che Dio ha promesso che la carità che noi facciamo agli altri egli l'avrebbe fatta a noi,
versando a piene mani sulle nostre famiglie le più elette benedizioni.

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Orbene, anche quest'anno io vi faccio le stesse esortazioni e vi raccomando di aver
presenti gli stessi pensieri; e, se mi è lecito aggiungere una supplica, oh! venite
generosamente in mio soccorso, come faceste in quell'anno, in cui sentivate voi pure tutta la
costernazione per la recente scomparsa di D. Bosco. Nei vostri bisogni, nelle vostre angustie,
nelle infermità, nelle liti, nelle strettezze, e in ogni dolorosa contingenza della vita, ricordatevi,
o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, delle parole che D. Bosco vi lasciava
come in testamento: « In questi tempi, facendosi molto sentire La mancanza dei mezzi
materiali per educare e fare educare nella fede e nel buon costume i giovanetti più poveri ed
abbandonati, la Santa Vergine si costituì essa medesima loro protettrice; e berciò ottiene ai
loro Benefattori e alle loro Benefattrici molte grazie e spirituali ed anche temporali
straordinarie. »
Lasciate quindi che vi esorti a ricorrere confidentemente alla potente intercessione di
Maria Ausiliatrice, assicurandovi con D. Bosco, che se voi farete vostri i bisogni di quelle opere
che questa buona Madre ha preso sotto la sua protezione, Ella non mancherà di venire a voi
prontamente ed efficacemente in aiuto.
Prima di conchiudere, rivolgo mestamente il pensiero alle più migliaia di Cooperatori
che ci abbandonarono nell'anno spirato; e mentre invoco ad ognuna di quelle anime il premio
che il Signore ha riservato pei cuori caritatevoli, le raccomando eziandio ai vostri fervorosi
suffragi.
Assicurandovi infine che tanto i Salesiani coi loro allievi, come le Figlie di Maria SS.
Ausiliatrice colle loro alunne, pregheranno il Signore e la nostra celeste Patrona perché vi
colmino delle più elette benedizioni, vi prometto che vi avrò presenti anch'io nelle mie
preghiere, e mi professo
Di voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,
Torino, I° gennaio 1905.
Obbl.m° Servitore Sac. Michele Rua.
Febbraio, a. XXIX n. 2
41-43 Nel Giubileo dell’Immacolata
[da una lettera a don C. Peretto, p. 42]
Le feste riuscirono superiori alle aspettative, grazie il concorso di Eccellentissimi
Vescovi ed illustrissimi Signori, che vollero accrescerne lo splendore colla loro ambita
presenza. Il Sommo Pontefice inviò ripetutamente il suo incoraggiamento e la sua
benedizione... Anch'io, soddisfatto, ti prego di porgere alla solerte commissione dei
festeggiamenti le mie congratulazioni
Luglio, a. XXIX n. 7
192-196 Le Feste pel XXV° dell'Opera di Don Bosco al Castro Pretorio in Roma.
[28 maggio 1905, all’inaugurazione di una Piccola Esposizione scolastica, p. 193]
Quindi il sig. D. Rua si alzò, e fra il profondo silenzio degli astanti che lo guardavano
commossi, prima di procedere alla solenne inaugurazione, narrò assai opportunamente un
episodio della vita di D. Bosco.
« ...Viaggiava il Servo di Dio in treno, con diverse persone, quando il discorso cadde
sulle opere sue.... Egli, non conosciuto, ascoltava e taceva. In generale tutti ammiravano le
opere dell'umile sacerdote torinese, ma ve n'era uno che si dimostrava verso quelle poco ligio
e poco fiducioso, anzi ad un certo punto uscì in parole poco corrette verso D. Bosco ed i suoi
istituti... D. Bosco allora prese la parola e volgendosi a chi aveva sparlato di lui: « Ella, gli
domandò, lo conosce Don Bosco?... » « Io... veramente no » rispose l'altro impacciato. «
Desidererei che la S. V. l'andasse a visitare nel suo oratorio di Torino, riprese Don Bosco.» In
questo mentre il treno si fermò e Don Bosco si fece allo sportello per discendere. Al suo
apparire fu un accorrere premuroso di persone in attesa di lui: « Oh! D. Bosco, D. Bosco! »

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esclamavano con entusiasmo. A quella scena quanti avevano lungamente parlato di lui e in
sua presenza senza punto conoscerlo, rimasero stupefatti; ma più di tutti quell'individuo che
s'era permesso di dirne poco bene; per cui avvicinatosi a D. Bosco: « Oh mi perdoni, esclamò,
mi perdoni; non se l'abbia a male; non la conoscevo. » D. Bosco sorridendo e stringendogli la
mano: « Non è nulla, non è nulla, caro signore, gli rispose, ma D. Bosco l'aspetta per una visita
al suo istituto... poi ne dirà ciò che vuole... »
‐‐ Ebbene, miei buoni signori, conchiuse D. Rua, lo stesso invito io faccio quest'oggi a
voi. Venite a visitare questa casa; venite a vedere quanto hanno fatto i nostri artigianelli, e dai
loro saggi conoscerete, io spero, la bontà dell'istituzione e dell'insegnamento che ad essi quivi
s'imparte. […]
dicembre, a. XXIX n. 12
350 Il Sac. Michele Rua Successore di Don Bosco
presenta in nome di tutta la famiglia Salesiana i più sinceri augurii di ogni bramata
felicità in occasione delle prossime Feste Natalizie e di Capo d'Anno, e riverentemente offre le
copiose preghiere, che in tutte le Cappelle le chiese Salesiane, in cui per apostolico indulto
nella Notte del S. Natale si celebreranno le tre Messe e si distribuirà la S. Comunione, Egli, i
figli di D. Bosco con i giovani alunni, e specialmente gli Orfanelli beneficati, innalzeranno per
tutti al Divin Infante.
1906
gennaio, a. XXX n. 1
2-9 Il Sac. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici di D. Bosco
Benemeriti Cooperatori, Benemeriti Cooperatrici,
OGNI qual volta mi si porge l’occasione di rivolgervi la parola in qualche speciale
adunanza, lo faccio solo volentieri ma con diligente premura, conoscendo quanto giovino ad
accrescere il vostro zelo l'esposizione di quello che si è fatto e la proposta di quanto si vuol
fare coll'efficace vostro concorso. È poi naturale che io provi una soddisfazione maggiore,
allorchè mi è dato d'indirizzare la parola non solamente ad una eletta schiera di voi, ma a tutti
quanti voi siete, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici di ogni parte del mondo.
Tuttavia, ben poche volte io tolsi in mano la penna con tanto desiderio, conte questa
volta. Sento il bisogno, o zelanti amici e sostenitori delle Opere Salesiane, non solo di
ottemperare al prescritto del regolamento col mettervi sott'occhio il resoconto dell'anno
passato e, come di solito, quello c urge provvedere nell'anno in corso; ma anche di parlarvi no
poco intimamente delle nostre cose, affinché coll'aiuto di Dio e vostro, la Pia Società Salesiana
possa continuare a compiere quel bene, che da lei si ripromettono la Chiesa e la Civile Società,
Per esser quindi da tutti facilmente inteso, dividerò questa lettera in tre parti.
Nella Ia parte, vi farò partecipi di alcune consolazioni, da me provate nell'anno decorso.
Nella IIa vi additerò le nuove opere che abbiamo potuto iniziare, o le già esistenti
ampliate, mercè la vostra generosa cooperazione.
Nella IIIa finalmente, vi esporrò con tutta chiarezza, e dirò anche, con confidenza,
quello a cui dobbiamo convergere i nostri pensieri e i nostri sforzi nell'anno 1906, al quale la
Divina provvidenza si è degnata di farci arrivare.
1) Motivi di conforto.
Nell'affetto vivissimo che il mio cuore porta a D. Bosco, torna per me d'ineffabile
consolazione il vedere sancite dalla suprema Autorità del Sommo Pontefice molte cose, che
tanti anni fa il nostro venerando Fondatore, sagace conoscitore dei tempi e premuroso
interprete dello spirito della Chiesa, con zelo instancabile c'inculcava.
Don Bosco e il Canto Gregoriano.

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Ricorderete ad esempio, come il Sommo Pontefice, felicemente regnante, a restaurare
la Musica Sacra, ma soprattutto a restituire al Canto Gregoriano l'antico onore, pubblicasse in
proposito un sapientissimo Motu proprio.
Ebbene i più anziani tra i discepoli di D. Bosco ricordano benissimo quanto il nostro
buon Padre aiutasse il Canto Gregoriano. Mentre questo era quasi ovunque trascurato, egli ne
istituiva qui all'Oratorio una scuola, per cui dovevano passare tutti gli alunni prima ancora di
essere ammessi ad imparare la musica. Quei cantori erano incaricati di preparare le antifone, i
salmi e tutti gli altri canti necessari pel decoro delle sacre funzioni. Lo zelo fece concepire a D.
Bosco il desiderio di fornire ad ogni parrocchia abili cantori, e per questo il buon Padre voleva,
che nei suoi istituti la scuola di Canto Gregoriano non fosse già riservata ai giovanetti studenti,
ma comune anche agli artigiani.
Fu quindi per me un dolce conforto l'offrire nell'Oratorio di Torino la più cordiale
ospitalità al Congresso Torinese di Musica Sacra tenutosi nel principio del mese di giugno u. s.;
com'ebbi vivo rincrescimento di non potervi, perché lontano, prendere parte. Fui però ben
lieto, nel sapere che vi presero parte attiva vari Salesiani, e che anzi uno di essi venne eletto a
far parte di una commissione, incaricata di realizzare anche in Italia una Federazione di
Associazioni Ceciliane, ossia di Associazioni promotrici del canto religioso.
Questo scrivo colla speranza che lo zelo dei Cooperatori Salesiani abbia anche in
questo a ricopiare lo zelo del nostro D. Bosco, nei limiti a ciascuno possibili.
Oh! tornino quei tempi in cui i canti della Chiesa avevano una particolare attrattiva
anche per chi era morto alla fede, come per S. Agostino che esclamava: « Quando mi tornano
a mente quelle lagrime, ch'io versai, o Signore, ne' principii della mia conversione a sentire la
salmodia della tua Chiesa, che mi suona dentro tuttavia, e mi commuove, non per le note, ma
pei sentimenti modulati con appropriata espressione e con limpida voce, torno a conoscere la
grande utilità di questa istituzione. (Conf., libro X). »
D. BOSCO E IL CATECHISMO.
Ma la prima raccomandazione di Don Bosco, prima non solo per ordine di tempo ma
eziandio per la frequenza e lo zelo con cui ce la ripeteva, fu l'insegnamento della Dottrina
cristiana. Né poteva essere altrimenti. Il primo catechismo fatto al povero Bartolomeo Garelli
fu la pietra angolare della nostra Pia Società. Il catechismo nelle chiese, sulle piazze, in un
prato era il lavoro principale di D. Bosco: fu il mezzo con cui egli trasformò tanti poveri monelli
e ne fece dei buoni cristiani ed onesti cittadini. Ne' suoi istituti, volle che uno dei sacerdoti
avesse il nome e più particolarmente l'ufficio di Catechista, e stabilì che all'insegnamento
religioso fosse dato il posto d'onore. Anzi seppe tanto nobilitare l'ufficio di Catechista, che in
questo Oratorio se ne tennero onorati, oltre zelanti sacerdoti, i principali fra i marchesi, i conti
e i nobili di Torino. Secondo la mente di D. Bosco, gli Oratorii, in cui non si facesse il
catechismo, non sarebbero che ricreatorii, e fallirebbero al loro scopo quegli istituti educativi
ove non s'insegnasse debitamente la religione.
Ora, voi sapete, o buoni Cooperatori, che il Sommo Pontefice Pio X il 15 aprile u. s.
pubblicava un'ammirabile Enciclica sull'istruzione religiosa. Dall'ignoranza del catechismo il
Santo Padre ripete l'odierno rilassamento e quasi insensibilità degli animi.... ed altri gravissimi
mali, tra cui il più deplorevole, cioè la dannazione eterna delle anime. Chi farà le meraviglie, se
io vi affermo che leggendo questo gravissimo ammaestramento del Papa, mi immaginava di
udir ripetere molte cose che ci diceva D. Bosco? ... Facciam quindi tesoro dei consigli e delle
raccomandazioni di D. Bosco, ora specialmente che divennero comandi e consigli del
Supremo Gerarca. Per parte mia, vi assicuro che nulla mi sta più a cuore, che il veder crescere
il vostro zelo per l'Opera degli Oratori e per le Scuole di religione, le quali sono come il
perfezionamento dei nostri catechismi.
Gli ORATORI FESTIVI E LE SCUOLE DI RELIGIONE.
« Il catechismo cattolico cogli oratorii festivi, diceva D. Bosco, è l'unica tavola di
salvezza per la povera gioventù nel pervertimento della Società. I Parrochi, i Sacerdoti,
sebbene zelanti, non possono trovarsi dappertutto; hanno quindi bisogno che altri li aiuti
nell'esercizio di questo santo ministero del catechizzare i parvoli; hanno bisogno che altri li
facciano venire alla chiesa; ne esortino i genitori a mandarli; hanno bisogno che alcuni ne

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governi e ne istruisca le varie classi con paterna carità, affinché il catechismo si faccia con
ordine e con frutto. Ecco adunque un campo fertilissimo, dove abbondante è la messe,
consolanti e sicuri i frutti. »
In vero, posso dirlo a comune edificazione, nel viaggio da me compiuto in Italia nel
mese di giugno u. s. fui molto consolato nel trovare parecchi nostri Oratori festivi veramente
in fiore, coll’insegnamento regolare del catechismo e colle scuole di religione. Per ragioni che
non occorre esporre, io non posso entrare in certi particolari e narrare casi pietosi che vi
darebbero una giusta idea del molto bene che si fece per mezzo delle Scuole di Religione;
nulla però mi vieta di affermare che ad esse andarono debitori molti giovani, che già avevano
abbandonate le pratiche del buon cristiano, se le ripresero e continuarono a praticarle senza
rispetto umano. In vista di frutti così consolanti, chi stupirà se io non cesserò di
raccomandarle, insieme cogli Oratori, quanto so e posso?
Sono sicuro che le mie raccomandazioni non saranno vane. Anzi facendo
assegnamento sullo zelo dei Salesiani e sulla vostra cooperazione, ho assicurato il S. Padre Pio
X, che noi non vogliamo essere secondi ad altri nell'impartire alla gioventù l’istruzione
religiosa.
II) Opere compiute nel 1905.
IN ITALIA.
Venendo all'enumerazione delle opere da noi compiute nell'anno passato, mi è caro
cominciare la breve rassegna con alcuni Oratori festivi.
Una di queste provvidenziali istituzioni, cui ninno può negare stima ed appoggio ove le
abbia ben conosciute, si effettuò nel popoloso centro di Aragona in Sicilia, dove anche si
apersero alcune classi elementari. Un altr'Oratorio s'iniziò in Bari, accanto l'Orfanotrofio
Leone XIII, la cui inaugurazione doveva effettuarsi nel 1904, ma in realtà si compì soltanto nel
settembre u. s.; ed un terzo venne aperto nell'importante città di S. Severo nelle Puglie,
ov'era da lungo tempo vivamente desiderato. Così pure mi è caro il segnalare pubblicamente i
due Corsi di Religione per alunni delle pubbliche scuole, dalle Elementari alle Universitarie
comprese, istituiti nel nostro fiorente Collegio delle Missioni, presso la Chiesa di S. Giovanni
Evangelista, qui in Torino.
Un'impresa poi di singolare importanza ci venne affidata in Roma dall'alta fiducia, della
quale benignamente ci onora il S. Padre: parlo di una vasta chiesa da costrursi al Testaccio,
della quale da più di quattro lustri erano state gettate le fondamenta. Non appena ci venne
affidata quest'opera, tosto si pose mano ai lavori, su disegno della architetto Mario Ceradini.
Una cospicua offerta per detta costruzione fu fatta dalle nobili Oblate di Tor de' Specchi, alle
quali, per donazione pontificia apparteneva la demolita chiesa di S. Maria Liberatrice.
Per speciali ragioni, di cui vi parlerò appresso, non potei permettere che in Italia si
accettassero altre fondazioni, fuorchè nella sventurata Calabria. Da varii anni, pensava
d'iniziare qualche opera di carità in favore dei poveri fanciulli di quella tribolata regione,
mosso dalla conoscenza dei loro pressanti bisogni e delle loro pietose condizioni. Infatti, fin
dal marzo u. s. si tentò d'iniziare una nostra residenza a Monteleone, dove quanto prima,
grazie alla benevolenza di un egregio nostro Cooperatore e mercè l'appoggio di Sua
Eccellenza Rev.ma Monsignor Giuseppe Moràbito, infaticabile e zelantissimo Vescovo di
Mileto, si stanzieranno definitivamente alcuni Salesiani, per dedicarvisi al ministero
sacerdotale e aprirvi scuole ed Oratorio festivo. A Borgia, cospicuo borgo della provincia di
Catanzaro, anch'esso assai rovinato dal terremoto, con non lievi sacrifizi, si è pure stabilita
un'altra residenza, con scuole diurne e serali ed Oratorio festivo. Di là, ogni festa, alcuni
Salesiani vanno al vicino paese di Soverato per la cura spirituale della popolazione ed
attendere pure all'Oratorio. A queste fondazioni, la misera condizione di molti orfanelli e di
molte sventurate famiglie mi costrinse ad aggiungere un'opera, quanto santa altrettanto
dispendiosa, cioè l'accogliere del tutto gratuitamente nei nostri Istituti più di ottanta piccoli
Calabresi, avviando gli uni ad un'arte o ad un mestiere, ad altri dando comodità di poter
continuare il loro corso ginnasiale, ed altri di ancor tenera età destinando alle classi
elementari.

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Per ciò che riguarda l'Italia, credo conveniente di far parola anche di alcune nuove
sezioni, aperte in case esistenti. Qui a Torino, presso le Scuole Apostoliche del Martinetto,
abbiamo aperto un Collegio Illirico per giovanetti parlanti la lingua croata, che è così diffusa
nel litorale orientale dell'Adriatico ed in tutti i paesi Balkani_
Questo collegio mi sta molto a cuore, poiché è un piccolo Seminario, nel quale
germoglieranno le vocazioni necessarie per esaudire in seguito alcune delle pressanti
domande che da qualche tempo ci si fanno, di aprir case nelle suaccennate regioni.
Similmente, nel desiderio di giovare nel miglior modo che ci è ancor possibile ai cattolici
di Francia, nella casa di Oulx, città dell'antico Delfinato, assai propizia perché molto vicina alla
frontiera, si è aperta una nuova sezione per giovani adulti francesi, aspiranti allo stato
ecclesiastico.
Così pure nella Colonia Agricola d'Ivrea, si è decisa una sezione speciale per una Scuola
d'Agraria, che si inaugurerà nel prossimo mese di marzo, nella quale un buon numero di
giovani potrà avere completo e regolare l'insegnamento teoricopratico di agricoltura.
ALL'ESTERO.
L'anno scorso non feci parola della nuova fondazione di Vianna do Castello nel
Portogallo, compiutasi sul tramontare del 1904; per cui segnalo quest'anno alla vostra carità
l'impianto di quelle nuove scuole professionali.
Per ciò che riguarda l'America, il Bollettino vi ha dato notizia dell’inaugurazione della
Scuola Agricola del Cuzco nel Perù, e delle Scuole ed Oratorio festivo di Córdoba nella
Repubblica Argentina, che vi annunziai l'anno scorso; ma in realtà queste fondazioni non si
compirono che nell'anno 19o5. A queste aggiungo con piacere l'apertura di un Oratorio e di
una Scuola ad Ambato, e di un altro Oratorio festivo a Guayaquil nell'Equatore.
A Guadalajara, nel Messico, si aperse un Collegio per annuire alle più insistenti
domande: a Valencia nel Venezuela s'inaugurò una pubblica Cappella dedicata a Maria SS.
Ausiliatrice; a S. Tecla, nella Republica di S. Salvador, si aperse al divin culto un importante
Santuario dedicato alla stessa Celeste Regina; e in ultimo, tanto a S. Salvador, nell'omonima
repubblica del Centro America, come a Corumbà, nel Matto Grosso, s'inaugurarono
considerevoli ampliamenti nelle fondazioni ivi già iniziate. Il nuovo locale, nel quale si
trasportò il Collegio di S. Salvador, è dovuto alla munificenza di quell'Eccellentissimo Vescovo.
Ricorderete finalmente 1' Omaggio da noi compiuto nella fausta ricorrenza del r°
Cinquantenario di Maria SS. Immacolata. Grazie a quella straordinaria spedizione di missionari,
non solo si poterono convenientemente rifornire di personale molte Case che ne avevano
assoluto bisogno, ma si cominciò pure a dare un qualche sviluppo alla Missione del Chubut,
col pór mano ad una nuova residenza a Trelew; ed uno sviluppo ancor maggiore l'ebbe la cara
Missione dei Coroados, nello Stato di Matto Grosso nel Brasile, ove presso il Rio das Garças si
fondò la nuova Colonia dell'Immacolata Concezione. Il telegramma, che mi recava la sospirata
notizia, mi pervenne alla vigilia della festa di S. Giovanni Battista, procurandomi la più dolce
consolazione in quel lietissimo giorno.
Ma la suaccennata spedizione del 1904 non fu sufficiente a far sì, che nell'anno decorso
non si rinnovassero da varie parti nuove ed insistenti domande di personale. Si dovettero
quindi allestire altri drappelli di Missionari, uno dei quali tolse solenne congedo ai piedi di
Maria SS. Ausiliatrice sul finir di novembre, per imbarcarsi alla volta della Cina e dell'India, ove
s'inizieranno le fondazioni di Macao e di Meliapor. Le lunghe e molteplici difficoltà, che si
ebbero a superare per quest'impresa, mi fanno sperar bene di queste due imminenti
fondazioni, colle quali la Pia Società Salesiana prende quasi possesso del nuovo campo che le
ha dischiuso la Divina Provvidenza nell'estremo Oriente. Anche alle vostre preghiere io
raccomando quei nostri Missionari, che in parte si trovano già in alto mare.
FONDAZIONI DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE.
Anche le Figlie di Maria Ausiliatrice furono nell'anno decorso particolarmente
benedette dal Signore. Siccome bramate conoscere anche le loro fondazioni, ve ne trascrivo
l'elenco, quale mi venne comunicato dalla rev.ma Suor Catterina Daghero, loro Superiora
Generale.

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« Coll'aiuto di Dio e la benedizione della nostra Madre Celeste, Maria SS. Ausiliatrice,
nell'anno 1905 abbiamo potuto accettare a Torino la direzione di una Casafamiglia per giovani
operaie e studentesse, a Somma Lombarda, Angera e Germignana in Lombardia quella di tre
convitti per giovani operaie; a Fenegrò, in prov. di Milano ed a Finero, in prov. di Novara,
aprire Asili infantili, laboratori ed Oratori festivi. A Napoli poi, a Lomello, in provincia di Pavia,
a Premosello, in prov. di Novara e a San Colombano al Lambro, in prov. di Milano, oltre un
Asilo con laboratorio ed Oratorio, si stabilirono anche delle scuole.
» Fuori d'Italia, abbiamo aperto una casa a Farnborough in Inghilterra; due a Bogotà ed
una terza a Soacha in Colombia per esternati ed Oratori festivi. Un altro esternato con
Oratorio festivo si fondò a La Paz nell'Uruguay; a Melipilla nel Chili si potè compiere un'altra
importantissima fondazione; e finalmente si accettò la direzione di un ospedale a Ribeirão
Preto nello Stato di San Paolo del Brasile ed una nuova casa di missione nel Matto Grosso. »
Come vedete, le Opere di D. Bosco anche nel I9o5 furono tutte largamente benedette
dal Signore.
III. Opera proposta pel 1906.
Secondo il costume introdotto dal nostro buon Padre D. Bosco, e da me fin qui
religiosamente seguito, quali opere ora vi proporrò pel nuovo anno 19o6? Molte e tutte di
assoluta necessità ed urgenza, ma che in realtà si riducono ad una soltanto. Se voi, o
benemeriti Cooperatori e zelanti Cooperatrici, avrete la bontà di seguirmi, attentamente sino
alla fine di questa lettera, mi farete un grande favore.
Negli ultimi anni, la nostra Pia Società, non badando né a spese né a sacrifizi, si propose
seriamente di perfezionare nel miglior modo possibile una partita quanto mai importante,
dico la completa formazione dei suoi membri.
Voi conoscete meglio di me lo sviluppo, che han ricevuto in questi ultimi tempi le
scienze e le arti. Come non v'è mestiere che non abbia sentito l'influsso di un'evoluzione di
perfezionamento, così non v'è ramo di studi che non abbia ricevuto un impulso speciale.
Attesa la loro missione, da svolgersi specialmente nelle officine e nelle scuole, non
potevano rimanere indifferenti a questo movimento i figli di D. Bosco. Pertanto si vide
conveniente che anche i nostri maestri d'arte venissero informati alle moderne esigenze; e si
volle, nonostante i frutti consolanti del metodo adottato antecedentemente, che anche i
nostri chierici avessero ogni agio di attendere a quella coltura, cui nell'età presente deve
aspirare ogni zelante ecclesiastico.
Quindi d'ora innanzi tutti i nostri Salesiani, sieno essi laici o sieno incamminati al
sacerdozio, avranno ogni comodità di poter compiere la propria preparazione. I primi, dopo di
aver atteso con serietà alla formazione dello spirito, prima d'essere inviati sul campo del
lavoro, hanno un triennio pratico di perfezionamento nelle singole arti o mestieri, da metterli
facilmente in grado di divenire coscienziosi maestri. I secondi poi, dopo l'anno di prova al
quale sono regolarmente ammessi allorchè hanno compiuto il ginnasio, attendono
assiduamente allo studio della filosofia e contemporaneamente sono ascritti al corso normale
o liceale per frequentar poi a suo tempo le Scuole Universitarie; nel susseguente triennio sono
inviati nei vari istituti non solo per un corso di tirocinio pratico, ma anche per completare
contemporaneamente con relativi studi supplementari l'istruzione ricevuta; e trascorso
felicemente il triennio, son nuovamente raccolti ne' vari studentati teologici, per ivi
seriamente consecrarsi, durante quattro anni, allo studio delle scienze sacre.
Ciò posto, o miei buoni Cooperatori e Cooperatrici, io non ho parole per ringraziare la
Divina Provvidenza che abbia già sì bene avviato la nostra Pia Società su questa via: ma anche
non ho parole per dirvi a quali e quanti sacrifizi ci abbia costretti questa felice sistemazione, e
come si siano notevolmente accresciute le nostre spese quotidiane.
Al mantenimento di tanti chierici e di tanti laici, ai quali tutti pur bisogna provvedere
per avere il necessario personale con cui riempire i vuoti che naturalmente si van facendo
anche tra noi e insieme rendere possibili in seguito nuove fondazioni, aggiungete, o
benemeriti Cooperatori, le spese necessarie pel mantenimento di tante nostre case, che non
hanno alcuna risorsa, ad esempio le cinque case salesiane della Palestina; le più centinaia di

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orfanelli ai quali dobbiamo gratuitamente provvedere, non solo l'istruzione, ma anche il vitto
e il vestito; le nostre importanti Missioni in mezzo ai selvaggi; le varie opere di fondazione,
riparazione od ampliamento che si hanno al presente in corso, e dite voi, se non è grave
l'assunto quotidiano cui bisogna pensare.
Nel Bollettino si pubblicò l'elenco delle venticinque chiese, che la nostra Pia Società ha
presentemente in costruzione; non vi par questa soltanto un'opera, la quale perché si possa
tirar avanti, non dico finire, richiede necessariamente migliaia e milioni di franchi?
La Pia Società Salesiana, o miei cari Cooperatori, ha potuto felicemente regolarizzarsi in
fatto di organamento e di studi, ma non ha ancor potuto sistemare le sue finanze. Ditelo nelle
vostre conversazioni, quando crediate di avere innanzi qualche buona persona che ci
potrebbe venire in aiuto: Il Successore di Don Bosco non sentì mai com'ora il bisogno della
cristiana beneficenza.
Da parte mia ho proposto di non più accettare nuove fondazioni, finchè non siamo
usciti da queste critiche circostanze, essendo già sopra pensiero per mantenere varie
promesse in proposito, fatte da qualche tempo. Quanto a voi, o benemeriti nostri
Cooperatori, ecco l'unica mia proposta: Nel 1906, le vostre ordinarie e straordinarie limosine
sieno tutte dirette ad ammortizzare i nostri debiti! Se sapeste, come io desidererei di veder
aperte le porte di vari nostri istituti ad un maggior numero di poveri giovanetti, e dilatato
sempre più il campo delle nostre Missioni! Ma come osar tanto, carichi come siamo di
anteriori obbligazioni?
Qualcuno mi dirà: La Provvidenza c'è e non verrà meno; siatene certi
Ne sono pienamente convinto, e mi pare di averne sempre dato una prova lampante.
Ma sta pur scritto, o miei cari, che non dobbiamo tentare il Signore! Non è dunque che io
dubiti della Divina Provvidenza; solo, consigliato anche da autorevoli personaggi, non voglio
abusarne.
Rivolto quindi a voi, ed a ciascuno di voi in particolare, io vi scongiuro di pensar
seriamente a quanto vi ho esposto. Cooperatori delle Opere Salesiane, fate vostre le
condizioni in cui queste si trovano ed impegnatevi in ogni guisa per venire ad esse in aiuto.
Quest' anno, per non tediarvi colle mie domande ed anche ad evitare altre spese che
pel momento ci riuscirebbero di maggior aggravio, io non vi spedirò altra circolare disgiunta
dal Bollettino. L'appello che vi avrei fatto in quella, e che voi avreste senza dubbio preso in
particolare considerazione, ve lo faccio in questa: umilmente vi prego di ascoltarlo.
CONCLUSIONE.
Vi chiedo finalmente il forte soccorso delle vostre preghiere. Pregate affinché il Signore
continui a benedire le fatiche dei Salesiani e il buon volere dei giovanetti affidati alle loro cure:
da parte mia e loro vi prometto il più largo ricambio. Non lascieremo passar alcun giorno
senza sollecitare per voi le benedizioni del Cielo. Gli orfanelli dell'Oratorio di Valdocco, che in
modo eccezionale abbisogna della vostra carità, vi ricorderanno insieme con me e coi loro
superiori innanzi all'altare di Maria SS. Ausiliatrice; quelli delle altre case avranno tutti i giorni
per voi; nelle loro chiese e cappelle, lo stesso ricordo riconoscente.
Confido che il 19o6 abbia a segnare una data memoranda negli Annali della carità dei
Cooperatori Salesiani. Il Signore compia le mie speranze!
Assicurandovi nuovamente, che in tutti gli Istituti di Don Bosco, si farà sempre
memoria di voi, non solo durante la vostra vita, ma anche dopo la vostra morte, nuovamente
mi raccomando alla vostra carità, e mi professo pieno di fiducia e riconoscenza,
Di voi, Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici,
Torino, 1 gennaio 19o6.
Obbl.mo Servitore Sac. Michele Rua

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marzo, a. XXX n. 3
86 Il Culto di Maria Ausiliatrice
[una richiesta al Papa, ottenuta poi il 24 giugno 1906]
Il nostro Superiore Don Rua, esponendo a Sua Santità il S. Padre Pio X, come « da
qualche tempo si sia introdotta la pia pratica di onorare nelle pubbliche chiese salesiane la
Vergine SS.ma Ausiliatrice il 24 di ogni mese (in memoria dell'annua festa patronale,
occorrente il 24 Maggio) con particolari preghiere e divoti esercizi di pietà, a fine di ottenere
più facilmente la speciale di Lei assistenza e protezione, nei presenti bisogni di S. Chiesa e del
Sommo Pontefice » supplicò Sua Santità « a concedere a tutti quelli, che in detto giorno di
ciascun mese, confessati e comunicati, prenderanno parte al predetto esercizio, »
l'Indulgenza plenaria applicabile eziandio ai fedeli defunti.
aprile, a. XXX n. 4
106-110 Le nostre Chiese. La Chiesa di S. Agostino nell'Istituto Salesiano di S.
Ambrogio in Milano
[da una lettera di raccomandazione dell’Opera di S. Agostino in Milano]
L'Opera, scrisse il rev.mo sig. D. Rua nell'amplissima sua raccomandazione, viene
proposta in modo speciale ai genitori ed educatori, in modo specialissimo ai Direttori o alle
Direttrici di Collegi, Ospizii, Riformatorii, Oratorii festivi e simili, poiché sono appunto costoro
che hanno sotto la loro tutela in gran numero i giovani e che, più che non altri, assistono con
tanto schianto del loro cuore a frequenti defezioni dalla fede e dalla virtù da parte di
adolescenti pur ottimamente educati.
giugno, a. XXX n. 6
161-163 Il V Congresso dei Cooperatori Salesiani.
[da una circolare ai direttori diocesani dei Cooperatori]
« Ho una lieta comunicazione da farvi, scriveva il sig. D. Rua ai sigg. Direttori e
Condirettori diocesani. La seconda festa di Pentecoste, lunedì 4 giugno p. V. l'Eminentissimo
sig. CARD. ANDREA CARLO FERRARI, Arcivescovo di Milano, appagherà uno dei voti più
ardenti del mio cuore, procederà cioè alla solenne benedizione della nuova Chiesa di S.
Agostino, in gran parte innalzata e compiuta presso l'Istituto Salesiano di quella industre città.
« A celebrare degnamente quest'avvenimento che certo rimarrà scolpito a caratteri
d'oro nella storia della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, il Comitato Salesiano Milanese,
assecondando i voti di molte illustri persone ed incoraggiato paternamente da
quell'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo, mi fece la proposta di convocare a Milano il V°
Congresso Internazionale dei Cooperatori, ed io ben volentieri ho annuito.
» Spero che dall'imminente Convegno sia per derivare alla nostra Pia Unione un
indirizzo pratico per rendere sempre più efficaci le varie opere da noi iniziate, specialmente
quelle dirette a favore della gioventù, secondo lo spirito di D. Bosco.»
luglio, a. XXX n. 7
199-207 Il V Congresso dei Cooperatori Salesiani.
[5 giugno 1906, p. 202]
Il sig. D. Rua aggiunse candidamente che egli non vien mai a Milano, senza sentirsi
accrescere la stima per tanti eletti benefattori e il vivo desiderio, che i Salesiani abbiano a
corrispondere sempre meglio a cotanto zelo e a tanta benevolenza.
[6 giugno 1906, p. 205]
Don Rua a sua volta presentò i più umili ringraziamenti all'Eminentissimo Card.
Arcivescovo, Presidente Onorario, a Mons. Morganti e a tutto il Congresso; toccò dei bisogni

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dell'Opera Salesiana in Milano compiacendosi di quanto venne compiuto finora, e si augurò
caldamente che non le manchi il favore dei generosi per portare a compimento quanto fu
arditamente e felicemente iniziato.
222-223 Notizie varie
[al Convegno exallievi di Borgo San Martino, 31 maggio 1906]
[…] Da ultimo si alzò a parlare D. Rua che disse di far suoi tutti gli auguri ed evviva
formati. Ricordò altri salesiani benemeriti del Collegio come Mons. Lasagna, ed invitò i
presenti a due appuntamenti: a celebrare nel 1913 il 50.° anniversario della fondazione del
Collegio e poi... a trovarsi tutti in Paradiso, come augurava tante volte D. Bosco.
agosto, a. XXX n. 8
251-254 Notizie varie
[Valdocco, 22 luglio 1906, agli exallievi]
[…] Alla fine il sig. D. Rua ringraziò con brevi e tenere espressioni non solo gli oratori,
ma tutti i presenti, ed augurandosi dì rivederli ancor più numerosi un altr'anno, inneggiò
anch'egli alla cara memoria di Don Bosco, nel cui nome eransi raccolti festosamente attorno a
lui tanti antichi discepoli.
dicembre, a. XXX n. 12
353 Auguri
[…] IL SAC. MICHELE RUA in occasione delle prossime feste natalizie e del Capo
d'Anno presenta ai benemeriti Cooperatori ed alle zelanti Cooperatrici i più caldi auguri di ogni
bramata felicità con la promessa di particolari preghiere
NELLA NOTTE DEL S. NATALE in cui, per Apostolico Indulto, in tutte le chiese e cappelle
salesiane si celebreranno le tre Messe della gioconda Solennità e si distribuirà ai fedeli la S.
Comunione. […]
1907
gennaio, a. XXXI n. 1
2-7 Il Sac. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici di D. Bosco
Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,
GLi anni passano e comincio a sentirne il peso, ma li sento pur crescere in me gli affetti
della più viva riconoscenza verso il Signore. Dalla mia fanciullezza quando l'Opera di D. Bosco
era ancora sul nascere, se trascorro col pensiero i singoli anni che si succedettero fino alla
morte del nostro buon Padre e più ancora quelli che vennero poi, vi confesso, o buoni
Cooperatori, che mi si schiera dinanzi una serie ininterrotta di commoventi prove della Divina
Bontà che debbo ripetere:
« Quanto ci ha amati e come continua ad amarci il Signore! »
Che cos'era l'Opera di Don Bosco poco più di sessant'anni or sono? Ristretta in ben
piccola cerchia, nessuno umanamente parlando avrebbe potuto presagire il meraviglioso
sviluppo che le era serbato. Non v'era allora che l'Oratorio di S. Francesco di Sales e pur
questo era appena abbozzato; e nel breve giro di pochi lustri, non solo l'Oratorio allargò le
sue tende a ricoverare tutto un popolo di fanciulli; ma qua e là, prima in Italia e poi all'estero,
sorsero tante altre fondazioni, che parvero a tutti un chiaro indizio di celeste predilezione.
Ne sia quindi benedetto il Signore, e a Lui sieno pur grazie per gli innumerevoli benefizî
onde ci ha colmati fin qui, ma specialmente per quelli che ci concesse nell'anno or ora spirato.
Le divine benedizioni nel 1906.

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Nel primo semestre del 19o6 potei visitar varie case salesiane e trattenermi con molti
Cooperatori che ancor non conosceva. Attraversai tutta la Francia per recarmi a visitare gli
Istituti Salesiani delle Isole Britanniche, passai per le Case Salesiane del Portogallo, e in gran
parte di quelle della Spagna e quindi, tornato a Torino, dopo breve fermata ripresi il viaggio
per le Case Salesiane dell'Italia meridionale, della Sicilia, di Malta, della Calabria e delle Puglie.
Ebbene, vidi dappertutto che il Signore ci benedice, vidi il gran bene che si fa a tante schiere di
giovanetti, vidi la stima in cui son tenute le Opere Salesiane. Di particolare conforto nei luoghi
di missione visitati, fu per me il sentire e vedere come si vadano operando molte conversioni;
son molti i protestanti che abiurano i loro errori e si fanno ferventi cattolici! Ovunque poi
godei nel rilevare lo zelo che si spiega per coltivare le vocazioni, nell'ammirare le cure le più
industriose per tener in fiore l'Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice da cui sperava tanto bene il
nostro buon Padre Don Bosco, e nel vedere lo sviluppo che si dà continuamente agli Oratorî
festivi, così vantaggiosi alla Chiesa e alla civile società. Insomma ebbi tante e così grandi
consolazioni che ne ringraziai profondamente il Signore, e sento tuttavia il bisogno di
rendergli pubblicamente i più vivi ringraziamenti.
Non posso neppur trattenermi dal palesare la speciale gratitudine che tutti dobbiamo
alla Divina Provvidenza per essersi mostrata così tenera e misericordiosa coi Salesiani del Chilì
e della California. Nei terribili disastri che seminarono, come sapete, la morte e lo sterminio in
quelle regioni, non uno dei nostri Confratelli ed alunni od una delle Figlie di Maria Ausiliatrice e
delle loro educande fu vittima del terremoto, nonostante che tre eziandio delle nostre case
venissero distrutte dal tremendo flagello e varie altre molto danneggiate. Debbo altresì
ringraziare il Signore per la celerità con cui si potè ricostrurre la chiesa nonchè l'annessa casa
parrocchiale incendiate a S. Francisco, che vennero felicemente inaugurate fin dallo scorso
novembre.
Rinnovo anche i più caldi ringraziamenti al Signore per l’esito felice del IV° Congresso
della Pia Unione che si tenne a Lima nel Perù, pel quale in quelle terre si accese un nuovo
ardore per la santa causa della cristiana educazione della gioventù, nonchè del V° Congresso
tenutosi a Milano, che benedetto ed incoraggiato dal Sommo Pontefice e da
un'imponentissima schiera di Principi e Pastori della Chiesa, continua tuttora per mezzo del
Bollettino ad illuminare e dirigere autorevolmente l'azione dei Cooperatori. Anche agli illustri
e ai benemeriti, che si adoperarono alacremente per la riuscita dell'uno e dell'altro convegno,
mi sia lecito rinnovare dall'intimo del cuore l'espressione viva della mia sentita riconoscenza.
Né debbo tacere di due altre consolazioni che piacque al Signore di procurarci
nell'industre ed operosa Milano. Parlo anzitutto dell'inaugurazione di un gran tratto della
bella e vasta chiesa dedicata a S. Agostino, della quale si sentirà quanto prima tutta la
necessità e l'importanza; e poi dell'onorificenza assegnata all'Opera di Don Bosco
all'Esposizione Internazionale. Avete già letto nel Bollettino, che essendo stata invitata la Pia
Società Salesiana a prender parte alla Mostra degli Italiani all'Estero, a cura di un'apposita
Commissione presieduta dal sacerdote prof. Celestino Durando s'inviarono a Milano tutti i
documenti necessari a dimostrare ed illustrare l'attività dell'Opera di D. Bosco all'Estero nel
campo dell'educazione e della beneficenza, nelle missioni, tra gli emigrati e in varie altre
opere di considerevole importanza; e si ebbe la consolazione non solo di veder apprezzata
l'Opera nostra, ma di vederla anche onorata del Gran Premio, che è quanto dire della massima
onorificenza. Sento di doverne benedire pubblicamente il Signore, non tanto per la
soddisfazione che ne avran ricevuto o ne riceveranno i buoni Salesiani dimoranti all'Estero,
ma specialmente pel vantaggio che ne ridonderà all'Opera stessa, riuscendo a moltiplicare,
insieme cogli ammiratori, anche i mezzi materiali e morali che le sono indispensabili pel suo
sviluppo e perfezionamento.
Opere compiute nel 1936.
A norma del Regolamento, passo ora a dirvi delle principali opere compiute nell'anno
passato. Ricorderete che già un anno fa, vi annunziava che avevam dovuto proporci di non
accettar più per qualche anno nuove fondazioni, a causa della deficienza di mezzi e della
ristrettezza di personale. Per ciò stesso le fondazioni cui si pose mano nel 19o6 furono quasi
nulle, essendoci strettamente limitati a quelle, di cui si era data parola in anni antecedenti.
I) LE FONDAZIONI DEI SALESIANI.

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IN ITALIA i Salesiani non ebbero nuove fondazioni.
NELL'ASIA iniziarono finalmente le casemissioni di Tanjore nell'India e di Macao nella
Cina, delle quali vi furori già comunicate tante belle relazioni. Le prime conversioni ottenute in
quelle recentissime missioni per me sono un pegno di maggiori benedizioni future.
IN AMERICA si aperse un nuovo Oratorio a Cosquin nella Repubblica Argentina, un
secondo a Medellin in Colombia, un terzo a Ribeirão Preto nello Stato di S. Paolo nel Brasile.
Si fondò anche una scuola d'arti e mestieri a Piura nel Perù, una scuola tecnico
commerciale a Valdivia nel Chilì, si accettò una nuova parrocchia a Soriano nell'Uruguay,‐ ‐ e
si iniziò un collegio a Comayagua nella Repubblica di Honduras nel CentroAmerica.
Finalmente degna di particolar menzione è la nuova Colonia iniziata nella Fazenda del
compianto doti. Santos presso il Rio Sangrador nelle foreste del Matto Grosso nel Brasile, a
benefizio degli indii BororosCoroados, che abbiam posto sotto la protezione del gran
Patriarca San Giuseppe.
II) LE FONDAZIONI DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE.
Anche le Figlie di Maria Ausiliatrice, per mancanza di mezzi e di personale, si limitarono
a poche fondazioni.
« In Italia, (ci comunica la rev.ma Suor Catterina Daghero, Superiora Generale)
accettammo la direzione dell'Istituto dell'Immacolata a Formigine, fondato dall'Ecc.mo Mons.
Bruni, Arcivescovo di Modena, stabilendovi l'Oratorio festivo, le scuole ed un laboratorio a
benefizio delle giovanette del paese. Una seconda fondazione si compì in Genova, ove
assumemmo la direzione dell'Albergo dei fanciulli.
» Fuori d'Italia, abbiamo aperto una casa ad Atahualpa nell'Uruguay, una seconda a
Cuzco nel Perù, una terza a Monterrey nel Messico, un'altra a Guadalajara parimente nel
Messico, ed una quinta a S. Tecla nella repubblica del Salvador, ovunque con scuole esterne,
laboratorio ed oratorio festivo. A Guadalajara, ove andammo ad istanza di quell'Ecc.mo
Arcivescovo, e a Santa Tecla nel Salvador si aperse anche un educatorio. A Monterrey ci volle
un'esimia benefattrice, mossa a pietà nel veder abbandonate tante fanciulle di quella città di
ben 80.000 abitanti.
» Finalmente abbiamo anche aperto una casa a Medellin in Colombia, con scuole
comunali, orfanotrofio ed oratorio festivo; si accettò la direzione di un ospedale a Villa
Concepción nel Paraguay e c'inoltrammo nella Colonia dell’Immacolata Concezione presso il
Rio das Garças, fra i BororosCoroados del Brasile.
» Le domande di nuove fondazioni, cui per deficienza di mezzi e di personale dovemmo
con dispiacere rispondere negativamente, furono 36. »
III) UNA NUOVA SPEDIZIONE DI MISSIONARII.
Ma, nonostante la scarsità di personale e le strettezze finanziarie in cui ci troviamo,
dovemmo allestire una nuova spedizione di Missionarî. Da molte parti delle nostre Missioni,
specialmente dalla Patagonia, dal Chilì, dal Matto Grosso, dal Venezuela, dagli Stati Uniti del
NordAmerica e dall'Oriente mi pervennero tante e così commoventi domande di rinforzi di
personale, che mi parve necessario d'imporci qualunque sacrifizio, piuttostochè rifiutare gli
aiuti richiesti con tanta insistenza. Per questo circa 50 nuovi operai evangelici (preti, chierici e
catechisti) abbandonarono i parenti e la patria per volare in soccorso dei generosi che da più
anni si trovano in missione.
Anche da Nizza Monferrato partì un piccolo gruppo di Figlie di Maria Ausiliatrice diretto
alla nuova Colonia del Matto Grosso.
Come vedete, fu pur questa un'opera assai dispendiosa, alla quale non potemmo
esimerci in nessun modo; era troppo necessaria ed urgente. Che la Divina Provvidenza susciti
ora qualche anima generosa, che volendo far come suoi i frutti salutari che proverranno alla
Chiesa ed alla civile società dall'apostolato di questi ultimi missionari, si risolva di assumersi
gran parte delle spese incontrate per la spedizione.
IV) ALTRE OPERE IMPORTANTI.

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Altre importanti opere, o cari Cooperatori, potemmo continuare o compiere od iniziare
nel 19o6, merce l'aiuto o la speranza delle vostre limosine.
Anzitutto, non solo si proseguì alacremente la costruzione delle varie chiese in
differenti luoghi incominciate, ma si pose pur mano alla costruzione di altre reclamate dagli
urgenti bisogni di tante popolazioni. Ad esempio, si edificarono e si benedissero già
solennemente una nuova Chiesa pei Polacchi in Londra ed una nuova cappella per gli Italiani a
NewYork nel distretto della nostra parrocchia di S. Brigida. Così pure alla Spezia, nonostante i
gravi debiti, ancor da estinguere, che quei Salesiani incontrarono per la costruzione del
Santuario di N. Signora della Neve, ora si è posto mano ad una nuova importantissima
cappella pubblica nel sobborgo degli Stagnoni, in vicinanza del nuovo porto mercantile, ove si
era reso totalmente insufficiente il modestissimo Oratorio da noi aperto dieci anni or sono in
due camere tolte a pigione.
Similmente, in più luoghi, si riattarono varie case bisognose di riparazione, o si pose
mano a nuovi corpi di fabbrica pel necessario ampliamento di vari istituti esistenti, o si
intrapresero nuove opere. Ad esempio presso la chiesa « Mater Misericordiae » di Buenos
Aires si è istituito un Segretariato del popolo per gli immigranti Europei, specialmente per
gl'Italiani, con Succursali in tutte le case salesiane dell'Argentina.
Ma ciò che debbo in special modo far presente alla vostra carità, fu l'aver mantenuto
aperti tanti nostri ospizi popolati da centinaia di orfanelli, pei quali non possiamo far altro
assegnamento che sulle vostre limosine.
L'Oratorio di Torino ad es., nell'anno scorso, non giunse a raggranellare il necessario
per coprire la spesa del pane! Infatti tra le poche pensioni dei parenti degli alunni e le offerte
dei loro benefattori esso non raccolse più di 4.324 lire, mentre la spesa che dovette incontrare
pel pane soltanto fu di lire 46.636. Pensate ora quale altra somma gli abbisogni per
provvedere al restante del vittoal buon andamento delle sue scuole letterarie e sopratutto
professionali, alla manutenzione generale dell'istituto, nonchè, per moltissimi alunni, al
completo loro vestiario. E come l'Oratorio che caldamente vi raccomando anche perché fu la
culla dell'Opera di D. Bosco così altre case salesiane non potrebbero vivere senza la vostra
carità, o benemeriti Cooperatori.
Opere proposte pei 1907.
E poiché sono in argomento, passo senz'altro a dirvi ciò che noi faremo colle vostre
limosine nel 1907.
« Ormai sapete scriveva D. Bosco ai Cooperatori il 1° gennaio 1883 ormai sapete a che
cosa serve la vostra carità, la vostra limosina nelle mani di Don Bosco. Essa serve a raccogliere
dalle vie tanti poveri giovanetti, a dar loro col pane della vita il cibo dell'anima, istruirli nella
religione, avviarli ad un mestiere o a qualche carriera onorata, a formarne dei buoni figliuoli di
famiglia e dei savii cittadini; serve a dare alla civile società dei membri utili, alla Chiesa dei
cattolici virtuosi, al Cielo dei fortunati abitatori; serve a creare per la gioventù dei maestri
dabbene, per le popolazioni cristiane dei zelanti sacerdoti, pei popoli selvaggi dei coraggiosi
Missionarî; serve ad innalzare sacri edifizii per radunarvi i fedeli ed ammaestrarli nella
religione, confortarli coi Sacramenti e farli benedire Iddio, onde risarcirlo delle orrende
bestemmie con cui lo maledicono gli empii; serve a pubblicare e diffondere migliaia di buoni
libri per seminare nel mondo sani principii, combattere gli errori, raffermare le anime nella
fede, richiamare sul buon sentiero gli erranti e rassodarli nella virtù; serve insomma ad
ampliare il regno di Dio in sulla terra, a far regnare Gesù Cristo negli individui, nelle famiglie,
nelle città, nelle nazioni, a farlo conoscere ed amare, se dato ci fosse, da un capo all'altro del
mondo, onde si compia la profezia che dice: Egli dominerà dall'uno all'altro mare: dominabitur
a mari usque ad mare. »
Or io ripeto a voi, o cari Cooperatori e buone Cooperatrici: « Ecco l'uso che
continueremo a fare delle vostre limosine! »
Ma poiché nel 1907 varie opere sentiranno il bisogno speciale della vostra carità,
permettete che possa additarvele.

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L'opera di civilizzazione e colonizzazione di popoli selvaggi, alla quale è larga di
ammirazione e di encomio ogni civil persona, è divenuta uno dei campi più vasti e più
moralmente fruttuosi dell'azione dei Figli di D. Bosco. La Patagonia e la Terra del Fuoco omai
interamente conquistate alla religione ed alla civiltà, ci spronano a procurare un egual
benefizio ad altre terre di cui abbiamo intrapreso l'incivilimento. Prima, fra queste, si presenta
al mio pensiero la regione abitata dai Jivaros dell'Equatore che io raccomando caldamente
non solo alla vostra carità ma anche alle vostre preghiere; viene poi quella parte del Matto
Grosso abitata dagli indii BororosCoroados, ove abbiamo aperto tre importanti colonie.
La prima Colonia detta del S. Cuore di Gesù venne fondata nel 1902; la seconda
dell'Immacolata Concezione, nel 19o5. Nella prima son raccolti e mantenuti presentemente
circa 300 indii, nella seconda circa 200; un bel numero, se volete, ma ancor minimo a petto dei
circa 1o.ooo indii di cui par si componga la sola tribù dei Bororos. Ora a facilitare la
civilizzazione di questi selvaggi era necessario formare qualche altra colonia, ove si potessero
trasferire le famiglie già meglio civilizzate, per far di queste un vero centro civile e insieme
aver maggior agio di accogliere nelle altre colonie nuovi indii per civilizzarli. A quest'uopo
unicamente si iniziò la terza Colonia detta di S. Giuseppe, presso il Rio Sangrador, alla quale
coll'ultima spedizione abbiamo inviato il personale necessario. Colà gli indii verranno applicati
a vari rami di agricoltura ed ai principali mestieri; e le indie non solo attenderanno alle
faccende domestiche, ma saranno pur iniziate a qualche industria, come a filare e tessere il
cotone, affine di cooperare direttamente colla carità cristiana al loro mantenimento. È mio
disegno, se non ci verrà meno l'aiuto del Signore, d'impiantare in seguito ancor altre Colonie,
sempre più vicine a Cuyabà, affine di mettere gradatamente i nuovi civilizzati a contatto del
mondo civile e nello stesso tempo tracciar quasi il sentiero della foresta con una linea di nuovi
paesi. Questa è la nobile ma dispendiosa impresa, che addito particolarmente alla vostra
cooperazione.
Un'altra opera, che mi sta tanto a cuore e che non potremo mai condurre a termine
senza la vostra cooperazione, è il compimento di varie chiese troppo reclamate dai bisogni di
varie popolazioni. Dovete convincervi, o buoni Cooperatori, che se il concorrere all'erezione di
qualunque nuova chiesa è un'opera di tanto merito che ci dà il diritto di partecipare al bene
che si compirà in quel sacro edifizio fino alla fine dei secoli, il concorrere all'erezione di
qualche chiesa salesiana ha un merito vorrei dire maggiore. Sapete il perché? Mi sembra di
poter dire che le chiese alla cui costruzione si accingono i Salesiani non solo son tutte di
assoluto bisogno, ma anche molte non si verrebbero ancor costruendo nonostante la loro
necessità, perché non si potrebbero trovar sul luogo i mezzi necessari per la loro costruzione.
Mentre per questo noi abbiamo da ringraziare il Signore che ci vuole suoi strumenti in imprese
difficili sì ma di tanta sua gloria, per non venir meno ai disegni della Divina Provvidenza io
debbo raccomandare ai buoni Cooperatori di tutto il mondo l'efficace concorso all'erezione
delle varie chiese che abbiam tra mano, fra le quali non posso dimenticare la chiesa della S.
Famiglia a Firenze, di S. Maria Liberatrice a Roma, di Maria Ausiliatrice a Lima, e il nuovo
tempio parrocchiale di Viedma in Patagonia.
Se a tutte queste opere, aggiungete i soccorsi necessari ai molteplici nostri istituti di
beneficenza, all'educazione e al mantenimento del nostro nuovo personale, all'estinzione dei
debiti di cui è gravata la maggior parte delle case salesiane e alla fondazione di qualche opera
nuova che avevam promesso di intraprendere di quest'anno ad es. una nuova casa nel
Mozambico voi vedete qual vasto campo si apre alla vostra carità.
Conclusione.
Pertanto, dopo di aver innalzato l'inno della mia riconoscenza al Signore, prima di por
termine a questa mia non posso trattenermi dal rivolgere anche a voi una parola di
ringraziamento.
Di anno in anno, al vedere espandersi così rigogliosamente l'Opera di D. Bosco, io
benedico viemmaggiormente alla bontà del Signore, ma nello stesso tempo sento anche
crescermi in cuore la più viva riconoscenza per i nostri benefattori.
Quando ricevo le vostre lettere, nelle quali vi raccomandate alle preghiere dei nostri
cari orfanelli e chiedete pur quelle dei Salesiani e le mie, io mi sento profondamente
commosso e vi assicuro che con gran fiducia raccomando le vostre intenzioni a Maria

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Ausiliatrice. Infatti come potrei non sentir fiducia nel pregare per voi questa nostra carissima
Madre, se Le posso additare a conforto delle mie domande tante migliaia di orfanelli e di
giovanetti raccolti, istruiti ed educati cristianamente, tante migliaia di selvaggi convertiti, e
tanto altro bene compiuto in mezzo agli stessi paesi civili?
Continuate nella vostra carità, o cari Cooperatori, e Maria SS. Ausiliatrice continuerà
sempre ad aiutarvi in tutte le vostre necessità, a consolarvi in tutte le vostre tribolazioni, ed a
colmarvi delle sue benedizioni nel tempo e nell'eternità.
Assicurandovi di mettervi interamente a parte di tutto il bene che si compie dai
Salesiani e dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, e di avervi ognor presenti nelle nostre preghiere, vi
porgo i più lieti auguri per l'anno che incomincia e con profonda riconoscenza mi dico
Di Voi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,
Torino, 1 gennaio 1907.
Obbl.mo Servitore Sac. Michele Rua
maggio, a. XXXI n. 5
133-136 Il Circolo "Giovanni Bosco" di Torino
[7 aprile 1907, inaugurazione, p. 133]
[…] il primo atto compiuto dai membri del Circolo Giovanni Bosco fu appunto quello di
recarsi in corpo verso le 11 del mattino, alla privata cappelletta di D. Bosco all'Oratorio, per
ascoltarvi la santa Messa celebrata dal loro Assistente Ecclesiastico, ed una paterna
allocuzione di D. Rua, il quale sintetizzando in pochi pensieri il carattere di D. Bosco disse che
su quello appunto poteva egregiamente modellarsi il carattere di quanti entravano a far parte
del Circolo intitolato dal nome del nostro venerato Fondatore.
giugno, a. XXXI n. 6
165-172 Il Congresso di Faenza
[al III° Congresso degli Oratori festivi e delle Scuole di Religione, 25 aprile 1907, p. 166]
[…] Parla quindi D. Rua:
Sul principio di questa prima riunione tocca a me pure, come Presidente Effettivo
unitamente al Conte Zucchini, di prendere la parola, ed essa, sul mio labbro, suona ossequio e
ringraziamento all'Em.mo Card. Svampa che tanto ci ama, al Vescovo diocesano che nulla
lascia per dimostrarci il suo grande affetto, agli Eccellentissimi Presuli che lasciarono le loro
Diocesi per recarsi fra noi, a Mons. B. Nardone di Roma, rappresentante dell'Em.mo Cardinale
Vicario e finalmente al Comitato Faentino ed a quanti qui sono intervenuti.
E tosto D. Rua soggiunge che egli si è recato al Congresso coll'animo pieno di fiducia
che se ne otterranno copiosissimi frutti. A ciò gli dà affidamento la Benedizione del S. Padre,
l'interesse vivo che vi ha messo l'Episcopato Italiano ed il Comitato Faentino e più ancora
perché egli sente ancora aleggiare in quell'aula lo spirito di quell'uomo santo che fu
l'educatore del Clero della Diocesi Faentina, Mons. Paolo Taroni!
« Oh! ci confortino questi pensieri (conchiude D. Rua) e noi avremo proprio a
ringraziare Iddio pei grandi frutti di cui il Congresso sarà apportatore. »
luglio, a. XXXI n. 7
200-205 Il viaggio di D. Rua
[21 aprile 1907, a Firenze, p. 201]
Il sig. Don Rua ringraziò dell'accoglienza e della manifestazione di simpatia e d'affetto,
lodò il canto eseguito in Chiesa e nell'accademia, e rispondendo al voto di qualcuno che aveva
espresso il desiderio di averlo in Firenze più spesso e più a lungo, promise che sperava di
potervisi fermare otto giorni ed anche di più, quando si sarebbe benedetta la nuova Chiesa

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della S. Famiglia, ora in costruzione. Esortò quindi tutti a pregare, per ottenere dal cielo gli
aiuti necessari per il proseguimento dei lavori, che omai, si può dire, gravitano interamente sul
povero D. Rua; affermando che se si pregherà fervorosamente, non passerà molto che il
santuario sorgerà maestoso ad onore della S. Famiglia ed a benefizio della popolazione...
[…] Subito dopo volle recarsi ai locali dell'Oratorio Festivo dove lo attendeva un
allegro stuolo di bambini che lo accolsero al canto di un inno imparato per l'occasione. Uno
dei più adulti gli diede il saluto e lo ringraziò a nome di tutti. Don Rua rispose affabilmente ed
augurò che l'Oratorio prosperi e divenga sempre più numeroso.
[…] Nel pomeriggio dello stesso dì il nostro amato Superiore benediceva una splendida
bandiera […]. Anche in questa bella funzione il sig. Don Rua non lasciò di rivolgere parole
affettuose ai membri della compagnia, incoraggiandoli a continuare, sotto la bandiera del
Santo patriarca Giuseppe, per la via del lavoro e della virtù.
Finalmente verso le ore 16 […] volle visitare insieme con loro i lavori della Chiesa e
quindi tenne loro una breve conferenza in cui li ringraziò per lo zelo esplicato a beneficio
dell'Opera della Sacra Famiglia e li incoraggiò nella buona impresa promettendo gli aiuti e le
benedizioni del cielo.
[13 maggio 1907, a Verona, p. 204]
[…] Ultimo parlò D. Rua, il quale ringraziò dell'accoglienza a lui fatta, si congratulò con
i Superiori ed i giovani e, togliendo argomento dai due discorsi pronunciati, aggiunse il suo
efficacissimo stimolo affinché i giovani leggano la vita del Savio, scritta da Don Bosco stesso, e
la imitino fedelmente.
209-210 Oratori festivi
[parole dette durante la visita a Firenze]
[…] due antichi allievi si fecero presentare a Lui, manifestandogli il desiderio di formare
un Circolo. Il venerando Successore di D. Bosco si mostrò contento, disse che recentemente
ne aveva inaugurato uno egli stesso a Torino, e desiderava che di simili radunanze ne sorgesse
una in ogni paese, dove esiste una casa di Salesiani. […]
216-220 Il culto di Maria Ausiliatrice
[conferenza a Milano, S. Maria Segreta, 3 giugno 1907, p. 217]
D. Rua, […] con accento commosso, dal presbiterio ringraziò vivamente tutti i
Cooperatori e le Cooperatrici dell'aiuto che prestano all'Opera Salesiana di Milano, ed
accennando ai debiti che gravitano su quest'opera ed al bisogno urgente di condurla a
termine per estendere maggiormente il bene che già si compie, la raccomandò in modo
particolare alla carità dei buoni Milanesi, sopra dei quali invocò la protezione della Vergine,
con la benedizione di Maria Ausiliatrice.
agosto, a. XXXI n. 8
230-232 Il Congresso di Faenza
[27 aprile 1907, p. 231]
Il sig. D. Rua, visibilmente commosso, dice di compiacersi assai dell'esito felice del
Congresso, si rallegra della buona volontà di lavorare a vantaggio della gioventù dimostrata
da tutti i congressisti, e spera che le preghiere dei fanciulli accolti negli Oratori e nelle Case
Salesiane di tutto il mondo ottengano dal Signore la grazia di mettere in pratica quanto si è
deliberato.
ottobre, a. XXXI n. 10
292-293 Il nostro omaggio - Appello del Sac. Michele Rua ai Cooperatori
Salesiani
[per il 50° di ordinazione de Papa Pio X]

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Torino, 18 settembre 1907.
Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,
NIUNO può immaginare quanto caro torni al mio cuore l'indirizzarvi questa mia oggi,
primo giorno dell'anno giubilare del Santo Padre, che ordinato sacerdote il 18 settembre 1858
nel duomo di Castelfranco Veneto, nel dì seguente (terza domenica del mese, sacra a Maria
Addolorata) celebrava la prima messa nella Chiesa Parrocchiale di Riese, sua patria. Il ritorno
di quel dì memorando deve aver sempre ridestato una piena di affetti soavissimi nell'anima
dell'eminente Sacerdote, cui Dio riserbava di salire uno ad uno tutti i gradini dell'Ecclesiastica
Gerarchia; ma certo nessun anniversario deve essere ritornato per Lui tanto solenne quanto il
presente, come quello per cui s'inizia l'anno auspicatissimo del suo Giubileo Sacerdotale.
Benemeriti Cooperatori, il mondo cattolico si prepara a festeggiare la fausta ricorrenza
con solenni manifestazioni di fede e di amore, alle quali vivamente desidero che abbia ad
associarsi con slancio tutta la Famiglia Salesiana.
Quindi che cosa faremo? Quale sarà l'Omaggio, che, con affetto di figli e con devozione
di obbedientissimi sudditi come ci voleva il venerabile nostro Fondatore, noi presenteremo al
Successore di S. Pietro, al Vicario di N. S. Gesù Cristo?
In primo luogo come inculca il Comitato Centrale « a rendere feconda di copiosi frutti
l'opera dei cattolici durante l'anno giubilare è necessario implorare con fiducia l'aiuto del
Cielo....
» È necessario che da tutti si preghi pel Santo Padre, per la sua conservazione ed
esaltazione, pel compimento felice delle opere da Lui sapientemente e con zelo impavido
iniziate o raccomandate per la gloria di Dio, per la incolumità della Chiesa Cattolica, per la
salvezza dei popoli e degli Stati, nonchè per la conversione dei nemici del Nome Cristiano che
or palesamente con modi empi e brutali l'assalgono per contaminarlo e distruggerlo, ora, fra
le tenebre cospirano con diabolico odio a preparar insidie ed assalti criminosi ».
Sì, preghiamo, o buoni Cooperatori e zelanti Cooperatrici, preghiamo fervidamente per
tutte queste sante intenzioni.
In secondo luogo, desidero che alle preghiere vada unito, per parte nostra, un
condegno OMAGGIO.
Voi sapete che in Roma, nel quartiere detto del Testaccio a cura della Pia Società
Salesiana, per incarico avutone dal Santo Padre si sta costruendo un vasto ed artistico
Tempio, che sarà dedicato a S. Maria Liberatrice e servirà di parrocchia per la numerosa e
sprovvista popolazione di quel nuovo quartiere operaio. Grazie alla cospicua offerta fatta
dalle Nobili Oblate di Tor de' Specchi, alle quali per dono pontificio apparteneva la demolita
Chiesa di S. Maria Liberatrice al Foro Romano, i lavori procedettero con mirabile celerità e si
spinsero fino al cornicione. Esauriti i mezzi e non volendo in niun modo ritardare il
compimento dell'opera, mi sono adoperato a raccogliere e spedire a Roma una somma di
cinquantamila lire. Ma anche questa venne presto esaurita, per cui ora sono costretto a fare
appello alla generosità di tutti i Cooperatori, poiché desidererei che si procedesse con grande
alacrità al compimento ed al pieno assetto di questo Tempio, in modo che sul termine
dell'Anno Giubilare potessi prostrarmi ai piedi del Sommo Pontefice e dirgli
« Beatissimo Padre! la Chiesa di S. Maria Liberatrice è felicemente compiuta e viene
aperta al divin culto. Essa è l'OMAGGIO e il RICORDO dei Salesiani e dei loro Cooperatori nel
Vostro auspicatissimo Giubileo ».
Come vedete, l'idea non potrebbe essere migliore, tanto più che essendo l'area su cui è
innalzata la Chiesa di S. Maria Liberatrice Proprietà dei Sacri Palazzi Apostolici, quanti
contribuiremo al compimento della medesima, potremo dir veramente di aver cooperato ad
uno splendido OMAGGIO al S. Padre, poiché anche la Chiesa diviene proprietà della Santa
Sede.
Sennonché, per riuscire nell'impresa, è necessario condurre a termine con sollecitudine
la parte muraria del sacro edifizio, cui mancano ancora le volte, il tetto, il pavimento e l'ampia

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cella campanaria, provvedere alla decorazione della facciata ed allestire gli altari, le campane,
l'organo, i banchi, le cancellate interne ed esterne e tutti gli arredi sacri.
L'impresa è troppo bella, perché non abbia ad essere abbracciata con slancio da
ciascuno di voi, sono quindi sicuro che voi accoglierete la mia proposta. Le offerte possono
anche essere spedite al Rettore dell'Opera di S. Maria Liberatrice, Ospizio del S. Cuore Via
Porta S. Lorenzo, n. 42 Roma.
Con questa fiducia mi è caro assicurarvi una speciale benedizione del S. Padre e
ripetermi con profonda riconoscenza
Di voi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici, Umil.mo Servitore
novembre, a. XXXI n. 11
324-328 Omaggi al Venerabile Giovanni Bosco
[23 settembre 1907, a Valsalice, p. 324]
[…] A chiusa della splendida festa non mancava che la parola del rev.mo D. Rua, il
quale espresse vivi ringraziamenti a quanti avevano partecipato a questo tributo alla memoria
del Venerabile nostro Fondatore; ringraziò altresì tutti i presenti degli auguri fattigli pel suo
giorno onomastico; e in ultimo pregava Mons. Cagliero ad impartire la benedizione inviata dal
Sommo Pontefice […]
dicembre, a. XXXI n. 12
349 Auguri
IL SAC. MICHELE RUA SUCCESSORE DEL VEN. GIOVANNI BOSCO
presenta ai benemeriti Cooperatori ed alle zelanti Cooperatrici i più lieti auguri per le
prossime Feste Natalizie e pel Capo d'Anno e promette particolari preghiere nella notte del S.
Natale, in cui, secondo il consueto, in tutte le chiese e cappelle salesiane si celebreranno le tre
desse della beata Solennità e si distribuirà ai presenti la Santa Comunione.
Intanto coglie l'occasione per ringraziar quelli che risposero al suo appello e
raccomandare nuovamente a tutti il compimento
372-375 Notizie varie
[Valdocco, 10 novembre, distribuzione dei premi agli artigiani, p. 372]
[…] La dolce festa di famiglia si chiuse con la parola soavemente paterna del
veneratissimo D. Rua, che lasciò per ricordo ai giovani di sempre tendere avanti sul sentiero
della pietà, della virtù e del lavoro.
1908
gennaio, a. XXXII n. 1
1-10 Il Sac. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane
Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,
L'ANNO teste decorso per più ragioni resterà memorando negli annali della Pia Società
di S. Francesco di Sales, in primo luogo pei particolari benefizi onde in esso benignamente ci
fu largo il Signore, in secondo luogo per la terribile prova alla quale piacque pure a Sua Divina
Maestà di vederci sottoposti. Ma sì per l'uno che per l'altro motivo noi dobbiamo innalzare a
Dio l'inno del più fervido ringraziamento. E poiché una breve rassegna tanto delle rose quanto
delle spine incontrate sul nostro cammino nel 1907, gioverà non poco a destare nell'anima i
migliori sentimenti di riconoscenza e di piena conformità alla volontà del Signore, credo bene,
o benemeriti Cooperatori e zelanti Cooperatrici, di ricordarvi in proposito le cose più rilevanti.
Le benedizioni del Signore nel 1907.

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Rammenterete come alla metà di aprile un grave terremoto devastasse una larga zona
della Repubblica Messicana scuotendo dalle fondamenta anche il Collegio Salesiano della
Capitale. Si era sulla mezzanotte. In un attimo caddero due parti del fabbricato contenenti le
scale ed altre subirono contemporaneamente un tremendo sconquasso. Voi potete
immaginare lo spavento e il parapiglia di quei 350 alunni, eppure non uno di loro o dei loro
superiori ebbe a riportar lesione di sorta in tanto disastro; come precisamente si era già
verificato anche nelle nostre Case del Chili, di S. Francisco di California e di Giamaica, visitate
anteriormente dallo stesso flagello. E non vi par questo un pegno della particolare
provvidenza del Signore a nostro riguardo, per cui dobbiamo essergli riconoscenti?
Sul finir dello stesso mese di aprile, in quell'illustre ed ospitale città delle Romagne che
è Faenza, si tenne il III° Congresso degli Oratori festivi e delle Scuole di Religione. Non potete
credere, o buoni Cooperatori e zelanti Cooperatrici, quanto abbia rallegrato il mio cuore
quell'importante Convegno da noi promosso. Lo splendore che arrecò a quelle riunioni la
presenza e la parola di Eminentissimi Cardinali e di vari Arcivescovi e Vescovi, la smagliante
eloquenza con cui parlarono parecchi celebri oratori, il concorso di un gran numero di
sacerdoti e lo zelo ammirabile onde erano animati tutti i Congressisti, mentre da un lato mi
assicurarono che il Congresso avrebbe prodotto frutti consolanti, da un altro lato me lo
fecero riguardare come una vera glorificazione del nostro amato D. Bosco. Infatti il vedere
riconosciuta da tante illustri persone non solo l'opportunità ma la necessità degli Oratori
Festivi, cioè di quell'opera colla quale D. Bosco incominciò il suo apostolato, l'udire proporci
come mezzi efficacissimi per attirare i giovani « la ginnastica, lo sport, la drammatica e la
musica » che già fin dai primi anni D. Bosco aveva introdotto nei suoi Oratori, quell'inculcare a
nome dei S. Padre Pio X e dei Vescovi il dovere di preservare dall'errore la gioventù
specialmente colle pratiche di pietà, coi catechismi e colle scuole di religione, appunto come
sempre ci insegnava D. Bosco coll'esempio e colla parola: tutto ciò mi assicurò una volta di più
che il nostro Fondatore, avendo conosciuto intimamente i bisogni dei tempi e trovato il
rimedio ai mali proprii della nostra età, fosse evidentemente ispirato e guidato da Dio. Oh!
come io avrei goduto, se si fossero trovati presenti a quel caro Congresso tutti i nostri
Cooperatori! Certo essi ne avrebbero ricavato una stima sempre più grande del nostro
Fondatore e uno zelo infaticabile nel lavorare a vantaggio della gioventù. Per cui, anche del
buon esito di quelle adunanze, sia benedetto e cordialmente ringraziato il Signore.
Un altro motivo di ringraziare il Signore io lo vedo nell'entusiasmo destato in mezzo ai
nostri giovani dal Cinquantenario della morte del pio alunno di D. Bosco, Domenico Savio. Fin
nell’accennato Congresso di Faenza fu tanta la gioia che suscitò l'annunzio che la Rev.ma
Curia Ecclesiastica di Torino aveva stabilito d'iniziare secondo le leggi canoniche il Processo
informativo sulla vita, virtù e fama di santità del giovane Servo di Dio, che un voto di
ringraziamento e di plauso, proposto per iniziativa del non mai bastantemente compianto
Card. Domenico Svampa all'indirizzo dell'Eminentissimo Card. Richelmy Arcivescovo di Torino,
fu accolto con applausi da tutta l'assemblea e subito coperto di circa 8oo firme! In vero il bene
che ha compiuto e che va compiendo fra i giovani il sempre fresco olezzo delle eminenti e
amabili virtù di Domenico Savio, mi affida con sicurezza che il Signore non tarderà a glorificare
il suo umile Servo.
Dobbiamo poi sciogliere un ringraziamento speciale alla infinita bontà di Dio, per averci
così presto concesso di salutare l’indimenticabile nostro Padre e Maestro col titolo di
Venerabile! Il relativo decreto venne sancito dalla Sacra Congregazione dei Riti nell’adunanza
del 23 luglio e sottoscritto dal Santo Padre il dì immediatamente seguente, cioè il giorno 24
del mese, consecrato alla mensile commemorazione di Maria SS. Ausiliatrice nel suo
Santuario. Accenno a questa particolarità, perché penso che dobbiamo ritenere l'incominciata
glorificazione di Don Bosco anche come un pegno di predilezione di Maria Santissima
Ausiliatrice a nostro riguardo.
Non dirò come una sì lieta novella sia tornata gradita al mio cuore, perché voi stessi
potete immaginarlo. Dirò invece, che la mia esultanza crebbe assai nel vedere che il lieto
annunzio fu pure carissimo a voi; infatti molti me lo vollero benevolmente attestare con
espressioni della più viva esultanza e a questi rinnovo dall'intimo del cuore i più sentiti
ringraziamenti. Seppi pure con gioia che in più luoghi si celebrarono o si celebreranno per la
stessa ragione solenni funzioni di ringraziamento, e non solo nelle nostre chiese o pubbliche

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cappelle, ma anche in varie chiese cattedrali e metropolitane con intervento di eminenti e
cospicui personaggi e di immenso concorso di popolo. Mi auguro che ovunque trovasi un
certo nucleo di Cooperatori o Cooperatrici, non si tralasci siffatta funzione, per porgere
sempre meglio al buon Dio le dovute azioni di grazie. Ove si credesse più opportuno o
conveniente, il canto di quest'inno di ringraziamento potrebbe aver luogo in occasione della
prossima conferenza che si terrà per la festa di S.. Francesco di Sales.
Le prove.
Dobbiamo pure fervidamente ringraziare il Signore per averci fatti degni di patire
qualcosa pel suo santo Nome. Oh! sì, benemeriti Cooperatori e pie e zelanti Cooperatrici,
anche per questa ragione dobbiamo elevare a Dio l'inno del ringraziamento.
Son note anche a voi le infami calunnie che nella scorsa estate si cercò di accumulare
sul nome dei figli di D. Bosco, le quali (con grave scandalo chi sa di quante anime!) trovarono
un'eco fulminea in tutto il mondo. Noi ringraziamo ben di cuore il Signore che ci ha
amorosamente confortati durante il fierissimo attacco e colla destra della sua potenza ha
impedito che si realizzassero i malvagi intenti dei nemici del bene. Similmente serberemo la
più profonda riconoscenza per quanti ci furono larghi di prezioso e soave conforto; e non
potremo dimenticare giammai i molteplici attestati di benevolenza e di inalterata fiducia di
un'intera città, né l'aiuto prestatoci da valorosi giornali quotidiani ed anche dalla stampa
locale; ma intanto non possiamo nascondere il vivo dolore che ci stringe il cuore.
Cadde presto, è vero, tutto l'infernale castello delle innominabili turpitudini, ma non
risuonò ovunque così alta e leale la voce della verità e della doverosa ritrattazione, come già
era risuonato forte e universalmente infamante il grido delle invereconde insinuazioni. Sento
quindi il dovere di protestare altamente contro i denigratori e di adoperare ogni mezzo
perché si faccia la luce e trionfi la giustizia. Giacché non si tratta soltanto o dell'onore di
migliaia d'individui che hanno generosamente consacrato la vita ad un programma di carità, di
sacrifizio e di riedificazione sociale; ma si tratta altresì della sorte di tanta gioventù, la quale,
ove si riuscisse ad ispirarle il menomo sospetto intorno a chi deve istruirla e dirigerla,
cesserebbe di accorrere all'ombra benefica delle nostre istituzioni, o non ne trarrebbe quel
frutto che sarebbe a desiderare.
V'ha di più. Voi non potete immaginare, o buoni Cooperatori, il male che tali calunnie
hanno fatto all'Estero, specie fra tante Colonie di nostri connazionali, che all'ombra degli
Istituti e delle Missioni Salesiane si sentivano orgogliosi di essere figli d'Italia. Non mancarono,
è vero, nemmeno all'Estero comizi di protesta contro le vili diffamazioni; ma supponete che
ove giunse l'eco di queste non arrivi ben chiara ed autorevole anche la voce della loro assoluta
insussistenza, e ditemi se non ho ragione di accorarmi profondamente, non tanto per l'onta
da noi ricevuta, quanto pel male che n'è derivato e ne deriverà al nome stesso della patria
nostra e sopratutto alle anime. Quando ricordo le liete e festose accoglienze, descritte nelle
lettere dei nostri Missionari, ripetutesi le mille volte all'apparire di uno di loro fra le disperse e
lontane fattorie popolate di nostri connazionali unicamente per la gioia di potere in mezzo
alla solitudine e fra i non rari disinganni della nuova patria attingere dal labbro di un sacerdote
salesiano proprio compatriota i balsami soavi della Religione ed ogni miglior consiglio negli
stessi affari temporali, e penso che là pure forse sarà arrivata l'eco delle voci calunniose ma
non la voce della verità e della riparazione, credete proprio che mi sento piangere il cuore. Ma
sia fatta la volontà di Dio! t questo l'unico nostro rimpianto; quanto a noi individualmente, vi
posso assicurare, che noi ci sentiamo pieni di quella stessa spirituale allegrezza, ond'erano
ricolmi gli Apostoli quando se ne tornavano dal Sinedrio, dopo di essere stati trovati degni di
patir contumelie pel nome di Gesù Cristo.
Impariamo!
Ma fin d'ora non dev'essere senza nostro vantaggio l'onta che ci si voleva inflitta, per
cui ecco la parola che debbo aggiungere: Impariamo!
Impariamo a conoscere che il sentiero che battiamo è una via santa, e che il bene, che
la nostra Pia Società insieme colla vostra Pia Unione va incessantemente compiendo colla
benedizione di Dio in mezzo alla gioventù, non dev'essere piccola cosa se valse a suscitare

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contro noi tanto livore per parte dei veri nemici della moralità e sopratutto della cristiana
educazione della gioventù.
L'astuta tattica, sembra a me, ebbe in mira specialmente due cose: anzitutto a coprire
di fango il nome salesiano per creare il discredito e formare il vuoto attorno a noi: in secondo
luogo a paralizzare e a restringer per lo meno, ma fors'anche ad annientare se fosse possibile,
la nostra attività e la nostra espansione.
Coll'aiuto di Dio e di Maria Santissima il primo tentativo fallì, tanto è vero che forse non
si ebbero mai tante domande di ammissione nei nostri ospizi e in tutti i nostri istituti, come
quest'anno. Tocca ora a noi, o benemeriti Cooperatori e zelanti Cooperatrici, il mandare a
vuoto anche il secondo disegno.
Per parte dei Salesiani credo di potervi assicurare, che mai come adesso noi ci
sentimmo così animati e risoluti a raddoppiare e intensificare le nostre cure ed alacrità a
vantaggio dell'educazione e dell'istruzione religiosa di tanti giovanetti. Aiutateci voi pure in
questo santo proposito, sia col continuarci il vostro appoggio morale e materiale, sia col
procurare mercè l'azione vostra individuale di ripetere lo stesso bene nelle vostre famiglie ed
anche nei vostri paesi. Se i Cooperatori Salesiani dall'attività dei figliuoli delle tenebre
venissero ad imparare che, in questi miseri tempi di preoccupazione terrena e di cieco oblio
degli eterni interessi, per riuscire ad opporre un argine sicuro contro la dilagante incredulità è
necessario, come diceva D. Bosco, ché essi levino ben alto la fiaccola della loro fede operativa,
tutto il male non sarebbe venuto per nuocere, che anzi maggiore verrebbe ad essere il bene
che potremmo ricavarne coll'aiuto divino.
Opere proposte pel 1908.
Pertanto quali opere debbo proporvi in particolar maniera pel 19o8?
I. a) Diffondiamo la buona stampa.
Se consulto il vostro Regolamento, trovo ripetuto che ai Cooperatori Salesiani si
propone la stessa messe della Pia Società di S. Francesco di Sales, e che uno dei loro principali
doveri è quello di «opporre la buona stampa alla stampa irreligiosa, merce la diffusione di
buoni libri, di Pagelle, foglietti, stampati di qualunque genere, in quei luoghi e fra quelle
famiglie, cui paia prudente di farlo ». Avendo negli ultimi mesi noi stessi toccato con mano il
male incalcolabile che riesce a produrre la cattiva stampa, non credo di dover spendere molte
parole per inculcarvi efficacemente questo dovere; mi limito pertanto ad accennarvi alcuni
mezzi pratici per ben adempirlo.
Anzitutto non comprate mai alcun libro o giornale cattivo, o anche solo di cattivo
spirito. Né si dica che pochi soldi, od anche un soldo solo, non fan crescere gran che le finanze
degli spacciatori. Questa non è una buona ragione; pur troppo molti dicono così e intanto con
un soldo dell'uno e con un soldo dell'altro i fautori della mala stampa proseguono a seminare
rovine.
Inoltre chi ha il bisogno o il desiderio di leggere giornali, si associ esclusivamente ai
buoni: anzi di questi procuriamo di moltiplicare gli abbonamenti. Se le finanze a taluno non
permettono la intera spesa dell'associazione, si cerchino persone di propria conoscenza per
condividerla. Letto poi il buon giornale, non distruggetelo, ma fatelo circolare gratuitamente
ad altre persone, sopratutto nei luoghi di convegno e nelle famiglie dove credete che possa
tornar vantaggioso. Similmente trovandovi in viaggio, alle stazioni e ai chioschi domandate
sempre e solo il giornale buono, e in mancanza di questo non chiedetene nessun altro. Gli
stessi capi di amministrazione, gli industriali, gli uomini di affari, e tutti quelli che hanno
bisogno della réclame, preferiscano sempre i giornali buoni; e gli stessi esercenti di alberghi,
trattorie e simili, non introducano nei loro stabilimenti che giornali onesti e di buono spirito.
Riguardo poi ai libri e specialmente alle pubblicazioni periodiche tra le quali vi
raccomando le nostre, ad es. le Letture Cattoliche, tanto care al venerato nostro Padre D.
Bosco, i Foglietti,
Settimanali Per la gioventù e le Letture Amene ed Educative di Torino, il Don Bosco di
Milano, l'Ars et Charitas di Firenze, l'Amico della Gioventù di Catania, la Collana delle Letture
Drammatiche ed il Gymnasium di Roma ogni padre e madre di famiglia, ogni capo d'istituto o

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di comunità sappia mettere in serbo annualmente qualche moneta per procurarsi
l'abbonamento a qualche buon periodico settimanale o mensile, allo scopo di avere
regolarmente un buon fascicolo da leggere e far leggere ai propri dipendenti.
Raccomando poi a tutti caldamente di leggere e di far leggere il nostro Bollettino
Salesiano. Credete, o benemeriti Cooperatori e zelanti Cooperatrici, questa lettura può
bandire da molte famiglie la lettura di libri e fogli pericolosi, rassodarne i membri nella fede,
infiammarli alla virtù e renderli ognor più forti contro i continui assalti dei nemici di Dio e della
Religione.
b) Salviamo la gioventù.
In secondo luogo io trovo nel Regolamento che il fine Principale dei Cooperatori è « la
vita attiva nell'esercizio della carità verso il prossimo e specialmente verso la gioventù
pericolante ».
Quante insidie in vero circondano i n questi miseri tempi l'incauta gioventù! Se, come
diceva in una sua lettera il S. Padre Pio X gloriosamente regnante, « pel mal seme contratto
dalla prima colpa, l'educazione è un'opera così ardua che, anche senza ostacoli, anche col
concorso di tutti, difficilmente arriva a un buon successo » come potrà un giovane
abbandonato a sè e in mezzo ai mille pericoli che lo circondano, non dirò « arrivare alle sublimi
e difficili altezze della virtù e della perfezione cristiana » ma conservarsi e crescere onesto,
laborioso e di ben temprato carattere?
Quindi la seconda cosa che vi raccomando è questa di aver la più gelosa cura di quei
giovani e di quelle giovanette su cui dovete o potete esercitare la vostra vigilanza.
Procurate che crescano morigerati e pii, vegliando sulle loro letture nonchè sulle
compagnie e sui luoghi che frequentano animandoli col vostro esempio all'adempimento di
tutti i doveri religiosi, e adoperandovi in tutte guise affinché abbiano a ricevere la necessaria
istruzione religiosa. Più facilmente voi potrete adempiere un tanto dovere, se, ove esiste,
procurerete che i vostri figliuoli frequentino l'Oratorio festivo, il quale colle sue scuole e
speciali sezioni, massime nelle popolose città e nei grossi centri commerciali, è oggi l'unica
àncora di salvezza di tanta gioventù.
Ecco quello che io vorrei che diligentemente procurasse di fare ognuno di voi. E vorrei
anche, lasciatemelo dire, che queste raccomandazioni indirizzate a tutti in generale, ognuno
le considerasse come scritte a lui in particolare, anzi come dette proprio a lui per renderlo un
attivo e zelante Cooperatore.
Collettivamente poi, cioè alla vostra azione collettiva e generale, caldamente
raccomando queste altre proposte.
II.
a) Festeggiamo il Giubileo del S. Padre.
In primo luogo insisto pel nostro solenne Omaggio al S. Padre Pio X nel suo giubileo
Sacerdotale. Il 19 settembre 1858 un giovane levita che la Divina Provvidenza destinava a
salire tutti i gradi dell'ecclesiastica gerarchia celebrava la 1a Messa in Riese, sua terra natale.
Quel novello sacerdote era Don Giuseppe Sarto, oggi Sua Santità Papa Pio X, per cui tutto il
mondo cattolico si accinge ad una molteplice manifestazione di solenne e figliale esultanza
nella ricorrenza cinquantenaria di quella data faustissima. Noi, fedeli agli insegnamenti di Don
Bosco, non volendo rimanere gli ultimi in così nobile gara ci siamo proposti, come vi dissi in
altra mia, di offrire compiuto al Santo Padre entro l'anno del suo auspicatissimo Giubileo
Sacerdotale un gran tempio in Roma. Il nuovo tempio, veramente grandioso ed imponente,
sorge nel mezzo di quel nuovo e popoloso quartiere che è il Testaccio, all'estremo lembo
dell'eterna città verso Porta S. Paolo, tuttora sprovvisto di chiesa; e verrà dedicato a S. Maria
Liberatrice o Sancta Maria libera nos a poenis inferni, avrà cioè uno dei titoli più gloriosi che
vanti la storia del culto di Maria SS. nella Metropoli del Cattolicismo, come quello che si
collega colle memorie della chiesa di S. Maria Antiqua, recentemente scoperta al Foro
Romano (cioè alla prima e più antica chiesa dedicata alla Beata Vergine in Roma); poiché
appunto sopra di S. Maria Antiqua era stata edificata la demolita Chiesa di Santa Maria
Liberatrice.

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Ma per ultimare la nuova chiesa nel termine proposto, è assolutamente necessario che
tutti mi veniate in soccorso prontamente. Questa è la viva preghiera che rivolgo a ciascuno di
voi, mentre porgo i più sentiti ringraziamenti ai pochi che già risposero al mio primo Appello.
Deh! non manchiamo, o zelanti Cooperatori, di dare una così cara consolazione al S. Padre,
che tanto ci ama.
b) Soccorriamo le Missioni.
In secondo luogo vi raccomando le nostre Missioni.
Come avrete rilevato dal Bollettino, queste colla grazia di Dio vanno ognor dilatandosi;
ma promovendone lo sviluppo, è necessario sobbarcarsi ai conseguenti sacrifizi. È vero che
qualcuno mi potrebbe dire di frenare per qualche tempo anche in questo campo una così
larga espansione. Che volete che risponda, o benemeriti Cooperatori? So quanto stava a cuore
al Venerabile D. Bosco quest'opera santa; e anch'io al vedere nell'America, nell'Africa,
nell'Asia e nell'Australia tanti milioni di creature ragionevoli tuttora sepolte nelle tenebre
dell'errore che aspettano da tanti secoli gli Operai Evangelici per avere la luce della verità e
conoscere quella strada che conduce a salvamento, mi sento profondamente commosso e
non ho cuore di lasciare incolta per altro tempo la copiosissima messe che da tutte parti ci si
presenta. Temerei di mancar di fiducia nella Provvidenza Divina e nella vostra esperimentata
carità, se dall'urgenza e dalia santità dell'impresa non traessi il coraggio per affrontare nuove
spese, pur di affrettare la salvezza di altre anime.
Per l'anno nuovo particolarmente propongo alla vostra carità le Misssioni del Matto
Grosso e dell'Equatore.
Tra i Bororos del Matto Grosso non abbiamo ancor sistemata del tutto l'apertura della
terza Colonia di S. Giuseppe e l'Ispettore di quelle Missioni mi chiede di venirgli in aiuto per
una quarta fondazione nel cuore delle foreste. Mi consta che il numero dei selvaggi, che in
un'ultima esplorazione dei nostri Missionari per bocca dei loro capi dissero di essere disposti
alla civilizzazione, sono in numero assai rilevante. Si vede che la buona f ama di ciò che
compiono i nostri valorosi confratelli nelle tre Colonie già esistenti si va felicemente
diffondendo in mezzo a quelle foreste. Orbene, ditemi voi, come potrei senza tema di
ostacolare i disegni di Dio, negare il consenso all'impianto di una quarta Colonia?
Similmente non possiamo tardar di più a sobbarcarci a nuovi sacrifizi per la missione tra
i Jivaros dell'Equatore. Il bene che si è là raccolto è già notevole, ma finora esso rimase quasi
interamente circoscritto ai dintorni di Gualaquiza. È mio desiderio invece, che anche in mezzo
a quegli indii feroci si abbiano dapprima ad effettuare regolarmente frequenti escursioni
apostoliche e poi a fondare colonie. A tal uopo abbiamo stabilito che la casa di Cuenca sia
come la Casa di provvedimento per quelle Missioni e, per ora, la principal residenza di quei
Missionari. Di là in vero sarà più facile provvedere direttamente ai bisogni della residenza di
Gualaquiza ed organizzare convenientemente i periodi delle ideate escursioni.
Ma per continuare questo movimento e venir presto, com'è desiderio, alla formazione
di qualche Colonia, è necessario che i caritatevoli nostri Cooperatori sparsi in tutto il mondo
faccian propri i bisogni e gli interessi di quella poverissima Missione.
c) Continuiamo le opere iniziate.
Finalmente non posso far a meno di ripetervi anche quest'anno che abbiamo estremo
bisogno della vostra carità per continuare quel po' di bene che si è fatto fin qui. Voi pur sapete
che dobbiamo provvedere ricovero, vitto e vestito a più migliaia di orfanelli, i quali senza di
questo aiuto languirebbero nella più squallida miseria, perché privi di parenti, o perché
abbandonati. Dobbiamo provvedere a questi e a tanti altri giovani la necessaria istruzione ed
educazione, avviando gli uni allo studio delle lettere, gli altri all'apprendimento di un mestiere
in modo che divengano capaci di provvedersi un onesto sostentamento.
Contemporaneamente dobbiamo provvedere alla formazione di nuovi maestri, assistenti,
professori e missionari, per coprire i vuoti che la morte va facendo anche nelle nostre file e far
fronte al crescente sviluppo delle Opere già esistenti. Dobbiam anche provvedere al
mantenimento assai dispendioso delle nostre case, all'arredamento delle nostre aule
scolastiche, alla fornitura delle varie scuole professionali, e al regolare funzionamento di tanti
Oratori festivi. Dobbiamo eziandio condurre a compimento la costruzione di tante case del

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Signore, iniziate in tutte parti perché di estrema necessità, che eppure nell'anno passato non
fu possibile spingere innanzi per assoluta mancanza di mezzi. Come vedete, o benemeriti
Cooperatori e benemerite Cooperatrici, i nostri bisogni non solo sono permanenti, ma, di
anno in anno, per l'ampliamento dell'Opera si van facendo tanto più gravi che non sapremmo
in vero come fare, se non aumentasse anche la vostra carità.
Opere compiute nel 1907.
Passando ora, secondo il consueto degli altri anni, a farvi un breve resoconto delle
varie opere compiute nel 1907, debbo accennarvi anzitutto, come v'inculcava testè, che le
vostre elemosine ci hanno aiutato a far fronte ai quotidiani bisogni. Se soggiungessi che esse
sono state a questi inferiori, forse la mia parola parrebbe ingrata e irriverente, eppure, mi
duole assai il dirlo, le nostre condizioni finanziarie che speravamo avessero a ricevere un po' di
sollievo hanno piuttosto subito un aggravamento. Ciò dovrà forse ritenersi come un triste
effetto delle calunniose voci, propalate, ma anche per questo ci sentiamo maggiormente grati
verso quelli che ci hanno conservato e continuato la loro benevolenza.
Nonostante le accennate strettezze e la non meno grave scarsità di personale,
unicamente per antecedenti impegni che non abbiamo potuto in alcun modo ritirare, abbiam
anche posto mano a nuove fondazioni.
In ITALIA, merce la generosa carità cristiana di un'esimia cooperatrice, la Nobil Donna
Francesca Negrone nata Manara, abbiamo aperto a Vigevano un istituto per poveri orfanelli.
A Ravenna, grazie allo zelo di quell'Eccellentissimo Arcivescovo Mons. Pasquale Morganti e la
generosità dell'illustre signora Brandolini, si è pure iniziato un nuovo istituto per giovani
artigiani.
A Modica, in Sicilia, chiamati dalla bontà di Sua Eccellenza Mons. Giovanni Blandini,
Vescovo di Noto, abbian potuto aprire un oratorio festivo.
Anche all'ESTERO abbiamo aperto varie nuove case. A Ruckenstein presso Radna, nella
Carniola (Austria), si è fondato un collegio per la formazione del Personale; a Przemysl in
Galizia si è aperto un Oratorio Festivo; presso Alicante nella Spagna un Istituto per l'Opera dei
Figli di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico; a Giaffa in
Palestina abbiamo accettato una nuova Scuola Italiana, affidataci dall'Associazione Nazionale
per soccorrere i Missionari Cattolici Italiani.
Anche in AMERICA si ebbero delle nuove fondazioni. A Cartago nella Re pubblica di
Costarica si è istituita una Colonia Agricola con alcune scuole di arti e mestieri; a Panama nel
Centro America abbiamo accettato l'ufficiatura della parrocchia di S. Michele, presso la quale
si è già inaugurato l'Oratorio festivo e si desidera aprir anche un istituto d'arti e mestieri;
similmente si sono aperti nuovi oratori festivi presso case già esistenti, ad esempio a
Nictheroy nel Brasile e a Santiago nel Chilì.
Finalmente abbiamo anche dovuto allestire una nuova casa a Ramsey, negli Stati Uniti
del Nord America, per la formazione di apposito personale, all'unico scopo di poter iniziare in
seguito nuove opere a vantaggio dei tanti immigrati in quella vastissima Confederazione.
Per gli Emigrati.
A questo proposito mi piace di manifestarvi il determinato disegno di sviluppare e
moltiplicare, nei limiti delle nostre forze, ogni opera di assistenza a favore di tutti coloro che
per necessità o per convenienza sono indotti o allettati a mutare le terre natie con lidi
stranieri.
Contando ora la Pia Società Salesiana vari membri appartenenti a molte differenti
nazioni, ci sarebbe ornai più facile, ove non ci difettassero i mezzi, il poter istituire in più parti
segretariati ed altre opere di assistenza per gli emigrati delle varie nazioni, come si è fatto fin
qui con felice successo per gli Emigrati Italiani. Come i nostri Sacerdoti italiani si interessano
all'estero dei loro connazionali, così sarebbe mio vivo desiderio che alcuni Salesiani di altre
nazioni si consacrassero anche, specie ove maggiore è il bisogno, all'assistenza dei loro propri
connazionali dimoranti all'estero. Quello che si va già facendo a Buenos Aires per mezzo di
quel nostro Segretariato a favore di tutti gli emigrati europei, quello che si compie da varii
anni ad Oakland in California per gli emigrati portoghesi, a Londra per gli emigrati polacchi,

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desidererei vivamente che si potesse effettuare su più larga scala, massime nei porti più
frequentati e nelle città più importanti, a vantaggio e conforto di tanti altri emigrati di
qualunque nazione.
Aiutateci voi, cari Cooperatori, eziandio colle preghiere; perché noi anche per questa
parte, appena ci sarà possibile, procureremo di non venir meno alla benevolenza che ornai si è
universalmente conquistata l'Opera di D. Bosco.
Conclusione.
Ed ora pongo termine a questa lettera, come faceva il Venerabile nostro Fondatore, col
ringraziarvi di tutto cuore del valido appoggio che con tanta generosità ci avete prestato fin
qui.
Ve ne ringrazio a nome di tanti giovanetti dei nostri Ospizi a cui provvedete pane e
vestito; ve ne ringrazio a nome dei nostri Missionari, che con tanto slancio voi soccorrete nelle
loro fatiche apostoliche; ve ne ringrazio a nome di tante anime, nelle nostre scuole, nelle
nostre chiese, nei nostri Oratori, istruite, salvate dai pericoli, e indirizzate sulla via della virtù e
della salute.
Dal canto mio vi assicuro che ogni giorno, insieme coi giovanetti da voi beneficati,
innalzerò preghiere a Dio, che vi conceda, per la vostra carità, il centuplo da Lui promesso in
questa vita, e in fine dei vostri giorni il premio dei giusti in Cielo.
Intanto augurando che l'anno nascente scorra per ciascun di voi felice, ho il bene di
professarmi con profonda gratitudine,
Di Voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,
Obbl.mo Servitore
marzo, a. XXXII n. 3
65 Per l'Onomastico del Santo Padre
[da una circolare ai Cooperatori del 31 gennaio 1908, cf. ASC A4580393]
[…] "Per due volte in questi ultimi mesi, o benemeriti cooperatori […] io vi ho chiamati
a raccolta perché mi veniste in soccorso nel compimento del Tempio di S. Maria Liberatrice in
Roma, che deve formare il nostro Omaggio al S. Padre PIO X nel suo Giubileo Sacerdotale.
attesa la ristrettezza del tempo e l'importanza dell'opera che richiede ancor somme assai
rilevanti, era fiducioso che il mio Appello avrebbe trovato in mezzo a voi pronte e generose
adesioni. Invece..."
[…] "...all'idea dell'Omaggio del S. Padre uniamo, l'intenzione di un Omaggio alla cara
memoria di D. Bosco nel XX° Anniversario della sua morte, e il Tempio di S. Maria Liberatrice
sia un documento di più di quei sentimenti di amore, di venerazione e di attaccamento al
Romano Pontificato, che Don Bosco inculcava a tutti, ma specialmente a noi, coll'esempio,
colla voce e cogli scritti..."
maggio, a. XXXII n. 5
134-140 Il Sig. Don Rua in Oriente
[Radna (Slovenia), 12-13 febbraio 1908, p. 135]
[…] fra le feste di quei chierici, ai quali, dopo cena, D. Rua ricordò come in quel giorno
si compisse l'anno cinquantesimo dell'apparizione dell'Immacolata a Lourdes e, rilevando
come Maria SS. avesse ella stessa insegnato a Bernardetta a pregare, li esortò a pregar bene,
dicendo che D. Bosco non impose ai suoi figli molte pratiche di pietà ma voleva che facessero
bene le poche prescritte.
[…] quei chierici invitarono il sig. D. Rua ad assistere ad una loro disputa accademica in
lingua latina. Il buon Padre si congratulò cordialmente con loro, e li esortò non solo ad
esercitarsi nel modo scientifico di difendere le verità religiose, ma a studiar anche i modi

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popolari per saperle spiegare ai meno dotti, encomiandoli vivamente pel possesso che
mostrarono di avere della lingua latina.
[al seminario dei cappuccini francesi a Costantinopoli, p. 136]
[…] il Superiore volle che D. Rua parlasse ad ogni costo ai suoi chierici dando loro un
ricordo, e il sig. D. Rua raccomandò loro di pregare il Padrone della messe a mandare operai
nel suo campo e di attendere diligentemente alla propria formazione per poter salvare molte
anime.
giugno, a. XXXII n. 6
164-170 Il Sig. Don Rua in Oriente
[17 marzo 1908, sul monte Tabor, p. 165]
Don Rua esclamava: « Venire a Nazareth e non fare la salita del Tabor è proprio un
peccato! ».
[da Nazareth, 19 marzo, telegramma al Papa]
Dalla patria di S. Giuseppe, Salesiani augurano vostra Santità longevità prospera
implorando apostolica benedizione. Michele Rua.
luglio, a. XXXII n. 7
197-205 Il Sig. Don Rua in Oriente
[a Soverato, 10 maggio 1908, p. 203]
D. Rua ringraziò l'oratore pei nobili sentimenti espressi riguardo alla munifica Marchesa
di Cassibile, disse delle speranze che aveva di veder presto terminata quella chiesa, nella quale
i buoni. Soveratesi avrebbero potuto compiere con tutta comodità i loro doveri di cristiani e
dove un buon numero di ragazzi avrebbe potuto innalzare ogni, giorno preghiere a Dio per la
pace eterna di Colei che aveva pur provveduto all'erezione di un sacro asilo di scienza e di
salute, e terminò esortando tutti a pregare anche per la signora Marchesa Scoppa, indisposta,
pur essa tanto benemerita del bene della gioventù.
agosto, a. XXXII n. 8
235-240 Omaggi al Venerabile Giovanni Bosco
[Valsalice, 24 giugno 1908, p. 239]
Celebrò il reverendissimo nostro Superiore Don Rua, il quale rivolse in fine la sua calda
ed affettuosa parola a tutti i convenuti, rallegrandosi con loro di esser ben numerosi ed
esprimendo la soddisfazione sua grandissima nel veder come i suoi figli di Valsalice avessero,
coll'aiuto di ottimi confratelli e generosi benefattori, sostituito il vecchio e disadorno altare
con un altro ricco di marmi e di preziosi mosaici.
settembre, a. XXXII n. 9
267-268 Omaggi al Venerabile Giovanni Bosco
[Macerata, 17 maggio 1908]
[…] Infine […] prese la parola Don Rua il quale dopo un sentito ringraziamento a Sua
Ecc. Rev.ma Mons. Raniero Sarnari, il grande amico e benefattore dei Salesiani, all'illustre
Conferenziere, al M° Liviabella, a coloro che avevano preso parte alla riuscita della festa, ed a
tutti i maceratesi che con tanto entusiasmo erano accorsi ad onorare Don Bosco, prendendo
occasione dal discorso del Comm. Trebbi addusse nuove prove a dimostrare come l'ideale di
D. Bosco fosse veramente di formare dei giovani di carattere, informati all'amore di Dio, della
religione e della patria.
280-281 Tra i figli del popolo
[S. Benigno Canavese, alla Gara Catechistica, 12 luglio 1908, p. 281]

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[…] Il signor D. Rua chiuse il trattenimento ringraziando i presenti, e si congratulò coi
vincitori e gareggianti animando tutti allo studio profondo di quel gran libro che è il
catechismo. « Ricorderete questa scienza egli disse poiché senza di essa il mondo
ricadrebbe nella barbarie e nella schiavitù. La morale civile, la morale laica non ha
fondamento: si osserva finchè non esige alcun sacrificio, ma presto la si rigetta quando
importa il rinnegamento di noi stessi. Il Catechismo invece ha Dio stesso per fondamento, la
sua volontà: da lui guidati e sorretti si cammina con sicurezza senza guardare alla
convenienza, ma spinti sempre dall'idea sovrana del dovere.
novembre, a. XXXII n. 10
321 La Consacrazione di S. Maria Liberatrice
IL SAC. MICHELE RUA annunzia ai benemeriti Cooperatori ed alle benemerite
Cooperatrici che la mattina del 21 corrente, festa della Presentazione di Maria Santissima,
l'Eminentissimo sig. card. Pietro Respighi, Vicario di Sua Santità, procederà alla solenne
consacrazione del nuovo tempio di Santa Maria Liberatrice.
Confidando di essere in Roma per la faustissima circostanza e di presentare
personalmente al Santo Padre l'omaggio dell'intera Famiglia Salesiana pel suo Giubileo
Sacerdotale, promette d'implorare da Sua Santità una specialissima Benedizione Apostolica
per quanti concorsero e concorreranno al compimento del sacro edifizio.
1909
gennaio, a. XXXIII n. 1
1-8 Il Sac. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici di D. Bosco
Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,
IDDIO sempre ricco in bontà e misericordia, anche nel 19o8 si è benignamente
compiaciuto di colmare di particolari benedizioni l'umile Società di S. Francesco di Sales.
Pertanto nell'accingermi a darvi conto delle opere più importanti, che con la grazia divina e
coll'aiuto della vostra carità i Figli di D. Bosco poterono compiere l'anno passato, mi pare che
non possa dispensarmi dal prenderne argomento per eccitare anche in voi i sentimenti della
più profonda riconoscenza.
Il Signore benedice l'Opera Salesiana.
In primo luogo v'invito a rendere a Dio le più vive azioni di grazie pel bene che Egli si
degna compiere per mezzo dei Salesiani.
Nei viaggi da me compiuti in Italia e in Oriente ho visitato molte nostre case, ove mi son
fermato quant'era necessario per avere un giusto concetto dell'andamento delle medesime.
Orbene, da quanto ho visto co' miei occhi, udito colle mie orecchie, e, direi, toccato colle mie
mani, mi è di vero conforto il poter affermare che il Signore continua a benedire la Pia Società
Salesiana, e che non cessa di servirsene quale strumento di salute per moltissime anime. I
nostri nemici speravano forse di spopolare i nostri collegi, distruggere i nostri oratori festivi,
ispirare a tutti la sfiducia, anzi il disprezzo verso i Salesiani e privarli dell'appoggio morale e
materiale dei Cooperatori. Il Signore mandò in fumo i loro malvagi intenti; infatti continuano
ad essere oltremodo numerosi i nostri alunni, i quali corrispondono del loro meglio alle cure
dei loro superiori e maestri, cosicché ineffabili furono le consolazioni che provai nel distribuir
loro il Pane degli Angeli, nell'indirizzar loro la parola, nel trattenermi con loro in ricreazione.
E che non siano sterili i nostri sudori a pro' della gioventù, ne son prova perentoria gli
antichi allievi da cui mi sono visto circondato ed entusiasticamente festeggiato in quasi tutti
gli Istituti visitati. Le calunnie e le persecuzioni dei tristi, ben lungi dall'allontanarli dai loro
antichi Superiori e Maestri, segnarono un consolantissimo risveglio di affetto e di
riconoscenza, e li spronarono ad unirsi e mostrarsi sempre più fedeli agli insegnamenti
ricevuti.

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Altra fonte di gioia e di consolazione furono i numerosi e solenni omaggi resi ovunque
a Don Bosco Venerabile. Il Bollettino ebbe il compito di registrarne le relazioni, e sebbene la
mancanza di spazio gli imponesse di abbreviarle quant'era compatibile, tuttavia dovette
scriverne molte pagine sufficienti a darci un'idea dell'alta stima che in tutto il mondo si
professa pel nostro buon Padre. Persino in Francia, ove la Chiesa Cattolica ora attraversa un
periodo dei più dolorosi, in pubbliche riunioni, tenute nelle chiese, coll'intervento di
ragguardevolissimi Prelati, fra il concorso d'immensa folla di popolo si encomiarono le opere
straordinarie e sante del Vincenzo de' Paoli del secolo XIX e si cantò solennemente l'inno del
ringraziamento. Udii varie persone ripetere che forse di nessun altro Venerabile si parlò tanto
quanto di D. Bosco, ed io me ne rallegrai immensamente, perché in tal modo il nostro buon
Padre, sebbene morto da più di vent'anni, adhuc loquitur, parla con quella singolarissima
efficacia di parola che il Signore si degnò di concedergli durante la vita. Inoltre a me parve che
promovendo siffatte Commemorazioni si entrò sempre meglio nelle viste dell'Em.mo Card.
Vives y Tutò, Ponente della Causa di D. Bosco, che nel presentare ai Salesiani le sue cordiali
felicitazioni, loro raccomandava di dare la più larga diffusione al Decreto di Venerabilità, che
per la sua forma e per la sua lunghezza e molto più per l'entusiasmo con cui è redatto è il
miglior elogio che si possa fare del Servo di Dio ed è fatto in nome della persona più augusta
ed autorevole di tutto il mondo.
A ciò si unisca la somma soddisfazione da noi provata nell'apprendere che il S. Padre
Pio X, gloriosamente regnante, in data 8 luglio u. s. ratificava e confermava la sentenza
emessa dalla S. Congregazione dei Riti super cultu nunquam exhibito al Venerabile nostro D.
Bosco, conforme i decreti di Papa Urbano VIII. Fu un altro passo fatto dalla Causa di
Beatificazione e Canonizzazione del nostro Fondatore, per cui anche i Cooperatori non
devono mancare di porgerne a Dio i più vivi ringraziamenti.
A queste care ragioni di conforto non posso fare a meno di aggiungerne un'altra, che
fu e continua ad essere motivo di vivissima esultanza pel mio cuore, dico la meravigliosa
diffusione che, mercè lo zelo dei Salesiani e dei Cooperatori, va prendendo in ogni punto della
terra il Culto di Maria SS. Ausiliatrice. Sì, miei buoni Cooperatori, il numero ognor crescente di
grazie che si ottengono da sì tenera Madre, molte delle quali sono d'un'importanza non
comune, le innumerevoli feste ad onor suo celebrate con tanta pompa ed entusiasmo e con
tanto frutto spirituale dei suoi devoti, il moltiplicarsi delle sue immagini e dei suoi simulacri
esposti alla pubblica venerazione, il sorgere incessante di nuovi altari, di nuove chiese e di
nuovi santuari a Lei dedicati, tutto insomma il continuo dilatarsi della divozione per Chi fu
l'ispiratrice di D. Bosco e da D. Bosco fu proclamata vera fondatrice e patrona delle Opere
Salesiane, è per noi un argomento perenne delle più grandi consolazioni. In vero, se lo
sviluppo continuo delle Opere di Don Bosco è la prova migliore della costante protezione di
Maria Ausiliatrice, anche il diffondersi della divozione a questa dolcissima Madre parmi il
pegno più certo di future e maggiori benedizioni.
Avrei ancora molte cose da richiamare al vostro pensiero le quali furono altrettanti
pegni speciali dell'assistenza, della protezione e della predilezione che ha Iddio per la Pia
Società di San Francesco di Sales. Il fatto stesso di aver chiamato uno dei primi alunni di D.
Bosco a rappresentare il Vicario di Gesù Cristo presso un Governo Cattolico, parlo della
nomina di Mons. Cagliero a Delegato Apostolico di Costa Rica, costituisce per me una prova di
più dell'amore tenerissimo col quale la Divina Provvidenza tratta gli umili Figli di Don Bosco.
Opere compiute nel 1908.
Ma la riconoscenza nostra pel Signore crescerà a mille doppi, se osserveremo un po'
specificatamente le opere compiute dalla Pia Società Salesiana nell'anno decorso; poiché,
ovunque vi volgiate, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, voi troverete mille
argomenti per magnificare la Divina Misericordia. Date infatti uno sguardo a tutte le opere
salesiane: agli ospizi gremiti di poveri orfanelli, ai collegi ripieni di cara gioventù, agli oratori
festivi rigurgitanti di figli del popolo, in Italia, in Europa, in America, nell'Africa e nell'Asia;
ponete mente alle stazioni di missione attivate nei Territori del Sud dell'Argentina e
nell'Arcipelago della Terra del Fuoco, nonchè nell'Oriente dell'Equatore e nelle immense
foreste dello Stato di Matto Grosso nel Brasile; e finalmente osservate le altre numerose
fondazioni sparse nei centri di maggior traffico allo scopo di assistere spiritualmente, ed
anche materialmente, le numerosissime famiglie costrette a vivere in terra straniera; e ditemi

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come si siano sostenute tutte queste opere anche nell'anno decorso! Oh! ve lo dirò io colla
massima riconoscenza; esse si sostennero, come sempre, coll'aiuto indefettibile della Divina
Provvidenza per mezzo della vostra generosa carità. Ecco, o miei cari Cooperatori, quale fu
l'opera precipua a cui dovemmo attendere nell'anno passato.
Contuttociò, mossi dalla necessità, o da antecedenti impegni, noi dovemmo anche por
mano a nuove opere e a nuove fondazioni.
NELL'ANTICO CONTINENTE.
Tra queste debbo anzitutto collocare la nuova spedizione di più di sessanta missionari,
catechisti e coadiutori, che partirono da Torino negli ultimi mesi, parte diretti all'Oriente parte
alle lontane Americhe e qualcuno anche all'India. Voi già sapete quanto siano dispendiose
siffatte apostoliche spedizioni, eppure le preghiere di tanti poveri Salesiani oppressi o sfiniti
dal lavoro e la messe ognor più abbondante mi costrinsero ad allestire quella nuova
spedizione di operai nella vigna del Signore.
Il concorso della vostra carità, o benemeriti Cooperatori, venne pure largamente
impiegato pel compimento della nuova chiesa di S. Maria Liberatrice in Roma. Ho ancor piena
l'anima della gioia ineffabile che provai il io dicembre u. s. nel prostrarmi ai piedi del Santo
Padre Pio X, per offrirgli, in un coi più ferventi auguri, l'Omaggio solenne della nostra illimitata
devozione nel suo Giubileo Sacerdotale. Il Vicario di Gesù Cristo se ne compiacque
benignamente ed ebbe parole così affettuose pei Figli di D. Bosco e per tutti i Cooperatori,
che mi parvero largamente ricompensati i non lievi sacrifizî incontrati per l'inaugurazione di
quel tempio.
Inoltre, mercé la vostra carità, noi potemmo in più luoghi provvedere al necessario
ampliamento dei nostri istituti. Ad esempio, qui nell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino
abbiamo osato intraprendere la costruzione di un nuovo corpo di fabbrica, imperiosamente
richiesto dall'estrema necessità di nuove sale di scuola e di studio per la numerosa sezione
degli alunni studenti. La costruzione venne già condotta fino al tetto, ma abbiam bisogno di
vederla compiuta entro quest'anno.
Similmente, a Borgia, in Calabria, e a Malta, nell'isola omonima, si ultimò la costruzione
di quegli istituti ed io stesso ebbi il piacere di assistere alla loro inaugurazione e d'invocare sui
medesimi le più elette benedizioni.
A Soverato, poco lungi da Borgia, abbiam potuto stabilire una nostra residenza, allo
scopo di meglio attendere all'assistenza spirituale di quella popolazione, nonchè all'oratorio
festivo.
A Migliarina a Mare, presso il porto mercantile della città di Spezia, il 6 dicembre u. s. si
è inaugurata una nuova cappella destinata ad istruire nelle verità della Fede la gioventù di
quella laboriosa popolazione.
Ad Alessandria d'Egitto si terminò la fabbrica di quell'Istituto, così utile e così caro a
tutta la Colonia Italiana; e si condussero a buon punto gli importanti lavori di costruzione della
casa di Lubiana nella Carniola e del nuovo Istituto Salesiano di Vienna, il quale probabilmente
verrà adibito anche ad uso di pensionato così necessario pei molti giovani costretti, per ragion
di studio, a vivere, spesso abbandonati a se stessi in quella capitale.
A Costantinopoli si son gettate le fondamenta e si sono iniziati i lavori del nuovo
Istituto, al quale auguro ampio sviluppo pel maggior bene dei figli di tanti Italiani stabiliti nel
Levante.
A Nazareth si è felicemente intrapresa la costruzione di uno splendido santuario che
verrà dedicato a Gesù adolescente.
Nel Belgio, a Mellezlez Tournai, in prossimità alla frontiera francese, si aperse un
orfanotrofio per poveri fanciulli dai 7 ai 12 anni, i quali, fatti grandicelli, verranno accolti per
l'apprendimento di un'arte nelle nostre Scuole Professionali di Tournai, ove si sono benedetti
nuovi locali, reclamati dal necessario sviluppo di quel fiorente istituto; e ad Aywailles, nella
splendida valle dell'Amblève in prossimità delle Ardenne, s'è inaugurata una nuova casa

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dedicata a S. Raffaele, con scuole diurne gratuite e classi domenicali pei poveri giovani dei
dintorni.
Finalmente, pur tacendo di altre opere non meno rilevanti, a Madrid e a Carabanchel
Alto, nelle vicinanze di quella capitale, si costrussero nuovi corpi di fabbrica reclamati dallo
sviluppo di quegli istituii; e a Santander si potè, mediante alcuni ampliamenti, fare dell'istituto
e dell'esternato due case distinte.
NELLE AMERICHE.
Anche nel Nuovo Continente l'Opera di D. Bosco fu largamente benedetta dal Signore:
anzi ancor più numerosi furori qui gli ampliamenti agli istituti già esistenti, e non mancò
l'impianto di opere nuove.
Tra queste mi è caro segnalare l'apertura di un altro Oratorio festivo a Montevideo e
del nuovo Collegio « Cristoforo Colombo» ad Hawthorne nelle vicinanze di New York, ove
felicemente abbiam potuto trasportare quel Collegio italiano così caro al cuor mio e del Santo
Padre, già aperto provvisoriamente in Troy.
Anche nelle Missioni si ebbero progressi consolanti. In quella dell'Equatore si stabilì
una casa succursale al SigSig, che verrà aperta in questo mese, ove saranno raccolti ed
educati i poveri orfanelli del Vicariato. Nel Matto Grosso si fondò una nuova residenza a
Palmeiras, sulla via delle Colonie, che a tempo opportuno, non mancherà di popolarsi, al pari
della Colonia di S. Giuseppe, delle famiglie più civilizzate dei nostri cari Boróros. Nella
Patagonia si provvide alla costruzione di una nuova chiesa e Casa a S. Cruz; e, grazie all'invio
del nuovo personale, si è stabilmente fissata una residenza nella popolazione di Trelew nel
Chubut, ed un'altra al Porvenir nello stretto di Magellano, mentre pel passato così l'una che
l'altra erano semplici centri di missione.
Come vedete, o miei benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, il Signore ci ha
veramente benedetti, e la vostra carità non solo fu santamente impiegata, ma ha fruttato il
centuplo. Ne sia ancor una volta ringraziata la Divina Bontà e, con essa, la generosità vostra.
Ma prima di conchiudere questo punto, mi sia permesso di aggiungere un riflesso. Vi ho
accennato la felice riuscita di tanti fanciulli raccolti nelle nostre case, or sappiate che quelle
tenere anime incamminate alla virtù, illuminate dalla luce delle verità cristiane e rinvigorite
dall'uso dei SS. Sacramenti, sono debitrici anche a voi di tanta fortuna. Non vi ho nemmeno
parlato del numero sempre maggiore di selvaggi tratti dall'idolatria e dalle più abbiette
superstizioni, ma credete pure che è sopratutto merito vostro, o miei cari Cooperatori e
benemerite Cooperatrici, se i Missionari Salesiani riescono a spingersi sempre più addentro
nelle foreste del Matto Grosso, a scorrere in ogni direzione la Patagonia, e a prepararsi ad una
prossima e sicura conquista spirituale dei Jivaros dell'Equatore e di altre anime tuttora sepolte
nell'ombra di morte.
Ora, anche nel 19o8, si son continuate tutte queste opere, cioè colla vostra.
cooperazione si sono salvate molte anime! Ringraziatene insieme con noi il Signore, e
pregatelo a concederci la grazia di poter compiere un maggior bene nell'anno incominciato.
Opere proposte pel 1909.
Ed eccomi arrivato alla parte più importante della mia lettera; poiché, dice il Signore,
non basta cominciare a fare il bene, ma è d'uopo in esso perseverare fino alla morte. E quali
opere proporrò alla vostra carità?
La prima e la più importante è quella di perseverare nel bene incominciato, continuate
a salvare molte anime! Fate, o benemeriti Cooperatori, che gli oratori sieno sempre popolati e
che sorgano e si moltiplichino ovunque questi veri asili di salvezza per tanta gioventù;
adoperatevi affinché rigurgitino di giovani gli ospizi e i collegi salesiani; procurate in tutte
guise che torni a noi possibile il dilatare ognor più il regno di Gesù Cristo, sulla terra.
A questo fine raccomando tre cose: preghiera, azione e limosina. Pregate! a nulla
gioverebbero i nostri sforzi senza la benedizione di Dio. Ma ricordatevi che la Divina
Provvidenza ha riserbato gran parte del bene che Essa vuol compiere alle cause seconde, cioè
agli uomini di buona volontà, quindi anche a voi, Cooperatori e Cooperatrici Salesiane.

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Lavorate pertanto, ognuno come meglio può, per far trionfare in mezzo alla società,
specialmente nella vita dei giovani, la morale e la carità di Gesù Cristo. Insieme, potendo, non
mancate di concorrere colle vostre elemosine al mantenimento ed educazione dei tanti
orfanelli affidatici dalla Divina Provvidenza ed al sostenimento delle altre opere che noi
abbiamo tra mano, ed a quelle che nel 19o9 richiederanno il concorso della carità collettiva dei
Cooperatori.
Tra queste, che in verità sono moltissime, addito al buon volere di tutti alcune chiese
che urge condurre a compimento.
Agli Italiani e a tutti i Cooperatori in generale raccomando il compimento del Santuario
di S. Maria Liberatrice in Roma, che, sebbene teste consacrato ed aperto al Divin Culto;
abbisogna ancora di molti lavori; la Chiesa di S. Agostino nell'istituto di S. Ambrogio in Milano
che da qualche anno aspetta di veder sorgere la metà che rimane da compiere; e il Santuario
della Sacra Famiglia in Firenze, che riuscirà anche un monumento della Pia Società Salesiana
all'immortale Pontefice Leone XIII, che della divozione alla Sacra Famiglia fu ardente
promotore.
Agli Spagnuoli addito con speciale affetto il Santuario nazionale del Sacro Cuore di
Gesù in costruzione sul monte Tibi Dabo, presso Barcellona, al quale è intimamente legata una
delle pagine più care della vita di D. Bosco.
Ai Cooperatori del Brasile raccomando il Santuario di Maria Ausiliatrice di Jaboatao
presso Pernambuco, e quell'altro più grandioso, di cui si son gettate le fondamenta a
Nictheroy, poco lungi dal superbo monumento ivi eretto alla medesima nostra dolcissima
Madre.
Ai benemeriti Cooperatori della Repubblica Argentina faccio vive istanze affinché colla
loro generosità affrettino l'inaugurazione dell'artistico tempio di S. Carlo eretto in quella
capitale.
La stessa raccomandazione intendo fare ai Cooperatori di ogni altra nazione
relativamente a quelle opere che per essere ad essi più vicine, debbono godere più
direttamente dei frutti del loro zelo operoso ed efficace.
Ecco la prima cosa, che propongo a ciascuno dei Cooperatori nel 19o9.
Inoltre, quanto so e posso, vi raccomando di sostenere le Missioni Salesiane.
L'esperienza di oltre trent'anni ci ha luminosamente provato di qual gloria esse siano a Dio e
di quanta utilità alle anime. Da tutte parti a me giunge il grido dei nostri Missionari che
insistono presso il mio cuore di padre per avere aiuti non solo di personale, ma anche aiuti
materiali, in generi o in limosine, pel sostentamento e pel vestito loro e di tanti nuovi cristiani.
Voi senza dubbio avrete seguito col più vivo interesse la comparsa della banda musicale della
Colonia del S. Cuore di Gesù fra i Boròros all'Esposizione Nazionale di Rio Janeiro, il compianto
vivissimo per la morte di tre di quei cari giovanetti, e le feste imponenti che si fecero al
caratteristico drappello in ogni città ov'è passato. Se voi, o benemeriti Cooperatori, ci
assistete, ben altro sviluppo si potrà dare a quella fiorente Missione ove sono ancora a
migliaia e migliaia i poveri selvaggi; e dite altrettanto di varie altre Missioni, anche della
Patagonia, ove è d'uopo raddoppiare il personale e moltiplicare, insieme con le apostoliche
escursioni, anche le nuove chiese e le cappelle, per non arrestare il cammino ascendente
verso, la vera civiltà di quelle terre evangelizzate. Al riflesso di tanti bisogni, io credo che ci
darete benigno compatimento all’orche solleciteremo il soccorso della vostra cooperazione;
anzi confido che voi, anche non pregati, ci verrete nondimeno in aiuto, spinti da quello zelo
per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime che cercò di infondere in tutti l'indimenticabile
nostro Fondatore.
Finalmente vi raccomando un'opera che più di ogni altra fu cara a D. Bosco, cioè la Pia
Società Salesiana, la quale quest'anno celebrerà l'anno cinquantesimo della sua fondazione.
Fu l'8 dicembre del 1859, che Don Bosco invitava i suoi primi aiutanti a privata
conferenza nella sua stanza per la sera seguente, nella quale esplicitamente ad essi
proponeva la formazione d'una società che avesse per iscopo quello stesso caritatevole
apostolato che egli aveva fino a quel giorno compiuto nell'Oratorio; e il 18 dello stesso mese e

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dello stesso anno la Pia Società Salesiana era costituita. Nel verbale che si stese in quel dì, per
noi sempre memorando, si dice chiaramente che la nuova Società istituivasi all'unico fine di
promuovere la gloria di Dio e la salute delle anime, specialmente delle più bisognose
d'istruzione e di educazione; e il Signore benedisse talmente i voti di D. Bosco e dei primi soci,
che mi par conveniente, anzi doveroso, al compiersi del cinquantenario della sua istituzione,
l'invitarvi a render grazie a Dio per le benedizioni da Lui concesse alla Pia Società Salesiana nei
cinquant'anni decorsi e ad impetrarle con ardenti preghiere una speciale benedizione.
La Pia Società Salesiana abbisogna, o cari Cooperatori, di molte grazie, tra cui anche
quella di moltiplicare i suoi membri, di formare cioè nuovi capi d'arte, nuovi maestri, nuovi
sacerdoti, nuovi missionari, per gli istituti di Europa e le case e missioni di ogni altra parte del
mondo, presenti e future. Nel solo corso dell'anno passato abbiamo avuto quasi un centinaio
di domande di nuove case per ogni parte della terra, anche per l'Australia, e con nostro
sommo rincrescimento, per mancanza di personale, abbiamo dovuto rispondere
negativamente.
Ora dal proprio canto i Salesiani faranno ciò che possono per trovare nuovi seguaci; ma
le loro file senza dubbio si faranno più dense, se a quest'opera salutare concorreranno
eziandio i Cooperatori e le Cooperatrici.
« Voi, son parole di D. Bosco, potete concorrere con somministrarci i mezzi onde
nutrire, calzare e vestire tanti giovanetti, che sono gratuitamente raccolti nelle nostre case,
tra i quali per regola ordinaria il Signore elegge i nostri compagni di lavoro, ispirando loro ad
unirsi con noi per fare ad altri quello che abbiam fatto per essi. Voi potete concorrere col
suggerire a quelli dei vostri figli e soggetti, che mostrano inclinazione allo stato ecclesiastico
ed alle Sacre Missioni, di consacrarvisi con animo volenteroso. Voi potete concorrere col
favorire le vocazioni religiose tra i parenti ed amici, e coll'ottenere per quanto vi è possibile
che l'interesse, l'amore malinteso, i pregiudizi del mondo non allontanino dalla sacra milizia
coloro, che avendone i requisiti domandano di abbracciare questa nobile carriera, per farsi
seminatori della parola di Dio, soldati della Chiesa, salvatori di anime, per continuare insomma
la missione di Gesù Cristo e dei suoi apostoli ».
Ecco le opere che vi raccomando nell'anno incominciato.
Conclusione.
Pongo fine a questa lettera coll'implorare la pace eterna ai Cooperatori defunti, e col
ricordare a voi che in tutte le case salesiane si prega ogni giorno pei nostri benefattori. Alle
preghiere dei Salesiani e dei loro alunni unirò pure le mie ed ogni giorno continuerò a fare un
memento speciale per voi nella Santa Messa, pregando Dio affinché per la misericordia di
nostro Signor Gesù Cristo e l'intercessione di Maria Ausiliatrice vi conceda in questo mondo
tutto quello che può desiderare un'anima buona e l'eterna felicità nell'altra vita. Iddio ci
benedica e ci conservi tutti nella sua santa grazia. Vogliate anche voi pregare per me, che con
tutto rispetto e con profonda gratitudine mi professo,
Di Voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,
Torino, I° gennaio 19o9.
Obbl.mo Servo
febbraio, a. XXXIII n. 2
33-45 Il terremoto del 28 dicembre
[29 dicembre 1908, telegramma ai vescovi e prefetti di Catania e Messina, p. 35]
Trepidante sulla sorte dei miei confratelli ed allievi della Calabria e della Sicilia, penso
propiziare sopra di essi la bontà di Dio aprendo nuovamente le porte dei miei Istituti ai
giovanetti orfani pel terremoto. Telegrafai a Catania. Ispettore Salesiano dott. D. Bartolomeo
Fascie, perché si metta a disposizione V. E. ed Ecc.mo Prefetto per provvedere ai più urgenti
bisogni giovanetti sofferenti, sicuro di compiere opera di fede e di patriottismo
[da una circolare alle case salesiane, p. 45]

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[…] Mentre preghiamo pei cari defunti scriveva D. Rua a tutte le Case Salesiane
raccomandiamo pure al Dio delle consolazioni e alla Madre degli afflitti, Maria, Aiuto dei
Cristiani, i desolati parenti che piangono con noi la perdita dei loro cari. Oh! mio Dio, date voi
conforto alle madri, ai padri, ai fratelli, alle sorelle, ai parenti tutti dei miei confratelli e
concedete loro la forza di compiere con cristiana rassegnazione e generosità quel sacrifizio
che le povere vittime hanno certamente fatto di sè nei supremi istanti della loro vita! […]
marzo, a. XXXIII n. 3
65-66 Per una data giubilare
[ricordo della festa del 5 agosto 1860, dopo l’ordinazione sacerdotale di don Rua]
[…] Da ogni parte si gridava: Viva D. Rua! e questi sforzavasi di rivolgere le ovazioni a
Don Bosco. Nella parlata di chiusa dell'accademia, chiamando fratelli tutti gli alunni, egli li
ringraziò, nuovamente implorò le loro preghiere e chiese anche venia se talvolta avesse
dovuto rimproverare alcuno, pur protestando di averlo fatto sempre a fin di bene. Inoltre
promise a tutti un efficace affetto inestinguibile, supplicando di essere ammonito qualora
paresse aver egli dimenticato questa sua promessa; e finì con inneggiare affettuosamente a
D. Bosco suo e loro padre.
giugno, a. XXXIII n. 6
189-191 Notizie varie
[Valdocco, 9 maggio 1909, inaugurazione dei nuovi locali del Circolo « Giovanni Bosco »
[…] Il sig. D. Rua celebrò per loro la santa messa ed ebbe espressioni di caldo encomio
per lo spirito dell'associazione la quale, se è opportuna ovunque son exallievi d'istituti
salesiani, in Torino è addirittura indispensabile e con paterni accenti, raccomandando di
conservare la più stretta unione sociale pur discutendo liberamente, incoraggiò il valoroso
manipolo a tener sempre alta la bandiera di D. Bosco. Presente alla cerimonia era, fra i soci, il
Consiglio Direttivo al completo, con a capo il presidente prof. Piero Gribaudi
luglio, a. XXXIII n. 7
195-197 Feste di famiglia. Il 24 giugno
[…] Don Rua si dichiarò confuso a siffatta dimostrazione e, ringraziando con umili
parole, protestò che unicamente come fatto alla persona di D. Bosco egli poteva accettare ciò
che udiva prepararsi pel povero Successore! [= le feste per il suo 50°]
204-209 Tra i figli del popolo
[Torino, 6 giugno, al circolo «Auxilium»]
[…] L'adunanza ebbe termine con brevi parole di D. Rua, che paternamente manifestò
il vivo desiderio di vedere tutta la gioventù cattolica unita in un sol pensiero e in un solo
intento di propositi e di opere. […]
agosto, a. XXXIII n. 8
237-240 Domenico Savio
[cenno ad una lettera agli alunni del Pio Istituto Negrone di Vigevano, p. 240]
[…] Per la circostanza il sig. D. Rua indirizzò loro una lettera affettuosa, incoraggiandoli
ad imitare le angeliche virtù del piissimo e prediletto allievo di D. Bosco […]
dicembre, a. XXXIII n. 12
353 Auguri
Il Sac. Michele Rua Successore del Ven. Giovanni Bosco, a nome suo e di tutti i suoi
confratelli, dei giovani alunni, degli orfanelli ricoverati e delle nuove cristianità fiorenti nelle

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Missioni Salesiane, presenta ai benemeriti Cooperatori ed atte zelanti Cooperatrici i più lieti
auguri per le prossime Feste Natalizie e pel Capo d'Anno e promette particolari preghiere
netta notte del S. Natale, in cui, secondo il consueto, in tutte le chiese e cappelle salesiane si
celebreranno le tre Messe della beata Solennità e si distribuirà ai presenti la Santa
Comunione.
377-381 Notizie varie
[Valdocco, distribuzione dei premi agli artigiani, 14 ottobre(?) 1909]
Il venerando D. Rua, colla sua consueta semplicità, rivolse a nome di tutto l'Istituto i più
fervidi ringraziamenti alle Autorità ed ai presenti che onorarono la festa dei suoi piccoli
lavoratori.
[…] Don Rua chiuse raccomandando ai giovani di seguire gli esempi di pietà, lavoro ed
allegria, lasciati dal loro antico compagno Domenico Savio.
[Biella, 10 ottobre 1909, p. 380]
[…] Fra il silenzio riverente universale ringraziò Mons. Vescovo, il Padrino e la Madrina,
il Comitato e tutti i benefattori dell'Opera, li assicurò della riconoscenza e delle preghiere di
tutti i Salesiani, fece voti per l'incremento della Casa di Biella a bene della gioventù biellese,
che ricordò aver dato come il primo nucleo dei beneficati dell'Oratorio di D. Bosco in Torino.
In fine si rivolse ai giovani ricordando loro che sulla bandiera di D. Bosco sta scritto: Lavoro e
Preghiera.
1910
gennaio, a. XXXIV n. 1
1 Ai Sigg. Cooperatori
[da una circolare ai Cooperatori, cf. ASC A4580406]
[…] Mai forse, egli scrive, noi sentimmo il bisogno del vostro straordinario soccorso
come ora, con tante opere che abbiamo tra mano e con tante altre iniziate e che è pur
necessario condurre a compimento. Voi comprendete benissimo, che pel mantenimento di
numerose Case di beneficenza e di tanti Centri di estere Missioni ci son necessari continui
soccorsi; e invece, o miei benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, in questi ultimi
tempi tali soccorsi si son venuti talmente assottigliando, che la stessa spedizione dei Bollettini
è bene spesso incagliata per assoluta deficienza di mezzi..."
E il povero Successore di Don Bosco implora un'elemosina "per tanti orfanelli raccolti,
anche non è guari, i quali abbisognano di ricovero, vitto e vestito; pel mantenimento ed una
completa organizzazione dei nostri Oratori festivi, che son l'unico porto di salvezza per tanti
figli del popolo; e per tutti ili altri bisogni nostri, specie per quelli molteplici, incessanti e ognor
crescenti dette singole Missioni aperte fra popoli selvaggi
2-8 Il Sac. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane
Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,
CONOSCENDO il Vostro Zelo e il vostro affettuoso interesse per le Opere Salesiane, a
me è sempre caro l'intrattenermi con voi delle cose nostre, specie quando debbo parlarvi di
quel po' di bene, che mercè la grazia di Dio e il concorso della vostra carità i figli del Venerabile
D. Bosco hanno potuto compiere in diverse parti.
Ma oggi, alla viva soddisfazione che provo ordinariamente in queste occasioni, se ne
aggiunge un'altra, ed è quella di poter dare libero sfogo a tutta la mia riconoscenza.
Un bisogno del cuore.
Ecco di che si tratta.
Parecchi insigni Cooperatori Salesiani di Torino approfittandosi del sopraggiungere
dell'Anno Cinquantesimo della mia Ordinazione Sacerdotale, concepirono il disegno di un

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209
solenne attestato di benevolenza e di simpatia all'Opera di D. Bosco, invitando a parteciparvi i
Cooperatori di tutto il mondo. Vi protesto che per me, ove piacerà al Signore di conservarmi in
vita, sarebbe assai più caro il celebrare una tal ricorrenza nel segreto del mio cuore,
riconoscente a Dio per tanti benefizi ricevuti, o tutt'al più in un'intima festa di famiglia. Per
questo, allorchè il 24 giugno u. s., in una sempre cara adunanza, udii l'esimio signor Barone
commendator don Antonio Manno farsi araldo dell'accennata manifestazione, vi confesso
che ebbi a lottare non poco per adattarmi ad una tale deliberazione, e chinai il capo
unicamente col proposito di riferire ogni cosa a Don Bosco di cui sono indegno Successore, e
colla speranza che dalle feste ideate sarà anche per ridondarne qualche vantaggio alle sue
Opere, le quali hanno tanto bisogno dell'appoggio morale e materiale di tutti i Cooperatori.
I miei più vivi ringraziamenti adunque ai singoli membri del nobile Comitato Promotore
ed a quanti si presero il disturbo di farmi già pervenire i loro cordiali auguri; ed al Venerabile
nostro Padre D. Bosco ogni onore ed ogni lode!
Il Signore benedice l'Opera di D. Bosco.
Dato questo sfogo ai sentimenti che da vari mesi mi riempivano il cuore, io vi invito, o
benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, a sciogliere con me un inno di
ringraziamento al Signore, il quale anche nell'anno teste decorso ci ha mostrato in più guise la
sua paterna bontà.
In primo luogo sia benedetta l'adorabile sua Provvidenza, la quale, nonostante la
grandezza dei nostri bisogni e le angosciose trepidazioni di certi istanti, non ci è venuta mai
meno. Oh! quante volte ci siam trovati solleciti, non del domani, ma proprio del giorno in
corso, sicché nel pronunziar le parole della benedizione della mensa a stento io poteva
trattenere le lacrime: Signore, diceva, gli occhi di tutti son rivolti a Voi, tutti sperano in Voi; ed
ecco
Voi aprite la vostra mano e colmate ogni essere vivente delle vostre benedizioni!...
E difatti giungeva l'ora del soccorso, e l'ansia trepida si convertiva nella fervente
invocazione di ogni più eletto e bramato favore sulle famiglie degli inviati della Provvidenza.
Sia pur benedetta la bontà del Signore per le consolazioni e i conforti senza numero
che ci ha procurati. Anche a voi dev'essere tornato di grande consolazione il vedere lo zelo
instancabile con cui, secondo lo spirito di D. Bosco, si cerca in molte parti di rendere sempre
più proficui e rispondenti ai bisogni del tempo gli Oratori festivi; il sapere affollati di giovani i
nostri ospizi, collegi, ed altri istituti di educazione; e lo scorgere visibilmente le benedizioni
divine nel continuo incremento delle nostre Missioni, le quali danno frutti sempre più preziosi
e abbondanti.
A questi, io debbo aggiungere per parte mia altri speciali motivi di conforto. Fu invero
molto consolante per me l'aver potuto baciare il sacro anello pastorale ad un altro figlio di D.
Bosco, al nostro Procuratore Generale dottor D. Giovanni Marenco, consacrato Vescovo di
MassaCarrara in Italia, ove fece il solenne ingresso il dì sacro alla festa di Tutti i Santi;
com'ebbi una grande consolazione nel toccar con mano l'affetto mostrato per l'Opera di Don
Bosco dai numerosi Direttori Diocesani convenuti in Va Adunanza presso la tomba di D. Bosco
in Valsalice, nel rilevare gli abbondanti frutti del buon seme gettato nel cuore di molti ex
allievi, tra cui non posso dimenticare quelli di Torino, di Milano, di Bologna, di Buenos Aires, di
Montevideo e di altri centri importanti; e nel vedere la stima in cui anche fuori d'Italia son
tenuti gl'Istituti Salesiani, vari dei quali, come le Scuole professionali di Oswiecim in Austria
Galizia, e i Collegi di Lorena e di Recife nel Brasile, furono testé equiparati ai corrispondenti
corsi nazionali.
Ma un pegno ancor più chiaro dell'abbondanza delle divine benedizioni sull'Opera
Salesiana, noi l'avemmo in due fatti consolantissimi, che circondarono di nuova luce l'umile
nostro Fondatore e il suo più caro Alunno; dico il Processo Apostolico sulla fama di santità,
vita, virtù e miracoli per la Beatificazione e Canonizzazione del nostro Venerabile Don Bosco,
felicemente iniziato il 4 aprile u. s., e il Processo Ordinario allo stesso fine, con gli altri de non
culto e sugli scritti, del Servo di Dio Domenico Savio, Alunno dell'Oratorio Salesiano di Torino,
pur felicemente condotto a compimento ed inoltrato alla Sacra Congregazione dei Riti
nell'anno decorso.

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Però la Misericordia di quel Dio, che abbatte e suscita, che affanna e che consola, si
appalesa non solo colle consolazioni, ma anche nelle prove. E prove singolari furon quelle che
ci colpirono tra il finire del 19o8 e il cominciar del 1909, tenendoci più giorni in un'incertezza
angosciosa e strappandoci alla fine amarissime lagrime per la morte straziante di 9 confratelli,
38 alunni, 4 famigli e d'un gran numero di Cooperatori e Cooperatrici di Messina! Non fa
mestieri che rievochi lo strazio che suscitò in tutto il mondo civile l'immane disastro; ma non
voglio tralasciare come la Divina Provvidenza seppe trarne una confessione meravigliosa
dell'esiguità della scienza e delle forze umane, ed un'affermazione solenne della grandezza e
dell'onnipotenza di Dio. Fu la voce del Signore, che si riaffermò esser egli veramente il
Padrone assoluto del cielo e della terra.
A fianco di quel cataclisma naturale parmi che si possa porre la bufera suscitata
dall'esaltazione e dalla audacia inconcepibile di una mano di forsennati in un'illustre provincia
di una cattolicissima nazione; furibonda bufera, che distrusse in pochi giorni chiese, conventi,
ed asili di pietà, di carità e di cristiana educazione. Anche noi ne avemmo danni assai rilevanti;
ma questa prova, come altre avvisaglie che prendono a succedersi con meditata frequenza,
mentre ci confermano nella santità della nostra missione, vengono anche a persuaderci
vieppiù della somma necessità di lavorare a vantaggio dei figli del popolo, per poter almeno
paralizzare i disastrosi tentativi dei nemici dell'ordine, della libertà e della Religione, e così
cooperare efficacemente alla nuova restaurazione della civile società in Gesù Cristo!
Opere compiute nel 1909.
Unicamente a questo fine, cioè per giovare praticamente al buon costume ed alla civile
società, cedendo a vivissime istanze, parte delle quali erano state accolte già da parecchio
tempo, anche nel 19o9 abbiam posto mano coll'aiuto divino a parecchie nuove fondazioni
nell'Italia e all'Estero.
NUOVE FONDAZIONI IN ITALIA.
In Italia abbiam assunto il disimpegno del servizio religioso in varie parrocchie, accanto
le quali non mancheremo di far fiorire nel miglior modo possibile, insieme colle altre istituzioni
richieste dai bisogni del popolo, l'Opera provvidenziale degli Oratori.
Prima tra esse, sebbene non ancora canonicamente eretta, è quella di Marina di Pisa, la
città nascente presso le foci dell'Arno, che nell'estate si popola di oltre settemila abitanti e
non aveva, si può dire, alcun luogo ove compiere i doveri di religione. Mercé lo zelo indefesso
dell'Em.mo Cardinal Maffi, cotanto benemerito della nostra Pia Società, si è finalmente
costrutta un'ampia provvisoria cappella parrocchiale ed alcuni salesiani si stanziarono accanto
ad essa per officiarla.
Oltre questa, tre altre parrocchie furono accettate dai Figli di D. Bosco: una a Gioia dei
Marsi negli Abruzzi, un'altra a Monteleone di Calabria, la quale, per intervento di S. E. Rev.ma
Mons. Morabito, Vescovo di Mileto, già da vari anni ci era stata assegnata dalla Santa Sede;
un'ultima, d'un' importanza tutta speciale, nella città di Messina. Quel zelantissimo
Arcivescovo Monsignor Letterio D'Arrigo, allo scopo di far presto risorgere anche la vita
cristiana della desolata città, ha suddiviso quell'immensa distesa di rovine in quattro
circoscrizioni parrocchiali, tra cui ve n'ha una intitolata a S. Giuliano Vescovo, che volle
affidata ai figli di D. Bosco. La bella chiesetta in legno fu provveduta, al pari delle altre, dalla
illuminata generosità del Vicario di Gesù Cristo; ma è quanto mai urgente il fabbricarle accanto
le baracche indispensabili per le più necessarie opere parrocchiali, specialmente per accudire
nel miglior modo possibile all’abbandonata gioventù.
Oltre queste opere di grande importanza altre ne abbiamo iniziate nel continente e
nell'isola, e cioè si è assunta: la direzione di un Istituto di arti e mestieri, nella città di
Caltagirone; a Napoli la direzione dell'Opera Pia dei Sordomuti d'ambo i sessi in Via Avellino a
Tarsia; e a S. Antimo, nei pressi di Napoli, l'ufficiatura di una pubblica chiesa con annesso
fabbricato, ove, non appena ci sarà possibile, si porrà mano a qualche opera a vantaggio della
gioventù.
Molte altre opere avremmo potuto accettare, poiché numerosissime furono le
domande di nuove fondazioni, se non ci trovassimo in grande scarsezza di personale.

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ALL'ESTERO.
Ma varie altre opere la Divina Provvidenza dispose che iniziassimo all'Estero.
Ad Oporto, nel Portogallo, si è rilevato il R. Istituto S. Giuseppe, fondato nel 1883
dall'ecc.mo Mons. De Vasconcellos, attuale Vescovo di Beja, il quale si gloria di aver avuto dal
Venerabile nostro Padre D. Bosco i più cordiali incoraggiamenti alla santa impresa e la
promessa che un giorno i Salesiani sarebbero corsi in suo aiuto.
A S. José del Valle, nella Spagna, si è aperto e consolidato un nuovo Istituto per la
formazione di nuovi chierici e sacerdoti.
Ad AnthoingtlesTournai, nel Belgio, si è stabilita una nuova residenza con un Oratorio
festivo.
Nel Brasile, si aperse l'Oratorio San Gerardo Maiella a Barbaçena nello Stato di Minas;
ed abbiamo stabilita una nuova residenza anche a Rio Janeiro, cioè nella capitale.
Meritano poi special menzione le fondazioni del Sigsig nell'Equatore, a vantaggio
immediato della nostra Missione fra i Jivaros; di Meliapor, presso Madras, nelle Indie Inglesi,
ove cedendo alle vive istanze di quell'Eccellentissimo Mons. Vescovo abbiamo ars finto la
direzione di un altro Orfanotrofio; e quella di Moscellia in Africa, presso la città di
Mozambico, ove i nostri Missionari hanno stabilito una nuova residenza, destinata per ora a
Colonia Agricola, ma che, col tempo, diverrà il punto di partenza per la conversione di più
centinaia di migliaia di selvaggi Macúas, che popolano il nord di quella fiorente Colonia
Portoghese.
Nuovi ORATORI FESTIVI.
Insieme con queste nuove fondazioni, mi gode l'animo di potervi segnalare l'apertura
di vari Oratori festivi accanto le fondazioni già esistenti; ad es. quello d'AracajúSergipe nel
Brasile, aperto a ricordo del Giubileo del regnante Sommo Pontefice; di Campinas, parimenti
nel Brasile, che ridonderà anche a vantaggio di molti figli d'Italiani; di Sucre in Bolivia, sorto
mercè lo zelo di alcuni zelanti Cooperatori e Cooperatrici; e quello di Quito, stanziato nella
storica chiesa che racchiude il luogo, sul quale, dopo la conquista Spagnuola, venne eretto il
primo altare e celebrata la prima messa in terra equatoriana.
NUOVE COSTRUZIONI ED AMPLIAMENTI.
Contemporaneamente alle opere accennate, noi potemmo, o Benemeriti Cooperatori e
Benemerite Cooperatrici, condurne a compimento altre, assai dispendiose, mediante la vostra
generosa carità. A me non è possibile, nella breve rassegna che mi son proposto, l'accennarle
anche di volo singolarmente; ma non darei un'idea esatta dell'impiego delle vostre limosine,
se tacessi assolutamente di tutte. Ad esempio, qui, nell'Oratorio Salesiano di Torino, si è
dovuto condurre a compimento tiri corpo di fabbrica, di circa 40 metri e a tre piani, che ebbi la
consolazione di benedire il 29 settembre u. s. ed è già adibito a sale di scuola e di studio pei
giovani studenti; poiché gli antichi locali, siti in una vecchia casa, già nei primi tempi acquistata
da D. Bosco ed incorporata all'Oratorio, non rispondevano più alla convenienza ed all'igiene.
Similmente, a Vienna, capitale dell'Impero AustroUngarico, si è terminata la vasta
fabbrica del nuovo Istituto, e vennero pur condotti al termine i nuovi Istituti di Vianna do
Castello in Portogallo, di Salamanca nella Spagna, di Cuenca nell'Equatore, e d' Ensenada nella
Repubblica Argentina.
Ne posso tacere il compimento di varie chiese, come della parrocchiale di Santa Cruz
nell'omonimo Territorio in Patagonia, del Santuario di Maria SS. Ausiliatrice a Rodeo del
Medio nella Repubblica Argentina, e di varie importanti cappelle.
Come vedete, o benemeriti Cooperatori, sol che si considerino le nuove fondazioni e le
altre opere condotte a compimento, abbiamo ogni motivo di ravvisare nell'espansione della
Pia Società di S. Francesco di Sales l'assistenza perenne dell'amabile Divina Provvidenza.
Opere proposte pel 1910.
Ed a quali opere nell'anno teste incominciato si dovrà indirizzare il nostro zelo?

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Noi dobbiamo, prima di tutto, sostenere le Opere giù fondate. Come ad ogni essere
vivente è indispensabile il cibo per mantenersi in vita, così è assolutamente indispensabile a
tutte le Opere nostre la continuazione della vostra carità. Ove questa cessasse, ditemi, o
buoni Cooperatori, come faremmo noi a provvedere vitto e vestito a tanti orfanelli,
educazione ed istruzione a tanti altri giovani che popolano i nostri istituti, a far fronte al
regolare funzionamento di tanti oratori festivi, a raccogliere ed avviare alla civiltà tanti poveri
figli delle foreste, ed anche a prestare, in molti luoghi, materiale e morale assistenza a tanti
emigrati?
In secondo luogo dobbiamo continuare a condurre a compimento molte altre Opere
incominciate. Limitandomi a ricordarne solamente alcune, come non accennare al Tempio
della S. Famiglia in Firenze; alla Chiesa di S. Agostino in Milano, la quale, ove presto non si
conduca a termine, viene gravemente danneggiata nella parte compiuta; all'Istituto Salesiano
di Costantinopoli; al Santuario del Sacro Cuore di Gesù sul monte « Tibi Dabo > presso
Barcellona; al nuovo Tempio di S. Carlo a Buenos Aires in Almagro; al nuovo Tempio
Parrocchiale di Viedma in Patagonia ed a più altre Chiese e Cappelle incominciate in altri punti,
non escluse le terre di Missione?
In terzo luogo non posso far a meno di raccomandarvi le nostre Missioni. Dalle relazioni
pubblicate nel « Bollettino » e da quelle più copiose che a me pervengono mi persuado ogni dì
più che anche quest'opera di D. Bosco fu propriamente voluta dal Signore. Come spiegare
altrimenti i copiosi frutti già raccolti e che si raccolgono, cioè i tanti battesimi amministrati e le
vaste zone conquistate alla religione ed alla civiltà e le continue meravigliose conquiste fra le
schiere selvagge? Ma se di anno in anno la messe si fa più copiosa e biondeggiante, ne vien
pure di conseguenza la necessità di preparare ed inviare in quelle terre nuovi zelanti operai.
Anche l'anno testè decorso, grazie a Dio e a Maria SS. Ausiliatrice, abbiam potuto allestire una
nuova spedizione di circa. quaranta missionari; ma che cosa furon essi per i tanti luoghi che li
reclamano? Non passa giorno che non mi giunga qualche notizia dei nostri, ma tutte le lettere
si chiudono con la stessa preghiera: « Siamo pochi, troppo pochi, mentre il lavoro è molto; ci
occorre un rinforzo di personale! »
Vorrei pertanto che nell'anno, cui la divina Bontà ci ha fatti arrivare, noi potessimo
allestire una nuova spedizione di evangelici operai, più numerosa dell'usato, in modo che
fosse una pioggia benefica per quelle lontane terre riarse. Questa, debbo dirlo? sarebbe la più
dolce soddisfazione che potrei provare nell'anno del mio Giubileo Sacerdotale.
Ma per compiere questa e tutte le altre opere accennate, ci è indispensabile, ripeto, o
benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, il vostro concorso. Per il nostro vivo
desiderio, e dirò anche pel riconosciuto bisogno di regolarizzare le condizioni nostre
finanziarie, già da qualche tempo noi non abbiamo più iniziato alcun'opera dispendiosa, per
quanto buona, santa e realmente urgente, se la Divina Provvidenza, coll'assicurarcene in
antecedenza i mezzi occorrenti e coll'inviarci il necessario personale, non è venuta a ratificare
perentoriamente la nostra deliberazione. Ma quind'innanzi, non si tratterà più di una nostra
misura prudenziale, bensì di un obbligo grave,onde la Suprema Autorità Ecclesiastica ha
prudentemente vincolato la coscienza de' singoli superiori, maggiori e minori, di ogni religioso
Istituto. Per ciò d'ora innanzi, anche nell'esercizio della carità, necessariamente noi dovremo
adottare il sistema preventivo, cioè non potremo por mano a nessun'opera, senza aver prima
la certezza di poter far fronte alla spesa. Intanto sull'esempio del Ven. nostro D. Bosco non ci
stancheremo di farvi conoscerei nostri bisogni; e voi, o benemeriti Cooperatori, seguendo le
orme di tante anime generose che vi hanno preceduto nello stesso esercizio di carità ed ora in
cielo ne godono il premio, non cesserete, ne son certo, di venirci prontamente in soccorso.
Tenete presenti le parole del Divin Salvatore: Non vogliate tesoreggiare sopra la terra dove le
ricchezze non sono sicure, ma tesoreggiate pel cielo, dove i vostri beni sono al riparo da ogni
infortunio (MATTH. VI, 19, 20.).
E le altre: Coi vostri beni temporali fatevi degli amici, che vi vengano all'incontro
quando vi presenterete alle Porte del cielo e v'introducano negli eterni tabernacoli (Luc. XVI,
9).
In fine, se volete che io vi additi un'opera speciale, nella, quale tutti, collettivamente e
individualmente, Possiate esercitarvi nel 191o con la certezza di attirare su voi e sulle vostre

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famiglie le benedizioni di Dio, adoperatevi come meglio sapete e potete, perché sia
largamente e profittevolmente frequentato l'insegnamento del Catechismo.
Pur avendo d'innanzi gli urgenti bisogni di tante terre lontane, noi non dobbiamo
dimenticare i bisogni dei paesi, nei quali viviamo. Moltissimi di voi son padri e madri di
famiglia; ebbene si adoperino non solo perché i loro figliuoli vadano all'Oratorio o al
Catechismo in parrocchia, ma chiedano anche che l'insegnamento del catechismo sia, a tenor
di legge, impartito nelle classi elementari; tutti poi usino della loro influenza, presso parenti
ed amici, perché curino pur essi che i loro fanciulli apprendano per tempo, insieme colle verità
della religione, la via della felicità eterna e il mezzo infallibile per assicurarsi anche in terra una
vita felice.
Se ogni Cooperatore e Cooperatrice zelasse l'insegnamento del Catechismo secondo le
proprie forze, modellandosi sui ferventi cristiani degli antichi tempi, ed anche su non pochi
cristiani di oggidì (i quali, bramosi di esser fedeli seguaci di Gesù Cristo, studiano ogni mezzo
per far trionfare più largamente lo spirito di Gesù Cristo nella società) credo che il nostro buon
Padre D. Bosco non potrebbe non rallegrarsene dal cielo, avendo egli appunto incominciato
l'opera sua molteplice, tutta rivolta alla maggior gloria di Dio ed alla salvezza delle anime, con
una lezione di catechismo e con l'Oratorio festivo.
Conclusione.
Prima di deporre la penna, ho ancora un favore da chiedervi, ed è la carità delle vostre
preghiere.
Pregate, o miei buoni Cooperatori e pie e zelanti Cooperatrici, affinché il Signore si
degni di benedire vie maggiormente tutte le Opere e tutti i santi propositi dell'intera Famiglia
Salesiana.
Pregate pel buon esito del Processo Apostolico del nostro Venerabile Fondatore,
affinché si affretti il giorno, che ne vedrà ricinto il capo dell'aureola dei beati.
Pregate per l'eterno riposo di tutti i nostri Confratelli e Cooperatori defunti, i quali ci
ammoniscono che la vita, con tutti i suoi beni, è un gran dono del Signore, ma passeggiero; e
che in punto di morte non ci resta che un conforto, quello di averne fatto buon uso.
Pregate infine per me, che sento di avvicinarmi a grandi passi all'eternità, affinché
possa spendere quel po' di vita che mi resta in piena conformità alla santa volontà del
Signore.
Di Voi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,
Umil.mo ed Obbl.mo Servitore
Marzo, a. XXXIV n. 3
67-70 Chi è Don Rua?
[Biografia con dialoghi e ricordi di don Bosco]
AL nord di Torino, poco lungi da quei prati di Valdocco, che la Divina Provvidenza
riserbava pel meraviglioso sviluppo del 1° Oratorio di Don Bosco, sorgeva solitaria nella prima
metà del secolo scorso la Fucina delle Canne degli Stati Sardi.
Quivi, il 9 giugno 1837, da Giovanni Rua, impiegato nella Fucina, e da Giovanna Ferrero
nacque colui, al quale Dio voleva affidare un'immensa eredità di opere sante. Era questi
Michele Rua.
Il padre, cristiano esemplare, lo lasciò orfano in tenera età; ma gli restarono le cure
sollecite della madre, la quale poi lo seguì sulla via della carità, morendo nell'Oratorio di S.
Francesco di Sales, dopo aver speso ancor parte della sua vita a pro' degli orfani di D. Bosco.
Il primo incontro con D. Bosco.
Un giorno, lo sguardo infantile di Michele osservò al collo d'uno dei compagni una
cravatta nuova fiammante:

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214
Oh! come va, gli chiese, che sebbene non sia giorno di festa, tu porti una cravatta cosi
bella!
Non lo sai?! l'ho guadagnata alla lotteria dell'Oratorio.
E che Oratorio?
All'Oratorio di D. Bosco al Rifugio!
Michele contava poco più di sette anni (aveva ricevuto allora la Cresima nella cappella
privata dell'Arcivescovo di Torino Mons. Fransoni) ma la domenica dopo subito egli corse al
Rifugio, e vide una striscia di terreno dove molti giovani si trastullavano, e due povere stanze
al terzo piano convertite in cappella provvisoria. Ciò che lo colpì fu il veder che ognuno di quei
giovani circondava con gioia un giovane sacerdote il quale si avvicinò anche a lui, e n'ebbe per
un istante la mano sul capo e qualche parola che gli andò al cuore. Quel prete era D. Bosco!
Un ricordo.
Il 184546 fu per D. Bosco un anno di lotte e sacrifizi inenarrabili. Scacciato dal Rifugio,
poi da S. Pietro in Vincoli, quindi dai Molassi, e infine da casa Moretta, omai non aveva più un
palmo di terra, ove raccogliere i suoi birichini. Quelli che si erano raccolti attorno a lui per
aiutarlo, l'avevano abbandonato. Ma non l'aveva abbandonato il Signore, il quale
confortavalo, e con maggior frequenza, con la visione dei futuri destini dell'Opera intrapresa;
e fu allora che egli, a rinfrancare alla sua volta il giovanile drappello, a lui più caro della salute e
della vita istessa:
Non temete, o figliuoli, diceva; noi avremo casa, scuole, cortili ampi per le ricreazioni,
e chiese, chierici e sacerdoti!
Caso davvero singolare! i giovani gli credevano, mentre gli uomini di senno lo dicevano
impazzito.
Michele un giorno s'imbatté nel Direttore della Fucina, che gli domandò:
Vai ancora all'Oratorio di D. Bosco? Qualche volta!
Povero D. Bosco!.... Non lo sai?... È impazzito!....
Ed altre volte udì distinte persone esclamare:
D. Bosco si è tanto infatuato dei poveri ragazzi, che gli ha dato di volta il cervello!
Michele, per la tenera età, non riusciva a capir bene le cose, ma sentiva che era
straordinario l'affetto che il giovane sacerdote aveva per i suoi piccoli amici.
« Che vorrà dire? »
In quel tempo prese a frequentare le classi elementari presso i Fratelli delle Scuole
Cristiane a Porta Palatina, ove D. Bosco si recava assai spesso a confessare, a predicare ed
anche a far scuola di catechismo. I giovani, appena lo vedevano, gli si affollavan d'attorno,
come tutti volevano confessarsi da lui! Fin gli esami preferivano prenderli da D. Bosco!
Anche là l'occhio del Venerabile seguì con special cura il piccolo Michele, il quale
provava un'inesprimibile allegrezza ogniqualvolta poteva rispondere ad un sorriso di D.
Bosco.
Intanto, pio, serio e diligente, a nove anni egli era ammesso alla 1a Comunione; e,
sempre buono ed esemplare, attirava su di sè anche l'attenzione dei maestri, in modo speciale
di uno, che con gran contentezza andava ripetendo:
Rua sarà dei nostri!
Ma diversi erano i disegni di Dio.
Andando o tornando dalla scuola, accadeva spesso che il giovanetto Michele
s'imbattesse in D. Bosco. Egli, non appena lo scorgeva, fuor di sè per la gioia gli correva
incontro, e quando gli era vicino scoprendosi il capo e baciandogli la mano con tutta
l'ingenuità dell'anima che gli traspariva dal viso:

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215
Oh! Don Bosco, esclamava, mi da' un'immagine?!...
Il Venerabile, come se non avesse null'altro a fare, si fermava amorevolmente con lui,
gli riponeva il berretto in testa e, sorridendo amabilmente alla ripetuta domanda,
presentavagli la palma della mano sinistra mentre con la destra faceva atto di tagliarla a metà
dicendo scherzevolmente
Prendi, Michelino, prendi!
E Michelino, baciandogli di nuovo e con più affetto la mano, si accomiatava pensando:
Che vorrà dire?!
Comincia il ginnasio.
Alla fine del corso elementare, la speranza che si sarebbe consacrato al Signore tra i
figli del La Salle era divenuta quasi certezza; ma com'ebbe preso l'ultimo esame e si chiuse
l'anno scolastico, Don Bosco lo chiamò e gli domandò se gli piaceva di farsi sacerdote.
Oh! molto, rispose Michele.
Ebbene preparati a studiare il latino! e già nelle vacanze affidavalo al virtuoso Don
Pietro Merla, il quale lo istruì nei principi della lingua latina.
Era intenzione di D. Bosco di continuargli egli stesso, come aveva fatto con altri,
quell'insegnamento; ma, vedendo che non gli era possibile, lo inviò alla scuola privata del
prof. Giuseppe Bonzanino, che dava lezioni di grammatica (dalla 1a alla 3a ginnasiale) nella
casa appartenente alla famiglia Pellico presso la Chiesa di S. Francesco d'Assisi, in quelle
stesse camere dove il buon Silvio aveva scritto Le mie prigioni.
Assiduo alle lezioni e d'una diligenza piuttosto unica che rara, il giovane Rua fece così
gran profitto che al termine dell'anno scolastico 185o52, con meraviglia degli esaminatori
coronò con felicissima prova e con gran lode i tre corsi inferiori di ginnasio.
In quell'anno, come anche l'anno appresso in cui frequentò la scuola di prima rettorica
presso il prof. D. Matteo Picco, continuò ad abitare con la mamma e i fratelli; ma la domenica
ed ogni sera dei giorni feriali correva sempre da D. Bosco all'Oratorio (1).
E fin d'allora Don Bosco lo mandava ad aiutare il ch. Savio Ascanio (il primo chierico che
dimorò per più anni a Valdocco) all'Oratorio di S. Luigi a Porta Nuova.
Strada facendo:
Sai, Michele?! questi disse più volte al giovane Rua; D. Bosco mi ha detto che ha dei
progetti su te: che in avvenire tu gli sarai di grande aiuto.
Ed altre volte gli ripeté ancor più chiaramente:
D. Bosco ci ha detto che è sicuro di aver trovato in te chi continuerà l'Opera degli
Oratori!
Se queste parole non furono una profezia, non erano neppur una semplice speranza o
un desiderio, ma per lo meno la constatazione di una condotta ammirabile.
Veste l'abito chiericale.
D. Bosco diceva il vero.
Dopo avere consultato il Venerabile Don Cafasso intorno la sua vocazione, il 22
settembre 1852, trilustre appena, Michele entrò definitivamente come alunno interno
nell'Oratorio di Valdocco; e l'indomani insieme con ventisei compagni parti con Mamma
Margherita e con Don Bosco alla volta di Castelnuovo d'Asti, per passare alcuni giorni nella
casetta natale del Servo di Dio.
Oh! giorni di letizia e di svago, che la presenza, la parola e gli esempi di Don Bosco
rendevan pieni di tali eccitamenti al bene, che miglior frutto non si sarebbe ricavato dal più
rigido corso di esercizi spirituali

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Fu là, nell'umile cappellina dei Becchi, che la Domenica del Rosario, il 3 ottobre, Michele
Rua vestì l'abito chiericale. La cerimonia fu compiuta alla messa solenne dal Teol. Antonio
Cinzano, Prevosto e Vicario di Castelnuovo, che aveva pur benedetta la veste a D. Bosco; ed il
teol D. Giov. Battista Bertagna, poi Arcivescovo tit. di Claudiopoli, aiutavalo ad indossarla.
A mensa, rivolto a Don Bosco, il Vicario, esclamava
Ti ricordi quando essendo ancor chierico mi dicevi: « Io avrò dei chierici, dei preti, dei
giovani studenti, dei giovani operai, una musica ed una bella chiesa? » Ed io ti rispondeva che
eri matto? Adesso si vede che sapevi proprio quello che dicevi!
I sogni (o meglio le visioni) si avveravano; e Don Bosco potè dire finalmente: Questo
chierico è mio!
« Faremo a metà! »
Tornato all'Oratorio, anche Rua chiese alla sua volta al Servo di Dio:
Rammenta, signor Don Bosco, quegli incontri che ebbi più volte con lei quando
andava a scuola dai Fratelli, e che domandandole il dono di un'immagine, lei mi faceva segno
di volermi dare metà della mano? Che cosa voleva dirmi?
Oh! mio buon figliuolo, gli fe' con accento paterno D. Bosco; omai tu dovresti
comprenderlo, ma lo comprenderai meglio in seguito!... e prosegui: D. Bosco voleva dirti
che con te un giorno avrebbe fatto a metà!
Astraendo dal pensiero di un'illustrazione celeste, è certo che D. Bosco vedeva nel
giovane chierico l'anima più avida e più capace di osservarlo e studiarlo per imitarlo. E noi
dobbiam dire che se una delle gioie più care dei Salesiani è di poter ripetere, vorremmo dire in
ogni circostanza « Dobbiam fare così, perché così ha fatto Don Bosco! » essendo convinti che
lo studio degli esempi e dello spirito di D. Bosco infonderà sempre in noi un'onda fresca di vita
in ogni tempo ed in ogni luogo meravigliosa, di ciò la miglior lode va data a Don Rua, che fin
d'allora col suo esempio e poi coll'autorevole suo consiglio ci spronò allo studio ed
all'imitazione degli ammirabili esempi di un tanto Padre!
Un fatterello eloquente.
A quegli anni l'Oratorio era ancora una famiglia; nella quale, giovani e chierici,
andavano a gara per avvicinare D. Bosco. Ogni mattina ad esempio, era felice chi poteva,
giunta quell'ora, arrivar pel primo in cucina a prendere il caffè per D. Bosco!
Un giorno prestarono questo piccolo servizio Bartolomeo Fusero e il chierico Rua, i
quali, mentre il Servo di Dio prendeva quel po' di bevanda, visto sul tavolo il suo orologio, con
quella confidenza che ispirava Don Bosco, lo tolsero in mano per osservarlo. Ed era naturale,
era forse l'unico orologio che si trovasse nell'Oratorio! Ma in men che si dice, ecco che loro
sfugge di mano e batte a terra. Al rumore del cristallo infranto, Don Bosco si volge col suo
inalterato sorriso, e in tono scherzevole:
Ora, esclama, a compenso bisognerà stare un mese senza colezione!
Passano alcuni giorni e D. Bosco, accompagnato dal chierico Rua, va in casa
Montmorency a Borgo Cornalense, e sapendo di far cosa gradita a quella nobile famiglia, vi si
reca, com'era solito, anche a dir messa.
Uscendo di cappella, uno dei figli del Conte, Eugenio, si avvicina al chierico e gli dice
Lasciamo D. Bosco con la Duchessa e con papà; noi, giovani, andiamo da soli in altra
stanza.
E lo conduce ad una mensa che pareva imbandita, non per una colezione, ma per un
lauto pranzo.
Mi scusi, osserva con umile disinvoltura il buon chierico; io non posso prender nulla!
All'Oratorio, gli risponde amichevolmente il giovane conte, Ella può fare come vuole,
ma qui deve farci compagnia.
Oh! mi perdoni, ma non prendo nulla, non posso prender nulla!

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A quella resistenza Eugenio si alza e va nell'altra sala ed espone la cosa a D. Bosco, il
quale, meravigliato, ne chiede la ragione al giovane compagno: e questi:
Sa, signor D. Bosco...
Che cosa?
Quella mattina... l'orologio!
Oh! che buon figliuolo! esclama sorridendo il Venerabile e lo manda a far colazione,
non senza narrare l'episodio a quei signori conchiudendo:
Con Rua non si scherza! bisogna che stia attento a misurar sempre le parole, perché è
d'una obbedienza e d'una precisione straordinaria
E noi possiamo aggiungere che l'esattezza continua, e vorremmo dire eroica,
nell'adempimento di ogni suo dovere, fu ed è la nota caratteristica della sua vita.
In quanta stima era tenuto.
Tanta virtù non poteva non conciliargli fin d'allora la stima di D. Bosco e dei compagni.
Essendo l'Oratorio divenuto l'asilo e diciam meglio il seminario di molti chierici di
Torino e del Piemonte, non è a dire con quant'amore Don Bosco invigilasse costantemente
sulla loro formazione. Ad insinuare in essi l'amore allo studio della S. Scrittura egli aveva
intrapreso a far loro una lezione settimanale sul Nuovo Testamento; e quando vide che le
occupazioni che si moltiplicavano non glielo permettevano più, egli chiamò a supplirlo il
chierico Rua.
Nel 1858 D. Bosco andava per la prima volta a Roma, sopra tutto allo scopo di chieder
consiglio al Sommo Pontefice per la formazione della pia Società Salesiana; e la preferenza di
accompagnarlo in quel primo viaggio importantissimo era pur riservata al chierico Rua.
Il 18 dicembre del 1859 si gettavano stabilmente le basi della nuova Società, ed i soci
fondatori, dopo aver eletto per acclamazione a Rettor Maggiore Don Bosco ed a Prefetto Don
Vittorio Alasonatti (l'unico sacerdote che oltre D. Bosco facesse parte di quell'assemblea), per
la terza carica, che è quella di Direttore Spirituale, si affermavano anch'essi concordi sul nome
del suddiacono Michele Rua.
Giunge al Sacerdozio.
Sebbene adorno di virtù e ricco di meriti, pur con l'anima piena di quella umiltà che è
propria delle anime elette, giunse al Sacerdozio.
Fu ordinato il 29 luglio 186o a Caselle Torinese nella Cappella di S. Anna, annessa alla
villeggiatura del Barone Bianco di Barbania, da Mons. Balma, Vescovo di Tolemaide, essendo
l'Arcivescovo Monsignor Fransoni in esilio. Il dì seguente, senza speciale solennità celebrava la
prima messa nella chiesa di S. Francesco di Sales nell'Oratorio, e alla sera teneva invece di D.
Bosco il discorsino dopo le orazioni, dimostrandosi oltremodo commosso e supplicando tutti
a pregare per lui il Signore, affinché riuscisse ad adempiere degnamente i gravi doveri inerenti
alla dignità sacerdotale.
Però la domenica seguente, ottava dell'ordinazione e solennità della Madonna della
Neve, vi fu una festa solenne nell'Oratorio. Tutti gli alunni, studenti ed artigiani, non
mancarono di accostarsi alla santa comunione, sapendo essere questo il più vivo desiderio del
nuovo levita, il quale cantò messa solenne, assistito da D. Bosco. Il tripudio fu tale da non
potersi immaginare da chi non fu presente.
Da ogni parte si gridava: « Viva Don Rua! » e questi sforzavasi di rivolgere le ovazioni a
Don Bosco. Nella parlata di chiusa dell'accademia, chiamando fratelli tutti gli alunni, egli li
ringraziò nuovamente, implorò le loro preghiere, promise a tutti un efficace affetto
inestinguibile supplicando di essere ammonito qualora paresse aver egli dimenticato questa
promessa, e finì con inneggiare affettuosamente a D. Bosco, suo e loro padre. Un subisso
d'applausi accolse le parole del nuovo sacerdote, e fin da quel giorno Don Bosco e Don Rua
presero a fare a metà anche della riconoscenza e degli applausi di tutto un mondo giovanile!
(Continua).

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aprile, a. XXXIV n. 4
97 Preghiamo!
[durante la malattia]
« Dite ai Cooperatori, ci diceva egli di questi giorni, che li ringrazio! so che pregano
molto per me, ed io pure prego per tutti, Cooperatori, Cooperatrici e rispettive famiglie.
Quanto alla mia salute, sono nelle mani di Dio; se piacerà al Signore di farmi guarire, dichiaro
fin d'ora di voler consacrare quella vita, che Egli mi darà, a bene di tanta gioventù, come ho
procurato di far sempre fin qui, e per tutte quelle opere di carità che i Salesiani hanno comuni
coi Cooperatori. E se piacerà al Signore di chiamarmi a Se, prometto che continuerò a pregare
egualmente per tutti, anche dall'altro mondo! »
99-102 Chi è don Rua?
[Biografia con dialoghi e ricordi di don Bosco, seconda parte]
DALLA sua consacrazione sacerdotale al giorno in cui, morto D. Bosco assunse la
direzione suprema delle Opere Salesiane, egli passò 28 anni di lavoro vorremmo dir nascosto,
ma immenso, continuo e meraviglioso, e insieme di uno studio incessante dello spirito, delle
idee e degli esempi di D. Bosco, per cui potè felicemente ritrarlo, divenuto suo Successore.
Il diploma di professore.
Per D. Rua ogni desiderio di D. Bosco fu sempre un comando.
Nel 1863 questo Apostolo della gioventù si accingeva ad aprire il suo primo istituto
fuori di Torino, il Collegio di Mirabello che poi fu trasportato per maggior comodità a Borgo S.
Martino presso Casal Monferrato; ma non aveva professori diplomati. Con Mons. di Calabiana
aveva deciso che l'Istituto si sarebbe detto Piccolo Seminario e perciò di esclusiva dipendenza
del Vescovo di Casale, ma si temeva che ciò a nulla approdasse.
Come fare? di quell'anno appena, aveva ottenuto che tre de' suoi chierici ed un prete
subissero all'Università di Torino l'esame di ammissione alla facoltà di lettere. L'esito era stato
brillante: i quattro candidati avevano riportato i pieni voti assoluti, e i chierici Francesia e
Cerruti anche la lode. Tuttavia attendere che questi avessero compiuto i loro studi voleva dire
ritardare l'apertura del nuovo istituto per quattro anni, e in quattro anni quante altre cose
voleva fare D. Bosco!
Ma ecco, nel mese di luglio, vien annunziata una straordinaria sessione di esami pel
mese di settembre, appunto per chi voleva conseguire il diploma di professore di ginnasio!
Eran più anni che non si tenevano più tali sessioni e D. Bosco, benedicendo alla Divina
Provvidenza, esortò alcuni de' suoi a prepararvisi. Il tempo stringeva, non vi erano neppur due
mesi; ma due chierici e tre sacerdoti, i quali avevano a suo tempo felicemente subito l'esame
di filosofia in seminario (giudicato equipollente all'esame di licenza liceale) coraggiosamente
vi si presentarono.
Fra questi, nonostante le sue mille occupazioni, primeggiò D. Rua. Gli esami si tennero
dal 15 al 2o settembre ed i cinque candidati dell'Oratorio ebbero tutti il diploma di professori
per le prime tre classi ginnasiali. Don Rua tenne così brillantemente la sua lezione pratica, che
l'illustre pedagogista Abate Rayneri ne andò entusiasmato e, finito l'esame, subito l'avvicinò e
gli propose una cattedra di un ginnasio governativo.
Ma ben altre erano le mansioni che gli destinava la Divina Provvidenza.
Per noi è doveroso aggiungere, com'egli, il quale essendo l'intimo confidente ed il
braccio destro di D. Bosco non aveva più briciolo di tempo per darsi con tranquillità agli studi,
per essere più utile al suo padre adottivo nel 1870 si presentò ad un'altra sessione
straordinaria di esami, conseguendo il diploma di professore di ginnasio superiore.
Direttore a Mirabello.
Don Bosco adunque aveva deciso di aprire il collegio di Mirabello. Non appena
nell'Oratorio se ne diffuse la notizia, subito si cominciò a parlare di chi vi sarebbe stato inviato,
e fu voce comune che il prescelto a direttore sarebbe stato D. Rua, perché fin d'allora

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nessun'altro era creduto più idoneo a riprodurre la mente e la volontà di Don Bosco, in modo
di essere un altro D. Bosco nella prima colonia dell'Oratorio.
Il concorde giudizio di tutti non fallì.
« Poiché la Divina Provvidenza dispose di poter aprire una casa destinata a promuovere
il bene della gioventù in Mirabello gli scriveva D. Bosco in un prezioso autografo che D. Rua
gelosamente conserva inquadrato accanto il suo povero letto ho pensato tornar a maggior
gloria di Dio il fidarne a te la direzione.
» Ma siccome non posso trovarmi sempre al tuo fianco per darti o meglio ripeterti
quelle cose che tu forse avrai già veduto praticarsi, così stimo farti cosa grata scrivendoti qui
alcuni avvisi che potranno servirti di norma nell'operare.
» Ti parlo colla voce di un tenero padre che apre il cuore ad uno de' più cari suoi
figliuoli.
» Ricevili adunque scritti di mia mano come pegno dell'affetto che io ti porto, e come
atto esterno del mio vivo desiderio che tu guadagni molte anime al Signore. »
E dopo avergli date sagge norme da seguire con se stesso, coi maestri, cogli assistenti,
colle persone di servizio, coi giovani e cogli esterni, conchiudeva:
« La carità e la cortesia siano le note caratteristiche di un direttore.
» In caso di questioni intorno a cose materiali accondiscendi in tutto quello che è
possibile anche con qualche danno, purché si conservi la carità.
Se poi trattasi di cose spirituali o semplicemente morali, allora le dissenzioni devono
sempre
risolversi nel senso che tornano a maggior gloria di Dio e bene delle anime. Impegni,
puntigli, spirito di vendetta, amor proprio, ragione, pretensioni ed anche l'onore, tutto deve
sacrificarsi in questo caso!... ».
A un tal programma D. Rua conformò invariabilmente la sua condotta.
"È come D. Bosco I„
« Don Rua a Mirabello narra la cronaca di Don Ruffino si diporta come Don Bosco a
Torino. E sempre attorniato dai giovani, attratti dalla sua amabilità e anche perché loro
racconta sempre cose nuove. Sul principio dell'anno scolastico raccomandò ai maestri che
non fossero per allora troppo esigenti, che non pigliassero a sgridare gli alunni per qualche
loro negligenza o vivacità, ma che tollerassero molto. Al dopo pranzo fa anch'egli ricreazione
sempre in mezzo ai giovani, giuocando o cantando... Gli alunni vanno alla passeggiata tutti
insieme a due a due: sono circa novanta.
» Ei nelle feste predica due volte... È da notare che allorquando alla sera parla ai giovani
si esprime in modo sempre faceto ed ilare »
E i giovani l'amavano come i giovani dell'Oratorio amavano D. Bosco, il quale in una
lettera indirizzata agli amati suoi figliuoli del piccolo Seminario di S. Carlo in Mirabello, potè
scrivere queste parole:
« ... Vi ringrazio dell'affetto che portate a D. Rua e agli altri Superiori di questo
Seminario!»
Era una conferma della bontà del sistema educativo inculcato da D. Bosco, e della
scelta del nuovo Direttore.
Così passarono due anni.
La madre.
A Mirabello, per delicato sentire di Don Bosco, lo seguì la madre.
Giovanna Maria Rua, che fin dall'entrata di Michele all'Oratorio aveva cominciato ad
aiutare la madre di Don Bosco e dalla morte di Mamma Margherita, cioè dal 1856, aveva, per

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invito di D. Bosco e del figlio, preso il posto di questa donna incomparabile, era anch'essa un
angelo di bontà.
Nel veder partire il figlio, la virtuosa genitrice andava pensando
Oh! se potessi seguirlo!
E Don Bosco, con quella tenerezza che gli era propria, le lesse in cuore e dispose che
seguisse il suo D. Michele nella nuova mansione.
Alquanto inoltrata negli anni, era però di complessione robustissima; e virile di senno,
di pazienza ammirabile, amante della mortificazione cristiana, di coscienza delicatissima ma
senza ombra di scrupoli, era pronta ad ogni lavoro.
Tornata nel 187o all'Oratorio, dopo il trasporto del collegio a Borgo S. Martino,
continuò a lavorare pei giovanetti, preferendo la classe dei più poveri e dei più ignoranti, fino
al 21 giugno 1876 in cui volò al Paradiso.
Avendo stabilito un pio legato per un'annua messa nel suo anniversario, Don Michele
non ha mai mancato, trovandosi all'Oratorio, di compiere egli stesso, senza pompa alcuna ma
con edificante pietà filiale, la mesta cerimonia.
Di nuovo al fianco di D. Bosco.
Nell'ottobre del 1865, morto il sac. Vittorio Alasonatti, primo prefetto dell'Oratorio,
Don Bosco richiamò al suo fianco Don Rua. Dopo il collegio di Mirabello si era aperto quello di
Lanzo, anzi n'era già morto il primo direttore D. Ruffino; l'esser quindi preposto a questo o a
quel collegio non era più la difficile impresa, Don Rua ne aveva insegnato agli altri la via.
Occorreva invece chi ad ogni istante sapesse comprendere ed aiutare Don Bosco
all'Oratorio ed occuparne serenamente il posto, allorquando egli doveva allontanarsene; e le
occasioni divenivano ognor più frequenti, sia per le visite che doveva compiere alle altre case,
sia per i lunghi viaggi che doveva intraprendere allo scopo di cercar mezzi per la costruzione
del maestoso Santuario di Maria Ausiliatrice ed anche per la causa della Chiesa in Italia.
Occorreva chi imponendosi agli altri per l'esemplarità sua, specialmente per una
rigidezza singolare con se stesso ed una giustizia ammirabile con tutti in tutte le cose,
personificasse in sè l'osservanza del regolamento, e nel crescente sviluppo che assumeva
l'Opera Salesiana completasse, oseremmo dire, per la parte disciplinare, l'incomparabile
amorevolezza del Fondatore.
Occorreva chi nel moltiplicarsi delle fondazioni desse loro un indirizzo organico di
pratica amministrazione, sicché, fin da principio, ogni casa avesse anche in questa parte un
ordinamento eguale e preciso.
L'uomo, che rispondeva a queste necessità, era D. Rua.
Nel 1865 adunque egli tornò a fianco di Don Bosco e non se ne distaccò più,
coadiuvandolo in tutte le sue sante imprese, e partecipando a tutte le sue gioie e a tutti i suoi
dolori.
"Nulla senza il permesso di D. Bosco!"
Nel 1868 cadde ammalato e, che è che non è? si credette che fosse in fin di vita. E
veramente il caso era grave; Don Bosco era assente.
L'infermo pregò D. Lazzero che volesse amministrargli l'Olio Santo; questi gli rispose
che non gli pareva necessario e d'altra parte era bene aspettare Don Bosco.
Difatti, alla sera, D. Bosco rientra in casa e i giovani che eran già fuori di refettorio gli si
affollano d'attorno per baciargli la mano e gli dicono che Don Rua è malato, anzi in fin di vita!
Anche alcuni Superiori avvicinano il Servo di Dio, pregandolo a salire dall'infermo, ma
scherzevolmente Don Bosco risponde:
Don Rua non parte senza il mio permesso! lasciatemi andare a cena... e scende in
refettorio.
Dopo cena va a trovarlo.

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Oh! Don Bosco! gli fa Don Rua con un fil di voce; mi dia la sua benedizione e l'Olio
Santo, perché mi sento morire.
Sta tranquillo, gli risponde il Venerabile; tu non partirai senza il permesso di Don
Bosco, tu non sai quante cose devi ancor fare!
E poiché Don Rua insisteva, Don Bosco ripeté:
Sta tranquillo! sta tranquillo! Lo sai tu pure che Don Rua non fa nulla senza il permesso
di Don Bosco
Difatti Don Rua si acquetò, guarì e riprese alacremente il suo posto di lavoro (Poiché se
n'è parlato, teniamo a dichiarare esser vero che un giorno il Venerabile disse scherzevolmente al
chierico Rua: Tu arriverai a 75 anni!).
Uno splendido eloquio.
Approvata la Pia Società Salesiana nel 1869 e sanciti definitivamente i suoi statuti nel
1874, Don Rua ne restò sempre il Prefetto Generale, che è quanto dire ne tenne sempre la
prima carica dopo quella del Rettor Maggiore.
Chi lo conobbe in quegli anni, non può far a meno di ricordare com'egli, mentre era un
altro Don Bosco allorchè Don Bosco era lontano, ecclissavasi poi talmente allorchè Don Bosco
era in casa, pur continuando nell'improbo suo lavoro non solo di giorno, ma eziandio gran
parte della notte, che il suo esempio era a tutti di stimolo a lavorare indefessamente per Don
Bosco, cioè pel Signore.
E Don Bosco?
Egli pure n'era tanto ammirato che non potè trattenersi dal farne più volte
quest'elogio
Se Dio mi avesse detto: «Immagina un giovane adorno di tutte quelle virtù ed abilità
maggiori che tu potresti desiderare, chiedimelo ed io te lo darò» io non mi sarei giammai
immaginato un Don Rua!
Il Vicario Generale.
Nel 1884, travagliato da varii incommodi, D. Bosco pensava di eleggersi un Vicario che
lo rappresentasse e fosse come un altro se stesso, poiché era suo desiderio vivissimo che,
venuta l'ora della sua morte, per nulla affatto venisse a turbarsi o a mutarsi l'indirizzo delle
sue opere.
Mentre egli andava meditando su questo disegno, di moto proprio Leone XIII gli faceva
chiedere a mezzo di Monsignor Domenico Jacobini chi gli sembrasse atto a far le sue veci
nella direzione suprema della Pia Società Salesiana.
« Io scrisse Don Bosco ringraziando il Santo Padre della sua benevolenza risposi
proponendo a mio Vicario D. Michele Rua, perché in ordine di tempo è uno dei primi della
Società, perché da molti anni esercita in gran parte questo Uffizio, e perché in fine questa
nomina avrebbe incontrato il pieno gradimento di tutti i confratelli ».
Ed avendogli il Santo Padre, a mezzo dell'Em.mo Card. Alimonda, significato che
siffatta proposta era di tutto suo gradimento, valendosi della facoltà concessagli dal Supremo
Ma D. Bosco, dice D. Rua sorridendo all'antica rimembranza, lo disse scherzando; e se
io non ho mai dimenticato quelle parole, è perché le tenni come un lieto augurio!
Che il lieto augurio si compia!
Pastore della Chiesa, in data 8 dicembre 1885 nominò suo Vicario Generale Don Michele
Rua: « Da, qui innanzi... egli farà le mie veci nel pieno ed intero governo della nostra Pia
Società; e tutto ciò che posso far io, potrà farlo anch'egli con pieni poteri ».
Se pare che il nuovo ufficio dovesse indicare un maggior contatto dell'eletto con Don
Bosco e la necessità di un più intimo scambio di idee e di una più stretta comunione di
sentimenti, in realtà nulla poté innovare nel nuovo Vicario, se si eccettua il pieno potere

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legalmente conferitogli; perché Don Rua, fino a quel punto, aveva interamente vissuto per
Don Bosco.
Col buon Padre, sfinito e omai cadente, in quegli ultimi anni egli fu in Francia, nella
Spagna, in Lombardia, a Genova e a Roma, spettatore de' suoi spettacolosi trionfi. Ed era
girato, che chi umilmente e nel silenzio aveva tanto lavorato per l'incremento dell'Opera
salesiana, ne vedesse pure l'apoteosi negli spontanei onori resi da intere moltitudini al
Fondatore.
L'ultima benedizione di D. Bosco.
Dopo una vita interamente spesa a maggior gloria di Dio, a salvezza della gioventù ed a
vantaggio della civile società, nel dicembre del 1887 Don Bosco cade gravemente infermo e,
tra la trepidazione del mondo cattolico, in poche settimane è agli estremi.
La notte del 3o al 31 gennaio del 1888 entrò in agonia. In un attimo la sua cameretta si riempie
di sacerdoti, chierici e laici.
Tutti sono in ginocchio... Accanto a Monsignor Cagliero che gli raccomanda l'anima, è
Don Rua, il quale si china all'orecchio del Padre morente, e
Don Bosco, gli dice con voce soffocata dal dolore, siamo qui noi, i suoi figli. Le
domandiamo perdono di tutti i dispiaceri che per causa nostra ha dovuto soffrire, e per segno
di perdono e di paterna benevolenza ci dia ancora una volta la sua benedizione. Io le condurrò
la mano e pronuncierò la formula!
Scena commovente e straziante ad un tempo! Tutte le fronti si curvano a terra e Don
Rua, facendo forza all'animo trambasciato, pronunciando le parole di benedizione, alza la
destra paralizzata di Don Bosco e invoca la protezione di Maria Ausiliatrice sui Salesiani
presenti e su gli altri assenti o sparsi nelle varie regioni della terra.
Don Bosco volava in Paradiso quella mattina alle 4.45... Anche morendo mantenne la
promessa fatta all'antico scolaretto di Porta Palatina, facendo con lui a metà nel dar a' suoi
figli l'ultima benedizione!
(Continua).
maggio, a. XXXIV n. 5
133-149 Gli ultimi giorni
[diario della malattia di don Rua]
15 febbraio.
[…] Chiamò il fido Balestra e gli disse:
Prendi la corrispondenza che è sullo scrittoio e portala a Don Rinaldi. Gli dirai che
pensi a sbrigarla, perché io non posso più farlo.
16 febbraio.
[…] In casa tutti sono costernati, meno D. Rua, il quale, non avendo potuto, per le
visite avute, fare un po' di lettura durante la cena, calmo e sorridente, mentre tutti sono
preoccupati per lui, prega che gli si legga un po' di Bollettino.
21 febbraio.
[…] Viene a visitarlo il comm. Costanzo Rinaudo, col quale s'intrattiene affabilmente.
Mi ha fatto molto piacere questa visita, disse a D. Albera; specialmente per aver
sentito Rinaudo a parlar così bene di Don Bosco!
23 febbraio.
[…] Però, sollecitato ad esprimere ciò che pensi dell'esito della sua malattia, se ne
schermisce dicendo:
Sia fatta la volontà di Dio!

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A sera appare un po' più sollevato. Prima di recitare le preghiere, si pone a declamare,
fuori di ogni sua usanza e con gran sentimento, una lode in onore della Madonna, una delle
prime lodi insegnate da Don Bosco ai suoi giovanetti e cantata con tanta grazia da uno dei
compagni di D. Rua, il chierico Secondo Pettiva: O Maria, quando ti miro abbracciata al tuo
diletto
[…] A D. Angelo Rigoli, prevosto di Somma Lombardo e presidente dell'Unione Antichi
Allievi Salesiani di Lombardia,[…] dice con effusione di cuore:
Mi rallegro cogli Antichi Allievi, Perché vedo che fanno bene, e che vanno crescendo in
questa Unione, la quale è destinata a far del bene anzitutto a loro stessi e Poi alle loro famiglie
e alla società. Li benedico di cuore.
24 febbraio.
[ad alcuni partecipanti alla XIII Assemblea Generale della Federazione Agricola
Piemontese]
Mi congratulo con loro, dice, che promuovono con tanto zelo il miglioramento
agrario: anche questo è un bel mezzo per salvare delle anime!
25 febbraio.
[…] Ricorrendo l'anniversario della morte del fratello Luigi (25 febbraio 1851) D. Rua
v'intrattiene a lungo il pensiero.
Oggi credeva di morire, dice dopo cena a Don Francesia; credeva che mio fratello Luigi
mi venisse a prendere!
Ma tu non sei più di Luigi; sei nostro! e noi non vogliamo lasciarti partire. Ricordi? Il dì
stesso della commemorazione che Don Bosco fece del tuo Luigi, il 30 marzo del 1851, venni io
all'Oratorio e ci amammo sempre come fratelli.
È vero. E conchiudeva: Ti raccomando di non dar l'allarme in casa! E intanto sia fatta
la volontà del Signore!
[al prof. Fr. Candido Chiorra, direttore del Collegio S. Giuseppe] Don Rua sorrise con
piacere e soggiunse:
Però bisogna fare i conti col Padrone!
27 febbraio.
[…] Ricevendo il dott. Vignolo Lutati, l'infermo esclamò:
Oh caro dottore, come la vedo volentieri! Il dottore rispose
Vengo come amico a visitarla, ma a condizione che non dica una parola.
E Don Rua, con quel senso di delicata riconoscenza ch'egli ha per tutti i benefattori, si
limitò ad osservare:
Veda, caro dottore, appena potei prendere un po' di vino, mi hanno dato del Barolo,
mandatomi da casa Vignolo. […]
2 marzo.
[…] Don Rua è unito con noi nella preghiera. Al direttore D. Marchisio stamane ha
detto:
Voi fate la Corte di Maria per me: ma io l'ho cominciata prima di voi. Suonando
mezzanotte era desto e ho detto alla Madonna: « Ecco! comincia ora la vostra Corte; mi
unisco anch'io a rendervi omaggio con tutti i vostri figli dell'Oratorio! »
4 marzo.
[con don Stefano Pagliere, ispettore della Patagonia Settentrionale] Sig. D. Rua,
esclama, Ella ama molto l'America e i Missionari!
Sicuro! procuro di amarli come li ha amati Don Bosco.

23.4 Page 224

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Allora mi conceda per tutti una speciale benedizione!
Volentieri, volentieri!... e la mano paterna si leva più volte nel corso della malattia a
benedire affettuosamente tutti i Missionari!
8 marzo.
Gli viene annunziata la morte di D. Lazzero. […]
Caro D. Lazzero! esclama; ha finito di soffrire, ha finito di soffrire! ha terminato il suo
lungo purgatorio! E si raccoglie a pregare.
9 marzo.
Ha passato la notte completamente insonne, rievocando a quando a quando la figura
dell'amato defunto.
Don Lazzero mi chiama! ripete più volte;
D. Lazzero mi aspetta!
15 marzo.
[…] Chiama Balestra, e gli dice:
Prendi un foglietto di carta e fa' il piacere di scrivere.
E detta:
« Orario ad esperimento. » 5, sveglia.
» 5.20, messa e comunione e ringraziamento. » 6.15, meditazione.
» 6.45, riposo.
» Dalle 8 alle 9, visita dei medici e colazione con qualche udienza.
» 9 (Rimedio), qualche udienza di estranei secondo convenienza e possibilità (e riposo).
» 12, pranzo e un po' di conversazione. » 14, riposo.
» 15.30, preghiera, lettura e qualche diversivo. » 16, rimedio.
» 18, riposo e qualche diversivo.
» 20, cena, orazioni e disposizioni Per la notte. NB. Se ne raccomanda l'osservanza al
fedele coadiutore Balestra ». […]
18 marzo.
La vigilia di S. Giuseppe! Con vivo affetto ricorda Don Lazzero e vari confratelli e
benefattori che portano questo nome, e promette di pregare per tutti. Al fido Giuseppe
Balestra:
È anche il tuo onomastico! ripete sorridendo, mentre questi si sforza di sollevarlo sui
cuscini.
E poiché il poveretto, da solo, com'è in qualche istante, non ci riesce: Tira su, tira su fin
che puoi, continua, ti renderò poi il cambio, cercando di tirarti in Paradiso!
20 marzo.
Domenica delle Palme! […] con delicato pensiero invia in dono una palma benedetta a
vari benefattori, incaricando D. Rinaldi di augurare ad essi, da sua parte, « di vincere tutte le
difficoltà della vita in modo da giungere a raccogliere l'ultima palma in Paradiso ».
21 marzo.
[…] Richiesto di una parola pei Cooperatori, essendo per essere impaginato il
Bollettino del mese di aprile, con grande affetto e ponderazione risponde:
Dite ai Cooperatori che li ringrazio! so che pregano molto per me, ed io pure prego
per tutti, Cooperatori, Cooperatrici e rispettive famiglie. Quanto alla mia salute, sono nelle
mani di Dio; se piacerà al Signore di farmi guarire, dichiaro fin d'ora di voler consacrare quella

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vita, che Egli mi darà, a bene di tanta gioventù, come ho procurato di far sempre fin qui, e per
tutte quelle opere di carità che i Salesiani hanno comuni coi Cooperatori. E se piacerà al
Signore di chiamarmi a Sè
Lo si interrompe dicendo
Oh no! signor Don Rua, ella deve celebrare la Messa d'Oro!
Ed egli, con dolce sorriso, ripetendo la frase conchiude:
... e se piacerà al Signore di chiamarmi a Sè, prometto che continuerò a pregare
egualmente per tutti, anche dall'altro mondo. […]
23 marzo.
[…] Conscio del suo stato, egli vuol ricevere la S. Comunione in forma di Viatico ma
senza impressionarci, e dispone che all'indomani, giorno della Comunione dei Sacerdoti, gli
sieno recate le Specie Eucaristiche dal Santuario di Maria Ausiliatrice. La notizia, quantunque
palliata di squisita carità paterna, si diffonde in tutta la casa, addolorando ogni cuore.
24 marzo.
Giovedì Santo! Alle 6.15 […] il Prefetto Generale D. Rinaldi […] reca a Don Rua il SS.
Viatico.
[…] D. Rua fe' cenno di voler parlare. […]
In questa circostanza mi sento in dovere di indirizzarvi alcune parole.
» La prima è di ringraziamento per le continue vostre preghiere. Tante grazie! Il Signore
vi rimuneri anche per quelle che farete ancora.
» Un'altra parola voglio dirvi, perché non so se avrò occasione di parlarvi altre volte,
tutti insieme raccolti: vi raccomando che la presentiate anche agli assenti. Io pregherò sempre
Gesù per voi. Spero che il Signore esaudirà la domanda che faccio per tutti quelli che sono in
casa ora ed in avvenire. Mi sta a cuore che tutti ci facciamo e conserviamo degni figli di Don
Bosco! Don Bosco al letto di morte ci ha dato un appuntamento a tutti: « Arrivederci in
Paradiso! » È questo il ricordo che egli ci lasciò. Don Bosco voleva con sè tutti i suoi figli: per
questo tre cose ci raccomandò:
» 1) Grande amore a Gesù Sacramentato;
» 2) Viva divozione a Maria SS. Ausiliatrice;
» 3) Grande rispetto, obbedienza ed affetto ai Pastori della Chiesa e specialmente al
Sommo Pontefice
» E questo il ricordo che anch'io vi lascio. Procurate di rendervi degni di essere figli di D.
Bosco.
» Io non tralascierò mai di pregare per voi. Se il Signore mi accoglierà in Paradiso con D.
Bosco, come spero, pregherò per tutti delle varie Case e specialmente di questa ».
[…]
26 marzo.
Sabato Santo! Don Gusmano […] si reca ad augurargli un buon alleluia […] ed egli
benevolmente risponde:
Veramente anch'io sperava di esser già alzato!
È ammessa a visitarlo Suor Eulalia Bosco, pronipote al Venerabile e Visitatrice delle
Case dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Piemonte, in compagnia della sua
Segretaria; vogliono un pensiero, una parola da mandare alla Madre Generale ed a tutte le
Suore.
Dite alla Madre, egli dice, che auguro che questa Pasqua sia apportatrice di pace, di
consolazione e di fervore per le Madri, per le Superiore delle Case, le Suore e per tutte le

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novizie. Questo è l'augurio di Pasqua del 191o!... Se poi il Signore mi lascierà in vita, allora
andrò a far qualche visita a Nizza e compirò l'augurio.
28 marzo.
D. Rua è un po' impressionato del caso di ieri sera [embolia puntiforme]:
Vi ho spaventati tutti! ha detto stamane a Balestra; e si è fatto spiegare come fosse
andata la cosa.
[…] Però non possiamo più illuderci. Per questo, verso le 18.3o, Don Rinaldi, previo
accordo cogli altri Superiori, si presenta a lui, e:
Sig. Don Rua, gli dice; omai abbiamo esperimentato ogni rimedio, e senza risultati;
vorrebbe provare a ricevere l'Olio Santo? Chi sa che non sia per tornarle efficace anche alla
sanità corporale...
‐‐ Volentieri, volentieri, egli risponde, e additandogli la scansia prendi subito il rituale! e
vuol che gli legga tutte le rubriche e le singole preghiere assegnate per l'amministrazione di
questo Sacramento, che subito dopo, presenti i soli membri del Capitolo Superiore, gli è
amministrato dal direttore spirituale D. Albera. In casa non si sa da altri: si è elusa la vigilanza
degli stessi inservienti ed infermieri, e ciò per desiderio. dell'infermo, che non vuol contristare
« innanzi tempo » i suoi figli e benefattori.
Terminata la cerimonia, chiama a sè D. Rinaldi e lo ringrazia con effusione di cuore del
pio suggerimento.
30 marzo.
[…] Se gli si chiede: Soffre molto, sig. D. Rua? ordinariamente risponde: No, no!
ben rare volte: Un poco!
Il suo pensiero è sempre rivolto alla maggior gloria di Dio ed alla salute delle anime.
Dice a D. Albera:
Fin da quando frequentava le scuole dei Fratelli a Porta Palatina lessi sempre con
piacere gli annali della « Propagazione della Fede ». Anche in mezzo alle mie occupazioni
cercava tempo per osservarli e mi pare di aver fatto quello che ho potuto per propagare
quest'opera. Oh! se anche dopo la mia morte i miei figli continuassero ad occuparsene!
Gli fa molto piacere il sentire che in una nostra casa all'Estero si radunano mensilmente
i preti circonvicini per fare l'esercizio della Buona Morte col metodo di D. Bosco
Oh quanto bene, osserva, fanno tutte le cose che ha stabilito il nostro caro Padre D.
Bosco!
Pieno di riconoscenza, nonostante che i medici gli raccomandino di non stancarsi, se
viene a conoscere che qualcuno desidera vederlo, egli vuole che sia tosto introdotto. Gli
dicono che una vecchia Suora del Rifugio sarebbe felice di ricevere la sua benedizione
Sì, sì, che voglio vederla, esclama; desidero ringraziare questa suora e il Rifugio,
perché hanno sempre lavorato per noi...
Dopo gli si fa osservare
Ma lei soffre e si stanca con tante visite.
Eppure la carità vuole così e non si può fare altrimenti.
31 marzo.
[…] L'infermo, non preoccupandosi punto del male, prende fra le mani quella del dott.
Battistini e glie la stringe con affetto dicendo:
La ringrazio di quanto ha fatto per me. Se il Signore mi riceverà in Paradiso,
continuerò a pregar sempre per lei e la sua famiglia!
Il dottore gli bacia la mano e si ritira profondamente commosso.
A D. Angelo Bologna, che si reca ogni giorno a salutarlo, ha detto

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Don Bologna mi guarda, ma presto gli darò l'addio!
A Don Lemoyne, che, tornato da Mathi dopo la morte di D. Lazzero, si reca ogni sera a
tenergli compagnia, e con cui conversa volentieri ricordando molte volte i primi tempi
dell'Oratorio, sere fa ha detto
Dobbiamo abbandonarci, caro D. Lemoyne, dobbiamo abbandonarci!
Ha pur ringraziato tutti gli infermieri. […]
1° aprile.
[…] Lo stesso Don Rua a quanti oggi lo avvicinano par che non faccia più misteri sulla
sua convinzione di un imminente trapasso e a tutti dà santi ammonimenti e ricordi e
l'arrivederci in Paradiso!
[…] Al direttore D. Marchisio disse:
Dirai ai giovani che è una grazia grande che loro ha fatto la Madonna nel farli venire in
questa sua Casa. Di' loro che se ne rendano più degni collo studio, col lavoro, col buon
esempio e colla pietà. A quelli che vi sono ed a quanti verranno raccomandate sempre la
frequenza ai Sacramenti e la divozione a Maria SS. Ausiliatrice.
Con D. Rinaldi s'intrattenne per oltre mezz'ora con grande serenità, incaricandolo di
particolari ricordi pei Salesiani, per le Figlie di Maria Ausiliatrice e pei Cooperatori.
Pei Salesiani ripeté gli ammonimenti dati con solennità il 24 marzo
Ai Confratelli raccomanda quanto dissi il giorno che ricevetti il Santo Viatico e ricorda
loro che sarà nostra fortuna l'essere stati fedeli nel mantenere le tradizioni di D. Bosco e l'aver
evitato le novità.
Per le Figlie di Maria Ausiliatrice
Dirai che esse sono molto amate da Maria Ausiliatrice; procurino di conservare questa
predilezione della nostra cara Madre!...
Pei Cooperatori ripeté, con espressioni commoventi, tutta la sua riconoscenza
Quando venga a morire, non occorre scrivere ai Cooperatori una lettera, come si fece
per Don Bosco. Tuttavia desidero che si dica loro che conservo tutta la riconoscenza per
l'aiuto che hanno prestato alle opere nostre. Se D. Bosco disse che senza di loro avrebbe fatto
niente, quanto di meno avrei fatto io che sono un poveretto! Sono quindi obbligato di
ricordarli in modo particolare. Io pregherò per loro, per le loro famiglie ed amici, perché il
Signore li ricompensi in questa e nell'altra vita!
A D. Minguzzi disse con grande affetto
Benedico te e le tue opere: continua con coraggio: ricordami al Circolo degli Antichi
Allievi e di' loro che li benedico tutti.
A Don Barberis, che sta preparando una nuova edizione della vita di Don Andrea
Beltrami
Siamo sempre stati amici; voglio che continuiamo ad esserlo per tutta l'eternità...
Coraggio! Raccomandati anche a Don Bosco e a D. Beltrami. Anch'io in tutti i giorni della mia
malattia mi son raccomandato e mi raccomando tutti i giorni anche a D. Bosco e a D. Beltrami!
Ed alla pia genitrice di questo caro salesiano, morto in concetto di santità, la signora
Caterina Beltrami di Omegna che gli chiede la benedizione, dopo di averla soddisfatta,
soggiunge:
Ora mi ottenga lei dal caro D. Beltrami la sua benedizione e che mi continui la sua
protezione!
2 aprile.

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[…] D. Rua riceve la visita del sig. D. Eugenio Reffo, che gli reca gli auguri e le preghiere
che innalzano per lui il Superiore e tutti i membri della Pia Società di S. Giuseppe. Ringrazia
commosso e chiede notizie del fratello prof. Enrico, valente pittore.
Oh! lavora sempre e molto.
E bene! aggiunge delicatamente D. Rua.
Ricordando la speciale indulgenza plenaria da lucrarsi al punto preciso della morte,
concessa a D. Bosco nel 1858 dal S. Padre Pio IX per tutti quelli che erano allora presenti
all'Oratorio, si rallegra che il S. Padre Pio X l'abbia estesa a tutti i fedeli che dichiarano di
accettare dal Signore qualunque genere di morte piacerà a lui di mandar loro, e conchiude
Aiutatemi, perché io la possa guadagnare! Suggeritemi in quell'ora delle giaculatorie,
ed anche quando non fossi più in me, datemi di quando in quando l'assoluzione.
E suggerendole molte preghiere, non la stancheremo, non la disturberemo nella sua
unione con Dio?
No, anzi mi farete molto piacere. E dice a D. Albera
Dopo morte, dove mi metterete?
Che volesse manifestare il desiderio di riposare accanto a Don Bosco? Don Albera, assai
impressionato, risponde
Oh! sig. D. Rua, noi non pensiamo a queste cose! anzi speriamo che Ella possa guarire
e compiere ancor tanto bene!
L'infermo nell'estrema sua delicatezza non solo non insiste, ma quasi a cancellare la
penosa impressione prodotta dalle sue parole, volgendo la domanda in ischerzo, continua
Sai? ti faceva questa domanda, perché non vorrei il giorno del giudizio universale
andare a cercare le mie povere ossa in un luogo, mentre sono in un altro, e dovere girar molto
per trovarle!
3 aprile.
[…] Questa mattina ha celebrato nella cappella di D. Bosco Don Gusmano. Dopo messa
Don Rua gli ha detto
Temeva di non vederti più.
Perché?
Credeva di andarmene in Paradiso.
Ma di lì a un poco egli stesso domanda:
Dunque il Giubileo non lo facciamo più?
E poiché gli si dà speranza e lo si esorta a pregare a tal fine:
Oh! non è il caso di dire come S. Martino si adhuc!... Ci sono tanti capitani che possono
fare al mio posto!
A Don Francesia che gli dice: Ma perché non hai pregato con noi? risponde:
Sì, ho pregato con voi, ma non come voi! Voi volevate secondo il vostro desiderio, io
voleva che si compisse la volontà di Dio! […]
4 aprile.
Siamo agli sgoccioli! va ripetendo egli stesso da due giorni, siamo agli sgoccioli!
La giornata è mestissima. Si attende l'arrivo di Mons. Morganti; l'infermo lo aspetta
con ansia; vuol vederlo ancor una volta e ringraziare in lui, oseremmo dire, tutti i Cooperatori
Salesiani; a più riprese s'intrattiene con ammirazione e riconoscenza a parlare di Monsignore,
dello zelo da lui spiegato a Milano, della viva riconoscenza che egli ha per D. Bosco e per
l'Opera Salesiana. Monsignore telegrafa che differisce di qualche giorno la sua venuta; Don
Albera gli risponde che rompa ogni indugio, se vuol giungere a tempo.

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[…]
E non pare che sia veramente alla fine! Verso le 17.3o, discorre con Don Cerruti del
bisogno e dell'importanza di aver molte e buone vocazioni religiose, ma ancora e sopratutto
di conservarle. Questi gli espone l'idea di una giaculatoria al Cuor di Gesù, la quale sia recitata
da tutti i Salesiani e per la quale si potrebbero chiedere favori spirituali al S. Padre. Egli ascolta
con visibile attenzione e lo invita a portargli scritta la detta giaculatoria
Oh! sì, vocazioni, vocazioni, ripete: Dio ce le ha date, conserviamole!
Però a D. Rinaldi dà con grande affetto gli ultimi ricordi
Ti raccomando di continuare tutte le opere d'indole sociale, iniziate ad incremento
degli Oratori festivi ed a vantaggio degli antichi allievi; esse apporteranno un gran bene!
E ammessa a vederlo ancor una volta la Superiora Generale delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, accompagnata da alcune suore, che s'intrattengono alcuni istanti. Dopo di averle
benedette, come ripetutamente ha fatto nel corso della malattia, riconoscente per le
fervorose preghiere innalzate a Nizza ed in tutte le Case per la sua guarigione, ha ancora un
ultimo ricordo per la Superiora.
Uscite le suore, prega che gli si chiami Don Francesia. Questi si affretta ad accorrere ed
egli:
Prendi il Rituale!... e leggimi le preghiere della raccomandazione dell'anima.
Ma, caro D. Rua!...
Sì, sì, leggimi le Preghiere degli agonizzanti.
È un allarme, una costernazione generale. I superiori, che si erano raccolti a
conferenza, interrompono la seduta ed accorrono trepidanti e, inginocchiati al fondo del
letto, rispondono alla litanie. Don Rua, calmo e quasi sorridente, risponde egli pure.
Eppure soffre e soffre assai.
Se per morire, dice a D. Albera, bisogna soffrire di più, come farò io?
[…] Alle 10 torna il dott. Battistini: salvo complicazioni, Don Rua vivrà fino alle tre del
mattino. I Superiori, i nipoti ne circondano il letto. Verso mezzanotte riprende un po' di forze;
ringrazia i medici e vuole che si rechino a riposo. […]
5 aprile.
[…] Terminata la messa, D. Rinaldi lo prega a benedire tutti i Salesiani presenti e
assenti coi loro alunni, tutti i Cooperatori, e tutte le opere salesiane. Il moribondo acconsente
e con voce forte e solenne pronunzia la formola della benedizione che soleva usare D, Bosco,
facendo un gran segno di croce con gesto cadente ma largo e risoluto, conchiudendo
... pax et copiosa benedictio Dei Omnipotentis, Patris et Filii et Spiritus Sancti,
descendat super vos, et super omnes Salesianos, et alumnos, et cooperatores, et maneat
semper, semper!
[…] Di lì a un poco par che riprenda le forze e vuole che tutti vadano a riposare, perché
vuole riposare egli pure. Questa malattia a noi sembra un mistero. Si fa giorno e par che D.
Rua vada risuscitando. Verso le 8 vuol che da tutti i presenti si recitino le preghiere del
mattino, e le recita egli pure con tutta speditezza, e quindi:
Ora, dice con voce chiarissima, per far tutte le cose bene, ognuno si rechi alle proprie
occupazioni, rassegnati in tutto alla volontà del Signore!
[…] Torna D. Cerruti e gli dice
Vengo a portarle, scritta a macchina, la giaculatoria al Cuor di Gesù, di cui le parlai
iersera.
Ah! sì, soggiunge, bravo! li attendeva; mi ricordo d'averti detto di portarmela scritta.
[…] A Don Marchisio, che gli chiede la benedizione per gli esercizi spirituali cui
attendono da domenica gli alunni studenti

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Benedico volentieri, dice, gli esercizi spirituali degli studenti, come benedico gli
artigiani che li incomincieranno domenica prossima. Di' a tutti che li facciano in modo che
abbiano da far godere i loro Angeli Custodi!
Al prof. Pietro Gribaudi, presidente del Circolo « Giovanni Bosco »:
Ti raccomando, dice, la Federazione degli Antichi Allievi.
A Don Rinaldi chiede più volte:
Dimmi, come sto?
Molto male, sig. D. Rua!
È proprio grave il mio stato?
Purtroppo non c'è più speranza.
Ma avete fatto tutto quello che potevate?
Ci pare, sig. D. Rua, di non aver trascurato né medici, né medicine, né preghiere.
Dunque non vi resta più nulla?
Ci resta la speranza in un miracolo. Vuol pregare anche lei con noi?
Volentieri!
E, dopo aver pregato, una volta soggiunse: Ed ora che cosa debbo fare?
Aspettare che il Signore ascolti le nostre preghiere.
Un'altra volta disse:
Allora quando morrò?
Forse stassera, dicono i medici, forse fra poche ore... ma noi l'avviseremo.
Bene! ora lasciatemi tranquillo; non introducetemi più nessuno; riceverò solo Mons.
Morganti che aspetto, e intanto mi disporrò a compiere la volontà del Signore.
Un'altra volta esclamò:
Bene, tenterò d'andare in Paradiso dormendo!
[…] Alle 12.30 giunge finalmente l'Arcivescovo di Ravenna, che sale trepidante alla
povera cameretta. Non appena lo scorge, D. Rua cava le braccia di sotto le coltri, allargandole
con soddisfazione, ed abbraccia affettuosamente quel suo caro figlio ripetendo:
Ora son contento, ora son contento, ora son contento!
Monsignor Morganti chiede di essere benedetto e D. Rua subito lo appaga. La sua voce
è appena percettibile e quasi soffocata da un singulto: ma non appena ha terminato la
formola:
Ed ora tu a me! dice con vivacità ed a sua volta riceve umilmente l'implorata
benedizione.
[…] Con segni dì viva esultanza riceve la visita del Can. Ferrero, il « Padre » della Piccola
Casa della Divina Provvidenza
Unde hoc mihi!... unde hoc mihi!... La ringrazio tanto della carità che ha sempre usato
ai nostri e che vorrà continuarci in avvenire.
[…] Gli studenti prima delle preghiere della sera cantano dal porticato sottostante alla
camera dell'infermo la canzone: « Presso l'augusto avello » che termina ripetendo: « Don
Bosco, io vengo a te! » L'eco delle ultime note sale mesta e solenne: D. Rua apre gli occhi e
con dolce sorriso, ripete anch'egli con sentimento:
Sì, D. Bosco... anch'io vengo a te!... Don Bosco, io vengo a te! ...
Verso le 22 entra in agonia « calmissimo, senza grandi sofferenze e conservando
sempre la conoscenza. » Mons. Morganti gli si avvicina e D. Rua gli dice:

24 Pages 231-240

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Se mi vuoi dare la benedizione, la ricevo volentieri.
È una scena pietosissima!
Va’ a letto! mormora poi cercando di fermare a stento su di lui lo sguardo.
[…]
150-161 La morte
[l’ultimo giorno, p. 150]
6 aprile.
[…] Di li a un poco, D. Francesia gli dice
Domine, ad adiuvandum me festina...
Ed egli: Sì, festina, festina!
Invitato a ripetere le parole: Moriatur anima mea morte sanctorum
Iustorum, iustorum! ripete con manifesta attenzione.
Ogni giaculatoria lo desta dal suo raccoglimento, ed è da lui ripetuta affettuosamente.
L'ultima che riuscì a sottolineare fu una di quelle che imparò da Don Bosco nella sua
giovinezza nei primordi dell'Oratorio: « Dolce Cuore di Maria, fa ch'io salvi l'alma mia. »
Sì, salvar l'anima... osservò, è tutto!... è tutto!... salvar l'anima!...
Furono le ultime sue parole. […]
giugno, a. XXXIV n. 6
171-176 Chi era Don Rua?
[terza parte della biografia]
QUANDO uno sguardo all'ultima parte della sua vita, ai 22 anni in cui tenne a direzione
delle Opere Salesiane, chi non vede la difficoltà di ritrarre le molteplici opere sue? Tuttavia
non possiamo dispensarcene (1).
Il Successore di D. Bosco.
Tre settimane dopo la morte di D. Bosco il 21 febbraio 1888 D. Rua veniva ricevuto in
udienza da Leone XIII.
Don Rua! gli disse il grande Pontefice non appena se lo vide comparire davanti voi
siete il Successore di Don Bosco! Mi condolgo con voi per la perdita che avete fatta, ma mi
rallegro perché Bosco era un santo e dal Cielo non mancherà di assistervi!
Il saluto di Leone XIII sintetizza l'opera di D. Rua: egli fu il « Successore di D. Bosco »!
« Incaricato di tenerne le veci (umilmente egli scriveva il 31 gennaio 1888), farò del mio
meglio per corrispondere alla comune aspettazione. Coadiuvato dall'opera e dai consigli dei
miei confratelli, son certo che la Pia Società di San Francesco di Sales, sostenuta dal braccio di
Dio. assistita dalla protezione di Maria Ausiliatrice, confortata dalla carità dei benemeriti
Cooperatori Salesiani e dalle benemerite Cooperatrici, continuerà le opere dal suo esimio e
compianto Fondatore iniziate, specialmente per la coltura della gioventù povera ed
abbandonata e le estere missioni ».
E così fu realmente; e, dopo Dio, la miglior lode ne va data a D. Rua.
« Ho visto un miracolo diceva un Cooperatore di Nizza Marittima nel febbraio del
189o, a proposito della visita fatta da D. Rua a quella città ho visto un miracolo: Don Bosco
risuscitato!
D. Rua non è solamente successore di Don Bosco, è un altro lui stesso; la stessa
dolcezza, la stessa umiltà, la stessa semplicità, la stessa grandezza d'animo, la stessa gioia che
irraggia intorno a lui.

24.2 Page 232

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» Tutto è miracolo nella vita e nelle opere di D. Bosco; ma questa perpetuità di Lui
stesso in D. Rua mi sembra il più grande di tutti i miracoli. Quali sono i grandi uomini ed
eziandio i grandi santi, che han potuto darsi un successore simile a se stessi? »
Suo eroico programma.
E tale egli apparve agli occhi di tutti.
D. Bosco gli aveva detto: « Faremo sempre a metà»; ma egli non fa solo a metà con lui,
gli dona tutto se stesso, la mente, il cuore, le forze, e tutta la vita. Egli ha due grandi affetti:
Dio e D. Bosco, in cui ha scorto un fedel servo di Dio! Quindi il suo programma è: « Tutto per D.
Bosco e con D. Bosco! »
Egli aveva sortito una tempra d'acciaio, un ingegno eletto, e tutto un complesso di
mirabili energie, per cui avrebbe potuto compiere cose grandi di propria iniziativa e con
propria impronta. Se si fosse dedicato agli studi classici sarebbe riuscito un dotto, già alla R.
Università di Torino aveva dato saggio di rara versatilità nelle lingue, non escluso l'ebraico; e
se si fosse consacrato al ministero pastorale, con una bontà di cuore che conosceva tutte le
finezze paterne, col suo zelo di apostolo e quello spirito di soave umiltà che era l'aroma di
ogni suo pensiero, di ogni sua parola e di ogni sua azione, avrebbe fatto, come si dice, rapida
ed ammirata carriera.
Invece preferì di sacrificare talmente se stesso, da parer che non avesse né pensieri, ne
aspirazioni, né persona propria; perché dopo essersi diligentemente plasmato su D. Bosco,
tutto si consumò nel proseguirne l'opera con meravigliosa fedeltà d'imitazione e quella stessa
genialità d'intenti che avrebbe avuto quel grande Apostolo. Anche se eccitava a virtù le
numerose schiere giovanili che festanti gli si affollavano intorno, od ai suoi confratelli
assegnava il campo del lavoro e additava i mezzi più acconci per far del bene, o spronava a
carità i suoi Cooperatori ed ammiratori, non diceva mai: « Io vorrei, io vi dico, io vi consiglio...
», ma sempre e poi sempre: « D. Bosco c'insegnava, D. Bosco voleva, Don Bosco diceva! ».
Tutto a tutti.
Eroica generosità questa, cui Dio accordò una singolare ricompensa: per Don Rua Don
Bosco visse ancora 22 anni, e di vita vera, senza contraffazioni, senza restrizioni, senza
incertezze!
Quella carità, ampia e meravigliosa, che aveva fatto tutto a tutti D. Bosco in vita,
continuò a farlo tutto a tutti dopo la morte: chè non fu né coartato né stazionario lo spirito
con cui Don Rua giunse a ricopiarlo; ma fu spirito largo, intraprendente e progressista.
Sotto di lui gli Oratori festivi si arricchirono di palestre e di circoli sociali, sicché essi
divennero più efficacemente la culla delle future generazioni cristiane; le scuole professionali,
prima ancora che fossero oggetto di provvedimenti di legge da parte dei governi, ebbero
programmi didattici teoricopratici di una saggezza incontestabile; ai corsi di studi classici, ne
aggiunse altri d'indirizzo tecnico e commerciale; a lato dei collegi volle i pensionati; e migliaia
e migliaia di poveri emigrati videro in nuovi lidi ed in altre terre straniere correre a loro
incontro i figli di D. Bosco col patrio linguaggio sulle labbra e il fuoco della carità di Gesù Cristo
nel cuore.
Né lasciò senza conforto i figli del dolore. Alle schiere felici dei giovani osannanti alla
Vergine di Valdocco, aggiungendone altre in ogni parte del inondo, non ne escluse le più
dolenti, poiché anche fra le verdi capanne di Agua de Dios ove vivevano pressoché
abbandonati migliaia di lebbrosi, mandò i figli di D. Bosco che accanto alla chiesa fecero
sorgere l'oratorio festivo, e così le membra tumefatte e purulenti di quegli infelici appresero
anch'esse a trarre dai musicali strumenti liete armonie; armonie che, unite a quelle spirituali,
ricondussero sul labbro di quelle turbe quotidianamente morenti il sorriso da lungo tempo
ramingo!
« Pietà pei poverelli ».
La sua carità non conobbe limiti, perché il suo cuore era quotidianamente a contatto
con ogni sorta di miserie.

24.3 Page 233

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Un giorno, narrava egli stesso il 1° febbraio 1890 in pubblica conferenza, nel breve
spazio di circa due ore ebbe ad assistere a quattro scene dolorosissime.
Eran le 9 del mattino; ed aveva appena finito di celebrare la S. Messa, che gli si
presenta nella sacrestia di Maria Ausiliatrice una povera donna con quattro figliuoletti smunti
e cenciosi; il maggiore poteva avere dieci anni. La poveretta s'inginocchia ai suoi piedi e gli
narra come l'influenza l'ha resa vedova e piombata nella miseria, con quattro figliuoli, e colle
lagrime agli occhi lo supplica a volergliene ricoverare qualcuno nei suoi Ospizi.
Di lì a un poco, appena salito in camera, ecco presentarglisi un uomo sui trentacinque
anni a pregarlo della stessa cosa. Gli è morto il fratello ed ha lasciata nella miseria la moglie
con due figli. Benchè egli abbia numerosa figliuolanza, a costo di qualunque sacrifizio è
pronto a raccogliere in sua famiglia la vedova cognata con un bambino; ma non è proprio in
grado di prendersi anche il nipotino maggiore; prega pertanto D. Rua a volerlo egli accettare
nelle Case Salesiane.
Non aveva costui discese le scale, che gli si presenta un terzo. E un giovanotto sui
ventidue anni, rimasto orfano con un fratello di quattordici. Egli viene a raccomandarsi a Don
Rua perché voglia provvedere al povero fratello che ancor non sa alcun mestiere.
Partito costui, ne giunge un quarto. È un giovane di diciott'anni, sparuto della persona
e sofferente per mancanza di cibo, che domanda pane e lavoro.
« E Don Rua (egli diceva) che farà? Li rimanderà tutti senza consolarli? Il suo cuore non
può reggere a tante sventure. Sa che la Divina Provvidenza, benché qualche volta si sia fatta
sospirare, pure nelle estreme necessità non gli è mai venuta meno. E però ingrandisce gli
Ospizi esistenti, altri ne innalza, e stende la mano ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane
e chiede pietà. Chiede pietà pei poverelli e dice:
Miei buoni Cooperatori, parecchie migliaia di poveri giovani chiedono a voi l'elemosina
per mezzo nostro. Essi son orfani, son miseri, deh! soccorreteli. L'elemosina vi otterrà il
perdono dei peccati, prospererà i vostri affari temporali e vi assicurerà un posto glorioso nella
beata eternità ».
Opere compiute.
Che fece infatti?
Alla morte di D. Bosco la Pia Società Salesiana contava 64 Case sparse in Italia, nel
Trentino, in Francia, Spagna, ed, oltre l'Oceano, nell'Argentina, nell'Uruguay, nel Chilì e nel
Brasile. Le missioni fra i popoli selvaggi erano limitate alla Patagonia e alla Terra del Fuoco.
D. Rua nei 22 anni di suo governo portò a 341 le varie fondazioni salesiane,
moltiplicandole negli Stati su ricordati ed estendendole, nel 1889 al Cantora Ticino; nel 1890
alla Colombia; nel 1891 nel Belgio, nell'Algeria e nella Palestina; nel 1892 nel Messico; 1894 nel
Portogallo, nel Venezuela e nel Perù; nel 1895 in Austria, in Tunisia e in Bolivia; nel 1896 in
Egitto, alla Colonia del Capo, nel Paraguay e nel Nord America; nel 1897 nel Salvador; nel 1898
nelle Antille; nel 1903 in Turchia; nel 19o6 nelle Indie Inglesi e nella Cina; nel 1907 e 19o8 al
Mozambico nell'Africa Orientale, nella Repubblica di CostaRica e in quelle di Honduras e di
Panamà.
Alle Missioni della Patagonia, che sotto il suo governo ebbero il maggiore sviluppo
conquistando definitivamente quelle immense zone alla civiltà ed alla Religione, aggiunse
quelle tra gli Jivaros di Méndez e Gualaquiza nell'Equatore e quella dei Bororos nello Stato del
Matto Grosso del Brasile che vanta già fiorenti Colonie, le quali all'Esposizione Nazionale di
Rio Janeiro del 1908 conseguirono le massime onorificenze.
Come vi riuscì?
Questo successo di espansione meravigliosa è da ascriversi non solo al carattere
impresso da D. Bosco all'Opera Salesiana in ordine ai bisogni speciali dei luoghi e dell'età
presente, ma anche alle rare virtù del suo Successore.
Non diremo dell'eroismo della sua fede per cui procedeva sereno e costante anche in
mezzo alle difficoltà ed alle più fiere contraddizioni, lo dirà la storia; ma non possiamo tacere

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dell'operosità sua piuttosto unica che rara, di quel soave eccitamento al bene che ispirava a
tutti la sua presenza, della luce meravigliosa dei suoi esempi e della tenerezza del suo cuore di
padre.
Sua attività.
Al mattino, alle 4.3o d'estate, alle 5 d'inverno, invariabilmente egli era in piedi.
Attendeva alla meditazione in comune, poi tornava in camera e lavorava indefessamente fino
alle 8. Alle 8.15 diceva la S. Messa, quindi si sdigiunava e subito dopo ritornava in camera ove
fin dopo il mezzodì attendeva alle udienze.
Erano ammiratori, benefattori e cooperatrici zelanti ed anche povera gente del popolo,
bramosi tutti di una benedizione, di un conforto, d'un consiglio.
Alle 14 ritornava al lavoro, chiuso in camera fino alle 19, o in città presso questa o quella
famiglia, ove la sua visita era sempre un regalo e mai un perditempo; poiché, dopo brevi
convenevoli era cosa saputa egli passava in una camera solo soletto, e là cavata di tasca la
voluminosa corrispondenza, leggeva, postillava e scriveva fino a sera. Nel congedarsi aveva
sempre un'amabile parola di riconoscenza e di saluto; e frettoloso se ne tornava all'Oratorio,
ove s'intratteneva coi Superiori della Casa o con questo o quello dei segretari, finchè giungeva
l'ora di cena. E quasi siffatta ammirabile tenacia di lavoro non bastasse, anche nei pochi passi
che dava dopo pranzo e dopo cena sotto il porticato, aveva sempre alcuno al fianco, con cui
trattava di cose importanti; ben di rado, e per brevissimo tempo, anche in quelle ore
passeggiava unicamente per sollievo.
La sera poi, dopo aver recitato il rosario passeggiando lentamente sotto i portici
dell'Oratorio, risaliva in camera e s'indugiava regolarmente al tavolo fin verso le 11. Non
diciamo delle notti insonni!... quante volte il povero divano, composto a lettuccio, non era
tocco menomamente!
I viaggi.
Tanta operosità non lo costringeva fra le pareti dell'umile stanzetta, ove conveniva
gente di ogni parte e donde partivano per tutto il mondo efficaci impulsi a far del bene; ma
quasi ogni anno egli intraprendeva lunghissimi viaggi, ora per incoraggiare i suoi figli, ora per
sollecitare soccorsi, sempre per trovar nuovi mezzi di diffondere le idee e lo spirito di Don
Bosco.
Queste lunghe escursioni apostoliche si spinsero ripetutamente oltre la penisola. Nel
1890 percorse la Spagna, la Francia, il Belgio, l'Inghilterra; nel 1891 la Francia e la Svizzera; nel
1894 la Germania, il Belgio e l'Olanda; nel 1895 la Palestina; nel 1899 la Francia, la Spagna, il
Portogallo e l'Algeria; nel 1900 la Sicilia e la Tunisia; nel 1904 la Polonia, la Svizzera e il Belgio;
nel 19o6 l'Inghilterra, la Francia, la Spagna, il Portogallo e Malta; finchè nel 1908 compiè un
lunghissimo viaggio in Austria, in Turchia, in Palestina e nell'Egitto; per non accennare ai
ripetuti viaggi compiuti in Italia, ultimo dei quali fu quello a Ronfa sul finire del 19o8 per la
Consacrazione del Tempio Monumentale da lui eretto al Testaccio ed offerto a Papa
Pio X quale Omaggioricordo del suo Giubileo Sacerdotale.
Ogni viaggio era un trionfo per l'entusiasmo con cui egli era accolto, avvicinato ed
ascoltato; ma era anche una serie ininterrotta di enormi fatiche prediche, discorsi, udienze,
visite che avrebbero stancato lo zelo più acceso, ed abbattuto la fibra più resistente.
« In ogni casa così una lettera di chi gli fu compagno nel 1899 ‐‐ è ricevuto con vero
trasporto, con affetto, e sto per dire con divozione, non solo dai Confratelli ed alunni, ma
anche dagli esterni, specialmente Cooperatori. A Sarrià, a S. Vincent, a Bejar, i Municipi, il
popolo con il Clero vennero ad incontrarlo. I Vescovi di Santander e di Salamanca, gli Scolopii
di Saragozza ed i Carmelitani di Alba di Tormes, i Gesuiti di Bilbao e di Salamanca gli diedero
tali dimostrazioni di stima, che mai le maggiori. E poi dovunque viene con premura circondato
da persone che vogliono consigli, da giornalisti che chiedono una parola, da infermi che
vogliono una benedizione. Sarebbe lungo dire tutto. Qui mi limito a dire che si ripetono i fatti
di D. Bosco, compreso quello di veder tagliati i panni addosso al povero sig. Don Rua! ».
L'uomo di Dio.

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Certo la sua figura benedicente resterà in molti occhi «come un segno dell'invisibile,
come una ragione sentita di credere. A prima vista scrisse egregiamente un'illustre
Cooperatrice di Firenze, la nobil donna Marianna Mazzei lo sguardo esitava quasi scontento,
poiché nessuna qualità inaspettata lo aveva colpito, all'infuori della troppo apparente
caducità di quel corpo rifinito. Forse incontrandolo per la via, sconosciuto, molti ebbero per
lui la compassione di chi sentendosi forte e credendosi fortunato, dice Pover'uomo! e lascia
passare.
» Ma per coloro che incontrandolo gli parlarono non fu così; al suo linguaggio non
eravamo abituati. La sua semplicità destava il nostro interessamento, via, evitando la
modestia sua e dei suoi l'apparato che potesse suggestionarci, ci limitavamo da prima ad
ascoltare con curiosità intellettuale le sue parole sempre di carità, spesso di fede. La
espressione però di questa fede direi quasi naturale e positiva a poco a poco insinuava nei
nostri cuori un senso nuovo di realtà, la quiete della evidenza, e, prima che ce ne fossimo
accorti, l'attenzione era divenuta venerazione. Ci sorprendevamo dell'indifferenza con cui si
era incontrato quell'uomo, ci si pentiva del primo giudizio esteriore. Quel che gli occhi non
vedevano, l'anima a un tratto lo avea riconosciuto, consolata della sorte toccatale, e guardava
fisso per vedere quanto più poteva; sgomenta di sè e del misterioso bagliore intravisto
pensava: Quest'uomo è di Dio! ».
Cuore di padre.
« È tutto di Dio! » andavano ripetendo più degli altri, poiché lo conoscevano meglio, i
suoi figli, che lo circondavano di un affetto e di una riverenza profonda, sentita, ineffabile. Ed
egli pure quanto ci amava
« Il nostro carissimo D. Bosco ci scriveva umilmente aveva chiesto nella sua
ordinazione sacerdotale l'efficacia della parola, ed il fruttuosissimo suo apostolato provò
averlo il Signore esaudito. Io, indegno suo Successore, so di non avere meritata. una grazia sì
bella, ma vi supplico, o figli carissimi, di ottenermela sia con fervorose preghiere, sia collo
scolpire nella memoria e col praticare le raccomandazioni che io vi vengo man mano facendo
a viva voce e per iscritto ».
E le sue raccomandazioni eran quelle di Don Bosco, sempre improntate a squisita carità
paterna.
In una lettera diretta ai Salesiani di Buenos Aires nell'aprile del 1888: ‐‐ « La grande
carità, diceva, che informava il cuore del nostro diletto Don Bosco, di santa e viva memoria,
avvivò coll'esempio e colla parola la scintilla d'amore che Iddio benedetto aveva posto nel
mio, ed io crebbi elettrizzato dall'amor suo per cui, se succedendogli non potei ereditare le
grandi virtù del nostro Santo Fondatore, l'amor suo pe' suoi figli spirituali, oh! quello sì, sento
che il Signore me lo concesse! Tutti i giorni, tutti gli istanti del giorno io li consacro a voi ed è
giusto, dal momento che piacque al Signore di affidarvi alle mie sollecitudini paterne.
Epperciò io prego per voi, penso a voi, agisco per voi come una madre per l'unigenito suo.
Una sola cosa chiedo a voi per mia ricompensa: fatevi tutti santi e grandi santi ».
Come si poteva essere indifferenti a siffatto linguaggio?
La predica dell'esempio.
All'attraente dolcezza delle sue parole il buon Padre univa lo splendore dei suoi
esempi. Basti citare l'amor suo alla povertà.
« Leggendo la storia della nostra Pia Società ci diceva noi dobbiamo esclamare:
Digitus Dei est hic. In ogni vicenda prospera ed avversa, noi ravvisiamo ad ogni istante la
mano della Provvidenza, che guidava D. Bosco e guida ora i suoi figli e che con tenerezza
materna provvede ad ogni nostro bisogno ».
Ma soggiungeva:
« Se ciò da un lato deve ispirarci somma fiducia che l'assistenza divina non ci verrà mai
meno, deve pure d'altro lato farci riflettere sull'uso che noi facciamo di quei mezzi che la
Provvidenza ci pone tra mano. Non dimentichiamo che Don Bosco ci promise la sua
protezione dal cielo, fino a tanto che sarebbe stata in onore fra noi la Povertà! ».

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E non eran solo parole: di lui si ripeteva da tutti quello che si disse di D. Bosco:
« Povera sarà sempre la sua veste, povera la sua camera » e benché « a cento e a mille,
di chiese e di istituti ammirati popolerà la terra, Egli si riconoscerà e sarà contento di essere
strumento della Provvidenza ma per sè non chiederà, non vorrà nulla l'ultimo posto,
l'ultima veste, l'ultimo pane gli basteranno ».
Un giorno egli saliva speditamente la strada di Valsalice, leggendo com'era solito,
quando viaggiava o camminava da solo, parte della copiosa corrispondenza, allorchè posando
a caso l'occhio a terra vede polveroso e abbandonato in mezzo alla via un tozzo di pane. Che
fa? si china, lo raccoglie e credendosi proprio solo, scossane alquanto la polvere, se ne ciba,
oseremmo dire, devotamente.
Un signore che, inosservato, gli era quasi alle spalle, visto quell'atto, rallentò il passo
temendo di offendere, ove fosse scorto, l'umile e mortificato sacerdote; ma, curioso più che
mai di sapere chi fosse, continuò a tenerlo d'occhio e come l'ebbe visto entrare nel nostro
Collegio delle Missioni di Valsalice, affrettò il passo e suonò anch'egli il medesimo campanello
per chiedere in bel modo al portinaio chi fosse quel prete entrato poc'anzi.
Quel bravo signore stupì nel sentire che era D. Rua, il Successore di D. Bosco, il padre di
tante migliaia d'orfanelli... e ne concepì tale stima, quantunque non l'avesse prima d'allora in
altro modo conosciuto, che divenne un nostro benefattore.
Fiori e spine.
Con siffatti propositi e con tale tenor di vita Don Rua riuscì ad estendere anche la
venerazione del nome di D. Bosco in tutta la terra.
I Sommi Pontefici ed i primi Pastori della Chiesa andarono a gara per attestargli in mille
guise la loro benevolenza. Parli l'eco festosa dei Congressi Salesiani tenutisi a Bologna, a
Buenos Aires, a Torino, a Lima, a Milano ed a Santiago nel Chilì; si ricordi il breve « Societati
vestrae » del 18 settembre 1893 con cui Leone XIII gli dichiarava l'augusta sua compiacenza
per lo sviluppo ed i benefici frutti prodotti dalle opere di Don Bosco; e si rilegga la splendida
lettera « Si consentanea meritis »del 17 agosto 1904, nella quale il Regnante Pontefice Pio X
giungeva a far voti che « ovunque o si viva dello spirito del Fondatore dei Salesiani o se ne
coltivi l'amore ».
Dolci conforti al cuore dell'incomparabile Successore di D. Bosco furon pure le
commemorazioni solenni con cui nel 1891 si celebrò il 1° Cinquantenario della fondazione
dell'Opera salesiana e nel 1898 il 1° decennio della morte di D. Bosco; nonchè i memorandi
trionfi della Pontificia Incoronazione di Maria SS. Ausiliatrice nel 1903 e dell'introduzione della
Causa di Beatificazione di D. Bosco nel 1907.
Care soddisfazioni al suo cuore furono anche l'aver potuto nei 1905 accogliere nei vari
istituti oltre cento piccoli calabresi, rimasti orfani pel terremoto, e l'aver riaperto le soglie di
varie case ad altri orfanelli del tremendo disastro siculo calabro del 28 dicembre 19o8, fra il
plauso e l'ammirazione universale.
Né gli mancarono pegni eloquenti di ammirazione e di riconoscenza da parte del
mondo civile. Tacendo di fatti strettamente individuali (come quello di Malta che nel 1900
volle intitolata dal suo nome una via, e di Castelnuovo d'Asti che nel cinquantenario della sua
vestizione chiericale lo proclamava con onorifico decreto suo cittadino onorario) care a lui
erano oltremodo le ripetute istanze di città, di ministri di stato e d'intere nazioni, invocanti
l'apertura di nuove case salesiane, e le splendide testimonianze dei trionfali successi
conseguiti dall'Opera di Don Bosco in cento concorsi; ad esempio nell'Esposizione
internazionale e d'arte sacra di Torino nel 1898 in cui le fu aggiudicato il premio proposto per
« l'Istituzione cristiana che meglio provvede al bisogno delle classi operaie » e nell'Esposizione
Internazionale di Milano del 1906, in cui, nella Mostra degli Italiani all'Estero, conseguì il Gran
Premio con medaglia d'Oro.
Però anche in mezzo a tanto eroismo di virtù, di carità e di abnegazione, non gli
mancarono le spine; e spina dolorosissima al suo cuore fu la tempesta di fango,
proditoriamente sollevata nel luglio del 1907, pochi giorni dopo l'introduzione della Causa di
Beatificazione di D. Bosco, il cui decreto fu baciato dal vecchio venerando non senza lacrime.

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« Voi non potete immaginare egli scriveva poi ai Cooperatori il male che tali calunnie
hanno fatto anche all'Estero, specie fra tante Colonie di nostri connazionali che all'ombra.
degli Istituti e delle Missioni Salesiane si sentivano orgogliosi di essere figli d'Italia... Quando
ricordo le liete e festose accoglienze, descritte nelle lettere dei nostri Missionari, ripetutesi le
mille volte all'apparire di uno di loro fra le disperse e lontane fattorie popolate di nostri
connazionali, unicamente per la gioia di poter in me:o alla solitudine e fra i non rari disinganni
della nuova patria attingere dal labbro di un sacerdote salesiano loro compatriota i balsami
soavi della Religione ed ogni miglior consiglio negli stessi affari temporali, e penso che là pure
forse sarà arrivata l'eco delle voci calunniose ma non la voce della verità e della riparazione,
credete proprio che mi sento piangere il cuore ».
Questa, oseremmo dire, fu tale amarezza, che ebbe forse ad affrettargli la morte.
Un pio ricordo.
Né crediamo che possa dirsi aliena da tale spina la pietà e la divozione con cui, recatosi
in Terrasanta nel 1908, egli s'indugiò in quei luoghi benedetti, compiendo un vero
pellegrinaggio.
Contrariamente alle sue imprescindibili usanze quella volta volle e cercò di fermarsi, ed
anche di piegare a destra e a sinistra, per visitare i più celebri santuari e pregarvi a lungo.
Nonostante la salute già scossa, dopo di aver compiuto le funzioni della Settimana Santa
nell'Orfanotrofio di Betlemme, ogni dì recavasi a Gerusalemme per assistere alle sacre
funzioni compiute nella Chiesa del S. Sepolcro, ed il Venerdi Santo volle anche associarsi alla
carovana dei fedeli che sotto la guida di un Padre Francescano compie annualmente
l'esercizio della Via Crucis per le vie di Gerusalemme rifacendo più che è possibile la stessa via
dolorosa percorsa dal Divin Redentore.
Noi conoscevamo la sua pietà, la sua fede, la sua ardente divozione, chè bastava
vederlo raccolto in preghiera nel nostro santuario; ma quando dalle lettere di chi
l'accompagnava udimmo gli edificanti esempi di lui che, anche a costo di fatiche e disagi
incredibili, voleva pregare su ogni zolla recante impresso un ricordo divino dopo averne
avidamente bevuto dal labbro dei religiosi custodi le dolci rimembranze, di lui che nel solcare
le onde del lago di Genezareth gustava con sentimento di venerazione di quelle acque ed in
santo raccoglimento ne fissava avidamente le sponde quasi a scorgervi la turba o gli apostoli
seguenti il Redentore, ci sentimmo in cuore un triste presentimento:
« Don Rua si prepara a morire! »
La morte.
Questo presentimento si fece più vivo sul finir di quell'anno medesimo, quando,
infermo già per varici, volle tuttavia recarsi a Roma e di là spingersi fino a Napoli e Caserta e
poi toccare, fra altre città, Loreto, così cara al suo cuore!
Quest'esterna fioritura di pietà, la quale sebbene in lui profondissima non aveva mai
avuto espansioni appariscenti, al pari della sua tenerezza paterna, che di giorno in giorno
andava ognor più manifestandosi, fu notata da molti e non senza commozione.
Tuttavia si sperava che potesse giungere almeno alla sua Messa d'Oro. L'anno scorso, il
29 luglio, appunto il primo giorno dell'anno del suo Giubileo Sacerdotale, mentre sedeva a
mensa con tutti i Superiori e con tutti i giovani dell'Oratorio, nessuno avrebbe detto che non
ne avrebbe veduto il compimento, anche perché nell'eroismo della sua virtù e della sua
delicatezza paterna dissimulava le sue sofferenze.
La mano mi comincia a far sciopero! disse scherzevolmente a due signore che lo
avevan pregato di porre la sua firma sotto un'immagine pochi dì prima che si mettesse
definitivamente a letto nell'ultima malattia; la mano mi comincia a far sciopero!... ma posando
il polso della destra tremante sopra la sinistra distesa a sostegno scrisse sorridendo e le
mandò piamente soddisfatte.
Ma venne l'ora in cui tutte le speranze di ritenerlo si dileguarono, e questo fu il 6 aprile
u. s. nel momento in cui se ne tornò al Creatore!

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Tutti ne piansero la perdita, come avevano pianto quella di D. Bosco, che gli aveva
detto: Don Bosco e Rua faranno sempre a metà! e fecero a metà anche nel riposo del
sepolcro in Valsalice! […]