Don Rua%2C un altro Don Bosco. Amadei 1934


Don Rua%2C un altro Don Bosco. Amadei 1934

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1.1 Page 1

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.. F A M I L ~ A E.'PARENS
k SERVO DI DIO

1.2 Page 2

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- - - - - C O C P E T A E D I T R I C E I N T E R N A Z I O N A L E
TORINO MILANO GENOVA PARMA ROMA CbYANlA
Al Rew.rno Clero, ai Seminari, a tutte le Comunzt~Relkiose,
anche femminili, tornerà particolarmente cava e wantaggiosa
la lettura della wita dello stesso Seruo di Dio in tre wolzimi:
98s. ANGELO A M A
SALESIANO
5ERV.O D
ICHELE
- VOLUME B ,- I ) Alla scuola di Don Bosco (18~7-1860)
I I ) ~' Io Aiutante di Don Bosco (1860-1879) - I I I ) Tutt3
di Don Bosco (1880-1888) - IV) Ciiccessore di Don Bosco:
. primo decentrio (1888.-1898). Pagine xvr-848 . . L. 25 -
VOLklME !I - V) Su41iorme di ~ o Bnosco - VI) Cuc-
Pagine viri-770 . . . . . . . . . . . L. 2
VOLUME iII - (contrnua) VI) Successore di Don Bosco:
secondo .decennio (1899-1908) - VII) Sempre con Don Bosco
. . . ( 1 9 0 8 - I ~ I o ,I~'a.gine viri-770 . . . . .
L. 20 -
Prezzo ' dei Lre volmà L. 60-
Prezzo del presente volume: L, 12-

1.3 Page 3

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SAC. A. AMADEI, SALESIANO
"ALTER SALESIANAE
FAMILIAE PARENS"
UN
ALTRO DON BOSCO
IL SERVO DI DIO
DON RUA
TORINO
SOCIETA EDITRICE INTERNAZIONALE
Corso Regina Margherita, 176
- To~~No,~isGaribalzdai, M 1 ~ ~ ~ 0 , p i s z z a D u o m16o-.Galrov~,viePevvva,nz-i4r
- Pmm, via ai Duomo, 14-22 ROUL.via D YM~acelli,
CIITIINIVAi*, Vittorio Emanuele, 145.r49

1.4 Page 4

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Proprietà riservata
alla Società Editrice Internazionale di Torino
Torino, 1934 - Tipografia della Società Editrice Internazionale
(M. E. 8692)
A QUANTI
CONOSCONO ED AMANO
DON BOSCO
OFFRIAMO QUESTE PAGINE
DELLA VITA DEL SUO PRIMO SUCCESSORE
DON RUA
PERCKÈ
AMMIRINO CON QUAL PERFEZIONE
QUESTI
LO FECE RIVIVERE
PER VENTIDUE ANNI
E COMPRENDANO MEGLIO
LO SPIRITO DEL SANTO FONDATORE
E DELL'OPERA SUA

1.5 Page 5

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AL
LETTORE
Siamo lieti d i poter dare alle stampe
lumi pubblicati sulla vita e sulle virtù del Servo di Dio Don
Michele Rua ( I ) , perchè molti potranno averlo più facilmente
alla mano, e farsi un'idea della singolar perfxione di quest'a-
nima grande, che rimarrà in veuerazione accanto a Don Bosco.
Sono trascorsi ventiquattro anni dal suo luminoso tramato
che fu più solenne di pello d i un re, quando lo sguardo d i tutti si
pose commosso sulla sua spoglia consunta dalì'intenso lavoro ini-
ziato ad majorem Dei gloriam dalla prima giovinezza; e la
fama M a sna santità va sempre dz@mdendosi.
Quanti lo conobbero, sentendo ognor più viva ammirazione
per le sue virtù, non lasciano di ringraziare Iddio d'aver avuto
la fortuna di vedere e d i ammirare un santo e d'aver goduto
da' suoi consigli ed ammaestramenti, che loro sono rimasti &si
in mente insieme con i sua' Inminosi esempi; e comprendendo,
col volgere degli anni, sempre meglio il valore e i doveri della
- (I)
- - dt San
- Pagine
SGVAIcimI. I-aA7mE70ÌiG.B-RosLcOVoA.Mo-luAmDVBeIo.1lu1m1IIe
Smo di Dio Michele
I Pagrne xvr-848
RuVoo,luSmuceceIss1or-e
Pagine vrn-770. - Torino, Societh
Editrice Internazionale.

1.6 Page 6

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vita, ne hanno di continuo un forte stimolo a camminare sulle
sue orme.
Dio d ammirabile in tutti i Santi; ognuno viene a rivestire
un'attrattiva speciale che impressiona, e spinge, e sprona al bene
chi l'ha visto e chi lo studia.
Anche DON RUA ebbe una missione particolare.
DON BOSCO, il Santo inviato all'alba dei t m p i nuovi per ad-
ditare agli arditi della carità l'apostolato da compiersi in mezzo
alla gioventù, quando all'inizio dell'opera degli Oratori stava per
entrar nel periodo delle gravi contraddizioni, vide farglisi incontro
un ragazzetto, Michele Rua, nato a Torino, che da pochi giorni
aveva perduto i1 padre.
Michele senti subito tant'attrattiva per il giovane sacerdote
che non tardd a dargli il cuore ed a ritenerlo come il padre del-
l'anima sua.
Anche D a Bosco restd colpito alla vista del caro fanciullo e
riconobbe il fido, il devoto, il più generoso da futuri seguaci,
chk più volte l'aveva contemplato nelle straordinarie &sioni colle
quali il Signore gli tracciava le vie dell'apostolato; e prese a
ripetergli, sebbene non compreso allora dal fanciullo, che un
giorno... avrebbero fatto a metà i n ogni cosa!
E non tardarono ad avverarsi le profetiche parole. Michele
aveva appena tredici anni, quando, compiuto il corso superiwe
delle scuole primarie presso i Fratelli delle Scuole Cristiane, si
a@Ò tutto a Don Bosco; e il grande Apostolo della gioventù Pav-
viava senx'ambagi allo studio del latino, per incamminarlo al
sacerdozw.
Era l'agosto del 1850; e il pio giovinetto prese a h a -
scorrere le intere giornate all'Oratorio per star vicino al Padre,
e in quella conutkenza non tardò ad incamminarsi per il sentiero
della perfezime, su cui, mosso da un semplice richiamo, s'avanzb
gigante.
Al lettore
7
E senz'indugio fu notato da tutti. I compagni lo dicevano
un santo come Don Bosco, e Don Bosco stesso n,: aveva tant'am-
mirmime, che non finiva di ringraziarne il Signore; e volle che
a quindici anni, benchd umile studente di ginnasio, vestisse l'abito
ecclesiastico ed entrasse a convivere con lui nell'Oratorio, anche
per averne l'aiuto che poteva dargli.
E il caro chievichetto, venendo sempre meglio a conoscere la
missione che la Divina Provvidenza aveva affidato a Don Bosco,
comincw a studiarlo attentamente, a riporre nel cuore quanto ve-
dma di straordinario e, in pari tempo, a succhiare, oseremmo dire,
e pascersi dello spirito di Don Bosco.
Questo d certo che fin d'allora senti quel duplice anelito, che
poi l'accompagnò e lo guidd in tutta la vita: Studiare ed imi-
tare Don Bosco.
Senti subito tant'attrattiva di osservarlo e di studiarlo e
tale fu la soddisfazone che n'ebbe, che naturalmente prese ad imi-
tarlo; ed eccolo divenire, gradatamente, il zelante catechista del-
l'Oratorio, poi il piccolo segretario del Fondatore, quindi l'aiu-
tante, il fido, l'intimo, I'alter ego, in fine il Vicario ufficiale e il
*
primo suo Successore.
* * X;
Cotesto studio e cotesto spirito d'imitazione furono singolari
anche perchd non aveva l'indole del Padre !... Gli mancava quel
dolce sorriso che permznemente brillava sul volto e sul labbro di
Don Bosco; non aveva quella meravigliosa adattabilità con cui
questi, ognor guidato da fini soprannaturali, schmzava amabil-
mente con i giovani, s'intratteneva facetumente con gli umili, par-
lava saggiamente con i dotti, e lo si vedeva nobilmente dignitoso
d i fronte ad uomini d'autorità e di governo.
Il nostro Don Rua era piuttosto riservato e grave, e la dili-

1.7 Page 7

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Al lettore
con cui abitualmente assolveva ogni dovere assumeva una
perfexione casi elevata che spaventava.
Diligente, in modo insuperabile, anche nelle cose pid minute
e tendente per indole all'austerità, se Don Bosco non l'avesse gui-
dato e frenato colla parola e coll'esempio, sarebbe divenuto una
jigura d i santo tra i più penitenti che vanti la Chiesa; ma col
diuturno allenamento, acceso dalla convivenza col Maestro, gìunse
a compiere una vera trasjo~rnaaione,e riusci anche a vestir la
spulnta amabilità di Don Bosco, facendo brillare in questo sforzo
sublime, quali sue caratteristiche, la fermezxa nell'esemplare adem-
pimento d'ogni dovere e P u d e satire di sè, con l'incondixionata
dedizione ad ogni direttiva del Maestro.
A fianco del Padre personifiava la pietà, il lavoro, la tem-
peranaa, l'umiltà, l'esattezza, la regola !
Era notoriamente il pfimo nella stima d i tutti, e non se ne ser-
&va per altro, che per meglio appoggiare ed esaltare il Maestro.
Mai,jinchd visse Don Bosco, che facesse cosa, o prendesse una del&
b m i o n e qualsiasi, di sua autorità; in tutto e sempre cercava e
seguiva il consiglio, i2 parere, l'approvazione di lui.
Anche a cinquant'anni, e già suo Vicario, continuò ad avergli,
con la semplicità e sincmeYttàabituale, quella piena deferenza e il
sudditama devota, che aveva preso a tributargli da fanciullo.
C
CC
L'amore della perfezione, comune a tutte le anime sante, in
Don Rua fu guidato passo passo e smetto dall'attrattiva a$a-
scinante che fin dalla giovinezza senti per il Padre dell'anima
sua; per f i s i simile a lui mortz$Ò e rinunziò sé stesso e il proprio
carattere.
Eroico quindi fu il mutamento che arrivd ad imporsi quando
ebbe a raccogìierne l'eredità; e come era stata straordinaria la
Al lettore
preparazione, somma fu la perfezione con la pale lo 7%.
ed eroica la fedeltà nel mantaervZri.
La sua figura era già grande ed ammirabile mentre Don Bosco
era in vita, e più grande ancora divenne dopo la sua morte;
e le profetiche parole che avrebbero fatto in ogni cosa a metà
presero ad avverarsi mt modo perfetto.
Ed ecco come.
... Appena Don Bosco diede l'ultimo respiro: t<Consoliamoci!
- - disse aipresenti Se abbiamo perduto un padre sulla terra,
... abbiamo acquistato un protettore in cielo! E noi d i i t r i a -
moci degni di lui, seguendo i suoi santi esempi!... >>.
E , con dignitosa semplicità, egli cominciò subito a presentarsi
ai confratellicome un altro Padre !... e tutti lo videro a d m o di
quell'aureola d i bontà attraente che parma davvero un altro Don
Bosco; e con la paternità - la somma delle vi& impostegli dal-
- l'uficio che la Divina Provvidenza gli aveva a$idato videro
risplendere in lui anche le altre caratterivtiche del Maestro: la
stessa amabilitù nel trattenersi ogni giorno in ricreazione tra noi,
che chiamava col dolce nome d i amici; le stesse sollecitudini
per il profitto spintrsale, scolastico e professiunah degli alunni;
la stessa premurosa bontà per quanti andavano a v&itarlo e chie-
dergli cornigli, cui cmacrava, come se a1h.o non avesse da fare,
le ore della mattinata che prima soleva spendere in a1h.e gravi
occupaxioni;-lo stesso fiducioso rìcorso e la stessa riconoscema con
i Cooperatori; la stessa erm'ca jìducia nella bontà della Diwita
Provvidenza; lo stesso amore alla povertà, meravigììoso in ogni
particolare; lo stesso zelo ardente per la gloria d i Dio e la sal-
vezza delle anime; le stesse assidue premure per lo splaulore del
culto divino: la stessa devozione intimamente filiale al Sommo
Pontejice e a tutti i sacri Pastori; lo stesso deferente ossequio a
tutte le Autorità costituite; la stessa attimtà insuperabile per l'in-
cremento e lo svi7uppo dell'opei-a ispirata da Dio e da Maria

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8
Al lettore
genza con cui abitualmente assolveva ogni dovere assumeva una
perfezione cosl elevata che spaventava.
Diligente, in modo insuperabile, anche nelle cose più minute
e tendente per indole all'austerità, se Don Bosco non l'avesse gui-
dato e frenato colla parola e coll'esempio, sarebbe divenuto una
figura d i santo tra i più penitenti che vanti la Chiesa; ma col
diutumo allenamento, acceso dalla convivenxa col Maestro, giunse
a compiere una vera trasformazione, e r i w l anche a vestir la
squzta amaoilità di Don Bosco, facendo hillare in questo sforzo
sublime, quali sue caratteristiche, la fermezza nell'esemplare adem-
pimento d'ogni dovere e l'umile sentire di sè, con l'incondizionata
dedizione ad ogni direttiva del Maestro.
A fianco del Padre person$icava la pietà, il lavoro, La tem-
peranza, l'umiltà, l'esattezza, la regola!
Era notoriamente i2 primo nella stima d i tutti, e m se W ser-
viva per altro, che per meglio appoggiare ed esaltare il Maestro.
Mai,finchk &se Don Bosco, che facesse cosa, o prendesse una deli-
berazione quaIsimi, di sua autorità; in tutto e sempre cercava e
seguiva il cmglio, il parere, l'approvazione di lui.
Anche a cinquant'anni, e già suo Vicario, continud ad avergli,
con la semplicità e sincerità abitnale, quella piena deferenza e L"
sudditanza devota, che aveva preso a tributargli da fanciullo.
della perfezione, comune a tutte le mime sante, in
a fu guidato passo passo e sorretto dall'attrattiva affa-
che fin dalla giovinezza senti per il Padre dell'am'ma
farsi simile a lui mortz&Ò e rinunzi6 sd stesso e il proprio
Eroico quindi fu il mutamento che arrie6 ad imporsi quando
e6be a raccoglierne l'eredità; e come era stata straordinaria la
Al lettore
preparazione, somma fu la perfezione con la quale lo raggiunse,
ed eràca la fedeltà nel mantenervisi.
La sua figura era già grande ed ammirabile mentre Don Bosco
era in vita, e più grande ancora divenne dopo la. sua morte;
e le profetiche parole che avrebbero fatto in ogni cosa a metà
presero ad aeruerarsi in modo perfetto.
..
Ed ecco come.
Appena Don Bosco diede l'ultimo respiro: <<Consoliamoc.i.!.
- disse ai presenti- Se abbiamo perduto un padre sulla terra,
... abbiamo acquistato un protettore in cieIo! E noi dimostria-
moci degni di lui, seguendo i suoi santi esempi!... o.
E, con dtgnitosa semplicità, egli cominci6 subito a presentarsi
... ai confratelii come un altro Padre! e hdti lo vziiero adorno di
quell'aureola di bontà attraente che pareva davvero un altro Don
Bosco; e con la pate~t'td- la somma delle virtù impostegli dal-
l'uficio che la Divina Provvidema gli aveva sfidato - videro
risplendere in lui anche le altre caratteristiche del Maestro: la
stessa amabilità nel trattenersi ogni giorno in rimeazione tra noi,
che chiamava col dolce nome di amici; le stesse sollecitudini
per il profitto spirituale, scolastico e professinale degli alunni;
la stessa premurosa bontà per quanti andavano a visitarlo e chie-
dergli consigli, cui consacrava, come se altro non avesse da fare,
le ore della mattinata che prima soleva spendere in altre gravi
occupazion;,lo stesso $&oso ~icorsoe la stessa riconoscenxa con
i Cooperatori; la stessa eroica jiducia nella bontà della Divina
Prmidenza; lo stesso amare alla povertà, meraviglioso in ogni
particolare; lo stesso zelo ardente per la gloria di Dio e la sal-
vezza delle anime; le stesse assiiiue premure per lo splendore del
culto dimno; la stessa devozione intimamente Fiale al Sommo
Pontefice e a tutti i sacri Pastori; lo stesso deferente ossequio a
tutte le Autorità costituite; la stessa attività insuperabile per l'in-
cremento e lo sviiuppo dell'Opera ispirata da Dio e da Maria

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1 Letto~e
varo continuo e assillante, la stessa
i d o merci la stessa unione con Dio I...
sempre fisn al Padre, negli anni
, bramoso di vederlo presto elevato all'onore
.
uesto un suo dovere e il miglior mezzo per attirar
d i Dio e la cavità dei cuori generosi.
tutti mileuo i frutti copiosi d i questo vero miracolo d'amore
odigiosa espansione dell'opera con immutata fedeltà allo
spzrito del Fondatore, e nell'alto pado d i virtù ramiunto dal
Videro tutti con quanta perfezione arrivò a ricopz'are Don
Bosco, nelle parole, nelle opere, nei sospiri del cuore!... Il " Da
mihi animas, cetera tolle,, continud ad essere il suo programma
sulle stesse Einee, con la stessa assiduità imperturbabile, con lo
stesso spirito di carità e di fede. Tutto per la gloria di di Dio
e la salute delle anime, specie della gioventll più ikognosa, nei
paesi civili e idoldri, per allmgare il regno di Dio sulla terra!
+;P
U;
Ora che la fronte dell'amato Don Bosco riqlende dell'aureola
Santi e la sua paterna j5gura brilla d i quella luce incan-
ole che avvolge i grandi Fondatori e in ogni parte della terra
chiama Padre, tutti ammirano ancor
ale appare dai Processi in corso per
vita, delle virtù e dei miracoli di altri nostri Servi di
nerabiie Domenico Savio (1842-1857), modello dei
Madre Maria Mazzarello (1837-1881), prima
ale delle Figlie di Maria Ausiliatrice; di Don
(1870-1897)~vero serafw d'amore; delprincipe
Al lettore
II
Don Augusto Czartoryski (1858-1893); del pio e zelante Don
Luigi Mertens (1864-I~ZO)e, di Donna Dorotea de Chopitea
ved. de Serra (1816-1891)~sellante cooperatrice salesiuna.
- Ma su tutti com'aquila vola - si eleva Don Rua!
Questi non è tra la schiera dei fedeli seguaci d i Don Bosco,
ma li precede tutti qua2 araldo e p d e t t o esemplare. A lui solo
fu dato d i m'vere trenta& anni presso il Padre ed osseroarlo e
studiarlo e ricopiarlo con la coscienxa di trovarsi accanto a un
santo, d'ammirare un santo, d'ascoltare un santo; e pesta p a d -
colar vocazione fu l'acceso cvogiolo con cui il feruore della perfe-
z i a e lo spoglid di quanto aveva d i proprio e lo c o n f o d in modo
i n h v a b i l e all'esemplare, cui da giovane prese a consacrare la
W vila.
Nessun altro compi tale studio, nB potrà compiedo; d ì qui la
sua grandexza.
A cotesto studio, intrapreso sin dall'adolescenza, n quando
- com'ebbe a dichiarare - gli faceva piii impressione l'osservare
- Don Bosco anche nelle cose pib minute, che leggere e meditare
qualsiasi libro devoto >>, compiuto direttamente sul modello, Q
dovuta la singolare sua perfezione.
P a questo, attorno a lui, come a t t m o a Don Bosco, continud
a volgersi con unanime slancio l'affetto dei Salesiani, affa-
scinati dalle sue delicatezze paterne, teneue come @le del
Fondatore.
Per questo, dtratte dal fulgore delle su virtù presero a correre
a t t m o a lui anche intere popolazioni, amile di vederla, udirne
una parola, riceverne la beizediziae.
Per questo, univevsalmente, fu chiamato ala copia fedele)) e
u il ritratto autentico di Don Bosco)),<Don Bosco risuscitato»,
u un altro Don Bosco t; e sul suo sepolcro furono scolpite queste
grandi parole: s ALTER SALESIANAFAE~MILIAPAERENPS, a. Se-
condo Padre della Famiglia Salesianaa.

1.10 Page 10

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li a&ìava la gvande eredità
dichiarare Permimo
posa con c m -
izcetica figura apparve, e
- andd mai - perchd non
andato Don Bosco! amhe la stampa d'ogni colore fu
di schietta venerax-ìone,
Come saggio della somma venerazione che il Servo di Dio
godeva universalmente, ci par conveniente Gporta le parole che
nell'aprile del 1910 ci scyiveva Mons. Salotti, Avvocato allma
presso la S. Congregazione dei Riti della Cansa d i Beatz$cazione
e Canoni'zzazione d i Don Bosco:
«Certi uomini non dovrebbero mai scmpaGre dalla t m a : la
loro vita d un apostolato, il loro esempio d una s w l a , il loro con-
tegno d una cattedra, donde irradiano tanti insegnamenti e scatu-
riscono sorgentifeconde d'atti&, d i virtù e d i saoiJxi.
»Studiando na' Processi d i Don Bosco lo spirito del Venerabile
Fondatore, e ricordando oggi Papostolato dell'indimenticabile Don
Rua, che per 36 anni convisse al suo fianco, palpitò su quel cuore
per trarne ispirazioni e conforti, ed in Lui modelld tutti i suoi atti
privati e @6blici, sento come tra i due apostoli corresse una perfetta
consonanza d'idee e d i speranze, in cui d riposta tutta la grandezza
e tutto Pavvotire della Pia Società Salesiana.
J) Don Rua nel Processo d i Tmino fu uno de' più autorevoli
timoni della santità di Don Bosco: testimoni della santità d i
on R ~ Msono migliaia e migliaia d i figli, d i confratelli, d i benefi-
', che da ogni angolo del mondo, più che,piangere il Padre,
brano il Santo.
Al lettore
I3
» E se un giorno la Provvidenza disporrà che alla Causa di
Don Bosco tenga dietro quella di Don Rua, gl'innumerevoli testi-
moni che sJileranno davanti al tribunale eccleszeszasticdoi Torino,
ne1 rammentare gli eroismi dell'wmo che abbiamo oggi perduto,
dovranno confessare che l'uno fu degno dell'altro, e che forse sa-
rebbe cdmpito non lieve determinare a chi dei due spetti il primato
nell'esercixio d i quelle eminenti virtù cristiane, nelle quali entrambi
si distinsero da eroi n.
*
*
44
D a RPUIfu U N ALTRO DON BOSCO, e accanto a lui vivrà
eternamente nell'amore e nell'ammiraxione da' Salesiani e degli
amici ed ammiratwi del Fondatore.
Ed ecco, in queste pagine, un semplice profio gaerale, per s2
stesso assai attraente, della vita del S w o di Dio, che sarà letto
con piacere e con frutto da ognisorta di persone. Evidentemente il
nome di Don Bosco d in esse continuamente associato a quello di
Don Rua, perchè quanto questi fece e inculcd non fu che un'imita-
zione e un'illustraxione delle virtù e dello spirito del Maestro, e
percid diciamo che leggendo la vita di Don Rua, quanti voglion
conoscere più a fondo il grande Apostolo della gimentù dei nostri
tempi, non potrauno non ammirarlo sempe più e non sentirsi sa-
lutarmente permeati del suo spirito.
La divisione del compendio d la stessa dei tre volumi, ciod
in sette parti.
La prima, ((Allascuola di Don Bosco n, va dalla nascita del
S m o di Dio dl'mdinaxione sua sacerdotale, dal 1837 al 1860.
L a seconda, «Primo aiutante di Don Bosco D, comprende il
periodo laborioso della formazione e dello stabilimento regolare
della Società Salesiana, dal 1861 al 1879.
La terza, (i Tutto di Don Bosco n, abbraccia gli ultimi anni

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Al lettore
del Santo Fondatore, quando il Servo di Dio fu il suo alter ego
e, in $ne, Z'umilGsimo VZcmio, dal i880 al 1888.
La quarta, e Successore di Don Bosco - primo decennio I),
va dal 1888 al 1898, e tratta dell'attibilà ed esemplarità &igolare
del Servo di Dio, quando cominci0 ad esser chiamato universal-
mente (I un altro Don Bosco ».
La pinta, n Sull'orme di Don Bosco >>, che nezsecondo volume
si estende ad oltre cinquecento pagine, bench2 ridotta a men d'un
terso, deltnea nettamente la j5gura m m l e del venerato Don Rua,
sanpre edzjìcarzte,pmh2 tutto di Dio, (1 fidelis s e m s et pmdensn,
movti$cato e forte, rel&ioso perjetto, sacerdote esemplare, sup&e
impareggiabile, deuotissimo al Maestro e con gli stessi ideali,
umile ed esemplare anche nelle minime cose, amato e venerato da
tutti ed esaltato da Dio.
- La sesta, << Successore di Don Bosco secondo decennio a,
va dal 1899 al 1908, e ci fa comprendere appieno Z'eroica fortezza
del S m o di Dio.
L'ultima, 4 Sempre con Don Bosco >>2,i+.strettaagli ultimi
due anni (1908-1910) e al suo santo tramonto, accompagnato
dalla veneraxwne universale e seguito da grazie segnalate, ascri3te
alla sua infercessioie.
Al lettore
15
pagina, quelfascino impressionante che invita e spinge chi legge a
wyettere ed anlmirare, e a benedire Iddio.
Don Rua s'impone alia sguardo di tutti per l'elevato grado
di p.rfesione raggiunto con la pratica d'ogni virtù, e per l'in-
wperaln'le devoxione che ebbe per Don Bosco.
I l suo spinto di fede operativa e il sublime esemplare che gli
fu Maestro e gdda ci fanno conoscme e benedire sempre pizi
le vie del Signore!
Voglia Questi infondere in ogni Zettore un nuovo slancio
d'mmiraxione per il Fondatoue dell'opera Salesimta e per il
SUO primo Successore, e in molte anime che anelao di smirlo
C
... da vicino il santo proposito di arruolarsi sotto la bandiera
Don Bosco.
Questo, schidtamente, k il desiderio più uivo del nostro cuore!
Quale il criteuio che abbìamo seguito nel fareli2 compendio?
Qzrello dei tre volumi: espmre esattamente, niiidamate, i fatti.
Naturalmente ci siamo limitati ai particola' pid sEgn~j%utien'per
delineare nel suo incanto la Jigura del Seruo di Dio, e ab-
o esposti cronologicamente e semplicemente, senza venire ad
na deduzione o induiione elogistica, come accade quando si
1 presentare un pmsonaggio sotto uno special punto di vista;
k la vita ammirabile del Servo di Dio ha in sd, in ogni
Si dichiara
in ossequio ai Decreti
di Urbuno VZII e della S. Congregazwne dei Riti
che a queste pagine biogra$che non si m101 dare altro
valore oltre quello che merita qualunpue storìcu narranine

2.2 Page 12

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" La santità non consiste nei miracoli,
nelle grandi penitenze, nelle lunghe pre-
ghiere, ma nell'esercizio delle virth d
proprio stato,,.
" Non basta che ci facciamo santi noi soli
ma dobbiamo andare in Paradiso con una
schiera di anime da noi salvate!,,.
" Ricordate che il fine principale della
nostra Società è la santificazione dei suoi
membri,,.
" Facendo bene tutte le cose, anche le
piccole, arriveremo con sicurezza a innal-
zare un grande edifizio di santità,,.
SAC. IMICHELERUA.

2.3 Page 13

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ALLA SCUOLA DI DON BOSCO
I
<iSON PRONTO A SEGUIRLA! i>
1837-1850.
L'Apostolo della gioventù dei tempi nuovi - Una prova dell'assistenza
divina a Don Bosco fu l'incontro di mic che le IZua. - La famiglia
Rnà. - Dalla collina di San Vito alla Crocetta. - Il padpe prende
stanza alla R. Fucina delle Canne. - L'infanzia del Servo di Dio.
- Prega e studia volentierìil catechisnro. - 2 u?rospecchio di nettezza
e di candore. - Riceve la Cresima nella chiesa delì'Arcivescovado.
- Perde il padre e incontra Don Bosco negli inizi dell'Oratorio. -
Sente dire che Don Bosco è impazzito. - L'Oratorio trova sede sta-
- bile, e Michele s'accosta alla Comunione. - Studia Don Bosco, ed
anche Don Bosco ha lo sguardo fsso su lui. - Ricordt del 1848.
- Frequenta la Scuola da' Fratelli e comincia a recarsi regola?-
mente all'Oratorio. - Sceglie Don Bosco a padre dell'anima sua.
Vorrebbe incontrarlo e parlargli ogni gionro. - « Michelino, prendi,
prendi!... 21. - «DonBosco, son tutto suo; ecconripronto a seguirla! n.
- Di nuovo ammonito, non tarda a dar il massimo rendimetto.
Vi sono degli uomini ((grandi nel bene, grandi nell'amwe
per I'umanità, grandi nel far del bene ai fratelli, nel soccorrere a i
loro bisogni; uomini che passano suscitando un'ammirazione piena
di riconoscenza, di benedizioni, proprio come il Redentore degli
uomini, l'Uomo-Dio, che passava benedicendo e facendosi benedire;
i - DO" iMic1ie1a Rum

2.4 Page 14

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2
I - Alla scuola di Don Bosco
degli uomini il cui nome rimane nei secoli in benedizione». San
GIOVANNI BOSCO, il Fondatore dei Salesiani e delle Figlie di
Maria Ausiliatrice, n appartiene appunto - affermava il Santo
Padre Pio XI - aquesta magnznifica categoria di uomini scelti in
tutta l'umanità, a questi colossi di grandezza benefica (I) >>N.ato
nel 1815, morto nel 1888 - elevato all'onore degli altari nel
197.9 ed ascritto al novero dei santi nel 1934- in modo pro-
digioso conobbe sin dalla fanciullezza la missione che l'atten-
l
l
deva, e si dedicò ad essa con tanta adattabilità ai bisogni dei
tempi e col cuore di N. S. Gesù Cristo, che mentre si guadagnò
l'ammirazione degli onesti, come avviene ai santi ebbe anche
a sostenere molte lotte, ora subdole, ora aperte, lunghe e tre-
mende, che resero più manifesta la sua missione.
Nella vita di Don Bosco, infatti, sono frequenti e meravi-
gliosi i segni dell'assistenza divina. Straordinario, tra l'altro,
è quel succedersi di <sogni$, o visioni, che gli additavano
l'awenire dell'opera salesiana, quando questa era appena ab-
bozzata; visioni che, quasi altrettanti lampi prolungati, si riu-
novavano ad infondergli nuove energie, all'infuriare delfe più
gravi difficoltà. Straordinario è pur quel leggere abituale
nelle coscienze e nel futuro; e straordinario è anche quel tro-
vare a tempo e luogo gli uomini e i mezzi necessari per svi-
luppare il lavoro iniziato.
Una delle prove più tangibili delta divina assistenza al
nuovo Apostolo della gioventù fu l'avergli posto sul cammino
un'altr'anima grande, che sin dalla giovinezza consacrò a
lui le energie di un'intelligenza non comune e di un cuore
generoso e, lui morto, ne raccolse così degnamente l'eredità
che fu detto un altro Don Bosco.
I1 nuovo Eliseo, che ha già una bella pagina nella Storia
della Chiesa, e -- non potrà non associarsi al nostro giudizio
chi vorrà leggere queste pagine - non tarderà a condividere
con Don Bosco la gloria degli altari, fu Don Michele Rua.
Questo gran Servo di Dio ebbe i natali in Torino, e preci-
samente nel sobborgo di Valdocco, poco lungi dai prati dove
l,
(I) Dal discorso pronunciato alla lettura del Decreto dell'eroicità delle
viitU del Santo, il 20 febbraio 1927.
/1i
l*
I - "Son pronto a seguiula,,
3
la Divina Provvidenza aveva disposto che Don Bosco gettasse
le fondamenta dell'opera Salesiana.
La famiglia proveniva dalla parte opposta della città, dalla
Crocetta e da S. Vito: e il cognome, anzichè Rua, era Ruà.
RuA infatti è chiamato il nonno nell'atto del Battesimo, e Ruà
il padre nell'atto del suo primo matrimonio. Più addietro,
accanto a Ruù, s'incontra lo stesso cognome latinizzato in De
Rwi e De Regihus, cioè dei Re, il che c'inviterebbe a cercarne
l'origine nel francese Des Rm's.
Qualunque ne sia l'etimologia, quelli che portavan cotesto
cognome, erano cristiani esemplari ed umili campagnoli,sebbene
di fattezze civili e, vorremmo dire, delicate.
I1 nonno del Servo di Dio, Giovanni Battista Ruà, detto
anche Michele, che faceva co'me i suoi vecchi l'ortolano, era
disceso dalla collina di S. Vito nella pianura della Crocetta,
alla Cascina Grossa. Sposo a Caterina Grimaldi, ebbe quindici
figli che morirono la maggior parte in tenera età, alcuni dopo
una o due settimane, uno il di stesso della nascita.
L'ottavo, chiamato Giovanni Battista egli pure, fu il padre
del Servo di Dio, e nacque verso il 1786. Diciamo P verso il
1786))perchè di tutti i figli di Giovanni Battista è l'unico, di
cui non abbiam trovato l'atto di nascita e di battesimo negli
accuratissimi libri della Parrocchia, i quali nel 1814, quasi a
compenso, ci dànno diffuso l'atto del suo primo matrimonio,
contratto a in età di 28 a m i circa», con Maria Baratelli (I).
( I ) s Giovanni Battista Ruh, figlio di Giovanni Battista della Parrocchia
di S. Vito e di Caterina Grimaldi di questa Parrocchia, di professione lavo-
rante nella Fucina Militare di Artiglieria, abitante coi suoi genitori, in età
di 28 anni circa, e Maria Angela Teresa Baratelli, figlia dei viventi Pietro
Antonio di Inarzo, diocesi di iMilano, e Anna Maria di Pozw Strada, giugali
Baratelli, di professione fabbri-ferrai, abitanti nelle parrocchiali case rustiche
della Crocetta, nata in questa Parrocchia e abitante coi suoi genitori, in e&
di anni 18 circa, premesse nelle domeniche dei ro, 17,e zq aprile le tre neces-
sarie pubblicazioni, e non essendosi scoperto alcun canonico impedimento,
hanno circa le due pomeridiane del zg suddetto aprile 18rq contratto matri-
monio in parola de praesenti in faccia di Santa Madre Chiesa; alla celebra-
zione del quale ho in questa mia Parrocchia assistito ro CURATO GIOSEFPO
MASSA. Testimoni: Giou. Battista Ruà, figlio del fu Giovanni, e Pietro Bara-
telli, figlio del fu Pietro Antonio, padre l'uno e ihltro dei rispettivi sposi
contraenti h.

2.5 Page 15

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4
-I Alla scuola di Don Bosco
Questi preferì al mestiere dell'ortolano quello dell'armaiolo
o di operaio alla R. Fabbrica d'Armi, detta la F ~ c i n adella Canne,
che era lontana dalla cascina circa quattro chilometri; cosicchè
I
doveva far non meno di quindici chilometri al giorno, chi do-
veva recarvisi dalla Crocetta mattino e sera (I). E, appunto
1
per la distanza, dopo il 1820 Giovanni Battista Ruà lasciò la
Cascina Gyossa, dov'era divenuto padre di quattro figli (Pietro
Fedele, Raffaele, Raimondo Chcvubino e Giovanni Battista
1
l
l
Antonio); e si recò ad abitare alla Fucina, dove avevano alloggio
varie famiglie d'operai e d'impiegati.
Per l'intelligenza e l'attività e l'onestà a tutta prova, Gio-
vanni s'era fatto strada nello stabilimento fino a diventar con-
trollore, come si diceva allora, o capo-reparto. E nella nuova
dimora aveva già avuto un altro figlio, TomnzasoGiovanni Bat-
tista, che doveva, come Raffaele e Raimondo Cherubino, morire
in tenera età, quando il 26 aprile 1828, a soli 32 anni, perdette
anche la sposa. I1 maggior dei figli, Pietro, aveva cominciato
a lavorare nella R. Fabbrica, e contava appena tredici anni.
I1 più piccolo, Sommaso Giovanni Battista, sempre malaticcio,
ne aveva tre. Che poteva far il brav'uomo se non passar a se-
conde nozze? Così fece; e di quell'anno medesimo contrasse
matrimonio con un'ottima cristiana, esperta massaia e di co-
stituzione sana e robusta, Giovanna Maria Ferrcro, che Io fece
padre di altri quattro figli, tutti gracilissimi, ed anch'essi a
prima vista votati a morte prematura: Giovanni Battista, Mauia
Paola Felicita, Luigi Tommaso e MICHELE.
Della nascita del Servo di Dio, nei libri dell'antica Par-
rocchia dei SS. Simone e Giuda (detta ora di S. Gioachino),
sotto la cui giurisdizione si trovava la R. Fabbrica d'Armi, si
ha questa registrazione: <Ri ua MICHELE, figlio di Giovanni e
di Giowanna Maria Ferreo, coniugi Rua, nato li 9 giugno 1837
( i ) Questa Fucina a situata a un quarto di miglio dalla città))a setten-
trionc della medesima, nella regione detta di Valdocco, a era particolarmente
ordinata per la fabbricazione delle canne delle armi portatiii da fuoco d'ogni
- specie#. Cfr. Deinizione di Torino del 1840,G . Pomba, editore, pag. 262.
E l'ampio e solido fabbricato, che è ancora in piedi, in via Caserta N. 49,
fu in seguito un iMngazzino del R. Arsenale, ed ora è sede della Dire-
zione del C. d'Armata Territoriale d'Artiglieria di Torino.
I - "Son pronto a seguirla,,
5
e I'II detto battezzato, presenti Scveno Rosso Michele e Domenica
Maria Boe& n.
Michele Rua (noi~ Ruà, chè, nei libri Parrocchiali dei
SS. Simone e Giuda, fin dalla prima registrazione il cognome
perdb l'accento) fu l'ultimo rampollo di Giovanni Battista
Ruà; ed alla sua nascita quattro appena degli otto fratelli so-
pravvivevano: Pietro Fedele di 22 anni, Giovanni Battista An-
tonio di 17, Giovanni Battista di 7 , e L u 2 i Tommaso di 3. Nella
famiglia non c'era davvero troppa salute, ma regnava sovrano
il timor di Dio. I1 padre, uomo di fede, amava la preghiera in
comune, la smtificazione delle feste, l'esatta osservanza delle
leggi della Chiesa, e voleva che i figli incominciassero per tempo
a frequentar i Sacramenti.
All'ingresso della R. l i c i n a sorgeva una chiesetta ufficiata
da un Cappellano, stipciidiato dal Governo, con l'obbligo di
raccogliere i figli degli operai e degli impiegati che dimoravano
presso, e di fare ad essi un po' di scuola (I). E fu questo
buon sacerdote, che aiutò la mamma nell'insegnar a Michele
le prime pagine dcl catechismo e ncll'educarlo ai primi slanci
d'amore verso Dio e verso il prossimo.
D'ingegno e di ciiore delicato, Michelino era il prediletto
dei genitori, dei fratelli e degli stessi fratellastri. Questi, cre-
scendo in età, trovavan dura la vita con la matrigna e, restando
in famiglia, cominciavano a far vita da sè; il babbo in special
modo n'era dolente, pur cercando, insieme con la consorte,
d'ottener il miglior sccordo possibile sopportandoli con carità.
Michelino invece era caro a tutti, anche ai parenti che di
frequente andavano a prendeil0 alla Fucina e lo conducevano
alla Crocetta, e lo tenevano tutto il giorno con sè. In una di
queste gite, stava raccogliendo dei fiorellini sul greppo del
canaletto La Cdssola, quando vide avanzarsi, trascinato dalla
corrente, un gran mazzo di fiori. Getta a terra i fiorellini rac-
colti e si curva per prendere il mazzo che s'avvicinava, e
quando questo gli fu di fronte allungò il braccio, e vedendo
( i ) Della chiesetta, convertita in seguito in palazzinz, è ancor in piedi,
quasi intatto, il muro di facciata, che mostra chiaro lo scopo primitivo del-
l'edificio,

2.6 Page 16

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I - Alla scuola di Don Bosco
sarebbe arrivato a prenderlo, perchè veniva giù un
istante dalla riva, di& un piccolo slancio alla persona e,
sgraziatamente, cadde uell'acqua, mandando un grido di
avento. Per fortuna, in un attimo, appigliandosi all'erba potè
rialzarsi e risalir il greppo, ma bagnato come un pulcino.
- Che hai fatto? - gli chiedono gli zii, accorsi spaven-
tati a vedere che cos'era accaduto.
- Volevo prendere..... quel mazzo di fiori! - e I'indi-
cava con la mano, mentre continuava a guardarlo.
Lo cambiarono, gli asciugarono gli abiti, sulla sera glie li
fecero indossar di nuovo e lo riaccompagnarono a casa, rac-
contando il fatto alla mamma.
- Oh! me n'ero accorta, che t'era accaduto qualcosa di
sinistro! - disse la brava donna, squadrandolo da capo a piedi;
e ne colse l'occasione per inculcargli quella virtù che, in se-
guito, parve anch'essa una caratteristica del Servo di Dio:
la prudenza.
L'episodio del tuffo nel canale e la correzione materna
non gli si cancellarono più dalla mente.
Anche la mamma ricordava con visibile compiacenza la
cara infanzia di Michele. Diceva che era buono, che pregava
volentieri, che studiava volentieri il catechismo e cresceva
gentile e amabilissimo. Era uno specchio di nettezza esterna
e d'interno candore. Vestiva con tanta proprietà che sembrava
di ricca famiglia, perchè la mamma curava con pari diligenza
la bellezza dell'anima dei figli e la loro proprietà esteriore.
Preparato dal Cappellano della Fucina, il 25 aprile 1845
ricevette il Sacramento della Cresima, per mano dell'Arci-
vescovo Mons. Luigi dei Marchesi Fransoni, nella Chiesa
dell'Arcivescovado; e, secondo l'uso allora vigente, ebbe a
padrino, in comune con tutta la schiera dei cresimati in quel
giorno, il conte Giuseppe Bosco di Ruffino. Aveva bisogno
anche quel cuore innocente dei doni dello Spirito Santo, specie
della fortezza, chè si awicinava per lui un distacco e un dolore
indimenticabile.
I1 2 agosto di queli'anno medesimo, il babbo, Giovanni
Battista Ruà, in età di circa 60 anni, munito dei SS. Sacra-
menti, cessava di vivere.i'l facile immaginare il pianto della
-I "Son pronta a seguirla,,
7
vedova e degli orfani. I figli maggiori si separavan poco dopo
daila matrigna, la quale potè continuare ad abitare nella Fu-
cina con i suoi: Giovanni Battista, che aveva compiuti i sedici
anni ed intrapreso la professione del padre, Luigi Tommaso,
che ne aveva dieci e andava a scuola, e Michele, che era già
entrato negli otto anni, e cominciava a frequentar la scuola
del Cappellano.
E proprio di quei giorni il Signore gli faceva conoscere
l'altro Giovanni, che gli doveva far da padre per tutta la vita:
Don Bosco. Il grande apostolo della gioventù, che da quattro
anni appena aveva iniziato l'opera degli oratori festivi, nell'ot-
tobre del 1844 aveva preso dimora al Rifugio, e 1'8 dicembre
aveva potuto aprire per i suoi ragazzi una prima cappella
prowisoria nei nuovi locali, destinati all20spedalettodi Santa
Filomena; e là accanto nella lunga e stretta striscia di terreno
che divide anche oggi l'Opera Barolo dalla Piccola Casa della
Divina Prowidenza, aveva trovato il primo cortile per la
loro ricreazione. Ed al Rifugio, il piccolo Michele, nel set-
tembre del 1845, un mese appena dopo che aveva perduto il
babbo, conobbe Don Bosco.
<i Ho conosciuto il Servo di Dio Giovanni Bosco - così
depose nel Processo dell'Ordinario per la sua Causa di Beati-
ficazione - nel mese di settembre del 1845. Avevo allora
otto anni. Condotto da un compagno, cominciai a frequentare
l'oratorio da lui fondato, che allora trovavasi al Rifugio)).
L'Oratorio d i S. Francesco di Sales era già randagio. Pro-
scritto dal Rifugio, da S. Pietro in Vincoli e dalla Chiesetta
di S. Martino presso i Molassi, (o Molini Dora, o di Città),
Don Bosco radunava i giovani dove poteva, or qua, or là: al
mattino in questa o quella chiesa per ascoltami la S. Messa
e nel pomeriggio li conduceva a qualche gita in campagna,
e quando non poteva li raccoglieva nella dimora sua e del
Teol. Borel al Rifugio.
Durante il periodo dell'aspra prova, quando il Clero della
città e gli stessi ammiratori del nuovo Apostolo, vedendolo
fisso nel proposito di suscitare una grand'opera iniziata con
poveri giovani delle strade, andavan dicendo ch'era impazzito,
molti suoi piccoli amici ne piansero, e tra essi I'orfanello del

2.7 Page 17

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8
-I Alla scuola di Don Bosco
capo-reparto della R. Fabbrica d'Armi. <iIo stesso - depose
nell'accennato Processo delI2Ordinario - fanciullo di nove
anni sentii persone distinte a dire: Povero Don Bosco! Si è tanto
infatuato dei poveri giovani, che gli ha dato volta il cervello!».
Lo sentì dire dal Cappellano e dal Direttore della Regia
Fabbrica d'Armi, e ne fu così addolorato che pianse e pregò,
come aveva pianto e pregato per l'eterno riposo del padre, e
fu sentito esclamare: a S e si fosse trattato di mio padre, f m e
non ne avrei provato pena maggiore! I).
Venne la primavera; e Don Bosco la domenica delle Palme,
5 aprile 1846, ultimo giorno che gli fu concesso di raccogliere
i ragazzi nel prato Filippi, li condusse alla chiesa della Ma-
donna di Campagna, per metterli sotto la protezione della Madre
di Dio. Aveva lo schianto nel cuore; ma nella quiete dei campi
l'allegra vociferazione della folta carovana giovanile si doveva
sentire dalla Fucina, dove Michele si stava preparando alla
Prima Comunione. Questa in quasi tutte le chiese del Piemonte
soleva allora amministrarsi ai fanciulli il lunedì santo ed alle
fanciulle il martedì. Michelino aveva mandato a memoria tutto
il piccolo catechismo, ed era stato promosso alla Santa Comu-
nione non per una volta o due - come pure si costumava per
obbligar i ragazzi a frequentare il catechismo quaresimale nel-
l'anno seguente - ma v'era ammesso per sempre. Dal Cap-
pellano la sua istruzione religiosa era dichiarata compiuta e
ne fu contento, anche percbè avrebbe ottenuto più facilmente
dalla mamma ciò che gli stava tanto a cuore: il permesso di
recarsi con maggior frequenza all'oratorio di Don Bosco!
La Madonna aveva gradito e benedetto il pellegrinaggio
giovanile; e il 13 aprile, seconda festa di Pasqua, l'umile tettoia
affiancata ad una piccola e solitaria casetta, acquistata da un
imbianchino di Arcisate (prov. di Varese), Francesco Pinardi,
convertita durante la Settimana Santa in cappella - il giorno
di Pasqua vi si preparò l'altare - echeggiava delle stesse voci
giovanili elevanti a Dio l'inno di ringraziamento!
Michele chiese di frequentar regolarmente l'oratorio insieme
col fratello Luigi, e la mamma ancor non credette prudente
concederglielo; solo nella primavera del 1847 avendo egli,
insieme con Luigi, dato il nome alla Compagnia ivi istituita in
I - "Son pronto a seguirla,,
9
onore di S. Luigi Gonzaga, gli permise, in via ordinaria, di
prender parte alle conferenze mensili che si tenevano ai soci.
E con qual frutto!
(i Fin dai primi tempi, che io frequentai l'Oratorio, dal
1847 al 1852 - narrava il Servo di Dio - ricordo, che ogni
qual volta che doveva morir qualcuno dei giovani della Com-
pagnia di S. Luigi, Don Bosco annunziava, qualche tempo
prima, tale evento. Non ne pronunciava mai il nome, bensì
diceva: "Fra quindici giorni, oppure, fra un mese, uno della
Compagnia sarà chiamato all'etwnità. Posso esser io, puO esser
zcno di voi. Teniamoci prepaprati!,,. Un salutare timore teneva
attenti i giovani, per vedere se l'annunzio fosse veritiero. Al-
l'epoca della predizione, quelli cui alludeva Don Bosco come
chiamati all'eteinità talora eran sani e robusti e talora infer-
micci, ma le morti venivano ne' tempi determinati. Io stesso
parecchie volte sentii dar tali annunzi; talora n'ebbi awiso
dai compagni, e sempre ho visto verificarsi le predizioni!».
E Don Bosco - aggiungeva il Servo di Dio - predisse
la morte anche del più giovane dei fratelli di Michele, Luigi
Rua, e nella prefazione alla Vita di Savio Dornenico l'enumerava
tra i giovani ({modellidi &t&>c),he Ia divina Prowidenza si
degnò mandare all'oratorio.
Cotesti fatti e l'ascendente che avevano sull'anima di Michele
ogni incontro, ogni detto, ogni desiderio di Don Bosco, lo
mossero e l'abituarono a studiarlo con attenzione superiore
all'età. Anche quando non poteva vederlo nè recarsi all'oratorio,
volava col pensiero a lui; e passando in via della Giardiniera
s'indugiava a fissar l'Oratorio, dove ricordava, ad es., di aver
visto gli archi trionfali eretti per Ia prima visita dell'Arcivescovo
Fransoni.
Don Bosco pure teneva fisso lo sguardo sul caro fanciullo.
Nel medesimo anno 1847, in una di quelle meravigliose visioni
che umilmente chiamava (i sogni i),vide la Beatissima Vergine
che gli mostrò, in un incantevole giardino, uno splendido
viale, coperto di rose, e lo invitò a percorrerlo. Quanti lo ve-
devan camminare sotto il magnifico pergolato, esclamavano:
"Don
c'eran
Bosco cammina sempre sulle rose!,,; ma
delle spine, e assai pungenti! una via bella,
msoattdoiffliecilreo!.s.e.

2.8 Page 18

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IO
-I Alla scuola di Don Bosco
Ave\\.a cominciato a percorrerla insicme con vari,... e questi,
stanchi, l'avevano abbandon:ito... Addolorato, chiamava kiiiito
con le lacrime agli occhi, quand'ecco presentarglisi un drap-
pello di preti, chierici e laici, che gli dicono: Don Bosco,
siamo tutti suoi; eccoci pronti a seguirla!,,. « L e rose, spiegava
Don Bosco, simboleggiavano la carità, e le spine le mortifica-
zioni che i Salesiani avrebbero dovuto praticare per percorrere
la nuova via e raccogliere corone di vita eterna...>).
... In questo «sogno», a capo del fedele drappello che gli
disse: "Siamo tutti suoi; eccoci pronti a seguirla!,, Don Bosco
vide indubbiamente Michele. I fatti che verremo esponendo
ce ne danno certezza assoluta.
Ed eccoci al 1848, che recò anche nel cortile dell'Oratorio
un soffio di libertà ed un'eco entusiastica della guerra. Don
Bosco specialmente allora conobbe che se voleva far del bene
doveva star lontano dalla politica; tuttavia, acconciandosi sem-
pre alle esigenze dei tempi, <<intutto ciò, com'egli diceva,
che non è disdicevole all'igiene, alla civiltà ed alla religione i),
lasciò che i suoi ragazzi manovrassero nei cortili, raddoppiò
gli onesti divertimenti, moltiplicò le feste e lo splendore delle
sacre funzioni; il giovedì santo li condusse processionalmente
alle visite dei Santi Sepolcri; ed alle mensili processioni di
S. Luigi eran visti reggere i cordoni dell'umile stendardo della
Compagnia dell'Oratorio anche il Marchese Gustavo e il Conte
Camillo Benso di Cavour. I1 padre, il vecchio sindaco, aveva
finito per ammirar, lui pure, l'opera degli Oratori.
Anche il piccolo Michele, che continuava ad abitare alla
R. Fucina delle Canne, risentì un po' dell'aria che spirava in
quei giorni. Gli operai, andando e venendo, cantavano a squar-
ciagola l'inno di Mameli, ed egli n'ehbe presto nell'orecchio
il canto e nella mente le parole; e un giorno che veniva in città
cantarellandolo a mezza voce, fu awicinato da un vecchietto,
che lo ammonì seriamente: "Taci, figliolo! se ti sentono i Te-
deschi, e ci son giù alle spalle, te le dùnnol,,. Ricordando questo
particolare, anche dopo molt'anni rideva di cuore (I).
(I) Nel 10 volume, narrando questo episodio abbiam detto che era l'enno
de Ganbaldi, pperchè ci era stato narrato da vari che cantareilava le parole:
-I "Son pronto a seguirla,,
II
Al principio dell'anno scolastico 1848-49 per incamminarsi
più vantaggiosamente alla professione del padre, come aveva
fatto Luigi, fu consigliato e mandato dalla mamma a completar
gli studi presso la Scuola Elementare Superiore di Porta Pa-
latina, detta anche di Santa Barhara, o Sezione Dora, diretta
dai Fratelli delle Scuole Cristiane, la quale corrispondeva
press'a poco all'odierno Corso complementare o Tecnico In-
feriore. Vari sacerdoti vi si recavano settimanalmente a celebrar
la Messa nell'attigua cappella o per ascoltare le confessioni;
tra gli altri, Don Bosco. Era la Divina Prowidenza che awi-
cinava sempre più al grande Apostolo della gioventù Michele
Rua, che ne godette in fondo all'anima; ed ogni festa, mentre
al mattino, come doveva, si recava alla cappella dei Fratelli,
nel pomeriggio cominciò a frequentar assiduamente l'oratorio.
<iMi ricordo - narrava il Servo di Dio - che quando
veniva Don Bosco a dirci la Santa Messa e, non di rado, a
predicare nelle domeniche, appena egli entrava in cappella,
pareva che una corrente elettrica movesse tutti quei numerosi
fanciulli. Saltavano in piedi, uscivan dai loro posti, si stringe-
vano intorno a Lui, e non eran contenti sinchè non arrivavano
a baciargli le mani. Ci voleva un gran tempo, prima che egli
potesse giungere in sacrestia! I buoni Fratelli delle Scuole
Cristiane non potevano impedire quell'apparente disordine, e
ci lasciavan fare. Venendo altri sacerdoti, anche pii e autorevoli,
nulla si vedeva di tale trasporto. Quando, poi, nelle sere di
confessione, si annunziava che tra i confessori venuti per noi
v'era anche Don Bosco, gli altri preti rimanevan senza occu-
pazione, perchè tutti cercavan di andare da lui per confessargli
i loro peccati. I1 mistero dell'attaccamento che avevano a Don
Bosco consisteva nell'affetto operoso e spirituale, che sentivano
portar egli alle loro anime >).
Anche Michele lo scelse a padre ed amico dell'anima sua,
pih lo lasciò finchè visse, cioè per quarant'anni. Era appena
dodicenne cotesto caro ragazzo, alunno della Scuola Comple-
u Va'fuorì d'Italia, vn'fuori, che è 2'orai>, che appartengono all'inno di Gari-
baldi... d'epoca posteriore; quindi è chiaro che è inesatts la citazione speci-
fica, e le parole eran altre... dell'inno di Mameli.

2.9 Page 19

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I - Alla scuola di Don Bosco
capo-reparto della R. Fabbrica d'Armi. e Io stesso - depose
nell'accennato Processo dell'ordinario - fanciullo di nove
anni sentii persone distinte a dire: Povero Don Bosco! Si è tanto
injatuato dei pova' giovani, che gli ha dato volta il cemello! I).
Lo sentì dire da! Cappellano e dal Direttore della Regia
Fabbrica d'Armi, e ne fu così addolorato che pianse e pregò,
come aveva pianto e pregato per l'eterno riposo del padre, e
fu sentito esclamare: n S e si fosse trattato di mio padre, forse
non ne avrei provato pena maggiore! )).
Venne la primavera; e Don Bosco la domenica delle Palme,
5 aprile 1846, ultimo giorno che gli fu concesso di raccogliere
i ragazzi nel prato Filippi, li condusse alla chiesa della Ma-
donna di Campagna, per metterli sotto la protezione della Madre
di Dio. Aveva lo schianto nel cuore; ma nella quiete dei campi
l'allegra vociferazione della folta carovana giovanile si doveva
sentire dalla F&a, dove Michele si stava preparando alla
Prima Comunione. Questa in quasi tutte le chiese del Piemonte
soleva allora amministrarsi ai fanciulli il lunedi santo ed alle
fanciulle il martedì. Michelino aveva mandato a memoria tutto
il piccolo catechismo, ed era stato promosso alla Santa Comu-
nione non per una volta o due - come pure si costumava per
obbligar i ragazzi a frequentare il catechismo quaresimale nel-
l'anno seguente - ma v'era ammesso per sempre. Dal Cap-
pellano la sua istmzione religiosa era dichiarata compiuta e
ne fu contento, anche perchè avrebbe ottenuto più facilmente
dalla mamma ciò che gli stava tanto a cuore: il permesso di
recarsi con maggior frequenza all'oratorio di Don Bosco!
La Madonna aveva gradito e benedetto il pellegrinaggio
giovanile; e il 13 aprile, seconda festa di Pasqua, l'umile tettoia
affiancata ad una piccola e solitaria casetta, acquistata da un
imbianchino di Arcisate (prov. di Varese), Francesco Pinardi,
convertita durante la Settimana Santa in cappella - il giorno
di Pasqua vi si preparò l'altare - echeggiava delle stesse voci
giovanili elevanti a Dio l'inno di ringraziamento!
Michele chiese di frequentar regolarmente l'oratorio insieme
col fratello Luigi, e la mamma ancor non credette prudente
concederglielo; solo nella primavera del 1847 avendo egli,
insieme con Luigi, dato il nome alla Compagnia ivi istituita in
-I "Son pronto a seguirla,,
9
onore di S. Luigi Gonzaga, gli permise, in via ordinaria, di
prender parte alle conferenze mensili che si tenevano ai soci.
E con qual fmtto!
«Fin dai primi tempi, che io frequentai l'oratorio, dal
1847 al 1852 - narrava il Servo di Dio - ricordo, che ogni
qual volta che doveva morir qualcuno dei giovani della Com-
pagnia di S. Luigi, Don Bosco annunziava, qualche tempo
prima, tale evento. Non ne pronunciava mai il nome, bensì
diceva: "Fra quindici giorni, oppure, fra un mese, uno della
Compagnia sarà chiamato all'etevnità. Posso esser io, può esser
uno di voi. Teniamoci preparati',,. Un salutare timore teneva
attenti i giovani, per vedere se l'annunzio fosse veritiero. A1-
l'epoca della predizione, quelli cui alludeva Don Bosco coine
chiamati all'eternità talora eran sani e robusti e talora infer-
micci, ma le morti venivano ne' tempi determinati. Io stesso
parecchie volte sentii dar tali annunzi; talora n'ebbi awiso
dai compagni, e sempre ho visto verificarsi le predizioni! i).
E Don Bosco - aggiungeva il Servo di Dio - predisse
la morte anche del più giovane dei fratelli di Michele, Luigi
Rua, e nella prefazione alla Vita di Savio Domenico l'enumerava
tra i giovani G modelli di virtù l), che la divina Provvidenza si
degnò mandare all'oratorio.
Cotesti fatti e l'ascendente che avevano sull'anima di Michele
ogni incontro, ogni detto, ogni desiderio di Don Bosco, lo
mossero e l'abituarono a studiarlo con attenzione superiore
all'età. Anche quando non poteva vederlo n&recarsi all'oratorio,
volava col pensiero a lui; e passando in via della Giardiniera
s'indugiava a fissar l'Oratorio, dove ricordava, ad es., di aver
visto gli archi trionfali eretti per la prima visita dell'Arcivescovo
Fransoni.
Don Bosco pure teneva fisso lo sguardo sul caro fanciullo.
Nel medesimo anno 1847, in una di quelle meravigliose visioni
che umilmente chiamava « sogni »,vide la Beatissima Vergine
che gli mostrò, in un incantevole giardmo, uno splendido
viale, coperto di rose, e lo invitò a percorrerlo. Quanti lo ve-
devan camminare sotto il magnifico pergolato, esclamavano:
... "Don Bosco cammina sempre sulle rose!,,; ma sotto le rose
c'eran delle spine, e assai pungenti! una via bella, ma difficile!

2.10 Page 20

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IO
I - Alla scuola di Don Bosco
Aveva cominciato a percorrerla insieme con vari,... e questi,
stanchi, l'avevano abbandonato... Addolorato, chiamava aiuto
con le lacrime agli occhi, quand'ecco presentarglisi un drap-
pello di preti, chierici e laici, che gli dicono: " Don Bosco,
siamo tutti suoi; eccoci pronti a seguirla!,,. (1 Le rose, spiegava
Don Bosco, simboleggiavano la carità, e le spine le mortifica-
... zioni che i Salesiani avrebbero dovuto praticare per percorrere
la nuova via e raccogliere corone di vita eterna n.
In questo «sogno*, a capo del fedele drappello che gli
disse: '<Siamo tutti suoi; eccoci pronti a seguirla!,, ... Don Bosco
vide indubbiamente Michele. I fatti che verremo esponendo
ce ne dànno certezza assoluta.
Ed eccoci al 1848, che recò anche nel cortile dell'Oratorio
un soffio di liberti ed un'eco entusiastica della guerra. Don
Bosco specialmente allora conobbe che se voleva far del bene
doveva star lontano dalla politica; tuttavia, acconciandosi sem-
pre alle esigenze dei tempi, n in tutto ciò, com'egli diceva,
che non è disdicevole ali'igiene, alla civiltà ed alla religione i),
lasciò che i suoi ragazzi manovrassero nei cortili, raddoppiò
gli onesti divertimenti, moltiplicò le feste e lo splendore delle
sacre funzioni; il giovedì santo li condusse processionalmente
alle visite dei Santi Sepolcri; ed alle mensili processioni di
S. Luigi eran visti reggere i cordoni dell'umile stendardo della
Compagnia dell'Oratorio anche il Marchese Gustavo e il Conte
Camillo Benso di Cavour. I1 padre, il vecchio sindaco, aveva
finito per ammirar, lui pure, l'opera degli Oratori.
Anche il piccolo Michele, che continuava ad abitare alla
R. Fucina delle Canne, risentì un po' dell'aria che spirava in
quei giorni. Gli operai, andando e venendo, cantavano a squar-
ciagola l'inno di Mameli, ed egli n'ebbe presto nell'orecchio
il canto e nella mente le parole; e un giorno che veniva in città
cantarellandolo a mezza voce, fu awicinato da un vecchietto,
che lo ammonì seriamente: "Taci, fglwlo! se ti sentono i Te-
deschi, e ci s a già alle spalle, te le dànnof,,. Ricordando questo
particolare, anche dopo molt'anni rideva di cuore (I).
(I) Nel 10 volume, narrando questo episodio abbiam detto che era l'inno
dc Garibaldi, perchB ct era stato narrato da vari che cantarellava Ic parole:
I - "Son pronto a seguirla,,
II
Al principio dell'anno scolastico 1848-49 per incamminarsi
più vantaggiosamente alla professione del padre, come aveva
fatto Luigi, fu consigliato e mandato dalla mamma a completar
gli studi presso la Scuola Elementare Superiore di Porta Pa-
latina, detta anche di Santa Barhara, o Sexionc Dora, diretta
dai Fratelli delle Scuole Cristiane, la quale corrispondeva
press'a poco all'odierno Corso complementare o Tecnico In-
feriore. Vari sacerdoti vi si recavano settimanalmente a celebrar
la Messa nell'attigua cappella o per ascoltare le confessioni;
tra gli altri, Don Bosco. Era la Divina Provvidenza che awi-
cinava sempre più al grande Apostolo della gioventù Michele
Rua, che ne godette in fondo all'anima; ed ogni festa, mentre
al mattino, come doveva, si recava alla cappella dei Fratelli,
nel pomeriggio cominciò a frequentar assiduamente l'Oratorio.
(1 Mi ricordo - narrava il Servo di Dio - che quando
veniva Don Bosco a dirci la Santa Messa e, non di rado, a
predicare nelle domeniche, appena egli entrava in cappella,
pareva che una corrente elettrica movesse tutti quei numerosi
fanciulli. Saltavano in piedi, uscivan dai loro posti, si stringe-
vano intorno a Lui, e non eran contenti sinchè non arrivavano
a baciargli le mani. Ci voleva un gran tempo, prima che egli
potesse giungere in sacrestia! I buoni Fratelli delle Scuole
Cristiane non potevano impedire quell'apparente disordine, e
ci lasciavan fare. Venendo altri sacerdoti, anche pii e autorevoli,
nulla si vedeva di tale trasporto. Quando, po1', nelle sere di
confessione, si annunziava che tra i confessori venuti per noi
v'era anche Don Bosco, gli altri preti rimanevan senza occu-
pazione, perchè tutti cercavan di andare da lui per confessargli
i loro peccati. I1 mistero dell'attaccamento che avevano a Don
Bosco consisteva nell'affetto operoso e spirituale, che sentivano
portar egli alle loro anime i).
Anche Michele lo scelse a padre ed amico dell'anima sua,
nè più lo lasciò finchè visse, cioè per quarant'anni. Era appena
dodicenne cotesto caro ragazzo, alunno della Scuola Comple-
ri
a Va' fuo d'Ittalia, va' fuori, che è l'ora »,che appartengono all'inno di Gari-
... baldi d'epoca posteriore; quindi chiaro che B inesatta la citazione speci-
... fica, e le parole eran altre dell'mno di Mameli.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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IZ
I - Alla scuola di Don Bosco
mentare, ed avrebbe voluto vedere Don Bosco ogni giorno!
Con questa speranza continuava a passar di preferenza presso
l'antica via della Giardiniera; e spesso, o in essa, o sul viale
S. Massimo (oggi Corso Regina Margherita), l'incontrava ora
in mezzo ad un drappello di ragazzi ai quali insegnava un po'
di catechismo o a far il segno della Croce, ora tra adulti cui
pure parlava di cose di religione, ora fermo avanti a botteghe
o negozi, clie raccomandava ai proprietari d'accogliere qualche
povero ragazzo disoccupato.
Quando l'incontrava solo, era per lui una festa. Appena
lo vedeva, affrettava il passo e, come gli era vicino, si scopriva
il capo e, col viso raggiante, correva a baciargli la mano, ricam-
biato ogni volta con un sorriso, una parola, un saluto.
Avendo osservato che dispensava con generositi medaglie
e immagini sacre, un giorno egli pure gli chiese un'immagine.
Don Bosco, come se non avesse altro da fare, si fermò, gli ri-
pose silenziosamente il berretto in capo, e sorridendo all'in-
sistente domanda: ((Don Bosco, mi da' un'immagine, mi da'
un'immagine?... >>g,li sporgeva e allargava la palma della mano
sinistra e con la destra facendo atta di tagliarla e di dargliene
mezza, esclamava sorridendo:
- Prendi, Micheliio, prendi!...
La scena si rinnovò più volte, perchè il giovinetto, anche
per riuscir a comprendere il significato, tornava semprc a e-
petergli la domanda; e Don Bosco a stendergli ogni volta la
sinistra e, rinnovando amabilmente il gesto con la destra:
- Prendi, Michelino, prendi!...
Michele si allontanava ogni volta pensando:
- Chi sa... che cosa vuol dirmi Don Bosco?!...
In seguito, entrato in amicizia, tralasciò di fargli quella
richiesta ma gli restò vivo il desiderio di conoscer il significato
di quel gesto; e, come vedremo, appena vestito l'abito eccle-
siastico gliene chiese la spiegazione e l'ebbe chiara ed impres-
sionante.
In cotesti incontri Don Bosco si occupava dell'anima
e degli studi di Michele; e questi, vedendo il paterno interessa-
mento, a quando a quando gli offriva le menzioni onorevoli,
che riportava in classe mensilmente.
I - "Son pronto a seguirla,,
'3
Così trascorsero due anni, il 1848-49 e il 1849-50 Nell'ul-
timo Michele fece la terza superiore, alla quale il programma
prescriveva, insieme con lo sviluppo delle materie della se-
conda classe, anche lo studio della lingua francese ed ampie
nozioni di cosmografia, esercizi di corrispondenza commerciale,
saggi di disegno architettonico e di mobili, e schizzi di carte
geografiche. Contemporaneamente riceveva lezioni di canto e
di declamazione.
I Fratelli delle Scuole Cristiane avevano una grande stima
per il giovane Servo di Dio, ammirandone il garbo, la riuscita
e l'intelligenza. Fratel Michele, suo maestro e direttore, che
molto l'apprezzava, aveva concepito la speranza d'averlo tra
i Fratelli, e glie ne parlò. Egli però, non pensando di farsi reli-
gioso, sebbene ammirasse assai le virtù e I'spostolato dei maestri,
alle rinnovate esortazioni di Fratel iMichele, avendo sentito
che questi alla fine dell'anno scolastico facilmente avrebbe avuto
un'altra destinazione, si limitava a rispondergli sorridendo:
- Vedremo! se lei rimarrà a Torino, io chiederò di entrare
tra i Fratelli!
Omai nel cuor suo regnava Don -Bosco,sebbene per allora
il pensiero dominante fosse questo: finito l'anno scolastico,
troncar gli studi per entrare nella R. Fabbrica d'Armi e, la sera
e le feste, frequentare l'oratorio.
Don Bosco, invece, vagheggiava qualcosa di pih; e appena
furon chiuse le scuole gli disse paternamente:
- Michelino, ora che pensi di fare?
-- Entrare nella Fucina e lavorare per' aiutar la mamma,
che si sacrifica tanto per noi.
- E non ti piacerebbe continuar gli studi?
Oh! molto! ma...
- E se si trattasse di studiare anche il latino e il Signore
ti chiamasse a farti sacerdote..... non ti piacerebbe?
-- Se mi piacerebbe?! altro che!..... ma la mamma!?.....
- Prova a parlarle, e mi dirai se approva.
Giunto a casa, ne parlò colla mamma, e la brava donna,
intenerita, rispose:
- Oh! desidererei tanto di vederti sacerdote!..... Se il
Signore mi fa questa grazia,
le per ringraziarlo.
l
l

3.2 Page 22

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'4
I - Alìa scuola di Don Bosco
Di' a Don Bosco che ti lascio studiare ancor un anno, e ve-
dremo se potrai riuscire.
Anche Michele ne dovette dir grazie a Dio, ed avendo ap-
preso che Fratel Michele era già stato traslocato ad un altro
istituto, libero da qualsiasi impegno coi Fratelli, si abbandonò
con gioia a Don Bosco, dicendogli, se non con le parole, con i
fatti: - Don Bosco, san tutto suo; eccomi pronto a seguirla!
Don Bosco, appena fu sacerdote, conoscendo la missione
che il Signore gli aveva destinato, pensò subito a prepararsi
degli aiutanti, cominciando a far scuola di latino a vari giovani,
che, prossimi a indossar l'abito ecclesiastico, l'abbandonarono.
Ritentò una seconda e una terza volta la prova, ma sempre
invano. Nel 1849 prese a far scuola a Giacomo Bellia, Giuseppe
Buzzetti, Carlo Gastini e Felice Reviglio, ed anche di questi
due appena giunsero al sacerdozio, e nessuno dei due si fermò
all'oratorio. Nell'agosto del 1850 propose a Rua di cominciar
gli studi di ginnasio e fece la stessa proposta ad altri giovani,
tra cui Giovanni Ferrero e Domenico Marchisio, di bell'ingegno
e condiscepoli di Michele alle scuole dei Fratelli a Porta ?a-
latina, in fatto di studio e di riuscita in classe due veri compe-
titori,... ma non avevano l'anima di Michele.
A maestro, per il periodo delle vacanze, diè loro un com-
pagno, un dei quattro cui egli stesso omai da un anno faceva
scuola di latino: Felice Reviglio (I); chè, anche in questo, Don
(I) Nato a Torino, nella parrocchia di S. Agostino, Felice Reviglio fu
accolto nell'Oratario nel r847 Da ragazzo era stato ammesso alla Santa Co-
munione; ma poi, vivendo in un ambiente familiare assai trascurata, aveva
dimenticato ogni parola del catechismo; e il parroco il Teol. Vincenzo Pon-
sati - un dei due ecclesiastici, che tentarono di condurre Don Bosco al
manicomio, e Don Bosco per scherzo vi mandb loro - gli proibiva di acco-
starsi alla
il Signore
C-ocmheunaioqnuea, npdeorchaeqnuoanndsoapaevanopstirùaniesmtrumzeionnoeilamPaatesrchneorsztawr.eE-
disponeva che al teologo Ponsati, che fu parroco di S. Agostino per 48 anni,
avecse immediatamente a succedere il primo alunno dell'oratorio che sali
al sacerdozio, il teologo Felice Reviglio. Di bell'ingegno e di gran cuore,
quest'egregio sacerdote (t il 3 febbraio ~ g o z ) ,che ristorb splendidamente
la sua vecchia chiesa parrocchiale, dove si vede il suo busto mamioreo con
un'epigrafe commemorativa, non si vergognava di ripetere anche dal pulpito
che doveva tutto a Don Bosco, perche da Don Bosco aveva ricevuto i,tutto »,
a a cominciar dalla camicia*. .. ~.. .
-I "Sonpronto a segui~la,,
'5
Bosco faceva come poteva ed operava prodigi. Dopo un paio
di settimane, chiese a Reviglio notizie dei suoi alunni.
- Sono contento - rispose il giovane maestro; - C'&
Marchisio che sembra fare dei miracoli; Ferrero parla meno,
ma intende più presto e ritiene facilmente.
E dopo una lusinghiera relazione d'ogni allievo, di un solo
..... si mostrò poco soddisfatto e fece quasi cattivi pronostici sulla
riuscita, e chi lo crederebbe? di Rua!.....
- A me pare - diceva il giovane maestro - che lasci
molto a desiderare; non so che cos'abbia, ma credo che non
dia troppa importanza allo studio del latino.
I1 Santo - dice Don Francesia - parve un po' sconcertato,
perchè questa relazione era in pieno contrasto con le sue idee,
e l'interruppe:
- Eppure mi par che abbia ingegno e capacità per essere
almeno uguale.....
- Sarà; ma forse non l'impiega.
Dopo pochi giorni Reviglio dovette correggere il suo giu-
dizio. Giuseppe Buzzetti in bel modo comunicò schiettamente
il lamento a Rua:
- Mio caro, ho sentito una cosa, che mi ha fatto dispia-
cere. Don Bosco ha chiesto al maestro vostre notizie, e questi
gli rispose: "Degli altri mi pare di poter essere garante che fa-
ranno ottima riuscita, di Rua dubito assai,,. Don Bosco non vo-
leva credere; ma ha dovuto persuadersi, che forse tu non dài
ancor troppa importanza a questo genere di studi; e ti assicuro
che anche a me fece gran pena questo giudizio del maestro.
I1 buon Michelino ascoltò, pallido e quasi tremando; rin-
graziò l'amico dell'awiso e promise che ne avrebbe ricavato
profitto; e fin da quelle vacanze prese e continuò a studiare
con impegno.
(I Confesso - dichiara ingenuamente Don Francesia - che
fui tentato a non accennare questo particolare, ma non potei
ometterlo per l'amore della verità ed anche per l'onore del
venerato amico. Quando l'accennai la prima volta nella biografia
di Giuseppe Buzzetti, lo scrissi in disteso per vedere quanto
ci fosse di vero in ciò che avevo saputo; ed aspettavo che la
revisione mi facesse qualche osservazione sul piccolo appunto.

3.3 Page 23

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16
I - Alla scuola di Don Bosco
Invece i1 revisore, che era poi lo stesso Don Rua, passò tutto
approvando e, forse, con tacita riconoscenza verso chi gli era
stato così cortese ed amorevole ammonitore>>(I).
({Chi corregge, amaa, dice S. Agostino, e chi prende in
buona parte le ammonizioni e si corregge, scopre e raduna
tesori, che gli sarebbero rimasti nascosti per tutta la vita.
L'ammonimento della madre e l'avviso di Buzzetti ope-
rarono prodigi: lo spirito di riflessione e il fermo proposito
di trarre il rendimento massimo dall'ingegno, dalla mente, dal
cuore e da ogni dono di natura, furono, come si vedrà, due
eminenti caratteristiche del Servo di Dio in tutta la vita!
(I) Cfr.: FRANCOSIDAo:n Michele Rua, I1 ediz., 1911.pag. 18-19;id.:
Bcog~ufiadi Giureppe Buzzettr, ~898,pag. 19.
I1
D'APOSTOLATO
1850-1852.
Fa gli esercizi spirituali nel Seminario di Giaueno,e impara ad apprez-
zar l'Esercizio della Buona Morte. - Per la festa del Rosarìo va
a CasteInuovo, e s'incontra con Giovanni Cagliero. - Compie la
$lima ginnasiale. - Assiste alla vestizione dei primi chierici dell'ora-
- torio. Perde un fratello, e teme di seguirlo nella tomba. - 2ammesso
- alla terza ginnasiale. Frequenta le lezioni sulla geografia dei luoghi
santi. - Chiede di vestir l'abito ecclesiastico. - Comincia l'apostolato
tra i compagni. - Testimonianza del Card. Caglie~o.
Quelle vacanze per Rua furon preziose per altre ragioni.
Nella prima quindicina di settembre Don Bosco, grazie ad
nn'elargizione del130pera Pia S. Paolo, potè condurre più di
cento giovani ad una settimana di ritiro spirituale nel Piccolo
Seminario di Giaveno. E Michele, benchè non avesse l'età
richiesta per goder del favore - era per giovani dai 16 anni
in su - fu tra i prescelti; e noi l'abbiam udito, più volte, rie-
vocare quel caro ricordo della prima giovinezza.
«Nel 1850, quando Don Bosco condusse un centinaio di
giovani a Giaveno, perchè in quel Piccolo Seminario atten-
dessero ad un corso di esercizi spirituali, ebbi anch'io la sorte
di esser del numero degli avventurati. Don Bosco non predicò
per esser più libero nell'assisterci; ma in fine volle darci lui
i ricordi. - Miei cari figliuoli - ci disse - perchè possiate
conservare i1 frutto di questo santo ritiro, vi darò tre ricordi.
Z - Don ,M>cheio Rua.

3.4 Page 24

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18
I - Alla scuola di Don Bosco
Il primo: Ogni mese fate I'Esernzio della Buona Morte: - e
ci mostrò l'utilità di questo pio esercizio, esortandoci calda-
mente a praticado. - Il secondo ricordo, continuò Don Bosco,
quale sarà? Fate L e ogni mese PEsernzio della Buona Morte!
- All'udire queste parole, vari andavamo dicendo tra noi:
- Don Bosco questa volta si sbaglia; ci dà il secondo ricordo
uguale al primo; - percbè, li per li, da noi non si capi che insi-
steva sul far bene l'Esercizio mensile della Buona Morte. Ma
quando passò al terzo ricordo, e ci disse: - L'ultimo ricordo,
che vi do, è questo: Fate infallantemente bene ogni mese I%sercixìo
della Buona Morte! - oh! allora comprendemmo l'importanza
che dava e che dovevamo dar anche noi al ritiro mensile; e in
tutti restò lungamente impresso il triplice ricordo di fare ogni
mese, bene, e infallantemente, PEsercizio della Buona Morte ».
Nel tornare da Giaveno, la carovana salendo da Valgioie
si recò alla S q a di S . Michele, sul monte Pircbiriano, uno
dei.più celebri monumenti sacri del pie monte(^); e Michele
fu lieto di visitar quell'antico e venerando Santuario del suo
patrono, pel quale ebbe special divozione in tutta la vita.
Alla fin di settembre Don Bosco condusse un altro drap-
pello dei giovani migliori a passar alcuni giorni di svago presso
la casetta dov'era nato, ai Becchi di Castelnuovo d'Asti (oggi
Castelnuovo Don Bosco). Là, nel 1848, aveva ridotto a cappella
una stanzetta della casa innalzata dal fratello Giuseppe, intito-
landola alla Madonna del Rosario, ed ogni anno vi si recava a
celebrarne la festa.
I1 Servo di Dio f e ' parte anche della nuova carovana e,
in casa del Prevosto di Castelnuovo, s'incontrò con-un gio-
vinetto d'aperto ingegno e d'indole piacevole, che aveva pochi
mesi meno di lui, e l'anno dopo si recava a fare il ginnasio
all'Oratorio...
I1 Card. Cagliero ci narrò più volte festevolmente come
avvenne questo incontro col Servo di Dio. Egli servendo ogni
(I) In vari diplomi di Carlo Magno, da noi consultati nel R. Archivio
di Stato in Torino prima di pubblicare una monografia sul Santuario
della Madonna dei Laghi, la vicina Avigliana detta Ovilz'anum, un
pecorile; il Civrari, Mons Caprasius; il Musine, Mons Asinarius, e il Pir-
chinano, Mons Porchiam...
II - Albori d'apostolato
'9
l
giorno Messa in parrocchia, con l'indole schietta e vivace era
divenuto di casa; e passava col prevosto non solo la mattinata,
ma spesso tutto il giorno, perchè il viceparroco gli faceva scuola
nell'ora che gli tornava più comoda; mentr'egli faceva un po'
da sagrestano e da campanaro, prestavasi ad ogni piccolo ser-
vizio, e scendeva anche in cantina a prendere il vino per la
Messa.
Quel mattino - era il lunedì dopo la solennità del Rosario,
7 ottobre - appena giunsero i giovani dell'oratorio, subito si
cacciò in mezzo a loro, portando pane ed acqua fresca, e fece
cosi presto amicizia con alcuni dei più grandicelli, che questi,
dopo quattro battute, gli dissero dolcemente:
- Giovannino, qui tu sei il padron di casa! hai anche le
..... chiavi della cantina; sii buono! mènaci a gustar un dito di vin
bianco!
A Castelnuovo è più facile dare anche ai poveri un bicchier
di vino, che un bicchier d'acqua; e il piccolo castelnovese, pen-
sando - narrava - che se anche ne avessero fstto richiesta
al prevosto, questi non avrebbe tardato ad accontentarli, seguito
... ... da quei pochi scende in cantina e comincia la distribuzione.
Ma che è che non è? la fila degli assetati, invece d'accor-
ciarsi, divien sempre più lunga; e il neo-padron~in~p,iù che
seccato, n'&impensierito non sapendo come stroncarla, quando
si vede innanzi un giovinetto, su per giù della stessa età, con un
bel paltoncino, squisito nel contegno, pieno di grazia e di sem-
plicità e con tanto candore in viso che pare un angelo!
Cagliero ne fu subito colpito; e sveglio, com'era, colse la
palla al balzo e in buon piemontese gli domandò:
- E tu, ragazzino, come ti chiami?
- Michelino, - rispose Rua.
- Ed io Giovannino - ribattè Cagliero. E, deponendo
il fiasco e il bicchiere, delicatamente lo spinse fuor della porta
e sorridendo gli disse: - Bravo! bravo! tu... va' a ber l'acqua!
E cosi troncò l'inattesa distribuzione, chiudendo in fretta
la cantina.
Al principio del nuovo anno scolastico 1850-1851 il gruppo
desli studenti in latino. di cui faceva Darte Michele. fu affidato

3.5 Page 25

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20
I - Alla scuola di Don Bosco
vese (I); il quale generosamente si mise a disposizione di Don
Bosco, per dare ai nuovi aspiranti al sacerdozio regolari lezioni
di latino. Erano sette quelli che incominciarono allora il gin-
nasio; ed anch'essi, prima che arrivassero alla fine, l'un dopo
l'altro, troncaron gli studi, o s'incamminarono per altre vie,
tranne il giovane Servo di Dio.
Ma una nuova sventura amareggiava la gioia che questi ne
aveva provato. I1 25 febbraio, il fratello suo Luigi Tommaso,
di gracilissima costituzione, a 17 anni cessava di vivere!...
Era un angelo lui pure per candore e per pietà. I Fratelli delle
Scuole Cristiane avevan posto gli occhi anche su lui, sperando
di fame un buon religioso; e Don Bosco stesso ne aveva tanta
stima, che ne fece particolar commemorazione in cappella la
sera del 7 aprile. Ed il buon Michele, tanto affezionato ai suoi,
sentì insieme lo schianto della mamma e il dolore dei fratelli
e, debole egli pure di salute, chinava il capo alla volontà di Dio,
presentendo ugual sorte vicina.
Per fortuna aveva Don Bosco, di cui un gesto, uno sguardo,
o una parola, bastava a infondergli forza e conforto. Conti-
nuava a recarsi a casa per i pasti e per il riposo, ma tutto il
giorno era all'Oratorio, dove serviva Messa o i'ascoltava devo-
tamente, faceva compagnia a Don Bosco quando prendeva
un po' di caffè, e cercava di stargli accanto più che poteva.
Nel nuovo anno scolastico 1851-1852, Don BOSCO affidb
i suoi studenti di latino a un altro professore, che dava lezioni
dei primi tre corsi di ginnasio a giovinetti di condizione agiata
e signorile. Don Merla, assorbito dallo sviluppo della Famiglia
di San Pietro, non poteva più disimpegnar l'ufficio caritatevol-
mente assunto, e il suo esempio aveva mosso il prof. Carlo
Giuseppe Bonzanino a surrogarlo.
(I) I1 sacerdote prof. Pietro Merla (n. 1815, i1855), d'ingegno e di gran
cuore; dopo alcuni anni d'insegnamento lasciava la cattedra, per assumere
l'ufficio di Cappellano delle Carceri, dette allora delle Forzate, o delle Torri,
dove maturb l'idea di fondare un istituto, che chiamb la Fanigliadi S. Pietro,
per le giovanette riuvedute, le quali uscite dal carcere desideravano darsi
ad una vita onesta mercè il lavora deiie proprie mani. La pia opera, iniziata
vci-so il 1850, & ancor fiorente, ed ospita una settantina di giovinette, povere
si, ma desiderose di vivere cristianamente fuori dei pericoli del mondo.
II - Albmi d'apostolato
21
Questi, abilissimo,, alternava le lezioni ora simultaneamente
alle tre classi, ora singolarmente a ciascuna, con una lucidia e
praticità meravigliosa (I). (I Ricordo - scrive Don Francesia -
di aver veduto i quaderni di Rua con i temi corretti di tutti
e tre i corsi ginnasiali. Aveva da lottare con diversi di non me-
diocre abilita; ma dopo le prime prove occupò il primo posto,
e lo ritenne sempre senza contrasto.
1) Chi godeva, di queste notizie, era principalmente Don
Bosco, che nell'andare a S. Francesco d'Assisi, dove stava
Don Cafasso, suo ammirabile maestro e direttore di spirito,
spesso saliva a trovare il prof. Bonzanino, per essere informato
- dei suoi allievi.
» Sa chi è il primo? - gli diceva sovente il professore. -
È sempre Rua! Ha un'applicazione straordinaria, e proprio
lodevole.
- >> - Ma gli starà vicino Marchisio!
»
sì, ma a qualche distanza!
... i) Ed io so che Don Bosco se ne serviva con mirabile effetto,
dicendo loro come era andato a trovare il professore i).
Omai la vocazione di Michele era decisa. Più volte aveva
sentito sul labbro di Don Bosco il sospiro: ((Oh! se avessi
dodici sacerdoti a mia disposizione, quanto bene si potrebbe
*. fare! Vorrei mandarli a predicare le verita di nostra Santa Reli-
gione, non solo nelle chiese, ma persino sulle piazze! Altre
volte, con lo sguardo su qualche carta del mappamondo l'aveva
visto sospirare nel contemplar tante regioni giacenti ancora
nell'omhra di morte, e l'aveva udito ripetere la brama ardente
di poter un giorno recar loro la luce del Vangelo. Era la stessa
carità di N. S. Gesù Cristo, che diceva agli Apostoli: (I Andate,
ammaestrate tutte le genti));e il buon Michele: (I Potessi anch'io
--- anelava-- esser uno di quei sacerdoti! >>; e chiedeva a Don Bosco
che lo vestisse presto dell'abito ecclesiastico.
(I) Quest'eg~egio insegnante, che svvib felicemelite ai principi della
lingua latina un gran numero di giovinetti, abitava presso la Chiesa di San
Francesco d'Assisi, nella casadove Silvia Pellico, prima di venire in celebri&,
dimorb parecchio tempo e scrisse: Le mie plig-ioni; ed in quel medesimo al-
loggio il prof. Bonzanino faceva scuola, precisnmente in via Barbarour
(giit contrado dei Gxardinfnnii) n. zo.

3.6 Page 26

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zz
I - Alla scuola di Don Bosco
Fu un'ispirazione del Signore! Nell'Oratono, mentre di
giorno in giorno cresceva il numero degli alunni, aumentava
il bisogno d'assistenza e di vigilanza; e Rua, comprendendo e
tamente assecondando i desideri e le direttive di Don Bosco,
'to a distaccarsi generosamente da lui nei momenti,
he un suo sguardo ed una sua parola potevan giovar
nimento del buon ordine e della disciplina. V'erano
tri giovani, interni ed esterni, affezionati a Don Bosco e
mente suoi, che sarebbero stati pronti a schierarsi al suo
o e a viver la vita con lui nello stesso ideale di carità, ma
uesti continuavano a stringerglisi attorno ogni volta che po-
vano, e Don Bosco non aveva cuore di allontanarli anche
percbè, quando gli stavano a fianco, sempre insegnava loro
qualcosa. Michele, invece, comprese subito il bisogno e il suo
desiderio e cominciò ad allontanarsi per lavorare, pnr mante-
nendo a lui fisso il pensiero e lo sguardo per seguirne fedel-
mente le orme, come un satellite si stacca dal pianeta, attorno
al quale, mentre prende a girare attorno a sè, continua a girar
perpetuamente.
I1 Card. Cagliero ci ha lasciato, per iscritto, questa bella pa-
gina degli albori dell'apostolato giovanile del giovane Servo
di Dio.
<<DonBosco, conoscitore delle sue belle doti e delle sue
particolari virtù, in mancanza di assistente ce lo aveva assegnato
a guida e capo e nell'andata e nel ritorno dalle scuole in citta.
La nostra vivacita giovanile, il nostro carattere libero, e l'in-
fantile nostra spensieratezza, facevano un po' contrasto con la
serena calma e la fermezza nel dovere del nostro Michele, per
cui succedeva che, non sempre, era da noi considerato e ascol-
tato... Ma la sua esemplare condotta nella scuola, nello studio,
e nella ricreazione stessa, la sua amabile conversazione, e la
sua non comune pietà nelle funzioni di chiesa, erano per noi
motivo di riflessione e potente attrattiva per awicinarlo, amarlo,
e anche obbedirlo.
)) La mattina delle domeniche egli si trovava in mezzo a
noi nel cortile ove si giocava e si scorazzava, finchè Don Bosco,
terminato di confessare, dava principio alla S. Messa. Ed era
allora che il nostro Michele, con un senso spirituale raro nella
11 - AZbon' d'apostolato
23
sua età, si metteva in guardia accanto al mbinetto della pompa,
perchè coloro che dovevano fare la S. Comunione non beves-
sero per isbaglio, e non potessero più riceverla perchè non
digiuni.
I) Durante la S. Messa, egli, col suo devoto contegno, ci
edificava ed animava a pregare, e caritatevolmente ci awertiva
perchè stessimo raccolti e facessimo il dovuto ringraziamento.
Non tutti avevano lo stesso fervore, ed accadeva che qualcuno
alzasse, troppo in fretta, la testa dal raccoglimento divoto: in
questo caso, toccandoli delicatamente sulle spalle, susurrava
loro, pian piano, all'orecchio:
n - Ring~azianostro Signore, ringrazia nostro Signore.
s Conversando con noi, ci parlava di Don Bosco, e del
grande amore che aveva per i giovani dell'Oratorio, special-
mente per quelli che erano dedicati allo studio; e ci raccoman-
dava perciò che l'amassimo noi pure, lo venerassimo, e ne
ascoltassimo gli insegnamenti.
D Delicatissimo nella virtù della modestia, non consentiva
che si facessero discorsi liberi e pericolosi tra gli artigiani interni
e gli apprendisti esterni; e meno poi che si facessero conver-
sazioni non convenienti tra noi, che eravamo i primi studenti
della casa e pressochè tutti con la risoluzione di abbracciare
lo stato ecclesiastico. E come il piccolo Samuele che nel San-
tuario, vestito di bianco lino, simbolo della sua bell'anima e
celeste candore, pojìn'ebat aetate, sapientia et gratia apad Deum
et apud homines, così il piccolo Michele nelt'Oratorio cresceva
in età, in prudenza e grazia presso Dio, mercè la direzione e la
guida di Don Bosco, e presso noi suoi condiscepoli di studio
e di vocazione T).

3.7 Page 27

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Elogi di Don Bosco, del giovane Michele, al quale conlida le sue visioni.
- - Sante industrie del Maestro nell'educare. - a Di illichele Rua
giovinetto non si dirà mai bene abbastanza!». 3 promosso alla
quarta ginsasiale, e con Giuseppe Rocchietti si prepara a vestir
- l'abito ecclesiastico. - La « Terra Promessa». DiBoltd dei fra-
- tellastri per il suo ingresso nell'Oratorio. Entra nell'Oratorio,
- e veste l'abito ecclesiastico nella cappella dei Becchi a Castelnuovo
d'Asti. o Don Bosco voleva dirti che con te avrebbe fatto a nietù! u.
- - Impressioni della cerimonia. - Povero nel vestito! - Coqpie in un
anno la quarta e la quinta ginnasiale. Perde un alti.0 fratello, e
- teme ancor più di scender presto nella tomba. Vowebbe vivere
- per lavorare con Don Bosco, e lo aiuta piu intensamente. È il suo
- amanuense. Di fronte al soprannaturale. - Ottiene il diploma di
licenza ginnasiale. - Don Boscogli a@a la ristampa d'un opuscolo.
I l profitto di Michele negli studi, il suo zelo e l'avanzamento
nella virtù eran cosi manifesti, che Don Bosco a sprone ed
edificazione comune soleva, a quando a quando, rilevarli aper-
tamente. E i compagni lo riferivano con semplicità al santo
giovinetto. I1 chierico Ascanio Savio un giorno gli disse:
- Sai, Michele? Don Bosco m'ha detto che ha dei progetti
su te; che in amenire t u gli sarai d i grande aiuto.
Un'altra volta gli disse più chiaramente:
- Don Bosco ci ha detto che è sicuro d'aver trovato in te,
chi continuerà ì'opera degli Oratort.
- III Veste l'abito ecclesiastico
25
La parola di Don Bosco, calma, dolce, riflessiva, era sempre
penetrante, e quando, nell'intimità, era rivolta ai giovani e
più ancora ai suoi figli spirituali, era addirittura affascinante.
E Michele Rua la sentì tante volte, anche nel racconto dei
«sognii) misteriori.
Vedendo sorgere la chiesa di S. Francesco di Sales, Don
Bosco non poteva non ricordare le visioni che, negli istanti
più critici e tra le lotte pih aspre, gii eran passate consolatrici
per la mente, ed una delle confidenze che fece a Michele fu
questa: - di aver visto una vasta casa con una chiesa, in tutto
simile a quella che si stava costruendo, recante sul frontone
la scritta: hac cc est domus mea; inde gloria mea!... 1) mentre,
da essa entrava ed usciva una moltitudine di giovani, chierici
e sacerdoti. Poi scompariva l'incanto e, nel medesimo luogo,
vedeva la casetta solitaria. - Evidentemente era il prean-
nunzio della prima sede stabile dell'opera che gli era stata affi-
data; e intanto con carità e pazienza meravigliosa continuava
a prodigare le sue cure a quanti sperava che potessero riuscire
suoi aiutanti. Li radunava a quando a quando in private con-
ferenze, e dava loro speciali ammonimenti e norme di vita.
In un misero niezzo foglio abbiamo un resoconto d'una di queste
adunanze, scritto di mano del giovane Rua; tanto l'impressio-
navano, fin d'allora, le parole di Don Bosco. F che cosa aveva
detto Don Bosco? Che per un anno, ogni settimana, ricor-
dassero le sette allegrezze, che provò in questa vita la Beata
Vergine, e che procurassero d'esser sempre causa di gioia, e
mai d'amarezza, a Lei e al suo Divin Figlio!
I1 foglietto dice cosi: <Don Bosco, Don Guanti, Bellia,
Buzzetti, Gianinati, Savio Angelo, Savio Stefano, Marchisio,
Turchi, Rocchietti 10, Francesia, Bosco Francesco, Cagliero,
Germano, Rua. - S i radunarono questi per far conferenza, il
sabato sera delli 5 giugno 1852. In questa conferenza si stabilì
di dover dire, ogni domenica, le sette allegrezze d i / ! a SS.
L'anno venturo si osserverà chi di questi avrà perseverato ad
- eseguire ciò che si è stabilito sino al sabato prefisso, cioè il
primo del mese di maggio. O Gesù e Maria, fate tutti santi
coloro che sono scritti in questo piccolo foglio P.
Chi sa quante volte il caro giovane avrà ripetuto per sè

3.8 Page 28

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26
-I Alla scuola di Don Bosco
l'affettuosa giaculatoria: $0Gesù e ~ a r i a f,a' temi santo! )>N. ella
stessa circostanza Don Bosco, desideroso di formare, più che
una società, una famiglia col dare alla società che voleva fon-
dare uno spirito spiccatamente fraterno, riflettendo come sia
intelligente ed aperto sui nostri difetti l'occhio di chi convive
noi alla familiare, esortava gli adunati a scegliersi un mo-
ore segreto tra i compagni, dal quale ciascuno venisse cari-
Imente awisato dei propri difetti per evitarli.
'chele aveva già ricevuto, e posto in pratica, il consiglio.
e deposizioni, fatte nei Processi per la Causa della Beati-
ficazione di Don Bosco, diceva: << Io stesso ebbi a provare di
quanta utilità ci fosse tale spirituale industria del nostro buon
Padre, poichè avvisato, nella mia fanciullezza, da chi mi ero
scelto per monitore segreto, imparai a conoscere il pregio del
tempo, e incominciai a occuparlo più utilmente)). E aveva
scelto Reviglio!... splendida prova d'umiltà, di volontà, e di
amore alla perfezione, fin d'allora!
I$una pagina stupenda, quella in cui il Servo di Dio acc-na
ai mezzi e alle raccomandazioni che usava e inculcava Don
Bosco per infervorare i giovani alla pietà e all'adempimento
de' propri doveri. Oltre il monitore segreto e il buon uso del
tempo, ricorda la frequenza ai Sacramenti promossa con istru-
zioni e raccomandazioni, ripetute nei catechismi, nelle prediche
e nelle lunghe e sante conversazioni famili&; - le brevi ed
accese parole all'orecchio, or di questo or di quelt'altro allievo;
- il sistema preventivo nell'educare, ((consistente nell'allon-
tanare, quanto fosse possibile i pericoli del peccato, mediante
continua amorevole assistenza, cercando così di evitare le man-
canze per non aver in seguito a punirle »;- la tolleranza per
le mancanze ripetute per effetto di leggerezza o di vivacità di
carattere, tranne quelle di offesa a Dio, specialmente se contro
la moralità o la religione; - le ricreazioni piene d'allegria e di
- moto: ciera sua massima: Fate chiasso; correte, saltate, purchd
non facciate peccatii); la frequenza e la solennità delle feste
liturgiche; le processioni mensili; l'Esercizio mensile della
Buona Morte; le Compagnie religiose, ecc. ecc.
A cotesta scuola di operosa ed illuminata carità,'Michele
procurava di evitar ogni difetto e progredire nella virtù. I com-
I
- III Veste l'abito ecclesiastico
27
l
I
p a p i n'eran testimoni e l'ammiravano, chè la sua non era una
virtù comune, ma di gran lunga superiore a quella dei migliori.
((Di Michele Rua giovinetto - esclamava il Card. Cagliero
I
l
- non si dirà mai bene abbastanza! )>.
- o Fin da quando era giovane ripetè le mille volte Don
- Giovanni Battista Francesia era voce comune ne1l7Oratorio:
" Rua è già santo, come Don Bosco. Non v'ha che una diffe-
renza: Don Bosco è un santo maturo; Rua è un santo giovane;
ma la virtù dell'uno e dell'altro è uguaIe. L'una e l'altra è la
virtù dei santi,,.
Alla fin dell'anno scolastico (1851-1852) gli allievi del prof.
Bonzanino solevan presentarsi agli esami al Ginnasio di S. Fran-
cesco da Paola, ora R. Ginnasio e Liceo Gioberti. Anche Michele
si presentò, e fu egregiamente promosso alla quarta ginnasiale.
Don Bosco ne fu assai contento e gli comunicò che durante
quelle vacanze gli avrebbe dato l'ahito chiericale.
Prima di far questo passo, il buon Padre volle si recasse a
S. Francesco d'Assisi per parlare a Don Cafasso, santo ed illu-
minato direttore di spirito. <Di on Bosco - dichiara Don Rua
nei citati Processi - non si fidava interamente di sè nel dar
consigli; e, oltre a ricorrere egli stesso a persone competenti,
mandava pure quelli che a lui ricorrevano, ora da uno, ora da
un altro. Così ricordo che, tra gli altri, mandò me stesso a
consultare Don Cafasso sulla mia vocazione ».
Non sappiamo quali consigli il santo sacerdote abbia dati
a Michele - il quale aveva già vari punti di somiglianza con
lui: la stessa figura d'asceta, la stessa severità con sè stesso,
lo stesso slancio per far ogni cosa con perfezione - ma certo
il Beato Cafasso non pot&non ammirare nel giovane aspirante
al sacerdozio un pegno delle speciali benedizioni che il Signore
cominciava a far discendere sull'opera iniziata dal suo conter-
raneo.
Insieme con Rua Don Bosco aveva stabilito di dar la veste
chiericale ad un altro allievo dell'Oratorio, Giuseppe Rocchietti,
che aveva compiuto in quelpanno il ginnasio inferiore; e con
una cinquantina di compagni li condusse a fare un corso di
esercizi spirituali nel Seminario di Giaveno passando, nel-
l'andata, per Avigliana, ov'era ancor viva l'eco delle solennis-

3.9 Page 29

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28
I - Alla scuola di Don Bosco
sime feste celebratesi per la I11 Incoronazione della Madonna
dei Laghi, e nel ritorno per Trana, ove si fermarono a visi-
tare anche quel Santuario.
Quei giorni furon memorandi per il fervore di vari alunni
e per la commozione destata dalla parola di Don Bosco, che
fu uno dei predicatori. Giovanni Cagliero ricordava anche la
~ i e &edificante del giovane Rua, e fu in quella circostanza
che Don Bosco disse a Michele:
- Mio caro Rua, adesso tu vieni a cominciare una vita
nuova. Ma sappi, che prima d'entrar nella Tewa Pronzessa,
avrai da attraversare il Mar Rosso e il Deserto. Se mi aiuterai,
passeremo tranquillamente l'uno e l'altro ed arriveremo alla
Terra Promessa.
Gioie e dolori si alternarono nella vita di Don Bosco e di
Don Rua; il Mar Rosso i dolori, la T e v a Promessa significava
il paradiso!
E sin d'allora cominciarono per Michele i disagi e le ama-
rezze della traversata del Mar Rosso e del Deseuto di questa vita.
Appena si sparse tra i parenti la notizia che sarebbe entrato
nell'oratorio per avviarsi al sacerdozio, i fratellastri non furon
del parere della mamma. « 1Ma perchè - dicevano - awiarsi
ad una carriera diversa? percliè non fare quello che abbiam
fatto noi? andar con Don Bosco, con quel povero prete senza
soldi e che ha bisogno di chi l'aiuti giorno per giorno, non è
una pazzia?)); e continuarono a lungo a movere difficoltà e a
fare lamenti...
Michele non si lasciò vincere; il 24 settembre entrò nel120ra-
torio e fu, com'egli ricordava, il: 37" degli interni. (r Quando
si preparava il suo lettuccio, dove rimase finchè non salì il
primo ad abitare la soffitta in faccia alla scala del primo tratto
di fabbrica innalzato da Don Bosco, colui che n'era incari-
cato diceva ad altri ricoverati che lo circondavano:
I>- Questo sì che è veramente buono!... voi sarete buoni
quanto volete, ma il più buono di tutti è Rua!
I> Ascoltando questo bell'elogio - afferma Don Francesia
-- non si poteva fare a meno di approvarlon.
Nello stesso giorno con Rocchietti ed altri compagni andò
con Don Bosco e Mamma Margherita a Castelnuovo per pas-
1
111 - Veste l'abito ecclesiastico
29
sare ai Becchi alcuni giorni che la presenza, la parola e gli esempi
del Maestro rendevan pieni di tali eccitamenti albene, che mi-
glior fmtto non si sarebbe ricavato da un corso di esercizi spi-
Là, presso l'umile casetta del Santo, la domenica 3 ottobre,
solennità della Madonna del Rosario, il teol. Antonio Cinzano
Vicario di Castelnuovo, che diciassett'anni prima aveva dato
la veste chiericale a Don Bosco, benedisse e distribuì le vesti a
Rocchietti e a Michele. A mensa il Vicario chiese a Don Bosco:
- T i ricordi quando, essendo tu ancor chierico, mi dicevi:
" I o a 4 dei chierici, dei preti, de' giovani studenti, e dei giovani
operai; am6 una bella musica ed una bella chiesa?,,. Ed io ti ri-
... s~ondevache eri matto?... Adesso si vede che realmente sapevi
quello che dicevi!
I «sogni» continuavano ad awerarsi: Don Bosco poteva
dir finalmente additando il chierico Rua: ((Questochierico d mio! I).
Giuseppe Rocchietti, dotato di grande capacità e rara pietà
- aveva una special devozione per l'Addolorata - dopo sei
anni di chiericato, venne ordinato sacerdote e restò un po'
con Don Bosco, poi passò alla diocesi (I).
Michele invece, fin dal primo giorno che vestì l'abito eccle-
siastico, apparve a Don Bosco nella sua realtà. Egli rivide il
sogno del pergolato e della via seminata di rose e di pungentis-
sime spine, l'abbandono di quanti insieme con lui avevan co-
minciato a percorrerla, e in fine il drappello de' preti e chierici
e gli si facevano incontro dicendogli: <iDon Bosco, siamo tutti
~ o i ;eccoci pronti a seguir la!^)... e, a capo del drappello, rico-
bbe il chierico Rua, Don Rua!...
ornati all'Oratorio, Michele chiese al padre dell'anima sua:
Rammenta, signor Don Bosco, quegli incontri che ebbi
ese questa risoluzione per le continue sofieienze di salute. Appena
meglio, tornb nIi'Oratorio, si ascrisse anche alla Società Salesiana, e
e predicava con tanta fede e carità, che inwntt-ava l'ammirazione
a per l'acci-esciuta acerbità dei suoi mali fu costretto a ritirarsi
si nggregb al clero della diocesi. Fu prima direttore spirituale del
cminario di Giaveno, poi parroco di S. Gillio, a m t o e venerato
a popolazione. Mori il IO febbraio 1876; e ne disse l'elogio funebi-e

3.10 Page 30

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30
-I Alla scuola di Don Bosco
più volte con lei quando andava a scuola dai Fratelli, e che
chiedendole io un'immagine lei mi faceva segno di volermi
- dare metà della mano?... che cosa voleva dirmi?
Oh! mio buon figliuolo - gli rispose commosso Don
Bosco, - omai tu dovresti comprenderlo, ma lo comprenderai
meglio in seguito!... - e dopo qualche istante proseguì: - Don
Bosco voleva dirti, che un giorno con te avrebbe fatto a metà!
Anche astraendo dall'illustrazione celeste, chiaro che
Don Bosco vedeva nel giovane e nel chierico Rua l'anima più
devota e capace di comprenderlo e d'aiutarlo.
Quel giorno restò perpetuamente impresso nell'anima del
Servo di Dio chè, succeduto a Don Bosco, nel benedire e distri-
buire ogni anno la sacra divisa a tanti aspiranti al sacerdozio,
... soleva raccomandare di baciarla con trasporto!
Oh! come egli l'amava!
((Da secolare - attesta Don Francesia e ripeteva il Cardi-
nal Cagliero - egli era sempre vestito benino, nei giorni stessi
di scuola aveva abiti modesti ma ben fatti e di buona stoffa,
alla domenica poi era tutto in ottima condizione. Divenuto
chierico, vestiva come poteva, facendo a metà, anche negli
abiti, con Don Bosco. La sua prima mantelletta da estate e il
suo primo mantello da inverno eran stati usati dal Venerabile,
e bisognava vedere per credere! Allora il ch. Rua appariva vivo
... e vero, come si suole talvolta rappresentar San Luigi. Lo ri-
cordo, e lo vedo ancora cosi, come se l'avessi veduto ieri! D.
Nel nuovo anno scolastico (1852-1853) ebbe a maestro un
altro insegnante privato, il prof. Don Matteo Picco, che dava
lezioni di umanità e rettorica, ossia di IV e V ginnasiale, in
casa sua (I). Anche quest'egregio sacerdote accettò con rico-
noscenza i giovani dell'Oratorio alla sua scuola, certo che avreb-
bero portato tra i suoi allievi, non sempre troppo solleciti nello
studio, un po' d'emulazione con la loro diligenza e docilità,
omai nota. Aveva osservato la condotta e il profitto degli al-
lievi del professor Bonzanino, e desiderava che un po' di buon
esempio penetrasse tra i numerosi suoi scolari.
( I ) In via Franco Bonelli (gih coritruda dei Fornelletti), angolo via S . Ago-
stino, presso piazza Giulio.
I
- III Veste l'abito ecclesiastico
3'
I1 ch. Rua v'entrb quale allievo di umanità o di qa ginna-
siate e, dopo breve tempo, fu ammesso tra quelli di sa o di
rettorica. Aveva dei forti e studiosi competitori, e presto s'im-
padroni del primo posto, stabilmente.
Ma pur in quell'anno un altro colpo, inaspettato, gli ricor-
dava la caducità delle cose di quaggib e lo univa sempre più
al Signore. L'unico fratello che gli restava, Giovanni Battista,
impiegato alla R. Fucina delle Canne, delicato egli pure di costi-
tuzione, il 29 marzo 1853, terza festa di Pasqua, passava all'eter-
nità in età di 23 anni. Michele ne restò assai impressionato.
Dei nati delle seconde nozze era l'unico superstite, e dei cinque
fratelli del primo letto, appena due erano ancor vivi!
- Ora tocca a me! - diceva con tristezza a chi cercava
consolarlo - ora tocca a me!...
Non aveva ancora sedici anni e, a quando a quando, si sen-
tiva indisposto; il timore era fondato. Aveva paura della morte?
No! Alla scuola di Don Bosco aveva imparato a conoscere il
dono della vita, la preziosità del tempo, il bene che se ne può
fare con la grazia di Dio, e desiderava lavorare, lavorare; e
non sapeva, sopra tutto, adattarsi al pensiero di abbandonare
Figlio di lavoratori del campo e dell'officina, amava il la-
voro; e la sete di lavoro che l'accompagnò in tutta la vita in
lui era già viva e forte e stupiremo di fronte alla sua attività;
e Iddio l'avrebbe conservato ancor per tant'anni!
Non senza disposizione della Divina Prowidenza il suo
ingresso nell'Oratorio avvenne contemporaneamente al primo
sviluppo dell'Opera Salesiana. Era riservato a lui l'assistere il
ondatore e sviluppare l'opera da lui fondata, e conveniva
e ne vedesse il primo svolgimento.
Al termine dell'anno scolastico si presentò agli esami al
Ilegio del Carmine, poi Ginnasio Cavour. Fra gli esami-
ri si trovò il prof. Domenica Cappellina, i1 quale, parlando
Don Picco del chierico Rua, usci in queste parole:
- Mi permetta che le invidii un allievo di tanto valore; non
ncherà di fare una solendida carriera!

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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32
I - Alla scuola di Don Bosco
... dar l'esame di ammissione al 10 corso di filosofia nel Seminario
Arcivescovile ed ebbe da Don Bosco la parola che lo confortò.
In quell'anno (1853), s'cra celebrato il IV Centenario del
Miracolo del SS. Sacramento; e Don Bosco, per l'occasione,
aveva pubblicato un libriccino di notizie storiche intorno al
prodigio (I) e la sera del zz settembre ne parlava col ch. Rua.
Questi era andato a prenderlo alla villa del prof. Don Matteo
Picco (ove Don Bosco soleva recarsi a passar qualche giorno
per attendere con un po' di tranquilli&, nella quiete della cam-
gna, ai suoi impegni di tavolino cd anche per approfittare
delle vaste cognizioni letterarie, storiche e scientifiche di quel
buon professore), e v'era andato insieme con alcuni compagni
per render omaggio al maestro in occasione dell'onomastico che
s'era festeggiato quel giorno, e gli aveva letto egli pure alcuni
versi augurandogli che durasse costante il bell'amore, la pace,
la letizia di quella festa. Arrivati al Borgo, detto dei Santi Bino
ed Evasio, poco lungi dal tempio della Gran Madre di Dio,
Don Bosco, discorrendo delle feste centenarie del Miracolo
e delle buone accoglienze all'accennato opuscolo, gli diceva:
- Quando nel 1903 celebrerà il nono cinquantaario, io
non ci sard più; ma tu ci sarai ancora! E, $n d'adesso, t i afjdo
l'incarico di ripublilicarlo.
- Ben volentieri - rispose - accetto si dolce incarico;
ma se la morte mi facesse qualche scherzo, e mi togliesse da
... questo mondo prima dell'epoca?
- Sta' tranquillo! - insistè Don Bosco - la morte non
ti farà nesszm scherzo, e t u potrai compiere l'incarico che ora
ti afjdo.
I1 Servo di Dio mise da parte una copia dell'opuscolo per
trarla fuori nel 1903; e, pienamente rasserenato, rinnovò il
proposito di vivere con Don Bosco tutta la vita!
( I ) Arotzzte storzche rntorno al il/l2racolo del SS. Sacrarnarto, auvntuto rn
Tonno rl 6 g z i g ~ orq53 - Anno I, fasc. 6 delle Letture CattoIzche.
I L PRIMO SALESIANO
- Compie il corso jilosojico e disimpegna altre mansioni. Vigila per
l'osservansa delle norme tradizionali della disciplina nell'Oratorio.
- Vigia ancor più se stesso. - Don Bosco lo stima più degli altri
- chierici. Sua attività in Valdocco e nell'Oratorio di S. Luigi a
- Porta Nuova. Sua mortiJicaxione. - Fa scuola di aritmetica agli
lunni del prof. Bonzanino. - Commenta una pagina del testo greco
i SS. Vangeli. - Dagli alunni interni è proclamato all'unanimitù
7 migliore del120ratorio.- Prende parte ad nn'adunanxa privata
a lo stabilimento della Società Salestana. - Comincia ad attendere
alla meditazione quotidiana. - A Torino scoppia il colera e il Servo
- di Dio si presta generosamente all'assistenza de' colerai. - Corre
grave pericolo. - Sue cure per una squadra di orfanelli. Per ilprimo
- fa i voti teligiosi in mano d i Don Bosco. - Continua lo studio del
Maestro. Come S. Giovanni Berchmans!
uando Michele Rua vestì l'abito ecclesiastico, eran dicias-
e appena i chierici in Torino che vivevano in casa loro ed
' nell'oratorio. Questi di anno in anno andarono crescendo,
van vita comune sotto la direzione e la vigilanza di Don
osco; mentre gli altri, che andavano scemando, invece di conti-
uar a dividersi in tre (<Cleri»,o raggruppamenti ecclesiastici,
detti alle chiese d e l C m p u Domini, di S. Filippo e di Santa
aria di Piazza, nei giorni festivi si recavan tutti a S. Filippo
servizio all'altare e, di là, alla chiesa dei Preti della Mis-
per I'istruzione religiosa. Tutti, poi, andavano.a scuola

4.2 Page 32

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34
I - Alla scuola di Don Bosco
in Seminario, o diciam meglio nei mezzanini del palazzo del
Seminario, tra piazza S. Giovanni e via 4 Marzo, dove conti-
nuavano ad abitare i professori.
I1 Seminario Arcivescovile di Torino era chiuso dal 1848,
uando i duecento alunni, candidati al sacerdozio, dopo una
ale insubordinazione, vennero rimandati alle famiglie; ed
agnifico edifizio juvaresco, che durante la guerra aveva
to da ospedale militare, nel 1853 era sempre alla dipen-
a del Ministero delle Armi, e il 29 maggio 1854 acco-
glieva i soldati che vi restavano sino al 1865.
Le scuole adunque del Seminario si facevano negli alloggi
dei professori, perchè pochi eran gli alunni. Invece i Seminari
di Chieri e di Bra ne avevan un bel numero, e non solo di gin-
nasio ma anche de' corsi superiori. Nel 1853, quando il chierico
Rua subì I'esame d'ammissione al corso filosofico, in città le
vocazioni ecclesiastiche s'erano spente. Egli appena e il chierico
Rocchietti furon gli alunni del primo corso, ed ebbero a profes-
sori i teologi Cipriano Mottura e Giuseppe Farina, che li ten-
nero in grande considerazione. Anche il Can. Berta ricordava
con orgoglio d'aver più volte fatto da ripetitore al Servo di Dio.
Questi attese allo studio della filosofia per due anni, il 1853-
54 ed il 1854-55, mentre Rocchietti lo compi in un anno; ed
abbiamo alcuni piccoli quaderni di scuola del Servo di Dio,
scritti con accuratezza: Quesiti d i logica ed Elementi di etica,
e brevi appunti difica, storia e aritmetica. Gli appunti di etica,
a domande e risposte, nei paragrafi che trattano delle virtù
morali, paion scolpire la sua tempra meravigliosa.
Le ore di scuola eran due appena al giorno; ed un'anima,
come la sua, non poteva accontentarsi di quel po' di lavoro,
ed attendeva ad altri studi e ad altre occupazioni.
Uno studio che continuò privatamente fu quello del greco,
e con tanto profitto, fino a leggere in breve i quattro Vangeli
in detta lingua.
Ed appena s'inaugurb la nuova sala di studio nel primo
corpo di fabbrica, eretto a fianco della casa primitiva- dove
anche Don Bosco andb ad abitare e rimase sino alla morte -
il nuovo assistente fu il chierico Rua; mentre nella vecchia
camera presiedeva il ch. Vacchetta, il quale comunicava a Don
IV - Primo Salesiano
35
Bosco, nelle liste dei voti settimanali, che per giudicare la sua
condotta si rimetteva (I all'esemplarissimo Rua*.
Fin d'allora era l'ammirazione di tutti per la sua instancabile
attività!
(I Ciò che mi stupì maggiormente - diceva Mons. Piano -
quando entrai nell'oratorio nel 1854, insieme con Domenico
Savio, fu il vedere che Don Bosco dava le sue preferenze d i
lavoro e di occupazioni al chierico Rua, mentre v'era qualcun
altro, ad es. il ch. Rocchietti, un po' più adulto di lui e dall'aspetto
più atto al comando. Dawero che mi faceva meraviglia il veder
coteste preferenze per il chierico Rua, ma poi mi accorsi com'egli
da tutti i giovani fosse realmente temuto ed amato come loro
superiore e come rappresentante di Don Bosco, il quale evi-
dentemente aveva per lui una stima ed un affetto speciale i>.
Lo stesso ricordava anche con quanto impegno il Servo
di Dio cercasse d'imitare le virtù di Don Bosco; come il suo
aspetto, il tratto, il contegno, la riservatezza della persona rive-
lassero la sua purezza illibata; come edificasse col fervore della
pie* come a ricordo del mese mariano raccomandasse ai gio-
vani di scrivere accanto al proprio nome due iniziali sopra ogni
libro di scuola,e precisamente M . A., cioè (1 Maria, aiutatemi! D.
Sentiva già nell'anima l'eco della dolcissima invocazione che
avrebbe poi ripetuto nel gran tempio che Don Bosco doveva
innalzare allJAusiliatrice dei Cristiani?
Assistente generale dell'oratorio, nella sala di studio, in
chiesa, in cortile, in refettorio, incaricato della scuola setti-
manale di catechismo e della custodia dell'incipiente biblioteca
deli'istituto, segretario di Don Bosco per la pubblicazione delle
Letture Cattoliche, era anche il suo instancabile amanuense, e
nel 1854, sotto sno dettato, scrisse la Storia dell'ltalia, rac-
contata alla giouentaì, dai suoi primi abitatori sino a i giorni nostri,
che vide la luce nel 1855.
La sua attività, fmtto di zelo e di fede, si svolgeva pure
negli altri Oratori, specialmente in quello di S. Luigi Gonzaga
sul Viale del Re, ora Corso Vittorio Emanuele II, nelle vicinanze
di Porta Nuova. I1 chierico Ascanio Savio aveva già abbandonato
Don Bosco; il chierico Reviglio si recava all'Oratorio dell'h-
gelo Custode; i chierici Francesia e Cagliero e i pochi altri

4.3 Page 33

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36
I - Alla scuola di Don Bosco
aiutavan Don Bosco a Valdocco: e il chierico Rua era zelante
catechista all'oratorio di S. Luigi sul Viale del Re. Per quest'ul-
timo Oratorio, aperto nel 1849, Don Bosco aveva avuto l'aiuto
del teol. Giacinto Carpano, poi del Sac. Pietro Ponte, quindi
del teol. Felice Rossi, del teol. Borel e del teol. Roberto
Murialdo; ma dal 1853 chi lo teneva al corrente dei bisogni e
ell'andamento dell'oratorio era il chierico Rua, che vi esercitò
o apostolato. Nel 1854 Don Bosco trovò un aiuto più
e1 teol. Paolo Rossi, giovanissimo ma ricco di abilita,
i carita, di dottrina e di modestia, che amava tanto predicar
al popolo delle campagne e in fine si consacrò più stabilmente
all'istruzione religiosa della gioventù, sebbene avesse poca
salute ed un'acuta malattia gli andasse minando la fibra.
Anche la salute dell'instancabile chierico era molto delicata
e, umanamente parlando, c'era sempre pericolo di perderlo;
di frequente un ostinato mal di capo lo tormentava e dimagrava
assai. La vita stessa che faceva era di gran sacrifizio. Ogni festa,
mattino e sera, andava e veniva da Valdocco all'Oratorio di
S. Luigi e da S. Luigi a Valdocco, facendo complessivamente
non meno di dodici chilometri, comunque fosse il tempo.
D'ordinario arrivava a casa a pranzo finito, pallido, trasudato
e stanco. Il chierico Cagliero n'ebhe compassione, e disse a
Don Bosco:
- Rua fa una vita impossibile; se continua così, si ammazza!
E immediatamente Don Bosco dispose che a mezzogiorno
si fermasse a S. Luigi, pagando il portinaio perchè dèsse al
buon chierico un piatto di minestra calda. Una minestra e
nient'altro; cui Michele aggiungeva un pezzetto di carne, od
una fetta di salame, o un po' di cacio o frutta, che portava
con sè insieme con un pezzo di pane da Valdocco.
Se Cagliero non fosse intervenuto, avrebbe taciuto sempre;
ed era la meraviglia di tutti per il lavoro che faceva, senza pompa
di sorta, umilissimamente, fede1 esecutore d'ogni desiderio di
Don Bosco, qual fu poi in tutta la vita.
Quasi ciò non bastasse, quell'anno ebbe pur l'incarico di
far scuola d'aritmetica agli allievi del prof. Bonzanino. Era
stato introdotto nel ginnasio inferiore lo studio dell'aritmetica
e del sistema metrico comparato coi pesi e colle misure antiche;
- IV Primo Salesiano
37
e «nessuno può immaginarsi - scrive Don Francesia - il
guazzabuglio che ingenerava nelle menti del popolo e della
gioventù. Ma come Don Bosco aveva avuto la prerogativa di
render facile e popolare il sistema metrico con una sua operetta,
allora assai ricercata ed apprezzata, così il chierico Rua ne fu
un felice espositore.
I) Allora io facevo la terza ginnasiale, e per me e per quasi
tutti i miei compagni quella benedetta aritmetica era un boc-
cone difficile a inghiottirsi. Il prof. Bonzanino domandò a Don
Bosco un insegnante speciale per quella materia accessoria, e
Don Bosco ne incaricò il chierico Rua.
» Non eran passati due anni [era poco più d'un anno] da che
egli aveva lasciato quelle scuole come allievo ed ora vi entrava
come insegnante. Alcuni di terza ginnasiale si ricordavano di
averlo avuto vicino tra i banchi di scuola:
>)- Ed ora - dicevano-già nostro professore?come potrà
fare? sa egli la materia che ci viene a insegnare?
I) Mentre dai più vivaci si facevano queste ed altre questioni,
i più prudenti tacevano ed aspettavano: - Alla fin fine, dice-
vano, è alla prova che si deve giudicare dell'abiiità di u n indi-
viduo.
» Intanto il prof. Bonzanino ce lo presentò, come si suo1
dire adesso, dicendoci che il chierico Rua ci avrebbe insegnato
l'aritmetica e il sistema metrico decimale. E il bravo discepolo
di Don Bosco si acquistò facilmente la nostra attenzione e
seppe così cortesemente giostrare con qualcuno che voleva
trattarlo quasi alla pari. - Miei cari, disse sorridendo e con
umile fermezza, sarò sempre vostro buon amico, ma per un
momento sono incaricato a farla da maestro, e voi provate ad
essere umili scolari!
n La botta fece ottima impressione, e nessuno fu mai più
... visto disturbare; anzi non potevano cessare dall'ammirare la
rara abilità sua e la chiarezza nell'esporre I).
Nei 1855 vedendo forse quello che un giorno si sarebbe
compiuto da' suoi seguaci, Don Bosco ebbe un'idea geniale,
e precisamente d'invitare quanti vivevan con lui nelllOratorio,
artigiani, studenti e chierici, a dar un saggio, di propria scelta,
di ciò che sapessero far di meglio, ed a consegnare a lui stesso

4.4 Page 34

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38
-I Alla scuola di Don Bosco
r farne pubblica mostra a comune emulazione.
rancesia ordi un poemetto storico sulle vicende
S. Giorgio Canavese, sua patria, ma non ebbe
ndere il fervido disegno; e i partecipanti al concorso
... a due! un giovane artigiano che presentò a Don
o un umile casseruola, ed il chierico Rua che gli consegnò
gina del testo greco dei Ss. Vangeli, tradotta e diligente-
commentata (I). Don Bosco ebbe caro l'uno e l'altro
e se ne servi per spronare gli alunni a tesoreggiare il
tempo e a trarre il miglior partito, tanto dalla scuola come dal-
l'officina; e pregò il valentissimo cultore di lingue antiche,
l'abate Arnedeo Peyron, a dar private lezioni di greco al chierico
Rua per assecondarlo nel desiderio di studiar quella lingua.
Tra i mezzi usati da Don Bosco per tener desta una santa
emulazione ed awiare alla riflessione gli alunni, vi fu pur
quello d'invitarli a indicare, con votazione segreta, chi giudi-
cavano il migliore tra loro. Faceva distribuire ad ogni alunno
un biglietto, e ciascuno vi scriveva il nome del prescelto e lo
rimetteva a Don Bosco. La prima volta che usò questo mezzo
fu nel 1854, quando i ricoverati oltrepassavano il centinaio,
e i giovani e i chierici, vivendo la stessa vita di famiglia, si
consideravano e trattavano come fratelli. Raccolte ed esaminate
le schede, risultò eletto all'unanimità il chierico Michele Rua!
I1 Santo attendeva il momento propizio per metter mano
ad un'altra opera, la più importante, la fondazione della Società
che l'avrebbe aiutato nel nuovo apostolato rivolto principal-
mente a vantaggio dei figli del popolo. L'opera iniziata con la
grazia di Dio cresceva ogni dì e andava meglio delineando la
sua fisonomia; ed egli sentiva sempre più il bisogno di altre
teste e di altri cuori, rivolti allo stesso ideale, che doveva
cercar tra i ricoverati.
E la sera del 26 gennaio 1854, primo giorno del triduo di
S. Francesco di Sales, in forma semplicissima tenne una memo-
randa adunanza a questo fine. Don Rua così ne redasse bre-
(I) uTraduzione letterale di un capo dell'Evangelio di S. Luca e di sei
favole d'Esopo con note analitiche sul testo greco dell'Evangelio, del
chierico Run Michele. 1855 9 .
IV - Primo Salesiano
39
vemente la memoria: « L a sera del 26 gennaio 1854 ci radu-
nammo nella stanza del sig. Don Bosco: Esso Don Bosco, Roc-
chietti, Artiglia, Cagliero e Rua; e ci venne proposto di fare,
coll'aiuto del Signore e di S. Francesco di Sales, una prova di
esercizio pratico della carità verso il prossimo, per venirne poi
ad una promessa, e quindi, se parrà possibile e conveniente,
di fame un voto al Signore. Da tal sera fu posto il nome di
Salesiani a coloro che si proposero e proporranno tal esercizio a.
A quel tempo le norme della vita comune dei ricoverati
e le pratiche quotidiane di pietà eran già, su per giù, le stesse
che sono ancor oggi in vigore; la Società Salesiana era abboz-
zata e i primi chierici vivevan la vita dei giovani, precedendoli
col buon esempio.
I1 Servo di Dio invece faceva già qualche cosa di più:
la meditazione quotidiana. Di meditazione - attesta Don
Francesia - non si parlava ancora, quantunque Don Bosco
ci andasse preparando anche a ciò, senza che ce ne accorges-
simo. Tuttavia si vedeva fin d'allora, con meraviglia, che il
chierico Rua arrivato a un tal momento sospendeva ogni altra
occupazione, prendeva un vecchio libro e dopo un divoto segno
di croce si metteva a leggere ad occhi fissi qualche punto, e
poi vi si fermava sopra... Oh! come quel pio esercizio destò la
nostra curiosità! Non deve perciò fare meraviglia se anche il
giorno prima che morisse egli pensò ancora alla sua cara medi-
tazione. A me, in quei trepidi istanti, si fece più viva la memoria
di quelle prime mattine di studio dell'anno scolastico 1853-54,
quando lo vedeva fare i primi passi in quell'aurea strada di
perfezione!... ».
Nell'estate'del 1854 Torino fu visitata dal colera, e Don
Bosco, attesta Don RUa, l'aveva predetto qualche mese prima.
I primi casi del morbo si manifestarono verso la metà di
luglio; la città e i1 Municipio ricorsero alla Vergine Couso-
lata, ed il morbo infierì assai meno in Torino, che in altre città
e paesi del Piemonte, d'Italia e d'Europa.
Don Bosco rinnovò alla Madonna la preghiera d'i serbarne
immuni i suoi figli, offrendosi vittima per loro; ed invitò i più
grandicelli a cuadiuvarlo nell'assistenza ai colerosi, in due ospe-
dali improwisati poco lungi dall'oratorio, in Borgo S. Donato.

4.5 Page 35

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- Alla scuola di Don Bosco
starono a quest'opera eroica di
'eme con Tomatis, Artiglia, Turchi, Ga-
zzetti, Rocchietti, Francesia e Rua, che
Ile case private e nei lazzaretti, con un
incontro a un serio pericolo. Una
i nei dintorni degli ospedaii aperti
deciso di spaventare con minacce
ano ad assistere gli inferni, spe-
r gli assistenti, anche il lazzaretto
in breve si sarebbe vuotato; ed ecco, mentre il Servo di Dio
usciva dall'ospedale per tornar a casa, un improwiso frastuono
di grida: dàgli!... dàgli!... e nello stesso tempo un fischiar di
sassi alla sua volta. Fortunatamente nessuna pietra lo colpi;
si mise a correre e, incontrate due guardie daziarie, fu in salvo!
Cessato il colera, l'Oratorio accolse una ventina dorfanelli
che per la tenera età formavan una sezione a parte, detta scher-
zevolme&te la (classe bassignanai), e godettero delle speciali
sollecitudini di Don Bosco, di Mamma Margherita, e del ch.
Rua, il quale con premurosa carità s'interessava di chiunque
avesse bisogno di cure e conforti speciali.
L'S dicembre si cantb il Te Deum. La parola di Don Bosco
s'era awerata; non uno della casa era stato colpito dal morbo;
egli solo, che si era offerto vittima per tutti, una notte ne aveva
sentito i sintomi che in breve scomparvero.
Era il giorno della definizione dommatica dell'Immacolata
Concezione di Maria SS., e, per bocca di Domenico Savio,
l'Oratorio rendeva il miglior omaggio alla Madre di Dio, pro-
clamando il programma del suo sublime apostofato. L'angelico
giovinetto di dddici anni, accettato da Don Bosco il giorno del
Rosario, con le mani giunte e gfi occhi fissi al volto della Ma-
donna, prostrato ai piedi del suo altare, per consiglio di Don
Bosco rinnovava le promesse fatte a sette anni il giorno della
prima comunione, ripetendo più volte queste precise parole:
c< Maria, vi dono il mio cuore; fate che sia sempre vostro. Gesù
e Maria, siate voi sempre gli amici miei! ma, pw pietà, fatemi
mÒ&e @piuttosto che mi accada la disgrazia di commettwe un solo
peccato! >).
1V - Primo Salesiuno
'
4'
Dopo tre mesi un'altra scena, non meno commovente e
più solenne ancora nell'intima semplicità, si svolgeva nel si-
lenzio della camera di Don Bosco, attirando lo sguardo degli
angeli. Era il giorno della SS. Annunziata del 1855; nella città
e nell'archidiocesi di Torino si festeggiava la proclamazione
del domma dell'Immacolata Concezione e Michele Rua, chie-
rico studente del secondo corso di filosofia, inginocchiato ai
piedi del suo Padre e Maestro, per suo consiglio ed invito
faceva privatamente a lui voto di povertà, di castità e di ubbi-
dienza, secondo il regime di vita che da tre anni conduceva
alSOratorio. La Società Salesiana quel giorno aveva il suo
primo alunno; e come Gesù, quando S. Pietro prostrato ai
sqoi piedi gli disse: Tu sei i l - .Cristo, F&lio di Dio vivo! I),
rispose all'apostolo: « E tu sa'Pietro, e sopra di questa pietra
iofabb~icherdla mia Chiesa!)),anche l'umile prete di Valdocco
- ci si permetta il confronto - nell'intimo tripudio che gli
straspariva dalla persona, com'ebbe Michele Rua pronunciato
con. devotissimo accento.le sacre promesse, dovette pensare
... e ripetere tra sè: - Tu sei un semplice chierico, ancor tanto
... giovanei ma io ho già la certezza di fondare sopra d i t e la So-
cietà Salesiana! ( I ) .
Nel primo Salesiano, da quel giorno la devozione per il
Maestro e lo studio e l'imitazione de' suoi esempi e la pratica
degli insegnamenti, non potevan essere più esemplari, come
dirà il tenore di tutta la sua vita.
MercA cotesto studio, la vita del chierico Rua si fa pre-
ziosa innanzi a Dio e innanzi agli uomini. Da natura ha sortito
doni eletti di mente e di C-re e, valorizzandoli con tanta
volontà. sugli esempi di Don Bosco, il suo modo di vivere di-
viene così virtuoso da poter stare alla pari con quello de' più
ammirandi.
Nel 1855 il Signore lo visitb con febbri periodiche che lo
resero più magro e d'un colore che faceva compassione; e do-
vette sopportarle per qualche mese. Venute le vacanze, Don
(I) Questa cerimonia si rinnovò privatamente l'anno dopo, quando il
Servo di Dio fece i voti triennali, e nel 1859 quando li ripete; finch&,come
vedremo, nel 1862 emisezinsieme con altri confratelli regolarmente i voti

4.6 Page 36

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42
I - Alla scuola di Don Bosco
Bosco lo mandò a far ripetizione in casa Fassati, ed in quel
tempo, insieme con le febbri, lo lasciò ogni altro incomodo.
Se Dio Savesse chiamato a sè in quegli anni, Don Bosco
non avrebbe esitato un istante a proporlo a modello della gio-
ventù, come Domenico Savio.
a Noi - diceva un ex-allievo delSOratorio festivo di quei
tempi, Giovanni Villa - lo chiamavamo primogenito di Don
Bosco e lo stimavamo un santo, e si diceva che le sue virtù
erano da ammirare e tali da non potersi facilmente imitare I).
(1 Ricordo - narrava il Card. Cagliero - che Don Bosco
parlando del chierico Rua ne faceva i più ampi elogi, fino a
dire che se il chierico Rua avesse voluto far dei miracoli, non
aveva che a domandarli al Signore, che subito glieli avrebbe
concessio; parole che Don Bosco, come vedremo, ripet& più
volte negli anni seguenti.
I1 Card. Cagliero ricordava anche, che parlandosi delle
virtù angeliche di Savio Domenico, di Michele Magone, di
Francesco Besucco e di altri, tra cui il salesiano Don Dome-
nico Ruffino, morti in concetto di santità, udì Don Bosco asso-
ciarsi agli elogi che si facevano e in fine esclamare: « Però, oltre
>>. questi, ve n'ha uno (ed accennava a Rua), che li supera
tutti, e quando volesse potrebbe far miracoli!
Ci diceva commosso Don Francesia un giorno del 1922,
dopo aver compiuto la lettura della vita di S. Giovanni Berch-
mans del P. Cross S. J.: « I1 chierico Rua fu una copia fedelis-
sima del santo giovane della Compagnia di Gesù. Se egli pure
fosse morto giovane, sarebbe stato un altro San Giovanni
Berchmans; e se S. Giovanni Berchrnans avesse raggiunto i
aa
70 anni, quanto a santità di vita interiore sarebbe stato un altro
Don Ruaj).
STUDENTE DI TEOLOGIA
- Intraprendelo studiodella teologia e dell'ehraico. - « Eran tempi belli' ... ».
- Quanta nettezza in tanta pouertd! Singolare obbedìenxa del
Servo di Dio. - Sempre al lavoro! - Segretario della Conferenza
di S. Vincazo de' Paoli. - Presidente della Compagnia dell'lm-
acolata. - A S. Ignazio. - Muore 1iMamma IWargherita, e la madre
- o di Dio entra a farne le veci nell'Oratorio. - Spirito di
&one ed esemplarità del Servo di Dio. Ha la responsa-
Il'Oratorio di S . Luigi. - Alcune prediche di quel tempo. -
trando nel primo corso di teologia, cominciò ad accostarsi alla
Santa Comunione ogni giorno. - Aiuta il Teol. Murialdo sino alla
$ne del 1857; quindi passa all'oratorio dell'Angelo Custode in
Vanchiglia. - Continua a presiedere la Compagnia dell'lmmaco-
lata. - Fa scuola di Vangelo ai chierin.
Al principio dell'anno scolastico 1855-56, il chierico Rua
cominciò il corso teologico, continuando a frequentar la scuola
del Seminario Arcivescovile; e non si trovò più solo in classe
come il second'anno di filosofia, ma ebbe a compagni i chierici
dei corsi superiori.
Professori erano il teol. Francesco Marengo e il teol. Giu-
seppe Molinari, pii, dotti, zelanti.
I1 teol. iMarengo, da vari anni dei più assidui all'oratorio
di Valdocco dove faceva il catechismo ai più adulti con abilità
e carità insuperabile, crebbe tanto nella stima e nell'interessa-

4.7 Page 37

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- Alla scuola di Don Bosco
mento per l'oratorio, che Don Bosco ncl 1874, clando conto
a Roma della Societi Salesiind per ottenerne l'ipprovxzione
definitiva, parlando degli studi e alludeiiJo al tcol. llarrnco
-----v
inora abbiamo sempre avuto uno dei più celebri
Seminario Arcivescovile, che venne e viene tuttora
zioni lungo l'anno e, a suo tempo, dirige gli esami.
rtiene alla Congregazione come esterno I).
il teol. Molinari era un vecchio amico di Don Bosco;
oetaneo, anzi d'un anno più giovane di lui, era stato
'petitore di teologia in Seminario. Non aveva l'emdi-
e l'ingegno
giamente.
del teol.
Maren. go,
ma
faceva
scuola
cere-
u
Sotto la guida di cotesti valorosi insegnanti attese allo studio
delle scienze sacre. E faceva sempre meraviglia la sua attivita.
Ogni giorno, si recava a scuola di teologia in Seminario, due
ore al mattino e un'ora e mezzo alla sera, di l i andava a dar le-
-- --.-.--. zioni al marchesino Fassati, e due o tre volte la settimana a
--- - s- rv r- ~- n- lnn-r,i-v,sta di ehrsirn
La diligenza che pose nello studio della teologia, oltrech6
dalla stima in cui l'ebbero professori e condiscepoli, risulta
dai quaderni ed appunti di scuola. Esatti, chiari, gran parte
in buon latino, essi son davvero una splendida documentazione
della serietà della sua applicazione ed anche del suo ingegno
e del suo orofitto.
Ci diceva il Card. Cagliero che egli, studente di teologia,
non fu il solo a servirsi degli appunti del ch. Rua nel prepa-
rarsi agli esami, ma anche altri trovaron facile e fmttuoso il
compiere lo studio su di essi; e che lo stesso prof. Marengo
nel pubblicare il suo De institutionibus theologicis, e il prof. Mo-
linari De Sacramentis in genere et in specie vollero vedere gli
--.--- -.". -.. a-nrnr-n-n^ti del SI"e-.w" n di n i n
~ommciatolo studio della teologia, volle dedicarsi priva-
tamente anche allo studio dell'ebraico per giovarsene nell'in-
terpretazione della Sacra Scrittura; e compi questo studio
Sotto 10 stesso coltissimo ~rofessore che oe-li-avevn date Ie~inni
di greco, I'ab. Amedeo Peyron. I1 sac. Giacomo Mezzacasa,
salesiano, ricorda che il Servo di Dio recatosi nel 1906 in Si-
cilia, ed avendo sentito che egli stava ultimando una nuova
V - Studente di teologia
traduzione dei Proverbi di Salomone, lo pregò a favorirgli il
manoscritto che volle portare con sino a Malta, e al ritorno
glie lo restituì spiegandogli a una a una le postille che vi aveva
poste di propria mano, e in fine gli diceva: «Questo libro d
sempye stato il mio libro prediletto, e la S . Scrittura il mio studio
favorito. Avrei desiderato dedicarmi tutto alla Sacra Bibbia, se
altre cure non me lo avessero impedito)). E , come rievocando un
ricordo lontano, prese a trastullarsi coll'ebraico infilando un
gran numero di frasi e di parole, e: a Vedi - gli diceva sorri-
dendo - come ricorh ancora il mio ebraico! Eran tempi belli!...
Cagliero componeva musica, Francesia infilava versi, ed io stu-
diavo l'ebraico n.
Don Bosco difficilmente permetteva che si lavorasse dopo
cena, ma voleva che tutti andassero a riposare. Invece facil-
mente dava il permesso di levarsi per tempo al mattino: <r ed
io ricordo - ci diceva il Card. Cagliero - le rigide mattinate
invernali in cui io e Rua, che abitava vicino a me, ci levavamo
alle quattro. Molte volte non avremmo potuto lavarci la faccia
perch6 l'acqua del catino era un pezzo di ghiaccio, ma ci aggiu-
stavamo, s'apriva la finestra, si prendevano alcune manate di
neve, e con questa stropicciandoci ripetutamente e mani e
faccia e collo, che divenivan fumanti, facevamo una splendida
pulizia! Poi io cominciava a suonar la spinetta, e Rua a studiar
l'ebraico. Erano studi accessori ed individuali; e si compivano
in ore rubate al riposo t).
L'umile soffitta del Nostro era nota a tutti per la poverta
e per la nettezza, e Don Bosco un giorno condusse un signore
fiorentino a visitarla. ci La cameretta aveva un lettuccio, un
tavolo, spoglio di tutto, fuorchè di un calamaio; e poi, quasi
rasente al suolo, sopra un'assicella posata su quattro mattoni
una scansia di libretti e di quaderni. Quell'ord'me in tanta po-
vertà commosse quel signore, che la sera prima di recarsi
all'albergo, volle conoscere l'inquilino di quella stanzetta, per
congratularsene con lui... Ricordo che diceva:
»- Che bell'anima deve aver mai pesto chierico, che sa
conservare tanta nettezza in tanta povertà!
» Però - aggiunge Don Francesia - più di un casi bell'or-
dine materiale, quello che rapiva era la perfetta armonia del

4.8 Page 38

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46
I - Alla scuola di Don Bosco
suo cuore, sempre buono e cortese con tutti, e sempre affezio-
natissimo al suo padre adottivo n (I).
A quegli anni, l'oratorio era proprio una grande famiglia,
nella quale giovani e chierici andavan a gara per avvicinar
Don Bosco, ed ogni mattina era felice chi poteva, giunta l'ora,
arrivar per il primo in cucina a prendergli e portargli il caffè.
Un giorno gli prestarono questo piccolo servizio Bartolomeo
Fusero e il chierico Rua; i quali, mentre Don Bosco prendeva
quel po' di bevanda, con quella confidenza che il buon Padre
ispirava, visto sul tavolino il suo orologio, lo tolsero in mano
per osservarlo. Ed era naturale; era l'unico orologio che esistesse
in tutto l'Oratorio! Ma, in men che non si dice, ecco che...
loro sfugge di mano e batte per terra! Al rumore del colpo e
del cristallo infranto, Don Bosco si volge col suo inalterato
sorriso, e in tono scherzevole:
- Ora - esclama - a compenso hisognevà stare un mese
senza colazione!
Passano alcuni giorni e, accompagnato dal chierico Rua,
egli si porta a casa Montmorency, a Borgo Cornalense, e sa-
pendo di far cosa gradita a quella famiglia, ci va, com'era solito,
anche a dir messa.
Uscendo di cappella, uno dei de Maistre, il giovane conte
Eugenio, si avvicina al chierico e gli dice:
- Lasciamo Don Bosco a far colazione con la Duchessa
e con papà; noi giovani andiamo da soli in altra stanza.
E lo conduce ad una tavola che pareva imbandita non per
una colazione, ma per un lauto pranzo. I1 Servo di Dio si scusa
amabilmente, dicendo che non può prender nulla, assolutamente
nulla!... I1 conte Eugenio s'alza, va nell'altra sala ed espone la
cosa a Don Bosco, il quale meravigliato ne chiede la ragione
a Michele, e questi un po' titubante risponde:
- Sa, signor Don Bosco... quella mattina... l'orologio!...
Don Bosco gl'intima di far la colazione e:
- Con Rua non si scherza! - diceva seriamente; - bi-
sogna che io stia sempre attento a misurar le parole, perchè
6 d'un'obbedienza e precisione singolare!
(I) Cfr.: DOTIMichele Rua, pag. 43
V - Studente di teologia
47
Un altro campo si era aperto allo zelo dell'instancabile
chierico nell'Oratorio di Valdocco e in quello di S. Luigi: la
cura delle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli. Don Bosco
pensò d'istituire una conferenza a Valdocco fin dal 1854, non
tanto per gli aiuti che ne avrebbero avuto gli alunni soccorsi e
le loro famiglie, quanto per educar a cotesta evangelica forma
d'apostolato i migliori dei suoi. Rua ne fu eletto segretario,
e zelb la costituzione di un'altra conferenza nelllOratorio di
S. Luigi. Ed il Conte Carlo Cays, deputato al Parlamento Su-
balpino (I), eletto presidente del Consiglio Superiore delle
Conferenze stabilite in Piemonte, 1'1 I maggio 1856, solennità
di Pentecoste, riconosceva le Conferenze erette nelllOratorio
di S. Francesco di Sales e di S. Luigi, ponendole sotto la pro-
tezione del Consiglio Superiore; e dichiarandole annesse le
includeva nelle ripartizioni dei sussidi erogati dal Consiglio
Superiore, che permettevano ai giovani soci d'esercitare la
carità in forma anche materiale. In quest'ambiente il Servo
di Dio venne a conoscer meglio i bisogni spirituali e materiali
del prossimo, e prese a rifletter seriamente ai mezzi di prov-
vedervi.
I1 suo zelo trovò campo di spiegarsi maggiormente anche
tra gli interni. La domenica 8 giugno 1856, nella chiesa del
l'Oratorio, all'altare della Madonna del Rosario si svolgeva
una toccante cerimonia.
Un drappello di alunni, dopo essersi accostati ai SS. Sacra-
menti, decisi di professar alla Madre di Dio una divozione filiale,
col consenso di Don Bosco, si univano in società, facendo tre
propositi: I) d'osservare rigorosamente le regole della casa; -
2) di ediJicarei compqni ammonendoli caritatevolmente, ed ecci-
tarli al bene con le parole e, più ancora, col buon esempio; - 3 )
di occnpare esattamente il tempo.
« L a società - diceva l'ultimo articolo del Regolamento -
d posta sotto gli auspici dell'lmmacolata Concezione, di m i avremo
(I) I1 Conte Carlo Cays di Giletta e Casellette, grand'amieo e ammira-
tore di Don Bosco e dei Servo di Dio, il 2 3 maggio 1877 alla vista d'unastre;
itosa grazia, ottenuta dal Santo con la benedizione di Maria Ausiliatrice,
'berava d'entrare nella Pia Società e l'anno dopo sali- al sacerdozio. Morì
ottobre 1882 nell'oratorio, a 69 anni.

4.9 Page 39

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-I Alla scuola di Don Bosco
il titolo e porterenw una devota medaglia. Una sincera, filiale,
illuminata fiducia in Maria, una tenerezza singolare verso di La',
una devozione costante ci renderanno supaion ad ogni ostacolo,
tenaci nelle risoluzioni, rigidi verso di noi, amorevoli col nostro
prossimo, ed esatti in tutto I).
I cari giovinetti lessero insieme il Regolamento che termi-
nava con un'affettuosa supplica alla Madonna perchè benedi-
cesse i loro sforzi, giacchk l'ispirazione di dar vita a questa
Compagnia religiosa era tutta sua. In simil guisa « d a La'
confortati, speriamo d'essere E'edijiazione dei compagni, la con-
solazione deì superiori, diletti jìgliuoli di La'. E se Dio ci
concederà grazia e vita di poterlo servire nel sacerdotal minis-
t,, noi adopreremo tutte le nostre forze per farlo col massimo
zelo... n.
Presente alla commovente funzione era un giovane chierico,
eletto all'unanimità presidente della nuova Compagnia, MI-
CHELE RUA, e il giovinetto che ne aveva concepito l'idea, nel
desiderio (1 di far qualche cosa in onore della Madonna, e di farlo
presto perchd temeva che gli mancasse il tempo)), come difatti
gli sarebbe mancato essendo morto l'anno appresso a 15 anni,
era DOMENICO SAVIO! Èi bello quest'incontro di due anime,
piene di carità e così bramose d'accenderla in altri cuori!
E Domenico Savio e compagni - tra cui ricordiamo Gio-
vanni Bonetti e Giuseppe Bongiovami - ebbero nel chierico
Rua non già un presidente ad honmem, ma un assiduo e zelante
ispiratore delle opere di carità, che ciascuno si assumeva nelle
radunarne o conferenze settimanali in conformità delle racco-
mandazioni di Don Bosco.
Questi, letto il regolamento (nel quale si sente qua e
vibrar l'anima di Giovanni Bonetti, il futuro direttore spiri-
tuale della Società Salesiana) non s'era limitato a dichiarare
che le promesse in esso contenute non avevan forza di voto e
quindi non obbligavano sotto pena di colpa veniale,
mortale, ma vi aggiunse queste norme pratiche: - Nelle con-
ferenze si stabilisca qualche opera di carità esterna, come ia
nettezza della chiesa, l'assistenza o il catechismo di qualche
fanciullo più ignorante; - non si aggiunga alcuna pratica reli-
giosa senza speciale permesso dei superiori; - si proponga,
V - Studente di teologia
.,
per iscopo fondamentale, di promuovere la divozione verso
Maria SS. Immacolata e verso il SS. Sacramento.
Non si può, in poche linee, dir il bene che con l'esempio,
la parola e la pnidente attività dei soci compi il pio sodalizio;
ci vorrebbero molte pagine. Ma non vogliam tacere un parti-
colare. Fin dal 1856, per iniziativa dei primi soci della Com-
pagnia, tra cui insieme col ch. Rua presidente e Domenico
Savio ci è caro ricordare gli alunni Giovanni Bonetti e Cele-
Durando, sorse la così detta compagnia dei toc, o dei
di pane, che raccoglievano con diligenza dovunque li
evano trascurati o dispersi, sulle mense e in cortile, e dei
quali si cibavan di preferenza per ispirito di poverta e di mor-
I1 19 luglio, con tre altri giovani Michele accompagnò
Don Bosco al Santuario di S. Ignazio per un corso di esercizi
spirituali, ai quali attese con l'usato fervore; ma un grande
spavento l'attendeva alla fine di quel sacro ritiro. L'ultima
mattina, prima ancor dell'alba, si scatenò un terribile temporale
e il fulmine cadde sul romitaggio, e precisamente nella casa
del cappellano dove Don Bosco alloggiava. Questi s'era già
levato e si trovava nella piccola terrazza coperta, dove preci-
samente cadde il fulmine; il colpo per grazia di Dio non fu
mortale, ma grande fu il dolore di Michele quando apprese
la notizia e nel veder Don Bosco scendere, zoppicando, dal
Nel novembre di quell'anno, l'oratorio subiva una.grave
perdita. La madre di Don Bosco, <Mamma Margherita)),
cadde malata e in breve fu agli estremi. Com'ebbe ricevuto il
Viatico, chiamò il figlio Don Giovanni e gli confidò quanto
eva raccolto nell'anima, vigilando sull'Oratorio con cuore
adre:
Ti parlo, gli diceva, con la sincerità, con la. quale t i par-
in confessione... Sta' attento... Non cercare eleganza, n$
dme nelle opere... Hai vari che amano la povertà negli altri,
on in se stessi..., mentre l'insegnamento più efficace Q far quello
e si conzanda agli altri. La tua famiglia si conservi nello stato
o proprio che Q quello di povertà...
, ...
opo altre confidenze e sagge riflessioni, gli diceva:che

4.10 Page 40

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50
-I Alla scuola di Don Bosco
sui chierici Rua, Cagliero, Francesia, e Durando, poteva fare
ogni assegnamento, che sarebbero stati suoi validi e fedeli
collaboratori.
La mamma del Servo di Dio, Giovanna Maria Rua, appena
mamma Margherita cadde malata, corse a prestarle la più deli-
cata assistenza sino all'estremo respiro; e Don Bosco fin d'al-
lora vide la necessità di un istituto femminile che, a fianco del-
l'oratorio e di altre case salesiane, compisse per i giovani
ricoverati gli uffici propri della donna in ogni ben ordinata
famiglia; e intanto fu lieto d'accogliere stabilmente nellJOra-
torio la madre del Servo di Dio, la quale dal 1853, abbandonata
la Regia F&a delle Canne, s'era stanziata accanto l'Ora-
torio, in casa Bellezza, la famosa casa di via della Giar-
diniera, già covo d'immoralità e di vizio, che Don Bosco aveva
distxutto prendendola tutta in affitto. Alquanto inoltrata ne-
gli anni (ne aveva 56) ma robusta, di senno virile, di pazienza
m i r a b i l e , di grande mortificazione e di pietà, era degna
di chi l'aveva preceduta; e i giovani ebbero anche per la nuova
<I mamma >> rispetto e venerazione filiale. L'egregia donna
aveva cure speciali per gli alunni più poveri ed illetterati.
Michele andò lieto della risoluzione materna, non tanto
perchè l'avrebbe avuta con sè nell'Oratorio, ma perchè ella
generosamente sposava gli stessi suoi ideali. Ogni altro, gra-
zie alla vicinanza materna, anche senz'accorgersene avrebbe
goduto qualche particolare delicatezza o riguardo; Michele
giammai1 Osservantissimo del regolamento, aborriva ogni ec-
cezione. Una cosa che non potè impedire fu che la mamma
facesse, a quando a quando, una visita alla sua soffitta mentr'egli
era assente, per vedere se almeno aveva il necessario: e la brava
donna ebbe più volte, a rammaricarsi che il figlio, per spirito
di mortificazione, non facesse uso del materasso, che metteva
per terra ben arrotolato in un angolo. Ella, ogni volta, glielo
riponeva ed accomodava sul letto; ma tornando dopo qualche
giorno ad osservare, lo ritrovava di nuovo per terra. Se ne la-
mentò ripetutamente con lui, non volle ammettere le scuse che
dormiva bene anche senza materasso e, in fine, potè indurlo
a servirsene.
L'anno scolastico 1856-1857 fu per lui assai laborioso. I1
-V Studente di teologia
pio e caritatevole teol. Paolo Rossi, da tre anni direttore dell'ora-
torio di S. Luigi a Porta Nuova, colto da copiosi sbocchi di
sangue, cessava di vivere i1 '5 novembre 1856, a 28 anni1 Era
un modello di sacerdote per l'angelica vita, per l'ardore della
carità, per l'ingegno riflessivo ed acuto, per una larga cultura
congiunta ad una singolare modestia e, soprattutto, per tanta
rudenza che lo faceva un uomo maturo. Era un caro imitatore
osco, amatissimo dalla gioventu; e il ch. Michele
agnò la salma all'ultima dimora con tutto l'Oratorio,
e a supplirlo interamente, non trovandosi un altro sa-
e pronto ad assumerne la direzione.
pari tempo continuando ad aiutare Don Bosco in ogni
osa, alle note mansioni d'insegnante e assistente generale,
110 studio della teologia e dell'ebraico, aveva raggiunto ilpro-
posito di prepararsi all'esanie di maestro; tra le sue carte gio-
vanili, ne. abbiamo, con la data di quell'anno, il programma
Ma la nuova occupazione grave e pesante che si protrasse
fino a luglio non glie lo permise. Quando il teol. Rossi fu co-
stretto a lasciare la cura dell'Oratorio, il pensiero del suo fun-
zionamento, della frequenza dei giovani, dei loro trattenimenti,
della loro istruzione morale e religiosa, gravò interamente sopra
di lui. Aveva un forte aiuto nell'aw. Gaetano Bellingeri, al
quale d'accordo con Don Bosco lasciava la più ampia libertà
d'azione; ma quasi ogni domenica cambiava il sacerdote che
vi andava a celebrare la S. Messa e il più delle volte era lui
che faceva ai giovani anche un po' di predica o d'istruzione
Peccato che non ce ne sian rimasti gli appunti:
me ci avrebbero fatto comprendere la bellezza dell'anima sua!
Possiamo, tuttavia, farcene un'idea precisa, non a base di
ricordi o studiate ipotesi, ma esaminando autentici
nti. Abbiamo alcune prediche, di quel tempo, scritte
iccoli quaderni e su pezzetti di carta, che attestano qual
sse fin d'allora il suo amore alla poverta. Sono mezzi fogli
arta da lettera raccolti dalla corrispondenza di Don Bosco
lavori di scuola, scritti da lui non solo dal lato.bianco ma
he attorno agli indirizzi delle lettere e il nome e cognome
i sulle pagine, e tutti, come appare dalle date e dai timbri

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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I - Alla scuola di Don Bosco
postali, appartengono agli anni 1856 e 1857. Tre piccoli
quaderni contengono tre predichette morali sull'ozio, sui com-
pagni e sulle cattive inclinazioni, e tre brevi discorsi sacri sopra
S. Cecilia, S. Agostino e la Madonna del Rosario: sei composi-
zioni semplicissime, ma di getto, proprio ex abundantia cordis,
interessanti.
Don Bosco voleva che i suoi chierici dopo il primo anno
di teologia cominciassero a tener qualche sermoncino durante
il mese mariano che si compiva in forma quasi privata all'altar
della Madonna del Rosario nella Chiesa di S. Francesco di
Sales, od in questa o in quell'altra camerata prima di andar
al riposo, in preparazione alle feste più solenni della Madonna
e nelle vigilie e nelle feste del santo titolare della camerata. Rua
docilissimo ad ogni desiderio di Don Bosco non esitò a darsi
a così utile esercizio e vi riuscì assai bene, aumentando l'alto
prestigio nel quale era comunemente tenuto. I suoi sermoncini
avevano un non so che di speciale, che piaceva ai giovani e
faceva del bene.
I pochi che ci restano debbono essere stati recitati in Val-
docco e bastano a farci comprendere come fin d'allora l'anima
sua riboccasse di quella pietà semplice ma ~rofonda,di quella
cura per la propria perfezione, e di quello zelo per la salute
delle anime, che caratterizzarono il suo ministero sacerdotale.
Non lenocini o vuota pompa di parole, non plagi di bei passi
d'autore. e sì che aveva buon g-usto e memoria felicissima! ma
in ogni discorso, da ogni pagina e potremmo dire da ogni
periodo, affiorail riflesso della sua mente e del suo cuore ricchi
di carità e zelo e discrezione.
Le raccomandazioni insistenti di Don Bosco e gli esempi
dei giovani di virtù non comune che la Divina Prowidenza
inviava all'oratorio rendevan naturale la vita di pietà a quanti
vivevano nell'Istituto; l'aria stessa, per così dire, n'era pregna.
Ma come awiene dappertutto, anche negli ambienti religiosi,
specie tra i giovani, non sempre la pietà 6 ben intesa n&va con-
giunta all'adempimento degli altri doveri, ed allora viene a
palliare un'indole pigra ed indolente. È quindi di capitale im-
portanza, ammessa la pietà come base, insistere come si faceva
all'oratorio sul dovere del lavoro assiduo, che è quanto dire
-V Studente di teologia
53
sull'adempimento di tutti i doveri individuali, e sulla cristiana
temperanza, cioè sulle grandi e piccole mortificazioni, che in
un ambiente di libero movimento, come quello dove da molti
si vive in famiglia, sono a ciascuno necessarie.
La raccomandazioni più insistenti di Don Bosco erano due:
voro e temperanza; e le stesse, sostanzialmente,eran fin d'al-
ra le raccomandazionidi chi lo studiava e si studiava d'imitarlo.
Dopo la pietà, la raccomandazione più viva del chierico
ua era il lavoro, e un'altra grande raccomandazione del pio
inno - indice anch'essa dell'anima sua - la necessità della
za e della fortezza cristiana per la fuga delle occasioni
ui lo studio della perfezione era già singolare; da
va il miglior vantaggio, fermo nel proposito di fare
e1 modo migliore; ed anche agli altri raccomandava
abbandonarsi a fare il bene per abitudine. (I Un
steva -bisogna che vi ponga sotto gli occhi; e questo
accostarsi ai Sacramenti, solo per consuetudine e senza fer-
Sacramenti della Confessione e della Comunione sono
sostegni di qualunque persona, ma specialmente di un
tudente. Questi Sacranzenti s m o n mirabilmente a tenerlo
l'umiltà, ad allontanarlo dall'ozio, a vivificare in lui la carità
li lontana l'impurità, che in modo particolare insidia agli
z; e alimentano beneficamente la beneficaJiaccola della fede.
afinchè questi due sacramenti arrechino tanti vantaggi, non
andarli a ricevere comunque, bisogna accostarvisi con divo-
. Purtroppo ce ne sono parecchi che, le prime volte che vi
tavano, portavano seco lmo il fervore, ma poi fatti già au-
i vanno senza prepararsi. Si confessano, ma non procurano
il dolore dei peccati, non fanno proponimenti; e se vanno
omunione, c i vanno senza pensare nemmeno ciò che vanno
r e ne ritornano che paion alquanto concentrati in se stessi
o alcuni minuti, eccoli nuovamente dissipati come prima,
e colà, dimentichi che in loro stessi ancora risiede
stl Cristo in corpo, sangue, anima e divinità, già si mettono
lare, oppure, se pregano, lo fanno senza pensare menoma-
a quel che dicono; e in pesto modo si privano di quel cumolo
mie che potrebbero ricavare. Andate pure sovente a confes-
e comunicarvi, si, andate sovente, ve lo raccomando; ma pro-

5.2 Page 42

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54
-I Alla scuola di Don Bosco
curate d'andarvi sempre con novello grande fervore e divoz-ione,
mt.Tnnaatde
o
a
volete accostarvici, anche già $n dal giorno prima
dire qualche giaculatoria, onde il Signore vi aiuti
co-
ad
accostarvici degnamente; e, dopo averli ricevuti, non dimenticate
subito il grande beneficio ricevuto, ma anche durante il giorno
dite qualche breve giaculatoria in ringraziamento, e richiamate
anche alla memoria i proponimenti fatti alla mattina D.
A quel tempo la frequenza alla S. Comunione non era
ancora quotidiana. Don Bosco, appena apri l'Oratorio, ne fu
zelatore indefesso, ma dovette attender più anni prima di veder
i suoi figli accostarvisi ogni giorno. Una mattina, celebrando
la Messa della comunità - i chierici d'ordinario ascoltavano
quella di Don Alasonatti che la diceva di buon'ora - giunto
alla Comunione si voltò con l'Ostia Santa in mano a recitare
il Domine, non sum d&nUS... e nessuno si accostò alla Sacra
Mensa. Mestamente ripose la pisside nel Tabernacolo, e fu
allora che incoraggiò Domenica Savio alla fondazione della
Compagnia dell'Immacolata e fece porre nel Regolamento che
i soci combinassero che ogni giorno qualcuno di loro s'acco-
stasse alla S. Mensa. Con quanto zelo e con qual prudenza
si comportasse in questa propaganda il nostro Santo Fondatore
ce lo fa comprendere il Servo di Dio con la dichiarazione che
fece nei Processi per la Causa di Beatificazione, parlando della
frequenza sua ai Ss. Sacramenti: a Fin dal primo uso di ragione
cominciai a frequentare il sacramento della penitenza parecchie
volte all'anno; e all'etù di nove anni incominciai a frequentare
la S. Comunione con frequenza maggiore a misura che mi avanzavo
negli anni, Jinchd giunto al corso di teologia [all'autunno del 1855,
quando aveva 18 anni] presi a frequentare quotidianamente la
Comuvzione e settimanalmente la confmsione 1).
Fin da ragazzo egli aveva appreso netto e preciso il senti-
mento del dovere, e fu perfetto nel modo di compierlo. (1 Due
soltanto - diceva- sono le vie, che ci si parano davanti in questo
nostro esilio: l'una, spaziosa e ripiena di delizie, che ci conduce
lontano dalla nostra patria; l'altra, angusta e colma di triboli,
che a quella ci conduce. Una terza di mezzo non esiste. Nella prima
camminiamo allorchè ci Zasciam guidare, non giù dalle ispirazioni
diuine, ma dalle passioni; per la seconda, qualido rinnegando
V - Studente di teologia
noi stessi diam retta alla voce amorevole di Dio. Nella terza, poi,
... cìod di fare or bene or male, non possiamo camminare, giacchd
non esiste! 8 .
Nel 1857 Don Bosco potè affidare la direzione dell'oratorio
di S. Luigi al Servo di Dio teol. Leonardo Murialdo, che fu
poi il fondatore della Pia Società di S. Giuseppe e di cui fu
introdotta, il 3 novembre 1921, la Causa di Beatificazione.
Nel relativo Decreto si leggono queste parole: ((Non appena
ordinato sacerdote, la sua pie& e la sua carità diedero copiosi
frutti nell'istruzione dei fanciulli e dei giovinetti nell'oratorio
dell'Ange10 Custode e nelt'altro di S. Luigi, fondati dal Ven.
Don Bosco, alle cuipreghiere e in compagnia di Rua, l'anno 1857,
baz volenti.& e con gran zelo o@erse compagno di lavoro e di
fatiche a i Salesiani (I).
I1 6 giugno fu ordinato sacerdote Felice Reviglio, il primo
alunno che Don Bosco vedeva salir all'altare, e si fe' gran festa
nell'Oratorio di Valdocco e in quello dell'hgelo Custode, al
quale il nuovo levita era particolarmente addetto ne' giorni
festivi. Di li a poco egli passava ad esercitare il sacro ministero
nell'archidiocesi; e Don Bosco &dò I'Oratorio delf'Angelo
Custode alle cure del chierico Rua.
Anche nell'Oratorio di Valdocco per lui crebbe il lavoro.
I1 9 marzo 1857, da Mondonio d'Asti, dove s'era recato per
consiglio dei medici, era volato al cielo l'angelico giovinetto
il venerabile Domenica Savio. Quando ne giunse la notizia
all'oratorio tutti dissero a una voce: (i&morto un santo!»; e
il ricordo delle sue virtù, frequente sul labbro di Don Bosco,
continuò a spronare gli alunni all'esemplare adempimento dei
propri doveri, come attivissima prosegui nel santo apostolato
la Compagnia del1'Immacolata per merito del ch. Rua, il quale
I1 Servo di Dio Leonardo Murialdo nacque a Torino il 26 ottobre
rdinato sacerdote il zr settembre 1851. fu Direttore aU80ratoriodi
' dal luglio del 1857 all'autunno dei 1865, quando si recb a Parigi,
un -0, come l'ultimo degli alunni, nel gran Seminario di S. Sul-
Collegio degli Artigianelli nel 1866, il 19marzo
S. Giuseppe, e volaua al cielo il 26 marzo 1900.
rrocchin di S. Barbara in Torino, presso il Col-
gio degli Artigianelli, dove spirb santamente.

5.3 Page 43

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56
I - Alla scuola di Don Bosco
continuò a radunare in essa i migliori alunni per far del bene
a quelli più dissipati o pericolosi, e per affezionare sempre più
i migliori a Don Bosco che aveva il segreto di renderli, benchè
giovani, abili strumenti a promuovere la gloria di Dio. (iE fu
allora - nota Don Francesia - che si celebrarono tra noi i
più bei mesi di maggio! qual divozione per la Madonna! Quasi
ogni camerata aveva il suo altarino, e si andava a gara perchè
la Madre di Dio avesse non solo i più bei fiori, ma possedesse
anche ogni cuore a.
Da più anni, avendo cessato di tenere le lezioni settimanali
di geografia dei luoghi santi, Don Bosco aveva intrapreso a
spiegare il Nuovo Testamento ai chierici, fermandosi di propo-
sito sui Vangeli, dei quali assegnava ogni volta una paginetta,
dieci versetti circa, da mandare a memoria. La scuola d i Testa-
matino, come si chiamava allora - oggi si direbbe il gruppo del
Vangelo - aveva luogo d'ordinario il sabato sera; e siccome
per l'accresciuto lavoro delle confessioni che si prolungava
per ore ed ore non poteva più attendervi regolarmente, l'affidò
al ch. Rua. Gli affidò anche la revisione della Storia d'Italia,
per farne una seconda edizione. Glie ne diede una copia inter-
fogliata, ci indicandogli solo a voce - dice Don Giulio Bar-
beris - le modificazioni da introdurvisi; e compì così bene il
mandato che ebbe le lodi di Don Bosco)). Ciò aweniva nel-
l'anno scolastico 1857-1858; e Mons. Piano ricorda d'essere
stato testimone dell'attenzione e della diligenza del Servo di
Dio nel compiere quel lavoro. Nella seconda edizione, infatti,
s'incontrano non pochi ritocchi di lingua e di stile, aggiunte
di date cronologiclie ed opportune considerazioni, migliorie
nella divisione della materia e nei titoli dei capitoli, e in fine
tredici nuovi capi, contenenti un Sunto d i Storia Antica secondo
il programma del Magistero, che in seguito venne soppresso
essendo stato abolito l'esame (I).
edizione usci nel 1859; e nella quarta edizione, pubblicata
questa nota: «Siccome dalla
l'esame d i Madstero, cori no
Ai~tica,comprlato per chi messe dovuto subae
ACCOMPAGNA DON BOSCO A ROMA
1858.
Don Pssco lo vuol compagno nel x0 viaggio a Roma. - Ecco la cupola
di S. Pietro!». - Memoranda udienza pontificia. - B& lamano
- al S. Padre anche per i chi& dell'Oratorio. - (1 Super socium
tuum B. I Rosminiani sperano di vederlo entrare nell'lstituto della
Carità. - Aiuti che presta a Don Bosco. - Di nuovo ai piedi di
Pio IX. - L'Oratorio riprende l'aspetto di famiglia per opera di
- Don Bosco e del chierico Rua. Nel lavoro più interno con ed$-
- cazione di tutti. La « Festa del Papa ».- Don Bosco l'anima a
perseverare na' santi propositi, perchè «solo attraverso il Mar Rosso
ed d deserto si arriva alla Terra Promessa! I).
U n lavoratore così assiduo aveva diritto ad un premio!
Sul principio del 1858 Don Bosco decise di recarsi a Roma.
Primo scopo del viaggio era di presentarsi a Papa Pio IX, mu-
nito delle commendatizie dell'Arcivescovo Mons. Fransoni,
di fondar una società religiosa che lo coa-
iniziata, sottoporne a Sua Santità gli statuti
rarne lumi e benedizioni. Altro motivo l'in-
a Roma: visitare i religiosi monumenti dell'e'terna città,
memorie dei primi secoli del cristianesimo,
a pubblicare le vite dei primi successori
prima volta che vi andava, e volle a com-
... per noi memorando abbiamo una memoria
di diario, purtroppo incompleta Evidentemente

5.4 Page 44

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58
-I Alla scuola di Don Bosco
era destinata agli alunni dell'Oratorio, come appare dalla
sempliciti dello stile e dall'intima affettuosità che l'ispira; e di
cogliamo questi particolari.
Partiti la mattina del 18 febbraio, sostavano a Genova il
19,la sera salivano sul vapore postale I'Avatino e, fatta una
tappa a Livorno, la mattina del zx scendevano a Civitavecchia.
Era domenica; Don Bosco che aveva patito per il mal di mare
non potè celebrare ed ascoltarono messa, quindi salirono in
vettura alla volta di Roma; poi scesero e pranzarono a Palo.
(i Montati nuovamente in vettura e volando, più col desi-
derio, che col corso dei cavalli, parèvaci ogni momento di essere
a Roma. Fattasi notte, ogni volta che si vedeva di lontano un
arbusto od una pianta, Rua tosto diceva: - Ecco la Cupola di
S . Pietro! - Ma, prima di provar questo piacere, abbiam do-
vuto camminare fino alle dieci e mezzo della sera. Essendo notte
non potevamo vedere alcuna particolarita; ma un certo freddo
ci prese al pensiero che entravamo nella città santa. Uno diceva:
... - Siamo a Roma! - Un altro: - Siamo alla terra dei Santi!
- Dicendo queste ed altre simili cose, siamo pervenuti
dove il vetturino aveva il luogo di fermata. Non avendo alcuna
conoscenza del luogo, abbiam cercato una guida che per dodici
baiocchi ci accompagnb a Casa de Maistre, Via del Quirinale
N. 49, alla Quattro Fontane. Siamo giunti alle II...».
Non possiamo seguire i pellegrini nelle singole visite fatte
alle Basiliche e alle Chiese principali ed ai più celebri monu-
menti sacri e profani, con la gioia nel cuore e manifestazioni
di fede profonda... Pregarono con fervore nelle camerette di
San Filippo Neri, di S. Luigi Gonzaga, e del Beato Paolo della
Croce, gloria del Piemonte, e innanzi alle loro reliquie. Un
mattino scesero nelle catacombe di S. Sebastiano alle 8, e ne
uscirono alle 6 di sera.
Andando a S. Pietro «giunti al ponte Elio, ora detto Ponte
S. Angelo, sopra cui si passa traversando il Tevere, recitammo
il Credo. I Pontefici concedono cinquanta giorni d'indulgenza
a quelli che recitano il simbolo degli Apostoli, mentre passano
sopra questo ponte... n.
Giunti in Piazza San Pietro, ((passando davanti all'obe-
lisco, ci siam levati il cappello, perch6 i Papi h a n ~ ocoricess~
VI - Accompagna Don Bosco a Roma
59
cinquanta giorni d'indulgenza a chi fa riverenza, o si scopre
il capo, passando vicino a quell'obelisco, sopra cui vi & una
Croce e nel mezzo di essa vi 6 incassato un pezzo del Santo
Legno n.
Si recarono più volte a vicitare la Basilica Vaticana. La prima
volta si fermarono in mezzo della gran navata, estatici. t< Siamo
stati buon tratto di tempo nel mirare e pensare, senza proffferir
parola! Ci parve di vedere la celeste Gacsalemme!... ».
L'S marzo saliron sulla cupola: e Abbiamo dato un'occhiata
al ripiano, o meglio a1 terrazzo della Basilica, che si presenta
... come una vasta piazza selciata Quasi nel mezzo àwi una sor-
... gente d'acqua perenne, dove Rua andò a bere $. Poi (i eccoci
per una scaletta, fatta a lumaca, ai fianchi della cupola, che ci
condusse su fino alla prima ringhiera. In questo ripiano ab-
biam dato uno sguardo, e ci pareva wlare in alto e allontanarci
dalla terra. ..
n- Coraggio, ci disse la guida, se vogliamo vedere altre
cose; - e prendemmo un'altra scala, di forma come la prima,
e montammo sopra la seconda ringhiera. Qui ci pareva d'essere
già assai elevati verso il Paradiso!... i>.
E saliti, su su, sino alla palla, pieni di santa allegrezza,
« dopo d'aver ragionato di varie cose riguardanti i giovani
dell'Oratorio e dei giovani medesimi, gloriosi del nostro eroismo,
... quasi avessimo riportata una grande vittoria, ci siamo awiati
al basso a.
Il 9 marzo, 10 anniversario della morte di Domenico Savio,
orno dell'udienza pontificia. Era la prima volta che Don
e Michele Rua si trovarono alla presenza del Vicario di
1 mattino, tornando dalla chiesa di S. Maria sopra Mi-
a al Quirinale, a casa de Maistre, donde poi mossero al
ano, e per via - narra il Santo amico dei giovani - ab-
iamo incontrato un ragazzo, che con buona grazia ci chiese
emosina, e per farci conoscere la sua condizione ci disse
uo padre era morto, sua madre aveva cinque ragazze, e
gli sapeva parlare italiano, francese e latino. Meravigliato
parole, gl'indirizzai un discorso in francese, a cui diede
sposta un solo oui, senza nè intendere quel che io dicevo,

5.5 Page 45

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60
-I Alla scuola di Don Bosco
n&articolare altre espressioni. Allora lo invitai a parlare latino;
ed egli, senza badare alle mie parole, si mise a recitare, forse
lezione studiata, le seguenti parole: - Ego stabam bene, pater
meus mortuus est L'annus passatus, et ego sum rimastus povwus.
Matw mea, ecc. -- Qui non abbiam più potuto tenere le risa.
Awisandolo...a guardarsi dalle bugie per l'avvenire, gli dèmmo
un baiocco e lo mandammo pei fatti suoi.
i>Intanto l'ora dell'udienza si awicinava, e noi ci affret-
tavamo per apparecchiare le dimande da farsi al Santo Padre.
Ma si avvicinano le undici ed il sig. Conte de Maistre ci pre-
viene di partir tosto. Eccoci ambedue in mantelletta, partire,
divorar la via e, occupati da mille pensieri, giungere al Vaticano,
e montare le scale più macchinalmente che ragionevolmente I).
Saliti all'appartamento pontificio, mentre stavamo occu-
pati in vari pensieri, suona il campanello e il prelato ci fa cenno
di avanzarci e di presentarci a Pio IX. In quel momento io
sono restato veramente confuso, ed ho dovuto farmi forza e
violenza per non perdere l'equilibrio della ragione. Coraggio:
andiamo: Rua mi segue, portando la copia delle Letture Catto-
liche; entriamo, facciamo una genuflessione entrando, l'altra
alla metà della sala del Papa, la terza ai suoi piedi. Ma cessò
quasi interamente la nostra apprensione, quando vedemmo
nel Pontefice l'aspetto di un uomo, il più affabile, il più vene-
rando, e nel tempo stesso il più bello che possa dipingere un
pittore. Non gli potemmo baciare il piede perchè era seduto
al tavolino; gli baciammo però la mano; e Rua, memore della
promessa fatta ai chierici, la baciò una volta per lui e una volta
per i suoi compagni.
1) Allora il Santo Padre ci fe' cenno di alzarci e di metterci
davanti a lui; ed io secondo l'etichetta volevo parlare ginoc-
chioni: - No, egli disse, alzatevi pure. - Convien qui notare
che nell'annunciarmi al Papa fu letto male il nostro nome,
e a vece di scrivere Bosco fu scritto Bosser; perciò il Papa co-
minciò a interrogarnii così: - Voi siete Piemontese? - Sì,
Santità, sono piemontese; e in questo momento provo la più
grande consolazione della mia vita, trovandomi ai piedi del
Vicario di Gesù Cristo. - In quale cosa vi occupate?- Santità,
io mi occupo dell'istruzione della gioventù e nelle Letture Cat-
- VI Accompagna Don Bosco a Roma
61
toliche. - L'istruzione della gioventù fu cosa molto utile in
tutti i tempi; ma oggidì ella è più necessaria; c'è anche u n altro
in Torino, che si occupa molto di questi giovani.
n Qui io mi accorsi che il Papa non aveva giusto il mio nome;
e, senza sapere come, venne a comprendere che io non era
Bosser, ma Bosco; e allora prese un aspetto assai più ilare, e
domandò più cose riguardanti ai giovinetti, ai chierici e agli
Oratori. Vòltosi poi a Rua, gli chiese se era già sacerdote, ed
ità, non ancora, ma sono solamente chierico e per-
corro il terz'anno di Teologia.
1) - Che trattato studiate?
>> - Studio il trattato de baptismo et de confirmatione; -
e, mentre voleva ancora nominarne altri, il Papa disse:
I) - Questo è il trattato più facile!...
»Quindi, voltosi nuovamente a me, con volto ridente mi
netti la accompagnarono.
discorso per esprimergli
i alla sacra sua persona, e lo
una copia delle Letture Cat-
ffro una copia di quei libretti
e della direzione; la legatura
casa sono circa duecento, i
Bene, egli rispose, io voglio mandare una medaglia
indi, andato in un'altra camera, dopo brevi istanti
portando quindici medagliette della Concezione.
voltosi poi a Rua, gliene diede una più grande dicendo:
. - Quindi rivoltosi nuovamente
ola che ne rinchiudeva un'altra,

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62
I - Alla scuola di Don Bosco
di già partire, stava per congedarci, quando io presi a par-
lare cosi: - Santità, avrei qualche cosa di particolare da co-
municarle.
I) - Va bene, rispose.
)) Allora io feci cenno a Rua di ritirarsi ed egli, fatta la genu-
flessione in mezzo alla camera, se ne usci. Quivi il Santo Padre
ragionò di nuovo intorno agli Oratorl e sullo spirito che ivi si
insinua, lodò molto la pubblicazione delle Letture Cattoliche
dicendomi di incoraggiare i collaboratori delle medesime, che
egli benediva. Fra le altre cose che ripetk con meraviglia, fu
questa: - Quando penso a quei giovani, rimango ancora intene-
rito per quei trentacinque franchi e quaranta centesimi inviatimi
a Gaeta... Poveri giovani, soggiungeva, si privarono del soldo
destinato alla pagnottella ed al salame. G a n sacr;ficio per loro!
Io risposi: - Il nostro desidwio era di poter fare di più,
e fummo grandemente consolati alla notizia, che l'umile offerta
tornò gradita a Vostra Santità. Sappiate, o Santissimo Padre,
che in Torino avete una numerosa schiera d i h l i che-vi amano
teneramente, e ogni qual volta loro accade di dover parlare del
Vicario di Gesù Cristo, lo fanno col più vivo trasporto di gioia
e di consolazione.
I) Dopo richiese il nome ed il numero dei sacerdoti, e della
casa, e dell'oratorio, e di quelli che si occupano per le Letture
Cattoliche. Infine, dopo di avermi dati vari consigli, io chiesi
la benedizione sopra tutte le persone che in qualche modo ci
riguardano. Gli chiesi pure vari favori spirituali, che benigna-
mente ci concedette)). Venne richiamato Rua. Ed ((io mi in-
ginocchiai, per chiedergli la sua santa benedizione.
» - Di vivo cuore! - rispose il Santo Padre, con voce
intenerita, mentre io ero pure tutto commosso; ed eccone la
forma speciale che usò e che per noi saranno parole di sempre
gloriosa rimembranza:
- >) Benedictio Dei omnipotentis, Patris et Filii, et Spiritus
Sancti, descendat super te, super socinm tuum, %per tuos in sortem
Domini vocatos, supra adjulores et benefactores tuos, et supra
nmws aueros tuos, et super omnia opera tua, et maneat nunc, et
semper, et semper, et semper. Amen.
I) Compreso di stima e di venerazione verso il Santo Padre
- VI Accompagna Don Bosco a Roma
e b e n anche confuso di tanti segni di bontà, partiamo dal Pa-
lazzo Pontificio, e ce ne andiamo al Quirinale. L'impressione
di questa udienza sarà certamente incancellabile dal nostro
uore, ed è per noi un argomento di fatto per poter dire che
asta l'accostarsi al Pontefice per rawisare in esso un Padre
che altro non desidera che il bene dei suoi figli, e che i suoi
figliuoli sono i fedeli cristiani di tutto il mondo. Ma chi lo ascolta
parlare, egli è costretto a dire in cuor suo: - In quell'uomo,
in quelle parole, àwi.qualche cosa di sovrumano, che non ap-
parisce negli altri uomini I).
Fin dal primo incontro Pio IX comprese la mente e il
cuore di Don Bosco e gli si affezionò come al pih caro dei figli.
L'invitò a predicare un corso di esercizi. spirituali alle detenute
presso Santa Maria degli kgioli; e la domenica zr marzo lo
.richiamòin udienza privata per dirgli che approvava il disegno
della fondazione di una nuova Società che si interessasse in
modo particolare dell'educazione cristiana della. gioventu (I).
La domenica delle Palme, z8 marzo, i due pellegririi per
volere del Sommo Pontefice presero parte alla funzione papale.
Si recarono a S. Pietro, muniti di speciale biglietto, ed ebbero
posto distinto nella tribuna dei diplomatici. Accanto a loro stava
u in questa udienza che Don Bosco parlò al santo Padre del bene
Signore si era degnato di compiere con l'opera iniziata, e come molti
ovani di straordinaria virtù fossero vissuti e vivessero ancora nell'Oratoiio.
uest'accenno fu un lampo alla mente di Pio IX, il quale, guardando fisco
on Bosco, gli chiese se non avesse avuto egli pure qualche straordinario
dirizzo nello sviluppo dell'opeia sua. E siccome s'accorse che Don Basco
'tava alquanto a rispondere, il Pontefice insistette che gli raccontasse,
nutamente, cib che avesse anche solo apparenza di soprannaturale. Allora
n Bosco, con filiale abbandono, espose al Santo Padre quanto gli si era
entato alla mente in n sogni », o visioni straordinarie, che in payte s'eran
erificati. Pio IX lo ascoltb attento e commosso, non dissimulando che
ceva gran caso, e lo consiglib a mettere per iscritto quanto gli aveva
to: consiglio che, nove anni dopo, nel 1867,in un'altra udienza rnemo-
nda, diveniva un formale comando; e Don Bosco dovette obbedire, e scrisse
morie dell'Oratorio dal 1825 al 1855.Esclusivamente per i Soci Sale-
la Congregas-iine Salesiunah. - Chi vuol leggere queste pagine care
canti, le può trovare nel volume da noi pubblicato: DON BOSCO E
- o APOSTOLATO; Dalle sue memorie personali e da testimonianze'di contem-
nei. Società Editrice Internazionale, Torino.

5.7 Page 47

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64
I - Alla scuola di Don Bosco
un gran signore inglese, protestante, il quale a un certo punto,
all'udire il canto di un soprano della Cappella Sistina, si volse
a Don Bosco esclamando: - Post hoc Paradisus!
Come il Papa ebbe benedette le palme, anche il corpo di-
plomatico sfilò innanzi al suo trono ed ogni ambasciatore e
ministro ricevette la palma. Anche Don Bosco e Rua s'in-
ginocchiarono ai piedi del Vicario di Gesù Cristo ed ebbero
la palma dalle sue mani. Rua conservò qual reliquia il biglietto
d'invito, e donò la palma all'ottimo Padre Pagani, autore del-
l'Anima divota delZ'Eucarestia, Superiore generale dei Rosmi-
niani, presso cui abitava.
Don Bosco, essendo in cordialissimi rapporti con vari reli-
giosi dell'Istituto della Carità, come già col Fondatore, i1 vene-
rando abate Antonio Rosmini, giunto a Roma, per non esser
di troppo aggravi0 al conte de Maistre, dopo qualche giorno
chiese ed ottenne ospitalità dai Rosminiani per il chierico suo
compagno, il quale si guadagnò talmente la stima del superiore
e di quei religiosi, che anch'essi, come già i Fratelli delle Scuole
Cristiane, concepiron la speranza di vederlo un giorno far do-
manda di entrare nel loro istituto. E se ne diffuse la voce
in Roma; il buon chierico cominciò a sentirne le congratulazioni
da eminenti personaggi, e si limitava a rispondere: - Io di-
pendo da Don Bosco e fard ciO che egli mi dirà. - Ma presto,
avendo Don Bosco inviato a Padre Pagani il manoscritto delle
Regole della Società che pensava d'istituire perchè avesse la
bontà d'esaminarlo, cadde ogni speranza, perch& era evidente
che non si sarebbe mai distaccato dal Maestro il virtuoso
discepolo.
Questi, nei due mesi che Don Bosco si fermò a Roma, seb-
bene abitasse presso i Rosminiani, era quasi ogni giorno in casa
de Maistre, dove compiva il lavoro che gli affidava, o l'ac-
compagnava nelle escursioni, o l'aiutava a sbrigar la corrispon-
denza. Tra l'altro attese a ricopiare, in nitidi caratteri, il nuovo
Mese di Maggio, che Don Bosco venne scrivendo nelle ore libere
e da Roma inviò a Torino alla tipografia Paravia per la stampa.
Ed ebbe la consolazione di prostrarsi un'altra volta ai piedi
del Vicario di Gesù Cristo. I1 6 aprile, Pio IX ricevette Don
Bosco in udienza di congedo, nella quale l'esortò vivamente
Memoria scritta dal giovane Servo di Dio
~ S j (zCf?.pag. 25).

5.8 Page 48

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VI - Accompagna Don Bosco a Roma
65
a scrivere quanto gli avevaPnarrato di cose soprannaturali, ripe-
tendogli che a quanti inyawenire avrebbero fatto parte del
nuovo istituto sarebbe stato caro il conoscerle; e in fine fu riam-
enza del S. Padre il chierico Rua insieme col
della Curia Arcive-
, che restarono stupiti nel veder l'amorevo-
apa trattava Don Bosco.
ono Roma il 14aprile, facendo il medesimo viaggio.
questa volta era calmo. A Livorno, scesero a visitare
-nsero a Genova la mattina del 16,al sorgere
di una splendida aurora che illuminava
nifico panorama della città; e di quel giorno rientravano
ino, dove Don Bosco trovò mutata la fisonomia del-
I1 caro Don Alasonatti, che ne aveva tenuto la reggenza
do il cuore di Don Bosco gli aveva dato
i un ottimo istituto, regolare, disciplinato, ma non
iù l'oratorio; la vita e lo spirito di famiglia erano scom-
.I1 Santo ne fu spiacente e non risparmiò lavoro e sacrifici
coadiuvb più d'ogni
rico Rua. Due mesi
evissuti con Don Bosco gliene avevan fatto com-
mpre meglio lo spirito e i desideri; e riprese le varie
ansioni di assistente generale della disciplina, assi-
nello studio, assistente nel refettorio, invigilatore delle
, e presidente della Compagnia dell'In~macolata,disim-
tutte in modo perfetto. Era voce comune che il
chierico, astraendo dal prestigio del carattere sacro,
aggior autorità dello stesso eroico Don Alasonatti.
a da chierico - diceva Don Giulio Barberis - si pud
e con Don Bosco la direzione del-
quando il Servo di Dio era semplice chierico - ag-
S. Piano - Don Bosco lo ebbe sempre quale suo rap-
nte e, poco per volta, anche negli ufici pii2 deiicati~).
che valorizzava l'autorità del giovane chierico era la
l'adempimento d'ogni dovere.
a persona, l'aspetto, il tratto, il contegno, la riserva-

5.9 Page 49

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66
I - Alla scuola di Don Bosco
tezza, rivelavano ad ogni istante la bellezza dell'anima sua. Don
Alhera, che gli succedette nella direzione generale della Società
Salesiana, nelle ultime settimane della sua vita non si stancava
di ripetere a Don Conelli l'impressione edificante che, da gio- t
vane, aveva ricevuto dal chierico Rua nella chiesa di S. Fran-
cesco di Sales. u Durante il canto dei vespri, diceva, il chierico
Rua se ne stava sempre in piedi, immobile, tenendo in una
mano il Ciovane Provveduto, e l'altra al petto. Più volte io provai
d'imitarlo, ma non vi riuscii, non essendo capace di rimanere
in quella posizione nemmeno il tempo di un salmo! I).
I1 24 giugno Don Bosco volle eclissato il suo nome per fe-
steggiare quello di Giovanni Maria Mastai Ferretti. I1 ricordo
delle paterne accoglienze avute gli cantava nell'anima, e bramò
che i suoi figliuoli facessero festa al Vicario di Gesù Cristo
con inni e canti e preghiere. Fu una vera a Festa del Papa)),
come si direbbe oggi, imponente, solennissima; e cooperò effi-
cacemente alla riuscita il nostro Servo di Dio con entusiastici
... ricordi del viaggio.
Oh! il suo fervore!
Don Bosco, poco dopo, rispondendo da S. Ignazio ad una
sua letterina, lo spronava a perseverare nei santi propositi,
ricordandogli che il pensiero del paradiso ci deve sostenere
in mezzo a qualsiasi lotta della vita... perchè solo attraverso il
Mar Rosso e il Deserto si arriva alla Terra Promessa!
u Figliz~olmio, l'allegrezza e la grazia di N. S. Gesù Cristo
sia sempre nei nostii cuori. Tu mi hai chiesto alcuni ammonimenti
spirituali; ed io te li do volentieri, in poche parole.
I> Sappi, adunque, e ricorda che i patimenti del tempo presente
non si posson paragonare con la gloria che un gimno si manife-
sterà in noi. Quindi tendiamo incessantemente alla gloria celeste,
col cuore e con le opere.
i) La vita dell'uomo sulla terra è un vapore che scompare, è la
traccia di una nube che si dilegua, d zm po' d'ombra che poco
fa si vedeva ed ora non si vede più. Per& i beni della uita pre-
sente sono da disprezzare; son invece da cercarsi, con diligenza,
quelli del cielo.
* T u sta' allegro nel Signore! Sia che mangi, sia che beva,
- VI Accompagna Don Bosco a Roma
67
sia che faccia quaLn'm. altra cosa, ,fa' tutto a maggior glonk di
Dio. Sta' sano, figlio mio, e piega Dio, nostro Signore, per me.
I) S. Ignazio, sopra Lanzo, 26 luglio 1858. - I l tuo confra-
te110 DON BOSCO » (I).
Caro Don Bosco! chiamava già fratelli quei pochi che,
... sull'esempio di lMichele, avevano privatamente emesso in mano
sua i voti religiosi!
E quale doveva esser, davvero, la bellezza dell'anima del
chierico Rua, se Don Bosco, che lo conosceva intimamente,
lo spronava ad una vita cosi santa, cosi staccata dal mondo, e
tutta del Signore!
I) Fili mi, Gaudium et gratia Domini nostri Iesu Christi sit semper in
$ti;libenter faciam et paucis
ergo et animadverte, quod non sunt condignae pasciones huius
ad futuram gloriam, quae revelabitur in nobis. Ideoque hanc glo-
m incessanti animo et labore quaeramus.
'ta haminis super terram est vapor ad modicum parens, vestigium nubis
fugit, umbra quae apparuit et non est, unda quae fluit. Bona igitur
ius vita parvi habenda; coelestia studiose optanda.
.n Domino. Sive manduces, sive bibas, sive quidquid aliudfacias,
iorem Dei gioriam fac. Vale, fili mi, et deprecare pro me ad Do-
Tuus sodalk SAC.Bosco.

5.10 Page 50

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VI1
SALE ALL'ALTARE
- Era l'integratore di Don Bosco. Come interlopiva ai sermonkni della
- sera. - Fa scuola di grammatica francese a soldati francesi. Lo
- studio diligentissimo della teologia gli accresce l'amm di Dio. -
Comincia a scrivere una Storia Sacra per le famiglie cristiane.
- Belle riflessioni. - Riceve la Tonsura, i ilfina' e il Suddiaconato. -
Fondazione della Società Salesiana ed elezione dei Superimi.
Il suddiacono Michele Rna è nominato, all'unanimità, direttore
spirituale. - Testimonianze di ammirazione per la sua vita esem-
plare. - Prega e lavora. - Come adempie l ' u f i o di direttore spiri-
tuale. - Tennina con splendidi esami lo studto della teologia. - Ri-
cme il diaconato. - Spine e rose. - Erma la domanda a Mons. Fran-
soni per l'app7owazione degli Statuti della nuova Società. - ordi-
nato sacerdote a Caselle Torinese, da Mons. Balma. - Celebra la
I* Messa nell'Oratorio. - Domanda a Don Bosco un ricordo, e
~f'cmetrn eroico programma di vita.
3 Don Bosco - scriveva il Canonico Ballesio - è stato u n
sant'uomo, che faceva amare e praticare la virtù. Egli f u come un
sole di fede luminosa e pratica che rischiavava e scaldava l'am-
b i a t e del primo suo istituto, che passò alla posterità col nome
di Oratorio per antonomasia. Riesce difrile i n questi giorni d i
scettiche immaginarsi la vita di pietà, d i lavoro, di studio, d i
belle e care cristiane virtù, d i santa e soave giocondità del nostro
- VI1 Sale all'altare
69
Oratorio. I n quell'olezzante giardino crebbe unleletta schiera d i
ottimi chierici, ottimi sacerdoti e fratelli laici, i quali aiutavano
Don Bosco, animati dal suo spirito, affezionati a lui, e desiderosz'
d'imitarne i mirabili esempi. E tra questi eletti andava innanzi a
tutti, come principe, il nostro Don Rua, il quale nei pensieri, nei
sentimenti, nelle opere e in tutte le wirtd, era una cosa sola con
Don Bosco, una copia perfetta d i lui>>.
Meraviglioso, in vero, fu l'aiuto che diede a1 Maestro,
anche da chierico. Un accenno.
Fin dal 1853 s'erano iniziate nell'Oratorio le prime scuole
professionali dei calzolai e dei sarti, nel 1854 si diè principio
ad una piccola libreria e s'aperse la scuola dei legatori, nel 1856
quella dei falegnami ebanisti, mentre alcuni ricoverati conti-
nuavano a recarsi al lavoro presso alcune botteghe della città.
Questa convivenza dei pib che stavano tutto il giorno in casa
con vari che uscivan mattino e sera per andare al lavoro, richie-
deva un occhio vigilante perchè non avvenissero o venissero
oncati eventuali disordini, e anche quest'incarico l'ebbe il
ierico Rua, che per vari a n n i f u il superiore diretto degli
igiani, ai quali dopo le preghiere della sera volgeva spesso
parola, alternandosi col prefetto Don Alasonatti nel tener loro
sermoncino della buona notte, che Don Bosco teneva agli
udenti. Esigenze di orario fin da principio, poi l'accresciuto
numero degli alunni, costrinsero a fare questa divisione.
Fin dal 1856-57 Don Bosco potè avere nell'oratorio anche
prime tre classi ginnasiali, nel 1858-59 la quarta, e l'anno
o la quinta, perchè non era più conveniente nè possibile
dar tanti giovani in città alle ristrette scuole degli ottimi
aritatevoli professori Don Picco e Bonzanino. Nel 1859
sola classe, la prima ginnasiale, contava 96 alunni; e per
he anno, anche la Piccola Casa della Divina Provvidenza
i suoi studenti di latino, detti i Tommmni, alle scuole
siali dellJOratorio. Era quindi necessario un direttore
e scuole, o, come si dice oggi nelle case salesiane, un con-
ere scolastico, il quale vigilasse sulla disciplina, sull'appli-
one e sul profitto degli allievi; ed anche questo ufficio fu
dato al ch. Rua.
ra l'anima di tutto, aveva l'occhio a tutto, e mirabilmente

6 Pages 51-60

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6.1 Page 51

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- Alìa scuola di Don Bosco
ed il pensiero del Fondatore, con
essionante affrontava qualsiasi lavoro.
ratore del Santo, il quale, come ve-
avuto al fianco Don Rua, non avrebbe
fece, o meglio non avrebbe potuto
ità, con quella squisita bontà
ando in quando Don Bosco disponeva che gii arti-
con gli studenti le preghiere della
nte a tutti qualche comuni-
generale, o raccontare qualcuno dei
ammaestramenti. In quelle
che il eh. Rua lo interrom-
arola per richiamare I'atten-
zione degli alunni sull'argomento, per chiedere qualche spie-
gaiione, ed anche per domandar venia e perdono. Le interni-
zioni, il pih delle volte, eran combinate in antecedenza; ma
l'ottimo chierico le faceva con tanta naturalezza, che parevan
spontanee e naturali. Così aveva fatto Don Bosco alla scuola
di Don Cafasso, previo accordo col venerato maestro; con la
differenza che Don Bosco, alla sniola di Don Cafasso, obiet-
tando, faceva sempre la parte rigida, mostrandosi un ostinato
tuziorista per dar agio al maestro di far risaltare le miti teorie
di S. Alfonso; mentre all'Oratorio, innanzi a centinaia di alunni,
discepolo e maestro compivano ambedue una parte graziosa
l'uno chiedendo e l'altro concedendo un favore.
Un esempio.
Per qualche anno Don Bosco permise agli allievi della
scuola di musica di recarsi a festeggiar S. Cecilia con un pranzo
fuori delllOratorio. Nel 1859 credette bene non permetterlo
~ i t ze; parte dei musici, poco obbe enti e dissipati, cantando
sulla sua longanimità usciron ugualmente daIl'Oratorio per la
refezione, come gli altri anni. Lo venne a sapere, e con tutta
calma dichiarò sciolto il corpo musicale, ordinb a Buzzetti
di ritirare e tener sotto chiave gli stnimenti, e di studiare a
quali nuovi allievi avrebbe potuto consegnarli per far risorgere
la scuola. Quindi
grave mancanza,
chiamò a
parlò con
scèiaqscuuendlloii
che avevan commesso la
in particolare, dolendosi
- VII Sale all'altare
di fabbrica perchè li accettasse a lavorare.
di questi fu perdonato. La sera, come Don Bosco ebbe
artigiani dopo le preghiere, il
nome suo le domando
ai compagni... aveva
to da me... sapeva nan essere io
... la ferrovia di Milano, sul Corso Duchessa Jolanda,
ustriava per aiutarlo All'Oratorio se ne vedevano

6.2 Page 52

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72
I - Alla scuola di Don Bosco
consegnb, quasi dicendo: - Abbine cura.' - Da quel momento,
lui a trattenerli e far loro un po' di scuola di aritmetica
e di grammatica francese. Non vide mai pitì belportento il mondo!
un italiano ammaestratore dei francesi nella loro lingua. E
quanti venivano a quella scuola! Per tutto il tempo in cui i
francesi furono attendati in Torino, un bel manipolo dei più
volenterosi scese regolarmente a Valdocco per imparare dal
ch. Rua la grammatica della propria favella)) (1).
Inoltre frequentava regolarmente la scuola e trovava tempo di
dedicarsi seriamente allo studio delle Scienze Sacre; e la sua
bel13animacresceva nell'amor di Dio, perchè mari mano che
veniva a conoscer meglio la varietà e la grandezza dei divini
attributi si sentiva spinto ad amarlo più intensamente. Nelsanno
1858-59 attese allo studio dei trattati De Deo e De Trinitate:
e cinque fitti quaderni di appunti, ben scritti, chiari, ordi-
natissimi, che ci rimangono. Ogni quaderno, in fronte, insieme
col titolo, ha la data, la firma, le parole ad fwjorem Dei gloriarn
e qualche pensiero scritturale (2).
~~~~i~s~ua riboccava di fede e di carità: e la fede era
sempre quella di un fanciullo e la carità di un santo.
Abbiamo, di quell'anno, anche tre quaderni di Storia Sacra,
tre degli undici, cioè 120 pagine delle 800 complessive. Come
appare dalle parole scritte sul primo quaderno, Don Bosco
gli doveva aver dato l'incarico di scrivere una Storia Sacra in
ampie proporzioni, che il cumulo delle occupazioni, moltipli-
catesi e divenute sempre più gravi, non gli permise di condurre
a termine (.3). Come appare dalla prefazione, era un lavoro
( I ) Cfr.: DOIIMichele Rua, pag. 48.
(z) Nd primo si legge: Mirobilir D a ! Quis ut ~ e u s ?Nel secondo:Nun-
quid oculi carnà tibi sunt? guis ut Dem? Deus, D m meus, ad te de luce vigilo.
N d terzo: Domine, ne in furore tuo argua ma. Quu ut Deus? Non est sanctus
i ~ et st Domi-. Nel quarto: Domine, eitendi manus meas ad t e : anima mea
sicut terra i r e agua tibi. Tres wnt qui tertimonium dant in coelo: Poter, et Fili=
et Spiritus Sanctus. ~ u i s~t ~ e u s ?~ e qluinto: Quis ut Deus? Domine, a
peccato ~ i e om w d a >ne. Cl~aritasD& diffmn est in cwdibus fiortris psr Spintum
Snrrdum.
( 3 ) Le 800 pagine vanno dalla creazione a Mose. I primi tre quaderni
furonoscritti nei 1859; gli altri nei primi anni di sacerdozio;Ie ultime pagine
del quadernetto undecimo sono dei 1876.
- VI1 Sale all'altare
73
da pubblicarsi per il popolo e gioventù, che l'avrebbero leno
con gran gusto e vantaggio; tanto semplice e disinvolto 6 lo
stile, attraente la narrazione, e frequenti le riflessioni sagge
ed opportune, che lumeggiano anch'esse la bellezza e la bontà
della mente e del cuore del giovane levita.
Era quindi tempo che sopra quest'anima, così
disposta con un prolungato studio della perfezione interiore
e ?esercizio della più pura carità verso il prossimo, scende+
cero in abbodanza i celesti carismi con le sacre ordinazioni.
L's dicembre 1859,sacro a Maria Immacolata, si compivano
18 anni dal principio dell'opera degli Oratori; e Don ~ o ~ c ~
annunziava alla comunità che la sera seguente, dopo che gli
alunni si fossero ritirati per riposare, avrebbe tenuto nella sua
stanza una conferenza interessante per quelli che 10 coadiuva-
vano. Questi - come si legge a verbale -risposero all'invito
ed egli, invocati i lumi dello Spirito Santo e l'assistenza di
aria SS., fatto cenno di cib che aveva esposto nelle prete-
riti adunanze, c m vìiibile commozione annvszii. ch'wa venuta
ra d i dar forma a quella Società, che da tanto t e meditaua
fondare e che era stata l'oggetto p&c+ale di tutte le sile mre,
e Pio aveva incoraggiato e lodato, che esisteva già con
le regole tradizionali ed alla quale la massima
e dei presenti apparteneva almeno in ispirito, ed alcuni
dio Per fatta promessa temporanea: quindi era giunto il
ente di dichiarare se volevano ascrieeysi alla pia società
, anzi consevvato, il nome d i San F r a e s c o di
nfwenza intervaziswo solo quelli
ei Servo di Dio di santa allegrezza.
icemhre si portò alla Casa della Missione in Torino per
ali, in preparazione al Suddia-
O Maestro avrebbe, quanto prima,
ocietà di cui egli da nove anni
vita e che da più di quattr'anni aveva abbracciato con
vb ad intensificare la devota preparazione.
ca, durante il sacro ritiro ricevette la S.
Minori; e il sabato 17 dicembre, dal piissimo
ohre di Tolemaide, Mons. Giovanni Balma, degli

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74
-I Alla scuola di Don Bosco
oblati di M. V., venne promosso al suddiaconato. L'Arcive-
scovo Mons. Fransoni era in esilio.
11
dopo, 18 dicembre, Don Bosco chiudeva la labo-
riosa giornata domenicale, radunando in conferenza quelli
che intendevan far parte della Pia Società, alle 9 di sera, dopo
le orazioni, nella sua camera.
l&io veramente evangelico!... Due appena, di quelli che
solevano prender parte alle conferenze preparatorie, non inter-
vennero; e diciotto, con Don Bosco, furono gli adunati: un
giovane, tredici chierici, un suddiacono, un diacono, e il sac.
Vittorio Alasonatti, «tutti allo scopo ed in zmo spirito - dice il
verbale - di promuovere e consemare lo spirito di vera carità
che richiedesi all'Opera degli Oratort per la gioventù, abbandonata
e pmkalante, la quale, in questi calamitosi te?@%, viene in mille
maniere a danno della società, e precipitata ~ l l ' m P k t à
e irreligione.
o Piacque pertanto ai medesimi coyrfgati di erigersi i n Sa-
o Congregazione che, avendo dz mira il vicendevole aiuto
per la santificazione propria, si proponesse di ~ o m u o v e r ela g l o h
di Dio e la salute delle anime, specialmente delle più bisognose di
educaziune...s.
ciò faso, si venne all'elezione dei Superiori. Don Bosco,
a come iniziatore e promotove »,f u pregato a gradire la carica
di Supenore Maggiore, che egli accettò «con la fisevua della
facoltà di nominarsi il Prefetto o. <Pioichè nessuno en' si oppose,
pronunci^ che gli pareva non dovesse rimuovere dall'u&io di R e -
fetta 10 scrivente [Don Alasonattil, il quale fin qui teneva
carica casa >)A. suffragisegreti si venne quindi alla nomina
di un direttore spirituale, dell'economo e di tre consiglieri;
e a direttore spirituale tutti « all'unanimità portarono « la scelta
sul chierico suddiacono Rua Michele, che non se ne r i m ~ a v a
(< ch. - diceva il can. Ballesio entrato nell'oratorio
- l'anno prima era primo nella pietà ingenua, sincera, dignitosa.
~ ~ d no~ipregdare,~o ne1llo st~udio, o sotto iportici nelle orazioni
della sera, od in chiesa, dalla sua faccia t~o.SParented,al suo con-
tegno, scorgevamo che la mente, il cuore erano in Dio. Lo ve?deva
;l
lo vedeva Gesù, lo sentiva, se ne deliziava, e faceva
pregare anche noi.
VII - Sale all'altare
75
B Il eh. Rua, Don Rua, quantunque dignitoso e composto era
il re della ricreazione, dei canti, deì giuochi, che sapeva
con qualche buon consiglio e buon avvertimento od esmpio, se-
condo le convenienze ed il bisogno.
* I l chierico Rua, Don Rua, primeggiava altamente nello
studi0 p@ capacità, acutezza e lundità di mente e per applica-
zione; e con carità ed umiltà cortese e mirabile chiirema spiegava
le &$coltà e i trattati ai compqni, li aiutava, li confortava.
Q I l c h i h o Rua, Don Rua, era per noi il bene, la bontà; era
l'ordine, era lo studio, il sapere; era la sev&tà e la benignità;
Pmare a Rea era Pesclz1sz'one del male, della malizia, di ciò che
è difettoso; pensare a lui era pensare a & che bene, che è
virtù. Era quindi piena, massima, la stima, la benevolma, la
Sducia, la venerazione per Lui.
» Nel chierico Rua, in Don5:.Rua,erano &e grandi affetti:
fio e Don Bosco, del quale era'il piew e fedelissimo yappyesen-
nte. Rua era il primo, il pik amato e stimato, perchd era i~mi-
' re e il più degno o.
Unanime era l'ammirazione per l'esemplanta perfetta del
Vissi sotto la sua sorveglianza per otto anni - dichiara
llievo dell'oratorio, il comm. prof. Costanza Rinaudo; -
t& così avvl'cinarlo e ammirare le s ~ l edoti di mente e di more.
subito fui colpito dai suoi modi cornetti, sicchi e6&su&to llim-
essione d i una persona superioiove, e d'una superiorità fatta di
scienza e d'umiltà, per cui si rendeva caro a tutti...
) Noi lo consideravamo come modello di virtù, in tutto e p#
o. Con noi il suo trattamento era amorevole ed e@cace, tanto
nessun suo c m g l i o cadeva invano; anzi penetrava profon-
nell'animo nostro, e ci accorgevamo che parlava spinto
a m ~ t e n t e ,maestro, guida spirituale deì giovani. Don
m a con sd come segretario e confidente, sicchè io, con
già adolescenti, prevedevamo che il Servo di Dio sa-
ato il successore di Don Bosco i).
all'oratorio a meta dell'ottobre 1858 - scrive
sandro Fabre; - vi trovai superiori Don BOSCO,
onatti, degno compagrao e imitatore eroico delle &tù

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76
I - Alla scuola di Don Bosco
di lui, e, subito a@resso, il chi& Rua, che, quanto ad autorità
morale, se non ufficialmente affermata, soprattutto nei giovani
(eravamo allora circa zoo fra studenti e artigiani), si considerava
essere, senza contrasto, il braccio destro di Don Bosco.
I) Lo vidi la prima volta in refettorio, ed ivi mi apparve
l'immagine della bontà, nel modo con cui assisteva noi giovani
durante la parca, ma sana refezione: e l'opinione che di lui mi
formai allora e che potei serbare sempre di poi, fu di un uomo di
tutta =>t&, e di una virtù affabilissima.
» Più tardi l'ebbi ad ammirare in certe conferenze che te-
neva ai soci della Compagnia dell'lmmacolata nella sacrestia
>>. della chiesa antica... Quanto senno, quanta pietà gli ponevan
sul labbro la parola persuasiva di quei fervmizi! ...
L'attaccamento a Don Bosco e l'osservanza di ogni regola
o consuetudine delllOratorio l'avevano anche prescelto a regola-
tore delle private conferenze che Don Bosco teneva a coloro
che gli parevan disposti ad aiutarlo ad iniziare la Società Sale-
siana; ora l'ufficio di direttore spirituale gliene faceva un ob-
bligo, ed egli prese anche ad assisterli e ad aiutarli a viver la
vita che si proponevano di abbracciare.
Un giorno Don Bosco disse ad un giovinetto: - Voglio che
facciamo insieme un contratto. - E quale?- Te lo dirò un'altra
volta. - Passa una settimana ed il giovane, dopo essersi con-
- fessato dal Santo, gli chiede: - Qual contratto vuol fare
con me? Tifermeresti volentieri nell'Oratorio, per star sempre
con D a Bosco? - Volentieri. - Ebbene, va' da Don Rua, e
digli che voglio fare un contratto con te.
L'interessato va da Don Rua e il Servo di Dio sta alquanto
sopra pensiero quasi studiando il significato delle parole che
per lui non erano nuove, non essendo quella la prima accetta-
zione che si faceva dopo la seduta di fondazione; e venuto il
giorno opportuno l'invitò a prender parte alle conferenze che
Don Bosco teneva ai Salesiani. Quel giovane era Paolo Albera
da None Torinese. Nell'autunno del 1858 Don Bosco s'era
recato col ch. Rua a None, dove essendogli stato presentato
quel giovinetto perchè l'accogliesse nell'Oratorio, l'aveva fatto
esaminare da lui, e avutone parere favorevole l'aveva accettato
ed ammesso agli studi.
V I I - Sale all'altare
Tra i documenti da noi raccolti abbiam anche alcune liste
originali dei voti d'esame dei chierici, conservate da Don Ala-
sonatti. I1 ch. Rua all'esame finale del 1858-59 non solo fu il
primo di sette studenti di teologia, ma venne classificato con un
plm quam optime: e nel 1859-60 fu di nuovo il primo su quat-
tordici, con un optime all'esame di Ognissanti, ed un egregie
col quale coronava gli studi di scienze sacre il 18 febbraio 1860.
Cosi s'era preparato al sacerdozio!
Il 17 marzo 1860 entrò nuovamente in ritiro spirituale, ed
il sabato avanti la domenica della Passione, 24 marzo, ricevette
il diaconato. Pochi giorni prima da Fossano Don Bosco aveva
scritto a Don Alasonatti: <r Dica al sig. cav. Oreglia [una nuova
recluta dello zelo e delta carità di Don Bosco, che nei 1869 passò
alla Compagnia di Gesù, dove professò e sali al sacerdozio],
a Don Rua, a Turchi, ecc. ecc... che ci toccherà camminare un
poco sulle spine, ma dopo coglieremo fragiantissime rose ».
Le spine cominciarono presto a spuntare, e pungenti.
I1 26 maggio veniva intimata una visita fiscale all'Oratorio.
provvedimento era stato provocato da una lettera inviata a
on Bosco dall'Arcivescovo Mons. Fransoni, che da Lione
o di una pastorale confidenziale ai parroci,
norme necessarie pel modo di regolarsi
quei giorni difficili; riconosciuta alla posta, era stata seque-
o stesso mandato di perquisizione contemporaneamente
a ordinato per il conte Carlo Cays, per il Can. Ortalda,
li inquisitori si fermarono nell'oratorio dalle due alle
di sera, vi tornarono quindici giorni dopo, e infine do-
dichiarare .che nonostante le più minute ricerche nulla
rinvenuto che potesse interessar le visite fiscali. I1 modo
n cui le visite si compirono e I'odiososospetto, diffuso
i fondamento, furono acute spine
o un'altra spina acutissima: la morte di quell'in-
tore dell'Oratorio che era Don Cafasso. Cadde
stie provate per
Ecclesiastico e

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78
I - Alla scuola di Don Bosco
- VII Sale all'altare
per l'astio crescente ogni giorno più contro la Chiesa, e il 23 giu-
Non sappiam di preciso quale incaglio sopraggiungesse. A
gno spirava santamente.
quel tempo per l'esecuzione delle dispense pontificie era neces-
Ma con le spine ecco fragrantissime rose...
sario il R. Placet; e, probabilmente, ci voleva la dispensa in
Cominciava il periodo dell'incremento e dell'espansione
forma regolare; sta il fatto che se ne fece di nuovo domanda
dell'Opera. A Natale del 18j9 era stato ord'mato il secondo sa-
cerdote Giuseppe Rocchietti; il 2 giugno 1860 era insignito
dello stesso carattere un terzo alunno dell'Oratorio, Don An-
//
a Roma
diacono
a mezzo della
Rua scriveva al
Curia
Can.
VAorcgilvioesttcio, vViliec:areioilGIeOnelrua-I~elid,oe.li-l
l'archidiocesi:
gelo Savio; e 1'11 giugno, il diacono Rua, direttore spirituale,
<Iie e mi furono comunicate da Don Bosco due nuove le più
insieme con tutti i soci della nascente società, firmava una sup-
consolanti per me; - l'una che mi è giunta da Roma la dispensa so-
plica all'Arcivescovo Fransoni per l'approvazione delle Regole.
spirata, e l'altra che la somma, assai vistosa, che c'era da pagare,
(I Noi sottoscritti, unicamente mossi dal desiderio di assi-
fn -'pagata per intero dalla S. V . Benemerita. Ben so che la
curar& la nostra eterna salute, ci siamo uniti a far ara comune
sua carità non.pretende neppure di esser ringraziata per un tanto
a $ne di poter con maggior comodità attendere a quelle cose, che
benefcio; tuttavia io mi trovo in dovere, anzi nella necessità di
riguardano la gloria di Dio e la salute delle anime. Per conservare
esternarle la mia riconoscenza, per cui non sarà mai che si canceZli
l'unitd di spirito, di disciplina, e metter in pratica i mezzi cono-
dall'anima mia la memoria di un tal favore. Ella desidera soltanto
sciuti utili allo scopo proposto, abbiamo formulato alcune regole
che io celebri poi una Messa per V . S.; non mancherò, no, non
a guisa di Sqcietà religiosa che, escludendo ogni massima relativa
mancherd a pesto mio obbligo, e di più le prometto che ogni qual
alla politica, tende unicamente a santificare i suoi membri, spe-
volta mi accosterò per offerire l'inciuento Samjkio, mi ricorderò
cialmente con l'esern'zzh della carità verso ilpvossimo. Noi' abbiamo
sempre d'intercedere presso l'Agnello Immacolato, onde si degni
già provato a mettere in pratica peste regole, e le abbiam trovate
a' le più copiose benedizioni, e di retribuirla
compatibili con le nostre fmze, e vantaggiose alle anime nostre n.
di pesta e di tutte le altre sante opere, che Ella va
Gli adunati quel giorno facevan pure quest'esplicita e fran-
'nuamente facendo ».
ca dichiarazione: u Facemmo tra n a promessa solenne che se per
1 21 luglio entrava di nuovo in sacro ritiro in preparazione
mala ventura, a cagion della tristezza d à tempi, non si potessero
a per il 29, ultima domenica di luglio, in
fare i voti, ognuno, in qualunque luogo si troverà, fossero anche
aselle Torinese, nella Cappella di Sant'Anna, annessa alla
tutti i nostri compagni dispersi, non esistessero piU che due soli,
Ila del Barone Bianco di Barbania.
non ce ne fosse più che un solo, costui si sforzerà di promuovere
eva che il Servo di Dio a in q d giorno
questa Pia Società e di osservarne sempre, per puanto sarà pos-
notte non fece altro che pregare. Siccome nella ca-
sibile, le regole D.
cui fu messo a riposare, v'erano alcuni specchi, egli
Cosi, da più anni, faceva il chierico Rua.
a sera, quasi a non distrarsi, aveva avuto l'attenzione di
E giunse anche per lui il giorno di salir all'altare. Don Bosco
gli aveva fatto sperare che sarebbe stato ordinato sacerdote la
vigilia della SS. Trinità insieme con Don Savio. Gli aveva
chiesto la dispensa dall'eta, e in data 20 aprile il Card. Marini
per mandato del S. Padre aveva risposto affermativamente,
' verso la parete. Ma fece anche di piU. Egli dovette
tutta la notte in preghiera, perchè al mattino i dome-
varono il letto ancor bello come alla sera. Corsero dal
arone e gli dissero:
Che santo levita è mai! Non ha dormito nulla, e forse
ma in forma di semplice rescritto <oinde esonerarlo da qnalnnpue
spesa)), essendo ( ( a favore dell'ottimo suo protetto e cooperatore
nelle opere di carità e religione Don Michele R u a h
o discepolo di Don Bosco, disse il Barone
e non mi fa stupire ci&che mi dite.

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80
I - Alla scuola di Don Bosco

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VI1 - Sale all'altare
81
- vede m te compiuta l'opera sua. L'opera sua non Q andata fal-
lita... Tu,... amato ed ammirato da tutti, porti in te il cuore di
un altro Don Bosco, E GIA TUTTI TI NOTANO A DITO COME BEN
DEGNODI LUI SUCCESSORE D.
Altri lo dissero il campione che avrebbe consacrato il senno
o; altri ci i l modello
'emulo di Domenica Savio >);
isse il nome del Principe
i hngeii;:lo'diSsero.anche un novello S. Pietro per l'amore
, S; Gesù Cristo, un S. Gikanni Evangelista per l'abitudine
cose.celesti, un S . Luigiper la purezza, un
la divozione alla Madonna, e, in fine, per
N BOSCO, di cui sareb-
le parole che pronunciò
risse attorno alla minuta
ra al Can. Vogliotti.
Ringrazio tutti.delle-dimostrazioni di esultanza che mi avete
vi:rihgrazio.da'beglianguri che mi avete fatti; v i ringrazio
ssioni di amore e stima che mi avete esternato.
o p& ben vedere, come ia non le merito
n conto, e come ho da fare un Zzmgo m'aggib per giungere
elevato nelle vostre parole. CG nonostante
pereh2 le cose chefuron dette le const'dero
che mif u r a dati, con buona grazia però,
ba essere nella mia nuova dipità, di cui
al Sipore di rivestimi. Io deggerò pesti scritti attenta-
per sapere come
ostrazimi, e con queste
, che io vi ami; posso assicurarvi
aggwrmente; e ,
no impiegate per voi,
orale. PeZ vostro vantaggi'o non
- sia in mio potere. Una sola cosa
he volta il douere m'imporrà
di fare qualche parrucca, senza
C mai accadesse, io si prego
vogliate poi prendere anche questo in buona parte,

6.8 Page 58

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82
I - Alla scuola di Don BOSCO
per& anche questo io fard per vostro bene. Ah! tuttavia io voglio
sperare clze cid mai accadrà, ma sempre avrò solo occasione di
loda,)m'.li^ poi il buon Dio benedire le fatiche che colla suagrazia
, sosterrò a suo vantaggio.
..
lov'ho fatto la promessa; ora mi raccomando a noi, onde
stiate attenti, per vedere se mantengo la p a r o k e, palora mi
vedeste fedele nel mantenerla, usatemi la carità d'avvertirmene;
non abbiate timore di venire da me, e dirmi:' "Ehi, Don Rua,
si ricordadella promessa fatta?,,. Allora, uvvirato, potrò rimet-
temi sul retto sentiero. Ma, come già- dissì lunedì,: .uorreì che
queste vostre testimonianze di affetto non si limitassero solo. a
parole; vowk qualche cosa di più, vorrkciod che voi Pregmte
per me Gesù e Maria a soccorrermi, onde io Possa sostenere il
peso che m2imponelanuova qualità di sacerdote. Si,:Pe-
gate per me, onde io corrispisponda alla grazlia del. Siprore, e non
abbia poi a ricevere quel tewibile castigo, con cui Punisce chi non
sa trafficaree trarre pojitto dalle grazie che Ei. ci concede.
8 Del resto, o carì fratelli, amiamoci ognor'più, Procuriamo
di sopportar, con pazienza, se alle volte qualcuno dei c ~ p a g n i
ci arreca qualche dispiacere; aiutiamoci a vicenda, e rivokiamo
tutti i nostri sJorxì a conseguir quel premio, che il Signore ha P o -
messo ai suoi servi fedeli.
>) ~h s~!formiaumn soolo cuore per Colui che ci cred. Amiamoci
proprk come fratelli; e, per più titoli, noi dobbiamo conderarci
come tali, giacchd non siamo &li dello stesso Padre celeste,
ma siamo pur &li di Don Bosco. E D a Bosco, non fa b k " o
che vef dica, voi ben lo sapete, Don Bosco ci ama qual tenero Padre,
cont&uamente giwno e notte si occupa pel nostro bene; Procuriamo
noidi cowispondere alle paterne m e che c i v a Prodi-
gand,)oo, rricaaimntbainatnod,oploercjoinnilra
nostra
bene la
ubbidienza ed
festa, unitevi
amore.'.'
tutti a me
'e
concordamente gridiamo: - EWIVADON BOSCO! EW'VA IL
NOSTRO CARO PADRE! N.
presente alla dimostrazione anche il.profi Don M
picco, che restò commosso alle parole del nuovo'sacerdot
~ ~stessol giolrno i~l Santo, per dar un. attestato di ri
noscenza ad una nobile famiglia, costituiva il marchese Fass
..
VII - Sale all'altare
83
'e lamarchesa Maria de Maistre, patroni ed eredi dellacappeil&
della Madonna del Rosario nella Chiesa dell'Oratorio.
nobile famiglia aveva formato a Don Rua il pàtrimonio
ecclesiastico; e il conte Rodolfo, in data 31 maggio 1860 .da
Beaumesnil (Francia) ringraziando il Servo di Dio dell'amunzio
'nene ordinazione sacerdotale,e, più ancori, della cara
diaver presente tutta la famiglia de Maistre suoi
an r sacritizi, si rallegrava che (1 il suo ingresso nel ~ a ~uvvet; ~ ~ ~
in tempo dipersecuxione,tempo molto accetteuok al signore,).
uella sera, dopo le preghiere, Don Bosco:narrò alla comu-
un «sogno». Aveva visti tutti quanti gli alunni, seduti a
ttordici tavole, divise in tre gruppi e disposte in :forma.di
grande anfiteatro;.ed aveva osservato che, . quanto più le
ole s'elevavano da terra, tanto più squisito era il cibo e mag-
e la letizia dei commensali, e li aveva ancor.tutti ,quanti
li occhi nel posto preciso 'dove li.aveva scosti; Alla tavola
bassa si mangiava un pane putrido e puzzolente, e mesti
evano ad essa quelli cheerano in peccato. A tutte 1e.altre
ole regnava la letizia, e questa era maggiore e miglior il pane,
an mano che le tavole s'innaizavano; nella più alta avevano
Pane così bello, che Don Bosco non seppe definire...
1 grande Apostolo della gioventù insieme con i giovani
avrà veduto anche i superiori e i pochi salesiani d>allora,
... rnamente intenti ad aiutar gli alunni a raggiungere le ta-
collocate più in alto? Pochi, troppo pochi, eran quelli
sedevmo all'ultima, ed il lamento che uscì dal cuore.di
Bosco chi sa qual eco ebbe nel cuore di Don Rua!
no dieci anni che s'era schierato al fianco di lui I...
dilatarsi l'opera provvidenziale, così umilmente
, chi sa con qualitfervorerinnovò il pro@&ito di
avorare, lavorare p& tener lontana la giov&tb
dei peccato, istruirla .nella religione, innamorafta di
a fu sacerdote, faceva ai giovani 8eII'Oratono del-
Custode queste raccomandazioni: <.Quando stiamo
un nuovo stato di vita, o per iniziare un9i&pTesa
importanza, facciam sempre qualche.atto di religione,
a ad attirarci le benedizioni di Dio, per&, dobbiamo

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84
I - Alla scuola di Don Bosco
p&qadercene, noi siamo esposti a tanti, p&icoli e da noi vagliam
ben poco. e sempre abbiamo bisogno dell'aiuto di Dion. Ed insi-
steva:. :«.Ciascuno.d@weprocurare d i far acpzlisto d i virt&.edi.buone
operee d i perfezionarsi i n quello stato in cui l'haposto il Signore ».
Ora ciò .che:consigliavaagli altri era nella pratica della suavita.
. . Pochi. giorni. prima aveva:.chiesto a . Don .Bosco, con una
letterina in francese, un: consigliQ,u, n ammonimento; un motto,
un pensiero,.da .ritener come norma d'azione nella dignitàche
~
l'attendeva. E Don Bosco in una letterina in lati'n
chiaro e preciso il programma: ..
.. :;(r Tu niegEo di me vedrai top&&Salesiana
dgll'ltalia .e stabilirsiin molte parti del mondo. Sii ~ o m a n oa,b@i
la carità d i . N . S. Gesù Cristo e del Suo Vicario in terra, lacarità
universale; Accogli .generosament
d i tutte. le genti. . : . ~ .:;
o i sospiri e:i palpiti
,.
i . Avrai molto .da Javorare
;Perchi pando
crescm:le rose, crescmo:.anche-le,spinme;a, tu l o sai, solo attra-
verso :il Mar Rosso e il Deserto si arriva.alla.Terra Promessa.
Sojfri.:con. coraggio; ed.anche quaggiù, n o n , t i mancheranno le
consoEazioni,e gli aiuti da parte del Scynore.
..,. .. .
a E p& compiere la .tua missione, segui queste.linee di condotta:
-: esemplarità di vita - somma prudenza - ugual costanza nel
lavoro per.la salvezza delle anime - piena docilità alle ispirazioni
divine-guewa continua.aT d h o n i o-.ferma fiducia in Dio >> ( I ) .
..I1 nuovo levita meditò e compresei salutari ammonimenti,
e .ne fece,il programma della sua vita sacerdotale.
: .. .
IO AIUTANTE DI DON BOSCO
IRETTORE DELLE
1860-1863.
Continuo avanzamento nelle vie della pwfezione. - S i esercita a predi-
- re e si prepara all'esame di confessione. È eletto presidente della
mmissione sorta per annotare le cose più importanti d& vita
- Don Bosco. Direttore spirituale della Società e direttore delle
- le. Attività del Servo di Dio nell'Oratorio dell'Angelo Cu-
- in Vanchiglia. La strenna della Madonna. - Sviluppo
- dell'oratorio. Legge la fomola dei voti alle prinle profesioni.
Dio fu così vivo I'amore alla perfezioni
anni che si venne preparando a'l sacerdqzio e i cin-
salì all'altare, furono ugualmente
innanzi
i agli uomini, avverandosi anche in lui. ciò
Scrittura: a L a strada da' giusti è come Za
vanza, schiakce, finchè 2' giorno fatto ?.. Il
virtù . va cercato nell'esatto adempimento
(1 Tiati alla regola e nmrilmsarti: dss&viEa,
l o Spirito Santo; e con la peifezione,
re, praticando questo consiglio, riuscì

6.10 Page 60

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86
I1 - Primo aiutante di Don Bosco
modello di cristiano, di religioso, di sacerdote, e di religioso
e sacerdote salesiano, e diciam pure la valutazione più nobile
dell'istituzione salesiana.
Del sacerdozio e dei doveri che importa, ancor prima che
salisse l'altare ebbe un'idea altissima; e il rinvio dell'ordinazione
gli dovette tornar caro perchè gli accordò un po' più di tempo
per pregare, meditare e prepararsi meglio all'onorifico peso
che, al dire di S. Giovanni Crisostomo, dovrebbe spaventare
la stessa natura angelica. Già pensava e ripeteva che è dovere
di ogni cristiano il vivere santamente, e che il Signore «esige
una santità maggiwe in colmo che ha destinati in modo particolare
al suo servizio», cioè nei sacerdoti, e che e suo1 far conoscere
la sua santità in coloro che a Lui si accostano e che lo servono da
vicino a. (<Èquesto- diceva ai giovani dell'oratorio dell'Angelo
Custode in Vanchiglia - un pensz'ero che mi fa tremare, o cari
jigli: e quello che più spaventa si è che il Signore tien riserbati
castighi terribili pev quei suoi ministri, che non vivono con quella
santità e non lo servono con quella diligenza che Egli esige>).
Per servir meglio il Signore pose ogni cura nell'abilitarsi
all'esercizio del sacro ministero. Appena ordinato sacerdote,
ebbe l'incarico di tener discorsi e brevi predicazioni in casa e
fuori presso comuni& religiose. Uno degli istituti dove si recò
più volte fu quello delllOpera Barolo, il Rifugio; ed una vecchia
religiosa, che l'ascoltò a quei tempi, ci diceva poco dopo la morte
del Servo di Dio: C All'udir quella parola, già animata da tanto
spirito interiore, cosi efficace nell'inculcare il distacco del mondo,
cosi fatta per raccogliere gli spiriti e trarli a Dio, io diceva tra
me: "Questi k un santo, o tale diventerà certamente ,,I>. Tanta
era l'opportunità degli argomenti e l'assennatezza nell'esporli
secondo la qualità dell'uditorio, e tanto il fervore dell'anima sua.
Con ugual diligenza si preparò al ministero della Confes-
sione. Nella diocesi di Torino, prima d'esservi abilitati, i nuovi
sacerdoti dovevano attendere per un biennio allo studio della
Morale pratica, o Casistica, nel Convitto Ecclesiastico, fondato
dal teol. Guala, santificato dal Beato Cafasso, e diretto allora
dal teol. Felice Golzio. Il Servo di Dio si rallegrava al pensiero
di frequentar quelle lezioni, e serenamente vi rinunciò; perchè
l'enorme lavoro che si veniva accumulando nell'oratorio, fio-
-I Direttore delle scuole ecc.
rente omai di più di circa 500 alunni, obbligò Don Bosco ad
ottenergli di compier quello studio privatamente, sotto il magi-
stero per altro del canonico Giuseppe Zappata, (<uomo dallo
stampo antico, ma dalla mente illuminata e dal gran cuore, cui
la Divina Provvidenza nel secolo passato volle per un lungo
periodo di anni commendate le sorti della Chiesa Torinese » (I).
La grazia che Don Rua ricevette nell'ordinazione sacerdo-
tale e l a cura nel conservarla e farla fruttificare gl'impressero,
oseremmo dire, come un'impronta in tutta la persona che di-
venne sempre più veneranda col volger degli anni; cosicchè
qualunque cosa facesse, con chiunque parlasse, ovunque an-
dasse, tutti ammiravano il Ministro del Signore, raccolto e
disinvolto, modesto e vigilante, attivo e pieno di attenzioni con
ogni sorta di persone, e sempre in unione con Dio.
Anche questo era frutto dello studio del Maestro. Come s'è
accennato, Don Bosco aveva altri figli spirituali che lo guarda-
vano con d e t t o e venerazione devota; ma nessuno l'aveva tolto
a modello di perfezione, come Don Rua. Tutti ammiravano
vive e dolci attrattive della sua paternità, della sua
del suo zelo; ripetevano con entusiasmo le prove fre-
enti del suo contatto col soprannaturale; n'esaltavano lo
viglioso d'iniziativa e la felice riuscita nelle im-
%cili e disparate; mentre Don Rua studiava in
, nè più, n& meno come un'anima parti-
cerca e medita con amore tutto ciò che
di notizie e di scritti intorno a un gran santo
i qui la sua caratteristica d'essere sotto ogni
vero imitatore di Don Bosco, e per la generosità
se a questo studio, e per la fortuna di compierlo
ente sulla persona del Maestro.
non appena fu sacerdote, anche per il ripetersi di fatti
predizioni awerate, rivelazioni di cose occulte,
di cose celesti, guarigioni prodigiose, si venne
per opera sua a concretar l'idea, nata anche in
ti, di stabilire una commissione che registrasse le cose più
portanti della vita del Santo Fondatore: e della commissione
ard. A. Richelmy, nell'elogio funebre di Mons. G . B. Bertagna.

7 Pages 61-70

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7.1 Page 61

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88
II - Primo aiutante di Don Bosco
fecero parte Don Alasonatti, Don Savio, Don Turchi, il Cav.
Oreglia di S. Stefano, e nove chierici, tra cui Cagliero, Fran-
cesia, Durando, Bonetti e Cermti.
Era l'età dell'oro dell'Oratorio. Mentre non pochi alunni,
artigiani e studenti, ((ritraevano la vita di Domenico Savio,
e rinnovavano presso di noi le opere meravigliose ed anche
soprannaturali di quell'angelico nostro compagno ed amico »,
gli altri (1 si amavano come altrettanti fratelli*, e n formavano
un cuor solo ed un'anima sola, per amare Iddio e consolare
Don Bosco i) (I).
Dal '58 al '60 l'Oratorio aveva avuti due superiori propria-
mente detti: il direttore ed il prefetto, Don Bosco e Don
Alasonatti, l'uno e l'altro ispirati alla più grande carità per i
giovani, ma con programma e con cuore diverso. Don Bosco
aveva riservato per sè, insieme con la direzione generale, la
formazione religioso-morale degli alunni, basata sulla carità,
sulla religione e sulla più grande amorevolezza. Don Bosco era
il padre affettuoso e premuroso della grande famiglia: e a Don
Alasonatti aveva affidato la cura materiale dell'istituto, la vigi-
lanza per il buon ordine e l'osservanza della disciplina, e il
richiamo dei trasgressori al dovere. Aumentando il numero dei
ricoverati, aumentava il numero degli imitatori di Savio ed
anche di coloro che avevan bisogno di continua vigilanza e
frequenti ammonimenti.
In aiuto a Don Bosco e a Don Alasonatti c'erano già con
Don Angelo Savio vari chierici, sovraccarichi di lavoro perchè
dovevano studiar per e in pari tempo insegnare, assistere,
od attendere ad altre mansioni nell'istituto; come Francesia,
Cagliero, Bonetti, Ghivarello, Bongiovanni, Pettiva, Durando,
Cermti, Lazzero, Provera, Ruffino Domenico e Garino; tutti,
ad eccezione degli ultimi due, membri nati della nuova Società;
ma il primo nuovo superiore dell'Oratorio fu Don Rua, il quale
e per l'anelito della perfezione e per l'affetto che portava al
Maestro, desideroso di risparmiargli ogni dis
l'occhio aperto su tutti e su tutto.
(I) Cfr.: G. BONLIII:Cinque lurtri di rtoria dell'Oratorio Salenano.
pagina 629.
I - Direttore delle scuole ecc.
89
Direttore spirituale della Società, quindi anche dell'Oratorio,
compiva i doveri inerenti a quest'ufficio con tanta cura e .in
pari tempo con tanta semplici& ed umiltà che nessuno degli
alunni, non conoscendo il nuovo istituto religioso che Don Bosco
veniva formando, lo riguardava con special deferenza; ed agli
occhi della comunità i superiori continuavano ad essere due:
Don Bosco e Don Alasonatti.
E pensare che il Servo di Dio era anche' il direttore delle
scuole, e continuava a prestar sempre più intenso ed edificante
quell'aiuto personale a Don Bosco, per cui era ammirato da
molti. Don Bosco stesso, quando mandava di lontano qualche
comunicazione da fare agli alunni, omai indifferentemente ne
affidava l'incarico a Don Alasonatti o a Don Rua.
Dal giorno che questi fu insignito del carattere sacerdotale,
Don' Bosco pot& dare allJOratorio uno sviluppo straordinario.
Basti il dire che agli esami finali dell'anno scolastico 1860-61,
presieduti dai professori Matteo Picco, Giuseppe Bonzanino,
Carlo Bacchialoni e Tommaso Vallauri, eran 317 gli alunni
interni di ginnasio; e, tra essi, Paolo Albera, Francesco Dal-
mazzo, Giacomo' Costamagna, e ,Giuseppe Fagnano di quinta
ginnasiale, Giuseppe Monateri d i quarta, Cagliero Giuseppe
e Croserio Augusto di terza, Domenico Belmonte e Luigi La-
cagna di seconda, e Giulio Barberis e Giovanni Tamietti di
prima, che si fecero sa1esiani.E salivano a 299 i nuovi accettati
nelr861; a341 nel 1862; a 360 nel 1863. Qual vasta messe per
lo zelo del Servo di Dio!
Nella vita di Don Bosco ci fu anche questo di straordinario,
inviato da Dio per l'educazione cristiana della gioventu,
le preghiere della gioventì~più volte ebbe da Dio prolun-
a la vita. Ciò accadde in forma assai impressionante, quando
wicinava ai cinquant'anni. Annota il chierico Bonetti: « I n
uesti giorni -febbraio 1862 - Don Bosco parla sovente delle
lla povera nostra vita mortale e delle bellezze del
iso; dice che desidera andarvi)), e c h e forse li avrebbe
sto lasciati; ma soggiungeva non temessero perchè chi avrebbe
alta l'eredità, avrebbe continuato, meglio d i -l u i , l'opera del
nore... I suoi anni erano contati, cinquanta- e non di più';
sse ,vissuto ancora, avrebbe dovuto ascriverlo aila buona

7.2 Page 62

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90
-11 Primo aiutante di Don Bosco
condotta e alle preghiere dei figli... E le preghiere dei figli otten-
nero che oltrepassasse i 72!
- Ed ecco il Servo di Dio a capo di una cerimonia solenne!...
((Erail 14 maggio 1862 - scrive il ch. Bonetti e quella
sera, dopo molti desideri, si emisero la prima volta formalmente
i voti di povertà, di castità, di obbedienza, dai vari membri della
Pia Società, novellamente costituita, che avevan compiuto l'anno
[ di noviziato e che a cib si sentivan chiamati. Oh! come bello
sarebbe il descrivere in quali umili modi si compiva questo
atto memorando! Ci trovammo stretti stretti in un'angusta
cameretta, ove non avevamo scanni per sederci. La maggior
parte dei membri si trovava nel fior degli anni, chi nella retto-
rica, chi nel primo e secondo anno di filosofia, alcuni nei primi
corsi di teologia e pochi nei sacri ordini. Qualche laico avrebbe
potuto trarre felici i suoi giorni ne1 seno della propria famiglia!
Un delizioso avvenire ci si parava innanzi; il mondo colle sue
promesse, colle sue lusinghe, a s&c'invitava. Ma avanti gli occhi
nostri stava, sopra un tavolino, fra due ceri accesi, un Croci-
fisso, quasi aspettando l'offerta del nostro cuore, il sacrifrzio
della nostra vita. Sì, Gesù con le sue attrattive celesti a Lui
ci chiamava. Noi formavamo un piccolo gregge, che scompariva
agli occhi del mondo, ed ai più della casa stessa sconosciuto.
Nondimeno questi umili ~rincipii non ci facevan perdere
perdere d'animo; che anzi ci aprivano il cuore alle più alte spe-
ranze, ben sapendo quello che dice l'apostolo Paolo, che Iddio
elegge le cose deboli per abbattere i forti, le stolte per con-
fondere le sapienti, le ignobili e le spregevoli e quelle che non
sono per distruggere quelle che sono. Facemmo dunque in
numero di 22, non compreso Don Bosco, che in mezzo a noi
stava inginocchiato presso il tavolino su cui era il Crocifisso,
i nostri voti secondo il Regolamento. Essendo in molti, ripete-
vamo insieme la formula a mano a mano che Don Rua la leg-
geva t).
Altra volta, giovane chierico, il Servo di Dio s'era inginoc-
chiato allo stesso fine innanzi al nostro Santo Fondatore ed
ora, giovane sacerdote, tornava a ripetere lo stesso atto devoto;
la prima volta da solo, ora circondato dal primo gruppo di
confratelli, che ripetevano con lui le sante promesse d'osservare
-I Direttore delle s a l e ecc.
9'
i consigli evangelici in conformità delle regole del nuovo Isti-
tuto. Due date memorande, che ricorderanno sempre il suo
primato nell'osservanza salesiana.
Intanto continuava a dirigere l'Oratorio dell'Angelo Cu-
stode in Vanchiglia; e benchè tenesse per s8 il titolo di vice-
rettore, volendo con umile deferenza riservato quello di rettore
al teol. Roberto Murialdo che proseguiva a prestarvi I'o~erasua.
con quale attività e con quanto-senno continuava a disimpegnar
aiiell'ufficio!
~~
~
Docile ad ogni consiglio di Don Bosco da tempo aveva preso
ad annotare quanto gli pareva degno d'essere ricordato per
rendere più proficua l'opera sua nell'Oratorio. n Un giorno,
nel cortile, attesta il prof. Fabre, il ch. Rua mi fa cenno di acco-
starmi e mi dice: -Vai su in camera mia, e mi porti giù la man-
tellina ed il cappello, chè debbo uscire per ordine di Don Bosco;
- e mi diede la chiave. Salito su per l'antica scaletta, erta an-
zichenò, che conduceva alla stanza del prefetto al primo piano,
a quella di Don Bosco al secondo, e alle stanze-soffitte di vari
chierici e maestri al terzo, trovai la stanzetta di lui, .non modesta
solamente, ma poverissima addirittura, e curioso per natura,
come tutti i ragazzi, gittai l'occhio sopra un quaderno aperto
sopra un tavolinetto di pioppo naturale, che sosteneva la scansia
dei pochi libri di uso personale del futuro Rettor Maggiore
dei Salesiani. Vedo che erano appunti di osservazioni sull'anda-
mento dell'oratorio festivo dell'Angelo Custode in Vanchiglia,
di cui aveva la direzione. La fretta mi fece scappar via dopo
aver fette poche righe, ma la curiosi& mi spinse a spiare altre
occasioni di essere dal chierico Rua mandato nella sua camera,
così due o tre volte ancora potei leggere su quel quaderno
rezioso, dal quale imparai ad ammirare in lui lo zelo, l'acume,
a bontà grande, che lo facevano conoscere fin d'allora prede-
tinato alla missione di educare i fanciulli, specialmentei più
efrattari, i più impreparati, ad acco-liere e fecondare il buon
eme che egli avrebbe gettato nelle an9ime loro o. Quegli appunti
parte esistono ancora e son pieni di senno e riflessione; e
abbiamo anche degli altri, e precisamente di quegli anni,
danno anch'essi una ricca testimonianza del fine criterio e
110 zelo ardentissimo di Don Rua.
.
~

7.3 Page 63

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92
11 - Primo aiutante di Don Bosco
Sono appunti di esordi e conclusioni delle istruzioni, che te-
neva la domenica sulla Stma Sacra. Quelle pagine formano una
raccolta di pensieri religiosi e morali, semplici ed attraenti per
la forma disinvolta e per la sostanza. Dominanti sono i pensieri
della preziosità dell'anima e del tempo; della bontà del Signore,
della riconoscenza che gli dobbiamo, della felicità che si gode
nel suo santo servizio, delle preziose facoltà che ci ha date e
deli'obbligo di esercitarle; della pietà vera e dei suoi vantaggi;
del dovere comune a tutti di perfezionarci nello stato dove Dio
ci ha collocati; della malignità del demonio e della necessità
di fuggire ogni suo alleato; della mortificazione necessaria anche
ai giovani; dell'amore pratico che si ha da portare al prossimo,
e della carità che anche i giovani poveri possono e devono prati-
care; del profitto che fa chi si studia di copiare il bene ovunque
lo vede; di non giudicar mai il prossimo e di non interpretar
male le azioni altrui; del dovere di perdonare a chi ci offende;
della meravigliosa efficacia delle tribolazioni e delle disgrazie
per far rientrare i peccatori in stessi; dei doveri dei giovani
verso i genitori ed i superiori, e del bisogno che hanno di do-
mandar consiglio, e dell'ubbidienza che devono a chi li ammo-
nisce per il loro bene..., e simili.
I1Servo di Dio soleva adattar la parola agli uditori. Nell'Ora-
torio dell'Angelo Custode in Vanchiglia parlava a poveri ra-
gazzi, non tanto istruiti nelle verità della fede, e a pochi popolani
che vi accorrevano a salti, più per curiosità che per divozione;
ed egli, pur continuando il racconto della Storia Sacra, sapeva
dare, ad ogni narrazione, l'efficacia d'una profonda meditazione
che lasciava un'impressione salutare.
Una delle raccomandazioni frequenti era il pensiero di Dio,
a1 quale voleva associato quello del timor santo che dobbiamo
avere di Lui e della venerazione e della lode al suo Santo Nome.
Un'altra era quella dell'anima molto più preziosa del corpo,
quindi prima nostra cura dev'essere di tenerla lontana da ogni
occasione del peccato. Altre raccomandazioni ed istmzioni
insistenti erano sulle vie della Divina Provvidenza, la quale
dispone che la nostra vita sia un'alternativa di gioie e di dolori,
per cui è una lotta non solo per i peccatori ma anche per i giusti,
con fatali conseguenze per chi manca di corrispondere alla
I - Direttore delle scuole ecc.
grazia divina. E le svolgeva con tanta saviezza .ed opportunità
di pensiero, e semplici paragoni e raffronti.popolari che godeva
l'attenzione :generale.
: -. Nel :recarsi all'Oratorio dell'Ange10: custode, n&.più
meno come quando aveva la..responsabilità . dell'Oratorio . di
aI.ritorno,nél' tragitto dayanchiglia a Valdocco,,sovent~.invi-
tava i giovani suoi cooperatori a recitareilS. Rosario. AWe:
niva:'qualche volta:che il giovane IFd, :sentendosi, stanco,; di-
ceva al S e 6 0di Dio di non farlo più :pr.egaie;e Don'Rua con
nel piatto di Fea.
' . Anche il ch. Ballesio, ricordava le attenzioni che gli usava
il.:Servodi Dio, nella stagione invernale,.quando dopo if.fmga-
lissimo pranzo preparato dal portinaio -voleva .che.si fermasse
esio - si partiva presto da Valdocco, e si giungeva in Van-
o. Si stava tutto il mattino, o in chiesa, o nel
i, al passo volante, all'altalena, all'e corse, ai
nostro Oratorio a mezzogiorno. I giovani
ci accompagnavano, attorniavano Don Rua, lo tiravano per le
braccia e per la veste; e di mano in mano che per istrada si
giungeva all'altezza delle loro case, gridavano: - Ceueja! ce-

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94
-II P h o aiutante di D a Bosco
r q a , Don Rua! ( I ) - e ci lasciavano; e noi giungevamo in
Valdocco ad ora tarda, e si mangiava alla bell'e meglio!
1) E poi? E poi si ripartiva per Vanchiglia, e si stava tutto
il giorno in esercizio, come al mattino; mandava magari me a
riposare un poco, ma per lui era nulla. Tra le brevi funzioni
religiose v'era il catechismo e la predica; e Don Rua senz'essere
oratore, predicava con tanta chiarezza di dottrina e con tanta
unzione che io udivo spesso gli uomini esclamare: - Che prete!
che predicar
1) Alla sera, a notte, si ritornava accompagnati, salutati e
lasciati dai giovani, come a mezzodì; si arrivava tardi di nuovo
e si cenava, come s'era pranzato; poi ci ritiravamo. E Don Rua
andava forse a riposo? pregava, ed anche studiava, ed al mattino
era su per tempissimo. E così era nel rimanente la sua vita,
sempre laboriosa, ed egli sempre lieto)).
L'Oratorio di Vanchiglia era un campo più difficile di quelli
di Valdocco e di Porta Nuova, ed esigeva capacità ed abnega-
zione non comune in chi vi lavorava; e dal '60 al '63 Don Bosco
pot& rallegrarsi di vedervi maturare i primi frutti. Lo stesso
Arcivescovo Mons. Fransoni, nell'ottobre del 1861, scrivendo
a Don Bosco si congratulava per il miglioramento al quale si
awiava quell'Oratorio:
e Mi è riuscito di vera consolazione quanto nella sua lettera
del q ottobre mi ha significato riguardo al prospero andamento
dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, in tutte le sue ramifi-
cazioni. Consolante & pure la sua relazione per l'oratorio di
S. Luigi, e se non è allo stesso grado pur quella dell'Angelo
Custode, parmi però che lo sia abbastanza pel miglioramento
che vi si scorge dopo che ne prese la direzione Don Rua. Ne
sia benedetto il Signore! I).
(I) @Addio,addio, Don Rua! o.
I1
DIRETTORE DEL PRIMO COLLEGI
1863-1865.
to direttore del primo collegio aperto a Mirabello Monferrato.
. -. Riceve da Don Bosco dettagliare norme d i direzione. - È voce
- di tutti: «Don Rua a iMi7a6ello è come Don Bosco all'Oratoriol n.
. - . S i sente inorgoglire per i lieti successi e lo conjida a Don Bosco.
le parole di San Bernardo: « Unde venis,
-?n. Altre raccomandazioni. - Cure paterne
- - Santi conigli agli alunni. Le nparoline all'orec-
- n stesso. - Martire del lavoro. Spirito di mortifi-
- me. Per il bene spirituale della popolazione di Mirabello. -
. 'catezze paterne - Con le spine molte rose... molte vocazioni
bilite le basi della nuova Società, Don Bosco per am-
'azione decise di aprir un collegio a Mira-
, sui primi gradini delle colline di Lu,
Ivatore, a 14 chilometri da Casale e 18
essere stato a S. Ignazio per gli esercizi
cava a Biella e saliva al Santuario d'Oropa per
'lire ai piedi della Madonna il personale per il nuovo col-
. Da Biella andò a Montemagno a predicar un triduo in
ta dell'Assunta; e la vigilia lo raggiunse
per aiutarlo nell'ascoltare le confessioni; e il Maestro
l'aveva destinato direttore del nuovo collegio.
1 giovane direttore si portò a Mirabello il 12 ottobre in-
e con. la mamma, rinnovando la ,scena del 3 novembre

7.5 Page 65

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96
II - Perno aiutante di Don Bosco
1846, quando dai Becchi di Castelnuovo d'Asti recavasi con
Don Bosco a Torino "Mamma Margherita,, per sacrificarsi a
vantaggio dei giovani dell'Oratorio. Anche Giovanna Rua seguì
il figlio per esser la buona massaia del collegio e prestar cure
materne ai più piccoli dei nuovi alunni.
I1 collegio si aperse il 20 ottobre, e col consenso e la bene-
dizione di Mons. di Calabiana, Vescovo di Casale e poi Arci-
vescovo di Milano, prese il nome di Piccolo Seminario d i S . Carlo.
E realmente, con la grazia di Dio, fu si grande il numero degli
alunni del Piccolo Seminario che abbracciarono lo stato eccle-
siastico, che i1,Seminaiio Vescovile di Casal6,il quale aveva
appena una ventina di chierici, in breve ne potè aver centoventil
I1Servo di Dio vi restb dall'ottobre del 1863 al settembre
1865, due anni, che resero più manifesto il valore dell'anima
sua. Don Bosco. gli fe' avere le norme da.seguire, in quattropa-
gine di largo formato, che fui
Servo di Dio. Anche Rettor Maggio
gli occhi, tenendole. appese,: inquadr
divano della stanza. I1 foglio. esordi
(1 A l suo amatissimo figlio Don
Giovanni, salute nel Signore.
a Poichè la Divina Provvidenza dispose di poter aprireuna
casa, destinata a promuovere i1 bene della gioventù, in.Mirabello,
ho pensato tornare a maggiw gloria di Dio il fidante a te IQ di-
rezione. M a siccome non posso
dirti, o meglio r@etepti pelle cose,
praticarsi, così stimo farti cosa
visi, Che potranno. serujrs di n
voce di tenero padre, che apre
figliuoli.'Ricewili adunque, scritti di mia
l'afletto che ti porto, e come atto estimo
chetuguadajpi molte anime al Signore...
E g l i tracciaka alcune norme sa
stesso, con glialunni, e con gli esterni,
e osservate guadagnarono' a D
universale; e ne giunse entu
: : «Don Rua - annotava
a Mirabello si diporta come Do

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-II Direttore del primo Collegio
97
niato dai giovani, attratti dalla sua amafiilitù, e anche perchè
loro racconta sempre cose nuove. Sul principio dell'anno scolastico
raccomandd ai maestri che non fossero per allora troppo esigenti,
che non pigliassero a sgridare gli alunni per qualche loro negligmxa
o vivacità, ma che tollerassero molto. A l dopo pranzo fa anch'egli
ricreazione sempre in mezzo ai giovani, giocando o cantando
Ed era l'unico sacerdote! Per le confessioni, benchè per il
suo fare santamente
i più desiderassero confessarsi da
lui, egli per dar ampia libertà a tutti s i faceva regolarniente
aiutare da un prete del luogo, Don Giuseppe Ricaldone. Ma
l'istmzione religiosa e la vigilanza sul profitto individuale erano
interamente a suo carico. a - continua. la cronaca - nelle
feste predica due volte. A1 mattino racconta la Storia Sacra e
alla sera spiega le virtù teologali. ì 2 da notare che allorquando
alla sera parla aigiovani, si esprime in modo sempre faceto e ilare n.
Pochi, come il Servo di Dio, sentirono la responsabilità
dell'autorità e l'obbligo di adattare il proprio carattere alle esi-
genze della carica rivestita. Dal momento che fu direttore
egli comprese che per attenersi al sistema educativo di Don
Bosco doveva avere non solo l'occhio vigilante per I'osser-
anza del regolamento, ma anche il gran cuore che s'interes-
di tutti qual tenero padre.
d aiutanti aveva quasi dei coetanei. Do'n Provera contava
i, cio&uno più di lui, Don Bonetti 25, e i chierici Bel-
, Cerruti, e Albera erano attorno la ventina. E tutti eran
cordi nel dire che il Piccolo Seminario era un altro Oratorio,
vi regnava la stessa fraternità, lo stesso spirito di famiglia,
tessa ampia e serena letizia, perchè Don Rua era un altro
Servo di Dio sentiva e vedeva la soddisfazione generale:
rendogli d'esserne troppo contento, non si limitò « a ri-
e con fiducia alla V+ne in questo bisogno dell'anima sua »,
i affrettò anche a comunicare a Don Bosco che sentiva
troppa compiacenza nel veder come andavano le cose,
ne provava un po' di turbamento. È proprio del terzo
acchè era a Mirabello, quest'intimo bagliore dell'ani-
ebbene .ardesse di zelo per la gloria ?i 'Dio e af-

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98
II - P~.imoaiutafate di Don Bmco
fetta per Don Bosco, il giovane sacerdote restò turbato per
l'esito consolante delle prime prove. E questo turbamento venne
forse ad accrescerlo un invito del Regio Provveditore agli
Studi, il quale, venuto a conoscenza del suo valore didattico,
gli offriva una cattedra a Susa, in quel ginnasio govèrnativo.
Anche di questo informb Don Bosco, il quale 1'8 dicembre
pmdentemente gli scriveva:
a Don Rua carissimo, rispondi al Provveditore che lo rin-
grazi di cuore; ma che avendo accettato l'incarico di diret-
tore del Piccolo Seminario Vescouile, proposto dal Vescovo
[della diocesi di Casale], non sei più libero, almeno per ora,
di accettare l'onorevole incarico che ti propone.
)) In quanto alla Sup. [cioè alla superbia], s rendi la medi-
cina di S. Bernardo, che dice: Uade vmès, quid agis, quo vadG?
Queste parole, pesate nella mente umana, possono ~rodurre,
come nel passato, grandi santi.
s I n questa bella solennità di Maria Immacolata ho pre-
gato per te e per i tuoi figliuoli, e spero che la Santa .Vergine
li conserverà sempre sotto alla santa ed efficace di Lei prote-
zione. Dio benedica te, mio caro Rua, benedica tua madre,
casa Provera e tutti i tuoi figliuoli. Amen.
i) Scriverb presto qualche lettera, in cui voglio notare tutto
quello che ho veduto nelle varie mie visite che ho fatto colla
mente, in varie epoche della settimana ed in ore diverse del
giorno >>.
Il nostro Santo Fondatore ebbe da Dio anche il dono di
veder di lontano ciò che facevano i suoi figli. Da S. Ignazio
sopra Lanzo più volte aveva veduto compiersi mancanze, di
cui i superiori non s'erano accorti; e Don Rua stesso
comunicato agli alunni una lettera in proposito. Ora '
si ripeteva. In data 30 dicembre 1 8 6 ~c, ome aveva pro
scriveva agli amati su~fgliuolidel Piccolo Seminario di S.
in Mirabello oer rineraziarli dell'affetto che portavano a
Rua e agli al& superiori, e per additare ad-essi insieme
bene gli inconvenienti che aveva veduto tra loro, ti essendo
volte andato a vederli con lo sp&to ».Edaggiungeva le racc
mandazioni- della fuga dell'oxio; della frequente Comunion
della &ozione efrequente ricorso a Maria Santissima: (i Crede
II - Direttore del primo Collegio
99
o miei cari fgliuoli io penso di non dir troppo asserendo che la
frepuente Comunione è ?ma graade colonna, sopra di cui poggia
suonprpaolcouidpeolgmgioandEo'a; ltrloa pdoilvoo.zQiounienddei ldlaicoMaadDononnaRduala, acgolilmalntari,
superiori, maestri, assistenti, ai giovani tutti, di raccoman-
dare, praticare, predicare, insistere, con tutti gli sforzi della
carità di Gesù Cristo, affinchè non siano mai dimenticati
questi tre ricordi, che io vi mando a maggior gloria di Dio
e bene delle vostre anime, tanto care al Nostro Signor Gesù
I1 giovane direttore lesse e rilesse la lettera, la commentò
in pubblico e in privato, e se ne valse meravigliosamente, fa-
cendo fiorir nell'istituto lo studio e la pietà mercè le due grandi
divozioni, fin d'allora caratteristiche tra i figli di Don Bosco,
l'amore a Gesù Sacramentato e la divozionc a Maria Santis-
sima. Le solennità patronali di S. Carlo e di S. Luigi, le feste
e le novene della Madonna, il mese di maggio e M e le pnmane
solennità liturgiche dell'anno ecclesiastico erano caratterizzate
da una frequenza generale alla S. Comunione.
Don Bosco lo sosteneva con la preghiera, con il consiglio,
e con l'inculcare ai confratelli d'esser tutti solidali nell'aiutare
st'appoggio morale univa quello delle visite
roducevan sempre tra gli alunni l'effetto più
confratelli raddoppiavano l'entusiasmo per la
'ssNioenllee endourcmaetivina.viategli per iscritto gli aveva raccomandato
erne per i confratelli: (i Procura che a i maestri
... quanto d loro necessario pel vitto e pel riposo.
lorofatiche Procura di parlare spesso cm loro,
O simultaneamente; osserva se non hanno troppe
mancano abiti, libri; se hanno qualche pena
nosciuto qualche bisogno, fa' quanto p u a per
i ricordi dava in quel giorno agli allievi dell'Oratorio: a Maria
a mundi, e il SS. Sacramento, Pani* vitae, sono le due colonne
nte SosteIIgono il mondo; se non fosse di Maria SS. e d$ SS. Sa-
... a quwt'ora ii mondo sarebbe già rovinato Se poi volete, che vi
... ca una cosa da fuggire, essa è I'ozioI o.

7.8 Page 68

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100
-II Primo aiutante di Don Bosco
E i confratelli rendevano omaggio alla paternità del gio-
- vane direttore. (iInvitato da lui, d'intesa con Don Bosco, -
attesta Don Cermti a seguirlo a Mirabello, quale insegnante
e poi direttore degli studi, se fu per me uno schianto il lasciar
Don Bosco, questo dolcissimo fra i padri, che io amava più
di me stesso, il mio schianto veniva temprato dall'avere nel
nuovo superiore il ritratto, l'immagine del padre. Ricordo
ancora quei due anni della direzione di Don Rua a Mirabello;
ricordo quella sua operosità instancabile, quella sua pmdenza
così fine e delicata di governo, quel suo zelo pel bene non solo
religioso e morale, ma intellettuale e fisico, dei confratelli e
dei giovani a lui affidati. Ho viva tuttora nell'animo quella
carità, non dirò paterna, ma materna, con cui mi sorresse,
quando nel maggio 1865 caddi gravemente ammalato 8.
Don Bosco gli tracciò pure il modo di trattar con gli alunni:
(1 Studia di farti amare prima di farti temere; nel comandare e
correggere fa' sempre conoscere che tu desideri il bene, e non mai
il tuo capriccio. Tollera ogni cosa, quando si tratta d'impedire il
peccato; ogni tuo sforzo sia diretto al bene delle anime dei gio-
vanetti a te ajidati...
i) Fa' quanto puoi per passar in mezzo ai giovani tutto il
tempo della ricreazione, e procura di dire all'orecchio qualche
affettuosa parola cbe tu sai, di mano in mano si presenta l'occa-
sione e tu ne scorgerai il bisogno. Qutsto k il gran segreto per ren-
derti padrone dei cuori! i).
E in un quadernetto del Servo di Dio, del 1863, insieme
con una (1 nora di libri di lettura amena, adattati ai giovani)),
abbiamo alcuni appunti di (r argomenti da trattarsi alla sera))
nel sermoncino solito a tenersi nelle case salesiane dal direttore
alla comunità dopo la recita delle preghiere, ed insieme al-
cune (1 cose da suggerirsi segretamente ai giovani per infervorarli >).
Quest'ultime sono un saggio breve, ma espressivo, delle ardenti
scintille che lanciava nel cuore degli alunni nel momento più
acconcio, durante le ricreazioni, con una parola all'orecchio.
<I Sei in buona età per fare molte opere buone; guarda di ap-
profittarne )>.
« Voglio farti un regalo; dimmi tu che cosa zuoi!... Ma, inten-
diamoci, io desidero che tu mi prenda due optime nello studio».
I l - Direttore del primo Collegio
-(<Fammui n regalo. - E quale? - Regalami la tua testa,
onde possa farne un'offerta al Signore! >>.
u Siamo amici? - S i . - Ebbene, fammi un piacere: domani
on lasciarti trasportare dalla collera. - Oppure: Domani fa'
ene i tuoi doveri: prendimi un dieci di lezione e fai bene i
(1 Quando vuoi che facciamo insieme una ribatta? [un'allegra
merenda]. - Quando che sia. - Ma, intendiamoci, io intendo
una ribatta spirituale. - Bene! - Allora prepàrati; il tal giorno
verrai, farai una buona confessione generale: io ti aiuta;, e voglio
che aggiustiamo proprio bene le cose col Signore I).
(1 Aiutami in un'impresa, che ho per le mani: voglio rompere
interamente le corna al demonio; aiutami anche tu a far buoni
(iProcura dipassar bene questo mese colfarepiù spesso la S. Co-
vuoi fare una cosa che vada ancor meglio, procura
mpagno nelle tue opere buone: se non trovi un com-
un discolo, per esempio il tale, e colle tue cor-
ontinuo raccoman-
na o durante il
lche fatto edifi-
gruppo di alunni.
on Bosco gli aveva date anche delle norme per s&: A (i te
mando di evitare le mortijìcazioni nel cibo, e, in ciascuna

7.9 Page 69

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- ---
107.
II - Primo aiutante di Don BOSCO
di ,ton fure meno di sei ore di riposo. Questo è necessario
per commare la sanità e promuovere il bene delle anime)).
<iNon mortificazioui ne1 cibo, e non meno di sei ore di ri-
poso >): era la norma che, in via ordinaria, Don BOSCO riteneva
anche per SA, perchè era convinto e lo diceva: u Uno vale uno,
e non deve logorarsi la salute col troppo lavoro»; ma Don Rua
affermava che il nostro Santo Fondatore era mortificatissimo
,,che nel cibo e, assai di frequente, passava le notti intere a
tavolino a lavorare. ~d altrettanto faceva egli pure a Mirabello.
casa Provera si vedeva la finestra della sua camera; e quei
cari amici si lagnavan con Don Bosco di vederla, troppo spesso,
illuminata a notte alta e talora sino al mattino...
mancava di mortificarsi in altre guise. Come Don Bosco,
ripeteva egli pure: <i Non grandi penitaze, non troppo gravi
morti&azioni, perchè salute efmza san necessarie per far del bene,
- bisogna pur fare qualche cosa per meritarsi il paradiso)).
<<Eraandato a Mirabello narra Don Celestino Durando
- con Picco e Bonzanino, per dare gli esami finali. Non
essendovi camere a sufficienza,si dispose che io avessi la ca-
mera stessa di Don Rua. E quella sera m'ero già chiuso in ca-
mera, e stavo per mettermi a letto quando sento bussare 1%-
gemente alla porta, e chiamarmi a nome. Apro, e mi trovo in
faccia a lui che veniva tutto turbato a chiedermi scusa. Sapete
di che? sotto le lenzuola c'era -un duro asse, che dalla testa
andava sino ai piedi. Per questo confuso egli tornava in camera...
n-
,) -
Ho dimenticato una cosa...
3,si, poveretto, conosco
benissimo,
ciò
che
tu
hai
dimenticato. Ma son cose da farsi? 10 sa Don Bosco?
- ,)
mica niente, sai!... E . poi non lo faccio sempre.
)) Questa pietosa scena mi confermò nell'opinione
Don Rua sapeva fare delle penitenze anche più di quel1
si vedevano ».
A quando a quando veniva a Torino per brevi ore,
aveva tempo di andar a trovare i fratelli; e questi se ne
vano. Pietro non era ancor contento della carriera C
scelto, e ciò era una spina assai pungente per il Servo
che nutriva tanto affetto per i parenti, ai quali avrebb
fare il maggior bene, specialmente spirituale.
11 - Direttore del primo Collegio
'03
Nella sua carità e mercè il prestigio che godeva presso la
popolazione, s'interessava anche della vita spirituale del paese,
dando al parroco il miglior aiuto che gli era possibile. Quando
5'i~auguraronoi restauri e gli ampliamenti della chiesa parrocL
chiale, tenne il. discorso di circostanza, e cara fu l'impressione
a nwva divozione e nuove
si fermò a parlar della preghiera, la
quale, <(peressere esaz~ditadeve innalzarsi e volar fino a l trono
di Dio)); e <(pervolare al trono di Dio ha bisogno delle ali: e
sapete quali san le a l 2 Sono due specialmente, la fede e le opere
, spero che vi sarà; ma non fate volare
a con un'ala sola; aggiungete anche l'altra delle
Un altro rilievo che ci farà meglio comprendere il valore
dell'azione svolta dal Servo di Dio a Mirabello è quello delle
difficoltà che dovette vincere per la condotta di alcuni alunni,
intollerabili in un istituto salesiano. Alcuni, conquistati dallo
zelo e dalla sua ardente carità, presero una buona piega;
altri no; e in una lettera egli diceva a Don Provera, ex-
fetto di Mirabello: u Se sapessi! quest'amo [1865] si 6
le più buone. I giovani P.....,B.....,
più nel Piccolo Seminario; ogni giorno ci rac-
Carlo che ne allontani i lupi, o li faccia con-
rlo sembra proprio che se ne prenda
rarono certi irriducibili,
O, il Signore gli donò anche
nni del biennio del suo
rettorato di Mirabello, un bel numero salì al sacerdozio, e
nelle passeggiate autunnali. Accettato all'Oratorio, dopo
Vescovo Missionario scappava e tornava
se. Ricondotto dai parenti a Torino, Don Bosco, che ne
intuito le rare doti, lo riaccettb dicendo: - C'è della
stoffa, vedrete! - C'era stoffa da vescovo: e restò all'Ora-

7.10 Page 70

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'04
-I I Primo aiutante di Don Bosco
torio tre anni, h c h è il 20 luglio 1865 passò a Mirabello. L'indole
sua, pronta ed ardente, aveva bisogno d'un ultimo tocco
per perfezionarsi e l'ebbe da Don Rua presso cui passò buona
parte delle vacanze, e bastò per orientarlo ed incamminarlo
verso il nuovo genere di vita, che l'anno dopo, scolaro del chie-
rico Albera, generosamente abbracciò vestendo l'abito eccle-
siastico nella Societa Salesiana. Fu tale il benefico influsso che
l'anima di Don Rua esercitò sull'ardente giovane monferrino,
che questi, in ricambio, gli professò special riconoscenza per
tutta la vita.
111
PREFETTO DELLA SOCIETA
E DELL'ORATORIO
- il primo pronuncia i voti perpetui. Assidue cure per migliorare
- l'amministrazione e la disnplina dell'Oratorio. Conferenze set-
- timanali. - Altre incombenze. - Come e dove lavorava, Il suo
- era una scuola di povertà e di economia. D o n Bosco
assentarsi frequentemente dall'Oratorio, perchè Don Rua lo
lUce a perfezione. - Splendidi elogi del Servo di Dio. - S'a?nmala
ravemente di peritonite, e contro il parere dei medici guarisce. -
- dinamento della disciplina dell'Oratorio. - Approvata la Società
ua è il przmo maestro dei novizi. - Nel lavoro più intenso.
- di perdere Don Bosco, e generosi olocausti per la
Cresce il lavoro del Servo di Dio. Le sue solleci-
- a osservanza della disnplina non lo rendono sim-
Don Cagliero espone le difioltà a Don Bosco, e
on Bosco Io nomina vice-direttore.
orni quelli di Don Bosco nell'estate del 1865.
suoi sacerdoti cadevano ammalati. Don Ruffino
' un nuovo Collegio, aperto a Lanzo Torinese, mo-
glio; Don Alasonatti stava per tenergli dietro; tre
poca speranza di guarigione. Don Bosco sentì tutto
la prova, ed anche Don Rua soffriva per l'angustia
re. ma pieno di fiducia nell'assistenza divina, scri-

8 Pages 71-80

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8.1 Page 71

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106
- II Primo aiutante di Don Bosco
veva a Don Provera: «L'Oratorio in questi ultimi mesi, bisog~za
dirlo, ebbe ed ha a sostenere terribili prove; bisogna, o caro Don
Francesco,che ci uniamo a pregare, che riponiamo in Dio la nostra
cafidmza. Diceva il Signore agli Apostoli e discepoli, parlando
del tempo di gravi disgrazie: Levate capita vestra, quoniam ad-
propinquat redemptio vestra. Chi sa che non sia questo il tempo
in cuiil Signore prepari qaalche grande consolazione?)).
E non mancavano, proprio di quei giorni, le benedizioni
del Cielo. Don Bosco, che si diceva aiia fine, compiuti i cin-
quant'anni, si rimetteva in piena salute; la Società andava
acquistando nuovi membri; il numero dei giovani ricoverati
nell'Oratorio superava i settecento; le pareti del Santuario di
ivlaria Ausiliatrice s'alzavano senz'interruzione e alla fin del-
l'anno giungevano al tetto ed ogni pietra era una grazia della
lqadonna, perche tutte provviste con offerte di riconoscenza
per favori da Lei ricevuti.
~~~d~ cadde malato ;Don Alasonatti, Don Bosco vide
che non poteva restar solo alla direzionedell'Oratorio; aveva
bisogno di un uomo, il quale comprendendo pienamente le
sue idee generosamente lo coadiuvasse; e questi era Don Rua.
11 primo accenno alla probabilità d'un richiamo a Torino
gliela fece i1 giorno della posa della prima pietra del Santuario
di ]Maria Ausiliatrice; ed ai primi di settembre, a Montemagno,
dove l'aveva chiamato ad aiutarlo durante un triduo che tenne
alla
glie ne die' l'annunzio. Era venuto il tempo
che doveva yare a metà,,.
11 pio ~0~ Alasonatti, dopo aver inutilmente cercato sol-
lievo al male che lo tormentava, si andava preparando allamorte,
e
BOSCO mandò a chiamare Don Rua. Questi stava ordi-
nando il collegio pel nuovo anno scolastico, quando Don Pro-
vera tornando da Torino gli disse:
- Don Bosco ti aspetta ali'oratorio.
E
Rua che stava scrivendo, senza fargli alcuna inte
gazione s'alza, prende il breviario, e: - Son pronto! - dis
e parti. Un'ubbidienza così pronta era un gran sacrificio
per lui, che amava tanto gli alunni; ma giunse a11'0
con aspetto così disinvolto, che si sarebbe detto che non
avesse costato nulla lasciare il cbllegio, dove aveva tracc0
~ ~-..-,-:.- - e~-.= =~= ~ < . , .
.. .-<*. .~-
III - Preftto della Società ecc.
107
due anni, amato e stimato universalmente. E si mise al tavolo
di Don Alasonatti a lavorare, calmo, silenzioso, sull>ormedel
Per 10 sviluppo che l'oratorio continuava a prendere di
giorno ir~giorno, s'imponeva un riordinamento nella
disciplinare e amministrativa; ma Don Alasonatti era ancor
vivo e Don Rua si guardb dal dare anche ,indirettamente il
minimo dispiacere all'ottimo sacerdote che per
B~~~~
aveva fatto tanti sacrifici, e continub a lavorare come se fosse
un semplice suo supplente, o rappresentante. « Tutto come
motto, com'era la raccomandazione di
(( Qualcuno se ne stupiva, e quasi quasi - dice ~0~ pran-
esia- se ne rammaricava con lui che non voleva disfar questo
rowedere a quello, talchè il suo ritorno aII'Oratorio parve
i una disillusione, perchè molti si aspettavano che osasse
riforme, desiderosi di seguirlo nell'opera che, se non stol-
eno coraggiosamente proponevano. <<Choesasse!,,
egli sì, osò; cioè osò opporsi con pm-
e dir loro che c'era chi pensava, e questi
0, e che a Don Bosco eran necessari figli docili e
Don Alasonatti, dopo aver ricevuto la
oscimento del culto prestato a6 immemoral>ili
no Testa, religioso Agostiniano e suo con&-
0, per cui s'era tanto interessato, volava al Paradiso! E
dello stesso mese, radunato il Capitolo della Società,
tto Generale Don Rua.
anda si svolse pochi giorni dopo, la sera
5 , nell'anticamera del Santo. Alla pre-
di quanti avevan dato il nome alla Societa, nove di essi
sacerdoti, due chierici, e due laici] si prostravano ai
1 Fondatore per professare i voti perpetui. Primo di
e le professioni, Don Bosco tenne un discorsetto,
ciò che aveva premesso, che nessun facesse i voti
Don ilfichele RU, psg. 73.

8.2 Page 72

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108
-II Primo aiutante di Don Bosco
per piacere al Superiore o per qualche fine umano e nemmeno
per essere utile alla Società, ma unicamente per salvare l'anima
sua e con la grazia di Dio molte altre. E questo era il fine
di Don Rua alla sequela di Don Bosco.
La professione perpetua rese piiì forte nel cuor suo il desi-
derio della perfezione; e col vigilare per l'osservanza d'ogni re-
gola e comando e desiderio del Maestro, con l a s u a diligenza
abituale prese a disimpegnare il duplice ufficio di prefetto
dell'oratorio e della Pia Società. Se questo fin d'allora ri-
chiedeva un'alta vigilanza sull'andamento amministrativo delle
case filiali e sulla condotta dei confratelli, il primo esigeva una
virtù non comune.
Al prefetto, o vice-direttore delle case salesiane, secondo
le direttive di Don Bosco, è affidata la parte materiale dell'isti-
tuto, la disciplina generale degli alunni e, d'accordo col consi-
gliere scolastico e col catechista, la vigilanza sugli insegnanti
e sugli assistenti a tutela dell'osservanza del regolamento. A
così delicate mansioni per Don Rua ne andavano congiunte
delle altre: la cura diretta degli artigiani che non avevan ancora
$uperiori propri che sorvegliassero alla loro formazione reli-
giosa e professionale, l'amministrazione delle Letture Cattoliche,
e il pagamento delle note e degli operai addetti alla costruzione
del Santuario di Maria Ausiliatrice. E disimpegnò in modo
perfetto tanto lavoro e pmdentemente cominciò a introdur
poco alla v o l h quei miglioramenti che s'imponevano, rivo
gendo fin dal 1866 le sue sollecitudini al-riordinamento del
parte amministrativa con lo stabilire per le case della Soc
quella semplice e saggia uniformità' di amministrazione
hanno tuttora, guidato d a un alto spirito di fede. Ripeteva C
per conservar le anime e le stesse case religiose nel ferv
della
è indispensabile mantenerle nell'ordine e nell'
servanza della povertà religiosa.
Ugual vigilanza estese all'andamento morale e disci~lin
deIl'istituto. Per ben riuscirvi, fedelissimo ai suggerimenti
Fondatore, adunava in frequenti conferenze i superiori p
rilevare e abolire abusi e disordini e mantener in fiore l'osse
vanza del Regolamento.
Provvedere a tutto, a tempo e luogo, in modo d'assolv
III - Prefetto della Società ecc.
109
quotidianamente tutt'intero il proprio lavoro e risparmiare al
Maestro ogni fastidio, fu il suo programma. 9 Un osserva-
tore artificiale - dice Don Francesia - avrebbe detto: Don
Rua nonfa nulla! ma invece sotto l'alto patronato di Don Bosco
non si muova foglia senza che Don Rua lo voglial Egli è dapper-
tutto di giorno e di notte>>.
Nell'Oratorio, massime a quel tempo in cui tanti giovani,
venendo dalla miseria e dall'abbandono, non erano damero
farina da far ostie, ci voleva chiimponendosi per esemplari&
Personale ed inappuntabile giustizia con tutti, personificasse
l'osservanza del regolamento, . per potere all'occonenza far
ntire efficacemente un ammonimento, o applicare un castigo,
tegrando, quanto alla parte disciplinare, l'incomparabile
miliari& di Don Bosco. C'erano allora vari alunni, affidati
ai tribunali e dalla questura, d'indole guasta e poco riduci-
ile, veri delinquenti. L'esempio dei molti compagni virtuosi
fluiva a .poco a poco anche su essi, ma non su tutti; e (<più
e - il rilievo di Don Bosco - si. dovette dimandare il
ci0 della pubblica sicurezza per tener in freno certi giovani
10 $dinviati dalle autorità governative>: e su questi, in
speciale, e su quanti avevan bisogno di continua vigi-
era aperto l'occhio di Don Rua.
rave era il mandato da assolvere; ed egli anche esterior-
nte vesti quella composta serieti voluta dalla carica che gli
data. Pochi, forse nessuno, seppero come lui adattare
erfettamente il carattereal proprio ufficio, pur essendo
anti l'avvicinavano, esterni ed interni, d'una compitezza
enme efroasvsieglrioigsoa.rosa. men. te g,~iu.sto con tutti ed eserci-
ufficio per se stesso antipatico - dice il teol.. Don
Paglia - era tuttavia amato e stimato qual padre.
amato,.perchè trattava tutti bene, ed anche quando
re a qualcuno qualchecorrezione, un rimprovero, o im-
altri qualche ammenda o punizione, sapeva raddolcire
01 dolce, e soieva premettere le lodi ai biasimi del cor-
ricordandone. i meriti precedenti e le speranze future.
uno dei principali motivi per cui Don Rua, benchè
un ufficio antipatico, era. tuttavia generalmente

8.3 Page 73

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IIO
-II Primo aiutante di Don Bosco
amato e stimato un gran santo, ed alcuni dicevano: - S e egli
- non fa miracoli di risurrezioni e di guarigioni, fa pw6 miracoli
di conversioni. E siccome altri ridevano di ciò e dicevano che
questi non sono miracoli, Don Bosco rispondeva: - DonRua,
se volesse, potrebbe fare anche veri miracoli.
)) Del resto - continua Don Paglia - la santità non si
mostra solo coi miracoli. Essa consiste essenzialmente nell'os-
servanza della Divina Legge e delle Sante Regole della nostra
professione religiosa. E in ciò la santità di Don Rua era cosi
spiccata e cosi ammirata, che qualcuno osò persino dire: -
La santità di Don Rua agli occhi del mondo non risplende tanto
come quella di Don Bosco per opere pubbliche e veri miracoli;
ma internamente e innanzi agli occhi di Dio è forse superiore! D.
La stanza od ufficio dove lavorava aveva un tavolo contro
una semplice scansia, due sedie delle più ordinarie presso l'u-
scio e null'altro. Non un mobile, e neppur un quadro d'orna-
mento. Per un po' di tempo vi si videro, oltre il Crocifisso, due
immaginette di quelle che Don Bosco ed egli stesso regalavano
ai ragazzi, rappresentanti il SS. Sacramento e la Madonna,
attaccate, con uno spillo, una alla scansia, l'altra alla parete di
fronte. Nella stanzetta vicina eran due o tre piccoli tavoli per
i segretari. Un solo non poteva tenere l'amministrazione del
vasto stabilimento, con 700 alunni divisi nelle classi ginnasiali
e nelle scuole professionaIi dei sarti, calzolai, falegnami, fabbri-
meccanici, compositori, stampatori, librai e cappellai; nè con-
veniva che facesse anche le parti, quasi materiali, di semplice
registrazione e di tenuta dei libri, ma presiedeva e dirigeva per-
sonalmente tutto il lavoro. Non si poteva entrare in quelle
stanzette senz'esserne impressionati.
La prima lezione che vi s'imparava era quella dell'eco-
nomia, o meglio di un alto spirito di pove&. L'economia splen-
deva in tutto, nello spazio, nella carta, nei lumi. Spesso occor-
revano dei segretari aggiunti; e due, e tre, e quattro sedevano
ad un medesimo tavolino, nella stessa stanza, con un'unica
lucerna, o una fiammella di gas. Nessuno per lettere private
poteva servirsi della carta intestata, riservata alla corrispondenza
d'ufficio; ma tutti, a cominciare dal Servo di Dio facevan uso dei
mezzi fogli o quarti di foglio e ogni più piccolo pezzo di carta.
- 111 Prdetto della Società ecc.
Egli simetteva a tavolino per tempissimo per preparare il
lavoro agli aiutanti, diceva l'Actiones da d,e così facevano anche
questi man mano che entravano. A mezzogiorno leggeva loro
un versetto dell'lmitazione di Cristo, od una massima di S. Fran-
cesco di Sales; e poi, con devoto rac~o~limentore, citava con
loro 1'Angelus ' e 1'Agimus.
Alle' 14,1j,dopo la lettura spirituale i n comune, si era di
nuovo al lavoro e si continuava a lavorare sino a cena, tranne
durante la benedizione col SS. Sacramento.
Molti si succedevano ad aiutarlo, spesso,dJindolee capacità
ben diversa. O erano nuovi aspiranti alla vita salesiana, laici,
chierici ed anche sacerdoti, i quali dopo d'aver dato saggio di
sè, trovati acconci alla vita alla quale aspiravano, venivano
senz'altro destinati ad altri lavori nel120ratorio,o a Lanzo, o
a Mirabello. Od eran di quelli che non stavano bene in nessun
luogo, per carattere difettoso e, il più delle volte, per mancanza
di buona volonta; e il paziente Don Rua li teneva con s&e
sull'esempio di Don Bosco cercava di trarne il miglior aiuto
possibile, spronandoli a quando a quando al dovere, non tanto
con richiami diretti, ma con gentili parole: ((Fai bene il tw,
lavoro; tieni tutto i n ordine, sai; chè di tutto sarai ben pagato!)).
(I Lavoriamo per Don Bosco, lavoriamo per il Paradiso; lavoriamo
adunpue volentieri! )).
La sua stanza serviva anche da saletta di ricevimento e di
udienza per i fornitori, per i parenti dei giovani, e per tutti i
forestieri, i quali talvolfa vi s i succedevano ininterrottamente,
n dopo l'altro,. per ore ed ore; Se Ia qualità delle pers0ne.e il
enere degli affari lo consentivano, il Servo di Dio continuava
lavorare dando udienza, salutava chi entrava volgendogli
sguardo, ed iniziava e proseguiva il colloquio continuando
gere, a scrivere, o ad esaminare i registri; e solo, quando fa
Igeva al termine, alzava un momento lo sguardo per
edo di nuovo al partente con un saluto.
on Bosco finalmente aveva a lato chi 'poteva sostituirlo
a inconvenienti, e prese ad allontanarsi .con.maggior fre-
uenza, come non faceva più da anni. I bisogni degli alunni,
':'ndispensabili per la costmzione del Santuario di Maria
ice, il consolidamento e lo sviluppo della Pia,Società,

8.4 Page 74

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112
-II Primo aiutante di Don Bosco
e talora gli interessi stessi della Chiesa l'esigevano; e si sob-
barcò a non lievi fatiche di lunghi ,viaggi, e fin dall'autunno
del 1865 si spinse a Milano, Brescia, Lonigo, Padova e Venezia;
e, più tardi, a Pisa e a Firenze.
Così gli istituti di Torino, di Mirabello e Lanzo divennero
tre campi d'ugual vigilanza per il Servo di Dio.
Prefetto della Pia Società non ne tenne, neppur in quei
primi tempi, solamente il nome; ma compiva diligentemente
ogni dovere inerente all'alto ufficio, che richiedeva virtù e abi-
lità non comune. Fino a ieri, si può dire, era stato il compagno
di quanti avevano incarichi di direzione, e un alto sentimento
della più stretta fratellanza univa tutti quelli che avevan dato
il nome alla Società, e pareva impossibile che altri, oltre Don
Bosco, potesse dirigere e comandare. Ma Don Rua, primeg-
giando e imponendosi a tutti per virtù, prese con tanta natu-
ralezza a partecipar anche all'autorità di Don Bosco e a com-
pirne egregiamente le veci, che aveva del meraviglioso.
Sul principio del 1867 il Santo, accompagnato da Don
Francesia, che aveva primo dei salesiani conseguito la laurea
di Belle Lettere alla R. Università, si recava a Roma e vi restava
due mesi; e l'oratorio non ebbe nullasoffrire per la sua lunga
assenza. I n maggio in compagnia di Don Costamagna si recò a
Caramagna e, nel tornare a Torino, faceva questi elogi:
<< Si sfogava con me - scrive Don Costamagna - e giubi-
lava per tante grazie che gli faceva il Signore, specie -di dargli
un Don Cagliero musico, un Don Durando, Don Lemoyne e
Don Francesia, scrittori, u n D o n Ghivarello santo, ecc.; arri-
vato a Don Rua cosi mi disse:
)) - Guarda, Giaco, se Dio mi dicesse: prepùrati, Don Bosco,
chè dewì morire, e scegli un tuo successme, perchd non voglio che
l'opera tua da te incominciata venga meno, e chiedi per questo
successore quante grazie, doni, carimi credi necessari, perchi
possa disimpegnare bene il suo uficio che io tutto gli dar6, - io
- - aggiunse Don Bosco ti assicuro che non saprei che cosa do-
... mandare al Signore per questo scopo, perchè tutto quanto giù
lo vedo posseduto da Don Ruan.
Anche Don Giulio Barberis, da giovinetto, sentì Don
Bosco fare un elogio somigliante: . (iSe .avessi dovuto cercarmi,
_ .- h"^e. A--' f' W,, -. ,-. q./&,

8.5 Page 75

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III - Prefetto della Società ecc.
"3
anche fuori della Societd Salesiana, uno che avesse saputo total-
mmte comprendeumi ed aiutarmi, in modo da poterlo preparare
ad essere il mio successore, non avrei potuto trovare un altro mi-
gliore di Don Rua ».
Di continuo richiamo e forte sprone a vivere esemplar-
mente eran per lui anche i faxti straordinari, che s'andavano
moltiplicando attorno al Padre. Erano gli a m i della costru-
zione del Santuario di Maria Ausiliatrice; ed io - egli atte-
sta - che gli era sempre d'accanto e che doveva rispondere
alla massima parte delle lettere a lui indirizzate, posso assicu-
rare che. erano centinaia, e talvolta. migliaia, quelle che egli
riceveva ogni settimana, con cui si imploravano le sue orazioni
come quelle di un santo, che tutto può presso Dio e la Beatis-
sima Vergine. Moltissimi domandavano una benedizione, ma
la volevano impartita da lui; mandavano elemosine per la cele-
brazione di Messe, ma chiedevano,per sommo favore che fos-
sero da lui celebrate; e sovente otteneiano la grazia sospirata)).
Nel maggio dello stesso anno 1867 esperimentò egli pure
l'efficacia delle benedizioni del Santo. Per diverse notti l'aveva
colto un dolore così forte in una mano, che non. solo gi'impe-
iva di dormire, ma lo costringeva a lasciar il letto. Don Bosco,
resente Don Berto, gli diè la benedizione e pregò; in fine
sortb a fate una novena a Maria Ausiliatrice e di chiedere
grazia con fede, durante la Santa Messa, specialmente al-
lewzione dell'ostia Santa: - Abbi fede, gli.,disse, e non solo
eranza! - Prima della fine della novena era perfettamente
...
..
il Servo di Dio quegli anni furono anche una scuola
nella Divina Provvidenza.
lvolta - depose egli stesso nel Processo dell.'~rd&ario
ausa della Beatificazione e Canonizzazione del Maestro
resentava a lui infastidito per la moltitudine dei debiti
- arsi. Egli, senza conturbarsi menomamente, sorridendo
: Ah! uomo di poca fede! Sta' tranquillo, chè il
n giorno, del 1867 circa, Don Bosco doveva pagare
ore L. 300. Per dimenticanza, o inawertenza di colui
veva ricevuto l'awiso, si arrivò al giorno,in cui si sa-.
on Michele Ruo.

8.6 Page 76

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1x4
-11 Primo aiutante di Don Bosco
rebbe fatto il sequestro, se non si pagava.Al mattino, per tempo,
ne fui
come prefetto della casa. Mi trovava affatto
di denari. Andai da Don Bosco, ed egli si t~ovava
nelle condizioni mie; per soprappiù doveva.10 stesso mattino
va1 allontanarsi dalla città. Pieno di fiducia in Dio, mi rispose:
D - nel tuo ufficio, chiama colui che dovrai spedire
colla detta somma all'esattore, e fa' che attenda nel tuo ufficio,
ed il Signore provvederà.
- >> sulle nove circa, arriva presso Don Bosco il cav. Carlo
occelletti, il quale gli dice: Don Bosco, abbiamo potuto
- esigere una somma. Lei non sarà mica scontento, che
facciamo parte? No, rispose Don Bosco, anzi le sono viva-
- mente riconoscente, ci troviamo proprio allo zero, e dobbiamo
stamattina fare un pagamento all'esattore. Non è una gran
somma quella che ho da darle, non sono che L. 300. - Preti-
samente quello che desideriamo; V. S. è proprio l'istru*ento
della Provvidenza, favorisca,portarle a Don Rua, che l'aspetta
con tutta devozione.
» venne da me e, udito il caso, pianse di contentezza.
10 spedii immediatamente il giovane che teneva Preparato
all'uopo. Questi, al ritorno, ci raccontò che era stato spiccato
un ordine di sequestro, ma che essendo egri giunto prima che
l'incaricato fosse partito, p,otè ancora impedirne l'esecuzione)).
conla fiducia nella Divina Prowidenza
vie della prudenza, e cominciò egli pure a bu
di anime generose chiedendo aiuti per le Spese
11 SUO lavoro, già così grande, crebbe ancor
"icinarsi della consacrazione del Santuario
trite. feste durarono otto giorni, e convennero all'orator
anche i salesiani e gli alunni dei collegi di
~ iProvv~idenzailarghe~ggiò v~isibilmente coi figli di Do
B~~~~ mandando in quei giorni, anche in modo straordinar'
ciò che occorreva; ma, se tutto procedett
ai numerosi ospiti che eran più di
del Seno di Dio.
perLe fatiche, però, che ebbe a sostenere furori così
che poco non ebbero un epilogo fatale;
la spossatezza e il malesser.e..c.he sentiva, finchè gg b
.
,
III - Prefetto della Società ecc.
"5
le forze; in fine si senti costretto a porsi a letto, e fu tosto in
fin di vita. Ciò avveniva il 29 luglio, dopo parecchi mesi di
sofferenze, dice Don Lemoyne, cagionate dalle fatiche ecces-
sive che gli davano l'interna direzione dell'Oratorio e il disbrigo
degli affari materiali, e dall'estrema debolezza abituale per
l'insufficiente riposo di sole quattro ore di sonno». piissimo,
nforti religiosi: Don Bosco era assente
atico. I medici lo dissero spedito, 11 dott,
er il primo, ebbe a dire più tardi, che la
ere, che su cento uno o due al pos-
i l'ansietà di tutta la casa! Fu mandato a chiamare
e verso sera. Appena pose piede sulla
dia della porteria, superiori ed alunni corsero con maggior
mnura e in maggior numero del solito a fargli corona per
ità di Don Rua e del pericolo in cui si trovava,
i andar subito a visitarlo per dargli la benedi-
di Maria Ausiliatrice: - Presto! vada a vedevlo, che p d
re da *n momento all'altro! - Don Bosco, senza turbarsi,
accelerare il passo, rispondeva sorridendo: - State
D a Rua, non partirà senza il mio permesso!
ella sera v'eran le confessioni perchè il mattino seguente,
', si faceva l'esercizio della buona morte; e Don B~~~~
are, e n'ebbe per molto 'tempo.
n Berto insistette che salisse a visitare
- ce, senza nulla preoccuparsi andò a cena
andremo a vederlo. E com'ebbe cenato,
liità salì in camera a deporre le sue carte,
iano presso l'infermo.
essersi trattenuto alquanto con lui,
gli disse
Don Bosco! Se questa è la mia ultima ora, me lo
erchè son disposto a tutto.
aro Don Rua, non voglio che tu muoia! Hai da aiutami
qualche altra consolante parola, lo benedisse. La
ente, dopo la celebrazione della Messa risalì dal-

8.7 Page 77

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116
II - Primo aiutante di Don Bosco
l'ammalato, presso il quale si trovava il dott. Gribaudo che
insistè sulla gravità del caso, soggiungendo che sperava poco
nella guarigione.
- Sia grave quanto si vuole - rispose Don Bosco - il
mio Don Rua deve guarire, perchè gli resta ancor tanto da fare.
Si era deciso d'amministrare all'infermo anche l'Estrema
Unzione e, vista sul tavolo la borsa dell'Olio santo, Don Bosco
esclamò: - Gente di poca fede! - E fùtti coraggio, Don Rzra!
- aggiunse sorridendo. - Vedi! se anche ti gettassi giù dalla
jìnestra, e sopra il selciato, ora non morresti!
Dal momento che fu benedetto del Santo, prese a mi-
gliorare e in pochi giorni, contro ogni aspettazione, era fuor
di pericolo. In quella circostanza si vide quant'era amato!
Appena si diffuse in casa la notizia, che Don Rua era caduto
ammalato, e grave, e che stava per morire, si sospesero le scuole
e tutti corsero in chiesa a pregar fervorosamente innanzi al-
I'altare di Maria Ausiliatrice: sentivano tutti la gravità della
perdita che minacciava Don Bosco e l'Oratorio. E quando
entrò in convalescenza e cominciò a fare i primi passi fuori
di camera, si volle che scendesse sotto i portici ove fu accolto
a suon di banda e, fatto sedere in mezzo agli alunni plaudenti,
gli si lessero varie composizioni per dirgli il giubilo di vederlo
guarito. Ed egli, senza dubbio, rinnovò in cuor suo il proposito
fatto in occasione della prima Messa, di lavorare sino alla morte
per la salvezza delle anime.
La convalescenza fu lunga, ma la guarigione completa.
Restò in riposo circa due mesi nella casa di Trofarello; e durante
quel tempo, cedendo a graziosi inviti, accettò d'andar a pranzo
presso due famiglie di benefattori. (iE quei due pranzi -
osservava scherzosamente Don Bosco in una conferenza ai
salesiani, per inculcare di non accettar d'ordinario alcun invito
- costarono un po' cari al caro Don Rua, e precisamente due
accettazioni gratuite nellJOratoriot).
Prima che s'iniziasse il nuovo anno scolastico, era di nuovo
sul posto di lavoro: e sotto il suo sguardo e le sue direttive
l'oratorio continuava a prendere un aspetto sempre più regolare.
Gli allievi nel recarsi da questo a quel luogo prima non
andavano in fila, nè in silenzio, pur prendendo immediatamente
1 dovuto contegno nel luogo ove entravano. Ad esempio, par-
ando a voce alta e scherzando fin sulla soglia si recavano dal
cortile nella sala ove facevano studio; ma appena vi mettevan
piede, grandi e piccoli non dicevano più una parola e tutti
si recavano in silenzio al loro posto. Don Bosco li aveva
abituati a compiere con naturalezza il proprio dovere, e ciò
che li formava e li sosteneva. a quest'osservanza in mezzo alla
vita familiare che conducevano, era l'esempio dei superiori
e, dopo Don Bosco, era Don Rua che più d'ogni altro predi-
cava con la parola e col contegno. Grandi e piccoli, in ogni
istante, scorgevano in lui un modello che li spronava alla ri-
flessione e alla serietà; anche i superiori avevan dal suo esempio
un forte sprone a vivere e mantenersi nel fervore della vita
Così fin dal 1866 gli alunni presero a recarsi in chiesa
in fila e in silenzio, per raccogliersi più facilmente e conser-
vare il dovuto contegno nel luogo santo; ed ebbero, anche in
chiesa, assistenti determinati. Nel 1867 cominciarono a recarsi
in fila e in silenzio anche alla scuola. Un po' di discipli-
na s'imponeva, perchè atteso il numero degli alunni non po-
teva bastar più quello spirito di famiglia, sul quale fin dai pri-
mi tempi s'era venuto formando l'ottimo andamento dell'istituto.
Il Servo di Dio prowide pure che si diradassero i letti in
dormitorio, che restassero chiuse le aule scolastiche fuori delle
ore di scuola, che si curasse maggiormente la pulizia dello
stabilimento, e che gli alunni avessero ogni settimana una
lezione di buona creanza; e tutto senza diminuir affatto quella
familiarità che formava la più cara attrattiva dell'istituto.
Nel 1869 Don Bosco tornava a Roma. Scopo del viaggio
era l'approvazione della Società Salesiana, che umanamente par-
lando pareva per il momento impossibile; ma la Madonna
con tre grazie segnalate, elargite per mezzo del Santo ad
un nipotino del Card. Berardi, al Card. Antonelli, e a Mons.
Svegliati, Segretario della S. Congregazione dei Vescovi e
Regolari, affrettò le pratiche, rimosse ogni ost.acolo, e il 10
marzo 1869 la S. Congregazione decretava l'approvazione,
differendo ad altra epoca e ad altro esame l'approvazione defini-
tiva delle Costituzioni.

8.8 Page 78

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118
II - primo aitctante di Don Bosco
- 11 pensiero che dominava in quei giorni nella mente di Don
B~~~~ era la. formazione dei suoi: (iGuardiamo insisteva
paternamente il 6 aprile del 1869 - di farci
degnifon-
datori della società di S . l+ancesco di Sales, affimhè coloro che
leggerannola nostra storia, possano trovare in noi tanti modelli,
e che non'a65ianoinvece ad esclamare: - Che razza di fondatovi
evanoqruaeullrig?e1).va dare,alle Costituzioni l'assetto definitivo, conci-
liando le norme consigliate dall'esperienza con i suggerimenti
della 3. .Congregazione, senz'alterare lo spirito della nuova
famiglia. E anche in questo il Santo fn efficacemente coa-
diuvato da
R ~ cu~i af,fidò l'incarico di far da maestro
ai nuovi ascritti, pur non dandogliene per motivi di prude**
il nome; e il servo di Dio $'intratteneva premurosamente con
,-iascun di loro, li vegliava, li ammoniva, e con l'esempio e la
parola li stimolava ad una vita fervorosa in conformità
spirito del Fondatore.
iyel 1869
anche a predicar la domenica in Maria
Ansiliatrice al posto di Don BOSCOe, nel 1872 a narrare la
storia sacra, e continuò questa predicazione fino al 1889, ciob
per oltre 16 anni. Semplicità, unzione ed esatta esposizione del
testo~sblicno'erano le doti, e sol chi l'ha udito può farsiun'idea
dell9incanto che avevano le sue istruzioni e del bene che Pro-
ducevano negli uditori.
continuava pnr ogni sabato a tener una lezione di Vangelo,
o di ~ ~ ~come sti dicev~a, ai c~hierici~studen~ti di fitlosofiia, ~
ogni voltaassegnando loro dieci versetti da recitare a memoria
il sabato seguente.
prima - attesta Don Francesco Picco110 -
gava con molta cura, nè tralasciava di fare tutte le osservazio
che potevano &arire il testo e quelle riflessioni che Potevan
giovare per il p f i t t o spirituale; e la scuola si convertiva
in una conferenza ascetica, che tornava di molto profitto a
aveva animo di correre la via della perfezione)).
Qirotidianamente attendeva al ministero delle Con
e numerosissimi erano
che amavano confessarsi
lui. 11 suo ministero era particolarmente apprezzato al letto
moribondi. Era voce comune nell'Oratorio che l'aver Don
- III Prefetto della Società ecc.
l19
al fianco in punto di morte era una grazia e una consolazione
non inferiore a quella di aver Don Bosco. Don ~
~ricorda ~
i
che il Servo di Dio, essendo presente alla morte del pio gio-
vinetto Michele Franzero, appena questi spirò, alzò gli occhi
astanti disse con voce commossa:
aver visto l'anima sua volare al cielo,, come
Alla fine del 1871 una grave disgrazia minacciava di nuovo
la Società Salesiana. Don Bosco cadeva mafato a Varazze per
forte eruzione d i miliari con febbre altissima. 11 pericolo era
grave, e appena se n'apprese la notizia s'innalzarono fenride
preghiere da ogni parte. Molti fecero anche l'offerta della loro
vita al Signore. I1 Servo di Dio fu a trovarlo, e il 7 gennaio
indisse neli'oratorio « u n a novena di preghiere al sacrocuore
di Gesù e a Maria Ausiliatrice per la guarigione di B ~ ~ ~ ~
arido una Messa ai rispettivi altari e recitando, dopo la
Sacro Cuore di Gesù »; e il Santo il
opo il ritorno del Padre, il suo lavoro divenne ancor
Fave per 10 sviluppo dell'opera e per non affaticar sover-
lamente Don Bosco con pericolo d'una ricaduta.
Ma neppur Don Rua era l'uomo più robusto; egli pure,
rtare per vaci anni più
a spesso di farsi coraggio
veva anche, quand'era
~
superare ogni incomodo
er dare all'Oratorio un
questo uno dei
più gravi della vita del
ra costante era l'osservanza del Regolamento, e per
istica era notato a dito da tutti. (iCome prefetto
e tutte le parti rigorose e spiacevoli - nota DO,,
r questo dai ragazzi si faceva più temere che
a era così prudente e di bei modi che anche i più dis-
- ammiravano)). t< Anche in quegli anni 1 8 7 ~ - 1 ~-7 ~
acleto Ghione Don Rua prendeva parte
zzi, alla barra, ai birilli; ed io mi dilettava

8.9 Page 79

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120
II - Primo aiutante di Don Bosco
nell'osservare i bei modi, la grazia e l'umiltà che accompagna-
vano i suoi divertimenti*. I n realtà tutti lo amavano, perchè
tutti lo vedevano d'una rettitudine singolare, sebbene riuscisse
poco simpatico a quelli che non erano e non volevano essere
esemplari. Era il superiore più temuto tanto dai giovani quanto
dai chierici; dire ad uno"Don Rua t i chiama!,, era come sotto-
porlo all'improwiso a una doccia fredda)).
Tutti eran persuasi, e lo si diceva a voce alta, che sarebbe
stato il successore di Don Bosco, perchè più di qualunque
altro ne comprendeva la mente e ne possedeva lo spirito; ma
continuando a fare il prefetto, con quella perfezione che era
in lui naturale, avrebbe potuto ereditar anche l'affetto che Don
Bosco riscoteva da tutti?
Don Cagliero, un giorno, si fece animo, com'egli diceva,
e disse al Padre:
- È chiaro, caro Don Bosco, che quando lei sarù volato in
paradiso, e sia più tardi che mai! chi dovrà raccoglierne E'ereditù
sarà Don Rua; tutti lo dicono, e l'ha detto tante volte a c h e lei.
M a non tutti son d'accordo nel dire che Don Rua avrà'da tutti
anche la stessa confidenza che lei gode; perchè con questa vita
da cmtsore, che è costretto a vivere per tutelar la disciplina, a
molti non d simpatico.
I1 Santo non potè non ammettere la giustezza dell'osser-
vazione, ed assicurò Don Cagliero che avrebbe proweduto.
E subito - si era nel 1872 - nominò prefetto Don Provera
e a Don Rua diè l'ufficio di direttore. I1 Servo di Dio ubbidì,
ma non ne volle il nome e lo lasciò a Don Bosco, e come aveva
fatto nell'oratorio dell'Angelo Custode in Vanchiglia prese il
nome di vice-direttore. Era giusto d'altronde che il Fondatore
non lasciasse il titolo che aveva sempre avuto, quantunque
non potesse più disimpegnarne i doveri.
E non si tardò a veder il mutamento. Per qualche tempo
gli rimase, è vero, un po' di quell'impressione che faceva a tutti
quando era prefetto, non già per l'indole personale sebbene
piuttosto austera, perchè si sforzava d'adattarla alla nuova
carica, ma principalmente per l'esemplarità con la quale,
com'era suo dovere, in qualità di Prefetto generale della Società
continuava ad esercitare anche nell'oratorio l'alta vigilanza per
l'osservanza del Regolamento e, in parte, forse, anche per
tradizione del giudizio che s'era formato a suo riguardo.
Ma, sin da quel tempo, l'eroica sua virtù s'imponeva
tutti. Attesta il teol. Agostino Sanguinetti della Piccola Casa
ella Divina Prowidenza: ((Eracircondato di grande stima dai
confratelli e dai giovani: era tenuto in grande stima dallo stesso
Don Bosco, il quale lo riteneva come suo braccio destro. La
sua figura colpiva già l'attenzione di noi giovani; e ricordo che,
tra noi discorrendo, si faceva il paragone tra il Servo di Dio e
Don Bosco; e, mentre tutti eravamo ammirati dalle virtù ec-
celse di ambedue, qualcuno, a motivo forse dell'aspetto più
ssionante di Don Rua, arrivava ad anteporlo nella santità
Don Bosco >).
in sè - dichiara il prof. Giuseppe De-Magistris
e cosa di soprannaturale, che faceva nascere in noi
mirazione e devozione superiore ancora a quella che si
per Don Bosco v.
1 1872, tra' tanto lavoro, si presentò alla R. Università
rino per dar l'es'ame di professore di rettorica. Aveva
di prendere un tal diploma nel 1865e nelle prove scritte
o promosso all'unanimità, anzi aveva anche ottenuto
lode nella composizione poetica; ma non potè avere l'ammis-
ne alle prove orali, perchè gli mancavano alcuni requisiti
esti dalle disposizioni ministeriali. « Eran cavilli - scrive
Lemoyne-- ma non potè compiere l'esame, che avrebbe
modo brillante ». e Ed eccelleva nella storia e nelle
ina e greca... traduceva autori greci a vista d'occhio B,
can. prof. Don Anfossi, suo compagno ed amico, il
'ungeva questo particolare. Si era nel 1866 o '67, ed
avendo preso l'impegno dèlla traduzione d'una pa-
re greco, molto difficile, andò da Don Rua che nel
fficio di prefetto era al tavolo ingombro di carte, dando
nza ad alcune persone, e lo pregò del favore. I1 Servo di
prese il testo, lo lesse e quindi, currenti calamo, ne scrisse
raduzione, che fu giudicata ottima. Basta aggiungere che
ate Peyron soleva dire:
Se avessi sa' uomini come D a Rua, apri& un'Universitù!

8.10 Page 80

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LA (<REGOLA VIVENTE >>
1872-1875.
- Generosità del Seruo di Dio. È incaricato della distribuzione del pw-
sonale della Società. - Aiuta Don Bosco nella fondazione dell'opera
- dei Fkli di Maria Ausiliatrice, e continua la vigilanza sugli ascrittì
alla Pia Società e su twtto. Anche dopo la mezzanotte e nelle prime
- ore del mattino, pregando, mgila l'Oratorio. - Carità nel correggere.
- Cura per prevenire il male. - La Regola vivente n. È asmitto
all'Accademia dell'Arcadia e all'Accademia di Storia Ecclesia-
stica del Piemonte. - «Don Rua è un santo, un gran santo!».
Pochi Fondatori ebbero la sorte di avere al fianco un'anima
pronta e generosa come quella di Don Rua, che non ricusava
nessun lavoro, si spaventava per nessuna difficoltà, pur di
compiere la volontà del Maestro.
Un lavoro difficile e assai delicato che questi gli affidb
nel 1872, dopo che l'ebbe incaricato della direzione delllOra-
torio, fu la distribuzione del personale, la quale incominciava
ad essere complessa, essendo già otto le case della Società:
Torino-Valdocco, Borgo S. Martino, Lanzo-Torinese, Alassio,
Varazze, San Pier d'Arena, Mornese, e Torino-Valsalice.
c< Procedi alla modificazione del personale; - scrivevagli
il 10 ottobre 1872 - ma fa' tutto quello che puoi, affinchè le
cose si facciano spante, non coacte; se nascono difficoltà, lisciale
per me )>. (I Fa' quanto puoi, per accontentare dirigenti ed
insegnanti)), insisteva il 19 dello stesso mese.
IV - La "Regola vivente,,
'23
Anche in questo seguiva la linea di condotta che gli trac-
il dovere; e Don Bosco, sempre padre e più di lui al
nte delle debolezze e del carattere di alcuni dei suoi (qual-
e volta egli pure aveva ricevuto dai migliori un bel no!),
nsigliava ad accontentarsi di quanto si poteva ottenere, e
di tutto per contentar tutti quanti.
Don Rua-scrive Don Francesia - (<facevano capo tutte
sone, o nuove o vecchie; ed egli sapeva guadagnarsi la
enza specialmente di quelli che ritornavano da qualche
asa, vicina o lontana, dove non avevan potuto riuscire. Verso
ostoro sapeva trovare riguardi la carità di Don Rua. Era dav-
o singolare la sua saviezza nel sapere, anche con mezzi nuovi
ispirati solamente dalla carità, ricavare veri frutti di vita e
salute. Si vedeva un'imitazione di quanto si legge nella vita
ncesco di Sales, che aveva preso per domestico un po-
emo. Quanti lo seppero, l'ebbero a compatire dicendo:
a, Padre, le farà esercitare troppo la pazienza! - Si, ri-
... deva il Santo, sono certi regali che il buon Dio non fa
ti! -Quanta pazienza doveva esercitare anche Don Rua!
ebbero a conoscere che quella sua carità, quella
nfidenza, quella longanimità e quella calma e perseveranza
1 correggere, unita a certe lodi che sapeva a tempo regalare,
rono la loro salute. Ammoniva, vigilava, insisteva, e sapeva
ontentarsi di quanto potevan dare: - ecco il segreto[» (I).
n altro aiuto, prestato dal Servo di Dio al zelantissimo
ce fu l'assecondarlo ne1 procurare alla Chiesa ed alla Società
esiana molte nuove vocazioni. Anche in questo il suo zelo
già ammirabile e potè spiegarlo apertamente.
Fin dai primi tempi dell'oratorio, e p i ì ~ancora quando si
ero le classi ginnasiali interne, non pochi erano i giovinotti
ati negli anni e che avevan compiuto appena le scuole
ntari, i quali, pieni di buona volontà, intraprendevano
ginnasio insieme coi giovinetti, per avviarsi alla carriera
acerdotale. Quando Don Bosco pensb di formarne un'opera
parte (detta poi Opera d i Maria Ausi'Iiatrice per le vocaxiai
li gdulti allo stato ecclesiastico) e di stabilire per loro apposite

9 Pages 81-90

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9.1 Page 81

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124
11 - Primo aiutante di Don Bosco
classi (le quali, un po' ironicamente, furon dette Sczcole di
fuoco!) vi fu pur qualche salesiano che invece di assecondare
il providenziale disegno prese ad ostacolarlo. Pareva che lo
spingere innanzi in massa cotesti giovinotti, non avrebbe potuto
dare buoni risultati, perche alcuni stentavano a compiere gli
studi ed altri, omai di carattere formato, non parevan troppo
malleabili per ricevere la formazione dovuta. Chi affrontò se-
reno e dissipò con zelo e carità coteste contraddizioni, fatte
di preventivi timori esagerati, fu Don Rua.
I n tutte le opere alle quali diè mano dopo il 1872, Don BOSCO
ebbe dal Servo di Dio forte aiuto. E qui convien ricordare,
come Don Rua, anche dopochè fu fatto direttore dell'ora-
torio, continuò ad essere i1 maestro degli ascritti e il Prefetto
generale della Società. Continuò ad esser Prefetto generale
fino ai 1885, quando fu nominato Vicario di Don Bosco; e
maestro dei novizi fino al principio dell'anno scolastico 1874-75,
quando i nuovi ascritti vennero affidati al teol. Giulio Barberis,
che subito prese il nome di vice-maestro, C nel 1877 ufficial-
mente quello di maestro, dopo il I O Capitolo Generale.
Or quanti in quegli anni si ascrisscro alla Pia Società ricor-
dano con ammirazione il Servo di Dio, il suo modo di fare, la
sua bontà e l'assidua vigilanza sui singoli confratelli e sul-
l'ultimo degli alunni.
Era sempre il fratello maggiore, desideroso del profitto
reli-gioso, morale ed intellettuale di tutti, grandi e piccoli, chè
non risparmiava a nessuno, quando ne scorgeva il caso, un
ammonimento, un consiglio, un invito, uno stimolo al bene.
u Non eravi ancor noviziato regolare- attesta Don Giovanni
Battista Rinaldi, che si ascrisse alla Società Salesiana nel 1873
- ma Don Rua ci faceva fare esercizi di vero noviziato. Egli
allora era l'occhio sempre aperto su tutti, e un suo "già, già...,,
valeva una sgridata. Io sapeva che altri erano stati provati da
lui, quando un giorno fece chiamare anche me. Vado su nel suo
ufficio, davanti all'antica prefettura interna. Entro, facendo
l'esame di coscienza. Era in piedi, al solito, al suo scrittoio,
che lavorava tra un mucchio di carte; ed il suo fedele aiutante
di campo, quel sant'uomo di Don Lago che lavorava a lui vi-
cino, mi guardò sorridendo dolcemente, come chi conosceva
- IV La "Regola vivente,,
bene, per averle presenziate, tante altre industriose manovre.
Don Rua alza appena la testa per conoscere chi è entrato e,
continuando a scrivere mi dice: "Bravo, attendiun momento,
e ti darò da fare,,. Passa un quarto, passa una mezz'ora,entrano
altri, parlano e se ne vanno; ed io sempre lì, con la berretta
in mano, ad attendere. Temo d'essere dimenticato, e mi annoio
... di far niente, e rompo finalmente i1 silenzio: "Signor Don Rua,
sono qui anch'io se abbisogna di qualche cosa...,, - "Oh!
bravo, ancora un poco, e sono da te!,,. Dopo qualche tempo
arrischiai un'altra volta a ricordargli che era li anch'io; egli fece
un sorriso, e poi silenzio come prima. Ero da circa un'ora
e mezzo; tutto e tutti si movevano attorno a me, ed io me ne
stava... a far nulla!... Finalmente suona mezzogiorno. Egli
... allora sospende il lavoro e dice: "Recitiamo l'Angelus!,,, e lo
recitiamo, lui, il caro DonLago,e d io... Don Lago esce, ed io
aspetto la sentenza. Don Rua mi prende per una mano e, con-
ducendomi fuori, mi dice solo . queste parole:. "Andiamo ,a
pranzo!,,. - '<Ma signor Don Rua, aveva detto di volermi
,. - ",Ah! sì.,.; verrai alle due,
ritorno, mi tiene ancora un poco;
mi dice, per ora non ho più bisogno;
Calmo, insistente, paziente, aveva sempre l'occhio aperto. Tal-
che dopo la mezzanotte e nelle prime ore del mattino
perlustrava l'Oratorio, per assicurarsi che non av-
.disordini, o per prevenirli od impedirli.
Dogliani .racconta che quando era addetto alla ii-
se totalmente ,alla musica ed all'in-
ra se ne stava chiuso nell'ufficio
il violino. Era omai la mezzanotte, e sente picchiare
o chi potesse essere, ed essendo certo
non poteva disturbar alcuno perchè
appena si.doveva sentire al di fuori,
suonare senza darsi per inteso. Ma il picchio si fa
stente ed un po' forte; allora si decide ad aprire e con grande
presa e un po' di tremarella si vede innanzi Don Rua. I1
io entra e, conoscendo la sensibilità del giovane
verarlo prende ad interrogarlo con

9.2 Page 82

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I 26
-II Primo aiutante di Don Bosco
bontà, e vuole che gli suoni un esercizio. Dogliani l'accontenta,
e in fine Don Rua gli dice:
... - Ma di fuori io sentivo un'armonia, che non si può otte-
nere che da due suonatoti; e qui ci sei tu solo!
- Veda, signor Don Rua, suonavo un esercizio a doppia
... corda.
- Oh! fammelo un po' sentire!
Dogliani l'eseguì e il Servo di Dio:
- Bene!... ma... mi pareva d'udire un flauto!
- Veda, signor Don Rua, I'effetto del flauto si ottie
mezzo degli armonici, affiorando appena le corde del
E il Servo di Dio:
- Benissimo! ma... vedi! occupandoti di notte, e fino a
quest'ora, potresti soffrirne nella salute: ti daremo piuttosto
altro tempo: la notte va riservata al riposo.
E (I mi salutò - dice il M.0 Dogliani - con tanta amore-
volezza, da non lasciami il minimo rincrescimento, anzi inco-
raggiandomi assai I).
(1 Nel 1875- scrive Don Varvello, egli pure alunno deIIIOra-
torio - preparandoci io e alcuni miei compagni all'esame di
licenza ginnasiale, ci eravamo alzati di buon mattino (verso le
4), ed eravamo andati sullo scalone presso un lume a gas, e
stavamo studiando. Ali'improwiso compare il signor Don Rua,
allora vice-direttore dell'Oratorio e Prefetto generale, che an-
dava in giro per la casa e che noi non avevam sentito awicinarsi.
Appena l'abbiam visto ci siamo alzati e, in un attimo, ci siam
ritirati ognuno al proprio posto nelle camere vicine.
aveva riconosciuti, quindi temevamo una qualche ramanzin
invece si contentò di quel po' di panico che avevam pro
e non ci disse mai neppur una parola di rimprovero. E
vigile ed esigente, ma anche tanto buono! n.
Awisava, ripeteva l'avviso, magari per mesi ed anni,
stancarsi, sempre con la stessa carità. Se trattavasi di
di Dio, come Don Bosco era severo; se di piccole mancan
era buono, tollerante e, talvolta, anche faceto.
<I Un giorno - ricorda Don Francesco Piccollo - v'er
al piano superiore dell'Oratorio, e precisamente nella biblio
te&, un pranzo che Don ~osc; off&a a vari benefattori. Er
- IV La "Regola vivente,,
i servir a tavola anche un
studente, piut-
sto adulto ed allegro, che recando su dalla cucina un piatto
dolci,.si lasciò vincere dalla golosità e ne mise uno in bocca.
on Rua scendeva allora la scala per laquale saliva il giovane,
avendo visto l'atto goloso col piccolo furto, quando fu vicino
colpevole si limitò a guardarlo tutto sorridente e, additan-
gli il piatto, sotto voce gli disse: - Son buoni, eh? questi dola;!
Si può comprendere come restò quel tale, benchè ammirasse
...e la garbatezza del rimprovero i).
I Vigilate! Vigiate!... » era la raccomandazione di Don
opo d'impedir l'offesa di Dio e qualunque disor-
dei segreti dei frutti meravigliosi del suo metodo
cativo! E noi crediamo di non esagerare, dicendo che non
ea dei bene compiuto da Don Rua in quegli
idua vigilanza, ispirata dalla carità.
cosa che non potrò mai dimenticare riguardo a
Don Piccollo - è questa. Avevo ricevuto
ale da parecchi mesi;' e un giorno (pranzavamo
stesso refettorio) il Servo di Dio colla mano mi fa cenno
are da lui; e, avvicinatomi, mi disse: - Senti, France-
ogno di te; tutti i giorni, finito il pranzo, verrai
drai a cercarmi coloro cui ho bisogno di par-
dele al comando cominciai fin da quel giorno a com-
e, ma oh! quanto mi costava! quanto mi
Ù si trattava di cercar persone, che non riuscivo
e rigirava l'Oratorio inutilmente; tornava da
non aver trovata la persona che desiderava,
assibile: - Va' di nuovo a cercare...; di' un
Ritornavo, ed era la stessa risposta, lo
er da recitare, e la stessa ricerca; e così durava fino
e della ricreazione, con la variante che qualche volta
a l'individuo da ricercare, ma anche questo era irre-
non comprendevo questo modo di agire e, quasi
reva che egli fosse troppo esigente con me, ma più
reto di questa sua condotta; seppi che ero
alche individuo pericoloso, ed egli, il
rava, così, di tenermi fuori di mano,

9.3 Page 83

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128
- 11 P+no aiutante di Don Bosco
fervore d'apostolato era frutto della vivezza della
- fede e del suo grande amor di Dio. (i Di tanto in tanto Pro-
- segue
piccollo sia per il suddetto incgco, sia per altri
motivi, dovetti recarmi nella stanza di Don Rua; picchiavo
alla porta, e appena sentivo che c'era, entravo, certo un po'
woppo in fretta, e lo sorprendevo quasi sempre in ginocchio
a pregare o in atto di alzarsi per non esser veduto. in quella
posiszeionnee»llo. scrivere le Regole della Società Salesiana Don,
B~~~~ cercb di attenersi alla forma di vita alla quale aveva edu-
cato i primi figli
chis.4 quante volte dovette godere
di vederne i frutti ammirabili nella vita quotidiana di Don Rua!
L~ sue raccomandazioni pih insistenti in quegli anni 'erano:
unita di
e d>rnione;economia ed osservanza delle Re-
- gole,., e non era,questa la vita del suo primo aiutante?...
- ~ ((
i - di~chiara D~ on Gi~useppedRinett~i che fin .dai
tempi del *io chiericato egli era stato battezzato.la Re-
gola vivente, per la puntualità e.la perfezione con la' quale:
tendeva a i suoi doveri$. ' '
a conosciuto il Servo.di.Dio- così Don Luigi
quando entrai nell'oratorio Salesiano l'anno 1869; avev
14 anni, e l'impressione che n'ebbi fu edificantissima, mi P
di essere davanti ad un santo. Lo conobbi meglio; quando
ceva la
ginnasiale e Don Bosco mi affidb a lui insie
con altri miei compagni perche ci preparasse alla vita salesi
spiegandocene la natura- e lo scopo. Ricordo che ci ra
a conferenza nella chiesa di S. Francesco di Sales, .e P
da quel momento, almeno col cuore, fui salesiano,
di ~i~ fin d'allora dava a tutti l'impressione. che egli
Regola vivente D.
~~~h~
non solo nelle converswioni ma
nelle conferenze, se i1 Servo di Dio era =sente 10
qual modello di questa o di. quella regola, e di frequente
nava yaccenno col chiamarlo egli pure la (1
N~~~~~~posava lo sguardo su di lui senz'ammirazio
singolare era il prestigio che godeva anche fuori d.ell
torio, L'Arcivescovo Mons. Gastaldi, molti Vescovi del
monte, e nobili famiglie lo stimavano Come sacerdote
IV - . L a"Regola vivente,,
129
pie&, i%egno e abilità non comune. D a Roma, conlada% I2
ottobre 1873 gli giungeva il diploma di membrodell'Accademia
dell'hcadia, col nome di Tindaro stinfalico; e lo stesso,,
Gastaldi l'ammetteva all'Accademia
Piemonte da lui fondata nel,1874.
. 2 superfluo indugiare sulla sua 0s
non conviene tacere una prova del su
un Monaco di Lerins (Francia):
. . . ..
ci~'anno,in cui io era sacrestano neli; chiesa,'di.
A"siliatrice, il 1873, verso le.otto e mezzo delmattino,
.Rua era all'altar maggiore,che diceva Messa, ed i ~m' i trovava
in .sacrestia, quando - tutt'a un tratto :arriva, quasi correndo,
un sacerdote e mi domanda: "Dov'è Don Rua?,,. < t ~ i ~ ~ , ~ ~ ~
risposi i ~ ".Ma pare impossibile, insiste, ecco che
un
principe col suo seguito, (Don Bosco era.assente), e ..bisogna
he ci sia Don Rua a riceverlo,,. <<.Ohd!issi io,
interrom-
ere. fa Messa?,,. E l'altro: ",Ma faccia presto!,,.. r ! ~ avr~à ~ ~ d ~
Dito, sarà a loro disposizione: abbiano pazienza, e aspettino,,,
t0 entra il principe.:col suo seguito (non ricordo Chifosse),
101-0faccio cenno di accomodarsi e di attendere.,Pas~aro~o
minuti; e infine Don Rua, con quell'aria di santità che gli
ra abituale, ritorna in sacrestia con gli occhi bassi e marmo-
do preghiere. E subito quel benedetto sacerdote gli va in-
e a voce quasi alta: "Don Rua, dice, faccia presto, un
ncipe col suo seguito è Ia che vnol vederlo; faccia presto!,,,
.on Rua, tutto assorto in Dio, che aveva ricevuto poco fa
Messa, non dà segno d'aver inteso. Deposti i paramenti sacri,
alta, e subito il principe coi suoi si affretta ad andare a lui;
1 sant'uomo 1010 fa cenno con una mano di aspettare, si
sull'inginocchiatoio, si copre con le mani la faccia per
eder altro che il Principe e Re celeste, e passa in profonda
azione 20 minuti! In fine si leva e con angelico sorriso,
arido le braccia e le mani, va loro incontro scusandosi
n aver potuto mettersi subito a loro disposizione,
a intrattenersi alquanto col Principe e Re del cielo. ~~~l
tutto il suo seguito restarono sorpresi, meravigliati
i nel profondo del cuore, e se ne andarono dicendo:
Ua 2 un santo, un gran santo!i).
o>>Michele Ruo.

9.4 Page 84

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130
-II Primo aiutante di Don Bosco
Nel 1874, com'ebbe ottenuta l'approvazione definitiva delle
Regole della Pia Società, Don Bosco raddoppiò le sollecitudini
per dare a tutte le case salesiane quell'andamento pienamente
regolare che gli stava tanto a cuore e dal quale soltanto sperava
le divine benedizioni per ottenere Io sviluppo cui l'Opera po-
teva ora avviarsi, ed anche in questo ebbe il miglior aiuto da
Don Rua. Era tale la sua esattezza nell'osservanza religiosa,
nota a tutti, ammirata da tutti e divenuta omai proverbiale,
che nessun altro avrebbe potuto dare a Don Bosco miglior ap-
I poggio. Questi in settembre si trovava a Lanzo Torinese du-
rante un corso di esercizi spirituali nel collegio salesiano. Era,
in un'ora di riposo, insieme con alcuni confratelli nell'orto
dell'antico convento, quando cadde il discorso su Don Rua.
Tuu'a un tratto il santo Fondatore si fe' serio e, con accento
maestoso, uscì in queste parole:
- S e io volessi, dird cosi, mettere u n dito sopra Don Rua,
in u n punto ove non vedessi i n lui la virtù in grado perfetto, non
potrei farlo, perchd non saprei dove posare il dito!
Presente, con vari sacerdoti, era anche il sullodato nìonaco
di Lerins.
PRIMO VISITATORE DELLE CASE
Nelle assenze di Don BOSCO. - Viene ufialmente a$idato al Servo d i
Dio l'incarico di visitatore delle case salesiane. - Norme che seguiva
- nelle vi&. Jl primo sguardo è alla casa di Dio. - P& allo stato
- reli@ioso e morale dell'istituto,:dei confratelli, e degli alunni. Ri-
i interessanti - Prima visita all'istituto ,delle Figlie di Maria
liatrice a Mornese e santeinzpressiqi. - Supplisce Don Cagliero
novembre 1875 all'autu.nno del 1877, come direttore spirituale
lla Società e delle Figlie di Manu Ausiliatrice: - Quanto lavoro!
l'ammirazione di tutti - Perde la madre. - k Chi si potrebbe
re martire del lavoro, è Don Rua D. - È esonevato dall'ufiio
di Vice-direttore, e tutti continuano a jar capo a lui.
Bosco! n, studiarlo e viverne lo
d ogni consiglio, prevenirne ogni desiderio,
re ed amare da tutti era il programma di Don Rua.
iugno 1875 "Don Bosco - .leggiamo nella: cronaca
o - partì per la visita ai collegi di San Pier d'Arena,
ssio. Prima di partire non dicemai nulla ai giovani,
se sia in casa o fuori. Se ne accorgono sola-
vorrebbero confessarsi e non lo trovano al suo
confessionale. P e r lo più no1 dice neppure ai superiori
eccezione di colui che deve prendere il suoposto
ella casa. Per lo più tace eziandio il.giorno..del
tomo. L'Oratorio & stato cosi organizzato che quasi nes-

9.5 Page 85

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..
-~. -.
~
132
- primo aiutante di Don Bosco
suno si accorge della sua assenza da Torino. Le strettezze finan-
ziarie perb in questo tempo si fanno molto sentire, poichè
quando
BOSCO & nell'oratorio, i benefattori gli Portano
sempre elemosine, oppure egli stesso ne va in cerca e ritorna
sempre a casa con le somme occorrenti>).
chi lo suppliva era Don Rua, il quale, durante le assenze
del fondatore,si trovava alle volte in seri imbarazzi, ma nessuno
se ne awedeva perchè non ne parlava e non dava mai un la-
mennto;!q,,elllanno egli pure era stato a visitare le Case di L-0
e di sanpier d3Arenain aprile, e in luglio si recava a visitare
quelle di Varazze e di Alassio; e perchè se vi era @a andato
~ ~B i ~, ~ visi~te div~erse. ?Quelle di Don Bosco eran le
visite familiari, desideratissime, le visite del Padre; quelle di
R~~ eran le visite del censore e dell'ispettore ufficiale.
prima di venire all'erezione delle prime provincie od i s ~ e t -
torie, non~ ~ vol~le affcidatoa Don Rua anche
conoscendo i~ suo zelo e la stima e la venerazione +e go
presso i confratelli.Anche negli anni precedenti gli aveva
dato talvolta cotesto incarico, mentre si recava a questa e que
casa per dar esami di filosofia e di teologia ai chierici;
approvata definitivamente la Società, glielo affidava in far
ufficiale.
Come consta da un libretto, dove il Servo d
gli appunti presi nelle visite compiute in quegli anni alle sin
case salesiane e in capo al quale si trova un i
minuto,
delle còse da esaminare, il su0 sgu
di tutto si portava alla chiesa e alla sacrestia, allemense
altari, alla nettezza delle pareti e del pavimento, .alla de
degli arredi sacri, al decoro delle sacre funzioni de
riali e festivi. Quindi passava in rivista le camere dei
per constatare che non fossero troppo eleganti;
alunni e le scuole per osservare se erano tenute C0
se avevano la ventilazione necessaria; in fine tutto il
deve regnar la nettezza e la proprietà conveniente.
passando quindi alla vita religiosa, soleva in
Salesiani avevano le conferenze prescritte, se fann
conto mensile, se regna tra loro io spirito di modes
-V Primo'visitatore delle Case
'33
ve&, di obbedienza; se gli addetti aIl'amministrazione matende,
alla direzione delle scuole, alla parte religiosa ecc. ecc., adem-
piono il proprio dovere in conformitàdel Regolamento.
Ha speciali attenzioni per i chierici: osserva se atteRdono
regolarmente allo studio della filosofia O della teologia; se e
come adempiono i loro doveri di assistenti o di insegnantì;
se fanno la meditazione e la lettura spirituale quotidima, ecc.
Degli alunni esamina lo stato sanitario; se hanno chi loro
segni le preghiere quotidiane ed a servire la S. M ~ com~e ~ ~ ;
no accuditi in chiesa, nello studio, a scuola, nelle ricreazioni
cortile 0 nelle apposite sale, nelle passeggiate; se han pulita
persona e gli abiti, e specialmente, se han pulita panima;
tra loro son fiorenti le Compagnie di S. Luigi, del SS. sa-
olata Concezione, e del Piccolo clero;
e hanno familiarità con
ossono disporre rego-
ami speciali: se tra gli allievi vi sia qual-
atto a vestir l'abito ecclesiastico, e tra i chierici chi possa
aestro e a qualche altro pubblico esame
abilitazione all'insegnamento; in quale stima è tenuto il
; quali sieno le relazioni dei soci con
zioni del collegio col parroco , e col
ame circa ogni genere
la loro regolare registrazione, che
case col far uso dei. registri da lui
aderno, in fine, registra le note pres* nelle visite alle
0 alla pagina è il nome del collegio e la data
annotate, con numero progressivo,
i paion degne di rilievo, cioè i difetti e le
nsigii che suggerisce per porvi rimedio. N&
levar graziosamente ogni cosa sul posto,
all'oratorio ricopiava di proprio pugno quelle note,
... tbre e al prefetto perchè le leggessero
provvedessero. E le osservazioni andavano dal
Itimo deli'istituto!.

9.6 Page 86

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-
'34
II - Primo -aiutante di Don Bosco
.Ad un direttore inculca che per quanto gli è
lasci
fare le correzioni dagli altri per non assumersi le parti odiose,
ad un altro d i diminuire l'eleganza della camera col togliere
&terra i tappeti e di non darsi aria di troppa autorità, che serve
più ad alienargli gli animi che a conciliarglieli; a questo di trat-
tenersi di più in mezzo agli alunni per conoscere 1 loro bisogni
spirituali ed,insieme:impedire comhriccole ed altre mancanze;
a quello di aver cura della propria salute e di farsi aiutare nella
predicazione.
: Ai prefetti raccomanda di prendersi cura dei coadiutori,
assistendoli, o per sè o per altri, affinchè disimpegnino i doveri
religiosi, mattino e sera, specialmente nei giorni festivi; di
pacsare arassegna ogni mese, insieme con qualcun altro, tutti
gli alunni, specialmente per vedere come adempiano i doveri
religiosi e c o n qual frequenza si accostino ai Ss. Sacramenti;
di leggere ogni settimana un tratto. del Regolamento a tutta
la comunità radunata; e. di parlar sovente col proprio direttore
per tenersi iecipricamente al corrente dei bisogni dell'istituto
e. prowedefii.. Saiebbe interessante seguirlo in ogni, partico-
lare, ma non è possibile!
.H Conviene- diceva in una nota - regolare graduatamente
le vaiie COmpagnie, in modo che a quella di S. Luigi sia aperto
l'adito per tutti quelli che son promossi alla Santa Comunione,
alla Compagnia del SS. Sacramento per le prime classi ginna-
siali, al Clero per quelli delle classi un po' avanzate,.e procurare
che si tengano loro l e conferenze i>.
. Era proprio ammirabile il metodo che teneva nel compiere
il delicatissimo ufficio ai visitatore. La Società Salesian
cGm'ebbe in lui il primo socio e il primo direttore, ebbe anc
il primo ispettore, prudente, oculato,. zelante della gloria
Dio e del bene delle anime.
Nel 1875 Don Bosco volle si recasse a visitare anche l'in
piente istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice a Morne
Nel quaderno del Servo di Dio mancano gli appunti di ques
visita, ma la cronaca di Mofnese dice che egli n si fermò p
recchi giorni; durante i quali, oltre ai ~rowedimentimateriali,..
regala le buone.Suore di brevi, ma fervidi fervorini 1). Ques
visita ebbe luogo nel mese di giugno, e l'impressioneche n'e
-V Primo visitatore delle Case
'35
la piccola comunità fu memoranda e destò una gara di fervore
che contribuì ad awiare l'Istituto per le vie della perfezione.
L'l1 novembre 1875 il primo drappello di Missionari Sale-
siani, capitanato da Don Cagliero, si congedava ai piedi di
Maria Ausiliatrice per recarsi nell'kgentina e... nella Patago-
nia!... L'eco di quella spedizione si diffuse in ogni parte e co-
minciò a richiamar l'attenzione generale sul120pera di Don
Bosco; e presero subito ad affluire le domande di nuove fonda-
zioni salesiane in Italia e all'Estero. Ed anche cotesto lavoro
di esaminar le domande e di studiare se era conveniente accet-
tarle, venne interamente affidato a Don Rua. Per questo si
recò a San Benigno Canavese, a Lucca, a Noli, a Bassano, a
Mendrisio nella Svizzera.
Allora tra i membri del Consiglio Superiore della Società
chi dopo Don Rua dava a Don Bosco il miglior aiuto, era preci-
samente Don Cagliero. S'immagini quindi quale lavoro, nel
tempo che questi rimase nell'Argentina, venne a gravar sulle
alle del Servo di Dio, ,cui insieme veniva. affidato l'incarico
supplire Don Caglieio, nel tempo che restò in America, in
tti gli affari più importanti, come le ammissioni alla profes-
one e agli o r d i i sacri, la scelta dei nuovi missionari e l'alta
irezione del121stitutodelle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Primo aiutante di Don Bosco, prefetto generale e direttore
ituale della Società Salesiana, direttore dell'oratorio di
Francesco di Sales, predicatore e confessore regolare nel
antuario, visitatore ed esaminatore delle Case Salesiane d'Italia,
irettore dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, nel
6, quasi tutto questo ed altro ancora non bastasse, fu no-
ato confessore e direttore spirituale del130ratorio aperto
alle Figlie di Maria Ausiliatrice in Valdocco; e, sul finir del-
, in assenza del rettore del Rifugio, dalla Curia Vescovile
provvisoriamente incaricato anche della direzione spi-
e d i quell'istituto.
to lavoro avrebbe ammazzato ogni altra persona; ed
compiva così serenamente e con tanta esattezza, da
are l'ammirazione di tutti.
' quell'anno, il ZI giugno perdè la mamma; (1 ed io pure
rra il salesiano Don Francesco Piccollo - ho assistito ai

9.7 Page 87

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136
II - Primo aiutante di Don Bosco
funerali della signora Rua: il mio cuore era commosso, perchè
non potevo dimenticare la grande bontà dimostratami da questa
pia signora. Alla sepoltura che si fece fino alla parrocchia di
Borgo Dora, io era presso Don Rua che seguiva la bara della
madre. Era estremamente commosso; frenava a stento il pianto;
ma si leggeva nel suo volto, unitamente ad un dolore immenso,
una rassegnazione totale alla volontà divina, che lo privava di
una madre così buona che per tanti anni, seguendo l'esempio di
Margherita Bosco, si era sacrificata per i giovani dell'Oratorio s.
Con lettera del 27 luglio il Servo di Dio comunicava a1 fra-
tello cav. Antonio, controllore della R. Fabbrica d'Armi di
Brescia, il conforto che aveva provato nell'apprendere che la
sua famiglia erasi recata u afare la Santa Comunione in suffragio
dell'ottima nostra madre$, e che aveva <pur fatto celebrare delle
Messe al medesimo $ne D. P Speuo - soggiungeva - che ancor
tu hai fatto, o farai altrettanto; e questo raddoppia il mio con-
tento. Noi, qui, le abbiamo celebrato un solenne funerale al
giorno trigesimo della sua morte, cioè il 21 corrente, con grande
concorso ai Ss. Sacramenti, non solo degli interni, ma ancora
degli esterni. Continuiamo a ricordarci di lei e dei begli esempi
che ci ha lasciato. A fine di averla sempre presente ho fatto
riprodurre il suo ritratto, di cui ti mando due copie, per mante-
nere la promessa che ti feci, fin da quando mi procurasti il
piacere di venirci a trovare )).
E gli dava conto del modo, col quale aveva liquidato i vari
capi del vestiario materno che aveva divisi tra parenti, e << quanto
ai poco oro - soggiungeva - l'ammontare è di L. 58 e cente-
simi 50. L'oggetto che pareva più prezioso, cioè i1 così detto
sclavasso, fu sottoposto alle solite prove e fu trovato d'argento
dorato; quindi invece di valere una quarantina di lire fu valu-
tato a lire due. Quanto ai pochi mobili, io li valuto a L. 80 in
tutto, stante la gran difficoltà che vi sarebbe a venderli per la
loro antichità e per essere assai logori. Percib, mettendo insieme
la metà deli'oreficeria in L. 30, colla metà del valore dei mobili
i n L. 40, ti unisco qui L. 70, che io ti suggerirei di dividere
tra i tuoi figli e figlie, affinchè tutti abhano qualche piccolo
ricordo della loro cara avola, lasciando perb alla tua prudenza
di fare quanto crederai meglio D.
V - Primo uisitatore delle Case
Quest'uomo, che teneva conto del centesimo. con preci-
sione più unica che rara, era degno di amministrare le grosse
e le piccole somme che la Divina Prowidenza mandava ali'Ora-
La vigilia del12Assunta,terminate le confessioni, vari con-
fratelli facevano compagnia a Don Bosco durante la cena; ed
egli, com'ebbe finito, continuò la conversazione, che si portò
su questo argomento: « S e fosse vero, che il lavoro uccidesse i
((Don Bosco, - leggiamo nelle note di cronaca, - diceva:
- Ognuno di noi che morisse ucciso dal lavoro, ne attire-
rebbe cent'altri in Congregazione. È vero, e ne san contento
ed orgoglioso, fra noi si lavora molto; ma il dire, come ho sen-
tito, che i preti morti in casa siano stati proprio uccisi dal la-
voro, questo, no, non mi par vero. Lavorarono molto, furono
strenui campioni; riposando, avrebbero potuto prolungare la
loro vita; ma tutti avevan già qualche malattia che dai medici
si giudicava inciirabile.
» Don Alasonatti aveva una glandola nella gola; aveva cer-
cato tutti i mezzi, tutti i rimedi per guarirne, s'erano consultati
molti medici,.tutti promettevano di guarirlo, ma invano. Nel-
I'ultim'anno di sua vita gli comandai di nuovo che per obbe-
dienza si curasse, non guardasse a spese, o a rimedi. Egli ob-
bedì, ma tutto fu inutile, e la glandola lo.soffocò.
i) Don Ruffino lavorava anche intensamente; ma l'origine
della sua malattia e della sua morte fu una forte costipazione.
Essendo stato da Torino a Lanzo sotto una dirotta pioggia,
non si cambiò le vesti e andò subito a confessare in parrocchia,
essendo la settimana santa; da cib s'ingenerò una tosse fortis-
sima, che gl'intaccb i polmoni e morì.
s Don Croserio, è vero, faceva scuola e lavorava molto; ma,
finda giovane aveva quella palpitazione di cuore, che lo con-
dusse alla tomba.
s Di Don Chiala [prima che entrasse in Società era ispettore
RR. Poste] sappiamo tutti che il Governo accettò le dimis-
ani per motivi di salute.
I> E così si dica degli altri, che lavorarono molto; ma non f u
lavoro che, propriamente parlando, li abbia uccisi. Chi s i

9.8 Page 88

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potrebbe chiamar vittima del lavoro è Don Rua. E noi vediamo,
che i l . Signore finma ce lo conservò abbastanza in forze!>>.
Don Bosco chiudeva la conversazione così:
<iFosse anche vero quello che si dice, oh! qual glovia sareb6e
morire per il troppo lavoro! I l Signore corona questi sacrifixi così
grandi, non solo, con premio grandissimo in cielo all'individuo.
che soccombe, ma anche i n tewa alla Congregazione alla quale
appartiene, cui manda i n compenso cento nuovi conjratelli!o.
E tornava ad inculcare il lavoro e la fuga dell'ozio, la poverta
e la fuga delle ricercatezze nelle vivande, l'unità di spirito e
l'obbedienza di tutti al superiore: « Uniti in u n sol cuore, si
farà del .lavoro dieci volte tanto, e meglio!>>.
Or questi erano i segreti dell'eroismo di Don Rua!
Sul principio dell'annoscolastico 1876-77 Don Bosco l'eso;
nerò dall'ufficio di vice-direttore o direttore dell'Oratorio, che
affidò a Don Giuseppe Lazzero: e la sera del 20 dicembre,
con parola faceta annunziava agli alunni che (1 Don Rua aveva
fatto 6ancarotta e non era più direttore)). ~.
« Vi è un po' di cambiamento nella direzione della casa.
Don Bosco fece già 6ancarotta, adesso ha fatto 6ancarotta Don
Rua, poi fard bancarotta anche Don L a z m o ; faremo tutti banca-
rotta. Finora la prima persona, dopo il direttore generale, quegli
che guidava i primi affari della casa, era Don Rua.Ora Don
Rua ha ceduto il posto a Don Lazzero, perchè egli si trova
spesse volte fuori di casa, un po' qui, un po' là; e non può at-
tendere a tutte le cose qui in casa..... Così quelli che avranno
bisogno di qualche cosa, andranno da Don Lazzero e lo trove-
ranho, e potrete trattar con lui più liberamente ».
Ma nonostante le dichiarazioni di Don Bosco ch6 il diret-.
tore, non solo di nome ma anche 'di fatto, doveva essere
Don Lazzero, per cui egli più non avrebbe domandato conto a
Don Rua dell'andamento deli'Oratorio ma a Don Lazzero, tutti
continuavano a far capo al Servo di Dio. Tanta era la fiducia
e la stima che godeva universalmente! E non parve strano -
attesta Don Giuseppe Vespignani - che tutti, colla. miglior
intenzione di ubbidire a Don Bosco, invece d i andare da Don
Luzero continuassero a far capo a Don Ruao.
VI
SEMPRE AMMIRABILE!
1877-1879.
- n Faremo a metà! D. - Una confeueitza memovanda. « Si può dire
- che il Signore porti sulle braccia la Congregazione Saleszanan.
« L a gloria della nostra Società è nella moualità». - Don Rua è
l'agente segreto e il $do integratore di Don Bosco nella direzione
dell'oratorio e della Società. - Le prove del r soverchio zeloii e la
prudenza del Servo di Dio. - V a a Parigiper trattare di una fonda-
zione salesiana. - Tiene il discorso pm la qual ta spedizione di Mis-
.&navi. - Dà la strenna agli alunni e ai Salesiani dell'oratorio per
l'anno 1878. - Abbandono di Don Bosco nella Divina Ptovvidenza
e meravigliosa prudoma di Don Rua. - Alcuni dieoi assai interes-
santi. - « Vir obediensii. - « Credo che hai indovinato..., abbiamo
un solo Don Rua n. - Sempre ammirabile! - Oh! qualfmore in tatti
i religiosi al prill~ipiodella loro santa istituzione!...
Esonerato dalla direzione
o, il Servo di Dio era
tutto con Don Bosco a dividere il lavoro direttivo della Società.
Era giunto il tempo, in cui doveva fare a metà in ogni cosa.
Nel febbraio 1877, essendosi i direttori delle case d'Italia
e di Francia adunati alllOratorio, il Servo di Dio epose lo stato
della Pia Società nelle due nazioni, e Don Bosco parlò delle
nuove fondazioni nel Lazio e in America.
<iLa nostra Società - notava Don Rua - progredisce mera-
vigliosamente ogni giorno, e noi tocchiamo con mano com'essa
sia continuamente protetta da Dio. Nelle persecuzioni e nelle

9.9 Page 89

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'40
II - Primo aiutante d i Don Bosco
tribolazioni prende maggior sviluppo; crebbe il numero dei
soci perpetui e triennali, e specialmente degli ascritti; e v'è
maggior regolarità in ogni cosa... Ringraziamo Iddio, e facciamo
quanto possiamo per corrispondere, col fervore della condotta,
e con l'esatta osservanza delle Costituzioni alla special protezione
che Maria S S . Aus~liatriceha per noi. Si può dire che il Signore
porta sulle braccia la Congregazione Salesiana, e le dà tutti i
mezzi e gli aiuti che le sono necessari per prosperare ».
Don Bosco, in fine del suo resoconto rievocò le parole che
il Santo Padre Pio IX gli aveva rivolto pochi giorni prima
in un'udienza memoranda:
<iAndate - gli aveva detto l'immortale Pontefice - scrivete
ai vostri figli, e cominciate a dire ora, e ripetete sempre, che
non v'ha dubbio che la mano di Dio è quella che guida la vostra
Società. Pesa, però, su di voi una grande responsabilità, e voi
dovete corrispondere a tanta grazia. Ma io v i dico, a nome di
Dw, che se corrisponderete al divino aiuto col vostro buon esem-
pio, se promuoverete lo spirito di pietà, se promamerete lo spirito
di moralità e specialmente quello di castità, se questo spirito ri-
marrà in voi, avrete coadiutori, cooperatori, ministri zelanti;
vedrete centuplicarsi le vocazioni religiose sia per voi, per la vostra
Società, come per gli altri ordini religiosi ed anche per le diocesi,
che non mancheranno di buoni ministri, i quali faranno molto bene.
s Io credo di svelarvi un mistero!
» Io sono certo, che questa Società sia stata suscitata in questi
tempi dalla Divina Prozr~z'denza,per mostrare la potenza di
Dio; sono certo che Dio ha voluto tenere nascosto$no al presente
un importante segreto, sconosciuto a tanti secoli e a tante altre
Congregazioni passate. La vostra Società è nuova nella Chiesa,
percM di nuovo genere, perchè venne a sorgere in pesti tempi
in maniera che possa essere ordine religioso e secolare, che abbia
voto di povertà e imème possedere, che partecipi del mondo e
del chiostro, i cui membri siano religiosi e secolari, claustrdi e
liberi cittadini. Il Signore cw manifestò ai nostri giorni, e questo
io voglio svelarvi. La Congregazione fu istituita, ajìnchè nel
mondo, che secondo l'espressione del santo Vangelo in maligno
positus est, si dèsse gloria a Dio. Fu istituita perch2 si vegga e
v i sia il modo di dare a Dio quello che è di Dio, a Cesare quello
- VI Sempre ammirabile!
'4'
che è di Cesare, secondo quello che disse Gesù Cristo ai suoi tempi:
Date a Cesare quello che è di Cesare, e date a Dio quello che
& di Dio. E v i predico, e va' scrivetelo ai vostri figliuoli, che la
Società fiorirà, si dilaterà miracolosamente, durerà nei secoli
venturi, e troverà sempre dei coadiutori e dei cooperatori in$no a
tanto che cercherà di promuovere lo spirito di pietà e di religione,
ma specialmente di moralità e di castità... ».
Fin qui I'Augusto Pontefice; e furono Ie ultime parole che
rivolse a Don Bosco, il quale raccomandava insistentemente
ai suoi:
((Nonsi dimentichi mai di custodire gelosamente la moralità.
La gloria della nostra Società consiste nella moralità. Sarebbe
una sventura, si offuschevebbe questa gloria, qualora i Salesiani
degenerassero. I l Sknore ci disperderebbe e dissiperebbe, se noi
venissimo meno nella castità. È questa un balsamo da spargersi
... fra tutti i popoli, da promuoversi in tutti gli individui: essa è il
centro di ogni mktù n.
Bisognerebbe raccogliere le raccomandazioni più insistenti
di Don Bosco, che furono scrupolosamente praticate dal Servo
di Dio; basterebbe studiare, sol da questo lato, la figura di Don
Rua, per vederla rivivere nell'incanto di un'esemplarita sublime!
Qui conviene indugiar un poco per comprender meglio in
qual modo egli era il fido, il braccio destro, il primo aiutante
di Don Bosco in ogni cosa. Forse più d'uno credela che il Servo
di Dio cercasse la regolarità in tutto per iniziativa personale,
... per il suo carattere notoriamente amante della perfezione,
mentre egli pure obbediva Don Bosco era la sua guida e il
suo maestro anche in certi spunti di vigilanza, come appare
dai tanti biglietti, con i quali, con brevi parole, limpide e
scultorie, gli affidava incarichi delicati.
Dall'osservanza generale del Regoiamento all'ammonizione
dei singoli trasgressori, dalle cose più importanti alle partico-
larità più minute, dai provvedimenti d'indole generale alle più
piccole disposizioni particolari, dalle singole parti del170ratorio
di Vaidocco alle altre case salesiane, la mente e lo sguardo di
Don Bosco spaziavano vigilando, ed affidavano ogni richiamo
a Don Rua.
I1 Santo, torniamo a ripetere, era e voleva essere con tutti

9.10 Page 90

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'42
- II Primo aiutante d i Don Bosco
il buon padre, e quando occorreva dare awisi o far correzioni
anche un severe, per iscritto ne affidava l'incarico a Don
Rua.
nimIenbtiiglpieerttsiocnhaeli,cri.arcecsotamnaoncdoanztioenngi oinnsoisnteonrmti esuglel'neceoranloi,maima.m..o-
R ~.- ~Da.lle preghiere della sera alla colazione d e l
mattino, si mantenga silenzio; cioè
(I S i veda, se si va alla; medit
alla visita al S S . Sacramento)).
(( N. N. non i n f i g a castighi, non mandi via dall'oratorio,
si
dia
((
permessi d
dice che
ieta
l.
g,en~neroen.)> si.
comporti
come
.deie;
e.commetta
queste e queste mancanze; quindi sifaccia così e così:!)
< Casa di... - Condimento sciupato, pmchè
sqravanza; vini forestieri non opportuni; v
appena un quinto d'acqua, mentre douiebbe
(l 1Von dovrebbero mettersi ascritti ai tinellis.
<< Scialacquo di sapone, perchè fresco ». . .
(I Scialacquo di gas, .legna e carbone 1); ..
Gli assegnava anche i temi per il sermon
retti che Don Rua darà agli artigiani nella prossima settimana:
- lunedì, fuga dell'ozio; -- martedì, fuga dei cattivi. compagni;
- mercoledì, fuga dei cattivi discorsi; - giovedì, fuga degli
scandali; - venerdì, confessione generale, ecc. ecc.').
~ l volte gl~i ma~ndavaun elenco di benefattori coll'in-
carico di scrivere, un po' alla volta, a cias
a un mese o due Don R u a scriva un
-.Don Bosco 2 assente; io mi trovo
farci un po' di carità, è proprio
ecc. Nel corso di questa settimanap
quello che giudica di fare nella S
per lei I).
Ed insisteva che raccomandas
Figli di Maria per le vocazioni degli
e i bisogni degli ascritti e dei chierici salesiani.
11 Servo di Dio, senza che ne
Yagente segreto di Don Bosco, il
integratore indispensabile!
..
..
-VI Sempre ammirabile!
'43
-
(1
Don
Don
Rua
Rua
provmeda P, - <<DonRua veda come sia
procuri di leggere attentamente e poi eseguiscai)
e simili, eran anche le frequenti postille, .scritte incapo o in
fine a questa 0 a quella lettera, o in bigliettini separati, ornai
per il regolare funzionamento della Societa e per
ai suoi bisogni, Don Bosco si affidava interamente a
R~~.
Lo teneva a parte di tutto, e per non intralciare il. suo lavoro
alle volte egli Stesso si rimetteva alle disposizioni del suo aiu-
le stesse lettere di Don Bosco re-
Questi era il suo integratore soprat-
'Oratorio e la Societàe: per il fiorire
Nel settembre del 1877 sitenne a Lanzo Torinese il I capi-
le, ai quale presero parte insieme con i direttori
ti delle varie case e altri salesiani. 1 lavori furori
' sotto la protezione di Maria Santissima: (1 Essa .- diceva
'BOSCO- d. 2'aiuto.dei cristiani; e niente le Sta fi2 care
c ~ l ~ r o . c hneon solo cercano di amare s e r k il
Figliuolo,,ma si radunanoper ista6ilire il modo di farlo
e ~ e r ~ ia. necor dagli altri. Maria k lume deici~chi;'pre-
m o l a che si degni d'illuminare le nostre deboli intelligenze. per
tto il tempo di questeadunaize>).
1 5 ottobre, e il lavoro di revisione
degli atti, compiuto dal Capitolo superiore,
n anno e solo nel novembre 1878 essi vennero
1 1877 l'orizzonte della Società Salesiana prese ad illu-
ziando un meraviglioso sviluppo; ed insieme
accentuarsi sistematiche contestazioni, a prima vista
a Don BOSCOe all'opera sua. Un prelato della
e fu al corrente d i coteste lotte fin dal prin-
Carlo Menghini, il 26 settembre 1875 annunziando
0 che la S. Congregazione dei Vescovi e Regolari
O Chi fe promoveva a ad essere più mite e
a queste parole: Le grandi op&e hanno
rivali O il soverchio zelo o l'empietà d a tempi, ambedue
E Don Bosco, più che per. H Pempietà d&
superare tenendosi lontano dalla politica,

10 Pages 91-100

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10.1 Page 91

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'44
-II Primo aiutante di Don Bosco
ebbe a soffrire in modo straordinario per il 6 soverchk zelo n;
e sandando la storia di coteste dolorose contestazioni s'in-
contrapiù di un motivo di lode e d'ammirazione per Don Rua,
il
godendo tutta la stima di Chi moveva le difficoltà
seppe rendere a Don Bosco, anche in COtesta penosa e lunga
vertenza, preziosi servizi.
~~~h~ il Signore, negli anni in cui s'inasprirono CoteSte
prove, prese in modo solenne le difese dell'Apostolo della gio-
vent,jcominciando ad illustrarne ogni passo con fatti Prodi-
giosi. ~i~ dalla primavera del 1878 egli si portò in Francia e ,
vi tornò poi ogni anno, accolto fin dal 1879 come i Santi.
~~l 1878, nel ritorno lo colse un nuovo attacco di miliari
jn sanpier d'kena: il Servo di Dio ordinb preghiere nel-
l'Oratorio, e in breve guarì.
11
1878 Don Rua si recò a Parigi insieme col
conte Carlo Cays, già deputato al Parlamento Subalpino,
per trattar delI'apertura di una casa salesiana ad iniziativa del-
l'abate Roussel in quella capitale; e vi rimase tutto il mese.
sera de1y8 dicembre 1878, nel Santuario di Maria Ausi-
liatrice si di&l'addio al quarto drappello di Missionari. Don
B~~~~era assai malandato in salute, e si temeva che perdase
completamente la vista. Tenne il discorso, in. sua vece, Don
Rua. Disse di quanta speranza e conforto doveva tornare ai
nuoviapostoli il prender le mosse per la loro destinazione nel
giorno consacrato a Maria Immacolata, speciale Patrona .del-
l'oratorio. (,sotto I'egida di sì potente Ausiliatrice, la quale
... fin qui ci baeficd in tante.guise, felice sarà il vostro viaggio e
fecondo:di ubertosifrutti il vostro ministero Vai andate a
la Religione e la Civiltà a popoli selvaggi, quali sono i
ed i pampm; v& andate per conservare la fede di G e d : C
&già
e per accenderla in chi la h c d spegnere; voi
altied per pr&& cura di m@liaia di poveri italiani, i
portatisi in quelle lontane parti colla lusinga di miglior far
privi di sacerdoti, corrono pericolo delretema salute. Sì,
pmhd m&&& e milioni di anime vi attendono Per essere r
rate nella &a, cie10,per essere richiamate mll'abban
cammi,io della virtù; v i attendono siccome amici,fratelli, e
vi attendono siccome angeli liberatori D.
V I - Sempre arnmirabile!
'45
Alfa fin del mese Don Bosco partiva per Genova e
glia ed incaricava Don Rua di dare agli alunni ed ai salesiani
dell'oratorio questa (istrenna)): Unione. E Don R~~ commen-
tava: - (1 Unione degli alunni tra loro, e grande unione d& supe-
tra loro. - Praticare i mezzi che possono promnouere cotesta
.zinione: IO Frequenza ai Ss. Sacramenti; 20 ~ o & d~ei ~ ~ d
S1*Penen~3Oi; Sottomissione dei sudditi. - Allontanare quanto
P& rompere cotesta unione, evitando 10 ogni rissa o maldicenza,.
'2 le amicizie particolun i).
Ed erano quanto mai opportune coteste esortazioni. ~o~~
l'elezione di Don Lazzero a direttore, la disciplina nell'~ra-
tori0 lasciava un po' a desiderare, -e Don BOSCOnominò una
commissione, con a capo Don Rua, per studiare le cause del
rilassamento ed eliminarle con prudenza.
Ne venne per il Servo di Dio un lavoro grave. ~~~~~v~
I'uomo capace di reggere uno stabilimento, così ampio e com-
'plesso, che nel passato aveva trovato le migliori energie nella
mente e ne1 cuore di Don Bosco e di Don Rua. Ora la molti-
liciti degli affari per lo sviluppo della Società e per trovare
mezzi per svolgere il programma che la Divina Provvidenza
ai Salesiani, e tante altre so!lecitudini doverose non
rmettevan più, ne a Don Bosco nè a lui, d'interessarsi
rettamente dell'oratorio, benchè l'uno e l'altro non mancas-
re quello che potevano.
Di qui l'assidua vigilanza del Servo di Dio, e le
comandazioni, e gli opportuni ammonimenti e consigli a
ne abbisognava. Stava da parte, ma badava a tutto, come
responsabile di ogni cosa. E con qual sacrifizio!
Prima che fosse Vicario di Don Bosco appariva ancora
'ce Don Maggiorino Borgate110 - piuttosto rigido, perchè
come Prefetto Generale della Società doveva far delle
ti severe, e perchè il suo contegno e il SUO modo di vivere,
ccato da ogni cura terrena, amante della povertà all'estremo,
m0 nell'osse~anzad'ogni regola della casa come avrebbe
e fossero tutti quanti, facevano si che i più 10
e severo; e molti non andavano da lui se non per
ecessità, temendo un rifiuto, qualora avessero dovuio
e un favore. Accadeva, ad esempio, che qualche alunno
Don Midala Rua.

10.2 Page 92

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146
11 - Perno aiutante di Don Bosco
si recasse a chiedergli un biglietto per avere al mattino una tazza
di brodo. I l Servo di Dio, se vedeva che realmente ne abbi-
sognava, glielo faceva volentieri; ma se capiva che era mosso
unicamente da un po' di golosità, gli rispondeva: - Volentieri
te lo faccio, ma tu lascia qui la pagnotta, perchè se non ti senti
bene, ti farebbe male mangiare. - E l'altro: - Ah! se è così,
rinunzio al brodo, e mangio più volentieri il pane! - e se ne
andava, raccontando ai compagni il colpo mal riuscito)).
L'assidua vigilanza perchè tutti si comportassero nel modo
migliore gli era suggerita anche dalla convinzione che la Divina
Prowidenza avrebbe più amorevolmente vegliato sui quotidiani
bisogni dell'Oratorio e dell'intera Società.
Erano anni assai difficili in cui, in Italia, il Clero versava
nella miseria, i ricchi non erano abituati a ricevere domande
di soccorso provenienti da altre città, e nel popolo mancava
quello slancio per soccorrere le opere di carità che oggi fiorisce.
I posteri forse stenteranno a farsene un'idea, e non potranno
non ammirare ciò che fece Don Bosco per suscitare quest'onda
di carità con le frequenti domande fatte in varie forme.
Nell'aprile del 1878 era morto il Barone Carlo Giacinto
Bianco di Barbanìa, (I modello di cristiano virtuoso, di amico
perfetto, di cittadino intemerato e di cattolico esemplare n, che
aveva lasciato i suoi beni a Don Bosco, ma non si trovavano
a vendere.
In quelle critiche circostanze, e precisamente la sera del
29 aprile 1879 dopo le confessioni, presenti molti preti dell'ora-
torio, tra Don Bosco e Don Rua, (1 che - dice la cronaca -
è perfetto economo e tesoriere dell'Oratorio )>, avvenne un dia-
logo in cui accanto l'eroica fiducia di Don Bosco brilla la pm-
denza meravigliosa del suo aiutante.
- Senti, Don Rua, tutti domandano danaro, e mi dicono
che li mandi via a mani vuote.
- Ciò avviene per un semplice motivo, le casse sono vuote.
- Si vendano quelle cartelle che ci rimangono, e così si
farà fronte ai più pressanti bisogni.
- Qualcuna si è già venduta; ma vendere ancor quel poco
non mi pare conveniente, perchè di giorno in giorno capitano
casi gravi ed imprevisti e non avremmo poi un soldo da disporre.
VI - Sempre ammirabile!
'47
- E pazienza! il Signore. allora prowederà; maintanto
sfacciamo ai debiti che sono più pressanti.
- Su quel poco danaro che avevo ho già fatto i miei conti.
o riserbo per pagare, fra quindici giorni, un debito che scade
L. 28.000; e solo per questo motivo, da alcuni giorni, anche
tutto il danaro che arriva lo conservo per quella scadenza.
- Ma no, questa è una follia; lasciare ' insoluti i debiti
che potremmo pagare oggi per metter da parte la somma che
si deve pagare da qui a quindici giorni.
- Per i debiti d'oggi si possono differire i pagamenti: ma
come faremo allora dovendo pagare una somma .così grossa?
- Allora il Signore prowederà; incominciamo a . disfarci
ggi di quanto abbiamo. È un chiudere la via alla Divina Prov-
videnza il voler mettere da parte denaro per i bisogni futuri.
- Ma la prudenza suggerisce di pensare all'awenire. Non
abbiamo visto, in altre occasioni simili, fra quali impacci c i
trovati? Fummo costretti a fare un secondo debito per
re il primo. È questa la via che mena diritto alla bancarotta.
- Ascbltami - conchiuse Don Bosco - se vuoi che la
vina Provvidenza si prenda cura diretta di noi, va' in tua
mera, e domani metti fuori quanto hai; si soddisfino tutti
uelli che si possono soddisfare, e ciò che accadrà in seguito
asciamolo nelle mani del Signore.
E Don Bosco, prosegue la cronaca, soggiungeva: «Non
possibile trovare un economo che interamente mi secondi,
he sappia cioè confidare in modo illimitato nella Divina.Prov-
denza e non cerchi di ammassare qualche cosa per provvedere
futuro. Io temo che se ci troviamo così stretti di finanze, sia
erchè si vogliono far troppi calcoli; ed è così, quando in questo
a l'uomo, Dio si ritira )>.
a qui non si sa se sia più d'ammirare il fiducioso abban-
no di Don Bosco alle disposizioni della Divina Prowidenza, o
prudenza di Don Rua. Certo ambedue ne avevano ugual
erito dinanzi a Dio. Modello di virtù insuperabile, al quale
spirano. i santi, N. S. Gesù Cristo; e non è possibile a
essuno ricopiarlo .in modo perfetto. È perciò naturale che al-
ni lo ritraggano meglio in alcune virtù, altri in altre. Non si
ve dimenticare che la base della santità è la retta intenzione,

10.3 Page 93

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'48
11 - primo aiutante di Don Bosco
la quale naturalmente può variare e varia di fatto, non già
nella sostanza, ma nella forma, secondo la varie& dei caratteri
avuti da natura. così Dio è ammirabile in tutti i Santi!
E qui ci par doveroso riferire alcuni fatti che lumeggiano
sempre più la venerazione e la deferenza che Don Rua aveva
per il ~
~sonogli~unici ch~e abbiamt trovato~nella vo~lumi- .
nosa documentazione raccolta dal diligentissimo Don Lemoyne
(senza la quale non avremmo potuto rivivere questa vita intima
dell~oratorio),e che ci sembran forse redatti con uno spunto
di &ica per il servdoi Dio, mentre, come vedrà il lettore, san
altrettante prove della sua virtù.
sulla fine del 1872, trovandosi nelle strettezze, Don Bosco
pensò di fare una lotteria con un bel dipinto, che ornava la
di Maria Ausiliatrice. Era la miglior copia che si co-
nascesse della ~
~d i Foligdno di Ra~ffaello c~he si am~mira ina
vaticano, stimata di un valore non inferiore alle quattromila
lire. Radunati a consiglio Don Rua, Don Sala, Don provera,
Don Bosco espose l'idea.
- come? risposero. Non vede che tutti sono-stufi di
lotterie?
è un mezzo tramontato e Senza t?fficacia.
- Eppure manchiamo di danaro, e non sappiamo
prenderne.
- E a qual prezzo metterh i biglietti?
- cinquanta centesimi l'uno... owero una lira?...
- Una lira sembra troppo!
- E noi fisseremo il prezzo d'ogni biglietto a '0
- Dieci lire!?...
sapevano adattarvisi, ma Don Bosco tenne fe
R ~.- ~oss,erva la cronaca - e ad altri rincresce
mettere al17incantoe perdere un dipinto così prezioso, e B"
zetti venne a far di ciò parola a Don Bosco. Ebbe Per risPos
-~ b di' lboro ch~e da q~ui inn~anzi, venuta l'ora del Pr
iiIvece di scendere in refettorio a mangiare, vadano a vede
quadro ».
si poteva anche lasciar quel quadro, che ceao
era stato comperato, ad ornamento della sacrestia del
tempio ancor squallido che impressionava, e in quel critici
simo momento raddoppiar la fiducia nella Divina Prowidenza?
- V I Sempre amnui.abile!
'49
Ma Don Rua non tardava un istante ad esser del
del Maestro appena veniva a conoscerlo, anche se gli fosse
sembrato conveniente di rinnovare le più giuste osservazioni;
era il più umile ed ubbidiente dei discepoli.
Una sera (il Io giugno 1875) avendo dovuto confessare
Don Bosco si recò a cena più tardi, e due venerande signore
te col signor Lanzerini per la festa di ~ ~ r i ~
parlare con Don Bosco, avendo saputo che
ntrarono a trovarlo.
- A quest'ora? - esclamò Don Bosco.
- Ci siam fatte coraggio di venir avanti per tentar la prova
- E non sanno che a quest'ora tra noi è clausura?
- Veramente non lo sapevamo; e se non è contento, noi
i ritireremo - osservi, una.
ontinuò l'altra - è D~~ R~~ che ci
Dice la cronaca: la riserbatezza di Don Bosco su questo
on Rua, indubbiamente, non aveva
altre volte aveva fatto D~~ B ~ ~ ~ ~
eva ritenuto doverosa quell'eccezione. Egli era presente al
ialogo e tacque umilmente; nulla disse in difesa.
Da Firenze un protestante aveva scritto a Don Bosco mani-
standogli il desiderio di recarsi all'Oratorio per
e
rmarsi con i Salesiani. Don Rua - nota la cronaca - <i aveva
bruscamente i);ma (I nella domanda per iscritto,
sembrava spinto dall'interesse, e dava ragione di sospet-
nque agito con prudeuza. 11 prote-
scrivere a Don Bosco (i mostrandosi
ona la sua volon&. D~~ B~~~~
opo pranzo, passeggiando con
il suo parere su molti affari, così
o novizi in cose di religione e non
sci di fare un atto di virtù quando vengono un po'
te, anche quando si teme con
abbiano secondi fini o che vogliano ingannare.
sarebbe Potuto rispondere in questo modo: - e tracciò .per

10.4 Page 94

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150
- 11 Primo aiutante di Don Bosco
- 1 In cib prosegue la cronaca Don Barberis che annota]
- Don Bosco è mirabile. Ogni volta che da l'ordine di scrivere
a qualche personaggio, traccia su due piedi l'argomento, il
modo di svolgerlo, e perfino le espressioni>>.
Conviene rilevare che Don Bosco parlb confidenzialmente
con Don Rua e fu questi che raccontò a Don Barbens il fatto
perchè lo mettesse per iscritto a prova della carità e della pru-
denza del Padre. Tramandare ai posteri un'ampia documenta-
zione della vita di Don Bosco fu sempre il pensiero di Don Rua.
Don Francesia ci dà quest'importante rilievo: Don Bosco,
quando gli si porgeva l'occasione di far qualche osservazione
a Don Rua in presenza di altri confratelli, era felice perchè
era certo di offrir loro uno splendido esempio del modo col
quale desiderava essere ubbidito.
p Di ritorno dalla prima spedizione dei nostri Missionari
dell'ilmerica del Sud - scrive il Card. Cagliero - e poco
dopo la fondazione della casa di S. Benigno nel 1879, in una
delle prime visite che Don Bosco faceva ai suoi carissimi fi-
gliuoli della nuova casa, lo accompagnai quale catechista della
Societa; e, prima di far ritorno a Torino, volle che lo accompa-
gnassi anche a fare una visita ad un suo antico discepolo ed
amico, che risiedeva in Foglizzo. I1nostro barroccio di campagna,
a due posti e ad un cavallo, in mancanza del ponte discese la
ripida sponda dell'Orco e passammo a giiado le sue acque poco
quiete, con non poco pericolo. Strada facendo, Don Bosco
secondo il solito s'intratteneva sui progressi della Pia Società,
sulle difficoltà passate e sulle speranze future, e si rallegrava
di quel poco di bene che i suoi figliuoli facevano nel vecchio
e né1 nuovo mondo.
A >) un tratto, quasi per esplorare il mio pensiero, mi fece
- questa domanda:
» Nel caso che morisse Don Bosco, chi credi possa
succedergli?
- >) Amatissimo Don Bosco, non è ancora tempo di par-
lare di morte! noi non siamo consolidati, n&nella virtù nel
sapere; neppure siamo al corrente del conoscimento e della
nratica delle nostre Costituzioni; ed il Signore non ci toglierh
Don Bosco così immaturamente e fuor di tempo1
-VI Sempre ammirabìle!
... - Va bene; speriamo nel Signore e nella nostra buona
Madre Maria Ausiliatrice! ma facciamo un'ipotesi...
1) - In questo caso, risposi, chi possa in verità succedere
a Don Bosco, a mio giudizio sarebbe un solo!
» - Un solo! oh no! io credo che ve ne possano essere
più di uno, due ed anche tre!
- i) Più tardi sì, replicai io, ma per adesso ve n'ha un solo!
>> - E chi è dunque, secondo il tuo parere, questo solo!
- Mi dica prima, Don Bosco, i suoi due ed anche i
suoi tre1
I) - T e li dirb, ma prima dimmi tu il tuo uno!
» - È Don Rua, risposi, il solo Don Rua!
)) Don Bosco mi disse il nome degli altri due, che a suo
parere avrebbero potuto succedergli:
I) - Tuttavia, soggiunse, credo che hai indovinato; abbiamo
un solo Don Rua! Egli è sempre stato ed è il braccio destro di
Don Bosco!
1) - E non soltanto braccio, replicai io, ma testa, occhio,
mente e cuore per supplire, a suo tempo, alla vecchiaia ed alla
morte, Don Bosco! E sia il più tardi possibile questo bisogno!...
1) E spiegai i miei percb&, intrattenendomi con l'amato
Padre sulle eminenti ed eccezionali qualità morali, intellettuali,
e religiose del nostro Don Rua! ».
Chi ci ha seguiti sin qui, ha compreso con quale generosità
e con quanta cordialità vivessero uniti i primi figli di Don
Bosco. L'autore dell'lmitazione di Cristo ha una pagina sulla
vita dei santi Padri e dei loro primi compagni, che ci torna
spontanea alla mente dopo questi rilievi:
u Oh.' la vita rigida e piena di rinunzie!... Oh! il grande,
fervoroso zelo per ilproyitto spi>ituale!... oh! la retta epura inten-
zione verso Dio! Durante i1 giorno lavoravano, e le notti attende-
vano a pregare le lunghe ore; sebbene, anche lavorando, non tra-
lasciassero mai di pregar con lo spirito... Eran poveri delle cose
della terra, ma straricchi di grazia e di virtli; difettavano di beni
materiali, ma uvarano in compenso le intime gioie della grazia
divina... Si stimavano anch'essi come gente da nulla; ed erano
sommamente cari agli occhi di Dio. E col mantenersi sinceramente
umili, col vivere in assoluta obbedienza, col camminare in paaierate

10.5 Page 95

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i
II - Pri11ro aiutante di Don Bosco
152
... carità, raddoppiavano ogfzi giorno le spirituali conquiste, acqui-
stando grandi meriti innanzi a Dio
i religiosi al principio della loro santa
iOsthit!uzqiounael .1feCrvhoerediivnoztiuonttei
nella preghiera! che gara nella pratica della virtu! che esattezza
nella disciplina! che rispetto, che ubbidienza in tutti alla regola
del Maestro! Le memorie che ci restano dicono come fossero,
davvero, santi e perfetti! >> ( I ) .
Ecco i pensieri che ci si affacciano alla mente, ogni volta
che ci fermiamo a riandar la vita intima della nostra Società nel
suo primo fiorire, e ricordiamo le sante figure del Fondatore,
di Alasonatti, Domenico Savio, Domenico Ruffino, Francesco
Provera, Giovanni Bonetti, ed altri primi salesiani, tra le quali
accanto a quella di Don Bosco brilla di luce meravigliosa la
figura di Don Rua.
(I) Cfr.: Imitaione di Cristo, libro I , capo 18.
TUTrl'0 DI DON BOSCO
1880-1883.
Fu l'araldo della sistemazione della Società Salesiaua. - Prime circolari
alle case salesiane. - Istituite le prime ispettorie, mensil7mnt~si
tiene in corrispondenza con gli ispettori - Delicate ossmazioni
ad una circolare di Don Bosco dopo il I I Capitolo Generale. - Du-
plice aspetto dell'Oratorio e conttihuto del Servo di Dio per il suo
funzionamento regolare. - Prudentemnzte assiste il Maestro nella
lotta più grave e l'accompagna a Roma. - Un ncordo del Card. La
- Fontaine. - Sue diligenza nel raccogliere fatti e detti memorandi
del Maestro. Questi va fino a Parigi, ed egli è invitato a rag-
- giungerlo alla capitale. - Durante il ritorno. - L'accompagna al
Castello di Frohsdorf al letto del Conte di Chambmd. Sante
impressioni di quel viaggio. - Leone X I I I accentra alla convplrma
che Don Bosco si scelga un Vicario.
on Rua fu l'araldo d'ogni avanzamento della Società
siana verso la regolarizzazione. Primo a promettere al Si-
e di vivere con Don Bosco, primo direttore ed ispettore
ei suoi seguaci, suo primo aiutante ed intimo confidente, primo
evoto del Santo che Iddio aveva inviato alla Chiesa, doveva
er disposizione della Divina Prowidenza dargli tale aiuto.

10.6 Page 96

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111 Tutto di Don Bosco
154
I - Accanto al Padve
I55
prima. di stamparla ed inviarla alle case, passò il manosc~tto
La Società salesiana venne formandosi appena il Signore
a Don Iiua Perche lo leggesse e vi facesse le correzioni che
cominciò a radunare nelilOratorio le anime che dovevano
iniziarla; prese ad esistere embrionalmente fin da quando Rua*
Cagliero, ~
~ prima a~ncora ch~e scendes~se da A~vi-
gliana Don ~ l ~ ~ g~ua~dag~nati dt alila , carità di Don Bosco,
11Servo di Dio lo ritornò intatto a Don B~~~~ con due pagi-
~ nettie di osse~rvazioni, ,alcune delle quali erano piccoli rilievi
circa la forma e la sintassi; altre invece contenevano preziosi
si sentirono, nelsintimo del cuore, fortemente attratti a restar
per sempre con lui; ma la sua forma concreta e il suo
funzionamento, anche per la speciale caratteristica di vera fa-
miglia, costarono a Don BOSCO lungo tempo e non lievi fati-
che; e chi l'aiutò fu Don Rua.
Don Bosco vedeva 1%necessiti
di
mantenere
in
relazione
col centro
nadi tutti
dell'opera
als~rator
i
i
singoli direttori,
oalla festa di S.
Fe rnanocnepscootecnodmoePifùecreadpue-r
Don Bosco nella seconda raccomandazione insisteva di far
bene I'I3sercizio della buona Morte, e
R~~ annotava:
((Riguardo al n. 2, direi di esprimere che, dove si può,
l'Esercizio della Buona Morte si faccia da tutti insieme; e , dove
non si Può, si faccia separatamente; ma che il direttore nei
rendiconti s'informi che giorno ciascuno ha scelto all>uopo.
Intanto, sia che si faccia insieme, sia che si faccia separata-
vari anni,
rali triennali
ritenendo
iniziati
sufficiente convocarli ai
1877, per SUO consiglio
Capitoli
il Servo
Gene-
di Dio
nel 1878 prese ad inviare alle case una lettera mensile per
opportune raccomandazioni e richiami aIl'osseNanza
regolare.
Nel 1879 si stabilivano .le prime Ispettorie 0 provincie
siane: la piemontese, la Ligure, e l'Americana: ed Servo di
Dio si mise tosto in regolare corrispondenza con gli Ispettori,
mediante lettere particolari e circolari, per Poter essere infor-
e1 qualche capo del libro
Imente di quelli che parlano
che di pietà. Raccomandisi pure
lettera di S. Vincenzo de' Paoli
B~~~~aveva
Regole, una lettera di S. vin-
circa la levata alla stess'ora], anche oppomino
uel di esaminare come si praticano i proponimenti fatti
esercizi)). E Don Bosco correggeva: %ltidem~
~
~
es una s i m l colletti, etiam
mato ed informare a sua volta il Rettor Maggiore del13andament0
delle
case~.e circolari erano scritte a mano, ed 'gli
le leggeva a una a una, apponendovi il nome del destinatario
e facendovi, insieme con le correzioni di eventuali errori $l-
quelle aggiunte e varianti che riteneva
e necessarie. E quanta semplicità, quanta fraterni& in queste
lettere! ~~~t~ avevano qualche spunto religioso o
o
qualche
esortazione,secondo il tempo liturgico quale
e P@%We studeat; eodemque die legatu? unum
m Constitutionum, ve1 Epistola
vin-
Constitutiones praecedit >>M.alica solo
accenno di ricordare i propositi degli ~ s ~spir~itua~li, i ~ i
quafio Punto Don Bosco raccomandava l'obbedienza
fatto, e non di Parole; e Don Rua: c< Riguardo alf7art.4,
rrebbemi opportuno di far cenno della triplice obbedienza
e abhiam da praticare: alle Costituzioni, agli .ordini dei su-
venivano spedite!
Nel 1880 si tenne il 11 capitolo Generale e in esso
ri uffici I); e Don Bosco
os sit de facto », aggiungeva: ci erga
ritoccate e migliorate le deliberazioni prese nel Io, Ilanno 187
e siccome gli atti, prima d'esser pronti per la stampa richied
- vano ancora molto lavoro furono pubblicati due anni
- ne] r882 e si riteneva insieme necessario far alcune
nicazioni per vederle subito in pratica, il Santo Fondatore
es, q t ~ a doficia unicuique commksa
Il'ottavo articolo il cuore di D~~ B~~~~aveva posto
nciso: "Filioli m& et fratres m&,, figliuolini miei e fra-
meno affettuosamente, annotava:
ell'afiicolo 8 toglierei quetie parole '<fTa,tres san
una circolare in latino, contenente otto raccomandazio

10.7 Page 97

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156
III - Tutto d i Don Bosco
Giovanni Evangelista diceva solamente "Filioli m&,, par-
lando ai cristiani da lui rigenerati a Cristo. Di tutti i membri
della Società si può dire che furon chiamati a Cristo per opera
di Don Bosco; dunque tutti "Filioli,, e non "fratres,,; così
ci sembrerà sempre di essere giovani, anzi fanciulli D. - E Don
Bosco, stringendo al cuore grandi e piccoli, correggeva: Filii
ma' in Christo carissimi>>.
Gli appunti del Servo di Dio terminavano cosi:
(I Ecco, caro Don Bosco, le osservazioni che umilmente le
presento, dichiarando di non occuparmi di ciò che riguarda
la lingua [mentre anche su questo punto aveva fatto qualche
>>. rilievo]; giacchè tal compito va devoluto a qualche bravo pro-
fessore in servizio d'insegnamento E si firmava: <I Or 6aciando
la man tua, mi dirò Michele Rua». Era un'antica rimembranza;
per la festa di San Giovanni del 1853, egli e Francesia gli avevan
offerto alcuni versi, e gli ultimi dicevan così: « O r baciando la
man tua, ci diciam Francesia e Rua! >)E. ran passati omai venti-
sette anni, e tra il Padre e il Figlio prediletto regnava la stessa
fiducia paterna, la stessa confidenza filiale.
Dal 1877 fino al 1822, nel silenzio più sacro il Servo di Dio
prestò a Don Bosco un prezioso aiuto durante le difficoltà mos-
segli dali'ordinario locale, influenzato da un ufficiale di Curia;
e nell'aprile 1881 si portò a San Pier d'Arena per andare in-
contro al Fondatore che tornava dalla Francia ed accompa-
gnarlo a Firenze ed a Roma. Don Bosco stesso volle che gli
facesse compagnia (ipw avere un appoggio nei vari spinosi affari».
Chi moltiplicava le difficoltà, forninatamente accortosi che
il suo contegno verso la Società Salesiana avrebbe avuto un
epilogo poco lusinghiero, andava ostentando di preferire un
accomodamento. Don Bosco aveva dovuto appellarsi a Roma,
ed anche durante l'ultimo viaggio in Francia, da Roquefort
e da Nizza aveva thiesto al Card. Nina, Protettore della Società
Salesiana, in qual modo dovesse comportarsi; e 1'Eminentis-
simo gli aveva risposto: <I Conviene che la questione sia lasciata
alla decisione della S. Congregazione presso cui p a d e s , (1 rzjlet-
tendo 6 a e che si ha da fare con un personaggio sui generis));
e tale fu il consiglio che gli venne ripetuto a Roma. Tuttavia
poco dopo non si rifiutò di assecondare una specie di accomo-
Accanto al Padre
'57
damento amichevole che poi dovette stroncare, perchè s'accorse
che veniva ingannato in modo indegno per qualunque persona,
ma specialmente per chi faceva le parti d'un Arcivescovo. In
fine la Santa Congregazione emanò la sentenza a favore del
Santo, ma le difficoltà continuarono e così gravi che Io stesso
Leone XIII fece appello alla santità di Don Bosco, il quale
accettò senza indugio una convenzione proposta dal gerente
dell'ordinario; e, facendo un atto d'umiltà eroica, ottenne
che almeno in apparenza si ponesse fme ad ogni questione,
perchè in realtà ciò che troncò ogni questione, come ebbe ad
esprimersi la S. Congregazione, fu i'«Archiepiscopi funl~sa.
In tutte coteste penose vertenze il Servo di Dio prestò
a Don Bosco il più premuroso e pmdente aiuto col tenerlo
informato, durante le assenze da Torino, del doloroso corso e
della piega delle cose e coll'assumersi a quando a quando il
peso di spinosissime pratiche, con una compitezza insuperabile.
Altre ragioni nel 1881 conducevano Don Bosco a Roma:
questa tra le altre. Leone XIII l'aveva incaricato di costrurre
sull'Esquilino il tempio del Sacro Cuore di Gesù, di cui si eran
gettate le fondamenta durante il Pontificato di Pio IX, e biso-
gnava prender visione dei contratti stretti cogli architetti, esa-
minare i disegni, studiare il modo di trovare le somme neces-
sarie. E pur questo fu lavoro' di Don Rua.
Da Roma il S e n o di Dio si recò a visitare il Seminario-
Collegio, diretto dai Salesiani in Magliano Sahino dal 1877;
e fo;se awenne in quell'anno l'incontro di cui ci scrive 1'Emi-
nentissimo Card. La Fontaine, Patriarca di Venezia:
d Era ancor molto giovane, quando mi trovai con Don Rua
in viaggio, da Roma a Magliano-Sahino. Mi fece grande impres-
di lui, il raccoglimento, la confidenza piena di
verso di me. M'interrogb del mio luogo natio;
d avendo inteso che io era di Viterho, città alle falde dei Monti
con un sorrisetto: " O Tovino, o Chino,,.
alche corrispondenza epistolare. Quel breve
enticato neppure da Don Rua, il quale,
acrazione episcopale, mi scrisse domandan-
uondam giovane col quale aveva egli viaggiato

10.8 Page 98

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158
- III Tutto di D a Bosco
Duplice in quegli anni era l'aspetto che presentava l'Ora-
torio. Era la Casa della Madonna, dalla quale si diffondeva
di continuo l'eco di nuove meraviglie, ed insieme era un ampio
istituto con circa novecento alunni - tra superiori ed alunni
si passava il migliaio - che esigeva una vigilanza straordinaria-
mente paziente ed illuminata. E Don Rua, con prudenza,
continuava a vegliare ogni cosa.
Per bontà del Signore anche le meraviglie che accadevano
potevano dividersi in due categorie, perchè, accanto all'affluire
dei mezzi per vivere ed alle guarigioni e grazie d'ogni specie
che ognor venivano elargite dalla celeste Patrona dell'opera,
s'alternavauo altri fatti, che si tenevan nascosti nell'ambito
della Società ma non meno strepitosi, cioè i frequenti (i sogni n
di Don Bosco, vere illustrazioni celesti per additare, ricordare,
ed inculcare lo spirito informatore della Società Salesiana.
I1 1881 non si cancelleri mai dal pensiero salesiano. La
notte dal IO al1'11 settembre Don Bosco si trovava agli esercizi
spirituali a S. Benigno Canavese, e fece un c< sogno» meravi-
glioso che il zr novembre, festa della Presentazione di Maria SS.,
cedendo alle istanze dei suoi metteva per iscritto. Fu una vera
illustrazione singolare, che a noi nella prima parte sembra
delineare lo spirito e il carattere di Don Rua nello splendore
dell'esercizio delle virtù teologali, e dell'osservanza dei voti
religiosi, e della pratica eccelsa di due altre virtù <i Labor i) e
« Temperantia >>,
Parve a Don Bosco d'essere a colloquio con i direttori delle
Case Salesiane in una splendida sala, quaud'appare un augusto
Personaggio,... coperto d'un manto cosi splendido, che attira la
sua attenzione. Attorno la fascia che gli cinge il collo, si legge:
«Pia Salesianorum Societas, anno 1881; qualis esse d e b e t ~ ,e
dieci diamanti meravigliosi lo rendono preziosissimo. Questi
sono disposti così: tre sul petto, attorno ai quali si legge: Fides,
Spes, Charitas; il terzo è proprio sul cuore. I1 quarto, Lahor,
scintilla sulla spalla destra; il quinto, Temperantia, sulla spalla
sinistra. Gli altri cinque ornano la parte posteriore del manto;
quattro vi formano un quadrilatero; a destra, in alto Votum pau-
pertatis, in basso Praemium; a sinistra, in alto Votum castitatis,
che manda una luce cosi viva ed attrae lo sguardo come la
I - Accanto al Padre
I59
calamita il ferro, in basso Iqunium; il quinto, più grosso e sfoi-
gorante degli altri, è nel mezzo e porta scritto: Obedientia.
Da tutti, a guisa di fiammelle, partono molti raggi sui quali
a spiegazione e commento si leggono passi scritturali. Un
largo nastro color di rosa, che orla la parte inferiore del manto,
porta scritto, in latino, questo ammonimento: « S i ripeta ogni
g i m o e più volte al giorno, di compiere diligentemente anche i più
piccoli doveri, e si arriverà ad una grande perfezione. &i a chi
disprezza le cose piccole!^). I direttori, chi in piedi, chi in gi-
nocchio, commentano la visione. Don Rua, come fuor di sè,
esclama: (i Bisogna prender nota per non dimenticareI). Don Fa-
gnano scrive col gambo di una rosa; Don Costamagna esclama:
« L a carità vince tutto. Predichiamola con la parola e c m i fatti».
Così faceva Don Rua !...
Cambia scena; vien buio, manca la luce e s'è avvolti in folte
tenebre. Don Lasagna intona il Veni Creator ed altre preghiere;
e si vede un cartello luminoso, su cui si legge: Pia Salesianorum
Societas, p d i s essepericlitatur, anno 1900.Ed ecco ritorna un po'
più di luce, e in quel bagliore riappare l'augusto Personaggio,
triste ed afflitto, col manto scolorato, tariato e sdmscito. I dieci
splendidi diamanti san divenuti dieci grossi tarli roditori; e,
accanto a ciascun tarlo, con indicate le cause fatali di tal muta-
mento, c i ~ &i peccati opposti alle virtù sovraccenuate. Tutti
sono spaventati e pregano. S'ode una voce: cr Quomodo mutatus
est color optimus! ». E in mezzo alle tenebre, compare una luce
vivirima che ha la forma di un corpo umano. È un avvenente
giovinetto, riccamente vestito, che si rivolge ai presenti e li
conforta: (i Ci6 che avete veduto poco fa, è un avviso celeste.
Prevenite!... Non stancatevi di predicare e mettere in pratica quello
che predicate... Siate cauti nell'accettazione dei nuovi soci... Fate
ogni giorno la meditazione e la lettura spirituale, come presni-
vono le Costituzioni... e non v i mancherù l'aiuto di Dio... Tutli
quelli che vedranno la fine di questo secolo e il principio del nuovo
ripeteranno ad una voce: - NON NOBIC, DOMINEN, ON NOBIS,
SED NOMINI TUO DA GLORIAM! n.
I1 manoscritto di Don Bosco reca in fine questa nota:
(i Pro memwia. - Questo sogno durb quasi l'intera notte, e
sul mattino mi trovai stremato di forze. Tuttavia, pel timore

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I ho
III - Tutto di Don Bosco
di dimenticarmene, mi sono levato in fretta e presi alcuni ap-
punti che mi servirono di richiamo a ricordare quanto ho qui
esposto, nel giorno della Presentazione di Maria SS. al Tempio.
» Non è possibile ricordar tutto. Tra le molte cose, ho pur
potuto con sicurezza rilevare che il Signore ci zrsa grande mise-
ricordia. La nostra Società è benedetta dal cielo, ma Egli vuole
che noi prestiamo l'opera nostra. I mali minacciati saran7zo pre-
venuti, se noi predicheremo sopra le virtù e sopra i vizi ivi notati;
se cib che predichiamo, lo praticheremo e lo tramanderemo aifra-
telli con una tradizione pratica di quanto si è fatto e faremo.
i>Ho potuto eziandio rilevare che ci sono imminenti molte
spine, molte fatiche, cui terranno dietro grandi consolazioni. Circa
il 1890 gran timore; circa il 1895 grande trionfo)).
Don Bosco ammoniva: 4 I mali minacciati saranno pre-
venuti, se noi predicheremo sopra le virtù e i vizi ivi notati I);
e Don Rua commentava il «sogno»in pih conferenze ai con-
fratelli dell'Oratorio. Nel prepararvisi abbozzò in un pezzetto
di carta anche la figura del Personaggio, fissandovi esattamente
la posizione dei diamanti. La cronaca non ci dice quale sia
stato l'effetto della sua parola; ma c i certo che corroboratacom'era
dallo splendore dell'esempio dovette riuscire impressionante.
I particolari di questo <siogno i) rimasero a 11:~igonel cuore
e nel pensiero dei singoli confratelli ed erano frequente-
mente revocati nei discorsi familiari; ed il Servo di Dio, dopo
la morte di Don Bosco, quando senti la responsabilità del nuovo
ufficio, tornò a spiegarlo ripetutamente e volle anche, awici-
nandosi il 1890, inviar copia della narrazione autentica, lasciata
dal Santo, a tutte le case salesiane.
In breve, insieme col merito massimo d'aver studiato assi-
duamente Don Bosco e cercato di ricopiarlo nel modo migliore,
Don Rua ha pur quello d'avere in ogni tempo raccolto e fatto
raccogliere note e fatti interessanti che servissero a far cono-
scere ai posteri la mente, il cuore e lo spirito del Fondatore.
Quando nei viaggi annuali che Don Bosco faceva in Francia
presero a moltiplicarsi i fatti strepitosi sui suoi passi, anche
allora egli ebbe il pensiero di raccoglierli e notificarli senz'in-
dugio alle case, perchè tutti i Saiesiani n'avessero sprone a
risponder sempre meglio alla propria vocazione.
I - Accanto al Padre
161
Nel 1883 quando seppe che il Padre aveva deciso di spin-
gersi sino a Parigi, premurosamente raccomandò corone di
Comunioni in suo favore; e l'entusiasmo toccb il colmo e lo
stesso Don Bosco vide la necessità d'aver vicino il suo. fido a
latere e lo chiamò.
I1 Seivo di Dio prontamente partì. Era la fin di aprile, e il 2
maggio <r cogliendo un momento di tempo e riservando
ad altra occasione lo scrivere diffusamente n mandava le prime
notizie al direttore dell'Oratorio, con la promessa d'inviare
altre notizie. Le relazioni non vennero, perchè ebbe da lavorare
giorno e notte; ma possiam farci un'idea dell'entusiasmo di cui
fu testimone, dalla deposizione che fece nel Processo dell'Or-
dinario per la Causa di Beatificazione e Canonizzazione del
Santo.
<<AParigi, dovs gli fui compagno per circa un mese, potei
scorgere che non furono esagerate le relazioni che mi fecero i
miei confratelli, che l'avevano accompagnato in altre cite. In
quella vasta metropoli, dove il popolo, awezzo alla visita di
ogni sorta di personaggi, più non si commuove per qualunque
dignità di cui possono essere rivestiti, si commosse altamente
all'arrivo di Don Bosco...
i) Se andava nelle chiese per tenervi qualche conferenza,
era tanta la folla che vi accorreva, che dovevasi accompagnare
fra tre o quattro per aprirgli il passo ed arrivare al pulpito; e
talvolta si dovettero mettere le guardie alle porte, per allon-
tanare il pericolo di qualche disgrazia per il troppo concorso.
Se si vedeva per le piazze e per le vie, era tosto circondato da
folla immensa, che in pieno giorno si prostrava per implorare
la sua benedizione. Alla sua abitazione, fin dalle ore più mat-
tutine, era un accorrere continuo di gente, che si stimava for-
tunata di vedere un Santo. Sebbene noi ci adoperassimo per
non lasciar più che un minuto a ciascun individuo di tratte-
nersi con lui, tuttavia l'udienza durava talvolta tutto il giorno,
come dissi, protraendosi l'udienza per le persone che abbiso-
gnavano di maggior tempo fino alle dieci, alle undici, e talvolta
fino alla mezzanotte. I giornali d'ogni colore e di ogni senti-
mento parlavano con trasporto del santo ospite; biografie vennero
pubblicate in quel breve tempo intorno a lui che ebbero uno

10.10 Page 100

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162
111 - Tutto di Don Bosco
smercio grandissimo; e tutti dicevano che non era, n&eloquenza,
nè altra dote, bensì la sua santità che attirava tanto entusiasmo D.
Don Bosco lasciò Parigi il 25 maggio. Per lungo tratto di
via restò silenzioso. Anche Don Rua e Don De-Barruel tace-
vano. Eran commossi. Avevano visto e toccato con mano tante
meraviglie, profuse a piene mani da Maria Ausiliatrice. Don
Bosco ruppe per il primo il silenzio, e vòltosi a Don Rua:
... - T i ricordi, gli disse, la strada che conduce da Buttigliera
a Murialdo? A destra v'è una collina, e sulla collina una ca-
setta; dai piedi della collina alla strada s'estende u n prato. Quella
miserabile casetta era l'abitazione mia e di mia madre: in quel
prato, fanciullo di dieci anni, conduceva due vacche al pascolo.
Se tutti questi signori avessero saputo che facevanotanto trionfo
attorno ad u n povero contadino dei Beccl-i!... Eh!?scherzi della
Divina Provvidenza!
Rientravano nell'oratorio il 31 maggio. E lo stesso giorno
Don Rua scriveva alle case: <Ci ol divino aiuto giunse a casa
sano e salvo il nostro caro Padre, reduce dal suo lungo viaggio
di ben quattro mesi: 5iaggio che fu una continua testimonianxa di
affetto e di venerazione dei buoni francesi verso di lui e verso la
Società Salesiana. Quante grazie dobbiam rendere al Signore ed
a Maria SS., per favori concessi a Don Bosco ed ai Salesiani
in puesto viaggio!
s Qui unito troverai descritto un bel sogno del signor Don
Bosco che potrai comunicare alla casa da te dipendente, e con
prudenza esporlo in pubblico, ma solo nella nostra casa a comune
edificazione e incoraggiamento al bene ».
Era u n altro sogno, fatto da Don Bosco la notte dai 17 al 18
gennaio di quell'anno, nel quale il caro Don Provera l'aveva
incoraggiato a lavorare indefessamente come se dovesse vivere
sempre e sempre preparato a morire; ed insieme gli aveva dato
alcune norme per i Salesiani e per gli alunni: (1 Ai miei amici,
ai nostri confratelli dica che sta preparato un gran premio, ma
che Dio lo solamente a quelli che saranno perseveranti nella
... battaglie del Sigilore!... Per i nostri giovani si deve impiegare
lavoro e sorveglianza, sorveglianza e lavoro, lavoro e sorveglianza'
Si cibino sovente del Cibo dei Forti, e facciano buoni proponimenti
in confessione... n.
-I Accanto al Padre
'63
Don Rua aveva già esposto questo sogno ai confratelli del-
l'Oratorio nella seconda conferenza di aprile, prima che si
recasse ad aiutar Don Bosco a Parigi, insistendo particolar-
mente sull'assidua sorveglianza dappertutto ed in ogni tempo.
«Ciascuno faccia bene la parte sua c m zelo, con impegno, procu-
rando il maggior bene possibile: Pordine, il perfezionamento nella
scienza, nelle professioni, nella virtù specialmente. Chi non fa la
parte sua, è come se non lavorasse. Sorveglianza in ogni luogo...
Gettiamoci in mezxo ai giovani, e siamo davvero sale coi nostri
buoni discorsi e luce coi buoni esempi)).
Abbiamo davanti gli occhi gli appunti delle conferenze bi-
mensili che il Servo di Dio teneva nel 1883 e nel 1884 ai con-
fratelli dell'Oratorio, commentando le Regole della Società; e
dobbiam dire che sono ammirabili in ogni dettaglio.
In quegli anni si andava u n pochino offuscando quella
perfetta armonia tra i confratelli e tra gli allievi che formava
la più bella caratteristica dell'oratorio, per cose piccole e mi-
nime, se si vuole, ma dannose in ogni istituto, molto più
nella casa-madre della Famiglia Salesiana. Ed il Servo di Dio,
sempre vigile e sempre guidato dallo zelo più fervente, non
tralasciava d'ammonire e d'incoraggiare con cuore di apostolo
e di padre.
Di quell'anno accompagnò Don Bosco i n u n altro viaggio
fino al Castello di Froshdorf, al letto del Conte di Cham-
bord: e ne abbiamo il racconto scritto di sua mano.
Giunsero al Castello di Frohsdorf il 15 luglio. Don Bosco
com'è noto, benedisse il Principe, e questi, dopo alcuni istanti,
diceva al Conte Du Bourg: - Mio caro, ne Paveva detto io, sono
guarito! - E poco dopo s'alzb e sopra d'un seggiolone a ruote
entrb improwisamente nella sala da pranzo, e: -Non ho voluto,
disse, che si bevesse alla mia salute senza di me! - e brindb egli
stesso alla salute dei commensali. Da quel giorno andb sempre
acquistando nuove forze e pot& prender parte a partite di caccia,
ma queste, si disse, danneggiarono di nuovo la sua salute e
moriva il 24 agosto.
Ma la cosa andò ben diversamente. Mentre i più celebri
medici di Vienna e di Parigi sostenevano che il Conte di Cham-
bord era morto per u n cancro allo stomaco, il Du Bourg ci

11 Pages 101-110

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11.1 Page 101

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'64
- I I I Tutto di Don Gos:o
dice (I), che i dottori Drasche, Meyer, Vulpian, Iconrath e
Stanzel, procedendo all'autopsia del cadavere, no:* trovarono
alcuna traccia di tumore, e quindi la morte dei Conte di Chani-
bord avvenne delittuosamente.
L'impressione lasciata da Don Bosco e da Don h-al ca-
stello di Frohsdorf fu la più edificante. La Contessa anche dopo
la morte del Conte si tenne in corrispondenza epistolare col
Servo di Dio, manifestando sempre per Don Bosco e per lui
la venerazione più profonda.
Uguale impressione, fin d'allora, Don Rua lasciava in quanti
l'avvicinavano! Ovunque andasse, il suo passaggio era ricordato
con venerazione, nelle case salesiane e fuori, da chi gli parlava
per la prima volta e dagli intimi.
I1 Card. Cagliero ci diceva che, eletto Vicario Apostolico
della Patagonia Settentrionale e Centrale, il 5 novembre 1883
era ricevuto in udienza da Leone XIII; e che questi, dopo
avergli parlato della Missione alla quale l'aveva destinato, sog-
giungeva:
- Don Bosco è vecchio! Ditegli che si cerchi u n vicario, che
IO coadiuvi e@cacemente e ne raccolga diligentemente e fedelmente
lo spirito. Ogni Istituto ha uno spirito proprio che deve C O ~ W -
v a r e e tramandare inalterato, se vuole assicurato il suo fiorente
smluppo. E a ciò voi dovete attendere 3%d'ma, perchè & più facile
conoscwe lo spirito di un Istituto, Jinchd vive il Fondatore.
Il Cardinale soggiungeva, che mentre il Papa gli faceva
questa raccomandazione, egli non esitò un istante a dire tra sè:
- Questo tocca a Don R u d L'ha fatto fin qui e continuerà
a farlo in avvenire; egli è l'uomo!
(I) cfr.: DU BOURG:~ e asrtreeiues des Princes à Frohsdorf: pa
seguenti.
..
..
..
. - I1
SUO VICARIO GENERALE
1884-1885.
BOSCO è omai esaurito, e va z~gualmentein Francia e a Roma. -
- io, benchè indisposto, si consumi nel lavoro.
rtava anche il cìlicio?... - Si reca a Tolone per ritirare una gcne-
- sa offerta del Conte Colle, e torna disfatto all'Oratorio. Dichia-
-razione del Dott. Albertotti sulla salute di Don Bosco e di Don Rua.
Don Bosco rimpiange che l'Oratorio non abbia piti l'aspetto ,fami-
eone XIII s'interessa che si designi un Vicario
Rua. - Il Papa ordina che se ne estenda
n è ancora comunicata alle Case. - La-
orme del Servo di Dio. - Visita le Case del Lazio e della
- Don Bosco annunzia la sua nomina a Vicario Generale.
m+t2'1: Don Bosco vuol essere il « f g l w dell'obbedienza »
;e Don Rua s'immerge nel nacondimerzto!
olazione più tremenda c h e ebbe a sostenere
sua, Don Bosco prese a declinare con rapidità. Se ne
da Parigi era abbattuto, e nulla valse
rze. Nemmeno la nomina del Card. Alimonda
vo di Torino, che aveva per lui una venerazione
altissima, servi a sollevarlo. E quando nei.primi
inciò a parlare di rimettersi in viaggio come
i, i medici non volevano permetterglielo a
costo. Egli però, attesa la necessità di sobbarcarsi a
a urgente bisogno di raccogliere offerte

11.2 Page 102

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166
- III Tutto di D a Bosco
per l'oratorio, per le Mksioni della Patagonia, e per il tempio
in costruzione ad onor del Sacro Ciiore di Gesù in Roma -
dopo aver raccomandato al Consiglio Superiore dalla Società
Salesiana di adunarsi regolarmente almeno una volta al mese
per trattare gli affari più urgenti, diede pieni poteri a Don Rua,
e consegnato a lui e a Don Cagliero il testamento col quale
li costituiva ad ogni evenienza eredi universali, il 10 marzo
partiva alla volta della Liguria e della Francia, e n'era di ritorno
ai primi d'aprile per recarsi a Roma, accompagnato da Don
Lemoyne.
Non aveva ancor ottenuto i privilegi propri degli Istituti
religiosi; e le difficoltà frapposte dal Card. Ferrieri, Prefetto
della Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari, insistente-
mente prevenuto dal defunto Arcivescovo, parevano insupe-
rabili. Ricorse direttamente al Sommo Pontefice, supplicandolo
«a render completa 1) la Socied che aveva fondato e che poteva
dirsi ancora « a metà)); e Leone XIII gli rispondeva solenne-
mente:
- Concederemo tutto quello che volete!... Chi k vosho ne-
mico, è nemico di Dio! Io avrei paura a fare contro di voir... Il
Papa, la Chiesa, il mondo intero pensa a v a , alla vostra Con-
gregazione e vi ammira. I suoi mirabili incrementi, il bene che si
fa,non hanno ragione nelle cause umane; Dio stesso guida, sostime,
porta la vostra Congregazioue. Ditelo, scrivetelo, predicatelo!...
L'udienza ~ontificiaaveva luogo il g maggio. I1 13 giugno,
Leone XIII ripeteva perentoriamente la sua volontà al Card.
Ferrieri, e il 28 dello stesso mese I'Emineritissimo firmava il
decreto, col quale venivano estesi alla Società Salesiana i pri-
vilegi concessi alla Congregazione dei Redentoristi.
Così l'Opera di Don Bosco potevadirsi compiuta; la famiglia
che doveva continuare il suo apostolato era normalmente sta-
bilita. E Don Rua, come n'ebbe l'annunzio, lo comunicava
alle Case. La sua salute a quel tempo era assai indebolita. Colto
da forti reumatismi ai lombi, era costretto a quando a quando-
a coricarsi; ma non si diè per vinto, nè tr;ilasciò di lavorare.
((Don Rua - scrivevano a Roma dall'oratorio - è stato al-
quanto, anzi molto indisposto: eppure si consuma lo stesso nel
lavoro. Che apostolo! Che martire!...)). E Don Lemoyne scri-
-II Suo Vicario Generale
'67
... veva a Don Bonetti: ((Fa' coraggio a Don Rua Digli, anche
in nome di Don Bosco, che la Società Salesiana ha bisogno che
lui stia in piedi, altrimenti tutto il mondo, direbbero i Francesi,
andrà gobbo! s.
I1 malessere era effetto di sole cause naturali, od anche di
severe mortificazioni? Di quei giorni Don Bosco, scrivendo
a Don Lazzero, osservava: ([Diraia Don Rua che si tolga la
corazza dal petto, perchè potrebbe stancarlo troppo». Portava
adunque il cilicio? non dovremmo meravigliarcene.
- E Don Lemoyne, scrivendo direttamente a Don Rua: « Don
Bosco gli diceva - tiil ben tornato. Sentì, con dispiacere,
la tua lombaggine; ma ora ricevette notizie che le cose vanno
meglio B.
Benchè indisposto, di quei giorni s'era recato a Tolone,
... per ritirare una generosa offerta dal più insigne benefattore
di Don Bosco: 150 mila lire dal Conte Colle! e nonostante il
male che lo tormentava, per ragioni di povertà e di prudenza,
tanto nell'andata come nel ritorno, compi il viaggio in terza
classe con grave fatica. Arrivato all'Oratorio, fu colto da una
terribile irritazione alle reni: «non poteva più reggersi in piedi,
e camminava in modo da far pietà, e con volto ilare ci ripeteva,
che carico di tanti danari ne aveva avuto le costole rotte; ma:
- Per l'oratorio e per le sue opere, aggiunse con quella sua
naturale giovialità che profumava divinamente le sue parole,
io non solo vorrei espormi di nuovo a questa prova, ma a ben
altre anche maggiori (I).
I1 nostro Don Ghione, che si dilettava già di conoscere le
cure semplici ed efficaci per curare gli incomodi e le malattie
comuni, trovandosi in piazza Maria Ausiliatrice col dott. Alber-
totti che da anni prestava gratuita e sollecita assistenza all'Ora-
torio, lo pregava di volere con i progressi che la scienza andava
facendo, studiare il modo di prolungar la vita a Don Bosco.
E il bravo dottore, dapprima sorridendo, poi facendosi serio,
a un tratto gli rispose: - È impossibile! perchè Don Bosco B
tutto frust [logoro] dalla testa ai piedi. Una ciabatta logora non
si può più rattoppare; tale è l'organismo di Don Bosco. Piut-
(I) Cfr : G. B. FRANCESI-ADon iMtcl~e1eRua, pag. 99.

11.3 Page 103

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168
I11 - Tutto di Don Bosco
tosto dica a Don Rua che qui, a sinistra, dov'è il picapere -
@lpiccapietre, tra Piazza Maria Ausiliatrice e Corso Regina
Margherita,dove oggi sorge la parte superiore dell'Istituto delle
Figlie di Maria Ausiliatrice] - faccia fare una palazzina
ed un bel giardino, e vi chiami le loro suore per l'assistenza
domestica; e Don Bosco, Don Rua e Don Lago [il santo se-
... gretario di Don Rua], tutti e tre logori per il soverchio lavoro,
vengano a riposarvisi ed a passar tranquillamente i loro giorni
Davvero gii a quel tempo anche il Servo di Dio non era
più fiorente, e proprio fiorente non era stato mai, e l'aspetta-
vano le fatiche maggiori. L'Oratorio gli dava sempre non pochi
pensieri. Mancava tra i superiori e gli alunni quella familiarità,
che avvicina gli animi ed opera miracoli di carità e di fervore;
e Don Bosco da Roma, il IO maggio, scriveva ai suoi figli:
<rVicinoo lontano io penso sempre a voi. Un solo è il mio
desiderio; quello di vedervi felici nel tempo e nell'eternità.
Questo pensiero e questo desiderio mi risolsero a scrivervi
questa lettera$; e narrava come poche sere prima, ritiratosi in
camera ed avendo incominciato, prima d'andare a dormire,
a recitar le preghiere che gli aveva insegnate la mamma, fu preso
dal sonno, o da una distrazione, e gli si posero innanzi due scene:
l'oratorio dei primi tempi con gli allievi in animata ricreazione,
e l'Oratorio di quell'anno, dove n non vedeva più quel moto e
quella vita, come nella prima scena D. Rilevate le cause di quella
- diversità fatale, (Ccome si possono - diceva rianimare questi
... miei cari giovani, acciocchè riprendano l'antica viuacità, alle-
grezza, ed espansione? - Colla carità. - Colla carità? Ma
non sono amati abbastanza?- Ci manca il meglio. - Che cosa?...
- Che i giouani non solo sieno amati, ma che essi stessi conoscano
di essere amati... Anticamente i cuori erano tutti aperti ai supe-
riori, ed i giovani li amavano ed ubbidivano prontamente, Ma ora
i supeviori son considerati come superimi, e non più come padri,
fratelli, amici; quindi son temuti e poco amati. Percid se si uuol
fare un cuor solo ed un'anima sola, per amor di Gesù bisogna che
si rompa la barriera fatale della dz@dema e che sottentri a questa
la confidenza cordiale... La carità di quelli che comandano, la
carità di quelli che devono ubbidire, faccia regnare fra noi lo spirito
di San Francesco di Salesn.
-I1 Suo Vicario Generale
Al Servo di Dio non parve conveniente legger la lettera
agli alunni e nemmeno accontentarsi di un semplice accenno;
e pregb Don Bosco d'inviargliene una copia ritoccata, per loro
in particolare. Don Bosco l'accontentò, ed il Servo di Dio,
in ripetute conferenze ed allocuzioni, insistè tanto presso i
superiori e gli alunni perchè i dolci lamenti paterni sortissero
Erano, ripetiamo, giorni difficili. I superiori si adunavano
in frequenti conferenze per studiare il modo di togliere i la-
mentati inconvenienti, e quasi nulli erano i risultati. S'era quasi
spenta, in alcuni, la pratica del sistema preventivo. C'erano non
pochi alunni che lasciavan molto a desiderare, per i quali si
iudicava inopportuno un sistema di caritàe di dolcezza e si
erava d'ottener di più col rigore continuo che con la vigilanza;
a in fine si toccò con mano come in ogni caso sia da prefe-
irsi il sistema preventivo.
E Don Rua, durante questo tempo, pur assorto dalle cure
otidiane dell'intera Società, che &venivano per la malandata
ute di Don Bosco sempre maggiori, con una prudenza
una vigilanza insuperabile stava sempre in vedetta. Solo il
ignore sa il bene che compi.
In quell'estate (1884), cedendo alle istanze dei figli e dei
ottori Don Bosco si recb per un mese a respirare aria migliore
ella villa del Vescovo di Pinerolo: e il chierico Vigfietti che
li faceva compagnia scriveva al Servo di Dio: <r Caro signor
on Rua, oh se sapesse quanto sovente si parla di lei, e con quanto
tto! Don Bosco mi dice d i raccomanda~leche s i wi rkuardi,
erchè l'arco troppo teso finalmente cede e si rompe. Preghi per me,
h m o oggi di tutto cuore im'eme con Don Bosco per lei... >>.
che Leone XIII vegliava sulla salute del grande Apostolo
a gioventu, e faceva scrivere da Mons. Domenico Jacobini
Card. Alimonda, Arcivescovo di Torino, su <r questo argo-
ento importantissimo»:«Sua Santità... vede che la salute
Don Bosco deperisce ogni giorno, e teme per l'awenire del
Istituto. Vorrebbe dunque che Vostra Eminenza con quei
di che sa sì bene adoperare parlasse a Don Bosco e lo facesse
rare neli'idea di designare la persona che egli crederebbe
nea a succedergli, owero a prendere il titolo di suo Vicario

11.4 Page 104

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170
111 - Tutto di Don Bosco
con successione. Il Santo Padre si riserverebbe di provvedere
nel17uno o nell'altro modo, secondo crederebbe più p ~ d e n t e o .
11 Card. Arcivcscovo si recò subito a parlarne a Don Bosco
che accolse con gradimento l'invito, ed il 28 ottobre, comuni-
cando il desiderio del Santo Padre ai membri del Consiglio
Superiore, disse che credeva d'interpretare il loro sentimento
designando a suo successore ed eleggendo a suo vicario Don
Rua, e clie in questo senso avrebbe risposto al ~ o m m o
Pontefice.
11 card. Alimonda inviò al Papa la lettera di Don Bosco
a mezzo del Card. Nina, Protettore della nostra pia Sociek; e
N suasanti& - rispondeva il Card. Nina - rimase oltremodo
soddisfatta e tranquilla nell'apprendere come i'avvenire del-
1'1stituto Salesiano rimarrebbe abbastanza bene provveduto
coll'affidarne il regime a Don Rua, qualora venisse a mancare
]'egregio Don BOSCO, che Dio però conservi molti anni]).
E ]'Alimonda tornava a scrivere al Card. Nina: Debbo
ringraziarla dell'ultima venerata sua lettera, nella quale aveva
la bontà di riferirmi, come il Santo Padre avesse gradito la
nomina dellJottimo Don Rua a Vicario Generale del rev.mo
Don BOSCO, con diritto a succedergli nel governo della Congre-
gazione Salesiana. Della bella notizia e molto più della Bene-
dizione Apostolica, dall'Eminenza Vostra comunicata,
*. BOSCO e i suoi religiosi si rallegrarono grandemente, e ne Pro-
fessano riconoscenza al loro amato Protettore
fu SOIO un consiglio e un gradimento da parte del S m m o
Pontefice, ma un provvedimento pronto e normale, perche
in data 27 novembre 1884 venne redatto e firmato il decreto
che designava Don Rua successore di Don Bosco.
Probabilmente il documento non fu comunicato 0 andò
smarrito,
non esiste nell'archivio della Società, nè Don
B~~~~ lo comunicò, ed a Torino nessuno ricordava d'averlo
veduto. Questo è certo che Don Rua fece molte difficoltà Per
accettare la nomina, perchè nella sua umiltà la giudicava, come
vedremo, superiore alle sue forze.
vero succedere a Don Bosco avrebbe spaventato ch
que!... E pacsò quasi un anno prima che Don Bosco si risolve
ad annunziare la nomina di Don Rua asuo Vicario Gen
-I1 Suo Vicario Generale
'7'
, ne disimpegnasse egregiamente e
ni e lontani, tutti i confratelli &or-
re, perchè sapevano che
B~~~~
ra incomodato, e che d'altronde egli stesso rimetteva al suo
do tutte le pratiche a lui inviate.
Assai spesso il Santo tornava a ripetere: e sono nella neces-
si& che Don Rua prenda il mio posto come vice-rettore, ed
un altro sia eletto prefetto della Società... Bisogna che tutto
si ordini a POCO a poco, come si può...)); non è quindi senza
fondamento il dire, che da una parte la pmdenza somma di
Don Bosco, e dall'altra la profonda umiltà di Don Rua, siano
state la causa del ritardo.
Ai primi del 1885, il Servo di Dio proponeva che si
esse un ispettore per le case salesiane del Lazio, della sicilia,
endo ancora alla dipendenza
avendone egli stesso la "igi-
crescente tornava a lui difficile
aggiungiamo noi che era sua
do ad altro tempo 10 studio e la
gava a continuare a tenersi in
elazione con le case accennate.
Devotamente obbedi, e in aprile si recò a Roma, quindi
Prosegui il viaggio verso la Sicilia per visitare il collegio sale-
siano di Randazzo e le prime case delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice in queIl'isola, ed esaminare di presenza le proposte di
altre fondazioni; e il suo passaggio lasciò dappertutto un3im-
pronta incancellabile.
A Randazzo (1 Don Rua - ricorda il salesiailo
pran-
cesto Piccollo - accompagnato dal coadiutore Rossi Giuseppe,
rivò accolto dagli evviva festanti di roo convittori e di molti
unni esterni. Eran pure a riceverlo l'Arciprete, il sindaco
il Cav. Vagliasindi, amici e protettori del collegio, ed
or le tracce della stanchezza
se e delle sei ore di carrozza,
monte Etneo a Rmdazzo; era
e sorridente; e la sua presenza fece una "iva impres-
i passò a Randazzo, ci parve

11.5 Page 105

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172
- III Tutto di Don BOSCO
,) allora ero catechista e, d'accordo col direttore, l'invitai
a predicare gli esercizi spirituali ai nostri alunni. Fattagli la
proposta, accettò, ma nella sua umiltà pose la condaione di
poteravere da Torino i quadernetti delle sue prediche. Verinero
questi, e i giovani del collegio S. Basilio ebbero la fortuna
dlaverlo a predicatore degli esercizi spirituali: e la sua chiarezza,
l'unzione, e tante altre belle, qualità fecero si che comis~on-
dessero molto bene allo zelo del santo predicatore. I frutti
riportati abbondantemente abbiamo potuto constatarli in se-
nella loro condotta migliorata e pih fervorosa. Parecchi
giovani
che Don Rua aveva letto nella loro coscienza.
~ )) ' i ~ da ~lui l~ascia~ta ne~l cuo~re dii tu~tti fu~ coseì
profonda, ,-he molti dopo vari anni lo ricordavano ancora e
ne par.avano con riverenza ed affetto. Noto, tra le altre cose,
- questa: un giorno, essendo circondato da parecchi giovani esterni*
fissò il suo sguardo sopra uno di essi e gli disse: T u sarai
mio figlio! - 11 giovane faceva allora la quarta elementare:
dopo quattro anni si decise per la vita salesiana, si portò a fare
- - il noviziato a Valsalice e fu, com'è tuttora, un salesiano molto
attivo e zelante, e fu pure direttore t).
visitò anche le Case delle F~igliedi Maria Ausiliatrice di
~il~~i~~,~~
e Nunziata. A Mascali scrive Suor Maria
« f uun vero trionfo: spari di mortareni, scampanii
musica; tutto il paese accorse per udire la sua dolce Parol
arrampicandosi persino alle inferriate; tutti es~lamavan~:
Abbiamo visto un santo!
n A noi, suore, lascib questi ricordi: - d i farci sante C
l'osservanza delle nostre Costituzioni, coll'allegria, coll'attir
alla vera pie& le giovinette, e con l'abbandono in Dio)).
venerazione che godeva da tempo il Servo di Dio
andata mari mano crescendo, e in quegli anni era dive
universale. pur non avendone il nome, era già agli occhi di
il vero vicario di Don Bosco. Tutti vedevano come omai
cosa facesse capo a Don Rua; e mentre ammiravano la sua
catezzaverso Don Bosco, ammiravano anche l'umiltà, la
e
con la quale egli assolveva ogni inari
finche BOSCO neli'autunno del 1885, sentendosi sempre
abbattuto, decise di venire alla nomina ufficiale. Era 24
-1I Suo Vicario Generale
'73
tembre; adunò il. Capitoio Superiore, e, come nota
moyne, così pai:ò:
(1- Ciò che debbo dirvi, si riduce a due cose. prima
riguarda Don Bosco, che è mezzo andato ed ha bisogno di
uno che faccia le sue veci. L'altra riguarda un Vicario generale,
che subentri nelle cose che faceva Don B ~ ~ ~ ~ . . .
)) Mio KcaGo Generale della Congregazione sarà
~i-
chle &a. Questo è il pensiero del Santo Padre, che ha
scritto per mezzo di Mons. Jacobini. Desiderando di dare a
Don Bosco ogni possibile aiuto, mi chiamò chi sembravami
che potesse fare le mie veci. IO ho risposto che preferiva
Rua, perchè è uno dei primi della Cagregazione, anche inordine
di tempo, Perchi già da molti anni esercita questo uBcio, perchè
questa nomina' avrebbe incontrato il gradimento di tutti i confra-
telli. Sua Santità rispose, non molto tempo, per mezzo del-
1'Eminentissimo Card. Alimonda: V a bene, approvando così
mia scelta. Da qui innanzi pertanto, Don Rua farà le mieveci,
tutto; e che posso fare io, potrà farlo lui. Ha i pieni pota.
[Rettor Mqgiore: accettazioni, vestizioni, scelta del segre-
io, delegazioni, ecc.
Ma nominando Don Rua a Vicario, bisogna che egli
anga totalmente in mio aiuto; è necessario che rinunzi alla
Prefetto della Congregazione. Quindi, valendomi delle
che le Regole mi concedono, nomino a Prefetto della
regaz;one Don Celestino Durando D.
con circolare de11'8 dicembre, annunziava la nomina a
le case: (CCarissimi &liuoli, dopo aver pregato per molto
o il Datar d'ogni bene, dopo di aver invocato i lumi dello
rito Santo, e la speciale protezione di Maria v e n eA,&
ice e del nostro Patrono S. Francesco di Sales,
facoltà concessa dal Supremo Pastore della Chiesa, nomino
'cari0 Generale Don Michele Rua, attualmente prefetto
Pia Società, e tutto cM che posso far iopotrà farlo
Pieni Poteri, in tutti gli affari pubblici e priuati che ad essa
2 si rifekcon0 e su tutto il personale di cui la medesima si
12 novello Vicario, ne son certo, nel trattar affari d i
accetterà sempre con gratitudine que' benevoli a v e ~
' che gli fossero la~giti.

11.6 Page 106

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III - TuttoyIdi Don Bosco
II - Suo Vicario Generale
A v& poi,miacarissimiJ;gliuoli, raccomando che gli Prestiate
benedetto il Signore, perchè a fianco di
B~~~~ egli
quelrinteraobbedienza, che avete sempre professata a colui che
aveva Veduto le mille volte il soprannaturale e, a quei raggi
". chiamate Padre e ui ama d i amore paterno, P+lrobbedienza che
affascinanti e attraenti di luce divina, aveva perfettamente
hafmmatofinora e formerà sempre, lo .?pero,la mta ~ m s o l a ~ ~ ~ ~ ~ . . .
le vie pietose della Provvidenza, la sua vocazione,
iyoi ripetiamo che gli accennati ritardi per la nomina di
e la singolar fortuna di vivere a fianco di un santo!
Don R,,~ a vicario di Don BOSCO, e l'annunzio ufficiale della
L'intimità e la devozione, con la quale da
spe-
medesima,
stati causati
che da un
dallo stesso
disguido
Servo di
Ddeiol ,DaelcpreetnosiPeorontificiogsrieanvoe
responsabilit&alla quale andava incontro. Ma com'ebbe Piegato
cialmente viveva accanto al Padre dell'anima sua, l,avevano
allenato al delicatissimo incarico.
(' Gli fui compagno- dichiara il Card. Giovanni cagliero -
il capo e le spalle sotto il gravissimo peso, non tardò a far
giovinezza, nel chiericato, nel sacerdozio, e da direttore
palese la perfezione con la quale l'aveva accettato.
e membro del Capitolo Superiore della nostra pia socied; e
~l~~~~vicario di Don BOSCO sua prima ed altissima cura
fu yinculcare le tradizioni, gli ammaestramenti . e gli esempi
pproimsswo
assicurare che in tutti questi stadi della
pare$, primo nella virtù, primo nel
vita fu sempre
lavoro, primo
del padre; e, come avviene nei santi, questo studio produsse
nello studio e nel sacrifizio, come fu sempre primo nell,amore
il miglior fmtto in lui stesso.
F~~le veci di Don BOSCO era un ufficio ben diverso da quel1
di prefetto; ed egli svesti subito, in modo che tutti l'amm -
rarono, quella severità esteriore che prima era un dovere. e un
di virtù non comune; e divenne egli pure un padre.
e forte verso Don Bosco e verso i giovani; pel bene e
dei quali era tutto zelo, sollecitudine, e fraternae pa-
* Per parecchi lustri ci siamo trovati insieme allato a
scoj egli alla destra, io alla sinistra, circondati da molti con-
11 nuovo
non produsse, e non Poteva produrre,
intimo scambio di idee, nè una più schietta comunanza
sentimenti tra lui e il venerato Maestro, perchk fino a que
punto aveva assiduamente cercato d'interpretarne ogni de
tutti zelanti e operosi. Pieni di giovanile ardore ci
e correvamo solleciti nelle vie del Signore, guidati
Ia sua Divina Provvidenza, desiderosi di sollevare D& B~~~~
direzione, nel maneggio degli affari e nell'amministrazione
derio e di compierne in modo perfetto la volontà in ogni c0
ma corresse immediatamente e, rnerck la forza di volontà, ca
affatto quell'esteriore diversità circa il modo di fare
prima gli era imposta dall'ufficio.
~
' conqui~sta rese ~ancor pi~ù cara ai tutti la~sua nom~in
Oratorio, dei collegi e delle case filiali, ma specialmente
adiuvarlo nella formazione della nostra pia società, assai
arista nei suoi inizi, seriamente combattuta nei suoi pro-
i e non Poco contrastata nella sua definitiva approvazione;
correvamo, omnes quidem currebamw, ma il bravium
com'era apparsa la più naturale.
quarant'anni egli conosceva Don Bosco, dal 1852 vi
Paolo, il premio era di Don Rua, sempre incomparabile
10%nel sacrificio e nel Iavoro.
al suo fianco studiandone con devota ammirazione Ogni a
storia dell'Oratorio noi ricordiamo, con gloriosa
ogni parola, ognipensiero, e da più di trent'anni aveva
messo al signore di dedicarsi generosamente alla nuova
- sione,alla quale la Provvidenza aveva destinato l'umile Pre
valdocco. E come nella sua vita aveva compiuti 48 an
e quale un mazzo di bellissimi fiori di
vita Pura e innocente di Savio Domenica e la invidia-
~licitàdi Don Ruffino; ammiriamo la robusta operosità
A1sonattie la costante laboriosità di Don provera, nonche
non aveva avuto altri ideali, non aveva ascoltato nessun' a
unione con Dio e le eroiche sofferenze, sopportate per
invito, non aveva provato nessun allettamento, che di vi
re, di Don Beltrami; eppure non temo di errare, se
sempre con lui, con tutta l'anima aveva anche mille v"
e Don Rua tutti li emulò e superò, col procacciarsi doni

11.7 Page 107

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- III ~ u t t odi Don Bosco
t
e grazie e rivestirsi ogni piii dei carismi, come S. Paolo incul-
,) cava ai santi di corinto: Aemulamini charismata meliora.
~ idello sp~irito diiDio e f~orte nel~la divoz~ione a Maria
SS. Ausiliatrice, egli fu l'aiuto, l'appoggio ed il braccio destro
di
B
i precetti
~~ ~
non solo,
~di
ma
~spt irit~ot ed ~.umile
ne indovinava il
di cuore,
pensiero,
ne
ne
seguiva
intuiva
i disegni, ne secondava i desideri, sicchk da noi era tenuto e
predicato qual MODELLO DEL VERO SALESIANO*DEL PIO SACERDOTE>
, E DEL SANTO RELIGIOSO.
indi nulla di più giusto che noi lo considerassimo
per l'unico degno e l'unico meritevole di succedere a Don
B~~~~ nella direzione della nostra Pia Società, Perchè quale
esperto timoniere dirigesse la nave saiesiana attraverso i Rutti
del mare burrascoso di questo mondo; e qual valente capitano
conducesse l'esercito del nostro pio Sodalizio alla Conquista
di nuove terre,nuovi mari e nuovi popoli, Per Gesù Cristo,
, per la chiesa e pel vantaggio stesso del civile consorzio.
iqiuna meraviglia pertanto, se egli fu scelto da Don Bosco
per suo a latere, se fu eletto nella sua vecchiaia a suo Vicario,
e se alla morte gli fu Successore ad unanime voto dei Salesiani
e sovrana sanzione del Pontefice Leone XIII)).
nomina di
Rua a Vicario di Don Bosco venne
colta con intima gioia dalla Famiglia SaleSiana, e a lui giun
sera,
gurio
lettere di congratulazione, di
delle più abbondanti benedizioni
devozione, e d'su
Celesti, ed unanim
, i voti dei missionari di rivederlo tra loro...
vengaadnnpue -.gli scriveva per il suo
S. paolo del Brasile Don Lorenzo Giordano -
a trovare i sn&&li d'America... Venga a Port
del nostro vmeratissimo Padre Don
sua occhi il bene da farsi, i bis
a dirigern'perpoco tempo; il bene
gloria di Dio richiamano p i la sua
... E
rispondeva: ((Chi sa che da un mom
all'altro non possa venire a visitarvi! 1).
salute di Don Bosco non permise che Potesse al1
tanarsi. compi vari viaggi per esaminare le proposte di nu
fondazioni salesiane, tornò in Francia per presiedere il Ca
-II SUOVicario Generale
1.7.7
IsPettoriale, ma non potè pensare di intraprendere un
viaggio così lungo come quello al Sud ~
~al B ~ ~
a11'umgua~7al1'Argentina; sebbene quei viaggi li compisse
'giii giorno, chè ogni giorno si portava col pensiero a tutte le
case salesiane in preghiera, perchè si vivesse dovunque dello
spirito di Don Bosco.
Come sono da ammirarsi le vie dei santi! ~~~t~~ tutti lo
guardavano con raddoppiata venerazione ed affetto, il Servo
di Dio, anche Per un forte senso di squisita delicatezza filiale,
cercava di nascondersi. Suo studio
vita salesiana e nelle relazioni con
e nell,intimi&
esterni, era unica-
i, scomparire quasi, e continuare a
ione e la devozione universale per yamato
virtù dall'una e dal13altra parte. 11 santo
Vegliardo non Poteva più assumersi gravi responsabili&, e
chi faceva tutto era Don Rua; ma per un intimo senso di umiIta,
i gli fu dato dal papa a vicario, amava
lui come un umile suddito; e in gravi circostanze,
nell'accettazione di nuove fondazioni, dopo aver detto
Parere, anche quando non avrebbe esitato ad accendi-
prendeva alcuna risoluzione senza aver sentito
dell'~bbid&~,) al suo vicario.
a sua volta, che spendeva ogni istante
OSe giornate nel disbrigo dei
ri inerenti alla carica delicata, non figurava e non voleva
figurare in alcuna circostanza; e per deciso programma
i occasione di far figurare
B~~~
Oh! bisognava vederlo in quegli anni memorandi a fianco
come il più affettuoso, il più sollecito, il più
Chi 10 conobbe e I'osservò a quel tempo,
ricordarlo, ora premurosamente chino innanzi
estenuato e vaciflante, per ascoltarne la parola, ora
ente ed aiutarlo con ambe le braccia
ra assisterlo con sfavillante &i& durante la
- Don Mirhrle h.
~~ ~ i
~.

11.8 Page 108

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NEGLI ULTIMI ANNI
1886.1887.
Accompagna Don Bosco a Barcellona - Impara in pochi giorni a Parlar
- lo spa2nuolo.- ~ i c o r ddiel viaggio. - Benedice, in noine di Don Bosco,
un bambino moribondo, e lo guarisce. Durante il ritorno. - Presiede
il capitolo Generale a Nixxa iVononferrato. - Ammonimenti ai Sale-
sianidopo~ J I CVapitolo Generale. - « Ubbidienza, carità epovertd)'
erano le virtù che risplendenano nel Vicario di Don Bosco. -.Modello
di raccoglimento e di devozione. - La nuova casa di F o g l k o è
intitolata a S . Michele in omaggio al Servo di Dio. - Accompagna
nell'trltimo viaggio a Roma. - « Continuate *ell'oP@a
incominciata:mantenete in voi lo spirito del Fondatore! ». - Tien
conferenza ai Cooperatori - Suo pensiero dominante. - Don Bos
a po21iizzo: « u n a~tr'annoio non vewd più: ma vmrù Don Rua
- Cresce sempre il lavoro!
1886 Don Bosco fece l'ultimo viaggio alI1Estero. Par
tiva da Torino per San Pier d'Arena il 12 marzo, il 13 si re-
cava a Genova, il 16 proseguiva per Varazze, il 17 era ad Alassio,
il zo a Nizza Marittima, il 31 a Marsiglia; dove il 2 aprile 1
raggiungeva Don Rua, per accompagnarlo a Barcellona. Ce
alle pressanti istanze di molti benefattori,
sempre più malandato in salute, aveva deciso di spingersi fi
nella Spagna e volle a compagno Don Rua.
E il 3 aprile Don Viglietti scriveva da Marsiglia: (( Sono d
giorni che Don Rua si è posto a studiare, O meglio a legger
111 - Negli ultimi anni
'79
pera del Vescovo di Milo: <<DoBnosco y su Obra,,; e già parla
spagnolo, benchè con qualche difficoltà. Prima di essere a
arcellona, conoscerà certamente questa lingua».
Don Francesia ricordava che si provvide una grammati-
a t a da tre soldi, edizione Sonzogno, e nell'ultima settimana
oi lungo il viaggio vi si esercitò, leggendo anche la traduzione
1 De Imitatione Christi in quella lingua, cosicchè, quando ai
nfini cambiò vaporiera, cambiò pure la lingua... e parlò ripe-
utamente in castigliano agli alunni di Sarrià e ~redicòanche.
e potè rendere a-Don Bosco ~reziosiservizi:
Ed ecco alcune notizie che dava egli stesso di questo viaggio
CanoPnriozczeaszsioondeedlle'ol rPdaindarrei.o per la Causa di Beatificazione e
(<All'arrivare a Barcellona trovammo alla stazione ferro-
iaria un'immensa folla di popolo, che attendeva ansiosa di
edere il personaggio, della cui santità era precorsa fa fama.
pazienti gli chiesero la benedizione. Rimasi maggiomente
ravigiiato allorch&,uscendo dalla stazione, scorsi una grande
uantità di vetture di gala delle più distinte famiglie, tra cui
ell'Alcade della città e del Governatore stesso rappresentante
ella Regina i quali tutti eran venuti per accogliere con maggior
rispetto ed onore il povero Don Bosco. Recatosi presso la signora
Donna Dorotea, principale benefattrice della casa, assistette
a santa iMessa che io celebrai, dolente di non poterla cele-
rare egli stesso, perchè avendo dovuto passare la notte SUI
onvoglio nello stato di salute cagionevole in cui si trovava,
n aveva potuto osservare il digiuno (I).
Recatosi nel pomeriggio a Sarrià, vi trovammo le vie
ssiepate di gente nei pressi della nostra casa; persino sugli
' eranvi parecchi giovani, che stavano attendendo colui
er fama già conoscevano grande amico della gioventù.
I) Donna Dorotea de Chopitea de Vilibta "ed. de Serra nacque il 4
no 1816 in Santiago (Cile) e morl, ricca di virth e di opere buone a Bar-
n*.il 4 aprile 1891,in concetto di eminente santi&. Don Bosco fu lieto
ederla di.presenza prima di morire, ma l'aveva conosciuta, in modo pro-
so, anni prima. S'& già iniziato il Processo dell'ordinario n e l a Curia
escovile di Barceilona per promuovere la Causa di Beatificaiione e Cano-
izzazione di quest'insigne modello di sposa, di madre, e di cooperatrice.

11.9 Page 109

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180
III - Tutio di Don Bosco
I) Da quel giorno incominciò una specie di pellegrinaggio
da Barcellona e da molte altre città della Spagna, per vedere
Don Bosco. I convogli, che ogni mezz'ora venivano da Bar-
cellona, erano sempre rigurgitanti di gente attratta dalla fama
della sua santità. Le udienze cominciavano verso le otto del
mattino, e duravano ordinariamente fino alla sera alle sette
con breve interruzione a mezzodì >); e non si lasciava più di un
minuto a ciascuno per trattenersi con lui.....
I) è da credere che fosse solamente il popolino, che si
desse tanta premura per veder Don Bosco e trattenersi con lui
e implorar benedizioni, ma erano persone della più distinta
nobiltà di Spagna.
n Gli furono anche presentati molti infermi e parecchi
indemoniati per ottenere colla sua benedizione la guarigione.
Era unicamente la fama di sua santità, che metteva in moto
tanta gente per venirlo a vedere...#.
Un giorno venne portato a Don Bosco un bambino, spedito
dai medici e quasi in fin di vita. Stanco ed impedito di dare
udienza, udita la cosa disse che lo facessero benedire da Don
Rua; ed alla benedizione di Don Rua il bimbo moribondo guarì
all'istante. Il fatto parve allora una naturale conseguenza della
santità del Maestro, cui venne ascritto il prodigio; ma fin d'al-
lora la voce pubblica nell'oratorio lo ripeteva con ammirazione
anche a prova della santità del Discepolo, ed a conferma delle
parole tante volte ripetute da Don Bosco: - Don Rua, se vo-
lesse, potre66e far miracoli!
... Nell'attraversare la Francia per tornare a Torino - pro-
segue Don Rua - fui spettatore di varie scene commoventi
A Montpellier, a Valenza, a Grenoble, dove si fermò qualche
poco, una moltitudine innumerevole di persone si affollava
per vederlo, prostrandosi molti al suo passaggio per chiedergli
la benedizione. Ed io, come già a Parigi, dovevo stare attento
chè non gli frastagliassero gli abiti per avere delle reliquie... 1).
A Montpellier Don Bosco celebrò nella cattedrale. Al van-
gelo i1 Vicario Generale della città raccomandò un'elemosina
in favore delle Opere Salesiane, e Don Rua insieme con Don
Viglietti andò in giro per il tempio a raccoglier le offerte, ripe-
tendo ad ogni oblatore, per suggerimento di Don Bosco:
III - Negli ultimi anni
i81
- Che Iddio ve la renda!
A Valenza, 1'11 maggio tenne conferenza il nostro Servo
di Dio raccontando la storia dell'oratcrio; e, disceso dal pul-
pito, si recò nuovamente con Don Viglietti a raccogliere le
offerte; e all'indomani, dopo la messa di Don Bosco, si presentb
alla balaustrata e per oltre mezz'ora distribuì alla folla medaglie
di Maria Ausiliatrice...
Dopo la partenza di Mons. Cagliero per l'America, Don
Rua era stato nuovamente incaricato della direzione generale
delle Figlie di Maria Ausiliatrice; e nel mese di agosto si recava
a Nizza Monferrato per presiedere il loro Capitolo Generale,
nel quale ebbero luogo le rielezioni delle Superiore e tutte le
presenti restarono edificate non meno della sua parola che
della sua presenza.
Al principio di settembre ebbe luogo anche il IVO Capitolo
Generale della Società. La prima adunanza si tenne nell'antica
cappella di Valsalice: e fu uno spettacolo commovente. Don
Bosco era assiso in mezzo al presbiterio, circondato dal Capitolo
Superiore, che scadeva. Don Rua parlò in sua vece. Si venne
alle elezioni dei singoli membri, ad eccezione del Rettor Mag-
giore essendo a vita, e del Vicario che era ad nutum del Rettor
Maggiore; in fine si lesse un indirizzo, col quale in nome di
tntti si dava a Don Bosco piena facoltà di confermare o can-
giare le elezioni fatte, come meglio avesse giudicato in Domino.
I1 Santo Fondatore ringraziò gli adunati per quell'atto di fiducia;
e, in data 21 novembre, dando conto dell'esito del Capitolo,
faceva ai Salesiani queste raccomandazioni indimenticabili:
« I) Riguardiamo i nostri Superiori, canze fratelli, anzi come
padri afnorosi, che null'altro desiderano che la gloria di Dio,
la salvezza delle anime, il nostro bene e il buon andamento
della nostra Società. Rawisiamo in essi i rappresentanti di Dio
stesso, abituandoci a considerare le loro disposizioni, come mani-
festazioni della divina volontà.
>> z) Guardiamoci poi, o miei cari jiglliuoli, dal cadere nel
grave dqetto della mormorazione che è tanto contraria alla carità,
odiosa a Dio e dannosa alla comunità...
» 3) Una terza cosa mi pieme anche assai, ed è l'osservanza
perseverante del voto dipovertà. Ricordiamoci, o miei cari&liuoli,

11.10 Page 110

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- III Tutto d i Don Bosco
che da questa osservanza dipende in massima parte il benessere
della nostra Pia Società e il vantaggio dell'anima nostra. L a Di-
vina Provvidazza ci ha finora aiutato e, diciamolo pure, in modo
straordinario, in tutti i nostri bisogni. Questo aiuto, siamo certi,
vowà continuarcelo anche in avvenire, per l'intercessione di Maria
SS. Amiliatrice, che ci ha sempre fatto da Madre. Ma questo
non toglie, che dobbiamo usare dal canto nostro tutta quanta
la diligenza, si nel diminuire le spese ovunque si possa, come
nel fare risparmio nelle prowiste, nei viaggi, nelle costruzioni,
e in generale in tutto quello che non è necessario. Credo, anzi,
o miei cari, che per questo noi ne abbiamo un dovere parti-
colare, e innanzi alla Divina Provvidenza, e innanzi ai nostri
benefattori... I l Signore, siatene persuasi, non mancherà di benedire
lavgamate la nostra fedeltà ed esattezza nell'osservanza di
questi tre punti di tanta importanza, quali sono l'ub6idienza,
Za carità, la povetttà >).
(I Ubbidienza, carità e povertù )) furono le ultime raccoman-
dazioni di Don Bosco, e... le virtù che maggiormente risplen-
dettero in Don Rua in tutta la vita. Ubbidienza «piena>>c,arità
per tutti, povertà assoluta.
I primi mesi - ricorda Don Dones - che io chierichetto
mi trovavo all'Oratorio, messo da Don Bosco stesso nella sua
anticamera in aiuto ai due segretari Don Viglietti e Don Festa,
il signor Don Rua più d'una volta mi pregò di portare dai sarti
o dai calzolai, vesti o scarpe sue da rattoppare, dicendomi di
passare dal prefetto per farmi dare il biglietto. Osservando che
sarebbe bastato un suo biglietto e che non occorreva quello del
prefetto, essendo egli Vicario di Don Bosco e quindi superiore
a tutti nella casa: - No, mi rispondeva, è solo il prefetto che
può dar ordini nei laboratori. - Ed io taceva, ammirando la
sua grande umiltà e povertà)).
E quanta esemplarità e qual fervore per le pratiche religiose!
Come aveva trovato il tempo più conveniente per la medita-
zione quotidiana in comune, nel 1886 riuscì anche a radunare
ogni sera, nel coro di Maria Ausiliatrice, i confratelli che non
avevano impegni con gli alunni, per la recita delle preghiere
e indirizzar loro una buona parola con grande soddisfazione
di Don Bosco.
III - Negli ultimi anni
Chi sa quante volte il buon Padre dovette ricordare i primi
incontri col giovane alunno dei Fratelli delle Scuole Cristiane
quando gli chiedeva una medaglia o un'immagine; ed egli
col noto gesto gli rispondeva che... un giorno avrebbe fatto
con lui a metà! L'infaticabile Apostolo non poteva più soppor-
tare alcuna fatica ed avrebbe voluto ritirarsi del tutto, e lo
trattenne il pensiero che il prestigio, onde il Signore aveva rive-
stito il nome suo in ogni parte, poteva ancor in abbondanza at-
tirire i mezzi necessari per il mantenimento e lo sviluppo del-
l'Opera Salesiana, e che Don Rua avrebbe diligentemente com-
piuto quanto che c'era da fare. E il Servo di Dio nel silenzio e
nel nascondimento assolveva ogni dovere.
Nell'autunno del 1886 si apriva la casa per la formazione
di nuovo personale, e precisamente per gli aspiranti al sacer-
dozio, a Foglizzo Canavese. Don Bosco si recò ad inaugurarla
il 4 novembre, e in omaggio al suo Vicario la volle intitolata
a S. Michele. Al principio del 1887 si convinse che la salute
non gli avrebbe più permesso di recarsi in Francia come avrebbe
desiderato, ma non rinunziò di recarsi a Roma per l'inau-
gurazione del tempio del Sacro Cuore di Gesù al Castro Pre-
t o r i ~e, insieme con Don Viglietti ve l'accompagnò Don Rua.
Era giusto che chi gli era stato compagno nella prima visita
all'eterna città ed ora era suo Vicario, ve I'accompagnasse
l'ultima volta!
Partirono il 20 aprile, e dopo brevi tappe a San Pier d'Arena,
a La Spezia, a Pisa, a Firenze, ad Arezzo, il 30 giungevano a
Roma. I1 Santo v'era andato soprattutto per ossequiare an-
cor una volta il Vicario di Gesù, Cristo e riceverne un'ultima
- «Sia per l'età, che per il lungo viaggio e le continue fatiche
scrive Don Bartolomeo Gaido - Don Bosco appariva assai
stanco e spossato. N&meno stanco si vedeva il povero Don Rua.
I1 lavoro continuo di una corrispondenza straordinaria da
sbrigare ricordo che lo teneva occupatissimo non solo l'intera
giornata, ma parte pure della notte. Nondimeno, fedele fin
alla prima mattina del suo arrivo alla sua regola, scese per
mpissimo in sacrestia per celebrare. Ma per quanta violenza
facesse e tentasse di dissimularlo, reggevasi a stento in piedi,

12 Pages 111-120

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12.1 Page 111

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'84
III - Tutto di Don BOSCO
ed appena postosi ginocchioni per la preparazione alla S. Messa
si sentì venir meno. s e ne accorse ii szcrestano Giuseppe Con-
nella di Carmagnola, che subito accorse a sostenerlo
non cadesse in terra; e lo sollevò. e meglio che potè 10 accom-
pagnò, o quasi lo trasportò in camera, dove appena arrivato
svenne. 11 sacrestano chiese in aiuto un salesiano: - D'Archino,
~ p ~ ~ven~ga phresito a~soc~cor,rere Don Rua, che è svenuto!
- ti, più che correre, volò dal sig. Don Rua, che trovò
immobile e muto e d'un colore cadaverico. Adagiatolo sul letto,
corse in cucina, prese dell'aceto potente, glielo fece odorare,
e gli bagnò con esso la fronte, i polsi e le mani. Di a poco
si riebbe e, ringraziati con riconoscenza coloro che gli erano
attorno, li congedò perch&potessero recarsi alle loro occupazioni,
e dopo pochi minuti scese nuovamente in chiesa per celebrare.
- Probabilmente, diceva il Seme di Dio, causa dello
svenimento fu una tazza di caffè presa ieri durante il viaggio...
notizia dell'arrivo di Don Bosco si diffuse sull'istante
e fu un'affluenzastraordinaria di persone d'ogni ceto sociale che
volevano ossequiarlo.
Quando nel 1887 si recò a Roma da me accompagnato
- depose il servdoi Dio - non eran più solamente gli ind
vidui o le famiglie particolari che cercassero la sua benedizione
ma erano le comunità religiose, i vari seminari e i corpi morali
attratti dalla fama di sua santità, per avere la fortuna di veder1
d'implorare le sue preghiere ed essere da lui benedetti».
~~~h~ jJudienza che ebbe da Leone XIII fu memoran
11 nuovo tempio venne consacrato il 14 maggio dal Cara'
Parecchi, protettore dei salesiani; e la sera avanti Don B
venne ricevuto dell'immortale Pontefice che 10 trattò con v
nerazione singolare. In fine fu ammesso alla Presenza
Santo Padre anche Don Rua.
- ~h voisiete Don Rua, il Vicacario della COngf'egaz'
Bme, bene. Sento che fin da ragazzo foste allevato da Don B
o h continuate, continuate nell'opera incominciata, e mant
in voi lo spirito del Fondatore!
- o h si, Santo Padre, rispose Don Rua; noi
con fa vostra benedizione di poter fino all'ultimo r e s e
la &tu per qucll'Opera, alla quale ci siamo dati fin da
III - Negli ultimi anni
'85
Venne quindi presentato il segretario; e il discorso cadde
sul lavoro dei Salesiani. Don Bosco osservava come non occorres-
se inculcare ai suoi figli il lavoro, ma piuttosto la moderazione.
- Oh si, osservò il Papa, in tutto ci vuole moderazione;
il corpo esige il debito riposo.
- Padre Santo, interloquì Don Rua; noi siamo &posti
ad ubbidirla; ma sappia Vostra Santitd che in questo chi ci ha
dato cattivo esempio è Don Bosco medesimo!.,,
Si rise un poco. 11Servo di Dio chiese un indulto per faci-
litare le pratiche d'accettazione di nuovi membri nella società,
ed il Santo Padre raccomandò vivamente l'incremento delle
Missioni della Patagonia.
, 11 16 maggio Don Bosco celebrò all'altare di Maria
atrice nel nuovo Tempio, interrotto più volte da profondi
nghiozzi. Gli era tornata davanti la scena che aveva visto
(Isogno 1) dai 9 ai 10 anni. < ( Asuo tempo tutto compumdwai, a
,aveva detto fa Vergine;... e, dopo 62 anni, l'umile pastorello
comprendeva che la Missione, che dalla fanciul-
a gli avevano affidato Nostro Signore e la ~
~
d
~
va avuto con l'erezione del Tempio del Sacro cuoredi
nel centro della Cristianità una sanzione solenne.
a sua personale era ultimata, la partenza per lSeterni6
l~
sera del 20 maggio, di ritorno a Torino, volle prostrarsi
i di Maria Ausiliatrice e ricevere la benedizione eucari-
impartita da Don Rua.
esti tenne poi conferenza ai Cooperatori la vigilia della
'6 titolare del Santuario, alla presenza del ~ o ~ d ~ t ~
suo nome. (1 Rèduci - disse - dalla città eterna, dove
entusiasticamente ripetuto: Sanctz@avi
istum,
neant oculi mei et cor meum i& cunctis diebus, voi desi-
Certamente sentire notizie di quell'impresa; ed io
arvi... ». Ed accennava l'opera compiuta in R~~~
0 al volere di Leone XIII, e le insistenti raccomanda-
S. Padre per l'incremento delle Missioni della pata-
la conferenza Don Bosco era in cornu evangelii
ons. Leto, e la folla devota awinta dalla parola del

12.2 Page 112

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186
111 - Tutto di Don Bosco
conferenziere, ora rivolgeva Io sguardo a questi, ora a Don Bosco,
con ugual riverenza, benedicendo indubbiamente il Signore
che in modo così evidente vegliava sull'Opera Salesiana.
La moltitudine dei divoti circondò Don Bosco dopo la fun-
zione, e il Santo impiegò più di mezz'ora per attraversare
le sacrestie, e circa un'ora per recarsi dalla sacrestia ai piedi
della scala e tornar in camera; tanti eran quelli che volevano
avvicinarlo e baciargli la mano. Era giù in tutta la persona!
Non aveva indebolite solamente le gambe, ma recava anche sul
volto un'espressione di sfinitezza che impressionava quanti lo
avvicinavano, benchè cercasse, com'era solito, di dire una buona
parola a tutti e di salutar tutti amabilmente con quella grazia
e carità evangelica che aveva rapito tante moltitudini nei suoi
viaggi apostolici.
I1 giorno che l'avremmo veduto mandar l'ultimo respiro
purtroppo s'avvicinava, e chi n'era impressionato più di tutti
era il fido aiutante!...
Ricordava come il gran Padre avesse insistito tanto perchè
il tempio del S. Cuore si consacrasse in quella primavera:
«peuchè, se veurà consecrato pia tardi, io non lo vedrò più!))...
Come avesse detto a tutti che quella era l'ultima visita sua
all'alma città, (<e dalle comunità religiose e dalle famiglie pri-
vate, che venivano a fargli visite, prendeva congedo definitiv
dando loro l'appuntamento per il paradiso. E per quanto
dicesse che si sperava di bederlo ancora, egli diceva: - Si,
spevo, ci rivedremo in paradiso! I)...
In luglio gli ex allievi, se.colari e sacerdoti, accogliendo
suo invito, si radunavano a fraterno banchetto, mentre e
era a Lanzo, e parlò in nome suo il Vicario, scultoriame
Disse come ogni allievo dell'Oratorio deve portare imp
nella sua cristiana condotta l'immagine, i consigli, i des
d i Don Bosco, pensare a lui sovente, riandare gli anni pas
a Valdocco, e ripetere a se stesso: (iOvunque sard, io v
che in me si conosca un vero &Zio di Don Bosco! I).
I1 13 ottobre 1887 ginngevano a Torino, diretti a Rom
900 pellegrini francesi, tra cui molti assistenti ecclesiastic'
direttori di circoli ed opere cattoliche, guidati da Léon Harm
desiderosi di salutarlo. E Don Bosco, accompagnato da D
111 - Negli ultimi anni
'87
Rua, si recò al Ristorante Sogno al Valentino, accolto trionfal-
mente come nei viaggi. Prese la parola Don Rua, ogni pel-
legrino sfilò davanti a Don Bosco baciandogli la mano e rice-
vendone in ginocchio una medaglia di Maria Ausiliatrice; e
tutti avevano un saluto, uno sguardo, un sorriso devoto anche
per il Servo di Dio.
I1 zo dello stesso mese Don Bosco tornò a Foglizzo per
dar la veste ecclesiastica a 94 nuovi ascritti alla Società Sale-
siana; e nel congedarsi disse a tutti, presente il Servo di Dio:
<I Un altr'anno io non verrd più, ma u m à Don Rua! n. E (<pur-
troppo - ricordava il Servo di Dio - così avvenne, giacchè
più non rivide Roma, nè Foglizzo, n&alcun altro di quei siti,
da cui aveva preso congedo I).
Il 24 novembre compi ancora una memoranda cerimonia
nel Santuario di Maria Ausiliatrice, vestendo dell'abito eccle-
siastico il Principe Augusto Czartoryski, e tre altri aspiranti
alla Società Salesiana: un inglese, un polacco, e un francese.
Compiuto il sacro rito, Don Rua salì in pulpito e prendendo
le mosse dalle parole d'Isaia: Filii tui de longe venient, accen-
nava alla prodigiosa espansione dell'opera salesiana. Chi era
presente non dimenticò più il fervore della sua parola, e la
commozione e la spossatezza di Don Bosco, che pareva un
cadavere. (I Meglio, si diceva, non avrebbe parlato Don Bosco ! e.
I1 gran Padre si awiava velocemente alla fine: e si aveva
un po' di sollievo sol nel vedere come Don Rua sapeva sosti-
,110. I1 6 dicembre questi l'accompagnò ancor una volta nel
ntuario di Maria Ausiliatrice per l'addio ai primi Missionari
iretti all'Equatore; e da quel giorno crebbero le sue pre-
occupazioni per la salute del Maestro.
Questi, benchè da tre anni avesse cessato d'attendere rego-
ente alle confessioni, tuttavia aveva continuato ad accon-
ntare i confratelli e, il mercoledì e il sabato sera, anche
' studenti dell'ultimo corso, che desideravano confessarsi
Costretto a tralasciar di celebrare il 3 dicembre, non
endosi più in forze, continuò a confessare gli alunni
alla sera del 17. Poi lasciò, ed anche questo accrebbe
avoro di Don Rua.

12.3 Page 113

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NE RACCOGLIE L'ULTIMO RESPIRO
Mons. Cagliero rientra nell'Oratorio per un'ispirazione celeste. - La
Vergine appare ancor una volta a Don Bosco e lo consiglia ad accet-
tare la fondazione di Liegi. - Sue raccomandazioni... - Intimi col-
loqui col S m o di Dio. - Don Bosco vuole il S. Viatuo. - S i spera
ancora! - Nuovo aggravamento. - Incertezze del Servo di Dio per
la successione. - Il Seno di Dio alza la destra paralizzata del Padre
- morente, ed invoca stl tutti la benedizione di Maria Ansiliairice. -
Annumia l'irreparabile perdita. Incarica Don Bonetti di prender
nota delle cose più importanti. - Promette di decorare il Santuario
- di Maria Ausiliatrice, se si ottiene di seppellive Don Bosco in una
Casa Salesiana. Ai&~nerali,a capo chino, e raccolto nel suo im-
menso dolore, segue immediatamente il feretro. - Finita la mesta
cerimonia, tutti si affollano attorno a lui a 6aciargli la mano. -
- S i reca dal Card. Alimonda per consiglio sz~llaregolarità della sua
successione. - Accompagna la salma di Don Bosco a Valsalice.
E subito pensa a vederlo sugli altari!
I1 7 dicembre giungeva dal19America Mons. Cagliero, il
quale, salvo quasi per miracolo in una caduta mortale sulle
Cordigliere, aveva sentito una voce interna, che gli aveva detto:
(1 Va' a Torino ad assisteve Don Bosco negli ultimi istanti».
Con Mons. Cagliero erano alcuni signori, e «ricordo -
depose Don Rua - che nel dicembre 1887, visitato Don Bosco
da un drappello di ottimi signori cileni, dopo breve conversa-
zione quei signori si alzarono me presente, e gli dissero: -
Vediamo che lei è stanco e non può parlare, noi andiamo a pregare
ajjinchè il Signore le ridoni la salute pev poter continuare a fare
quel gran bene che ha fatto sinora. - Don Bosco rispose: -
N o , mia' signori, non pregate afinchd io possa guarire: domandate
la grazia ajjinchè io possa fare una buona morte, poichè così io
andrò i n Paradiso, e di là potrò aiutare molto meglio i mia'figliuoli
a lavorare alla maggior gloria d i Dio ed alla salzte delle anime B.
Era giunto all'oratorio anche Mons. Doutreolux, Vescovo
di Liegi, per ottenere una fondazione salesiana in diocesi, e
Don Bosco aveva risposto al degno Prelato di non poter acco-
gliere la domanda mancando il personale; e la mattina dopo,
festa deII'Immacolata, con le lacrime agli occhi raccontava ai
suoi che la Vergine,'apparsagli nella notte, gli aveva detto che
era caro a Dio e a Lei che i Salesiani andassero ad aprir una
casa in onore del SS. Sacramento a Liegi, perch&come s'era
incominciato a prestar pubblico culto al Corpo Sacratissimo
di Gesù presente nella Santissima Eucaristia, s'impegnassero
a dilatarlo fra le schiere giovanili.
Tristi per Don Rua e pieni di preoccupazioni furon quegli
ultimi giorni, chi: mentre tutti speravano che il venerato Padre
sarebbe giunto a celebrare la Messa d'Oro il 6 giugno 1891,
egli vedeva che era alla fine e senza un miracolo non avrebbe
potuto rimaner a lungo tra noi.
D'altra parte c'era da prowedere a molte cose, anche perchè
soprawenendo la catastrofe non s'avesse ad andare incontro
ad elevatissime tasse per la successione nella proprietà degli
stabili dell'istituto. ({Nondimenticherò mai - ci diceva Efisio
Angius - quella mestissima sera in cui Don Rua venne a
chiamarmi negli uffici dei segretari del prefetto e del direttore
dell'oratorio, per farmi fare da testimonio alle ultime disposi-
zioni di Don Bosco; aveva il dolore scolpito in viso e gli occhi
onfi di lacrime n.
I1 20 dicembre l'accompagnò ancora in vettura a prendere
n po' d'aria all'aperto, e fu l'ultima volta; e il 23 Don Bosco,
volto a Don Bonetti e stringendogli la mano, tornava a ripe-
tergli con le lacrime agli occhi:
- Sii sempre il sostegno forte d i Don Rua!
La vigilia di Natale, in forma solenne gli fu portato il

12.4 Page 114

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190
111 - Tutto di Don BOSCO
SS. Viatic0 da Mons. Cagliero; e Don Rua con brevi circolari
teneva a1 conente del corso della malattia tutte le Case.
(I Ieri sera - scriveva il 30 dicembre - vi fu un momento,
in cui poteva parlare con 'minor difficoltà. Mentre eravamo at-
torno al SUO letto, Mons. Cagliero, Don Bonetti ed io, disse
fra le altre cose: "Raccomando ai Salesiani la divoxione a Maria
e la frequente Comunione,,. Io soggiunsi allora:
"Questa potrebbe servire di strenna del nuovo anno, da mandarsi
a tutte le nostre Case,,. Egli riprese:"Questa sia per tutta la vita!,,;
poi acconsentì che servisse anche di strenna. Non dimenti-
chiamo un sì prezioso ricordo dell'amatissimo Padre; prati-
chiamolo noi, raccomandiamo ai nostri giovani, e sappiamo-
cene amalere fin d'ora per implorare la grazia della sua p a r i -
gione )).
In realtà da tutti si pregava con fede, e parve che il Signore
si piegasse alle nostre preghiere. In data z gennaio, il Servo
di Dio potè scrivere: <I Non temendosi più per ora cose allar-
manti sull'infermità del nostro caro Don BOSCO, mi riserbo a
scrivervi il suo Bollettino sanitario solo in quei giorni in cui
avrò novitk rilevanti)); e lo stesso Don Bosco, il 7 gennaio,
diceva a Don Lemoyne: (I 1% sento sano in questi momenti,
come se non fossi mai stato infevmo. A chi domandasse il come,
si può rispondere così: - Qnod Deus imperio, tuprece, Virgo,
potes! - Certo, questo non è ancora il mio momento; potrebbe
essere fra poco, ora no! n.
E dal primo del 1888, per vari giorni, s'intrattenne da solo
a solo in lunghi e confidenziali. colloqui con Don Rua.Non
sappiamo, nemmeno alla lontana, quali sieno stati gli argomenti
delle lunghe conversazioni; la cronaca, in quei giorni, si preoccu-
pava di Don Bosco e della sua salute, e nulla più; ed il S
di Dio non ne fece parola, e non fu mai interrogato in
posito. Possiamo credere tuttavia, che il Santo cercasse d'inco
raggiare il fedele aiutante a raccogliere con animo tranquill
l'eredità che presto gli avrebbe lasciato, e che questi devota
mente e fiduciosamentelo pregasse anon abbandonarlo giamma
Riteneva enorme la distanza che lo separava da lui! Era
pochi giorni che aveva appreso dal suo labbro che gli era aP-
parsa la Vergine e non era un anno che l'aveva udito raccon-
IV - Ne raccoglie I'::itimo respiro
I9'
t% come d'un tratto, senza sapere se fosse (isveglio o nel
sonno)), aveva visto attorno a sè una quantità di personaggi
così luminosi ((che ogni altra luce restò come tenebre)), e la
persona che pareva alle altre di guida gli annunziava la guari-
gione di un giovane novizio, e precisamente la 1Madonna: ( , E ~ ~
sum humilis Ancilla... cuifecit magna qui Potens est,I.. n,..
Succedere a Don Bosco, dotato di tanti doni singolari, at-
terriva Don Rua!...
Era tornato da Roma l'economo Don Sala, e il morente
desiderava sapere a qual somma salissero i debiti non ancor
soddisfatti per l'erezione della Basilica del S. Cuore, e non si
ebbe il coraggio di dirgli che arrivavano a circa ~ O O . O Oli~re...
Fu una prudente delicatezza!... L'accennato miglioramento
tutt'a un tratto svanì, e il zg gennaio il suo stato tornò grave
come un mese prima. Non era più possibile illudersi, ma tutti
speravano ancora!... h c h è il 29 gennaio perdette anche la
Quando si sparse la notizia tra i giovani, perdettero anch'essi
la vivacità abituale; non più giuochi, nè sorrisi, ma tutti, mesti
uasi silenziosi, divisi in piccoli gruppi, o parlavano sottovoce
Padre alzando continuamente lo sguardo alle sue carne-
e, o andavano e venivano dalla chiesa di Maria Ausilia-
trite, non cessando d'implorare la sua guarigione.
Don Rua era molto preoccupato. ((Fu in quegli ultimi
m i - ci narrava il dott. Tommaso Bestente - che mi con-
che non sapeva come-avrebbe dovuto regolarsi dopo la
orte di Don Bosco: cioè, se fosse toccato a lui che era il vi-
io, dare le disposizioni per i funerali, o se qnest'ufficio fosse
CatO ad altri; e ripetutamente mi pregò perchè in bel modo
cessi parola a Don Bosco. Proprio così. Ed io feci la com-
Alla mia domanda, Don Bosco mi diede uno di quegli
rdi, che rivelavano senz'altro la risposta, poi esclamò:
- Come?!... Don Rua ha siffatte preoccupazioni?
- Sa, Don Rua, ne fa una questione delicata, temendo
ledere qualche diritto altrui.
- D&li, mi rispose il morente, che l'Oratorio e tutta
era di Don Bosco B come una casa, e quindi anch'essa ha

12.5 Page 115

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192
III - Tutto di Don Bosco

12.6 Page 116

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IV - Ne raccoglie l'ultimo respiro
'93
n Aveva finito allora - diceva il dott, Bestente - di lavare
la salma, quando Don Rua mi si awicinb tutto dolente e mi
disse:
1 ... ... h) - Ebbene. Bestente. ti sei rammentato di far la mia
domanda a
oni
~o
per
niB'ofuscnoe?rali'c?.h..e
rispose?
chi deve prendere le
i ripetei le semplici e chiare parole di Don Bosco, e
i nicchiava ancora: - Ma chi è la seconda tepla di
Bosco non vien subito Lei?
venerata Salma, vestita dell'amitto, del camice, della
della pianeta, venne collocata nel piccolo. corridoio
tiziaal S. Padre, agli ispettori sale-
ri, e nello stesso giorno' scrisse e
in francese e in spagnuolo, e spe-
ra ai Salesiani, alle Figlie di Maria
occhi gonfi dal pianto, con mano
roso, che io abbia mai dato,
nxio che il nostro carissimo
Ùs Cristo. il nostro Fondatore. l'amico. il consipliere.
~~
~
0
,
nostra vita d morto. Ahi!parolache trapassa l'anima,
7 cuore da parte a parte, che apre.la vena ad un p o -
e pubbliche preghiere innalzite al Cielo per la
ervazzone hanno ritardato al nostro'cuore questo colpo,
piaga amarisstma; ma non vaIswo a rispar-
amo sperato...^. . .
icolari della <<mortdee1,gizu.toh), le dimo-
di venerazione tributategli da illustri perso-
e le sue opere, ricordavacome <( ancor pochi
on Bosco aveva detto cheE>Op&asua n'on avrebbe
la sua morte, perchd aftidata alla bontà'di LXo,.perchè

12.7 Page 117

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'94
III - Tutto di Don Bosco
protetta dalla valida intteucessione di Maria Amiliatrice, p'chè
sostauta dalla caritd 'dei Cooperatmi e delle Cooperatrici che
avrebbero continuato a favorirla...
)) ~~l
nostro possiamo aggiungere ancora; che abbiamo
la più grande fiducia che sarà così, perchè DON B O S ' ~ O ' D A L
crEL0, OVE FONDAMENTE LO SPERIAMO GIA ACCOLTO IN GLORIA,
ORA CI FARA P I ~CHE MAI DA AMOROSISSI
i1 tronod i GeskCristo e della sua Divina sua M a
piiL
la sua carità verso di noi, e più abbo
sentire le celesti benedizioni n.
E proseguiva umilmente:
<(IncaricatoDI FARNE LE VECI, far6 del mio,megli
,pmdere alla cmnune aspettazione, coadiuvato
da' mia' confratelli, certo che la Pia S o
cesto d i sale$, sostenuta dal braccw di Dio, assistita dalla Prote-
zimed i ari^ A&liatrice, confortata dalla carità da' beneine-
riti ~oopmatoySi alesiani e dalle ben
nuerd le opere dal suo esimio e compianto
cialmente per la coltura della gioventù povera.
per le Estere Missioui~>.
In fine raccomandava di pregare in suffragio dell'
l'Estinto, unicamente perchè egli, a d esempi
di Sales, aveva manifestato il timore che
creduto bisognoso di suffragi, lo avrebbero
tori0 e: Salesiani, - diceva - Figlie d i Maria A
~ ~ ~e Coopperat~rici, @~ avin~etti e gt iovin~e ~ i
affidati, non adgamo p& il ?zostPo buon Padre in f f l
10 rivedremo i n Cielo, SE FAREMO TESORO DEI SUOI CONS
NE SEGUIRENIO FEDELMENTE LI! VIRTUOSE PEDATE').
Care e sante parole !
Don Bosco era appena spirato e il suo S
deva già in gloria; e, certo dello svilup
ziata, assicurava ai Salesiani, alle Figl
ai Cooperatori e alle Cooperatrici, ed ai giovinetti ed
vinette alle loro cure &dati, che l'avr
in Cielo, se fedelmente ne avessero imitati
Tutti domandano di veder la Salma ve
insieme col Consiglio Superiore della Pi
IV - Ne raccoglie l'ultimo respiro
'95
d'iniziare al più presto le decorazioni del Santu&, di illaria
Amiliatrice se ottiene di poterla seppellire nei sotterranei del
Santuario o nella casa di Valsalice. E quella notte egli vegliò
a lungo presso la Salma, ed anche all'indomani, 10 febbraio,
in cui fu esposta nella chiesa di S. Francesco di Sales, discese
molte volte a contemplarla ancora ed a pregare.
Una folla immensa sfila tutto il giorno a veder e a pregare
ilsanto!... A notte il Servo di Dio torna in San Francesco,
sale sul palco O V ~posa la sacra Spoglia, e, genuffesso,prega
con fervore fin dopo le undici. I1 suo aspetto è grave e solenne;
si vede il dolore che gli strazia l'anima ed insieme la fiducia
Nell'Oratorio s'è sparsa la voce che Don Bosco era apparso
peso cah, eagslsiicauvreavnadlaoslcoiadtoelinsueoredaiptàp!o..g.gio nel sostenere il
... ina del febbraio, del Nunc dimittis, Ia venerata
Ilocata ne1 feretro e trasportata nella Basilica di
Maria Ausiliatrice, e Mons. Cagliero pontifica la Messa fu-
nebre. Alle z pomeridiane il feretro è tolto dal catafalco e,
n Rua e il Consiglio Superiore, ermeticamente
incia il funerale. I1 Servo di Dio, disfatto
alle dolorose impressioni di quei giorni, a capo chino e raccolto
suo immenso dolore, segue immediatamente la Salma...
funebri onoranze si svolgono fino alle j%c,on un belli+
O spiro di vento e senza che si spegnesse una
candele. (1 Incalcolabile - annotava Don
r0 delle compagnie, delle associazioni, del
dietro accompagnavano il feretro; stermi-
re
estra
convoglio, era in
eduae'sfiinleisstcrah,iesrualtlae...viAe
che percorse il
chi fu presente
spet@-colo non parve esagerata la proposizione di taluno
la cifra di zoo mila le persone che vennero
giorno, fosse anche solo colla presenza, a. tributare gli
onori al nostro gran Padre Don Bosco)).
cerimonia, da noi si uscì in cortile, s'elevò
a di ammirazione e d'intima esultanza universale; si
da tutti: u Che festa! che festa! D.Era scomparsa la pro-

12.8 Page 118

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'96
111 - Tutto di Don BOSCO
fonda mestizia, che da 'cinque giorni regIIaVa' nell'oratorio;
superioried alunni attendevano esultanti che uscisse Don
Rua, e gli si affollaronoattorno per baciargli la mano con quella
devozione e con quello stesso affetto filiale, come facevano a
Don Bosco!
E per la regolarità della successione?
11 febbraio il Servo di Dio stabiliva di recarsi dal Car-
dinale Alimonda, e vi andò i l dì seguente, insieme con Mons.
Cagliero, Don Durando e Don Bonetti, per esporre le sue
incertezze.
Non si trovava il documento della straordinaria elezione a
Vicario di Don Bosco con diritto di successione, avvenuta
nel 1884; e il Cardinale lo consigliò a far una breve espo-
sizione del dubbio a Sua.Santità. :
11 3 febbraio $unse l'autorizzazione di tumulare la Salma
dell'indimenticabile e venerato Padre a Valsalice, e di quel
giorno si trasportò là privatamente. Prima che la bara fosse
collocata sul carro mortuario, Don Rua la baciò colle lacrime
agli occhi.
Giunti a V,alsalice, non essendo terminati. i lavori
preparare il sepolcro, il feretro fu deposto in un an
chiesa in comu evangelii. Un drappello di chierici e sace
gli fece corona, pregando e salmeggiando tutta la notte,
fino a che non fu levato e collocato nei sito, che si s
preparando...
La tumulazione avvenne nel pomeriggio del 6
Dopo Un ampio giro per la casa e nel cortile inferiore
fu depostd appi& del sepolcro. Si benedice questo Secon
Rituale e si finiscono le esequie..Ciò fatto si:solleva il fe
e si colloca nel loculo. Quindi la comunità torna in
.prende,l a parola Mons. Cagiiero per rilevare qual prezlo
deposito le viene. affidato, per animarla a recarsi spesso a Pr
gare su quella tomba per attingere Io spirito del Fondatore,
a d accogliere fraternamente quanti andrebbero a visitar1
Prende la parola anche il Servo di Dio. Espone, in
come nelle passate vacanze i superiori avessero concordeme
divisato di mantenere in Valsalice il collegio per i g
civile condizione e come in pochi minuti cangiassero Pa
IV - Ne raccoglie ì'ultimo respiro
'97
e all'unanimità, mentre poco prima pareva impossibile; si de-
cidessero, sorpassando ogni difficolta, di sciogliere il collegio
e stabilirvila casa di studentato per le Missioni.
- Ma a che mira, dimanderete voi>questo ricordo? ~i~~
a farvi intendere che se questa casa fosse~ancorTcoilegionon
avremmo potuto ottenere di avere tra n o i l e spoglie di
Bosco; non al170ratorio,perchè il Ministero diede una negativa
assoluta; non qui, perchè le altre autorità avrebbero posto un
della natura della casa destinata a dimora di gio-
Ma Iddio, che aveva decretato di prenderci Don B~~~~
r nostra consolazione voleva lasciarcene il corpo .vicino,
lspose gli eventi come io vi ho raccontato. Noi possiamo
dunque dire, con tutta verità,. che è la Divina Prowidenza
quella che vi 'affida la custodia di questo sepolcro. Pertanto
mostratevi degni di tanta sorte e , con la pratica delle .virtù
, fate che egli possa allietarsi d'essere col suo corpo
mezzo di voi, qual Padre presso i suoi figli.
E i chierici nello stesso giorno firmavano ed inviavano a
on Rua questa dichiarazione. ' .
(1 La Paternità Vostra molto Reverenda ci consegnava, a
ome del Capitolo e di tutti i confratelli, la Salma venerata
e1 comune nostro Padre e Fondatore. Di questo inestimabile
ore ci affrettiamo a renderle le più sentite grazie, mentre in
i tempo l'assicuriamo che procureremo di essere vigilanti
i) Promettiamo poi di eseguire, con sollecita e premurosa
enzione, i cari ricordi da lei lasciatici sulla tomba di
giuriamo sull'avello di lui di volerci
ticare per renderci degni di così gran Padre. Vogliamo
o di Valsalice, si possa dire esser
tumulo benedetto! ... ».
a - notava Don &netti - si
bano VIII, sul modo di compor-
0 agli uomini morti in fama di santità, e ciò allo
Ila fare contro tali decreti, anzi per assecondarli
ggior gloria di Dio e del nostro santo Fondatore, qualora
ressa di tempo Iddio lo volesse glorificare anche su questa
col supremo giudizio della Santa Sede.

12.9 Page 119

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198
- III Tutto di Don Bosco
I) Siccome da ogni parte si domandano, per memorie e
reliquie, oggetti già appartenenti al compianto Don Bosco,
così Don Rua incaricò Don Sala e Don Bonetti di pensare al
modo di soddisfare al pio desiderio, almeno dei principali
benefattori. Si potrà tenere il
o reliquie del grande Pio IX...
1) 8 febbraio - Don Rua comunica che 1'E.mo Cardinal
Parocchi, Vicario di Sua Santità e nostro Protettore, consiglia
di far pratiche presso il Card. Alimonda, Arcivescovo di To-
rino, perchè domandi alla Santa Sede, che derogando alle eccle-
siastiche prescrizioni, permetta di cominciare gli atti preparatori
al Processo di Beatificazione... D.
Tanta era già la fama di santità dell'Amico e del Padre della
gioventù! E il Servo di Dio non indugiò ad iniziar le pratiche
per promuoverne la glorificazione sin da quei giorni indimenti-
cabili bencbè di tanta mestizia!
Erede del pensiero e dello spirito continuerà l'opera di
beneficenza e di salvezza del venerato Don Bosco e il suo nome,
unito quind'innanzi a quello
in benedizione tra le genti!
Iv
SUCCESSORE DI DON BOSCO
PRIMO DECENNIO
ai Salesia~lia lettera testamentg di Don Bosco e conge pn~ola
dine: « La santità dei figli sia prova della santità del Padw! n.
pone a Leone XIII il du6lio circa la sua successione, con umile
..
me che tremo!... )I.

12.10 Page 120

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200
- IV Successo~edi Don Bosco - Primo decennio
<r I l vostro primo Rettore è morto - scriveva il Santo Fonda-
tore. - M a il nostro vero Superiore, Cristo Gesù, non morrù.
Egli sarà sempre nostro Maestro, nostra Guida, nostro Modello...
I l vostro Rettore d morto, ma ne sarà eletto un altro, che avrù
cura di voi e della vostra eterna salvezza. Ascoltatelo, amatelo,
ubbiditelo, pregate per lui, come avete fatto per me...)).
Don Rua l'accompagnava con questi rilievi: « N e l lutto
generale, in cui cadde70 i Salesiani per la dolorosa perdita fatta
il 31 gennaio nella persona dell'amatissimo nostro Padre Don
Bosco, la Divina Provvidema si compiacque con varie circostanze
alleviare le nostre pene. Grande conforto fu l'aver potuto i prin-
cipali Superiori e più anziani confratelli assisterlo nella sua
ultima malattia, circondare il suo letto di morte e riceverne,
qualche ora prima del suo transito, la benedizione suprema da
estendersi a tutti i confratelli; altro conforto fu l'entusiasmo
pieno di venerazione manifestato da innumerevole moltitudine
d'ogni età, ceto e condizione e nel giorno che rimase esposto
e nell'occasione della sepoltura, come pure le generali condo-
glianze che da ogni parte d'Europa ci pervengono: altro conforto
quello d'aver ottenuto di conservarne la salma nel Collegio Val-
salice; ma conforto più grande di tutti i Salesiani k una lettera
... che lo stesso Don Bosco scrisse a tutti i suoi figli, con incarico a me
sottoscritto di farne avere copia a ciascuno di essi )>.
E terminava con l'indimenticabile esortazione: « Cari con-
fratelli, adottando il consiglio datoci da un nostro pio e benevolo
cooperatore, d'ora avanti sia il nostro motto d'ordine: LA SANTITA
DEI FIGLI SIA PROVA DELLA SANTITA DEL PADRE: questo accrescd
il gaudio del nostraamato Don Bosco, che già speriamo accolto
in seno di Dio, mentre ridonderà agrande nostro spiritua
Nello stesso giorno inviava al Procuratore G
Cagliero una lettera per il Cardinal Parecchi, Vicario di S
Santità e nostro Protettore, e un'altra per il Santo Padre,
quale, intimamente preoccupato della responsabilità i
incontro, faceva la più umile istanza:
fl Beatissimo Padre, considerando la miadebo
pacitù, trovami e k t o a farvi umile preghiera
su altro soggetto più adatto il Sapiente Vostro sguardo, e disp
lo scrivente dall'arduo ufficio di Rettor Maggio
I - La conferma pont$cza
zo I
però, che coll'aiuto del Signore non cesserò di prestare, con tutto
l'ardore, la debole opera mia in favore della Pia nostra Società,
in qualunque condizione venissi collocato I).
Ma ben diverso era' il pensiero dei membri del Capitolo
superiore, i &ali, con a capo Mons. Cagliero, direttore spi-
rituale ad honorem, protestavano allo stesso Eminentissimo:
« ... Dal canto nostro, n& umili sottoscritti saremmo lietissimi
che il S. Padre confermizsse a nuovo Rettor Maggioie, ossia a
Sup&re Generale dell'umile Società di San F ~ n c e s c odi Sales,
il$r~lodatoSac. Michele Rua, designato già e proposto U suo Vi-
cario dal nostro.Don Bosco medesimo, dopo invito ricevuto per parte
di Sua Beatitudine che n e l l U + a $ a t ~ a b.+tÙ desiderava vedere
per tal modo assic2crato ilbenessere della'Congregazione Salesiana;
a n z i siccome annoverati tra i primi Superiori nm conosciamo le
disposizioni degli animi n& solo degli elettori, ma di tutti i Soci,
casi siamo in grado 4 assi-re colla più intima persuasione. del
cuore che la notizia, la quale portasse che il S . Padre diede a
nostio Superiore Gekerak il &C. Michele, Rua, sareboe accolta
non solamente conpiofmda sotto'missione,ma con sincera e cordia-
4 o di più.: Ancoichd addivenissi ill1attodi una
Regola, tuttavia è sentimento comune che Don
Rua sarebbe I%letto a pieni voti, e cid in ossequio a Don Bosco
primo confidente e braccio destro, ed
ne hanno per le sue esimie virtd, per
nel governo dell'Istituto, e per la sua singo-
destrezza nel disbrQme gli affari, di cui diede giù luminose
ne dell'indimenticabile e carissimo nostro
dichiarazioni toina>ono carissime al Cardinale Pro-
erchs' venivano.a dissipare i dubbi
o nella Curia Romana. sulla difficoltà
un uomo capace di succedere a Don Bosco. Si diceva
che, morto il Fondatore, l'Opera
Mons. Manacorda, Vescovo di Fos-
miratore di Don Bosco, aveva preso
lati per esporre come stavan le cose
e le accennate minacce; andò da una Congregazione

13 Pages 121-130

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13.1 Page 121

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202
- IV - Successore d i Don Bosco Prinzo decennio
all'altra, conferì a lungo col Card. Protettore, visitò i Cardinali
più iduenti, e riuscì a dissipare ogni timore.
Tant'è vero che l'attesa conferma giunse immediatamente.
L'E.mo Card. Parocchi, 1'1I febbraio, (<lieto di aver ottmzuto
dalla Santità di Nostro Signoie I'esaudimento della bralaa~)dei
Capitolari, s'affrettava a partecipare a Mons. Cagliero e l'av-
venturata novella », che il Santo Padre aveva (<riconfermata
la nomina di Don Rua a Rettor Maggiore della Congregazione
Salesianaa. a Sia lodato il Signore, aggiungeva l'Eminentis-
simo, qui mortijicat et vivificat, deducit ad inferos et reducit!».
E i1 nuovo decreto faceva cenno dell'anteriore, sancito per
ordine di Leone XIII il 27 novembre 1884, di cui a Torino
non era giunta notizia; altrimenti non vi sarebbe stata alcuna
incertezza.
Com'ebbe in mano l'angusto documento, il Servo di Dio
si recò a Roma a far atto d'ossequio al Santo Padre. I1 zo feb-
braio, l'antico allievo dei Fratelli delle Scuole Cristiane assi-
steva con gioia alla Beatificazione del De La Sulle; e il 25 era
ricevuto in udienza da Leone XIII, prima di ogni altro. Come
fu alla sua presenza, il Pontefice gli disse:
- Don Rua, voi siete il Successore di Don Bosco: mi con-
dolgo con voi per la perdita che avete fatto; ma mi rallegro
perchè Don Bosco era un Santo, e dal cielo non mancherà di
assistervi!
E il Servo di Dio: - Santità, io La ringrazio di queste con-
solanti parole, che mi infondono grande coraggio.' Intanto,
per la prima volta che ho la fortuna di presentarmi a V. S. nella
qualità di Rettor Maggiore, Le offro gli omaggi miei e di tutta
la Pia Società di S. Francesco di Sales. Tutti i Salesiani vogliono
essere sempre figli devoti, rispettosi, ubbidienti, affezionati di V . S.
e della Chiesa, continuando a lavorare quanto possono alla gloria
di Dio ed al bene delle anime, sostenendo le @ere iniziate dal com-
pianto nostro Fondatore.
- Bene, rispose il Pontefice, continuate quelle sante imprese,
ma per ora procurate di assodarle bene. Per qualche tempo
non abbiate premhra di estendervi, bensì di sostener bene e
sviluppare le fondazioni già fatte.
- È precisamente, osservò Don Rua, la raccomandazione
I - La confema pontificia
203
fattami per iscritto dal nostro caro Don Bosco che in un pro-
memoria fra le altre cose mi notò di sospendere per qualche
tempo Sapertura di nuove case, per completare il personale
in quelle già esistenti.
I1 Santo Padre insistè che quanti vengono inviati nelle case
... debbono essere stabili nella virtù, al che si deve prowe-
dere specialmente nel noviziato
- Santità, rispose il Servo di Dio, la ringrazio di questi
santi consigli e procureremo di farne tesoro, come provenienti
dal Capo della Chiesa, dal Vicario di Gesù Cristo a cui il nostro
amato Don Bosco c'inculcava cotanto di professare la più illi-
mitata ubbidienza, rispetto, ed affezione. Anzi ricordiamo benis-
simo, come in quest'ultima malattia, anche quando non aveva
più che un fil di voce, di tratto in tratto parlando ai superiori
che circondavano il suo letto, loro diceva: "Dovunque vadano i
Salesiani procurino di sostenere l'autorità del Sommo Pontefice e di
insinuare ed inculcare rispetto, obbedienza ed affetto alla Chiesa
ed al suo Capo,,.
A queste parole il venerando Pontefice esclamò:
- Oh! si vede che il vostro Don Bosco era un Santo simile
in questo a S. Francesco d'Assisi, che quando venne a morire
raccomandò caldamente ai s u ' religiosi di essere sempre&li devoti
e sostegno della Chiesa Romana e del suo Capo. Praticate queste
raccomandazioni dal vostro Fondatore, e il Signore non mancherà
di benedirvi.
Nei pochi giorni che si trattenne a Roma, il Servo di Dio
s'informò minutamente delle pratiche necessarie per affrettare
la Causa di Beatificazione e Canonizzazione del venerato Padre
e Maestro; ne parlò a lungo col Card. Parocchi, con Mons.
Ca~raraPromotore della Fede e con altri Prelati, annotando
ogni particolare.
Appena fu di ritorno all'oratorio, Superiori ed alunni si
raccolsero ai Diedi di Maria Ausiliatrice a cantare il Te Dacm,
ed egli impartì la benedizione col SS. Sacramento, mentre
sul labbro e nel cuore di tutti era la viva preghiera, che il
Signore continuasse a concedergli largamente e per tanti anni
le sue benedizioni come a Don Bosco!
Ed ecco10 all'opera. Quale il primo pensiero?

13.2 Page 122

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204
- IV Sztccessore di Don Bosco - Primo decennio
Prima che terminasse il mese di febbraio, ventotto giorni
appena dopo la gravissima perdita, adunò il Capitolo Superiore
e comunicò la raccomandazione del Card. Parocchi di racco-
gliere notizie e testimonianze sulla vita e sulle virtù di Don
Bosco e sulle grazie e sui miracoli ascritti alla sua intercessione
ottenuti dopo la sua morte, per iniziare il Processo dell'ordinario
e promuovere al più presto la Causa di Beatificazione e Cano-
nizzazione. Comunicò anche la relazione di quanto gli aveva
detto in merito Mons. Caprara Promotore della Fede; e venne
affidato a Don Bonetti il lavoro preparatorio.
Di quei giorni lesse attentamente la voluminosa corrispon-
denza ricevuta in morte di Don Bosco.
Gli tornarono particolarmente care le lettere dei Salesiani,
delle Figlie di Maria Ausiliatrice, degli ex-allievi, e soprattutto
le loro proteste di seguir le orme del Fondatore.
Gli ex-allievi, a mezzo del presidente dell'unione, Carlo
Gastini, gli dichiaravano che tutto l'affetto che avevan portato
a Don Bosco l'avrebbero avuto per il Successore. Ed egli:
(I Nella gravissima mestizia provata nella dolorosa perdita
del nostro amarissimo Padre Don Bosco, il Signore, sempre
buono ed amabile, volle porgermi molte svariate consolazioni.
Ei ne sia mai sempre benedetto! Fra queste ti posso accertare
che tiene un posto importante la dichiarazione da te fatta a
nome degli antichi allievi, e specialmente del loro Comitato
per le onoranze a Don Bosco, che l'affetto che avevate pel caro
Padre, lo serberete per
animati dallo spiiito di
qLuueillni echperonseeghuairnanrnaoccl'oolptaeral'ebreendeitfiàcae...che
1) Quanto poi a me, in particolare, V i posso dire con verità
che vorrei avere un cuore grande e tenero come il caro Don Bosco,
per amarvi al pari di Lui. Che se il cuor mio non può stare a fronte
del suo, ciò non ostante farò del mio meglio per dimostrarui l'affetto
mio fraterno nelle occasioni che mi si presenteranno. Sempre rimi-
rerd in voi i figli di Don Bosco, l'oggetto della più viva affezione
del nostro compianto Padre; sempre riconoscer6 in voi i miei diletti
fratelli. Se crederai di manifestar questi sentimenti al Comitato
suddetto ed agli altri antichi allievi, io te ne do piena facoltà,
anzi te ne sarò riconoscente... D.
I confratelli delSArgentina gli avevano inviato un devoto
-I La conferma pontifina
205
indirizzo protestandogli anch'essi ubbidienza e devozione come
all'indimenticabile Padre e Maestro, ed, egli:
(I ... Se disgraziatamente prendete abbaglio su quanto p&
riguardare la mia persona, viha p& un punto su cui non sbagliate
ed d che io vi amo come tene6simo padre. La grande carità che
infoumavail cuore del nostro diletto Don Bosco, di santa e viva
memoria, auvivò coll'esempio e colla parola la scintilla d'amore
che Dio benedetto aveua. posto.nel mio, e d io cvebbi elettrizzato
dall'amor suo per cui, se succedendogli non poteì ereditare le grandi
virtù del nostro Santo Fondature, I'amor suope' suoifigli spz>ituali,
oh, quello s i , sento che il Signore me lo concesse! Tutti i giorni,
tuttigli istanti del giorno io li consacro,a voi; ed è giusto, dal mo-
mento che piacque al Signore .di sfidarvi alle mie. sollecitudini
paterne. Epperciòi o piego p,er,?a,penso a voi, agisco per voi come
una madre per Cunigenitosuo. Una sola cosa chiedo a voi per mia
ricompensa: fatevi tutti santi e grandi santi. Per cui io v i racco-
mando @n tutte le forze dell'animo a fuggire anche l'ombra del
Bpeocsccaot,oc.hLe afuvsoistgrraanvdietaimsiiatatmoroededlilaGtaesùsuCqruisetlol.a..del nostro. Don
Coraggio adunque, miei :cari figli; se l'imperatore Tito,
pagano, considerava perduta quella, giornata in cui non avesse
.avuto occasione di far del b&e, p a n t o p i ù noi dovremo crederla
tu se questo bene non I'avrem fatto, ma&rado le tante occa-
z che ~mmancahilmenteci offre la Provvidenza. Ricordiamoci
noi cristiani,. noi .sale$an<, dobbiam progredire nel bene e
amo co1zsziEwa~efunestamenteperduto ogni istante del giorno,
i saremo rimasti ne-phittosi o indifferqti nella via della per-
ione religiosa I).
I1 10 marzo nel Santuario di Maria Ausiliatrice si celebrò
erale di trigesima per il Fondatore, e ne diceva l'elogio
re il Cardinal Alimonda, che in quel giorno accettava
e ,l'invito di dividere la mensa con i nostri. Fu una luce
che YErninentissimo portb ai mesti figli di D o n
o. Sim o s ~ ~ d e s i d e r o sdoi sapere s e avevano avuto molte
ostrazioni di.affetto, se le autorità continuavano.a sostenerli
pera di salute, e rivolto a Don Rua disse:
... dppo la salita di Don. Giovanni al cielo, cessarono
zioni della Provvidenza?

13.3 Page 123

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206 Iv - Successore di Don Bosco - Primo dece~t,gio
Don Rua capi la delicatezza della domanda:
- Veda, Eminenza, - rispose - dobbiamo confessare
Don Bosco, arrivato in Paradiso, non se ne stia in riposo,
lavori e non poco...
E narrava, come il giorno stesso della sua morte i
di Parigi fossero preoccupati per la mancanza della
necessaria per l'acquisto della casa di Ménilmontant,
gnavmo ancora almeno trentamila fife. Ed ecco una persona
che telegrafa di voler fare un'offerta per le Opere salesiane e
domanda se si preferisce che l'invii a Torino o la depositi presso
i nostri di Parigi; le vien risposto che la porti ai nostri in "ia
tale... numero tale... ed era precisamente oltre il necessario per
l'acquisto della casa di Ménilmontant.
Questo racconto, fatto dal Servo di Dio con tanta sempli-
cita, fu - diceva Don Francesia - la pietanza più gradita di
quel pranzo tanto fmgale.
- Dunque - si andava ripetendo - Don BOSCOassiste
con pietosa cura l'Opera sua, e non lascia tra le spine il suo
carissimo figlio, già in mezzo a tante lacrime!
11 19 marzo, «Sotto gli auspizi di San (&seppe, di cui corre
in Pesto giorno la solanità, e nutro jìducia che pesto gran santo,
Patrono della Chiesa Universale, vorrà con la sua sposa santis-
sima essere altresi il protettore speciale dell'umile nostra Società,
ed assistermi benignamente nel disimpegno del mio uffcio - così
il Servo di Dio - dava ragguaglio alle Case dell'udienza avuta
da Sua Santita rilevando l'alto concetto in cui era tenuto
Fondatore dal Vicario di Gesù Cristo; ed (1 uguale stima -
proseguiva - posso pur dire che godeva presso gli Eminentis-
simi Cardinali ed altri distinti personaggi, che ebbi
di
visitare; tutti parlavano del compianto Don Bosco coi più grandi
encomi, anzi parecchi fra essi mi esortarono ad iniziare al più
Presto la Causa per la sua Beatificazione: in modo particolare
il Cardinal Vicario, nostro benevolo Protettore, il quale me ne
=veva già fatto scrivere in proposito prima che andassi a Roma.
Colà egli mi parlò con molto interesse nelle due udienze che mi
diede e, prendendo da lui congedo, le ultime sue parole furono:
1) - Le raccomando la Causa di Don Bosco! Le raccomando
la Causa di Don Bosco! n.
I - La confem p
Esortava quindi tutti i confratelli a mettere sollecitament
O conoscevano di particolare intorno la vita
le
di Don Bosco e i suoi doni soprannaturali, e ad in-
e ogni nota a Don Bonetti, e con parole chiare e precise
ciava l'eroico programma, che segui sino alla morte:
iL'altro pensiero che mi rimase fiso in mente, f u che NOI
BEN FORTUNATI DI ESSERE FIGLI D I UN TAL
, p& nostra solIecitudine dev'esseve di sostenere e a suo
ognora piA le opere da lui iniziate, seguire fedel-
praticati ed insegnati, e nel nostro modo di
rlare e di operare cercare di imitare il modello che il Signore
sua bontà ci ha in lui somministrato. QUESTO, O FIGLI CA-
R I ~ SAR~A I~L P~ROG~RAM, MA CHE IO SEGUIRÒ NELLA MIA CARICA;
a e lo studio di ciascuno d a Salesiani».
esser il programma, tuttavia era sempre
nella privata corrispondenza accennava
al dolore della gravissima perdita e al
di calcar fedelmente le orme del Padre, ma anche
senso di preoccupazione per il peso che gli aveva
- <i~~iragione rispondeva il 30 marzo a Don Angelo Savio
- di vestirti in lutto per la perdita di sZ buon Padre. Fu Proprio
grande disgrazia per la nostra Pia Società, Per tanta gio-
vat,ì, per fante famiglie, e come pubblica e nazionale sventura
venne cohiderata la .ma morte.
,) ~iricordi di quel sogno di Don Bosco, in cui vide due
a
carro? Se ti souvieni, diceva che avma veduto me
davanti a tirare, e te dietro a spzngeve con tutto I'ardwe. Non
sarebbe adesso l'avveramento di quel sogno ~rofetico?
,) A me cade sulle spalle l'incarico di star alla testa del carro
nella casa-madre, nzatre tu nella Patagonia, che Pare l'estremo
paese del mando, compi così bene la parte tua di spingere avanti
il carro della'nostra pia società; e tutto w s t o dopo varieperi-
pezie, che parevano dover impedire I'avveramento, Prega, di graxia,
PER ME, CHE TREMO AL PENSIERO DELLA RESPONSABILITA CHE
MI PESA ADDOSSO >).

13.4 Page 124

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- Nel nascondimento. Prime sollecitudini:
ed estinzione dei
debiti lasdati da Don Bosco. - Un'intesacol Signore?... Per un anno
raccolse ogni giorno mille lire a favore della chiesa del S. Cuore di
Geszi in Roma. - Altro pensiero: mandare nuovo personale alle case
- e residenze mrrsionarie. - Torna ad inviare ai Cooperatori l'ultimo
appello di Don Bosco a favore delle Missioni. Commovente spet-
tacolo alla festa di Mada A d a t r i c e . - I1 Comitato degli ex-allievi
continuerà ladimostrazione annuale in onore del Fondatore. - « Tanto
più proveremo lo spirito salesiano fra i nostri confratelli e la pietà
fra' nostri giovani, quanto più manterremo viva tra loro la memoria
- - di Don Boscon. - Intimo addio a un drappello di Missionari.
Ugual cerimonia per le Iriglie di Maria Ausìliatrìce. Decora-
- zione del Santuario di Valdocco, qual o monumento a Don Bosco,
ad onore di Maria Ausiliatrice)). Il Signore è con lui.
I1 1888 fu per lui un anno di
mai
dall'oratorio; non andb nemmeno nelle case vicine dove Don
Bosco soleva recarsi una o due volte all'anno per le feste più
solenni. I1 suo pensiero era fisso alla gran perdita, e con ogni
diligenza si studiava di supplire il Padre defunto.
I1 lavoro non gli mancava!... Si credeva che, attese le occu-
pazioni e preoccupazioni accresciute, avrebbe tralasciato di
tener l'istnizione domenicale in Maria Ausiliatrice; ed invece

13.5 Page 125

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11 - Anno di lutto
209
con puntualità e fervore meraviglioso continub a disimpegnar
quest'ufficio fino all'anno scolastico 1889-90.
Don Bosco aveva particolari attenzioni per gli alunni degli
i corsi; e il Servo di Dio comincib a tener regolari confe-
renze agli studenti del ginnasio superiore, per infervorarli nella
pietà e nell'adempimento dei loro doveri ed assisterli nella
scelta dello stato.
Ed il suo primo pensiero - dopo la morte del Fonda-
re - fu quello di promuovere nuove vocazioni. A Don Valen-
ino Cassini, che tornava nell'Argentina nel mese di marzo in-
sieme con un piccolo drappello di nuovi missionari, diè detta-
gliate norme pratiche circa il modo di coltivarle, insistendo
che le scuole annesse agli ospizi assumessero e conservassero,
come l'oratorio di Valdocco, il carattere di piccoli~seminari.
E ne scriveva anche a Don Vespignani, vice-direttore del Col-
legio Pio IX di Buenos Aires, insistendo: <(Inogni collegio si
metta grande impegno per lo studio del latino, che è un mexao
potente di educazione intellettuale e di avviamento alla carriera
Molte eran le richieste di nuove fondazioni; ma nel 1888
non volle accettarne ed iniziarne alcuna, tranne. quelle già
promesse da Don Bosco; ed un altro pensiero, anzi una preoc-
cupazione ben grave, l'accompagnb tutto l'anno: l'estinzione
dei debiti che aveva la Società alla morte del Fondatore. Gravi,
assai gravi - attorno a seicentomila lire, somma non indiffe-
rente anche per un'istituzione che raccoglieva larghe simpatie
da molte anime generose, tanto più per il valore della moneta
a quei tempi - erano quelli contratti per la costruzione del,
tempio del S. Cuore di Gesù in Roma.
Ci diceva Don Lemoyne che Don Rua, nel raccogliere
l'eredità paterna, aveva pattuito col Signore di non risparmiarsi
per parte sua ad alcun sacrifizio e che il Signore gli avrebbe
inviato, oltre il necessario per continuare tutte le opere in corso,
almeno mille lire al giorno per estinguere i debiti contratti per
il Sacro Cuore. Come si svolse l'intesa non lo sappiano con
precisione; ma probabilmente essa avvenne in quell'apparizione
di Don Bosco al Servo di Dio il giorno stesso della morte, della
quale, come abbiam accennato, si diffuse nell'oratorio una

13.6 Page 126

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210
IV - Successore di Don Bosco - Pgzmo decenmo
voce insistente. Sta il fatto che il Servo di Dio nel Processo
dell'ordinario, parlando della confidenzadi Don Bosco nell'aiuto
della Divina Prowidenza, fa questa dichiarazione. La sua (ifi-
ducia era tanto appoggiata alla Divina Prowidenza e non alle
sue forze e sollecitudini, che nell'ultima malattia conoscendo
che eranvi moltissimi debiti a soddisfare per la fabbrica del
S. Cuore di Gesù a Roma e per vari altri motivi, mi proibì
di farne conoscere al pubblico la gravità, assicurandomi che la
Provvidenza non sarebbe mancata. L'effetto diede tutte le
ragioni alla sua illimitata confidenza in Dio; giacchè, dopo la
sua morte, senza pur far cenno delle strette~zenostre, arriva-
rono tanti soccorsi da poter far fronte non solo alle spese
generali della casa ma ancora da poter somministrare, in media,
mille franchi al giorno per pagare i debiti della chiesa; e questo
durò tutto l'anno, così io potei mandare a Roma, nel corso di
quell'anno, oltre trecentoquarantamila franchi. Cosa più ammi-
rabile fu che gli aiuti arrivarono da fonti ben sovente scono-
sciute, come, a mo' d'esempio, uno chépe di sessantamila
franchi, da persona che non volle manifestare il suo nome».
Altra sollecita cura fu d'inviar rinforzi di personale alle
case e residenze missionarie. Nel mese di marzo, come s'k ac-
cennato, partiva per l'Argentina un piccolo drappello di nuovi
apostoli; e il IO dello stesso mese egli tornava ad inviare ai
cooperatori il commovente appello che Don Bosco aveva loro
indirizzato nel mese di novembre, poco prima che si ponesse
a letto per l'ultima malattia, per allestire altre spedizioni.
Con esemplarità ~ e r f e t t ae nel silenzio continuava a fare
le parti di Don Bosco con ammirazione universale. La sua
ascesa verso la perfezione si può dividere in tre tempi.
11 primo risale agli anni in cui conobbe Don Bosco,
quando, ancor fanciullo, fece il proposito di amare e servire
Iddio fedelmente, osservando con prontezza e dedizione filiale
la sua legge e fuggendo il peccato; e comune era la voce di
quanti lo conobbero intimamente che aveva conservata intatta
l'innocenza battesimale.
Il secondo principiò da1 giorno che fece i voti religiosi e
promise di spingersi in alto nella pratica della virtù, awiandosi
decisamente verso la più alta perfezione sulle orme di Don
- II Anno di lutto
21 l
Bosco; e questo fu per lui il periodo più bello avendo continua-
mente innanzi agli occhi un perfetto imitatore di Gesù nel
Padre, nel Maestro, nell'amico dell'anima sua.
L'ultimo periodo cominciò alla morte di Don Bosco, e
fu il più faticoso e laborioso ed insieme il più ammirabile,
perchè si trovò solo, conie gli Apostoli dopo 17Ascensionedi
Nostro Signore; ma senza incertezze aderendo con abnega-
zione alla volontà divina, rinnovò il proposito di calcare fedel-
mente le orme paterne per accrescere il numero delle ani-
me attorno a Lui in paradiso.
Con questo tenor di vita apparve subito allo sguardo co-
mune un altro Don Bosco; e seppe anche a celare, oseremmo
dire sino al termine della vita, il frutto e lo splendore delle sue
virtù personali, facendo risalire esclusivamente al Padre ogni
riuscita, a cominciare dal meraviglioso incremento dell'opera.
Quell'anno si celebrò la solennità di Maria Ausiliatrice nel
Santuario di Valdocco, con ugual concorso degli anni ante-
cedenti. « M a un uomo mancava, da tutti amato, un sacerdote
che sembrava - scriveva Don Lemoyne - personificare in
Maria SS. Ausiliatrice, della quale con tutte le sue forze e con
ogni sacrifizio aveva procurata la gloria sulla terra: mancava
Don Bosco! Tutti lo cercavano con lo sguardo e col cuore;
eppure non era quello il palpito della mestizia. Quando, sul
principio della conferenza ai Cooperatori (che fu tenuta da Mons.
Cagliero) videro collocarsi il seggiolone, come solevasi negli
anni scorsi, al fianco della cattedra sulla quale sedeva Mons. Leto,
si aspettava quasi di veder ricomparire l'amico e il adr re per
andarsi a sedere su quella sedia. Invece si avanzò Don Michele
Rua, e un non so che di dolce illusione sembra appagare l'aspet-
tazione di tutti. Infatti, appena iinita la funzione, intorno a lui
si strinsero i cooperatori e le cooperatrici per dire ed ascoltar
una parola, allo stesso modo come facevano gli anni scorsi
intorno a Don Bosco.
» Nel gioriio della festa il popolo si spingeva ed accalcavasi
nella sacrestia, ov'era solito a venire per ricevere la benedizione
di Don Bosco e a raccomandargli i suoi infermi e ad esporgli
le molte necessità per le quali aspettava soccorso da Maria SS.
Ausiliatrice. Vi era Don Rua quasi tutto il mattino e buona
/ I

13.7 Page 127

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212 IV - Successore d i Don Bosco - Prcmo decennio
parte della sera, che benediceva gran numero di persone, ingi-
nocchiate attorno a lui, e che lui pregavano a farsi interprete
presso Maria SS. dei sensi della loro divozione.
» Alla sera, mentre su tutte le mura interne dell'oratorio
splendeva a caratteri di fuoco il nome di Maria Ausiliatrice,
mentre tra le foglie degli alberi e tra un albero e l'altro hril-
lavano ghirlande d'innumerevoli fiammelle, mentre dall'alto
della cupola quasi celeste visione, in atto di promettere prote-
zione ed aiuto, la statua dorata della Madonna rifletteva la luce
di tante fiamme di gas che le facevano corona, nel cortile tu
vedevi una turba di giovani, di chierici e di sacerdoti, stringersi
in un punto solo: negli a m i scorsi si sarebbe detto senza ti-
more d'inganno: - c'è Don Bosco! - ma in quest'anno si
disse e si dirà in awenire: - c'è Don Rua! o.
<<Oh!no, - ripeteva il Comitato promotore dell'annuale
Dimostrazione degli ex-allievi dell'oratorio - Don Bosco non
è morto, n&pzW dimenticare quelli che furon sulla terra l'oggetto
della sua più &a sollecitudine; egli vive p3 che mai nelle sue
opere prodigiose ed immortali, e negli eredi del suo cuore...
I) Noi, dunque, i fortunati che da molti anni protestavamo
al lagrimato Padre il debito nostro di gratitudine e d'amore
... e che oggi ci gloriamo di essere stati tra i suoi figli e beneficati,
non penseremo ad onorarne la memoria? Alcuni propongono
l'erezione d'un monumento a Don Bosco: altri una commemo-
... razione annua od un pellegrinaggio alla sua tomba i).
Ed ecco la conclusione del Comitato: a Non potersi stabilire
miglior cosa, onde onorare la memoria di Don Bosco, fuorche
di continuare la stessa Dimostrazione, passata nella per
... del suo degnissimo successore, il reverendissimo Don
chele Rua D.
Nel 1888, atteso il funerale imponentissimo fatto
dagli ex-allievi 1'8 marzo, la dimostrazione non eb
e nulla, assolutamente nulla, si fece per Don Rua
desideroso che il 24 giugno dappertutto si continuasse a rico
dare l'amato Fondatore nella circolare agli ispettori alla fi
del mese scriveva: u Non so, se nelle case della tua ispettoria
siasi fatta qualche commemorazione del compianto Don Bosco,
nel giorno del suo onomastico. Fa' sapere ai tuoi direttori come
- 11 Anno di lutfo
2'3
qui si fece la Comunione per lui, ed una deputazione andò a portare
sulla sua tomba un mazzo difiori, simbolo della nostra venerazione
e dei nostri suffragi. Sarà conveniente che nel prossimo mese,
ultimo dell'anno scolastico, i dhettori parlino ai loro allievi delle
sue virtù, della sua vita meravigliosa, ed anche delle molte grazie
che si ottengono a sua intercessione, animandoli a diportarsi nelle
vacanze quali degnifigli d'un tanto Padre... n.
Ed in quell'anno ebbe la consolazione di poter allestire
due altre spedizioni di missionari. Dieci di essi partivano il
30 ottobre insieme con Mons. Fagnano, quasi avanguardia del
drappello assai più numeroso, che doveva salpare da Genova
in novembre insieme con Mons. Cagliero, ma ne fu rinviata
la partenza al 7 gennaio 1889.
A questi ultimi il Servo di Dio nell'intimità di famiglia volle
dar un addio particolare, oltre quello che avrebbe avuto luogo
in forma solenne nel Santuario. Celebrò per loro la S. Messa
nella cappella attigua alla camera di Don Bosco, e coloro che
non erano sacerdoti ricevettero la S. Comunione dalle sue
mani; in fine parlò:
(i Voi partirete per l'America! Ricordatevi sempre che siete
i figli di Don Bosco! Che cosa vuol dire essere figlio di Don
Bosco? Vuol dire seguire i suoi esempi, praticare le sue virtù,
continuare la missione da lui intrapresa, animati da quello spi-
i carità, di sacrifizio continuo, di lavoro indefesso, dal
egli era tutto compreso...».
ricordati i salutari awisi che tante volte il Santo aveva
ti, li benedisse e regalò di una memoria e di un piccolo
o del Padre, dicendo: - Ricopiate in voi vivo Don Bosco,
vostre opere, nella vostra mente, nel vostro cuore. - Quindi
' condusse nella camera ove Don Bosco mori, e pregava: -
caro e venerato Padre! oh D a Bosco! Voi, che ora, come noi
amate speri'amo, già godete il premio delle vostre fatiche,
natevi di volgere uno sguardo pietoso sopra di noi, vostri fili,
strati intorno al vostro letto di morte; ed otteneteci dal Signore
tutti possiamo compiere degnamente la nostra missione. E Voi,
ine Santissima e Madre nostra, per intercessione del vostro
fedele, concedeteci che, mantenendoci vostri e suoi figli qui
a, possiamo esserlo per sempre lassù in Paradiso!

13.8 Page 128

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7.14 IV - Successore d i Don Bosco - Primo dece~mio
- E facile immaginare l'impressione che l'intima cenm
destò nei partenti; tutti si strinsero attorno al Servo d'
per .baciargli le mani, ed egli con gli occhi scintillanti di c
rivolse a tutti ancor una parola, un incoraggiamento, un
La commozione si leggeva sui sembianti e molti vollero,
il giorno, tornar a parlargli ed essere da lui benedetti.
Anche al gruppo delle nuove missionarie il sabato inn
zil .s gennaio, aveva voluto dare un addio nell'intimih sug
stiva delle camerette di Don Bosco, e rivolgere preziose paro
n Terminata la cerimonia - narra Suor Teresa Poggio - un
delle partenti gli chiese:
)).- Padre, verrà a visitarci in America?
» Ed egli rispose:
n - Don Bosco non è mai andato in America! ».
La funzione solenne ebbe luogo nel Santuario. Presenti
Mons. Leto e Mons. Bertagna, Mons. Cagliero tenne la confe-
renza d'addio; il Card. Alimonda impartì la benedizione e
rivolse egli pure un fervido saluto.
Quando s'avanzò Don Rua, seguito dagli altri Superiori,
a dare l'addio ai diletti missionari, un intimo senso di commo-
zione e d'ammirazione si difhse tra i presenti; tutti sentivano
la grandezza dell'opera della Propagazione della Fede!
Sul termine dell'anno di lutto un'altr'opera richiamò l'at-
temione e l'attività di Don Rua; la decorazione del Santuario
qual (<Monumento a Don Bosco, ad onore di Maria Audiatrice »,
fidente che per le decorazioni si sarebbe ripetuto ciò che era
avvenuto durante la costruzione del tempio, quando ogni
mattone ed ogni pietra era frutto di una grazia o di un favore
della Madonna. E con un interessante appello, invitava tutti
a concorrervi, indicando tre mezzi:
(i I . Mettiamo tutti i giorni, o almeno tutte le settimane o
tutti i mesi, qualche cosa in disparte per sostenere le opere di bme-
fienza e di religione. Questo già suggeriva l'apostolo San Paolo
ai primi cristiani, in sollievo degli indigenti.
)) 2. Facciamo, di quando in qlcando, qualche sacriJizio o
f'lrparmio a tale uopo, ora in un viaggio, ora in un diveutimento,
ora nell'acquisto di una veste o di un abito e simili, ora nella
mdendola pizi economica, e via dicendo. Specialmente le madri
II - Anxo d i lutto
215
e figlie di famiglia, le padrone e .financo le serve, con queste
altrettali industrie, possono procacciarsi il mezzo di fare
. 1 bene moltissimo.
Chi intende di lasciare qualche parte del fatto suo a
.io delle o$ere di carità, prenda il consiglio difarlo sua vita
te.; lasci anche più poco, ma si assic.n~in tal modo che la
ntù si esegnisca, direi quasi, sotto i suoi occhi. DOPOla
e possono insorgere grandi ed-inaspettate difficoltà, dissen-
i e liti, per le quali non solo non ne abbiano aiuto l e opere
icarità, ma trovino la rovina ed anche la dannazione dell'anima
on poche persone sedotte dall'avarizia e dall'interesse. E poi
' clziira piu. il nostro viaggio alla eternità una candela davanti,
La fede e lo zelo -del Servo di Dio non andarono delusi.
ogni parte d'Italia e dall'Estero, anche dall'America, comin-
ono ad affluire le offerte dei beneficati dalla celeste Patrona,
cosicchè non solo sicontinuò, come ai tempi di Don Boyo,
a raccogliere in appositi fascicoli le relazioni dei favori ascritti
alla pietosa intercessione di si cara Madre, ma anche il Bollet-
no Salesiano, durante i lavori di restauro e abbellimento del
antuario, prese a pubblicare regolarmente ogni mese nuove
razie e favori di Maria Ausiliatrice.
Varie relazioni accennavano a benedizioni impartite da Don
Rua, o a
fatte o fatte fare da lui, o a medaglie da lui
inviate a coloro che domandavano grazie, con effetti dawero
prodigiosi. Un giovane soffriva da lungo tempo di epilessia;
il male soleva coglierlo specialmente di notte, e il poveretto
correva rischio di morir soffocato. Grande era il dolore dei
familiari i quali, oltre all'esser costretti a levarsi e correre in
suo aiuto ogni volta che si accorgevano che era preso dal male,
di giorno pure dovevano assisterlo, perchè obbligato a starsene
a letto, essendo interamente prostrato di forze. Finalmente la
madre si ricordò delle grazie concesse in gran copia da Maria
Ausiliatrice, e venne da Don Rua a raccomandare il figlio
alle sue preghiere e a quelle dei Salesiani. Don Rua le promise
di pregare e di f a r pregare, e le diede una medaglia da mettere
addosso al sofferente. Così si fece, ed oh! prodigio! d'allora in
poi non fu più colpito dal male; e Sanno dopo la pia donna

13.9 Page 129

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2.16
IV - Successore di Don Bosco - Primo decennio
tornava all'Oratorio, per consegnare un'offerta in ringrazia-
mento per la guarigione prodigiosamente ottenuta.
Anche l'affluenza dei divoti al Santuario di Valdocco an-
dava ogni di crescendo. Nel 1889 alla vigilia della solennità
del 24 maggio lo stesso Servo di Dio tenne la conferenza ai
cooperatori con parole piene d'affetto per Don Bosco e per
lo sviluppo delle Missioni:
<i Alcuni anni addietro, in questa circostanza, avevamo la
consolazione di vedere il nostro caro Don Bosco a tenervi la
conferenza. Oh! quanto volentieri s'intratteneva con voi! come
espandeva con voi il suo cuore, come co' suoi più cari amici
e benefattori! E come la fiamma di carità che traboccava dal
suo petto investiva i suoi uditori e li accendeva dello stesso sacro
fuoco! Ben sovente si udivano esclamazioni simili a quelle dei
discepoli di Gesù che andavano ad Emmaus: Nonne cor nostrum
ardens erat in nobis, dum loqueretur? Non è più desso che questa
volta v'indirizza la parola, neppure udirete Mons. Cagliero,
Mons. Fagnano che vi parlarono dopo la dipartita del nostro
caro Padre; ma lo spirito di Don Bosco spero ci assisterà, e di
Mons. Cagliero e di Mons. Fagnano avremo ad intrattenerci,
ed intanto io stesso vi parlerò, col cuore alla mano, alla fami-
liare, esponendovi l'andamento delle cose nostre, o meglio delle
cose vostre... >).
E faceva quest'esplicita dichiarazione:
(i Con nostra consolazione debbo dirvi che abbiamo da rin-
graziare il Signore e la Vergine Ausiliatrice. Si temeva da molti
che alla morte del nostro compianto Don Bosco le cose do-
vessero rimanere arenate. Ma egli stesso qualche giorno prima
di porsi a letto, aveva detto: - Desidero di andar presto in
paradiso: di là potrò assai meglio lavorare per la nostra Pia
Società e per i miei figli, e proteggerli. - E mantenne la parola,
e noi ci accorgiamo ogni dì della sua particolare protezione,
di modo che possiamo proprio dire che abbiamo acquistato
un Protettore di più in paradiso... >>.
Profonda fu l'impressione che lasciò nei presenti. Tra molti
pellegrini accorsi dall'Italia e dalla Francia, vi era anche il
conte di Villeneuve-Flayosc, il quale innanzi ad un'eletta di
personaggi, tra cui il Card. Alimonda, esclamava applaudito:
11 - Anno di lutto
217
t È la seconda volta che noi celebriamo la festa di Maria SS.
Ausiliatrice senza Colui che c'ìnsegnò ad amare ed a servire
questa Madre Divina; ma io m'inganno e mi correggo, perchè
ora abbiamo due Don Bosco. Colui che è nel cielo, più potente
ora di quello che fosse quando viveva in mezzo a noi; e colui
che è Ia sua immagine vivente, che si trova qui con noi >>.
Del Padre e del suo gran cuore Don Rua aveva in realtà
tutti i palpiti sublimi. Quell'anno, il giorno stesso di Pente-
coste, a Roma in mezzo a grandi pompe e notevole concorso
di gente espressamente invitata da ogni parte, tra vessilli oltrag-
giosi alla Religione e scritti e discorsi insultanti senza pudore
e senza ritegno alle cose più sante, s'inaugurava il monumento
a Giordano Bmno, contro il quale Leone XIII pronunciava
solenni proteste il 74. maggio e il 30 giugno in memorande allo-
cuzioni concistoriali; ed il Servo di Dio inviava al Santo Padre
un'affettuosissima protesta a nome dei confratelli.
Sulla fine dell'anno di lutto, egli cominciò anche a veder
discendere, in modo più abbondante, le benedizioni sul-
l'Opera Salesiana. Durante gli esercizi del 1888 aveva detto
in confidenza ai direttori che le offerte dopo la morte di Don
Bosco era diminuite; ed ora cominciava a dire che andavano
visibilmente aumentando. Certo dovette mettersi egli pure
a domandar l'elemosina. Soleva lodare ed ammirare il bel modo
che aveva Don Bosco per ottenere aiuti, chè il più delle volte
senza chiedere direttamente sapeva rendersi padrone del cuore
altmi; mentr'egli se ne confessava sprowisto. Invece aveva
egli pure bel garbo e sempre nuove maniere per richiamare
la carità a favore dell'Opera.
Per rendere omaggio a Leone XIII nella fausta ricorrenza
del suo Giubileo Sacerdotale la tipografia dell'Oratorio aveva
eseguito un bel lavoro, stampando tre Encicliche con un'in-
troduzione del dott. Don Francesco Cermti, direttore generale
degli studi e delle scuole salesiane; e l'artistico lavoro non poteva
per il prezzo necessariamente elevato essere smerciato con diffu-
sione. E Don Rua, a ricordo dell'anno giubilare del Santo
Padre, insieme con una fotografia di Don Bosco ne inviava copia
ai più insigni benefattori, (iquale ricordo del fausto awenimento
e quale tenue pegno della nostra riconoscenza ». (i E pmkhd -

13.10 Page 130

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218 I V - Successore di Don Bosco. - Primo decennio
diceva- Don Bosco se ne void, come speriamo, a l Paradiso, viene
almeno in &ura a presentarglielo Egli stesso. Dalla fotografa
che travasi unita all'opaa, Ella vedrà che è propiio Lui che L a
ringrazia da parte de' suoi poveri figli, lasciatimi in retaggio, e
L'assicura del buon uso che questi continueranno a fare della di
Lei carità, c h spevo vorrù continzrarci».
L'Opera non sentì affatto la perdita del Fondatore!
<r Succeduto a Don Bosco, quando già la Societa Salesiana
si era assai dilatata, Don Rua - diceva il Card. Cagliero -
seppe seguir le norme del Fondatore emulandone tutte le virtù;
e nell'iutima unione con Dio seppe farsi tutto a tutti, con
dedizione completa di se stesso, non badando a sacrifizi, pur
di promuovere la gloria di Dio e il bene delle anime...1). Così
Don Bosco continuò a vivere e a lavorare in Don Rua e con
Don Rua.
111
FIDUCIA NEI COOPERATORI
1889-1890.
- Inaugura la cappella eretta sulla tomba di Don Bosco a Valsalice,
e v i celebra la prima messa. - Prime &te alle case salesiane. A
Nizza Monf., A l b o , Borgo S. Martino. - Come guarì una liiglia
- di Maria Am'liatrice. A Faenza: suo incontro con Don Paolo
- Taroni. Presiede il V0 Capitolo Generale. - Perde il fratello cav.
Antonio. - Saluta zoo pellegrini francesi alla stazione di Porta
Nuova. - «Senza operai non si può coltivare un campo, far la
guerra senza soldati! n. - ((Mettetei vostri beni ad interesse in una
- banca, che non chiude mai gli sportelli e v i rende il cento per uno a.
- V a a Ronza, ed è ricevuto dal S. Padre. Parla ai Cooperatori
- come Don Bosco. - Di#onde l'Opera del Samo Cuore a favore del-
1'Ospixio in costruzione a Roma. Visita la Spezia. - Tiene confe-
rema ai Cooperatori di Genova e di Torino.
In giugno ebbe la consolazione di veder condotta a termine
la cappella funeraria, eretta su la tomba di Don Bosco, nel
Seminario delle Missioni Estere in Valsalice. Tumulata la vene-
rata salma sullo scalone, che univa l'ampio cortile alberato al
piccolo cortile superiore fiancheggiato dai portici della parte
più elevata dell'istituto, conveniva racchiuderla in una cappella,
che permettesse ai figli e ai devoti d'intrattenervici in preghiera
in qualunque tempo dell'anno e in qualunque ora, anche du-
rante le ricreazioni. Don Rua ne diè l'incarico all'economo

14 Pages 131-140

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14.1 Page 131

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220 IV - Successore di Don Bosco - Primo decenne0
generale Don Antonio Sala, che non risparmiò sollecitudini
per eseguire bene il disegno.
Appena si conobbe il pio pensiero fu una gara per concor-
rere a compierlo gratuitamente. L'ing. architetto cav. Carlo
Maurizio Vigna pensò ai dettagli e alla direzione dei lavori;
i fratelli Carlo e Giosuè Buzzetti, capimaestri impresari, alla
mano d'opera e ai materiali della parte muraria; il pittore Giu-
seppe Rollini all'affresco della Pietà e al progetto della decora-
zione interna; varie ditte alle lastre in marmo per i davanzali
delle finestre e alle vetrate; in breve fu una gara per mo-
strare a Chi aveva avuto per tutti l'amore di Gesù Cristo,
quant'ammirazione avesse lasciato col ricordo delle sue virtù.
La cappella sorse come per incanto, e fu inaugurata il
22 giugno 1889. Mons. Leto, in abiti pontificali, disse le preci
rituali della benedizione, in rappresentanza dell'Arcivescovo,
il Card. Alimonda. Eran presenti circa duemila persone. Don
Rua ringraziò quanti avevano concorso ad erigere quella cap-
pella; ricordò le ragioni per cui, fin dai primi tempi della Chiesa,
cominciò l'usanza d'innalzare altari sulle tombe di coloro che
dormivano il sonno dei giusti in aspettazione del suono dell'an-
gelica tromba, facendo rilevare quali vincoli di carita stringano
nella Religione Cattolica i fratelli viventi con quelli defunti,
la Chiesa militante con la Chiesa trionfante e con la Chiesa
purgante, il tempo coll'eternita; e come Gesù Cristo stesso
vegliasse a custodia delle ossa dei suoi fedeli. Ricordò pure
le virth di Don Bosco invitando i Salesiani e i giovinetti ad
imitarle; raccomandò la sua anima grande alle preghiere comuni,
dicendo non doversi cessare i suffragi, quantunque la ferma
... persuasione di tutti vedesse già Don Bosco tra i beati del
Paradiso
I1 giorno dopo, alle j del mattino, assistito da un gruppo di
chierici, celebrò la prima messa all'altare della nuova cappella,
in suffragio del Maestro.
Nello stesso giorno vi si portavano per i primi, in devoto
pellegrinaggio, tutti gli alunni dell'oratorio festivo; e, a notte,
a Valdocco si celebrò la prima festa della riconoscenza in onore
di Don Rua. Una dimostrazione imponentissima.
I1 25 e il 28 luglio gli ex-allievi s'adunavano a mensa con
III - Fiducia nei Coopaatori
221
lui. La gioia più viva brillava su tutti i volti; nobili e generosi
affetti per Don Bosco manifestarono quanti presero la parola;
in fine parlò il Servo di Dio:
(I Miei cari fratelli, io vi amo! Non potrd amarvi come v i
amava Don Bosco, ma d mio vivo desiderio amami come lui!
M i sforzerd d'imitarlo in tutto quello che potrd. Tutte le volte che
avrete bisogno di me, venite pure con la fiducia di un fratello a
fratello, ed io sard tutto per voi, fin dove si estmzderà la possibilità
delle mie forze. E non dimenticate mai che l'oratorio è sempre
la vostra casa paterna >>.
La memoria di Don Bosco ebbe in quell'anno molte dimo-
strazioni affettuose e perchè continuasse a regnare in tutti i
cuori il Servo di Dio cominciò ad uscire dallJOratorio per
animar tutti con la parola a seguir diligentemente gli esempi
del Maestro; e fu a San Pier d'Arena, Alassio, Nizza Monfer-
rato, Borgo San Martino, Casale, Faenza, e in altri luoghi.
A Nizza Monferrato, dov'era allora il Consiglio Generalizio
delle Figlie di Maria Ausiliatrice, si recò due volte, alla fine
di maggio e nella prima decade di agosto. Della prima visita la
cronaca dell'istituto ci ha tramandato un entusiastico ricordo.
<i Fu sì breve la sua fermata [dal 31 maggio al j giugno]
- dice la cronaca - ma tanto ricca di esempi d'eroica carità,
di virtù la più perfetta, di questo santo Figlio di un santo
Padre. Oh! come il carissimo Don Rua sa ritrarre Don Bosco!
Come si pub pur dir di lui: - Ha, nei suoi occhi, espressa -
l'alma d'un padre amante, - e reca nel sembiante - la maestà
d'un re! - Tutte, tutte trovarono in lui il padre, e nessuna
temeva di volgersi a lui! D.
Di Alassio abbiamo un album con le firme dei superiori e
degli alunni, precedute da questa dichiarazione: (iAmatissimo
Padre, la tua visita ci ha fatto passare tre giorni felici: la tua
presenza, le tue parole hanno destato in noi una purissima gioia,
un santo entusiasmo. Oseremmo dire che pareva venuto tra noi,
non il successore, ma Don Bosco medesimo. Te ne ringraziamo
adunque con tutto l'affetto del cuore...*.
A Borgo S. Martino si recò il z j giugno, per la festa di
S. Luigi nel collegio di S. Carlo. Un'iscrizione, collocata sopra
il cancello del giardino, in fondo al viale che comincia dalla

14.2 Page 132

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Zaz IV - Successore di Don Bosco - Primo decennàò
stazione, portava scritte a caratteri cubitali tre parole: Vieni,
Padre desiderato! I1 direttore Don Giuseppe Bertello per la
circostanza aveva invitato anche la banda musicale dell9Ora-
torio di Torino; e a suon di musica e tra gli ewiva degli alunni
il corteo, che si era formato alla stazione all'arrivo del Servo
di Dio, era giunto presso il collegio. Al cancello, accennato-
gliene il motivo, cessò il suono e cessarono le grida festose,
perchè nella vicina casa delle Figlie di Maria Ausiliatrice gia-
ceva gravemente inferma Suor Filomena Bozzo. Da lungo tempo
malata di tifo intestinale e contagioso e di nefrite e, in ultimo,
colta anche da bronco-polmonite doppia con tosse forte e insi-
stente febbre altissima, di quella sera medesima aveva avuto il
consulto di tre medici, tra cui il dott. Veneroni, primario del-
l'ospedale di Casalmonferrato, che avevano dichiarato non
esservi più alcuna speranza di salvarla e che sarebbe mancata
nella notte. Dopo cena il Servo di Dio ebbe la bontà di recarsi
in cucina a visitare le suore, e restò impressionato ne1 veder
la loro mestizia per le gravissime condizioni di Suor Filomena.
La direttrice Suor Caterina Andreone osò chiedere al venerato
superiore che si recasse a visitare la malata per benedirla,
impartirle la benedizione di Maria Ausiliatrice, ed ammetterla
ai voti perpetui, avendo i medici dichiarato che era alla fine.
I1 Servo di Dio stette un po' pensieroso, poi le disse: - State
tranquille, la Suora non morrà; essa deve fare ancor molto bene...
Ora io non posso andare a vederla, ma voi ditele che stia tranquilla;
domattina io sarò presto da lei... E intanto, pesta sera, alle 9,
dalla mia camera le m a n d d la benedizione di Maria Ausiliatrice;
e in quell'ora voi e le Suore recitate tre Ave presso il letto dell'am-
malata.
Ed andò in mezzo ai giovani, e dando loro la buona notte
li invitò a recitare anch'essi nelle camerate, prima di coricarsi,
tre Ave Maria per Suor Bozzo, che tutti sapevano tanto grave
che vari, il mattino dopo, appena svegliati chiedevano all'as-
sistente se era morta. Le tre Ave furono recitate dalle suore e
dagli alunni alle 9; e alle IO Suor Filomena si addormentò,
dopo 15 notti e 15 giorni completamente insonni. Alle 4 del
dì seguente il venerato superiore era presso il letto dell'amma-
lata, le dava l'assoluzione sacramentale, le recò la Santa Comu-
III - Fiducia nei Cooperatori
7.23
nione, e ne ricevette la professione perpetua. Suor Filomena
repentinamente era entrata in un miglioramento straordinario.
Infatti poco dopo il dottor curante chiedeva alla portinaia
a qual ora fosse spirata,... e salito accanto al letto dell'inferma
e constatato che di tutti i mali non le restava altro che un po'
di debolezza, esclamò:
- Questo d un vero miracolo! Con tanti mali e si gravi com-
plicazion;, la guarigione umanamente era impossibile!...
Il venerato Don Rua, quando gli furon riferite le parole
del medico, sorrise e disse umilmente:
- Vedete quello che sa fare la Madouna? non ve l'avevo
detto io di star tranquiIIe?...
Suor Filomena visse ancora 25 anni; e morì direttrice dell'I-
stituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Damasco in Siria.
Da Borgo San Martino si recò a Casale Monferrato, do-
ve la sera del 27 giugno tenne un'interessante conferenza ai
Cooperatori, nella chiesa di S. Filippo. E la Gazzetta di
Casale osservava: (1 Quel dire semplice ed affettuoso, ricco di
opportuni aneddoti, quella calma serena, più d'una volta ci
richiamò al pensiero il bel verso dell'Alighieri: L'ombra sua
torna ch'wa dipartita. Ci pareva che lo spirito elettissimo di
Don Bosco aleggiasse in quella serena atmosfera, ci pareva
d'udirne l'incantevole parola, quella parola amica che scendeva
dritta al cuore e dolcemente lo muoveva a carità. E più d'una
volta ci siamo detti: l'eredità di Don Bosco posa su braccia
sicure ed esperte ».
L'II luglio andò a Faenza per la benedizione della nuova
chiesa dell'istituto, accolto con imponente dimostrazione d'af-
fetto. Alla cerimonia, compiuta dal Vescovo Mons. Canta-
galli, insieme con una squadra di seminaristi intervenne il
Servo di Dio Don Paolo Taroni, che terminata la funzione
andò incontro a Don Rua con le braccia aperte, e si abbraccia-
vano ambedue con tanta festa e semplicità evangelica, come
-dissero i presenti - San Francesco d'Assisi e San Domenico
quando s'incontravano a Roma...
Dal 2 al 6 settembre si adunò in Valsalice il V Capitolo
Generale della Società Salesiana, inaugurato dal Servo di Dio
con una commoventissima commemorazione del Fondatore.

14.3 Page 133

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- Successore di Don Bosco Pn'mo decennio
Nelle varie seduce si trattò degli studi filosofici e teologici,
delle case di formazione, dell'assistenza dei soci durante il
servizio militare, delle pratiche religiose, della vita regolare
e dello sviluppo della Societa; e il 6 settembre quando si venne
alla conclusione, siccome le Costituzioni Salesiane « danno al
Rettor Maggiore la più ampia facoltà su tutto ciò che riguarda
il benessere. e la prosperità della Pia Società..., cosi i mem-
bri del Capitolo Generale - diceva il verbale di chiusura
- prima di separarsi, mentre ringraziano cordialmente l'ama-
tissimo loro Superiore Don Rua della bontà paterna usata nel-
l'assisterli e fanno caldi voti per la sua preziosa conservazione,
dichiarano unanimamente di lasciargli pieni poteri di svilup-
pare maggiormente quello che non fosse stato abbastanza lar-
gamente trattato, ed aggiungere o modificare tutto quello che
fosse da aggiungere o da modificare, al bene e al progresso della
Pia Società Salesiana e in conformità delle nostre Costituzioni I).
Cotesta deferenza i Salesiani l'avevano sempre avuta per
il Fondatore, che espresse il desiderio di vederla pienamente
accordata ai suoi successori, e piena l'ebbe Don Rua.
Questi il 31 ottobre vedeva l'ultimo dei suoi otto fratelli,
il cav. Antonio Rua, confortato datutti i soccorsi religiosi ed
assistito dalla famiglia, spirare nel bacio del Signore. La sua
morte fu un lutto anche per l'oratorio. Da anni le sue idee
circa l'Opera Salesiana eran ben. diverse da quelle dei primi
tempi. Tempra egli pure di grande lavoratore, di.retti senti-
menti, e cristiano praticante, dopo di aver servito il Governo
per quarant'anni, prima in qualità di controllore alla Fabbrica
d'Armi in valdocco, poi di direttore a quelle di Va1
pia e di Brescia, viveva per la famiglia e per l'Oratorio.
buon Dio quante fatiche e quante noie dovette alle volte in-
contrare! eppure era felice d'aiutar DonBosco secondo le sue
forze, nell'opera caritatevole a pro' dei poveri figli del popolo;
e, morto Don Bosco, continuò a prestar aiuto al fratello Don
Michele, con pari dedizione e costanza. E il suo caritatevole
esempio venne imitato. Come quando morì Mamma Marghe
rita fu la mamma di Don Rua che ne raccolse l'eredità di la-
voro a benefizio dei poveri alunni dell'oratorio, la carità d
cav. Antonio Rua venne raccolta da un nipote di Don Bosc
III - Fiducia nei Cooperatori
225
il buon Francesco Bosco, che si prestò allo, stesso lavoro fino
agli estremi. Care coteste forti attrattive e simpatie di famiglial
I1 7 novembre giunse a Don Rua l'invito di recarsi l'indo-
mani alla stazione di Porta Nuova per benedire un numeroso
pellegrinaggio di operai francesi, che andavano a Roma a
far omaggio al Santo Padre. Li guidava il signor Le Mire,
zelante cooperatore, che avrebbe voluto recarsi aVaIsalice, ma
viaggiando in treni speciali che avevano una fermata troppo
breve, volle almeno la soddisfazione di vedere e salutare
il Successore di Don Bosco; e Don Rua fu lieto di recarsi al-
l'appuntamento e senti più.forte l'invito di recarsi in Francia,
come il Padre.
Erano anni tristi e tuttavia bisognava continuare e svilup-
are l'opera iniziata, ed egli al principio del 1890 faceva il
iù caldo appello alla carità dei Cooperatori:
t Come senza operai non si può coltivare un campo, far la
e r a senza soldati; cosi noi, se non ci formassimo degli aiutqti,
sacerdoti, dei catechisti, dei capi d ' a ~ t en, on potremmo soste-
ere le nostre case già stabilite, fondarne delle nuove; senza
ili aiutanti dovremmo chiudere i collegi e gli ospizi, cessare
boratori, fermare le macchine tipografiche, abbandonare le
ssioni. Per la qual cosa l'opera delle opere, cui i Salesiani ed i
eratori non debbono mai perdere di vista, si è quella di for-
un personale acconcio al bisogno. Or questa formazione
esce costosissima, perchè occorre per anni ed anni mantener
'ovani, o nelle scuole per lo studio, o nelle officine per l'ap-
endimento dell'arte, da divenir capaci d'insegnar agli altri.
ccorre provveder loro maestri e libri, strumenti e lavoro:
corre soprattutto provvedere il vitto necessario alla loro età e
ondizione; e vi so dire che i giovani hanno sempre un buon appe-
... lo, e ne son contento...>).
uiudi il bisogno della carità!
Nell'anno passato fallirono molte banche; ed innumerevoli
one, le quali avevano presso di quelle depositate le proprie
stanze, si trovarono a gravi strettezze. Tali disgrazie mi fe-
gran pena, tanto più che ho saputo che ne furono colpite al-
molte persone dabbene ed amiche. Prego Dio che le voglia
istere e consolare nella tribolazione: ed Egli saprà farlo,
5 - DO,,ililchele Rlrn.

14.4 Page 134

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226
- - IV Successore di Don Bosco Primo decennio
specialmente coll'infondere nei loro cuori la dolce sjeranza dei
beni eterni.
o Gli accennati rovesci di fortuna, però, mi ricordarono
la raccomandazione che faceva sovente il nostro Don, Bosco,
soprattutto a quei benestanti che non avevano eredi necessari
o bisognosi. Egli diceva: - Mettete i vostri beni ad interesse
in una banca, che non chiude mai gli sportelli, la quale anzi rende
il cento per uno. - Questa è la BANCA DI DIO, la BANCA DI
MARIA AUSILIATRICE, ed anche la BANCA DI DON BOSCO. Questa
banca celeste spende sempre bene le vostre sostanze, v i rende il cen-
tuplo con elette benedizioni nella vita presente, e poi vi restituisce
il capitale col darvi il paradiso eterno)).
E ~~iendidamentaedditava i fmtti preziosi che raccoglie-
ranno nell'eternità quanti fanno la carità sulla terra:
<Ci on i vostri beni temporali fatevi degli amici, che vi vadano
incontro, quando vi presenterete alle porte del cielo, e v'introdu-
cano negli eterni tabernacoli. Per voi, o Cooperatori e Coopera-
trici, tali amici saranno le anime dei giovanetti e delle giovanette,
salvati colla vostra carità; saranno anche tanti poveri IndG e
tante povere Indie della Patagonia e di altre regioni, fatti cristiani
e mandati in paradiso per opera di quei missionari e di quelle suor
a cui colle vostre limosine avrete provveduto i mezzi di a
a salvare e farne dei santi)).
L'apostolico appello, che sarà letto sempre con frutto e C
dovrebbero avere ognor presente i nostri Cooperatori, accen
deva i cuori alla beneficenza e l'Opera di Don Bosco con '
nuava a svolgersi e prendeva nuovo incremento.
Si avvicinava il tempo, in cui la presenza del Servo di D
doveva anche all'Estero suscitare mirabili slanci di ca
prima di uscir dall'Italia senti il bisogno di recarsi a
anzi tutto per chiedere una particolare benedizione al
Padre, in secondo luogo per rendersi conto dei lavori di
fondazione salesiana che gli stava tanto a cuore. I1
siero che anche sul suolo bagnato dal sangue di tanti m
s'erin dato convegno i propagandisti dell'eresia per or
zare opere di penetrazione e di demolizione nella capita
mondo cattolico, sfruttando con raffinata insidia i bis
la fame della povera gente, lo spingeva ad affrettare i lavo
III - Fiducia na' Cooperatori
7'7'7
l'ospizio del Sacro Cuore di Gesù in via Marsala, senza badare
a sacrifizi e con tanta fede e sollecitudine che ci dicono il suo
zelo e il suoamore per la Chiesa e per il Papa. E stabili di con-
durla a termine in modoche potesse accoglieire non solo 130
poveri fanciulli, ma da quattrocento a cinquecento, come aveva
vagheggiato Don Bosco. Una spesa non indifferente, preven-
tivata di circa mezzo milione!
E il 12 gennaio partiva; una breve sosta a San Pier d'Arena;
il 13 era a Roma poco prima della mezzanotte, e il giorno dopo
iniziava subito le visite di dovere, ricevuto da tutti, specie dai
Cardinali Parocchi e Simeoni, e dai Monsignori Della Volpe,
Cassetta e Jacohini, con alta deferenza.
Leone XIII l'accolse il 22 gennaio con la più grande ama-
bilità; si rallegrò sull'andamento della Pia Società e delle opere
lesono affidate rilevando come le imprese di quel Santo Uomo,
f u Don Bosco, furono da Dio benedette nel corso di sua uita
continueranno ad essere protette anche dopo la sua morte.
' rallegrò pure del bene che si faceva nella nuova parroc-
e1 S. Cuore al Castro Pretorio e dell'idea avuta di affidare
costruzione di quel tempio a Don Bosco, che <<portdPim-
esa così felicemente al suo compimento D, e concludeva:
- Coraggio; continuate a lavorare; si vede che dove si la-
ora, makrado le dz3coltà dei tempi, il popolo accorre e si fa
1 Servo di Dio, d'accordo col Procuratore Don Cagliero,
e anticipare la conferenza prescritta per la festa di S. Fran-
sco di Sales, per parlar egli stesso ai Cooperatori come Don
co. E faceva un'esposizione minuta dei nuovi Oratori e dei
egi aperti in Italia, nella Svizzera, in Francia, nel Brasile
ell'Argentina, e dei frutti consolanti delle Missioni della
onia e della Terra del Fuoco. Quindi tornb a d insistere
necessità d'accorrere in soccorso a tanti poveri giovani
oglierli dai pericoli della strada, con parole che hanno del
e va'- disse -pensate per tempo a soccowerli, procurando
a buona educazione, diverranno cittadini onorati, rZIpettosi
nti del prossimo, riconoscenti ai benejattmi. Se invece non
ete, forse DA QUI AD ALCUNI ANNI si presenteranno sulle

14.5 Page 135

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IV - Su~cessoredi Don Bosco -. primo decennio
vie e piaxxe
n& negozi e nelle
mat
case
tpirdiviabtaes!.t.o.ni
e
di picche, per far
mari
bas
" Oh! dunque alrop@d... La carità d& cvistiani di R~~
@a celebe dai primi tempi del Cristianesimo; venga meno
.. ai nostri tempi. Non c'è più Don Bosco, ma non per quest
ve lascerete di fare abbondanti elemosine.
figli, che ne continuano le opere! ...,.
le ,chiedono i suoi
Di q"ell'anno aveva anche fatto pubblicare il programma
di
liti
un'oPera pia,
dell'ospizio
ddeesltinSa. taCaudoraessdiciurGareesùlaicnosRtmzio~nce oe m~la veita~-
Bosco Per innalzare il Tempio del Sacro Cuore aveva implo-
rata la carità dei Cooperatori, così il suo successore per erigere
accanto ad esso I'ospizio tanto desiderato si servì dellkopera
Cuore. Questa, detta dapprima e opera della ~ i
Provmanxai), fin dal giugno del 1888 aveva
del Card. Vicario ed una speciale benedizione del papa; e il
Servo di Dio, preso consiglio da autorevoli persone e
nome di Pia OP@a del Samo Cuore, la diffondeva in ogni
parte.
Restb a Roma sino al z j gennaio. Quella sera parti per la
'pezia, dove giunse dopo la mezzanotte per restarvi la mattina
26, domenica, festa della Conversione di sanpaolo, cui
Don Bosco aveva intitolato quell'istituto.
Dopo Pranzo ripartì per San Pier d'Arena, dovendo tener
conferenza ai Cooperatori di Genova, il giorno dopo, nella
chiesa di San Siro.
Anche a Torino volle rivolgere la parola ai cooperatori.
Disse delle difficoltà che andavano incontrando i .missionari
Terra del Fuoco e delle isole adiacenti; del grave atten-
tato degli indii ai nostri Don Pistone e silvcstro, della morte
di un chierico mentre si recava in Colombia, ed insistè con
evangelica semplicità sull'urgenza d'aiutare tante e tante
Povere famiglie che supplicavano di poter affidare poveri fari-
"lli orfani o abbandonati alle case salesiane, che quanti lo
udirono si fecero questa convinzione: {(più.le annate vanno
male, Più si fa sentire il bisogno di aprir nuovi ospizi per soccor~
fanti.Poveretti; risparmiamo adunque e facciamotutto il
Possi6iIe Per diminuire tanta indigenza».
111 - Fiducia nei COoperaton
229
suppliche, e le più COmmoventi, giungevano
suenravmodaittDiniao,
ogni giorno. Un saggio.
dopo che aveva celebrato
la
S.
Messa,
gli
si
esenta nella
di Maria Ausiliatrice una Povera donna,
l,aspettomolto &&a, con a lato quattro ragazzini smunti
e cenciosi; il maggiore poteva aver dieci anni. S'inginocchia ai
suoi piedi, e coll'angoscia nel cuore gli manifesta come il fatal
morbo dell>influenzaha reso lei vedova e misera e quei piccini
orfani di padre, ed ella è nell'impossibilità di mantenerli; e
.
con le lacrime agli occhi
almeno qualcuno nei suoi
IO supplica a
ospizi ...
volergliene
ricoverare
poco dopo, &iratosi in camera, ecco entrare un uomo
sui trentacinque anni a pregarlo della stessa cosa. Gli è morto
il fratello ed ha lasciata nella miseria la moglie con due &gli.
~
~i
fizio
~
ab~bia~nu~me~rosa fhigiiuolèanza,
è prontoa raccogliere in
a costo di qualunque sacri-
famiglia la vedova cognata
con un bambino; ma non si sente di.prender anche il nipotino
maggiore, e prega Don Rua a volerlo accettare nelle case
non aveva ancora disceso le scale, ed arriva un terzo,
un giovinotto sui ventidue anni, rimasto Orfano. con un fratello
di quattordici che viene a raccomandarsi a Don Rua, perchè
. voglia
in qualche laboratorio, sebbene non sappia
alcun mestiere..
partito costui, ne giunge un quarto. È un giovane di
cionlanni, spamto della persona e sofferente Per mancanza
di cibo, che chiede pane e lavoro...
Don R~~ che farà? Li rimanderà senza consolarli? 11 suo
cuore non può reggere a tante sventure. Sa che la Divina Pro'-
ben&& talvolta si faccia sospirare, pur nelle estreme
non gli è mai venuta meno; ed ingrandisce gli ospizi
esistenti, altri ne innalza, e stende la mano ai Cooperatori e
- alle cooperatrici salesiane, e chiede pietà. Chiede pie&, pei
poverelli, dicendo: O buoni Cooperatori, parecchie m&liaia
di pov& giovancihiedono a voi Pelemosina P@' mezzo nostro.
Essi
miseri, soccorreteli. L'elemosina vi otterrà
il perdono d& peccati, prospererà i vostri affari temporali, e vi
,s;cur& un posto glorioso nella beata eternità.

14.6 Page 136

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IV
PRIMI VIAGGI ALL'ESTERO
- 1890.
Parte per Nima Marittima. « N o i sentiamo che il nostro Padre
- non è morto! R. - Conferenza a Notre-Dame. - « H o visto un mira-
colo: Don Bosco risuscitato! ». Alla Navawa, a Tolone, a Cannes;
a St-Cyr guarisce un sordo ed una cooperatrice malata da sei anni.
- - A Marsiglia: «DiDon Bosco ce n'è uno solo!... 11. A S. Marghe-
- &a. Prosegue per la Spagna in compagnia di Don Barbe& -
Festose accoglienze a Barcellona e a Sawià. - A Madrid, Siviglia,
Utrera. - Gli strappano i bottoni e gli tagliano pezzetti degli abiti
- per tenerli come reliquie. - Commovente addio! - Torna a To-
rino la mattina della domenica delle Palme. Riparte per il Nord
della Francia. - A Lione, Parigi, Londra. - Nel Belgio. - Di nuovo
- a Parigi Celebra a Paray-le-Monial, e rientra a Torino. - Quattro
- mesi in viaggio! - A Mathiper la benedizione della cartiera. Ini-
zio del Processo Informattiv per la Causa di Beatifcazione di Don
Bosco. - a In Don Rua sentiamo qualche cosa di Don Bosco!». -
Fatti straordinari.
-
Aveva stabilito di visitare tutte le case salesiane di Europa
e la sera deIl'8 febbraio giungeva a Nizza Marittima. Don Car-
tier gli era andato incontro a Ventimiglia. L'Oratorio S. Pietro
era tutto imbandierato e illuminato a festa. Come apparve,
la musica intonò una marcia, e più forte echeggiò il grido degli
alunni che gli corsero attorno a baciar la mano: Viva Don R u d
I V - Primi viaggi all'Estero
231
I1 9, domenica, si celebrò la festa di S. Francesco di Sales:
2 il Servo di Dio tenne conferenza a Notre-Dame, alla pre-
senza del Vescovo, ripetendo: ((10intendo imitare Don Bosco
in tutto e per tutto, p u n t o mi k possibile s, e scongiurava i Coope-
ratori a trovar modo di aprire un Oratorio festivo.
Nei di seguenti presiedette un'adunanza del Comitato Sale-
siano, visitò il Circolo Operaio Cattolico e celebrò nella cap-
pella, nè mancò d'ossequiare i principali benefattori, tenne
private conferenze ai Salesiani ed alle Figlie di Maria Ausilia-
trice, presiedette i loro ritie mensili, e apparve a tutti un
altro Don Bosco. I1 P. Anton Maria, cappuccino, cosi mani-
festava l'impressione generale:
Ho visto un miracolo: '<DonBosco risuscitato!,,. Don Rua
non è solamente il successore di Don Bosco, è un altro Don
Bosco; ha la stessa dolcexza, la stessa umiltà, la stessa semplicità,
la stesb.7 grandezza d'animo, la stessa gioia irraggia intonto a lui!
n Tutto e? prodigioso nella vita e nelle opere di D a Bosco;
mtuattiq-iuemstiarascuoalir.c.o.ntinuità i n Don Rua m i sembra il maggiore di
D Quando la madre di Don Bosco, Mamma Margherita
mori, la madre di Don Rua ne prese i1 posto e divenne la mamma
dei piccoli orfanelli; Don Bosco d morto, ed ecco che Don Rua
prende il suo posto i n mezzo agli stessi orfanelli.
n Io l'ho udito predicare, parla con la stessa sublime sempli-
cità; l'ho visto in riunioni private, discorre con la stessa affasci-
nante attrattiva; m i trovai assiso accanto a lui alla festa fami-
liare che diede i n suo onore il Circolo Operaio Cattolico, ed ho
visto, ho ascoltato Don Bosco. Come Don Bosco era la copia vi-
vente di Gesù C., io aveva innanzi a me una vera immagilae d i
G e d Cristo! >).
I1 19 febbraio giunse alla Navarra, dov'era atteso da otto
giorni; ama Nizza - dice la cronaca dell'istituto - è una
tappa dove i migliori divisamenti vengono regolarmente dissi-
pati da una fiera congiura di benigna carità, ordita dai nostri
Cooperatori. Don Bosco medesimo santamente rassegnavasi
a coteste improvvisate, che erano alla fin fine graziosi giuochi
della Provvidenza, in cui Dio, le anime e le Opere Salesiane
trovavano grazie abbondanti D.

14.7 Page 137

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232
- IV - Successore di Don Bosco Primo decennio
Gli alunni ruppero anche la consegna, e nessuno potè
trattenerli dal correre attorno al Successore di Don Bosco
appena apparve; ed egli ebbe una buona parola per tutti, ma
quando senti uno di loro ripetergli che in lui tutti vede
vano Don Bosco nella pratica di ogni virtù e nelle sollecitudini
per il bene di tutti, protestò amabilmente, dicendo che non
si deve mai esagerare. Quando invece sentì dire che i pover'
giovinetti, orfani ed abbandonati, avrebbero trovato in lui I'an
gelo consolatore: Ti& derelictus est pauper, wphano tu evi
adjutor... dichiarò che il primo posto nel suo cuore I'aveva-
no davvero i poveri ragazzi abbandonati. E quando un terzo
gli disse che Don Bosco continuava a reggere le Case Sale-
siane e Don Rua non era e non voleva esser altro che il
rappresentante ed il portavoce di Don Bosco, oh! allora la sua
figura divenne raggiinte e ripetè che avevan detto la ve&.
Dalla Navarra si recò a Tolone. Tenne conferenza nella
chiesa di S. Maria, visitò le principali famiglie devote all'opera
Salesiana, e tornò alla Navarra per batteizare due fanciulli
protestanti, accolti in quella colonia. In seguitopassò a Cannes,
e vi trovò sì viva la memoria del nostro caro Don Bosco che
dovette. rimanervi alcuni giorni per accontentare quanti vole-
van vedeie e parlare col suo Succcssore; e tenne conferenza
nella Chiesa di Notre-Dame de Bon Voyage, gremita di popolo
e signori e signore, tra cui la contessa di Caserta, sorella del-
l'ultimo Re di Napoli.
I1 26 giungeva a St-Cyr, accolto col più santo entusiasmo,
Quando si recò alla chiesa parrocchiale per tener la conferenza,
fu tanta la ressa attorno alla sua persona che a molti non fu
possibile awicinarlo. Nella grandezza del suo cuore ripeteva
che non aveva le virtù di Don Bosco, ma che voleva avere Ia
carità per tutti; e il Signore sanzionava con prodigi le sue
dichiarazioni.
Giovanni Rouden dei dintorni di St-Cyr, nel febbraio 1885
era liberato da una complicazione di mali che lo tormentavano
da dieci anni: gastrite, palpitaiione di cuore, e idropisia. In-
contrò Don Bosco, s'inginocchiò in mezzo alla folla che lo cir-
condava, e domandò d'esser guarito. Don Bosco gli prescrisse
alcune preghiere sino alla solennità del Corpu Domini, egli
I V - Primi uiaggi all'Estero
le recitò ed ottenne completa guarigione. Ora da tempo aveva
perduto l'udito; da sei mesi non capiva, quasi quasi, più nem-
meno una parola. Che fare? Don Bosco non c'era più... «NO!))
diceva il brav'uomo, a Don Bosco vive nella pevsoua del SUO SUL-
cessare!)). E risolse di avvicinare Don Rua. Quando seppe che
era arrivato a St-Cyr, raddoppiò la fede, si recò alla confe-
renza che il Servo di Dio tenne nella chiesa parrocchiale, fece
di tutto per capir qualche cosa, ma non riuscì a comprendere
un ette. <Ni on importa, disse sereno tra e sè, I'avvinnmò,
gli domandwÒ la benedizione, egli me la darà ed io guarirò, come
quando mi baedisse Don Bosco!». Finita la conferenza, fece di
tutto per avvicinare il Servo di Dio mentre usciva di chiesa,
e non gli fu possibile; tanta era la folla che l'assiepava. Non
la speranza, e sapendo che sarebbe tornato aii'orfanotrofio
l'indomani vi andò e si presentò al Servo di Dio. Questi gli
chiest: - Che cosa desiderate?
-
ci sento, esclamò i1 brav'uomo, datemi la vostra
bene11diszieonrev, doeid
io sarò
~i~ gli
guarito!
fe' segno
d'inginocchiarsi,
lo
benedisse,
e
- Voi guarirete, ma dovete farvi cooperatore!
- e 10 consigliò a recitare per qualche tempo tre P a t a , Ave
e Gloria, una Salve Regina, il Ricordatevi, o Piissima, e 10 be-
ne sse. Il signor Roudin non comprese per quanto tempo
dovesse recitare quelle preghiere, cominciò a recitarle quotidia-
namente, il terzo giorno si sentì guarito! Tornò all'Orfanotrofi0
a dichiarare che aveva perfettamente riacquistato l'udito, C*
che o s a volesse dire farsi cooperatore, e si ascrisse all'unlone
dei Cooperatori Salesiani.
U n altro fatto prodigioso avvenne di quei giorni a St-Cyr.
La signora C. ~ o u x ,cooperatrice salesiana, soffriva da sei
ami di grave e delicata infermità. Aveva consultato parecchie
ce]&&+mediche e tentato tutti i rimedi suggeriti dalla scienza,
sempre senza alcun giovamento; di giorno in giorno sentiva
indebolirsi sempre più, e i medici stessi le davano ben poca
speranza di guarigione. La poverina, essendo ancora in buona
età, viveva nella tristezza più grave, anche perchè per delicate
ragioni non poteva parlar con nessuno della sua malattia; e
non avendo nessuna speranza, cominciò a rivolgere la sua fede

14.8 Page 138

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al Signore e venne a conoscere molti fatti prodigiosi accaduti
anni prima a St-Cyr al passaggio di Don Bosco, e sentì che
tra breve vi sarebbe giunto il suo Successore. Immedia-
tamente senti un'intima fiducia in Don Rua, e risolvette di
avvicinarlo e di chiedergli la benedizione. Quando apprese il
prossimo arrivo del Servo di Dio, aveva stabilito di tentar
una nuova cura e raddoppiò la fede nell'aiuto divino, dicendo:
- Prima di partire, riceverò la benedizione del Successore di
Don Bosco, e sarò guarita! - Appena seppe che era ar-
rivato, si recò all'orfanotrofio e chiese di parlargli. Fu cosa di
un momento. I1 Servo di Dio, come udì che cosa desiderava,
le diede la benedizione, le raccomandò di recitare ogni giorno
sino alla festa della SS. Annunziata una Salue Regina a Maria
Ausiliatrice, e un Pater, Ave e Glmia al SS. Cuore di Gesù,
e di fare la Santa Comunione il giorno della festa. - La signora
fece come le disse e la sua fede fu premiata, chè subito ebbe un
sensibile miglioramento. Aumentò allora di fede e di fervore,
e il 25 marzo non poteva credere che quel giorno sarebbe
guarita e diceva tra e con qualche ansietà: - È oggi che
debbo guarire!?... - ma non appena, come le aveva raccoman-
dato il Servo di Dio, ebbe ricevuto la Santa Comunione, fu
libera da ogni dolore, le scomparve ogni traccia di male e riac-
quistò tanta salute da sentirsi, come ella diceva, ringiouanita
di dieci anni!
Di questi fatti si prese nota nella cronaca dell'orfanotrofio
e di quell'anno medesimo se ne inviava relazione all'Oratorio,
non tanto per comunicare grazie straordinarie di Don Rua,
ma grazie comuni di Maria SS. Ausiliatrice; perchè, come Don
Bosco, anche Don Rua soleva nascondere, o palliare, gli effetti
prodigiosi della sua fede e delle sue benedizioni attribuendoli
alla bontà della Madre Celeste. Chi scrive, sentì più volte la
dettagliata esposizione delle accennate guarigioni da Suor
Alessandrina Hugues, Figlia di Maria Ausiliatrice e nel 1890
direttrice dell'Orfanotrofio femminile di St-Cyr, che le diceva
prodigiose e dovute alle benedizioni di Don Rua.
I1 z8 febbraio questi giunse a Marsiglia, dove Don Bosco
soleva restar molti giorni, ed egli pure promise di fare al-
trettanto. La gioia che produssero queste parole fu immensa;
IV - Primi viaggi all%stero
235
e pure ebbe le più devote accoglienze e le proteste della
stessa ammirazione devota. Lo dissero pubblicamente un altro
- ... Don Bosco, ed egli:
Ih'Don Bosco ce n'd un solo! Vi saranno dei Salesiani
che cerchino d'imitare Don Bosco, questo santo sacerdote; ma non
saranno mai da' Don Bosco!
Speravano di godere a lungo della sua presenza e della
sua parola, ma fu tanta l'affluenza delle persone che domanda-
vano di essere da lui ricevute, e delle famiglie dei benefattori
che desideravano una sua visita, che di dieci giorni che restò
a Marsiglia appena due volte gli alunni lo sentirono parlare
dopo le preghiere della sera.
Visitò intanto la casa di S. Margherita, fu ad Aubagne e al
Castello di Roguefmt, tornò a S. Margherita, e la sera de11'8
tornava a ~ a r s i g l i a ,dove l'entusiasmo della comunità toccò
il colmo per cangiarsi all'indomani nella mestizia più profonda
quando partì pe;la Spagna. Allorchè si mosse per recarsi alla
stazione, benchè tutti sapessero che l'avrebbero riveduto, un
giovinetto diceva ai compagni plaudenti: - Ecco una cosa
... che non cmprendo; v a battete b nrani, come se foste contenti
che se ne vada!
Da Marsiglia alla Spagna ebbe a compagno Don Giulio
Barberis. Viaggiarono dalle 6 pom. alle 11 del di seguente, in
terza classe da Marsiglia a Cette, nell'unica classe da Cette
a Port Bou, e di nuovo in terza classe il rimanente del viaggio.
Alcuni signori di Barcellona gli andarono incontro sino a
Moncada, visitarono tutti gli scompartimenti di prima e di
seconda classe, e non essendo riusciti a trovarlo, credettero
che avesse perduta la corsa. Don Filippo Rinaldi, direttore delle
Scuole professionali di Sarrià, che si trovava con loro, non potè
non pensare che viaggiasse in terza, e cominciò ad osservarne
i vagoni, e quando il treno stava per partire lo vide ed avvisò
quei signori, i quali di corsa salirono anch'essi nel carrozzone
di terza per far compagnia al Servo di Dio, ed alla prima sta-
zione scesero e l'obbligarono a scendere ed a salir con loro in
in prima.
L'accoglienza che gli fece Barcellona non poteva essere più
devota e solenne. Molte carrozze signorili erano ad attenderlo;

14.9 Page 139

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7-36 IV - Successore di Don Bosco - primo decennio
e prima venne condotto in casa della Serva di Dio Donna
rotea Chopitea ved. Serra, dove celebrò nella cappella priva
e si fermò a pranzo, in compagnia d'illustri personaggi.
Verso le cinque di sera passò alla casa di Snrrid, aspe
ansbsamente da confratelli ed alunni che gli cantarono un
in italiano e gli si strinsero tutti attorno per baciargli le ma
e ringraziarlo della visita; ed egli aveva per ciascuno paterne
espressioni di ringraziamento, e la campana chiamava la co-
munità ai piedi delf'altare per un solenne T~ D ~ ~ ~ .
Dopo cena, volle godere egli pure del grazioso spettacolo
dell'illuminazione; e osservando in una nicchia nel mezzo della
facciata dell'Istituto la statua di S. Giuseppe, invitò i giovani
ad intonare una lode ad onore del Santo Patriarca.
I di seguenti li trascorse occupatissimi nel visitare il col-
legio, nel parlare ai confratelli, nel ricevere e far visite ai prin-
cipali benefattori che ne andavano entusiasti. Don ~~i~ ~ ~ r t i
Y Codolar invitò tutto l'istituto alla villa, dove aveva avuto
l'onore d'accoglier Don Bosco, e volle che egli si lasciasse
fotografare nel luogo medesimo dove nel 1886 erastato .foto-
Vafato il Santo. Un entusiasmo indescrivibile!...
(1 Se vedessi - scriveva Don Barberis all'oratorio - quanto
amore si Porta ali'opera Salesiana da questi buoni signori
barcellonesi, A una cosa straordinaria. Tutti si ricordano di
Don Bosco, tutti parlano ancora di lui; si vede ancora il bene
che fece in Barcellona, quando fu qui quattro anni fa. E tutti
vamano grandemente Don Rua; riconoscono proprio in lui un
altro Don Bosco... 1).
11 20 si rimise in viaggio. u Partimmo da Barcellona -. dice
Don Barberis - il di dopo San Giuseppe, alle 8 del mattino;
una buona signora, Donna Dorotea Chopitea de Serra, ci mandò
a prendere il biglietto per Madrid e ce lo fece prendere di prima
classe, e noi avemmo la pazienza di adattarvici; si viaggiò per
24 ore di filato, ed arrivammo a Madrid alle 8 del mattino
seguente. Lungo la notte il sig. Don Rua ebbe incomodi di.
salute e non potè dormir niente, di modo che il giorno dopo,
venerdì, si sentì molto stanco D.
A Madrid dovette sostare fino a sera, e fu cordialmente
ricevuto dal cooperatore Gabriel Maureta, fece visita al ~~~~i~
- IV Primi viaggi all'8sfe~O
237
Apostolico Mons. Di Pietro, al Vescovo, al Card. Fray Arti-
vescovo di Siviglia, che si trovava nella capitale, e ad altri per-
sonaggi, accolto con sommo e profondo affetto; e proseguì Per
utrera, dove le autorità ecclesiastiche, alcuni rappresentanti
dell'autorita. giudiziaria e civile, e le principali famiglie 10 at-
tendevano alla
stesso
stazione.
commosso
alla
dimostrazione
solenne!...
Sale
su di un cocchio, ed accompagnato da quanti gli erano andati
incontro s'awia al collegio ov'A accolto da duecento giovani
col devoto entusiasmo. intona un inno, e quei frugali
trasportati dalla contentezza rompono le file e si precipitano
attorno all'amato Padre. E Don Rua, come negli altri collegi,
parla a tutti, ha per tutti una buona parola e una carezza: e a
stento può liberarsi e salire alla stanza per lui preparata. E
fin da quella sera e la mattina seguente tutti vollero amici-
nar]o per confessarsi da lui e confidargli i segreti delle loro
coscienze, come avrebbero fatto con Don Bosco. La breve
visita non poteva esser più fruttuosa ed impressionante, e un
confratello ne faceva giungere l'eco più entusiasta all'oratorio:
(<E...una cosa straordinaria, incomprensibile, l'entusiasmo,
e diciam meglio, l'affetto che si destò nei cuori di tutti ... Molta
impressione fa prevedevo, tanta non mai... Era il rovescio della
medaglia di quel che successe alla morte di Don Bosco! Questi
teneri cuori, che allora avevano pianto tanto la morte del loro
padre senza averlo mai visto, spettacolo incomprensibile anche
quello, come non si sarebbero rallegrati ora? Era per essi vera-
mente l'occasione di mettere sottosopra tutta casa, di echar
la casapor la ventana, secondo l'espressione abbastanza orientale
di q11uesstei rluvodogihiD...io>>s n.on poteva mostrarsi senza aver intorno
alunni e superiori. <<Èun santo! d un santo!,, dicevano tutti. E
questi povefi fanciulli, in cui lo spirito cristiano A molto più
vivo ancora che in altre parti d'Europa, facevano a gara Per
averne un rosario, una medaglia, una carezza. LO crederà? Gli
strapparono bottoni e gli tagliarono lembi della sottana per
averne reliquie*; e <i si dovette mandare a aggiustar il paltòn,
guastatogli dai giovani per strapparne pezzetti! Noi tutti era-
vamo costretti ad esclamare: Digita Da' est hic; qui
10

14.10 Page 140

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238 IV - Successore di Don Bosco - Primo decennio
spirito di Don Bosco infiammando i cuori. Era commovente
vedere ragazzi starsene tre e più ore alla porta della stanza di
Don Rua per potergli parlare; ed alcuni star persin senza pranzo
per non perdere il posto! T>.
E «sopra ogni dire commovente fu la partenza I). A mensa
<<alcunailunni leggono alcune parole di commiato... crescono
i palpiti del cuore... Don Rua è commosso... è sparita l'allegria...
i ragazzi son muti, s'avvicina la partenzan.
Quando il Servo di Dio appare col cappello in capo per
partire, «d'un tratto cadon tutti in ginocchio per riceverne la
benedizione. L'amato Padre ci rivolge la parola, ci esorta ad
amar Dio, a ricordarci di Don Bosco... In un momento irrom-
pono vivissimi singhiozzi da tutte le parti, si piange dirotta-
mente, e lo stesso Don Rua ci dà la sua benedizione piangendo!
- Tutti alla stazione! - dice il direttore, e in un momento
si formano le file e s'incamminano. Era il commiato di S. Paolo.
)> Entrati in stazione, Don Rua si trattiene ancora coll'uno
e coll'altro, dando buoni consigli, distribuendo medaglie; .e
qui pure si piange da tutti, uomini e ragazzi... ».Arriva il mo-
... mento della partenza: tre Viva Don Rm!, che vanno alle
stelle, escono ancora dai petti di tutti e il treno s'incammina >).
Don Barberis ebbe a dire che mai aveva visto piangere Don
Rua al lasciare qualche casa: t<A h los picaros! lo han hecho
llorar!...». Alla stazione di Dos-Hermanas il conte di Ibarra
s'intrattenne alcuni minuti col Servo di Dio; a Siviglia sostò
per una mezz'ora e rivide molte persone che desideravano
la sua benedizione; e, rimessosi in viaggio, gih nelle vicinanze
di Cordoba s'inteneriva pensando al distacco da Utrera!
Rientrava a Torino, alle 8 del mattino, la domenica delle
Palme; ed alle 9,30 saliva all'altare per cantar Messa e com-
piere la funzione solenne.
Dopo quindici giorni, il 14 aprile, ripartiva per visitare i
salesiani e i cooperatori del Nord della Francia, dell'Inghi1-
terra e del Belgio.
Fece la prima tappa a Lione, ospite della caritatevole fa-
miglia Quisard, e celebrò presso le Clarisse di via Sala, nella
cappelIa costrutta sul terreno dell'antica Visitazione di Lione,
poco lungi dal luogo ove morì S. Francesco di Sales. Si recò
IV - Primi viaggi all'Estero
239
anche alla Propagazione della Fede. I1 Segretario generale del-
l'Opera volle accompagnarlo a visitare il Museo; ed egli fu ben
lieto di poter consacrare alcuni istanti nel passar in rassegna
tanti ricordi di sì grande interesse. Venerò con special soddi-
sfazione le reliquie dei Martiri Lionesi, che sembrano esser
tornati I& per dire con l'eloquenza divina degli strazi mortali
sofferti per Gesù Cristo la fecondi& incessante di quella vec-
chia terra, rossa del sangue di tanti martiri!... Muto e raccolto
osservava con pia attenzione tutti quei tesori, quando il signor
di Rosières gli fe' la sorpresa di condurlo davanti la vetrina
che conteneva i primi oggetti inviati dalle Missioni Salesiane.
Sali al Santuario di FouMère (anche Don Bosco v'era an-
dato a pregare per i lionesi), e celebrò e distribuì la Comunione
a un bel numero di cooperatori. <i Don Rua - scriveva lgcho
de Fouruike - non la cede in nulla al suo Maestro così rim-
pianto, per lo zelo, per la mitezza, e soprattutto per quella
fede che trasporta le montagne*.
La sera del 16 aprile partiva per Parigi, e la mattina dopo
era accolto con gioia e slancio parigino dagli alunni dell'istituto,
che durante Ia sua Messa eseguirono canti in gregoriano,
sapendo di fargli cosa gradita.
I1 18 fece visita al Nunzio Apostolico Mons. Rotelli, che
gli manifestò la soddisfazione di Leone XIII nel veder come
Iddio benediceva l'opera salesiana in Francia; e tenne confe-
renza ai cooperatori nella chiesa dell'ilssunzione, in via S. Ono-
rato. Come discese dal pulpito, passò in mezzo all'udienza a
raccogliere l'elemosina; e terminata la cerimonia venne, come
Don Bosco, circondato da una gran folla in sagrestia. La me-
moria del Padre viveva nei presenti; tutti lo vedevan rivivere
in Don Rua.
La mattina del 19 partì per Londra. Durante la notte una
burrasca aveva sconvolto la Manica e Ia traversata durò quasi
due ore. L'opera salesiana in Londra era agli inizi. Poverissima
la chiesa; una baracca di assi e di zinco che non ratteneva
nemmen la pioggia, quindi molto meno il vento e il freddo;
e l'abitazione dei nostri lontana un venti minuti. Solamente
1'8 dicembre 1889 avevan potuto recarsi ad abitare presso la
povera chiesa, dove insieme con la scuola parrocchiale avevano

15 Pages 141-150

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15.1 Page 141

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- 240 IV Successore di Don Bosco - Primo decennio
aperto un Oratorio festivo. E il Servo di Dio prese opportu
provvedimenti per aprire, al più presto, un Oratorio festi
anche per le fanciulle, ed incominciare subito la costruzio
dell'ospizio maschile e della nuova chiesa, rievocando commoss
la visione avuta da Savio Domenico sull'Inghilterra.
I1 z j aprile era di nuovo in Francia e si recava a Gz
quindi proseguì per Lilla, vi rimase dieci giorni e, face
tutto a tutti, ossequiò i benefattori ~rincipalie cercò aiuti per
l'ampliamento delIJistituto. Uguale raccomandazione fece al
termine della conferenza ai cooperatori, che si svolse imponen-
tissima nella Sala Ozanam, sotto la presidenza di Mons. Bauuard
Rettore delle Facoltà Cattoliche cittadine. I1 7 maggio celebrò
nella Basilica della Madonna della Treille, e la sua partenza
dalt'istituto e dalla stazione mostrò quanta stima e quanto af-
fetto avesse guadagnato da ogni sorta di persone. Gli alunni,
quasi avessero congiurato di fargli perdere il treno, lo tratte-
nevano in mezzo a loro, chiedendogli chi una parola, chi un
consiglio, chi una benedizione: e ci volle l'intervento risoluto
del direttore per liberarlo da quelle dimostrazioni commoventi.
La sera del 7 maggio era a Liegi e il giorno dopo, festa del-
l'Apparizione di S. Michele Arcangelo si collocava solenne-
mente la prima pietra del nuovo orfanotrofio salesiano, intitolato
a S. Giovanni Berchmans, nel quartiere del Laveu. La cerimonia
s'iniziò nella chiesa di S. Veronica con intervento del Nunzio
Apostolico Mons. Francica Nava di Bontifè, del Vescovo dio-
cesano Mons. Doutreloux, e del Capitolo della Cattedrale; e
il Servo di Dio. prende la parola ricordando come Don Bosco
annuì alla domanda di aprire a Liegi una casa salesiana. Quindi
tutto il Clero e ragguardevoli signori sfilano in solenne corteo
per le pubbliche vie sino al luogo dove deve sorgere il nuovo
istituto con un tempio in onore di Maria Ausiliatrice. L'area
destinata alla costruzione è chiusa da uno steccato, nel mezzo
è eretto un altare su cui posa la statua della Patrona dell9Opera
Salesiana, e Mons. Doutreloux s'appressa e comincia il Santo
Sacriiizio. Terminata la Messa, s'intona 1'Ave maris stella,
quindi il Nunzio Apostolico compie la cerimonia rituale, coro-
nata da un eloquente discorso di Mons. Cartuyvels; e il corteo
ritorna alla chiesa di S. Veronica al canto del Te Deum.
IV - Prinri viaggi all'Estero
241
ons. Doutreloux, a mensa, volle attorno a Don Rua i1
io Apostolico, IMons. Cartuyvels, il Capitolo della Catte-
ed altri illustri ecclesiastici e laici; e il Servo di Dio. prese
ovo la parola con tanta opportunità, che a lungo durò l'eco
o brindisi. Ricordati tutti gli illustri promotori della
nuova fondazione salesiana, con grazia particolare faceva cenno
Ila mamma del Nunzio Apostolico:
« A Catania, in Sicilia, Don Bosco ha potuto fondare- una
asa in favore clella gioventù povera della città. I benefattori
anche colà non mancano; ma io debbo dire in presenza di que-
st'assemblea, che proprio di rimpetto alla casa salesiana di
Catania abita una nobile signora, di cui io dirò il nome. Per
caratterizzare il SUO attaccamento alle nostre opere e la sua
... bontà verso i figli di Don Bosco, io debbo far notare una cosa
sola: i nostri fanciulli la. chiamano col dolce nome di madre
Ora la pia e caritatevole patrizia, che ha conquiso a tal punto
il cuore dei figli di Don Bosco, è semplicemente... la degnissima
madre di Mom. di Nava, Nunxio Apostolico a Bruxelles! La pre-
senza di S. E. a Liegi in un giorno come questo ha dunque un
doppio significato, tanto caro al cuore dei Salesiani, poichè
il rappresentante del Santo Padre è anche figlio di un'insigne
benefattrice dei figli di Don Bosco... s.
Ed elevava il pensiero a Don Bosco che senza dubbio aveva
preso parte alla solennità celebratasi quella mattina, perchè
( g l i eletti non sono punto privati dalle gioie che possono aumentare
la lwo felicità. E noi aSln'amo buoite ragioni da credere che Don
Bosco d presso Dio. Egli gioirà come noi e con noi che oggi i sale-
siani siano diventati belgi, in virtù della solennità che ha dato
loro il diritto di fare un po' di bene anche nel. Belgio)).
Applausi senza fine coronarono le sue parole.
Nei giorni che restò a Liegi. accorsero molti a visitarlo
anche da altre città del Belgio e dell'olanda, ed ebbe pressanti
inviti di recarsi ad Aix-le-Chapelle, ma non gli fu possibile.
Il 9 maggior era a Namur, e si recava a l castello dei,,Ba7
lances per, visitare le opere popolari del Barone del Marmol; il
IO a Lovanio per visitare quelle del signor Helleputte; la mat-
tina del rz a Maliaes per ossequiare il Card.. Goossens e vari
cooperatori, e la sera ad Anversa.
16 - Don iMiibeIe Ruo.

15.2 Page 142

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242
- - IV Szrccessore dz Don Bosco Primo decennio
11 13 celebrò nella chiesa dei PP. Redentoristi, ricevette
molte visite, tenne conferenza nel Circolo Cattolico, e il giornale
fiammingo I'Handelsblad lo diceva <<bielniamino di Don Bosco )>.
I1 16 fece e ricevette molte visite a Gand, la famiglia del ba-
rone Dons de Lovendeghem si adunò tutta intorno a lui, e i
Marchesi di Wawrin l'accompagnarono a Bruges. L'indomani
prosegui per Courtrai e Tournai, dove fu ospite del conte di
Robiano al Castello di Rumillies; il 18era a Le Rossignol nella
Somme, a poca distanza del Pas-de-Calais, il 20 ad Amiens,
il 21 a Parigi.
Restò a Parigi una settimana. I1 Card. Richard, che nel gen-
naio precedente tornando da Roma era sceso a Torino anche
per salutare Don Rua, mentre questi era partito per Roma, e
nel passaggio del Semo di Dio a Parigi prima di recarsi a Lon-
dra si trovava in visita all'archidiocesi, appena seppe che era
tornato a Parigi e vi si sarebbe fermato qualche giorno, troncò
le visite per parlargli. Anche il Nunzio Mons. Rotelli volle ve-
derlo, e si recò a Ménilmontant assai prima deli'ora convenuta.
Lasciò Parigi la sera del 27, e la mattina del 28 scendeva
a Paray-le-Monial atteso da alcuni Cooperatori di Cluny e
da altre illustri persone; celebrava all'altare dell'Apparizione
del Sacro Cuore a S. Maria Margherita Alacoque, e rimessosi
in viaggio sostava per qualche ora a Clnny dove gli era pro-
posta una fondazione, e viaggiando tutta la notte rientrava
... all'Oratorio, accolto con unanime devozione, la mattina del 30
maggio alle 8,30!
3 Alla vigilia della festa di Maria SS. Ausiliatrice - che si
celebrò il giugno, con particolare solennità per commemorare
il zsOdella posa della prima pietra del Santuario - nella con-
ferenza che tenne ai Cooperatori parlò dei viaggi compiuti
in Italia, in Francia, nella Spagna, nell'Inghilterra e nel Belgio,
dichiarando con soddisfazione:
« Dappertutto ho trovato povertà, ma dovunque buono spirito
e molto lavoro, e f i t t i consolanti. Sono a migliaia ipoven'giovani,
che vengono ogni anno tolti ai pericoli del mondo e resi capaci di
guadagnarsi un vitto onorato, fatti ùuoni cittadini e buoni cristiani.
A centinaia sono i sacerdoti ogni anno smnmznistrati alla Chiesa
per far conoscere il Signore e salvar delle anime... o.
E raccomandava le decorazioni del Santuario Ausiliatrice,
l'Ospizio del S. Cuore a Roma, e le. -Nlir-cin-n-i -.
u n fatto, singolarmente straordinario, proprio di quei giorni
inondava di letizia il cuor di Don Rua A voce e per iscritto
aveva fatto umile domanda al Card. Alimonda, Arcivescovo
di Torino, e l'anno prima a lui s'erano uniti nella medesima
istanza tutti i Salesiani adunati a Valsalice in Capitolo Gene-
rale, perchb volesse iniziare il Processo diocesano, o informativo,
sulla vita, virtù e miracoli di Don Bosco. E « 1'Eminentissimo
Principe di Santa Chiesa - notava il Servo di Dio - non si
mostrò alieno dall'aderire alla nostra domanda; ma, stante i2
breve intervallo trascorso))dalla morte di Don Bosco, (igiudicò
conveniente interpellanze i Vescovi delle due Provincie ecclesia-
stiche di Torino e Vercelli, che sul principh dello scorso maggio
si raccolsero presso di lui per affari d i alto n'1ievo»; e R il giorno
otto di detto mese i 20 Vescovi, radunati nel Palazzo Arcivescouile,
convennero ad unanimità sulla convenienza di dare principio al
Processo diocesano, e parecchi di loro fecero altissimi elogi di Don
Bosco*; e da quel giorno il Cardinale Alimonda, che tanto
aveva amato ed ammirato il gran Padre, risolse di soddisfare
al comune desiderio coli'iniziare il Processo.
u Questi fatti succedevano nell'assenza da Torino di me e
del confratello Don Giovanni Bonetti, particolarmente incari-
cato della Causa. Giunti a casa per assistere alla solennità di
Maria Ausiliatrice trasferita quest'anno al 3 dell'andante giugno,
la Divina Prowidenza dispose che il giorno stesso di detta
festa, mentre un'immensa calca di fedeli traeva al Santuario
in Valdocco a pi& della Madonna, si facessero gli atti preli-
minari pel Processo di Beatificazione del suo devotissimo Servo,
onde all'indomani, vigilia del Corpzrs Domini, si poteva già
tenere la prima Sessione del tribunale eletto dall'Eminentissimo
Cardinale, alla quale presiedeva Egli in persona)). Le accennate
circostanze del mese di maggio, della festa di Maria Ausilia-
trice, del mese del Sacro Cuore di Gesù e della vigilia della
solennità del Corpus Domini, e l'arrivar così presto a dar prin-
cipio agli Atti, eran per Don Rua un pegno di speciale bene-
volenza del Cielo e una caparra di felice riuscita. Ma (<se pel
buon esito di qualsiasi affare B necessario l'intervento d i Dio, questo

15.3 Page 143

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244
IV - Successore di Don Bosco - Primo decennio
intervento è indispeiaabile nella Causa di Beatijcaxione dei suoi
Servi I), ed ordinava che in tutte le Case Salesiane si facessero
ogni giorno, mattino e sera, speciali preghiere.
La sera del 23 giugno, a Valdocco si volle a lui tributare
l'omaggio della riconoscenza, che riusci, come sempre, una
gara d'detto, schietta e familiare; e nella mente e sul labbro
del Servo di Dio fu vivo il pensiero di Don Bosco e il ricordo
delle sue virtù, a stimolo al bene ed ammaestramento a tutti.
All'indomani anche gli antichi allievi gli si stringevano in-
torno con devozione filiale, ed egli:
(iI1 rivedervi mi & sempre caro, perchè mi richiama al pen-
siero le varie epoche della mia vita, o meglio mi rammenta
il nostro caro Don Bosco nei vari periodi del suo apostolato~).
I1 20 luglio si raccoglievano ad agape fraterna gli ex-allievi
secolari; e il sac. Domenico Griva, Pievano di Cunico d'Asti:
<Di on Bosco non è più - diceva - ma il suo spirito è con noi.
Come già Elia designd il suo successore Eliseo, e col mantello gli
regal0 da parte di Dio lo spirito profetico, cosi Iddio per mezzo di
Don Bosco volle che il suo primo successore fosse scelto diretta-
mente da lui, sax'attenersi strettamente alle Costituzioni della
pia Società da lui fondata. Ecco, amici, al posto di Don Bosco
il nostro Don Rua! Eglifu già a noi compagno, a Don Bosco figlio;
ora egli è per noi lo spirito di Don Bosco; e siccome lo spirito di
Dio compii per mexxo degli Apostoli l'opera di Gesù Cristo, Don
Rua compirà l'opera di Don Bosco; e se n a abbiamo stabilito di
radunarci ancora ogni anno nel giorno onomastico di Don Bosco
e commemorare questo giorno noi antichi allievi di Don Bosco
colla presaza di Don Rua... s i è perchd in Don Rua sentiamo
qualche cosa di Don Bosco: la sua persona, la sua voce, il suo dire,
per noi sono tutte cose di Don Bosco!... Don Bosco ci guardi
dal cielo, Don Rua ci conforti dalla terra, ed entrambi ci gui-
dino alla vera gloria]).
E Don Rua cercava sempre di ricordare e far amare il
il Padre, anche con prodigi.
Una Figlia di Maria Ausiliatrice, Suor iMarietta Sorbone,
affetta da ulcere cancrenosa allo stomaco, dopo quaranta
e più giorni di letto resa quasi immobile, senza poter nutrirsi
in modo alcuno e con vomiti continui, munita dei Ss. Sacra-
IV - Pri~ziviaggi all'Estero
245
menti stava attendendo l'angelo delta morte, quando la mattina
del 14 dicembre 1890, il venerato Don Rua, recatosi a Nizza,
andò a visitarla, e dopo averla ascoltata in confessione le disse:
- - (< Baciate la reliquia di Don Bosco che tenete al collo,
e domandategli laguarzgione - e intanto ella narra - mi
benedisse e mi fece fare i santi voti perpetui.
s Ero in uno stato quasi agonizzante... Presenti alla fun-
zione v'erano le sorelle e la reverendissima Madre Generale
che per me pronunciò la formala dei Santi Voti... I1 sig. Don
Rua, mettendomi la corona della professione perpetua disse:
n - Facciamo l'augurio che viviate ancora tanti anni quante
rose compongono la corona. Sarebbe questa la vostra ora, ma
Don Bosco ha 6isogno di miracoli per essere beatifcato, fate che
questo sia uno!... Voi, &rete, si! guarirete; non piaamente per6
perchè ne avrete sempre una, ma potrete ancora occuparvi e fare
del bene...
I> Di poi un'altra volta mi benedisse, facendomi baciare
una reliquia di Don Bosco. - Il miracolo, soggiunse Don
Rua, lo scriverete di vostro pugno: fate onore a Don Bosco! -
E benedicendomi per la terza volta, se ne andò.
I> Non aveva il venerato Padre ancora scese le scale che già
sentivo in me agitarsi un non so che... e ad un tratto, vòlta alla
sorella vicina, dissi con un fi1 di voce: Angiolina, hofame! Erano
più di quaranta giorni che non mi nutrivo. La sorella, con le
lagrime agli occhi, con altre ripetè: "Sono gli ultimi momenfi!,,.
» Mi contentarono, mangiai e digerii. Una mezz'oretta dopo,
dissi di nuovo: Ho fame!...
I) Prima di sera sette volte mangiai, e sentivo il vigore cre-
scere in me. Chiesi con istanza più volte i vestiti per alzarmi,
e non fui creduta..., anzi sentivo ripetere attorno a me: "2 agli
ultimi, muore!,,. Invece io sentivo la vita. Feci allontanare tutti,
e improwisamente mi alzai.
» " Miracolo! miracolo!,, gridarono poi tutte tra le lacrime
di gioia. I n un baleno si seppe per la casa. Volii senz'appoggio
scendere da me le scale e andar nella sala ove stava radunato
il Caoitolo Generalizio con Don Rua e il direttore Don Bretto.

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246
IV - Successore di Don Bosco - Primo decennio
o - Sono guarita! mi benedica!
)> - Non fate spropositi, disse il venerato Padre, ora andate
in Chiesa a ringrazz'are la M a d m a e Don Bosco, poi per obbe-
dienza ve ne ritornerete vestita snl letto per riposare, ritornerò
a vedeuve', e sarete libera.
>) Alla mattina seguente venne il dottore e siccome alla
- sera innanzi egli aveva detto: Stiano attente, che non passerà
- la notte! credendomi morta domandò alla portinaia se ancora
viveva Suor Marietta. guarita, gli fu risposto, egira per la
casa!...,,. Non volle credere. Al tocco della campana dell'arrivo
del dottore gli corsi incontro esclamando:"Dottore, sono guarita,
non ho più nulla!,,. Meravigliato e commosso, ne fece egli stesso
dichiarazione per scritto.
I) I1 giorno dopo, in compagnia della reverenda Madre
Assistente, partivo per Bordighera in qualitt di maestra ed assi-
stente delle educande! Passarono gli anni e passarono proprio
secondo il detto profetico del venerato Don Rua: - Vivrete,
ma ne avrete sempre una! - e così fu.
s Quasi ogni anno avevo la fortuna di rivederlo e parlargli
ed egli, vedendomi, tanto in privato che in pubblico ripetevami:
- Suor Marietta, vi ricordate tanti anni fa, i l 14 dicembre del
'go? Data memoianda della vostra guarigime! Gesù voleva che
vi guadagnaste il paradiso con le sofferenze continue e col lavoro
disueto. Fate coraggio, e lavmate per Iddio!
)) Passarono ii~tantogli anni del numero delle rose compo-
nenti la corona, ed io, triste e timorosa, attendeva I'ultimo,
quando presentatami al padre Don Rua: - Coraggio,ei mi disse,
avete paura, lo capisco, ricordate!... la data s'avvicina e tremate...
Ebbene, promettete di lavorare alla gloria di Dio e al bene delle
fanciulle che a voi saranno affulate, ed io dird al Signore che ve li
raddoppi e moltiplichi... La vita non sarà più vostra, ma di Dio
e delle anime, ricordatelo! Coraggio e allegra! Siate fedele alle
promesse fatte.
» - Abbiate moderazione nella fatica, mi scriveva più tardi,
riguardi nel trattamento, e Don Bosco dal cielo vi guaideuà.
I) Da lui era chiamata la Suora del Miracolo! ».
Nel 1929, dopo circa quarant'anni, Suor Marietta ci di-
chiarava: (<Non ho mai più sofferto di quel male!...a.
L'UOMO DI DIO
Visita le case del Canton Ticino, del Trentino, del Veneto e delle Ro-
magne. - Gioie ed amarezze. - Il Cinquantenario della I* iMessa di
- Don Bosco. - I primi Salesiani in Tewa Santa. - I1III Centenario
della morte di S. Luigi. - Un alho drappello di 1Mksionari. Sette
pellegrinaggi di operai fvancesi. - L'agente delle Gnposte. - Il Gin-
%le0 Salesiano e l'inaugurazione dei restauri e delle decorazioni
- del Santuario di Maria Aw'1iamfe. - Propone al S. Padre la no-
mina di Mow. Riccardi ad Arcivescovo di Torino. Nuovi fatti
singolari.
Seguendolo cronologicamente nei articolari più interes-
santi, pur lasciando da parte tante cose che sarebbero anch'esse
edificanti, comprenderemo sempre meglio l'anima, la mente
e il cuore dell'uomo di Dio.
Nel r 8 ~ 1alla festa di S. Francesco di Sales ed al 1110 An-
niversario della morte di Don Bosco segui l'addio ad una gio-
vane schiera di 45 nuovi missionari, sacerdoti, laici, e Figlie
di Maria Ausiliatrice. L'Arcivescovo, il Card. Alimonda, es-
sendo stato gravemente indisposto, non poteva recarsi a Val-
docco per la cerimonia; e Don Rua li accompagnò in Arci-
vescovado a ricevere la benedizione del venerando Porporato.
Anch'egli si preparava a compiere altri viaggi. Negli ultimi
anni Don Bosco soleva visitare nei mesi invernali le case sale-

15.5 Page 145

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248
Iv - Successore di Don Bosco - Primo decennio
siane della Francia e teneva conferenze ai Cooperatori e dava
udienza a quanti lo desideravano; e Don Rua, seguendo le
orme del Padre, partiti i missionari, nel 1891 si recava a Nizza
Marittima e a Cannes.
Giungeva a Nizza Marittima, la sera del 28 febbraio e il
di seguente, domenica Io marzo, tenne una conferenza a Can-
nes nella chiesa di Notre-Dame de Bon Voyage, a favore del-
l'Oratorio di Nizza, illustrando lo sviluppo dell'opera prowi-
denziale degli Oratori Salesiani con vivezza di colorito ed
attraenti particolari.
Tornato a Nizza due i o dopo, vi restò sino al IO pre-
siedendo il sermon de la charité a Notre-Dame, parlò al Comi-
tato protettore degli operai, a quello delle Dame Patronesse
dell'Oratorio, e al Circolo Operaio cattolico. Ai Comitati tornò
a raccomandare la fondazione dell'Oratorio festivo maschile,
- e comunicando le numerose domande di nuove fondazioni che
gli arrivavano d'ogni parte: n Noi - insisteva abbiam bisogno
di un gran numero di operai; e non siamo solamente noi clze ne
abbiam bisogno, ma d la Chiesa, son le Diocesi. Bisogna dzlilque
... diligentemente coltiva~ele vocazioni ecclesiastiche e salesiane t>.
Dopo Pasqua si rimise in viaggio alla volta del Canton
Ticino, poi andò a Trento, nel Veneto, e nelle Romagne.
A Mcndrisio fu lieto nel veder il bene che si faceva a tanti
poveri giovinetti nell'Oratorio festivo
A Trento ebbe accoglienze\\ cordialissime cd a è impossi-
bile - scriveva la Voce Cattolica di quella città - descrivere
la grata impressione che lasciò nell'animo di quanti ebbero
l'onore di awicinarlo >>.
Ad Este la domenica 26 aprile - notava la Specola di Pa-
dova - ebbe luogo t u n o di quei trattenimenti, che non si
dimenticano più per tutta la vita)). Don Rua « è un uomo di
oltre 50 anni, il cui atteggiameiito ispira venerazione. In lui
tu vedi I'nomo della carità, che attira, trascina colla parola del
cuore, educato alla scuola di Cristo. Stando con lui, senti che
ti trovi con un sa.n.to- h.
Il 28 era a Bologna e il Card. Battaglini Io accolse con viva
cordialità, e volle che passasse la notte proprio nel letto ove
aveva riposato il Sommo Pontefce Pio IX di S. m. I1 29 proseguì
-V I/zlomo di Dio
249
per Imola, perche il vescovo Mons. Tesorieri lo attendeva per
assicurare stabilità all'opera iniziata a Lugo, duve il Serpo di
Dio si recò a visitare l'orfanotrofio aperto dalle Figlie di Maria
Da Lugo passò a Faenza, ricevuto da lunghe schiere di gio-
vani al suono festoso della banda musicale, dal Vicario Gene-
- rale e da molti sacerdoti. (1 Bisogna ben dire - egli osser-
vava che questi buoni giovani romagnoli hanno un bel cuore,
e ci si mostrano straordinariamente affezionati; dal loro viso
traspare la sincerità del pari che la franchezza)). E tenne con-
ferenza nella chiesa dell'Istituto, gremita di cooperatori, ac-
corsi anche dalle città vicine.
Il 6 maggio era a Parma; tenne conferenza ai cooperatori
nella chiesa di S. Benedetto e il appresso, solennità dell'Ascen-
sione, disse il discorso analogo.
Quell'anno la festa di Maria Ausiliatrice coincideva con la
domenica della SS. Trinità, cioè col giorno in cui Don Bosco,
cinquant'anni prima aveva celebrato la prima Messa! E Don
Rua, la vigilia, nel tenere in Torino la conferenza ricordava
il solenne Cinquantenario, illustrando la singolare protezione
della Madonna sul venerato Maestro e sull'opera sua.
Una nuova prova della benevolenza della Vergine si aveva
di quei giorni. I1 15 giugno i primi Salesiani entravano in Terra
Santa. I1 Can. Antonio Belloni, fondatore dell'opera della Sacra
Famiglia in Betlemme a vantaggio dei giovani poveri, specie
degli orfani ed abbandonati, per assicurare I'awenire alla santa
iniziativa, seguendo il desiderio dei suoi aiutanti, chiedeva
d'incorporarla alla Società Salesiana; e Don Rua, che nella sua
gran fede gi&da tempo andava facendo speciali preghiere per
veder l'Opera di Don Bosco stabilita nel Paese di Gesù, non
badando a sacrifizi, d'accordo col Patriarca Mons. Piavi e la
S. Sede accoglieva la proposta. I16 giugno i primi Salesiani sal-
pavano da Marsiglia insieme con Don Belloni, e il 16 sbarca-
vano a Giaffa ed entravano a Betlemme, accompagnati da tutti
gli alunni dell'Orfanotrofio, che loro andarono incontro sino a
S. Elia, tra una folla prorompente in grida di giubilo.
I1 21 giugno ricorreva il 1110Centenario della morte di San
Luigi Gonzaga, ed egli insistendo che la festa dell'angelico

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250
IV - Successore di Don Bosco - Primo decennio
giovane si celebrasse più solenne dell'usato: «Desidero &a-
mente - scriveva alle case - che si mantenga sempre nei nostri
cuori ed in quello dei nostri allievi la divozione verso questo glo-
rioso Patrono della Gioventù, della cui protezione ed imitazione
possiam riprometterci tanto profitto spirituale pei nostri giovi-
netti)).Ed alle feste, celebratesi nell'Oratorio, assiste il Car-
dina1 RotelIi, proveniente da Parigi, che volle restare accanto
al Servo di Dio due giorni.
I1 16 agosto, 760 anniversario della nascita di Don Bosco,
s'accomiatava un nuovo drappello di missionari. Tra essi erano
i primi che si recavano in Africa, ad Orano e ad Echmuhl,
guidati da Don Bellamy, (idesideroso - diceva Don Rua -
di convertire tutta l'Africa o; e volle che prima si recasse a Roma
per ricevere la benedizione e ci la missione dal Vicario di
Gesù Cristo n.
Durante gli ultimi corsi di esercizi spirituali fu lieto di sa-
lutare i numerosi pellegrinaggi di operai francesi, organizzati
da Léon Harmel, che recandosi a Roma vollero scendere per
visitare la Tomba di Don Bosco in Valsalice.
Sette treni di pellegrini passarono di quei giorni a Torino;
e tutti ebbero le accoglienze più liete e il saluto più soave.
Un giorno il cielo era chiuso e burrascoso, e si era preoccu-
pati per allestir loro il desinare all'aperto. I1Servo di Dio che
circondato da vari salesiani si trovava sotto la piccola loggia
di legno che sorgeva davanti la vecchia cappella di Valsalice,
guardando il tempo e parlando del grave inconveniente, li
invita a pregare perchè il Signore voglia mandare un po' di
sereno, si leva la berretta e subito con loro si mette in orazione.
Dopo alcuni istanti ecco che si squarciano le nubi e un raggio
di sole illumina il gruppo orante; ed egli, fattosi il segno
- della Croce, volge lo sguardo in alto e attorno col sorriso più
amabile, e: Vedete, dice, com'd buono il Signore! - E il cielo
si rasserenò totalmente.
Un altro giorno pioveva già dal mattino e fu necessario
preparar le mense sotto i portici; tuttavia sarebbe stato un non
lieve disagio per i pellegrini raggiungere il Seminario di Val-
salice sotto la pioggia. Ed ecco, al momento dell'arrivo del
treno, la pioggia cessa e solo mentre la comitiva, già arrivata
V - L'uomo di Dio
251
a Valsalice, era in chiesa per la cerimonia religiosa, cadde ancora
un acquazzone e poi anche quel giorno fu sereno.
All'indomani dell'Enciclica R@um novarum quelle migliaia
di operai francesi, che dopo aver visitato la Tomba di Don
Bosco si andavano a prostrare ai piedi del Vicario di Gesù
Cristo, scrivevano una bella pagina nella Storia della Chiesa.
& noto il malaugurato incidente, che proprio in Roma turbò
quelle dimostrazioni di fede. <iInaspYiti- protestava Leone XIII
nell'Allocuzione Concistoriale del 14 dicembre - a quelle elo-
quenti manifestazioni di si folte schiere e postosi in cuore di gua-
starle ad ogni costo, i nemici della Chiesa diedero sfogo, senza p-
dore nd misura, ai sentimenti che covavano in seno. Non ebbero
ribrezzo d'intervenire crudelmente a parole e a fatti, senza propor-
zionata ragione, contyo paciJici stranieri, da pietà jiliale non
da mire politiche guidati, e d'infellonile similmente al cospetto
di Roma contro il Pontefice, contumelie mescolando a calunnie!...I).
Allora essere apertamente devoti al Papa era un atto di co-
raggio cattolico che turbava i nemici della Chiesa.
I1 1891, particolarmente caro alla Società Salesiana per più
ragioni, fu pure ripetutamente avvolto nella più grande me-
stizia per la perdita d'insigni benefattori e di carissimi confra-
telli. I n pochi mesi passavano all'eternità il dott. Celso Bellingeri,
primo medico dell'oratorio; Giovanni Battista Giuliani, nostro
benefattore; il dott. Carlo D'Espiney, autore dell'interessante
profilo biografico-aneddottico di Don Bosco; la Serva di Dio
Donna Dorotea de Chopitea ved. de Serra, santa mamma dei
salesiani di Barcellona; i fratelli Carlo e Giuseppe Buzzetti,
questi salesiano, quegli impresario costruttore del Santuario
di Valdocco e della Chiesa di S. Giovanni Evangelista, ambedue
dei primissimi allievi di Don Bosco; il Card. Arcivescovo Gae-
tano Alimonda; e, per tacere di altri, Don Giovanni Bonetti,
direttore spirituale della Società Salesiana e vicario di Don Rua
nella direzione dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
E Don Rua faceva celebrare solenni funerali, parte nel San-
tuario di Valdocco, parte nella chiesa di S. Giovanni Evangelista.
In quei giorni egli stava in pensiero per un altro grave
motivo, per una vera vessazione da parte dell'agente delle im-
poste, che mandava awiso di tassazione all'Oratorio basata

15.7 Page 147

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su tanti redditi presunti non solo dall'oratorio ma dalle altre
case salesiane d'Italia, facendo ascendere un credito netto ad
oltre trecento ventidue mila lire. E il Servo di Dio, mentre
ne presentava ricorso alla Commissione Comunale, ne dava
pure comunicazione ai direttori raccomandando fervide pre-
ghiere perchè il Signore, illuminando i membri della Commis-
sione suddetta ed ispirandoli a sentimenti di equità, lo liberasse
delle pretese dellSAgenteche sarebbero state una sciagura.
L'8 dicembre si compivano cinquant'anni dacchè Don Bosco
aveva iniziato il santo suo apostolato col primo catechismo al
giovane Garelli nella chiesa di S. Francesco d'Assisi: e a Torino
la commemorazione cinquantenaria rivestì uno splendore straor-
dinario per l'inaugurazione dei restauri e delle decorazioni del
Santuario di Maria Ausiliatrice.
Alle solenni funzioni insieme con una moltitudine di devoti
accorsi anche di lontano presero parte l'Arcivescovo di VercelIi,
i Vescovi di Acqui, Casalmonferrato, Fossano e Susa, e Mons.
Bertagna, Vescovo tit. di Cafamao.
La sede arcivescovile di Torino era vacante, ma si sapeva
già che il nuovo Arcivescovo sarebbe stato Mons. Davide dei
Conti Riccardi, Vescovo di Novara, che aveva accettato di
predicare in Maria Ausiliatrice il triduo delle sacre Quaran-
tore e non potè, dovendo di quei giorni recarsi a Roma per
il Concistoro. Alla sua nomina contribuì Don Rua, il quale
essendosi prudentemente interessato perchè Torino avesse
un degno Pastore, venne consigliato dal Cardinale Parocchi
a proporre a Sua Santità chi ritenesse più atto ed opportuno
a succedere al Card. Alimonda; e dopo aver fatto una prima
volta tre nomi, Mons. Manacorda Vescovo di Fossano, Mons.
Pampirio Arcivescovo di Vercelli, e Mons. R'iccardi, in data
17 novembre inviava al Procuratore Don Cesare Cagliero una
lettera per il S. Padre, nella quale «sebbene il più indegno fra
i membri del Clero Toiinese di questa città e diacesi, animato da
personaggi degni di tutta com'derazione~)f,idando nella paterna
bontà di Sua Santità, chiedeva umile venia se osava <far pre-
sentar un soggetto che pare riunire in sd tutti i requisiti per divenire
un compitissimo Arcivescovo di questa insigne Archidiocesi)).
Don Cagliero, com'ebbe la lettera del Servo di Dio, la recò
-V L'uomo di Dio
253
al Card. Parocchi che la rimetteva al S. Padre, e Leone XIII
immediatamente dava l'incarico al suo Uditore Segreto di an-
nunziare a Mons. Riccardi la promozione alla Chiesa Metro-
politana di Torino.
L'S dicembre, alla Messa pontificata dali'Arcivescovo di
Vercelli, il popolo spingeva avidamente lo sguardo verso il
presbiterio per vedere Don Rua: <Ei ra una scena - scriveva
l'Unità Cattolica - che suscitava mille pasieri ed affetti.
Oh! Don Bosco non k morto! RELIQUIT SIMILml CIBI POST SE.
Lascid un altro se stesso nel suo Successore!... I).
I1 quale, di quei giorni, guidato dali'ardente carità conce-
deva al confratello Don Unia il suo consenso di sacrificarsi
a favore dei lebbrosi della Colombia, mentre non mancavano
di diffondersi altri fatti comprovanti quanto caro egli fosse a
Maria Ausiliatrice.
Ci limitiamo a riferirne alcuni.
Vincenzo Scotti attesta che il giorno 5 del mese di gennaio
aveva scritto a Don Rua che avesse fatto una novena a Maria
Ausiliatrice per un suo bimbo gravemente infermo, il quale
da quattro medici era staio giudicato senza speranza di gua-
rigione. Ripose tutta la fiducia in Maria Ausiliatrice, e Don
Rua gli rispondeva che il giorno g del detto mese avrebbe
insieme co' suoi giovanetti dato principio alla novena. E la
mattina del 9 il bimbo, che il medico credeva trovar morto,
godeva di un sensibile miglioramento che crebbe gradatamente
fino a perfetta guarigione.
«Nel 1890 - attestava Suor Maddalena della Passione,
dell'Istituto del Buon Pastore di Torino - fui ripetutamente
colpita da uno strano male convulsivo, che per più giorni mi
rendeva oggetto di compassione a chi mi vedeva; mi &batteva
in tutte le mie membra, nè poteva inghiottire cibo di sorta.
Nel mese di luglio 1891 fui colpita si forte dallo stesso male
che mi credettero in fin di vita: mi mancava il respiro siffatta-
mente, che il dottore curante ordinò di farmi ricevere gli ultimi
Sacramenti. Io, se da un lato soffriva nel corpo, molto pib SO£-
friva nell'anima, pensando che sarei morta senza fare la profes-
sione religiosa. I1 giorno 16 dello stesso mese venne a farmi vi-
sita il rev.mo Don Michele Rua, Rettor Maggiore della Pia

15.8 Page 148

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254
- - I V Successore di Don Bosco Primo decennio
Società Salesiana, e vedendomi in si miserando stato mi bene-
disse e mi soggiunse di avere fiducia in Maria Ausiliatrice, la
quale da buona Madre mi avrebbe guarita. Diedi subito prin-
cipio ad una novena, e il terzo giorno della medesima mi trovai
guarita. I1 giorno 19 mi alzai per tempo, scesi in chiesa, feci
la S. Comunione, come non avessi mai avuto male. D'allora
in poi godetti sempre ottima salute: senza fatica potei sempre
seguir l'ordine della vita comune, e a suo tempo fare la Santa
Professione... i).
(iFin dal giorno zz aprile 1891 - scriveva il sac. Vincenzo
Stasi da Durazzano - fui affetto da grave e lunga infermità.
Dopo otto mesi di malattia e tre di continui spasimi atrocissimi,
che mi avevano reso macilente, scarno e senza forza da non
poter fare un passo, mi determinai di ricorrere a Maria Ausi-
liatrice con ferma speranza d'essere esaudito. Quindi la vigilia
dell'Immacolata, 7 dicembre, scrissi u ~ i alettera al rev. Don
Michele Rua, con la quale lo pregava di fare una novena alla
Vergine nel suo Santuario, perch&mi ottenesse da Dio la gua-
rigione. Non tardb l'effetto salutare. Prima che le preghiere
dimandate ai figli dell'immortale Don Bosco salissero al trono
della Vergine Misericordiosissima, inviata appena la lettera,
mentre fino a quel tempo avevo sempre disperato della mia vita,
fu tale il contento che mi ebbi nel cuore, che mi giudicavo già
guarito dalla infermità; e da quell'ora incominciai a sentire così
notevole miglioramento da passare tranquillamente quel giorno,
vicino a godere perfetta sanità).
VI
SEMPRE AVANTI
1892.
- - Si rimette in viaggio verso la Sicilia. i? ricevuto dal Papa. Scende
- a Mmsala. C Oh! che brutto augurio questo sani'nomo fa a questi
- jigliuoli!... n. - Assiste alle feste solenni di S. Agata. Guarisce la
- mamma del Nunzio Apostolico del BelgHo Mons. F~ancicaNava.
- Nelle ~Waarche in Romagna. - In Liguria e in Francia. A Nixza
ottiene da S. Giuseppe il terreno per la fmzdazione dell'oratorio
festivo. - T7a le Figlie di Maria Ausiliatrice. - A Valsalice. -
A Foglizzo. - Guarisce un morente. - AL V I Capitolo Gene-
rale da' Salesiani, ed a quello delle Figlie di ilfaria Ausi1iatrice. -
Espansione meravigliosa. - I Salesiani all'Esposlzione delle ~Wissioni
Cattoliche a Genova. - « Spero che la nostra Tesorieua non vewà
meno nella riputazione acquistatasi; del resto sarei costretto a fug-
gire anch'io in Amevica! )i.
Nel 1892 il Servo di Dio volle visitare le case della Sicilia,
dove non era ancor stato da Rettor Maggiore. Si mise in
viaggio sulla metà di gennaio.
Di passaggio a Roma ebbe la consolazione d'essere rice-
vuto in udienza da Leone XIII e udir dal suo labbro cordiali
rallegramenti per l'attività missionaria della Pia Società, con la
facoltà d'impartire una speciale Benedizione Apostolica ai Sa-
lesiani e a tutti i cooperatori. Lo confortb assai anche il vedere
come il Santo Padre ritenesse prowidenziale la missione del

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256
IV - Successo~edi Don Bosco - Pripno decennio
Fondatore. (I Don Bosco - gli diceva - 2 altamente henemeuito
presso Dio della Chiesa, degli uomini, e del mondo! 1).
«Fortunati noi - egli commentava - che apparteniamo
alla scuola di un Padre cosi virtuoso e santo! I>.
Da Roma in compagnia di Don Francesia scese a Napoli e
per mare andò a Marsala a combinar l'accettazione della Casa
della Divina Provvidenza, accolto a festa dagli alunni di quel-
l'istituto, che gli cantarono un inno scritto per la circostanza
dal prof. Gambini e musicato dal M0 Tumbarello.
Tenne pubblica conferenza, alla quale accorse un popolo
immenso; e mentre stava per partire ed era circondato da vari
signori, tra cui il suddetto prof. Gambini con due dei suoi
figlioli, vòltosi a questi, prese ad accarezzarne le testoline e
domandò come si chiamassero. Sentendo che l'uno si chiamava
Michele e l'altro Luigi, esclamò pensoso:
... - h c h ' i o mi chiamo Michele, ed aveva un fratello che
si chiamava Luigi e siamo rimasti orfani in tenera età!...
Venite con me alla Casa degli Orfani; venite, vi terrò carissimi!...
A quel dialogo il padre dei piccini restò confuso e srrin-
geva in silenzio la mano al Servo di Dio per accomiatarsi, ed
egli: - Arrivederci!... arrivederci in paradiso!
(I Ciascun dei presenti - dichiara il can. Ignazio De Maria
- nella propria mente pensava: - Oh! che brutto augurio
questo sant'uomo fa a questi fanciulli!...
)> Il fatto si è che il padre dalla dimane si ammalò e dopo
pochi giorni colpito da una terribile meningite, assistito da me
canonico De Maria e spesso visitato dal suo compare e collega
Polizzi Galgano prof. Antonino, rendeva l'anima a Dio lasciando
orfani Luigi e Michele ed altri tre figliuoli)).
Da Marsala, attraversando la Sicilia e sostando a Calta-
nissetta, si portb a Catania. Ogni ceto di persone si commosse
all'arrivo, e fu accolto come un amico, o meglio come un
padre. I piccoli catanesi gli si affollavano attorno, come a vec-
chia conoscenza, e pareva gli dicessero:
- Mandi, mandi chi si prenda cura di noi!
I Salesiani avevano aperto un fiorente Oratorio festivo, e
da poco tempo un Ospizio. Don Rua fu ospite alllOratorio,
e rimase consolato nel veder più di 400 giovani sui 18 anni
V I - Sempre avanti
257
frequentare le scuole serali, molti altri le diurne, e da 500 a
600, quasi tutti alunni di scuole medie ed alcuni delle famiglie
più aristocratiche, accorrere all'Oratorio nei giorni festivi. E
subito - scrive Don Francesco Piccollo - «videquante voca-
zioni si preparavano per la nostra Pia Società e si occupò inten-
samente dei giovani, accettando parecchie funzioni religiose
per loro e trattenendosi a lungo con i migliori. E tanta fu l'im-
pressione reciproca, che anche dopo molti anni egli ricordava
persino i nomi di parecchi, e questi parlavano spesso di lui
come di un santo i>.
Fu anche a visitare le Figlie di Maria Ausiliatrice, e chi
può dire - si legge nella cronaca dell'istituto - l'entusiasmo
delle alunne, vedendo per la prima volta il nostro veneratissimo
... ed arnatissimo Padre e Superiore Maggiore Don Michele
Rua? Celebrò la S. Messa nella nostra chiesa, e visitò suore
e ragazze, che lo accolsero con dimostrazione di filiale affetto.
I1 giorno 16 celebrò di nuovo Messa, qui alle Verginelle, e
riceveva i rendiconti, dandoci in fine l'indimenticabile addio ».
« T r a le persone distinte che vennero a trovar Don Rua
- prosegue Don Piccollo - vi fu il comm. Giannetto Cava-
sola di Pecetto Torinese, allora Prefetto della città, il quale lo
invitò ad andare al palazzo della Prefettura per assistere al pas-
saggio del corteo trionfale di S. Agata, ricorrendo in quei giorni
la festa di questa Santa Patrona della città di Catania. Ad ac-
compagnarli, oltre Don Francesia, eravamo Don Chiesa, diret-
tore dell'altra casa, ed io.
I) Per assistere a tutto lo spettacolo gxandioso fummo con-
dotti ad una bellissima balconata, dalla quale si domina tutta
quanta la via Stesicoro-Etnea, la più bella della citth, e Don Rua
ai fianchi del Prefetto e da noi circondato si vide innanzi uno
spettacolo unico. La grande via Etnea era rigurgitante di popolo;
e il corteo che portava la Santa s'awicinò lentamente, finchè
giunse quasi sotto ai suoi occhi. Quando senti quel tradizionale
grido, che si ripete da quasi mille anni: Cittadini, viva
Sant'Agata!, accompagnato dallo sventolio di migliaia di faz-
zoletti: quando vide le lacrime delle pie devote, il fervore di
tutta quell'immensa popolazione che non viveva allora che per
la sua Santa concittadina, e, più ancora, quando si appressò
- I, Don Nlckale Ruo

15.10 Page 150

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25s
IV - Successore di Don Bosco - Prirno decemb
il carro trionfale, tutto d'argento, pesante, enorme, trascinato
da ben zoo devoti, vestiti di bianco camice, e vide l'Urna sacra
contenente il busto bellissimo della grande Martire che, sorri-
dente, pareva corrispondesse all'entusiasmo che arrivava in
certi momenti a toccare il delirio e ripetesse col magiiifico e
regale sorriso del suo volto: - Per me Civitm Catanensium
su6limatur a Christo! (come la Chiesa dice nel suo ufficio)- si
commosse visibilmente, si vide qualche lacrima spuntargli sul
ciglio, ed egli pure, partecipe di quella gioia universale, non
faceva che esclamare:
D - Oh che bello spettacolo! che fede!... Pare che S. Agata
riviva in mezzo ai suoi concittadini! Sì, viva S. Agata!... Alcuni
dicono che in questo spettacolo v'è dell'esagerato e del meri-
dionale; ma non scorgo altro che fede, pietà ed entusiasmo
lodevole! È un fiume di gioia santa, che inonda Catania!
a E così, senza che ne fosse consapevole, si accordava col
pensiero e colle parole, che nell'ufficio della solennità la Chiesa
mette sulle labbra della Santa: Fluminis impetus laetificat civi-
tatem Dei! (nell'ufficio del Trasporto e ritorno delle reliquie
di S. Agata a Catania). E, proprio in quei momenti, incaricava
Don Francesia di scrivere un fascicolo delle Letture Cattoliche
sulla vita e sulle feste di S. Agata)).
Di quei giorni cadeva ammalata per emorragia cerebrale
la Baronessa Francica Nava di Bontifè, che il Servo di Dio
aveva con tanto affetto ricordato a Liegi.
<r Questa nobile signora, tanto insigne per la pietà, quanto
ammirata per la carità - dice Don Piccollo - era considerata
come la madre di tutti i poveri e infelici della città. Dalle sue
beneficenze non eravamo esclusi noi Salesiani, che eravamo
a due passi dal suo palazzo, anzi si può dire che eravamo i
preferiti. Colpita da malattia mortale, mentre il figlio si trovava
lontano in qualità di Nunzio Apostolico nel Belgio, la famiglia
si trovò nella massima costernazione; Don Rua fu invitato ad
andare a benedirla, accettò ben volentieri e si recò da lei,
accompagnato da me e da qualche altro confratello. La pove-
retta stava immobile sul letto, possiam dire, di morte; non com-
prendeva pih nulla, e il male era sì grave che poca speranza
rimaneva di guarigione. Don Rua, alle lacrime dei parenti, la
- VI Sempre avanti
benedisse, pregò per lei e confortò tutti a sperare. Dio esaudì
la preghiera del suo Servo: nella notte stessa cominciò a ria-
versi e poi a migliorare, tanto che in tempo così breve, quale
non si sarebbe potuto sperare, si alzò completamente risanata I),
e, sebbene di avanzata età, visse ancora parecchio.
I1 Servo di Dio visitò tutte le case salesiane e delle Fi-
glie di Maria Ausiliatrice, suscitando a Trecmtagui, a Bronte,
a Randazzo, a Mascali, ad Acireale, ad Ali Marina, festose
manifestazioni anche tra i Cooperatori.
Ad Alì Marina, appena si seppe che doveva giungere, si
raccolsero allo scalo della ferrovia tutti i giovinetti dell'ora-
torio e l'accompagnarono alla casa, e con inni e canti gli dimo-
strarono il loro agetto così cordialmente che ne fu impres-
sionato. Anche quando partì, accorsero in massa alla stazione,
e con la mectizia, che avevan dipinta sul volto, dissero chiara-
mente il fascino che aveva esercitato su loro.
mancarono, qua e là, fatti impressionanti.
Nel 1892 - ricorda Suor Maria Genta - ((mi trovavo
in Sicilia, nel collegio dell'Immacolata in Macali Nuuxìata,
ed avendo in poco tempo perduta la mia povera mamma, la
quale lasciava un unico figlio e due figlie ancor molto giovani
affidate a mio padre, rimasi profondamente afflitta, temendo
soprattutto per l'avvenire delle mie sorelle. Intanto il reveren-
dissimo signor Don Rua venne a visitare quella casa ed io gli
domandai una benedizione per la mia famiglia. Ed egli mi
disse queste precise parole: - Scrieete a vostro padre, CI& hei
d un posto anche per lui in Congregazione. - A me pareva una
cosa impossibile, conoscendo le abitudini di mio papà e le con-
dizioni della famiglia; ma dopo sette anni la profezia si awe-
rava; le mie sorelle sono tutte e due suore, e mio padre entrò
tra i Salesiani, e vi restò contento sino alla morte... ».
Quando fu di passaggio a CaltanZEsetta, dal Sac. Alfonso
Palermo, Rettore della Chiesa di San Sebastiano e Prefetto
dei Chierici, gli vennero presentati questi in sacrestia. <<Noi
a quella vista - ricorda uno dei presenti, il can. Michele Ger-
bino - restammo edificati, ci sembrò un santo, e ci parlò di
santificazione. Ed appena fu per accomiatarsi, tutti comincia-
rono a baciargli la mano; e quando toccò a me tale fortuna, il

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260
IV - Successore di Don Bosco - Primo decennio
prefetto Palermo gli si ft5 a dire: - Don Rua, veda, questo
chierico e quest'altro (il chierico Giuseppe Polizzi), stamane
smetteranno l'abito talare e andranno a consegnarsi al distretto
per indossare la divisa militare; sono stati già visitati e dichiarati
abili. - E Don Rua, con quella sua semplicità e come se fosse
una cosa da nulla, rispose: - No, uno di costoro stamane non
metterà la divisa militare.
I) - Come? si fè a dire il prefetto Palermo; sono già stati
dichiarati abili, e andranno a fare il servizio.
» E Don Rua di nuovo: - No! ce ne andrà soltanto uno!
o A quelle parole dette da un santo, io e l'altro chierico,
ora pure sacerdote, ci mettemmo in pensiero e ci domandavamo
... a vicenda, in modo che sentisse anche Don Rua, chi dei due
sarebbe stato esentato; ma egli non diede più risposta I).
Sta il fatto che solo Polizzi vestì la divisa, e Gerbino
presentò al suo posto un fratello, e, dichiarato questo inabile,
ne presentò un altro, e ((fuaccettata la surrogazione..., verifi-
candosi tutto quanto aveva predetto Don Rua... )>.
Nel ritorno, salì per le Marche e la Roniagna. A Mace-
rata tenne conferenza ai Cooperatori e manifestava la sod-
disfazione di veder ben awiata quella nuova fondazione sale-
siana. A Loreto fu assai contento di caldeggiare l'incremento
dell'opera ivi pure iniziata a favore della gioventù, poco lungi
dalla Santa Casa; e sostò anche a Rimini ed a Lugo, sempre per
promuovere lo sviluppo delllOpera.
Dalla Romagna passò in Liguria e, dopo aver visitate le
Case Salesiane, entrava in Francia, ricevuto il 13 marzo con la
più grande cordialità nell'ospizio S. Pietro di Nixza Marittima.
Qui, nel vedere come da tre anni quei confratelli andavano
in cerca di un locale per aprire un oratorio festivo, affidava la
riuscita dell'impresa a S. Giuseppe, Patrono degli operai, rac-
comandando ai presenti di recitare sino al termine del mese
di marzo tre Pater, Ave e Gloria in onore del Santo, una
Salve Regina in onore di Maria Ausiliatrice, e un Pater, Ave
e Requiem per Don Bosco. Prima della fin del mese il locale
era trovato, e il 10 aprile il direttore firmava il contratto.
I1 19 marzo si celebrò il Cinquantenario dell'opera Sale-
siana; e Don Rua parlò di Don Bosco, degli umili inizi e del
- V I Senpre avanti
261
meraviglioso sviluppo del suo apostolato, delle virtù singolari
dell'indimenticabile Padre e Maestro, e dell'aiuto visibilmente
concessogli dal Signore. E ricordava il sogno che aveva fatto
verso il 1856, quando un misterioso personaggio l'invitava a
girare il manubrio di una ruota, che sembrava la ruota della
fortuna...,ed egli diede un giro e sentì un piccolo rumore, e
quegli gli disse: - Sai che significa un giro?... Dieci anni del tuo
Oratorio! - Ripetè il giro quattro volte, e ad ogni giro il ru-
more cresceva, « sicchè nel secondo - diceva Don Bosco -
parevami che si fosse inteso in Torino e in tutto il Piemonte, nel
t m o nell'ltalin, nel parto nelllEuropa, jìnchè nel quinto giro
awivava a farsi sentire in tutto il mondo. In $ne p e l personaggio
mi disse: - Questa sarà la sorte dell'Oratorio! I). <Oi ra - com-
mentava il Servo di Dio - com'derando le variefasi dell'Opera
di Don Bosco, la vedo nel primo decennio limitata alla sola città
di Torino, nel secondo estesa alle varie provincie del Piemonte,
nel terzo dilatare la sua fama e la sua in$uenxa nelle varie parti
dell'ltalia, nel quarto estendersi in varie parti dell%uropa, e
finalmente nel quinto - nel cinquantenario - esser conosciuta
e ricercata in tutte le parti del mondo!».
I1 21 proseguiva per Cannes e Grasse; e il 24 nel recarsi
alla colonia agricola della Navawa benediceva ed inaugurava
un ponte costrutto sulle sponde del Réal-Martiri, per bontà
della famiglia Raymond-Aurran, che abbreviava la strada per
andare alla colonia. Qui il Servo di Dio, all'indomani, bene-
disse altre costruzioni; e la sera del 26 giungeva alle 22 a
Marsiglia, accolto dagli alunni nel modo più entusiastico.
I1 giorno dopo tutti di nuovo si stringevano attorno a
lui e gli dicevano: - Siamo in quaresima [era la domenica
Laetare] e noi la preghiamo di fare la mortificazione a restar
con noi ventiquattro ore di più di quelle che ha stabilito! -
E gli offrivano il loro obolo per i restauri del Santuario di
Valdocco.
Restò a Marsiglia sino alla fine del mese; e per varie sere,
parlando agli alunni, narrò nel modo più incantevole ed edi-
ficante il viaggio recentemente compiuto attraverso l'Italia;
e si recò anche presso le Figlie di Maria Ausiliatrice.
Il 10 aprile, toccando Salon, fu a Saint-Piewe de Canon

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262
- IV - Successore di Don Bosco Primo decennio
per la chiusura degli esercizi spirituali; fece visita all'Arcivescovo
ad Aix, dove parecchi ammalati vollero la sua benedizione; e
in fine andò a St-Cyr.
Nel ritorno sostò nuovamente a Nizza Marittima, e la
domenica 6 aprile visitò il locale del futuro Oratorio festivo,
che veniva inaugurato Ia terza domenica dopo Pasqua, e i
due primi giovinetti che v'entravano avevan nome uno Mi-
chele e l'altro Giuseppe, quasi a ricordare che Don Michele
n'era stato l'indefesso promotore, e S. Giuseppe ascoltando
le preghiere da lui suggerite aveva ottenuto il luogo per po-
terlo iniziare.
Tornato a Torino e riprese le sue occupazioni, non tardò
- di visitare le Figlie di Maria Ausiliatrice, accanto all'Oratorio.
(Nel mese di marzo - scrive Suor Giovanna Samtti
mi trovava a Torino nell'infermeria, colpita da una forte risi-
pala, con mal di cuore; la febbre era sempre a 40 gradi e passai
così una quindicina di giorni senz'alcun miglioramento, sebbene
mi si usassero le cure più delicate. Quand'ecco viene Don Rua
a visitare le ammalate, e viene anche da me. Si ferma vicino
al mio letto; m'interroga come una tenera mamma intorno al
mio male, poi mi chiama se ho la reliquia di Don Bosco al collo
e mi racconta che nel suo viaggio aveva trovato un chierico che
soffriva gran male ed era guarito per intercessione di Don
Bosco; mi facessi coraggio, ch'io pure doveva guarire, e rawi-
vassi la fede, mentr'egli mi dava la benedizione. Appena ebbi
ricevuta la benedizione, mi sentii di molto migliorata, la febbre
cominciò a diminuire, e in poche settimane io era guarita)).
La carità del Servo di Dio per i suoi figli e per le sue figlie
spirituali aveva del meraviglioso.
<r Nel 1892 - ricorda Suor Carolina Navone - mi trovavo
in un comune del Milanese ed esperimentai la bontà di un
tanto Padre, il venerato Don Rua. In casa eravamo afflitte e
costernate per pene che il Signore permetteva ci procurassero
persone esterne. Come sempre, scri~emmoa Lui per tenerlo
informato di quanto succedeva ed anche per averne consiglio
e conforto. 11 segretario, ricevuta la lettera, avvisa con tele-
gramma il sig. Don Rua che si era recato a Milano, manife-
standogli il caso nostro; ed egli, il buon Padre, immantinente,
V I - Sempre avanti
lasciando il pensiero d'ogni altra sua occupazione parte,
contro ogni nostra aspettazione lo vediamo arrivare tra noi
all'improvviso, come luce tra le tenebre, ad apportare aiuto e
sollievo al nostro cuore desolato. Oh! come allora ammirammo
la sua bontà! come ringraziammo il Signore di averci dato un
tanto Padre! >).
Le case viciniori a Torino, specie quelle destinate alla for-
mazione di nuovi salesiani, godevano frequentemente della
sua carità... e di quei giorni fu anche a Valsalice e a Foglizzo.
Le feste titolari del Santuario ebbero nel 1892 maggiore
solennità per la ricorrenza del IVO Centenario della scoperta
dell'America. ci Colombo a Genova, Don Bosco a Torino dava
la Divina Provvidenza; Genova, la città di Maria Santissima;
Torino, la città ove presso il Santuario della Consolata B sorto
come per incanto quello di Maria Ausiliat~zce.Colombo, figlio
di un artigiano, scopre l'America; Don Bosco, figlia di contadini,
la cristianiza, la rigenera, Z'incivilisce,finnelle lande pid deserte i).
Per queste ragioni rilevate da un foglio cittadino conveniva
si rendessero speciali ringraziamenti a Dio e a Maria Santis-
sima; e il 24 maggio fu un imponentissimo spettacolo di fede
a tutte le sacre funzioni, specie a quelle pontificate dal nuovo
Arcivescovo Mons. Davide dei Conti Riccardi, coronate da uno
splendido discorso del caro Mons. Manacorda: «iMaria Awi-
liatrice fu con Don Bosco nella fondazione e nello sviluppo prodi-
gioso delle Opere Salesiane; fu la sua ispiratrice in ogni impresa;
l'Ausiliatrice celeste, clze conduce i snoiJigli sino g l i ultimi confini
della terra; I'Ausiliatrice potente, che veglia e veglierà sopra le
Opere Salesiane e le farà crescere ognora a servizio della Chiesa,
a salvezza delle anime, a bene dell'umanità~).
Per tutti una prova limpida ed impressionante della pro-
tezione della Vergine alllOpera Salesiana, era il Successore
dato a Don Bosco. Godeva tanta stima che tutti volevano
awicinarlo, udirne una parola, averne la benedizione.
Ricordo molto bene, che nel 1892 io - dichiara il prof.
Giuseppe De Magistris - fui colpito da insulto apoplettico.
Era il giorno 29 maggio. La cosa fu tanto seria, che i dottori
presenti non lasciavano la minima speranza che rinvenissi.
Fu chiamato subito Don Rua, che venne con grande premura.

16.3 Page 153

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264
- IV - Successore di Don Bosco Primo decennio
Io non vidi e non udii niente, atteso il mio stato. Seppi poi
- dai presenti che il Servo di Dio mi pose le mani sul capo, e
disse: - Nan temete! non morrà! abbiate fede, come l'ho io.
E poi volgendosi a me, soggiunse: - Guarirai, e verrai ancora
a pranzo da me. - Io ritengo come profezia la predizione della
mia guarigione; e tale è pure l'impressione della mia famiglia,
perchè il Servo di Dio pronunciò la parole non morrà! con tale
accento di sicurezza, da infondere coraggio ai familiari, mentre
pochi minuti prima dottori primari di Torino avevano disgra-
ziatamente pronunziato che non sarei più guarito*. Tanto ci
ripeteva il prof. De Magistris, pieno di devota ammirazione,
nel 1930!
Di quell'anno si tennero i Capitoli Generali dei Salesiani
e delle Figlie di Maria Ausiliatrice: e Don Rua prese parte
- attiva all'uno e all'altro.
A Nizza dice la cronaca - alla prima adunanza tenutasi
il 16 agosto (irivolse alcune parole, rallegrandosi del grande
aumento di case, segno del bene che si va facendo; ricordò il
Capitolo Generale tenutosi nel 1886 e si commosse rammentando
due personaggi così cari al suo cuore: Don Bosco e Don BO-
netti)), suo vicario nella direzione generale dell'Istituto. Le
- adunanze si protrassero vari giorni, ed egli alla fine: « Ringra-
ziamo il Signore - diceva di averci qui radunati e di aver
concesso un felice esito al Capitolo Generale. Oh! sì, ringra-
ziamo ed amiamo il Signore che ci vuol tanto bene!...$.
Alla fin del mese si portava a Valsalice, dove si tenne il VI0
Capitolo Generale Salesiano dal 29 agosto al 6 settembre, ed
unico e continuo studio delle adunanze fu quanto poteva tor-
nare a vantaggio della Società c<pelsuo consolidamento e sviluppo
progressivo 0, e ciper i1 profitto spirituale e scikntifico dei suoi
membri,). E il Servo di Dio, sempre col pensiero a Don Bosco,
al principio d'ogni seduta, prima che s'intraprendessero i lavori,
leggeva e commentava qualche pagina dei ricordi confiden-
ziali, lasciati dalJFondatore pell'ultimo quaderno delle sue
Memorie.
U n bel saggio dell'aeetto veramente paterno che egli aveva
e mostrava ai salesiani l'abbiamo nella lettera con cui dava
ragguaglio del Capitolo e della compiuta elezione dei nuovi
-V I Sempre avanti
265
membri del Consiglio Superiore, tra gli altri di Don Paolo
Albera, che doveva succedergli:
«Dal canto mio vi accerto che tutti vi amo grandemente nel
Signore, desidero di tutto cuore la vostra eterna salvezza e tutte
le grazie spi~itualie temporali che possono contribuire al conse-
guimento della medesima, ed a tal fine ogni giorno tutti vi racco-
mando al Signore ed alla SS. Vergine, Aiuto di tutti i Cristiani
e particolarmente,ben possiamo dirlo, Aiuto nostro, nostro sostegno,
nostro canfoTto H.
E la Vergine mostrava in modo evidente come vegliasse sul
suo Servo e sullJOpera Salesiana.
L'anno 1892 - attesta Suor Ottavia Clerici - il giorno
dopo la festa dell'Addolorata accompagnai a Valsalice mia cugina
con altre suore per vedere la tomba di Don Bosco. Era ancor
ragazzetta e per la prima volta vidi il veneratissimo Don Rua.
Mia cugina mi presentò ad ossequiarlo, parlandogli sotto voce.
- 11venerato Superiore mi regalò una medaglia, e mettendomela
al collo disse: Non solo si farà suora, ma andrà all'estero
e farà del gran bene. - Io dissi tra me: - No, no, io non mi
faccio suora, perchè non posso star lontana dai miei genitori.
- Ed invece entrai tra le Figlie di Maria Ausiliatrice, nel 1906
feci la Santa Professione, e il 6 gennaio 1907 partiva da Roma
alla volta dell'Albania, ed ho lavorato a Scutari circa dieci
anni. Come si vede, il venerato Don Rua fu profeta.
I) Un'altra volta, una mia zia mi condusse a vedere Ia belIa
chiesa di Maria Ausiliatrice e le camere di Don Bosco; poi,
dovendo consegnare un'offerta di un'insigne benefattrice,
in'introdusse in un uffizietto, dove rividi il reverendo sacerdote
che mi aveva regalato la medaglia, e restai stupita della sua
bontà e riconoscenza per l'offerta ricevuta. - Prima di questa
sera, disse, questi denari saranno a posto, cioè serviranno a pagare
le note del pane e dell'olio... n.
Le benedizioni erano ancor più visibili nell'incremento
dell'Opera. Don Rua stesso scriveva ad un missionario:
((11giorno due [ottobre] festa del Santo Rosario, fu giorno
memorabile per noi. A Valsalice ebbe luogo la professione di
112 salesiani, cosa mai avvenuta in passato D.
I1 19 dava l'addio a un nuovo drappello di missionari desti-

16.4 Page 154

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nati alla prima fondazione nel Messico, compiendo la ceri-
monia nella cappella attigua alla stanza, dalla quale Don Bosco
volò al paradiso. In omaggio al Vicario di Gesh Cristo che
Don Bosco considerò ((semprecome il faro che doveva guidare
i suoi passi),, e « c'insegnb colla parola e coll'esempio ad amarlo
e ad accogliwne gli insegnamenti col massimo rispetto e colla p i ì 2
scrupolosa ubbidienza», aveva chiesto a Leone XIII una bene-
dizione per i partenti ed una commendatizia per I'Arcivescovo
della capitale. E il Card. Rampolla, n ben sicuro)) che i nuovi
missionari avrebbero dato u luminose prove di quello spirito
che il benemerito Fondatore ha infuso nella sua Congregazione >),
insieme con una particolare Benedizione Apostolica per loro
e per i cooperatori salesiani di ~Messico,rimetteva a Don Rua
la commendatizia per l'Arcivescovo Mons. Alarcos:
« Questi benemeriti figli di Don Bosco meritano tutto l'appoggio
della Santa Sede pel bene che fanno spiritualmente ed anche mate-
rialmente, in particolar modo con edware la gioventù alle lettere
ed alle arti, e col prestarsi a soddisjare ai bisogni dei fedeli nelle
loro svariate forme 1).
I1 30, festa del S. Redentore, in vista dei bisogni delle Mis-
sioni e delle tante domande di nuove fondazioni, raccomandava
ai Cooperatori un'altra spedizione.
In quei giorni il pensiero e lo sguardo dei cattolici erano
particolarmente rivolti a Genova, dove si commemorava solen-
nemente il Centenario Colombiano. In agosto eran tornati dal-
l'America e giunti all'oratorio iMons. Cagliero, Don iMilanesio
e Don Beauvoir insieme con alcuni indii della Patagonia e della
Terra del Fuoco, e due Figlie di Maria Ausiliatrice con due
piccole indigene della Patagonia, e il S e n o di Dio fu visto con
gli occhi scintillanti nel rivedere quei cari confratelli insieme
con un saggio dell'apostolica loro carità. Aveva combinato
con il Comitato Direttivo delSEsposizione delle Missioni Catto-
liche Americane che i nostri vi avrebbero partecipato con una
raccolta di oggetti relativi ai costumi ed alla vita degli indigeni
da loro evangelizzati ed alcuni tipi viventi degli evangelizzati
nella Patagonia e della Terra del Fuoco; e il << YilIaggioFneghinoJ)
fu una bella attrattiva delSEsposizione.
I cari indigeni, quattro fueghini, il patagone Santiago Me-
V I - Sempre avanti
Iipan, cugino del Cacico Yanchuque, e le due fanciulle della
stessa razza, il 15 novembre ebbero Sonore d'essere presen-
tati da iVIons. Cagliero al Santo Padre Leone XIII, cui il gio-
vane patagone lesse un devoto indirizzo. I1 Papa l'ascoltò, e (II
Salesiani - diceva - sono stati per voi gli strumenti della Prov-
videnza e voi dovete tenerli in luogo di padri dopo Dio. V a do-
vete essere altrettanti apostoli per attirare gli altri)).E rivolgen-
dosi ai fueghini, soggiungeva: e Il fuoco, che dà il nome alla
vostra terra, deve cambiarsi in fuoco d'amor di Dio, che accenda
i vostri cumi 1). E ai missionari: « Se l'aver salvata un'anima
quasi la certezza dell'eterna salute, che fard il Signore per v a che
ne salvate tante? Fin d'ma io Lo veggo intrecciare per voi la
corona dell'eternitàV.
A Valdocco la loro presenza tornò nuovamente carissima
il 6 dicembre, alla cerimonia d'addio al nuovo drappello di
missionari, prima della quale l'Arcivescovo amministrò il bat-
tesimo al catecumeno Daniele Alacaluf.
La spesa cui si andò incontro per questa nuova spedizione
fu enorme, ma somma era pure la fede di Don Rua nella Di-
vina Provvidenza. Scriveva a Don Costamagna:
(I Ci hai consolati con due notizie molto care e gradite:
l'acquisto della casa attigua a Mater Misericordiae e la spedi-
zione al Chubut. Dea gratias! Si vede che il Signore vi VUOI
bene e vi sostiene, che la Madonna vi protegge e S. Francesco
di Sales e Don Bosco in paradiso non dormono sulla sorte
dell'aniata loro Società. È vero che vi sono i debiti da pagare;
ma per pesto niente paura; il vapore, come tu mi scrivi, fa la
sua strada facendo puff [facendo debiti]. Speriamo che anche
noi faremo altrettanto [cioè che facendo puff, faremo strada].
Tuttavia se potete arrestarvi un poco e prendere un po' di re-
spiro, andrà pur bene. Io avrei tante cose da raccontarti, ma
spero che vedrete tutto l'essenziale sul Bollettino; a te dirò solo,
in confidenza, CHE SONO ANCH'IO SPIANTATO E CARICO DI DEBITI
COME IL FAMOSO CRISPINO. M a spero che la nostra TESORIERA
non verrà meno nella riputazione acquistatasi; del resto sarei
costretto a fuggire anch'io in America')).
Durante gli Esercizi spirituali, un giorno, verso le 11, il
ch. Luigi Giaccardi fu mandato dal prefetto Don Vota e dal

16.5 Page 155

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268
- - I V Successore di Don Bosco Primo decennio
chierico Vignolo da Valsalice a1l1Oratocio,in gran fretta, con
una lettera per Don Rua, nella quale si chiedevano «tre-
mila lire per pagare il panattiere che minacciava cose disgustanti,
se alle 12non lo si pagava; e non c'era pane i n casa. Portai la
lettera al sig. Don Rua, il quale l'apri -scrive Don Giaccardi
- e subito guardò nello scrigno, e non trovò che dieci lire.
Mi mandò dal sig. Don Belmonte, il quale pure non aveva che
IO lire. Ritornai dal sig. Don Rua, e allora egli mi mandò in
chiesa a dire tre Ave Maria, che recitai assai in fretta chk
l'ora era tarda, cioè mancava poco alle dodici. Ritornai e, pro-
prio sulla soglia dell'uscio, incontrai un signore alto, vestito
di nero, e col cilindro in testa. Dietro a lui veniva Don Rua,
che aveva una lettera in mano, e me la consegnò dicendo:
- Quel signore, lo vedi? (non vuole che si faccia il nome) mi
portò questa busta, nella quale vi sono tremila lire. Pòrtale
a Don Vota!... )).
VI1
"DA MIHI ANIMAS!... ,,
1893-1894.
- R Anime!...)). I bisogni delle Missioni e il compimento della chiesa
- di Londra. - La prima lettera ed$cante ai Salesiani Omaggio
- a Leone X I I I nel suo Giubileo Episcopale. Il secondo Vescovo
- salesiano. - Udienza Ponti@a. - «Ricorrete a Don Bosco! n.
- Nuova partenza di missionari Il Servo di Dio Don Augnsto
- Czartoryski Il X X V del Santuario di Maria Ausiliatrice. -
- «Non ista...! n. - Benedizione a un malato lontano. - Congresso
dei direttori diocesani dei Cooperatori PreziosLrsimo Autografo
del Santo Padre. - Consacrazione della Chiesa del S. Cuore a Lon-
- dra. Dà l'addio a 60 nuovi missionari - Zelo per nuove voca-
- - zioni. Nuovo omaggio a Leone XIII. Filii tui de longe
venient! n. - Entusiasmo attraverso la Svkzera, l'Alsazia, il
- Belgio e l'Olanda. - a Don Bosco è un santo, ma è pur santo il
suo Successore! n. Perchè lo spirito di Don Bosco fiorisca integral-
(1 DA MIHI ANIMAS, CETERA TOLLE!)): fu l'ideale di Don
Bosco e di Don Rua. P Un giorno - diceva questi ai Coope-
ratoci Salesiani il 10 gennaio 1893 - il nostro buon Padre
Don Bosco trattenevas; con uno dé> suoi più zelanti Coopera-
tori di varie fondazioni che aveva in mente di fare. Costui
credette bene di esortar Don Bosco a rassodare le sue opere
già cominciate e non intraprenderne più delle nuove. - Si,

16.6 Page 156

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consento ad arrestarmi, disse Don Bosco, ma ad una condizione.
- E quale sarebbe? ripigliò l'altro. - Alla condizione che il
demonio si fermi anche lui. M a come egli non cessa di lavorare
alla rovina delle anime, non cesserò neppur io di salvarle.
>) Io pure desidero [aggiungeva Don Rua] di strappare delle
anime alle unghie del demonio; ed è perciò che, facendo assegna-
mento sulla vostra carità, vorrei divigere tutti i miei pensieri ed
i miei sforzi ad alcune opere, di cui voi conoscerete facilmente l'im-
portanza)). E additava i bisogni (i immensi >) delle Missioni.
Urgeva anche condurre a termine la chiesa di Londra,
perchè «se per mancanza di mezzi questi lavori tirassero per
le lunghe, ciò sarebbe forse ben funesto a tante anime u;
e con lettere private, in prossimità del mese di S. Giuseppe,
tornava ad insistere presso i principali benefattori:
<i Qual consolazione sarà per i Cooperatori Salesiani l'aver
potuto contribuire ad innalzare al Cuore Sacratissimo di Gesù
un tempio, proprio nella città di Londra, nella sede principale
del Protestantesimo!... Mi diceva poc'anzi un protestante, di
recente convertito alla nostra Santa Religione: - Che bell'o-
pera avete voi intrapresa! È i l Cuore dolcissimo di Gesù che deve
trarre a sd tuttii cuori e finire di convertire I'lnghitterra!
Ma i debiti che vi sono ancora a pagare pei lavori già
eseguiti e le spese che rimangono a farsi quasi mi sgomentano...
L'avvicinarsi del mese di S. Giuseppe rawiva la mia fiducia.
Questo gran Santo, Patrono della Chiesa Universale, che dopo
la Vergine Santissima amò e ama con maggior affetto il Cuore
del suoFklio putativo G e d , saprà, lo spero, togliermi d'imbarazzo
e provvedere quanto ancor manca al compimento del Suo tempio.
i) Mando pertanto il caro Santo [ed univa w'immagine di
San Giuseppe] presso alcuni dei nostri più distinti Benefattori,
a perorare la Causa del Cuore di Gesù. Egli stesso presenta
una nota di lavori che rimangono da pagarsi o da compiersi.
Scelga la S. V. quello che le parrà più adatto; e S. Giuseppe
t e r d gran conto di quanto Ella farà in ossequio del Cuore
di Gesù... 1).
San Giuseppe, come vedremo, ascoltava i fervidi voti ed
egli con l'esempio e con la parola continuava a spronare al
bene i confratelli.
Fin dal 110 Capitolo Generale, tenutosi nel 1880, s'era stabi-
lito che quando a quando si sarebbero inviate alle case lettere
familiari, che servissero « d i sprone a lavorar alla maggior
gloria di Dio >> e potessero (I giovare a mantener vivo nei cuori
il fuoco della cristiana pietà». Sino al 1893 molte notizie che
avrebbero potuto formare il tema di tali lettere comparvero
sul Bollettino, ma <I questa pubblicazione - notava Don Rua
- che può bastare per tenerci uniti coi nostri benemeriti Coope-
ratori, ormai non può più essere l'organo delle intime relazioni
che devono esistere tra i membri della nostra Pia Società. Si
è per questo che io, a norma delle sovraindicate Deliberazioni
e ad imitazione d'altre famiglie religiose, vi indirizzerò a quando
... a quando qualche lettera edificante, cui vi raccomando di leg-
gere allorchè tutta la comunità si trova riunita*.
E con chiara ed efficace parola illustrava nella prima lettera
l'apostolato che i Salesiani, in conformità dello spirito del
Fondatore, devono compiere con i catechismi e gli Oratori.
I1 23 febbraio partiva per S. Pier d'Arena, e il 24 prose-
guiva per la Spezia, celebrando in quelle case la messa della
comunità con devoto femorino, tenendo conferenze ai confra-
telli e agli alunni delle classi superiori, e ricevendo anche
questi in udienze particolari.
I1 25 era a Roma per prender parte ai festeggiamenti del
Giubileo Episcopale di Leone XIII. La Pia Società come
aveva tributato ripetuti omaggi all'immortale Pontefice, non
poteva rimaner estranea al giubilo dei cattolici. La Chiesa del
S. Cuore in Roma, pensava Don Rna, fu dedicata a (imonu-
mento dell'immortale Pio IX che l'aveva ideata; perché l'Ospizio
anche, tanto caldeggiato dal S. Padre, non verrà dichiarato monu-
mento di devozione e di affetto della Società Salesiana al Sommo
Pontefice Leone XIII?)). L'idea era bella, ma breve il tempo per
i lavori, pareva quindi cosa impossibile.
Si ultimarono invece i lavori, e il giorno di S. Tommaso
d'Aquino, dallo stesso Pontefice dichiarato Maestro ed Angelo
delle Scuole, il Card. Lucido Maria Parocchi, Vicario di Sua
Santità, circondato da nove vescovi e da molti prelati e nobili
romani, impartiva la benedizione all'ospizio del Sacro Cuore
felicemente compiuto, percorrendolo dai sotterranei all'ultimo

16.7 Page 157

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272
- - 1V Successore di Doiz Basco Primo decer~mb
piano, e vi scopriva due lapidi commemorative; la prima, nel-
l'ingresso, in memoria dell'offerta dell'ospizio a Leone XIII
nel suo Giubileo Episcopale; l'altra in fondo al corridoio di
fianco al Tempio, a ricordo imperituro della generosa Famiglia
Colle di Tolone, la quale con le sue oblazioni aveva cooperato
più di tutti alla costruzione della Chiesa e dellJOspizio.
Gli alunni coronarono la cerimonia con la lettura di vari
componimenti all'Eminentissimo, nei quali gli manifestavano
il rinmescimento di non poter aver il Papa in persona a presiedere
quella solennità e il desiderio ch'Egli potesse un giorno onorarli
d'una sua visita. I1 Cardinale amabilmente rispondeva: (I Questo
per ora è un semplice voto; e Dio solo sa quando questo voto potrà
adempirsi; voglia il cielo che sia piesto! M a quello che v i posso
accertare si è che il Papa, se non col corpo, si reca qui sovente
con lo spirito; ama va', buoni giovani, ama la Congregazione Sale-
siana. Io poi, come suo rappresentante, sono venuto apposta per
portarvi la benedixione, che Egli v i impartisce con tutto il cuore I).
E Leone XIII tornava a dare le più chiare prove di affet-
tuosa stima all'opera di Don Bosco, coll'erezione del Vica-
riato di Mendez e Gualaquiza nell'Equatore che afiidava alla
Società Salesiana, e col nominare Vescovo titolare di Tripoli
Don Lasagna, Ispettore delle Case Salesiane dell'umguay e
del Brasile. La consacrazioiie del Vescovo salesiano si svolse
la domenica 14 marzo nel tempio del Sacro Cuore. Don Rua
l'attese in sacrestia con le lacrime agli occhi e la berretta in
mano, e come aveva fatto Don Bosco a iMons. Cagliero tentò
di baciar l'anello al nuovo Vescovo, mentre questi, gettategli le
braccia al collo, l'abbracciò affettuosamente.
Nel tornare a Torino fece visita al Seminario d'orvieto,
diretto allora da un salesiano, e, passando per Bologna, rien-
trava all'oratorio dove il Procuratore Don Cagliero gli comu-
nicava che tra gli alunni dell'ospizio si andava diffondendo il
male degli orecchioni, ed egli:
<I Passando ad Orvieto - gli rispondeva - trovai ventitrh
seminaristi affettida orecchioni. Suggerii un triduo a Don Bosco.
Lo si cominciò la sera stessa, e mentre prima si teneva per fermo
che tutti gli altri sarebbero passati per quella trafila, Don Otto-
nello mi scrisse che più nessuno cadde malato e gli infermi gua-
- T711 «Da mihi animas!...
273
rirono prontamente. L'esempio altrui valga per voii). E Don
Cagliero pochi giorni dopo annunziava che il male era scom-
parso, rallegrando il Servo di Dio «del buon esito del triduo
a Don Bosco ».
Ma ecco due perdite dolorose.
Uno dei primissimi salesiani Don Angelo Savio, nel salire
a Quito, moriva in una capanna alle falde del Chimborazo il
17 gennaio. L a notizia si diffuse in un baleno in tutta la Società
rammentando, in modo impressionante, la brevità della vita
e il dovere di star preparati al giorno estremo.
Il 7 aprile da Alassio volava al cielo Don Augusto Czar-
toryski, il principe polacco che nel 1887, dopo le più insistenti
domande, da Don Bosco aveva ottenuto d'entrare nella Società e
vestito l'abito ecclesiastico. Delicatissimo di salute, non potè
spiegare alcuna attività nel campo del lavoro a prb delle anime,
ma andb ognora avanzando nella virtù, precisamente come gli
- tracciava Don Rua il 22 ottobre 1890: «Sento con piacere -
gli diceva che andate ognora migliorando [piccoli miglio-
ramenti effimeri]. Deo gratias! Dal canto nostro continuiamo
a pregare per voi Maria Ausiliatrice e Don Bosco. V a ,intanto,
approfittate degli incomodi a vantaggio dell'anima vostra. Domani
... comincia la novena dei Santi. Fra essi parecchi si santificarono
colle infermità; dunque anche v a potrete sant$carvi malgrado
le inf&tà. Intanto fate buonprò dei vostri incomodi per le anime
del Purgatorio a. Pot& tuttavia compiere gli studi teologici, e il
3 aprile 1892 sali all'altare. Avvicinandosi l'anniversario della
la Messa, il Servo di Dio gli scriveva: a Fra pochi giorni
si compie il 10 anno del vostro sacerdozio; vi auguro di more che
arriviate a fare i l vostro Giubileo Sacerdotale; mancano più sola-
mpreenatvev4is9oa?.n..ni;I1fa6teavpiricloerDagognioApuerguasrtroivsairvsie!.n..o.mEernaoubnendee;liicladtoi
seguente, sebbene non avesse potuto celebrare la Santa Messa,
era in piedi, e... la sera volava al paradiso! (I).
Il 24 maggio si commemorò il XXVO della consacrazione del
(I) Del Servo di Dio Don Augusto Czartoryski si & gi& compiuto il Pro-
cesso Informativo nella Curia Veseovile di Aibenga. Preghiamo che venga
presto introdotta la Causa per la- sua Beatificazione.
18 - Don Midie2e Rno.

16.8 Page 158

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74 IV - Successo~edi Don Bosco. - Primo decennio
Santuario. Malgrado il tempo piovoso dal zz al 26, il con-
corso dei devoti fu immenso. I1 giorno 24 le Sante Comu-
nioni incominciarono alle tre e cessarono a mezzodì.
Lo straordinario era sempre nascosto dal Servo di Dio;
anche quando si manifestava l'efficacia delle sue benedizioni,
non se ne faceva gran caso, e i portenti si attribuivano alla
memoria di Don Bosco od alla bontà di Maria Ausiliatrice.
(I I1 mio bambino Matteo - attestava Maddalena Baravalle
da Caramagna il 24 giugno 1893 - era infermiccio e deholis-
simo di complessione, sicchè all'età di 22 mesi non poteva an-
cora in nessun modo reggersi sulla persona. Soventi volte pro-
vavamo con mille industrie a tenerlo ritto in piedi, ma con
grande dolore le gambe cedevano ed il bambino si metteva
a piangere dirottamente. Gli usai le cure ordinate dai medici,
ma tutto fu inutile. Trovandomi in tanta afflizione, lo raccoman-
dai alle divote preghiere dei giovani dell'oratorio Salesiano,
essendovi tra questi anche un mio figlio, padrino del bambino.
Intanto un altro figlio mio, avendo occasione di recarsi a To-
rino e di parlare col sig. Don Rua, lo raccomandò alle sue pre-
ghiere. Il sig. Don Rua diede ed estese all'infermo, sebben lon-
tano, la benedizione di Maria Santissima Ausiliatrice. Arrivato
a casa, tentammo di sollevar il bambino come le altre volte,
e questi con meraviglia di tutti stette fermo sui piedi suoi.
Continuò pertanto a migliorare in modo sorprendente, ed ora
è pienamente sano e prosperoso... E i). s'inviava la relazione
della grazia a gloria di Maria Ausiliatrice.
Nel recarsi a Borgo S. Martino per la festa di S. Luigi
il Servo di Dio si fermò a Trino Vercellese, e ricorda Suor
Maria Cossolo, civisitando un laboratorio trovò due signorine
che stavano facendo un lavoro per la chiesa del Sacro Cuore
di quel paese. I1 sig. Don Rua rivolse loro qualche parola, dopo
di che una di esse, Marianuina C,, si alzò, dicendogli che vo-
leva farsi suora, e l'altra guardò Don Rua con un sorriso. I1
buon Padre le osservò tutte e due e poi, in latino, quindi in
italiano, disse che non ista sed illa, non la prima ma la seconda,
sarebbe riuscita Figlia di Maria Ausiliatrice. E difatti la se-
conda, Giuseppina Buffa, che era molto lontana da tale pensiero
sentì in quel momento la chiamata di Dio, vinse difficoltà
VII - «Da mihi animas!... »
275
grandi e riuscì in poco tempo suora: e dopo pochi anni, nella
casa di Trino e forse nella medesima camera dove aveva co-
nosciuto il sig. Don Rua, fu chiamata all'eternità. L'altra invece
rimase nel secolo; e dopo tanti anni, nel 1916..., per caso
incontratala e riconosciutala, una delle prime cose che mi ri-
cordb fu la profezia di Don Ruai).
Questi in luglio si ritirava alcuni giorni a Rivalta Torinese
nella quiete della villa Bruno per riveder con Don Albera e
Don Barberis le Deliberazioni dell'ultimo Capitolo Generale,
perchè egli, come diceva Don Barberis, «non solo attendeva
all'espansione ed all'esteriore prestigio dell'opera Salesiana;
ma insieme, e questo era il suo più gran pemiero, non cessava di
consolidare sempre meglio la Società Salesiana nel suo interno ».
Il 15 agosto, awicinandosi l'onomastico del S. Padre, gli
inviava il resoconto di quanto la Società Salesiana col patro-
cinio di Sua Santità aveva compiuto nell'ultimo biennio con la
fondazione di nuove Case ed Oratori festivi, l'incremento dato
all'apostolato missionario, la parte presa all'Esposizione Co-
lombiana a Genova, la fondazione di Bogotà nella Colombia,
la generosa dedizione di Don Unia a vantaggio dei poveri leb-
brosi, il Vicariato di Mendez e Gualaquiza affidato ai Sale-
siani e l'Istituto Leonino d'orvieto, il lavoro tipografico che
non parve indegno dell'Augusta Persona a cui era dedicato,
le varie case a lui intitolate e proseguiva: <I M a il monumento più
grande di devozione e di aijcetto della Pia Società Salesiana verso
Z'Augusta Persona della Santità Vostra è quello che sarà cara e
dolce memoria del faustissimo Giubileo Episcopale di Vostra San-
tità, cioè POSPIZIODEL S. CUORE DI GESUin cotesta alma Città$.
In fine implorava umilmente (1 una parola i), che servisse « d i
incoraggiamento e di sprone a tutti i $gli di D. Bosco per pro-
seguire di bene in meglio ed a compiere sotto il validissimo patro-
cinio [di sua Santità] molte altre opere buone, a vantaggio
delle anime ed a servizio della Chiesa e della Società E i). 1'Au-
gusta parola d'incoraggiamento e di sprone a tutti i figbi di
Don Bosco, non tardava a risuonare.
- (r LEONE PP. XIII al diletto &Zio SAC.MICHELE RUA, Ret-
tore Maggiore della Societd Salesiana Torino.

16.9 Page 159

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276 IV - Successore di Don Bosco - Primo decennio
Diletto figlio, salute ed Apostolica Benedizione. - Con gran
piacere faccianro manifesti i sentimenti del Nostro cuore paterno
alla vostra Società, della quale tu recentemente, per lettera, C i
comunicasti i devoti rallegramenti e i progressi nel suo lavoro per
il Signore.
» Certo si ha da rendere alta lode a Dio, perchè per sua ispi-
razione e sotto la Sua guida quell'insigne Sacerdote, che fu il
fondatore della zostra società, potè, a gloria del Suo nome e
per il bene della gioventù e la salvezza delle anime, iniziare e
condurre a compimento in tutta quanta la vita tante e cosi utili
imprese. E m2 bisogna colzti~zuarecon maggzbre pejfezione ogui de',
perchè lo spirito di Lui conservandosi integro in te e in tutta quanta
la società sproni ognora a nuove sante imprese, dalle quali risul-
tino i maggiori vantaggi alla Chiesa ed alla Società.
n Noi stessi più d'una volta abbiamo dimostrato quanto C i
tornigradita la vostra divozione a questa Sede Apostolica e quanto
confidiamo nell'opera vostra, soprattutto allorchd di Nostra Auto-
rità vi affidammo altre provincie tra popoli lontani, per condurle
come alacremente avete incominciato, alla Fede ed alla Civiltà.
>) iVia fra tutte le vostre iniziative quella che C i reca il maggior
conforto è il gran bene che raccogliete in molti luoghi nell'educare
la gioventù, mentre vanno quotidianamente facendosi ognor più
gravi i pericoli, dai quali è circondata ed aggredita cotesta età,
debole ed ingenua.
» Per questo C i è pure di sommo gradimento che abbiate in
questa stessa Roma testè condotto a termine l'ampia casa, annessa
al tempzb che dedicaste al Sacro Cuore, nella quale molti potranno
essere opportunamente ed egregiamente educati alle lettere ed alle
arti e, il che più importa, alla Religione ed all'onesta condotta.
A cotesta opera, quindi, ed a tzate le altre deliberaziai
ed imprese della vostra Società, benedica e sia propizio Iddio,
ispiratore ed autore d'ogni bene; come da Lui, col più grande af-
fetto, in primo luogo a Te, diletto figlio, e a tutti quanti i Confra-
telli ed alle Sacre Vergini della medesima Società, e a tutti coloro
che in qualsiasi modo lavorano insieme con voi, impartiamo L'Apo-
stolica Benedizione.
» Dato a Roma, presso S . Pietro, il 18 settembre dell'anno
1893, X V I del nostro PontiJcato. - LEONE PP. XIIIn.
V I I - u Da mihi animas!... »
277
I1 Servo di Dio rese grazie al S. Padre con una lettera in
latino, nella quale l'assicurava che unico ideale dei Salesiani
s a d sempre il seguir fedelmente le orme di Colui, che Sua
Santità aveva chiamato e Uomo insigne (i) I), affinchè la Società
da lui fondata possa estendersi in tutto il mondo a salvezza
del maggior numero di anime.
L'Autografo Pontificio fu per il Servo di Dio un'assicura-
zione <cihe la nostra umile Società cammina sulla diritta via e
che l'assistenza dal cielo del nostro indimenticabile Padre Don
Bosco si fa sempre ed efficacemente sentire su di noi suoi figli.
Grazie adunpue sieno rese a Dio e a Maria S S . Ausiliatrice.
M a il solo ringraziamento - ammoniva i Salesiani - non sa-
rebbe sufficiente per attestare la nostra riconoscenza; occorrono
eziandio le opere. Abbiamo bisogno ciod, con la santità della vita
e l'adempimento esatto e fedele de' nostri doveri, di renderci ogni
di più meritevoli delle benedizioni e delle grazie del Signore )>.
I1 12 e il 13 settembre si radunavano per la prima volta
i direttori diocesani dei Cooperatori, nel Seminario delle Mis-
sioni Estere in Valsalice. Due giorni indimenticabili. Si rievocò
affettuosamente la memoria di Don Bosco per comprender me-
glio lo spirito che volle impresso alla cooperazione salesiana; e
il Servo di Dio espose le idee paterne circa l'ufficio dei
Decurioni e Direttori diocesani dei Cooperatori, con parole
così belle che è doveroso leggere, rileggere e praticare.
((Don Bosco era cattolico &o al midollo, quindi in tutte le
sue opere cercava sempe di sostenere l'Autorità del Vicario di
G. Cristo. Se si osservano i suoi scritti, i suoi libri, ben si vede che
dappertutto lavorava nell'intento di raggruppare i fedeli cristiani
intorno al Sommo Pontefice. Questi, infatti, verso i fedeli esercita
l'autorità sua per mezzo degli Arcivescovi e Vescovi. E Don Bosco
bramava che i fedeli si tenessero sempre uniti agli Arcivescovi ed
ai Vescovi. M a i Vescovi esercitano la loro autorità per mezzo dei
parroci, e l'zutàone con questi pldre Don Bosco senza posa racco-
mandava. S u 03 regolò sempre il suo modo di vivere, ed a questo
(I) Nostra enim mens, nostrurn quotidie animi propositum, sic Deus
nobis adsit semper et faveat, erit illius Viri vestigiis insistere, quem T u om-
nium nostrum laetitia insignem nuncupasti S.

16.10 Page 160

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278
- - IV S~iccessoredi D a Bosco Pn'mo decennio
$ne specialmente indirizzava l'Associazione deì Cooperatori
Salesiani... I).
E ricordava come sin dai primi tempi dell'Oratorio il San-
to avesse raccolti alcuni aiutanti, che il Signore provvide
i n maggior quantità a misura che l'opera si sviluppava, e pieno
di riconoscenza egli procurò loro speciali indulgenze, e poi
li unì in associazione, cui ottenne insigni favori spirituali...
(i M a i Cooperatori Salestani, moltiplicandosi in mille paesi e
città, avevano &sogno di chi li tenesse uniti, onde poco dopo Don
Bosco stabili i Decurioni ed i Direttori: quelli per ogni gruppo
consideraiole di Cooperatori, vale a dire uno per pawocchia, e
questi uno per diocesi.
i) Trattandosi per6 della scelta dei Decurioni e dei Direttori
Diocesani, Don Bosco, il quale nel dar vita alla istituzione dei
Cooperatori oltre all'aver di mira di rendere una testimonianza
di riconoscenza ai sua benefattori e ricompensarli c m favori
spirihcali del bene che facevano ai m'o i f a ~eid alle sue fondazioni
e tenerli sempre uniti per fizli~edella loro bontà e generosità nel-
l'educare ed istruire tanta povera gioventù, altro scopo ancora egli
avea sempre vagheggiato nella sua vita sacerdotale, quello ciod,
come già dissi, di collegare insieme i fedeli cristiani di ogni paese
intorno al Papa, della città e diocesi intorno al Vescovo, della par-
rocchia intorno al Parroco, e tutti im'eme intonzo a Gesù CrZFto:
nel formare il Regolamento combinò le cose in modo, che nella
pa~rocchia possibilmente fosse Decurione il Parroco, il quale
avesse casi nei Cooperatori degli aiutanti nelle opere che ha da
compiere. E pei Direttori Diocesani il desiderio di Don Bosco
sarebbe stato che tali fossero i venerandi Vescovi stessi; ma sic-
come questi per le loro molteplici e gravi occupazioni spesso non
possono addossarsi questa carica, egli nel Regolamento loro si
rivoìge perchè vogliano designare chi meglio giudicano per Direttori
d d nostri Cooperatori, i quali saTanno come rappresentanti del
Vescovo stesso in tal ramo di azione.
I) In questo modo i Cooperatori Salesiani f m a n o , secondo
E'intenxione di Don Bosco, come una falange di persone, che si
uniscono ai sacri Pastori e si schierano ai loro cenni nel campo
del bene, per scmpre meglio promuovere la glmia di Dio e la sal-
vezza delle anime s.
- V I 1 « Da ~llihianimasl.. 2
279
Lo zelo per favorire l'apostolato gerarchico e farlo apprez-
zar da tutti nel Semo di Dio f u sempre singolare.
In ottobre si portava a Londra per la consacrazione della
Chiesa del Sacro Cuore. Il 1 4Mons. Cagliero compiva solen-
nemente il rito della consacrazione. Ed egli alle 1 2 ~ 5saliva
all'altare a celebrami la prima Messa. In u n attimo il tempio
si gremì di fedeli.Terminato il S . Sacrifizio, visibilmente com-
mosso, per il primo benediceva il popolo londinese, che genu-
flesso a terra adorava la Maestà di Dio, poc'anzi disceso a pren-
der possesso del bel tempio dedicato al Sacro Cuore di Gesù
crin mezzo ad u n quartiere quasi tutto protestante. Ringrazia
anche tu - scriveva quel medesimo dì a Don Costamagna -
ringrazia anche tu questo Cuore dolcissimno; e prègalo, e fallo pre-
gare, a@nchd voglia trarre a queste molte migliaia di anime, anzi
voglia presto ricondurre al suo Ovile tutta E'lnghilterra~).
Seguì l'ottavario solenne, ed anche l'ultimo giorno impartì
la benedizione, dopo aver preso parte alla devota processione
svoltasi nell?interno del tempio in onore di Maria Ausiliatrice.
Da Londra, insieme col nostro Don Barberis, per la via di
I-Iarwich, si recò ad Anversa e a Malines, per riverire il Card.
Primate del Belgio, che non finiva di ripetere: ci Reputo una for-
tuna per me l'aver ricevuto questa visita!>).
I1 26 era a Bruxelles, ospite al monastero di Berlaymont,
ov'è I'educandato delle figlie delle migliori famiglie del Belgio,
retto da una speciale istituzione di suore canonichesse. cr La
Superiora - scriveva Don Barberis - ci accolse in ginocchio
con altre suore per ricevere la benedizione del sig. Don Rua.
Hanno tutte tale e tanta venerazione per Don Rua che tengono
meritamente per u n altro Don Bosco, che passando pei corridoi,
andando a visitare l'infermeria, tutte s'inginocchiavano per do-
mandare la benedizione di Maria Ausiliatrice >>.
Non era la prima volta che il Servo di Dio godeva della
carità di quelle religiose nelle visite alla capitale del Belgio.
Anche nel 1890aveva alloggiato presso di loro e , grazie ad una
memoria deIIa defunta Superiora Madama Dons, abbiamo
questi particolari.
Nel 1893 Madame V a n den Dranden, religiosa corista,
aveva ricevuti gli ultimi Sacramenti. La superiora, Madame

17 Pages 161-170

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17.1 Page 161

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280
Iif - Successore di Don Bosco - Primo decennio
de T'Serclaes pregb Don Rua a farle una breve visita. La malata
aveva già forte il rantolo. - Don Rua, disse la Superiora, non
potrebbe far qualche cosaper lei?- Si awicinò al letto e domandò
alla morente: - Avete fede? - C'era il ritratto di Don Bosco
appeso al muro. Dopo una risposta affermativa, il santo sacer-
dote congiunse le mani e le diede la benedizione; e sull'istante,
posso affermarlo, io ero presente, il rantolo cessò. Ci domanda-
vamo: - È la guarigione o la morte? - Grazie a Dio, Madame
Van den Dranden ricuperò sanità e forza, e suo fratello Van
den Branden de Reette testimoniò la sua riconoscenza a Maria
Ausiliatnce e a Don Bosco, invocato dal Superiore dei Sa-
lesiani I).
Da Bruxelles andò a Namur e a Liegi, quindi a Courtray,
Rumillies, Toumai, Lilla, Parigi, Dinan, Guingamp, St-Brieuc
e Rennes, per visitare famiglie di benefattori, tener conferenze
d'azione salesiana, e trattare di nuove fondazioni. Tornato a
Parigi, il IO novembre fu a Cmrcelles, il 12 si congedava, e la
mattina dopo era a Torino.
I1 30 novembre dava l'addio ad altri 60 missionari, alcuni
dei quali partivano per l'America con Mons. Cagliero ed altri
- per l'Asia e per l'Africa. a Uu'emozione ~rofonda- scriveva
la Gazzetta Piemontese invase tutti i presenti, quando furono
veduti i missionari abbracciare anzitutto il loro superiore Don
... Rua ricevendone, con un caldo amplesso, gli ultimi consigli
paterni. E quando attraversarono la chiesa, a molti cadevano
dagli occhi abbondanti lacrime di commozione~.
Visibilmente il Signore vegliava sull'Opera di Don Bosco.
Sulla fine di gennaio del 1894, ringraziando i confratelli de-
gli P indovinati » auguri che gli avevano inviato ((nelle pas-
sate Solennità Natalizie e sul cominciare del nuovo anno a, « col
cuore sulle labbra I> rilevava le benedizioni celesti nell'apertura
di nuove case per la formazione del personale, aveva parole
paterne per i confratelli militari, ed insisteva che si curasse
diligentemente il regolare funzionamento degli Oratori Festivi:
*Oh! state sicuri, il cuore dei giovanetti non B terreno ingrato,
e per& noi dobbiamo coltivarlo con molta cura, ed anche a costo
di gravi sacrijizi; e la raccomandazione più viva era sempre
"Nuove vocazioni!,,. Il nostro amatissimo Don Bosco (ifu con-
VII - « Da mihi animas!... ii
281
sultato un giorno da una gran signora sul modo di riparare
tante bestemmie, tante profanazioni e tante empietà che si de-
plorano a' nostri giorni. Ella proponeva vari mezzi offrendo
a tale scopo ingenti somme. Don Bosco le fece toccar con mano
che coll'aiutar un giovane a divenir sacerdote si farebbe molto
più e meglio che con qualsiasi opera buona, ripetendo così le
parole di San Vincenzo de' PaoIi, con cui egli aveva tanti tratti
di rassomiglianza, che nessuna opera k così bella e casi buona
quanto l'aiutare a far un prete...)).
I1 19 febbraio si chiudevan le feste del Giubileo Episcopale
di Leone XIII; e Don Rua non volle restarne estraneo. La
scuola tipografica dell'Oratorio aveva in corso un'edizione
del Messale Romano; ed egli ordinò che se ne sollecitasse la
fine e che apposita epigrafe lo dicesse devoto omaggio della
Società Salesiana al Sommo Pontefice, e, fattane rilegare arti-
sticamente una copia, la faceva umiliare al S. Padre prima
della chiusura delle feste giubilari.
Nel presentarlo, il Procuratore Don Cagliero pregava Sua
Santità a degnarsi di volerlo usare il 18 febbraio nel celebrare
in S. Pietro alla chiusura dell'anno giubilare; e il S. Padre,
... volgendosi ai Prelati presenti, disse sorridendo, con allusione
al Capitolo Vaticano: - Ma S. Pietro non si offendedi
Ad ogni caso - soggiunse con bontà - domanderemo i
debiti permessi!
Quando il Servo di Dio seppe che il Sommo Pontefice
quel giorno aveva adoperato il Messale che gli aveva offerto,
ebbe colmo il cuore di tanta gioia che gli splendeva vivissima
in viso ogni volta che in privato e in pubblico ne die' ai suoi
la cara notizia; pareva trasfigurato!
Durante il mese di maggio il prevosto di Scandeluzza nel
Monferrato, Don Giuseppe Maria Prigazzi, faceva questo rac-
conto singolare:
G Paolina ~Vlacchia,maritata ad Anselmo Carlo, di questa
parrocchia, fu colpita da un morbo interno, che la doveva senza
dubbio trascinare alla tomba, essendo impossibile un'opera-
zione chirurgica. Aggravandosi sempre più il male, le vennero
amministrati tutti i Sacramenti ed impartita la benedizione
papale. Senoncbè in quel frangente venne a chi scrive la santa

17.2 Page 162

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282 IV - Successore di Don Bosco - Primo decenm'o
ispirazione di proporre alla moribonda di fare ricorso a Maria
Ausiliatrice con promessa di recarsi di poi al di Lei Santuario
di Valdocco, appena sarebbe stata trasportabile. Detto, fatto.
Dopo pochi giorni la nostra inferma dalla casa di propria abi-
tazione veniva trasportata sulle braccia fino alla vettura, di poi
su questa e col tramvia fino a Torino, e di nuovo sulle braccia
fino alla sagrestia del Santuario di Maria Ausiliatrice, dove fu
presentata al rev.mo Superior Maggiore dei Salesiani Don
Michele Rua, perchè le dèsse la benedizione di Maria Ausi-
liatrice. I1 degnissimo Successore dell'immortale e compianto
Don Bosco, dopo di aver benedetto e pregato per l'ammalata,
la consigliò di portarsi all'altare della Madonna recitando un'Ave
iMarta alla cara Vergine Ausiliatrice, e possibilmente ascoltando
la Messa che si faceva celebrare. Così venne fatto. Appena
terminata la S. Messa, detta inferma dichiarò al proprio marito
presente di sentirsi assai meglio e con gran voglia di camminare
e di mangiare, cose che da molti giorni non aveva più fatto.
Ed oh! prodigio! Alla volontà corrispose la forza; e dopo di
essere uscita dal Santuario camminando senza alcun appoggio
e di aver mangiato con eccellente appetito, provò la gioia soa-
vissima di poter fare ritorno alla propria abitazione guarita
appieno ed attendere, come attende, colle sue materne cure
agli affari domestici ed alla cristiana educazione della sua giovane
figliuolanza, con stupore del medico curante e dell'intero paese o.
L'Unione di Bologna, dove si pensava già a preparare gli
animi dei cattolici a celebrare il 10 Congresso Salesiano Inter-
nazionale, pubblicava un numero unico intitolato « Una gloria
italiana: Don Bosco e le sue Opere>)a, llo scopo di rispon-
dere a molti che chiedevano notizie dell'opera Salesiana e dello
spirito impressole dal Fondatore, e (icome omaggio e tributo
- di gratitudine al grande apostolo del secolo nostro e vera gloria
italiana; e come omaggio a colui che meditò il sw, spirito e l'alta
direzione della salesiana famiglia, cotanto benemerita della Reli-
gione e della patria D. E vi si leggeva quest'elogio:
<iChi è Don Rua? il degno Successore di Don Giovanni
Bosco, è l'intrepido continuatore dell'opera sua, è il più fido
interprete delle idee grandiose del santo uomo di Dio, è l'uomo
che più intimamente e che, si può dire, nel modo più perfetto,
VII - «Da mihi animas!... n
283
ricopia, rappresenta Don Bosco nella laboriosa pietà, nella
carità inesauribile, e, soprattutto, nella prowida e sapiente
direzione della numerosa famiglia salesiana.
» Chi è Don Rua? Don Bosco soleva dire...: - Se Don
Rua volesse, potrebbe fare dei miracoli. - E veramente è un
miracolo continuo la sua vita. Chi lo ha veduto e fu con lui
qualche giorno, non potè non rimanere edificato, esaltato, sor-
preso, allo spettacolo di un uomo il quale, all'apparenza
cagionevole di salute e punto robusto, pur regge a tante sì sva-
riate e non interrotte occupazioni... Don Rua? diceva non ha
guari un
ancora la
gsaraceziradobtaetteessiemmaplel.a..re>: >D.on
Rua
è
un
santo,
egli
conserva
E nel mese di luglio destava nuovi entusiasmi in altre
città. Il z, in compagnia di Don Lazzero, ripartiva per la Sviz-
zera, l'Alsazia, il Belgio e l'Olanda. Scopo del viaggio era di tro-
varsi a Liegi per la consacrazionedel tempio in onore di Maria
Ausiliatrice e, in pari tempo, visitare insigni cooperatori.
Dopo brevi fermate a Novara, a Trecate nel nuovo istituto
salesiano, a Busto Arsizio dov'eran tanto desiderati i Salesiani,
e a Corno, la sera del 3 giungeva a Balmna.
All'indomani, sparsasi la notizia che era giunto nel Canton
Ticino il Successore di Don Bosco, una fiumana di Cooperatori
corse dai vicini paesi ad ossequiarlo, tanto che s'improwisò
una vera accademia inneggiando all'opera Salesiana. La cera
tenne conferenza.
La mattina del 5 partì per Capolago e Lugano, dove Mons.
Vescovo volle che dicesse due parole ai seminaristi in cappella;
ed egli, sentendo che stavan per partire per le vacanze, diede
loro per antidoto contro tutti i pericoli che avrebbero potuto
incontrare: c< Una tenerissima divozione al S S . Sacramento I).
Da Lugano passò a visitare l'Istituto Rusca di Gravesano,
e l'indomani giungeva a Muri nei Canton d'Argovia, perchè
parecchi cooperatori e cooperatrici insistevano che i figli di
Don Bosco iniziassero in un antico monastero dei Benedettini
un'opera per l'educazione della gioventù. I1 Clero gli andò in-
contro a venticinque chilometri dal paese. I1 7 era festa pa-
tronale, e potè ammirare la fede e la pietà di quella buona
popolazione. L'S tenne conferenza nell'antica chiesa dei Bene-

17.3 Page 163

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284
- IV - Successore d i Don Bosco PrLmo decennio
dettini; parlò per tre quarti d'ora in francese, e il parroco
ripetè le sue parole in lingua tedesca.
Passato nell'Alsazia, la sera del 9 si fermava ad Obernai
per visitare vari cooperatori; il IO era ad Andlau dove tenne
conferenza nella cappella dell'Orfanotrofio; e 1'11 pernottava
a Ste-Marie-aux-Mines in un istituto di giovinetti, fondato da
un sacerdote che voleva cederlo ai Salesiani.
A Strasburgo fu ospite del Gran Seminario; e, dopo una
breve tappa a Metz per ossequiare il Vescovo, giungeva a Liegi.
Qui s'era condotta a termine la bella chiesa dedicata a Maria
Ausiliatrice, e il giorno 16 ne presenziava la consacrazione,
compiuta da Mons. Doutreloux, ed assisteva alla prima messa
ivi pontificata dal Nunzio Apostolico Mons. Nava.
Visitò ripetutamente anche l'Istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, dove si trovavan due suore, non parenti ma dello
stesso cognome, Suor Cesira Rossini e Suor Vittoria Rossini.
(I Suor Cesira - ricorda Suor Mana Guido - stava benone;
Suor Vittoria invece era stata dichiarata tisica. Venne il venera-
tissimo signor Don Rua a farci visita; e prima a parlargli in
particolare si presentò Suor Cesira, piena di vita e con tutta
l'energia della giovine età, e il buon Padre non finiva di farle
coraggio, soggiungendo: - Poveretta, non state troppo bene
newvero? - e Suor Cesira a dirgli: - Scusi, sig. Don Rua, non
sono io l'ammalata, è l'altra Suor Rossini Vittoria, che è
fuori che aspetta. - E il buon Padre a ripeterle: - Fatewi CO-
raggio, rassegnatevi alla volontà di Dio.
I) Uscita di là, Suor Cesira andò dalla direttrice e le disse
che il signor Don Rua l'aveva scambiata con Suor Vittoria;
e solo dopo la partenza del signor Don Rua incominciò a
riflettere: - Purchè non sia questa una profezia e che presto
io debba morire!... - Difatti, dopo qualche giorno, prese un
forte raffreddore e fu dichiarata colta da etisia fulminante, venne
trasportata a Torino, ed in breve tempo passò all'eternità.
Mentre quando si presentò Suor Vittoria, il Servo di Dio quasi
non le parlò della malattia, anzi la consolò; e Suor Vittoria durò
ancora sino all'agosto del 1899 i).
Nel frattempo si portò in altre città, Hechtel, Anve~sa,
Malines e Bruqelles, e si recò anche in Olanda, perchè l'anno
VII - «Da mihi animas!... »
285
prima un folto pellegrinaggio olandese, nel recarsi a Roma,
passando a Torino l'aveva pregato di far alla prima occasione
una visita al loro paese. Ebbe le più care accoglienze ancl~ea
Maestricht dove restò due giorni, a Ruremonde, B&-le-Duc,
Archnem, Utrecht, e Rotterdam; e rientrava all'Oratorio l'ultimo
del mese, ripetendo: - Ringraziamo di cuore il Signore e Maria
SS. Ausiliatrice, che da per tutti i paesi ci fanno incontrare
bene fatto^ e cooperatori generosi e zelanti.
Il prefetto Don Belmonte dava ai confratelli brevi notizie
di questo viaggio nella circolare mensile con queste parole:
((Ilsig. Don Laxzero, che ci tenne minutamente infwmati del
eriaggio, sc&e che il sig. Don Rua incontra imnzensamente con
tutti, e ovunqw uiene fatto segno alla piu alta stima e venerazione.
Egli senti più volte ripetere: - Don Bosco era un santo; ma 2 pur
santo il suo Successore! ».
Durante gli esercizi spirituali avrebbe voluto avvicinare
tutti i confratelli per dir loro una buona parola e non potendo
scriveva ai direttori d'America impediti dalla lontananza di ac-
correre ({presso la tomba del nostro indimenticabile Fondatore i),
per spronarli con santi accenti (ia lavorare con ardore a pr6 di
quelle anime n che « la mano di Dio avara condotto nelle loro case B,
inculcando (I la d t i a n a perfezione deì confratelli, ogni carità
spivituale e corporale verso la gioventù>>l,o spirito di famiglia
proprio delle case salesiane, e la cura di nuove vocazioni.
(I Il vostro occhio intelligente non tarderà a ravvisare di quelli
cui Iddio ha segnati coll'aureola di una celeste vocazione. Come il
solerte giardiniere coltiva con una particolare sollecitudine quelle
tenere pianticelle, che più sane e prospere di tutte le altre sono da
lui destinate a produrre que' grani che devono esser la semenza
del novello raccolto, così voi dovreste fare verso di queste anime
... predilette che il Signore chiama alla vita religiosa o alla carriera
ecclesiastica sacerdotale I o SON DI PARERE CHE... DAPPERTUTTO
TI SONO I CHIAMATI AL SERVIZIO DELL'ALTARINE, NUMERO
MAGGIORE DI QUELLO CHE SE NE SCOPRA; MA SVENTURATA-
ENTE QUANTI SI PERDONO PER NON ESSER STATI CONOSCIUTI N È
ATI! U.
più sollecite cure per suscitare nuove vocazioni furon
empre il sospiro del suo cuore!

17.4 Page 164

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VI11
I N TERRA SANTA
s Non dimentichiamo che Don Bosco ci promise la protezione del cielo,
$no a tanto che sarebbe stata in onore fra noi la povertà - i>. A IW-
- - lano. - I n Liguria. - I n Francia. - S'imbarca sul Buentia, alia
volta della Terra Santa. - Ad Alessandria d'Egitto. A Giaffa.
- - Festose accoglienze a Gerusalemme e a Betlernme. - Porta lapioggia.
Celebra nella grotta della Natività. Visite ulpciali - Celebra
- al S. Sepolcro. - Da Betlemme, la casa della Fede, si porta a Cre-
mkan, la casa della Speranza. - A Beitgemal, la casa della Carità.
- - A Nazaret. - Al colle dove sorse il Santuario di G e d Adolescente. -
Sale al Carmelo. Da KaZfa torna a Giaffa peu vie impraticabili
- E che sono queste miserie in paragone di ciò che soffro~toi noste
missionarZii. - I l 19 marzo a Nazaret. Nel rito~no.
Il 1895 fu un continuo succedersi di gioie e di dolori per
la nostra Pia Società, specie per chi ne seguiva con insuperabile
interessamento ogni vicenda, triste e lieta. a Così volle Iddio
- diceva - che sa trarre il bene dal male, e che non cessa di
amarci pur quando ci visita colle tribolazioni », e ne traeva argo-
mento per spingere i confratelli a vita più perfetta.
({Leggendola storia della nostra Pia Società noi dobbiamo
esclamare: Digitus Dei est hic. In ogni vicenda prospera od av-
versa, noi rawisiamo ad ogni istante la mano della Prowi-
denza, che guidava Don Bosco e guida ora i suoi figli, e che
- In Terra Santa
rezza materna provvede ad ogni nostro bisogno. S e
deve ispirarci somma Jiducia che l'assistenza divina
' meno, deve pure d'altro lato farci rifiettere seria-
Zl'uso che noi facciamo d i quei mezzi che la Provvidenza
a mano. Non dimentichiamo che Don Bosco ci promke
one del cielo FINO A TANTO CHE SAREBBE STATA IN
NOI l.A POVERTA D.
nendo alla pratica » raccomandava c< un'assennata eco-
»; (<non facciamo viaggi se non per necessità,
aggiando, ricordiamoci che facemmo voto di povertà)), e
ccia ogni possibile risparmio... n.
'amore e la pratica della povertà fu anch'essa una delle
inue raccomandazioni e delle virtù caratteristiche del Servo
1 giorno del18Epifania era a Milano per l'inaugurazione
Oratorio di S. Ambrogio in via Commenda; e, tornato a
orino, poco dopo si rimetteva in viaggio per la Liguria, dove
sostava in ogni casa, proseguendo fino a Nizza Marittima. Era
sua intenzione d'attraversare la Francia e la Spagna, come aveva
fatto nel 1899, e scendere in Africa e risalire per la Sicilia, e
dopo una sosta a Roma rientrare a Torino; ma poi cangiò
itinerario. Visitate tutte le case dei Salesiani e delle Figlie di
Maria Ausiliatrice del mezzodì della Francia, e la mattina del
16 febbraio, in compagnia di Don Albera, direttore spirituale
della Società, e del marchese di Villeneuve-Trans, saliva a
Marsiglia a bordo del Druentia e andava in Terra Santa, do-
vendo per nuovi impegni esser di ritorno alla metà d'aprile.
I1 marchese di Villeneuve aveva perduto un caro figliolo
di diciannove anni, e non trovò miglior conforto che di com-
piere quel ~ellegrinaggio col Successore di Don Bosco, al
quale pagò ogni spesa.
I primi giorni della traversata furono assai penosi: un vento
I
orribile obbligò due volte il comandante di bordo ad ammainare
le vele, all'uscire dallo stretto di Bonifacio ed all'altezza di Civi-
taveccbia; ma non impedì a Don Rua, n& a Don Albera, di
celebrare la S. Messa.
La sera del 23 febbraio giungeva ad Alessandria d'Egitto
t troppo tardi per discendere a terra. La mattina dopo, celebrata

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288
- - IV Successore di Don Bosco Primo decennio
la S. Messa sul bastimento, si recò al Collegio dei PP. Gesuiti.
Non si può dire con quanta bontà venne accolto. Avevano letto
la vita di Don Bosco, ne ricordavano i tratti principali con entu-
siasmo, vi avevano appreso il nome del suo successore, e si
dissero fortunati di aver fra loro Don Rua, che visitò il collegio
dei Fratelli delle Scuole Cristiane, le Case dei PP. Francescani
e delle Suore Francescane, e vari benefattori. Anche il Dele-
gato Apostolico I'accoIse con la più squisita gentilezza e gli
mostrò quanto fosse opportuna una casa salesiana in città.
Nell'accomiatarsi dai buoni Padri si sentì commosso perchè
l'avevano colmato di gentilezze e di delicate attenzioni, e il
27 febbraio s'imbarcb sul Charkhlai, della Compagnia Kedi-
viale. I numerosi passeggeri, quasi tutti inglesi o tedeschi,
facevan parte di una carovana Cook per un viaggio di piacere
in Oriente; e Don Rua viaggiò ventisei ore senza scambiare
con essi una parola e senza la consolazione di poter celebrare,
avendo lasciato l'altare portatile ad Alessandria. Ma trovò su-
bito il modo e il necessario per attendere, dopo le pratiche
di pietà, alla corrispondenza.
I1 3 marzo giungeva a Giaffa. I1 Can. Belloni l'attendeva
con alcuni confratelli; grande fu la gioia dell'incontro. Anche il
parroco l'accolse con devoto ossequio, non lo lasciò più
un istante, e con il Console Italiano volle accompagnarlo con
due giannizzeri alla stazione, quando partì per Gemsalemme.
Alla stazione di Deir Aban erano scesi gli alunni e i con-
fratelli di Beitgemal, accorsi a baciar la mano al venerato Supe-
riore. Molti inglesi contemplano con meraviglia tanta gioventù
che fa ressa attorno un sacerdote, che li tratta come caris-
simi figli.
Ed ecco, tra l'imbrunire, le torri diJGenisalemme, e poco
dopo la stazione. I1 Servo di Dio & attorniato da sacerdoti,
chierici ed alunni della casa di Betlemme fuori di sè per la gioia
di veder il Successore di Don Bosco, ed anche molti indigeni
della Congregazione di Maria Santissima vogliono essere i
primi a salutarlo.
Dopo ~ o c h iminuti cinque grandi carrozze partono alla
volta di Betlemme; Don Rua & neli'ultima. I giovani che erano
corsi alla stazione ed altri, amici e vicini dell'istituto, la
I
Mentre dava l'addio ai nuovi missionari
Tra d pn»>o gruppo che perzt *e, i1 Mernco nel 31892)

17.6 Page 166

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- In Terra santa
2A9
briosi cavalli, chi su asini, chi a
la città, altri alunni dell'orfano-
erne accese e l'accolgono con grida
li la mano... la vettura non può
igato a scendere e camminare a
zzo ad una confusione indescrivibile; non senza dif-
deli'istituto, tra gli evviva
ica suona sulla porta dell'elegante
erdoti son vestiti dei sacri paramenti, e il buon
Te Deum innanzi al SS. Sa-
volò e cadde una pioggia
che un santo aveva portato la
benedizione; perchè da molto
on cadeva più una goccia, e la povera gente era costretta
re ad attingere alle vasche di Salomone e portar!a a
visita ai PP. Francescani ed alla
pagnato dal Guardiano e dal
stella d'argento sulla predella
Il'altare porta l'iscrizione: - Hic de Virgine iWaria yesus
Christus natus est; - ed egli si prostra innanzi all'altare,
prega lungamente, e bacia e bagna con le sue lacrime il marmo
posto nel punto ove nacque N. Signore.
Gli alunni deli'Orfanotrofio si raccolgono attorno a lui a
ripetergli tutta Ia riconoscenza; ed egli li sprona ad esser buoni
ricordando la fortuna d'essere compatrioti di G. C. Anche gli
alunni delle scuole esterne vollero ossequiarlo; ed egli li ringraziò
a mezzo d'interprete, raccomandando d'imitar Davide nel com-
battere i nemici dell'anima.
Lunedì, 4 marzo, andò a Gemsaiemme. Durante il tragitto
non parlò d'altro che delle memorie di quei luoghi. All'apparire
delle torri e delle cupole della città, esclamava: Ecce ascendimus
Jerosolymam!... V'entrò dalla Porta di Giaffa, e rievocando
l'entusiasmo dei Crociati quando poterono oltrepassare quelle
mura, avrebbe voluto recarsi subito al Santo Sepolcro, ma giu-
dicò conveniente di andar anzitutto dal Patriarca latino Mons.
19- Don iilirliele Rua.

17.7 Page 167

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290
- - IV Successore di Don Bosco Primo decennio
Piavi, il quale, sebbene assai sofferente, gli manifest
piacere di vederlo. Poi fece visitaall'ausiliare Mons.
e al Seminario, dove si trattenne alcuni istanti sul
da cui si gode un panorama magnifico; e con ling
plice e cordiale esortava i seminaristi, che gli vollero
mano, a coltivare lo studio e la pietà per far un gran be
quelle terre di missione prese di mira dagli scismatic
testanti e dai massoni, che in quei giorni si radunav
gresso a Genisalemme accorsi da paesi lontani, pieni d'o
contro N. S. Gesù Cristo.
Compiute le visite ufficiali al Custode di Terra San
Console Francese e al Console Italiano, nel pomeriggio
visitare il Santo Sepolcro, la Colonna della flage
Monte Calvario, il luogo dell'invenzione della S.
Cappella di Sant'Elena, ed altri luoghi cari ai fedeli, tutti nella
grande Basilica del S. Sepolcro. Resta meravigliato della pietà
con cui molti pellegrini mssi baciano quei marmi e si pro-
strano in quei luoghi bagnati dal sangue di Gesù. Egli vor-
rebbe pregare a lungo in ogni punto, ma è notte ed è chia-
mato a cena dai PP. Francescani, che gli dànno alloggio perchè
l'indomani, verso le quattro, avrebbe celebrato sul Santo Se-
polcro.
(1 Mentre noi eravamo già a letto - scriveva Don Albera -
... 'Don Rua, nelle gallerie superiori, lo sguardo fisso sul Santo
Sepolcro, prolungò le sue preghiere fino ad ora assai tarda D.
La mattina seguente fu tutta spesa in visite sacre: a varie
stazioni della Via CYUC~alSla, Chiesa delle Dame di Sion, al
Monte degli Olivi, al Convento delle Carmelitane, innalzato
sul luogo ove N.-Signore insegnò il Patw Noster c h e nel chio-
stro si vede scritto in molte lingue; all'edicola dell'Ascensione
ove baciò la pietra che porta l'impronta dei piedi di Nostro
Signore; a Betfage, dove Gesù,' guardando Gemsdemme,
pianse e ne profetizzò la distmzione; al luogoove fu tradito
da Giuda; alla grotta dell'Agonia; infine al Sepolcro di Maria
Santissima.
Alla sera rientrava a Betlemme, e fu subito circondato aai
confratelli, ansiosi di rivederlo, parlargli ed avern
conforto.
ocietà Salesiana contava allora
onia agricola distante circa
andarvi. a piedi malgrado
nel vedervi molti giovani
o dopo, mentre cadeva
vi giungevano anche
re al Servo di Dio nel
ornò a Genisalemme con uguale attrazione devota,
stretto ad occuparsi delle cose della Società, e il giorno
ava a Beitgemal. Alla stazione di Deir Aban v'eran
arabo cristiano, sddetto alla colonia, sparava continui colpi
rare affettuosamente Maria Santissima, scoprendosi il capo nel
passare innanzi a lei e considerandola sempre loro Protettrice
e Madre carissima.
Quindi scendeva a GiaEa e s'imbarcava sull'lris, alla volta
di Kaifa. Sei ore di viaggio tranquillo. I Carmelitani gli diedero
ospitalità, sebbene fosse omai la mezzanotte. La refezione di
quel giorno fu uri pezzo di pane e mezzo bicchier di vino; e
siccome digiunava sempre, anche nei viaggi, si rallegrò di poter
osservar così bene le leggi della Chiesa.
I1 1 5 prosegui in vettura per Nazaret, ove giunse verso
l'una pomeridiana..Preso un po' di ristoro, si recò senz'indugio
al luogo ove sorgeva la Santa Casa, nella quale il Verbo si fece
carne, e .con gran..divozione si prostrò dinanzi all'altare su

17.8 Page 168

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292
IV - Successore di Don Bosco - Primo decennio
... cui sta scritto: " V d u m caro hic factum est!,, Quindi salì
il colle che domina la città, bramoso d'innalzarvi un istituto
per la povera gioventù, tanto più dopo che accanto al tratto
di terreno acquistato dai nostri vide un grande stabilimento
di protestanti. E il Signore guidava il suo Servo, chè proprio
sorse l'Orfanotrofio salesiano, e accanto ad esso il grandioso
tempio di Gesù Adolescente.
I1 16 celebra nel Santuario dell'hnunziazione; nel pome-
riggio torna a Kaifa e sale al Carmelo, parlando dei suoi santi
ricordi. Accolto con venerazione, assiste alla benedizione del
SS. Sacramento ed al canto così patetico della Salve, innalzato
da tutti i religiosi, raccolti in presbitero. Dopo cena gli pre-
sentano il registro, su cui i visitatori più illustri notano le loro
impressioni; ed egli vi scrive questo pensiero: u Salendo il
Monte Carinelo si presentano alla mente le parole: Quis mcendet
in montein Domini? Innocens manibus et mundo corde*.
A un'ora e mezzo dopo la mezzanotte s'alzò per dir Messa
all'altare della Madonna, e Don Albera celebrava nella grotta
di Elia.
E subito tornarono a Kaifa. Il battello che doveva arrivare
alle tre non era giunto, perchè il mare era in burrasca; final-
mente arriva, ma la furia delle onde è tanta che vanno a battere
contro la banchiia e bagnano quasi da capo a piedi il Servo di
Dio e Don Prun, che gli era a lato. Parve a Don Albera che il
superiore non doveva mettersi in quel rischio; e, non senza
diffcoltà lo persuase a rinunziare d'imbarcarsi, tanto più che
il capitano non assicurava di poter sbarcare a Giaffa, mentr'egli
voleva essere a Betlemme per la festa di S. Giuseppe.
Si cercò una carrozza, e verso le 8 si partì non per vie carroz-
zabili, ma attraverso campi, prati, paludi, montagne di sassi
e di sabbia, per giungere a Giaffa alle dieci del seguente.
I1 Servo di Dio, sempre calmo, come se nulla fosse awenuto
contro i suoi desideri, rallegrava i compagni di viaggio con
qualche lacezia e li edificava colla recita del breviario, o medi-
tando sullJImitaxionedi Cristo in tedesco, che aveva con sè.
Parchi furono i pasti di quel giorno, e la notte si passò sulla
vettura ferma all'aperto, sotto un'abbondantissima rngiada.
Verso le tre del mattino si potè riprendere il viaggio, ma il
tturino protestava che era necessario attendere la luce del
giorno; ed aveva ragione, chè vari furono i transiti pericolosi
i torrenti sprowisti di ponti. In un punto - scrive don Al-
ra - u bisognava passare un corso d'acqua assai abbondante
orse l'Angia], e questa volta v'era il ponte, ma senza para-
etto e si stretto che ci pareva impossibile potessero passarvi
cavalli di coppia. Guai se uno di essi si fosse spaventato!
n Rua protesta che bisogna discendere e che è meglio con-
urre a mano i cavalli. I1 giovane prussiano [il conducente]
non .se ne dà neppur per aweduto; raccoglie le sue briglie,
riunisce bene i suoi cavalli, li minaccia colla sferza, e poi senza
dar tempo a discendere s'avanza sul ponte. Ognuno trattiene
il fiato per alcuni istanti e si raccomanda di cuore a Maria
Ausiliatrice collo sguardo fisso nell'acqua profonda e vertiginosa
in cui potrebbe cadere. Superato il pericolo, si manda un so-
spiro e si ringrazia il Signore. Don Rua non perde queste occa-
... sioni per dire ai compagni di viaggio: - E che sono queste mi-
serie in paragone di ci6 che sofi~onoi nostri Missionari? - ed
aggiunge che è il Signore che l'ha guidato in quei paesi, perchè
si facesse un'idea dei loro pericoli e de' loro disagi».
Dopo quel duro viaggio di 26 ore, giunto a Giaffa alle IO,
celebra la Santa Messa alla Casa Nova e parte per Gerusalemme.
Alla stazione amici e conoscenti gli offrono la vettura; e verso
le sei e mezzo di sera è di nuovo a Betlemme.
I1 19 marzo, gran festa. Canta Messa, nel pomeriggio ri-
ceve varie professioni, dà l'abito religioso ad alcuni aspiranti,
indirizza a tutti edificanti parole, e imparte la benedizione
col SS. Sacramento. Anche all'Oratorio femminile è ansiosa-
mente atteso per la vestizione d'una suora proprio di Betlemme.
Non s'era mai fatta tal funzione, e sommo è l'entusiasmo
delle alunne dcll'Oratorio e dei parenti. In fine il Servo di Dio
parla, in italiano, e sebbene non lo comprendano guari, è
ascoltato con raccoglimento universale.
Era l'ultimo giorno che passava in Palestina, avendo deciso
di ripartire l'indomani per l'Europa; e consacrò anche gli ulti-
mi istanti a dare awisi ed incoraggiamenti a tutti; e quando, alle
sei e mezzo del mattino seguente benedisse ancora una volta
gli alunni e i confratelli, molti avevano le lacrime agli occhi.

17.9 Page 169

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294 I V - Successore di Don Bosco - Primo decennio
A Giaffa il mare è agitato: ma egli non soffre I'agitazio
della barchetta che lo trasporta sul Sindh. Appena & sul
mento, cerca come potrà occuparsi e come potrà celeb
Santa Messa; ed il Signore gli accorda assai più di quel
avrebbe osato desiderare. I1 dottor di bordo e il signor Desca
amico del marchese di Villeneuve e benefattore dell'istitu
nostro di Lilla, gli furon prodighi delle più delicate attenzion
Per rimanere a fianco del Servo di Dio, quest'egregio coope-
ratore la mattina del 21, lasciò egli pure il battello e in ferro-
via fece il tragitto da Porto Said ad Alessandria, riuscendo a
fargli prendere un po' di pranzo ad Ismailia.
Da Alessandria si recò al Cairo. Alla stazione l'attendeva
il Superiore dei PP. Gesuiti, presso i quali la mattina del 22
celebrò la Santa Messa; quindi fece visita a vari cooperatori
e si lasciò condurre a vedere le Piramidi, il Museo Egiziano,
l'Albero e la Casa della Sacra Famiglia, e l'Obelisco dlEliopoli.
... I1 23, verso mezzogiorno, era di nuovo presso i PP. Gesuiti
ad Alessandria d'Egitto; il 24 a bordo del Sindh; il zg nel
porto di Marsiglia.
Nel tornare a Tonno si fermò in varie case dei Salesiani
e delle Figlie di Maria Ausiliatrice. I1 10 aprile era al noviziato
di S. Margherita per dar l'abito a nuove aspiranti alla vita reli-
giosa; il 3 all'educandato di Maria Ausiliatrice al Torrione di
Bordighera, e il 6 rientrava a Torino per celebrare le funzioni
della Settimana Santa.
IX
I L {(GRAN TRIONFO>>
1895,
- I1 I Congresso Salesiano Internazionale a Bologna. « Chiunque col
favore e coll'opera, asseconda le imprese e fatiche della Famiglia
- Salesiuna, si rende in modo luminoso benemerito della Religione
e della Civiltà ».- Il Card. Svampa abbraccia e bacia Don Rua.
- Studio del Congresso fu « la salvezza sociale per mezzo della Reli-
gione e della Carità Q. Parole e promessa del Servo di Dio. - La
splendida riuscita del Congresso n' renda più cara la Pia Società n,
vivendo dello spirito di Don Bosco. - Impressioni edificanti. - Morte
di Don Sala e consacrazione di Mons. Costamagna. - Il X I I I
- Congresso Cattolico Italiano. - Omaggio a Sa& Domenica. -
La partenza di 107 mksionari. Tragica fine di Mons. Lasagna,
del suo segretario e quattro Figlie di Maria Ausiliatrice, e morte
di Don Unia.
Dopo la Domenica in Albis il Servo di Dio si recava a
Bologna, dove era stato indetto il x0 Congresso Salesiano, per
cui aveva rinunziato al viaggio più lungo.
Lo storico awenimento si svolse dal 23 al 25 aprile. Nella
maestosa Basilica che ospita le sacre spoglie del Santo Fonda-
tore dei Domenicani ebbero luogo le funzioni religiose ufficiali,
e nella chiesa della Santa, accanto l'incorrotta salma della bolo-
gnese Caterina de' Vigri, si tennero le adunanze rese più impo-
nenti dalla presenza di quattro Cardinali Arcivescovi, Galeati

17.10 Page 170

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- - 296 IV Successore di Don Bosco Primo decennio
di Ravenna, Mauri di Fenara, Svampa di Bologna, Fe
di Milano, e ventinove Arcivescovi e Vescovi. La preside
onoraria fu tenuta dal Cardinale di Bologna,
Servo di Dio, e le sue parole ed anche la semp
eran salutate dall'assemblea con entusiastici applausi.
I1 Card. Svampa parlò per il primo, e rievocò con inti
commozione il felice incontro che egli, trilustre
avuto con Don Bosco, quando alunno del Semina
vile di Fermo là l'aveva veduto, ne aveva udito la santa parola
ed aveva ricevuto dalle sue mani la SS. Eucaristia e il dono d
una piccola medaglia, che portava ancora sul petto!...
Quindi si lesse una Lettera del Santo Padre, che diceva
tutto il piacere provato nell'apprendere che a Bologna si sarebbe
tenuto il Io Congresso (I d i quei cattolici che, appellati Cooperatoe
della Società Salesiana, ne hanno comune lo spirito e nepromovono
colla pf-eghiera e coll'axione le opere>>.
(I u n a lunga esperienza - dichiarava il Pontefice - ha fatto
palese con quanta alacrità e con quanta abbondanza di fiutti i
confratelli salesiani attendano alla buona educazione della gio-
ventù, e a dzzondere pur tra i popoli pagani la Civiltà e la Fede
cristiana: onde non è dubbio, CHE CHIUNQUE COL FAVORE E COL-
L'OPERA ASSECONDA LE IMPRESE E LE FATICHE DELLA FAMIGLIA
SALESIANA, SI RENDE IN MODO LUMINOSO BENEMERITO DELLA
RELIGIONE B DELLA CIVILE SOCIETÀi).
Devotamente si risponde al Papa ringraziando e ossequiando
il << Vicario di Gesù Cristo, Maestro infallibile della Chiesa,
Pastore dei Principi e dei popoli, vera stella d i Giacobbe, in cui
si confondono gli splendori della sapiaza e della civiltà, le glorie
dei passati secoli e i rosei albori di un pacifico avvenire t .
Poco dopo prende la parola il Servo di Dio. La voce gli
trema per la commozione e lo sfavillio d'un conforto ineffabile
rawiva i suoi scarni lineamenti. Si dice confuso nel trovarsi
fra tanti illustri peronaggi, accorsi dall'Italia e dall'Estero
per celebrare il I O Congresso Salesiano. A tutti, alle Autorità
locali, ai Vescovi, agli Arcivescovi, ai Cardinali, in particolar
modo all'Eminentissimo Card. Arcivescovo di Bologna, pre-
senta i più devoti ringraziamenti; e comunicando d'aver rice-
w t o ripetute domande d'aprire una casa salesiana a Bologna,
. . . . . .-
~~
. ~~
ieto se potrà far palese l'affetto che lo
e all'insigne Pastore, al quale, come primo
ciar umilmente la mano. L'assemblea scatta
iorni mattina e sera,
asmo singolare; ed
salvezza morale e
civili e tra i sel-
menti che venivan
termine del rac-
C i sono imminmti molte spine, molte fatiche, cui terranno dietro
randi consolazioni. Circa il 1890 gran timore; CIRCA IL 1895
GRANDE TRIONFO!,,.
Grande, invero, fu il trionfo dell'opera di Don Bosco al
Congresso di Bologna! «Non intendo - diceva I2Eminentis-
simo Card. Egidio Mauri, Domenicano - fare l'elogio, n&
dell'Istituto Salesiano, n& del suo illustre e santo Fondatore.
A lodar degnamente l'uno e l'altro, a me pare che hastino le
opere loro. Si guardi il semplice programma del nostro Con-
gresso. Leggendolo, & impossibile non ammirare l'ampiezza e
la varietà del ministero di questi nuovi operai evangelici, venuti
gli ultimi nella vigna del Signore. Il salesiano con l'azione sua
abbraccia direttamente religione e civiltà, tutte le parti più rile-
vanti della religione e della civiltà. Egli apostolo di genti barbare
e selvagge, infermiere e consolatore di miseri lebbrosi, angelo
tutelare dei nostri poveri emigranti. Egli, predicatore dai per-
gami, direttore di coscienze nel confessionale, catechista nelle
chiese, negli Oratori, negli Ospizi di carità. Egli nelle scuole
e nei collegi maestro e istitutore di ogni classe di persone, di
ricchi e poveri, grandi e piccoli, nobili e plebei. Mentre col
magistero, con gli scritti, con la diffusione della buona stampa,
promove scienze, lettere ed arti, con zelo più amoroso ancora

18 Pages 171-180

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18.1 Page 171

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298 IV - Szlccessme di Don Bosco - Primo decennio
s'interessa dei più umili mestieri; e rozzi abbandonati giovinetti
trasforma in artigiani buoni, capaci, operosi, degni di un popolo
cristiano e civile. E in tanta varietà di uffici, quanta opportu-
nità! quanta corrispondenza con Ie condizioni e i bisogni dei
... luoghi e dei tempi! quante industrie, quante attrattive a fin di
rendere amabile e fruttuoso il suo ministero! Con gran sa-
pienza pertanto al nostro Congresso fu dato il titolo di Congresso
da' Cooperatori Salesiani... Ritraendo la bella e cara figura di
Don Bosco, esponendo le benemerenze di lui e del suo Istituto
nei ministeri di educazione, d'istrnzione e di apostolato, si
viene a dire a tutti gli uomini di buona volontk - Cooperate
a tante opere buone e accuescendo il numero, l'unione, la forza,
l'attività da' Cooperatori Salesiani, rendete non solo possibile,
ma pienamente eficace e fruttuosa la missione dei principali ope-
ratori. Gran cosa... innanzi a Dio, è questa cooperazione!...».
I1 programma del Congresso non fu un'esaltazione dell'opera
Salesiana; ma il suo particolare interesse, il suo ftlze speciale,
si può sintetizzare in peste parole: LA SALVEZZA SOCIALE PER
MEZZO DELLA RELIGIONE E DELLA CARITAI)C. osì dichiarava il
... Sac. Alfonso Ferrandina. «Basta rileggere... i punti più sa-
lienti di tutti i discorsi per confessare come unico obbietto
del Congresso Salesiano, più di quello d'essere un inno d'ammi-
razione per Don Bosco e per i suoi figli fu un inno per i1 Papa,
per i Vescovi, per il Sacerdozio cattolico; più che di parlare
delle difficoltà e dei disagi delle Missioni Salesiane, si sfatarono
le calunnie dei nemici della Chiesa, si combatterono ad oltranza
le scuole del materialismo e del pessimismo contemporaneo,
s'incoraggiarono gli animi per un santo risveglio di fede, si
conquisero i cuori per un maggior incremento alla virtù...%.
L'ultima adunanza fu particolarmente solenne anche per
la parola del Servo di Dio, il quale, riconoscendo che quanto
si era fatto era a Domino factum et mirabile in oculis nostris,
con parole che andarono al cuore di tutti ringraziò i presenti
e li assicurò che «nella storia della Società Salesiana le date
24-24-25 aprile 1895 sarebbero state segnate a caratteri d'oro,
e tra esse avrebbe perpetuamente brillato il nome del Cardinal
Svampa I).
I1 26 aprile si volle render grazie a Dio con solenni ceri-
- IX Il «gran trionfo))
299
monie al Santuario della Madonna di S. Luca; e non meno di
cinquanfamila devoti salirono al colle benedetto.
Venne inviato al S. Padre un ragguaglio ufficiale di quanto
s'era fatto, ed anche Don Rua gli fece avere una privata rela-
zione a mezzo di un segretario particolare di Sua Santità. E
il Sommo Pontefice, mentre faceva giungere a lui per lo stesso
tramite l'assicurazione della gioia che gli aveva procurato,
con un'altra lettera al Card. Svampa manifestava tutta la
sua letizia per l'esito del Congresso.
I1 Servo di Dio, dopo una- breve fermata a Modena -
dove il 27 aprile tenne conferenza nella chiesa di S. Carlo,
visitò i locali destinati per il collegio salesiano, ed ebbe il
piacere di salutare gli alunni della Casa S. Giuseppe, i futuri
nostri alunni - rientrava nellJOratorio, e si affrettava a co-
municare ai confratelli le impressioni di Bologna:
<<Losplendido risultato del Congresso ci renda ognor più cara
la Pia Società, a cui Iddio per tratto di sua singolare misericordia
ci ha chiamati. Se già per mille prove sapevamo che Iddio bene-
dice e protegge in modo speciale l'Istituto a cui apparteniamo,
questo Congresso vaiga a rendercene ognor più persuasi e ci sproni
a sempre meglio meritare i celesti favori*.
E perchè il santo invito non rimanesse lettera morta, ve-
niva a questi rilievi: « Vi confesso, carissimi Figli in G. C,, che
fui coperto di confm'one nel veder qual alta stima si abbia ovunque
da' poveri Salesiani. Essi furono rappresentati al Congresso quali
modelli di religiosi, come ardenti di santo zelo per la salvezza delle
anime, come valenti maestri neli'arte dz@ilissima di educare la
gioventù, nell'informarla alla pietà. Più vivo divenne in molti
Vescovi e Cooperatori il desiderio di veder sorgere nelle loro
città Istituti Salesiani, ripromettendosi da loro veri miracoli
per la rigenerazione della odierna società... V e ne scongiuro,
uniamoci tutti per sostenere l'onore della nostra Pia Società, VI-
VIAMO DELLO SPIRITO DI DON BOSCO E RAPPRESENTIAMOLO
MEGLIO CHE PER NOI SI POSSA OVUNQUE ABBIA A CONDURCI LA
MANO DI DIO... n.
Egli viveva davvero dello spirito di Don Bosco, vivendo
continuamente unito a Dio. Ecco le impressioni che lascib
in chi-lo vide intimamente anche durante il Congresso. ci Ogni

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300
IV - Successove di Don Bosco - Primo decennio
volta che egli venne a Bologna - attesta la marchesa Prudenza
Boschi vedova Ricci Curbastro - soleva visitare la veneranda
mia zia materna, Teodolinda Pilati vedova Donini. E questa,
sapendo di farmi cosa più che gradita, ci chiamava a vicini
per riverirlo e riceverne la benedizione. Ma in verun altro
incontro come nell'aprile 1895, epoca trionfale del Io Congresso
Internazionale Salesiano, mi fu dato di osservare con tutto
l'agio Don Michele Rua. In quei giorni egli fu ospite della
sollodata mia zia, e per essere le nostre case liniitrofe e tra loro
comunicanti, si assise anche alla nostra mensa, dove presiedeva
l'ottuagenario mio padre, marchese Antonio Boschi.
I> Così, avendolo di continuo sott'occhio, sia nelle sede del
Congresso che fra le pareti domestiche, potei ammirarne le
virtù, congiunte a tanta soavità di tratto.
I) Lo si vedeva assorto in Dio nelle azioni più sante come
nelle comuni; e questo però non gl'impediva di fare, conver-
sando, argute e piacevoli osservazioni, come di accogliere con
l'usata serenità qualsiasi, anche il più umile visitatore. Trascor-
rendo per le nostre stanze, lo udiva con le parole dei salmi invo-
care su gli abitatori di quelle la pace e l'assistenza dei Santi
Angioli; e così per soddisfare la pietà del nostro buon padre
accondiscese, nel turbinio di quei giorni, di celebrare un mat-
tino la Santa Messa nella privata Cappellina di lui. Ricordo
anche, che presa da un entusiasmo facile a comprendersi in
una madre di numerosa famiglia, importunavo l'ottima zia per
ottenere l'assenso di assistere tutti, p,adroni e domestici, nell'ora
più tarda della sera all'ultima benedizione di Don Rua, e come
questi posasse le mani sul capo innocente dell'ultima nostra
fanciullina, levando al cielo i poveri occhi arrossati e stanchi.
I1 prof. D. G. B. Francesia, che gli era compagno, sa quali
giornate faticose e piene fossero quelle per il Servo di Dio, e
quale virtù potea supporsi nell'inalterabile serenità di Lui.
Avrei baciato, potendo, le orme de' suoi piedi, tanto mi sentiva
certa ch'egli era un Santo! Ecco quanto posso dire come testi-
monio oculare di quei fortunatissimi giorni)).
« I2 Szgaore intanto - diceva Don Rua - wa frammischian-
do per i suoi servi le tribolazioni colle consolaxioni», e le con-
solazioni con le tribolazioni.
fX - Il rgran trionfo ii
3O'
In maggio, cessava di vivere nell'oratorio l'economo gene-
rale della Società, Don Antonio Sala, sotto la cui direzione,
oltre vari collegi aperti in Italia e all'Estero, erano sorti il bel
San Giovanni Evangelista in Torino, il Sacro Cuore di Gesù
in Roma, il mausoleo sulla tomba di Don Bosco in Valsaiice,
e s'erano comp&ti i restauri e le decorazioni di Maria Ausi-
liatrice in Valdocco. Mite di carattere e di una rettitudine e
semplicità esemplare, il caro Don Sala non risparmiò fatiche
per compiere gli interessi dell'istituto, anche con detrimento
della sua sanità... Da oltre un anno lo andava affliggendo
una dolorosa malattia al cuore, ma lavorò h o all'ultimo; e il
22 maggio era sepolto nella cappella da lui eretta nel campo-
santo per i Salesiani.
Il giorno dopo si compiva una solenne cerimonia nel San-
tuario. I1 Santo Padre aveva nominato Vicario Apostolico di
Mendez e Qualaquiza e nel Concistoro Segreto del 18 marzo
preconizzato Vescovo titolare di Colonia nell'Armenia, Don
Giacomo Costamagna, che il 23 maggio, vigilia della solennità
dell'Ascensione, riceveva la consacrazione episcopale dell'Arci-
vescovo di Torino, assistito da Mons. Leto e Mons. Bertagna.
Appena tornò in sagrestia, Don Rua tentò di baciargli la mano,
e il nuovo Vescovo, gettategli le braccia al collo, l'abbracciò
e baciò devotamente, mentre abbondanti lacrime scorrevano
dai loro occhi.
Dal 9 al 13 settembre si tenne a Torino il XIIIO Congresso
Cattolico Italiano nella chiesa di S. Giovanni Evangelista e
nell'annesso istituto salesiano;e il Presidente Generale dellJOpera
dei Congressi Cattolici, il comm. Giovanni Paganuzzi, in una
lettera a Don Rua, diceva che era «riuscito in modo superiore
a tutti gli altri dodici Congressi che l'avevano preceduto I),
ed essendovi convenuti anche molti direttori diocesani, decu-
rioni e zelatori dei Cooperatori, Don Rua li invitava a Valsalice.
Circa duecento furono quelli che vi accorsero; ed egli racco-
mandò loro di sostenere le Opere e Missioni Salesiane, e ricopiare
ed estendere in mezzo alla società lo zelo e lo spirito di Don
Bosco, specialmente a salwexxa della giowentù.
Il 7 ottobre si rendeva omaggio alla memoria dell'angelico
alunno di Don Bosco, il Venerabile Domenico Savio, in Mon-

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302
IV - Successore di Don Bosco - Primo decennio
donio, inaugurando una lapide sulla casa dalla quale era
volato al cielo. Vari Eminentissimi Cardinali inviavano splen-
dide adesioni; e Mons. Giacomo Della Chiesa (il futuro Bene-
detto XV), che dal labbro della mamma aveva ascoltato nella
sua giovinezza la lettura della vita che ne aveva scritto Don
Bosco, a nome del Card. Rampolla del Tindaro comunicava
che il Santo Padre inviava l'implorata benediione (iaugurando
che la memoria del pio giovane Savio, tanto stimato da Don Bosco,
valga a sempre più promaveve nei giovani degli Oratori Salesiani
l'amore alle virtù cristiane >>.
I131 ottobre il Servo di Dio ebbe l'intima gioia di dar l'addio
a 107 missionari, 87 Salesiani e 20 Figlie di Maria Ausiliatrice,
che partivano alla volta del Messico, della Venezuela, dell'Equa-
tore, della Bolivia, del Perù, del Chilì, dell'Argentina, dellJUru-
guay, del Brasile, della Terra del Fuoco, dell'Algeria, della
Tunisia, e della Palestina. Era la spedizione più numerosa che
si compiva dacchè si erano iniziate le Missioni Salesiane. Volle
celebrare per i partenti nella cappella di Don Bosco e: " Ri-
cordate sempre - diceva Ioro - il DA M I H I A N I ~ Cno;n cevcate
mai denaro; ovunque andiate, siate sempre i buoni $gli di Don
Bosco!,,. E il Signore sani e salvi li conduceva tutti al campo
di lavoro e nello stesso tempo giungevano lettere che ci assicu-
ravano che nulla avevano sofferto i nostri missionari durante
la rivoluzione scoppiata nel Perù, nella Colombia e nell'Equatore.
(1 M a con questi $ori - ripeteva Don Rua - dovevano essere
intrecciate pungentissime spine... ».
E un'altra spina pungentissima fu la catastrofe ferroviaria
avvenuta il 5 novembre presso Juiz de Fora nel Brasile. Mons.
Lasagna, dopo aver predicato una missione a Guaratinguetà,
partiva col Segretario e Don Zanchetta ed altri quattro sale-
siani ed otto suore, accompagnate da una buona signora, in
un carozzone speciale, messo a sua disposizione dal Governo,
per recarsi a fondare una scuola agricola a Cachoeira do Campo,
un collegio femminile ad Ouro Preto, e un altro a Ponte Nova.
Alle quindici giungevano a Juiz de Fora, quand'ecco avanzarsi
sullo stesso binario un treno merci; un cozzo tremendo sfa-
scia e riduce in pezzi le macchine. il vagone postale si spro-
fonda nel carrozzone dove si trovavano i nostri e frantu-
IX - Il «gran trionfo »
303
ma il primo scompartimento nel quale viaggiavano le suore e
i1 secondo dov'era Monsignore col segretario; e Monsignore,
il segretario Don Bernardino Villaamil, quattro suore, ed un
fuochista, vennero sfracellati!
Quando il Sqvo di Dio ebbe il telegramma che gli recava
la notizia, si vestì in volto di serietà profonda, alzò gli occhi al
cielo, li chiuse, incrociò le mani, stette un po' pensieroso e
poi, essendo circondato da molti chierici, a voce alta esclamò:
- Dominus dedit, Dominus ahstulit; sit nomen Domini bene-
dictum!...
Un'altra spina veniva a trafiggerlo subito dopo i funerali
di trigesima di Mons Lasagna e compagni.
I1 caro Don Unia, che con tanta carità si era dedicato al-
l'assistenza dei lebbrosi di Agua de Dios in Colombia, era
tornato generosamente tra quei miseri, che lo chiamavano
l'amico dolcissimo, il padre amantissimo, il loro augelo custode.
Ricaduto infermo per intossicazione uremica, prodotta da nefrite
interstiziale, che lo ridusse agli estremi, fu invitato a tornar
in Italia, e tornò in discrete condizioni di salute. Giunto a
Torino il 3 dicembre, assistè al funerale per le vittime del di-
sastro brasiliano, la vigilia dell'Immacolata non potè più cele-
brare, e il 9 dicembre passava all'eternità!
(iI1 1895- scriveva Don Rua - fu una continua alterna-
tiva di avvenimenti or lieti or tristi per la nostra Pia Società.
Mai infatti non s'erano aperte tante case; mai non s'era fatta
così numerosa spedizione di missionari, mai non si era veduto
sì splendido trionfo per le Opere di Don Bosco, quale s'ebbe
a vedere nel Congresso Salesiano di Bologna; mai non avevano
proceduto sì alacremente i lavori per la Causa di Don Bosco.
Venne poi a porre il colmo alla nostra gioia la consacrazione
del terzo Vescovo Salesiano. Ma ohimè! Questi giorni così
giocondi dovevano essere alternati da altri ben tristi. La tragica
morte di Don Dalmazzo, la malattia e poi la morte di Don An-
tonio Sala, i1 disastro del Brasile, che insieme col nostro caris-
simo Monsignor Lasagna ci rapiva altri cinque Missionari,
la perdita di Don Unia, quando noi lo credevamo fuor di peri-
colo... E tutto questo in un anno solo!...)).

18.4 Page 174

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18.5 Page 175

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X - Nuove meraviglie
305
mezzo pz'h viwa divenisse ogni giorno la nostra Jiducia nella sua
Provvidenza D.
Ed (1 ora è tempo-scriveva ai Salesiani-di mostrarcz'uomini
provetti ed addestrati alle varie vicende della vita religiosa. Co-
munque volganol e nostre sorti, siano prospere ed avverse le cose
nostre, a noi tocca sottometterci in tutto alla divina volontà, inchi-
narci dinanzi agli imperscrutabili giudizi di Dio, rimana feimi
e f m e n t i nel suo santo servizio, ripetendo la parola di Giobbe:
SIT NOMEN DOMINI BENEDICTUM! )).
Sempre unito a Dio e coll'abbandono pih devoto nelle
sue bracci , egli andava innanzi tranquillo, facendo del bene
i di Don Bosco
siliatrice invocata
egnalati, e l'eco di
iavano i devoti.
1 chierico Gaetano
glia nella più grande
morte di una persona sarebbe stata
nostra rovina. Ricordandomi dell'efficacia delle preghiere
v.mo sig. Don Rua
candolo che facesse innalzare preci
Ausiliatrice per impetrare la guari-
ne di quella persona, ed a me e alla mia famiglia pazienza
gio. Si cominciò adunque insieme una novena alla Ver-
23 luglio [1896], giorno in cui l'ammalato era stato di-
estremi. E viva Maria! il giorno seguente
- scriveva Anna Barlò di Acireale -
h&pregava, ma invano. Un giorno [dello stesso anno 18961
i rivolsi alla Madonna Ausiliatrice, ed
a lettera al sig. Don Rua per dar prin-
una novena. Oh! potenza di Maria!Quello stesso giorno
o si dava principio alla novena, pro-
azia mi venne concessa...)).
nedette dal Servo n di Dio avevano
a mia sorella Michelina - attestava
oli - cadde gravemente ammalata

18.6 Page 176

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306
- - IV Successoue di Don Bosco Primo decennio
per tifo, bronchite e ~olrnonitedoppia; e il male, non os
l'assidua e diligente cura del medico, andava di giorno in gi
terribilmente progredendo, tanto che egli, temendone un e
infelice, mi consigliò a farle amministrare i conforti di
Santa Religione; e così fu fatto. Grave era il mio cor
ed incontanente mi rivolsi alla celeste Ausiliatrice pregan
a non voler permettere la catastrofe; e a tal effetto pregai e fec
pregare, ponendo al capezzale della sorella una medagli
Maria SS. Ausiliatrice, benedetta dal sig. Don Rua. Oh potei
di Maria! dopo pochissime ore l'ammalata incominciò a mi
rare sensibilmente B, e giungeva a piena guarigione.
Nello stesso anno, la maestra Adele Trincheri, ved
babbo, colto da terribile colica epatica, soffrire giorno e notte
in modo spaventoso - gli si era orribilmente ingrossato il
fegato, e venne colto anche da febbre e terribile emorragia-
non sapendo in qual modo vederlo guarito, scrisse al Servo
di Dio pregandolo a volerle mandare una medaglia di Maria
Ausiliatrice. I1 Servo di Dio fece spedire la medaglia che fu
messa al collo dell'infermo, e questi subito prese a migliorare
ed anche la febbre, che sembrava invincibile, lo lasciò del tutto.
Nè mancava, come Don Bosco, di recarsi al letto degli
ammalati, quando n'era richiesto, e di operare le stesse meravi-
glie. Da circa un anno il cav. Giuseppe Torrero era tormentato
da dolorosa malattia. Don Rua andò a visitarlo, gli diede
la benedizione di Maria Ausiliatrice, gli promise che avrebbe
pregato e fatto pregare per la sua guarigione; e guarì per-
fettamente.
Antonio Marchis di Torino, nell'estate del 1896, affetto
da terribile nefrite, si sentiva in fin di vita. Valenti professori,
chiamati al suo capezzale, gli ~rodigavanocure indefesse ed
amorevoli: ma il male si ribellava alla scienza, e purtroppo il
povero sofferente già leggeva sul volto dei suoi cari il timore
di perderlo. Una notte che il male faceva cmdeie strazio del-
l'indebolito suo corpo, si rivolse fiducioso a Maria Ausiliatrice,
e dal profondo del cuore la supplicò a porgergli il potente suo
aiuto. 11 giorno dopo era assopito comc in Ictargo, quando
fu annunziata la visita di Don Rua, il quale, conosciuto il tri
caso, aveva voluto recarsi al letto del malato per imparti
X - Nuove meuaviglie
nedizione. Da quell'istante gli cessarono le sofferenze e
una settimana lasciava il letto; e Don Rua tornò a visi-
e, vistolo in piedi, gli augurava di poter presto recarsi a
re Maria Ausiliatrice;e al termine della seconda novena,
signore scendeva a Valdocco a render grazie alla
e saliva a Valsalice a pregare sulla tomba di
e giorno per giorno, o almeno anno per anno, si fosse te-
o conto di quanto accadeva di singolare attorno al Servo di
Dio, si dovrebbero dedicare molte e molte pagine per narrare
coteste meraviglie. Giovani e vecchi, nobili e popolani, comu-
nità e interi paesi, fiduciosi, ricorrevano a lui, invocando
la sua benedizione e le sue preghiere, ed erano consolati.
Torniamo a rilevare la sua attività edificante.
Sul principio del 1896 era nella Casa Madre delle Figlie
di Maria Ausiliatrice a Nizza Monferrato.
<iDa otto giorni - attesta Suor Maria Bolla - per causa
di grave malattia, era inchiodata nel letto, immobile, senza
poter prendere cibo di sorta, con febbre continua a 40 gradi.
Don Rua dalla casa-madre di Nizza Monferrato venne al no-
viziato per benedire la statua di S. Giuseppe, che doveva esser
il patrono di questa casa;..... e volle che tutte le novizie,
sane ed ammalate, fossero presenti; e parecchie, ammalate
leggermente, s'alzarono. Ci mancava ancor io per completare
il numero. Don Rua chiese se v'erano tutte. Madre Maestra,
Suor Ottavia Bussolino, disse che ne mancava una, perchè
malata gravemente. Don Rua rispose che neppur questa do-
veva mancare. Subito vennero da me, a nome di Don Rua,
due novizie dicendomi d'aver fede e d'alzarmi. Mi vestirono
ed accompagnata da loro scesi giù sino al corridoio. Ristetti
un momento, e mi sentii svenire. I1 direttore Don Marenco
comandò di accompagnarmi a letto. Pochi minuti dopo vidi
vicino al mio letto l'amato Padre Don Rua insieme con Madre
Vicaria. Io, con un fil di voce, mi feci coraggio a chiedergli
-il permesso di lasciarmi domandare a Dio la grazia di morire.
Oh/ no, nol disse sorridendo l'amato Padre, voi non dovete
morire, ma guarire, per lavorare tanto nella Congregazione;
- e così dicendo m'impartì la benedizione. All'istante la feb-

18.7 Page 177

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- 308 IV Successore di Don Bosco - Primo decennio
bre cessò, e il miglioramento fulrepentino. DOPO u
giorni con stupore e meraviglia di tutte le superiore e le
ripresi le primiere mie forze. Mi diedi subito al lavor
d'allora non cessai più di lavorare)). Suor M
fermava la piena guarigione nel 1930.
»Al noviziato benedisse la nuova statua
rivolse un fervoroso discorso nel quale
devozione del Santo...)). Una mattina celebrò nella cappe
e ((giunto il tempo della Santa Comunione, - narra s
Angiolina Boffa - io vi andai delle prime e, me
chiata attendeva il momento per prendere posto alla bal
volgendo 10 sguardo al volto patito del nostro venerato
vidi una mosca che con insistenza stava posata su
occhi, già alquanto malati. Dissi pertanto a me stessa: -
Rua ha uno spirito di mortificazione non comune; dicono
sia un santo ed io lo credo, e voglio perciò vedere
si lascerà tormentare da quella mosca. - E, fissa C
nel suo volto, seguiva tutti i movimenti di quell'insetto. Le suo
comunicande superavano il numero di 150, per
al colle di S. Giuseppe oltre le reverende Superiore anc
parecchie suore professe di Casa Madre. I1 venerato Don R
-- continuava a distribuire la S. Comii.n.io.n-e-- er-i A- A-. -"L*- u
time e la mosca importuna era sempre là, fissa su quel pover
occhio, intenta a continuare la sua opera di lento supplizio;
e l'amato Padre, non fece gesto, mosse ciglio, per liberarsi
da quel noioso insetto. Io provava per lui un senso d'irritazione
dolorosa, ma nel tempo stesso aumentava nell'anima la stima
verso il nostro venerato Superiore, il quale aveva saputo sop-
portare impassibile per oltre venti minuti quel prurito tormen-
toso)); e continuò a sopportarlo, possiam dire, tutta la vita!
I1 15 marzo assistè alla posa della prima pietra della chiesa
di Maria Ausiliatrice in Chieri; quattro giorni dopo ad ugual
- -- - cerimonia per quella di Maria Ausiliatrice i-n- - - -Noli-n.vn. i 1 t> n - ~ i l -
inaugurava ~ ' ~ i a t o rfieostivo in locale offerto dal Conte Cauori
a v&nale Monfenato; la seconda domenica di Pasqua presi+
deva la prima adunanza regionale dei Cooperatori della Liguria
nella sala Sivori a Genova, in omaggio ai voti del 10 Congresso
Salesiano Internazionale; e il IO maggio ad Intra teneva confe-
X - Nuove meraviglie
anche ai Cooperatori di Torino la vigilia della so-
a Ausiliatrice: e Maria Santtksima fu l'aiuto del
e e continua ad essere l'aiuto da' suoi figli)). E strappb
di commozione, quando disse delle terribili prove
ali erano stati sottoposti i nuovi arrivati alla Bolivia,
io di gente maligna che aveva scaricato vari mo-
o l'oratorio festivo e che allora si trovavan privi di
ati in salute. Anche i missionari dell'Equatore
essi a dura prova nella rivoluzione antireligiosa SCOp-
anno innanzi, per la quale erano già stati espulsi vari
iosi; e più travagliati erano quelli della Terra
oca, circondati da centinaia di selvaggi cui dovevano
&re ogni cosa, vitto, vestiario, alloggio, mentre, stante
economiche generali, si trovavano senza mezzi. E colle
ime agli occhi, chiedeva ai Cooperatori una duplice cari*.
ità delle preghiere e la carità delle elemosine.
a sua attività era prodigiosa.
10 giugno, a Milano, presiedeva un'adunanza gene-
del Comitato Salesiano, in via Commenda, per solleci-
la costruzione del nuovo istituto presso la via Galvani,
centrale. Vi si recò anche il Card. perrari,
io disse tutta la sua riconoscenza per ]'inte-
ressamento dimostrato per le opere salesiane, specie a favore
delt'iniziato edifizio.
I1 2, insieme col nuovo economo generale Don Rocca,
prosegui per Verona. Osseqniò il Card. di Canossa; e nei pome-
riggio, presente Mons. Bacilieri, Vescovo coadiutore, parlò
ai Cooperatori dei trionfi di Maria Ausiliatrice, specialmente
in rapporto alllOpera di Don Bosco; e rievocando la prodigiosa
erezione del Santuario di Valdocco, lodava i Veronesi che
avevano già manifestato tanta generosità a favore dell'opera
Salesiana; ed (1 è necessario - diceva - alzare nn'altra ala di
fabbricato per accogliere nuovi alunni ed avviarli alle arti e me-
sti&, e non m p e t t e r a o ad innalzare la fabbrica quando avremo i
daari; no, la fabbrica s'inixierà, e la Madonna penserà a far
veniriel daaro; e i buoni Veronesi provwanno che a' denari Posti
inmano a Maria Santissima Am'liatrice svn ben collocati e&t-
t a n ~un cospicu~intevesse! u.

18.8 Page 178

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310
- IV - Successore di Don Bosco Pri
Nell'uscir di chiesa fu una ressa d>'
tutti dirgli una parola e riceverne la
La mattina del 5 partiva alla volt
Cooperatori nella chiesa di S. Gaet
rassegna dello sviluppo delle Opere di
in America.
Da Vicenza prosegui per Este, q
e di là si portò a Roma; e scese a caWt
giugno assistè alla posa della prima pietr
salesiana, fra l'entusiasmo generale,
Tornato a Roma, il 17, insieme col pro
Don Cagliero e i 400 alunni dell'Ospizio de
dava a Genzano, e, celebrata la Santa Messa ne
pella, assistito dall'Arciprete e dal clero secol
procedette alla benedizione della nuova casa, perco
dai' sotterranei ai terrazzo; e poco dopo, circondato
le autorità cittadine e dal fior fiore della cittadinanza,
gli animi con parole sacerdotali, schiettamente pate
11 suo ritorno a Torino fu accoltcj con la p
stazione di giubilo, seguito dalle annuali dimostrazio
riconoscenza, cui presero parte
le case salesiane della città e d i
con le
quelle
driap,spraensentanze
glizzo e d'Ivrea, anche gli operai cattolici di s
di cui era Presidente onorario, ed alcuni memb .
Operaio Cattolico d'Almagro di Buenos ~ i ~ ~ ~ ,
affettuosi indirizzi.
Dal 23 al 24 settembre, a Valsalice si tenne il secondo
vegno dei Direttori diocesani dei Cooperatori. I1 Servo di
circondato dai membri del Consiglio Superiore della Socie
rilevò i vantaggi prodotti dal I O Convegno, cioè una migliore
organizzazione dei Cooperatori in Italia e all'Estero, I'istitu-
zione
nanze
degli Zelatori e delle Zelatrici,
regionali e soprattutto il buon
eisl ibtouodneleCsiotongdrievsas.or.i.eIn-nt-de-irl--
nazionale di Bologna.
I1 timore, manifestato alla conferenza tenuta la vigilia di
Maria Ausiliatrice, circa la sorte dei missionari dell'Equatore,
era divenuto una realtà. La notte del 23 al 24 agosto, verso
le undici, una pattuglia armata entrava nella casa di Quito, e
X - Nuoue merauiglie
arti, conduceva tutti i sacerdoti al pa-
c c u s ~di i favorire i nemici del partito rivo-
rotestarono la loro innocenza assoluta.
un chierico, scortati dai soldati, furono
blica; e per venticinque. gCiorni e venticinque
vergini foreste, sentieri impraticabili, fiumi
profondi, soffrendo ogni genere di pati-
re ai confini, e d entrare in territorio
a, dove poco dopo li seguivano i sale-
yatoriane. Uno di questi, Don Giovanni
ccombeva ai disagi, morendo nell'ospedale di
ie giungevano al Servo di Dio insieme con
la morte di Don Francesco Agosta, perito nelle acque
uen in Patagonia, mentre le attraversava per recarsi
d erano i giorni, in cui si preparava la
di altri missionari!
ottobre partiva un drappello di Salesiani per la Spagna
ogallo, -dopo d>averdate privatamente l'addio ai con-
e ai superiori e ricevuto paterni consigli nella cappella
B ~ p~arecc~~iann~i Lisb,ona desiderava i Salesiani.
m. del mese vi fu la desiderata partenza d'altri cinquan-
issionari destinati a compiere due fondazioni in Africa,
~ l ~ $ ~~~ i pt~ert g~li~emigdrati i~talianii e' al~Capo di
Speranza, ad aprire una casa di assistenza Per gli
.-a- S. Francesco di California, a sviluppare la . . .
Missione di S. Martin in Colombia, dove lavoravano fin dal
principio dell'anno due dei nostri, e al Venezuela, all'uruguay,
al Paraguay, all'Argentina, alla Patagonia.
I1 3 novembre ricorreva una data particolarmente cara per
- i figli e gli amici di Don Bosco.
Fu il 3 novembre del 1846 ricordava il Servo di Dio -
che il nostro indimenticabile Padre e Fondatore... risanato da
gravissima malattia, partiva dalla casa paterna dei Becchi con
la venerata Mamma Margherita e giungeva a stabilirsi in Val-
docco, in umile casa d'affitto, situata ove oggi sorge il fabbricato
centrale dell'Oratorion; e Don Rua esortava i nostri a ricor-
dare la data ~in~uantenaria(C con particolare riconoscenza

18.9 Page 179

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312
- I V - Successore di Don Bosco Primo decennio
a Dio e a Maria Santissima)). All'Oratorio di Valdocco, dal
15 al 17 novembre si celebrò nel Santuario di Maria Ausi-
liatrice un solennissimo triduo di Sacre Quarant'Ore, e fu in
vero l'inno più bello di sentita riconoscenza al Divin Salvatore
che, nella sua provvidenza ineffabile, appariva a Don Bosco
ancor fanciullo insieme con la Vergine sua Madre, additandogli
la missione che l'attendeva.
L'avvocato Carlo Bianchetti commemorava, in teatro, la
data memoranda:
u O bumia Margherita, dovevi pz~ressere spettacolo a vederti
in quella brulla sera del 3 novembre 1846, 'quando, fra gli alberi
denudati,fra le prime brezze invernali e le nebbie della vicine Dora,
T u , nelle tue misere lane contadinesche, erravi fra queste plaghe
in cerca d'asilo con quel tuo amar d i figliuolo. Un figliuolo, di nome
Giovanni, giù sacerdote, che fresco appena di crude1 malattia,
tremebondo più per la madre sua che per se stesso, sentiva tuttavia
accendevsi i lunzi al solo pensievo de' suoi cari birichini dell'ora-
tovio. Ella zm canestro di bianchevia, egli aveva un breviario; ma
q w l canestro era per quella il simbolo della povertà, come quel bre-
viario era per lui la sintesi della filosofia cristiana.
QuelZe due sante creature ebbero stanza i n questo recinto...,
e su queste zolle giù imporporate del sangue dei martiri, posero una
radice si poderosa e resistente, che non vi è zappa o piccone che
la potrà svellere. I l granello cresciuto sotto la mano di Dio è mmai
divenuto il grande sicomoro, che distende le s u braccia dall'uno
all'altro polo, braccia nelle quali ha corso e scorre un sangue gene-
roso, come nelle menti direttive albergarono ed albergano le più
fewee volontù. L a preghiera d i una madre e Pattivitù potente del
suo figliuolo hanno bastato adunque a porre la base fondamentale
... d i %no smisz~ratoedz$xio, al quale veramente han posto mano e
cielo e tewa, opera d i poema degnissima e d i stooia D.
Durante il trattenimento gli evviva a D a Bosco e a Don Rua
s'intrecciarono numerosi alle più cordiali invocazioni d'ogni
benedizione ai benefattori dell'opera.
In tine disse brevi parole Don Rua. Ricordò con manifesta
commozione i primordi dell'Oratorio nel 1846, dei quali era
stato testimone, e nel meraviglioso sviluppo additava una prova
eloquente dell'assistenza divin*,
TUTTO A TUTTI!...
1897.
- r Se non ho la caritd, sono nulla n. Insiste sul dovere di aiutare gli
- ispettori, praticare l'economia e pronovere vocazioni Comanica
il compimmto del Processo dell'Ordinario per la Causa di Don
- Bosco. - A Bologna assiste alla posa della ptima pietra del nuovo
Istituto. - Per la diffusz'one della buona stampa. Una lettera di
Leone X I I I . - Inaugurazione dell'lstituto di Milano. - A Roma.
- « I l novello Eliseo è Don Rua!».- Nel X X V dell'lstituto delle
- Figlie di Maria Ausìliatrice. - A Novara. - A Lione. - Nuovi
mirsEonari. - Nelle Romagrne. - Nuove spine. Morte del Servo di
Dio Don Beltrami.
Come son vere e come son belle le parole che si leggono
al capo terzo dell'lmitazione di Cristo: (I GRANDE È DAVVERO
COLUI, CHE POSSIEDE CARITA GRANDE! t); sono il più bel commento
di quelle di San Paolo: (I SE NON HO LA CARITA, SONO NULLA! I).
E grande, per non dire insuperabile, era la carità di Don Rua.
Sino alla fin di gennaio, si può dire, quando si trovava
all'Oratorio, era assediato da tanti cooperatori che volevano per-
sonalmente consegnargli le loro offerte, e doveva pure ogni
giorno consacrar molte ore solo a rispondere di sua mano a
quelli che glie Savevano inviate per posta (perchè a quanti co-
nosceva personalmente e a tutti quelli che inviavano un'offerta
graziosa, soleva mostrar così la sua riconoscenza), che il lavoro
gli diventwa così grave ed assillante, che ogni al$ra tempra

18.10 Page 180

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- 314 IV Successore di Don Bosco - Primo deceznio
non avrebbe potuto resistere. E ciò nonostante le condizi
ormai stabilmente dolorose dei suoi occhi.
Ma il Signore era sempre con lui. <Ii1 giovane Giova
Scardo di Lonigo Veneto - attestava Luisa ~ a n ~-~ ~ i ~ i
chiamato alle armi in Torino nel mese di gemaio [1897j. 11
giorno 15 dello stesso mese, mentre faceva esercizi cogli
altri militari, gli cadde il fucile di mano e svenne. di^-
tamente 10 portarono all'ospedale militare, ed i medici, esami-
natolo, constatarono inguaribile la sua malattia, anzi gli diedero
pochi giorni ancora, essendo colpito da endocardite e reuma-
tismo articolare; e gli fecero amministrare i SS. Sacramenti;
era ormai in h di vita. I genitori eran disperati, e manda-
rono a Torino una signora di loro conoscenza, certa Veronica
Parisato, che si portb subito al letto dell'infermo, e vedutolo
in quello stato disse:" Quici vuole un miracolodi Maria SS.&si-
liatrice!,,. Piena di fiducia in Colei ch'è l'Aiuto dei cristiani,
gli Pose al collo una medaglia, e recatasi all'Oratorio di
Bosco, fece fare una novena e celebrare una Messa, indi
il rev.mo sig. Don Rua di mandare la benedizione a quel povero
infermo. Oh prodigio! il giorno stesso, alla vista di tutti i medici
che l'avevano spedito e della suora assistente, il giovane cominciò
a migliorare, ed in pochi giorni si alzò da letto perfettamente
guarito n.
11 31 gemaio, IXn anniversario della morte di Don Bosco,
fermo nel proposito di far fiorire il suo spirito e di dare
uno sviluppo sempre maggiore all'opera, tornava a rivolgere
ai Salesiani due insistenti raccomandazioni; e perchè il nuovo
anno trascorresse ((colmo d'ogni bene e felicità*, si augurava e
Pregava il Signore che venissero accolte generosamente.
11nostro dolcissimo Padre, notava, dopo aver condensato
se i* Poco men di tre paginette quanto di meglio i maestri della
vita spirituale insegnano sull'obbedienza, soggiunge: -
voi eseguirete l'obbediaza nel modo suindicato, &posso
in nome di Dio che passerete in Congvegazioneuna vila tranp'i~a
e felice D.
E le raccomandazioni erano di render facile agli ispet-
tori il 1010 ufficio, aiutandoli anche a nelle cose materiali me-
diante l'economia »,e di promuovere nuove vocazioni.
X I - Tutto a tutti!...
3'5
se (, non si cura i'economia e troppo si concede al ~ Z O S ~ YcOorpo
nel trattamento, nel vestiario, nei viaggi, nelle comodità, come mai
femrorenelle pratiche di pietà? Come esser disposti a p & sa-
che sono inerenti alla vita salesiana? P impossibile ogni
progresso %ellaperfezione, impossibilel'esser verifigli di Don Bosco...
n sei limiti d'una ~ettemnou me1 vietassero, potrei narrarm'
bene spesso le offerteche c i vengono da vari nostri baefattori,
sono il frutto di vere privazioni. Questo pensiero, che io no%posso
alla mente senza sentirmi commosso, ci guidi in ogni
circostanzdaella vita e ci ispiri ovunque una dismeta parsimonia
mobilio, nel vitto, nel vestito, ne' viaggi e simili.
$ F~~~~con
moneta che voi economizzate ci verrà
fatto difornivil pane ad un povwo giovane di più che sarà accolto
nelle nostre case di benefienza; facendo il sacrificio di qualche cosa
non necessaria c~ztrjbuiretea dar alla Chiesa un ministro di P%
alle nostre Missioni un buon operaio, un salvatore a tante anime
i n pericolo di perdersi!...r>.
Insieme con la pratica della povertà tornava a ripetere a
tutti i salesiani, sacerdoti, chierici, coadiutori, di promuovere
vocazioni:
e v o i non farete le nzeraviglie se io vi confesso, che fwmato
altascuola di Don Bosco, non so chiamare vero zelo quello di un
religioso o d'un sacerdote, il pale si tenesse pago d'istruire ed edu-
care i giovani del suo istituto o della sua ~ c ~ o lea ,non cwcasse
d'avujme verso il Santuario quelli in cui scorgonsi segni di vota-
zione e che sogliono essere i migliori... *.
rn fine dava la lieta notizia che nella Curia Arcivescovile
di Torino spera ultimato (ti1 Processo 1rIformativo intorno alla
vita e &tu del nostro buon Padre Don Bosco. Preghiamo con
maggior fervore affinche la sua Causa possa continuare a Pro-
cedere con alacrità... ».
L'anno avanti non aveva fatto nessun viaggio all'Estero,
nel 1897 si porto privatamente in Francia per alcuni giorni,
e nemmeno nel 1898 si mosse... Perchè? Noi siam d'avviso che
l'entusiasmo coi quate veniva accolto in ogni parte 10 turbasse
assai, e ad ogni costo volle passare quei tre anni che precedet-
tero la sua rielezione a Rettor Maggiore, nel n a ~ c o n d i i t o .
Fece piccoli viaggi in Italia, ma pur questi quasi nascostamente.

19 Pages 181-190

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19.1 Page 181

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316 IV - Successore di Don Bosco - Primo decennio
La sera del 20 febbraio giungeva a Bologna per assistere
alla posa della prima pietra del nuovo Istituto salesiano; e
l'indomani tenne conferenza nella parrocchia della Trinità, alla
presenza del Cardinale e di Mons. Zoccoli e Monsignor Bo-
naiuti. Era domenica, e prendendo lo spunto dal Vangelo, (1 la
parabola del Seminatore i),diceva che il miglior terreno, capace
di produrre frutti bzmni ed abbondanti, era il cuore dei giovani,
il cuore dei fanciulli, perchè si lascia coltivare come si vuole; e
se è coltivato bene, produce frutti abbondanti di bontà e di virtù,
mentre se è coltivato male, non dà che triboli e spine. a Io, quindi,
o cari Bolognesi, debbo indirizzare a voi i miei complimenti
ed in pari tempo i miei ringraziamenti, poichè vedo che a Bo-
logna si sa stimare la gioventù e si vuoi gettare in questo ter-
reno fertile il buon seme... o.
I1 22 ebbe luogo la cerimonia in una vasta area fuori Porta
Galliera, con grande a u e n z a di popolo e di magistrati e nobili
persone, che ammiravano il bel disegno delf'erigendo istituto
e dell'anuessa chiesa, in stile romanico bizantino, preparato
dall'arch. Collamarini. I1 Card. Svampa, prima di compiere il
sacro rito, dopo aver rilevato come il fondamento morale
del nuovo istituto salesiano di Bologna fosse stato posto nel-
l'aprile del 1895 al Congresso Salesiano, e che avendo i Sale-
siani già iniziata l'opera loro a San Cariino a vantaggio d'oltre
seicento fanciulli bisognava pensare al suo sviluppo: Finchd
Gesù Cristo - esclamava - non rientri nelle o&ine, nelle scuole,
nelle istituzioni, nei costumi, negli animi, insomma in tutte le fibre
sociali, è follia sperare onestà di vita, fermezza di carattere, abne-
gazione, carità, eroismo, osservanza dei doveri religiosi, domestici,
sociali. Don Bosco ben comprese questa verità e, senza pompe di
teorie astratte, mosso solo dalla carità e dallo spirito di Gesù Cristo,
<nquesta carità e in questo spirito trovò il segreto di formare gio-
vani alla virtù, e fu il primo educatore non solamente d'Italia,
ma di tutto il mondo civile. E i figli di lui, che raccolsero la preziosa
eredità de suoi esempi, del sru, metodo educativo e delle sue dot-
trine, nell'erigendo Istituto Bolognese cureranno con zelo e con
amore la saggia educazione dei figli del nostro pcrpolo e prepare-
ranno a Bologna una generazione migliore H.
Nel pomeriggio il Comitato adunò il fiore delle dame b9-
XI - Tutto a tutti!..
3t7
lognesi per formar un Comitato femminile pro erigendo Isti-
tuto. Prese per il primo la parola Don Rua; accennò alla parte
importantissima che ebbe la donna in ogni impresa, anche nelle
opere di Don Bosco, ringraziò le signore bolognesi per quanto
avevano fatto per Don Bosco quando era in vita e recentemente
per il Io Congresso Salesiano, e additava il bisogno che si sen-
tiva dell'opera loro. Mons. Carpanelli le pregò per amore di
Gesù, per amore di Don Bosco, per amore della povera gioventù
bolognese, di unirsi in comitato, e la marchesa Zambeccari ne
accettava la presidenza.
I1 1896 in settembre s'era tenuta a Valsalice (1 un'adunanza
tipografico-libraria salesiana D, e il Servo di Dio aveva umi-
liato al Santo Padre vari libri, da noi pubblicati; e Leone XIII
degnavasi rispondergli direttamente:
Diletto Figlio, salute ed Apostolica Benedizione. - Carissimo
C i è tornato il dono dei liln-i, che'C i hai inviati a nome di tutta la
Società cuipresiedi. In ciò abbiam ravvisato uwpegno di riverenza
e di affetto, ed ammirato lo zelo col quale tu e i tuoi confratelli
v i studiate per mezzo della stampa di provvedere all'integrità della
giovinezza, in quinto riguarda la fede ed i costumi. Mentre vi
ringraziamo dei volumi,offerti, vi diamo anche la meritata lode
per così splendida sollecitudine. E perchè Iddio, nella sua volontà,
si degni favorire le vostre intraprese, affettuosissimamente, anche
in segno della nostra partkolare benevolenza,v'impartiamo l'Apo-
stolica Benedizione. Dato a Roma, presso S. Pietro, i l 15 marzo
dell'anno 1897, X X del Nostro Pontificato. - LEONE XIII.
..
Un'altra soavissima consolazione era riservata a Don Rua.
A Milano, grazie all'attività di Don Pasquale Morganti, il Comi-
tato e il Sottocomitato Salesiano in un anno e mezzo avevano
innalzato un'ala del maestoso Istituto per poterlo inaugurare
nelle Feste Centenarie di S. Ambrogio e d accogliervi subito
duecento giovanetti. Ilciclo piìi solenne delle Feste Centenarie
ebbe luogo dal 14 al 17 maggio, e l'inaugurazione dell'Istituto
.iano, che si volle intitolato a S. Ambrogio, si compì dal
Ferrari il 15;Nel pomeriggio vi fu un'adunata indimen-
le alla quale, insieme con il Sindaco e quasi tutte le auto-

19.2 Page 182

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318 IV - Successore di Don Bosc
rità cittadine, intervennero
Eminentissimi Principi di S. C es
il Card. Sarto Patriarca di Venez
quale, ricordando come 1'Eminentis
nel Congresso Salesiano di Bologna es
più sviluppata nella sua Milano l'Op
pensiero ed eccitando l'ilarità di tu
apostoli Pietro e Giovanni che andarono a
Gesù, e nel secondo, che pur correva ma che
raffigurò se stesso, che, pur precor
Cardinal di Milano... che inaugu
a Bologna si era ancora alle fondamenta!...
Al principio di giugno, non sappiamo
certo per qualche importante affare, il Servo
breve gita a Roma, quasi
sempre, con filiale esultanz
9 - compiva i1 600 anno di
quella data gli alunni della s
di musica; ed altri recitarono un dialogo; per s
pertura di altri Oratori festivi in rioni popolari.
Tutti vedevano conle o
santa disinvoltura per far
sovrana la figura di Don Bosco; ma quanti lo conoscevano
vicino non dubitavan di ripetere che in lui continuava a vivere
il Padre. Alla (1 X X V I I I dimostrazione filiale degli antichi allievi
dell'Oratorio Salesiano alla memorie del venerato Padre D a
Bosco ed al 'suo continuatore Don Michele Rua», il parroco
Don Giovanni Giuseppe Perino, ricordava come da tanti cisi
temeva che l'istituzione di Don Bosco, la quale sembrava tutta
impersonata in lui, non gli sarebbe soprawissuta od almeno
avrebbe sofferto gravi incagli alla sua dipartita da questo mondo.
Ma nulla di questo avvenne. Si vede anzi che Don Bosco sembra
continui a tenere il timone della nave salesiana, e dal cielo dia
la mano a Don Rua, il quale da Valdocco ladirige e la spinge al
viaggio faticoso, ma pur veloce e trionfante verso il porto di salute,
ove deporrà tante e tante anime salvate dal naufragioo.
I1 5 agosto 1897 si compivano venticinque anni dacchè
era stato iniziato l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice,
- X I Tutto a tntti!...
3'9
aveva ancora un'approvazione ufficiale dalla Santa
vivovocis waculo, aveva ottenuto da Pio IX
che le nuove religiose rimanessero alla dipen-
iani, come le Figlie della Carità dai
Così si andò avanti fino al 1897 e Per
ora, sebbene non mancassero difficoltà da parte
dinario per lasciarle alla diretta dipendenza dei
Rua, bramoso d'ottenere alle Figlie di Maria Ausi-
una sistemazione regolare, anche in modo straordinario,
per la ricorrenza giubilare al procuratore Don Cagliero
-memoria da far pervenire al Santo Padre circa lo svi-
interno dell'Istituto e il bene da esso raccolto; e il 15
il Card. Rampolla gli rispondeva che Sua Santità aveva
con vera e paterna soddisfazione tali notizie (1 che
di smpre maggior elogio per i l Fondatore, il degno Servo
o, vero Apostolo di can'tài).
agosto Don Rua stesso andò alla Casa Madre; vi arri-
rca le ore 17... Ha poche ore libere per fermarsi, -
e tutte le impiega a vantaggio della Congre-
In agosto e in settembre prese parte, come soleva, ai singoli
corsi di esercizi spirituali, compì le cerimonie delle nuove vesti-
azione, e in ottobre fu pure in altri
con solennissime feste, alle quali pre-
ulciano e Mons. Barone, vescovo di Casale,
o Salesiano di Novara. L'8 si benedissero
campane, il g la chiesa; e nel medesimo giorno il Servo di
io - diceva la Voce di Novara - fece ai Cooperatori « u n
vero rendiconto dell'uso fatto delle beneficenze ricevute. Disse
appunto questo, che cosa egli ha fatto della beneficenza della
signora Pisani in Novara, e che cosa fa nelle altre città delle
beneficenze che altre pie persone affidano alle sue mani. Don
Rua, con quella voce, con quell'aspetto da santo, rubò i cuori
di tutti, e quando discese dal pulpito fu una vera gara per avvi-
cinarlo, baciargli la mano e raccomandarsi alle sue preghiere h.
L'II fu il giorno solenne; fin dal mattino la nuova chiesa

19.3 Page 183

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320
- - TV Successore di Don Bosco Primo decennio
era affollata di devoti e nel pomeriggio si doveva coi .!Se :e
una grandiosa processione, (I ma le autorità non permisero che
il simulacro di Maria passasse trionfalmente per 1%città, che
invocava questa dimostrazione di fede cittadina. Oh! come ben
disse il nostro Vescovo, quando dopo il vespro salito il pulpito,
colle lacrime agli occhi, colle mani tese verso l'altare esclamava:
- vedi, o Vergine, vedi come quella lìbertà che è concessa $con$-
nata al ='zio, è negata a Te, a Te, Regina del Cielo! - Oh! in
quel momento il cuore di tutti lacrimava col cuore del Ve-
. SCOVO!. .11.
11 I 3
andò in Francia, insieme con Don Pagliere,
per visitare le case di formazione e per intrattenersi a Lione
colla direzione generale dell'opera della Propagazione della
Fede. passò tutta la sera in treno, e un porno che aveva un
chierico, diviso in tre, fu la cena!... U n h r a v o signore, com-
mosso, offerse loro un bicchier di vino.
11 30 ottobre diede l'addio ad un drappello' di missionari,
e,
nelle
di compiere la cerimonia
camerette del Santo, <pierchè
nel
-
Santuario, li raccolse
ripeteva - non posso
parlarvi in chiesa con quella familiarità che desidero. Vi radunai
qua, per parlarvi come un padre ai suoi figli. Voi partite per
diverse nazioni; forse mai più vi ritroverete uniti, ed anch'io
non so se potrò rivedervi, e vi do tre appuntamenti.
» ,o Ai piedi dei sacri altari: alla santa Comunione.
)) zo ~i piedi di Maria Am'liatrice, di cui dovete essere i
propagatori della divozione.
» 30 Nel p h e r o e nella memoria del nostro caro Pa
dalla cui camera mortuaria voi partite.
H Con l'essere fedeli a questi tre appuntamenti, io s
che ci ritroveremo poi tutti al grande appuntamen
da Don Bosco, che negli ultimi istanti di sua vita ci
n' aspetta tutti in Paradiso! t>.
~ ~ anchde le Fi~glie d ~i Mariaò Ausiliatrice, che do
partire per le Missioni; e siccome alcune avevano d
i Santi Voti, compì egli stesso la cerimonia, e diede foro
stessi ricordi che aveva dato ai missionari. (1 Partirete, ci
- ricorda una delle presenti - e senza dubbio non p
più riunirci tutti nello stesso luogo SU questa terra
X I - Ti~ttoa tuttg...
321
mente; ma ci riuniremo collo spirito e COI cuore; mediante tre
appuntamenti: ai piedi- di Gesd Sacramentato; nel ~
~
~
di Maria Adliatrice; sulla tomba di Don B ~ ~ ~ ~ .
1) Quindi ci fece posare la testa sul guanciale del letto del
nostro Padre Don Bosco, e ci diede a tutte, come ricordo, una
medaglia del Sacro Cuore e la Vergine del Buon Consiglio, che
le partenti conservarono come reliquia.
') Ma ci disse: - Propagate la divozione alla Madonna, sotto
il titolo di Maria AmIiatrice, perchè questa appunto & la vostra
Alla fin di novembre si portò nelle Romagne, a visitare le
case di Parma, Bologna, Faenza e Lugo. A Bologna restò tre
giorni. 11 3 dicembre era a Faenza; distinti personaggi accor-
sero ad ossequiarlo; ed egli fece visita al Vescovo Mons. cari-
tagalli ed alla famiglia del Conte Cavina, si recò anche al circolo
cattolico, e pregato di lasciare in ricordo una sua fotografia
con un motto scritto di sua mano volle accontentare quei bravi
giovani, apponendo sotto la fotografia che gli venne presentata
le parole di N. Signore: - Quaeriteprimum regnum D& etjusti-
tiam dus, et lzaec omnia a@icientur vobis...
La mattina del 4 parti per Lugo, dove, assistito dai parroci
a città, benedisse la nuova chiesa di quell'Oratorio ed istituto
siano. Nel pomeriggio questa «si gremiva di persone,
scriveva un cooperatore - ansiose di ascoltare dal labbro
$sore di Don Bosco le meraviglie della Prowidenza
0 ennissime anche le funzioni della domenica seguente
art~C0knentecara ia premiazione ai fanciulli dell'Oratorio,
attutto - diceva la relazione - perchè e in essa si potè
ere la simpatica figura di Don Rua e sentire da lui la calda
fficace parola, informata sempre alla vera carità cristiana».
Romagne passò a Legnago. Atteso alla stazione dal
a moltissime persone di Legnago e Porto, venne ac-
at0 all'oratorio aperto di recente, gremito d i popolo,
e un discorso, ascoltato con religiosa attenzione.
nare a Torino, in compagnia di Don Rocca, economo
ce una brevissima visita al nuovo Istituto di Milano:
acile immaginare che descrivere - annotava il

19.4 Page 184

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- 322 , IV Successore di Don
'Bosco - la gioia dei nostri cari giov
volta il loro arnatissimo Padre, la cu
santamente i loro cuori. Tutti avreb
ed avere da lui qualc
mezz'ora riduceva in cene
della Candelara nelI'Isola Dawson e le vaste cas
Salesiani e delle Figlie d
danno d'oltre cento sess
zinco, che non vennero
... tanarsi La notizia giu
tanto, n'era tanto ri
festa di Maria Ausiliatrice, tenendo la conferenza ai Cooperato '
per circa un'ora te& con accento commosso l'elogio del P
store defunto, rievocandone con molti episodi l'alta benev
lenza per le Opere di Don Bosco.
... ... Verso la fine dell'anno altra grave notizia gli' giungeva
dall'America dolorosissima! Sul principio del 1897aveva
raccomandato a tutte le case la pratica dell'economia, una delle
sue continue raccomandazioni ai direttori, ai prefetti, ed ai
confratelli, e proprio di quell'anno gli era comunicato che le
case del Chilì eran gravate di debiti e che una di esse s'awiava
- Trrtto a tutti1..'...
che e presi dei prestiti contro l'abitudine di
sco e contro il divieto del Servo di Dio, e contratto
' anche con privati con interesse troppo grave. E la
le scuole professionali di Concepcion
a scena che accompagnò quell'atto -
pezzava il cuore. Tutti quei fanciulli,
se ne uscirono sulla strada, e pochi
o una mamma che li attendeva...,altri vennero raccolti
ne caritatevoli..., altri se ne andavano vagando, incerti,
, piangenti, non avendo alcuno che caritatevolmente
eressasse di loro... P.
Rua ne fu addolorato sino alle lacrime, e cercò subito
r modo di accorrere in soccorso alla misera casa, e il
ons. Costamagna: <I Spero che l'affare
ior piega. Fàmmi sapere chiaramente
editori, la data dei pagamenti a farsi
i Don Bosco li assicurava che
rtiti un giorno numwo; drappelli di missionariper andare
ar il Vangelo agli idolatri.
sollecitudini del Servo di Dio per difendere in penose
tanze e soccorrere iconfratelli furono sempre ammirabili.
ed egli, mentre prese le loro
iarava apertamente a Don
te che osi censurare i nostri
vi fosse motivo di lamen-
- ocuratore Generale che oltre le riparazioni materiali

19.5 Page 185

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324 I V - Successore di Don Bosco - Primo decennio
1
potessimo avere una riparazione morale. I nostri furono esiliati
dietro accuse affatto insussistenti, e soggiacciono tuttora sotto
I
I
tali imputazioni. Converrebbe che il nuovo Governo, appurate
i
spassionatamente le cose, dèsse ascolto alle suppliche ed indi-
j
rizzi, che gli vengono presentati da vari ceti di persone, di ri-
I
chiamare i Salesiani alla direzione delle case che erano affidate
alle loro cure, o quanto meno con decreto permetter il loro ri-
1
tomo. Che se non credesse più di teneili come suoi stipendiati,
almeno lasciarli esercitare a conto proprio la carica che prima
'
occupavano. Così sarebbe risarcito il loro onore e riputazione i). i
(iGrande è davvero colui, che possiede ca&à grande!...».
1
- ( L a carità - insegnava anche Don Rua con le parole e coi
fatti si presa a qualsiai opera a f a m del prossimo. Chi ha
1
vera pietà, non manca di aver carità; 1) e ((proprietà della vera
carità d d i non stancarsi)).
In fin d'anno poi, dal Seminario della Missioni Estere
i
di Valsalice, volava al cielo Don Andrea Beltrami.
l
Da sette anni gravemente ammalato e costretto a far vita
da solitario, fu ugualmente un lavoratore di prima forza che
scrisse e pubblicò non pochi libri a vantaggio. della gioventu
e del popolo, ed emulando le vi& di Luigi Gonzaga, Stanislao
Kostka e Giovanni Berchmans, rifulse in modo ammirabile per
pietà ed amore al SS. Sacramento, amabilità, umiltà, povertà,
penitenza e sacrifizio, divenendo una delle glorie più fulgide
della Società Salesiana. Sei mesi prima di morire, in occa-
sione della festa di S. Giovanni scriveva a Don Rua: (iL a mia
salute è sempre uguale. Ebbigravi sbocchi di sangue; ma ora, grazie
a Maria Au~~~liatriscoen,o quasi interamente gzlarito, ... E FACCIO
SEMPRE FESTA. MORIRE, N È GUARIRE, MA VIVERE PER SOF-
FRIR% NEI PATIMENTI 130 TROVATO LA VERA CONTENTEZZA)) ( I ) .
I1 Servo di Dio aveva tanta stima e venerazione per la
virtb del caro Don Beltrami, che prese a raccomandarsi anche
a lui per ottenere le grazie necessarie ad assolvere sempre
meglio il suo grave mandato.
(I) Del S e m di Dio Don Andrea ~eltrarnin, ato ad Omegna il 24 giugno
1870,morto a Torino-Valsalice il ?o dicembre 1897, h giii stata introdotta la
XII
l? RIELETTO RETTOR MAG
Nel decennio della moite del Santo Fondatole. - o Sento che è ardente
in me il desiderio di camminare sulla tracce di Don Bosco... ii. -
Annunzia il prossimo Capitolo Generale, e la contemporanea riele-
zione dei membri del Consiglio Superiore, compreso il Rettor Mag-
- - giore. Visite a Ivrea, Foglixxo e Fossano. Cure paterneper l'Ora-
torio. - Centenari religiosi ed artistici del Piemonte. - Duraxte
- - l'astensione della S. Szndone. - Motivi di conforto per il Servo di
Dio. - A Milano. - AL Martinetto. Sviene confessando. L'VIII
Capitolo Generale. - Umile dichiarazione e commossa rielenone
- del Servo di Dio a Rettor Maggiore. Posa della plima pietra
- della chiesa di Valsalice. Inaugurazione del Monumento di Don
- Bosco a Castelnuovo. - A Foglizzo. Battesimi di Coroados. -
Partenza di centotrenta missionari. - È ricevuto in zrdienxa da
Leone XIII. - A Caswta, Guafdo, Lugo, Bologna. - Riconferma
della S. Sede alla sua rielexione.
I1 1898 fu per i Salesiani un anno memorando e particolar-
mente caro per le imponenti manifestazioni di entusiastica
ammirazione tributate alla santa memoria di Don Bosco. I1
31 gennaio si compivan dieci anni, dacchè il nostro Maestro
veniva chiamato al Cielo, e Don Rua stesso sentì i1 dovere
di ricordare ai Cooperatori la ricorrenza ed invitarli a cele-
brarla con speciali preghiere e commemorazioni.

19.6 Page 186

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326
- IV Successore di Don Bosco - Primo decennio
data non passò inosservata neppur fuori della Società
Salesiana. Fin dal 10 gennaio anche I'aw. Stefano Scala, diret-
tore dellPItaliaReale - Corriere Nazionale, lanciava l'idea di
(con qualche speciale atto di omaggio alle
Opere Salesiane, che sono lustro e decoro e gloria specialissima
di Torino, ov'esse sorsero, dove hanno la loro sede madre, il
centro don& si spandono in tutto il mondo. E i Torinesi non
consenzienti in tale omaggio, non solo i Piemontesi,
ma tutti gli Italiani, anzi tutti gli altri popoli che risentono i
bene& dell'opera di Don Bosco?...». Ed annunziava la costi-
tuzione di un Comitato Internazionale che avrebbe promosso,
in omaggio a Don Bosco, l'erezione della Chiesa del &minario
delle Missioni Estere in Valsalice, ove la cappella, di antica co-
stmzione, poco solida [in parte di legno], era non solo insuf-
ficiente, ma cadente addirittura, con permanente pericolo.
Contemporaneamente giungeva a Don Rua un altro
lissimo appello, redatto dal Comitato dei Cooperatori di Verona
il 28 dicembre, nel quale, lasciando libero a quanti avrebbero
ad esso aderito di prendere le iniziative ritenute localmente più
adatte, si esortava a pregare, commemorare la data, e insieme
(<apromuovere offerte per gli istituti salesiani, ove esistano, P@
le ~ i ~ s i o en lie Opere Salesiane, alle quali i l sig. Don Michele
R u , Rettore Maggiore della Congregazione, porrà mano nel '98
inomqgio alla memoria di Don Bosco nel X anno dalla sua morte D.
11 servo di Dio s'affrettò a rimettere l'appello del Comitato
Salesiano Veronese, che l'aveva a veramente C O ~ ~ O S S)),Oall'aw.
Scala, dichiarandosi riconoscente se avesse potuto pubblicarlo,
con questa dichiarazione:
« M i permetta, signor Avvocato, di pregarla che tutto s i
concentri nel commemorare i l decennio dalla morte di Don Bosco,
non i l decennio di carica del suo successore. Noi rum facciamo
che raccogIiere quel che Don Bosco ha seminato con tanti sudori.
siadunque a lui, a lui solo, dopo Dio e Maaria Ausiliatrice, il m&
e la glorificazione ».
1120 dello stesso mese scriveva ai Salesiani ricordando
veneratissimo e santo Fondatore negli ultimi anni della s
vita, e li ringraziava del «$filiale rispetto * e della (1 v e a m
religiosa carità )> che continuamente gli dimostravano, « $0
- XII Ì3 rieletto Rettor Maggiore
327
conforto in mezzo alle pungenti spine che io divo incontrare nel
mio sentiero n. Accennava un' <ialtra fonte di consolazione e di
gioia))negli sforzi generosi, con cui, superando gravi difficoltà,
vari ispettori avevano aperte nuove ((palestre di ogni
rel&iosa, giardini di elettissimifiori, delizie d a S S . Cuok di G ~ &
e di Marial), colle case di formazione a Bernal nell'Argen-
ti=%a Lorena nel Brasile, a Macul nel Chilì, ad Arequipa nel
Per& a Gemano presso Roma, e a Burwash presso Londra,
ed a questo punto ripeteva le più calde esortazioni a moltipli-
care nuove vocazioni: e NON DIMENTICHIAMO MAI CHE QUESTO
È IL MEZZO PIU EFFICACE PER ASSICURARE ALLA NOSTRA PIA
SOCIETAUNA PERENNE GIOVI~%ZZA, PER ESTENDERNE MAGGIOR-
iWLWTE I BENEFICI INFLUSSI E PROCURARE CONSOLAZIONI E GLORIA
VERACE AL NOSTRO FONDATORE!I).
E passava ad annunziare i(i due memorabili avvenimenti che
avranno luogo nelcorso dell'anno per divina bontà inccvni&to »:
l'VI11 Capitolo Generale della Società e il Decennio delfa morte
di Don Bosco.
11 Capitolo ([assumerà il carattere d'una speciale solennità
a cagione delle elezioni che immediatamente lo precederanno.
Oltre le elezioni dei membri del Capitolo Superiore, il cui ses-
senni0 scadrà il 31 agosto p. v., si dovrà procedeve all'elezione del
Rettoy Maggiore. In quest'anno il nostro amato Padre Don Bosco
kompirebbe il secondo dodicennio dalla sua conferma a
Maggiore, awenuta nel 1874, quando furono approvate dalla
santa Sede le nostre Costituzioni. Io, eletto dal Santo Padre
Leone XIII a succedergli durante il 20 suo dodicennio, compio
in quest'anno il mio mandato, col compiersi del periodo dodi-
cennale. Che se avessi da compiwe dodici anni in tale carica, si
p o r t d b e ad =n tempo troppo incomodo l'elezione del Rettor
Maggiore, il che sarebbe causa di gravissimi disturbi alle nostre
care. Invito adunquei membri de11'80 Capitolo Generale all'elezione
del Rettor Maggiore nel tempo stesso che a quella degli altri mem&
Capitolo Superiore )>.
Evidentemente il Servo di Dio aveva diritto a restare in
arica sino al1'11 febbraio 1900, perchè il Rescritto Pontificio
'11 febbraio 1888 col quale gli veniva confermata I'ante-
e designazione a succedere al Fondatore diceva chiaro che

19.7 Page 187

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328
- IV Successore di Don Bosco - Przmo decennio
il suo dodicennio doveva computarsi dalla data del Rescritto,
1. ad dhodecim annos... quorum annorum computatio initium
a6 hodima die sumat. Era mosso a questo passo dall'umiltà e
dall'amore alla povertà ond'evitare le gravissin~espese, che si
sarebbero incontrate col convocare a così breve distanza un
nuovo Capitolo.
Nei dì seguenti si recava alle vicine case di formazione, dove
la sua presenza e le sue parole suscitavano fervore in tutti i cuori.
I1 zz gennaio era ad Ivrea, e parlò anche ai Cooperatori
nella chiesa di San Domenico. Alla pia riunione accorsero tutte
le notabilità cittadine, il Seminario diocesano, e molte persone,
anche dai paesi vicini.
Esordì col rilevare come il Divin Salvatore pose tra le
beatitudini anche quella della mitezza: Beati i miti, perchd essi
possederanno la terra; cioè attireranno a e guadagneranno
tutti i cuori. E ricordando come S. Francesco di Sales dopo
lunghi e perseveranti sforzi riuscì ad essere di quei beati, a
posseder i cuori; e questo è il secreto per cui fece tanto bene:
«Don Bosco, - diceva - vero imitatore diGesù e di S. Fran-
cesco di Sales, ebbe anch'egli l'arte mirabile di accaparrarsi i
cuori dei giovinetti, che accorrevano intorno a lui e sempre
lo circondavano; poi il cuore di quantilo avvicinavano; poi.
anche quello dei' lontani, buoni e cattivi; ed anche i peccatori
alle parole di lui si convertivano >>E.dettagliatamente, tra il vivo'
interesse degli uditori narrò l'episodio dell'apostata Grigna-
schi, che era riuscito a pervertire tutto il paese di Viarigi nel
Monferrato, e come Don Bosco, inv
missione a quella popolazione, l'aveva ri
via, e recatosi ad Ivrea, dove l'infelice apo
'
ciato in carcere, aveva la grande consolazione di vederlo
ciliarsi con la Chiesa. E con l'Arcivescovo di Aix: «Nap
diceva; possedette la terra materiale per poc
venne a $ossideve i cumi e pw sempre. Le conquiste di Napo'le
si fermarono i n Europa, Don Bosco
Da Ivrea il 28 scese a Fogl
commemorare il decennio della
meriggio, cedendo alle istanze
Cottino, tenne conferenza in parrocchia.
XII - l? rieletto Rettor Maggiore
329
I1 29 era all'Oratorio, e il 31 assisteva al funerale, pontifi-
cato da Mons. Barone, vescovo di Casale, per il decennio della
morte di Don Bosco, con numeroso intervento di Clero e di
popolo.
Il dì prima s'era svolto un ,pellegrinaggio di cinquecento
operai cattolici a Valsalice. Tutte le primarie associazioni cat-
toliche del Piemonte v'erano rappresentate. Nel salire al Semi-
nario si cantò il Miserere. Mons. Filippello, eletto vescovo d'I-
vrea, celebrò la S. Messa, distribuì oltre duecento Comunioni
e parlò dell'Apostolo dei nuovi tempi innanzi alla tomba vene-
rata, sulla quale fu deposta u n a corona a ricordo dell'omaggio
compiuto. Poi si riordinò il corteo che, preceduto dalle bandie-
re, sfilò, in forma solenne, sino alla chiesa della Gran Madre,
dove il parroco teol. Piano impartì la Benedizione Eucaristica.
I1 3 febbraio seguì un'adunanza commcmorativa nella sala
Vincenzo Troya., presenti l'Arcivescovo Mons. Richelmy e
Don Rua, che parlarono anch'essi, applauditissimi, dopo il
marchese Crispolti, il can. Papa, il conte Cesare Balbo e il
vo di Dio si recò a Fossano, all'oratorio-Collegio
Don Bosco, per la festa di S. Francesco; e celebrò e rivolse care
parole ai giovinetti. Anche altre case vicine a Torino ebbero
il piacere di una sua visita ed egli era felice di poter dire a
tutti una buona parola e d'inculcare l'amore a Don Bosco e
l'imitazione delle sue virtù.
E quanto lavoro gli si accumulava in queste assenze anche
brevi! Quell'anno fu di nuovo critico per l'oratorio, mancando,
per la diversa maniera di vedere e di pensare di alcuni confra-
accordo indispensabile in un istituto salesiano,
on vivere in piena e gioconda intimità, come
patriarcale. Don Rua non tardò ad accorgersene
iplicare le più delicate attenzioni per togliere ogni
enso con privati colloqui e con pubbliche conferenze.
:8 marzo radunava il corpo insegnante; manifestava le
ite, ne additava le origini e i rimedi, e paterna-
andava d'evitare ogni maligna interpretazione,
azione, e d'andar tutti d'accordo, assistenti e inse-
tanti fratelli.

19.8 Page 188

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330 IV - Successore di Don Bosco - Primo decennio
I1 29 aprile radunava i sacerdoti, e spronava anch'essi ad
iI
essere a tutti di buon esempio: - Voi siete le fiaccole. Luceat
lux vestra! nella carità reciproca. Amiamoci reciprocamente,
come fratelli; vos fratres estis. Evitiamo ciò che può recarci
dispiacere. Asteniamoci da ogni mormorazione...
Teneva regolari conferenze anche agli alunni di quarta
ginnasiale,cioè ai più grandicelli,chè fin dai tempi di Don Bosco
s'era soppressa la quinta; e spesso anche agli artigiani, ascritti
alla Compagnia di San Giuseppe, allo scopo di dir loro una
buona parola per animarli ad essere di buon esempio ai compagni
ed insieme per assisterli, consigliarli ed aiutarli nella scelta
dello stato.
Fin dal 1895 era sorta a Torino l'idea di celebrare in modo
grandioso varie date centenarie, ricorrenti nel 18~8i:l XV Cen-
tenario dello stabilimento della gerarchia ecclesiastica in Pie-
monte (avvenuto ~iell'anno398, quando si teme in Torino un
Concilio di Vescovi, presieduto da S. Simpliciano, successore
di S. Ambrogio, e la città aveva il primo vescovo in S. Mas-
simo); il IV Centenario della riedificazione ed inaugurazione
del Tempio Metropolitano, mercè la munifica pietà del Cardi-
nale Domenico Della Rovere, sorretta dalla liberalità dei Prin-
cipi di Casa Savoia; il I11 Centenario dell'erezione delle Con-
fraternite del S. Sudario e di S. Rocco e della proclamazione
di S. Valerico Abate a compatrono della città contro la pestilenza.
Una piccola Mostra d'Arte Eucaristica, compiutasi con felice
esito nel 1894 quando si tenne I'XI Congresso Eucaristico h7mio-
nale, fece sorgere il pensiero di festeggiare coteste date cente-
narie con un'Eposizione d'Arte Sacra e di Opere Cattoliche ed
uno speciale reparto delle Missioni Estere. Contemporaneamente
sorse l'idea di commemorare il Cinquantenario dello Statuto
del Regno con un'Esposizione Generale Italiana.
E nel 1898, durante gli accennati festeggiamenti, si otten
da Re Umberto ì di fare l'astensione della S. Sindone, prez'
proprietà di Casa Savoia. Il desiderato avvenimento che
aveva più avuto luogo dali'anno 1868, si svolse dal 25 ma
al z giugno, traendo a Torino un numero stragrande di vi
tori. L'Arcivescovo Mons. Richelmy, ricordando la visita
alla S. Sindone da S. Carlo Borromeo nel 1578, a render
- XII È rieletto Rettor Maggiore
33'
solenne la nuova astensione aveva invitato a parteciparvi il
suo successore Card. Andrea Carlo Ferrari, ma in seguito ai
tumulti di Milano, n&il Cardinale, nè i Reali d'Italia poterono
esservi presenti. Tuttavia nei nove giorni che la S. Sindone
rimase esposta accorsero non meno di 7jo.000 visitatori.
L'affluenza dei pellegrini fu pur straordinaria all'Esposizione
d'Arte Sacra e delle Missioni e al panorama della Passione,
che opportunamente si volle composto in un angolo romito
negli stessi locali dell'Esposizione, e fu pure straordinaria a
tutte le chiese, particolarmente alla Consolata ed a Maria Ausi-
liatrice. Non meno di 1oo.000 fedeli in quei nove giorni visita-
rono il Santuario e le camerette di Don Bosco; e il Servo di Dio
ebbe una buona parola per molti gruppi.
e Durante l'ostensione della Sacra Sindone - ricorda Suor
Ottavia Clerici - anche uno stuolo di pellegrini del mio paese
si recò a Torino e si andò a visitare la chiesa di Maria Ausilia-
trice, e v'era anch'io con la mia mamma. Lo stesso Don Rua
ebbe la degnazione di farci visitare tutto lo stabilimento, edifi-
candoci tutti colla sua bontà, gentilezza, ed angelico contegno.
Tutti dicevano: - Come è santo questo prete! - Anche I'arci-
prete e il vicecurato ripetevano: - Quest'umile sacerdote è un
santo; è pia del cielo che di questa terra!».
« L a carità - diceva Don Rua - dev'essere in nm Sale-
siani e in voi, Figlie di Maria Ausiliatrice, un distintivo. Le nostre
occupazioni devono esser tutte dirette dalla carità D; e questa ac-
compagnava ogni sua parola ed ogni suo atto, talora anche in
modo soprannaturale.
a Neell'anno 1898 - dichiara Suor Maria Bestetti - mi
trovavo nella casa di Torino, gravemente ammalata di tifo,
con altissima febbre, altissima pure nella sesta settima, tanto
che il medico curante disperava affatto della mia guarigione.
Suor Alfonsa, che durante la notte aveva dormito nella stanza
alla mia, una mattina mi disse che in giornata avrebbe
O recarsi dal sig. Don Rua e che mi avrebbe raccomandata
'. - Pregatelo a mandarmi una benedizione ben forte - le
- O che mi sentivo molto stanca - una benedizione che mi
a di andarmene presto in Paradiso. Di ritorno da Don
, Suor Alfonsa mi corre accanto giuliva dicendomi: - In

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332
IV - Successore di Don Bosco - Primo decennio
risposta alla vostra commissione Don Rua mi manda od assicu-
rarvi che guarirete presto per poter p a lavorare molto, molto!
- Infatti quel giorno stesso la temperatura scese dai &IO ai
390, e, dopo tre giorni, scomparsa completamente, potei inco-
minciare ad alzarmi da letto, e in breve ritornai perfettamente
guarita B.
I1 12 giugno, mentre alla Spezia si poneva la 15 pietra del
Santuario di N. S. della Neve, Don Rua era a Nizza Mon-
ferrato per assistere alle feste giuhilari dell'Istituto delle Figlie
di Maria Ausiliatrice, che si celebrarono il 13. Disse la Messa
della comunità; e il Vescovo d'Acqui Mons. Balestra pontificò
alla Messa solenne, presenti molti parroci e sindaci dei comuni,
che avevano asili e scuole diretti dalle suore.
I1 giorno di S. Giovanni Battista si rinnovò con insuperabile
affetto la dimostrazione di riconoscenza a Don Bosco e al suo
Successore, il quale indirizzava un'altra lettera ai Salesiani,
per ringraziarli della carità dimostrata al1
nel Chilì. Oltre cotesta gara di carità fraterna e di devozio
filiale, aveva rallegrato il suo cuore l'ape
festivi e lo zelo che si piegava in quelli g
zioni suscitate in ogni parte, la cura pe
religiose e per lo studio del canto g
degli ex-allievi istituite in varie case,
condizioni dei Salesiani nell'Equatore.
Altra cosa, che da una parte lo consolava e dall'altra
gionava quasi cmjusione, era il vedere
si ha per la nostra Pia Società, il desiderio
- tanti distinti personaggi e da intere popolazi
sedere qualche istituto salesiano. Questo diceva -
molarci ad essere tutti realmente quali siam
religiosi..., come pure deve animarci ad essere sincera
del vero bene della gioventù e del popolo... D.
La carità, che gli suggeriva sollecitudini squisitame
terne per ciascuno dei suoi figli spirituali, il fervore d
e l'ardente desiderio di combattere il peccato ed ali
conquiste del Regno di Dio, apparvero di
noso in quei mesi d'estate durante gli esercizi
Non ostante il calore talora soffocante, in q
XII - È rieletto Rettor Maggiore
333
rava dal mattino alla sera, e quell'anno, un giorno, mentre
stava confessando al Martinetto svenne per la stanchezza. Lo
sollevarono e trasportarono in camera, e poco dopo tornò in
cappella e riprendeva a confessare, perchè, diceva, ((questa è
per me la vendemmia più abbondante>>.
Fu a N i z a , poi si recò a Valsalice, ed attese egli pure agli
Esercizi dei confratelli che dovevano prender parte al Capi-
tolo, non tralasciando nemmeno allora il faticoso lavoro delle
confessioni, e ricevendo in udienza anche qualche forestiero
che osava salire fin là.
((Ogni anno - attesta Suor Carolina Navone - recandomi
a Torino per gli Esercizi spirituali, non ripartiva mai pel campo
del lavoro, senza aver ricevuto una parola ed una benedizione
del veneratissimo Don Rua.
>> Nel 1898, il caro ed amato Padre si trovava a Valsalice...
ed andai a riverirlo. Mentre io esponeva a lui le mie gioie e
mie pene, e ne riceveva conforto ed incoraggiamento, egli
ntinuava a firmare delle immagini-reliquie del venerato Don
txatto mi domandò: - L'avete la reliquia
Bosco? - Alla mia negativa: - Prendete, mi disse, por-
, massimamente nei viaggi, perchè se i periti
inò il luogo dove awenne la disgrazia a Mons.
avessero avuto la reliquia di Don Bosco, non sarebbe
a8 che accadde n.
i, la sera del 29 agosto presso la venerata
atore si aperse I'VIII Capitolo Generale.
rvo di Dio, assistito da Mons. Cagliero e Mons.
a tutti i membri del Consiglio scadente, con
curatore Generale e il Maestro dei novizi; ed eran pre-
, tutti gli ispettori, e quasi tutti i direttori
case dell'antico Continente ed altri dell'America.
rvo di Dio comunicava che il Santo
zzo del Card. Rampolla, aveva dichiarato d'aver
si sarebbe tenuta l'adunanza per l'ele-
iore e dei iVIembri del Consiglio Cupe-
e Salesiana di Don Bosco, e poi il
volendo dare alla Congregazione stessa
a benevolenza v , si era compiaciuto a impar-

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- 334 I V - Successore di Don Bosco Primo decennio
tire a tutti i soci che awebbero preso parte all'unae all'altra adu-
uawa l'Apostolica Benedizione... >>.
La mattina del 30 si procedette alle elezioni. Recitate le
preghiere, il Servo di Dio fece leggere un foglietto; scritto di
sua mano, col quale pregava gli elettori a metter da parte la
sua persona ed eleggere Rettor Maggiore un confratello gio-
vane, capace di compier meglio il grave lavoro che' lo sviluppo
della Società importava a chi rivestiva tal carica, promet-
tendo di continuare a lavorare anche nel più umile posto a
gloria di Dio e alla salvezza delle anime. Quindi scese dal palco
della presidenza e si portò tra gli altri. Un senso di commossa
ammirazione invase i presenti.
Gli elettori erano 217. Due, impressionati della dichiara-
zione che avevan sentito, davano il voto a Don Giuseppe Ber-
tello, che indubbiamente dopo il Servo di Dio brillava tra i
primi per prestanza di carattere ed esemplari* un umile coa-
diutore dell'estrema Patagonia, bramoso di mostrare tutto il
suo affetto per il Fondatore, scriveva sulla scheda il nome di
Don Giovanni Bosco...; il Servo di Dio dava il voto a Don
Giovanni Mareneo, il futuro Vescovo di Massa e Delegato
Apostolico del Centro America; tutti gli 'altri, in numero di
213,all'unanimità eleggevano Don Rua.
Ancor prima che s'iniziasse lo scrutinio, l'esito splendeva
manifesto sul volto di tutti ed un uragano d'applausi scoppiò
nella sala, quando (<fattosilo scrutinio da' voti, riuscì - diceva
Don Rua - rieletto il povero sottoscritto, che dovette allora rei-
gliare la presidenza I).
Si passò all'elezione degli altri membri del Capitolo
riore, e furono rieletti gli stessi che erano prima in
ad eccezione di Don Lazzero, consigliere professionale, C
esser da lungo tribolato da infermità fu sostituito da Don
seppe Bertello.
« L a carità - scriveva il Servo di Dio - la concor
desidwio della gloria di Dio e del bene della Congregazion
swo ogni mossa. Per parte mia io vi posso assicurare che la
unanimità, con cui mi si volle rieleggere, malgrado la mia poc
mi peusuade sempre più della vostra venerazione pel nostro ama
simo Fondatme Don Bosco, che mi aveva eletto suo Vicario n
i
XII - ì?rieletto Rettor Maggiwe
335
ultimi anni di sua vita, come pure del vostro pierk osseqz6io a l Vi-
cario di G. C. che si degd subito dopo la morte di lui designarmi
a suo Successore. Questa vostra fiducia mi anima sempre piz2 ad
occuparmi con coraggio del bene della Congregazianen.
<< Nel mattino del 31 seguente - così il Verbale delle adu-
nanze -. si ripigliarono le conferenze del Capitolo Generale,
in principio o nel corso delle quali il signor Don Rua dava pre-
ziosi ricordi od avvisi tendenti al maggior bene della Società
ed al miglioramento de' singoli soci.
I) I1 Capitolo Generale terminò alle ore 13... di oggi 3 set-
temhre, onorato nel suo finire dall'intervento di S. Eminenza
il Card. Achille Manara Vescovo di Ancona, che benedisse ai
Soci congregati, e di S. Ecc. Monsignor Agostino Richelmy
Arcivescovo di Torino, che rievocò con affettuoso slancio la
memoria di Don Bosco ed augurò che i Salesiani camminino
sempre sulle orme del loro Santo Fondatore... n.
Poco prima erasi compiuta una cara cerimonia.
A suggello quasi delllVIIIO Capitolo Generale della Pia
Società e in preludio ai grandi festeggiamenti che si dovevano
svolgere in Torino in onore di Maria Santissima per il 111Con-
gresso Mariano Nazionale, si volle benedetta la prima pietra
della nuova chiesa in Valsalice.
Erano presenti tutti i Salesiani che avevan preso parte al
apitolo, illustri cooperatori, nobii cooperatrici, con il Car-
nal Manara, l'Arcivescovo Richelmy, e sette Vescovi.
Dal 5 al 7 settembre si svolse in Torino i1 I11 Congresso
ariano Nazionale e l'avv. Rondolino rievocava la figura di
on Bosco, (<ifliglio di Maria Ausiliatrice I), « alla cui scuola,
a tratto l'arte insuperabile, divinixzatrice, di educare il popolo,
eraio, ilpezzente, il derelitto, fino a redimerlo in faccia a Dio,
uomini, a se stesso I>. E il Servo di Dio convocò a S: Giovanni
gelista e d a Valdocco centocinquanta decurioni e direttori
esani dei Cooperatori, presiedette quelle adunanze, e volle
l'ultimo giorno si celebrasse un uffizio per i membri defunti
Santuario di Maria Ausiliatrice.
18 settembre a Castelnuovo d'Asti (oggi Castelnuovo
osco) aveva luogo l'inaugurazione del monumento di
osco, scolpito da Antonio Suardi.

20 Pages 191-200

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336 I V - Successore di Don Bosco - Prim
La cerimonia fu preceduta da un
alla solennità del12Addolorata;e fin dalla vigi
Don Rua e IJArcivescovoRichelmy giungeva
Mons. Re, Vescovo d'Alba, Mons. Bertagna,
Cafarnao, Mons. Filippello, Vescovo d'Ivrea
e Mons. Costarnagna. Verso notte anche i Vescovi
ascoltare le confessioni dei fedeli; e il 18 straor
numero delle Sante Comunioni.
Mons. Cagliero pontificò alla messa solenn
vimento in Municipio, i rappresentanti dei
e Milano, il barone Antonio Manno presidente dell'Esposi
d'Arte Sacra, il conte Carlo Ceppi, l'on. Tommaso Villa,
sidente dell'Esposizione Nazionale, e molt
tra cui i rappresentanti del Capitolo Metro
tato Diocesano e Regionale, dell'Om
Don Bosco, delle Società Cattoliche t
corporazioni, laiche ed ecclesiastiche, del Piemonte e di al
regioni d'Italia, in corteo sfilarono al monumento.
La piazza è gremita di migliaia di
è sui balconi, alle finestre e fin su i tetti. Cade la tela e un u
gano d'applausi saluta Don Bosco, ch
coperto, e al fianco ha un giovinetto europeo, e dall'altro 1
un giovanetto selvaggio patagone, coperto d'una pelle di gu
naco, che posando un ginocchio a terra, gli bacia la mano.
gruppo spira un'affettuosità semplice e
confidenza nell'attitudine del giovane europeo, e così umile
slancio nel giovane selvaggio che con ambe le mani afferra la
mano di Don Bosco per baciarla, che
soave che desta l'Opera del santo sacerdote.
La mattina dopo vi fu un pellegrinaggio alla diroccat
setta, ov'ebbe i natali il Santo!... All'aperto, con l'assis
di Mons. Richelmy e di altri quattro vescovi, si cantò
messa solenne da Requiem; e terminato il sacro rito l'avv.
fano Scala dopo aver ricordato la sol
giorni prima s'era compiuta a Valsa1
chiarava di provare un'emozione assai
casetta ove Don Bosco ebbe la culla. In un contrasto così
quente, fra l'umiltà dell'origine e la grandezza stupend
- XII @. ridetto Rettor Mqgiore
337
... più forte la presenza del soprannaturale e la
a dell'aiuto divino. Iddio lz~ditin oorbe tewamm Come
o Giuseppe, anche il pastore110 dei Becchi è detto so-
e, e vede nella splendida realtà avverate le sue visioni...
110 Davide, abbatte, colla sua umile fionda, con I'Opeva
' Oratmi, il gigante dell'empietà, e canta egli pure i suoi
compiendo, con la protezione di Maria Ausi-
ione dei fanciulli abbandonati delle nazioni
ate e dei selvaggi delle terre più lontane. ,Termina con
ettuosa rievocazione della pia B Mamma Margherita ».
ons. Richelmy invita tutti a levare gli occhi in alto, come
quando gli veniva rapito l'amato, suo Maestro, il profeta
così, come Elia promise ad Eliseo che avrebbe in sè il
edesse quand'era rapito in alto, tutti potranno
iare in sè lo spirito di Don Bosco se vorranno guardare
ed ispirarsi agli insegnamenti ed agli esempi di Lui.
sa quali generosi sentimenti dominavano in quel-
la mente e il cuore del gran Servo di Dio, abituato
ardar sempre Don Bosco e a specchiarsi in Lui, prima di
una parola, di fare un passo, di metter mano a qualsiasi
Il'accennata Esposizione d'Arte Sacra e delle Missioni Estere
sero parte anche i Salesiani. I n apposito chiosco quotiaia-
tre giovani indii Coroados, condotti dal
o missionario Don Balzola. Non ostaute
go contatto con molte persone, non erano riusciti e non
rono mai a parlare l'italiano, standosene quasi sempre
a non mancavano ammiratori che li avvicinassero,
interrogassero e facessero loro anche dei regali. Un giorno,
entre tornavano dall'Esposizione a Valsalice, entrarono, o
rono invitati ad entrare in un'osteria, dove bevettero assai.
eminario, comparvero furibondi nel refettorio dei
do uno spavento generale: avevano ripreso
aspetto selvaggio, e, vociando frasi inintelligibili,
avido slancio sopra le sedie e le tavole. I com-
ensali si mossero tutti dal posto; e in gran parte usciron
ri, spaventati, se ne ,stavan sull'attenti, pronti
adifendersi. Solo Don Rua non si mosse; fermo,.in piedi, avanti

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338
IV - Successore di Don Bosco - Primo de
al suo posto, con le mani sulla tavola li
penetrante. I tre indii, vedutolo, ne restar
suefatti. Don Balzola li awicinò, e li allontan
conveniente.
Nel frattempo il buon Missionario li
Battesimo nella loro lingua, il guarany: e il Servo di Dio
ottobre, battezzavali insieme con un ebreo e un protesta
nel Santuario di Maria Ausiliatrice. Nobili personaggi,
cui il Barone Manno, fecero da padrini ai
Chiesa.
I1 24 ottobre si svolge la partenza di centotrenta mi
tra Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, degno epilogo
IO decennio della morte di Don Bosco e delle feste del
monte cristiano.
Mons. Costamagna rivolge ai fedeli il saluto d'addio; e
1'Arcivescovo Mons. Richelmy recita le preghiere dei pelle-
grinanti e ricorda ai missionari la Casa Madre, Don Rua, Don
Bosco, la povertà del Fondatore e gli umili inizi della Società
Salesiana. Come nel secolo XIII Iddio sus
d'Assisi a riformare le sfrenate licenze
nostri suscitb un altro poverello, Don Bosco,
campagnuoli, il quale con la povertà ha oper
digiose riforme in ogni parte. a I suoi missionari, finchd a
la povertà, da cui gemzogliò ed ha vita il loro Istituto, sa
curi d i rinnovare i miracoli compiuti dal Fondatore..... >>.
Sbrigate le faccende più urgenti ed avviato il regolare
damento del nuovo anno scolastico, il S
Roma per far atto d'omaggio al Santo Padre.
a Pisa e a Colle Salvetti, il 6 a Civitavecchia:
solazione d'essere ricevuto da Leone XIII.
I1 venerando Pontefice I'accolse con somma benevolen
lo fece sedere presso di sè, si congratulò della sua rielezione;
con affettuoso interessamento volle essere informato dell'anda-
mento della Società, chiese notizie degli al
delle Missioni, e dello sviluppo dell'unio
Salesiani; mostrò gran desiderio che si colti
studi filosofici e teologici; e con le più lusinghiere espressioni
disse quanto gli stesse a cuore l'incremento dell'opera di Don
XII - È rieletto Rettor Maggiore
339
cui bontà è meritamente apprezzata, come lo dimo-
tante suppliche di Vescovi e Governi che si rivolgono
er ottener più facilmente i Salesiani nelle loro giu-
, ora va lento nel far pervenire
co cotesti nobili desideri con la sua
'one, perchè non vuole aggravare la Società Salesiana
fondazioni, ma desidera che siano ben stabilite e for-
esistenti. E parlò a lungo delle Missioni,
compiacque dello sviluppo che avevano preso negli
rispose a tutto con semplicità filiale, e in iine
ostolica Benedizione, per sè, per la Pia Società,
di Maria Ausiliatrice, e per i Cooperatori e gli
ll'indomani si portò a Caserta per la benedizione della
sa dedicata al S. Cuore di Maria. La cerimonia venne com-
a da IVZons. Vescovo, il 15 dicembre: e nel pomeriggio il
un affollato uditorio particolarmente
Ila fondazione, invocando la carità per
Nel -far ritorno a Torino, passò per Roma-Ancona-Bologna-
tar varie case dei Salesiani e delle Figlie di
, cominciando da quelle di Trevi e Gualdo
Tadino - narra Don Rinetti - u fu
colto da un nevischio con bufera che lo impediva nel cam-
'no e ci voleva l'aiuto del buon direttore Don Perino per farlo
alla casa del nostro ottimo benefat-
e Mons. Roberto Calai, che non potè trovarsi alla stazione
il cattivo tempo. Dopo festose accoglienze si prese il neces-
sario ristoro e si visitò il nuovo collegio, rispondente appie-
e. Si passò lietamente la giornata
nuare il di appresso il nostro itinerario.
neve abbondante; e al mattino si aggiunse
oso di vento che impediva l'andare. Mons.
berto fu tosto dal signor Don Rua per dissuaderlo a mettersi
viaggio: ma egli lo pregò di trovargli il modo di poter arri-

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340
-IV Successore di Don Bosco - Primo decennio
vare alla stazione per prendere il treno stabilito, e non poten
i cavalli tirare la carrozza per la molta neve caduta, vi furo
attaccati buoi in quadriglia, e così si arrivò felicement
stazione. Il venerato Superiore sorrideva per la novità del
e ringraziava il Signore della bella trovata... D.
Benchè il tempo stringesse, volendo essere all'Oratorio per
Natale, andò anche a Lugo. (I Nell'anno 1898 - ricorda Suor
Negro Paolina - io mi trovava a Lugo di Romagna, e il signor
Don Rua, recatosi a far visita all'istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, nel passare tra le educande e le orfanelle a tutte
diceva una parola dolce, e ad una, invece, diè uno sguardo così
penetrante, che la costrinse a coprirsi il volto e ripetere: - M i
ha conosciuta! - Era costei di condotta veramente mediocre;
e Don Rua non lo poteva sapere)).
La vigilia di Natale era a Bologna; visitò l'istituto e ne am-
mirò i progressi; subito ripartiva per Parma, dove non solo
... volle parlare a tutti i suoi figli, ma anche alle Figlie di Maria
Ausiliatrice; e giungeva a Torino per cantar la Messa di mez-
zanotte!
Prima di recarsi a Roma, il 18 novembre a mezzo del Pro-
curatore Generale aveva inviato alla S. Sede la domanda di
approvazione della sua rielezione. La Sacra Congregazione dei
Vescovi e Regolari la confermava con rescritto del 26 novembre,
e il Servo di Dio, da Roma, il giorno dell'Immacolata Conce-
zione ne diede l'annunzio alle case con altre notizie: il felice
esito dell'VII1 Capitolo Generale, l'affettuosa udienza del S. Pa-
dre, le consolazioni provate durante l'astensione della S. Sin-
done e il Congresso Mariano, la parte presa allJEposizionedJArt
sacra e delle Missioni Cattoliche e i premi assegnati alle O
Salesiane, tra cui il Diploma di medqlia d'oro dell'Esposi
Generale Italiana.
... H Ma quello che più ci consolò fu il premio unico toccatoci
come istituzione di beneficenza In occasione dell'Esposizione
una pia persona con generosa elargizione stabili un premio di
L. ,5000 da destinarsi a quell'Istituxione Italiana, che ispirandosi
alla Releione Cattolica ed alle necessità da' tempi moderni, megl
pyvvedesse ai bisogni morali e mater<alid& classi meno abbien
in Italia. Or bene questo è il premio che la Giuria dell'Espos
- XII È vieletto Rettor Maggiore
341
ette giusto assegnare a noi. E questo mi consola gran-
non $010 per le L. sooa, che in queste circostanze
artenza dei Missionari ci tornarono di grandissimo aiuto,
to più per vedere che l'Opera nostra è riconosciuta ed
ata. I1 che deve farci animo a perseverare nella via trac-
ci da Don Bosco...».
servo di Dio, più d'ogni altro, era testimone delle gra-
e il Signore ci donava.
n dieci anni, dal 1888 al 1898, aveva veduto quasi quadru-
carsi i Salesiani e diffondersi non solo in Italia, in Francia,
la Spagna, nell'Inghilterra, nellJArgentina, neli'uruyay,
la Patagonia, nel Chili, nel Brasile, nell'Equatore ..., ma anche
ustria, nella Svizzera, nella Turchia, nel Belgio, nel Por-
lo, in ~ ~ i t tnoei, Messico, nella Colombia, nella Venezuela,
Bolivia, nel Perù, nel Paraguay, nelle Antille, e negli
uante anime! quante schiere giovanili dell'uno e dell'altro
affidate alle loro cure! e quante domande di nuovi istituti
escovie da Governi, appoggiate talvolta dall'autorità dello
sso Vicario di N. S. Gesù Cristo, essendo tutti unanimi
e constatare il bene provvidenziale, ovunque dif-
so dalla Società Saksiana e dall'Istituto delle Figlie di Maria
... Come non ringraziarne Iddio?
Ma Egli, oltre un motivo di conforto, in cotesta diffusione
ammirazione universale dell'opera di Don Bosco vedeva un
tivo d'umiliarsi maggiormente innanzi a Lui, che sceglie
umili per compiere le sue meraviglie. E, di queli'anno, SUI
n pezzetto di carta, che portò sempre con sino agli ultimi
iorni, scriveva questi santi propositi:
e 1898.- Rectovem te posueruiat?
,)n 10 Noli extolli: umiltà.
20 sto in illis quasi unzs ex ipsis: affabilità.
» 30 Cwam illorum habe: sollecita carità per provvedere
i dipendenti del necessario nello spirituale e nel temporale.
40 ~t sic c o d e : con calma e prudenza tratta gli &ari
della Congregazione nostra.

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342
- IV Successore di Don Bosco - Primo decennio
>) 50 E t omni cura tua explicita, recumbe: indùstriati con
tutto zelo a promovere la gloria di Dio e la salvezza delle anime;
e non darti posa finchè non hai provveduto a auanto occorre
all'uopo:
r) 10 suscitar Compagnie dell'Immacolata fra i Confratelli;
)) z0 fissar un giorno ai Capitolari per parlarmi;
30 affidare ai segretari, quanto posso, la corrispondenza;
» 40 cercar modo di tener vive le relazioni coi Cooperatori i).
Affabilità, dolcezza, sollecita cavità, calma, prudenza, zelo
per la gloria d i Dio e la salvezza delle anime - come abbiam
veduto fin qui - erano già le virtù sue caratteristiche, basate
SUIYUMILTA-più
profonda:
&
e
le
vedremo
divenire
ancor
oiù
luminose e straordinarie negli ultimi dodici anni - i più labo-
1
I
riosi - della sua vita!
I1 servir Dio serenamente, nelle liete e nelle dolorose vi-
cende, per Don Rua fu una continua dimostrazione d'amore:
«Siamo sempre più fedeli al Signore, che ci colma d i tanti favori;
e mostriamogli la nostra riconoscenza con occuparci sempre pid
allegramente nelle cose che peu sua bontà ci a$da I>. Cercar Dio
e tendere a lui con tutte le forze dell'anima fu il suo studio
in tutta la vita; e negli ultimi anni, come prima, non cercò
altro che vivere in lui con la fede più viva, con l'amore più
ardente, con fedeltà e diligenza sempre uguale nell'adempi-
mento d'ogni dovere, per l'intensità ognor più crescente di
quest'unico desiderio. E cercar Dio - dice S . Bernardo -
è il bene supremo. Quanto a me lo stimo sopra ogni altro 6
dell'anima. L? il primo dono e l'inizio d'ogni progresso)> (I).
( i ) In Cantica, Sq, I .
v
SULL'ORME DI DON BOSCO
SEMPRE EDIFICANTE
Cara figura d'asceta, la sua presenza era a di quelle che a7tnunziano
una superiorità, e la fanno amare ».- Tutti lo dicevano il degno
ministro di Dio. - Bisognava vedeilo in preghieru. - Era sempre
edificante. - Molti piangevano di commozione al vederlo per la
prima volta. - Chi non era in grazia di Dio, tremava alla sua pre-
senza. - Per tutti aveva la parola .buona e opportuna. - « Fortiter
in re, suaviter in modo r, segui urzu linea spirituale tracciata con
forza di volontà iltsupwabile. - Benchk di tempra piuttosto delicata,
fu senzpre nel lavoro più assillante. - Era d'ingegno, di mente non
comune, e di memoria prodigiosa. - Zelundo la glmia di Dio sul-
- l'ome del iMaestro divmne il modello dei Salesiani - E sali alla
più alta perfezione. I bimbi stessi provavano la più dolce attrat-
tiva alla sua presenza.
1 Servo di Dio Michele Rua era una cara figura d'asceta,
a di tanta virtù, che in ogni istante edificava e spronava
erfezione. Anche chi l'osservava la prima volta provava
senso d'ammirazione profonda e, talora, palpiti misteriosi
Ili che si provano alla presenza dei Santi.
un fare e un portamento così buono e cordiale ed

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344
V - Sull'orme di Don Bosco
insieme così nobile e dignitoso, che non sapevi se ispirasse
maggior confidenza od imponesse riverenza maggiore. La sua
presenza - avrebbe detto il Manzoni - era ( d i quelle che
annunziano una superioritd, e la fanno amare)).
Pallido in volto e patito, come chi fa continue penitenze,
irradiava dalla fronte ampia e serena, insieme con l'intima
gioia d'una vita totalmente spesa a gloria di Dio e a salvezza
delle anime, una perenne floridezza verginale.
Dagli occhi dolci e modesti, quasi velati dalle palpebre,
anche quando logori dal lavoro e dalle veglie prolungate eran
così scerpellini che parevan due fiamme che gli uscisser dal-
l'orbita, e negli ultimi anni coperti di piaghe e piccole croste,
gli brillava un sorriso dolcissimo.
Era, e lo dicevan tutti, il sacerdote esemplare, pio, carita-
tevole, il degno ministro del Signore.
((Una delle più grandi fortune che possa avere un uomo
-su questa terra - osservava il salesiano Don Francesco Picco110
si è quella di poter vedere e stare a contatto con uomini no-
tevoli per santità. Il santo è il capolavoro della grazia di Dio;
e se ricrea la vista d'un capolavoro d'arte, molto più e molto
meglio il capolavoro della grazia riempie l'animo di letizia spi-
rituale, con questo di più che il contatto o, meglio ancora, la
convivenza con esso, apporta innumerevoli benefui, sia per
l'esempio, sia per il vantaggio dei consigli, sia per l'aiuto delle
orazioni. Io [...e quanti altri!] questa fortuna l'ho avuta doppia,
tpaenrtcihaènendiudcaatDooengRouvae!r.n..atr).o da Don Bosco e poi governato per
Quanti convivevano con il Successore di Don Bosco
l'incontravano e l'avvicinavano, in ogni istante e
rati nel constatarne la virtù e la perfezione singola
cità inalterabile, l'amabilità attraente, il buon cuore non
meno di quello di Don Bosco, la prudenza affatto fuori dell'
dinario, la rettitudine d'intenzione insuperabile,
la pietà serena e profonda, e il sensus Christi norma imp
della sua vita e l'attaccamento, forte come
sua, al Romano Pontefice e a tutte le Au
Sotto ogni punto di vista era degno di amm
Maggiorino Borgate110 ci ricordava di aver udito,
-I Sempre ed;fiante
345
signore di Torino che frequentemente doveva trattar d'affari
col Servo di Dio, questa dichiarazione:
(1 I n tutta la vita io non ho conosciuto un uomo più perfetto
di Don Rua; egli è insuperabile e perfetto in ogni cosa; in qua-
lunque luogo, in qualunque momento l'incontri e l'osservi, lo
vedi inappuntabile.
D Se lo guardi allo scrittoio a sbrigar faccende, lo dici un
banchiere o un grand'uomo d'affari, unicamente intento a
trattar negozi d'ogni genere.
Se lo vedi in conversazione, anche con persone altolocate,
ti pare l'affabilità e la gentilezza in persona, con tutte le cortesie
e quel bel garbo che si usa in società.
Se l'osservi in chiesa mentre prega, lo dici subito un
santo, che non sa far altro che esercitarsi nell'orazione, spoglio
d'ogni pensiero capace di distrarlo dal profondo raccoglimento
e dall'unione con Dio )>.
Era un vero Servo di Dio; per conoscerlo, bisognava ve-
derlo in preghiera, a capo chino, gli occhi socchiusi, le mani
giunte; spiccati gli uscivan dalle labbra, o meglio dal cuore, i
sospiri e gli affetti che ardenti salivano al trono del Signore!
Chi l'ha visto pregare in chiesa o in altro luogo, non poteva
non rilevare che lo spinto di riflessione e di preghiera pareva
in lui connaturato. Quante volte, trovandosi a colloquio con
salesiani o forestieri, ai tocchi dell'Angelus o della Benedizione
ucaristica, si toglieva la berretta o il cappello, e inginocchian-
ante, anche in cortile, si metteva a pregare con
ento che tornava di edificazione e destava ogni
ammirazione profonda.
ederlo alle processioni solenni! Aveva un con-
raccolto, che non pochi si udivano esclamare: Ecco
to! « Una volta - ci diceva un buon salesiano - fui spet-
della processione deila Consolata in Torino e volli os-
are, a l passaggio del Clero, su chi splendesse maggior pietà
glimento. Un solo si distingueva tra i numerosissimi
i -e sacerdoti come il sole si distingue dalle stelle, ed era
gli uomini che ho conosciuto - ci scriveva da
o di Baviera il salesiano Don Giorgio Ring - Don Rua

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346
-V Sull'orme di Don Bosco
f u colui che mi fece l'impressione più profonda. E questo è
non solo il mio giudizio, ma è anche l'espressione del pensiero
di quasi tutti i miei compagni di studio. Ogni anno, quando fui
Esercizi Spirituali in Valsalice vicino alla tomba del nostro
venerabile Padre Don Bosco, più che l'eloquenza dei predica-
tori degli esercizi m'impressionò sempre l'esempio di pietà
di ~0~ Rua. Con che raccoglimento recitava il salmo Miserere,
andando dal refettorio in cappella! L'osser~aisempre, e cercavo
d'andargli vicino per edificarmi del suo esempio. Non 10 vidi
mai volgere uno sguardo altrove... ed io pensavo tra me e me:
- Ecco come pregano i Santi!#.
« L a sua presenza, il suo contegno, e tutta la sua persona
- dichiara una Figlia di Maria Ausiliatrice - mi facevano tale
impressione che mi pareva di essere alla presenza di Dio; nel
suo esteriore si riflettevano la sua santità e le sue virtù al punto
che non osavo quasi avvicinarmi; ed ero così convinta del1
sua intima unione con Dio, che ammiravo in lui un essere SU
b]ime. 11 suo sguardo era come di chi è continuamente alla
presenza di Dio, e tutta la sua persona ispirav
rito di mortificazione. L a sua vista a me facewa P2
lungo ritiro spirituale a.
A]l1Estero Salesiani e Figlie di Maria
la prima volta, piansero di consolazione.
« N o n aurei mai creduto (ebbe a dichia
siastico) che si possa essere così santi e C
è proprio n e o che chi ama la perfezione, l'ama
nelle cose piei piccole ed ordinarie! 1).
((Ancora(dicono altri) sento sul mio capo
dicente; e pella benedizione m i è d i conforto
della vita 1).
Ma quelli che non erano in grazia di Dio te
cinarlo; e se vi erano costretti, lo facevan pens
Quell'anima, che aveva sempre Dio sul labb
chi si trovava in colpa grave era un m0nit
creto spavento; e vari ebbero a confidarci
sentarsi a Lui, temendo che leggesse loro
Sempre col sorriso sulle labbra era il buon
di tutti, e per tutti aveva la parola più conv
I - Sempre edijicante
347
Quando parlava con persone altolocate e dotte, l'elevatezza
del suo discorso e la profondità delle vedute destavano mera-
viglia negli interlocutori, e c'era proprio da rimanere stupiti
di fronte a tanta assennatezza ed esperienza di uomini e di cose
in un povero prete, che pareva un asceta dei secoli passati!
Quando s'intratteneva con gli umili, la sua parola era sempre
uno sprone e un'elevazione. Durante le ricreazioni, nel conver-
sare con i confratelli e con gli alunni, sollevava e rallegrava
gli animi e li spingeva al bene; se udiva qualche barzelletta,
rideva e rideva d'un riso così buono e così gentile, che era una
delizia a vederlo, e spesso faceziava egli pure con grazia immutata.
E la sua calma inalterabile, o meglio la sua amabilità co-
stante fece ripetere a vari che di pochi santi, come di questo
uò in modo scultorio delineare il carat-
rtiter in re, suaviter in modo!
dovere era irremovibile, ma, nel praticarlo
i una bontà che non si smentiva mai.
il salesiano prof. Don Paolo Lingueglia
tutte le volte che potei awicinarlo, fece sempre l'impres-
vivesse scrupolosamente sopra una linea
ta ben chiara con forza costante di volontà
mento, diventata per lunga consuetudine
mai interrotta, natura di un'anima naturalmente tuffata
aturale e pel soprannaturale, e ciò senza
quasi per una fortunata necessità v.
e - attesta 1'Arcivescovo Mons. Angelo
olomasi, Ordinario Castrense - ed a chi non ne voleva
l'anima fatta di santi amori, il primo Successore del Beato
OSCO? Ed amava dirmi salesiano d i adozione; e del caro
ero allora e sono ora contento, mi piace, solo vorrei averlo
to. Lo vidi molte volte a Chieri, cittadina per molti titoli
i ricordi di Giovanni Bosco, studente e chierico,
i, e le opere di lui e da lui tanto amate, l'oratorio
minile, fioriscono, meglio, fmttificano. Ed era
l'arrivo di Don Rua in questi Oratori, e i buoni amici,
' dirigenti, salesiani, mi volevano in quei giorni vi-
e vicino a lui c'era da godere spiritualmente, c'era
tto insegnava, tutto che traspariva dal suo por-

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V - Sull'orme di Don Bosco
tamentocorretto, modesto, semplice; dal suo sorriso costante,
paterno, rivelatore di un'anima ingenua, innocente, tutta cari&,
dall'occhio penetrante, ma dolce, quasi scrutatore eppure at-
... traente... un anima che voleva delle anime e le voleva per
Gesù, per Maria, per il Cielo l>.
E sempre a1 lavoro !
« penso - dice Don Paolo Lingueglia - che poche Per-
sone abbiano lavorato più di lui. Dalla mattina avanti luce alla
avanzata il buon agricoltore stava c u r ~ osull1improha
fatica. Bisogna ben dire che la sua fosse proprio una tempra
da canne da fucile, se ha potuto durare più di cinquant'anni
in quest'uso logorante. Anche Don Bosco fu una fibra x k n n e
di lavoratore, e io non voglio dire che dal giorno memorabile
in cui
Rua ritornb da Mirabello allJOratorio al fianco di
per non distaccarsene più, egli entrasse nella Parte
della fatica di Don Bosco per lasciargli la libertà di andar qua
e per orin no, per l'Italia e per l'Europa. No, non c'è bisogno
di
a simili spiegazioni; del lavoro all'oratorio in quei
primi eroici periodi ce n'era...; ce n'era brava
dozzina di persone e molto di piu; ove non sarebbe
dicastero di impiegati, per parecchio tempo se la
in due...)l.
La fibra di Don Rua non era da canne di fuci1
tosto delicata, tuttavia l'aveva temprata ad un'
tensa, che difficilmentesi potranno additar persone di qualsi
condizione sociale, che ahbian lavorato più di lui.
Aveva sortito da natura un ingegno acuto e versatile
un'agili& e robustezza di mente non Comune.
cato allo studio delle scienze, avrebbe fatto
riuscita. Dagli studi che compì regolarmente
al sacerdozio, uscì colto ed erndito. Pareva che di nessun
di scienza fosse ignaro. Ragionava di filosofia, di
storia, con sicurezza da maestro. Conosceva bene il lati
il greco. Parlava it francese, 10 spagnuolo, il Portog
prendeva anche l'inglese, il tedesco, il polacco.
pari aveva uno spirito di osservazione e intuizione
Quando gli si chiedeva un parere o un consiglio, C
testa, rifletteva un momento, e subito approvava0
I - Sempre edzjìcante
349
vava un disegno, un Progetto, un programma, esponendone
ordinatamente, con meraviglia dei competenti, pregi e difetti.
Nessun problema della vita gli era sconosciuto: su qudunque
argomento cadesse il discorso, entrava così al vivo della que-
d o n e e con termini così precisi, che molti si domandavano:
- Ma dove ha trovato il tempo per far cotesti studi un
uomo che è vissuto tanti anni tra le cifre, ed ora & assillato da
mille gravi preoccupazioni?
Alla mente aperta univa una memoria prodigiosa. ~ i ~ ~
dava con precisione matematica fatti, detti e circostanze di
vecchia data; passi di autori italiani, latini e greci; il capo e il
versicolo di molti brani biblici; il nome e il copome di moltis-
simi ex-allievi, di tutti i salesiani con i quali si era intrattenuto
anche $010 una volta, e di moltissimi cooperatori,
Nella sua memoria prodigiosa, come in ampli volumi, aveva
fatti e persone, e non era mai che, rivedendolo anche dopo anni
ed anni, non richiamasse tosto col nome e la patria dell'individuo
e minute di luogo, di tempo e di pareri-
erano delineate come in un quadro, neg13incontri
(1 10 ebbi la fortuna - attesta Emilio Ripa di Meana - di
ccostare la veneranda persona di Don Rua, ed oltre alla natu-
iiità, e direi meglio, santi& che ne traspariva,
Ila niemona prodigiosa. Dovendo intrattenerlo
Persona e di fatto che a me interessava e che non aveva se
Ito indiretta con quanto era oggetto quoti&anO
ella sua direzione e formava la vita della sua
resa osservavo come fosse al corrente
ari e ricordasse fatti, circostanze e persone
dietro; cosicchè riflettevo quanto bene fosse
Bosco, e come anche in questo si
idenza Divina. Era pure a me cagione di
irabile della sua mente, cosj che,
a subito quanto interessava e il nesso
ei fatti. Ho ripetuto ad altri le mie osservazioni,
nobbero consentirono con me... ».
atori d'istituti religiosi furono non solo venerati
intensamente m a t i dai primi discepoli come B ~ ~ ~

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350
V - Sull'orme di Don Bosco
- ed anche in cotesta gara d'amore per il Maestro è il primo
l)On Rua. Egli - insiste il Card. Cagliero fu <i sempre pii-
mus intm pare$, cioè il più esatto nell'adempimento dei suoi
doveri, il più raccolto nella preghiera, il più osservante delle
nostre costituzioni, il più zelante tra i sacerdoti e il più attivo
ed indefesso lavoratore per la gloria di Dio... Nel Servo di Dio
non mai esistito l'io, ni: il mio, ma solo Dio 1); SOLO DIO SUL-
L'ORME DI DON BOSCO; ed anche in questo egli primeggia in
modo assoluto tra i Salesiani. Come San Paolo diceva ai primi
cristiani Imitatores m& estate, sicut et ego Christi,, anche Don
Rua, con lo splendore dell'esempio, ripeterà sempre ai Sale-
siani: CIFate come ho fatto io: imitate Don BOSCO!,,.
per la comunanza de' sentimenti con Don Bosco, per l'arduo
esercizio della carità svolgentesi nelle ampie volute sociali,
per il suo spirito di preghiera e di obbedienza al Capo della
Chiesa secondo il testamento di Don BOSCOp,er l'eroica pazienza
nei grandi cimenti che la nequizia dei tempi e degli uomini
gli prepararono, per quella serenità e pace imperturbata che
mantenne nella Pia Società, fu il grande Successore di Don
B~~~~ e il gagliardo continuatore de
che non solo conservò nella sua immacolata fres
e perfezionò in modo prodigioso.
Zelare la gloria di Dio sull'orme e con le direttive del
datore fu l'eroico programma della sua vita. Aveva un COS
concetto del dovere, che mercè i doni sortiti
lasciato luminose impronte per qualunque via si fosse
minato. Anche se fosse entrato tra i Trappisti e i Ce
per l'asprezza delle penitenze che si sarebb
&venuto non meno ammirabile dei FO
sarebbe costato meno. Seguì Don Bosco, e di
dei Salesiani.
A lato del Maestro appariva più auste
che la santità di Don Bosco era così n
non faceva grand'impressi~nea chi l'osservava s
mentre la santità di Don Rua impr
pareva frutto di continui atti di volontà riso1
Nel Servo di Dio si vedeva anche esteri0
del fervore con cui accompagnava og
1
I - Sempre edijicanie
35'
1
parola, per cui era straordinario nell'ordinario. In ogni istante
l
dava lezioni di santità, che a prima vista appaivano facili ed
1
invitavano a ricopiarlo; ma la loro continuità e la loro perfe-
i
zione l'elevavano a tale altezza, che a contemplarla attenta-
mente tutti ne sentivano la più alta ammirazione, mentre il peli-
siero di raggiungerla incuteva quasi spavento.
L'abituarsi a tanta perfezione costò molto al servo di D ~ ~ ? . . .
Don Francesia, che più a lungo fu il suo confessore dopo la mor-
te di Don Bosco, osservò che esteriormente sembrava che
Rua a conquistasse a prezzo di continui sacrifizi il monte della
perfezione; ma non era così. Fin dagli anni della prima giovi-
nezza la virtù era diventata la sete, l'ideale e la veste dellJanima
sua; e più non gli costava nessuna fatica. Era la copia fedele
di Don BOSCO. Di diverso restò in lui soltanto ~ e s t e r i ~ ~ i t à ,
odo di fare, la forma o il gesto esteriore,.. H.
Richiamiamoci alla mente la figura del Maestro e del ~ i -
reghiera. Don Bosco, le mani giunte e il
ava in tale raccoglimento che appena appena
t0 muoversi delle labbra, e n'eri altamente edi-
0. Don Rua teneva anche lui lo stesso edificantissimo con-
sciva a comprimere l'intimo fervore che, uscen-
ti 0 a fiotti dal cuore e dalle labbra, pareva
tana d'amore i cui echi sonanti erano uditi con ammi-
da chi gli era accanto.
di vita impresse alla sua persona, che non
tiva naturale, una sì grande bellezza spiri-
a quasi esulame interamente l'uomo e quanto
O, irradiando continui splendori di cari&,
i sacrifizio. Non cercò altro che la gloria di
on Bosco, e a quest'unico intento consacrò la tempra
ingegno, la ferrea volontà, lo zelo instanca-
t0 un complesso di mirabili energie, nell'umiltà più
fece altro che ascoltare il Divino Maestro, il quale,
a immagine della Croce, ha detto a tutti:
mire post me, tollat crucem suam, ei sequatur me.
quotidiana - osservava il Santo Padre Pio XI
croce del dovere >>; e, in vero, n quanta non comune

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352
-V Sull'orme di Don Bosco
virtù è necessaria per adempiere con non comune esattezza,
osaitezzraniloa,snsactoeznzala,
comune e
negligenza,
quotidima
faciloneria,
così
ma
frequente ine-
con attenzione,
pie& e fervore intimo di spirito tutto il complesso di cose co-
muni ,-he riempie la nostra vita quotidiana! La 'Chiesa non è
mai tanto grande apprezzatrice e tanto prowida maestra di
l
ii
I - Sempre edt3cante
353
Per rendere omaggio all'innocenza, provavano la più dolce at-
trattila .lia sua
('Si trovava a Roma, ospite del S. cuore- scrive una
Figlia di Maria Ausiliatrice - e fu invitato a presiedere
cademia in onore della Madonna, presso le suorien "ia
santità, come allorchè mette in alto queste umili luci, tanto
spesso ignote a quelli stessi che ebbero il bene di vederle spten-
dere sotto gli occhi loro. Le cose straordinarie, i grandi eventi,
le belle imprese, col loro sol presentarsi suscitano e wegEanO
gli istinti migliori, le generosità, le energie sopite che tanto
spesso dormono in fondo alle anime. Le grandi circostanze sono
come un eletto argomento p e r un artista e u n Poeta, che'
solo presentarsi porta l'ispirazione verso le più alte vette...
per questoche tanto provvida ci appare la Chiesa quando ci
invita ad ammirare ed imitare gli esempi delle più comuni ed umili
potidiane, tanto più preziose quanto più sono umili e comuni.
la grande lezione che questo umile
di Dio viene
a porta& ancora una volta, che cioè n
consiste la santità, ma nelle cose comuni n
pite... )) ( I ) .
Diligentissimo ed umile seguace del Maestro e saggio
,t,, egli stesso in ogni impresa rivolta allagloria di Dio e
salvezza delle anime, Don Rua era di un'incantevole semPl
e perfezione sublime. Ingenuo come U
come l'ultimo figlio del popolo; austero con sè ed a
') Per la circostanza, l'ampia tettoia, gremita di signori
invitati, aveva perduto il suo carattere fino allora troppo mo-
desto, in virtù di arazzi e bandiere, disposti con arte; il palco
Poi s'era trasformato in un trionfo di luci
nè bandiere, fiori, valsero ad attrarre
e di fiori.
Isattenzione
n&luci,
dei bimbi
dell'asilo, che bianco-vestiti, disposti in .due ali, sedevano nello
"spazio tra la linea dei superiori e il pa~coscenico~
A P ~l'accademia un bellissimo inno assai applaudito,
minciò la declamazione, e gli occhi dei bimbi non erano
Palco, ma rivolti ai venerando Superiore. primaquei
oli, tanto vivaci e intelligenti, si contentarono di guardare
ndicare col loro ditino là, donde emanava tanta forza attrat-
come trasognato, si alza e
portarglisi ai piedi, con la
co. E dietro a lui san due,
che, muti, gravi, vanno a
a
guardarlo,
ed
a
Dio,
mostrarselo a
edlioto.g..uardano,
e con-
La co~mozionedi tutti fu straordinaria. ~
>
i
con i più meschini; pieno di accondi
tutti mendico per poter promuovere il
del Signore con le mani ricolme
lesti e &leme dignitoso come Un S
nel dovere anche in mezzo alle difficoltà più trem
pieno di fede e di una volontà ferma e diretta
una rettitudine insuperabile!
1 bambini stessi, innanzi ai quali s'
(I) Allocuzione del Santo Padre Pio XI n
belle "irta del Servo di Dio Frate1 Béniide dei Fr
- cfr.:Osseruotore Romano, 7-8 gennaio 1928.

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TUTTO DI DIO
- semplice un fanciullo. Era sempre alla presenza di Dio. -
- ~~d la uita della sua vita. Suo spirito di preghima. - Come
intendeva l'or&oie menta
nellepvaticfzedi pietà. - La
In conto teneva ogni p
-in inogni-necesità-. «Avre
, Comeimiti>Don Bosco nell'amor di fio
- Suo dolore per l'offesa di Dio
- ~ifronte alpeccato e all'iniocenza. D
- serviraellegramente Dio era p& lui
d'amore.
Alla scuola di Don Bosco,
il Servo di Dio acquistò pres
e sprone in tutta la vita e divenendo, C
viva e profonda, lo sostenne i n 1
spezzato qualunque fibra senza
serbando inalterata quell'incante
anime innocenti e singolarmente
Era sempre alla presenza di
Dio era per Don Rua il me
perfezione; e Gesù era l'amico, il
« - diceva - dev'essere n
11 - Tutto di Dio
355
pazienza e nell'obbedienxa, nell'esattezza di ogni virtù. S e vi-
viamo di Gesù, saremo felici anche in qzlesta terra, perchè I'Etmno
Padre, vedendoci somiglianti al Divin Figlio, ciguarderà con occhio
di compiacenza,fino a quando non ci chiamerà al cielo>>.
Fin da chierico, senti tutta la nobiltà del cristiano e cercò
di farla amare da tutti. Giovane sacerdote, ai giovinetti che
frequentavano l'oratorio dell'Angelo Custode in Vanchiglia:
<< Vediamo tuttora - diceva - quanto vanto menino qua'
pochi mpmstiti di Napoleone I per avere militato sotto le sue
insegne. Or se tanto si stima glorioso l'essere stati soggetti ad m
generale, che forse non era se non un fortunato avventwiero ed
un prepotente wurpatore, quale sarà la nostra gloria nel militare
sotto le insegne del Re immortale dei secoli, che porta scritto sul
cingolo da' suoi lombi: Rex regum et Dominus dominantium:
Re da' re, e Signore di quei che comandano!... 1).
Da tanta fede nasceva la sete insaziabile di fare il bene e
liore per avanzare nelle vie della grazia
e alla gloria di Dio: <i Facciamo
amor di Dio e con retta intenzione, e
nella via del paradiso».
ardate gli allievi con l'occhio
facile 1). «Fatemi santi tutti i vostri
ZWO angeli czlstodi». '
lle Figlie di Maria Ausiliatrice: ((Permezzo vostro Maria
atrice aiuta i cristiani, li conforta e li solleva. Quale onore
ale stimolo a far bene tutte le vostre azioni! D.
de brillava nel continuo raccoglimento. Come aveva
Dio, anche dall'intimo del cuore aveva continui
l'incontrava di buon mat-
a i n chiesa per far la meditazione, o vi tor-
Santa Messa, lo scorgeva sempre raccolto
ava anche per via, in carrozza, i n treno.
cun viaggio, anche breve, senza fare il
Croce e recitare una preghiera.
- Dio, e ripeteva centinaia di
i ricordo è Don Giulio
ne - che accompagnandolo da Genova a
sono molte gallerie, attendeva. a leggere la

21 Pages 201-210

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21.1 Page 201

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356
-V Sull'om di Don Bosco
l
i
sua corrispondenza quando la luce gli giovava; quando kmmb-
ciava una galleria, egli perseverava nel dire' giaculatorie*.
Quando inostri andavano a fare gli Esercizi spirituali a
Lanzo Torinese e la ferrovia arrivava appena a Ciriè, e la mag-
gior parte dei Salesiani, scesi dal treno, anziche prendere ,la
vettura preferivano far la strada a piedi, egli era in capo a loro,
e appena fuori dell'abitato si voltava e, traendo di tasca la corona
del S. Rosarioe mostrandola a tutti, diceva ad alta voce: (iV. e%-
gano accanto a me i miei amici; recitevemo il Santo Rosario!»;
e tutti si awicinavano e si cominciava a pregare.
al treno, aUa vista di una chiesa, salutava con fede Gesb
in Sacramento. Passando per una città che aveva una casa sale-
siana e non potendo scendere a visitarla perchè diretto altrove,
più volte fu visto in prossimità della stazione alzarsi, affac-
ciarsi al finestrino e, fissando I'istituto, mormorare una preghiera
e, a capo scoperto, benedirlo con fede tracciando una croce.
~~1 tempo che s'intratteneva con Dio era della più alta
edificazione per il raccoglimento, per il fervore e Per i1 gusto
che gli traspariva dalla persona. Qualunque preghiera facesse,
in qualunque luogo, subito lo si vedeva prendere. un atteggia-
così raccolto e pieno d'intima soddisfazione,' come se
da lungo tempo fosse ,assorto neii'orazione più soave. Farsi
il segno di Croce e mettersi in affettuosa comu~cazione
Dio era per lui cosa naturale.
Con cotesto contegno abitualmente ammirabile partecipava
a tutte le pratiche di pietà in comune. Amava tanto 1
in comune, che se la comunità pregava ed egli doveva far
ringraziamento della S. Messa, non appena aveva ter
le preghiere liturgiche, preferiva unirsi alla preghiera
faceva in comune, qualunque fosse, anzichè dar sfogo alla
zione del cuore.
Godeva tanto nell'intrattenersi con Dio, che dava ali'
zione anche parte del riposo notturno. Fin quasi al t
della vita, ogni sera, mentre la comunità era già a d
passeggiava sotto i portici vigilando e pregando. E
prima che la sua salute cominciasse a deperire, sol
nate le preghiere in comune, fermarsi o rientrare ne
di Maria Ausiliatrice, o nella chiesa di S. Francesco
II - Tutto di Dio
357
anche dopo che era stato costmtto il Santuario; e, prostrato
ordinariamente ai piedi dell'altar maggiore, innanzi al SS. Sa-
cramento, e talvolta all'altare di S. Giuseppe nel Santuario O
a quello della Madonna del Rosario in S. Francesco - dove
insieme con Domenico Savio ed altri cari alunni e condiscepoli
aveva tanto pregato da chierico, e anche da giovinetto - s>in-
tratteneva in lunga orazione, lasciando che si chiudessero a
chiave le porte, che riapriva e richiudeva egli stesso nell'uscire.
(1 Una mattina, - narra Mons. Spandre, Vescovo di Asti,
che fu allievo dell'oratorio dal 1865 al 1869 - si sparse la voce
che il Servo di Dio era stato sorpreso dopo la mezzanotte, ingi-
nocchiato innanzi alla porta chiusa della chiesa interna di San
Francesco di Sales, a pregare con gran fervore. Si disse pure,
e lo ricordo bene, che non era la prima volta che ciò accadeva ».
(1 Il Servo di Dio - attesta Don Ghione - non permetten-
dogli le occupazioni di pregare quanto desiderava durante la
giornata, pregava una parte della notte. I$ noto che tutte le
sere, dopo che la comunità si trovava al riposo, egli girava per
i cortili della casa e pregava, con la corona in mano, e senza
corona. Alle 22 circa andava a chiudersi nel Santuario di Maria
Ausiliatnce, s'inginocchiava sul primo gradino dell'altar mag-
giore, in cornu e$istolae, e, con un'atteggiamento d a serafino
s'intratteneva a pregare, mezz'ora, un'ora, e talvolta anche più
lungamente. Ed era tanto assorto in Dio, che (l'osservai tante
volte!) non mi sono mai accorto che si accorgesse di un gatto
che si chiudeva in chiesa ogni sera, il quale, al vederlo arrivare,
andava a lui e per qualche tempo gli girava attorno la persona,
cando carezze che non ebbe mai. Don Pesce, prefetto della
estia, mi ripetè tante volte: - Non so che cosa pagherei,
i potesse fotografare Don Rua nell'atteggiamento che tiene
ante queste preghiere notturne ».
E com'era edificante durante la meditazione! Aveva cornin-
gustarne le dolcezze in gioventù, e non appena indossò
chiericale, soleva, come s'è detto, inginocchiarsi -per
Ila sala di studio ed attendere all'orazione mentale. rn
, quando venne stabilita la meditazione in comune, era
il primo ad intervenirvi; ed anche quand'era in viaggio,
cava mai di compierla esattamente. E perchè nell'ora-

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358
V - Sull'orme di Don Bosco
l
torio potessero attendervi per tempo tutti i confratelli che non
hanno obbligo d'assistenza nelle camerate, introdusse l'usanza
... di levarsi mezz'ora prima della levata comune, per dar alla pre-
ghieia mentale la
alle occupazioni quotidiane Ed
era sempre allo stesso posto, nel centro del coro della chiesa
di Maria Ausiliatrice, col capo chiio, le mani appoggiate alla
faccia e, per tutto il tempo, immobile! Cangiò posto negli ultimi
anni -permettersi più vicino a chi leggeva i punti da meditarsi;
ma non diminuì, nè potè accrescerei1 raccoglimento.'
(<10- attesta Don Lorenzo Saluzzo - fui per sette anni
lettore della meditazione nel coro della chiesa di Maria Ausi-
liatrice, alle 5.30 d'inverno e alle j d'estate. I1 Servo di Dio era
sempre il primo a trovarsi in chiesa in pio e devoto raccogli-
mento, anche quando ritornava ad ora tardissima nella notte
precedente da qualche viaggio 1).
({Anche quand'io scendevo prima dell'ora stabilita - con-
ferma Don Angelo Zipoli - lo trovavo sempre al suo posto
e potei notare il grande raccoglimento con cui vi ci si applicava.
Al suono del campanello della Messa, che contemporaneamente
si celebrava all'altar maggiore e che accennava l'elevazione,
s'incurvava pfondamente nella panca e col suo atteggiamento
faceva conoscere quanto viva fosse in lui la fede in Gesù Sacra-
meritato che in quel momento scendeva sull'altare, e con qual
reverenza lo adorasse. Io pensavo di essere
e tanto bene mi faceva il suo esempio. L'
recitare a Maria Ausiliatrice in fine della meditazione, la
meva con tanta chiarezza e vibrata espressione, da far
scere che l'anima sua era tutta concentrata n
dalle parole I).
Essendo in visita alle case salesiane,
della meditazione e della lettura spiritual
regolarmente; e ricevendo il rendiconto
mancava d'interrogarli come facessero la
geriva di ritornar più volte lungo il giorno
al mattino, specie se fossero stati costretti p
ad abbreviarla, e di ricordare a quando a q
mento preso, rinnovandolo e ripetendolo in
toria.
-II Tutto di Dio
359
Una Figlia di Maria Ausiliatrice gli chiese un mezzo facile
per progredire nella virtù, e il Servo di Dio le rispose di sua
mano: <<Nonlasciate mai mancare il cibo di feuvorosa medita-
zione quotidiana all'anima vostra; ed ogni mattino nella medesima
prendete qualche pratica risoluzione, che procurerete di richiamare
alla m@nOuia fra le occupazioni della giornata, per ossmar~aI).
Compreso della necessità e dell'efficacia dell'orazione men-
tale, aveva belle parole per convincerne anche gli altri. Nabu-
codonosor - diceva - impadronitosi di Gerusalemme fece ca-
vare gliocchi a Sedecia per assicurarsi che non fuggisse e lo indwse
in schiavitù. Così fa il demonio; per tenerci nella schievit& cerca
d i cavarca'gli occhi, quegli occhi con C& w<diamo il nostro stato;
cerca ciod d'impedirci di far meditazione>>E. d ammoniva che
bisogna far in modo di meditare con vantaggio spirituale apw-
chè non basta attendere alla meditazione, ma bisogna attendervi
in modo che n' serva ad avanzare nella perfezione>>.
La pietà del Servo di Dio - afferma Don Giulio Barber&
- era maschia e forte; non troppe pratiche, ma costante in tutte
quelle prescritte dalle nostre Regole ed in varie altre introdotte
ad libitum da Don Bosco. I1 vederlo pregare ispirava a quanti
l'osservavano- la più grande edificazione. Era proverbiale in
asa la sua puntualità, e perseveranza nel trovarsi alla medita-
ione della comunità. Anche nei viaggi attendeva fedelmente
me fece molte volte insieme con me, in treno,
ibile; e così fece anche con altri*.
ra ammalato - ricorda Giuseppe Balestra
preciso alle pratiche di pietà, alla prepara-
e al ringraziamento per la S. Messa, alla meditazione di
precisa, con l'orologio alla mano, alla lettura spirituale
rto d'ora, alle preghiere della sera ».
oncetto, in cui teneva tutte le preghiere liturgiche,
a riverenza e un culto speciale per l'ufficio
no negli esercizi spirituali raccomandava ai
o convenientemente, commentando le norme
sa stessa suggerisce col a digne,. attente, ac devote u.
diconti e nei colloqui particolari non tralasciava
andazioni, e con maggior insistenza le ripeteva ai
i in pio ritiro in preparazione agli ordini sacri.

21.3 Page 203

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360
-V Sui'l'omte di Don Bosco
E ne dava splendido esempio! Vedevamo tutti con quanta
fede e con quanto raccoglimento recitasse l'ufficio in chiesa,
in sacrestia, in camera anche, inginocchiato innanzi al quadro,
di Don Bosco, del Rollii. Anche nei viaggi soleva recitarlo
con ugual fervore; e quanti l'osservavano intento a questa pre-
ghiera, gli leggevano in volto la devozione, il raccoglimento e
l'unione con Dio. Una prova della sua attenzione nella recita
dell'Ufficio e dei preziosi frutti che ne raccoglieva, erano. i
frequenti accenni, e nelle conferenze e nel conversare, a quei
passi della Sacra Scrittura e dei Padri o a particolari profili
dei Santi delineati nelle lezioni del secondo notturno, che
maggiormente Savevano impressionato.
Aveva in grande venerazione ogni preghie
Ch'iesa. Non si stancava di ripetere con di
della Benedizione in onore e coll'invocazione di Maria
trice, fatta approvare da Don Bosco e, in seguito, ins
Rituale Romano. Soleva ripetere con ugual
effetti meravigliosi, la a Baedictio depueca
locwtas, bruchos, vermes et alia animalia n
grand'uso del]' u Exorcismus in Satanam et
approvato ed indulgenziato da Leone XIII
tutamente in certe circostanze.
A Foglizo Canavese si voleva ottene
una bèttola, che dava troppo disturbo al1
ziato: il Servo di Dio consigliò di recitare ogni giorno
cismo verso quell'osteria, e, in breve tempo, questa
mento, e si potè comperare quella casa
A Torino, ogni volta che negli ultimi te
elezioni comunali amministrative, scendeva '
Maria e poneva una copia di detti Esorcismi su
nocchiatoi della sacrestia, perchè i sace
la celebrazione della Santa Messa, potessero rec
Dalla prima giovinezza, e più anco
Bosco, da parte della Beata Vergine,
invito: << Ricmui a me con fiducia n
il suo abbandono nelle braccia di Di
fetto. Convinto della nullità delle co
fiducia nell'onnipotenza del Signore, che ai
-II Tutto di Dio
361
prega, ricorreva a Lui in ogni bisogno con pienezza di fede.
Anche nelle pagine dei suoi quaderni giovanili si trovano alcuni
motti scritturali che dicono quanta fosse fin d'allora la fiducia
dell'anima sua. I n una pagina si leggono queste parole: a D m
protectio mea, quem timboPs e la giaculatoria: (I Anchora con-
fidat+e, w a pro nobis K.
Nelle strettezze materiali e nell'urgente bisogno di mezzi
per fronteggiare alle tante opere cui poneva mano, la sua spe-
ranza nella Divina Provvidenza fu .meravigliosa. In ogni caso,
d i c i l e o doloroso, invocava aiutoda Dio, e lo attendeva con
fede e serenità immutata. E il Signore, come vedremo, coll'in-
viargli anche' in modo prodigioso i mezzi che domandava,
mostrò quanto avesse caro il fidente ricorso del Servo fedele.
- cominciò a tener fisso il
lora soleva ripetere: « Tutto
t); e cresciuto negli anni
do: B Questa massima,
e avrebbe avuto tutta l'eternità

21.4 Page 204

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362
-V Sull'orme di Don Bosco
1
I I - Tutto di Dio
363
da questa fiducia illimitata nella bontà del signore, se non vidi
mai alcuno dei ~ o peinitenti dominato da smpoli, e sì che ne
conobbi migliaia, e pw lo più giovani di delicatissima coscienza.
Infondeva tanta fiducia nella bontà di Dio e nelpatrocinio di Maria
Ausiliatrice, che tutti si lasciavano gettare nelle lwo braccia)).
I1 pensiero di poter godere in ,eterno nel paradiso gli era
fisso in mente e sprone ad agire nel modo migliore.
Quando parlava del
e della infinita bontà del Si-
gnore ai moribondi, anche ai più giovani, che d'un tratto vede-
vano stroncarsi il filo dell'esistenza, era così cara ed incantevole
la sua parola, che per tanti anni Si rip
Com'è bello morire assistiti da Don Rua!
La sua vita fu unsininterrotta aspirazione ed Lna prepara-
zione al paradiso. Riteneva e predicava che 'la vita è un dono
grande di Dio; quindi, col più profondo ossequio alla volontà
del Signore, preferiva una vita lunga, piena di opere buone.
Per lui ogni giorno rappresentava un doppio beneiizio, una
doppia grazia segnalata: aver modo di meglio dimostrare al
Signore il proprio amore, lavorando per la sua gloria; e rendersi
così, meno indegni del premio celeste. A questo duplice in-
tento era felice di vivere a lungo, e ad esso consacrò tutta la vita.
E qual perfezione raggiunse! Convinto che per giungere
al pieno e puro amor di Dio è necessario aver di mira in ogni
cosa e in ogni istante la Divina Volontà, si studiò di farla
con somma diligenza, essendosi abituato, fin da giovinetto,
ad evitare i più piccoli mancamenti. Quanti 1
sono testimoni della perfezione con cui sol
dovere, anche nei più minuti particolari,
sito d'evitare ogni minima imperfezione.
in questo tanta facilità, che era sempre sorridente.
- inculcava - è sempre felice*. (I Amiamo il Signo
pensieri siano per L&. Pensiamo a L u i , e cerchiamo Lu
per Lui. Anche i nostri discorsi tendano alla
tiamo Don Bosco, che sapeva in ogni conversazione tira
m t o a glorificare Iddio >>< .Ai d imitazione
di gran lunga soffrire qualunque danno, piuttosto
un sol peccato veniale delibwato 1).
I1 pensiero dell'offesa d i Dio gli straziav
era sempre sereno e allegro, non riusciva a celare la tristezza
che sentiva nell'intimo del cuore, quando veniva a conoscere
che s'era commesso il peccato. Lo si vedeva allora soffrire
anche fisicamente, ed eran quelli gli unici istanti in cui le sue
ciglia s'aggrottavano dimostrando disgusto, e il suo accento
acquistava un po' d'asprezza. Splendeva invece e pareva tra
sfigurarsi - tanta era la gioia che sentiva in cuore e gli saliva
subito in viso - alla vista dell'innocenza; ed innanzi alle tenere
anime,' raccolte negli asili d'infanzia, si toglieva rispettosamente
il cappello, «perché - diceva - i bambini sono gli angeli del
Come lo si vedeva soffrire per l'offesa di Dio, lo vedevan
tutti raggiante di letizia nelle feste più solenni, nelle più belle
dimostrazioni di carità cristiana, in ogni trionfo della Fede!
I.- suoi occhi, sempre così modesti, sfavillavano di santa letizia!
A quanti lo conobbero da vicino pareva una fornace d'amor
di Dio che mandasse incessantemente luce e calore! Era così
grande la sua carità, che andava ripetendo: « S e non possiamo
raggiungere la perfezione degli Angeli nel lodare e servi?e il Si-
gnore, procuriamo di far quel poco che possiamo, colla massima
perfezione d'amore!». P Avessimo ben anche mille mori, non sa-
rebbe troppo impiegarli tutti nell'amor di Dio!».
«Per dare un'idea precisa di quel che fosse nel nostro Servo
di Dio l'amore verso il Signore - dice Don Barberis - biso-
gnerebbe aver potuto penetrare a fondo nell'anima sua. Egli
era di pochissime parole e posso dire che non parlava mai di
a e taceva; bisogna essergli stato familiare per cin-
er comprendere che si può dire che non moveva
dito senza essere persuaso che quel movimento piacesse al
ore e che era il più conforme alla volontà di Dio. Nei pati-
i poi, nelle contraddizioni, e ne ebbe molte e gravissime,
e umiliazioni, egli godeva pensando che lo purificavano e
acevano al Signore. Mi pare di poter asserire che l'unione
io era così consumata in lui che non aveva che questo
o generoso, ardente, continuo, amare e fare amar Dio.
re, Dio in ogni cosa; non riposo.in questo, non mai un
sempre questa sublime uniformità: DIO! NIENT'ALTRO

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I11
<I FIDELIS SERVUS E T PRUDENS e.
- «
~ giusto ~n. - Sem~pre ava~nti: « Noo i dobbiamo tendere alla Per-
feZiOne come cristiani, come religiosi, come salesiani». Ogni di-
rettiva, ogni consiglio, ogni desiderio del Sommo Ponte$@
p~ lui un comando. - Contro il modmismo. .- Voleva che tutti
i salesiani pronunziassero il latino alla Romana, e studiassero ì'ita-
liano. - Venerazione per i sacvi Pastori, e sentita deferenza Per
- tutte le autorità. - Verso i parenti. Delicatezze squisite per i bene-
- - fattori. - Con gli amici e i condiscepoli. - Le meraviglie della sua.
puudenxa singolare. Suo programma: vigilanza! I n tutto era
guidato da un alto spirito di carità, equità e pudenza. - n Mai fu
uisto cmnrettme un'impmfezime volontaria! ». - % L asua vita fu
tutta di sacrifizio, lavoro e p~eghiera8 .
11 servodi io, nell'assecondare il celeste i
+tns est,justiJicetur adhz~c))e,ra mosso da un si vivo e
gente anelito che la fedeltà all'eroico programma,
sorretta dalla più illuminata prudenza, parve 1
teristica.
Era così esatto in ogni cosa da esser co~une-nte C
,,>Uo~Go~USTO! N&mai disse basta! un'unica brama
tutta la vita: -amare e servire Dio e vederlo
cordialmente amato e onorato;.- e fu mod
di religioso, di salesiano, di s a c ~ r d ~ 6ee di superime
I I I - o Fidelìs s m u s et pmdens »
365
- u Noi - inculcava ai confratelli dobbiamo tendere alla
perjezione, come cristiani, come religiosi, come salesiani».
Come cristiano, l'amore a Dio e la riconoscenza a lui per tanti
benefizi fu il pensiero suo dominante, e col cuore pieno di gra-
titudine eccitava tutti ad ammirare e contraccambiarela liberalità
divina.
(I Tutto è creato per l'uomo, tutto è fatto per benejìzio delì'uomo.
Quanto è buono il Signore! Prima ancora che Puomo esistesse,
già gli aveva preparata l'abitazione, provveduta non solo del
necessario, m a d i ogni sorta d i bellezze».
Ed insisteva con parola efficace:
n Si riceve da Dio u n cumulo d i benejixi, e ci dimentichiamo
d i ringraziamelo, mentre anche quando riceviamo d w l i uomini
un beneficio, il primo a ringraz&rsi dourebb'essere Iddio e poi
colui che ce lo fa, perchd l'uomo, in fin dei conti, non è che u n
istrumento della Divina Provvidenza, e Dio è quegli che propria-
mente ce lo impartisce's.
le Regole della Pia
articolari che da tutti, a cominciar
(I la Regola vivente u.
i altro intuì il dovere di studiare
anche il santo sacerdote, e il diligentissimo imitatore di
0 x 0 come superiore.
imitazione di Don Bosco nutriva un trasporto filiale
na del Papa; ricordava quanto il venerato
aveva fatto per il Capo della Chiesa, e commoveva
orava a sentirlo celebrare la dignità, la bontà, la canta
rio di Gesù Cristo.
bbiamo sempre atte-
private del Papa; amarlo d i sinceva af-
me u n buon figlio suole amare il buon padre; sostenerne
aganda con le parole e con gli scritti ».
osco dobbiamo venerare ed amare il
vani e sostenendone
a salesiana alla devota venerazione
postolica, volle istruiti in Roma, alla Ponti-

21.6 Page 206

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y . ~~l1'ormdei Don Bosco
I
366
I
I
ficia Università Gregoriana, un bel numero di chierici, alcuni
dei quali vennero elevati aii'episcopato ed alla sacra Porpora.
ogni direttiva, ogni desiderio dei Sommi Pontefici ebbero
h lui un pronto e generoso esecutore.
pio X, appena elevaio al Sommo Pon&cato, il giorno della
festa di S. cecilia, 22 novembre 1903. emanava il
- Motu,proprio riforma della musica sacra. (iFra i salesiani
-nota
chiappello vi erano idee diverse a tale proposito.
Ad alcuni pareva che non si potesse essere buoni salesiani e
figli di
B~~~~se non continuando a favorire e Promovere
ed eseguire la
tradizionale della Pia Società e che si
assommava a così dire a Mons. Cagliero, poi cardinale di S.
chiesa.
,la musica
R~~ non
tradizionale
aveva mai nascosto la sua preferenza Per
dell'oratorio, e quando si eseguì per la
prima volta ta M~~~~di Papa Marce110 del Palestrina congra-
tulandosi col maestro Dogliani e 0 1 Cav. Remondi della s ~ l e n -
dida esecuzione,
aveva però
di più la musica
nella semplicità del SU? cuore e
(io mi trovavo presente) che
adelluisupioacdeivrae
M ~Cag~liero~. Tan.to più meritoria Parve
quindi a tutti quelli intimamente lo conoscevano, l'assoluta
ed incondizionata sua adesione di mente, di cuore, di Opera
all'indirizzoaverdsaoto dalla Suprema Autorità Ecclesiastica...
L,amore del servodi Dio per il Papa non poteva esser più
cordiale, più tangibile. In omaggio all'intenso lavoro di
Leone ~ 1 x p1er l'unione delle Chiese Orientali, cercò di mal-
tiplicaie le fondazioni salesiane in Palestina, lieto di C
al trionfo della Chiesa Cattolica in quelle terre.
~ i ~ com~e Do~n Bodsco S~olesse~, nel d ~
~ ~ ~ i lceliebr~are~di~preifer~enz~a a, lsalta
preferiva egli pure dir Messa a quel1'altare,.
zione verso la Cattedra Apostolica.
~ i l i ~nel~ zel~are~l'intiegr~ità ~del1i ~ ~
della disciplina ecclesiastica, negli a
a divulgarsi le teorie modernistiche, nei
discorsetti della sera, nelle prediche e nel
&iusura degli esercizi spirituali, ci racco
gelosamente la sana dottrina coll'evitare
o, libri sospetti, e di attenerci fedelmente al
III - «Fidelis servus et prudens ,
3 67
Chiesa: Il Signore ci ha chiamati alla veva religione:dimostria-
mogli la nostra riconoscenza colla fermezza nellafede. N~ lascia-
moti travokere dallefalse dottrine attuali. combattiamo il moder-
nismo vorrebbe scalzare la nostra Santa Religime dallefonda-
e che accarexza i razionalisti e protestanti d& pali vorrebbe
fard abbracciare gli errori; e non merauigliateui, l a chiesa è
'stata combattuta, ma ha sempre &to; e noidobbiamo
cooperare alle sue vittorie n.
In Ossequio alla Cattedra Apostolica, ai salesiani che si
trovavan fuori d'Italia raccomandava di pronunziare il latino
Per motivi di fede amava anche la lingua italiana. dieu-
della linpua Parlata dal Papa, aciettata come la latina
Sacre Congregazioni Romane, e r i t a t a u , C d~al~la Se-
greteria di Stato di Sua Santità, era per lui un mezzo di dgfu-
"ne e un richiamo all'amore e a ~ l apratica del. vavelo, al
Cattol&o; nè più nè meno, come a lo
d d 2.atino su
vasta scala$ era (1 una semina di V O C & ~ ~sacedotali,,.
natura1 riflesso del su6 grande amore al papa ed alla
- .iesa, nutriva,e mostrava la.venerazione Più profonda a tutti
Sacri Pastori. < I o dichiara Monsignor ~ ~spani dre,~ i
- dell'oratorio ebbi dal Servo di Dio tratti di bene-
aveva &che verso gli altri. parl&;, preseI1-
del rispetto grande che è dovuto a tutte le
e
e costituite, ed egli stesso ne dava yesem-
di scienza diretta che raccomandava ai direttori delle
li di tenersi sempre in buoni rapporti dipendenza
Vescovi,' ma pure coi parroci locali. per pane mia
ire che creato vescovo, il Servo di ~i~ mi continub
la sua
non solo, ma notai anche una bene-
più difficili la sua prudenza e il suo rispetto
ti. Mi ricordo - attesta
~ i ~B l~ i ~ ~-
di un Arcivescovo, che contraddiva aper-
Don Bosco, egli,non prendeva parte alle
molti; ed io, chelo avvicinavo con frequenza, non
che fossero, non dico contro giustizia,
aila più grande cari&l).

21.7 Page 207

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368
V - Sull'orme di Don Bosco
~.
i
l
I11 - Fidelis smus et pnidem n
369
- - Anche con le autorità civili era di una compitezza e saggezza
maravigliosa. (iSapeva molto bene dice, Don Barberis
uniti all'opera di Don Bosco i Cooperatori. (t s e ~ 0 B%~~~~
- diceva loro - lasciò scritto che senza la vostra carità
dave , a Cesare quello che è di Cesare, e dare a Dio quello che
avrebbe Potuto compiere alcuna opera buona, immaginate quale
di ~i~ P. «Voleva - rileva Suor Enrichetta Sorbone, Vicaria
Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice - che ci tenessimo
bisogno ne abbia il suo povero successore, e quanta è la riconoscenza
che egli nutre per voi a.
sempre in armonia ed in ottimi rapporti con le autorità locali,
Come il Maestro soleva diffondere commoventi appelli
e ci proibiva di partecipare in qualsiasi modo a tendenze di
alla carità dei privati; nè lasciava passar un anno senza inviarne
partito, cosa che diceva assai funesta al buon ordine della stessa
almeno uno in gravicircostanzé, come nelle spedizioni di nuovi
comunità, e c h e poteva mettere in cattiva luce presso non pochi
missionari; ed i1 Signore, con l'abbondanza delle elemosine,
l'opera ~alesiana.Ci raccomandava anche di essere assai caute
tale aa poter far fronte a spese incalcolabili, mostrò quanto gli
nel giudizio sulle persone, anche le più conosciute. Per carità
tornasse.gradito lo zelo prudente del Seivo di . ~ i ~ .
cristiana si doveva dir bene di tutti; ed in ogni caso, ad interro-
Sull'esempio di Don Bosco ebbi pertutti quanti i bene-
gazioni delicate e scabrose, noi dovevamo secondo il consiglio
fattorile manifestazioni di riconoscenza più squisite. ~~~~i~~~~
del Servo di Dio rispondere: - Noi vogliamo bene a tutti e
anti; Arcivesc6vodi Ravenna, diceva ciie pochi
deSd&mo far del b m a tutti)).
così vivo e manifesto il sentimento della ricono-
Anche i parenti ebbero il primo posto nel
grande e
Fondatore dei Salesiani; ed il suo SUccessore
santo del Servo di Dio. Prima e dopo la morte della mamma,
continuò a tenersi in intime relazioni con i fratelli Pietro e An-
tonio, i quali, com'ebbero numerosa famiglia, non mancavano
stro in modo singolare. Ne vedeva e ne sentiva il
ntaggi. L <i a riconoscenza - diceva - d una
rende cari a Dio e agli uomini».
di condurla a visitare lo zio, e i piccoli nipoti eran felici di ve-
derlo, d'ascoltarlo e d'intrattenersi con lui. . . .
Vedendo in tutti i Salesiani altrettanti fratelli, era pieno di
elenco dei benefattori principali, e per l'onoma-
, alla fin dell'anno, in altre ricorrenze, inviava ad essi una
a d'augurio e di ringraziamento, scritta a mano e da lui
attenzioni anche per i loro parenti, ed a quanti abbisognavano
sta' e, talvolta, postillata con espressioni devote. Faceva
di particolare interessamento non negò mai il SUO aiuto.
spoglio dei giornali per venir a conoscere promozioni,
<I Quando io ricevetti l'obbedienza per Milano - ci diceva
enze, matrimoni, decessi, ed altri fatti di speciale im-
~0~ Dones - osservai a Don Rua
vicino ai parenti, e quindi troppo di
a, riguardanti le loro famiglie, e sollecitamente inviava
ramenti O sentite condoglianze. A molti benefat-
Ed egli mi rispose: - Farai anche tu come faccio io, li vi
rinesi soleva mandare, accompagnandoli con un biglietto
amorevolmate, come qualunque amico
quello che ti dicono, e poi bellamente C
aie, il 2 febbraio il cero benedetto, e la domenica delle
na bella palma, che s'interessava di far venire egli
e tu continuerai il tuo dovere )>.
a. Quand'era in viaggio, in Italia o all'Estero,
A quanti versavano in particolari strettezze inviava 0
al Prefetto Generale grosse ceste di specialità
giunger soccorsi nella maniera più delicata; e a tutti i
lenco dei cooperatori cui le voleva distribuite.
te&, in modo speciale ai più lontani dai genitori, ra
l'ultima volta in Terra Santa, tornò con molte im-
P di s&ere loro di quando in quando delle proprie
non farli,so@>are e gemere per la
cotanto facile a compiersi i>.
Usò pure ogni sollecitudine per
ri, e oggetti di devozione, che erano stati depositati
ero e sul luogo dove nacque Gesù, che tornarono
ad illustri persone e nobili famiglie.
tendo gratificare quanti prestavan l'opera loro a

21.8 Page 208

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370
v - Sull'onne dt Don Bosco
ottenere ad essi, an
cari& le grazie :che
una parola di conforto, non. badava a sacrifizi. U
- benefattrice na
volle ricevere la b
genaria. Nel darle. la benedizione era visibilmente Commo
udiva esclamare: .- Come è comparsionevole: con-.
e perchè anchei nostri alunn'
III - u IÌidelis s e m et prudem
37'
ristica del suo governo. S'interessava di tutto e non trascurava
nessuno, n6 dei confratelli, nè delle stesse persone di
anche per queste, dette ifamigli, ebbe cure paterne.
Come N. S. Gesù Cristo, anche Don Rua coepit faceve et
docere, precedeva con l'esempio! Era straordinario nelvesercizio
d'ogni virtù; evitando ogni esagerazione, si teneva costantemente
nel giusto mezzo che rende perfetti ogni atto, ogni parola, ogni
nel disimpegno d'ogni dovere usava abitualmente
la massima diligenza; n& avveniva mai che, preoccupato
da affari più gravi ed assillanti, trascurasse le occupazioni
nei giòini più c r i t i ~ i < l & & ~ ~neissuno lo ve-
deva infastidito, o disturbato, o impaziente, ma sempre nella
non stessa ammirabile uguaglianza e serenità d'animo che incantava!
Pochi,'come lui; ebbero ranto dominio di SA, per'fini.ter-
reni, ma per la gloria di Dio; e molti sono conc&i fiell?asse-
' e: e In tanti anni che ebbi il bene di conosckre ed
ho mai potuto scorgere in lui la più piccola mari-
Utte le occasioni io trovai sempre modello della
ilissima indole, l'acume dell'ingegno,
ia prodigiosa, l'infaticabile operosità, tutti
o dominio di se stesso, e, piùancora, la fede e la
vano intimamente
eva D o n Francesco Pie-
ia un weuo sa%to,'~anxuin gran santo.
di lui che eglifosse co%tinua&mtee
e se vifossevo state anche centinaia
iare la sua condotta, mai aw+ebbwo
d;fettbeeAvrd forse
Senza
vigilanza, suggerita dalla pili perf

21.9 Page 209

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&fOR,TIFICATO E,
~ ~ ~ p-la~cuiit!».b- iNon cercava co
ma, piuttosto .disagi. - Era
da chiericoaveva fatto la promessa di ber vino sempre annmPato.
N~~~~~n~egli ultimi anni trascurava i tozxetti di Pane. - In via
ordinaria,fuou dipasto non accettava nulla. - cc A me fa
bene
tazza di niente! ». - Fece palche rara eccezione, in segno di
bontà paterna. - «Lavoro e
- sua
Anche n&giornipiÙ soie
- sali. ~ & ~e mbode~sto tnell~o
le ma,,i. poveri occhi! logori
ore di sonno !i,. - Come S. Fra
funzioni - Non domiva nemm
phcuit! - ~~~~è un'eroica soggezione dei sensi alla
,guidata dalla fede, e della volontà alle leggi e ai
mofiiiicazione cristiana, l'abito della perfezione in lu
IV - MortiJicato e forte
connaturato. Bastava vederlo per dire -che era LA MORT~~~~.-
ZIONE IN PERSONA.
L'alto dominio di appariva dalla gravità, abitualmente
congiunta alla familiarità più amabile ed ingenua, o
ad
nta amabilità; dalla compostezza del gesto, sempre misu-
rato e grazioso; dalla serenità del parlare, sempre riflessivo.
Non discorreva mai con troppo calore, rideva forte, benche
avesse sempre il sorriso sulle labbra, e spesso ridesse anche di
gusto e di cuore. Sedendo le lunghe ore a tavolino, non s'ap-
poggiava mai alla spalliera; e stando in piedi, indugiava a lungo
ritto e immobile. Anche quando pregava in ginocchio, cordi-
non appoggiava le braccia ai banco nè il capo alle mani;
ma con le mani giunte e ilcapo chino, rimaneva ritto nella per-
sona, immerso nel fervore più intenso.
Non cercava comodità, soddisfazioni personali, ma piut-
tosto disagi. La temperanza fu una delle virtù in lui più impo-
nenti; si può dire che non accontentò mai il gusto. Qualunque
cosa mangiasse, la masticava bene, ritenendo il cibo una cosa
necessaria, e precisamente i1 mezzo per vivere; ed ogni cosa
Per lui era buona, e ad ogni cosa faceva la stessa accoglienza,
Non potendo sopportare il caffè perchè gli dava ai
il latte perche gli tornava indigesto, faceva colazione con una
tazza d'acqua calda, dove, spesso senza zucchero, infondeva
uno o due cucchiaini di cacao, che gli regalavano i benefattori,
11 fido Balestra, che ebbe la fortuna - è sua la frase - di
servirlo a mensa per parecchi anni, dice che non avrebbe sa-
Puto immaginare maggior perfezione di quella che vedeva quoti-
dimamente praticata da Don Rua. «Beveva poco vino. pren-
deva da un angolo del piatto di servizio come veniva, senza mai
i pezzi migliori e la frutta migliore. Mangiava adagio
asticava bene, e non sprecava la benchè minima parte di
, , e nemmeno una briciola di pane. Desiderava sempre
uni. Solamente nell'ultima malattia, per ordine del.medi&o
iscese a prendere qualche cosa di parti-
mensa con fui, fanno identiche &&ia-
Pranzai per oltre trent'anni con lui, alla stessa tavola
'ma Don Giulio Barberis - e se avessi da dire che una

21.10 Page 210

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374
-I.' ,Sull'wme di Don Bosco
volta m?accorsi che abbia cercato d i soddisfare 1%gola, sarei
persuaso di dire il falso. Prendeva indistintamente ciò chegli
si portave, mai lo vidi a bere vino che nonfosse annacquato.
jqon solo osservava rigorosamente il digiuno nei giorni pre-
dalla Chiesa e quello del venerdì prescritto dalle Costitu-
z i o ~Salesiane, ma anche nelle malattie era necessari0 il
comando del medico per-fargli prendere ciò che si giudicava
necessario ». '.
< r ~ v e v-.a nota Don Rinaldi - un'abilità particolare.nel
mortz$care la stessa mortz~cazioneper nonapparire 0: Da chierico,
dice Barberis, aveva fatto la promessa di mescolare sempre
il. vinocon +qua», ed ebbe la costanza di mantenerla cino al
termine della vita. Vicino a lui per. moltissimi anni-a tavola
-
il Card. Cagliero- hovisto che egli cercava:ogni
modo per mortificarsi. Non solo si contentava dell'ordinario,
ma cercava ciò che era, dirò, più ordinario ancora, fino a cibarsi
degli avanzidi tavola degli altri. Mai sentii un lamento nè
un'osservazione da lui, nè riguardo al cibo, nè allavoro,)).
un modo,. come s'è accennato, che
per. mortificarsi, era quello di raccogliere e cibarsi di Pezz
di pane. abbandonati, od anche buttati
alta venerazione e stima verso il Servo di.Dio'è nato
dichiara il prof. De Magistris - fin dal primv giorno
mia entrata nell'oratorio, quando lo vidi, in fine di :pr
raccogliere le briciole di pane sul tavolo e perterra, 'Per
suonutrimento. AI mio stupore mi fu risposto dai condis
giare continuò a servirsi, vedend
quando ne avanzava lui un pezzo, 10'
per mangiarlo al pasto seguente. I1 b
scardi, che per molti anni preparò la
sabato,,sera; quando cangiava i tovagli
Rua trovava u n tozzetto; era felice
'
diceva, con gran divozione, per l'ammir
aveva della sua virtù.
Un giorno saliva lestola strada di
soleva, quando viaggiava o camminav
della corrispondenza. Posando un
IV - Moovtgiato e foute
375
vede un tozzo di pane e si china, lo raccoglie e, credendosi
inosservato, lo spolvera e lo mangia delicatamente. dietro
a lui, proprio alle spalle, s'avanza un signore che credette dover
rallentare il passo, in modo chepumi1e.e mortificato sacerdote
n o n s'a~corgessec h e era veduto; e, bramoso di conoscer^ .chi
fosse, 10 segui;: e come 10 vide entrare nel collegio delle wis-
$ioni; un .minuto dopo suonò. il campanello per chiedere al
portinaio. chi era quel prete entrato poc'&i. ~ l l ~ ch~e d i ~ ~
era "D& Rua; il successme di Don Bosco, il padre di 'migliaia
dioyfanelli,, restò stupito e concepì subito tanta stima del servo
di Dio che, sebbene p '
r a non l'avesse mai veduto,
divenne suo benefattor
da mantenere la vita
e al corpo per elevare
esso al 'godimento :delle cose spiritudi, l'aveva ' appresa
a mensa di: Don Bosco; ed anche da Don Bosco era rilevata
n ammirazione. ( L a sua,vita - dichiara il card. li^^^ -
di una mortificazionecontinuae,di una penitenza austeris-
ue, dita d i vino per lui, per nasconder méglio la
insieme accontentare chi l>offrivae dar
i a a chi I>accompagnava,
diocesi, dove per speciali motivi v>era
a e dal digiunG, si adattava subito a

22 Pages 211-220

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22.1 Page 211

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376
-V Sull'orme di Don Bosco
1
i Se si continuava a pregarlo che dicesse apertamente qual
cosa gli avrebbe fatto bene, tornava a ripetere:
- A me fa molto bene una tazza di niente!
A volte, cedendo alle-insigenze dei figli, accettava un dito
di vino bianco; poi, chiedendo licenza, ne versava la maggior
parte nella pezzola per bagnarsene gli occhi malati. (I I l vene-
ratissimo signor Don Rua - scrive Suor Rosina Massobrio -
era la mortificazione personificata. Egli si mortificava sempre.
Una volta (e si era d'estate) gli portai un rinfresco prima che
andasse a fare la predica. Egli, sorridendo e stropicciandosi
- le mani, ai miei ripetuti inviti di servirsene, rispose: - Sì, sì,
ne prenderò domani mattina prima della Messa! e non prese
nulla I).
a Era modello non solo di rigorosa temperanza, ma anche
di grande e piena mortificazione cristiana, - dice la nobile
Angela Camerana Collino - non accettò mai nulla nelle visite
che soleva fare alla nostra famiglia per cons
eccetto una volta che si trovava con altre
fare singolarità accettò egli pure un po' di marcala, ma mi r'
cordo che vi mise un po' d'acqua».
Dichiara Giuseppe Balestra, che in v
di Dio non prendeva nulla fuori pasto, (r eccetto; qualche
sima volta, un sorso d'acqua fresca al dopo pranzo d'e
Ricordo pure d'essere andato, due o tre volte in tutto, nel ca
eccessivo, a prendergli un tuorlo d'uovo, che gli diedi
con un cucchiaino di zucchero, in un bicchier d'acqua
((La virtù della temperanza - insegna S. Agostino -
consiste propriamente nella qualità, nella quant'
vivande, nè nel modo con cui proporzioniam
bisogno e alla nostra salute, ma in quella liberta e t
di spirito, per cui l'anima trovasi superiore ai
fica indifferenza si porta ad usare o a non usare del C'
che il tempo o la necessità lo richiedono I).
peranza era anch'essa informata e diretta d
liari e dalle Regole dell'istituto.
Quando si trovava in visita alle case lont
festa per i confratelli e gli alunni, non volev
fosse un'occasione per allontanarsi dalle regole
- IV Mortz$icato e forte
377
guardo al vitto. Era in una casa di Spagna, e parve naturale
all'economo di continuare un po' di festa in refettorio nei giorni
della permanenza del Servo di Dio; ma egli, delicatissimo nel-
l'osservanza di ogni articolo regolamentare, suonò il campanello
e disse: . .
- Che facciate un po' di festa quando arriva il superiore,
v a bene. Che rinnoviate qualche segno di esultanza, quando egli
parta, dopo essersi trattenuto parecchi giorni con voi, pazienza!
Ma che facciate festa continua durante la sua permanenza, non
v a ed 2 contrario alle Regole. D'altronde, se si facesse così in tutte
le case, il Rettor Maggiore quando potrebbe stare al vitto comune?...
Anche nelle feste solenni, era sempre mortificato. a Io fui
commensale col Servo di Dio - dice il prof. Rodolfo Bettazzi
- in occasione di feste salesiane;e sempre fui edificato dal modo
suo di comportarsi. Più che badare a sè e al cibo, cercava di
far buona accoglienza ai commensali, interessandosi di loro)).
La bellezza e l'opportunità dei suoi discorsi era comunemente
ammirata del pari che la sua mortificazione, specie da ottimi
iastici, che in molti luoghi, dopo aver desinato col Servo
o, si udivan ripetere:
a fatto del bene al corpo e all'anima!
tto! Anche nello sguardo, nel passo,
ortamento aveva un non so che di
ngolarmente perfetto, che inspirava
one d'altro sesso, predicava alle
ce, o circondato dalle oratoriane
nto che gli veniva rivolto e indirizzava
o o di saluto, teneva gli occhi mode-
fissava.su alcuno. Le oratorianedi Roma,
edevano, .eran solite ripetere: - Ecco il Superiore
uarda mai!
olte, con bel.garbo, non permetteva nemmeno che
sero le mani. Un giorno, a Nizza Monferrato, attra-
e postulanti per recarsi nell'infermeria,
incontro salutandolo e . continuando
argli le mani; egli le alzò, delicatemente
e nascose nelle maniche della sottana, e non

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378
V - Sull'wme di Don Bosco
disfatte.
'.
'
<iRicordo,- annota Suor .Maria Sirivi116 - che- qu&dg
veniva alla Casa liiladre, le Superiore invitavan le novizie a
prender parte all'accademia che si faceva per ossequiarlo. Nel
tempo' della recita non si poteva fare a meno d i aver ,gli occhi
fissi sulla sua venerata' persona, e abbi& notato ripetvte volte
che quando si alzava il telone, egliabhassava'la testa, chiudeva
gli occhi, e non guardava se non dopo passiti alcuni istanti D.
Più volte fu visto chinar gli occhie tenerli b&sie semichiusi
continuando a parlare con chi l'accompagnava, anche di fronte
a splendidi panorami e viste incantevoli, che gli avrebbero 'dato
un senso di,soliievo. DonConelli ci diceva che non volli fer-
marsi, nemmeno un istante, ad osservare lo splendido pano-
rama che si presenta a chi entra dalla stazione in Frascati:
l
l
IV - Mort$cato e forte
379
w n la parola! Nel 1906 noi l'osservammo per circa tre quarti
d'ora, mentre dando i ricordi alla chiusa di un corso d'Esercizi
- alle Figlie di Maria Ausiliatrice e gli eravamo proprio alato
- aveva le palpebre insistentemente irritate da varie mosche.
Da principio fece due-o tre gesti, non di piii, per scacciarle:
(<Se non 8 Santo Don Rua - osservava Don Agostino,Colli
-chi losarà? Era doloroso vederlo con quegli,occhi rossi!...
Un altro, certamente, avrebbe chiesto riposo e trattamento
diverso: non ii Servo di Dio: Ricordo che essendo io infermiere
alla tremola luce
ottej e -talora continuava a
o al mattino; ed al.mattino, alle .cinque d'inverno
ttro .e:mezzod'estate, era sempre in piedi.DonBosco
raccomandato di non far'mai meno di sei ore diZ'ri-
zioni, e queste sono tanto
azione: nella stessa
. : '
j'
ancora, com'osserva Don Barberis, «per
.
o di mmt@cazione; per me sono certo che fa-

22.3 Page 213

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380
V - Sull'orme di Don Bosco
ceva molte altre penitenze, che cercava accuratamente di. tener
nascoste I).
Nel 1897 a Milano fu ospite in casa Ravizza, e nellastanza
vicina era un confratello. Alla notte questi senti parecchi N-
mori un po' sordi, e chiese poi al Servo di Dio che cos'erano,
manifestando il dubbio che si fosse data la disciplina. Don Rua,
serio in volto, troncò recisamente il discorso, dicendo: " Tu non
devi dire queste cose! T u non devi dire queste cose! ...,,.
Anche nei mesi più caldi si negava un po' di riposo nel po-
meriggio; e per vincere la naturale stanchezza lavorava stando
in piedi, o passeggiando leggeva o dava udienza a wnfratelli.
«Molte volte - ci diceva Giovanni Sorg - si riduceva ad una
stanchezza senza pari, come ho potuto constatare con i miei
occhi. Diverse volte andai a fargli la barba. Cominciando a
radere, mi diceva dolcemente: - Mi permetteresti di dormire
un poco?- Naturalmente rispondevo di sì, e lui si addormen-
tava subito, istantaneamente, di guisa che nel radergli la barba
dovevo alzar io la sua testa, come se facessi la barba a un morto.
Appena avevo iinito di radere, m i ringraziava con u n sorriso,
lodandomi di aver fatto molto presto e molto bene, sebbene fossi
poco pratico del mestiere, tanto che io temo che dovevo farlo
anche soffrire.' Ed appena io terminavo di fargli la
rimetteva subito a lavorare I).
Fu mortificato in tutto in tutta la vita! N o n si di
dalla più piccola osservanza, nè si valse mai dell'autori
venerazione che godeva per provvedersi una minima agiat
particolare. E con questo rigore verso la sua persona, amm'
da tutti e da qualcuno giudicato anche troppo severo,
un grado di perfezione non comune e con unPenergia di
insuperabile riuscì a farsi tutto a tutti, abbandonand
samente se stesso nelle mani della Divina Provviden
La mortificazione aveva nell'anima sua le radici pi
de. In casa e fuori..di casa, per via, in treno, da per
chiunque lo guardava, rimaneva edificato. Un alto spi
temperanza lo presiedeva e governava in ogni cosa. F
volte in Francia, più volte in Ispagna, ma non fu mai a
perchè non credeva giusto che i1 Superiore Maggiore
desse una soddisfazione che non poteva avere ogni con
-IV MortiJicatoe forte
381
Passò molte volte ai piedi di Montecassino e non scese mai per
salire a visitare quella celebre Arcibadia. «Più d'una volta -
dichiara Don Chiappello - mi accadde d'invitarlo, giacchèsi
presentava l'occasione; Rispondeva invariabilmente:. - Pai-
sando là sotto dirò un:Pater noster a S. Benedetto; ma io son
venuto per vtsilare i mia' salesiani e a' loro giovani, non per uisitare
i monumenti o per godere delle soddisfazioni che sitroverebbevo
sul cammino che devo percowere! :- Riuscii invece a farlo entrare
nel. Duomo di Napoli, in un giorno del.mese di dicembre del
1848 i n cui si celebrava il Patrocinio diS: Gennaro, a venerarvi
il prodigioso sangue del Martire, che .si era trovato contro le
previsioni liquefatto entro l'ampolla; e ricordo i santi pensieri
che gli suggeriva il mirabile intervento del1a:DivinaProwidenza
nella glorificizione 'dei suoi Sinti
Passòvicino ad altri celebri Santuari; e siccome il visitarli
azione dall'itinerario ed una sosta, non se
sto era frutto dell'alta mortificazione che eroica-
si era imposta, e che s'imponeva anche per altre ragioni.
il Servo di Dio s'era abituato a vincer se stesso,
più difficili. Si è detto come Don
cativo volesse sottratte al direttore
affidate ad altro superiore le parti poco gradite, e talvolta
ere, ammonire e provvedere che si
regolamento e non s'introducessero ma
mo apparire, disord'mi, infrazioni e tra-
molt'anni quest'ufficio fu affidato '.Don Rua.
solo si curvò serenamente al grave peso, ma guidato
ione con la quale solwa compiere ogni dovere, lo
bene; che non costrinse mai Don Boscoa
men che amabile, o men gradito. Awertiva
mmonimenti, sempre con do1cezza:e amabilità,
n riusciva a ottenere quel grado di disciplina richiesto
on andamento dell'istituto.
alte - rileva Don 'Giovanni Zolin, - ebbe a fare
sgarbati, arroganti, pretenziosi oltre misura; ed io
a serenità d'animo e usamabiliti .di parola
ento, quale solo si legge dei più -grandi santi...».

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-V Suli'ome di D a Bosco
accorse, tacque,.,'.: e'senza piÙ.dire una parola lasciò che quegli
si sfogasse . &mptetamente. Intanto il buon Padr&.:teneval e
manigiunte.& ,petto e stava in piedi,.-tutto,tremante p e r l o .
sforzo d i contenersi. ,Come l'altro finì 10 sfogo irriverente,:ecco:
che. D~~ R ~,co~n.,g,li' ohchi'!pieni d i 'lacrime,. tutto.amabilità
- e dolcezza gli &ce: Se hai ancora altro dadirmi, -&LI0pure;
- mache tu abbia la pace! A tale inattesa espressione il.povero
Confrateu* ritorna i n ,sè, comprende ' l'iniprudenza. commessa
Don Rua, chiedend
proferite; perdono
del contegno del superiore che
mi&, egli stesso narrava il fatto
ulrtù di Don Rua D:
Tanta fortezza apparve ancor più g
col volger. degli .anni, quando
l e ,spalle con tante croci che
fino all'ultima..goccia un a 1
vette del sacrifizioi con, una grande
ed una.,costanza'insuperabilic;ome
fa disgrazia-dello scontro fe
e compagni,quando:cono
Chiesa medesima; e, se
in tutto la mano della D
di cose finì per formare
tiri6 di sangue; e d egli
e ancora domandare ;al
sopra di lui, ma che a
gregazione a poter s
- IV Mortz&ato e forte
383
Era così abituato a sopportar ogni prova con cristiana far-
tezza che spesso ripeteva questa massima: - Tenete perduto
quel giorno che passerete senza pene e senza tribolazioni,
Tanta padronanza di sè aveva un'origine e un alimento so-
prannaturale: - « C w q g i o - ammoniva anche in ogni caso
difficile-lavoriamo per i1 S ~ n o r e stiamo tranquilli, anche quando
ci Pare che le cose non vadano totalmente bene s. « 11 Signore suoi
mettere varie guise alla prova la virtV degli eletti ».
Coraggio! tra i venti e le bufere si vanno radicando le querce! ,>.
( ( 1sam$zi ci aprono le porte del Paradiso! D.
Si può ripetere,6 lui l'elogio che il Card, Bona nella
ductio ad coelum fa dell'uomo perfetto:
(1 Imperterrito nei pericoli, non tocco dalle ree passioni,
felice-nelle awersità, trionfante nelle ignominie, tranquillo in
mezzo alle tempeste, noncurante di tutto ciòche gli altri temono
o desiderano, guarda le cose della terra come basse e spregevoli,
non vestito d'altro splendore fuori di quello.de1la propria virtù;
ia i n beni le contrarietà,
e ne fanno gli uomini,
con l'animo superiore
endead ogni regione, ad ogni opera del mondo,
reno, sempre uguale,
amente collocata
li0 Barberis - si
a per :conservare nel buono

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'P - Religioso pwfetto
385
Le sue vesti eran piene di toppe; un paio' di scarpe gli du-
rava parecchi anni; il cappello' era semprevecchio e meschino;
e in casa sino alla morte usò d'inverno un vecchio pastrano con
mautelletta, giA usato da Don Bosco, &loportava con divozione.
.: Una Figlia 'di Maria Ausiliatrice, che per anni attese a ram-
mendare le vesti dei Salesiani dell'Oratorio, dichiarava che assai
di raro le veniva affidata qualche cosa di Don Rua; e quando
le recavano la sua talarele facevan vive istanze di compiere il
lavoro al più presto,perch$ il Servo di Dio se ne stava lavorando
in camera, vestito appena del pastrano, non avendo altra ta-
lare. Del pastrano poi non si vedeva più nemmeno la stoffa;
era tutto un rimmendo.'.
Quando aveva bisogno d'un abito nuovo, -bisognava farglielo
senza prender la misura e talora mal si adattava alla sua persona,
ma lo portava finch.5 non l'aveva logorato. Se gli venivan rega-
lati nuovi capi di vestiario, li inviava in guardaroba, perchè
fossero destinati a c h i n e abbisognava. Se gli venivan donati
getti di lusso, o li destinava alle camere dei forestieri, o li
viava in dono a d altri benefattori.
e Madre Daghero - attesta Suor Enrichetta Sorbone -
mi aveva raccomandato che venendo a Torino dimandassi al
'g. Don Rua se ci lasciava l'onore e il piacere di fare qualche
osa per lui, cio&prowedergfi qualche oggetto di cui avesse
Ilservo di Dio ascoltò la domanda e, dopo aver pen-
o un momento, mi disse con un sorriso di riconoscenza: -
me lo dicevate qualche giorno pinza, aveva proprio bisogno di
elio, ma ora sono provveduto. 2 morto un chierico; il suo
era in buono stato, e mi va tanto bene*.
er vari anni, in occasione del suo onomastico gli alunni
i e sarti andavano a gara a preparargli un bel paio di
ed una veste migliore delle comuni. e Non mi ricordo
esta Don Ghione - che abbia usato di questi regali,
ferendo sempre scarpe vecchie, vesti vecchie e rattoppate,
uove». Così, spesso appariva in pubblico con gli abiti
iti, la scarpe rattoppate e il cappello vecchio e verdastro,
ulito sempre e dignitoso con edificazione ed ammirazione
siani e dei Cooperatori. Poteva, quindi, allorchè dava
cc1esiastico ai nuovi aspiranti al sacerdozio, raccoman-
Don iMii111cle Rw.

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386
-V Sull'orme di Don BOSCO
dar6 di rispettarlo, onorarlo e amarlo, materialmente e spiri-
tualmente,sull'esempio di S. Filippo Neri e Don Bosco, (1 s p z -
zolandolo, portandolo ben adattato alla persona, non mai ~ ~ 0 1 -
lato. sbottonato D; e. insistere: N .<io n occorre rinnovarlo SO-
vente, purchè sia pulito, va benone; ed anche rattoppato sta bene
chi lo porta dà esempi d'umiltà, di pietà, di carità
denza nel parlare D.
Per riguardo all'autorità d i cui era rivestito, accadeva so-
vcnte che gli si usassero attenzioni arti col ari; maegli non le
accettava. <<Quandoveniva a visitare il collegio di Nizza -
ricordaMadre Sorhone - con attenzione filiale gli si preparava
quanto poteva occorrergli di biancheria. M a egli, ~ur:.ferman-
dosi presso di. noi. qualche giorno, non s i servì mai di nulla.
Soltanto unavolta gradì un paio di scarpe d i stoffa, perchè
fatte dalle suore e quindi senza spesa; e le portò h e h è ce ne
fu un pezzo )).Questo negli ultimi anni, quando aveva le gambe
coperte di piaghe. Nell'inverno del 1893'invece, benchè avesse
male ai piedi forse per i geloni, rifiutò un.paio di:scarpe di panno
che una buona signora, avendo saputo che soffriva.nel cammi-
nare, aveva consegnate al suo segretario Don Rinetti, perchè
l'obbligasse a calzarle. Don Rinetti; in bel modo,insistè lunga-
mente perchè 1e.accettasse;ma il Servo di Dio lo guardò sorri-
dendo, e: - Non le metto, non le metto! -,ripetè- perchd do-
mani, se i confratelli vedessero Don Rua con le scarpe di p
subito le domandereltbero anch'essi!.
Era di un~'esemp1aritàsingolare. Anche nel viaggiare il suo
amore e la pratica della poverta brillavano continuamente.
Assai di rado faceva uso del tranvai per risparmiare qualch
soldo da dar in elemosina ai poveri che incontrava per via
Anche d'inverno, e di huon'ora, era solito recarsi a piedi da
l'oratorio alla stazione di Porta Nuova; e, rientr do in C'
tornava a piedi al120ratorio,e faceva così anche quando si rec
a Valsalice. Noi pure l'ahhiam accompagnato più d'una vo
in queste circostanze; e bisognava vedere come cammi
spedito, sereno, e premuroso nell'intrattenersi in amabil
loqui con chi gli era al fianco. Un giorno che andava a Vai
appena passato il ponte sul Po,gli si presentò un pove
dendogli l'elemosina, ed egli: - Prendete per amor di
17 - Religioso perfetto
387
- e gli diede dieci centesimi, e volgendosi a chi l'accompagnava
continuò sottovoce: Vedi! abbiamo risparmiato i soldi del
tranvai e ahhiam potuto fare un po' di carità!...
Anche nei lunghi viaggi prendeva d'ordinario la terza e
solo quando la sua salute cominciò a esigere particolari riguardi,
s'adattò a viaggiare in seconda. Gli accadde una volta di non
trovar posto in seconda, e la Cooperatiice che gli aveva pagato
il biglietto pagò la differenza e volle che salisse in prima.
Povero Don Rua! Vari benefattori accorsero a salutarlo; altri
ne incontrò lungo la via ed egli, accogliendo affettuosamente i
loro complimenti, non lasciava di ripetere a quanti gli si pre-
sentavano come si trovasse in quella classe, temendo che ne
restassero male impressionati. Poteva quindi Mons. Costa-
magna additare il Servo di Dio ai direttori delle case americane
dicendo: « Squadratelo pure dalla testa ai piedi; osservate com'egli
veste, come si ciba, di quali veicoli serve per i suoi indispensabili
viaggi; andate a vedere dove prende i suoi brevissillzi sonni; stzl-
diutene insomma per bene tutta la vita, e poi tornate a me che l'ho
gid
attentamente
io manto
studiata, e
del rimorso
tutti
e del
inrossiesmoree!.a.'.>c).opriremo
la
faccia
.ava perchè le lunghe passeggiate annuali non si con-
ro in gite in treno, ritenendole contrarie al voto di po-
& fatto dai superiori ed alle condizioni degli alunni, insi-
do che si seguissero le tradizioni di Don Bosco, il quale
procuvava di quando in quando delle belle passeggiate,
queste erano quasi sempre passeggiate a piedi, che servivano
ollevare lo spirito o giovavano mirabilmente a rinvigorire le
rxe &iche, mentre lo SCOPO religioso delle medesime e i l contegno
' nostri allievi recavano edificazione ovunque andavano. flar
iare in ferrovia... è un divertimento da .cigno*, da persone
, ciò che non &M noi, n2 i nostri allievi; inoltre, viaggiando
z p& quasi tutto il vantaggio delle passeggiate e.
d inculcare più efficacemente fa povertà soleva ricordare
rosità di tanti benefattori, che si privavano anche del
io per soccorrere le Opere Salesiane. Ci diceva sovente:
orrei avervi a testimoni di certe conversazioni, nelle quali
i svelano candidamente le sante indmtrie con mi
ranellare quell'obolo che mi presentano: oh! se vi

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388
-V Sull'orme di Don BOSCO
fosse dato di leggere certe lettere intime, allora si, comprendereste
quanto dobbiamo amare la povertà e praticare lJeCO?IOmia.Sprecare
il frutto di tanti sacri$&, od anche solo spenderli inconsida-
ratamente, è una vera ingra.t.itudine verso Dio e i nostri be-
nefauttonrig! iao. rn:o 10 accompagnammo a visitare le sorelle Giaco-
ad Avigliana che si trovavano nella casa di campagna,
presso cui il fratello, Don Francesco, compagno di Don Bosco
nel Seminario di Chieri e suo ultimo confessore, aveva fatto
innalzare un pilone, dove per molti anni rimase espostaalla
dei viandanti la prima statuetta della Madonna
- della Consolata, che Don Bosco' aveva comprato nel 1846 per
la primitiva cappella dell'Oratorio la Pmziuncola Saleiand
- ove è stata riportata, come da anni avevamo vagheggiato.
u n a casa umilissima, a due piani; quello a terreno per le stalle
gli attrezz; di campagna,' quello superiore diviso in alcune
stanze dove abitavano le sorelle; e, per recarvisi, bisognava
... salire all'aperto una scaletta di legno tutto tarlato, ornai cadente;
e il Servo di Dio: - Vedi, ci diceva, quanta povertà! V O W ~
che fossero qui certi confratelli che non sanno fare, e non fanno,
certe economie, per dir l&o: "Vedete come vivono i nostri benefat-
tori, che han dato quanto avevano alle Opere di Don Bosco!,,.
~ m eòpraticò la povertà in modo insuperabile. Se vedeva
per terra anche un ago, uno spillo, li raccoglieva. Non voleva
neppure che si tagliasse una cordicella awolg
invece di scioglierne i nodi per usarla ancora; non t
che si facesse alcuna spesa di lusso, e raccomandava di
il denaro con grande criterio e nel miglior mo
poveri che hanno pochi soldi a disposizione.
Anche in questo era guidato dalla fede: <Dobbiamo
ceva -lasciare le cose del mondi in effetto e co
ture con pazienza gli effetti della povertà. È
gresso nella via della perfezione ed essere v
se non si ama questa vhzl 1).
Lo vidi più volte durante la notte
Gliione - lasciare il cortile e salire all'ultimo piano,
fabbricati, per abbassare alquanto una fiammella de
per le scale, o nei corridoi, o nei dor
-V Religioso perfetto
389
gli incaricati non avevano' abbassato abbastanza, perchè nuovi
o per distrazione ».
A notte avanzata scendeva frequentemente in panatteria
per spegnere un beccuccio di gas, e talora faceva anche aprire
il forno per constatare che non vi fosse rimasta qualche pagnotta.
Già d'allora si facevan ogni giorno sei quintali di pane nell'ora-
torio! Ed una volta - ricordava u n a persona di servizio vari
anni dopo la morte del Servo di Dio - aperto il forno e girando
la piattaforma si trovarono alcune pagnottelle omai carboniz-
zate. Il Servo di Dio a quella vista uscì in così dolce e forte la-
mento per l'affronto fatto con quella trascuratezza alla Divina
Prowidenza, che il brav'uomo si mise a piangere e dopo vari
anni ripeteva commosso: - Cosi parlano i santi'
E quanto godeva' se poteva spingere qualcuno ad amare'e
praticare più esemplarmente la povertà! L'anno prima della sua
morte, una Figlia di Maria Ausiliatrice gli chiese un consiglio
da seguire come programma di perfezione in tntta la vita; egli
le diede un'immagine e le spiegò il significato, dicendo: G (i e d
d nato povero ed è morto spogliato di tutto. Imparate da lui ad
amare la povertà ed a distaccare i l cuore da ciò che non è Dio o
per Iddio.Sefarete così, vi troverete contenta in vita e in morte.
Questo è il ricordo che vi lascio >>.
Tant'amore per la povertà nel Servo di Dio era ordinato dal
fine che s'era proposto (ivivere intimamente con Dio e salvare
maggior m e r o di anime V. Al medesimo fine miravan le con-
tinue raccomandazioni ai Salesiani. Nell'insistere perchè fiorisse
casa la povertà e i confratelli cercassero di far economie
- n aveva per scopo di risparmiar un po' di denaro: (1 Persuadetevi
diceva apertamente che ad un $ne ben più alto tendono le
si &atta d i f a r che regm'fra noi il vero spirito
ci obbligammo per voto. Se non si cura l'economia
O si concede al nostro cmpo nel trattamento, nel vestiario,
aggi, nelle comodità; come mai si potrà avere fervore nelle
khe di pietà? Come esser disposti a qua' sawijizi che sono ine-
alla vita salesiana? Sarebbe impossibile ogni vero progresso
impossibile essere vem'jigli di Don Bosco D. <iSenza
ia in tutto, non n ' p d esserfeivore nellepratiche d i pietà#.
I DA MIHI ANIMAS, CETERA TOLLE)) gli era di guida anche

22.9 Page 219

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390
-V Sull'orme di Don Bosco
in questo: << Facciamo, tutti d'accordo, ogni ,possibile economia.
Con i nostri risparmi ci vevrà dato di fonzire i l pane ad un povero
giovane di pid, alla Chiesa un ministro di più, alle nostre Mis-
sioni un opwaio di più, un saluatore a tante anime in pericolo di
perdersii). Ci assicurava che non verrà a mancar nulla alle Case
salesiane, finchè regnerà in esse l'amore alla povertà e si terrà
conto anche di una briciola di pane. Ripeteva che i Salesiani
godranno sempre le simpatie del mondo, o almeno saranno tol-
lerati dai nemici stessi della religione, finchè ameranno e ~ r a t i -
cheranno la povertàAicordava spesso la promessa di Don Bosco
che il Signore benedirà la nostra Pia Società finchè in mezzo
ai Salesiani saranno in fiore l'amore e la pratica della povertk
a Quando comimeranno tra noi le comodità e le agiatexxe, la nostra
Pia Società ha compiuto il &o corso. Dobbiamo amare la povertà
praticamente!;.. n.
Fu UN ANGELO IN CARNE.
Altra virtù necessaria al religioso, e che il religioso promette
con voto, (ivi& - come dice Don Bosco -sommamente neces-
savia, virtù grande, virtù angelica, cuifanno corona tutte le altre,
è la virtù della castità *. E della modestia e della riservatezza
del Servo di Dio ci sarebbero da dire tante cose; ne fu un mo-
dello p f e t t o , scolpito a colpi di mortificazione; si vedeva
in lui di continuo l'abito della presenza di Dio e il fine so-
prannaturale che lo guidava, unito al proposito di dar buo
esempio.
Lo splendore dell'angelica virtù gli traspariva dalla person
bastava vederlo per ammirarne il candore dell'anima. I1 mod
di fare, di parlare, di moversi, disedersi, il sorridere, ogni g
ed anche ogni scherzo, erano improntati alla delicatezza
squisita e alla' più delicata modestia.
Quando scendeva in mezzo a noi in cortile e tutti, con
telli ed alunni, gli correvamo attorno e lo rendevamo pe
mani, lasciava fare; ma ogni atto, ogni parola, ogni movime
della sua persona dimostravano l'estrema sua r
a m e - dice il comm. Gribaudi - ((parevadi
le mani di un corpo umano,ma quasi di un'anima 1)
Nelle lunghe udienze, con chiunque parlasse, aveva u
tegno così raccolto e pur così paterno e interessante, C
-V Religioso pe6etto
391
cava e rapiva i cuori, e conia parola, mentre impressionava e
confortiva assai, accendeva pensieri virtuosi e santi.
Awicinandolo si provava la stessa-impressione che si aveva
nell'awicinare Don Bosco, l'impressione di avvicinare un
santo; e molti son quelli che hanno la convinzione che Don Rua,
insieme con altri doni segnalati, abbia avuto da Dio anche la
grazia di serbar intatto il giglio della castità. . .
La Vicaria Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice,
Madre Enrichetta Sorbone, facendo sue le impressioni di tutte
le Suore che lo avvicinarono, proferiva questa netta dichia-
razione. a Il Servo di Dio m i è sempre apparso come un vero
angelo di riserbo e di purezza. Avevo l'impressione che le sue spo-
glie corporee si assottigliassero in lui fino a lasciar trmparire la
luminosa bellexxa del suo spiGto, tutto in Dio. Ho notato sempre
come il suo sguardo non fissasse' mai, ma p&r non tralasciando
di guardare in faccia per conoscere le persone, se ne restasse
abitualmente con modestia abbassato. Gli era poi naturale il
sollevare di quando in quando lo sguardo al cielo, le mani giunte,
O conserte, o alzate a benedire. Non l'ho mai visto hppoggiato
alla sedia, ma sempre ritto sulla persona, sempre con un con-
tegno che ispirava pensieri verginali che faceva dire a chiunque
O vedeva: - È un santo; vive più in cielo.che in t m a ! - Era,
come lo ammirai io, un'anima veramente bella, degila del Cuore
i&o. La sua mente, le sue parole, tutti i suoi semi, nzi davano
essione del rispetto riverenxiale che egli aveva- per e pw
' l'avvicinavano...n.
-
Nel trattare con signore0 con donne del
pur dimo-
osi affabile, si manteneva riservatissimo senz'ostenta-
, anzi con tal garbo da coprire la riservatezza; tutte in lui
evano l'uomo che aveva domato il corpo e viveva solo dello
O. (1 Ho rilevato - osserva il prof. De Magistris - il
O di Dio nei colloqui con uomini parlare più speditamente
tre era più-riflessivo parlando 'con le donne, con le quali
itava al possibile il colloquio stesso».
unione continua con Dio, lo spirito di preghiera e di mor-
e, I'atfività febbrile; lo tenevano in un'atmosfera così
serena che quando parlava palesava l'abito dei santi
eri. Nel predicare suila castità gli affluivano dal cuore così

22.10 Page 220

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392
-V Sull'mme di Don Bosco
dolci parole, così belle e care immagini per innamorare i giovani
alla virtù angelica, che imparadisava. Faceva volentieri il pane-
girico di S. Luigi, peraver occasione dianimare la gioventù
a porsi sotto il suo patrocinio e imitarlo.
Si stavano predicando gli Esercizi Spirituali in una nostra
casa del Meridionale, e il
delle istruzioni parlava
della castità, quando giunse inatteso Don Rua, che su to volle
recarsi in chiesa a fare la visitaal SS. Sacramento. Pòstosi in
fondo alla cappella, pregò alquanto e poi si mise ad ascoltare ciò
che diceva il predicatore; e presto s'accorge che questi non è
tanto felice in un tema così delicato, ma un po' spinto in qualche
parola. Che fa? S'alza pian pianino, si awicina alla cattedra,
saluta i giovanetti e dice al predicatore: (I Lascia che dica anch'io
qualche parola)). I1 confratello capì, scese, e Don Rua intrat-
tenne i giovani riassumendo l'argomento e li incoraggiò alla
pratica della castità, cercando, senza darlo a vedere, di correg-
gere qualche imprudenza del predicatore. Questo - dichiara
Don Vincenzo Allegra - mi narrò lo stesso confratello che non
se l'ebbe per nulla a male, anzi ne fu edificato)).
Ai confratelli dava preziosi ammonimenti: « A m a
igiovani afldati alle vostre cure,ma non attaccate ad
m e . Volete imparare ad amarli? Imitate l'Arcangelo
il quale usò ogni cura al giovine Tobia, che gli era stato
ma non si attaccò a l&».
a Noi siamo destinati a coadiuvare gli Angeli n
da' nostri giovani; sappiamo imitare i loro Angeli Gusto
(i Amate tutti ugualmente. Si deve aver cura di tutte le un
ma non lasciatevi rubare i1 cuore da nessuna. Usate ogni del
tezza, specialmente con le persone di altro sesso...)).
Quando parlava della castità, aveva un acc
e affascinante, che impressionava più dell'usato
riflettere seriamente e a praticare i saggi consigli che sug
per far fiorire una così bella virtù: (<Ges&si pasce tra
e fra i gigli tyova le sue delizie. Gigli sono quei cuori ch
liberi dalle affexioni troppo semibili, da quegli attacch
naturali; bisogna poter dire con vaatÙ,in qualunqueora,
di S. Francesco di Sales: - Se sapessi che una sola l?br
&
cuore non è per Dio, me la strappeua'... I),
V - Religioso perfetto
393
In una predica dopo aver ricordato quanto piace la castità
a Nostro Signore, che scelse una Madre vergine, un Custode
vergine, un Apostolo vergine e fu il suo prediletto, che in cielo
vuol essere seguito dai vergini, e in terra vuole esser servito
da angeli umani, i sacerdoti, ai quali si applicano le parole
derunt sicut angeli Da'n, e dalle vergini, delle quali anche ai
nostri tempi, ci malgrado le persecuzioni, ve ne sono milioni;
(solo in Francia più di trecentomila hanno dato il loro nome e
sono arruolate sotto il vessillo della verginità) awerandosi quelle
parole della Chiesa: Quocunque tendis, virgnes sequuntur, atque
laudibus post Te canentes cursitant n, si domandava: a PercM
in tewa e in cielo vuole il Signore essere circondato di vergini?
Risponde San Bernardo: Non v'ha ' nulla di più risplendente
di questa virtù... questa veramente supera tutti gli altri beni
che possa aver l'anima diletta per appagare i divini sguardi s; e
tenerezza - salve, adunque,
wktù, o santa vetginitù, ricchezza indefettibile, corona
escibile, tempio di Dio, domicilio dello Spirito Santo, pre-
orte e dell'inferno, vita degli
ferire cotesti elogi, l'accento
l'aspetto si faceva così
areva trasfigurato!
..
n Rua si mantenne un angelo: è voce comune di quanti
fferma il comm. Rinaudo - che abbia con-
o alla mute; lo deduco dal modo con cui
- e trattava con n a e dal suo portamento sempre composto I).
ava Mons. Spandre mi pareva un an-
cane. Portamento, contegno rirervato, parlare modesto
$esso della puritù del suo cuore I).
sono convinto- diceva il Card. Cagliero - cheil Servo
a il candore dell'anima e
osservato per tanti anni, - dichiara anche Don
che egli abbia portato
HE VIR OBEDIENn.S
ta la perfezione religiosa consiste nella soppressione

23 Pages 221-230

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23.1 Page 221

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394
-V Sull'orme di Don Bosco
della propria volontà, vale a dire nella pratica dell'obbedienza l),
- rileva Don Bosco con S. Bonaventura; ed (iil Servo di Dio -
diceva il Card. Cagliero fu v+ obediens usqui ad mortein I):
obbedienza - come diceva il Servo di Dio - ai superiori,
alle Regole e ai doveri del proprio ufficio.
« L'ob6Cdienza - insisteva - dev'essere in noi perfetta, deve
esserein tutto e per tutto in conformità con le nostre Regole, così
come la voleva Don Bosco alla cuifamiglia apparteniamo 1). «Come
d pid alto grado di caritù far limosina al povero per amore di Gesù
Cristo che farla a Gesù stesso, così è più alto grado di obbedimza
obbedire a un uomo per amore di Dio, che a Dio stesso se conzan-
darse ».
Era di un'osservanza ammirabile anche nelle più piccole
cose. Al segno del termine della ricreazione, anche da Rettor
Maggiore, era il primo ad interromperefin la parola come un
semplice novizio, coll'esempio animando gli altri a imitarlo;
se qualcuno desiderava terminare un racconto o un periodo
incominciato, egli, sollevando amabilmente l'indice teso al1
labbra e sorridendo, gli faceva segno di tacere.
Diligentissimo nel raccomandare ai direttori la lettura
mensa, scmpolosamente si atteneva egli stesso a questa pr
scrizione nel refettorio dei Superiori, non dispensando mai 1
lettura senza unmotivo. E mentre si leggeva, lo si vedeva
attento alla lettura che al cibo, tenendo regolarmente l'orecc
teso dalla parte ove si trovava il lettore e, spesso, anche I'occ
e tutta la testa. Anche quand'era in viaggio e pranzava per nec
sità all'albergo, traeva di tasca l'Imitazione di Cristo, o altro
bretto ascetico e, porgendolo al compagno, l'invitava a legge
un tratto. Accadde pure, più d'una volta, che in segno di b
paterna sedesse a mensa con le Figlie di Maria Ausiliatrice
ammirabile semplicità ed edificazione; ed anche allora non
metteva che si tralasciasse la lettura prescritta.
L'osservanza delle Regole la voleva integra, alla lett
ogni cosa, facile o 'difficile, con ugual piacere e prontezza
in tempi criticissimi, più volte i soccorsi scemavano e '
della vita saliva spaventosamente, ma non lasciava che si
gasse un apice da quanto la Regola prescrive per il vitto co
In un istituto si voleva togliere a cena la fmtta agli ascrit
-V Religioso perfetto
395
terrogato in proposito: « N o , rispose: si continui a dare la frutta
anche la sera. La Regola dispone così, e così si faccia. Provvedwd
il Signore!)). In un altro istituto vide che si mangiava della
frutta fuori pasto, per il semplice motivo che ve n'era in ahbon-
danza e, non potendosi conservare, sarebbe andata a male;
ed egli: <Di atela ai poveri, consigliò: disfatevene convmiente-
mente: e quand'anche non poteste farlo, è meglio che lasciate an-
dare a male la frutta, piuttosto che veniate meno voi alle Regole
e all'abitudine della mortificazior~ecristiana)).
Informato che un chierico professo triennale aveva avuto
dal medico la ricetta di fumare come medicina, scrisse al di-
rettore: (1 Sento che il tale ha avuto dal medico la ricetta di fu-
mare. Bene: fumi pure, ma resta inteso che,$nito iltempo dei voti,
egli deve uscire dalla Pia Società, giacchi non può attenersi al-
l'esatta osservanza delle Regole*. « I1 fumare - osservava il
Servo di Dio - è cosa per sè indifferente, ma per noi illecita,
rchè proibita dai regolamenti. Secondo lo spirito di Don
osco l'astenersi dal fumare è un obbligo imposto dal voto di
ve&, che esige di spendere parcamente e d'impiegare nel
lior modo quel poco di cui possiamo disporre, come fanno
ersone povere D.
na caratteristica di Don Rua - insiste Don Picco110 -
'1 costante governo di se stesso e una vigilanza così oculata
rlo parere indefettibile; se cento o mille persone lo aves-
sorvegliato non viste, e dì e notte, non lo avrebbero certo
o in un benchè minimo difetto. Il principio di questo
era una mortificazione che aveva dello spaventoso; la
vita atterriva chi la studiava da vicino. Non so se da ra-
zo o da chierico, un giorno che ero con altri attorno a lui,
unciò queste parole delltlmitazione di Cristo: Satis szlauiter
t, quem gratia Deiportat (L. 11, C. 5 ) . Ho mai più dimen-
este parole; mi parve allora e poi di veder descritto
tutto sostenuto dalla grazia di Dio, ma con in mano
con cui egli, perfetto cavaliere della perfezione in
r tutto, si frenava: È vero, in tutto ciò che si osservava
ua si travedeva lo sforzo, ma appunto perchè lo sforzo
izione essenziale della virtù, così egli era in continua
a via della santità s.

23.2 Page 222

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396
-V Sull'me di Don Bosco
maggiore poteva essere, perchè ispirata e sorretta dagli
stessi principi di fede, la devozione sua a tutti i superiori, dal-
l'amato Don Bosco ad ogni rappresentante dell'autorità divina.
Memore che ogni potestà viene dall'Alto, aveva ognor presente
il giusto concetto della superiorità e ne praticava ossequente
ogni conseguenza; e, come s'inchinava e umilmente s'inginoc-
chiava a baciar la mano ai Vescovi e alle più alte Autorità della
Chiesa, aveva pure e manifestava la più cordiale deferenza a
tutte le Autorità dello Stato. Anche verso queste era rispetto-
sissimo in ogni incontro e fin dove il dovere e la coscienza lo
permettevano anche remissivo; non ebbe mai contrasti con al-
cuna, ma per tutte sincere dimostrazioni di rispetto e di stima,
conil più devoto ricambio. Suor Enrichetta Sorbone, rilevando
la massima deferenza del Servo di Dio verso le Autorità civili
«come rappresentanti di Dio stesso >>a,ggiunge questo parti-
colare: (iMetteva attenzione financo nell'applicare i francobolli
alle buste,-e li voleva ben diritti e ben collocati per rispetto al-
l'autorità. A me diede questa lezione, che non ho mai potuto
- dimenticare; e tutte le volte che applico un francobollo, ho pre
sente i1 venerato Padre, che pare mi dica: Esatta neh!~).'
Guidato da cotesto spirito di fede e così diligente ne1 pra
ticarlo, obbedì perfettamente a tutti i doveri del suo stato, cioè
li disimpegnò, com'era suo abito, in modo perfetto. Previde
e a tutto provvidente, vigilante, edificante, zelante, forte,
crollabile di fronte al dovere, era in pari tempo discreto, lo
ganime; mite, affettuoso, cordialmente paterno. Alla piena
noscenza del proprio dovere univa la pratica nel modo che ri
neva più adatto, solito a regolarsi in ogni caso come giudi
tornar meglio alla gloria di Dio e al bene delle anime!
Lo stesso spirito irradiava e avvolgeva tutti i Superiori
dividevano con lui le cure del governo dell'opera Salesi
Bisognerebbe stendere un ampio rilievo di ciascuna di
care figure, per tramandarle ai posteri nella loro be
cantevole attorno a Don Rua!...
Come non ricordare, con intima ammirazione,
apostolico di Don Giovanni Bonetti,... la semplice a
quotidiana di Don Antonio Sala,... la 'limpida serenità 11
tenso lavoro di Don Domenico Belmonte e di Don Rin
-V Religiosopeq%tto
397
l'edificante contegno abituale di Don Albera?... E l'insupera-
bile bonarietà di Don Rocca..., le cure assidue e vigilanti di
Don Cerruti per l'insegnamento,... l'incantevole semplicità
e la voce di Don Lazzero?... E Io zelo per l'esatta osservanza,
burbero in apparenza, in realtà il più familiare, del caro Don
Bertelio..., la vita monastica di Don Celestino Durando, l'in-
gegno acuto ed elevato e la nullità esteriore di Don Piscetta,...
e la gioconda amabilità di Don Giovanni Battista Lemoyne,
... le mille rimembranze familiari di Don Francesia, la semplice
e fervorosa ascetica di Don Barberis, e la santa vita nascosta
e laboriosa del segretario particolare di Don Rua, Don Angelo
Lago, che meriterebbe d'esserelevato all'onore degli altari?...
(I Oh se li vedeste - scriveva ai direttori delle Case Arneri-
cane nel 1900 Mons. Costamagna - quei venerandi Padri
del Capitolo Superiore, con che semplicità, con che allegria,
con quale spirito di sacrifizio essi obbediscono al Rettor Mag-
giore! Sono pressochè tutti anziani quei cari e venerati maestri,
si mostrano ciò non pertanto come docili bambini. Felice
fanzia spirituale! E Don Rua? Ah! se a voi fosse stato dato,
me toccò a me, di presenziare per lunghi anni alla precisione,
rrei dire matematica, con cui egli obbediva a Don Bosco.
)> Immaginate per un momento - continuava il Vescovo
ssionario - che egli venga in persona a presiedere il secondo
pitolo Americano... Mi par di vederlo quel Venerando, di
i disse Don Bosco, che se nonfa miracoli,gli è perchd non uuole;
par di udirlo esprimersi presso a poco in questi termini:
! cari figli miei, oh! direttori delle nostre amate Case Ameri-
ne, la cosa che più d'ogni altra vi raccomando si è che siate a
d'obbedienza. L'obbediaxa d fra tutte le virtù quella
ente costa all'uomo... Adunque, o figli mia' carissimi,
e voz proprio ferma volontà di obbedire fino alla morte?,,.
e, sì! - n à rispondiamo all'unisono )>.
guriamo, dall'intimo del cuore, che ogni salesiano
ste pagine e ammirando la perfezione del primo
ssore di Don Bosco, abbia a sentirne la voce che gli ripeta
samente l'invito: <'Vivi, vivi anche tu dello spirito del
aro Fondatore; sia e$ il modello tuo in ogni cosa!,,; e
ddio che abbiamo tutti a rispondergli - Si,Padre!

23.3 Page 223

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..
vi
~.
SACERDOTE MODELLO
Compi perfettamente ogni dovere che impone il sacerdozio. - Bisognava
vederlo all'altare! - Come si preparava nel silenxio e nella pre-
- zhiera. - Durante la S. Messa pareva la devozione person$cata: -
All'Elevazéone dell'ostia Santa fu visto raggiante di luce. La
devozione alla SS. Eucarestia fu carattevistica nel S m o di Dio,
come in Don Bosco. - Le sue visite; durante la Bertediziorie .
prelle processioni di Gesù Sacrame
- ebbe una tenerissima devozio
e ne xelavu il culto. Assicurav
da Lei sempre benedetta, finchè
Sua deqoxione a S . Giuseppe e alla Sacra Famiglia. - C
- scampato da un grave pericolo.
splendore del culto disino.
furono tre fari luminosi che
ità del Servo di Dio.
K I sacerdoti - dice un pio
come gli astri nel cielo della Chiesa per le loro eroiche
devono essere il buon odore di Gesù Cristo coi loro santi
e spandere intorno per tutto un
il cuore dei fedeli contro l'infezio
vono essere così pieni di Dio che sembrino qu
divino in tutta la loro condotta)).
- VI Sacerdote modello
399
Tale fu il Servo di Dio in ogni luogo, in ogni momento:
bastava incontrarlo anche per via, per rimanerne edificati. Chi
ebbe la fortuna di osservarlo in chiesa, mentre celebrava il
Santo Sacrifizio, o d'ascoltarlo mentre predicava, o di confes-
sarsi da lui, non può non ripetere, con intima'convinzione, di
aver veduto, ascoltato, avvicinato un santo. :
BISOGNAVA VEDERLO ALL'ALTARE! Celebrava con tanta divo-
ammirazione anche in chi l'osservava per la
do veniva a Milano - ricorda Don Lorenzo
la Messa di Don Rua ai membri
ano; tutti correvano ad assistervi, perche,
a d i u n santo; e subito dopo la Messa
vano . ressa attorno alla sua persona per baciargli l a
Sia che celebrasse di buon mattino, sia che tornasse in
sa per celebrare più tardi, non aweniva mai, nemmeno
, che si fermasse a parlare con alcuno,
issimo al desiderio di Don BOSCOdi far silenzio rigoroso
al mattino dopo la Santa Messa.
er qualche agare, rispondeva sot-
rato! n, oppure: «Vado a celebrare»;
nte la preparazione prescritta. Anche
atteso alla meditazione, prima di ve-
cri paramenti leggeva o recitava le preghiere liturgiche.
rubriche, prima di tutto immanca-
segnava il Messale, dopo si lavava le mani, quindi
a il calice e indossava i pararnenti, recitando le ora-
va tale semplicità e gravità d i porta-
e insieme era così sereno e quasi sorridente, che rivelava
che andava a compiere e la letizia
l'inondava il cuore.
are era edificantissimo. Tanto nei giorni festivi come
i, sia che celebrasse di buon mattino o ad ora tarda,
e o altrove, per la comuniti o priva-
la devozione personificata per l'impeccabile com-
la persona, raccolta e senz'alcuna ostentazione.

23.4 Page 224

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400
-V Sull'orme di Don Bosco
Pronunziava le parole a voce intelligibile. Grave nelle ceri-
monie, non era lungo, quantunque indugiasse alqu
Consacrazione.
'Alla Consacrazione pareva trasfigurarsi; il volto s'illuminava
d'un sorriso vivo, che si accendeva quando fissava e toc-
cava il Santissimo Sacramento. Alie volte diveniva rosso cime
una' fiamma, e restava cosi h o alla Santa Comunione. 'Altre
- volte gli si empivan gli occhi di lacrime. Una mattina - dichiara
Suor Delfina Demarchi <I ebbi la fortuna di assistere alla
Messa di Don Rua. Giunto all'elevazione, tutt'a un tratto, io
vidi il suo volto raggiante di luce vivissima,e questa durò alcuni
istanti)). Un angelo, un serafino, u n chembino, se potessero
celebrare il Santo Sacrifizio, non avrebbero un contegno più
devoto di quello che abitualmente aveva Don Rua.
(1 Ma ciò che era ancor più meraviglioso - ci diceva un pio
- sacerdote, Don Bartolomeo Fumero, Cappellano dell'opera Pia
Barolo a Torino era la fede lampante e la delicatezza angelica
con cui trattava abitualmente il Corpo di Nostro Signore; era
stimolo a tenerezza e fervore a c unque l'osservava D.
E non tralasciava mai di celebrare. Spesso nei lun
se non poteva salir all'altare prima di partire,
benchè stanco, celebrava a metàhvi iaggio o a vi
all'una e alle due dopo mezzogiorno, godendo d'in
Nel distribuire la Santa Comunione aveva un'espressio
cosi raccolta, devota, soave e sorridente, co
in gaudi 'celesti.
Dopo la Santa Messa sembrava un serafino d'
giata la faccia alle mani, con le quali delicatamente te
davanti agli occhi, quasi sempre ammalati, una .pezzola bi
per più di venti minuti il suo cuore e le sue labbra ripe
preci con tanto ardore, che da vicino se n'udiva l'eco so
«Figli devoti della Chiesa, della quale sola è g
dichiarava 1'Em.mo Card. M& - noi chiniamo
n&vogliamo neppur una sillaba avanzare... che non
abbandono alla sapienza e alla guida della Madre;
avran seguito Don Rua nella celebrazione della Santa
e dopo l'avranno visto raccogliersi al ringraziamento,
notato l'ardore che in quei momenti di paradiso più viv
1 Capitolo Superiore della Società Salesiana
dal 1892 al 1898.

23.5 Page 225

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- V I ~acwdotemodeio
401
l'animava e che più profonda inspirava allora una venerazione
santa per lui. Scrivendo così, io scrivo l'impressione avuta nella
sagrestia della chiesa di Maria Ausiliatrice il 29 gennaio del
1908; incancellabile; faccia Dio che sia del pari fruttuosa
E piena era l'espressione d'intimo godimento e dolce e lumi-
nosa la maestà paterna che gli traspariva dal volto e d a tutta
la persona, quando usciva di chiesa appena compiuto il ringra-
ziamento! Tutti si accorgevano che aveva gustato dolcezze
divine sul Monte Santo. Spesso, rispondendo al saluto che
revano a fargli in bel numero confratelli ed allievi, allargava
villante le braccia, come se avesse voluto nella carità di Gesù
risto abbracciare il mondo intero. '
Una delle raccomandazioni che faceva regolarmente durante
itiro annuale era l'esatta osservanza delle rubriche del Mes-
e. Aveva caro che i sacerdoti si servissero la Messa a vicenda
e ammonirsi di eventuali inesattezze; ed egli stesso, anche
ltim'anno, chiese insistentemente a chi glie la aveva servita
ali difetti avesse notati.
Anche nelle circolari mensili faceva delle raccomandazioni
roposito;-ad esempio che il celebrante andasse all'altare col
coperto; che non c'introducesse nei nostri Oratori e Isti-
sanza d'ascoltar qualche parte della Messa stando seduti,
è - è suo il richiamo - al capo 1 7 O delle Rubriche gene-
2, si legge: Circumstantes,in missis pvivatis, etiam Tem-
Paschali, semper gema fEectunt, praetcrquam dum legitur
lium... n. Quando vedeva un sacerdote recarsi all'altare
scoperto, non mancava di ammonirlo privatamente; e in
casi fu visto togliersi di capo la berretta ed offrirla a
a capo scoperto all'altare.
olte ammoniva di non portar troppo basso il calice,
a rubrica dice di portarlo elevato ante pectus~>.
a volta, tornato in sacrestia dopo aver celebrato la Messa
si volse al diacono, e alludendo all'omissione di qualche
a mano durante il sacro rito, gli disse: (1 1ù, mio caro,
'twedi alcuni baci». E siccome quegli, che lo amava
ito allargando le braccia fece atto di volerglieli dare
il buon Padre indietreggiò alquanto, e continuò sor-

23.6 Page 226

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V - Sull'mme di Don Bosco
ridendo: C Sulle mani, sai; sulle mani!». E il confratelio, Don
paolo Ubaldi, professore all'UNversità Cattolica di Milano,
gli prese le mani e glie le baciò, ripetutamente, con tenerezza.
~i Salesiani non si stancava di ripetere di tener il primato
nella celebrazione devota della Santa Messa, perchè la Messa
dmotamente celebrata è la predica migliore per i fedeli.
Continue eran pure le sue esortazioni alla frequenza della
Mensa Eucaristica. In quasi tutte le allocuzioni che rivolgeva
ai-giovani non mancava di raccomandare la Comunione fre-
quente; slinfomava se in ogni casa vi fosse comodità di ricon-
ciliarsi ogni giorno con Dio, e ciò per promovere la frequenza
alla Santa Comunione; e più volte, in casi speciali, caldeggiò
anche la Comunione dei bambini, prima che si avessero dal
Santo Padre Pio X istruzioni ed esortazioni in proposito.
Sull'esempio di Don Bosco era solito suggerire la frequenza
alla Santa Comunione come rimedio per vincere le cattive ab'
tudini, anzichè egorosamente consigliarne e comandarne I'asten
$ione. La sua parola, sempre chiara ed efficace, aveva un'un
zione affascinante nei fervorini
strare la Comunione nei giorni sol
al termine degli Esercizi Spiritu
più forte e insinuante, la gesticolazione più animata e
esuberante, e un tremito in tutta la persona velava la do1
che gli inondava il cuore; anche in v0
come se fosse in estasi, per cui veniva
l'esclamare: ((2il Signore che parla per bocca sua! ».
d'amar di Dio! u. (iQuanto zelo per le anime! i).
Vigilava pure attentamente perchè nelllOratorio e
casa salesima e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, dopo la
Comunione, si facesse il rin
LA DIVOZIONE ALLA SS.
stica come in Don Bosco. Avrebbe voluto che Gesù S
tato divenisse il centro di tutti i cuori. <Formiamoci
nacolo nel nostro cuore - andava ripetendo
uniti al Divin Prigioniero n. (i Trattenetevi con
liare; conversate con lui; sta tanto bene leggere
ma sta anche bene conversare
dopo la Santa Comunione u.
VI - Sacerdote modello
Ammirava e lodava i pellegrinaggi in Palestina, ai luoghi
santificati della vita di N. Signore: « M a pale luogo - diceva
- e qual santuario è più insigne e uenerando di ogni tempio o
cappella, dove si trova Gesù in Sacramento?u.
Le visite a Gesù Sacramentato eran per lui il più caro e
il più facile esercizio di pietà, perchè a l'anima amante di ~i~
ha bisogno d i lihipep parlargli, ma si serve del linguaggio
Ed egli, ogni giorno, faceva varie visite al SS. Sacramento,
e non ostante gli acciacchi degli anni, appariva ringiovanito,
quando piegava il ginocchio innanzi al Tabernacolo e indugiava
in adorazione. Genufletteva e s'inchinava con tal sentimento,
stava iosì assorto che se qual-
rmità passava le notti in-
'o del Tabmacolo!... i).
compagnia all'innamorato Soli-
Quando visitava le case, appena terminato il ricevimento,
sa domandava di far visita al «Padrone di casa H;
avano la Benedizione
, con chiunque
o, e s'inginocchiava a pregare.
re nel suo cuore. Un anno
o, dopo un corso d'Eser-
; le suore eran tutte adunate per ossequiarlo, e la
nerale 10 pregò di dar loro un ricordo prima di partire.
rispose,
nte, disse:
--
e prontamente
G e d nella mia
levando in
mente, G e d
alto
nella
ebbe una tenera devozione, e
le glorie sotto il titolo di
ZUKava mai di salutare le sue immagini. Quando
asili d'infanzia, in oratori femminili, in educandati,
ve il suo sguardo vedeva subito
della Vergine, a voce chiara e con fervore le
U ~ O :« Ave Maria!», ed invitava i presenti a ri-

23.7 Page 227

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404
J - Sull'ome di Don Bosco
gine di Maria Ausiliatrice fosse esposta in ogni casa non solo
nel parlatorio, ma in ogni camerata e in ogni scuola; e spesso
n e ~salutar]a gli usciva dal labbro la giaculatoria che ripeteva da
giovinetto: - Questo cuore, o Maria, tutto vostro sempre sia!
portavacon sè immagini e medaglie di Maria Ausiliatrice
e le distribuiva ad ogni sorta di persone, piccoli e grandi, ricchi
e poveri, accompagnando l'atto con parole 6 1 fede.
celebrava ed inculcava di celebrarne devotamente il mese,
le novene e le feste. L'amore alla Madonna fu per Don Rua
un mezzo efficacissimo per accender e gli altri alla pratica
della perfezione ed a combattere il peccato. Vedeva in Lei
&lia prediletta del Divi* Padre », e quindi « i l nostro modello,
essendo anche & figli di Dio )>, e insieme (( la Pietosa e Potente
dispensatrice d'ogni sorta di grazie, specialmente spirituali*.
( , L ~~~d~~~~ - diceva - è l'aiz~todei Cristiani, e noi dob-
biamo pregarla p h a di tutto che ci aiuti a fuggire il Peccato.
11 suo sguardo non incontri mai nulla che Le dispiaccia)).
I re - insisteva - che credono di avere a .fare con nemz
molto forti, cercano delle alleanze; e noi, poveuetti, che abbia
tanti bisogni,possiamo far la miglio? alleanza con Maria. Am'
mola, onoriamola, ricorriamo a ~ einiogni necessità, ma ossemia
le c&iaioni dell'alleanza, che per parte nostra si riduc
- ad una sola: Far guerra al peccato! 1).
(ipad,+ e madri - ripeteva sovente - volete proc
zm'eredità ricca ai vostri &li? inculcate la divozione a
Ausiliatrice I).
divozione alla Madonna era delle più calde sue racc
dazioni. (,lnogni azione dobbiamo aver rivolta fa mente a
~ ~ s i l i ~ at ~ ac r~i a~è i)l .nostro aiuto in tutti i nostri
e temporali». <iRicorrete a Maria nelle vostre
zionil)((.11mese di M a ~ i aAusiliatrice è Pqoca Più ProPz
aver grazie I).
~i Salesiani ripeteva: - ( ( L a Santa Vergine
tutti i
ma particolarmezte, e ben possiam
zostro conforto, il nostro sostegno, l'aiuto nostro~)
essere buon salesiano, chi non ha una tenera divo
donna ». (<Aumentando la divozione Verso Ma
annlmzta anche la stima e l'affetto verso Don Bosc
- VI Sacevdote modello
405
AusiliatGce mostrd più la sua materna tenerezza verso B~~~~
e i suoi $gli a misura che s'intwessavano a promovere la sua di-
- (i Voi disse un anno ai direttori a1 termine degli ~
~
~
~
Spiritudi - siete gli araldi della divozione a Maria ~ ~ s i l i ~ t ~ i ~ ~ :
Vos estti Praecones Beatae Marine Amil&&isl).
(1 Va - diceva alle Figlie 'di Maria Ausiliatrice - dovete
diventare una
stiano; va',
sua immagine. Essa è Ausiliatyice del popo~omi-
FFlie, preparatevi a diventare am7iatrici delle
anime sulla via del Paradiso I>.
A mensa voleva si leggesse anche l'elenco dei graziati da
Maria Ausiliatrice, che allora si pubblicava ne] ~ ~ l l ~in-t t i ~ ~
col paese di dimora, per conoscere i luoghi dove il
della dolcissima Madre si andava diffondendo, e ralle-
arsi con i direttori delle Case Salesiane o
a
dc più la cara divozione, secondochè la vedeva fiorire o
nei centri di loro residenza e nelle vicinanze,
ci assicurava che sebbene fossero già grandi ]e meraviglie
mpiute da Maria Ausiliatrice a favore dell'Opera sdesiana,
tavia esse erano ancor nulla in confronto di quelle che fare.
amenire, se l'ameremo e la faremo amare, propagandone la
zione come voleva il Fondatore.
la scuola di Don BOSCOapprese anche fin dalla giovinezza
fessare una tenera DIYOZIONE A S. GIUSEPPE.
n fatto singolare awenuto nel febbraio del 1874, sul
del mese in preparazione alla festa del Santo, lo spinse
doppiargli l'affetto e la fiducia in ogni necessità della vita.
tte avanzata uno strano rumore si sentì nell'Oratorio dalla
ll'ofio, e il Servo di Dio insieme con Giuseppe Buz-
se a veder che cosa fosse successo. S'era sprofondato
0 della vòlta del pozzo nero; e Buzzetti, scorgendo come
chia scura ai suolo, trattenne il Servo di Dio dall>avan-
ecco, subito dopo, sprofondare il resto della volta
... si erano fermati per un istante! 11 pozzo era pieno
0 e profondo tre metri Anche Don Bosco attribuì
particolare di S. Giuseppe lo scampo di Don Rua
una caduta fatale. I1 Servo di Dio non dirnen-
1 tratto di bontà e in ogni circostanza preoccu-

23.8 Page 228

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406
-V Sulì'onne di Don Bosco
pante faceva ricorso a S. Giuseppe con fiducia e veniva esaudito
anche prodigiosamente.
Una sera del 1905, DOU Ferrari, segretario del' prefetto
Don Filippo Rinaldi che era assente da Torino, andò ad awi-
sare il Servo di Dio che la mattina dopo doveva pagare un de-
bito di 20 mila lire e non aveva nulla. Don Rua gli rispose che
non aveva un soldo neppur lui, ma intanto dicesse un Patm,
e Glouia a S. Giuseppe. Don Ferrari lo guardò un po' mera-
vigliato ed esclamò: - Lo dica anche Lei, signor Don Rua! -
sì, sta' tranquillo! - La mattina seguente Don Ferrari sente
- suonare il campanello, era Don Rua che lo chiamava. Va e questi
tranquillamente gli dice: Ieri sera mi hai detto che avevi li-
sogno di zo mila lire: èccoti uno chèque di zo mila lire; - e gli
fa vedere che il timbro postale era di quel mattino. Nel darglielo
aggiunse: -Abbi sempre fede in S. Giuseppe! - e Don Fer-
rari intimamente-commosso: - Di qui innanzi ne awò di più!
Negli ultimi anni, nelle lettere private e nelle esortazioni,
soleva con affettuosa insistenza raccomandare anche la divo-
zione alla Sacra Famiglia. ((Entriamo sovente n
Naxaret, ed uniamoci agli angeli a cofztemplaie p e l l e scene
amore e di pace!... n.
Tutte le divozioni più diffuse e particolarme
date, e le prime solennità liturgiche ebbero nel
un cultore devoto e un propagandista instancabile.
11 suo zelo apparve luminosissimo anche nelle solleci
per lo splendore del culto divino. Amante
religiosa, non badava a spese quando si trattava del decoro
Casa di Dio. Per questo volle restaurato e deco
di Maria Ausiliatrice e prowide che s'innalzas
reclamate dai bisogni locali, in Italia e all'Estero.
ne inaugurava quaicuna, se poteva non mancava d
parte e di celebrarvi la prima Messa dopo
consacrante, anche se doveva andare all'
due pomeridiane.
Promotore dell'osservanza del riposo
rava alcun mezzo perchè fosse degnament
del Signore, cercando di dar comodità di ascoltare
e udire la parola di Dio al maggior nume
- VI Sacerdote modello
407
possibile, coll'ordinare saggiamente la distribuzione delle Messe
e
dLel'lAeLTalAtRrEe,
funzioni.
i1 PULPITO,
il
CONFESSIONALE;.~
tre
..
punti
sacri
donde di continuo partono le mistiche onde del ministero
sacerdotale che accendono l e menti e muovono i cuori alla ca-
rità di N. S. Gesù Cristo, furono i fari luminosi che irradia-
rono meravigliosamente l'ardore e lo splendore della, carità
del Servo di Dio!
Tutti i cristiani devono distinguersi tra gli uomini per la
carità, perchè Dio è carità e Gesù venne quaggiù ad accendere
carità e disse che il distintivo dei suoi seguaci
ev'essere la carità, e i sacerdoti hanno l'obbligo, o meglio il
overe sovrano, di eccellere tra i semplici fedeli per questa
essa la pienezza della legge ed essi i custodi.
co perche le grandi anime sacerdotali riboccano di zelo per
gloria di Dio ed il bene del prossimo!
Dio fu una delle più ferventi; come ardeva di
e, uguale ardore l'infiammava in confessionale.
A AL MINISTERO DELLE CONFESSIONI con tanto
, come Don Bosco, potrebbe esser chiamato
Apostolo delle Confessione*. Solo gli angeli potrebbero dire
anni fece nell'oratorio, nelle Case che visi-
di esercizi spirituali ai quali interveniva
instancabile! E convien rilevare che non solo all'ora-
Case Salesiane era atteso per questo col
e Don Bosco, aveva tant'amore per questa importan-
parte dell'apostolato sacerdotale, che non si rifiutava
nitezza dell'improba fatica, nella quale
ere e parte delle notti, per soddisfare
argii i segreti dell'anima. Negli ultimi
nfessò anche gli alunni e i confratelli, di frequente
la sua stanchezza dall'ansia affannosa con la quale
più volte l'abbiam visto venir meno
lui assai più poteva l'amor delle anime
dovere che il pensiero della propria
OPO brev'ora tornava a confessare.
no parrà incredibile il lavoro che compiva ogni anno

23.9 Page 229

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408
V - Sull'orme di D a Bosco
dalla metà di agosto ai primi di ottobre, durante gli Esercizi
Spirituali. Prendeva parte ai singoli corsi: celebrata la Messa
di buon mattino, si metteva a confessare,e continuava per lunghe
ore; poi presiedeva le lunghe adunanze ca~itolari;dopo pranzo
per tutto il tempo della ricreazione s'intratteneva in mezzo
«ai suoi cari amici»; e terminata una seconda adunanza tor-
nava a confessare sino all'ora di cena e di frequente fin dopo
le preghiere; e quando non v'erano adunanze, ascoltava quanti
volevano parlargli in privato, di modo che dal mattino alla sera
era immerso nel lavoro più assillante.
A chi gli faceva osservare che si stancava troppo e che. do-
veva prendersi qualche sollievo, rispondeva sorridendo: -
Questa è la mia vmdemmia! -mentre vendemmiava tutto l'anno,
lavorando per le aniine senza un minuto di riposo.
La frequenza della Confessione e della Co
Don Rua, come per Don Bosco, u la migliore delle pedag
I consigli che dava ai ~enitenti,pieni di pie
producevano frutti meravigliosi. Con discrezion
e sugosa brevità negli opportuni ammonimeu
la confessione e la rendeva utilissima ai ~enitenti.Don
era più breve; Don Rua d'ordinario non tralasciava nessu
dell'accusa senza dire una arol la in proposito
ricordare la ricorrenza delle più importanti date liturgiche
novene in preparazione alle solennità principali.
Ed era bello vedere con quanta devozione e precisione
costava egli stesso a questo sacramento! Per anni il luned'
settimana, dopo aver ascoltata la confessione di Don F r
era sempre edificante il vedere il Servo di Dio
ed inginocchiarsi ai suoi piedi per fare la
Quand'era in viaggio, possibilmente lo s
chiava dinanzi al direttore della casa in
mente faceva la sua confessione con ed
vedevano. E r a i talora sacerdoti giovanissimi, dai
ai trent'anni, che restavan dapprima confusi e si scu
lutamente; ma egli insisteva dolcemente e li lasciava
impressionati.
<<Trovandosiegli a Ferrara, ove io - dice Don
- ero direttore, e correndo il giorno suo di CO
VI - Sacwdote modello
409
manale, egli, inginocchiandosi per terra nel mio ufficio, mifece
cenno di confessarlo. Io che non me l'aspettavo, feci molta
difficoltà;ma egli con gravità e fermezza m i fece comprendere
che non era caso nè tempo di far cerimonie>>.
La carità accende lo zelo più fervido e operoso, e forma
la caratteristica del vero 'Ministro di Dio e il fine del sacer-
dozio. 'Per questo Don Bosco, Pio IX, ed altri Semi di- Dio
ripetev&o che un prete non va mai solo nè al paradiso, nè al-
l'inferno: o ha zeloper la salute delle anime e si salva con molte
ha zelo e si danna con molte ,-he
risce egli stesso. Un prete senza
a che gli angeli stessi sareb-
on aTlessero zelo: - Angeli p q u e sine zelo
tiae s w e amittunt praevogativam, nisi eam
' ardore sustentclzt ( I ) . - E lo zelo brilla anche ~ ~ ~ I ' A P O S T O -
facile a tutti, anche ai semplici cristiani,
è guidato dalla fede e avvalorato dalla preghiera.
Rua l'esercitò meravigliosamente ogni giorno della
ò assai lo studio diligente della Sacra Scrittura,
cui traeva fatti e detti opportuni per render pih efficaci i
i insegnamenti; e continuò sempre cotesto studio con dili-
za e interessamento particolare. Aveva un amore così radi-
0 e profondo per tutte le verità rivelate, che a sostegno di
o la vita, e la sua fede brillava in ogni pa-
e indirizzava a coloro che ricorrevano a
e nelle esortazioni alla c o m u ~ t àe nelle
le doti del suo linguaggio con
moveva al bene. Ciò che colpiva
rmente era la schiettezza e l a forza del sentimento con
iva il cuore. Era semplice, vivo, efficace. Awalorata da
rali e dei Santi Padri, e da esempi della vita di
ignore Gesù Cristo, della Beata Vergine e dei Santi,
gli sgorgava sempre spontanea e andava diritta al
praticità singolare, per cui, mentre edificava,

23.10 Page 230

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410
-V Sull'>mmedi Don Bosco
lo si udiva volentieri anche dai giovani, con la massima atten-
zione. Nel 1900, a Bronte in Sicilia,- narra Don Giuseppe Ri-
natti - parlava ai ragazzi dell'Oratorio festivo, raccolti in una
piccola cappella e li spronava a recarsi sempre all'Oratorio ed
a condurvi molti compagni, ~perchaè vero - diceva - che
la cappella è piccola, ma noi Pallargheremo subito! I>; e i ragazzi
a fissar le pareti credendo che il Servo di Dio facesse in quel
momento un miracolo. Se n'awide e sorridendo: ((Oh!non ora
- disse - ma in seguito! voi intanto continuate a frequentare
FOratorio
troveremo
epocsotondupceertetvuitqtiu! aHn. ti
compagni
volete,
e
state
certi
che
Alla semplicità evangelica univa un'unzione delicata e soave
che impressionava. Ricco di paragoni espressivi e similitudini
bene adatte alla portata di tutti, amava valorizzare le parole
con esempi di virtù antiche e recenti, preferendo i più noti oltre
quelli da lui veduti nell'Oratorio.
Nelle conferenze e nelle intime allocuzioni ai Salesiani d'or-
dinario preferiva rievocare gli insegnamenti di di Don Bosco
od altri cari ricordi di famiglia, come gli esempi dell'angeli
Domenico Savio ed altri pii alunni e santi confratelli.
A volte al pronunciare il nome di Dio, della Vergine o
Santi, lo si vedeva fortemente commosso. Quando esaltava
bontà e la misericordia del Signore e spronava a contracca
biarla con amore sincero, tutti sentivano che la parola usc
dal cuore di un santo.
I1 primo anno che fu Rettor Maggiore, e d altre volt
seguito, dando i ricordi ai nuovi professi, inculcava I'obbed'
rilevando come N. S. Gesù Cristo, in tutta la sua vita mo
nient'altro ebbe maggiormente a cuore che fare la v01
dell'Eterno Padre: M w cibus est ut faciam vo
qui mi& me; in ogni cosa: Bene omnia Jecit; in
Quaeplacita sunt Ei,facio swnper. E tanto era il fervore e
con cui commentava queste parole, che nel ripete
... gli tremava assai e quanti eranopresenti ne riport
la medesima convinzione: - Don Rua è un santo!
parlare così bene di Dio e dell'eccellenza della vita
e di chi fedelmente imita nostro Signore Gesù Cristo,
chi è awezzo a vivere di Dio e unicamente per Lui
V I - Sacerdote modello
4"
Quando trattava del peccato, dell'orridezza del peccato
mortale e della ingratitudine mostruosa di chi lo commette,
pareva che n'avesse ferita l'anima. Così, quando illustrava la
bellezza di un'anima pura e la compiacenze di predilezione di
Gesù e Maria per chi non ha macchiato il giglio della purezza,
sfavillava di tanta letizia che era una prova evidente del suo
grand'amore per Iddio. Un anno, a chiusura degli Esercizi
Spirituali a Valsalice, tra gli altri ricordi ci diede quello di pro-
fessare quotidianamente una tenera e fattiva divozione a Gesù
Sacramentato. A spunto delle sue raccomandazioni aveva preso
le parole del Cantico dei Cantici, - Dilectus meus mihi et ego
illi - e ad ogni pratica che ci suggeriva, ad es. di mandare
a Gesù in Sacramento il primo e l'ultimo pensiero della gior-
nata, di fare una visita devota al Tabernacolo, di celebrare la
Santa' Messa con divozione, di riceverlo con amore e con fede,
ci ripeteva le parole suddette, ed ogni volta stendendo larga-
mente le braccia e riportandole in croce sul petto tornava a
ripetere con tanto affetto e con voce sempre più alta due o tre
olte di seguito: et ego illi!... et ego illi!... et ego illi!...,che quanti
an presenti non poterono trattenersi dallo scambiarsi commossi
time dichiarazioni della più santa edificazione.
Quando parlava della passione di Gesù Cristo, dei dolori
ella Madonna, il suo sembiante e il timbro della voce pren-
evano tale espressione e tanta sofferenza gli traspariva da
tto l'aspetto, che quanti l'udivano lo fissavano come rapiti
dendo quanta parte prendeva ai patimenti del Signore. <C Ri-
do - dice Suor Emilia Lualdi - che a Nizza Monferrato
ra il venerato Padre, seduto all'altarc, di fianco al Taber-
, intratteneva le Suore sulla considerazione dei sette
di Maria SS., ed era egli stesso così intenerito ftn dal
del discorso, che sovente si asciugava le lacrime*.

24 Pages 231-240

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24.1 Page 231

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..
..
..
SUPERIORE IMPAREGGIABILE
- s7ra di govmnare crtz fiz~ttod'zi~zalto Sjirito di so~$zio.
- ~ ~ ~seme ~ ~ t I~n o g~~ mi oml entoi aveua di mira
- la
fomlazione spirituale. - Era il Buon Pahe ...!
bile e gioviale, moceva ogni cuore ad es~~anderlsiiberamente. -
se le canzerettc di Don Bosco e di Don Rua potessero parlar
- ~~~h~ per [e figlie di Ma
a Coraggio,t ma la parola che ripete
Cal+ostolato della corrispondenza.
tictti.-Delicate attenzioni v
rire 10 stesso spirito familiare nelle
deln+ento dei slmi doveri particolari fu
<<Ric&dati- scriveva San Bernardo a un nuovo
dubbioso di riuscire a compiere i doveri del SUO ufficio
averlo incoraggiato nei miglior m0
- ric6rdati anche di dare alla tua voce
vuoi dir m i dici. Che le tue azioni concmdino con 1
meglio ancora le parole con le azioni, cioè che prima d'
t i studi di fare. L'ordine più bello e pizì acconcio è che
per il primo il peso che irnponi d i p m t
da te coTne conucnga comadadare agli altri... Parola in*
e$ccace è l'esempio d à fatti, rendendo
col mostrar fattibile ci6 che si consiglia..
- V I 1 Superiore impareggiabile
4'3
@e, della parola e dell'esempio, ritieni, per tvanquillitd di tua
coscienza, che sta la somma del tuo uljcio. Tu tuttavia, se sa'
saggio, ne aggiungerai u n twzo, qzlello della preghiera, a compi-
mento della triplice ripetizione euange1;ca circa il modo d i pascere
le pecorelle. E potrai ritenere di non auer menomamate trascurato
questo triplice obbligo sacro, se pascerai con la parola, se pascmai
con l'esempio, se pascerai col frutto delle sante orazioni. C'è I'ob-
b&o d i tutte e tre queste cose, m a la più importante è la preghiera.
tto, benchd la virtù della paro& sia Peser~pio,
e alla parola ottiene grazia ed eljcacia la
Don Rua superiore fu insuperabile nel praticare il triplice
mandato da S. Bernardo della paro2a;dell'esem-
e della preghiera, come appare da ogni pagina della sua
. Del primo riferiremo nuovi saggi in questo e nei pros-
anche degli altri due, specie del secondo, tor-
a dire particolarmente.
scuola di Don Bosco per 40 anni apprese così perfet-
di governare che parve in lui coiinaturato;
ra la delicatezza, la prudenza, la carità che usava abitual-
Bosco e poi Rettor Mag-
* Sentimento di dovere con ferrea volontà fu sempre
. E qual padre! era voce comune che aveva ereditat (;\\
@ Memento etiam voci tuae dare v o c m vii*utis. Quid illud? inquis. 84(Esi\\*'
tua verbis concinant, immo verba operibus, ut curec videlicet prius
Pdclierrimus ordo est et saluberrimus, ut onus cluod
11 portes prior, et ex te discas qualiter oporteat. aliis
deni vivus et efficax exemplum est opciris, facile facicns
, dum monstrat factibilc quod suiidetiii.. Ergo in bis
, vcrbi scilicet atquc euempii, s m a a n , tui officiiad conscien-
pendere intellige. Tu tnmin, si sapis, junge-es et t e r t i m ,
t orationis ad compiementum utique ternae iliius repctitio-
io de ~asceiidisovihus. I n hoc noveiis illius tri:iitutis sacramen-
stratum a te, si pascas verbo, pascas exempio, pascas et sanc-
ationum. Manent enim tria haec: verburn, exemplum, oratio;
is est oratio. Nam etsi, ut dictum est, vocis virtus sit opus,
n et voci gratiam eficaciamque promeretur oi.atio... a. ~ p i r t o ~ o
Abbatem Reatini iliionosteni.

24.2 Page 232

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4'4
-V Sull'orme di Don BOSCO
tutta la tenerezza paterna. Solo dai più anziani era rilevato
quanto avesse dovuto costargli, abituato com'era a far sempre
le parti meno piacevoli e talvolta odiose ond'evitarle all'amato
B ~ per ~spogl~iarsi ~anche, all'esteriore di quella specie
di
contratta coll'abitudine, ed acquistare quell'aria
dolce ed amabile che gli legava i cuori!
vivevaintimanente la vita della Società, conosceva i biso-
gni e l'andamento d'ogni casa, il carattere e la condotta di
tutti i confratelli, e dava loro norme e consigli così op-
portuni, come se fosse al fianco di ciascuno.
Cotesta vita era fmtto, o meglio preziosa conquista, d'un
alto spirito di perfezione. @L'esseresupeYiore - soleva ripetere
- è ufi>occagofieper fare maggior bene, e anche per scontare i
propri peccati)). L'essere superiore è aver da portare una Vera
croce per obbedienza 1); ed egli era proprio di una mortificazion
per l'attenzione, la vigilanza e la premura con 1
quale si faceva tutto a tutti ogni momento, sacrificandosi; no
vivevaper %è,ma per tutte le anime; nessuna passava inoss
vata innanzi al suo pensiero; e quelli che godevano della
nezza della sua carità naturalmente erano i suoi figli spirit
in primo luogo i Salesiani.
abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo, ricordiam
ieni di ammirazione le continue sue sollecitudi per
astro bene spirituale e temporale, la partecipazione alle nostr
ne, la gioia nel vederci sani e allegri! Chi non ha present
uo
buono e il labbro sempre aperto al '
e di un candore ineffabile? Ogni volta che l'incontr
suo sguardo prendeva un'espressione così affascinante, C
diceva tutta l'adesione delsanima sua. E il gesto di qu
scarne e verso la fine tremule e sempre si delicate e ca
~ ~la petrsonta isp~irava massima fiducia. Gli si potev
lare ogni momento e dirgli ciò che si voleva, chè asce
interesse senza dare la minima soggezione. Vedeva
quanto ci voleva bene! e quanti ringraziavano il Signo
in mezzo alle difficoltà inevitabili della vita aveva dato 1
conforto così gande d'aver a superiore Don Rua!
per questo era amato da tutti cordialmente!
Durante le ricreazioni, non appena compariva 1
- VI1 Superiore impareggiabile
4'5
confratelli ed alunni andavano a gara per avvicinarlo e intrat-
tenersi con lui. Bastava vederlo, perchè in bel numero quanti
Potevano serrarglisi attorno e goderne in qualche modo la con-
versazione, sospesi i giuochi o i discorsi, corressero a baciargli
le mani, le quali, d'ordinario, continuavano a tener strette quelle
di coloro che correvano a salutarlo, mentre aveva per ognuno
uno sguardo buono, un sorriso, una parola soave. ~ l t r intanto,
che avevano preso a corrergli incontro, al vederlo già circondato
da tanti, a capo scoperto s'arrestavano a guardarlo, e dopo qual-
istante riprendevano a ricrearsi perchè non avrebbero
t0 restargli vicini. Ed erano scene di tutti i giorni!
Chi non rammenta l'espressione di tenerezza che gli brii-
ava da tutta la persona, quando, costretto ad allontanarsi dalla
icreazione per qualche dovere, o facendovi breve comparsa,
attx'aversava i cortili per recarsi da un punto all'altro della casa,
n l'anima negli occhi, il riso sulle labbra, le braccia alzate
le mani agitantisi in cordiale saluto, quasi a stringere quelle
tti i suoi figli? Pareva volesse effondere tutte le tenerezze
quanti 'gli si affollavano attorno o 10 salutavano.
he quando col cappello in capo e a passo svelto era
0 alla porteria, non restava solo un istante, e mentre
la mano salutava quanti incontrava chiamandoli "amici,,
uavano a corrergli a' fianchi sempre nuovi gruppi di
l e confratelli con devozione.
eniva talvolta, che tra l'unanime slancio di filiale esul-
splendente in volto a quanti l'awicinavano, scorgesse
' di titubanza o incertezza in alcuno, o per timidi& d'in-
er altro motivo. Subito il buon padre, ad incoraggiarlo
tarlo, lo fissava con l'occhio mite e penetrante, gli
a la mano, e dopo un po' di silenzio stringendogliela
ttuosamente e agitandogliela in atto di festevole saluto,
labbra a un dolcissimo sorriso, rivolgendogli un'espres-
ve: - Coraggio!... Sta' allegro!... Sempre amici, neh?...
ore ti benedica!...
ra il più premuroso dei padri, che s'interessava di tutti
deva mai di vista nessuno; se vedeva che si abbisognava
rola d'incoraggiamento, ne diceva due, largheggiava
atezza cordiale di ammonimenti spirituali e, come una

24.3 Page 233

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4x6
$' - Sull'orme di D o n Bosco
mamma affettuosa con i figlioli, dava a tutti anche norme igie-
niche ed ogni consiglio OppOrhinO.
la sua morte non si videro più coteste scene incante-
voli, incominciate attorno a Don Bosco!... e che divenivano
più ,pressionanti durante gli Esercizi Spirituali, quando la
presenza era la predica più efficace per tutti i confratelli,
dei quali, durante i brevi sollievi in cortile, talora a più di quin-
dici e venti teneva strette le dita, cui, in fine, più che una
stretta, dava una scossa, con tenerezza paterna, sottolineandola
con una facezia o un'ultima espressione familiare.
A tutti in particolare, durante il sacro ritiro, non SOIO di-
ceva la buona parola, ma volgeva subito il più affettuoso saluto.
Chi non ricorda il dolce sorriso, accompagnato Spesso da un
tacito mover di labbra indicante un voto, un augurio, quando,
ad esercizi avviati, compariva per la prima volta in refettorio
durante il pranzo o la cena o la colazione, e il SUO sguardo s'in-
contrava con quello di ciascuno di noi in particolare? Si vedeva
comlegli stesso, volgendosi delicatamente a destra e a
desiderasse e cercasse quell'incontro con i singoli esercit
Tutti rammentano anche con quanta cordialità l'ultimo g
ci dava altri ricordi in refettorio, quando in ull'ulti
insisteva che nessuno partisse senz'and~e
ancor una volta Don Bosco!...
succeduto a Don Bosco, dedicava egli pure l'intera ma
nata all'udienze; Accorreva a lui ogni sorta di persone, e
quelle ore, elargiva, senza parzialità di sorta, continue
nifestazioni di bontà a chiunque gli. parlasse, Sales
Figlie di Maria Ausiliatrice, sacerdoti secolari, sign0
e gente del popolo.
c h i non rammenta l'intima comunicazione che ave
chiunque gli parlasse?... Gli si leggeva in volto, ch
di
e si vedeva anche bagnarsi di lacrime, o si rall
festevoimente, secondo le parole che udiva e che l'invi
a peYe cum flentihs o g a d e r e cum gaudentibus. Aveva
parole così opportune che animavano, confortavari
calma e pace anche ai cuori più angustiati. Pareva ch
nesse, nei singoli casi, alle norme sapienti che S.
Magno nella sua a Regola Pastovale I), dove insegna C 0
VII - Superiore impareggiabile
417
o cui tutto va bene e a
rdinariamente pronunziate con lo sguardo
O di convinzione profonda, che rivelava
che prendeva alle cose che gli venivano
ano e tranquillizzavano; e molti riacqui-
, altri comprendevano che leggeva nella
ero a confessare di aver appreso la vo-
evano conoscere, prima che gli avessero
i sentivano preannunziare cose future,
'uscire dalla sua cameretta:
ho notato che nel chiedergli
a un momento, poi dava il
sione mi fece supporre che
lo Spirito Santo per
sto modo di fare gli era abituale, sia che parlasse con
, sia che si trattenesse con i suoi, tanto con i salesiani,
- ]le adunanze
e, in adunanze e in pri-
dice Suor Enrichetta Sorbone -
noi dicessimo il nostro pensiero e ce lo lasciava dire;
ani giunte, con lo sguardo levato in alto, come a
pirazione, pensava; poi con molta delicatezza pa-

24.4 Page 234

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4'8
-V Sull'mnzz di Don Bosco
tema espo,ieva il suo pensiero decisivo, che noi accettavamo
ossequenti come se venisse dal cielo]).
si poteva entrare in quella cameretta, senza esserne
ogni volta fortemente impressionati. Don Albera nella prima
circolare che inviò ai Salesiani appena fu Suo successore, la
disse (<testimoniodelle erache vi?
rilievo: Qui tutto mi paria di
dinanzi alla mia mente la sua d
ad ogni istante risuoni al mio
lantissima voce. Ora mi par di ve
la sua immensa corrispondenza, or
lettere che versavano balsamo sulle piaghe, ~khi-avano
retto cammino i traviati, e spin
cime della perfezione. Altre volte
dente accogliere un numero stermi
si legge di S. Teresa, nell'uscire dal suo colloquio si sentiva
Fra le nude pareti diquesta cella
grandiosi disegni, prese molte generose
nuovi mezzi di salvare la gioventù, di mo
di estendere il regno di Gesù Cristo... )).
sua carità aveva sempre di mira
spirituale. Ricordo - scrive
sua preoccupazione particolare p
tendo ,..ferirmi a quanto- passava neifint
Quanti consigli, quante esartzioni, e quanta pater
ricevere le confidenze che naturalmente san tanto
che possono essere, molto gravi, mostrav
tissimo. Non. l'ho mai visto preoccuparsi; anzi, al
conmolta cari& e prudenza faceva presenti circostanze
tes$e,, lasciare ben impressionato e tr
(, Come sapeva aiutare, consolare
nelle miserie spirituali! Si era certi.
Canepa -che il suo cuore paterno era una t
deva in sè tutti i segreti, anche dolorosi,' C
suoi figli l>.
do io venni nella fine degli studi i n
- ci confidava un caro confratello
Maggiore, avendogli, per dovere
- ~uperioreirnpareg~iabi&
4'9
miserie della mia vita anteriore, moralmente scorretta e deplo-
revole, Cluell'ani- pura seppe far prevalere al senso di repul-
. sione e di ribrezzo, che certo dovette provare, un gran senti-
Ricordo che non fece se non
coraggiarmi a continuare nel proposito di pentimento e muta-
ente di vita ed esortarmi a ringraziare l>infinita
parlarne neppure per giusto
eri0 di umiliazione, awiando la conversaione su altre cose
anti e domandandomi Cortesemente notizie della mia
Cauto e ponderato nel dar un giudizio e misurato
rità lasciava che ognuno gli
; con interessamento
qualsiasi osservazione, anche dall'ultimo dei confra-
usasse cotesta
trattar tutti nella maniera
buon padre di tutti, lar-
"te, con quelli che ne avevan bisogno, di
verno - narra Don Bistolfi - disceso da
o ero andato a far visita al signor Don Rua, if quale preferì
volta ascoltarmi passeggiando. Nell'andare su e giù per
eretta io, che soffrivo quel giorno di mal di capo,
a quando portavo al capo una mano, quasi per
sì? mi domandò.
Perchè sento un freddo, che è forse la causa del mio
Cassetto, ne trasse un pileolo di
lui, e me I'accomodò in testa così bene
e quasi tutta I'ampia calvizie.
o stato di salute un po>
debolezza di petto, sebbene
busto, gli disse che andava
ddori. Don Rua gli raccomandò di comprare

24.5 Page 235

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47.0
V - Sull'me di Don Bosco
delle maglie di lana pura, lo forni del denaro occorrente, e mesi
doDo sentendo che. non aveva più sofferto e %'era rimesso e
stava bene, si rallegrò e gli raccomandava di non smettere più
le maglie di lana.
Uguali, premure prodigò all'Istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, e si direbbe che n'ebbe anche di più, come ap-
pare dalle relazioni che abbiamo sott'occhio scritte da centinaia
di Suore che ne furono testimoni.
Tra le Figlie di Maria Ausiliatrice, oseremmo dire, avev
un accento ancor più tenero e fervente, che scendeva al cuor
di coloro che l'ascoltavano e i'accend
modo più efficace. Le raccomandazioni, gli incoraggiamenti,
suggerimenti, erano gli stessi ma espressi in forma più impres
sionante, o meglio in forma adatta all'uditorio.
Lieto quando, incontrava delle g
entrare nell'Istituto, a tutte, povere
dava di pregare Maria Ausiliatrice e
prepararsi <iun bel corredo di virtù a da portare i
Alle novizie ripeteva: a Dovete lasciarvi .foYnZare in m
divenire un'immagine vivente della nostra Madre Celeste,
S S . Ausiliatrice! n.
Alle professe, oltre i doveri comuni a tutte le religios
cordava: a Voi siete discepole di Don Bosco. Quanto ha
Don Boscoperil vostro Istituto! Ma perchè?
di mira due cose: gli interessi di Dio e la salvezza delle
Desiderava avere aiutanti pel sesso femminile. Perciò
vete sempre aver di mira l a volontà e la glori
vezza delle,anime. Don Bosco. e r a il figlia01
diente, affezionato, di S:Chiesa e del Papa:
per promovere tali sentimenti! e voi dove
era coraggioso e .generoso; non had
modi per il bene delle anime...
>i siete &Zie di Maria Ausiliatrìce.
cave di riproduwe in voi le sembianxe di
Ma&, considerandola vostvo modello. C
carità. Cercate d'imitarla specialme
v-irt~u. Alsidea di Fiplie di Maria è semp
di una soda pietà; Così'le Fklie di
Ausiliatri
VII
-
Supmbre
i
m-
p
ar
uu
e
~
~
i
l
e
mettere
per
'base
una
pietà
..
fervida,
.
costante...
Inoltre
dovete
zelare la divozione verso di Lei, interessandovi per farla cono-
scere, onorare ed amare dagli individui 'e dalle nazioni)).
Nelfa corrispondenza due parole precise gli bastavano
talvolta per rispondere a lunghissime lettere, e lo faceva anche
per ammonire; nelle udienze invece, pur sempre attento a non
perdere un briciolo di tempo, largheggiava di consigli e incorag-
giamenti d'ogni specie, scendendo a minuti particolari, per
facilitare l'adempimento d'ogni dovere. Ad una, che doveva
madre due suoi fratellini, s'indugia a insegnare
trattarli per affezionarseli, farsi ascoltare, e farli
mpre migliori; a un'altra, che attende al ricamo,
consigli e chiede se è abbonata al periodico la ~ <i icamt'ricue;
a questa, incaricata del catechismo ai bambini in.parrocchia,
debba fare per ben istmirli; a quella & iugge-
riti per meglio apprendere una lingua straniera.
Mi trovavo a Torino - dice una di esse - e desideravo
ar all'ottimo Padre; come fare? Pensai di scrivergli un hi-
anifestandogli il desiderio; perchè n o n poteva tratte-
i a lungo in anticamera neppure andarvitanto presto.
o e spedisco. All'indomani, dopo la meditazione e la santa
1i.iin anticamera e la trovai già gremita. E allora? presi
Posto, aspettando il mio turno; e, senz'esagerare, avrei
aspettare fino a mezzogiorno 'e più, quando dop& un
ora ecco entrare i'l venerato Padre. Guardò tutti e
me che eriproprio l'ultima. Si vols&igli astanti, e con ,ina
e paterna, disse: - Pe~riettetebhepassi la suora
da ieri che m'aspetta, poverina! - Io rimasi confusa,
ngraziai con uno sguardo tutti i presenti ed entrai
a camera, dove mi ascoltò, m'interrogò; e soddisfatta ritor-
casa... e così contenta, che mi pareva di aver parlato con
Diverse volte - si legge in un'iltra testi&o&ania -
'1 signor Don Rua a Nizza Monferrato, dove fui educata,
noviziato di S. Giuseppe dave-si ebbe& da lui preziose
e che ci furono di eccitamento al bene; ma nel cuore
ercuote continuamente una semplice parola; che egli
1 16 dicembre 1907 nell'impormi la medaglia benedetta

24.6 Page 236

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422
-V Sull'orme di Don Bosco
-qual postulante delle Figlie di Maria Ausiliatrice: - Coruggio!
Questa parola, detta con accento paterno e quasi profetico,
mi fu d'aiuto in molte traversie della vita e a mantenermi salda
- nella santa vocazione».
a Ebbi sempre attesta Suor Rosalia Dolza - la convin-
zione che Don Rua era un santo nel senso vero della parola.
Ogni volta che potevo avvicinarlo e udirlo, ne avevo eccita-
mento al bene. Ritengo come grazia particolare di Dio l'aver
avuto da lui, a Torino, la benedizione di Maria Ausiliatrice~
prima d'entrare nell'Istituto come postulante, per ottenere la
santa perseveranza; l'aver avuto, a Nizza Monferrato, dalle sue
mani l'abito religioso e più tardi l'aver fatto a Dio la mia consa-
crazione con la santa professione e i voti in perpetuo innanzi;a
lui. Un anno, nel giorno della chiusura degli E
avevo fatti meglio che potei, mi sentivo, per un insieme di C
triste e malcontenta; e il veneratissimo signor Don Rua di
buiva a tutte le esercitande un'immaginetta del S. Cuore.
nuto il mio turno, mi sentii dire l'ispirata parola: - Cor
- che dissipò le nubi dell'anima mia e mi diede forza e
nità. Ripeto che mi parve ispirata quella parola che mi
guardandomi, come faceva raramente ».
« Da parecchi mesi - dichiara un'altra Figlia di Maria
liatrice - era tormentata da una pena di spirito che n
lasciava tranquilla, giorno notte. Non vals
lizzarmi le convincenti esortazioni del mio confessore C
conosceva, perch6 gii aveva aperto tutto l'animo mio,
cuore. Avevo fatto tante preghiere per ottene
essere liberata da quella pena che non mi lasciava in pac
pure in tempo delle pratiche di pietà. Venne a farci v
sig. Don Rua, di passaggio a Cannero, portan
di Ascona nella Svizzera. Mi sentii ispirata
buon Padre e aprirgli il cuore. Egli, mi asc
e poi mi disse: - State tranquilia e da questo m
sate più a nzclla; ve lo dice il vostro Padre!
mi sentii tranquilla, e d'allora in poi non
simili pene...o.
Somma era la riservatezza., edificantissimo
aveva con loro, anche quando fu visto scherzare
VI1 - Supmhe impareggiabile
423
Un giorno, a Nizza nell'andar in infermeria a visitar le malate
attraversava il-cortile delle educande, e queste - ricorda Suor
Francesca Bruno- cr appena l'ebbero scorto, cor'sero ad atto;-
rlo parlare. Egli nell'abituale sua bontà, le accon-
tò, e poco dopo per allontanarsi si appigliò' ad una faceiia;
it6 tutte l e fanciulle a guardare un-uccelletto che volava,
lle tenevano i1 viso alzato, si diede alla fuga con
rsa... Le educande rimasero sorprese e lo guar-
un minuto dopo rallegrava con la sua pre-
ta parola le povere inferme >>.
(si era alla chiusura degli Esercizi) dati i ricordi
, Si recò nel cortile delle suore e con loro
sotto i portici: A un tratto guardò I'oro-
osservava notò un piccolo atto di sorpresa. Era
stazione. Che fece? Allungando la mano,
delle suore verso la fine del porticato,
faceva largoalla sinistra verso il cortile,
i, diceva; guardate bene! guardate bene! che
a vedete?l - E mentre 'l'attenzione generale era rivolta
in fretta dalla $te che si era aperta; correndo
o; e quando, vista la trovata,ie presenti usci-
lungato, egli scompariva e, accompagnato dai
erdoti, si avviava alia stazione.
..
A Sampierdarena era in cortile con loro e, vedendo che
ne erano sofferenti, le esortò a star sempre allegre, e in
prese a cantare: - For di qua, malinconia, - tu non dài
dispiacer, - va' lontan da casa mia, - non ti voglio più
1 - E volle che tutte-si unissero a canterellar&con,lui.
a il buon padre che a tutti prodigava generosaniente
della sua carità. In un quadernetto si leggono scritte di
ino, queste parole: ci Nel superioue l'affetto
ai sudditi una madre, la disczplina un padre, dice
egorio Papa; cioè una madre col provv
punire paternamente quelli
.. ..
ctorem subditis matrem p i o s , , patrem exhibeat disciplina, +t
apa. Idest matrem subveniindo necessitatibus, patrem p"?iendp
inquentess. ' '
: . :.

24.7 Page 237

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424
V - Sull'orme di Don Bosco
per tutti egli era una madre, un padre per quelli che manca-
vano. Bisogna scorrere le lettere mensili, che venivano inviate
alle case; abbondano di tante delicatezze che se ne può fare
un trattato d'intima pedagogia per i Salesianì, raccogliendo e
collegando ordinatamente le raccomandazioni di osservanza,
di pietà e di fervore, con le quali continuò ad avvolgere, nella
stessa onda di paternità, tutta la famiglia ampliatasi fino agli
ultimi confini della terra.
Delicato nel tributare le lodi meritate, non menomò mai
i meriti di alcuno; aborriva da qualunque artifizio che sapesse
di astuzia e di scaltrezza; copriva e scusava le colpe altrui col
manto della prudenza e della cari&, soleva ripetere che se
persona ha novantanove difetti e un lato buono, si ha da ri
vare il lato buono e tacere il male; ppssedeva così profondo il
senso della giustizia, che la voleva rispettata con tutti.
E qui converrebbe dire dell'apostolato da lui compiuto anch
con la corrispondenza: ma per quanto ne dicessimo, non m
streremmo mai quanto fu singolare.
Don Cesare Cagliero, Mons. Costamagna, Don Vespignan
Don Conelli, Don Rabagliati, Don Peretto, Don Gamba, e
altri ispettori, conservarono religiosamente tutte, o quasi tut
le lettere che ebbero da lui; e basta leggere questa o quella ser
per dirle ognuna un monumento di saggezza circa il mod
governare e della sua cari@.
Mons. Costamagna le trascrisse in vari quaderni, e d
aver apposto accanto a ciascuna il sommario, se ne serviva
avere alla mano norme pratiche direttive.
u Una volta - attesta Don Paolo Valle - mi ch'
scrivere lettere sotto sua dettatura.
>> A un direttore raccomandava una saggia amministr
facendo presente come avesse largheggiato con una s
spicua verso un altro superiore che ne aveva molto
sogno, e che avrebbe potuto dare a lui il denaro.
>) Ad un altro scriveva di badare che i confratell
ben coperti e che non misurasse la loro resistenza dalla p
ma con cuor paterno prowedesse che non avessero
il freddo e pertanto domandasse egli stesso a ciasc
bisogno di maglie di lana o di altri simili indument
V l I - Superiore inlpareggiabie
425
» Ad un terzo scriveva che temeva che i confratelli non fos-
sero sufficientemente nutriti per causa del desiderio di econo-
mia forse esagerato del Prefetto. Vedesse quindi di provvedere
in modo paterno che tutti, anche i più timidi, avessero il neces-
Ad un altro raccomandava una certa indulgenza verso
i chierici e coadiutori, procurando di non esporli a pericolo di
disobbedienza mediante un modo prudente di ordinare ed in-
giungere i comandi 1).
Occupato quotidianamente in mille cose, per attendere al
disbrigo della corrispondenza soleva, nelle prime ore dal pome-
riggio, recarsi in case di amici e benefattori dell'opera Sale-
siana, dove, scambiate brevi parole di saluto, si chiudeva in
una camera solo soletto, e si poneva a lavorare. Così visse la
ita intima della Società sino al termine dei suoi giorni.
Delicatissimo nel custodire ogni confidenza personale,
he seppelliva nell'anima quasi munita di sigillo sacramentale,
ava anche ogni riguardo per tutelare ogni segreto episto-
e. Negli ultimi anni, quando pel male agli occhi e per altri
cciacchi gli tornava troppo gravoso lo scrivere, dettava le ri-
oste al fidoGiuseppe Balestra, o a Giovanni Branda, o ad
ri amanuensi, tacendo frequentemente il nome dei destina-
ri e delle loro residenze, che aggiungeva poi egli stesso nel
leggere le lettere, prima di apporvi la firma. E d'ordinario
uno dettava le lettere, ad un altro gli indirizzi, in modo che
SSUDO poteva conoscere che cosa avesse scritto di preciso a
o o a quel confratello. Sta il fatto che tutti si rivolgevano a
e i più anziani e i più giovani, con piena fiducia.
Don Riialdi, ricordando come Eliseo Battaglia avesse,
dal 1910, pubblicato un libretto su la vita e la figura del
di Dio, intitolandolo opportunamente <<'Unsowano della
)>, diceva: u Difatti lo miZi sempre tutto a tutti, smvo di
Visitava volentieri gli ammalati della nostra infermevia,
che non ometteva mai quando andava in visita alle case
, carità che esercitava anche con persone estranee all'istituto,
io l'a~compa~naipivzollte presso ammalati in case private P.
r i nostri ebbe attenzioni singolari. S e non poteva visi-
i giorno, non mancava di farlo dopole preghiere della

24.8 Page 238

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426
-V Sull'me di Don Bosco
sera. Prendeva tanta parte al corso della loro malattia, che se
questa si aggravava e la fine di un caro confratello pareva vicina,
le sue visite divenivan più frequenti; e quando gli veniva comu-
nicato che i medici lo avevan dato spedito, gli spuntavan due
lacrime, levava la fronte al cielo, e ripeteva: "Fiat voluntas Dei!,,
con una ~reghieraper i l morente. E per ogni defunto, anche
p e r un chierico e per il più umile dei coadiutori, soleva cele-
brare egli stesso le esequie, anche negli ultimi anni in: cui era
tanto sofferente, con edificazione di tutti.
I n fatto di povertà era osservantissimo, ma largheggiava
e amava che si largheggiasse quando si trattava di cure salutari.
Più volte inviò a stazioni climatiche alcuni che ne abbisogna-
vano; e stava attento che nella distribuzione del personale i più
delicati di costituzione fossero assegnati a case situate in luoghi
più sani; e se, per consiglio dei medici, a qualcuno veniva sug-
gerito di tornare per un po' di tempo al clima natio, badava che
non -avesse a riuscir d'aggravi0 ai familiari.
Quando potè stabilire a Rivalta, presso 'Torino, una casa
- per i malati della Società - ed era suo desiderio cheogni ispet
toria cercasse di averne u n a vegliava che non mancasser
di nulla e a quando a quando fossero visitati, inviava
dei regali, e ogni tanto si recava egli stesso a visitarli.
Frequenti e articola reggiate eran pure le sue raccom
dazioni per consemarsi in buona salute:-ad esempio, moder
il lavoro e aumentareil riposo...fare qualchepasseggiata, pr
vedere quanto occorre peri1 ristabilimento, esimersi da lavo
non obbligatori, diminuire gliordinari limitando le classi e il
numero degli allievi:. e fiduciosamente pregare Don B
Per tutti i suoi consigli erano due: 10 Non occuparsi in cose
lettuali subito dopo pranzo o dopo cena; z0 Riposa~eogni not
non meno di sei ore e mezzo.
Quando ne vedeva il bisogno, imponeva riguardi spec
a Nel mese di luglio del 1906- dichiara Don Paolo Vall
un giorno Don Rua m i disse: - Sdràiati un po' sul letto
pranzo, e vedraiche t i farà bene.- Io lo ringraziai come di
cortesia paterna, e non n e feci caso. Dopo due giorni mi ch'
"Hai provato a riposare dopo pranzo?,,. Io gli dissi,che trat
dosi di un consiglio di quel genere, avevo creduto bene e
VI1 - Superiore impareggiabile
427
di far piacere anche a lui, di vedere se potevo farne a meno;
e gli dissi pure che cercavo di tenermi desto bagnandomi la
fronte con acqua fresca. Egli allora si fece serio, e con quella
solennità che assumeva qualche volta, mi disse come "l'obbe-
dienxa sta nel conformare la propria volontà a quella del Supenore
anche nelle cose chepossono parere comodo,,. D'allora in poi ho
.praticato il suo paterno consiglio con mio gran vantaggio, anche
per un lavoro intensivo di studio, dopo quel breve riposo che
- era richiesto dal mio stato di salute)).
((Ricordo sempre - attesta Don Giuseppe Binelli che
essendo di quaresima, un giorno, al prendere il mio posto in
refettorio trovai sul piatto un higliettino, scritto di sua mano,
che diceva così: " So che mangi di magro; conuiene che prenda
di grasso. Sac. Michele Rua ,,.
A un ispettore, che provava fatica nell'attenersi ai riguardi
chegli aveva consigliati: (iNon pradertipena - diceva - per le
eccezioni cui devz' adattarti nel trattamento; nessuno resta scanda-
l k a t o , anzipesto fa amare la Congregazione, mostrando come
casi di bisogno sa concedere le necessarie eccezioni alla regola 1).
Le sue visite, poi, erano frequenti e sempre un conforto
ve: (r Quando mi ammalavo - ricorda Don Zipoli - ed ero
etto a d andare in infermeria, mi vedevo venire il fido
stra a visitarmi in nome di Don Rua, e molte volte ho avuto
sue visite che nei miei mali mi sollevavano grandemente;
i noti che le visite mi erano fatte ancorchè il male fosse
Perchè lo stesso spirito di carità e di familiarità regnasse
ogni casa, aveva tutte le attenzioni nell'elezione dei su-
iori. 'Quando si trattava di aprire un nuovo istituto, un ora-
'O, un collegio, il suo primo pensiero era la scelta del direttore
1 personale. Prima di tutto pregava, poi osservava se l'eli-
o fosse notoriamente osservante delle Regole e delle tradi-
salesiane, e continuava a pregare; e la preghiera talvolta
ilmente otteneva effetti maravigliosi.
o - attesta Don Filippo Rinaldi - che quando
a vicino, all'ufficio di Prefetto, scrivendomi la
annunzio diceva di aver terminato una novena di
re a S. Giuseppe, premessa appunto per avere lumi

24.9 Page 239

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428
V - Sull'orme di Don Bosco
nella scelta del soggetto. Quando poi gli fui vicino, e potei con
maggior agio studiare e conoscere la norma sua nell'eleggere
un sogzetto a qualche ufficio, ho constatato che anzitutto pre-
l1
gava, poi si consultava segretamente e separatamente coi diversi
membri del Capitolo I).
Urgeva inviare a New York un salesiano, sacerdote, che
conoscesse bene l'inglese; ed ecco d i passaggio a Torino uno
dei nostri d'Inghilterra. I1 Servo.di Dio gli espone il bisogno,
sperando che questi, conosciutolo, si disponesse a recarsi in
America e ne facesse egli stesso domanda. Ma questi, avendo
impegni e non riuscendo su due piedi a vincere ogni difficoltà,
fece rispettosamente comprendere che non si sentiva di andar
a New York. Per oltre un'ora durò il colloquio sotto i portici;
e il Servo di Dio, vedendolo fermo nel diniego, gli diede l'appun-
tamento di vedersi di nuovo dopo cena, fidente di ritrovar
ragioni da poterlo convincere. Difatti riprese ad insistere, ma
scorgendo che, nonostante la buona volontà, quegli no
va di cedere, lo pregò d'attendere un momento e, attraversato
cortile, aprì la porta della sacrestia del Santuario di Ma
Ausiliatrice, già chiusa a chiave, e vi entrò. Non er
un minuto che il confratello sentì una dolce influenza che
cangiava il cuore; e, appena il Servo di Dio uscì, gli andò
contro e si dichiarò deciso a partire per l'America. -
- - esclamò il Servo di Dio - vedi il potere dlun'Ave Mar
- Vi andrò per un anno disse il sacerdote. - Sarebbe tro
poco, vi resterai due anni, e poi potrai tornare; - e ambe
contenti si ritirarono per andare a riposo.
Accettare uffici e gradi di superiore era per Do
tersi una croce sulle spalle, per il dovere annesso e ins
bile di farsi tutto a tutti assiduamente con sacrifizio di s
presiede, non può limitarsi a portare il nome di s
dev'essere agli altri superiore prima di tutto
(iNominato direttore di Foglizzo - ricorda Don
Manassero - mi presentai a lui dopo cena, nel re
Valsalice, per chiedergli una massima che mi servisse
uffizio. Mi assegnò con prontezza: - Quotidie morz
Se poteva di presenza dare all'eletto I'annu
mina, non mancava d'invitarlo nel modo più gentile e
VI1 - Superiore impareggiabile
429
a leggere i capi e gli articoli delle Costituzioni e delle Detibe-
.. razioni Capitolari che lo riguardavano e di commentarli oppor-
tunamente, inculcando vigilanza, pazienza e carità. <iMoltipli-
chiamo la vigilanza, la pazienza e la carità, e non lasciamoci
sgomentare dalle difficoltà I).
G (i ovmare nel debito stato i sudditi, si che i buoni progre-
discano e persarevino, correggeve ed emendare i caduti ed i tra-
uiati» è il programma di ogni superiore, e ( i p w manteneue tutti
nel debito stato - insegna San Bonaventura - è conveniente
che il superiore perspicuamente conosca costumi, coscienza e
forze d'ognuno, per così aggiustare e distribuire il peso della
regolare osservanza, come meglio conviene all'uno e all'altro.
Iuvero non tuttipossono ugualmente tutto; ma ognuno ha ilproprio
dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro 1) ( I ) .
I1 Servo di Dio possedeva cotesta conoscenza in grado emi-
nte; e, mentre vigilava con assiduità che si osservassero le
Deliberazioni Capitolari e che regnassero la pace
more tra i confratelli, conoscendo le coscienze cercava di
arle da ogni perplessità, spronava a progredire, correggeva
nte, chiariva i dubbi, educava individualmente
'simpègno più opportuno delle varie incombenze ed anche,
cessità, a sostituire i fratelli senza venir meno ai
ri doveri. (I Come va - diceva - che certi direttori non
o mai bisogno di cambiar personale, mentre altri sovente
o qualcuno da rimandare? Qualcuno dirà: - Gli uni hanno
wsonale migliore. - No, dico io, i primi sanno accudire il
tarlo e formarselo n.
così esattamente l'indole di ogni direttore e il
suo di trattare e governare, che arrivava a comprendere
. Costamagna - a qual casa appartenesse un
e110 che lo avvicinava anche per la prima volta.
on Rua non si perita d'affermare che, senza che altri
hito a qual casa o collegio appartiene
erlo? gli dicevo un giorno. Consulterà
lle seÌ a& del Serafino, VI, 3, 4.

24.10 Page 240

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430
-V Sull'me di Don Bosco
I) - No, rispose egli; lo deduco dal modo di fare, di parlare,
di opinare di lui. Per lo più i Salesiani ritraggono la fionomia
morale di quel direttore, con cui sono vissuti per parecchio tempo.
E siccome io conosco tutti i miei cari direttori, così resta risolto'il
problema n ( I ) .
Come s'interessava perchè ogni direttore compisse il proprio
uscio, in modo ancor più ammirabile aiutava a compiere il
proprio dovere gli Ispettori, con ciascuno dei quali si teneva^
in istretta corrispondenza, dando in ogni caso quei consigli
e quei suggerimenti che riteneva più convenienti.
Perchè fiorisse la piena osservanza tracciata dalle Costitu-
zioni e per il buon uso di un mezzo efficacissimo a spingere
i confratelli nella via della perfezione, dava tutta l'impor-
tanza che hanno alle visite ispettoriali, insisteva che si com-
pissero nel modo più edificante, e regolarmente ne esigeva '
rendiconti. Se qualcuno ritardava ad inviarglieli,
d'invitarlo in belle maniere a non indugiar di più. Esaminan
apponeva sopra ciascuno un voto, secondo la diligenza con.
era stato fatto, che non trascurava di confronta
degli a m i precedenti per formarsi un'idea esatta del modo co
cui si compiva un dovere così importante, ed incoraggiare
lodare, od ammonire secondo i casi.
Chi comanda deve avere pietà, ossia co
perchè u come la carità infiamma alla
dei fratelli informa alla compassione. Per
ma per le infermità è necessario il bastone d'ap
verga ed il tuo bastone mi hanno consolato)) (2).
(;Abbiamo pazienza -diceva Don Rua. - I1 demonio
a più non posso, e noi colla carità, longanimità e
adoperiamoci a paralizzare tutti i suoi sforzi. Dico longan
però questa non si avrà da usare coi lupi, perchA allora sa
crudeltà contro gli agnelli. Cogli altri, tentati contro la vocazl
e simili, tratta con tutta calma, senti le loro difficoltà,
loro il modo di sormontarle, facend
mano gli strattagemmi e le fallacie
( I ) Lettere c o ~ f ì d e n ~ n&l i Diiettori delle Case Salenane
sul Padfico, Santiago, 1901, pag. 32.
(2) S. BOXAYENTURiAu,i, 111, I .
VI1 - Supehre impareggiabile
43'
u I l Prelato veramente hono sa d'essere, non padrone, ma padre
Nel concetto del Servo di Dio ogni ispettore è e dev'essere
(<ipladre, il fratello maggiore tra i fratelli diletti», u Pangelo
tutela re^) delle case a lui affidate. Tutto deve' risplendere at-
torno a lui, anche <I la casa ispettoriale, dovendo essere la cara
modello »;egli, poi, <r con un fare tutto patemo verso i suoi subal-
temi», (I per guadagnarsi il loro affetto )>, cerchi in primo luogo
(1d i conquistarsi l'amore di tutti i direttori da lui dipendenti, trat-
andoli c m carità, pazienza e cordiale compatimento D.
Le raccomandazioni che ripeteva. loro assiduamente eran
ceva ai direttori: « Guadagnarsi il cuore dei con-
telli))e aformarne da' nuovi)).
Per ottener la prima cosa, suggeriva « esemplarità D e H ca-
àn. (I Un mezzo di guadagnarsi sempre più l a confidenza dei
endenti è quello di non tralasciare mai ipropri dovei», vivendo
'ta comune. L'altro mezzo si è già accennato: (Fate quanto
te per guadagnarvi il cuore di tutti.; subalterni, trattando cm
erua e fraterna autorità e carità ».(I Calma, belle maniere, e
attutto preghiera a. (<Dolcezza e carità per attirarsi gli wimi;
ietà, piudenza e calma per indirizzarli al bene I).
Con ugual premura raccomandava a tutti di fomare nuove
sario tornar su questo punto? Per quanto se ne
parlerà mai abbastanza.
traordinario era il numero delle domande di nuove case,
anche dai direttori e dagli ispettori viciniori
pressioni, per deferenza alle autorità locali o
ri; ed egli ogni volta ripeteva chiaro il suo

25 Pages 241-250

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25.1 Page 241

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432
V - Sull'orme di Don BOSCO
Anche nell'uso del danaro spiegò tesori di saggezza singo-
lare.
andava avanti e non permetteva che s'andasse avanti
dia cieca.
iniziava un'opera, anche di evidente necessità,
senz'averla raccomandata alla carità dei Cooperatori. Non per-
metteva che si facessero nuovi lavori nelle case già iniziate,
senz'esserne informato e senz'averne riconosciuta la conve-
nienza, e senz'aver rilasciato il permesso per iscritto. E si t&-
tava, di frequente, di spese non gravi.
Vigilava, ancor più attentamente, perchè non si facessero
debiti. Costretto a farne alcuni, soleva chieder molto tempo
per soddisfarli, e il Signore l'aiutava visibilmente.
- esigenze del121stituto- dichiara Don Rinaldi
... imponevano necessariamente d'incontrare debiti Allora non
"'erano disposizioni tassative, quali oggi esistono nel Codice
di Diritto Canonico, e alcune volte questi debiti salirono
a cifre considerevoli. Erano però incontrati sempre con
denza e col consenso del Capitolo, ed avevano per
ranzie nelle costruzioni già esistenti. I1 Servo di D'io,
confidava nella Divina Provvidensa, la quale
mai,.. E PRIMA DI MORIRE EGLI EBBE IL C 0
PAGATI TUTTI I DEBITI... 1).
Con uguat esattezza si teneva al corrente deilo stato
ziario della Società. <<Nonricordo bene l'epoca - p
zipoli - mi pare negli anni 1903 e 1904 egli volle vede
ad una ad una le partite dei mastri e con pazienza anmirab'
veniva nel nostro ufficio e la durava anche per
dandomi tutti gli schiarimenti opportuni per le
da apporvi e per le ricerche da farsi, giacchè la memoria
serviva assai bene; e questo lavoro non per Un gi0
per parecchi, specialmente in quelli in cui era 1
occupazioni.
Al termine dei rendiconti annuali, mi chiamava p
schiarimenti su quanto era stato scritto nel nostro uffic10,
ricordo che tutte le volte che trovava un risultato
emetteva un Deo gratias con tale espressione
ramente il sentimento di viva gratitudine da
,) verso Dio datore d'ogni bene.
Si prendeva cura delle cose più minute, s
- 8upmiore impareggiabile
433
offerte che venivano raccolte per l'Opera della S. Infanzia, della
Propagazione della Fede, e delle Scuole d'Oriente; ed era puri-
tuale ogni anno a portare o mandare il complesso delle offerte
all'incaricato di tali Opere ».
Nel calendario ecclesiastico che teneva sul tavolo per suo
uso, faceva copiare le singole postille che si leggevaiio su quello
della sacrestia circa le Messe funebri da cantarsi e altfi legati
assunti dal Santuario, per vigilare se venivano eseguiti nei gionii

25.2 Page 242

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VI11
DEVOTISSIMO AL MAESTRO
E CON GLI STESSI IDEALI
, i ~ o Rn ~~B kmawà in perpetuo il più bel monumento di Don Bosco
- - Diceva a i Salesiani: « Ciascuno di noi sia di Lui copia fedele ! a
egli ne fu la cqpia perfetta. Nei Processi Canonici per la Ca
di Don Bosco i .vuoi vilievi sono i piir signzjìcativi. - « U n altro D
- Bosco!». - Tra gli alunni e i Figli di Mafia. Per le associmi
- digli ex-allievi. Tutto a tutti, anche alle persone di servixio
«Imitiamo Don Bosco, insisteva, quanto ci 2 possihik ->i. Come
- leva inculcata la pietà agli alunni. - « L a nostra miisone dev'es
rivolta a i f g l i del popolo u. Il sistema preventivo nell'educare.
- L'insegnamento del catechismo... - rr Vocazioni, vocazioni!».
Signore ci apre orizzonti vastissimi! 3). - Avrebbe voluto est
il Regno di Dio a tutti i popoli della Terra! - La sua carzt
- universale! B a coorpassionevole, e quanto! anche con i
- funti! Anche gli animali godevano delle sue attenzioni de '
- I ((Fiorettidi Don Rua!1).
«DONRUADrimarrà in perpetuo il più bel monumen
Don Bosco! Conobbe il grande Apostolo della gioventù
giorni dopo la morte dei padre,' e sentì subito tanta att
che a tredici anni si abbandonò a lui e si consacrò al suo a
lato; e, riconosciutolo adorno di virtù straordinarie
studiarne le parole. le opere, il pensiero; e l'imit
V I I I - Devotissimo al ii/laesLro e con gli stessi ideali
435
ogni cosa divenne il suo programma, o meglio la via maestra
per la quale giunse alla più alta perfezione!
«Dobbiamo - diceva - fondare l'edifizio della nostra
santificazione supra Jirinarn petram, cioè sopra Gesù Cristo;
non sull'arena di aiiezioni alle creature, ai luoghi, alle occupa-
zioni. Non si deve confondere l'amore alla Congregazione col-
l'amore alle persone>>;*edegli vide in->DonBosco il santo e gli
rve udirlo ripetere con S. Paolo: - Imitatores ma' estote, sicut
ego Christi! Siate mieiiimitatori, o fratelli, come anch'io lo
no di G. Cristo!
Intento a questo studio, subito sentì il dovere di raccoglier
ie e di richiamare l'attenzione dei condiscepoli sulla
del Maestro; ispirò e presiedette le Commissioni che si
sunsero l'incarico d'annotare, man mano che succedevano, i
ti degni di nota, e vigilò perchè compissero diligentemente
sunto; stese egli stesso una traccia cronologica della vita del
to, per meglio annotare quanto degli anni scorsi era ancor
vo nella mente dei contemporanei; scrisse pure degli appunti;
n diligenza quotidiana continuò a raccogliere e a trasmettere
rchivista Don Berto e allo storico Don Lemoyne ogni ri-
O documento riguardante le virtù del Fondatore.
'ce di vivergli accanto, nei lunghi viaggi che lo allonta-
dallJOratorio si studiava d'averne notizie dettagliate;
toccava a lui ad accompagnarlo, pregava e si raccomandava
preghiere altrui ((perché sapesse approfittare di quella for-
1). In breve, linchè gli fu al fianco, lo studiò <<nellceose più
te »; e dal giorno che lo vide dare l'ultimo respiro, lo pro-
SUO modello, sua guida, suo ispiratore, e non lasciò più
tarlo. Per renderne più venerata la memoria, non finiva
arne le caratteristiche della santità, i sapienti consigli,
irabili esempi; e per zz anni lo fece rivivere assiduamente
per il fiorire e lo sviluppo del120pera, infondendo
li altri devoto d e t t o per Lui e fervore d'imitazione.
e Deposiximi fatte nei Processi - che si svolsero per
Beatificazione e Canonizzazione di Don Bosco -
belli e caratteristici sulla vita e sdllo spirito del
ono del Servo di Dio. I testi sono unanimi nel di-
ostro Padre un uomo straordinariamente ricco di

25.3 Page 243

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436
V - Suli'ome di Don Bosco
pietà, di carità, di zelo e carismi celesti; ma è Don Rua che net-
tamente ne addita l'eroica continuità nelle vie deila ~erfezione,
il singolare amore alla temperanza e al lavoro, la calma inalte-
rabile, frutto della continua unione con Dio, l'arte di velare
con un esteriore più allegro del solito i contrasti e le amarezze
inevitabili della vita, l'orrore implacabile al peccato, che gl'ispirò
mille sollecitudini per prevenirlo piuttostochè reprimerlo,
l'umiltà somma nel ricordare la povertà dei natali e tante altre
particolarità; e tuttavia quasi si chiamava in colpa d i non ram-
mentare altre cose che avrebbero potuto pib recisam mente ad-
ditarne lo spirito. E si possono scrivere non poche pagine sullo
spirito e sulle virtù di Don Rua copiando letteralmente 'ciò che
egli depose di Don Bosco, tanta fu l'esattezza con la quale l'imitò
Egli pure - ad esempio - giunse ad essere, come il Pad
un gran lavoratore e un gran santo, pieno di fiducia nella Pro
videnza e nella bontà di Maria Santissima..., che diceva la buon
parola a tutti, e, largo di carità con ogni sorta di bisogno
sebbene sprovvisto di mezzi materiali, non indietreggiava
fronte a nessuna difficoltà,rinnovando i prodigi del fervore d
fede, dell'abbandono nelle mani di Dio, e dell'apostolato.
Chi conobbe Don Rua da vicino, non può non aver pr
sente « i l suo contegno... Era tale che, avvicinandosi a lui,
sentiva come l'olezzo del giglio della purità, e... se ne partiva ed
ficati >).
Era 4 ammirabile la sua fortezza nelle uaienze, in cui
si lasciava prendere dall'impazienza, malguado l'indiscrezion
certi visitatori. Usava tanta bontà e tranquillità ch
non avesse altre occupazioni, mentre un cnmolo d'affa
data D.
(I Interrogato e richiesto di consigli per affari. importan
...; leva raccogliersi, e sollevando gli occhi al cielo si vedeva
là implorava i lumi per dare consigli opportuni e poi n
+. deva, e le sue risposte colpivano nel segno e scioglievano i
mandando soddisfatto chi ne l'aveva richiesto
« A noi, suoiifili, rammentava sovente le parole: - Sia
denti come serpenti, semplici come colombe - spiegando
parole coll'insegnamento di S. Agostino, che la p d e n z a
pente consiste nel mettere in salvo la testa. Cosl diceva,
VIII - Devotissimo al Mmstro e con gli stessi ideali 437
La nostra prudenza deve consistere nel mettere sempre in
salvo la fede, la coscienza, l'anima nostra )h.
(1 Parlava molto volentievi del paradiso, e talvolta ne faceva
una descrizione casi bella da trattenere gli uditori lungamente so-
spesi ed attenti ad ascoltare la sua parola, lasciandoli pieni di
contentezza e fiducia di patemi awivare; e ciò non solamente nelle
prediche, ma anche nelle conversazioni priuate )>.
"e1 celebare era tale i l suo contegno e la gravità da' mi
movimenti e la sua modestia, che eccitava la devozione in quanti
lo avvicinavano, di modo che, andando egli all'altare, ben sovente
si vedeva la popolazione che stava in chiesa affollarsi colà ove egli
k i a v a tanto la Madonna, che (I agli injwmi raccomandava
caldamente di ricorrwe con tutta fidzlcia a Maria; la confidenza
in La' incnlcava a chi si trovava nelle più gravi tentazioni e nelle
>ioni; ai suoi allievi si può dire che non sapeva parlare senza
comandare la divozione a Maria SS.; e specialmente per inse-
nar loro a conservare la purità, raccomandava ladivozione a L&>>.
Per i malati e gli afflitti (I aveva le pid teneve sollecitudini.,,
itandoli, confortandoli e assistendoli, specialmmte nei bisogni
tuali. Esigeva che fossero trattati con molta carità d q l i in%-
' e che non si lasciasse loro mancare niente di quanto potesse
ere per l'anima e pel corpo... 1).
a sua vita ( { f uun continuo esercizio di cal-ità verso i l pros-
imon. Anche (I se usciva al passeggio, era per andare a visitare
wlche infermo, o per recarsi a qualche ospedale, o cercare soccorso
er i suoi figli, oppure anche per cercare un nascondiglio dove dar
"O alla corrispondenza..., il che dz$cilmente avrebbe potuto
1l1Oratorio,assediato com'era dalle udienze)).
u davvero, come Don Bosco, un gran lavoratore e un gran
Sebbene s ~ o v v i s t odi mezzi materiali, per la salvezza delle
e aveva tanto zelo e tanta fiducia di essere aiutato dalla Prov-
za Diivina, che mai indietreggw di fronte a qualunque peri-
.. Soleva dire che nelle imprese che gli venivano proposte,
vava se fossero necessarie o di grande utilità per la salvezza
anime; e poi andava avanti con coraggio e colla certezza che
&ore non l'avrebbe abbandonato )).

25.4 Page 244

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438
-V Sull'mme dz D a Bosco
n Amò sempre la povertà e la praticò ingrado veramente eroico...
in tutte le maniere, nell'abitazione, che fu sempre semplicissima,
aborrendo da ogni eleganza e comodità; negli indumenti che sapeva
conservare lz~n~hissimtoempo e portava puliti bensì, ma anche
rappezzati... Sofliva se vedeva qualche pezzo di pane o di altre
vivande gettate al suolo o sciupate in qualsiasi altro modo, e rac-
comandava ai suajìgli di aver cura anche degli stracci, della carta
già scritta e di qualunque altra cosa, da cui si potesse ancora trawe
pulche utile>>e;d <iinculcava grandemente l'amore e la pratica
di questa virtù, assicurando che le Case Salesiane avrebbero sempre
prosperato finchè si sarebbe praticata la povertà, e avrebbero
cominciato a declinare quando si avesse cercato comodità e lusso n.
Così fu, così visse Don Rua, come risulta da quanto abbiamo
esposto e verremo esponendo... precisamente come Don Bosco!...
Questi rilievi si leggono nelle deposizioni che il Servo di Dio
fece sul venerato Fondatore nel Processo Apostolico...;li abbiam
tratti di letteralmente!
« L a vita di Don Rua - osservava Don Albera - f uun C
tinuo stz~diod'imitare il venerabile Don Bosco. A ciò è do
qz~cll'incessantepuogredire nella perfezione, che in lui e
mirare chiunque l'ha avvicinato; questa è l'arte con
riusci a ripyodurre in se stesso nel modo più perfetto
che ognora teneva dinanzi agli occhi, sicché DON RUA POTÈ DI
UN ALTRO DON BOSCO R.
Tant'amore, o meglio tanta devozione, è nettament
egregiamente delineata da Don Piccollo in una delle sue
monianze.
a Caratteristica di Don Rua fu l'impegno ocul
costante, di ricopiare in il venerabile Padre. Ua b
cescano ebbe desiderio di conoscere a qual grado
fosse giunto S. Francesco; pregò, e Dio lo accontentò co
visione. Vide un bellissimo ed ampio salone ricco
e di sapienti motivi architettonici, il pavimento era rico
di uno strato di finissima polvere d'oro, il tutto illu
copiosissimi fasci di luce che dava all'ambiente uno
e una solennità da parere l'atrio del paradiso; poi vide,
di una porta, tutta marmi, uscire Gesù splendente di 1
superiore a quella dell'ambiente, Gesù cantante inni
- VIII Devotissimo al Maestro e con gli stessi ideali 439
al Padre celeste, e dopo vide' seguire Maria SS., S. Giuseppe,
i Santi Apostoli, e in seguito migliaia di Martiri e d'altri Santi.
Osservò pure che Maria, S. Giuseppe, gli Apostoli cammina-
vano con estrema lentezza ed 'avevano somma cura di porre
i loro piedi in modo da ricoprire le orme lasciate da Gesù Cnsto
senza guastarle, mentre i Santi seguenti non camminavano
con la stessa diligenza insuperabile; però, ad un certo punto,
vide S. Francesco che, come Maria e i primi Santi, camminava
con somma attenzione per non mettere le sue piante all'infuori
delle orme lasciate da Gesù...; e capì che dopo Maria, S. Giu-
li, S. Francesco era il più grande e perfetto
» Vengo a Don Rua: il suo lav&io assiduo, da quando mtrò
all'Oratorio fino alla mmte, fu di camminare dove e come aveva
Non ci fu mai ombra di divergenza tra
ici i pensieri, identiche le intenzioni, ugual-
e perfetto il lavoro. Don Rua fu una iopia
tta d i Don Bosco, e cwto una delle glorie pi3 grandi di
Bosco si è aver saputa modellare Don Rua a sua immagine
somiglianza, avverandosi i l detto: - Filius sapiens, doc-
Se la figura di Don Bosco nella storia è già grande, i col
più grande, anzi gigante, questa figura non può
ararsi da Don Rua, che lo adorna ed arricchisce di una qua-
ore di Santi; e si può dire che Don Bosco
Rua un santo non inferiore a se stesso o.
Calcando fedelmente l'orme del Padre e vivendo totalmente
1suo spirito, avrebbe voluto salvar tutte le anime; e quelli
maggiormente della sua carità dopo i confratelli
0.4 dolce attrattiva per le anime giovanili
gli traspariva, in mille modi, quando si trovava in mezzo
ro. Come godeva di star in mezzo ai fanciulli! come appa-
hiaramente dal suo volto che li aveva più cari ancora delle
upille! Con quanta grazia imponeva le mani sul capo ai
'ccoli e ai più grandicelli, che, attirati dal suo sguardo e
dal suo sorriso, gli si prostravano innanzi per ricevere

25.5 Page 245

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440
V - Sull'orme di Don.Bosco
A Sampierdarena gli fu presentato un piccino dai tre a
quattro anni, ed egli graziosamente si tolse la berretta, la mise
'in capo al bambino, lo benedisse ed esclamò: - Oh! il gran
personaggio!... Vuoi fauti prete?!... - (1 Sembrava, dice chi
ricorda il fatto, il nostro %viri Salvatore che benediceva i
fanciulli! )>.
Per tutti i nostri allievi aveva la paternità più gioconda. Li
amava come Don Bosco, li attirava con belle maniere, s'intrat-
teneva affettuosamente con loro, li stimolava alla virtù con rac:
conti ameni ed edificanti, prendeva parte.alle loro preoccupa-
zioni, vigilava perchè adempissero bene i doveri di scuola e
s'abituassero a frequentare devotamente i Santi Sacramenti,
e nulla di male s'infiltrasse in mezzo a loro a scemar il fervore
e ad offendere la legge di Dio.
Durante i'anno scolastico 1891-92, - racco
Sebastiano Bosio, Curato di Coassolo S. Pietro sopra
Torinese - un giorno, mentre noi giocavamo allegra
nel cortile Don Bosco, vediamo il signor Don
la compagnia di altri superiori con i quali passeggi
i portici e s'awia frettoloso verso un giovane, certo
che sveniva e cadeva a terra.
Rua fu il primo a correre in su
e, sollevatolo di peso, lo portò in i
affidandolo all'infermiere e ad altri superiori che, visto
dente, eran corsi a lato del Servo di Diou.
Un'altra volta mentre stava per us
un alunno messo in castigo,in cortile, e dice
Dogliani, che gli si era avvicinato a baciargli la mano: -
un po' a chiamare quel chierico! -
rico che aveva imposto il castigo. Ap
prudentemente e quasi sorridendo, pe
nisse a capire neppur alla lontana ciò che gli diceva, ed
- osserva il maestro Dogliani, per ammonire senz'aria di r
vero, gli chiese: Come va che quel gio
- e, avutane la risposta, aggiunse subito
così:. Iàsciami uscire dalla porteria, quindi fàlio
in modo che ritenga che sei tu che l'hai perdona
di non dar piii questi castighi, perchè Don Bosco n
VIII - Devotbsimo al Maestro e con gli stessi ideali
441
Anche quando si trattasse di gravi mancanze, parla col consi-
gliere scolastico, e si proweda in altro modo.
Col suo sguardo santamente scrutatore, e diciam pure,
chiaramente illuminato da Dio, non solo' cercava d'impedire
ogni male o disordine esteriore, ma spronava al retto operare.
$Ogni anno.- scrive Don Antonio Dones - lo si faceva
venir a Milano per la festa di Maria Ausiliatrice, che si traspor-
tava sempre in giugno, appunto per avere Don Rua. I giovani
si affollavano intorno come a un canto: ed egli a tutti rivol-
parola. A vari parlava ali'orecchio. Cosa
lo sa; però la maggior parte, rivolgendosi
e che gli stava a fianco, dicevano che aveva indovinato, e
si vedevano arrossire... r.
«Neltriennio del 1899 al 1902, da me trascorso come alunno
nasio all'Oratorio- Salesiano di Torino - scrive il sac.
le Calvi di Diano Castello - mi feci di Don Rua un
to d'uomo così santo, che al solo vederlo e massime
o l'animo mio si sentiva.fortemente scosso, con-
mi d'essere innanzi ad un'immagine vivente del so-
rale. Dai suoi occhi mi pareva brillasse una luce cosi
,posandosi su di me, me la sentiva penetrare
, mi sentiva leggere nel cuore; ond'è che se sven-
tamente non fossi stato in grazia di Dio;mi sarei certamente
zzato al suo cospetto.
ando al principio d'anno soleva accennare al numero
'mativo di coloro che sarebbero passati durante lo stesso
l'eternità, parevami che già ne conoscesse i nomi. Anche
rati nello studio o in altro luogo della casa; sem-
conoscesse quel che dame e dagli altri si faceva;
che fossegli comunicato un raggio della divina
temo di'ripetere che un'anima in peccato, che
to Don Rua, o non l'avrebbe awicinato
tranquilla al suo cospetto, pel naturale
ch'egli si. sarebbe accorto di quei triste stato.
l'atmosfera tutta soprannaturale che respiravasi
ionata dalla presenza di Don Rua; tanto salu-
a trasfuso questlUomo di Dio...)).
per <-Pigli di Maria (i giovani adulti aspiranti alla

25.6 Page 246

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442
-V Sull'onne di Don Bosco
vita religiosa e sacerdotale) aveva premure assidue, attenzioni
amabilissime.
« Tutte l'e volte che veniva a Valsalice, - scrive uno di
essi - e poteva intrattenervisi alquanto, veniva volentieri a
farci una conferenza a parte, dopo aver parlato ai confratelli.
n
la visita che fece alla Case d'oriente, si ritirò a
Valsalice per alcuni giorni: ed anche in quel tempo venne a
parlarci, e, come le altre volte, non si trattenne di manifestare
tutte le speranze sue e della Società Salesianasui Figli di Maria,
illustrando il suo dire con molti esempi di salesiani, vivi e d
funti, come Don Unia, Don Milanesio, Don Rinaldi e tant'
altri. E c'incoraggiava a sormontare le difficoltà degli studi
ci animava a1 bene in vista della missione futura.
t> Tanti miei compagni lo tenevano per santo. SO di u
che f u tanto ardito di prendergli la berretta, mettendone un'
al suo posto, e molti andavano a gara per potergli prestar
vizio a tavola o in camera... 1).
E per gli ex-allievi?... Ebbe un cuore grande com
di Don Bosco. Ed è merito di Don Rua se essi, torri
famiglia e prendendo le vie più diverse, conservarono t
venerazione per Don Bosco e tant'affetto per l'opera sua.
1870 cominciò a svolgersi in forma collettiva l'annuale di
strazione di riconoscenza degli antichi allievi dell'oratorio
il servodi Dio ebbe tanto a cuore la formazione di consi
associazioni, e queste fiorirono così Spontanee e compatte P
gli altri istituti salesiani, che furon dette « u n prod' '
peahgogia moderna I).
~ e vi~site ealle Case Salesiane « ne raccomandava
gran premura la fondazione... Nessuno meglio' di noi
- ceva Don Pietro Montefameglio sa con quale intima so
sfazione egli sempre rivedesse gli ascritti a queste assoc'
Si dire che bastava essere stato allievo dell'orator
avere ogni diritto a tutta la sua confidenza e patern
La più cara consolazione che si potesse procurare ai s
era dargli buone notizie di felice riuscita di un ex-allievo.
poi ogni anno nella solenne ricorrenza di S. Giovanni C
in gran numero radunati attorno a sè, per festeggiarela
del comun Padre Don Bosco, non si può esprimere C
VIII - Devotissimo al Maestro e con gli stessi ideali 443
con quale trasporto di gioia e intimità di confidenza tutta
desse l'anima sua ingenua in sapienti esortazioni, e ci mettesse
a parte di tutte le vicende liete e tristi, e dei principali aweni-
menti succeduti nell'anno decorso, nella sua grande Società
siana, come di cose d i nostra famiglia e di casa nostra. In
momenti egli appariva in mezzo a noi come tutto ringio-
anito e mostrava di sentirsi felice, e a noi pareva con dolce
Ilusione di essere ritornati i ragazzi di venti, trenta, ed anche
'nquant'anni prima >>.
E i frutti delle sue paterne sollecitudini non potevano esser
'h consolanti. Fin dal 1900 poteva rilevare come gli ex-allievi
n alcuni luoghi si riunirono in fraterno congresso... con ottimi
sultati di reciproche e più strette relazioni, di vittoria sul ri-
etto umano, d'incoraggiamento al bene. In altre case sifoymo-
b e v i e semplici regolamenti per tenerli sempre uniti nello
rito di pietà e di carità reciproca: altn'direttori trovarono modo
utilizzare l'attività loro con applicarli a far il catechko nelle
cchie ed Oratori, e farne ascrivere alle Conferenze di S. Viri-
de' Paoli e ad altre pie e caritatevoli società. Altrove si
ne da loro una esemplare frequenza ai Sacvamenti, con pal
tto per loro e per le loro famiglie non è chi no1 vegga.
' s'iscrissero fra i Cooperatori Salesiani e mi mandarono
ro quota di ~oncorsoper sostener le molteplici Opere nostre.
z i uno dei più zebnti fece,nel suo entusiasmo per l'Associazione,
roposta che la Società degli Antichi Alunni di Don BOSCO
rum' il mondo intero e divenga univeusale, riunendo pa' z'obolo
olitu della riconoscenza di tanti figli ed elevando col mede-
ANNO un monumento al Gran Padre nella forma di un
r una nuova fondazione, una chiesa, ecc... t); splendida
asta, che vorremmo vedere realizzarsi!
ueste associazioni il Servo di Dio lasciò ampia
' e di regolamenti, secondo i bisogni e le convenienze
ma diceva e ripeteva che (idue punti devono esser comuni:
una riunione annuale - e dovunque si trovino, in pha-
ccasione, comportarsi da veri figli di Don Bosco >).
or del prossimo - dice il Card. Bona - si mostra
eficare tutti, col giovare a tutti, col prevenire tutti di
e benevolenza. E i benefizi s'hanno da fare a chi ne

25.7 Page 247

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444
-V Sull'wm di Don Bosco
... abbisogna con animo lieto e pronto; senza indugiare punto,
badando solo chechi li riceve non abbia ad arrossirne T u mol-
tiplichi i l favore che fai,
modo che egli non abbia a
non riceve un regalo chi deve sotto
domanda... E alle buone opere ag
favore non accoppiar nulla di sgradevole, n& la faccia scura,
il ritardo, il rimprovero, nè il vanto. Taci; e la cosa p=-
lesa da sè, e Chi vede uell'occulto te ne darà la ricompensa».
Tale la carità di Don
ogni momento, per i confratelli,
.persone di servizio. Per quest'ul
d d p a l i se fossero rimasti in mezzo al mondo, sarebbevo andat
et~namenteperduti i),ebbe cure
Mons. Costamagna potev
denxiali ai Direttori delle Case Salesiane del T/iCa?'iato SU^
f i o : <i10vorrei che ogni diretto
un po' di tempo nell'Oratorio
sono trattati i famigli nella p
tutto attentamente varie volte,
mente edificato. Ai famigli in Torino non SOIOsi dà 1%M
e si fa un po' di catechism
salesiani, loro si dà comodità
'di udir la S. Messa co
punto di meditazione, ecc
in comune, seguite dal disco
ai loro bisogni. Ogni mese 1
da mme a sera si prende ditutti loro Una Cura
Visono dei chierici e dei
nessuno di essi, spec
non buoni, oppure si scoraggi in quella oscura vita di
'umile obbedienza. Insomma io ho visto CO&Unaver
.di Don Bosco; e, se mi fe
nessuna maraviglia il sape
anno vari aspiranti per il noviziato d'
giusto: Chi semina raccoglie (I).
(I) Cfr. pag. 278.
- VIII Devotisstmo al Maestro e con gli stessi ideali 445
Per qualche tempo vagheggiò &che l'idea di formare per
loro una Pia Unione, una specie di terz'ordine di Oblat; della
Società di San Francesco di Sales.
Vagheggiò pure la fondazione di una Congregazione fe&mi-
O&a di povere donne che avrebbero prestato l,opera
case delle ~ i ~dil~~i ~~i~ *usiliatrice; nel 1901 ne
riveva a Don Albera in America: (iCmvevrà vedere se &potrà
Cmgregaxione di Figlie dipendenti dalle nostre suore,
delle loro mani potessero manten&e intanto lìbe-
si dai molti pericoli da cui sono circondate».
Ebbe un così operoso spirito di carità che anche 2 più fori-
i sembrerà pih unico che raro. La carità corriprende esseuzial-
ente l'amore del prossimo come applicazione dell'amore verso
io, e quotidianamente praticata nel modo più generoso diventa
cizio di mortificazione per il lavoro che impone e i
rovoca. Così avvenne in Don Rua!
( L a sua carità - dice Don Barberis - fu particolamente
lta aile anime; per salvarne quaicuna era pronto a qualunque
rifizio. Voleva che nell'accettazione dei giovani si desse la
eferenza a coloro che fosseroin maggior pericolo dell'anima,
alto alla retribuzione che potessero dare. La sua
grande sollecitudine era di allontanare dai giovani il peccato,
nei suoi viaggi il maggior bisogno, spiri-
va di case salesiane nelle province meridionali
se di aprirne di preferenza colà; ed in vero
arina, a Borgia, a,Soverato e a Monteleone in
za in Basilicata, a Corigliano d'Otranto; ed
di piu; e disse a me in particolare, ed anche
ore, che avendo scorto il grande bisogno
regioni, cercassimo di dare la preferenza
' poveri e bisognosi ricorrevano a lui con fiducia; chè
'tà si estendeva e con quali premure! anche al bene
simo, e quando poteva aiutare qualcuno,
Aveva appreso da chierico a prestar servizi agli umili,
in tutta la vita. Achi mai negò una raccomandazione?
generoso e munifico Anselmo Poma: - Sedovessi

25.8 Page 248

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446
-V Sull'orme di Don BOSCO
accettare tutti i raccomandati da Don Rua, dovra' aprire un altro
st&ilimento, e n a basterebbe ancora!
E tra gli emigranti che in quegli anni erano così numerosi
((chipotrebbe -osserva Don Vespignani -passare in rassegna
tutte le persone e le famiglie beneficate da Don Rua nel suo
lunghissimo Rettorato? Solo nell'Argentina fra le moltissime
lettere che ci piovevano da lui ogni mese, un buon numero erano
di raccomandazioni, oltre ai biglietti che direttamente porge-
vano gli emigranti che giudicavano grandissima sorte il pote
venire qua nel nome di Don Rua e presentarsi con una su
raccomandazione.E se son veramente molti gli italiani collocati
da noi o diretti in posizione comoda,
dire, ci fu presentata dal molto caritatevo
adesso sentiamo spesso di questi amici,
ci ricordano che ci furono presentati da Don Rua e che
debbono la loro sistemazione e la felicità delle 1010
Aveva il cuore sempre aperto a beneficare spiritualm
e rnatenalmente, e ci fu anche - dichiara Don Lorenzo
luzzo, - chi P ridotto dalla disperazio
... sua salvezza nel Servo di Dio?).
Ebbe il cuor grande come quello di Don Bosco!
E qui ci p= doveroso accennare almeno di v010 le sue
comandazioni più insistenti.
e Imitiamo Don Bosco quanto n' è possibib!!s.
<isìarnfiogli di Don Bosco; questo è titolo di nob
il dovere di lavorare per la causa di Dio e delle anime
Don Bosco ci ha insegnato t).
a I Salesiani non hanno altro scopo che la gloiia di
salvezza delle anime; e, in primo luogo, la sa
loro )>.
e Discepoli di Don Bosco, dobbiamo imitame lo sP
pietà. Don Bosco era sempre in unione con Di
della sua attività n.
<i Dalle pratiche di pietà ben fatte
- pende ingran parte il buon andamento delle n
ben J-o
raccomandava agli ispettori
sol&, per ottenere buon risultato nelle nostre case dai
dai confratelli e dai nostri giovani, sta nel P~omILovere
VIII - Devotissimo a1 Maestro e con gli stessi ideali 447
e la moralità. Inculcate pertanto, vidird con San Paolo, o p p o ~ u n e ,
importune, quelle cose che tendono a qwsto $ne; se occorre,
dird ancora per compire il testo di San Paolo: argue, obsecra,
increpa in omni patientia et doctrina; ma non cessatefinchd siate
assicurati che le case a v a afidate camminano bene; e siatepeusu&
che non camminano bene, avessero pure la più bella apparenza,
se non regna in esse grande pietà e moralità i).
« Manteniamo fedelmente lo scopo dell'Istituto!...,>.
(( farete un gran bene, se temete sempre alta la bari-
d k a salesiana, in cui da una parte sta scritto: Da mibi animas,
etera tolle, e dall'altra: Temperanza e lavoro)).
( ( L a nostra missione dev'essere intorno ai figli del pwolo;
ciando ad altri istituti religiosi la cura da' giovani di al.s,e
leva che s'aprissero scuole e
commerciali, essendo, osservava, cosa
le scuole tecniche, ciò avvenne in
h unione con le scuole ginnasi&
esse come ai tempi di Don Bosco,
vise collegiali adatta alie condi-
copo particolare delle singole case,
a in tutte ((si procurasse di conservare intatto lo
indi
fraterna, e santa e sana allegria, a Leforti cala-
da' giovinetti e plasmarli nel modo mi-
di Don Bosco, delle Missioni e delle
Salesiane, che fa sempre una cara impressione a l cuore
~w*tù*; mai tralasciare «fa lettura del Bollettino
ano, tanto nel refettorio dei superiori, quanto in quello
ani e delle altre persone addette a ciascuna casa)). << 11
guida anche nelle piccole cose a compiere
za anzitutto nella pratica del metodo preventivo 0 .
sto, il grande amico ed educatore della gioventù,

25.9 Page 249

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448
v - SullJormdi Don Bosco
(l adottb per le sue case il sistema di educazione preventivo,
ritogli da~l'oworeche aveva al peccato, e dal desider
di premztniire figli, giacchè ordinariamente senza
sogno di
ai castighi, colla riflss<oneli riduceva a conosce
ipropri mancamenti e a correggerlis. E (1 l'unico mezzo che n
metodo
per
educativa
che
inftuenza
convenga
sul cuore dei
a religiosi e
nostri alunni,'u*ic
che sia in p@fett
armonicaon la legislazione attuale,). Quindi (( lasciare a chi
designato dal Regolamento delle Case d'infiggere castighi')
vigilare c<perchèsima ovunque banditi i castighi troppo
penosi e umilianti, e nessuno trascorra's battere gli alunni»
che, oltre ad esser condannato altamente da
contrario alle leggi vigenti in qualsi
sancito severissime pene Contro qUeS
~~i dobbiamo lasciar& guidare dalla fede, vigilando
carità 0 . ((L'occhio deve dominare e la lingua sempre tue?
rassistenza 1). (i Pazienza e bel garbo anche nel corregge
per&& ogni casa potesse esser più facilmente un i
modello, suggeriva vigilanza nelle accetta2
&menti che sarebbero altrettanta zizzania in
buon grano. Ricordava di.approfitta
autunnali (iper purgare la propria casa
come Don Bosco, che preferiva accett
e vigilarli in modo speciale nella speranza che attratti
esempiodei compagni cambiassero vita, anzichè aPr
matori o case di correzione; ma se vedeva alcuni inco
li rinviava alle famiglie.
li Oratori festivi erano un
rosa carità, sull'orme del Fondatore.
procurato a lui (I una grande consolazione » e
B~~~~che dal cielo ci guarda n, finchè avessimo
ma di P& gioGnetti che Dio manda
simo attenuti anche in questo aile tra&
Pia. Società n.
I giovani han bisogno di vedersi ben ac
render fiorente un Oratorio non ba
un vastocortile, un teatrino, attrezzi di gimastica
ed attraenti. Certamente son questi mezzi-
- VlfT Devotissimo ai Maestro e con stessiideali
ttirare numerosi i giovanetti agli Oratori, e perche i buoni
incipii, seminati ne' loro cuori, mettano profonde radici;
ttavia debbo dirvi con la più viva gioia che in piuluoghi
Ili ha supplito alla mancanza di questi mezzi,
degli Oratori in quel modo stesso che tenne
gio. Una scuola ed una misera sala semiva
mentre piccolo spazio di terreno senza riparo
di cortile e a tutto: sembrava affatto impossibile continuare,
. re i giovanetti, allettati dalle belle maniere dei salesiani,
1;'interessamento che loro si mostrava,
1trove noitroveremmo
chi,d'ogni fatta: ma
qui ove non c'è niente, ma sappiamo che ci
brama di Don Rua era di veder regnar Dio in tutte le
nell'eroico intento raccomandava ogni
"Segnamento regolare del catechismo era la p,.ima rac-
bazione Per if buon andamento degli istituti e degli
ino assiduamente tutte le pratiche devote!... per far fio-
ie& insisteva che si dèsse comodità dJaccostarsi al
m della Penitenza e s'inculcasse e promovesse la
alla Santa Comunione; s'insegnassc a servir bene la
i tridui, le
le
compissero devotamente l'esercizio mensile della
e, il triduo d'apertura dell'anno scolastico, il breve
aie di esercizi spirituali, e il mese mariano; e non si
mai, nemmeno negli Oratori festivi, le varie fun-
prescritte dai Regolamenti. Ricordava anche come
va che in ogni casa, alla porta dei dormitori
tudio, vi fosse il vasetto del12acquabenedetta,
san varie Com?zpagniedi Maria AusiZiatyike, di

25.10 Page 250

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450
V - Sull'wme d i Don Bosco
~ ~ %di iS., azseppe, del S S . Sacramento, del Piccolo Clero
t e, done si p&, anche quella dell'lmmacolata Concezione...D.
si(l Q per mezzo di qu
giovinettsii abitaano a poco a
piscono orrore del peccato, rifuggo
traggono lsabito delle c~istianevirtù. Oh qua%
nostro
fossero
arricchite
Don Bosco
di speciali
quando le istitui
indulgenze! *.
È merito di Don Rua se 1'0
fedelmente le direttive paterne
dei figli del
moltiplicò gli Ospizi e gli Oratori
gli istituti e le scuole professionali; e continuando a z
divozione a Gesù Sacramentato, al S. Cuore
~ ~ ~ i l i ~ lt'i~nsiegcneam, ento del canto gregoriano, le scuole
l a h o , la diffusione della buona stampa, e tutte le tradizio
familiari, suscitò in ogni parte nuove voc
campo
a~
delle
~l
Mtilsesiiov~noicaC~zaiottntoil!i.~c..heC. oltivate
le
vocazioni!.;.>
la più viva raccomandazione del Servo d
nato ripetutamente al SUO zelo per pro
zioni, ma non si potrà mai dire quanto fu fervido ed o
- sino al termine della vita!
(,~i fa molta piacere dichiarava a
gnani - ?intendere che in tutte cotest
si colti&o le
UNA CASA CHE, OLTRE ALTRO BENE,
D~~ F ~ U T T IIN QUESTA PARTE, AWI A T
ALLA NOSTRA VOCAZIONE. Dillo a D
-- vendo varie case della ispettoria
questo: Anche dove non si hanno
le sollecitudini a questo punto così importante: COLTI
CAZIONI, TANTO FRA, GLI STUDENTI, QUANTO FRA
A@ ispettori ricordava d'usare ogni mezzo Pe
i direttori a compiere questo dovere; ai direttori insi$
viare .ognianno a qualche
alunnidelle classi superiori, Stu
ricordando il bisogno di cercar nu
Signore nella sua bontà ci volle affidare:
H Bisogna che coltiuiate le vo
VIII - Devotissimo al M a e s h e con gli stessi ideali 451
nziove reclute alla Chiesa e alla nostra Pia società. preparate
molti nuom' operai salesiani, preti e secolari; questa è rimpresa
i"X utile e più santa che possiate compiere>,
flarecchi di voi ricorderanno certamente, non senza commo-
come il nostro amatissimo Don Bosco negli u&i annidella
a esistenza, trasportato
ddetti$gli lontani, in quelli che
dall'affetto
& chiamava
che
SOGNI,
e
che pneoi i
consideravamo come VISIONI, spaziava col sz~ospirito in coteste
immense regioni d'America. I l suo cuore era pieno di
e di
consolazione vedendo i deserti trasfomati in $oy&ti città, i sei-
abiti e costumi, il regno di GesU Cristo estendersi
agli ultimi confini, e ed per opera dZ:suoi missionari,,, c1ò
NDE DALL'IMPEGNO CHE VOI M E T T I ? R ~ EA C O N S ~ NREL~LE~ ~ ~
LO SPIRITO DI DON BOSCO».
1 Anche negli Oratori festivi conviene coltivare le vocazioni,
ordiamo che il nostro buon Padre raccolse n e ~ ~ > je~striv~o t ~ ~ i ~
così in altre nostre ispettorie le prime e
Pia nostra Società si ebbero dagli Oratori festivil).
in modo di non dover rendere conto a ~i~di vota-
Ons. Costamagna, Commentando e le magiche parole [le
iche esortazioni] di Don Bosco e di Don Rua: -vocazioni,
lesiani; cercate vocazioni!,, n: <I Immaginatevi - dice -
edere una scala d'oro come quella di Giacobbe, che dalla
porta del cielo. sopra C>& B~~~~
braccia tese all'ingiù, che incessantemente
Rua, oh! amato mio successore, DA MIHIANI-
a volta dai piedi della celeste scala ci grida
i fede e di santo amore: - o h ! salesiani
Bosco vuole anime! bisogna contentarlo
'0 carissimo Padre; cercatemi adunque un pari nzlmero
ni, $020 a pesta condizione io potrò sperare di sta-
corrente incessante di anime su per questa scala del para-
agare così le brame ardentissime del ~zostrosanto F ~ ~ ~ -
e la consolazione di vederne fiorire un gran numero
tedeschi, irlandesi, ungheresi, sloveni e
i quali aperse varie case in vicinanza della casa~~d~~

26 Pages 251-260

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26.1 Page 251

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452
ij. - Sull'orme di Don BOSCO
per formarli alla vita salesiana, e poi iniziare lo sviluppo del-
l'Op1e1raseneni olodrioDpiaoesri.ipeteva tante volte: (1 Il Signore ci apre
vastissimi!n, e diceva anche che i Salesiani domvan
prepararsi a portare a la fede e la ciuiltà, non solo ai popoli del-
p ~ ~ma ~ ~ delil'Asi~a e ~dell'O, ceaniarD. Ardente come
il C'S&~!,d, i Gesù dall'alto della Croce e dal santo Taherna-
colo, era il suo anelito per lo sviluppo delle Missioni!
iqissioni... - osservava - è l'opera per eccellenza
raccomandata da Gesù. I1 primo Missionario fu Gesù stesso.
~~~h~ gli Apostoli furono missionari; la parola apostolo signific
inviato o
infatti ebbero la missione di spander$
ovunque, insegnando e battezzando. Iddio, in seguito, susci
tanti altri apostoli: San Bernardo ..., San Domenica,... Sa
Francesco d>Assisi.,.. Sant'Igna~io..,. I > o ~Bosco, che suscitat
da ~i~ a prowedere ai bisogni dell'attuale società, eb
l'ispirazione delle Missioni. Quante belle visioni e
ebbe mai in proposito! Varie razze,... una strada semina
di spine,... piante con frutti tinti di sangue,... e i viagg
suoi figli!... I).
~
~ coteste s~cene, che ~indubbiam~ente con dla gr ~
di D ~ Oun ,giorno si vedranno in ampia realtà, il Servo di
dichiarava di (i non credere che Don Bosco parlasse es~l*bam
d k posteri, panda dicma che essi vedrebbero i1frutto delle no
~ i ~ U~naipa~rte d~obbiiam. o vederla noi e Preparare grande
solazione ai posteri nel vedere l'abbondante frutto,
$n d'ora molte vocaxioni~~.
poi ammiravano la carità che aveva per i Mis
Durante il giorno della partenza era sempre
con loro posava innanzi all'obbiettivo per un gmppo fot
avendo anche in quegli istanti una buona parola:- Proc
di trovarcipoi uniti tutti quanti anche in Paradiso.
11 momento più caro era quello dell'addio inna
di I \\ B A~us~ilia~tric~e. LO si vedeva mesto e insieme 1%
soffriva realmente per il distacco, e gioiva al pensie
che avrebbero compiuto a vantaggio di tante anime
a uno a uno, passavano avanti a lui, a riceverne 1'
un ultimo ricordo.
VflI - Devotissimo al Maestro e con pli stessi ideali
La rammandazione più generica era quella di ricopiar
Don Bosco nelle opere, nei pensieri, e negli affetti del cuore;
e quelle brevi parole, infondevano nei partenti la fede,
Dopo 33 anni che le ho udite, - diceva Don ~ ~ -~ ~ ~ t
ancora mi risuonano all'orecchio come le avessi
oggi, e
mi commovono al ricordarle, come quando le intesi per
la prima volta. La sua parola era affascinante, suggestiva, i,,de-
scrivibile! Incominciava con dire: - Abbi cura della trLa sa~ute,
Pro$dniti a modello di tutti i tuoi Confratelli, ~ i ~ d sa~nprde ~ ~ i
@ lavori Iddio ed Egli sarà la tua ricompnsa @tma,
voto di Maria SS. Ausiliatrice e dei SS. Samammto, e propà-
ci ne il culto. Salva molte anime, perchè saranno poi la t z ~caol.ona
cielo. Fitti santo e gran santo per piaceue al signore,
0 Poi in Paradiso accanto a Don BOSCO. - ~~~~t~ ed altre
i parole soleva dire all'orecchio di ciascuno, ma con tanto
tto che commovevano fino alle lacrimei),
Avrebbe voluto dilatare il Regno di Gesù tristo a tutta
terra!... Una Figlia di Maria Ausiliatrice ricorda, ,-he, mentre
a novizia a Conegliano Veneto, si ebbe una visita del servo
aDcc~iaod, eem(ia(,p-ee,rdftreasteleggailatrr~eioc- osee,llial
scrive - si
dramma: Le
preparò un
cilzpzLpearti
del
do. Mi fu data la parte dell'Europa, e mi ricordo sempre,
la più viva impressione, che in un punto delle varie parlate
- E la Bandiera Salesiuna swentolerà in tutte le parti del
do!... - A queste parole il veneratissimo Superiore alzando
remule mani, quasi per dirmi d'arrestarmi un istante, con il
angelico sorriso... interloqui, dicendo:
si, brava,
!Facciamo votiperchè si avveri questo augurio, e possa Losi,
mezzo di noi Salesiani e di v&, Figlie di ~~e~A ~ ~ ~ ; -
, ESTENDERSI IL REGNO DI GEsII CRISTO SINO AGLI "L-
Oh'FINI DELLA TERRA!,,I).
"0" f r a t m o secondo Gesù Cristo ha una dote propria,
~tingueda tutti gli amori umani. Questi amorsiono più
articolar-i, e l'amore fraterno di c a d à è uizinevsale; tanto
p che
in certo modo l'immensità e Z'onnipresazxa
PEccLATnO: Le virrù c~istiarie,capo IV, i,ai.,

26.2 Page 252

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454
v - ~ ~ l l ' odimDon Bosco
Don Rua era compassionevole e quanto!... anche con i de-
funti. Aveva presenti tutte le anime passate d'eternità! <(Viag-
giavocon lui - ricorda Don Angelo Caimi - sul treno da Ve-
rana a Milano. Giunti alla stazione di S. Martino della Battaglia,
io gli indicai la superba torre eretta in memoria dei caduti nella
tremenda guerra del '59. Egli guardò e
.preghiera per quei nostri fratelli caduti p
con voce commossa. E tutti i viaggiatori dello sc
si scoprirono e accompagnarono la preghiera divota$.
Anche attraversando il Bosforo, invitato a contemplare
splendido panorama, volse attorno lo sguardo dicendo: -
veramente bello!... Dicono che qui sotto visono molti morti! P?
per loro! - E cominciò il De pvofundis.
perfinogli animali, non conviene omettere il riiievo, g0
devano delle delicate attenzioni di Don Rua!... Sono anch'
creature di Dio! I).
o Nel 1907 - narra una Suora - mi
detta al collegio Manfredini. Nel mese d
visita del signor Don Rua; e tutte
periore con pofonda venerazione...
in numero stragrande, nella dispensa e ne
frutta, formaggio, riso, zucchero, ecc.; perciò, colta la P
occasione, pregammo il signor Don Rua a voler dar 10
benedizione e mandarle altrove...
i)Don Rua, sempre buono, disse di
che l'avrebbe fatto senz'altro. La suora SaCreStana an
cerca del libro. ~ell'attesaegli, s
persona al muro, mostrando di
tudine di formiche nere e rosse
fila. La direttrice l'avvisò di riguar
e delle suore, le formiche andarono via, e
neppure in seguito. I1 signor Don Rua guardò e serri
arrivò la suora sacrestana, penata di non aver trovato
» - Bene, bene, lo dirò io al direttoreche do
cabilmente, venga a dare la desiderata benedizio
venerato superiore; ma... dove volete mandarle?
» - In fondo alla vigna; di del muro vi
non porteranno danno ad alcuno 1).
- VIII Devotissinzo al Maestro e con gli stessi ideali
455
1) - E... da mangiare loro ne porterete?
- Sì,$1, si rispose da tutte, purchè se ne vadano.
1) Egli peri> volle assicurarsi del luogo, e, vistolo, approvò,
ma raccomandò di portare poi là, dawero, alcuni avanzi di
a ammirate dalla scomparsa delle formiche
Don Rua al muro, andarono premurose
e quelle della dispensa e della cucina se
ne fossero andate, e con loro crescente meraviglia non ne videro
andate per la nuova dimora, n&
(1 Era a Chieri - ricorda un'altra Figlia di Maria AusiJia-
r Don Rua. Mòlto popolo accorso era
nza da santo e del contegno suo edi-
rtb della carità con tale unzione da
ino a dire che, non solo dobbiamo
loro quanto hanno bisogno, ma che
nega?%qmnto debbono avwe. Non
se li avete date loro i l necessario,
ex-allievo - mi rimproverb perche
n momento di spensieratezza aveva fatto del male a un gatto,
i dkse, dimostrando d'esserne addolwato, che anche le bestie
vanno trattate come bestie, ma non
ripensare ai tempi del Povere110
isi e... non sentire un'eco lontana, viva e solenne:
me, con tutte le tue meature!...
particolari della squisita paternità
sero raccolti tutti gli atti di carità
canto alla Porxiuncola Salesiaua,
a dell'oratorio, e alPombra
, e in altre Case salesiane...,
otuto fame un lungo capitolo a parte e intitolarlo
ua », o meglio ancora Q i l nuovo Cantico

26.3 Page 253

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IX
UMILE ED ESEMPLARE
ANCHE NELLE MINIME COSE
11 foidamento della vita e della perfezione cristiana è l'umiltà. - Do
R~~
e prati& fin dalla giovinezza. - Nient'altro ebbe a
al tmrnine della vita che la gloria di Dio e di Don Bosco.
~ ) ~ ~ « ailntotdo la ~brutt~a cop~ia de~l Pad~re !... »,ma 1
stava mortificato
si vedeva accolto con vive diiltostvaxio!
venrraz&ne ne ce~~tllttcsiasncuo,me il Padw! - Dite clze c'è un s
ufnjljanti. - Sempre modesto conte l'ultimo confiatello. - Don
fu sempre « i l povero Doil Rua! ». - Come avanzò nelle vie di
- fezione.- « L a santiià del stg. D a Rua mi spaurntaJ». - Era:
con Dio. r Chi vive di fede ed osserva es
le
sa unisce a Dio nel modo più intimo - >i. Non t
le minime cose. - Suo amore alle Regole e all'esat
- uanza. ~ o p loe preghiere della sera era l'assiduo vipile del
- fino a notte avanzata. - Badava a tutto. Qual g/
raggiunse con questo eseucizio!
Chi studia la vita dei Santi li vede ammirabili in og
in quella dell'umiltà luminosamente v
- raccomandata da N. S. Gesù Cristo, che ha detto
da me che sono mansueto e umile d i cuore e e0
- I X Umile ed esemplare anche nelle minime cose 457
Maria Santissima che le meritò In dignità di Madre di Dio:
- Pcrclzè il Signore gzmifdÒ all'umiltà della sua ancella, ecco che
d'ma innanzi ~ ndiiranno beata tutte le generazioni.
L'umiltà è il fondamento della vita cristiana, e sebbene il
nome stesso ((sembri racchiudere u'n non so che di piccolo e
dimesso, pure appartiene ai grandi, perchè è la virtù dei per-
fetti ed innalza l'anima alle vette più eccelse, mette mano ad
imprese illustri senza pericolo di vanagloria, ad imprese ardue
senza timore delle difficoltà, alle esimie, ardite, magnanime,
conservando sempre il medesimo tenore 1) (I).
La pratica dell'umiltà è necessaria ad ogni cristiano ma parti-
colarmente al religioso, perchè, com'è il fondamento della vita
istiana, è anche la prima pietra della perfezione, e, per costrurre
n edifizio, non basta una pietra, ma ce ne vogliono tante...
nchè non si è giunti alla sommità, più o meno alta secondo il
isegno. Anche i Santi, infatti, raggiungono varie altezze di per-
one, essendo diversi i doni loro elargiti da Dio, compreso
Ilo della vita, la quale, se è più lunga, permette ed esige di
ccare mète più sublimi, mentre in tutti è lo stesso proposito
ngere quell'altezza che a ciascuno è possibile.
fu l'anelito di Don Rua a cominciare dalla giovinezza.
lora si stimò il servo inutile nel senso di cui parla I'Apo-
o, quando dice: (1 Servi inutiles sumus, quod debz~imtufacere,
U S I ) , ritenendo il suo tenor di vita, già straordinario, nè
meno che un semplice adempimento del dovere con la
ia di Dio, alla quale ascriveva ogni riuscita.
'umiltà traspariva dal suo sguardo, dal gesto, dalla voce,
portamento di tutta la persona, cosicchè scompariva in
zo ai compagni; era di alto ingegno e non cercava mai di
e, benchè tutti ne ammirassero la rarità singolare.
er anni, in mezzo alla più grande attività, visse nel na-
mento. Anche quando fu Prefetto Generale della Società,
- a lavorare nel silenzio e nell'ombra per il Maestro.
uale prudenza e carità ricorda Don Ghione -
n figlio cercava di togliere al padre tuttochè poteva tor-
rave e odioso da parte dei confratelli!... Egli sempre
QNA: 1VIanudzc:io od coclton, cap. XXXIV.

26.4 Page 254

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458
V - Sull'mme di Don BOSCO
nell'ombra, perche nella luce piena e intera senza macchia
risplendesse il Padre! I).
- «Nella lunga conoscenza col Servo di Dio - conferma il
prof. Magistris ho sempre ammirato quel senso di na-
scondimento per cui cercava di comparire il meno possibile.
11 suo portamento, il suo modo di rispondere era tale da mani-
festare l'umiltà del suo cuore. Rifuggì sempre da tutti gli onori
e da tutti gli applausi... 1).
Anche quando successe al Padre, benchk tutti ammirassero
lo splendore delle sue virtù personali, non si considerava nulla
più degli altri; nulla in lui si vedeva che sapesse di apparato,
di
di dignità; il suo tratto era così modesto e semplice,
che talvolta sembrava confinasse con la timidezza.
%eletto Rettor Maggiore, scrisse quei santi proposi
<< Rectorem teposuerunt?Noli extolli; 10UMILTA...i); e neu'umil
più ammirabile, sino all'ultimo giorno, visse gli anni più fe
del suo apostolato; e conservò nel portafogli il pez
tino di carta su cui aveva scritti i ricordi sino alla morte.
voce comune che la sua vita e il suo spirito ricopiava
la vita e lo spirito di Don Bosco; protestava egli Stesso
tinuamente di mirare a questo in ogni cosa, e umilmen
raccomandava alle preghiere altrui perchè potesse essere
meno la brutta copia di Don Bosco n; ma quando vedeva ri
varsiattorno alla sua persona le imponenti dimostrazioni
nerazione e di stima che abitualmente si svoigevano att
Maestro, o sentiva pubblici elogi equivalenti, restava m
cato e ripeteva con sentimento: <C Tutto ppeu Don Bosc
fosse per me, non potrei sopportar nulla di tutto qzresto!
Accadeva spesso che mentre la folla degli ammira
premeva d'ogni parte per baciargli le mani, alcuni g
zassero anche gli abiti; ogni volta che se ne accorgev
strava il più vivo rincrescimento, e nell'alto spirito
che 10 governava e per il basso sentire di sè, esclamava
gente non sa ch'io sia! se mi conoscessero,non aweb
Quando andava a Roma, dopo essersi reca
- la prima visita che faceva - dice una suora 4
delle Figlie di Maria Ausiliatrice in via Ma
che un anno si trovava nella porteria certa Suo
IX - Umile ed esemplare anche nelle minime cose 459
che non lo conosceva ancora. Lo fece passare in parlatorio e
poi gli disse: - Chi devo annunziare?- Dite a Madre Eulalia
he C'& un salesiano.- La buona Madre Eulalia venne subito
trovò niente meno che il signor Don Rua! Quanta umiltà!...
ull'istante si diede il tocco di campana e le suore corsero
d ossequiare il buon Padre, il degno successore di Don Bosco ».
La sua umiltà brillava anche nel raccontar fatti che pa-
revano umilianti, e nei silenzio assoluto quando riteneva che
n semplice accenno potesse tornar a sua lode.
Nel 1903 fu chiamato al letto della signora Evasina Gilar-
ni nata Massaza, che fin dal 1898, un anno dopo che era pas-
sta a nozze, fu colta da mille mali: le venne un tumore al cer-
letto, e contemporaneamente perdette la vista, l'udito e la
ola! Da cinque anni si trovava in cotesto dolorosissimo stato;
stento riusciva a manifestare qualche desiderio scrivendo una
rola SU larghi fogli di carta che le ponevano sopra le coltri;
on poteva prendere più alcun nutrimento se non per cli-
e. Venendo l'estate e, assicurando gli egregi dottori che
evano in cura che le sue condizioni restavano immutate e i
riti potevan recarsi in campagna, questi, prima di venire
partenza aderirono alla proposta d'invitare il Servo di Dio
le una visita. Egli accettò: rifiutò la carrozza che gli avevano
0, ma promise che, essendo di quei giorni 1noIto occupato,
ebbe andato in tranvai, il 27 giugno. Per ragioni impre-
uel giorno non potè, e con un bigliettino di sua mano
la famiglia che rinviava la visita al 29, verso le ore 18,
e. Appena fu al letto dell'inferma, rimase fortemente
veder quanto soffriva e domandò se avssse già 60 anni.
solo 31!,, gli rispose la cognata, dalla quale abbiam
o e che espose lo stato della soiferente al Servo
uesti, volgendosi alle due infermiere che l'assistevano
notte (parenti di un caro sacerdote salesiano, che
il pensiero d'invitarlo a far quella visita): - Ah!,
wero avrete una bella nicchia in paradiso!... -
se all'inferma, con speciali segni di mano, se
soIuzione sacramentale. - Chi C'&? rispose. - Un
- e, sempre con segni, che Don Rua non poteva
chiese chi fosse e le risposero: T Un santo! -

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460
-V Sull'orme di Don Bosco
"Si!,,fece allora. E pregarono il Servo di Dio a darle l'assolu-
zione. Don Rua le diede I'assoluzione, poi la benedizione di
Maria Ausiliatrice, quindi rivolse alcune parole di conforto ai
parenti, e se ne partì. Erano sette o otto minuti che era uscito,
e l'inferma, presente lo sposo, tornato a casa allora allora prima
del consueto, placidamente si addormentò nel Signore!... La
benedizione impartitale le aveva abbreviato tante sofferenze
ed aperto le porte del paradiso!...
Or avvenne, poco dopo, che avendo il Servo di Dio raccon-
tato a Don Luigi Vcrsiglia, poi Vicario Apostolico in Cina, una
strepitosa grazia ottenuta di quei giorni e attribuita all'inter-
cessione di Don Bosco, il futuro martire missiona
confidenzialmente se non avesse gli pure con le su
operato qualche prodigio. «Si!i)rispose amabilmente, e tac
L'altro insistè che gli dicesse com'era andata 1
(1 Vedi, disse, mi chiamarono di questi giorni ad impartire la
dizione di n/lara Ausiliatrice ad una donna da anni grav
i n j c m a , ed io li accontentai)). « E d è subito guarita?!). (i
subito dopo! o, e sorrideva amabilmente.
Anche nelle Deposizioni fatte negli accenn
contrano non pochi spunti d'umiltà. La causa
arti col ari, quale venne esposta nel Process
non s'incontra più negli atti del Processo Apostolico. Ad e
pio, parlando delle mortificazioni del Mae
riposo, nel Processo dell'ordinario aveva
Bosco]mi disse una volta che fino all'età di cinquant'anni non
miva più di cinque ore per notte; ed io ero testimonio,
sempre col lume acceso in camera fino ad ora molto avanz
Ed egli, che allora non aveva ancor trent'anni, che fac
quelle ore notturne? Vegliava per osservare Don Bosco?
rava come il Padre, e... continuò a lavorare! Ma
zioni del Processo Apostolico, mentre torna ad
Don Bosco soleva limitare il riposo notturn
e che talvolta ((urgendoqualche lavoro..., passava
intere al lavoro, senza prendwe alnm riposo»,non fa pi
mazione esplicita di scienza propria come aveva fatto
cesso dell'ordinario. Anche la preziosa cooperazione C
al Padre in più circostanze, è ristretta più volte a q
IX - Umile ed esemplare anche nelie minime cose $61
(I col debole concorso dell'opera mia)).Così molte cose che si sareb-
ber0 tramandate con edificazione, passarono nell'oblio.
Era così umile, che per sè n& per altri, solo perchè
superiori, permetteva eccezione alcuna. Si trovava in visita a
un collegio, e una sera dopo cena si recò in cucina dove vide
che stavano facendo il caffè. Osservò subito che Don Bosco
non voleva che lo si preparasse la sera innanzi, per risparmiare
il fuoco ed accontentare di più la comunità, perchè il caffè
se si serve appena fatto, è sempre più gustoso, anche con poche
anto chiese d'assaggiarlo. (1 La cuciniera - iiar-
ronilla Mazzarello - gli fece osservare che ne
veva dell'altro, fatto a macchina, e glie l'avrebbe servito,
n qualche superiore. E Don Rua: - Qzresto non
ra insisteva ritenendolo una delicatezza; ed egli:
e disse - fate cosi: fate il caffè uguale per tutta
munità; al superiore potrete dare una tazza più bella, ma il
come il vitto, sia uguale per tutti».
a sua umiltà spiccava anche nella semplicità con la quale
ava ogni osservazione da chiunque. Dava importanza a
siasi cosa gli dicesse qualunque confratello, fosse pure il
giovane dei chierici o l'ultimo dei coadiutori. Qualcuno
dava meravigliato, ma fuor di luogo; perchè il Servo di
prendeva ogni cosa in considerazione, poi indagava e con-
Ilava, precisamente come dice l'Apostolo: - Esaminate
to, e ritenete ciO che è buono - "omnia probate, quod bonum
virtù - osserva il Capecelatro - è stata mai così
o piuttosto presa a rovescio, come questa del-
per alcuni rispetti è la regina delle virtù cristiane,
che cela la sua leggiadria e le sue grazie ai profani,
Ilissima soprattutto per Oellexza znteiiore))( I ) . Nel Servo
l'umiltà ebbe anche una bellezza esteriore e dava un non
d'attraente alle più piccole cose. Bisognerebbe esserdi
sempre accanto mirandolo, ed annotando ogni parti-
per tramandare ai posteri, come sarebbe nostro deside-
incanto l'abito della sua perfezione!
cristianc, pig. '9'.

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462
V - Sull'one di Don Bosco
Chi non ricorda la grande sua mortificazione, la venerazione
per le cose del divin culto, la schiettezza di linguaggio, la calma
inalterabile, la bonarietà e la squisita bontà con tutti, la sempli-
ci& con cui sedeva a mensa in casa e fuori di casa, la discre-
zione in ogni circostanza, l'amore alla povertà e il fiducioso
nelle braccia della Prowidenza; in breve la pienezza
della pratica d'ogni virtù e... . l'intima sua convinzione d'essere
nient'altro che il povwo Don Rua?
11 primo gennaio ed alla festa di S. Ignazio era invitato a
dai Padri Gesuiti. Se era i n città, ordinariamente vi
andalra, in compagnia di un confratello, e ciò. che formava
l'abituale ammirazione dei Padri era la sua semplicità nel con-
versare e nel contegno. Tirava fuori di tasca un coltelletto e
se ne serviva per tagliuzzare il pane ed altro, come un umile
figlio del popolo; e teneva conversazione con tanta cordialità
e candore, come se fosse stato della Compagnia. Padre Gi
liano Cassiani Ingoni S. I., nella vita del santo SUO confrate
p. Riccardo Friedl, dalmata, che fu anche Preposito della P
di Torino e Rettore ad Avigliana, ricorda un incont
con Don Rua al Santuario della Madonna dei Laghi. ( U n
si trovò dinanzi a Don Michele Rua, l'immediato successo
di Don Bosco e in concetto di santo. I due servi di Dio coli
quiarono insieme con tanto gusto spirituale, che il P. Vince
Borsalino, ivi presente, stava ammirando come parlino fr
i santi ». P. Friedl, li abbiamo uditi noi pure, parlava della (
nima >) Compagnia di Gesù con l'umiltà più impressiona
e D~~ Rua diceva che la Chiesa è come un eserci
suoi soldati divisi in tante categorie, e che il compito d
siani è quello di semplici tamburini!
Era di una semplicità incintevole in ogni cosa. 11 fid
lestra, tra gli altri, ci dà questi particolari.
«Nella spedizione delle lettere per le case salesiane
la massima economia. Si serviva di buste leggere e di
fogli di carta leggera, e poi tagliava il margine a'
affinchè non passassero il peso.
,) Usavascarpe comuni e ordinarie, e le portava
era più possibile ripararle, essendo state già riparate
volte. I1 medesimo paio di scarpe gli serviva parecc
IX - Unzile ed esemplare anche nelle minime cose 4b3
Qualche volta gli veniva della frutta dalle varie colonie
agricole salesiane, ed egli si accontentava di vederla, di lodarne
la bellezza, ma non ne assaggiava mai...
)) Parlava con tanta semplicità e umiltà con ogni sorta di
)) Non ricordo d'averlo mai visto ridere fortemente nemmeno
in certe occasioni...; non alzava mai neppure la voce, se non
quel tanto che occorreva per farsi sentire con chi parlava.
1) Al tempo degli esercizi, quando si trovava a Valsalice,
quasi tutte le mattine gli portavo le lettere. Se lo incofitravo
in tempo di si1enzio;io salutavo con segni senza parlare, ed egli
mi ricambiava' il saluto, pur con segni senza proferir
In camera
tutti bene,
poi mi dimandava notizie
e m'incaricava di salutare
adlceul1n2i 0sreagtroertiaor,is..e.
stavano
1) Nei circa nove anni che io dormivo poco lontano dalla
a camera, al mattino all'ora stabilita bussavo al suo uscio e
cevo: Benedicamu Domino; egli mi rispondeva: Deo gratias.
iscendeva poi per la meditazione in coro; io gli aprivo l'uscio
ell'anticamera, e gli dicevo: - Riverito signor Don &a; ha
posato bene? - Ed egli: - Grazie, anche t z ~.?..
In Don Rua ho scorte molte somiglianze con S. Francesco
'Assisi: nella statura, 'magro e sottile, pativa male agli occhi,
eva bene la lingua francese, e la stessa modestia, l'amore
overtà, l'umiltà, la mortificazione e la penitenza... D.
questo punto... forse qualche lettore sarà un po' mera-
iato nel vederci indugiare in tante piccole cose, e troverà
o lunghe e minute queste pagine... Noi, invece, pensando
O più avranno costato a chi le ha vissute, vorremmo aggiun-
me altre. Ci si perdoni il rilievo: (1 Gli inesperti - osserva
gostino -pevfino negli edz3xi disprezzano le basi; si fa una
fossa, vi si lasciano cadere delle pietre pur che sia, non si
ano, non hanno bellexxa. Così pure nelle radici di un albwo
i è nulla di bello: eppure tutto quello che p a i a c e nell'albero
$0 le mosse dalle radici. Se tu guardi le radici, non vi trovi
he ti piaccia, mmztre vedi l'albero e lo ammiri; quello che
iri è germogliato dalle radici che non ti piacciono P ( I ) .
nct. XI, in yonnn.

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466
V - Sull'orme d i D a Bosco
il ~
~il quale r~ipeteva a~i suoi di tdar glori~a a Dio c~oll'assi- ,
la salvezza dell'anima propria, salvando altre anime.
A cotesto unico e triplice intento egli mirò continuament
col non trascurarnulla, nemmeno le più piccole cose! Tre Pensier
o meglio tre profonde convinzioni e assidue riflessioni, 10 mos-
sero a questa pratica:
I) (( 11 signore non mole da noi cose straordinarie, irta la
peYfekone nelle cose piccole, tant'è vwo che
la gl&a delparadiso: Euge, serve bone et fidelis, quia in Pau
fui& fidelis, supra multa te constituaml).
z) ( , M a nessuna cosa deve dirsi piccola,
contenuta nelle &gole. Ogni cosa contenuta ne
tante, e percw non può traSn~rars1i).
sicz3l)re~zaz~ian~naelzbanerneed
toutte le cose, anche
un grande ed$xio
P
di
santità>).
( ( A -~dic~e M~ad~re Enrichetta Sorbone - saputo
prarsi dalotta della vita con energia di volontà, con penit
austere, con continue abnegazioni, con darsi tutto a tutti,
l'abbandono completo, amoroso, filiale aila volonh di
I~ dicevo che le miserie umane non 10 sgomentavano, ed i
modo di comportarsi dimostrava chiaramente di ritenere
i dolori come strumenti di santificazione. Nelle
che incontrò, e questo dico come convinzione mia risa1
da notizie raccolte, non si lasciava smarrire, ma tenta"
i mezzi per superarle, soprattutto intensi6
preghiera e ricorreva alla carità delle preghiere altrui
Costamagna, parlando del Servo di Dio, mi diceva: -
tità del signor ~ 0 R%ua mi spaventa. l? qualche
nario; impossibile imitarlo!
» u n a volta la venerata Madre Daghero in mia
domandò al servo di Dio come facesse a C 0
il dominio di &, la calma, la serenità, come mai fo
prontoa fare o a lasciare, secondo la convenie~lia;ed
zosamente rispose, come se niente fosse:
- il foglio! )).
~ ~ ~io c~hiestod ~ci sc~rivevla Mi
come si sapesse mantenere sì calmo, raccolto e
mezzo a tanto tumulto, specie in occasione
- IX Uvz.ile ed esemplare anche nelle minime cose
q67
i ha sempre colpito di meraviglia, mi rispose fra i denti e
rridendo: - Eh, caro Monsignore, sforzandosi si p& rizlscir,),e!
Evidentemente fu un duro lavoro di conquista. leva
otente che innalza le anime a Dio è la mortificazione fatta
er amore. Una .rolontà eroica che offre a Dio ogni pensiero,
ogni atto per vivere unita con Lui, si veste del ci-
0 e più acre; e tutte le vite dei Santi ci offronomera-
i di cotesta dedizione spirituale, in cui al posto
la dolcezza della contemplazione predomina l'asprezza della
martellante. Ma sopra cotesto cumolo di coercizioni
attono la volontà e la volgono al hesupremo,
ucaltzimiooneapinptaerreioirlec,apqouleasvtoorovdigeollraoscoreaetuarma osaronstioficpartoac!ederme oirn-
oce, è 10 strumento indispensabile per raggiungere $1distacco
vere uniti con ~ i ~ .
semplicissimofu il mezzo che Don Rua usò per mantenersi
ntin1.12 unione con Dio: praticar l'invito di Nostro signor
Cristo, nel miglior modo, quotidianamente, in ognicosa,
le sue parole: (( Gesd dice che il modo di essere discepolo,
fratello è di cercare continuamente difar la volontà del padre:
uicumque fecerit voluntatem Eius qui misit me, ipse meus
est. - Questo adunque è il punto del
o sempre tenw rivolta la mira del& nostra
, chi confessa, chi predica, chi l a ~ o rd~ev,e
religioso, che vuole indirizzare bene la mira, osserva le
dell'Istituto: (1 Chi vive di fede e osserva diligatmente le
esser certo d i fare in ogni istante e in ogni cosa la
osserva esattamente le Regole si unisce a ~i~
intimo; ma per osservare le Regde con esattema,
re importanza anche alle p'ccole cose,).
<Piccole cose,) non intendeva alcuna delle Regole, n&
ei loro particolari, perchè, come s'è accennato, (<nes-
diceva - deve dirsi piccola dal rnommto che $ con-
Regole»; ma voleva dire neppur un piccolo partico-
- modo di osservarle con perfezione, convinto, in
0, di ciò che dice S. Bernardo: Qui in
3-
nec in maximo, chi non è esatto nelle piccole cose,

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468
-V S u l l ' m e di Don Bosco
non è esatto nemmeno nelle più grandi (I) -; in secondo luogo,
di quello che insegna S. Gregorio Magno, che è necessario andar
sempre avanti in questo eroico esercizio: e Bisogna coltivare le
più piccole &h, senza crederle su@cienti, per non trascurare di
tendere alla perfezione più sublime n (2).
Don Rua apprezzava tanto l'esatta osservanza delle Regole
che la riteneva un mezzo efficace per ottener grazie.
Una Figlia di Maria Ausiliatrice
la benedizione per e per due fratelli, che
abbandonato le pratiche religiose. Esposi - ella scrive
anche i miei timori per la salvezza delle loro
che cosa avrei potuto fare per la loro conversione. - Nulla
particolare, mi risposeil buon Padre. Siate molto osservante de
vostre Sante Regole, cercate di perfezionare voi stessa, affidate
&a Madonna e questa buona Madre farà il resto: i vostri fr
telli saranno salvi! >>.
Un ispettore, dopo aver atteso agli esercizi spirituali, s
presentò a fare il rendiconto al Servo di Dio, risoluto,
ottenere certe grazie ai suoi familiari, di praticare con obb
di voto quanto gli avrebbe suggerito. Don
sandosi sul rendiconto, gli assegnò di alzarsi pe
tualmente con la comunità, tornando magari dopo a rip
gli fosse necessario, ma di non restare a letto durante la
comune, per dar buon esempio.
Amava tanto anche la semplice osservanza deli'orario, e
fu promotore instancabile.
(i Ricordo - narra Snor Rosalia Puglisi - una visi
veneratissimo signor Don Rua neiì'aprile
rina. Era di passaggio e, radunata la co
comandazioni. Raccontò che Don Bosco una volta si t
distribuire delle immagini in una comu
mento se disse della nostra o di altre con
non erano sufficienti per il numero delle religiose; ciò no
il venerato nostro Padre ne ebbe per
qualche minuto giunse un'altra religiosa, l a
( I ) Epixtolo citata.
(2) La Rcpola portorale, parte 111, cap. XXXVI.
IX - Uinile ed esemplave anche nelle minime cose
469
- ardore il ricordino. Allora Don Bosco aprì le mani e fece ve-
dere che non ne aveva più dicendo: S e &foste trovata pre-
sente, ce ne sarebbe stata anche una per voi, - Da questo fatto
il venerando signor' Don Rua prese argomento per raccoman-
darci la prontezza a lasciar tutto senza lamenti, per andare dove
l'obbedienza ci chiama, perchè Iddio ci tiene preparato un
cumulo di grazie P.
A lui pure - cose frequenti nelle vite dei santi, tanto più
quando uno è assiduo imitatore dell'altro - accadde altret-
tanto. Essendosi recato in un monastero a predicare in una festa
solenne, terminata la funzione, uscì nel corridoio attiguo alla
cappella, e fu subito attorniato dalle. religiose ufelici - rac-
conta una di esse - di vedere in mezzo a loro un santo. Egli,
sempre benevolo e cortese, messa la mano in tasca, ne trasse
alcune immagini, le quali, benchè poche, bastar dovevano
'esiguo numero di suore professe, accorse a riverirlo. Inco-
ncia la distribuzione, e già il pacchetto si riduce tanto da
a sorpresa, simile a quella del vino nelle
spuntar- dall'altra parte lo stuolo
loro maestra. Si capisce che all'im-
'esse, per serbarla poi a mo' di reliquia.
... come farà? uno sguardo al pacchetto
n altro alle numerose mani pronte ad
i smarriscono per così poco. Egli con-
ua a distribuire le immagini, una dopo l'altra, e ce n'è sempre.
ultime arrivate si dànno delle occhiate timorose:
» - Arriverà sino a noi?... Impossibile!
Eppure ci arriva! Con l'ultima postulante termina il
ioso pacchetto, e Don Rua con un gesto familiare si sfiora
ma della mano con le nocche della destra, poi leva sorri-
asi a dire: - Signore, t i ringrazio!
- Mentre s'avviava per andarsene,
a festa finita. E Don Rua subito:
troppo tardi!... S e era al suo posto,
chiara l'affermazione: la moltiplicazione delle immagini
be arrivata anche a quella suora, se si fosse puntualmente
ta fra le consorelle!

26.10 Page 260

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470
V - Sull'orme di Don Bosco
Dopo le preghiere della sera egli era il vigile del silenzio,
non solo nell'oratorio ma in ogni casa salesiana nella quale
fosse di passaggio, fedele all'incarico avuto da Don Bosco, fin
da quando era prefetto, di vegliare perchè si osservasse la regola
che prescrive il silenzio dalle preghiere della sera fino al mat-
tino dopo la S. Messa.
Eretto della persona e dignitoso e raccolto in preghiera,
con la corona del Rosario in mano e le braccia incrociate sul
petto, passeggiava sotto i portici e per i cortili, e se a caso s'im-
batteva in qualche nottambolo, lo chiamava, l'invitava a reci-
tare insieme il S. Rosario, e in fine con voce carezzevole e dol-
cissima gli diceva: - Buona notte! Va' a iiposare, chi sei starno!
- Ed egli continuava a pregare, egli che dall'alba non aveva
avuto un minuto di riposo.
I1 salesiano Carlo Gavarino, addetto alla panatteri
che se talora dovevano per necessità lavorare sino alla mezza-
notte, <i spesso verso le 11 si sentivano dei passi leggeri, e po'
una voce gentile e graziosa: - Amici miei, avete ancora d
lavoro?... Bravi! ... e quel gas là non si potrebbe spegnere? e que
non si può abbassare u n poco? - Generalmente si dubitava
verso quell'ora sarebbe sceso in panatteria, e si procurava
non ci fosse troppa illuminazione.
» Una volta mi mandù a chiamare in camera per di
- Questa notte... ho visto un lume acc@soin panatteria; t i
forse dimmticato di spegnwe qualche gas?...- M'ero dimentic
di spegnere la lampadina ad olio avanti alla Madonnan.
Vigilava... anche al mattino, perchè tutti fossero punt
a scendere in chiesa a far la meditazione, e chi mancava
certo che l'assenza non era sfuggita all'occhio di Don RU
avrebbe avuto un paterno richiamo.
Grazie alla sua vigilanza, a quei tempi l'Oratorio
casa modello, cui ogni direttore volgeva lo sguardo per
con esattezza ogni usanza e tradizione salesiana, ond'era a
il dire: - All'Oratorio si f a cosi; quindi bisogna fare
Far ogni cosa esemplarmente nel modo migliore
... rare che tutti seguissero la stessa via, fu il programm
sua vita: SEMPRE AVANTI, SEMPRE MEGLIO! Undiqu
proveiztum, TRARRE PROFITTO DA QUALUNQUE VICEIUD
I X - Untile ed es+lare anche nelle mezime cose
471
..., 0 TRISTE PER FARE IL BENE, PER AMOR DI DIO, OSSERVANDO
... ESATTAMENTE LE REGOLE E VIVENDO NELL'UMILTA! D.
Quale sia il grado di perfezione raggiunto dal Servo di Dio
da cotesto quotidiano esercizio ce l'addita Don Bosco ne] rac-
conto del sogno fatto a S. Benigno l'anno 1881: g i C o ~ ~ ~ ~ ~ ~ B
pRAGMENTA VIRTUTUM, ET VOBIS MAGNUM SANCTITATIS AEDI-
FICIUM CONSI‘ITUETIS;fate tesoro dei più piccoli atti di virtù,
ed imponente sarà I'edifizio della vostra perfezione!,,.
Si ripeta ogni giorno, e più volte lungo il giorno - stava
scritto sull'orlo dello splendido manto che copriva i] misterioso
Personaggio apparso a Don Bosco - d i f a r tesoro d&più piccoli
atti d i virtzi, e ~izeravigliososarci l'edifizio della vostra perfczOlze,
Guai, invece, a chi disprezza le piccole cose!)).
Don Rua non tralasciò mai di ricordare il grande ammoni-
mento, e 10 praticò ogni giorno in modo perfetto!

27 Pages 261-270

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27.1 Page 261

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X
VENERATO DA T U T T I
ESALTATO DA DIO
- *asta?ia vederlo per legg~rgIli'anima. Tutti lo dicevano f m santo. -
siaeh., fosse inprcghieva, sia che attendesse al Iauoro, sepPye
si vedeva inlui l'uomo di D ~ O-. Fin da giovinetto lo paragonava
a B,,~,-~,...e
ad una fama di santità universale. -
un =lterjoanne~s ~»; a ~una dcelle sotellepiùfulgide del secolo XI
nel cielo della ~ ~ i ~ t 2i. ~- C~oimte àveniva avvicinato con vmer
zjone e ~ d , , ~ -j ~ . quale stima l'aveva il Santo Padre Pio X.
se diccio dodjd D~~Rua, and~eailla conquista del nzondo
- A~~~~08ni soYtadi cauismi e doni singolari, e cercava di nasco
de71j in modi. - Leggeva nei cuori e se ne serviva pey aiuta
, con a7nmn;,e. - le medaglie della Madonna opciaua meravig
- e le ascrivma
alla bontà della Vergine. Altri d
- ~ p p ~ e- ~m a~s i .i - .Moltiplicazioni di Sacre P
tjcole. - &tre n2oltiplicmioni prodigiose e fatti sin~olar=-. Qua
,I... - SOIO ~ d d i osa ciò che da Lui ottenne il fed
simo Servo!
bellezza di un'anima, che vive abitualmente una
non avendo altro di mira che amare e far
e servire e far servire Iddio, non può restar nascosta, tr
anche dal corpo; il volto, lo sguardo, il gesto, il modo stes
parlare, pieni in ogni istante dell'amabile gravità e della
-X Venerato da tutti esaltato da Dio
473
volta gravità dei santi, ispirano venerazione, e chi I'awicina
resta awolto in un'atmosfera soprannaturale.
Tale era l'anima di Don Rua! Tale era ed è voce comune
nella nostra Società. Quante volte abbiam sentito ripetere: -
S e non 8 un santo Don Rua, chi potrà meritarsi pesto nome?
Abbiamo avuto tra noi altre anime grandi, come i Servi
di Dio Don Andrea Beltrami e il Principe Don Augusto Czar-
toryski, e quanti li conobbero son persuasi della grandezza
particolare delle loro virtù, ma nessuno ha neppur sognato di
paragonarli con Don Rua; perchè, e per la più lunga vita e per
gli alti uffici che sostenne e il modo con cui li compì, evidente-
mente più elevato è il grado di virtù raggiunto dal nostro Servo
Teneva sul volto impresso gagliardamente l'ascetismo del
pensiero e della vita. L'esile persona movendosi meravigliava,
perchè non era fatta che d'ossa e nervi, apocalittica. Ma non
diede mai - con tanta austerità di lineamenti - soggezione
a nessuna persona. Si parlava con lui a cuore aperto, come si
sarebbe parlato col babbo, sicurissimi che ogni segreto nel suo
cuore era come in una tomba, che ogni bisogno a lui esposto
eveva soccorso. Si ricorreva a lui con confidenza assoluta,
nza preoccupazioni di sorta per la sua carica elevata, per gli
niti fastidi dai quali era oppresso, per l'enorme cumulo di
tende che gli toccava sbrigare. E non si scorgeva mai sul
Ito di Don Rua un segno di irritazione o un accenno a noia...
Era un'anima di bambino. Prestava attenzione a ogni
rso con una tensione quasi di tutta la persona, anche se
scorso non fosse che scherzo e burletta. Se l'allegria faceva
le parole 10 si vedeva aprirsi in un sorriso largo, buono,
, senza veli, senza infingimenti: e si sentiva sul suo volto
li rideva l'anima. Se parlavano con lui di cose tristi si ah-
a e si vedeva e si capiva che soffriva veramente. Preferiva
are che parlare; se doveva parlare non sdegnava l'arguzia
lare e la barzelletta gaia. Era - come Don Bosco aveva
o i suoi figli - allegro in Dio.
a se entrava nel tempio, o se piegava comunque nella
era, 0 se anche solo parlava di cose sacre, non sapeva più
n raccoglimento devoto. 11 suo ascetismo ricordava quello

27.2 Page 262

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V - Sz9'orme di D a Bosco
degli anacoreti, tanto era fatto di meditazione, e di penetrazione
del pensiero completamente dentro il mistero della divinità.
Quando era chiuso nella preghiera, la fede in lui si faceva quasi
una cosa sensibile, tanto era evidente, e tanto profumo di con-
vinta umiltà adorante lasciava intorno a lui aleggiare».
Concordi in questo giudizio, pubblicato il giorno stesso della
- sua morte (I), son quanti lo conobbero nell'intimità familiare.
a Nell'avvicinarlo - dice una Figlia di Maria Ausiliatrice
si provava unJimpressione nuova, un'impressione che non si
provava nell'avvicinarsi a qualsiasi altra creatura, che ci faceva
uscire spontaneo dal labbro: - È un santo! - E si ascoltavano
le sue parole e i suoi consigli, come se realmente venissero non
da una creatura terrena, ma da una creatura celeste. - Non
sentite che vi ha pa~latozm santo? - udimmo dire più volte dalla
nostra veneratissima Madre Generale allorchè il venerando
Successore di Don Bosco ci lasciava dopo averci fatto una pre-
dica o una conferenza; e condividevamo il sentimento della
nostra amata Superiora D.
(iDon Rua - scrive Don Lingueglia - fu l'uomo della
preghiera e del lavoro... Chi lo ha awicinato sa quanto Don
Rua fosse uomo di orazione, quanta scrupolosa esemplarità
mettesse nel fare la meditazione - il suo cibo - quanto fer-
vore e quanto rispetto nel celebrare i divini misteri e quanto
fosse osservante nell'onorare Maria Ausiliatrice con tutti '
modi che la pietà gli suggeriva. È mai entrato in una casa sale
siana che non abbia subito fatta la visita al Santissimo Sacr
mento? Ha mai passato un giorno che non abbia fatto un
pia lettura? Ha mai tralasciato la recita del Santo
L suoi occhi e il suo cuore non erano avvekzi ad elevarsi in
con il salutare uso dl rapide e fervorose invocazioni? I1
nostro fa poco conto della vita interiore; dalla divisa " pr
e lavoro,, esso cancella la prima parte credendo forse di gua
gnarci nella seconda, ma ha torto; senza la vita interiore
persino valore il lavoro che non trova più la preparazio
chiarezza, la intuizione e la resistenza necessaria... Don
non ha mai accorciato le sue orazioni; ha accorciato inv
(I) Cfr. 11Mommto di Torino, 6 aprile 1910.
X - Venerato da tutti esaltato da Dio
475
sonno, ha soppresso lo svago, la ricreazione. Ciò era divenuto
necessario, il suo lavoro era enorme Dalla mattina avanti luce
aUa notte avanzata il buon agricoltore stava curvo sull'improba
(I O h la pietà d i Don Rua! A me - dice Don Lucchelli -
fu concesso di vivere parecchi anni nell'oratorio di Torino,
di vivervi in quell'età, in cui la mente è capace di ponderata-
mente osservare e il cuore di profondamente sentire; ebbi perciò
la fortuna di conoscerlo abbastanza intimamente Don Rna e il
giudizio che ebbi a formarmi fu questo: che se egli fu ammira-
bile in tutto, fu ammirabilissimo, inimitabile nella virtù della
pietà, nell'esercizio della preghiera... La sua persona nella pre-
ghiera, naturalmente, spontaneamente, si atteggiava a tanta
religiosa compostezza e a tanto decoro, che ben si vedeva che
in quei preziosi momenti le cure terrene non gli appartenevano
più per nulla, era tutto quanto assorto soavemente in Dio.
Bastava che si coprisse col segno della Croce, bastava che solo
aprisse il labbro alla preghiera, perchè il suo spirito rimanesse
tutto compreso dell'atto santo che faceva, e l'anima sua sull'ali
della fede si innalzasse a volo e stesse librata in quelle regioni
dove più non arrivano le voci del mondo... )>.
Mons. Gio. Vincenzo Tasso, Vescovo d'Aosta, appena seppe
che si pensava d'iniziare il Processo informativo per la Causa
della Beatificazione del Servo di Dio: (I Fin da quando ero
all'oratorio - diceva - e ad agosto [ I ~ I Ss]aran cinquant'anni
che ne sono uscito, si diceva già da tutti che Don Bosco era
eramente un Santo, e che Don Rua non lo era meno: fin d'al-
ra ne aveva tutta I'aria, le fattezze e la posa esteriore, ciò che
ceva tanta impressione su noi giovinetti...)).
(I Fu evidentemente - conferma un altro distinto ex-allievo,
prof. Alessandro Fabre - nel contegno, nelle parole, nelle
ovenze, nel modo di accogliere o di celiare coi dipendenti,
on meno che nelle opere piccole e grandi a cui mise la mano,
pre una copia fedele del modello che vagheggiava del con-
o, il suo svisceratamente amato Don bosco^.
%Eravoce universale - dichiara Don Giulio Barberis -
e il Servo di Dio fosse un santo. Fin da movinetto era tenuto
i compagni come tale l), e e Don Vaschetti, suo compagno,

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476
V - Sull'orme dz Don Bosco
che fu poi Vicario di Volpiano l), non solo (ilo teneva come santo l),
ma
confidenzialmente con me, mentre il Servo di
era ancor vivo, non ebbe timore di magnificarmelo grandi$-
simamente, fino a dirmi che egli lo riputava più santo di Don
Bosco )).
Anche il P. Secondo Franco, della Compagnia di Gesù,
dichiarava già nel 1869 che non sapeva se dir maggiore la virtù
di Don Bosco o di Don Rua.
ugual venerazione il Servo di Dio godeva nell'intimo della
Pia Società. Mons. Costamagna, pregato di darci un giudizio
sintetico delle virtù del Servo di Dio, ci rispondeva: «Per me
Rua fu un santo de marca mayor, un astro brillantissimo,
un luminare maius nel cielo della Chiesa e della nostra Pia So
cietà. fu per tanti anni la L'Rua,, o Ruota maestra dell'oro-
logio fabbricato dal nostro Don Bosco; egli fu l'anima virile
del corpo mistico della nostra Congregazione; egli fu 10 sPe
senza macchia, in cui noi Salesiani ci specchiamo e tuttora
biamo specchiarci, onde correggere i nostri difetti; egli fu
Joannes Bosco, anzi alter Christus, perchè tutta la vita la P
in una mortificazione stupenda, al punto che di lui si può
tere quanto del buon Gesù disse S. Bernardo: - valve et r
valve &am Jesu, semper Eum in cruce invenies a.
Anche il Card. Cagliero lo teneva in concetto
« u n santo nel senso stretto della parola, p@cM da studente,
chierico, da sacerdote, religioso, e superiore, f u nell'esatto ad
mento d'ogni dovere, straordinario nell'ordinario, i n tutta la v
1%ogni età e in tutto era semplicemente da ammirarsi; sempre ugu
a se, cioè perfetto e irreprenebile. Don Bosco ai tempi di S
~ ~ ~dicev~a: -i Ab~biamoSavi,o Domenico che è Un
ma ne ab&am un altro che non è inferiore a lui, il chierico
FU « u n santo - ripete Don Piccollo - che non
smentito se stesso in tutto il corso della vita. Degli
si legge di qualche difetto nell'adolescenza O nella gio
credo che in Don Rua non si riesca a trovare Una manc
neanche nella prima infanzia. Ho interrogato, anni sono
compagni di Don Rua e tutti hanno riposto: - Don
u n altro Savio Domenica, se non migliore, p ~ c h èla eep
con cui ha circondato il giglio della sua purezza era P2
X - Venerato da tutti esajtato da Dio
477
spine della mortificazione erano più crudeli, e Don Rua, a quell'età,
era già ciò che f u poi a 40, 50, 60 anni: FU UN SAVIO DOMENICO
PROLUNGATO FINO A 70 E P I ~co, sa non da poco... )).
Mons. Morganti, Arcivescovo di Ravenna, che sentì il bi-
sogno di assistere agli ultimi istanti del Servo di Dio, ci inviava,
con altre, questa solenne dichiarazione: « I o sottoscritto, che ho
potz~totrattar molto con Don Rua, da ragazzo, da sacerdote, e
da vescovo, lo giudico Santo nel senso canonico della parola, un
erdote, Religioso ed Educatore kcomparaoile, una delle perso-
t à più benemerite della Chiesa e della Società, paragona6ile
tanti illustri Santi canonizzati; una delle stelle più filgide del
secolo l g Onel cielo della Cristianità, e confido sodamente nella sua
anche prosema glortj'ìcazione da parte dei magistero infallibile
Vedremo l'entusiasmo che negli ultimi dodici anni destò
sua comparsa in ogni parte d'Italia e all'Estero. Vescovi,
civescovi, Cardinali, Principi e Principesse di sangue reale,
egine e Capi di Governo, attratti dalla fama della santità e
al desiderio di parlargli e giovarsi dei suoi consigli, I'avvici-
avano con devozione e n'andavano ammirati.
Molti dei suoi viaggi furono, sotto ogni aspetto, strepitosi
ionfi. Pppolazioni intere accorrevano attorno a lui, attirate
alla fama della santità, I'acclamavano entusiasticamente al-
arrivo e cadevano in ginocchio come un sol uomo allorchè
rtiva per averne la benedizione.
Tutti ammiravano il santo successore di Don Bosco.
(C Chi anche per una sola volta ha avvicinato quell'anima
etta, non ha potuto - diceva il Card. Boschi, Arcivescovo
errara - non riconoscere in lui quell'abito di virtù e san-
, che traspariva da ogni sua parola e da ogni suo atto. Cuore
ramente di apostolo, comprese tutta la grandezza del120pera
n. suo Padre..., e ne curò i destini proprio come un santo,
la scuola di altro santo ne aveva ereditato lo spirito e il
che nell'incontro e nell'intima unione di queste due grandi
appaiono ammirabili le vie della Divina Provvidenza!
ignor Bertagna, il dotto teologo torinese, universalmente
zzato per precisione di giudizio e mirabile prontezza nello

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478
V Sull'wme di Don Bosco
sciogliere qualunque caso di coscienza, tesseva il più grande
elogio aile singolari virtù di Don BOSCO e di Don Rua con questa
dichiarazione solenne: - Se Don £?esco, a Piova della sua san-
t&, non avesse altro che questo, aver plasniato Don Rua, Pm me
un basterebbe p e ~canonizzarlo!
(i giorno -ricorda Don Eusehio Vismara - trovandomi
in casa di un distinto e degnissimo sacerdote milanese, venuto
il discorso su Don Bosco e su Don Rua, quel sacerdote che
aveva avuto la fomina di conoscerli entrambi, osava dire che
senza menomare la figura e la santità di Don Bosco - gli
che fosse ancor maggiore la santità di Don Rua.
F~~~~intendeva &re che era più manifesta o più trasparente
all'esterno, specialmente per l'aspetto di penitenza e d'ascetismo
e insieme di bontà che Don Rua aveva. Questo concetto di
santità che circondava la persona e il nome di Don Rua, era dif
fusissimo... n.
è cerlo -afferma Don Saluzzo - che in Milano la
venerazione per Don Rua, se non maggiore, è pari a quella che
si ha per Don Bosco in ogni classe di cittadini... )>.
Quante volte è venuto a Novara - dice Don Ferrando
altrettante cooperatori, laici, religiosi, mi hanno detto che Don
Rua era un santo autentico. Anche Mons. Pulciano ne a
il miglior concetto e lo proclamava santo! 1).
u ~ e g l ianni che fui a Novara - attesta Madre Teres
pentore- ebbi occasione di avvicinare varie volte il rev.m
sig.
Rua. ogni volta che il venerato Superiore visitav
l'istituto salesiano, accettava volentieri di venire anche da no
una grande gioia per tutti poterlo vedere e sentire: suor
ed alunne lo accoglievano a festa, convinte di ricevere la
di un santo... Qualche volta ebbi occasione di osservare
nel momento che il venerato Superiore si allontanava
alcune ragazze correvano premurosamente a raccoglie
terra che era stata sotto i suoi piedi e la c o n s ~ ~ a v a n o
reliquia... i).
Non poteva esser maggiore la venerazione con la
veniva avvicinato. Anime piene di fede cercavano di P
toccare almeno l'orlo della veste!...
X - Venerato da tutti esaltato da Dio
479
Don Rua si recò al Noviziato S. Giuseppe per la professione e
vestizione. Egli passava in mezzo alle novizie dicendo una buona
parola. 10 che ero del primo anno e non riuscivo a baciargli la
mano, nè a vederlo, e pur avevo bisogno di una grazia, dissi
come la donna del Vangelo: "Se riesco a toccargli un lembo della
veste sard saddisftt a!...,, e mi posi a seguirlo dietro la folta
schiera e, quando meno me l'aspettavo, egli disse forte alla
venerata Madre: "Chi d colei che mi perseguita?...,,, R~~~~in
viso, ma soddisfatta, mi presentai. La venerata Madre Generale
diede le mie generalità ed egli mi chiese subito notizie dello zio
Prete, morto pochi mesi prima. Quando senti l'annunzio, disse
con tono sicuro: "Oh non piangetelo! è in.Paradiso!,,. Rimasi
così consolata da queiie parole, che ebbi pace e salute... D.
Abbiamo detto più volte che era ritenuto e chiamato santo,
senza voler prevenire il giudizio della Chiesa, e torniamo a di-
chiararlo esplicitamente; non ahhiam fatto che esporre quanto ci
risulta da documenti raccolti, dai quali emerge in n~odolam-
Pmte Come la stessa opinione fosse condivisa dal Sommo pori-
efice Pio X, di santa memoria.
Noi, avendo sentito. ripetere che Egli pure aveva detto di
tener Don Rua un santo nel senso pieno della parola e all'Emi-
entissimo La Fontaine, quand'exa segretario deUa S. Congre-
one dei Riti, di ritener Don Rua ancor più santo di
co, ci eredemmo in dovere d'interrogare umilmente 1 ' ~ ~ i -
issim0 Patriarca di Venezia, e ci giunse in risposta questa
'arazione: Di Don Rua il S. Padre Pio X miparG più d>una
con grande vmm.zione, facendomi intendere essere sua api-
che ove fosse stata già introdotta la Cazisa di 1z~pi resso la
Congregazione da' Riti, la conseguente ~ e a t z $ c a z i ~ ~ ~
PotutoPrecedere Tesito della C a u a dello stesso Don Bosco ».
he il rev.mo P. Roy, della Compagnia di Gesù, Rettore
Bartolomeo a Modena, parlando col salesiano Don Dome-
Finto di nuovi santi e dei relativi Processi per la Beati&
ne, faceva questa dichiarazione: u Non posso dimenticare
'austera figura d'asceta e di santo, ch'io ebbi la fortuna di
inare più volte, e tanto meno dimenticare il giudizio dato
dal santo Pontefice Pio X. Ero andato in privata udienza,
Santo Padre, parlando confidenzialmente, m'interrogò, se

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480
P' - Sull'onne di Don Bosco
conoscevo degli uomini eminenti per santità, viventi ai nostri
giorni. - Santità, risposi, ne conosco parecchi eminenti per
virtù e santità - e ne nominai alcuni, tra cui, Don Rua, il Ret-
- tor Maggiore dei Salesiani. - A h Don Rua! - esclamò il
Santo Pontefice, e tacque alquanto sopra pensiero, e poi:
Oh si, Don Rua è veramente un santo e non degli ultimi! - La
conversazione passò poi ad altro; ma le parole del gran Papa
in tono così solenne e ispirato mi rimasero sempre scolpite nella
memoria, mentre mi riempirono d'immensa venerazione verso
il sant'Uomo! ».
U n mese prima che raggiungesse il premio celeste, Pio X
tenne un colloquio indimenticabile con Mons. Salotti su varie
Cause di Servi di Dio, del Curato d'Ars, di Giovanna d'Arco,
del Cafasso, del Murialdo, e di Don Bosco; e tutt'a un tratto
il venerando Pontefice (icon uno di quei sorrisi, in cui apnv
l'anima sua dolce e buona)), fissando il Prelato, esclama
-<(E Don Rua dove lo lasciate? in lui parmi ritrovare tutto qu
complesso di virtù intime e solide, che sono proprie dei Sant
Cosa aspettano i Salesiani? Perché non ne promovono la C a u
di Beatificaxione? Ecco un altro grande e umile Servo di Dz
del quale la Chiesa si occuperà; ne sono sicuro!». - E segui
a discorrere con molto calore di Don Rua, manifestando
lui una venerazione sincera e convinta.
Anche Don Bosco fu più che convinto della santità di
Rua, lo disse tante volte e in mille modi, e non è fuor di luo
ripetere alcune sue dichiarazioni:
u Se io volessi, dirà così, metteue un dito sopra Don RU
un punto, ove non vedessi in lui la virtrì in grado perfett
potreì farlo, perchè non saprei dove posare il dito ».
« S e Dio mi dicesse: prepàrati, Don Bosco,chè devi
e scegli un tuo successore, perchè non voglio che I'opera tua
incominciata, venga meno, e chiedi per questo successor
... grazie, doni, carismi, credi
i l suo ufficio, che io tutto gli
dnaercòe,.s.s.anroi,npsearpchreèi
possa dth
che cosa dom
al Signore per questo scopo, perché tutto quanto già lo v
seduto da Don Rua )).
s Se avessi died o dodici Don Rna, andreì alla conq
mondo! I).
-X Venerato da tutti esaltato da Dio
48 1
Un'anima così santa e cara a tutti, non poteva non essere
particolarmente cara a Dio. Nel corso di queste pagine abbiamo
già veduto, e vedremo ancora, come il Signore a mezzo del suo
Servo operasse continue meraviglie, e non sarebbe proprio
necessario che ci fermassimo a mostrare come questi fosse
arricchito di tutti quei cansmi e doni singolari, che si sogliono
concedere ai Santi. Tuttavia conviene dire ancora una pa-
rola, particolarmente per rilevare com'egli abitualmente cer-
casse di nasconder questi doni in mille maniere.
Leggeva nel futuro!... e mentre ad una persona assicurava
la guarigione, contemporaneamente... a un'altra diceva di ras-
segnarsi alla volontà di Dio...
%Ricordo- racconta Suor Alfonsa Cavalli - di aver
raccomandato al nostro venerato Padre Don Rua un povero
ammalato, che da cinque anni teneva il letto per una fissazione.
Parlava poco, non riceveva quasi mai nessuno, qualche rara
volta una sua cognata, Figlia di Maria Ausiliatrice. Pregai il
Don Rua d'una sua visita e d'una speciale benedizione
povero ammalato. Egli sorrise e disse: - Dite all'ammalato
facna zm'oflerta di L. 1000 per un povero figlio di Maria
e uuoz farsi sacerdote, ed io f a 4 pregare nel Santuario di Maria
usiliatrice e guarirà! - L'ammalato fece la promessa e la
ovena, ed oh prodigio! il terzo giorno della novena s'alzò,
ese in cortile e tranquillo cominciò la sua faticosa vita di con-
dino. Egli è tuttora vivente e racconta la bella grazia ricevuta
venerato signor Don Rua.
n Nella stessa occasione, raccomandai al venerato Padre un
ro povero ammalato che pativa dolori atrocissimi: aveva il
' detto male del "miserere,, [il volvolol. 11 buon Padre pensò
poco e poi disse: - Sì, manderò la benedizione di Maria
'liatrice, farò pregare per lui, ma questi si rassegni alla
ntà di Dio. - Il povero ammalato fece la sua offerta, s'in-
'nciò una novena nel Santuario di Maria Ausiliatrice, dopo
he giorno cominciò a migliorare, diminuirono i disturbi
rovava, trascorse ancora tre mesi nella più perfetta calma
egnazione alla volontà di Dio, poi morì da buon cristiano,
o di tutti i conforti di nostra Santa Religione,).
e1 mese di maggio 1899 - narra Suor Clelia Arme-

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482
V - Sull'ome di Don Bosco
longhi - il signor Don Rua venne alla casa madre di Nizza
Monferrato, dove da circa sei mesi io ero obbligata a letto per
miocardite e cardiopalma. Nulla valsero le cure del medico del
signor dott. Barberis, nè il consulto tenuto col prof.
Muchesi di Piacenza, condotto da mio zio Monsignor Fran-
cesto hmelonghi. La direttrice, Suor Maria Genta, venne ad
annunziarmi l'arrivo del signor Don Rua e mi disse se deside-
rava una sua visita, ma che mettessi fede se volevo guarire.
~ e plomeriggio di detto giorno venne il Padre desiderato,
accompagnato dalla Madre Generale Caterina Daghero, di
f. m. Questa, guardandomi col suo occhio penetrante e col suo
- abituale materno sorriso, disse queste precise parole: Padre,
Suor Clelia è a letto da sei mesi, ce la faccia guarire! - 11 si-
gnor Don Rua rispose: - Si, sì, daremo una benedizione di
pelle che la farà scendere dal letto. - E rivolgendo lo sguardo
paterno SU me aggiunse: - E voi ricordatevi che andrete a destr
e a sinistra a propagare la devozione di Maria AmuStliatricea;vet
capito? - Risposi un si commosso e riconoscente. La vene
tissima Madre Generale e mia sorella Suor Marietta, che m'
sisteva, s'inginocchiarono, e il buon Padre mi benedisse.
ringraziai baciandogli la mano. La Madre Generale, alzand
disse al signor Don Rua che, nella camera attigua alla
v'era Suor Emma Tonini che desiderava anch'essa una be
dizione. Accanto al letto di Suor Emma v'era la mamma,
disse al signor Don Rua: - Favorisca dare una benedizione
mia Emma, che me la faccia guarire. - I1 signor Don
- Sì, si, che si compia i n tutto la v o l a t à di Dio! - e la
disse. E la poveretta volò al cielo pochi giorni dopo, il 2 giug
E Suor Armelonghi, come le aveva detto il Servo di Di
recò a Torino per la festa di S. Giovanni Battista benchè
stesse ancor bene in salute, ma giunta in città si recò su
a Maria Ausiliatrice, salì da sola la gradinata, e la
sua da quel giorno fu ~erfettae; fu in vari luoghi a
la divozioue di Maria Ausiliatrice, e vive ancora e
sempre la bontà del Servo di Dio.
Predisse molte vocazioni religiose; e le testimoni
colte in proposito ci mostrano anch'esse quel velo di
catezza con cui egli abitualmente si studiava di nascon
X - Venerato da tutti esaltato da Dio
483
ciò cile nel suo splendore avrebbe potuto accrescere la vene-
razione che ognuno gli portava... come se dicesse sempli-
vceemroe,.n..temuennatrpearpooliinia
o una frase scherzosa, o scherzasse da\\,-
fatti mostravano che aveva indovinato e
predetto, illuminato dal Signore.
(1 Per aderire all'invito di un'amica carissima - dichiara
Suor Adele Ferrio - mi recai a Nizza Monferrato per fare
i Santi Esercizi colle signore. In tale occasione mi fu dato di
avvicinare il veneratissimo signor Don Rua. Una superiora mi
- presentò a lui, e mentre con venerazione gli baciavo la mano,
egli sorridente mi domandò: - Lei è Postulante?! No, Padre,
mi affrettai a rispondere, sono esercitante. - Come se nulla
avesse inteso, mi salutò dicendo: - B&e, bene, Postulante!
Postzrlantc! - QueII'insistenza, quasi mi indispetti, giacche per
nulla io pensavo a farmi religiosa. L'anno dopo però entravo
a Nizza come postulante e dovetti convenire che Don Rua
- era stato per me buon profeta!... i).
('Mi pare - narra Suor Leontina Peirolo che fossero
gli ultimi giorni di giugno del 1904, quando fui accompagnata
a Torino con altre sei educande di Nizza e condotta prima dal
signor Don Cerruti e poi dal veneratissimo Don Rua per una
speciale benedizione, prima di proseguire per Aosta dove mda-
vamo per gli esami di licenza complementare. Domandò il
nostro nome, e Suor Vallarino, indicandoci una a una glie 10
diceva; e il signor Don Rua lo ripeteva lentamente. Giunto il
... mio turno: - Ah! Suor Leontina Peirolo! - fece - e io di
do, supponendo che si fosse sbagliato: - N o suor!...
egli subito: - Oh! non adesso, più tardi. Non intimoritm.,
e ancor tempo!... - Dopo averci incoraggiate a sostenere gli
mi senza dubitare del buon esito, nell'accomiatarci, pre-
rido la sua mano più a lunio sulla mia testa che su quella
le mie compagne, innanzi al mio nome ripetè ancora l'appel-
v0 di Suor, quasi a voler annettere una benedizione speciale.
cite dalla stanza ricordo che le mie compagne esclamarono:
Don R u a pesta volta indovina, bisogna dire clze è uu santo
vero! - In seguito io dimenticai completamente la profezia,
rivedendo poi nuovamente Don Rua la prossima volta
nte il mio postulato, me ne ricordai commossa... ,).

27.7 Page 267

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-V Sull'one di Don Bosco
Pareva, in realtà, che il Servo di Dio avesse sempre davanti,
netta e precisa, la visione dell'awenire.
e Un mio prossimo parente - attesta Suor Cristina Peruffo
- trovandosi in strettezze familiari, fu costretto a recarsi al-
l'Estero in cerca di lavoro. Colà giunto, venne impiegato in un
luogo pericolosissimo, e, non potendo cangiarto in un mo-
mento, temeva assai che un giorno o l'altro gli avesse a succedere
qualche disgrazia. Mi scrisse, manifestandomile sue appren-
sioni. Ebbi occasione di parlare con Don Rua, e gli manifestai
la mia pena. I1 buon Padre mi assicurò col dirmi: - Pregate
Maria Ausiliatrice, prendete questa medaglia, mandategliela, e
state tranquilla che non gli succederà niente. - Feci quanto mi
disse, e le sue parole si verificarono alla lettera.
I) Una mia consorella, ora volata al paradiso, mi raccontò
che suo padre veniva defraudato di una certa somma, ed il
poverino, scoraggiato, cominciò a vivere lontano da Dio. Alla
figlia che l'esortava a mutare vita, rispondeva: - Lo farò, se
acquisterò il denaro perduto. - La buona suora manifestò la
sua pena al sig. Don Rua. I1 Servo di Dio le rispose:
tranquilla; vostro padre riacquisterà il denaro, si confesserà,
morirà da buon cristiano. - E fu profeta, poichè le sue paro1
si avverarono pienamente >).
Leggeva nei cuori e nel futuro, e se ne serviva abitualment
in forma delicatissima anche per consigliare e ammonire.
Trovavasi nella Casa delle Figlie di Maria Ausiliatrice
Sarrià presso Barcellona, e si fece un po' di festa in
Si rappresentò il dramma: - Il trionfo di Maria - e n un'ed
canda, la cui condotta lasciava alquanto a desiderare, fece
parte del demonio. Questa si chiamava Giulia e il s
llua non la conosceva, tanto meno ne sapeva il nome. T e
nata la festa, tutte si recarono a ialutarlo, e qual non fu la
presa e lo spavento di questa ragazza, quando il
Rua le disse: - Ah! Giulia! Ciulia!, hai fatto la p
monio! - Essa rimase tanto impressionata che dovettero
dnrla al venerato Padre, p,erchè la tranquillizzasse I).
Una nobile cooperatrice salesiana, Angela Came
lino, si raccomandava alle sue preghiere per ottenere una
temporale. (1 Si,si; - le rispose il Servo di Dio - ma
-X Venerato da tutti esaltato da Dio
bisogna spianare i monti, colmare le valli! D; e la signora capì
che, illuminato da luce superiore, le aveva letto nell'anima,
avendo, com'ella ci diceva, nella sua fragilità commesso quel
-- giorno una leggera mancanza volontaria che non poteva esser
---- rnnnsciiita rls n e o"-~.Li "i.n n
Divotissimo della Madonna si serviva anche delle medaglie,
e della benedizione di Maria Ausiliatrice per operare vere
- (1 Un giorno... - ci narrava una Figlia di Maria Ausilia-
trice portai al venerato Don Rua i saluti di due sorelle,
benefattrici dei Salesiani, delle quali non ricordo precisamente
il nome. Il Servo di Dio mi disse: - Bene, bene, aspettavo
l'occasione; direte a entrambe che, considerandole come della
Famiglia Salesiana, facendo il giro della Francia serbai apposi-
tamente per loro queste due medagliette d'argento... che mando
a loro con una particolare benedizione. - Non andò molto che
se ne esperimentò la prodigiosa efficacia. Una di quelle medaglie
venne inviata ad una protestante, parente delle due benefat-
trici, ed ecco, di li a non molto, la stessa divenire fervente cat-
tolica e condurre alla Religione Cattolica l'intera famiglia i).
archesa di Barolo fn accolta d'urgenza una ra-
di I I anni che ne aveva già fatte tante, da far credere che
un'indemoniata. La condussero alla chiesa di Maria Ausi-
atrice, perchè il Servo di Dio la benedicesse; ed egli, con una
oicezza incantevole, vòltosi alla ragazza: - Con tz'tta piacere
le disse - ti a2 la benedixione della Madonna, a@ncl& t i
ccia buona e santa... e anche suora tifarai! - e, dopo di averla
enedetta, dandole una medaglia di Maria Ausiliatrice, l'esortò
baciarla più volte al giorno con rispetto e confidenza, e a reci-
Ave assicurandola che la Madonna l'avrebbe
igliosa! da quel giorno la ragazza divenne
docile, saggia e pia, tutte le suore ne andarono meravigliate,
opo vari anni la videro entrare in un altro istituto religioso,
d è contenta e felice, come le aveva detto
le medaglie di Maria Ausiliatrice gettate o sepolte in
ttate in mare, otteneva la soluzione favorevole
ti d'acquisti per la fondazione, o ampliamenti

27.8 Page 268

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486
V - Sull'orme di Don Bosco
di case salesiane e la calma di burrasche; ed egli stesso narrava
questi portenti riferendoli alla bontà di Maria Ausiliatrice o
all'intercessione di Don Bosco, con tanta fede e naturalezza
che proprio non si sapeva se fossero da attribuirsi alla potenza
di Maria Ausiliatrice, o all'intervento di Don Bosco, o alle
p-eghiere di Don Rua!
N&mancano altri fatti ancor più interessanti.
pietra ~ ~ i v a z zsoa,lesiano, udì raccontare che trovan-
dosi Don Rua a pranzo dal Vescovo di Santander, la sorella di
Monsignore gli domandò se aveva ancora qualche relazione
con Don BOSCOm, orto da molti anni. I1 Servo di Dio rispose:
«San pochi giorni che mi trovavo molto preoccupato per la
soluzione di un affare assai importante; e per quanto vi peri-
sassi, non trovavo il bàndolo della matassa, quand'ecco mi si
presentaDon Bosco e mi dice: "Perchè non ricorri a N. N. che
certamente ti toglierà d'impiccio?,, Feci come disse Don Bosco,
e tutto riuscì benissimo 1).
~ b anbche~il dono della più intima unione con Dio, d
restasi. Efisio Angius, per 4 anni addetto alla sua perso
dichiarava più volte, pronto a farne regolare deposizione g
rata innanzi al Tribunale Ecclesiastico:
« u n a sera, secondo il solito delle altre sere, il signor D
nua mi diede a leggergli un capo di un Iibro spirituale, cre
l'Imitazione d i Cristo; ma non appena arrivai a finir quel cap
tolo; vidi, con mia sorpresa, in un attimo, tutta la persona d
signor Don Rua inondarsi di una luce bianchiss
purissimo corpo andar in estasi; e al sentirsi da me tocca
chiedergli se doveva o no continuare la lettura, lo vidi di
por piedi in terra e rimettersi nella posizione di prima,
gli occhi rivolti al cielo esclamare: - Quanto buono,
io, quanto sei liumo!... Grazie, o M a ~ i a.!.. h.
Trovandosi a Livorno, in tempo degli eser
celebrare la S. Messa nella cappella delle novizie. 11 conte
gliela servì, e, recatosi in sacrestia, mentre ii Servo d
ceva il ringraziamento, lo vide in estasi!...
Moltiplicò più volte le Sacre Particole, le i
uva e confetti, mentre li distribuiva patername
giovanili che gli si affollavano attorno.
- l'enerato da tutti esaltato da Dio
487
L'ultima volta che fu a Caserta, nel novembre del 1908,
- scrive il sacerdote Don Pietro Squarzon, che era catechista
in quell'istituto salesiano - <iaccolto con sentite dimostrazioni
di venerazione e di affetto dai superiori, dagli alunni delristi-
tuta, e da numerosi ammiratori delllOpera Salesiana, destò
subito in tutti una profonda impressione con quella sua aria di
santità e di paterna bontà sorridente. Invitato dal &rettore
Federico Emmanuel a celebrare il mattino seguente la Messa
della comunità nella cappella interna, accettò ben volentieri
l'invito. L'assistenza dei giovani, l'ordine del piccolo clero per la
sdenne e straordinaria funzione religiosa preoccuparono taiito
il giovane catechista, che non pensò se nel Tabernacolo vi fos-
sera Particoie sufficienti per una Comunione di oltre 200 gio-
vani, e al momento della Comunione indossò cotta e stola per
assistere il signor Don Rua nella distribuzione delle Sacre
Specie; ma quando sali all'altare e constatò che nell'unica pis-
side non v'erano più d'una dozzina di Particole, si sentì scon-
volto e fortemente turbato. Si fece accompagnare da due torci-
feri alla chiesa pubblica, sperando una soluzione alla critica
situazione. Richiesto, Don Antonio Uberti addetto alla chiesa
rispondeva che non ve n'erano abbastanza neanche per i fe-
deli. Non si può dire in quale stato d'animo il giovane prete
tornasse dia cappella interna.
E Don Rua?... Tranquillo, senza spezzare le Specie Buca-
e, continuava a comunicare...,e passarono alla balaustrata
ti i 200 giovani, i confratelli, chierici e laici, e i famigli.
1) 11 catechista stesso copriva la pisside e la riponeva ne]
rnacolo con un nodo alla gola e le lacrime sulle ciglia. LO
di pianto venne, quando potè trovarsi in sacrestia. Aveva
O che il numero iniziale di Particole nella pisside non
diminuito al termine della Comunione generale! I giovani
lero saper subito la causa di quel pianto; e il catechista, narrò,
i singhiozzi, l'accaduto. A mezzogiorno, a tavola, egli provò
ccennare al fatto del mattino; ma Don Rua, con uno sguardo
sorridente, gl'impose silenzio e distrasse l'attenzione
senti parlando d'altro. Profonda fu l'impressione ripor-
dai giovani; e, divenuti ex-allievi, gli alunni di quell'anno
rdano il fatto e ne parlano con ammirazione*.

27.9 Page 269

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458
-V Sulì'orme di Don Bosco
La stessa meravigliosa moltiplicazione awenne, in identiche
circostanze, nell'istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice a
Giaveno. nel 1 ~ 0 6 :ed altre in altri luoghi.
A Barcellona - attesta Suor Martinez - al termine di
un'accademia presentarono al Servo di Dio <<unascatola di
confetti che volle distribuire. Non so se si realizzasse il miracolo
delle nocciuole di Don Bosco; il certo si è che il buon Padre
distribuì confetti alle Suore e alle ragazze (un'ottantina di per-
sone), ne diede 4 o 5 a ciascuna, la scatola era piccola, eppure
ne ebbe abbastanza per tutti. Noi ritirammo la scatola con
venerazione )>.
Da quanto abbiam detto fin qui e da quanto verremo di
cendo, il lettore non può non restar ammirato dei doni sin-
golari che il Signore iargi al suo Servo fedele!
Quanti ne potremmo ancor accennare! Anche degli aiuti m
teriali che gli venivan prodigati-in modo straordinario potrem
scrivere molte pagine.
E le anime salvate? chi può dire i prodigi compiuti con
assidui ed opportuni ammonimenti? Abbiamo varie testim
nianze che accennano a fatti singolari awenuti nel secreto del
Confessione, quando illuminato da Dio leggeva nelle coscien
e vari, memori del suo zelo e della sua pietà, dichiaran
averlo a modello di vita interiore.
E quanti altri ricordi significativi delle virtù e della
del Servo di Dio dovremmo esporre! Solo Iddio sa
quante meraviglie awennero ad intercessione di Don Ru
Tutti cotesti fatti, che nella coincidenza delle parole e
atti e del contegno del Servo di Dio coll'effetto miracol
singolare s'elevano dall'ordinario, non solo giovarono a
vide o ne fu oggetto, ma fanno del bene a noi e ne fara
posteri. Come i miracoli operati da N. S. G. Cristo add
confermano la sua missione divina, così i prodigi che s'i
trano nelle vite dei Santi dicono chiaramente che dob
vedere in loro gli araldi di Dio, i quali ci ripetono e C
con le parole e coi fatti, gli insegnamenti di Ges
Ci sproni il fedelissimo Don Rua a vivere nella
della Fede e a raggiungere quella perfezione che
noi è possibile con la pratica della Legge Divina
I SUCCESSORE DI DON BOSCO
SECONDO DECENNIO
NUOVI TRIONFI
1899.
- gli ultimi anni sali. più volte al Calvario!- Visite trionfali alle case
della Spagna. Imponenti accoglienze a Barcellona. - A (&ona.
Pericoloso deragliamento del convoglio a Qucigal. - A Braga
V&. - A Lisbona: visite a Corte: alla staziae tutti s'inginoc-
iano per esser benedetti. - A Siviglia «si vuol festeggiare il pas-
- io di un santo ». Uguale entusiasmo a Valverde del Camino,
- Montilla, Utrera, Jerez de la Frontèra. A Malaga ed
- - 'a. Ad Orano, Enchm~hlM, ers-el-Kebir. Torna al mex-
- - lla Francia e di là all'Oratorio. Lavoro enorme. Alla
le Antaelliana. - In visita alle case d'Italia. - A Bologna
le feste inaugurali dell'Istituto. - A Milano e a Modena. -
- - Roma assiste alla consacrazione delle diocesi dell'America Latina
[la Basilica del S. Cuore. La festa di S. Giovanni Dolorose
ixie delle Missioni. - Un decreto della S. C~n~wegaziondeel
Uficio e sante raccomandazioni del S m o di Dio.
rimane a dire degli ultimi dodici q n i della vita del
di Dio, dodici anni vissuti tra l'ammirazione universale
uo succedersi di pubblici trionfi e d'intimi inattesi
i permessi dalla Divina Prowidenza, che ci faranno

27.10 Page 270

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490 V I - Successoue di Don Bosco - Secondo decennio
meglio comprendere l'alto grado di virtù da lui raggiunto che
toccò l'eroismo del martirio. Non si può dire in due parole
di che si tratti; è meglio parlarne a suo luogo. Tre specialmente
furono così gravi, che oseremmo dire, lo costrinsero a salire
ogni volta il Calvario!...
Rieletto Rettor Maggiore, vide la necessità di tornare al-
l'Estero, e celebrata la festa di S. Francesco, partiva alla volta
di Modane, e dopo una breve fermata ad Oulx ed altre a
Rmans e a Montpellier, proseguiva in compagnia di Don Ma-
renco alla volta di Barcellona.
Vi giunse alle otto di sera, in compagnia di Don Rinaldi,
che gli era andato incontro a Gerona. Alla stazione erano ac-
corsi ad ossequiarlo i membri del Comitato Salesiano, molte
signore e il presidente del Circolo Don Bosco. Alcuni allie '
esterni tentarono di distaccare i cavalli che traevano il cocchi
sul quale venne invitato a salire nel recarsi a Sarrià, bramos~
di condurlo a mano attraverso la Rambla, che a queu'ora rigur-
gitava di gente e di luce, Giunti a Sarrià, l'accompagnaron
in chiesa a cantare il T e Deum.
Il giorno dopo vi fu conferenza salesiana nella grandios
chiesa d i Belén tenuta dal dott. Ramon de Garamendi
il Servo di Dio prese in fine la arol la, dicendo che avrebbe i
partita una particolar benedizione in nome del S. Padre.
occhi di tutti erano fissi su lui, e appena fu in sacrestia
folla enorme l'avvicinò per vederlo e parlargli. Finchè r
a Sarrià, ogni giorno, ogni ora, fu un accorrere di gente d'o
classe sociale che supplicava di ~ o t e r l ovedere e intratten
con lui un istante, ricchi e poveri, sani e malati d'ogni gen
Benefattori ed allievi gli si raccolsero attorno in partico
adunanze, ed egli visitò le case salesiane e delle Figlie di Ma
Ausiliatrice, e il noviziato di S. Visens dels Houts.
La sera del 17si recò a Gerona. Pioveva a dirotto e con 1
a piovere tutta la notte, e tutti benedicevano il Sign
quelle terre da molto tempo non avevano più avuto una
d'acqua. Ma i nostri erano sopra pensiero per l'esito del1
monia, che doveva aver luogo il 19, la domenica. ci In
alla grande allegria, che tutti sentivamo per avere t
Rua - ricorda Don Giacomo Gbione - non potev
I - Nuovi trionfi
491
tare un certo timore, e cioè che per causa della pioggia non
potessimo celebrare con la desiderata solennità la festa della
benedizione della prima pietra della nuova chiesa. Egli se n'ac-
corse e ci assicurò subito con queste parole: - Voi temete di
non poter celebrare solennemente la festa per causa della pioggia...
Non temete; se voi procnrwete di recitar bene le orazìai questa
sera e domani, vedrete come domenica non pioverà, e faremo una
gran festa. Altre volte mi sono trovato in simili circostanze ed
avendo fatto ai giovani la stessa raccomandazione, tutto andd
)> Come disse, così fu; il giorno dopo cominciò a rassere-
narsi il cielo, e la domenica non si vedeva una nuvola all'oriz-
zonte, e si celebrò la festa con straordinario concorso di popolo.
Altra cosa ci annunziò quella sera. Mentre stava parlando e
continuava a piovere, egli ci disse: - Va' vedete con che abbon-
danza cadono le gocciole della pioggia! Ebbene, dovete sapere
che questa pioggia abbondante, che sta cadendo, è una figura delle
nz~merosissimegrazie e favori, che Maiia Ausiliatrice dispenserà
questa casa, sopra la città di Gwona e tutta la provincia.
1) E fu profeta; la divozione a Maria Ausiliatrice si propagò
eravigliosamente nella città e nella provincia, e da tutte le parti
i giungevano relazioni di grazie I).
A Torino per molti giorni non si seppe nulla dell'entusiasmo
e ovunque destava il Servo di Dio, perchè aveva detto a
on Marenco che non occorreva che scrivesse, dovendo te-
rsi egli stesso in corrispondenza con Don Belmonte.
Da Barcellona si recò a Bilbao, Savagozza e Santandw.
IO marzo giungeva a Salamanca, e Mons. Vescovo volle che
itasse i principali monumenti della città e si recasse anche
a vicina Alba des Tormes per venerare le preziose reliquie
S. Teresa di Gesb.
A Bejar una folla di signori e di popolo l'attendeva alla sta-
, e appena apparve fu un continuo gridare evwha al Santo,
tutti lo chiamavano, a Don Bosco, a Maria Ausiliatrice.
a Bqar tornò a Salamauca, e di con 15 ore di viag-
entrava in Portogallo e scendeva a Braga, dopo aver corso
ve pericolo. A Quqigal, la quarta stazione dopo Sala-
ca, il ci treno - scriveva Don Marenco - per negli-

28 Pages 271-280

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28.1 Page 271

▲back to top
qgz V I - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
genza del deviatore, s'inoltrò sul binario morto dove staziona-
vano una decina di carri, carichi di grano e di legname. L'urto
fu terribile quanto improwiso. I carri-merci andarono a pezzi,
scavalcandosi gli uni gli altri, e il nostro treno fu reso inservi-
bile. All'urto noi ci siamo sentiti sbalzati contro i viaggiatori che
sedevano in faccia, e poi rotolammo tutti per terra, confusi
coi bagagli che ci caddero addosso. I1 sig. Don Rua ebbe un'am-
maccatura alla fronte, non grave, ma che gli produsse emorragia
dal naso; un altro viaggiatore ebbe una spalla malconcia; Don
Rinaldi, io ed altri del medesimo scompartimento, nulla. Negli
altri scompartimenti, specialmente nelle carrozze di terza classe,
dove non vi sono cuscini, l'affare fu più serio, vi furono feriti
e contusi, non però mortalmente, per quanto si è potuto sape
visitando il treno. La macchina servi ancora per trascinarci al
stazione successiva, dove si formò un nuovo treno e così si po
il viaggio senza incidenti. Don Rua ben a pro
sito notò come lo scontro awenne alle 6 del meridiano di
drid, che sarebbero le 7'/%del meridiano dell'Europa cent
ora in cui i confratelli ed alunni facevano la S. Comunione
forse pregavano per i pellegrinanti. Sia adunque ringraziat
Signore! I).
(iIn ogni casa - prosegue Don Marenco - è ricevuto
vero trasporto, con affetto e sto per dire con divozione, non
dai confratelli e dagli alunni, ma anche dagli esterni spe
mente Cooperatori. A Sarrià, a S . Visas, a Bejar, i Munici
il popolo con il Clero vennero ad incontrarlo. I Vescovi di Bz
bao e di Salamanca, i Gesuiti di Bilbao e di Salamanca,
Scolopii di Saragoxxa e i Carmelitani di Alba de Tormes died
tali dimostrazioni di stima, che mai le maggiori. E poi, dovun
vien con premura circondato da persone che vogliono co
da giornalisti che chiedono una parola, da infermi che vo
una benedizione. Sarebbe lungo dire tutto. Qui mi limito a
che si rinnovano i fatti di Don Bosco, compreso quello di
tagliati i panni addosso al povero signor Don Ruui).
A B r q a giunse alle nove di sera; accolto in trionfo, e in
tutti a recarsi in chiesa a ringraziare Maria Ausiliatrice che1
prodigiosamente salvato dallo scontro tremendo.
Rientrando nella Spagna, sali a Vigo,((dovetanti ragaz
1 - Nuovi trionj
493
gridando <'VivaDon Rua,, e galoppando, accompagnarono la
vettura dalla stazione alla casa salesiana, che è assai distante,
con l'ammirazione della città intera*. E il Servo di Dio, pieno
di ammirazione per la semplicità della popolazione dell'Arenal,
la maggior parte pescatori, promise d'occuparsi della loro assi-
stenza spirituale, anche in omaggio all'ilpostolo della Fede nella
Spagna, i cui resti mòrtali formano il sacro tesoro della Galizia,
e nel 19oIla promessa era compiuta.
Da Vigo scese nuovamente nel Portogallo e la mattina dell'~r
ntrava a Lisbona. I1 fior fiore della nobiltà lusitana, con a capo
1 Nunzio Apostolico, il Governatore Civile, e l'Arcivescovo
tto di Braga, si raccolse nell'istituto salesiano per osse-
'arlo ed assistere alla geniale distribuzione di utensili del
oro mestiere agli alunni artigiani degni di premio. Anche a
orte mostrarono vivo desiderio d'una visita del Servo di Dio;
la Regina Donna Amelia - scrive Don Marenco - lo rice-
ette con la maggior deferenza; disse che avrebbe protetto,
ome difatti protegge, l'Opera Salesiana... Mostrò desiderio
he si prendesse la direzione di un istituto esistente di discoletti...
n seguito si volle che Don Rua vedesse e benedicesse i princi-
ini, Don Luigi Filippo, presunto erede del trono, e suo fra-
ino, l'Infante Don Emanuele. Fu così commovente la cara
plicità di che diedero esempio! Don Rua li benedisse e li
Ò d'una medaglia di Maria Ausiliatrice. I due principi
rono ammirati del loro visitatore. Oggi fu la volta della
ina Maria Pia... Caso volle che ricorresse il genetliaco di
uo fratello Umberto. Don Rua promise preghiere per essa,
r esso, per tutti ».
A Lisbona, nella chiesa di N. S. de Lupa, tenne conferenza
francese, presenti il Nunzio Apostolico e molti illustri perso-
aggi. I1 marchese di Liveri volle imbandito un pranzo, ove
ero corona al Servo di Dio il Governatore della Capitale e
rime autorità, ed offrì centomila lire per l'acquisto del
rreno necessario per fabbricare il nuovo istituto salesiano.
uando lasciò Lisbona - diceva Don Cogli010- la stazione
gremita di amici e ammiratori per salutarlo. Don Rua era
salito in treno, quando si udì una voce: "Don Rua ci bene-
,,. E tutti s'inginocchiarono a terra, mentre il Servo di

28.2 Page 272

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494
V I VI successore di Don Bosco - ,Secondo decennio
Dio commosso, ritigraziava e impartiva la benedizione. A me,
che yaccompagnai per qualche ora in treno, diceva: - Credi
eh., lascio a Lisbona una parte del mio c m e ! ) ) .
aver visitato il noviziato Salesiano al Pinharo, il 17
marzo partì alla volta dell'Andalusia e il 18 era a Si%'lia,
la stampa ne aveva preannunziato l'arrivo destando un entu-
siasmo indescrivibile. La città venne scelta dal servo di
come centro da cui si portò a visitare le case salesiane vicine,
e vi si fermò
religiose dette
i
giorni, anche durante le celebri dimostrazioni
pasos; e fu una processione continua Per ve-
deve e parlareal <<Santo,,e:ra questo il nome che s'udiva sul
labbro di tutti.
xnaldi ricordava la singolare impressione che
R~~ lasciò al popolo di Siviglia, quando assistè alle accennate
processioni della Settimana Santa. La gente 10 conosceva, 10
guardava, lo fissava, e si vedeva sopra ogni volto l'ammirazione
che destava il suo raccoglimento. Ricordava anche che Don
M
~meravi~gliato d~ei contin~ui appl~ausi e d~elle gra,ndi
mseosrtrvadzoiio~nii~ch-e nseillgeiucnhsieespei,ùpevrollteevainecehedaaptpaegrltiuatrtgolisiil
facev
Pastra
e la veste, e a rubargli la berretta per aver un ricordo! -
faceva confidenzialmente questa dichiarazione: - Io tenzo
R~ debba morir presto, pwchè questi straordinari
menti non possono esscr altro che il preludio della Prossima
stesso avvenne a Carmona. Tutta la città gli an
contro, e si stabilì di fargli fare a piedi il tragiLt0 dalla staz
alla casa salesiana, per dar agio a tutti di vederlo, mentre
andavano ripetendo: - 2 un santo!
A valverde giunse alle dieci di sera, e l'intera PoPo
si riversò ugualmente alla stazione e l'accompagnò
delle lqglie di Maria Ausiliatrice, facendo tanta calca
alla sua persona, che fu necessario che le guardie muniti
aprissero il passo, non solo per le vie, ma anche quando
entrare in chiesa.
uguali scene di devoto entusiasmo si videro a
~ ~ t i lAl E~cij.a, appena arrivò il treno su cui il
~i~ si trovava, suonarono a festa tutte le campane,
ecclesiastiche e civili gli resero omaggio. E si rin
I - Nuovi t&?$
495
entusiastica dimostrazione alla partenza: uomini e donne, grandi
e piccoli, andavano a gara per awicinarlo e baciargli la mano,
ripetendo ad una voce: - Ecco il santo!
La mattina del 25 marzo giunse ad Utiera e fu accolto con
tale apparato che, si diceva, si vede soltanto quando passa il
Re o qualche Pwsona della Famiglia Reale. L'arciprete, in pre-
senza dell'Alcalde e di tutte le autorità civili e militari, mani-
festava 1%sua gioia nei vedere Don Rua irradiato dal duplice
prestigio della sua santa missione e della sua santa vita, per
vivificare con lo spirito di Don Bosco e svolgere e consolidare
l'opera sua S. Tanta fu la calca che s'affollò nei cortili delllisti-
tuta, che si dovettero chiamar le guardie cittadine per
La domenica delle Palme celebrò la funzione, e durante la
settimana visitò altre case, ovunque festeggiatissimo.
I1martedì santo a rere% de la Frontera fu accolto al suono
delle campane deUa
Presso le Figlie
parrocchia, dove si cantò il
di Maria Ausiliatrice in Calle
S.Dvie~ente~
~
.
ifu tale l'entusiasmo tra le ragazze anche le più piccine, che noi
ricorda Suor Antonietta Ivaldi - dicevamo che si rinnova-
O le belle scene che si erano svolte attorno a ~0~ B~~~~ a
igi e a Barcellona... 1). Alla festa prese parte tutta la nobiltà
Sivigli%e Don Rua @ n euscì con le vesti tagliuzzate, persin il
Povero cappello ebbe a vedersi mancante della badana [della
al. E ricordo che egli, con vero rammarico, non tanto per
dei panni, ma per la sua grande umil&, diceva: -
... edono che Don Rua sia un santo, e lo spogliano persino delle
ti!...Povwetfi! - e si rattristava in volto con pena sincer,)a,
Sceso a MalaEa, gli fu reso pubblico omaggio nella grande
Filarmonica dell'Istituto Musicale, presente il v~~~~~~
n meno di ottocento persone, il fior fiore della cita, Quando
l~l'accom~agnaronaol porto non solo (ii confratelli, i coope-
i e gli alunni interni ed esterni dell'istituto, ma un motido
te che voleva vederlo ancora una volta, udirne una pa-
iceverne la benedizione.
fatica si potè arrivare aiio scalo del battello. parevache
0~010non sapesse dividersi da colui, che stimava e diceva
no di Dio. I principali cooperatori salirono anch>essi a

28.3 Page 273

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- 496 VI - Successore di Don Bosco Secondo decennio
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28.4 Page 274

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-I Nuovi trionfi
497
Salito a bordo del vapore Abd-el-kader, il 22 aprile giungeva
a Marsiglia dove era atteso con ansia. La maggior parte degli
alunni deli'oratorio di S. Leone non l'aveva mai visto, e la
brama di vederlo s'era accresciuta nell'apprendere l'entusiasmo
col quale era stato ricevuto in tante città della Spagna e del
Portogallo. Avevano innanzi alla mente la scena del Principe
Ereditario del Portogallo e del fratello a lui presentati dalla
madre Regina Amelia ed inginocchiati ai suoi piedi... S'imma-
gini la festa che gli fecero, appena comparve!:..
A Saint-Pierre de Canon diede l'abito chiericale a vari no-
vizi, e raccomandava la conversione deli'ilfrica allo zelo dei
Salesiani di Francia.
Dopo aver visitato le Figlie di Maria- Ausiliatrice a Santa
Margherita riprendeva il viaggio alla volta dell'Italia, con brevi
tappe a Nizza Marittima, al Torrione di Bordighera, a Nizza
Monferrato; e la sera del 7 maggio rientrava nell'Oratorio di
Valdocco, accolto con lo stesso giubilo che s i vedeva brillare
quando tornava Don Bosco.
La notizia del ritorno si diffuse all'istante, e l'anticamera
prese a gremirsi di salesiani e forestieri, avidi di poterlo vedere
e parlargli. Enorme fu il lavoro di quei giorni, e più ancora
durante le feste di Maria Ausiliatrice; poi si rimise subito in viag-
gio. <Ii1 nostro venerato Superiore - scriveva Don Belmonte-
è nuovamente partito il giorno 26 corr. in visita di parecchie
e d'Italia. Mentre scrivo, egli ha già visitato la casa di Spezia
ammirato il grandioso tempio innalzato in brevissimo tempo
a Beata Vergine della Neve. Fu a Firenze per sistemare alcuni
articolari interessi. Passò quindi a Bologna per l'inaugurazione
ei nuovi locali deli'oratorio di quella città. Domani partirà
la volta di Fewara, ed in seguito visiteràle case di Este, Mo-
, Veneto, Verona, Desenxano, Treviglio e Milano. Conti-
poscia il suo viaggio per Parma, Modena sino ad An-
a,.. Se il tempo glielo permetterà è probabile che si rechi
sitare le case di Loreto, JeG, Trevi, Gualdo Tadino, ed
veva assunto tre particolari impegni: assistere aii'inaugura-
e della casa di Bologna il 30 maggio, alla festa di Maria
liatrice a Milano il 6 giugno, e I'IIdeiio stesso mese alla
- Don Michele Run.

28.5 Page 275

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498
VI - Successoredi Don Bosco - Secondo decennio
posa della prima pietra dell'istituto salesiano in h c o n a ; per
non andare e venire ogni volta da Torino, con grave sacrifizio
tracciò l'itinerario in modo da poter visitare tutte le case sale-
siane che si trovavan sul passaggio.
A Bologna assistè alle feste inaugurali dell'Istituto, circon-
dato d$la parte più scelta e gentile del pubblico bolognese.
M ~carp~anel~li, di,rettore diocesano dei cooperatori, rievocando
la cerinionia delfa posa della prima pietra e la rapidissima co-
struziorle della grande e beilissima casa, che fin dal 15 ottobre
aveva
150 allievi ed allora ne contava 220,' la dic
pubblicamente, come era detta da tutti, la casa de[ mira
E Rua ringraziava quanti avevano Cooperato al prod
A fifilano prese parte alle feste di Maria Ausiliatrice celebr
tesi a S. Maria Segreta e nel pomeriggio all'adunata dei Coop
ratori nella nuova cappella dell'Istituto in Via Ceperni
dal Card. Ferrari; ed ebbe care parole Per qua
avevano contribuito ad innalzare il nuovo ramo dell'Istitu
I aveva promesso di trovarsi ad Ancona; ma non esseri
termimitii lavori preparatori per la cerimonia che si dovev
compiere (la quale si svolse il 3 agosto), potè
per
ed assistere alla solennissima cer
nel]a Basilica del S. 'Cuore da cinquantatre
scoviAmericani adunati in ConcilioPle
vano le loro diocesi e tutto il Sud-Ameri
11 23 giugno era di nuovo a Torino, al
tennero secondo l'usato due adunanze: il 23 p e r festeg
i] Successoredi Don Bosco, il zq per Co~memorarDon
e lJiina e l'altra in realtà ebbero un tema unico: Don
vivente inDon Bosco, o meglio Don Bosco
~ e ~ o y n nee,ll'inno d'occasione,
- bile Fondatore: - Del tuo gran cuor part
-' ognor tuo fido interprete nel1
h c h e Don Francesia cantava il co
del Padre con quello del Figlio prediletto, Pe
quelli che vcrran dopo di noi, - che questo tempo chia
- antico, al vedcr, al contar i mmti s k i , - Z'oPre cont
- far p d c o , diranno che Don Bosco non è morto, - 0
se no~z8 risorto! a.
I - Nuovi trionJi
4%)
Di quei giorni gli giungevano dalle Missioni dolorose no-
tizie per l'inondazione di molte residenze della Patagonia set-
tentrionale e Centrale. Lo sgelo delle nevi e le straordinarie
piogge di maggio e giugno sopra le alte cime delle Cordigliere
avevano cagionato lo straripamento dei cinque fiumi principali
delfa Patagonia, avvolgendo tra i vortici di impetuose acque,
Per una estensione di oltre centomila chilometri quadrati, le
valli del Rio Limay, del Neupua, del Colorado, del chUòut e
del Rio Negro, ov'erano stabilite le Case più importanti
della Missione. Non meno di trentamila abitanti si videro co-
stretti a fuggire e coi loro numerosi armenti salvarsi sulle vicine
alture, soffrendo ogni sorta di privazioni.
1:paesi di
e Chosmalal alle falde delle Ande, e quelli
del centro, Conesa, Pringles e Patagones, furono gravemente
danneggiati; e andarono completamente distrutti quelli di ~ ~ i -
Rawson, capitale del Chubut, Viedma, capitale del ~i~
Negro, e Roca, sede delle forze militari andine. vi fu da rin-
graziare il Signore che non permise vi fossero a lamentare vit-
time umane, essendo venute le acque in tre riprese, per cui
le popolazioni poterono mettersi in salvo.
(1 D'un'altra grave disgrazia - scriveva il Servo di ~i~
apposita circolare a tutti i cooperatori - devo ancora par-
mi, avvenuta alle Missioni della Terra del Fuoco, già tanto
ovate gli anni scorsi. Un nuovo incendio nell'lsola D~~~~~
e i ' magazzini dov'erano le somministranze per
entazione di quei selvaggi, e fiere burrasche nello Stretto
Magellano causarono gravi danni
ano i soccorsialla Missione della
alle imbarcazioni
Candelara... 0 .
cl1e
re-
Tra tante gioie e tanti dolori, tra tante prove di benedizioni
sti e tante amarezze, il Servo di. Dio senti il bisogno di rac-
, insieme con Don Marenco, in solitario ritiro spirituale
1 Santuario dei Laghi ad Avigliana.
'ultimo d'ottobre diede l'addio a un drappello di
di missionarie, e il giorno d'Ognissanti fu visto colle
li occhi nell'apprendere la morte del Procuratore
e Don Cagliero. D'ingegno elevato e operoso, di dottrina
a, di rara,prudenza, di tatto finissimo, la sua scomparsa
i 4.5 anni, fu un'inattesa sciagura per la nostra Società,

28.6 Page 276

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- V I - Successore di Don Bosco Secondo decen7lio
500
sebbene la sua salute fosse quasi sempre malferma; e special-
mente per il Servo di Dio'fu un gran dolore, anche perchè di
quei giorni una disposizione della Suprema Congregazione
Romana lo teneva in grave preoccupazione.
data luglio di queli'amo la S. Congregazione del Santo
ufficiovietava ad ogni superiore, maggiore e minore, dei Semi-
nari, Collegi e Comunità Religiose della città di Roma, tranne
qualche raro caso di necessità, d'ascoltare le confessioni degli
alunni dimoranti con loro nella medesima casa. 11 decreto era
precettivo per Roma, ma naturalmente diventava direttiva
per ogni diocesi, e non poteva non esser preso in considerazione
dal servodi Dio. Ubbidiente e devotissimo alla Chiesa e al
~ ~ Ponte~fice edainsiem~e assidouo e vigilante a mantener
in fiore tutte le tradizioni di famiglia, non sapeva come secondare
il volere della S. Congregazione e serbar intatto 10 spirito del
Fondatore.
era solo e perchè i giovani preferiv
sacerdote, fu sempre il direttore- spirituale
rito di quanti vivevan con lui. Seguendo il suo spirito e le
norme direttive, i sacerdoti salesiani, compresi i direttori, att
devano al ministero della Confessione in tutte le case. Co
fare?... 11 zg novembre, dopo aver molto pregato e medita
inviava una lunga lettera agli ispettori e ai direttori sul m0
di amministrare il Sacramento della Penitenza nei nostri I
tuti; e ricordando I'apostolato compiuto
questo
li spronava ad una santa ambizione dico
al propriocollegio quel carattere per
andarono ognor distinti da molti altri,
SS. Sacramenti; e li invitava a riflettere sull'iInp0rt
cotesto sacro compito, a studiar sempre più a fondo la
pratica, a non omettere mai la soluzione mensile
aiutare con opportuni avvisi e consigl
cominciano a dedicarsi ad ascoltare
Senz9indugioil Servo di Dio si sare
creta, ma trattandosi di rompere unatradizione ini
B~~~~ e in vigore tra noi da circa sessant'anni, rit
temporeggiare alquanto per disporre le cos
I - Nuovi trìonjì
50'
veniente, non essendo possibile venir d'un tratto al13esecuzione
senza andar incontro ad inconvenienti maggiori. per parte sua,
se non l'avesse veduto in contrasto con le tradizioni di famiglia,
l'avrebbe accolto sull'istante.
Intanto, ne1 nuovo amo, ultimo del secolo, si preparava
ad accendere nella Società un tenerissimo culto verso il sacro
Cuore di Gesh.
la consacrazione
Papa Leone XII
di tutto il genere
Iumnaenl o1a8l99saacvervoacudoercer,etaetdo
aveva sancito che il 1900 s'inaugurasse efelicemmte compisse
con l'invocazione del soccorso di Dio e dell>,unigenitosuo ~ i g l i ~
e Redentore nostro,, concedendo che tanto il 3I dicembre 1899
Come il 31 dicembre 1900 « alla mezzanotte, nelle chiese e
s~~~~~~~ Oratore in cui sì conserva, giusta il sacro &to, la SS. E ~ ~ ~
stia, Potesse esporsi all'izdorazione li4ugzlstsmo
e )),
0 cantar una Messa e distribuire la santacomunione.
11Servo di Dio fece sue tutte le raccomandazioni del sommo
Pontefice, e fin dal 28 novembre 1899 nella circolare mensile
esortava i d h t t w i a rominciare l'Anno Santo con bella e divota
solennità, accompagnata da una Comunione ~ ~ ~ e~ da1va ~ ) ) ;
fin d'allora ai confratelli e agli alunni queste strenne per il
nuovo anno, dalle quali affiora tutto il fervore dellJanima sua,
Ai Salesiani: i o Ricambiar con affetto di riconoscenza
Gesk vittima del suo' umore pw noi, gecialmente colsacr$zio
della nostra volontà, m~diantel'esevcizio di uolontcrosa e
bbedimza.- Z0 Consolare la celeste nostra patrona ~~~i~8s.

28.7 Page 277

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I1
CONSACRAZIONE DELLA PIA SOCIET
AL SACRO CUORE
~i ltuouo invisita alle case. - A Roma, Napoli, Messina. - Accozlieme
trionfali i,, ogniparte della Siciliai a S . Gregario, Pedara, Brofzte,
- ~
~ li N~unziata, dVizzini. -~ii Se quest~o santo b@~:edice
le
il
nostre
card,
ccaemlepsaiag.n-e,Ail
n
Tunisi.
sarà propizio ». A
- Anclze nel ritorno,
Palermo
ovunque
~ziaris
acca
~
- come santo. - Costeggiando l'Adriatico, sale a
~ l ~ ~e ce~ntra~a T~orindo. ~A Mi ilan~o a,ssi$
$?ilr+Ltraa del teinpio di S . Agostino. - Piccola 7nostradellcscuo
profes~oinzcal l~' ~ir a t o r i-~ .Altue visite interessanti. - Iqzeia D
nlbera in Arizevica a rappresentarlo ai festeggiamenti per il
delle .wssionsailesiane. - La notte del 31 dicemb~econsa
pia Società al Sacro Cuore.
la festa di S. Francesco d i Sales e il
di
il Servo' di Dio intraprendeva un altro 1
viaggio fino in Sicilia e in Tunisia, accompagnato dalle
ghiere e dai più fervidi voti dei confratelli e degli alunn
sera stessa del 31 gennaio era a S. Pie? d'Aren
dopo proseguiva per L a Spezia e F i r a z e . A Roma ebbe la
solazione di poter
al S. Padre; e visitav
G
~ L'acco~mpagnav~a Don ~Giusepp~e Rin ~
.
tramandato molti particolari.
-TI Consacrazione della Pia Società al S. Cuore
503
La mattina del 20 febbraio giungeva a Napoli e si recava
presso il buon cooperatore Mons. Neri, che era incomodato e
a letto. 11 Servo d i D i o gli dà la benedizione d i Maria Ausi-
liatrice e 10 anima ad alzarsi e a celebrare; e Monsignore, come
un figlio al babbo, obbedisce, e passa fuori letto la giornata,
lieto di mostrare a Don Rua la cameretta che aveva ospitato
A Villa S. Giovannz' un industriale l'invitò a visitare il suo
setificio, e gli fè così cara compagnia che, giunti alla banchina,
il bastimentoera già in moto. I1 capitano del porto, 'sentendo
che doveva partire anche il Superiore dei Salesiani, di& fiato
alla tromba, lo fermò; e Don Rua, salendo su di una barchetta,
potè raggiungerlo e in poco più di mezz'ora giungeva a Mes-
sina, accolto con entusiasmo.
Ad Ali M a ~ i n al'attendevano u n a larga rappresentanza del
Municipio, i primari signori della città, il collegio delle Figlie
di Maria Ausiliatrice, e la banda cittadina.
,Belle le accoglienze che ebbe a Catania, p"iu belle ancora
quelle che ricevette a S. Gegouio. (1 Aspettato da ben otto anni
dai cari confratelli, desideratissimodai buoni novizi Ehe mai
l'avevano veduto, sospirato da tutti i buoni popolani - scrive
Don Rinetti-ebbe tale accoglienza che migliore non la potrebbe
desiderare un sovrano. Ad un chilometro circa di distanza dal
centro del paese, sorgeva un bell'arco trionfale, e la viaera
tutta coperta di fiori; i nostri chierici ed i bambini degli Oratori
festivi schierati facevano a gara a chi pel primo poteva
i il benvenuto. Vennero ad incontrarlo parecchie
ietà di S. Gregorio e dei vicini paesi colle loro bandiere,
San Gregorio con tutto il suo clero, il sindaco
a tracolla, parecchi Consiglieri e poi tutto il popolo
si assiepava intorno gridando ed acclamando al sig. Don
O dalla vettura, ringraziava tutti profondamente
pena salutati i rappresentanti del paese, la musica
ratorio festivo di S. Gregorio suonò la sua più
la marcia; e Don Rua si avanzava sotto una fitta pioggia di
i che continuò fino alla Casa, e gli furon presentate palme
anti e ricchissimimazzi di fiori fra lo sparo dei mortaretti
1 suono festivo di tutte le campanen.

28.8 Page 278

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- so4 V I Successore di Don Bosco - Secondo decennio
(l Sembrava - dice Don Picco110 - che' fosse venuto in
quei luoghi il Messia. Quando Don Rua usciva a far visite 0
per altre ragioni, la gente usciva di casa, si assiepava attorno a
lui per baciargli la mano, parlargli; le madri gli presentavano
i loro bambini perchè li benedicesse, e queste scene si ripetevano
dappertutto, anche a S. Giovanni la Punta, a Vah3"md a Pe-
dura, ad Acireale..)).
~ l l ~ p~rosaegue Don Piccollo - «era sindaco di San
~~~~~~i~il cav: Raimondo diBella, uomo di pietà e virtù ecc+
zionale, padre dei poveri e vero protettore dei Salesiani. Egli
era stato l'organizzatore di quel ricevimento, che non fu mai
più dimenticato in quel paese. I1 giorno dopo la venuta di Don
ciò che fece in quella circostanza.
tania ed addobbò la casa come una chiesa...
)) quelgiorno il cav. di Bella ebbe per Don Rua una
venerazione senza limiti, non gli si poteva p
sone in famdiisantità senza che egli dicesse subito: "Sar
da' santi, ma sono stelle;. invece Don
in seguito, ogni anno, e più
d'inviargli generose offerte', e qua
psietorvdaodpi'oDlmiooncihteieddoepnpdioa,
era agli
preghiere
estrem
e la benedizione;
la
ris
sta non tardò, e appena giu
- fico10 e diceva a tutti: - ECCO,
A pedara sceso dalla carrozza s
-.<(fu quasi trasportato da un'onda impetuosa. I reali ca
nieri col funzionante Sindaco fecero come una specie di
drato per frenare l'entusiasmo di vederlo, di baciargli la m
ma era inutile; tutti volevano mirare quell'uomo venerando
giustamente vien chiamato, co
popolo. Tutta lavia principaleera il
stiti di drappi e di ghirlande, portanti nei
Don Bosco e di DonRua...8.
I1 popolo volle la benedizione,
la commozione generale. c< Si ved
mirare quella figura dolce ed amabile, l e madri
presentare i loro figliuoletti affinchè l i benedicess
II - Consanaxione della PiaSoczetà al S . cuore jOj
A Randazxo la venerazione per il Servo di Dio si mostrò
in forma più singolare. Gli alunni manifestarono il desiderio
d'averlo con loro in ricreazione dopo il pranzo, e «ve ne furono
parecchi - scrive Don Rinetti'- che non paghi di vederlo e di
parlargli e stringersi ai suoi panni, armati di buone forbici gli
staccarono parte dei bottoni della veste e del pastrano, e qualcuno,
più indiscreto nella sua divozione, gli tagliò il lembo del pa-
strano e della veste. Già a Firenze era stato così assalito, pur
avendo vicino a il direttore e il 'consigliere scolastico, ed
aveva dovuto dar del lavoro ai sarti...).
)) Qui a Randaxxo la divozione è maggiore, e perciò deve
deporre veste e pastrano, chiedendo l'una e l'altroin prestito
a un chierico, e raccomandarsi che i suoi non.vogliano farli
A' Vizxini fu accolto come un sovrano.
Suor Rosina Magrì ricorda come (i erano più mesi che non
pioveva; le campagne erano aride e si erano già fatte molte pre-
ghiere per ottenere l'acqua, ma invano.. Alla preziosa visita del
sig. Don Rua, il popolo si era entusiasmato e pieno di fede di-
ceva: " S e questo Santo benedice le nostre campagne, il cielo n.
sarà Propizio,,. E prima che partisse lo vollero condurre in car-
n'altura del paese, affinchè benedicesse le campagne;
o indussero pure a visitare e benedire due inferme,
sse di aver fede in Maria Ausiliatrice, e difatti
tempo dopo. Alla seconda domandò se amava la
Se voleva vederla in cielo. Si noti che questa non
a rassegnarsi a morire, e quando l'esortavano a ricevere
Sacramenti, rispondeva che li avrebbe ricevuti quando
be guarita. Ma dopo la benedizione del signor Don Rua
parere. Chiese essa stessa i SS. Sacramenti, e non desi-
a altro che di andar presto in cielo a vedere Maria Ausilia-
i pochi giorni dopo mori, edificando chi l'assisteva,
)) E la benedizione alle campagne? Appena il sig. Don Rua
ozza per recarsi alla stazione, incominciò a Pio-
lito che fu sul treno, l'acqua cadeva a catinelle;
che l'avevano accompagnato, sebbene in carrozze
O cambiarsi da capo a piedi, tanta fu 11abb6n-
ioggia. E come f u abbondante la pioggia, così

28.9 Page 279

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- 506 V I - Successore di Don Bosco Secondo decennio
fu abbondante il raccolto. Ho visto io stessa delle spighe di
dPunagrossezza straordinaria. I chicchi di grano grossi
come
A
cseicri..a. uc. ufsuaospite
dell'Arcivescovo,
celebrò
in
Seminario
e lasciò le più sante impressioni.
A palWmo il Card. Celesia, che lo voile per ospite, era a
letto malato d'influenza e stante l'età avanzata (aveva 86 anni
compiuti) riteneva d'essere alle porte dell'eternih. Do* Rua
l'iucoraggja e gli augura di guarir presto e il Porporato:
- si
la mia ultima ora, mi benedica e mi aiuti colle.
sue orazioni, perchè possa
ben preparato al eibu-
nate diDio.
E Don Rua:
- 11 Signore la conserverà a fare ancora un po' di bene
alla sua ckieSa, ad educare tanti buoni chierici al sacerdozio,
a salvare tanta gioventù; e poichè la desidera, le do volentier'
la benedizione di Maria Ausiliatrice, recitando prima tre Av
pro nobis...
L%mattina dopo il Servo di Dio celebrò nella chiesa
SS. Salvatore e raccomandò alle preghiere dei fedeli il Car
infermo. Alle 1530 partiva per Marsala e di quel m
simo il Card. Celesia era fuor di pericolo, e prima che Don
tornasse a Palermo aveva riprese le pastorali occupazioni
tanto l'entusiasmo che destò con questo fatto, C
li a pochi giorni, quand'egli ripassava a Palermo,
un Numero unico, dove in prima colonna si leg
come il dì stesso che partiva per Tunisi il Cardinale ( ( v
scampato dal pericolo con plauso di tutta I'archidiocesi)).
S'imbarc&a Marsala sui piroscafo Scilla e giunse a
attesoavidamente. Visitò la nuova cattedrale e il Se*
di Cartagine, e le case di La Marsa, Manoda, e Pmto
diede la veste chiericale a cinque nuovi ascrifti aila S
lJabito religioso alla prima novizia dell'isola di Malta C
trava nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatri
marzo ripartiva per Marsala, col mare piuttosto
Quello stesso giorno il prefetto generale Don
scrivendo alle case del viaggio del Servo di Dio, dice
- Cotasacraxione della Pia Societd al S. cuwe
t( al suo pmsapgio si rin:lovano le stesse dimostrazioni di affetto
e di veneyaxione dell'anno passato in Spagna e nel porto&lo,
visite del sig. Don Rua sono considwate una vera benedizione del
S&nore; ilpopolo si affollaintorno a lui p@ vederlo, per baciarg&
la mano, come appunto sucedeva ai tempi del nostro padvc
Bosco. I l suo arrivo neipaesi e città è salutato colsuono delle cam-
Pane, collo sparo dei mortaretti, con archi trionfali, con le case
Pavesate a festa, collo spargwe fiori sul suo passa&.zo., e colla mu-
sica che Precede il colte0 suonando aZlegre marce. @. verammte
ammirabile l'entusiasmo che esso desta ovuzque si
e
W n t i lo avvicinano, ne rimangono non solo -undemente edz$cati,
ma convinti di aver trattato con un Sa7zto. tosi il signore esalta i
Su"S@m.fedeli anche in questo mondòl>.
Questo l'unico cenno che si ha nelle circolari mensili; evi-
dentemente intervenne un divieto.
Rientrato a Palemzo, il 4 aprile tenne conferenza ai coope-
Fatori nella detta chiesa del SS. Salvatore, e la mattiua del
guiva per Girgenti, ti ricevuto come un vescovo da tutto
clero, disposto in due file sullo scalone d'ingresso. ~ ~era ~ t t
s i m e riverente ed affettuoso nella sua solennitàl>.
Invitato a parlare alla popolazione, tenne una conferenza
nella chiesa di San Domenico, piena zeppa d'ogni ordine di
ittadini )), e il Vescovo Mons. Lagumina, C per sottrarlo al-
ccessiva divozione del popolo che avrebbe voluto-baciargli
mani' e strappargli le vesti, comandò che gli lasciassero libero
asso e si contentassero di guardarlo riverentemente mentre
Tra i buoni abitanti di Tmanova C ci fu chi
della
n& di Don Rua, lodisse un santo; e i concittadini gli rispo-
0: - S e è zm santo, n' otterrà la pioggia di cui abbisognamo.
Arrivati a Terranova siamo ricevuti dalla pioggia, e perciò,
mata la santità del nostro Superiore, venne accolto colla
nza che devesi a un santo i).
la stazione di Modica l'attendevano numerose rippresen-
e con torce a vento, essendo omai le nove di sera. ~e cam-
SUonano a festa, vetture di gala attendono in bellJordine
iazzale della chiesa; un popolo numeroso ed educato,
e le case illuminate. Si entra in chiesa e la folla contiiiua a

28.10 Page 280

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508 V I - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
gridare: Evviva Don Rna! Si suona l'organo, si agitano i campa-
nelli come al Gloria del Sabato Santo. I1 signor Don Rua por-
tato a braccia da buoni signori, sale il pulpito, ringrazia della
cordiale accoglienza e si raccomanda che non si gridi evviva
a lui, ma s'innalzino preci a Dio, alla Vergine, ai Santi. Non può
terminare i suoi ringraziamenti, perchè è interrotto da nuovi
evviva e deve discendere dal pulpito in mezzo alle più clamorose
acclamazioni.'Per abbreviargli il cammino e sottrarlo alla folla,
è trasportato in canonica dalla sacrestia. Il mattino del lunedì
9 aprile, disse la Messa per la popolazione che in buon numero
si accostò alla S. Comunione...s.
«Lungo la giornata - scriveva la Sicilia Cattolica - fu
una continua affluenza di persone di ogni classe, avide di con
scere e baciare la mano all'uomo di Dio, dal cui volto risplend
la santità delle sue virtù. Particolarmente il ceto più eletto deil
cittadinanza rèsegli splendidi onori... u.
Q La signorina Maria Abate - ricorda Suor Giovanna Pi
- 10
a mandare le Figlie di Maria Ausiliatrice
Modica offrendosi con le sorelle Catmela e Ignazia a provv
dere loro la casa e il necessario per vivere. I1Servo di Dio l'ascolt
con interessamento e bontà paterna, e in fine le disse che i
quel momento non era possibile mandare le Figlie di Ma
Ausiliatrice a Modica, che pazientassero ancora un
sistendo la signorina Abate: - Faccia presto, signor
che le mie sorelle sono vecchie ed io .ho i miei anni an
presto; se no, verrà la morte! - egli ridendo le rispose: -
tiano pazienza, aspettino a morire!... - Poi, t rendendo un' t
e . u n aspetto solenne, soggiunse: - h70! prima non h r r
- E fu profeta,' cbè, quantunque vecchie e malandate i
lute, le sorelle Abate videro stanziarsi le suore a Modica
1901, nella loro casa, e la prima di esse mori solo tre ahni dop
La sera del 9, giungeva a Siracnsa, dove si -rinnovaron
scene più devote.
Quando partì, 1'Arcivescovo, ,che l'aveva' ospite, volle
nocchiarsi ai suoi piedi per esser benedetto... I1 Servo d
umilmente lochiedeva a lui, ma, non essendo ascoltato,
-al pio Pastore e con la maggior devozione e commozione
Benedicat Nos omn$otens D m ,ecc, - L'Arcivescovo
TI - Consacrazione della Pia Societù al S. Cuore 509
l'abbracciò affettuosamente, ed egli partì, commosso, alla
volta di Catania.
Passò la Pasqua a Messina. I1 giorno dopo celebrò ad Al;,
sotto un padiglione eretto sulle fondamenta della nuova chiesa
in costruzione - di cui spera benedetta la prima pietra in
febbraio - e una folla di popolo volle la Santa comunione
dalle sue mani.
Quindi proseguì per Reggia, si fermò a Bova Marina, e
visitò anche gli istituti di Corigliano dlOtranto e di &vi,
A Fossacesia incontrò il fratello del Vescovo di ~
~
~
i
Pontecorvo e Sora, che l'invitò a visitare il Convento di N. S.
del Buon Consiglio a Caste1 Frentano, poco lungi da Lanciano;
e fu ospite dell'arcivescovo Mons. Angelo della Cioppa,
desiderava tanto egli pure una fondazione salesiana nella sua
città vescovile di Ortona a Mare.
A Pescina l'attendeva il parroco di Gioia de' Mare con altri
cooperatori, e ad un chilometro da Gioia gli andava incontro
il sindaco con tutti i ragazzi dell'oratorio festivo diretto dalle
Figlie di Maria Ausiliatrice.
((Tutto il paese - rammenta Suor Margherita Ponzone -
presa la banda musicale, si riversò nelle vicinanze della
0s ra casa, per dare il benvenuto all'amato Padre. Al giuri-
ere delle carrozze, gentilmente offerte da ottimi signori, fu
ewiva spontaneo, accompagnato da prolungati battimani.
Parroco, le autorità locali ed altri distinti signori, andavano
per awicinario e tutti restarono ammirati della sua bontà
1 suo contegno edificante e santo. Tra quel pigia pigia, con
0 stento, si fa innanzi in gran tenuta il Maresciallo dei
. Carabinieri e: "Reverendo - disse - se comanda qualche
a, sono ai snoi ordini,,." S ì , rispose con amabile sorriso l'amato
dre, comando che un giorno con tutta questa gente, compreso
he la', ci troviamo uniti in Paradiso!,,. All'udir ciò, il Mare-
rimase come confuso e il buon Padre con sollecita bontà
e d'imbarazzo soggiungendo: "Del resto, la ringrazio
sua bentà...con tanta buona gente credo che non occorra,,.
S . Benedetto del Tronto l'attendeva il Clero locale, ad
li Piceno fu ospite di Mons. Vescovo, e sostò anche a Lo-
e ad Ancona, dove si rallegrò cordialmente dell'incremento

29 Pages 281-290

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29.1 Page 281

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510
- V I - ~ ~ ~ e s sdoi r~e o Bnosco Secondo decennio
dato da Ancona cattolica alla santa Opera di Don Bosco1)
e prometteva che il 10 gennaio 1901 i Salesiani avrebbero aperto
nel piano di S. Lazzaro l'Oratorio per i figli del popolo.
~~~o nuove fermate a Forlì, Lugo, Bologna, Parma, e Ales-
s a n d ~ ai;l 7 maggio, accolto a festa da tutta la comunità, schie-
rata in doppia fila sino alla cancellata del Santuario, rientrava
nellJOratorio.
dia sera partì di nuovo per Foglixzo, dov'era solito recarsi
a celebrar la festa di S. Michele de11'8 maggio e del 29 settembre,
se si troviva a Torino. D'altronde troppo gli stavano a cuore
le nuove reclute della Società e voleva rivederle dopo la lunga
assenza. Tornato al120ratorio, dopo brevissima sosta, si portò
a ~i~~ ~ ~ ~a visiftare l~e Figl~ie di ~Mariat Aus~iliatric,e.
l l ~ n n oSanto, e voleva che tutti i suoi figli 10 Passassero
santamente.
vigilia di Maria Ausiliatrice, nella conferenza ai CooPe-
ratori parlò del viaggio compiuto in Sicilia e in Africa, additan
done le singole tappe, a come un padre a i figli, o %'nfratello
fratelli e alle sorelle a, e in fine: (1 Qualcuno - diceva -veden
yopera così diffusa,forse sari tentato a credere che i Salesi
sono ricchi... Ogni casa è un salasso! Questa di Torino ha som
bisogni. Abbiamo gravi debiti, e siamo un po'' di*enticat
e additava % ibisogni di Don Rua, di Don Belmonte preSe
generale, e di Don Bertello direttore delllOratorio». (
dire che I'Oratorio deve attualmente a un solo Provveda
ee stoffe 44' mila lire, ad un altro zo mila, a un terzo 30 mila.
che fanno spavento! ... Fàtele conoscere, e Proctfl
vengano aiuto; e, mentre farete opera caritatevole,
patriottica, farete certamente un O S S ~ P ~ ~mOolto gradito
Ausiliatrice )).
11 24, festa dell'Ascensione di N. Signore e di Ma
liatrice, mentre Leone XIII solennemente inseriva nel
dei santi Giovanni Battista de la Salle e Rita da Gas
meno di cinquantamila persone si succedettero innanzi
~ ~ ~ c ~ , di ~~i~ Ausiliatrice, e diecimila si accostavano al
e un gran numero volle la benedizione di'
11 giugno era a Milano per la cerimonia della
prima pietra del maestoso tempio erigendo su
11 - Consmazione della Pia Società al S. cuore
chitetto Cecili0 Arpesani. Fecero da padrini il marchese
Monticelli Opizzi, e la Principessa Geltrude Gonzaga ~ ~ 1 -
Carretto, e il Card. Ferrari compì il sacro rito.
I1 4' luglio, in omaggio alle esortazioni del Servo di ~ i ~ ,
a Valdocco si volle coronato il mese del S. cuore di ~ ~con ~ , ì
una solennità particolare. Tutta la casa venne parata a festa in
modo imponente: e qua e si leggevano devote iscrizioni. ~~l
pomeriggio si fece la processione col SS. Sacramento. R~~~~~
l'ostia Santa il Servo di Dio, che impartì più volte la benedi-
zione dagli altari eretti lungo il percorso nei cortili delyistituto
in piazza Maria Ausiliatrice. A sera, illuminazione e accademia
in onor del S. Cuore. Chiuse la serata Don Rua, &hiamb
alla memoriauna processione eucaristica nella ricorrenza della
solennità del COrpus Domini, cui egli assistè da giovinetto, fatta
da Don Bosco negli inizi dell'Oratorio; e additate le benedizioI,i
di cui Gesù era stato largo da quel tempo, si augurava e pregal,a
che la processione del r" luglio 1900 avesse a moltiplicare le
grazie del cielo su tutta l'opera Salesiana.
$1 4'5 'luglio andò a Diano d'Alba, dove la memoria della
visita è ancora viva e in venerazione. 11 24 maggio 18g8 un
P p p o di giovani oratoriane s'era recato a Torino alla festa di
Maria Ausiliatrice, e comprava un quadro della Madonna da
$porre in parrocchia, dov'era stata istituita IIAssociazionedei
voti di Maria Ausiliahzce. Recatesi a visitare
R ~ il~ ,
on Padre si mostrò lietissimo dell'iniziativa e disse loro:' -
n solo il puadro di Maria Audiatrice verrà a Diano, ma, fra
08 molto, anchela statua, e sarà accolta in tl,ioffo! -
ia - scrive Suor Paoiina Cardini - ebbe il suo
comprpoi--
nton. Una signora del paese, Teresa Tarditi, cadde grave-
nte ammzlata, nessuna cura valeva a ridonarle la salute,
piena di fede, promise, se otteneva la guarigione, di
ere una statua di Maria Ausiliatrice da esporre alla
lca venerazione. Guarì e venne subito ordinatala
scolpita nelle scuole professionali dell'Oratori&,,,
emo di Dio la benedisse, e proclamò Maria ~ ~ ~ i ] i ~ -
atrona di Diano d'Alba; e il venerato simulacro tra-
ia sull'altar maggiore della chiesa parrocchiale, donando
e e benedizioni ai buoni Dianesi,

29.2 Page 282

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- - 519. VI Successwe di Don Bosco Secondo decennio
I
I1 20 luvlio l'Italia e il mondo de~loravanol'orrendo assas- f

29.3 Page 283

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-II Consacrazione della Pia Società al S. cuore 513
e che l'altra, tra Strada Reale Via San Giuliano e l'angolo sud-
est degli stess fabbricati; fosse intitolata. a :DonRua n Don Rua
- Street ».a Da un Governo e da un Governatore-protestanti-
notava 1'0sservatme Cattolico vengono q
ai sacerdoti cattolici I).
Vivissimo era sempre il desiderio di averlo
Già verso la fine 'di Don Bosco.e subito dopo la sua morte, gli
erano giunte istanze. perchè :si recasse a visitar.quelle case, e
nel 1891 rispondeva:' a Deo dante verrò, o:in persona o pev mezzo
di qualche rappresentante, e sperò ne avrò consolazioni ».
Nel 1900 si compivano venticinque anni dall'inizio delle
zioni Salesiane, e si voleva celebrar Solennemente la data
un Congresso di Cooperatori a Buenos Aires. Si espose
uovo al Servo di Dio il desiderio di averlo almeno in quella
circostanza, e siccome si.:ritenevachenon si sarebbe arreso,
si ritenne conveniente d i ricorrere alla Santa Sede perchè gli
fosse almeno consigliato.d'accogliere la supplica; e 1'E.mo Card.
Rampolla, Protettore.de1la Società, si'limitava a comunicare
direttamente a Don .Rua, che.a&incoraggiare i generosi propo-
siti di festeggiar i1:XXVo Anniversario delle Missioni. Salesiane
on un solenne Congresso di Cooperatori Salesiani. per dare
potente impulso allfOpera di Don. Bosco diffusa in tutta
merica, Sua Santità benediceva con:efiusione d i cuore la
a Società (I e specinlmsente i Missionari che difondono la lace
e1 Vangelo e della ~civiltùtra le popolazioni Americane ».
il Servo di Dio inviava a. rappresentarlo Don Albe
ore spirituale della Società, il quale, accompagnato
on Gusmano, partiva il 15 agosto, :ai primi .di settem
deva aMontevideo, e si fermava in America per tre :
e rappresentante d e l S e h o di .Dio; visitando tutte le case
siane dell'Argen*ina, dell'Uruguay, del Brasile e del Chilì,
prese lemissioni,del Matto Grosso, della Patagonia e delle
rre Magellaniche; della Bolivia, del Perù e delllEquatore
ernandosi sino a Gua1aquiza;tdel Venezuela e della Colombia
ffermandosi pietosamente a dar missioni e distribuir soccorsi
hrosi di Agua de Dios e di Contratacion; e finalmente del
co e degli Stati Uniti del Nord America; e nel no-
re 1900 assistè all'imponente Congresso tenutosi a Buenos
- Don Michele Run.

29.4 Page 284

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- - 574 V I Successore di Don Bosco Secondo decennio
~ i che ~il .nuo~vo A~rcives,covo Mons. Mariano Espinosa
fosse pur un, omaggio dell'Archidiocesi. a Cristo Reden-,
tore al chiudersi del secolo XIX.
~. , . .
al sacroCuore di Gesù, annunziava che la notte dell'ult'
deu'anno si sarebbe compiuta la'soienne 'cer~tnonia.8 Mi
bello - diceva, e, direi, sublime, nell'istante che: d i e d e due
la Madonna della Neve a La Spezia. - A pog~izzo la festa
- S. Michele... si fa la processione a senza pioggia e col
D P l~a festa di Ma7ia Ausiliairice ma.ad assentarsi.
!,,. -
afavore d i tutti, maica
- ecco le carat-

29.5 Page 285

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- ar-"~ 6 V I - Successore di Don Bosco Secondo decennio
sue cure, squisitamente premurose e Paterne,
nuavano ad abbracciare tutte le anime, specie quelle a lui par-
ticolarmente affidate.
celebrato
della morte di Don Bosco, partiva
per la ~
~11 IO f~ebbraio ~giungevia a Bo~rdighera., e il 2
proseguiva per Nizza Marittima, dove presiedette le feste del
xxv della prima fondazione salesiana in Francia, che Per il
gran numero degli ex-allievi, la presenza di molti direttori
del vescovo diocesano Mons. C h a ~ o ne di M
christiaens, J
T tit. d~i Colof~one, riu~sciron~o splen~dide. ~
- ~ ~a iy~izza stei giòorni e <lia ragione più grande della n
felici& - si legge in una memoria del tempo era di
accanto a
Rua, di godere della sua presenza, di delizia
della sua conversazione. Nella Società Salesiana si a lui la
nerazione e l>amoreche si dava a Don Bosco; un consiglio,
parola, uscita dalle sue labbra, talvolta anche solo uno sg
.. .so..no oer un salesiano o per un ex-altievo il più dolc
inco,..ra~ggiame,natit.trav~ersava~i corti~li, stentdava ad~ aprirsi il P
saggio, i giovani gli facevan ressa attorno; ed egli P
deva e teneva strette le mani a quelli.che gli stavano più vi
11 buon Padre godeva a tali dimostrazioni, sebbene gli w b
un.tempoprezioso; ma nulla valeva a stroncarle, tranne'
genze del regolamento e le insistenze dei visitatori))
mattina del 9 tornava a Bordighera. pure s'
celebrare il XXV di quella fondazione salesiana; e P
Io febbraio si compivano cinque lustri dacchè un picco
pelle di Salesiani e di Figlie di Maria Ausiliatrice si s
ai Torrione, tra Ventii~iigliae Bordighera, nel PU
pio VII, reduce da Fontainebleau a Savona, aveva 1
kna benedizione speciale anche ai Piani di Vallec
11 Iz febbraio teneva conferenza ad Massi02
storia degli Oratori festivi, rimarcando le mille d'
Bosco ebbe a superare in questo nuovo
lato e c h e in tanti luoghi continuavano ad '
figli, e domandava soccorsi per paterle super
.E..tomavaa Torino.. Fu . un'ispirazione e
diceva da tutti che avrebbe visitato le case
- III Dura arova
C,-
2.1
Belgio e dell'Ilighilterra e sarebbe tornato a Valdocco per
Pasqua 0 per le feste di Maria Ausiliatrice, alla fin di carnevale
eccolo di nuovo all'oratorio, e la sua com~arsadesta m.era.v- i-.-
sapendo come spiegar la cosa. E comincia a trat-
lungo col Prefetto Generale Don Domenico ~ ~ l ~
ndosi dar conto di tutta le gestione finanziaria della pia
età come far soleva regolarmente ogni anno:
e1 17 febbraio, domenica di
in teatro la nuova coinmedia
dqiuiDnqounagLes~i~m~a~(~m~e<ntr<e un
,) Don Belmonte, che si trovava egli pure alla rappre-
sentazione, a metà del secondo atto sviene all>improvviso, è
a letto e di quella notte passa aii'eternità. Si spense
c d r a l e all'una del mattino. Quanta paa! qual dolore
C i consola - scriveva il Servo di Dio a Don ~b~~~
he era ancora in America - il sapwe che per luifu mmte subi-
(solo con tre ore e mezzo d'qonia), ma non impr~v&~,.,
andato ad assistere alle feste giubilari di N k a ~ ~ ~ i t t
che riuscirono molto bene. Avrei v o l ~-t om- -nr.i.n.r,nvo
mio viaggio nel mezzodì della Franaà, ma stante la mayerma
Iute
di
Don
Belmonte,
sono
ritornato
suhito
-F
m- -i
nrioma.
TCDT-
A"AA
=IONE, avendo così potuto assistere il caro coifiatello. ~ ~ ~ c i
'el anzi rùzndai Don Bert'ello, che nii aveva acconzpagnato
a con incarico di fermarsi specialmente gli^,.,,),
r il momento dovette assumere anche il peso.d&ll'ufficio
refetto generale; e non,
riprendere il viaggio che
~~
i~~
~i
25 aprile comunicava alle' case di aver coperto il posto
iato dall'indimenticabile Don Belmonte col &iamar in suo
n Filippo Rinaldi, ispettore delle c i s e di spagna,
rendendo il vuoto che colà s'era fatto,, togliendo una
e un'operosità così insigne, ed insieme dava norme sa-
agli ispettori e direttori perchè si avesse cura del perso-
i curasse 10 studio della teologia e delle scienze sacreisi
e da tutti (1 una delicata caritù di modi,) e fraterna cari&,
'vassero nuove .vocazioni.
onsacrare che abbiamo fatto col cominciare di questo
ostra Pia Societd'al ~ a c v oC~IOYdCi G e d , ioho avuto
pecialmente questo, e domandai specialmente questa grazia,

29.6 Page 286

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- - 5'8 V I Successore di Don Bosco Secondo decennio
che nessun confratello abbia da perdere la vocazione, e che mtz.
pessimo grandemente crescere i l numero da' nuoti co~tfratelli
coltivando le vocazioni.. Si cerchi pertanto di conservar meglio
le vocazioni che il Signore ci ha mandato.:. e di procurarne delle
nuove... Così facendo corrisponderemo meglio alle. grazie del Si-
gnore,progrediuà sempre la nostra Pia Societù, e il bene e la salute
delle anime andrd aumentando d i giorno in giorno n.
I1 26 si portò alla Spezia per la consacrazione del Santuario
della Madonna della Neve, eretto su disegno dell'architetto
ing. Conte Giuseppe Ferrari d'orsara, un tempio artistico e
monumentale che ricorda le antiche basiliche, degno.del cre-
scente splendore della ridente città.
La prodigiosa immagine della M
sull'altar maggiore, era in venerazione
mine del secolo XV, in una cappella in riva
detto la Lùgora; e accanto ad essa sorgevano
anno si vestivano dT fiori e frutti il 5 agos
solenne. L'antica chiesuola, ormai cadent
tuita con un bell'oratorio, e quando
dosi i lavori per la costmzione del R. Ars
insieme con gli olivi, la Sacra I
chiesa collegiata di Santa Maria,
1881,nel qual giorno venne trasferit
mente innalzata da Don Bosco sul Vi
dell'erezione di un tempio più degno.
. ,.,
E questo sorse e venne consacrato if sabato 27 aprile
Mons. Carli, Vescovo di Luni, Sarzana e Brugnat
circostanza aveva scritto e diramato alle dioces
sissima Pastorale. Malgrado una pioggia intermittente,
folla attendeva pazientemente che si svolgesse
e, appena aperto, in pochi muniti, gremì il S
nata la consacrazione ad ora tarda dopo
all(i1tar maggiore a celebrarvi la primaMessa il Se
con assistenza pontificale di Mons. Carli, mentre
racchia, Vescovo di Massa Marittima,. consacrava
laterali. -~
..
La ,domenica 28 aprile fu iI di,più sole
Ai Vescovi di Sarzana e Massa Marittima, e a
- 111 Dura prova
5'9
mitrati di Camogli e di S; Pier d'Arena, si associò ad accrescere
splendore aite cerimonie Mons. Reggio, Arcivescovo di Genova,
mentre if tempo, sempre cattivo, minacciando una pioggia di-
rotta, pareva che dovesse impedire la grandiosa processione per
rn- il trasporto della venerata Immagine a1 nuovo Santuario.
fatti, ad intervalli, piove a dirotto e dai più non +i ritiene con-
veniente di far la processione..Ma leconfratemite, accorse dalle
parti più lontane- del golfo hanno indossato i ricchi costumi,
spiegano i sacri vessilli, accendono i fanali, e s'awiano precedute
dai loro Crocifissi col.ossali,.che splo..un miracolo dtequilibrio
può sostenere. Lo sp@acolo:è maraviglioso. Un numero straor-
dinario di agenti, guardie e carabinieri, a stento riesce ad aprire
Un varco dl'imponente corteo che sfila lungo il viale Garibaldi
e via Pri0ne verso famarina: confratere, associazioni religiose,
suore, istituti, una iila interminabile. Preceduto. dalla Croce
esce il Clero e si -schiera innanzi all'ingresso dell'lstituto, e
un fremito indescrivibile.invade la folla, quando appare il
Servo di Dio e, subito dietro a lui, il trono su cui posa l'Effigie
prodigiosa; e, proprio in quell'istante, un vivissimo raggio di
soie squarcia le nubi e investe il trono della Vergine; il servo
di Dio mormora preghiere.fissando teneramente.f'immagine, gli
occhi della gente, bagnati di pianto, dicono qual sia in tutti la
commozione più soave. ' . ,
Giunti ai pubblici giardini, presso il porto, mentre i Vescovi
un benedicono. lo storico golfo lunense, altro ,raggio di sole,
fulgidissimo, torna a brillare sull'effigie della Madonna.
11 Servo di Dio si trattenne -alla Spezia l'intero ottavario,
tto a tutti, come sempre. L'ultimo giorno, il %
ggiosprima del:canto del Te Deum salì in pulpito, si rdlegrb
la bella riuscita dei festeggiamenti, narrò alcune grazie della
affermava che anche << la pioggia che accompapò
i.ne f% una &ura della. futura pioggia di grazie n.
... .a,.Torinp la sera,del 7, la mattinadopo era a Fo-
- dice la cronaca d i quellacasa che
ma il nostro buon Padre,.se non potè arri-
alla vigmiliias,efau .ppuionvtueareleepebrisiolgmn,aavttaìnfoarde-lala fpersotac.e..ssDiounrea.nItel
e:i suoi timori a Don Rua, sentì chiamarsi

29.7 Page 287

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- 520 VI Successore di Don Bosco - Secado decennio
dipocafede; ed un altro che andò ad invitarlo per la pro-
durante il Magnificat e gli fece egli pure palesi i suoi
timori per la pioggia dirotta,, ebbe la medesima risposta, ed
insieme: - Vedrai che faremo la processione, senza pioggia e
col sole! - Ed in così dire il sig. Don Rua rideva, e simostrava
cosìtranquillo, come se nulla fosse. E f u profeta; poichè la pro-
ecessione fu fatta, immediatamente dopo i Vespri, senza pioggia
col sole r>. (<'Ricordòpoi la cosa - prosegue. la cronaca, -
alla fine dell'accade
venuto alla Spezia dur
Quell'ann@ la festa
solenne. NO^ meno
e da ogni parte del Piemon
sfilarono pregando innanzi al SU
alla processionec o n l a
che per iniziativa & s?ttoscrizio
venne portata in trionfo fino a P o r t a , P
mercato: Alla prqcessione che, nonost
&iusciiolennissima,prese parte in cotta tra i sacerdoti
delicate del suo cuore,e 1
Gli ex-allievi gli offrivano
d i cui egli tessè un bell'elog
Curato di S. Agostino, il primo
che salì al sacerdozio, commen
-comnunire u sulla democrazia cris
stolato del gran Padre, dopo aver gridato evviva $Lui
Pontefice, (( a l magno panegirista d i ' D ~ ' B o ~
evviva ,a-Don ~ u a(C,.U~n caldissimo evviva in
siino Successore di Don Bosco. D
ma nell'ajjidare l'opera sua nelle mani di Don Rua FE
111 - Dura prova
52'
Egli rispecchia le virtù del Fondatore! saggio, affettuoso,prudete,
come lui esplica un2atti&tà e zelo ammirabile;in Don Rua rivive
tutto Don Bosco... >>.
Di quei giorni il Servo di Dio si portò a Lu, e la mattina
del 29 scendeva a Mirabello, dove la memoria della sua perma-
nenza nei due anni che vi fu direttore del primo collegio sale-
siano era vivissima e incancellabile, lasciando le più dolci im-
pressioni. Alla sera proseguì per' Borgo S. Martino, e poi tornò
a Torino. 11lettore avrà notato come da qualche tempo i suoi
viaggi si andavano moltiplicando. Perchè tante assenze?
Una spina gli trafiggeva il cuore, pur facendo risplendere
la vivezza della sua fede e la piena sua conformità alla volontà
divina, che si manifestava nelle dichiarazioni della Suprema
Autorità della Chiesa.
Si 6 accennato al Decreto della Sacra Congregazione Su-
prema del S. Ufficio del 5 luglio 1899 e alle cure delicate con
quali il Serro di Dio aveva.subito cominciato a preparare
gli- &mi ad accoglierlo, benchè. in contrasto, quasi, con le
nostre tradizioni familiari.
Un rev.mo Ordinario, fin dal 1896, aveva inoltrato alla S.
Congregazione dei ' Vescovi e Regolari osservazioni e lamenti
in proposito; che vennero a mezzo dell'Fminentissimo Card.
Protettore comunicati al Servo di ' Dio, che li dimostrò piena-
mente infondati. 11 31 luglio xgoo lo stesso Ordinarioera tor-
nato alfa carica; e il Card. Gotti, Prefetto della S. Congregazione
ne dava comunicazione al Procuratore Generale Don Mirenco,
che trasmettava il documento al Servo di Dio, e questi di
no l'annotava ed inviava senz'indugio al Procuratore le
cipale, mossa ultimamente dall'ordina-
egio di poter confessa& gli alunni sema
dell'Autorità Diocesana; e tali insisteme
ione a venire a un provvedimento
e confratello, 'bisogna rilevarlo, aveva
a queste usanze familiari; e l a pentola
a gocciola l'avrebbe fatta trabocc&e.
i nel 1901, subito dopo la festa di Maria Ausiliatrice,
va annunziata a Don Rua che avrebbe presto ricevuto un

29.8 Page 288

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522 V I - S U C C ~ SdSiODYon~ BOSCO - Secondo decennio
Decreto sancito il 24 aprile; che vietava ai superiori della $0-
salesima di ascoltare i loro dipendenti in confessione, e il
29 maggio il Procuratore generale Don Marenco glie lo v e -
diva. 11 servo di Dio, immediatamente l'incaricava d'inoltrare
alla S. Congregazione questa dichiarazione:
6 Ho l'onore di render noto a V ; E. che ho comunicato al Ret-
torMaggiore il Decreto del 24 aprile di cotesta S. R. Inquisizione,
e che esso non solo fu accettato dall'lstituto, ma che saràpienamente
gseguito in tutte le case con tutta la prontezza che Qrichiesta dal
Decreto stesso )>.
11 6 giugno il Procuratore tornava a scrivergli dicendo
che il Commissario del S. Ufficio, Mons. Tommaso Maria
Granello, gli aveva dichiarato che il Decreto non verrebbe
reso pubblico e veniva pur concesso di differirne l'esecuzione
all?imminenteCapitolo-Generale, intimato per
ma dopo due settimane, veniva ingiunto che se
mora>),fosse messo in azione. Il. Servo di
moltiplicate le assenze da Torino anche per
confessare regolarmente e mettere al suo posto il vene
- segretario Don Angelo Lago, chinb il capodicendo
-. N~~ mea qjoluntas, sed tua $at! e si limitba
se il sine mora poteva:andar d'accordo colle parole.del Dee
che diceva d$ comunicare intra annum alla S. Congrega
l'esecuzione del medesimo, e la comunicazione alle cc= C
dichiarazione del Rev.mo Commissario di poterla prot
sino al prossimo Capitolo.
Avuta risposta negativa, fece radunare i confratelli dell'
torio nella chiesa interna di S. Francesco di Sales
preghiera consueta, disse loro:
' . <<Tuttvi oi, forse e senza forse, avrete fatto
nel non vede+ più da qualche tempo confe
mente come in passato, specialmente dopochè il nos
Padre Don Bosco, non potendo più reggere a quel peso,
ricava di sostituirlo... Un ordine della S. Sede vie
2 superiori di seminari.e comunità religiose della C&
di ascoltare in confessione i propri dipendenti; ed o
dine è stato tassativamente.esteso a tutte le n
abbiamo appreso da Don Bosco il più grand
- 111 Dnra prova
523
Santa Sede e ad attenerci non solo ai comandi, ma anche ai
semplici consigli :e desideri del Romano Pontefice, dobbiamo
anche in questo obbedire immediatamente e totalmente. così
anche Don Rua non confesserà più, desiderando imitare in
tutto, per quanto gli è possibile, il caro e venerato nostro Padre
Don Bosco.
,.
» Voi mi direte:: - E se uno volesse proprio confessarsi
DdaonDoRnuRa!u...a?i).Io
prego
.
costui
.
a
non
mettere
a
cimento
il
povero
E .dopo aver raccomandato di non fare tema di conver-
saione quanto aveva ed avrebbe comunicato, leggeva in latino
e in italiano il testo del Decreto, e senz'aggiunger parola poneva
fine alla conferenza. Contemporaneamente preparava,. e fa-
ceva stampare e spedire una. lettera
lo stesso annunzio:
Finora - diceva.- a noma
Generali, tenevamo una ma che ci pareva più adatta alle nostre
circostanze; ora Chi fu da Dio incaricato di ammaestrare i popoli
ed anche i loro maestri, ci fa conoscere che dobbiamo modi&arfa,
e n ~ric;onoscenti e rispettosi, con piena e volenterosa ubbidienza
eseguiamo quanto ci w'ene prescritto, imitando così i l nostro buon
Padre Don BOSCO, che .tanta venerazione ed ubbidienza prestò
sempre a quaIsimacnenno della S. Sede.
Non si,cerchi come mai ci sia dato quest'ordine,.per causa
d i chi:odi quale avv.enimento;riteniamo che è disposinonedel12amo-
revole Divina Provvidenza, che è Gesù stesso che si degna parlarci
... P@ mezzo del suo Vicario, e studiamoci di eseguirne gli ordilli
colla maggiore fedeltà >>.
Ed aggiungeva: d Qua' direttori, che incontrassero dz&,[tà
n e l l ' e ~ e c ~ ~ is~i nriev,o&ano al loro ispettore che volentieri pre-
era in loro aiuto per supeuarle. Questi p a , i n c m odi bisogno,
corrano direttamente a noi>>.
Naturalmente non era facile trovar .subito per ogni casa un
onfessore interno, adatto ai bisogni della comunità, ed insieme
roppo grave il dolore della maggioranza dei confratelli
dine tassativo di un cangiamento così radicale. Come fare?
venendo ledifficoltà che sarebbero sorte, il Servo di Dio fece
inare vari casi da un confratello, in materia.maestro im-

29.9 Page 289

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- successdzoDroen Bosco - Secondo decenriio
524
Fscrit oareggiabile, il teol. Don Luigi ~iscetta,il quale stendeva per
le risposte che ritenne del caso: e il Servo di Dio le
comunicavaper. norma agli ispettori, e d'accordo col
Superiore, in base alle medesime, COnte~poraneamentefaceva
alla S. congregazioneuna serie di dubbi, invocandone
una~ràispsoastca rufafiicoialne epe,x
facilitare ia pratica
ne, a mezzo d e
esatta
l proprio
Decreto.
Commis-
sario, dichiarava al procuratore che quei dubbi sembravano
altrettante reniteme ad accettare l'esecuzione di qua?t0. era
imposto; tuttavia, se venivano revocate le soluziom
municate, il S. uffizio avrebbe dato risposta ai quesiti.
E il Servo di ~ i ~ ,15i al gosto; s
Ispettori
( , H ~una lieta notizia da comu=icammn;
siani;sp~egaziofiio,ra
non del tutto confm9ne ai sasi
111 - Dura pyovu
$25
- Quindi Prosegiiiva: (I Qzulmno dirà; perche ci 2 venuto
questo Provvedimento? - Rì~pmdo:- ~ ~ b nrsbolutuimm~te ~ ~
eliminare.qualKaK maligna supposizione; ci G~~dal papa,
Ci
da Dio, q u i d i dobbiamo accettare con sommishaseso,-
zutamente e-pyhtamente;anzi ringraziare
tanta' luce Pw mezzo dei Szlpremi nostri
1ddio-
superiori,
caismha'vednadtoo
'*le
ad ,atto di. speciale bmevolenza, volendo che noi
' f o s ~ m o~onfofmai lil altre Società e ~
~&lgiose che ~
~
hanno somiglianza colla nostra! ».
Quanti eran bene al corrente della vertenza, .non poterono
"On ammir&e l'umiltà e ia piena deferenza del servdoi Dio,
e non riconoscere che se .quella fu per lui una delle prove piu
dure, fu Pure:la prova più bella dellaeroica,sua ,ubbidienza
afla Suprema Autorità della Chiesa.~.
caro confratello teologo Francesco paglia ci dichiarava
Doil BOSCO come Don R~~ erano stati
ri spirituali, e che morto
cia e riverenza ,egli. confidava a
B ~con ~la ~ ~ ,
Rua i secreti
,ima sua. ((E Come la grande maggioranza dei con-
,anch'io fui dolente, che un D~~~~~~della sede
benchA sapiente e necessario. ci togliesse la coi,so-
il vantaggi0 . spirituale di averlo per confessore.
al
riconosco anch'io, cogli altri confratelli; che
ecreto vietante a tutti i Rettori e Superiori dei seminari .e
Religiosi le confessioni dei. confratelli e degli allievi,
e
mirando a rendere più libera la confessione
i e l'azione dei Superiori. illa stimo pur di. dover
Don Rua, ne Don Bosco hanno dato alcun mo-
emanare un tal decreto; chè l'uno e 1>altrosi attiravano
Ontanea.confidenza dei confratelli e degli,allievi,
bontà e pmdenza sapevano trattar con loro e di
le confessioni:-E questo è un altro tratto di somiglianza
Rua ebbe con Don Bosco..
t0 fu l'umiltà e prontezza con cui si sottomise
ecreto; appena ne conobbe la vera interpretazione
Congregazione che l'aveva emanato,
im tratto di loro somiglianza speriama che. sarà
t i apostolici, cm' quali lruno.eraltro

29.10 Page 290

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- - 528 VI Successore di Don Bosco Secondo decennio
zione del collegio, monumento al Divin Redentore, e della sua
statua colossale. che troneggia sull'alto della torre, si compi
dopo la Messa.
..
Questa fu cantata dal Servo di Dio. Un incidente produsse
un po' di panico... ma senz'alcuna disgrazia. Gli assi che soste-
nevano l>orchestraimprovvisata cedettero sotto i1 peso dei $0-
vrastanti e si spezzarono, e buona parte dei cantori, coll'armoni*m,
si videro pian piano abbassarsi h o al livello del piano della
&iesa. Per fortuna l'orchestra non :era molto alta, e non vi
fu altro danno; e i musici diretti dal chierico Augusto Hlond,
oggi Cardinale di S. C., continuarono adeseguire, dopo brevi
istanti, l a loro parte.
~~1 ritorno si fermò a Gorizia. L'attendevano alla stazion
personaggi del Clero e del laicato, che l'accompagnarono
le loro carrozze al collegio, mentre alcuni giovani dellJOra
coi.loro velocipedi'infiorati circondavano la carrozza di
R ~ ~un. momento libero volle recarsi a vis
R ~ &di ~.Francia ricordando il Conte di Ch
in suffragio di quelle anime che tanto amaro
giungendo una preghiera per la salute d'l quella Dazio
- ~~~h~ a ~ r i e s t efece una tappa indimenticabile.
visto DonRua scriveva il periodico PAmico -'nei d
morabili
che egli rimase a Trieste, chi ammirò
scarna figura di asceta, chi vide il suo fare d
potè pendere dal suo'labbro, che parlava con tanta se
e pure in modo tanto.attraente da incantare gli. uditori,
dirsi: "EgZ; d un Santo!.;.,, B.
sera del 28 ottobre era di nuovo a Torino,
dopo una nuova schiera di 85 missionari e 12 F
~ ~ ~ i sfi acico~miattai~.a aii p~ied~i di Maria
compiuti zg anni.dacchè Don BOSCO aveva i
missionarie; e Mons. Fagnano, dal pulpito, rile
mento raggiunto nei cinque lustri dell'apostolato s
lSaperturadi 97 case e residenze solo n
Dal 9 all'11 novembre fu a crusi
dell'~stituto.S. &useppe e sentì i l bis
Omegna per visitare e.pregare sulla t
Dio, Don Andrea Beltrami. Appena si sparse-l
- 111 Dura prova
529
visita,
concittadini accorsero attorno a lui mostrando in
quanta
tenevano quel prezioso deposito, che in
seguito venne trasferito nella chiesa parrocchiale, Ed egli con
devoto affetto rievocò il santo sacerdote e si congratulò con
loro, chiamandoli fortunati di possedere i resti mortali di chi
mori, si Può dire, consumato più che da lenta malattia dal piu
ardente amor di ~ i ~ .

30 Pages 291-300

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30.1 Page 291

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- tori diocesand ià cooperatori. Nel cinquantenario
vestizioncehiericdeCasteinuovo lo proclama cittadino Onor
- vUain,ltae^djaimttpiplorgrowadlr&a/iicsoacsre.intà-elIld'iberitiasCn~to~eonipniefrcianutoiarinli.z.9iaesmri io.fadninDoa isoemlapre
dal cerini. venne collocato sotto il P ~ * d~ietr~ ~ ,
santuario, e scoperto il 31 gennaio non Ostant
- Iv Cittadino onorario di Castelnuovo
53'
bell'elogio del Padre, ma non sipresta.nè l'ora, il sito.~ ili-.
mitwò'quindi ad additarvi come:pw piùragioni fu;scelto,pesto
sito.
volk
'Qui siam
che fosse
tutti sotto
l'orazione.,
i.
C
hsuioaido,ctcohpi;mBaassuea:doi truattteolreiposeu,re..iohpceuule-
c a ~ d Preg@se;'nelle infermità, nelle tribolazi~ni,..~c~o ll~i-
t7arietà~Mpreci esortava d i ricorveve all'orazionè. . ~volte~ ~ ~
egli stesso.mandava da' suoi giovani a prqare, quando: stretto
da tribolazioni O da - qualche necessifà! G l i piaceva. tantoche si
~ @ ì k ~aef ~ v i s i t a ' aGesù in Sacramento .anch&durante la ricrea:
ziMe.-.Se g d prima si veniva a far visita a Ge&; ora.
si Venga-a trovado, e si l;imanga.inpieghieua co% più
divoxione, e si?ricawa a Lui con grande fiducia. %tete
che:ogni.Volta:che passerete:di gt2i per .andar a far:visifa .a G ~ ~ , J ,
"".farete. altresi.piacere al-nospo.buon padre ~o~ B ~ ~ .~: ~ , ) ;
Ed osservava chela figura di Don Bosco,i collocata in. quel
luogo;: oltre la pietà che ,ci tiene uniti.i Dio, doceva. ficor-
,.,. dare la:carità che forma delle varie sezioni: della;-.nume~o$faa-
ellJam0+ed. i Don;Bo~co! ,);
ava ,nella:iua
Decreto del z& apEil&1901,
0. (noIl pbssiamo nasconderlo) in molti.cuori una
oglieva ogni occasione per::infondere la più de-
devozione .allaSuprema Autorità della Chiesa..
eone XIIIstava per entrare neu'anno giubilaredel sommo
ficat@e mentre .da.tutti.sifacevano voti che,potesse com,
mmediato suo Predecessore Pio IX di s: m.;
o invitava i,Salesimi e..le.Figlie di ~~~i~
appositi foglicon le firme loroe dei gio-
te dei vaii collegi, ospizi, scbole,.diurne
ri festivi e circoli ed associazioni.,.annesse, per
albums da -presentare a Sua Santità, insieme con
Pietro; frutto ancvessodi offertedegli
.comeaveva fatto DonBosco-nel1849con i suoi birichini.

30.2 Page 292

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v~- s~~~~di~D~on~Bo~sc~o - Secondo decennio
532
di lui, o,megljodelladWozione di Don BOSCO al Sommo Ponte&@'));
e
le sue
con Gregorio XVI, le feste celebrate
nell,Oratorio p e f : ~ i o . . .i ~l ~~~,~ c c o r s o l n v i aat oGga~eta,la sua
corriipon~e~zcao.l S. .padre,,&suoi..viaggia Roma;lesue istru-
zioni ed,,esortazioniai giovani;:orali e per iscritto; la StohaEc'
clesiastic a,.,..la , ~:$ltalia~, le' V~ite dei~S i ~
scuoen.sloaglanraenizl^es.osumglmi,auopt,oorhi.t:daiC. Set;oirliasuEdcdcolelsoi
i Francesi venire in~ltalla,.isuoi sforzi-p
d'entrar .in..Roma, le .sue esort
scrive contro i .papi;.,le tribolazioni s
al Papa, cio&:le perquisizioni; come.per
dei,^ sussidi.,che:percepiva .dal Municipio
diarii, e come il-Slgno+e-12avesseCOnSOl
hare all>a~etto..depia,p$per.Don Bosco
nel.i867, iserviziresinel 1867e n~l'1870,il-servi
nell,elezione dei Vescovi,il sogno profet
la,profeziasul .Card. Pecci, 1'2'costruzione
cuore di . G ~ ~ ~ e,c o~ - R ~ ~ ~ ,
avere i ; privilegi per ,la Soci
cercando .di
~!pek via norma1
Alimonda, ad ~ ~ c i ~ d&i ~To~r ~ v o
Leone~11a1Dhn.Lemoyne sulle
l'ultima udienza tanto cordiale che:
pena per la
e. per la .mio
deva:
..
. .. ~ b&lji.di ~ o i c od,o66
ordini del papa e msogg
insegname~nti~. b:attebnercii ~ ~ ~
d 8 ~.papa;a.marlo d i sincevo:affett~c,o'~me *n-
amare jl .b'uon padre; dob
pro@aganda,,con la parola . econ gli scritti; do6
vicariodi G ~ &crist?... E -se avvenGse di
e piacevolir;mproum.? .Allora~
,ionedella nostra volor~tàcon.
sione,,,n come si diportò Don Bosco, quand
- tere allaindice .il .suo libretto -SU S., Eietr
che è a San Pietro che.fudetto: T u
-. Cittadino onorario di Castel,zuovo.
533
'Onfirma fratre$ t u ~ s -! San Pietro e i suoi Suc~esssoonroila
pietra'a%olare della Chiesa Cattolica; vaerateli. come .tali,.,,),
Subito dopo Pasqua, 'intraprendeva un lungo viaggio, at-
traverso 'la Svizzera e il Belgio,. fino in ~ ~ ~ h i l t ~ ~ ~ ~ .
Passò per Novara, I n t r q -~ à n n w oC, annbso; visitando.
case.
della -Pia Societa,
Don Bertello, Consigliere professionale
. , . . ... .., ..
, . .. .
,.
A Cànnero la direttrice Suop clelia ~ ~ ~ gl li: dii- ~ ]
« l a sua pena nell'aver ammaiata; con febbre
una
convittrice che'proprio quella sera aveva una
obbligata
Piccola accademia che si doveva eseguire, 11 buon padre
suo inalterabile sorriso la rassicuiò, e
volete accompagnarmi dall'ammalata? .-
F~
-- Suor
condotto
nell'infemeria e ; . vista la. figliuola: -. L,, vostra direttrice, le
disse, d infastidita, stasswa dovete +ecjtaue,., vi dò la bmed~,jme
di %a
Ahriatrice, eabbiatefede! - .
Pochi :minuti,'l'ammalata.era ~
o
mben~edl i~sset
ea sl~fae.lb,abisrc~atat,
~
ente,guarita.:Riferito ci&a D ~ ~ , risRpos~e .~col,.suo
Vdeedletme loandMoa»d.on:n.:a!
-i
:
come se: fosse -stata:la cosa
. .. .
, ..
mbarcava a c b n e r o - ricorda un'altia suora i:per
n
Pesncoabtoiori, iequmaelinstrielamasePnettatavvaan.oi.]. battelldoo,:pso~uinncfoantit-rò
so lavoro di ore ed ore; non h o riusciti a prender niente,
Rua con il suo fare semplice e pieno di fedeli
le reti dalla parte opposta, Ubbidirono subito
ni e con Sorpresa di tutti fecero Un'abbondante
a". 11 fatto si diffuse naturalmente, e ((fece
Rua lafama di vera santità». ((Anoi -
sifinae ripartì tosto per A ~
:a
lare~carsi ~
~
arlo, dove l'accompagnò in vettura il nostro
, quale Pure era rimasto impressionato dalla pesca ».
a che si recava collegio pontificio di
ora ai Salesiani, e i l giorno, che vi rimasefu
strazione di venerazione e daaffetto,(<BG-
scriveva la Cronaca Ticinese - pennoni; fiori,verzura,
i di tutte sorta. Solenni funzioni religiose,
e suoni. Declamazioni in diverse lingue, scoppi di ap-
~~
~

30.3 Page 293

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534 V I .. successoredi Don Bosco - Secondo decennio
plausi. pormidabili evviva. Instancabile la ressa intorno al mite
sacerdote: Ci&cheduno voleva incontrare lo sguardo del santo
si afjacendano per fest
quale
le cose un po' meg
della pioggia1 Sia sempre egli benedetto!
continuando il viaggio visitb la Missione di Br&
e
di ZU+, e in compagnia di Don Medérlet,
della casadi M&, proseguì alla volta del Belgio.
era necessaria, perchè durante una s
la :stazione era invasa d a una folla
anendere i deputati:.social
... mersi un brutto incontro
H Fortunatamente un piccolo guasto
su cui si trovava il rev.mo Don Rua, t
d'un'ora ...o.
domenica antecedente v'era Stata Un
lare, nella quale una gU
due .o tre altre gravemente . fer
recati da Bruxelles a Liegi per
evidnisattroibdui ifraer
armi, grossi
scoppiare il
colte1
tumulto
la
domenic
Rua giunse incasa verso
- ristoro, la comunità gli f u a
cidente - diceva & sopraggiunto al nos
s'& guastata dietro il nostro s
s iche nol siimo arrivati a Namur, quand
era g& partito; e quando noi siamo giunti
- IV Cittndino onorario di Castelnuovo
535
piena-tranquillità nei dintorni della stazione. r o v>inviroa rin-
grkiare con me Ia Prowidenza di' questa nuova prova della
sua."protezione:-Converudpregare p&k questi torbidi abbiano
a cessare. Rivolgetevi a Maria Ausiliatrice. ~ ~ ~si a~vevdano, j
delle malattie che-faceva@larghe stragi, ed anche quando la so-
netd era inpkjcolo, 'Don Bosco fac&a pre~aYe
~~~yi~-
tricece,PHchè proteggesse le nostre case ed anche il paese. ~
i
s
~
d'accordo col signor direttore alcune pratiche di
in
zella Madonna,:perchd <iuesti disordini ab&& ~inee il ~ ~ l g i o
sia in. paie!
~
,.
.. '
. . , , ..
E la sera dopo, raccomandb di fare nei tre giorni seguenti
un triduo in onore d i S. Giuseppe i n preparazione all;festa del
Patrocinio di questo gran Santo, per attatere-lapace nelpaese.
A cominciare dal giovedì ,mattina si sarebbero - recitate le sette
Allegrezze di San Giusepp<con la preghiera oidinata dal sommo
Pontefice allo stesso Santo, e tre Patm, Ave e ~ ~ ~ pe;r e m
Bosco: Confratelli e alunil pregarono con fervore e il fg, ve-
nerdì; 1 sobillatorì lasciavano Liegi e la città rimasetranquilla.
Bruxelles stessa, con comune sorpresa, dal.momento che:
io, rientri; bella calma più perfetta,
al mattino alla Sera! . ' .
iLiegi fu il centro-di
-nei giorni
la nuova Casa-Famigfia:in "ia ,yt-,raurent
uelle di'.Hecthel, Vemriws, T m m a i e saint~~i~ westvem,
rove di affetto e d i +enerazjone,
ilterra. Giungeva il' 10 di maggio
di veder la nuova casa, yampio
002, di fronti al Surrey Lane. . .
a festa, e il gran porticato e il cortile
far colòri; per lasera dopo una bella
e; ed egli,. ammirando: quei preparativi, nella
'1% non si tratteneva dal ripetere bonariamente:
SZ? si, fate pure, pflche ritengo,. quanto fate e volete fare,
ad a?io&di Don Bosco; che se fo&e Per m,non-*tra
uull&.di tutto questo!^'
,.
sera' s i svolse 'un 'trattenimento con alcuni tableazlx

30.4 Page 294

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V I - succesdsioDroneBosco - Secondo decen"io
536
andò a ~
afabciteantodotrvaolteiche
, del~la C~ocnatsea~aadiifS~orursnsa~ezxi,oen~ev,i,lroheksttmò ,afidnao
aivenisse presto un fecondo semen,.zaio di
Ogni
'7,
e buoni figli di D o n Bosco.. '
'
'
Fu ,pure a visitar la nuova casa di Fa7nbmough nella 'Ontea
di :Hamsphire:, e, + quella.;sera Battmea ripartiva per
~ ~e ,rienltrava~a!L'iegi i.. ~
,
..
a Quel, po, di tempo cfiepassò a Liegi -&chiaraze
Mimorial -.,ci per&se d i conosce
apprezzarlo, 11 ricordo delle sue virt
nella nostra mem&a, e non si can
altrodesiderio.,. che di,.riveder ancora .ilnostro
di pot~lo..,imita%e>! ).. .(.'
Dopo d'aver avvicinatonel:m~do:'~iù
salesiani di .Francia, sempre in:pensiero P
trava a Torino:.
, , prima delle .feste di. Maria
si tenne il ,110Congre
di ~i~ rendeva l e piÙ:viv.e.%
avev~aun~o
co]laborato alla felic
festadi Maria Ausiuciliatrice
prese
labile, che assiepò anche la Sacra Mens
le Sante ~ o m u n ì o &che si. distribuiron
a,, R U ~ ,fu un continuo succedesi
ievanessere da lui benedette
11 .ro;di-giugnoprese p
feste per il XXVOdeila Cartiefa Salesi
a i ? i l a t ~Canavese; quindi s i recava a
catt<o< nlicoonaMppiachrievlea
un lung
.Rua è'
l
a
-copia'
P
dic u i è il p
direzione della grande: OP
che:magro scarno, diafano,..c01laf
sempre .nrrossati. e malati- W le'
figuraascetica spirante SOa
tenne e modesta, ricorda
plicità
ricercare
brare. 2 di bontà inenarrabile e
15' - Cittadizo onorano di Castelnuovo
8 Egli dome Pochissimo; e, quando vive la sua vita ordinaria
a Torino, ciò che capita di raro, dal mattino al[e4 circaalle 24,
e anchepiù tardi, non ha u n minuto l i b ~ ~~. . ~sua l l ~
C"
sempre una folla :varia -d i visitatori. Dalla marchesa
Pezzente, dal.frate a l militare, dai&suora alloscienziato,
prete vecchio e stafico algiovane.emberante di vita; quelltanti-
un'
cinematografo,,do~passano con tutte le loro
sf~maturel,e varie class6 S ~ ~ ~ SD.. . i. . ,
I1 9 giugno, suo'natdizio, era a Roma ed assisteva al conci-
nel quale veniva proclamato vescovo ~ ~ b bl>aiff~ez.io-
natissimo hfons. Morganti, e con l'economo generale.Don . R ~ ~ ~ ~
si recava in Sardegna per l'inaugurazione delyistituto di..,L ~ -
nusa', festeggiato come il gran Santo; ¶uinai a cagliarei,n-
te ricevuto in Seminario d a ~ ~ ~ ~ r c i v e s c o v o
e al Santuario di .Bonaria; poi a sanlu++.
Torino, il tripudio familiare che awampò il z3 e il zq
nuova 'affermazione dell'amore singolare che.le-
BOSCOe d i D o n Rua e della Continuitàdel-
i per Chi del primo Padre, a vocedi tutti; era
essere, ma anche il continuatore delle tenbre
tecure' per la Famiglia Salesiana. I mesi impiegati dal
i Dio nel visitar iecase dell9Austria,della polonia, del]&
dei Belgio, delllInghilterra e della Sardegna,, avevan
tribu$to ad:accender negli alunni il vivo desiderio di
al venerato'Superiore, che; se festose e cordiali erano. state
glienze che ebbe, l'oratorio non poteva e
a nessun'altra casa secondo. . .
er 'la circostanza gli offrirono una piccola somma a fa-
uno ocazioni della Patagonia.
dei desideri
di Dio eradi stabilire anche in quelle parti
i formazione per i figli delle Pampas, i
dopo
e-com~resiibenefizi della fede e della civila, sentis-
e' il desiderio d'entrare-nella famiglia salesiana e di
ch'essi apostoli nelle loro.terre.Appena si seppe che
si erano . r&izz+ti .con yerizionecanonica
Ones, gli alunni studenti e artigiani raccol-
all'amato -Padre la s o m a richiesta per
veste ecclesiastica ai primi $eipatagoni, aspiranii

30.5 Page 295

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V I -. s~~~~d~i~D~on~B~osco - Secondo decennio
al sacerdozio, anche i
archese stizione chiericale.
. ,La sera dopo, commemorazioned i
Don
Bosco, 'tenuta'
~ h ~ ~ alllat piie,senza della Principessa
servo titig e delle
. . zg il
patronesse dell1.0peraMesiana. , ' ~
di ~i~ si recava a Biella per la Posa
di
prima pietra dell~oratoriosalesiano, e si diceva pieno
noscenza ai Cittadini per lo slancio col quale avevano sa-
fatto loro
assicurandoli che i Salesiani
festa della M & , ~de~l R~osario, dove nel 1 8 5 ~il
Zano aveva compiuta 'la caracerimonia. 11 giubilo
mtta la po~olazionedi ~ a s t e l n u oeb~b~e u
11 rg dello stessomese d'ottobre i902, il si
peGigli avvisi di legge,convocain
e «in relazione all'oydine del
sedu» tar
i
del piauso con cui~astelnuovoprese parte alle feste'qui
felice
,d& Io lwtri della vestizione chiwicale
id%elqnuoestsrotcigoramnduedncioe~&mttadMincohelDeoRnuBuosco Giovanni,
legittimo interprete
.,,,,,f,,, a Rua tanto benem
- moyariaD; ed il Consi
derido alle
del signor
com,ece,,f,,
a DONMICHELE RuA, S U C C ~ S S O ~ ~
la
0~~~~~~ DI CASTELNUOVO
ronorifica deliberazione ebbe la conferma de
miniate. su carta pergamen
- Iv cittadino onorario &,Caste~nuovo. .
539
decorando tutte le città e i paesi che andavavisitando, perchè
la venerazion6'con la quaie era accolto andava ogni di aumen-
tandogli la fama di santità, che è Ia vera cittadinanza universale!
A cotesta venerazione :Contribuiva direttamente 1ddiOpre-
aando, assai di.frequente;,le virtù del servof.edelissimo con
fatti che uscivano -dall'ordinariOe venivano diffondendosifra
O"'
che:10 awicinavan con fede,e
da vicino, nonostante la sua
,trriaseqrvuaetlelzi.zcahe~~losucopneorsacbe-ile.
.
Tra lkrigfiedi Maria Ausiliatrice era cosa
(lNe1 1902'- annota Cuor Angiolina Noli - terminati gE
esercizi spiritudi stavo per 6a;tire da ~i~~~ ~~~f~~~~~~ e ritor-
nare a Giaveno, alla casa-Pensionato aperta que~>annqou, ando
mi si annunzia che .avrei -trovato..una consorella:
ammalata. :Rimasi molto afflitta e partii, subito per Torino e
aveno, e appena fui 'in.casa,..corsi a visitare
inferma, Suor Angiolina Piovmo che si iallegrò al
vai
ma
a 39
non 'mi rallegrai io; per&&, misura& .la febbre,
gradi. Giunse il bravo dottore venanzio coro1le
la ma1attia:febbre tifoidea e.seria. ,pregaai venire
,.e venne spesso anche tre;perch&yammalata
OrdaandToo. rIinnoq;uiledl odtotolorroMsoacfcroanneg,een.tsei.&ebiebseirounbucoonne-
anche che il male avrebbe potuto pren-
Ilaprese veramente. cure si facevano
e notte, s i pregava, scrissi anche supe-
One,
e
Sera
le fu
pregare, e l'ammalata iiceveva
dato .anche l'olio' Santo; da un
la .santa
momento
si temeva d i perderla. Venendo ogni sabato da ~~~i~~
re spirituale Don Michele ~ &e ~ i i~l
a 'Torino, '10,pregai caldamente ad avvicinare subito il
Don h% e a pregarlo di mandare la sua benedizione
Orente. COm'eg1i'parti;iorestai 'accanto al letto: deu>in-
'.' e--sPesso;c, on I'orologio alla mano, andava dicendo tra
Don Fasi0 non arrivava a tempo perch&suopriovano
i; quando, aiie 9,30, mi guardò sorridendo
e aliorche si svegliò stava,moltomeglio e con-
Pre agliorare h o a guarigione completa,
bato chiesi a Don Fassio a qual ora il signor R,,~

30.6 Page 296

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540
- Successore .di. . B ~ ~ cvo:.-. -Secoado decennio
l'aveva benedetta; mirispose: !!Alle g,30 precke!,,. LO""graziai
di cuore, .gli narrai,,come.fossicon inta e h ci.ò, era :av. venuto
a :quell'oral>.- . . . . . . .
IV - Cittadino onorario di castelnuouB
541
- lo.y.0 a.iuto, il loio sostegno... », e dava norme sapienti per
le visite lspettoriali, e come sempre -insisteva che racco-
mandassero nuove vocazioni, e promovessero in ogni casa la
pietà e la moralità.
Le strettezze finanziarie lo movevano a rivolgere anche uno
-- mcomn ifreed?eAIo~.~b~en~ediZiM1deà.dilaMvoarvariea:t
mi benedisse. Edoya,:aggiunc
dooete.guarireI.o loringrazia
ad .obbe&e- al medico curante. 'Un .mese
anche nei :viaggi, awic
o invitato e pregato per
al signore, o col toccod i

30.7 Page 297

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,.
,
~
yorna a Roma;e
trova-ne
salesianen. - Nelle case.di
-V Incoronazione di Maria Ausiliatrice
543
le. piccole ma spontanee offerte,che avevan raggiunto la somma
di m.400 lire. Dopola dura prova, il .Servo di Dio gentiva ognor
piÙ.fi bisogno di ripetere al vicario di Gesù,.Cristo gli
della:più 'filiale e illimitata devoiione sua e ddlintera socie&,
- Venne ncevuto la 'vigilia delllEpif&a; fece l:umile offefia;
s'intrattenneneile cose che gli premevano, e .hfine
dl'August0-ponteficeil desiderio di.tributare d a : celeste zspi-
ratricee 'patrona dell'opera Salesiana l'onore dell'Incoronazione .
iungendo che a render
t0 il:III CongIej~osale-
amato ai suoi piedi molti
XIII benevolmente
to: alla ?lomanda; ed-ammettevaal[a-sua *ee+
i l proaratore Don Marencoe il. @rettore Don sc2ippini
ri Sacerdoti ed alunni. dell'Oratorio, :avendocare pirole
.san ti; Tutti uscirono commossi;;.,' . .
... :,,.
giorno ' delllEpifania si recò d'Oratorio femminile
e,; diretto daliecfiglie d5 Maria Ausiliatrice, e,nella fe-
cero, le ragazze manifestarono i1 desiderio
quisto di una casa più. grande con ,locale
adattato per l'Oratorio. Questo s'era ' iniziata nella
osciuta sotto il nome di <iBoscoPawako »,
a semicircolare che i agli
fficiente per le loroiskdute,
Noviziato e l a .numerosa
vi accorreva; e veniva offertaal Servo
bomboniera.r&gurante una casetta;
, dicendo che quella costava soltanto
aggiungeva -altri.dqe, ne avrebbero
ampia. DonRua sorrise e con affabi,
grande fiducia nella Provviaenza
<: e le consigliò ad appendere, la'
1903, San Giuseppe farà
bileo
A
pontificale. Insieme con i
~ più di ~settantam~ila
animeG
~
~
~
~
< ., .
i nostri. :confrateiii di Londra . abbisogna,
~
~
colla'loro dimora, e if
costo... e Sapete che cosa

30.8 Page 298

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di calarlo nel iratoogni~erae,
noaviessero,ott&nuto.la graiia
recc~io
Lo credeiLstk!
ml*aosrtia; iil.,fpigrlai tpoe,r&di.ivSiadleesrisainiil,.
lo acquistarono al: prezzo'add
5 terrenisa~gon~.alrlial-anti
"enerato superior-.e
disse, e .il 10 marzo:'di
talia la caparra di IISOO
novjziato. Sorte nuove:
maggio, in cui Maria
in fine, Per una serie
del sacroCuore si firmava 'il
l& chiavi della casa,
" ."
quidi la venerazione di questa sacra Immagine della ~~d~~ di
Dio pmsd i:coniinidell'ltalia e delldEuropa,cd oggpi,persingolaYe
dhPoazihe divina, è mirabiimate . & Fi~n ~ ~ tittlee nazioni
.sono del'mondo CYtstbl~.I segnalati e d :innumweuoli ben,$x, poi, che
l a : V ~ E i n Ae ailiatrice concesse già ai fedeli,
solennhmte
dichiarati, sia con tabelle votive, sia con numeroSZ>ampielzegYi-
., , . . .
sace?- Le quali cose -proseguiva il Breve Pontificio -riandando
p@-%' quando il Nostro diletto Jiglo &fichi[e R ~ ~ ,
Retto7 Maggiore deila Pia Societàsaleaana, a nonte ,su
xXV e'di
$lica
Anno
tutta
del.
la =a
iostyo
Salesima Famiglia, C i fece calda ed umilesup-
che in qnest'anno
Pontificato, W O
ce~le~briiSanm~coof~erOol hne.apnrileZaeilvenera-
th*ka
IrffnagGze,Noi, cui niente stapi
vedere tra il.popolo cristiano
ùcreascecruereseme pnreient2eopginzii
I'Augnsta Madre di Dio,
volentievi
discendere a.que;ta domanda,..
E veniva delegato llEminentissimo Card. ~ i ~ h ~ l ~ ~ ,
covo
di Torino, a compiere il sacro rito
rità del Vicario di Gesù eristo.
in
nome
e
con
la
"te s'intrapresero i lavori preparatori, seguendo
rettive di un attivissimo 'Comitato sotto la
Cardinal Richelmy e l'effettivi del
v~~~~~. ~aMno-~
~
~
.
un eletto stuolo di nobili dame torinesi costitui-
in Comitato, sotto la presidenza onorariadi
e R. la
Laetitia di S a ~ o i a - N a ~ch~e]di~ra~- ~ ~ ,
doappello per raccogliere oro e gemme per
parare i diademi.
.
, ..
E ''Oro venne e le gemme abbondarono, e si prepararono
iccbissime corone, su disegno e lavoro dell'egregi,, gioielliere
magnola, in stile classico del rinascimento,
a solenne cerimonia si diffuse in og,li parte
tidimamente dallJItaiia e dall'Estero giungevano le piu
adesioni, nelle quali alla più schietta esultanza
ssociate parole d'alta venerazione per
R,,&.
tività del Servo di Dio parve a tutti insupe-
enderealle udienze e alle. visite quotidiane
"teressanti, e al disbrigo della voluminosa corri-

30.9 Page 299

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546 V I iI sSuccessoredi Don Bosco - Secondo decennio
.spondenza, prendeva parte alle adunanze preparatorie Per
congresescoontinuavaa tenei anche conferenzevcome se nulla
si fosse aggiunto al lavoro abitualmente straordinario. I1
marzo intratteneva i co~fratèllidel130ratorio'sul 'Giubileo
pontificale del S. padre, illustrando la continuità dell&'divina
assistenza.alla chiesa secondo la promessa di GesÙ;',special-
mente con la successione dei Sommi Pontefici, Più adatti ad
ogni tempo, nei tempi delle eresie, nelle guerre' coi Turchi,
durante la ~ i f oe n~ei ~tem~pi ;attuali. A i tempi nostri abbiamo
avuto q due .sommi pontefici, Pio IX e Le
la meraviglia del mon
chiesa collaloro,longevità e
~ l stavab per r~itorna~re dai~lu
Ame,+he, e il servodi Dio lo preg
,,scinelrattraversare la Francia. Quei confratelli
continuava
ad arrabbattars; per raggiungere l a miglior soluzione e
vare le
'case. Quei de
una ~ & per~& & tie r egl~i ~
zione dei motivi per cui era stata loro
autofizzazionea rectare negli Istituti,
si fosse osato chiamar questi
nel igoo flEsposizione Universaled
cretata la medaglia d'oro, e
~~~b~~ dell'~stituto, Presidente
sociele e nel r900 presidente della
ai salesiani
onorificenza,p r
difese sul Jolcrnal des Débats e nella Réforme
,I~~~~~u~n bel gmppo di francesi ascritti
preparava a lasciare la terra n
poco lungi dalle Alpi, nella casa di :A'%'liana,
tuario dei Laghi.
Albera, nel modo più p
R~~ gli affidavae il sabato santo, come
rientrava nell'Oratorio. I1 giorno di Pasqua gli
daronofestevolmentee gli'espres
e il servdoi Dio volle assistere
11 r8 aprile questi si portò a Bologna
dei nuovilocali dell'oratorio festivo. 11Car
1' - Incoronazione di lMar;a ~ ~ l ; ~ ~547 &
l a chiesetta e vi celebrò la prima M~~~~ed egli vi cantò la
Messa solenne, assistito dal Cardinale. 11 I9 presiedette l>adu-
nanzageneraledei Cooperatori Bolognesi, cuiintervennero anche
le più spiccatenotabili& cittadine, con a. capo lyminentissimo,
itudini che nel suo cuore di .pastore
, ai Salesiani, ai Cooperatori
r&. S ~ a m ~ ap:i.re~nze per
iesa della :Sacra ~ ~ h i ~ l i ~ ,
~ i ~sof- t ~ ~ ~
orisvoelenned.eslclae:lt:oc~r~u~sù~c~ae~
11 card; svampa,,
scriveva li^^^ B ~ ~ -
6 nella storia della
n po' curva come sempresul petto,.,
Don Rua a tutti faceva sempre l i più santa impressione.
"0 - prosegue Elise0 Battaglia - nel
miltà voleSse impedirmelo, ebbi
lcezza nova che m>invadesse
; ~.entivo,direii,l bisogno di cadergli
come ad una apparizione di cielo piena di soavi& mi-
se non ci fosse stata ressa d'intorno credo che
è capitato di sentirsi spinti a farlo;
i personaggi illustri, e cardinali
a fu la contessa Giuntini, e presenti alla
e Mons. Cammilli Vescovo di Fiesole, Mons.

30.10 Page 300

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548 VI - ~ ~ ~ ~ e sdsi oDrone BOSCO - Secondo decennio
velli di colle va1 dlElsa, l'Abate dei Benedettini della Badia
~ i ~e Co~n Rua~ rivo~lgeva ~all'affiolfati~ssimo~udito;rio un
caro discorso. E riaccompagnò il Cardinale a Bologna.
A ~~~i~~ intanto fervevano i lavori' preparatori.' Vennero
stampati e largamente diffusi duenumeri unici; si tennero da
oratori ripetute conferenze, e si assegnò al Congresso
questo pratico programma: l'educazione e E'istraxione della
secondo i1 sistema di Don<,Bosconegli Oratori fisfi,ni
e
scuole sera
sionali ed agricole, .I'apostola
fhde ella bWna stampa e
11Congresso si tenne dal 14 al 16 maggio.
~ 1 im1p,o~nenti adunanze presero parte tre Cardin
Arcivescovi, ventisette Ve
e laici, convenuti da ogni
e furono proprio un trion
la salma benedetta del Santo Fondatore dovette esultare
tutti i Prelati si recarono
tomba in Valsalice, che D
al Padre di quanto si era deliberato O.
F~~~~t~re giorni di santo lavoro, di festa e di trion
sdiealssmoomtocmc~ò ooilnctoelmf coeiq,nurainsdpoosvtaenandeuna lettera in
aveva delineato le modalità con le qualisi sar
congresso e compiuto il rito dell'Incoronazione.
E sorse il giorno che resterà etern
il 17 maggio! Sulla piazza, come nei di preced
due superbe antenne recanti lo ste
diera nazionale, e, ai lati
zioni inneggianti al Sommo Po
della sapienza e cm lumi della fede e della virtù
lzlst&sulla Cattedra di S . Pietro
Card. Agostino Richelmy che <(
imporrà a alla Vergine Aiuto
ci sarà npegno di gloria imp
son tanti i forestieri che n
Santuario. S'era previsto,
ad aver la soddisfazione
-V Incoronaxim di Maria Ausjliatece
519
si decise d'esporre al pubblico, alla destra della porta maggiore,
la statua della Vergine Ausiliatrice, cui il Card. ~~l~~~~~
avrebbe di sua autorità imposto altre corone, dopo incoronata
la Sacra Immagine dell'altar maggiore; ed innanzi statua,
tutta dorata e scintillante nei vividi raggi del più bel sole di
maggio, viene eretto un altare, sui quale si succedono senza
interruzione le Sante Messe; e quando s'eleva l'ostia santa,
migliaia e migliaia di fedeli s'inchinano con
Ed ecc0, non solo la piazza, ma tutte le vie, che portano
ad essa, rigurgitano di una moltitudine ferma, immobile,
e raccolta, che rende impossibile ogni circolazione... e mentre
la campane suonano a gloria, in mezzo a una selva di bandiere
di associazioni cattoliche, appare il lungo corteo dei sacri pa-
stori, con a capo il primo Vescovo salesiano, Mons. ~
i
~
~
Cagliero, cui Don Rua volle riservato l'onore di pontificare alla
Messa e ai Vespri in quel giorno solenne; in fine s'avanza il
Cardinale Delegato, seguito dal Servo di Dio con il capitolo
della Pia Società e le rappresentanze di molte Congregazioni
un aspetto impressionante; è tutto un mare
i teste, anche sulle tribune e sui cornicioni, compreso quello
ella cupola. Volle essere presente alla cerimonia anche la
rilcipessa Maria Laetitia di Savoia-Napoleone, già sposa del
rincipe Amedeo di. Savoia che, annuendo d'invito di
aveva gettato la calce sulla pietra ango-
una vista imponente: l'adunata di tanti
i in abiti pontificali e numerosi ~ ~ ~ ~
i in vesti prefatizie ha l'aspetto d'un Sacro ~ ~ ~ ~11 i l i ~ .
ali'aitare e, dopo fa lettura del B~~~~
giura di custodire e lasciar in perpetuo sul capo della
Immagine le auree corone. Il Delegato le benedice; segue
ssa Pontificale, e in volto a tutti si legge l'espressione
1vo entusiasmo e commozione profonda.
0 di Don Rua è pieno dilacrime. Già la sera innanzi,
rda, era salito al sommo del palco che si era co&,tto
quadro percbè il Legato Pontificio con le sue mani
Porre le sacre corone sulla fronte di Gesù e di ~ ~ ~ i ~
aver Pregato alcuni istanti in ginocchio, s'era levato a

31 Pages 301-310

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31.1 Page 301

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- 550 V I - Successore di Don Bosco Secondo decennio
baciare con atteggiamento serafico il volto della Madonna e del
~ ~ bcon igli o~cchi~pien,i di lacrime. Noi pure avemmo la
- fortuna di essergli accanto in quell'istante indimenticabile!..;
~~l momento che si compì il rito solenne ricorda Don
piccollo .+ e ero al fianco sinistro di Don Rua, e mentre at-
tendevo a.contemplare la scena paradisiaca della Coronazione,
gettavo pure qualche sguardo su di lui, che più di tutti pareva
commosso; e nelvistante in cui il Cardinale pronunziòle solemi
parole, mentre tutti erano scossi da un fremito di commozione
e stentavano a trattener le lacrime, il buon Padre non vi riuscì
e scoppiò in un pianto e in singhiozz
scevano ancor più la nostra co
se quella coronazione era
- di ~~i~ per i suoi figli e quasi un pre
della ,Famiglia di Don Bosco rappresentata da quasi t u
- gli ispettori salesiani chi aveva m
gioia del momento era senza dubbio Don Rua, che avev3.
di tutti
lui
ed amato questa no
aveva operato per la
Dalle tribune, dal tempio e dalla pia2
imponente un applauso irrefrenabile...C d
squillano le trombe, amunzianti il compimento del rito $01
le campane.del Santuario, cui fanno corona cento e cento
della città, suonano a
dodici colombi, lanciati da
della cupola, si levano a volo, dapprima quasi timi
poi si .volgono rapidamentea l mare e volano al Vat
annunziare al Papa che Maria Ausiliat
decretato, era stata fregiata delle auree corone con la
solesnncies. odal palco, il Legato Pont
Meraviglioso lo spettacolo che si
la piazza, il corso, ibalconi, le finestre
circostanti sono un maredi teste, e mille
e. fazzoletti si agitano festosi tra irre
di gioia. 1 Vescovi prendon posto sul palco
cata la statua di Maria, e 1'EminenLi'ssimo
impone anche a questa altre corone,
di fedeli stipati fuori del Santuario un m
-V Incoronazione di Maria Au&Ziatrice
55'
Compiuta Ia seconda cerimonia, i Prelati tornano nel Santuario,
mentre squillano nuovamente le trombe e si canta llantifona
G~ronaaurea super caput &fa,musicata dal Maestro Dogliani.
Alla sera processione solennissima; un corteo interminabile,
vario e devoto; numerosi Arcivescovi e Vescovi precedono jl
Card. Richelmy; segue la statua di ,Maria Ausiliatrice, e ,subito
dopo Don Rua con il Capitolo' Superiore della yia società,
seguito daiie associazionicattoliche e da un popolo immenso.
Quattro musiche, più di cento vessilli, quattrocento chierici
rè Vescovie Arcivescovi, e più di centoda
In giugno il. Servo di Dio compiva la promessa fatta
nel '853, pubblicando neUe Letture Cattoiiche le jvotizie
storiche' intomo al miracolo del S S . Sacramento, awenuto
in Tonno i
attinto dai
l 6 giugno 1453.
Torinesi l'amore
Come Don Bosco;egli
e la fede più viva a
pure
~~~ù
saavecvraa-
nellevisite alle case, celebrando la M~~~~della co-
s i sempre ' soieva rivolgere una tenera allocuzione
ribuire le Sacre Specie, con tanto affetto che pa-
reva un serafino e commoveva quelli che lo ascoltavano. sua
0 le prime parole, si accendeva vivamente e subito
impressionante che le centinaia di giovani al-
esta che-avevan chinato nel r&coglimento col quale
an preso ad ascoltarlo e, con le mani giunte, lo fissavano
tatiei, come una 'visione di paradiso!
Terminate le feste, con l'anima'piena delle più care e sante
i, si metteva in viaggio alla volta del Veneto per
di Trm$io, Desenzano, Schio, Conegzianovmeto,
ioggia, Fmara, Comacchw, L q o , &te, Legnago e ~ ~ ~ ~
raccomandando la divozione a Maria ~ ~ ~ i l i ~ t ~ i ~ ~
che Maria Ausiliatrice è stata incoronata, come
ancor pih dolcissima Madre! Se. la Madonna mostrò
Te,la sua materna tenerezza verso D& B~~~~e i figli
ra che s'interessavano a prorno6ere ia sua diuozione, .ce la
trerà ancor più ora e in avvenire!
eco 1 24 giugno l'inno della riconoscenza ebbe. le più
rimembranze: a Ascolto ancor
-
e -' d'immensa armonia che l'aria riempie di VIVAM. ARIA1. .

31.2 Page 302

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552 V I VI s~zcessoredi Don Bosco - Secondo decennio
~ f del piontejic~e la v~oce ri~suona, che innalza la duplice gm'wta
corona; in volto
la gioia a Don Rua, d'allor che la
promessa giu&..E i cieli si aperswo, e ai piedi di La' cantar
le sue glorie Don Bosco veda'; ed Essa a di$tend~esui pargoli il
manto... ~i questo trionfo, di questa twi gloria, o Madre; in eterno
uiWàla m ~ m i ~E.~. a. colla destra sorreggi Don Rua,,'campion
del tuo dell'opera t u a ; il canto ei Y@ete che in-cielo Don
B~~~~ Angioli scioglie, che fin nBnavrà.:.'). ' '
11 zg giugno, avveniva il fatto, già narrato, della morte in&-
tesa della signora Evasina Gilardini nata Massaza. ' I n quella
circostanza, prima che il Servo di Dio uscisse dalla casa della
~ h d i ~gli f,u piesentato u n ragazzetto di otto anni, Mario
~ ~ ~ s~ordo~ e lmulto, i per~chè ~lo b, enedicesse. Don Rua
lo fissò amabilmente, lo benedisseed esclamò: e v e f a i a Pa
lare,
a parlare)), e rivolto ai presenti, tornò' a ripeter
<sì, verrà a parlare, verrà a parlare! )>. E
poco, senza prendere nessunalezione il ragazzo
lare; e parla e serba viva riconoscenza per il Seri.0 di Dio
11 20 luglio cessava di vivere Leone XII
scomparsa ci fece comprendere ancor più l'amore cheil Se
di ~i~ portava al Vicario di Gesù Cristo. Ne p
al termine di vari corsi oesercizi spirituali, e volle
grande ~ ~ t si icel~ebratsse~ro:solenni funerali nel
di ~~~i~Ausiliatrice, dove era ancor viva.l'
1'Incoronazione da Lui decretata. Pontificò
e Don FranceCia disse l'elogio funebre.
x 11 agostod, alla loggia d i S. Pietro veniva annnnziata 1
di pio e s'inviava. telegraficamente la notizia
di ~ i ~si t,rovava ad Avig:i$ma tra i chierici f
quali doveva tener conferenza per l'esercizio del
morte.
..
11 telegramma mivi> subito a l Santuario della
dseeirLvaodgihi,idourcainrcteonldaatroicrdeaazviaornie
del dopo Pranzo,
se ne stava
chiostro defl'antico convento. Quando gli fu
a Don Barberis, perchè lo leggesse, ' e appena
entrò in chiesa con la comunità, i n presbiterio,
volto dl'altare intonò pieno di gioia il Te Deu
-V Incoronazione di Maria Azlsi[iatrice
553
parlando in conferenza,tornò a raccomandare.l'amor~e la.devo:
zione al Sommo Pontefice: :
~
~
Anche al termine di vari corsi d'esercizi ritornò a ((dare
qualche ricordo relativo:.aiPapa, alla Chiesa, secondo lo spirito
di Don Bosco. Chi d il Papa? È : i l Romano Pontefice, il succes-
sore di S. Pietro, il Vicario di Gesù Cristo, il ~~~~~~~~~t~~~~
di Dio-inferra...;il R/laestro:infillibile,... il pastore universale n;
E ne illustrava la dignità, l'autorità; l'infallibili&,
i doveri che necònseguono, cioè creder'e'quel che li insegna
come maestro ed anche negli altri i n ~ e g n a m e n t i , ' ~ ~caormle~
il gran Padre e obbedire ai suoi comandi,' rispettarlo come il
Sommo Pastore, e venerarlo come Vicaiiò ci~~~ù tristo:
('Don
Bosco
sia
nostro
modello
nellJ.amore e
.n.ella
ven&azione.al
.
..
.
,
Ne
appena ' f u 'awiato'il nuovo anno scblastico, a
recarsi a Roma,e il 3 novembre ebbe l a consolazione dJessére
- accolto dal nuovo Pontefice Pio X. ' eposso assiCUYar-~.seri-
veva ai confratelli che trovai in lui, non solo un padresomma-
mente benevolo; ma;'sareipw:dire,un amico ed un protettore delle
Opwe salesianen. :'
..
Erano'col Servo di Dio il Procuratore Don warencova, ri
ispettori e direttori, la Superiora Generale delle ~ i ~di l~~i ~~i~
Ausiliatrice e d n i n e loro visitatrici d'Italia e d ' ~ ~ ~ ~ i ~ ~ :
Rua Presentò tutti al S. Padre, che diede a ciascuno a baciar la
0 e faceva questa dichiarazione:
Sono ben lieto di trovarmi in mezzo ai figli di &n B ~ ~ ~ ~
Don Rua. V i ringrazio del bene che fate alla chies&.
vede che il vostro Istituto è oppia di io, eche un ~~~~l~
cielo, Perchè lo d u p p o della vostra Opwa e il bene
non si P& spiegare umanamente. Se un &gela
vi
dal &lo, non s i spieghwebberoi prodigi chefate)).
ua Santità trattenne ancora qualche minuto in privata
1 Servo di Dio, .e l'invitò a tornare i n vaticano, nel
meriggio, alle 17,30;.(('edinquesta seconda &ienzamitrat-
e'da'solo P& h c a tre quarti d'ora, dimostrandomi un%effaa-
bontà e ~Onfidizzia>;informandosi.delleopere nostree con-
endo tutti i favori richiesti.
Tra 17altrogli esponeva per iscritto i bisogni di

31.3 Page 303

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- - 554 V I Successore di Don Bosco Secondo decennio
indulti nella sua qualità di Rettor Maggiore della Pia Socied
di S. Francesco di Sales e delle Figlie di Maria Ausiliatrice,
~~ecialmentedopiloDecreto della Suprema, e immediatamente
ottenne quando domandava. La delicatezza con la quale
.se ne sewì fu anch'essa suprema. Nessuno seppe ciò che aveva
domandato e fu lieto di poterne far uso nel modo più prudente,
in formi assolutamente confideniiale, qualora l'esigessero la
gloria di Dio e il bene delle anime.
Nel frattempo visitò le case di Roma e dei dintorni e del
Napoletano. A Napoli il Card. Prisco-gli raccomandò le scuole
al Vomero; venne invitato a celebrare alla viUa Patrizi, e si
anche a Portici. Nella villa Patrizi assistè all'estrazione
dei premi per la sowenzione dell'opera Salesiana al Vomero,
che ebbe l'esito pih consolante.
L'S dicembre spuntava l'anno giubilare della definizione
del Dogma deU'Immacolata Concezione; e raccomandava parti-
colari ossequi alla Vergine in tutte le Case.
Quel giorno, già tornato a Tonno, benedisse le nuove ban-
diere degli studenti e degli artigiani dell'oratorio, presente
S. A. I. e R. la Principessa Maria Laetitia di Savoia-Bonaparte.
Alla cerimonia fecero da padrini, per la bandiera degli studenti
i l marchese Stanislao Scati-Grimaldi e la consorte Marchesa
Scati-Grimandi Cattaneo Adorno, per
degli 'artigiani
i l c o h . Federico Dumontel e la contessa Amalia Barbaroux-
Sciolla. All'accademia serale fregiò l'una e l'altra bandiera della
medaglia commemorativa dell'Incoronazione di Maria Ausi-
liatrice, e le consegnò alle due sezioni con queste paro
me donaste ed io nedivenni ilpadrone. Ora vma' anch'io e
generoso con voi e consegnarle alle rispettive sezioni, m a
io che ve le do: k la stessa vostra Madre Mavia Immacolata.
furono benedette nel giorno a Lei consacrato e al sorgere del
anno giubilare?... Fate conto pertanto d i riceverle dalle sue m
e tenetele come u n suo prezioso regalo D.
Nklla << strenna » per l'anno giubilare della
Dogma dell'Immacolata, raccomandava a tutti, a i
allievi, az' fam$li, (<i una teneva d i v o z h e a M a
Immacolata, con fermo proposito d i emtare, ad onore di L
solo le gravi mancanze, ma altresì le leggere deuberatei).
AUSTRIA E IN POLONIA
E NEL BELGIO
Ebbe una carità universale! - Come sostenne la fondazione della so-
soccorso ~ " t àNazionale di Patronato e ~ u t u o
per le
- operaie. (( Solo Dio non ha bisogno di Cooperatori». . volta
- dell'austria e della Polonia: - A V i a n a lo dicbno un santo!
Ad Oiwiecim..- A DaMava, - A V i a n a
il ~ u&pos~to- i ~
:
lko, il,Card. Arcivescovo, il Borgomastro ~ ~e 1 2 , ~ ~ ~~
- - Maria Giuseppina. Nel ritorno a Torino. 11 ~ ~ ~ tde~lla ~ ~
- Consolata. 1124 giugno. - Riparte alla volta del ~ ~ l g i-o A. ~ i p -
- Pelop. Convegni degli. ex-allievi. - Comunica a pio x p a t t j v j ~
- dei CooPeratoyie il S:Pddre gli invia un preziosissimo autografo,
- Il x Capitolo Generale. - S i riapre il st;bolcro del padre.
,~
,.j
~
vuole che un co?$ratello offra al Signore sua vita per lui. - CI-
stituto Teologico Internambnale. - Duecento
mjs&narj.

31.4 Page 304

▲back to top
556 VI - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
B ~ anda~va sp~esso ~a visi,tare il nostro Santo Fondatore per
aver lumi e direttive spirituali. Nel 1886 cadde gravemente am-
malata ed era già spedita dai dottori, quando l'amatissimo Padre,
accompagnaoto, meglio, sorretto da due salesiani, si recò a visi-
tarla, le diede la benedizione di Maria Ausiliatrice; e le disse
,-he le avrebbe dato anche una medaglia e, non avendola,.le
offerse la sua corona del Rosario, che la pia damigella accolse
e conserva tuttora religiosamente. In fine le ripetè di star tran-
quilla, che avrebbe pienamente riacquistato 1%salute, avendo
ancor tanto da lavorare! E così fu. Morto Don Bosco, continuò
tenersi in relazione con Don Rua, e nel 1891, in via Assarotti,
in casa propria, iniziava un Oratorio festivo per le fanciulle,
il servdoi Dio prese ad inviare un sacerdote per la celebra-
zione della Messa.
F~ allora che ella non tardò ad accorgersi come tant
giovinette, giunte a una certa età, preoccupate dal lavoro o d'
$tratte dalla disoccupazione e ' dai divertimenti perdevan 1
fede, e sentì più viva la brama di salvarle; e nell'anno 1901
si procurò la cooperazione di altre signore, piene di 'carità
di spirito di sacritizio per fondare una società di patronato
mutuo soccorso, affinchè le giovani operaie, attratte dai
taggi materiali, c&tinuassero a vivere sotto l'influenza salu
della Religione. N& mancò di 'consigliarsi ripetutamente
servdoi io, che andò sempre incoraggiandola, finche si
di venire alla fondazione dell'opera; e proprio il giorno
recava in Arcivescovado per parlarne col Card. Richel
contr,j Don Rua, il quale sorridendo le chiese:
- Dov'è diretta?
J~ curia, per esporre le mie idee, ond'iniziare al
presto l'opera che, com'ella sa, vado da tempo sognan
- v a d a , vada, tranquilla! - le rispose - Q il'S%n
la
manda; il
~ i f ~ tntoni
Signore chevuole
tardò ad avere il
quest'opeva!
consenso, e
sorse
la
('
di Patronato e Mutuo Soccorso perle giovani opflaie di
che incontrò ampie simpatie e andò presto diffonde
altre parti d'ltalia con nuove sedi e numerose filiali, C
orso nel r904 veme a chiamarsi (iSocietà Nazionale di
e +qtntup
per le giovani operaie i), e nel 190
VI - in Austria e in Polonia e nel 3elglo
557
1505 Patronesse e 13168 operaie, e nel 1910, l'anno che morì
il Servo di Dio, 358.8 Patronesse e 38921 operaie. Iniziata col
programma di combattere.il. lavoro festivo, l'orario eccessivD di
lavoro e retvibuzrone troppo magra, non tardò ad avere si
gran numero di aderenti col distribuir ad esse sussidi in,tempo
di malattia e insieme col procurare ilavoro. alle disoccupate,. e
tutte cure mediche gratuite a domicilio e consulti medici gra-
scuole festive e serali:gratuite,,e d anche c=e-famiglia
e colonie climatiche per :le piìi bisognose, ed altri vantaggi:
.Ir programma.interno dell'opera aveva questo duplice od
1inico fine:. (1 la g2oiia:di Dio e. la salvezza delle anime e il
Servo di Dio ne appoggiò, come meglio potè, il: sorgere e il
fiorire. .Nel 1902 mise a sua disposizione I'educatorio .delle
Figlie di Maria Ausiliatrice in Giaveno, dove un bel numero di
giovani potevano passare allegramentee fruttuosamente alcune
settimane. Nel 1903 ottenne che altre potessero aver ospita~ità
nell'educatorio delle Figlie di Maria Ausiliatrice a varkze,
a respirarvi aria marina. Nello stesso anno, apertasi la nuova tipo-
grafia della Società Editrice.Intemazionale, detta aI10ra.l~
Pogra$a Salesiana pw la diffusione della Buona Stampa;,in corso
Regina Margherita, dispose che s'iniziasse - il 10 venerdì
d'ottobre - la prima casa-famiglia della signorina ~ s t ~ ~ ~ ~ ~
dove sotto la cura delle Figlie di Maria Ausiliatnce le più
bisognose avevw vitto ed alloggio, pagando una retta di
quaranta :centesimi algiorno! E vi stettero due anni precisi,
fino all'ottobre del 1905, quando la casa-famiglia fu trasferita
in via S. Domenica, donde nel 1920 passò alla sede stabile in
via S. Quintino; e finchè rimase in via S.Domenic0, unsale-
siano continuò a recarVisi.quat.idianamentea celebrare la Santa
..
11 16 maggio, alla presenza di Mons. Bertagna,e :del Servo
1 Dio, nel coro di Maria Ausiliatrice s'inaugurava una lapide
bronzo, a ricordo dell'Incoronazione, collocata alla base della
nice marmorea che racchiude il quadro della Madonna, I1
ttore Don Marcbisio, letta l'iscrizione ad alta voce, intona la
e:
$gli di Maria! A quelli che si trovano in. coro
niscon0 con trasporto quanti con .nel tempio, e un chierico,
quale da otto mesi era completamente afono per paralisi alle

31.5 Page 305

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- - 558 VI Successore di Don Bosco S e c d o decennio
corde vocali, d'un tratto riacquista l a voce ed uniscecommosso
il. suo canto a quello degli altri divoti. La notizia del fatto si
diffuse largamente, anche per i ripetuti racconti che ne fece:il
Servo.di Dio;
Dopo le 'feste di Maria Ausiliatrice questi s i mise in viaggio
alla volta della Lombardia, dell'ilustria e deiia Polonia. - -
I1 30 maggio era a Milano. (iCom'era da aspettarsi - scri-
veva l'Osservatore Cattolico - .l'arrivo del sant'uomo venne
festeggiato con splendide manifestazioni,affettuose nell'istituto
salesiano», ove si tenne un'impottante radunanza; cui inter-
venne pure 1'E.mo Card. Ferraci. 'Molti furono i- cooperatori
ai quali. u Doii Rua con accento ispirato, dopo essersi dichiarato
soddisfatto di quanto fu fatto e si fa in Milano,-parlò efficace-
mente delle Opere Salesiane, mostrandone l'importanza-somma
nei riguardi religiosi e civili..., e d augurò che cresca il numero
dei Cooperatori;..)). (I Solo 'Dio - diceva - non ha bisogno
di coopera fori.^ )).
I1 3 giugno giungeva a Vienna quasi improwisamentesenza
alcuna solennità e senza che alcuno Si accorgesse di lui: due
confratelli alla stazione e con due soldi per il tram, perchè non
volle nemmeno la vettnra pubblica, eccolo'~al1anostra ca-
setta. Ma appena si seppe del suo arrivo, accorsero a Brucken-
gasse molti cooperatori ed amici (ied io - scrive Don Luigi
Terrone - fui testimonio di scene commoventissime.. Vidi
molte persone, illustri per censo e condizionesociale, incl~inarsi.
profondamente, gettarsi in ginocchio ai suoi piedi ed implorare
la sua benedizione. L'affabilità del nostro buon Padre, la sua
umiltà, la bontà colla quale trattava, affascinayano coloro che
l'awicinavano, e tutti sommess'amentelo dicevano un santo.
i) Mi sento tuttora commosso quando penso a ciò che avvenne
il 3 giugno dopo l'accademia che s'era fatta in suo onore. Mentr
gli intervenuti si accingevano adusciredalla sala;egli, resta
in piedi sui gradini del tronetto che si era preparato per 1'0
sione, cenno che si fermassero e, tratto fuori-unmeschii
vecchio portamonete, prese a distribuire dellemedaglie di Mar
Ausiliatrice. Eranodi quelle da 5 al soldo! La folla si prec
verso di lui, ed era.bello vedere quegli illustri signori e no
dame, contesse, baronesse, tra cui la cognata delllArcidu
VI - In Austria e in Polonia e nel Belgio
559
Ferdinando, affollarsi davanti al nostro Superiore e ricevere la
medaglietta come un gran regalo, dopo aver con trasporto ba-
ciato la mano di Don Rua:
la convinzione d'avervisto un santo
dizione n.
. .. ~
: E partiva.per :Okwiecim,
con noi - prosegue Don Terrone - nello stesso scomparti-
mento un signoretedesco, che non tardò ad attaccare discorso col
segretariodi Don Rua, o meglio con chi glifaceva da segretarioin
quei giorni, Don Alessandro Kotuia. Questi cominciò a parlare
di Don Bosco, della Società Salesiana e delle opere nostre con
quell'ardore che viene spontaneo, quando si vedeche si è ascol-
taci. con yivo :interesse. Quel' signore, infatti, rimaneva forte-
mente impressionato, e dava anche all'esterno segni di mera-
viglia, non avendo mai sentito parlare dei Salesiani. I1 buon
Padre se ne' accorse e, non e
lingua tedesca, capì che si tra
e vòltosi a me:
... i>'- Di che parlano? m'interrogò sottovoce.
)> - Non sente? di Don Bosco, delle opere nostre...
8 - N o n m i sono. ingannato; di' un poco a Don Kotuta
che non dica chi sono io!
- Perchè? ha già parlato anche del Successore di -Don
Bosco.Com'è possibile non farlo? Non sarebbe bene anzi...
» - No, no!, intermppe energicamente, diglielo subito
che non dica chi sono io; - e mi convenne obbedire; mentre
egli riprendeva la lettura interrotta. Quel signore, a mio parere,
si sarebbe certo gettato ai piedi di Don Rua, se lo avesse.co-
nosciuto, giacchè Don Kotuia parlava di lui come di un apostolo
della gioventù,. dì unlDonBosco redivivo, ed io dovetti fare
un grande sforzo per non dire: - Signore, questo prete.che vi
siede vicino, 2:Don R u I - Ma. al termine del viaggio, io volli
insistere quasi lamentandomi perchk avesse negato al viaggia-
tore così legittima consolazione. Mi' rispose alcune parole che
non posso ricordare testualmente, ma il senso loro mi è rimasto
sempre chiaro e vivo: "Vedi, p1 signore era vimasto ammirato
delle Opere Salesiane ed anche di Don Rua. Se avesse saputo che
Don Rua ero io, avrebbe diminuito la stima per noi, tanto poco

31.6 Page 306

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560 VI - Successove di Don Bosco' - Secondo deccnnzb
io s a t ~ di valeve!,,. I1 ragionamento non mi persuadeva gran
fatto,. e pareva che a lui stesso paresse poco convincente, e
conchiuse in tono scherzevole: <'.Casi crederà che Don Rua sia
qulche:cosa d i pihgrande, che non: pel,jovero:pete che ha &sto
in trae!...; e si cambiò discorso...)).
L~sera del 4 giugno entravanelllistituto di Okwiecim, nella
Polonia Austriaca, Ossequiato da numerosi~cooperatorie ac-
colto, C O g~iubilo indescrivile, dagli alunni cheeseguirono Pa-
recchi.canti composti per la circostanzadet can. dott. Walc-
zynski.
11 si celebrò.la festa di Maria:-.Ausiliatrice, con Moiis.
~ ~ Ausil~iare de~l. Cardk; Arciv,escovo di Cracovia; e molti
nobili signori e venerandi ecclesiastici, tra cui il dott. Smolka
dellJ.U~iv&sitdà i Cracovia, il rappresentante del principe Ogin-
&i, il parroco della città can. Szalansny, rinnovarono al Servo
di ~i~ l'espressione della loro ammirazione ed egli fu lieto di
ripetere a tutti la sua imperitura gratitudine.
11 6 andò a visitare la nuova casa aperta al mezzodì di Leo-
poli,
città di Dasxawa; notain tutta.la Galizia per il ce-
lebre Santuario della Madonna, la cui immagine era stata di
recente solennemente incoronata. Di 1%si recb aila vicina Par-
rocchia di Machalanier, per riverire Mons. Weber, Vescovo
coadiutore di Leopoli.
~~~~~t~a .Vienna vi rimase due giomi e distinte persone
del17altasocietà viennese,tra cui l a Contezsa Zdenka Chotek,
cognata del13Arciduca Ferdinando, accorsero attorno a lui.
s i fece un po' d'accademia ed ebbe un'impronta itali
cantò.10 Spazzacaminodel:Cagliero, poi il COYO"Santa
che i tedeschi amano tanto; e caratteristica f u la supplic
italiano; di due orfanelli, che pregarono :il:Semod i Dio' ad.
coglierli nel collegio di Penango Monferrato, ove'fin .dal1
affluivano :aspiranti allo stato ecclesiastico, parlanti la lin
tedesca. E Don Rua, lietissimo, promise che il santo
sarebbe accolto. L'impressione generale f u che Don'
der wirkliche Kinderfetlnd)).è il vero amico dei fanciu
Nel frattempo compì. varie visite,' tra le altre al
Apostolico, al Card. Arcivescovo; al Borgomast
all'Arciduchessa Maria Giuseppina di Sacsonia
- VI In Austria e in Po~odae nel Beigio
561
La prima visita fu al Nunzio Apostolico, che era allofa Mons.
Granito di Belmonte, poi Cardinale di S . Chiesa. 11 ~~~i~
quel giorno era impegnato nel riceveregrandi personaggi, ma
appena seppe che c'era Don Rua, - narra Don Terrene -
((gli andò incontro e colle più affettuose dimostrazioni di stima
e di affetto 10 introdusse nel suo appartamento. 11 colloquio fu
lungo e cordialissimo, e q u a d o i l buon Padre uscì, accampa-
@mdallo stesso Nunzio, tutti quei signori che nel frattempo
avevano saputo chi era quel prete forestiero,, al suo passaggio
s'inchinarono profondamente...
0 Anche l'udienza avuta dall'&civescov~ d i . ~ i e n n a1, 2 ~ . m o
Card. Gruscha, fu improntata alla più grande cordialità, 11
venerando Porporato andò incontro 'all'umile sacerdote torinese,
non volle che s'inginocchiasse, l'abbracciò, affettuosamente e
s'intrattenne lungamente e con2grandeentusiasmo a 'parlare
dell'opera di Don Bosco, lieto che i Salesiani avessero aperta
una casa anche a Vienna,. dove avrebbero trovato un campo
immenso di lavoro; e in fine,nonostmte le preghiere di
Rua a non incomodarsi,, volle accompagnarlo:attfayerso alle
sale dell'Arcivescovado fino all'uscita, non c i s ~ a n d id,i racco-
mandarsi alle sue preghiere t .
Non poteva mancare di far visita inche. al sindaco, il
celebre dotior Carlo Lueger, il quale per Don Bosco e per le
Opere Salesiane nutriva specialissimo affetto; e 10 <l invitò
ad entrare nel suo gabinetto particolare,' dove s'intrattenne in
lungo cordialissimo colloquio. Parlò dei suoi viaggi in ltalia,
manifestò la sua simpatia pei popolo italiano, esaltando l'energia,
l'onestà, la laboriosità dei nostri operai;e; venendo a
di Don Bosco; esprimeva ia sua ammirazione per l i provi-
denziale e singolare opera sua...
') Don Rua, che in quegli elogi cercava schermirsi attri-
uendo a Dio solo e aicooperatori il merito del bene che la
ia Società opera, avendoosservato che le sorelle Lueger, pre-
riti al couoquio, portavano sul petto la -medaglia di Maria
siliatrice, prese occasione ad 'affermarec h e proprio Maria
atrice era la Patrona phcipale delle Opere Salesiane
tutti quelli che queste opere'aman? edaiutanoi). , .
L'arciduchessa Maria .Giuseppina di Sassonia, madre del-
- 36 Don Miche16 Ruo.

31.7 Page 307

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562 VI - Successpre d i Don Bosco - Secondo decennio
llArciduca ereditario, aveva. comunicato il desiderio di aver
una visita del Servq di Dio. Questi volle accontentarla, e f u
ricevuto a palazzo con grande oncre e trattenuto in lunga pri:
vata udienza. In fine gli fu chiesto se desiderava esser pre-
sentato all'Imperatore. Don Rua se ne schermi modesta-
mente, pregando rArciduchessa a volergli presentare in suo
home i sentimenti di devozione e di ossequio &,tutti i .Sale-
siani, specialmente di quelli residenti nell'Impero ...
Nel ritorno :visitò altre case.
A Lubiana assistè alla posa della prima pietra del- nuova
casa e chiesa salesiana, compiuta dal Vescovo Principe Mons.
Jegkic, con intervento di tutte le autorità, civili e militari.. :
A Mogliano Veneto constatò il buon -damento dell'istituto
perdere, e- tanto meno da
Rua, f u suo primo pensier
mostrare di suppor? il caso partico
nità della turba giova@le e di chi 10 C
del pranzo, disse ai commensali: "Ha u n bel dissimularlo,
si capisce.che. nostra Suor Cleliaha 1'inJ~mxap- tutte le alt
Si,per tutte le altre,
di pesta casa verrà colp
quello che si fa!...,,. :C
città il morbo conti
Rientrato all'Orat
gli Eminentissimi Fer
Ecc.ellentissimi Vescovi, v
- VI In Austria e in Polonia e nel Bel&>
563
alle Feste Centenarie della Consolata, che si svolsero con I'inau-
gurazione dei restauri-e degli ampliamenti del Santuario e un
triduo solenne dal 18:al zo giugno, e riuscirono un'indimenti-
cabile manifestazione di pietà e di fede.
I1 zz giugno si portò a Casalmonferrato, e il 23 tornò a To-
rino per la festa di S. Giovanni, che rendeva sempre più stretti
nelio stesso affettoe nella stessa venerazione i nomi e le figure
di Don: Bosco e di Don Rua. L'avvocato Stefano Scala disse
che se Don Bosco era di ieri, Don Rua era il Don Bosco d'oggi;
e si ricordava congioia la terzina di Dante in lode di S. Dome-
nico e di S. Francesco d?Assisi: << DelPun.d i d , però che d'ambedue
- si dice Pun pregiundo, quale uofn prende, - perch'ad un $ne
Dopo la festa,: partiva nuovamente alla volta del Belgio,
col programma di fare una visita anche alle case salesiane che
avrebbe incontrato: sul passaggio.
La prima tappa, la fece a Milano, altre a Tirano e a Son-
&o,. Como, Lugano, e Balevna, quindi proseguiva per Basilea,
Strasburgo e Metz, e scendeva a Bruxelles. Fu pure a Li$-
<( Mi trovava a Lippeloo,- scrive Suor Gillio Margherita -
quando il rev.mo signor Don Rua venne a farci una breve visita.
Quivi si trovava pure una ricca signora, la quale aveva il ginoc-
chio rotto in seguito a una caduta. Inutiii furono le cure del-
I'arte; il ginocchio era così ammalato che quella povera signora
non poteva-più fare un passo, e quando voleva scendere in giar-
dino era costretta a farsi portare. Però aveva fede che se avesse
potuto posare in un letto dove ci fosse stato il sig. Don Rua,
sarebbe guarita. Pregò quindi il signor Don Rua di andare a
dormire in casa sua. Questi accettò e la signora, dopo, senza
n gran fede si mise dove il signor Don Rua
a notte avanti aveva preso riposo. La suasperanza non fu delusa;
a sua guarigione non fu perfetta, è vero, ma però dopo poteva
amminareda sola. Questa stessa signora imprestò il guanciale
e aveva servito per Don Rua a una personadi servizio, sorda;
ne a migliorare di molto >>T.anto. per dire
ità circondava il Servo d i Dio!
Dopo una breve fermata a Malines per visitare il Cardinal

31.8 Page 308

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- 564 V I Successore di Don Bosco - Secondo decennio
Arcivescovo Goossens, proseguiva per Liegi, dove rimase vari
giorni circondato dal più devoto affetto,e nel frattempo visitava
anche la casa di Verviers, e si recava aila nuova casa di Rue
St-Laurent, e ad Hechtel, e a Cologna, ricevendo domande di
nuove fondazioniin o g ~ p a r t e .
Una delle raccomandazioni insistenti che fece i n questo
viaggio f u l'unione cordiale tra i confratelli, coll'evitare tutti
ogni prurito, di riforma ed ogni critica ai costumi del paese,
e quei del luogo anche la coccarda di nazionalità. (iLa carità
cristiana, sull'esempio d i Don Bosco, deve unire in un cuor so
e in un'anima sola i Salesiani di ogni nazione I).
Dopo a la dura provau, il Card. Svampa s'interessò aRettuo
samente perchè la S. Sede desse u n pubblico attestato di be
volenza alla Società Salesiana, e il Servo di Dio per cons'
suo e del Card. Protettore Rampolla del. Tindaro umiliav
Santo Padre u n ragguaglio sullo stato della Pia U n i
Cooperatori, sul loro numero ognor crescente, e sull'alacrità
del loro zelo edificante e generoso, mosso dalla più viva ricono-
scenza, dopo i recenti viaggi compiuti attraverso l'Italia se
tentrionale, l'Austria-Ungheria, segnatamente nella provinci
della Galizia, la Svizzera e il Belgio.
E il Santo Padre, che aveva per Don Bosco e le Opere Sa
siane un affettoed una deferenza particolare, rispondeva C
venerato autografo, che rimarràla più ampia ed auto
conferma di ciò che Leone X I I I aveva detto in occasi'one
Io Congresso Salesiano tenutosi a Bologna nel 1895,che e chz
que col favore e coll'opera asseconda le imprese e le fatic
Famiglia Salesiana si rende, in modo luminoso, benemm
reli-gione e della società civile ».
Ecco il prezioso documento:
«Al diletto Figlio Michele Rna, sacerdote e Rettor
della Società Salesiana, Torino.
Q Diletto Figlio, Salute ed Apostolica Benedizio
la Nostra benevolenza è da attendersi in proporzione
invero molto affetto Noi dobbiamo mostrare p
pmkhè da tempo vediamo come la Società Sale
mai arrestarsi, a vanti sempre mogiori.
- V I In Anstrh e in Polonia e nel Belgio
565
I> Suscitata da quell'illustre personaggio, nel quale risplendeva
il modello di ogni cristiana vii.tÙ, principalmente della carità,
apertamente affaticandosi solo a promuovere la gloria di Dio,
cotesta Unione apportò sommi vantaggi alla società civile, ed a p o -
curare la salute delle anime intraprese molte opere in ogni parte
del mundo, non trascurando menomamente l'indole dei tempi pre-
senti. Quanto mirabilmente cotesta Società sia cuesciuta non solo
pel numero dei soci che fanno vita comune, ma ancora per l'ag-
giungmi di coloro i pali, e per l'aiuto che prestano e per gli spi-
rituali vantaggi che ne traggono, chimami Cooperatori, k cosa
che Noi stessi da lungo tempo conosciamo ed ora vediamo confer-
mata dalla tua testimonianza. Cw mostra e fa manifesto che la
Societd Satesiana, il che torna di lode ed insieme di conforto, è
carissima al popolo cristiano, perchè mentre serve al benessere spi-
rituale di esso, provvede anche al suo temporale vantaggio. C i piace
tuttavia raccomandarla più vieramente che mai ad ogni fede1
cristiano, e ad ogni diocesi e città e parrocchia, affinchè tutti vo-
gliano nutrire verso di lei affetto e favore crescente, per questa
ragione particolare, che una si fatta Società è tutta nell'istruire
cristianamente la gioventù con mirabile vantaggio dell'umano
conso~zio.
I) Infatti, attesa la condizione dei tempi Nai stimiamo che
l'educazione della gioventù sia la cosa sopra ogni altra importante
la quale, come sempre stimold potentissintamente le Nostre cure,
così pure deve indubbiamente spronare l'animo dei fedeli cristiani
a giovarsi a tal fine d i ogni sorta di aiuti. Or questi faranno cosa
ottima ed efficacissima, se dando il nome all'Unione dei Coopera-
t&, aumenteranno il numero degli ascritti alla Famiglia Sale-
siana, poichè szpatta cooperazione sarà ad essi e al19Unione di
grandissimo vantaggio, e ad essi di nessuna molestia. E siccome ai
Cooperatori Salesiani non mancò mai una singolare e specialimma
dimostrazione di particolare affetto da ambedue i Nostri predeces-
sori, Pio IX e Leone XIII, d i felice ricordanza, sopra tutto col-
l'elargizione delle sacre indulgaze, Ci piace ripetere e rinnovare
queste stesse testimonianze di afetto; e pev questo Noi pure con
tutta la propensione dell'aninw concediamo alla sullodata Unione
Cooperatori tutte le indulgenze e privilegi giù per lo innanzi
cessi, Inoltre dall'inti?no del cuore facciamo voti che codesta

31.9 Page 309

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$6
VI - ~uccessoredi Don-Bosco. - Secondo decani0
medesima unione dei Cooperatori, tanto illnstre per eccellenza
di meriti, e che i n breve tempo,siccome ci fu riferito, ha raggiunto
il numero diquasi trecentomila associati, prenda digimno in g i m o
incremato gaggiori, e la Dio merci arrivi a tale che dappertutto
sia nelle &h, sia nei villaggi, o si viva dello spirito del :Fonda-
tore d& Salesiani o se ne coltivi l'amore, cresca di nuovi,'seguci,
cooperando sopra tuttolo zelo dei Vesco'vi.Della Nostra bene-
volaza per la Società - Salesiuna sia pur testimone Mpostolica
Benedizione, che a te ed a ciascuno dei suoi m
a col più vivo affetto nel ,S+nore.
) Dato ~ o m a p,resso S. Pietro, nel giorno 17 agosto del-
l'anno 1904, secondo del Nostro Pontijicato. - P I U ~Pp. X)).
Dal 23 agosto al 13 settembre si tenne il
che si celebrò durante la vita del Servo
parte anche Mons. Cagliero, Mons. Costamagna, Mons.
gnano; e (i questi intrepidi missionari e veterani'dell
salesima, c'istruirono - rilevava Don Rua - colla loro
piente parola, ,ci edificarono coll'esempio delle loro virtù, e
fecero semprepiù appre'zzire la grazia di essere 'fi
~ ~ s...cUona calma imperturbata, una carità veramente frate
ed un'esemplare accondiscendenza in caso di pareri diversi fu?
le note caratteristiche di quest'ultimo CapitoloGenerale, onde u
dei membri più anziani ebbe a scrivermi che t
erano state veramente scuola di sapienza, di umi
s i andavano allora - rileva Don Rinaldi
(<i Sintomi degli errori conosciuti p o i col nome di m0
e cercavano di penetrare' anche
zione. Don Rua diresse i lavori del Cap
Chiesa cercò di soffocare queste- idee nuove,
sue osservazioni con le istruzioni che furono già di Don
Ogni
era sempre un'osservazione nuova e mirante
a quello scopo, e per grazia di Dio la Congregazione non e
a subire defezioni a questo riguardo, anzi ebb
Servo d i Dio, dalla bocca di S. S. Pio X l'assicurazi
nulla aveva a lamentarsi della Congreg
I1 3 settembre i Capitolari ebbero la cons
rivedere le venerande spoglie mortali del Santo Fondat
VI.- In Austria e in Polonia e nel Belgio
567
(1 I1 feretro venne tra'sportato nei gran salone al pian terreno
del nuovo fabbricato. Quivi; dopo essersi celebrate molte messe
i n suffragio dell'anima sua benedetta, verso l e . 9 venne sc&
perta-la bara, e gli occhidi oltre duecento persone si fissarono
nella salma delnostro buon .Padre che per.cir&i I, anni 'non
avevano:più visto. ,Fu iroGato assai ben C&s&vato; e& intatta
la pelle e la carnagione del volto e delle mani. Erano per6 scomparsi
qtlegli Occhi che tante volte ci avevano mirato C& inefiabile bontà,
e stava Pure aGuanto aperta la bocca per l'abbassamento della
mandipola injeriore;del resto la jìgura d t DonBoscO conservava
ancora qumi -tutti i Eneixmenti di' puilla fotogra& che era .stata
presa ilgiorno della sua morte)).
. . ..
I1 Servo di Dio era già assai-sofferente per grave enfia-
gione alle gambe; ma anche allora -dichiara Giuseppe Baie-
stra - (<celebravala Santa Messa con un fervore itraordinafio
e . con una perfezione ammirabile, nonostante il grave dolore
che ne sentiva; qualche volta. gli portavauna Seggiola per te-
nervi sopra.un ginocchio ,e'&io; -servendogli la' S. -Me&,
trasportavada un: posto.all'altro sulla predell2.::>>: ((Si provò
ti servirfo con cibi particolari da a m i l a t o &ch& non avesse
da. indebolitsi-tanto stando a letto,' ma non si: indurlo' a
prenderli, Una Volta mi disse: - Se avessi damangiare con la
gamba che ammalata, allora mangerà da amìnalato! $.
L'incomodo s i ' andava: visibilmente aggravando e un buon
confratello,: Don: Giuseppe Solari; venuto d a l .B.rasile e preci-
Samente.dalla.'Missione .di Coxip6 ' d i Ponte, presso cuyab&,
ebbe il generoso pensiero di Offrire a Dio la suaisistenza per
la salute di-DonRua. (iMa,parendomi- egli narra -che come
religioso non poteva metterlo in pratica senza la licenza' del su-
periore, '10 manifestai al signor Don Ru;; jregandolo, C&, che
non mi volesse negare il permesso di $fire.a'Dio la mia vita per
la ,sua salute; Egli m i ringraziò con quella gentilezza che gli era
tosi pecnliare,-ma mi,disse che:nonfacessiti1 cosa pbchè non
,era bene. IOÒssenki che anche per la salutedel vene.rit.o Don Bisio
s'era fatta da' alcuni somigliante Offerta. '(È u m , mi rispose,
T& anihe Don Bosco non appro&':mai iuesta cosa,,; 10rimasi
POCO perplesso, ma egli sorridendo, mi disie: - Sta' tranquiilo,
mio caro, che.Don.Rua non m w e ancora per adesso; ha ancora

31.10 Page 310

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- 568 V I - Successore di Don Bosco Secondo decennio
qualche anno di da?>>È. evidente, e lo vedremo più avanti,
che, Don Bosco, avendolo assicurato che non solo avrebbe rag-
- giunta l'età sua, ma l'avrebbe anche superata @ridi 72 anni,
... cinque mesi, quindicigiorni... e qualcosadi pid.1 - certo com'era
che le parole delMaestro si sarebberoavverate, anche per questo
non badava nè a fatiche nè a malanni, sicuro che non gli avreb-
bero tolto la vita. . .
I1 21 agosto s'era inaugurata la II Esposizione trZennale delle
Scuole Professionali e . ColonieAgricoh Salesiane, . che restò
aperta quasi due ,mesi ed ebbe molte visite; anche illustri. I1
4 ottobre si recava a visitarla S: M. la Regina Madre, Marghe-
rita di Savoia; e la domenica 16 ottobre si svolse la cerimonia di
chiusura alla presenza di C: A. R. i l Principe Emmanuele
Fiiberto, Duca d'Aosta; e. if Servo di Dio ricordava.alla
Giuria la piccola mostra intimata da D. Bosco nel I 85j.
Nello stesso mese, grazie alla sua volonfà sagace e vigilante,
s'apriva lo .studentato Teologico. Era da tempo che ne aveva
il pensiero; ma le:difficoltàcreate dalla scarsezza di personale,
stante la continua espansione dell'opera, non glie I'avevan
permesso, ed ebbe finalmente questa consolazione. u Al Servo
di Dio - dichiara Don Rinaldi - si deve pure la fondazione
di un Istituto Iutemaxionale della Società Salesiana, 'che aprì
a Foglizzo, e che ora, molto fiorente, travasi in Via Cabo
Torino. Nella.sua prudenza aveva intuito il bene grande ch
sarebbe venuto da un'uniformità .di spirito, di studio, d i disc'
plina, in tutti i soggetti. che dovevano in:seguito esercitare
loro apostolato nelle -diverse parti del mondo: Fu certo un'idea
molto ardita ma, benedetta da Dio, riuscì molto bene, tanto ch
constatiamo continuamente come lo spirito del Fondatore veng
assorbito da questi giovani di diverse nazionalità e ri
portarlo con sè nei propri paesi...$.
Qneli'anno partirono PIU' DI 200 MISSIONARI, in vari
La funzione d'addio al gruppo più numeroso si svols
del 29 ottobre. Parlò. Mons. Costamagna ricordando 1''
delle Missioni Salesiane e il loro sviluppo e i benefici
I1 Card. Richelmy distribuì il Santo .Crocifisso, e: «Sia
diceva il vostro conforto. Uniti a Gesù, accettate ogni pena
dolore, ogni samijizio. La vita del missionario 2 vita di sacr
VI - In Austria e in Polonia e nel Belgio
569
I1 Servo di Dio non potè prender parte alla funzione, perchè
obbligato da parecchi giorni a star in letto. Non seppe tuttavia
privare quei suoi figliuoli d'una buona parola; e si alzò, e sopra
d'un seggiolone si lasciò condur nella sala ove i partenti s'erano
raccolti per la refezione. Così mitigò il dolore di non averlo
presente innanzi all'altare di Maria Ausiliatrice, ed affettuosa-
mente diede loro un ultimo ricordo. E volle salutare anche
il gruppo delle suore missionarie.
L'S dicembre, si festeggiò la data Cinquantenaria della Dog-
matica Definizione deli'Immacolata Concezione di Maria San-
tissima. Fin dail'anno prima ed aitre volte in seguito il Servo
di Dio aveva raccomandato che si celebrasse devotamente in
tutte le case, perchè «il nostro buun Padre Don Bosco inizd
L'opera sua nel giorno dell'lmmacolata, della data di essa festa
volle improntati i più grandi fatti e le principali disposizioni
riguardanti la nostra Pia Sm'età, dail'Imm4colata amd intitolave
parecchie nostre Case, la festa all'lmmacolata fu sempre tra noi
la prima fra le feste di Maria SS.fino all'erexiane del tempio a
Lei dedicato sotto il titolo di Ausiliatrice~.E quel giorno cantb
messa nel Santuario.
Attese le strettezze sempre crescenti, il 27 dicembre inviava
una circolare ai Cooperatori; era la seconda di quell'anno.
Annunziava il suo ristabilimento, ringraziava delle preghiere
fatte per lui, e ricordava come Don Bosco s quando avanzato
negli anni cominciò lui pure a soffrir degli incomodi, che gl'irn-
pedivano di ripetere quei lunghi viaggi in Italia e all'Estero
a benefizio dei suoi orfanelli, era solito dire: "I buoni Coopera-
tori omaì sanno che Don Bosco non p& pitì andare venire; e
quindi quelli che vogliono essere generosi con lui e coi suoi mfanelli,
abbiano la bontà difargli avere ugualmente le loro oferte all'Ora-
torio,,~).Ed egli ora faceva altrettanto; comunicando lo svi-
luppo dato alle Missioni, e come in poche settimane s'era com-
piuta la spedizione dipizi di 200 m&&nari, implorava il soccorso
della loro carità: (I Siate certichel'Immacolata Madredi Dio. Aiuto
potente di tutti i Cristiani, non lascerà senzapremiospeciale punti
si degneranno di accoglieue beneuolmate questo invito; giacchd
sarà questa la preghiera che nel corso dell'anno 1905 s'innal-
zerd con particolar fervore in tutte le case salesiane e.

32 Pages 311-320

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32.1 Page 311

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VII - Nuova prova e le Missinii d'oriente
57'
appunti.dei pensieriZche avrebbe svolti, apponeva la nota:
"5o0 DELLA PRIMA PROFESSIONE,,.
.. . .
. L a data' non ebbe nessuna pubblici& e rimase nascosta
come i'intima cerimonia di 50:-anni prima, ma-non'passò inos-
servata nell'anima sua, che non trovò, per raccogliersi e ringra-
ziare il Signore, u n luogo migliore' del,silenzio della ' casetta
di Nazaret, attorno i Gesù; Giuseppe'eMaria.F:ricoriii che
diede furono questi:
Additò tre modelli: SAN GIUSEPPE, ((modello di attività
e dil+enzU n& propri' doveri ed ufi21t MARIA SANTISSIMA, (<mo-
dello . d i pietà », e ' GE& (1 modello di sacri$xio )). E :spronava
a lavorare come S. Giuseppe ((sempre attento .ai suoi.~dovwi,
nell.'umiltàe nella ritiratezza, con Gesùepw Gesù; il lavorò rende
più amara la vita.:. anche nel paradiso tc~restresi doveva &o-
rare; ora è pena pel peccato di Adamo, ma & può rtrzdere dolce
e meritorio lav0rando con Gesù e per GesU 1); - ad avere eome'la
Vergine C 2 0 spir;to d i pktà ...iche:consiste nel conteitari sempre
il :Signore, come faceva Maria Santissima I); - ,e- a fare ;come
Gesù .ognisacrifizio:. <siacrifzi nell'esilio, sam$zi. nella sogge-
zione a Giuseppe e a Maria, sacrifzi nella vita pubblica, sacri$xio
... di sua vita stessa; non n'-rincresca far sacpl$zi p& Umor di Lui;
smi$zi d a nostri gusti; della nostra volontà >);nè più nè meno
com'egli aveva fatto nei 'suoi cinquant'anni d i vita religiosa!
Da tempo il suo pensiero era particolamiente rivolto alla si-
stemazione dell'Istitutodelle Figlie di Maria Aiisiliatrice.. , '
Questo secondo Istituto Religioso, fondato da Don.BoSco,
dietro consiglio e con l'approvazione del S. Padre Pio IX venne
iniziato con le stesse direttive di dipendenza dalla Società Sale-
siana, che aveva l'Istituto delle Figlie della Carità con i Religiosi
di S: Vincenzo de' Paoli.:
..
Nel 1901,il 28 giugno, la Sacra Congregazione.dei Vescovi
e Regolari promulgava le Normae secuedum '@m-da seguirsi
per l'approvazione dei nuovi Istituti religiosi di voti semplici.
Era quindi necessario: pensare alla regolarizzazione.di quello
delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e il Servo di Dio scrisse subito
a D o n Marenco,perchè in Via confidenzialeprendesse'infamia-
zioni circa quello che si doveva e si poteva fare.-Don Marenco
ne parlò col Card. Vives y Tuto alla familiare; e questi gli

32.2 Page 312

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- 572 V I succesjove di Don Bosco - Secondo decennio
esp,.imeva il .suo parere in forma assai impressionante; come
doveva chi non era al corrente del modo'con cui Don Bosco
era,venuto alla fondazione dell'Istituto, che, evidentemente,
era i n regola, ma aveva l'obbligo..di .uniformasi integralmente
alle Normae pubblicate. I1 Servo di Dio non indugiava a con-
sigliarsi anche con Mons; Cagliero e Mons. Costamagna Per ve-
nire aila soluzio~emigliore e i n fine decideva di -compiere di-
rettamente le pratiche per ottenere l'approvazione canonica
regolare.
S. Congregazione dei Vescovi e Regolari richiese l e c o -
stituzioni e i documenti dell'approvazione che avevano avuto
da alcuni Ordinari; ed eglisollecitamente fece spedire ogni cosa,
ed informava di quanto si veniva facendo la Superiora &ne-
rale. lìu un colpo di fulmine nell'animo della buona NIadre
~ ~ ~ la hqual~e si~affroettav,a a scrivere Procuratore Don
marenco, che per molto tempo era stato Vicario di Don Rua
nella direzione generale deiie Figlie d i Maria Ausiliatrice, e
non lasciò intentato nessun mezzo per scongiurare quanto t e -
ottenete quanto le stava, a cuore: .cioè rimanere alla
dipadenxa del Successme di.Don Bosco.
Le
continuarono il corso regolare, e Don Marenco
.comunicava al Servo di. Dio una lettera del Card. Ferrata,
.prefetto. della S. Congregazione dei Vescovi e Regolari, ove
diceva (iessere volontà del S . Padre che sieno quanto +ma modi
le Costituzioni delle Sume Figlie di Maria Ansiliatr'
all!efetto d i confmmarle in ogni parte alle NORMAaEpprov
da questa Sacra Congregaxioneper i novelli Istituti;e casi,
r a t e presentate entro sei,?izesia questa.stessa-SamaC
gmioneper la opportuna revisione l$.
stando così le cose, il Servo di Dio videla convenie
recarsi Roma,'e siccome in giugnosi saieb
per il XXV dell'ospizio d e l S. Cuore, pr
ger fare la sua comparsa. , .
Quante manifestazioni di fede e di devozion
.segni d i riverente affetto verso il Successore di
Questi.si rinnovarono all'inaugurazione della piccola
scolastico professionale fàttasi per la circostanza, a
senzadel Principe Massimo, del comm. Aureli, de
VII - Nuova prova e le ~Missionid'Oriente
573
coli e di altri distinti personaggi, quando il Servo di Dio tenne
questa graziosa ed interessante allocuzione. .
..
((Quando i messi d i S. Giovanni Battista vennero a Gesù
per sapere se veramente fosse il Messia, Gesù rispose: - Rife-
rite a Giovanni ciò che avete veduto e sentito; i ciechi vedono,
e gli storpi camminano, i lebbrosisono mondati e i.sordi odono,
e i morti risorgonoe i poveri sono evangelizzati.
1) Così Don Bosco non temeva che si vedessiro le sue opere,
anzi invitava a venire a visitare le sue case,,contento'se avessero
fatto osservazioni pel :miglior andamento. :
3) Un giorno viaggiavain treno con diverse persone, quando.2
discorso cadde sulle opere sue.;. Egli, non conosciuto, ascoltava
e taceva. I n generale tutti ammiravano le opere dell'umile sa-
cerdote torinese, m a v'era uno. che si mostrava verso quelle
... poco ligio e poco :fiducioso: anzi a un certo punto uscì in parole
poco corrette verso Don Bosco e i suoi istituti Don Bosco,
... allora, prese la parola evolgendosi a chi aveva parlato di lui:
- Ella, domandò, l o 'conosce D& Bosco? -Io... veramente
no... - rispose I'altro impacciato. - Desidererei, riprese'Don
Bosco, che la Signbia Vostra l'andasse-a vedere nel suo Orato&
di Torino.- In questo mentre i l treno si fermò, e Don BO~CO
si fece allo sportello per discendere. Al suo apparire fu un
accorrere premuroso di persone che stavano in attesa di lui, e:
- Oh! Don Bosco, Don Bosco! - esclamavano con entusiasmo.
A quella scena q u a n t i a v e ~ a nlu~ngamente parlato di lui e in
sua -presenza senza :punto conoscerlo, 'rimisero stupefatti, ma
p i ù d i tutti quell'individuo che s'era permesso .di p&rne poco
bene, i l quale,, avvicinatosi' ti Don Bosco, esclamò: - Oh mi
perdoni, miperdoni, la conosceva! - Don Bosco sorridendo
e stringendogli la mano:- Non è nulla,
gli rispose; ma Don Bosco Z'aspetta per un
poi ne dirà cid che vuole.:. ..
1) Ebbene, cari signori [concluse Don
facdo'a voi. Venite a visitare questa casa; oggz'poi &faccio l'in-
vita Particolare di voler uiritare Z'Esposizioni che si 6. preparata,
a@nchèvediate e vi facciateun'idea dei lavori da' nostpì cari
artigianelli e dell'insegnamento che loro s'imparte. Così vi farete
un'idea di questa casa, suscitata e sostenuta dalla Divzita-proV-

32.3 Page 313

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l'aveva tratto a Roma. Continue le visite, continui i collo
con quanti potevano aiutarlo; I1 Card. Ferrata,, Prefetto d
S. Congregazione dei Vescovi e Regolari, gli disse.che non si
trattava d'altro, o più che tutto, che. della separazione degli
interessi materiali dei due Istituti, per l a quale erano gij. in
corso, assiduamente, le,pratiche.. .
tera edificante, an
((suosoggiorno in Roma He: ricordando lo zelodi Don Bosco
la causa di Dio.
particolari: il canto gregariano, ilcate
stiche e la dzrzmbne di buoni libri,.
e Milano, riconoscente a Dio n
Oratori' festivi.
avvicinare.ed ascoltarne una paro
di suggerir loro i ricordi.che. av
esercizi i n suo:nome; e d egli s
C V i auguro di:cuore buoni
ed imploro su &.te e su tutti
benedizioni. Salutatutti da p
destinati a Gemano.
» Per ricordi degli
l a VINEAE.L. ECTA dell'
nìtà e .della propria v
e dalla filosswu dell'immoralètd.
potrai, dare: ;- Gesri nella mia ment
GesU ndmio. cuore ».
VII - Nuova prova e le Missioni d'oriente
575
A Don Pietro Ricaldone, ispettore nella Spagna, inviava
questi, che poi svolse egli pure:
(1 Aspetti qualche ricordo pei vostri esernki: èccoteli:
>) Siam pellegrini su questa terra, e come pellegrini abbiam
bisogno di cibo per sostenerci; - l a S S . Eucaristia, visitata,
adorata, ricevuta;
I) Abbiam bisogno di lucerna-jìaccola in mezzo alle tenebre
che ci circondano: hrccrna pedibus meis verbum tuum. - la
parola di Dio, ascoltata, letta, meditata;
i) Abbiam bisogno della bussola che diriga l
l'anima nostra: - la stella polare, o del mare, è
sola è la devozione a Lei... D.
Aveva sempre la parola di fede, perchè D
sua mente e la carità gl'iniiammava il cuore.
Ciò apparve in modo singolare durante il V0 Capitolo Gene-
rale delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Le pratiche, da lungo
in corso per la questione dell'approvazione delle Costituzioni
dell'Istituto, erano alla fine. Don Marenco era stato incaricato
di adattarle alle Normae secundum quas, e l'aver affidato questo
lavoro al nostro Procuratore Generale pareva, ed era in realtà,
una deferenza singolare. Ma la dichiarazione era già netta e
precisa: le Normae dovevan esser applicate integralmente; quindi
nessuna dipendenza dalla Società Salesiana. Alle Suore non s'era
fatto cenno della piega della vertenza; perchè dovendosi tenere
in settembre il Capitolo Generale, parve al Servo di Dio più
opportuno di parlarne in quel tempo, quando si sarebbe data
lettura delle nuove Costituzi~nie, saurita la trattazione dei temi
delle adunanze.
Ma perchè non riuscisse un colpo mortale, consigliò Don
Bretto a convocare qualche giorno prima coloro che dovevano
prender parte alle adunanze e a manifestar il timore d i quanto
sarebbe awenuto.
L'annunzio del13 possibile sottrazione dalla dipendenza del
Successore di Don Bosco, benchA fatto con caritatevole e pru-
dentissima tattica, immerse tutta l'assemblea in una indicibile
costernazione; poi tutte le presenti scoppiarono unanimi nella
spontanea protesta di voler vivere e morire figlie obbedienti ed
ossequiose a Don Bosco ed al suo legittimo Successore. Non

32.4 Page 314

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576
- l/i $&cessore di Don Bosco - Secondo decennio
conte&e, vennero a votazione segreta, e diedero 'voto tutte af-
fermativo.
Vfl - Nuova prova e le Mhsioni d'oriente
57'7
a i ;termine delle singole.adunanze f u largo
di poter venire sottr
desideravano
Costituzioni,-he C
una Fu un raggio di luce dopo tante trepidazioni.
.. ,
visitatiice
legge un indirizzo col quale manifesta a
R~~
di
Don
l'idea
Bosco, un
md'oinnnuamlzeanretoaci hBeecacttheis, tpi rielssgarandceasaemttoarneaetaflea,
riconoscenza'delle Figlie'di Maria Ausiliatriceaf loro ~~~d~~~~~
e Padre, se otterranno di rimanere sotto lg.dipendenza del :suo
Successore; ed una visitatrice dlItalia dichiara che le ,suore del-
l'antico continente si uniscono con giubilo al.pensiero.e al voto
suoreameticane. I l z o settembre si tenne ~ ' ~ l adt ui- ~ ~
nanza, e if Servo di . Dio si,.rallegrò dell'esito del capitolo,
e diede a tutte l'arrivederci in paradiso!
. ,
,
Mentre parlwa. si vedeva l'intima : c ~ m o z i o n ec,he non
gli permetteva di trattener le. lacrime. Le benedisse, dichiarò
Generale, e si andò in chiesa a cantare
cronaca: ei giorni passò a Nizza, il.buonPadre, dice la
ità ammirata per la sua grande borie, col-
fermato.tantotempo quicon noi, malgrado le sueoccu-
Oh! il Signore 10 conservi peu molti e .mrn&anni a,mora!
lazioni pwggiP2 e gli prepari un:,se@o alti&mo
loria lQ-fs%vicino a l Santo..FondatweDon B~~~~
scrive
Salute.
LSaumoriaBmaarbeasgtrlaiaS-uoreNmovi .esecnativtoe-
a compiere la. volontà d i Dio: i: .tempo di
mi diceva,se la tua salutenon regge alfa vita di comu&&,
ti vuole a casa. In quel ,tempo,venne.a,
- or :Don Rua:
santo, .mi.,sidiceva,
Ciosa toccai il.suo abito, baciai la mano

32.5 Page 315

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578
- VI Su~iessorcdi:Don Boseo :'. Secondo decennio
soccorsi; e gli stessi soldati mand
sociandosi alla commiserazione nazionale; d
moventi d i cari& e d'abnegazione: ; i , ' . '
:Memore diciò che nel:1887.a~
il terremoto la Liguria, il Se
altri nel mostrare la
de
luogo Don Piccollo; :ispettore&iella ;Sicilia, c h e s i tro
queigiorni a Torino,' col .mmd
e di ricoverarli nelle case:
e.i n Seguito 'inviava a . continu
salvatore' Gusmano e :Don G
si& di apriri-qualche casa s
prowideche anche gli.
rassero ,,edaccogliere al
i ricoverati nelle nostre case. '..
mancanza d i person
VII - Nuova prova e le Missioni d'Oriente
579
che bisognava condurre a compimento; basti il dire che vlerano
in costmzione venticinque chiese, molte delle quali si potevan
dire monumentali, come il Tempio di S. Agostino a Milano,
il Santuario della Sacra Famiglia a Firenze, il Tempio di S.
Maria Liberatrice a Roma, i Santuari di Maria Ausiliatrice a
Lima nel Penì, a Nictheroy nel Brasile e nella capitale del
Messico, il Tempio di S. Carlo a Buenos Aires, e quello del
S. Cuore sul Tibi dabo a Barcellona.
Tutte queste opere erano suggerite dalla gloria di Dio e
dal bene delle anime; e Don Rua, come Don Bosco, andava
avanti sereno. con. piena fidgcia nella Divina Provvidenza,
che veniva ognor dilatando f'op&ra
La sera del 23 novembre una moltitudine di ecclesiastici,
disignori e di popolo, gremiva il Santuario di Maria Ausilia-
trice per implorarele ceksti benedizioni sopra un nuovo &ap-
pellodi- missionari, che si recavano ad inalberare la bandiera
di Don Bosco nell'India e nella Cina. Le Missioni Salesiane,
iniziate appenada sei lustri'con la partenza di dieci missionari
per' l'Argentina, con la nuova spedizione vedevano allargarsi
del doppio il campo d'azione;
che si schiudeva all'apostolato
era
dei
l'oriente, il remoto
figli, come nei suoi
O(i sroiegnntie,,>
Padre.avevacontemplato. Fu nel,1886 che in unaserie di
panorami svariati, dai Cile al Brasile, al Capo di Buona. Spe-
ranza, al 'Madagascar,.al Senegal, al Ceylan, ad . IZong-K6ng,
e dalla Cina all'Australia, e dail'Australia al Cile, in .breve in
tutto il mondo che sotto forma d'una rotonda montagna altis-
sima egli percorse rapidamente, aveva visti i suoi figli diffusi
in ogni punto della terra. E a capo della prima spedizione
verso 1%Cina il Servo di Dio sceglieva,Don Luigi Versiglia,
il futuro Vicario Apostolico di Shiu-Chow, che nel 1931 venne
ucciso dai pirati in odio alla fede, insieme con Don Caravario.

32.6 Page 316

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Celebrata la festa di
approfittò per compiere varie visite in quella
- VIII Nuovi viaggi all'Estwo
581
I nostri confratelli avevan dovuto-chiudere quaci tutti gli
istituti, ma avevano ancora molte residenze. Al Nord, dove
s'era chiesta l'autorizzazione. legale per continuare l'apostolato
giovanile, le difficoltà erano state più gravi.& al Sud.
~pettoriadel Nord nel 1905 aveva ancora sei residenze,
e quella del Sud ne contava dieci. Una delle case più bersa-
gliate fu I'oratorio di S. Pietro a Nizza, che venne venduto
e ricuperato più volte e, grazie all'illuminata prudenza di Don
Cartier, continuò . il suo . lavoro alacremente. E dappertutto,
benche in apparenza fossero semplici secolari o secolarizzati, (il
superiore non aveva più il nome di direttore, -ma quello di
semplice wnoniw), da tutti si continuava a lavorare a prò della
gioventù sotto la bandiera e con
confratelli, come D o n Olive, a
defezioni furono poche. . .
1 1Servo di Dio approfitt
Isole Normanne a visitare la C
Tornato in Francia, passò nelfa Spagna, e la prima visita
l'ebbe la casa dei Figli di Maria, già aperta a Villaverde de
Pontones e allora trasportata a Vitoria, bella cittadina della
Biscaia. Accoglienze entusiastiche. Quando gli alunni intona-
rono il vecchio inno dell'Oratorio: "Andia~m,compagnj, Don
Bosco ci aspetta! ...,, egli non solo unì la sua vocea-quella dei
cantori, ma si alzò a fare la battuta.
Da Vittoria passò a Baracaldo Bilbao, Santandw, Sala-
manca e Bqar. A Salamanca s'eran fattisolenni preparativi per
accoglierlo trionfalmente. Giunse. prima. del tempo stabilito,
ma appena se ne diffuse l a notizia .in città fu un accorrere di
sorta di persone al cotlegio per ossequiarlo. . .
7 marzo entrava nel Portogallo Nord-Est, lungo il.fiume
o. Alla stazione di. Ermesinde l'attendeva .l'ispettore Don
iolo col direttore della casa di Braga. <<.Presentatii nostri
ossequi - ci. diceva Don Cogli010 - Don Rua senza
r tempo, estratto il .suo.tacuino, - volle subito esser infor-
>>. di ciascuna delle.nostre case del Portogallo
..
Braga ebbe le accoglienze più entusiasticheda un-popolo
so, da molte associazioni accorse con i loro vessilli, da1
ollegio dello Spirito Santo, dagli alunni del Seminario e dal

32.7 Page 317

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582
-VI Successoredi Don Bosco'- Secondo decennio
ma non andò più' sogg
Da Viama rientrò nella Spag
dove avveniva 'un fatto singola
ceva Don!Fierro; inviandocene la relazione nel I
i 10'10.scrivo sotto
'gaziato, donna Margherita B
don Angelo Pita Bugallo. L'u
a Vigd :nel 1$o6: il-fanciulloE
mesi e - u nteiiibile'eczema av
de1:petto e-dellostomaco
'metro
libero. I1 pru
e rovinasse aveva:
gli era cresciuta :smisur
famigliti:prbgò'Don' Ru
schietto che;~iSlignore le aveva
- .&TI Nuovi viaggi all'Estero
s83
- .h. Guan>à.,:Padre? - gli domandarono, , . ..
i,:Don.Bosco.e Ma% Aw'liatrice lo gua&
... ., . . . ..
~
... ... . ~. , .. ..
.,,., . .
'
, :il prurito-.era cessatp eile.,piaghettee le
pudenze scomparivano visibilmente. Gli slegarono le maning,
e, non solamente non si graffiava, ma neppu,re l e portava alla
bocca, Testa, faccia e petto furono liberi;,ma intorno alle estre-
mi@:delle:labbra gli rimasero due squame.. Circa,un mese.dopo,,
sui primi~di;aprile;:si.reda.Don Rua,aSarrià, i1:salesianoDon
Francesco Perrmon, yrroco. del Sacro Cuore di Vigo, e Don
Rua gli.domandò, quasi come chiafferma:."Il bimbo sarà guarito
neh?,,,- . Si; signor Don Rua, ma non completamente.- Come?
- rispose lui meravigliato. E soggiunse: - Guarirà!
: )>,Ep a r i di fatto, e subito. Una legge~issimae quasi invi-
sibile cicatrice.,glirimane,ancora su una estremità della bocca,
icome-perattestareila malattia e la.guarigione. I1 ragazzo è,cre-
sciuto robusto, e, cosa strana, la testa, che era troppo grossa,
si.&conservata inalterata in modo che oggi è nomale per un
giovane di. 14 anni. Anche i cappelli che allora gli mettevano,
oggi sembrano fatti. a misura per la sua testa di -giovane di
14 anni. Lafamig1ia.e gli amici, che sono numerosissimi; sono
disposti.adaffermare con:giuramento quanto:mi hanno esposto
>>. ed:ioho scritto sotto de,ttato
,.
: i Ripassati di nuovo i confini,,:dopobreve tappa ad Oporto,
Don:Rua proseguivaper L&b~na,~cfhue il centro della sua per-
manema.in Portogallo, .dal Ij al.22 marzo. Non, si pub dire
quante furono le sue occupazioni in quei. giorni, in citi visitò
-lealtre case stilesiane e il 1.9,sacroa.S..Giuseppe,,quandoven-
:ne iinauguqato:nella capitale il.,nuovo.:Istituto, eretto. su dise-
,gnodell'qchitetto prof. Gradini, , .. . , . . .. ,
: ;Nonèesagerato il dire.cheil Servodi Dio - come affemava
Don Berte110 -
:sposizione.. :. .
. Lasciò Lisbo
quella casa i! Sac. -Antonio. Castgla, che pativa. deg1i:sbocchi
di :sangue fin dali'anno... 1893,.e :ogni volta. gli duravano 15
giorni, cizc;ii;lasciandolo sempre assai in,debo&to.e. sfinito. di
forze. Essendo pur di quei giorni indisposto, Don Rua : gli

32.8 Page 318

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584
- - V I Successore di Don Bosco Secondo decennio
- diede la benedizione diMaria Ausiliatrice. u D'allora in poi, e
sofi
sei anni diceva nel 1912- non mi son
tornati più t& sbocchi; anzi, erano in me pure frequentis-
sime le emorragie nasali, ed anche queste mi sono scomparse.
ritengo 'che questa&stata una, grazia miracolosa fatta dal
Servo di Dio...>i.
nuovo istituto. :'
Fece brevissime tappe a
dove andò a vedere i lavori d
Napoli. Durante il viaggio
notizie delle,terribili scosse
divoratore che distruggeva
c h i dire le ansie
11 21 giungeva a
attendevano Don
giovani dell'oratorio' festiYo. Fummo accompagn
mente al collegio, dove potemmo ancora celebrar
messa. A quella del sig. Don Rua assistettero tutti i
collegio,+ vari, sebbene fo/ero. circa le I I, erano 1'
giuni per fare la S. Comunione dalle sue mani'>.
» Nella sera medesima s i partì per Catania, e
- VIII Nuovi viaggi all'Estero
585
Ossequiato dal cav. Di Bella, dal Sindaco, da tutte le autori&,
circondato e seguito dagli stendardi e dalle bandieredelle varie
associazioni, tra :lo sparo 'continuo di mortaretti : e il suono fe-
stosodelle campane, mentre da tutte-le finestre si gettavano
fiori;"tra legrida piìi entusiastiche d i "Viva Don RueI Viva
il Successore di Don -Bosco!,, entrò nella chiesa matrice,
graziò commosso, e impartì la Benedizione Eucaristica.
I1 giorno.dopo fece una breve visita a Pedaru, che sorge
sui declivi dellSEtia.'Lo,stesso ricevimento che a S. Gregario.
u I giovani dell'oratorio festivo erano a d aspettarci un quattro
chilometri prima di arrivare al paese... ».All'entrata 4 t r o v a h o
i l Parroco con altri sacerdoti, il Sindaco con la Giunta, tutti i
giovani delie~scuoleconbandiera, tutta la @opolazione.La banda
di Nico1osi:~venuta-appostai,ntona la marcia rea1e;:le campane
suonano, ed.è'uno sparo continuo di mortaretti. eduna pioggia
di fiori; avevo paura che mi accecassero Don .Rua... s. . . . .
' Tornato a S. G'regorio;'celebrò nella cappella incbstruzione,
:parlò ai novizi:e agll studenti di teologia, ed ossequiato MOns.
Genuardi; vescovo di Acireale, che volle nel Monastero di S.
Anna posare con lui innanzi all'obiettivo, ritornò a Catania
e prosegui alla volta di Malta.: I
(1 I nostri augusti Sovrani - scriveva Malta HeuaZd -' si
son degnati d i visitare recentemente la nostra isol'a, principi e
principesse di sangue r'eale si susseguirono l'uno dopo l'altro,
l'Imperatore di Germania, la Regina del Portogallo, dignitari
della Chiesa ed altri personaggi ci onorarono pure della loro
presenza, e oggi Malta riceverà per la prima volta un Uomo,
che, benchè umile agli occhi del mondo;.non 6 meno impor-
tante; date le sue attrihuzioni d i Superiore generale della:Pia
Società Salesiana, che ha per .iscopo l'educazione della povera
gioventù abbandonata.' I1 nome venerato di.Don Bosco, il fon-
datore dellapia Società, èconosciuto a sufficiema in tutto il
... mondo.civile. ,Don Rua, che noi salutiamo quest'oggi, è l'imme-
diato Successore:di,DonBosco I). E seguivano lunghi cenni
' .improntati alla. piìl grande.--ammirazione. , ..
e 'a Malta all'una dopo la mezzanotte; a bordo del
dria, ed entusiastico fu l'omaggiorèsogli da tutte le
a cominciare dal Governatore o-Vicerè,defl'isola, da

32.9 Page 319

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- 586 VI Successore di Don Bosco - Secondo decennio
cui ebbe un'affettuosissima udienza, dall'Arcivescovo, da .Mons.
- Farnigiti, dal comm. Alfonso- Galea, ed altri ammiratori. u Tutti
- attesta DonBarberis sono'pieni d i ,ammirazioneper lui, e
lo ,tengo?t.ocome vero. e gran santo, e vogliono la.sua benedizwne.
. , » A mezzanotte del lunedì 30 apr
Sebbene:
gnarci al
abdatoterallo'c..o.s>ì>t.a. r.da
molti
co
- : ,u Dopo la visita fatta a Malta
giro che fece nella parte occidentale
Tewamva, Aragona, il concorsofu qualche cosa che:non.aveva
dell?ordinario: Ad Aragona, città di 17 mila abitanti, tra .cui
cinque~la:solfatari,tutta la popolazione :gli mosse incontro
con ranii d'ulivo,. grida d'ewiva, e tutti volevano iawicinarlo,
parlarg1i;esternargli il loro content
grande da parte delle:autorità,e d
dire che non avesse :a patirne I): . .
. . .Per:evitar i maggior con
farloiuscir.di casa un'ord prima;
affollòin attesa delle carrozzejeg
zione passando per vie traverse.
- Ma la voce del suo pass
alla stazione.di Cammarata pro
tendevi un'inaspettata sorpresa.
persone che attendeva il passaggio di Don RUa. Appen
treno 6 fcrinò fu un gridoynanime.d'entusiasmo.:Si
da:tutti .agli sportelli per
Rua discese fra di loro fu una
avvicinarlo: tutti volevano bac
diiiobe;.Dal:treno discesero
geri per ksistere.a questa
ravano d'avere compagno
era sul tiene; allo spettacol
suonaie Ia marcia reale,
.tanza di questo~nuovospett
stazione,.che:non:sapeva a ,
-lasciassero:libero Don-Ru
treno; .e alla fine si .fu cost
nel suo:scompartimento.
VIII - Nuovi viaggi ali'Estero
587
. A Palermo-il..Servdoi Dio restò stupito nel vedere fiorentis-
simo il nuovo.istituto,' aperto d a poca tempo:in. quella:città,
in-una~località~allaarlaquanto.eccentrica, alle.falde,del monte
Pellegrino, -oggi collegata con tranvie e autobus. Tenne:.con-
ferenza ai Cooperatori nella.chiesa de1.S. Salvatore, e fu accolto
a grah festa.nell?episcopio;Ai Card. Celesia era succeduto il
Card. Lualdi, che non conosceva personalmente il-Servo-di Dio,
ma gli era nota la sua virtrì e lo teneva in concetto di,santo,
eparlando con lui'quasidi scatto. si:alzò,' e gli ~Xnginocchiò
davanti dicendo: ."Don Rua;-mibenedica!,,..Don Rua - rac-
conta Don Piccollo-restò sorpreso u per un tratto di cosìgrande
umiltà da parte del Cardinale;: anch'egli si' inginocchiò.e disse
che nomera lui che doveva benedire; m %eglie i suot:.che gli
erano: attorno dovevano ricevere la susPastorale Benedizione:..
I1 Cardinale non cedette e.continuò nelle sue insistenze :hchè
Don Rua concluse: ''Senta; Eminenza, d'acchd Ellavuol l;z mia
povera benedizihe e.me lo cmanda~faremo:.cosi@;mai Vostra
Eminenxabenedica ine;eilmia'JZgli, poi io indegnamente dar6 la
mia,,. Così si fece; e no? abbiamo..potutOassistere ad um:atto
indimenticabile di recipioca umiltà'di un pio e-santo Cardinale
-e del- nostro imato Superiore I). , .
. ' , , .. . .
. , Fu a visitare anche l'Istituto del S. Cuorea S: Giuseppe
l a t o j e l'tlmaggio, festa dell'Apparizione di.S. Michele Arcan-
gelo era a Catania. Essendo il suo onomastico tutti .i direttori
dell'Isola con un grannumero di alli
sero a festeggiarlo. . . , . . '
: Visitò anche Bronte e Randazzo, Ali e Messina, e proseguiva
-per Bova M a s n a ; S : Andren del Jonw,:Borgia Soverato.
Dopoydi aver passato una seconda notte in treno, la mattina
del 12 celebrò a Lecce, dove non pioveva da mesi ' e;la! prolun-
gata siccità arrecava danni immensi alle'campagne. Erima di
riprendere il-viaggio allav~lttadi Corigliano d'Otrinto,. si recò
i n Cattedrale, ov'era esposto il prodigiososimu1acro di S.-Oronzo,
C il Parroco della Cattedrale, Mons. Sante De-Sanctis, avendo
subito notato l a ,sua :fede e la sua pietà, - attesta un sacer-
dote I- gli .«andò incontro raccontandogli . quanto: isucce-
deva a Lecce per la mancanza dell'acqua. Don Rua condivide
le ansie, i timori dei Leccesii Si distacca del rev.mo Parroco De

32.10 Page 320

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588
- VI Successore di Don Bosco - Secondo decennio
Sanctis e si reca al venerato simulacro del Protettore S. Oronzo;
s'inginocchia, rimanendo un bel pezzo in devota, fervorosa pre-
ghiera, dopo laquale si avvicina al sullodato Parroco e, sfiorando
- un dolce e benevolo sorriso di confidenza, gli dice:
.)) Abbia fede, avrete Pacqua; S..Oronzo vifarà lagrazid...
u Era appena partito Don Rua per Corigliano, e il cielo si
coprì di nuvole, e l'acqua cadde abbondante in Lecce e nelle
campagne limitrofe >).
Dalla colonia di Corigliano, passò a Bari, a visitare l'orfano-
trofio Leone XIII, iniziato merce la carità e.la generosità del
Can. Beniamino Bux; quindi, toccando S . 'Severo e Ancona,
rientrava a!.l'Oratorio l'a sera del 19 maggio.
E prbpri9 allora Don Barberis, che aveva tante volte accom-
pagnato nei suoi viaggi Don Bosco, ci diceva (e lo fece in
forma esplicita e solenne, ripetendo più volte le parole) che la
stessa benerazione e .lo stesso entusiasmo, che aveva veduto at-
torno Don Bosco, avevan circondatoin questo viaggio Don Rua.
I1 24 maggio si poneva la prima pietra di un tempio in onore
della nostra Celeste Patrona a Lima nel P e d , e da Roma giun-
gevs un'altra cara notizia: il 23, la vigilia di Maria Ausiliatrice,
il Santo Padre Pio X aveva approvato il Decreto dell'introduxione
della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo &
il Sac. Giuseppe Cajasso, e il nome del Padre
Bosco veniva fregiato del titolo d i Venerabile.
Fin dal 1902 1'Episcopato Peniviano aveva deliberato
celebrare solennemente i1 1110 Centenario della -morte
San Toribio, awenuta il 23 marzo 1606;
quella Repubblica stabilivano di partecipare
con un'Eposizione professionale e un Congresso di Coop
che fu il I V ' I n t m ~ i o n a l e .
I1 V Congresso Internazionale si tenne a
di giugno hoccasione della cerimonia: inaug
compiuta. dello splendido.'tempio di S. Agostino, s
dell'architetto ing. Cecilio Arpesani.
. I1 lavoro che, dopo i lunghi viaggi, impon
d i Dio ,.la .voluminosa corrispondenza ' arretr
a recarsi per qualche giorno a Giaveno. . ' .
Suor Angiolina Noli, allora direttrice del :Peri
- V I I Nuovi viaggi all'Estero
589
conta: <Venne con due segretari: Don Fassio e Don Valle.
Benedisse i1,nuovoquadro di S..Luigi di cui si faceva l i festa,
celebrò la S. Messa, feceun bellissimo sermone e dispensa
la Santa Comunione Generale. Oltre le Suore, pensionanti,
oratoriane ed educande, v'intervennero pure delle signore vil-
leggianti. L a Comunionefu numerosissima. La sacrestana aveva
preparata l a pisside solita: ,ed eravamo in ansia che rimanesse
senza Ostie, ma ne,ebbe per tutte.Anche i due sacerdoti che
l'assistevano, ne erano meravigliati! Egli stesso, sorridendo;
disseche gli sembrava d'essere a Torino nel veder una Comu-
nione cosinumerosa; e. ripeteva: "Era piccola la pZFside, m i ce
n'd stato abbastanza, e ancora!,,.
)) Quindi fece il giro dellacasa, in cotta e stola, coi due segre-.
tari, accompagnandolo anche noi Suore, e benediceva' tutte
le camere. Passò pure nella- sala ove erano le signore pensio-
nanti riunite. Eravi la damigella Marina Bevilacqua, prima' peK-
sionante, la quale non desiderava altro che venisse il nostro
santo Superiore e sarebbe 'anche andata volentieri i Torino
per poter avere una sua benedizione; ma una malattie che aveva.
avuto in famiglia l'avevi lasciata con un. timoretale che non
usciva mai,di casa, e colle altre signore si rallegrava della visita
di Don Rua e non :vedeva l'ora che giungesse. Fece ankk'eisa
la S. Comunione in;quel mattino,. benchè indisposta..t Erano
parecchi giorni che si lamentava di parecchi :dolori alla spina
dorsale, e s'era rallegrata alsentire di questa visita e diceva:
" S e & un Santo, come credo, dandoci la benedizione starò
meglio,,.
..
..
»Don Ruadava la benedizionea tutte unite, e quella, senza
aver parlato,& alza guarita;' e lo ddisse alle .aItre pensionanti,
mentre noi si faceva il giro nel rimanente della Casa.
)) L'accompagnammo pure nel nostro piccolo orticino, e
in quelt'anno l'uva era stata trascurata; senza zolfo e 'senza
verderame, al toccarla cadeva. Dopo la benedizione, quell'uva
cresceva a meraviglia, e tutti quei quattro pergolati e le viti
tutte ci diedero una quantità di bellissima uva che nonavevamo
mai veduta)).. . : : . .' ' .
..
..
La .,moltipli&ione delle Sacre Particole e la guarigione
della signorina Bevilacqua fecero .moltiimpressione nella cimu-.

33 Pages 321-330

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33.1 Page 321

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590
- V I - Successore di Don Bosco Secondo decennio
VIII - Nuovi- viaggi ulI'Estero
.
~
591
ni.&.;. ed unldtra signora pensionante, Giulia Carena - ved:-
Cargnino, narrava a tutti un altrofatto prodigioso compiuto.:dal
serv.o&i~i~ -i prima, quand'ella si trovava . in. famiglia.
« ~~0 gravemente ammalata (non ricordo qual:nume. avesse
larndattia), ma. so che era dolorosa e data:spedita dall'assi-
iedeviho giornate normali
.. . .
.., ..,. . . .
a e la truppa, revolverate
contro lafolla,:barricate, tumulti edarresti, enon pochi..feriti.
L'S, tutti gli stabilimenti chiusi, disordini in Borgo , D ~un~. ~ ,
stente del dottor Pescar010 e dal dottor Pesci. dell'Ospedale. di
attentato contro un treno sulla Ciriè-Lanzo. Gli..industrialì~
S. ,Giovanni. Ero stata:viaticata. Una. mia pia cugina m i disse
consentono alIa domanda delle operaie, e confermano .la pidu..
così-:: Giulia, non v i è .più nessuna speranza che tu guarkca;
adunque:fa' ciò che :ti dico io... - Accettai; feci .chiamare il
zione.d'orario a IO ore, senza-che tale riduzione abbia a pro-.
durre:diminuzione nelle mercedi:dei giornalieri e dei cottimisti,
revido-Don Rua.;. 1ofeci:ch
Laxnattina del 9 v i ful'ultimo comizio alla Camera del lavoro;
uscire,, fino a tanto.che avesse
prese a tornare lacalma; e la mattina del IO si tornò a:.lavorare.
Quando Don Rua si trov
Ma, poco dopo, ecco un triste corollario alle accennate agi-.
- prima togliere la polvere dall'anima.mi
di.poi ' gli dissi così: .
tazioni e proprio ,nello stabilimento Poma, che aveva:fatto'di-
stribuire i libretti di paga secondo le norme della tariffa antica,
. .:t .- padre .mio, e l l a 2 chiuso :sotto zhiaue, e più non uscird
senza diminuire d'un centesimo lapaga dei singolioperai ben&&
rdrmi p erfetttamente!...
. , .:p. .Egli rimase.meravigliato della mia: audacia e viva fede,
fossero:state ridottea I O l e Ore d i lavoro; ed aveva fatto,:così.
unicamente perchè non s'era potuto compiere il. minuto lavoro,
necessario per l'esatta compilazione delle nuove tariffe ed in-.
simise a ridere..; ma poi alzò 1 a m a n 0 , e m i diede.la.benedi-:
zione &.Maria Ausiliatrice. Di poi disse: - Ora io:vado nel-^
sieme conguagliare la mercede dei cottimisti. Gli operai erano
stati awisati, per,mezzo degli assistenti; ilpadrone l i fa nuo-
l'altra stanza con SUO marito, ed ella nel mentre si-i e cam-
vamente awisare, e chiede in pari tempo.se intendono, conti:
, ~ o m a nvierrà al Santuario e fa& la S. Comuni0nep.in
nuareii tavoro. Nessuna; risposta; tutti, i n massa, abbando-
ringraziamento. -.E cod fu..Dopola S;,Comunionefuicondotta
in:$acrestia; e mi.presentarono una. buona colazione.
nano la fabbrica.
,
. , ,,
. ;.
~
I1 giorno. dopo, alla .porta dello stabilimento viene affisso
: . >) 11 giorno dopo venne il dottor Pesci per verificare se.
un,manifesto, nel quale si ripete l a dichiarazione già comiini-
ancor viva, è.: rimase di stucco, nel vedermi completame
cata Idagli .assistenti, chela Ditta intende rispettare i patti.recen;
guarita, perchè già egli aveva detto qu
1
I
chiamassero,tutti i dottori dell'Eu
temente convenuti con l'intervento delle Autorità da altre Ditte,
come li aveva fin:allora. rispettati, fidente che la massa lavma-
i
I
che io,non sarei,guarita; invece i
essendoun gran.santo, in un istante m'ha guarita.
!
~~1 1906 app*ero in modo
i
l
e, dici- anche, la santità del
singolare. . '
.. .
trice . avrebbe mantenuto la promessa di tranquillità, diligenza
e d attività nel lavoro, e che senz'altro si riaprivano le iscrizioni.
d i nuovieantichi operai. Nessun risultato. Lo sciopero pr6-
segue e diventa più impressionante. Le vie che conducono:allo
Stabilimento han l'aspetto d'uno stato d'assedio. Il Servo di
11 ,o maggio s'erano tenuti
Dio; fin dal giorno.di:l\\iIaria Ausiliatrice, aveva avuto h :col-
astensioni.dal lavoro, e incitta
1oquio:con Anselmo Poma, e in. seguito aveva -rinnovato con.
vi fu tranquillità assoluta. Di quei giorni si
lui i colloqui ora in casa Darbesio in via della Zecca, oranella
mento ,diriforme alla Legge sul lavoro delle
sa stessa dell'iridustriale: Vedendo che, nonostante tutta la
ciulli; aSorino.scoppiò losciopero, e .h::dal;
uona.volonth;.non c'era. modo:di ,ottenerun'accop~,d&~nto,

33.2 Page 322

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33.3 Page 323

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srato.d'assedio; e s i : commettono non poche brutalità. Il 16 un
altro gnippo di operaie si avanza, ma, giunte all'angolo di via
Ceva e via Industria, tiovano l a stra.da. . piena d i scioperanti e
.n& hanno il ,ioraggio d i procedere...:' ., ..
i :-S t a ~ a . ~ es'croppcare u n o sciopero generale. - Anche i capi
dei socialisti n'erano -impensieriti e Morgari fece sapere alla
Ditta, che.et%ndisposti ad intimar 1a:ripresa del lavoro anche
senza:Venire a nessun'inte'sa; purch8 sembrasse
fosse stato ottenuto dalla Camera del Lavoro;
che-
.
l'ac.c,..o..rdo,
I1 signor P o m a , h n volle.:nemmeno sentirne .parlare, ma
l'accordo-ormLdi era<ottenuto; ;difatti-i1 i6:luglio . Don Rua
inviava .'al-direttote del i~ IIIom&tq i>bna lette& del sig; Poma,
nella quale si diceva chele :concessioni, fatte con piena soddi-
sfaziofieia quelli che llavoravano fin dall'8 luglio, erano esten-
sibili a quanti erano :disposti a riprenderei1 lavoro, e che le
assunzioni si. sarebbero fattezman manoche ve nefosse stato
bisogno. E il giorno dopo con altra lettera dello stesso indu-
striale comunicava al giornaled.'aver otienutoche la Ditta riam-
inettesse al lavoro tutti i suoi operai, attenendosi - natural-
mente - a giusti criteri ini-post.i dallz esigenze e dalle noriiic
morali nelle accettazioni. . . . .
- Che uittona d d p r e t i ! - si andava ri
- che vittoria .dei preti!
In realtà fu una vittoria della carità di D
intima pa& allo svolgersi della lunga ed imposta astensione
dal lavoro, coadiuvato da vari salesiani, :tra cui Don Rinaldi,
che ripetutamente ci confermava .il vivo. interesse che ebbe
al santo scopo il.Servo di Dio, cui evidentemente non mancò
l'aiuto del cielo, quotidianamente invocatocon l a preghiera.,
I1 << Momento>)n, el,dare queste notizie, scriveva: G Enoi che
abbiamo sempre, difeso. la.causa della .libeA e della, giustizia,
combattendo a viso apei-lo .tutti.i ,tentativi di sopraffazione,
non abbiamo che. a compiaceiti d i una .soluztme che :ristabilisce
l'armonia- &a un grande..induitrialele iszcoi opkai,. e cotcsacra
a d ,zm tempo Ji trgonfo diil'opera pat&a di p e l venerando sa-
cerdote ch'd Don Rtia e la sconjìtta.dellaCamkadel Lavoro e da'
suoi più violenti iappreSenianti».- ' : , - .. .. .' .
; ' La sua carità, congiunta- alla più grande umiltà ed alla più
- 58 Don MicI~eleleg.

33.4 Page 324

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- 594 VI - Successore di Don Bosco Secondo decennio
devota .obbedienza alla Suprema.Autorità della Chlesa, apparve
insuperabile bella-regoIarizzazionedeJl'Isti~o-delle:.Figlie:di
-MariaAusiliatrice. Le praticheerano giunte a l l a m e t a ~C~oam-
missione incaricata dell'esame . delle .Co.stituzioni aveva. dato
voto .:unanime.Che : venissero senzleccezione .uniformate alle
Nmmae genera1i;i.e il 2 7 l ~ ~ l i o , ~ i u n g eavl1a5:spettrice:;.romana
Cuor Eulalia Bosco due,plichi .della Segreteria.della S..icongre-
gazione' cIei.VV. e RR.
e l'altro per Don,Rua.
ard: Arcivescovo d i Torino
. . .
, .,.:, ~ . . . :
.
: I1 Semp d;: ;Dio,
a delicatezza non era più
comparso a.Nizza,:visi recava 'il.~o;a~oscton, Mons.. Cagliero
per le feste !del XXVO della primelezione d i .Madre.Daghero
- a . Supesiora Generale. ' « Ero - noviz?a .appena narra. Suor
... Innocenza Martelli, -e!& ricordo benissimo. ckie rni.trovavo
all'accademia onorata dalla .presenza del veneratissimo signor
Don Rua. Quando f u tutto finito:;il buonpadre ci parlò a lungo,
e ciò che ricordo si-è :checi:animava a pregare affinchè,potes-
simo trovarci tutte unite. pel 500 anniversario.della suddetta
Madre veneratissima. -Ma ciò che mi fece.ancor più impressione
fu la distribuzione delle ii%uhagini.;IJ~salonera gremito di suore,
novizie, postulanti ed educande. Ad un certo punta si vedeva
che le immagini venivano a mancare;.allora la cara-e venerata
Madre Angioliia Buzzetti, di felice mern~riac;o~n tan?a solleci-
tudine- andò.a ritirare quelle delle reverende:suore; ma ancora
non bastavano. per accontentare,tutte .le:presenti;. :Le nostre
venerate Superiore si vedeva che ne soffrivario;,e allora Don
Rua, tranquillo, si volfa a. loroe dice: - C e d è d'avanzo! -
I o guardava.quella scena-stupita,i,evidi. che con tre: o quattro
immagini tra mano contentò .uno:stuolo.d~g.ente. Finito, si
rivolse alla rev.da Madre,.le mise in .mano
e ile disse: .- Vedete.che. sono state. abbastmzz
..Evidentemente il Servo :di :Dio si.era
per'combinare colla ~adre:il.;moda.migliore.d i annufniar alle
Suore. la soluzione.definitiva.'Al- Card.: Richelmy. era'..afEdato
l'incarico di consegnar.direttaente alla Madre. le nuove Costi-
tuzioni,,al Servo di Dio di. annunziare-alle Suòre che'avrebbero
presto ricevuto le nuove Costituiioni. I1 .C.*d. Richelmycon~:
piva i1 mandato, il ,i22- settembre a .mezzo de1:suo provicario
VIII - Nuovi viaggi all'Estcro
595
generale, il Can. Ezio Gastaldi, e il Servo di Dio il 29 settembre,
nel suo giorno onomastico, volle loro ((fareun regalo)),dando
uil lieto annunzio n che fra poco avrebbero ricevuto dalla Supe-
riora Generale le nuove Costituzioni delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice, fondato da Don Bosco, urivedute nel Quinto Capitolo
Generale e mod@cate dalla S. Congregazione dei VV. e RR. in
conf&ità delle Novme emanate dalla stessa S. Congregazione
il 28 giugno 19018.
Non poteva essere mostrarsi più devoto ed ubbidiente
alle disposizioni po..n.t.if,icie, allora e poi,,sino agli ultimi giorni
della vita. Cessò d'kssereil loro' Superiore diretto, in pubblico
e in privato; e il 21 novembre di quell'anno dava 2 Sale-
sia& alcune norme particolareggiate per regolare le loro rela-
zioni con l e Figlie di Maria Ausiliatrice.
Madre Daghero continub a far pratiche per o
rizzaiione esplicita.della S. Sede%valersidell'opera dei Sale-
siani e, sopra tutto, per avere nel Successore di Don Bosco il
rappresentante direttc-delS. Padre, come -ottenne da: Benedetto
XV. I1 Servo di Dio invece, fino alla morte, skbbenesiagheg-
giasse un tal.desiderio,non mosse un passo,,non disseun ette,
dopo le esplicite disposizioni delllAutoritàSuprema. . ,
Queli'anno I'Opemdi Don Bosco prese parte alla Mostra degli
Italiani a Miliino-con quadri, statistiche; monografie e docu-
menti; e il Servo &Dio aveva ',la consolazione di vederla alta-
mente encorniata e onorata del Gran Prentio, e n e benediceva
pubblicamente.il Signore, il quale conti
le rose con l e spine più pungenti.
Alla scomparsa della parrocchia e del
d i Califovnia, seguivano l a rovina delle Case di Valparaiso e
di TaZca nel Chili, e l'incendio della casa di Londra,: e preci-
samente dell'edifizio destinato alle nostre scuole parrocchiali,
frequentate da circa 500 alunni, tra cui molti protestanti. I1
mattino del 13 dicembre una guardia;dicittà scorse~.in:fiamme
il silenzioso edifizio e.ne.diè subito l'allarme; accorsero i nostri,
accorsero i pompieri, ma.-era. troppo tardi:: L'interno. de!..pa-
lazzo, non si sa come, era completamentein:fiamme!,:. :~,:. .: , .
... .. E non era-l'ultima disgrazia che doveva. grav
di Dio; presto avrebbe dovuto salire il Calvar'

33.5 Page 325

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,,
- menico. .- Inaugurazione del Circolo Giovanni Bosco. Vuita le
- case della.Liguria.e.della Toscana. Festose.accoglienze a Varazm.
.- Assiste a l .III Congresso degli Oratori a Famiza, e prosegue per
- le Romagke ed il. Veneto e la Lombardia.-. I l (C sacerdote santo,
austero, mite e -soave)i. È introdotta la Causa.diBeatificaatbne
- ' e Canoni&ione:d<Don:Bosco; e il Card: Vives diceDon Rua una
: reliquia vivente del Fondatore. Scoppio dell?orribile trama ordita
-- a Varazze. '- Scene schifose del 29 luglio. -I I giornali pubblicano
- minutamente le oscenità descritte nel «Diario». preparato dalla
sètta. '- Il Serbo diDio nomina un collegiodi avvocati. Cordiale
arie divenivano.:più gravi; che accanto ai debiti
- I X I Fatti di Varazzei>
597
Vedendo in queste un monito della Divina Prowi'denza;
nel XIXO -amiversario della morte :di Don Bosco, fiducioso
<t che da questa data memorabile vei-rebbe alla sua parola una par-
ticilare efficacia, e che non si potrebbe meglio celeb~arel'anniver-
sario della. morte di Don:Bosco, che col richiamarne in vigore lo
spirito e col promettere d'imitarne Te :virtù», raccomandava ai
Salesiani l'amore e la pratica della poverte; virtù tanto cara a
N. S. Gesù Cristo;-a tutti i Santi'ed anche al nostro venerato
Padre Don Bosco, il quale (<vissepovero fino al termine della
vita, e nutriva u n amore &m20 alla povertà ziolo?tta& .... E
quando s'ava'cind la sua fine, e in fm di testamento volle per
l'ultima volta mostrare quanto amasse i suoi &li, e lasciar h o
gli. ultimi, affettuosi ricordi, il,suo pensievo correva ;in modo spe-
ciale alla pratica della povertà. Ecco,le sue S;pnzj'icantissime parole:
"Vegliate e fate che nè l'amor del mondo, n8 l'affetto ai parenti,
nè il desiderio d'una vita più agiata vi muovano al grande spro-
posito di profanare i sacri voti e così trasgredire la professione
religiosa, con cui ci siamo consacrati al SignoreliSiun riprenda
ciò che ha dato .a Dio...,;*. . : ,,.,
.,. , . . .
Don Antonio Terreno,. ottimo' cooperatore. Tenne conferenze
a S. Filippo e nella Cattedrale, illustrando l'opera degli Oratori
festivi e I'apostolato della Pia Unione. dei Cooperatori Salesiani,
e fu pure al celebre Santuario di.Vico. L'Eco del Santuario
rilevava come e nel visitare l a cappella dove sono raccolti in
ricco sarcofago iresti niortali del Duca Carlo Emmanuele I ,
invitò il suo seguito a recitareunaprece in suffragio dellyanima
del pio e magnani.mo Principe, che in età turbolenta impetrava
... per l'aiuto della Vergine Immacolata la .pace ai suoi popoli)).
(<Sonotrascorsi anni - scriveva'Don Pietro Airaldi -,e lo
ricordo come se fosse ieri; ,Mi p;ire,ancdra:di vederlo prostrato
innanzi all'altar .maggiore cogli ,occhi fissi n e l Tabernacolo;
io avrei detto che egli vedeva réalmente Gesh, tanto era il f&-
vore che gli si leggeva sul volto, quasi direi trasformato. Non
dimenticherò mai più la figura di DonRua in adorazione di

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- 598 VI Successore di Don Bosco - Secondo decennio
Gesù'Sacramentato, e prego il Signore conservare in me i
fmtti di, una predica così eloquente.'. Un'altra 'cosa mi colpì
pure tanto, ed è la sua divozione'alla -Madonna. Guardavala
i
suaimmagine con quella compiacenza con la quale u n iiglio
guardala inadre; e con quanto slancione parlava! >>. . .
!
i
: Il.9marzo ricorreva il Cinquantenario delia morte del Ve-
1
nerabile DomeniEo Savio; gli-alunni -dell'.Oratoriotennero un'ac-
cademia commemorativa, nella qualeogniclasse degli studenti
e degli artigiani ebbe i l suo. rappresentante, e Don Rua in fine
ricordava « l a vita ed$icante » dell'angelico alunno, « l a pietà,
la,caritù, lo zelo e la mmtijicazione; la ma obbedi&za, dilipnza
ed umiltà nella scuola; un zriaggio fatto insieme, quandosi recò
a v,@tare l a m a casa IY, ed espresse'la speranza.di .vedei iniziato
quantoprima il Processo Diocesano per la sua Causa di'Beati-
ficazione: e Cdnizzazione, esclamando: (I j3uando s a n ' molti
gfiimitatori d i Savio Domenica, come è bella la-vita incollegio
con tali comp&ni!». Prometteva anche una gita alla patria' di
Don Bosco e alla tomba.de1 caro alunno; e il 5 giugno Castel-
nuovo e Mondonio furon la mèta della passeggiata annuale.
La Domenica : in 2lbis; s'inaugurava il.« Circolo Giovanni
Bosco I> tra g l i ex-allievi: dell'Oratori0 e delle altre case; resi-
denti in Torino. Gli inscritti la mattina si raccolsero nella.cap-
pella di Don Bosco, ove lascoltakono l a SaxitaMessa, e Don
Ruaadditò i n forma seultoria il- carattere del Grande cui ave-
vano intitolato I'associazione. ::: : ' .
. .. ,
uI1 titolo assunto è tutto-unprogramma. VOic-oscete Don
Bosco, in parte lo conoscete personalmente, in parte per fama;
non sarà tuttavia fuor di:proposito cheve lo rappresenti tutto.
Don Bosco: era tutto caritù; istituì l'Oratorio, l?orfanotrofio,
collegi, missioni. Era pieno di pazienza, era tutto dolcezza. Vol
... cominciatea d esercitare queste virtù tra di voi; chi sa in. se:
guito! Don Bosco era. tutto pietà; praticava ed inculcava la
divozione~iMaria Ausiliatrice, al Cuor di Gesù, la freqaenza
ai SS, Sacramenti, e la cattolicit&con piena sottomissione al.
Capo della Chiesa.'Don: Bosco: eva tutto allegria; da studente
già aveva fondato :la Società dell'allegria;' così f u .in :tutta la
vita, fav0riva.i :giuochi, le passeggiate, i pranzi, m
limite del lecito e dell'onesto... i).
I X - I r Fatti di Varazzc »
599
.-.Nelpomeriggiòsi recb.alla:sede sociale, in Piazza 'Statuto,
e; presenti molri 'rappresentanti. delle' associazioni cattoliche,
benedisse i locali
benedizione litu
vero, da dar .sull'
neppur lui vi badava tanto. Aveva promesso d'assistere al III
Congresso degli Oratori festivi a Faenxa verso l'a fine d'aprile,
e nell'affetto' che-nutriva per tutti i suoi, con non lievi sactifizi
anticipò la partenza da Torino per visitar u n maggior numero
di case.' L a s e r a - d e l l " ~a~pr:ile,giungeva a S. :P&' d'Arena poco
prima della
partiva per
mezzanotte; e la
Varazze.: '..., ",.
mattina'
':
segu.en. te
assai
peritempo
i Venne a celebrare nella: nostra cappella - ricorda Suor
Letizia Begliattì 2e peressere pronte a riverir10,'appena uscito
dalla sacrestia; le educande uscirono di'hhiesa senza c h e per
esce si fosse fatta la lettura solita. I1 venerato-Padre se ne la-
mentò osservando che il ringraziamento dopo. l a S. Comunione
era i b t o :troppo breve: disse c h e D o n .Bosfo nello stabilire :la
lettura ormeditazioneai giowni dopo la S:.Mess'a, ebbe appunto
&:mira di. prolungare.
prezioso. 'Terminò ia
a ciascuna suora.;;.: . . :
i: )) Stava facendo C
toino: Doveva ,recarsi ver
i n u a baleno~lavoce che Don Rua era al nostro Istituto, fu
tale u n accorrere dipopolo; che egli:alle -1.1non aveva ancora
potuto~usciiedal
Donne c h e gii portavano i loro
bambini a benedire; ma1ati;:sofferenti; Poveri senza impiego;
tutta. una rappresentanza di miserie'e. di dolori;' qualcuno che
veniva a offrirgli qualche cosa per l e Opere Salesiane, ma pochi
forse d i questi. La maggior parte facevano. ressa.alla porta e
. ..
invocavano
.anche
solo
'
una:
benedizione.
Era
uno :spettacolo
davvero' commovente.: Che':cosa provava quell'a folla davanti
al santo? Parria che.qualcuno avvertisse
I'ultima visita 'di Lui. . ; : ., , ..
v Don Carlo Viglietti; direttore del Co
pazienza; era venuto a prenderlo;: visto.

33.7 Page 327

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- 600 V I Successore di Don Bosco - Secondo decennio
anchregli dovette fermarsi in corridoio fin6 oltre il mezzogiorno,
quando si disse alla,folla, che sempre si rianovava:.- Siate
..: discretì! Tornate stasera! p>.
Finalmente potè salire al Collegio, dove la mattina del 23
celebrò la S. Messa ed: esortò glialunni :a corrispondere alla
tente, i l più generoso,il più fedele degli
dovettero passare in quei. giorni, e
particolarmente in :quell'ora,:nella sua mente! Ah! qnell'ac-
coglienza così entusiastica si poteva paragonare all'entrata trion-
fale di Gesù in Gerusalemme, seguita poi, non per colpa dei
... Varazzini, ma per malvagità e , diciam pure, per congiura or-
dita dalla sètta dalla salita al Calvario!...
,. . .
Proseguì per AlasSiO, quindi per Bordighera, con un cielo
così..ridente che pareva volesse accrescere gl'incanti della Ri-
viera. Nel ritorno sostò a Savona; e, quando ripartì, trovò alla
stazione molte dame patronesse che vollero salutarlo ancor una.
volta. Quella notte scosse di terremoto destavano di sopras-,
salto i confratelli della-capitale del Messico,e due parti dell'edi-,
fizio, contenenti le scale 'dei. dormitori,insieme con u n a gran'
parte del cornicione.venivano. demolite, tra lo. spavento dei.
trecentocinquanta alunsii, che balzaron d i . letto sbalorditi; e
molti, dopo ansiosi istanti, caddero in ginocchio- per ringra-
ziare il Signore d'essere rimasti incolumi. Per grazia .di Dio
non si ebbe alcuna vittima, ma i danni salirono a 75.000. lire!...
I1 Servo di Dio prosegui per S.
Spezia, Colle Salvetti, Pisa, Firenze;
singole case, e il z$,era a Faenza per,ass
degli Oratori festivi edelle:Scu6le.di.religione,il
dal Santo Padre e .sotto l'alto 'patronato-
Cardinali di Bologna, Ferrara, Milano e.
nostro istituto sotto -la presidenza effettiv
delServo di .Dioe delConte Zucchini, al
Mons; Caiitagalli, dell'Arcivescovo di Ravenna Mons.
e dei Vescovi di Montefeltro, Imola,
noro. Le adunanze' di sezione, presiedute
daivescovi sullodati, riuscirono di un'importanza ec
ed imponenti furono te adunanze generali,.L~Ci iviltà
IX - I a Fatti di Varaaxe»
601
ne dava ragguaglio,rilevando tra l'altro: « Oggi che tutti sentiamo
i1 bisogno urgente di coltivare i &li del popolo per preservarli
dall'irruente socialismo e dal mal costume con tutti gli altri vizi
che ne sono gli ordinari compagni, non puO non destare la più viva
simpatia un'opwa cattolica tanto pratica e vantaggiosa che ha
già messo salde radici e fatto ottima prova nelle nostre cittù e
deve fornire Parma migliore da opporre a i ricreatori laici ed alle
societù d'ogni fatta dove si arruola la gioventù nelle $le dell'em-
pietà e dell'anarchia D.
Anche la Gara Drammatica e il Convegno Ginnatico-m&-
cale che si tennero nei medesimi giorni ebbero brillante succwo
per bontà del Santo Padre Pio X, di Sua Maestà il Re Vittorio
Emrnanuele, dei Ministri della Pubblica Istruzione, della Guerra,
e di Agricoltura e Commercio, della Federazione Cattolica
Sportiva, e di varie Signore faentine, che donarono medaglie
d'oro e d'argento per i vincitori.
Terminato il Congresso, il Servo di Dio proseguiva per
L q o , Ravenna, Bologna, Parma, Modena, liste e Fewara; poi
tornava nel Veneto, facendo la prima tappa a Conegliano, per
accontentare le educande e le giovani operaie affidate alle Figlie
di Maria Ausiliatrice, che desideravano tanto una sua visita.
E le brave giovinette, essendo la vigilia della festa del13Appari-
zione di S. Michele Arcangelo, furon felici di rivolgergli caldi
voti per il suo onomastico.
Visitate le case di S. Vito al Tagliamento, Mogliano Veneto,
Schio, Trenta, Verona, Milano e Novara, rientrava a Torino, e
riprendeva il lavoro abituale.
Dopo le solennità titolari del Santuario di Valdocco ritor-
nava a Milano per assistere alla festa di Maria Ausiliatrice in
S. Maria Segreta; e, benchè stanco e affaticato, accompagnato
da Don Saluzzo si recava a visitare le case d3Zseo,Trevigw, e
Maroggia, riscuotendo segni della più viva venerazione.
Anche alla festa di S. Giovanni, il Can. Giacinto Ballesio,
Prevosto di Moncalieri, rievocata la morte del Padre vene-
rato: « Lode a Dio dal quale viene ogni bene, esclamava. E...
un plauso, un evviva a Don Rua, sacerdote santo, austero, mite e
soave, il quale coll'esempio di una vita intemerata e santamente
operosa governa i suoi confratelli, l i guida e li sostiene nelle belle

33.8 Page 328

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L-,
V"'.
- - .V-I Successoredi DO* Bosco Secondo decennio
e v a ~ g r ~ cihmepreseAnde ~ n vaolta "Evviva Don R ~ ~ a ~ ~ ' ' ~ 0 m f
itimato a ~ a t ocome lo fu Dai Bosco, come lo sono2 santz?
i ~ ~ ~ v i . R; ~~ ~»!.; , elevavti i1 voto (( dei $gli ch
bene a B ~ ~ ~c~he..10; s.p,iriti.'di Don Bosco viua n
c M.iel~.&s:ae~nrmionp.~aDqdrourneielopRgiuioao.xr:n. o>a)pl-,ppreorvavnao1ilPveo*tPoédtuaatomdeanltleamSe;m,Cooranng*ri
gaez,i,i
dei fiti il & innanzi per l'btroduziou della Caus: h
B ~ e i~l Car~d. Vi~ves y, Tuto, Ponente della, Causa,
i poMva al S. Cuore per fare ai nostri 1. più cordiac
congramlazioni, e s~intratteievaa lung'o P
Don
. conelli, :ne davasubit? ragguaglio al fb3“? di Dio in una
: lettera, .della quale,abbiam potuto .avere lammuta.
,
,.:. . Daim~ i ~ .c~or&alniente rallegrato, 1 2 m i n e n f i r i ~moodiceva
ape,.jamenfe .che s,era recato ai Sacro Cuore, nel Tempio eretto
da B ~per r~accom~anda~isi a L,ui come aceleste patrono,
Pe.&~,..studiandol a sua vita, s i era pienamente conv1"t.O .c.h, e,
~~~~o ' J D ~ ~ era beiamente un Santo, e un gran @rito:..,,
- : < , Equii aratissimo
Don Rua proseguivaDon
-- cone1li la sua modestia mi permetta di aggiungere d. t.re,. .
che.p~,moviVesmi comunicava affettuosamente.
i il~tkdiandoD ~ ~ ho iBmpar~ato a~ stim~are d~i più; Don
R.*,. h o &to la rpec&& ~ m o v i d & md i Dio a egua+ di
nel chiamarlo per primo, nel prepa~ailo,nel far& sg~.ir'!PaS0
passo
hata
D WBOSCO,p erchè
i i r a j p 0 ~iintimi
foDsWse
uBnosaclotrcoheDpounò dBio~scsoi.:u"E"R?QD'JoI*n
Rua
DI DON
io,li.,jO1evo
BOSCO!
bm (ed
o
h
, scriva.
i&sa che
scriva
glim
a Don
vofm4.
Rmc
adesso g
h s~e
l~m
e
Baso Più,pDchè studiando la %ita di D?
ho
,vicmiasppt,n,oo,atniap;ahD,l,&i,&r.,%satppaeprrloiarcrhtsiiueaigllpiaraebirs.ebeliniai$szitacaao,tlolon&iutvoinin&ngot-aneVnpeodnoieStDrmgaobpPniilùeeB(Somesrm~vfooell~d;n,zl,oh':IDi%i?o*.
lddio èammirabile nei suoi santi, come ammirabll1 SOn:
- - le .vie con 1; quali @ spinge alli più alta perf&one; Una d1
queste & il dolore. ((AppuntoP
p~esto
dice S. Agostino
a6inchè
1ddi0 mescola delle amarezze alle felicità della
2.
si
uB.al&a felicità, la cui dolcezza non abbtannlla
' , . IX ,- I e Fatti di Varazze))
.'
603
nevale>>m; entre. « i l mondocol: pretesto di queste amarezze
cerca di- ritrarti dal b
rivolgere indietro );.
aie;tu:&ri e di farti
Ed.ecco scoppiare
trama ordita dalte
sètte: contro- i Salesi
un giornale - :i
più popoiari e Zpiù, I;eneJiciedmatori :dellagioointù'u. Evidente-
... mente s i - ~ n tdòi screditar l'Opera per paralizzarne l'aposfolato~!
Siamo aVar&e! Sono le 8 del dattino del zgluglio, e -
scrive nel suo Diario il direttore Don Viglietti - <sii presentano
alla porteria del-collegio il sotto-prefetto di Savona;,Domenico
Silva, il tenente Montelesson comandantela stazione dei- cara-
binieri nella stessa cittk; il commissario Sciascia, il.:delegato
Favim e otto tigenti di pubblica' sicurezza. -Ludovico:Treizi,
che i n quel momento faceva da portinaio,dofiandò' chi.fossero
e che volessero: Gli fu risposto: - Siamo laforza!..'D. ov,ex s.o..no
i Salesiani e i convittori?
..
11.Trezzi rispose che si trovavano
funzione deI,mattino;.; Si fecero indic
rono senz'altro gassando per ;la sacresti
balauStra,dellJaltarmaggiore, senza levar
Si celebrava una Messa da morto.
- I>: :Basta;basta di pieghiere! - dissero
1.giovanl allibiscono... Tutti sono fatti uscire di chiesa,
e ,i convittori vengono separati dal personale assistente; Qualche
salesiano vuol seguire i : giovani per assisterli in refettorio, ma
sgarbatamente n e è dlontanato: - Bistiamo noi a d assistere i
giovani! - esclamano quei della forza. I Salesiani vengono tutti
cacciati nella classe di quintagin6asiale;e davanti a un-questu-
rino tutti devono scrivere e firmire.le loro generalità;.. )F. ' .
Il cav. :Silvacerca i l direttorS'D
frettolosamente le scale, l'introduce
che parli..:
(I- Cose gran'! Cose gran', rev
- Q u i si-cmnettomonefaadexxe inc
Scosso dall'insulto atroce... ricordai - prosegue 'Don
Viglietti - di avere ricikito p e r ben due volte la- visita, di
una buona donna, chiamata Gbigliotto, la quale caritatevol-.
mente mi avvertiva 'che una certa Besson andavasparlando

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604 V I - Successore di Don Bosco - Secondo decenxio
d e l collegio .e raccontando :deisalesiani fatti scandalosi. Cre-
deni di aver indovinato e, quasi.sorridendo, esclamai::
n - La Besson! Ma, signore, perchh prima d i fare questa
scenata e spaventarci tutti, non ha ella domandato.a tutta la
città di Varazze chi è.questa Besson? Passa'per una femmina
molto irregolare Awertito che questa sc3agurata parlava male
di noi, avevo creduto bene di.non darvi nessuna importanza;
al secondo:awiso perb le inandai il maresciallo dei carabinieri
a. minacciarla di querela. Non c'è nulla d i vero...
n - La Besson ed altri li accusano:.; - ripiglib i1 sotto-
prefetto; - io intanto sono venuto a perquisire...I).
Era ospite del collegio. Mons. Cagliero, Arcivescovo titolare
di Sebaste, dal Santo Padre Pio X:inviato:in qualità di visita-
tore apostolico a varie diocesi compresa quella di Savona, e
a stento ottenne d?usciredi casa per attendere alle sue occupa-
zioni. Quattro sacerdoti dovevano recarsi a celebrare in città,'
e loro non fu permesso: - La messa la diranno poiquesta sera'
- Per fortuna eran già cominciatele -vacanze, e gli a1unni:non
erano più.di venticinque; e questi:,.. a drappelli, vengono con-,
dotti in caserma, dove, .alla presenza- del cosidetto Besson,
s'inizia l'interrogatorio. , :.
4 Sul mezzodì i poveri convittori. ritornano; noi facciamo
per andar incontro ad essi, ma le guardiece lo vietazio. Li
guidano in refettorio e ci proibiscono di seguirli. Poveri ragazzi!
Non vogliono mangiar nulla, allontanano..i piatti, mettono i
gomiti sullatavola e colla testa-tra le mani singhiozzano... Ma
neppur noi, poveri 'preti, quel, giorno si potè mandar gib un
boccone. Ci guardavamo i u n l'altro intontiti, con gli.occhipieni
di lacrime. Dopo il pranzo igiovani furono ricondotti fuori ».
Verso le 'quattro pomeridiane, anche quasi. tutti i -confra-
- telli,accompagnati,dalle guardie,:.sono condotti alla caserma
dei carabinieri. «Fui chiamato pel primo dichiara Don
... Viglietti-: 3 introdotto alla presenza del cav.: Zaglia,prowedi-
tore agli studi Mi.squadrava dacapo a piedi, e, dopo-un poco,
mi disse.che con lui mi aprissi come a un padre.:. Lo ringraziai
e soggiunsiche facesse il piacere di.dirmi
mosse contro di noi. ..
1) - Ma le messe nere! le messe nere!.,
- -IX I «Fatti di Varazzei! ..
605
- ... »'
Non s o che cosa voglia dire messa ner
. D -Non faccia l'ingenuo;.,; dica su,
faceva la messa-nera?.;. : . . . .
. . Entra,il commissariol Sciascia e spieg
... cosa sono le:messenere! Non conviene ri
la decenza e la moralità lo vietano!
- .Nego.tutto!' nego:tutto! -.ripete-
I1 provveditore, indispettito alle - ferme dichi
direttore, che. mai nulli di simile è'successo in{collegio (vi si
dicevano compartecipi anche : l e suore..della Misericordia; di
Maria Ausiliatrice e:il Clero' della' città), si. alza e gli.dice:
... (i- E,'.allora vada pure,"io l'abbandono' alla sua sorte! I).
Ecco 'come fu ordita la : trama;infemale!
Un giovane disgraziato, quindicenne, Carlo Malario, detto
Alessandro Besson, <uin degenerato con idee paranoidi e conte-
nuto, erotico, C& stimmate di arrerto di dej%cienxaed.assimetria
nella sfera somatica e nella sfera mentale, - così dopo cinque
anni d'attesa, il j. giugno igxi... dichiarava in sentenza'defini-
tiva la Corte d'Appello. di Genova in Sezione d'accusa - dopo
pm'zia psichiatrica dei professori Morselli,'Bucelli e De.Paoli-
quEndi compbtamentti iriesponsabile a termine dell'art. 4 6 d e l C o -
dice penale; ed anche un soggetto pevicoloso alta socìetàpiù che
un delinquente, che.richiede delle -cure 'speciali .ed u n opportuno
isolamento dal civile consorzio > -i,;figlio:iltegttimo di. Vincen-
zina Besson, P delpari ritenuta dai szlddetti.te&ici.come.unafatua
con qualche nota. isteroide;lsuggestionabile,fanatica, erotica, e
-quindi parxialmente imputabi1e.a senso dell'a~t4;7 stesso Codice a
dietro u INCESSANTI SOBILLAZIONI DI' ESTRANEI INTERFSSATI
A SUSCITARE UNO :SCANDALO ANTICLERIGAL-E-»t,ra cui..un
-. «pezzogrosso I); Cioè o Ettore Ferrari, il primo dignitarionotorio
della massoneria~) fungevano da:protagonisti; '.
.Carlo : Marlario, che era stato per alcuni . mesi alunno
del. collegio e conosceva nomi di superiori e d i compagni, aveva
dichiarato di aver esteso in. un Memoriale-Diario quanto aveva
veduto coi suoi occhi; e del170scenoDiario, preparato dai con-
giurati, ne aveva fatto copia di sua mano, mentre altre, più o
meno clandestinamente; erano state inoltrate alle.autorità. Una
congiura che ,par impossibile in paesi civili nel secolo XX!

33.10 Page 330

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606 VI - Successore di Don Bosco - Secondo decennio
Quel giorno- 29 luglio.- il Servo di Dio era a Valsalice
e dava i :ricordi.-al termine, di quel corso di esercizi,--ripetendo
ciò che aveva scritto a Don Farina: @ P e rriicordi-che mi chiedi
eGcbti..iaparol%.D~o:,:.D:- Divoxione,,pie&, I:- Immolazione,
. spirito d i sacrifiiio;i .O -.. Obb
volontà P)..
Povero Don Rua! era giu
immolaisi.e:'bere il calice di
con i titoli:più:Obbrobriosi e a :caratteri cubitali, narrano.detta-
gliatainente leiosce~tàdesunte dali'inventato. diario:. - Turpi-
- 2udini.àVaraxxe...-. Inaudite nefandità nel collegioda' Salesiani
a Varaxxe. -.:I brutti scandali iii Varaxxe. Eaiilexxe pre-
tesche... - A Savona, &.:dalla sera:del.30,dimostrazioni anti-
clericaliavanti I'episcopio; i l 31.assembramenti davanti al.semi-
nario, at.palazzo dei Canonici, ed alle associazioni cattoliche
con urli,;fischi e grida di morte! All'istituto salesianorompono
i: vetri... : . . .
.. , .
- . A Varazze, intanto, duesalesiapi, .un chierico e un coadiu-
tore, sono arrestati, m a i cittadini, convinti dell'innocenza d e i
nostri; verso notte si assiepario sotto l e finestre. dei Besson
... gridando::- Abbasso! morte!.;. - Ma'.lamarea delgiorna-
lismo sale spaventosa. Dopo l'arresto dei due innocenti, vari
giornali prendonamaggior ardire, su pagine intere continuano
a -div:dgarel &calunnie. .più ributtanti; scoppiano , vandaliche
dimostrazioni ariticlericali in 'molte parti d'Italia, e si. vorrebbe
lo sciopero generale. E generale è il cordoglio nel vedere come
certa..stampa wda diffondendo notizie così tendenziose; gli
onesti. sono impensieriti; Mons. Cagliero diceva
spandente:,.- Molto- meglio i Patagoni, che ques
antichiculi!;.. Non:lio mi:assistito:.^ cose simili!..
Alessio Prettoji;:presidente .del Circolo "Gio
i1 3 agosto comunicava:a.Don.Rua che 1a:se.ra.a~
vano votato e- trasmesso: alle Autorità locali e al Ministero una
vibrata protesta contro l'infame campagna, specialmente contro
I?opera sfrontata (di alcuni. funzionari d i .pubblica sicurezza
averso suore, sacerdoti e . giovani. Don Rua, dopo averla letta
attentamente, l i trovò' un po' troppo forte; m a nello stesso
giorno; mentre giungevaal direttore di Varazze il decreto di
- .IX I K Fatti di :Varazxe~i
607
chiusura del collegio «per'grauifatti:contrari alla moralità.;,.
orne.risulta. dagli atti.di spe&li inchieste », :nominava alcuni
avvocati di difesa, faceva sporgere querela contro i calunniatori,
e d inviava un telegramma al Ministro.degli Interni.: .
..
. , ::.:
. ' - : . Ag:iudizio.di tutgi era doverosa una protesta p i k energica
e l a domanda di. un pronto intervento.per appurare'.le cose e d
ottenere.:la necessaria:difesa dalle autoritàgovernative, sia .per
il buon .nome salesiano,.sia p e r n o n
buonacausa i terribili effetti di tante cal
. :.Un illustre ex-allievo, il comm:. G
trovava a .traccorrere.il mese: di .ferie
nell'a~prendere~dgaiiornali il dilagaredello scandalo,.e.vedendo
((conmeravig1ia.e col più,vivo rammarico.$che «nulla, proprio
.nulla,.almeno .in appart?nxa,:dallaDirezione Superiore.Salesiaua
veniva posto in ,opera per fare argine.a quelle.,tante infamie,
che si stampavano e propalavano su tutta intiera lalloro istitu-
zione P>n,on .neZpotèpiù, e, <i spinto.come da una molla irresi-
stibile)), prese il treno,,vennea Torino, e la mattina dopo, ceca-
tosi.all'Oratorio; chiese d'essere accompagnato 'da Don Rua.
Come fuannunziato, fu subito ricevuto, e lo trovo- egli! narra
- .(i.sedutosopra una sedia, posta d i fianco:a l tavolo, ingombro
di cake e d i corrispondenza, e teneva una gamba rigidae fa-
sciata, appoggiata sopra un'altra sedia che gli stava accosto.
Era. pallido, più che pallido, terreo,
: . P) -Caro il nostro. dottore! mi d
occhi. sopra. di me, non appena io aveva
tare; anche lei, sempre buono con noi,
superiori - e Compagni, è venuto: a portarmi
conforto, a dirmi chenon,crede, è vero?...
» - .Ma ioi mio caro e venerato Don
che cosa .di,,piùldella semplice parola di 'conforto che lascia
.quasi sempre il.tempo che trova; :io .son 'qui espressamente
venuto con.qualcosa di più tangibile; di più pratico nell'animo;
Mi dica intanto: che cosa hanno fatto? quali provvedimenti
hanno:già.presi per fronteggiare la situazione che.si- .va,sempLe
più;aggravando e.per tutelare il .prestigio..delLe-loro,case?.;....:.~:
. : i n .- E.quale atteggiamento, qual linea vuol mai che. pren-
diamo contro tanta settarietà, mentre sappiamo a priori di non

34 Pages 331-340

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34.1 Page 331

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- 608 VI - Stlccessoredi Don Bosco Secondo decennio
essere creduti; mentre il..fango, ,spinto da una forza diabolica,
continua a sollevarsi c d l a quiescenza, direi quasi col consenso
di-tutte leautorità? perchè non ci difendono. perch8non impe-
discono, esse: che lo!possono 'fare, il dilagarsi dello scandalo?<.;
D'altra.parte, creda .a me,.e questo 2 . 2 mio maggior cowuccio,
tutto cid che auuiene i n keue. ed ii male::8:smip~e'pernieiso !da
Dio; questa che - m i 'co&isce .d: Una .fattura::dovuta unicamente
a me stesso; che ho !troppo-presunto:delle ;mie' forze; quando mi
venne offerto dal nostroPadre Don :Boscoil posto cheore io occupo.
70non avrei dovuto accetta~lom; a-le ~issicurochepz~re~aeccettandolo,
dietro le i&tenti esortazioni'di .lui, i o non ,ho.fatto che l'obbe-
dienza alla.qunle era tenuto: Ora; a tintianni d i &stanza, Iadio
m i punisce k'ella mia preszdnzione e v ~ k puortrw$ji, :con m e rol-
pevOle, secrmdo il volere diUuno colpiti anche i buoni egllinnocenti.
Io mi struggo bel pianto e nella preghiera, e dalla diuina clemenza
imploro di essere io, io solo, a sopportare~ilmio castigo!...
' . ».- Perdoni; perdoni, mio caro Don -Rua,- interruppi.
ma-ellainquisto momento; oltre a fare dei torti a se medesimo,
viene meno alla stima ed al rispettoper lo stesso-Don' Bosco,
i1 quale, scegliendo lei fra tutti i suOi.compagni,ben sapeva quel
che sifacesse ed a chi affidava le redini dellesue grandi imprese.
No, no, Don Bosco ha scelto troppo bene e. giielo conferma
anzitutto il veramente prodigioso sviluppo in Italia ed all'Estero
dell'opera vostra sotto il suo mirabife impulso,l e d i n secondo
luogo'la stima, la Generazione cuiElla ben:merltamente è fatto
segno presso'tutti i suoi sottoposti... >); ed; insisteva:d?iioltrare
una vibrata protesta al Prefetto della città, cpn for'maledomanda
iiell'inchiesta piìi rigorosa,sulla gestione.di tuttele Caie e colla
ben chiara diffida, sino. ad inchiesta ultimata, d i non tollerare
alcuna. men6mkione alla propria -dignitàe reputazione.
: i I1 Servo d i Dio' fece varie obiezioni;:ripugnandogli, più
che altro, di venirmeno alla impostasi evangelica rassegnazione,
ma-ipoi (ia misura che :tale.persuasionei penetrava- e si figgeva
nel suoanimo, il suo spirito si sollevava, gli occhi riprendevano
il loro..splendoreefiammeggiavano, il volto si tingevaetutta la
sua-persona era scissa: Era una vera risurrezione; ricordo per-
fettamenteche le suelabbra mormoravano dapprima una pre-
ghiera, che voleva senza dubbio essere un rendimento d i gra-
. Arco trionfale eretto a Betlemme nel 1908
per l'arrivo del Servo di Dio.

34.2 Page 332

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- IX I C Fatti di varazzeii
609
:a:spacciare a i :quat&::$enti..le.; infanii-calunnie, come.correi
di.:diffamazione; e: si 'tornava:a protestare-non solo presso le
autorità locali, ma .anche.presso: il: Ministro degli Interni; con
-.invito a particolari, inchieste. sii l'avessero voluto,. e : intanto
. i provvedere .secondo giustizia.
.. . i . .
~
..'Era:un 'passo da. tutti,ritenuto:nec&sario.
' L'effetto. delle, proteste e: dei ricorsi.:fu q u
Fin -dal.ipagosto i. giorndi cominciano a battere 'hritirata, ed
. haxino quaSche..dichiarazione:corsettizia:: (1 L a .fantasia ' malata
del $cc010 Besson a; « Si tratta d i :un:mattoide>>ic,Un'actox-
zaglia di scandali inventatii), « Sudicerie inventate. Continuano
invece le cronache delle dimostrazioni:anticlericali .in molti
luoghi, con parecchi feriti.:a Firenze, e Vescovi, e, Cardinali
insultati a.Roma,':mentre.a Varazze si succedono dimostra-
zioni dei cittadini afavore'deipoverii confratelli; La sera de11'8
agosto si radunano all'ombra del'.gotico campanile della vicina
parrocchia, intonino canti a Santa: ~ateiina,loro. patrona, ed
inni a Don Bosco, intercalati dalle grida: iVogliamo la Reli-
.gione.:'E&ivn i~SalesianZ!Evwiua le- Suore! Fuori i calunniatori!
- e sdgono,al collegio .in entusiastica:dimostrazione. :. ,.
: E Don :Rua? Sempre calmo e pieno: di .fiducia nel Signore,
: benchb non.riuscisse a nasconder il dolore che sentivanelcuore,
«Lisciate fare, diceva, iC.:Sipore metterà le cose:-sposto!)); In
mezzo..a coteste . preoccupazioni'. non-: aveva: ancor dato' alle
case :Ilannunzio-.dell'lntroduxion:edella>C:ausa. di D a Bosco,
. e lo :faceva i l 6 agosto con:le.parole, .pi&lcOmmosse.ei:commo-
venti.. vVo'w& - ,in fine diceva:&a iquesto punto.chiudere la
presate .mia; ma non posso .tacere sugli avvenimenti che vennero
tosto ad intorbidaie l a -nostua.iletizia.. Forse per vendicarsi della
Venerabilità di. Don Bosco;:il.demonio ha suscitato la pid furiosa
tempesta :che.:mal:siasi :scatenata:;sulla nostra:povem Congrega-
zionel..'Sp&mo che:anche:inqiista
manifestwà l a szia Znfinita:,
- $9' DV j ~ i c l i i e&ve, ' .

34.3 Page 333

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. . . , ... :
Secondo decennzo
. ,. ..
.
I1 cielo, infatti, si andava rasserenando. :Il:29 agosto.i no
stri confratelli riabbracciavano coadiutore, liberatodal carcer
per remissione di querel~~perchrièco,nosciutasporta :contro un
innocente!. . . , , . . . . , . . . ! ., . , . ... . ,.' ~,... :.
I 1 17 settembre viene emessa .120rd&anzadi scarcrazione
anche del chierico e :l'indomani :una
di popolol'accoglie
alla stazione con-grida di evviva e;.1,accompagna al collegio,
dove si canta il Te.Deum e il direttore, i'mpattita 1a:Benedizione
Eucaristica, colla voce rotta .dai:singhiozzi,-.diceparo1e:di rin-
graziamento. .La folla .non sa :contenersi, scoppiano applausi,
.- e la-cappella echeggia di :evviva.alichierico.:~,aMaria:Ausilia-
' trice. ' Quella -notte . indimenti~abile~.f.un lungo.. alternarsiidi
suoni e canti. Tutta Varazze inneggia i&ifigli .di Don::Bo.sco.
11:20 settembre;ellegrinaggio :di tremila fedeli, accorsi anche ,
:dai; dintorni; ..al Sintuarie della. Madonna della. Guardìa;..e la
sera oltre cinquemila persone ripetono la. piÙ,iaffettuosa dimo-
: strazione n e l cortile. delCollegio, dove isi lancia l'ideai, poi at-
tuata,:d'aprire un Oratorio p e r i ragazzi della città. 11 6 ot-
tobre si recano do^ ai. confratelli usci
ricordo dei loro giomi.gloriosii>. . :
:I12 novembre:il Consiglio Provinciale
l'apertura del Collegio;.. ilizo i-giornali pubblicano.la notizia
che il Ministwha Ermato il decreto &i riapemira, i l z6:giunge
iinatmente'i! decreto!.,: - l a vittoria &;raggiunta!'.. ., :
Continuarono, :come abbiam.detto,. fino al 1912, le discus-
,l
sioni in tribunale per 1equerele:sporte dai:nostri,.che.ebbero
il piùbrillante successo, ma si svc>lsero.possiamdire nel silemio,
perchè sembrava troppo. disonorevole, a: chi così leggermente
,aveva divulgato l e meiiz~~ne.il.dover?confessare:dlacvoeorpe-
rato a l dilagare :dell'orribile:marea~&sozze. hvknzioni!. :
. . Meravigliose,' nel:.frattempo; furono la fortezza, l a : calma
Il
e l'umiltà,del Servo d i Dio. - (( 1ncontratoloalla.stazione-diLanzo
neil'agostoIg0~- ci scrive-il:Can. Avv. GiovamilDalpozzo -
a,qualche settimana di distania.dalle.montature spaventose del
- così .detto:SMndalo.d*':,. Earakxe;..l'accompagnai;.alcollegio, e
caniniin-facendogli&pors1je:mie condoglianze; Egli mi ringraziò,
1
i
. ma poi soggiunse come se si trattasse:.,di altri:.,- Ringrazio la i
Divina Provvidenza che scelse la nostra Cqzgregaxione com..e..pl.imo
' 6eAaglio dell'offmiva' violenta
elle ultime aisise della
massone& europea! D. ' ' ',
. ..,: . . . ,, .
I n quei giomi:doyette iéntir più vivo il desiderio di visi-
tar nuovamente'.i Luoghi Santi; .dove tanto sofferse Gesù...
E chi s a quante volte, in quei,giorni:.d~lorosi.,p; ellegrinò in
, .ispi~/o'aipiedì del- CalyariO!'Ca $età e: i sactifizi con cui, a
settanttin anno; nel igoS, n o n ~ t hI'enfiagione
"deG&povere';gi&&,' volle.recàr& i$,srra 'satac;i fan cke-
. . derg 6 ~ ,6,i: a,+
soad;sfareu: n voto!, :: . . : :
. .. È u n jpknsiero che: ci'venne?i n ,mente fin d'allora, e I'ab-
non dbiiafimar;&i,+pobsbt&o eanche'n:eclil:e$j&destpi.osdizaionnei ~fasttuendnoe&l -&Pn?otoc<issol&dmee ll'Ors-i
' ritenne'.ciKsa~dellaprov'atr&niendà, I&egli Wlle chiedefe- al
Signore; tutta;i>anim?,Che: p&mettèise che si. rinno-
"vassepiÙ... ciò che Don BOSCO,-tre'notdti seguito; nel 1884
aveva v. ist.o in sogno..., ed egli,;poverG Don Ru'a! aveva visto
in realtà: -:l'adunata dialiolica per distruggerela Soiietà Sale-
siana! -:Ciò che, maggiormente aveva.ferito ii suo cuore, os-
servava DocRinaldi; certo non fu! tanto l* lotta contr0 le
accuse; 'quanto il -genere ;delle accuse che .eranomosse ».
' I1 i 9 settembre, suo onomastico, aveva &-consolazione di
:assiste? alla solenne-dimostrazione al Venerabile Don Bosco,
. proJposs6:dal Circolo omonimo di:,Torino; Circa quattromila
' cittadidi: pellegrinar?no alla. tomba,-del ,Santo Fondatore. :Era
- h;: giorno 6fitto.Ehe minaisiava pioggia. abbondante, e -poco
.. .~
prima d e l + z i o d i si sq"arciavan6 le niibi é un :sole.luminoso
' baciava j poi i,veSsil!i. delle :numerose::issociazioni cattoliche
c h e si schieravanosopra ilportico avantila Cappeiia della Pietà.
Mons. ' Spa+drè;ra3presentava il:~CafdinaleArcivescov&Mons.
: Cagliero;A,T,i~scoijo'tiolarei6tioladeiy&bas&,teneva i1:postod'onore,
accorso ; . avendoaliasìnis-.M?ni. 'C+talan&tto;'conv&nuto~. o unn gmppo
di.coop~ratori:~d~~a:~icilia;~~'i~gooml&iv:'>ee'rLi.~~n
con U n altro gnippo~dalla~ 6 m b a k d i a : ~ ~ e r s e i ' a d ~ n iMn ioans.
'Spandre elogiando'~on~'~os~o;~ap:~dseltloagliooGentù,e.bene-
fatto&. dell'tirnanitj,: e"rievo2ando' :soavi,rimembranze degli
a m i +"ti & l ~ o m b r a : d e l . - ~ ~ dt ~i aViailodoko'con la visione
soave' delSanto; 'di 'cui aveva assaporato egli pure' le paterne
Carezze. .Ef r a le pi& entusiastiche,ovazioni' inneggiava anche

34.4 Page 334

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- - Grr V I Successore di Don Bosco Secondo decennio
:.ai..meriti e alle .virtùldel suo Successore, coll'augurio, che, il
Signore lo volesse consolare nelle pene, e nelle .awersità che
: incontra.chiunque camminain questa.valle :di piantoe di do-
lore, e: concedergli di veder, p-stoil, Venerab.ile F,,.o..n. da.tore
~
I - - circondato w.'aureoia,dG Santi! ; . ... .. . . .. ..., :. ;
, :. ; ~ ' a w o ~ a t o , . ~ n r i c o ; ~ airiteig,e~!a:ib djscqysq ufficiale;iilu-
strando la grrandezza deI1'0,pera religiosa,,civiie .e sociale del
. nuovo Venerabile.. .Mons: Cqalanorio. daya,.lettyra . dell'indi-
rizzo con cui .,Ciooperatori. Siciliani:avevano,accompagnato,
. come omaggio. d i .stima, :di.venerftzi-e e -di:protesta ,.contro
. le ;settarie..calunnierecenti;. !'offerta di:un ;calice daaoro:dSer-
vo.di,Dio.,In .fine p-deva. questi la-parola benedicendo ii Si-
gnore che, ,nonostante .S: tempo minaccioso, aveya,concqo,di
..compiere,quella bella dimostrazione:.; ,&fons.,:Cagliero.&par-
tiva ai presenti la benedizione inviata,dd S q t q Padre; e l'as-
. . semblea gridava ad un+ voce: , .
..
. .. ... . ,.
- -.Vip>a il pupa^, Viva Don B O ~ C ~ " V ~ u~a:!D.. ~
,.,,Quel mattino . egli;.., aveva celebrato. presso ja tomba.,di
: Don:Bosco; usaqdo..,a.calice d'oro, presente; la Commissione
degli.-offerenti,.,pregando:il Signore.a.benedire SOpera Sale-
siana in tutto 3 mondo. Laffesta di Torinoebbe un'eéo in Gtta
.-l'Europa, in Asia, in ~frica,;.nelleAmeriche. .Dentroe attorno
: .aIle.nostrecas?, e nelle chiese, nelle ~cuole,~nelloef.ficine,..qche
-nellecapanne.dei,selvaggi,.fu un: in.no,:digioia- e di gloria al
i , nuovs Venerabile;.; e ..:il . Servo:,.di Dio,, sentendone l'eco
.. i;. cuore;,parve volesse- mtepsificare il suo- zelo.quotidiano.,che
n o n poteva.esserpilì ardente ,per,accenderenegli .alt&lo s W o
. . fervore, ~oltiplicando::lec,ure, per preparare nuovi: sal'esi.ani
.ed allestendo una nuova,s$hiera:cJ missionari,,,cinquanta Sale-
siani e.trenta,.F.iglkdi..Ma+ Ausiliatri~e~cihle2 6 ottobre si
: . ~ r a c c 0 ~ i ~ i e y & o : , n e 1 ~ ~fSu-~io~n~e!~di'a,d~&~., ~T~eenn~e~il~ a ,
discorco ;ilmis6onano :Don ,Ciriaco,-Santinelli,c h e era. partito
: nel 1887 colk'ultima~spedizion~nedetd~.a,,Don. &3osco,,ed
tore del Perù.aveva .promosse> {ilI.Vo Co~&re<soS.alesiano,
di'vivere nel , ~ g r 36. un,.le~rosa:io, dopo una vita di
ità e di,sacrifizio; rall+~atp;da.un$ visione celeste. i:.
: . L a . terribile prova supera@e .l'ottenuta: Intro~uzionedella
: Causa.diip:onBosco-raccoglievano1'8 dicembre un:.grannumero
di amici e di cooperatori innanzi all'altare di Maria Ausilia-
trice a cantare l'imo del ringraziamento.
Quella mattina Don Rua celebrò per gli ex-allievi e bene-
disse fa bandiera del Circolo Giovanni Bosco.
La sera, dopo l'accademia, ringraziando il Signore e la
Madre Celeste per quella giornata di fervorosa devozione e di
santo entusiasmo, esclamava con profonda contentezza: (1 Anche
questa accademia parmi sia ben riuscita, come corona della
solennità. Ora dobbiamo continuare l'accademia non colle
parole, ma coi fatti. Veri divoti dell'Immacolata, colla gueira
al peccato. Degni &E. & Don.Bosco, .colla carità, col lavoro e
colla preghiera, giacchè sulla sua bandiera sventolano appunto
tali parole che furono il programma della sua vita... S.
Dopo la bufera di, Varqze, nella brama di non trascurar
alcun mezzo Kper co~eyvaretra i ,Salesiani lo spiGto,del ms&o
Veneraùile Fondatore 1);' stabilivad'indire'una visita strao~dina~ia
a tutte le @se'dellaPi: Società; e il'penultimo dell'anno prima
ancora ciie ne'dèsse l'annunzio ufficiale, radunò, a conferenza
nill'Orato$;i 'bonfratelli cui @i<asa il mandato a d i e s a e a r e
d i l i g e n t d t i se il&ontpiwO idoveri ;+ti dalle Coitit@ii&u,
e I se l%ammi&$tr&~i&edille lle";cisespirituali e temporali tenda
r e a l m e aIlo'scojo propbqo,pual.e <,è ~ L$. p. rom. u.ov, ~. i.e l a gloria
di Dioe la salvezza delle &i@*.
E la sera dopo dava i tutti questa "~Genna,,:<i pratica
'+ della virt.ù .'@eE~umiltà'f,ondamento ' d i nostra pePfzeWte colla
giaculatoria: - Ged mite e d u f ~ i l e a p e , fate il mio cuore
simile al vostro i). Per i'.Sslesiani .aggiungeva,'<i in ossequio :alla
qualità di Venerabile, decretata al nostro caro Padre, lo studio
e la pratica del sistema preventivo, tanto da lui inculcato 1).
Durante,le: ultime: tempeste, anche' sotto' l'impeto . della
bufera, 'bfferse oggf soffefeni+ i.~i$;:perdon&idoa tutti; e
continnuri neEl'adentpin%nto:.del +LO qPi@tidikno,dovere, e ' tutto'.

34.5 Page 335

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- tinupoli A Smirne, Visita devotamente:le,r+e di Efso. -
- Alla,volta di.Naxareth. È accolto come un:sgqto..,- ?fi:pelIegri-
- naggioalabqr, ~ / e * s o . ~ m ~ ~ e -m:AmGei.fne ~ t t @ ~ ep' lioaggia
desidera<ff..-A ~erz1sa1emme.~ e t l e r n ~ ~ .A'&. : ~ o & ~ i e . d i , C ~ e m i s a ~
e Beitgemal. .- Scende:de&tam9tte nel Giwd&oi,- ..;,D. z. +rantgla
settimana.sakta. - A Giaffa ss'mbarca ve& A l q s a n d e b'Egit10,
e con una medaglia di M a r i a ' ~ ~ T < a t r.i c e~ l &il~m.are in:buT&ca.
--.Sbarca a Messina,e s'imbarca ~ ' ~ i c u & p e vMalta. :Nelritorno.
Fiintra a Torino, e v e a.Milam....-:~na'&ura àl,.nnovo. altare
presso la tomba di Don Bosco;.- Depone alProcesso informativo sulla
vitp; virtiì e f a m . d i .santità di Domenica
..
I1 3 r gennaio, XXO anniversario (i
Venerabile Padre)), indirizzava la parola. a tutti i q?ìdiletti.
figliuoli, (i vicini e lontani >> per infondere. « il. coraggio che. è
necessario.nei tristissimi tempi che traversiamo»;. e <r conser-
vare in tuttala.sua integri* lo spirito che ci lasciò i l Venerabile
nostro Fondatore e Maestro Don Bosco! >).t.. . .: ,.. .
« I fatti avvenuti l'anno passato sono altrettanti avvisi che
ci manda il Signore, perchd stiamo attenti c m t r o i pmLoli che
s'incon.t.ra.no nella delicata e non sempre facile missionedi educatovi
X - In adempimento di un voto
615
.. .. . .. .. ,
I.
:
della gioventì~... Oh! se noi amiamo realmente il nostro Vene-
rabile Don Boscw, siccome soventi volte -protestiamo, sia nostra
prima :cura di praticare l'a virtb che-maggiormente gli stava
a cuore:.; >>: E rinnovava il voto che. 1'Intfoduzione . della
Causa di DoS. B6sco.:.segnass,e.,u n. .vero-progresso nella' virtù.e
nella .@età dei Suoifigli." ..
,.
11 primo passo, felicemente compiuto per vedere
stro
elevato all'onore degli altari; venne. solennemente commemo-
rato al190&torioi l jo gennaio; con:uno splendido discorso del
Card. M&. $1Servo di Dio l'ascoltò con.intima. commozione,
volte gli
Padre era il
cividero gli occhi
continuo sospiro
dpeileln'aindimi alacsruiam!e..:;
I'apoteosi
..
del
11 3 Eebbraio-'egli partiva verso:,la :Palestina;. in compa-
gnia, di :.Don..Bretto, no. mi'n
Case d'oriente. ' .
Fatta una breve sosta a
Card.Ferrari, e un'altra a
notte' del. viaggio; ,veniva ossequiato con' devoto affetto da pa-
recchi parroci. del Friuli: alla' stazione di ,Uaine;:lal mattina del
4 febbraio;'&scendeva aGovixia.; dove molti cooperatori, nono-
stante il freddo intenso,:accorsero:al-trattenimentodra.mm. atico
in onore; felici ,di poterloo-.osseq~iare.- :
I1,6 $r&eguì per Trieste; il ioZperLubiana, dove incontrò
alla stazione il Vescovo Mons. Jeglic;.che gli.l&ciò la carrozza
- a :disposizione; e 1'1I.'ripartiva' per:Radna.
..
(i Nei due giorni che si ferms ricorda Don Manassero
- volle .parla& anche a ciascun.chierico almeno per qualche
istante;.'. .Prima:-d. i partire volev? ,: pagare: l'ospitalità, forse
avendo conosciuto le strettezze della casa; ma naturalmente non
si permise t);
.
.,
, . . ..
- E ' quando partì; per continuare il viaggio verso Zagabria,
Belgrado, Sofia, , Costantinopoli, lasciò <in noi tutti - dice
Don TirOke. -l e più.soavi e profondeimpressioni di bontà, di
- dokezza, d i a m a b i ~ t àinfinita, e soprattutto di una santità, che
noi vedevamo, sentivamo e , come moltisi esprimevano, pal-pavamo a.
A Zagakia fece breve sosta per parlare colI'Arcivescovo,
che l'accolse colla più intima cordialità, lo trattenne a pranzo,
gnò fin sulla soglia del pal

34.6 Page 336

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..
- 616 VI Successore di Don Bosco - Secondo decennio
, .. . . , ..
. ...
..
X - In adempimento di un noto
6x7
11,lunghissimo tratto attraverso la Jugoslavia e- la Bulgaria
e fra due anni sarete a posto anche voi,,. P
fu assai penoso; e,ci-vollerodue giorni a percorrerlo. La prima
eravamo nel nuovo Istituto. Don Rua fu
notte'f u la piU faticosa; astento potè avere un cantuccio dello
La sera del 24 salì in bastimento alla v
scompartimento; pienocom'era: d: viaggiatori: I1 sabato non
potk celebrare. Si sperava di poterlo fareia Zarihod,:.dove
si credeva 'd'avere una fermata di un'ora , e mezzo, che. per
anticipazione di d'orarioisi ridusse a 30 minuti. . : . .
AZTirnova.lo~scompartimentos i riempì di turchi, che fecero
la: notte fu così tranquilla c h e non pareva d'essere in m&e,
e ltimattina del 5.7 celebrò .la S. Messa in una saletta d.el piro-,
~
scafo; ma poco dopo, ecco le: onde sollevarsi tremende,.per +i
ebbe a soffrire non poco. :: . . . . ..
~
. . ..
A Smine ebbe mille prove di affettuosa riverenza.d?ll'~rci-.
temere una seconda notte insonne per Don Rua; .ma fortuna-
vescovo, dal ,Console Generale. d'Italia, :dalle',Comunità Reli-
tamente, a poco a poco,'discesero, e così potè riposare, e la. mat-
giose, e da tugo il Clero accorso il 27 febbraio cattedraleai
tina del 16 giungeva a Costantinopoli. . .
'
~
11 suo passaggio in quella città lasciò :in quanti ebbero
occasionedi vederlo.la convinzione di aver avvicinato un santo.
I1 18 ricorreva la trigesima del Superiore dei PP; France-
funerali per il :Card. Richsd:, Arcivescovo d i Parigi.
Il z marzo, ultimo giorno di .carnevale, volle re.carsi. a vi$-.
tare le rovine d7Efesoper far un pellegrinaggio all'antico te+io :
della Madonna. E,a piedi, passando.tra quelle rovine iGone,nti;
s c a ~c,he aveva -tanto.amato ed aiutato inostri confratelli, e
I,
giunse alla doppia chiesa, .ovesi tenne. il Concilio. Ecumenico
- Don Rua volle prender parte alla sacra cerimonia.<La chiesa
- ci scriveva'Don-Borino era piena di gente e in presbiterio
e-fu condannato ,Nestorio. Si fermò a:lungo tra quelle rovine,
rimirwdo. con un. senso, di $olore quei superbi avanzi:,di:una
v'eranomolti.8acerdoti e superiori di Ordini Religiosi. Anche
basilica cosi.ve.neranda;.;edessendo passato :il mezzo$, sirifo-
Don Ruaprese posto in.preshiterio, ed'attirò subito l'attenzione
cillò, con un po' di,cibo.che,;aveva.portato s e o , tra.le rovine
pel suo contegno devoto, raccolto. Finita la messe, si recò in
sacrestia per porgere aiZPadrilesue condoglianze,e fu seguito
da tuttii sacerdoti e. religiosi, i quali vollero baciarglila mano,
: dell'antico Gymnasium..i , ::.- ?. ~.. .
. . .. .
I l .6 marzo:prosegqi.per. ~ e i ~ tT.re. .;:notti e due. g. iorn. i..di
m a h tranquil10,:con la .consolazione di:celebrare ogni giorno,
e poi tutti 's'inginocchiarono' per ricevere la sua benedizione I).
A D a ~ c ov,isitò molte memorie.religiosee ripartiva'per,Gaifa.
I nostri, per mille difficoltà frapposte d e l Governo Otto-
Attraversata la Traconitide, ed entrato nel1a:valle del.&or-
mano, erano quasi nell'inazione da~seia i . .Don Rua volle
esser messo al. corrente di: tutto, e li incoraggiò,a sperare. Si
- dano, scese alla stazione, di .Sm.uk., (<Tra i - harcaiuoli . che. ci
mossero incontro - annotava.Don.Bretto alcuni,tenevano
trattava di comprare un..appeziamento di terreno in Fevikeui
in mano il telegramma spedito :dalconsole di Damasco, percui
per dar sviluppo all'opera, e ciò non era .possibile;Yolle recarsi
noi scendemmo nella b r o barca. E qui non:so come es'primere
egli stesso a vedere il luogo e, come ci narrava un confratello
la viva commozione.che.vidi..dipingersi sul .volto del sig.D o n
che.fu presente, vi gettò alcune.&edaglie, mormorando alcune
Rua nel trovarsi su .quelle.onde,:solcate tante volte.dagli Apo-
preghiere; Pare incredibile!..: I1 24 febbraio, ecco .d'un tratto
stoli e dal Divin Salvatore. Egli gustò:con sentimento di vene-
appianate tutte ledifficoltà! e dopo pranzoil Servo di Dio torna
razione d i quelle acque..e,iu santo raccoglimento fissavi avida-.
a rivedere il ,luogo p e r :benedirlo; e n nel mese d i maggio
di quell'anno- attesta .Don Borino.- s'iniziò la pratica per
ottenere dal' Governo Ottomano anche l'autorizzazione di fab-
bricare. Nel mese,di luglio :io mi recai a Torino e manifestai
. mente.l e ,sponde. Dai barcaiuoli, :tutti,mus.s.ulmanl; ceicaqm6
invano .qualche- religiosa:ricordanza. :. . .,,. , , . , . ~.
i) S u l l ' i m b ~ n is~i giunse a :Tibyiade.Era :ad attenderci
sulla banchina del piccolo molo. il Superioredei' Erancescani,:
a Don Rua il timore che inche questa voita il Governoci avrebbe
i quali, dopo. cena,
tuttinella parte riservata $;pelle-
negato il permesso. Egli, tutto calmo, mi disse: "Sta' tranquillo!
grini dove noi eravamo, per far compagnia i l nostro SGperiore.

34.7 Page 337

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- - 618 VI Successore di Don Bosco Secondo decennio
L'indomani,....d.opo Messa salimmo nuovamente in barca
per 'andare a visitar Cafurnao,la ,:città tanto cari a Gesth, e
nel tornare a Tiberiade r ct fu indicato il Munte delle Beatitudini;
e passammo davqti a Betsaida, la patria degli Apostoli Pietro,
Andrea e Filippo, al piano d i Geneiareth, ed a Magdala: I1
lago ira d'una calma inca.ntevole, ma.nessun attraimento tolse
dall'animo -&"Don Rua la mestizia che sentiYa al vedere in così
grandes.q. *u:a.llo. re quelle sponde un dì t,a.,nto. p.opolose,'dove GesS
moltiplico i suoi portenti i>.
-1l'r~Ìnossealla voltadi Nazareth. Adogni
cari ri-
cordi...E& Safet, Neftali, a sinistra il Tabor..., e in lonta-
nanza 1'Ermon. Nelle vicinanze di Cana diGaZilea u n grnppo
di,.::s.a,c. e.r.d.oti. e d i
Don'Pnin: , ' .'
A Naxà?eth,l
li vaiino incontro col salesiano
e accosglienze. < L ia fama d i
santo-scrive il direttoreDonRosin - di cui godeva tra noi
il venerando Don RG, ,indusseuno dei nostri, in un'ora di.'
ricreazione; quando tutti di' casa gli facevano ressard'intorno,
a tenta& colle forbicidi portargli via-un lembodi veste: La parte'
scelta perii taglio, essendo una delle maniche, per esser tioppo
in vista del suo padrone, non era certo la più indicata per l'in-
tento. :. ,:E..r.a, n. a. tura.le, quindi, che il po%?ewsi vedesse scoperto
appena intaccata la vkte, e si ricevesse 'dal signor Don Ilua
un se+io iimprovero. In seguito a quelsinfelice tentativo,
il buon Padre si ritirò da quella d c a che I'assediava'da tutte
le parti;; .rivoltosi a me, si lamentòfortemente di quello, che
per l u i n o n e r a altro che un atto 'contro la povertà religiosa,
/&ui&z&,~uastareuna veste! ...Di 'iott%e i o n s è nel su0 picco-
lisiimi bagaglio, di ' viaggio, non 'ne aveva:.. -Fu costretto
quindi, tog1iendOsela di dosso perfarsi aggiusprelo strappo,
a coprlrsi del pastr,ano. Con questo, che teneva. stretto attorho
alla %i&, perchè aveva pochi bottoni ed era piuttosto corto,
non esitò presentarsi al solito'per il sermoncino della .sera...1).
' ' Si.fermi3 a Nazarit quasi + a segimdna:anche per visitare.
i luoghi meporandi della città e deidiritorni, F u p i ù volte al
Santùario' della, SS: IAnnunziata, ed ebbe la consolazione d i
celebiare all'altareche porta scritto: "Hic V a u m caro factum
est,,;
di'ved.ere
le
.
rovin.e, di
~
recent
ilica
eretta dai. Crociati sopra il luogo o,ccupato.dalla S. Casa,, oggi
venerata a L o ~ o ,e:poco:lungi d i il laboratorio di S' Giu:
: seppe;. e la :Mensa C*ti, ,0ve, sekondo la tradizione, ' Gesìi ~'
avrebbe :Ceiato in compagnia degli Apostoli dopo,la:Risurre-'
zi'one;,'{l~'F&~ndaell?,. Madonga; le rovine. dell'antica Sina-.
goga; e la cappella del Tremore, .ove.li.Vergine, quando se.p.pe. ':.
che
dal
Gesù era spinto dai compagni su quella v
monte, postasi trepidante sulle sue orme,
ia'~er.prc,c
'svenne...
i
p. i
:
t
,
a
rl
,~
,,
o
a voli9 recarsi in pellegrinaggio-al Tabor,. il monte-,della
T ~ s f i g u r ~ i o ndel. Signore, la cima deI'quale dista da Nazaret
almeno tre qre di cammino. Eravamo quattq o cinque di corni-,
tiva, e tutti' montati su cavalcatura, all'infnori del bnonPadre,;.,
che vollefare lastradaa piedi fino alle radici del monte...&ri-
vati sulla ,+;ma delmonte, ed entrati nel piccolo Convene .F*-
cescano, accettò l'offerta d'un dito di vino che, gustato.appena,
volle mescolare c&Itacqua e, b~nchèfossimoin piena: quarei
sima
poco ,lontani dalla festa d i .S., Giuseppe) , s'adattò.'.
senza scrup.olq:ai cibi di grasso,,+e un indulto,della S; Sede,.
conéede.a.tutti i :p&llegriniaccolti in-quqllpenegli Ospi~i~Fr*'
cisian..i di .Terra Santa: .Si
~
~
colassù la nqtte,' e d i l dise-
guqnte, celebrata +l luogo santo.,la Messa, si scese per i l ri-
_ a t o p o a Nazaret. Non fa bisogno d i dire che,il,'c.aro.Don R. . u. a,
fece quasi i u t e 1.a.strada piedi >)' . ,:: . : :, ... .~.,.. ,
Passò a. Nazaret.h..i...l~fe..s, tf.ai. S. Giuseppe; e dalla patria del
:, Santo Patriariainviava un telegramma augurale' al; S, Pa,dre.,
cheagClia.rfoacmeviasap&&esenm&pre:-un'asfcfertitvuio-sDao. rni:sRpoosstian.-.,:il
;.. .
ricoqdo
.
del
giorn6,della sua partenza:'$i trattava del :viaggio:da Nazareth
a, B e t f e k e ,
lapiinu? .d!~sd<elon,deviarido~unpo'
per ~ain':e.~un~~,.attravlae.rSsaom.aria; I1 signor Don Rua,
incoraggiato a montai a c,avallQ,C@ non.v'era a l t o mezzo :di
trasporto,non s'arrese che dopo ,molto cammino ed nnicamente
~o.mpiac,e<.cD~i.sgrazia volle ,che 11 cavallo.incfampasse :e
gettasse a terra,'.con nostio spavento,, i1;povero civaliere, che
sbattendo colla' testa sul terreno, riportò sulla fronte . ~ n a . ~ i c -
cola - ammaccatura. Rialzose tosto sorridendo, p'rotestan,doci
d i n o n essersi.fitto.alcun male, manon volle più rimontare in.
sel1a.Lieti .chela caduta non avesse avuto. gravità, si continuò

34.8 Page 338

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- 620 VI Sutceswe di Don Bosco - Secondo decennio
il viaggio fino al villaggio di Nain (anticamente N&), alle
cui porte Gesù Cristo aveva operata la risurrezione del giovi-
netto, figlio unico della madre vedova. I PP. Francescani ci
apersero il piccolo Oratorio commemorativo del miracolo.
Don Rua e noi tutti vi entrammo a pregare. Dopo un breve
silenzio, egli prese a recitare ad alta voce un Patw, Ave Gloria
perch& la misericordia di Dio risuscitasse le anime di tanti
poveri giovanetti, che giacciono morti nella colpa mortale.
R Siccome poi in tutta la Galilea si pativa di siccità, tanto
che stava in forse la riuscita del raccolto, a nostra istanza ag-
giunse altra breve preghiera per implorare la pioggia su quelle
... campagne 1).
Ri~ieliatoil cammino sui fianchi del ~iccoloErmon. attra-
veisàidg S e & , lapatria della ~uiamitidei,1 villaggio'di Zel
rim, l'antica Jexrael o Esdrelqu, e Dimim che trovaci.sui confini
della. Galilea e della Samaria,, proseguì fino a Zebabde, ove'il.
buon Parroco, sebbenenon fosse al corrente del suo passaggio,
lo ricevette ed ospitò con ogni .riguardo, q:afl'indomani. I'ac-
compagnò sino a Arapha, l'antica Sìchem, iloGe.pure Pernottò.
I 1 mattino dop'o-22 'marzo- celebrata lasanta Meisa, -
e: noleggiata una povera carioiza, si.rimise in cammino, visitò
il pOz& di Giacobbe, o della Sarriaritana'~onGatti e Don
Mirgaroli gli andarono incontro e ''prCiseguirc& 'con &i,per
e' GEfne..Il parroco l'attendeva ansiosameite, lo pregò,d'im-
partire la benedizione coi .S,.S, ...S. acramento, aggiungendo alle
o , ~ i o r ilia colletta .per implorare la pioggia, e pofdi dar la sua
benedizione ai fedeli'adunati. Don RUa a&<ondisce&ael.l'invito,
e implorò l e benedizioni c e l e ~ t i ' . ~ ~pel<i ésonee Lui campi, +e
tinto ne abbi~~gnav.i..ioEr&o mesi':e$esi clie noncadeva,.
più una goccia'd'acqua,8eil .Signoreapertamente premi0 tanta:
fede e :le preghiere del suo Serio fedele; e r c h è prima chè i
nostri giungessero a ,Gerusaie&ne, l a pioggia cominciò a ca-
dere in abbondanza!..: E il 'servo;di Dio sorr?din<iobonaria-
mente diceva: Abbiamo
la pioggia ha bagnato anche
Nessuno può imrnapin
erazione eli ab
suscitato que& fatto. I1 di app;esso, a Betlemme, durante la
sua Messa, la chiesa dell'oratorio era letteralmente stipata di
-X In adempimento di un voto
621
gente compresa di una devozione al tutto speciaie. La comu-
nione durò ben trcntacinque minuti e dopo la Messa convenne
che egli stesso ne riprendesse la distribuzione. Vollero da lui
il Pané degliilngeli anche.persone, le quali da -ni:non si e w o
:, accostate ai SS, Saccamqii,':mentre la folla l o seguiva :da'Un
capo . all'dtra :della balaustratat insaiiabile. nel: gntemplarlo.
N&
altr: fatti si-oliri; Saputo ;C% si sarebbe
degnato'di'visitare.il..GostroIstituto di Genisile*-
scrive
Suor Felicina Vaccarone- si radunarono: tutte l e ragazze della
scuola ed inche i bimKdel!'&il; nel lu..&,. o. c. orridoio.dientrata.
Appena fu. tra:noi, l&.ragazze,glilessqg un béll'uidiiizzo,,dan-
dogli il benvenuto. I\\ buon Padre rivolse 10x0 parole dJ;ncvrag-
giamen!o 'f di ,cOngratula.zionep e r i'es,at+i pionuncia della bella
- 'lingua ttaltana, e'diede lorobuopi e santi consigli, ecCi&dole
al bene. Indi si volse al rev,signor Don Bretto e dissegli:
Ora bi+ogn&&be avere
cosa d i dhpmsqi aiaeste buone
ragazze. iA questa domandi Don Bretto so~risep,oi +se la
mano in tasca estrasse .un picc610 cartoccio 'clie conte,neva
non più. di trenta mentini,elo
qual era alsignor Don
Rua..Ilveneri@ . Pa. ,dr.,e, , vedendo così poca roba tanta gente,
con la sua grande .un$tà,.e confidenza in Dio disse: ('E6bme
... cominciamo a d i s t ~ b u i ~ee',I:a-~rovvidenxa ci verrà in aiuto,,.
Chi lo direbbe?:Le ragazzecoi bimbi dell'asilo eranonrca un
zoo e i men'$nibastqono pky tutti, dandone-5o 6,a ci+cuna.
. Finiti(ia,iscolaresca:,I$buon .Paare disse: "Voglio d&r&,&che
alle .%ire,; e co$ fece: lidist'ri'bd <tutti noi iheeravaiu<do-
dici, ne ebbe abbiitaziza,. e: ricordo benissime che all'ultima,
che e- suor TomaselliAgatina, diede i' nientini ed ?che la
carta: e così finì la mkacolosa distribUzione;,~Iaqua:lefu:+isibile
a tutti..Di questofanno testimoni&za le suore e le rgg$@ che
- furono '.presenti; AllOr'a Sindimenticabile Don ' Bregoi.:.SI .v.o.lse
a noi suo6 e dtsse: Q'uesto d un. v&
...
mimiolo: quz ,no.n, .c'è
, nulla a ndife! 1).
.
..
~
. Qu,-+jo.' si .re& a: Cr'&@&, a' Beit-giala gli mosse incontro
un. gruppo dei no,& ed. una vecchia dl96 anni alzava voce
invocando: Ogni.beiGdizione sulSe@o'di.Dio! Di l. ì a , pochi
passi ecco: t ~ i & ' ~allieivi;
A~&+Òa'lla nostra casa sotto archi di trionfo e tra l e più

34.9 Page 339

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- - 622 V I Successore di Don Bosco Secondo decennio
X - In adempimento di un voto
621
. . . ..
,.:, .
. ~'
.
.. , :.
manq:Santa: a Betlemme, senza rinunziar' ad assistere alle. prin-
cipali,funzioni.c.h.e. .s.i .sarebbero celebrate :di quei giornj alGeni-
salemme? e :il ,mercoledì:,santo pell.egrinÒ a l Monte Oliveto,
visitando' tutti. i luoghi memorandi, il punto dell'~scensio?e,
.. la:chiesa.del .~. a. .t &. . ' n o s t , m ,la piccola cappella,del Credo, i l Do-
...:.miny jevit, cioèil luogo dove G ~ ~ ~ ~ i a n s e G, semo s~alreamme,
.il:Gethsemani, la Grotta dell2agonia;il Slipolcr'odell.a .Madonna,
-. e,nel.pomeriggio, yolle assistere agli. .uf.fi.z.i ,.delle Te
Basilica del S.: Sepolcro. ., : ,: . .. i . :... . ' ,
, 111giovedì s q t o celebrò e distribuì. l a $. Co
...alunni.<.i:~etle-e,: e .com. p.ì. a.nche il. sacro .cith..del.l.a..l.a:~v..a..n..da
. . .d.e. i. piedi,. (r Fu.una:cosa -:dice Suo? :~arilG:- assai campo-
vente il,vederlo-fare la ,lavanda dei piedi.::, Io. ebbi la :grande
,.consolazione d'essere presente :alla funzione; un 'sacérd6te
salesiano lo sorreggeva per alzarsi ed ingin.occ.hiarsi..;:. C.he eroismo
di ,fede! )>. . .
......
...
,
. . r. I1::venerdì santo;.dopo aver compiuto l'ufficio del' giorno,
tornò,subip.a G e ~ s a l e m m ee; al tocco era.sul luogo della :piima
stazione per prender parte, alla solenne V i a Crgcis.che ogni
anno.si compie per le vie di ; ~ e r u s a l e m mse~guendo, più che
..::sipuÒ,ntinerario percorso,dal Divin Redentore. Uno spettacolo
,; commovente! Migliaia e migliaia d i pellegrini. cristiani, ';e&-
.iolici e acattolici,:seguono:con divozione il Padre Fraricescano,
i che tiene un; ser.m.oncino ad..ogni stazione. DisgriziatiGnte
la sacra funzione è sempre disturbata dai turchi, che intendono
:, .così riaffermarela foro padronanza in quei luoghi; e,Don Bretto
.l ed altri confratelli, .ebbero da sudar non p o o per fai muro delle
loro. spalle al venerando. Superiore,. .'perchè n o n provasse gli
~ . ~ ..
~
,.urti incessanti della folla.
. .-.Te~minatala.. funzione, si. recò' a far visita di.'<ongedo al
.! Patriarca, ,e..lamattina de1:sabato santo fornò a Betlemme per
, .c. .ompiere. i riti.,solenni, di .quei giorno edelle festa di Pasqua.
,e. : . . I 1 zo aprile,.:secondafesta di Pasqua, tra. le più. commosse
. . .dimostrazioni. d'addio, lasciava per sempre Betlemme G&-
a . . salemme, accompagnatq alja stazione,da ,un gran ..n.&,e: r:o:,'. di
. ,alunni, c.onfratelli e ..signori. Alla st zione d i ' ~ i t i rvi.de nuova-
.mente raccolti e prostratia t e r r a p q essere 'benedetti gli alunni
di Cremisan, ed alla stazione di D&-Aban quelli di ~ & g & a l ,

34.10 Page 340

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- - 624 VI Successore di Don Bosco Secondo decennio
- - .
i"n~siei mu'-~e
con
!E
tanta gente che
il :buoR Padre:
gridava ~iangendo: Viva Don
Ci;rive&emo i~ paradiso!
' ' ' A.Giafla l'attendevano molte persone, tra cui la sposa del-
l7aieite&i ,piroscafi. chediviali, 'Frànceica C-sar; che desi-
d&rav;,
<; Da otto .+ni :- ,sctive ella' -des.ha -
erd:sposita e svia figli,.QiiandoDon Ru? giunse' a:Giaffa.
M'info-i dai.. Sal,é_s:i@i della città . quaddo sarebbe. tornato
da ~ ~ ~ s & &e;qnd ae i ad incontra* alla stazione. Mi pro-
'miseuna sua visita,e una mezz'ora dopo avevo Salto onore e
capo; .:'..Ilae
somma felici*
m+ijC"s
di averlo in casa.
p;o$e<t&idomi di
fFarbeeunendi iisìosvee-nea,mco'inmipsousoei
- ' ò r f ~ e l i ~ s e c ~ n d ~ 'iln~temnzi?ane;perchè il buon' Dio mi con-
':cede&$+<n, figiib.:.; &&gci fedelmente quinto mi aveva detto,
é ~nové'~esi:dopiol ,Sign+&&:rigilava una bellabambina>).
Salito: a bordo ~ O Q19iLpettoie.DonCardano e i l ' diretfore
-X In adempimento di un voto
625
soie veniva ad indorare il nostro bastimento. Dopo pochi mi~zuti
ilsole, come per incanto,risplendeva sulle onde in tutta la sua magni-
$cenxa, la tempesta era cessata, et facta est tranquillitas magna.
La Madonna non voleva che più si soffnise, n'aveva mandato
il sole e la tranquillità del mare)).
A Messina scese inaspettato, ma la fama della sua santità
era già diffisa nell'isola.
A Tammina incontrò gli alunni dell'istituto di Catania e
si fermò con loro ad Acireale, dove ebbe un'accoglienza indi-
menticabile. Don Fasulo, che da Messina l'accompagnò fino
a Catania, ricorda: (1 Dovunque appariva il buon Servo di Dio,
attorno a lui vedevo destarsi una corrente di muta riverente
attenzione. Anche nella stazione di partenza, mentre attendeva
il turno davanti allo sportello del bigliettario, tutti gli occhi
si fermarono sopra di lui. Una signora, riccamente vestita,
dopo averlo riguardato visibilmente commossa mi si avvicinò
per chiedermi chi fosse quel santo. Appena seppe che era Don
Rua, non potè più trattenere la commozione ed inginocchia-
tasi, li stesso, a vista di tutti, volle essere benedetta. Quando
l'umile vegliardo alzò la scarna mano sopradi lei, tutti i presenti
dei quali certamente non potrei garantire la fede religiosa, si
scoprirono il capo, compresi di sacro rispetto s.
Ad Ali Marina dovette dare ad aggiustar il pastrano, perchè
l'indiscrezione dei divoti vi aveva fatto un grosso taglio. Ricorda
Suor Teresa Panzica che il Servo di Dio, per nascondere il
guasto, stretto nelle mani il lembo dell'abito, lo teneva alto e
raccolto da una parte, e appena la vide esclamò: - Fate voi la
penitenza; vedete che non posso usciye di casa, aggiustatelo pper
amar di Dio. - E la suora l'aggiustò meglio che potè, perchè
il guasto era nel centro e non v'era tempo di
ripartire subito dopo pranzo. E coll'ab
Serenamente prosegui.
La sera del 5 aprile, s'imbarcava a
- a Malta dopo la mezzanotte. <iSi doveva inaugurare l'altro
istituto salesiano di Sliema, la Jnventutis Domus, ed era ci
scrive il comm. Alfonso Galea-venuto appositamente a MaIta.
In quei giorni S. E. Mons. Arcivescovo Don Pietro Pace tro-
vavasi a Roma. I1 suo vicario generale Mons. Can. Salvatore
- 40 Don MIilpio Ruo.

35 Pages 341-350

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35.1 Page 341

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- - 626 VI Snccessore di Don Bosco Secondo decennio
Grech insisteva di voler compiere lui ii rito della benedizione
dei locali, mentre spettava a Don Rua, arrivato verso la mezza-
notte, tra il 5 e il 6 maggio. Da parte mia non me la sentivo che
si facesse questo scambio, mi sembrava inurbano..., si deside-
rava che fosse Don Rua e nessun altro, tanto più che era stato
invitato alla funzione. Don Rua però, per non mancare di ri-
guardo verso l'autorità ecclesiastica, mi chiese se avessi pia-
cere che invitasse egli stesso Mons. Vicario a benedire i locali
della Domus, per cui si sarebbe subito firmato l'atto di dona-
zione ai salesiani, invece che nel giorno dell'inaugurazione.
Capii la sua prudenza e abnegazione, e come negare nulla al
suo sorriso pieno di paterno affetto? Verso le ore 9 pomeridiane
scrisse a Mons. Vicario pregandolo a nome proprio di benedire
la Domus, e l'atto fu firmato verso le ore IO pomeridiane la vi-
giiia stessa dell'inaugurazione, 6 maggio 1908)); e il 6 7 maggio,
S. E. il Governatore Sir Henry Fane Grant consegnava le chiavi
della Domus al sig. Don R u a ~ .
L'S era di nuovo a Siracusa e celebrava nella Cattedrale.
L'Arcivescovo scese a salutarlo e ripeteva con tutti: - Abbiamo
avuto tra noi un santo!
Alla stazione di Catania trovò tutti i dir
per passare in intima festa familiare il resto di quel giorno,
come nel 1906. I1 mattino del 9 celebrò presso le Figlie di Maria
Ausiliatrice e fu l'ultima messa che disse in Sicilia.
Tornato al collegio di via Cibali, tenne conferenze ai diret-
tori e ai giovani delle Compagnie di S. Luigi e del SS. Sacra-
mento, e in fretta si avviava alla stazione. Mentre stava per
uscire gli si presentò un padre piangente, accompagnando un
figlio, alunno del collegio, che per ordine del dottore doveva
condurre a casa, perchè colto da grave malattia infettiva agli
occhi, e pregò il Servo di Dio che lo guarisse. (I Don Rua -
narrava Don Gaetano Patanè - mise la mano sul capo del gio-
vane, poi disse al direttore del collegio che era presente: -
Questo giovane p& man nere in collegio, perchè non ha nulla. -
Il dottore, pure presente, fece le sue forti ed energiche proteste,
esclanlando:- O io sono pazzo, o non capisco niente!- Il Servo
di Dio parti; il dottore volle accertarsi dello stato della malattia
del ragazzo, e lo trovò completamente guarito)).
X - In adempimento di un voto
627
Parti verso le ore 15, alla volta di Messina. Alla stazione
centrale lo attendevano amici, Salesiani, Figlie di Maria Ausi-
liatrice e due squadre di alunni per salutarlo. Questi si affret-
tarono a raggiungere il porto e giunsero ancora in tempo ad
applaudire al buon Padre mentre scendeva nel piroscafo,e con-
tinuarono a salutarlo con le mani e i berretti, finchè il basti-
mento scomparve... Era l'ultima volta che lo sguardo del Servo
di Dio si fissava su quelle spiagge, sulle quali alla fin dell'anno
doveva tornare a posarsi dolorosamente il suo pensiero, forse
anche nei terribili istanti del disastro tellurico, nel quale due
... anni prima aveva assicurato un confratello che non sarebbe pe-
rito, mentre ne sarebbero rimasti vittime non pochi, anche
di quelli che l'avevano allora salutato con entusiasmo!
A ReggioCalabria I'awicinarono per baciargli la mano alcuni
chierici del Seminario; e prosegui per Bova Marina, dove I'at-
tendeva Don Piccollo, che l'accompagnò sino a Foggia. c< Mi
parve - egli scrive -molto stanco e deteriorato in salute; nel
viaggio aveva perduto 6 o 7 denti; se prima non mi era mai suc-
ceduto di veder Don Rua appoggiato quando sedeva, ora era
costretto a prendere in viaggio una posizione di riposo.
Giunse a Soverato mezz'ora prima della mezzanotte per
benedire l'indomani la 12 pietra della Chiesa di S. Antonio.
A Borgia (I le Comunioni furono più di seicento e le persone
che vi avevano partecipato non sapevano, dopo la funzione,
distaccarsi da lui; si vedevano quelle buone vecchie, quei con-
tadini prostrarsi a terra per baciare le orme lasciate da Don
Rua e il posto dove aveva posato i piedi)).
Uguali accoglienze devote ebbe a Rossano, a Bari, a S. Be-
nedetto del Tronto e a Macerata, dove, fatto segno alla più viva
manifestazione di simpatia e di venerazione dalla popolazione,
da tutte le autorità cittadine, e dalle più distinte famiglie, com-
mosso assistk alla commemorazione di Don Bosco Venerabile,
illustrata dal comm. Vittor'
un discorso sul sistema
educativo delle case salesia
i& atto per formare gli
uomini di carattere.
Fatte altre tappe a Loreto, Bologna, Parma ed Alessandria,
nel pomeriggio del zo maggio, dopo tre mesi e diciassette giorni
di assenza, rientrava nell'Oratorio, e terminata la predica della

35.2 Page 342

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628
- - VI Successove di Don Bosco Secondo decennio
novena di Maria Ausiliatrice, si recò all'altare, intonò il Te Deum
e diede la benedizione.
I1 giugno g si recò a Milano per
siliatrice.
- ((Tornato dalla Terra Santa - ricord
giunse a Milano così male in arnese
quasi arrossivamo di aver fatto trovare alla stazione a riceverlo
il Principe Gonzaga, e Conti e Marchesi, benefattori nostri
di Milano. Aveva il cappello spelato e divenuto rosso, il mantello
e la veste verde e frastagliata in fondo; erano anzi tagliuzzati
da ammiratori, che avevano tolti dei pezzi per tenerli in reliquia.
Appena giunti all'Istituto di S. Ambrogio, si pensò di dargli
cappello, veste e mantello nuovo, per potersi presentare in modo
decente al Cardinale Arcivescovo. Ci volle di tutto per indurlo
ad accettare: si lasciò persuadere all'idea di dar tutto ai sarti,
per riparare e pulire I).
Celebrb per la comunità, distribuendo la S. Comunione
ai quattrocento alunni, e trascorse la giornata a dar udienze a
un gran numero di persone. Erail 710suo genetliaco,e si raccol-
sero d'intorno a lui molti ecclesiastici e laici, Monsignori dei
Duomo, Rappresentanti d'Istituti Religiosi, benefattori ed
- - ex-allievi.
All'indomani prosegue Don Dones quando si trattò
di riprendere il viaggio alla volta 8 1 Torino, chiese insistente-
mente i suoi indumenti e il suo cappello, e si dovette ricorrere
ad inganni per non farglieli
contento di questo modo di proc
amore alla poverlà t>.
La mattina del 24 giug
ov'erano convenuti molti ex-allievi, non pih per deporre sulla
tomba del Padre una corona funebre, ma per fargli una visita
e pregar uniti che la sua Causa di Beatificazione si svolgesse
con la grazia del Cielo sollecitamente per poterlo venerare sugli
altari! Celebrò il Servo di Dio, che in fune rivolse affettuose
parole, rallegrandosi ed esprimendo tutta la soddisfazione nel
vedere che i Salesiani di Valsalice, avevano coll'aiuto di altri
confratelli, specie del Belgio, e di generosi benefattori, sostituito
il vecchio altare con uno ricco di marmi e graziosi mosaici.
-X In adempimento di un voto
629
Appena di ritorno dall'oriente, aveva sciolto con commo-
zione l'inno della riconoscenza a Dio, che &semprericco, in
bontà e: in'misericordia t> ,gli aveva concesso.di compiere felice-
mente: il gran.viaggi0, «forse il.'piÙ lungo della' mia v& I); ma
sentiva-ancliei i l bisogno.di lcomunicarei:al:confratelli i.pensieri
che r'avevano 'maggiormente. colpito e:. le. dolci .:Bmembranze
che non si aIlontanavano~dall>anim'asua: ,E,''con ..dhata.della
festa tradizionale:del Padre Venerabile, ringra7,iava dibnuovo il
,.,,
.. ,
pubblicate nel' -Bollettlnno:;<iPer parte mia,. diceva, avrei amato
che si fosse.omessoquanto iiguardadirettamente'la.miapovera
persona; ed unicamente si pubblicasse ciò che'.toma a maggior
gloria di Dio ed a bene delle anime. Ma nessuno meglio d;.me
è convinto che quanto~sfiece e si fa in:onore di.Don. Rua, non
è che un 'riflesso.deli'affetto e venerazione .che s i ha per Don
Bosco... Nella:persona del Rettor Maggiore in ogni 'luogo .si
volle onorare tutta quanta la nostra Pia Società;.colle ovazioni,
coi complimenti, colle accademie-fatte a me, oltre la venera-
zione a Don Bosco, si inteseesternare lagratitudine che si pro-
fessava [non alla suapersona], a tutti i Salesiani i). . , , .
Altre notizie rallegravano 3 suo cuore; 1'8 luglio il S.. Padre
:Pio - X ratificava la sentenza della S. Congregazione dei Riti
., . . :
,Gli Atti s'iniziarono i
Cagliero - che partiva dinuovo per l'America come -Delegato
- Apostolico ed Inviato Straordinario della S. Sede presso il
Governo di Costayica si presentava ,a deporre il Servo di
Dio, e precisamente dal 23 giugno al 20.lugli0, in @te. sedute.
Le sue dichiarazioni preziosissime, ricche di molti particolari,
non solo illustrano quanto scrisse Don Bosco nella Vita del

35.3 Page 343

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- - 630 VI Successore di D a Bosco Secado decennto
santo giovinetto; ma ci fanno comprendere più intimamente la
sua figura esemplare. :
,,e.
,.,.
Avendo osseSato. e avvicinato il giovane.Servo .di:Dio mtt6
il tempo c h e visse nell'oralorio, ci08 nell'ultimo periodo <della
vita, dichiarava fin .dalla prima seduta: «Desi&io.la.mm Beati-
jicaxione, e .:meneoccùpo coi tutte le f m e , nell'intento:: d i pro-
movere-la gloria d i Dio ed anchedi dare:ainumerosi alli& delle
case. salesiane UN.,MODELLO PAMILIARE D ~ L L E - V I R R Ì.,~PROPRIE
- DEL LORO:STATO, modello che potrà poi servire'in .genere alla. gio-
ventzt studiosa;.. I),: avendo:raggiunto confermava- il S. :padre
Pio XI - (1 a quindici anni una vera e propria,perfezione. mi-
stiana, e..conquellecaratteristiche che:bisognavano a .noi;.a i nostri
gimni, per pbterle presentare alla giozientù da' nostri giorni,.perch'è
;.una vita cristiana,.una perfezione d i vita cristiana sostanzial-
mente fatta, sipu6 ben dire per niluila allcsue linee caratteristiche,
d i purezza; d i pietà; d i apostolato, d i spirito e .di'ope+a d i aposto-
2ato:u (i).
,..
..
Con- qual intima gioia il Servo di Dio abbia .deposto.nella
Causa di 'Don Bosco e di Savio possiamo comprenderlo dalle
parole. che.gli uscivan dalla penna e dal cuore in una predica
pergli esercizi spirituali, scritta da giovane sacerdote:
((Anche a i tempi nostri in mezzo all'imperversar delle tem-
peste che voriebbero subissar la navi'cella d i Pietro, vmrebbero
sconvolgere ogni idea d i religione, d i giustizia e d i onestà, k conso-
lante ved& come sorgano da ogni parte pie-associazioni e di eccle-
siastici e d i secolaG, i n cui u n bel numero d i persone si consacrano
con tzitte lefame efacoltà a cercar la loro perfezione e apxomovere
la gloria d i Dio ed il bene delle.anime con ognimezzo e mateviale
e spii.itaale; e Dio voglia che la minima nostra Società, smta pure
i n questi ultimi~te'mpia,bbia ad annoverare molti di questi.generost'
soldati d i Cristo, che dimentichi di stessi, non cu~izntid. egli
U. .
~
L
T.
I
. . ,.. . ..
..
' .A ~.O., ' M.,..A.... . , ,
.
..~
- l palazzo delle scuole
- V a a Roma vidando varie cqe.
della Chiesa di S. Maria Liberatrice
: . Tad+o. iAssiste alla solenne co
« Stasqa deve :dare la Benedixi~e
al Santo Padre.Pio X <l Teinfio A t t o al, Testaccto, come peveune
- omaggip dei Salesianinel suo ~iubileoSacerdotale..- «Desta l'entu-
siasmo:di Don Bosco !.n. Scende a Castellammaree a Napoli-
' , Torna a.Rpma,e .Q= a ~ o r e t oA, ncona, Jesi, Pevugia, Firenze, con
gravi distu~bi,. - Prosegue per Milano, e, fatta un'ultima tappa a
Novara, rientia ,~&ino-. I l terremoto di Messina. - L'ultimo del.
,.
..
dato. in
salute, prese parte ai singoli corsi di esercizi come sempre,
e rallegrò della sua presenza anche altre case.
Il I* agosto benedisse la prima pietra del nuovo corpo di
fabbrica, destinato per lo studio e le scuole degli studenti nel-
l'oratorio, e commentando le parole della liturgia "Concedi,
o Signore, che quello che qui si v a fabbricando a lode del tuo nome,

35.4 Page 344

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632
VI1 - Sempve con D m Bosco
-si ,puonssaa.
.fe.li~ce.m.ente condurre a
promessa, che questa
te&ine,, - facciamo -
fabbricadebba servire a
diceva
lode e
gloria di Dio, lode colla preghiera, coi cantici, colle opere buone.
Si fabbrica a vostro favore, per rendere più comoda la vostra
dimora neI170ratorio;quindi con duplice scopo, ma voi non
dimenticate mai il primo.
A Lanxo presiedette due corsi di esercizi e il zo agosto si
recò all'Ermno per festeggiare S. Bernardo con i Cistercieusi
fuggiaschi dalla Francia. Nel tornare al collegio, in un tratto
di discesa, un ecclesiastico che volle amabilmente dargli il
braccio per sorreggerlo, fatalmente battè il piede contro una
gamba del Servo di Dio, che era gi&sofferente, e vi aperse una
piaga. Egli non: disse nulla, n o n fece alcun lamento, non
accennò neppure almale che ne sentiva; e la piaga Io tormentò
per molto tempo... si può dire fino alla morte!
In agosto fu anche a Nizza Monfewato e a San ,Pierd'Arena;
e a d Avigliuna, insieme col Card. Ricbeimy, inaugurava impor-
tanti restauri al Santuario - dei Laghi!
Terminati gli esercizi e compiute le cerimonie delle nuove
vestizioni, prese un po' di riposo lavorando vari giorni seduto
sul divano e gli bastò per aver, un po' di sollievo; e la dome-
nica 9 novembre presiedeva la premiazione degli alunni delle
Scuole Professionali, accolto da un'ovazione interminabile.
Stava un po' meglio dawero e si preparava a recarsi a Roma
per i festeggiamenti del Giubileo sacerdotale diPio X, cui aveva
stabilito di offrir il tempio di S. Maria Liberatrice al Testaccio,
cietà Salesiana nella faustissima
E partiva il I& novembre. L'a~ci&~agnavDaon Francesia,
- e dopo varie fermate a San Pìw d'Avena, La Spezia, L i v m o
e Colle Salvetti, giungeva a Roma, dove fu subito assediato
è giustal'espr$ssione.'- da tante, persone e da tanti personaggi
che-"olevan parlargli, che ebbeufi"1avoro continuo. : :
I1 16 novembre aisistk alla funzione. solenne del^'. Giubileo
'Papale,'quindi visitò le caS< d i ,,G&zani e di Figcqti, 'e,' il 28
novembre' assi'~te,va~~illa~'~onsacd&eli.nouno~vo tempio;com-
piufa
a
.
dal
Caid. Reipighi,'
Vicario d
i :Sua. Santità!,, Quella
:seradoveva essere ricevuto in iidienza dal santo Padre per la
-I Ultimo viaggio a Roma
633
presentazione dell'omaggio; ma,. per un'indisposizione 'che in-
colse il venerato Pontefice, Ie udienze vennero sospese. . '
Anche i l Servo di Dio non stavaitr0ppo"benei:aveva fre-
quenti disturbi di giorno e di no&; ma si..riieIuiero un h o -
- modo passeggero;.:in- ,attesadell'udienza, egli..decise direcarsi
a visitare alcune case dell'Umbria; ' e :il 3 .dicembrepartiva:.
«:Si.giunse a Trevi. scriveva Don ;Francesi%- verso le
cinque. Alla 'stazione vennero a prenderci i superiori con una
carrozzella, perchè l'abitato è un-po' lontano... Appena spuntò
la carrozza alla vista del collegio, si .udirono:le:note della fan-
fara e subito le voci di cerito alunni che.gridano dicendo:."Viva
Don Rua! Viva Don Rua!,,. Insieme col sindaco è là radunata
tutta la popolazione edyapplaude. a Don Rua.:.
,. :
u E qui era awenuto un caso pietoso; Un giovinetto,;nel
discendere le scale, dopo aver deposto la 'divisa, sorp'reso da
un capogir'o, cadde percuotendo la testa' s u l pavimento. Fu di
peso portato in infermeria, e visitato. dal medico.che era lui
pure in casa nostra fu giudicato gravissimoi::Il:sindaco.corse
subito in 'cerca-d'un altro .medico, e tutti e due dicono che il
caso. è pericoloso. Fecero di.tutto per far10 ritornare in sè, a
tutto pareva insensibile»..: I l Servo di Dio '(gi li mise al collo
una medaglia di :Maria Ausiliatrice-e lo benedisse invocando
la protezione di Don-.Bosco. 11 'ragazzo panfe:ridestarsi; aprì
gli occhi con serenità; fece capire- che. sentiva e :poi:accennò
di voler d o r m i r e d manino.svegliatosi..con gli altri si alzb per
vestirsi: Il ;buonchierico che.~l'assisteva.glcihiese che maivo-
andare a
D a Tievi,sirecò a'Gualdo Tadino:Visita breve, ma indimen-
-&abile. !Agli;alunni del: Collegio:e dell'Oratoriojr.che. ,tennero
:gareIginiastiche, Vennero consegnate l e medagliec h e avevano
.vini&$Roma, e 'Don Rua u parlò di ,Don Boscolginnasta.e
amico ilella~gi&asticti,e.come &fece quasi,.ciarlatano-perguai
dagnare l e . a ~ m eE;gfi:irne@ava~tre.ginnastiche ' e le raccman-

35.5 Page 345

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634
VII - Sempre con Don Bosco
dava a i suoifigli, la ginnastica del corpo, della mente e del cuore...
Svolse questo pensiero con sì rara abilità, che un vecchiopro-
fessore della città mi disse:.,- Questa freschezza : d imente e
abbondanza di idee e.ordine l o fanno paragonare
Mai .llavea udito parlare. con si rara disinvoltur
» Al partire;:; si mosse tutta Gualdo... I):
A notte rientrava a Roma,e il 6 , seconda:domenica dell'Av-
vento..ed. ultimo 'giorno .dell'ottavario della Consacrazione,
celebrava a1Testaccio; all'altare di S. Maria Liberatrice,ricor-
dando''con riconoscenza .quanti l'avevano coadiuvato nel com-
pimento del :sacro edifizio, e dopo - Messa tenne ad un'accolta
d i Cooperatorie 'COoperatriciSalesiane una privata conferenza
nel salone della. sacrestia, sempre esaltando Don Bosco' e.na-
scondendo .dstesso.
. ..: .
All'indomani. l'Abate De Hemptinne benedisse la Sala
eretta accanto alla chiesa per le riunioni, parrocchiali, dovuta
alla: magnificenza- d'una fervente . anglosassone convertita al
cattolicismo; l a signora C1emson.l : : ' . . .., ,,
: L'%,solennità dell'Immacolata, ,si chiusero i festeggiamenti.
Don Rua; dopo Messa, benedisse il vessillo de1;Circolo giova-
nile.della nuova Parrocchia. Chi non vide come si svolsero le
feste,, scriveva Don Francesiti, . «pub dire' di non aver ancor
assistito ai trionfidella fede; Sivedeva quella gente, che un mo-
mento prima era o si stimava essere senza religione, stringersi
attorno a u n prete che' non:conoscevano,che.non.av'evano mai
veduto, e chiedevino con insistenza la:benedizione,lamedaglia,
e non isapevano allontanarsi».
. . . . . . . . ...-.. ,<,
, A mensa il Card. Vicario,fu tanto <<.compiacenteper:Don
Rua che pareva fosse un pari suo. Tra le altre cose avvenne che
- parlandosi della'benedizione di chiusura, e domandadosi qual
Cardinale fosse stato invitato, .rispose scherzando: Che che?
- stasera deve dare la benedizione iCCafidinaZeRua! Èl u i che n'
deve benedire. Tocca a lui e a 'nessun altroi Invece si era invi-
tato il .Rev.mo Padre:Abate De Hempt+ne.,~Primate:dei:Bene-
dettini, e dopala predica lo si attese più di ventiminuti, poi
vedendo' che -non'veniva, andò all'altare :Don .Rua.; Tutti ne
furono.contenti, ma non Don:Rua,che, subito dopo !la.henedi-
zione,.andò,alla Badia di,,S. :Anselmo per.iscusarsi con l'Abate,
I - Ultimo viaggio a Roma
63 5
che era disceso al;Testaccio una mezz'ora dopo » del tempo
stabilito. «C'è da ammiraie.ia delicatezza .di Don Rua, ma
anche la Prowiden
e contro :i nostri lc
feste il 'Cardinale Ru
>> Un giornale $i
non la furia religiosa che si suscitò versodi lui, dopola benedi-
zione.Ch; ha veduto ciò che succedeva a Maria Ausiliatrice,
quixido Don Bosco'si trovava in mezzo al popolo e regalava la
medaglia 6 gli chiedevano la benedizione, pub immaginarsi
l'onda d i gente.che si accumulava ed accalcava d'attorno:a lui,
e di: ogni età; e condizione, e sesso. Sono giornate classiche.
Don:.Conelli;che~fu:presente ieri sera, non sapeva dir altro:
- M a i ho -veduti una cosa,simiìe!..: Che mivacolo.di fede!..;)).
11.10 dicembre venne ricevuto dal Santo Padr&.::Dopou n
venti minuti di cordiilissimd colloquio privato: erano ammessi
vari Superiori salesiani e varie Superiore delle Figlie di Maria
Ausiliatrice- con la Madre Generale. Dog , Frhcesia 'lesse un
breve indirizzo,fiimato dal Servo di Dio, nel.quale i:Satesian$,
<rz&imi.per t+o, manon ultimz'~nell'amore~p.,i~egavano .il::Vi-
cario ,di Gesù Cristo a gradire I'o8erta della Chiesa dedicata :u
S. Maria Liberatrice come monumento p h n e . del ,W.Giubileo
Sacerdotale)).Pio X rispose ringraziando cordi
dicendo a tutta la Famiglia Salesiana: . . , .
Di quella.sera Don. Rua scese a. Caserti,
Caitellammre-eaNapoli, ed anche queste brevi comparse erano
per i. nostri' e per gl: amici k p i ù salutari: (I Oggi, scriveva Don
Francesia, D o n R w desta l'entnsiasmo d i . Dun Bosco e la ve-
nerazione che gli si dimostra è per un uomo di uirtzl straordinaria.
Peccato:chela sua dimorasiti cosibreve eIla sua, pih che venuta,
sia piuttosto apparizione. Tuttavia il benefizio che tumi.dic0no
- d i risentirne grande. Io ho veduto confratell
.agli occhi; ciieimi: dicevano: Oh! perchd n o
'&ino?Fwttznatilq~lliche lo vedono e lo :seri
: - Il. Iq,.. rientrati.a Roma;. à si..ialutiron
vennero altria:t#ovarcì alla ProCuraj e tutti% soffriva pensando
.al :domani)),quando sarebbe partito ti mez.%ogiomoi:n3 punti#.
Anche il .Servo di Dio doveva sentusicommosso;~~Omando

35.6 Page 346

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I
636
- VII Sempre con Don Bosco
l
... col pensiero al 1887; quando aveva accompagnato Don Bosco
nell'ultimo viaggio a Roma! Anche per lui er l'ultima visita
alla città eterna, e sapendo che si awicinavaaf giorno estremo,
gli dovette. tornar gradito il:pensare,che come :Don Bosco s'era
recato l'ultima volta a Roma per umiliare &LeoneXIII il tempio
... del Sacro Cuore:qual ficordo.del: suo Giubileo Sacerdotale, cosi
egli~aveva offerto a Pio X i l .tempio'diS. Maria Liberatrice!
. E partì alla 'volta di' Ancona 'peri visitare anche l'istituto
nostro di Loreto e la Santa Casa per la quale aveva tanta devo-
zione.... Appena i; Paari Cappuccini, custodi :della Basilica,
lo videro, «lotrascinarono con pietosa violenza.nel loro ufficio;..
e vollero che mettesseil.suo. nome nel',Libro del Santuario,
dove s i erano- firmate, ultime,: la Regina Margherita e .la sua
.DamalaMarchesa.di Vilraximrina: -Io.dissi tra m& - :Vedi
potem~'~dellpaietà! Don Rua è il re dei- cuori dei Salesiani,
awicina e supera i re
0 riconosciuta:.. I)." '
Ad Anima fu ospit
non- avrebbe potuto trattarci con maggiori riguardi; Tirava
vento, faceva freddo; e 1'Arcivescovo .stesso volle accendere il
fuoco; invitarci ad accostarci, e intinto a parlare delle coseche
riguardavano i nostri interessi... Alle 9 circasi andò a cena... ed
io era commosso nel vedere.le sue tenere sollecitudini per Don
Rua... Avrebbe voluto che cenasse senza far digiuno; prendendo
almeno; un .po' di {brodo,.ma non potè riportare vittoria)).
sera soltanto! Egli,:seppe. resistere: &n 'mirabile.sempliki&.:ed
ottenne di poter ripartire alle: 16,1o.per Firenze:-Ma:in un'ora
e mezzo circa :se ne.feceo delle cose!. Per ;allettarlo'a fermarsi
gli: si e r a preparato il 1etto:dove soleva .d6rmire' Leone .XIII,
e peril suo:compagno quello:dove dormiPioIX. M a f u tutto
-I Ultimo viaggio a Roma
637
inutile. L'Arcivescovo fece però raccogliere i chierici nella Biblio-
teca, e volle che lasciasse loro un ricordino e poi li benedicesse,
- e primo s'inginocchib egli stesso )>.
P Si giunse a Firmxe alle sette. La pioggia prosegue Don
Francesia -aveva cessato per dar luogo al vento. Che folate!
Esse però, se agitavano la bandiere che erano esposte sotto i
portici, non potevano nulla su quei cari giovinetti... Tutti vo-
gliono far festa a Don Rua; ed egli si rassegna ben volentieri
e con sacrifizio. Appena appena alle nove possiamo dire di aver
appagate le prime brame. Molte cose si promettono per il dì
seguente. Ma quasi tutti i pronostici andavano
disturbo improwiso sopraggiunto a Don Rua».
Più volte in questo viaggio, e precisamente a
a Loreto, ebbe gravi disturbi, che a Firenze si r
gravemente, seguiti da svenimento. « S i era in chiesa per la
- santa Messa, e Don Rua non si vedeva. Che gli sia intevve-
- nuto qualche incomodo? dice il direttore; e, fattosi coraggio,
apre la porta della camera ed entra... e veramente trova il vene-
rato Superiore spossato e in posa da far pie&...
I) - Che cos'ha, gli dice impietosito il direttore. Posso man-
dm a chiamare il medico? ha bisogno...
i) - Sta' tranquillo, peu ora h
la Messa!
H - Ma in questo stato!
» - È l'unico rimedio che mi
I) E cosi si dovette fare. Di mano in mano che la Messa
andava avanti, egli acquistava forze e potè senza inconvenienti
finirla, fare la Comunione a tutti quei duecento allievi, e ralle-
grarli con alcune parole. F i t a la funzione, e dopo aver preso
un po' di brodo con pane, mi disse: - Sai? bisognerebbe tele-
grafare a Torino che si arriverà stassera... non mi sento
- proprio bene! Scriverai a Milano che non posso... Si lasciò
... persuadere ad aspettare fino a mezzogiorno, e intanto si andò
a visitare la chiesa in costruzione,a salutare i giovinetti dell'ora-
tono)), compì la cerimonia dell'ammissione di nuovi soci alle
Compagnie di S. Luigi, di S. Giuseppe, e del SS. Sacramento,
tenne conferenza ai confratelli, animandoli a curare la propria
perfezione e a praticare il sistema preventivo...

35.7 Page 347

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638
- TJII Sempre con Don Bosco
E partiva per Milano!... Le preghiere degli alunni di Fi-
renze ottennero la grazia, e nonostante le otto ore di viaggio
non si rinnovarono i disturbi. Alla stazione di Bologna fermata
di pochi minuti; usi cercò con avidi occhi la casa; la nebbia,
l'aere fosco, non permetteva che la si potesse vedere... Alla
stazione di Modena e poi a quella di Borgo S . Donino si diede
involontariamente uno sguardo, se mai si fosse trovato qualche
amico... Vidi Don Rua che quasi alzando la mano benediceva:
*. e certamente col cuore e col labbro raccomandava a Dio i figli
che non poteva vedere
... Alle dieci e mezzo entrava nell'istituto di Milano, e andava
a riposare verso la mezzanotte! Il 20 si recò a visitare il Card.
Ferrari per combinare l'erezione della nostra chiesa in parroc-
chia, in vista della legge che si stava preparando; il 21 tenne
conferenza ai confratelli ed alle Patronesse; e proseguì per No-
vara, dove anche si fece tutto a tutti; e la sera del 22 dicembre
rientrava nell'Oratorio in discreta salute, e tutti ne ringrazia-
vano il Signore!
Ma negli imperscrutabili disegni di Dio, di li a pochi giorni
piombava su Don Rua e sulla nostra Società il più grande spa-
vento per una di quelle terribili prove, che fan sempre meglio
comprendere la caducità di questa vita! La mattina del 28 di-
cembre una violentissima scossa di terremoto, seguita da un
maremoto terribile, seminava la distruzione e la morte sulle
coste della Calabria e della Sicilia. In quattro secondi Messina
e Reggio, con altre località e paesi cadevano rasi al suolo, sep-
pellendo dnecentomila vittime! Ogni comunicazione interrotta!...
Le prime notizie, di gran lunga inferiori alla spaventosa realtà,
si diffondevano per l'Italia e il mondo intero la mattina del 29.
I1 30, ancor nessun particolare, e il Servo di Dio, dolente di non
poter accorrere egli stesso sui luoghi del disastro, v'inviava
Don Bertello, già ispettore delle nostre case della Sicilia, Don
Calogero Gusmano, e il coadiutore Tagliaferri.
E i'uftima sera dell'anno... ecco giungere un
spedito da Catania il 29, che annunziava essersi già constatate
numerose vittime nel nostro collegio di Messina. Era la sera
sacra per tradizione al sermoncino di circostanza a tutta la
comunità per la "Strenna,, del nzlovo anno; e il Servo di Dio,
-I Ultimo viaggio a Roma
nonostante la malferme condizioni di salute, volle scendere
in mezzo a noi, e nel salone del teatro, dal palco, dopo le pre-
ghiere, con un'espressione di dolore intenso prendeva la parola
e ci dava questa strenna:
((Fili,conserva tempus, et tempus conservabit te. - Giacu-
latoria: Gesd nella mia mente, Gesù nella mia bocca, Gesd nel mio
cuore ». Per i Salesiani aggiunse: B Undique captare proventumn.
Nel commentare queste parole, pareva la vittima rassegnata
ad ogni tribolazione, voluta o permessa dalla Divina Prowi-
denza... e passò ad annunziare il contenuto del telegramma tra
la commozione generale. L'accento della sua voce e il tremoli0
delle mani e di tutta la persona che manifestavano il dolore che
sentiva nell'intimo del cuore, lasciarono una forte impressione
in tutti i presenti, non meno che la triste notizia, e si andò a
letto pregando anche per il Servo di Dio. Gli alunni, addolorati
per la sorte lacrimevole toccata a quei compagni, domandarono
di celebrare un funerale per quanti erano periti nel disastro. I1
buon Padre non solo annuì, ma con una circolare s'affrettava
ad invitare i Cooperatori e le Cooperatrici Torinesi a quello
e ad un altro ufficio funebre in suffragio dei salesiani e dei coo-
peratori tragicamente passati all'eternità.
Intanto era giunto un espresso di Don Bertello, nel quale
si diceva chiaramente che, data la posizione e la solidità della
nostra casa di Messina, tutti si erano lusingati che i nostri non
avessero sofferto alcun danno, mentre secco la spaventevole
... realtà));erano morti, e ancor sepolti sotto l'edifizio, sei sacerdoti,
due chi&, un coadiutore, trentotto alunni, e quattro famìg1i.t
... Dunque il numero delle vittime s0mmò.à cinquantuna e questo
numero era noto da tempo al Servo di Dio!
Ecco l'interessante dichiarazione di Don Francesco Piccollo,
che senti preannunziata la catastrofe. Dopo ave
viaggio fatto nel maggio del 1906da Bova a S.
Don Piccollo prosegue testualmente così:
(I Durante questo viaggio da Bova a S.
avvenne un discorso tra me e il sig. Don Rua che non debbo
tralasciare [e ce ne fece ugual racconto anche a voce] perchè at-
testa la potenza miracolosa della preghiera di lui. Si era verso
le 9 di sera; noi soli nello scompartimento scarsamente illumi-

35.8 Page 348

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640
- V I I Sempre con Don Bosco
nato da una lampada a petrolio; Don Barberis in un angolo e
Don Giacomo Allavena nell'altro quasi dormivano; io approfit-
tai di quel momento per dire a Don Rua:
- >) Senta, sig. Don Rua, io ho, più che una preoccupazione,
un presentimento da qualche tempo che tra non molto debba
morire, ma non solo, con una cinquantina dei nostri; anzi mi
pare ehe saremo in 52 a morire. -Don Rua mi guardò stupito;
non prese la cosa alla leggera, ma mi chiese di spiegarmi meglio;
ed io aggiunsi:" Non ho altro pensiero, non dove, in che tempo;
ma la voce interna m i dice che quando morirò saremo 52 a presen-
tarcia Dio,,. Don Rua tacque, ed io mi misi a pensare ad altro.
- Miravo le spiagge calabre rese ancor ~ i tùetre dalla oscurità
della notte; spiagge desolate al mare, mentrechè la Calabria
è poi cosi ridente nell'interno; e mentre ero in questi pensieri,
Don Rua mi toccò leggermente sulle spalle e mi disse:
... I> - Senti, caro Don Francesco, io ora pregherò per te, quello
che tu dici non ti capiterà pia!
u Non avevo più pensato in seguito a questa conversazione
incidentale. Più tardi dovetti lasciare il governo dell'ispettori~
per motivi di salute; mi era ritirato a Soverato in Calabria,
per riposare e cercar di guarire, stante il poco lavoro che avevo
in quel luogo; avevo fatto anche dei progetti e dicevo: ''Dopo
Pasqua andrò a trovare i giovani d i Messina; cosi dopo Natale
venturo W' starò, come ho quasi sempre fatto, da Natale a Capo
d'anno,,. Invece venne la mia nomina a visitatore delle ispettorie
Napoletana, Romana e Ligure, io feci molte difficoltà ed oppo-
sizioni, il mio stato di salute era preoccupante; ma Don Rua
tenne duro, ed io dovetti sobbarcarmi a questo lavoro faticoso
di viaggiare e compire il mio mandato nelle diverse case. Quando
si arrivò al 28 dicembre 1908 io ero ad Alassio; ricordo ancora
che sognavo Messina, dove avrei voluto trovarmi, ma quale fu
la mia meraviglia, unita alla più grande costernazione, quando
mi si disse: - A Messina è venuto oggi il terremoto; ne son morti
più d i centomila!... - Avendo dopo saputo notizie più parti-
colareggiate e conosciuto il numero da mmti nel nostro Istituto,
che f u d i cinqnantuna vittima, non pota' a meno d i constatare che
la promessa e le preghiere d i Don Rua avevano salvato il cinquan-
tadnesimo che m io!...)).
ALLA VIGILIA DELLA MESSA D'ORO
- - Suffragi per i morti, carità per i superstiti. Nuovi dolori. Nel
- - X X I anniversario di Don Bosco. A Nima Monfeurato. Utr
- altro salesiano offre a Dio la vita per quella di Don Rua. « Tu
!... - predicherai il Vangelo, ma ma !... ma !... ». Allieta della sua
- presenza varie case. - Auguri a Mons. Marenco. V a ttrentadue
- volte a deporre al Processo Apostolico per la Causa di Beatificazione
e Canotlizzaxione di Don Bosco. Entm'asmo pel Cinquantesimo
della Ordinazione Sacerdotale. - s E vi salò io !... ma !... ma !...
- ma!... >i. - Il 29 luglio si festeggia il sorgee dell'anno giubilare. -
Nuove preocnrpazioni. Torna a Nizxa per delicato incarico della
- S. Congregazione dei Vescovi e Regolari. - V Adunanza dei Diret-
tori Diocesani dei Coopeuatori. Secondo l'usato, prende parte a
tutti i corsi di esercizi spz'ntuali. - Benedice il nuovo p a l m o delle
- - - scuole. A Biella. Saluta quaranta nuovi nzissionak. Si ritira
- per qualche giorno a S. Benigno. Disfatto in salute torna all'Ora-
torio il 24 novembre, mentre compie gli anni, i mesi, e i giorni di
Don Bosco!- Non ne può più, e prosegue a lavorare.
I1 4 gennaio, nel Santuario parato a lutto, ebbe luogo il
funerale, promosso dagli alunni per i loro compagni periti,
e il 5 quello per i Salesiani e i Cooperatori. I1 Servo di Dio
non stava bene; cedendo alle insistenze dei figli, rinunziò a can-
tar Messa, come avrebbe desiderato, ma non si dispensò dal-
- 41 Don Midzelr Rua.

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642
VI1 - Sempre con Don Bosco
l'assistervi, l'uno e l'altro giorno, accanto al catafalco, col dolore
nel cuore ed anche sul viso, in modo impressionante.
« Mentre preghiamo per i cari defunti - scriveva alle Case -
raccomandiamo pure al Dio delle consolazioni e alla Madre degli
aflitti, Maria, Aiuto dei Cristiani, i desolati parenti che pian-
gono con noi la perdita dei lovo cari. Oh! mio Dio, date voi con-
forto alle madri, ai padri, ai fratelli, alle sorelle, ai parenti tutti
dei miei cari confratelli e concedete loro la forza di compiere con
cristiana rassegnazione e generosità quel samjizio che le povere
vittime hanno certamente fatto di nei su-premi istanti della loro
vita/ i).
La carità sua in quella dolorosa circostanza brillò anche
a prò dei miseri superstiti: molti feriti trovaron ricetto presso
varie case salesiane, il nuovo istituto di Borgia fu posto a dispo-
sizione del Vescovo di Mileto, e un gran numero di orfanelli
furono accolti nei nostri istituti.
Anche il 1909 fu un anno di amarezze e di preoccupazioni
singolari. I1 Servo di Dio era prossimo a raggiungere il premio,
e i suoi meriti si andavano ogni giorno moltiplicando. La sera
del 31 gennaio l'economo generale della Società Don Luigi
Rocca, che trovava le sue delizie nell'assistere i malati e nel
confortare i moribondi, chiamato al letto d'un'inferma poco
lungi dali'oratorio, veniva colpito da emorragia cerebrale.
Trasportato immediatamente dl2Oratorio, nonostante le cure
più assidue e i voti più ardenti, benedetto ripetutamente dal
Servo di Dio, volava al paradiso. Contava appena 55 anni. La
bontà congiunta all'amabilità è una dote non comune, e Don
Rocca ne possedeva tutti i tesori e li prodigava con generosità;
per questo era amato universalmente, e il Servo di Dio ne senti
assai la perdita.
Anche la sua salute andava declinando; le sofferenze au-
mentavano, le gambe gli s'erano enfiate terribilmente, e sten-
tava a camminare.
Eppure chi non sapeva quanto soffrisse per quest'incomodo,
non riusciva quasi ad awedersene; tanta era la disinvoltura
con cui continuava ad attendere alle quotidiane occupazioni.
La causa di Dio e l'imitazione di Don Bosco eran le leve potenti
che gl'imponevano ogni sacrifizio; e nella brama continua di
-I1 Alla vigilia della Messa d'oro
643
far regnare l'amore a Don Bosco anche nei confratelli, il 31
gennaio 1909 scriveva loro:
«Oggi, nell'anniversario della morte del nostro Venerabile
Fondatore e Padre, io sento irresistibile il bisogno di rivolgevvi
di nuovo qualche parola. Se non lo facessi, mi parrebbe di venir
meno ad un sacro dovere della carica, di cui indegnamente sono
rivestito. Invero nessun altro momento, durante l'anno, mi sembra
più opportlmo per fare insieme con voi alcune rzyessioni sulla stato
della nostra cara Congregazione e sopra noi stessi, che quel giorno
in cui rimanemmo orfani di un tanto Padre. M i pare che in questa
memoranda congiuntura debba essere naturale per n m Salesiani
I'immaginare che Don Bosco dal cielo, me per giudizio infallibile
della Chiesa si trova, ci ripeta, con un'eficacia senza pari, alcuni
insegnamenti, e varie utilissime raccomandazioni, che udivamo
dalle sue labbra durante la sua carriera mortale.
»Già passarono 21 anni dacchè egli fu chiamato alla gloria
del paradiso, ma la Pia Società da lui fondata ben lungi dai di-
sparire, come taluni avrebbero profetizzato, approvata e bene-
detta dal Vicario di G. C,, continua il suo fnttuoso apostolato
su tutta la faccia della terra, va ognor più dilatando la sua azione
provvidenziale, acquista ogni giorno maggior favore e stima)).
E ricordava le consolazioni avute, la bella riuscita degli
alunni nei pubblici esami, le vocazioni fiorite, lo spirito di sa-
crifizio raggiunto in forma più elevata, la Consacrazione del
tempio di S. Maria Liberatrice e l'udienza del S. Padre, i f n t t i
del primo quadriennio degli studentati teologici, e il dolore che
ancora sentiva per l'imrnane disastro di Messina e le perdite di
altri amati confratelli, insistendo d'essere sempre ben preparati
al gran passo col fare <I con impegno ogni mese I'esercixio della
buona morte >>.
Senza dubbio egli pensava che omai era vicino al gran passo;
e il fervore per arricchire sempre più la corona di meriti che
s'era venuto preparando dalla giovinezza, splendeva nella solle-
citudine con la quale, a costo di qualunque sacrifizio, continuava
ad occuparsi del progresso spirituale dei Confratelli, delle Figlie
di Maria Ausiliatrice e di quanti l'awicinavano.
Benchè stanco e affaticato, predicò il triduo in preparazioce
alla festa di S. Giuseppe alle Suore Giuseppine del Rifugo.

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644
VII - Sempre con Don Bosco
I1 20 marzo andava a Nizza per la chiusura degli esercizi
delle Novizie, lasciando le più care rimembranze.
((Mi trovavo a Nizza Monferrato - attesta Suor Maria
Vigna - e soffrivo assai per il mal dei denti e soventissimo
1l
mi venivano sugli occhi piccoli sfoghi (orzaioli), e un po' per
un male, un po' per un altro doveva sovente esser bendata da
sembrare una ricoverata del Cottolengo. Tutto ciò faceva ri-
1il
dere qualche novizia, che mi vedeva ogni giorno cambiare uni-
forme, e dava a me grandi tristezze e timori. Una sera Madre
I
Maestra ci annunziò per l'indomani la visita del Rettor Maggiore
Don Michele Rua, ed io piena di fede pensai subito: - Se &-
... sto ad avvkinarlo, o anche saio a toccare la sua veste, sono certa
che mi guarirà! - Appena arrivato, la Madre Maestra
1
I
i
I
ci dispose in fondo alla scala nell'entrata, dove il caro .Padre
doveva passare per venirci a salutare. A bella posta presi posto
quasi vicino alla porta, certa che l'avrei awicinato e cosi fu.
Entrato, appena mi passò vicino, gli presi la mano e, senza dir
parola, me fa feci passare sugli occhi e sulla faccia. Ai sentirsi
così toccare il huon Padre si volta indietro, ma neppur lui
non fece parola. Da quel momento lo sfogo, l'orzaiolo che avevo
sugli occhi, sparì e con esso il mal di denti. Sono passati 24
anni e neppure per un solo istante non ho mai più sentito nem-
meno leggermente questi mali. Non potrò mai dimenticare la
paterna bontà di sì buon Padre, e nell'anno e mezzo che l'ohbe-
dienza mi destinò a Valsalice incaricata per la chiesa e per le
j
Tombe dei nostri Padri, non poteva passare neppure una volta
vicino alla sua sacra Tomba, senza entrarvi, posare la mia testa
su quella mano benedetta ed invocarlo per tante altre grazie
per l'anima e per il corpo, sicura della sua benedizione...)).
I1 caro Don Rua sentiva sempre più indebolirsi la salute,
... tutti lo vedevamo, da tutti si pregava che il Signore ce lo con-
servasse!
Un buon confratello coadiutore, Francesco Michele Cosner,
faceva al Signore l'offerta della sua vita per prolungare quella
del Servo di Dio e glielo comunicava per lettera; e Don Rua,
in data 26-3-09, gli rispondeva: $ M i tonta molto gvadita
la tua del 17-3 corrente, per il buon cuore che in essa dimostri e
per l'atto veramente generoso che vorresti compiere a mio favore.
II - Alla lagilia della Messa d'oro
645
Te ne it'ngrazio di cuore; ma siccome la nostra vita d nelle mani
di Dio, cosi ti dispenso dalla tua promessa, la quale ad ogni modo
tewò presente,ed apprezzo molto.' Da mia parte m mancherò
di raccomandartial Signore, affnchè ti binedica' e ti cmrsenri
sempre nella sua santa grazia. E tu pure prega per me, che ti sono
a#.mo i n Corde Jesu S a c MXCHELREur S.
Al huon Padre non parve conveniente nemmeno l'esimersi
dal far ciò che aveva sempre fatto, per non impensierire i con-
fratelli; e volle celebrare anche le funzioni della Settimana
Santa, che gli costarono molta fatica.
La sera del giovedi santo fece la lavanda dei piedi ed invitò
a cena attorno a s&gli alunni che avevano rappresentato gli apo-
stoli, di&loro un piccolo ricordo, e rivolse queste parole: (r Te-
nete per protettbre L'Apostolo di cuiavete portato il nome. Spero
che parecchi di.voi sarete apostoli; e dovunque vi troviate, tutti
fate da apostoli>>.
Alla sua destra era un allievo artigiano, che aveva rappre-
sentato S. Pietro, cui a quando a quando egli rivolgeva care
..- parole, e ad intervalli più d'una volta ripetè: -.Tupure predi-
c h m i il Vangelo, ma!... mal... ma!. I1 giovane, ci dichiarava
egli stesso, ne rimaseassai impressionato; poi non ci pensò.più.
Finito l'annb scolastico, tornò a casa, e dopo alcuni anni con-
trasse matrimonio e andò a New York insieme con la sposa,
fiducioso di far fortuna. Aveva lasciato il suo mestiere e s'era
dato al commercio. Vedendo, contro le sue speranze, che non
trovava nessun lavoro, spinto dalla fame accettò la proposta
d'una società protestante di andare a predicare il Vangelo per
le strade. Era ben retribuito, e cominciò. E proprio il primo
giorno, tornato a casa abbastanza soddisfatto, cena e va a letto,
ma non può chiuder occhio. Che è che non è? Il pensiero vola
al passato e ricorda gli anni che aveva trascorsi all'oratorio e
d'un tratto gli si fissa dinanzi al pensiero la figura di Don Rua,
ricorda la cena del giovedi santo, e le sue parole: "Tu pure pre-
dicherai il Vangelo, mal... ma!... ma' ...,,. Ne resta cosi impres-
sionato, che decide di troncar l'impegno assunto, prega, e s'ad-
dormenta. All'indomani va da chi aveva avuto l'incarico e lo
rinunzia; poi cerca e in settimana trova un buon lavoro che gli
permette di guadagnar bene, e tornato in Italia con la Sposa e

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646
VII - Sempre con Don Bosco
un bambino, pieno di riconoscenza e d'ammirazione, ci narrava
il fatto.
L'S maggio, il Servo di Dio era a Foglizzo e teneva
un bel fervorino prima di amministrare la S. Comunione. 11
9 celebrava nella cappella di Don Bosco per i soci del Circolo
omonimo, che in quel giorno inauguravano i nuovi locali in via
della Consolata.
Alla festa di Maria Ausiliatrice, resa più solenne dalla pre-
senza del Card. Richelmy e di Mons. Morganti, Arcivescovo
di Ravenna, saliva alle cinque e mezzo all'altare e la sera per
l'ultima volta prendeva parte alla processione.
I1 29 maggio alla chiusura dei festeggiamenti giungeva al-
l'Oratorio il nuovo vescovo salesiano Mons. Giovanni Marenco.
Don Rua lo attendeva in fondo alla doppia fila degli alunni,
schierati in attesa per baciargli l'anello; e quando il suo sguardo
s'incontrò con quello di Monsignore fu un istante commovente...
I1 novello Prelato s'inginocchiò, e restando in ginocchio volle
baciare la mano al Servo di Dio, che a sua volta gli baciò l'anello
e, dandogli e ricevendone un lungo abbraccio, gli sussurrò al-
l'orecchio tutta la sua consolazione.
Otto anni dopo, nel 1917, quando, nominato Arcivescovo
tit. di Edessa ed Internunzio Apostolico di Costarica, Nicara-
gua e Honduras, venne a Torino per congedarsi prima di par-
tire per la nuova missione, Mons. Marenco ci dichiarava che
nel maggio del 1909, Don Rua oltre avergli dato alcuni santi
consigli (alcuni monita salutis li disse Monsignore), gli aveva
fatto due doni: (I Mi offrì - diceva - una scatoletta in cui
erano riposte le chiroteche (un paio di guanti per le sacre fun-
zioni) ornate con lo stemma arcivescovilc, già usate da Mons.
Riccardi, Arcivescovo di Torino, ed una busta contenente un
pile010 rosso, con la scritta di suo pugno: Zucchetto cardinalizio,
accompagnando il dono con queste brevi e prudenti frasi:
"Vari ti hanno fatto auguri: anch'io ti presento i miei, espressi
da questi oggetti, di cui un giorno potrai usare,, »; e ci fece com-
prendere che egli riteneva il secondo dono, per le parole colle
quali era stato accompagnato, come un preannunzio che sa-
rebbe un giorno cardinale... Sta il fatto che, dopo quasi cinque
anni di santo apostolato nel Centro America, si parlava della
I1 - A l h vigilia della Ilfessa d'oro
647
sua traslazione ad una delle prime sedi arcivescovili d'Italia
e della promozione alla sacra porpora; ma, colto da un male,
che lo ridusse uno scheletro da far pietà e l'obbligò a lasciar
1'Internunziatura e a tornare in Italia, nella speranza di potersi
ristabilire, dopo pochi giorni si spegneva santamente!... E
quel zucchetto fu per lui sino all'ultimo un filo di speranza che
sarebbe guarito!... Anche in questo particolare è da ammirarsi
la bontà del Servo di Dio, che altro non disse se non quello
che awenne e cioè che quel zucchetto cardinalizio, come le chi-
roteche, gli avrebbe potuto servire, e difatti gli servi in speciali
ricorrenze, perchè nel Centro America anche i semplici vescovi
solevano usare lo zucchetto rosso!... Evidentemente fu un atto
di delicatezza!...
I1 31 maggio, nell'oratorio femminile si festeggiava S. An-
gela Merici, e Don Rua vi tenne il panegirico. I1 3 giugno era a
Cavagliù, tra i giovani ungheresi, per la festa di Maria Ausi-
liatrice. Il IO, solennità del Corpus Domini, andò a far la pre-
dica ai chierici di Valsalice. Pareva non avesse altro da fare,
mentre, p,ur andando sempre giù in salute, continuava il la-
voro quotidiano con l'attività abituale.
I1 9 giugno compiva 72 anni, e poichè tutti vedevano come
ne sentisse il peso, si elevarono speciali preghiere per la sua
salute.
L'II gli era riservata una grande consolazione. Aveva già
annunziato alla Case che in giugno si sarebbe iniziato il Processo
Apostolico per la Causa della Beatificazione e Canonizzazione
di Don Bosco, e quel giorno egli si recava in Curia a cominciar
le sue deposizioni. Vi tornò otto volte quel mese, compreso il
giorno 23, vigilia della festa di S. =ovanni Battista, sette volte
in luglio, otto in ottobre, otto in novembre; e nelle 32 sedute
fece un'ampia deposizione, che rimarrà la più interessante,
sull'eroiche virtù del Fondatore.
I1 29 luglio sorgeva l'anno giubilare della sua Messa d'Oro.
La notizia s'era già diffusa in ogni parte; il Bollettino ne aveva
parlato fin dal mese di marzo, e a Torino, sotto la presidenza
del Card. Richelmy e del barone Don Antonio Manno era sorto
un Comitato promotore dei festeggiamenti, che si sarebbero
iniziati con l'inaugurazione di una grande Esposizione delle

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- VII Sempre con Don Bosco
Scuole Professionali ed Agricole Salesiane, e coronati con un Con-
gresso Genevale degli Ex-Allievi. Anche in altre città eran
sorti altri Comitati allo stesso scopo.
Per questo, il 24 giugno, la festa della riconoscenza riuscì
ancor più entusiastica del consueto, e la nota dominante di
tutti i discorsi e lo spunto più gradito dei numerosi componi-
menti fu l'accenno all'awicinarsi dell'anno giubilare dell'Or-
dinazione Sacerdotale del Servo di Dio. I l Barone Don Antonio
Manno annunziava la costituzione del Comitato dei festeggia-
menti, e il Servo di Dio si diceva confuso e, ringraziando con
le più umili parole, protestava che unicamente come fatto alla
persona di Don Bosco egli poteva permettere ciò che veniva
preparandosi per il suo povero Successore. Quindi, con tutta
schiettezza e con la più grande semplicità, accennando al peso
degli anni
-E
ed
vi
alla
sar6
saiolu?temuan!..p.o'msac!o..s.sam, dai!s..s.e
e
ripetk
sorridendo:
Anche nell'uscir dal teatro, circondato dalla venerazione
- universale, a quanti gli si affollavano attorno a baciargli la
mano: - Voi fate tanti preparatiui ripeteva bonariamente
- e poi farete la festa senza il santo!...
E spuntava l'anno giubilare!... I1 Servo di Dio celebrò
I
all'altare di Maria Ausiliatrice, presenti i superiori e gli alunni,
che quel giorno si univano tutti a mensa attorno a lui in teatro.
Facevano corona al veneratissimo Padre anche i rappresentanti
delle case salesiane più vicine e parecchi missionari. Brindisi
cordiali si alternarono colle note della banda musicale interna,
cui, dopo cena, s'aggiunse quella dell'oratorio festivo. Dette le
preghiere della sera, egli diede la buona notte alla comunità,
ringraziò per la dimostrazione, e raccomandb di festeggiare il
suo anno giubilare a col mantenersi sempre in graaia di Dio! 1).
Il lietissimo giorno venne ricordato dai salesiani ed anche
dai cooperatori, e in più luoghi, ad iniziativa dei Direttori Dio-
cesani, si svolsero devote funzioni religiose. Mons. Manacorda,
Vescovo di Fossano, devoto ammiratore di Don Bosco e di
Don Rua, aveva promesso che sarebbe venuto a Torino a co-
minciare accanto a lui l'anno giubilare, e proprio quel giorno
passava all'eternità! Fu una spina per Don Rua, nii non m4n-
cavano +ltri dolori,
-II Alla vigilia della Messa d'oro
649
Proprio di quei giorni, awenivano i moti di Barcellona,
ed i nostri confratelli di Matar6, di Sarrii e di Barcellona ri-
masero per lunghe ore in preda al più terribile spavento.
La mattina del 30 luglio una forte scossa di terremoto get-
tava lo spavento ed anche la morte nei sobborghi della capitale
del Messico, e ci tenne sospesi per la sorte di quei confratelli:
ma là pure, per grazia di Maria SS. Ausiliatrice non si ebbero
tra noi morti feriti, sebbene alcuni locali, per la violenza
della scossa, diventavano inservibili.
Altre amarezze venivano ad afiliggere il cuore del Servo di
- Dio. A Marsala s'era cercato di suscitare un altro scandalo
anticlericale nella maniera più clamorosa c< ma scriveva
apertamente il Cittadino di Girgenti- come per Varazze anche
per Marcala non si tratta che di una montatura...>). Difatti
in breve il clamore cessò, non avendo alcun fondamento.
Altre preoccupazioni venivano dalla Colombia, dove la
carità di Don Rabagliati per i poveri lebbrosi tornava a molti
poco gradita, forse perchè se ne parlava troppo e diffondeva
... un senso di ribrezzo per quelle terre, ove abbondavano tanti
colpiti dal morbo fatale!
Nel 1909 il Servo di Dio non si recò a Nizza Monferrato
per la chiusura di nessun corso di esercizi, ma vi fece una com-
parsa dopo la metà d'agosto, ritenendola, nella sua prudenza,
di necessità assoluta. Le Figlie di Maria Ausiliatrice, che gli
furono sempre così devote, e che anche dopo l'ordinamento
imposto dalle nuove Costituzioni continuarono a godere dei
suoi consigli e delle sue premure paterne, non si accontenta-
vano di tanta carità, ma bramavano vederla estesa a tutte le
ispettorie. Questo era il desiderio della Madre Generale e del
Consiglio Superiore, che a mezzo di Mons. Marenco ne vol-
lero inoltrare domanda specifica a chi di ragione; e la Sacra
Congregazione il 16 agosto comunicava direttamente a Don
Rua la risposta negativa, aggiungendo: <<
permettono che le suddette Figlie di Maria
come con qualsiasi altro sacevdote, consig
sacerdote salesiano, in quegli affari che sono di
tanxa... )>.Essendo stata inviata a lui la risp
veniente di comunicarla personalmente alla

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650
- VII Sem$re con Don Bosco
rale per animarla ad uniformarsi pienamente e serenamente
alle dichiarazioni della Suprema Autorità.
più tornò a Nizza, chè non gli fu più possibile, ma con-
tinuò ad aver nella mente e nel cuore le Figlie di Maria Ausi-
liatrice di Don Bosco, ben lieto che, in base all'accennata di-
chiarazione, potessero recarsi a consigliarle, secondo il bisogno,
i primari Superiori della Pia Società.
Nell'agosto presiedeva la 5a adunanza dei Direttorz' Dioce-
sani dei Cooppiatwi presso la Tomba di Don Bosco in Valsalice,
e la sua presenza e la sua parola lasciavano in tutti il ricordo
più edificante. Così avveniva ovunque andava, in mille maniere.
a Quando l'amatissimo signor Don Rua venne per l'ultima
volta ad Ivrea, e fu per la chiusura degli esercizi spirituali nel
settembre 1909 - ricorda il salesiano Alfonso Giuseppe Gro-
blacher - ebbi la grande fortuna di medicargli le gambe am-
malate. Lo feci meglio che potei, come lo richiedeva il rispetto
alla persona del nostro amatissimo Superiore. Vedendo egli la
mia preoccupazione nel disimpegnare bene il mio dovere, mi
disse sorridendo: "Gzarda di non fare la medicazione solo per
amore del povero Don Rua, ma anche un po' per amor di Dio; oh
si, anche per amor di Dio,,. Egli mi ripetè queste parole altre
volte con tanta persuasione, che ne ebbi una profonda impres-
sione e mi indussero a riflettervi sopra tanto, che non me ne
sono più dimenticato...
I) Non so come facesse a camminare, eppure anche in tempo
di ricreazione passeggiava sotto il porticato per far compagnia
ai suoi figli; e se uno non sapeva che era ammalato, non se ne
sarebbe accorto. Questo saper dissimulare fu la causa per
cui molte volte non si pensò di usargli quelle attenzioni che
sarebbero state necessarie. Ancora adesso al pensarci provo un
rimorso di coscienza, e nello scriverlo sento una certa soddisfa-
zione perchè mi pare una piccola riparazione della mancanza
fatta, di non aver suggerito ai superiori della casa il pensiero di
farlo condurre in carrozza alla stazione, che qui ad Ivrea è
abbastanza lontana. I1 signor Don Rua forse, e anche senza
forse, per amore alla santa povertà non disse nulla e vi andò
a piedi... 1).
A Torino era stato condotto a termine il nuovo palazzo per
11 - Alla vigilia della Messa d'oro
651
le scuole ginnasiali e il direttore Don Marchisio, il 29 settembre,
sacro a S. Michele, pregava il Servo di Dio appena tornato da
Lombriasco dov'era stato per la chiusa degli esercizi spirituali,
a benedirlo; ed egli, benchè stanco, compi fervorosamente la
cerimonia; quindi ringraziò la Prowidenza che aveva fornito
i mezzi necessari per elevare il vasto edifizio, e raccomandava
agli alunni di esserne riconoscenti anche all'Arcangelo S. Mi-
chele, che potevasi riguardare come protettore, e quindi ono-
rarlo con la preghiera e con la buona condotta.
I n ottobre compiva le cerimonie delle nuove vestizioni, e
da Foglizzo si. recava a Biella per benedire il vessillo dell'As-
sociazione Sportiva. << Venerabile D p Bosco» a S. Cassiano.
Il vescovo, Mons. Andrea Masera, lesse il discorso di circo-
stanza, rallegrandosi dei prodigi dell'educazione morale e
fisica della gioventù nellJOratorio,e salutava in Don Bosco il
Santo dello Sport; e Don Rua, indossate le sacre divise, bene-
disse la bandiera, e, tra un silenzio impressionante, 'ricordò
ai giovani che la bandiera' di Don Bosco porta scritto: Lavmo
e preghipia. Fu quella, per quanto ci consta, la penultima volta
che usci di città!...
..
Cotesta attività meravigliosa, continuata sino agli ultimi
giorni, risplendevad'una l'uce incantevole nell'intimità familiare.
Proseguì fino all'ultimo anche a tener conferenze mensili
agli alunni del ginnasio superiore, e a quando a quando agli
artigiani, ascritti alle varie Compagnie religiose.
I1 24 ottobre rivolgeva la parola agli alunni della scuola gin-
nasiale, e chiedeva la nota dei loro nomi <per tenerli presenti
nelle preghiere» e loro manifestava la gioia di compiere l'età di
Don Bosco. Dopo pranzo tornava a far la stessa comunicazione
ai confratelli e a quanti, secondo il solito, gli facevano corona
passeggiando sotto i portici. Noi eravamo presenti, e rammen-
tiamo di avergli fatto rilevare che Don Bosco aveva vissuto 72
anni, 5 mesi e r j giorni, mentr'egli in quel giorno poteva con-
... tare, oltre i 72 anni, soltanto quattro mesi e 15 giorni:
- Già, già - rispose sorridendo, ancora un mese di vita!
- Ancor tanti anni, almeno fino a roo!
Un sorriso ineffabile, un dolce sguardo ai presenti, ed u
stretta a tutte le mani che aveva tra le sue, fu la rispost

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652
- VII Sempre con Don Bosco
La sera del 28 ottobre s'aduuavano ai piedi dell'altare di
Maria Ausiliatrice quaranta nuovi missionari prima di partire
per le lontane terre alle quali eran destinati. Don Cesari tenne
il discorso e il Card. Richelmy impartì la Benedizione Eucari-
s t i a , quindi benedisse e consegnò a ciascuno il S. Crocifisso,
e con cuor di padre rivolse loro un affettuoso saluto. Tutti poi,
a uno a uno, ricevettero l'abbraccio del venerando Don Rua,
che, orante, aveva assistito alla funzione. Nei partenti più che
il distacco dalla patria era doloroso il vedere in quali pietose
condizioni lasciavano il Servo di Dio, mentre egli, secondo
l'usato, era tutto a tutti. <Mi ancava poco per la partenza, forse
un paio d'ore - ricorda Don Cesari - e qualcuno mi suggeri
di non andare a dar l'ultimo addio all'amato Padre per evitargli
il dolore e l'impressione che ne avrebbe ricevuto, e anch'io
era dello stesso parere. Ma, cosa rara!, il confratello che era
al suo servizio viene in cortile e chiamandomi per nome mi dice
che il sig. Don Rua mi vuole in camera sua. Rimasi di stucco,
v'andai immediatamente, e al mio arrivo, con uno sguardo pene-
- trantissimo e movendo l'indice della destra mi dice: - B i ~ i -
chino, &nchtno; non volevi venimi a salutare, neh?! Commosso
mi strinse al petto, mi diede la benedizione, e commosso mi
accomiatò. Chi gli aveva detto la mia decisione? Nessuno, ed
io ho sempre creduto che leggesse nella mente e nel cuore!... u.
Da un po' di tempo il caro Don Rua trovava difficoltà a
scrivere, la mano gli tremava tanto che non poteva far due
righe: ma prendeva un mattone, lo copriva con un pezzo di
panno, lo poneva sopra il foglio di carta, appoggiava su di esso
... la mano, ed in questo modo, riuscendo a tenerla ferma, scri-
veva discretamente. E così scrisse fino all'ultimo!
Verso la metà di novembre usci di nuovo di città per recarsi
a S. Benigno; e là, con vari membri del Capitolo veniva esa-
minando le relazioni dei Visitatori straordinari e prendeva le
disposizioni necessarie per la convoca del prossimo Capitolo
Generale. Ma era alla fine! Le sue condizioni di salute si fecero
preoccupanti, e subito venne comunicato a Torino. Come
si seppe, fu una costernazione generale; e s'iniziarono pre-
ghiere per ottenere la sua guarigione. I medici l'invitarono a
tornare all'oratorio, perchk a San Benigno l'assistenza riusciva
-II Alla vigilia della Messa d'oro
653
difficile; ed egli docilmente si preparò a partire. « Quando, ap-
poggiato a Don Albera - ricorda Gigi Michelotti - scese la
scaletta per salire in carrozza e awiarsi alla stazione, trovb tutti
i giovani della casa che lo aspettavano. Nel cortile si fece un
silenzio religioso. Improwisamente, senza alcun invito, tutti
i giovani caddero in ginocchio. La spontaneità dell'atto di vene-
razione colpì talmente Don Rua, che le lacrime sgorgarono dai
suoi stanchi occhi arrossati. Salì in carrozza, e, appoggiandosi
per non vacillare, disse ai giovani brevi parole di saluto».
Era il 24 novembre, e proprio in quel giorno compiva gli
anni, mesi e igionti di Don Bosco!... Volendo con lui far a metà
in tutto, era naturale che fosse convinto d'essere alla fine!
$, Siccome andava sempre più deperendo, fu costretto a re-
star coricato anche lungo il giorno. Fu allora che per volere
dei medici e dei superiori gli si portò in camera un letticciuolo
perchè potesse riposare un po' meglio, e vi si adattb; sebbene
preferisse lungo il giorno levarsi e, vestito, restar coricato sopra
... il vecchio divano dove aveva riposato per 22 ami. Così appariva
meno grave, e continuava serenamente a dare udienze e a
mortificarsi.
((Durante la malattia - ricorda Balestra - stando sul sofà
o sul letto teneva un grosso libro per qualche tempo e poi
un'assicella dietro alla schiena [cioè sotto la schiena] perchè
i cuscini gli tenevano troppo caldo e quel calore gli produceva
il catarro bronchiale. Credo [dice Balestra, ed era proprio cosi
e noi abbiam veduto quel pezzo di legno che voleva sotto le
... spalle] che lo facesse anche per fare penitenza, per stare più
duro v.
A San Benigno stava esaminando le relazioni inviate dai
Visitatori e il 10 dicembre annunziava agli ispettori e ai direttori
che quelle pagine, lette già in gran parte, erano ((unanovella
assa'curaxione che l'umile nostra Congregazione, benedetta dal Si-
gnore, sostenuta da Maria S S . Ausiliatrice, avvalorata dai menti
e dalle preghiere del suo Ven. Fondatore, continua a fare nn gran
bene in mexxo al mando... I).
E rilevando con intima gioia come nelle case dove ,fiorisce
la pietà ((regna una grande illibatezza di costumi, si ammira
un continuo progresso negli studi, si respira un'atmosfera

36.5 Page 355

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654
- V I I Sempre con Don Bosco
profumata dalla fragranza di ogni più eletta virtù», affinchè
dappertutto si avesse a scorgere tanta felicità, tornava a racco-
mandare l'esatta ossmanza delle Costituzioni.
La notizia delle cattive condizioni della sua salute si andò
presto diffondendo tra quanti erano abituati a recarsi da luk e
tutti volevano vederlo e parlargli, e non pochi casi avvennero
in quei giorni che possiam dire singolari. Ma eccone uno
addiritura impressionante. Erano i giorni in cui, essendo mag-
giormente indisposto, non poteva dare udienza. Un sacerdote
regolare, direttore di un istituto educativo, di passaggio a Torino,
sale all'anticamera bramoso di parlargli: è annunziato col suo
nome, e il Servo di Dio gli fa rispondere che lo saluta. Insiste
una seconda e una terza volta per vederlo, ed è introdotto. Dopo
le domande d'uso: come stava, come andava il collegio, come si
comportavano i giovani, se si confessavano, se dimostravano
soda pietà, gli disse queste testuali parole: - Anontana il de-
monio dalla tua casa; se no, in gennaio, t i succederà qualcosa d i
grave!... - Quegli se ne andò; poi ebbe a pensare: - E perchè
non gli ho domandato in che c'entrasse il diavolo?... - E tornò
alla sua città, al collegio, ma non pensò più a ciò che gli aveva
detto il Servo di Dio!... Ed ecco che a gennaio si scatena la
bufera sopra l'istituto, per colpa di un inserviente!... Allora si
ricordò della raccomandazione avuta, scrisse subito a Don
Rua, e questi si limitò a rispondergli: " I o te l'avevo detto!,, ».
Abituato a viver in unione con Dio, il bene delle anime e
la guerra al demonio erano sempre i suoi ideali, e Gesù regnava
sovrano nell'anima sua. Anche nelle notti, che passava spesso
insonni, teneva fisso il pensiero all'innamorato Solitario del santo
Tabernacolo, e lo pregava a benedire confratelli, alunni, bene-
fattori e quanti abbisognavano di conforto e di aiuto, parlando
cuore a cuore con Lui, e sempre col sospiro d'infondere in altri
lo stesso amore. Avrebbe voluto awicinare e stringere al Cuor
di Gesù tutti i cuori!...
Ecco gli aneliti del Servo di Dio n
Ila
sua santa vita!
1
i
GLI ULTIMI INSEGNAMENTI
1910.
Conosce il tenlpo preciso della sua fine, e vtrol vivere la vita comune
- - sino all'ulfimo. - Soffre e lavora. - Affetto da miocardite senile,
è al tramonto. I1 15 febbraio celebra l'ultima volta. La notizia
- della sua infermità si diffonde in ogni parte, e suscita un coro di
voti augzrrali e di preghzere. Nella Chiesa da' Santi Martiri è
ilrdetto un triduo solenne. - « Voi fate la Corte di Maria per me,
- ed io l'ho cominciata prima di va'». - Tutti vorvebbero vederlo. -
Anche v a e Vescovi e Cardinali salgono alla sua cameretta. Pare
- che accenni a migliorare, e detta un orario per la giornata, al quale
si attiene esattamente. La domenica delle Palme invia una palma
- benedetta a vari benefattori. - Il giovedì santo, giorno della Comn-
nione dei sacerdoti, vnol ricevere il Santo Viatico. Memmauda
allocuzione. - La sera di Pasqua si manifestano alcuni fenomeni
diemboliaplmtijòrme.- I l dì appressoglivieneamministrata l'Estrema
Unxione, quasi in segveto, per non allarmare i confratelli.
I1 Servo di Dio conosceva il giorno in cui doveva morire!
I1 10gennaio scriveva ai Cooperatori così: (iPregate per l'eterno
riposo di tutti i nostri Confratelli e Cooperatori defunti, i quali
ci ammoniscono che la vita con tutti i suoi beni è un gran dono
del Signore, ma passeggero; e che in punto di morte non ci
resta altro che un conforto, quello di averne fatto buon uso.
Pregate infine pW me, CHE SENTO DI AWICINARMI A GRANDI PASSI
ALL'ETERNITA, afinckd possa spendere quel po' di vita che m i

36.6 Page 356

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resta in piena confomzità alla santa volontà del Signore]).E il
giorno dell'Epifania, tornando a scrivere per chiedere soccorsi,
faceva meglio comprendere che riteneva la fine assai vicina.
A vari confratelli in particolare e in anni diversi aveva detto
chiaramente quanto gli restava di vita. A Don Fassio, quando
nel 1901 lo interrogò se gradiva fargli da segretario, alla ri-
sposta affermativa, esclamò ripetutamente:
- T u mi f m i da segretario per nove anni! per nove anni!
Don Francesco Arisi narrava d'aver sentito da Don Bruna
che nel 1886 a Randazzo il Servo di Dio non aveva voluto sot-
toscrivere un contratto a lunga scadenza (si trattava di 30 anni)
perch* non ne avrebbe visto la fine, e lo disse in presenza di
altri confratelli. Don Bruna, trovatosi poi solo, gli domandò
perchè avesse detto che non ne avrebbe visto la fine. E Don
Rua gli rispose che sapeva da Don Bosco la data dalla morte,
l'anno preciso, il mese e il giorno... Don Bmna non ricordava
l'anno che il Servo di Dio gli aveva accennato, ma assicurava che
aveva fatto il calcolo che se fosse succeduto a Don Bosco in
quell'anno, avrebbe vissuto due Rettorati interi, cioè 24 anni,
e precisamente dal 1886 al 1910.
Anche in altre occasioni il Servo di Dio disse chiaro che non
avrebbe passato il I ~ I ON!oi ricordiamo che il 2 o il 3 gennaio ci
mandò a chiamare per consegnarci un memoriale di Don Pietro
Bonacina, direttore e parroco a Fortin Mevcedes, nel Territorio
del Rio Colorado in Patagonia. Era il verbale dell'inaugurazione
e presa di possesso dell'lsola Don RW, un'isola che s'era for-
mata di recente in un'inondazione del fiume, per cui non poteva
aver sicurezza di stabilità, chè da un momento all'altro in qual-
... che nuova alluvione le acque potevano portarla via,
- S e vum farne cenno nel Bollettino, vedi un
epoc'.i..diNssoen:
so se convenga S e vuoi parlarne, di' così: " C i anguriamo che
quest'isola duri almeno quanto durerà ancora Don Rua!,,...
E sorrideva amabilmente! E l'isola scomparve nel 1922...
all'inizio dal Processo dell'ordinario per la sua Beatificazione!
Nell'Oratorio si diceva che Don Bosco aveva detto al chie-
... rico Rua: - T u arriverai a 75 anni! - Quindi compiendo il
74O, sarebbe giunto alla mèta nel 1911 Noi ne facemmo do-
manda al Servo di Dio: - Ma Don Bosco, ci rispose sorridendo,
lo disse scherzando; e se non ho mai dimenticato quelle parole,
è perchè le tenni come un lieto augurio! - Sapeva, netta-
mente, che la realtà era un'altra.
Dal 10 dell'anno aveva ripreso a scendere in refettorio, e il
prefetto Don Rinaldi, vedendo lo stato in cui si trovava, gli
faceva trovare sul piatto una scodella di minestra al brodo.
Per qualche giorno se ne servì, poi non la volle più a nessun
costo, ripetendo che aveva male alle gambe e non abbisognava
di particolarità nel cibo. Siccome non si arrendeva, si pensò
di far preparare una minestra migliore per tutti i superiori;
più di un giorno egli se ne servì, ma non tardò ad indovinare
il gioco, suggerito dall'affettuosa venerazione che gli si aveva.
Che fece? Chiamò il fido Balestra e gli disse sottovoce: G Fàmmi
il favore d'andare in cucina, prendi una tazza di minestra
dalle zuppiere degli alunni, e pòrtamela n. Come l'ebbe, vedendo
che era proprio come aveva dubitato, protestò amabilmente:
... <Qi uesto non va!... Don Bosco voleva che la minestra fosse uguale
p@ tutti,pergli alunni eper i supeuimi tranne gli ammalati!... H.
Nell'agosto si compivano i dodici anni della sua rielezione a
Rettore Maggiore e scadeva il sessennio degli altri membri del
Consiglio Superiore; bisognava quindi intimare la convocazione
del Capitolo Generale, e il Servo di Dio il IO gennaio, annun-
ziava che 1'XIO Capitolo Generale si sarebbe adunato, previo
un corso di esercizi spirituali, la sera del 24 luglio, (r consacrato
alla commemorazione di Maria SS. Ausiliatrice, in Valsalice .)1
«Nessun altro luogo potrebbe essere così adattato per compiere
convenientemente l'alta missione che è affidata a coloro che vi
sono chiamati. A Valsalice specialmente, ove riposano le vene-
rate spoglie di Don Bosco, si sente aleggiare il suo spirito. Egli
ci assisterà....)1
I1 suo malessere intanto andava aggravandosi.
Continuava a celebrare nell'attigua cappella, ma - annota
Balestra - (idopo la S. Messa rimaneva molto stanco e si se-
deva sopra un seggiolone davanti all'altare a fare il ringrazia-
mento. Una mattina, dopo aver celebrato, e, credo, dopo il
ringraziamento, mi chiamò e mi disse: " Ho le vertigini, non mi
sono mai durate tanto come questa volta; aiutami ad andare in
camera,,; ed appoggiò la mano al mio braccio, ed io l'accom-
qz - Don Mickele Run

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658
V I I - Sempre con Don Bosco
pagnai. Nei nove giorni che precedono i'anniversario della morte
di Don Bosco, tutte le classi dei giovani studenti ed artigiani
passano a sentire la S. Messa nella cappella di Don Bosco)),
e una mattina vedendo a che l'altare era occupato pel motivo
suddetto, volle discendere in chiesa di Maria Ausiliatrice, e
celebrò, credo, dietro 1'Altar Maggiore in coro, e quella fu l'ul-
tima volta che potè celebrare nel Santuario... D.
«L'ultimo giovedì di carnevale (il 3 febbraio) i chierici del
Seminario Arcivescovile di Torino - ricorda Don Giuseppe
Matta - incontrarono Don Rua sotto i portici dell'Oratorio,
davanti al busto del Venerabile Don Bosco [dal Servo di Dio
inaugwato dietro la pwta del coro del Santuario ne2 igor].
Erano gli ultimi giorni in cui il santo sacerdote nel pomeriggio
discendeva a pregare nel coro di Maria Ausiliatrice. Era accom-
pagnato da un altro sacerdote, camminava con fatica, e ci ap-
parve molto sofferente. Gli baciammo la mano ed egli ci sorrise
e inteso il perchè della nostra andata all'oratorio - ci recavamo
al teatro - ci disse ripetutamente: "Bravi, son contento, son
contento che veniate a far onore ai nostrigiovani!,,. E ci congedò
augurandoci buon divertimento. Sempre si avvicinava Don
Rua come un santo; mai però come quel giorno sentimmo di
baciare la mano a un vero santo. Prossimo alla gloria dei santi,
ci appariva come una visione di cielo; restammo commossi e
alcuni di noi toccarono il lembo del suo mantello per riceverne
la benedizione>>.
L'ultimo giorno di carnevale, gli alunni studenti ed arti-
giani, mentre si divertivano in cortile, scoppiarono d'un tratto
in un uragano di voci festose che trasse alla finestra il Servo di
Dio. C'era un po' di sole, e Balestra teneva aperto l'ombrello
sul suo capo. Gli applausi andavano sempre pitì crescendo,
... quando...un fantoccio cadutoprecipitosamentesopra una grande
fiammata chiudeva il carnevale. Fu subito notata l'apparizione
del Servo di Dio, e
agitando i berretti,
tutti si volsero
e gridando: "
a
V
isvaalutDarolno,Rbuaatt!e.n..d,,o.
le mani,
Ed egli,
evidentemente commosso, rispose al saluto allargando e movendo
a lungo le braccia tremanti... Fu l'ultima volta che lo videro!
Quel giorno salivano a visitare le camere di Don Bosco due
Suore Ausiliatrici del Purgatorio, e sentendo dei gemiti entro
- III Gli ultimi insegnamenti
659
la stanza dov'era Don Rua, chiesero chi vi fosse.. Il segretario
d'anticamera entrò, e lo vide seduto sul sofà, che stentava a
digerire. Come seppe che due suore bramavano la sua benedi-
zione, lasciò che entrassero, e le benedisse amabilmente.
Era alla fine. I1 14febbraio fu visitato dal prof. Battistini,
che lo trovò in condizioni ben diverse da quelle di otto giorni
prima, e restò impensierito per l'estrema debolezza del cuore,
e ci pregò di consigliarlo ad astenersi per quattro o cinque giorni
dal celebrare e rimanere in assoluto riposo. I1 Servo di Dio
sorrise: la mattina dopo volle alzarsi ad ogni costo e dir messa
nella cappelletta attigua alla sua stanza, e fu l'ultima che ce-
lebrò!... Evidentemente volle prender commiato dall'altare
che saliva con divozione da cinquanta anni, per ringraziare il
Signore di tutte le grazie che gli aveva concesse, e fu quella la
sua Messa d'Oro!... Particolarmente per questo, per avervi
celebrato l'ultima Messa Don Bosco e Don Rua, quell'altare
rimarrà a noi tanto caro!...
Il dì appresso, alle cinque del mattino, volle indossar la
talare, anche restando a letto, per assistere alla Messa che
celebrò Don Francesia, e fare la Comunione. Segui le singole
parti del S. Sacrifuio con divozione singolare, quindi attese
alla mezz'ora di meditazione. Levàtosi sul mezzodì, verso l'una
- dovette tornare a letto. Non ne poteva più, e
a Balestra:
Prendi la corrispondenza, e pòytala a Don Rinaldi; gli
dim' che pensi lui a sbrigarla, pevchè io non posso più farlo.
I dottori Clerico e Battistini fanno di nuovo consulto e lo
trovano in condizioni gravissime. Anche i giornali cominciano
ad interessarsi della malattia, destando vivo interesse in Italia
e fuori, in ogni ceto di persone.
Uno dei primi che accorrono a visitarlo è il Card. Arcive-
scovo. Il Servo di Dio, appena lo vede entrare nella stanza,
si toglie il berrettino che ha in testa, ascolta devotamente le
parole che gli rivolge, e vuol essere da lui benedetto.
Da Roma giunge una lettera del nostro Pro-Procuratore
Generale, Don Munerati, che ci annunzia la parte che prendono
al nostro dolore il Santo Padre e vari Eminentissimi. Sua San-
tità, a mezzo di Mons. Bressan, manifestava a Don Rinaldi (( il
&o rammarico col quale ha appesa la notizia dell'infermità

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660
- VI1 Sempre con Don Bosco
di Don Rua, e facendo voti pel ripristinamento della sua preziosa
saluten, gli impartiva <icon effusione di cuore l'Apostolica Bene-
dizione)),in attesa di notizie migliori.
Anche molti Arcivescovi e Vescovi, con lettere, o biglietti,
o telegrammi, s'interessano del suo stato e domandano
nuove notizie. Queste, da principio, parve che dovessero essere
davvero migliori con gioia universale; ma fu un lampo!
I1 Sindaco di Torino, il senatore Teofilo Rossi, insieme
coll'assessore aw. Riccardo Cattaneo, viene ad apporre perso-
nalmente la firma nell'albo dei visitatori, dopo aver disposto
che un addetto al Municipio si rechi ogni giorno ad assumere
informazioni dirette.
I1 Superiore della Piccola Casa della Divina Prowidenza
(l'opera del Cottolengo, che accoglieva allora oltre settemila
persone, ed ora ne wnta oltre novemila) manda il Teol. San-
guinetti, nostro ex-allievo, a comunicare che da tutti si prega
per Don Rua con i più fervidi voti.
Vengono a visitarlo, da vicino e da lontano, cari ex-allievi
ed egli gode nel sentirli parlare affettuosamente di Don Bosco.
Anche la Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausilia-
trice, Madre Caterina Daghero, è ricevuta in udienza; ed egli
ascolta con interessamento le consolanti notizie che gli son
date, e benedice alle singole religiose del venerando Istituto.
11 25 febbraio fu un giorno triste. Ricorreva il 590 anniver-
sario della morte di suo fratello Luigi Tommaso, tanto caro a
Don Bosco e ai Fratelli delle Scuole Cristiane, ed il Servo di
Dio diceva a Don Francesia:
- Oggi credeva d i morire! credeua che mio fratello Luigi
mi venisse a prendere... Ma ti raccomando di non dar l'allarme
in casa! E intanto sia fatta la volontà del Signore!
Don Pagliere, Pro-Vicario della Patagonia, dovendo restar
qualche mese in Italia, compie l'ufficio di segretario d'antica-
mera, e a quando a quando parla col Servo di Dio delle Mis-
sioni e dei missionari. Un giorno gli fa vedere molte fotografie
che aveva ricevute da Fortin Mercedes, e la mattina dopo Don
Rua gli dice d'aver passato la notte insonne, e che a lungo gli
eran tornate innanzi le care scene contemplate il dì prima!
Don Barberis gli comunica quanto si preghi per lui nell'Ispet-
III - Gli ultimi insegnamenti
661
toria Centrale, ed egli l'incarica di portar a tutti la sua benedi-
zione, numera a una a una quelle case predilette, e si commove
nell'udire la pietà di alcuni giovani delle Scuole Professionali
di S. Benigno Canavese, che fin dal principio della malattia
fanno ogni sera mezz'ora di adorazione, dopo le preghiere con-
suete, per implorar la sua guarigione.
La preghiera, che tutto può, continua ad elevarsi intensa,
privatamente e pubblicamente. I1 16 febbraio, Don Rinaldi,
con apposita circolare, lo raccomandò a tutte le case. I1 17 feb-
braio, iniziandosi il mese di S. Giuseppe, si cominciò pure una
novena di preghiere a Maria Ausiliatrice. Negli Oratori festivi
di Valdocco, si compiono devote funzioni allo stesso scopo. I1
condiscepolo Don Martellino indice un triduo solenne nella
chiesa dei Santi Martiri dal 24 al 26 febbraio, che riuscì proprio
imponente; e non appena parve che si fosse ottenuto un vero
miglioramento, il 13 marzo, ad impegnar meglio la grazia
divina, faceva celebrare una funzione di ringraziamento.
Anche nell'oratorio si coglie ogni occasione per raccoman-
darlo alla comunità. Dal z al 4 marzo ricorreva il triduo della
Corte di Maria, e si svolse in forma più solenne per implorare
la guarigione del Servo di Dio, il quale la mattina del z diceva
amabilmente a Don Marchisio:
- Voifate la Corte di Maria per me: ma io l'ho cominciata
pvima di va'. Suonando mezzanotte era desto e ho detto alla Ma-
donna: (I Ecco! comincia ora la vostra Corte; mi unisco anch'io
a rendervi omaggio con tutti i vostri figli dell'oratorio! ».
Tutti vengono per vederlo e salgono alle camerette; i me-
dici s'oppongono, ma egli non sa dir di no a tanti.
Entra il direttore del Collegio S. Giuseppe con un alunno
in rappresentanza di tutti gli allievi dei Fratelli delle Scuole
Cristiane, che gli ripete l'augurio più fervido di averlo a cele-
brare uno dei giorni della Messa d'Oro; egli risponde amabil-
mente: - P& bisogna fare i conti col Padme!
Un gmppo di uomini cattolici, con a capo il Comm. Rezzara
di Bergamo, restano così impressionati nel vederlo e nell'ascol-
tare le sue parole, che escono frettolosi comprimendo a stento
le lacrime, esclamando: - Così muoiono i Santi!...
Sono ammessi vari Cardinali e vari Prelati, Mons. Tasso,

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662
- VII Sempre con D a Bosco
Mons. Spandre, Mons. Castrale, Mons. Filippello, Mons.
Valfrè. di Bonzo, Mons. Zucchetti, il Card. Mercier, il Card.
Maffi, ed anch'essi ne riportano la convinzione che sono gli
ultimi giorni-di un Santo.
I1 Card. Mercier veniva da Roma per ottenere alcuni sale-
siani per il Congo Belga, e appena fu dinanzi al venerando in-
fermo che gli protendeva le braccia gli comunicò una speciale
benedizione del S. Padre, e dopo averlo benedetto, gli prese e
baciò ripetutamente la mano. Anche il Card. Mafi lo benedisse,
poi, prostratosi, volle essere egli pure benedetto.
I1 14marzo le nostre speranze si rawivano alquanto, ma
egli non si illude, edetta l'inventario di tutto ciò cheha in
camera, specificando il contenuto di ogni scaffale e di ogni
cassetto con una fermezza di mente meravigliosa. Preciso qual
fu sempre, sente d'essere alla fine.
I1 giorno dopo & un mese che è a letto, e siccome ogni giorno
gli si vanno ripetendo i più fervidi voti di completa guari-
gione, awezzo a compiere ogni cosa nel modo migliore e impos-
sibilitato a stare all'orario comune, vedendo che le sue condi-
zioni accennano a rimaner stazionarie, di una cosa sola si preoc-
cupa, di occupar bene il tempo, chiama Balestra, e gli dice:
- Prendi un foglio di carta e fa' il piacere di sm-uere.
E detta:
(iOrario ad esperimento.
5, sveglia.
u 5,2o, messa e comunione e ringraziamento.
>> 6,15, meditazione.
» 645, @oso.
I) Dalle 8 alle q, visita dei medici e colazione con g-ucalche
udienza.
» 9, (Rimedio), qualche udienza di estranei secondo conve-
nienza e possibilità (e riposo).
i)12, pranzo e un po' di conversazione.
14,riposo.
» 1540, preghiera, lettura e qualc
>> 16, rimedio.
I) 18,lriposo e qualche diversivo.
» 20, cena, orazioni e disposizioni per la notte.
- III Gli ultimi insegnamenti
663
i)N. B. - S e ne raccomanda l'osservanza al fedele coadiutore
Balestra i)
L'abituale esattezza nel compiere ogni dovere diventa sempre
più impressionante.
Ogni sera, quando suona la campana delle preghiere, ama
recitarle in compagnia di qualche confratello. Ordinariamente
non manca il suo direttore spirituale Don Francesia, e da lui,
terminate le preghiere, desidera ascoltare un buon pensiero,
come si costuma nelle case salesiane. Prima di cominciar la
recita delle orazioni, ascolta e talora si unisce al canto della
lode che sente levarsi dalla sala sottostante dove pregano gli
studenti.
I1 7 marzo giunge la notizia della morte del caro Don
Lazzero, il quale era stato per tanti anni consigliere professio-
nale della Pia Società. Prudentemente viene comunicata a Don
Rua il giorno dopo, ed egli: - Caro Don Lazzero!... hafinito di
... soflrire, ha$nito di soffrire,ha teminato il suo lungo purgatorio!
- E si raccoglie a pregare. E la notte seguente, essendo quasi
sempre insonne, rievoca di frequente la figura del defunto escla-
mando: - Don Lazxero mi chiama! Don Lazxero mi aspetta' ...
I1 giorno di S. Giuseppe si svolgono solenni funzioni nel
Santuario, ed ogni cuore eleva la stessa preghiera: - S&nore,
guarite Don Rua! - Le sue condizioni sono stazionarie. Quel
giorno ricorda di nuovo il compianto Don Giuseppe Lazzero
ed altri confratelli e benefattori che portano lo stesso nome;
e volge il pensiero più affettuoso al S. Padre, cui, a mezzo di
Don Rinaldi, invia per telegramma i voti suoi e di tutta la
Società Salesiana.
Viene la domenica delle Palme, e ricordando le pie usanze
manda una palma benedetta a vari benefattori coll'augurio
e d i vincere tutte le difticoltù della vita in modo da giungere a rac-
cogliere l'ultima palma in Paradiso>>.
Ma purtroppo l'aggravamento si accentua; e fa pietà il ve-
derlo. Nei primi giorni della malattia indossava la talare, pure
rimanendo a letto, come seduto od appoggiato ai guan-
ciali; poi si copriva la persona con una sciallina nera, allo scopo
di ricevere convenientemente la S. Comunione ed i visitatori;
ora si deve contentare di un semplice cravattone, e dopo Messa

36.10 Page 360

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664
- VII Sempre con Don Bosco
è costretto a rimettersi interamente sotto le coltri, dove giace
immobile, dolorosamente inclinato sul fianco sinistro. La faccia,
che nello stato normale era divenuta d'una macilenza impres-
sionante, torna ad enfiarsi; così anche le mani. Conscio del suo
stato, il 23 marzo, mercoledì santo, dispone di ricevere la S. Co-
munione in forma di Viatico all'indomani, uessendo il giorno
della Comunione dei Sacerdotiw, per non impressionarci. La
notizia, sebbene palliata di carità patema, addolora ogni cuore.
E la mattina del giovedì santo, prima d'iniziare la funzione
del giorno, Don Rinaldi, accompagnato processionalmente dai
confratelli della casa con ceri accesi, salendo su per la scala
dell'antica sala di studio ed attraversando la biblioteca, gli reca
il S. Viatico. Nell'estrema semplicità la cerimonia non poteva
riuscir più solenne. Come il celebrante ebbe pronunziato, con
lo schianto nel cuore e le lacrime agli occhi, il Misereatur e
l'lndulgentiam, il Servo di Dio fe' cenno di voler parlare. Tutti
appuntarono lo sguardo su di lui; ed egli, fattosi sollevare sui
guanciali, con voce che si udì anche dalle stanze vicine, disse:
a in questa circostanza mi sento in dovere di indirizzarvi alcune
parole.
» La prima è d i nitgraxiamento per le continue vostre pre-
ghiere. Tante grazie! Il Signme v i rimuneri anche per quelle che
farete ancora.
» Un'altra parola voglio dirvi, perchd non so se avrò occasione
di parlarvi altre volte tutti insieme raccolti; v i raccomando che
la presentiate anche agli assenti. Io preghd sempre Gesù per voi.
Spero che il Signore esaudirà la domanda che faccio per tutti
quelli che sono in casa ora ed in avvenire. M i sta a c w e che tutti
ci facciamo e consww'amo degni figli d i Don Bosco! Don Bosco
al letto di mmte ci ha dato un appuntamento a tutti: Arrivederci
in Paradiso! 2 questo il ricordo che egli ci lasciò. Don Bosco vo-
leva con sd tutti i suoi figli: per questo ci raccomandd tre cose:
) i) I Grande amore a Gesù Sacramentato;
I) 2) Viva divozione a Maria SS. Ausiliatrice;
1) 3) Grande rispetto, obbedienza ed affetto ai Pastori della
Chiesa e specialmente al Sommo Pontefice!
n È questo il ricordo che anch'io v i lascio. Procurate di rendervi
degni figli d i Don Bosco.
III - Gli ultimi insegnantenti
665
l i) o non tralascerò mai di pregare per voi. S e il Signore mi
accoglierà in Paradiso con Don Bosco, come spero, pregherd per
tutti delle varie Case e specialmente di questa)).
Nessuna persona esterna fu presente alla commoventissima
scena, tranne alcune Figlie di Maria Ausiliatrice ed il prof.
Rodolfo Bettazzi, che l'aveva chiesto qual supremo favore, e
nel registro d'anticamera si diceva <fiortunato di aver assistito
al Viatico di un Santo! n.
Quel giorno parve un po' sollevato. La notte dopo potè
riposare discretamente. Da tutti si torna a sperare. Egli solo
non s'illude. Era già venuto da Roma a visitarlo un nipote, e
I'affettuoso interesse che gli dimostrano i nipoti dimoranti in
Torino, i quali lo visitano quotidianamente, non gli fa dimen-
ticare altri parenti che dimorano fuori. Questi non osavano di-
sturbarlo, ed egli li fa chiamare, e, un per uno, li vuol vedere
ancor una volta, a tutti chiede notizie e dice buone parole e,
salutandoli affettuosamente, dà l'arrivederci in paradiso!
La sera di Pasqua si manifestano alcuni fenomeni di embolia
puntiforme: e a poco a poco perde la parola e la conoscenza.
In un attimo si raccolgono attorno al suo letto i Superiori,
mentre si telefona al dott. Battistini che accorre immediata-
mente in automobile e ci conforta dicendo che il fenomeno è
passeggero e scomparirà in breve senza lasciar traccia. Difatti
torna pienamente in sè e con meraviglia si vede attorno tutti
i Superiori. Questi, dissimulando, un dopo l'altro gli dàuno
la buona notte e si ritirano per non metterlo in troppa appren-
sione. Egli, impressionato, non tanto per sè, quanto per l'al-
larme dato alla casa, la mattina dopo: - Vi ho spaventati tutti!
- dice a Balestra, e si fa spiegare com'era andata la cosa.
Il 28 marzo, lunedì di Pasqua, Don Riialdi, d'accordo cogli
altri Superiori, propone al Servo di Dio di riceverel'Olio Santo,
anche nella fiducia che abbia a tornargli efficace alla sanità
corporale; ed egli: "Volentieri, volentim?,, subito risponde,
e additandogli la scansia, gli fa prendere il Rituale e leggere
tutte le rubriche e le preghiere prescritte per quel Sacra-
mento che gli vien amministrato dal direttore spirituale della
... Società Don Paolo Albera, presenti tutti i membri del Con-
siglio Superiore, in segreto! Siccome allora i medici prono-

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37.1 Page 361

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666
- VII Sempre con Don Bosco
- sticavano (I che la malattia si sarebbe protratta per mesi - così
attesta Don Piscetta volle che l'atto rimanesse segretissimo,
per il timore che giungendone notizia alle case (e sarebbe giunta,
se si fosse risaputa da taluno che l'avrebbe fatta pubblicare)
i suoi figli rimanessero in pena, per mesi e mesi, in trepida at-
tesa della sua morte. Quindi, nessuno ne seppe nulla. I1 Capitolo
si radunò intorno al suo letto come per una conferenza. Chi
aveva in tasca il Rituale, chi il vasetto delllOlio (preso non
dalla sagrestia, ma direttamente da una chiesa di Torino, ove
non sapevasi che se ne sarebbe fatto), chi sotto l'ascella un pacco
IV
di documenti e di registri, e in realtà contenente cotta e stola,
ecc. ecc. Don Albera vestì la cotta e la stola. A bassa voce si
((DON BOSCO, IO VENGO A TE!))
recitarono le preghiere e si compiè il rito». Solo (I quando il
pericolo fu poi giudicato imminente, si sparse la notizia aver
Don Rua già ricevuto l'Estrema Unzione~).
Certo l'effetto delle preghiere è evidente, perchè nessuno,
>
- I dottori dichiarano che la fine è vicina, e si celebra un triduo dipre-
ghiwe nella Basilica di Maria Ausiliatrice. Ultime raccoman-
umanamente parlando, può darsi ragione dei ripetuti accenni
dazioni: agli alunni, ai Confratelli, alle m i e di Maria Aunlia-
a un miglioramento scientificamente e fisicamente impossibile,
trice, ai Cooperatori - Si pensa di fare un pellegrinaggio alla
tal quale com'era awenuto per Don Bosco. E per questo anche
quando & più frequentemente assopito o passa le notti agitate
!. tomba di Don Bosco peu ottenere dalla Divina Bontà la guari-
@>ne. - r< Credeva d'andarmene in paradiso .. n. - «Prendi il Ri-
o totalmente insonni, da noi, nell'detto che gli portiamo,
tuale, e leggimi le preghiere della raccomandazione dell'anima! n.
si continua a sperare, mentre i medici, senz'essere nè otti-
misti, nè pessimisti, pronosticano piuttosto male.
Soffre per l'accresciuta edagione alle gambe, che da tempo
- - - Ebbe, come Gesli, anche l'ora del Getsemani;poi tornò nella calma
più serena. L'ultima benedizione. Riceve Mons. Morganti -
«Don Bosco, io vengo a Te !... io vengo a Te !... 1). - I1 suo pensiero
sono tutta una piaga; e chi sa quanto deve soffrire per nuove
piaghe prodotte dal lungo decubito!...
Soffre per il Signore! il suo pensiero è sempre a Dio e alle
anime. Voglion vederlo anche persone che hanno perduto la
fede, o che non la praticano più da anni ed ami...; e la sua fi-
è fiso alla contemplaxione del premio celeste. - r St, salvar l'anima,
" è tutto, è tutto... salvar I'anima!... r. - La comunità sfila accanto
al suo letto p w baciargli amo7 una volta la mano... - Alle 9,37
spegne serenamente in Dio !...
gura, la sua parola e il suo ricordo sono forti e santi impulsi
che richiamano sulla retta via. Don Rinaldi ci faceva l'esplicita
L'ultimo di marzo, vedendo che la iine si accelerava in modo
dichiarazione che «tre ex-allievi, uno senza sapere dell'altro,
impressionante, il Consiglio Superiore annunzia che il dì se-
e tutti e tre molto lontani da Dio, vennero all'oratorio in ore
diverse in uno degli ultimi giorni della vita del Servo di Dio... I),
guente, 10 venerdì di aprile, si sarebbe cominciato un triduo
di particolari preghiere nella Basilica di Maria Ausiliatrice con
e ne furono così impressionati che tornarono alle pratiche
l'esposizione del SS. Sacramento. I membri del Consiglio vo-
religiose.
glion riservate a le funzioni solenni, ed insieme con gli altri
confratelli e con gli alunni si alternano in adorazicne innanzi
a Gesù Sacramentato.

37.2 Page 362

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1
i
668
- VII Sempre con Don Bosco
Il dott. Battistini dichiara che s non vi è pericolo prossimo,
ma questo pericolo pud farsi a breve scadenxa: ed anche l'esauri-
mento organico - per - può essere causa della mmte, in un
p&do d i qualche settimana I).
Anche il Servo di Dio par che non faccia più misteri sulla
sua convinzione di un imminente trapasso, e a quelli che
l'avvicinano dà santi ricordi e l'awivedwci in paradzsol
Al direttore Don Marchisio fa queste raccomandazioni:
- Dirai ai giovani che B una grazia grande che loro ha fatto
la Madonna nel farli venire in questa sua Casa. Di' loro che se ne
rendano più degni collo studio, col lavoro, col buon esempio e colla
pietà. A quelli che vi sono, ed a quanti verranno, raccomandate
sempre la frequenza ai Sacramenti e la divoxione a Maria S S .
Ausiliatrice.
Con Don Rinaldi s'intrattiene per oltre mezz'ora con
serenità incantevole, incaricandolo di comunicare particolari
ricordi ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice ed ai Coo-
peratori:
- A i Confnatelli raccomanda guanto dissi il giorno che rice-
vetti il Santo Viatico e ricorda loro che sarà nostra fortuna l'es-
sere stati fedeli nel mantenere le tradizioni di Don Bosco e l'aver
evitato le novità.
- Alle Figìe d i Maria Ausiliatrice dirai che esse sono molto
amate da Mwia Ausiliatrice; procurino di conservare questa predi-
Eezione della nostra cara Madre!... A tal fine conservino la cm2à
fra di loro, sopportando le une i difetti delle altre, avendo tutti i
nostri difetti da far sopportare. hTon raccomando la pietà, perchè
mi pare che ci sia; ad ogni modo pietas ad omnia utilis est!
Per i Cooperatori ripete con espressioni commoventi la sua
riconoscenza:
- Quando venga a morire, non occorre scrivere ai Cooperatori
una lettera, come sifece per Don Bosco. Tuttavia desidero che si
dica lwo che conseyvo tutta la riconosc&xa per l'aiuto che han
prestato alle opere nostre. S e Don Bosco disse che senza d i loro
non avrebbe fatto niente, quanto d i meno acra' fatto io che sono un
poveretto! Sono quindi obbligato di ricordarli in modo particolare.
10pregh& p@ loro, per le lorofamglie ed amici, pwchd il Signore
li ricompensi in qvesta e nell'altra vita!
IV - ri Don Bosco, io vengo a Te!a
669
- A te, poi, - diceva a Don Rinaldi - raccomando i miei
nipoti e i loro figli, Antonio, il giudice, i due di qui, il professore
di Roma, i &li e le sorelle, cioè gli Anarratone, De Lauso e
Piumati.
I1 dott. Battistini conferma il parere del giorno innanzi,
caricandone le tinte. Don Rinaldi annunzia alle case l'imminente
pericolo. I1 Servo di Dio riceve con piacere la visita di Don
Reffo che gli reca gli auguri del Superiore e della Pia Società
di S. Giuseppe, e l'assicura che da tutti si prega per lui.
Anche nel Santuario continuano le più ferventi preghiere;
ed egli, ricordando una speciale indulgenza plenaria da lucrarsi
in punto di morte concessa a Don Bosco da Pio IX nel 1858
per tutti quelli che erano allora all'oratorio, lieto che dal Santo
Padre Pio X sia stata estesa a quanti &chiarano di accettare
- qualunque genere di morte piacerà al Signore di mandar loro:
- Aiutatemi - dice perchè io Za possa guadagnare! Suggeri-
temi in quell'ora delle giaculatorie, ed anche quando sem6rasse che
- non fossi più in me, datemi di quando in quando l'assolueione.
113 aprile, ultimo del triduo - era domenica il Comitato
promotore della processione di Maria Ausiliatrice insieme colla
direzione dell'unione Operaia Cattolica, col permesso dellJAnto-
rità Ecclesiastica, aveva stabilito di compiere un pellegrinaggio
alla tomba di Don Bosco <i &ne di ottenere dalla Divina Bontà
la guarigione del venerando Don Rua, vero benefattore e padre
da' $gli del popolo, come fu già il Ven. Don Giovanni Boscou.
I manifesti, affissi alle porte delle chiese, notificavano che in
caso di cattivo tempo la pia gita verrebbe trasportata alla dome-
nica dopo, e difatti la neve e la pioggia, persistenti da più giorni,
impedirono l'affettuosa dimostrazione. Nel Santuario, intanto,
presente la comunità, nel pomeriggio si espone solennemente
i1 SS. Sacramento, si alternano in preghiera i giovani dellJOra-
torio festivo, le giovanette dell'Oratorio S. Angela, e quindi
gli alunni interni pel vespro cantato coram Sanctisnmo da Don
Cernrti. Don Francesia tiene il discorso fra la commozione
generale. Molti han le lacrime agli occhi.
Quella mattina Don Gusmano, dopo ave
- cappella di Don Bosco, passò a visitare il Se
gli disse: Credeva d'andarmene in Paradiso!

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V I I - Sempre con Don Bosco
E a Don Francesia che gli diceva: - Ma perchè non hai
pregato con noi? - rispose: - Oh! non è il caso di dire come
S. Martino: si adhuc!... C i sono tanti capitani che possono fare
al mio posto!
I14 aprile fu una giornate mestissima: - Siamo agli sgoccioZi!
Siamo agli sgoccioli! - andava ripetendo.
Ai giornali, che insistono per aver notizie, si comunica che
H da qualche gimao i disturbi dovuti all'inszLfiicienxa cmdiaca si
sono andati notevolmente aggravando»; e (<si è aggiunto uno stato
d ì progressivo esau&zmto, per cui purtroppo si deve prevedere
prossima la catastrofe n.
I1 comm. Possetto, appresa la triste realtà, insiste per poterlo
vedere ed è introdotto. n Mi vide - egli ricorda - e subito i
suoi occhi brillarono, mi volle vicino e: - Viene anche lei,
disse, con voce appena intelligibile, a d i m i la bugia pietosa,
come fanno questi miei figli? Grazie, grazie, mio buon Giovanni,
della sua venuta...n. E l'accomiatò dicendo: - Con lei, caro
dottore, ho un gran debito... fu qui, in questa stessa stanza...
ho sempre pregato per lei e per la sua famiglia, ed ora, che
sto per lasciarla definitivamente, voglio ancor dirle che quando
sarò di riunito al nostro buon Padre, invocherò sopra di lei
la celeste benedizione. Addio, nostro buono e fedele amico...
Entra Don Cerruti e gli manifesta il pensiero di comporre
una giaculatoria al Cuor di Gesù per ottenere alla Pia Società
nuove vocazioni; e il Servo di Dio, che ebbe cotesto santo ane-
lito in tutta la vita: - Oh! si - esclama- vocazoin,i
vocazioni!
LXo ce le ha date e ce ne dà, conserviamole! - e volle che gli por-
tasse la giaculatoria scritta, e se la fece porre sotto il capezzale...
Vengono ammesse alcune Suore di Maria Ausiliatrice, e
poco dopo egli prega che gli si chiami Don Francesia, suo
... confessore, che si affretta ad accorrere al suo letto, e:
- Prendi i l Rituale! - gli dice - e leggimi le
della raccomandazione dell'anima.
- Ma, caro Don Rua!...
- Sì, si, leggimi le preghiere degli qonizzanti..
È un allarme, una costernazione generale. I sup
si erano raccolti in conferenza, interrompono la seduta ed ac-
corrono trepidanti e, inginocchiati al fondo del letto, rispondono
IV - «Don Bosco, io vengo a Te! »
67'
alle litanie. Calmo e quasi sorridente, risponde egli pure: ma
soffre, soffre assai...
Poco dopo, un nuovo allarme. e Quell'anima - scriveva
pochi giorni dopo a un giovane confratello Don Luigi Piscetta
- che era vissuta imitando Gesù, ebbe con Gesù comune l'ora
del Getsemani. Gesù aveva detto: - Se è possibile, passi da me
questo calice! - e Don Rua, a imitazione di Gesù, coepit pavere
e si raccomandò ai presenti (c'ero anch'io, ma un po' discosto
dal letto, così che udii solo imperfettamente la sua voce esilis-
sima) procurassero d'allontanare la morte, o rendergliela meno
paurosa: - Perchè, disse, temo nel presentarmi al giudizio di
Dio, temo di non aver forza bastevole per sopportare i'agonia!
- Don Albera naturalmente disse parole bellissime e soavis-
sime di conforto».
La crisi fu d'un momento...
Forse in quegli istanti tornavano alla sua mente le prove
terribili del 1907, che aveva attribuite alla sua audacia di aver
accettato il governo dell'opera Salesiana; e quel ricordo lo spa-
ventava al pensiero del conto che doveva dame a Dio, ma fu
cosa di un istante e tornò subito nella calma più serena...
Per noi, invece, seguono ore desolanti. Alle 19,30 nel San-
tuario di Maria Ausiliatrice, e poco dopo nella vicina chiesa
dell'Oratorio di S. Angela, con le lacrime agli occhi si compie
la funzione dell'agonia. Le stanze vicine a quella dove giace il
Servo di Dio s'affollano di confratelli. Alle IO torna il dottor
Battistini. Salvo complicazioni, l'infermo arriverà alle tre del
mattino. Verso mezzanotte riprende un po' di forze; ringrazia
i medici e vuole che si rechino a riposo. Tutti, stupiti della me-
ravigliosa resistenza e lucidità di mente, si ritirano.
La mattina del 5 , alle due s'inizia la celebrazione di S. Messe
nell'attigua cappella; otto sacerdoti si succedono fervorosamente
nel Sacro Rito, e tutti aggiungono la colletta pro infirmo morti
proximo. La seconda Messa viene celebrata da Don Francesia
ed è ascoltata dal morente. Noi eravamo accanto a lui. Don
Rinaldi lo prega di benedire ancora una volta tutti i Salesiani
presenti e assenti, i loro alunni, i Cooperatori, e tutte le Opere
Salesiane. I1 Servo di Dio acconsente, e con voce forte e solenne
pronunzia la formola della benedizione che soleva usare Don

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- VI1 Sempre con Don Bosco
Bosco, facendo i1 segno di croce, con gesto cadente, ma largo
e ri-solu..t.o,pcaoxnceht iucodpewnsdao:benedictw Da' Omnipotentis, Patris et
Filii et Spiritus Sancti, d e s c d a t super vos, et super omnes Sa-
lesianos, et alumnos, et Cooperatmes,et maneat semper, semper!
I presenti, cogli occhi fissi in lui pieni di lacrime, rispon-
dono: - Amen!
Torna ad assopirsi. Sembra che l'esaurimento riprenda il
corso fatale. Verso le 4.30, al suono dell'Ave Maria dato dalle
campane del Santuario, si teme che esali l'ultimo respiro: tutti
sono in ginocchio collo strazio nel cuore... Invece di a poco
par che riprenda le forze, e vuol che tutti vadano a riposare,
per riposare egli pure. Questa malattia è un mistero: si fa
giorno, e Don Rua par che vada risuscitando. Verso le 8 vuol
che dai presenti si recitino le preghiere del mattino, le recita
egli pure con speditezza, e quindi: - Ora, dice con voce chia-
rissima, per far tutte le cose bene, ognuno si rechi alle proprie
occupazioni, rassegnati in tutto alla volontà del Signore!
Riceve ancor una volta Madre Daghero con Madre Vaschetti;
son introdotti anche il Principe Emmanuele Gonzaga con una
figlia e la signora Eugenia Ravizza di Milano; ed alle IO vuol
fare la meditazione. Si osserva che il suo stato è grave e non
conviene che si stanchi; si rassegni anche in questo alla volontà
del Signore. Solo in parte cede al pietoso riguardo e, detto il
V&, Sancte Spiritus, wol che gli si legga almeno il tema della
meditazione e le varie risoluzioni, sulle quali indugia con grande
raccoglimento un dieci minuti.
Fin che ha un fil di vita, non sa rinunziare all'adempimento
di ogni dovere!
Chiede più volte se non c'era speranza di un miglioramento
anche temporaneo, e udita l'ultima conferma che era alla fine:
- Ebbene, dice, non parlatemi più di affari, di altro; la-
sciate
gran
pcahsseo!p..e.nsi
unicamente
all'anima
mia,
e
che
mi
prepari
al
I1 Santo Padre invia di nuovo con effusionedi cuore al vene-
rando Don RWIl'Apostolica Benedizione con Indulgenza Plenaria.
Arriva Mons. ~ o & a n t i ,Arcivescovo di Ravenna, e sale tre-
pidante alla povera cameretta. L'infermo, appena lo scorge,
- IV (I Don Bosco, io vengo a Te! D
673
leva le braccia di sotto le coltri, le allarga con soddisfazione,
e l'abbraccia affettuosamente ripetendo:
- Ora son contento, ora son contento, ora son contato!
Monsignore chiede d'essere benedetto, ed egli l'appaga:
la voce è appena percettibile e quasi soffocata da un singulto:
ma terminata la formola: - Ed ora tu a me! - dice con
vivacità, ed a sua volta riceve umilmente la benedizione.
Riceve il Padre della Piccola Casa della Divina Prowidenza;
benedice i chierici del Seminario Teologico di Milano che avevan
... chiesto per telegramma la sua benedizione; verso sera stenta
a riconoscere chi I'awicina, poi perde completamente la vista
Suona la campana delle preghiere!... Da tre giorni, nel cor-
tile degli studenti che circonda le camere di Don Bosco, regna
il raccoglimento edificante degli esercizi spirituali; e lo sguardo
dei giovani è continuamente rivolto alle camerette di Don Bosco
e di Don Rua per vedere chi entra e chi esce, in affettuosa trepi-
dazione...,come quando volò al cielo Don Bosco; e quella sera
- era martedì - dal portico sottostante s'alza, come di solito,
il canto dell'inno: «Presso Paugusto avello >>c,he termina con
le parole: (iDon Bosco, io vengo a Te!».
L'eco delle ultime note sale mesta e solenne; il Servo di
Dio apre gli occhi, spenti ma animati da un dolce sorriso, e
ripete egli pure, quasi a compimento di una cara promessa:
- Si! Don Bosco... anch'io vengo a te!... Don Bosco, io vengo
a te!...
Verso le 22 entra in agonia <I calmissimo, senza grandi soffe-
renze e conservando sempre la conoscenza)).
Un'ora dopo leva ancor una volta il braccio scarno, tremante,
sorretto dai vicini, per invito di Don Rinaldi, e di un'ultima
benedizione a tutti, p~esentie lontani. Le parole sono balbet-
tate, il volto si illumina del sorriso di un padre che si sente
in mezzo alla famiglia e vuol aver per tutti un dolce ricordo.
Don Francesia, che gli sta vicino, si lamenta dolcemente
che non ha pregato con noi per la sua guarigione, ed egli: -
Si, ho pregato con voi, ma non come voi! Voi volevate secondo il
vostro desidcrio; ed io voleva che si compisse la volontà di Dio.
E poco dopo, sentendosi mancare, gli dice:
- Adesso ho bisogno dell'opera tua. Non abbandonarmi!
- 43 Don Mtchnk Run.

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- VI1 Sempre con Don Bosco
Dimmi fino all'ultimo momento da' buoni pensiai, ed io li ripeterà
con la mia mente quando non possa più colla bocca, e così morir0
proprio con Dio.
Così fu. Verso le undici, sapendo presso il letto il maggiore
dei nipoti, lo chiama, lo ringrazia dell'assistenza, che gli ha
prestata: e lo prega di dire ai fratelli e ai cugini, che vogliano
ricordarsi di lui, e di fare una Comunione per l'anima sua!
Commosso quegli si china e lo bacia in fronte, lasciando cader
molte lacrime.
Omai il pensiero del Servo di Dio è fissoalla contemplazione
del premio che l'attende!...Tra gli appunti delle sue prediche,
scritti da giovane sacerdote, ne abbiamo alcuni sulla solennità
dell'Ascensione di N. S. Gesù Cristo, dove, dopo aver descritto
come il Divin Redentore tornando alla sua reggia venne accolto
con le pid festose acclamazioni dagli Angeli, passa ad esporre
come anche i giusti, nell'abbandonare il mondo per volare alla
gloria eterna del paradiso, hanno le stesse feste e godono dello
stesso tripudio. I1 Divin Salvatore, in quell'istante, richiamava
alla sua mente la povertà e i patimentidella capanna di Betlemme,
le pnvazioni cui dovette soggiacere nella casa di Naxaret, le con-
traddizioni, le persecuzioni sofferte nel corso della sua vita pub-
blica, le fatiche e la stanchezza dei viaggi nella sua predicaxione,
il calice amaro della sua dolorosa passione, qual calice che egli
aveva bevuto fino all'ultima goccia, e questa ricordanza lo riem-
pie di gioia, ed esultante esclama: - Pater, ego te clarif;.avi
super terram, opus consummavi quod dedisti mihi; - ora propor-
zionata alle umiliazioni, agli stenti, all'angoscia sarà la gloria,
la felicità, e le consolazioni di cui ricolmerai la mia umanità!...
- u Tale proseguiva - smri la gioia che proverà l'anima
... del giusto all'atto di partirsi per volare al premio; darà ella uno
sguardo al mondo, e vedrà che le ricchezze sono un nulla;
gli onori... non son altro che ingombri ed inciampi a conseguire
la vera felicità; ed allora, piena di allegria, esclamera "Consum-
matum est! finita è la mia carriera, è terminato il mio pellegri-
naggio!...,,. Immaginate pure quanto di bello e di magnifico
si può trovare quaggiù... immaginate la sontuosità delle feste
e dei palazzi di Salomone, di Assuero e diqualunque più potente
monarca, nulla servirà a darvi neppure un'ombra di quello che
- IV Don Bosco, io vengo a Te!
675
... vedrà l'anima del giusto Vedrà una città, ricca d'ogni tesoro...
e i Patriarchi, i Profeti, i Santi tutti rifulgenti come altrettanti
soli..., e gli Angeli,... e quella dolcissima Madre, che mai l'ha
abbandonato nella mortale sua carriera, la vedd su d'un trono
il più alto, il più elegante, il più vicino a quello di Dio... Vedrà
Iddio stesso a faccia scoperta, vedrà il volto di Dio, che forma
la beatitudine di tutti gli abitatori del cielo,... quel volto che gli
Angeli e i Santi non si saziano mai di rimirare. E da quella
bocca, da cui scorrono torrenti di dolcezza e soavità, sentirà
dirsi: - Ego ero merces tua magna nimis!...- Allora quell'anima,
rapita in dolce estasi: - Ah! paradiso! dirà, bella patria, casa
di Dio, cara patria, dolce soggiorno; ah! quam dilecta tabernacula
tua, Domine virtutum! Ah! Signme, siano benedette le tribola-
zioni che m i avete mandato, benedette le persecuzioni che avete
permesso ch'io avessi a sopportare, benedette le mortificazioni,
benedette le occasioni che mi avete presentate di esercitare
l'umiltà, la carità, la pazienza...a.
Questi dovevan essere i pensieri che gli stavano fissi in
mente e lo riempivano d'intima gioia in quelle ore estreme...
- Verso I'una e mezzo si scuote un'altra volta, e Don ETan-
cesia gli dice all'orecchio: Siamo pi che preghiamo il Signore
ad apnkti il Paradiso!...
Egli ascolta con grande attenzione...
- E ci saluterai Don Bosco, non 2 vero?...
Al nome di Don Bosco la faccia del morente s'illumina,
e il sorriso divien più dolce e sentito.
- Veramente Egli ce la fa un po' grossa! (continua fami-
liarmente Don Francesia)... E poi ci saluterai anche Savio Do-
menico, non 2 vevo?... Anche Don Alasonatti... Don Ru@no...
Don
Don
Provera... Don
Belmonte... Don
BDounreatntid..o....DDononSaRloac.c..a...MDmon.
Lasagna...
Laxzero...
Ad ogni nome è un palpito di vita che si diffonde sul vi
cereo del morente che
strar tutta la gioia che p
ad ogni nome l'abbassa a
in segno di affermazione.
Don Francesia cont
ed ogni volta egli si dest

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- VI1 Sempre con Don Bosco
samente. L'ultima che riuscì a sottolineare fu una di quelle
apprese da Don Bosco nei primordi dell'oratorio: ((DolceCuore
... - di Maria, fa' ch'io salmi l'anima mia».
Sì, salvar l'anima... osservò, è tutto! è tutto! ... salvav
l'anima! ...
Furono le ultime parole!... Fino allo spuntar del giorno
udì ancora le varie giaculatorie che gli suggerivano, poich&,
appena le sentiva, lo si vedeva tender l'orecchio e trattener reli-
giosamente il respiro..., ma non parlb più!
Alle due antimeridiane si riprese la celebrazione delle Messe
nell'attigua cappella, ma egli non pot& ricevere la S. Comu-
nione. Alle quattro l'infermiere sente che il polso si rianima,
lo chiama ad alta voce ed egli apre gli occhi, e segni di capire.
Gli si offre da bere, ricusa. Gli si dice che il medico ha ordinato
di dargli un cucchiaino di caffeina, e lo prende. Al suono del-
\\
I'Ave Mayziz dilata ancora a lungo le spente pupille, volgendote
in giro sorridendo, quasi in atto d'intenso affetto e di paterno
ringraziamento a tutti i suoi figli e benefattori...
Noi, che avevamo passato anche quella notte sempre accanto
al suo letto, scendemmo nel Santuario a celebrare la S. Messa
all'altare di S. Giuseppe pro i n f i ~ mmorti proximo, e con le
più calde lacrime domandammo ancor una volta la grazia della
sua guarigione! Ritornati nella sua stanza, vedemmo che la
respirazione s'era fatta sempre più difficile e mancante, quan-
I
tunque il polso, che per qualche tempo era stato del tutto insen-
sibile, continuasse a dar piccoli segni percettibili e il corpo ve-
Parevano segni di vita ed erano segni
e una scena pietosa indimenticabile.
I chierici e i giovani della casa che non avevano mai potuto awi-
cinarlo durante la lunga malattia, furono ammessi a baciargli
ancor una volta la mano. In lunga fila passarono a uno a uno
presso il letto del morente che giaceva immobile... C
che strazio!
Dopo i giovani, vollero quella soddisfazione anch
di Maria Ausiliatrice che attendevano in chiesa pregando perchè
Dio rendesse più miti le ultime sofferenze del buon Padre,
e la Superiora Generale le precedette. La notizia corse tosto
L a Salma del Servo di Dio esposta nella chiesa di S. Francesco
avanti l'altare dove aveva celebrato la Prima Messa.

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IV - «Don Bosco, io vmgo a Te! »
677
rapidissima, e tutte le persone che erano nel Santuario, dolenti,
seguirono le Suore...
La triste sfilata durò oltre un'ora, ed era finita da pochi
minuti, quando alle 9.37, senza gemiti e quasi senza che se ne
accorgessero i presenti, l'anima santa del 10 Successore di Don
Bosco volava in seno a Dio!... I1 dott. Battistini, chinatosi per
constatar la morte, dopo di averci detto più coi gesti che col
labbro che era spirato, si chinò ancor una volta e baciò in fronte
il cadavere.
Tutti piegarono le ginocchia, rispondendo a stento al
sacerdote, che, aspersq la salma coll'acqua. benedetta, invitava
... subito gli Angeli del Signore a muovere incontro a1l'Anima che
l'aveva abbandonata; poi diedero i* uno scoppio di pianto
Poco dopo il campanone del Santuario e quello della Par-
rocchia di S. Gioachii diffusero nei dintorni il mestissimo
annunzio... e, mentre fino a que1l'or.a il tempo s'era mantenuto
pessimo (nevicava fitto fitto anche quella mattina), tutt'a un
!...

37.8 Page 368

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STORIC
Universali condoglianze. - Il S. Padre assicura che abbiamo acquistato
un nuovo Protettore in cielo. - Tutti rendono omaggio al compqno
fedele e al degno Successore di Don Bosco. - La stampa è unanime
nel rilevare la vita santa e labouiosa e le virtù straordinarie del
S e n o di Dio. - In città si commemora la gravissima perdita al Con-
siglio Comunale. - Avanti alla salma s$la dewota una continua
$umana di gente... - Momignor Marenco pont@ca la Messa
. solenne. - I funerali vincono colla loro grandiosità ogni commento.
- «Èmorto il Santo I... passa il Santo !... n. - In ogni parte si ce-
lebrano funebri onoranze. - Se fossimo nel Medio Evo, domani
mattina si canterebbe Messa in onore di "S. Ilfùhele Rua,, elevato
all'onore degli altari a voce di popolo!».
Appena si potè sfollare la camera, la veneranda Salma venne
religiosamente composta per esporla in luogo conveniente, chè
tutti bramavano vederla. Come s'era fatto per Don Bosco, si
rifiutò d'imbalsamarla, sembrando quasi una profanazione alle
amate spoglie, e fu rivestita della talare, della cotta e della stola.
Una signora aveva donato al Servo di Dio una cotta con espli-
cita dichiarazione che venisse deposta sul suo feretro, e si ri-
tenne conveniente rivestirlo di quella.
Trasportata di quel medesimo giorno nella chiesa interna
di S. Francesco di Sales, dov'era stata esposta anche la salma di
-V Storico trionfo
Don Bosco, venne collocata sopra un piccolo catafalco improv-
visato, coperta di un'umile coltre, e fra le mani le furon posti
il Rosario e il Crocifisso.
... E subito cominciò il mesto pellegrinaggio!
Senz'indugio cominciaron anche a giungere le condoglianze
più sentite. I1 Santo Padre, a mezzo del Card. Merry del Val,
Segretario di Stato, si diceva aprofondamente addolorato della
triste notizia r), ed (1 associandosi al grave lutto dell'intera Ftzmiglia
Salesiana >>c,i assicurava che aperdendo così degno Superiore »
avevamo acquistato (I U N NUOVO PROTETTORE I N CIELO r).
I1 Card. Rampolla compiangeva l'immensa perdita dei
Salesiani n che wenerawano in lui un Padre amatissinzo, il compagno
fedclc d i Don Bosco e il degno successore».
La Regina Madre, la Principessa Clotilde, la Principessa
Mana Laetitia e il Duca di Genova inviavano le più devote
condoglianze alla Società Salesiana ((perla scomparsa - diceva
il Duca di Genova - del venerando suo Maestro, il degno S u -
cessare d i Don Bosco e continuatore dell'opera santa, che tante
benemerenze ha saputo acqnistarsi in ogni parte del mondo*.
I giornali cittadini, con edizioni straordinarie, annunziarono
la perdita e mossero ogni classe di persone a vedere la salma.
Di quello stesso giorno si svolse una solenne Commemora-
zione al Consiglio Municipale. I1 sindaco senatore Teofilo
Rossi, rilevando come il doloroso avvenimento che aveva colpito
la città imponeva un'eccezione alla regola « d i non svolgeve intev-
rogazioni o mozioni Jinchè non fosse approvato tutto il bilancio
dell'annata, dava la parola ai consiglieri Rinaudo e Corsi.
I1 comm. Costanzo Rinaudo, ex-allievo dell'oratorio, con
voce tremante e commossa rievocò e additò in Don Rua (<il
santo ideale, che l'umanità nella sua vita travagliata ricevca e
sospira. D'una fede religiosa, limpida come il cristallo, resistente
come il diamante, ma non assorto in mistiche contemnplazioni, f u
il wero santo operativo dell'età moderna. Dal 1845, quando di
8 anni per la prima volta sentì le carezze paterne di Don Bosco,
$no al giorno in cui la stanca fibra I'inchiodd sul letto d i morte,
non ebbe un giorno di riposo: sessantacinque anni di lavoro assiduo
fecondissimo.
E quale simpatia d i lavoro! Fu santa missione d i Don Rua,

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680
- VII Sempre con Don Bosco
demissimo continuatore di Don Bosco, il preparare le giowanigene-
razioni alla wita, educandole al sentimento del dovere, alla serenità
del lavoro, alla purezza del sacr$cio. E consacrò il dovere c m alta
fede relkiosa; ma chi, anche non credente, non vorrà benedire una
fede, che crea tanta grandezza d i anime?
» Era &ura df asceta operativo, che pareva camminasse ri-
schiarato e mosso da una lampada interiore, accesa dalla fede
e dall'energia della volontà; Cocchi0 sempre mite, buono, benevolo;
la parola ad un tempo risoluta e soave; d'una indulgenza materna.
Nessuno lo vide irato; nelle amarezze delle persecuxzòni commo-
veva il suo volto pallido e sereno, che irradiava amore, pace e
perdono... n.
E concludeva:
4 TORINO DEVE ESSERE GLORIOSA D'AVER DATO I NATALI AD
U N SI' GRANDE SUCCESSORE DI DON BOSCO. Torino, nel senti-
mento della sua missione moderna, deve essere altera d'un figlio
del suo popolo, che ai figli del popolo di ogni terra e d i ogni lingua
disse la santa parola vivificatrice del dovere, del lavoro, della
bontà e della fratellanza umana)).
Al comm. Rinaudo si associava il marchese prof. Alessandro
Corsi, esaltando u il compagno, L'interpete più fido e i l continua-
tore pizt saggio e zelante delCOpera di Don Bosco, d i quel com-
plesso di istituzioni che d a anni diffonde pel mondo, coi mmzzi pid
umiyi e più coraggiosi, quelle ispirazioni e quegli esempi di cavità
cristiana che nobilitano l'uomo e lo mzgliorano, che rauvt'cinano
le classi in contrasto e difondono fra loro le concordie che prepa-
rano o fecondano cosf la pace fra i popoli)).
Attorno alla salma f u u n continuo ed affollato succedersi
di persone, che si rinnovb senza tregua anche il dì seguente ad
ocogmnimooravenetin!.e.l.leTpurtitmi evoorgelidoen1o1'8faarprtiolec.caErequcaonrtoenee,qumaelidascgelinee,
catenelie, libri, immagini, fazzoletti, ed allo stesso scopo molte
signore consegnano ai chierici e ai sacerdoti addetti al pietoso
ufficio i loro anelli, molti signori gli orologi, studenti universi-
tari il libretto di matricola. Il pellegrinaggio ingrossa straordi-
nariamente nel pomeriggio, quando dopo Suscita dagli stabili-
menti, gli operai accorrono da ogni parte alla grande dimostra-
zione di cordoglio e di ammirazione. Attorno alla salma di Don
-V Storico trionfo
681
Rua si ripete il commovente spettacolo che s'era svolto attorno
a quella di Don Bosco.
L'8 aprile i primi treni riversavano in città u n numero straor-
dinario di forestieri: ed alle otto si dovette chiudere la chiesa
per collocare la veneranda Salma nel feretro.
Presenti alla cerimonia furono i Superiori, il dott. Bestente
del Municipio, e pochi altri. Venne deposta i n una duplice
cassa; e ai piedi, dentro u n tubo di vetro, col sigillo della Pia
Società, fu collocato il verbale dell'atto con questa esplicita
dichiarazione: <iDelle virtù sue ammirande ed eroiche, specie del
W ardente zelo per la gloria di Dio e la salvezxa delle anime, e
del compianto generale che suscitò nel mondo c i d e la saa morte
dirà la storia)); e questo saluto: ((Riposain pace, o salma bene-
detta, presso quella di Colui che t i volle a parte delle sue imprese;
e come il tuo nome viurà unito accanto a quello d i Don Bosco,
così i l tuo spirito esulti accanto al suo in e t m r.
Trasportata nel Santuario di Maria Ausiliatrice parato a
lutto, venne collocata su d'un modestissimo tumulo sotto la cu-
pola; sei ceri, alcune candele, una corona di bronzo, splendido
intreccio di rami di palma e di alloro, inviata dal Comitato delle
Opere Salesiane di Milano, e nessun fiore. Attorno presero
posto i Membri del Capitolo Superiore, il pro-Procuratore
Generale Don Munerati, i nipoti e i parenti del Servo di Dio,
il Comitato Promotore dei festeggiamenti che si volcvan com-
piere per il suo Giubileo Sacerdotale, con a capo il Senatore
Antonio Manno, il Clero secolare e regolare, molti ispettori e
direttori delle case salesiane delf1Italiae dell'Estero, il Consiglio
Superiore delle Figlie di Maria Ausiliatricc e u n gran numero
di ex-allievi. Anche la Principessa Maria Laetitia assistè alla
mesta cerimonia accanto alle signore del Comitato delle Dame
Patronesse delle Opere Salesiane presso il presbiterio dal lato
del Vangelo, mentre dal lato opposto si schieravano i rappre-
sentanti del Card. Arcivescovo, assente da Torino, e di tutte
le Autorità cittadine, e di vari Arcivescovi e Municipi.
La Messa venne pontificata da Mons. Marenco, con assi-
stenza di Mons. Morganti Arcivescovo di Ravema, e di Mons.
Scapardii Vescovo di Nusco. Nelle cappelle della crociera,
dietro le rappresentanze dei collegi salesiani, una selva di ban-

37.10 Page 370

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682
- VII Sempre con Don Bosco
V - Storico trionfo
683
l
diere di associazioni cattoliche; quelle degli artigiani e degli
1
colta alcuna presso Don Bosco in Valsalice. E nel pomeriigio
studenti, abbmnate, avevano il posto d'onore ai lati dell'altare.
del 9 aprile, su d'una carozza funebre a convoglio, nella quale
Terminata la Messa, i cortili e la piazza presero l'aspetto
di una festa straordinaria; mai forse s'era vista tanta gente,
nemmeno il giorno dell'Incoronazione di Maria Ausiliatrice.
i
I
presero posto Don Rinaldi e Don Albera, si compì privatamente
... il trasporto. I giovani fanno ala al mesto passaggio, non senza
lacrime Escono dall'oratorio le spoglie di chi per tanti anni
Nel pomeriggio, alle sedici comincia a sfilare il corteo.
I
fu a tutti padre e maestro dolcissimo, ma per gran ventura
Sulla piazza e lungo l'intero percorso (via Cottolengo, via Biella,
vengono portate accanto a quelle di Don Bosco, a Valsalice!
corso Regina Margherita, via Ariosto, via Cottolengo) la folla
Lungo il percorso (via Cottolengo, corso Regina Margherita,
si addensa. Interminabile il corteo degli istituti femminili e
Corso S. Maurizio, corso Cairoli e oltre il ponte Umberto I)
maschili, e religiosi; quindi incede il clero in doppia ala impo-
il passaggio del convoglio è notato e non pochi lo seguono,
nente: non meno di cinquecento chierici seminaristi, sacerdoti,
cosicchè quando si giunge a Valsalice le poche vetture sono
parroci della città e dei dintorni e di altre diocesi, canonici di
subito circondate da un bel numero di cittadini d'ogni classe.
vane collegiate e del Capitolo Metropolitano, seguiti da Mons.
Tra il silenzio più impressionante il feretro è tolto dal carro,
Marenco, Mons. Castrale, Vescovo tit. di Gaza, con la Famiglia
e sulle spalle di otto sacerdoti introdotto nell'istituto. I chierici
Arcivescovile rappresentante il Card. Arcivescovo, Mons. Span-
lo attendevano in cotta; e, asperso con l'acqua benedetta da
dre Vescovo d'Asti, Mons. Valfrè Arcivescovo di Vercelli, e
Don Rinaldi, processionalmente viene portato in chiesa, dove
Mons. Morganti Arcivescovo di Ravenna.
si celebrano nuove esequie. Riportato nel cortile inferiore,
I1 feretro, a cui è rivolto lo sguardo di tutti, s'avanza su
davanti alla tomba di Don Bosco, vien benedetto il loculo aperto
d'un carro modesto; fan servizio d'onore dodici guardie di città
nella destra parete della tomba e, tra le lacrime dei presenti,
in alta uniforme e i valletti in rossa livrea, inviati dalle Case
ivi è introdotto e murato il feretro, mentre il direttore Don
Ducali d'Aosta e di Genova, con altri di varie case nobili.
Marchisio, con la voce rotta dal pianto, eleva ancora un saluto:
Oltre centomila persone fanno ala riverente, anche il Corso
<<Anome dei figli tuoi dell'Oratorio, e di quelli ancora che
Regina Margherita è gremito. Al passaggio del carro, tutti si
sono sparsi per tutto il mondo, io depongo, o Padre venerato,
scoprono commentando con affettuose parole la scomparsa del
sulla tua bara il saluto estremo dell'amore. Nm' prendiamo oggi,
grande benefattore della gioventù d'Italia e del mondo intero;
qui, sopra la tua tomba, l'impegno solmne di mantenerci sempre
e sul labbro di tutti s'odono le stesse frasi: '(È' morto il Santo!,,;
fedeli ai grandi insegnamenti a te e a nm lasciati dal ven. Don
"Ecco il Santo!,,. E spesso si vedono lacrime su visi dolenti,
Bosco e che si compendiano nel motto preghiera e lavoro! È questo
bimbi che mandano baci, mani che si segnano e labbra che pre-
gano o elevano una benedizione.
il fiore che i figli depongono sulla tomba del Padre! I).
Don Bosco e Don Rua erano di nuovo ancor più vicini!...
Alle 17,30 rientra nel Santuario e Mons. Morganti compie
Fino al 1907 nessun abbellimento s'era fatto alla tomba del
le esequie. I1 pubblico resta pigiato nella piazza e nelle vie adia-
Padre; solo dopo l'Introduzione della sua Causa di Beatifica-
centi, perchè la Basilica è piena zeppa, e quando dalle porte
zione s'iniziavano le opportune decorazioni che vennero com-
laterali escono nei cortili quelli che ebbero la fortuna di poter
piute sul principio di quell'anno, come se egli pure avesse
assistere al termine della cerimonia, dalla porta maggiore co-
voluto preparare un luogo più bello per il figlio prediletto!
minciano ad entrare migliaia e migliaia d'altre persone per
rendere anch'esse al Servo di Dio un ultimo omaggio.
- Questo è certo, le onoranze rese al Servo di Dio furono un
trionfo. e Una dimostrazione grandiosa diceva l'Unione di
L'altissima stima e la venerazione che godeva presso ogni
Milano - immensa, commovente, come quella che Tmino ha dato
ceto di persone ottennero che si potesse tumulare senza diffi-
a Don Rua, non fu certo mai vista, jwse neppure altre città

38 Pages 371-380

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38.1 Page 371

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684
- VII Sempre con ~ o BnOSCO
d'Itaiia; era tutta Torino che a c c o m a a dare l'estremo saluto
al cittadino illustre e benemerito, al grande filantropo, al padre,
all'amico, all'apostolo della gioventù I).
a Per avere un'idea esatta di quello che furono le funebri ono-
ranze rese oggi a Don Michele Rua - osservava la Stampa
de11'8 aprile - occowe risalire molto addietro nei ricordi difune-
rali imponenti, e richiamare alla memoria le grandi e pitì spon-
tanee dimostrazioni d i affetto, che il popolo ha voluto tributare,
in rare circostanze, a pochi illustri personaggi, pei quali l'anima
della folla, varia e molteplice, ha provato palpiti di riconoscenza.
& stata la solenne cminonia di oggi una splendida apoteosi del-
- - l'amore e delta bontà ».
«Per la sepoltura d i Don Rua scriveva il Momento la
monaca erince colla sua grandiosità ogni nota di commento. Intorno
alla bara dell'umile sacerdote si sono trovate tutte le rappresen-
tanze u f i i a l i delle più alte autorità civili; ma dktro i cordoni
militmi che trattenevano a stento la folla i n chiesa, come in piaxxa,
come per i corsi, era tale un'immensa onda di popolo quale non si
ricorda d'aver vista eguale da lungo tempo... ».
Molti giornali ebbero parole di alto encomio, formando un
coro di ammirazione e profonda venerazione al santo, che ufece
rivivere in il grande spirito dell'Apostolo di Castelnuovo e ne
continuò le opere. Egli non solo difee e propagò i grandi ideali
umanitari e nistiani, ma, a somiglianza del suo Predecessore, li
incamd pienamente e luminosamente neZIJinterasua vita rinnovando
le eroiche virtù dei santi. E che Don Rua fosse un santo k conwin-
zione di quanti ebbero la fortuna di avm'cinarlo o di vederìo. La
sua modesta cameretta di Valdocco fu sempre mdta d i continui
pellegrinaggi d i persom di ogni nazione, attirate dalla fama della
sua santità. Quanti si accostarono a lui, uscendo da quella came-
retta, avevano una sola voce: "DONRUA È U N SANTO,,. E questa
voce la r+ìeterono popoli intimi, i quali, tutte le volte che l'umile
sacerdote si volse per l'Italia e per l'Estero, si affollarono intorno
alla sua mistica figura di asceta, trasformando col Imo spontaneo
entusiasmo le sue visite in veri viaggi trionfali...1).
Così scriveva l'Azione di Catania e tale fu la voce di Cardi-
nali, Vescovi, Prelati, e di quanti, in ogni parte, dissero le lodi
del Servo di Dio dopo i riti solenni celebrati in suo suffragio.
Imponenti onoranze funebri rese a1 Servo di Dio.
(11,
riri C«~.PROeeii<i Mnrpi#nirn).
(In basso: dietro il feretro).

38.2 Page 372

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V - Storico hionfo
685
Noi abbiam raccolto pih di sessanta elogi funebri e numeri unici
e speciali fascicoli, ,pubblicati in quei giorni in sua memoria;
e tutti sono unanim nell'esaltarne la santa vita, l'amore straor-
dinario che ebbe per Don Bosco e per l'Opera Salesiana, e la
laboriosità e carità singolare.
Ai funerali di trigesima, celebratisi nella Basilica di Maria
Ausiliatrice a Torino, YEminentissimo Card. Richelmy, insi-
steva nel dovere di seguire le orme den'amato Padre e ricopiare
i preclarissmi esempi o.
A Roma, il 9 giugno, alla presenza degli Eminentissirni Car-
dinali Antonio Agliardi, Pietro Gasparri, Casimiro Gennari,
Pietro Respighi, Aristide Rinaldini, Vincenzo Vannutelli,
Giuseppe Calasanzio Vives y Tuto, e di vari eccellentissimi
Arcivescovi e Vescovi, lesse la commemorazione 1'Eminentis-
simo Card. Pietro Maffi, Arcivescovo di Pisa, il quale, dopo aver
ricordato come nel discorso che aveva fatto per Don Bosco nel
1908, commemorando l'Introduzione della sua Causa di Beatifi-
- - cazione e Canonizzazione, avesse preso lo spunto della palma
" U t palma Pwebit,, ora diceva dovendo parlare di Don
Rua non c'era e che da continuare il salmo e cantare per lui
le parole che compiono ii verso: "Sicut cedrus Libani multipli-
cabitur,,; come cedro del Libano moltiplicherà!...)), essendo
comune ((ilgiudizio che, con sintesi generale, mirabile e scul-
toria disse: Don Rua k h continuasime naturale e perjetta di
Don Bosco a. E si domandava:
- (1... &o v m à - che il labbro non dice, ma che il cuore
sospira d'un altra dilatarsi del cedro a più sublime maestà, in
luce più bella, sul Libano della Chiesa, in esempio3~lgid0,e con-
tinuata e cresciuta protezione dei pqpoli?... Alla Chiesa il dire:
noi figli
riamo e
dperevgohtiiaemoo!b.b..end.ienti,
rinnoviamo
E questo era il pensiero e il voto
l'abbandono
di tutti!...
in
Lei:
ado-
I1 giorno della morte del Servo di Dio, Pietro Fedele, pro-
fessore di Storia Mode
rebbe Messa di re

38.3 Page 373

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del suo tvapasso, molti sentono spinti ad invocaulo. :Con piccole
. reliquie, come pexzetti di panno o di tela da lui uratio toccati, si
- ..-hannoguatigionip-digiose. - « A Don Rua non ho mgi ricorso
invano,».- Continua a fave a metà con D O ~BZosco. r2nc/re lesem-
plici sue immaginette; come ?m pbrxo. la sua pvesenza, irpirano
- fiducia. Salesiani e Figlie d i Maria .Ausiliatricecatinuano ad
- . espcrimenta- -la special protezione. I n casi di gravi inaialtic
di alunni appellano alla sua patwna bontà cmz ,effetti,mcrae-.
- gliosi..,-,Anche con le medaglie da lui benedette.si hanno.grazie sin-
golari. Altri fatti più espressivi: alcuni sentono la sua-voci, lo
-vedono..., e sono consolati!... - Le pratiche per l'apoteosi liturgica.
Il Processo dell'ordinario sulla vita, fama di santità e. miracoli
- del Seruo di Dio ècompiuto, e gli Atti sono presso la S. Congrega-
zione dei Riti.. Anche la raccolta da'suoi sqitci, si è fatta e &.è
. . .#n? compiuto il PvocessVolo "de n
:dal Servo di Dio pratichino le
e saranno esazrditi!
Pptemmo..fame un.volu
un. rapido.accenno. . . .
diffondendosi, come.attestano le
a sua intercessione.
biamo, liiitiiIci a
. , . . , . .. .
- V I Sempre in benedizione!...
687
Cominciamo a rilevare. come alcune si otte
- dopo la sua morte;
a I1 7 aprile u. S. dichiarava Giuseppe MariaTo
fin dal 1910 -avevo avuto dei dolori reumatici alle reni, appl
cai un fazzoletto toccato dalle mani del nostro reverendissimo
Padre mentr era esposta la.suasalma, e il mattina dopo mi alzai
guarito e libero d a ogni d-ore. Un'altra volta fui preso da un
forte mal di testa, anche allora applicai il. fazzoletto e fui testo
libero, e così ottenni tante altre piccole grazie, appena.mi rac-
comandai alla sua intercessione ».
..
: (1 Nei, giorni.dei funerali del venerato signor Don Rua --
attesta Suor Nana Boggero - mi recai a Torino per prender
parte alle funzioni di suffragio. Fra gli accorsi molti andavano
a gara a far mettere oggetti nelle. mani del venerato defunto,
ed io pure, piena di ammirazione e , d i fede, presi un piccolo
Crocifisso,.e con quello toccai la salma venerata. Due mesi:dopo
mio babbo fu colto da una paralisi, c h e lo lasciò:-muto. Tra
l'angoscia e il dolore più profondo, mi ricordai del Crocifisso
che aveva toccato le spoglie del venerato DonRua, Andai a
prenderlo, e, piena di fede, l'appesi al collo dell'amato infermo.
Oh! prodigio! dopo pochi minuti sentii il ,mio caro babbo par-
lare! Subito innalzai preghiere di ringraziamento al-venerato
Don Rua, e piomisi di mandareun'offerta per le -Opere:Sale-
,>. siane. Chiamai un sacerdote e il caro ammalato, in piena cono-
scenza,.potè ricevere tutti i conforti d i nostra S. Religione
Appena i giornali diffusero la notizia della gravissima .per7
dita, molti si sentirono mossi a ricorrere alla sua intercessione.
Suor Amelia Zorzi, Figlia di Maria Ausiliatriceed ora. di:
rettrice nel Lazzaretto di Contrataci6n i n Colombia, ci .&
questa interessante dichiarazione.
<I Don. Rara è il mio medico! Era il gennaio del 1906. Partita
dall'Italia ancoinovizia, dopo un viaggio relativamente felice,
toccavo le coste colombiane, contenta di poter-essere un giorno
una vera missionaria salesiana; ma forse pel cambiamento di
clima; essendo di costituzione molto gracile, m'ammalai..dahl.
mio arrivo aBogotà; e per consiglio del: medico fui obbligata
al letto per alcuni mesi, senza:speranza di-guarire. completa:
mente, trattandosi dikmalattia polmonare. I n questa ,tempo

38.4 Page 374

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688
- VII Sempre con Don BOSCO
m ' a m v a i notabilmente e mi fnrono amministrati gIi ultimi
Sacramenti. La morte per altro non mi rapì ancora, e, grazie
a Dio, migliorai un poco. Feci la santa professione; e sempre
malaticcia e d'un color di cera, in differenti case lavorai come
potevo fino al r9ro. Presa allora da polmonite e da acutissima
artrite, perdetti il movimento volonta~oin tutto il covo, salvo
la testa. In questo doloroso stato, il 7 aprile seppi la morte del
venerato signor Don Michele Rua. Avendolo conosciuto perso-
nalmente in vita e apprezzate Ie sue rare e straordinarie virtù,
sicura d'essere esaudita lo pregai che intercedesse per me dal
Signore la guarigione o la morte, perchè mi vedevo, ancor tanto
giovane, inchiodata in un letto paralitica. Incominciai tosto,
con viva fede, una novena, e dopo alcuni giorni potei movermi,
scomparvero i dolori, e alla fine della novena correvo per la casa
come se non avessi sofferto nulla. Cambiai il color di cera che
Sempre avevo in un coior sano, e divenni robusta, cosa che non
era mai stata, neppur da bambina. Dopo pochi mesi non mi
riconoscevano più.
J) Continuai benissimo - ella prosegue - fino al r913,
quando, colta da forte tifo, fui visitata da vari medici che non
mi trovarono complicazione alcuna. Certamente il Signore per-
mise questo, perche si vedesse chiaramente che il veneratissimo
Don Rua m'aveva ottenuta nel 1910 la guarigione completa;
- ed anche dal tifo, per sua intercessione, guarii perfettamente.
Sono trascorsi 17 anni - cosi attestava il r j ottobre 1927
dalla I~ grazia ricevuta, ed io, sempre giovane e robusta, lavoro
felicissima colle figlie dei lebhrosi, godendo di una salute che
ammirano tutti quelli che mi conobbero prima D; e Suor Zorzi
vive ancora, e sta bene, e lavora!
Con piccole reliquie, pezzetti di tela o di panno od oggetti
usati O toccati dal Servo di Dio, applicati con fede a persone
ammalate, si continuano ad ottenere guarigioni prodigiose.
Il 9 aprile, Domenico Ferrero di Giovanni, di Arignano,
presso Torino, mentre stava con altri segando un gran tronco
sul pendio d'una collina, lo vide, per la gravità del peso, cadere
e rotolare per la china e non ebbe tempo di scansarlo, cosicchè
gli passò sul corpo fiaccandogli la gamba destra, rompendogli
due dita della mano, due costole, e conciandogli cosi malamente
p+f ~ ~ m p irnebenedizione!...
689
Si il capo da renderlo irriconoscibite. trovò che aveva anche
un intestino forato, per cui versava m condizioni difficilissime,
anche perchè poteva venirgli una forte peritonite. Giovane di
anni,
dalle Figlie di Maria Ausiliatrice,dimoranti
in paese, a ricorrere all'intercessione di Don Rua, lo fece con
tutto il cuore. Raddoppiando la fede cominci6 una novena di
preghiere al Servo di Dio, ed applicb sulle co~tolerotte un
pezzo di un lenzuolo adoperato dal Servo di Dio nell'ultima
malattia. A quel contatto, sull'istante sentì scomparire l'interna
indisposizione che impensieriva assai il dottore, raddoppiò la
fiducia, terminb la novena, e ne incominciò una seconda, do-
mandando la grazia di poter alzarsi prima della fine. Durante
quei giorni, i dolori continuarono a tormentarlo graveme,ntte
ma quando baclava il ritratto di Don Rua che teneva presso dl sè:
Ii sentiva sempre calmarsi; e terminata la novena potè alzarsi
e uscir di casa guarito. I1 24 maggio, pieno di riconoscenza,
volle far cantare una Messa di ringraziamento a Maria Ausi;
liatrice, come Patrona delllOpera Salesiana, si accostò ai Santi
Sacramenti, e andava ripetendo a tutti: "Don Rua mi ha salvato,
Don Rua mi ha guarito perfettamente,,)):
Rua - scriveva Suor Giuseppina Gamaleri nel
19i8 da ~ fMiarina - m ho mai yicoyso invano. Nel settembre
dello scorso anno fui a far visita con una superiora della casa
alla signora Dandrea, una fra le più cospicue persone di questo
ameno paese. L'ottima signora ci accolse con grande bontà,
ma era immersa nel più profondo dolore, perchè il suo unico
figlio, di pochi mesi, stava spegnendosi per estrema debolezza.
povera madre faceva veramente pie&! Stringeva a sè il caro
piccino, 10 baciava, invocando Dio e la Vergine, avrebbe voluto
Tianimare con la sua immensa tenerezza quel debole corpic-
ciuolo ormai esausto. Come consolare quello strazio mateyo?
Cerco di far coraggio alla povera signora e poi, come IsPlrata
da Dio, le suggerisco di rivolgersi a Don Rua e di mettere al
collo del bimbo una reliquia del buon Padre, di cui avevo [ c o y
attesta] altra volta esperimentato la grande protezione. La si-
gnora accetta la proposta, e al domani si mandb la reliquia.
Passarono due mesi. Ai primi giorni di novembre ritorno a far
visita aila signora Dandrea, ed ho la consolazione di udire daile

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690
- VII Sempre con Don Bosco
sue labbra queste parole: "Suora, dacchk ho messo al collo del
mio bambino la reliquia di Don Rua ed ho ardentemente pregato
questo santo sacerdote, il mio caro Nino ha cominciato a miglio-
rare, ed ora k bello eJimente, come nonfu mai, venga a vedevlo!,,.
Mi condusse, così dicendo, alla culla, e vidi infatti il caro bimbo
così florido e pieno di vita, da non far pensare che fosse stato
per qualche tempo sull'orlo della tomba. L'ottima signora
mi pregò di stendere relazione della grazia ricevuta >>.
Nel suo grand'amore a Don Bosco, si può dire che il Servo
di Dio continui a fare con lui a metà, anche in circostanze che
sembrano casuali, con quella disinvoltura e semplicità abituale
con la quale si trattavano in vita.
Nel mese di luglio 1928, il colonnello Francesco Messina
si recava con la famiglia a passar l'estate a Canove di Roana,
in prov. di Vicenza: e ((il 10 agosto- egli narra - la mia pic-
cola bambina Maria si ammalò colà di difterite e le sue condi-
zioni in breve &vennero gravi, e il medico curante, pur ini-
ziando le iniezioni di siero antidifterico, dichiarò che non po-
teva assicurarne la guarigione. La mia signora raccomandò la
..., piccina al Venerabile Don Bosco, con promessa di dare lire
cento per le missioni salesiane a grazia ricevuta si fecero due
novene e la bimba guarì completamente. Alcuni giorni dopo
si ammalò di difterite anche il mio piccolo bambino Luigi, e
malgrado le iniezioni di siero antidifterico fattegli dal medico,
dopo quattro giorni la malattia si aggravò tanto che la febbre
salì a più di 40 gradi; il medico gli fece per due sere iniezioni
di olio canforato; e alle 23 della seconda sera mia moglie, oramai
disperando della guarigione del piccino, perchè il medico ne
aveva giudicato lo stato come gravissimo, si rivolse con gran
fiducia a Don Rua (la cui immagine era sul tavolo della camera
ove riposava il bimbo), dicendo: "La bambina me l'ha guarita
Don Bosco, il bimbo lo raccomando a Don Rua con tutto il m r e
e con tutta l'anima, promettendo di dare lire cento per le Missioni
Salesiane, a graxia ricevuta e di pubblicare la grazia, perchk si
ottenga più presto la sua Beatz~caxione,,.Dopo un'ora appena
che si era rivolta a Don Rua, al bimbo la febbre discese a 38
gradi, a 37.02 alle 7 del mattino successivo, e in giornata scom-
parve completamente. A comprova di tale miracolosa guari-
- V I Sempre in benedizione!
691
gione, unisco la dichiarazione del dott. Giuseppe Favero, me-
dico curante)), che dice così: (<Si certifica che Luigino Messina
del colonnello cav. Francesco Messina, ammalato gravemente di
dijtmite settica con febbre elevata e sintomi allamanti, presentava
d'un tratto un miglioramento inatteso e rapidissimofino alla com-
pleta guarigione clinica s.
u Da molto tempo - scriveva T. Manzoni il 28 giugno 1910
da Firenze - chiedeva una grande grazia alla Madonna, ma
dacchè più forte fu il mio dolore, mi rivolsi ad Essa sotto il
bel titolo di Maria Ausiliatrice, mettendo per miei intermediari
il venerabile Don Bosco e il povero Don Rua, da poco passato
all'eternità - dicendo con insistenza: "Anche questa volta dovete
fare a metà!,,. Nella mia preghiera, quando più specialmente
il singhiozzo mi soffocava, non avevo che questa espressione
sulle mie labbra: "Oh! Maria Ausiliatrice, datemi una prova
della santità di questi miei intercessori, accordandomi subito la
grazia che vi domando!,,. Non passarono neppure quarantott'ore
dopo fatto questo patto, direi quasi, con la Madonna, che rice-
vetti la grazia completa, facendo ritornare il più splendido se-
reno nell'anima mia e nella mia famiglias.
Anche le semplici imrnaginette del Servo di Dio, come un
giorno la sua presenza, ispirano grande fiducia!
- u Mia moglie - dichiarava Giovanni Longobardo 1'8 no-
vembre 1928 affetta da terribile mastite, in seguito a dure
sofferenze ed estenuata da febbre altissima, fu costretta a sotto-
mettersi ad una operazione dolorosissima, e la povera donna
ne restò tanto impressionata che giurò in cuor suo di non farsi
più operare per le altre ghiandole, che sventuratamente, una
dopo l'altra suppuravano. I1 male era ribelle a ogni cura,
la febbre altissima e i dolori non cessavano; nessun medica-
mento serviva a lenire le sue sofferenze. Deperita, sfinita di
forze, anche in seguito a recente parto dolorosissimo, accasciata,
non si sapeva più che fare. I1 medico disse che non c'era altro
rimedio che il tempo per la suppurazione delle ghiandole e le
relative incisioni in profondità... Accasciato anch'io, e demora-
lizzato e addolorato, pensai che solo un miracolo poteva salvare
la mia povera moglie. La sera del 10 ottobre ero seduto vicino
a un tavolo, e accanto a me c'era mio figlio Giovanni, studente

38.6 Page 376

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692
VI1 - Sempre con Don Bosco
dell'oratorio Salesiano, che riordinava alcune immagini sacre.
I miei occhi si posarono, come rischiarati da una luce divina,
sull'immagine del compianto Don Rua; raccolsi e lessi quelle
righe che erano scritte dietro l'immagine, e preso in un attimo
da piena fiducia, pieno di speranza mi appartai e inginocchian-
domi con fervore recitai alcune giaculatorie. Per nove giorni
ripetei le preghiere e mia moglie non soffriva più, i dolori ces-
sarono fin dal primo giorno. Per altri nove giorni ripetei le pre-
ghiere e le ghiandole erano tornate allo stato normale. Alla
terza novena mia moglie era completamente guarita. Ecco il
fatto genuino, al quale possono rendere testimonianza i parenti
e lo stesso dottore ».
I Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice, come avevan
goduto della sua bontà quand'era in vita, continuano ad esperi-
mentarne la special protezione dopo morte...
- ((Aiprimi di maggio del 1911 - attesta il confratello Don
Giuseppe Colombo mi prese all'occhio destro una forte
cheratite, che in breve mi tolse completamente l'uso dell'occhio.
Anzi l'infiammazione dell'occhio infermo mi recava tal fastidio
da non poter usufruire neanche dell'occhio sano per istudiare.
Mi trovava così in un beli'impiccio, perchè appunto di quei
giorni intendeva accingermi alla preparazione prossima ai vicini
esami finali, presso l'Istituto Biblico. L'arte sanitaria non aveva
nulla per soffocare violentemente il male. Attendeva quindi
impazientemente, giorno per giorno, che il male, fatto il suo
corso, se ne andasse, o almeno diminiiisse tanto da permettermi
lo studio. Ma inutilmente; sicchè a Pentecoste mi trovava an-
cora col male in fase acuta. Avevo pregato, altri avevano pregato
per me, ma pareva ornai destinato che dovessi rinunziare a pre-
sentarmi agli esami nella sezione estiva. Quand'ecco mi viene
alla mente d'invocare il patrocinio di Don Rua, che sovente
avevo visto sofferente d'occhi. Promisi un triduo di preghiere
e di far nota la cosa se, entro tre giorni, m i si concedeva almeno
di poter applicarmi; onde, sebbene con breve ed affrettata pre-
parazione prossima, potermi tuttavia presentare agli esami entro
giugno. Ebbene, dopo il primo giorno del triduo, io m'alzai
affatto libero dal dolore, sicchk ~ o t e iliberamente studiare.
usufruendo dell'occhio rimasto intatto. E diedi e superai feli:

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-VI Sempre in benedizione!
693
cemente gli esami, senza che nel frattempo ritornasse mai piu
il dolore... I).
Nel mese di maggio del 1910 - attesta Suor Giuditta
Torelli - (I una consorella [Suor Calcagno Margherita] fu
colta improwisamente da febbre alta e catarro bronchiale così
forte ed abbondante da lasciar fondatamente temere qualche
malanno serio e grave. Si passarono due giorni in forte trepi-
dazione, usandole nello stesso tempo i rimedi suggeriti da per-
sone esperimentate. Al terzo giorno non accennava punto a
migliorare e con grande fiducia dissi: - O buon Padre Don
Rua! voi che tanto amavate i vostri figli ed avete certo provato
dolore e pena per i loro malanni e per le gravi malattie, voi ve-
dete l'angoscia in cui siamo, perorate la nostra causa presso
Dio ed ottenete alla nostra cara sorella una pronta e completa
guarigione! - All'indomani l'ammalata potè alzarsi, nutrirsi
e stare notevolmente bene, e dopo tre giomi si trovò completa-
... mente guarita. D'allora in poi non ebbe più un colpo di tosse,
mentre prima non faceva altro che tossire v.
Anche in casi di malattie degli allievi, Salesiani e Figlie
di Maria Ausiliatrice ricorrono al Servo di Dio e, infondendo
in essi la stessa fede, hanno effetti meravigliosi.
I1 19 febbraio 1928, Enrico Schiavi, alunno artigiano dell'O-
ratorio di Valdocco, cadde ammalato e dopo due giomi che si
trovava a letto in infermeria, il dottore lo dichiarò colto da
grave polmonite doppia. I1 terzo giorno gli crebbe la febbre
che raggiunse d'un tratto i 40 gradi e aumentò ancora fino a
40 e sei centigradi, e in quello stato perdette l'uso dei sensi,
e spesso vaneggiava. I1 medico e lo stesso dottor Battistini,
chiamato a consulto, dichiararono concordi che v'era più da
temere che da sperare, anzi dissero apertamente che per loro
conto non sapevano più a quali mezzi ricorrere per arrestare
il male; quindi la fine del povero giovane era imminente. Si
telefonò al padre, che corse subito a Torino; e, lui presente,
siccome ogni mezzo era inutile, nei momenti in cui dava segno
di capire, gli fu consigliato di cominciar una novena al Servo
di Dio Don Michele Rua implorando da lui la guarigione. I1
babbo cominciò lui pure la novena con fervore, e, tra il secondo
e il terzo giorno, con meraviglia di tutti, dei medici e dei supe-

38.8 Page 378

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694
-VI1 Sempre con Don Bosco
riori, la febbre che passava sempre i 40 gradi prese e continuò
a diminuire, e il quinto giorno era interamente scomparsa, e
la guarigione fu pronta e completa.
Pochi giorni dopo cadde ammalato il giovane Battista Bof-
felli, studente, d e t t o egli pure da polmonite, il quale, dopo due
giorni, perdette l'uso dei sensi. I1 nono giorno venne racco-
mandato al caro e venerato Don Rua e gli fu posta una reliquia
del Servo di Dio sotto il capezzale. Era la domenica 11 marzo.
Quella sera fu raccomandato alle preghiere dei compagni cui
si annunziava che ail'indomani si sarebbe cercato di fargli rice-
vere il SS. Viatico. I1 ragazzo infermo, appena udì il nome di
Don Rua, si ricordò della guarigione dello Schiavi, e si sentì
pieno di una grande confidenza nella potenza e nella bontà
del Servo di Dio. I1 7.2 marzo fece la S. Comunione, e subito
dopo ecco che i suoi occhi cominciano di nuovo a vedere, rico-
nobbe i presenti, la febbre era cessata in quell'istante. Si rimise
egli pure interamente, grato al santo successore di Don Bosco,
>>. «che continuo - diceva - a pregare tutti i giorni, affinchè
mi -protegga e mi benedica
Anche con le medaglie già benedette dal Servo di Dio, si
ottengono prodigi.
Trovandosi il Servo ad Intra presso le Figlie di Maria, nella
casa che abitavano in via Moscova, la direttrice Suor Clelia
Guglielminotti gli presentò alcune medaglie perchè le benedi-
cesse. Egli guardò, sorrise, alzò gli occhi al cielo, dicendo:
"Quanto mifate lavorare, Suor Clelid,,. E lungamente stette in
preghiera, benedicendo. Che voleva dire con quella frase? quello
che disse in ugual maniera in simili circostanze; che avrebbe
benedetta a una a una quelle medaglie in modo che le benedi-
zioni del Signore fossero discese su tutti quelli che le avrebbero
ricevute, solito com'era a far con perfezione ogni cosa. E i
fatti lo mostrarono. ((10- scrive Suor Clelia - diedi una di
quelle medaglie benedette da Don Rua ad un operaio della
Ditta, colpito da poImonite doppia con nefrite, nel mese di
febbraio dell'anno 1924. Chiamata, andai al suo letto, portai
meco la medaglia, gliela feci baciare, e gliela appesi sul guanciale.
Tornata in convitto e veduto il signor Don Bmsasca, lo pregai
di recarsi dall'ammalato. Acconsentì, gli diede la benedizione
- VI Sempre in benedizione!
695
di Maria Ausiliatrice, e tornò in convitto. Intanto l'ammalato
si fece consegnare la medaglia e se la mise sul cuore. Applicarla
e sentir come una mano che gli sradicasse il male fu un atto
solo; ed esclamò: "Sono guarito! La Madonna mi ha portato
via il male!,,. E da quel giorno incominciò a star meglio e andò
sempre progredendo con stupore del dottore, che il giorno prima
l'aveva dato perduto.
s I1 bambino Motti Gian Pietro di Giacomo, dell'età d'un
anno, fu colpito da forte febbre minacciando broncopolmonite.
Alla sera il medico dichiarò il bambino gravissimo; la febbre
eza salita a 42 gradi circa. I1 padre del piccolo morente venne
per raccomandarlo alle nostre preghiere; io gli consegnai una
medaglia benedetta da Don Rua, dicendogli d'aver fede. Alle
undici di sera il padre mise la medaglia al collo del bambino;
questi s'addormentb e non si svegliò che al mattino, e con stu-
pore di tutti, dei genitori e di quanti curavano il bambino, il
dottore disse non esservi più traccia del male. Ora è sano e
vegeto, e il padre attesta che riebbe la vita dopo l'imposizione
della medaglia u.
mancano altri fatti, ancor più espressivi, cioè che ci
fanno meglio conoscere quanto sia caro a Dio questo fedelissimo
suo Servo.
(( Mi trovai - dichiara Giulia Carena ved. Carguino-per
circa cinque anni paralitica nell'ospedale del Cottolengo, e...
... data spedita dai più rinomati dottori, confidava nella carità
del venerando Don Rua che si trovava già infermo, e desi-
derava che venisse a t r o v a d per essere confortata. Ed egli
subito mi fece dire che con suo rincrescimento non poteva più
... camminare, avendo le gambe piagate, ma che si ?+serbava di
venire a suo tempo! Capii, epperciò mi quietai e poco dopo
awenne il suo decesso. La sua sepoltura tutti correvano a
vederla, persino le ammalate! quelle che potevano alzarsi si
attaccavano aile sbarre delle finestre per vedere e udire la flebile
musica che accompagnava la venerata salma... Io piangevo con
grande amaritudine per la perdita fatta del mio unico sacro consi-
... gliere e direttore dell'anima mia, ed anche per non poter vedere
nè udire la musica per essere pienamente sorda Ma che?
all'improwiso sento una voce interna che mi dice: "Non pian-

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696
VII - Sempre con Don Bosco
gere, poverina, voglio che anche tu oda la musica che mifanno ...,,.
Ed odo chiaramente la monotona e melanconica musica, che
però mi straziava il cuore, perchè io l'amava qual vero mio
direttore spirituale. Di poi fra la mezzanotte (la notte de11'8
al 9 aprile) perchè io sempre lo chiamavo frammezzo ai miei
aspri dolori, odo la sua voce soave, accompagnata da una fra-
granza d'odori paradisiaci, che m'inebriarono tutta, %mi disse
queste testuali parole: <'Miafiglia, eccmi a te, non ho potuto
venir da vivo, perchd infermo, e s a venuto ora. Consòlati: la tua
malattia sarà di grande gloria a Dio; patisci ancora un poco per la
conversione dei poveri peccatori, e dopo ne sarai libwata; io ho
interceduto per te, confida, e spera senza intermissione, per te
e per i povwi peccatori,,. Poco tempo dopo sentii in me u n bm-
lichio, cioè il mio corpo si rianimava, le forze aumentavano, e
d'un tratto le due suore Vincenzine mi prendono per le braccia
... e mi fanno discendere già dal letto. Camminai come una bimba.
I1 dottore Osanna, ora defunto, ne restò sbalordito D.
La Cargnino dichiarava di aver fatto ricorso a Don Rua altre
volte e d'essere stata sempre esaudita... (I Quando mi risponde
in qualche cosa, sempre è accompagnato da un soave odor pa-
radisiaco. Non l'ho mai veduto con gli occhi corporali, ma bensì
lo sento a parlare, e la sua voce sembra uno strumento musi-
cale ed odoroso >).
Una giovinetta della famiglia Provera, parente dei Provera
di Mirabello Monferrato, con i quali il Servo di Dio aveva
avuto relazione quando fu direttore del primo collegio salesiano
iniziato in quel paese, da sei mesi soffriva un cosi forte mal di
gambe, che a stento poteva moversi. Trovando inutile ogni cura,
ricorse all'intercessione di Don Rua, e pregò tanto per mesi,
dicendo ogni giorno 7 P a t a , Ave e Gloria. 11 7 agosto 1916,
alle 3 pomeridiane, la povera giovane scendeva a stento le scale
dal quarto al secondo piano, dopo una visita fatta ad una pa-
rente, quando, sulla scala, ode d'improwiso distintamente
queste parole: "Le gambe ti san gurite; io sono Don Rua, che
tu puegasti tanto!,,. Si guardò attorno e non vide nessuno; ma
con somma contentezza da quel momento si trovò le gambe
perfettamente guarite.
Chiudiamo la serie di questi fatti singolari con esporre quanto
- V I Sempre in benedizione!
697
apprendemmo noi stessi dal labbro del venerando Don Orione,
Fondatore della Piccola Opera della Divina Prowidenza.
Alunno dell'oratorio negli ultimi anni della vita di Don
Bosco e nei primi del Rettorato del Servo di Dio, fu tenera-
mente amato dall'uno e dall'altro, ed avrebbe voluto farsi sale-
siano, ma il Signore lo chiamava ad iniziare un'altra società
che compie già un gran bene nella Chiesa. I1 ricordo dei nostri
... primi Padri è indelebile e fattivo nel suo cuore, e continuo sul
suo labbro è il monito: "Don Bosco faceva cosi, diceva così!
quindi anche noi dobbiamofare e dire cosi,,. Dopo l'immane di-
sastro di Messina, egli si trovava come Vicario Generale in
quell'archidiocesi; e quando seppe che il caro Don Rua era
gravemente ammalato, telegrafò per sapere se avrebbe potuto
vederlo e parlargli. Gli fu risposto di sì, e venne a Torino, e
gli parlò, e Don Rua poco dopo morì. Ma non fu l'ultima
volta che egli vide il Servo di Dio. Nell'estate di quell'anno era
pieno di gravi preoccupazioni, ed avrebbe desiderato una parola
di consiglio, di conforto. Un giorno, che ne sentiva maggior
bisogno, uscito dall'ufficio verso l'una e mezzo, mentre si tro-
vava sul viale di S. Martino per recarsi a casa, vide il Servo di
Dio avanti a sè, che camminava spedito, vestito di cotta. Subito
lo riconobbe; non poteva essere un'illusione, affrettò il passo
e gli fu a fianco. I1 Servo di Dio lo fissò paternamente, come
soleva quand'era in vita, e con il suo sguardo buono, paterno,
pieno di un'espressione viva e dolcissima, senz'aprir bocca,
senza proferir parola, gli disse tua0 quello che aveva bisogno di
sentire, e, somdendogli affettuosamente, scomparve. Fu tale il
conforto che n'ehbe Don Orione, che si senti internamente tran-
... quiiio e confortato e, pieno di riconoscenza, continua ad
... invocarlo ogni volta che ne sente il bisogno
Iddio è ammirabile nei suoi Santi! I1 soprannaturale abbonda
nella vita del Servo di Dio, e continua a manifestarsi in modo
singolare anche dopo la sua morte.
Fede! adunque: nelle nostre necessità spirituali e temporali
ricorriamo a lui fiduciosamente, e vedremo prodigi.
La sua salma riposa ancora nella cappelletta accanto a quella
nella quale fu per quarant'anni il corpo di Don Bosco... una
cappelletta, cara, graziosa, e insieme così umile e modesta da ri-

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- VII Sempre con Don Bosco
cordare le catacombe! Di. fronte si vede un grazioso altare di
marmo, e a sinistra è lo splendido sarcofago, con un bassorilievo
in marmo dellasalma del Servo di Dio, al naturale,vestito di
camice, stolae piviale; pregiato lavoro.del conte Annibale Gala-
teri di Genola, che riproduce. egregiamente l'aspetto ascetico
e ieraticodi Don Rua. La salma giace in posizione opposta,
sopra il concavo che sovrasta i l sarcofago, e precisamente col
capo dalla parte dell'altare e i piedi verso il cortile, percui quei
che lo sanno, entrando nella cappella di Don Bosco, si fermano
a pregare con particolar divozione sugli ultimi gradini della
prima rampata a destra, trovandosi così quasi a contatto con il
venerato capo del Servo di Dio.
Di fronte al sarcofago, cioè nella destra parete della cappella,
si legge quest'epigrafe, dettata.dal prof. Don Francesco.Cerniti:
-MICHAE- LRUA, Sacerdos Taurinmsis - Alter Salesianae
familiae Parem- VenerabiiisJoannis Boscoexempla - Pietate,
-sapimtia, opere -- Aemulatus - Hic - In pace Chr+.p~i~~cdt.
Obiit Augustae Taurinorum V I H idus aprile anno M C M X
- Aetatis s w a. LXXII;m. I X , d: XXVIT (I). .- . ,.
L'inaugurazione del mausoleo si fece il 6 aprile 1916, sesto
anniversario della :morte del Servo .& Dio, alla presenza di un
gnippo di ammiratori e di devoti..
..
: . L acompleta decorazione de1le:pareti diede luogo ad un'altra
funzione semplicee severa, ma densa d'affetto e di commozione,
Il
i110 aprile.igz~l,a domenica su
della.morte deh Servo di Dio.
::
1
i
" -Questi lavori,:comprese.le dec
mediante.offerte di: suoi ammirat
Alla' tomba, non ..solamente, Salesiani
8
Ausiliatrice, o loro allievi o allieve, si recano
i
soned'ogni ceto e.condizione sociale. Anche dopo che il corpo
I
&Don Bosco, elevato.all'onore degli altari,.fu. trasport~tonella
i
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l
i1
I
9"CSBs,iarfalgaiess(ist1oioil1ar-i~.cnnrMaai.ip2&-i7codl.hsiiaeed:ls-oe.eMp.~mRo.Mapuariavoidera.SeiriaaeAcVmeTeuru.ondslreaoiirttlnoeai.oab-Tti.irloelircc6Gio.en.ina.eo,psv-ler?.ainl-penideiitogBhsievo,ocsce.oco-n..onsdp- .ola" ael1rsiaapmienozdaecl;ih.'ace.o.iv1e2n0gpae-
V I - Sempre in benedizione!
699
quanto prima trasferito e tumulato il corpo del Servo di Dio -
l'affluenza alla tomba continua, nonostante le difficolta che si
frappongono per visitarla essendo fuori centro, e cib è una
comprova della viva e profonda venerazione di cui è oggetto
per tante anime.
Cotesta venerazione brillb in f o m a singolare nel 1915,
quando si diffuse la voce che s'iniziavano i passi necessari per
venire agli atti processuali per la sua Causa di Beatificazione
e Canonizzazione. Nobili personaggi che l'avevano conosciuto
da vicino e sentivano ancora la straordinaria fragranza delle sue
virtù, Vescovi, Arcivescovi e Principi di S. Chiesa, pieni anch'essi
di alta venerazione per la sua vita esemplare, andarono a gara
nell'inviare le adesioni più entusiastiche e i più vivi incoraggia-
menti, mossi anche dalla convinzione più profonda, come
diceva Mons. Giovanni Battista Arista, Vescovo di Acireale,
<<deglran bene che ne deriverà alle anime, specialmente dei sacer-
doti, pel nnovo esemplare che sarà dato h o di ricopiare)).
Ed ecco il 2 maggio 1922 i1 Card. Richelmy costituire il
tribunale ecclesiastico per i1 Processo dell'ordinario sulla fama
di santità, vita, virtù e miracoli del Servo di Dio, Don Michele
Rua, sacerdote e Rettor Maggiue della Pia Società di San Fran-
cesco di Sales; e noi avemmo la gioia di stendere le Posizioni
e gli Articoli presentati dalla Postulazione, che furono anche
pubblicati in un libretto a parte ed inviati a tutte le Case Sale-
siane e delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
I1 5 maggio dello stesso anno, nella seconda seduta, si fece
la consegna degli Articoli dal Vice-Postulatore, Don Stefano
Trione; il 6 ebbe luogo il giuramento dei testimoni, e il 17 luglio
s'iniziò l'esame dei testi, il quale si protrasse per cinque anni, e
precisamente fino al 31 agosto 1927, quando si tenne la 179%
seduta.
Nel 1931, dopo intimazione del Card. Gamba, vennero
raccolti gli scritti del Servo di Dio.
Nel 1933, sotto 1'Em.o Arcivescovo Fossati, si tenne il
processicolo de non cultu.
Tutti gli Atti, man mano, vennero recati alla Sacra Congre-
gazione dei Riti, che li sta esaminando...
Non resta che pregare, e fervorosamente pregare, percbè

39 Pages 381-390

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39.1 Page 381

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700
- VII Sempre con Don Bosco
il Signore e Maria Ausiliatrice e Don Bosco vogliano glorificare
il loro fedelissimo Servo.
I nostri voti e le nostre preghiere affrettino quel giorno!
Noi studiamoci di praticare i suoi insegnamenti e d'imitare
le sue virtù, e se abbiamo bisogno di grazie, anche segnalate,
a Lui ricorriamo con fiducia, e saremo esauditi.
I Santi continuano ad operar prodigi per proseguire la mis-
sione che compivano sulla terra, e chi fa suoi ed asseconda e
favorisce i loro ideali, ottiene ogni sorta di grazie. Così fa San
Giovanni Bosco; così farà i1 suo devotissimo Don Rua!
PER LA REVISIONE DELLA SOCIETA SALESIANA
Visto: nulla osta alla stampa
Torino, 5 IugIxo 1934
Sac. B FASCIEC,ons. Scol. Gm.
Visto: nulla osta alla stampa
Tonno. g luglio 1934
Mons. Can. G . DBSECONDI,Rev. Arciv.
Torino, i 6 ludio ,934.
IMPRIMATUR
CAN.Fmnc~scoPALR~RPIr,o Tic. Gen
La cappella funeraria.
Ii sarcofago coi bassorilie\\ro scolpito dal Conte Galateri.

39.2 Page 382

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INDICE
I
ALLA SCUOLA DI DON BOSCO
I....... - Son pronto a seguirla! I) . . . . 1832.1850 pag. I
I1..... - Albori d'apostolato . . . . . . . 1850-1852 I> 17
. . - .... 11.1....
IV -
- V......
Veste l'abito ecclesiaitic6 :
,
Il primo
Studente
. . sdaileTsieaonloog. i;a'.:...'...,..'...:.,
..
.
... .
.
.
1852-1853
1853-1855
. 1855-1858
I>
a
)>
24
33
43
. . - .... VI Accompagna Don Bosco a Roma
1858 s . 57
... - . . . . . . . VI1 Sale all'altare
1859.1860 >> 68
...
PRIMO AIUTANTE DI DON BOSCO
. I....... - Direttore delle Scuole e deIl'Ora-
torio di Vanchiglia
1860-1863pag. 85
I1..... - Direttore del primo collegio . . 1863-1865 e 95
I11.... -
Prefetto
torio
.della. Soc.ietà .e
d.efl'or.a-1865.1872
105
. . . . IV.... - La (I Regola vivente »
1872-1875 )i, 122
- V...... Primo visitatore delle Case . 1875-1877 131
VI.... - Sempre ammirabile . . . . . 1877-1829 r 139

39.3 Page 383

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Indice
TUTTO DI DON BOSCO
. II1..............
Accanto al Padre .
Suo Vicario Generale
.
..
.
.
.
1880-1883 pag 153
1884-1885 i) 165
. . . 111..... Negli ultimi anni
1886-1882 » 178
IV..... Ne raccoglie l'ultimo respiro . . . 1888 I) 188
SUCCESSORE DI DON BOSCO
PRIMO DECE.N..N.IO
- . . . . . . I....... -
I1 .....
. . . . .. .. . . . ..
.. .
La conferma pontificia
!Anno diilutto
..
.: .
.. .
;
.. .
.. .. 1888pag. 199
1888-1889 >> 208
111....-.Fiducia nei Cooperatori. . . . . .. l 8 89-1890 » 219
vIV...........-
LPr'uimomi 'o.vidagigDi iaoll1.Esteroi
..
;.
.
...
..
.
;
1890
1891
. VI...... Sempre -avanti . . . . . . . . . . ; ; 1892
VI1.... <<-Dma ihi animas!...>> . . . .: .: .. 1893-1894
VI11.... 1n:Terra Santa . . . . . . . . . . . : 1895
IX..... Il (1 gran trionfo . . . . . . . 1895
X ....... Nuove meraviglie .
1896
XI..... Tutto a tutti!. . . . . 1 . . . . . 1897
». 230
» 247
» . 255
1) 269
)>. 286
v 295
u 304
0 313
... ,) XII È ricleqo Retto Maggipre, ..........;... $898 325
. .. .~
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'0RME:DI DON BOSCO
I ........
I1.......
1IV11;....... --
. . . . . . .. .
Sempre..edificante
T ~ t t od:i. .Dio . . . . . . . .
i( Fidelis: servus et pmdens.).) :
. . ..
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.' .P
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.a
)
g.
)L
343
336544
Mortificato e forte . . .. . .. :. . . . . ..i .. D 372
Indice
Religioso perfetto .
Sacerdote modello
.
.
.
.
Superiore impareggiabile
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
..
..
..
.
.
"39
)) 412
Devotissimo al Maestro e con gli stessi ideali i>434
Umile ed
Venerato
deasetmutptilaeresaaltnactohedaneDlleio.min.im.e
c.os.e
456
$472
VI
SUCCESSORE DI DON BOSCO
SECONDO DECh'NNIO
I........ Nuovi trionfi . . . . . . . . 1899 pag .
I1...... CoCnusaocrreazio.ne.del.la P.ia.Soc.iet.à a.l Sa.cro. 1900 ))
111..... Dura prova . . . . . . . . . 1901 1)
. IV..... Cittadino onorario di Castelnuovo . 1902 i)
V....... Incoronazione di Maria Ausiliatrice 1903 ))
VI..... In Austria e in Polonia, e nel Belgio . 1904 ))
VI1....
VI11. .
Nuova prova e le Missioni d'oriente
Nuovi viaggi alllEstero . . . .
.
.
1905
1906
0
IX..... I u Fatti di Varazze >) . . . . . . 1907 r
X....... In adempimento di un voto . . . 1908
VI1
SEMPRE CON DON BOSCO
I........ Ultimo viaggio a Roma . . . . . . 1908 pag 631
I1...... Alla vigilia della Messa d'oro . . . 1909 a 641
I11..... Gli ultimi insegnamenti . . . . . 1910
IV.....
VV.I...........
(iDon Bosco, io
Storico trionfo
v.eng.o
a.
T.e!
Sempre in benedizione! . .
>.>
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
1910
I910
i> 655
» 667
>> 678
>) 686

39.4 Page 384

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39.5 Page 385

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Don Bosco e Don Rua... in ugual posa avanti l'obiettivo.

39.6 Page 386

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... Anche beiiedicendo i11 ugual posa!
Do11 Bosco a Roina iiel 1858.
Don Rua a Mila110 nel 1908.

39.7 Page 387

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39.8 Page 388

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- 11 Servo di Dio tra gli allievi e i confratelli ( 1 ~ ~ 6 )
( 1 - 1 A Bi."cn iri Ponogniio).
(3 -- A d Bleisalidria d'Egitto)

39.9 Page 389

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39.10 Page 390

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Arco trionfale eretto a Betlemme nel 1908
per l'arrivo del Servo di Dio.

40 Pages 391-400

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40.1 Page 391

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40.2 Page 392

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40.3 Page 393

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