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Don Bosco - Il Giubileo
IL GIUBILEO E PRATICHE DIVOTE PER LA VISITA DELLE CHIESE
TORINO, 1854
TIPOGRAFIA DIR. DA P. DE-AGOSTINI
Via della Zecca, N. 23, casa Birago. {1 [479]} {2 [480]}
INDEX
Al lettore......................................................................................................................................2
Enciclica del S. P. Che accorda un giubileo universale ai venerabili fratelli..............................2
Dialogo primo. Il Giubileo presso agli Ebrei...............................................................................4
Dialogo II. Il Giubileo presso ai cristiani....................................................................................6
Dialogo terzo. Delle Indulgenze..................................................................................................9
Dialogo quarto. Acquisto delle Indulgenze...............................................................................12
Visita della prima chiesa. Pensiero della salute.........................................................................13
Visita della seconda chiesa. Il pensiero della morte..................................................................14
Terza visita. Il Giudizio.............................................................................................................15
Coroncina ad onore dell'Immacolato Concepimento di Maria sempre Vergine gran Madre di
Dio nostra Augusta Signora.......................................................................................................16
Indulgenze..............................................................................................................................17
Al Sacro Cuore di Maria........................................................................................................17
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Al lettore
Lo scopo principale di questo libretto si è di far conoscere a'fedeli cristiani la vera origine
del Giubileo, e come esso sia passato dalla sinagoga degli ebrei alla Chiesa Cattolica.
Mi son fatto conscienzioso dovere di consultare i più antichi e i più accreditati scrittori,
fermo di nulla trascrivere che presentasse alcun dubbio della verità. Si aggiungono alcune
pratiche religiose, che possono servire alla visita delle tre chiese, secondo viene prescritto dal
Romano Pontefice nell'accordare il presente Giubileo.
La qual cosa servirà pure a confutare l'accusa che i protestanti ed alcuni cattivi {3 [481]}
cattolici fanno alla Cattolica Chiesa, quasi che il Giubileo e le sante Indulgenze siano una
istituzione degli ultimi tempi.
Leggi, o cristiano, e leggi attentamente; chi sa che per me e per te non sia l'ultimo
Giubileo? Fortunati noi, fortunati tutti i cristiani se lo faranno bene. La misericordia divina ci
attende; i tesori celesti sono aperti, faccia Iddio che tutti ne sappiano approfittare.
Sac. Bosco Gio.{4 [482]}
Enciclica del S. P. Che accorda un giubileo universale ai venerabili
fratelli
Patriarchi, Primati, Arcivescovi, Vescovi ed Ordinarii degli altri luoghi, che hanno
grazia e comunione colla Sede Apostolica.
PIUS PP. IX.
Venerabili Fratelli, salute ed Apostolica Benedizione. Contemplando colla sollecitudine e
coll'affetto della Nostra Apostolica carità l'universo mondo cattolico, vi possiamo appena
esprimere a parole, V. F., da quale intimo dolore siamo compresi, allora che veggiamo la
cristiana e civile repubblica dappertutto in un modo miserando turbata, tormentata ed oppressa.
Imperocché ben sapete come i popoli cristiani siano afflitti ed agitati, o da crudelissime guerre, o
da intestine discordie, o da pestifere malattie, o da spaventosi terremoti, o da altri gravissimi
mali. E ciò che reca maggior dolore si è che in mezzo a tanti danni o mali deplorabilissimi i figli
delle tenebre, che sono più prudenti dei figli della luce nella loro generazione, sempre più di
giorno {5 [483]} in giorno con ogni maniera di diaboliche frodi, arti e macchinazioni si sforzino
di muovere asprissima guerra contro la Cattolica Chiesa e la sua salutare dottrina, spiantando e
distruggendo l'autorità di ogni legittimo potere, cercando di depravare e corrompere gli animi e
le menti di tutti, col propagare per ogni parte il mortifero veleno dell'indifferentismo e
dell'incredulità, confondendo tutti i diritti divini ed umani, eccitando ed alimentando le
dissensioni, le discordie, e i moti di empie ribellioni, commettendo qualunquesiasi delitto e
crudelissimo misfatto, nulla lasciando d'intentato, acciocché, se mai possibil fosse, sia tolta di
mezzo la nostra santissima Religione, e scossa dalie fondamenta la stessa umana società.
In mezzo a tanti pericoli, memori che per singolare beneficio del misericordioso Iddio ci
venne data facoltà nell'orazione, siccome di ottenere ogni bene, di cui abbisogniamo, così di
allontanare que'mali, che temiamo, non abbiamo tralasciato d'innalzare gli occhi nostri sul monte
eccelso e santo, da dove confidiamo che sarà per derivarci ogni soccorso. E nell'umiltà del nostro
cuore con istanti e fervorose preghiere non cessiamo di {6 [484]} supplicare e scongiurare Iddio
ricco in misericordia, affinchè, liberandoci dalla guerra in ogni parte del mondo, e rimuovendo
ogni dissidio tra i Principi cristiani, accordi ai loro popoli pace, concordia e tranquillità, e
principalmente ai Principi medesimi conceda un religiosissimo zelo di difendere sempre più, e
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propagare la Cattolica fede e dottrina; nel che sta riposta principalmente la felicità dei popoli;
affinchè liberi Principi e popoli da tutti i mali onde sono afflitti, e li consoli d'ogni vera
prosperità; accordi ai traviati i doni della sua celeste grazia, per cui dalla strada di perdizione
ritornino su quella della verità e della giustizia, e con sincerità di cuore si convertano e Dio. E
benché in questa nostra alma città abbiamo comandato che fossero fatte preghiere per implorare
la divina misericordia, tuttavia, seguendo le gloriose pedale de'nostri Antecessori, stabilimmo di
ricorrere altresì alle preghiere vostre e di tutta la Chiesa.
Pertanto, V. F., vi scriviamo queste lettere, colle quali chiediamo alla vostra esimia e
specchiala pietà, che per le cause dette eccitiate con ogni sollecitudine ed ardore i fedeli affidati
alla vostra cura, {7 [485]} che, deponendo il peso de'peccati per mezzo della vera penitenza, si
sforzino di placare con preghiere, digiuni, limosine ed altre opere di pietà lo sdegno del Signore
irritato da'misfatti degli uomini.
Esponete ai fedeli, come ve l'ispireranno la fervente vostra pietà e saggezza, quanto sono
abbondanti le misericordie di Dio per tutti quelli che lo invocano; qual forza ha la preghiera, se
noi chiudiamo ogni accesso al nemico della nostra salute per andare invece a Dio. La preghiera,
per dirlo con S. Grisostomo, «è la fonte, la radice, la madre di innumerevoli beni; il potere della
preghiera spegne le fiamme, mette un freno al furore dei leoni, sospende le guerre, fa cessare le
battaglie, calma le tempeste, mette i demoni in fuga, apre le porle del cielo, spezza i legami della
morte, caccia le malattie, allontana le disgrazie, rassoda le città crollanti; flagelli del cielo,
tentativi degli uomini, non vi ha alcun male che resista alla preghiera»1. Molto poi desideriamo,
o Venerabili Fratelli, {8 [486]} che, mentre s'indirizzeranno preghiere ferventi al Padre delle
misericordie per le cause più sopra enunciate, voi non cessiate, secondo il voto delle nostre
Lettere Encicliche del 2 febbraio 1849, in data di Gaeta, d'implorare di conserva con tutti i fedeli,
con suppliche e voti ardenti più che mai, la bontà di questo stesso Padre, affinchè si degni di
illuminare la nostra anima colla luce del suo Santo Spirito, e noi possiamo recare al più presto
sulla Concezione della Santissima Madre di Dio, l'immacolata Vergine Maria, una decisione che
ridondi alla maggior gloria di Dio e di questa stessa Vergine, nostra Madre diletta.
Acciocché però i fedeli alle vostre cure affidati rechino in queste preghiere un fervore più
ardente, e ne raccolgane frutto più abbondante, noi abbiam voluto aprire i tesori celesti, di cui
l'Altissimo ci ha confidato la dispensa, e farne loro larghezza. Il perchè, appoggiati sulla
misericordia di Dio Onnipotente e sull'autorità de'suoi Santi Apostoli Pietro e Paolo, in virtù
della potenza di legare e disciogliere, che il Signore ci ha concessa, malgrado la nostra indegnità,
noi accordiamo colle presenti a tutti e a {9 [487]} ciascuno dei fedeli delle vostre Diocesi
dell'uno e dell'altro sesso, che in uno spazio di tre mesi, che ciascuno di voi dovrà stabilire
anticipatamente, e a partire da quel giorno avranno esaminato i loro peccati con umiltà, li
avranno confessati con una detestazione sincera, e, purificati dall'assoluzione sacramentale,
avranno ricevuto con rispetto il Sacramento dell'Eucaristia e visitato divotamente tre chiese da
voi designate, o una di esse a tre riprese differenti, pregandovi divotamente per qualche tempo
secondo la nostra intenzione per l'esaltazione e prosperità della nostra Santa Madre la Chiesa e
della Sede Apostolica, per l'estirpazione dell'eresia, per la pace e concordia dei Principi cristiani,
per la pace e unità di tutto il popolo cristiano, e che di più, nello stesso intervallo, avranno
digiunato una volta, e fatto qualche elemosina ai poveri secondo la loro divozione; noi
accordiamo loro un'Indulgenza in forma di Giubileo, che potranno applicare a mo'di suffragio
alle anime del Purgatorio. Volendo agevolare l'acquisto di questa Indulgenza alle religiose e ad
altre persone, che vivono in chiostro perpetuo, come a tutti quelli {10 [488]} che sono ditenuti in
carcere, o sono impediti da qualche infermita del corpo od altro qualsiasi, di fare alcuna delle
enunciate opere, noi facciamo facoltà ai Confessori, perchè possano cangiarle in altre opere di
pietà, o prolungarle in altro tempo vicino, con facoltà eziandio di dispensare dalla Comunione i
fanciulli, che non furono ancora ammessi alla prima Comunione.
Pertanto vi concediamo la facoltà, che in questa occasione, e per lo spazio già detto di tre
mesi solamente, possiate accordare per la nostra autorità Apostolica tutte quelle stessissime
1S. Joan, Chrysost. Homil, 15 De in comprehensibili, Dei natura contra Anomenos.
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facoltà, che furono da Noi accordate nell'altro Giubileo, conceduto per le nostre Lettere
Encicliche del 21 novembre 1851 a voi spedite, stampate, che cominciano «Ex aliis Nostris»,
tutto però sempre eccettuato ciò che venne in quelle stesse Lettere eccettuato. Inoltre vi
accordiamo il potere di accordare a tutti i fedeli delle vostre Diocesi, sia laici, sia ecclesiastici
secolari e regolari, le facoltà di potersi per questo eleggere qualunque sacerdote confessore
secolare o regolare tra gli approvati, e di accordare le stesse facoltà, anche alle monache, benché
esenti {11 [489]} dalla giurisdizione dell'Ordinario, ed alle altre donne abitanti dentro la
clausura.
Su dunque, Venerabili Fratelli, voi che siete chiamati a parte della nostra sollecitudine, e
siete stabiliti custodi sopra le mura di Gerusalemme, non cessate di levare la voce con noi,
giorno e notte, verso Iddio Signor nostro, con ogni modo di orazione e preghiera, co'rendimenti
di grazie, ed implorare la sua divina misericordia, perchè rimuova i flagelli del suo sdegno che
meritiamo per i nostri peccati, e clemente spanda sopra tutti le ricchezze della sua bontà. Punto
non dubitiamo, che voi abbondantissimamente soddisfarete a questi nostri desidera e dimande, e
siamo sicuri che tutti, specialmente gli ecclesiastici ed i religiosi, le monache e gli altri fedeli
laici, che piamente vivendo camminano nella vocazione in cui sono chiamati, saranno per
presentare a Dio con ardentissimo affetto di pietà le loro preghiere senza intermissione. Ed
affinchè Dio così pregato, più facilmente presti l'orecchio alle nostre orazioni, non tralasciamo,
Venerabili Fratelli, di ricorrere all'intercessione di coloro che già riportarono la palma, e
specialmente e sempre invochiamo {12 [490]} l'immacolata Vergine Maria, madre di Dio, di cui
non havvi più alta e più potente patrona presso Dio, e che è madre di grazia e di misericordia;
quindi invochiamo il patrocinio de'Ss. Apostoli Pietro e Paolo, e di tutti i Santi del cielo, che
regnano con Cristo. Nulla poi vi stia più a cuore, e vi sia più caro che con replicate sollecitazioni
continuamente esortare, ammonire ed eccitare i fedeli alla vostra cura affidati, perchè persistano
ogni dì più stabili ed inconcussi nella professione della fede cattolica, evitino con somma
diligenza le insidie, le fallacie e le frodi de'nemici, e con piede sempre più spedito camminino
per le strade de'comandamenti di Dio, e si guardino diligentissimamente dal peccato, da cui
provengono tutti i mali nel genere umano. E perciò non tralasciate mai di infiammare di continuo
lo zelo specialmente de'parrochi, perchè, attendendo con diligenza e con esaltezza al proprio
dovere, non cessino mai dall'educare ed istruire il popolo loro affidato ne'santissimi rudimenti e
precetti della nostra fede divina, e diligentemente pascolarlo coll'amministrazione de'Sacramenti,
{13 [491]} ed esortare tutti con sana dottrina.
Finalmente, come pegno di tutti i doni celesti, e come testimonio della nostra
ardentissima carità verso di voi, ricevete l'Apostolica Benedizione, che partendo dall'intimo del
cuore amorosissimamente compartiamo a voi, V. F., e a tutti i chierici e laici fedeli alla vostra
vigilanza commessi.
Dato in Roma presso San Pietro il dì 1° agosto dell'anno 1854. Del nostro Pontificato
l'anno IX.
Pio IX Papa {14 [492]}
Dialogo primo. Il Giubileo presso agli Ebrei.
Giuliano. La riverisco, signor Prevosto, sono qui a farle esercitare un po'di pazienza.
Prevosto. Benvenuto, caro Giuliano, mi fate sempre piacere quando venite a vedermi, e,
come ho detto più volte, sono sempre ai vostri cenni in tutto quel che posso fare per vostra utilità
spirituale.
G. Mi hanno detto che il Papa ha concesso il Giubileo: io non l'ho ancor mai fatto, vorrei
ora esser instruito intorno al modo di farlo bene.
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P. Saviamente pensaste a cercar di farvi instruire per tempo, imperocché da quando vi
siete fatto cattolico non ebbe, ancora luogo alcun Giubileo; e nella circostanza della vostra abiura
non avendo parlato in proposito di questa pratica della Chiesa Cattolica, è a temere che abbiate in
capo non pochi errori. Ditemi pertanto ciò che vi sta maggiormente a cuore di sapere, ed io mi
studierò di appagarvi facendovi quelle osservazioni che mi parranno utili per vostro spirituale
vantaggio. {15 [493]}
G. Prima di tutto desidero di sapere se è vero che nella Bibbia non si parli di Giubileo.
Imperciocché io udiva spesso i ministri protestanti accusare i cattolici, perchè avevano introdotto
nella Chiesa tal novità, di cui non esiste traccia nella Sacra Scrittura.
P. Quando i vostri antichi ministri asserivano, che nella Sacra Scrittura non si parla di
Giubileo, essi cercavano di nascondervi la verità. Prima però di esporvi ciò che la Bibbia dice del
Giubileo, conviene che io vi faccia notare, come esiste nella Chiesa Cattolica un'autorità
infallibile che viene da Dio, ed è da Dio medesimo diretta; perciò noi possiamo ammettere con
certezza tutto quello che questa autorità stabilisce per bene dei cristiani senza timore di errare.
Inoltre è massima ammessa da tutti i cattolici, che quando incontriamo qualche verità creduta e
praticata in ogni tempo nella Chiesa, nè si può trovare alcun tempo o luogo ove sia stata
instituita, noi la dobbiamo credere come rivelata da Dio medesimo, e trasmessa a parole od in
iscritti dal principio della Chiesa fino ai nostri giorni.
G. Questo lo credo anche io, perciocche, {16 [494]} posta l'autorità infallibile della
Chiesa, nulla importa che le cose siano rivelate nella Sacra Scrittura, o proposte dalla Chiesa,
come tolte dalla tradizione. Ma intanto io desidererei grandemente di sapere che cosa ci sia nella
Bibbia riguardo al Giubileo; e ciò tanto più desidero, perchè, pochi giorni sono, un mio antico
amico protestante ricominciava a motteggiarmi, perchè non havvi alcun testo nella Bibbia dove
si parli del Giubileo.
P. Eccomi pronto ad appagare questo vostro giusto desiderio. Apriamo insieme la Bibbia
e leggiamo qui nel libro del Levitico al capo XXV, e troveremo l'istituzione del Giubileo come
era praticato presso agli Ebrei.
Il sacro testo dice così:
Conterai, parlò il Signore a Mosè, sette settimane di anni, viene a dire sette volte sette,
che fanno in tutto quarantanove anni; e il settimo mese a'dieci del mese, nel tempo della
espiazione, farai suonare la tromba per tutto quanto il paese. E santificherai l’anno
cinquantesimo, e annunzierai la remissione a tutti gli abitanti del tuo paese: perocché egli è
l'anno del Giubileo. Ognuno tornerà alle sue possessioni, e ognuno tornerà {17 [495]} alla sua
famiglia, perchè l'anno cinquantesimo è l'anno del Giubileo. Voi non farete la semente, e non
mieterete quello che sarà nato spontaneamente pe'campi, e non coglierete le primizie della
vendemmia per santificare il Giubileo, ma voi mangerete quello che vi si parerà davanti. L'anno
del Giubileo tornerà ciascuno ne'suoi beni.
Fin qui sono parole del Levitico, intorno alle quali credo che non occorra alcuna
spiegazione per farvi comprendere quanto antica sia la istituzione del Giubileo, cioè fin dai primi
tempi che gli Ebrei erano per entrare nella Terra Promessa, verso l'anno del mondo 2500.
Del Giubileo si parla poi ancora in tanti altri luoghi della Bibbia: come nello stesso libro
del Levitico, al cap. XXVII, nel libro dei Numeri, al cap. XXXVI, in quello di Giosuè al cap. VI.
Ma vi basti ciò che ne abbiamo letto, che è per sè troppo chiaro.
G. M'ha fatto molto piacere a farmi vedere queste parole della Bibbia, e godo molto, che
non solo la Bibbia parli del Giubileo, ma che ne sia stata comandata da Dio l'osservanza a tutti
gli Ebrei. Desidero però che mi spieghi alquanto le parole del sacro testo, per conoscere {18
[496]} qual fine abbia avuto Iddio nel comandare il Giubileo.
P. Dalla Bibbia apparisce chiaro quale fine abbia avuto Iddio nel comandare a Mosè
l'osservanza del Giubileo. Primieramente Iddio, che è tutto carità, voleva che quel popolo si
abituasse ad essere benigno e misericordioso verso il prossimo; epperciò nell'anno del Giubileo
erano rimessi tutti i debiti; quelli che avevano venduto od impegnato case, vigne, campi, od altre
cose, in quell'anno riprendevano tutto come primieri padroni; gli esiliati facevano ritorno alla
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loro patria, e gli schiavi senza alcun riscatto erano lasciati in libertà. In questa maniera si
impedivano i ricchi di fare acquisti fuori di misura, i poveri potevano conservare il retaggio dei
loro antenati, e s'impediva la schiavitù cotanto praticata in quei tempi appresso le nazioni
pagane. Inoltre, dovendo il popolo cessare dalle occupazioni temporali, poteva occuparsi
liberamente un anno intero nelle cose risguardanti il divin culto, e così ricchi e poveri, schiavi e
padroni si univano in un cuor solo ed in un'anima sola a benedire e ringraziare il Signore
de'benefizi ricevuti. {19 [497]}
G. Forse non sarà a proposito, ma mi nasce una difficoltà: se nell'anno del Giubileo non
si seminavano, nè si raccoglievano i fruiti dei campi, di che cosa la gente poteva cibarsi?
P. In quelle circostanze avveniva un fatto straordinario. Il Signore nell'anno precedente
faceva produrre alla terra tale abbondanza di ogni sorta di frutti, che bastavano per tutto l'anno 50
e parte del 51. Nel che dobbiamo ammirare la bontà di Dio, il quale, mentre comanda di
occuparci delle cose che riguardano al suo divin culto, pensa egli medesimo a tutto ciò che può
abbisognare pel corpo.
G. Altro dubbio mi nasce in questo momento: l'anno del Giubileo è ancora presentemente
preceduto da tale abbondanza in qualche luogo della terra?
P. No, o Giuliano; il Giubileo fu solamente in uso presso agli Ebrei fino alla venuta del
Messia: d'allora in poi, essendosi avverato ciò che figurava il Giubileo antico, cessò
quell'abbondanza materiale per dare luogo a quell'abbondanza di grazie e di benedizioni, che i
cristiani possono godere nella santa cattolica religione. {20 [498]}
G. Sono assai soddisfatto di quanto mi ha detto: desidererei ancora che mi spiegasse che
cosa significhi questa parola Giubileo.
P. In quanto all'origine della parola non occorre di trattenermi molto, purché sappiasi
qual rosa si voglia con tal parola significare. Tuttavia vi citerò le opinioni de'Santi Padri e degli
stessi Ebrei a questo proposito.
Alcuni con S. Girolamo dicono la parola Giubileo derivare da Jubal, primo inventore
della cetra e degli organi, oppure da Jobel, che significa corno di ariete, perchè l'anno del
Giubileo era pubblicato con una tromba fatta a foggia di corno di ariete.
Altri poi lo derivano da Habil, che significa restituire con allegrezza, perchè in quell'anno
le cose erano restituite al primiero padrone, la qual cosa cagionava molta allegrezza.
Da Jobel, o Jobil derivò la parola giubilo e giubilare, che vuol dire gaudio ed allegrezza,
perchè quando accade il Giubileo i cristiani hanno i più grandi motivi di rallegrarsi. {21 [499]}
Dialogo II. Il Giubileo presso ai cristiani.
Giuliano. Procurerò di ritenere a mente come il Giubileo era praticato presso agli Ebrei, e
come esso sia sorgente di celesti benedizioni in tempi determinati; ma il Giubileo, che
celebriamo noi, parmi che non sia simile a quello degli Ebrei; perciò mi dica come questa pratica
religiosa sia passata nella Chiesa Cattolica.
Prevosto. È questa una cosa di grande importanza, ed io procurerò di soddisfarvi.
Siccome l'anno del Giubileo presso agli Ebrei era un anno di remissione e di perdono, così fu
anche istituito l'anno del Giubileo presso i cristiani, in cui si concedono grandissime indulgenze,
ossia remissione e perdono dei peccati. Di qui avvenne che l'anno del Giubileo presso ai cristiani
fu detto anno santo, sia per le molte opere di pietà, che i cristiani sogliono esercitare in
quell'anno; sia pei grandi favori celesti, che in tale congiuntura si possono procacciare.
G. Non è questo che io voglio dire; io vorrei sentirla a raccontare il modo, con cui questo
Giubileo fu introdotto presso ai cristiani. {22 [500]}
P. Per comprendere come il Giubileo sia stato introdotto presso i cristiani, bisogna che io
vi noti una credenza religiosa seguita dai primi tempi della Chiesa. Essa consiste in una grande
venerazione avuta dai fedeli per una Chiesa di Roma dedicata a S. Pietro, principe degli
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Apostoli, ove era sepolto il corpo di questo Santo. Era comune persuasione, che colla visita di tal
chiesa in determinati tempi i cristiani potessero guadagnare favori straordinari. Si vuole che il
primo Giubileo sia stato concesso dagli stessi Santi Apostoli nell'anno 50 dell'era volgare2.
I primi Pontefici, che succedettero a S. Pietro nel governo della Chiesa, continuarono a
mantenere viva tale pratica religiosa, concedendo grandi favori a quelli che in determinati tempi
si recassero in Roma a visitare la chiesa, dove era sepolto il corpo di S. Pietro3.
I favori celesti che si speravano, il gran rispetto che tutti i cattolici nutrivano pel glorioso
S. Pietro, il desiderio di visitare la chiesa, le catene ed il sepolcro del Principe {23 [501]} degli
Apostoli, traeva gente da tutte le parti del mondo. A certi anni determinati si vedevano vecchi,
giovani, ricchi e poveri partire da lontanissimi paesi, superare i più gravi disagi delle strade per
recarsi a Roma, nella piena persuasione di ottenere grandissime indulgenze.
S. Gregorio Magno, nel desiderio di secondare lo spirito religioso ne'fedeli cristiani, e
volendo nei tempo stesso regolare il frequente loro concorso a Roma, nel secolo sesto stabilì, che
ogni cento anni si potesse guadagnare l'Indulgenza plenaria, ovvero Giubileo da tutti quelli, che
nell'anno secolare, detto anche anno santo, si portassero a Roma per visitare la basilica del
Principe degli Apostoli.
G. Qui incontro una difficoltà: ho letto in alcuni libriccini, che il Giubileo fu instituito
solamente nell'anno 1300 da un Papa di nome Bonifazio VIII; e secondo quello che dice Ella,
sarebbe molto più antico.
P. So anch'io, che ci sono alcuni libretti stampati, i quali asseriscono eszere Bonifazio
Ottavo autore del Giubileo, ma ciò dicono inesattamente, perciocché questo Pontefice fu il primo
a {24 [502]} pubblicare con Bolla l'anno santo, ossia l’Indulgenza plenaria del Giubileo; ma egli
in questa Bolla medesima assicura, che non fece altro che stabilire per iscritto quello che già
praticavasi universalmente presso ai fedeli cristiani. Poiché vi piacciono molto i racconti, così
voglio accennarvi il fatto, che indusse questo Pontefice a pubblicare una Bolla intorno al
Giubileo. - Correva l'anno 1300, quando una straordinaria quantità di gente dello Stato Romano,
e forestiera accorse a Roma in numero tale, che pareva essersi colà aperte le porte del cielo. Sul
cominciar del mese di gennaio eravi tanta gente per le vie di quella città, che appena era
possibile il poter camminare. Tal cosa fu riferita al Papa, il quale comandò, che venisse ricercato
quanto potevasi trovare a questo riguardo nelle memorie antiche; e poi fece chiamare alcuni
de'più vecchi colà accorsi: tra cui un uomo che aveva centosette anni. Il Papa stesso, alla
presenza di parecchi Cardinali il volle interrogare così: Quanti anni avete? - Centosette. - Perchè
siete venuto a Roma? - Per guadagnare le grandi Indulgenze. - Chi vel disse? - Mio padre. -
Quando? – Cento {25 [503]} anni fa mio padre mi portò secolui a Roma, e mi disse che ogni
cento anni in Roma si potevano ottenere grandissime Indulgenze, e che se io fossi ancora stato
vivo di lì a cento anni, non avessi trascurato di recarmi a visitare la basilica del Principe degli
Apostoli.
Furono anche fatti venire altri individui vecchi e giovani di varie nazioni, i quali,
interrogati dal medesimo Sommo Pontefice, tutti erano d'accordo nell'asserire che avevano
sempre inteso a dire, che ogni anno secolare andando a visitare la Basilica di S. Pietro avrebbero
lucrato grandi Indulgenze. In vista di tale persuasione, Bonifazio Ottavo volle stabilire con Bolla
ciò che pralicavasi per tradizione orale. Da questa Bolla si ricavano i fatti che io vi ho sopra
accennati. Uno scrittore di que'tempi, famigliare col Pontefice Bonifazio, assicura aver udito quel
Papa a dire, che egli era'stato spinto a pubblicare la sua Bolla dalla credenza divulgata e
ammessa in tutto il mondo cristiano, cioè che fin dalla nascita di Cristo solevasi concedere una
grande Indulgenza in ogni anno secolare4. {26 [504]}
G. Giacché io vedo che Ella ha letto molto, mi porti qualche brano di quella Bolla,
affinchè io possa essere ben istruito intorno a questa pratica universale della Chiesa.
2V. Scaligero e Petavio.
3V. Rutilio, de Jubilo, Laurea, Navarro, Vittorelli ed altri.
4Giovanni Cardinale, monaco.
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P. Sarebbe troppo lunga il riporlarvela tutta, io ne recherò il principio, e credo che per voi
basterà. Ecco quali sono le parole del Pontefice: «Una fedele relazione degli antenati assicura,
che a quelli i quali vengono a visitare l'onorevole basilica del Principe degli Apostoli in Roma,
sono concesse grandi Indulgenze e remissione de'peccati. Noi pertanto, che per dovere del nostro
uffizio desideriamo e ci adoperiamo con tutto l'animo di procurare la salute delle anime, colla
nostra autorità apostolica approviamo e confermiamo tutte le Indulgenze mentovale, e le
rinnoviamo autenticandole col presente nostro scritto». Dopo di che il Papa espone i motivi che
lo indussero a concedere tali Indulgenze, e quali siano le obbligazioni da adempiersi da coloro
che le vogliono acquistare.
G. Ora comprendo benissimo quanto nella Chiesa sia antica la pratica del Giubileo, ma
quello che celebriamo oggidì, {27 [505]} mi pare assai diverso; sia perchè sentesi più spesso a
parlar di Giubileo, sia perchè non si va più a Roma per acquistarlo.
P. Mi fate opportuna osservazione; e a tal proposito vi dirò che il Giubileo, secondo la
Bolla di Bonifazio doveva avere luogo ogni cento armi; ma siccome tale spazio di tempo è
troppo lungo, e troppo breve è la vita dell'uomo, perchè tutti ne possano approfittare, così da un
Papa di nome Clemente Sesto fu ridotto ad ogni cinquant’anni, come appunto era quello degli
Ebrei. Dipoi un altro Papa di nome Gregorio Undecimo lo restrinse ad ogni trentatrè anni, per
figurare i trentatrè anni di vita del Salvatore; finalmente il Papa Paolo Secondo per fare in modo
che quelli eziandio che muoiono giovani, possano acquistare l'indulgenza del Giubileo, stabili
che avesse ancor luogo ogni venticinque anni; così nella Chiesa fu praticato fino ad oggidì.
Inoltre l'obbligazione di recarsi a Roma impediva che molti o per la distanza, o per l'età, o per
malattia potessero approfittare de'favori spirituali del Giubileo. Per la qual cosa i romani
Pontefici concedettero la medesima Indulgenza, tolta l'obbligazione di {28 [506]} recarsi a
Roma, ed invece soglionsi imporre alcune obbligazioni da adempiersi da quelli che ne vogliono
approfittare.
G. Un'altra difficoltà mi si presenta, ed è che sono solamente pochi anni che ho sentito a
parlare di Giubileo, ed ora il Papa pubblica il Giubileo ...
P. Oltre al tempo ordinario, in cui la Chiesa celebra il Giubileo universale, vi sono anche
dei casi particolari, in cui si suole concedere il Giubileo, come la celebrazione di qualche
Concilio, o dopo la elezione di qualche Papa, o per ottenere da Dio la liberazione di qualche
grave sciagura, o per altro grave bisogno della Chiesa. Così Gregorio Decimoquinto nel 1622 ha
conceduto un Giubileo generale pei bisogni della Chiesa in quei tempi molto travagliata
dall'eresia. Il regnante Pio Nono ha conceduto un Giubileo mesi dopo alla sua esaltazione al
trono pontifìcio. Tre anni sono, ha conceduto quello che doveva aver luogo nel 1850, e che non
potè celebrarsi per le calamità che in tal tempo affliggevano la Chiesa.
G. E questo Giubileo perchè fu concesso dal Papa?
P. Quello che il Papa concede presentemente {29 [507]} non è un Giubileo propriamente
detto, ma è un'Indulgenza plenaria in forma di Giubileo. I motivi poi di questo Giubileo sono la
conversione dei peccatori, e particolarmente degli eretici; la pace fra i principi cristiani ed il
trionfo della Santa Cattolica Religione sopra l'eresia; e per aggiunta il Santo Padre si è proposto
anche il fine di ottenere da Dio lumi particolari per conoscere se debbasi o no definire come
domina l'Immacolata Concezione di Maria.
G. Pare a lei, signor Prevosto, che le cose di religione vadano tanto male? In quanto poi
agli eretici, mi pare che si convertano di quando in quando in gran numero alla Cattolica
Religione; di più il Cattolicismo trionfa e progredisce molto nelle missioni straniere.
P. È vero, mio buon Giuliano, che la Religione Cattolica prospera assai nelle missioni
straniere; è vero altresì che, da alcuni anni in qua, molti ebrei, eretici, particolarmente protestanti,
rinunziarono ai loro errori per abbracciare la Santa Cattolica Religione; ed appunto per questi
progressi il demonio fa tutti i suoi sforzi per sostenere e spargere l'eresia e l'empietà. Del resto, in
quante maniere oggidì la {30 [508]} religione è disprezzata in pubblico ed in privato, nei
discorsi, nei giornali, nei libri! Non havvi cosa santa e veneranda che non sia presa di mira e non
sia censurata e motteggiata. Prendete, io vi do la lettera che il Papa scrive a tutti i Vescovi della
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cristianità, leggetela con vostro comodo; in essa vi sono accennati gli sforzi che l’inferno fa
contro la Chiesa in questi tempi, quali favori si possano godere nelle circostanze del Giubileo, e
quali cose debbansi fare per acquistarli. Intanto voi ritenete ben a mente che il Giubileo fu
un'istituzione divina: fu Iddio che lo comandò a Mosè. Questa istituzione passò presso ai
cristiani, e fu praticata nei primi tempi della Chiesa con qualche modificazione, finché Bonifazio
VIII la stabilì regolarmente con una Bolla. Altri Pontefici poi la ridussero alla forma, con cui si
osserva oggidì. Perciò noi, sia che pratichiamo una cosa da Dio comandata, sia che la facciamo
perchè è dalla Chiesa ordinata ai nostri bisogni particolari, dobbiamo dimostrare sentimenti di
somma gratitudine verso Dio, che in tante maniere dimostra il suo vivo desiderio, che
approfittiamo dei suoi favori, e pensiamo alla salute dell'anima nostra; e {31 [509]} dobbiamo
nel tempo stesso professare viva venerazione al Vicario di Gesù Cristo, adempiendo colla
massima sollecitudine quanto egli prescrive affine di procacciarci i celesti favori.
Dialogo terzo. Delle Indulgenze.
Giuliano. Siamo ad un punto difficile, di cui ho sempre sentito a parlare male dagli
antichi miei compagni di eresia, voglio dire le Indulgenze. Di esse pertanto desidererei di essere
istruito con preghiera di appianarmi quelle difficoltà che si presenteranno alla mente mia.
Prevosto. Non mi stupisco che i vostri antichi compagni di eresia abbiano parlato e
parlino tutto dì con disprezzo delle Indulgenze, perciocché le Indulgenze hanno dato occasione ai
protestanti di separarsi dalla Chiesa Cattolica. Quando voi, o mio Giuliano, avrete una giusta
idea delle Indulgenze, ne sarete certamente soddisfatto, e benedirete la divina misericordia, che
ci porge un tal mezzo di salvezza.
G. Mi spieghi adunque, che cosa siano {32 [510]} queste Indulgenze, ed io mi adopererò
per trarne frutto.
P. Per farvi comprendere ciò che voglia dire Indulgenza, è bene che riteniate come il
peccato produca due amarissimi effetti nell'anima nostra: la colpa che ci priva della grazia e
dell'amicizia di Dio, e la pena che ne consegue, e che impedisce l'ingresso al paradiso. Questa
pena è di due sorta; una eterna, l'altra temporale. La colpa insieme colla pena eterna ci viene
totalmente rimessa, mediante i meriti infiniti di Gesù Cristo, nel sacramento della Penitenza,
purché ci accostiamo a riceverlo colle debite disposizioni. Siccome però la pena temporale non ci
viene sempre tutta rimessa nel dello Sacramento, così rimane in gran parte a soddisfare in questa
vita per mezzo delle opere buone, e della penitenza; ovvero nell'altra per mezzo del fuoco del
purgatorio. Egli è su di questa verità che erano fondate le penitenze canoniche così severe, che la
Chiesa nei primi secoli faceva imporre ai peccatori pentiti. Tre, sette, dieci, sino a quindici e
ventanni di digiuni in pane ed acqua, di privazioni e d'umiliazioni, talvolta per tutta intiera la
vita, ecco ciò che la {33 [511]} Chiesa imponeva per un solo peccato; ed essa non credeva che
tali soddisfazioni sorpassassero la misura di cui il peccatore era debitore alla giustizia di Dio. E
chi può mai misurare l'ingiuria che la colpa fa al Sommo Iddio, e la malizia del peccato? Chi può
mai penetrare i profondissimi eterni segreti, e sapere quanto la giustizia divina esiga da noi in
questa vita per soddisfare i nostri debiti; oppure ci tocchi stare nel fuoco del purgatorio? Ad
abbreviare il tempo che ci toccherebbe a rimanere nel purgatorio, e ad allaviare la penitenza che
dovremmo fare nella vita presente, tendono i tesori delle sante Indulgenze; e queste pure servono
quale un compenso per le severe penitenze canoniche che per molti anni, e talvolta per intiera la
vita, come dissi, la Chiesa nei primi tempi usava d'infliggere ai peccatori pentiti.
G. Parmi cosa ragionevole che dopo il perdono del peccato rimanga ancora a soddisfarsi
la divina giustizia mediante qualche penitenza; ma che cosa propriamente sono le Indulgenze?
P. Le Indulgenze sono la remissione della pena temporale dovuta pei nostri {34 [512]}
peccati, il che si fa per mezzo dei tesori spirituali da Dio affidati alla Chiesa.
G. Che cosa sono questi tesori spirituali della Chiesa?
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P. Questi tesori spirituali sono i meriti infiniti di Nostro Signor Gesù Cristo, quelli della
SS. Vergine Maria, e dei Santi, come appunto professiamo nel Simbolo degli Apostoli, allorché
diciamo: Io credo la Comunione dei Santi. Posciachè i meriti di Gesù Cristo essendo infiniti,
sovrabbondanti quelli di Maria SS., che, concepita senza macchia, e vissuta senza peccato, nulla
perciò doveva alla divina giustizia; e i Martiri, ed altri Santi avendovi co'loro patimenti in unione
di quelli di Gesù Cristo soddisfatto più di quanto bisognava per proprio conto; ecco come tutte
queste soddisfazioni, al cospetto di Dio, sono quale un tesoro inesauribile, che il Romano
Pontefice dispensa secondo i bisogni de'fedeli cristiani.
G. Qui siamo alla grande difficoltà; la Sacra Scrittura non ci parla di Indulgenze. Chi
adunque può accordare le Indulgenze?
P. La facoltà di dispensare le Sante Indulgenze risiede nel Sommo Pontefice. Imperocché
in ogni società, in ogni governo, {35 [513]} una delle più nobili prerogative, del capo dello Stato
è il diritto di far grazie, e di commutare le pene. Ora il Sommo Pontefice, rappresentante di G. C.
in terra, capo della grande Società Cristiana, senza dubbio ha diritto di far grazia, di commutare,
di rimettere in tutto, o in parte le pene incorse pel peccato, in favore di quelli, che di cuore fanno
ritorno a Dio.
G. Sopra quali cose si fonda questo potere del Sommo Pontefice?
P. Questo potere, ossia autorità del Sommo Pontefice nel dispensare le Indulgenze, è
appoggiato sopra le medesime parole di Gesù Cristo. Nell'atto, che egli deputava S. Pietro a
governare la Chiesa, gli disse queste parole: «Ti darò le chiavi del regno de'cieli, tutto ciò che tu
scioglierai sopra la terra, sarà sciolto in cielo, e ciò che tu legherai in terra, sarà similmente
legato in cielo». La quale facoltà abbraccia senza dubbio un diritto di poter concedere ai fedeli
cristiani tutto ciò che può contribuire al bene delle anime.
G. Ma queste parole mi paiono magiche: queste parole costituiscono S. Pietro capo della
Chiesa, gli danno la {36 [514]}facoltà di rimettere i peccati, la facoltà di fare precetti, di
concedere le Indulgenze, e ciò tutto in quelle poche parole!
P. Le parole dette da Gesù Cristo a S. Pietro conferiscono un pieno ed assoluto potere, e
questo pieno ed assoluto potere, costituisce S. Pietro capo della Chiesa, Vicario di Gesù Cristo,
dispensatore di tutti i favori celesti, perciò anche delle Sante Indulgenze. Ciò apparisce dacché il
Signore gli diede le chiavi del regno de'cieli: Tibi dabo claves regni coelorum; e dalle parole con
cui comandò a S. Pietro di pascolare, cioè di dispensare ai cristiani ciò che le persone e i tempi
avrebbero richiesto da lui pel bene spirituale ed eterno: le quali parole del Salvatore vengono a
conchiudere che il potere dato a S. Pietro ed a'suoi successori esclude ogni dubbio sulla facoltà
di concedere le Indulgenze.
G. Capisco benissimo, che con tali parole il Salvatore diede a S. Pietro grandi poteri, tra i
quali la facoltà di rimetterò i peccati; ma non posso comprendere, che sia stata data la facoltà di
dispensare le Indulgenze.
P. Se comprendete benissimo che con {37 [515]} quelle parole il Salvatore abbia dato
specialmente a S. Pietro (come con altre simili diede pur agli altri Apostoli) la facoltà di
rimettere i peccati, cioè di perdonare la pena eterna, dovremo dire che non sia stata data facoltà
di rimettere la pena temporale per mezzo delle Indulgenze?
G. È vero, è vero: mi dica solo se tali parole siano state intese in questo senso dagli
Apostoli.
P. Questa è cosa certa, e posso addurvi più fatti notati nella Bibbia: io mi limito ad
accennarvene un solo. Questo è di S. Paolo, e riguarda ai fedeli di Corinto. Fra quei fervorosi
cristiani un giovine aveva commesso un peccato gravissimo, per cui meritò di essere
scomunicato. Egli tosto si dimostrò molto pentito, esternando vivissimo desiderio di farne la
dovuta penitenza. Allora i Corinti pregarono S. Paolo, che lo volesse assolvere. Quest'Apostolo
usò Indulgenza, vale a dire lo liberò dalla scomunica, e lo restituì in grembo alla Chiesa, sebbene
per la gravezza del peccato, e secondo a disciplina in quel tempo in vigore, avesse dovuto
rimanere ancora molto tempo separato dalla Chiesa. Dalle quali {38 [516]} parole, ed altre del
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medesimo S. Paolo, apparisce che egli stesso legava, ed assolveva, cioè usava rigore ed
indulgenza, secondochò giudicava tornare a maggior vantaggio delle anime.
G. Sono assai contento di ciò che mi ha narrato delle Indulgenze, come appunto si
contiene nella Sacra Scrittura. Questo fa che io sono pienamente sicuro e tranquillo in credere
che Iddio abbia dato alla Chiesa la facoltà di dispensare le Indulgenze. Mi farebbe però piacere a
dirmi se la dispensa di queste grazie abbia sempre avuto luogo nella Chiesa, perciocché i
protestanti dicono che nei primi tempi non si parlava di Indulgenze.
P. Anche in ciò la sbagliano i protestanti, e la Storia Ecclesiastica è piena di fatti i quali
dimostrano l'antica e divina istituzione delle Indulgenze e l'uso delle medesime fin dai primi
tempi della Chiesa. E poiché io so che vi piacciono molto i fatti, così voglio raccontarvene alcuni
che saranno una conferma di quanto vi dico.
G. I fatti mi piacciono assai, più ancora delle ragioni, e se ne racconterà molti, mi farà
gran piacere.
P. Dopo il tempo degli Apostoli continuò {39 [517]}l'uso delle Indulgenze. Nel primo
secolo dell'era volgare abbiamo il fatto accennato; nel secondo secolo leggiamo che nel tempo
della persecuzione, quando qualche peccatore faceva ritorno alla Chiesa, prima era obbligato a
confessare i suoi peccati, quindi gli s'imponeva un tempo fra cui, se esercitavasi con fervore in
opere di penitenza, avrebbe ottenuto Indulgenza, vale a dire gli sarebbe abbreviato il tempo della
penitenza. Per ottenere ciò con maggior facilità si raccomandava a quelli che erano condotti al
martirio affinché pregassero il vescovo o gli scrivessero un biglietto, affinché in vista
de'patimenti dei martiri volesse usargli indulgenza, e così gli concedesse pace con Dio e colla
Chiesa5.
Nel secolo terzo, San Cipriano, scrivendo ai fedeli ditenuti in carcere, li avvisa di non
intercedere troppo facilmente l'indulgenza per quelli che la dimandano, ma di aspettare che essi
diano sufficienti segni di dolore e di pentimento delle proprie colpe. Dalle quali parole apparisce
che ne'tempi di San Cipriano erano in uso le Indulgenze, e che il santo {40 [518]} raccomandava
ai martiri, affinché andassero cauti a non interporre la loro mediazione presso i Vescovi se non
per quelli che si mostrassero sinceramente pentiti6.
Nel secolo quarto, nell'anno 325, fu radunato un Concilio generale nella citta di Nicea, in
tui si trattarono più cose riguardanti al bene universale della Chiesa. Venendosi poi a parlare
delle Indulgenze, si stabilisce, che coloro i quali fanno penitenza, possano ottenere indulgenza
dal Vescovo: e che i più negligenti debbano fare la loro penitenza pel tempo stabilito. Il che non
è altro se non concedere l'Indulgenza a quelli e negarla a questi7.
Nei tempi posteriori i fatti sono senza numero. S. Gregorio Magno in una lettera scritta al
He de'Visigoti, mandò una piccola chiave che aveva toccato il corpo di S. Pietro, ed aveva entro
di sè un po'di limatura delle catene di S. Pietro, affinchè, dice il Papa, ciò che aveva servita a
legare il collo dell'Apostolo quando andava al martirio, vi assolva da tutti i vostri peccati {41
[519]}
Il che i Santi Padri interpretano dell'Indulgenza Plenaria, che il Papa mandava insieme a
quella chiave benedetta.
San Leone Papa, nell'anno ottocentotrè, essendosi con gran comitiva di Cardinali, di
Arcivescovi, prelati, recato dall'Imperatore Carlo Magno, fu dal pio Sovrano ricevuto colla
massima pompa. Quel monarca dimandò ed ottenne come favore particolare che dedicasse il
palazzo reale di Aquisgrana (Aix-la-Chapelle) al a Beata Vergine, e che lo arricchisse di molte
indulgenze da lucrarsi da coloro che fossero andati a visitarlo. Se volete che io vi racconti ancora
altri fatti potrei recitarvi quasi tutta la Storia Ecclesiastica e segnatamente la Storia delle
Crociate, nelle quali circostanze i Papi concedevano indulgenza plenaria a quelli che si
arruolavano per andare in Palestina a liberare i Luoghi Santi.
5Tertulliano, Ad maj., I.1.
6Ep. 21, 22, 23.
7Conc. Nic., canone 11, 12.
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Per conclusione e conferma di quanto ho detto finora, vi espongo qui la dottrina della
Chiesa Cattolica intorno alle Indulgenze. «La facoltà di dispensare le Indulgenze» essendo stata
da Cristo concessa alla» Chiesa, di questa facoltà da Dio concessa la Chiesa se ne è fin da
remotissimi tempi servito; perciò il sacrosanto {42 [520]}
Concilio comanda ed insegna» doversi ritenere che le Indulgenze sono» utili alla salute
del cristiano, come è» provato dall'autorità de'Concilii. Chi» poi dice che le Indulgenze sono
inutili,» o nega che nella Chiesa vi sia la facoltà di dispensarle sia anatema: sia» scomunicato8.
G. Basta, basta, se la facoltà di dispensare le Indulgenze fu data da Dio alla Chiesa,
praticata dagli Apostoli, e dai loro tempi essendo sempre siata in uso nella Chiesa in ogni secolo
fino ai nostri giorni, dobbiamo dire schiettamente che i protestanti sono in grave errore quando si
fanno a censurare la Chiesa Cattolica perchè dispensa le sante Indulgenze, quasi che l'uso delle
medesime non sia stato praticato nei primi tempi della Chiesa.
Dialogo quarto. Acquisto delle Indulgenze.
Prevosto. Mentre noi ammiriamo la bontà di Dio nel dispensare le sante Indulgenze ai
fedeli cristiani, nel concedere celesti tesori {43 [521]} che non diminuiscono, nè diminuiranno
mai, tuttochè se ne spandano, come un immenso oceano, che non soffre diminuzione per quanta
acqua si attinga, dobbiamo tuttavia adempire alcune obbligazioni per l'acquisto delle medesime.
Primieramente vuolsi notare non essere in libertà di ciascun cristiano di servirsi di questi divini
tesori a suo piacimento; ne godrà solamente quando, come, ed in quella maggiore o minore
quantità, che la Santa Chiesa ed il Sommo Pontefice determina. Quindi le Indulgenze si
distinguono comunemente in due classi, le parziali, ovvero di alcuni mesi od anni, e plenarie.
Per esempio, dicendo: Gesù mio, misericordia, si guadagnano cento giorni d'indulgenza; ogni
volta che si accompagna il Viatico a qualche infermo, si possono guadagnare sette anni
d'indulgenza. Queste indulgenze sono parziali.
L'Indulgenza plenaria è quella, per la quale ci viene rimessa tutta la pena, di cui per i
nostri peccati siamo debitori con Dio; tale appunto è quella, che il Papa concede nell'occorrenza
di questo Giubileo. Lucrando tale indulgenza, voi tornate ad essere dinanzi a Dio, come eravate
quando siete nato alla grazia, cioè siete stato battezzato: a segno che, {44 [522]} se uno morisse
dopo aver lucrato l'indulgenza del Giubileo, andrebbe al Paradiso senza toccare le pene del
Purgatorio.
G. Io desidero di tutto cuore di guadagnare questa Indulgenza plenaria; mi notifichi
soltanto qual cosa io debba fare.
P. Per lucrare questa come ogni altra Indulgenza, si ricerca anzitutto che uno sia in grazia
di Dio, perchè colui il quale dinanzi a Dio è reo di qualche grave colpa e di pena eterna,
certamente non è, nè può essere capace di ricevere la remissione della pena temporale. Pertanto
sarà ottimo consiglio a ciascun cristiano, il quale desideri di acquistare indulgenze quando e
comme sono concesse, che si accosti al Sacramento della Confessione, procurando di eccitarsi ad
un vero dolore, e fare un fermo proponimento di non più offendere Dio in avvenire.
La seconda condizione è l'adempimento di quanto il Romano Pontefice prescrive.
Imperocché la Santa Chiesa nell'aprire il tesoro delle sante Indulgenze, obbliga sempre i fedeli a
qualche opera buona da farsi in tempo e luogo determinato. E ciò per preparare il nostro cuore ad
accogliere quei favori straordinarii, {45 [523]} che la misericordia di Dio ci tiene preparati. Così,
per acquistare l'indulgenza di questo Giubileo, il Sommo Pontefice vuole che ognuno si accosti
ai Sacramenti della Confessione e della Comunione, visiti divotamente tre chiese, pregando
secondo l'intenzione del Sommo Pontefice per l'esaltazione e prosperità della nostra Santa Madre
Chiesa, per la estirpazione dell'eresia, per la pace e concordia dei principi cristiani, per la pace ed
8Sess. 25, cap. 21.
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unità di tutto il popolo cristiano, che si digiuni un giorno, e si faccia qualche limosina ai poveri
secondo la propria divozione.
G. Bastano queste cose per guadagnare l'indulgenza del Giubileo?
P. Non bastano queste due rose, ma ce ne manca ancor una, che è la principale. Si
richiede che si detestino tutti i peccati anche veniali, e di più si deponga l'affetto a tutti, ed a
ciascuno de'medesimi. E ciò noi faremo certamente, se ci disporremo a praticare quelle cose, che
il confessore c'imporrà, ma sopra tutto se faremo una ferma ed efficace risoluzione di non voler
mai più commettere alcun peccato, se ne eviteremo le occasioni e praticheremo i mezzi {46
[524]} per non più ricadere. Il Sommo Pontefice, Clemente VI, per eccitare i cristiani di tutto il
mondo all'acquisto del Giubileo, diceva: «Gesù Cristo colla sua grazia e colla sovrabbondanza
de'meriti di sua passione, lasciò alla Chiesa militante qui in terra un infinito tesoro non nascosto
entro un lenzuolo, nè sotterrato in un campo, ma lo commise da dispensarsi salutevolmente ai
fedeli, lo commise al beato Pietro, che porta le chiavi del cielo, ed a'suoi successori vicarii di
Gesù Cristo in terra; al quale tesoro somministrano amminicolo i meriti della Beata Madre di Dio
e di tutti gli eletti»9.
Ora, o mio caro Giuliano, avete imparato quanto è necessario per acquistare questa
Indulgenza plenaria, e poiché, fra le altre cose è prescritto di fare una visita a tre chiese, così io
vi metterò qui tre pratiche divote, le quali vi potranno servire in ciascuna di tali visite. {47
[525]}
Visita della prima chiesa. Pensiero della salute.
Mentre sei in questa chiesa, o cristiano, porta il tuo sguardo sopra di un Crocifisso, e
ascolta ciò che ti dice Gesù Cristo. Egli scioglie la sua lingua e ti parla così: una cosa sola, o
uomo, ti è necessaria, unum est necessarium. Se tu acquisti onori, gloria, ricchezze, scienze, e
che poi non salvi l'anima, tutto è perduto per te. Quid prodest homini si mundum universum
lucretur, animae vero suae detrimentum patiatur?10.
Questo pensiero ha determinato tanti giovani a lasciare il mondo, tanti ricchi a dispensare
ai poveri le loro ricchezze, tanti missionari ad abbandonare la patria, andare in lontanissimi
paesi, tanti martiri a dare la vita per la fede. Tutti costoro pensavano che se perdevano l'anima,
niente loro avrebbero giovato tutti i beni del mondo per la vita eterna. Per questo motivo San
Paolo eccitava i cristiani a pensare seriamente al negozio della salute: {48 [526]}«vi preghiamo,
egli scrive, o fratelli, affinchè badiate al grande negozio della salute»11.
Ma di qual negozio parla qui S. Paolo? Parlava, dice S. Gerolamo, di quel negozio che
importa tutto, negozio che, se va fallito, è perduto il regno eterno del Paradiso, e non rimane più
altro che essere gittati in una fossa di tormenti, che non avranno più fine.
Aveva perciò ragione S. Filippo Neri di chiamar pazzi tutti coloro che in questa vita
attendono a procacciarsi onori e ricchezze, e poco attendono a salvarsi l'anima. Ogni perdita di
roba, di riputazione, di parenti, di sanità, anche della vita, può ripararsi in questa terra; ma con
qual bene mai del mondo, con qual fortuna si può riparare alla salute dell'anima! Ascolta, o
cristiano, è Gesù Cristo che ti chiama: ascolta la voce di lui. Egli vuole concederti misericordia e
perdono de'tuoi peccati, e la remissione della pena pei medesimi peccati dovuta.
Ma considera che, mentre tu sei in chiesa a pensare all'anima tua, tanti muoiono in questo
momento e vanno all'inferno. {49 [527]}
Quanti dal principio del mondo fino ai nostri giorni morirono di ogni età e di ogni
condizione e se ne andarono eternamente perduti! Forsechè avessero volontà di dannarsi? Il loro
inganno fu nel differire la loro conversione, morirono in peccato, ed ora sono dannati. Tien bene
9Clem. VI. DD. eut.
10Mutt., 16, 26.
11Tes., 4, 10.
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a mente questa massima: l'uomo in questo mondo fa molto se si salva, e sa molto se ha la scienza
della salute; ma fa nulla se perde l'anima, e sa nulla se ignora quelle cose che lo possono
eternamente salvare.
PREGHIERA.
O mio Redentore, voi avete speso il vostro sangue per comperare l'anima mia, ed io l'ho
tante volte perduta col peccato! Vi ringrazio che mi diate ancor tempo di mettermi in grazia
vostra. O mio Dio, io sono pentito di avervi offeso, fossi morto prima e non avessi mai
disgustato un Dio sì buono come siete voi. Si, mio Dio, io vi offro tutto me stesso, nascondo le
mie iniquità nelle vostre sacralissime piaghe, e so con certezza, o mio Dio, che voi non sapete
disprezzare un cuore che si umilia e si pente. O Maria, rifugio de'peccatori, soccorrete {50
[528]} un peccatore che a voi si raccomanda e in voi confida. - Tre Pater, Ave e Gloria, colla
giaculatoria: Gesù mio, misericordia.
Visita della seconda chiesa. Il pensiero della morte.
È stabilito che ogni uomo deve morire, ricchi, poveri, anche i giovani, tutti camminiamo
a gran passi verso l'ora della morte per intraprendere il cammino dell'eternità. Ibit homo in
domum aeternitatis suae. La casa che abitiamo presentemente è un luogo di passaggio, la vera
casa del nostro corpo sarà un sepolcro, in cui dovremo stare sino al giorno del giudizio; la vera
casa dell'anima è il Paradiso o l'Inferno, secondochè avremo meritato, ed ivi dovremo rimanere
in eterno.
Quelli che abitano in questo mondo, sogliono spesso mutar casa o per loro genio, o
perchè vi sono obbligati; nell'eternità non si muta mai più casa, dove si entra una volta, là si ha
da rimanere per sempre. Quello però che merita attenta considerazione, si è che quel momento
che ci deve separare dalla vita {51 [529]} presente ed avviarci all'eternità, è nelle mani di Dio e
può essere imminente. Può essere che tu abbi ancora un anno di vita, può essere un mese, una
settimana, un giorno, un'ora, e può essere che la morte ti sorprenda senza poter più ritornare a
casa! Ciò tutto è nelle mani di Dio. Ma intanto se tu dovessi morire in questo momento, qual
luogo avrebbe l'anima tua nell'altro mondo? Guai a te se non ti tieni apparecchiato! Chi oggi non
è preparato a morir bene, corre grave pericolo di morir male e di andar male per sempre.
Cristiano! sospendi per un momento gli affetti del tuo cuore dalle cure del mondo, e considera
l'ultimo momento di tua vita. Dal punto di morte dipende la lua eterna salvezza e la tua eterna
dannazione; vicino a morire, mio caro, al lume di quella candela, quante cose si vedranno!
Vedrai se amasti il tuo Dio, oppure se lo sprezzasti, se avesti in onore il suo santo nome o lo
bestemmiasti; vedrai le feste profanate, le messe tralasciate, i tuoi proprii doveri trascurati;
vedrai quella superbia, quell'orgoglio che ti lusingarono. Vedrai ... ma oh Dio! tutto vedrai in un
momento, nel quale agli occhi {52 [530]} aprirassi la via dell'eternità: mumentum a quo peudet
aeternitas. Oh! momento, da cui dipende un'eternità di gloria o di pena! Capisci, o cristiano, ciò
che ti dico? Voglio dire che da quel momento dipende l'andare per sempre in Paradiso o
all'Inferno; o sempre contento o sempre afflitto; o sempre figlio di Dio o sempre schiavo del
demonio; o sempre godere cogli angeli e coi Santi in Cielo, o gemere ed ardere per sempre coi
dannati nell'Inferno. Temi grandemente per l'anima tua, e pensa che dal ben vivere dipende una
buona morte ed una eternità di pene o di gloria. Perciò lascia a parte quanto ti dice il mondo, e
senza perdere tempo preparati a fare una buona confessione; perchè può essere che l'ora di tua
morte sia più vicina di quello che tu non pensi.
PREGHIERA
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O Gesù mio, che siete morto in croce per me, io vi ringrazio di tutto cuore, che non mi
abbiate fatto morire in peccato; sin da questo momento io mi converto a voi, vi prometto di
lasciare il peccato e di osservare fedelmente i vostri comandamenti per tutto quel tempo {53
[531]}che mi lascierete in vita. Son pentito di avervi offeso; per l'avvenire vi voglio amare e
servire fino alla morte. Vergine SS., Madre mia, aiutatemi in quell'ultimo punto di vita. Gesù,
Giuseppe, Maria, spiri in pace con voi l'anima mia! - Tre Pater, Ave e Gloria.
Terza visita. Il Giudizio.
In questa terza visita io ti prego, o cristiano, di considerare ciò che sarà di te dopo morte.
Il tuo corpo sarà portato al sepolcro, e l'anima subito comparirà davanti al divino Giudice.
L'anima sarà piena di spavento per quella comparsa, ma, volere o non volere, bisogna che si
presenti. Omnes nos manifestari oportet ante tribunal Christi. Come ti troverai davanti al divin
Giudice, Egli ti dirà: Chi sei tu? Io sono cristiano, risponderai. Bene, se tu sei cristiano, vediamo
se operasti da cristiano. Indi comincierà il divin Giudice a rammentarti le promesse fatte nel
santo Battesimo, colle quali rinunziasti al demonio, al mondo, alla carne; ti rammenterà le grazie
ricevute, {54 [532]}i sacramenti frequentati, le prediche, le istruzioni, gli avvisi de'confessori, le
correzioni de'parenti, ogni cosa ti verrà schierata innanzi. Ma tu, dirà il Divin Giudice, a rimpetto
di tanti doni, di tante grazie, oh, quanto male corrispondesti alla professione di cristiano! Venuta
l'età in cui appena cominciavi a conoscermi, tosto cominciasti ad offendermi con bugie, con
mancanze di rispetto alle chiese, con disubbidienze a'tuoi genitori, e con molte trasgressioni
de'tuoi doveri. Almeno col crescere degli anni tu avessi meglio regolato le tue azioni; ma tu
crescendo in età aumentasti le offese. Messe perdute, profanazioni de'giorni festivi, bestemmie,
confessioni e comunioni mal fatte, e talvolta sacrileghe, furti, scandali non riparati; ecco ciò che
facesti invece di servirmi. O mio Dio, che terrore, che spavento pel peccatore!
Che ti pare, e cristiano, di questo esame, che ne dice la tua coscienza? Sei ancora a
tempo, chiedi perdono a Dio de'tuoi peccati con una sincera promessa di non ricadere mai più.
Quanto poi ti toccherà patire di caldo, di freddo, di fame, di sete, di malattie, o dispiaceri, soffri
tutto pel tuo Signore in penitenza de'tuoi peccati. {55 [533]}
Dinanzi ad un Dio, che tutto sa e tutto vede, è inutile ogni scusa e pretesto. Tuttavia, a
nostra maniera d'intendere, supponiamo che a quel rigoroso esame il peccatore tenti di cercare
qualche scusa o pretesto dicendo, che non pensava di venire ad un conto tanto rigoroso. Ma gli
sarà risposto: e non udisti quella predica, non leggesti in quel libro, in occasione del Giubileo,
ove ti era significato che io ti avrei chiesto un conto rigoroso delle azioni di tutta la tua vita?
L'anima si raccomanderà alla misericordia di Dio, e la misericordia non è più per lui, perchè
colla morte finisce il tempo del perdono. Si raccomanderà agli Angeli, ai Santi, ed a Maria SS;
ed Essa a nome di tutti risponderà: chiedi ora il mio aiuto? Non mi volesti per madre in vita,
adesso non ti riconosco più per figlio: nescio ves. L’anima in quel terribile momento non sa più
nè che dire, nè che fare, ed intanto si vede l'inferno aperto a guisa di profondissima voragine.
Inferius horrendum caos. Quello è l’istante in cui l'inesorabil Giudice proferirà la tremenda
sentenza: Cristiano infedele, va lungi da me; il mio Padre Celeste ti ha maledetto, {56 [534]} ed
io ti maledico; vattene al fuoco eterno a gemere e penare coi demoni per tutta l'eternità. Proferite
queste parole, l'anima viene abbandonata nelle mani dei demoni, i quali facendone orribili strazi,
la fanno piombare nei profondi abissi dell'inferno.
Non temi per te, o cristiano, una simile sentenza? Ah! per amore di Gesù e di Maria,
preparati con opere buone per meritarti di sentire la sentenza favorevole. Ricordati, che quanto
più spaventa la sentenza proferita contro al peccatore, altrettanto sarà consolante l'invito che
Gesù benedetto farà a chi visse cristianamente. Vieni, gli dirà, vieni al possesso della gloria che
ti ho preparato. Tu mi hai servito, ora godrai in eterno: intra in gaudium Domini tui. Cristiano! E
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Iddio che ti parla, ascolta la sua voce: sei ancora a tempo; ma per amore di Gesù e di Maria non
differire la tua pronta e sincera conversione.
PREGHIERA
Eterno divin Giudice, io vi ringrazio di tutto cuore, che non mi avete chiamato al giudicio
quando io era in peccato. Oh! quanto mi rincresce di aver {57 [535]}ritardato tanto tempo a
darmi a voi. In questo momento io detesto tutti i miei peccati, vi prometto di non offendervi mai
più. Sì, mio Dio, io sono pronto a patir tutto e a dare la vita pel vostro santo amore. Ma per pietà,
fatemi la grazia, che io possa essere uno di quelli che sono benedetti dal vostro eterno Padre in
vita, in morte e dopo morte. Vergine SS., aiutatemi voi; proteggetemi in vita ed in morte, e
specialmente quando mi presenterò al vostro divin Figlio, per essere giudicato. Così sia. {58
[536]}
Coroncina ad onore dell'Immacolato Concepimento di Maria sempre
Vergine gran Madre di Dio nostra Augusta Signora
Ave Maria gratia plena: Dominus tecum.
ANAGRAMMA
Deipara inventa sum: ergo immaculata.
Fedeli carissimi, amate ed onorate con cuor filiale e riverente l'amorosa vostra Madre e
potente avvocata Maria, recitando ogni dì la Coroncina in ossequio della di lei Immacolata
Concezione, pratica per certo gratissima al purissimo suo Cuore ed efficacissima ad ottenere il di
lei validissimo patrocinio; perocché se voi sarete perseveranti in questa devozione sì breve e
facile, vi assicura il serafico dottore San Bonaventura che la Vergine immacolatissima
v'impetrerà infallibilmente la grazia in questa vita, e poscia l'eterna gloria nell'altra; Honorate
Mariam, et impetrabit vobis gratiam et salutem. {59 [537]}
Deus in adiutorium meum intende.
Domine, ad adiuvandum me festina.
Gloria Patri, etc.
O Maria, concetta senza peccato, pregate per noi, che ricorriamo a Voi.
I. Eterno Divin Padre, io vi adoro profondamente, e con tutto il mio cuore vi ringrazio per
quella somma Potenza, con cui avete preservato Maria Vergine, vostra dilettissima Figlia dalla
colpa originale.
Poscia si recita un Pater noster con quattro Ave Maria, e Gloria Patri in fine, dicendosi
in principio di ciascuna Ave Maria: Sia benedetta la santa ed immacolata e purissima Concezione
della Beata Vergine Maria.
II. Eterno Divino Figlio, io vi adoro profondamente, e con tutto il mio cuore vi ringrazio
per quella infinita Sapienza, con cui avete preservato Maria Vergine, vostra vera e dolcissima
Madre, dalla colpa originale. Pater noster, ed il resto come sopra.
III. Eterno Divino Spirito, io vi adoro profondamente, e con tutto il mio cuore vi
ringrazio per quell'immenso Amore, con {60 [538]} cui avete preservato Maria Vergine, vostra
purissima Sposa, dalla colpa originale.
Pater noster, ed il resto come sopra.
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Poi si dice:
Santissima Trinità, io vi adoro profondamente, e con tutto il mio cuore vi ringrazio pel
singolarissimo privilegio concesso alla benedetta e gloriosa Madre di Maria Vergine Sant'Anna,
l'unica fra tutte le madri umanamente feconde, che abbia dato alla luce una Prole del tutto esente,
dalla colpa d'origine.
Tre Gloria Patri, etc.
Indulgenze
Oltre alle moltissime accordate alle Corone benedette dal Sommo Pontefice, ed i giorni
100 d'Indulgenza concessi per ogni volta che si recita: - Sia benedetta la santa ed immacolata e
purissima Concezione della B. V. Maria, - la Santità di Nostro Signore Pio IX si è degnata di
concedere con rescritto del 9 gennaio 1852, a chi, almeno contrito, reciterà la sopra detta
divozione tuo giorni d'indulgenza, e la plenaria a quelli che per un intero mese devotamente la
reciteranno; e quindi confessati e comunicati pregheranno secondo la mente della Santità Sua.
Tutte volte die si bacia la medaglia dicendo: - O Maria, concepita senza peccato, pregate
per noi che abbiamo ricorso a Voi, - si lucrano altri giorni 100 d'Indulgenza. {61 [539]}
Al Sacro Cuore di Maria
Cuor di Maria, che gli Angioli
Ammiran come il core,
In cui, dopo il Signore,
Splende maggior bontà!
Sei cor di Madre tenera
Per gl'innocenti, e insieme
Pel peccator che geme,
Che spera in tua pietà.
La terra e il Ciel t'onorano,
T'onora il Re tuo Figlio,
Tu sei l’intatto Giglio
Che il serpe non guastò.
Del sangue tuo virgineo
Formossi il cor sì bello
Dell'adorato Agnello
Che il mondo riscattò.
Evviva dunque l'inclito
Cor della gran Regina,
Cui suddito s'inchina
E l'uomo, e il Serafìn {62 [540]}
Prendi il mio core, o Vergine,
Tu trasformar lo puoi,
Dàgli gli affetti tuoi.
Dàgli il tuo amor divin.
Di Cristo il core giubila
Sovra il tuo cor sì puro,
Due mai non ne furo
Più simili in amor.
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Don Bosco - Il Giubileo
Come possiam noi rendere
Omaggi a Te graditi.
Noi figli indeboliti
Da'falli e dal timor?
A me venite, o figli,
(Così Maria risponde)
Chi tante preci effonde
Respinger io non so:
Intorno a me stringetevi,
Statemi sempre accanto,
Vi coprirò col manto,
Difesa a voi sarò.
SILVIO PELLICO. {63 [541]}
INDICE
AL LETTORE
pag. 3
Enciclica del S. P. che accorda un Giubileo Universale
5
Dialogo I. Il Giubileo presso agli Ebrei
15
II. Il Giubileo presso ai Cristiani
22
III. Delle Indulgenze
32
IV. Acquisto delle Indulgenze
43
Visita della prima Chiesa. Pensiero della salute
48
Visita della seconda Chiesa. Il pensiero della morte
51
Terza visita. Il Giudizio
54
Coroncina ad onore dell'immacolato concepimento di Maria sempre 50
Vergine
Al Sacro Cuore di Maria. - Inno di Silvio Pellico
62
(Con approv. della Rev. Eccles.) {64 [542]}
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