Don_Bosco-Il_Galantuomo_pel_1879


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Don Bosco - Il Galantuomo pel 1879
IL GALANTUOMO. ALMANACCO PER L'ANNO 1879
ANNO XXVII
STRENNA OFFERTA AGLI ASSOCIATI ALLE LETTURE CATTOLICHE {1 [431]}
PROPRIETÀ DELL’EDITORE
Torino 1873. - Tipografia Salesiana {2 [432]}
[è premesso alle opere ristampate solo parzialmente; è premesso agli scritti attribuiti o attribuibili
a Don Bosco]
INDEX
Il Galantuomo a' suoi amici.........................................................................................................2
Indice...........................................................................................................................................3
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Il Galantuomo a' suoi amici.
Se non fosse del titolo che porto in fronte, che ogni galantuomo deve rassegnarsi in tutto
ai disegni della divina Provvidenza, e dell'affetto che a voi mi lega, miei buoni amici, davvero
che in quest'anno avrei tutt'altra voglia che di mostrarmi alla luce e fare anch'io figura in mezzo
agli altri miei confratelli almanacchi. Di fatto come potrà mai il povero Galantuomo presentarsi
tra i suoi benevoli con volto allegro e sereno, come bisogna ad un uomo che sta per annunziare
un anno nuovo, che si suole augurare e sperare sempre felice, mentre in questo malaugurato 1878
egli ha perduto il migliore de' suoi amici, il più tenero dei padri, quello {3 [433]} che veramente
procurava il bene di tutti i Galantuomini, l'immortale Pio IX? Oh Pio IX! Sublime e cara figura
di Pontefice!.... Chi è di noi che dopo essere stato rapito per lo spazio di quasi trentadue anni allo
splendore di tue angeliche virtù, possa ora ripetere il venerato tuo nome senza sentirsi tutto
commosso nel più profondo del cuore? Chi è di noi che avendo potuto una volta contemplar da
vicino la tua sacra persona, abbia poi potuto dimenticare quelle nobili fattezze, quel volto
maestoso, quegli occhi vividi, penetranti e soavi, nei quali splendeva tutta la grandezza della tua
anima santa, tutto l'amore del tuo cuore di Padre? Chi di noi....... Ma qui m'avveggo che se
lasciassi libero sfogo al mio cuore non la finirei più; però voglio ancora dirvi che io, povero
Galantuomo, ho avuta, non una, ma più volte la incomparabile fortuna di gettarmi ai piedi del
grande Pio IX e di riceverne la benedizione; che questa fortuna a vece di mitigare il mio dolore
all’annunzio della sua morte, me lo accrebbe a mille doppi, perchè mi pareva di vedermelo
dinanzi, tutto bello e candido, raggiante di un {4 [434]} celeste sorriso.... mi pareva di sentire
ancora le sue sante mani posarsi sulla mia testa grigia, veder la sua destra alzarsi a formar sopra
di me il segno della santa croce, udir quella voce armoniosa e potente ad invocarla benedizione
di Dio sopra il povero Galantuomo.....
Vi dirò che anch'io, come tutti gli altri, non volli credere alle prime notizie che fosse
morto davvero, e che ci volle anzi tutta l'autorità del mio buon Parroco per farmelo credere; che
anch'io nonostante la mia età è la distanza ho voluto correre a Roma per bearmi ancora una volta
in quelle venerate sembianze e baciar per l'ultima volta quei piedi che portavan la pace. Vi dirò
finalmente che ancor io ho pregato per Lui, ma non molto, perchè son certo ch’Egli è subito
volato da questa valle di lacrime al bel Paradiso. Ho invece pregato molto affinchè il buon Dio si
degnasse di dargli presto un successore degno di Lui, e nel mio cordoglio trovai una grande
consolazione nel sapere che le fervide preghiere del mondo cattolico erano state così presto e
così bene esaudite, come tutti sanno, colla {5 [435]} elevazione al Sommo Pontificato di quel
dottissimo e virtuosissimo personaggio che è Leone XIII.
Un altro insigne personaggio la morte inesorabile ci tolse dalla nostra Italia; personaggio
grande e ben degno del nostro compianto, il nostro Re Vittorio Emanuele II. Noi Piemontesi, che
lo avevamo veduto e conosciuto da vicino, ne piangemmo bendi cuore la perdita, e pregammo
per Lui, che passò all'altra vita munito dei conforti di nostra santa Religione e accompagnato
dalla benedizione di Pio IX, grande fortuna per Lui e consolazione per noi e pel suo Augusto
Figliuolo Umberto divenuto nostro Re, pel quale anche il povero Galantuomo ha pregato e prega
che il Signore lo benedica insiem colla sua reale famiglia.
Nell’afflizione che mi ha colpito non ho potuto forse contentarvi gran fatto, o miei buoni
amici, nel mio solito almanacco; ma voi, che siete tanto buoni, vogliatemi bene lo stesso, e
pregate per me, com’io prego per voi, ricordandoci tutti che i dispiaceri, i dolori, le tribolazioni,
che ci affliggono su questa terra, sono prove che 6 [436]} il Signore ci vuol bene, come ci dice la
Sacra Scrittura, e come canta da essa inspirato un mio carissimo amico, professore e poeta, in
questi bei versi:
Perchè mi fosti caro
Io ti provai con dure
Vicende e con sventure,
E nel mio amor mi piacque
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Che fatto segno all'ira
Tu fossi in vista, e t'opprimesse il duolo;
E l'alma tua, figliuolo,
Perchè sospira?
Son, del Signor le prove
Dolci a chi crede, e in Lui confida ed ama,
E d'anime ch'Ei chiama
A più beata sorte:
Son dell'eterno regno
Per chi le toglie in pace,
E pur soffrendo tace,
Sicuro pegno. {7 [437]}
Indice.
Il Galantuomo ai suoi amici
Principio delle stagioni
Ecclissi
Levata e tramonto del sole per Torino
Fasi della luna
I quattro tempi dell'anno
Computi ecclesiastici
Tempo proibito per celebrare le nozze solenni
Feste mobili
La preghiera del mattino
I venerabili del nostro secolo
A Pio IX il grande
La Madonna di Pio IX
Storia di una croce
Un amico nemico
II rispetto umano
Massima
Meglio umile e oscuro che grande e superbo
La santificazione delle feste
L'impiego del tempo
Ai giovani bisogna parlar chiaro
Il telefono
Il telettroscopio
L'idroconometro
II fonografo
Applicazione della carta
Lo sbaglio di naso
Una difesa legittima
Le bastonate per isbaglio
Prudenza di un sindaco
L'usciere ben ricevuto
Straordinaria longevità
Il catechismo
Il catechismo cattolico e Napoleone il grande
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Segreto d'economia domestica
La preghiera della sera
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