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Don Bosco - Pratiche divote per l'adorazione del SS. Sacramento
PRATICHE DIVOTE PER L'ADORAZIONE DEL SS. SACRAMENTO
TORINO.
Tip. dell'Oratorio di s. Franc. di Sales.
1866. {11 [263]}
[è premesso alle opere ristampate solo parzialmente; è premesso agli scritti attribuiti o attribuibili
a Don Bosco]
INDEX
Invito alla frequente comunione..................................................................................................2
Indice...........................................................................................................................................5
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[…]
nevale, e per impetrare i suoi divini aiuti, e le sue misericordie.
Ad animare i fedeli ad un esercizio sì santo e sì gradito a Dio Clemente Papa XIII (23
luglio 1765) concesse indulgenza plenaria a chi confessato e comunicato divotamente visiterà in
qualunque chiesa del mondo cattolico il SS. Sacramento esposto per tre giorni in una o
ciascheduna delle settimane di settuagesima, di sessagesima e di quinquagesima fino al giorno
delle ceneri esclusive, ovvero esposto nella sola feria V di sessagesima, volgarmente detta il
giovedì grasso.
Le stesse indulgenze si acquistano visitando i santi sepolcri nel giovedì e venerdì santo,
purchè dette visite si facciano con vero spirito di fede e si preghi secondo le intenzioni del
Sommo Pontefice.
Invito alla frequente comunione.
Non vi ha cosa che arrechi maggior vantaggio all'anima del cristiano quanto la
comunione frequente, perchè è dessa il nostro pane quotidiano, il quale ci fa vivere in Gesù
Cristo, e fa vivere Gesù Cristo in noi.
La Chiesa interprete verace dei disegni del {12 [264]} suo sposo Gesù Cristo e della sua
parola ha sempre approvata la comunione frequente. Il sacro Concilio di Trento « desidererebbe
che i fedeli assistendo al santo Sacrificio vi si comunicassero, e non solamente in ispirito, ma
ancora col ricevere la sacramentale Eucaristia, affinchè possano ricavare frutti più abbondanti dal
santo Sacrificio. »
Nei primi tempi della Chiesa i fedeli non assistevano mai al santo Sacrificio della Messa
senza ricevervi la SS. Eucaristia: la qual cosa era divenuta tanto abituale che il non farla sarebbe
stato oggetto di scandalo. Di più i pastori della Chiesa amanti del bene delle anime, e desiderosi
che sempre più i fedeli si unissero a questo divino Agnello permettevano persino che dopo aver
partecipato in comune alla mensa celeste ciascuno portasse presso di se questo mistico pane a
proprio sostegno e conforto: la qual pratica allora soltanto cessò, quando il fervore nella pietà, e
la santità della vita si raffreddarono presso i fedeli.
In questi tempi specialmente pare vada via via maggiormente insinuandosi tale freddezza
verso questo augustissimo Sacramento, e pare che pochi soltanto più si ricordino dell'amoroso
invito che Gesù Cristo medesimo ci fece di accorrere a riceverlo: « Io sono il pane di vita,
diss'Egli, chi mangia di questo pane vivrà in eterno. In verità ve lo dico, se voi {13 [265]} non vi
nudrite di mia carne, e non vi abbeverate di mio sangue non avrete la vita in voi (S. Gio. VI). »
Che più dolce e più chiaro invito poteva egli mai farci? Egli dandosi a noi sotto le specie di un
alimento quotidiano, c' indica il suo desiderio che quotidianamente di esso ci alimentiamo. E noi
con quale frequenza ci accostiamo a questo cibo celeste? Esaminiamo i nostri bisogni, e allora
vedremo qual obbligo non abbiamo di comunicarci assai sovente. Siccome la manna fu il
quotidiano cibo per gli Ebrei, pel corso di quarant'anni nel deserto, così la santa comunione
dovrebbe essere il nostro conforto, il cibo nostro quotidiano per guidarci al paradiso. S. Agostino
dice così: se ogni giorno domandiamo a Dio il pane corporale, perchè non procureremo anche di
cibarci ogni giorno del pane spirituale colla santa comunione? S. Filippo Neri incoraggiava i
cristiani a confessarsi ogni otto giorni e a comunicarsi anche più spesso secondo l'avviso del
confessore. Accorriamo noi dunque tutti a questa fonte inesausta di grazie e di consolazioni! I
frutti copiosi prodotti dalla comunione frequente sono una consolantissima verità di cui nessun
cristiano dubita. Sappiamo che i rapporti intimi con un amico fanno ben presto dividere all'altro
il vero modo di vedere e di sentire. Ora un'unione così stretta con Gesù Cristo {14 [266]}
potrebbe non comunicarci qualche cosa di Lui? Noi sappiamo che nel tempo di sua vita mortale
una virtù misteriosa usciva dalle sue vestimenta e sanava le infermità di coloro che le toccavano.
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La virtù assai più potente della divina sua persona si comunica a noi nella comunione, ci fa
dividere i suoi sentimenti e vivere della sua vita. Il fedele, ammesso alla frequente partecipazione
di suo Corpo e Sangue, può con tutta verità ripetere coll'Apostolo: « Io vivo, ma non son più io
che vivo, è Gesù Cristo che vive in me. »
La presenza di Gesù è un tesoro che avremmo invano cercato sulla terra se Egli non ci
fosse rimasto per amor nostro. Ma Esso è là, in mezzo a noi, Egli ci apre le sue braccia, il suo
cuore. Dove troveremo noi un amico che intenda le nostre pene e ci compatisca, un orecchio che
non si stanchi mai di ascoltarci, una voce che mai si stanchi di dirci quelle parole di consolazione
che sono il meglio adattate per fortificarci e sollevarci? Andiamo adunque a Gesù. Ah sì! il pane
della Eucaristia dovrebbe essere il pane quotidiano dell'anima che soffre, perchè è un pane che
fortifica e consola; esso ha la virtù di rendere dolci le più amare lagrime, di rendere facili i
maggiori, i più dolorosi sacrifici.
Taluno dirà; io sono troppo peccatore. Se tu sei peccatore procura di metterti in grazia
{15 [267]} col Sacramento della confessione, e poi accostati alla santa comunione, e ne ricaverai
grande aiuto. Un altro dirà: mi comunico di rado per aver maggior fervore. È questo un inganno.
Le cose che si fanno di rado per lo più si fanno male. Altronde essendo frequenti i tuoi bisogni,
frequente deve essere il soccorso per l'anima tua. Alcuni soggiungono: io sono pieno d'infermità
spirituali e non oso comunicarmi sovente: risponde Gesù Cristo: quelli che stanno bene non
hanno bisogno del medico: perciò quelli che sono maggiormente soggetti ad incomodi loro è
mestieri essere sovente visitati dal medico. Coraggio adunque, o cristiano, se tu vuoi fare
un'azione la più gloriosa a Dio, la più gradevole a tutti i santi del cielo, la più efficace per vincere
le tentazioni, la più sicura a farti perseverare nel bene, ella è certamente la santa Comunione. Ma
non basta accostarci sovente, poichè è d'uopo eziandio accostarci degnamente. Le cose che si
ricercano per accostarsi nel modo dovuto al SS. Sacramento dell' Eucaristia sono altre interne,
altre esterne. Le interna sono; 1° di essere in grazia di Dio; 2° essere digiuni dalla mezzanotte in
giù 3° riflettere bene a quello che si va a ricevere, che è il Corpo, Sangue, Anima e Divinità di
Nostro Signor Gesù Cristo. Quest' ultima condizione specialmente si procuri di tener ben fissa
nella mente {16 [268]} e nel cuore, poichè in ciò consiste la nostra preparazione più efficace.
Eccitiamo in noi prima di accostarvici una vera divozione attuale, la quale sta nel considerare
attentamente le grandi meraviglie di quel divino mistero, ed eccitarci dolcemente a pii e fervorosi
affetti verso Gesù Sacramentato. Imperocchè, cerne dice s. Bonaventura; chi si avvicina alla
santa Eucaristia con tiepidezza, indevozione, ed inconsiderazione, mangia e beve la sua
condanna.
Questa divozione attuale, s. Francesco dice, che si acquista colle forbici, col martello, e
col pennello. Colle forbici, cominciando dalla vigilia della comunione a togliere le parole inutili,
le cure superflue e le passioni smoderate, per ben purificare la lingua, sopra la quale deve essere
messo il Re della gloria, e il cuore che deve servirgli di trono.
2° Col martello, impiegando il digiuno, e la mortificazione dei sensi, per partecipare in
qualche modo ai travagli e dolori sofferti da Gesù Cristo nella Passione della quale l'Eucaristia ci
rinnova la memoria.
3° Col pennello procurando di abbellire l'anima nostra, tenendoci raccolti interiormente
ed esteriormente, applicandoci più all' orazione, alla considerazione, alla lettura spirituale, a
praticare le opere di misericordia.
La mattina della comunione poi bisogna che {17 [269]} subito svegliati eleviamo la
nostra mente verso il Dio d'amore, da cui speriamo di essere felicemente visitati, e quindi
modestamente andare alla chiesa subito che si può, e quando saremo confessati, ed avremo fatta
quella parte della penitenza che il tempo ci permetterà, bisognerà fare con gran fervore gli atti
che debbono precedere la comunione. Le condizioni esterne poi riguardano la purità del corpo, la
decenza e modestia degli abiti, la positura della persona.
Per carità non si dimentichi da quelli che si accostano a questo augusto Sacramento, che
quel Dio che si va a ricevere, è il Dio della purità, della modestia, della decenza, e perciò si
evitino tanti scandali che pur troppo ogni giorno si danno coll'accostarvisi immodestamente
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vestiti, o sconciamente adorni; e ciò si faccia mostrandoci, 1° con abiti decenti ed onesti, per
onorare Gesù Cristo collo stesso ornamento; 2° senza pompa e vanità; perchè essendo Gesù
Cristo umiliato in questo Sacramento sotto le specie di pane e di vino sarebbe in certo modo fare
insulto alla sua umiliazione ed all'estrema povertà che ha sempre praticata in tutta la vita
l'avvicinarci a lui con pompa e vanità. Il demonio, dice s. Pier Damiano, si pasce delle vanità
degli abiti pomposi, e Gesù Cristo si compiace degli abiti modesti e umili. Inoltre si pensi al
grande {18 [270]} atto che si fa sul punto in cui si riceve Gesù nel nostro cuore, e si procuri di
accordare l'esterno stato del corpo con quello dell'anima. Ciascuno si accosti ginocchioni, senza
armi, senza bastone, tenendo il corpo diritto, ben composto e rispettoso, i sensi raccolti, la testa
ferma, gli occhi bassi, la bocca mediocremente aperta, la punta della lingua sul labbro, e la
tovaglia stesa colle due mani sotto al mento, per raccogliervi la santa Ostia, o qualche
frammento se per disgrazia venisse a cadere. Così colla dovuta modestia e decente positura del
corpo, rifletteremo che siamo poveri pezzenti e per grazia singolare del Dio della gloria, veniamo
ammessi alla mensa celeste, alla quale gli angioli assistono con sommo rispetto e riverenza;
stiamo sicuri che abbondanti saranno le grazie che ricoveremo a santificazione dell' anima
nostra. Quando poi si è ricevuta la santa comunione, ciascuno fatta profonda riverenza all'altare
si ritiri a posto, trattenendosi senza dissipazione in dolci colloqui con Gesù Cristo. Laonde quei
che vanno via quasi subito fanno male, se non vi è vera necessità che li prema a partire, perchè
fanno affronto a Gesù, e perdono in gran parte il frutto della comunione.
Riguardo al tempo da trattenersi con questo ospite divino dopo la comunione, è vero, non
è determinato, ma pensiamoci, che più {19 [271]} ci tratteniamo, meglio è; però secondo le
occupazioni e la divozione che si hanno, ognuno si trattenga un'ora, o mezza, o almeno un quarto
finchè le specie sacramentali siano consumate dal calor naturale.
Siccome poi non vi ha tempo più propizio per domandare grazie all'infinita bontà e
misericordia di Dio, approfittiamoci dell'occasione e stringiamoci al petto questo amato Gesù.
Sottoponiamo alla bontà di Gesù le tante nostre necessità. Non abbiamo che da volger
uno sguardo intorno a noi e non ci mancheranno motivi di ricorrere alla generosità sua. Bisogni
spirituali, bisogni temporali, bisogni per noi stessi, bisogni per la famiglia, pericoli da evitare,
grazie da ottenere, lagrime da rasciugare, vittorie da conseguire, tentazioni da superare, oh
quante altre necessità sconosciute per lo più alla comune degli uomini, ma tanto più note a chi ne
sente il peso, fornirebbero materia abbondante alle nostre suppliche! Se si trattasse solo di
bisogni temporali, se un gran signore offrisse ad un mendico ampia libertà di rovistare a piene
mani ne' suoi scrigni, che direste di questo mendico se invece di approfittare di si bella occasione
impadronendosi di quei tesori venisse a domandare a' miei lettori cosa abbia da fare? Or bene
Gesù sacramentato rivelò a s. Teresa che il modo più grato con cui si potesse ringraziarlo {20
[272]} dopo la santa comunione era il domandargli delle grazie. E per verità, se la generosità è la
più bella gemma che adorni il diadema dei regnanti, come vorrà in questa lasciarsi vincere Gesù
re del re?
Dopo questi atti di adorazione, di ringraziamento, di offerta, di domanda, di protesta,
uscendo dalla casa del Signore non dimentichiamo che noi pure siamo diventati tempio di Dio, e
perciò per conservare il fervore della divozione, che l'Eucaristia eccita in noi, teniamo i sensi
nostri, che sono le finestre dell'anima, ben raccolti, e pratichiamo opere di virtù, pregando,
assistendo ai divini offici, leggendo libri spirituali, visitando chiese, ammalati, carcerati, spedali
ecc. e intanto sia frutto di ciascuna nostra comunione di uno aumento di santo amore, di viva
fede, di umiltà profonda colle quali virtù Gesù Cristo solo avrà mai sempre il domicilio
dell'anima nostra.
INDULGENZE PER LA COMUNIONE FREQUENTE
Il Sommo Pontefice Gregorio XIII (10 aprile 1580) concesse l'indulgenza di cinque anni
ogni volta che i fedeli cristiani nei giorni festivi {21 [273]} {22 [274]}
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Indice
Invito per l'adorazione a Gesù sacramentato
Origine dell' adorazione del SS. Sacramento
Invito alla frequente Comunione
Indulgenze per la Comunione frequente
Preghiere proposte ai fedeli per le ore di adorazione a Gesù sacramentato
Orazione di S. Gaetano Tiene
Emenda onorevole a Gesù sacramentato solita a recitarsi in ciascuna ora
dalle perpetue adoratrici
Giaculatorie
Orazione al SS. Sacramento ed al sacro Cuore di Gesù
Offerta da farsi davanti ad un'immagine del S. Cuore di Gesù
Adorazione a Gesù sacramentato
Orazione di s. Agostino in onore di Nostro Signore Gesù Cristo
Orazione con Indulgenza plenaria da dirsi avanti ad un Crocifisso
Sette offerte del prezioso sangue di Gesù Cristo a Dio Padre
Altra brevissima offerta
Orazione di s. Francesco Saverio per la conversione dei peccatori
Preghiera quotidiana per gli agonizzanti
Orazione per ottener qualunque grazia in ogni bisogno, flagello e
tribulazione, del ven. Benedetto Giuseppe Labre
Preghiera da farsi al principio di ogni visita al SS. Sacramento
Preghiera alla B. Vergine da farsi al termine di ogni visita
Inno per la festa del Corpo del Signore
Traduzione dell'Inno Pange Lingua
Per domandare la Benedizione del SS. Sacramento
Orazione da recitarsi per i presenti bisogni, specialmente dopo la SS.
Comunione e nella visita al SS. Sacramento, che può anche servire per
l'acquisto di qualunque Indulgenza
Lode al SS. Nome di Dio da recitarsi dal Sacerdote e dal Popolo dopo la S.
Messa e dopo la Benedizione
Invocate l'aiuto di Maria Santissima con S. Filippo Neri
Invocatela con S. Francesco Saverio - ivi Invocate pure l' aiuto dei Santi
Angeli e dei vostri Santi Avvocati - ivi Preghiera per domandare a Dio di
conoscere e detestate i proprii peccati
Preghiera dopo l'esame
Preghiera avanti la Confessione
Sentimenti di timor di Dio
Sentimenti di fiducia in Dio
Atto di amor di Dio
Detestazione del peccato
Risoluzione di ben vivere. Atto di ringraziamento
Atto di contrizione
Risoluzioni e preghiera per dimandare la grazia di ben eseguirle
Preghiere che possono servire di preparazione alla Comunione, tratte
dall'Imitazione di Gesù Cristo versione dell'abate Cesari
Che noi dobbiamo manifestare a Cristo i nostri bisogni, e pregarlo della sua
grazia
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Dell'ardente amore e affettuoso desiderio di ricevere Gesù Cristo - 77 Atto
d'unione a Gesù C. da farsi dopo la Comunione o nel tempo della Messa - 80
Ringraziamento dopo la Comunione
Atto di adorazione
Atto di umiliazione
Atto di ringraziamento
Atto di domanda
Atto di amore
Supplica
Esercizio per la Comunione spirituale.
Atti per la Comunione spirituale
Orazione di ringraziamento di S. Bonaventura
Esercizio per la santa Messa
Modo pratico di assistere alla S. Messa
Visita a Maria
Orazione da farsi a Maria SS. dopo la visita fatta a Gesù sacramentato
Emenda al SS. Sacramento dell'altare
Orazioni che recitava un pio Sacerdote davanti al SS. Sacramento
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ivi
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