Cagliero 11 novembre 2017 it


Cagliero 11 novembre 2017 it

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N. 107 - novembre 2017
Bollettino di Animazione Missionaria Salesiana
Pubblicazione del Settore per le Missioni per le Comunità Salesiane e gli amici delle missioni Salesiane
A bbiamo ancora nel cuore e
nella mente le parole di
Papa Francesco nel suo
Messaggio per la Giornata Missiona-
ria Mondiale 2017: Il mondo ha
essenzialmente bisogno del
Vangelo di Gesù Cristo (…) E grazie
a Dio non mancano esperienze
significative che testimoniano la
forza trasformatrice del Vangelo.
Penso al gesto di quello studente
Dinka– nel Sud Sudan – che, a
costo della propria vita, protegge
uno studente della tribù Nuer
destinato ad essere ucciso(n. 5).
Pensiamo an-
che noi al no-
stro giovane
martire,
ex-allievo
Salesiano,
Akash Bashir
nel Pakistan.
Questi sono i
giovani testi-
moni che ab-
bracciando il
Vangelo cambiano il mondo.
Vi siete resi conto di quanti di
questi giovani, testimoni in
potenza, stanno frequentando le
nostre case e i nostri servizi? Sono
davanti a noi e con noi per tante
ore, giorni, mesi e perfino anni.
Non sprechiamo, dunque, le
straordinarie occasioni che
quotidianamente abbiamo di
promuovere e di suscitare tra i
giovani – soprattutto tra i giovani
confratelli Salesiani – la
conoscenza e lamore del Vangelo
di Gesù.
Solo Lui può cambiare davvero
questo mondo!
Il Sinodo per la regione
Panamazzonica
coinvolge profondamente
Dla Famiglia Salesiana
omenica 15 ottobre,
prima della preghiera
dell' Angelus, Papa Francesco non smette di sorprenderci e annuncia:
"Accogliendo il desiderio di alcune Conferenze Episcopali dellAmerica
Latina, nonché la voce di diversi Pastori e fedeli di altre parti del
mondo, ho deciso di convocare unAssemblea Speciale del Sinodo dei
Vescovi per la regione Panamazzonica, che avrà luogo a Roma nel mese
di ottobre 2019. Scopo principale di questa convocazione è individuare
nuove strade per levangelizzazione di quella porzione del Popolo di
Dio, specialmente degli indigeni, spesso dimenticati e senza la pro-
spettiva di un avvenire sereno, anche a causa della crisi della foresta
Amazzonica, polmone di capitale importanza per il nostro pianeta".
È un sinodo dedicato a riflettere sui popoli e sulle nazioni che vivono
nella foresta pluviale dell'Amazzonia, i popoli di nove Paesi: Brasile
(67 per cento), Perù (13 per cento), Bolivia (11 per cento), Colombia
(6 per cento), Ecuador (2 per cento), Venezuela (1 per cento),
Suriname, Guyana e Guyana francese (insieme fanno lo 0.15 per
cento). Nella regione amazzonica dell'America del Sud ci sono
2.779.478 aborigeni appartenenti a 390 popoli indigeni e 137 popoli
"non ancora coinvolti" completamente. Sono persone che parlano 240
lingue diverse che appartengono a 49 settori linguistici più importanti
dal punto di vista storico e culturale.
La Famiglia Salesiana è pienamente coinvolta in questo evento. La
nostra presenza amazzonica vanta 125 anni di storia. Siamo particolar-
mente presenti nella Amazzonia del Brasile, Venezuela, Perù ed
Equatore, presenti tra gli Shuar, Achuar, Bororos, Xavantes, Yanomami,
Tucanos e tanti altri. Sarà unoccasione per riflettere, a partire dalla
memoria storica salesiana nella regione, sul ricchissimo patrimonio
culturale, sociale ed evangelizzatore salesiano; per analizzare le attuali
sfide sociali, culturali, ecologiche e pastorali; sarà, inoltre, un
opportunità per rilanciare la nostra presenza, in comunione con tutta la
Chiesa, in questo luogo del mondo così importante, non soltanto per i
Paesi della regione, ma per tutto il pianeta.
Che la Beata Maria Troncanti, i Servi di Dio Rodolfo Lunkenbein e Simon
Bororo, ci accompagnino in questo storico momento per potere dare la
risposta che il Signore si aspetta dalla Famiglia Salesiana tra i popoli
dellAmazzonia.
D. Guillermo Basanes, SDB
Consigliere per le missioni

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La conoscenza della lingua del popolo è indispensabile per un missionario
A dire il vero, non avevo mai avuto lidea di diventare missiona-
rio perché non pensavo di poter superare le difficoltà in una
terra di missione, e anche perché pensavo che la missione fosse un
lavoro per altre persone.
Quando ero un diacono, sono venuto in Cambogia per fare unespe-
rienza di volontariato a breve termine con gli studenti coreani alla
scuola tecnica Don Bosco di Phnom Penh. A quel tempo pensavo di
essere qui solo per prendermi cura dei nostri studenti. Dopo alcuni
giorni di volontariato ho capito che era molto difficile incontrare i
confratelli della scuola e ho visto che c'erano pochi confratelli in
Cambogia ma molti giovani Khmer per i quali era necessaria la
presenza dei salesiani. Ho visto anche tanti giovani poveri in difficol-
tà. Un'idea mi è venuta in mente, che forse la mia presenza sarebbe
stata più utile in Cambogia che in Corea. Ho pensato che la provincia
coreana non sarebbe andata incontro a grosse difficoltà con la mia
assenza, perché ci sono molti confratelli. Non credo che la mia
passione missionaria sia solo un impulso improvviso perché anche se
è naturale pensare di aiutare le persone in difficoltà quando le vediamo, già da tre anni e mezzo
cominciavo ad avvertire la chiamata missionaria. Infine ho deciso e ho scritto al Rettor Maggiore per
diventare missionario.
La mia più grande sfida è il linguaggio Khmer. Mi rendo conto che se non
parlo correttamente la lingua dei Khmer potrei essere solo come un
qualsiasi operatore di una ONG ma non un vero missionario. La lingua locale
è un fattore essenziale per proclamare il Vangelo. Senza una conoscenza
della lingua locale lannuncio del Vangelo è limitato. Con l'inglese posso
fare affari con le scuole e comunicare con i confratelli, ma devo
condividere le mie esperienze di fede con i giovani Khmer nella loro lingua.
La mia più grande gioia è stare con i giovani Khmer, condividere la loro vita
e incontrare Dio nelle persone Khmer.
Quando immaginiamo la vita missionaria siamo inclini a pensare troppo alle
difficoltà in una terra di missione e tentati a rinunciare a diventare missio-
nari. Non possiamo anticipare le difficoltà che incontreremo. Nessun missio-
nario diventa tale perché è sicuro che supererà le difficoltà. Io, missionario,
ho imparato a riporre la mia fiducia totalmente in Dio. Ho anche capito
che, oltre alla cultura locale, devo accettare la cultura del mio confratello missionario, giacché le nostre
comunità missionarie sono internazionali. È importante avere una mente aperta alle diverse culture, e ciò
implica anche l'apertura alle culture degli altri confratelli nella comunità. Quando c'è una reciproca
apertura c'è interculturalità nella comunità e diventiamo testimoni più credibili di Gesù!
Don Mark Yang
Coreano, missionario in Cambogia
Testimonianza di santità missionaria salesiana
Don Pierluigi Cameroni SDB, Postulatore Generale per le Cause dei Santi
La Venerabile Mamma Margherita (1878-1856), aveva già intravisto come la Divina
Provvidenza non destinasse Giovanni alla vita dei campi. Un mattino Giovanni narrava
alla famiglia radunata uno strano suo sogno che era durato tutta la notte. Gli era parso
di trovarsi in mezzo a una moltitudine di fanciulli, i quali, preso prima l'aspetto di ogni
specie di animali di foresta, venivano quindi mutati in gregge di pecorelle. Una voce
misteriosa gli aveva comandato di condurli al pascoloMargherita contemplò per un
istante il figlio e poi: Chi sa che non abbi a diventar prete!”. E questo pensiero rimase
fisso nella mente della buona madre, che leggeva nel cuore del figlio ogni più segreta
inclinazione.
Per i Salesiani in Asia
Intenzione Missionaria Salesiana
Perché siano artefici di comunione nella diversità.
Per la Famiglia Salesiana nei Paesi d'Asia, perché sappia fare sempre il primo passo
verso il prossimo; sappia vivere con il cuore aperto verso i giovani e verso i fedeli
di altre religioni. In questo modo potremo crescere nell'ascolto e nella compren-
sione di altre religioni e così poter contribuire al dialogo ecumenico della vita
quotidiana.