Cagliero 11 aprile 2015 - ITA


Cagliero 11 aprile 2015 - ITA

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Nome società
Titolo n otiziario
Bollettino di Animazione Missionaria Salesiana
Pubblicazione del Settore per le Missioni per le Comunità Salesiane e gli amici delle missioni Salesiane
Akash Bashir
19 anni, ex-allievo
salesiano di Laho-
re. Il suo nome e
il suo sangue han-
no riempito
l’ultima parte del
nostro percorso di
Quaresima 2015.
L’“odio alla fede”
è condizione sine qua non perché la
Chiesa dichiari qualcuno martire. In
questo caso, non dovrebbe esserci pro-
prio spazio per la discussione: martire
subito!
In questo mese preghiamo per i
giovani cristiani in Medio Oriente e in
Africa del Nord. Lasciamoci, allo stesso
tempo, illuminare dal commovente e-
sempio di Akash. Così giovane, in bre-
ve tempo ha capito e messo in pratica
l’essenziale del Vangelo: dare la vita
per i fratelli! “Se il chicco di grano ca-
duto in terra muore, produce molto
frutto”.
Dietro ogni disponibilità missiona-
ria e dietro ogni progetto di volonta-
riato salesiano, dovrebbe essere pre-
sente questo stesso desiderio: dare la
vita per i fratelli. O, dicendolo alla Ze-
ferino Namuncura, “essere utile per la
mia gente”.
Grazie, caro Akash! La tua vita è
stata tanto “utile” per la tua gente!
Tenteremo di imitarti!
Con l’augurio di una Pasqua fe-
conda!
L a guardia-eroe che domenica 15 marzo
2015 a Lahore, Pakistan, ha impedito
all’attentatore kamikaze del gruppo
“Jamaat ul Ahrar” di entrare nella chiesa
cattolica di “St. John”, gremita di fedeli
per la messa, si chiamava Akash Bashir ed
era un giovane exallievo della scuola tecni-
ca salesiana, sita nel quartiere a maggio-
ranza cristiana di Yuhannabad. Ha abbrac-
ciato il suo assalitore, facendo scudo col
suo corpo; ha perso la propria vita, ha salvato quella di molte
altre persone.
In qualità di “security
guard” (guardia di
Exallievo salesiano
sicurezza), Akash era
con un suo collega al
offre la propria vita
portone della chiesa
per controllare chi
entrava. Quando il
per salvare
altri cristiani
kamikaze si è avvici-
nato all’entrata, cer-
cando di sorpassare con violenza le due giovani guardie, è sta-
to da lui fermato; accortosi del carico esplosivo tenuto nasco-
sto sotto un giubbotto, lo ha abbracciato e l’esplosione gli ha
staccato la parte inferiore del corpo. È grazie a lui se il bilan-
cio delle vittime accertate non è stato terribile come gli at-
tentatori si prefiguravano.
“Come minoranza cristiana ci sono momenti in cui la nostra
sola speranza è nell’aiuto di Dio e di sua Madre, Maria” com-
mentano i Salesiani a Lahore.
D. Guillermo Basañes SDB
Consigliere per le Missioni
La Redazione di “Cagliero 11” augura
Buona Pasqua a tutti i lettori

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Sono diventato missionario per seguire la volontà di Dio su di me
I l passaggio frequente dei missionari dalla mia terra - Ponte de Vagos, Aveiro
- Portogallo - è stato un passaggio importante. Loro stessi raccontavano, a
viva voce, le loro fantastiche storie, con l'aiuto di alcuni filmati e immagini
che ci hanno fatto sognare e mettere in discussione la possibilità di seguire il loro
esempio, portando la Buona Novella a tante persone che, ancora oggi, non sono
consapevoli o non hanno accettato la proposta di Gesù Cristo.
Anche se ho avuto la possibilità di continuare i miei studi ‘regolarmente’, l'idea e
il desiderio di partire è rimasta in me durante la mia gioventù. Tuttavia, ho avu-
to prima alcune esperienze nel mondo del lavoro, nella costruzione civile, come
fabbro ferraio e lavorando in ufficio. Finalmente, solo dopo aver fatto il servizio
militare obbligatorio, ho intrapreso la grande avventura! Ho iniziato la scuola se-
condaria, mentre ero aspirante e pre-novizio. Dopo un anno di noviziato,
tre anni di filosofia in Spagna, due anni di tirocinio in Portogallo, e cin-
que anni a Roma, ho ottenuto la licenza in teologia con la specializzazio-
ne in missiologia.
Così, dopo quattro anni di vita missionaria in Capo Verde, al servi-
zio della mia Ispettoria portoghese, nell’ottobre 2013 sono partito per la
Visitatoria del Mozambico. La decisione di mettermi a disposizione del
Rettor Maggiore e al servizio della missione salesiana ad gentes, ha susci-
tato alcune domande in persone che mi conoscevano e tra i confratelli
della mia Ispettoria. In fin dei conti, il Portogallo ormai fa parte di un
gruppo di Paesi in cui, attualmente, ci sono tante persone che non cono-
scono Gesù Cristo o che hanno bisogno di approfondire la propria fede ... Allora, perché partire quando ci
sono così tanti bisogni davanti alla porta? In realtà, si tratta di un fatto e un mistero a cui non so dare una
risposta ... ciò che cerco è obbedire a quello che io percepisco come la volontà di Dio per la mia vita e dove
mi sento felice!
La conoscenza di Don Bosco e la vita salesiana, associata al corso di studi che ho fatto, insieme con il
corso di preparazione per i nuovi missionari tenutosi a Roma e a Torino, mi hanno dato il coraggio di andare
avanti, puntando sulla missione salesiana nel mondo, per servire i giovani e soprattutto i più poveri.
Le sfide e le gioie che troviamo e viviamo in queste terre di missione sono molteplici ... e la sfida è
quella di avere il coraggio di lasciare che Dio realizzi in ciascuno di noi la sua santa volontà.
P. Jorge Bento
Portoghese, missionario in Mozambico
Testimonianza di santità missionaria salesiana
Il Beato Filippo Rinaldi (1858-1931), terzo successore di don Bosco, e di cui ricorre
il 25° di beatificazione (29 aprile 1990), fu un grande promotore dell’opera missionaria del-
la Congregazione. In una lettera circolare così scrisse: “Non dimentichiamo che nel cuore
del nostro buon Padre si erano accumulati da anni gli ardori di Francesco Saverio, alimen-
tati dalla luce superna che gli andava rischiarando l’avvenire per mezzo di sogni… Lo rive-
do, il Padre amatissimo nei lontani ricordi della mia vocazione, proprio negli anni del suo
maggior fervore missionario: me ne è rimasta un’impressione indelebile. Don Bosco era un
vero missionario, un apostolo divorato dalla passione delle anime”.
Intenzione Missionaria Salesiana
Per i giovani cristiani in Medio Oriente e in Africa del Nord
che soffrono per la loro fede
Perché i giovani che subiscono diverse forme di persecuzione e marginalizzazione
rimangano sempre saldi nella loro fede in Gesù Cristo.
L’intenzione è un richiamo forte all’apertura del cuore per i profughi di tutto il mondo, e
in particolare per i profughi dal Medio Oriente, la maggioranza dei quali sono arabi cri-
stiani, non musulmani. Siamo chiamati ad accogliere questi fratelli cristiani che sono scac-
ciati per la loro fede da quelli che sognano un Medio Oriente e Africa del nord senza cri-
stiani.