CG23|it|Introduzione

Capitolo Generale 23

dei Salesiani di Don Bosco



EDUCARE I GIOVANI ALLA FEDE


Documenti Capitolari

Roma, 4 marzo - 5 maggio 1990



Educare i giovani alla fede

Compito e sfida per la comunità salesiana oggi




Introduzione


[1] La Congregazione salesiana

La Congregazione salesiana, sotto la guida dello Spirito Santo e fedele al carisma del Fondatore, ha compiuto in questi anni un cammino di rinnovamento e di definizione della propria identità. Vorremmo ripercorrere per accenni la storia che dalla "missione" salesiana ci ha portato verso il "cammino di educazione alla fede".

L'impegno educativo-pastorale della Congregazione, infatti, non è un aggregato di eventi e di azioni che scorrono gli uni sugli altri senza un senso e senza un collegamento; ma è l'insieme delle esperienze che, animati dallo Spirito di Dio, noi abbiamo realizzato nella storia della salvezza.


[2] solidale con il mondo e la sua storia

La nostra missione di educatori ci fa intimamente solidali con il mondo e la sua storia.1 Educare infatti vuol dire partecipare con amore alla crescita delle persone e alla costruzione del loro futuro.

Noi affrontiamo questa storia alla luce del disegno di salvezza, guidati dalla sapienza della Chiesa che ne è il segno e lo strumento.

Le tendenze in atto nel mondo sottolineano la funzione centrale della persona in tutti quei problemi che segnano la vicenda umana. "Siamo testimoni della nascita di un nuovo umanesimo in cui l'uomo si definisce anzitutto per la sua responsabilità verso i suoi fratelli e verso la storia".2 In questo contesto, allora, l'educazione della persona diventa urgente e prioritaria.


[3] nel cuore della Chiesa

Nel Concilio Vaticano II la Chiesa, guidata dallo Spirito, ha colto i "segni del tempo"; ha svegliato la consapevolezza del suo essere mistero; ha rinnovato la sua interna comunione e ha ripensato la sua presenza nel mondo in vista della missione. Esperta in umanità, si è sentita nuovamente chiamata a educare ed accompagnare l'uomo.

Documenti e assise autorevoli hanno offerto orientamenti pratici per realizzare tutto questo. Molto è maturato da allora nella coscienza e nella vita dei fedeli.


[4] a servizio della nuova evangelizzazione

Negli ultimi anni si è fatto urgente il bisogno di una "nuova evangelizzazione": "nuova nel suo ardore, nel suo metodo, nelle sue espressioni"3 Essa trova la sua ragione nelle situazioni inedite "ecclesiali, sociali, economiche, politiche e culturali", caratterizzate da una crescente accelerazione del mutamento e dall'accumularsi di questioni che chiamano in causa la responsabilità di tutti.

E' nuovo dunque il contesto, sono nuovi anche gli obiettivi generali a cui essa tende: si tratta di rinnovare il tessuto umano della società, accettando di rinnovare anzitutto lo spirito evangelico nelle comunità ecclesiali.

La "nuova evangelizzazione" si rivolge alla persona, "centro e vertice di tutto quanto esiste sulla terra"4 E' consapevole però che il rispetto della persona esige una solidarietà anche a livello mondiale. Di questa solidarietà la carità è l'anima e il sostegno. Persona e società vengono così trasformate da una "nuova cultura", attenta oltre che alle esigenze della morale individuale, alla totalità dei bisogni dell’essere umano.


[5] A partire dalla missione (CG20)

La Congregazione si è mossa "solidale con il mondo5 e in comunione con la Chiesa6, collocando la sua piccola storia nel grande alveo del cammino dell’umanità.

Il CGS ha concentrato l'attenzione sulla "nostra missione specifica". Due sono state le condizioni indicate per realizzarla. La prima era quella di lasciarsi guidare dallo Spirito a riscoprire il carisma del Fondatore, a partecipare intensamente alla vita della Chiesa, a cogliere gli appelli dei giovani nella storia del mondo di cui Egli è il fermento nascosto.

La seconda, quella di essere disponibili a ripercorrere con fiducia nuovi "esodi" e nuove scelte. Infatti un atteggiamento di paura di fronte alla vita o di sospetto di fronte alla nuova cultura o di scarso entusiasmo di fronte ai grandi compiti che si profilavano non sarebbe mai stato accettato dalla gioventù.


[6] assunta dalla comunità con un progetto (CG21)

Sei anni dopo, tutto questo era ormai meglio avvertito dai confratelli. Il CG21 si propose allora di essere più concreto e operativo nell’indicarne le conseguenze. Scorgeva tra le attese dei giovani e la nostra missione una felice coincidenza; e nella dimensione evangelizzatrice, la fondamentale caratteristica della nostra identità.

Ma come evangelizzare i giovani?

Il CG21 faceva leva su due priorità: la prima era la comunità salesiana soggetto della missione e animatrice di numerose forze apostoliche; e la seconda, un progetto educativo-pastorale. La comunità diventava "centro" di comunione e di partecipazione; e il progetto, cioè il Sistema Preventivo ricompreso e riattualizzato, sarebbe stato il nostro modo originale di rendere reale l'evangelizzazione dei giovani.


[7] come consacrazione apostolica (CG22)

Il CG22 portò a termine l'elaborazione della nostra Regola di vita e riconobbe definitivamente l'inscindibile unità che intercorre per noi tra missione apostolica, vita comunitaria e professione dei consigli evangelici7, facendo di questa "consacrazione apostolica" un’appassionata "scelta di Dio" attraverso l'amore ai giovani, suoi figli. Risvegliando nel loro cuore i sentimenti di filiazione e la convinzione della presenza del Padre, il salesiano compie la sua "esperienza radicale del Vangelo".


[8] Nuove sfide

Questa lettura della storia salesiana, che è stata ispirata da una profonda comunione con la Chiesa e dalla solidarietà con il mondo dei giovani, specialmente i più poveri, ci ha fatto guardare con concretezza e amore ad essi. Dal loro modo di essere e di vivere sono nate in noi domande urgenti e importanti: che cos'è per loro, oggi, Dio? quale incidenza ha la fede nella loro vita? come impegnare la nostra missione di educatori alla fede in questi nuovi tempi e nelle nuove situazioni?

Queste domande hanno mosso la nostra riflessione. Essa è stata arricchita dai messaggi che gli avvenimenti e le manifestazioni giovanili dell’anno centenario ci hanno comunicato. I giovani si manifestano sensibili ai valori di una nuova proposta di vita che trova in Don Bosco il "maestro" capace di proporre "una nuova educazione che è insieme creativa e fedele"8.

Nacque allora, con naturalezza, e si diffuse il desiderio di fare un cammino di fede insieme a loro, alla luce della pedagogia della santità giovanile salesiana.


[9] avvertite da tutte le ispettorie

I Capitoli ispettoriali, orientati e sollecitati da queste sensibilità, si sono mossi entro un ambito pratico: quello di verificare l'efficacia dell’educazione salesiana in ordine alla vita di fede dei giovani. Le domande inquietanti che hanno fatto pervenire sono state le domande di sempre; eppure, sotto l'incalzare della nuova epoca, si presentavano nuove nel loro tono e nelle esigenze di concretezza: come va intesa la fede nei contesti in cui essa deve divenire luce e sale? come va riferita all'esistenza personale la vita di fede? che cosa significa oggi educare alla fede? come comunicare la fede e come accompagnare i giovani verso di essa?


[10] a cui risponde il CG23

Bisogna costruire un cammino sulla misura dei giovani, pensando a un tipo d’uomo capace di vivere le esigenze della fede nella storia attuale. Così il progetto raggiunge il punto desiderato.

A partire da qui si sono individuati tre fondamentali temi che hanno occupato l'attenzione dei capitolari e nei quali si articola la riflessione del CG23: la situazione dei giovani nei propri contesti, il cammino di fede, la spiritualità giovanile salesiana.


[11] ispirandosi alla pedagogia del Padre

L'educazione dei giovani alla fede si ispira all'azione di Dio: "Con provvida gradualità, (Egli) ha svelato il mistero del suo amore, muovendo gli uomini attraverso la storia e l'antica alleanza verso l'incontro con Cristo. Ha soccorso gli uomini con eventi e con parole ad essi familiari, parlando al suo popolo secondo il tipo di cultura proprio delle diverse situazioni storiche, mostrando la sua "condiscendenza" al massimo grado nel Figlio fatto carne"9.


[12] testimoniata dal Figlio

L'avvento del Signore Gesù raccoglie tutta l'opera educativa del Padre. E' Lui l'Emmanuele, il Dio con noi. Gesù è riconosciuto dai suoi come "Rabbi" e "Maestro"10. E' dotato di una sua originale autorità di magistero, è capace di farli riflettere sugli eventi umani liberandoli dai pregiudizi correnti, è attento alla loro formazione ed è pronto ad utilizzare le forme più appropriate della comunicazione.

Gesù manifesta in maniera convincente la pedagogia dell’amore, sia nella donazione di sé agli altri, sia nel saper accogliere e difendere "i piccoli e i peccatori", sia nel proporre ai giovani di portarsi oltre traguardi pur buoni verso il cammino esigente e più alto del Regno di Dio.

Certamente il Cristo è assai più che un educatore geniale. E' il Figlio di Dio fatto uomo, Colui che dona senso pieno a tutto ciò che ha rilevanza e valore umano. A Lui come a vero e definitivo "Progetto-Uomo" si rivolge ormai la fondamentale opera dell’educazione, che per essere integralmente umana dovrà imparare a divenire veramente cristiana.


[13] diffusa dallo Spirito Santo

Lo Spirito Santo rinnova e diffonde nella Chiesa questa "sapienza pedagogica". E' Lui che ci conduce a riscoprire Cristo e il suo Vangelo, a ritrovare nella sua originalità lo spirito del Fondatore, a cogliere gli appelli del mondo, a partecipare attivamente alla vita della Chiesa.

La Chiesa, esperta in umanità, diventa anche esperta in educazione. Tutto in essa è ordinato alla crescita dell’uomo. Al suo interno sono sempre nati e si sono formati maestri, pastori e dottori che assunsero in forma intensa il suo amore per l'uomo e la sua capacità educatrice. Attraverso la loro opera feconda e tramite istituzioni di inestimabile valore umano e culturale, la storia della Chiesa si identifica in non piccola parte con la storia dell’educazione di molti popoli.


[14] perché i giovani abbiano la vita

In questo spazio di ampio respiro, in questa missione dalle infinite possibilità ci collochiamo noi Salesiani al seguito di Don Bosco, convinti che è la fede a vincere il mondo11, e che "gloria di Dio è l'uomo vivente"12.

Alla vita dei giovani vogliamo dedicare le nostre energie, accogliendo le parole del Signore: "Io sono venuto perché abbiano la vita, e l'abbiano in abbondanza"13.


Prima parte

La realtà giovanile sfida la comunità salesiana



1. I contesti in cui vivono le comunità salesiane


Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi

(Gv 1,14).


[15] Uno sguardo pastorale ai contesti

Le nostre comunità, poste dalla volontà di Dio in un determinato ambiente umano, sentono che questo è il luogo concreto in cui viene loro chiesto di esprimere la propria fede come testimonianza credibile e come annuncio di vita.

Perciò sono impegnate a comprendere a fondo i contesti in cui sono collocate e a condividere le speranze della gente, facendone un’attenta lettura alla luce della Parola di Dio.

Esse rilevano così con maggior chiarezza gli interrogativi che la società e la cultura pongono oggi alla fede. E riescono meglio a capire le condizioni in cui si realizza la crescita umana e religiosa dei giovani, e le difficoltà che essi incontrano nello sforzo di maturare come cristiani.


[16]

La nostra riflessione sull'educazione dei giovani alla fede muove dunque dall'ambito della cultura vissuta, e cioè dai criteri di giudizio, dai valori determinanti, dai punti di interesse, dalle linee di pensiero, dai modelli di vita14.

E' una riflessione pastorale. Vuole cogliere la relazione che questi elementi hanno con il "disegno di salvezza" che Dio ha affidato alla sua Chiesa15. Utilizza con fiducia il contributo delle scienze competenti e si basa su analisi autorevoli. Ma non si propone di essere esaustiva. Rileva soltanto quegli aspetti, individuati dalle nostre comunità, che maggiormente influiscono sulle crescita dei giovani nella fede.


[17]

La presentazione dei diversi contesti aiuta a comprendere la complessità delle situazioni in cui le comunità si trovano a lavorare. E fa loro capire che devono prendere in seria considerazione il proprio contesto, se vogliono fare con i giovani un cammino di fede.

D’altra parte non dobbiamo dimenticare che il mondo, pur con le differenze accennate, diventa sempre più un "villaggio", a causa specialmente dei mezzi della comunicazione sociale e della facilità dei trasporti. Tendenze culturali, mode, modalità di vita si diffondono simultaneamente un po' dovunque. Si profila quindi un’epoca in cui diventerà necessario aprirsi ai differenti contesti, percependone i problemi e solidarizzando con essi.

I "tipi" di contesti che esamineremo caratterizzano determinate aree geografiche, ma non si trovano in nessuna di esse allo stato puro. E' facile anzi che s'intreccino nella stessa area geografica, condizionandosi e modificandosi a vicenda.

Vengono descritti attorno a quattro riferimenti che interagiscono tra loro: il sistema sociopolitico ed economico, alcune tendenze culturali, la religiosità, la situazione giovanile.

Sarà proprio quest'ultimo la prospettiva da cui guardare gli altri tre.


[18] Contesti segnati da abbondanza di beni materiali

Molte comunità si trovano a lavorare in contesti segnati dall'abbondanza di beni materiali. In questi contesti i problemi del cibo, della casa, del lavoro, dell’istruzione e della sicurezza sociale sembrano risolti.

Le persone, garantite nelle loro esigenze umane primarie, favorite nell’acquisizione e nell’accrescimento della propria cultura, dispongono degli strumenti necessari per il loro sviluppo integrale.

Il sistema politico, a sua volta, tende ad assicurare un ampio margine di libertà e di partecipazione alla vita pubblica. I ceti meno abbienti possono realizzare una migliore crescita economica e sociale. Anche il ruolo della donna è più riconosciuto e meglio valorizzato nei vari ambiti della vita sociale.

La tecnologia spinge costantemente verso un maggior benessere, e abbatte alcuni condizionamenti alla libertà. Quando, però, la mentalità tecnologica viene assunta acriticamente, condiziona il modo di pensare ed ogni altro approccio alla vita.

Il privato sembra dilatarsi sempre più, particolarmente in ciò che fa riferimento alla morale. Si giunge a non accettare alcuna ingerenza di norme che vadano oltre la pura regolamentazione della convivenza sociale.

La società, quando è fortemente segnata dalla logica del profitto, diventa generatrice di povertà antiche e nuove. All'interno dello stesso contesto si consolidano, allora, consistenti minoranze insoddisfatte, e le nazioni più povere risentono pesantemente le conseguenze delle opzioni perseguite in questa logica.

Tutto questo non ci lascia indifferenti perché, di fatto, plasma un certo modo di pensare la vita e il rapporto fra gli individui e le società, che incide su tutti, sui più giovani in particolare.


[19]

La Chiesa è consapevole di essere quantitativamente in minoranza e progressivamente irrilevante nell’ambito della cultura, non senza, talvolta, qualche responsabilità degli stessi cristiani.

Ma siamo anche testimoni che cresce il numero delle persone capaci di vivere con intensità e coerenza i valori evangelici, e di esprimere la loro appartenenza ecclesiale. Esse sono convinte che la Chiesa è chiamata ad essere "segno e strumento della salvezza dell’uomo"16, e si impegnano con serietà e concretezza in progetti di animazione, solidarietà e promozione sociale.


[20]

In tale contesto troviamo anche numerose espressioni di religiosità popolare. Consolidatesi lungo i secoli, esse hanno raggiunto livelli di autentica pietà. Sono presenti in non poche famiglie, si possono ancora ammirare in manifestazioni e in luoghi di culto caratteristici.

Si diffondono pure fenomeni di nuove forme di religiosità e di sette autonome di ispirazione teosofica, neo-orientale e neo-pagana.


[21]

Vi sono giovani presenti in modo consistente nel sociale. Si impegnano nei movimenti ecologici e pacifisti, in difesa e per la promozione dei diritti umani, pagando spesso di persona nella lotta contro le varie forme di ingiustizia.

Anche se, per mancanza di formazione all'impegno politico, alcuni prendono le distanze dalle formazioni partitiche, questi stessi, magari, li ritroviamo poi decisamente coinvolti in esperienze di volontariato, capaci di lavorare intensamente per la trasformazione della società.

I giovani sono inoltre una componente notevole e significativa dei movimenti ecclesiali.

D’altra parte, si presentano loro ampie e persino eccessive possibilità di godimento e di esperienze. E' facile allora imbattersi in una ricerca dell’immediato, che favorisce l'incapacità a differire la soddisfazione dei bisogni, e in una visione utilitaristica che annebbia la comprensione di valori, quali la gratuità e il sacrificio. Il tutto è amplificato dalla pressione dei mass-media.

In questo clima sociale, non pochi sono spinti a ricercare nuove esperienze, a vivere la loro sessualità come puro piacere, a cercare rifugio nella droga e nell’alcool, a ricorrere alla violenza.


[22] Contesti di impoverimento

Numerose comunità salesiane si trovano a vivere in società strutturalmente dissestate. Sono società il cui impoverimento economico, politico e culturale si presenta come inarrestabile per il concorso di molti fattori, quali l'ingiustizia e la violenza istituzionalizzate, la dipendenza economica e il debito estero, che appesantisce il divario Nord-Sud.

C'è una massa di persone - ed è spesso la maggioranza della popolazione - che si ingrandisce sempre più ad ogni crisi. Essa attende di accedere ai beni indispensabili per vivere umanamente, da persone, senza mai riuscirvi. Beni essenziali sono i minimi della sopravvivenza e della salute, la sufficienza economica, il lavoro, l'istruzione di base, la qualificazione professionale, la giusta retribuzione del lavoro, il riconoscimento dei diritti elementari e la voce per far valere le proprie ragioni nella vita sociale.

Elemento determinante di una matura coscienza collettiva e di una coscienza cristiana formata è la consapevolezza che questo stato di cose non è solo provocato, ma è mantenuto e aggravato da fattori strutturali, di tipo prevalentemente economico, gestiti da forze esterne, con forti collaborazioni all'interno della realtà dei diversi paesi.


[23]

Il popolo, nella sofferta quotidianità della sua vita e nella semplicità delle sue espressioni, conserva ancora e manifesta il patrimonio della sua cultura. Sono valori ricchi di umanità, come la cordialità, l'accoglienza, la solidarietà, il senso della comunione e della festa. Vive una religiosità popolare con un sentito riferimento a Dio; mantiene gesti di devozione e concezioni religiose fondamentali, anche se queste non sempre riescono a permeare la vita personale e a spingere verso un serio e decisivo impegno sociale.


[24]

Specialmente nelle aree dove la popolazione cattolica è in maggioranza, la Chiesa si è fatta spesso "voce dei poveri", assumendo le loro aspirazioni di libertà e di liberazione a tutela dei diritti umani. Per questa sua decisa opzione preferenziale è divenuta coscienza critica riguardo a determinate scelte politiche ed economiche.

In queste difficili situazioni numerose comunità ecclesiali diventano "buona notizia" vissuta, ed espressione di una Chiesa impegnata nella evangelizzazione e nella edificazione del Regno.

D’altra parte si moltiplicano e di diffondono le sette che strumentalizzano il naturale sentimento religioso della gente.


[25]

In questi paesi gran parte della popolazione è fatta di giovani che soffrono queste estreme differenze socioeconomiche ed educative, davanti alle quali reagiscono con atteggiamenti diversi, o di speranza, o di frustrazione, o di ribellione, a volte violenta.

Colpisce profondamente il costatare quanto sono numerosi quelli che non sanno cosa sia la giovinezza, perché passano repentinamente da una fanciullezza di miseria a una vita prematuramente adulta, segnata dal bisogno di lavoro, per lo più vissuto precariamente.


[26]

Nonostante tutto ciò è evidente e significativo il fenomeno di giovani che si aggregano e si impegnano sia nell’ambito ecclesiale che in quello sociale e politico.


[27] Contesti di altre religioni

Non sono poche le comunità che stanno operando in ambienti fortemente caratterizzati dalla presenza di antiche e grandi religioni come l'Induismo, il Buddismo, il Taoismo, il Confucianesimo, l'Islam e altre religioni tradizionali. Esse, pur nelle reciproche e profonde divergenze, si possono tuttavia raggruppare sotto un denominatore comune: il senso religioso verso il Trascendente.

Queste religioni, per secoli e a volte per millenni, sono state sorgenti di energie spirituali. Alcune loro intuizioni e verità fondamentali circa la vita umana, il mondo, il mistero ultimo che sta alla radice di tutto ciò che esiste, esercitano un particolare influsso su molti giovani. Alcune religioni offrono motivazioni valide e a volte sorprendenti per orientare ad assumere le prove della vita.

Con l'avvento della tecnologia e del secolarismo anziché declinare o disintegrarsi, si sono rivelate in ripresa. Sembrano addirittura rafforzarsi ed estendere il loro influsso al di là dei loro ambiti tradizionali.


[28]

Una delle caratteristiche più evidenti di alcune di tali religioni è il loro forte innesto nella cultura, che permette di amalgamarsi bene con la vita del popolo, di permeare tutto il tessuto della società, di ispirarne i comportamenti, favorendo così la formazione di una precisa identità e di un volto ben delineato.

Dove si trovano nella necessità di convivere nello stesso contesto plurireligioso, queste religioni inculcano spesso uno spirito di tolleranza, di coesistenza pacifica, di accoglienza e ospitalità, nonostante occasionali esplosioni di violenza, frutto di correnti intransigenti.

Accanto agli effetti positivi sulle culture, non si può ignorare un certo loro peso negativo, a volte nei principi, spesso nei modi con cui, in pratica, queste credenze in alcuni ambienti hanno fatto da supporto, lungo i secoli, all'immobilismo di società fortemente discriminanti. Concretamente hanno evidenziato una certa tendenza a negare valori della liberazione, e hanno sancito ed esasperato la divisione delle popolazioni in caste e classi sociali, o la discriminazione tra uomo e donna, tra adulti e giovani.


[29]

Il quadro socioeconomico delle società in cui tali religioni sono inserite, è molto vario.

Vi sono paesi che hanno raggiunto un alto livello tecnologico ed economico; altri sono avviati ad ottenere significativi traguardi di sviluppo; altri ancora mostrano gravi forme di povertà collettiva e gravi carenze nelle strutture politiche. In questi ultimi si lotta perché la maggioranza possa godere di un livello di vita dignitoso.


[30]

In questi contesti la Chiesa è di fatto una minoranza. La sua presenza risulta disattesa, o addirittura ostacolata. Diventa allora difficile, e a volte impossibile, annunciare apertamente il Vangelo ed offrire la proposta cristiana.

Le comunità salesiane sono accettate generalmente per il servizio sociale e culturale che offrono.

Situazioni come queste possono generare nei confratelli sofferenza e scoraggiamento. Ma non si chiude la porta al dialogo, pur dovendo riconoscere che non sempre questo atteggiamento risulta facile, perché o non è condiviso da tutti o fatica a trovare la giusta espressione.


[31]

La gioventù, a sua volta, risente della complessità di queste situazioni.

La grande maggioranza della popolazione è al di sotto dei 24 anni. Molti giovani, a causa della povertà, vivono in condizioni di grave precarietà e sono nella impossibilità di accedere ai livelli minimi di istruzione e di preparazione al lavoro.

L'insicurezza di fronte al futuro, con un presente insoddisfacente e con altre forme di pressione, spingono alcuni a cercare rifugio nella droga, nell’alcool, nella delinquenza, nel suicidio, nell’emigrazione.

Quanti vivono invece in situazioni economiche di favore possono usufruire dei servizi sociali di educazione e di promozione. Ma, anche se impegnati ad ottenere miglioramenti nella vita, sono facilmente esposti alle tentazioni del consumismo.


[32]

C'è però un aspetto positivo che emerge dalla vita di questi giovani: nell’attuale lotta per la trasformazione sociale, molti di essi svolgono un ruolo di spinta al progresso. Si impegnano a risvegliare la coscienza del popolo, organizzando e mobilitando gruppi che lavorano per la giustizia e la pace, inserendosi essi stessi come operatori sociali e animatori di comunità.


[33] Nuovi paesi indipendenti

Per il grande impegno della Congregazione di farsi più presente, in questi ultimi anni, nell’area africana, sono aumentate le comunità salesiane che operano in contesti in cui è avviato un processo irreversibile di decolonizzazione. E' un processo avviato dalle recenti indipendenze politiche, ma che richiede anche il superamento di persistenti servitù culturali ed economiche.

In questo contesto non è difficile riscontrare, nello svolgimento della vita sociale, una serie di difficoltà dovute all'instabilità politica, frutto di inefficienza, di corruzione dei dirigenti e di ingerenza di potenze straniere.

Nel tentativo di favorire un’unità culturale nazionale, sono evidenti gli sforzi fatti per integrare sensibilità di gruppi e tradizioni di tribù che hanno diverso patrimonio culturale.

Si osservano anche rilevanti tentativi di amalgamare esigenze culturali locali con forme di vita importate; ma il risultato non è sempre soddisfacente. Esiste, poi, un’autentica tensione, che si tramuta a volte in scontro, tra la fedeltà alle proprie radici e il processo di modernizzazione che avanza, accompagnato dal mito del consumismo. Questo mito, spingendo ad adeguarsi ai comportamenti occidentali, anche nei villaggi più remoti, causa la perdita quasi totale dei valori tribali.


[34]

In genere l'educazione non è riuscita a proporre modelli propri, capaci di sintonizzarsi con la situazione delle persone e della società locale. I modelli proposti appaiono piuttosto trasposizioni di aspirazioni e programmi pensati per altri contesti.

Tutto questo è accaduto mentre è esploso il bisogno di servizi educativi; e nell’impegno di soddisfare tale richiesta non è stata data sufficiente attenzione alla rispettiva qualità culturale e pedagogica.


[35]

Le società di questi nuovi paesi indipendenti si caratterizzano per il diffuso clima di religiosità, che riveste ogni aspetto dell’esistenza e si esprime sia nella sfera della vita personale che in quella pubblica. Si manifesta come atteggiamento di ammirazione e di apertura al mondo religioso, frammisto tuttavia a forme di paura e di sottomissione a forze sconosciute che inclinano verso la magia.


[36]

La fede cristiana, e la Chiesa cattolica in particolare, si sono estese con rapidità nel breve spazio di un secolo di impiantazione e di evangelizzazione.

Le comunità cristiane e l'organizzazione ecclesiastica si sono avviate ad un crescente consolidamento e all'indigenizzazione. Lentamente ma progressivamente la fede si è incarnata nella cultura locale. Sono abbondanti le vocazioni e molteplici i carismi.

Ma dove l'evangelizzazione è troppo recente, insieme ad una crescita di adesioni alla Chiesa, si sono prodotte situazioni in cui la fede è ancora superficiale, con facili sincretismi nella vita pratica. In quanti aderiscono al cristianesimo è ancora debole ed ambivalente l'unità tra fede e vita, soprattutto nell’ambito della morale familiare, dell’economia e della politica. Per molti il punto nevralgico è una solida proposta di catecumenato.

Sono numerose le chiese africane cristiane indipendenti e le sette e i movimenti basati su un forte sincretismo religioso.

L'annuncio del Vangelo trova ancora un campo disponibile, per cui sono evidenti oggi i progressi dell'evangelizzazione nelle singole nazioni. Ad essa si accompagna, da parte delle comunità cristiane, la ricerca di una propria espressione di fede.


[37]

I giovani costituiscono la grande maggioranza della popolazione. Ma essi vivono in uno stato di preoccupante e radicale precarietà che interferisce sulla crescita, l'educazione, il lavoro, la scelta religiosa e la vita morale. Determinante è la loro condizione fortemente subalterna nei confronti degli adulti: il giovane africano non conta affatto, meno ancora la ragazza, mentre la presenza salesiana propone la loro valorizzazione.

Determinante è anche il massiccio esodo dal villaggio verso la periferia urbana, l'urbanizzazione selvaggia e non governata, la doppia mentalità - tradizionale e moderna che si manifesta nella società. Ci si vuol liberare dai modelli di vita della propria cultura per assumerne altri, dando a questo passaggio il significato di una promozione culturale.


[38] Esodo dai regimi autoritari

Altre comunità si stanno ricostruendo o ridisegnando dopo lunghi e difficili anni di lavoro apostolico in società fortemente controllate da regimi autoritari. In questo momento esse si dispongono ad accompagnare il passaggio, rapido e imprevisto, verso un diverso sistema di vita sociale e politica. La situazione, carica di speranza, si presenta ancora fluida e in evoluzione.

Il nuovo clima di libertà consente partecipazione politica ed espressioni culturali e religiose molteplici. C'è l'impegno a costruire la società in questa direzione.

Allo stesso tempo emerge un forte desiderio di beni economici, lungamente preclusi, che spinge a realizzare lo stile di vita tipico dei contesti del benessere. Non mancano voci che mettono in guardia dal rischio di assumerne gli aspetti deteriori.


[39]

Il fenomeno religioso non si presenta identico in tutti i paesi. Esso è definito da diverse componenti: la tradizione, il ruolo di difesa dei diritti dell’uomo assunto dalle Chiese durante il periodo precedente, l'integrazione tra pratica cristiana e cultura popolare, l'adesione alla fede da parte della maggioranza della popolazione, la difesa dei valori cristiani, lo sforzo continuo e costante della Chiesa di educare nella fede.

Pur senza spegnere nei più un fondamentale senso religioso, è certo che il lungo periodo di "ateismo ufficiale", imposto con il sistema scolastico e la pressione culturale, propagandato con ogni mezzo della comunicazione sociale e con la discriminazione politica verso i credenti, ha lasciato una profonda traccia.

Il rispetto del patrimonio culturale è assai indebolito. Per questo motivo le sette religiose trovano un terreno favorevole tra la gioventù che ricerca valori permanenti.


[40]

Si riconosce oggi che comunità, segni e personalità legati al mondo religioso sono stati validi punti di riferimento e di appoggio per le forze che hanno spinto e sostenuto l'esodo da tale sistema.

Così la fede cristiana è apparsa come forza storica capace di suscitare coesione e resistenza, impegnata a promuovere efficacemente la libertà e la dignità umana.


[41]

Il ruolo dei giovani è stato importante.

Sono stati costretti a vivere inquadrati dal potere politico, espresso con stili rigidi di educazione e in organizzazioni di regime, sin dalla adolescenza. Molti però non soltanto hanno resistito alle oppressioni di vario genere, ma sono diventati veri apostoli tra i loro compagni. Hanno preso parte da protagonisti e hanno stimolato il cambiamento sociale, specialmente nelle università e nel mondo della fabbrica.

Oggi si aprono anche per loro, pur nei limiti delle difficoltà economiche, molteplici possibilità culturali. Non si è conclusa per loro la ricerca sul come orientare le scelte attuali e verso quale sbocco indirizzarsi nel futuro. E' una ricerca impegnativa, soprattutto di fronte al vuoto ideale e culturale che il crollo del sistema ideologico (marxista) ha lasciato, ma che attende di essere rapidamente colmato.


[42] Gruppi autoctoni e minoranze etniche

Un ulteriore contesto, che rileviamo significativo per la presenza salesiana tra i giovani, è quello in cui vivono alcuni confratelli che operano tra gruppi autoctoni. Ad essi si possono assimilare le situazioni di alcune minoranze etniche. Questi gruppi appartengono a contesti socio-politici più ampi che, di fatto, li tengono ai margini, quando non li escludono del tutto.

Essi vivono e si organizzano socialmente in modo diverso dal contesto a cui appartengono. La loro tradizionale forma di vita non viene per lo più valorizzata, e nei loro confronti si manifesta un atteggiamento di sopportazione. Sono considerati una sorta di "riserva archeologica", di "presenza estranea": sono sentiti come una realtà in via di estinzione, come elementi da integrare o da espellere dalla convivenza sociale.

Eppure essi presentano valori notevoli e una propria visione del mondo, che oggi interessa particolarmente comprendere e approfondire.

Tra le caratteristiche che sono proprie di questi gruppi, emerge un grande amore per la terra, da essi considerata "madre" e spazio vitale garante della loro identità come gruppo umano, vero popolo e autentica nazione. La famiglia riveste la funzione di unità di lavoro, centro dei valori comunitari, difesa contro la disgregazione e il colonialismo.

Sanno vivere profondi valori umani e sociali, come uno spiccato senso religioso. E' loro connaturale un atteggiamento contemplativo, uno stile di vita semplice e sensibilità estetica di fronte alla bellezza della natura.

La loro espressione aggregativa trova la sua forma migliore nel costituirsi in federazioni, capaci di creare forti solidarietà a difesa dei loro diritti.


[43]

La Chiesa si fa presente fra loro anche con numerose comunità di religiosi e di religiose. In questi ultimi tempi è diventata un coraggioso "segno e realtà di salvezza" contro i ripetuti tentativi di spogliazione e di distruzione.

I missionari si sono fatti attivi promotori del loro sviluppo, li aiutano ad essere protagonisti della loro storia, a prendere coscienza della propria identità culturale e a recuperare le proprie radici.

I catechisti e gli altri ministeri sono un valido aiuto per avviare un cammino catecumenale, che li porta ad una fede senza sradicarli dalla loro cultura.

Molti giovani, animati e sorretti dalla presenza dei missionari e dei volontari, si sono organizzati in cooperative, capaci di un’attenta coscienza critica e preparati ad inserirsi nel contesto.


[44]

Le generazioni più giovani hanno potuto godere di una maggiore istruzione. Ed è sorta tra loro, a volte, la tendenza ad abbandonare i gruppi di origine.

Alcuni, attirati dalle maggiori possibilità di benessere, emigrano verso la città, e mettono a repentaglio il proprio patrimonio di umanità e di fede, rischiando di assumere dal nuovo ambiente g]i atteggiamenti più negativi.




2. La situazione della gioventù


Scrivo a voi, giovani, perché siete forti e la parola di Dio dimora in voi e avete vinto il maligno (1 Gv 2,14).


[45]

La comunità salesiana si confronta con i diversi contesti perché le interessa capire la situazione in cui si trovano i giovani e come essi vi reagiscono. Ciò non risulta sempre facile. Le competenze educative pastorali sembrano smarrirsi di fronte alla vita dei giovani che si presentano con differenze notevoli, ma anche con tante convergenze. Questa varietà di situazioni comprende aspetti positivi e negativi, che aprono prospettive o comportano rischi per l'educazione alla fede.



Alcuni dati della situazione giovanile


[46] Le povertà

In ogni contesto sono presenti diverse forme di povertà. Esse sovente assumono dimensioni allarmanti per l'estensione e gli effetti devastanti.

Per chi le soffre rappresentano un’insidia e, in qualche maniera, un ostacolo allo sviluppo. Per altri, invece, possono far maturare sensibilità nuove rispetto a quelle vissute dal mondo adulto circostante.


[47]

La reazione dei giovani di fronte a tante forme di povertà non è ovunque identica.

Alcuni fra loro diventano combattivi, talvolta violenti, in opposizione ai responsabili dell’organizzazione sociale. Cercano con tutti i mezzi di uscire dalla loro situazione di indigenza e organizzano forme di lotta. In conflitto permanente con la società, non trovano il tempo per aprirsi a fedi diverse dall'ideologia che li domina.

Una parte considerevole di gioventù, invece, attende passivamente la soluzione dei problemi, non trovando in se stessa energia e voglia sufficiente per progettare un futuro diverso. Sono giovani senza prospettiva, ripiegati sul presente e preoccupati di sopravvivere.

Tuttavia cresce il numero di quei giovani che si pongono come coscienza critica della società civile e religiosa e operano in modo capillare perché si diffonda la consapevolezza delle possibilità reali di cambio. Avvertono i problemi più immediati della loro società e si fanno attenti alle esigenze mondiali nei punti drammatici del divario economico Nord-Sud, delle spese militari, della coesistenza pacifica tra i popoli e della discriminazione sociale. Cercano sentieri nuovi di liberazione, chiedendo sostegno alle comunità civili ed ecclesiali.

Li troviamo solidali, impegnati per i fratelli e generosi.

Nascono e si sviluppano fra loro molte vocazioni e la Chiesa trova operatori pastorali, catechisti, animatori di comunità, volontari...


[48] La voglia di costruirsi

Un compito interessante che coinvolge in larga misura la gioventù di tutti i contesti è la voglia di costruirsi oggi una personalità umana valida.

Si assiste al venir meno di molti modelli tradizionali. Di fronte alla pluralità di nuovi modelli, i giovani si trovano soli nella ricerca di senso. Si moltiplicano i luoghi e i gruppi che fanno le loro proposte di formazione.

Sono così emersi influssi e dipendenze difficili da gestire. I messaggi tecnicamente curati e psicologicamente attenti alle richieste giovanili frantumano il loro mondo interiore e determinano soggetti dalla debole identità.

Spesso essi appaiono timorosi, incerti di fronte al futuro e incapaci di decisioni chiare e di lunga durata.


[49] La ricerca di nuovi valori

Molti giovani, d’altra parte, non si arrendono e non abbandonano così facilmente il sogno di costruire una società diversa e nuova. Si richiamano a nuovi valori, capaci di rigenerare i rapporti interpersonali e di offrire una struttura sociale più ricca.

Nel vissuto giovanile emergono alcune insistenze: la centralità della persona, principio, soggetto e fine di tutte le istituzioni sociali; la riscoperta del valore della uguale dignità e della reciprocità uomo-donna; un modo nuovo di costruire relazioni, basate sulla libertà e sulla giustizia; un insieme di valori collegati alla diversità (ad esempio la tolleranza, l'ecumenismo, il rispetto del diverso) e alla solidarietà (la nuova visione della pace e dello sviluppo, la totalità e la globalità della crescita); una rinnovata attenzione alle realtà culturali e religiose, oltre il progresso tecnologico; una spiccata sensibilità verso i grandi problemi del mondo, favorita anche dalla notevole possibilità che i giovani hanno di incontrarsi con altre realtà e con tradizioni culturali e religiose diverse; una significativa riscoperta dell’ambiente e della necessità della sua salvaguardia.


[50]

Vi sono, poi, due atteggiamenti che condizionano fortemente il costruirsi di "identità nuove". Sono il "conformismo", inteso come adattamento non responsabile e non critico, incapace di pensarsi in termini di originalità e di novità; e il "pragmatismo", che si presenta preoccupato di ricercare il presente immediato.


[51]Domanda di nuovi rapporti

Ovunque si riscontra una forte domanda di nuovi rapporti. Essa è, innanzitutto, ricerca di comunicazione, per superare l'isolamento e stabilire un confronto. Non è escluso il desiderio di soddisfare bisogni ed esigenze immediate: si spera di risolvere più facilmente le difficoltà e i problemi della vita quotidiana. Spesso però si tende a rapporti interpersonali stabili e fecondi d’impegni operativi.


[52]

Il legame con il mondo degli adulti, pur restando problematico, è oggi carico di minor tensione e aggressività, sostituite talvolta però da forme varie di apatia e di disagio. Viviamo, comunque, una stagione di maggior serenità.

Con gli altri giovani la relazione si esprime in forme e in spazi spontanei in cui il coinvolgimento risulta molto intenso.

Lo "stare insieme" di ragazzi e ragazze è oggi un fatto che si sta sempre più universalizzando. E' vissuto con naturalezza. La condivisione di esperienze, di processi formativi, favorisce la complementarità vicendevolmente arricchente. Non di rado, però, la promiscuità conduce a banalizzare il rapporto. Il legame affettivamente forte può rompersi, quando un’altra relazione sembra rispondere di più alle proprie attese.



Le istituzioni educative


[53]

Nella situazione giovanile merita particolare attenzione il rapporto che i giovani stabiliscono con le istituzioni oggi chiamate "agenzie educative".

Un fattore comune da prendere in conto è che i giovani si sentono contemporaneamente "dentro" e "fuori" di esse.

Sono "dentro", e, al di là di tutte le apparenze contrarie, il rapporto è consistente. I giovani cercano di utilizzare al massimo l'istituzione ai fini della loro crescita personale.

Sono "fuori", e queste "agenzie" hanno un’influenza relativa nelle loro scelte di vita, determinate da criteri che non coincidono con quelli delle istituzioni.


[54] La famiglia

La famiglia nella crisi delle istituzioni rimane oggi un ancoraggio per i giovani. Rappresenta un rifugio tranquillo e un sincero ambiente affettivo che realizza, ordinariamente, fra gli adulti e i giovani un rapporto positivo di rispetto e di autonomia vicendevole.

Ma l'indice della sua valenza educativa e religiosa risulta ridotto. Le nuove appartenenze che il giovane si costruisce al di fuori della famiglia, il distacco culturale che divide giovani e adulti, l'impossibilità per i genitori di poter seguire i figli dopo l'adolescenza, rendono la famiglia piuttosto esterna al processo di crescita. Luogo di affetto e di comprensione, non è più vissuta come primo ambiente di elaborazione culturale.


[55]

Diverse famiglie nei vari contesti sono investite oggi da una grave crisi segnata dall'indebolimento dei legami interni e da una esagerata ricerca di autonomia.

Molti giovani soffrono le conseguenze di questo sfascio familiare, causato dalla infedeltà, dalla superficialità dei rapporti, dal divorzio, dalla miseria, dall'alcoolismo o dalla droga.

E' in aumento il numero di persone psicologicamente impreparate alla paternità o alla maternità, incapaci di dare affetto ai figli o al partner.

Queste situazioni creano in molti giovani gravi conseguenze che si manifestano in carenze affettive vistose, insicurezze, disadattamento, rischio di devianza.


[56] L'istituzione scolastica

Nel sistema educativo delle nostre complesse società si nota una prevalenza dell’istruzione e del dato scientifico sulle intenzioni educative e sulla formazione globale della persona. Questo fatto crea un distacco tra sistema educativo e vita, tra insegnamento e formazione globale della persona, e rende difficile l'elaborazione di una cultura personale.

L'interferenza, inoltre, di numerose altre "agenzie di educazione" riduce l'influsso di tutte, e relativizza proposte e contenuti offerti ai giovani.


[57] le istituzioni religiose

Le strutture religiose conoscono oggi un crescente interesse e una rinnovata fiducia, anche se il loro influsso sulle decisioni e sulle scelte di vita dei giovani è soltanto parziale e settoriale.

Per comodità di analisi riconduciamo il frastagliato mondo religioso dei giovani a due categorie fondamentali.


[58]

Una maggioranza di giovani ritiene incompatibile la ricerca che fanno di un nuovo modo di vivere, con la poca flessibilità dell’istituzione religiosa. Essa infatti sembrerebbe non favorire le novità continuamente richieste dalla vita.

Perciò, allontanandosi dall'istituzione, questi giovani sono indotti a vivere l'esperienza religiosa come fatto interiore e privato, che non riesce ad incidere in maniera significativa sulla loro vita concreta.


[59]

Una minoranza sente, invece, fortemente la comunione con le persone che condividono gli stessi sentimenti e orientamenti culturali e religiosi. Sa esprimere con forza e tenacia l'impegno coerente con la propria fede religiosa, la manifesta pubblicamente e cerca di rielaborarne i gesti, i simboli e i contenuti per renderla più espressiva in un mondo che sta mutando.



Altre situazioni che influiscono sui giovani


[60] Il lavoro

Il posto e la qualità del lavoro influiscono notevolmente sui giovani e sulla loro identità personale e sociale.

Per molti di essi il lavoro è condizione indispensabile di sopravvivenza per sé e per la famiglia. Segna un nuovo rapporto con gli adulti e procura un posto nella vita sociale.

Per altri il lavoro stabilisce anche l'uscita dalla famiglia, una gestione indipendente della propria vita e una conferma sociale delle proprie capacità.

In ogni caso, il lavoro crea nel giovane una maggiore sicurezza di sé, nuovi atteggiamenti: sul posto di lavoro nascono solidarietà e amicizie, si scambiano esperienze, si subiscono influssi.

In molti casi, l'ingresso nel mondo del lavoro spezza la debole partecipazione alla comunità cristiana e la stessa fede rischia di essere sempre meno influente fino a farsi estranea alla vita.

Per un altro verso, cresce il numero di quei giovani che nel posto di lavoro riescono a tradurre concretamente la propria fede in impegno sociale.

Non vanno dimenticati due aspetti.

I giovani, numerosi in alcuni paesi, costretti a un prolungato stato di disoccupazione o di lavoro saltuario, soffrono un senso di fallimento personale e di inutilità sociale e restano in uno stato di dipendenza economica e familiare.

Per molti ragazzi, invece, l'esperienza del lavoro è troppo precoce. E' il fenomeno del lavoro minorile, svolto sovente in condizioni di precarietà, di sfruttamento, senza garanzie per l'incolumità fisica e la salvaguardia dei diritti personali.

A questi ragazzi viene precluso l'accesso alle istituzioni educative e ad un minimo di cultura. Possono quindi buttarsi in facili evasioni o, addirittura, in situazioni devianti.


[61] Il gruppo giovanile

Importanza particolare ha il gruppo giovanile nel cammino di formazione. E', senza dubbio, una realtà diffusa e ricca di prospettive.

A contatto con i coetanei, il giovane ritrova criteri di vita e orientamenti pratici, legge i fatti dell’esperienza e li confronta con il passato, si esprime con protagonismo gratificante.

Il gruppo rappresenta per molti giovani l'unica via per ricomporre la frammentarietà che insidia continuamente la loro vita. E così la solitudine, che è parte integrante del processo di sviluppo personale, viene più facilmente superata.

A volte l'adesione agli ideali del gruppo è parziale e il gruppo stesso diventa piuttosto rifugio od evasione dalle difficoltà che la vita presenta.


[62] "La strada"

La "strada" rimane sempre un luogo di rifugio per i giovani poveri, separati dalle loro famiglie o emarginati dalla società, e che devono utilizzare qualunque mezzo per sopravvivere. Nei contesti di povertà essa è per molti giovani l'unica casa, l'unico posto di lavoro e l'unica scuola di vita.

Ma oggi la strada ha preso una nuova dimensione. La ricerca di nuovi rapporti e il desiderio di libertà portano i giovani a inventare luoghi di aggregazione e di incontro, semplici e di accesso immediato. Indicativo è in questo senso il forte influsso della strada, delle sale di divertimento o di raduno, dove i messaggi si costruiscono, si moltiplicano, o si elidono a vicenda.

I giovani vi cercano il piacere dell’incontro e il gusto dello stare bene insieme. Non si incontrano per fare qualcosa, ma per parlare, per condividere, e soprattutto per divertirsi.

Cresce la forza e l'incidenza del tempo libero sulla formazione dell’identità personale dei giovani, fino ad eclissare l'importanza delle agenzie educative classiche.

La strada e gli altri spazi di aggregazione aiutano a vincere la solitudine, caratteristico prodotto dell’attuale società; suppliscono a carenze affettive di tipo familiare; danno sicurezza personale e offrono possibilità di incontro e di amicizia.

Ma nella strada - e negli altri ambienti di spontanea aggregazione è facile lasciarsi catturare da messaggi carichi di sollecitazioni ambigue, che stimolano al godimento dell’immediato, alla massificazione, all'evasione mediante l'alcool, la droga ed altre forme di comportamenti devianti.


[63] La comunicazione sociale

I giovani comunicano con facilità attraverso quei linguaggi nuovi (musica, TV, videoclips) che creano una nuova cultura, spesso sconosciuta e incomprensibile agli adulti, ma all'interno della quale essi si muovono con naturalezza. Questi linguaggi diffondono modelli di vita17 e producono continue e abbondanti informazioni sul mondo e i suoi problemi.

I giovani ne sono, in genere, grandi utenti. Per alcuni i mass-media sono occasioni positive di crescita. Facendone un uso intelligente, si formano una vera coscienza critica e una mentalità più aperta. Maturano scelte più documentate e impegnative, coltivano sensibilità ai valori della pace, della giustizia e della tolleranza.

Altri giovani però e sono tanti - accostano i mass-media acriticamente, esponendosi al rischio di sempre maggiori dipendenze. Sono per loro strumenti di evasione, occasioni di nuovi condizionamenti, di falsi bisogni e di errati modelli di vita.



3. I Giovani di fronte alla fede


Ecco, uscì il seminatore a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada... un’altra cadde fra i sassi... un’altra cadde tra le spine... e un’altra cadde sulla terra buona... (Mc 4,3-8)


Nei contesti e nelle situazioni appena descritti, come guardano i giovani alla fede? Cosa si attendono da essa? Cosa le chiedono?

Le loro attese e le loro speranze si presentano diversificate.


[64] Giovani lontani

Vi sono i "giovani lontani". E' la categoria più numerosa, ma dentro il numero le radici della loro lontananza e le sue manifestazioni sono diverse.

Alcuni sono lontani perché, pur essendo vissuti in famiglie fondamentalmente sensibili al fatto religioso, a poco a poco, per influenza di ambienti in progressiva scristianizzazione, si sono trovati ad aver persa la fede senza che ne abbiano fatto un rifiuto cosciente. E' questo un allontanamento silenzioso.

Ve ne sono altri che sono lontani, semplicemente perché sono nati in famiglie e in contesti culturali dove il senso della vita, i suoi criteri, le appartenenze sono autonomi e del tutto estranei ai valori religiosi.

Altri sono lontani perché, privi delle condizioni fondamentali per vivere, impoveriti ed emarginati, neppure sanno che esistono valori cristiani e religiosi; o, se lo sanno, li sentono senza peso e significato per la loro esperienza di vita presa dall'assillo della sopravvivenza quotidiana.


[65]

Alla categoria dei "lontani" appartengono anche quei giovani che escludono esplicitamente ogni riferimento religioso. Educazioni sbagliate possono averli fatti passare da una religiosità intensa al suo rifiuto.

I motivi sono vari: o per testimonianze negative; o perché di questa religiosità non si è curata pedagogicamente la qualità, la gradualità e l'assimilazione personale; o perché la si è sostituita con l'adesione a sistemi di pensiero o a movimenti politici che non riconoscono la capacità umanizzante dell’esperienza religiosa; o perché, più consumisticamente, essi si sono messi sulla via dell’accumulo del benessere e la fede è diventata, per loro, irrilevante e di ostacolo...


[66]

Finalmente vi sono giovani che si dicono lontani da Dio, perché lontani dalle pratiche religiose e dalle istituzioni ecclesiali o dal magistero, non dall'impegno etico. Essi offrono una buona base e una sufficiente disponibilità al dialogo.


[67] Giovani aperti al discorso religioso

Vi sono i "giovani aperti a una certa partecipazione".

Essi sentono il bisogno reale, spesso confuso, di un significato per la propria vita e di valori per motivarne le scelte e le azioni.

Sono un po' i "giovani del desiderio", sensibili agli stimoli religiosi. Ma sostano anche facilmente in quell'ambito di "religiosità" chiamata "light" ("leggera"), dove vivono sprazzi di emozione e di pratica religiosa in occasione dell’incontro con persone o avvenimenti di eccezione. Di fatto, non si preoccupano di una conoscenza organica del mistero cristiano, né di una pratica coerente con gli insegnamenti della Chiesa.

Offrono però una qualche disposizione al dialogo e all 'approfondimento.


[68] Giovani della pratica religiosa

In qualche modo somiglianti a questi, sia pure con accentuazioni diverse, sono i "giovani della pratica religiosa" non motivata, quelli che compiono con regolarità i gesti religiosi richiesti, ma senza viverne la qualità e la pienezza. E lo fanno più in consonanza col costume sociale che come espressione cosciente della ricerca di Dio e dell’avvento del suo Regno. Non si decidono e non si dispongono, di propria iniziativa, a donarsi a Cristo e ai fratelli, anche per l'insufficiente maturazione della scelta religiosa.

Perciò la fede non esplica in loro tutte le sue potenzialità, la vita cristiana non viene accolta nei suoi aspetti profetici di avventura originale, la carità non diventa donazione, testimonianza, servizio ecclesiale, impegno sociopolitico.


[69] Giovani impegnati

Quello dei "giovani impegnati" è il cerchio più ristretto. Eppure la loro presenza è un vero segno di speranza.

Per essi la fede è un dono: è una scoperta, una sorpresa e sempre una gioia. In loro la riflessione sul mistero cristiano è continua, lo sforzo di coerenza è permanente e le varie forme d’impegno apostolico e sociopolitico e le diverse vocazioni, vissute con generosità, danno vita a un’appartenenza alla Chiesa sentita e manifesta.


[70]

E vi sono, fra questi, giovani che hanno vissuto la loro vita semplicemente, nella bontà e nella dedizione agli altri, fino alla santità. La nostra tradizione li ha conosciuti: Domenico Savio, Laura Vicuña, Ceferino Namuncurá, ed altri.

Don Bosco li ha fatti protagonisti straordinari dell'evangelizzazione degli altri giovani. I nostri documenti li indicano come meta di pienezza dell’evangelizzazione18.

Sono presi da Dio e posti al servizio dei propri compagni e della comunità. La loro esistenza palesa molti aspetti della forza operativa dello Spirito, ed è uno stimolo per le stesse comunità salesiane.


[71] Giovani di varie denominazioni cristiane

L'incontro con i giovani appartenenti alla varie denominazioni cristiane non è più oggi per noi un fatto eccezionale. La Congregazione si è inserita in aree geografiche tradizionalmente legate a tale confessioni. E sempre più spesso ragazzi e giovani di diverse confessioni frequentano le nostre opere.

Si è instaurato recentemente, un po' dovunque, un nuovo clima, con il movimento ecumenico, la tolleranza religiosa e il diffuso desiderio di unità che caratterizza la nostra epoca, per influsso del Concilio Ecumenico Vaticano II.

Questi giovani, in ragione della loro fede, riflettono e vivono una tensione spirituale ed esigenze morali per molti aspetti coincidenti con quelle del mondo cattolico. C'è tra loro chi è aperto al dialogo sui valori religiosi, e disponibile a operare insieme a noi per il Regno.

Vengono da noi con simpatia, o per scelta personale, o perché le loro famiglie trovano attraente il clima dei nostri ambienti, o per ragioni di convenienza.

Per il reciproco rispetto e la valorizzazione della scelta religiosa, si possono superare la diffidenza e la contrapposizione. Ci si stima di più, si solidarizza nella realizzazione di progetti comuni.

Ciò non accade, invece, con le sette fondamentaliste, diffuse in diversi contesti.


[72] Giovani delle altre religioni

I "giovani delle altre religioni" si presentano anch'essi con le caratteristiche proprie dei "tipi" descritti, dai "lontani" agli "impegnati".

Molti fra loro ammirano Gesù, ma la maggioranza di essi non sceglie di aderire al cristianesimo.

La ragioni sono tante: la paura che, diventando cristiani, debbano separarsi dalla cultura e dalla tradizione del proprio gruppo sociale; il sentimento radicato che il cristianesimo sia depositario di una fede importata e straniera; in alcuni paesi anche la mancanza di libertà religiosa.

Influisce pure il fatto che molti cristiani non si impegnano e offrono una testimonianza poco credibile, lottando tra loro pur richiamandosi al medesimo Cristo.

Tutto questo pesa, e condiziona i primi movimenti verso la fede.


[73]

Si aggiunge l'interpretazione che viene data alla crisi morale e religiosa dei paesi tradizionalmente cristiani, quasi che fosse il risultato di un colossale fallimento del cristianesimo, tanto che presso questi popoli si recano anche giovani dell’Occidente in cerca di pace, di armonia, di illuminazione. Il cristianesimo sembra aver poco o niente da offrire, che non si trovi già nelle loro religioni.

L'autosufficienza, nata dall'interpretazione - in parte vera e in parte opinabile - di questi fatti, si presenta come difficoltà al dialogo e come impedimento ad accogliere con cuore povero lo scandalo del Vangelo.


[74]

Nell’insieme, però, queste religioni offrono una buona base di confronto con il cristianesimo. Si tratterà di aiutare a scoprire e aumentare la loro capacità di aprirsi a Dio e alla proposta di fede; di facilitare il discernimento del vero e dell’autentico dal falso e dall'illusorio; di accompagnare i giovani nell’incontro di comunione con Dio, utilizzando il bene che è nella loro fede e nei loro desideri.



4. Le sfide più urgenti


Quando si fa sera, voi dite: Bel tempo, perché il cielo rosseggia, e al mattino: Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo. Sapete dunque interpretare l'aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi? (Mt 16, 2-3)


[75]

Dalla lettura dei contesti, dalla situazione giovanile e dalla co]locazione concreta dei giovani nei confronti della fede la Congregazione salesiana si sente sfidata a prendere posizione e ad impegnarsi. Ma in quale direzione?

Il CG23, nel suo discernimento, ha individuato nei fatti alcune sfide che, a suo giudizio, per la loro gravità, urgenza ed ampiezza, sembrano interpellare più direttamente e fortemente le comunità. Sono sfide che si presentano per una parte come provocazioni alla nostra vocazione di educatori alla fede; e per l'altra come opportunità reali cariche di potenzialità. Sono occasioni nuove che sollecitano la creatività e il coraggio.

Esse esprimono in maniera particolareggiata il doppio versante che la fede è chiamata a illuminare e risignificare: la persona e la società; l'identità personale e la universale solidarietà tra gli uomini.

Ne vengono indicate cinque:

- a sfida della "lontananza-estraneità"; la sfida della "povertà";

-la sfida dell’"irrilevanza della fede nella vita e nella cultura";

-la sfida delle "altre religioni";

-la sfida della "vita".


[76] La lontananza-estraneità

La sfida della "lontananza-estraneità" dei giovani dal mondo della fede è il dato più universale che risulta dalle analisi condotte. La si riscontra persino in coloro che hanno percorso le prime tappe dell’iniziazione cristiana.

Molti giovani, avendo la possibilità di scegliere liberamente, rinchiudono la propria vita in una visione secolarista, che li attrae di più, si appiattiscono sul presente e perdono la coscienza della propria destinazione.


[77]

I giovani lontani sono numerosi e sono una forte sfida alla comunità salesiana, che avverte di essere più volte lontana da essi, per mentalità e mancanza di comunicazione:

-Come raggiungere i giovani superando le barriere fisiche, psicologiche e culturali che ci separano dal loro mondo?

-Come entrare in contatto con coloro che, pur essendo nei nostri ambienti, sono lontani e non si interessano della fede?


La stessa maniera di vivere e di presentare la fede da parte della comunità viene scossa, ed essa è spinta ad interrogarsi:

-La comunità vive davvero la fede come la dimensione che dà il sapore e l'orientamento alla vita? Quali sono le vie che la fanno apparire nel suo vero valore ai giovani di oggi e li aiutano a seguirla?


[78] La povertà

La condizione sociale di "povertà" interpella e sfida ogni uomo di buona volontà. L'impossibilità o la grande difficoltà pratica di realizzarsi come persone, non potendo usufruire delle condizioni minime per uno sviluppo adeguato, pongono domande serie.

Sono domande che diventano ancor più angustianti, quando si giunge a capire che l'impoverimento di molti è in relazione diretta con l'arricchimento di pochi.


[79]

Chi, come discepolo di Cristo, vede questa realtà con i suoi occhi e la sente col suo cuore è chiamato a "compatire" queste situazioni e a rendersi solidale con chi le soffre.

Il carattere profetico della vita religiosa ci domanda di incarnare la Chiesa desiderosa di abbandonarsi al radicalismo delle beatitudini e di testimoniarle. Questo dono dello Spirito ci fa più sensibili al]a sfida della povertà.

Colui che è "ricco di misericordia"19 ci invia ad essere voce di coloro che non hanno voce, a diventare poveri con i poveri, ad assumere la loro causa, a cercare la giustizia per coloro che soffrono ingiustizia, a collaborare per trasformare una realtà che è lontana dal Regno di Dio.


[80]

Osservando questa condizione sociale di povertà con gli occhi di Don Bosco e costatando come essa distrugga tanti giovani, il cui orizzonte di vita si limita alla ricerca dell’immediato per sopravvivere o ad un ideale svuotato di senso, ci sentiamo sfidati a fare più consistente e qualificata la presenza salesiana tra i poveri.

E ci domandiamo:

-Come vive la comunità salesiana il radicalismo della beatitudine della povertà, e come la testimonia? Quale educazione e quale vita cristiana presentiamo a quei giovani che vivono in un mondo di povertà, di ingiustizia, di miseria e di abbandono, perché sia significativa e liberatrice?

-Specialmente nei paesi del benessere, come educhiamo i giovani a rendersi conto dell’ingiustizia generata dal mondo dell’abbondanza?


[81]

Uno degli aspetti della sfida è che i giovani emarginati e impoveriti, nella misura in cui si rendono trasparenti al Vangelo, sono essi stessi nostri evangelizzatori: "riconosciamo i valori evangelici di cui sono portatori", ci dicono le nostre Costituzioni20.


[82]

Le comunità salesiane sono chiamate ad essere un segno di speranza per questi giovani. Dal momento in cui condividiamo con essi tutto il nostro amore come educatori che vivono di fede, ci sentiamo obbligati ad uscire dalle situazioni di torpore e di indifferenza.

L'incontro quotidiano con loro, arricchito dai segni della presenza di Cristo, produce nelle comunità nuovi stimoli per una fede vissuta con più verità, aiuta a celebrare il Regno e la salvezza, a cercare con realismo nuovi motivi di conversione e di solidarietà, a fare della fede una realtà salvifica della storia.


[83] L'irrilevanza della fede

L'"irrilevanza della fede nella vita e nella cultura" è un assioma della società "moderna", come se fosse indiscutibile e accertato che l'essere religioso è in antagonismo con le leggi e i dinamismi che muovono l'uomo di oggi nell’economia, nella politica, nella gestione del potere.

Nel mondo del benessere, e per riflesso anche in altri contesti, il valore religioso è stato posto ai margini delle componenti della nuova società e degli aspetti che si stimano essenziali al vivere sociale.

Per i giovani, specialmente per quelli che vivono in questo clima, la domanda su Dio non è rilevante, e il linguaggio religioso (salvezza, peccato, fede, futuro) è svuotato del suo significato. Non ha senso dunque parlare della relazione fede-vita o fede-cultura. La proposta religiosa non trova più spazio culturale per esprimersi in forma comprensibile.

E' l'aspetto drammatico del pur legittimo processo di secolarizzazione.


[84]

E i giovani credenti? Anch'essi tendono a vivere la loro fede "in privato", senza agganciarla con la vita reale che la rifiuta. Queste situazioni di isolamento, di privatizzazione e di estraneità si vivono e si incontrano seminate dovunque, specialmente dai mezzi della comunicazione sociale.

E i giovani ben presto sembrano essere posti di fronte a un’alternativa senza sbocco:

-Orientarsi nel sociale ed aprirsi alla vita adulta senza seguire ed ispirarsi a criteri religiosi? O restare fedeli al proprio orizzonte ideale, quello della fede, privilegiando il privato?

Anche i salesiani si domandano:

-Come educare i giovani nella ricostruzione di una nuova identità cristiana all'interno dei processi di sviluppo dei valori umani?


[85]

La comunità stessa, di riflesso, rischia di non poter rendere credibile la propria fede e di non poterla trasmettere, se non trova il luogo adatto, la durata sufficiente e il linguaggio necessario per l'educazione alla fede di coloro a cui è inviata.

Il luogo non può essere che quello della vita e della storia: è la nuova realtà sociale. La durata è quella delle diverse fasi o età della vita. Il linguaggio, quello capace di comunicare entro la nuova cultura.

La sfida è grande, addirittura immensa. Non si tratta qui di dare soltanto una risposta astratta alle domande; si tratta di tutto il dinamismo della vita e della civiltà, si tratta del senso delle varie iniziative dell’esistenza quotidiana e, nello stesso tempo, delle premesse per ogni progetto di educazione che voglia presentarsi come possibile. Si tratta in fondo di poter sperare ancora.


[86] L'incontro con le altre religioni

L'"incontro con le altre religioni" è una sfida che si fa presente nei diversi contesti descritti, in modi e con caratteristiche distinte, eppure in parte comuni.

-Come rendere presente Gesù Cristo, "Colui che è penetrato in modo unico e irrepetibile nel mistero dell’uomo ed è entrato nel suo cuore?"21.

Dopo 2000 anni il cristianesimo è percepito ancora, in questi contesti, come religione lontana dalle proprie sensibilità culturali e straniera, a volte addirittura considerata pericolosa da alcuni gruppi religiosi di tendenza fondamentalista. Chi si sente minacciato, si chiude e rende vane le possibilità di mutua conoscenza, di collaborazione e di scambio.

Un dialogo sincero e pratico, un’attenta e profonda inculturazione della fede cristiana e una coraggiosa evangelizzazione della cultura22, una testimonianza della comunità impegnata nella carità e nel servizio con entusiasmo e capacità di sacrificio sono la più valida risposta alla sfida dell’incontro con i giovani di altre religioni.

-Come può la comunità realizzare un dialogo sincero e aperto con queste religioni, sottolineando i loro valori positivi, riconoscendo i loro limiti? Come vivere i valori salesiani del Sistema Preventivo, soprattutto l'amore e la bontà, come la prima testimonianza cristiana e la strada migliore per far presente il Vangelo?23


[87] La vita

Le sfide che si sono indicate finora sono individuate nei fatti e provocano inquietudini e opportunità reali. Ma c'è una sfida che è sintesi e matrice di tutte le altre e tutte le attraversa: la sfida della "vita".


[88]

Molti giovani la sperimentano nelle sue manifestazioni più dolorose: nella fame che cerca il pane; nell’oppressione che cerca la libertà; nella solitudine che cerca la comunione; nella profanazione che cerca la dignità; nello smarrimento che cerca una sicurezza; nell’assurdo che cerca un senso; nella violenza che cerca la pace.

Ci sono giovani che sono felici nei loro studi, nella loro famiglia, tra gli amici, nel benessere, nel tempo libero e finiscono col non avere bisogno della fede e di un’altra vita.

Ci sono infine quelli che vogliono vivere pienamente. Questo desiderio di vita acquista oggi caratteristiche proprie: ricerca di una nuova qualità di vita, nella quale, superate le necessità primarie, vengano offerte risposte ad altre necessità più personali, relazionali e religiose; sensibilità per la dignità della persona umana e i suoi diritti; ricerca di nuove motivazioni per vivere da uomini veri nel mondo d’oggi.


La risonanza di queste sfide coinvolge tutta l'esistenza della comunità salesiana, colpisce ogni aspetto della sua identità e l'obbliga a verificare e a valutare il suo essere ed agire. Misurandosi su Gesù di Nazareth, essa verificherà se mai è al servizio della vita distrutta e minacciata da tante morti, e dovrà ripensare il suo concetto di "salvezza cristiana", illuminata dall'art. 31 delle Costituzioni: "educhiamo ed evangelizziamo secondo un progetto di promozione integrale dell’uomo, orientato a Cristo, uomo perfetto".




1 Cf. Cost. 7

2 GS 55

3 Giovanni Paolo II, AAS 75, 1983, p. 778

4 ChL 37

5 Cost. 5

6 Cost. 7

7 Cf. Cost. 3

8 IP13

9 Documento di base, 15; cf. DV 4. 7. 13

10 Cf. Gv 3,2; 9,2

11 Gv 10,10

12Cf. 1 Gv 5,4

13 S. Ireneo

14 Cf. EN 19

15 Ib.

16 Cf. LG 1

17 Cf. Cost. 43

18 Cf. CG21 27-28

19 Ef. 2,4

20 Cost. 29

21 RH 8

22 Cf. Cost. 7

23 Cf. Reg. 22

- 5 -