CG19|it|Documenti 11-17

XI.- PARROCCHIE E ORATORI


Il Capitolo Generale XIX ha voluto trattare insieme delle Parrocchie e degli Oratori pensando che l’apostolato parrocchiale abbraccia come suo elemento necessario e insostituibile anche l’apostolato giovanile dell’Oratorio.


CAPO PRIMO

LE PARROCCHIE


Il Capitolo Generale ha voluto lumeggiare alcuni princìpi ideologici ed enucleare alcune norme pratiche che permettano a tutti i Confratelli Salesiani, e soprattutto a quelli addetti alle Parrocchie, di intravvedere ampi orizzonti di apostolato ecclesiale e di impostare un lavoro pastorale permeato di stile e di spirito salesiano, senza venir meno alle esigenze dell’osservanza religiosa.

Tali riflessioni e chiarificazioni sono rese necessarie innanzi tutto per le aperture pastorali della Chiesa e del Concilio Vaticano II e per le attese che esse hanno suscitato. In secondo luogo esse sono frutto delle esperienze quasi secolari che la congregazione Salesiana ha fatto nel campo del lavoro parrocchiale. Infine s’impongono come conseguenza di una situazione di fatto che si riassume nel numero delle Parrocchie che la Congregazione ha assunto (525 a tutt’oggi) e nei sei e più milioni di anime che impegnano la sua responsabilità, chiamando molti Salesiani verso i poveri, i lontani, e, in particolare, verso i giovani.

Il Capitolo Generale ha quindi richiamato alcuni princìpi sull’apostolato parrocchiale in genere e su quello dei Salesiani in specie; ha preso alcune deliberazioni per la qualificazione del lavoro pastorale; ha apportato alcune modifiche ai Regolamenti in armonia con tali delibere.


Premesse

La Parrocchia, cellula vivente della chiesa, e, propriamente della Chiesa particolare o Diocesi, è una Comunità di grazia, di fede, di culto e di carità, per la cura pastorale dei fedeli e l’evangelizzazione dei lontani.1

La Congregazione Salesiana accetta Parrocchie soprattutto popolari quando è richiesta dai Vescovi, secondo lo stesso spirito di carità apostolica con cui San Giovanni Bosco ha accettato le Missioni Estere. Però la Congregazione, per rimanere fedele a se stessa, farà sì che il numero e la qualità delle Parrocchie accettate non la sviino dalle sue attività principali, che sono le opere direttamente giovanili. In tali prospettive le Parrocchie portano alla Congregazione i seguenti vantaggi:

un contatto più autentico e una conoscenza più concreta della gioventù di oggi nel suo ambiente e nelle sue relazioni naturali; la possibilità di una educazione cristiana integrale attraverso l’amministrazione di tutti i sacramenti, la catechesi continuata a tutte le età, l’azione diretta sulle famiglie, la collaborazione educativa con i laici, l’accostamento di tutte le categorie;

la conservazione e lo sviluppo delle proprie opere giovanili, in particolare dell’Oratorio;

la possibilità di un’attività formativa specificamente salesiana nella preparazione di laici militanti per l’apostolato, compito indispensabile della Chiesa di oggi;2

un mezzo efficace per la mutua comprensione e collaborazione con il Clero secolare e con altri Religiosi, nello spirito del Concilio;3

un’occasione per i Confratelli di comprendere la pastorale d’insieme e di inserirvisi;

la possibilità - in alcune Nazioni unica - di accedere a quell’attività tanto salesiana che è l’assistenza religiosa ai movimenti giovanili (A.C., JOC., ecc.).

Il compito pastorale comporta la partecipazione alla missione apostolica del Vescovo; quindi il ministero salesiano cerca di inserire tutte le attività ordinarie delle sue Parrocchie nel piano d’insieme della pastorale diocesana, anche se realizzate secondo il nostro spirito e in armonia con i nostri metodi e le nostre strutture.

Le principali caratteristiche della Parrocchia affidata ai Salesiani sono le seguenti:

particolare attenzione all’evangelizzazione dei giovani, dei poveri, dei lontani;

specifica capacità e impegno d’impartire una solida catechesi collettiva e di categoria ai fedeli, per giungere alla conseguente pastorale sacramentale, specie alla frequenza della Confessione e Comunione;

un caratteristico crisma di amorevolezza che tende a creare, nello stile salesiano dell’apostolato, mediante il complesso delle opere parrocchiali, la comunità parrocchiale, ossia "la famiglia di Dio", retta paternamente dal Parroco.

La presenza dei Salesiani nelle Parrocchie pone alcuni problemi di vita e osservanza religiosa, di rapporti all’interno della Comunità salesiana, di rapporti esterni con i Vescovi, con le altre Parrocchie, con il Clero diocesano, con i Religiosi, con le Autorità civili, con le Organizzazioni e movimenti apostolici dei Laici, che devono essere studiati e risolti nello spirito del dialogo e della pastorale d’insieme.

E' evidente che il lavoro pastorale salesiano, così concepito, cioè armonizzato con il nostro spirito e con le esigenze dei tempi, richiede un’adeguata formazione del personale addetto alle Parrocchie.


Deliberazioni

1. I Chierici e i Coadiutori nelle Case di Formazione siano portati a scoprire l’orientamento apostolico e la dimensione pastorale della vocazione salesiana. Tale coscienza sia sviluppata negli Studentati Filosofici e Teologici e nei magisteri dei coadiutori mediante corsi di catechetica, sociologia, psicologia religiosa e pastorale. Nel Tirocinio, durante le vacanze e nei giorni festivi, si curi una opportuna sperimentazione pratica. Il Corso di Pastorale coroni la formazione dei Sacerdoti.

2. Si istituiscano a livello centrale, regionale e, dove è conveniente, ispettoriale, delle consulte per l’apostolato parrocchiale che studino le iniziative e gli opportuni coordinamenti delle attività pastorali dei Salesiani e i collegamenti con le Conferenze episcopali e con i singoli Vescovi.

3. Si fondi un Istituto Salesiano di Pastorale collegato con il PAS, a cui possano accedere i Sacerdoti novelli per l’anno di pastorale; è auspicabile che gli insegnamenti di detto Istituto siano articolati in modo da consentire il conseguimento della licenza in Teologia.

4. Si curino al Centro della Congregazione opportuni organi di informazione e di diffusione di sussidi pastorali, collegati con la Libreria della Dottrina Cristiana, con il Centro Catechistico Salesiano, con l’Istituto di Pastorale e di Catechesi del PAS; tali sussidi siano tradotti nelle lingue principali.

5. Sia costituita una Commissione di teologi, canonisti, sociologi e parroci, che formuli, tenendo presenti anche le conclusioni ultime del Concilio Vaticano II e la revisione del Codice di Diritto Canonico, un Direttorio Salesiano di Pastorale da proporre alle Consulte Centrali, Regionali e Ispettoriali.

6. Per rispondere alle molte richieste che da varie parti furono inoltrate affinché il Capitolo Generale si pronunciasse in merito all’articolo 10 delle costituzioni, il Capitolo Generale, rimandando la eventuale codificazione al Diritto Canonico, ha deliberato di darne la seguente interpretazione: "Tenendo conto dello stretto rapporto tra le opere che hanno come scopo la salvezza della gioventù e l’apostolato parrocchiale, la Società Salesiana, in particolari condizioni che incidono sulla salvezza delle anime, a norma dei Sacri Canoni e delle Sue Costituzioni, non ricusa che le siano affidate Parrocchie".

7. Il Capitolo Generale ha inoltre disposto la modifica dei seguenti articoli:

a) costituzioni: articolo 111.

b) Regolamenti: articoli 367 - 367bis - 368 - 369 - 369bis - 370 - 371 - 372 - 373 - 374 - 374bis - 375.


CAPO SECONDO

GLI ORATORI


Premessa

Per quanto riguarda i "princìpi" che devono ispirare l’azione educativa e pastorale dei Salesiani addetti agli Oratori, il Capitolo Generale XIX rimanda a quelli elaborati nel Documento sulla formazione giovanile. In questo Documento invece si presenta innanzi tutto all’attenzione dei Confratelli una diagnosi compiuta dal Capitolo Generale sulla situazione attuale di questa primaria Opera Salesiana, che avrebbe dovuto preludere alla formazione di un nuovo Regolamento per gli Oratori, opera troppo impegnativa, che il capitolo non ebbe il tempo di compiere, e che viene demandata a una Consulta postcapitolare degli Oratori.

Il Capitolo Generale facendo la sua indagine e presentandola ora ai confratelli vuole spronarli ad una sempre migliore comprensione di questa opera fondamentale per i Salesiani. Infatti la presa di coscienza di una determinata situazione è, per un organismo giovane e vitale come la nostra Congregazione, il primo passo per rimediarvi. Inoltre essa è stata il punto di partenza per le deliberazioni prese e sarà certamente uno stimolo per le iniziative individuali e collettive a tutti i livelli della Congregazione per un "rilancio" effettivo di questa Istituzione.

Il Capitolo Generale confida inoltre di aver dato, con il presente Documento e con l’appassionata discussione da cui è nato, l’esempio da seguire ai vari organismi che esso chiama in causa per il rilancio dell’Oratorio come Centro Giovanile capace di rispondere alle esigenze della gioventù di oggi e alle attese che giustamente la Chiesa appunta sulla nostra Congregazione.

Il Capitolo Generale invita tutti alla ricerca e alla sperimentazione di quanto può contribuire all’adeguamento dell’Oratorio alle condizioni dei tempi nuovi, sintetizzando il pensiero di Don Bosco, il dettato delle Costituzioni, le esortazioni dei Superiori, le dichiarazioni di tutti i Capitoli Generali precedenti, i riconoscimenti della Chiesa.


Constatazioni


LIMITAZIONE DEGLI ORATORI

E' un dato di fatto che in molte nazioni gli Oratori festivi non si sono sviluppati, e in altre, dove tale sviluppo fu realizzato, non hanno tuttavia raggiunto quell’ampiezza che si è invece verificata per altre opere educative, quali i Collegi.

Le ragioni che possono spiegare una tale situazione non sono tutte facilmente identificabili, anche se alcune sono a tutti note.


RAGIONI DI TALE LIMITAZIONE

a) Ragioni di ordine sociologico (esterne).

Situazioni particolari di alcune nazioni, in ordine a forme di educazione esterna sociale, hanno impedito che l’Oratorio nella forma tradizionale realizzata da Don Bosco potesse impiantarsi e svilupparsi con successo. Si dovrebbe quindi studiare il fine, i mezzi e le caratteristiche proprie dell’Oratorio Salesiano, e poi attuarlo in forme nuove in tali regioni, secondo le esigenze e i costumi locali.

Anche nei paesi dove lo sviluppo degli Oratori si è notevolmente affermato, le trasformazioni economiche e le nuove strutture politico-sociali possono influire a paralizzarne l’opera.

Dove questo si è verificato, la stessa psicologia giovanile ne è stata profondamente influenzata e resa meno disponibile a forme organizzate dagli adulti per una certa crisi dell’associazionismo; e questo soprattutto nelle organizzazioni tipicamente confessionali ed educativamente impegnate.

La stessa maturazione dell’Organizzazione ecclesiastica, sottolineando la validità della Parrocchia, e insistendo perché ogni Parrocchia, nel quadro della sua comunità parrocchiale, dia la dovuta importanza alla pastorale giovanile e organizzi il proprio Oratorio, se da una parte entusiasma per l’avvenuta assimilazione dell’idea e della pratica dell’oratorio, dall’altra ha provocato una crisi nei nostri Oratori interparrocchiali e non-parrocchiali.

Tutto questo mette in luce il motivo di una certa crisi dell’Oratorio, operatasi in certi ambienti, e impone quindi un’opera di aggiornamento che tenga in debito conto anche le diversità di situazioni dei vari paesi in cui la Congregazione è impegnata.

b) Ragioni di ordine interno.

E' utile anche un esame delle cause interne di questa crisi dell’Oratorio. Analisi delicata, che richiederebbe una revisione dell’impostazione della nostra attuale pastorale giovanile, della preparazione e qualificazione del nostro personale, dell’efficacia o meno delle direttive emanate in questi ultimi tempi.

Ci accontenteremo di segnalarne qui alcune:

il grande sviluppo della Congregazione nel campo scolastico, con la conseguente diminuzione del personale destinato agli Oratori;

la mancata preparazione di un personale specializzato secondo le esigenze dei tempi;

una certa mentalità dei Confratelli, che hanno preso a stimare altre occupazioni educative più del lavoro umile nell’Oratorio;

la vita dura e difficile dell’apostolato oratoriano, che molte volte non ha soste e richiede sempre nuove energie ed iniziative;

una certa penuria di mezzi con la conseguente maggior povertà di trattamento per il personale addetto all’Oratorio;

l’isolamento di tali Confratelli, che talora non si vedono aiutati dal personale dell’istituto annesso, quasi fossero due compartimenti stagni senza comunicazioni tra loro.

Un rilancio di oratori e di centri Giovanili, che implica una preparazione più qualificata del nostro personale, può ridare a tanti nostri Confratelli un rinnovato spirito apostolico che influenzerà beneficamente la loro stessa vita spirituale e religiosa e la loro capacità di impegno apostolico ed educativo anche nell’insegnamento.


Orientamenti

1. Il Capitolo Generale XIX afferma solennemente che, pur nelle mutate situazioni sociali, l’Oratorio, come centro di vita giovanile, conserva la sua validità ed è più attuale che mai, soprattutto nella presente situazione di abbandono morale della gioventù. La pastorale rinnovata del Concilio Vaticano II ha sottolineato la validità di questa formula di avvicinamento dei giovani con forme aperte, innestate nella vita, aderenti alla loro psicologia, rispondenti ai loro interessi più vivi e vari, creatrici di un ambiente ideale per l’incontro tra sacerdoti e giovani.

2. L’Oratorio no deve limitarsi alla massa giovanile che lo frequenta, ma deve diventare lo strumento pastorale per l’avvicinamento di tutta la gioventù, aprendosi con spirito di dialogo e missionario a tutti i giovani della Parrocchia, della zona, della città, ossia dei lontani.

3. Come opera educativa l’Oratorio non deve essere impostato in termini generici, ma avere un preciso programma educativo aderente alle fasi dell’età evolutiva, con un metodo rispondente alla psicologia dei giovani di oggi. Deve quindi perfezionare le sue tradizionali attività educative: catechesi, liturgia, apostolato associativo, impegno cristiano dei giovani nella vita della Chiesa e della società.

4. L’Oratorio deve qualificare le sue attività culturali e di svago, concependole non soltanto come attrattiva e divertimento, ma soprattutto come attuazione concreta di interessi giovanili carichi di valori umani e suscettibili di diventare veicolo di valori cristiani e campo di testimonianza tra la gioventù d’oggi.

5. Per raggiungere la maggior parte possibile di giovani, l’attività dell’oratorio deve completarsi con iniziative nuove: centri giovanili, centri sociali, centri culturali, centri universitari, attività scolastiche e parascolastiche (scuole serali e doposcuola), centri di addestramento professionale, scuole per apprendisti, centri di consulenza morale e religiosa per i giovani, centri di orientamento.

Sempre allo stesso scopo si solleciti l’incarico per la scuola di religione nelle scuole statali situate nella zona della Parrocchia; si accetti l’assistenza spirituale delle organizzazioni giovanili esterne e si curi la penetrazione e animazione dei gruppi giovanili informali.4

6. Si studi un aperto inserimento dell’attività dell’Oratorio nella vita della Chiesa, collegandolo con le organizzazioni nazionali e diocesane che operano nel campo della gioventù (A.C., JOC, ACLI, ecc.).

7. Nell’ambito delle strutture organizzative, l’Oratorio abbia sezioni corrispondenti alle varie tappe dell’età evolutiva, gruppi d’interessi giovanili, sezioni ben curate dei movimenti cattolici affermati nella vita della Chiesa. inoltre gli ambienti e le strutture materiali siano dignitose e adeguate, e sia cura di ogni Casa provvederne i mezzi; si interessino a questo fine anche le autorità civili e le organizzazioni religiose, dato il carattere attualissimo di opera sociale dell’Oratorio.

8. E' necessario che i Salesiani addetti all’oratorio si sottraggano al pericolo e alla tentazione di impegnarsi e lasciarsi assorbire in attività e compiti secondari, più adatti a collaboratori laici. Essi si impegnino totalmente nella missione pastorale educativa, nello sforzo di creare un clima ideale alla loro opera, di rendersi disponibili all’incontro con i giovani, di prepararsi a rispondere alle loro attese, alla loro problematica, di curare la loro istruzione (catechesi) e la loro formazione umana e cristiana (liturgia e direzione spirituale).

9. Il Capitolo Generale indica ai sigg. Ispettori, Direttori delle Case e Parroci le direttive per quanto riguarda il personale: ridimensionarne la distribuzione secondo le effettive esigenze pastorali e missionarie dell’Oratorio; selezionare tale personale in base alle riconosciute capacità; prepararlo nei Noviziati, Studentati, Magisteri e durante l’anno di pastorale; curarne di continuo l’aggiornamento; affiancare la teoria con l’esercitazione pratica.

10. Constatato che l’oratorio ben organizzato è un campo ideale per l’apostolato a cui la Chiesa chiama oggi i laici,5 e che di fronte a tanti compiti nuovi i Sacerdoti, i Chierici e i coadiutori diverranno sempre più insufficienti, si cerchino e si formino dei buoni collaboratori laici per le nultiformi attività oratoriane. Formarsi dei buoni collaboratori deve essere la prima preoccupazione pastorale dei Salesiani addetti all’Oratorio. Qualificarli e prepararli dev’essere l’oggetto di opportune iniziative a livello ispettoriale o di gruppi ispettoriali.

11. Perché l’Oratorio sia effettivamente la prima Opera della Congregazione, il Capitolo Generale delibera che si giunga a una concreta programmazione di interventi:

a) A livello centrale. Si costituiscano accanto al Superiore cui sarà affidato questo settore dell’attività salesiana, un efficiente "Centro Oratori" e una Consulta Centrale formata da Confratelli competenti e da rappresentanti delle Consulte Nazionali e Ispettoriali.

Tali organi faranno uno studio accurato della situazione attuale dei nostri Oratori, delle possibilità di sviluppo, delle esigenze della Chiesa e della Società, dell’inserimento dell’oratorio nella pastorale parrocchiale. Compito di tali organi sarà inoltre la stesura del nuovo Regolamento Generale degli Oratori, la cura di una stampa organizzativa e lo scambio di studi e di esperienze intorno alla pastorale giovanile e alla vita oratoriana.

b) A livello di Ispettorie. I sigg. ispettori scelgano un Delegato e costituiscano una "Consulta Oratori", con compiti analoghi a quelli della Consulta Centrale. I sigg. Ispettori compiano un riesame della situazione degli Oratori nelle loro singole Ispettorie, delle possibilità di sviluppo, della distribuzione e preparazione del personale secondo le diverse esigenze; studino, inoltre, un piano di finanziamento in cui impegnare l’Ispettoria e le singole Case per l’aggiornamento degli ambienti e delle strutture e per il reperimento degli aiuti economici.

Per il personale salesiano e laico è indispensabile promuovere iniziative di formazione e di aggiornamento.

c) A livello di Conferenze Ispettoriali. Si promuovano intese e Consulte per determinare un comune atteggiamento di fronte alle Autorità civili e alle Conferenze Episcopali, per prendere con esse gli accordi opportuni per l’inserimento della nostra attività pastorale giovanile nella pastorale d’insieme, per stabilire i necessari collegamenti con gli Ordinari, con i movimenti e le organizzazioni apostoliche laiche e civili che si interessano della gioventù.

d) A livello delle Case. Ogni Casa priva di Oratorio studi il modo di aprirne uno appena ciò sia possibile; le Case che già ne sono dotate lo potenzino come attività di tutta la Casa e della Parrocchia. Questo implica che l’oratorio sia sentito come parte integrante della Casa; che vi sia destinato personale qualificato e sufficiente; che sia realizzata l’intesa tra la scuola, la Parrocchia e l’Oratorio per una efficace inserzione di quest’ultimo nella vita della zona e del quartiere; che sia curata la formazione e l’aggiornamento del personale salesiano e dei collaboratori laici, scegliendoli tra gli allievi delle nostre scuole, i Cooperatori e gli Exallievi; che sia promossa una sana collaborazione con la Parrocchia non salesiana da cui l’Oratorio dipende, con la diocesi e con le organizzazioni giovanili locali religiose, apostoliche, sociali; che si tenda infine a fare dell’Oratorio il centro di vita giovanile della zona in cui lavoriamo e della cui gioventù dobbiamo sentirci responsabili.


XII.- ALTRE FORME DI APOSTOLATO SOCIALE


CAPO PRIMO

NORME GENERALI


Premesse

La Congregazione Salesiana per la sua appartenenza alla Chiesa, Popolo di dio, per la sua qualità di religione clericale di vita attiva, è, fondamentalmente, disponibile per ogni forma di apostolato. Ma per la volontà del Fondatore, per il dettato delle Costituzioni approvate dalla Chiesa e per vocazione divina, essa ha come suo fine proprio l’apostolato giovanile, specialmente verso la gioventù povera e abbandonata, nello spirito e nel metodo del Fondatore e secondo le esigenze dei tempi.

La Congregazione però assume anche opere di apostolato non specificamente giovanile, che si giustificano come integrazione dell’apostolato giovanile e come apostolato popolare, sempre voluto dal Fondatore. Infatti gli esempi di Don Bosco, le disposizioni delle Costituzioni, 6 la nostra costante pratica dimostrano ampiamente questa dimensione non giovanile del nostro apostolato.

Inoltre questa dimensione risponde all’attesa della Chiesa e del Concilio Vaticano II. La Costituzione De Ecclesia, specie nel Capo VI De Religiosis, chiama i Religiosi ad un santo attivismo, che faccia di loro un "segno" della presenza di Dio nel mondo, nella fedeltà al Fondatore.7

Per tali motivi, tra le numerose forme possibili di apostolato non giovanile, il Capitolo generale XIX ne sottolinea specialmente alcune per il loro più evidente carattere di integrazione e sviluppo dell’apostolato giovanile e popolare nelle Parrocchie, negli Oratori, nei Collegi e simili. Esse sono: la cura dei Cooperatori e degli Exallievi; la catechesi a ogni classe di persone; la pastorale familiare a tutti i livelli (giovani e ragazze, fidanzati, sposi, genitori); l’apostolato tra gli insegnanti e gli educatori, sia nostri collaboratori che altri; la cura pastorale del mondo del lavoro; l’assistenza alle Figlie di Maria SS. Ausiliatrice e ad altri Istituti religiosi ed educativi femminili.

Data la particolare efficacia degli strumenti di comunicazione sociale (Stampa, Cinema, Radio, Televisione),8 il Capitolo Generale ne propone rispettivamente la promozione e l’uso, auspicando la formazione di alcuni Confratelli a tali forme di apostolato, nello spirito del Decreto Inter Mirifica del Concilio Vaticano II.

L’esercizio di tali forme di apostolato non può essere lasciato alla libera iniziativa dei singoli Confratelli, ma a quella della Congregazione. Deve svolgersi nell’ambito dell’obbedienza e della vita religiosa comunitaria, avendo come base le nostre opere di cui è complemento. Il Capitolo Generale esige che sia affidato a Confratelli scelti per il loro equilibrio e il loro sicuro spirito salesiano, e ben preparati a questa specializzazione nei diversi aspetti tecnico, pastorale e religioso.

Tale apostolato è però ricchissimo di fermenti e di motivi soprannaturali, perché mette chi lo compie in presenza dell’azione viva della Chiesa, negli ambienti vitali a cui il Vangelo è destinato.


Deliberazioni

1. Per la formazione dei confratelli a queste forme di apostolato salesiano il Capitolo Generale raccomanda che già negli Aspirantati i nostri aspiranti sacerdoti o coadiutori siano portati a scoprire anche questa dimensione del loro futuro apostolato e a prepararsi a realizzarne gli impegni; in pari tempo, i Superiori vedano di individuare le attitudini dei singoli e di svilupparle.

Nei Noviziati e negli Studentati filosofici e teologici e nei Magisteri dei Coadiutori siano impartiti gli insegnamenti opportuni, mediante l’introduzione di materie di studio, di cattedre d’insegnamento e di corsi, in relazione con la pastorale (catechetica, pedagogica, sociologica, ecc.), e si curi l’esercizio pratico.

2. Data la natura di tale apostolato i sigg. ispettori e Direttori vi destinino soltanto Confratelli che alla perizia tecnica uniscano un senso profondo della vita e disciplina religiosa e un sano equilibrio di doti umane, unite ad esperienza e maturità, ma non lo lascino mai alla libera iniziativa di singoli individui.

3. Si studi la ricerca, la formazione e l’utilizzazione di collaboratori laici, ricercandoli specialmente tra i nostri Cooperatori ed Exallievi, tra i militanti nei Circoli e nell’Azione Cattolica, conducendoli alla scoperta del posto che spetta ai laici nella Chiesa.

4. Per la maggior efficienza di questa attività e per il necessario aggiornamento e l’utile informazione si promuovano, a cura del Consigliere Superiore incaricato delle Conferenze Ispettoriali e dei sigg. Ispettori, corsi di aggiornamento per il personale salesiano e laico e adatte pubblicazioni.

5. Il Capitolo Generale dispone che per promuovere, coordinare e stimolare il lavoro e per risolvere i delicati problemi di collaborazione interna alla Congregazione ed esterna con la Gerarchia si istituiscano:

organi e uffici tecnici a livello di Centro, di Conferenze ispettoriali e di Ispettorie nella prospettiva della pastorale d’insieme;

consulte centrali ed ispettoriali di esperti, tecnici e Confratelli impegnati nell’apostolato non giovanile, per esaminare la situazione, formulare programmi e studiare sussidi;

un Istituto Salesiano di Pastorale in seno al PAS per lo studio a livello universitario o per la ricerca sui problemi dell’apostolato popolare, utilizzando gli apporti di Pedagogia, psicologia, Catechetica, Sociologia del nostro Ateneo.

6. Uno dei primi obiettivi degli organi tecnici e consultivi di cui al numero precedente sia:

lo studio dei Regolamenti relativi all’ordinato svolgimento delle varie forme di apostolato popolare salesiano;

l’apporto comune di studi e di esperienze in vista della compilazione di un Direttorio tenendo conto anche delle decisioni del Concilio Vaticano II e delle norme del nuovo Codice di Diritto Canonico.

Fino alla compilazione dei Regolamenti e del Direttorio serviranno come norma le presenti deliberazioni del Capitolo Generale e le disposizioni dei Superiori.

7. Le nostre Editrici e Uffici tecnici pensino, con il "tempismo" che ha contraddistinto San Giovanni Bosco e che è condizione inderogabile di efficacia, alla produzione dei sussidi necessari per un serio impegno nel campo dell’apostolato popolare (stampa, strumenti di comunicazione sociale, riviste, esperimenti di pastorale d’insieme, ecc.).


CAPO SECONDO

LA CATECHESI AGLI ADULTI


Premesse

Tra le forme di apostolato non giovanile tiene il primo posto, per necessità ed efficacia, la catechesi degli adulti. Lo prova innanzi tutto la storia della Chiesa, che è nata dalla catechesi. Molti documenti recenti della Chiesa lo dimostrano.

La catechesi agli adulti fa parte della missione affidata da Dio alla Congregazione tramite il suo Fondatore e la Chiesa, e da essa volonterosamente accettata e compiuta.

Da un rapido esame della situazione odierna in questo settore emergono innanzi tutto alcuni elementi negativi che denunciano una grave crisi nel campo della catechesi degli adulti. Tali fatti sono: il progressivo diminuire nelle masse popolari dell’istruzione religiosa e la conseguente scristianizzazione; il complesso di difficoltà che incontrano le forme tradizionali di catechesi, come la catechesi domenicale, quaresimale, sacramentale e le missioni popolari, sempre meno frequentate e rese progressivamente meno efficaci dall’inserimento nelle circoscrizioni parrocchiali di categorie varie di persone e dalla mobilità crescente della popolazione; la incomprensione progressiva della catechesi tradizionale dovuta al suo contenuto (eccessivamente astratto) e al metodo (linguaggio "scolastico" non più aderente alle forme della vita attuale), oltre che alla passività del soggetto della catechesi.

Contemporaneamente esperimenti ormai collaudati suggeriscono nuove forme più efficaci e moderne di catechesi. Esse sono, ad esempio: l’omelia domenicale e festiva, inserita nella liturgia come annuncio della parola di Dio cui corrisponde la fede; la catechesi liturgica, o "celebrazione della parola di Dio" nelle feste, tridui, novene, mese mariano, ecc.; il catecumenato degli adulti; le catechesi occasionali, in determinati tempi (villeggiatura, tempo libero), per categorie, per temi di attualità, per incontri (famiglie, gruppi o singoli), per ricorrenze (matrimoni, battesimi, funerali, visite, cresime, prime comunioni) che muovono intere famiglie e parentadi (padrini, madrine, ecc.); la catechesi familiare che si ottiene interessando e istruendo i genitori, perché valorizzino l’aspetto magisteriale del Sacerdozio di Cristo di cui li rende partecipi il sacramento del matrimonio, e l’avvicinamento e la formazione di gruppi di famiglie pilota; l’utilizzazione degli strumenti di comunicazione sociale e dei sussidi audiovisivi al servizio della catechesi.9


Deliberazioni

1. I Superiori ai vari livelli curino che i Salesiani si tengano aggiornati sulle forme e i metodi della catechesi agli adulti, che è certamente la parte più importante dell’apostolato non giovanile, sia come integrazione di quella ai giovani, sia come apostolato popolare.

2. Il Capitolo Generale propone di estendere anche alla catechesi degli adulti quanto dicono gli articoli 165 e 166 delle costituzioni sulla formazione dei chierici; allo stesso modo si preparino i Coadiutori secondo lo spirito dell’articolo 333 dei Regolamenti, mettendoli in grado di cooperare alla catechesi degli adulti; e nella preparazione sia incluso anche quella concernente l’uso degli strumenti di comunicazione sociale.

3. Per i sacerdoti il Capitolo Generale modifica come segue l’articolo 48 dei Regolamenti: "I Sacerdoti si preparino con lo studio al ministero delle confessioni e della predicazione, e alle varie forme di catechesi alla gioventù e agli adulti, e intervengano ogni mese, ecc.".

4. Nello spirito del Decreto Inter Mirifica e delle deliberazioni del XVIII Capitolo Generale10 siano potenziate le nostre Editrici in tutto il mondo affinché producano sussidi adatti alla catechesi degli adulti, favorendo anche intese internazionali in questo settore.

5. I competenti Uffici studino la produzione e l’utilizzazione degli strumenti di comunicazione sociale (documentari, films, dischi, programmi radiofonici e televisivi), e curino che nel futuro Direttorio la catechesi degli adulti abbia la preminenza su ogni altra forma di apostolato popolare e ne siano stabilite le norme.

Raccomandazioni

1. Per ottenere una migliore produzione di sussidi e una più accurata preparazione del personale per la catechesi si raccomanda la stretta collaborazione tra tutti i Centri di studio e di azione della Congregazione e con gli altri Centri della Chiesa.

2. Per la qualificazione e l’aggiornamento dei Salesiani (sacerdoti, chierici e coadiutori) e dei Laici ( cooperatori e cooperatrici, Exallievi ed allievi, catechisti e catechiste) saranno di grande utilità corsi e giornate di studio, per i quali verrà promossa la maggior partecipazione possibile.

Per gli opportuni collegamenti serviranno bollettini e riviste già esistenti o da fondare.

3. Data la preminente importanza della Sacra Scrittura nella catechesi viva, le sia dato il posto dovuto nella formazione e nello studio dei futuri catechisti, avviandoli alla conoscenza, all’interpretazione e all’uso di essa.


CAPO TERZO

L’APOSTOLATO FAMILIARE


Premesse

La ragione, la Rivelazione, gli studi e i documenti della Chiesa, anche recentissimi, dimostrano chiaramente che la famiglia occupa il primo posto nella vita e nella testimonianza cristiana e che ogni pastorale è praticamente vana se non fa leva su di essa e non la raggiunge in qualche modo.

Studi, esperienze ed inchieste recenti dimostrano che la perseveranza della gioventù nella pratica religiosa, lo sviluppo e la maturazione delle vocazioni religiose e sacerdotali, il tenore della vita morale e il fervore della vita cristiana dipendono dalla situazione morale delle famiglie e dalla loro coscienza educatrice ed ecclesiale.

L’analisi della situazione attuale indica che è in atto una profonda crisi della struttura e della vita familiare, che esige nuovi metodi e nuovi strumenti di pastorale, come lo indicano efficaci esperimenti in atto in questo settore.

E' un fatto incontestabile che la Congregazione Salesiana ha in concreto, già oggi, vaste possibilità e urgenti responsabilità di apostolato familiare. Esse nascono dalle nostre Parrocchie, dai nostri Oratori collocati in zone popolari e industriali di recente insediamento, dove elementi sradicati e immigrati subiscono le più violente crisi di vita familiare; dall’apostolato tra Cooperatori ed Exallievi; dalle opere giovanili dove è sentito il bisogno della formazione alla famiglia; dalle Associazioni sempre più numerose delle famiglie dei nostri allievi, le quali necessitano di cure urgenti.

La preoccupante crisi di vocazioni, che è in grande parte imputabile alle carenze sociali, morali, educative e religiose della famiglia, è anch’essa una cosa che ci tocca da vicino.


Deliberazioni

1. Il Capitolo Generale invita i Salesiani a scoprire quali addentellati offra il loro apostolato giovanile e popolare per una pastorale familiare, e a impegnarvisi generosamente secondo lo spirito di Don Bosco e nell’ambito dell’obbedienza.

2. il Capitolo Generale indica tre direttive per l’apostolato familiare dei Salesiani: formazione dei futuri sacerdoti - specialmente nel corso di pastorale - all’apostolato familiare e cioè alla formazione dei giovani, alla cura delle famiglie di parrocchie, oratori, Exallievi, Cooperatori, Collaboratori, usando tutti i sussidi della teologia, sociologia, pedagogia, psicologia; formazione dei giovani nei pensionati, collegi, oratori, centri giovanili in vista della famiglia con le iniziative che tempi e luoghi ed età suggeriscono; esercizio di una vera pastorale familiare dovunque sono famiglie di cui abbiamo responsabilità e che dobbiamo chiamare con noi a collaborare all’educazione e formazione dei giovani.


Raccomandazioni

1. Gli obiettivi proposti si raggiungeranno più facilmente tenendo presente che alla formazione dei giovani e delle giovani, dei fidanzati, dei giovani sposi e dei genitori, servono corsi di conversazioni, esercizi spirituali, letture, ecc.

2. L’aggiornamento di Parroci, Direttori di Oratorio, educatori e insegnanti si potrà fare inserendo negli incontri previsti per la pastorale generale e per la catechesi un’adeguata trattazione dei problemi familiari; in questi incontri come pure negli scritti si potranno lumeggiare gli aspetti umani e religiosi del matrimonio, non trascurando i suoi valori ecclesiali e ascetici. Il messaggio educativo di Don Bosco contiene fermenti di valido aiuto alla pastorale familiare e alla missione educativa da fondare sulla "ragione, la religione e l’amorevolezza".

3. Le Associazioni di famiglie di allievi e oratoriani e gli incontri periodici da esse promossi servono magnificamente a suscitare il senso della loro missione educativa, che deriva dal sacramento del matrimonio.

4. E poiché esistono ormai ovunque movimenti e associazioni per l’animazione cristiana della vita familiare e per la difesa della sua saldezza, si svolga una vera campagna di persuasione in tutte le famiglie che possiamo raggiungere perché vi aderiscano, e diamo volentieri la nostra opera in loro sostegno.


CAPO QUARTO

L’APOSTOLATO TRA GLI INSEGNANTI NON SALESIANI


Premesse

Pio XII ha definito l’insegnamento quasi un sacerdozio della verità: "Insegnare! Funzione sublime per cui l’uomo, nella povera misura della sua potenza creata, partecipa all’officio del Verbo Divino Incarnato. San Tommaso espresse in luminoso compendio questa dignità dell’insegnante: Sicut maius est illuminare quam lucere solum, ita maius est comtemplata aliis tradere quam solum contemplari".11

Don Bosco riconobbe ai Cooperatori ed Exallievi come missione speciale quella di insegnare, di essere educatori; ed è tra gli insegnanti che il suo sistema educativo può soprattutto fruttificare.

Insegnare è certo una responsabilità e la Costituzione De Ecclesia chiama i laici a collaborare in tale compito e raccomanda ai pastori di dar loro fiducia e uffici al servizio della Chiesa.12

Del resto l’esame della situazione odierna nel settore della istruzione sottolinea in maniera drammatica la necessità di una cura dei laici sempre più numerosi, che si dedicano all’insegnamento : e questo soprattutto perché si constatano situazioni decisamente preoccupanti, come per esempio la massiccia e programmatica invasione della scuola da parte dei laicisti e dei marxisti; la presenza di milioni di giovani che i cattolici non potranno mai raggiungere se non mobilitando i Laici e animando cristianamente le loro iniziative.

Il fatto che già ora noi utilizziamo dei collaboratori laici nel campo dell’insegnamento e che tali esperimenti diano risultati positivi, apre la via ad una pastorale specializzata verso di essi e verso tutti gli insegnanti che possiamo in qualche modo raggiungere, per ottenere un’intelligente presenza nel mondo dell’insegnamento, secondo tradizioni ancora vive.


Deliberazioni

1. Il Capitolo Generale invita i Salesiani a realizzare sul piano della fiducia e della responsabilità, suggerite dalla Costituzione De Ecclesia e facilitate dalla comune vocazione educativa, i rapporti con i professori e insegnanti laici delle nostre scuole, scegliendoli di preferenza tra Cooperatori ed Exallievi, offrendo loro fiduciosa collaborazione, incarichi, compensi adeguati e possibilità di qualificazione professionale e religiosa, in modo da portarli a svolgere la loro missione nello spirito del sistema educativo salesiano.

2. Si rilanci tra i nostri giovani, gli allievi, i Cooperatori e gli insegnanti in genere, la vocazione all’insegnamento, aiutandoli a realizzarla e assistendoli nel suo esercizio. A ciò servirà anche il sostenere le Associazioni cattoliche di insegnanti a cui si devono indirizzare i nostri collaboratori.

3. Poiché il PAS, specialmente l’Istituto Superiore di Pedagogia, porta nel campo della scuola un fattivo contributo, si sostenga e si sviluppi tale attività, vi si indirizzino Salesiani per prepararli ad assumere le opportune iniziative tra gli insegnanti di ogni grado e i Laici insegnanti per una qualificazione in senso professionale e religioso.


CAPO QUINTO

L’APOSTOLATO TRA I LAVORATORI


Premesse

elaborando nella sua dottrina sociale i dati della rivelazione, della teologia e della filosofia, la Chiesa ha posto i princìpi della nobiltà del lavoro, elevandolo a compimento della creazione, a perfezionamento della persona umana ed a contributo alla redenzione; e ha rivendicato il diritto dei lavoratori a una promozione, oltreché economica, anche culturale, sociale e politica, impegnando tutte le forze cattoliche al conseguimento di queste mete.13

Gli esempi del Fondatore, il carattere popolare dell’apostolato salesiano, la nostra presenza in ambienti eminentemente operai, lo sviluppo naturale dell’opera educativa delle Scuole Professionali e la vocazione verso la gioventù povera e abbandonata sono altrettante ragioni perché noi ci occupiamo di apostolato operaio.

La Pacem in terris dice che l’ascesa economico-sociale del mondo del lavoro è uno dei "segni dei tempi" e che, d’altra parte, tale mondo è ancora assai lontano dal raggiungimento di tale promozione e perciò assai incline alle suggestioni sovversive e alle soluzioni rivoluzionarie. Il formarsi di agglomerati operai nelle periferie senza assistenza religiosa, dove esistono però nostre Opere, ci mette a contatto con molti lavoratori in pericolo di perdere la fede e di lasciare ogni pratica religiosa, trasformandosi in potenziali nemici di Cristo e del Vangelo. Per questo la Chiesa è impegnata nel recupero e nella difesa del mondo operaio; e bisogna guardarsi dalla tendenza che si nota un po' ovunque a preferire l’apostolato con le classi borghesi (movimento ascensionale), tendenza che è frutto della civiltà del benessere e delle difficoltà innegabili che presenta la cura pastorale degli operai.

La riconosciuta difficoltà di questo tipo di apostolato, dovuta alla mobilità e alle migrazioni delle masse, alla concentrazione delle attività, all’industrializzazione, alla massiccia propaganda materialista e alla progressiva scristianizzazione che rende le classi operaie facile preda di elementi e di attivisti sovversivi, che promettono miglioramenti culturali, sociali, economici e politici, rende particolarmente urgente quest’apostolato.

Naturalmente tutto questo suppone una formazione approfondita nella dottrina sociale della Chiesa, che deve essere diffusa e difesa, indirizzando gli operai alle organizzazioni (sindacati, associazioni di categoria, partiti) che si ispirano ad essa. Il tutto però deve fondarsi nelle nostre opere; non deve cioè rappresentare iniziative di singoli ma della Congregazione - parrocchie ed oratori in modo speciale - per assicurare l’efficienza e la durata.


Deliberazioni

1. Il Capitolo Generale invita tutta la Congregazione a continuare e potenziare, secondo le possibilità e i bisogni, l’apostolato operaio, mediante la stampa, la predicazione, le missioni, la cura di anime ordinaria e specializzata, la scuola di religione, l’apertura delle scuole serali di qualificazione per aiutare i nuovi venuti ad inserirsi nelle comunità nuove e per rispondere alla crescente esigenza di specializzati nel mondo del lavoro.

2. Si dia vita a tutte le forme di assistenza possibili, specialmente verso gli immigrati dalla campagna o da altre regioni; Parrocchie e Oratori dovrebbero, in opportuna collaborazione con le opere diocesane e nazionali, religiose e sindacali, sviluppare l’opera di assistenza , in cui sovente altri ci precedono; e questo anche spostando dalle zone di origine degli immigrati qualche Confratello o collaboratore particolarmente adatto e preparato.


Raccomandazioni

1. Anche per questo lavoro occorrono, evidentemente, degli specializzati a cui si potrà provvedere mediante gli organismi e le iniziative pastorali di cui si è parlato sopra, avviando per tempo Chierici e Coadiutori, Cooperatori ed Exallievi a tale tipo di apostolato.

2. Ad imitazione di Don Bosco che fece dell’autentica assistenza sociale secondo lo spirito dei tempi, non si trascurino attività similari in collaborazione con altri enti.

3. Sempre in linea con gli esempi di Don Bosco si aprano pensionati per lavoratori che vengono settimanalmente, mensilmente o stagionalmente a lavorare in città, si organizzino mense e ritrovi per i così detti "pendolari", si promuovano iniziative turistiche, culturali, ricreative adatte alla mentalità operaia, e si creino forme adeguate di assistenza sociale (Segretariati del popolo, ecc.).

4. Una particolare attenzione merita tra gli operai l’apostolato familiare, essendo il mondo del lavoro particolarmente esposto a perdere il senso della famiglia.


XIII.- COOPERATORI SALESIANI


Il presente Documento fu approvato per acclamazione e senza discussione, in omaggio al nuovo Rettor Maggiore, già Consigliere Generale dei Cooperatori.


Premesse

Il Concilio Ecumenico Vaticano II nella Costituzione De Ecclesia ha proclamato chiaramente il diritto e il dovere dei Laici all’apostolato: "I Laici, radunati nel popolo di Dio e costituiti nell’unico Corpo di Cristo sotto un solo Capo, chiunque essi siano, sono chiamati come membri vivi a contribuire con tutte le forze, ricevute dalla bontà del Creatore e dalla Grazia del Redentore, all’incremento della Chiesa e alla sua continua ascesa nella santità...

L’apostolato dei laici è quindi partecipazione alla stessa salvifica missione della Chiesa, e a questo apostolato sono tutti destinati dal Signore stesso per mezzo del Battesimo e della Confermazione... Ma i laici sono soprattutto chiamati a rendere presente e operante la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze, in cui Essa non può diventare sale della terra se non per mezzo loro...

Sia perciò loro aperta qualunque via affinché, secondo le loro forze e le necessità dei tempi, anch’essi attivamente partecipino all’opera salvifica della Chiesa".14

Tale dichiarazione trova perfettamente sensibile la Congregazione Salesiana, che riconosce nelle parole dei Padri Conciliari uno speciale invito a organizzare seriamente il lavoro apostolico dei Cooperatori e a potenziarlo concretamente.

I Cooperatori Salesiani, prima organizzazione ideata da Don Bosco con fini eminentemente apostolici sin dall’inizio dell’opera degli Oratori, rispondono in pieno allo spirito e alla lettera della citata Costituzione Conciliare. "Apostolo nato e suscitatore di apostoli, Don Bosco divinò, or è un secolo, con l’intuizione del genio e della santità, quella che doveva essere più tardi nel mondo cattolico la mobilitazione del laicato contro l’azione del mondo, nemico della Chiesa...

Lo zelo lungimirante preconizzava, sotto i segni dell’istituzione Salesiana, un nuovo provvidenziale movimento del Laicato Cattolico, che, sotto la spinta travolgente delle forze del Male e la condotta illuminatrice dello Spirito, si preparava a scendere in campo, ordinato nei suoi quadri, formato all’azione, alla preghiera e al sacrificio, affiancandosi alle forze di prima linea, cui per divino mandato spettano la direzione e la parte primaria nella santa battaglia" (PIO XII).15


La Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, "una Associazione per noi importantissima, che è l’anima della nostra Congregazione, e che ci serve di legame a operare il bene, d’accordo e con l’aiuto dei buoni fedeli che vivono nel secolo" (DON BOSCO),16 forma con la Congregazione Salesiana e l’Istituto delle figlie di Maria Ausiliatrice una insostituibile forza integrativa della missione apostolica, che la Chiesa affida ai Salesiani.

La Pia Unione dei Cooperatori è un doveroso e impegnativo campo di lavoro per i Salesiani.

La cura della Terza Famiglia Salesiana è un dovere ecclesiale, oltre che un interesse salesiano, in quanto che la Pia Unione dei Cooperatori moltiplica le possibilità di azione apostolica della Congregazione, a servizio della Chiesa.

Il servizio reso dalla Terza Famiglia Salesiana risponde alle seguenti istanze ecclesiali e salesiane:

E' formalmente voluto dal Santo Fondatore. "Ho studiato molto sul modo di fondare i Cooperatori Salesiani. Il loro vero scopo diretto non è quello di coadiuvare i Salesiani, ma di prestar aiuto alla Chiesa, ai Vescovi, ai Parroci, sotto l’alta direzione dei Salesiani... Essi sono strumento nelle mani del Vescovo".17

Fu inteso così fin dall’inizio. Be abbiamo una dichiarazione trasmessa da Don Lemoyne. La sera del 16 febbraio 1884, dopo aver udito la relazione della conferenza di Don Pozzan a Padova, lo stesso Vescovo, Mons. Callegari, spiegò al suo Clero che la Pia Unione non era solo a servizio della Congregazione Salesiana, ma per il bene di tutta la Chiesa, e definì i Cooperatori "altrettante braccia in aiuto dei Vescovi e dei Parroci",18 parafrasando mirabilmente la definizione dello stesso Fondatore, che li chiamava la sua longa manus.

Fu proclamato così anche dagli ultimi Sommi Pontefici. Pio XII, nel citato discorso ai Cooperatori Salesiani, disse: "...e la vostra Pia Unione non ha per suo fine immediato di venire in ausilio alla Congregazione, di cui prendete il nome, ma piuttosto... di portare aiuto alla Chiesa, ai Vescovi, ai Parroci, sotto l’alta direzione dei Salesiani".19

Giovanni XXIII, ricevendo a Roma i Cooperatori Salesiani, si espresse con queste parole: "Cooperatori è termine alto... E' parola sacra e ricca di significato... essa si estende a tutto un impegno di vita, a un servizio generoso e costante".20

Fu sempre ribadito in tutti i Capitoli Generali.


Orientamenti

Dalle precedenti dichiarazioni promana il dovere dei Superiori, ai vari livelli, di provvedere concretamente ed efficacemente a quanto occorre per la vita e lo sviluppo, adeguato ai tempi, della nostra Terza Famiglia. Si suggeriscono a tale scopo i seguenti orientamenti.


1. CONOSCENZA E STUDIO

E' dovere dei Superiori (Ispettori e Direttori) acquistare, mediante uno studio sistematico, un concetto genuino dei Cooperatori, degli scopi essenzialmente ecclesiali e apostolici, e dei requisiti necessari per divenire Cooperatori.

Essi poi devono procurare tale conoscenza a tutti i Confratelli mediante opportune conferenze e spiegazioni.

Uno studio sull’origine, lo sviluppo e la finalità della Pia Unione deve pure essere programmato in tutte le nostre Case di Formazione (Aspirantato, Noviziato, Studentato Filosofico, Studentato Teologico, Magistero).

L’ignoranza o l’erronea conoscenza circa la natura e gli scopi della Pia Unione spiegano il disinteresse e le storture nell’indirizzo pratico, che spesso si dà ai Cooperatori. Ne hanno risentito nel passato le stesse revisioni delle Costituzioni e Regolamenti. Per chiarire e rettificare certe incomprensioni abbiamo ormai a disposizione non solo i testi autentici compilati dal Fondatore (tanto per le Costituzioni che per i Regolamenti), ma anche tutta la documentazione del pensiero di Don Bosco.


2. PERSONALE

E' dovere dei Superiori (Ispettori e Direttori) provvedere il personale che abbia le doti, il tempo e i mezzi necessari per esplicare il suo mandato.

Nell’Ispettoria non dee considerarsi "sciupato" o "non sufficientemente occupato" il personale solo perché non è impegnato in attività scolastiche o similari. Il nostro apostolato non è essenzialmente ode esclusivamente scolastico. La missione della Congregazione attraverso la cura dei Cooperatori, oggi specialmente, non è qualcosa di supererogatorio: essa si esplica con molto vantaggio anche fuori della Casa, che diviene così il centro d’irradiazione apostolica e salesiana. D’altra parte il campo di azione dei Cooperatori e del Delegato si estende anche a tante iniziative che sono vere attività di sostegno all’educazione della comunità giovanile (corsi per genitori, contatto con le famiglie, ricerca dei catechisti per l’Oratorio, biblioteca, buona stampa, borse di studio, ecc.).


3. ORGANIZZAZIONE

In ogni Casa.

La Terza Famiglia Salesiana sia organizzata in ogni Casa nelle forme opportune. essa poi deve trovare la sua migliore e più completa realizzazione nelle Parrocchie affidate alla nostra Congregazione.

La Pia Unione sia ovunque organizzata come è previsto nell’apposito Regolamento. Le attività devono essere coordinate, condotte e sviluppare con senso e con metodi moderni, e sempre secondo gli orientamenti della Direzione Generale.

La sensazione di scarsa attualità dei Cooperatori viene, oltre che dall’ignoranza della loro vera natura, dai metodi di organizzazione e dai criteri direttivi spesso superati, ristretti e no rispondenti alle esigenze della mentalità e della situazione odierna. Un aiuto efficace in questo senso ci viene dal "Manuale Dirigenti" (in italiano e spagnolo).

Di questi sussidi si auspicano traduzioni in altre lingue.

Il traguardo della nostra opera educativa.

Dev’essere il "cristiano apostolo". La nostra Congregazione sin dai tempi di Don Bosco risponde a questo ideale mediante l’organizzazione della Pia Unione dei Cooperatori; perciò agli Exallievi migliori si proponga di divenire Cooperatori.

A meno che le circostanze non esigano diversamente, l’incarico di Delegato Ispettoriale dei Cooperatori e degli Exallievi sia riunito nella stessa persona.

Gli elementi più qualificati per diventare Cooperatori Salesiani.

a) I Soci delle Compagnie e Circoli Giovanili, sia degli Istituti che degli Oratori, debitamente orientati e preparati.

b) I Catechisti dei nostri Oratori. Entrando nella Pia Unione riceveranno una qualificazione canonica e salesiana per il loro apostolato.

c) L’Exallievo cattolico, che abbia aspirazione apostolica. Egli troverà nella Terza Famiglia Salesiana lo svolgimento più completo dell’educazione salesiana. Siano quindi orientati gli Exallievi in questo senso e si faccia loro conoscere, anche attraverso la loro stampa, la vera natura della Terza Famiglia Salesiana, che da figliuoli li trasforma in Confratelli dei loro educatori (i "Salesiani esterni" delle prime Costituzioni dal 1864 al 1874).

d) I genitori dei Salesiani, come quelli degli alunni che ne abbiano i requisiti.

e) I fedeli delle Parrocchie e delle Chiese a noi affidate.

f) I Collaboratori vari e gli Insegnanti cattolici, chiamati ad aiutarci nei nostri Istituti, siano inseriti con la dovuta prudenza e preparazione facendoli coscienti della nostra missione apostolica, educativa e portandoli così al ruolo di nostri "Confratelli esterni".

g) I membri di Comunità religiose anche contemplative.

h) I benefattori, le benefattrici, le Dame Patronesse e i Divoti di Maria Ausiliatrice.

i) Gli aspiranti al sacerdozio e Sacerdoti; alcuni di questi anzi assumono l’incarico di Decurioni e di Direttori Diocesani.

Non è fuor di luogo ricordare che Eccellentissimi Vescovi, Eminentissimi Cardinali e anche Sommi Pontefici hanno onorato i Salesiani accettando o richiedendo di essere insigniti del Diploma di appartenenza a questa Pi Unione.

Per facilitare l’iscrizione dei giovani delle categorie a) b) c) si suggerisce di costituire nel Centro Cooperatori un’apposita sezione giovanile che offra loro forme e stile di apostolato più rispondenti alla loro mentalità.

Denominazione dell’Unione.

Seguendo l’uso invalso anche per la nostra Congregazione, la Terza Famiglia può essere indicata, in tutte le lingue, con il solo termine "Cooperatori Salesiani", senza la determinazione di "Pia Unione" che è negli Atti Ufficiali.


XIV.- EXALLIEVI SALESIANI


Il Capitolo Generale ha ascoltato la Relazione sugli Exallievi presentata dalla Commissione e ne ha fatto oggetto di ampia discussione.

Nel corso degli interventi però è stato chiaramente avvertito come, per un più sicuro approfondimento del tema, sarebbe stato utile ascoltare anche gli Exallievi, direttamente interessati alla vita della loro Confederazione.

Ciò parve anche un doveroso riguardo per la viva partecipazione degli Exallievi al loro Movimento e un segno della responsabile intesa che si vuole promuovere nei rapporti con gli Exallievi.

Il Capitolo Generale pertanto ha demandato al Rettor Maggiore e ai Superiori Maggiori il compito di studiare con la Presidenza confederale degli Exallievi i princìpi e le direttive della loro organizzazione e di preparare in tal modo gli elementi per una più completa e precisa definizione degli Statuti.

Il Capitolo Generale ha visto con soddisfazione un primo incontro avvenuto durante i suoi lavori per iniziativa del Rettor Maggiore, tra i membri della Commissione ed il Presidente Confederale degli Exallievi ed ha preso atto dell’argomento del colloquio che si svolse in tale occasione.

Il documento sugli Exallievi che qui si riproduce, come appare dalle precedenti dichiarazioni, non è stato oggetto di deliberazione, dopo la discussione che se ne fece in aula, e non contiene perciò nessuna norma obbligante; lo si presenta tuttavia ai Confratelli perché esso può servire come orientamento generale e come base di discussione per gli incontri che i Superiori Salesiani ed i Dirigenti degli Exallievi avranno in ordine a quanto è stato sopra riferito.


FINE ED ATTIVITA' PROPRIE DEL MOVIMENTO


Sono "Exallievi di Don Bosco" tutti coloro che furono educati in una delle opere della Congregazione Salesiana (Oratori, Collegi, Convitti, Semiconvitti, Esternati, ecc.).

Sono membri della Federazione degli Exallievi coloro che hanno dato spontaneamente la loro adesione ad una Unione Exallievi.

Il movimento degli Exallievi si propone come fine che essi conservino ed attuino nella vita i princìpi religiosi e morali della educazione salesiana e portino nel mondo lo spirito di Don Bosco.

In particolare le Federazioni dei paesi cattolici, in ossequio agli insegnamenti della Chiesa e del Concilio, sono da considerarsi forze cattoliche e dovranno pertanto essere orientate ad animare cristianamente la Società.

Le attività proprie delle Unioni Exallievi sono le seguenti:

1. Assistere i giovani Exallievi nel momento in cui lasciano l’ambiente salesiano e in tutto il periodo in cui si vanno via via inserendo nella vita sociale.

2. Mantenere e perfezionare negli Exallievi maturi, con le opportune attività, gli insegnamenti che essi hanno ricevuto per la loro vita individuale, familiare e sociale.

3. Favorire il reciproco aiuto materiale e morale.

4. Promuovere tutte quelle forme personali e collettive di animazione spirituale della società che corrispondono alle caratteristiche e alle finalità del Movimento Exallievi.

5. Portare i princìpi della educazione salesiana nelle famiglie dei Soci, specialmente per quanto riguarda la formazione morale e religiosa dei figli.

6. Ricercare i lontani, cioè coloro che si fossero staccati dalla vita della organizzazione e dalla pratica degli insegnamenti ricevuti alla scuola di Don Bosco.

Siano seguite con particolare cura le sezioni giovanili perché gli Exallievi trovino in esse quanto occorre per le loro esigenze culturali e ricreative e, nei paesi cattolici, l’ambiente e le risorse per la loro formazione e vita cristiana.

Si studi il modo migliore per estendere alle famiglie degli Exallievi l’azione spirituale e sociale delle singole Unioni, promuovendo anche iniziative da attuarsi sul piano familiare.

Si faccia di ogni Unione un "vivaio... per tutte le opere buone":21 in particolare si favorisca l’inserimento degli Exallievi, che ne abbiano attitudine e volontà, nell’apostolato dei laici e specialmente nella pia Unione dei Cooperatori. Essere Exallievo non comporta, per sé, essere anche Cooperatore Salesiano.

Tra gli exallievi non si trascurino i giovani che sono stati educati nei nostri Aspirantati e, con prudenza, coloro che furono già Professi nella nostra Congregazione.


ORGANIZZAZIONE DEL MOVIMENTO


La Confederazione Mondiale del Exallievi riconosce nel Rettor Maggiore della Congregazione Salesiana il suo Superiore. Egli esercita la sua paterna assistenza spirituale per mezzo del Consigliere Incaricato degli Exallievi.

L’Ispettore Salesiano rappresenta il Rettor Maggiore presso il movimento Exallievi nella propria Ispettoria. Egli è coadiuvato dal Delegato Ispettoriale Exallievi.

Ogni Unione degli Exallievi deve avere un proprio Delegato, il quale rappresenta il Superiore della Casa ed è l’animatore primo ed insostituibile di tutte le attività, vera guida della vita spirituale e morale dell’associazione, responsabile della fedeltà allo spirito di Don Bosco e alle direttive dei Superiori.

Egli deve essere persona competente, deve avere disponibilità di tempo e di mezzi, deve sentire la coscienza di svolgere un’attività salesiana, in unione e a nome di tutta la Comunità e in spirito di ubbidienza al Direttore della Casa.

Si fa voti che il Delegato degli Exallievi sia anche Delegato dei Cooperatori per meglio coordinare le due attività esterne dell’Opera Salesiana.

Il Presidente Confederale viene scelto dal Rettor Maggiore.

Il Presidente nazionale e quello Regionale saranno eletti in conformità di rispettivi regolamenti nazionali.

Il Presidente Locale viene eletto dal Consiglio direttivo d’accordo con il Delegato.

Base fondamentale del Movimento Exallievi sono le Unioni locali. Perciò dovranno essere considerate come parte integrante e non marginale della vita della Casa, dovrà essere compiuto ogni sforzo per organizzarle, dare vitalità alle iniziative, farle corrispondere alle esigenze concrete degli Exallievi.

Ogni Unione locale abbia la sede presso la Casa salesiana.

Per le attrezzature tengano nella massima considerazione la cura degli Exallievi, come attività di carattere schiettamente salesiano che non lascia disperdere il risultato del lavoro di tutta la comunità, anzi integra e corona tutto l’apostolato educativo tra i giovani.

Tutti i Confratelli debbono essere interessati a questa attività e debbono dare la loro collaborazione a chi ha la responsabilità diretta ed immediata della Unione.

"Gli Exallievi - scrisse Don Rinaldi - sono il frutto delle nostre fatiche... sono la nostra corona... la nostra ragione di esistere, perché, essendo noi una Congregazione educatrice, è chiaro che non educhiamo per il collegio, ma per la vita. Orbene, la vera vita, la vita reale comincia per essi quando lasciano la nostra Casa".

I Superiori che, a qualsiasi livello, sono incaricati degli Exallievi li seguano premurosamente sia per assecondare il desiderio degli Exallievi stessi di essere guidati sia per garantire la fedeltà allo spirito di Don Bosco.

Si cominci dalle Case di formazione a preparare i Confratelli ad intendere l’importanza del Movimento Exallievi e a conoscerne con uno studio diretto l’organizzazione e l’attività.


XV.- ASSISTENZA ALLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE


Il Capitolo Generale XIX, udita l’esposizione dell’attuale Vicario del Rettor Maggiore per le Figlie di Maria Ausiliatrice, tenendo presenti le direttive della Chiesa, le disposizione del Diritto Canonico in materia e lo stato di fatto esistente tra la Congregazione Salesiana e l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, fa le seguenti


Dichiarazioni

1. Si riconoscono i rapporti esistenti, nella persona del Rettor Maggiore, tra le due Istituzioni.

In omaggio alle intenzioni del Santo Fondatore, la Congregazione presterà paterna assistenza all’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, nei limiti e nei modi consentiti dal Diritto Canonico e dalle particolari concessioni della Santa Sede.

L’Ispettore, se è nominato dal Rettor Maggiore suo Delegato per le Comunità delle Figlie di Maria Ausiliatrice esistenti nel territorio della sua Ispettoria, ne abbia cura paterna, in conformità ai Privilegi e secondo le istruzioni del Rettor Maggiore, di cui è il normale rappresentante presso le Suore Salesiane nell’ambito della sua Ispettoria.

2. Si riconosce ufficialmente il Vicario del Rettor Maggiore.

Se il Rettor Maggiore si sceglie un Vicario o Direttore Spirituale per le Figlie di Maria Ausiliatrice, egli è ad nutum Superioris e di lui sarà fedele interprete presso le Figlie di Maria Ausiliatrice.

Il Vicario può essere chiamato dal Rettor Maggiore con voce consultiva a partecipare al Capitolo Generale e a quelle adunanze del Consiglio Superiore, dove si trattino argomenti in cui può essere interessata la responsabilità del Rettor Maggiore presso le Figlie di Maria Ausiliatrice.

Il Vicario seguirà con cura particolare i Cappellani residenziali nel compimento del loro ministero, e in generale sarà responsabile del servizio religioso presso le Figlie di Maria Ausiliatrice.

3. Si riconosce l’ufficio dei Cappellani residenziali delle Figlie di Maria Ausiliatrice, per cui si stabiliscono, in via di esperimento, le seguenti norme:

I Cappellani residenziali presso le Figlie di Maria Ausiliatrice saranno nominati dall’Ispettore, d’intesa con il Rettor Maggiore o con il Vicario delle figlie di Maria Ausiliatrice, udita l’Ispettrice.

I Cappellani residenziali che, come Confessori ordinari, hanno la direzione spirituale delle anime, specialmente delle Case di formazione, sentano la responsabilità d’instillare, conservare, promuovere lo spirito di San Giovanni Bosco nell’Istituto.

Dove non vi sia un Cappellano residenziale si consideri Direttore Spirituale con la stessa responsabilità del Cappellano, il Confessore ordinario nominato dall’Ispettore.

I Cappellani e i Confessori parlino bene delle Suore; osservino fedelmente le norme del Diritto Canonico; non si ingeriscano negli affari della Comunità;22 se richiesti del loro parere lo diano con semplicità, lasciando poi alle Suore la libertà di farne il conto che credono meglio.

I Cappellani e i Confessori stiano fedelmente a quanto verrà stipulato tra l’Ispettore e l’Ispettrice.

L’insegnamento della religione, dove sarà loro affidato, verrà impartito secondo i programmi e i testi prescritti dalle Superiore e dall’Ordinario.

Per le pratiche di Pietà lasceranno che le Suore seguano il Manuale e le disposizioni delle loro Superiore; della esatta applicazione delle norme liturgiche essi naturalmente rispondono davanti all’autorità della Chiesa in generale e a quella dell’Ordinario in particolare.

Per quanto riguarda la propria vita di pietà procureranno di essere fedeli alle pratiche prescritte dalle nostre Costituzioni e Regolamenti nei limiti del possibile.

Il loro alloggio deve rispondere alle regole della clausura; essi poi lascino libero l’appartamento quando le Suore vi fanno pulizia.

Nel Catalogo essi risultino iscritti tra i Confratelli della Casa Salesiana più vicina; ad essa si rechino possibilmente per l’Esercizio di Buona Morte e per il Caso di morale.

Dovendosi assentare si mettano d’accordo con il Direttore e con l’Ispettore per essere debitamente sostituiti durante l’assenza.

Gli eventuali aiuti al Parroco del luogo non siano mai a scapito dei loro doveri verso le Suore.

Per la vita religiosa i Cappellani riconoscano l’autorità del Direttore della Casa in cui sono iscritti e del proprio Ispettore; faranno però capo al Vicario del Rettor Maggiore per quanto concerne l’esercizio del loro sacro ministero e per la soluzione di quei problemi e di quelle difficoltà che potessero incontrare nel compimento del loro ufficio.

I Cappellani, i Confessori, i Predicatori, gli Insegnanti di religione, ecc. non si fermino a conversare familiarmente con le Suore ed alunne; per i necessari colloqui si usi il parlatorio comune delle Suore, con il permesso della Direttrice.


Raccomandazioni

1. Per l’assistenza agli Istituti Religiosi Femminili in genere si scelgano Sacerdoti che per scienza, prudenza santità di vita e zelo apostolico siano in grado di guidare le religiose verso la perfezione cui sono tenute, mediante il ministero della parola, della confessione e della direzione spirituale.

2. Per poter aiutare maggiormente le Suore in quel prudente aggiornamento della vita religiosa che si richiede per una maggiore santità e per un più fecondo apostolato a cui la Chiesa le va esortando, tali sacerdoti abbiano la possibilità di partecipare a corsi, conferenze, incontri che li tengano debitamente informati, e si sforzino di acquisire le nozioni necessarie di psicologia, sociologia, ascetica e catechetica occorrenti.

3. Per quanto riguarda la gioventù femminile educata negli Istituti di cui hanno la cura, i Sacerdoti addetti tengano presente il processo di promozione sociale della donna nell’epoca attuale, in modo da potere, per quanto sta in loro, contribuire a preparare le alunne ai nuovi compiti e alle nuove responsabilità nella vita della Chiesa e della società civile.

4. Per quanto riguarda le Figlie di Maria Ausiliatrice e le loro Opere, cerchino di assecondare la felice collaborazione in atto, specie nel campo pedagogico e catechistico, con il Pontificio Ateneo Salesiano, gli Istituti di Didattica e Catechetica, il Centro Catechistico e l’Istituto Superiore di Pedagogia delle Figlie di Maria Ausiliatrice.


XVI.- CASE PER ESERCIZI SPIRITUALI


Premesse

Nella storia della nostra Congregazione si legge che nello sforzo di dar un volto di famiglia religiosa ai suoi primi collaboratori San Giovanni Bosco si servì anche degli Esercizi Spirituali, che si andavano a fare in apposite case, come quelle di Sant’Ignazio sopra Lanzo e di Trofarello presso Torino.

In seguito si usò fare gli Esercizi Spirituali a Lanzo e a Valsalice, che durante le vacanze degli alunni offrivano un certo "comfort" e la quiete necessaria per questa pratica fondamentale.

Da tempo ormai si fa sentire sempre più in Congregazione l’esigenza di sedi opportune attrezzate a questo scopo; e ciò è confermato dalla prescrizione contenuta nel Regolamento degli Esercizi Spirituali. "Ciascuna Ispettoria abbia almeno una Casa adatta a radunarvi Confratelli e Ascritti in uno o più corsi di Esercizi secondo il bisogno".23

Tale norma divenne voto esplicito nel Capitolo Generale XVIII; in esso si invitano i Rev.mi signori Ispettori a fare quanto è in loro potere perché nella propria Ispettoria sorga la Casa degli Esercizi Spirituali destinata a divenire un centro irradiatore di salesianità e di spiritualità:24

I vantaggi di una Casa opportunamente attrezzata per gli Esercizi Spirituali sono evidenti per molte ragioni. Essa è opportuna:

per i Confratelli che vi potranno trovare la quiete e la comodità di attendere agli interessi della loro anima, in un ambiente adatto alla meditazione e al raccoglimento, lungi dai richiami della vita ordinaria;

per le Associazioni, i Circoli, i Pensionati, i giovani, i Cooperatori, gli Exallievi, le Associazioni di A.C. che vi si recheranno "mossi dal desiderio di una vita più virtuosa"; e i nostri Soci devono incoraggiare "con zelo" tali iniziative a norma dell’articolo 8 delle Costituzioni.


Deliberazioni

Ciò premesso il Capitolo Generale XIX delibera:

1. Ogni Ispettoria abbia possibilmente una Casa di Esercizi Spirituali per i Confratelli e per tutte le categorie di persone che sono affidate alle nostre cure (alunni, Cooperatori, Exallievi) e per tutti gli altri giovani.

2. Si procuri di scegliere personale adatto per la direzione e per la predicazione.

3. Le Case siano arredate con cura e proprietà e in posizioni tali da favorire il raccoglimento e la meditazione.


XVII.- GLI STRUMENTI DI COMUNICAZIONE SOCIALE


Premesse

Gli strumenti di comunicazione sociale hanno una enorme importanza per la formazione dell’opinione pubblica e della coscienza cristiana e per la catechesi, la pastorale, la vita stessa umana e religiosa.25

La Chiesa ha dato precise direttive al proposito, in modo speciale con il Decreto Inter Mirifica del 4 dicembre 1963.26

La Congregazione Salesiana è orientata a questo apostolato dall’esempio e dal pensiero di Don Bosco,27 dalle Costituzioni,28 da tutta la sua tradizione e dalla natura popolare della sua missione.


CAPO PRIMO

IN GENERALE PER TUTTI GLI STRUMENTI DI COMUNICAZIONE SOCIALE


Orientamenti

1. Si istituisca presso il Consiglio Superiore, alle dipendenze di un Consigliere Superiore, un Ufficio Centrale per gli strumenti di comunicazione sociale, per promuovere, coordinare, sostenere le iniziative in questo campo, diviso in varie sezioni: stampa, spettacolo (specialmente cinema), radio, televisione e altre forme di comunicazione sociale.

2. Tale Ufficio avrà il compito di promuovere nelle rispettive sezioni:

la preparazione del personale specializzato - Salesiani e Laici - sia nella morale sia nella tecnica dello spettacolo, per la formazione di recettori e attori, e per promuovere tutte le iniziative a ciò opportune;29

la selezione di quanto in questo campo viene prodotto e può essere utilizzato per la pastorale giovanile e popolare, per la propaganda salesiana, rifiutando quanto invece è scadente o moralmente dannoso;30

la collaborazione con istituzioni, associazioni ed enti che lavorano nel campo delle Comunicazioni Sociali secondo le direttive del Decreto Inter Mirifica, curando specialmente l’intesa con gli Organi e gli Uffici istituiti dalla Santa Sede e dai Vescovi;

la produzione dei mezzi di comunicazione sociale particolarmente adatti alle nostre opere e in genere alla pastorale giovanile popolare;31

3. Uffici analoghi con analoghe responsabilità siano istituiti a livello di Nazioni o di Conferenze Ispettoriali.

4. A coadiuvare tali Uffici siano istituite Consulte di esperti, di tecnici, laici e sacerdoti, e di impegnati nel campo della pastorale, con lo scopo di studiare iniziative efficaci e di fare da ponte tra la periferia e il centro della Congregazione.32

5. Poiché un’efficace opera in così importante settore non è concepibile senza specialisti nel senso previsto dal Decreto Inter Mirifica, e senza scuole vere e proprie per la formazione dei recettori, degli autori e dei responsabili, si promuovano settimane, corsi, giornate, incontri, non solo per i giovani, ma anche per gli adulti, e si cerchi di orientare i laici più preparati a divenire collaboratori per l’apostolato delle comunicazioni sociali.33


CAPO SECONDO

PER I SINGOLI STRUMENTI DI COMUNICAZIONE SOCIALE


Stampa

1. L’attuale Ufficio Stampa della Congregazione si trasformi nella Sezione Stampa dell’Ufficio Centrale per gli Strumenti di Comunicazione Sociale; abbia in tutte le Nazioni o gruppi di Ispettorie collaboratori e corrispondenti con Sezioni Ispettoriali di Comunicazione Sociale; provveda all’opera di collegamento, potenziamento e informazione della stampa salesiana nel mondo, non solo della "stampa propagandistica", ma anche di quella cattolica in genere.

2. Analoghi Uffici si istituiscano nelle Nazioni o gruppi di Ispettorie.

3. Si curi specialmente la stampa periodica - che è in largo consumo popolare e giovanile - cercando una collaborazione internazionale specialmente per le riviste e i periodici di più sicuro orientamento.

4. Si studi un collegamento tra tutte le editrici salesiane che operano nelle varie Nazioni in modo da aumentare il livello tecnico e culturale della produzione, la sicurezza e ampiezza dell’informazione, la presenza salesiana nella stampa cattolica.

5. Oltre alla produzione dei libri scolastici e catechistici per la gioventù, si fondino riviste, si inizino collane per le varie categorie di persone cui si rivolge il nostro apostolato popolare - famiglie, insegnanti, lavoratori, ecc. - in cui si affrontino i temi pastorali, sociali e religiosi di attualità.

6. Ogni Confratello e ogni Casa Salesiana siano impegnati nella diffusione della "buona stampa". A collaborare in questa vasta opera di bene si chiamino come diffusori, propagandisti, organizzatori, scrittori, responsabili, ecc. anche i Cooperatori, gli Exallievi, gli Insegnanti, le Volontarie di Don Bosco, le Figlie di Maria Ausiliatrice, tutte le forze cioè che è possibile reperire ed avviare all’apostolato della stampa.34

7. Si dia ai Confratelli che ne hanno le doti la possibilità di perfezionarsi e di dedicarsi a questo ministero e si dia alle varie pubblicazioni tutto il personale che richiedono.

8. La sezione Stampa dell’Ufficio Centrale degli Strumenti di Comunicazione Sociale curi l’invio di note e informazioni (tipo ANS) agli Uffici nazionali, come pure di servizi fotografici; la raccolta della più ampia documentazione su quanto si fa dai Salesiani in fatto di stampa nel mondo intero.

9. Il "Bollettino Salesiano" nel pensiero di Don Bosco deve continuare ad essere il "sostegno principale dell’Opera Salesiana e di tutto quello che riguarda noi";35 pur nella sua rinnovata veste tipografica e nelle 27 edizioni con oltre un milione di copie complessive ora diffuse, venga ulteriormente migliorato e incrementato.

Si cerchi di arrivare dovunque all’edizione mensile, perché divenga veramente lo specchio fedele delle attività salesiane nel mondo, il collegamento di tutte le nostre opere con il Rettor Maggiore e i Consiglio Superiore; accolga anche servizi di carattere generale che lo rendano gradito a tutte le categorie di persone e consenta in tal modo una maggiore diffusione.

10. Si procuri, secondo l’esempio di Don Bosco e le direttive del Decreto Inter Mirifica, di dare al nostro apostolato-stampa uno stile "ecclesiale", sostenendo le iniziative comuni della Santa Sede e dell’Episcopato, riflettendo in esso i problemi attuali della Chiesa, dell’evangelizzazione e della pastorale, aderendo alle iniziative di Associazioni già esistenti e lavorando in pieno accordo con gli Uffici Stampa della Santa Sede e delle Conferenze Episcopali.36

11. Si rivedano le direttive date nel settore stampa nel XVIII Capitolo Generale circa i permessi e la revisione delle pubblicazioni salesiane, e se ne osservino le prescrizioni.37

12. Nell’apostolato popolare della stampa si attuino tutte le iniziative atte a far penetrare la stampa onesta, come ad esempio la produzione di collane di letture amene e di svago accessibili per stile e contenuto ai ceti popolari e giovanili; la fondazione di Circoli di Lettura, di Biblioteche circolanti, di Clubs del libro.

Si ricordi in proposito che occorre conciliare la dignità della presentazione con la modicità dei prezzi.

13. I libri di testo, di lettura, di scienze, di storia e cultura varia, che oggi si trovano molto diffusi anche in ambienti sociali popolari, sono talora poco rispettosi delle verità religiose e delle norme morali, e contribuiscono a insinuare nelle menti dubbi, errori, concezioni errate della vita; si vigili quindi su quanto viene offerto in lettura e si producano collane adatte; si ricordino a questo proposito le collane edite da Don Bosco.38


Spettacolo e cinema

1. L’attuale Centro dello spettacolo Educativo venga trasformato in Sezione Spettacolo dell’Ufficio Centrale per gli Strumenti di Comunicazione Sociale, con gli stessi compiti di potenziamento e coordinamento delle iniziative salesiane e di collegamento degli Uffici Nazionali e Interispettoriali.

La sua azione si svolga di preferenza nello studio e nella preparazione dei sussidi utili per un efficace apostolato dello spettacolo, appoggiandosi, per quanto riguarda l’attività più propriamente pastorale, alle organizzazioni esistenti in ogni paese alle dipendenze della Gerarchia, onde ottenere una maggiore unione dei Cattolici e una maggior efficienza dell’opera della Chiesa in questo settore.39

2. In ossequio a quanto dice il Decreto Conciliare si mantenga viva l’"antica e nobile arte del teatro",40 la si coltivi e la si sviluppi dovunque è possibile, con ferma fiducia nei suoi alti valori educativi e pastorali. Allo stesso modo si curino sussidi per l’educazione nusicale e il canto, nelle varie forme tradizionali e moderne.

3. I Sacerdoti Salesiani, addetti alle Parrocchie e agli Oratori, si sforzino di svolgere un efficace apostolato cinematografico procurando proiezioni adatte ai gruppi familiari e alle diverse categorie di persone, in primo luogo ai giovani;41 svolgendo opera d’informazione e di formazione42 mediante dibattiti su pellicole valide moralmente e culturalmente, giornate cinematografiche, presentazione e commento dei programmi che si dànno nelle nostre sale; segnalando valori negativi insiti in pellicole che si proiettano in altre sale; promuovendo iniziative atte a qualificare in senso pastorale le nostre sale; curando il livello artistico degli spettacoli;43 cercando la collaborazione di buoni laici in questo settore, specie se Cooperatori ed Exallievi.44

4. Si avviino gli studenti di filosofia e di teologia alla comprensione dei valori tecnici, culturali, morali, religiosi del cinema e degli spettacoli in genere, mediante insegnamento teorico ed esercitazioni pratiche.45

5. I Collegi, i Pensionati, i Centri Giovanili, gli Oratori promuovano tutte le attività necessarie a fare dei giovani di oggi collaboratori di domani in questo settore così importante della vita moderna.

6. Si studi in concreto la possibilità di produrre non soltanto documentari e lungometraggi catechistici, culturali, propagandistici, ma anche veri e propri films dignitosi per forma e contenuto, onde contrastare il passo alla produzione deteriore:46 a quest’opera altamente cristiana si cerchi di orientare le risorse di benefattori e di produttori, registi, attori, tecnici vicini ai nostri intendimenti morali.

7. si aderisca con pieno spirito di collaborazione alle iniziative che sorgessero in campo cattolico nel settore dello spettacolo, appoggiando tutti i tentativi di moralizzazione, suscitandone altri, organizzando anche, dove è possibile, la distribuzione dei films a circuito di sale nostre e in genere cattoliche.47


Radio e televisione

1. E' urgente valorizzare in tutti i modi le trasmissioni radiofoniche e televisive, non solo di carattere religioso ma anche di contenuto culturale e artistico, che siano in accordo con i valori umani e cristiani; si aiutino in tal senso i fedeli a una sana critica e a un maturo giudizio.48

2. Anche questi strumenti di comunicazione hanno una grande importanza nel campo pastorale; pertanto nelle Case di formazione si diano ai giovani Confratelli gli insegnamenti teorici e i sussidi pratici necessari per una efficace opera di formazione tecnica e morale in questo settore.49

3. Si curi l’adesione del maggior numero possibile di persone alle associazioni e alle iniziative che mirano a moralizzare le trasmissioni e i programmi radiofonici e televisivi.50

4. Si cerchi il modo di fare inserire nelle trasmissioni audiovisive attualità di argomento salesiano e di far conoscere attraverso questi strumenti di opinione pubblica le opere, le realizzazioni, le missioni nostre a edificazione di tutti e ad emulazione di altre iniziative similari; siano però curate, dignitose, aperte.

5. E' utile in questa attività servirsi di Cooperatori ed Exallievi, aiutandoli a formarsi quella competenza tecnica e quel criterio morale, che si richiese in una tale opera a servizio della Chiesa.51

6. La sezione radiotelevisiva dell’Ufficio Centrale Salesiano degli Strumenti di Comunicazione Sociale studi un concreto programma di produzione in questo settore che ha incalcolabili prospettive di sviluppo e nel quale si sono mossi finora soltanto timidi passi.

7. Si studi in concreto la possibilità, dove le circostanze lo permettono, di istituire, come già in alcuni posti si è fatto, stazioni trasmittenti radiotelevisive per la diffusione di programmi di sano divertimento e di informazione e formazione cristiana.52


1 Cost. De Sacra Liturgia, cap. I, IV, num. 42; Cost. De Ecclesia, cap. II, num. 27:

2 Cost. De Ecclesia, cap. IV (passim).

3 Ibidem, VI.

4 Si chiamano così dai pedagogisti i gruppi spontanei in cui si uniscono i giovani e le ragazze al di fuori di ogni organizzazione per soddisfare vari interessi giovanili: musica, turismo, ricreazione, ecc.

5 Cost. De Ecclesia, cap. IV.

6 Cost., artt. 8-11.

7 Cost. De Ecclesia, num. 44, 45.

8 Cost., art. 8.

9 Decreto Inter Mirifica.

10 "Atti del Cap. Sup.", 1958, num. 203, p. 64 e ss.

11 Summa Teologica IIa-IIae, q. 188, art. 6, c.; Pio XII: Discorso agli intellettuali francesi il 25 aprile 1946. Nel discorso il Papa cita anche Giovanni 1, 18.

12 M.B. XVI, p. 451 e ss.

13 Giovanni XXIII, Enc. Mater et Magistra (passim).

14 Cost. De Ecclesia, num. 33.

15 Discorso al Convegno Mondiale dei Cooperatori, Castelgandolfo, 12 settembre 1952 (Guido Favini, Il cammino di una grande idea, p. 203-204).

16 Archivio del Capitolo Superiore, Raccolta originale 1382, 91; II, 2 (Guido Favini, Il cammino di una grande idea, p. 90).

17 M.B., XVIII, pag. 25.

18 Ibidem.

19 Discorso al Convegno Mondiale dei Cooperatori, Castelgandolfo, 12 settembre 1952 (Guido Favini, Il cammino di una grande idea, p. 203).

20 Discorso del Santo Padre Giovanni XXIII al pellegrinaggio nazionale dei Cooperatori d' Italia, 31 maggio 1962 (Guido Favini, Il cammino di una grande idea, p. 212).

21 Cap. Gen. XVIII, 1958, in "Atti del Cap. Sup.", num 203, p. 49.

22 C.J.C., can. 524, 3.

23 Regolamento degli Esercizi Spirituali, cap. I, num. 3.

24 "Atti del Cap. Sup.", 1958, num. 203, p. 70-71.

25 Inter Mirifica, num. 1 e 2.

26 Inter Mirifica, cap. I, num. 3; cap. II, num. 13.

27 Circolare di Don Bosco del 19 marzo 1885.

28 Cost., art. 8.

29 Inter Mirifica, cap. II, num. 15 e ss.

30 Ibidem, cap. I, num. 9.

31 Ibidem, cap. II, num. 13-14; Cost., art. 8.

32 Ibidem, cap. II.

33 Ibidem, cap. II, num. 16 e 17.

34 Inter Mirifica, cap. II, num. 14; Cost., art. 8.

35 M.B.XVII, 669.

36 Inter Mirifica, cap. II, num. 14 e 19-22.

37 "Atti del Cap. Sup.", 1958, num. 203, p. 65.

38 Inter Mirifica, cap. II, num. 14.

39 Ibidem, cap. II, num. 19, 20, 21, 22.

40 Ibidem, cap. II, num. 14.

41 Inter Mirifica, cap. I, num. 9 e ss.

42 Ibidem, cap. I, num. 9 e ss.

43 Ibidem, cap. I, num. 1 e ss.

44 Ibidem, cap. II, num. 13, 15, 17, 18.

45 Ibidem, cap. II, num. 16.

46 Ibidem, cap. II, num. 14, 17.

47 Inter Mirifica, cap. II, num. 17.

48 Ibidem, cap. I, num. 9 e 10.

49 Ibidem, cap. II, num. 16.

50 Ibidem, cap. II, num. 16.

51 Ibidem, cap. II, num. 13.

52 Inter Mirifica, cap. II, num. 17.