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DISCORSO DEL RETTOR MAGGIORE

Don Ángel Fernández Artime

ALL’APERTURA DEL CG28





SALUTO AGLI INVITATI



Eminenza Reverendissima,

Card. João Braz de Aviz

Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica


Eminenze Reverendissime

Card. Tarcisio Bertone

Card. Riccardo Ezzati

Card. Oscar Andres Rodriguez Maradiaga


Eccellentissimi Arcivescovi e Vescovi salesiani,


Carissima Madre Yvonne Reungoat, Superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice,

Gentilissimi Responsabili dei vari Gruppi della Famiglia Salesiana


Stimatissime Autorità civili della Città di Torino e della Regione Piemonte,


a nome di tutti i membri del Capitolo generale vi ringrazio per la presenza e la vostra disponibilità con la quale avete voluto significativamente accompagnare il giorno dell’inizio ufficiale del Capitolo generale 28 della Società di San Francesco di Sales (Salesiani di Don Bosco).

Sentirci accompagnati dalla presenza di ognuno di voi ci onora e ci parla, allo stesso tempo, della responsabilità che abbiamo di fronte alla Chiesa e di fronte a tutta la Famiglia Salesiana di Don Bosco, e in particolar modo davanti alla Congregazione Salesiana. Tutto ciò ci incoraggia ad iniziare questo compito con uno sguardo profetico e pieno di speranza.


Allo stesso tempo estendo il benvenuto, in modo ufficiale, a tutti i confratelli salesiani qui presenti, provenienti dalle novanta circoscrizione giuridiche della Congregazione: ispettori e superiori canonici delle Visitatorie, delegati ispettoriali, salesiani osservatori e invitati. La presenza di tutti voi è importante. Di fatto conosciamo e siamo consapevoli, alla luce della visione di fede che ciascuno di noi ha nel profondo del proprio cuore, di un fatto: il Signore che ci ha riunito qui attraverso le “misteriose” vie della sua Provvidenza.

Durante il primo Capitolo generale della nostra Congregazione, al quale farò riferimento nel punto successivo, Don Bosco comincia dicendo: «Noi intraprendiamo cosa della massima importanza per la nostra Congregazione»1... Ebbene, anche noi siamo stati chiamati per un compito molto speciale e importante a favore della nostra Congregazione. Oggi come ieri ciò che diventerà il frutto del nostro CG28 sarà di grande importanza. Indubbiamente, la buona disposizione di ognuno sarà decisiva per i frutti di questa Assemblea capitolare.



1. IL CG28 DELLA SOCIETÀ DI SAN FRANCESCO DI SALES



Il nostro padre Don Bosco convocò il primo Capitolo generale il 5 settembre 1877 a Lanzo Torinese. I partecipanti furono ventitré e il Capitolo durò tre giorni interi. Seguirono altri capitoli generali, come ben sappiamo. Alcuni qui a Valdocco. Oggi, sessantadue anni dopo l’ultimo capitolo generale celebrato a Valdocco, culla del nostro carisma, torniamo, con grande fede nel Signore e nel suo Santo Spirito che continua ad assistere la nostra Congregazione e la Famiglia Salesiana. Presi per mano dalla nostra Madre Ausiliatrice, che «continua a fare tutto», Don Bosco ci rivolge un appello che qui, in questo santo luogo salesiano, risuona in modo significativo e con un forte contenuto emotivo.

All’apertura di quel primo Capitolo generale Don Bosco disse ai nostri confratelli: «Il Divin Salvatore dice nel santo Vangelo che dove sono due o tre congregati nel suo nome, ivi si trova Egli stesso in mezzo a loro. Noi non abbiamo altro fine in queste radunanze che la maggior gloria di Dio e la salvezza delle anime redente dal prezioso Sangue di Gesù Cristo. Possiamo dunque essere certi che il Signore si troverà in mezzo a noi e condurrà Egli le cose in modo che tutte ridondino a sua maggior gloria»2.


Con la medesima convizione e con lo stesso sguardo di fede con il quale ho voluto sottolineare l’ultima espressione di Don Bosco, scrivendola in corsivo, vogliamo e dobbiamo affrontare l’importante compito che l’intera Congregazione ci affida in questo CG28.

Leggiamo nelle nostre Costituzioni: «Il Capitolo generale è il principale segno dell’unità della Congregazione nella sua diversità. È l’incontro fraterno nel quale i salesiani compiono una riflessione comunitaria per mantenersi fedeli al Vangelo e al carisma del Fondatore e sensibili ai bisogni dei tempi e dei luoghi.

Per mezzo del Capitolo generale l’intera Società, lasciandosi guidare dallo Spirito del Signore, cerca di conoscere, in un determinato momento della storia, la volontà di Dio per un miglior servizio alla Chiesa»3.

Sono profondamente convinto che sarà un tempo durante il quale lo Spirito del Signore ci guiderà e farà sentire la Sua presenza, come Dio solo sa fare, per sostenerci in questo nostro desiderio di essere sempre più fedeli a Gesù Cristo nel cammino tracciato da Don Bosco.


1.1. Con la responsabilità di guidare e animare un carisma della Chiesa, per la Chiesa e per il mondo, suscitato dallo Spirito


Prima di fare riferimento al Capitolo generale, mi permetto di indicare alcuni elementi che potrebbero essere dati per ovvi, ma che, senza dubbio, sono essenziali e di grande importanza. Il primo di questi è stato appena annunciato.

Abbiamo una grande responsabilità: il carisma di prenderci cura dei giovani con tutti i mezzi a nostra disposizione, non è nostra esclusiva proprietà, non ci appartiene perché è dono dello Spirito Santo per la Chiesa e per il mondo. E tuttavia, come salesiani di Don Bosco, ci chiede la massima cura e la massima fedeltà. Poco fa ho ricordato l’articolo delle nostre Costituzioni nel quale si dice che il Capitolo generale deve spingerci a scoprire e riconoscere la volontà di Dio in questo momento storico e così servire meglio la Chiesa. Il nostro lavoro di riflessione, di studio e di confronto, in un clima di ricerca e di discernimento, non ha altro scopo se non quello di tentare di discernere la volontà di Dio per noi oggi, davanti alla grande domanda su come possiamo essere autentici consacrati oggi e su come possiamo essere quei Salesiani che Don Bosco stesso vorrebbe che fossimo per i giovani di oggi e di quelli che verranno domani.

Non ho dubbi sul fatto che portiamo nel nostro cuore il profondo desiderio di continuare a compiere i passi necessari affinché il carisma salesiano sia ricco della forza del Vangelo. Non ho dubbi che abbiamo nel cuore il desiderio di essere coraggiosi e molto liberi per cercare ciò che ci conduce attraverso il cammino della fedeltà. Non ho nessun dubbio che la prudenza con cui affrontiamo così tante cose sia molto lontana – e deve continuare ad esserlo – dalle paure che paralizzano e dai vincoli che non hanno nulla a che fare con l’annuncio del Vangelo e con l’educazione alla fede dei giovani, né con la loro preparazione per la vita e la loro felicità. Non dimentichiamo che le paure e i vincoli personali e istituzionali uccidono la fedeltà e impediscono al carisma di essere sempre lo stesso e sempre vivo, anche con il passare dei decenni e dei secoli.


1.2. Con la responsabilità di guidare la comunione e l’unità di vita nella nostra Congregazione


Una delle grazie che il Signore ci ha concesso abbondantemente in questo sessennio è stata – come vedremo nella relazione sullo stato della Congregazione – quella di una grande comunione e unità, al di là delle naturali difficoltà caratteristiche di ciascun gruppo umano, e più ancora per una Congregazione numerosa come la nostra. Stiamo crescendo nell’unità – non nella uniformità – e nella comunione. E questo è un dono e un grande valore che debbono essere custoditi oggi e sempre.

Per questa ragione il Capitolo generale deve essere la testimonianza di questa piena comunione di spirito e di missione. Le differenze di culture e di contesti, di nazionalità e di linguaggi sono una ricchezza e un’opportunità per un carisma che ha esteso le proprie radici oggi in centotretaquattro nazioni.

È davvero illuminante vedere come il nostro Padre volesse che questa unità fosse solidissima. Celebrando il primo Capitolo generale, Don Bosco disse ai capitolari: «Noi siamo ancora nei nostri principii; il nostro numero non è ancora straordinariamente grande e finora l’Oratorio è stato centro per tutti [...] ma andando avanti, se non si studia ogni modo di rannodare questo vincolo, in breve entrerà uno studio eterogeneo e non vi sarà più assoluta unità fra noi»4.

Fortunatamente e per grazia di Dio non è accaduto questo, bensì il contrario. La ricerca dell’unità e della comunione continua a crescere e a consolidarsi, poiché uno solo è il carisma, uno solo il nostro santo Fondatore e uno solo il nostro stato di vita, una sola la nostra regola di vita: le Costituzioni e i Regolamenti dei Salesiani di Don Bosco.


1.3. Per occuparci degli interessi di Dio


Mi permetto di prendere letteralmente l’espressione di don Luigi Ricceri, Rettor Maggiore, nel discorso di apertura del Capitolo generale speciale 20°, perché riflette in modo splendidto la chiara e profonda consapevolezza che dovremmo avere sulla natura del nostro compito. Tutti i capitolo generali sono importanti. Tutti aiutano a percorrere il cammino di fedeltà nel tempo. Tutti ci spingono aventi con coraggio. Tutti aprono un cammino o consolidano quello già esistente. E allo stesso tempo, in tutti loro lo sguardo di fede deve essere il più importante.

Lo propongo e lo chiedo in modo del tutto speciale per il nostro CG28, specialmente per la tematica che ci occuperà e per il frutto delle nostre decisioni. Sono convinto che il compito che ci è affidato come uomini di fede che amano la Chiesa e la Congregazione ci aiuterà a concentrarci attorno al profilo del salesiano del quale, nella fedeltà alle Costituzioni, il mondo di oggi e i giovani di oggi continuano ad aver bisogno. E sono convinto ciò che sarà di grande importanza nella formazione permanente di tutti i salesiani e in particolare nella formazione iniziale dei giovani salesiani che oggi vogliono essere come Don Bosco.

Per questa ragione dobbiamo essere molto liberi, coraggiosi, avere uno sguardo di fede e il cuore attento a percepire con la massima delicatezza la voce dello Spirito Santo.

«La nostra non è un’assemblea di azionisti di una industria, non è un’assemblea politica con le fazioni dai contrastanti interessi economici, di prestigio, di ambizioni. Noi siamo qui Chiesa, meglio, assemblea di uomini consacrati, riuniti nel nome del Signore, votati totalmente a un ideale sovrannaturale: noi sentiamo di essere uomini di fede, le cui preoccupazioni hanno le loro radici nella fede e la cui attività, anche questa in atto, è tutta illuminata, ravvivata e motivata dalla fede. Siamo qui infatti non per interessi in qualsiasi modo umano, ma per gli interessi di Dio, del suo Regno, della sua Chiesa»5.


Pensando al frutto del nostro Capitolo generale, ciò che ho appena citato risulta decisivo: ciò che non conduce all’incontro con Dio nella persona del suo Figlio Gesù Cristo non viene da Dio e non ci servirà. Ciò che non ci rende più fedeli al carisma e allo stesso Don Bosco, il nostro Fondatore, è destinato al fallimento anche se i miraggi del momento sembrano annunciare qualcos’altro. Non siamo una Congregazione con molti secoli di vita; ma non siamo neppure gli ultimi arrivati e i 160 anni di storia ci hanno già insegnato molto. Solo lasciandosi guidare allo Spirito di Dio la Congregazione trova il modo di dare la risposta migliore qui ed ora. Solo uno sguardo libero e lucido di fronte a mentalità fortemente secolarizzate ed edoniste permette un cammino sicuro. Altri tentativi, prima o poi falliscono, logorano e fanno languire quell’ideale di vita che portò alla fondamentale decisione del giovane Cagliero: «Frate o non frate, sto con Don Bosco».



2. TEMA E OBIETTIVO DEL CG28



Tutti i presenti, inclusi i nostri invitati che tanto ci onorano con la loro presenza, conoscono il tema del Capitolo generale che oggi dichiariamo ufficialmente aperto: «Quali Salesiani per i giovani di oggi?».

Il tema risponde all’urgenza che abbiamo di concentrare la nostra attezione, in questo momento della nostra storia, sulla persona del salesiano che come uomo di Dio, consacrato e apostolo, deve essere capace di sintonizzarsi il meglio possibile con gli adolescenti e i giovani di oggi e con il loro mondo allo scopo di camminare con loro, nell’educazione e formazione alla fede, aiutandoli ad essere buoni credenti – considerando che molte volte professano altre religioni – e preparandoli per la vita, accompagnandoli nella ricerca di senso e all’incontro con Dio.

E siamo consapevoli di non essere solo noi, Salesiani di Don Bosco, ad avere la responsabilità di questa missione. Infatti la realizziamo contando su numerose altre forze di educatori ed educatrici, dei tanti laici di tutte le presenze del mondo salesiano.


Il tema che ci occuperà in queste sette settimane è unico e articolato in tre nuclei:

  • La priorità della missione salesiana tra i giovani di oggi

  • Il profilo del salesiano per i giovani di oggi

  • Insieme ai laici, nella missione e nella formazione.


Il mondo nel quale viviamo in questo XXI secolo, caratterizzato dalla diversità delle culture e dei contesti, ha bisogno – e possiamo dire che si aspetta – di incontrare Salesiani consacrati-apostoli preparati e disposti a vivere la propria vita con la mente e il cuore di Don Bosco. Salesiani capaci di continuare a donare la vita per i giovani del mondo di oggi, con i loro linguaggi, le loro visioni e i loro interessi. Senza dubbio molti di questi adolescenti e giovani si trovano nelle case salesiane, mentre molti altri frequentano “altri cortili”: siamo salesiani anche per loro.


Penso che continui a risuonare con grande forza, ed è un appello molto attuale, ciò che papa Francesco ci ha detto il 21 giugno 2015, anno del bicentenario della nascita di Don Bosco, in questo stesso luogo santo salesiano che è Valdocco. Ci ha chiesto di non deludere le profonde aspirazioni dei giovani, non deludere le aspirazioni profonde dei giovani: il bisogno di vita, apertura, gioia, libertà, futuro; il desiderio di collaborare alla costruzione di un mondo più giusto e fraterno, allo sviluppo per tutti i popoli, alla tutela della natura e degli ambienti di vita... Il Papa ci chiede di aiutare i giovani a sperimentare che solo nella vita di grazia, cioè nell’amicizia con Cristo, si attuano in pieno gli ideali più autentici6.


Quanto proposto al Capitolo generale come sfida per l’intera Congregazione, speriamo di realizzarlo nell’unico modo possibile e valido, come ho già detto e sottolineo nuovamente: nel cammino della fedeltà al Signore e a Don Bosco e nella fedeltà ai giovani. Molti di questi giovani, con maggiore o minore consapevolezza, chiedono di non essere abbandonati al loro destino, un destino incerto, come naufraghi, per la nostra incapacità di essere educatori, amici, fratelli e padri – come, invece, fu Don Bosco per i giovani del suo tempo – in grado di percepire le loro necessità o di ascoltare la loro chiamata.


Per questa ragione la riflessione capitolare deve conentrarsi sui seguenti elementi.


2.1. Dare l’assoluto primato alla missione salesiana con i giovani di oggi, e tra loro dando la priorità ai più bisognosi, ai più poveri e abbandonati. Una predilezione per gli adolescenti e i giovani di oggi che in un certo senso sono, senza dubbio, differenti da quelli di dieci anni fa; come differenti sono i contesti sociali ed educativi nei quali vivono e che per tale ragione condizionano oggettivamente la nostra missione. Sappiamo bene che parlando di questa predilezione per i giovani ci stiamo riferendo a qualcosa di essenziale e di costitutivo della nostra identità carismatica.

Citando il testo della lettera di convocazione al CG28 ricordo all’assemblea capitolare questa priorità: «Il nuovo Capitolo generale sarà un’opportunità per discernere attentamente e per verificare con coraggio se le nostre presenze, le nostre opere e le nostre attività sono al servizio dei giovani più poveri; se essi occupano il nostro cuore e sono al centro delle nostre preoccupazioni e dei nostri interessi; se concentriamo le nostre energie e sforzi per loro»7.


2.2. Attenti con la medesima priorità al profilo del salesiano di oggi


Ciò che ci viene chiesto e che ci sia aspetta da noi Salesiani sarà possibile solo se saremo in grado, come ho detto nel mio commento alla Strenna che ho offerto alla Famiglia Salesiana, di essere “come Don Bosco, con i giovani e per i giovani”. Per questo una parte decisiva della nostra riflessione e delle nostre delibere capitolari dovrà prestare particolare attenzione alla persona del salesiano e alla nostra formazione, sia iniziale sia permanente.

Con Don Bosco come modello,

  • dire salesiano oggi dovrebbe essere lo stesso che dire uomo consacrato di fede profonda

  • dire salesiano oggi dovrebbe essere lo stesso che dire passione apostolica per i giovani

  • dire oggi salesiano dovrebbe essere lo stesso che dire figlio di Dio che sa di essere e si sente padre dei giovani

  • dire oggi salesiano dovrebbe essere lo stesso che dire identità carismatica di ognuno che arricchisce la Chiesa del carisma di Don Bosco e crea la comunione ecclesiale

  • dire salesiano oggi dovrebbe essere lo stesso che dire apostolo dei giovani sempre fedele, sempre flessibile e creativo

  • dire salesiano oggi dovrebbe essere lo stesso che dire sempre educatore, sempre amico dei giovani.


2.2.1. Un profilo di salesiano che non si improvvisa ma che si forma


È questo uno dei motivi che ci ha portato a vedere l’importanza di questo tema capitolare. La vocazione di ciascuno di noi è risposta a una chiamata; una chiamata di amore e di grazia che riceviamo con gratitudine e stupore, non come diritto o merito. È una chiamata personale in un momento concreto della storia di ciascuna persona, nella trama del tempo e spesso con molteplici mediazioni, o anche solo di una; è una chiamata in un determinato contesto familiare, sociale, religioso, culturale; è una chiamata che giunge nel mondo di ciascuno, con la propria diversità e, forse, complessità.

E in contesti e condizioni così diversi, ognuno di noi deve compiere un percorso che ci condurrà, nella sequela del Signore Gesù, a plasmare il nostro cuore e la nostra personalità in modo tale da avere in noi stessi lo stesso cuore pastorale di Don Bosco, a imitazione di Gesù Buon Pastore, e con il desiderio di donarci generosamente agli altri, in particolare ai giovani. Senza vivere in un genericismo, che sarebbe preoccupante e pericoloso, ma come consacrati, salesiani di Don Bosco nella Chiesa per i giovani.


Ecco perché affermo con profonda convinzione che il profilo che deve avere il salesiano non può essere frutto dell’improvvisazione, ma deve passare attraverso le mediazioni delle diverse tappe formative, con le loro esperienze, i tempi e le persone.


2.2.2. Con l’aiuto di équipe formative di qualità e con processi personalizzati


Sappiamo bene che questo cammino non si può percorrere senza l’aiuto delle mediazioni. Frequentemente queste mediazioni sono molte e diversificate. Immagino che la nostra riflessione capitolare prenderà coscienza del modo in cui, avendo presente il profilo del salesiano di oggi, diventa più importante che mai contare su un autentico discernimento e accompagnamento. E per questo il ruolo della comunità o delle comunità salesiane locali, il ruolo dei laici delle comunità educative pastorali e quello dei confratelli dell’Ispettoria saranno di fondamentale importanza.


La riflessione e la comprensione della nostra realtà formativa nel mondo attuale ci condurranno, durante i lavori del nostro Capitolo, a chiederci di quale rinnovamento formativo abbiamo bisogno, dal momento che i giovani salesiani di oggi, sono tutti “nativi digitali”, provenendo da contesti culturali forse molto diversi dal nostro, e certamente molto diversi dal contesto formativo nel quale è vissuto chi vi sta parlando. Professiamo le stesse Costituzioni salesiane, ma nelle nazioni, nelle culture, nei linguaggi e in contesti molto differenti. Tutto ciò deve portarci a pensare a processi formativi personalizzati che, forse, sono l’unica garanzia di un buon cammino vocazionale con prospettiva di futuro.


A ciò si collega, evidentemente, la necessità di continuare ad avere le migliori équipe formative; équipe consolidate e stabili, non improvvisate ma composte da persone preparate per questo specifico servizio.


2.3. Insieme ai laici nella missione e nella formazione


Tutti abbiamo presente il tema del CG24: «Salesiani e Laici. Comunione e condivisione dello spirito e della missione di Don Bosco» del 1996. Dopo molti anni di questo cammino nella missione condivisa nelle comunità educativo pastorali, come Congregazione sentiamo la necessità di compiere una verifica della strada percorsa, dei risultati e delle resistenze che si sono incontrati.

Crediamo certamente che la missione condivisa con i laici è una via per la scoperta dell’identità carismatica, particolarmente chiarita dal CG24, e che oggi si manifesta come l’unico modo possibile di portare avanti la missione salesiana nella complessità del nostro mondo, nella diversità e complessità di tante situazioni nazionali e culturali, e nella molteplicità dei contesti.

Intuisco che su questa parte così importante della riflessione che ci attende, e che va di pari passo con la riflessione sul profilo del salesiano del quale c’è bisogno oggi e che i giovani si aspettano – insieme ai laici che condividono una missione con noi – il Capitolo prenderà forse in considerazione alcuni di questi punti sui quali spingere il nostro discernimento:


  1. realizzazioni e resistenze nella missione condivisa con i laici;

  2. necessaria reciprocità nelle relazioni tra salesiani e laici

  3. formazione congiunta di salesiani e di laici

  4. le nuove situazioni nelle realtà di oggi, ventiquattro anni dopo il CG24, e gli orientamenti e i criteri che dobbiamo considerare.



3. L’“ORA” DEL CAPITOLO GENERALE 28°



Confratelli Capitolari, in questi mesi non ho nascosto la speranza con cui aspetto la celebrazione di questo nostro Capitolo Generale, poiché credo che sarà molto significativo e di grande rilevanza. Tutti i precedenti lo sono stati. Penso sarà lo stesso per il CG28. Come ho affermato anche nella lettera di convocazione: «saremo chiamati a discernere con realismo, coraggio e determinazione, l’orientamento del cammino da percorrere in questo XXI secolo, in un momento ecclesiale molto speciale di rinnovamento e purificazione»8.


  • Siamo chiamati a dare il primato e la centralità nelle nostre decisioni e delibere a ciò che si riferisce alla missione salesiana a favore dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani più poveri e bisognosi, gli ultimi, coloro che spesso sono ignorati o scartati.


  • Siamo chiamati a vivere in un permanente atteggiamento di formazione, di apertura alle realtà che sempre cambiano, a fare tutto il possibile, a qualsiasi età, per non smettere di essere per e con i giovani.


  • Siamo chiamati ad accompagnare la formazione dei giovani salesiani di oggi e di domani affinché siano autentici consacrati, appassionati di Cristo e di questa umanità che spesso soffre, desiderando di essere oggi, con la semplicità e la generosità della loro consegna, degli “altri Don Bosco”.


  • Siamo chiamati ad avere una visione e un cuore grande per valorizzare tutto il potenziale apostolico che, come salesiani e laici insieme, abbiamo. Siamo chiamati ad analizzare e diagnosticare e ad essere coraggiosi nelle decisioni che dobbiamo prendere per sviluppare pienamente la visione profetica che la Congregazione ha avuto per anni, chiamandoci a percorrere insieme un cammino a favore della missione, del servizio rivolto a coloro per i quali siamo nati carismaticamente.



CONCLUSIONE



Concludo la presentazione di queste sfide che ci occuperanno con un ultimo riferimento a Don Bosco e alla nostra Madre Ausiliatrice.


Il nostro Fondatore, consapevole del fatto che non tutto sarebbe finito con lui, ma che sicuramente quello sarebbe stato solo l’inizio di una lunga strada da percorrere, disse un giorno dell’anno 1875 a Don Giulio Barberis, uno dei suoi stretti collaboratori: «Voi compirete l’opera, che io incomincio; io abbozzo, voi stenderete i colori [...] Io faccio la brutta copia della Congregazione e lascerò a coloro che mi vengono dopo di fare poi la bella»9.


Penso che con il CG28 che oggi incominciamo ripuliremo altre parti dello schizzo che Don Bosco ci ha lasciato, poiché lo Spirito Santo continua a illuminarci anche oggi per essere fedeli al Signore Gesù nella fedeltà al carisma delle origini, con i volti e la musica e i colori di oggi.


In questa missione non siamo da soli e sappiamo e sentiamo che Maria, la Madre Ausiliatrice, l’“Ausiliatrice di Don Bosco”, ci guida. In quel giorno della solennità dell’Immacolta del 1887, due mesi prima di morire, volgendosi a contemplare il lungo e non facile cammino della propria vita, diceva ai salesiani che, commossi, lo attorniavano: «Finora abbiamo camminato sul certo. Non possiamo errare; è Maria che ci guida»10.


Lei è la Madre di tutti noi, la Madre dei giovanile e delle loro famiglie (se ce l’hanno). È la più sensibile verso i più poveri e i bisognosi. È Lei che ci dice, anche in questa ora del CG28: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela»11, come avvenne a Cana di Galilea.


Che la nostra Madre Ausiliatrice ci illumini e ci guidi come fece con Don Bosco per essere fedeli al Signore e non deludere mai i giovani, soprattutto i più bisognosi.






Don Ángel Fernández Artime

Rettor Maggiore

1 MB XIII, 250.

2 MB XIII, 251.

3 Cost. 146.

4 MB XIII, 286.

5 CGS20, Discorso del Rettor Maggiore in apertura del Capitolo Generale Speciale, Roma 1971, 554.

6 Cf. Francesco, Come Don Bosco con i giovani e per i giovani. Lettera di Papa Francesco al Rettor Maggiore dei Salesiani, LEV, Citta del Vaticano, 2015, 9.

7 ACG 427 (2018), 11.

8 ACG 427 (2018), 31.

9 MB XI, 309.

10 MB XVIII, 439.

11 Gv 2,5.

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