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CAPITOLO GENERALE XX della Congregazione Salesiana



A cura di don Juan E. Vecchi e CSPG - Roma


Parte Seconda


ALLEGATI


Allegato 1


Lettera del Card. G. Villot

Segretario di Stato di Sua Santità

al Rettor Maggiore


SEGRETERIA DI STATO

N. 182803


Dal Vaticano 26 Aprile 1971


Reverendissimo Signore,

II Sommo Pontefice ha appreso con soddisfazione che il 10 giugno p.v., nella nuova Casa Generalizia di via della Pisana in Roma, avranno inizio i lavori del Capitolo Generale Speciale della Congregazione fondata da S. Giovanni Bosco.

Per tale avvenimento, molto importante nella storia della Società Salesiana come segno della sua sempre giovane vitalità e del suo desiderio di adeguarsi intimamente alle direttive della Santa Sede e del Concilio Vaticano li, Sua Santità desidera esprimere voti e assicurare preghiere, affinchè la riunione di sì numerosi e sperimentati Religiosi, che portano con sè le esperienze, gli echi, le attese della grande famiglia di Don Bosco, sparsa in tutto il mondo, rechi i frutti che Ella, i Superiori e i Confratelli si attendono.

Non sfugge, in realtà, al Santo Padre, che cotesto Istituto tiene il Capitolo in un particolare momento storico, pieno di promesse, ma non scevro di difficoltà e di crisi, sia esterne - per le trasformazioni in atto nella società in cui viviamo, che rendono più difficile la penetrazione del messaggio cristiano - sia interne -per le ripercussioni che dette mutazioni hanno, in genere, sulla vita religiosa che interroga se stessa, le sue finalità, i suoi risultati, e, in specie, anche sulla grande Famiglia Salesiana -. Infatti, se si pensa all'enorme peso che ha preso nel mondo il problema dei giovani, a cui essa dedica le sue migliori energie, ai fermenti che lo permeano e lo agitano, alla apparente inefficacia che viene attribuita ai tradizionali metodi pedagogici, e alla esigenza variamente sentita e sperimentata di nuove tecniche educative, non si può non rilevare quali grossi problemi si pongano alla riflessione, alla discussione e alla preghiera dei Padri Capitolari.

Il Sommo Pontefice, mentre plaude alla nobile impresa che si propone di aggiornare le direttive apostoliche e religiose dei Salesiani, sottolinea al tempo stesso che la soluzione dei problemi più urgenti è da ricercare anzitutto nello studio cosciente e nella volonterosa applicazione dei documenti conciliari, relativi alla vita sacerdotale e religiosa, intesa come totale consacrazione a Cristo e alla Chiesa per servire le anime. Nel caso di cotesta Congregazione, ciò vorrà dire dedicarsi specialmente ai giovani, -per aiutarli a essere se stessi, a vivere autenticamente la propria esperienza umana e cristiana, facendo loro trovare nell'amicizia col Redentore Divino, coltivata con lealtà e fragranza di sentimenti, il fulcro animatore della loro completa formazione, 'incentrata nella vita sacramentale della Chiesa e nella carità verso i fratelli. Ma tale programma, che non è altro che quello del Fondatore di codesta Famiglia religiosa, non può essere pienamente applicato senza la riscoperta dei genuino spirito di Don Bosco, che ha dato finora una impronta inimitabile alle sue opere, ed è stato principio fecondissimo di bene per la Chiesa e per l'umanità, puntando ogni sforzo nella cura della gioventù; e, anche oggi, questo è e rimane il compito primario di chi, come i Salesiani, ama i giovani e vuole assicurarne le forze intatte al servizio degli ideali del Vangelo, alla difesa dei sani valori della persona, della famiglia e della società.

Il Vicario di Cristo, mentre rinnova voti e direttive, rivolte ai membri della Congregazione Salesiana, nella recente Udienza del 3 aprile 1971 (cfr « L'Osservatore Romano », 4 aprile 1971), è perciò lieto di. esprimere a Lei e ai suoi Collaboratori vivo compiacimento e incoraggiamento per la loro azione orientatrice e stimolatrice e per gli intenti che li muovono nel celebrare il Capitolo.

In particolare, il Santo Padre conosce le ansie e sollecitudini quotidiane, apprezza il suo lavoro, non facile nè di riposo, e vuole assicurarLa che, in questo momento delicato, Le è vicino con la Sua paterna benedizione e con la Sua preghiera, per invocare su di Lei l'onnipotente assistenza del Signore, per intercessione di Maria Ausiliatrice e di San Giovanni Bosco, del quale la Signoria Vostra Rev ma ha raccolto la grave , eredità, e che dal Cieloo non mancherà di proteggere e vivificare la Famiglia da lui fondata.

Il Santo Padre accompagna questi voti con la Sua propiziatrice Benedizione Apostolica, che di gran cuore imparte a Lei, ai Capitolari, ed ai membri tutti della Congregazione.

Esprimo a mia volta cordiali auguri di buon lavoro, mentre mi valgo della circostanza per confermarmi con sensi di religioso ossequio


della Signoria Vostra Rev.ma

Dev.mo nel Signore

G. Card. Villot




Allegato 2


Discorso del Rettor Maggiore in apertura

del Capitolo Generale Speciale


Carissimi,


non vi nascondo la mia commozione in questo momento: passano e urgono nel mio animo tanti sentimenti. Gioia, perché, fratelli provenienti dalle regioni più diverse, ci ritroviamo qui chiamati dallo stesso ideale, mossi dallo stesso spirito, nel nome del Padre comune. Soddisfazione, perché la vostra presenza in questa sala rappresenta visibilmente il coronamento del lungo laborioso iter di preparazione a questo Capitolo. Fiducia vivissima e fondata che con la grazia del Signore, viribus et cordibus unitis, sapremo realizzare felicemente il mandato veramente eccezionale che la Congregazione, in ottemperanza alla volontà della Chiesa, ci ha affidato. Purtroppo dobbiamo costatare con profonda tristezza che nella nostra Assemblea mancano dei fratelli a tutti noi particolarmente cari. Non è loro concesso di vivere con noi questi giorni di fraterna, salesiana e costruttiva carità. Essi soffrono intensamente per questa forzata assenza, ma in pari tempo trovano nell' amore alla Congregazione la forza per trasformare la sofferenza in olocausto di preghiera per tutti noi, per i nostri lavori. Insieme a questa preziosa preghiera essi offrono alla Congregazione un dono non meno prezioso: la fedeltà. Stralcio da una recente lettera proveniente da oltre cortina: Ci creda, non abbiamo amato tanto la nostra vocazione come ,l' abbiamo amata nelle prove... La assicuriamo della nostra fedeltà promettendo le nostre modeste ma fervide preci, perché il Capitolo Generale porti una salutare rinnovazione e un miglioramento della vita nella grande famiglia di Don Bosco. A tutti questi nostri fratelli, dovunque e in qualsiasi modo impediti di esercitare il loro diritto di uomini liberi, il nostro pensiero affettuosamente ammirato e riconoscente tradotto in preghiera, mentre raccogliamo da essi il monito e l' esempio di quella fedeltà alla Congregazione tanto più sentita e generosa quanto più irrorata di lacrime e di sofferenze.


«Il Signore sia con voi»


Nel dichiarare ufficialmente, a norma dell' art. 138 delle nostre Costituzioni, l' apertura del Capitolo Generale Speciale XX, non saprei esprimere un saluto più bello per me, e certamente più gradito a voi, di questo: Il Signore sia con voi!. Il Signore Gesù ce lo ha assicurato: Ogni volta che due o tre sono riuniti in suo Nome, Egli è in mezzo a loro. Avevo già scritto queste parole quando pensai di consultare le Memorie Biografiche per vedere che cosa aveva detto il nostro Padre ai nostri fratelli convocati il 5 settembre 1877 a Lanzo per il Primo Capitolo della Congregazione. Ecco le sue parole: "Il Divin Salvatore dice nel santo Vangelo che dove sono due o tre congregati nel suo Nome, ivi si trova Egli stesso in ,mezzo a loro. Noi non abbiamo altro fine ,in queste adunanze che la maggior gloria di Dio e il bene delle anime redente dal prezioso Sangue di Gesù Cristo. Possiamo dunque essere certi che il Signore si troverà in mezzo a noi e condurrà Egli le cose in modo che tutte ridondino a Sua maggior gloria. Come vedete c'è una coincidenza di pensiero e di sentimento che ci spinge ad accogliere e vivere intensamente il saluto che viene non tanto da me, quanto dal nostro stesso Padre: Il Signore sia con voi.


Il nostro è un servizio straordinario


Il Signore dunque ci ha riuniti qui attraverso le vie misteriose della Sua Provvidenza. Perché? La risposta è semplice. Siamo chiamati qui per un Servizio Straordinario alla Congregazione nostra amatissima. Certo, il partecipare ad un Capitolo Generale è sempre un servizio fuori dell' ordinario, ma partecipando a questo Capitolo Generale sentiamo che il nostro è un servizio veramente straordinario, si può senz'altro dire unico. Il nostro, lo sappiamo bene, è un Capitolo che si differenzia da tutti gli altri. E' speciale, e questo per volontà della Chiesa, che ha dato pure norme, direttive e criteri per la sua preparazione e attuazione: non solo, ma ne ha indicato chiaramente i fini e le mete. E noi, sulla linea del nostro Padre, ci siamo impegnati a fondo per attuare fedelmente la volontà della Chiesa. Per questo la preparazione è stata straordinaria: per la sua durata, circa tre anni, per la vasta capillarità delle consultazioni allo scopo di conoscere la mens di tutti i confratelli della Congregazione sui numerosi problemi della medesima, per la partecipazione e il contributo di studio da parte di confratelli, gruppi e comunità, e per l' aumentato numero dei partecipanti ai due Capitali Ispettoriali e quindi al Capitolo Generale. Ma non è tutto qui. E' giusto ricordare tutto l' ottimo lavoro realizzato nei due Capitoli Ispettoriali e nelle rispettive Commissioni di studio, in un clima di libertà, di rispetto e di dialogo; e ancora il lavoro intelligente, paziente e generoso sino al sacrificio compiuto dalle varie Commissioni centrali. Desidero specialmente segnalare alla comune riconoscenza quegli ottimi confratelli che a Villa Tuscolana nei pressi di Roma, per vari mesi, instancabilmente e in clima di salesiana fraternità e di preghiera esemplarmente e comunitariamente vissuta, si sono sobbarcati ad una fatica veramente eccezionale per riuscire ad approntare, attraverso pazienti elaborazioni e rielaborazioni, i documenti-base o piste di lavoro, chiamiamole così, che sono già nelle vostre mani. Ad essi, a tutti quanti in qualsiasi modo e misura hanno dato nelle varie fasi di preparazione il loro contributo, al carissimo Regolatore Don Scrivo, che ha coordinato tutto questo immenso lavoro e ne è stato l' animatore, il grazie nostro e quello di tutta la Congregazione per il prezioso servizio che essi le hanno reso.


La sede che ci accoglie


Ancora in tema di preparazione speciale non possiamo passare sotto silenzio quella logistico-tecnica. Dopo che il Capitolo Generale XIX deliberò che la Casa Generalizia fosse trasferita a Roma, ci si preoccupò perché si creasse anche la possibilità di ospitare il Capitolo Generale. Non era impresa da poco. Provvedere ad alloggiare 250 e più persone, con tutti i servizi inerenti, non è impresa semplice. Si trovò la formula creando due opere: la Casa Generalizia e quella per Esercizi Spirituali e Convegni. Si fece un atto di fiducia nella Provvidenza e si iniziò! Vi confesso che abbiamo avuto a varie riprese momenti di serie preoccupazioni, quando sorgevano ostacoli e difficoltà impreviste per il tempestivo approntamento degli ambienti e delle attrezzature che avrebbero dovuto accogliere i Capitolari e consentire il funzionamento di tutta la macchina organizzativa del Capitolo stesso. Dobbiamo dire che è stato un vero record l' esser potuti riuscire, malgrado i numerosi e grossi imprevisti, ad essere pronti almeno per i servizi essenziali nei due complessi, la Casa Generalizia e l' attigua Casa di Ritiri e Convegni. Credo di interpretare il vostro sentimento esprimendo qui il meritato grazie al nostro carissimo Economo Generale Don Pilla, che non si è dato tregua, lottando contro tutti gli ostacoli di ogni genere per superarli ad ogni costo, ed ai suoi immediati e preziosi collaboratori. E' vero, non tutto troverete messo perfettamente a punto, sia nella Casa Generalizia che nell' altra, ma la vostra comprensione, il vostro spirito di adattamento e di sacrificio sapranno supplire tutte le eventuali manchevolezze.


Il nostro compito fondamentale e speciale


Detto questo, è assai importante che tutti abbiamo la coscienza piena del mandato affidatoci dalla Chiesa e dalla Congregazione. Il compito fondamentale di ogni Capitolare è questo: noi siamo chiamati qui come legislatori per tutta la Congregazione, siamo qui col mandato di ricercare e procurare il bene comune della Congregazione nel suo insieme. A ciascuno di noi incombe il dovere di procurare il bene comune, sapendo all' uopo sacrificare interessi particolari. Questo, a mio parere, è lo spirito che deve animare il Capitolare Legislatore, che sente di avere un mandato di interesse e di ambito universale. Quanto allo scopo, che rende veramente speciale questo nostro Capitolo, voi lo sapete quale è: promuovere una accomodata renovatio, un rinnovamento adattato della vita religiosa nella nostra Congregazione. Queste due parole contengono un enorme programma e implicano grossi e complessi problemi che noi siamo chiamati a studiare e risolvere. Basta leggere il n 3 del Perfectae Caritatis per rendersi conto della competenza vastissima, anzi universale che viene attribuita al Capitolo Generale in materia di rinnovamento. "Il modo di vivere, di pregare e di agire deve convenientemente adattarsi alle odierne condizioni fisiche e psichiche dei religiosi; come pure, per quanto è richiesto dalla natura di ciascun Istituto, alle necessità dell' apostolato, alle esigenze della cultura e alle circostanze sociali ed economiche; e ciò dovunque, ma specialmente nei luoghi di missione. Anche il modo di governare deve essere sottoposto ad esame secondo gli stessi criteri. Perciò, le Costituzioni, i " direttori", i libri delle usanze, delle preghiere e delle cerimonie ed altri simili codici, siano convenientemente riveduti e, soppresse le prescrizioni che non sono attuali, vengano modificati in base ai documenti emanati da questo Concilio " PC 3). Questa sola assai sintetica enumerazione potrebbe in qualcuno, come è già successo, suscitare una certa reazione. Si cambia tutto? Non rimane nulla allora del nostro passato? Conviene rifarsi alla sostanza e al significato radicale della parola rinnovamento per farne una valutazione che risponda alla realtà. Esso suppone la continua identità del soggetto attraverso il processo del rinnovamento stesso: non si tratta dunque di distruggere o di sostituire il soggetto, cioè la Congregazione, con un altro, e neppure si postula una nuova fondazione. Noi non siamo qui per fare una nuova Congregazione: non avremmo affatto né i carismi né il mandato per farlo. E' la stessa identica Congregazione che è chiamata a rinnovarsi, rimanendo sostanzialmente quella che Don Bosco ha voluto per ispirazione del Cielo e come si è sviluppata nell' alveo della sana tradizione. Si tratta di una operazione delicata di ringiovanimento: appunto per questo deve compiersi con estrema attenzione e massimo rispetto. E' infatti un affondare il bisturi in un corpo vivo, e per di più nel corpo di chi ci ha generato. Chi si accinge a farlo dovrebbe essere rivestito e posseduto dallo spirito carismatico del nostro Padre. Almeno accingiamoci a questa operazione con delicatezza, fatta specialmente di umiltà e di profondo rispetto, con la filiale preoccupazione di interpretare la mens del Padre, senza cadere nella tentazione di sostituirci a Lui. Ci muoveremo su terreno sicuro appoggiandoci costantemente alla guida della Chiesa: Duce Ecclesia!. Essa ci offre tutti quei sussidi che ci facilitano l' esplicazione del mandato di legislatori del rinnovamento della Congregazione.


Una guida sicura nell'insagnamento del magistero


Il primo sussidio, che è insieme garanzia di lavorare al sicuro, lo troviamo nei documenti Conciliari, postconciliari, e quindi nel magistero pontificio e della gerarchia. Del resto, la Chiesa stessa nell' ordinare il Rinnovamento degli Istituti religiosi indica chiaramente che esso deve ispirarsi al Concilio, tutto il Concilio, con ciò che esso comprende e rappresenta di spirito rinnovatore e anche innovatore , secondo le parole di Paolo VI. Superfluo dire che tra tutti i documenti conciliari e postconciliari presteremo primaria e costante e approfondita attenzione a quelli che ci riguardano direttamente. Ma è chiaro che non possiamo restringere solo a questi documenti la nostra continua attenzione. Tutto il Concilio, nei suoi documenti, ci deve essere presente, integrato specialmente dal Magistero Pontificio che in questi anni, proprio sul Rinnovamento, è stato largo di ricchi insegnamenti e di continue aggiornate puntualizzazioni. Sarebbe un grave peccato di omissione e un gesto di infedeltà al nostro Padre, così filialmente attento alla parola del Pontefice, se noi dovessimo ignorare questa autorevole e magisteriale parola. Con ciò non si esclude affatto tutta quella interessante, rinnovatrice letteratura che si occupa - sulla linea autentica del Concilio - del rinnovamento della vita religiosa. Come Capitolari Salesiani un sussidio indispensabile lo cercheremo nella letteratura salesiana. Comprendo che non ci può essere tempo per tutto: ma pure dobbiamo su tanti punti salesianamente essenziali cercare di documentarci. Non possiamo prendere determinate posizioni su problemi anche fondamentali senza esserci bene assicurati. A tal fine il programma dei lavori sarà certamente organizzato in modo da consentire almeno il tempo minimo per tale necessario studio.


Trattiamo gli affari di Dio


Arrivati a questo punto, mi pare necessario che noi prendiamo ancora più chiara e approfondita coscienza della natura del nostro compito; da questa concreta presa di coscienza derivano conseguenze che sono essenziali per la riuscita dell' impresa alla quale ci accingiamo. Non presumo atteggiarmi a maestro di fronte a voi, carissimi, ma per la responsabilità che sento pesarmi sulle spalle quale successore di Don Bosco, credo mio dovere richiamare anzitutto a me e quindi a voi la parola dell' apostolo: Videte quod tractatis. La nostra non è un' assemblea di azionisti di una industria, non è un' assemblea politica con le fazioni dai contrastanti interessi economici, di prestigio, di ambizioni. Noi siamo qui Chiesa, meglio, assemblea di uomini consacrati, riuniti nel nome del Signore, votati totalmente a un ideale sovrannaturale: noi sentiamo di essere uomini di fede, le cui preoccupazioni hanno le loro radici nella fede e la cui attività, anche questa in atto, è tutta illuminata, ravvivata e motivata dalla fede. Siamo qui infatti non per interessi in qualsiasi modo umano, ma per gli interessi di Dio, del suo Regno, della sua Chiesa. Siamo qui per gli interessi delle anime, primariamente dei nostri Confratelli, e di quelli che la Provvidenza ci affida: per questo, anche se dobbiamo occuparci di argomenti organizzativi, economici, essi ci interessano solo in quanto necessari strumenti per la nostra missione; e le scienze stesse sociologiche, statistiche, storiche, filosofiche di cui ci serviamo, sono tutte in funzione della missione a cui siamo votati, che è missione spirituale, sovrannaturale. Se noi sentiamo veramente di essere qui per trattare gli affari di Dio, delle anime, non stenteremo a convincerci che tutti i sussidi umani che noi abbiamo potuto mettere in atto, e non sono pochi!) varrebbero ben poco se nell' esplicare il nostro mandato non ci mettessimo sulla linea di Dio; più chiaramente, su un piano ed una visione sovrannaturale.


Il rinnovamento ha un nome: santità


Vengono allora ovvie e insieme utili alcune considerazioni. In riferimento al Capitolo Generale la parola Rinnovamento ricorre ad ogni piè sospinto. Ma qualsiasi piano di rinnovamento, anche il più perfetto, a nulla approderebbe se non dovesse trasformarsi in vita vissuta nei singoli membri. Questo vivere i valori - tutti i valori del rinnovamento - ha un nome: santità. Dobbiamo affermarlo chiaramente: come consacrati, nostra vocazione specifica, professionale, è, e sarà sempre, tendere alla santità più e meglio dei semplici battezzati; tutto e tutti ce lo ricordano: la Chiesa, il Concilio, il postconcilio. Ma già il nostro Don Bosco non si stancava di ripeterlo ai nostri predecessori. In una Circolare del 9 giugno 1867 con accenti decisi scriveva: Primo oggetto della nostra Società è la santificazione dei membri. Ognuno se lo imprima bene nella mente e nel cuore; cominciando dal Superiore Generale fino all' ultimo dei Soci niuno è necessario nella Società. Dio solo ne deve essere il Capo, il Padrone assolutamente necessario (Ceria, Epistolario di S. G. Bosco, Lettera 559). Ma anche la base della Congregazione manifesta il bisogno e la volontà di questo rinnovamento profondo che ha un solo nome: santità. Ora noi dobbiamo chiederci con estrema franchezza - è una nostra primaria responsabilità -: "Come il Salesiano risponde oggi a questo suo perentorio impegno e bisogno? Come nella nuova situazione e nel nuovo clima, venuti a crearsi nel mondo in cui il salesiano deve oggi anche vivere e per cui deve operare, può essere fedele a questo impegno? Il nostro organismo, così come si trova e funziona oggi, riesce a dare al salesiano quella carica sovrannaturale di cui egli ha assoluto bisogno? Come riesce a produrre e a comunicare la vitalità autenticamente apostolica che nel passato galvanizzava il Salesiano? Questo organismo accusa un certo illanguidimento? E vero che nelle comunità si costata un sensus ed una mens e quindi un modo di vita borghese, secolarizzante, mondano, con un cristianesimo facile, senza sacrificio, senza doveri, senza rinunzie, senza superiori, senza dolore, che si allontana verbo et opere dai postulati della vita consacrata e salesiana? Quali sono i perché, tutti i perché di questa situazione? E allora, ci si domanda, i mezzi e le vie che oggi la Congregazione offre al salesiano per tendere alla santità si dimostrano adeguati alle nuove situazioni? E come sono utilizzati? E forse il caso di sostituirli con altri mezzi e modi efficaci pur sempre ispirati a un grande zelo per la santità e per la perfezione? Gli stessi interrogativi si debbono porre per l' apostolato, il vero apostolato, primariamente tra i giovani, specie poveri, bisognosi e abbandonati. Il S. Padre nel suo messaggio al nostro Capitolo ce lo ricorda autorevolmente: Se si pensa - egli dice - all' enorme peso che ha preso nel mondo il problema dei giovani, ai fermenti che lo permeano o lo agitano, alla apparente inefficacia che viene attribuita ai tradizionali metodi pedagogici e all' esigenza variamente sentita e sperimentata di nuove tecniche educative, non si può non rilevare quali grossi problemi si pongono alla riflessione... dei Padri Capitolari....


Rinnovamento in chiave salesiana


Gli stessi primordiali e fondamentali problemi sono posti con una gamma di sfumature in tutta la Congregazione, come appare dai Capitoli Ispettoriali. Ripeto, la Congregazione deve e vuole rinnovarsi anzitutto nella sua vita religiosa, spirituale e insieme apostolica, e voi comprendete quale arco di valori si contengono in queste parole. Ma vorrei aggiungere subito che tali valori devono essere rinnovati in chiave salesiana, per il salesiano, pensando al suo spirito, alla sua missione, alla sua natura che non è quella dei Piccoli Fratelli di Gesù o dei Gesuiti o dell' Opus Dei... Per questo non nascondiamoci la realtà, non chiudiamo gli occhi dinnanzi alle nostre deficienze, ai nostri punti deboli, e non fermiamoci su di essi, se non per farli sparire.


Dalla preghiera il «recta sapere»


Dinanzi a problemi di tale portata appare evidente tutta l' importanza, anzi la necessità che noi, in clima di Cenacolo, come gli Apostoli, uniamo i nostri cuori nella preghiera. Avvicinandosi il Capitolo Generale Speciale tutta la nostra molteplice famiglia si è sentita più intensamente impegnata alla preghiera, compresa dell' assoluto bisogno dell' aiuto divino. Da ogni parte del mondo ho avuto assicurazioni e direi documentazioni di questo immenso coro di preghiera; penso specialmente a tante anime che hanno offerto al Signore non solo sofferenze spesso anche acutissime, ma financo la vita. Per questo oggi noi, grati per tanta carità, ci sentiamo confortati e fiduciosi. Ma è chiaro che non possiamo delegare ad altri la parte di preghiera che tocca a noi, appunto per le peculiari responsabilità che ci attendono. Il filosofo Peter Wust, a coronamento di tutta la sua vita, lasciava ai suoi discepoli queste parole: Ho scoperto con assoluta certezza la chiave, la magica chiave, della Sapienza: essa è la preghiera. Noi abbiamo appunto bisogno, in questa nostra grande fatica, della sapienza che viene da Dio ancora più abbiamo bisogno di averne la chiave: con la preghiera. Il Signore ha detto: Il Padre darà lo Spirito Santo a coloro che lo pregano. E che cosa è lo Spirito Santo se non la Sapienza infinita di Dio? Per questo noi ci rivolgiamo giorno per giorno a Lui affinch, arricchiti della sua Sapienza, possiamo recta sapere, cioè vedere chiaramente per valutare saggiamente e quindi deliberare rettamente. Noi abbiamo inoltre la fortuna di vivere questi giorni straordinari insieme. Ci ritroveremo insieme, prima che nei lavori, nell' incontro comunitario con Dio. La nostra preghiera sarà quindi enormemente potenziata, esaltata: ce lo ha assicurato il Signore. Ma abbiamo ancor di più: noi ci troveremo ogni giorno raccolti attorno alla Mensa Eucaristica. Il nostro non sarà uno spettacolo più o meno suggestivo, no: sarà il rivivere con la fede stessa dei discepoli il mistero del Giovedì Santo. Riuniti con Lui, in Lui, per Lui, nutriti dello stesso cibo e della stessa bevanda, ci sentiremo abbracciati dalla solidarietà di Cristo; dopo aver portato i nostri problemi, i nostri dubbi, la nostra vita quotidiana all' Eucaristia, riporteremo da essa quel robur et auxilium di cui abbiamo tanto bisogno. Ma la nostra preghiera personale e comunitaria, la stessa Eucaristia, potrebbero essere come vanificati nei loro divini effetti, se noi dovessimo presentarci al Signore privi anzitutto di quell' umiltà che è la conditio sine qua non che Egli pone per dare la sua grazia: Resistit superbis, humilibus dat gratiam. E una legge del Signore.


L'umiltà: presupposto per costruire insieme


Appunto perché siamo convinti di questa Legge dell' umiltà, staremo bene attenti a difenderci dall' agguato dell' io, dell' amor proprio, sempre pronto a sbucare fuori, camuffandosi anche in forme suadenti e suggestive. Il P. Voillaume parlando a cardinali, vescovi, al Papa stesso, raccolti in Esercizi, a proposito della parola di Gesù: Se non riceverete il regno di Dio come un bambino, non vi entrerete, spiega che in questa parola di Gesù c'è tutta l' umiltà dell' intelligenza, e la povertà del cuore. E proprio questo l' atteggiamento e lo spirito che ognuno di noi deve portare nel Capitolo. Il dialogo, è qui il caso di accennarlo, così importante e insostituibile per uno studio efficace dei problemi, è fondato anzitutto sull' umiltà, e quindi nel rispetto dell' altro e sulla fiducia. Esso sarà fecondo se nessuno si atteggia ad onnisciente e in pieno possesso della verità e non può consistere in un pretendere la resa incondizionata dell' altra parte. Questo importa allora che l' animo sia benevolmente disposto non a sentire solamente ma ad ascoltare l' altro. In tema ancora di umiltà, vorrei aggiungere un' altra parola: con l' umiltà personale, portiamo in Capitolo quella - come dire? - collettiva o collegiale. Don Rua, e mi è tanto caro citarlo, mentre ci avviciniamo alla sua Beatificazione, in una circolare del lontano 29 gennaio 1894, così scriveva ai Salesiani: Egli è certo che esaminando per poco lo stato attuale della nostra Pia Società, noi vi scorgeremo di leggieri molte imperfezioni: così permette Iddio per mantenerci nella santa umiltà. Non si può dire proprio che Don Rua sia un trionfalista! E noi? Dovremo avere la lealtà, la franchezza e la " santa umiltà di riconoscere le deficienze, le infedeltà, le miserie che eventualmente si riscontrano nella Congregazione, evitando ogni posizione preconcetta e, in fondo, orgogliosa, di chi non vuole riconoscere le realtà meno gradite. Questo non sarà un erigersi quali giudici che condannano uomini e cose della Congregazione, ma viceversa sarà per tutti un esame di coscienza mosso dall' amore verso di Lei, che vogliamo appunto sine macula et sine ruga.


I due poli della nostra fedeltà


Un aspetto direi conseguente dell' umiltà che deve guidare il nostro agire in Capitolo è la fedeltà. Essa infatti suppone un guardare, meglio un aderire con fiducia, senza esitazioni, decisamente a qualcuno, a qualcosa di importante: Dio, la Chiesa, la Congregazione, rinunciando anche a se stessi, alle proprie cose, alle proprie vedute. Nei lavori capitolari questa parola fedeltà, come già nei documenti dell' iter preparatorio al Capitolo, ricorrerà molte volte. La fedeltà, è stato scritto, è la tensione verso la roccia da cui siamo scaturiti e contemporaneamente verso il punto finale a cui siamo diretti. La fedeltà dunque è la continua riscoperta del nesso profondo e inscindibile che unisce questi due poli: è la penetrazione, oltre le cortine fumogene della superficialità, nella ragion d' essere di ciò che si accetta e si professa; in breve, è una legge della vita. Il senso quindi della fedeltà non può confondersi col consuetudinarismo e con l' immobilismo, ma esige un costante, consapevole atteggiamento, vivificato dalla luce dell' esperienza. Quello che importa è questo: che ognuno di noi qui si persuada che la fedeltà, in momenti di rinnovamento come quello che noi viviamo e di cui dobbiamo essere operatori, è un atteggiamento in sé stesso positivo e dinamico: non è e non deve essere, la passiva acquiescenza a qualcosa che si è ereditato ed è entrato nel nostro patrimonio, ma piuttosto la cura operosa di trafficarlo e di portarlo alla massima espansione. Non ha parentela, la fedeltà, con un immobilismo geloso, né con il timido tradizionalismo, ma si impasta di attività, e insieme di riflessione, di meditazione. La fedeltà, in fondo, è espressione dell' amore (nel nostro caso l' amore a Don Bosco e alla Congregazione), e l' amore vero, intelligente, autentico; vuole che la persona e la cosa amata non si trasformi in oggetto archeologico, ma rimanendo se stessa, viva di vita attiva, dinamica, feconda. Ma dobbiamo anche convincerci che la fedeltà non può avere alcuna parentela con certo inconsulto progressismo che vuole il nuovo per il nuovo; che punta in pratica, anche senza averne coscienza, sull' eversione, che accredita ed accetta ogni ipotesi come dimostrabile o dimostrata; che, in nome di aperture, svuota e laicizza il salesiano e con lui la sua missione. Detto ciò, riconosco che il discorso, nella pratica, rimane sempre molto delicato, come molto delicate e complesse sono le situazioni concrete a cui si devono applicare questi principi. Ma appunto per questo dovremo procedere con grande senso di responsabilità per evitare Scilla senza andare a sbattere in Cariddi.


Un cuor solo nella carità


Carissimi, iniziando il mio discorso, vi ho invitati a fare di questa grande e bella famiglia un cenacolo vivo ed operante. Ma sento che Cenacolo non potremo essere senza quella che ne è l' anima: la fervida carità fraterna. La celebrazione Eucaristica, diligentemente e fecondamente vissuta, sarà certamente la prima sorgente alimentatrice della nostra fraternità. Ma tanti altri elementi, spirituali ed anche umani, contribuiscono a tenere vivo tra noi il clima di quella carità che unisce i cuori nella comprensione, nel compatimento, nella collaborazione, nella gioia. Un motivo specifico, e direi di particolare interesse, noi abbiamo per farci tutti costruttori del nostro Cenacolo di carità. Ho letto, in un libro che tratta del rinnovamento, queste parole che non ho dimenticato, anche perché vengono da persona di larghissima esperienza di vita religiosa e di Capitoli Generali: Il rinnovamento non può compiersi senza la carità. Rinnovamento infatti significa un amore più grande e strutture migliori per dare impulso a questo amore più grande. Quanto sono lontani dal vero coloro che pensano che per amore delle riforme può essere violata la carità! Noi abbiamo creduto, e vogliamo credere nel senso più pieno, alla carità. Proveniamo da tutti gli angoli della terra, apparteniamo a tante diverse culture e civiltà e costumi. La gamma delle nostre età è abbastanza differenziata; anche idee e punti di vista non sempre potranno coincidere. Tutto questo sarà superato dalla nostra fraternità. Non per nulla ci diciamo e sentiamo di essere figli dello stesso Padre.


Dalla integrazione delle nostre forze la conquista dell'unità


Il frutto più prezioso e ambito di questa carità di Cenacolo sarà l' avveramento della preghiera-testamento di Cristo, ut unum sint, riecheggiata alle origini della Congregazione sulle labbra del nostro Padre. Nel lontano 1869, appena Don Bosco potè avere da Roma la sospirata approvazione della Congregazione, riunì quei primi nostri fratelli e tenne una lunga conferenza su questo argomento, a vivere in unum, sviluppando i tanti motivi e gli aspetti di questo vivere in unum (MB IX, 571 ss.). In questo momento sento di essere l' eco della voce accorata del Padre: viviamo, operiamo con la volontà protesa verso l' unità. Facciamo veramente comunione. Lo so, noi portiamo nel nostro cuore le inquietudini, le tensioni, le istanze, le impazienze, i mille aspetti della crisi che travaglia la Chiesa e la società, ed è presente nella Congregazione. Come dicevo prima, portiamo qui, per un insieme di cause, mentalità, sensibilità e preoccupazioni spesso forse assai diverse. Le diversità saranno una provvidenziale ricchezza, se agiranno in un piano superiore di una vera ed autentica comunione. Nessuno però può pensare e tanto meno desiderare un' unità precostituita, diremmo quasi prefabbricata, un unanimismo u artificiale e per nulla fecondo. Noi pensiamo e auspichiamo un' unità conquistata perché sinceramente voluta, ricercata e sofferta anche: dico sofferta, e a ragione. Il Card. Doepfner, aprendo i lavori del grande Sinodo dei Cattolici della Germania Federale, li invitava all' unità citando le parole di S. Paolo agli Efesini: Siate zelanti nel conservare l' unità che dà lo Spirito. Ma faceva notare che poco prima l' Apostolo invitava gli stessi cristiani a sopportarsi l' un l' altro con amore fraterno, meglio ad accettarsi gli uni gli altri. Queste parole - dice il Cardinale - suppongono conflitti, divergenze di idee, controversie, punti di attrito. Noi aggiungeremmo: ciò è nell' ordine delle cose; non sarebbe normale se non fosse così. Ma il travaglio e la sofferenza vicendevole nella ricerca della verità, se animato da vero e concreto amore fraterno, e specialmente dall' amore puro e sincero per Don Bosco, per la Congregazione, ci faranno accettare gli uni gli altri e ci faranno trovare nei tanti problemi il punto di incontro, la sintesi per la miglior soluzione, che sarà frutto felice dell' integrazione delle diverse e preziose energie presenti nel Capitolo.


Al lavoro, con coraggio e fiducia!


Carissimi Capitolari, confido che mi abbiate perdonato il lungometraggio di questo mio discorso. Spero che non sia a scapito dell' efficacia delle cose dette con cuore di fratello, nel solo intento di rendere il mio doveroso servizio alla comune Madre, la Congregazione. Ed ora, al lavoro con coraggio e con fiducia! Affrontiamo i problemi che ci attendono, con animo scevro da ogni trionfalismo o da semplicistico facilismo. Noi non dobbiamo e non vogliamo aver paura di guardare in faccia i problemi, l' ho già detto, ma non vogliamo neppure farci prendere, dinnanzi alla mole di problemi che la situazione ci impone, dallo scoraggiamento dei pavidi, da un pessimistico disfattismo. Il nostro Capitolo vuole agire partendo da un realismo visto però con coraggio. Ma quale coraggio? Quello che è virt—, e virt— dei forti e quindi dei saggi, ch la fortezza vera non può essere disgiunta dalla saggezza. Questo coraggio, dunque, frutto della fortezza e della sapienza unite in felice simbiosi, non si può confondere con l' avventatezza spavalda di chi corre verso l' ignoto. Il nostro dunque sarà anzitutto il coraggio degli uomini forti che pensano prima di osare. Ma sarà anche qualcosa di più. Sentiamo rivolte a noi le parole dette da Gesù agli Apostoli: Non abbiate paura, sono io!. E Gesù, ricordiamolo, . è il padrone dell' impossibile, come scrive P. De Foucauld, con quella padronanza delle cose e dei cuori che dà, a quanti si abbandonano a Lui, il senso della sicurezza e della pace in mezzo ai marosi: "Nulla ti turbi!".


Le ragioni della nostra fiducia


Ho invitato anche alla fiducia, e ben fondata. Abbiamo in Congregazione forze sane, e tante, in tutte le categorie, i livelli, le età, in ogni angolo della terra. Bisogna conoscere la Congregazione, tutta la Congregazione, in tutte le sue componenti, per rendersene conto. Vorrei specialmente mettere in evidenza che abbiamo in Congregazione una gioventù, certo, con idee, atteggiamenti, esigenze, sensibilità spesso assai diverse da quelle delle generazioni precedenti, talvolta anche vittima dell' insicurezza, di un problematismo esasperato, di un secolarismo che oscura e cancella il sovrannaturale; ma fra questa gioventù ci sono anche elementi magnifici sotto ogni aspetto: vivono generosamente la loro consacrazione, amano sinceramente Don Bosco e la Congregazione, pur vedendone i difetti e le inefficienze, sono pronti a donarsi fino al sacrificio, hanno una pietà solida, convinta: sono le nostre speranze, il domani della Congregazione. Lasciate che vi dica ancora. La Chiesa ha fiducia nella Congregazione, una fiducia che viene da chi ci conosce su un piano possiamo dire universale, una fiducia che certe volte mi fa quasi paura. Ancora nell' ultima udienza accordatami, Paolo VI, con espressioni che mi confondevano al pensiero delle nostre tante deficienze, ha voluto confermare questa grande fiducia sua e della Chiesa nella nostra Congregazione. Parlando poi con Generali di altri Ordini e Congregazioni ho modo di ridimensionare il giudizio sulla nostra realtà pur con tutte le deficienze che non dobbiamo ignorare né sottovalutare. Fra l' altro vedo che tutti ci dibattiamo tra difficoltà assai simili. Ma abbiamo ancora motivi di fiducia, direi, familiari, del tutto speciali. E' forse un fatto unico: nelle origini della Congregazione c'è una presenza del sovrannaturale senz'altro eccezionale. Parlando della Congregazione, del suo nascere, del suo sviluppo, Don Bosco diceva testualmente: Si può dire che non ci sia cosa che non sia stata conosciuta prima. Non diede passo la Congregazione senza che qualche fatto sovrannaturale non lo consigliasse, non mutamento o perfezionamento o impedimento che non sia stato preceduto da un ordine del Signore. E qui perciò - è ancora Don Bosco che parla - giudico bene che si lasci l' uomo... A me che cosa importa che di questo parlino in bene o in male? Che mi importa che gli uomini mi giudichino più in un modo che in un altro? Ma è necessario che le opere di Dio si manifestino! (MB XII, 69). Non può far meraviglia allora l' affermazione impressionante di Don Bosco: " Fra tutte le Congregazioni e gli Ordini religiosi forse la nostra fu quella che ebbe più parola di Dio (MB XVI, 305). Stando così le cose, come possiamo pensare che nel momento in cui la Congregazione, per volontà della Chiesa e quindi di Don Bosco stesso, è chiamata come ad una rinascenza, il Signore la abbandoni lasciandole mancare quella presenza d' ispirazione e di guida di cui le è stato tanto generoso alle origini? Abbiamo tutto il diritto di contare sull' aiuto del Signore: Adiutorium nostrum in nomine Domini!


«E' Maria che ci guida»


Questo aiuto cercheremo di meritarlo, ma ci sarà più facile ottenerlo tramite la Vergine Ausiliatrice. Due figure sono inscindibili, anche se per motivi diversi, nella vita e nella missione di Don Bosco: il giovane e la Madonna. In quella lontana mattina dell' Immacolata del 1887 Don Bosco, come voltandosi a guardare il lungo non facile cammino della sua vita, ai Salesiani che lo circondavano commossi, disse: " Abbiamo camminato sul certo: non possiamo errare. E' Maria che ci guida! (MB XVII, 349). Era una verità che Don Bosco ripeteva abitualmente, confermata in mille occasioni ed in mille modi: Maria fu sempre la mia guida! (MB V, 155). Se lo è stata per il nostro Padre, Maria non vorrà essere guida a noi che nella fedeltà incondizionata a Don Bosco vogliamo in questi mesi lavorare perché la Congregazione esca da questo Capitolo qualis esse debet? Con la fiducia illimitata del nostro Padre in Maria, col fervore degli Apostoli nel Cenacolo, stringiamoci attorno a Lei ripetendole con cuore filialmente umile: O Maria, sei stata guida sicura al nostro padre nel nascere e nello svilupparsi della nostra Famiglia. Sii anche a noi, consapevoli della nostra debolezza e insicurezza, guida sicura nel cammino che la Provvidenza ci ha segnato, per portare la nostra amata Congregazione a quel vero e fecondo rinnovamento, che sia per essa una rinascita di primavera! ".


Roma, 10 giugno 1971




Allegato 3


Presentazione del Rettor Maggiore

della «Relazione Generale

sulla Stato della Congregazione»


Carissimi Capitolari,


sono qui ad adempiere al mandato del Capitolo Generale XIX. All' art. 31 del Regolamento dello stesso Capitolo si legge: In una delle sedute iniziali del Capitolo il Rettor Maggiore farà una relazione generale sullo stato della Congregazione ". Data la novità della cosa, ho cercato di vedere il modo più atto per rispondere e interpretare la volontà del Capitolo Generale XIX. Dico interpretare, perché è chiaro che una relazione "sullo stato della Congregazione", - sono queste le sole parole del Regolamento - in mancanza di ogni altra concreta indicazione, può essere impostata in forme diverse. Appunto per questa difficoltà e nella preoccupazione di fare opera utile a tutti ho voluto servirmi della collaborazione del Consiglio.


La collaborazione del Consiglio Superiore


Viene qui opportuno far presente che - come per questa relazione così per ogni altro problema che fosse anche solo di qualche rilievo - abbiamo sempre lavorato collegialmente con evidente frutto e vantaggio. Sono infatti sempre più convinto che, oggi specialmente, è possibile affrontare utilmente i problemi e risolverli adeguatamente, solo mettendo insieme, in libero, sereno e rispettoso confronto, angolazioni, punti di vista, valutazioni. Ho potuto costatare sempre che tale confronto di idee e di mentalità, attuato in questo clima di assoluta libertà e insieme di vicendevole rispetto e stima, porta sempre a quelle sintesi conclusive che rappresentano il meglio a cui, omnibus perpensis, chi ha l' ultima responsabilità decisionale può arrivare. E appunto a questo metodo, del resto sostanzialmente indicato e caldeggiato sia dal Vaticano II che dallo stesso Capitolo Generale XIX, ho cercato di attenermi con la cordiale, fraterna e costruttiva collaborazione di tutti i membri del Consiglio. E qui credo mio preciso e gradito dovere dinanzi a questa solenne assemblea dare atto di questa feconda opera svolta attorno a me dai membri del Consiglio Superiore. Mi pare di poter dire che sempre abbiamo lavorato in unità di intenti per servire la Congregazione nei suoi veri interessi, e in particolare per realizzare le deliberazioni vivificanti uscite dal Capitolo Generale XIX e immettere e fare circolare in Congregazione lo spirito rinnovatore che ne era venuto. Questo impegno - voi avrete modo di costatarlo anche attraverso la lettura della relazione - iniziato e portato avanti con tanto slancio subito dopo il Capitolo, si è trovato quindi dinanzi a difficoltà di vario genere. Una è la seguente: mentre infatti si iniziava l' azione per la messa in atto delle deliberazioni del Capitolo Generale XIX già avanzava quello che è stato detto da qualcuno il vento del post-concilio. Di fatto la Congregazione è venuta a trovarsi, per così dire, nell' occhio del ciclone, proprio nel momento in cui si era messa in moto la macchina destinata a rendere operante il Capitolo Generale XIX che aveva recepito non pochi valori conciliari. Questa coincidenza, giova tenerlo presente, ha avuto ripercussioni e conseguenze ben rilevanti, aggravate dal fatto che contemporaneamente abbiamo dovuto mobilitare e convogliare le nostre forze per circa tre anni alla preparazione del Capitolo Speciale voluto dall' Ecclesiae Sanctae. Certo è stato un bene, un gran bene, oltrech un dovere verso la Chiesa e la Congregazione; ma non si può negare che non poche deliberazioni e orientamenti del Capitolo Generale XIX per forza di cose non hanno potuto portarsi avanti.


Caratteristiche della relazione


Tornando alla relazione che viene presentata alla vostra attenzione, come accennavo sopra, essa è frutto del lavoro congiunto di tutti i membri del Consiglio, che vi hanno apportato prima suggerimenti e idee per la sua impostazione, e quindi, ognuno nell' ambito delle sue competenze, tutti gli elementi d' informazione di prima mano a loro disposizione sui vari argomenti trattati nella relazione. In un secondo tempo essa è stata ancora esaminata e discussa collegialmente e quindi rielaborata e - per così dire - armonizzata dal Rettor Maggiore tenendo conto dei rilievi e delle osservazioni ricevute. Malgrado questo lavoro, la relazione non può avere la pretesa di essere perfetta ed esauriente. A parte la difficoltà e l' incertezza derivante dal fatto che è la prima volta che si appronta un simile documento, c'è da dire che ci si è trovati dinanzi a difficoltà non lievi e di varia indole. Eccone una. La Congregazione è una realtà viva e composita, con differenze di situazioni spesso assai notevoli: di qui la difficoltà di presentare una relazione che, senza perdersi in particolareggiate analisi, dia nello stesso tempo un' immagine fedele della realtà dell' insieme della Congregazione. Mi pare però che, malgrado le sue manchevolezze e i suoi limiti, la relazione non è solo un atto di ubbidienza al Capitolo Generale XIX, ma viene ad offrire a noi, e quindi alla Congregazione, una certa radiografia di essa. I Capitoli Ispettoriali Speciali hanno avuto in mano una radiografia di quello che pensava la Congregazione. Questa relazione, pur nei suoi limiti, si può dire una radiografia di quello che la Congregazione di fatto opera e del come opera nei fondamentali settori della sua vita. Ho parlato di radiografia: forse la parola non è esatta, non si tratta neppure di N fotografia panoramica della Congregazione. La roto è essenzialmente statica, coglie un momento di una realtà. La relazione che si offre alla vostra attenta lettura è invece - si comprenda la parola - dinamica. Essa infatti non si preoccupa tanto di fissare lo stato della Congregazione oggi, quanto di far vedere - in prospettiva dinamica - come si è arrivati allo stato attuale attraverso l' evoluzione di questi sei anni. La relazione oltreché dinamica è - almeno relativamente - sintetica. Le più che cento pagine però, come potete costatare, appunto perché sintetiche, sono dense e sono integrate da statistiche raccolte in apposito fascicolo. Esse, lette e interpretate rettamente, servono a dare una visione panoramica, aggiornata e documentata della Congregazione in tutti gli aspetti essenziali della sua vita. Aspetti particolari e dettagliati della vita della Congregazione saranno illustrati e, quando occorre, sviluppati man mano che il Capitolo si addentrerà nei singoli, specifici argomenti. Per concludere questa prefazione che mi è parsa necessaria, penso e spero che la relazione che il Rettor Maggiore vi presenta a nome del Consiglio verrà fra l' altro a facilitare il vostro lavoro in quanto vi offrirà una visione non solo settoriale della vita della Congregazione, ma generale o almeno assai ampia, - anche se non assolutamente completa - e insieme, nei limiti del possibile, aggiornata. Vi potrete così rendere conto dell' humus su cui dovete seminare, delle situazioni vive e reali alle quali dovete interessarvi, del clima nel quale devono calarsi le nostre deliberazioni.


Il salesiano al centro dell'interesse della Congregazione


La relazione ha un' impostazione, e conseguentemente segue un filo conduttore che risponde ai ricchi orientamenti usciti dal Capitolo Generale XIX. Il Salesiano al centro dell' interesse della Congregazione, è stato uno degli orientamenti più significativi, più fecondi e impegnativi datici da quel Capitolo. Esso, nel porre il salesiano al centro, evidentemente intendeva farlo più salesiano, meglio salesiano; mirava a promuoverlo nella sua interezza e totalità, come uomo e come battezzato, come consacrato e come apostolo, specificatamente dedicato a continuare la missione di Don Bosco, nel suo spirito, col suo stile. La Congregazione infatti non sono le opere, ma i Salesiani, e la Congregazione in tanto è attiva e feconda in quanto ogni salesiano risponde all' immagine ideale che la Chiesa e la società stessa se n' è fatta. Tale impostazione, rispondendo ad istanze profonde, sentite e assai valide in Congregazione, se è vero che ha trovato rispondenza e sviluppo, non può dirsi per altro che l' abbia avuta nella misura e nei modi che ci si ripromettevano. Non è il momento per fare una diagnosi approfondita e particolareggiata delle cause, invero assai complesse e collegate anche con situazioni estranee alla Congregazione, che hanno potuto limitare l' attuazione irradiante e capillare di questo vitale orientamento: il Salesiano al centro dell' interesse della Congregazione. Quel che si può dire però con umile e serena sincerità si è che del cammino se n' è fatto in questo senso. La relazione, anche se non appare con chiara evidenza, di fatto accompagna e presenta gli aspetti e i momenti della vita del Salesiano, che è vita di consacrazione, di preghiera, di fraterna e operante convivenza, di apostolato.


I momenti della formazione


Ma il Salesiano come tale non nasce adulto, formato. Ecco allora tutte le fasi di questo sviluppo, dalla nascita al coronamento del periodo detto strettamente formativo, con tutti gli elementi che tale periodo implica. Ma se è vero che c'è un periodo dedicato specificatamente alla formazione, non è men vero che anche dopo tale periodo permane in tutti il bisogno e quindi l' impegno di quella che oggi si chiama "la formazione permanente". L' esperienza del così detto secondo noviziato realizzatosi a Caracas per una trentina di sacerdoti, dimostra tutta la vitale importanza di questa formazione permanente. La relazione tocca tutti questi momenti e aspetti della formazione che interessano la vita e il domani della Congregazione, alla luce della realtà di questi anni certamente non facili, che, per un insieme di motivi di varia natura a tutti ben noti hanno messo la Congregazione, e in particolare i responsabili della formazione in tutti gli stadi, dinanzi a problemi nuovi e complessi senza soste e con sempre maggior rapidità. Il fenomeno, presente, pur con diverse e talora anche notevoli gradazioni, in tutto il nostro mondo, ha accentuazioni acute e talvolta anche gravi in certe zone: la relazione cerca di dare un' immagine quanto più possibile realistica della situazione. Occorre però tenere presente, come già detto, la diversità di situazioni, spesso anche assai notevoli, che si riscontrano in Congregazione. A mio parere in tema di formazione, alla luce dell' esperienza nostra e altrui, specie in questi ultimi anni, bisognerà rivedere tutto quanto il contenuto dell' arco che abbraccia la formazione del Salesiano, dal primo manifestarsi della vocazione al raggiungimento delle mete essenziali, al suo continuo alimentarsi e rinnovarsi. Gli eventuali errori del passato anche più recente ci dovranno servire a correggerli col necessario coraggio, non disgiunto da sano realismo per battere anche vie nuove che portino il Salesiano del nostro tempo a vivere una vocazione autentica, convinta, robusta, specifica e feconda. Ancora a proposito di formazione, nella relazione troverete trattati a parte i problemi del P.A.S. Dalla lettura di quelle pagine vi renderete senz'altro conto che si tratta di un argomento di particolare importanza. Il Capitolo che rappresenta tutta la Congregazione non solo ne prenderà responsabile visione, ma dovrà studiare, almeno nelle grandi linee, le soluzioni dei problemi che si pongono; in modo particolare mi sembra che il massimo consesso della Congregazione, alla luce dell' esperienza, dovrà responsabilmente indicare che cosa la Congregazione attende ed esige dal P.A.S., quali orientamenti intende dare, perché ai sacrifici anche assai gravi che la Congregazione sopporta per la vita del P.A.S. rispondano adeguati frutti non solo intellettuali e culturali, ma insieme spirituali e apostolici, salesianamente validi.


La crisi delle vocazioni


Un argomento che nella relazione troverete trattato con certa abbondanza anche di dati è quello doloroso della crisi delle vocazioni. Il tema non riguarda solo la diminuzione dell' afflusso di nuove vocazioni, di cui pure si parla, quanto il fenomeno triste di quelli che lasciano la congregazione nei vari momenti del nostro curriculum. E' sempre penoso vedere fratelli che ci lasciano, ma lo è assai più quando si tratta di fratelli ormai avanti negli anni, legati già definitivamente alla Congregazione, alcuni anzi unti del carisma sacerdotale. Tutti sappiamo che si tratta di un fenomeno che affligge tutta la Chiesa, gli Ordini e le Congregazioni religiose maschili e femminili. Forse anzi non tutti sanno che la nostra Congregazione, se negli ultimi tre anni ha sofferto le perdite più sensibili, tuttavia nella scala statistica delle grandi Congregazioni maschili, almeno come risulta dai dati a noi pervenuti, avrebbe la percentuale tra le più basse di perdite. Un elemento che influisce notevolmente a determinare questa nostra situazione è il fatto che il numero globale dei neo-professi, pur essendo assai diminuito rispetto agli anni che potremmo chiamare del boom delle vocazioni, tuttavia si mantiene ancora ad un livello che compensa in discreta proporzione le perdite dovute alle uscite di Congregazione. Ma è chiaro che questa costatazione non può assolutamente farci chiudere gli occhi dinanzi alla realtà grave che incombe su Ispettorie e Congregazione. In modo particolare non possiamo per nulla sottacere e sottovalutare il fenomeno della emorragia anche grave e talvolta quasi cronicizzata di cui soffrono varie Ispettorie, concomitante con quello conseguente dell' invecchiamento del personale e della sua inadeguatezza ai compiti precedentemente assunti. Il problema, anzi la serie dei problemi, che impone la crisi delle vocazioni non è semplice né facile, ed è strettamente connesso con molti altri problemi, dei quali alcuni, ad un osservatore superficiale, potrebbero sembrare estranei ad esso. Come apparirà dalla relazione, si sono fatti dei passi avanti nell' affrontare ai vari livelli il problema quale si presenta oggi, ma mi pare di poter dire che c'è da fare ancora molto cammino, e cammino aspro e difficile. Bisognerà armarsi di tanta umiltà per esaminarci realisticamente e vedere con chiarezza, per quanto dipende da noi, le cause che hanno determinato e determinano questa emorragia, per affrontare decisamente, nei giusti termini e nei modi più opportuni, tutto il problema, in tutte le sue componenti. Il Capitolo Generale Speciale nelle cui mani è, possiamo dire, la vita e il domani della Congregazione, si occuperà a fondo del problema delle vocazioni, della loro crisi e di tutti i fenomeni che vi sono connessi. L' apporto di uomini così qualificati provenienti dai luoghi più diversi, ricchi delle esperienze più varie e specialmente animati da amore sincero e concreto a Don Bosco, che vive e si perenna nella Chiesa attraverso la Congregazione, sarà prezioso per rianimare nella Congregazione quella duplice feconda vitalità spirituale e apostolica che, mentre da una parte attenua le dolorose perdite, dall' altra attira e si fa credibile alla gioventù di questo nostro tempo.


I salesiani coadiutori


A proposito del " Salesiano e delle vocazioni e delle relative crisi, la relazione - a ragione - si sofferma a illustrare la situazione riguardante i nostri carissimi confratelli, i salesiani coadiutori, vista nei suoi vari aspetti e momenti. Dico subito che abbiamo in Congregazione, un po' in tutti i vari continenti, tanti magnifici salesiani coadiutori, non solo di età matura ma anche assai giovani, che sono sotto ogni aspetto esemplari: generosamente laboriosi, molto spesso veramente sacrificati; molti ormai dotati di una preparazione culturale e tecnica che li ha portati a disimpegnarsi brillantemente in incarichi non sempre facili. Anche la loro presenza nelle strutture di governo e nell' azione educativa si è dimostrata assai positiva. Ma quello che mi pare doveroso mettere qui in evidenza è la loro vita religiosa e salesiana vissuta con consapevole e spesso sofferta coerenza: dico sofferta, perché non sempre hanno al riguardo quegli aiuti diretti o indiretti che avrebbero diritto di attendersi. Fatta questa doverosa costatazione, debbo precisare che purtroppo alle perdite si aggiunge il fatto assai grave del ristagno delle vocazioni di coadiutori, al punto che numerose Ispettorie mancano, e non da oggi, di coadiutori, sia nel noviziato che negli anni seguenti. Questo vuoto non può lasciarci indifferenti. Pur riconoscendo le svariate cause che hanno concorso e concorrono a determinarlo, mi pare che siano anche cause dipendenti da noi. Il Capitolo - alla luce di tutta la realtà della situazione - non mancherà certamente di identificarle per trovare i mezzi e i modi più atti per eliminarle o almeno diminuirle. In Congregazione la presenza del salesiano coadiutore con le inconfondibili caratteristiche che lo distinguono nettamente dal laico delle tante altre Congregazioni (realtà non sempre e dovunque compresa) è qualcosa di essenziale. Come ho detto in altre occasioni, la Congregazione, a mio parere, non sarebbe quella che Don Bosco ha concepita e voluta, se per ipotesi assurda dovesse in un domani essere priva della componente tutt'altro che accidentale del salesiano coadiutore. Per questo l' argomento sarà certamente approfondito in questa sede, guardando a Don Bosco e a tutta la costante linea sviluppatasi in merito attraverso i suoi successori e, in pari tempo, guardando alla rinnovata valorizzazione data dal Concilio Vaticano II ai laici nella Chiesa e nella vita religiosa e alle vivificanti prospettive che ne derivano.


L'azione salesiana e la gioventù operaira


Ma il salesiano, - sia come persona che come elemento vivo della comunità a livello locale, ispettoriale e di Congregazione -, per vivere la sua peculiare vocazione deve essere un realizzatore della missione che la Provvidenza ha affidato alla Congregazione. Salesiano e missione del salesiano sono due elementi che si richiamano necessariamente a vicenda. Ecco quindi la seconda parte della relazione che il Consiglio vi presenta: l' azione salesiana. Vi troverete illustrati, con i criteri che ho accennato sopra, senza cioè scendere a particolari, i settori in cui si sviluppa e si articola il nostro apostolato nel mondo. E' superfluo che tale apostolato, mentre ha un' area nettamente preferenziale nella gioventù specialmente povera e bisognosa, è anche vero che si esplica, sin dalle origini, in un certo pluralismo. A proposito di apostolato tra la gioventù povera, di opere di assistenza e promozione sociale, per avere ed offrire una conoscenza il più possibile completa e aggiornata abbiamo chiesto a tutte le Ispettorie un' ultima fatica in questa laboriosa preparazione del Capitolo Generale. Più che un arido e atono elenco abbiamo chiesto una relazione che presenti e descriva oggettivamente gli aspetti e le implicanze in tutte le attività che comunità, gruppi ovvero singoli confratelli esplicano nelle forme più varie a servizio dei poveri, giovani anzitutto. Desidero ringraziare qui i confratelli che nelle rispettive Ispettorie si sono sobbarcati al lavoro di sistematica raccolta di tutto il materiale informativo richiesto. Ma in questo momento credo di interpretare il sentimento unanime della assemblea esprimendo la riconoscenza della Congregazione alle migliaia di confratelli che sotto tutti i cieli, nelle forme più diverse e ardite, con senso di totale dedizione, sempre fasciata di umiltà e semplicità, schiva da ogni ricerca di riconoscimenti o comunque di pubblicità, guardano sempre a Cristo e a Don Bosco, sono i buoni samaritani di tanti poveri fratelli bisognosi. Poco tempo fa Paolo VI parlandomi dei nostri confratelli che operano - poveri tra i poveri - nella immensa e misera baraccopoli di Tondo (Manila), da lui visitata, mi ripeteva con accenti di profonda, convinta commozione: Sono eroi! Sono eroi!. Come i confratelli di Tondo, moltissimi altri meritano questo elogio. Infatti, grazie a Dio, i confratelli di Tondo non sono i soli in Congregazione a lavorare con spirito di sacrificio animato da quella gioia che viene dalla fede. Con la energica spinta che verrà dal Capitolo speriamo che il loro numero si accresca, e, col numero, quello spirito di carità sovrannaturale che è l' unico efficace propellente capace di spingere a queste generose salesiane attività. Tornando alla documentazione delle attività a servizio dei poveri, penso che in essa i Capitolari troveranno materiale sufficiente per rendersi conto della reale posizione della Congregazione in questo campo così congeniale alla Congregazione e a cui oggi nella Chiesa e nel nostro ambiente si è - a ragione - particolarmente sensibili specie da parte dei giovani. Questa documentazione verrà messa a disposizione dei Capitolari nella sua forma originale così come è pervenuta dalle singole Ispettorie. Nella documentazione, facilmente, accanto a molte lodevoli luci si troveranno notevoli ombre, opacità e forme che tradiscono una sensibilità attenuata e forse in certi casi anche necrotizzata. Compito del Capitolo sarà evidentemente quello di trovare forme nuove per ridare ove occorra rinnovato e coraggioso slancio al lavoro a servizio della gioventù povera nel solco e nello spirito del nostro Padre.


I centri giovanili


Proprio a proposito di questo nostro insostituibile apostolato che è anzitutto e prevalentemente diretto ai giovani, credo opportuno, riferendomi alla relazione sullo stato della Congregazione, sottolineare due fatti che mi sembrano assai indicativi, e tra loro interferenti . Nel 1967 il Rettor Maggiore aveva lanciato l' iniziativa della creazione di un centro giovanile in ogni Ispettoria, trasformando anche qualche opera preesistente, con lo scopo di poter presentare, in ogni Ispettoria, un' opera che, pur nella fedeltà sostanziale all' idea dell' Oratorio di Don Bosco, la rinnovasse adattandola con coraggio al nostro tempo e mettendola a servizio dei giovani di oggi, con attività che rispondessero alle vere e varie esigenze dei tempi. Questo invito, è chiaro, importava anzitutto uno sforzo e un impegno per cercare vie nuove rispondenti ai bisogni di oggi. In omaggio alla verità e con tutta sincerità, debbo dire che l' invito non consta abbia avuto molta fortuna: qualcosa si è fatto, e sono lieto di darne il meritato riconoscimento, ma si deve ammettere che è stata poca cosa, quando non si è trattato di applicare una etichetta che in qualche modo canonizzasse iniziative ben lontane dall' idea del vero Centro Giovanile. Il fatto, a mio parere, va sottolineato, non tanto per quello che può essere in se stesso quanto per le motivazioni e le situazioni che esso sottintende e per la sua strettissima relazione con l' altro fatto di più vasta dimensione e gravità di cui si occupa la relazione al Capitolo Generale e sul quale desidero richiamare la vostra particolare attenzione.


Il ridimensionamento e i suoi riflessi


In ottemperanza al deliberato del Capitolo Generale XIX il Rettor Maggiore col suo Consiglio, dopo un lungo e approfondito studio di preparazione, invitò la Congregazione in tutti i suoi membri attraverso i vari organi di governo a collaborare per la realizzazione di quella vasta, complessa e vitale operazione che andava sotto il nome di Ridimensionamento delle opere. Anche se imperfetto, era comunque il primo tentativo - si direbbe ante litteram - di interessare tutti i membri della Congregazione a problemi della medesima. I risultati di questa operazione quali furono? Dobbiamo sinceramente riconoscerlo: non furono brillanti. D'altronde le molte cause del mancato successo, ad un esame sereno e approfondito, si sono potute ridurre ad una. E qui dobbiamo con tutta umiltà dirlo: nelle varie componenti della Congregazione non si era preparati né psicologicamente né tecnicamente ad affrontare, e con la necessaria chiarezza e con l' ancor più necessario coraggio, la somma dei problemi che il ridimensionamento imponeva, né a rendersi conto concretamente dei tanti valori e interessi spirituali, apostolici e formativi che esso voleva non solo difendere ma potenziare, tenendo conto della realtà in cui la Congregazione vive e delle prospettive a cui inesorabilmente va incontro nel prossimo futuro. Infatti non si trattava solo di chiudere delle opere, ma di studiare tutto un piano operativo realistico, lungimirante e a largo raggio di cui la riduzione delle opere era solo una parte o meglio un punto di partenza. Ma come ho detto sopra non si era allora sufficientemente preparati e maturi per un' operazione di queste proporzioni. Debbo tuttavia dire che questi ultimi anni hanno registrato su questo punto una positiva evoluzione nel nostro mondo. Una prova evidente di ciò la troviamo nel fatto che in non poche Ispettorie l' operazione del Ridimensionamento è stata ripresa, spesso anche in Capitoli Ispettoriali e con criteri decisamente diversi da quelli piuttosto negativi del primo tempo. Segno evidente che le idee giuste, se pur lentamente, camminano e finiscono col farsi strada e trovare accoglienza nelle anime aperte alla verità e al vero bene. Comunque il ridimensionamento ha portato qualche frutto: il blocco quasi totale di nuove opere... Ma quanta fatica per resistere alle pressioni! Il mancato pronto successo del Ridimensionamento, per i motivi accennati, mi pare un richiamo realistico: nel formulare piani di lavoro si deve sempre tenere conto del terreno su cui devono poggiare e prima ancora degli uomini che devono saperli e poterli realizzare.


I Dirigenti


Col Ridimensionamento era ed è intimamente connesso il problema dei Dirigenti a tutti i livelli nella Congregazione. Tale problema, conviene dirlo subito, è sentito anche fuori della Congregazione, nella Chiesa e nella società civile e in settori particolarmente importanti: politica, industria, economia, sindacati, ecc.; e questo per cause complesse che non è qui il caso di elencare. Esaminando il nostro ambiente, tutti costatiamo ogni giorno le difficoltà per reperire dirigenti che rispondano alle esigenze di oggi nelle comunità e nelle opere. Le difficoltà sono aggravate anzitutto dal gran numero di posti dirigenziali da coprire; faccio notare che non sono solo gli Ispettori e i Direttori ad avere compiti direttivi. Pensate, ad esempio, ai Vicari Ispettoriali - per non parlare dei locali - , ai Parroci (circa 700 parrocchie!) ai Presidi, agli Economi Ispettoriali, ai Maestri dei novizi, ai Direttori di oratorio, ecc. Un computo con buona approssimazione porta a questa conclusione: da ogni 2-3 sacerdoti salesiani bisogna ricavare un Dirigente. Questo può spiegare tante situazioni, diciamolo pure, tante deficienze nei più vari settori della nostra vita, da quello religioso a quello pastorale, da quello organizzativo a quello amministrativo. E' vero, si è cominciato a dare una certa specifica preparazione ai nuovi Ispettori; qua e là da qualche anno si organizzano corsi per neo-direttori e per altri responsabili di particolari settori. Molto bene: ma tutto questo non risolve il problema, che è assai vasto ed ha incidenze non certamente positive nella vita della Congregazione. Quello della carenza del personale dirigente, già da solo assai grave, si accompagna ad altre situazioni provenienti, almeno in notevole proporzione, dalla stessa matrice: la sproporzione tra personale e impegni di attività. Più chiaramente, come è stato ripetutamente fatto osservare, c'è stato uno sviluppo eccessivo in senso quantitativo: voglio dire, si sono moltiplicate le opere, talvolta anche in concomitanza del calo evidente delle vocazioni, con conseguenze che non è difficile costatare. A me pare che, anche per l' emorragia che affligge in questi momenti la Congregazione, bisognerà con estremo coraggio restringere i fronti, studiando bene le nostre scelte. Solo così la Congregazione potrà operare il suo vitale ed indilazionabile sviluppo qualitativo in profondità, potrà cioè curare la qualificazione anzitutto spirituale-teologica-pastorale - oggi più che mai necessaria - e insieme quella culturale-professionale-tecnica dei confratelli. Penso, per esempio, al bisogno che abbiamo di confratelli preparati in Teologia Spirituale, in Catechesi, in Liturgia: penso come occorra preparare soggetti nei vari settori delle Comunicazioni Sociali, in primo luogo la stampa. E' vero che qua e là si è avvertita questa grave necessità e ci si muove, ma non basta: occorre - a mio parere - un' azione nella Congregazione che risponda a piani concreti con criteri realistici . Auspico che i Capitolari, riprendendo le preoccupazioni che già furono del Capitolo Generale XIX, diano alla Congregazione quelle chiare e precise direttive atte a salvare queste due esigenze vitali: la qualificazione dei salesiani specie per le case di formazione, e insieme l' adeguamento del personale dirigente ai bisogni di oggi .


Le missioni


Una parola sul tema delle Missioni. All' invito del Rettor Maggiore per l' America Latina hanno risposto ogni anno un buon numero di sacerdoti: la necessità di forze nelle Ispettorie di origine non ha consentito sempre di accogliere molte domande; ma quelli che abbiamo potuto mandare hanno portato un valido aiuto in numerosi luoghi di missione o paramissione che ne avevano grave e urgente bisogno. Rimangono aperti vari grossi problemi. Mentre l' Asia, specialmente l' India, nel complesso si muove verso una certa autoalimentazione di vocazioni autoctone, l' Africa a questo riguardo si trova in una certa difficoltà e penso che il Capitolo - trattando delle Missioni - porterà la sua attenzione su questo enorme continente che offre un campo non solo vasto, ma aperto all' evangelizzazione. Problema grave, - anche per le responsabilità che ci derivano sia dai motivi storici che dalla nostra notevolissima presenza in quel continente - , è quello dell' America Latina. Paolo VI nella suaccennata udienza mi diceva testualmente: Aiutateci a salvare l' America Latina!. Noi sentiamo tutto l' accoramento di questo invito paterno e l' impegno che rimbalza nei nostri cuori. Don Bosco non sarebbe certamente rimasto insensibile; ma non possiamo nasconderci il calo sensibile e costante delle nostre forze in America Latina, malgrado l' apporto dell' Europa. Il Capitolo si occuperà di questo grande e difficile problema, ma penso che appunto la difficoltà stessa del problema ci impegnerà a trovare anche altrove adeguate soluzioni: una, mi pare, si deve cercare nel preparare laici espressi dalle nostre opere, per avere consapevoli e validi collaboratori nei disparati settori del nostro apostolato. Purtroppo sinora poco si è fatto da noi per valorizzare l' apporto prezioso dei laici. Si è appena iniziato qui a Roma qualcosa appunto per preparare seriamente laici che collaborino con noi nei paesi che ne necessitano, ma mi auguro che non solo in Europa, ma negli stessi Paesi dell' America Latina e di altri continenti, dopo il Capitolo Generale, ci si impegni seriamente a promuovere simili iniziative utilizzando l' esperienza di chi ci ha preceduto. Ne verrà doppio vantaggio: a chi riceverà l' aiuto di questi laici e, non meno, ai laici stessi che ne ricaveranno non poco arricchimento sia spirituale che apostolico e salesiano.


La solidarietà fraterna


Non posso tralasciare almeno un cenno sulla solidarietà fraterna". L' iniziativa, come si è ripetuto, scritto e detto, ha lo scopo di rompere certe barriere psicologiche e sviluppare una sensibilità comunitaria e insieme missionaria che si esprima con fatti concreti. Si rifà, lato sensu, al Perfectae Caritatis, anzi, all' idea conciliare. L' aiuto economico che ne è venuto per molte nostre opere che versavano in gravi difficoltà è stato certamente un frutto tangibile dell' iniziativa. E qui torno a ringraziare Ispettorie, comunità e confratelli che, compresi del significato e dello scopo dell' iniziativa, hanno voluto, - anche con notevoli sacrifici - venire incontro ai bisogni dei confratelli e delle opere in necessità. Ma la solidarietà non può e non vorrà fermarsi all' aiuto economico, anche se apprezzabile. La solidarietà, come del resto si incomincia a costatare, si dovrà allargare in campi e settori molto più impegnativi, che riusciranno fecondi per chi dà e per chi riceve. Sarà il segno e il frutto di quella carità che è alla base di tutto il rinnovamento nella Chiesa come nella Congregazione. Seguendo gli orientamenti del Perfectae Caritatis con il frutto della solidarietà abbiamo prestato il nostro fraterno aiuto anche fuori della Congregazione, a diocesi del Vietnam, a Vescovi e Religiosi del Pakistan e dell' India, ad opere sociali diverse in Brasile.


Apostoli sociali


Dalla lettura della relazione sugli Apostoli Sociali emergerà chiaro, col cammino fatto, quanto ce n' è ancora da fare e quanto spazio rimanga ancora aperto alla nostra attività per i Cooperatori; e questo sia per gli orientamenti del Concilio sull' Apostolato dei laici, sia per il potenziale preziosissimo di molteplice collaborazione cosciente e qualificata che noi possiamo trovare nei nostri laici e di cui abbiamo sempre più evidente e grave necessità. E' questo, a mio parere, un punto tra i più vivi e interessanti, connessi con la grande idea di Don Bosco che il Capitolo vorrà studiare per ricavare profonde e chiare conclusioni. Quanto agli Exallievi si sono ottenuti progressi in varie parti della Congregazione per organizzarli ed assisterli, ma bisognerà su questo argomento sviluppare la nostra sensibilità a tutti i livelli di responsabilità. La cura degli Exallievi non è un' attività superflua le cui sorti siano legate al modo di vedere dell' uno o dell' altro, ma il naturale e necessario completamento della nostra educazione costata anni ed anni di lavoro sacrificato di tanti salesiani. Anche essa quindi è una responsabilità che deve assumere la Comunità, anche se debbono essere incaricate necessariamente le singole persone. Comunque, il trascurare questa attività crea un vuoto e un danno come di mutilazione all' intera nostra opera educativa. Anche per gli Strumenti di Comunicazione Sociale potete costatare che si è cercato di fare dei passi avanti tenendo presenti norme e orientamenti del Concilio e della Gerarchia. E da notare che questo settore dell' apostolato fa parte degli scopi specifici della nostra Missione nella Chiesa. Il problema più grave e, diciamolo pure, non avviato a decisa soluzione, è quello delle persone preparate per questa forma di apostolato, oggi più che mai attuale sotto ogni aspetto. Ma anche qui il discorso si deve rifare al ridimensionamento delle opere, alla loro gerarchizzazione e alle conseguenti qualificazioni dei confratelli.


Governo e strutture


E veniamo al governo e alle strutture della Congregazione, come oggi si sogliono chiamare. Nella relazione, anche senza abbondanti dettagli, si trova sufficientemente descritto il lavoro di non piccola mole, che si è potuto compiere in questi anni a tutti i livelli, e, più ancora, l' evoluzione che si è andata maturando e traducendo in un nuovo stile e nuovi criteri di governo, evoluzione che apparirà tanto più notevole quando si confronti con la prassi e la mentalità stessa esistente ancora pochi anni fa, quando si diede il via alle deliberazioni del Capitolo XIX, che avevano trovato autorevolissime conferme nel Vaticano II. Un mazzo di idee è stato alla base di tutto questo lavoro che dal centro si è irradiato capillarmente e fruttuosamente nella Congregazione. Esse sono: corresponsabilità, cointeresse, partecipazione, informazione, dialogo. A queste idee rispondono moltissimi incontri del Rettor Maggiore con Ispettori, Consigli Ispettoriali, Direttori, Confratelli, se specialmente responsabili di particolari settori (es. Case di formazione) nei vari continenti, e in numerosi incontri di altri Superiori sia dei Dicasteri che Regionali con le Conferenze Ispettoriali e con altri gruppi e categorie di Confratelli. E stato osservato che mai in questi anni c'è stato un contatto così frequente e intenso fra il centro e la periferia. L' osservazione risponde a verità: aggiungerei che questi incontri in clima di fraterna comprensione, nell' intento di rendersi conto insieme e in loco dei problemi, sono - se ben preparati e programmati - uno strumento assai efficace per un governo che vuole ottenere non tanto un' esecuzione di deliberazioni comunque imposte dall' alto e da lontano, quanto la ricerca delle soluzioni più opportune alla luce della realtà, dei luoghi e dei tempi, e mettendo in comune e a fronte i frutti delle varie esperienze. Un aspetto molto positivo di questa collaborazione e corresponsabilità è risultata la consultazione dei confratelli in relazione a nomine per incarichi di particolare responsabilità. Nella grande maggioranza dei casi si è costatato assennatezza e maturità nei giudizi, e, conseguentemente, indicazioni bene centrate e felici. L' esperienza dimostratasi nel suo insieme assai positiva, come tante altre esperienze, sarà ben definita e perfezionata dal Capitolo Generale. Ma mi pare si possa senz'altro affermare che siamo sulla via giusta.


L'economia


E siamo all' ultimo punto della relazione: l' economia. Per venire al concreto, su questo delicato settore l' azione dell' Economo Generale, in continuo contatto col Rettor Maggiore e col Consiglio, si è sviluppata nelle due direttrici indicate dalle Costituzioni: guida e servizio alle Ispettorie, amministrazione di beni non appartenenti ad alcuna Ispettoria e cura delle attività proprie della Direzione Generale. La relazione vi dà ampio ragguaglio di quanto si è fatto per dare alle amministrazioni sia ispettoriali che locali un' impostazione rispondente all' importanza, alla delicatezza e in molti casi anche alla complessità del fatto amministrativo. I convegni a tutti i raggi e livelli, i corsi, la ininterrotta consulenza e i continui contatti tra periferia e centro, sono stati ottimi strumenti per migliorare molte situazioni nel settore amministrativo-economico-finanziario che ha bisogno di persone preparate debitamente. Permangono deficienze di varie forme e proporzioni, dovute a diverse cause: penso che il Capitolo vorrà insistere ed anche perfezionare questa azione che, se ben compresa, è un servizio necessario e quanto mai utile alla comunità e al suo lavoro apostolico. In secondo luogo, come accennato, l' attività dell' Economato Generale si è esplicata in tutti i settori di competenza propri della Direzione Generale. Debbo dire che anche questo è stato un lavoro che merita tutto il nostro riconoscente apprezzamento. La lettura della relazione servirà certamente a rendersi conto al di là di fantasie e di leggende anche variamente pubblicate, con danno evidente della Congregazione, della realtà, quella vera, assai diversa dalle suddette fantasie. La prima realtà che salta agli occhi di chi prende visione della relazione è questa: la Direzione Generale della Congregazione per affrontare le urgenti spese che importano tutte le sue attività non ha nessun cespite o contributo sicuro o fisso, né dalla Congregazione, né da fondi stabili. Come potrete costatare dalla lettura del resoconto, la Direzione Generale, con tutto ciò che questa parola importa e sottintende di oneri e di impegni a raggio mondiale, vive di quanto la Provvidenza manda attraverso i benefattori, spessissimo assai modesti e quasi esclusivamente dall' Italia: l' apporto di qualche casa - degno sempre di apprezzamento - rappresenta una goccia nel mare dei bisogni.


Viviamo con la carità dei benefattori


L' attività della Direzione Generale dunque in pratica è poggiata tutta sulla beneficenza. Ma vi verrà spontaneo chiedervi quali sarebbero le conseguenze di una cessazione ovvero anche di un ristagno di questa benefica fonte. Don Bosco che è sempre andato avanti fra debiti e benefattori non permetta che i suoi figli perdano quella credibilità che attira a Lui la benedizione del Signore anche attraverso l' aiuto materiale. Ad ogni modo penso che l' interrogativo bisognerà porselo, anche in vista del trasferimento a Roma della Direzione Generale, nell' eventuale ipotesi che il Capitolo volesse cercare altri orientamenti in relazione alla vita di tante nostre opere nel mondo alimentate dalla Direzione Generale. E' chiaro poi che noi viviamo e dobbiamo vivere anzitutto del nostro lavoro: ma deve essere altrettanto chiaro che, per i motivi più diversi, il nostro lavoro spesso non è sufficiente a mantenere le opere (penso alle enormi difficoltà che trovano non poche Ispettorie per sopperire alle spese del personale in formazione), tanto meno a crearne delle nuove, specialmente quando si tratta di certi tipi di opere che sono pure nella linea della nostra missione, come può essere una scuola professionale, un' opera di assistenza o una casa di Esercizi, ovvero l' Ateneo o la Casa Generalizia. In questi e in altri simili casi la Congregazione ha sempre avuto bisogno di benefattori, persone o enti, che in un modo o nell' altro sono venuti a supplire alla nostra assoluta mancanza di mezzi finanziari. Penso in questo momento, e solo a titolo di esempio, all' enorme mole di bene operato dalle case missionarie che per decenni hanno fornito a centinaia confratelli, si può dire, a tutto il mondo salesiano. Una documentazione fa ammontare il numero di salesiani usciti da queste case a circa 2.500. Ebbene, quelle grandi e benemerite opere portano dei nomi: Rebaudengo, Bernardi-Semeria, ecc. Sono i grandi benefattori che hanno dato i mezzi per costruirle o attrezzarle. E l' elenco potrebbe continuare; non solo in Italia, ma un po' in tutti i Paesi tante nostre opere esistono e vivono per la generosità di cui ho detto sopra. Anche recentemente si sono potute realizzare certe opere solo per l' aiuto offertoci da nuovi benefattori. Ma questo aiuto, dovunque ci è stato offerto, non ha mai condizionato in alcun modo il nostro apostolato, i nostri metodi, la nostra libertà di azione; non ci ha mai impigliato o invischiato in operazioni o situazioni comunque contrastanti o solo meno convenienti con la nostra condizione di religiosi, di salesiani. Certo non si possono distrarre ad altri scopi - che pure sarebbero di successo in certe particolari situazioni - beni ricevuti solo per determinati fini consentanei alla nostra missione. Io comprendo la sensibilità odierna e sono convinto che, tutt'altro che ignorarla, dobbiamo tenerla ben in conto e trarne le necessarie conseguenze anche operative. Il Capitolo si occuperà certamente di questo argomento che ha riflessi e ripercussioni di vasta portata in tanti settori della nostra missione. Ma mi parrebbe ingiusto e irrazionale anzitutto voler giudicare le situazioni passate o comunque provenienti dal passato con i criteri e la sensibilità di oggi. E poi mi pare che di fronte alle situazioni, sensibilità e istanze odierne dobbiamo procedere con quella serena e saggia visione di chi sa distinguere l' oro dalla ganga, ciò che è solo contingente, frutto di una certa ondata del momento, da ciò che ha valore perenne: così penso che Don Bosco anche in questa congiuntura saprebbe sentire rettamente i segni dei tempi. E' tempo di finire! Evidentemente, l' economia, debitamente inquadrata e nel ruolo che le spetta, ha la sua funzione strumentale nella vita della Congregazione, ma non è certamente questo il problema centrale di essa.


Il problema centrale è sempre il salesiano


Per me, e credo di avervi tutti d' accordo, il problema centrale della Congregazione su cui il Capitolo concentrerà il suo interesse e da cui tutti gli altri problemi dovranno prendere sostanza è il Salesiano, la sua identità, la sua missione, la sua formazione, lo stile di vita e tutti i valori che vi convergono. E' il salesiano la struttura viva, veramente portante della Congregazione, meglio, il cuore, la vita, la ragion d' essere della Congregazione. Per questo permettete che esprima ancora una mia ferma convinzione che, ancorata al Concilio, a tutto il magistero post-conciliare, alle esperienze raccolte in incontri con Superiori Generali, mi è stata suggellata dai contatti, numerosi e assai vari, che ho potuto avere nei vari continenti, con centinaia e centinaia di confratelli. A nulla servirebbe tutto l' immane lavoro sinora affrontato dalla Congregazione per preparare questo Capitolo e quello non meno impegnativo e pesante al quale ci accingiamo se, quod Deus avertat, da questo Capitolo non dovesse uscire un salesiano concretamente e vitalmente rinnovato. Ma possiamo con piena fiducia dire che l' ipotesi manca assolutamente di base: ne abbiamo i motivi. Per questo, riferendoci alla relazione che vi ho presentato e commentato, essa, con tutto quanto di positivo e di negativo offre alla vostra considerazione, mentre vi presenta un quadro il più possibile realistico, esistenziale della Congregazione, non vuole affatto indurre nella tentazione di indugiare in uno sterile criticismo, ma intende solo offrirvi una concreta piattaforma da cui ripartire con rinnovato slancio, dopo una coraggiosa e feconda revisione, per attuare il programma che già a conclusione del Capitolo Generale XIX dava con sintesi felice alla Congregazione Paolo VI e che non ha perso nulla della sua attualità: progredire. E' caro ed augurale ripetervi oggi questa parola anche perché in essa mi pare di sentire l' eco della parola sempre viva e attuale del nostro dolcissimo Padre: Noi non possiamo fermarci ". La Vergine Ausiliatrice ci aiuti a raccogliere concretamente il duplice, paterno invito: della Chiesa - nella persona del Papa - e del nostro Padre Don Bosco.




Allegato 4


Indirizzo di omaggio del Rettor Maggiore

al Santo Padre

in apertura dell'udienza concessa ai Capitolari


Beatissimo Padre,


sei anni fa, prima che il Concilio Vaticano Secondo celebrasse l'ultima sessione, la Santità Vostra si degnava accogliere i membri del Capitolo Generale Salesiano XIX e rivolgere ad essi una preziosa esortazione. Ci è parso, allora, che l'idea centrale fosse il ripetuto invito a « progredire ». In questi sei anni, certo non sempre facili, quella parola è stata per noi guida e sprone.

Anche le direttive inviate nell'aprile scorso al nostro Capitolo Generale Speciale, che oggi ho la gioia di presentare a Vostra Santità, e in particolare l'Esortazione Apostolica « Evangelica Testificatio », pervenutaci in un momento quanto mai propizio, e, recentemente, i documenti sinodali ci hanno illuminato e sorretto nelle nostre fatiche.

Tuttavia nell'animo di tutti i membri dell'assise capitolare era vivo il desiderio di un incontro con Vostra Santità per sentire ancora una parola di luce e di incoraggiamento nel lavoro che stiamo ultimando e in quello non meno impegnativo che ci attende dopo il Capitolo, per confermare al Papa la nostra filiale obbedienza e devozione, per riceverne l'apostolica benedizione.

In nome dei presenti e dell'intera Congregazione che essi rappresentano, ringrazio Vostra Santità per la benevolenza che ancora una volta ha voluto dimostrare agli umili figli di San Giovanni Bosco.

I nostri lavori, preparati da amplissima e direi appassionata partecipazione di tutti i Salesiani dei vari continenti e nazioni, durano da oltre sei mesi, e solo adesso, con la elezione dei membri del nuovo Consiglio Superiore, sono entrati nella fase conclusiva.

Li abbiamo condotti nel solco degli insegnamenti della Chiesa, del Concilio e del Magistero Ecclesiastico. Abbiamo avuto la preoccupazione fondamentale di operare, nell'ambito della nostra vita religiosa, quel rinnovamento di cui Vostra Santità offre alla Chiesa il più alto esempio e traccia le vie più sicure e feconde.

II nostro impegno costante durante tutti i lavori è stato quello della fedeltà a Don Bosco, alla nostra missione, in filiale devozione al Papa. Innanzi tutto fedeltà a Don Bosco, uomo di Dio e instancabile uomo di azione. Siamo persuasi che il miracolo delle sue opere ha una sola sorgente: la sua fede, vissuta secondo una spiritualità tanto semplice quanto profonda ed efficace; una fede cristocentrica, e perciò stesso ardentemente eucaristica e filialmente mariana.

La fedeltà al Fondatore ha necessariamente postulato la nostra fedeltà alla missione che Dio. gli ha affidato, e che noi ereditiamo dal suo zelo: i giovani, specialmente i più poveri, e i ceti popolari. Qui affiorano tutte le implicanze, i problemi e gli impegni del nostro servizio educativo nella Chiesa e nel mondo di oggi.

È noto poi a Vostra Santità l'amore di Don Bosco al Papa e alla Chiesa, della quale in tutte le circostanze volle essere obbediente e fedele servitore. I membri del Capitolo Generale Speciale hanno inteso fare propri, in questo nostro tempo, gli atteggiamenti e i sentimenti del Padre e Fondatore.

Ancorata a questi principi la Congregazione potrà osare nuove vie e nuovi strumenti di azione, col coraggio e l'audacia di Don Bosco, per svolgere nel mondo moderno quella azione cristianizzatrice e salvatrice ch'egli svolse in altro contesto sociale. E questo soprattutto in favore della gioventù, oggi specialmente oggetto di tante speranze, anche se talora miste ad ansie e perplessità.

Non ignoriamo le difficoltà ed angustie che ci attendono lungo il cammino del rinnovamento. Non vogliamo però che ci sorprendano la sfiducia e la stanchezza. Ci dà forza e vigore la coscienza della causa alla quale siamo votati nella vita della Chiesa.

Padre Santo, prima di concludere, permetta che le presenti una duplice filiale offerta, che però ha un unico sentimento e significato. Questa mattina abbiamo avuto la gioia di concelebrare nella Basilica di S. Pietro: tutti noi concelebranti abbiamo voluto applicare il santo sacrificio secondo le Sue intenzioni.

Le presento pure un'offerta per i Paesi più bisognosi e le situazioni più dolorose che toccano il cuore di Vostra Santità. Essa è frutto dei sacrifici, delle rínuncie di tanti salesiani sparsi nel mondo, che vogliono far sentire, come i concelebranti di stamane, tutta la loro filiale adesione alle Sue ansie di Supremo Pastore, di Padre e di Operatore di Pace e di Unità.

Accetti, Padre Santo, questa duplice offerta come nostro filiale omaggio natalizio. Ora attendiamo dalla parola di Vostra Santità o dalla Benedizione Apostolica, che vorrà impartirci, la luce e il conforto per la fatica che ci attende. Questa speciale benedizione la chiedo, Beatissimo Padre, sulla mia persona, sentendo in questo momento tutto il peso della rinnovata fiducia del Capitolo Speciale per il governo della Congregazione; la chiedo sul venerando Don Ziggiotti, Rettor Maggiore emerito; sui membri Bel nuovo Consiglio Superiore, che rispettosamente presento, e su quelli che, dopo lunghi anni di generoso servizio, lasciano l'incarico; su tutti i Capitolari presenti, e sull'intera Famiglia Salesiana, spiritualmente unita in questo atto di devota adesione al Vicario di Cristo, e di attuare il suo rinnovamento nello spirito e sotto gli auspici della desiderosa Chiesa


Roma, 20 dicembre 19





Allegato 5


Discorso di S.S. Paolo VI

durante l'udienza accordata

ai membri del Capitolo Generale Speciale *


Venerabili confratelli, figli di Don Bosco: a doppio titolo Noi vi potremmo parlare. Trascureremo il primo e cercheremo il secondo. Il primo sarebbe quello personale: memorie, incontri, relazioni, ... obbligazioni che uniscono la mia persona, la mia memoria alla vostra famiglia spirituale. E l'altro è quello che ci viene dall'ufficio che la Provvidenza ci ha dato, in virtù del quale, sì, vi rivolgeremo alcune parole, ma che non possono fare altro che rimare con quelle pronunciate testò dal... come lo chiamate? Superior Maggiore? (Rettor Maggiore)... Rettor Maggiore... siamo precisi! (risata). E se la nostra parola d'ordine nell'incontro precedente fu quella

di r progredire s la seconda parola, nel suo significato, può accor

darsi con questo che sto per dire a voi tutti, e, adesso, con maggior cognizione di causa, perchè negli anni che sono passati tante volte ho avuto modo di conoscere la vostra attività e le vostre degne persone; parola che sarà: « perseverare A, perseverare, essere fedeli. E così sia.

Non posso rinunciare, però, anche per il titolo primo, ai ricordi che affiorano nella memoria pensando a Don Bosco, e con cui si potrebbe formare l'oggetto di una pagina - come dire? - autobiografica.

Quando ho conosciuto Don Bosco? Non l'ho conosciuto personalmente, perchè sono vecchio, sì, ma non tanto! (risata). Bambino ricordo che nello studio di mio padre, proprio di fronte alla sua scrivania, in un angolo, c'era un quadretto per vedere il quale da vicino noi bambini, ragazzi, montavamo su una sedia; ed era un ritratto di Don Bosco, che aveva scritto, sotto, queste parole, credo autografe: «In fine di vita si raccoglie il frutto delle opere buone n. Quante volte, quante volte abbiamo visto questo quadretto e letto appunto la firma di questo che non era ancora nè beato nè santo, ma era già celebre e già conosciuto; e per di più conosciuto nell'ambiente della mia famiglia!

lo ho avuto uno zio, anche questo abbiamo impresso nei ritordi personali e marginali, che aveva studiato medicina a Torino, e che, non so come, sposò poi una mia zia, morti tutti e due a Milano; questo sì conobbe Don Bosco. E Don Bosco gli avrebbe detto queste parole: = Tu sarai il medico del mio corpo; ed io sarò il medico della tua anima Sono parole che sono passate, diciamo, nel patrimonio di memorie della nostra famiglia e che hanno sempre fatto impressione anche a me.

E poi, e poi vennero le conoscenze personali su cui sorvolo, a cominciare da quella carissima di Don Cojazzi. Don Cojazzi ebbe il merito, un merito che, come sono quelli nel nostro campo cristiano, hanno anche il loro lato di dolore; fece amicizia con un mio nipote. Si chiamava... Don Luigi, non è vero? Era un ragazzo pieno di vita, e chi non lo ha conosciuto non sa! insomma, non studiava niente (risata). Era esuberante di energie, di vivacità. Sua madre, ottima, santa donna, me lo affidò; lo avevo qualche anno di più, ero appena prete. Occorreva farlo pensare un po', almeno per passare gli esami! (risata). Lo sforzo non fece onore nè al maestro nè all'allievo. Ma questa brava madre, che lo seguiva con grande intelligenza e sapienza materna, lo incoraggiava: passeggiate, escursioni, eccetera. Non so, non so come avvenne che conobbe in una escursione Don Cojazzi. Da qui nacque niente meno che una vocazione salesiana. E lo lo accompagnai a Torino, e lui finì che stette 17 anni a Macao, non è vero?

Mi ricordo quando ritornò, dopo 17 anni. Suo padre, ormai vecchio, aveva per il figlio un'affezione che si era accresciuta, condensata in quei 17 anni in cui era vissuto strappato dalla famiglia, dalla casa, ... insomma, sì, missionario, missionaria... Volete un altro piccolo particolare? Partendo questo ragazzo disse a sua madre: • Se avessi un'automobile per laggiù! _. Sua madre la fece trovare a Venezia sulla nave. Allora era già tanto! Beh, rientrando a Ciampino, ricordo che aveva cambiato completamente fisionomia. Era arrivato un uomo; aveva anche la barba, e suo padre non lo riconobbe: « E' Luigi questo? E' lui? A. Dire così e scoppiare in pianto, come può essere in un incontro in queste circostanze e con questo affetto e con questi sentimenti, fu la stessa cosa.

Ma dobbiamo andare avanti, se no non la finiremmo più.

Qui rientrano incontri personali romani. Voi sapete che sono stato Assistente ecclesiastico del Circolo degli Universitari Romani. Chi era il mio predecessore? Era Don Munerati, fatto allora vescovo di Volterra. Tanto bastò perchè noi si facesse recapito a San Giovannino della Pigna, che è diventata la chiesina degli Universitari romani. Erano molto pochi ma ogni venerdì del mese si trovavano a San Giovannino della Pigna. lo ero dunque il loro Assistente e lì abbiamo sentito tante vicende, che adesso risparmio, riguardanti il periodo dii assistenza del mio grande predecessore, che è Don Munerati, e poi vescovo di Volterra, dicevo, grande giurista, molto conosciuto, veronese... benòn, benòn! (risata). Ma aveva anche lui le sue Regole, era un salesiano; e quello che gli premeva di più, ad un certo momento della sua assistenza al circolo di Roma - cosa che raccolgo da testimoni oculari e auricolari -, era di finire alle ore otto, perchè alle ore otto e un quarto lui doveva essere a tavola (risata). Erano tempi tempestosi, come questi press'a poco; non c'era contestazione, ma insomma non si andava mai d'accordo... E una volta ebbe la felice idea, ma, ahimè, un po' ingenua, di dire: - Sentite, figlioli, finiamo! Guardate, andate da Benedetto (Benedetto era il sacrestano, un ometto tanto caro), portategli questo biglietto -. E scrisse: - Date ai portatori di questo' biglietto due bottiglie di vino, perchè finiamo facendo un brindisi alla nostra adunanza -. Partirono come frecce e tornarono in un istante. Ma non tornò il biglietto, che rimase in tasca agli studenti (risata), i quali, di tanto in tanto, senza dir niente a Don Munerati, tornavano da Benedetto (risata), il quale in perfetta buona fede dava Il vino. Arrivò un momento che Don Munerati se ne accorse e... « ma che cosa succede?' disse. E l'episodio finì.

Ma gli altri episodi non sono finiti, perchè... perchè ho avuto tante occasioni poi di incontrare vostri confratelli. Accenno a Don Biavati, per esempio.., oh eccolo, bravo! Accenno a Don Sinistrero, tanto bravo, che è a Villa Sora, mi pare, no?

Non parliamo di Don Tomasetti, compianto, molto bravo. E il suo successore Don Castano. E così via.

Ma dato che Don Ricceri ha detto che una delle prerogative, dei segni distintivi della vostra vocazione è di occuparvi dei poveri, dei giovani, di quelli che non hanno altra assistenza... (voi siete dei supplenti nell'assistenza normale che la Società e la Chiesa non possono dare a certe categorie della nostra società), accennerò a uno degli ultimi incontri di cui ho scolpita nell'animo, ancora, la commozione, la gioia, nel quartiere famoso, più celebre, più misero di Manila... come si chiama, Tondo? sì Tondo! Feci una visita proprio passando fra casupole su pantano. I Salesiani erano là. E mi ricordo che uno parlò; parlava naturalmente nella sua lingua, poi fu tradotto. lo rimasi estremamente colpito di questa dedizione così eroica e così efficace e così sapiente, data proprio ad un livello di cui sarebbe difficile trovarne un altro inferiore. Onore a voi, quindi, carissimi confratelli e carissimi figli di Don Bosco! Siete sopra una grande strada maestra, ed ecco perchè la mia parola d'ordine questa volta è questa: = PROGREDIRE E PROSEGUIRE, PERSEVERARE! »; perchè davvero siete sopra la via tracciata dal vostro Fondatore, che è poi quella tracciata da Nostro Signore Gesù Cristo. E quindi...

Salutiamo con affettuosa riverenza i membri del Capitolo Generale Speciale Salesiano, riuniti in Roma per l'aggiornamento delle loro Costituzioni e desiderosi, prima di ripartire per le rispettive sedi, di prestare la testimonianza della loro filiale devozione al Vicario di Cristo.

Vi ringraziamo di cuore, figli carissimi! E' sempre motivo di gioia per noi, ogni qualvolta ci è data la possibilità di incontrarci coi figli di San Giovanni Bosco. L'odierna visita, tuttavia, in una circostanza solenne come questa, che ci fa vedere presenti qui davanti a Noi i rappresentanti delle settantatre Ispettorie salesiane sparse in ogni parte del mondo, richiama alla nostra mente, più vivo e commovente che mai, il significato, il ruolo e l'impegno che la vostra grande famiglia religiosa svolge in seno alla Chiesa di Dio. Pensiamo all'immensa fioritura di opere e di attività dovute allo zelo e ai sacrifici talvolta eroici di voi e dei vostri confratelli.


Proprio quando ci si sente quasi soffocati da tante difficoltà, da tanti dispiaceri, da tante infedeltà, da tante gratuite contestazioni, comunque da tante miserie - perchè siamo uomini, e si sente quasi mancare il respiro - unico conforto del Papa è quello di aprire la finestra, dico la finestra metaforica, e cioè guardare il panorama e vedere appunto dei campi coltivati come il vostro. Ci sono i Salesiani nella Chiesa! Ci sono altre famiglie religiose, ma non parliamo di loro adesso. Ah, davvero che si torna a respirare con fiducia e si ha la prova quasi sensibile che il Signore è con noi, che lavora davvero con le mani della Sua Chiesa per questa opera di evangelizzazione che non ha mai fine e che non lo avrà che alla fine del mondo...

Ma, vi vediamo sotto un aspetto che mette la gioia e la gratitudine nel cuore. li lavoro è fiorente, l'opera si estende, gli operai sono bravi, sono fedeli, sono uniti, sono veramente rappresentativi di questa tradizione su cui tutti adesso hanno qualche cosa da dire, una tradizione che parte da Cristo, che ha trovato in Don Bosco un interprete e un rinnovatore, che continua attraverso di noi. Deo gratias, Signore! E si riprende il lavoro proprio con nuova fiducia. E di questo devo veramente, Rettor Maggiore per primo, Rettor Maggiore emerito poi, e tutti voi altri, cordialmente, in nome di Cristo, ringraziarvi.

Pensiamo a tanta gioventù bisognosa che trova nei vostri Istituti una educazione sana e la possibilità d'inserirsi degnamente nella vita civile. Pensiamo al vasto campo delle Missioni, dove il vostro Istituto si è reso così altamente benemerito.

Sono stato anche vescovo di Milano e so qualche cosa di voi, no? Sant'Agostino, e poi la bella e grande Istituzione di Sesto San Giovanni. Oh che bellezza! tutti giovani operai che si avviano al lavoro, ma temprati come l'acciaio buono, per affrontare la vita da uomini e da cristiani.

Abbiamo avuto la gioia di darvi anche... una grande noia, partendo da Milano, quella di fondare una parrocchia, Domenico Savio; fu decretata, credo, da me, ma non l'ho vista costruita. Questo per dirvi quanta stima e quanti saggi noi possediamo della vostra attività: la testimonianza viva e operosa che voi date al Vangelo.

Quanti motivi per ringraziare il Signore e felicitarci con voi! Siatene benedetti, figli carissimi.

La benedizione che vi daremo alla fine non è un segno convenzionale. Essa vuoi essere davvero una effusione di cuore, e se Dio la riempie della Sua grazia vuoi essere efficace per consolarvi, per santificarvi nella vostra vocazione, per aumentare le vostre energie, per darvi un po' di felicità per quello che fate e per quello che farete.

Difficoltà non ne mancano certamente anche a voi; ma che possiate portare sempre questa sorgente segreta, che è quella di sapere che serviamo Gesù Cristo, che Lo portiamo con noi e che Lo diamo

agli altri.

La Chiesa di Dio si onora della vostra diffusione, del vostro evangelico esempio, della vostra generosa dedizione apostolica.

Ma è chiaro che la continuità e l'efficienza del vostro lavoro non si conseguono senza una messa a punto coraggiosa, un adattamento serio delle vostre Costituzioni, per dare alla vostra Congregazione quella fisionomia aperta ed aggiornata che è richiesta dalle istanze di rinnovamento conciliare e dalla necessità dei tempi.

Precisamente questo è stato ed è il compito a cui da un semestre siete applicati. Sappiamo che nelle lunghe e laboriose discussioni del vostro Capitolo voi avete già elaborato i canoni del vostro aggiornamento. Sappiamo con quanta ampiezza e competenza avete trattato i diversi problemi; e a noi non resta che raccomandarvi di far tesoro di tanto studio e di dare volenterosa applicazione alle prescrizioni a cui vi siete impegnati.

Ma l'affetto che portiamo alla vostra Congregazione e l'importanza della sua missione in seno alla Chiesa di Dio ci spingono a manifestarvi alcuni pensieri che la vostra visita sveglia nel nostro spirito. Non si tratta di riflessioni nuove, perchè sono già state trattate nel corso delle vostre riunioni.

E voi siete maestri, più che non possa esserlo la mia esperienza. Ma ripetute da noi in questo significativo incontro, potranno dare a voi e ai vostri confratelli il conforto di sapere che il Papa è in consonanza di spirito con le vostre linee direttive.

Indubbiamente voi vi siete prefisso - come il Concilio prescrive e' come 'vuole la ragion d'essere di ogni Istituto religioso - di ripensare alle origini, prima di tutto.


. Strano, ma bello: per trovare la giovinezza di un Istituto bisogna risalire alla sua vecchiaia, cioè ai suoi principi, che alcune volte sono distanti di secoli. Ma è così con le cose del Regno di Dio: le sorgenti.

Questo è il primo rinnovamento: una più sentita esigenza di vivere autenticamente la propria vocazione religiosa in conformità allo spirito primitivo. L'albero vive delle sue radici. E non vi è dubbio che la vostra più vitale radice sono gli esempi e gli insegnamenti dì San Giovanni Bosco. Ogni opportuno adattamento non mai deve dimenticare, o peggio, alterare la fisionomia caratteristica che il vostro Fondatore ha voluto fin dall'inizio imprimere al vostro Istituto. E perciò: l'educazione della gioventù, la evangelizzazione degli infedeli, l'apostolato catechistico, l'amore alla Chiesa e al Papa, la devozione alla Vergine Maria Santissima Ausiliatrice restano i tratti caratteristici della vostra Congregazione. E tali siano. Abbiateli cari, così cari da considerarli come prezioso retaggio, di cui dovete essere legittimamente fieri, e che vorrete conservare intatto, nella vostra azione, anche se fiorente di nuove forme e di nuove opere; oggi specialmente che una mentalità eversiva tenta di sottomettere al vaglio di una critica corrosiva e di una revisione totale e impietosa ogni istituzione, anche la più sacra.

A questo punto, per l'affetto che abbiamo sempre portato alla gioventù, ed ora ancor più per la carità paterna e pastorale dei nostro apostolico ufficio, non possiamo non rallegrarci nel vedere da voi riconfermata la sollecitudine per i giovani, specialmente i più poveri e bisognosi.

Come ha detto bene! Son inquieti, sono, non si sa come, o ribelli o stanchi. Che psicologia si è venuta maturando in loro! Qualunque sia, deve crescere il nostro amore per i giovani! Non frenarlo, non diminuirlo! Dobbiamo essere così saggi e così sapienti da trovare la chiave per entrare nella psicologia contorta e avviluppata di questa nuova gioventù; ed avere l'amicizia e la pazienza per rifarli nell'ordine; quell'ordine della grazia e della sapienza anche umana in giovani di una generazione degna di stampare nella storia un buon ricordo e una buona risultanza. Si potrebbe fare qui una divagazione importantissima, ma non ne avete bisogno; e cioè, se dopo cent'anni, diciamo subito, non ci sia ormai da abbandonare le posizioni iniziali; se sia cioè anacronistico il vostro modo di educare, di avvicinare i giovani, di lavorare. Non lo è! Giovanni Bosco è stato profeta, ha antiveduto i bisogni, vi ha messi su una via che sfida i tempi! E oggi voi vi trovate all'avanguardia della pedagogia cristiana e civile, per fare dei giovani uomini buoni e forti.

Nello stesso tempo però sorge spontaneamente la domanda circa l'attualità della tradizione educativa di Don Bosco, vissuto in tempi così diversi dai nostri; se abbia qualche cosa ancora da dire il suo metodo ai nostri giorni, e se risponda ai bisogni della gioventù di oggi, così precocemente svegliata alla sensibilità, alla coscienza, alla scelta dei valori della vita, e nello stesso tempo così piena di difficili e complessi problemi. A questo dubbio subito risponde un fatto reale, che è la presenza dei vostri oratori, delle vostre scuole, dei vostri istituti professionali, dovunque diffusi ed ancora così vivi e fiorenti.


Un piccolo episodio. Intersechiamo. Quando noi siamo andati l'anno scorso nel lungo viaggio verso l'Estremo Oriente, abbiamo fatto scalo durante la notte a Teheran - non è vero? - perchè doveva l'apparecchio rifornirsi di carburante. E ricordo benissimo, passando dall'aereo, attraverso le ali di popolo che ci circondava, (pochi, ma era già mezza notte inoltrata, non si poteva pretendere molto, e poi era buio), a un certo punto sento dirmi in italiano: - Oh Don Montini, l'Assistente dei giovani! - Erano i vostri giovani della Scuola Salesiana di Teheran. Anche laggiù! Sono piccole cose, che dicono però a voi che abbiamo nel cuore una grande gioia e una grande commozione, e che per noi sono una testimonianza di quello che siete e di quello che sapete fare.

Ciò significa che i principi umani e cristiani sui quali si basa la sapienza educatrice di Don Bosco, portano in sè valori che non invecchiano. Non è difficile scoprirne il segreto, giacchè tale incomparabile esempio di umanesimo pedagogico cristiano, come già avemmo occasione di dirvi in un altro memorabile incontro, « affonda le sue radici nel Vangelo, dove vediamo Cristo abbassarsi per innalzare la creatura a Dio, farsi debole coi deboli per elevare l'uomo alla Verità e alla Bontà, non con l'autorità estranea di chi impone pesantemente la legge, ma di chi con gravità e mitezza espone la legge di Dio come espressione del suo amore e condizione della nostra salvezza, ed insieme con l'educando alla stessa legge ubbidisce. In altre parole, Don Bosco trovò il suo segreto nella carità, che è come il compendio della sua opera educativa» (Discorso al PAS, 26 ottobre 1966)

Un'ultima raccomandazione abbiamo da farvi. Di fronte ai rischi dell'eccessivo attivismo e all'influsso della secolarizzazione a cui oggi più che mai sono esposte le comunità religiose, le vostre specialmente che sono lanciate verso l'azione, fate in maniera che occupino sempre il primo posto nella vostra esistenza la cura della vita interiore, la preghiera, lo spirito di povertà, l'amore al sacrificio e alla Croce. Se il desiderato aggiornamento non riconducesse il dinamismo apostolico ad un più intimo contatto con Dio, ma portasse a cedere alla mentalità secolaresca, ad assecondare mode ed atteggiamenti effimeri e mutevoli e mondani, a mimetizzarsi col mondo nelle sue forme e senza discernimento, allora sarebbe il caso di riflettere seriamente sulle severe parole del Vangelo: «Se il sale diventa scipito, non vale più nulla, serve solo per essere buttato via e calpestato dagli uomini = (Mt 5, 13). Lo spirito del vostro santo Fondatore, che in vita fu così aperto ai bisogni delle anime giovanili ma sempre così unito con Dio, sembra a noi che oggi vi chieda soprattutto questo particolare impegno: e siamo certi che voi, come sempre, più di sempre, ne asseconderete l'impulso.

Ed ora un augurio e una preghiera. Che Maria Santissima Ausiliatrice, la-buona stella di Don Bosco, l'ispiratrice, la guida, il conforto in ogni sua impresa, irraggi della sua luce la grande famiglia salesiana, rinnovata non solo nelle strutture esteriori, ma ancor più nel suo spirito genuino; Ella accresca sempre in voi, figli carissimi, l'amore per le anime; Ella vi faccia conoscere l'urgenza e la molteplicità dei bisogni della Santa Chiesa; Ella vi guidi sul sentiero di nuove ascensioni spirituali; Ella vi introduca un giorno nel posseso di Cristo e della sua gloria, a cui tutta la vostra vita vuole essere fin d'ora consacrata. E su ognuno di voi, sui vostri lavori, sull'intera vostra Congregazione discenda, larga e confortatrice, l'Apostolica Benedizione che in questo momento di gran cuore vi impartiamo.


Roma, 20 dicembre 1971


* La parte in corsivo è quella che il S. Padre improvvisò intrattenendo amabilmente i presenti su impressioni e ricordi personali.





Allegato 6


Discorso del Rettor Maggiore

alla chiusura

del Capitolo Generale Speciale


Dopo quasi sette mesi di convivenza che ci ha visti insieme a pregare, operare e soffrire - spesso oppressi dalla fatica, dalle difficoltà di vario genere accresciute dal prolungarsi dei lavori, ma sempre intesi a cercare di rispondere nel modo più efficace al mandato della Chiesa e della Congregazione, e animati da un grande amore, sempre più grande di ogni difficoltà, l' amore a Don Bosco e alla Congregazione - oggi con la grazia di Dio vediamo coronate le nostre fatiche: il Capitolo Generale Speciale XX si conclude. E, fatto nuovo e ricco di evidente significato, si chiude davanti a rappresentanze qualificate di gruppi della nostra grande Famiglia: Figlie di Maria Ausiliatrice, Volontarie di Don Bosco, Cooperatori, Ex-Allievi. Ne siamo felici, perché si dà così il via ad una più intensa, cosciente ed efficace collaborazione, frutto di quella unità di spirito e di missione che, pure in varie forme e misure, ci ricollega e ci unisce tutti nel comune Padre: DON BOSCO. Sono particolarmente lieto in questa solenne occasione di presentare ufficialmente ai carissimi Cooperatori la Dichiarazione del Capitolo Generale Speciale in risposta al loro Messaggio: facendo voti che dalla risposta data loro, come dal Messaggio inviato ai Salesiani, venga realmente - tanto più oggi con la valorizzazione dei laici voluta col Concilio dal Capitolo - un rinnovato impegno e risveglio di vita non solo per i Cooperatori, ma direi ancora di più per i Salesiani, dai quali i Cooperatori attendono quell' animazione specialmente spirituale di cui sentono vivissimo bisogno. Ai carissimi Ex-Allievi ho il piacere di consegnare la Dichiarazione, che è un impegno del Capitolo sugli Ex-allievi. Anche voi, a titolo e con modi diversi, siete strettamente uniti alla Congregazione: lo sappiamo e lo constatiamo ogni giorno. Io spero fermamente che questa Dichiarazione serva non solo a rinsaldare i vincoli che ci stringono con vicendevole affetto, ma faccia, attraverso la fattiva azione dei Salesiani, della vostra Confederazione una forza viva e feconda di penetrazione e diffusione nella società di quel senso cristiano e salesiano che è il dono più ricco portato nella vostra vita dalla educazione ricevuta nella casa di Don Bosco. Alle Figlie di Maria Ausiliatrice ho già fatto di recente gli auguri per il loro Centenario: li rinnovo solennemente con tutta l' Assemblea e la Famiglia Salesiana, ripetendo i sentimenti che hanno animato i primi. Alle Volontarie di Don Bosco, felici per aver ottenuto da poco il primo riconoscimento dalla S. Sede, l' augurio che presto, divenute Istituto Secolare di diritto pontificio, avanzino ancora più decisamente, qualificando i loro membri anzitutto spiritualmente e quindi nella loro azione di peculiare e non facile apostolato nello spirito di Don Bosco. E torniamo al nostro Capitolo che si chiude. Non mi pare esagerato affermare che esso è stato un evento spirituale di straordinaria importanza per la Famiglia Salesiana tutta, per la Congregazione anzitutto, in quanto ha la responsabilità della animazione dei vari gruppi di tutta la Famiglia. Certo è uno degli avvenimenti più densi di significato dei nostri cento anni di storia. Possiamo asserire che Dio ci ha visitato, e questo malgrado, anzi pur attraverso le nostre debolezze, le nostre deficienze, i nostri errori, i nostri peccati. L' alleanza iniziata dallo Spirito Santo col nostro Padre e Fondatore si è confermata e rinnovata. Un sentimento di ammirazione e di riconoscenza, anzi una convinzione intima, guardando a tutto quanto abbiamo in questi mesi ricevuto, ci porta a esclamare: Iddio ci ama. Il Signore vuole la nostra vocazione nella Chiesa! La Madonna è con la nostra Congregazione come ai tempi della fondazione. Questa constatazione ci porta a nutrire nell' animo la fiamma dell' ottimismo boschiano che, mentre ci fa guardare con realismo le difficoltà dell' ora, non ci fa perdere la serena fiducia ancorata nella fede. E' vero infatti che assistiamo a un cambio di cultura, è vero che i segni dei tempi stanno forgiando un uomo nuovo, è vero che il processo di secolarizzazione obbliga a fare una revisione molto profonda di tante tradizioni a noi care; ma è pur vero che Iddio è con noi, per suggerirci la risposta opportuna alle richieste della storia che viene. Lo ha fatto prima per la Chiesa il Concilio Vaticano 11; lo ha fatto per noi Salesiani questo Capitolo Generale Speciale. Noi ne siamo testimoni. Se siamo convinti di questo, prima di ritornare alle trincee dove ci attendono i mille problemi come avversari armati, affidiamoci fidenti alla promessa di Gesù: lo Spirito vi insegnerà tutto, vi suggerirà tutto. E se accettiamo di essere stati, per bontà di Dio, malgrado le nostre non poche miserie, i nostri errori personali e comunitari, attori di un eccezionale evento spirituale di cui è stato misterioso protagonista lo Spirito, proprio per questo stesso senso di fede profonda dobbiamo accettare senza remore e senza restrizioni mentali di portare dal Capitolo la coscienza profonda di un preciso impegno. Quale? Il Capitolo Generale Speciale importa per tutti, e per noi anzitutto che ne siamo stati artefici, un impegno coerente di rinnovamento. L' iniziativa voluta dalla Ecclesiae Sanctae, lo svolgimento e l' impostazione di tutto il Capitolo Generale Speciale hanno una sola ragione di essere: il rinnovamento della nostra vocazione salesiana nella Chiesa. Possiamo dire che questo Capitolo Speciale, innestandosi ufficialmente nella Pentecoste del Vaticano II, esige da noi un ritmo di maggiore autenticità vocazionale secondo la definizione di rinnovamento data dal Concilio: accresciuta fedeltà alla propria vocazione (U.R. 6). I grandi interrogativi sulla nostra identità vocazionale: chi siamo nella Chiesa? che cosa dobbiamo fare? quale testimonianza ci compete? hanno avuto una risposta dal Capitolo su tutti i punti ed aspetti. Bisogna ora tradurre pienamente nella vita di ognuno questa risposta, iniziando con decisione la lunga strada che ci attende. Inoltrandoci in questo cammino sarà necessario guardarsi da pericoli tutt'altro che immaginari, i quali potrebbero infirmare e forse addirittura svuotare tutta la grande opera del rinnovamento. Il Capitolo Generale Speciale dice che nelle comunità rinnovate, dopo la comune ricerca, viene il momento della decisione responsabile. E dopo tale momento non c'è più luogo a ricerche, ma inizia la doverosa e costruttiva opera di ognuno per collaborare alla esecuzione corresponsabile di quanto è stato stabilito. E' il caso del nostro Capitolo Speciale. In esso c'è stata una comune ricerca, si è venuti, spesso con larghissima convergenza, sempre con qualificata maggioranza, a decisioni che impegnano ciascuno ad ogni livello, dovunque si trovi ad eseguirle. Sarebbe atteggiamento penosamente negativo e certamente non segno di amore a Don Bosco e alla Congregazione accentuare solamente quella parte in cui riconosciamo il nostro personale modo di vedere. Il rinnovamento viene da un insieme di dottrina e di norme di vita che formano un totum inscindibile per i Salesiani e per le Ispettorie di tutto il mondo, per il professore di università e per il maestro elementare, per gli anziani e per i giovani. Non sono semplici orientamenti o pie esortazioni; e per questo ci impegnano tutti nel loro tutto. E questo vale specialmente per le Costituzioni e per i Regolamenti generali. Il Capitolo con le sue deliberazioni, a cominciare dalle Costituzioni, perché possa operare positivamente il rinnovamento va accettato tutto, senza parentesi, senza arbitrarie mutilazioni, sine glossa, così come è, illuminato - e tanto bene - dagli abbondanti orientamenti dottrinali. Dirò di più. Nel corso delle discussioni si è notato che certe tesi, certe opinioni, certi orientamenti venivano sostenuti con citazioni bibliche, teologiche, canoniche, conciliari, salesiane, ma in modo non sempre pertinente, esatto. Ora bisogna che questo non avvenga con i testi capitolari. Facciamo tutti uno sforzo di citazione onesta, di interpretazione globale della volontà del Capitolo Generale Speciale, che non è negli interventi variopinti e assai diversi od opposti talvolta opinabili e discutibili, ma nelle decisioni. Si deve sempre evitare che citazioni e autorità del Capitolo Generale Speciale possano servire quale strumento per suffragare idee proprie, personali, non affatto o non del tutto in sintonia col vero Capitolo. Ci sia invece una vera conversione ", da parte di ognuno alla totalità del pensiero capitolare anche dove non è secondo il nostro punto di vista. E' così che potremo creare davvero quella comunione " salesiana di cui tanto abbiamo parlato in Capitolo. Una parola su due atteggiamenti che possono anche gravemente compromettere il rinnovamento del Capitolo, e a cui dobbiamo reagire. Il primo è l' indifferenza che può provenire da svariate cause; l' altro la delusione che può minacciare chi si attende dal Capitolo ciò che esso non può dare. Il Capitolo infatti, per la sua ragion d' essere, non può che offrire una decisa e vigorosa affermazione delle esigenze austere di una vita religiosa veramente rinnovata. Il Capitolo Speciale, col ritorno alle vere fonti evangeliche e salesiane, richiama alla sequela generosa di Cristo povero, casto, obbediente: richiama a quel rinnovamento interiore fatto di autentica preghiera, di vita spirituale impegnata che sono le premesse alimentatrici dello slancio veramente apostolico a cui ci chiama la nostra missione. Per tutto questo occorre operare subito, prendere l' iniziativa, scuotere dalla eventuale indifferenza, mobilitare gli animi e le forze con metodo e gradualità, ma sempre con fede ed entusiasmo: un entusiasmo non fatuo e frutto di idealismo frondoso, di frasi fatte. Il nostro entusiasmo infatti proviene da una maturità consapevole della posta in gioco; ma in pari tempo è confortato dalla fede, tanto più robusta quanto più umile; quella fede che infonde un coraggio fattivo, un coraggio tenace, un coraggio insomma alla Don Bosco che contra spem in spem credidit. Ricordiamoci che sarebbe opera vana quella di chi fra noi non presentasse in se stesso il tipo esemplare del salesiano rinnovato dal Capitolo Generale. Fratelli e - permettete - figliuoli carissimi: dopo sette mesi di comune faticoso cammino dobbiamo separarci. Non è un bisticcio di parole il mio: separiamoci... uniti! Durante i lavori, inevitabilmente, idee, visioni, valutazioni di uomini e di cose hanno potuto trovarci divisi. Da questo momento, no: unum simus! Dimentichiamo e non portiamo da qui nelle Ispettorie nessun ricordo che non sia di fiducia, di carità, di comunione. Pensiamo ai giovani, alle folle di giovani affamati di amore e spesso di pane e di tutto, ai giovani che ci attendono per averne il conforto, la luce, la guida. Essi - ricordiamolo - sono essenziali alla nostra missione, sia come destinatari di essa sia come nostri futuri fratelli. Essi da noi meno giovani, più che dai loro capi, attendono esempi, vogliono uomini dedicati a loro, che aprano loro la difficile strada con l' esempio. E' l' idea di un vecchio statista non credente ma saggio, un ex-allievo. Ebbene, a questi giovani che sono lo scopo della nostra missione e della nostra speranza, presentiamoci UNITI nelle idee, nei metodi, nelle mete indicateci dal Capitolo Speciale, nella carità che da esso portiamo. Solo così apriremo loro la strada, spianeremo loro il duro cammino del domani. Ho finito. Mentre ringrazio tutti quelli del Capitolo, specialmente i maggiori artefici, le più insigni e speciali vittime del Capitolo Generale Speciale, in quanto ne hanno portato l' enorme peso, prego tutti di recare il mio saluto dovunque. Mi è caro chiudere rivolgendo il pensiero filiale a Colei che è stata sempre presente, maternamente operante in tutti i momenti della nostra storia: MARIA IMMACOLATA AUSILIATRICE. E Don Bosco ci veda sempre suoi autentici figli e ci sia largo della sua paterna benedizione.


Roma, 5 gennaio 1972




Allegato 7


Cronistoria del Capitolo Generale Speciale XX


I Notiziari del Capitolo Generale, editi nelle varie lingue, hanno fatto già conoscere ai Confratelli le vicende del Capitolo Generale Speciale XX. Pertanto questa cronistoria si limiterà a ricordare brevemente gli avvenimenti principali.

1. Agli Esercizi Spirituali in preparazione al CGS, fatti dai Capitolari nella propria sede, seguì, all'inizio dei Capitolo, il 9 giugno, il Ritiro Spirituale predicato dai P. Roberto Moretti, Carmelitano, del « Teresianum » di Roma. Concluse la giornata la Concelebrazione con Omelia del Rettor Maggiore.

2. I partecipanti al Capitolo Generale sono elencati a parte. Furono assenti gli Ispettori e Delegati delle Ispettorie della Cecoslovacchia e Ungheria.

Su invito dei R.M., erano presenti come osservatori, senza di

ritto di voto, i confratelli di cui nell'allegato 8.

Furono pure invitati come esperti i Confratelli, di cui nello stesso allegato.

3. I lavori del XX Capitolo Generale Speciale ebbero inizio nella nuova Sede della Casa Generalizia (Via della Pisana, Roma) il giorno 10 Giugno 1971, Festa del Corpo e Sangue di Cristo, con la Concelebrazione solenne, seguita dalla Riunione di apertura. Presiedette il Rettor Maggiore con a fianco i Vescovi Mons. Carretto e Mons. Prata e il Regolatore D. Scrivo Gaetano.

Presenti pure la Madre Generale delle FMA e la sua Vicaria, la Presidente delle VDB, Membri dei Consiglio Nazionale degli Ex-Allievi, dei Cooperatori e della Gioventù Salesiana.

Dopo la preghiera dell'Adsumus, venne costituita la Segreteria dei CGS (D. Alessandro Machuy e D. Giov. Battista Lucetti) e si diede lettura dei messaggio del Card. G. Villot, Segretario di Stato di S. Santità e delle numerose adesioni, pervenute al Rettor Maggiore da autorità e Confratelli.

Il Discorso di apertura del XX CGS, tenuto dal Rettor Maggiore, è riportato nell'Allegato 2.

4. Nei giorni seguenti si iniziarono subito i lavori con la presentazione, da parte del Rettor Maggiore, della « Relazione » sullo

stato della Congregazione (vedi allegato 3), con la composizione della Commissione per la revisione del Regolamento del CGS e dei « Gruppi informali », costituiti per lo studio degli schemi precapitolari di Frascati.

Si formarono inoltre le Commissioni, suddivise in Sottocommissioni, con il compito d'elaborazione, studio e sviluppo dei temi fondamentali del Capitolo, già noti a tutta la Congregazione attraverso la precedente consultazione biennale (1969-1970).

Su richiesta dei Capitolari si aggiunsero, a quelle previste, altre 3 Sottocommissioni e, precisamente, su « La Evangelizzazione e Catechesi », « L'Oratorio paradigma di rinnovamento dell'Azione Salesiana » e « il PAS ».

5. Durante i lavori capitolari, che in parte coincisero con la celebrazione del Sinodo, non mancarono:

a) Visite illustri:

- dei cardinali: Ildebrando Antoniutti, Prefetto della S. Congregazione dei Religiosi e Istituti Secolari, Gabriele Maria Garrone, Prefetto della S. Congregazione per l'Educazione Cattolica, Angelo Rossi, Prefetto della S. Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli, Michele Pellegrino, Arcivescovo di Torino, Raul Silva Henriquez, Arcivescovo di Santiago (Cile), Stefano Wyszynski, Primate di Polonia, Giuseppe Hoeffner, Arcivescovo di Kóln.

- di numerosi Vescovi, fra cui Mons. Andrea Pangrazio, Vescovo diocesano della nostra sede generalizia e Segretario della CEI, Vescovi dell'Africa, America, Asia ed Europa.

- di Conferenzieri: P. G. Beyer, Decano della Facoltà di Diritto alla Pontificia Università Gregoriana, Fratel C. Carretto, D. P. Brocardo, D. E. Marcoaldi e D. D. Bertetto (gli ultimi 4 per i Ritiri Mensili).

- del Dr. Josè M. Taboa da Lago, Presidente Confederale degli ExAllievi, Prof. Aldo Angelini, Vice Presidente Confederale degli ex-Allievi, Prof. Augusto Vanistendael, Presidente degli ex-Allievi del Belgio e Segretario Generale della CIDSA, Avv. Nicola Ciancio, Presidente degli ex-Allievi d'Italia, Sig. Hofacher, Segretario dell'Adveniat.


b) Ricorrenze particolari:

- 21 Giugno, S. Luigi, Onomastico del Rettor Maggiore; la giornata segnò un momento felice di vita di famiglia salesiana.

- 29 Giugno: festa del Papa; nel pomeriggio i Capitolari si recarono a S. Pietro per assistere alla Messa celebrata dal S. Padre.

- nel mese di settembre: celebrazione della giornata del digiuno per i fratelli del Pakistan.

- 8 Dicembre: conclusione in clima di intimità del 50° di Ordinazione Sacerdotale di D. Renato Ziggiotti, Rettor Maggiore emerito.

6. La giornata dei Capitolari si apriva solitamente con la Concelebrazione o plenaria o per gruppi linguistici. Buona parte del mattino e del pomeriggio era impegnata in ore di lavoro assembleare o di sottocommissione. La giornata si concludeva con la preghiera serale seguita dalla Buona Notte, cui si alternarono Superiori, Ispettori e Delegati di tutte le regioni.


li regolare lavoro delle riunioni assembleari richiese:

- l'approvazione del Regolamento per il Capitolo Generale (30 Giugno);

- l'elezione di tre Moderatori (Mario Seren Tha, D. Edoardo Fox, D. Giuliano Gouriou (26 Giugno);

- la costituzione della Commissione Centrale di Coordinamento (CCC), composta dal Presidente del Capitolo Generale, dal Regolatore, dai tre Moderatori, dai Presidenti delle Commissioni e da un Segretario Capitolare;

- l'istituzione di nuove « Commissioni Speciali «: Commissione per le informazioni ai Confratelli, Commissione per le Costituzioni

• Regolamenti, Commissione per l'Iter postcapitolare; e di altri Gruppi ristretti: per l'elaborazione del Documento sugli Exallievi,

· della Dichiarazione ai Cooperatori, per il problema delle defezioni.

- le riunioni plenarie che si svolsero dapprima nell'Aula dei « 200 », quindi, dall'inizio di luglio, nell'Aula Magna, modernamente attrezzata con i dispositivi di votazione elettronica segreta, traduzione simultanea e richiesta di parola;

- la presentazione degli Schemi, che subiva il primo vaglio d'un dibattito « generale », seguito dalla votazione del testo proposto come base di lavoro; ne subiva un secondo con la rielaborazione « per partes «, con la enucleazione di « problemi particolari A emersi dalle schede inviate da singoli o da gruppi per proposte di « modi » (per uno schema si arrivò a quota 1000) ; quindi, dopo eventuali quesiti-sondaggio, si procedeva all'approvazione definitiva in altri due tempi intervallati dall'invio e dall'esame di nuovi « modi » e costituenti la prima e seconda votazione finale.


7. In queste fasi di lavori capitolari accaddero alcuni avvenimenti importanti.

a) Il 6 dicembre 1971, il Rettor Maggiore, in spirito di coerenza

con una recente votazione, rimise il suo mandato nelle mani dell'Assemblea, appositamente convocata, con queste parole:

« Dopo l'approvazione dell'articolo costituzionale dello schema 18, che stabilisce la durata del mandato del Rettor Maggiore in sei anni, per un senso di rispetto verso la Congregazione da voi qui rappresentata, sono venuto "coram Domino" alla conclusione che ora porto a vostra conoscenza.

• Pur essendo stato eletto dal Capitolo XIX per dodici anni, e pur non avendo la nuova legge alcun effetto retroattivo, tuttavia rimetto il mio mandato nelle vostre mani perché voi,, in piena libertà, possiate esprimere con il vostro voto quello che nel Signore credete meglio per gli interessi della Congregazione., .

• Affinché possiate avere un congruo tempo di riflessione lungo la giornata, prego il Regolatore di voler disporre perché nel quarto tempo di lavoro di oggi siate riconvocati per dare il vostro voto a quanto ho esposto.

• Il nostro Padre Don Bosco ci assista e la Vergine Immacolata Ausialiatrice ci illumini tutti ».

L'Assemblea Capitolare, alle ore 18 dello stesso giorno, espresse a gran maggioranza il suo placet alla continuazione del mandato del Rettor Maggiore per altri 6 anni.

b) Dal 9 all'11 Dicembre 1971 ebbero, luogo le elezioni dei nuovi membri del Consiglio Superiore.

Risultarono eletti:

- Vicario del Rettor Maggiore: D. Gaetano SCRIVO.

- Consigliere per la Formazione salesiana: D. Egidio VIGANO'. - Consigliere per la Pastorale Giovanile: D. Rosalio CASTILLO. - Consigliere per la Pastorale degli Adulti: D. Giovanni RAINERI. - Consigliere per le Missioni: D. Bernardo TOHILL. - Economo Generale: D. Ruggero PILLA.


- Consigliere Regionale per:

Italia, Medio Oriente: D. Luigi FIORA.

Antille, Messico, Centro America, Venezuela, Colombia, Equa

tore, Perù, Bolivia, Cile: D. Giuseppe HENRIQUEZ.

Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay: D. Giuseppe GOTTARDI. Austria, Germania, Belgio, Francia, Olanda, Jugoslavia, Africa

Centrale: D. Giovanni TER SCHURE.

Spagna, Portogallo: D. Antonio MELIDA.

USA, Inghilterra, Irlanda, Australia, India, Thailandia, Cina, Giappone, Filippine: D. Giorgio WILLIAMS. Per la Polonia provvederà direttamente il Rettor Maggiore.

c) Il 20 Dicembre 1971, nel ritmo dei lavori capitolari, segnò una parentesi attesa e felice: Concelebrazione in S. Pietro insieme con una larga rappresentanza della grande Famiglia Salesiana e filiale incontro con il S. Padre in una indimenticabile Udienza Speciale (vedi Allegati 4-5).


8. Nel periodo natalizio i lavori capitolari si avviavano alla conclusione.

Si procedette pertanto all'approvazione definitiva degli articoli Costituzionali e Regolamentari (a maggioranza qualificata di 2/3) e dei vari Documenti capitolari elaborati definitivamente dalle Sottocommissioni.

La conclusione del CGS si ebbe il giorno 5 gennaio 1972. Nella 140a Riunione plenaria i Capitolari si raccolsero per l'ultima volta nell'Aula Magna. La « Famiglia Salesiana = era tutta rappresentata. Agli ex-Allievi e Cooperatori il Rettor Maggiore consegnò il Documento e la Dichiarazione del CGS, a conclusione dell'« evento spirituale del CGS ».

Terminato il discorso conclusivo del Rettor Maggiore, il Regolatore, con l'assenso dell'Assemblea, dichiarò chiuso il XX Capitolo Generale Speciale.

Una Concelebrazione plenaria nella mattinata fu l'ultimo atto capitolare a suggello di tante fatiche e di tante speranze.




Allegato 8


Elenco dei partecipanti

al Capitolo Generale Speciale Salesiano


1. RICCERI Don Luigi - Rettor Maggiore

2. FEDRIGOTTI Don Albino - Prefetto Generale 3. BELLIDO Don Modesto - Catechista Generale 4. PILLA Don Ruggiero - Economo Generale

5. PIANAZZI Don Archimede - Consigliere Generale 6. SCRIVO Don Gaetano - Consigliere Generale 7. FIORA Don Luigi - Consigliere Generale 8. GIOVANNINI Don Ernesto - Consigliere Regionale '9. SEGARRA Don Isidoro - Consigliere Regionale

10. TER SCHURE Don Giovanni - Consigliere Regionale 11. TOHILL Don Bernardo - Consigliere Regionale 12. GARNERO Don Pietro - Consigliere Regionale 13. CASTILLO Don Rosalio - Consigliere Regionale 14. LUPO Don Tiburzio - Segretario Generale 15. ZIGGIOTTI Don Renato - Rettor Maggiore Emerito 16. CASTANO Don Luigi - Procuratore Generale

I GRUPPO: Ispettorie dell'Italia e del Medio Oriente

17. MAGNI Don Dante - Ispettore - Italia-Centrale 18. VIGANO' Don Angelo - Delegato - Italia-Centrale 19. SEREN THA Mario - Delegato - Italia-Centrale

sostituito da

GAMBA Luigi dal 9/10 - Supplente - Italia-Centrale

20. BAVA Don Mario - Ispettore - Italia-Subalpina

21. ZANELLA Don Lodovico - Delegato - Italia-Subalpina 22. DEFILIPPI Angelo - Delegato - Italia-Subalpina

23. BONGIOANNI Don Egidio - Direttore Casa Madre di Torino 24. MORLUPI Don Arturo - Ispettore - Italia-Adriatica 25. DI MEO Don Vincenzo - Delegato - Italia-Adriatica 26. COZZI Don Stefano - Delegato - Italia-Adriatica 27. ARACRI Don Cesare - Ispettore - Italia-Campano Calabra 28. L'ARCO Don Adolfo - Delegato - Italia-Campano Calabra

29. MARTINELLI Don Antonio - Delegato - Italia-Campano Calabra 30. RAINERI Don Giovanni - Ispettore - Italia-Ligure Toscana

31. NATALI Don Paolo - Delegato - Italia-Ligure Toscana

32. SANGALLI Don Giuseppe - Delegato - Italia-Ligure Toscana 33. BERTOLLI Don Giuseppe - Ispettore - Italia-Lombardo Emil. 34. SANGALLI Don Giovanni - Delegato - Italia-Lomb. Emiliana 35. MARACCANI Don Francesco - Delegato - Italia-Lombardo Emil. 36. SARTOR Don Tullio - Ispettore - Italia-Novarese 37. LUCETTI Don Giovanni Battista - Delegato - Italia-Novarese 38. DE MAGISTRI Don Luigi - Delegato - Italia-Novarese 39. DE BERNARDI Don Secondo - Ispettore Italia-Romano Sarda 40. JACOANGELI Don Porfirio - Delegato - Italia-Romano Sarda 41. BIAVATI Don Cadmo - Delegato - Italia-Romano Sarda 42. LICCIARDO Don Demetrio - Ispettore - PAS 43. DHO Don Giovenale - Delegato - PAS 44. JAVIERRE Don Antonio - Rettore Magnifico - PAS 45. MARRONE Don Antonio Ispettore - Italia-Pugliese Lucana 46. RUOCCO Don Alfonso - Delegato - Italia-Pugliese Lucana 47. VERDECCHIA Don Amedeo - Ispettore - Italia-Sicula 48. NICOLETTI Don Stefano - Delegato - Italia-Sicula 49. FRATALLONE Don Raimondo Delegato - Italia-Sicula 50. LANARO Don Giuseppe - Ispettore Italia-Veneta Est 51. ZULIANI Don Antonio - Delegato - Italia-Veneta Est 52. TRENTI Don Zelindo - Delegato - Italia-Veneta Est 53. BOSCAINI Don Luigi - Ispettore - Italia-Veneta Ovest 54. COLLI Don Carlo - Delegato - Italia-Veneta Ovest 55. POJER Don Guido - Delegato - Italia-Veneta Ovest 56. MORAZZANI Don Guglielmo - Ispettore - Medio-Oriente 57. CHARBEL Don Antonio - Delegato - Medio-Oriente

II GRUPPO: Ispettorie dell'Austria, Belgio, Cecoslovacchia, Francia, Germania, Jugoslavia, Olanda, Polonia, Ungheria, Africa Centrale


58. PENZ Don Francesco - Ispettore Austria

59. SCHWARZ Don Ludovico - Delegato - Austria

60. OERDER Don Carlo - Ispettore - Germania Nord 61. HELBING Don Reinardo - Delegato - Germania Nord 62. BURGER Don Francesco - Ispettore - Germania Sud 63. SÒLL Don Giorgio - Delegato - Germania Sud

64. FEUERLEIN Don Riccardo - Delegato - Germania Sud 65. MOUILLARD Don Michele - Ispettore Francia Sud 66. DESRAMAUT Don Francesco - Delegato - Francia Sud 67. KLENCK Don Edmondo Delegato - Francia Sud 68. LORRIAUX Don Giorgio - Ispettore - Francia Nord

69. GOURIOU Don Giuliano - Delegato - Francia Nord 70. GIRARDI Don Giulio - Delegato - Francia Nord

sostituito da:

LECOMTE Don Uberto dal 16/6 - I Supplente - Francia Nord

GAUDILLIERE Don Renato dal 27/9 - Il Supplente - Francia Nord 71. COENRAETS Don Paolo - Ispettore - Belgio Sud 72. VIVIER Don Pietro - Delegato - Belgio Sud 73. VANSEVEREN Don Ruggero - Ispettore - Belgio Nord 74. QUARTIER Don Maurizio - Delegato - Belgio Nord 75. DESMET Don Luciano - Delegato - Belgio Nord 76. RAIJMAKERS Don Giovanni Ispettore - Olanda 77. VAN LUYN Don Adriano - Delegato - Olanda 78. PAVICIC Don Nicola - Ispettore - Jugoslavia-Zagabria 79. GULESIC Don Francesco - Delegato - Jugoslavia-Zagabria 80. ZERDIN Don Stefano - Ispettore - Jugoslavia-Lubiana 81. DERMOTA Don Walter - Delegato - Jugoslavia-Lubiana 82. DZIENZIEL Don Agostino - Ispettore - Polonia-Cracovia 83. NOCON Don Guglielmo - Delegato - Polonia-Cracovia 84. MAJEWSKI Don Miecislao - Delegato - Polonia-Cracovia

sostituito da

RUBINKIEWICZ Don Riccardo dal 27/9 - Suppl. - Polonia-Cracovia 85. ZOLNOWSKI Don Felice - Ispettore - Polonia-Lodz 86. STYRNA Don Stanislao - Delegato - Polonia-Lodz 87. PROS Don Stefano - Delegato - Polonia-Lodz 88. VAN ASPERDT Don Francesco - Ispettore - Africa Centrale 89. VERBEEK Don Leone - Delegato - Africa Centrale

III GRUPPO: Ispettorie Portogallo, Spagna, Messico, Antille, America Centrale


90. PINHO Don Emanuele - Ispettore - Portogallo 91. MAJO F. Don Giuseppe - Delegato - Portogallo

sostituito da

CASTRO F. Don Carlo Alberto dal 23/12 - Supplente - Portogallo 92. ANJOS Don Amatore.- Delegato - Portogallo 93. CANALS Don Giovanni - Ispettore - Spagna Barcellona 94. MANERO Don Antonio - Delegato - Spagna-Barcellona 95. OLIVAN Don Francesco - Delegato - Spagna-Barcellona 96. PUYDENA Don Luigi - Ispettore - Spagna-Bilbao 97. PEREZ ALVAREZ Don Giuseppe L. Delegato - Spagna-Bilbao 98. BASTARRICA CELAVA D. Salvatore - Delegato - Spagna-Bilbao 99. ALTAREJOS GARCIA Don Antonio - Ispettore - Spagna-Cordoba 100. NUAEZ Don Gian Narciso - Delegato - Spagna-Cordoba

177. VELASCO GARCIA Don Ignazio - Delegato - Venezuela 178. DIVASSON Don G. Angelo - Delegato - Venezuela

VI GRUPPO: Ispettorie dell'Argentina, Paraguay, Uruguay, Bolivia, Cile, Perù

179. MORENO Don Eraclio - Ispettore - Bahia Bianca

180. VECCHI Don Giovanni Delegato - Bahia Bianca 181. SANTECCHIA Don Benito - Delegato - Bahia Bianca 182. SOL Don Giovanni - Ispettore - Argentina-Buenos Aires 183. FOGLIO Don Pietro - Delegato - Argentina-Buenos Aires

184. GALANT Don Salvatore - Delegato - Argentina-Buenos Aires 185. GHIGO Don Francesco - Ispettore - Argentina-Cordoba 186. BARUTTA Don Tomaso - Delegato - Argentina-Cordoba 187. MERINO Don Giovanni. - Delegato - Argentina-Cordoba 188. HERNANDO Don, Emilio - Ispettore - Argentina-La Plata 189. MOURE Don Argimiro - Delegato - Argentina-La Plata 190. GLOMBA Don Giovanni - Ispettore - Argentina-Rosario 191. TESSAROLO Don Francesco - Delegato Argentina-Rosario 192. TOTI Don Andrea - Ispettore - Paraguay 193. HEYN Don Carlo - Delegato - Paraguay 194. GOTTARDI Don Giuseppe - Ispettore Uruguay 195. LECUONA Don Ettore - Delegato - Uruguay 196. CASANOVA Don Giorgio - Ispettore - Bolivia 197. ARTALE Don Ermanno - Delegato - Bolivia 198. VIGANO' Don Egidio - Ispettore - Cile 199. CUEVAS LEON Don Sergio - Delegato - Cile 200. CALERO DE LOS RIOS Don Antonio - Delegato - Cile 201. VALEBUONA Don Emilio - Ispettore - Perù 202. BLONDET Don Cesare - Delegato - Perù

OSSERVATORI

1. ACQUISTAPACE Don Mario - Delegato dell'Ispettore per il Viet Nam

2. AINSWORTH Don Guglielmo - Delegato dell'Ispettore per il Sud Africa

3. RUZZEDDU Don Mario - Delegato dell'ispettore per la Corea

4. ZAVATTARO Don Giuseppe - Delegato dei Rettore Maggiore per le Figlie di Maria Ausiliatrice

5. ANNOE' Sig. Ernesto - Italia-Centrale

6. BURGGRAEVE Don Ruggero - Belgio-Nord 7. CORO' Sig. Giuseppe - Centro America

8. COZATTI Ch. Dilermando - Brasile-S. Paulo

9. DAROS Ch. William - Argentina-Rosario 10. FERRER Sig. Giuseppe - Filippine 11. FIANDRI Ch. Mario - Italia-Romana

12. SUESCUN Sig. Antonio - Spagna-Madrid

ESPERTI

1. AUBRY Don Giuseppe - Francia-Lione

2. LECLERC Don Gustavo - PAS

3. SOMMA Don Pasquale - Argentina-Cordoba 4.

STELLA Don Pietro – PASS.





INDICE


Lettera di presentazione del Rettor Maggiore v

Codice delle abbreviazioni . XXIII


PARTE PRIMA - DOCUMENTI CAPITOLARI

Sezione Prima - LA NOSTRA MISSIONE APOSTOLICA


Documento 1 - I Salesiani di Don Bosco nella Chiesa 1

Introduzione - Il nostro rinnovamento - Riattualizzare il dono spiri

tuale dello Spirito Santo a Don Bosco e ai suoi figli 5

Capo I - La missione e i suoi destinatari . 18

Capo II - Il servizio reso dalla nostra missione 45

Capo III - Lo spirito salesiano 66

Capo IV - La nostra consacrazione religiosa 81

Capo V - La forma della Congregazione Salesiana 98

Capo VI - Le prospettive della « Famiglia » salesiana oggi . 114

Capo VII - Orientamenti operativi 129


Documento 2 - Don Bosco nell'Oratorio 131

Introduzione 139

Capo I - Rievocazione del criterio 142

Capo Il - Fedeltà nel dinamismo 153

Capo III - Il dinamismo nella fedeltà 161


Documento 3 - Evangelizzazione e Catechesi _ 175

Premessa 177 Introduzione - La nostra ansia evangelizzatrice 179

Capo I - Il mistero della Parola di Dio . 182

Capo II - Significato vitale della Catechesi 189

Capo III - Il linguaggio catechistico della comunità 197

Capo IV - Orientamenti operativi 205


Documento 4 - Rinnovamento pastorale dell'azione salesiana tra i giovani 209 Introduzione 211

Capo I - Principi ispiratori . - 214

Capo II - Caratteristiche del nostro servizio pastorale 216

Capo III - Atteggiamenti e attuazioni pastorali . 223

Capo IV - Obiettivi e metodo pastorale di evangelizzazione

liberatrice , 228

Capo V - Principali strutture di attuazione : 234

Capo VI - Orientamenti operativi 247


Documento 5 - L'azione salesiana nelle Parrocchie 251


Capo I - Caratteristiche salesiane della Parrocchia . 253

Capo I I - Campi di azione 257

Capo III - Il Programma 261

Capo IV - Problemi particolari 271

Capo V - Orientamenti operativi 275


Documento 6 - Le comunicazioni sociali nella pastorale salesiana . 279

Capo I - Il fenomeno degli strumenti di comunicazione sociale 281

Capo II - Atteggiamento della Chiesa 283

Capo III - Atteggiamento della Congregazione 285

Capo IV - La preparazione del Salesiano 287

Capo V - Il nostro spazio: l'educazione 289

Capo VI - Orientamenti operativi 292


Documento 7 - L'azione missionaria salesiana 293

Premessa 295

Capo I - La Chiesa missionaria 297

Capo II - La Congregazione missionaria 300

Capo III - Direttive pastorali 302

Capo IV - Orientamenti operativi 306

Sezione Seconda - LA NOSTRA VITA DI COMUNIONE


Documento 8 - La comunità fraterna ed apostolica salesiana 307


Capo I - Comunità fraterna 310

Capo II Comunità apostolica 323

Capo III - Orientamenti operativi 328


Documento 9 - La comunità orante 333

Capo I - La preghiera in un mondo che cambia 335

Capo II - Il nostro rinnovamento nella vita di preghiera . 337

Capo III - Formazione alla preghiera 350



Sezione Terza - LA NOSTRA CONSACRAZIONE


Documento 10 - La castità salesiana oggi 353

Premessa 355


Capo I - Situazione del mondo di oggi e ripercussioni sulla

nostra castità 356


Capo Il - Prospettive per un rinnovamento della vita di castità

consacrata nel celibato 358


Capo III - Riscoperta di alcune dimensioni teologiche della

castità 363

Capo IV - Alcuni aspetti salesiani della castità 367

Capo V - Orientamenti operativi 369


Documento 11 - La- povertà salesiana oggi 373

Capo I - La coscienza della Congregazione 375

Capo Il - Lineamenti fondamentali della povertà salesiana oggi 387

Capo III - Orientamenti operativi 397


Documento 12 - L'obbedienza salesiana oggi 401

Capo I - Esigenze di rinnovamento 403

Capo II - L'obbedienza oggi 406

Capo III - L'autorità oggi 415

Capo IV - La parola e il modo di agire di -Don Bosco 418

Capo V - Orientamenti operativi 422

Sezione Quarta LA NOSTRA FORMAZIONE



Documento 13 - La formazione alla vita salesiana 425 Premessa 427

Capo I - Aspetti generali della formazione 431

Capo II - Deliberazioni capitolari 439

Capo III - Disposizioni transitorie 454

Capo IV - Il Pontificio Ateneo Salesiano . 455



Sezione Quinta - L'ORGANIZZAZIONE DELLA NOSTRA SOCIETÀ



Documento 14 - Principi e criteri di organizzazione della nostra Società 459

Capo I - Le nostre strutture 461

Capo II - Orientamenti operativi463


Documento 15 - Strutture a livello locale 465

Orientamenti operativi 467


Documento 16 - Strutture di governo a livello mondiale 469


Capo I - Il pensiero di Don Bosco . 471

Capo II - Unità e decentramento 476

Capo III - Partecipazione e corresponsabilità 478

Capo IV - Strutture regionali 480

Capo V 482


Documento 17 - Amministrazione dei beni temporali 485

Sezione Sesta - COOPERATORI ED EX-ALLIEVI


Documento 18 - I Cooperatori salesiani 489


Capo I - Dichiarazione del Capitolo Generale Speciale ai

Cooperatori 491


Capo II - Dichiarazione del Capitolo Generale Speciale sui

Cooperatori 501


Documento 19 - L'azione salesiana per gli Ex-Allievi 511


Capo I - Origine ed essenza del movimento Ex-Allievi 513

Capo II - Il pensiero degli Ex-Allievi 515

Capo III - La nostra risposta 518

Capo IV - La collaborazione degli Ex-Allievi con la Congre

gazione 522


Capo V - Orientamenti operativi per il rinnovamento dell'azione

salesiana per gli Ex-Allievi 523


Documento 20 - Iter post-Capitolare 527

Indicazioni più urgenti 529


Documento 21 - Deliberazioni del C.G.S. circa la facoltà concessa dal

M. P. Ecclesiae Sanctae, II, 1, 7 535


Documento 22 -Messaggio dei Membri del XX Capitolo Generale a

tutti i Confratelli della Congregazione 539

PARTE SECONDA - ALLEGATI

1.-Lettera del Card. G. Villot, Segretario di Sua Santità, al Rettor Maggiore 547


2. Discorso del Rettor Maggiore in apertura del Capitolo Generale

Speciale 549


3. Presentazione del Rettor Maggiore della « Relazione Generale sullo

stato della Congregazione » 565


4. Indirizzo di omaggio del Rettor Maggiore al Santo Padre in apertura dell'udienza concessa ai Capitolari . 584


5. Discorso di S.S. Paolo VI durante l'udienza accordata ai membri del

Capitolo Generale Speciale . 587


6. Discorso del Rettor Maggiore alla chiusura del Capitolo Generale

Speciale 595

7. Cronistoria del Capitolo Generale Speciale XX 600 8. Elenco dei partecipanti al

Capitolo Generale Speciale _ 605 indice 613





INDICE ANALITICO degli Atti del C.G.S. XX

I numeri rimandano non alle pagine, ma ai paragrafi segnati in margine. I numeri in grassetto indicano che il tema è trattato in quel punto in modo più diretto e più sviluppato. La sigla 0.0. indica che si tratta di un = Orientamento Operativo -.

ADOLESCENTI: 46, 347, 353 (v Gio- CARISMA: 13, 22. - C. della vita re

vani). ligiosa: 3, 5, 79, 136, 492, 664,

ALFABETIZZAZIONE (analfabeti): 67, 706. - C. salesiano: 12, 17, 27,

68, 0.0. 182, 258. 225, 359, 470, 481, 509, 666, 694,

AMICIZIA fra noi: 487, 0.0. 574, 680. 769. - C. Personale: 502, 640,

AMMALATI (Confratelli): 500. 641.

AMMINISTRAZIONE dei beni: 614-617, CARITA': centro del nostro spirito: 89,

726. 93, 96, 217, 218. - Energia della

AMMISSIONE nella Società: 693, 695, n. missione: 26, 77, 85. - Anima

697. della comunità: 493, 500, 680. - AMOREVOLEZA: 77, 100, 667. Scopo della professione religiosa: ANZIANI: 500. 110. - Anima della castità: 562, APOSTOLATO. - Senso: 30. - No- 573.

stro spirito apostolico: 77, 89, 92, CASTITA' salesiana: 100, doc. 10 per

117, 120, 490, 507-508. - Ap. sa- intero.

lesiano =fuori » delle Opere sale- CATECHESI (Catechismo): 63, 209, 211,

siane: 81, 359, 391-392, 0.0. 398. 214, doc. 3 per intero, 736. -

- Formazione dei giovani all'Ap.: Formazione dei Catechisti: 331,

330, 373; (v. Movimenti aposto- 333, 0.0. 340-341, 468. - (v. Even

stolici) . gelizzaz.) .

ASPIRANTI: 662. CATTOLICITA' della Chiesa: 33, 80.

ASSEMBLEA comunitaria: 0.0. 710. CELIBATO (v. Castità).

ASSICURAZIONI sociali: 622. CENTRO giovanile (Oratorio»): 376

ASSISTENZA salesiana: 100, 0.0. 188, 379. - Nella parrocchia: 432.

363. CENTRO di Pastorale Giovanile: 399. -

AUTORITA' (v. Superiore). C. di documentazione dei mezzi

di comunicazione sociale: 460. -

BEATITUDINI: 67, 70, 587, 642. C. di salesianità: 0.0. 186.

BENEFATTORI: 157. CHIESA: la nostra missione al servi

BIBBIA: (v. Parola di Dio; Vangelo; zio della Ch.: 21, 27-29, 99, 358,

Movimento biblico) 256. 504-506; 0.0. 708. - La Famiglia

BIBLIOTECA: 0.0. 555e. sales. e la Ch.: 159. - Educare

al senso della Ch.: 27, 65, 79, 373.

CANTO: 546. CHIESA locale o particolare: 33. - Il CAPITOLO ispettoriale: 435, 0.0. 512, nostro inserimento nella pastorale

0.0. 620, 0.0. 708, C.I. speciale: d'insieme: 28, 71, 76, 78-83; 0.0.

178, 337, 392, 759-761. 185; 0.0. 340, 359, 384, 416; 0.0.

438, 505-506, 638. - Inserimento tà: 495. - Formazione alla c. 664,

dei Coop.: 153, 731. 671; (v. Voti).

CINEMA: 452. CONSIGLIO della Comunità: 744, 756,

COADIUTORE salesiano: 145-149; 0.0. 764.

184, 381, 498. - Vocazione: 692 CONSIGLIO ispettoriale (l'ispettore e d. - Formazione: 660, 679b., 688, il suo Consiglio): 178, 338, 392, 701. - Nel Consiglio ispettoriale: 435, 480; 0.0. 512; 0.0. 515; 0.0. 0.0. 711, 763. - Convegni per 620; 0.0. 700. - Coad. membri Coad.: 184, 763. del C.: 711, 763.

COLLABORAZIONE (v. Corresponsabi- CONSIGLIO SUPERIORE: 704-705, 720lità).725, 761. - Poteri speciali del

COLLEGIO-Internato: 223, 386, 388- C. S.: 765-767.

390; (v. Scuole). CONSULTAZIONE: 0.0. 711, 722.

COMUNICAZIONI sociali: doc. 6 per CONVERSIONE spirituale: 18, 349, 494, intero. - Nella formazione: 676. 541.

- Impegno dei Cooperatori: 736. CONVITTI: 388.

COMUNITA' salesiana locale: - Co- COOPERATORI salesiani: doc. 18 per munione fraterna e spirito comu. intero. - Membri della Famiglia

nitario: 20, 94; doc. 8 per inte- salesiana: 12, 153-154, 162, 169. -

ro; 0.0. 574, 646 b. - Centro di Loro azione: 83, 428, 459. - No

vita: 136. - Titolare della missio- stra azione verso di loro: 69, 173,

ne: 29, 84. - C. evangelizzatri- 0.0. 190.

ce: 318-321, 333; 0.0. 339-340. - CORRESPONSABILITA' fra noi: 29,499; C. formatrice: 679-683, 694. - As- C. missionaria: 467; C. nell'obbe

semblea della C.: 0.0. 710. - Rin- dienza: 633.637, 647; 651-652; strut

novamento: 0.0. 513-514. - Pic- ture della C.: 721-722; (v. Salida

cole comunità: 510; 0.0. 515. - rietà); C. nella Famiglia salesia

Presenza dei Coop. 744. na: 83, 174-176, 401, 733, 741; C.

COMUNITA' educativa: 357, 377, 381, nella Chiesa: (v. Chiesa locale).

388, 0.0. 395; 0.0. 507. - C. con I nostri giovani: 389,

COMUNITA' ispettoriale: 29, 84, 0.0. 457, 507.

185; 0.0. 337-338, 392, 475, 506; CREATIVITA' apostolica: di D. Bosco:

0.0. 512, 646h. 135, 223-224. - Nostra: 21, 30, COMUNITA' parrocchiale: 416-419. 98, 245-270 passim; 393; 0.0. 396. CONCELEBRAZIONE: 543. - Stimolare la C. nei giovani: 458. CONCILIO: dono dello Spirito: 1-2. -

Dottrina sulle Com. Soc.- 447; sul- DECENTRAMENTO: 138, 636, 720. - le missioni: 466-468; sulla casti- Regionale: 723-725. - (V. Pluratà: 565; sulla povertà: 589-595; lismo).

sulla formazione: 663; Convergen

za del C. con la nostra missione: DIACONO salesiano: 150; 0.0. 183.

239-242. DIALOGO: fra noi: 488, 499, 0.0. 516,

CONFERENZA ispettoriale: 178, 623, 634, 641, 646 f. - Nella formazio

723-724, 761. ne: 682. - Con i giovani: 93,

CONFESSORE: 678 (v. Penitenza). 362.365, 382, 387. - Con il mondo:

CONSACRAZIONE religiosa: 106-127, (v. Mondo)).

167, 245. - C. della vita attiva: DINAMICA di gruppo: 0.0. 656.

113-120, 132-136. - C. e comuni- DIOCESI: (v. Chiesa locale).

DIRETTORE, maestro di spirito: 526, FAMIGLIA: - azione sulla f. o con 678; (V. Superiore). la f.: 55, 356, 377, 381, 386-387,

DIRETTORIO: Catechetica generale: 389, 422, 692 c. Compito dei Coop.: 274, 336. - D. ispettoriale: 441, 736. - Contatto del giovane sale760.siano con la f.: 674. - Spirito di

DIREZIONE spirituale dei Confr.: 678. f.: (v. Spirito salesiano).

DON BOSCO: Uomo di Dio e Fonda- FAMIGLIA Salesiana: 151.177. - Il tore: 7-15, 117-120, 132-135, 153, nostro ruolo speciale: 173; 0.0.

200-211. - Spirito di D.B.: 88-101 189. - Apporto della nostra con

passim. - All'Oratorio: doc. 2 sacraz. relig.: 126. - Vedi: F.M.A.

passim. - Evangelizzatore: 275, - Cooper. - Ex-allievi - VDB.

276. - Spirito missionario di D. FEDE: spirito di f.: 18. - Risveglio

B.: 470-471. - Don Bosco in pre- e istruzione: v. Evangelizzazione.

ghiera: 532-535. - Castità di D.B.: FEDELTA' a D. Bosco, alla vocazione

572-573. - Povertà di D.B.: 596- salesiana: 17-18; doc. 2, passim

697. - Obbedienza di D.B.: 648- (193, 198, 225-229), 707.

653. - D.B. e l'unità: 714-719. - FESTE liturgiche: 104, 430, 546; (v. Li

D.B. e la politica: 67, 264. - Scrit- turgia).

ti di D.B. che tutti devono cono- FIGLIE di M.A.: 153, 155, 167, 391,

scere: 0.0. 187. 692; (v. Famiglia salesiana).

DONNA: promozione della d.: 558-559. FORMATORI: 672, 683-686, 690, 699, - Contatto col mondo femmini- 703; (v. Comunità formatrice).

le: 675. FORMAZIONE generale: tutto il doc.

13. - F. all'apostolato parrocch.:

ECUMENISMO: 268-269, 297, 300, 467. 440; f. all'ap. delle com. soc.: 454

EDUCAZIONE « liberatrice »: 41, 61, 71, 455. - F. all'ap. missionario: 473

354, 456. 474; 0.0. 479. - F. alla preghie

EMIGRANTI: 74, 253, 414. ra: 551-555. - F. alla castità: 563

ESAME di coscienza: 549. 564. - F. alla povertà: 611-613.

ESCATOLOGIA: 105, 240, 546; nella - F. all'esercizio dell'autorità: 655. consacrazione religiosa: 111, 125, - F. al dialogo: 0.0. 656. - F. 571. artistica: 454, 676. - F. perma

ESENZIONE: 28, 79, 135. nente; 690, 699. - Qualificazione

ESPERIENZE nuove: 390, 510, 0.0. 515; dei Confr. 0.0. 618; (v. Specia

0.0. 708 b. Iizzazione).

EUCARESTIA: - La nostra vita euca- FRANCESCO DI SALES: 11, 93, 102, ristica: 104, 542-543, 549, 643; la 217, 550, 667. Euc. nella formazione: 664, 669, FRATERNITA': V. Comunità. - F. nel

681. - Pastorale dell'E.: 64, 257, la Famiglia salesiana: 165. 324, 371. - (v. Liturgia - Sacra

menti). GESU' CRISTO: Consacrato alla sua

EVANGELIZZAZIONE: educazione alla missione: 108. - Gesù orante: fede. - Nostro compito: 62-65, 77, 528-529. - Gesù povero: 586-588. doc. 3 per intero; doc. 4 (366-374). - Scopo della catechesi: 301-311. - In parrocchia: 420-422. - Nelle - Centro della formazione: 664. missioni: 465-468. - (v. Vangelo - Parola di Dio).

EX-ALLIEVI: 54, 69, 157; 0.0. 191, 459, GIOIA: Caratteristica dei nostro spi

doc. 19 per intero. rito e della nostra azione: 102,

327-329, 501. - G. della nostra 545. - Accanto ai nostri giovani:

pietà: 546; (v. Feste). - Dono 372. - Nella parrocchia: 425.

dello Spirito: 22, 102. MEDITAZIONE quotidiana: 549.

GIOVANI: situazione attuale: 34-44, MISSIONE (la nostra m.): tutto il

349. - Nostro amore e servizio doc. 1, specialm.: 23-30, 58-60,

prioritario ai g.: 45-46, 91; 0.0. 0.0. 179; 349, 361, 416.

180; tutto il doc. 4; 412, 419. - MISSIONI (le): 56, 66; tutto il doc. 7,

Giovani lavoratori: 49, 254. - (v. 463-480.

Poveri). M IXITE': 51. 365.

GIUSTIZIA: nostro impegno per la g.: MONDO attuale: 31-33. - Apertura al

67-77. - Impegno dei Coop.: 736. mondo: 102, 133-136, 297-300; nel

- Degli Ex-allievi: 755 d. - Edu- la formazione: 665, 679.

care al senso della g.: 65, 68-69. MOVIMENTI apostolici: dei giovani: 38,

65, 366, 373, 379, 381, 476. - A.

IMBORGHESIMENTO: Rifiuto dell'i.: Catt. 366. - Degli adulti: 708; in605; 0.0. 621. - (v. Temperan- serimento dei Coop.: 736; degli za - Lavoro).Ex-allievi: 751-755 d., 757,12.

INFORMAZIONE: nella Congregazione: MUSICA: 450, 452, 458, 546, 676. 175; 0.0. 516, 763.

ISPETTORE: V. Consiglio ispettoriale. NOTIZIARIO delle Ispettorie: 763. ISPETTORIA: V. Comunità ispettoriale. NOVIZIATO: 693-695, 698. - Secondo

LAICI: Nostri collaboratori: 89, 377, nov.: 0.0. 555 b.

507. - Nelle comunicaz. sociali: OBBEDIENZA: tutto il doc. 12.

459; - Laici missionari: 258, 476. ORATORIO: D. Bosco all'Oratorio: doc.

- Per l'amministrazione: 617; 0.0. 2 (v. Centro giovanile).

620. - Formare laici per la par- ORAZIONI giaculatorie: 550.

rocchia: 419. - Ex-allievi: 753 d., OSPITI: 500.

758,6; (v. Movim. apostolici).

LAVORATORI: mondo operaio, oggetto PAPA: (adesione al) : 99.

della nostra missione: 74, 413. - PAROLA di Dio: Nostro ascolto della: Salesiani operai: 76. - Giovani 22, 283-288, 0.0. 340, 540, 549.

lavoratori: v. Giovani. - Nella formazione: 664, 669, 677.

LAVORO: caratteristica dei nostro spi- - Pastorale della: (v. Catechesi rito: 97, 103, 541, 593, 602, 607; - Evangelizzazione - S. Scrittura - 0.0. 621. - manuale: 679. Vangelo).

LITURGIA: Vita liturgica della Comu- PARROCCHIA salesiana: tutto il doc. 5. nità: 104, 544. - L. nella forma- PARTECIPAZIONE: 722; (v. Correspon

zione: 664. - Pastorale liturgica: sabilità).

64, 104, 257, 322-326, 358, 371-372, P.A.S.: 277, 0.0. 336, 702-705.

423-425. - Liturgia della vita: 103, PASTORALE: Pluralità della p.: 30. -

122, 532-537. - (v. Feste - Pre- Aggiornamento della: 344-346, 349,

ghiera - Uff. divino). 0.0. 395; 0.0. 439. - (V. Rinno

vamento - Ristrutturazione). -

MARIA SS.: Modello di preghiera: 591; Senso pastorale delle strutture:

di castità: 571; di obbedienza: 643. 707, 0.0. 712. - Centro di p.:

Nella vita della Congregazione: 0.0. 399. - Pastorale d'insieme:

210, 769. - Nella formazione: 664. (v. Chiesa locale). - La nostra devozione a M.: 105- PATERNITA' spirituale: 90.

PEDAGOGIA: 105, 258, 332, 673, 688, personale: 5, 555 b. - il nostro

703; 350-365 passim (v. Educazio- rinnovamento: 6, 16-19, 129-130,

ne - Sistema preventivo). 701, 0.0. 708 b., 764. - difficoltà

PENITENZA: sacramento e spirito di: del r.: 16. - D. Bosco all'Orato

104, 371, 541. - (v. Temperanza). rio: criterio di r.: 192-198, 271-273. PENSIONATI e Convitti: v. Collegi. - Catechetica: 274, 290-292. - PERSONALIZZAZIONE: 484-486, 557, r. missionario: 463, 476-477, 0.0.

578, 624 480. - r. delle nostre Comunità:

- dell'obbedienza: 639-640, 651; 483-484; 0.0. 513-515. - r. della

- nella formazione: 661-671, 673, nostra preghiera: 517-526. - r.

679, 695. della nostra castità: 560-566. - r.

PLURALISMO: punti di applicazione: della nostra povertà: 581, 585, 595,

139. - Nell'apostolato: 30, 33, 80, 599. - r. della nostra obbedien

297-300. - Nella comunità: 503, za: 624-626, 0.0. 654.

509. - Nella povertà: 609. - Nel- RISTRUTTURAZIONE delle opere: 337,

la formazione: 665, 700. - Nelle 346, 384-385, 387-390; 0.0. 398;

strutture: 706. 0.0. 618 - r. delle parrocchie: POLITICA: 67, 71, 264. (V. Giustizia). 437. - r. in favore dei poveri: POPOLO: (ceto popolare) : 54, 57, 411; 581; 0.0. 618-619; (v. Pastorale -

(v. Poveri). Rinnovam.). POVERI: (gioventù povera): 32, 44, 47

48, 54, 57, 67, 76, 91; 0.0. 181, SACERDOTI salesiani: 141-144, 381, 660.

383; 580-585, 592, 597, 601-603, 606, SACRAMENTI: - la nostra vita sacra

610. - Liberazione dei p.: (v. Giu- mentale: 104. - pastorale dei Sa

stizia). cramenti: 64, 424, 429. - (v. Eu

POVERTA' evangelica religiosa: tutto caristia, Penitenza).

il doc. 11. SCRITTURA: (sacra) da leggere assiPRATICHE di pietà tradizionali: 555 d. duamente: 540, 549. - (v. Parola PREGHIERA: La nostra vita e il nostro di Dio - Vangelo).

stile di: 103, tutto il doc. 9. - SCUOLA cristiana: 380-385. - (v. Col

Preghiera personale: 520, 547.550. legio).

- Preghiera comunitaria: 521, SECOLARIZZAZIONE: 31, 299, 624, 665,

538-546. - Pratiche di pietà tra- 677. - Ateismo: 298, 408.

dizionali: 0.0. 555 d. - (v. Li- SEGNI dei tempi: 98, 225, 239, 582, 665.

turgia - Ufficio divino). SEGRETARIATO centrale per le comun. PROFESSIONE religiosa: 695-698. soc.: 460. - S. per le Missioni: PUREZZA: messaggio salesiano di: 100, 478. -

556, 0.0. 576. - P. dei giovani: SEQUELA di Cristo: 110, 664. - (v.

372 (V. Castità). Consacraz. religiosa).

SISTEMA preventivo: 65, 93, 360, 365,

RADIO: 452. 541. - (V. Assistenza salesiana).

RAGAZZE: 51, (v. Mixité). SOGNI di Don Bosco: 204-211. RETTOR MAGGIORE: centro di unità: SOLIDARIETA' fraterna: 480, 606, 0.0.

716, 720, 731. 623. - (V. Corresponsabilità).

REVISIONE di vita: 494, 540, 0.0. SOTTOSVILUPPO - il fatto: 32, 67,

555 f. 583-584. - lotta contro: 72 (V.

RINNOVAMENTO: - della Chiesa e la Giustizia).

vita religiosa: 2-5. - spirituale SPECIALIZZAZIONE: 679 b., 699. -

- per le comun. sociali: 455. - TRADIZIONE (fedeltà alla): 87; la noMissioni: O.O. 479. - spiritualità: stra tradiz. di povertà: 598. 554, O.O. 555 c. (V. Formazione). TURISMO pastorale: 415.

SPERANZA: 102, 327, 667.

SPIRITO salesiano: 11, 77, 85-105; O.O. UFFICIO divino: 544.

186. - comune alla Famiglia sa- UNITA': - della nostra vocazione: 127. lesiana: 184. - diffuso dagli Ex- - della nostra missione: 60-61.

allievi: 748. - s. di famiglia: 101, - della nostra cultura: 689, 712.

376, 499, 648-649. - nella parroc- - delle nostre strutture: 137, 706,

chia: 427. - nella formazione: 720. - della Famiglia salesiana:

666-670. 171-172, 729, 732, 739, 742. - sol

SPIRITO Santo: - sorgente di vita e lecitudine per: 33, 71, 94, 99, 498,

di rinnovamento: 1-19. - la sua 509, 648, 714-720. - fra le Ispet

presenza in mezzo a noi: 6, 16-18. torie: 725. - (V. Solidarietà -

- unità della Famiglia salesiana: Corresponsabilità).

171. - Maestro di vita interiore: UNITA' dei Cristiani. - (V. Ecume

530. - docilità allo S.: 5, 18-22 nismo).

(V. Parola di Dio). UNIVERSITA' salesiana: v. P.A.S. SPIRITUALITA' salesiana: 702 c., 705

d., 743, 751. - (V. Spirito sale- VANGELO - ritorno al: 46. - il nosiano).stro spirito evangelico: 71, 77,

SPORT: 676. 89-95; 122. - predicare il: 67,256.

STAMPA (apostolato della): 450-451; - Consigli evangelici: 110-111. -

0.0. 461-462. nella vita dei Cooperatori: 162.

STUDI: in tempo di formazione: 687- - (V. Beatitudini - Consacr. re

690; 703,3; 704,7. - dei Coadiu- ligiosa).

tori: 679 b., 688, 701. VESCOVO: V. Chiesa locale. SUPERIORE di Comunità: 502. - cen- VESTIZIONE religiosa: 694.

tro di unità: 714, 720-721. - eser- VISITA al SS. 549.

cizio dell'autorità: 644-647, 650, VITA religiosa: V. Consacrazione.

O.O. 655. VOCAZIONI - V. salesiana e sua ma

SUSSIDIARIETA': 636, 720. - (V. De- turazione: 661-671; 692. - ogget

centramento). to della nostra missione: 50, 65;

O.O. 397, 419; O.O. 576. - og

TEATRO: 450, 452, 676. getto della missione dei Coop.: TELEVISIONE: 452. 736. - V. missionarie: O.O. 480. TEMPERANZA salesiana: 97, 541, 606- - dei coadiutori: 692 d. - V.

607; per la castità: 564, 568. del Cooperatore: 744. TEOLOGIA: (studi di): 687-688, 701 b. VOLONTARIE di Don Bosco (VDB): 156,

TERZO mondo: 463. - (V. Giustizia - 168, 463.

Sottosviluppo). VOTI e vita comunitaria: 495, 569-571.

TESTIMONIANZA: - necessità e forme - criteri di ammissione: 695. - della nostra t.: 58, 293-296. - ele- di rinnovazione: 697. - Voti temmenti della vita religiosa: 111, 125. poranei: 696-698. - nuova for- t. di giustizia: 70, 73. - t. di mula: 762. - (V. Consacrazione - povertà: 591, 594, 604-610; O.O. Professione religiosa). - Su cia620. scun voto in particolare: doc. 10,

TIROCINIO: 688, 696. 11, 12.