2 La comunità animatrice


2 La comunità animatrice

CG21


Capitolo Generale 21

della Società Salesiana











DOCUMENTI

CAPITOLARI
















Roma, 12 febbraio 1978




Editrice SDB

Edizione extracommerciale

Direzione Generale Opere Don Bosco

Via della Pisana, 1111

Casella Postale 9092

00100 Roma-Aurelio



SOMMARIO


Sommario


Presentazione


Abbreviazioni e Sigle


Documento 1: “I Salesiani evangelizzatori dei giovani”

1-165

Documento 2: “II Salesiano Coadiutore”: una vocazione di

'religioso laico' al servizio della missione salesiana

166 - 211

Intervento del Rettor Maggiore sulla “Partecipazione alla

vita e al governo della Congregazione”

212– 239

Documento 3: “La formazione alla vita salesiana”

240 - 342

Documento 4: “L'Opera PAS e l'Università Pontificia Salesiana”

343– 370

Documento 5: “Revisione delle Costituzioni e dei Regolamenti”

371 - 446

Deliberazione Capitolare: “Conferma delle deliberazioni del CGS

circa la Facoltà concessa dal Motu Proprio Ecclesiae

Sanctae II 1,7”

447

Allegati in numero di 19 (Cfr indice)

448 - 592

Indici















































AVVERTENZA

I 5 Documenti del CG21 sono qui disposti secondo un ordine logico, che è parzialmente diverso dall'ordine pratico, con. cui sono stati preparati e presentati in aula dalle rispettive Commissioni Capitolari.

PRESENTAZIONE





Cari Confratelli, è per me motivo di gioia profonda scrivervi la prima volta come nuovo Rettor Maggiore, non solo per salutarvi e intrattenermi fraternamente, anche se brevemente, con voi, ma soprattutto perché l'oggetto di questa mia prima lettera è la promulgazione dei Documenti del CG21. Scegliere come occasione del primo incontro la consegna delle conclusioni del lavoro capitolare significa rinnovare la coscienza di sentirci fratelli e arricchirci di reciproci doni.

Ci sentiamo subito a nostro agio, in casa nostra, in un clima di amicizia, perché si tratta di ciò che abbiamo di più intimo e vitale, al livello più alto, e in diretta congenialità con il cuore e i propositi del nostro Padre Don Bosco: parliamo, infatti, della nostra ragion d'essere, del significato attuale della nostra comune vocazione; tocchiamo gli aspetti più delicati della opzione fondamentale che ognuno di noi coscientemente ha fatto con la professione religiosa.

Ci sentiamo mutuamente valorizzati e apprezzati, perché il CG confida sulle capacità e sulla responsabilità di ognuno; in effetti, ci presenta una prospettiva di futuro nel quale dobbiamo essere i protagonisti, e ci esorta a esserlo con serenità e inventiva. Ecco, allora, che questo primo incontro rinnova l'entusiasmo della nostra vocazione e ci apre a una visione di speranza.

E' l'ora prima dopo il CG21; sappiamo, purtroppo, che altre ore posteriori e più remote possono comportare stanchezza. Ma questa è un'ora di giovinezza in cui è lecito, anzi è per noi spontaneo, poter « sognare » un poco.

L'Assemblea capitolare, anche se laboriosamente e con gli immancabili difetti delle cose umane, è stata portatrice di un «evento di grazia»: che non passi invano per nessuno («timeo Dominum transeuntem»)!

Lasciamoci scuotere e ringiovanire da questa ventata di Spirito Santo; ritorniamo con Don Bosco alle origini, l'ora dei «sogni», dove c'è più grazia che. calcolo, più vitalità che crisi, più progettazione di futuro che peso di insuccessi passati. Assumiamo anche noi la psicologia delle origini, fiduciosi nell'intervento del Signore che rinnova periodicamente la nostra giovinezza.

Anche i più maturi in età, anche gli ammalati, anche chi è arrivato stanco alla sera, anche gli sfiduciati sentano, in quest'ora, profonda gratitudine verso il Signore che ci rinnova.

Con il CG21 Egli ci sta rivolgendo un nuovo appello: la nostra vocazione, infatti, non è un dialogo di ieri ormai chiuso; essa è sempre aperta, nella conversione e nella speranza, ai nuovi inviti dello Spirito del Signore.


Vi presento e vi consegno, con questa lettera, i nuovi Documenti Capitolari.

Le Costituzioni precisano: «I soci salesiani accetteranno volentieri le deliberazioni (del CG) che obbligano tutti, non appena siano state promulgate dal Rettor Maggiore» (art. 152).

Accettiamo, dunque, questi Documenti, con gratitudine e con lealtà. Vi invito a leggere attentamente, quasi come presentazione, il mio discorso conclusivo ai confratelli capitolari (n. 552 - 592); esso vi farà percepire subito, in sintesi prospettiva, le linee portanti dell'orientamento globale.

Tre sono i grandi obiettivi verso cui dirigere il nostro impegno di conversione:

  • divenire evangelizzatori specializzati dei giovani;

  • vivere da autentici religiosi in missione;

  • curare la Formazione Permanente attraverso una rinnovata animazione salesiana.


Scoprirete nel testo quali sono i tasti essenziali da toccare per il nostro rilancio: Parola di Dio, Costituzioni, Sistema Preventivo, «spiritualizzazione» del ruolo del Direttore, correlatività e complementarità nella figura dei soci.


Desidero sottolineare, qui, un elemento che chiamerei strategico: la riattualizzazione dell'aspetto mariano della nostra Vocazione; essa assicurerà il clima adatto per l'efficacia dei nostri impegni. Una ripresa dottrinale e cultuale della devozione a Maria Ausiliatrice, che inserisca la Famiglia Salesiana nel vivo del movimento mariano più attuale, ci farà ritrovare (anche « miracolosamente », come ci assicura Don Bosco) la fecondità vocazionale, il coraggio e la chiarezza di cui tanto abbisognamo oggi nelle lotte per la fede. La Madonna ci guiderà come nel sogno dei 9 anni e come sempre nella storia della salvezza, verso Gesù Cristo; ci aiuterà a divenire, con Don Bosco e come Don Bosco, suoi fedeli discepoli; ci spronerà a fare della nostra vita una testimonianza esplicita della Pasqua, con cui Cristo ha salvato il mondo e con cui noi caricheremo di entusiasmo

tutte le nostre energie - le scoperte* dell'intelligenza e le iniziative dell'amore -, per la salvezza dei giovani oggi.

Cari confratelli, consideriamo questi Documenti Capitolari come un messaggio portatore di grazia per la nostra vita e il nostro lavoro: studiamoli personalmente, approfondiamoli comunitariamente, e programmiamone con concretezza l'applicazione.

Io saluto ognuno di voi con affetto e speranza, e chiedo, proprio a tu per tu, preghiere continue e sacrifici quotidiani per il nuovo Rettor Maggiore; essi ridonderanno a beneficio di tutta la Congregazione. Ringrazio ognuno di voi per il suo lavoro e per la sua fedeltà, e assicuro a tutti il dono della mia esistenza incorporata giorno per giorno all'Eucaristia.

Che l'«amore» del Padre, ricco d'iniziative, che l'«impegno» di Cristo, generoso nell'obbedienza, e che la «gioia» del loro Spirito, vivifichino il cuore di ogni confratello e purifichino l'atmosfera di ogni casa salesiana.

Crediamo e speriamo insieme, con la forza di quell'amore di comunione che ci fa vibrare in un cuor solo e in un'anima sola! Ecco la nostra parola d'ordine: «al lavoro».

Vostro aff.mo




Don EGIDIO VIGANO'

Rettor Maggiore



Roma, 24 febbraio 1978

ABBREVIAZIONI e SIGLE




art.

articolo

c., cap,

capitolo

cfr

confronta

doc.

documento

ib.

ibidem

p.pag.

pagina



  1. Atti del Magistero


AA

Apostolicam Actuositatem

CD

Christus Dominus

EN

Evangelii Nuntiandi

ES

Ecclesiae Sanctae

ET

Evangelica Testificatio

GE

Gravissimum Educationis

GS

Gaudium et Spes

LG

Lumen Gentium

OT

Optatam Totius

PC

Perfectae Caritatis

PO

Presbiterorum Ordinis

PI`

Populorum Progressio

RC

Renovationis Causam

RdC

Rinnovamento della Catechesi

SC

Scuola Cattolica

SDV

Summi Dei Verbum

Sin.77

Messaggio del Sinodo sulla Catechesi; collana «Servizio dell'unità», n. 13, Torino, LDC, 1977.

SCRIS

Sacra Congregazione dei Religiosi e Istituti Secolari

Oss.Rom.

Osservatore Romano

2. Sigle Salesiane


ACGS

Atti del Capitolo Generale Speciale

ACMSC

Atti del Convegno Mondiale Salesiano Coadiutore

ACS

Atti del Consiglio Superiore

CC

Cooperatori Salesiani

CG

Capitolo Generale

CGS

Capitolo Generale Speciale

CI

Capitolo Ispettoriale

Cost

Costituzioni

DB

Don Bosco

EE

Exallievi Salesiani

Ep, Epist.

Epistolario Don Bosco

FMA

Figlie di Maria Ausiliatrice

FP

Formazione Permanente

FS

Famiglia Salesiana

FSE

Facoltà di Scienze dell'Educazione

LAS

Libreria dell' Ateneo Salesiano

LGC

Lettera del Gran Cancelliere

MB

Memorie Biografiche

Op.Sist.Prev.

Opuscolo sul Sistema Preventivo di Don Bosco

Op.Ed.

Opere Edite

PAS

Pontificio Ateneo Salesiano

RCS

Relazione del Consiglio Superiore (sulla ristrutturazione Opera Pas)

Reg

Regolamenti Generali

RF, RFIS

Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis

RM

Rettor Maggiore

RRM

Relazione Generale del RM sullo stato della Congregazione

SC

Salesiano Coadiutore

Sch Prec.

Schemi Precapitolari CG2l

SDB

Salesiani Don Bosco

SGUPS

Statuti Generali dell'UPS

SP

Salesiani Presbiteri

Stat. Conf.

Statuto Confederale Exallievi

UPS

Università Pontificia Salesiana

VDB

Volontarie di don Bosco



CG21 422/1.32














DOCUMENTO 1




I SALESIANI

EVANGELIZZATORI

DEI

GIOVANI

SOMMARIO



n.

INTRODUZIONE

1-19



PARTE 1° I GIOVANI E LA LORO CONDIZIONE

20-30


PARTE 2° I SALESIANI OPERATORI DI EVANGELIZZAZIONE



31-79



Premessa.



1 La comunità evangelizzata


1.1 II dono della fraternità e I'evangelizzazione

34-37

1.2 Il dono della consacrazione e l'evangelizzazione

38-41

1.3 II dono della preghiera e I'evangelizzazione

42-45

1.4 L'animazione della Comunità per I'Evangelizzazione: molo del direttore.

46-57

1.5 Orientamenti operativi

58-61



2.1 La Comunità salesiana animatrice nella Comunità educativa e pastorale

63-68

2.2 La partecipazione dei Cooperatori e di Exallievi all'opera educativa e pastorale dei SDB

69-75

2.3 La collaborazione di altri laici nella comunità educativa e pastorale

76-78

2.4 Orientamenti operativi

79



PARTE 3° IL PROGETTO EDUCATIVO E LA FECONDITA' VOCAZIONALE




80-119


1 Il progetto educativo e pastorale salesiano


1.1 I contenuti

81-95

1.2 Lo stile

96-104

1.3 Orientamenti operativi

105


2 La fecondità vocazionale


106-119



PARTE 4° ALCUNI AMBIENTI E VIE DI EVANGELIZZAZIONE




120-161


1. L'Oratorio e il Centro giovanile: ambienti di evangelizzazione


121-127

2. La Scuola come ambiente di evangelizzazione

128-134

3. La Parrocchia: aspetti particolari della presenza salesiana evangelizzatrice.

135-142

4. Le Missioni

143-147

5. La Comunicazione Sociale: via per l'evangelizzazione

148-153

6. Una nuova presenza salesiana per l'evangelizzazione

154-161


CONCLUSIONE


162-165

I SALESIANI EVANGELIZZATORI

DEI GIOVANI


1

I1 CG21 consegna questo documento ai Confratelli e lo fa con desiderio fraterno che essi vi trovino luce e slancio per testimoniare e annunciare il Vangelo ai giovani. «Sono milioni, talvolta sbandati e disorientati da una molteplicità di voci discordanti, i quali aspettano da voi, ci diceva il Papa,1 la parola di salvezza, cercano la mano fraterna ed amica, che con serena sicurezza li guidi verso l'Assoluto ».

Per le loro attese e per la nostra risposta è nato questo documento.


2

1. E' un documento operativo, nel senso che, a partire dalla verifica di alcuni problemi esistenti (la situazione), conduce e invita a concludere operativamente per una maggiore fedeltà ed efficacia apostolica.


3

2. E' un documento di famiglia. Le conclusioni sono motivate dal riferimento a un quadro di valori comuni e condivisi. I valori descritti non sono idee staccate nella loro sostanza dalla vita dei Salesiani. E' ciò che è apparso dalla lettura di questa vita. E' ciò che costituisce questa vita in pienezza, quando i confratelli evangelizzano con l'efficacia propria di chi è fedele; e quando essi si trovano in difficoltà, è ciò che in quella vita soffre, è impoverito o spento, e chiede di essere rivitalizzato.

Per questo si parla di «quadro di riferimento»: un quadro a cui la vita stessa si riferisce come a sua misura e a cui si ispira come a sua salvezza. Il documento muove dalla concretezza e va verso la concretezza. Non è, in ogni caso, un trattato. E' molto più modesto di un trattato, ma forse, per la prospettiva in cui si pone, e per le persone a cui si rivolge, è più prezioso.

Anche la sua composizione o struttura dà ragione di queste intenzioni. Ogni parte tratta un problema che si vive, lo legge attraverso una verifica, ne vede i collegamenti con i valori delle Costituzioni; specialmente, traccia le linee possibili di rinnovamento e gli orientamenti operativi che sembrano pìù urgenti e decisivi.






4

3. E' un documento che ha un suo significato, oggi. II momento storico in cui

la Chiesa ci chiama a operare è quello della evangelizzazione. La originalità e

la creatività del nostro carisma devono tentare di interpretarlo e di viverlo in

modo salesiano, poiché «a nessuno di noi sfugge il rapporto che esiste tra

questo nostro argomento e il problema dell'educazione del mondo di oggi»2


Il nostro carisma deve farsi progetto storico per rispondere alla «gioventù

di oggi, tanto assetata di verità e di progetti storici».3 L'idea dunque che lega

le varie parti, quella che è la fonte della loro unità, è la nostra vocazione di

evangelizzatori che si fa reale quando è vissuta nel progetto educativo e

pastorale salesiano, ricompreso e attualizzato.


5

4. A questo impegno siamo stati sollecitati dalla Lettera che il card. Villot, a

nome del S. Padre, ha inviato a don Luigi Ricceri, e dal discorso che il Papa

stesso ha rivolto in udienza privata al Capitolo Generale. Gli argomenti su cui

ha portato la sua attenzione il Papa, al quale i figli di Don Bosco «sono

filialmente sottomessi e disponibili per il bene della Chiesa universale »,4 si

sono come intrecciati fra loro e fanno affiorare l'anima e la vitalità del nostro

documento.


6

5. Il Papa, dopo aver particolarmente apprezzato la scelta del tema generale

del CG21, rivolge il suo pensiero a Don Bosco, una «presenza animatrice e

ammonitrice», «che ci precede col suo passo sempre giovanile e dinamico».

Ricorda come nelle sue «Memorie» egli parli della sua «sete di sacerdozio»

che gli faceva desiderare di potersi «lanciare in mezzo ai giovani, a fine di

conoscerli intimamente ed aiutare in ogni occorrenza ad evitare il male».

La sete della sua vocazione, i giovani e la loro condizione, sono le due dimensioni della vita di Don Bosco. Egli « in tempi complessi e calamitosi » le visse da « autentico protagonista della storia d'Italia e della Chiesa».5


7

6. Questa responsabilità profonda rispetto al carisma di cui partecipiamo impegna anche noi e nelle stesse direzioni:


6.1 Ci proponiamo decisamente il problema della nostra fedeltà a «seguire Cristo in maniera totale e incondizionata (...) mediante la

generosa, gioiosa e fedele pratica dei consigli evangelici», secondo lo spirito di Don Bosco, per mostrare ai ragazzi e ai giovani « un viso che non sia una maschera artefatta, ma l'espressione limpida di un amore che si apre al fratello in un amore più grande qual è quello di Dio che è 'più grande del nostro cuore' ».6 « Si dia il primo posto allo spirito religioso», si dice nella lettera del card. Villot.


6.2 Manteniamo il «carattere particolare dell'opera e della pedagogia salesiana, tanto più che le necessità sociali ed ecclesiastiche dei tempi moderni sembrano più che mai corrispondere al genio dell'apostolato dei Figli di San Giovanni Bosco, rivolto con preferenziale interesse e dedizione alla gioventù maschile ».7


6.3 Viviamo questa vocazione e questo carisma, seguendo Don Bosco, che fu un «autentico protagonista», come coloro che per la loro fedeltà e dedizione e per le competenze acquisite risvegliano la creatività e l'inventiva del dono di Dio.


8

7. La figura animatrice e ammonitrice di Don Bosco e quella del Papa, che ci «indica le note specificanti della nostra identità in un momento di cambio in cui non si vede chiaro »,8 spingono la nostra riflessione su questi settori determinanti e ci inducono a una verifica, mettendoci tra mano non solo i valori da coltivare, ma anche l'esigenza di trovare gli strumenti adatti per difenderli.

















INTRODUZIONE


9

«L'attività evangelizzatrice e catechistica è la dimensione fondamentale della nostra missione. Come salesiani siamo tutti e in ogni occasione educatori della fede ».1

Questo servizio, che «richiede (...) dalle nostre comunità capacità di annuncio e forza di testimonianza »,2 ci è stato proposto anche dal Messaggio dei Vescovi riuniti nel loro IV Sinodo. Essi pensano che «nei prossimi dieci anni la catechesi sarà in tutto il mondo il terreno naturale e più fruttuoso per il rinnovamento dell'intera comunità ecclesiale».3 Ringraziano pertanto le comunità religiose che rinnovano la speranza « nella grande fecondità spirituale, per il mondo di una vita trascorsa nello spirito delle beatitudini».4 Il Papa stesso considera «l'apporto immenso» di quei religiosi che, testimoni della santità, si dedicano all'annunzio del Cristo ed esprimono «una originalità, una genialità che costringono all'ammirazione».5


1 IO

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Questa genialità e originalità sono per noi Salesiani collegate e alimentate direttamente da due sorgenti: da Cristo e il suo Vangelo, vissuto secondo lo spirito di Don Bosco,6 e dai giovani che « si afferma abbiano orrore del fittizio, del falso, e ricercano sopra ogni cosa la verità e la trasparenza».7

Ci domandiamo allora se crediamo veramente a quello che annunziamo, se viviamo quello che crediamo, se predichiamo veramente quello che viviamo, attenti agli appelli che promanano dai giovani; se rendiamo veramente testimonianza della nostra solidarietà effettiva verso di loro e nello stesso tempo dell'Assoluto di Dio.8


11

«Seguiamo (...) da vicino Gesù Cristo, scegliendo un modo intensamente

cristiano di amare Dio e i fratelli con cuore indiviso ».9 Per



questo, in primo luogo, indichiamo nelle Costituzioni, praticate fedelmente, un criterio privilegiato della nostra identità, come singoli e come comunità. E affermiamo che è necessario conoscerle, accoglierle e viverle, per poter riproporre le ricchezze del cuore apostolico e delle intenzioni di Don Bosco, «uomo di Dio e uomo di Dio per i giovani».10

In questo senso riaffermiamo anche i valori permanenti della Tradizione che il Rettor Maggiore e i Capitoli Generali, alla luce della vita dei confratelli, interpretano con autorità e ripropongono con novità. Oggi, per noi, hanno particolare importanza gli ACGS, i quali, pur portando «l'impronta della nostra fragilità»11 sono un valido tentativo per avvicinare Don Bosco ai giovani dei nostri tempi e contengono «le motivazioni e i princìpi da cui promanano» le Costituzioni stesse.12


12

In secondo luogo, riconosciamo nei giovani l'altra sorgente della 12 nostra ispirazione evangelizzatrice. Noi Salesiani siamo mandati ai giovani, specialmente ai più poveri, e collaboriamo alla creazione di una società nuova promuovendo la pienezza della loro vita nella fede. Sono i giovani che incontriamo nei vari paesi del mondo, molto diversi fra loro anche nei livelli di coscienza e di libertà: forse fermi e chiusi in se stessi per le emarginazioni di cui soffrono a causa della loro povertà, oppure in preda alle contraddizioni e ai conflitti a volte violenti, o già all'opera per costruire, seguendo Cristo, una società più umana.

In tutti e in ciascuno di questi giovani è possibile scorgere un bisogno di

verità, di liberazione, di crescita umana, e il desiderio, anche se

implicito, di una più profonda conoscenza del mistero di Dio.13


13

Essi vivono questa loro esperienza facendo parte viva di un ambiente 13 che viene chiamato condizione giovanile . E' fatto di tendenze e di giudizi di valore che rendono più facile o più difficile la crescita della loro umanità nella fede.14

Il rapporto di sintonia, necessario per educarli, l'amare ciò che essi amano, pur senza rinunziare al nostro ruolo di adulti e di educatori salesiani, si fa allora difficile e complesso.



Eppure la nostra vocazione, dono di Dio, è una sorgente di speranza: bisogna aggiornare le nostre competenze, ma soprattutto bisogna credere di più alla forza dello Spirito e al dono originale che Egli ci ha fatto, per vincere ogni paura e non disertare il campo difficile del nostro impegno giovanile.

Il CG21 dunque, da una parte guarda ai giovani e scorge tra la loro attesa, l'appello che essi ci rivolgono, e la nostra missione una felice coincidenza;15 e dall'altra guarda al rinnovato impegno della Chiesa per l'evangelizzazione, e scopre nella missione evangelizzatrice dei giovani la fondamentale caratteristica della nostra identità.


14

Ma come evangelizzare questi giovani? Partecipi dell'attività evangelizzatrice

della Chiesa, crediamo al carisma di Don Bosco e, dunque, al modo originale

salesiano di evangelizzare i giovani. I1 nostro modo originale di rendere reale

l'evangelizzazione è il progetto educativo salesiano, il «Sistema Preventivo»,

ricompreso e attualizzato, con i suoi operatori, i suoi contenuti, le sue mete, il

suo stile, le sue vie, nei vari ambienti in cui operiamo.

Siamo coscienti che educazione ed evangelizzazione sono attività distinte nel loro ordine. Sono però strettamente connesse sul piano pratico dell'esistenza. In Don Bosco e nel suo Sistema Preventivo la salvezza è salvezza di tutto il giovane. E' liberazione dal peccato e crescita in Cristo fino alla santità, ma è anche liberazione dalle molteplici condizioni di povertà e di abbandono, dalle servitù sociali e culturali, perché i giovani diventino «onesti cittadini».16

Oggi la EN conferma questa intuizione. I vari elementi del processo di evangelizzazione (u la presenza e la comunione di vita e di destino, il rinnovamento della umanità, la testimonianza, l'annuncio esplicito, l'adesione del cuore, l'ingresso nella comunità, l'accoglimento dei segni, le iniziative apostoliche»),17 anziché essere contrastanti fra loro e persino esclusivi, sono in realtà complementari e si arricchiscono vicendevolmente.18


15

Noi Salesiani, evangelizzatori dei giovani, accompagniamo quest'opera

accettando innanzitutto l'evangelizzazione di noi stessi.

Come persone e come comunità di credenti abbiamo un carisma specifico per cui ci dedichiamo all'educazione.19 Immersi nel mondo,

siamo spesso tentati dagli idoli20 e sappiamo di avere incessantemente bisogno di ascoltare la parola di Dio, di convertirci ad essa, di nutrire il cuore con la fedeltà al comandamento del suo amore e con le ragioni della sua speranza.

Abbiamo bisogno di configurarci a Cristo secondo lo spirito di Don Bosco perché ci sia dato di cvangelizzare come lui, educando.


16

Per questo ciascuno di noi, costruisce e fa crescere, per quanto è in suo potere e aiutato dai fratelli, la propria umanità e i suoi talenti nella comunità religiosa e educativa, perché sia rinnovata. Essa diventa il luogo dove Dio si fa presente e si comunica.

Per questo accogliamo la sua iniziativa di consacrarci con l'amore di Cristo casto, povero e obbediente, e gli rispondiamo con la gioia e lo slancio della nostra collaborazione.

Per questo, scoprendo la sua presenza e il dono che ci ha fatto, lo adoriamo, lodiamo e ringraziarlo. Ma proprio perché mandati da Lui ai giovani, sentiamo che la nostra preghiera si fa anche luce e forza. Si diventa capaci cioè di scoprire le tracce dell'azione di Dio nel mondo, nei suoi avvenimenti e nella vita dei giovani, il significato della nostra consacrazione per la loro salvezza, e si sente l'urgenza di collaborarvi con generosità.


17

La comunità matura questa progressiva evangelizzazione di se stessa attraverso i ministeri che la animano, quello del direttore in modo speciale. E diventa a sua volta animatrice, promuovendo la collaborazione e inserendosi nella complessità del contesto sociale ed ecclesiale dove vive, in modo da rispondere con pienezza e tempestività a Dio che la manda e ai giovani che attendono.

Nella misura in cui accetta questa conversione vivrà in se stessa l'anima del Sistema Preventivo, che è un metodo di educazione, ma è soprattutto una spiritualità: è un amore che si dona gratuitamente, ispirandosi alla carità di Dio che previene ogni creatura con la sua provvidenza, la segue con la sua presenza e la salva donando la vita.


18

Il CG2l intende mettere in luce alcuni problemi esistenti nella vita della Congregazione, secondo gli indirizzi autorevoli del S. Padre, le informazioni e le urgenze inviate dai CI e dai Confratelli, o sentite dai Capitolari, e i rilievi fatti dalla relazione del Rettor Maggiore. Ne vuole verificare, per quanto è possibile, gli aspetti positivi e negativi, e dare orientamenti su punti che sembrano di fondamentale e attuale importanza.



Fa riferimento al quadro dei valori comuni e condivisi (Costituzioni e ACGS) per motivare ragionevolmente certi indirizzi, e per dare significato all'impegno e allo sforzo che chiede ai Confratelli, affinché testimonino e annuncino ai giovani il Vangelo del Signore.


19

Orientamento operativo

a. Le Ispettorie fissino i modi per favorire la conoscenza e l'assimilazione

delle Costituzioni rinnovate. Le assumano come criterio concreto di identità,

di revisione dì vita e di programmazione, a livello personale e comunitario.

Le facciano oggetto di giornate di ritiro, di incontri di formazione e di

momenti di preghiera. (Cfr La formazione alla vita salesiana n. 240 - 342).


b. In segno di unità e come interpretazione autorevole della nostra identità, si valorizzino gli ACGS, gli Atti del CG21, gli ACS, gli orientamenti e le direttive dei Superiori. Le forme più adatte siano stabilite a livello ispettoriale,


c. Si favorisca la conoscenza della storia e dello spirito salesiano con le ricerche e le pubblicazioni del Centro Studi Don Bosco, con l'edizione critica delle Costituzioni della nostra Società, con una maggiore diffusione della letteratura salesiana (traduzioni e volgarizzazioni), con lo scambio più ricco di notizie e di iniziative (Bollettino Salesiano, ANS, Notiziari Ispettoriali). (Cfr La formazione alla vita salesiana, n. 342; cfr anche Orientamento Operativo, n. 105c di questo documento).

PARTE 1°


I GIOVANI E LA LORO CONDIZIONE





20

L'Evangelizzazione suppone un'adeguata

conoscenza dei giovani

Un lavoro educativo per essere concreto e offrire un servizio utile non può limitarsi a principi generali e a orientamenti generici. Deve indicare con precisione i contenuti e i metodi perché siano dati ai giovani in fase educativa quell'attenzione e quel rispetto che ci insegna la pedagogia di Dio, il quale ama ogni uomo, «chiama ciascuno per nome»1 i e lo fa protagonista del suo annuncio. E deve distinguere le età, l'ambiente, la cultura, il sesso.

L'evangelizzazione passa, dunque, anche e sempre più obbligatoriamente attraverso l'analisi delle situazioni di vita che incidono sulla personalità giovanile. I modelli che l'ambiente presenta, le aspirazioni, le tensioni e le rivendicazioni che induce, trovano spesso accoglienza e solidarietà nell'animo dei giovani. Suscitano in essi emozioni e atteggiamenti diversi, anche se spesso a livello inconscio, che pregiudicano o favoriscono l'intervento- educativo e la stessa comprensione e accettazione del Vangelo.

Questa parte intende descrivere con alcuni accenni generali la «condizione

giovanile» soprattutto per spingere i Salesiani conce singoli e come

comunità, ad ascoltare con interesse questa voce del mondo giovanile e a

tenerne conto nel dialogo educativo e pastorale dell'evangelizzazione.


21

La situazione

Le Costituzioni rivelano una viva coscienza del mondo dei giovani2 e invitano a solidarizzare con essi, a valutarne le espressioni, a valorizzarne gli apporti positivi,3 fino a «scoprire i valori evangelici» di



cui possono essere portatori.4 Gli ACGS abbozzano una descrizione a grandi linee della condizione giovanile5 a partire da alcuni «segni» del nostro tempo.6

La revisione che ha preceduto il CG21 richiama di fatto a una realistica analisi del contesto giovanile. Si ribadisce che l'annuncio del Vangelo deve trovare adeguata incarnazione nella complessità del contesto attuale. E al riguardo si sottolineano le notevoli difficoltà che alcuni Salesiani provano nell'accogliere e comprendere i giovani, nel tenersi sulla lunghezza d'onda dei problemi che propongono, nell'entrare in dialogo educativo con loro.

Tutto ciò sembra influenzare la stessa scelta dei destinatari.

Si nota con preoccupazione in molte nostre opere un progressivo rarefarsi di quei destinatari che noi dovremmo privilegiare e la scelta di altri - per così dire - meno nostri.


22

Le ragioni di questi fatti sono evidentemente complesse e, talora, diverse a

seconda dei luoghi in cui la Congregazione è chiamata a evangelizzare.


Ne accenniamo alcune:

23

La realtà socio-culturale è cambiata rapidamente in molti paesi. In altri il

cambiamento è imminente. Ciò aumenta i confronti e le rotture tra le

generazioni giovani e quelle degli adulti. Particolarmente sconcertante appare

l'accentuata conflittualità che la società manifesta in alcuni suoi aspetti e di

cui i giovani, in ogni caso, risentono profondamente.

- l'esaltazione e la strumentalizzazione della persona;

- il richiamo alla libertà e insieme l'oppressione di molte libertà;

- l'aspirazione a valori più grandi e la contestazione di ogni valore;

- desiderio di solidarietà e insieme la crisi di appartenenza, la diffusione del senso di anonimato, il disinteresse;

- la rapidità degli scambi e dell'informazione e la lentezza delle riforme culturali e sociali;

- la ricerca di unità e di pace universale e la persistenza di contrasti politici, sociali, razziali, religiosi, economici;

- l'esaltazione di tutto ciò che è giovane e l'emarginazione dei giovani, a volte, dal lavoro, dalla partecipazione, dalla responsabilità.





24

La situazione socio-economica attuale emargina paesi interi e isola, anche nelle nazioni più sviluppate, vaste aree di povertà collettiva. Si avverte il disagio profondo di molti giovani delle classi povere, emarginati dalla società a cui dovrebbero appartenere, esclusi dai beni economici e culturali e dal pieno esercizio delle proprie responsabilità. Sono impossibilitati a diventare pienamente uomini.


25

La Chiesa riflette questo mutamento culturale rapido e profondo. Al suo interno, la revisione vasta e profonda della cultura tradizionale ha intaccato la elaborazione dei valori umani e cristiani;7 la fede ha subito un vasto processo di secolarizzazione, che chiama in causa i modi con cui è formulata la proposta cristiana e la sua stessa credibilità.8 Le comunità cristiane locali trovano difficile la comunicazione e la comunione con i giovani, che sentono diversi, presi da nuovi interessi, eppure desiderosi di corresponsabilità.

Intanto all'esterno si elaborano nuove visioni dell'uomo, difficilmente compatibili o addirittura alternative alla visione cristiana. L'ideologia si presenta talora così forte da rivendicare per sé il significato totale dell'esistenza, sostituendosi alla proposta cristiana.


26

Nell'ambiente salesiano la mancanza, a volte, di una sistematica e positiva riflessione sulla realtà giovanile in movimento, a volte l'insufficiente rielaborazione, in termini di attualità, dei valori sempre attuali del patrimonio educativo salesiano, frenano lo slancio e l'iniziativa, e inducono talora ad un atteggiamento di pregiudiziale incomprensione.


2 27

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3 Il punto di vista risolutivo per l'evangelizzazione

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Moltissimi giovani, immersi in questo vasto processo, che essi stessi in tanta parte alimentano, faticano a orientarsi e a rintracciare con chiarezza il quadro dei valori umani e cristiani a sostegno della propria maturazione. Sono come smarriti e assenti. Sono quelli a cui più ci dedichiamo con generosità salesiana.

Non mancano tuttavia segni positivi e promettenti che si manifestano in giovani e gruppi giovanili, i quali, convenientemente educati, possono a loro volta servire da fermento nella massa. Essi, rispondendo all'invito del Concilio, possono «diventare i primi e immediati apostoli dei giovani».9


Assecondando la riflessione recente della Chiesa, riteniamo che il punto risolutivo stia nel far forza sulle aspirazioni profonde e sane di questi giovani, portando a maturazione la loro esplicita o implicita solidarietà con il Vangelo.

I giovani hanno preso ormai consapevolezza di sé e della propria condizione, e maturano la coscienza della partecipazione e della corresponsabilità. Non solo perché numericamente sono maggioranza - nell'anno 2000 saranno due terzi dell'umanità -- ma «perché portatori di futuro»;10 perché i problemi che pongono, per quanto in maniera ancora confusa, maldestra e sconcertante, «domani saranno probabilmente i problemi di tutti gli uomini »;11 perché tendono a diventare soggetto attivo di evangelizzazione.12


28

Sono a volte apertamente critici dell'istituzione e insoddisfatti della pratica e

dell'esperienza religiosa in atto nella comunità ecclesiale. Ma si rendono

anche sinceramente disponibili al confronto e alla ricerca, con spiccata

propensione alla comunicazione personale e al dialogo.13 E richiamano alla

radicalità e alla purezza del Vangelo, e interpellano perciò vigorosamente e

talvolta fuori misura l'intera comunità ecclesiale.14

E' una constatazione recente il risveglio ai valori interiori della preghiera, della contemplazione e dell'interesse per la parola di Dio15 che li spinge all'azione per migliorare il mondo. Essi pongono risolutamente il tema della irrinunciabile solidarietà tra fede e vita;16 manifestano una particolare sensibilità per la giustizia nel mondo; esigono «una cristiana operosità nella costruzione della storia»;17 portano la pratica della fede fino all'azione concreta in ambito sociale e politico.18


29

L'atteggiamento salesiano

La riflessione recente della Chiesa e i suoi appelli, e la riflessione della

Famiglia Salesiana fondata sul realismo sano e sereno di Don



Bosco, impegnano la comunità salesiana a scoprire e valorizzare le attese dei giovani, per promuoverne la maturazione umana e cristiana, evitando il rischio del livellamento. Si tengano in conto le loro esigenze specifiche e la loro appartenenza al mondo dello studio o della fabbrica, al mondo dei campi o dell'impiego. Una cura specialissima si avrà per quei ragazzi e giovani che vivono in contesto di sottosviluppo economico e di emarginazione. Operiamo per essi sulla base di una fondamentale solidarietà in continuità con la novità dell'annuncio evangelico, che è salvezza offerta a ogni uomo «come dono dì grazia e dì misericordia di Dio stesso ».19



30

3.1 Orientamento operativo

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a- La gravità della situazione giovanile nel nostro tempo e l'insistente appello della Chiesa e della società impegnano la nostra Congregazione, per la sua specifica missione, a mobilitare nei prossimi sei anni i confratelli attorno ai problemi della realtà giovanile e a farne oggetto prioritario del suo rinnovamento e delle sue attività.


b. Come premessa di ogni programmazione educativa e pastorale è necessario che i Salesiani siano più sensibili alla condizione giovanile, letta nelle sue attese più rispondenti al Vangelo, attraverso un'analisi sufficientemente sera e attraverso il contatto diretto con i giovani.


c. A livello ispettoriale e locale si tenda a un progetto organico, capace di orientare all'impegno evangelizzatore l'opera dì tutta la comunità, da sottoporre periodicamente a revisione.

















PARTE 2°


I SALESIANI OPERATORI DI EVANGELIZZAZIONE


3.1.1 Premessa

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31

L'impegno di annunziare il Vangelo che ha trovato in «Gesù medesimo,

Vangelo di Dio, il primo e più grande evangelizzatore»1 e ha nello «Spirito

Santo l'agente principale»,2 si realizza e dipende storicamente dalla

testimonianza e dall'annuncio degli operatori dell'evangelizzazione. La

Chiesa, per mezzo loro, «cerca di convertire la coscienza personale e insieme

collettiva»3 degli uomini inseriti nelle varie culture, e li fa incontrare con la

Buona Novella, «proclamata anzitutto mediante la testimonianza».4


Riflettere perciò sull'azione evangelizzatrice implica un riferimento agli operatori di questo processo.


D'altra parte, l'evangelizzazione è sempre un atto profondamente ecclesiale. «Mai per nessuno è un atto individuale e isolato».5 La testimonianza e l'annuncio partono da una comunità che sente vivo il «bisogno di essere evangelizzata»6 e vi consente liberamente; da una comunità che evangelizza per vocazione propria7 e suscita, anima e sostiene diverse forme di collaborazione nell'unica missione evangelizzatrice.8


Come Salesiani partecipiamo in forma peculiare alla missione della Chiesa.

Professiamo pubblicamente che l'amore del Padre ci chiama e ci riunisce in

comunità per farci evangelizzatori di giovani nella responsabilità condivisa di

un progetto educativo che si ispira e



partecipa al carisma di Don Bosco: «formiamo una comunità di battezzati che, docili all'appello dello Spirito, intendono realizzare nella consacrazione religiosa, il progetto apostolico del Fon datore »,9


32

La nostra vita religiosa viene vissuta nel servizio apostolico: «le esigenze evangeliche, la ricerca dell'amore perfetto, la pratica dei consigli, la comunione fraterna sono vissute nel contesto e secondo le esigenze dell'opera apostolica da compiere e che apportano ad essa il loro eminente valore».10 Riaffermiamo questa «integrazione vitale» tra i due elementi che influiscono l'uno sull'altro e si arricchiscono mutuamente.

Condividendo l'affermazione del CGS: «La comunità sarà salesiana nella misura in cui sarà evangelizzatrice »11 e sollecitato dai risultati della verifica operata, il CG21 intende indicare ai confratelli alcune scelte che nel prossimo sessennio aiuteranno le comunità a meglio testimoniare e annunciare il Vangelo tra i giovani.


I. LA COMUNITA' EVANGELIZZATA


33

Parlare di comunità evangelizzata è mettere in particolare evidenza la ricchezza di testimonianza che la nostra comunità, aperta al dono di Dio e impegnata a farlo crescere in sé e a farlo conoscere agli altri, offre al mondo giovanile.

Ogni nostra comunità riceve dal Signore, gratuitamente, il dono della fraternità, il dono della consacrazione nell'amore casto, povero e obbediente, il dono della preghiera nell'urgenza del Regno che viene, il dono dell'animazione quale frutto dei carismi di cui è arricchita. Essa è pronta a far risplendere la Parola ricevuta con la stessa vita, prima che con le parole.

Nella linea del CG21, capitolo di verifica e capitolo operativo, non si intende riproporre al completo la tematica della comunità, della consacrazione, della preghiera e dei servizi di animazione; ci si interesserà invece a pochi elementi, con l'attenzione rivolta ai punti problematici che l'esperienza degli ultimi sei anni considera più urgenti.

L'accento posto dal CGS sulla comunità, elemento integrante della




vocazione salesiana,12 manifesta la sua centralità e di conseguenza si pone come condizione necessaria del rinnovamento.13

Per questo presentiamo i tre aspetti: Fraternità, Consacrazione religiosa, Preghiera sotto l'identica prospettiva della comunità che, evangelizzandosi, si fa contemporaneamente evangelizzatrice.


1.1 Il dono della fraternità e l'evangelizzazione

34

La vita di comunione con Dio e con i fratelli è il fine dell'annuncio

evangelico.14 Perciò la testimonianza della vita di comunione è

importantissima in funzione dell'evangelizzazione,15 perché è un'esperienza

che anticipa, in germe, la realtà che è oggetto della speranza.16

Nel momento in cui la società e, in parte, anche la Chiesa, in una particolare situazione di cambio, soffrono di tensioni, conflitti e divisioni, «i religiosi devono essere i testimoni dell'uomo che l'adesione vitale al proprio fine, cioè al Dio vivente, ha realmente unificato e aperto».17 L'uomo nuovo è quello che nasce da Dio nella fraternità. E noi Salesiani ricordiamo al riguardo il clima particolare della prima comunità unita attorno a Don Bosco.18 Parlando di comunità non intendiamo solo la comunità locale, dove i rapporti personali sono più immediati, ma anche la comunità ispettoriale, che ha compiti molto importanti in funzione della fraternità delle comunità locali, e rappresenta meglio di queste la complessità della vocazione e missione salesiana;19 e la stessa comunità totale della Congregazione,20 che rende presente la nostra fraternità come comunità specifica nella Chiesa universale.


35

Si può affermare che la vita delle nostre comunità ha conosciuto, in questi

ultimi anni, in risposta al movimento impresso dal CGS, una discreta

maturazione umana e religiosa.

Ripercorrendo le riflessioni dei CI, si nota con soddisfazione che gli orientamenti operativi circa la comunità hanno avuto in Congrega-



zione un risultato positivo circa il modo di vivere, di operare, di organizzarsi nella corresponsabilità.

In molti casi c'è stata una crescita nell'accettazione vicendevole e nella cordialità dei rapporti, anche perché si sono superate, con frutto, tensioni e polarizzazioni ideologiche. Lo sviluppo dello spirito di famiglia ha saputo valorizzare momenti e circostanze di gioia e di serenità, e si è espresso con gesti di carità davvero significativi, specialmente quando si è trattato della cura di confratelli ammalati. E' aumentato il senso della comunità con la pratica degli strumenti di corresponsabilità previsti dalle nostre Costituzioni, che hanno facilitato la comunicazione, il dialogo e la comprensione anche tra confratelli diversi per età e cultura.


Non sono mancate le ombre.

36

Al CG21 sembra opportuno dire una parola anzitutto sull'individualismo. E' un rischio grave e sempre molto vicino. La sua gravità si può misurare sia dal fatto che allontana materialmente i confratelli dalla comunità, dai momenti e dalle strutture di incontro e di comunicazione, sia perché è all'origine di facili illusioni sembrando ad alcuni addirittura uno stile di vita più appropriato per realizzare la sequela di Cristo.


37

L'individualismo si manifesta:

  • nella difficoltà di integrazione e di inserimento della persona nella comunità: la comunità viene sovente strumentalizzata e ridotta a un'organizzazione che garantisce vantaggi e sicurezze puramente esteriori;

  • nella mancanza di senso di appartenenza profonda, il che spiega la difficoltà di un dialogo autentico: non si è capaci di ascoltare e non ci si esprime con libertà, anche a causa della non disponibilità di alcuni confratelli a comprendere l'importanza e il significato religioso delle assemblee comunitarie. Non ci si corregge fraternamente, secondo la regola evangelica, e si accetta con rassegnazione il clima di sfiducia e di pregiudizio reciproco,

  • nella mancanza di assunzione di responsabilità circa il progetto pastorale ed educativo comune in quanto si assumono arbitrariamente iniziative e attività individuali;

  • nel fenomeno delle «fughe affettive», che privano la comunità sia della cordialità fraterna, sia delle tipiche manifestazioni salesiane della riconoscenza, della gioia, della festa;

  • nell'atteggiamento di autosufficienza nei confronti del magistero della Chiesa e degli orientamenti della Congregazione; atteggiamento che crea gruppi di opinione e di pressione;

  • nella chiusura di fronte alla «comunione dei beni soprannaturali: alcuni non comunicano fraternamente nei momenti di confronto con la Parola di Dio e di partecipazione della propria esperienza di fede.


L'individualismo va superato attraverso la vigilanza e l'impegno personale. E' necessario anche l'aiuto della comunità che animata dall'autorità, cerca i mezzi adeguati per lo sviluppo delle singole persone.

  • In particolare.

  • la valorizzazione delle doti di ciascuno;

  • l'apertura cordiale e illuminata che dà modo di apprezzare l'opera di Dio nella vita dei fratelli;

  • la più giusta collaborazione possibile delle persone nella missione comunitaria;

  • la corresponsabilità di tutti;

  • il giusto valore da attribuire ai mezzi umani per la crescita della fraternità;

  • il ridimensionamento delle comunità nel numero e nel tipo di lavoro per favorire rapporti interpersonali più stretti e più agevoli.


E' indubbio che tutto ciò che fa crescere in umanità è prezioso per costruire la fraternità, e dà modo alla carità di esprimersi. In definitiva però la fraternità è dono di Dio, è Dio che si dona. E' percezione della presenza di Dio negli altri, in tutti gli altri; è testimonianza dell'opera di Dio nel cuore degli uomini. E' questa la testimonianza che siamo chiamati a dare oggi, particolarmente ai giovani.


Questa civiltà dell'amore ha in Dio la sua sorgente e in Gesù il suo costruttore. Così viene descritta dall'EM: «Ecco: un cristiano o un gruppo di cristiani, in seno alla comunità di uomini nella quale vivono, manifestano capacità di comprensione e di accoglimento, comunione di vita e di destino con gli altri, solidarietà negli sforzi di tutti per tutto ciò che è nobile e buono. Ecco: irradiano, inoltre, in maniera molto semplice e spontanea, la fede in alcuni valori che sono al di là dei valori correnti, e la speranza in qualche cosa che non si vede e che non si oserebbe immaginare.


Allora con tale testimonianza senza parole, questi cristiani fanno salire nel cuore di coloro che li vedono vivere, domande irresistibili: perché sono così? Perché vivono in tal modo? Che cosa o chi li ispira? Perché sono in mezzo a noi? ».21


1.2 Il dono della consacrazione e l'evangelizzazione

38

L'apertura al dono della fraternità porta a un'ulteriore scoperta. «Don Bosco faceva spesso notare quanto la pratica sincera dei voti rinsaldi i vincoli della carità e la coesione nell'azione. Non solo. Osservava che il vivere intensamente i consigli evangelici, liberandoci da quanto potrebbe esserci d'impedimento, facilita enormemente la pratica di quella carità pastorale che deve animare tutta la nostra missione, dedicata essenzialmente ai giovani specie necessitati »,22

La castità consacrata, la povertà, la ricerca del volere del Padre nell'obbedienza, si manifestano come servizio di Dio nella sequela Christi e conferiscono alla comunione fraterna il suo vigore. Hanno inoltre un significato profetico di testimonianza e di contestazione evangelica per il mondo e per i giovani.


39

La verifica sottolinea, nelle parole del Rettor Maggiore, l'impegno della grande generalità dei Salesiani che, nelle nuove situazioni, nei cambi verificatisi nell'ambiente sociale, vivono la loro castità consacrata, con «dignità, stile e distinzione tutta salesiana» per essere portatori del particolare messaggio di castità presso i giovani.23

L'ambiente di fraternità e di famiglia che essi creano costituisce una condizione indispensabile per maturare la castità consacrata e per rendere forti di fronte alle difficoltà. La comprensione e la correzione fraterna, accompagnate dallo sforzo personale e dal ricorso ai mezzi soprannaturali, psicologici e prudenziali, rendono più sicura e più gioiosa questa testimonianza profondamente evangelica e sale

siana.24

D'altra parte si constata che «la pratica e la stessa concezione e l'immagine di questo salesianissimo distintivo in varie parti della Congregazione è oscurata, deformata e offesa».25 Idee, atteggiamenti, permissività, forme di mondanizzazione, spesso variamente giustificate, il rifiuto delle norme ascetiche indicate dalle Costituzioni26 e dalla tradizione salesiana, ne snaturano la forza, la ricchezza personale e comunitaria e il significato di testimonianza.

In tale contesto è necessario ribadire «l'importanza specifica della



testimonianza e dell'annuncio della castità per noi Salesiani nel mondo giovanile, tenendo presente la situazione culturale attuale al

riguardo.27


Solo l'amore di Dio chiama in forma decisiva alla castità religiosa, e quindi, anche alla vigilanza. La profondità spirituale aiuterà a capire e a vivere la castità consacrata come volontà di vincolarci realmente con gli altri, con amore purificato e qualificato, come ristrutturato dalla carità di Cristo, un amore che sia intimamente verginale cioè disinteressato, disponibile fino al sacrificio, libero, universale, dominato dalla misericordia e dalla speranza. Il nostro impegno è una risposta di fede al dono della grazia che riceviamo dal Padre:28 annuncia questo amore al mondo dei giovani, che vogliono l'unità e la solidarietà fra gli uomini, ed è insieme testimonianza che ogni sforzo di fraternità trova la sua sorgente e il suo compimento nel dono gratuito del Padre.


40

Circa la povertà salesiana la verifica nota come tra i confratelli sia in atto

positivamente un cambio di mentalità secondo la verità e l'equilibrio presenti

nelle Costituzioni. Essa non è semplice distacco interiore, che permette di

essere ricco con l'aureola del povero; non è una semplice dipendenza nell'uso

dei beni; non consiste neppure in una situazione puramente sociologica,

quella di chi non ha il necessario per soddisfare le esigenze primarie della

vita. La povertà è fedeltà affettiva e pratica al primato dello spirito e

dell'amore fraterno in un mondo in cui prevale il culto del danaro e del

successo. E' approfondire il senso della grandezza di questo amore

evangelico, proprio mentre viviamo forme di solidarietà concreta al servizio

dei giovani poveri. Parlando della temperanza e del lavoro, la RRM nota: «In

fatto di temperanza si constata con edificazione che la grande generalità dei

salesiani tiene un livello di vita, se non inferiore al necessarìo, non certo

superiore ai ceti modesti dei paesi in cui vlvonou.29


«Noi Salesiani siamo grandi lavoratori, uomini in maniche di camicia, che vivono di lavoro. Certo abbiamo, grazie a Dio, migliaia di confratelli, anche anziani, che in posti umili o di alte responsabilità danno ovunque meravigliosi esempi di operosità ».30 Ed anche di partecipazione. di condivisione e di preoccupazione del mondo dei poveri: lo storto fatto in molte parti della Congregazione per andare


ad essi, per essere più sensibili di fatto alle loro attese e necessità, ha dato origine a iniziative davvero incoraggianti.

«In una civiltà e in un mondo contrassegnati da un prodigioso movimento di crescita materiale quasi indefinita... l'appello di Dio colloca i religiosi al vertice della coscienza cristiana: ricordare, cioè, agli uomini che il loro progresso vero e totale consiste nel rispondere alla loro vocazione di partecipare come figli alla vita del Dio vivente, Padre di tutti gli uomini »,31

Ma la verifica richiama anche, come elementi. negativi, la mancata conversione della propria vita spirituale a questo valore evangelico così sentito ed espresso nelle Costituzioni; richiama l'indebolimento del senso salesiano del lavoro e della temperanza, la tendenza a un certo «frazionismo» e all'imborghesimento, ad atteggiamenti di indipendenza economica e di autonomia amministrativa, a forme di individualismo consumistico.32

Considerando l'aspetto comunitario e strutturale c'è da notare che si è disatteso in varie Ispettorie, anche nei limiti delle possibilità e di un progetto da realizzarsi progressivamente, sia lo «scrutinium paupertatis», sia quanto è detto all'articolo 89 delle Costituzioni: «L'insieme delle attività, l'ubicazione delle opere e la loro disponibilità verso i bisognosi, debbono essere lo specchio della nostra povertà ».

La povertà è piena comunicazione di tutto quello che si ha, di tutto quello che si è, di tutto quello che si fa. E' questa la testimonianza evidente che il mondo e i giovani attendono. E in tale linea il CGS dice assolutamente indispensabile alla vera testimonianza anche la povertà comunitaria e collettiva.33


41

Parlando di obbedienza, il CGS aveva «chiesto alla Congregazione un rinnovamento nella pratica dell'obbedienza che armonizzasse da una parte il valore soprannaturale dell'obbedienza, e dall'altra i modi nuovi di praticarla, sia in chi deve obbedire che in chi esercita l'autorità ».34

«C'è nei confratelli una grande disponibilità: l'enorme maggioranza dei Salesiani, anche in casi di ubbidienze che a volte diventano eroiche (...), dimostra una disponibilità edificante fatta di amore e di fede. Colgo anzi l'occasione per esprimere a questi generosi confratelli



tutta la gratitudine della Congregazione. Finché ei saranno di tali uomini nelle nostre file, possiamo guardare con speranza e fiducia al

domani».35

Vi sono anche deficienze: manchevolezze e storture si trovano più sul piano della pratica che su quello delle idee. Si rileva, infatti, una certa insensibilità alla solidarietà operativa, la tendenza fuorviante a operare da soli e secondo linee individualistiche, la sensazione che l'agire in comunità e insieme alla comunità sia un freno e un impedimento. Si rileva anche l'incomprensione della natura stessa evangelica dell'autorità e dei suoi ruoli per la comunione fraterna.

La credibilità della testimonianza richiede che si viva la sostanza della fede come obbedienza a Dio e personale partecipazione alla morte e alla vita di Cristo, e si riconosca l'urgenza delle mediazioni per giungere fino a Lui: la mediazione della Chiesa, degli uomini, della fraternità. E ciò nello spirito e nelle forme rinnovate dei rapporti della vita comunitaria e di obbedienza, nel dialogo, nella corresponsabilità e nella collaborazione a tutti i livelli.

Si è parlato inizialmente di superficialità. In fatto di obbedienza, come per la castità e la povertà, è dunque necessario che le comunità approfondiscano l'esperienza di fede della vita religiosa, mediante la quale, «trovano in Cristo la ragione della loro esistenza, e il motivo di un loro qualificato servizio ai fratelli, specialmente ai giovani poveri e abbandonati, secondo il carisma di Don Bosco ».36



1.3 Il dono della preghiera e l'evangelizzazione

42

La comunità salesiana sa di esistere solo perché è dono della grazia dello

Spirito Santo, e con la preghiera adora, loda, invoca e ringrazia il suo

Signore.

Ravviva, così, la coscienza della sua intima e vitale relazione con Dio, e si fa più disponibile alla missione.

In questo senso la preghiera è «il punto centrale, anzi il vero segreto del rinnovamento della nostra vocazione salesiana, oggi»,37 Essa «ci fa scoprire il senso vitale della nostra adozione a figli di Dio, è la base del nostro servizio apostolico verso tutti gli uomini (...). Mantiene accesi in noi la gioia e l'entusiasmo della nostra totale donazione»38 e nutre e corrobora il tessuto della nostra fra1ernità.


Le Costituzioni rinnovate e gli ACGS mettono in evidenza:

  • il bisogno di una preghiera personale che diventi un atteggia

  • mento di autentica e profonda comunione con Dio;

  • l'urgenza di una maggiore valorizzazione delle espressioni co

  • munitarie della preghiera;

  • la necessità di un continuo rinnovamento nello spirito, nei contenuti e nelle forme, in sintonia con la sensibilità e le attese dei giovani e in intima connessione con gli impegni pastorali.


Una verifica fatta dal CG21 sul materiale offerto dai CI rivela che i Salesiani mostrano una crescente sensibililà per la preghiera comunitaria e liturgica (concelebrazione dell'Eucarestia, liturgia delle Ore); si impegnano nella cura e preparazione particolare dei ritiri e degli Esercizi Spirituali nelle diverse forme; promuovono esperienze giovanili di preghiera, e alcuni partecipano con frutto anche ad esperienze proprie di altre spiritualità.


43

Si notano però alcune carenze preoccupanti nelle comunità che non avvertono tutte e con uguale intensità l'urgenza del rinnovamento richiesto dalla Chiesa e dalla Congregazione e il bisogno dí conversione profonda e continua. Ciò si manifesta nell'ingiustificato assenteismo dalle pratiche comunitarie, dalla fretta nelle preghiere e dall'impreparazione delle celebrazioni:

  • non si promuovono iniziative di preghiera comune tra i Salesiani, giovani e destinatari della nostra missione;

  • si avverte un certo abbandono del Sacramento della Riconciliazione e delle espressioni personali di pietà salesiana;

  • la mancanza di spontaneità e creatività nella preghiera comunitaria spinge talvolta a cercare fuori della comunità espressioni di preghiera ritenute più autentiche e valide;

  • generalmente non si è provveduto, a livello ispettoriale, in misura soddisfacente alla preparazione di maestri e di animatori spirituali e liturgici, capaci di aiutare le comunità, nel momento attuale di cambio, a conservare e approfondire le stile salesiano della preghiera.


44

In base a tutta ciò e in vista dell'evangelizzazione si impongono alcuni Fondamentali richiami:


1.3.1 Approfondire il significato apostolico della nostra preghiera

In ognuno di noi e nelle nostre comunità l'azione apostolica e la vita spirituale hanno un'unica fonte: «sono frutto della Pasqua del Sì-


gnore»39 e sono vivificate dalla sua Parola.


Alla luce di questo mistero pasquale compreso e vissuto, la comunità salesiana vive il rapporto preghiera e azione nella « Liturgia della

vita »,39bis, scopre le tracce della presenza di Dio nel mondo, nei suoi

avvenimenti, nella vita e belle attese dei giovani; si sente interpellata per collaborare al piano divino di salvezza con l'annuncio e la testimonianza; prende coscienza dei suoi limiti, chiede perdono e rinnova la sua fedeltà; adora, loda, ringrazia e domanda; si impegna con più generosità nel suo servizio apostolico di portare l'amore di Dio ai giovani; cerca i mezzi più efficaci per trasmettere anche a loro la sete di Dio: prega con loro, vive e celebra con loro le feste liturgiche e salesiane; favorisce innanzitutto l'ascolto della Parola di Dio che la chiama continuamente a convertirsi, specialmente nella celebrazione sacramentale della Riconciliazione; partecipa con simpatia alle espressioni giovanili di preghiera; promuove la creatività e la partecipazione a esperienze forti di preghiera personale e comunitaria.


1.3.2 Prograrnmare i tempi di preghiera

« E' necessario pregare sempre». I tempi di preghiera sono una parte e un aspetto di questo «sempre» e un mezzo per tendere alla perfezione della carità che fa compiere la volontà del Padre.

In questo contesto si comprendono a fondo le espressioni del nostro articolo costituzionale: il Salesiano «ha poche pratiche di pietà, ma prega senza sosta, in dialogo semplice e cordiale con il Cristo vivo, con il Padre che sente vicino, con Maria che è il suo aiuto. In tal modo può essere contemplativo nell'azione e realizzare, , me Don Bosco, l'unione con Dio ».40

Per alimentare questo spirito, la comunità programma i suoi tempi di preghiera come momenti in cui la testimonianza che Dio è al primo posto e ci invia per evangelizzare i giovani, diventa concreta e visibile.


1.3.3 Mantenersi fedeli alle devozioni salesiane

45

La comunità salesiana si mantiene fedele a quelle devozioni che Don
Bosco privilegiava: a Gesù Sacramentato e a Maria Ausiliatrice,

La presenza eucaristica richiama la partecipazione al mistero salvi-

fico di Cristo, e la Madonna «che occupa un posto singolare nella storia della salvezza c nella costruzione della Chiesa»41 è, come scrive Paolo VI, «la stella dell'evangelizzazione»,42 che continua a guidare la comunità nel compimento della sua missione.

La devozione al nostro Padre Don Bosco poi aiuterà i confratelli a ritrovare in lui il modello dell'unione continua con Dio nel lavoro, a essere fedeli, e a vivere nella «letizia salesiana ».


13.4 Rinnovare la preghiera


La preghiera cristiana è dono di Dio, ma è anche frutto di un insegnamento.

I Salesiani desiderano e danno grande importanza a tutto ciò che li aiuta a crescere e a rinnovarsi nella preghiera. Considerano momento particolarmente forte della preghiera gli Esercizi Spirituali, vera esperienza di Dio.

Sentono sempre più necessaria l'apertura a una equilibrata spontaneità e creatività sia personale che comunitaria, per superare il pericolo dell'abitudine e per venire incontro al desiderio di una maggiore autenticità. Per questo sanno approfittare delle ricchezze della liturgia e delle esperienze ecclesiali di rinnovamento, che assimilano e armonizzano con le esigenze dello spirito salesiano e con le manifestazioni proprie del loro carisma.

E s'impegnano nella preghiera personale con la viva convinzione della sua necessità. Essa precede la preghiera comunitaria, e la prepara; rende possibili lo scambio e l'accoglienza dei doni che i fratelli si fanno comunicando realmente nella carità.


1.4 L'animazione della comunità per l'evangelizzazione. Il ruolo del direttore

46

L'esperienza della comunità ecclesiale in questi anni di rinnova- mento ci fa vedere che essa deve svilupparsi in un contesto di corresponsabilità e trova nei ministeri che la animano, specialmente nel «ministero dell'autorità», una delle forme più valide per crescere nella fedeltà a Dio e nel servizio agli uomini.

Dopo aver messo in luce alcuni aspetti della comunità salesiana nella prospettiva dell'evangelizzazione, sembra necessario considerare attentamente le esigenze dell'animazione all'interno della comunità



e nella linea apostolica; poiché si può asserire che le nostre comunità hanno impellente bisogno di un'accurata e crescente animazione per divenire veramente evangeliche ed evangelizzatrici. Questa riflessione è voluta con insistenza dalla Congregazione, come appare dalla verifica della situazione e dalle richieste presentate.43


L'animazione nel suo significato originale, che si contrappone a quello di imposizione dall'esterno, fa pensare anzitutto all'attività interiore dell'anima come energia di vita, di crescita armonica, di coesione articolata delle parti; attività che dall'interno fa crescere la partecipazione di tutti i membri nella vita del corpo.


Per «animazione spirituale» di una comunità religiosa intendiamo quell'insieme di iniziative e di atteggiamenti che promuovono la vitalità della vocazione specifica del proprio Istituto, facendo appello alla partecipazione attiva e alla coscienza matura di ogni confratello, coinvolgendo tutta la comunità con la valorizzazione dei ruoli e dei doni personali. Il processo di animazione si manifesta quindi nella crescita della corresponsabilità e nel riconoscimento della complementarità, come espressione di una coscienza adulta e di uno stadio di accresciuta maturità.


In tal senso il significato di animazione appare legato a quello di suggerimento, motivazione, persuasione. Suppone capacità di dialogo: atteggiamento di ascolto, di comunicazione, di discernimento. Per noi Salesiani appare come momento e frutto della «ragionevolezza » e della «amorevolezza» dello stile di Don Bosco.


L'animazione di una comunità cristiana non può ridursi a un aspetto tecnico-metodologico anche se utile, ma si fonda su un atteggiamento di docilità allo Spirito, primo «Animatore» di tutto il Popolo di Dio. Per una comunità religiosa ciò si ricollega al progetto iniziale del Fondatore, suscitato dallo stesso Spirito. Perciò per noi Salesiani tale animazione spirituale si qualifica simultaneamente come « religiosa» e « pastorale ».


« Stiamo vivendo nella Chiesa un momento privilegiato dello Spirito»44 e quindi un momento di particolare sintonia con le esigenze di una animazione, che sa leggere l'iniziativa instancabile di Dio nella vita e nella storia. Il saper incrementare e orientare adeguatamente il dinamismo dell'animazione costituisce un compito di saggezza per il rinnovamento dell'azione evangelizzatrice della Congregazione, come risulta dai segni dei tempi e dalle richieste dei confratelli.

1.4.1 La situazione

47

La verifica dell'animazione comunitaria in questi ultimi anni fa emergere anzitutto alcune spinte e realizzazioni positive: una maggior sensibilità «spirituale» e di ascolto della Parola di Dio, la crescita del senso di corresponsabilità e una migliore capacità di dialogo; il sorgere, programmato e spontaneo, di varie forme e iniziative di animazione; l'affermarsi di servizi formativi a livello ispettoriale ed interispettoriale; il difficile processo per trasformare ogni casa in un ambiente di formazione permanente.


D'altra parte, forse anche in seguito a una accresciuta esigenza spirituale, si lamentano situazioni negative e lacune preoccupanti: decadimento di entusiasmo vocazionale in alcuni confratelli; assenza di comunione e di profondità spirituale a livello di comunità;45 mancato o insufficiente funzionamento di alcuni ruoli o strutture comunitarie;46 e soprattutto un certo svuotamento della figura del Direttore, accompagnato da un indebolimento dei dialogo personale e pastorale e della direzione spirituale, e da uno spostamento di attenzione dagli impegni principali ad altri meno vitali, fino a capovolgere a volte la gerarchia delle sue funzioni.47


48

Da questa situazione partono le richieste più insistenti dei confratelli che:

  • da una parte mirano ad accrescere le espressioni di corresponsabilità e la valorizzazione dei ruoli di partecipazione dei singoli confratelli e dei Consigli per l'animazione religiosa e pastorale della comunità;48

  • dall'altra chiedono (a preparazione di animatori, l'intensificazione della funzione formativa della comunità ispettoriale, in particolare dell'Ispettore e del suo Consiglio; 49

  • infine, e soprattutto, insistono sull'urgenza di chiarire la funzione e la figura del Direttore, riferendosi alla sua scelta e preparazione, alla direzione spirituale personale e comunitaria, alla gerarchizzazione e semplificazione dei suoi ruoli.50


Tutti gli aspetti sopra elencati hanno un rapporto con l'animazione e dovrebbero essere approfonditi. Il CG21, dovendo fare una scelta,



ritiene urgente rispondere alle insistenti richieste di molti Capitoli ispettoriali e di confratelli di illuminare maggiormente la figura e la funzione del Direttore come animatore principale della comunità.51

Questa scelta non solo non vuol mettere in secondo piano, ma sottolinea l'importanza della corresponsabilità comunitaria e l'incidenza degli altri ruoli e delle altre vie di animazione.


49

1.4.2 I1 quadro di riferimento. Il ministero del Direttore


La funzione del Direttore52 è totalmente ordinata alla comunità in quanto portatrice. della vocazione salesiana e al « carattere pastorale» della sua missione. Non comporta nessun titolo che introduca qualche disuguaglianza nella vocazione comune, ma una «presidenza nella carità»53 con specifiche responsabilità di servizio54 a favore dell'unità e dell'identità articolata del tutto.55

«Secondo la volontà di Don Bosco e una ininterrotta tradizione - ci assicura il CG 19 -, il Direttore costituisce indubbiamente il centro di unificazione e di propulsione di ogni opera salesiana di qualsiasi tipo e consistenza: sia come capo della comunità religiosa e guida dei confratelli; sia come animatore di tutta l'attività apostolica e Formativa; sia, per quanto possibile, come il primo degli educatori; sia come supremo responsabile delle stesse attività economiche, organizzative, tecniche ».56


Il «significato concreto di questa attività unificatrice dei Direttori» sarebbe praticamente irrealizzabile se non includesse, secondo le parole dello stesso CG19 «come fattore essenziale non sostituibile l'attiva corresponsabilità e solidale collaborazione di tutti gli altri Superiori e in primo luogo del suo Consiglio».57


Il CGS ha posto l'accento soprattutto sulla responsabilità del Direttore come centro della comunità e sua guida religiosa e pastorale.58



1.4.3 Una funzione complessa, che implica ruoli complementari

50

Il ministero del Direttore appare assai complesso: ad esso convergono praticamente, almeno come ad ultima istanza orientatrice e coordinatrice, tutti i settori della vita salesiana: il campo spirituale-religioso, quello apostolico-pastorale, quello pedagogico-culturale, e quello economico-organizzativo. Si tratta, però, di un servizio per una responsabilità comunitaria veramente «partecipata» e «diversificata» in ruoli complementari,59 che il Direttore deve saper rispettare e incrementare. Mentre promuove le legittime iniziative dei confratelli, cura di «mantenersi libero da impegni che possono compromettere i suoi compiti fondamentali verso di essi».60

Oggi la grandezza di alcune nostre opere e l'aumentata complessità della loro gestione, e, d'altra parte, una migliore conoscenza del principio di sussidiarietà, chiedono lo sforzo di ridefinire e semplificarne i ruoli fin dove è possibile.


1.4.4 Alcuni criteri di salesianità

51

in questo sforzo converrà tener presenti i seguenti criteri

  • l'indole propria della comunità salesiana con la sua caratteristica ecclesiale e pastorale;61

  • il tipo di unità comunitaria esplicitamente voluto da Don Bosco;62

  • la tradizione salesiana secondo la quale la comunità «ha come guida un socio che per il sacramento dell'ordine e l'esperienza pastorale, può orientare lo spirito e l'azione dei suoi fratelli»;63

  • il senso del concreto, accompagnato da una intelligente duttilità per cui si privilegiano alcuni ruoli all'interno della comunità.


1.4.5 Gerarchizzare i ruoli affidati al Direttore dalle costituzioni

52

Considerando le Costituzioni e i dati offerti da ormai un secolo di esperienza vissuta, non è difficile stabilire il seguente ordine di priorità nelle funzioni assegnate al Direttore:


Primo: servitore dell'unità che cura l'identità salesiana, in diretta collaborazione e sintonia con l'Ispettore e il suo Consiglio. «Rappresenta Cristo che unisce i suoi nel servizio dei Padre. E' al centro della comunità, fratello tra i fratelli... Egli agisce come padre, maestro e guida spirituale ».64

Secondo: guida pastorale della missione salesiana, che attua il triplice ministero di maestro della Parola, di santificatore attraverso i Sacramenti e di coordinatore dell'attività apostolica. E' primo responsabile della missione giovanile e popolare affidata alla sua comunità, custode e rinnovatore della fedeltà dei confratelli al criterio pastorale del Sistema Preventivo, collaboratore del Vescovo con il suo presbiterio per una pastorale d'insieme nella Chiesa locale.

Terzo: orientatore degli impegni di educazione e di promozione umana demandati alla sua comunità nel settore pedagogico e scolastico, culturale e sociale, e associazionistico;6565

Quarto: primo responsabile della gestione globale dell'opera (economia, struttura, disciplina, relazioni pubbliche, edilizia).66


53

Più d'una volta, purtroppo, la realtà vissuta nelle nostre case ha visto

capovolto quest'ordine di priorità, in forma tale che il divario tra la figura

concreta del Direttore e la sua descrizione ideale è risultato insanabile, al

punto da intaccare l'indole salesiana. Di qui, forse in non piccola parte, anche

la crisi in cui si è visto coinvolto questo ministero.

I l CG21 ritiene, quindi, essenziale che il Direttore ritorni all'ordine di priorità descritta sopra, assumendo come criterio salesianamente convalidato che il Direttore più che fare deve stimolare l'azione dei confratelli, «deve far fare », ossia animare la partecipazione responsabile di tutti e far convergere l'azione verso i fini apostolici assunti dalle comunità. Bisogna essere convinti che «l'essenza del Direttore consiste nel ripartire le cose da farsi, e poi insistere che si facciano ».67 «La base deve essere questa: il Direttore faccia il Direttore, cioè sappia far agire gli altri... ».68

« 11 Direttore sia il Direttore salesiano». Abbia, cioè, sempre la fisionomia, il ruolo, le funzioni che Don Bosco, modello insuperabile dei direttori, ha voluto che avesse.


Urge ricuperarlo - lasciando agli altri i molti incarichi organizzativi, disciplinari e amministrativi, come faceva Don Bosco con Don Rua - al suo compito essenziale di animatore spirituale della comunità, di formatore e di presidente della carità.69


1.4.6 L'animazione e il ruolo della sua autorità

54

Per una genuina revisione del ministero del Direttore è opportuno considerare il ruolo della sua autorità religiosa e il suo servizio di animazione comunitaria e personale. Egli è, infatti, costituzionalmente il superiore della comunità locale e la «governa con la collaborazione del suo Consiglio a norma delle Costituzioni e Regolamenti ».70

Il servizio della sua autorità tende alla «crescita vocazionale» e all'impegno missionario della comunità nel suo insieme e nei singoli membri.

Fa convergere tutti gli altri servizi di animazione nell'unico progetto comunitario. A questo fine possiede indubbiamente vera autorità religiosa in confronto di tutti i suoi fratelli.71

Don Bosco rimane il vero modello del Direttore salesiano come padre, amico e fratello, come centro di unità, come pastore ed educatore, come suscitatore di iniziative e coordinatore, come ricercatore di collaborazione ad ogni livello, come «superiore» prudente di una comunità religiosa e apostolica.72


1.4.7 Lo siile rinnovato dell'esercizio del suo ministero

55

Secondo questo modello, sembra oggi necessario rinnovare lo stile di esercizio della funzione del Direttore. I cambiamenti culturali esigono fortemente una vera novità in conformità con i valori emergenti dai segni dei tempi e con l'approfondimento conciliare del concetto di «ministero».

Lo stile rinnovato comporta convinzione di uguaglianza nella fraternità, leale riconoscimento della corresponsabilità, rispettosa considerazione della coscienza di adulto propria ad ognuno, apprezzamento per le legittime differenze di mentalità, sincerità e franchezza nel tratto, clima di affetto e di servizio, promozione della comunicazione, una qualche conoscenza delle nuove tecniche di gruppo, e,



soprattutto, la cura del primato della «vita nello spirito» per cui si tende quotidianamente a fare di Cristo il centro vivo della comunità. In una parola: uno stile convincente e autorevole, ma non autoritàrio.73

Nell'ambito di questo stile rinnovato il Direttore deve saper discernere gli spiriti cori la preghiera e il consiglio, e con lo studio personale degli insegnamenti e delle direttive che provengono dal Magistero, dalle Costituzioni e Regolamenti e dai legittimi Superiori. Già Don Bosco, nei ricordi confidenziali ai Direttori, scriveva: « Nelle cose di maggior importanza fa sempre elevazione di cuore a Dio prima di deliberare. Quando ti è fatta qualche relazione, ascolta tutto, ma procura di rischiarare bene i fatti prima di giudicare».74

Così riceverà luci e orientamenti concreti anche per giudicare e decidere con prudenza sul delicato e complesso fenomeno del pluralismo di idee e di atteggiamenti nella vita religiosa. E saprà aiutare i suoi confratelli anche attraverso la correzione fraterna, affinché vivano coerentemente le loro scelte vocazionali.


1.4.8 Alcuni mezzi di animazione

56

La tradizione salesiana e la sensibilità attuale offrono al Direttore momenti di

incontro fraterno che, nella semplicità del nostro stile familiare, diventano

strumenti e tempi di animazione personale e comunitaria. Ne richiamiamo

alcuni: le riunioni del Consiglio e dell'Assemblea dei confratelli,75 gli incontri

comunitari di riflessione, di fraternità, di preghiera, di revisione di vita, di

programmazione pastorale; la lettura spirituale, vissuta come momento di

formazione permanente; le conferenze;76 la «buona notte»;77 il colloquio

fraterno;78 altri mezzi.79


1.4.9 Corresponsubilità della comunità nello stile dell'animazione

57

Da parte sua ogni confratello dimostrerà concretamente il suo desiderio di

«fare comunità» partecipando attivamente e secondo il ruolo alle iniziative

proposte per l'animazione comunitaria, in uno


spirito di corresponsabilità, superando atteggiamenti di assenteismo e di passività. E la partecipazione attiva, infatti, e la corresponsabilità di tutti che assicurano una animazione organica alla comunità, perché possa maturare unita il «progetto di vita» professato.

Nei casi in cui, anche dopo un dialogo aperto e paziente, persistessero contrasti tra i punti di vista personali e le decisioni del Superiore, il confratello accetterà l'obbedienza con l'atteggiamento dell'uomo adulto nella fede, ricordando l'esempio di Cristo obbediente per il Regno.

1 confratelli poi non dimentichino che colui che è chiamato ad animare una comunità di uomini imperfetti è anche lui un uomo imperfetto, bisognoso come tutti di appoggio e comprensione. La loro sincera collaborazione e stima renderà più facile e fecondo il suo ministero.



1.5 Orientamenti operativi sulla "Comunità Evangelizzata"


58

1.5.1 Per rinnovare i rapporti interpersonali e comunitari.

a. La comunità provveda alla programmazione e alla revisione almeno annuale della sua vita e della sua attività. Impegnare la corresponsabilità di tutti i confratelli nell'organizzare e nel valutare la vita comunitaria e il suo progetto pastorale è un atto comunitario tra i più significativi e importanti.

b. Per intensificare il clima di vita fraterna e di unità che sono indispensabili alla vita delle nostre comunità ciascun confratello valorizzi « il colloquio col superiore» di cui parlano l'art. 96 delle Costituzioni e il nuovo art. 71 bis dei Regolamenti.

c. Perché la comunità diventi un ambiente dove ci sia una vera comunione tra le persone, si programmino con una certa frequenza incontri dove si possa comunicare e informare sulla vita della comunità, servendosi anche delle tecniche della comunicazione.


59

1.52 Per rinnovare il senso evangelico della professione religiosa.

a. Perché sia meglio curata e promossa una maggiore sensibilità evangelica della povertà, i Direttori ispettoriali ne stabiliscano una verifica periodica (scrutinium paupertatis) fissandone i tempi e i modi. In tale verifica le comunità riflettano anche sul Lavoro quale espressione di povertà salesiana.

b. Per favorire l'equilibrio psico-affettivo delle persone e un ambiente di aiuto anche per confratelli in difficoltà, ogni comunità verifichi lo stile della

propria fraternità, curando lo spirito di famiglia e una tempestiva «correzione fraterna », secondo lo spirito del Vangelo (Mi 18, 15-17).


60

1.53 Per rinnovare il senso apostolico della nostra preghiera.

a. Ogni comunità locale faccia periodicamente, con spirito di fede, una revisione della sua vita di preghiera, verificandone il senso apostolico, i contenuti, le forme e la partecipazione dei confratelli.

b. Sia particolarmente curatala programmazione dei tempi di preghiera, in conformità alle Costituzioni e ai Regolamenti.

c. Ogni Salesiano rinnovi il suo impegno di fedeltà alla preghiera personale, al sacramento delta Riconciliazione, alle pratiche comunitarie e all'ascolto della Parola di Dio.


61

1.5.4 Per rinnovare l'animazione comunitaria.

li CG21 considerando il «ministero dell'animazione comunitaria» come uno dei punti focali del nostro rinnovamento, dà i seguenti orientamenti:

a. Ogni Direttore si adoperi per sviluppare con la preghiera e la riflessione personale la chiara coscienza del suo ministero pastorale nella comunità, secondo le indicazioni del Concilio.80 Studi personalmente e con la comunità le modalità di esercizio della sua funzione, con paziente costanza di fronte alle difficoltà inevitabili che accompagnano ogni cambiamento. Sia sollecito nello stabilire relazioni interpersonali con tutti i confratelli,81 soprattutto con il «colloquio» riproposto in forma semplice e duttile allo scopo di alimentare la fraternità vocazionale più che per far osservare una

norma.82

b. L'ispettore, come animatore degli animatori, considererà impegni prioritari la preparazione di un numero adeguato di animatori nei vari settori della vita ispettoriale, curando la qualificazione di «uomini spirituali » capaci di illuminare le coscienze.

c. L'ispettore studi il modo di semplificare in ogni comunità i compiti dei Direttore secondo i criteri e le gerarchizzazioni sopra indicati e per chiarire i ruoli complementari dei singoli, del Consiglio e dell'Assemblea,

d. Il Rettor Maggiore con il suo Consiglio faccia preparare, quanto prima, un Manuale dell'ispettore e del Direttore, chiarisca e orienti il ministero


dell'autorità, facendo una sintesi tra animazione spirituale e autorità religiosa, e tenendo presente la diversità delle situazioni concrete. Gli ACS, e altri speciali sussidi, offrano direttive pratiche soprattutto circa le modalità di una aggiornata «direzione spirituale» tra i confratelli, tanto per la guida delle comunità come per i singoli.



2. LA COMUNITA' ANIMATRICE


62

Per il CGS «la formazione di vere comunità pastorali, basate sulla corresponsabilità e sulla collaborazione, è uno dei principali obiettivi

del nostro rinnovamento».83


E' un'affermazione valida anzitutto per la comunità salesiana in se stessa. Essa, come ogni vera comunità apostolica, è una comunione di corresponsabilità pastorali: «La missione è affidata in primo luogo alla comunità, ispettoriale e locale».84 «Ne consegue che ogni salesiano riceve una parte della missione salesiana da compiere a titolo di membro, e quindi in stretta solidarietà con i suoi confratelli ».85


E' un'affermazione valida anche per il ruolo particolare di animazione a cui in sintonia con gli indirizzi ecclesiali e pedagogici, la comunità è chiamata. Dato il nostro carisma specifico, animare la comunità educativa della quale «insieme con noi sono membri attivi i genitori, i collaboratori laici, gli stessi giovani uniti in dialogo e corresponsabilità a diversi livelli»86 e ciò nei diversi ambienti87 è una forma di evangelizzazione che, come educatori, ci viene richiesta:88 «La collaborazione responsabile, la partecipazione vissuta nello spirito evangelico è, di natura sua, testimonianza che non solo edifica il Cristo nella comunità, ma lo irradia, diventando segno per tutti ».89


Il CG21 si sofferma su tre elementi dell'azione animatrice della comunità salesiana, considerandoli importanti per la verifica e l'approfondimento della missione evangelizzatrice:


  • sulla comunità salesiana stessa in quanto animatrice della comunità educativa e pastorale;

  • sulla partecipazione dei Cooperatori, e di quegli Exallievi che hanno fatto «la scelta evangelizzatrice» (Messaggio degli Exallievi al CG21, Statuto art. 1), all'opera educativa e pastorale dei SDB;

  • sulla collaborazione degli altri laici.


2.1 La comunità salesiana animatrice nella comunità educativa e pastorale


63

2.1.1 La situazione

La verifica indica al positivo che i semi di rinnovamento presenti nel CGS

hanno contribuito a far intendere meglio che l'azione educativa e pastorale ha

una struttura comunitaria, e si collega con la qualità di tutta la vita religiosa,

ispettoriale e locale.


Quanto alla comunità considerata in se stessa si può dire che c'è stata una reale crescita della coscienza comunitaria90 e di quella di membro responsabile nel singolo confratello;91 c'è stata una maggiore consapevolezza del nostro apporto specifico nei servizi a cui siamo chiamati. Si sono moltiplicati gli incontri, si sono discusse insieme, con fraterna apertura, «le esperienze e i progetti apostolici in una reale corresponsabilità».92


Questo movimento interno alla comunità non è rimasto senza riflessi all'esterno e, per l'aspetto che c'interessa, ha influito anche sulla comunità educativa.


Ne sono segno un migliore inserimento nell'ambiente e nella Chiesa locale per una pastorale d'insieme e non di isolamento; una più accentuata corresponsabilità dei laici, dei genitori e dei giovani stessi, di cui si è valorizzata l'importanza e curata la formazione; i tentativi per chiarire ed elaborare insieme un progetto educativo concreto, e stabilire le condizioni reali per la sua messa in opera; il superamento di atteggiamenti di diffidenza o di ingenuità, sopra tutto in contesti ideologicamente pluralisti.


Finalmente, l'esigenza di rapporti nuovi e diversi con i componenti la comunità educativa trova eco nei deliberati dei Capitoli Ispettoriali, che impegnano i confratelli a una più efficace promozione dei col-


laboratori laici, particolarmente di quelli appartenenti alla Famiglia Salesiana, perché la loro « corresponsabilizzazione stimola lo sviluppo della nostra competenza e della nostra credibilità ».93


64

Non mancano però aspetti negativi che inducono a riflettere e a operare in conseguenza. Oltre a quanto è stato già sottolineato a proposito della «comunità fraterna», si può aggiungere:

  • a livello di comunità apostolica, le scelte individualistiche e le attività autonome; la mancanza dì prospettive organiche o l'insufficiente capacità di animazione nel campo pastorale, a livello ispettoriale e locale. Tutto questo, quando il dialogo è difficile e le mentalità sono pronunciatamente diverse, porta al frazionamento e all'indebolimento dell'azione comunitaria;

  • a livello dì comunità animatrice si mostra scarsa attenzione agli atteggiamenti più propriamente umani nella comunità;94 viene meno così un presupposto indispensabile alla pratica del Sistema Preventivo. Si comprende e si valuta poco l'incidenza dell'ambiente sull'opera educativa; anche per questo non si stima a sufficienza il ruolo dei singoli componenti la comunità educativa.

Alcuni, per molteplici ragioni o di mentalità o di routine, non vedono neppure la convenienza di questa integrazione. Non ci si mostra sufficientemente preparati ai cambi necessari, e si ha poca chiarezza circa un progetto educativo salesiano, organico e coerente.

Inoltre si nota una vera difficoltà a creare un'autentica comunità educativa in opere molto diverse, più complesse e polivalenti del tradizionale internato o della scuola, come per esempio i centri giovanili, le parrocchie... In essi le angustie degli orari, la dispersione geografica dei membri, le molteplici responsabilità degli animatori, rendono difficili gli incontri e la convivenza. Vi sono poi situazioni che subiscono interferenze di carattere sociale, economico, politico o religioso (per es. in nazioni non cristiane) e non permettono o possono rendere estremamente difficile l'attuazione del nostro sistema educativo.


2.1.2 Il quadro di riferimento

65

In base alla verifica, alla luce dei CGS e dei documenti ecclesiali, è necessario insistere su alcuni punti per favorire il formarsi e il maturare della comunità educativa come elemento decisivo in una prospettiva pastorale di evangelizzazione.

La comunità vissuta è il primo contributo evangelizzatore richiesto ai Salesiani.95 Poiché si può giustamente applicare alla Congregazione quanto è scritto negli ACS: «Ogni comunità fa catechesi più per quello che è che per quello che dice ».96


66

L'evangelizzazione, testimonianza e annuncio, vissuta dai Salesiani

all'interno della comunità educativa, richiede di farsi carico del ruolo di

animatori nei confronti di tutte le forze che collaborano.

L'art. 5 delle Costituzioni lo dice per la Famiglia Salesiana;97 l'art. 39 - I laici associati alla nostra missione - è opportunamente così commentato dalla RRM: «Riconosciamo che, oggi specialmente, non solo e non primariamente per uno stato di necessità, ma per ovvi motivi di ecclesiologia e di pedagogia, abbiamo bisogno di laici che siano coscienti e capaci nostri collaboratori per integrare efficacemente la nostra opera educativa, pastorale, evangelizzatrice».98


67

Questo ruolo di animazione esige:

a. Una coscienza viva, a livello di mentalità e di prassi, della necessità pastorale e pedagogica di operare corresponsabilmente. Il che suppone apertura, fiducia e lealtà verso i collaboratori, il loro mondo, il loro peculiare e insostituibile ruolo; la ricerca di molteplici forme di collaborazione e di formazione vicendevole, che rispettino la vocazione e il contributo specifico di ognuno.

Il Salesiano sarà attento ad evitare che ingerenze di collaboratori turbino i rapporti di natura religiosa che lo legano alla comunità e al Superiore.


b. Una coscienza chiara dell'identità evangelizzatrice della nostra educazione e della nostra pastorale, e di un progetto assunto e attuato corresponsabilmente. « I diversi gruppi che costituiscono la comunità educativa vengono associati, secondo le proprie competenze (...) soprattutto nell'elaborazione e realizzazione di un progetto educati

vo cristiano ».99

E' dunque un progetto che richiede la libera adesione di tutti quelli che vi partecipano, la convergenza delle intenzioni e delle convinzioni di tutti i suoi membri.100

La fedeltà a questo progetto educativo richiede «una continua autocritica e un costante ritorno ai principi e ai motivi ispiratori».101


68

c. La coscienza di un ruolo specifico della comunità salesiana. «E’ compito di tutta la comunità educativa e pastorale assicurare, nella pratica, i caratteri distintivi che ne fanno un ambiente di educazione cristiana». In essa «una responsabilità particolare grava sui genitori cristiani ».102

Ma al Direttore, alla comunità salesiana e a ciascuno secondo il proprio ruolo, per fedeltà al carisma specifico e per missione ecclesiale, spetta il dovere di esercitare l'impegno di animatori responsabili dell'identità pastorale salesiana della comunità educativa.

In essa la parola definitiva, dopo un paziente dialogo, spetterà al Direttore.

Questo impegno esige da una parte lo sforzo di una costante formazione e una particolare sensibilità verso «il mondo dell'educazione» da ottenersi progressivamente, e dall'altra la presenza dì comunità apostoliche salesiane che, vivendo e lavorando insieme, esprimano nella comunità educativa il loro carisma e la loro ansia evangelizzatrice.


2.2 La partecipazione dei Cooperatori e di quegli Exallievi "che hanno fatto la scelta evangelizzatrice", all'opera educativa e pastorale dei SDB

69

Non trattiamo qui il tenia generale dei Cooperatori e degli Exal1ievi o del loro ruolo nella Famiglia Salesiana. Fermiamo l'attenzione su uno dei molteplici campi d'impegno aperti alle iniziative dei Cooperatori e di quegli Exallievì «che hanno fatto la scelta evangelizzatrice» (Stat. Conf, art. 1). Di questi soltanto intendiamo parlare, e della loro partecipazione all'opera educativa e pastorale dei SDB.


2.2.1 La situazione

70

La verifica, che il CG21 ha fatto, coglie in generale che la Congregazione dà importanza a questa loro presenza. Rileva anche un orientamento crescente in questa direzione.

La RRM parla di «relazioni più intense che nel passato» e di «una collaborazione molto più attiva ed efficace con vari di questi grup-



pi ».103 I Cooperatori e gli Exallievi, dei quali è stata più curata la formazione, rivelano alcune caratteristiche fondamentali della vocazione salesiana: quella apostolico-missionaria, per esempio, messa in atto dai Giovani Cooperatori che, anche se agli inizi, dà ragione della speranza che viene riposta in loro, e quella educativa che gli Exallievi nel loro Messaggio al CG21 dichiarano e mettono a disposizione dei Salesiani,

I CI104 si pronunciano, al riguardo, con due «insistenze»: insistenza di affidare ai collaboratori laici «responsabilità educative e precisi compiti di apostolato»;105 e insistenza perché essi «siano scelti preferenzialmente all'interno della Famiglia Salesiana».106 Riprendono un orientamento operativo del CGS.107


71

D'altra parte vi è anche, in Congregazione, un atteggiamento di scarso

interesse, che fa considerare questi collaboratori della Famiglia Salesiana più

sulla linea dell'efficienza organizzativa che non su quella del suo valore di

complementarietà nell'evangelizzazione.

Sembra che questo avvenga per quattro motivi: o perché non si coglie con chiarezza la originalità della vocazione di ciascun gruppo, e si corre continuamente il rischio dello scambio e della sostituzione dei ruoli: o perché manca l'esperienza viva e continua della società in cui vivono i nostri giovani, e non si avverte che il loro inserimento in essa riuscirebbe meglio con la collaborazione dei laici; o perché sono fallite «iniziative e attività non sempre studiate ai dovuti livelli, o lasciate --- specie nelle singole opere -- all'interpretazione e all'entusiasmo non sempre illuminato della singola persona ».108


Ma la ragione ultima è stata una non sufficiente o mancata «seria

preparazione e forma ione dei nostri collaboratori».109


2.2.2 I1 quadro di riferimento

72

Riteniamo la presenza dei Cooperatori e di quegli Exallievi «che hanno

fatto la scelta evangelizzatrice»110 importante per i giovani, per noi e per gli

altri collaboratori laici.

Presenza importante per i giovani.

- Ogni laico formato, in una comunità che educa alla fede, non permette soltanto una migliore efficienza e organizzazione dove eventualmente i Salesiani mancano di numero o di capacità, ma esercita un ruolo educativo specifico, diverso dal nostro e integrabile col nostro. Le nostre Costituzioni parlano di «un contributo originale».111 La sua presenza quindi, quando è possibile e a certe condizioni, è un arricchimento.


- I Cooperatori e tali Exallievi assolvono validamente questo compito. Ma in forza della vocazione salesiana che hanno avuto in dono e che comunica nel lavoro apostolico con quella dei loro fratelli religiosi, permettono l'integrazione di « vocazioni particolari perché sia manifesta la ricchezza del carisma del Fondatore» e la presenza di «un modello pedagogico cristiano tutto particolare».112

I giovani vi potranno trovare una dimensione umana autentica e completa, il senso della fiducia che fa di loro persone creative e felici, e quello del mistero che la società dei consumi inaridisce e spegne. E insieme percepiranno di essere avviati a vivere i valori del Vangelo dentro un mondo non più sconosciuto, ma rivelato da quelli che in quel mondo vivono e fanno esperienza: «( ...) è il mondo vasto e complicato della politica, della realtà sociale, dell'economia; così pure della cultura, delle scienze e delle arti, della vita internazionale, degli strumenti della comunicazione sociale; ( ...) il mondo dell'amore, della famiglia, del lavoro professionale».113


Presenza importante per noi.

73

- Riferendoci ai Cooperatori e a quegli Exallievi che con noi « sono i portatori della volontà del Fondatore e mettono a frutto le indispensabili varietà dei ministeri per il compimento dell'unica missione», abbiamo modo di ripensare e di riscoprire di fatto la specificità della nostra vocazione di evangelizzatori e i contenuti che le sono propri, e ci muoviamo con interesse « a formare e a vincolare» questi fratelli laici « per assicurare più efficacemente la salvezza della gioventù ».114


- Non solo. Ma la comunicazione tra quelli di loro che sono operai




o comunque impiegati nelle fabbriche e nelle imprese, e i Salesiani che si dedicano all'educazione nelle Scuole Professionali, diventa utilissima per l'esperienza c la concretezza di vita vissuta che essi portano e trasmettono. I Salesiani modelleranno il loro discorso educativo tenendo conto di questo apporto prezioso.


74

Presenza importante per gli altri collaboratori laici.

Questi Exallievi e Cooperatori sono per essi un modello concreto di stile e di spirito salesiano. Associarli all'opera di formazione e di animazione dei collaboratori laici, com'era già pensiero di Don Bosco, garantisce che il Sistema Preventivo non rischi di perdere la sua identità salesiana e la sua efficacia evangelizzatrice.


2.2.3 Linee di rinnovamento

75

Considerando tutti questi fatti, siamo indotti a operare più e meglio sulla

linea della formazione in due direzioni:

- La «Famiglia Salesiana» curi le sue strutture di formazione.

Dove la Famiglia Salesiana esiste nei suoi gruppi diversificati, spesso è mancato 1'«insieme», sia a livello di comunicazione che di formazione e di operatività. Il CGS si augurava che «la mutua collaborazione e l'intercomunicazione tra i vari gruppi salesiani» potesse avere come oggetto, tra l'altro, anche «i mezzi utili per un'informazione e una formazione comune in ordine alla missione da compiere».115 il Dicastero per la Famiglia Salesiana dovrà illuminare, sensibilizzare ed eventualmente coordinare questo «insieme» a questo fine.


- I Salesiani vivano con maggiore consapevolezza e responsabilità l'impegno del loro servizio.

Riconosciamo le impossibilità reali e la sproporzione crescente tra esigenze e possibilità. Ma dobbiamo riconoscere allo stesso modo che alcuni di noi devono percorrere con più decisione e speranza il cammino di un'autentica conversione spirituale al fatto salesiano della Famiglia Salesiana. il Rettor Maggiore, nella Lettera di presentazione degli ACGS, la diceva una delle “strutture portanti del rinnovamento postcapitolare”.116

A questo invitano le Costituzioni e gli ACGS. Mostreremo più impegno



nell'opera di formazione dei Cooperatori ed Exallievi, cureremo di più la loro presenza nei momenti significativi della nostra vita salesiana e negli organismi di corresponsabilità educativa e pastorale.117


2.3 La collaborazione di altri laici nella comunità educativa

76

Ci riferiamo direttamente a quei laici che, pur non appartenendo alla Famiglia Salesiana, condividono con i SDB la responsabilità nella realizzazione del progetto educativo: ai genitori, innanzitutto, perché primi educatori; in ambiente scolastico, particolarmente agli insegnanti; in quello di Oratorio-Centro Giovanile, agli animatori di qualunque settore e attività; in ambiente di pastorale parrocchiale e di attività missionaria, a quanti, per titoli diversi, offrono tempo e forze per una evangelizzazione più completa.


A fianco di coloro che lavorano nel progetto di Don Bosco per vocazione specifica salesiana, dobbiamo essere attenti alla presenza dei laici, sia per il significato del loro servizio in una comunità educativa, sia per la loro quantità.


In alcune parti della Congregazione la sproporzione numerica tra di essi e i SDB si accentua sempre più per il costante aumento dei primi e la diminuzione dei secondi. E' un fatto che può portare con sé il rischio della perdita di identità della nostra missione e, in ogni caso, ci impegna in una pastorale nuova ed esigente. I laici hanno il diritto al ruolo di collaborazione e di corresponsabilità; e a questo fine vanno preparati.


2.3.1 La situazione

77

Quando i collaboratori laici sono cristiani convinti, la loro presenza rilette i giovani di fronte a una gamma più completa di modelli di vita cristiana, dà maggior possibilità ai SDB di spendersi nel loro campo specifico di animatori, e permette un dialogo più vasto e aggiornato con i problemi della famiglia e della professione. 118


Vi sono però fenomeni di segno negativo. Da parte di alcuni Salesiani una certa impreparazione a collaborare coi laici; una scelta poco oculata, fatta più sotto la spinta della qualifica e della capacità professionale che non sotto quella della finalità evangelizzatrice; a



volte le relazioni reciproche sono guastate dal rapporto datori di lavoro-impiegati, male impostato o male inteso.118


78

2.3.2 Linee di rinnovamento

Alla figura del laico che collabora con noi alla educazione cristiana va posta una attenzione nuova . Il nostro atteggiamento deve aprirsi a uno stile di collaborazione più intenso e più unitario, per aiutare la comunità educativa a crescere.


Nella reciproca comprensione si potranno più facilmente trovare i punti di accordo e di convergenza su quel «progetto educativo» a cui insieme ci ispiriamo.


Per conoscere meglio questo «progetto» e il suo spirito, studieremo e ricercheremo insieme, in dialogo più che in atteggiamento da maestri.


In questo lavoro educativo comune ognuno abbia cura di rimanere se stesso, nella sua identità, senza che il Salesiano, coi suoi impegni religiosi, comunitari, ecc. giochi a fare il laico, e senza chiedere al laico, che ha impegni secolari, familiari, politici, sindacali, di comportarsi come un religioso.


Il momento della scelta di questi collaboratori è importante. Non l'urgenza del momento, ma la sua preparazione, la qualità, le capacità, dovranno essere determinanti. L'ideale sarebbe trovare persone capaci di inserirsi nel nostro programma apostolico, meglio se hanno esperienza di movimenti giovanili cristiani o se provengono da ambienti salesiani: ad essi non si tema di fare la proposta vocazionale di Cooperatore Salesiano. In ogni caso, siano rispettosi dell'indole e della specificità «cattolica» dei nostri ambienti e delle nostre attività, anche se non entrano attivamente nel nostro programma apostolico. Possono anche essere dei non battezzati, purché manifestino quei valori umani e quella sensibilità educativa che il metodo salesiano domanda.


Ogni comunità educativa dovrà porre in atto i necessari tempi di formazione permanente di questi laici, con periodici incontri di riflessione sul metodo salesiano di educare e sul concreto progetto educativo di ogni comunità.

L'assemblea comunitaria,120 come organismo a ciò istituito, dovrà programmare, seguire l'attuazione e fare la revisione di tali attività.



2.4 Orientamenti operativi


79

2.4.1 La comunità salesiana animatrice


I Salesiani si impegnino a riqualificarsi, e a promuovere negli ambienti dove operano la comunità educativa (CGS 395) e la corresponsabilità pastorale dei laici.


2.4.2 La partecipazione dei Cooperatori e di Exallievi all'opera educativa e pastorale

a. Gli Ispettori a livello di Ispettoria e i Direttori a quello locale curino di « ridonare alle comunità la dimensione di nucleo animatore di queste forze spirituali ed apostoliche». Per questo servizio privilegiato scelgano come Delegati quei confratelli che hanno qualità e preparazione adeguate.

b. Secondo un piano concordato tra i rispettivi Consigli (SDB, CC, EE) nel prossimo sessennio l'ispettore faccia conoscere alle Comunità le linee riguardanti la pastorale vocazionale e formativa dei Cooperatori ed Exallievi, e stabilisca i mezzi e le forme concrete secondo cui saranno associati corresponsabilmente ad alcune iniziative di evangelizzazione.

c. I Salesiani si impegnino a formare gli animatori della Famiglia Salesiana, curando, sin dalle fasi iniziali della formazione, la conoscenza della Famiglia Salesiana e l'assimilazione dei suoi valori.


2.4.3 La collaborazione di altri laici

a. A livello ispettoriale venga elaborato uno «statuto del collaboratore laico», nel quale siano delineate le caratteristiche del nostro ambiente educativo, e le qualità umane, professionali, cristiane e salesiane che in questo ambiente comporta il ruolo dì educatore.

b. Si promuovano corsi di aggiornamento sul Sistema Preventivo per i laici in vista di un loro più efficiente inserimento nelle nostre comunità educative e nelle opere pastorali.

1 Paolo VI al CG21 (n. 477).

2 Messaggio del Sinodo sulla catechesi, n. 1.

3 Indirizzo di omaggio rivolto al 5. Padre da Don Egidio Vigano (n. 464).

4 Cost. 128.

5 Paolo VI al CG 21.

6 Ibidem.

7 Lettera del Card. Villot a Don Luigi Ricceri, 29 ottobre 1977 (n. 448).

8 Intervento di Don Egidio Viganò in Aula Capitolare.

1 Cost 20

2 Cost Ibidem.

3 Messaggio del Sinodo 1977, n. 4.

4 Messaggio del Sinodo 1977, n. 18.

5 EN 69.

6 Cfr Cost 101.

7 EN 76.

8 Cfr EN 76.

9 Cost 75.

10 ACGS 769.

11 ACGS 769.

12 ACGS Introduzione, p. IX.

13 Messaggio del Sinodo 1977, n. 1.

14 Cfr. EN 19.

15 Cfr Discorso di Paolo VI al CG21 (n. 467 - 478).

16 Cfr EN 31.

17 Cfr EN 21.

18 Cfr FN 24.

19 Cfr SC 89.

20 cfr EN 15.

1 ACGS 34; cfr n. 36.39.44.46.

2 Cost. 9.

3 Cost. 16.

4 Cost 14.

5 ACGS 34-44.

6 ACGS 31-33.

7 Cfr GS 54.

8 Cfr EN 20.63; GS 53.

9 AA 12: EN 72.

10 Sinodo 1974 e 1977, n. 3.

11 Sinodo 1974.

12 Cfr AA 3 e Sinodo 1974.

13 Cfr Sinodo 1974.

14 Cfr Sil10do 1974.

15 Cfr Sinodo 1974.

16 Cfr GE 1; PP 21.

17 Sinodo 1974.

18 RdC 138.

19 EN 27.

1 EN 7.

2 EN 75.

3 EN 18.

4 EN 21; cfr 20.4l.

5 Cfr EN 60.

6 EN 15.

7 EN 14.

8 EN 15. 5955.

9 Cost 2.

10 ACGS 115.

11 ACGS 339.

12 Cfr Cost 3.

13 Cfr ACGS 512.

14 Cfr Gv 17,21-23.

15 Cfr Gv 13,35; 17,21-23; At 4,32-33; EN 77.

16 Cost 80. 90.

17 ET 34.

18 Cfr ACGS 496 ss.

19 Cost 57; ACGS 512.

20 Cost 56.

21 EN21


22 RRM81.

23 Ibidem 82.

24 Sch Prec. 213.

25 RRM 82.

26 Cost 79.

27 Seh Prec. 213.

28 Cost 75.

29 RRM 108.

30 Ibidem 111.

31 ET 19.

32 Sch Prec. 211-212.

33 Cfr Sch Prec. 211.

34 RRM 116.

35 RRM 122.

36 ACGS 51l.

37 ACGS 519.

38 ACGS 529.

39 Cost 58.

39bis Cost 67.

40 Cost 48.

41 Cost 65.

42 Cfr EN 82 (Conclusione).

43 Cfr n 47 del presente testa

44 EN 44.

45 Sch Prec. 207-208.

46 Sch Prec. 237-240.

47 Sch Prec. 227-235.

48 Sch Prec. 237-240.

49 Sch Prec. 241-244.

50 Sch Prec. 227-235

51 Sch Prec. 227-237.

52 Cost 54. 182.

53 ACGS 502.

54 Cfr Cost 115.

55 ACGS 714-716.

56 ACG XIX 32.

57 Ibidem 32-33.

58 Cfr ACGS 526. 678. 644-646.

59 Cfr ACGS 647.

60 Reg 153.

61 Cfr ACGS 78-84. 27-30.

62 Cfr ACGS 713-719.

63 Cost 35; cfr anche: lettera del Card. Villot al CG2l e J. Aubry, Direttore Salesiano

secondo la nostra tradizione, in Contributo di Studio allo Schema III (Roma 1977) 59-124.

64 Cost 54.

65 Reg 154.

66 Cfr Cost 182; Reg 183.

67 MB XIII 18.

68 MB XIII 256, D. Bosco allo CG, settembre 1877.

69 ACS 281, 37.

70 Cost 182.

71 Cfr Cost 125 e Deer. SCRIS, feb. 1972.

72 Cfr Cost 94.

73 Cfr Cost 54. 93.

74 Ricordi confidenziali ai Direttori.

75 Reg 154-155.

76 Reg 157.

77 Reg 43.

78 Cost 96.

79 Cfr Documento sulla Formazione.

80 PO c. II.

81 ACGS 356.

82 Cfr Reg. 71 bis.

83 ACGS 357.

84 Cost 34; ACGS 29.

85 ACGS 29. 84.

86 ACGS 357. 340. 750. 356. 395.

87 ACGS 377. 381. 386.

88 Cost 39.

89 SC 61

90 Cfr RRM 130-131.

91 Cost 4. 52.

92 Cost 53.

93 Cfr Gruppo di maggio, Sch. V, 14.

94 Cfr ACGS 485-486.

95 Cfr Cost 20.28.33; ACGS 29. 283. 288. 293. 296. 318-320. 436. 506.

96 RdC.

97 Reg 30-31.

98 ACS279,42.

99 SC70.

100 SC 58.

101 SC 67.

102 SC 73.

103 RRM 242.

104 Cfr SP 262.

105 Ibidem 262 a

106 Ibidem 262 b.

107 ACGS 428.

108 Cfr RRM 243.

109 cfr Sch Prec. 263.

110 Messaggio Exallievi al CG21.

111 Cost 39; Sch Prec. 262.

112 ACGS 159.

113 EN 70.

114 ACGS 151. 736.

115 ACGS 175.

116 ACGS P XIII. Cfr XVIII-XIX.

117 ACGS 744 b.

118 Cfr Sch Prec. 262.

118 Cfr RRM 195.

120 Cfr ACGS 710; Reg. 168.4.