CG24|it|Terza parte

Salesiani e laici: comunione e condivisione

nello spirito e nella missione di don Bosco

Capitolo Generale XXIV


Parte terza

Verso il futuro



Corsi tosto dai miei giovani;

li raccolsi intorno a me e ad alta voce

mi posi a gridare: Coraggio, figli miei,

abbiamo un oratorio più stabile del passato;

avremo chiesa, sacrestia,

camere per le scuole, sito per la ricreazione.

Domenica, domenica, andremo nel novello

oratorio che è colà in casa Pinardi.

E additava il luogo.

(MO, p. 136)


Capitolo Primo

Aree di impegno (nn 106 - 148)


Capitolo Secondo

Comunità educativa pastorale (nn 149 - 179)


Capitolo Terzo

Situazioni particolari di novità (nn 180 - 186)



Capitolo Primo

Aree di impegno



0. Introduzione


[106]

Il CG24 offre all'impegno degli SDB nuove prospettive per vivere la missione oggi. Desidera suscitare convinzioni profonde e promuovere comportamenti rinnovati. A tale scopo ritiene suo dovere cogliere i segni dei tempi nelle attuali strategie di evangelizzazione e di educazione.

Dopo aver considerato la realtà socioculturale del mondo sempre più secolarizzato e colpito dalle molteplici forme di povertà giovanile, l'ecclesiologia conciliare di comunione e la comune responsabilità alla missione della Chiesa, la crescita di stima per lo spirito di don Bosco e l'impegno a viverlo nel mondo da parte di laici sempre più numerosi, il CG24 intende:

-fissare l'attenzione sul nuovo rapporto SDB laici, quindi sulla conseguente esigenza di un cambio di mentalità e di stile di vita, in un cammino di santità e di impegno comune;

-impegnare le comunità locali e ispettoriali a realizzare questo nuovo rapporto nell'interazione con i vari gruppi di laici, particolarmente con i membri della FS, della quale gli SDB sono e devono sentirsi parte integrante1;

-indicare gli Ispettori e i Direttori come principali responsabili di tale impegno in seno alle loro comunità;

-rendere partecipi di questo progetto gli altri membri della FS, in particolare le FMA e i CCSS, sollecitandoli a condividere la comune responsabilità carismatica;

-privilegiare la CEP come luogo di vita e di azione, convocandola e strutturandola intorno ad un PEPS condiviso;

-promuovere il Movimento Salesiano, nel quale sono coinvolti i giovani (MGS), gli animatori, i volontari, le famiglie, i collaboratori, gli amici di Don Bosco;

-indicare i prossimi sei anni come il tempo per l'attuazione degli impegni operativi qui formulati, affidando alle Ispettorie il compito di studiarne l'applicazione secondo le diverse situazioni locali;

-suscitare e coordinare lo scambio di idee e di esperienze ai livelli locale, ispettoriale e mondiale.


Concretamente, il nuovo rapporto SDB-Laici si realizza attraverso processi e strategie tra loro interdipendenti:

-Il COINVOLGIMENTO convinto e sincero tra i SDB e Laici,

-che matura nella CORRESPONSABILITA' concreta ed effettiva,

-con la necessaria COMUNICAZIONE, reciproca e trasparente,

-qualificati da un'adeguata FORMAZIONE mutua e complementare.



1. Allargare il coinvolgimento


[107]

Fin dall'inizio della sua attività apostolica don Bosco ha coinvolto nella missione molti laici nella prospettiva di una condivisione talmente stretta da pensare ad una Congregazione di religiosi con voti e vita comune (Salesiani) e di laici (Salesiani esterni) legati dall'unica missione a servizio dei giovani secondo le loro possibilità.

Oggi il coinvolgimento dei laici nella missione educativo-pastorale di don Bosco è un dato di fatto, anche se il più delle volte si tratta di una presenza prevalentemente professionale od occasionale che dovrebbe maturare in una scelta cosciente. E' urgente allargare e qualificare il coinvolgimento dei laici disponibili a entrare a fare parte di quel vasto movimento di persone che lavorano per la salvezza dei giovani, dentro e fuori le strutture salesiane, nella Chiesa e nelle istituzioni civili2.


1.1. Obiettivo


[108]

Passare da una semplice accettazione dei laici ad una effettiva valorizzazione del loro apporto peculiare nell'educazione e nella pastorale.



1.2. Orientamenti


[109] Responsabilità nel coinvolgimento

L'impegno ad allargare il coinvolgimento è di tutti coloro che di fatto, a diverso titolo e livello, già condividono lo spirito e la missione di don Bosco. Una responsabilità tutta speciale tocca agli SDB, in ragione della loro identità e del compito che il Fondatore ha loro affidato di essere animatori del Movimento che da lui trae origine.


[110] Testimonianza comunitaria

La volontà di apertura e di coinvolgimento della comunità SDB si esprime anzitutto attraverso la testimonianza comunitaria di spiritualità salesiana e la capacità di accoglienza, di accompagnamento e formazione nei confronti di tutti coloro che intendono vivere lo spirito e la missione di don Bosco.


[111] Verso una maggiore condivisione

Particolare attenzione va data ai laici collaboratori, ai membri della FS, soprattutto ai CCSS, a quelli del Movimento Salesiano, come pure ai genitori e alle famiglie dei giovani. Va favorita la condivisione degli ideali educativi attraverso l'esperienza diretta di responsabilità nella CEP e attraverso piani organici di formazione permanente.


[112] I giovani

Oltre che destinatari, i giovani sono soggetti attivi e protagonisti nella misura in cui crescono nella condivisione della nostra missione. Oggi si aprono loro nuovi campi di coinvolgimento, quali l'animazione dei gruppi giovanili e il volontariato.


[113] Laici di altre religioni e non credenti

Anche i laici di altre religioni, i non praticanti e i non credenti, meritano la nostra sollecitudine. Partendo dalla loro disponibilità al coinvolgimento, essi sono chiamati a crescere nella condivisione valida anche se parziale, dei nostri obiettivi educativi e sociali. Tale condivisione va promossa anche con tutti coloro che lavorano per il bene della gioventù.


[114] Attenzione alle forme di comunicazione

Per il coinvolgimento ha notevole importanza curare l'immagine presso l'opinione pubblica e diffondere i motivi e i valori della missione, non soltanto con adeguata informazione, ma soprattutto attraverso modi concreti e significativi di presenza sul territorio.



1.3. Impegni operativi


A livello locale


[115]

La comunità locale preveda un programma di coinvolgimento con tempi e modalità concrete di attuazione, adatte alle diverse situazioni e presenze:

a.promuova insieme ai laici la conoscenza dei tratti caratteristici dello spirito salesiano e dei contenuti tipici della laicità, attraverso lo studio, il confronto e l'esperienza concreta di partecipazione a momenti significativi di vita in comune: giornate di formazione, incontri di fraternità, condivisione della mensa, celebrazioni e feste, momenti di preghiera e di reciproco ascolto;

b.valorizzi l'apporto insostituibile dei genitori e delle famiglie dei giovani in modo continuativo ed effettivo anche favorendo la costituzione di comitati ed associazioni che possano garantire ed arricchire con la loro partecipazione la missione educativa di don Bosco;

c.curi la significatività nel territorio e nella Chiesa locale, con adeguate modalità di informazione, con esperienze di partecipazione sistematica od occasionale, con altre persone e gruppi che condividono con noi l'impegno di formazione dei giovani specialmente poveri.



A livello ispettoriale


[116]

A livello ispettoriale

L'Ispettore con il suo Consiglio:

a.solleciti la conoscenza e il contatto con i laici che vivono e operano con lo spirito di Don Bosco al di fuori delle nostre strutture;

b.programmi con loro alcuni momenti di scambio, incoraggiando l'impegno di servizio a favore della gioventù;

c.studi, in accordo con i relativi organismi delle FMA e dei CCSS, le possibilità e i modi più consoni a favorire il coinvolgimento dei laici nella comune missione.



2. Promuovere la corresponsabilità


[117]

Il coinvolgimento pieno e responsabile dei laici nella missione della Chiesa e della Congregazione fa crescere la corresponsabilità. Ciò significa rispettare i compiti che corrispondono alla vocazione laicale e aiutare ciascuno a sentirsi impegnato nel lavoro educativo e pastorale.

Non bastano solo fatti o situazioni nei quali si coinvolgono i laici, ma occorre una presa di coscienza da parte degli SDB circa la necessità di promuovere la corresponsabilità. Si tratta di creare o d'intensificare un rapporto nuovo tra gli SDB e i Laici, rispettoso dell'identità e della funzione propria di ognuno, senza confusione di ruoli.

La corresponsabilità, che si esprime nel dialogo, nel lavoro d'équipe, nell'organizzazione di strutture e organismi adeguati e nella ricerca di risorse economiche, è da promuovere a tutti i livelli. Essa si manifesta soprattutto nella CEP e nei suoi organismi di governo e di animazione.



2.1. Obiettivo



[118]

Promuovere esperienze, attitudini, processi operativi e strutture di corresponsabilità che favoriscano la comunione e la condivisione nello spirito e nella missione di don Bosco.



2.2. Orientamenti


[119] La CEP e il PEPS

Luogo proprio ed efficace di esercizio della corresponsabilità dei laici nell'unica missione che si rifà a don Bosco è la CEP, nella quale SDB e Laici insieme fanno esperienza di comunione e condivisione, elaborando, attuando e verificando il PEPS.


[120] Itinerario di partecipazione attiva

L'esercizio della corresponsabilità è un processo di tutta la CEP che mette al centro i giovani e le loro necessità. Tutti i suoi componenti percorrono un cammino di discernimento, partecipando attivamente alla ricerca di soluzioni, nell'ottica del progetto educativo-pastorale.


[121] Punti forza

A tal fine è indispensabile promuovere:

a.il dialogo sereno e progressivo sui contenuti e le motivazioni del lavoro educativo-pastorale, favorendo momenti di fraternità e di convivenza tra SDB e Laici;

b.il lavoro in gruppo, progettando obiettivi, tempi e modalità concrete di comunicazione e di confronto, che prevedano anche l'analisi dei bilanci economici preventivi e consuntivi;

c.la necessaria integrazione tra le esigenze dell'attività educativa e pastorale e quelle della vita familiare, sociale e politica, soprattutto dei laici, utilizzando al meglio tutte le forme di gestione collegiale già prescritte dalle istituzioni o dal diritto proprio;

d.la chiara attribuzione dei ruoli e delle funzioni dei salesiani SDB e dei laici, secondo le disponibilità di tempo, le diverse vocazioni, le competenze professionali e i livelli di maturazione spirituale, con particolare attenzione ai laici più giovani e ai membri della FS3.


[122] Volontariato

Una forma significativa di corresponsabilità per i laici, soprattutto giovani, è il volontariato. Il servizio educativo svolto per un determinato periodo e a tempo pieno, inseriti in una comunità SDB o in una comunità di volontari, nell'ispettoria di origine, in altre ispettorie o in terra di missione, rappresenta un'esperienza molto significativa per i laici che condividono il progetto di Don Bosco.



2.3. Impegni operativi


A livello locale


[123] La comunità SDB:

a.valorizzi, come strumenti di formazione alla corresponsabilità, le strutture interne della Comunità SDB: il consiglio della comunità, il giorno della comunità, l'assemblea dei confratelli;

b.consolidi la CEP: faccia in modo che tutti i membri che la compongono abbiano parte attiva nell'elaborazione, attuazione e valutazione del PEPS; garantisca il funzionamento degli organi collegiali di partecipazione (consigli, équipes direttive e di coordinamento, organismi amministrativi e finanziari); renda i laici partecipi nei compiti decisionali (prospettive pedagogiche e pastorali, nuovi campi di missione, implicanze economiche, costruzioni e ristrutturazioni); favorisca, secondo le circostanze, l'assunzione di responsabilità direttive da parte di laici competenti;

c.curi l'apertura alle iniziative educativo-pastorali promosse dai gruppi laicali della FS e, per quanto possibile, presti loro l'aiuto necessario.


[124]

Per quanto riguarda il volontariato, la comunità locale:

-sia aperta ad accogliere quanti chiedono di far esperienza di volontariato sia in patria che all'estero;

-segua i volontari che prestano servizio nell'opera, curandone la formazione, rendendoli partecipi della vita di comunità e guidandoli nell'esercizio delle responsabilità educative.


Per quelli che rientrano dall'estero:

-li accompagni nell'acquisizione di un giusto equilibrio psicologico-affettivo, attraverso una fraterna accoglienza nell'ambiente familiare, ecclesiale e sociale;

-tenga conto dell'aspetto economico, aiutandoli ad inserirsi nel mondo del lavoro e favorendo possibilmente quegli impegni che sono in sintonia con la loro scelta di vita.


A tutti i volontari:

-faccia la proposta vocazionale concreta di adesione a uno dei gruppi della Famiglia Salesiana (SDB, CC.SS, FMA, VDB, CDB...).



A livello ispettoriale


[125]

L'Ispettore con il suo Consiglio:

- solleciti incontri e riunioni con i responsabili salesiani e laici dei diversi settori di attività per programmare e valutare insieme il cammino dell'azione educativo-pastorale;

-stabilisca il quadro generale delle norme e dei criteri per il buon andamento delle attività e del rapporto SDB-laici e delle iniziative da loro promosse;

-studi e, se necessario, promuova la realizzazione di progetti insieme con i gruppi della FS o altri gruppi laicali. Per questo susciti la costituzione e favorisca il buon funzionamento della Consulta locale della FS, dentro la quale e in forma condivisa, si studieranno le necessità dei giovani del territorio e si elaboreranno progetti comuni;

-sperimenti, dove è possibile e conveniente, diverse forme di gestione, per. es. affidando alcune opere salesiane alla guida dei laici, sempre fatta salva la significatività salesiana di esse.


[126]

Per quanto riguarda il volontariato:

-aiuti i confratelli e le comunità a riconoscerne l'importanza per la missione salesiana;

-rediga e metta in opera un piano ispettoriale che secondo gli orientamenti del documento "Volontariato e Missione Salesiana" contenga una proposta articolata, da inserirsi nel progetto educativo-pastorale, sia per la preparazione dei volontari, sia per l'accompagnamento durante il loro servizio, sia per l'accoglienza e la valorizzazione al loro rientro;

-tenendo conto dei problemi relativi alla cessazione del servizio e in particolare del rientro di coloro che sono stati all'estero:

*favorisca incontri periodici tra loro e con altri giovani e adulti, per la diffusione della cultura del volontariato;

*i aiuti a fare una rilettura critica della loro esperienza e una riprogettazione della loro vita alla luce delle novità che ritrovano in se stessi e nel nuovo ambiente che li accoglie;

*favorisca i contatti con la comunità presso cui i volontari hanno prestato il servizio, perché‚ sia assicurata la continuità dell'esperienza.



A livello mondiale


[127]

Il Rettor Maggiore con il suo Consiglio:

a.promuova il buon funzionamento degli organismi mondiali di animazione e di coordinamento tra i diversi gruppi della FS, tenendo conto della loro autonomia e della comune missione, in ordine alla corresponsabilità;

b.verifichi, insieme agli altri membri della FS, l'opportunità di promuovere la Consulta mondiale della FS;

c.faccia conoscere iniziative ed esperienze di collaborazione tra SDB e laici.



3. Valorizzare la comunicazione


[128]

L'allargamento del coinvolgimento e la promozione di corresponsabilità domandano capacità e valorizzazione della comunicazione, sia nelle comunità SDB, sia nelle relazioni SDB-Laici; c'è grande desiderio e attesa per l'attuazione di rapporti capaci di coinvolgere la vita e l'esperienza delle persone, dei gruppi e delle comunità.

Valorizzare la comunicazione richiede di prendere coscienza della nuova situazione culturale in cui ci si trova: si assiste, infatti, ad un'invasione massiccia di messaggi e di mezzi che creano mentalità e condizionano comportamenti.

La comunicazione è indispensabile alla missione, e nello stile salesiano richiede presenza e dedizione apostolica negli educatori, impegno a coltivare rapporti vitali con le persone e i gruppi che condividono con noi la missione educativo-pastorale di don Bosco.


3.1. Obiettivo


[129]

Valorizzare la comunicazione in tutte le sue forme ed espressioni: comunicazione interpersonale e di gruppo, produzione di messaggi, uso critico ed educativo dei mezzi della comunicazione sociale.


3.2. Orientamenti


[130] Comunicazione interpersonale e tra gruppi

La cura della qualità e della crescita della comunicazione, interna ed esterna alla Comunità SDB, sviluppa atteggiamenti e capacità di ascolto, apertura, duttilità ed empatia per saper stare con i giovani come educatori e comunicatori della fede.

La comunicazione all'interno della CEP, della FS e di altri gruppi diventa un'efficace opportunità per maturare insieme nella capacità di rapporto e di condivisione per vivere i valori del Sistema Preventivo.


[131] Evangelizzare ed educare è comunicare

La fede cristiana è per sua natura comunicativa: è ascolto e risposta alla Parola, tramite la mediazione dei linguaggi umani. L'inculturazione del Vangelo e l'evangelizzazione delle culture esigono uno sforzo per entrare in comunicazione con i valori del tempo e dei luoghi.

L'educazione per sua natura è relazione, comunicazione. Il sistema preventivo, facendo appello alle risorse dell'intelligenza, del cuore e al desiderio di Dio presente in ogni giovane, suppone capacità di ascolto, di dialogo e di rispetto dei giovani. La presenza attiva ed animatrice (assistenza) degli SDB e dei laici educatori in mezzo ai giovani è una forma eccellente di comunicazione educativa ed evangelizzatrice che i giovani stessi attendono.


[132] Comunicazione, produzione di messaggi e uso educativo dei mezzi della CS

Per diventare comunicatori bisogna curare due aspetti: la maturazione di adeguati atteggiamenti culturali e spirituali e l'acquisizione di capacità critiche e tecniche che abilitino ad un'efficace comunicazione.

I laici possono svolgere un compito specifico in questo settore. Essi, infatti, possono individuare ed elaborare messaggi che meglio rispondano alla nuova cultura e ai bisogni attuali della gente e dei giovani. Spesso possiedono un linguaggio più adatto alle situazioni ordinarie della vita. In particolare quelli che tra loro hanno una specifica professionalità possono essere preziosi collaboratori della missione di don Bosco.


3.3. Impegni operativi


A livello locale


[133]

a. La comunità SDB:

-favorisca la comunicazione e la condivisione delle esperienze educativo-pastorali dei confratelli;

-programmi momenti di formazione, tra SDB e laici, alla comunicazione interpersonale, comunitaria, sociale e ai linguaggi giovanili;

-viva il giorno della comunità e altri incontri come luogo di esercizio concreto per la crescita nella comunicazione interpersonale.


[134]

b. La CEP:

-curi uno stile di comunicazione interpersonale più aperto e ampio, valorizzando i linguaggi e i messaggi positivi della cultura moderna veicolata dai mass-media. Questo esige una presenza fisica, affettiva e culturale, là dove i laici e i giovani vivono, attraverso la riscoperta del significato e la pratica dell'assistenza salesiana;

-si utilizzino i mezzi di informazione già esistenti (Bollettino Salesiano, ANS, Notiziario Ispettoriale, Fogli Informativi) e altri possibili, come strumenti che favoriscono la comunione e la condivisione fra SDB e laici.


[135]

Il Direttore e i vari responsabili, al fine di promuovere una maggiore conoscenza e comunicazione tra i Gruppi della FS:

-sensibilizzino la comunità salesiana SDB sul significato e valore della FS;

-favoriscano incontri comuni per tutti i Gruppi;

-suscitino iniziative che esprimano l'unità della FS nella Chiesa locale e nel territorio.


A livello ispettoriale


[136]

a.L'Ispettore con il suo Consiglio curi e verifichi la qualità della comunicazione all'interno e all'esterno dell'Ispettoria, tra i confratelli, con i gruppi della FS, con le comunità ecclesiali e le istituzioni civili e sociali, tra i gruppi di Ispettorie e con il Consiglio Generale.

b.Fatto salvo quanto previsto dal CG23 n. 259, l'incaricato ispettoriale per la CS, in accordo con l'Ispettore, si faccia promotore di un'équipe, formata da SDB e laici qualificati, con lo scopo di valorizzare la CS per l'educazione e l'evangelizza zione dei giovani e del ceto popolare. L'équipe rediga un piano ispettoriale di animazione-formazione-consulenza nell'ambito della CS, prevedendo strutture e strumenti adeguati.


A livello mondiale


[137]

a.Il Rettor Maggiore col suo Consiglio studi, in questo sessennio, un piano operativo di valorizzazione, promozione e coordinamento della Comunicazione Sociale, campo di azione significativo che rientra tra le priorità apostoliche della missione salesiana4.

b.Il Consigliere generale per la CS, in questo sessennio, offra alle Ispettorie orientamenti operativi per l'elaborazione di un Piano ispettoriale per la CS, che valorizzi la collaborazione e la corresponsabilità tra SDB e laici.



4. Qualificare la formazione


[138]

La partecipazione dei Laici nello spirito e nella missione salesiana costituisce per le comunità SDB una sfida alla quale si darà risposta attraverso una formazione adeguata alle nuove esigenze.

La formazione comporta anzitutto che le comunità prendano coscienza dei nuovi aspetti della relazione SDB laici e mettano in atto i processi necessari per attuarla, in un cammino di arricchimento reciproco che renda visibile la comunione e più efficace il lavoro educativo-pastorale.

La cultura della partecipazione e della condivisione comporta una valida formazione insieme. I processi di formazione, che vedono SDB e laici contemporaneamente destinatari e operatori, saranno tanto più efficaci quanto più chiara sarà l'identità vocazionale di ciascuno e quanto maggiori saranno la comprensione, il rispetto e la valorizzazione delle diverse vocazioni.

La formazione si propone di rendere le persone capaci di vivere oggi l'esperienza della propria vita con maturità e gioia, di adempiere la missione educativa con competenza professionale, di diventare educatori-pastori, di essere solidalmente animatori di numerose forze apostoliche.


4.1. Obiettivo


[139]

Progettare itinerari di formazione qualificata per realizzare la comune missione educativo-pastorale.


4.2. Orientamenti


[140] Una formazione permanente fatta insieme

Il processo di formazione permanente va pensato come un dare e un ricevere secondo obiettivi precisi:


a.rendere i Salesiani SDB e i Laici capaci:

-di una rinnovata comprensione della propria identità vocazionale e dei ruoli specifici;

-di capire e vivere la spiritualità salesiana, che è grazia di unità e sintesi fra consacrazione e laicità, tra fede e vita, tra scelta religiosa e impegno educativo;

-di essere protagonisti nella missione e agenti di cambio culturale;

-di aggiornare le competenze per reagire positivamente davanti a situazioni culturali e a sfide educative sempre nuove;

-di animare un ampio ambiente educativo, di accompagnare gruppi e orientare persone ad integrarsi nei contesti;


b.illuminare i valori della laicità come luogo vocazionale, in reciproca relazione con le altre vocazioni ecclesiali, con particolare attenzione:

-alla vocazione familiare e alla responsabilità educativa e formativa dei genitori;

-al contesto culturale, sociale, politico ed economico in cui i laici vivono ed operano;

-ai valori della femminilità che conferiscono novità e stimolo di approfondimento alla missione giovanile e alla spiritualità salesiana.


Questa formazione continua anche quando i laici lasciano le nostre opere, come exallievi o excollaboratori: li accompagneremo perché‚ portino nel territorio e nella Chiesa la missione e lo spirito di Don Bosco.


[141] Verso un discernimento vocazionale

Il punto culmine dell'itinerario di fede è la scelta vocazionale. Essa richiede aiuto e amicizia nell'accompagnamento spirituale personalizzato sia dei giovani che degli adulti. Per questo la comunità locale SDB, luogo privilegiato di proposta e di accompagnamento vocazionale, si apre a forme di accoglienza dei giovani e promuove esperienze di volontariato e di servizio educativo-pastorale, che portino a significative scelte vocazionali nella vita laicale, nel ministero ordinato e nella vita consacrata.


[142] Con un accurato processo di formazione iniziale

I processi di discernimento e di formazione iniziale devono far maturare la convinzione che essere SDB oggi significa entrare in una Famiglia, in un vasto Movimento, nel quale i laici hanno parte attiva, sia nella partecipazione allo spirito salesiano, che nella condivisione del lavoro educativo-pastorale, e nella corresponsabilità in vista della missione.

Tenendo presente la diversa natura delle vocazioni degli SDB e dei Laici e i tempi di maturazione umana, affettiva e apostolica, le tappe della formazione iniziale prevedano contenuti ed esperienze di formazione reciproca e complementare per la crescita comune.


[143] La promozione vocazionale nella FS

La comune vocazione unisce la FS in una parentela spirituale. Ogni gruppo si arricchisce mediante lo scambio vicendevole dei diversi modi di vivere lo stesso carisma e apporta alla FS un contributo originale. La consapevolezza della propria chiamata, con tutto ciò che comporta, e la risposta gioiosa e pronta ad essa, aiuta a condividere gli stessi ideali del carisma salesiano.

Con gioia li trasmettiamo ad altri, curando insieme la proposta vocazionale.


4.3. Impegni operativi


A livello locale


[144]

Ogni comunità SDB faccia della CEP il luogo privilegiato della formazione di SDB e Laici insieme:

-promovendo, in dialogo e in corresponsabilità con i laici della CEP, un programma di formazione Salesiani SDB-Laici. Tale programma preveda sessioni di studio, tempi di preghiera, momenti di distensione, elaborazione di sussidi, esperienze concrete, ed anche metodologie pratiche e formative;

-qualificando il processo di elaborazione del PEPS, come strumento pratico di formazione reciproca. Tale progetto venga annualmente verificato, valutando la qualità delle risposte date alle esigenze dei destinatari e la realizzazione della comunione e della corresponsabilità educativo-pastorale;

-favorendo, con una attenta comunicazione e con quei provvedimenti e adattamenti che si renderanno necessari e opportuni, l'aggiornamento professionale, educativo-pastorale e salesiano.


A livello ispettoriale


[145]

Ogni Ispettoria, mediante un gruppo formato da laici e SDB, impegnati ed esperti nella formazione, nella pastorale giovanile, nella FS e nella comunicazione sociale, riveda e qualifichi il Progetto Laici richiesto dal CG23 e lo completi, entro il prossimo Capitolo Ispettoriale, con un programma di formazione SDB-Laici. Tale programma preveda:

-contenuti, esperienze e tempi dedicati alla formazione;

-definizione dei ruoli, dei rapporti e delle modalità di collaborazione tra SDB e Laici;

-coordinamento fra i vari settori e strutture di animazione;

-ruolo e gli interventi dell'Ispettore e dei membri del Consiglio Ispettoriale nelle attività di formazione;

-disponibilità di centri, gruppi e strutture di animazione ispettoriale.


Gli SDB ritengano loro impegno specifico, oltre che prioritario e privilegiato, quello di rispondere positivamente alla domanda e al diritto di formazione e di animazione che viene loro dai laici della FS, affinché‚ questi diventino, a loro volta, animatori e formatori nella famiglia, nel loro ambiente di vita e di lavoro, nella comunità ecclesiale e nella società.


[146]

Ogni Ispettoria per il prossimo sessennio:

-inviti i membri della FS ad assumere responsabilmente l'impegno di una pastorale vocazionale unitaria, curando il discernimento vocazionale e proponendo le varie forme di vocazione cristiana (laicale, ministero ordinato, vita consacrata) e quelle proprie della FS;

-continui nello sforzo di promozione dei centri dei CCSS e degli Exallievi\\e.

Per questo vanno accuratamente preparati e formati i Delegati e gli Assistenti dei vari Gruppi della FS;

-offra programmi ispettoriali e locali di formazione aperti anche a exallievi/e e altri laici che, al di fuori dei nostri ambienti, vogliono vivere e lavorare secondo lo spirito di Don Bosco, prevedendo opportune forme di accompagnamento.


A livello mondiale


[147]

Il Consigliere generale per la formazione promuova la revisione della Ratio secondo gli orientamenti del CG24.

In particolare curi che nella formazione iniziale:

-siano presentati i contenuti e i valori della laicità; si abilitino i giovani confratelli a saper crescere e maturare insieme, ad acquisire la capacità di essere formatori e animatori dei laici, a promuovere le vocazioni laicali;

-siano presentate, non solo in modo informativo, ma anche vitale ed esperienziale, la conoscenza e l'incontro con i vari gruppi della FS, in particolare i CCSS, le VDB e gli Exallievi\\e;

-siano diffusi e fatti conoscere la Carta di comunione della Famiglia Salesiana, il RVA dei CCSS, le Costituzioni delle FMA e delle VDB, lo Statuto della Federazione degli Exallievi\\e;

-sia riservata una particolare attenzione alla maturità affettiva richiesta dalla collaborazione con i laici e con il mondo femminile.


[148]

Il Consiglio Generale promuova e sostenga, presso l'UPS e altri Centri Universitari Salesiani o di Spiritualità, studi, esperienze e scuole per la formazione dei formatori, in cui SDB e laici si formino insieme (fatte salvo le norme del C.I.C. e della Santa Sede). Particolare attenzione sia riservata alla spiritualità di S. Francesco di Sales e al Sistema Preventivo di don Bosco.



Capitolo secondo

Comunità educativa pastorale



1. La comunità di consacrati anima della CEP


[149]

Il prato verde Pinardi sta a indicare l'infinito orizzonte giovanile. Il cuore di Don Bosco sente i giovani poveri e abbandonati come il futuro dell'umanità e la speranza della Chiesa.

Su questo prato gremito di giovani, Don Bosco convoca il più gran numero di persone, ecclesiastici e laici, giovani e adulti, uomini e donne, perché‚ stiano con lui.

Stare con don Bosco significa stare con i giovani e offrire ciò che noi siamo: cuore, mente, volontà; amicizia, professionalità e presenza; simpatia, servizio, dono di s‚.

Ma ad alcuni Don Bosco chiede di più. Chiede di restare con lui per sempre, di impegnarsi per i giovani a tempo pieno e a piena esistenza e di votare la propria vita, alla sequela di Cristo obbediente, povero e casto, per un servizio fedele a Dio e ai giovani.

Sono i salesiani SDB.


[150]

Don Bosco ha voluto persone consacrate al centro della sua opera, orientata alla salvezza dei giovani e alla loro santità.

Voleva i suoi religiosi come punto di riferimento preciso del suo carisma: con la loro dedizione totale essi avrebbero dato solidità e slancio apostolico per la continuità e per l'espansione mondiale della missione.

Il consacrato salesiano, per rispondere al grande amore di Dio, percepito come amore di predilezione, ne diventa portatore ai giovani, specialmente ai più poveri5, diventa il don Bosco d'oggi che può dire in tutta verità: "per voi studio, per voi lavoro, per voi vivo, per voi sono disposto anche a dare la vita"6. Il religioso manifesta "con delicato rispetto unito a coraggio missionario, che la fede in Gesù Cristo illumina tutto il campo dell'educazione, non pregiudicando, ma piuttosto confermando ed elevando gli stessi valori umani"7.


1.1. Profezia in azione


[151]

Non è soltanto il fare, ma soprattutto l'essere che qualifica i religiosi.

"Più che con le parole, essi testimoniano tali meraviglie con il linguaggio eloquente di un'esistenza trasfigurata, capace di sorprendere il mondo"8. Il salesiano SDB, con la sua stessa vita, traduce il vangelo in linguaggio accessibile soprattutto ai giovani: per i valori della consacrazione pone interrogativi e indica possibilità di senso; per la sua dedizione annuncia che il segreto della felicità sta nel perdere la vita per ritrovarla; per il suo stile rende attraente lo spirito delle beatitudini e annuncia la gioia della Pasqua; per il suo fare comunità diventa immagine di Chiesa, sacramento del Regno.

Vive in modo da far sì che i giovani e i laici corresponsabili si identifichino non tanto con lui quanto con la vocazione che vive come membro della comunità, la quale è portatrice del carisma e della spiritualità salesiana e nucleo della CEP.


1.2. Radicalità evangelica


[152]

La vita consacrata parte da una profonda esperienza di Dio9 che esige (chiama) una fedeltà simile a quella di Cristo e si riflette come scuola di santità.

Questo atteggiamento si traduce nella CEP e tra i giovani come capacità di ascolto, rispetto e ammirazione.

"Un compito specifico spetta alle persone consacrate, le quali sono chiamate a immettere nell'orizzonte educativo la testimonianza radicale dei beni del Regno"10. "Veramente la vita consacrata costituisce memoria vivente del modo di esistere e di agire di Gesù come Verbo incarnato di fronte al Padre e di fronte ai fratelli"11. La professione dei Consigli Evangelici, oltre a essere espressione della sequela di Cristo, ha una carica pedagogica di crescita umana ed è paradigma di nuova umanità.


*Attraverso l'obbedienza il religioso si mette a tempo pieno a disposizione del progetto educativo di Dio ed esprime un itinerario di crescita tra i giovani e nella CEP:

-non assolutizza la propria volontà, anzi si sottomette ad altri valori ritenuti come superiori: la comunità, la Chiesa, la società;

-ricerca sempre la volontà di Dio nei segni dei tempi e nelle circostanze per indicarla ai fratelli;

-è docile allo Spirito e fa conoscere ai giovani e alla CEP "il segreto dinamismo della storia"12;

-si rende idoneo alla progettazione (PEPS) e al lavoro insieme.


*La castità è la sua specifica testimonianza che annuncia ed educa all'amore, in una società minacciata da consumismo sessuale, dove i rapporti di fedeltà nella famiglia e nei vincoli di amicizia sono fragili, dove l'amore è spesso vissuto soltanto come appagamento personale e dove la gratuità di chi dà la sua vita per gli altri è sempre meno comprensibile.

La castità vissuta come dinamismo evangelico disegna un itinerario per la crescita di valori umani e cristiani: equilibrio, dominio di s‚, libertà, allegria, maturità, stimolo prezioso per l'educazione nella castità propria di altri stati di vita13.


*La povertà è anzitutto imitazione delle scelte radicali di Cristo. Per questo il consacrato:

-tende verso gli ultimi, i poveri, il ceto popolare, i giovani;

-vive la loro precarietà, non si rifugia nelle sicurezze di strutture, di stipendio, di dominio;

-radica la sua sicurezza nella sola sufficienza di Dio, vera ricchezza del cuore umano (Cf V.C. 90);

-come animatore-educatore nella CEP, porta questo dinamismo perché‚ trionfi la giustizia, la solidarietà, la carità, si trovino soluzioni alla fame e alle sofferenze dei poveri e si promuovano attività e organizzazioni di volontariato14.


1.3. Comunità di consacrati


[153]

I salesiani vivono questi grandi valori in comunità Essa visibilizza il mistero di comunione che costituisce la natura intima della Chiesa e diventa fermento del Regno. Per questo suo valore di segno e di strumento la comunità dei consacrati svolge una preziosa funzione nei confronti della CEP; l'aiuta a diventare, essa stessa, una autentica esperienza di Chiesa nella comunione fraterna e nel servizio ai giovani.


1.4. Componente laicale nella comunità SDB


[154]

All'interno della comunità religiosa troviamo la figura del salesiano coadiutore, "geniale creazione del gran cuore di Don Bosco" (Don Rinaldi).

Egli congiunge in sé i doni della consacrazione e quelli della laicità. Ai fratelli consacrati richiama i valori della creazione e delle realtà secolari; ai fratelli laici richiama i valori della totale dedizione a Dio per la causa del Regno. A tutti offre una particolare sensibilità per il mondo del lavoro, l'attenzione al territorio, le esigenze della professionalità attraverso cui passa la sua azione educativa e pastorale.


[155] Dalla comunità SDB alla CEP

Don Bosco è stato condotto dal Signore a fondare una comunità di consacrati perché‚ fosse lievito per la molteplicità dei servizi, animazione spirituale per quanti si dedicano all'educazione, garanzia di continuità nella missione ai giovani. Ma fin dagli inizi Don Bosco ha coinvolto dei laici che hanno contribuito alla definizione del progetto, arricchito l'efficacia educativa, diffuso il carisma.

E' nata così quella che oggi noi chiamiamo la CEP. Di essa la comunità dei consacrati è nucleo animatore.


2. CEP: natura e funzioni


[156]

Secondo le indicazioni di C. 47, in tutte le opere la comunità salesiana realizza la Comunità Educativa Pastorale. Essa è:

-comunità: perché‚ coinvolge in un clima di famiglia, giovani e adulti, genitori ed educatori, fino a poter diventare un'esperienza di Chiesa;

-educativa: perché‚ aiuta a maturare le potenzialità dei giovani in tutti gli aspetti: culturali, professionali e sociali;

-pastorale: perché‚ accompagna i giovani all'incontro con Cristo e alla costruzione della Chiesa e del Regno.


[157]

I soggetti della CEP sono: la comunità salesiana, i giovani, i genitori, i laici a vario titolo responsabili e collaboratori, tra i quali anzitutto i membri della FS.

In essa tutti si sentono responsabili della comune formazione, in ordine alla professionalità educativa, al cammino di fede, alla specificità salesiana.

La CEP attinge obiettivi e strategie al progetto educativo pastorale, della cui identità è responsabile l'ispettoria.

Essa ha bisogno di organismi e di orientamenti che favoriscono la comunione e la partecipazione di tutti i soggetti: consigli, assemblee, organi di coordinamento e metodologia di programmazione (decisione-esecuzione-verifica).


2.1. Animazione


[158]

Per animare la CEP secondo lo spirito e la missione di don Bosco esistono compiti, che si collocano a diversi livelli:

-l'organizzazione,

-il coordinamento,

-l'accompagnamento metodologico,

-l'orientamento educativo negli obiettivi e nei contenuti,

-la formazione spirituale e cristiana,

-la garanzia dell'originalità salesiana.


Questi compiti sono tutti necessari e tra loro collegati; alcuni anzi risultano più determinanti per assicurare l'animazione della CEP.

Il lavoro di ‚équipe, con la divisione dei compiti e la definizione di responsabilità, garantisce la convergenza operativa.


[159] Compito animatore della comunità salesiana nella CEP

La comunità salesiana è una "comunità carismatica"; ciò significa che vive, custodisce, approfondisce e costantemente sviluppa il carisma di don Bosco15. Essa svolge un'azione animatrice specifica nei confronti della CEP, in modo unitario e in riferimento ai livelli più decisivi di animazione. Ogni SDB è animatore e si abilita sempre più ad esserlo. Questo è ciò che significa l'espressione nucleo animatore della CEP, attribuita alla comunità salesiana da Reg. 5.

In particolare il suo compito peculiare consiste nel:

-testimoniare il primato di Dio e la dedizione totale all'educazione evangelizzatrice mediante le figure vocazionali di salesiano prete e salesiano coadiutore;

-garantire l'identità carismatica;

-essere centro di comunione e di partecipazione;

-accogliere, suscitare e convocare i laici a partecipare allo spirito e alla missione di don Bosco;

-promuovere la formazione spirituale, salesiana e vocazionale.


2.2. Consiglio della CEP e consiglio dell'opera


[160] Animatori della CEP: salesiani e laici insieme

La comunità SDB, consapevole della sua specifica responsabilità, convoca i laici alla CEP.

In essa tutti diventano animatori, pur nella diversità dei rapporti; perciò è necessario che laici e salesiani progettino, realizzino, verifichino il PEPS e si formino insieme.

A tal fine occorre un organismo, che chiamiamo Consiglio della CEP o Consiglio dell'Opera, costituito di Salesiani e laici, che agisca come gruppo di animazione e di corresponsabilità.


[161] Consiglio della CEP

All'interno di opere complesse che hanno più settori di attività (parrocchia, scuola, pensionato universitario, giovani in difficoltà) possono esistere più CEP, oppure una sola. Se in quest'opera c'è una sola CEP, allora esiste un solo consiglio della CEP che coincide con il Consiglio dell'opera. Se invece esistono tante CEP quanti i settori dell'opera, ognuno di essi ha il proprio consiglio ed esiste il consiglio dell'opera costituito dai rappresentanti dei consigli delle CEP.

All'interno del Consiglio della CEP e del Consiglio dell'opera il direttore SDB ha un compito specifico che deve essere precisato.



3. Convocazione dei laici


[162] Motivazioni

In passato i diversi compiti di animazione della CEP erano assunti quasi esclusivamente dalla comunità salesiana. Oggi questa deve convocare i laici a ricoprire ruoli di animazione e di responsabilità.

Tale scelta da parte degli SDB è determinata da vari motivi:

-antropologici: in quanto l'educazione è un'azione secolare, condivisa anche da chi ha un riferimento religioso diverso;

-ecclesiologici: in quanto tutti i battezzati sono chiamati ad assumere la missione evangelizzatrice della Chiesa;

-carismatici: in quanto i laici esprimono meglio la dimensione secolare della missione di don Bosco arricchendo così la proposta educativa pastorale;

-professionali, educativi e pastorali: in quanto numerosi laici hanno competenze e capacità a livello professionale, educativo e pastorale.


E' necessario perciò individuare con quali criteri convocare i laici per l'animazione e la responsabilità nella CEP. Se i laici appartengono alla FS, più facilmente la comunità salesiana può affidare loro compiti di animazione, anche a livelli direzionali.


[163] Tipologie

I laici che entrano in contatto con noi e, per i più diversi motivi, vengono associati alla nostra missione educativa ed evangelizzatrice, presentano una realtà variegata:

-secondo gli ambienti in cui operano (Oratori-Centri giovanili, Scuole, Parrocchie, Missioni, Opere Sociali),

-secondo i ruoli che occupano (animatori, catechisti, insegnanti, personale direttivo e ausiliario, allenatori sportivi, genitori, volontari e altri),

-secondo il grado di appartenenza, d'impegno, di coinvolgimento e di responsabilità nella stessa missione.


Per favorire il processo di comunione e di condivisione dello spirito e della missione di Don Bosco, che avviene in contesti e situazioni molto diverse, il CG 24 indica alcuni criteri che riguardano aspetti fondamentali per la missione salesiana e i principali requisiti delle persone in essa coinvolte o desiderose di esserlo.


[164] Criteri

I valori umani, sociali, culturali e religiosi per realizzare il programma di Don Bosco "buoni cristiani, onesti cittadini", devono essere vissuti dai laici educatori per essere credibilmente proposti ai giovani.

Questi valori formano il quadro di riferimento dei criteri qui indicati:


Criteri di base


I principali requisiti di base richiesti al laico che si accosta alla missione salesiana, ognuno secondo le sue possibilità, mirano a valutarne la sensibilità e la capacità di inserimento nella medesima. Tra i tratti più significativi si evidenziano:

-la coerenza personale così da diventare per i giovani riferimento educativo, soprattutto nei valori della loro vita laicale;

-l'atteggiamento educativo e la sensibilità per la condizione giovanile, soprattutto quella dei più poveri;

-la simpatia per Don Bosco e per il suo metodo educativo;

-l'apertura al trascendente e il rispetto per la diversità religiosa e culturale.


Criteri di crescita


Il progressivo coinvolgimento e l'assunzione di responsabilità esigono la crescita graduale del laico educatore nelle aree indicate dal "criterio oratoriano"16. Queste riguardano:

-la maturità umana: equilibrio affettivo, relazioni educative con stile di famiglia, capacità di vivere e lavorare insieme, forte tensione etica, sensibilità ai valori sociali, disponibilità alla formazione permanente;

-la competenza educativa: positiva motivazione vocazionale, adeguata preparazione professionale, cordiale apertura alle persone soprattutto giovani, sensibilità pastorale, disposizioni allo stile di animazione;

-l'identità salesiana: attenzione privilegiata ai giovani più bisognosi, progressiva conoscenza e pratica del sistema preventivo, concreta presenza in mezzo ai giovani, disponibilità a vivere il progetto locale;

-la testimonianza cristiana: tensione alla coerenza di fede, partecipazione alla vita ecclesiale, rispetto dei valori di altre religioni e culture.


[165] Modalità di realizzazione

La diversità di contesti e di situazioni in cui operano salesiani SDB e laici esige che si lasci alle singole Ispettorie il compito di adattare questi criteri e di esplicitare ulteriormente contenuti e metodologie.

E' comunque certo che per favorire i processi formativi sono necessarie tre attenzioni:


* creare un ambiente che:

-metta al centro la persona, valorizzi lo specifico di ciascuno, favorisca lo spirito di condivisione, educhi alla capacità di lavorare insieme;

-viva e manifesti il "cuore oratoriano" di Don Bosco;

-educhi alla giustizia e alla legalità, ispirandosi alla dottrina sociale della Chiesa;


* fare una proposta che:

-coinvolga nella condivisione dello spirito e della missione di Don Bosco tutte le persone che vi si accostano. Questo esige:

-vicinanza e gioiosa testimonianza della comunità salesiana;

-apertura di spazi di partecipazione e di corresponsabilità;

-accurata scelta degli educatori da parte dell'équipe dirigente locale, con preferenza, a parità di condizioni, per i laici appartenenti alla Famiglia salesiana;


* curare un accompagnamento che:

-aiuti il soggetto ad approfondire e condividere le motivazioni vocazionali della vita e del lavoro, soprattutto nel periodo di prova;

-lo coinvolga pienamente nella comunità educativo-pastorale (CEP), attraverso itinerari di formazione "insieme";

-lo renda elemento attivo per il collegamento tra l'opera salesiana e il territorio;

-lo porti ad una conoscenza viva delle diverse vocazioni nella Famiglia Salesiana17.



4. Presenza femminile nella CEP


[166]

La presenza della donna in molte nostre opere è un dato di fatto, sia per quanto riguarda i destinatari che i corresponsabili dell'educazione.

A questo dato si aggiungono due elementi:

-il rilievo che la femminilità va acquistando nella nostra cultura,

-l'impegno richiesto dalla coeducazione per offrire modelli di identificazione sia maschili che femminili.


D'altra parte, si sente l'importanza di restare fedeli alla scelta di Don Bosco decisamente orientata alla gioventù maschile.



5. Orientamenti


5.1. Riferiti alla comunità dei consacrati


[167]

La comunità salesiana:

-verifichi frequentemente l'incidenza della sua vita consacrata e comunitaria in quanto forza dinamica dell'educazione e dell'animazione della CEP;

-valorizzi le occasioni per presentare-spiegare ai laici e ai ragazzi lo specifico della vita consacrata nella sua valenza educativa;

-offra esperienze e occasioni nelle quali, soprattutto i giovani, possano condividere la vita e la preghiera della comunità.


Nelle varie fasi della formazione iniziale i giovani salesiani SDB siano aiutati ad approfondire l'identità della loro consacrazione e a maturare solide convinzioni sul valore educativo della consacrazione stessa.


[168]

Nella CEP sia sempre viva la presenza del direttore che, con la comunità consacrata, ne costituisce il nucleo animatore. Si attribuiscano ai consacrati quei ruoli che sono più attinenti alla loro identità educativo-pastorale.



5.2. Riferiti alla CEP


[169] Modelli operativi per la CEP

L'Ispettore con il suo Consiglio, tenendo conto della realtà ispettoriale e della consistenza dei diversi ambienti educativi, in dialogo con la comunità salesiana locale:

-determini i modelli concreti di attuazione della CEP;

-definisca per ogni presenza la realizzazione di una sola CEP per tutta la opera o di una CEP per ogni settore dell'opera;

-individui per i vari tipi di opere le funzioni di responsabilità e di animazione da affidare ai laici.


In tutto questo l'Ispettore e la comunità locale debbono curare l'unità del progetto salesiano nel territorio e nella Chiesa locale.


[170] Verifica del funzionamento della CEP

Ogni comunità locale, in continuità con le deliberazione del CG2318, verifichi il funzionamento della CEP.

In questo compito sia sostenuta dall'Ispettore con la collaborazione degli organismi di animazione ispettoriale.

Il Rettor Maggiore, con il suo insegnamento e l'aiuto dei dicasteri competenti, favorisca l'approfondimento e stimoli questa verifica.


[171] Consiglio della CEP e/o Consiglio dell'Opera

La comunità SDB costituisca o consolidi il Consiglio della CEP e/o Consiglio dell'Opera, come organismo centrale che anima e coordina tutta l'opera salesiana, attraverso la riflessione, il dialogo, la programmazione e la revisione dell'azione educativo-pastorale.

Tali Consigli siano costituiti da quei SDB e da quei laici che hanno ruoli di responsabilità nella CEP, secondo i criteri definiti a livello ispettoriale.

Per il Consiglio della CEP o Consiglio dell'Opera, l'Ispettore con il suo Consiglio: - determini i criteri di composizione, - stabilisca le competenze, - definisca i livelli di corresponsabilità e gli ambiti di decisione, - precisi il necessario collegamento con il Consiglio locale della comunità salesiana.


[172] Il direttore nella CEP

Il direttore SDB, in quanto primo responsabile delle attività apostoliche e dell'amministrazione dei beni della comunità salesiana19, è anche primo responsabile della CEP: in essa la parola definitiva, dopo paziente ricerca, spetterà al direttore20 sempre in dialogo con il suo consiglio.

Quando l'opera ha una sola CEP, il direttore presiede il Consiglio della CEP.

Quando ci sono più CEP, il direttore partecipa di diritto ai Consigli delle CEP e presiede il Consiglio dell'Opera.

In particolare il direttore nella CEP:

-anima gli animatori ed è al servizio dell'unità;

-cura l'identità carismatica del PEPS, in dialogo con l'Ispettore e in sintonia con il progetto ispettoriale;

-promuove i processi formativi e relazionali;

-attua i criteri di convocazione e di formazione dei laici, individuati dall'Ispettoria;

-mantiene il collegamento tra Consiglio della comunità salesiana e Consiglio della CEP o Consiglio dell'Opera.


[173] Consistenza quantitativa della comunità salesiana

Per svolgere il suo ruolo animatore, la comunità salesiana ha bisogno di una consistenza quantitativa e qualitativa, che aiuta a rendere visibile e significativa la sua azione.

La consistenza numerica meglio sostiene la formazione, la vita spirituale e fraterna, il confronto e la qualità pastorale, la progettazione e il dialogo con il territorio e la Chiesa locale.

Secondo le indicazioni di Reg. 20 e 150, nel prossimo sessennio ci si impegni a rendere più consistenti numericamente le comunità salesiane. Questo richiede di ridurre o superare la dispersione degli SDB che lavorano individualmente in attività o opere, come anche di ridimensionare la presenza salesiana in un territorio in accordo con i criteri segnalati da Costituzioni (art. 6) e Regolamenti (art. 1).


[174] Consistenza qualitativa della comunità salesiana

La consistenza qualitativa esige nella comunità figure capaci di presenza, di accompagnamento ed educazione alla fede dei giovani, di animazione di gruppi e persone, di formazione dei laici, di attenzione al territorio e alla Chiesa locale, alla Famiglia Salesiana e al Movimento Salesiano.

Nel prossimo sessennio si curi la qualificazione degli SDB in questi ambiti, dando preferenza alla capacità educativa, relazionale e pastorale rispetto a quella amministrativa, burocratica e organizzativa.

La presenza significativa e complementare di salesiani presbiteri e salesiani coadiutori nella comunità sia garantita come tratto essenziale della sua fisionomia e completezza apostolica21.



5.3. Riferiti alla convocazione dei laici


[175]

Ogni ispettoria curi che siano integrati nel "progetto laici" i criteri di base e di crescita suggeriti sopra.

Le Convenzioni con Enti pubblici e privati siano stipulate dall'Ispettoria in dialogo con la comunità locale.


[176]

La comunità locale definisca con chiarezza:

-il ruolo proposto al laico,

-la durata dell'incarico,

-il periodo di prova,

-il cammino di formazione.



5.4. Riferiti alla presenza femminile nella CEP


[177]

Si intensifichi la collaborazione con la famiglia in quanto prima educatrice dei suoi figli e delle sue figlie. A questo fine bisogna offrire nelle nostre opere un clima educativo ricco di valori familiari, e in particolare, un'équipe di educazione integrata armoniosamente di presenze maschili e femminili.


[178]

In questo contesto è necessario rilevare il significato e la forza profetica del salesiano SDB: egli non solo concorre all'educazione con i valori maschili ma, vivendo il celibato con gioia e fedeltà, testimonia una qualità particolare dell'amore e della paternità.

Per questo, fin dai primi anni della formazione si aiutino i confratelli a crescere in un atteggiamento sereno e maturo nei confronti della femminilità.

Per costruire un ambiente di coeducazione sano ed equilibrato va curata la formazione affettiva e relazionale sia dei SDB che dei laici membri della CEP.


[179]

Senza trascurare le esigenze dei diversi contesti, si evidenzi la necessità si superare un artificiale parallelismo di compiti, consistente nell'affidare l'educazione dei ragazzi agli uomini e quella delle ragazze alle donne.

E' urgente che a livello ispettoriale e nelle CEP locali si faccia una seria riflessione :

-sui valori e le possibilità della coeducazione;

-su come vivere il sistema preventivo negli ambienti di coeducazione;

-su come curare l'identificazione sessuale nello sviluppo integrale della persona e l'educazione all'amore.


L'ispettoria, nei contesti di coeducazione, miri ad un sano equilibrio della presenza maschile e femminile tra i nostri destinatari, oltre che tra i collaboratori22.

Capitolo terzo

Situazioni particolari di novità



1. Attività e opere gestite da laici all'interno del progetto ispettoriale salesiano


Dall'analisi della situazione risulta che, in alcuni contesti, esistono sia opere o attività affidate dagli SDB ai laici, sia attività o opere create dai laici e riconosciute nel progetto ispettoriale.



1.1. Criteri fondamentali


[180]

Affinché‚ un'attività o un'opera, gestita dai laici, possa essere considerata appartenente al progetto di una Ispettoria, deve realizzare i criteri di identità, comunione e significatività dell'azione salesiana e deve essere attuata sotto la responsabilità dell'Ispettore e del suo consiglio23.


a.Criteri di identità salesiana


I criteri di identità salesiana dell'attività e delle opere, che sono presenti nelle Costituzioni e Regolamenti degli SDB, assicurano la realizzazione delle finalità salesiane e fanno riferimento alla CEP, al PEPS e ai destinatari. Tali criteri valgono anche per le attività e opere gestite dai laici all'interno del progetto ispettoriale.


*In riferimento alla Comunità Educativa Pastorale: L'opera realizza la CEP, coinvolgendo in un clima di famiglia, giovani e adulti, genitori ed educatori24:

-ha un gruppo di animatori e di responsabili;

-partecipa alla vita e alle iniziative della comunità ispettoriale;

-ha un direttore laico, possibilmente appartenente alla FS.


*In riferimento al Progetto Educativo Pastorale: La CEP elabora e realizza il PEPS locale secondo gli orientamenti del progetto ispettoriale.

Il PEPS locale, per rispondere alle necessità dei giovani e del ceto popolare:

-si ispira al Sistema Preventivo;

-presta attenzione alla promozione integrale del giovane; cura l'educazione e la cultura; propone il cammino di fede basato sull'incontro con Cristo, sull'esperienza ecclesiale e sulla vita sacramentale; aiuta il giovane a scoprire la propria vocazione; ha attenzione alla costruzione di gruppi e alla crescita dell'associazionismo;

-evidenzia i criteri propri dell'azione salesiana: cuore oratoriano, itinerari differenziati, accompagnamento personalizzato, spirito di iniziativa e di creatività, protagonismo giovanile.


*In riferimento ai destinatari:

-l'opera si rivolge ai giovani, specialmente i più poveri, ai ceti popolari, ai popoli non ancora evangelizzati;

-lavora preferibilmente nei luoghi di più grande povertà e si impegna a collaborare con le forze del territorio e della Chiesa locale25.


b.Criteri di comunione


*Comunione vocazionale: nella comunità educativa pastorale c'è una pluralità e varietà di vocazioni, che manifesta e realizza una "esperienza di Chiesa"26. In essa è sempre da favorire, per gli specifici apporti vocazionali e carismatici, la presenza degli SDB.

*Comunione ispettoriale: le attività o opere gestite da laici, all'interno di un progetto ispettoriale, ricerchino le forme di comunione e di condivisione del carisma di don Bosco, attuino l'integrazione con la comunità ispettoriale, creino le condizioni perché‚ possano maturare scelte vocazionali per la Chiesa e per la FS.


c.Criterio di significatività


La significatività del progetto di una ispettoria dipende dalle risorse di Salesiani e laici poste a servizio dell'animazione delle attività e opere.

Il progetto ispettoriale deve garantire primariamente l'identità carismatica, l'efficacia evangelizzatrice, la qualità educativa, la capacità di suscitare vocazioni in tutte le attività e opere.

L'ispettoria deve poter offrire ai laici responsabili di tali attività e opere un accompagnamento carismatico forte; infatti, in presenza di laici con chiara identità cristiana e salesiana, la forma di accompagnamento ispettoriale deve essere altrettanto propositiva, per non lasciare senza un corrispondente sostegno le disponibilità esistenti.



1.2. Orientamenti


1.2.1. Responsabilità dell'Ispettoria


[181]

E' l'Ispettore con il suo Consiglio che decide se accettare nel progetto e nella responsabilità ispettoriali attività o opere educative, sorte autonomamente e gestite dai laici.

Come pure è l'Ispettore con il suo Consiglio che decide di affidare alla gestione dei laici alcune attività o opere, che rimangono all'interno del progetto e della responsabilità dell'Ispettoria.


a.Attività o opere dei laici accettate all'interno del progetto ispettoriale

Esistono attività e opere, appartenenti a laici della FS o del MS, che realizzano la missione di don Bosco. Gli SDB debbono favorire la piena autonomia e responsabilità dei laici in tali realizzazioni; infatti ordinariamente non è sempre utile o possibile che una Ispettoria le assuma nel proprio progetto e nella propria responsabilità.

Ma se per particolari situazioni un'attività o un'opera, appartenente ai laici della FS o del MS, chiede di far parte di un progetto ispettoriale, dopo una valutazione da parte dell'Ispettoria circa le proprie forze e circa la possibilità di realizzare in essa i criteri di identità salesiana, di comunione e di significatività, può essere accolta dall'Ispettore con il suo consiglio.


b.Attività o opere affidate ai laici all'interno del progetto ispettoriale

L'Ispettoria ha la responsabilità di assicurare l'identità salesiana delle attività o opere, gestite dai laici, all'interno del proprio progetto. Per questo:

-offre interventi di animazione e governo, in analogia con quanto avviene nelle CEP che hanno la presenza della comunità salesiana, quali la visita ispettoriale, la verifica del progetto locale, il collegamento del direttore laico dell'opera con l'ispettore, la partecipazione periodica di un delegato dell'ispettore al consiglio della CEP;

-promuove la costituzione del Consiglio della CEP;

-organizza insieme ai laici un serio itinerario di formazione all'identità salesiana;

-cura i laici che hanno ruoli di animazione e di responsabilità nella CEP;

-stabilisce un collegamento stabile con una comunità salesiana vicina o con il centro di animazione ispettoriale, specialmente per gli aspetti carismatici e ministeriali;

-nel caso si determini la necessità di chiudere un'opera, verifichi prima la possibilità di affidarla ai laici collocandola opportunamente all'interno del progetto ispettoriale.



1.2.2. Responsabilità dei laici


[182]

Statuti


Poiché‚ i contesti e le legislazioni civili sono diversi, ogni Ispettoria individui i modelli di gestione per i vari tipi di opere affidate ai laici all'interno di un progetto ispettoriale, con particolare riferimento ai compiti di responsabilità, alle nomine, alla durata delle cariche, agli organi decisionali, alle competenze dell'Ispettore. L'Ispettoria proponga per questo regolamenti o statuti dell'attività o dell'opera.


Convenzioni


Esistono situazioni in cui un'Ispettoria affida ad un ente giuridico (associazione, cooperativa, società) un'attività, un'opera o settori di essa e l'utilizzo di immobili di sua proprietà. In questo caso occorre una convenzione che regoli i rapporti giuridici ed economici.



2. Collaboratori laici in contesti plurireligiosi e pluriculturali


2.1. Riferimenti ecclesiali


[183]

C'è una fondamentale unità fra tutti gli esseri umani, in quanto hanno Dio come origine e la pienezza di vita in Dio come destino27. C'è anche un'unica storia della salvezza per tutta l'umanità28 con al suo centro Cristo Gesù, che nella sua incarnazione "ha unito se stesso in certo modo ad ogni persona"29. La presenza e l'attività della Parola e dello Spirito anche al di là dei confini della Chiesa30, dà origine a valori positivi e ad elementi di grazia anche nelle varie tradizioni religiose31. Questo non implica che tutto sia buono in queste religioni. A causa delle conseguenze del peccato la verità e l'errore, il bene e il male non sono sempre scindibili. Ciò richiede attento discernimento32. La fondamentale unità di tutti gli esseri umani, i valori positivi e gli elementi di grazia presenti nelle tradizioni religiose, incoraggiano la Chiesa a entrare in "dialogo e collaborazione" con esse33. La fede in Cristo e il battesimo, sacramento dell'unità, fondano nei cristiani di altre confessioni la comunione, sebbene imperfetta, con la Chiesa cattolica. Tale comunione rende possibile un dialogo più profondo.

Svariate sono le forme di dialogo:

-il dialogo di vita, che richiede ospitalità, rispetto, genuino interesse per tutti condividendo le loro speranze, gioie, sofferenze e difficoltà;

-il dialogo dell'azione, che mira a impegni comuni per la causa dello sviluppo, della giustizia e della pace;

-il dialogo dello scambio teologico, che esige la comprensione reciproca e la promozione dei valori presenti nelle altre religioni;

-il dialogo dell'esperienza religiosa, che implica condivisione di esperienze di preghiera, di Lectio Divina, di ricerca di Dio34.


La Chiesa è disponibile al dialogo e alla collaborazione con ogni persona: con i cristiani di altre denominazioni, con i membri di altre tradizioni religiose, con le persone che rispettano i valori umani, e persino con quelli che sono contrari alla Chiesa e la perseguitano35.

In tal modo la Chiesa, evitando i pericoli del sincretismo e senza venir meno al suo dovere di evangelizzare e proclamare la Buona Novella, cerca di collaborare con tutti per costruire il Regno di Dio, definitivamente inaugurato da Gesù Cristo36, che è impegno di tutti: delle persone, della società, del mondo intero37.

Dialogo e collaborazione ecumenica e interreligiosa sono un compito serio degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica. Tale compito necessita di una formazione adeguata38.



2.2. Riferimenti salesiani


[184]

Agli inizi i collaboratori di Don Bosco erano cattolici. Ma egli era disposto ad accettare l'aiuto e la collaborazione degli altri. Nel 1881, scrivendo ad un ebreo che aveva espresso la sua perplessità e meraviglia nel ritrovarsi iscritto tra i cooperatori disse: "E' cosa veramente singolare che un prete cattolico proponga un'associazione di carità ad un israelita! Però la carità del Signore non ha confini, e non eccettua alcuna persona di qualunque età, condizione e credenza..."39.

L'atteggiamento di Don Bosco favorisce in noi oggi la stessa apertura.

Possiamo invitare i laici di diverse credenze a collaborare con noi nel progetto educativo che è applicabile a diverse situazioni e culture: "L'aspetto della trascendenza religiosa, caposaldo del metodo pedagogico di Don Bosco, non solo è applicabile a tutte le culture, ma è adattabile con frutto anche alle religioni non cristiane"40.

" [in territori di prima evangelizzazione] soprattutto sarà possibile operare efficacemente pure con laici che non appartengono alla Chiesa cattolica, sempre che si sappia vivere in pienezza l'esperienza di don Bosco e riproporne integralmente sia il sistema educativo che lo spirito apostolico"41.

Per questi contesti è importante che il salesiano viva la fedeltà al proprio carisma e alla missione evangelizzatrice della Chiesa42 modulando il suo intervento con diversi elementi: la testimonianza della vita cristiana, l'impegno per la promozione umana e la giustizia sociale, la preghiera e la contemplazione, il dialogo interreligioso, l'annuncio diretto del Vangelo di Cristo.



2.3. Orientamenti


[185]

Dai riferimenti ecclesiali e salesiani possiamo ricavare due criteri per orientarci nel delicato processo di condivisione e comunione con laici di altre tradizioni e convinzioni.


a.Il sistema preventivo è il criterio di base.

Con coloro che non accettano Dio possiamo fare un cammino insieme, basandoci sui valori umani e laicali presenti nel sistema preventivo; con coloro che accettano Dio o il Trascendente, possiamo procedere oltre, fino a favorire l'accoglienza dei valori religiosi; con quelli, infine, che condividono con noi la fede in Cristo ma non nella Chiesa, possiamo camminare ancora di più sulla strada del Vangelo.


b.Siccome la missione giovanile ci porta verso una educazione che è insieme evangelizzazione, si collocano al di fuori della possibilità di collaborazione coloro che non sono aperti alla ricerca di Dio. Essi però non saranno esclusi dalla nostra cura pastorale. Questo vale soprattutto per persone aderenti ad alcune sette o movimenti o ideologie che abbiano convinzioni ostili alla fede cristiana.



2.4. Impegni operativi


[186]

a.Il CG 24 chiede ai salesiani e alle CEP una maggior presa di coscienza delle ricche possibilità offerteci dai collaboratori laici di altre religioni e convinzioni e sollecita ad un dialogo vitale e pratico con loro nell'area dell'educazione dei giovani.

b.Nel prossimo sessennio si faccia uno studio accurato e approfondito del nostro rapporto con loro in tutta la sua ampiezza, avendo sempre come ultima prospettiva la pienezza dell'annuncio di Cristo.

c.Sia valorizzata la loro presenza in seno alle nostre opere, accogliendo il loro desiderio di essere riconosciuti come validi collaboratori della missione salesiana.

d.Si promuova una formazione qualificata e adeguata, insieme con loro, sugli aspetti salienti del sistema preventivo e sui valori umanistici, etici, trascendenti e religiosi ivi contenuti.

e.Si favorisca dunque una intelligente collaborazione con altri organismi pubblici o privati che lavorano a favore della gioventù.



Conclusione

Pergolato di Rose


[187]

A un anno dall'arrivo a Valdocco, Don Bosco fece un sogno che racconterà solo nel 1864 a un gruppo ristretto di salesiani convocati dopo la buona notte:

"Vi ho già raccontato diverse cose in forma di sogno dalle quali possiamo argomentare quanto la Madonna SS. ci ami e ci aiuti; ma giacché‚ siamo qui soli, perché‚ ognuno di noi abbia la sicurezza essere Maria Vergine che vuole la nostra congregazione e affinché‚ ci animiamo sempre più a lavorare per la maggior gloria di Dio, vi racconterò non già la descrizione di un sogno, ma quello che la stessa Beata Madre si compiacque di farmi vedere.

Io vi parlo in tutta confidenza...".


E' la famosa visione del "Pergolato di rose".


Don Bosco riceve l'ordine di togliersi le scarpe; lo fa con piacere ma per accorgersi subito di quanto dolorose siano le spine nascoste dai fiori.

Esse indicano le difficoltà: sia quelle interiori (necessità della mortificazione!) sia quelle esteriori (necessità del coraggio apostolico!).

Ma egli non è solo:

"Molti preti, chierici e laici da me invitati si erano messi a seguitarmi festanti, allettati dalla bellezza di quei fiori; ma quando si accorsero che si doveva camminare sulle spine pungenti e che queste spuntavano da ogni parte, incominciarono a gridare dicendo: Siamo stati ingannati! Io risposi: Chi vuol camminare deliziosamente sulle rose torni indietro; gli altri mi seguano.

Non pochi tornarono indietro. (...) Ma fui tosto consolato. Veggo avanzarsi verso di me uno stuolo di preti, di chierici e di secolari che mi dissero: Eccoci, siamo tutti suoi, pronti a seguirla. Precedendoli mi rimisi in via.

Parecchi li conosceva di fisionomia, molti non li conosceva ancora".


Il cammino li porterà nell'ameno giardino dove un venticello rimargina ogni ferita per terminare nella splendida casa ove compare la Vergine per spiegare il senso della visione e incoraggiare i suoi alla missione.


"Appena la Madre di Dio ebbe finito di parlare, rinvenni in me e mi trovai nella mia camera"43.


E' un messaggio rivolto, anzitutto, a noi SDB; in esso troviamo eco certa d'una parola di Dio.


[188]

In risposta, avvertiamo il bisogno di rinnovare la nostra fede nel desiderio che diventi "simbolo", vincolo di comunione con sorelle e fratelli ovunque sparsi nel mondo.


Noi crediamo che

guidati da Maria

insieme

giungeremo a quella sapienza

che è promessa di vita.


Noi crediamo che

quanto unisce

salesiani e laici

insieme

è il grido a Don Bosco

"noi siamo tutti tuoi".


Noi crediamo che

ci possiamo rimettere in via

per convocare altri fratelli

insieme

lungo il cammino.


Noi crediamo che t

empi nuovi si aprono

per la Chiesa e il mondo;

viva speranza sarà:

insieme

costruttori del Regno.



1 Cf C. 5.

2 Cf C. 5.

3 Cf ACG 350, p. 53.

4 C. 43.

5 Cf C.. 2.

6 Cf C. 14.

7 VC n. 97.

8 VC n. 20.

9 Cf VC 73.

10 VC n. 96.

11 VC n. 22.

12 VC n. 96.

13 Cf VC n. 88.

14 Cf VC 89, 27.

15 Cf Mutuae Relationes n. 11.

16 Cf C. 40.

17 Cf C. 47.

18 Cf n. 232-238.

19 Cf C. 176.

20 Cf CG21, 68.

21 C. 45.

22 Cf Reg. 3.

23 Cf VC n. 56.

24 Cf C. 47.

25 Cf Reg. 18-19.

26 Cf C. 47.

27 Nostra Aetate (Naet.) 2; Dialogo e Annuncio (DA) 28.

28 Gn 1-11; DA, 19, 28.

29 GS, 22; RH, 13.

30 AG, 4; RH, 6; Dominum et Vivificantem, 53; DA, 26.

31 NAet 2; AG, 11; LG 17; DA, 30.

32 DA, 31.

33 NAet, 2; GS, 92-93.

34 Cf DA, 42; VC, 101-102.

35 GS, 92.

36 Redemptoris Missio (RM), 16.

37 RM 15.

38 Cf VC, 100-102.

39 Epistolario, V, lettera 2247.

40 IP, n. 11.

41 )Messaggio di Giovanni Paolo II al CG 24, OR, 19-20 Febbraio 1996.

42 Cf C. 6,7,30,31.

43 MB. III, 32-37.

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