CG23|it|Terza Parte

Capitolo Generale 23

dei Salesiani di Don Bosco



EDUCARE I GIOVANI ALLA FEDE


Documenti Capitolari

Roma, 4 marzo - 5 maggio 1990



Terza Parte

Impegni operativi della comunità



Voi siete il sale della terra... voi siete la luce del mondo... Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli (Mt 5,13-14.16).


[215] La comunità

Il compito di educare i giovani alla fede nel contesto della nuova evangelizzazione porta la comunità a ripensarsi e a rinnovarsi alla luce del Vangelo e della Regola di vita.

I Capitoli Generali precedenti hanno già proposto riflessioni stimolanti sulla comunità salesiana evangelizzata ed evangelizzatrice. Ora, più che ripetere una sintesi dottrinale, è opportuno evidenziare alcuni temi che sono strettamente legati al compito di educazione alla fede.


[216] segno di fede

La comunità è consapevole di essere costituita per vocazione "segno della fede". Ne gioisce, ed è grata al Signore, pur conoscendo la propria debolezza. Si impegna per dare trasparenza e autenticità evangelica alla sua vita, convinta che non si può comunicare la fede se non la si vive come la grande risorsa della propria esistenza.

Ripete a se stessa che "per operare il discernimento e rinnovamento necessari, non bastano gli storici, né i teologi, né i politici, né gli organizzatori; sono necessari gli uomini chiamati "spirituali", uomini di fede, sensibili alle cose di Dio e pronti all'obbedienza coraggiosa, come lo fu il nostro Fondatore"1.

Ritrova così la via concreta per rafforzare la propria testimonianza nella preghiera, con la quale quotidianamente essa "ravviva la coscienza della sua intima e vitale relazione con Dio e della sua missione di salvezza"2 ,e nella comunione fraterna, con la quale "i confratelli vivono con semplicità il dono di sé e il senso della condivisione nella accoglienza degli altri"3.

Essa diventa segno efficace, quando accoglie e valorizza la generosità e il dinamismo dei confratelli giovani, il contributo originale dei diversi carismi, la sofferenza dei confratelli ammalati e la presenza serena e paterna degli anziani.

Dà trasparenza alla sua sequela di Cristo, convinta che "in un mondo tentato dall'ateismo e dall'idolatria del piacere, del possesso e del potere, il nostro modo di vivere testimonia, specialmente ai giovani, che Dio esiste e che il suo amore può colmare una vita"4.


[217] scuola di fede

Ma la comunità, proprio perché è "segno", è chiamata, in quanto salesiana, ad essere "scuola di fede" per i giovani. Essa è soprattutto "missionaria", fa cioè della missione la sua ragion d’essere e di operare. Ciò le domanda attenzione e discernimento per mettere a confronto la fede con la realtà circostante. La continua evoluzione del mondo e della società coinvolge i giovani, e di conseguenza interpella gli educatori.

Il rinnovamento spirituale e quello pastorale sono due aspetti che si compenetrano e sono interdipendenti tra loro. Questo esige atteggiamenti di fiducia, di incontro, di comprensione e dialogo col mondo; creatività pastorale, per cui si risponde alle sfide con "criterio oratoriano"; discernimento e fedeltà allo stile pedagogico salesiano che si fa progetto educativo concreto, pensato e attuato in corresponsabilità.


[218] centro di comunione

La comunità non è soltanto segno e scuola della fede centro di ma, in forza della sua vita consacrata, diventa "centro comunione di comunione e partecipazione", capace di radunare e stimolare coloro che lo Spirito chiama a lavorare per i giovani. "Opera in comunione con la Chiesa particolare"5, da cui riceve orientamento e sostegno e a cui dà il proprio contributo carismatico6.

Da questa visione della comunità come segno, scuola, centro di comunione e partecipazione, e dal confronto con le sfide, con il cammino di fede e la spiritualità giovanile salesiana, prendono avvio alcune deliberazioni considerate come le più urgenti e alcuni orientamenti operativi per l'educazione dei giovani alla fede.



1. Deliberazioni capitolari



1.1. Il cammino di fede dei giovani richiede la testimonianza di una comunità che si rinnova continuamente.


[219] Testimonianza

La testimonianza è l'unico linguaggio capace di convincere i giovani che "Dio esiste e il suo amore può colmare una vita"7. E' indispensabile quindi che la comunità viva e renda trasparente la sua fede in Gesù Cristo, incontro al quale vuole accompagnare i giovani.

Per noi salesiani, chiamati dal Signore ad essere "segni e portatori dell’amore di Dio ai giovani, specialmente i più poveri"8, è necessario concentrare l'attenzione e lo slancio su tre grandi aspetti che danno forza alla nostra testimonianza.

Il primo è l'unità della comunità, che è il segno evangelico che Gesù domanda ai discepoli da lui inviati nel mondo ad annunciare la Buona Novella.

Il secondo è la proclamazione del messaggio che, agli inizi, può essere anche solo il dono di un’accoglienza o una manifestazione di fiducia, come accadde a Bartolomeo Garelli.

Il terzo è l'impegno di servizio verso il mondo, e in particolare verso i giovani, specialmente i più poveri.


[220] Formazione permanente

Questi tre aspetti richiedono l'approfondimento della nostra vita religiosa e l'aggiornamento delle nostre competenze. E' la cultura in continua evoluzione che esige un costante rinnovamento, se si vuole inserire nella storia la novità di Cristo. Non si può dunque parlare di educazione alla fede senza coinvolgere la vita del salesiano, che è per vocazione "inviato ai giovani" e per professione educatore.

Egli deve dare a Dio e ai giovani il meglio del suo tempo e delle sue risorse. Formazione religiosa e professionale, pur nella diversità, si fondono nella "grazia di unità".

La formazione permanente, che abilita il salesiano nella sua missione di educatore e pastore, deve diventare allora una costante inderogabile della sua vita. Il luogo dove portarla avanti è la comunità locale e ispettoriale.



Perciò:


[221]

Nel prossimo sessennio la Congregazione avrà come impegno prioritario la formazione e qualificazione continua dei confratelli. Curerà specialmente l'interiorità apostolica, che è insieme carità pastorale e capacità pedagogica.


Per questo:


[222]

Ogni comunità locale, animata dal Direttore, abbia un programma annuale di formazione permanente, preferibilmente con ritmo settimanale ("giorno della comunità") o quindicinale. I confratelli partecipino agli incontri comunitari, che sono "occasioni per rinnovare il senso religioso-pastorale della propria vita e abilitarsi a svolgere con maggior competenza il proprio lavoro"9.


[223]

Ogni Ispettoria elabori un piano organico di formazione permanente dei confratelli in ordine al loro rinnovamento spirituale, alla loro qualificazione pastorale e alla loro competenza educativa e professionale.

Prepari i confratelli soprattutto ai compiti di educatori alla fede, di animatori delle comunità pastorali, di formatori di laici.

Preveda particolari iniziative di formazione dei Direttori nel campo della direzione spirituale comunitaria e personale.


[224]

Il Rettor Maggiore con il suo Consiglio assista e segua i piani ispettoriali con opportune indicazioni. Li verifichi nelle "visite d’insieme" che si faranno durante il sessennio.




1.2. Il cammino di fede dei giovani richiede che la comunità salesiana si inserisca nel contesto e nel mondo giovanile con una nuova qualità pastorale.


[225] Inserimento più vivo nel mondo dei giovani

La lontananza dei giovani dalla fede, ma spesso anche la nostra lontananza da loro, ci chiedono il coraggio di un inserimento più vivo nel loro mondo e nel contesto sociale in cui vivono.

Ogni singolo salesiano è dunque chiamato a farsi compagno di viaggio dei giovani.

Ciò comporta esperienza diretta del loro mondo, ascolto delle loro domande e aspirazioni, acquisizione della loro cultura e del loro linguaggio, e disponibilità a condividere esperienze e progetti pensati non soltanto per loro, ma anche e soprattutto con loro.

Si tratta di operare un vero salto di qualità, un ritorno fra i giovani con rinnovata sensibilità pastorale e con più spiccata competenza educativa.


[226] Significatività nel territorio e nella Chiesa

Questa impresa non spetta soltanto al singolo salesiano. Tocca la comunità e, in modo del tutto particolare, il suo progetto educativo e pastorale.

Essa deve acquistare l'attitudine a rivedere e a riprogettare continuamente la significatività giovanile della propria opera, e la sua capacità di dialogare con la realtà circostante, con le istituzioni sociali ed educative del quartiere e della città; la capacità di irradiare la sua passione educativa con piani che rispondano alle attese dei giovani, di interagire continuamente con la realtà che la circonda e nella quale è vitalmente inserita.

In quanto esperienza viva di Chiesa, la comunità salesiana deve inserirsi con chiarezza nei progetti e proposte di pastorale giovanile nella Chiesa locale. Da essa deve imparare a ricevere stimoli, ma anche a comunicare esperienze e offrire progetti di educazione alla fede di tutti i giovani, specialmente dei più poveri e più lontani.


[227] La responsabilità dell'Ispettoria

Ma la necessità di creare un rapporto vivo fra opera salesiana, territorio e Chiesa non tocca soltanto la responsabilità della comunità locale. Spetta alla comunità ispettoriale rivedere continuamente e riprogettare le singole opere dell’Ispettoria in ordine alla significatività ecclesiale e sociale. Tale continua riflessione comporterà anche il dovere di prendere alcune decisioni difficili ma importanti. Si dovrà avere talvolta il coraggio di ricollocare un’opera in contesti sociali ed ecclesiali più rispondenti alla missione salesiana, e di fondare opere nuove per rispondere a nuove urgenze e a nuovi fronti di impegno salesiano.

Nel prendere queste decisioni l'Ispettore con il suo Consiglio troverà nel Consiglio Generale orientamenti e appoggio.



Perciò:


[228]

La Congregazione si impegna, nel prossimo sessennio, a qualificare le proprie presenze dal punto di vista dell’educazione alla fede e, se necessario, a ricollocarle per un maggior contatto con i giovani, specialmente i più poveri.


Per questo:


[229]

La comunità locale cercherà le vie concrete per rivitalizzare la propria presenza tra i giovani, e valorizzerà ogni forma di comunicazione e solidarietà con il proprio territorio, mediante la partecipazione e il collegamento con le istituzioni che mirano alla promozione dell’educazione e della cultura del popolo.

Verificherà annualmente, attraverso uno "scrutinio", l'incidenza della sua azione evangelizzatrice e, di conseguenza, ridimensionerà le attività, riformulerà compiti e impegni dei singoli confratelli per concentrare le risorse sugli obiettivi dell’educazione alla fede.


[230]

Entro il prossimo Capitolo Ispettoriale ogni Ispettoria farà la revisione del Progetto Educativo Pastorale Salesiano (PEPS). In esso:

- presterà particolare attenzione all'inserimento vivo delle singole opere nella Chiesa locale e nel territorio;

- rivedrà la qualità educativa delle stesse opere e la loro significatività dal punto di vista giovanile, avviando, se sarà necessario, una riflessione per una eventuale loro ricollocazione;

- individuerà pure nuovi e urgenti fronti di impegno, principalmente tra i giovani che hanno maggiori difficoltà, istituendo per loro qualche presenza come "segno" del nostro andare verso i giovani più lontani;

- tradurrà il cammino di fede proposto dal CG23 in itinerari concreti e adeguati ai propri destinatari e ai contesti in cui opera.


[231]

Il Rettor Maggiore con il suo Consiglio, studiando la situazione particolare di ogni Ispettoria, ne orienti le riflessioni e le decisioni per adeguare gli impegni pastorali alle nuove situazioni.




1.3. Il cammino di fede dei giovani richiede che la comunita salesiana si faccia animatrice della comunità educativa pastorale e della Famiglia Salesiana.


[232] La comunità educativa

Dovunque lavoriamo, realizziamo la comunità educativa pastorale. "Essa coinvolge in clima di famiglia giovani e adulti, genitori ed educatori fino a poter diventare un’esperienza di Chiesa, rivelatrice del disegno di Dio"10. Pur essendo certamente una forma atta a migliorare l'organizzazione educativa e ad utilizzare meglio le varie competenze dei laici, essa è soprattutto un’esperienza di comunione e di corresponsabilità.

Costruire la comunità educativa pastorale significa riuscire a coinvolgere direttamente tutti i membri e a renderli corresponsabili dell’esperienza educativa e della formazione cristiana.

Non è impresa facile. Urge pertanto un cambiamento di mentalità in tutti i suoi componenti, e in primo luogo nei salesiani.


[233] Corresponsabilità dei laici

Tale cambiamento riguarda soprattutto la valorizzazione dei laici. Essi sono la parte numericamente più consistente delle comunità educative pastorali. E' necessario stabilire con loro rapporti di corresponsabilità matura. Urge soprattutto intraprendere un serio cammino di formazione. Le esperienze fatte finora garantiscono, pur con alcune difficoltà, risultati soddisfacenti. D’altra parte, in questa direzione ci spingono senza sosta gli orientamenti della Chiesa che hanno un’espressione recente nella "Christifideles laici".


[234] La Famiglia salesiana

Particolari compiti di animazione abbiamo riguardo ai gruppi della Famiglia Salesiana. Essi vivono la stessa spiritualità e partecipano alla medesima missione giovanile, collaborando con noi in corresponsabilità nelle opere, o lavorando con lo stile di Don Bosco in svariati campi di attività.

La loro presenza nel territorio è un elemento non indifferente per l'educazione dei giovani. Ci proponiamo dunque di estenderla e di rafforzarla. Noi sentiamo la responsabilità della loro formazione spirituale, educativa e pastorale, e li sosteniamo nelle loro iniziative a favore della gioventù o dell’ambiente.


Perciò:


[235]

La Congregazione si impegna nel prossimo sessennio a costruire in tutte le presenze la comunità educativa pastorale. In essa curerà soprattutto la qualificazione dei laici e, in modo particolare, dei membri della Famiglia Salesiana, dal punto di vista cristiano, pedagogico e salesiano.


Per questo:


[236]

Entro il prossimo Capitolo Ispettoriale ogni comunità locale realizzi e perfezioni nella propria opera la comunità educativa pastorale. Traduca in iniziative locali concrete il programma ispettoriale di formazione dei laici, di cui al numero seguente, avendo particolare cura della formazione dei membri della Famiglia Salesiana. Questa sia sempre coinvolta e impegnata nei programmi di educazione alla fede.

E l'Ispettore verifichi, durante la visita ispettoriale, il cammino fatto dalla comunità in questo campo.


[237]

L'Ispettoria elabori un programma di formazione dei laici che ne promuova la professionalità, la capacità educativa e la testimonianza in ordine all'educazione alla fede. Offra iniziative di collegamento, stabilisca criteri di corresponsabilità e partecipazione per tutte le opere, e sperimenti particolari forme di gestione dell’opera con la collaborazione dei laici.


[238]

Il Rettor Maggiore, tramite i Dicasteri competenti, offra elementi e linee per un "progetto laici" in Congregazione.



1.4. Il cammino di fede dei giovani richiede che la comunità sviluppi una pastorale organica.


[239] La comunione operativa

La comunione ecclesiale ha la sua fonte nello Spirito Santo. Si esprime nella fede, nella speranza e nella carità, e si manifesta in maniera eminente nella comunione operativa.

La Chiesa, sviluppando attività differenziate attraverso i suoi membri, tende ad un’unica finalità, la Salvezza dell’uomo in Cristo. Servizi e ministeri servono questa unità e contribuiscono così a sviluppare e qualificare l'azione pastorale.


[240] Strutture di unità

Anche nella Congregazione ci sono servizi e strutture di animazione pastorale. Il CGS chiedeva strutture di unità e orientamento, piuttosto che di divisione e pura organizzazione di iniziative settoriali. Le strutture devono favorire l'integrazione della fede nella vita, devono far comprendere meglio ed esprimere la complementarità di tutti i valori in Cristo11.

Per superare la pastorale di molte iniziative non collegate fra loro, e per creare una comunione operativa attorno alle grandi finalità e allo stile del nostro agire, bisogna far convergere interventi e persone su determinati obiettivi.


[241]

Questa convergenza è richiesta dal soggetto dell’educazione, il giovane, a cui si rivolgono le diverse proposte che devono armonizzarsi e adeguarsi a tutte le sue autentiche esigenze.

Questa convergenza è richiesta anche dal soggetto che opera, cioè dalla comunità educativa pastorale. Se infatti la comunità non condividesse le finalità e le vie da percorrere, il cammino di fede risulterebbe compromesso.

E' ulteriormente richiesta dalla necessità di rendere possibile la circolazione di esperienze e modelli pastorali a raggio regionale, continentale e mondiale, secondo l'indirizzo attuale della Chiesa.


Perciò:


[242]

In sintonia con la pastorale della Chiesa e con la sensibilità del CG23, la Congregazione Salesiana, attraverso i suoi organismi di animazione mondiale ispettoriale e locale, promuova la comunicazione e il collegamento, e concordi linee operative e interventi differenziati.


Per questo:


[243]

In ogni comunità locale e nelle altre forme di presenza salesiana si stabiliscano i ruoli in modo che l'educazione alla fede risulti impegno corresponsabile di tutti i confratelli, mentre i compiti particolari di animazione, (catechesi, liturgia, direzione spirituale, impegno apostolico) saranno affidati a ciascuno di essi in conformità con le norme del direttorio ispettoriale.


[244]

L'Ispettore con il suo Consiglio è il responsabile della pastorale dell’Ispettoria. Nominerà un suo delegato per la pastorale giovanile, il quale coordinerà una équipe che assicuri la convergenza di ogni iniziativa sull'obiettivo dell’educazione alla fede e renda possibile la comunicazione operativa tra le Ispettorie.


[245]

I centri di pastorale nazionali o regionali saranno seguiti dagli Ispettori responsabili, e saranno riorganizzati conformemente al criterio della centralità dell'educazione alla fede; saranno costituiti da personale preparato e sufficiente, e dotati di mezzi adeguati.


[246]

I servizi, le attività, le iniziative, le opere che mirano all'educazione dei giovani alla fede troveranno un riferimento unificante nel Dicastero per la Pastorale Giovanile.



1.5. Il cammino di fede dei giovani richiede che la comunità salesiana ponga particolare attenzione al loro orientamento vocazionale.


[247] Dimensione qualificante

L'orientamento vocazionale costituisce il vertice e il "coronamento della nostra azione educativa pastorale"12.

Esso non è però un momento terminale del cammino di fede, ma un elemento ovunque presente, e qualificante ogni area di intervento e ogni tappa.


[248]

Per noi salesiani ciò vale ancora di più, perché la cura delle vocazioni apostoliche è una caratteristica della nostra missione; è anzi uno dei fini della nostra Congregazione13.

Luminoso è anche in questo campo l'esempio di Don Bosco. In un tempo di grandi trasformazioni sociali e di grave crisi per la Chiesa, Don Bosco ha saputo tracciare nuove strade di promozione vocazionale per la Chiesa e per la sua Congregazione nascente14.


[249] Nuove esperienze

Negli ultimi anni la nostra Congregazione ha operato una lunga riflessione per far fronte alla nuova situazione, caratterizzata da una parte dal prolungamento dell’età giovanile con il conseguente ritardo delle decisioni, e dall'altra dal fenomeno della secolarizzazione che ha investito le istituzioni educative e in particolare la famiglia.

La diminuzione delle vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa ha ulteriormente stimolato la Congregazione a rivedere la qualità della sua vita religiosa e la vivacità della sua proposta educativa.

Oltre a rinnovare le tradizionali forme di orientamento e di accompagnamento vocazionale, essa ha saputo dar vita a nuove e svariate esperienze, quali i gruppi di riferimento vocazionale, le "comunità proposta", le scuole di preghiera, i ritiri, i campi scuola e le settimane vocazionali. Ha soprattutto individuato nell’esperienza di gruppo un promettente luogo di promozione vocazionale. Il rinnovato entusiasmo missionario, infine, ha aperto a molti giovani nuovi orizzonti vocazionali.


[250]

La riflessione della Congregazione si è concentrata particolarmente sulla comunità locale come luogo risolutivo di ogni serio progetto di pastorale vocazionale.

E' nella casa salesiana infatti che i giovani vengono a contatto con la vocazione salesiana. E' la comunità locale che ha la capacità di individuare i segni della chiamata, di operare un serio orientamento, di fare una proposta vocazionale esplicita e di accompagnare il giovane attraverso un cammino di discernimento della volontà di Dio verso la decisione vocazionale.


Perciò:


[251]

L'orientamento, la proposta, l'accompagnamento vocazionale diventino parti qualificanti degli itinerari di fede lungo tutte le loro tappe.


Per questo:


[252]

Ogni comunità locale esprima nel proprio progetto educativo pastorale le modalità secondo cui provvedere ad orientare tutti i giovani nella scoperta della loro vocazione nella Chiesa e ad accompagnare quelli che dimostrano segni di vocazione a una speciale consacrazione.

Offra ai giovani esperienze concrete di impegno e di servizio gratuito tra i più poveri, come il volontariato. Crei esperienze di gruppo con chiara intenzionalità vocazionale.

Il Direttore ricuperi il ruolo di orientatore dei giovani attraverso l'incontro personale e di gruppo, inviti i giovani più disponibili a condividere i momenti più significativi della nostra vita, e li coinvolga nella nostra azione apostolica.

Ogni comunità faccia conoscere e amare la storia e la vita della Congregazione.


[253]

L'Ispettore verifichi che la dimensione vocazionale abbia lo spazio che le compete nel progetto di ogni opera e di ogni gruppo giovanile; curi la preparazione dei confratelli, sia per quanto riguarda l'orientamento vocazionale che la direzione spirituale.

Nomini all'interno dell’équipe ispettoriale di pastorale giovanile un animatore che orienti, che coordini la dimensione vocazionale e tenga i necessari collegamenti con la pastorale vocazionale della Chiesa locale.



1.6. Il cammino di fede dei giovani richiede dalla comunità una nuova forma di comunicazione.


[254]L'importanza della comunicazione

La capacità di comunicare e di entrare in sintonia con le persone e gli avvenimenti caratterizza lo sviluppo della persona umana e soprattutto la crescita dei giovani.

La comunicazione diventa spesso un fattore determinante di sopravvivenza e di sviluppo. Infatti tocca tutti gli ambiti della vita sociale e tutte le dimensioni della vita personale.

Essa non dà solo informazioni, ma comunica idee, crea facilmente consensi e propone modelli di vita e di comportamento.


[255] per il giovane

Il giovane vive in questa società della comunicazione-relazione. E' aperto a recepire ogni messaggio e forma di comunicazione, ed è egli stesso capace di produrre e fornire nuovi messaggi.

Impara a mantenersi informato, e sente l'esigenza di saper controllare, selezionare e valutare i messaggi che riceve.

Non si accontenta dell’informazione verbale e culturale: ricerca pure quella simbolica, gestuale e corporale. Di fronte al bombardamento dei mass-media si trova impegnato a resistere alla loro potenza massificante e omologante.


[256] sfida agli educatori

Tutto ciò sfida gli educatori: da una parte, nella loro capacità di parlare in un mondo che adopera abitualmente linguaggi molteplici; dall'altra, perché l'uso dei mezzi della comunicazione sociale diventa imprescindibile anche per l'annuncio della Parola di salvezza.

La Congregazione si sente coinvolta in questa dimensione, tanto più che una delle sue finalità è quella di essere educatrice "della fede negli ambienti popolari, in particolare con la comunicazione sociale"15.

Don Bosco ne aveva intuito l'importanza e aveva raccolto la sfida. Per questo si impegnò in "imprese apostoliche originali per diffondere e sostenere la fede del Popolo"16.


Perciò:


[257]

Nel prossimo sessennio la Congregazione si impegna ad una adeguata utilizzazione della Comunicazione sociale per la trasmissione del messaggio cristiano e per l'educazione dei giovani alla fede.


Per questo:


[258]

La comunità locale curi la propria capacità comunicativa:

-aiutando ciascun salesiano ad essere un buon comunicatore, capace di adoperare un linguaggio adatto ai giovani e al popolo, specialmente nella liturgia e nella catechesi;

-sfruttando tutti i mezzi (rapporti, aspetto della casa, teatro, video, musica, sale...) attraverso cui si emettono messaggi per predisporre alla fede e diffondere il messaggio della salvezza;

-curando, in particolare, l'educazione dei giovani alle diverse forme di comunicazione e alla lettura critica dei messaggi.


[259]

L'Ispettore nomini l'incaricato ispettoriale della Comunicazione sociale. Egli:

-assisterà le singole comunità nella promozione delle varie realtà comunicative;

-presterà il suo servizio ai vari settori di attività e terrà i rapporti con gli organismi locali, ecclesiastici e civili.


In tutto ciò che riguarda l'educazione dei giovani, egli opera all'interno dell’équipe di pastorale giovanile.


[260]

Il Consigliere generale per la Comunicazione sociale:

-stimoli la formazione del salesiano come comunicatore;

-assista le comunità nell’uso dei diversi mezzi della comunicazione;

-orienti, specialmente nelle società emergenti, l'avvio di progetti concreti e rispondenti ai bisogni dei vari paesi nel campo della Comunicazione sociale (case editrici, centri di produzione di audiovisivi e video per l'educazione alla fede, radio popolari, ecc.).




2. orientamenti operativi per situazioni particolari


[261]

Il cammino "verso la fede" e "di fede", tradotto in adeguati itinerari, verrà preso in considerazione dalle comunità e dai singoli salesiani che lavorano in situazioni particolari e orientano specifiche esperienze giovanili.

Ricollegandosi idealmente al CG21 e ad altri documenti della Congregazione, il CG23 si limita ad alcune indicazioni fondamentali, strettamente collegate alla proposta espressa in questo documento. Siamo consapevoli che questa proposta deve essere inserita in un progetto educativo più ampio. Ora però, nelle varie iniziative, interessa soprattutto evidenziare il tipo di rapporto che si stabilisce con il giovane e le possibilità che questo stesso rapporto offre per l'educazione alla fede.



2.1 Ambienti di ampia accoglienza


[262]

Gli ambienti di ampia accoglienza - oratori, centri giovanili e altri ancora - svolgono un’azione progressiva di educazione e di crescita nella fede. Servono una vasta zona o il territorio di una parrocchia. Si presentano come opera di frontiera tra il religioso e il civile, tra il secolare e l'ecclesiale: in questa collocazione è tutta la loro originalità e il loro rischio.

Che perdano qualità educativa e pastorale non è un pericolo immaginario. L'ampia accoglienza, la diversità dei giovani che vi giungono, il clima di libertà in cui vengono fatte le proposte e la scarsità del personale possono compromettere il programma di educazione alla fede, che deve essere necessariamente molto diversificato.

Di conseguenza, per il prossimo sessennio, si chiede un impegno particolare:


[263]

- Nel qualificare l'ambiente. L'accoglienza di tutti esige che questi ambienti siano caratterizzati da principi e modalità evangeliche, che si manifestano negli obiettivi generali, nell’organizzazione, nei rapporti personali, nei comportamenti concreti, nel clima di famiglia.


[264]

- Nel ribadire che l'anima dell’oratorio-centro giovanile è l'evangelizzazione. Perciò si deve curare la formazione religiosa e la catechesi dei giovani, evitando ogni forma di improvvisazione. La domanda di vita e di compagnia va fatta crescere negli incontri, sia con la massa, sia con i gruppi, e nei contatti personali.


[265]

- Nel distribuire tempo e risorse per tradurre in pratica le precedenti indicazioni. Ogni singolo oratorio-centro giovanile, oltre all'aspetto educativo-pastorale, dovrà preparare, con proposte precise di tempo e di operatori, iniziative:

per incontrare i giovani,

per annunciare la fede,

per fare catechesi,

per formare quelli che sono disponibili ad un maturo cammino di fede e alla ricerca della propria vocazione.


[266]

- Nel promuovere in forma del tutto particolare la formazione pedagogica, culturale e religiosa degli animatori. Questi sono l'espressione più riuscita del lavoro oratoriano, una delle sue finalità più attentamente perseguite.



2.2 Ambienti di educazione sistematica


[267]

L'incontro con i giovani negli ambienti predisposti per un programma di educazione sistematica (scuole, centri di preparazione al lavoro, internati, pensionati per studenti e lavoratori, e altri ancora) può offrire un momento sistematico di educazione alla fede. Essa viene di fatto inserita in una visione del mondo e della vita che il giovane costruisce attraverso l'apprendimento delle discipline e la progettazione del proprio futuro.


[268]

In questi ambienti sono aumentate le esigenze dei programmi culturali.

Il tempo di permanenza dei giovani con noi per attività ricreative, culturali e formative è sensibilmente diminuito.

Si nota inoltre una sorta di frattura fra l'istituzione e la vita. L'insegnamento non attinge ai problemi della vita del giovane. Si verifica una forma di distacco tra l'istituzione e l'educazione, tra l'educazione e l'educazione alla fede.

Alla radice non c'è soltanto il programma culturale con scarse disponibilità di tempo e di contatti, ma la concezione che sostiene la separazione dei due aspetti, se non addirittura la loro totale equiparazione.


[269]

Ci sono confratelli e collaboratori laici che lavorano e profondono tante energie in queste strutture per la crescita educativa e culturale dei giovani. Essi dovranno orientare in maniera più organica gli interventi seguendo queste linee:


[270]

- Ripensare, in vista dell’educazione alla fede, sia il senso globale della cultura e del lavoro, sia l'insegnamento delle singole discipline, di cui porre in evidenza la dimensione religiosa come aspetto profondo della realtà.


[271]

- Qualificare l'insegnamento della religione come momento importante di formazione culturale e di annuncio della fede. A questo fine vanno garantiti il giusto orientamento dei contenuti, i tempi necessari nell’orario, l'aggiornamento degli insegnanti, e tutti quegli elementi che sono utili per lo svolgimento ottimale di questo insegnamento.

In tutto il processo di formazione alla fede si tenga presente la diversità dei giovani nei confronti della stessa fede.

Agli organismi ispettoriali spetterà promuovere iniziative per qualificare salesiani e collaboratori laici per questo compito. A questi stessi organismi spetterà verificare i programmi e la loro qualità.


[272]

- Predisporre nell’orario celebrazioni di fede per l'intera comunità scolastica e/o per gruppi particolari. Saranno così offerte esperienze concrete di ciò che è stato comunicato attraverso la parola.


[273]

- Seguire personalmente e in gruppo tutti i giovani, soprattutto quelli che manifestano maggiore sensibilità a proposte culturali e di fede. I salesiani si dedichino a questi giovani direttamente, condividendo con i collaboratori laici aspetti di tipo organizzativo e amministrativo.



2.3 Il gruppo giovanile


[274]

L'esperienza di gruppo è elemento fondamentale della tradizione pedagogica salesiana.

Il gruppo giovanile è parte di organizzazioni più vaste (associazioni, ambienti educativi, parrocchie); è soggetto di particolari iniziative di apostolato (volontariato, attività espressive, turismo, sport...). In questi vari aspetti non guardiamo alla loro particolare organizzazione né alla loro finalità immediata, ma all'obiettivo ultimo della formazione alla fede dei giovani che vi partecipano.

Il gruppo è il luogo dove si personalizzano le proposte educative e religiose; è lo spazio dell’espressione e della responsabilità; è il luogo della comunicazione interpersonale e della progettazione delle iniziative. Spesso è l'unico elemento strutturale che offre ai giovani l'occasione per accedere ai valori umani e all'educazione alla fede.

Nei nostri ambienti si dà accoglienza e vita ad una grande varietà di gruppi per rispondere adeguatamente ad ogni vero interesse giovanile.


[275]

I gruppi e le associazioni giovanili che, pur mantenendo la loro autonomia organizzativa, si riconoscono nella spiritualità e nella pedagogia salesiana, formano in modo implicito o esplicito il Movimento Giovanile Salesiano (MGS).

E' un dono originale dello Spirito alla comunità dei credenti, una ricchezza che appartiene alla Chiesa e ai giovani.

Nell’anno centenario si è manifestato con vivacità ed è cresciuto in consapevolezza.


[276]

Nel MGS tutti i gruppi vivono i valori della spiritualità giovanile salesiana a livelli diversi.

Il MGS è una realtà aperta, a cerchi concentrici, che unisce molti giovani: dai più lontani, per i quali la spiritualità è un riferimento appena percepito attraverso un ambiente in cui si sentono accolti, a quelli che in modo consapevole ed esplicito fanno propria la proposta salesiana. Questi ultimi costituiscono il "nucleo animatore" di tutto il movimento.

E', dunque, un movimento educativo originale.


[277]

La circolazione dei messaggi e dei valori della spiritualità nel MGS non ha bisogno di un’organizzazione rigida e centralizzata. Si fonda sulla libera comunicazione tra i gruppi. Considera necessaria una struttura minima per organizzare il coordinamento di iniziative comuni.

Su questa base si favoriscono quegli incontri che diventano occasioni significative di dialogo, di confronto, di formazione cristiana e di espressione giovanile.

I gruppi operano e si collegano fra loro nella comunità educativa locale. In essa interagiscono per arricchirsi e per creare un clima culturalmente vivace e cristianamente impegnato.

Questo primo ambito avrà un più ampio respiro a raggio ispettoriale e interispettoriale, in cui vengono favoriti lo scambio e la comunicazione tra i gruppi per una verifica della loro incidenza nel territorio e del loro inserimento ed apporto alla Chiesa locale.


[278]

Circa l'educazione alla fede, non sempre i gruppi riescono a promuovere con efficacia la proposta cristiana che è presente nei loro progetti.

L'attenzione prevalente agli interessi immediati dei giovani; gli animatori, spesso poco motivati a riguardo della proposta di fede; le preoccupazioni organizzative, piuttosto che quelle di formazione, possono determinare un calo di impegno nell’educazione alla fede.


Si chiede perciò agli animatori dei singoli gruppi, ai responsabili delle associazioni, al Direttore e ai Consigli locali, all'Ispettore e ai responsabili ispettoriali:


[279]

- di promuovere l'attività dei gruppi nelle nostre opere, anche come mezzo privilegiato per arrivare ai lontani e favorire il processo di un’autentica educazione alla fede;


[280]

- di esplicitare, per ogni gruppo o costellazione di gruppi, la proposta dell’itinerario "verso la fede" e "di fede", ispirata agli elementi fondamentali della SGS, a partire dagli interessi immediati dei giovani;


[281]

- di programmare annualmente un cammino di formazione pedagogica e salesiana per gli animatori di gruppo, e di prevederne le verifica;


[282]

- di curare la comunicazione fra i gruppi, creando punti di riferimento e di coordinamento nel rispetto dell’autonomia organizzativa;


[283]

- di approfondire continuamente la SGS valorizzando anche i luoghi delle origini storiche salesiane.



2.4 L'incontro personale con il giovane


[284]

L'educazione alla fede trova uno spazio privilegiato nel dialogo personale: Don Bosco ne fu maestro impareggiabile. Le sue principali espressioni sono la ricerca del singolo giovane nel suo ambiente, il colloquio educativo, la direzione spirituale, l'incontro sacramentale.


Negli ultimi tempi la sua necessità si è fatta molto sentire, per la complessità dei problemi che i giovani affrontano e per l'attenzione personale che richiedono. Non sempre, però, la nuova domanda ha trovato i salesiani preparati. D’altra parte, coloro che si sono assunti questo compito si stanno interrogando sul modo di svolgerlo secondo lo stile salesiano e con il maggior profitto possibile.


Partendo dalla validità indiscussa del dialogo personale si vogliono incoraggiare i confratelli a rendersi disponibili, offrendo alcune indicazioni:


[285]

- Venga approfondito nelle Ispettorie lo stile tipicamente salesiano dell’accompagnamento personale: un insieme convergente di elementi che sostengono la maturazione cristiana quali il clima, l'assistenza-compagnia, le attività partecipate, la parola personale, le brevi esortazioni ai gruppi, le celebrazioni.


[286]

- I confratelli siano incoraggiati e si preparino ad offrire, nel dialogo personale con i giovani, la testimonianza della propria fede e gli orientamenti di cui essi hanno bisogno.


[287]

- Il Direttore prenda a cuore l'incontro personale con i giovani, particolarmente con quelli il cui cammino sta giungendo ad una decisione importante di vita.


[288]

- Nelle case di ritiri per i giovani, e in momenti di particolare importanza (per es. esercizi spirituali), i giovani sappiano che possono con completa libertà godere di questa forma di orientamento.


[289]

- Un momento privilegiato dell’incontro personale con il giovane si vive nel sacramento della Riconciliazione. L'Ispettore curi la preparazione dei confratelli a questo ministero, così importante nella pedagogia salesiana.



2.5 Comunità per giovani in difficoltà


[290]

In questi ultimi anni sono nate e si sono consolidate le comunità di accoglienza per ragazzi e giovani in difficoltà. Esse sono la testimonianza del "coraggio" mai spento in Congregazione, e del valore del Sistema Preventivo. Sono punti di riferimento e di promozione della solidarietà: riscuotono l'approvazione generale, riescono a coagulare collaborazioni molteplici, creano mentalità solidale nella gente e ottengono l'appoggio della società.

Il discorso di educazione alla fede in queste comunità ha i suoi risvolti tipici. Indichiamo alcuni orientamenti operativi.


[291]

Fondamentale è il segno dell’avvicinamento a questi giovani e al loro mondo.

Il salesiano rivive così, con lo stile di Don Bosco, l'incontro con Bartolomeo Garelli. Cacciato via ed emarginato, questi trova in Don Bosco "un cuore" che lo accoglie, "un volto" che gli sorride, "una mano" che lo aiuta, capace di condividere il suo dolore e la sua speranza, di sostenere la sua volontà per cominciare o per riprendere. Comincia a crollare la barriera della diffidenza, forse anche dell’ostilità e del pregiudizio che, di fatto, hanno allontanato questi giovani dalla Chiesa e da Dio. E' il primo passo.


[292]

Per questi ragazzi il contatto quotidiano con uomini "nuovi", capaci di suscitare meraviglia e di risvegliare in loro il "meglio" che si portano dentro, le loro risorse intensamente umane e perciò coincidenti con valori evangelici, diventa un’esperienza davvero originale.

L'amicizia attenta, il clima di famiglia, la semplicità e la bontà, la promozione della dignità personale costituiscono una "testimonianza". che fa sorgere nei giovani le domande: "chi siete voi? perché agite così?".

La risposta, data in molti modi e in tempi diversi, a seconda delle esigenze di ogni ragazzo, diventa annuncio del Cristo compagno nel cammino e dell’amore del Padre, del suo progetto di salvezza e di felicità; è offerta di liberazione dalla schiavitù e di pienezza di vita.


[293]

Il cammino di educazione alla fede così avviato è un processo delicato, difficile, e spesso esposto all'insuccesso. E qui viene manifestata la nostra fede nell’educazione, la nostra convinzione nella forza della preghiera, della grazia e della pazienza di Cristo. Ricordiamo con ammirazione il procedimento creato da Don Bosco con Michele Magone.


[294]

L'educatore punta con entusiasmo sul "positivo" presente nel giovane. Tutta la comunità lo incoraggia, lo comprende, lo perdona, pronta a ricucire ogni strappo, a ricominciare, e disposta a ritentare ancora una volta, perché mai si smarrisca la sua speranza.

Così sostenuto ed accompagnato, il giovane si aprirà non solo ad una critica matura del sistema, ma anche ad una profonda revisione di vita, all'autocritica, che nel sacramento della Riconciliazione diverrà grazia di perdono e forza di ripresa.

Il senso della convivialità e della solidarietà comunitaria, la disponibilità a vincere contro il proprio egocentrismo e a donarsi ai fratelli crescerà fino a divenire esperienza di comunione eucaristica.

In questo modo educheremo evangelizzando ed evangelizzeremo educando.



2.6 Grandi convocazioni giovanili


[295]

In questi anni si stanno moltiplicando i momenti di grandi convocazioni giovanili. Essi rispondono all'esigenza che i giovani sentono di esprimersi collettivamente sul piano umano e religioso. Le proposte nascono sovente dai gruppi impegnati, ma coinvolgono anche altri giovani disponibili o in qualche modo interessati. La "giornata della gioventù" istituita da Giovanni Paolo II ha risposto a questo bisogno avvertito, che ha riscontri anche in ambiti più ristretti. Nell’arco di un anno, diverse Ispettorie vivono giornate in cui si intensifica il dialogo fra tutte le componenti giovanili.


Anche il pellegrinaggio è una forma culturale presente presso tanti popoli, segno della Chiesa pellegrina. Esso unisce la gente nei sentimenti, nei gesti e nei ricordi, a contatto con luoghi significativi per la religiosità popolare o per la memoria di santi che vi hanno operato. I giovani vivono questa esperienza con desiderio di crescita, e talvolta come offerta di fede nel sacrificio di un lungo camminare. Essi chiedono ambienti per riflettere e persone che li accolgano.


[296]

Per quanto riguarda la maturazione nella fede però l'esito non è scontato. Il clima di festa, con i suoi innegabili valori, è la connotazione immediata, che tutti percepiscono. L'educatore della fede deve aiutare a non enfatizzare questo clima a scapito dei contenuti.

La convocazione nel suo insieme deve risultare un vero annuncio.


Perciò:


[297]

- La realizzazione, nella varietà dei momenti e delle espressioni, preveda un’accurata convergenza dei contenuti su ciò che interessa la fede e una buona qualità nella comunicazione: preghiera e celebrazione, musica, trattenimento, gioco, convivenza, attività sceniche, incontro con testimoni, dibattiti...


[298]

- E' necessario un conveniente periodo di preparazione; va ugualmente pensato un "dopo-festa".

Entrambi esigono la partecipazione attiva di un numero proporzionato di animatori/animatrici, specialmente giovani.


[299]

- La verifica consideri due dati che definiscono il senso della convocazione: i giovani che da partecipanti "occasionali" si decidono ad iniziare un cammino di fede; e quelli che maturano impegni concreti, sociali o apostolici nel proprio ambiente.



Conclusione


[300]

Abbiamo, idealmente, percorso con i nostri giovani

un viaggio verso la fede.

Lo abbiamo compiuto alla luce dello Spirito Santo,

che ci ha aiutati a capire ed ascoltare

la sua voce nei giovani.

La fatica del percorso

è stata compensata dalla gioia della scoperta.


Se, dopo aver letto queste pagine,

qualcuno dicesse che, nell’insieme,

non contengono novità,

sotto certi aspetti, dice il vero.

Raccontano, infatti, della nostra missione di salesiani,

impegnati nell’educazione dei giovani alla fede:

della missione di ieri, dunque,

di oggi e di sempre,

finché ci saranno ragazzi e giovani.

Sono le cose essenziali

che vanno continuamente ripensate,

conservate nel cuore

e, soprattutto, praticate.


E se leggendo queste pagine

qualcuno si sentisse "uomo di poca fede",

intimorito dal compito che gli si chiede,

sappia

che anche noi ci siamo sentiti uomini dalla fede piccola

come un granellino.

E' il seme di senape,

affidato alla terra di Dio perché cresca.

E' un seme

che il logorio delle giornate di lavoro

non potrà corrodere,

né il vento far volar via,

poiché la carità non potrà far difetto

finché Dio Trinità è amore.


Ci affidiamo, dunque, alla carità pastorale,

dono ed energia dell’amore del Padre,

significata a noi dal Cristo

ed effusa in noi dallo Spirito Santo.

L'amore è l'unica forza a cui nulla resiste.

Incoraggiandoci, Don Bosco ci dice:

"Se non si può compiere tutto l'alfabeto,

ma si può fare ABCD,

perché tralasciare di far questo poco?"17


Infine,

se leggendo queste pagine

alcuni di noi hanno riascoltato la voce di Don Bosco oggi,

e hanno provato gioia e gusto

di fronte a questa energia di Spirito Santo

che, per l'intervento di Maria Ausiliatrice,

si va diffondendo nella Chiesa;

se, dopo qualche esperienza di stanchezza,

intendono riprendere il cammino verso la missione

allora

rallegriamoci tutti

perché il Signore si è fatto presente fra noi:

"Non ci ardeva forse il cuore nel petto

mentre conversava con noi,

lungo il cammino...?".18



1CGS 18

2Cost. 85

3Cost. 56

4Cost. 62

5Cost. 57

6Cf. Cost. 48

7Cost. 62

8Cost. 2

9Cost. 119

10Cost. 47

11Cf. CGS 712

12Cost. 37

13Cf. Cost. 6

14 MB 5, cap. 33, p. 388-412

15Cost. 6

16Cost. 43

17MB 12, 207

18Lc 24,32

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