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Messaggio di S. S. GIOVANNI PAOLO II

per l�inizio del Capitolo Generale XXV


Carissimi Figli di don Bosco!


141.


1.Con grande affetto mi rivolgo a voi, convenuti dai cinque continenti per la celebrazione del 25� Capitolo Generale del vostro Istituto. � il primo del terzo millennio e vi offre l�opportunit� di riflettere sulle sfide dell�educazione e dell�evangelizzazione dei giovani, sfide alle quali i Salesiani desiderano rispondere, seguendo le orme del Fondatore, san Giovanni Bosco. Vi auguro che il Capitolo sia per voi un tempo di comunione e di proficuo lavoro, durante il quale possiate condividere l�ardore che vi accomuna nella missione tra i ragazzi, come pure l�amore per la Chiesa e il desiderio di aprirvi a nuove frontiere apostoliche.


Il pensiero in questo momento va spontaneamente al compianto Rettore Maggiore, don Juan Vecchi, recentemente scomparso dopo una lunga malattia, offerta a Dio per tutta la Congregazione e specialmente per quest�Assemblea Capitolare. Mentre ringrazio il Signore per il servizio da lui reso alla vostra Famiglia religiosa e alla Chiesa, nonch� per la testimonianza di fedelt� evangelica che sempre l�ha contraddistinto, assicuro per la sua anima una speciale preghiera di suffragio. A voi tocca ora di proseguire 1�opera da lui felicemente svolta sulla scia dei suoi predecessori.


Educatori attenti e accompagnatori spirituali competenti quali voi siete, saprete andare incontro ai giovani che anelano a �vedere Ges�. Saprete condurli con dolce fermezza verso traguardi impegnativi di fedelt� cristiana. �Duc in altum!�. Sia questo il motto programmatico anche della vostra Congregazione, che con la presente Assemblea Capitolare stimola tutti i suoi membri a un coraggioso rilancio della propria azione evangelizzatrice.


142.


�� 2.Avete scelto come tema del Capitolo: �La comunit� salesiana oggi�. Siete ben consapevoli di dover rinnovare metodi e modalit� di lavoro, perch� con chiarezza emerga la vostra identit� �salesiana� nelle attuali mutate situazioni sociali, che esigono, fra l�altro, anche l�apertura all�apporto di collaboratori laici, con i quali condividere lo spirito e il carisma lasciati in eredit� da don Bosco. L�esperienza degli ultimi anni ha posto in luce le grandi opportunit� di tale collaborazione, che permette ai vari componenti e gruppi della vostra Famiglia salesiana di crescere nella comunione e di sviluppare un comune dinamismo apostolico e missionario. E per aprirvi alla cooperazione con i laici � importante per voi focalizzare bene l�identit� peculiare delle vostre comunit�: che siano comunit�, come don Bosco voleva, raccolte attorno all�Eucaristia ed animate da profondo amore a Maria Santissima, pronte ad operare insieme, condividendo un unico progetto educativo e pastorale. Comunit� capaci di animare e coinvolgere gli altri anzitutto con 1�esempio.


143.


�� 3. �� In tal modo don Bosco continua ad essere presente fra di voi. Vive attraverso la vostra fedelt� all�eredit� spirituale che vi ha lasciato. Egli ha impresso alla sua opera un singolare stile di santit�. E di santit� ha oggi bisogno anzitutto il mondo! Opportunamente, pertanto, il Capitolo Generale intende riproporre con coraggio �il tendere alla santit� come principale risposta alle sfide del mondo contemporaneo. Si tratta, in definitiva, non tanto di intraprendere nuove attivit� e iniziative, quanto piuttosto di vivere e testimoniare il Vangelo senza compromessi, s� da stimolare alla santit� i giovani che incontrate. Salesiani del terzo millennio! Siate appassionati maestri e guide, santi e formatori di santi, come lo fu san Giovanni Bosco.


Cercate di essere educatori della giovent� alla santit�, esercitando quella tipica pedagogia di santit� allegra e serena, che vi contraddistingue. Siate accoglienti e paterni, in grado in ogni occasione di chiedere ai giovani con la vostra vita: �Vuoi diventare santo?�. E non esitate nel proporre loro la �misura alta� della vita cristiana, accompagnandoli sulla strada d�una radicale adesione a Cristo, che nel discorso della montagna proclama: �Siate voi dunque perfetti come � perfetto il Padre vostro celeste� (Mt 5, 48).


La vostra � una storia ricca di santi, molti dei quali giovani. Sul �Colle delle beatitudini giovanili�, come oggi chiamate il Colle don Bosco ove nacque il Santo, nel corso della mia visita del 3 settembre 1988, ebbi la gioia di proclamare beata Laura Vicu�a, la giovane salesiana cilena che voi ben conoscete. Altri Salesiani sono in cammino verso quella meta: si tratta di due confratelli, Artemide Zatti e Luigi Variara, e di una Figlia di Maria Ausiliatrice, suor Maria Romero. In Artemide Zatti sono messi in evidenza il valore e l�attualit� del ruolo del salesiano coadiutore; in don Luigi Variara, sacerdote e Fondatore, si manifesta un�ulteriore realizzazione del vostro carisma missionario.


144.


�� 4. �� Al non piccolo drappello di Santi e Beati salesiani siete chiamati ad unirvi anche voi, impegnati a calcare le orme di Cristo, fonte di santit� per ogni credente. Fate in modo che l�intera vostra Congregazione risplenda per santit� e fraterna comunione.


All�inizio di questo millennio, la grande sfida della Chiesa consiste, come ho ricordato nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, nel �fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione� (n. 43). Perch� l�apostolato porti frutti di bene, � indispensabile che le comunit� vivano uno spirito di mutua e reale fraternit�. Per portare avanti un unico progetto educativo e pastorale, � necessario che tutte le comunit� siano legate da un saldo spirito di famiglia. Ogni comunit� sia vera scuola di fede e di preghiera aperta ai giovani, dove si renda possibile condividere le loro attese e difficolt�, e rispondere alle sfide con cui adolescenti e giovani si devono confrontare.


Ma dove sta il segreto dell�unione dei cuori e dell�azione apostolica se non nella fedelt� al carisma? Tenete pertanto gli occhi sempre fissi su don Bosco. Egli viveva interamente in Dio e raccomandava l�unit� delle comunit� attorno all�Eucaristia. Solo dal Tabernacolo pu� scaturire quello spirito di comunione che diviene fonte di speranza e d�impegno per ogni credente.


L�affetto per il vostro Padre continui ad ispirarvi e a sostenervi. Il suo insegnamento vi invita alla mutua confidenza, al perdono quotidiano, alla correzione fraterna, alla gioia del condividere. � questa la strada da lui percorsa, e sulla quale pure voi potrete attirare i fedeli laici, specialmente giovani, a condividere la proposta evangelica e vocazionale che vi accomuna.


145.


�� 5. Come vedete, ritorna spesso, anche in questo Messaggio, il riferimento ai giovani. Non meraviglia questo legame che unisce i Salesiani alla giovent�. Potremmo dire che i giovani e i Salesiani camminano insieme. La vostra vita, carissimi, si svolge in effetti in mezzo ai ragazzi, cos� come voleva don Bosco. Siete felici tra loro e questi godono della vostra presenza amichevole. Le vostre sono �case� in cui essi si trovano bene. Non � questo l�apostolato che vi contraddistingue in ogni parte del mondo? Continuate ad aprire le vostre istituzioni specialmente ai ragazzi poveri, perch� vi si sentano �a casa loro�, godendo dell�operosit� della vostra carit� e della testimonianza della vostra povert�. Accompagnateli nel loro inserimento nel mondo del lavoro, della cultura, della comunicazione sociale, promovendo un clima di cristiano ottimismo nel contesto di una chiara e forte coscienza dei valori morali. Aiutateli ad essere a loro volta apostoli dei loro amici e coetanei.


Quest�impegnativa azione pastorale vi pone in relazione con le tante realt� operanti nel campo dell�educazione delle nuove generazioni. Siate pronti ad offrire generosamente il vostro apporto ai vari livelli, cooperando con quanti elaborano le politiche educative nei Paesi dove vi trovate. Difendete e promuovete i valori umani ed evangelici: dal rispetto della persona all�amore per il prossimo, specialmente verso i poveri e gli emarginati. Lavorate perch� la realt� multiculturale e multireligiosa della societ� odierna vada verso un�integrazione sempre pi� armoniosa e pacifica.


146.


�� 6. Carissimi Figli di don Bosco, a voi � affidato il compito di essere educatori ed evangelizzatori dei giovani del terzo millennio, chiamati ad essere �sentinelle del futuro�, come ebbi a dir loro a Tor Vergata, in occasione della Giornata Mondiale della Giovent� dell�Anno 2000. Camminate insieme con loro, affiancandoli con la vostra esperienza e la vostra testimonianza personale e comunitaria. Vi accompagni la Vergine Santa, che voi invocate con il bel titolo di Maria Ausiliatrice. Seguendo don Bosco, fidatevi sempre di Lei, proponetene la devozione a quanti incontrate. Con il suo aiuto si pu� fare tanto; anzi, come amava ripetere don Bosco, nella vostra Congregazione � Lei ad aver fatto tutto.


Il Papa vi esprime il Suo compiacimento per il vostro impegno apostolico ed educativo e prega per voi, perch� possiate continuare a camminare in piena fedelt� alla Chiesa e in stretta collaborazione fra voi. Vi accompagnino don Bosco e la schiera di Santi e Beati salesiani.


Avvaloro questi voti con una speciale Benedizione Apostolica, che invio a voi, Membri del Capitolo Generale, ai Confratelli sparsi in tutto il mondo e all�intera Famiglia salesiana.


Dal Vaticano, 22 febbraio 2002, Festa della Cattedra di San Pietro.


ALLEGATO 2


Intervento del Card. Eduardo Mart�nez Somalo

Prefetto della Congregazione

per gli Istituti di Vita Consacrata

e le Societ� di Vita Apostolica


147.


1.� Mi � particolarmente gradito essere tra voi per esprimervi, ancora una volta, la partecipazione sincera del Dicastero della vita consacrata e mia personale, all'esperienza di fede e di disponibilit� alla Volont� di Dio che la vostra Congregazione sta vivendo.


� un�esperienza carica di grazia.


Se l'evento del Capitolo Generale � un dono dello Spirito Santo che ci apre e ci impegna alla Verit� e alla Carit�, la testimonianza della vita e della morte del vostro Rettor Maggiore, don Juan Vecchi, esprime mirabilmente il carisma di Don Bosco: essere pronti, con serena consapevolezza, a vivere e a dare la vita, come Dio vuole, per i giovani, specialmente i pi� poveri, vivendo la realt� del �gi� e non ancora� in un filiale abbandono alla volont� del Padre. Questa profondit� spirituale, che si esprime nella semplicit� della vita e nella fiducia in Dio, mi pare caratteristica nella linea formativa che il Rettor Maggiore, in questi anni, ha maturato nella vostra Congregazione. Anche il sempre ricordato don Egidio Vigan�, in tutta la sua feconda esistenza e nella sua ultima malattia, aveva percorso questo cammino con lo stile in cui era vissuto: la carit� pastorale per i giovani.


Ho unito spesso nella preghiera e nella Celebrazione Eucaristica questi due grandi animatori della Famiglia Salesiana a cui affidiamo, oggi, il Capitolo Generale XXV che sta per iniziare.


Sono lieto di salutare tutti i presenti e, in particolare, il Vicario Generale, rev.do don Van Looy che, con il Consiglio Generale, ha portato avanti in questi mesi la responsabilit� della guida della Congregazione con l�affetto del figlio e l�attenzione solerte ai desideri, espressi ed intuiti, del Rettor Maggiore; saluto la Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, il Responsabile dei Cooperatori e degli Exallievi e tutti i gruppi religiosi e laici che, a vario titolo, sono presenti e non mancheranno di dare il proprio contributo perch� la Famiglia Salesiana continui a rispondere, con la prontezza e la profezia di Don Bosco, alle attese della Chiesa, con l'aiuto e la protezione di Maria Ausiliatrice.


148.


2. State per iniziare il 1� Capitolo Generale dei Salesiani nel terzo Millennio che il Santo Padre ha definito: �Un oceano vasto in cui avventurarsi contando sull'aiuto di Cristo...Il Cristo contemplato ed amato ci invita, ancora una volta, a metterci in cammino� (NMI 58).


Abbiamo vissuto recentemente momenti eccezionali di grazia e di misericordia durante il Giubileo dei 2000. Senz�altro nessuno � rimasto indifferente alla testimonianza di carit� pastorale e di esigente spiritualit� che Giovanni Paolo II ha vissuto con i giovani. � una pagina di storia che vi compete: mentre mette allo scoperto le pi� profonde attese dei giovani, ci indica con chiarezza che, quando il giovane si sente amato, pur con tutte le lacune proprie dell'et� e dei condizionamenti della societ�, mira alto.


Quale reazione avrebbe avuto Don Bosco se avesse potuto essere presente come uno di noi a quelle giornate, e come avrebbe ripensato l�impegno pastorale che caratterizza la comunit� fraterna e si espande nell�accoglienza dei giovani, volti del� Cristo giovane, ma tante volte sfigurato? Il vostro compianto Rettor Maggiore, negli Atti del Consiglio Generale che mi avete inviato, sottolinea in questi termini quello che sta a cuore ai salesiani di tutto il mondo: �L'obiettivo del Capitolo Generale non � tanto ci� che la comunit� e i confratelli devono fare per i giovani, ma ci� che devono essere e vivere� oggi per loro e con loro� (ACG n. 372). E chiarisce: �Si tratta di compiere una verifica della nostra vita comunitaria con lo spirito e la metodologia del discernimento evangelico per scoprire le modalit� di fraternit� salesiana capaci di rispondere alle esigenze della sequela di Cristo e della missione� (ibid.).


149.


3.� Se la riflessione sulla vita fraterna, in funzione della sequela e della missione, � l'interesse centrale del vostro Capitolo e volete fare un discernimento nello spirito del Vangelo, diventa condizione fondamentale che ciascuno maturi sempre pi� profondamente il contatto vivo, sincero ed esistenziale con Cristo, Parola di Dio ed Eucaristia. Allora l'Assemblea Capitolare potr� veramente arrivare ad un discernimento evangelico sull'identit� e sulle linee operative della fraternit� salesiana. In questo senso il Capitolo Generale diventa una grande occasione di formazione che mette in atteggiamento di ascolto reciproco, rispettoso e capace di fiducia, e aiuta a maturare quell�umilt� che � via maestra alla verit�. Provoca, prima di tutto, il discernimento personale sulla coerenza con cui ciascuno vive la propria consacrazione a Dio nello stile salesiano; illumina la riflessione sulla pastorale giovanile, che esige matura capacit� per discernere quanto � bene tralasciare o rivedere, e quanto deve essere confermato e rafforzato; apre con equilibrio e autentica partecipazione ad un�armonica inculturazione; riconferma nello spirito di Don Bosco l�impegno di suscitare nel giovane la volont� di diventare onesto cittadino e buon cristiano. Al tempo stesso fa attenti, come lo � stato Lui, alle autentiche esigenze dei giovani, ai mutamenti della societ�, alle prospettive di futuro.


Non dimentichiamo che Don Bosco ha svolto la sua opera tra i giovani nel tempo della prima rivoluzione industriale, quando emigravano, soli, verso la citt� e venivano sfruttati dal lavoro nero senza alcun contratto che, in qualche modo, li proteggesse. Una vita che fatalmente li metteva nella condizione del facile disorientamento e Don Bosco, ben lo sapete, ebbe esperienza diretta degli effetti devastanti dell'ambiente carcerario sui minori.


150.


4. La Chiesa gode nel rilevare che il vostro Istituto ha una forte incidenza tra i giovani e, di conseguenza, nel futuro della societ� e della Chiesa. Certamente la missione che Don Bosco ha vissuto e vi ha trasmesso, richiede una grande sensibilit� educativa e una buona dose di coraggio per andare incontro ai giovani e condividere con loro i problemi e le attese, i momenti di rifiuto e il facile entusiasmo che sfuma sovente nel nulla. Vivono in un ambiente contraddittorio, superficiale e, al tempo stesso, convincente nel presentare la conquista facile e una competitivit� che emargina il debole e si fonda sul denaro. Ma c�� pure una presenza di aria nuova e pulita di forze giovani che si compromettono nel bene. Sono �le sentinelle del mattino� che scrutano l�aurora di una nuova societ�. Il Santo Padre ha saputo vedere in loro la speranza che gi� Paolo VI custodiva nel cuore: sono i messaggeri della civilt� dell�amore. Non c'� come credere profondamente in una realt� e accompagnarla con la preghiera e il sacrificio, perch� essa a poco a poco viva tra noi. Cos� ha vissuto Don Bosco!


� una meravigliosa tradizione quella che portate avanti in ogni parte del mondo e la Chiesa gode del bene che fate e vi ringrazia. Come non ricordare anche il fecondo apostolato che svolgete nel mondo della cultura con le vostre Universit�, con la corretta promozione dei mass‑media, con la vostra dedizione nelle missioni, nelle parrocchie, nelle scuole professionali per preparare i giovani ad un lavoro dignitoso e onesto?


151.


5. Non si pu� sottovalutare oggi la fatica comune a tutti gli Istituti: la scarsit� delle vocazioni. Questo richiede a numerosi fratelli di prolungare la propria dedizione anche quando, pur con il cuore giovane di Don Bosco, le forze non rispondono pi� con prontezza. Si coglie, allora, con sofferenza, il divario tra le generazioni, che rende pi� difficile il rapporto con i giovani. C'� una differenza grande di mentalit�, di linguaggio, di gusti, di scelte che incidono nel quotidiano, nel modo di sentire i problemi, di godere, di pregare, di giudicare, di vivere insieme. Questo rischia, qualche volta, di rendere faticosa la comunicazione, nonostante l'impegno. Allora solo la fede nella Parola ci fa credere e vivere la carit� paziente, benigna, che tutto spera e tutto scusa, che non va in cerca della propria gratificazione, ma crede nei giovani di oggi perch� Dio li ama. Si vive allora uno dei momenti pi� alti dell'offerta di se stessi nella carit� per la gloria di Dio e la salvezza dei giovani. La carit�, che San Paolo celebra nella Lettera ai cristiani di Corinto, � la grande forza, insostituibile, nell'esperienza educativa. Non a caso Don Bosco ripeteva ai primi vostri confratelli: �Bisogna che i giovani non solo siano amati, ma sentano di essere amati�. Aveva ben compreso che anche il giovane pi� refrattario avrebbe ceduto solo all�amore paziente che, nonostante tutto, tutto spera.


L'educazione incide fin dove arriva l�amore; quando si sostituisce la norma, gli stessi gesti sono privi di anima. Per questo a chi gli domandava una definizione del suo sistema educativo Don Bosco rispondeva con una sola parola: �Il mio sistema educativo? La carit�!� (MB, 381). Ƞ l�unica strada che apre all'annuncio di Cristo.


152.


6. Giovanni Paolo II ci offre la verifica dell'autenticit� della nostra fede: �Chi ha incontrato veramente Cristo, non pu� tenerlo per s�, deve annunciarlo ... pur nel rispetto dovuto al cammino sempre diversificato di ciascuna persona e nell�attenzione alle diverse culture� (NMI 40).


Annunciare Cristo con la propria vita esige certamente che essa sia sostenuta da �un amore alimentato dalla Parola e dall'Eucaristia, purificato dal sacramento della Riconciliazione, sostenuto dall�implorazione dell�unit�, speciale dono dello Spirito per coloro che si pongono in obbediente ascolto del Vangelo� (VC 42). Allora la comunit� fraterna pu� veramente definirsi, come dice Vita Consecrata, �spazio umano abitato dalla Trinit� (VC 41) e �spazio teologale in cui si pu� sperimentare la mistica presenza del Signore Risorto� (VC 42). Sar� ambiente fecondo in cui i giovani si sentono non solo accolti, ma desiderati per condividere insieme i problemi e le speranze in un dialogo aperto e sincero.


Cari Salesiani, il Capitolo � come un cantiere dove tanti progetti si mettono a fuoco, si armonizzano, si studiano per proporre a tutta la Congregazione un cammino di novit� di vita nella fedelt� al carisma. Al cuore di questa comunione fraterna, c�� sempre lo Spirito Santo che segna la strada, coordina, ispira il modo migliore per realizzare la santit� dei figli di Don Bosco e dei giovani. Ma tutti sono chiamati a contribuire, perch� a ciascuno � affidato il bene comune.


Ugualmente avviene nelle vostre comunit�. Ogni giovane che ricevete � un progetto irripetibile dell'amore di Dio a voi affidato nella concretezza della storia. Siete chiamati a dare vita e spazio al soffio dello Spirito che � in lui. Chi guida? CRISTO, da cui sempre dobbiamo partire. Egli ci accompagna attraverso la sua Parola e il dono dell'Eucaristia. Guardando a Lui noi intravediamo Don Bosco che, per primo, vi ha aperto questa strada di novit�, commisurandola al proprio tempo nelle modalit�, ma ispirandosi alla Carit�, realt� intramontabile e valida per tutti i tempi.


153.La Chiesa confida in voi!


La Chiesa attende molto da voi, Figli di Don Bosco!


Lasciate che ricordi le parole che Jean Duvallet, uno dei primi collaboratori dell�Abb� Pierre, disse ai giovani salesiani: �Voi non avete che un solo tesoro: la pedagogia di Don Bosco. Rischiate tutto il resto, ma salvate la sua pedagogia! Vent�anni di ministero che ho passato nella rieducazione dei giovani, mi obbligano a dirvi: siete responsabili di questo tesoro di fronte alla Chiesa e al mondo�.


Roma, 25 febbraio 2002


ALLEGATO 3


Discorso del Vicario del Rettor Maggiore

Don Luc Van Looy

all�apertura del CG 25


Eminenza� Reverendissima, Cardinale Mart�nez Somalo,


Carissimi Cardinali Antonio Mar�a Javierre e Oscar Rodr�guez Maradiaga,


Fratelli Arcivescovi e Vescovi,


Sorelle e Fratelli rappresentanti della Famiglia Salesiana,


Cari confratelli capitolari,


154.


All�inizio del 25� Capitolo Generale della Societ� di San Francesco di Sales, sono lieto di porgere a voi tutti un saluto cordiale e riconoscente. Vedo nella vostra presenza una dimostrazione di affetto per la nostra Congregazione e di partecipazione a uno tra gli atti pi� importanti della sua vita, quale � appunto il Capitolo Generale.


Ringrazio Madre Antonia Colombo, Superiora Generale della Figlie di Maria Ausiliatrice, e tutti i responsabili dei vari gruppi della Famiglia Salesiana qui presenti: il Coordinatore Centrale dei Cooperatori, il Presidente Mondiale degli Ex-allievi, la Responsabile Centrale delle Volontarie di Don Bosco, i Superiori e le Superiore di Congregazioni religiose e i Responsabili dei gruppi e associazioni riconosciuti all�interno della Famiglia Salesiana. Nella vostra presenza solidale sentiamo i legami che ci uniscono in una sola Famiglia, la Famiglia di Don Bosco.


E a voi, confratelli, che venite dalle diverse Ispettorie sparse nel mondo, esprimo un benvenuto cordiale e fraterno. So che siete venuti per lavorare, per una esperienza di mondialit� forte e per preparare il futuro della Congregazione.


Vorrei anzitutto dedicare un grato e affettuoso pensiero a Don Juan Vecchi, che il Signore ha chiamato a s� un mese fa. � ancora fresco nella nostra memoria il ricordo della sua amabile paternit�, della sua saggezza, dell�incisivit� nel governo della Congregazione e della sua personale testimonianza di fede e di serena accettazione della volont� di Dio durante la sua lunga malattia. La Congregazione e la Famiglia Salesiana si sono ritrovate compatte al fianco del Rettor Maggiore durante questo periodo, unendosi in preghiera attorno al Coadiutore Artemide Zatti. Don Vecchi ha iniziato e diretto il cammino di preparazione per questo Capitolo Generale: siamo certi che dal cielo ci aiuter� a portarlo a buon termine.


In questi ultimi anni la canonizzazione di Monsignor Versiglia e Don Caravario, la beatificazione dei giovani oratoriani polacchi e dei martiri spagnoli hanno stimolato tutta la nostra Famiglia verso una �misura alta di vita salesiana ordinaria� (cf. NMI 31), e le prossime beatificazioni di Don Luigi Variara, di Suor Maria Romero e del Signor Artemide Zatti porteranno ancora una volta i santi e la santit� al centro di tutta la Famiglia Salesiana.


1. Il cammino postconciliare


155.


Il tema di questo Capitolo Generale si inserisce in un percorso che attraversa e si sviluppa lungo tutto il periodo postconciliare. Dopo aver riflettuto globalmente sulla nostra identit� salesiana (CGS20) e dopo aver approfondito alcuni suoi aspetti, come l�evangelizzazione dei giovani, il sistema preventivo, l�animazione della comunit� e la figura dei soci (CG21), siamo arrivati alla promulgazione delle Costituzioni rinnovate nel CG22 del 1984.


In seguito abbiamo concentrato la nostra attenzione sul cammino da fare con i giovani per educarli alla fede e nella fede (CG23). Abbiamo rilevato la necessit�, per questo, di una comunit� che si rinnova continuamente, che si inserisce pi� attivamente nel mondo giovanile con un salto di qualit� pastorale, e che diventa, allo stesso tempo, nucleo animatore della comunit� educativo-pastorale e dei vari rami della Famiglia Salesiana.


Il CG24 ha ripreso quest�ultimo aspetto del coinvolgimento dei laici nel nostro spirito e nella nostra missione, e ha delineato il nuovo ruolo della comunit� religiosa salesiana dentro la CEP e nell�elaborazione del PEPS.


Quindi, sia nel CG23 che nel CG24 la comunit� salesiana � emersa come punto di convergenza. Dal suo buon funzionamento, infatti, dipende in gran parte la qualit� di testimonianza, l�incidenza apostolica e la fecondit� della Congregazione. � la comunit� dei religiosi salesiani che ha il compito di essere �sale della terra e luce del mondo� attraverso le varie opere e attivit�.


Seguendo questo "filo rosso", il CG25 vuole ora verificare i passi fatti alla luce dell�ultimo Capitolo Generale, approfondirne le indicazioni non sufficientemente recepite, e dare un impulso al lavoro gi� in atto di rinnovamento della comunit�. Con esso si intende rilanciare la comunit� come la carta vincente nell�evangelizzazione dei giovani nel nuovo millennio.�


Questo tema, quindi, non ci fa distogliere lo sguardo dai nostri destinatari, n� dai laici che collaborano con noi. Come ha scritto Don Vecchi nella sua lettera di convocazione:


�L�obiettivo del CG25 non � tanto ci� che la comunit� e i confratelli devono fare ancora per i giovani, ma ci� che devono essere e vivere oggi per loro e con loro. Lo sguardo va anzitutto a quello che siamo e viviamo per agire pi� efficacemente, dal punto di vista evangelico, in favore dei destinatari della nostra missione� (Verso il Capitolo Generale 25�, ACG 372, pag. 13).


La comunit� salesiana, quindi, costituir� il punto focale del CG25. Ad esso si aggiunge il compito di dare compimento all�orientamento operativo del CG24 (n. 191)� riguardo delle strutture di governo, e quello dell�elezione del nuovo Rettor Maggiore e dei membri del Consiglio Generale che guideranno la Congregazione nel prossimo sessennio.


2. Il tema del CG25 a confronto con le sfide odierne


156.


Il tema del Capitolo, �la comunit� salesiana oggi� si articola in questi quattro punti:


la vita fraterna,


la testimonianza evangelica,


la presenza animatrice tra i giovani,


l�animazione comunitaria.


I Capitoli Ispettoriali hanno riflettuto su questi punti, partendo dall�esperienza delle comunit� locali e individuando alcuni problemi di particolare rilievo che la Commissione Precapitolare ha pensato bene di segnalare, come, per esempio:


� il bisogno di rafforzare la vita della comunit� secondo lo Spirito: creare, cio�, le condizioni affinch� i confratelli godano di un�intensa esperienza dell�amore di Cristo che li porti ad una vita profondamente fraterna, ad una dedizione totale alla missione giovanile, ad una testimonianza attraente dei valori evangelici;


� l�esigenza di sviluppare la capacit� ispiratrice della comunit� religiosa all�interno della comunit� educativa e pastorale, cos� da generare comunione, entusiasmo e un forte senso di appartenenza;


� la difficolt� di far fronte alle esigenze reali della missione, data la diminuzione delle forze e il conseguente squilibrio tra il volume di lavoro e il personale disponibile;


� l�invecchiamento e la scarsit� di vocazioni che rendono la vita di comunit� pi� pesante e rischiano di offuscare il cammino futuro della missione.


Su questi e altri aspetti della vita comunitaria il Capitolo Generale � chiamato ad indicare delle piste sicure e motivate per rilanciare la comunit� all�inizio di questo millennio, ricordando l�insistenza di Don Bosco: �Noi abbiamo scelto di abitare in unum. Vuol dire in unum locum, in unum spiritum, in unum agendi finem� (in uno stesso luogo, con lo stesso spirito, con lo stesso fine da raggiungere) (MB IX, 573).


L�idea di scegliere questo tema, per�, non viene soltanto dalla consapevolezza di debolezze o lacune nel profilo della nostra vita comunitaria religiosa, ma da alcune sfide provenienti da un raggio molto pi� ampio.


157.La cultura odierna


In primo luogo ci sfida la cultura odierna. Vivere e annunciare la fede � diventato difficile nel mondo secolarizzato, dove la gente si allontana in modo graduale e silenzioso dalla fede come da un elemento poco rilevante nella vita di ogni giorno.


Essendo diminuito considerevolmente il valore educativo e religioso della famiglia, e venendo la Chiesa ad essere considerata come un�istituzione alienata dalla societ� moderna, i giovani che crescono negli ambienti secolarizzati trovano di difficile comprensione la terminologia religiosa e si abituano ad arrivare ai criteri di condotta e al senso della loro vita per conto proprio, senza riferimento a valori religiosi e spesso senza ascoltare i consigli degli adulti loro vicini. Nei nostri giorni la credibilit� della Chiesa � anche presa di mira dai mezzi di comunicazione i quali mettono in risalto, giustamente o ingiustamente, certe debolezze o errori morali di religiosi e sacerdoti.


Anche la scuola ci interpella fortemente, soprattutto in quei paesi dove � in atto un processo di riforma. Il sistema di Don Bosco mette al centro la persona e la sua educazione integrale, mentre oggi constatiamo che la preoccupazione nel campo scolastico si concentra quasi unicamente sull�istruzione, senza badare tanto alla formazione e all�accompagnamento della persona. L�insegnamento della religione inoltre tende ad avere sempre minor peso, portando inevitabilmente a un indebolimento della formazione integrale del giovane e della sua capacit� di sviluppare una cultura personale.


Il compito oggi � di trovare un modo per superare queste barriere fisiche, psicologiche e culturali, per raggiungere anche i giovani pi� lontani, e aiutarli ad arrivare alla fede in Cristo. Non saranno in primo luogo le parole o i ragionamenti ad aprire questa strada, ma la testimonianza di una comunit� che vive la propria fede in Ges� Cristo, trova la sua coesione in essa e la rende visibile, in gioia e trasparenza.


Questa carica spirituale conduce la comunit� di fede a superare il settorialismo e l�individualismo e a vivere in fraterna amicizia e collaborazione, al punto di essere attraente ed evangelizzante, come indica il documento Vita Consecrata:


�La vita di comunione, infatti, diventa un segno per il mondo e una forza attrattiva che conduce a credere in Cristo... In tal modo la comunione si apre alla missione, si fa essa stessa missione� (VC 46).


Lo stesso amore per Cristo porta anche ad una generosa accoglienza e donazione di s� agli altri. Ai giovani, in primo luogo, mediante una presenza attiva e amichevole tra loro, e poi ai collaboratori laici e ai membri dei diversi rami della Famiglia Salesiana, mediante una comunione fatta di esperienze di comune progettazione, partecipazione responsabile e formazione insieme, �fino a poter diventare un�esperienza di Chiesa, rivelatrice del disegno di Dio� (Cost. 47).


Essendo segno, la comunit� diventa anche scuola di fede che trova il coraggio e la creativit� per mostrare il proprio volto cristiano e sa dare sapore e direzione alla vita dei destinatari.


158. Espansione geografica e inserimento


Il fenomeno della globalizzazione, con il correlativo fenomeno della localizzazione, sottolinea la necessit� di un equilibrio tra l�unit� del carisma e il pluralismo delle espressioni.


Richiede che si dia maggior peso al valore della fraternit� piuttosto che alle differenze di etnia, lingua, ecc. in modo che le nostre comunit�, aperte alle diverse culture, diventino un vero regalo alla Chiesa e alla societ�. La nostra presenza in tutti i continenti, in 128 nazioni, ci aiuta ad avere una visione mondiale del nostro carisma e ad osservare il movimento geografico della vita della Chiesa e delle vocazioni. Mentre si invecchia in alcune zone tradizionali, si cresce e si rinasce in altri paesi e continenti.�


Scrive il Santo Padre nella sua Esortazione Apostolica, Vita Consecrata, al n. 51:


�Collocate nelle diverse societ� del nostro pianeta � societ� percorse spesso da passioni e da interessi contrastanti, desiderose di unit� ma incerte sulle vie da prendere � le comunit� di vita consacrata, nelle quali si incontrano come fratelli e sorelle persone di differenti et�, lingue e culture, si pongono come segno di un dialogo sempre possibile e di una comunione capace di armonizzare le diversit�. Le comunit� di vita consacrata sono mandate ad annunziare, con la testimonianza della loro vita, il valore della fraternit� cristiana e la forza trasformante della Buona Novella, che fa riconoscere tutti come figli di Dio e spinge all'amore oblativo verso tutti, specialmente verso gli ultimi... Soprattutto gli Istituti internazionali, in quest'epoca caratterizzata dalla mondializzazione dei problemi e insieme dal ritorno degli idoli del nazionalismo, hanno il compito di tener vivo e di testimoniare il senso della comunione tra i popoli, le razze, le culture. In un clima di fraternit�, l'apertura alla dimensione mondiale dei problemi non soffocher� le ricchezze particolari, n� l'affermazione di una particolarit� creer� contrasto con le altre n� con l'unit�. Gli Istituti internazionali possono fare questo con efficacia, dovendo essi stessi affrontare creativamente la sfida dell'inculturazione e conservare nello stesso tempo la loro identit��.


159. La ricerca della qualit�


L�inserimento nella realt� culturale esige un impegno serio per qualificare le persone e le opere. La significativit� del nostro intervento dipende principalmente dalla capacit� di coniugare la professionalit� con lo spirito carismatico.


Parlando del ruolo della comunit� salesiana come nucleo animatore, Don Vecchi indic� i traguardi da raggiungere. Dobbiamo sforzarci di diventare:


� persone che vivono con fiducia e con gioia la propria vita, in atteggiamento di comprensione e dialogo con i giovani e il loro mondo, con attenzione alla cultura, con capacit� di inserimento nel territorio;


� educatori competenti, che sanno congiungere l�educazione e l�evangelizzazione e preparare agenti per la trasformazione cristiana della societ�;


� animatori disposti a condividere i cammini formativi con i collaboratori laici nella vita di ogni giorno e nei momenti comunitari di particolare importanza, come l�elaborazione del PEPS, la verifica della CEP, e il discernimento davanti a situazioni concrete;


� dirigenti che hanno interiorizzato il valore della partecipazione e della corresponsabilit� e sanno animare creando e rinnovando le modalit� opportune;


� salesiani che, lavorando in �quipe con altri, manifestano una sensibilit� particolare per l�educazione dei pi� poveri e diventano promotori di una cultura di solidariet� e di pace (cf. Esperti, testimoni e artefici di comunione. La comunit� salesiana � nucleo animatore, in ACG 363, pag. 38-39).�


� Per conseguire tale qualit�, sia delle comunit� che dei confratelli, la Congregazione, nell�ultimo sessennio, ha fatto uno sforzo notevole per ripensare e aggiornare la sua prassi formativa, adeguando il compito formativo alle sfide ed alle esigenze di oggi. La Ratio, promulgata nel dicembre 2000, � un compendio delle norme e degli orientamenti della Congregazione in materia di formazione. Guarda tutta la formazione dalla prospettiva della formazione permanente, attribuisce un�efficacia formativa alla vita e al lavoro di ogni giorno.


Per questo, richiede che nella comunit� ci sia:


� un clima che favorisca la crescita dei confratelli come persone e come comunit� (spirito di famiglia che crea una mentalit� di comune ricerca e discernimento, valorizzando l�esperienza di tutti; clima di fede e di preghiera che rafforza le motivazioni interiori e dispone a viverle con radicalit� evangelica e donazione apostolica...);


� la valorizzazione dei diversi tempi e mezzi per favorire la formazione permanente;


� la programmazione annuale della formazione permanente;


� la comunicazione �con la comunit� �ispettoriale e con la Congregazione �e l�accoglienza degli stimoli e degli orientamenti che giungono da esse... (cf. FSDB n. 543).


3. Alcune prospettive


160.


Il compito affidatoci da Cristo � di essere �sale della terra e luce del mondo� �� ci porta al confronto con la realt�, nella quale vogliamo ripensare costantemente la nostra originalit� carismatica, verificando se il sale ha ancora sapore e se abbiamo collocato al posto giusto la lucerna.


L�Anno Giubilare ci ha invitati ad alzare la misura della nostra vita, e con la parola d�ordine �Duc in altum� il Santo Padre ci stimola a remare al mare aperto e verso il profondo, come ha riecheggiato Don Vecchi nella sua Strenna per quest�anno. �Duc in altum�, per questo primo Capitolo Generale del nuovo millennio, vuol dire rilanciare la Congregazione in uno dei suoi aspetti fondamentali, che testimoniano il suo vigore religioso e carismatico. La comunit�, infatti, � la chiave per il rinnovamento e la crescita della Congregazione nella sua missione giovanile, nella sua pastorale vocazionale, e nel suo impatto carismatico ed evangelico sul mondo.


In questo incontro fraterno, che � il Capitolo Generale, vogliamo in primo luogo vivere la comunione, come segno dell�unit� della Congregazione; vogliamo compiere una riflessione insieme sulla comunit� per riscoprire e riesprimere il nucleo dell�ispirazione evangelica del carisma di Don Bosco, sensibili ai bisogni dei tempi e dei luoghi (cf. Cost. 146). Si tratta di ravvivare e dare fondamento alla nostra testimonianza evangelica e carismatica come comunit� per diventare profeti per il nuovo millennio. Vogliamo individuare e condividere le linee di cammino di tutta la Congregazione nel prossimo sessennio.


161.


A questo proposito vorrei gi� subito segnalare alcune piste o prospettive per le nostre comunit�, mirando ad una testimonianza significativa di futuro, capace di rifondare o ridisegnare la nostra presenza nel mondo d�oggi.


Anzitutto come testimoni di povert�, le nostre comunit� si inseriranno nella societ�, partecipando alle molteplici forme di povert�, materiale e spirituale, e impegnandosi per la giustizia e il rispetto della persona. � infatti la vocazione dei suoi membri consacrati che le colloca in questa sensibilit� che � tipica per la Chiesa.


�L�opzione per i poveri � ci ha ricordato il Papa � � insita nella dinamica stessa dell�amore vissuto secondo Cristo. Ad essa sono dunque tenuti tutti i discepoli di Cristo� Ci� comporta per ogni Istituto, secondo lo specifico carisma, l�adozione di uno stile di vita, sia personale che comunitario, umile ed austero� (VC 82).


Le comunit� saranno sollecitate a ripensare il loro modo di vivere e di lavorare, favorendo la loro presenza tra i giovani meno fortunati e fomentando nei loro membri e nei destinatari una cultura di solidariet� che sia espressione del vangelo della carit�.


162.


In secondo luogo, come testimoni di fede, le comunit� dovranno rispondere alla sete di spiritualit� che i giovani manifestano.


Cito le parole di Don Vecchi:


�I giovani... hanno bisogno di testimoni, di persone e ambienti che mostrino, per via di esempio, le possibilit� di impostare la vita secondo il Vangelo nella nostra societ�. Questa testimonianza evangelica, che � allo stesso tempo comunione tra fratelli, sequela radicale di Cristo e presenza attiva, stimolante e portatrice di vita tra i giovani, costituisce il primo servizio educativo da offrire loro, la prima parola di annuncio del Vangelo. Dal punto di vista vocazionale � evidente che essi si sentono attirati ad entrare in ambiti comunitari significativi, piuttosto che ad assumere soltanto un lavoro� (�Verso il Capitolo Generale 25��, in ACG 372, pag.15-16).


Nell�Esortazione Vita consecrata il Papa invita i consacrati a


�suscitare in ogni fedele un vero anelito alla santit�, un desiderio forte di conversione e di rinnovamento personale in un clima di sempre pi� intensa preghiera� (VC 39).


E la loro testimonianza comunitaria di vita fraterna e di carit� verso i bisognosi costituir� un forte invito e incoraggiamento agli altri a condividere il carisma salesiano. Realizzeranno cos� quanto dicono le nostre Costituzioni: �La scoperta e l�orientamento delle vocazioni costituisce il �coronamento� di tutta la nostra azione educativo-pastorale� (Cost. 37).


163.


Terzo: come testimoni di comunione, le nostre comunit� dovranno cercare di espandere, rafforzare e ricreare la comunione per diventare, come dice il Papa, veri �esperti di comunione� (VC 46).


Diventeranno cos� significative nel territorio attraverso il loro coinvolgimento, in linea con il proprio carisma, sia nella pastorale della Chiesa particolare, sia nel lavoro a favore dei giovani poveri, e in collegamento con altri enti ed agenzie. Cercheranno di promuovere i valori evangelici, con le parole e pi� ancora con il proprio esempio, e di essere presenti l� dove si fissano i criteri educativi e si stabiliscono le linee politiche riguardo alla giovent�.


Non solo: la vocazione di educatori e consacrati e il ministero sacerdotale porter� le comunit� a promuovere azioni sistematiche per l�orientamento e la formazione dei collaboratori e delle comunit� educative. Per renderli capaci di vivere la propria vita con maturit� e gioia, di capire e vivere la spiritualit� salesiana e di compiere la missione educativo-pastorale con competenza e professionalit�, le comunit� mireranno alla loro crescita culturale e professionale, ma anche e soprattutto allo sviluppo della loro vocazione umana, cristiana e salesiana.


Tesseranno rapporti di collaborazione e corresponsabilit� nella comune missione, e si impegneranno attivamente nella Chiesa e nella societ�, particolarmente negli ambiti dell�educazione, l�evangelizzazione della cultura e la comunicazione sociale.


Quarto: Come testimoni di una profonda vita spirituale, le comunit� dovranno impegnarsi soprattutto a rivivere la propria spiritualit� salesiana, riconoscendo che la comunit� deve la sua esistenza e la sua missione allo Spirito, e quindi non potr� mai re-inventare se stessa o compiere il suo ruolo con frutto senza un�intensa esperienza spirituale. Cercheranno cos� di �ripartire da Cristo� (NMI 29), nella consapevolezza che �la comunit� religiosa � prima di tutto un mistero che va contemplato e accolto con cuore riconoscente in una limpida dimensione di fede� (La vita fraterna in comunit�, n. 12).


Alla svolta del nuovo Millennio ci viene richiamata con insistenza l�importanza di essere cristiani autentici e testimoni competenti e credibili. Oggi � si dice � senza passione e mistica nessuno potr� essere cristiano, tanto meno religioso e salesiano. Il Capitolo Generale sappia riaccendere questo fuoco in ogni comunit� salesiana.


Conclusione


164.


Affidiamoci all�aiuto di Maria, �modello di preghiera e di carit� pastorale, maestra di sapienza e guida della nostra Famiglia� (Cost. 92), e alla guida dello Spirito Santo, con la docilit� di Don Bosco, per essere illuminati su ogni passo che faremo e decisione che prenderemo in questo Capitolo. Sappiamo pure che ogni rinnovamento fatto in conformit� all�ispirazione dello Spirito e in sintonia con il carisma di Don Bosco sar� accompagnato dalla loro forza creativa. � cos� che possiamo intraprendere il nostro lavoro con la piena fiducia di fare la volont� del Signore.


� questo l�augurio che ci facciamo, certi della presenza del Signore in mezzo a noi.


������������� Roma, 25 febbraio 2002.


ALLEGATO 4


Indirizzo di omaggio al Santo Padre

del Rettor Maggiore in occasione dell�Udienza pontificia


������ Beatissimo Padre,


165.


������ siamo colmi di gioia e di gratitudine per questo incontro paterno che Ella ha voluto concederci nella sua Casa, presso la sede di Pietro. Sentiamo che questa � anche la nostra Casa, per quel senso vivo� di Chiesa e di amore al Vicario di Cristo, che Don Bosco ci ha trasmesso, per il servizio della Chiesa.


Siamo 231 partecipanti al Capitolo Generale 25� della Societ� Salesiana, membri di diritto e invitati, provenienti dalle 94 Ispettorie salesiane sparse nei cinque continenti, dove i Salesiani realizzano oggi il carisma e la missione di Don Bosco, impegnati nei contesti pi� diversi, particolarmente nell�educazione della giovent� e nella nuova evangelizzazione, spesso in situazioni di frontiera.


A nome dei capitolari e dell�intera Famiglia Salesiana, desidero anzitutto esprimere i sentimenti pi� vivi di gratitudine per questo speciale incontro e per le tante attestazioni di affetto, di fiducia e di stima espresse alla nostra Famiglia. La vicinanza fraterna e la parola incoraggiante di Vostra Santit�, nei momenti pi� importanti � lieti e dolorosi � della nostra Congregazione, fino al recente lutto che ci ha colpiti, con la morte di don Juan Vecchi, hanno illuminato il nostro cammino e ci hanno introdotti, con rinnovata fedelt� allo Spirito, nel nuovo Millennio.


166.


������ Stiamo ora concludendo, Beatissimo Padre, i lavori del Capitolo Generale 25�, cui ci siamo dedicati, in comunione di famiglia e con senso di responsabilit�, durante queste settimane. Ci � stato di stimolo e orientamento, nello svolgimento del tema capitolare, centrato su La comunit� salesiana oggi, il Messaggio trasmessoci all�inizio del Capitolo dalla Santit� Vostra. �� importante � ci diceva � focalizzare bene l�identit� peculiare delle vostre comunit�: che siano comunit�, come Don Bosco voleva, raccolte attorno all�Eucaristia ed animate da profondo amore a Maria Santissima, pronte ad operare insieme, condividendo un unico progetto educativo e pastorale. Comunit� capaci di animare e coinvolgere gli altri anzitutto con l�esempio�.


Su questo abbiamo riflettuto nel nostro Capitolo, prendendo orientamenti per il futuro. Consapevoli dei nuovi contesti in cui oggi � inserita la vita consacrata, in un mondo globalizzato e pluralista, segnato da situazioni drammatiche di povert� e oppressione, alla ricerca di motivi e modelli nuovi di vita, vorremmo essere capaci di offrire ai giovani un modello nuovo di umanit�, attraverso comunit� che siano �un cuor solo e un�anima sola�, significative e visibili, che con la propria vita e parola rendano testimonianza al Signore risorto. Come Lei stesso, Santit�, indicava nella Novo Millennio Ineunte, vogliamo che le nostre comunit� siano �casa e scuola di comunione�.


167.


E proprio con riferimento alla stessa Lettera Apostolica, con la quale Vostra Santit� ha lanciato la Chiesa nel Terzo Millennio, devo dire che i nostri lavori capitolari sono stati guidati dall�invito che Lei stesso ci ha ripetuto nel nome del Signore Ges�: Duc in altum! L�invito era stato gi� raccolto dal nostro amatissimo e compianto Rettor Maggiore, don Juan Edmundo Vecchi, che ce lo lasci� quasi come un testamento, nell�ultima sua �Strenna�: �Duc in altum: al mare aperto e nelle acque profonde�, stimolandoci a rinnovare la nostra missione educativa ed evangelizzatrice nel �mare aperto� del mondo di oggi, rispondendo alle sfide della giovent� odierna, e insieme a fondare la nostra azione nella profondit� della vita spirituale.


Voi stesso, Santit�, nel vostro Messaggio all�inizio del Capitolo, ci dicevate: �Educatori attenti e accompagnatori spirituali competenti quali voi siete, saprete andare incontro ai giovani che anelano a �vedere Ges�. Saprete condurli con dolce fermezza verso traguardi impegnativi di fedelt� cristiana. Duc in altum!�.


Nei giovani d�oggi vogliamo riconoscere � come Vostra Santit� ci ha indicato � la via della Chiesa. Con essi, �chiamati ad essere sentinelle del mattino�, vogliamo scoprire, sempre di nuovo, la Luce vera, quella che illumina ogni uomo. E, in loro compagnia, intendiamo diffonderla, con coraggio evangelico.


168.


Nel Capitolo abbiamo tenuto davanti questo orizzonte: la vita fraterna e la testimonianza evangelica vissute nella comunit� porteranno ad una pi� viva presenza animatrice tra i giovani, aiutandoli a crescere verso quella �santit� che � come dicono le nostre Costituzioni � � il dono pi� bello che possiamo fare ai giovani.


Per questo desidero ringraziarLa, Beatissimo Padre, per il dono dei tre nuovi Beati che� Ella far� alla nostra Famiglia:� il sacerdote Luigi Variara, il coadiutore Artemide Zatti e Suor Mar�a Romero Meneses: tre splendidi modelli della santit�, che vogliamo vivere nelle nostre comunit� e offrire ai giovani di oggi.


Perch� possiamo raggiungere questi impegnativi traguardi, chiediamo la Benedizione Apostolica di Vostra Santit�, che ottenga i doni dello Spirito sui capitolari presenti, sui membri del nuovo Consiglio Generale, sull�intera Famiglia Salesiana.


Da parte nostra, insieme con la preghiera assidua secondo le Vostre intenzioni, assicuriamo l�impegno per essere nella Chiesa, come Lei auspicava, �educatori attenti e accompagnatori spirituali competenti� dei giovani.


ALLEGATO 5


Discorso di S. S. GIOVANNI PAOLO II

nell�Udienza ai Capitolari del 12 aprile 2002


Carissimi Fratelli!


169.


1. �Sono lieto di accogliervi in occasione del venticinquesimo Capitolo generale della vostra Congregazione. Attraverso di voi vorrei far pervenire il mio cordiale pensiero a tutti i Salesiani impegnati in varie parti del mondo.


Con affetto saluto il nuovo Rettor Maggiore, don Pascual Ch�vez Villanueva, e il Consiglio generale che lo affiancher� nei prossimi anni. Ad essi auguro di guidare la vostra Famiglia religiosa con entusiasmo e con docilit� all'azione dello Spirito Santo, mantenendo vivo il carisma sempre attuale del vostro santo Fondatore.


Non posso poi non far memoria del precedente Rettor Maggiore, don Juan Vecchi, di recente scomparso, al termine d'una malattia accettata con rassegnazione e abbandono alla volont� del Signore. La sua testimonianza sia di stimolo per ogni Salesiano a fare della propria vita una totale offerta d'amore a Dio e ai fratelli.


170.


2. �In questo tempo pasquale, la Chiesa, dopo i giorni della passione e della crocifissione del Figlio di Dio, invita i credenti a contemplare il volto sfolgorante del divino Maestro risorto. In effetti, come ricordavo nella Lettera Apostolica Novo millennio ineunte, �la nostra testimonianza sarebbe insopportabilmente povera, se noi per primi non fossimo contemplatori del suo volto� (n. 16). In Cristo soltanto possiamo trovare risposta alle attese pi� intime del nostro cuore. Ci� presuppone che ogni energia sia orientata verso Ges� da �conoscere, amare, imitare, per vivere in Lui la vita trinitaria e trasformare con Lui la storia� (ibid., 29).


Cari Salesiani, se a questo impegno sarete fedeli costantemente, se vi sforzerete di imprimere al vostro lavoro una costante carica di amore evangelico, potrete compiere sino in fondo la vostra missione con gioia ed efficacia. Siate santi! � la santit� � voi ben lo sapete � il vostro compito essenziale, come lo �, del resto, per tutti i cristiani.


La Famiglia Salesiana si appresta a vivere la gioia dell�imminente beatificazione di tre suoi figli: il sacerdote Luigi Variara, il coadiutore Artemide Zatti e la religiosa Mar�a Romero Meneses. La santit� costituisce la migliore garanzia di un�efficace evangelizzazione, perch� in essa sta la testimonianza pi� importante da offrire ai giovani destinatari delle vostre varie attivit�.


171.


3. La Vergine Santissima, che voi venerate con il titolo di Maria Ausiliatrice, guidi i vostri passi e vi protegga dappertutto. San Giovanni Bosco, insieme con i numerosi Santi e Beati che costituiscono la schiera celeste dei vostri protettori, vi accompagni nel compito non facile di dare esecuzione alle linee programmatiche emerse dai lavori capitolari per il bene dell�intero Istituto.


Con questo auspicio vi benedico, carissimi Fratelli, assicurando la mia preghiera per ciascuno di voi e per quanti incontrate nel vostro quotidiano ministero apostolico e missionario.


ALLEGATO 6


�Buonanotte� di Don Pascual Ch�vez

la sera dell�elezione a Rettor Maggiore


Spero che per la mia nomina non abbia influito il fatto che ci troviamo nel tempo pasquale; dato che il mio � un nome che ricorre moltissimo in questo tempo liturgico (si parla infatti del cero pasquale, di tempo pasquale�), potrebbe essere stato visto come un messaggio subliminale.


1. Ringraziamento


172.


Ecco, incomincio esprimendo il mio pi� sentito grazie, prima di tutto a Dio nostro Signore che ha voluto dare alla Congregazione e alla Famiglia Salesiana un nuovo pastore sulla scia di Don Bosco.


Grazie a don Luc Van Looy, che per quasi due anni, fin dall�inizio della malattia di don Vecchi, ha guidato la Congregazione con vera dedizione e amorevolezza. Grazie al padre Anthony McSweeney, che ha accompagnato il processo di discernimento con saggezza e grande amore per i Salesiani. Devo dire che il fatto di non aver reso pubblico all�assemblea capitolare il numero delle preferenze nel risultato del primo sondaggio, mi ha consentito di dormire bene, al punto di essere adesso molto pi� sereno di quanto lo fossi ieri.


Grazie a tutti voi, che siete stati gli strumenti di Dio per farmi conoscere la sua volont�. Mi ero messo completamente nelle sue mani, come dice il Salmo 130, �come un bimbo nelle braccia della sua mamma�, per essere pronto a rispondere a qualunque cosa mi avesse chiesto. Non so se siete coscienti di quello che avete fatto, comunque eccomi.


2. Una sorpresa


173.


Questa nomina � senz�altro una sorpresa per me, e l�accolgo come espressione della volont� di Dio, cos� come ho detto quando mi � stato chiesto se accettavo. Esprime il volere amorevole di Dio, che mi vuole sempre di pi� al servizio dei confratelli e dei giovani, avendolo come unico Signore della mia vita. Sento tuttavia la mia poca adeguatezza a svolgere il grande compito e assumere l�onore di essere il successore di Don Bosco.


3. Il profilo


174.


Leggendo pi� volte l�elenco delle qualit� richieste per l�incarico di Rettor Maggiore e presentate all�assemblea per il discernimento, posso confidarvi che non mi ci ritrovavo, che non mi sentivo adatto. Per questo ero sicuro che sarebbe stato eletto un altro. Lo dico con molta sincerit�. Adesso capisco che in questo profilo invece voi avete voluto tracciare non soltanto le vostre attese riguardo al Rettor Maggiore, ma anche il suo programma personale di vita. Molte grazie. Anche questo � un dono di Dio.


4. Il programma sessennale


175.


La descrizione dei problemi da voi presentati nelle domande rivolte al Vicario del Rettor Maggiore dopo la presentazione della relazione sullo stato della Congregazione nel sessennio 1996-2002, completa il panorama della situazione, gi� descritta da don Luc Van Looy nella stessa relazione. Insieme alle priorit� indicate e alle conclusioni del CG25, essa entrer� a far parte della programmazione del Rettor Maggiore e del suo Consiglio per il prossimo sessennio.


5. Un percorso veloce


176.


Forse vi domanderete come io sia arrivato a questo incarico. � stato, a mio avviso, un percorso decisamente corto e veloce. Nel 1995, alla fine del mio mandato come Ispettore di Guadalajara-Messico, fui chiamato da don Egidio Vigan� che mi inviava a completare il percorso formativo con il dottorato in Teologia Biblica. Ricordo molto bene le sue parole: �La Congregazione ha bisogno di questo dottorato�. Quando gli ho chiesto quale sarebbe stato il mio futuro, mi ha risposto: �Non lo so ancora. Forse potresti fare il professore all�UPS, oppure collaborare nel dicastero della formazione, o forse potresti� potresti anche fare l�ispettore!�. Avevo a disposizione un anno e mezzo di tempo per finire.


Probabilmente ricorderete come sia stato chiamato al Consiglio generale nel sessennio scorso. Sei anni fa mi trovavo a predicare un corso di esercizi spirituali ad un gruppo di confratelli dell�Ispettoria di Madrid, quando ricevetti una chiamata telefonica da don Vecchi, il quale mi informava che l�assemblea capitolare mi aveva eletto Consigliere per la regione Interamerica e mi chiedeva quindi una risposta. Era il 2 aprile del 1996. Questo vuol dire che soltanto 6 anni dopo, pi� un giorno, arriva questa nuova nomina.


Chiedendomi di fare l�Ispettore, don Vigan� mi invitava a lasciarmi guidare dallo Spirito, mettendo da parte i progetti personali e assumendo quelli che Dio mi presentava come programma di vita.


Dal suo canto, don Vecchi, nella sua introduzione ai lavori del nuovo Consiglio Generale, ci invitava a vivere l�incarico come una grazia, un�opportunit� per progredire nel cammino della santit�, illuminando la propria e l�altrui realt� con la luce di Don Bosco, del suo carisma, della sua missione, cos� come � stato codificato nella Regola. Anche se sento di essere cresciuto salesianamente in questi anni, vi confesso che c�� ancora tanta strada da fare, ma conto sul Signore e sulla sua grazia, cos� come su ognuno di voi e su tutti i confratelli delle vostre Ispettorie.


6. In continuit� con gli ultimi Rettori Maggiori


177.


Mi sento chiamato a continuare lo splendido lavoro di animazione e di governo svolti da don Vigan� e don Vecchi. Lo sforzo del primo di rinnovare l�identit� salesiana secondo le indicazioni del Concilio Vaticano II e di mettere la Congregazione in sintonia con i bisogni dei giovani di oggi, sono stati un contributo al quale non si pu� non rispondere adeguatamente, facendo nostra quell�identit�. E il contributo di don Vecchi di creare un modello pastorale consono alla situazione della societ� attuale, con le nuove concezioni di educazione, di evangelizzazione e di pastorale giovanile, � servito soprattutto a rendere significativa la nostra opera a favore dei giovani.


La salda formazione teologica di don Vigan� e la sua vicinanza al carisma di Don Bosco sfociarono in una originale interpretazione aggiornata del nostro Padre fondatore. La competenza pedagogica e la visione antropologica di don Vecchi hanno arricchito la Congregazione, dandole sicurezza sul cosa fare oggi per essere veramente significativi, sia come singole persone sia come comunit�.


7. Il mio desiderio


178.


Vorrei avere la preparazione teologica di don Vigan�, la sensibilit� pedagogica e culturale di don Vecchi, ma soprattutto l�amorevole paternit� di don Rinaldi e la fedelt� di don Rua, del quale Paolo VI afferm� che la sua beatificazione era dovuta al fatto che egli aveva fatto di Don Bosco una scuola, della sua santit� un modello, della sua regola uno spirito. Consapevole dei miei limiti e delle mie debolezze, vi invito, e attraverso voi tutti i confratelli della Congregazione, anziani e giovani, preti e coadiutori, ammalati e in pienezza di salute, a riprodurre insieme l�immagine di Don Bosco.


8. Una nuova fase


179.


Sono il primo Rettor Maggiore che non � italiano di origine (Don Vecchi era argentino, ma di genitori italiani). Questo � il segno pi� evidente della multiculturalit� della Congregazione ormai sparsa in tutto il mondo.


Colgo l�occasione per ringraziare tutta l�Italia salesiana, che ha saputo finora svolgere la sua responsabilit� storica di trasmettere fedelmente il carisma di Don Bosco. Grazie, carissimi confratelli italiani qui presenti, o inseriti nelle varie comunit� della Penisola, o come missionari nel mondo.


Adesso questa responsabilit� storica passa a tutti, perch� tutti siamo chiamati a incarnare Don Bosco. Abbiamo la necessit� di approfondire la conoscenza di Don Bosco, proprio perch� abbiamo bisogno di identit� carismatica, per non perderci in questo oceano verso cui siamo stati chiamati ad addentrarci, cos� come indica la Strenna del mio predecessore. Abbiamo bisogno di conoscere Don Bosco, fino a farlo diventare la nostra mens, il nostro punto di vista, il nostro agire di fronte ai bisogni dei giovani. Vi invito ad amarlo. � il regalo pi� bello che Dio ci ha fatto: Don Bosco, strada sicura per la realizzazione umana e soprattutto per la sequela di Cristo. Ecco la mia esortazione: conoscerlo, amarlo, imitarlo perch� siamo tutti quanti eredi e trasmettitori del suo spirito, e quindi diffonderlo.


8. Il mio atteggiamento oggi


180.


Con quale atteggiamento assumo oggi questa responsabilit�? Con l�atteggiamento di Mos� e di Don Bosco. In effetti quando fui ordinato sacerdote, l�8 dicembre 1973, presi come motto un�espressione che mi aveva molto colpito mentre studiavo la Lettera agli Ebrei: �Come se vedesse l�invisibile, persever� saldo nella fede�. � il testo con cui l�autore della lettera riassume l�esperienza spirituale di Mos�, l�uomo pasquale. Per fare il lungo e pericoloso percorso insieme al popolo di Dio che guid� da leader fuori dall�Egitto, egli aveva bisogno di molta audacia, di �parresia�; ma questa si era mostrata insufficiente, soprattutto quando seppe di essere ricercato per avere ucciso l�egiziano e si era rifugiato nel deserto; l� matur� la scelta di rinunciare ai suoi progetti. Perci�, quando fu chiamato nuovamente dal Signore, Mos� dovette rinunciare a se stesso e ai suoi progetti e affidarsi a Dio, credere in Lui, camminare come se vedesse l�invisibile.


Vi assicuro di aver provato una grande emozione quando, anni dopo, lessi nel testo rinnovato delle Costituzioni questa stessa espressione riferita a Don Bosco nell�articolo 21, in cui il santo viene presentato come padre e maestro. Don Bosco fu un uomo che visse per realizzare un unico sogno: salvare i giovani, specialmente i pi� bisognosi e pericolanti; fu un prete educatore �consacrato� totalmente alla missione che Dio gli aveva affidato, e in questo servizio mise in gioco tutte le sue qualit� di natura e di grazia.


Questo essere un uomo unificato, la perfetta incarnazione dell�interiorit� apostolica, � alla radice della sua meravigliosa intrepidezza, della sua fantastica creativit�, della sua instancabile capacit� di lavoro, della sua ricca sensibilit�, del suo amore generoso.


9. Affidamento alla Madonna


181.


Finisco invitandovi ad affidare a Maria la mia persona e tutta la Congregazione. Lei � stata il prezioso testamento lasciato da Ges�, perch� fosse Madre nostra e ci insegnasse ad essere credenti e discepoli del suo Figlio. Lei � stata, fin dal sogno dei 9 anni, la Madre e la maestra di Don Bosco. Lei � oggi la �Stella Maris�, che ci guider� e ci accompagner� nell�avventura del �prendere il largo� a cui ci ha spinto don Vecchi, per mettere la Congregazione e la Famiglia Salesiana in sintonia con il programma pastorale della Chiesa all�inizio di questo terzo millennio.


Grazie. Buonanotte!


ALLEGATO 7


Discorso del Rettor Maggiore

Don Pascual Ch�vez Villanueva

alla chiusura del CG25


182.Cari Confratelli Capitolari,


siamo giunti al termine dell�esperienza del CG25, che abbiamo vissuto come dono dello Spirito per noi e per la nostra Congregazione. Lo Spirito di Cristo ha riversato su di noi la ricchezza e la variet� di suoi doni, che ci hanno colmato di gioia e ci hanno indicato le vie del cammino futuro. Il nostro primo pensiero, umile e grato, � perci� rivolto a Dio, che mediante il suo Spirito ha animato la nostra assemblea a vivere l�unit� nella comunione ed a ricercare la risposta ai suoi appelli.


Sono numerose poi le persone che desidero ringraziare in questo momento conclusivo. Ringrazio innanzitutto il Vicario del Rettor Maggiore don Luc Van Looy, il Regolatore del Capitolo don Antonio Domenech, don Antonio Martinelli, la Commissione precapitolare, i Moderatori e i Segretari dell�Assemblea, Mons. Alois Kothgasser, il Padre Anthony McSweeney, che con diversa intensit� di impegno e di responsabilit� hanno guidato la vita e il lavoro dell�Assemblea stessa.


Ringrazio inoltre l�Assemblea capitolare, che � stata sempre pronta, operativa e disponibile nelle varie tappe e scadenze che si sono succedute, aiutata dalle sue Commissioni e articolazioni interne. Ringrazio anche i segretari del Capitolo, i traduttori, l�ANS e la sua �quipe, i confratelli della Casa generalizia, il personale ausiliario, che con un lavoro discreto e fattivo hanno reso possibile lo svolgimento di questa importante assise.


Ringrazio infine i membri del Consiglio generale uscente, che hanno svolto il loro incarico con vera dedizione e competenza; saluto particolarmente i Consiglieri che hanno concluso il loro mandato; formulo poi il mio augurio al Vicario e ai Consiglieri generali, che hanno accolto l�indicazione dell�assemblea capitolare ad essere miei collaboratori per questo sessennio.


Ci ha accompagnato in questi giorni la preoccupazione per la Terra di Ges�. Il dramma della guerra � sempre stato davanti ai nostri occhi; abbiamo seguito le notizie, che si sono susseguite rapidamente; ci siamo uniti nella preghiera al grido preoccupato di Giovanni Paolo II. Le stragi, le rappresaglie, le occupazioni, le distruzioni hanno creato ormai una grave frattura tra le popolazioni. Noi abbiamo trepidato anche per la sorte dei nostri confratelli e consorelle di Betlemme e di Cremisan e tuttora siamo attenti agli sviluppi della situazione, che seguiamo con la preghiera, la vicinanza e la solidariet�.


Siamo stati anche colpiti dallo scandalo rimbalzato sui media riguardo a preti e religiosi della Chiesa degli Stati Uniti, accusati i abusi contro minorenni. Tutto questo richiede a noi educatori una particolare attenzione. Come pure abbiamo continuato a seguire le situazioni di conflitti sociali o di guerre, che affliggono i paesi in cui operiamo.


Sull�esempio della comunit� apostolica, inviata da Ges� prima a portare l�annuncio del Regno e poi a fare discepole tutte le nazioni, �nella gioia dello Spirito� ora la nostra assemblea � pronta ad andare in tutto il mondo, perch� ognuno possa tornare a percorrere le strade della storia, a vivere con i giovani, ad animare le comunit�, a camminare con la Chiesa.


1. La Comunit� salesiana oggi


183.


Il CG25 ha sviluppato il tema principale della �Comunit� salesiana oggi� e quello secondario della �Verifica del funzionamento delle strutture del governo centrale�. La maggior parte del tempo � stata dedicata alla riflessione sul tema della comunit�, che era gi� stata iniziata dai due Capitoli Generali precedenti; essi avevano fatto emergere la comunit� locale come il luogo strategico dell�educazione alla fede dei giovani e del coinvolgimento dei laici.


Il Capitolo Generale 23 aveva affrontato la sfida dell�educazione dei giovani alla fede. Essa stava diventando un�azione sempre pi� complessa, conseguenza di una cultura emergente, che esigeva un ripensamento della metodologia e dei contenuti. Partendo dalle sfide della realt� giovanile nei suoi vari contesti, i capitolari tracciarono un cammino di educazione alla fede per i giovani, offrendo loro una proposta di vita cristiana significativa e di spiritualit� giovanile salesiana.


Occorreva rinnovare la qualit� della nostra proposta educativa pastorale. Non si trattava di creare nuove presenze, ma di far sorgere una presenza nuova, un modo nuovo di essere presenti l� dove gi� ci troviamo. Una volta ancora la Congregazione si sentiva chiamata a rilanciare l�atteggiamento del �da mihi animas�, convertendo le comunit� in �segno di fede, scuola di fede e centro di comunione�.


Il Capitolo Generale 24 centr� la sua riflessione sulla sfida di creare una nuova sinergia fra SDB e laici, ossia sulla sfida di moltiplicare le persone che vogliano vivere il proprio battesimo nell�area dell�educazione, di far convergere Salesiani e laici in un nuovo paradigma di relazioni, di mettere i salesiani davanti al loro compito prioritario di animazione pastorale e pedagogica.


Si radicava sempre di pi� la convinzione che la nuova evangelizzazione e la nuova educazione non potevano realizzarsi senza la collaborazione organica e qualificata dei laici. Quanto alle comunit� salesiane, esse dovevano ormai attrezzarsi sempre di pi� per diventare animatrici delle comunit� educative pastorali e della Famiglia Salesiana.


In questi due ultimi Capitoli Generali si � disegnato un nuovo modello pastorale. In esso la comunit� salesiana ha un compito d�animazione, come punto di riferimento carismatico per tutti quelli che condividono lo spirito e la missione di Don Bosco. La qualit� della sua vita consacrata, la profondit� della sua esperienza spirituale, la significativit� della sua testimonianza e l�incisivit� della sua proposta, sono fattori indispensabili per dare vita e forza evangelica all�animazione della CEP e della Famiglia Salesiana.


184.


Con il Capitolo Generale 25 la comunit� salesiana � posta al centro ed � vista in tutte le sue dinamiche e caratteristiche. Non � tanto la dimensione comunitaria ad essere presa in considerazione, ma la comunit� locale come soggetto, ossia la sua capacit� di progettualit�, di coinvolgimento di numerose forze, di profezia evangelica, di comunione e in definitiva di evangelizzazione. Il CG25 approfondisce cos� il cammino finora percorso dalla Congregazione e d� nuovo rilievo alla realizzazione della �soggettivit� piena� della comunit�. Il modello di comunit� che emerge dal CG25 � quello che fa riferimento alla nostra consacrazione apostolica, come � espressa nell�articolo 3 delle Costituzioni. La comunit� vive la grazia di unit�, che realizza la sintesi vitale tra la vita fraterna, la sequela radicale di Cristo, l�esperienza spirituale, la dedizione alla missione giovanile.


Il testo capitolare circa la comunit� si presenta come un insieme di cinque moduli operativi o schede di lavoro. La comunit� salesiana � il soggetto principale, cui � indirizzato questo testo. Assumendolo, essa � invitata ad accogliere la chiamata che Dio le rivolge attraverso gli avvenimenti storici ed ecclesiali, le indicazioni della Parola di Dio e della nostra Regola di vita, gli appelli dei giovani, le necessit� dei laici e della Famiglia Salesiana. La comunit� approfondisce poi la lettura della propria situazione, scoprendo le disponibilit� e le resistenze, le risorse e le mancanze, le possibilit� e i limiti. Essa impara inoltre a riconoscere le sfide fondamentali e ad affrontarle con coraggio e speranza; sa anche interrogarsi con domande appropriate, cui dare risposta. Infine, la comunit� si confronta con gli orientamenti operativi proposti e determina le condizioni per tradurli in pratica.


185.


I contenuti fondamentali riguardano la vita fraterna, la testimonianza evangelica, la presenza animatrice tra i giovani. La vita fraterna della comunit� si propone di favorire i processi di crescita umana e vocazionale dei confratelli, di superare l�inerzia di relazioni formali o funzionali, di rafforzare il senso di appartenenza e il clima fraterno, di facilitare la comunicazione, di aiutare la costruzione di una visione condivisa. Per questo possono essere utili il progetto personale di vita, la pratica del discernimento comunitario, la valorizzazione dei momenti di incontro comunitari, il progetto della comunit� salesiana.


La testimonianza evangelica ci chiede di manifestare visibilmente il primato di Dio nella vita della comunit�, di vivere la �grazia di unit� nell�esperienza spirituale e nelle espressioni comunitarie, di rendere radicale, profetica ed attraente la testimonianza comunitaria della sequela di Cristo, di condividere le nostre motivazioni ed impegni vocazionali. La centralit� della Parola di Dio, favorita dalla pratica della �lectio divina�, la qualit� della preghiera comunitaria, l�Eucaristia quotidiana, la comunicazione e la condivisione della vita aiutano l�approfondimento dell�esperienza spirituale e la manifestazione del primato di Dio. Il modo poi di vivere la sequela di Cristo, attraverso la centralit� di un�obbedienza gioiosa nella missione, la concretezza di una povert� austera e solidale, lo splendore di una castit� vigilante e serena, rende pi� trasparente la testimonianza della comunit�.


Dove esiste una comunit� salesiana, � presente un�esperienza di fede, si costruisce una rete di relazioni, si offrono molteplici forme di servizio ai giovani. La comunit� rende visibile la presenza salesiana tra i giovani, la anima e ne promuove la crescita. Occorre prima di tutto ritornare tra i giovani ed essere non soltanto una comunit� per i giovani, ma anche con i giovani. Per questo, la comunit� salesiana costruisce una presenza di comunione e di partecipazione, coinvolge i laici e la Famiglia Salesiana, si inserisce nel territorio. Essa diventa presenza che educa ed evangelizza, creando ambienti di forte carica spirituale, prendendo coscienza ed operando di fronte alle situazioni di povert�, realizzando progetti e processi di crescita per i giovani. Essa, infine, promuove la scelta vocazionale di ogni giovane, anima la comunit� educativa pastorale perch� sia luogo di crescita vocazionale, attua una metodologia dell�accompagnamento e della proposta vocazionale.


Per essere una comunit� che viva la fraternit�, che dia una forte testimonianza evangelica, che animi la presenza tra i giovani, essa stessa ha bisogno di essere animata, aggiornata, motivata, incoraggiata, orientata, guidata. L�animazione della comunit� passa principalmente attraverso la formazione continua. La comunit� pu� offrire momenti di rinnovamento spirituale, occasioni di confronto, opportunit� di aggiornamento educativo e pastorale; ma la valorizzazione e qualificazione del vissuto quotidiano sono la prima risorsa di formazione nella comunit�. Il direttore ha un ruolo fondamentale nell�animazione della comunit�, ma coinvolgendo e responsabilizzando tutti i confratelli; la sua attenzione si concentra sul carisma, sulla missione, sulla fraternit�. Egli anima la comunit� insieme ai confratelli.


Il CG25 propone infine alcune condizioni che rendono possibile l�essere comunit� salesiana oggi; si tratta di aiutare la comunit� ad operare secondo un progetto comunitario, di garantire la consistenza qualitativa e quantitativa della comunit�, di approfondire il rapporto tra comunit� e opera, di attualizzare il progetto organico ispettoriale. Alcune di queste condizioni riguardano il livello locale, ma per lo pi� richiedono anche la responsabilit� e le scelte della comunit� ispettoriale.


Ad ogni comunit� il Capitolo consegna questi cinque percorsi, perch� li studi, li approfondisca, li concretizzi, al fine di diventare una comunit� carismatica significativa.


2. La verifica del funzionamento delle strutture centrali di governo


186.


Il secondo elemento tematico della riflessione capitolare ha riguardato la verifica del funzionamento delle strutture del governo centrale. Tale verifica, richiesta esplicitamente dal CG24, venne avviata dal Consiglio generale ed � approdata a questo CG25. Il Consiglio generale inizi� il lavoro di revisione attraverso l�apporto di una consulenza esterna e la riflessione di un gruppo di Ispettori, guidata dal Vicario del Rettor Maggiore. Furono poi interpellati i Capitoli Ispettoriali con alcuni quesiti che riguardavano i Consiglieri di settore, i Consiglieri regionali e le Visite straordinarie. Il Capitolo Generale 25, infine, ha preso in considerazione questo lavoro ed ha sviluppato la sua riflessione, con lo scopo di rendere agile ed efficace il funzionamento delle strutture del governo centrale.


La verifica compiuta ha condotto il CG25 ad apportare alcune modifiche costituzionali; esse riguardano la temporaneit� dell�incarico del Rettor Maggiore e dei membri del Consiglio generale, l�attribuzione dell�animazione della Famiglia salesiana al Vicario del Rettor Maggiore e la conseguente assegnazione ad un Consigliere generale del solo incarico del settore della Comunicazione sociale. In tal modo, si offrono una modalit� di ricambio all�interno del Consiglio generale, che � prevista per tempo e pu� quindi essere preparata, una nuova possibilit� di animazione della Famiglia Salesiana, una ulteriore valorizzazione della Comunicazione sociale al servizio dell�educazione e della evangelizzazione.


Sono stati costituiti due distinti gruppi di Ispettorie, denominati Asia Sud ed Asia Est � Oceania, originati dalla divisione dell�unico gruppo, chiamato Australia � Asia. Questa decisione consentir� una migliore animazione delle due nuove �Regioni� da parte dei rispettivi Consiglieri; essa richiede di trovare forme pi� idonee di coordinamento all�interno delle �Regioni� stesse.


Si sente l�esigenza di studiare un modo diverso di realizzazione del Capitolo Generale, affinch� esso sia pi� rispondente ai bisogni della progettazione e della concretezza. Si � consapevoli che i Capitoli generali di rilettura del carisma sono ormai terminati e che si � passati ai Capitoli generali ordinari. Analoghe riflessioni potranno essere svolte sul funzionamento dei Capitoli ispettoriali.


Si sottolinea l�istanza che il Rettor Maggiore con il Consiglio generale lavori in modo pi� organico e coordinato, a partire dalla programmazione del sessennio, ma anche nelle realizzazioni successive. In particolare, si auspica che sia superato il settorialismo e soprattutto che i cosiddetti settori della �missione salesiana�, ossia pastorale giovanile, comunicazione sociale e missioni, lavorino in modo pi� congiunto. Si avverte anche l�urgenza di operare per progetti e di curare un�animazione capace di attivare processi. Si nota pure l�importanza di valorizzare le risorse esistenti nelle Regioni, nelle Conferenze e nelle Ispettorie e di collegarle in rete. In questo anche la Casa Generalizia pu� dare il suo specifico apporto di miglioramento nelle modalit� di lavoro con tutta la Congregazione.


Si apprezza l�apporto, dato alla crescita delle Ispettorie, dalla realizzazione del decentramento e della sussidiariet�; ma si riconosce anche l�esigenza di una solidariet� che superi l�ambito ispettoriale o regionale e la necessit� di un pi� forte coordinamento interispettoriale. In un tempo di mondializzazione occorre moderazione per contemperare le istanze globali e le spinte locali; occorre riflettere su ci� che � conveniente che le Ispettorie facciano con le proprie forze e ci� che � pi� utile che facciano insieme. Ci sono infatti bisogni, urgenze e priorit� che superano l�ambito delle �Regioni�. Le frontiere della missione richiedono di coniugare sussidiariet� e solidariet�.


La realizzazione del processo di discernimento per l�elezione del Rettor Maggiore e dei Consiglieri generali � stata un�occasione per vivere e sperimentare una prassi, un metodo e un�esperienza spirituale, che hanno bisogno ancora di essere approfonditi, ma che stanno gi� dando risultati apprezzabili. Il discernimento, realizzato in comune nelle cose di rilievo (Cost. 66), � una via aperta da sperimentare nei momenti del governo e della vita pastorale ai diversi livelli. L�esercizio di tale pratica ci aiuter� a raggiungere visioni condivise.


L�esigenza della verifica delle strutture del governo centrale resta aperta all�effettiva realizzazione di un diverso funzionamento e richiede un analogo impegno ai diversi livelli della Congregazione. Da un migliore modo di lavoro si giunger� ad un lavorare insieme, ad un lavorare bene, ad un lavorare efficace.


3. L�ora che stiamo vivendo


187.


L�ora che stiamo vivendo � esaltante e drammatica; offre nuove opportunit� e limita alcune possibilit�; apre spazi inediti e prospetta sfide ardue. Gli orientamenti operativi del CG25 si inquadrano in contesti di riferimento pi� ampi, che occorre tener presenti; il cammino delle comunit� infatti si svolge all�interno delle situazioni della societ� e della cultura, della Chiesa, della vita religiosa. L�applicazione del CG25 ci richiede di conoscere i nostri contesti particolari, ma anche di saperci situare nei grandi cambiamenti in atto.


3.1 Il contesto sociale e culturale della secolarizzazione, globalizzazione e frammentazione


Nella societ� e nella cultura hanno luogo profonde e rapide trasformazioni, che interpellano l�impegno di educazione ed evangelizzazione, la testimonianza della vita religiosa, il modello di uomo e di donna che proponiamo.


Si constata un accentuato pluralismo etnico, culturale e religioso, favorito anche da emigrazioni di massa. Spesso diventano difficili la tolleranza e l�integrazione culturale; sorgono poi varie forme di sincretismo religioso; talvolta nascono tensioni, conflitti e guerre a sfondo etnico, nazionalistico e religioso. In ambito religioso � molto forte il processo di secolarizzazione, che riguarda prevalentemente la fede cristiana, ma che coinvolge anche altre religioni. Sono pure accentuati i movimenti che ricercano esperienze spirituali, benessere interiore, emozioni profonde.


La globalizzazione, inoltre, � una realt� che si afferma sempre pi� e che si manifesta specialmente nella pianificazione dell�economia a dimensioni mondiali, nella crescente coscienza di solidariet�, nella difesa dell�ambiente, nell�esigenza di una pi� giusta condivisione e distribuzione dei beni, nella comunicazione sociale e nello sviluppo dell�informatica. Essa per� produce anche ingiustizie ed esclusioni sociali, a scapito delle popolazioni pi� deboli. Il benessere economico, che assume aspetti sempre pi� arroganti nelle fasce privilegiate dell�umanit�, produce in esse consumismo ed edonismo. Allo stesso tempo le sfide della fame, della povert�, delle malattie e dell�esclusione, che affliggono miliardi di persone, diventano sempre pi� acute.


La complessit� e la frammentazione infine creano instabilit� e diversit� di punti di riferimento, di valori e di interessi. Insieme ad un sano pluralismo e alla ricerca di nuovi criteri, si moltiplicano le sfide e si diffondono il relativismo ed il pragmatismo. Mentre, da una parte, viene sottolineato con forza il valore della persona e dei suoi diritti, la dignit� della donna � progressivamente riconosciuta nella pratica, si ha una visione pi� oggettiva del corpo, dell�affettivit� e della sessualit�, dall�altra parte nascono forme nuove di sfruttamento della persona e in particolare dei minori, e aumenta la fuga dall�impegno solidale. La postmodernit� accentua la cura delle relazioni interpersonali, la coltivazione degli affetti, ma anche l�individualismo ed il soggettivismo.


Il CG25 sollecita le comunit� ad accogliere le sfide che la cultura presenta all�educazione e all�evangelizzazione; a vivere la fraternit� con attenzione alla maturazione vocazionale di ogni confratello ed alla cura delle relazioni interpersonali; a dare una testimonianza evangelica che sia propositiva ed alternativa rispetto al contesto in cui si trovano. Ogni comunit� cerca cos� di approfondire sempre pi� la conoscenza del contesto in cui vive ed agisce e di offrire risposte efficaci.


3.2 Il contesto ecclesiale della �Novo Millennio Ineunte�


188.


Alla fine dell�Anno Giubilare e all�inizio del nuovo millennio Giovanni Paolo II ha invitato la Chiesa a �prendere il largo�lang[1], a �fissare lo sguardo nel Signore Ges�lang[2], a �ripartire da Cristo�lang[3], ad essere �testimoni dell�amore�lang[4], costruendo comunione.


Il primo ambito in cui occorre individuare orientamenti pastorali adatti ad ogni comunit� � il �ripartire da Cristo�. �La prospettiva in cui deve porsi tutto il cammino pastorale � quello della santit�lang[5]: � giunta l�ora di riproporre a tutti questa misura alta della vita cristiana che � la santit� e di avere una pedagogia della santit�. �Per questa pedagogia della santit� c�� bisogno di un cristianesimo che si distingua nell�arte della preghiera�lang[6]: le nostre comunit� sono sollecitate a diventare autentiche scuole di preghiera; l�educazione alla preghiera deve diventare un punto qualificante di ogni programmazione pastorale. �Non c�� dubbio che questo primato della santit� e della preghiera non � concepibile che a partire da un rinnovato ascolto della Parola di Dio�lang[7]. Santit�, preghiera ed ascolto della parola di Dio sono le vie fondamentali della pastorale postgiubilare.


Il secondo ambito in cui occorre esprimere un deciso impegno programmatico � quello della comunione. �Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione; ecco la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia, se vogliamo essere fedeli al disegno di Dio e rispondere alle attese profonde del mondo�lang[8]. La profezia della comunione presuppone di coltivare la spiritualit� della comunione; essa si esprime nel curare la variet� delle vocazioni, promuovere l�impegno ecumenico, scommettere sulla carit�, favorire il dialogo interreligioso e la missione �ad gentes�, affrontare le sfide della cultura odierna.


Con il Capitolo Generale 25 la Congregazione intende rispondere all�appello di Giovanni Paolo II ad operare sulle frontiere della nuova evangelizzazione e a mettere a frutto i doni e le consegne del Giubileo: �Duc in altum�. Ogni comunit� � chiamata a ripartire da Cristo e a costruire comunione. Questo porter� nuovi frutti di vita spirituale e di evangelizzazione.


3.3 Il contesto religioso della rifondazione carismatica


189.


Durante questi anni postconciliari la vita consacrata ha vissuto un pressante invito a rinnovarsi, rendendosi eloquente e significativa; in particolare l�Esortazione Apostolica Vita Consecrata raccoglie le istanze di rifondazione che in questi trent�anni si sono verificate nella vita consacrata e costituisce il punto di riferimento per �una grande storia da costruire�lang[9].


Nel delicato processo di rinnovamento voluto dalla Chiesa, la nostra Congregazione ha dedicato tre Capitoli Generali �straordinari�, che hanno specificato l�identit� salesiana. � utile richiamare il cammino percorso. Mentre il CG19, svolto durante il Concilio, �prese coscienza e prepar�, il CGS20 �mise in orbita�, il CG21 �rivide, rettific�, conferm� ed approfond�; il CG22 fu chiamato a �riesaminare, precisare, completare, perfezionare e concludere�.lang[10]


Il Capitolo Generale Speciale 20 realizz� la revisione e l�adeguato rinnovamento della Congregazione secondo lo spirito del Fondatore e secondo gli obiettivi indicati dalla Costituzione Dogmatica Lumen Gentium e dal Decreto Perfectae Caritatis. Il Capitolo si propose non solo di dare compimento agli orientamenti e alle direttive del Concilio Vaticano II come una semplice formalit�, ma prese l�opportunit� per rispondere meglio a Dio e ai giovani. Per questo, il CGS, preceduto da una preparazione molto accurata, mediante una interpellanza fatta a tutte le Ispettorie, volle riformulare un progetto globale. La domanda fondamentale era come rendere visibile ed attuale la testimonianza particolare della vita religiosa salesiana nella Chiesa. Si trattava anche di raggiungere un testo rinnovato delle Costituzioni e dei Regolamenti. In sintesi, occorreva rifondare l�identit� della Congregazione.


Il risultato di sette mesi di lavoro capitolare � costituito da 22 documenti di orientamenti dottrinali ed operativi. Si fece quindi una riformulazione pi� carismatica del �Testo Costituzionale�. Si codific� nei �Regolamenti� il modo pratico universale di vivere le Costituzioni, lasciando alle Ispettorie il compito di regolare ci� che � proprio del luogo mediante i Direttori Ispettoriali.


Il Capitolo generale 21 si prefisse di verificare se e come fosse stato realizzato il rinnovamento. La profondit� e la rapidit� del cambio, frutto del Concilio Vaticano II, portarono nella Chiesa e nella Congregazione una situazione di disagio, che richiedeva chiarezza nell�impostazione e saggezza nelle soluzioni. L�azione profondamente rinnovatrice, realizzata nella Congregazione dal CGS, esigeva revisione, rettifica, approfondimento e riconferma.


Nel CG 21 si studiarono anche alcuni temi sostanziali per la Congregazione: il Sistema Preventivo, la Formazione alla Vita Salesiana, il Salesiano Coadiutore e l�Universit� Pontificia Salesiana. Questo lavoro di chiarificazione dell�identit�, rafforzato dall�Esortazione Apostolica Evangelii Nuntiandi di Paolo VI, approfond� la missione specifica salesiana. Nel suo discorso di chiusura il Rettor Maggiore Don Egidio Vigan� sintetizz� i tre obiettivi che si erano venuti chiarendo durante il lavoro capitolare: il compito prioritario di portare il Vangelo ai giovani, che implicava un progetto educativo pastorale; lo spirito religioso; il nuovo statuto della comunit� salesiana come animatrice della comunit� educativa pastorale.


Certamente il CG21 signific� un radicale rinnovamento pastorale.


Il Capitolo Generale 22, realizzatosi dopo un tempo intenso di sperimentazione e approfondimento dell�identit� salesiana, si prefiggeva di concludere il progetto di rinnovamento, con la definitiva revisione della Regola di Vita. Il risultato finale del lavoro capitolare fu, secondo le parole del Rettor Maggiore, �un testo organico, profondo, migliorato, permeato di Vangelo, ricco della genuinit� delle origini, aperto all�universalit� e proteso al futuro, sobrio e dignitoso, denso di equilibrato realismo e di assimilazione dei principi conciliari�lang[11]. La redazione definitiva della Regola di Vita port� con s�, fra altre cose, il rinnovamento della Ratio; l�idea centrale era che tutta la formazione dei salesiani si addicesse alla natura della vocazione e della sua missione specifica di educatori e pastori dei giovani.


In questo modo la nostra Congregazione si impegn� alla rilettura fondazionale del suo carisma e alla sua �rifondazione�. Dopo i Capitoli Generali �straordinari� seguirono altri tre Capitoli Generali �ordinari�, diretti ad argomenti di carattere operativo: l�educazione alla fede dei giovani, il coinvolgimento dei laici nello spirito e nella missione salesiana e la comunit� salesiana oggi. La rilettura carismatica della identit� era conclusa, ma la traduzione concreta� � ancora in atto.


4. Il traguardo del CG25


190.


Concluse le tappe della preparazione e della celebrazione del CG25, � giunto il momento di passare alla fase dell�attuazione. Ora � tempo di assimilare il Capitolo con tutti i confratelli, di renderlo programma di governo ispettoriale, di tradurlo operativamente nelle comunit�. Per individuare i passi da compiere, ci soffermiamo a considerare le prospettive di futuro e il traguardo da raggiungere.


Rivedendo il cammino percorso dalla Congregazione in questi trent�anni, si pu� notare che il cambiamento non � sempre stato lineare. Penso che la resistenza pi� forte non si � data per il rinnovamento delle Costituzioni o delle strutture di governo o della pratica pastorale, ma per il rinnovamento spirituale, che comporta una profonda conversione interiore.


In questi anni di trasformazione si � venuta configurando una nuova forma di vita religiosa salesiana. Ormai abbiamo gli �otri nuovi�: una nuova evangelizzazione, una nuova educazione, un nuovo modello pastorale, una nuova formazione. A poco a poco si � venuto anche producendo il �vino nuovo�: il nuovo evangelizzatore, il nuovo educatore, il nuovo soggetto pastorale, il nuovo salesiano.


A volte ci sentiamo a disagio dinanzi all�uso dell�aggettivo �nuovo� per qualificare realt� che crediamo conosciute, soprattutto per le conseguenze pratiche che ci� comporta: la necessit� di rinnovarci spiritualmente, di aggiornarci professionalmente, di qualificarci pedagogicamente. La novit� proviene dalle situazioni, dai contesti, dai cambiamenti della realt�, dalla visione antropologica.


Oggi la preoccupazione della vita religiosa in genere, e della Congregazione in particolare, non pu� essere quella della sopravvivenza, bens� quella di creare una presenza significativa ed efficace. � questione di profezia. �Ci� comporta � scriveva don Vecchi � di dare vita ad una presenza che sollevi interrogativi, dia ragioni di speranza, convochi persone, susciti collaborazione, attivi una comunione sempre pi� feconda, per realizzare insieme un progetto di vita e di azione secondo il Vangelo�lang[12]. Ci� che si vuole � una forma di vita affascinante ed attraente, che dia il primato al profetico pi� che all�organizzativo, che privilegi le persone pi� che le strutture.


Parafrasando Karl Rahner nel suo testamento spirituale, possiamo dire che il futuro della vita religiosa passa attraverso la sua forza mistica, la sua salda esperienza e trasparente testimonianza di Dio, il superamento di ogni forma di imborghesimento, atonia e mediocrit�. La vita religiosa � sorta e ha senso solo come segno della ricerca e del primato di Dio. La sua missione � quella di essere sacramento: essere �segni e portatori dell�amore di Dio� (Cost. 2), specialmente in favore dei pi� bisognosi, perch� essi possano fare l�esperienza che Dio esiste e li ama.


Quando i Superiori Generali hanno deciso di approfondire il tema della rifondazione della vita religiosalang[13], erano mossi dalla consapevolezza che c�� bisogno del �vino nuovo in otri nuovi� (cf. Mc 2, 22); una sorgente di novit� � la chiamata a ritornare alle origini del carisma. Si tratta per noi di esprimere l�originalit� della Congregazione, di andare all�essenziale, di riscrivere la lettera da Roma del 1884. Ritorniamo a don Bosco e ritorniamo ai giovani!


Le immagini della �luce�, del �sale� e del �lievito�, adoperate da Ges� nel Vangelo per definire l�identit� e la missione dei discepoli, sono rivelatrici e impegnative. Semplicemente bisogna �essere� per avere significato e rilevanza; ma se il sale perde il suo sapore, o se si mette la luce sotto il moggio, o se il lievito non ha forza per fermentare, non servono a nulla. Hanno perso la ragione del loro �essere�.


La forza della vita religiosa si radica nel suo carattere profetico nei confronti della cultura, sovversivo rispetto all�imborghesimento, alternativo al progresso illimitato ma senza trascendenza. Il problema � quello dell�identit� e dell�identificazione; ci� che ci caratterizza e ci manifesta � una forte esperienza di Dio, che cambi profondamente la nostra vita, e una comunit� in cui si incominci a vivere con novit� di vita. �Non conformatevi alla mentalit� di questo secolo � scrisse Paolo ai Romani � ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volont� di Dio, ci� che � buono, a lui gradito e perfetto� (Rm 12,2).


In questa linea, desidero tracciare cinque prospettive di futuro, che sono state oggetto di riflessione e di studio da parte di Don Egidio Vigan� e Don Juan Vecchi nelle loro lettere, ma che sono campi ancora bisognosi di rinnovamento per introdurci decisamente nel nuovo millennio con energia e chiarezza di progetto.


4.1 Il rinnovamento spirituale di ogni salesiano


191.


Il rinnovamento spirituale comporta il ritorno al fondamento della nostra vocazione: Dio e il suo Regno. Dio deve essere la nostra prima �occupazione�. � lui che ci invia e ci affida i giovani, per aiutarli a maturare fino a raggiungere la statura di Cristo, l�uomo perfetto. Per noi il ricupero della spiritualit� non pu� essere staccato dalla missione, se non vogliamo cedere al pericolo dell�evasione. Dio ci aspetta nei giovani per darci la grazia di un incontro con Luilang[14]. Perci� diventa inconcepibile e ingiustificabile ritenere che la �missione� sia un ostacolo per l�incontro con Dio e per coltivare l�intimit� con Lui.


4.2 La consistenza delle comunit�


192.


La qualit� della vita di comunione e l�azione educativa e pastorale richiedono una consistenza quantitativa e qualitativa della comunit� salesiana. Tutte le proposte per rendere formativo il quotidiano e migliorare la qualit� della metodologia, dei contenuti e delle attivit� si scontrano con le possibilit� reali della comunit�. Per noi la vita fraterna in comunit� � un elemento della nostra consacrazione apostolica e quindi della professione religiosalang[15], insieme alla sequela di Cristo obbediente, povero e casto e alla missione. Essa � anche l�ambito in cui siamo chiamati a vivere l�esperienza spirituale, la missione e i consigli evangelici. Non possiamo perci� continuare con la pretesa di voler risolvere tutti i problemi, a scapito del carisma e della vita della comunit�.


4.3 La risignificazione della presenza


193.


La significativit� della presenza � un�esigenza sia della comunit� che della missione; si tratta della qualit� di entrambe. Nel passato, quando si parlava di �ridimensionamento�, l�accento era posto sulla chiusura di opere o sulla consegna di queste ai laici. Oggi invece, mentre si continua ad affermare che il ridimensionamento � un compito ineludibile, se non vogliamo indebolire le comunit� e sovraccaricare i confratelli, l�insistenza va posta sulla �significativit� della presenza salesiana nel territorio. Essa non si riduce all�opera o alle attivit�; � piuttosto una forma di essere, di lavorare e di organizzare che cerca non solo l�efficacia, bens� il suscitare senso, aprire prospettive, convocare persone, promuovere nuove risposte. Si tratta di ricollocare l�Ispettoria l� dove sono pi� pressanti i bisogni dei giovani e dove � pi� feconda la nostra presenza. La nostra vita consacrata non sar� onnipresente e neppure sempre socialmente rilevante, ma continuer� ad essere riferimento necessario, nella misura che sia segno del Regno.


4.4 La qualit� della proposta educativa pastorale


194.


Il percorso finora fatto � stato, almeno in molte parti, di moltiplicazione delle opere, compromettendo in non pochi casi la qualit� della nostra attivit�. Talvolta si � privilegiato l�aspetto organizzativo su quello pastorale, o il mantenimento e la costruzione di strutture pi� che la chiarezza e la seriet� del progetto educativo pastorale. Oggi ci si chiede di sviluppare forme pi� intense di evangelizzazione, di concentrarci sulla maturazione umana e sull�educazione alla fede dei giovani, di formare i laici, di animare la comunit� educativa pastorale ed insieme ad essa elaborare un progetto. Questo compito � gi� realizzazione della significativit�.


4.5 La formazione del salesiano


195.


La complessit� delle situazioni odierne, le sfide dei giovani, l�esigenza della nuova evangelizzazione, il compito dell�inculturazione richiedono una formazione capace di abilitare il salesiano a vivere con dinamismo e solidit� la sua vocazione, a svolgere con professionalit� e competenza la missione, ad assimilare personalmente l�identit� carismatica. Per noi Don Bosco � non solo punto di riferimento costante, ma norma di vita, e la formazione non � altro che un appropriarsi del dono che Dio ci ha dato quando ci ha chiamato. Il documento sulla formazione nella Vita Consacrata afferma con chiarezza: �Il rinnovamento degli istituti religiosi dipende principalmente dalla formazione dei loro membri�lang[16]. Questa � la sfida pi� grande che ha oggi la Congregazione, alla quale ha voluto rispondere con l�edizione della nuova Ratiolang[17].


La Chiesa e il Mondo hanno bisogno di persone che facciano professione di incarnare l�interesse per Dio, che siano una riserva di umanesimo, che diventino un segno potente, eloquente, radicale della �sequela Christi�. Questo � ci� che il Concilio Vaticano II voleva ed aspettava dalla vita religiosa. Questo � stato l�obiettivo della Congregazione durante questi ultimi 30 anni. Ora il CG25 ha inteso dare il suo apporto specifico al raggiungimento di questo traguardo, un contributo di concretezza che, come abbiamo visto, punta sul rafforzamento della comunit� salesiana in tutte le sue dinamiche.


5. Il dono delle beatificazioni


196.


�Cari salesiani, (�) siate santi! � la santit� � voi ben lo sapete � il vostro compito essenziale�. Con questa esortazione Giovanni Paolo II si � rivolto a noi partecipanti al Capitolo Generale, ricevuti in udienza nella mattina del 12 aprile. La santit� � anche la consegna di questo Capitolo che si conclude con il dono di tre nuovi beati per la Famiglia salesiana: il sacerdote Luigi Variara, il coadiutore Artemide Zatti e suor Maria Romero Meneses.


Questi beati, che si aggiungono alla schiera numerosa della santit� della nostra Famiglia carismatica, sono accomunati dal dono gioioso di s� e dalla dedizione generosa ai pi� poveri. Non c�� nulla che attiri come la testimonianza dello spendersi senza risparmio, senza misura, senza condizioni; non c�� nulla che affascini come il servizio ai pi� poveri, ai pi� umili, ai pi� bisognosi. I lebbrosi di don Variara, gli ammalati del Signor Zatti, le ragazze abbandonate di suor Romero richiamano immediatamente l�offerta gratuita della vita di queste tre figure, che ci sono proposte come modelli. La cura dei pi� poveri e il dono totale di s� si congiungono insieme, testimoniando cos� la carit� eroica dei tre nuovi beati.


La santit� � il cammino pi� esigente che vogliamo realizzare insieme nelle nostre comunit�; � �il dono pi� prezioso che possiamo offrire ai giovani� (Cost. 25); � il traguardo pi� alto che dobbiamo proporre con coraggio a tutti. Solo in un clima di santit� vissuta e sperimentata i giovani avranno la possibilit� di operare scelte coraggiose di vita, di scoprire il disegno di Dio sul loro futuro, di apprezzare e accogliere il dono delle vocazioni di speciale consacrazione.


In particolare, la beatificazione del Signor Artemide Zatti evidenzia l�attualit� e la validit� della vocazione del salesiano coadiutore. Il carisma salesiano non sarebbe quello che deve essere senza tale figura. La sua presenza nella vita della comunit� salesiana non � un�aggiunta estrinseca di una categoria di persone, ma � parte imprescindibile della sua fisionomia. Questo ci chiede una pi� convinta proposta vocazionale e una pi� visibile presenza di tale figura nella comunit� educativa pastorale.


Il filo conduttore dell�esistenza del Signor Zatti � costituito dalla sequela di Ges�, con don Bosco e come don Bosco, ovunque e semprelang[18]. Questo significa che don Bosco lo affascin� e lo attrasse; sull�esempio di don Bosco visse il dono totale di s�; come don Bosco scelse di essere educatore: Zatti fu un infermiere educatore. Egli visse in unit� profonda l�esperienza spirituale, il lavoro professionale, la fraternit� gioiosa, fino a diventare un riflesso di Dio con radicalit� evangelica. La luminosa figura di questo salesiano coadiutore beato ci insegni le vie per far scoprire ai giovani la bellezza di questa vocazione.


6. Prendere il largo sulla sua Parola


197.


L�episodio evangelico della pesca prodigiosa, presentato dalla Novo Millennio Ineunte e ripreso dall�ultima Strenna di don Vecchi, � un simbolo della ripresa del nostro cammino a conclusione del Capitolo Generale 25.


Possiamo aver sperimentato anche noi, talvolta, la fatica inutile del nostro lavoro. Il Signore Ges� ancora oggi ci invita a �prendere il largo�, a rinnovare il nostro impegno di gettare la rete, a tentare nuovamente anche se abbiamo pi� volte sperimentato l�inefficacia. � questa l�ora del coraggio! Bisogna spingersi in mare aperto, affrontando le sfide di oggi, ed occorre andare verso le acque profonde, coltivando un�intensa esperienza spirituale e favorendo la qualit� della nostra azione.


Ci� che ci sollecita a tentare nuovamente � la fiducia nel Signore Ges�: sulla sua parola getteremo ancora la nostra rete. � questa l�ora della speranza! Il tempo che stiamo vivendo � proiettato verso le grandi responsabilit� che ci attendono, verso l�avventura gioiosa di calare ancora le reti per la pesca e di sperimentare la potenza della Parola di Dio. Siamo certi che il Signore Ges� sapr� ancora stupirci con la sua fedelt� e le sue sorprese.


Dove ci sono grandi sfide, occorre il coraggio e la speranza della comunit�. Le vie nuove e i compiti ardui dell�evangelizzazione potranno essere affrontati da comunit�, che intraprendono una radicale conversione pastorale e vivono una profonda esperienza spirituale. Coraggio e speranza sono le espressioni pi� eloquenti della profezia delle nostre comunit�.


Non ci sfugga il fatto che nell�episodio evangelico il gesto gratuito della pesca sorprendente non ha altra finalit�, se non quella di suscitare la fede e di provocare alla sequela. Di fronte al gesto sovrabbondante di Ges� e dopo l�invito: �Non temere; d�ora in poi sarai pescatore di uomini�, i primi discepoli, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono (cf. Lc 5, 1-11). Essi saranno cos� coinvolti nella stessa missione e nello stesso destino di Ges�: la chiamata definitiva di tutti ad accogliere il Regno. I gesti sorprendenti e sovrabbondanti di coraggio e di speranza delle nostre comunit� provocano la risposta vocazionale dei giovani; la testimonianza profetica della comunit� ancora oggi sar� capace di suscitare giovani disponibili a condividere il progetto di vita di don Bosco: �Da mihi animas; cetera tolle�.


7. Con Maria nostro aiuto


198.


Come nella comunit� apostolica delle origini, anche nelle nostre comunit� � presente Maria. Ella � in preghiera con i discepoli del suo Figlio; vive con noi, diventati suoi figli ai piedi della Croce. Da quel momento Maria sta nella Chiesa con una presenza orante; Ella prega perch� i discepoli superino le chiusure della paura, siano attenti e pronti al soffio dello Spirito, si avventurino sulle strade dell�evangelizzazione.


Don Bosco ci ha lasciato come preziosa eredit� l�affidamento fiducioso a Maria: Lei � il nostro Aiuto, � la Madre della Chiesa, � l�aiuto dei giovani e dei poveri, � la Madre di tutti. Come il discepolo prediletto, anche noi accogliamo Maria in casa nostra, nelle nostre comunit�. Ella ci far� attenti ai bisogni del tempo presente: �Non hanno pi� vino�, e ci far� sensibili alle esigenze evangeliche: �Fate quello che vi dir� (cf. Gv 2, 3-5).


Maria, con il tuo intervento materno,


aiutaci a ritornare a don Bosco e ai giovani!


Maria, nostro aiuto,


prega per noi e per le nostre comunit�!


lang[1] Cf. NMI 1


lang[2] Cf. NMI 16-28


lang[3] Cf. NMI 29-41


lang[4] Cf. NMI 42-57


lang[5] Cf. NMI 30


lang[6] Cf. NMI 32


lang[7] NMI 39


lang[8] NMI 43


lang[9] VC 110


lang[10] ACS 305, pag. 9


lang[11] Capitolo Generale 22 della Societ�di San Francesco di Sales, Documenti. Roma 1984, pag. 19


lang[12] VECCHI Juan E., Esperti, testimoni e artefici di comunione. ACG 363, 21. Non � indifferente che lo stesso Don Vecchi citi questo testo nella sua lettera di convocazione del CG25, ACG 372, pag. 30


lang[13] Cf. AA.VV., Per una fedelt� creativa. Rifondare: ricollocare i carismi, ridisegnare la presenza, Il Calamo, Roma, 1999, che raccoglie il 54� Convenius Semestralis della USG, ad Ariccia nel mese di novembre 1998.


lang[14]Cf. Cost. 95; CG23, 95


lang[15] Cf. Cost. 3 e 24


lang[16] Potissimum Institutioni, 1


lang [17] La Formazione dei Salesiani di Don Bosco. Principi e Norme. Ratio Institutionis et Studiorum. Terza Edizione. Roma, 2000, (n. 15), 33


lang[18] Cf. ACG 376, pag. 27


Johannes Paulus II

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