Ratio|Cap.2


CAPITOLO SECONDO



L’IDENTITÀ VOCAZIONALE SALESIANA:

PRINCIPIO E FINE DELLA FORMAZIONE



25.“La nostra regola vivente è Gesù Cristo… che noi scopriamo presente in Don Bosco che donò la sua vita ai giovani”1. Questa affermazione delle Costituzioni esprime in sintesi la vocazione del salesiano: conformarsi a Gesù Cristo e dare la vita per i giovani, come Don Bosco.Tutta la formazione, iniziale e permanente, consiste nell’assumere e rendere reale nelle persone e nella comunità questa identità. Al suo sviluppo vengono indirizzati l’impegno di ogni candidato e di ogni confratello, l’azione degli animatori, l’intero progetto di formazione.

Pertanto, l’identità salesiana è fondamento di unità e di appartenenza alla Congregazione nella sua estensione mondiale. È il cuore di tutta la formazione; da essa il processo formativo prende l’avvio e ad essa si riferisce costantemente. Ed é criterio determinante di discernimento vocazionale.



2.1 L’IDENTITÀ VOCAZIONALE SALESIANA


26.Don Bosco Fondatore, “uomo di Dio e uomo dei giovani”, uomo della Chiesa e del suo tempo, animatore di un progetto di spiritualità apostolica, è per il salesiano non solo punto di riferimento costante, ma anche norma di vita. Nella sua esperienza vocazionale e in quella della prima comunità di Valdocco si trova la realizzazione originale dell’identità salesiana. Nelle Costituzioni, espressione della coscienza carismatica della Congregazione, approvate dalla Chiesa, è contenuta la sua formulazione più autorevole.

In Don Bosco e nel progetto costituzionale salesiano emergono gli elementi che definiscono quello “stile originale di vita e di azione”2, che lo Spirito Santo ha suscitato nella Chiesa, quella “specifica forma di vita religiosa”3 nella quale “troviamo la via della nostra santificazione”4. Dando ai suoi il nome di Salesiani, Don Bosco ha voluto sottolineare la sintonia spirituale e pastorale con San Francesco di Sales, del quale ammirava soprattutto la bontà e lo zelo pastorale5.

Come per Don Bosco così per ogni salesiano, nell’esperienza vocazionale che si fa percorso storico e biografico concreto, si incontrano l’iniziativa di Dio e il progetto umano.6 Come per Don Bosco così per ogni salesiano, la vocazione personale si congiunge con la vocazione della comunità portatrice del carisma e responsabile della missione.



2.1.1 Un progetto di consacrazione apostolica


27.La vocazione salesiana – ci dicono le Costituzioni – è una particolare realizzazione della vocazione battesimale, che la professione religiosa riprende e riconferma “per una sua espressione più intima e piena”7.

La vita del salesiano come discepolo del Signore è segnata dalla consacrazione apostolica: una grazia del Padre che lo consacra con il dono del suo Spirito, lo radica in Cristo e lo invia ad essere nella Chiesa costruttore del Regno come segno e portatore del suo amore ai giovani, specialmente i più poveri8.

Nell’atto della professione religiosa la nostra consacrazione apostolica trova la sua espressione più significativa. Essa è “segno dell’incontro di amore tra il Signore che chiama e il discepolo che risponde donandosi totalmente a Lui e ai fratelli”9.


28. Questo dono dello Spirito, che è il carisma salesiano, mentre opera una particolare conformazione a Cristo comporta una peculiare sensibilità evangelica che ispira l’intera esistenza del salesiano, il suo stile di santità e la realizzazione della missione:10

caratterizza la sua esperienza teologale: il rapporto con il Padre, della cui paternità e misericordia fa quotidiana esperienza; con il Figlio, Apostolo del Padre e Buon Pastore, con cui cerca di identificarsi sempre più; e con lo Spirito Santo, da cui attinge la grazia per la sua santificazione e l’energia per la sua fedeltà;

segna il suo rapporto con la Chiesa, il Corpo di Cristo, che ama, di cui si sente parte viva, e per la cui crescita lavora instancabilmente11;

evidenzia alcuni aspetti peculiari nell’ambito dell’ascesi, che possono essere definiti con queste parole-chiave: lavoro, temperanza, amorevolezza e competenza nel compito educativo, rapporto fraterno12

dà alla sua vita un peculiare tono mariano nel rapporto con Maria Immacolata e Ausiliatrice, icona della sua spiritualità e sostegno della sua vocazione. Egli la contempla come la discepola del Signore che ha detto il suo sì al disegno divino dell’Incarnazione, e la segue come cooperatrice nell’opera della redenzione e immagine della Chiesa.

determina la sua visione della realtà e il suo impegno nella storia.

29.Per il salesiano, la sequela Christi si compie nel vivere il progetto apostolico di Don Bosco13.

Con un’unica chiamata Cristo ci invita a seguirlo nella sua opera salvifica e nel genere di vita verginale e povera che scelse per sé; e noi, con un’unica risposta di amore, con la grazia dello Spirito e sull’esempio degli Apostoli, accettiamo di lasciare ogni cosa e ci riuniamo in comunità per meglio lavorare con lui per il Regno. Unica quindi è la nostra consacrazione di salesiani: inseparabilmente apostolica e religiosa”14.

Il salesiano dunque aderisce in modo totale a Dio, amato sopra ogni cosa, e al suo progetto di salvezza. La sua vita parte da una profonda esperienza di Dio e dalle sfide della missione15. È consacrato per la missione che dà alla sua esistenza il suo tono concreto16. L’appello di Dio gli giunge attraverso l’esperienza della missione giovanile; non poche volte di lì inizia la sequela. Nella missione si impegnano, si manifestano e crescono in lui i doni della consacrazione. Un unico movimento di carità lo attira verso Dio e lo spinge verso i giovani17. Egli vive il lavoro educativo con i giovani come un atto di culto e una possibilità di incontro con Dio.

Nella “grazia di unità”18 si fondono gli aspetti costitutivi del progetto salesiano di vita consacrata apostolica.



2.1.1.1 Educatore pastore dei giovani animato dalla carità pastorale


30.La vita del salesiano, come quella di Don Bosco, è caratterizzata dalla predilezione per i giovani, e tra essi, la sua preferenza è per “la gioventù povera, abbandonata, pericolante”19. Il servizio a loro dà unità a tutta la sua vita: “Basta che siate giovani perché vi ami assai”20, “Io per voi studio, per voi lavoro, per voi vivo, per voi sono disposto anche a dare la vita”21.


La predilezione di Don Bosco e di ogni salesiano per i giovani e la donazione di se stesso a loro sono frutto della carità pastorale, cioè di una “speciale comunione di amore con Cristo”22, e non solo frutto della preoccupazione di educatore o della generosità di un cuore sensibile ai loro bisogni.

La carità pastorale, l’amore per Cristo contemplato come Buon Pastore e per i giovani, diviene per il salesiano progetto di vita, cammino di santità, espressione dell’alleanza con Dio e della volontà di conformarsi a Cristo. Attraverso i giovani il Signore entra nell’esistenza del salesiano e vi prende il posto principale; e l’ansia di Cristo Redentore trova eco nel motto Da mihi animas, cetera tolle, che costituisce il punto unificatore di tutta la sua esistenza.


31. La carità pastorale assume in Don Bosco un’ulteriore determinazione come carità educativa. Essa si esprime in un amore concreto, personalizzato, che coinvolge e cerca la salvezza integrale dei giovani; ad alcuni offre il pane, ad altri la competenza professionale e la formazione culturale; a tutti traccia un cammino che li apre alla verità, li spinge a costruirsi una libertà responsabile, e li conduce all'incontro con Gesù risorto.

Operando secondo il criterio oratoriano, il salesiano risponde ai bisogni dei giovani dando origine ad una vasta gamma di attività e opere, ciascuna delle quali è “casa”, “scuola”, “parrocchia” e “cortile”23. Il suo slancio generoso e innovatore in nome del Vangelo è la sua maniera di essere Chiesa e si traduce in progetti giovanili significativi sia per la Chiesa che per la società.


32.Inoltre, la “passione apostolica tutta animata da ardore giovanile”24 dà al servizio dei giovani un tono particolare: si chiama “cuore oratoriano” e si esprime attraverso un metodo che Don Bosco chiamò Sistema preventivo, fondato sulla ragione, la religione e l’amorevolezza25. Ispirandosi all’esempio e agli insegnamenti di Don Bosco, il salesiano vive l’esperienza spirituale, pedagogica e pastorale del Sistema Preventivo26. I suoi rapporti con i giovani sono caratterizzati dalla cordialità e da una presenza attiva e amichevole27, che favorisce il loro protagonismo. Assume con gioia le fatiche e i sacrifici che il suo incontro con i giovani comporta, convinto di trovare in esso il suo cammino di santità.


Questo impegno prioritario per i giovani si armonizza con l’azione pastorale verso i ceti popolari28 (l’educazione della fede negli ambienti popolari, in particolare con la comunicazione sociale29) e l’azione missionaria mediante l’annuncio del Vangelo ai popoli che non lo conoscono30.



2.1.1.2 Membro responsabile di una comunità


33. Il salesiano è per vocazione parte viva di una comunità (locale, ispettoriale, mondiale) e coltiva un profondo senso di appartenenza ad essa. La vocazione salesiana è allo stesso tempo personale e comunitaria, e lo è nella fraternità, nella missione, nella spiritualità.


Don Bosco non è mai stato un operatore solitario; ha voluto la condivisione e ha promosso la collaborazione e la corresponsabilità. Ebbe chiara coscienza che la sua vocazione doveva essere condivisa e trasmessa.

L’aspetto comunitario è perciò uno dei tratti più fortemente caratterizzanti l’identità salesiana. Il salesiano è convocato a vivere con altri fratelli consacrati per condividere il servizio del Regno di Dio tra i giovani. “Vivere e lavorare insieme – affermano le Costituzioni – è per noi salesiani un’esigenza fondamentale e una via sicura per realizzare la nostra vocazione”31.


Con spirito di fede e sorretto dall’amicizia il salesiano vive lo spirito di famiglia nella comunità e contribuisce giorno per giorno alla costruzione della comunione tra tutti i membri.

Convinto che la missione è affidata alla comunità, egli si impegna a operare con i suoi confratelli secondo una visione d’insieme e un progetto condiviso.

Nella preghiera comunitaria sente la gioia della presenza del Signore e condivide l’esperienza spirituale.



2.1.1.3 Testimone della radicalità evangelica


34.Spinto dalla carità pastorale e dal senso della missione, Don Bosco ha proposto ai suoi collaboratori una forma di vita che, in uno stile interamente fondato sui valori del Vangelo, rendesse testimonianza della solidarietà effettiva verso i giovani e dell’Assoluto di Dio, immettendo nell’orizzonte educativo la testimonianza radicale dei beni del Regno32. Egli “fa spesso notare quanto la pratica sincera dei voti rinsaldi i vincoli dell’amore fraterno e la coesione nell’azione apostolica”33.

Lo stile di vita secondo i consigli di obbedienza, povertà e castità, fondato sull’amore a Cristo e ai giovani, cresciuto sulle basi di una solida maturità umana, e sostenuto dalla vita comunitaria e dall’ascesi personale, testimonia che il bisogno di amare, la spinta a possedere e la libertà di decidere della propria esistenza, aspetti che toccano inclinazioni profonde della natura umana, acquistano il loro senso supremo in Cristo Salvatore.34 È un’esperienza ricca di valori evangelici e umani.

La pratica dei consigli evangelici manifesta in modo particolare il “Da mihi animas, cetera tolle” che caratterizza la mistica e l’ascesi apostolica del salesiano; costituisce un principio di identità e un criterio formativo.



2.1.1.4 Animatore di comunione nello spirito e nella missione di Don Bosco


35. “Ogni salesiano è animatore e si abilita sempre più ad esserlo”35.

La vocazione di Don Bosco si sviluppò in maniera tale da diventare vocazione condivisa, missione vissuta insieme, esperienza di santità nella comunione dei doni. Fin dall’inizio dell’Oratorio vi furono preti secolari e laici, uomini e donne, coinvolti in clima di famiglia nel suo apostolato con il medesimo spirito e con le medesime finalità. Altri ancora si sentivano partecipi e collaboravano in diverse forme per il bene della gioventù.

Così lo slancio apostolico di Don Bosco diventò impegno comune di coloro che si associavano alle sue imprese. Il suo zelo per le anime, il suo stile di approccio alla gioventù, il suo metodo educativo, la sua spiritualità diventarono patrimonio di una Famiglia e di un vasto Movimento.

Il salesiano non può pensare integralmente la sua vocazione nella Chiesa senza riferirsi a quelli che con lui sono i portatori della volontà del Fondatore36. Con la professione egli entra nella Congregazione Salesiana e viene inserito nella Famiglia Salesiana nella quale condivide con gli altri membri, chiamati a vivere progetti vocazionali diversi, lo spirito e la missione propri del carisma di Don Bosco, e l’impegno di fedeltà attraverso la formazione insieme37. Assume la responsabilità di “mantenere l’unità dello spirito e stimolare il dialogo e la collaborazione fraterna per un reciproco arricchimento e una maggiore fecondità apostolica”38.


36. Nella comunità educativo-pastorale (CEP) il salesiano trova l’espressione quotidiana e concreta della comunione salesiana. In essa condivide lo spirito, vive la complementarità delle vocazioni e dei ruoli, compie la formazione insieme. Con la comunità salesiana egli svolge il compito di animazione, promuovendo la collaborazione e la corresponsabilità di tutti.

Ma il cerchio della comunione si allarga oltre le opere salesiane nel territorio e nella Chiesa locale e soprattutto nel rapporto con il vasto movimento di persone che sono attratte dal carisma e dalla spiritualità di Don Bosco o che lavorano per la gioventù.



2.1.1.5 Inserito nella Chiesa, aperto alla storia e in dialogo con la realtà


37. Aperto all’azione dello Spirito, Don Bosco ha saputo interpretare i segni dei tempi e rispondere in modo illuminato, creativo e concreto alle esigenze via via emergenti39. Il rapporto con la realtà è entrato nel tessuto della sua vocazione. Ha vissuto in prima persona la storia della Chiesa e la storia della Patria. Ha saputo coglierne la complessità e inserirsi come protagonista. Il contesto storico divenne per lui una sfida e un invito pressante al discernimento e all’azione. “Sono sempre andato avanti […] come il Signore mi ispirava e le circostanze esigevano”40.

Aperto di fronte alla realtà, il salesiano nutre una sensibilità preferenziale per la situazione giovanile, popolare e missionaria, verso la quale si sente investito di una responsabilità carismatica41.

Si sforza di comprendere i fenomeni culturali che oggi segnano la vita, opera una riflessione attenta e impegnata su di essi, li percepisce nella prospettiva della Redenzione, sotto l’urgenza del “da mihi animas” e del “Regno che viene”42, e vi scorge una sfida permanente che domanda risposte concrete, creative e audaci.

Il confronto con la realtà stimola la crescita nell’identità vocazionale in fedeltà dinamica a Don Bosco e ai tempi.



2.1.2Le diverse forme dell’identità vocazionale


38.Don Bosco ha voluto che l’unico progetto della consacrazione apostolica salesiana si esprimesse nella sua interezza nelle due forme che le sono proprie: quella del salesiano presbitero [o diacono] e quella del salesiano coadiutore. Essi vivono la stessa professione e partecipano alla stessa comunità di vita e di azione.

La vocazione del salesiano presbitero [o diacono] e del salesiano coadiutore sono due forme complementari che arricchiscono la vita fraterna e apostolica, apportando il loro contributo specifico.43



2.1.2.1Il salesiano presbitero


39.Il salesiano sacerdote [o diacono] congiunge in sé i doni della consacrazione salesiana e quelli del ministero pastorale, ma in modo tale che è la consacrazione salesiana a determinare le modalità originali del suo essere sacerdote e dell’esercizio del suo ministero. Come segno sacramentale di Cristo Buon Pastore da cui attinge la sua carità pastorale, cerca di “salvare” i giovani, lavorando nel contesto della sua comunità.


Il suo apporto specifico all’azione apostolica della comunità sta nel suo triplice ministero.

Attraverso il ministero della Parola, egli porta la parola di Cristo nelle più svariate situazioni e nelle diverse forme di predicazione, di aiuto e di consiglio, d’illuminazione dell’esperienza dei giovani, di orientamento dei progetti e delle opere, e di trasformazione della loro vita.

Il suo servizio di santificazione ha diverse espressioni di realizzazione, ma il momento più significativo e fecondo consiste nel servizio di iniziazione alla vita in Cristo, nella preghiera liturgica e nella celebrazione dei Sacramenti, specialmente dell’Eucaristia e della Riconciliazione.

La sua azione di “animazione della comunità cristiana” è tutta protesa al servizio di unità nelle diverse comunità, quella salesiana e quelle altre a raggio più ampio: la Comunità Educativo-Pastorale, la Famiglia Salesiana, e il Movimento Salesiano. Sa animare i diversi ambienti pastorali salesiani.



2.1.2.2Il salesiano coadiutore44


40.Il salesiano coadiutore “congiunge in sé i doni della consacrazione e quelli della laicità45, vivendo la sua laicità da consacrato.

Opera prevalentemente in campi di lavoro secolare, testimoniando un amore radicale a Cristo e distinguendosi per la sua competenza professionale.

La presenza del salesiano laico arricchisce l’azione apostolica della comunità: rende presenti ai salesiani presbiteri i valori della vita religiosa laicale e li richiama in permanenza alla viva collaborazione con i laici, ricorda al salesiano prete una visione e un impegno apostolico assai concreto e complesso, che va più in là dell’attività presbiterale e catechetica in senso stretto”46.

La sua figura è particolarmente significativa in certi contesti dove il prete viene visto come figura sacrale o cultuale. Attraverso la sua consacrazione egli dimostra la presenza di Dio nel quotidiano, l’importanza di farsi discepoli prima di essere maestri e testimonia una fede convinta che non è legata agli impegni funzionali o di ministero.47

La figura del salesiano coadiutore è pure figura-cerniera fra consacrati e laici all’interno della medesima CEP.

Ai fratelli consacrati richiama i valori della creazione e delle realtà secolari; ai fratelli laici richiama i valori della totale dedizione a Dio per la causa del Regno. A tutti offre una particolare sensibilità per il mondo del lavoro, l’attenzione al territorio, le esigenze della professionalità attraverso cui passa la sua azione educativa e pastorale”48.




2.2 LA FORMAZIONE AL SERVIZIO DELL’IDENTITÀ SALESIANA


41.L’identificazione con la vocazione determina la prospettiva della formazione. In altre parole: l’identità salesiana caratterizza la nostra formazione, che non può essere generica, e ne specifica i compiti e le esigenze fondamentali.



2.2.1 La formazione è determinata dall’identità salesiana


La natura religiosa apostolica della vocazione salesiana – affermano le Costituzioni – determina l’orientamento specifico della nostra formazione”49. L’identità di consacrato apostolo, come lo fu Don Bosco, costituisce la linea guida del processo formativo.

Attraverso la formazione infatti si realizza l’identificazione carismatica e si acquista la maturità necessaria per vivere e operare in conformità con il carisma fondazionale50: dal primo stato di entusiasmo emotivo per Don Bosco e per la sua missione giovanile si giunge ad una vera conformazione con Cristo, ad un profondo identificarsi con il Fondatore, all’assunzione delle Costituzioni come Regola di vita e criterio di identità, e ad un forte senso di appartenenza alla Congregazione e alla comunità ispettoriale.

Lo stretto rapporto fra formazione e identità “comporta per ciascun membro uno studio assiduo dello spirito dell’Istituto d’appartenenza, della sua storia e della sua missione, per migliorarne l’assimilazione personale e comunitaria”51. Evidenzia l’importanza della “salesianità”, cioè del patrimonio spirituale e della “mens” della Congregazione, che devono essere progressivamente studiati, assimilati, e coltivati.

E, poiché la forma presbiterale e quella laicale costituiscono parte integrante dell’identità vocazionale salesiana, è necessario che ci sia una formazione appropriata per l’identità specifica fin dall’inizio del processo.



2.2.2 La formazione coltiva in forma permanente l’identità


42.La vocazione del salesiano è una realtà sempre in movimento. È un cammino di permanente risposta al Padre nella sequela di Cristo, secondo l’esempio di Don Bosco. Esige la costante apertura e il discernimento davanti alle trasformazioni in atto nella vita della Chiesa e del mondo, specialmente dei giovani e degli ambienti popolari.

La formazione dunque – come processo di assimilazione dell’identità – è un impegno che dura tutta la vita, una formazione permanente per essere e divenire salesiani in ogni stagione, per vivere salesianamente ogni situazione. È infatti risposta ad una vocazione che ci interpella costantemente. È il compito della Congregazione e di ogni confratello.

È nella realtà di ogni giorno che il salesiano traduce in esperienza di vita la sua identità di apostolo dei giovani.



2.2.3 La formazione rapporta l’identità al contesto culturale


43.La vocazione salesiana attraversa gli spazi e i tempi e si realizza sotto tutte le latitudini assumendo espressioni di fedeltà sempre nuove e ricche. Chiamato ad incarnarsi tra i giovani di un determinato luogo e cultura, il salesiano ha bisogno di una formazione inculturata.

Mediante il discernimento e il dialogo con il proprio contesto, egli si sforza di permeare di valori evangelici e salesiani i propri criteri di vita, e di radicare l’esperienza salesiana nel proprio contesto. Da questo fecondo rapporto emergono stili di vita e metodi pastorali più efficaci perché coerenti con il carisma di fondazione e con l’azione unificante dello Spirito Santo52.


2.2.4 La formazione promuove la crescita nell’identità secondo i doni personali


44.La vocazione salesiana ha trovato la realizzazione paradigmatica in Don Bosco e la sua forma storica più originale nella prima comunità di Valdocco.

Certamente le realizzazioni personali dell’unica identità salesiana hanno volti e storie diverse secondo i doni che ciascuno ha ricevuto da Dio. La storia della “santità salesiana” e la lettura intelligente dell’esperienza di confratelli che hanno vissuto in pienezza il progetto evangelico salesiano mette in evidenza la comunione nella fedeltà e la varietà di risonanze personali del carisma.

Questo sottolinea la necessità di una formazione che sappia comunicare lo stesso nucleo identificante, gli stessi valori portanti, le stesse caratteristiche fondamentali, la stessa “cultura” salesiana53, e che allo stesso tempo spinga ogni confratello ad esprimere nella vocazione salesiana i doni ricevuti e a trovare in essa la via della sua piena realizzazione in Cristo54.

Identificazione salesiana di ogni confratello e personalizzazione dell’identità salesiana costituiscono un compito permanente della formazione come atteggiamento personale e responsabilità comunitaria.


2.2.5 La formazione aiuta a vivere l’identità in una comunione di vocazioni


45.La formazione dà al salesiano un forte senso della sua identità specifica, apre alla comunione nello spirito salesiano e nella missione con i membri della Famiglia salesiana che vivono progetti vocazionali diversi, e introduce nell’ampia comunione delle molteplici espressioni della vocazione cristiana. La comunione sarà tanto più salda “quanto più chiara sarà l’identità vocazionale di ciascuno e quanto maggiori saranno la comprensione, il rispetto e la valorizzazione delle diverse vocazioni”55.

Di conseguenza, iniziative di collaborazione con i gruppi della Famiglia salesiana e con altri Istituti nel campo della formazione o di formazione insieme tra salesiani e laici collaboratori, se ben condotte, contribuiscono ad “un maggiore apprezzamento del proprio e dell’altrui carisma...” e offrono “una eloquente testimonianza della comunione a cui la Chiesa è chiamata per vocazione divina”.56

La formazione alla comunione nei valori salesiani fa crescere la consapevolezza del compito di animazione carismatica e qualifica ad esso.




ORIENTAMENTI E NORME PER LA PRASSI


46. L’identità salesiana è punto fondamentale di riferimento della formazione iniziale e permanente. “La natura religiosa apostolica della vocazione salesiana determina l'orientamento specifico della nostra formazione, necessario alla vita e all'unità della Congregazione”57.


47.Ogni salesiano, chiamato ad identificarsi con Cristo come fece Don Bosco, coltivi il rapporto con il Fondatore, assuma le Costituzioni come “libro di vita”58, si mantenga in sintonia con la coscienza carismatica della Congregazione, conosca e assuma i suoi orientamenti in particolare quelli dei Capitoli Generali, del Rettor Maggiore e del suo Consiglio, e consolidi il senso di appartenenza alla sua Ispettoria.


48.Particolare attenzione si deve prestare al confronto personale e comunitario con le Costituzioni, che “contengono le ricchezze spirituali della tradizione dei Salesiani di Don Bosco e definiscono il progetto apostolico della nostra Società”59.


49.Ogni salesiano, chierico o coadiutore, assuma durante il cammino formativo le caratteristiche della sua specifica forma vocazionale.

Gli animatori della pastorale vocazionale e della formazione facciano conoscere e apprezzare le diverse forme dell’identità salesiana - del salesiano coadiutore, del salesiano presbitero e del salesiano diacono permanente.

I programmi della formazione iniziale assicurino a tutti i confratelli “un curricolo di livello paritario con le stesse fasi e con obiettivi e contenuti simili” e siano attenti alle distinzioni determinate dalla vocazione specifica di ognuno, dalle doti e attitudini personali e dai compiti del nostro apostolato.60


50.Tutti i confratelli approfondiscano lo spirito salesiano e coltivino una conoscenza seria e aggiornata della storia, della spiritualità e del patrimonio pedagogico e pastorale proprio del nostro carisma61. I responsabili ispettoriali assicurino le condizioni e promuovano le iniziative per tale studio durante la formazione iniziale e permanente.


51.Il Direttorio ispettoriale contenga le indicazioni generali per lo studio della “salesianità” durante la formazione iniziale richieste dalla Ratio62. Il Progetto ispettoriale di formazione specifichi il programma graduale e sistematico dei contenuti.

Ciascuna Ispettoria o Gruppo di Ispettorie provveda a preparare esperti in “salesianità” approfittando del servizio dell'UPS63 o di altri centri salesiani qualificati.

Ogni Ispettoria garantisca l’aggiornamento costante dei mezzi necessari per la conoscenza, lo studio e l’insegnamento della “salesianità”; crei e/o sostenga una “biblioteca di salesianità” sufficientemente completa e aggiornata.


52.Ogni confratello coltivi la conoscenza e il senso di appartenenza alla Famiglia salesiana, si mantenga disponibile alla formazione reciproca e insieme, e si abiliti al compito di animatore nell’ambito della Famiglia salesiana.


53.L’apprezzamento e l’incontro tra i diversi carismi e le diverse forme di spiritualità può favorire la comunione dei doni e l’approfondimento della propria identità vocazionale.

Durante la formazione iniziale, mentre si matura l’identificazione salesiana e il senso di appartenenza alla Congregazione, si prevedano e si valorizzino occasioni di condivisione con membri di altre forme di vita consacrata o di impegno cristiano. Non è consigliabile, però, una partecipazione sistematica ed abituale a manifestazioni di altre spiritualità64.

Un’esperienza particolare di comunione è offerta dalle iniziative (momenti, programmi, centri) di collaborazione inter-Istituti per la formazione, mantenendo il giusto rapporto tra l’identità di ogni Istituto e la comunione nella diversità e assicurando la comunicazione vitale del proprio carisma65.

Dopo la formazione iniziale la partecipazione o il servizio di assistenza spirituale a movimenti ecclesiali sia concordato con il proprio superiore.




1 C 196

2 C 10

3 C 2

4 C 2

5 Cfr C 4. 9

6 Cfr C 1

7 C 23

8 Cfr C 3; vecchi j., Il Padre ci consacra e ci invia, ACG 365 (1998)

9 C 23

10 Cfr C 10-11

11 Cfr C 13

12 Cfr ACG 357, pag. 17-18

13 Cfr C 96

14 Il progetto di vita dei Salesiani di Don Bosco, pag. 98-99

15 Cfr CG24 152; VC 73

16 Cfr C 3

17 Cfr C 10

18 CGS 127

19 C 26; cfr CGS 47; CG19 pag. 101

20 bosco g., Il Giovane Provveduto, cfr Opere Edite II, LAS Roma, pag. 187

21 C 14

22 VC 15

23 Cfr C 40

24 CGS 89

25 Cfr C 38

26 Cfr C 20

27 Cfr C 39

28 Cfr C 29

29 Cfr C 6

30 Cfr C 30

31 C 49

32 Cfr VC 96; CG24 152

33 C 61

34 Cfr C 62

35 CG24 159

36 Cfr CGS 151

37 Cfr CG24 142

38 C 5

39 Cfr VC 9

40 Cfr MB VI, pag. 381

41 Cfr ISM 15-17

42 C 11

43 Cfr C 45

44 Per ciò che si riferisce alla vocazione e alla formazione del salesiano coadiutore cfr. Il Salesiano Coadiutore. Storia, Identità, Pastorale vocazionale e Formazione. Editrice SDB, Roma 1989

45 CG24 154

46 Il Salesiano Coadiutore, pag.116

47 Cfr vecchi j., Il Padre ci consacra e ci invia, ACG 365 (1998), pag. 38

48 CG24 154

49 C 97

50 Cfr Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, La collaborazione inter-Istituti per la formazione, 7

51 VC 71

52 Cfr VC 80

53 Cfr VC 80

54 Cfr C 22

55 CG24 138

56 Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, La collaborazione inter-Istituti per la formazione, 8

57 C 97

58 C 196

59 C 192; cfr vecchi j., Il Padre ci consacra e ci invia, ACG 365, pag. 23; cfr Il Progetto di vita dei Salesiani di Don Bosco, Roma 1986; Parola di Dio e spirito salesiano. Ricerca sulla dimensione biblica delle Costituzioni della Famiglia Salesiana, a cura dell’Associazione Biblica Salesiana 1995

60 Cfr C 106

61 Cfr vecchi j., Io per voi studio, ACG 361, pag. 39

62 Cfr CG21 259; vedi Allegato n. 3 Linee orientative circa l’ordinamento degli studi

63 Cfr CG21 337

64 Cfr Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, La vita fraterna in comunità, 46; cfr vecchi j., Salesiani e Movimenti ecclesiali, ACG 338 (1991), pag. 38-44

65 Cfr Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, La collaborazione inter-Istituti per la formazione, 9

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