CAPITOLO DODICESIMO


CAPITOLO DODICESIMO


CAPITOLO DODICESIMO



LA FORMAZIONE PERMANENTE




520.Tutta la vita è vocazione, tutta la vita è formazione.

La formazione iniziale porta all’identificazione con un progetto di vita consacrata che deve essere tradotto in esperienza di vita lungo tutta l’esistenza. La formazione permanente è la grazia e l’impegno che portano a vivere quel progetto “in un dinamismo di fedeltà”1. Essa è la continuazione naturale e assolutamente necessaria del processo vissuto nella formazione iniziale.


521.La formazione permanente è una necessità insita nella realtà personale del salesiano e nel cuore della sua vocazione cristiana e salesiana. Per diverse ragioni:

il carattere evolutivo e dinamico della persona umana domanda una costante apertura al rinnovamento in tutte le dimensioni e momenti dell’esistenza;

la vita cristiana è vocazione permanente, sviluppo della grazia battesimale; richiede capacità di discernimento e risposta di fede di fronte alle sfide che la situazione culturale le pone. La Chiesa stessa è in stato di continuo rinnovamento e lo stimola nei suoi membri;

la missione giovanile salesiana, che si rivolge a quella parte di umanità che è sempre nuova e imprevedibile, esige creatività e dinamismo sempre rinnovati: “con le loro sollecitazioni i giovani ci impediscono di fermarci sul passato, ci educano e ci spingono a trovare risposte nuove e coraggiose”2;

i ritmi accelerati delle trasformazioni del mondo provocano in modo inquietante e pongono interrogativi che esigono a livello personale e comunitario risposte adeguate (per esempio, le sfide della nuova cultura, della secolarizzazione, dell’evangelizzazione);

l’odierna aspettativa e domanda universale di qualità in tutti i campi esige dalla vita consacrata che sappia mantenere leggibile la sua testimonianza ed efficiente il suo servizio apostolico3;

il ruolo animatore della comunità salesiana come nucleo trainante, orientatore e formatore dell’azione pastorale nel nuovo contesto di condivisione con i laici, sottolinea l’urgenza di una ricarica spirituale e apostolica, di un aggiornamento dottrinale e di competenze adeguate e riconosciute.




12.1 NATURA E SCOPO


522.La formazione permanente è un atteggiamento di vita e un “processo globale di rinnovamento”4 che avvolge persona e comunità nelle diverse situazioni della vita quotidiana.

Essa avviene primariamente nel “quotidiano”, nel compimento stesso della missione: “vivendo in mezzo ai giovani e in costante rapporto con gli ambienti popolari, il salesiano si sforza di discernere negli eventi la voce dello Spirito, acquistando così la capacità d’imparare dalla vita”5.

Si dà come esperienza comunitaria, frutto della condivisione fraterna, di rapporti vicendevoli e di una comunicazione di qualità, dello slancio apostolico incarnato in un progetto comune, della centralità di Cristo vissuta e celebrata, e dell’autenticità dello stile di vita evangelica: tutto questo inquadrato nel contesto della Chiesa e della Congregazione.

A un livello più ampio – ispettoriale, interispettoriale o ecclesiale – riceve stimolo e sostegno mediante proposte e iniziative ordinarie e straordinarie di rinnovamento spirituale e pastorale o di aggiornamento.


523.Soggetto di formazione permanente è prima di tutto la persona del salesiano. Nulla può sostituirsi al suo impegno libero e convinto. Nessuno può percorrere per lui l’itinerario del rinnovamento. “Ogni salesiano – dicono le Costituzioni – assume la responsabilità della propria formazione”6.

Scopo della formazione permanente è fare in modo che il salesiano viva la vocazione con maturità e gioia, con fedeltà creativa e con capacità di rinnovamento, come risposta permanente al Signore e alle sfide della missione. Tale atteggiamento si esprime nella capacità di discernimento e di riflessione, nell’impegno per un cammino spirituale costantemente coltivato e per uno stile di vita che sostenga la qualità dell’esperienza, e nella ricerca di qualificazione per adempiere la missione con competenza professionale e per animare numerose forze apostoliche.


524.Soggetto della formazione permanente è anche la comunità salesiana, in quanto portatrice e testimone nella Chiesa di un dono dello Spirito, educatrice dei suoi membri, ma anche in quanto bisognosa essa stessa di continuo rinnovamento nella fedeltà a Don Bosco e di discernimento nello Spirito. La comunità è soggetto di formazione permanente nel suo essenziale rapporto educativo con giovani e laici, con coloro con cui condivide lo spirito e la missione; ed è questo rapporto che stimola al rinnovamento anche spirituale e offre motivazioni, criteri di verifica e indicazioni di aggiornamento7.

Per questo la comunità, soggetto di un’esperienza spirituale e apostolica, vive secondo un progetto e risponde insieme alla vocazione salesiana.




12.2 L’ESPERIENZA FORMATIVA


525.La formazione permanente mantiene vivo “un generale e integrale processo di continua maturazione, mediante l’approfondimento di ciascuna delle dimensioni della formazione... a partire dalla carità pastorale e in riferimento ad essa”8. Essa si avvale di metodi adeguati per persone adulte, metodi che partono dalla loro esperienza e dalle situazioni di vita vissuta.



12.2.1 La dimensione umana


526.La formazione permanente è attenta alla crescita della persona. Stimola e sostiene il cammino di ciascun confratello verso la sua piena maturazione, tenendo conto dell’insieme della propria realtà e dei propri limiti, per lo sviluppo di una personalità equilibrata ed adulta, consapevole della propria identità e fedele ad essa. Promuove in lui l’attenzione alla libertà interiore, all’integrazione affettiva, alla serenità dello spirito, all’amore per la verità e alla coerenza tra il dire e il fare9.


Il salesiano maturo sviluppa quella sensibilità che gli permette di aprirsi alla realtà umana circostante e gli dà la capacità di relazionarsi come adulto con altri adulti di tutte le età, specialmente nella propria comunità e con i giovani.

Si sente stimolato dai giovani, che hanno bisogno di trovare in lui un uomo “nuovo”, capace di suscitare emulazione e di risvegliare in loro le ricchezze che portano dentro, le loro risorse umane e i valori evangelici. L’amicizia attenta, il clima di famiglia, la semplicità e la bontà, la promozione della dignità di ogni persona diventano per loro un’esperienza davvero originale, una valida “testimonianza”10.

La realtà evolutiva della persona esige attenzione, nelle diverse stagioni della vita, agli aspetti biofisici e psicologici, attraverso l’illuminazione e l’accompagnamento personale e comunitario.


12.2.2 La dimensione spirituale


527.Il salesiano coltiva la vita spirituale come esperienza di Dio nel rapporto con i giovani, nello sguardo credente sugli avvenimenti e nel discernimento; consapevole di essere mediatore della sua presenza e del suo intervento, sperimenta la gioia di annunciare Gesù Cristo e il suo Vangelo.

Approfondisce la sua vita spirituale attraverso la condivisione comunitaria dell’esperienza di fede e della missione. Insieme alla sua comunità vive la presenza dello Spirito come “fonte permanente di grazia e sostegno nello sforzo quotidiano per crescere nell’amore di Dio e degli uomini”11.

Cammina secondo l’itinerario spirituale che gli offre la Chiesa e secondo il progetto di vita consacrata che le Costituzioni propongono come pedagogia concreta di santità. Valorizza i momenti forti, come gli Esercizi spirituali, e le occasioni straordinarie di rinnovamento che gli vengono offerte12.

Coltiva la radicalità della donazione a Dio e l’unità di vita in Lui, evitando di cadere nella dispersione e nella superficialità. Il filiale dialogo con il Padre lo porta a congiungere lavoro e preghiera e a vivere l’unione con Dio nelle attività ordinarie e in qualunque situazione.


12.2.3 La dimensione intellettuale


528.La dimensione intellettuale della formazione permanente non si limita ad accumulare conoscenze o ad aggiornare competenze, aspetti certamente necessari; aiuta soprattutto a crescere in saggezza per poter vivere con maggior profondità la propria vita consacrata e per abilitarsi a compiere con la competenza richiesta la missione nelle diverse circostanze e situazioni e nei diversi ruoli.


Si manifesta anzitutto in un atteggiamento e in una capacità di unire lavoro e riflessione, in modo tale che si possa vivere con apertura e intelligenza il confronto con le diverse realtà e si possiedano solidi criteri di discernimento coerenti con la visione cristiana, con gli orientamenti ecclesiali e il carisma salesiano.

È da curare anche l’aggiornamento dottrinale e professionale, la conoscenza delle culture dei luoghi in cui si vive e si agisce, la riqualificazione professionale e tecnica13 per poter affrontare in modo adeguato il servizio educativo pastorale con capacità di animazione e di orientamento di persone, progetti e opere.

Cammino e spinta di formazione permanente è l’apertura agli stimoli che provengono dalla Chiesa universale e particolare, dall’esperienza e dagli orientamenti della Congregazione, specialmente attraverso i Capitoli Generali e gli insegnamenti del Rettor Maggiore, dai programmi e dalle iniziative ispettoriali o inter-ispettoriali.


L’aggiornamento va commisurato all’età, tenendo presente che ogni stagione della vita porta con sé delle sensibilità spirituali, delle preoccupazioni pastorali e degli interessi culturali che, se ben coltivati attraverso lo studio e la riflessione, nutrono la persona del confratello, danno qualità alla sua esperienza e aumentano l’efficacia della sua vita apostolica.



12.2.4 La dimensione educativo-pastorale


529.Il salesiano è chiamato a ravvivare il dono della carità pastorale ricevuto nella sua professione religiosa, così da poter vivere l’impegno educativo e di evangelizzazione, la mistica e l’ascesi della sua piena donazione a Dio e ai giovani, lo slancio del Da mihi animas.


Scuola di formazione è anzitutto il lavoro educativo-pastorale assunto e realizzato come progetto comunitario: esso viene pensato, programmato e verificato insieme, condiviso in una collaborazione ampia e corresponsabile nella CEP, vissuto come esperienza spirituale ed ecclesiale.

La rete di rapporti messi in atto da una CEP viva e operante – scrive il CG24 – è luogo di intensa formazione permanente e tocca gli aspetti umani, pedagogici e salesiani. Questi rapporti veicolano messaggi, abilitano a nuovi linguaggi, favoriscono un ascolto più attento del mondo e della cultura giovanile, specialmente quando la CEP promuove il protagonismo giovanile”14.

Attraverso il mutuo dare e ricevere, il salesiano acquista una rinnovata comprensione della sua identità vocazionale, condivide la spiritualità salesiana, aggiorna le sue competenze, diventa capace di animare un ampio ambiente educativo, di accompagnare gruppi e orientare persone.


530.I diversi tipi di ambienti e opere in cui il salesiano è chiamato a operare e i diversi ruoli che gli sono affidati richiedono preparazione specifica e costante impegno di riqualificazione; costituiscono una esigenza e una opportunità di rinnovamento e di valorizzazione delle qualità al servizio della missione, alle quali egli rimane aperto.


Scuola permanente di fede è la sintonia con la missione della Chiesa, le sue urgenze, la comunione pastorale con la Chiesa universale e locale, il rapporto con il mondo giovanile e dell’educazione.



12.3 L’ATTENZIONE AD ALCUNE SITUAZIONI DI VITA


531.Il salesiano è “chiamato a vivere con impegno formativo qualunque situazione, considerandola un tempo favorevole per la crescita della sua vocazione”15, sapendo cercare e trovare “ad ogni ciclo vitale un compito diverso da svolgere, un modo specifico di essere, di servire e di amare”16.

Alcune situazioni e circostanze particolari segnano l’arco della vita; se affrontate adeguatamente, possono rappresentare tempi e momenti particolarmente adatti per nuovi approfondimenti ed espressioni diverse dell’esperienza vocazionale.

Le stagioni della vita, più o meno prevedibili, sono segnate anche da circostanze personali e da situazioni sociali, culturali o pastorali non prevedibili, ma che incidono su tutta l’esperienza della persona.



12.3.1 Le stagioni della vita


1 12.3.1.1 I primi anni di pieno inserimento nel lavoro educativo e pastorale

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532.I primi anni di inserimento pieno nel lavoro pastorale assumono per il salesiano sacerdote e coadiutore un’importanza particolare: essi offrono nuovi stimoli, ma possono anche presentare problemi.

Il passaggio da una vita orientata e accompagnata – qual è quella vissuta nelle comunità formatrici – alla piena responsabilità personale nel lavoro apostolico comporta generalmente un cambiamento di impostazione dell’esistenza, l’adeguamento ad un ritmo diverso di vita e di lavoro, e domanda una sintesi vitale nuova.

Affiorano con maggior forza alcuni bisogni, come l’affermazione di sé, la ricerca di fecondità, la spinta all’iniziativa personale e alla creatività. Nel confronto con la realtà salesiana può farsi strada nel salesiano la tensione, la distanza e la sproporzione tra ciò che ha appreso e ciò che trova nel concreto della vita di ogni giorno. Si può sentire inadeguato di fronte a nuovi ruoli e responsabilità.


533.Il salesiano si impegna perciò ad approfondire le proprie motivazioni e a coltivare l’unità di vita, combattendo la dispersione ed evitando l’isolamento, la solitudine e la caduta di tensione spirituale. Assume con consapevolezza il compito impegnativo di vivere il progetto di Dio nel nuovo contesto di vita ed esprime con modalità nuove la sua fedeltà a Lui.

In questa fase il confratello consolida il senso comunitario, l’atteggiamento di corresponsabilità, la disponibilità alla condivisione; coltiva l’incontro con confratelli di esperienza, capaci di condividere e di accompagnare con amicizia, pazienza e senso spirituale; valorizza le opportunità che lo aiutano ad accrescere l’entusiasmo per Cristo, il rinnovamento spirituale, l’aggiornamento e la riflessione.


534.La comunità cerca di offrirgli un ambiente di famiglia, di dargli fiducia e ampio spazio per svolgere la missione, di aiutarlo a sviluppare le competenze e continuare la sua formazione, e soprattutto lo coinvolge nel cammino spirituale comunitario. Il Direttore è consapevole di avere una particolare responsabilità nell’attenzione fraterna e nell’accompagnamento.


L’Ispettoria segue in maniera speciale i sacerdoti e i coadiutori che si trovano nei primi anni dell’esercizio del loro apostolato. Oltre ad assicurare il sostegno a livello locale, essa offre una forma stabile di appoggio attraverso la quale i confratelli possano trovare gli aiuti necessari per vivere positivamente il loro servizio. Organizza incontri con una certa frequenza per prolungare l’impegno spirituale vissuto durante la formazione iniziale e per offrire opportunità per uno scambio di esperienze e di riflessioni sulla vita comunitaria e sul lavoro apostolico.



2 12.3.1.2 Gli anni della piena maturità

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535.La piena dedizione che il confratello dimostra e i ruoli e le responsabilità che assume maturano in lui un senso di sicurezza e di fiducia in se stesso. Questa stabilità lo rende più adatto per un servizio competente nel suo campo, più sereno nell’esercizio dell’autorità, più capace di comporre conflitti e più aperto agli altri, ai loro bisogni e aspirazioni.

Col passare degli anni, tuttavia, possono verificarsi situazioni in cui si sperimenta l’inadeguatezza di fronte alla situazione giovanile, nel confrontarsi con i nuovi contesti culturali e pastorali. Possono sorgere domande riguardanti la propria esperienza nella vita comunitaria, il campo dell’affettività, il cammino spirituale, la fecondità della donazione.

Si richiede da parte del confratello vigilanza per non cadere nel pericolo di una vita “abitudinaria”, di una perdita dello slancio e dell’entusiasmo iniziale, di un attivismo esagerato o di un “individualismo, accompagnato sia dal timore di non essere adeguati ai tempi che da fenomeni di irrigidimento, di chiusura, di rilassamento”17.


536.L’Ispettoria sostiene il confratello, offrendogli stimoli di animazione spirituale, opportunità di preparazione per i ruoli affidatigli e anche incontri e iniziative per sostenerlo nei compiti che sta svolgendo e nelle situazioni che deve affrontare.


I Regolamenti chiedono che “sia offerto periodicamente a tutti i salesiani un tempo conveniente per il loro rinnovamento”18. Può costituire un momento forte vocazionale, per esempio, in occasione di qualche giubileo di professione o di ordinazione sacerdotale, un periodo prolungato in cui prendere le distanze dalla vita ordinaria per ”rileggerla” alla luce del Vangelo e per confrontarsi con il senso profondo del proprio progetto di vita e consolidare l’unità interiore. L’attivismo cede il passo ad un incontro profondo con se stesso e alla ricerca di interiorità.

In tali occasioni, il salesiano ridefinisce la visione cristiana e salesiana della propria vocazione consacrata e riafferma le motivazioni delle proprie scelte di vita. Assume la propria esistenza con maggior serenità e realismo, con motivazioni più trasparenti, senso di oblatività, nella prospettiva della maturità umana e della paternità spirituale.19



3 12.3.1.3 L’età avanzata

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537.Il prolungarsi della vita costituisce un dono da accogliere e da valorizzare, una opportunità da vivere salesianamente, secondo le caratteristiche della consacrazione apostolica e dello spirito che dà il tono a tutta la nostra esistenza20. Anche per questo momento vocazionale abbiamo davanti come modello e stimolo il nostro padre e fondatore Don Bosco nella sua anzianità e nella malattia; egli non si ripiegò su se stesso, ma si mantenne in perenne contatto con i giovani, pieno di ardore per la missione e le missioni, animatore dei confratelli, totalmente affidato a Dio, preoccupato per gli altri, consapevole del valore apostolico della pazienza e della sofferenza.

Le condizioni personali in cui si giunge e si vive questa stagione sono molto diverse, quanto alla salute, alla possibilità di attività e di servizio e di coinvolgimento nella comunità.


538.È una stagione che presenta doni da valorizzare, rischi da affrontare e ricchezze da condividere. Possono emergere in questo periodo dei limiti da assumere e delle manifestazioni meno positive da superare. C’è chi, dopo anni di forte identificazione con un ruolo o con l’attività professionale, dovendo diminuire i suoi impegni o lasciare certi compiti, si sente quasi emarginato e accetta con difficoltà il processo di invecchiamento. C’è chi, sperimentando l’inadeguatezza di fronte alle situazioni, è meno disponibile al cambiamento e tende a chiudersi.

Per chi si rende disponibile, questo tempo apre la porta a nuove manifestazioni di equilibrio personale, di fraternità e di servizio. Il confratello impara ad invecchiare serenamente, costruendo una presenza preziosa ma diversa nella comunità, alla quale continua ad offrire i grandi valori di cui è portatore, come, ad esempio, la capacità di riflessione, la saggezza, lo sguardo su ciò che è fondamentale e altre caratteristiche proprie di questa età.


539.Il salesiano anziano viene aiutato ad assumere la nuova situazione e ad incarnare in essa il senso profondo della sua vocazione, consapevole che la vita consacrata conserva il suo pieno significato in tutte le circostanze, come disponibilità radicale e continua alla volontà di Dio. Si sforza di vivere pienamente integrato nella comunità fraterna e apostolica, offre le sue risorse di testimonianza e di preghiera, di esperienza, di saggezza e consiglio. Ricerca un alimento spirituale e pastorale adatto e la possibilità di compiere quelle forme di servizio e di apostolato di cui è ancora capace.


Quando poi giunge l’ora della malattia, della sofferenza o della dipendenza anche fisica o l’ora suprema dell’incontro con Cristo, il salesiano è aiutato a vivere fino all’ultimo momento la fedeltà alla consacrazione e a fare della sua vita un dono totale che sbocca nell’unione piena e definitiva con il suo Signore.



12.3.2 Alcune circostanze particolari


540.Non solo le stagioni della vita, abbastanza prevedibili, ma anche le circostanze previste ed impreviste formano il contenuto concreto dell’esperienza vocazionale e della formazione permanente. In qualsiasi età possono sopraggiungere situazioni particolari o momenti che richiedono un nuovo riferimento ai valori e alle motivazioni della nostra esistenza; possono sorgere per cause esterne (cambiamento di comunità o di lavoro, affidamento di nuovi incarichi, insuccessi, difficoltà di comunità) o per cause interne (malattia, problemi di rapporti interpersonali, demotivazioni, nuovi stimoli spirituali, aridità, crisi di fede o di identità, o anche approfondimenti vocazionali, nuovi stimoli spirituali, ecc.)21.

La carità attenta dei confratelli e del Direttore intuisce questi momenti prima che sia tardi, e offre il sostegno di una maggior fiducia e del necessario accompagnamento.

Il confratello cerca ed è aiutato a cercare l’appoggio qualificato di persone prudenti, che lo illuminano a comprendere la situazione e lo sostengono nel discernerne il significato vocazionale di ciò che sta vivendo. Il Direttore e i confratelli, attenti alla situazione, esprimono con delicatezza e tempestività, nelle forme più adeguate, la loro comprensione, il loro sostegno e l’accompagnamento opportuno.

Questi momenti, vissuti in atteggiamento formativo, possono trasformarsi in occasioni di rinnovato affidamento al Signore, di verità interiore e di vicinanza al mistero della Pasqua.




12.4 L’ANIMAZIONE DELLA FORMAZIONE PERMANENTE


541.L’impegno della formazione permanente come atteggiamento e mentalità, ambiente e pedagogia di vita, itinerario, programma e servizio organizzato è affidato non solo alla responsabilità di ogni confratello ma anche alla comunità ai suoi vari livelli e agli animatori e formatori. Le espressioni di questa risposta permanente in una vita vissuta costantemente come vocazione sono molteplici e differenziate.



12.4.1 A livello personale


542.Come primo responsabile della propria formazione,22 il salesiano cerca di rispondere alle esigenze sempre nuove della vocazione. Sa che l’identificazione con la vocazione, che lo porta a confrontarsi nel profondo, è il cammino più fecondo di formazione permanente. L’aggiornamento e la qualificazione sono componenti della formazione, ma essa deve raggiungere l’interiorità, la mentalità e il cuore della vita. In questo senso è trasformazione e rinnovamento profondo.

Perciò, docile allo Spirito Santo, il confratello sviluppa le sue attitudini in uno sforzo costante di conversione e di rinnovamento. Impegnandosi in “un processo formativo che dura tutta la vita”23, il salesiano valorizza alcune espressioni concrete di questo impegno:


coltiva “la capacità d’imparare dalla vita”24, curando la comunicazione, il dialogo e la revisione di vita, specialmente nella comunità e con i giovani, e mantenendo una mentalità aperta e critica,25 pronta ad ascoltare, ad accogliere, a dialogare;

cura un atteggiamento di discernimento pastorale di fronte alla realtà26, usufruendo dei mezzi della vita quotidiana (missione ed esperienza condivise, confronto con gli orientamenti della Chiesa e della Congregazione, attenzione alle situazioni, letture, studio);

si preoccupa per il proprio cammino spirituale o progetto di vita, segue con fedeltà le indicazioni delle Costituzioni, cura la qualità della preghiera, della meditazione e della vita sacramentale, valorizza l’accompagnamento e la riflessione personale, sa darsi tempo per coltivare le sorgenti della consacrazione ed evitare il logorio e la superficialità;

valorizza gli aspetti formativi del cammino quotidiano della sua comunità e approfitta dei momenti straordinari di formazione permanente che gli sono proposti; nella CEP e nei contatti con la Famiglia Salesiana si mantiene aperto alle opportunità di formazione insieme;

cerca di svolgere il proprio lavoro con la competenza richiesta dalle situazioni e dai tempi27: è consapevole che animare, educare e guidare nel contesto attuale culturale e religioso significa rendersi capace di affrontare i problemi della vita, del rapporto fede-cultura, del campo etico-morale, della pedagogia spirituale e sacramentale e della dimensione sociale;

ricerca con i superiori il campo di qualificazione più confacente alle sue capacità personali e alle necessità dell’Ispettoria. È sempre disponibile a periodiche riqualificazioni28, sia a livello dottrinale che professionale, e coglie le opportunità che gli sono offerte attraverso giornate di studio, conferenze, corsi, incontri pastorali e altre iniziative formative.



12.4.2 A livello locale


543.“Il naturale ambiente di crescita vocazionale – dicono le Costituzioni – è la comunità, dove il salesiano si inserisce con fiducia e collabora con corresponsabilità. La vita stessa della comunità, unita in Cristo e aperta alle esigenze dei tempi, è formatrice: essa per questo deve continuamente progredire e rinnovarsi”29.


Ecco alcune attenzioni che contribuiscono a fare realmente della comunità il luogo della formazione permanente:

creare nella comunità un ambiente e uno stile di vita e di lavoro che favoriscano la crescita come persone e come comunità:

  • lo spirito di famiglia dispone all’incontro, pone in atteggiamento di ascolto e di dialogo, crea una mentalità di comune ricerca e discernimento che valorizza l’esperienza di tutti e porta ad imparare nell’esperienza di ogni giorno;

  • un clima di fede e di preghiera rafforza le motivazioni interiori e dispone a viverle con radicalità evangelica e donazione apostolica;

  • una buona impostazione del lavorare insieme, del progetto comunitario e pastorale e delle verifiche favorisce nel salesiano un processo di revisione dei suoi atteggiamenti di vita religiosa e dei suoi metodi di lavoro e il rilancio della qualità della vita e della missione.


valorizzare tutti i tempi, i mezzi e gli aspetti che la vita comunitaria offre per favorire la formazione permanente:

  • i tempi di preghiera comunitaria come la meditazione, la lettura spirituale, la buona notte, i ritiri mensili e trimestrali; i momenti di verifica, partecipazione e corresponsabilità (tra i quali, in particolare, la giornata comunitaria30);

  • la comunicazione con la comunità ispettoriale e con la Congregazione e l’accoglienza degli stimoli e degli orientamenti che giungono da esse;

  • l’informazione, le letture, una biblioteca aggiornata;

stabilire un programma annuale di formazione permanente;


assicurare la formazione insieme nella comunità educativo-pastorale mediante incontri di riflessione, programmazione e verifica e le iniziative condivise con altri membri della Famiglia Salesiana.


offrire a chi ne ha bisogno la possibilità di momenti o programmi specifici di rinnovamento e aggiornamento (iniziative, esperienze, corsi, ecc.)


544.Il Direttore è il primo animatore dell’esperienza di formazione permanente nella comunità. Opportunamente preparato, egli:

favorisce un clima e una forma di rapporti interni ed esterni, che danno qualità alla vita quotidiana della comunità (la “direzione spirituale comunitaria, le conferenze, le buone notti, gli incontri”31);

comunica ai confratelli il criterio salesiano di vita e di azione; a questo scopo fa conoscere e valorizza come stimoli privilegiati i documenti ecclesiali e salesiani, e coltiva la comunione con l’Ispettoria e la Congregazione;

anima la missione salesiana, corresponsabilizzando l’Assemblea dei confratelli e il Consiglio locale, e promuovendo gli incontri che favoriscono la fraternità, l’aggiornamento e la distensione32;

promuove processi relazionali e formativi con la Famiglia Salesiana e con la CEP, curando l’identità carismatica del PEPS, stimolando la comunità salesiana al ruolo specifico di animazione, e approfitta con intelligenza dei mezzi di animazione come l’informazione salesiana ed esperienze concrete di partecipazione.33



12.4.3 A livello ispettoriale


545.L’Ispettoria è una comunità formatrice e in formazione.

Essa realizza la missione traducendo in esperienza di vita, in opere ed attività in un contesto storico e geografico ben definito il “Da mihi animas” e il Sistema Preventivo.

Il progetto dell’Ispettoria, l’identità salesiana vissuta e i criteri che orientano il cammino spirituale, la condivisione della missione e dello spirito salesiano con la Famiglia Salesiana e con i laici, e tanti altri aspetti della vita ispettoriale costituiscono la prima forma di animazione della formazione permanente perché offrono un ideale di vita e un modello di riferimento che stimolano a vivere salesianamente.

Non poca incidenza ha in questa prospettiva il rapporto di equilibrio che l’Ispettoria sa conservare tra i fronti di impegno, la qualificazione delle persone, la consistenza qualitativa delle comunità e la significatività della vita salesiana e della missione. In alcune situazioni la formazione permanente dei confratelli e delle comunità riceverà impulso da un nuovo slancio e da nuove aperture apostoliche, in altre si richiederà piuttosto un riadeguamento e una concentrazione in vista della qualità dell’esperienza e del servizio.


546.Vi sono in ogni Ispettoria momenti, strumenti, servizi, e strutture che rendono concreta, in diverse maniere, l’animazione della formazione permanente nella comunità ispettoriale, nelle comunità locali e in ogni confratello.

Sono anzitutto i processi che coinvolgono i confratelli nella verifica e ridefinizione della presenza salesiana ispettoriale, come per esempio i Capitoli e le Assemblee ispettoriali, l’elaborazione e la revisione del Progetto ispettoriale e del Direttorio.

Sono gli incontri dei Direttori, delle varie équipes ispettoriali e dei gruppi di confratelli.

Sono infine tutte quelle iniziative che educano alla capacità di discernimento, stimolano al rinnovamento metodologico, accompagnano gli animatori, qualificano sistematicamente il personale, promuovono l’impegno per la costituzione e la qualità delle équipes e dei centri che possono dare un contributo significativo alla comunità ispettoriale.


547.Alcune condizioni concrete possono incidere sull’esperienza di formazione permanente in Ispettoria, quali:


curare il buon funzionamento del governo e dell’animazione, in particolare la visita ispettoriale annuale, gli esercizi spirituali, il Capitolo ispettoriale (iter di preparazione, celebrazione e realizzazione), l’azione del Consiglio ispettoriale, del Delegato e della Commissione per la formazione;


progettare un’azione programmata, che comporta, in particolare:

  • elaborare “un piano organico di formazione permanente dei confratelli in ordine al loro rinnovamento spirituale, alla loro qualificazione pastorale e alla loro competenza educativa e professionale”34;

  • tradurre il suddetto piano in un programma annuale di formazione permanente in Ispettoria;

  • predisporre un piano di qualificazione del personale e impegnarsi, anche con sforzo economico e di personale, a realizzarlo con perseveranza. Fare particolare attenzione alla preparazione di esperti in salesianità e impegnarli nel servizio a favore dei confratelli e delle comunità; assicurare che i confratelli qualificati siano occupati in compiti specifici dentro il progetto dell’Ispettoria e che continuino nell’ambito della loro qualificazione;

  • avere un programma di formazione SDB-laici nel quale si prevedano “contenuti, esperienze e tempi dedicati alla formazione; definizione dei ruoli, dei rapporti e delle modalità di collaborazione tra SDB e laici; coordinamento fra i vari settori e strutture di animazione; ruolo e interventi dell’Ispettore e dei membri del Consiglio ispettoriale nelle attività di formazione; e disponibilità di centri, gruppi e strutture di animazione ispettoriale”35;


promuovere incontri:

  • delle équipes ispettoriali, per creare convergenze e preparare le persone per i ruoli che devono assolvere;

  • dei Direttori, dei formatori, degli animatori pastorali, degli economi e di altri confratelli, come occasioni per approfondire l’identità salesiana nelle sue dimensioni educative pastorali36. In questi incontri, mentre si trattano aspetti specifici anche di carattere amministrativo e organizzativo, è presente la preoccupazione per la vita religiosa e il progresso spirituale e dottrinale dei salesiani;


offrire e organizzare iniziative particolari:

  • preparare iniziative ordinarie e straordinarie di formazione spirituale e pastorale per tutti i confratelli secondo un programma pluriennale, che tenga presente il progresso della dottrina teologica e le nuove questioni pastorali;

  • fare in modo che gli esercizi spirituali abbiano “una particolare efficacia sulla crescita personale e la comunione ispettoriale e [che vengano] valorizzati mediante la preparazione dei confratelli, e l'aggiornamento delle forme e degli animatori”37;

  • organizzare un centro o una équipe ispettoriale di animazione spirituale-culturale, in collegamento con il centro studi salesiano o con il centro di spiritualità, dove esiste.


promuovere la collaborazione con altri gruppi della Famiglia salesiana nel campo della formazione permanente, attraverso iniziative straordinarie o mediante un’azione sistematica e programmata, che può essere proposta e animata da équipes integrate con membri dei diversi gruppi;


mantenere l’apertura verso le istanze di rinnovamento e qualificazione offerte a livello ecclesiale, degli Istituti di vita consacrata e negli ambiti vicini alla nostra missione.


548.L’Ispettore, assistito dal suo Consiglio e avvalendosi del Delegato e della Commissione ispettoriale della formazione, si impegna ad assicurare le condizioni indicate.

Per curare la formazione permanente:

appoggia l’impegno dei confratelli con il contatto personale e offrendo opportunità di rinnovamento;38

programma con il suo Consiglio o attraverso la Commissione le attività e le iniziative che stimolano e sostengono la formazione permanente dei confratelli e delle comunità e assume come impegno prioritario di governo la formazione dei principali animatori (Direttori, formatori, delegati);

segue con speciale attenzione la vita ordinaria delle comunità locali;

favorisce la collaborazione inter-ispettoriale.


549.Il Delegato per la formazione, con l’aiuto della Commissione ispettoriale per la formazione, ha il compito di:

sensibilizzare i confratelli e le comunità alla necessità della formazione permanente;

coordinare le diverse iniziative per dare continuità alla formazione;

elaborare contenuti e sussidi ed organizzare servizi appropriati: gli esercizi spirituali rinnovati, le giornate e sessioni di preghiera, i corsi lunghi di rinnovamento, i convegni di aggiornamento per categorie, gli incontri per lo studio dei documenti ecclesiali e salesiani, le segnalazioni bibliografiche;

valorizzare il contributo alla formazione permanente degli altri Delegati e animatori;

mantenere contatto con i Delegati di altre Ispettorie e con il responsabile del coordinamento a livello inter-ispettoriale.



12.4.4 A livello inter-ispettoriale


550.Alcune iniziative per l’animazione della formazione permanente ad un raggio più ampio sono:

forme diverse di collegamento tra le Ispettorie per scambiare esperienze, organizzare programmi e iniziative, elaborare sussidi e appoggiare il lavoro degli animatori;

a livello di Regione, Gruppo linguistico o Conferenze ispettoriali, costituire, secondo la possibilità e la convenienza, centri di formazione permanente. Questi centri offrono in vari modi il loro servizio alle Ispettorie, alle comunità e ai singoli confratelli, organizzando ad esempio corsi o programmi, preparando e distribuendo materiale per l’animazione delle comunità o provvedendo per la traduzione di testi salesiani;

creare, a livello regionale o di Conferenze ispettoriali, gruppi di persone qualificate per gli studi salesiani, con possibilità di servizi, pubblicazioni, seminari e corsi specifici di aggiornamento per confratelli in fase di formazione permanente.


551.I Consiglieri regionali seguono l’attuazione dei programmi inter-ispettoriali di formazione permanente e si mantengono in contatto con gli Ispettori, che ne sono responsabili. A questo scopo favoriscono una maggiore collaborazione e coordinamento tra le Ispettorie.


Il Consigliere Generale per la formazione ha la cura e la responsabilità della formazione integrale e permanente dei confratelli. Stimola e appoggia l’azione delle Ispettorie. D’accordo con il rispettivo Consigliere regionale, richiede loro la programmazione e l’attuazione di linee pratiche per la formazione dei confratelli; ha una cura speciale dell’andamento dei centri di formazione permanente.








4 ORIENTAMENTI E NORME PER LA PRASSI

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552.Il salesiano, come primo responsabile della propria formazione39, cerca di vivere in un atteggiamento costante di risposta vocazionale e di rinnovamento: cura una adeguata pedagogia di vita spirituale personale, fa del quotidiano il tempo privilegiato della formazione, coltiva l’atteggiamento di discernimento e si rende capace di imparare dalla vita40; si mantiene aggiornato e aperto agli stimoli della Chiesa e della situazione in particolare dei giovani e degli ambienti popolari; assume la comunità come il naturale ambiente della sua esperienza vocazionale e ne condivide attivamente il cammino; vive l’appartenenza all’Ispettoria e alla Congregazione e accoglie le proposte e le iniziative che vengono da esse.


553.Ogni comunità abbia un programma di formazione permanente che tenga presenti le diverse dimensioni della formazione salesiana, lo verifichi e lo rinnovi annualmente. Nel programma si dia adeguato rilievo al giorno della comunità, ai ritiri mensili e trimestrali, ai momenti di programmazione e di verifica, ai momenti di formazione nella CEP e con la Famiglia salesiana.


554.“Le comunità locali dovranno programmare la propria attività in modo da assicurare ai confratelli la partecipazione ai tempi di preghiera, di riflessione in comune e anche il tempo necessario per un aggiornamento personale continuo”41.


555.Il Direttore privilegi l’animazione religiosa e pastorale e la direzione spirituale nella sua comunità. “Suo primo compito è animare la comunità perché viva nella fedeltà alle Costituzioni e cresca nell’unità”42. “Ha responsabilità diretta anche verso ogni confratello: lo aiuta a realizzare la sua personale vocazione e lo sostiene nel lavoro che gli è affidato”43. Curi la qualità formativa dell’esperienza quotidiana in fedeltà alle Costituzioni e ai Regolamenti, renda effettiva la corresponsabilità e la collaborazione dei confratelli, stimoli la presenza animatrice nella CEP, coltivi la comunione con l’Ispettoria, la Congregazione, la Famiglia salesiana, e con la Chiesa.


556.Il Progetto ispettoriale di formazione44 includa il Piano di formazione permanente in ordine al rinnovamento spirituale, alla qualificazione pastorale e alla competenza educativa e professionale dei confratelli45. La sua elaborazione tenga conto dei diversi ruoli e funzioni e delle diverse età, situazioni e momenti della vita (quinquennio, maturità, anniversari significativi, anzianità…).


557.“Sia offerto periodicamente a tutti i salesiani negli anni della maturità un tempo conveniente per il loro rinnovamento. Le Ispettorie nella programmazione tengano conto di questa esigenza. Ciascun confratello risponda a questo appello anche per il bene della propria comunità”46.


558.L’Ispettore anima la formazione integrale e permanente dei confratelli47, in primo luogo dando qualità formativa al governo ordinario dell’Ispettoria. Impegni il Consiglio e gli animatori ispettoriali, in particolare la CIF e i Direttori. Sia disponibile alla collaborazione inter-ispettoriale, con la Famiglia salesiana e a livello ecclesiale.


559.La Commissione ispettoriale per la formazione collabora con l’Ispettore e il suo Consiglio nell’animazione del processo di formazione permanente delle comunità e dei confratelli48, e nel programma di formazione insieme ai laici. La Commissione offra un itinerario di iniziative di accompagnamento formativo in linea con il progetto ispettoriale di formazione, attenta alle diverse situazioni dei confratelli, secondo le età, la vocazione specifica, i loro diversi ruoli.


560.La condivisione dello spirito e della missione salesiana coi laici richiede una valida formazione insieme49, che trova il suo cammino privilegiato nel corretto funzionamento della CEP50.

Il progetto ispettoriale di formazione includa le linee della formazione dei salesiani e laici insieme; preveda esperienze, contenuti, responsabili e tempi dedicati alle attività formative51.


561.Le Regioni, i Gruppi linguistici o le Conferenze ispettoriali collaborino nelle iniziative e nei programmi di formazione permanente e, secondo la possibilità e la convenienza, costituiscano una équipe o un centro di formazione permanente.

In particolare, si organizzino a livello inter-ispettoriale iniziative periodiche per la qualificazione specifica dei Direttori o di altri gruppi di confratelli. Tali iniziative sono sotto la responsabilità degli Ispettori della Regione o della Conferenza interessata, del Consigliere regionale e del Consigliere per la formazione52.


562.Al Consiglio Generale spetta approvare la creazione di centri inter-ispettoriali e regionali di formazione permanente. I responsabili dei centri facciano riferimento al Consigliere Generale per la formazione e ai Consiglieri regionali.


563.Si approfitti delle iniziative organizzate in comunione e collaborazione con altri gruppi della Famiglia salesiana, come pure delle opportunità offerte a livello ecclesiale o inter-congregazionale. “Si sia pronti ad accogliere gli apporti formativi della Chiesa e della società”53.


564.“Le Conferenze o Gruppi linguistici devono provvedere una sufficiente aggiornata bibliografia salesiana nella propria lingua. Si auspica inoltre la formazione, a livello regionale, di gruppi di studi salesiani, con possibilità di servizi e pubblicazioni”54.


565.Il Consiglio Generale organizzerà iniziative tendenti alla qualificazione specifica degli Ispettori per il loro ruolo di animazione e di governo. Essi trovano opportunità di formazione anche in altre iniziative, ad esempio a livello di Conferenza ispettoriale e di Regione e nelle visite d’insieme.


1 VC 70

2 CG23 90

3 Cfr CG21 310

4 PI 68

5 C 119

6 C 99

7 Cfr CG21 311

8 PDV 71

9 Cfr VC 71

10 Cfr CG23 292

11 C 25

12 Cfr C 91

13 Cfr PI 68

14 CG24 55

15 C 119

16 VC 70

17 Ibid

18 R 102

19 Cfr VC 70

20 Cfr vecchi j., L’anzianità: un’età da valorizzare, ACG 337 (1991), pag. 44-51

21 Cfr VC 70; “I confratelli ‘in difficoltà’ o ‘gravemente compromessi’” in ISM 390-395, vedi anche DSM 268

22 Cfr CG21 311

23 C 98

24 C 119

25 Cfr R 99

26 Cfr vecchi j., Io per voi studio, ACG 361 (1997), pag. 29

27 Cfr C 119

28 Cfr R 100

29 C 99

30 Cfr CG23 222

31 R 175

32 Cfr R 173

33 Cfr CG24 172

34 CG23 223

35 CG24 145

36 Cfr R 101

37 CG21 332

38 Cfr R 102

39 Cfr CG21 311

40 Cfr C 119

41 CG21 327; cfr R 69. 44

42 C 55

43 Ibid

44 Cfr precedenti n. 18.211

45 Cfr CG23 223

46 R 102

47 Cfr C 161

48 Cfr CG21 322

49 Cfr CG24 138

50 Cfr CG24 43.144

51 Cfr CG24 145

52 Cfr CG21 323; R 101

53 R 101

54 CG21 342

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