CAPITOLO DODICESIMO


CAPITOLO DODICESIMO


CAPITOLO DODICESIMO



LA FORMAZIONE PERMANENTE




520.Tutta la vita è vocazione, tutta la vita è formazione.

La formazione iniziale porta all’identificazione con un progetto di vita consacrata che deve essere tradotto in esperienza di vita lungo tutta l’esistenza. La formazione permanente è la grazia e l’impegno che portano a vivere quel progetto “in un dinamismo di fedeltà”1. Essa è la continuazione naturale e assolutamente necessaria del processo vissuto nella formazione iniziale.


521.La formazione permanente è una necessità insita nella realtà personale del salesiano e nel cuore della sua vocazione cristiana e salesiana. Per diverse ragioni:

il carattere evolutivo e dinamico della persona umana domanda una costante apertura al rinnovamento in tutte le dimensioni e momenti dell’esistenza;

la vita cristiana è vocazione permanente, sviluppo della grazia battesimale; richiede capacità di discernimento e risposta di fede di fronte alle sfide che la situazione culturale le pone. La Chiesa stessa è in stato di continuo rinnovamento e lo stimola nei suoi membri;

la missione giovanile salesiana, che si rivolge a quella parte di umanità che è sempre nuova e imprevedibile, esige creatività e dinamismo sempre rinnovati: “con le loro sollecitazioni i giovani ci impediscono di fermarci sul passato, ci educano e ci spingono a trovare risposte nuove e coraggiose”2;

i ritmi accelerati delle trasformazioni del mondo provocano in modo inquietante e pongono interrogativi che esigono a livello personale e comunitario risposte adeguate (per esempio, le sfide della nuova cultura, della secolarizzazione, dell’evangelizzazione);

l’odierna aspettativa e domanda universale di qualità in tutti i campi esige dalla vita consacrata che sappia mantenere leggibile la sua testimonianza ed efficiente il suo servizio apostolico3;

il ruolo animatore della comunità salesiana come nucleo trainante, orientatore e formatore dell’azione pastorale nel nuovo contesto di condivisione con i laici, sottolinea l’urgenza di una ricarica spirituale e apostolica, di un aggiornamento dottrinale e di competenze adeguate e riconosciute.




12.1 NATURA E SCOPO


522.La formazione permanente è un atteggiamento di vita e un “processo globale di rinnovamento”4 che avvolge persona e comunità nelle diverse situazioni della vita quotidiana.

Essa avviene primariamente nel “quotidiano”, nel compimento stesso della missione: “vivendo in mezzo ai giovani e in costante rapporto con gli ambienti popolari, il salesiano si sforza di discernere negli eventi la voce dello Spirito, acquistando così la capacità d’imparare dalla vita”5.

Si dà come esperienza comunitaria, frutto della condivisione fraterna, di rapporti vicendevoli e di una comunicazione di qualità, dello slancio apostolico incarnato in un progetto comune, della centralità di Cristo vissuta e celebrata, e dell’autenticità dello stile di vita evangelica: tutto questo inquadrato nel contesto della Chiesa e della Congregazione.

A un livello più ampio – ispettoriale, interispettoriale o ecclesiale – riceve stimolo e sostegno mediante proposte e iniziative ordinarie e straordinarie di rinnovamento spirituale e pastorale o di aggiornamento.


523.Soggetto di formazione permanente è prima di tutto la persona del salesiano. Nulla può sostituirsi al suo impegno libero e convinto. Nessuno può percorrere per lui l’itinerario del rinnovamento. “Ogni salesiano – dicono le Costituzioni – assume la responsabilità della propria formazione”6.

Scopo della formazione permanente è fare in modo che il salesiano viva la vocazione con maturità e gioia, con fedeltà creativa e con capacità di rinnovamento, come risposta permanente al Signore e alle sfide della missione. Tale atteggiamento si esprime nella capacità di discernimento e di riflessione, nell’impegno per un cammino spirituale costantemente coltivato e per uno stile di vita che sostenga la qualità dell’esperienza, e nella ricerca di qualificazione per adempiere la missione con competenza professionale e per animare numerose forze apostoliche.


524.Soggetto della formazione permanente è anche la comunità salesiana, in quanto portatrice e testimone nella Chiesa di un dono dello Spirito, educatrice dei suoi membri, ma anche in quanto bisognosa essa stessa di continuo rinnovamento nella fedeltà a Don Bosco e di discernimento nello Spirito. La comunità è soggetto di formazione permanente nel suo essenziale rapporto educativo con giovani e laici, con coloro con cui condivide lo spirito e la missione; ed è questo rapporto che stimola al rinnovamento anche spirituale e offre motivazioni, criteri di verifica e indicazioni di aggiornamento7.

Per questo la comunità, soggetto di un’esperienza spirituale e apostolica, vive secondo un progetto e risponde insieme alla vocazione salesiana.




12.2 L’ESPERIENZA FORMATIVA


525.La formazione permanente mantiene vivo “un generale e integrale processo di continua maturazione, mediante l’approfondimento di ciascuna delle dimensioni della formazione... a partire dalla carità pastorale e in riferimento ad essa”8. Essa si avvale di metodi adeguati per persone adulte, metodi che partono dalla loro esperienza e dalle situazioni di vita vissuta.



12.2.1 La dimensione umana


526.La formazione permanente è attenta alla crescita della persona. Stimola e sostiene il cammino di ciascun confratello verso la sua piena maturazione, tenendo conto dell’insieme della propria realtà e dei propri limiti, per lo sviluppo di una personalità equilibrata ed adulta, consapevole della propria identità e fedele ad essa. Promuove in lui l’attenzione alla libertà interiore, all’integrazione affettiva, alla serenità dello spirito, all’amore per la verità e alla coerenza tra il dire e il fare9.


Il salesiano maturo sviluppa quella sensibilità che gli permette di aprirsi alla realtà umana circostante e gli dà la capacità di relazionarsi come adulto con altri adulti di tutte le età, specialmente nella propria comunità e con i giovani.

Si sente stimolato dai giovani, che hanno bisogno di trovare in lui un uomo “nuovo”, capace di suscitare emulazione e di risvegliare in loro le ricchezze che portano dentro, le loro risorse umane e i valori evangelici. L’amicizia attenta, il clima di famiglia, la semplicità e la bontà, la promozione della dignità di ogni persona diventano per loro un’esperienza davvero originale, una valida “testimonianza”10.

La realtà evolutiva della persona esige attenzione, nelle diverse stagioni della vita, agli aspetti biofisici e psicologici, attraverso l’illuminazione e l’accompagnamento personale e comunitario.


12.2.2 La dimensione spirituale


527.Il salesiano coltiva la vita spirituale come esperienza di Dio nel rapporto con i giovani, nello sguardo credente sugli avvenimenti e nel discernimento; consapevole di essere mediatore della sua presenza e del suo intervento, sperimenta la gioia di annunciare Gesù Cristo e il suo Vangelo.

Approfondisce la sua vita spirituale attraverso la condivisione comunitaria dell’esperienza di fede e della missione. Insieme alla sua comunità vive la presenza dello Spirito come “fonte permanente di grazia e sostegno nello sforzo quotidiano per crescere nell’amore di Dio e degli uomini”11.

Cammina secondo l’itinerario spirituale che gli offre la Chiesa e secondo il progetto di vita consacrata che le Costituzioni propongono come pedagogia concreta di santità. Valorizza i momenti forti, come gli Esercizi spirituali, e le occasioni straordinarie di rinnovamento che gli vengono offerte12.

Coltiva la radicalità della donazione a Dio e l’unità di vita in Lui, evitando di cadere nella dispersione e nella superficialità. Il filiale dialogo con il Padre lo porta a congiungere lavoro e preghiera e a vivere l’unione con Dio nelle attività ordinarie e in qualunque situazione.


12.2.3 La dimensione intellettuale


528.La dimensione intellettuale della formazione permanente non si limita ad accumulare conoscenze o ad aggiornare competenze, aspetti certamente necessari; aiuta soprattutto a crescere in saggezza per poter vivere con maggior profondità la propria vita consacrata e per abilitarsi a compiere con la competenza richiesta la missione nelle diverse circostanze e situazioni e nei diversi ruoli.


Si manifesta anzitutto in un atteggiamento e in una capacità di unire lavoro e riflessione, in modo tale che si possa vivere con apertura e intelligenza il confronto con le diverse realtà e si possiedano solidi criteri di discernimento coerenti con la visione cristiana, con gli orientamenti ecclesiali e il carisma salesiano.

È da curare anche l’aggiornamento dottrinale e professionale, la conoscenza delle culture dei luoghi in cui si vive e si agisce, la riqualificazione professionale e tecnica13 per poter affrontare in modo adeguato il servizio educativo pastorale con capacità di animazione e di orientamento di persone, progetti e opere.

Cammino e spinta di formazione permanente è l’apertura agli stimoli che provengono dalla Chiesa universale e particolare, dall’esperienza e dagli orientamenti della Congregazione, specialmente attraverso i Capitoli Generali e gli insegnamenti del Rettor Maggiore, dai programmi e dalle iniziative ispettoriali o inter-ispettoriali.


L’aggiornamento va commisurato all’età, tenendo presente che ogni stagione della vita porta con sé delle sensibilità spirituali, delle preoccupazioni pastorali e degli interessi culturali che, se ben coltivati attraverso lo studio e la riflessione, nutrono la persona del confratello, danno qualità alla sua esperienza e aumentano l’efficacia della sua vita apostolica.



12.2.4 La dimensione educativo-pastorale


529.Il salesiano è chiamato a ravvivare il dono della carità pastorale ricevuto nella sua professione religiosa, così da poter vivere l’impegno educativo e di evangelizzazione, la mistica e l’ascesi della sua piena donazione a Dio e ai giovani, lo slancio del Da mihi animas.


Scuola di formazione è anzitutto il lavoro educativo-pastorale assunto e realizzato come progetto comunitario: esso viene pensato, programmato e verificato insieme, condiviso in una collaborazione ampia e corresponsabile nella CEP, vissuto come esperienza spirituale ed ecclesiale.

La rete di rapporti messi in atto da una CEP viva e operante – scrive il CG24 – è luogo di intensa formazione permanente e tocca gli aspetti umani, pedagogici e salesiani. Questi rapporti veicolano messaggi, abilitano a nuovi linguaggi, favoriscono un ascolto più attento del mondo e della cultura giovanile, specialmente quando la CEP promuove il protagonismo giovanile”14.

Attraverso il mutuo dare e ricevere, il salesiano acquista una rinnovata comprensione della sua identità vocazionale, condivide la spiritualità salesiana, aggiorna le sue competenze, diventa capace di animare un ampio ambiente educativo, di accompagnare gruppi e orientare persone.


530.I diversi tipi di ambienti e opere in cui il salesiano è chiamato a operare e i diversi ruoli che gli sono affidati richiedono preparazione specifica e costante impegno di riqualificazione; costituiscono una esigenza e una opportunità di rinnovamento e di valorizzazione delle qualità al servizio della missione, alle quali egli rimane aperto.


Scuola permanente di fede è la sintonia con la missione della Chiesa, le sue urgenze, la comunione pastorale con la Chiesa universale e locale, il rapporto con il mondo giovanile e dell’educazione.



12.3 L’ATTENZIONE AD ALCUNE SITUAZIONI DI VITA


531.Il salesiano è “chiamato a vivere con impegno formativo qualunque situazione, considerandola un tempo favorevole per la crescita della sua vocazione”15, sapendo cercare e trovare “ad ogni ciclo vitale un compito diverso da svolgere, un modo specifico di essere, di servire e di amare”16.

Alcune situazioni e circostanze particolari segnano l’arco della vita; se affrontate adeguatamente, possono rappresentare tempi e momenti particolarmente adatti per nuovi approfondimenti ed espressioni diverse dell’esperienza vocazionale.

Le stagioni della vita, più o meno prevedibili, sono segnate anche da circostanze personali e da situazioni sociali, culturali o pastorali non prevedibili, ma che incidono su tutta l’esperienza della persona.



12.3.1 Le stagioni della vita


1 12.3.1.1 I primi anni di pieno inserimento nel lavoro educativo e pastorale

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2 12.3.1.2 Gli anni della piena maturità

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3 12.3.1.3 L’età avanzata

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4 ORIENTAMENTI E NORME PER LA PRASSI

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