Ratio|Cap.1


CAPITOLO PRIMO



LA FORMAZIONE SALESIANA

NELLE CIRCOSTANZE ATTUALI. LA RATIO



1.1 VOCAZIONE E FORMAZIONE: UN DONO DA ACCOGLIERE E COLTIVARE


1. La vocazione salesiana è un dono di Dio radicato nel Battesimo. È la chiamata a divenire, come Don Bosco, discepoli di Cristo e a formare comunità che testimoniano ai giovani il suo amore di Buon Pastore. “A questo appello rispondiamo con l’impegno di una adeguata e continua formazione per la quale il Signore dona ogni giorno la sua grazia”1. Nel rispondere fedelmente alla vocazione ogni salesiano trova la via della sua piena realizzazione in Cristo e il suo cammino di santificazione.2

Gesù chiamò personalmente i suoi Apostoli perché stessero con Lui e per mandarli a proclamare il Vangelo. Li preparò con amore paziente e diede loro lo Spirito Santo che li guidasse alla pienezza della Verità. Egli chiama anche noi a vivere nella Chiesa il progetto del nostro Fondatore come apostoli dei giovani”3.

L’esperienza che fecero i primi discepoli nell’incontro con Gesù, il cammino che percorsero condividendo la sua vita, accogliendo il suo mistero, facendo propria la causa del Regno e assumendo lo stile evangelico da lui proposto costituiscono anche l’esperienza e il cammino di ogni salesiano.

Formazione è accogliere con gioia il dono della vocazione e renderlo reale in ogni momento e situazione dell’esistenza. Formazione è grazia dello Spirito, atteggiamento personale, pedagogia di vita.



    1. CON LO SGUARDO A DON BOSCO FONDATORE E FORMATORE

E ALLA REALTÀ DELLA CONGREGAZIONE


2.Don Bosco è stato un vero discepolo di Cristo, “profondamente uomo di Dio, ricolmo dei doni dello Spirito, viveva come se vedesse l’invisibile”4. L’ardore per il Regno, il servizio alla Chiesa, la risposta alle urgenze dei tempi hanno segnato la sua esistenza, nella quale ha avvertito la presenza e il sostegno di Maria Immacolata Ausiliatrice.

I giovani e la loro salvezza sono stati la sua vocazione, la sua missione e il suo orizzonte permanente. Per dono dello Spirito ebbe per loro un cuore di padre e di maestro capace di donazione totale: “Ho promesso a Dio che fin l’ultimo mio respiro sarebbe stato per i miei poveri giovani”5. La predilezione per la gioventù, specialmente la più povera, l’attenzione ai ceti popolari e l’impegno missionario hanno dato identità alla sua vita.


Don Bosco ha vissuto con gioia questa vocazione, consapevole di aver ricevuto un dono da comunicare e partecipare ad altri. In ogni momento ha saputo coinvolgere e suscitare corresponsabilità6. Molti ne hanno condiviso lo spirito e la missione, esprimendoli e realizzandoli in progetti vocazionali diversi. Così, sin dall’inizio il carisma salesiano è divenuto comunità, famiglia, movimento.7

Don Bosco Fondatore ha voluto al centro della sua opera una comunità di consacrati, che dedicassero tutta la loro vita come educatori e missionari dei giovani, specialmente i più poveri, in comunità fraterne e apostoliche, al seguito di Gesù obbediente, povero e casto8. Ispirandosi alla bontà e allo zelo di San Francesco di Sales, Don Bosco diede loro il nome di Salesiani9.


3. Consapevole della responsabilità carismatica che il Signore gli aveva affidato, Don Bosco si dedicò con priorità alla formazione dei suoi primi figli. “È impossibile pensare a Don Bosco fondatore senza pensarlo formatore”10.

La formazione fu la sua “preoccupazione permanente e la sua fatica più grande dai tempi dell’Oratorio, quando sceglieva fra i suoi ragazzi quelli che davano speranze di poter rimanere con lui, agli ultimi anni della vita quando raccomandava con insistenza ai Direttori, agli Ispettori e ai missionari l’impegno per le vocazioni e la formazione”11. Non si limitò a cercare dei collaboratori: li chiamò ad essere, in qualche modo, contemporaneamente discepoli e maestri, a divenire con lui “cofondatori”12.


4.“I primi salesiani – affermano le Costituzioni – trovarono in Don Bosco la loro guida sicura. Inseriti nel vivo della sua comunità in azione, impararono a modellare la propria vita sulla sua”13.

La “paternità carismatica14, vissuta con lo stile del Sistema Preventivo, portò Don Bosco:

a condividere con i suoi figli spirituali il fuoco del “da mihi animas”, l’entusiasmo per la missione giovanile, e la gioia interiore di una dedizione totale alla causa del Regno nel lavoro e nel sacrificio;

ad offrire loro un ambiente ricco di valori e di rapporti, fondato sulla fiducia reciproca e sulla libertà interiore;

ad accompagnarli uno a uno, educandoli ad una esperienza semplice e profonda di Dio, proponendo loro una pedagogia incarnata nel quotidiano, aprendo grandi orizzonti, rendendoli responsabili del suo progetto apostolico.

Nel coltivare le vocazioni e nella lunga fatica della formazione dei suoi, egli fu al tempo stesso esigente e paziente, fermo e flessibile.


Formazione salesiana è identificarsi con la vocazione che lo Spirito ha suscitato attraverso Don Bosco, avere la sua capacità di condividerla, ispirarsi al suo atteggiamento e al suo metodo formativo.


5.La Congregazione salesiana è portatrice nella Chiesa della originale esperienza di Spirito Santo, vissuta da Don Bosco; prolunga con creatività nella storia il suo progetto e il suo spirito15. Dalle origini sino ad oggi essa l’ha vissuta e coltivata con affettuosa e costante fedeltà, impegnandosi a comunicarla in diverse forme, soprattutto attraverso la cura per le vocazioni e l’azione formativa. Lo sforzo di fedeltà e l’impegno di rinnovamento si sono espressi con speciale intensità nel periodo postconciliare, come dimostrano il processo di riformulazione delle Costituzioni e la riflessione e gli orientamenti dei Capitoli Generali.


Oggi il volto e le radici della Congregazione sono universali. Lo Spirito Santo ha reso fecondo il carisma per il bene dei giovani e continua a suscitare persone che scelgono di “restare con Don Bosco”, vivendo nella consacrazione religiosa la missione salesiana. La Congregazione è presente in tutto il mondo, inserita nei contesti umani, culturali, religiosi e pastorali più svariati. In essi vive situazioni differenti: situazioni di inizio o di rifondazione, di consolidamento o di espansione, di ridimensionamento e nuova collocazione. Diversi sono anche i contesti da cui sorgono e in cui si sviluppano le vocazioni, e disuguali il loro numero, la loro condizione e la loro consistenza.

Riferirsi alla formazione salesiana comporta di tener presente la realtà di un’unica vocazione vissuta a raggio mondiale in modi diversi; pensare con gratitudine, con responsabilità e realismo a questo “Don Bosco nel mondo”.


La vocazione salesiana si presenta così come una identità in movimento che, pur rimanendo se stessa, è chiamata a rinnovarsi con fedeltà creativa e a incarnarsi costantemente. Come per Don Bosco nei primi tempi, così oggi per la Congregazione e per ogni salesiano l’identificazione con il carisma e l’impegno di fedeltà ad esso, cioè la formazione, costituiscono una priorità assolutamente vitale.




1.3 PUNTI DI RIFERIMENTO PER LA FORMAZIONE OGGI


6.Perché risponda agli obiettivi, si richiede oggi che la formazione abbia attenzione ad alcuni punti di riferimento: il confronto con il contesto in cui si sviluppa la vocazione, la capacità di camminare con la Chiesa e docilità ai suoi orientamenti, la sintonia con l’esperienza carismatica della Congregazione e coerenza con la prassi formativa da essa proposta.



1.3.1 Attenzione al contesto: stimoli e sfide


L’esperienza vocazionale e formativa è un’esperienza connotata dal contesto umano e storico di cui ognuno forma parte e in cui è chiamato ad operare; è un’esperienza “contestualizzata”16. L’ambiente e le esigenze dell’inculturazione e della evangelizzazione toccano profondamente ogni progetto di vita religiosa e di missione pastorale. I diversi contesti culturali comportano stimoli e sfide che incidono sulla visione e sullo sviluppo della persona e sulla sua formazione.


Di fronte a questa realtà coinvolgente e ambivalente è indispensabile lo sforzo di discernimento e la capacità di dare una risposta pedagogica adeguata. Comprendere i contesti, coglierne gli interrogativi, capire le condizioni che presentano a chi vuol vivere la vocazione è responsabilità di ogni confratello ed è compito specifico di chi opera nell’animazione vocazionale e nella formazione. Se si vuol impostare un’esperienza formativa adeguata si deve prendere in attenta considerazione il proprio contesto.

Questo è tanto più vero in una situazione complessa, frammentata e in costante evoluzione e per una Congregazione che sta diventando sempre più universale e pluriculturale.


7.Non mancano a livello ecclesiale e di Congregazione visioni d’insieme della realtà e letture appropriate di alcuni contesti particolari. Il farvi cenno ha lo scopo di sottolineare un atteggiamento formativo permanente che deve impegnare la Congregazione a livello mondiale, le Ispettorie e i formatori nei diversi contesti: l’attenzione e il discernimento delle situazioni nel loro rapporto con la formazione permanente e iniziale.

Gli obiettivi e la pedagogia della formazione devono essere costantemente attenti al riferimento culturale e alla valutazione pastorale e i formatori devono rendersi capaci di un dialogo che metta a confronto entrambi17.


Tenendo presente la varietà delle situazioni, che rende impossibile una presentazione unitaria, si possono evidenziare alcune sfide, che provengono dai differenti contesti e toccano da vicino l’esperienza vocazionale.

Si riconosce oggi universalmente il valore originale e inviolabile della persona umana, ma si danno situazioni dove un’esagerata esaltazione dell’individuo porta al soggettivismo e individualismo.

Cresce la coscienza della dignità della donna e del suo ruolo nella costruzione di una nuova società, ma sono ancora molti gli ambienti dove essa viene manipolata e sfruttata in varie forme, creando ambiguità nei suoi confronti.

C’è una forte sottolineatura della dimensione della sessualità, ma spesso in forma ambigua o distorta, con il conseguente bisogno di personalità mature e solide.

Il pluralismo è un fatto ormai diffuso in molti contesti, che può costituire una ricchezza, ma esso sottolinea la necessità di identità forti e scelte maturate per non cadere nel relativismo e debolezza di pensiero.

Anche il valore della libertà è fortemente sottolineato, e cresce la consapevolezza che la libertà viene salvaguardata mediante una coscienza ben formata.

L’attuale complessità del mondo e della vita tende alla frammentazione e rende difficile vivere una vita unificata.

Il costante flusso di cambiamenti e l’accentuazione della globalizzazione e dei particolarismi richiedono un atteggiamento critico e di equilibrio, con un radicamento nella propria cultura, insieme alla dovuta apertura.

In campo religioso, si avverte un maggior desiderio di spiritualità e di Dio, mentre – d’altra parte – in vaste aree si constata la crescente irrilevanza o marginalità dei valori religiosi nel progetto di vita degli uomini.


8.Questo quadro di elementi, positivi e problematici insieme, trova una forte risonanza nell’animo di tutti, e ha una particolare incidenza sulla formazione di coloro che optano per la vocazione consacrata, i giovani e anche quelli che non sono tanto giovani. È doveroso chiedersi da quale “condizione giovanile” provengono oggi le vocazioni e quale rapporto vi è tra i criteri e le forme di vita che essa propone e il progetto di vita consacrata salesiana. La risposta non può essere univoca, perché le “condizioni giovanili” sono molteplici, e coloro che iniziano la prima formazione portano con sé esperienze familiari, culturali, religiose, di lavoro, di studio e di contatto salesiano molto diverse e hanno fatto percorsi vocazionali differenti.

Si possono richiamare alcuni tratti che interessano in particolare la prospettiva formativa:

– I giovani vogliono essere i protagonisti della propria vita, ma spesso mancano di grandi orizzonti o trovano difficoltà nel fare scelte definitive, a lunga scadenza o per la vita, scelte che richiedono costanza e sacrificio.

Sono sensibili ai valori della persona umana, e allo stesso tempo sono affascinati dalla società consumista.

Tendono a difendere la loro libertà; d’altra parte la mancanza di solidi punti di riferimento e i rapidi mutamenti possono creare personalità disorientate, non sufficientemente strutturate, mancanti di consistenza psicologica.

Particolarmente nel campo della sessualità sono influenzati dai comportamenti degli ambienti in cui vivono; anche l’aspetto emotivo ha un forte peso.

Derivano spesso le loro conoscenze, le loro percezioni della realtà e i loro valori dal mondo della comunicazione sociale. Non hanno molto senso della storia, per cui sono portati a sottolineare l’immediato.

Nei rapporti quotidiani sanno essere accoglienti, sinceri e comunicativi. Sono flessibili, adattabili alle nuove situazioni e tolleranti. In genere sono capaci di generosità e servizio ai bisognosi, e parecchi si offrono per il volontariato; occorre però che queste esperienze positive siano integrate con la loro vita e non rimangano una parentesi.

Mentre l’impatto educativo ed evangelizzatore della famiglia e della scuola diminuisce, l’odierna complessità della vita rende difficile l’unificazione personale e prolunga i processi di maturazione e di auto-definizione.

I giovani sono sensibili al fatto religioso, alla ricerca di Dio e di quei valori che possono dare senso alla loro vita. Sentono il bisogno di spiritualità e di preghiera, anche se non è sempre facile per loro mettere insieme il seguire la moda e l’interiorizzazione del proprio rapporto con Dio.



1.3.2L’esperienza e gli orientamenti della Chiesa


9. Consapevole delle sfide del tempo presente e continuando il rinnovamento conciliare, la Chiesa si è impegnata decisamente nell’approfondire le diverse espressioni della vocazione battesimale, e ha mostrato come le diverse vocazioni specifiche si integrano e si arricchiscono a vicenda in una ecclesiologia di comunione.

In questa prospettiva:

ha stimolato una rinnovata coscienza della vocazione dei laici, invitando tutti ad una vita cristiana di maggior qualità, più solida, personalizzata, capace di confrontarsi con la cultura18;

ha approfondito l’identità della vita consacrata e la sua collocazione nella Chiesa, spingendo a viverla con autenticità e fedeltà al proprio carisma, proponendo una testimonianza profetica tanto necessaria al mondo d’oggi19;

ha ripensato il ministero dei presbiteri, mettendo in evidenza il loro servizio nel Popolo di Dio e la necessità di rinnovare i rapporti e qualificare la comunicazione nel lavoro pastorale20.


Ha evidenziato la dimensione testimoniale e apostolica della vocazione cristiana, coinvolgendo tutti nell’impegno per la nuova evangelizzazione, in un rinnovato slancio missionario e nel confronto tra fede e cultura. Attivamente inserita in situazioni di pluralismo culturale e religioso nei diversi contesti sociali, ha approfondito le ragioni e le modalità dell’inculturazione della fede e dell’apertura al dialogo ecumenico e interreligioso, la sua solidarietà con il mondo, in particolare per la promozione della giustizia e della pace.


10. La Chiesa vede in una formazione di qualità e adeguata ai tempi la chiave del rinnovamento e della vitalità vocazionale e la propone come priorità strategica e impegno costante, accentuando alcune attenzioni: l’importanza di una chiara identità vocazionale e carismatica, di una formazione personale e allo stesso tempo condivisa, di un itinerario formativo che si metta in confronto con le caratteristiche dei nuovi candidati e con il contesto umano e culturale in rapida evoluzione, e della necessità della formazione permanente che tenga vivo lo slancio e la fedeltà vocazionale.

Non pochi documenti recenti offrono criteri, orientamenti e disposizioni al servizio della formazione; tra essi: Vita consecrata21, Potissimum institutioni22, La collaborazione inter-Istituti per la formazione23, Pastores dabo vobis24, Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis25, Direttive sulla preparazione degli educatori nei seminari26.



1.3.3L’esperienza e gli orientamenti della Congregazione


11.La Congregazione si sente interpellata dal rapido mutamento culturale, dal mondo dei giovani, dalle sollecitazioni della Chiesa e dalla sua stessa realtà a livello mondiale. Il cammino di questi decenni testimonia l’impegno per la ricomprensione dell’identità carismatica e per il rilancio della missione, la disponibilità al rinnovamento.

Alcuni aspetti della vocazione sono stati oggetto di nuovi accenti: dal significato della consacrazione apostolica alla ricomprensione del Sistema preventivo, dalla esigenza di spiritualità all’esperienza comunitaria, dalla qualificazione di base alla formazione permanente, dalla consapevolezza della specificità vocazionale alla complementarità e reciprocità di vocazioni nella Famiglia salesiana, dalla capacità di coinvolgimento dei laici al ruolo animatore dei salesiani nella comunità educativo-pastorale.

Nuove sfide provengono dalla situazione delle comunità, dal nuovo modello operativo27 e dal nuovo rapporto con i laici, da un più forte senso dell’insieme nella Famiglia salesiana, dalle nuove frontiere della missione e dalle nuove situazioni di povertà, dall’esigenza di significatività.

12.La risposta a queste sfide impegna ogni salesiano e chiede con forza alla Congregazione di curare un’esperienza salesiana autentica e rinnovata e di assicurare una formazione che aiuti i confratelli e le comunità ad essere:

portatori di una chiara identità salesiana e di un’esperienza spirituale ed apostolica di qualità;

fortemente marcati dalla grazia di unità, a imitazione di Don Bosco, che realizzò in sé “uno splendido accordo di natura e di grazia”28;

capaci di discernimento della realtà e di reazione positiva, che si traduce in creatività pastorale e in progetti giovanili significativi;

coscienti del loro ruolo come nucleo animatore all’interno della rete di corresponsabilità con i laici che è la Comunità Educativo-Pastorale;

consapevoli che la vocazione salesiana è vocazione aperta alla condivisione della missione e del carisma con una Famiglia spirituale e un Movimento che si ispirano a Don Bosco Padre e Maestro.

Tutto questo richiede l’elaborazione di una prassi che porti alla formazione di salesiani per l’oggi della Chiesa e del mondo.


13. Il testo delle Costituzioni, ufficialmente approvato dalla Chiesa, costituisce la base sicura sulla quale fondare il cammino di fedeltà vocazionale e l’impostazione della formazione.


Il Capitolo Generale e il Rettor Maggiore sono chiamati ad assicurare l’unità di spirito, con responsabilità e competenza, offrendo i mezzi adeguati per la cura, la custodia e lo sviluppo del carisma, e proponendo particolari orientamenti normativi sulla formazione dei soci in vista delle esigenze della comune vocazione.


Sulla scia delle indicazioni delle Costituzioni, dei Capitoli Generali e dei Rettori Maggiori, la Congregazione ha elaborato altri documenti che approfondiscono l’esperienza salesiana e indicano il modo di coltivarla: tali sono, ad esempio, il commento alle Costituzioni29, i testi che si riferiscono alla prassi educativo-pastorale, alla condivisione nella Famiglia Salesiana, e all’esercizio dell’autorità dell’Ispettore e del Direttore30.

Fra tutti i testi ufficiali riveste una singolare importanza la Ratio (“La formazione dei Salesiani di Don Bosco”). Essa traccia il modo di trasmettere il carisma di Don Bosco perché “sia vissuto nella sua genuinità dalle nuove generazioni, nella diversità delle culture e delle situazioni geografiche” e insieme illustra ai salesiani “i mezzi per vivere il medesimo spirito nelle varie fasi dell’esistenza progredendo verso la piena maturità della fede in Cristo Gesù”31.




1.4 LA RATIO: SCOPO, CONTENUTI E DESTINATARI


1.4.1 Lo scopo della Ratio


14.“Il carisma del Fondatore – dicono le Costituzioni – è principio di unità della Congregazione e, per la sua fecondità, è all’origine dei modi diversi di vivere l’unica vocazione salesiana. La formazione è dunque nello stesso tempo unitaria nei contenuti essenziali e diversificata nelle espressioni concrete: accoglie e sviluppa tutto ciò che di vero, di nobile, di giusto le varie culture contengono”32.

In questa prospettiva si pone la Ratio Fundamentalis Institutionis et Studiorum come strumento di identità vocazionale e peculiare servizio all’unità e al decentramento della formazione. Essa “espone e sviluppa in maniera organica e didattica l’insieme dei principi e norme della formazione che si trovano nelle Costituzioni, nei Regolamenti generali e in altri documenti della Chiesa e della Congregazione”33; contiene gli orientamenti e le direttive comuni che devono guidare le Ispettorie nello stabilire il modo di attuare la formazione secondo le esigenze del proprio contesto culturale.

La Ratio è una guida pratica e sicura, che intende esprimere gli ideali che Don Bosco ci ha lasciato in eredità. Stabilisce disposizioni operative di carattere normativo e presenta in sintesi le condizioni, le scelte pedagogiche e i processi che devono caratterizzare la formazione a livello mondiale.34 Ogni legittimo pluralismo nel modo di attuare la formazione e l’ordinamento degli studi trova in essa la sua base di unità.


15.L’elaborazione della Ratio salesiana fu stabilita dal CG21. La prima edizione fu pubblicata nel 1981; la seconda, del 1985, fu preparata dopo la pubblicazione del Codice di Diritto Canonico e l’approvazione definitiva del testo rinnovato delle Costituzioni salesiane. L’attuale revisione è stata voluta dal CG2435 in attenzione alle nuove sfide dell’evangelizzazione e dell’inculturazione, e come risposta all’esigenza di un rinnovato impegno per la formazione, emersa fortemente dall’analisi della situazione della Congregazione e dall’approfondimento del tema capitolare.36



1.4.2 La struttura e il contenuto della Ratio


16.La Ratio è strutturata in due parti, seguite da quattro Allegati.


La prima parte si apre con un capitolo che evidenzia alcuni aspetti della formazione salesiana nelle circostanze attuali e lo scopo della Ratio (cap. 1°). Segue la presentazione dell’identità vocazionale salesiana: principio e fine della formazione (2°), delle dimensioni della formazione, con l’indicazione di alcuni valori e atteggiamenti richiesti dalla vocazione salesiana (3°), e di alcune linee strategiche di metodologia formativa (4°).


La seconda parte si concentra sul processo formativo visto in una prospettiva di formazione permanente. Dopo una introduzione che delinea le caratteristiche del processo formativo (5°), segue la presentazione dei diversi periodi o fasi della formazione iniziale fino alla professione perpetua: di ognuna si indicano la natura e lo scopo, le caratteristiche particolari e alcune condizioni necessarie (6° - 11°). L’ultimo capitolo tratta della formazione permanente (12°).37


Quattro Allegati completano il documento. Due offrono indicazioni per l’elaborazione del Direttorio ispettoriale – Sezione Formazione e del Progetto ispettoriale di formazione. Un terzo contiene le linee orientative circa l’ordinamento degli studi. Il quarto presenta alcuni documenti significativi per la formazione.



1.4.3 I destinatari della Ratio


17.La Ratio è un testo consegnato a tutti i salesiani. Essi vi trovano la sollecitudine della Congregazione per la santità e la qualificazione dei suoi membri. I confratelli in formazione vi trovano, in particolare, un invito motivato ad una personale identificazione con la vocazione salesiana e ad assumere in piena coscienza i loro impegni.


In modo speciale la Ratio è consegnata alle Ispettorie ed impegna direttamente l’Ispettore e il suo Consiglio, i Direttori delle comunità, il Delegato ispettoriale e la Commissione ispettoriale per la formazione, i formatori e tutti coloro che hanno incarichi nell’animazione vocazionale e nella formazione iniziale e permanente.

Tenendo conto dei principi e dei criteri generali della Ratio, ad ogni Ispettoria viene demandato il compito di stabilire, tramite i diversi organi di animazione e governo, “il modo di attuare la formazione secondo le esigenze del proprio contesto culturale, in conformità con le direttive della Chiesa e della Congregazione”38. Questa responsabilità richiede un atteggiamento permanente di riflessione e di confronto tra l’identità salesiana e il contesto culturale. È da favorire in questo campo la collaborazione tra Ispettorie dello stesso contesto.


18.L’accoglienza dello spirito e dell’intenzione che animano la Ratio da parte dell’Ispettoria, comunità responsabile dell’inculturazione del carisma, esige che si stabiliscano un clima e una mentalità formativa a livello ispettoriale, un servizio di animazione e di governo che dia reale priorità alla cura della vocazione e l’esistenza di un gruppo di confratelli - normalmente il Delegato ispettoriale per la formazione e la Commissione ispettoriale di formazione - con reale capacità di riflessione, di verifica e di proposta, che si senta responsabile, in dipendenza dall’Ispettore e il suo Consiglio, e sia in condizioni di animare e di coordinare l’azione formativa ai diversi livelli.


Espressione della responsabilità della Ispettoria nei confronti della Ratio è l’elaborazione:

del Direttorio ispettoriale - sezione formazione, che traduce le modalità e le esigenze della Ratio in norme precise, applicate alle realtà locali;39

del Progetto ispettoriale di formazione, piano di formazione iniziale e permanente che contiene obiettivi, urgenze e priorità, linee operative concrete fissate – in sintonia con la Ratio – dopo una lettura attenta e aggiornata della situazione della formazione e in base ad essa. Il progetto assicura gradualità e organicità nell’operare, permette una verifica e un costante adattamento alle situazioni, e aiuta a superare i rischi dell’improvvisazione e dell’immediatismo40.




19. Il carisma di Don Bosco Fondatore “è principio di unità della Congregazione e, per la sua fecondità, è all’origine dei modi diversi di vivere l’unica vocazione salesiana. La formazione è dunque allo stesso tempo unitaria nei suoi contenuti essenziali e diversificata nelle espressioni concrete: accoglie e sviluppa tutto ciò che di vero, di nobile, di giusto le varie culture contengono”41.

Il pluralismo nel modo di attuare la formazione salesiana secondo le esigenze del proprio contesto culturale42 suppone questa base carismatica di unità.


20.La formazione dei salesiani “ha come guida pratica a livello mondiale una “Ratio Fundamentalis Institutionis et Studiorum” e a livello ispettoriale un Direttorio approvato dal Rettor Maggiore con il consenso del suo Consiglio”.

La Ratio “espone e sviluppa in maniera organica e didattica l’insieme di principi e norme della formazione che si trovano nelle Costituzioni, nei Regolamenti generali e in altri documenti della Chiesa e della Congregazione” 43.

La Ratio è al servizio dell’unità e del decentramento della formazione in Congregazione. È dunque un documento direttivo e, nelle disposizioni operative, dovunque esse si trovino, normativo. Deve servire di base al Direttorio ispettoriale – sezione formazione, all’ordinamento degli studi e al Progetto ispettoriale di formazione.


21.L’Ispettore e il Delegato ispettoriale per la formazione curino che la Ratio e il fascicolo “Criteri e norme di discernimento vocazionale salesiano” siano conosciuti da tutti i confratelli e costituiscano punto costante di riferimento per coloro che, a diverso titolo, hanno responsabilità nel campo formativo e vocazionale (Consiglio e animatori ispettoriali, Direttori, formatori, confessori, ecc.).


22.L’animazione della formazione è prima responsabilità dell’Ispettore con il suo Consiglio. Ogni Ispettoria assicuri un’azione organica, programmata e coordinata nel campo formativo, attraverso un servizio con capacità di attenzione alle diverse situazioni, di riflessione, di progettazione e verifica.

In via ordinaria, questo servizio sarà assunto dal Delegato ispettoriale e dalla Commissione ispettoriale per la formazione, in accordo e sotto la responsabilità dell’Ispettore e del suo Consiglio.


23.È compito della comunità ispettoriale, “tramite i diversi organi di animazione e di governo, stabilire il modo di attuare la formazione secondo le esigenze del proprio contesto culturale, in conformità con le direttive della Chiesa e della Congregazione”44.

Il Direttorio ispettoriale - sezione formazione, elaborato dal Capitolo ispettoriale45 e approvato dal Rettor Maggiore con il consenso del suo Consiglio, “applica alle realtà locali i principi e le norme della formazione salesiana”46 esposti dalla Ratio.

Ogni Ispettoria verifichi regolarmente – di solito attraverso la Commissione ispettoriale per la formazione o, quando lo ritiene opportuno, secondo la funzione che gli compete, attraverso il Capitolo ispettoriale – l’applicazione concreta del Direttorio ispettoriale - Sezione Formazione. L’Ispettore ne informerà il Consigliere per la Formazione.


24.In armonia con il Direttorio ispettoriale, l’Ispettore promuova l’elaborazione del Progetto ispettoriale di formazione, come piano generale di intervento a livello di formazione iniziale e permanente. Esso raccolga i criteri, gli obiettivi, le strategie, le linee operative; assicuri la corresponsabilità e gradualità dell’operare e stabilisca le modalità per la verifica. Sia frutto di una riflessione comunitaria sugli orientamenti ecclesiali e salesiani che riguardano la formazione.


1 C 96

2 Cfr C 2. 22

3 C 96

4 C 21

5 Cfr C 1

6 Cfr CG24 71

7 Cfr CG24 48-49

8 Cfr CG24 149-150

9 Cfr C 4

10 ISM 359

11 Ibid

12 Cfr CG23 159; DSM 23

13 C 97

14 DSM 23

15 Cfr MuR 11

16 PDV 5

17 Cfr CG24 246

18 Cfr giovanni paolo ii, Christifideles Laici, 30 dicembre 1988 (Sinodo 1987)

19 Cfr giovanni paolo ii, Vita Consecrata, 25 marzo 1996 (Sinodo 1994)

20 Cfr giovanni paolo ii, Pastores Dabo Vobis, 25 marzo 1992 (Sinodo 1990)

21 Esortazione Apostolica di giovanni paolo ii, Roma 25 marzo 1996

22 Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, 1990

23 Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, 1999

24 Esortazione Apostolica di giovanni paolo ii, Roma 25 marzo 1992

25 Congregazione per l’Educazione Cattolica, 1985

26 Congregazione per l’Educazione Cattolica, 1993

27 Cfr CG24 39

28 C 21

29 Il progetto di vita dei Salesiani di Don Bosco. Guida alla lettura delle Costituzioni salesiane, Roma 1986

30 Vedi nell’Allegato n. 4 documenti significativi sulla formazione

31 VC 68

32 C 100

33 R 87

34 Cfr VC 68

35 CG24 147

36 Cfr CG24 244

37 Ogni capitolo della Ratio contiene, quasi sempre alla fine, una sezione che porta come titolo Orientamenti e norme per la prassi formativa. Questa sezione raccoglie alcune indicazioni già contenute nel capitolo e aggiunge altri elementi normativi o di orientamento significativi per la prassi formativa. La Ratio è un documento direttivo e, nelle disposizioni operative dovunque esse si trovino, normativo (FSDB 20). La sezione Orientamenti e norme per la prassi formativa non contiene quindi tutte le indicazioni normative presenti nella Ratio.

38 C 101; cfr ISM 363

39 Cfr R 87; ISM 365

40 Cfr ISM 366

41 C 100

42 Cfr C 101

43 R 87

44 C 101

45 Cfr C 171,4

46 R 87

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