DECRETO DI PROMULGAZIONE


DECRETO DI PROMULGAZIONE












LA FORMAZIONE

DEI SALESIANI

DI DON BOSCO




PRINCIPI E NORME




RATIO FUNDAMENTALIS

INSTITUTIONIS ET STUDIORUM






Terza Edizione
















Roma 2000


SOMMARIO


Sommario5

Abbreviazioni e sigle13

Decreto di promulgazione15


PARTE PRIMA

LA FORMAZIONE SALESIANA IN GENERALE

Capitolo 1

LA FORMAZIONE SALESIANA

NELLE CIRCOSTANZE ATTUALI. LA RATIO 21

1.1 Vocazione e formazione: un dono da accogliere e coltivare21

1.2 Con lo sguardo a Don Bosco Fondatore e formatore e alla realtà della Congregazione 22

1.3 Punti di riferimento per la formazione oggi 25

1.3.1 Attenzione al contesto: stimoli e sfide 25

1.3.2 resperienza e gli orientamenti della Chiesa 28

1.3.3 ljesperienza e gli orientamenti della Congregazione 30

1.4 La Ratio: scopo, contenuti e destinatari 32

1.4.1 Lo scopo della Ratio 32

1.4.2 La struttura e il contenuto della Ratio 33

1.4.3 I destinatari della Ratio 34

Orientamenti e norme per la prassi 36

Capitolo 2

L'IDENTITÀ VOCAZIONALE SALESIANA:

PRINCIPIO E FINE DELLA FORMAZIONE 39

2.1 L'identità vocazionale salesiana 39

2.1.1 Un progetto di consacrazione apostolica 40

2.1.1.1 Educatore pastore dei giovani animato dalla carità

pastorale 42

2.1.1.2 Membro responsabile di una comunità 44

2.1.1.3 Testimone della radicalità evangelica 45

2.1.1.4 Animatore di comunione nello spirito e nella mis‑

sione di Don Bosco 46

2.1.1.5 Inserito nella Chiesa, aperto alla storia e in dialogo

con la realtà 47

2.1.2 Le diverse forme dell'identità vocazionale 48

2.1.2.1 1.1 salesiano presbitero 48

2.1.2.2 Il salesiano coadiutore 49

2.2 La formazione al servizio dell'identità salesiana 50

2.2.1 La formazione è determinata dall'identità salesiana 50

2.2.2 La formazione coltiva in forma permanente l'identità51

2.2.3 La formazione rapporta l'identità al contesto culturale52

2.2.4 La formazione promuove la crescita nell'identità secondo i doni personali 52

2.2.5 La formazione aiuta a vivere l'identità in una comunione di vocazioni 53

Orientamenti e norme per la prassi 54

Capitolo 3

LE DIMENSIONI DELLA FORMAZIONE:

VALORI E ATTEGGIAMENTI 57

3.1 La dimensione umana 59

3.1.1 Salute e capacità di lavoro 60

3.1.2 Equilibrio psichico 61

3.1.3 Maturità affettiva e sessuale 63

3.1.4 Capacità relazionale 65

3.1.5 Libertà responsabile 66

3.1.6 Apertura alla realtà 68

Orientamenti e norme per la prassi 69

3.2 La dimensione spirituale 70

3.2.1 Primato di Dio e del suo progetto di salvezza 72

3.2.2 Senso di Chiesa 75

3.2.3 Presenza di Maria Immacolata Ausiliatrice 76

3.2.4 I giovani, luogo dell'incontro con Dio 78

3.2.5 Esperienza di Dio nella vita comunitaria 80

3.2.6 Al seguito di Cristo obbediente, povero e casto 82

3.2.6.1 Seguire Cristo obbediente 82

3.2.6.2 Seguire Cristo povero 84

3.2.6.3 Seguire Cristo casto 86

3.2.7 In dialogo con il Signore 88

Orientamenti e norme per la prassi 93

3.3 La dimensione intellettuale 98

3.3.1 Motivi e urgenza 98

3.3.2 Natura della formazione intellettuale 100

3.3.3 Scelte che qualificano la formazione intellettuale del salesiano 101

3.3.3.1 Caratterizzazione salesiana 102

3.3.3.2 Interazione di teoria e prassi e sintonia con la congiuntura storica 102

3.3.3.3 Impostazione organica e unitaria 102

3.3.3.4 Continuità 103

3.3.3.5 Inculturazione 103

3.3.4 Ambiti culturali 105

3.3.4.1 Una solida cultura di base 105

3.3.4.2 L'approfondimento della fede attraverso la Teologia 106

3.3.4.3 Una coerente visione dell'uomo, del mondo e di

Dio attraverso la Filosofia 107

3.3.4.4 Le scienze dell'uomo e dell'educazione 107

3.3.4.5 La "salesianità" 108

3.3.5 Specializzazione e professionalità 109

3.3.6 Centri di studio per la formazione 110

3.3.7 Alcune indicazioni per promuovere la formazione intellettuale 112

Orientamenti e norme per la prassi 113

3.4 La dimensione educativo-pastorale 125

3.4.1 Formare al Sistema Preventivo, incarnazione della missione salesiana 126

3.4.2 Formare alla Pastorale Giovanile Salesiana, realizzazione del Sistema Preventivo 127

3.4.3 I valori e gli atteggiamenti propri della dimensione educativo-pastorale 128

3.4.3.1 La predilezione e la presenza tra i giovani soprattutto i più poveri 129

3.4.3.2 L'integrazione tra educazione ed evangelizzazione 129

3.4.3.3 Il senso comunitario della pastorale salesiana 130

3.4.3.4 Lo stile di animazione 130

3.4.3.5 La prospettiva di una pastorale organica e la mentalità progettuale 131

3.4.4 Alcune linee di formazione educativo-pastorale 132

3.4.4.1 La qualificazione educativo-pastorale 132

3.4.4.1.1 l'ascolto del Signore nei bisogni dei giovani 132

3.4.4.1.2 Attenzione al mondo dell'educazione 132

3.4.4.1.3 La riflessione teologico-pastorale e gli orientamenti della Chiesa 133

3.4.4.1.4 L'assunzione degli orientamenti pastorali salesiani 133

3.4.4.1.5 La formazione nell'esperienza quotidiana della missione 133

3.4.4.2 Le attività pastorali durante la formazione iniziale 134

Orientamenti e norme per la prassi 136

Capitolo 4

LINEE DI METODOLOGIA FORMATIVA 138

4.1 Raggiungere la persona in profondità 139

4.2 Animare una esperienza formativa unitaria secondo un

progetto organico 140

4.3 Assicurare l'ambiente formativo e il coinvolgimento di

tutti i corresponsabili 143

4.3.1 La persona del salesiano 144

4.3.2 La comunità ambiente della formazione 145

4.3.2.1 La comunità locale 146

4.3.2.2 La comunità formatrice 148

4.3.2.3 Il centro di studi 150

4.3.2.4 La comunità ispettoriale 151

4.3.2.5 La comunità mondiale 152

4.3.3 I corresponsabili della formazione 153

4.3.3.1 I corresponsabili a livello locale 153

4.3.3.1.1 Il Direttore 153

4.3.3.1.2 L'équipe dei formatori 155

4.3.3.1.3 I docenti e gli esperti 158

4.3.3.1.4 Il contributo dei laici 160

4.3.3.2 I corresponsabili a livello ispettoriale 161

4.3.3.2.1 L'Ispettore con il suo Consiglio 161

4.3.3.2.2 Il Delegato e la Commissione ispettoriale per la formazione 163

4.3.3.3 Collegamento e collaborazione a livello interispettoriale 166

4.3.3.4 I corresponsabili a livello mondiale 168

4.4 Dare qualità formativa all'esperienza quotidiana 169

4.4.1 La presenza tra i giovani 169

4.4.2 Il lavorare insieme 170

4.4.3 La comunicazione 171

4.4.4 I rapporti interpersonali 171

4.4.5 Il contesto socio-culturale 172

4.5 Qualificare l'accompagnamento formativo 173

4.5.1 L'accompagnamento comunitario 174

4.5.2 L'accompagnamento personale 175

4.6 Prestare attenzione al discernimento 181

4.6.1 Il discernimento dimensione permanente dell' esperienza salesiana 181

4.6.2 Il discernimento durante la formazione iniziale 181

4.6.3 Il discernimento in alcune circostanze particolari 185

Orientamenti e norme per la prassi 186

Parte Seconda

IL CAMMINO FORMATIVO SALESIANO

Capitolo 5

IL PROCESSO FORMATIVO SALESIANO 197

5.1 Un processo formativo che dura tutta la vita 197

5.2 Le caratteristiche del processo formativo 200

5.2.1 Processo personalizzato 200

5.2.2 Processo comunitario 201

5.2.3 Processo unitario e diversificato 201

5.2.4 Processo continuo e graduale 202

5.2.5 Processo inculturato 202

Orientamenti e nonne per la prassi 203

Capitolo 6

IL PRENOVIZIATO 207

6.1 Natura e scopo 207

6.2 L'esperienza formativa 208

6.2.1 La dimensione umana 209

6.2.1.1 Le condizioni fisiche e la salute 209

6.2.1.2 Conoscersi e farsi conoscere 209

6.2.1.3 Un'affettività serena 210

6.2.1.4 La capacità relazionale 210

6.2.1.5 Il senso di responsabilità 211

6.2.1.6 La rettitudine di coscienza e l'apertura alla realtà211

6.2.2 La dimensione spirituale 211

6.2.3 La dimensione intellettuale 213

6.2.4 La dimensione educativo-pastorale 213

6.3 Alcune condizioni formative 214

6.3.1 Una esperienza comunitaria 214

6.3.2 I formatori: una guida 214

6.4 1.1 discernimento e l'ammissione al noviziato 215

Orientamenti e norme per la prassi 216

Capitolo 7

IL NOVIZIATO 220

7.1 Natura e scopo 220

7.2 L'esperienza formativa 221

7.2.1 La dimensione umana 221

7.2.2 La dimensione spirituale 221

7.2.2.1 La configurazione a Cristo nella prospettiva del da mihi animas 221

7.2.2.2 L'assimilazione del carisma salesiano e l'identificazione con il Fondatore 222

7.2.2.3 L'esperienza di vita fraterna 223

7.2.2.4 L'iniziazione alla preghiera che abbraccia tutta la vita 223

7.2.3 La dimensione intellettuale 224

7.2.4 La dimensione educativo-pastorale 225

7.3, Alcune condizioni formative 226

7.3.1 La comunità e l'ambiente 226

7.3.2 11 maestro dei novizi e i formatori 227

7.4 Discernimento e ammissione alla prima professione 228

7.4.1 Tempo di discernimento 228

7.4.2 La professione temporanea 229

Orientamenti e nonne per la prassi 230

Capitolo 8

IL POSTNOVIZIATO 237

8.1 Natura e scopo 237

8.2 L'esperienza formativa 238

8.2.1 La dimensione umana 238

8.2.2 La dimensione spirituale 239

8.2.3 La dimensione intellettuale 240

8.2.3.1 Gli studi 240

8.2.3.1.1 Le scienze filosofiche 241

8.2.3.1.2 Le scienze dell'uomo e dell'educazione 241

8.2.3.1.3 Il mistero cristiano e l'educazione della fede 241

8.2.3.1.4 Gli studi salesiani 242

8.2.3.2 Altri studi 242

8.2.3.3 Il curricolo dei salesiani coadiutori 243

8.2.4 La dimensione educativo-pastorale 244

8.3 Alcune condizioni formative 245

8.3.1 L'ambiente 245

8.3.1.1 La comunità formatrice 245

8.3.1.2 Il collegamento con altre comunità 247

8.3.2 I formatori 247

8.3.3 La collaborazione inter-ispettoriale 248

Orientamenti e norme per la prassi 249

Capitolo 9

IL TIROCINIO 251

9.1 Natura e scopo 251

9.2 L'esperienza formativa 252

9.2.1 La dimensione umana 252

9.2.2 La dimensione spirituale 252

9.2.3 La dimensione intellettuale 253

9.2.4 La dimensione educativo-pastorale 254

9.3 Alcune condizioni formative 255

9.3.1 La comunità 255

9.3.2 La guida formativa e l'impegno personale del tirocinante 256

9.3.3 L'Ispettore 257

Orientamenti e norme per la prassi 258

Capitolo 10

LA FORMAZIONE SPECIFICA 260

LA FORMAZIONE SPECIFICA DEL SALESIANO COADIUTORE 260

10.1 Natura e scopo 260

10.2 L'esperienza formativa 261

10.2.1 La dimensione umana 262

10.2.2 La dimensione spirituale 262

10.2.3 La dimensione intellettuale 263

10.2.3.1 Lo studio della Teologia 263

10.2.3.2 Gli studi salesiani 263

10.2.3.3 L'educazione in campo sociale 264

10.2.3.4 La preparazione professionale 264

10.2.4 La dimensione educativo-pastorale 264

10.3 Alcune condizioni formative 265

LA FORMAZIONE SPECIFICA DEL SALESIANO PRESBITERO 266

10.4 Natura e scopo 266

10.5 L'esperienza formativa 267

10.5.1 La dimensione umana 268

10.5.2 La dimensione spirituale 269

10.5.3 La dimensione intellettuale 271

10.5.3.1 Lo studio della Teologia 272

10.5.3.2 Prospettiva salesiana e discipline salesiane 273

10.5.4 La dimensione educativo-pastorale 274

10.5.4.1 Gli aspetti da coltivare 274

10.5.4.2 L'esercizio dei ministeri e del diaconato 275

10.5.4.2.1 Il lettorato e l'accolitato 276

10.5.4.2.2 Il diaconato 276

10.6 Alcune condizioni formative 277

Orientamenti e nonne per la prassi 279

Capitolo 11

LA PREPARAZIONE PER LA PROFESSIONE PERPETUA 286

11.1 Natura e scopo 286

11.2 L'esperienza formativa 289

11.3 Alcune condizioni formative 289

Orientamenti e norme per la prassi 291

Capitolo 12

LA FORMAZIONE PERMANENTE 293

12.1 Natura e scopo 294

12.2 L'esperienza formativa 295

12.2.1 La dimensione umana 296

12.2.2 La dimensione spirituale 297

12.2.3 La dimensione intellettuale 297

12.2.4 La dimensione educativo-pastorale 298

12.3 L'attenzione ad alcune situazioni di vita 299

12.3.1 Le stagioni della vita 300

12.3.1.1 I primi anni di pieno inserimento nel lavoro educativo e pastorale 300

12.3.1.2 Gli anni della piena maturità 301

12.3.1.3 L'età avanzata 303

12.3.2 Alcune circostanze particolari 304

12.4 L'animazione della formazione permanente 305

12.4.1 A livello personale 305

12.4.2 A livello locale 307

12.4.3 A livello ispettoriale 309

12.4.4 A livello inter-ispettoriale 313

Orientamenti e norme per la prassi 314

ALLEGATI

  1. Il Direttorio ispettoriale - sezione formazione 321

  2. Il progetto ispettoriale di formazione 326

  3. Linee orientative circa l'ordinamento degli studi 331

  4. Documenti ecclesiali e salesiani sulla formazione 345

INDICE ANALITICO 351


ABBREVIAZIONI E SIGLE



ACGAtti del Consiglio Generale

ACSAtti del Consiglio/Capitolo Superiore

CCostituzioni

cancanone del Codice di Diritto canonico, 1983

CECCongregazione per l’Educazione Cattolica

Cfr Confronta

CG Capitolo Generale

CGSCapitolo Generale Speciale XX

CICCodex Iuris Canonici

CIVCSVACongregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita

Apostolica

CRISCongregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari

DSM Il Direttore Salesiano. Un ministero per l’animazione e il governo della

comunità locale, Roma 1986

Ibid Ibidem

ISM L’Ispettore Salesiano. Un ministero per l’animazione e il governo della

comunità ispettoriale, Roma 1987

MB Memorie Biografiche di S. Giovanni Bosco

MuR Mutuae Relationes. Criteri direttivi sui rapporti tra i Vescovi e i Religiosi nella

Chiesa, Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari e Congregazione

per i Vescovi, 1978

OT Optatam Totius – Concilio Vaticano II

PC Perfectae Caritatis – Concilio Vaticano II

PDVPastores Dabo Vobis. Esortazione Apostolica post sinodale, Giovanni

Paolo II, 1992

PIPotissimum institutioni. Direttive sulla formazione negli Istituti Religiosi,

Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica,

1990

PO Presbyterorum Ordinis – Concilio Vaticano II

R Regolamenti generali

RFIS Ratio Fundamentalis Institutionis et Studiorum, Congregazione per l’Educazione Cattolica, 1985

SaC Sacerdotalis coelibatus. Lettera Enciclica, Paolo VI, 1967

SC Sacrosanctum Concilium – Concilio Vaticano II

VCVita Consecrata. Esortazione Apostolica post sinodale, Giovanni Polo II, 1996



Siamo chiamati ad essere discepoli del Signore Gesù, testimoni del Regno e missionari dei giovani, vivendo l’esperienza carismatica che lo Spirito Santo ha suscitato nella Chiesa attraverso Don Bosco.

La formazione alla vita religiosa apostolica salesiana trova nel documento normativo “La formazione dei Salesiani di Don Bosco. Principi e norme” e in “Criteri e norme di discernimento vocazionale salesiano. Le ammissioni”, che ne sono un complemento, una sicura linea direttiva. La Ratio infatti “espone e sviluppa in maniera organica e didattica l’insieme dei principi e norme della formazione che si trovano nelle Costituzioni, nei Regolamenti generali e in altri documenti della Chiesa e della Congregazione” (R 87).


Il CG24 ha chiesto una revisione e un aggiornamento della Ratio promulgata nel 1985 (cfr CG24 147). Nel chiedere tale revisione il Capitolo ha preso in considerazione gli orientamenti ecclesiali sulla vita consacrata e sul ministero sacerdotale apparsi dopo la pubblicazione dell’edizione precedente, in particolare le esortazioni apostoliche Vita Consecrata e Pastores Dabo Vobis, le sfide dell’evangelizzazione e dell’inculturazione, di grande incidenza per una vocazione che si sviluppa a livello mondiale in contesti diversi, i nuovi accenti dell’esperienza vocazionale salesiana sottolineati dai Capitoli Generali recenti, la necessità di dare una risposta adeguata alle esigenze odierne e ai problemi della formazione. Allo stesso tempo i Capitolari hanno riconosciuto la sostanziale validità dell’impostazione, dei criteri e delle direttive della Ratio 1985 e hanno sottolineato la necessità di maggior coerenza operativa nel tradurre la Ratio in prassi formativa concreta.


Nel compiere la revisione si è assunto fedelmente l’impegno operativo stabilito dal CG24 e sono stati considerati con attenzione i rilievi e i suggerimenti pervenuti sia dalle Ispettorie, che erano state sollecitate in merito, sia dagli esperti consultati.


Pertanto, avuta l’approvazione del Consiglio generale a norma dell'art 132 § 4 delle nostre Costituzioni, con l’autorità che mi è propria, per mezzo del presente Decreto, promulgo in data odierna, 8 dicembre 2000, solennità della Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, “LA FORMAZIONE DEI SALESIANI DI DON BOSCO. PRINCIPI E NORME”, “Ratio Fundamentalis Institutionis et Studiorum”, terza edizione, che dovrà essere fedelmente osservata in tutta la Congregazione salesiana. Essa entrerà in vigore a norma del diritto universale. Questo stesso atto di promulgazione si estende anche al testo di “CRITERI E NORME DI DISCERNIMENTO VOCAZIONALE SALESIANO. LE AMMISSIONI”, riveduto in consonanza con la Ratio.


La Ratio, che ora vi consegno, è espressione della cura della Congregazione per il dono ricevuto e per la vocazione di ogni suo membro; costituisce per ogni salesiano un invito a rispondere quotidianamente all’appello del Signore con l’impegno di “una adeguata e continua formazione” (C 96); sollecita la responsabilità carismatica di ogni Ispettoria chiamata ad accompagnare la vocazione di ciascun confratello nelle diverse situazioni e stagioni della vita e a sostenere l’esperienza salesiana delle comunità locali.







Affido a Maria Immacolata Ausiliatrice questo Documento fondamentale perché la “Maestra di Don Bosco” sia l’ispiratrice, il sostegno, la guida della nostra formazione e ci aiuti a percorrere con gioia e con rinnovata fedeltà nella consacrazione apostolica per i giovani “la via della nostra santificazione” (C 2) e della nostra piena realizzazione in Cristo (Cfr C 22).


Roma, 8 dicembre 2000.

Don Juan Edmundo Vecchi

Rettor Maggiore

DIREZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO

Via della Pisana 1111 - 00163 Roma


Il Consigliere generale per la formazione




Roma, 18 gennaio 2012

Prot. 12/0071




Al Reverendo

Signor Ispettore

Sua Sede


Al Reverendo

Delegato ispettoriale di formazione

Sua Sede





Oggetto: Revisione della “Ratio” sulla formazione iniziale del salesiano coadiutore




Carissimi Ispettore e Delegato,


dopo lo studio realizzato da parte del nostro Settore per la formazione, dopo la consultazione delle Ispettorie e dopo l’approfondimento nel Consiglio generale, il 13 gennaio del corrente anno il Rettor Maggiore con il Consiglio ha approvato alcune modifiche al testo della “Ratio” sulla formazione del salesiano coadiutore.


La qualità della formazione è uno dei quattro elementi necessari a favorire l’apprezzamento e la crescita di questa forma laicale della nostra vocazione consacrata salesiana. Infatti, oltre che dalla formazione, la “cura e promozione della vocazione del salesiano coadiutore” viene assicurata attraverso la conoscenza della sua identità vocazionale, la visibilità della sua figura, l’animazione vocazionale (Cfr. ACG n. 382, Roma 2003, pp. 29-43).


Una visione nuova circa la vocazione del salesiano coadiutore è offerta dal CG26 nel suo nucleo terzo, in cui è descritta l’unicità della vocazione consacrata salesiana nelle sue due forme. Nuove situazioni ci hanno poi interpellato a dare risposte appropriate per la formazione del salesiano coadiutore. Per questo sono diventate necessarie per tutta la Congregazione le modifiche alla “Ratio”, che allego e di cui offro ora una visione sintetica.




1. Visione globale del cammino formativo

Spesse volte si è assistito a incertezze nel cammino formativo del salesiano coadiutore; invocando la flessibilità, esso risultava spesso improvvisato. Per molteplici motivi vocazionali e formativi, si sentiva la necessità di avere una visione di insieme di tale cammino. Tale visione è stata ora formulata, tenendo presente che la formazione del salesiano, sia coadiutore che chierico, è “allo stesso tempo unitaria nei contenuti essenziali e diversificata nelle espressioni concrete” (Cost. 100).

Al numero 323 del testo rivisto si offre una presentazione globale del processo di formazione del salesiano coadiutore. In questo modo si supera l’incertezza sulle fasi della sua formazione e si offre ai nostri candidati una visione sicura della formazione del salesiano coadiutore, che è pari a quella del salesiano chierico, anche se con le sue peculiarità. Ogni Ispettoria dovrà poi specificare e concretizzare le sue scelte formative al riguardo nel Direttorio ispettoriale - Sezione formazione.


2. Discernimento vocazionale

Finora una grave carenza nella metodologia formativa era costituita dalla scarsa attenzione alla realtà del discernimento vocazionale circa le due forme della vocazione consacrata salesiana, che era lasciata per lo più all’individuo, senza fare riferimento a criteri oggettivi e senza distinguere l’apporto di ogni singola fase al discernimento stesso.

Adesso si dà importanza a tale discernimento: si raccomanda innanzitutto che, dopo la presentazione durante il prenoviziato della vita consacrata salesiana nelle sue due forme e la presenza di un salesiano coadiutore come formatore (n. 345), nel noviziato venga fatto da tutti i novizi il discernimento della propria vocazione salesiana come futuro sacerdote o coadiutore (nn. 371, 384), utilizzando e approfondendo le indicazioni di “Criteri e norme” ai numeri 84-87.

Per il salesiano coadiutore il discernimento continua in vari altri momenti: nel postnoviziato, quando si tratta di individuare il suo campo futuro di esercizio della missione salesiana (n. 417); nella scelta della qualificazione professionale da realizzare preferibilmente prima del tirocinio (n. 409, 417, 425); nel tirocinio, quando il salesiano coadiutore è inviato in un ambiente in cui possa praticare la qualificazione professionale acquisita (n. 439).

Inoltre durante la preparazione alla professione perpetua si chiede ai salesiani chierici e ai salesiani coadiutori di riprendere e revisionare tutto il cammino formativo svolto, per approfondire le proprie motivazioni, anche in riferimento alla forma vocazionale scelta; questo discernimento va fatto prima dell’inizio della formazione specifica, se questa precede la professione perpetua (n. 512).

Infine si chiede di avviare un processo più serio e più responsabile nel caso di cambio di opzione vocazionale da parte di un salesiano coadiutore, che deve comunque essere una eccezione e che deve concludersi con una decisione del Rettor Maggiore (n. 481).


3. Studi accademici

Per il salesiano coadiutore si riconosce l’importanza degli studi accademici. Tali studi non sono un allungamento inutile del cammino formativo a scapito della qualificazione professionale. Le basi filosofiche e pedagogiche, come quelle teologiche e pastorali, sono necessarie.

E’ previsto per questo un biennio paritario di studi filosofici e pedagogici durante il postnoviziato, o al massimo un triennio; tali studi aiutano a far comprendere la cultura contemporanea e a far acquisire competenze nell’educazione (nn. 409, 417, 425).

Anche la formazione specifica del salesiano coadiutore, con gli studi teologici e pastorali, è meglio caratterizzata, evitando di confondere formazione specifica e qualificazione professionale; si indica la necessità per tutti i salesiani coadiutori che questa fase sia realizzata nei centri regionali o interregionali a ciò predisposti (nn. 456, 480).


4. Qualificazione professionale

Nel recente passato la qualificazione professionale è stata spesso trascurata, perché non era opportunamente programmata nel cammino formativo. Pur continuando a essere molto importanti per la nostra tradizione il mondo del lavoro e della formazione professionale, non tutti i salesiani coadiutori si sentono portati a operare in questo campo e quindi ad acquisire competenze tecniche.

D’altra parte le esigenze della nostra missione sono molteplici; perciò la qualificazione nel campo professionale abbraccia le competenze necessarie per l’espletamento di diversi altri impegni quali per esempio, oltre la formazione professionale, anche la scuola, la comunicazione sociale, il lavoro sociale, l’amministrazione e la gestione. Tale qualifica deve assicurare una competenza almeno pari a quella di un laico che esercita nella società civile la medesima professione (n. 409).

La qualificazione professionale richiede un discernimento durante il postnoviziato (nn. 409, 417, 425); sembra opportuno che sia realizzata possibilmente prima del tirocinio (n. 439); può essere completata con una specializzazione professionale dopo la formazione specifica (nn. 456, 480).



Ci auguriamo che tutto ciò possa contribuire a dare una maggior qualità alla formazione di questa forma della vocazione consacrata salesiana.


I nostri salesiani coadiutori, il Beato Artemide Zatti, il Venerabile Simone Srugi e il Servo di Dio Stefano Sandor, intercedano per noi e ci ottengano da Dio il dono di tale preziosa vocazione.


Vi saluto cordialmente. In Don Bosco.





Don Francesco Cereda

NOTA SULLA QUARTA EDIZIONE



Molte volte in questi anni è giunta la richiesta di avere una nuova edizione della Ratio. Considerando la mole di lavoro e il tempo che una simile impresa avrebbe richiesto don Pascual Chávez ha chiesto al dicastero della formazione di rivedere solo alcune parti di questo importante documento – il capitolo sul prenoviziato e alcuni articoli che si riferiscono alla formazione inziale del salesiano coadiutore.

Queste revisioni fino ad ora erano disponibili soltanto come documenti separati sul sito internet della congregazione, www.sdb.org; una nuova edizione che incorporasse le parti riviste non è mai stata finora pubblicata.

Abbiamo pensato di mettere a disposizione almeno online il testo completo della Formazione dei Salesiani di Don Bosco inclusivo delle revisioni, con il testo che riguarda il prenoviziato in colore blu, e i nuovi articoli sulla formazione del salesiano coadiutore in colore verde. Questo è pertanto quanto si intende come quarta edizione.

Chiediamo al nostro caro don Rua, insieme al venerabile Simaan Srugi di intercedere per noi, mentre rispondiamo all’appello degli ultimi capitoli generali di rafforzare la nostra identità religiosa consacrata nelle sue due forme.

Ivo Coelho, SDB

Consigliere generale per la Formazione

Festa di don Rua, 29 Ottobre 2016





REVISIONE DELLA “RATIO”

CIRCA LA FORMAZIONE DEL SALESIANO COADIUTORE




Cap. V: IL PROCESSO FORMATIVO SALESIANO


310. In tutto questo cammino l’esperienza formativa salesiana domanda allo stesso tempo un’uguaglianza di base e una differenziazione che rispetta e promuove la specificità vocazionale: “La formazione iniziale dei salesiani laici, dei futuri sacerdoti e dei diaconi permanenti - dicono le Costituzioni - ha ordinariamente un curricolo di livello paritario con le stesse fasi e con obiettivi e contenuti simili. Le distinzioni sono determinate dalla vocazione specifica di ognuno, dalle doti e attitudini personali e dai compiti del nostro apostolato”.1


311. Le Costituzioni descrivono il cammino vocazionale e formativo del salesiano che si realizza in fasi o momenti successivi:

  • il prenoviziato, per approfondire l’opzione vocazionale iniziale e prepararsi per il noviziato;

  • il noviziato, come inizio dell’esperienza di vita religiosa;

  • il periodo della professione temporanea nelle sue diverse fasi: l’immediato postnoviziato, che aiuta a crescere nell’integrazione di fede, cultura e vita; il tirocinio, che mira alla sintesi personale nel confronto vitale e intenso con l’azione salesiana; la formazione specifica, che completa la formazione iniziale e che per i seminaristi si prolunga sino all’ordinazione presbiterale;

  • il periodo di preparazione alla professione perpetua, che verifica la maturità spirituale da essa richiesta e conduce all’impegno definitivo; e

  • la formazione permanente, che continua il processo di maturazione fino al termine della vita.


323.In tutte le fasi formative si tenga concretamente in considerazione l’uguaglianza di base e la differenziazione dovuta alla specificità vocazionale di ogni formando. In particolare

  • nel prenoviziato, si presenti la vocazione consacrata salesiana e le sue due forme, ministeriale e laicale, anche attraverso incontri con figure significative; in questo modo il prenovizio può acquisire una maggior conoscenza e un primo orientamento sulle forme della vocazione salesiana, senza giungere a una decisione in proposito;

  • nel noviziato, ogni novizio, sotto la guida del maestro, compia il discernimento su entrambe le forme della vocazione salesiana, per giungere all’opzione di salesiano coadiutore o salesiano presbitero/diacono permanente; tale discernimento e opzione precedano la domanda di ammissione alla prima professione, in cui occorre esprimere la propria decisione vocazionale; in questo processo sia coinvolto anche l’Ispettore;

  • nel postnoviziato, i salesiani coadiutori facciano, con l’aiuto del Direttore e dell’Ispettore, il discernimento circa l’ambito professionale in cui si sentono chiamati a sviluppare i propri doni e capacità in risposta ai bisogni dell’Ispettoria; in tale fase essi svolgano due o tre anni di studi filosofici e pedagogici;

  • assicurati almeno due anni di studi filosofici e pedagogici, i salesiani coadiutori inizino o continuino un periodo di “formazione tecnico-scientifica o professionale”, al fine di acquisire una “qualifica specifica” con titolo riconosciuto2, possibilmente prima del tirocinio;

  • per il tirocinio i salesiani coadiutori vengano inseriti preferibilmente in ambienti dove possono praticare la qualifica professionale acquisita e verificare il discernimento fatto nel postnoviziato circa l’ambito professionale futuro;3

  • la formazione specifica dei salesiani coadiutori, come per i salesiani chierici, segua immediatamente il tirocinio,4 abbia la durata di due anni e sia compiuta in uno dei centri regionali o interregionali approvati dal Rettor Maggiore con il Consiglio generale;

  • la preparazione per la professione perpetua sia fatta, per quanto possibile, dai salesiani coadiutori e salesiani chierici insieme, prima o durante la formazione specifica;

  • il “quinquennio” coinvolga sia i salesiani presbiteri/diaconi permanenti nei primi cinque anni dopo la loro ordinazione sia i salesiani coadiutori nei primi cinque anni dopo la loro formazione specifica;

  • dopo la formazione specifica, in un tempo opportuno, se necessario, ciascun salesiano coadiutore abbia la possibilità di concludere una specializzazione nel suo campo professionale specifico e nelle competenze necessarie per l’espletamento dei diversi compiti o ruoli che gli saranno affidati, completando in questo modo la qualificazione professionale iniziata durante il tempo della professione temporanea.

Le scelte riguardanti il curricolo formativo del salesiano coadiutore siano poste nella sezione formazione del Direttorio ispettoriale.



Cap. VI: PRENOVIZIATO


345. ... L’incaricato dei prenovizi collabora con un’équipe di formatori che potrebbero avere anche altri incarichi nella comunità o nell’opera salesiana. È importante che tra di essi ci sia almeno un salesiano coadiutore per permettere ai prenovizi di venire direttamente a conoscenza delle due forme della vocazione salesiana. Già nell’aspirantato è iniziata la presentazione di entrambe le vocazioni alla vita salesiana; essa continua nel prenoviziato; la decisione su una delle due forme vocazionali salesiane viene poi fatta durante il noviziato …


346. Il prenoviziato non è solo tempo di formazione, ma anche di discernimento.

Il prenovizio:

  • ……

  • acquisisce una conoscenza buona e pratica delle due forme della vocazione salesiana.

  • ……



Cap. VII: NOVIZIATO


371.L’anno di noviziato è un tempo di intenso discernimento vocazionale compiuto in un clima di fede, di sincera apertura e di sistematico accompagnamento. Man mano che fa esperienza della vita consacrata salesiana, il novizio valuta la sua situazione davanti a Dio: il posto che Gesù occupa nella sua vita, l’assimilazione dei valori vocazionali, le motivazioni, il cammino formativo e, con l’accompagnamento del maestro e l’aiuto della comunità, arriva ad un grado di serenità e chiarezza riguardo alla volontà di Dio su di lui.

Momenti significativi di questo processo sono anche le verifiche periodiche, e soprattutto il discernimento finale, che coinvolgono in prima persona il novizio. Sono momenti di confronto tra la persona del novizio e la sua esperienza concreta di ogni giorno, da una parte, e l'identità salesiana, i requisiti e le motivazioni per viverla, dall’altra.

Momento particolare del noviziato si ha quando ogni novizio è aiutato dal maestro a fare il discernimento su entrambe le forme della vocazione consacrata salesiana e arriva prima della domanda di ammissione alla professione all’opzione di salesiano coadiutore o salesiano presbitero/diacono permanente. In particolare si tratta di discernere se, insieme ad altri criteri, nel lavoro educativo pastorale con i giovani il novizio ha maggior propensione verso “il valore proprio della laicità che lo rende in modo specifico testimone del Regno di Dio nel mondo, vicino ai giovani e alle realtà del lavoro”5 oppure verso il “ministero, che lo rende segno di Cristo pastore, particolarmente con la predicazione del vangelo e l’azione sacramentale”6.


384.Ogni tre mesi, il maestro con il Consiglio della comunità, faccia un’attenta verifica della maturazione vocazionale di ogni novizio. I novizi siano educati a fare un costante discernimento, al fine di comprendere la volontà di Dio e purificare le proprie motivazioni.

Ogni novizio inoltre faccia con il maestro il discernimento su entrambe le forme della vocazione consacrata salesiana, utilizzando specialmente “Criteri e norme” numeri 84-87. Prima della domanda di ammissione alla professione, ogni novizio chiarisca il proprio orientamento vocazionale di salesiano coadiutore o di salesiano presbitero/diacono permanente. Tale orientamento vocazionale dovrà diventare definitivo, per tutti, prima della formazione specifica dopo il tirocinio o prima della professione perpetua, qualora essa preceda la formazione specifica7.

Per favorire un corretto discernimento e dare rilievo alla vocazione consacrata salesiana, se vi è la consuetudine di dare la veste talare nel corso del noviziato, ciò sia trasferito alla sua conclusione.



Cap. VIII: POSTNOVIZIATO


409. Senza compromettere il fondamentale valore della formazione filosofica, pedagogica, pastorale e sociale di base, al fine di poter iniziare o continuare la qualificazione nel campo professionale preferibilmente prima del tirocinio, non è conveniente che la durata degli studi filosofici e pedagogici per i postnovizi coadiutori superi ordinariamente i due-tre anni.

La qualificazione nel campo professionale riguarda le competenze necessarie per l’espletamento dei diversi compiti o ruoli che gli saranno affidati, quali, per esempio, il vasto campo della scuola e della formazione professionale, la comunicazione sociale, il lavoro sociale e i vari aspetti dell’amministrazione e della gestione. Bisogna poi fare il possibile perché gli studi assicurino una competenza almeno pari a quella di un laico che esercita nella società civile la medesima professione.


417.Il Direttore continua l’azione del maestro di noviziato. Con sapienza e saggezza egli anima l’ambiente e il cammino della comunità, segue e aiuta i postnovizi particolarmente attraverso l’accompagnamento personale e il colloquio, la direzione spirituale di coscienza e le conferenze periodiche. Favorisce in ciascuno la consapevolezza vocazionale, l’approfondimento delle motivazioni della vita consacrata salesiana laicale o presbiterale, la partecipazione e la responsabilità formativa.

Inoltre sotto la responsabilità dell’Ispettore, egli accompagna ogni postnovizio coadiutore a fare un discernimento circa la professione in cui si sente chiamato a sviluppare i suoi doni e capacità in risposta ai bisogni dell’Ispettoria, così da poter realizzare, assicurati gli studi filosofici e pedagogici, un periodo appropriato di “studi di natura tecnico-scientifica o professionale”8, in vista di una qualifica professionale.

Attraverso periodiche verifiche, comunitarie e personali, i formatori valutano, stimolano e orientano il processo formativo.

I docenti in questa fase hanno un grande influsso. Essi sono chiamati ad offrire un quadro di riferimento solido e convincente, a sviluppare la conoscenza “sapienziale”, la formazione dello spirito critico nella lettura della realtà e la capacità di sintesi.

È importante valorizzare il contributo dei laici e dei membri della Famiglia Salesiana per la formazione dei postnovizi. Si faccia in modo che il loro apporto sia qualificato.


425.La durata degli studi filosofici e pedagogici per il salesiano coadiutore durante il postnoviziato deve essere di almeno due anni. Per favorire poi un tempo idoneo per la qualificazione professionale, ordinariamente non è conveniente che egli protragga gli studi filosofici e pedagogici del postnoviziato per più di tre anni.



Cap. IX: TIROCINIO


439.L’Ispettore è consapevole della sua responsabilità, in primo luogo nella scelta della comunità cui inviare il tirocinante, una comunità che possa garantire le condizioni per la qualità formativa di questa fase, e nel caso di un salesiano coadiutore, un ambiente in cui preferibilmente possa praticare la qualificazione professionale acquisita. Indica al Direttore gli aspetti da curare nell’accompagnamento formativo.

Si preoccupa di avere un contatto personale con il tirocinante e lo accompagna con interesse. In questo suo compito può anche farsi aiutare da qualche confratello qualificato.

Segue, con il suo Consiglio, la valutazione periodica che si fa del tirocinante.

Con l’aiuto della Commissione ispettoriale per la formazione, assicura adeguate iniziative di animazione e accompagnamento per i tirocinanti e di sostegno alle comunità, secondo un programma opportunamente pensato. Queste iniziative sono occasioni per un confronto diretto tra confratelli che fanno lo stesso cammino, la comunicazione di esperienze, la riflessione condivisa e il sostegno vicendevole. Aiutano a qualificare il percorso formativo individuale.

È opportuno che alla conclusione del tirocinio ci sia una valutazione globale di tutta l’esperienza e del cammino vocazionale fatto, sia da parte dell’Ispettore e della comunità sia da parte dell’interessato.



Cap. X: FORMAZIONE SPECIFICA


456.Il periodo della formazione specifica è distinto dal tempo della qualificazione professionale. Non è possibile fare nello stesso tempo la formazione specifica e la preparazione professionale. La qualificazione professionale ha un primo momento durante il periodo della professione temporanea, preferibilmente prima del tirocinio, e si conclude dopo la formazione specifica con una possibile specializzazione.


480.È responsabilità delle Ispettorie assicurare ai confratelli coadiutori dopo il tirocinio la formazione specifica e la preparazione professionale previste dalle Costituzioni e dai Regolamenti generali. La formazione specifica nell’ambito intellettuale consiste in un’adeguata preparazione teologica, pedagogica e salesiana nella linea della propria vocazione specifica. Dopo la formazione specifica si può prevedere un possibile ulteriore impegno di specializzazione, per completare la qualificazione professionale iniziata preferibilmente prima del tirocinio9.

481.La vocazione del salesiano coadiutore è un dono del Signore che va curato e coltivato dal confratello e da tutta la comunità. In questa prospettiva la domanda di un salesiano coadiutore che chieda di iniziare un curricolo formativo in vista del diaconato permanente o del presbiterato va trattata con particolare discernimento, con la considerazione e le riserve che merita un cambio di opzione vocazionale.

Nel caso di un salesiano coadiutore professo temporaneo la decisione sarà presa dall’Ispettore con il suo Consiglio, secondo il processo che egli ritiene opportuno.

Nel caso di un salesiano coadiutore professo perpetuo la domanda deve essere indirizzata al Rettor Maggiore, previa approvazione dell’Ispettore col suo Consiglio. Prima della domanda al Rettor Maggiore va assicurato un processo serio e responsabile all’interno della Ispettoria:

  • il salesiano coadiutore richiedente inizia il processo di discernimento con la guida spirituale; qualora il discernimento con la guida spirituale si concluda con una indicazione di cambio di opzione vocazionale, egli si rivolge all’Ispettore;

  • l’Ispettore con il suo Consiglio procede all’approvazione o meno della domanda, valutando la storia vocazionale e le motivazioni emerse, il parere del Direttore della comunità, studiando se il confratello dimostri segni chiari di una vocazione al diaconato permanente o presbiterato salesiano, individuando infine che cosa di nuovo è intervenuto per determinare questo cambio;

  • nel caso di approvazione da parte dell’Ispettore e del suo Consiglio, l’Ispettore inoltra tutta la documentazione al Rettor Maggiore, al quale spetta la decisione ultima.



Cap. XI: PREPARAZIONE PER LA PROFESSIONE PERPETUA


512.La preparazione alla professione perpetua comprende il periodo di verifica e di discernimento in vista della domanda, il processo di ammissione e la preparazione alla celebrazione dell’atto della professione; non si limita a preparare la celebrazione, una volta avvenuta l’ammissione. Nel periodo di preparazione alla professione perpetua da parte dei salesiani chierici e dei salesiani coadiutori si presti accurata attenzione al discernimento sulle due forme, ministeriale e laicale, della vocazione salesiana, in vista di una scelta definitiva. Lo stesso discernimento accurato deve essere fatto prima dell’inizio della formazione specifica, qualora essa preceda la professione perpetua. Tale discernimento sia fatto, oltre che dal formando, anche dall’Ispettore con il suo Consiglio.



Cap. XII: FORMAZIONE PERMANENTE


Nessuna modifica.


CAPITOLO PRIMO



LA FORMAZIONE SALESIANA

NELLE CIRCOSTANZE ATTUALI. LA RATIO



1.1 VOCAZIONE E FORMAZIONE: UN DONO DA ACCOGLIERE E COLTIVARE


1. La vocazione salesiana è un dono di Dio radicato nel Battesimo. È la chiamata a divenire, come Don Bosco, discepoli di Cristo e a formare comunità che testimoniano ai giovani il suo amore di Buon Pastore. “A questo appello rispondiamo con l’impegno di una adeguata e continua formazione per la quale il Signore dona ogni giorno la sua grazia”10. Nel rispondere fedelmente alla vocazione ogni salesiano trova la via della sua piena realizzazione in Cristo e il suo cammino di santificazione.11

Gesù chiamò personalmente i suoi Apostoli perché stessero con Lui e per mandarli a proclamare il Vangelo. Li preparò con amore paziente e diede loro lo Spirito Santo che li guidasse alla pienezza della Verità. Egli chiama anche noi a vivere nella Chiesa il progetto del nostro Fondatore come apostoli dei giovani”12.

L’esperienza che fecero i primi discepoli nell’incontro con Gesù, il cammino che percorsero condividendo la sua vita, accogliendo il suo mistero, facendo propria la causa del Regno e assumendo lo stile evangelico da lui proposto costituiscono anche l’esperienza e il cammino di ogni salesiano.

Formazione è accogliere con gioia il dono della vocazione e renderlo reale in ogni momento e situazione dell’esistenza. Formazione è grazia dello Spirito, atteggiamento personale, pedagogia di vita.



    1. CON LO SGUARDO A DON BOSCO FONDATORE E FORMATORE

E ALLA REALTÀ DELLA CONGREGAZIONE


2.Don Bosco è stato un vero discepolo di Cristo, “profondamente uomo di Dio, ricolmo dei doni dello Spirito, viveva come se vedesse l’invisibile”13. L’ardore per il Regno, il servizio alla Chiesa, la risposta alle urgenze dei tempi hanno segnato la sua esistenza, nella quale ha avvertito la presenza e il sostegno di Maria Immacolata Ausiliatrice.

I giovani e la loro salvezza sono stati la sua vocazione, la sua missione e il suo orizzonte permanente. Per dono dello Spirito ebbe per loro un cuore di padre e di maestro capace di donazione totale: “Ho promesso a Dio che fin l’ultimo mio respiro sarebbe stato per i miei poveri giovani”14. La predilezione per la gioventù, specialmente la più povera, l’attenzione ai ceti popolari e l’impegno missionario hanno dato identità alla sua vita.


Don Bosco ha vissuto con gioia questa vocazione, consapevole di aver ricevuto un dono da comunicare e partecipare ad altri. In ogni momento ha saputo coinvolgere e suscitare corresponsabilità15. Molti ne hanno condiviso lo spirito e la missione, esprimendoli e realizzandoli in progetti vocazionali diversi. Così, sin dall’inizio il carisma salesiano è divenuto comunità, famiglia, movimento.16

Don Bosco Fondatore ha voluto al centro della sua opera una comunità di consacrati, che dedicassero tutta la loro vita come educatori e missionari dei giovani, specialmente i più poveri, in comunità fraterne e apostoliche, al seguito di Gesù obbediente, povero e casto17. Ispirandosi alla bontà e allo zelo di San Francesco di Sales, Don Bosco diede loro il nome di Salesiani18.


3. Consapevole della responsabilità carismatica che il Signore gli aveva affidato, Don Bosco si dedicò con priorità alla formazione dei suoi primi figli. “È impossibile pensare a Don Bosco fondatore senza pensarlo formatore”19.

La formazione fu la sua “preoccupazione permanente e la sua fatica più grande dai tempi dell’Oratorio, quando sceglieva fra i suoi ragazzi quelli che davano speranze di poter rimanere con lui, agli ultimi anni della vita quando raccomandava con insistenza ai Direttori, agli Ispettori e ai missionari l’impegno per le vocazioni e la formazione”20. Non si limitò a cercare dei collaboratori: li chiamò ad essere, in qualche modo, contemporaneamente discepoli e maestri, a divenire con lui “cofondatori”21.


4.“I primi salesiani – affermano le Costituzioni – trovarono in Don Bosco la loro guida sicura. Inseriti nel vivo della sua comunità in azione, impararono a modellare la propria vita sulla sua”22.

La “paternità carismatica23, vissuta con lo stile del Sistema Preventivo, portò Don Bosco:

– a condividere con i suoi figli spirituali il fuoco del “da mihi animas”, l’entusiasmo per la missione giovanile, e la gioia interiore di una dedizione totale alla causa del Regno nel lavoro e nel sacrificio;

– ad offrire loro un ambiente ricco di valori e di rapporti, fondato sulla fiducia reciproca e sulla libertà interiore;

– ad accompagnarli uno a uno, educandoli ad una esperienza semplice e profonda di Dio, proponendo loro una pedagogia incarnata nel quotidiano, aprendo grandi orizzonti, rendendoli responsabili del suo progetto apostolico.

Nel coltivare le vocazioni e nella lunga fatica della formazione dei suoi, egli fu al tempo stesso esigente e paziente, fermo e flessibile.


Formazione salesiana è identificarsi con la vocazione che lo Spirito ha suscitato attraverso Don Bosco, avere la sua capacità di condividerla, ispirarsi al suo atteggiamento e al suo metodo formativo.


5.La Congregazione salesiana è portatrice nella Chiesa della originale esperienza di Spirito Santo, vissuta da Don Bosco; prolunga con creatività nella storia il suo progetto e il suo spirito24. Dalle origini sino ad oggi essa l’ha vissuta e coltivata con affettuosa e costante fedeltà, impegnandosi a comunicarla in diverse forme, soprattutto attraverso la cura per le vocazioni e l’azione formativa. Lo sforzo di fedeltà e l’impegno di rinnovamento si sono espressi con speciale intensità nel periodo postconciliare, come dimostrano il processo di riformulazione delle Costituzioni e la riflessione e gli orientamenti dei Capitoli Generali.


Oggi il volto e le radici della Congregazione sono universali. Lo Spirito Santo ha reso fecondo il carisma per il bene dei giovani e continua a suscitare persone che scelgono di “restare con Don Bosco”, vivendo nella consacrazione religiosa la missione salesiana. La Congregazione è presente in tutto il mondo, inserita nei contesti umani, culturali, religiosi e pastorali più svariati. In essi vive situazioni differenti: situazioni di inizio o di rifondazione, di consolidamento o di espansione, di ridimensionamento e nuova collocazione. Diversi sono anche i contesti da cui sorgono e in cui si sviluppano le vocazioni, e disuguali il loro numero, la loro condizione e la loro consistenza.

Riferirsi alla formazione salesiana comporta di tener presente la realtà di un’unica vocazione vissuta a raggio mondiale in modi diversi; pensare con gratitudine, con responsabilità e realismo a questo “Don Bosco nel mondo”.


La vocazione salesiana si presenta così come una identità in movimento che, pur rimanendo se stessa, è chiamata a rinnovarsi con fedeltà creativa e a incarnarsi costantemente. Come per Don Bosco nei primi tempi, così oggi per la Congregazione e per ogni salesiano l’identificazione con il carisma e l’impegno di fedeltà ad esso, cioè la formazione, costituiscono una priorità assolutamente vitale.




1.3 PUNTI DI RIFERIMENTO PER LA FORMAZIONE OGGI


6.Perché risponda agli obiettivi, si richiede oggi che la formazione abbia attenzione ad alcuni punti di riferimento: il confronto con il contesto in cui si sviluppa la vocazione, la capacità di camminare con la Chiesa e docilità ai suoi orientamenti, la sintonia con l’esperienza carismatica della Congregazione e coerenza con la prassi formativa da essa proposta.



1.3.1 Attenzione al contesto: stimoli e sfide


L’esperienza vocazionale e formativa è un’esperienza connotata dal contesto umano e storico di cui ognuno forma parte e in cui è chiamato ad operare; è un’esperienza “contestualizzata”25. L’ambiente e le esigenze dell’inculturazione e della evangelizzazione toccano profondamente ogni progetto di vita religiosa e di missione pastorale. I diversi contesti culturali comportano stimoli e sfide che incidono sulla visione e sullo sviluppo della persona e sulla sua formazione.


Di fronte a questa realtà coinvolgente e ambivalente è indispensabile lo sforzo di discernimento e la capacità di dare una risposta pedagogica adeguata. Comprendere i contesti, coglierne gli interrogativi, capire le condizioni che presentano a chi vuol vivere la vocazione è responsabilità di ogni confratello ed è compito specifico di chi opera nell’animazione vocazionale e nella formazione. Se si vuol impostare un’esperienza formativa adeguata si deve prendere in attenta considerazione il proprio contesto.

Questo è tanto più vero in una situazione complessa, frammentata e in costante evoluzione e per una Congregazione che sta diventando sempre più universale e pluriculturale.


7.Non mancano a livello ecclesiale e di Congregazione visioni d’insieme della realtà e letture appropriate di alcuni contesti particolari. Il farvi cenno ha lo scopo di sottolineare un atteggiamento formativo permanente che deve impegnare la Congregazione a livello mondiale, le Ispettorie e i formatori nei diversi contesti: l’attenzione e il discernimento delle situazioni nel loro rapporto con la formazione permanente e iniziale.

Gli obiettivi e la pedagogia della formazione devono essere costantemente attenti al riferimento culturale e alla valutazione pastorale e i formatori devono rendersi capaci di un dialogo che metta a confronto entrambi26.


Tenendo presente la varietà delle situazioni, che rende impossibile una presentazione unitaria, si possono evidenziare alcune sfide, che provengono dai differenti contesti e toccano da vicino l’esperienza vocazionale.

– Si riconosce oggi universalmente il valore originale e inviolabile della persona umana, ma si danno situazioni dove un’esagerata esaltazione dell’individuo porta al soggettivismo e individualismo.

– Cresce la coscienza della dignità della donna e del suo ruolo nella costruzione di una nuova società, ma sono ancora molti gli ambienti dove essa viene manipolata e sfruttata in varie forme, creando ambiguità nei suoi confronti.

– C’è una forte sottolineatura della dimensione della sessualità, ma spesso in forma ambigua o distorta, con il conseguente bisogno di personalità mature e solide.

– Il pluralismo è un fatto ormai diffuso in molti contesti, che può costituire una ricchezza, ma esso sottolinea la necessità di identità forti e scelte maturate per non cadere nel relativismo e debolezza di pensiero.

– Anche il valore della libertà è fortemente sottolineato, e cresce la consapevolezza che la libertà viene salvaguardata mediante una coscienza ben formata.

– L’attuale complessità del mondo e della vita tende alla frammentazione e rende difficile vivere una vita unificata.

– Il costante flusso di cambiamenti e l’accentuazione della globalizzazione e dei particolarismi richiedono un atteggiamento critico e di equilibrio, con un radicamento nella propria cultura, insieme alla dovuta apertura.

– In campo religioso, si avverte un maggior desiderio di spiritualità e di Dio, mentre – d’altra parte – in vaste aree si constata la crescente irrilevanza o marginalità dei valori religiosi nel progetto di vita degli uomini.


8.Questo quadro di elementi, positivi e problematici insieme, trova una forte risonanza nell’animo di tutti, e ha una particolare incidenza sulla formazione di coloro che optano per la vocazione consacrata, i giovani e anche quelli che non sono tanto giovani. È doveroso chiedersi da quale “condizione giovanile” provengono oggi le vocazioni e quale rapporto vi è tra i criteri e le forme di vita che essa propone e il progetto di vita consacrata salesiana. La risposta non può essere univoca, perché le “condizioni giovanili” sono molteplici, e coloro che iniziano la prima formazione portano con sé esperienze familiari, culturali, religiose, di lavoro, di studio e di contatto salesiano molto diverse e hanno fatto percorsi vocazionali differenti.

Si possono richiamare alcuni tratti che interessano in particolare la prospettiva formativa:

– I giovani vogliono essere i protagonisti della propria vita, ma spesso mancano di grandi orizzonti o trovano difficoltà nel fare scelte definitive, a lunga scadenza o per la vita, scelte che richiedono costanza e sacrificio.

– Sono sensibili ai valori della persona umana, e allo stesso tempo sono affascinati dalla società consumista.

– Tendono a difendere la loro libertà; d’altra parte la mancanza di solidi punti di riferimento e i rapidi mutamenti possono creare personalità disorientate, non sufficientemente strutturate, mancanti di consistenza psicologica.

– Particolarmente nel campo della sessualità sono influenzati dai comportamenti degli ambienti in cui vivono; anche l’aspetto emotivo ha un forte peso.

– Derivano spesso le loro conoscenze, le loro percezioni della realtà e i loro valori dal mondo della comunicazione sociale. Non hanno molto senso della storia, per cui sono portati a sottolineare l’immediato.

– Nei rapporti quotidiani sanno essere accoglienti, sinceri e comunicativi. Sono flessibili, adattabili alle nuove situazioni e tolleranti. In genere sono capaci di generosità e servizio ai bisognosi, e parecchi si offrono per il volontariato; occorre però che queste esperienze positive siano integrate con la loro vita e non rimangano una parentesi.

– Mentre l’impatto educativo ed evangelizzatore della famiglia e della scuola diminuisce, l’odierna complessità della vita rende difficile l’unificazione personale e prolunga i processi di maturazione e di auto-definizione.

– I giovani sono sensibili al fatto religioso, alla ricerca di Dio e di quei valori che possono dare senso alla loro vita. Sentono il bisogno di spiritualità e di preghiera, anche se non è sempre facile per loro mettere insieme il seguire la moda e l’interiorizzazione del proprio rapporto con Dio.



1.3.2L’esperienza e gli orientamenti della Chiesa


9. Consapevole delle sfide del tempo presente e continuando il rinnovamento conciliare, la Chiesa si è impegnata decisamente nell’approfondire le diverse espressioni della vocazione battesimale, e ha mostrato come le diverse vocazioni specifiche si integrano e si arricchiscono a vicenda in una ecclesiologia di comunione.

In questa prospettiva:

– ha stimolato una rinnovata coscienza della vocazione dei laici, invitando tutti ad una vita cristiana di maggior qualità, più solida, personalizzata, capace di confrontarsi con la cultura27;

– ha approfondito l’identità della vita consacrata e la sua collocazione nella Chiesa, spingendo a viverla con autenticità e fedeltà al proprio carisma, proponendo una testimonianza profetica tanto necessaria al mondo d’oggi28;

– ha ripensato il ministero dei presbiteri, mettendo in evidenza il loro servizio nel Popolo di Dio e la necessità di rinnovare i rapporti e qualificare la comunicazione nel lavoro pastorale29.


Ha evidenziato la dimensione testimoniale e apostolica della vocazione cristiana, coinvolgendo tutti nell’impegno per la nuova evangelizzazione, in un rinnovato slancio missionario e nel confronto tra fede e cultura. Attivamente inserita in situazioni di pluralismo culturale e religioso nei diversi contesti sociali, ha approfondito le ragioni e le modalità dell’inculturazione della fede e dell’apertura al dialogo ecumenico e interreligioso, la sua solidarietà con il mondo, in particolare per la promozione della giustizia e della pace.


10. La Chiesa vede in una formazione di qualità e adeguata ai tempi la chiave del rinnovamento e della vitalità vocazionale e la propone come priorità strategica e impegno costante, accentuando alcune attenzioni: l’importanza di una chiara identità vocazionale e carismatica, di una formazione personale e allo stesso tempo condivisa, di un itinerario formativo che si metta in confronto con le caratteristiche dei nuovi candidati e con il contesto umano e culturale in rapida evoluzione, e della necessità della formazione permanente che tenga vivo lo slancio e la fedeltà vocazionale.

Non pochi documenti recenti offrono criteri, orientamenti e disposizioni al servizio della formazione; tra essi: Vita consecrata30, Potissimum institutioni31, La collaborazione inter-Istituti per la formazione32, Pastores dabo vobis33, Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis34, Direttive sulla preparazione degli educatori nei seminari35.



1.3.3L’esperienza e gli orientamenti della Congregazione


11.La Congregazione si sente interpellata dal rapido mutamento culturale, dal mondo dei giovani, dalle sollecitazioni della Chiesa e dalla sua stessa realtà a livello mondiale. Il cammino di questi decenni testimonia l’impegno per la ricomprensione dell’identità carismatica e per il rilancio della missione, la disponibilità al rinnovamento.

Alcuni aspetti della vocazione sono stati oggetto di nuovi accenti: dal significato della consacrazione apostolica alla ricomprensione del Sistema preventivo, dalla esigenza di spiritualità all’esperienza comunitaria, dalla qualificazione di base alla formazione permanente, dalla consapevolezza della specificità vocazionale alla complementarità e reciprocità di vocazioni nella Famiglia salesiana, dalla capacità di coinvolgimento dei laici al ruolo animatore dei salesiani nella comunità educativo-pastorale.

Nuove sfide provengono dalla situazione delle comunità, dal nuovo modello operativo36 e dal nuovo rapporto con i laici, da un più forte senso dell’insieme nella Famiglia salesiana, dalle nuove frontiere della missione e dalle nuove situazioni di povertà, dall’esigenza di significatività.

12.La risposta a queste sfide impegna ogni salesiano e chiede con forza alla Congregazione di curare un’esperienza salesiana autentica e rinnovata e di assicurare una formazione che aiuti i confratelli e le comunità ad essere:

– portatori di una chiara identità salesiana e di un’esperienza spirituale ed apostolica di qualità;

– fortemente marcati dalla grazia di unità, a imitazione di Don Bosco, che realizzò in sé “uno splendido accordo di natura e di grazia”37;

– capaci di discernimento della realtà e di reazione positiva, che si traduce in creatività pastorale e in progetti giovanili significativi;

– coscienti del loro ruolo come nucleo animatore all’interno della rete di corresponsabilità con i laici che è la Comunità Educativo-Pastorale;

– consapevoli che la vocazione salesiana è vocazione aperta alla condivisione della missione e del carisma con una Famiglia spirituale e un Movimento che si ispirano a Don Bosco Padre e Maestro.

Tutto questo richiede l’elaborazione di una prassi che porti alla formazione di salesiani per l’oggi della Chiesa e del mondo.


13. Il testo delle Costituzioni, ufficialmente approvato dalla Chiesa, costituisce la base sicura sulla quale fondare il cammino di fedeltà vocazionale e l’impostazione della formazione.


Il Capitolo Generale e il Rettor Maggiore sono chiamati ad assicurare l’unità di spirito, con responsabilità e competenza, offrendo i mezzi adeguati per la cura, la custodia e lo sviluppo del carisma, e proponendo particolari orientamenti normativi sulla formazione dei soci in vista delle esigenze della comune vocazione.


Sulla scia delle indicazioni delle Costituzioni, dei Capitoli Generali e dei Rettori Maggiori, la Congregazione ha elaborato altri documenti che approfondiscono l’esperienza salesiana e indicano il modo di coltivarla: tali sono, ad esempio, il commento alle Costituzioni38, i testi che si riferiscono alla prassi educativo-pastorale, alla condivisione nella Famiglia Salesiana, e all’esercizio dell’autorità dell’Ispettore e del Direttore39.

Fra tutti i testi ufficiali riveste una singolare importanza la Ratio (“La formazione dei Salesiani di Don Bosco”). Essa traccia il modo di trasmettere il carisma di Don Bosco perché “sia vissuto nella sua genuinità dalle nuove generazioni, nella diversità delle culture e delle situazioni geografiche” e insieme illustra ai salesiani “i mezzi per vivere il medesimo spirito nelle varie fasi dell’esistenza progredendo verso la piena maturità della fede in Cristo Gesù”40.




1.4 LA RATIO: SCOPO, CONTENUTI E DESTINATARI


1.4.1 Lo scopo della Ratio


14.“Il carisma del Fondatore – dicono le Costituzioni – è principio di unità della Congregazione e, per la sua fecondità, è all’origine dei modi diversi di vivere l’unica vocazione salesiana. La formazione è dunque nello stesso tempo unitaria nei contenuti essenziali e diversificata nelle espressioni concrete: accoglie e sviluppa tutto ciò che di vero, di nobile, di giusto le varie culture contengono”41.

In questa prospettiva si pone la Ratio Fundamentalis Institutionis et Studiorum come strumento di identità vocazionale e peculiare servizio all’unità e al decentramento della formazione. Essa “espone e sviluppa in maniera organica e didattica l’insieme dei principi e norme della formazione che si trovano nelle Costituzioni, nei Regolamenti generali e in altri documenti della Chiesa e della Congregazione”42; contiene gli orientamenti e le direttive comuni che devono guidare le Ispettorie nello stabilire il modo di attuare la formazione secondo le esigenze del proprio contesto culturale.

La Ratio è una guida pratica e sicura, che intende esprimere gli ideali che Don Bosco ci ha lasciato in eredità. Stabilisce disposizioni operative di carattere normativo e presenta in sintesi le condizioni, le scelte pedagogiche e i processi che devono caratterizzare la formazione a livello mondiale.43 Ogni legittimo pluralismo nel modo di attuare la formazione e l’ordinamento degli studi trova in essa la sua base di unità.


15.L’elaborazione della Ratio salesiana fu stabilita dal CG21. La prima edizione fu pubblicata nel 1981; la seconda, del 1985, fu preparata dopo la pubblicazione del Codice di Diritto Canonico e l’approvazione definitiva del testo rinnovato delle Costituzioni salesiane. L’attuale revisione è stata voluta dal CG2444 in attenzione alle nuove sfide dell’evangelizzazione e dell’inculturazione, e come risposta all’esigenza di un rinnovato impegno per la formazione, emersa fortemente dall’analisi della situazione della Congregazione e dall’approfondimento del tema capitolare.45



1.4.2 La struttura e il contenuto della Ratio


16.La Ratio è strutturata in due parti, seguite da quattro Allegati.


La prima parte si apre con un capitolo che evidenzia alcuni aspetti della formazione salesiana nelle circostanze attuali e lo scopo della Ratio (cap. 1°). Segue la presentazione dell’identità vocazionale salesiana: principio e fine della formazione (2°), delle dimensioni della formazione, con l’indicazione di alcuni valori e atteggiamenti richiesti dalla vocazione salesiana (3°), e di alcune linee strategiche di metodologia formativa (4°).


La seconda parte si concentra sul processo formativo visto in una prospettiva di formazione permanente. Dopo una introduzione che delinea le caratteristiche del processo formativo (5°), segue la presentazione dei diversi periodi o fasi della formazione iniziale fino alla professione perpetua: di ognuna si indicano la natura e lo scopo, le caratteristiche particolari e alcune condizioni necessarie (6° - 11°). L’ultimo capitolo tratta della formazione permanente (12°).46


Quattro Allegati completano il documento. Due offrono indicazioni per l’elaborazione del Direttorio ispettoriale – Sezione Formazione e del Progetto ispettoriale di formazione. Un terzo contiene le linee orientative circa l’ordinamento degli studi. Il quarto presenta alcuni documenti significativi per la formazione.



1.4.3 I destinatari della Ratio


17.La Ratio è un testo consegnato a tutti i salesiani. Essi vi trovano la sollecitudine della Congregazione per la santità e la qualificazione dei suoi membri. I confratelli in formazione vi trovano, in particolare, un invito motivato ad una personale identificazione con la vocazione salesiana e ad assumere in piena coscienza i loro impegni.


In modo speciale la Ratio è consegnata alle Ispettorie ed impegna direttamente l’Ispettore e il suo Consiglio, i Direttori delle comunità, il Delegato ispettoriale e la Commissione ispettoriale per la formazione, i formatori e tutti coloro che hanno incarichi nell’animazione vocazionale e nella formazione iniziale e permanente.

Tenendo conto dei principi e dei criteri generali della Ratio, ad ogni Ispettoria viene demandato il compito di stabilire, tramite i diversi organi di animazione e governo, “il modo di attuare la formazione secondo le esigenze del proprio contesto culturale, in conformità con le direttive della Chiesa e della Congregazione”47. Questa responsabilità richiede un atteggiamento permanente di riflessione e di confronto tra l’identità salesiana e il contesto culturale. È da favorire in questo campo la collaborazione tra Ispettorie dello stesso contesto.


18.L’accoglienza dello spirito e dell’intenzione che animano la Ratio da parte dell’Ispettoria, comunità responsabile dell’inculturazione del carisma, esige che si stabiliscano un clima e una mentalità formativa a livello ispettoriale, un servizio di animazione e di governo che dia reale priorità alla cura della vocazione e l’esistenza di un gruppo di confratelli - normalmente il Delegato ispettoriale per la formazione e la Commissione ispettoriale di formazione - con reale capacità di riflessione, di verifica e di proposta, che si senta responsabile, in dipendenza dall’Ispettore e il suo Consiglio, e sia in condizioni di animare e di coordinare l’azione formativa ai diversi livelli.


Espressione della responsabilità della Ispettoria nei confronti della Ratio è l’elaborazione:

– del Direttorio ispettoriale - sezione formazione, che traduce le modalità e le esigenze della Ratio in norme precise, applicate alle realtà locali;48

– del Progetto ispettoriale di formazione, piano di formazione iniziale e permanente che contiene obiettivi, urgenze e priorità, linee operative concrete fissate – in sintonia con la Ratio – dopo una lettura attenta e aggiornata della situazione della formazione e in base ad essa. Il progetto assicura gradualità e organicità nell’operare, permette una verifica e un costante adattamento alle situazioni, e aiuta a superare i rischi dell’improvvisazione e dell’immediatismo49.



1 ORIENTAMENTI E NORME PER LA PRASSI

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2 ORIENTAMENTI E NORME PER LA PRASSI

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3 CAPITOLO QUARTO

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4 LINEE DI METODOLOGIA FORMATIVA

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5 ORIENTAMENTI E NORME PER LA PRASSI

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6 6.2.1.1 Le condizioni fisiche e di salute

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7 6.2.1.3 Un’affettività serena

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8 6.2.1.5 Il senso di responsabilità

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9 ORIENTAMENTI E NORME PER LA PRASSI

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10 ORIENTAMENTI E NORME PER LA PRASSI

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11 LA PREPARAZIONE

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12 PER LA PROFESSIONE PERPETUA

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13 ORIENTAMENTI E NORME PER LA PRASSI

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14 ALLEGATI*

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15 ALLEGATO 1

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16 ALLEGATO 4

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17 Documenti ecclesiali e salesiani sulla formazione

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18  Capitoli Generali

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19 Aggiornamento

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20 Ambiente

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21 Amore

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22 Assimilazione

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23 Attività

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24 Autorità

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25 Bontà

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26 Castità

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27 Clima

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28 Collaborazione

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29 Complementarità

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30 Comunicazione

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31 Comunità

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32 Condivisione

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33 Continuità

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34 Costituzioni

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35 Cultura

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36 Dialogo

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37 Dimensione

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38 Dio

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39 Dio Padre

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40 Direzione spirituale

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41 Discernimento

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42 Don Bosco fondatore

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43 Educatore

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44 Educazione

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45 Esperienza

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46 Evangelizzazione

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47 Famiglia Salesiana

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48 Fede

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49 Fedeltà

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50 Filosofia

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51 Gesù Cristo

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52 Gioia

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53 Giovani

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54 Gradualità

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55 Guida

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56 Identità

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57 Inculturazione

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58 Insegnamento

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59 Ispettore

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60 Maria

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61 Maturazione

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62 Metodologia

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63 Mondo

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64 Organicità

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65 Parola di Dio

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66 Partecipazione

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67 Pastorale

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68 Pedagogia

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69 Persona

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70 Pluralismo

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71 Poveri

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72 Povertà

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73 Prassi

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74 Preghiera

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75 Progetto

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76 Qualificazione

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77 Realtà

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78 Rettor Maggiore

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79 Salesiano coadiutore

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80 Salesiano diacono

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81 Salesiano presbitero

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82 Santità

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83 Scienze

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84 Sistema preventivo

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85 Spirito Santo

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86 Spiritualità

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87 Teologia

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88 Valori

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89 Vangelo

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90 Verifiche

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