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Codice scheda: ASC G336X103 (Microscheda: 4159E7/10)
Luogo e data: NICE ­ 06/04/1892
Autore: RUA MICHELE
Destinatario: LEDOCHOWSKI MIECISLAO
Classificazione: ISPETTORIE, VISITATORIE, DELEGAZIONI
Tipo documento e supporto: Corrispondenza in genere ­ Manoscritto
Autenticità: Copia
Contenuto: Ritorna a dare chiarimenti riguardo all'opera della S.
Famiglia in Betlemme ed alla presenza dei Salesiani in Terra Santa.
***
Nice, 6 aprile 1892
Eminenza Reverendissima,
Tanta è l'impressione che mi produsse il venerato foglio che V. E.
Rev.ma mi fece tenere in data 17 marzo (prot. n. 777) in riguardo
all'opera della Sacra Famiglia in Betlemme, che sebbene siano passati
pochi giorni dacché ebbi l'onore di scriverle in proposito, mi trovo
ancora in necessità di ritornare altra volta coll'E. V. R.ma sul
medesimo argomento poiché temo fondatamente che in quest'affare
sia in corso qualche malinteso che in coscienza parmi ch'io debba
rischiarare. V. E. abbia la bontà di ascoltarmi.
Noi non pensavamo per nulla all'opera della Sacra Famiglia e neppure
la conoscevamo se non in confuso per quanto ne dissero qualche volta i
giornali; quando nel settembre del 1890 il Signor Canonico Belloni da
Betlemme ci scrisse che egli temeva per l'avvenire dell'opera sua,
perciò ci pregava di venire in suo aiuto. Noi rispondemmo che venirgli
in aiuto subito non ci era possibile; ma che, dacché, come egli ci aveva
indicato, avrebbe dovuto venire in Italia, passasse a parlarcene in
persona. Venne adunque e ci spiegò il bene grande che l'opera sua
andava facendo ed il gran numero dei giovani che toglieva dal pericolo
del vizio e dell'eresia, pericolo colà tanto comune; ma nello stesso
tempo ci fece capire come assolutamente l'opera sua non si sarebbe
potuto sostenere e che certamente sarebbe caduta, se non si aggregava
ad una Congregazione religiosa approvata dalla Chiesa. Allora noi,
tutto considerato, rispondemmo che si sarebbe fatto il possibile per
aiutarlo; ma che non potendo alcuna Congregazione religiosa entrare
in Palestina in modo stabile senza una espressa autorizzazione della
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Santa Sede, e non credendo conveniente di far noi alcun incombente a
questo riguardo, pensasse egli a tutto ed ottenesse questo consenso,
nonché il beneplacido per iscritto di S. E. il Patriarca di Gerusalemme,
che senza queste condizioni noi non eravamo disposti ad
accondiscendere ai suoi desideri.
Allora egli fu a Roma, tratto col compianto Cardinal Simeoni, e col
Rev.mo Signor Patriarca, il quale pure trovavasi in Roma, e trovando
che tutti e due erano ben disposti per invito del Card. Simeoni, pose
per iscritto la sua domanda, che il medesimo Signor Cardinale
presentò al Sommo Pontefice. Il Santo Padre Leone XIII si degnò di
approvare il progetto rimettendo la cosa al Signor Patriarca
Gerosilimitano, il quale pure in data 9 novembre firmò la sua
approvazione.
Per risparmiare a V. E. la cura di farsi cercare questi tre documenti al
tutto necessari a leggersi, per farsi una vera idea della questione, mi
prendo la libertà di unirgliene qui copia in foglio a parte.
Con questi tre documenti il Signor Canonico Belloni venne a noi e ci
chiese l'esecuzione delle nostre promesse. Noi non potevamo più
rifiutarci. Tuttavia attendemmo ancora più mesi anche per vedere se
per caso fossero insorte difficoltà. Tutto sembrandomi regolato nel
Giugno 1891 mandai tre preti salesiani sul luogo: due per aiutare
direttamente il Canonico Belloni, ed uno come mio rappresentante
perché esaminasse i bisogni dell'opera e riferisse.
Come V. E. può vedere, nella domanda che il Canonico Belloni faceva a
codesta Sacra Congregazione per aggregarsi a noi, domanda approvata
dal Sommo Pontefice e dal Signor Patriarca, già erano espresse tutte le
condizioni necessarie a detto Canonico per aggregare l'opera sua ai
Salesiani, ed ai Salesiani per entrare in Palestina. Arrivati i nostri preti
sul luogo il Canonico fece vedere al mio rappresentante tutti i bisogni
dell'opera sua sia per la parte finanziaria, che per la parte delle arti e
dell'agricoltura, nonché per quanto riferivasi al personale: poiché nella
suesposta domanda del Canonico Belloni, domanda approvata da
codesta Sacra Congregazione stessa e dal Signor Patriarca, era indicato
a noi l'obbligo di venirgli in aiuto al più tardi per il mese di ottobre
1891, ci vedemmo costretti a fare grandi sacrifizi e con straordinaria
premura provvedere l'occorrente. Quando tutto era già fatto, i primi
nostri preti erano già da tempo in Betlemme, noi avevamo già
somministrati aiuti pecuniarii all'opera, avevamo già dato ordine ad
alcuna delle principali case industriali d'Europa perché ci
provvedessero i meccanismi ed attrezzi necessari per arti e mestieri e

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per l'agricoltura, ed il resto del personale era tutto all'ordine per la
partenza, allora sorsero le difficoltà note all'E. V. R.ma.
Fatta questa esposizione pura e semplice quale mi credetti di fare all'E.
V. Rev.ma affinché conoscendo appieno le cose possa aiutarci con
l'opera e col consiglio, ed essere sempre nostro benefattore ed il nostro
sostegno, devo ancora con tutta semplicità e riverenza dar spiegazioni
su due appunti, i più gravi, indicati in mio riguardo nell'ultimo
dispaccio di V. E. Rev.ma.
Il primo è d'aver io continuato a mandare personale in Palestina dopo
che erano insorte le difficoltà suindicate. Su questo ho da avvertire tre
cose: 1° Noi ci credevamo in obbligo, come sopra dissi, di spedire gli
aiuti richiesti, per il mese di ottobre al più tardi, siccome era espresso
nella suindicata esposizione del Signor Canonico Belloni ed approvata
da codesta Sacra Congregazione e dal Reverendissimo Signor
Patriarca. 2° Il personale era avvisato e preparato ed i meccanismi
commissionati e pressoché ultimati. Com'era possibile sospendere la
spedizione di ottobre, mentre solo dopo i 23 settembre ci arrivava
avviso delle insorte difficoltà? 3° D'altra parte le difficoltà insorte non
riguardavano per nulla la sostanza della cosa, poiché la concessione
era già fatta in tutta regola sia da codesta Sacra Congregazione sia dal
Signor Patriarca Gerosilimitano: esse riguardavano solo il modo
pratico del nostro stare in Palestina. Per questi motivi io assicuro V. E.
che se non avessi continuato a mandare personale ed il conveniente
aiuto in danari ed utensili, mentre ne conoscevo l'assoluta necessità,
mi sarei creduto in coscienza di aver mancato ad un obbligo assuntomi
dietro l'approvazione della Santa Sede.
Il secondo appunto a mio carico è questo: nel dispaccio di V. E. è detto
esserle stato riferito che nell'orfanotrofio si è fatto e disfatto a
piacimento dei miei alunni. Io mi sento in dovere di rigettare questo
come calunniosa insinuazione. Non solo noi non abbiamo toccato nulla
che intaccasse l'organismo dell'opera, ma neppure abbiamo disposto
nulla di nuovo nelle cose minime. Il fatto preciso è questo: essendo il
Belloni stato vari mesi in Europa ed avendo visitate le principali nostre
case d'Italia e di Francia, si persuade che il metodo di Don Bosco per
l'educazione della gioventù era il migliore ai nostri tempi conosciuto
siccome il più dolce nei modi ed il più efficace nell'effetto: perciò
giunto in Palestina credette bene di applicarlo alle sue case, ed i nostri
due preti che già erano colà prima che insorgessero le difficoltà, e gli
altri che si mandarono in seguito, furono ben lieti di potergli suggerire
le particolarità pratiche del sistema, che essi avevano appreso da Don
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Bosco medesimo.
Questa con l'altra falsa asserzione (indicata nella mia precedente) che
noi abbiamo mandate via le figlie di Maria dall'Opera, mentre ce ne
manca neppur una, spero persuaderanno l'E. V. Rev.ma che chi riferì
le cose o era male informato o volle trarre in inganno la E. V. e perciò
non merita fede.
Posso ancora qui in fine assicurare l'E. V. che il sistema di Don Bosco
introdotto dalle case della Palestina piacque tanto agli antichi membri
dell'opera che varii di essi, i quali al sapere che l'orfanotrofio sarebbe
ceduto ai Salesiani, si erano decisi di partirsene, non se ne partirono
più, di modo che finora non manca neppure uno dei preti che erano
prima alla direzione dell'orfanotrofio di Betlemme e tutto ci induce a
sperare che nessuno partirà.
Rischiarate così, tra la precedente mia e questa, le cose che mi
parevano bisognose di delucidazione, io non ho che da pormi ai piedi
di V. E. ed attendere dalla clemenza sua una parola di consolazione e
di incoraggiamento, mentre implorando la sua benedizione, mi reputo
ad onore di raffermarmi con tutta venerazione.
Dell'E. V. R.ma
Umil.mo ed Obb.mo Servitore
Sac. Michele Rua

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